".i é ■:■ ■• n 'Vv ">r '' ■"■Ti •"■ i. S./1 .'? 4 XA .T77 Ser. 2 Voi. 9 1911 .^J,^**' a*t?T-«-< ATTI DELL ISTITUTO u BELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA KEDATTI DA GIOVANNI BRIOSI PnoFESSonE di Botanica nell'Università e Direttobe della Stazione DI KoTANicA Crittogamica. Il Serie Volume Nono Con 0 tavole ìilografbir e ini riirai III. Seguito àeWArchmo Triennale del Laboratorio di Botanica Crittogamica. MILANO TIPO-LIT. REBESCHINI DI TURATI E C. v^icy 1911. A T T I DETiI, ISTITUTO BdTANIfiO DELL' [INI Vl^^RSITÀ DI PAVIA REDATTI DA GIOVANNI BRIOSI Professore di Botanic* nell'Università e Direttore iiei.la Stazione DI HoTANiCA Crittogamica, II Serie V o 1 w 1 11 e N o n o l'iiii li i(i Ville litiigi'iifdlc !■ un rUntlln. Seguito àeW Archivio Triennale del Laboratorio di Botanica Crittogamica. MILANO TIPO-LI'I'. EEBESCHIISri DI TURATI E C. 1911. (pl^cc'-'e.i \ A <. y-(x_. Q^c ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. CENNO ubra:?y eOTAMCAL BONAVENTURA CORTI «'^«'^^'^ (Con ritrailo). Dedico questo volume alla memoria dell'abate Bonayentdra Corti, del quale sono ritratti, insieme alla firma autografa, i lineamenti, nel- l'immagine qui contro riprodotta.' Il Corti non fu uno scienziato di professione; pochi anni egli potè dedicare alle investigazioni scientifiche ; le esigenze della vita lo con- dussero ad altre occupazioni. Ciò non pertanto le risultanze di alcune tra le sue ricerche hanno grande valore ; a lui si deve la scoperta della circolazione del plasma entro le cellule vegetali, che è di capitale importanza per la fisiologia delle piante. Di questo suo trovato egli dà conto in una memoria che ha per titolo : Saggio cP osservazioni sulla cirroìazione del fìitido, scoperta in una pianta acquaiola appellata Cara, memoria che egli pubblicò insieme ad un'altra dal titolo : Osservazioni microscopiche stilla Tremella; ambedue riunite in un solo volume di più che duecento pagine, corredato da tre doppie tavole litografate, ricche di molte figure, edito nel 1774 a Lucca. ' È tratta da un quadro ad olio die si conserva nel Collegio Convitto S. Carlo in Modena, ove il Corti fu rettore; quadro del (^uale il collega prof. De Toni mi procurò gentilmente la fotografia. Nei Commentari sopra la storia e la teoria ddl'ottica del Venturi, pubblicati nel 1814, trovasi ritratto un busto del Corti, ma esso appare opera accademica, die alPattuale eiSgie punto rassomiglia e non sembra fedele. Atti dell'Ut. Bot. (Un'Università di Pavia — Serie II — Voi. IX. - IV - ■ Il Corti, dopo aver descritto la pianfa acquaiola (una C'hara), di- mostra che il plasma {liuklo) conteiuUo nelle sue cellule si muove e circola; e descrive minutamente questo movimento e le cellule nelle quali esso lia luogo. Indi riferisce di averne misurata la velocità e di avere sottoposto la pianta stessa a diversi agenti : caldo, freddo, sostanze co- loranti, liquidi corrosivi e spiritosi, latte, olio, ecc., a fine di investigare come tale movimento avvenga e ricercarne il modo e la ragione. Gli esperimenti e le osservazioni accompagna il Corti con rifles- sioni spesso molto acute, sebbene non sempre giuste ed attendibili, poi- ché, com'è naturale, esse stanno in rapporto colle cognizioni scientifiche dt-1 tempo e colle questioni che allora si agitavano. E non solo nella Chara, ma in [larecchie altre i>iaute (una qua- rantina circa di fanerogame) egli di poi rifeii in diversi giornali d'avere veduto, e d'essersi assicurato, che la circolazione del plasma ha luogo. ^ Nel 17(37 l'Adanson aveva osservato (Aradcinic des Scienres de Paris) che le OsciHarie si muovono, ed il Corti, nella seconda memoria sopra citata, riprende a studiare i moviuienti e la vita di queste alghe, met- tendo in luce molti fatti nuovi che all'Adanson erano sfuggiti. Il Corti in detta memoria dà conto anzitutto di alcune osserva- zioni microscopiche da lui fatte sopra diversi microrganismi; indi si sofferma a parlare in particolare delle TremeUc (OsciHarie) delle quali distingue, descrive e tìgura diverse specie. Ne studia, fra l'altro, i movi- menti, il modo
  • lo Di una varietà tardiva di Pioppo (Popii/ìiK ìì/i/ra L.) finora non avver- tita. Nota preliminare (G. Briosi e E. Farneti) » 25 Sulla malattia dell'olivo detta Jìnmcci (Gino Pollacci) » 2() Sopra luia luiova specie di Ci/l/nilrosporiiniì. parassita dell' //<■.'■ f'iir- ciila Lindi. (Malusio Tnrconi) 'JS Sulla comparsa della l'erimoapora Cubeusis Beri;, et Curt. in Italia (Emilio Cazzani) » ;>0 DI una nuova specie di Giavoìie che da alcuni anni lia invaso le risaie della Lombardia e del Piemonte (Eodoltb Farneti) ■> ;"5o Intorno alla malattia del Cafiè sviluppatasi nelle piantagioni di Cui- oatlan (Stato di Oaxaca) nel Messico (Rodolfo Farneti) .... » ;'i) Intorno alla ruggine del Eengesò (Astrat/riìiis siiìiciis L.) ed a duo nuovi raicromiceti patogeni del gelso. Nota preliminare ( llikotaro Nomura) ■> ;57 Note di Fisiopatologia vegetale (Luigi Montemartini i > '.VJ Nuovo apparecchio per l'analisi dei gas emessi dalle piante, con figura (Gino Pollacci) » ili) L'Isola Gallinaria e la sua Flora (Gino Pollacci) > 107 Prima contribuzione alla micologia della provincia di Bergamo (Guido Rota-Rossi) . 127 Miinografia delle Enjsiphaceae italiane, con una tavola (Gino Pollai'cl) ■ lól Studi comparativi sii tre sjjecie di papaveri nostrali, con una tavola (Vittorio Pavesi) KSH L'iteriori ricerche sperimenlall sulla eziologia della malattia del baco da seta dotta /■'/i/rr/ 229 — X — Tlsistenia mecpaiiico delle tbglin della Vitluriii h'oijiu Lindi., con fre tav. (Luigi Montcniartiniì Pag. 2.^)B Xolf di liiolijgia dfi l'rutli (Luigi Moutemartiiii) 2lil Briologia della jìvovincia di Mantova (Giovanni Bianchii .- '2B7 JLcoIngia della provincia di Mantova (Giovanni Biaiiclii) » 289 VXWTK IL Jlassfgna crittogamica pel primo semestre 190B, con notizie sulle prin- cipali malattie del riso (Giovanni Briosi) Pag. 32:') Jiassogiia crittogamica pel .secondo semestre 1908 (Giovanni Brir.si) . • 3-10 Suiroperosità della, R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia du- rante Tanno 1!)0:! i(Jiovanni Briosi) 318 PAETE PRIMA. NOTE E MEMORIE ORIGINALI. ISTITUTO BOTANICO DELL.V R. UNIVERSITÀ DI PAVIA F. LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIAXO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. STUDI SULLA DISSOCIAZIONE E DIFFUSIONE DEI JONP NOTA PRELIMINARE DEI DOTTORI Luigi Buscalioni r/ibero docntn in botanica e 1." assistente al R. Istituto botanico dell' Università di Pavia. Attilio Purgotti Libero docente in chimica f^enerale e 1." assistente al R. Istituto di chimica j della R. Università di Pavia. In questi ultimi anni uu nuovo indirizzo si è venuto accentuautlo nel campo della cliimica teoretica e della fisica chimica grazie alla geniale teoria dell'Arrlienius, - secondo la quale gli elementi clie costi- tuiscono un elettrolite non si troverebbero più nella sua soluzione combinati sotto forma di molecola, ma si presenterebbero all' opposto allo stato di dissociazione, vale a dire scissi in gruppi o elementi più 0 meno liberi gli uni dagli altri, e ciò tanto più completamente quanto maggiormente la soluzione è diluita. Oltre a ciò tali elementi non presenterebbero più le proprietà speciali che manifestano quando non entrano a far parte di qualche combinazione chimica, ma rivele- rebbero delle caratteristiche particolari. Tali gruppi vengono chiamati joni e sono appunto quelli che si portano agli elettrodi quando una soluzione di un elettrolite venga 1 Queste ricerche vennero fatte in parte nel laboratorio dell'Istituto botanico e in parte in quello di chimica generale dell' Università di Pavia, perciò sono pubblicate negli Atti dell' L'i! Unto botanico (Biliosi). 2 11 Bartoli, Prof, di fisica all'UniversiUV di Pavia, aveva, molto tempo piiuia del- l'Arrhenins emesso uu'iputesi simile sulla dissociazione degli Joni (V. Bartoli, Xiioro Cim. (i) ir, pag. 193, ia82.) Alli deU'Isl. Boi. dell'Università di Pavia — Xuova Serie— Voi. IX. 1 attraversata dalli corrente elettrica. Per dare un esempio basterà ri- cordare che il cloruro di sodio in soluzione diluita si dissocia nei suoi elementi cloro e sodio i quali però non hanno piìi le proprietà fisico- chimiche che sono loro caratteristiche allorciiè si trovano isolati, vale a dire non combinati fra loro, e solo riacquistano quest'ultime (juando ppr mezzo della corrente elettrica ventrano scaricati delie loro rispet- tive elettricità negative o positive. Questa teoria che è basata sul fatto che la conduttività moleco- lare cresce col crescere della diluzione e che ha trovato un forte ap- poggio nelle anomalie che presentano le leggi sull' abbassamento del ■ punto di congelazione e suiriunalzamento del punto di ebollizione, ecc., spiegherebbe assai meglio di quelle meno recenti la maggior p^rte dei fenomeni ciiimici. La teoria dell'Arrlienius e dell'Ostwald ha avuto ed ha tuttora dei caldi sostenitori, ma per altra parte ha pure trovato dei forti op- positori i quali non hanno mancato di far osservare come anche molti dati della termochimica non si possano conciliare con siffatta ipotesi. Le nuove idee però, per quanto non ancora completamente suffra- gate da un giudizio definitivo e da un verdetto ciie distrugga tutte ([uante le obbiezioni, hanno pur tuttavia fatto grande cammino non solo nel dominio delle discipline fisico chimiche, ma anciie in quello della medicina e delle scienze naturali, poiché oggi giorno da taluni si comincia ad ammettere, per citare solo qualche esempio, che l'azione di alcune acque minerali sia appunto dovuta al grado di dissociazione dei sali che contengono e che l'assorbimento per parte delle radici sia parimenti collegato coi fenomeni di dissociazione e colla esistenza degli joni. In questo senso parlerebbero infatti alcune osservazioni di Pfeifer il quale poi non manca di accennare a i)iìi riprese alla teoria degli joni ueir ultima edizione del suo trattato di Fisiologia vegetale. Alcuni esperimenti poi stati eseguiti da più di un osservatore tenderebbero a dimostrare a nostro parere, che la dissociazione non sia un fenomeno estraneo all' accrescimento dei vegetali e che le variazioni di colore cui va incontro 1' autocianina, sia pure in rapporto collo stesso feno- meno. (V. Buscalioui e Pollacci. Le antocianine e il loro sigiiificaio ììiologico delle fiante; in Aiti del lìegio Istituto Botanico di Pavia, 1902.) Fino ad ora però nessuno, per quanto noi sappiamo, è giunto a dimo- strare realmente la presenza degli joni liberi nelle soluzioni più o meno diluite e l'esperienza di Ostwald e Nerst tendente a dimostrarla, ba- sata sempre sull'ipotesi che l'elettricità non si può muovere negli elet- tolitri se non per mezzo degli joni già liberi, non è scevra da serie obbiezioni, per cui può permanere il dubbio che la dissociazione sia un fenomeno collegato all'energia elettiica che si fa intervenire, anzi- ché dalla stessa indipendente. ^ Egli è precisamente allo scopo di poi tare un contribnto a tale que- stione che abbiamo intraprese alcune ricerche per potere stabilire l'esi- stenza degli joni nelle soluzioni senza ricorrere all'impiego di alcuna energia esterna. I risultati a cui siamo giunti, iianno, ci sembra, corrisposto alla nostra aspettazione e noi quindi crediamo utile di rendere di pubblica ragione questa breve nota sull'argomento, riservandoci di pubblicare fra non molto un lavoro di maggior mole ed illustrato da numerosi disegui. Le nostre esperienze hanno avuto lo scopo di studiare i rap- porti di velocità nella diffusione delle soluzioni attraverso !a gelatina. Seguendo perù un concetto diverso da quello di altri sperimenta- tori abbiamo impiegato soluzioni capaci di produrre, mescolandosi, nn l)recipitato e le abbiamo tenute separate o da membrane o da lunghi cilindri di gelatina. Le sostanze in soluzione, partendo dai punti op- posti, si dirigono 1' una verso 1' altra sino ad incontrarsi, ed il loro punto d'incontro viene contrassegnato dalla formazione di un setto di precipitato la cui posizione è appunto quella che segna i rapporti di velocità. Per le nostre esperienze abbiamo fatto uso di due apparecchi cui si è dato, per contraddistinguerli, il nome all'uno di Tacojoìiometro all'altro di Tacojonoscopio. II Tacojonoscopio è costituito da due recipienti di vetro ad orli al- quanto dilatati e levigati, i quali vengono disposa in modo che gli orli si trovino verticalmente diretti e le aperture abbiano ad essere ad in- timo contatto fra loro. Un disco di gelatina, marca d'oro, stata previa- mente umettata, chiude però le due cavità e mantiene separati i due recipienti. Ognuno di questi porta, in corrispondenza della parte superiore, un tubo di vetro munito di chiavetta, il quale termina in imbuto, desti- nato a contenere una certa quantità di liquido. L'apparecchio è racchiuso in una intelaiatura di legno fornita di viti di pressione per mezzo delle quali si obbligano i due recipienti a star intimamente accollati tra loro durante il funzionamento dell'ap- parecchio. (Vedi Jig. 2.) Per procedere all'esperimento si preparano due soluzioni equi- molecolari (od anco inequimolecolari) e si versa la prima di essa in una delle espansioni di cui son forniti i tubi a chiavetta, la seconda nell'altra. Le due soluzioni debbono essere di tal natura ciie venendo * V. Battelli e SrKFANiNi, La teoria della dissociazione elettrica. fra loro a contatto diano luogo alla formazione di un precipitato, come ad esempio nitrato d'argento e cloruro di sodio, ma meglio ancora conviene far uso di sali che reagendo fra loro producano due precipi- tati come il solfato d' argento ed il cloruro di bario, che provocano la comparsa del solfato di bario e del cloruro d'argento insolubili Non si tosto si sono versate le due soluzioni nei rispettivi tubi, si aprono le due chiavette contemporaneamente, ciò che determina una sincrona caduta delle soluzioni nei rispettivi recipienti sottoposti. Le soluzioni appena giunte in questi ultimi, non tardano a venire. a con- tatto della membrana di gelatina che chiude, a guisa di diaframma, le aperture e ad attraversarla per dar cosi luogo, incontrandosi, ad un precipitato nello spessore della membrana stessa. Dopo che le soluzioni hanno reagito l'una sull'altra, nello spessore della gelatina, per \m tempo più o meno lungo, si smonta l'aiiparecchio, si toglie la lamina di gelatina e la si indurisce rapidamente nell'alcool per poter praticare sulla stessa delle sottili sezioni traversali, che oc- corre di poi esaminare al microscopio. Il Tacojonometro è costrutto pressoché sullo stesso piincipio del Tacojonoscopio. l'asso consta di un tubo di vetro lungo circa 15 cent, graduato nella parte mediana e per una lungiiezza di circa 10 centi- metri, il quale viene liempito parzialmente di una soluzione (ri"/,, circa) calda di gelatina, in guisa che, quando questa si è per raffreddamento rappresa, formi come un cilindro occupante tutta quanta la porzione graduata, ma solo questa, dovendo i due estremi del tubo rimanere affatto liberi. Ai due estremi de! tubo, che per mezzo di apposito sostegno viene mantenuto in posizione perfettamente orizzontale, si innestano le tu- bulazioni fornite di chiavette e terminanti a imbuto come è stato de- sciitto per lo jonoscopio. Al disotto però delle due chiavette, le due tubulature si innestano ad un manometro il cui utììcio non verrà di- scusso nella presente nota. Il tubo a gelatina è poi chiuso ai due estremi per mezzo di un tappo a vite di speciale costruzione, a riguardo del quale neppuie crediamo qui utile softermarci. (Vedi fig. 1.) Per esperimentare col Tacojonometro, si procede nel modo che è stato indicato pel Tacojonoscopio, vale a dire si riempie la parte dila- tata delle tubulature fornite di chiavetta con i due liquidi capaci di reagire fra loro e di dare uno o piii precipitati e quindi si ajirono le cliiavette e si lasciano così cadere contemporaneamente le due soluzioni nel tubo graduato. Ognuna delle soluzioni andrà a riempire lo spazio lasciato libero dalla gelatina e non tarderà a diffondersi attraverso a questa per dar luogo alla formazioue del precipitato, nou si tosto verrà ad iucontrarsi colla soluzione procedente dal lato opposto. Col sussidio di questi apparecchi, ma in specie del Tacojononietro. lo studio della dissociazione riesce, ci sembra, assai dimostrativo ; noi riassumeremo qui pertanto i principali risultati che abbiamo ricavati, accennando innanzi tutto a quelli ottenuti col Tacojonoscopio. I iireparati microscopici che si ricavano dal disco di gelatina ci danno preziosi ragguagli sulle particolarità di struttura, sulla forma dei precipitati racchiusi nella massa di gelatina, ma, quel che è piti interessante, ci permettono di rilevare la posizione del precipitato stesso. Se noi abbiamo impiegato, ad esempio, un cloruro qualsiasi (cloruro di sodio, di litio, di potassio, ecc.) per preparare una delle soluzioni e dall'altra parte abbiamo scelto, ad es., il nitrato d' argento per ottenere il precipitato di cloruro d' argento, troviamo nel caso di soluzioni equimoleculari, che // precipitato è costantemente spostato dalla linea mediana della massa di gelatina, essendo quasi tutto raccolto nel tratto della gelatina che fronteggiava la vaschttta occupata dalla soluzione di nitrato d'argento. (V. fig. 5 e 6.) Tutta quanta la rimanente porzione della sezione traversale della gelatina, a partire dalla linea mediana per venire fino alla superficie corrispondente alla vaschetta contenente la soluzione del cloruro si mostra trasparente e affatto libera di iirecipitati. II precipitato, qualunque sia il- cloruro impiegato, è raccolto in una larga benda che, per una data concentrazione del sali impiegati, occupa sempre la stessa posizione. Questo presenta un aspetto grigio cinereo o bruno, finamente granulare, ma dal lato corrispondente alla soluzione del cloruro perde la sua omogeneità per diventare striata. Le strie sono alternativamente oscure e trasparenti. (V. fig. 7.) Le prime, guardate con un obbiettivo ad immersione si mostrano costituite da finissime granulazioni di cloruro d'argento, mentre quelle chiare constano esclusivamente di gelatina. La posizione fìssa del precipitato, qualunque sia il cloruro impiegato, costituisce un fenomeno che parrebbe non si possa spiegare altrimenti che ammettendo la dissociazione nelle soluzioni impiegate. Per quanto riguarda questo fenomeno della fissità nella posizione del precipitato nello spessore della gelatina, si potrebbe ammettere che la stessa derivi dalla circostanza che la velocità dei differenti cloruri im- piegati, ad una data concentrazione, sia costante ed invai labile qua- lunque sia il corpo che entra in combinazione col cloro, ma tale inter- pretazione mal si concilia col fatto che assai diverso è il peso molecolare dei differenti cloruri. ' ' Il CI Li pesa 7 + 3y,5, mentre, ad esempio, il CI Cs 133 -\- 35,5. — 6 — Assai facilmente invece si riesce a spiegare il fenomeno qualora si ritenga che, qualunque sia il corpo con cui il cloro è associato per formare il cloruro, nelle soluzioni diluite lo Jone cloro si presenti dis- sociato e quindi cammini sempre colla solita velocità. Che questa sia l'ipotesi giusta appare anche evidente dal fatto, assai importante, che se si fanno reagire fra loro, nel Tacojonoscopio, cloruro di Bario e solfato d'Argento, in soluzioni diluite ed equinioleco- lari, questi due corpi combinandosi fra loro danno luogo alla forma- zione di due precipitati l'uno formato di cloruro d'Argento l'altro di solfato di Bario / qitali iie/ìo spessore di gtlatina s/ presentano più o meno (Ustanziaii fra loro, essendo quello del solfato di Bario più rav- vicinato al lato corrispondente alla soluzione di cloruro di Bario, quello di cloruro d" Argento invece occupando la sua posizione ordinaria, come sopra è stato detto. (Vedi jirj. 3.) Che nel preparato 1 due precipitati del (7 A;/ ed .SO4 Ba '■ sieno fra loro nettamente separati e non mescolati, come dovrebbe risultare se nelle soluzioni sperimentate non esistesse dissociazione, è dimostrato oltre che dall'aspetto del precipitato all'esame microscopico, anche dal fatto, che, se il preparato viene trattato con soluzione di cianuro di potassio, si vede la linea dovuta al cloruro di argento immediatamente scomparire, mentre resta invariata quella dovuta al solfato di Bario, ed al posto occupato dal cloruro di Argento disciolto non si scorge alcuna traccia di precipitato di solfato di Bario. (ì'. fir/. i.) Una tale disposizione dei precipitati di Ag CI, e SO^ Ba non può altrimenti spiegarsi che ammettendo una completa dissociazione delle molecole di Ag.^ SO^ e di Cl.^ Ba nei rispettivi joni CI. Ba, iSO^ e Ag, i quali essendo animati da velocità, diremo cosi specifiche, ma fra loro differenti, devono dar luogo alla formazione di due precipitati. Nessun altra teoria potrebbe spiegare un fenomeno cosi singolare in modo così semplice come quella degli joni : ciò apparirà meglio ancora dimo- strato da altre esperienze che abbiamo in corso e di cui riferiremo a suo tempo i risultati. Il secondo fenomeno, cui abbiamo sopra accennato, vale a dire, la comparsa nel precipitato di striature che noi abbiamo denominate onde 0 strie di precipitazione (V. fig. 7), può anche facilmente spiegarsi ammet- tendo la teoria degli joni. L'analisi del comportamento del cloro e del- l'argento ci ha dimostrato che lo Jone cloro è animato di una velocità alquanto superiore di quella dello Jone argento, per cui incontra questo un ' La posizione ocouii.ata dal precipitato 01 Ag e SO'' Ba, secondo esperienze in corso, sembra che corrisponda sensibilmente ai valori calcolali teoricamente. po' al di là della linea mediana della lamina di gelatina, dal lato cioè di questa corrispondente alla soluzione di Ag NO.^. Nell'istante in cui avviene l'incontro dei due joni, deve comparire da entrambi i lati della linea di precipitazione, come ben si comprende, una zona più o meno ampia, povera od anclie assolutamente priva di CI. e di Aq. Ben tosto però tale zona, torna, pel fatto che gii joni CI e Ag continuano a cam- iniuare gli uni verso gli altri, a sopracaricarsi di qnesti elementi. Sic- come ))erò lo Jone CI cammina con una velocità superiore allo Jone Ag liuscirà ad oltrepassare di un certo tratto la barriera formata dalla prima linea di precipitato prima ancora che lo Jone Ag sia giunto alla stessa. L'incontro dei due joni avrà luogo quindi ad una certa distanza dal primo precipitato ed in conseguenza il secondo strato di preciiii- tazione si fermerà pure pixi o meno distanziato dal primo. Continuando il fenomeno a ripetersi parecchie volte di seguito ne avverrà che la massa di precipitazione apparirà striata. Trattandosi però di un feno- meno assai complesso non insistiamo su questa interpretazione poiché la formazione di tali strie potrebbe ricevere forse anche una diversa spiegazione riferendosi al fenomeno molto generale dell'ingrossamento dei granuli cristallini dei precipitati. Il fenomeno, di natura molecolare, ha un'importanza assai grande dal punto di vista istologico poiché è noto che molti osservatori avendo assai spesso rilevato nel sistema nervoso periferico (strie di J^'rommann) e nel tessuto adiposo la comparsa di striature allorché tali elementi venivano sottoposti all'azione dei sali d' argento hanno ritenuto tali strutture come normali, mentre dalle ricerche che noi abbiamo fatte appare manifesto che non sono altro che produzioni artificiali. Il Tacojonoscopio permette infine anche di mettere in evidenza altri fenomeni di non minore interesse. Noi ricorderemo qui soltanto che con tale apparecchio si può dimostrare come facendo reagire fi'a loro pili soluzioni si abbiano più precipitati, gli uni indipendenti dagli altri, il che dimostra come i difterenti joni camminino ognuno colle velocità che sono loro proprie, indipendentemente dalla presenza degli altri elementi. Cosi pure si può constatare che per ogni Jone si ha un precipitato di forma e struttura abbastanza fisse, come prò rilevarsi dall'esame dei precipitati dovuti ai sali in cui entri il cloro, l'acido ossalico, ecc., ecc. Col sussidio del Tacojonometro, data la maggior lunghezza del ci- lindro di gelatina i fenomeni relativi alla dissociazione appaiono molto più manifesti e noi abbiamo infatti potuto stabilire innanzi tutto che la legge di Graham relativa alla diffusione dei gas è applicabile alle so- luzioni dei cloruri da noi esperimentati. — 8 — Questa legge generale, che data l'analogia esistente fra la materia allo stato gassoso e quella allo stato ili soluzione, si poteva prevedere dovesse verificarsi anche per le soluzioni, non era stata per quanto ci è noto, ancora sperimentalmente verificata. Le nostre esperienze eseguite sui cloruri ci condurrebbero a tale constatazione; e cioè, che lo Jone cloro e lo Jone argento possederebbero una velocità relativa di diffusione che sta in ragione inversa della \/ del peso atomico del cloro e deilargento; in quanto che gii spazi da loro percorsi in tempi uguali stanno tra loro nella proporzionalità suddetta (/iialnnque aia il cloniro iiiipiei/nto. Il Tacojonometro infatti per mezzo della scala di cui è munito ci permette di misurare con sufficiente esattezza lo spazio percorso dal cloro e dall'argento sino al loro incontro e tali misure si accordano con la lunghezza degli spazi che si possono teoricamente calcolare. Chiamando l la lunghezza del cilindro di gelatina ed .r il cammino percorso da .uno degli joni, dal punto di partenza a quello d'incontro con l'altro, l-.c sarà il cammino percorso dall'altro. Designando inoltre con M il peso dello Jone che percorre il cam- mino .r, e perciò con M' il peso dello Jone che percorre il cammino l-x per la legge di Graham avremo la seguente proporzione. da cui si deduce i\!m' X Ora se si confrontano le cifre ottenute risolvendo la formula dando ad M e ad M il valore dei pesi atomici del cloro e dell'argento, si ottengono cifre che concordano con sufficiente esattezza con le misure lette nel Tacojonometro, mentre che se si attribuisce ad ili' ed M il valore dei pesi molecolari dei diversi cloruri e quello del nitrato di ar- gento si hanno cifre che si allontanano di molto da quelle trovate sperimentalmente. Il Tacojonometro permette anche di dimostrare la diversa velocità di diffusione degli joni Ba, SO^ CI ed Ag, quando si facciano reagire fia loro solfato d'Ai-gento e cloruro di Bario, poiché i due precipitati di solfato di Bario e di cloruro d'Argento, differenziabili col cianuro di potassio e daira,spetto, in un cilindro di gelatina lungo 10 centimetri restano separati l' uno dall' altro per uno spessore di gelatina di — 9 — circa 1 centimetro, ^ ciò clie non si verificherebbe se non avesse luogo la dissociazione. Fino ad ora noi ci siamo dedicati quasi eselusivamente a studiare il comportamento dei cloruii rispetto ai sali d'argento, - ma noi in- tendiamo continuare le nostre osservazioni impiegando anche altri sali e concenti-azioni variabili. Intanto, grazie alle ricerche fatte, noi ab- biamo già potuto controllare, estendere ed anche correggere alcuni dati che il Pringsheim ha segnalati sulla diffusione nei suoi studi ese- guiti col cinetometro, come pure dimostrare che l' accrescimento del precipitato va soggetto a determinate leggi in rapporto al grado di dissociazione. In conclusione, senza che noi vogliamo trarre delle deduzioni asso- lute che parrebbero un po' premature, dato il numero non rilevante di esperienze fatte, resterebbe tuttavia assodato dalle nostre ricerche sui cloruri che la dissociazione nelle soluzioni piìi o meno diluite può esser messa in evidenza senza l' intervento di una forza estranea e che la legge di Graliam si veriiìcherebbe anche nella diffusione degli joni. Infine dai nostri studi emergerebbe ancora un fatto che può avere una certa importanza dal punto di vista della fisiologia vegetale. È noto infatti che molte piante acquatiche hanno un rivestimento più 0 meno mucilagginoso, la cui funzione fino ad ora costituisce un enigma fisiologico. (V. Warming, Oekol. Pflanzengeorjr.) Ora di fronte ai risultati ciie noi abbiamo ottenuto colle lamine di gelatina non sa- rebbe forse il caso di domandarci se la funzione di tali membrane non sia per avventura quella di favorire le dissociazioni degli joni analoga- mente a quanto succede nel Tacojonometro o nel Tacojonoscopio, in cui i differenti joni di cui consta un dato sale si comportano indipen- dentemente gli uni dagli altri, grazie la differente velocità con cui attraversano lo strato di gelatina? ' Aualo-hi risultati si ottengono coi precipitati dovuti all'azione ilei Solfato d'ar- gento sul cloruro di piombo in soluzioni "™^- . - Noi abl)iamo .sperimentato coi seguenti sali: Ni<3 Ag e HCl S04 Ago e CI, Ba N03 Ag » CI Li S04 Ag2 » CI, Pb N03 Ag » CI NH4 So. Ag, » (CNSj2 Ba N03 Ag » Ci Na S04 Zn » Ba H, Oj N03 Ag » CIK N03 Ag » CI Kb N03 Ag » CI Cs N03 Ag s. CI NH2 OH. — 10 — K questa una pura ipotesi che iiui sottoponiamo alla ci'itii'a ed alla osservazione degli studiosi, ma intanto crediamo utile di notare in proposito che la facoltà di scelta del nutrimento che venne segna- lata negli organismi coltivati in soluzioni saline troverebbe nelle teoiie degli joni un forte appoggio. Questa singolare proprietà delle radici verrebbe favorita dalle circostanze che le stesse emettono degli acidi i quali potrebbero arrestare l'ingresso di quegli joni che hx pianta non utilizza 0 utilizza solo in debole misura come nutrimento. La nostra interpretazione si accorderebbe innanzi tutto col fatto che l'elettricità, la cui energia dissodante è a tutti nota favorisce lo sviluppo di taluni organismi, e secondariamente verrebbe a chiarire le cause per cui molti organismi dotati di pareti mucilagginose hanno queste impregnate e incrostate di sali svariatissimi e perchè infine talune alghe gelatinose si spogliano di tratto in tratto dei loro rive- stimenti invecchiati ed incrostati per formarne dei nuovi. ' ' Sulla dissociazione degli joni gli A hanno presentato, nello scorso maggio, un'altra nota preventiva al Congresso Botanico tenutosi in Palermo ed in pari tempo hannu sottoposto all'esame dei signori congressisti gli apparecchi che servirono per le loro ricerche e i fotogrammi di taluni preparati relativi allo stesso argomento. Pavia, E, Istituto Botanico e R. Istituto Chimico, ottnbro 1902. 11 — SPIEGAZIONR DELLA TAVOLA. Fig. 1. — Tacojonometro. 2. — Taciijonoscopio. 3. — Sezione trasversale di una lamina di gelatina contenente i precipitali di solfato di bario (A) e di cloruro d'argento (B). Obb. A Zeiss. Oc. i'. 4. — La stessa da cui venne esportato il cloruro d' argento mediante il cianuro di potassio Obb. A Zeiss. Oc. 2. 5. — Sezione trasversale di una lamina di gelatina contenente il ) recipitato di cloruro d'argento ottenuto dalla reazione fra il cloruro di cesio e il nitrato d'argento. Obb. A Zeiss. Oc. 2. 6. — Sezione trasversale di una lamina di gelatina contenente il precipitato di cloruro d'argento ottenuto dalla reazione fra il cloruro di potassio e il nitrato d'argento. Obb. A Zeiss. Oc. "2. , 7. — Strie di precipitazione. Obb. '/(^ Kor. Oc. 2 Zeiss. ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. INTORNO ALL'INFLUENZA DEI RAGGI ULTRAVIOLETTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI DI RIPRODUZIONE DELLE PIANTE N OTA DEL r>ott. LUiai MOISTTEMARTINI INTRODUZIONE. È noto che il Sachs, ' facendo svihippare piantine di Tropaeolum majus in ambienti cui la luce poteva arrivare solamente attraverso so- luzioni di solfato di chinina abbastanza intense da assorbire tutti i raggi ultravioletti, vide che esse o non danno fiori, o non producono che bottoni incapaci di sviluppo; mentre piantine simili, tenute in eguali condizioni ed esposte ad una luce che aveva attraversato solo acqua pura, giungono a completa fioritura. Un simile fatto venne spiegato dal fisiologo tedesco ammettendo che nelle foglie si formi la sostanza spe- ciale generatrice dei fiori, capace cioè di trasformare i punti vegetativi in bottoni fiorali, e che per tale formazione sia necessario l'intervento della luce ultravioletta. Il De Candolle, - che ha ripetuto le esperienze del Sachs, trovò egli pure che le piante di Tropeolo cresciute dietro le soluzioni di chi- nina avevano nessuno o pochissimi e piccolissimi bottoni fiorali; ma os- ' J. Sachs, Weber die Wirkiinii der iiUravioleUen Sthrahlen auf die Bluthenbil- dung, in Ari. d. hot. Inst. in Wiiribiirg, Bd. Ili, Heft. 3, 1887. * C. De Candolle, Étiide sur l'action des rayons uUra-violets sur la formation des fieurs, in Ardi. d. se. phijs. et natiirelles de Genève, Serie 3, T. XXVIII, 1892. Atti deìl'Isl. Boi. ileìl'Utih'ersilù di Pai'ia — Nuova Serie — Voi. IX. 2 — 14 — servò che esse mostravano uno sviluppo complessivo più debole che le piante cresciute dietro acqua pura, le quali, oltre portare un maggior numero di bottoni fiorali, avevano anche foglie numerose e più grandi, con un peso secco più rilevante. E rifacendo le esperienze con solu- hizioui di esculina (che ha la stessa proprietà di assorbire i raggi ul- travioletti) e con Loheìia Eriniis, lo stesso autore vide formarsi non pochi fiori anche dietro l'esculina. — Secondo lui, pertanto, non è che sotto l'azione dei raggi in questione si formi nelle foglie la sostanza speciale che dà origine ai fiori; ma piuttosto, tenuto conto che lo svi- luppo dei fiori non è completamente arrestato colla soppressione dei raggi stessi, mentre ne consegue un indebolimento evidente di tutta la pianta, si deve ammettere che " ces rayons exercent une influeuce sti- " mutante sur l'ensemble de la piante soit en produisant, dans les tissus, " quelque réation cliimique utile à tous les organes, soit d'un facon plus " directe, en augmentant la force vive du protoplasme, infiuenee qui se " transmettrait, de proche en proche, des parties éclairées à celles qui " ne le sont pas, telles qne les racines et l'intérieur des burgeons à " fleurs. „ ' Riguardo l'azione specifica dei raggi ultravioletti sulla formazione dei fiori, sollevò poi dubbii assai fondati il Vochting, - il quale vide che basta per esempio un indebolimento dell'intensità luminosa per impedire, nel Miiiuiliis Tilii/ stesso, vista la generalità di simili risultati negativi, mette in dubbio che anche sugli organi di riproduzione delle piante superiori i raggi ultravioletti abbiano qualche influenza, ed attribuisce i fatti osservati da Sachs e da De Candolle all'indebolimento dell'intensità della luce in seguito all'intorbidamento quasi inevitabile delle soluzioni di chinina. Di fronte a simili risultati contradditori e ad opinioni tanto diverse, mi è sembrato utile di istituire nuove esperienze, sia per estendere Iti osservazioni a un maggior numero di Fanerogame, sia specialmente per esaminare nelle Crittogame vascolari Tatto riproduttore nelle due di- verse fasi in cui è ivi nettamente distinto, e delle quali gli autori sopra citati esaminarono una sola. '' Di tali esperienze comunico qui i risultati. ESPERIENZE. Le mie osservazioni durano da parecchi anni (1898-1902). Per al- cune mi servii di cassette di legno, di conveniente grossezza, simili a ' G. Klebs, TJéber dcn Einfluss dcs Lichles auf die Fortpflanzung der Geivtichse, in Bioloyiscìies Centralhlatt, Bd. XIII, 1893. 2 C. Heim, Untersuchunijen i'iher Farnprothallieii, in Flora, 1896. 3 A. Lendner, Des infliiences combinées de la lumiere et dii substratum sur le di'oeloppement des champii/nons, in Thèse de l'Univ. de Genève, 1897. ■* F. Gr.\enitz. Veher den Einfluss des Lichles auf die Entwickélung einii/er Filze, in InauiJ. Biss., Leipzig., 1898. 5 G. Klebs, Einige Ergebnisse der Forliìflamungsphysiologie, in Ber. d. deuts. hot. Ges., Bd. XVIII, 1900. « Intendo parlare della formazione delle spore, con relativa riduzione ilei filamenti cromatici, e della formazione dei gameti. A questa distinzione corrispondono, come è noto, due stati di vita contrassegnati, oltre che morfologicamente, anche per la costi- tuzione del nucleo ; lo sporofita di Straburger o sincariofita di Maire, e il gametofiti, (veggasi: R. Maike; Becherches cytologiqucs et taxonomiques sur les Basidiomyc'etes, in Bull. d. l. Soc. Myc. de France, T. XVIII, 1902.) Le ricerche degli autori sopra- citati riguardano solo quest'ultimo, mentre il corpo vegiitativo delle Fanerogame cor- risponde al primo. — IG — quelle adoperate dal Sachs, e con una o due pareti formate da sclier- maglio doppio di vetro nel quale mettevo la soluzione di chinina, o (per le piante di controllo) acqua pura leggermente acidulata. Per altre ado- perai vasi cilindrici di vetro, di dimensioni diverse e messi l'uno dentro l'altro in modo da potere contenere nell'intercapedine il liquido as;sor- bente la luce, orlati in alto (esternamente il vaso esterno ed interna- mente l'interno) di nero e coperti con un piatto opaco. In tali vasi la luce poteva arrivare da tutte le parti, solamente perù attraversando il liquido contenuto tra le due pareti. La soluzione di chinina era sempre preparata molto intensa. Tanto essa che l'acqua erano cambiate di sovente, specialmente appena co- minciavano ad intorbidarsi. Qualche volta aggiungevo ad ambedue i li- quidi un po' di acido salicilico per impedire lo sviluppo di microorganismi. Esperienza I. — Cominciata alla metà del maggio 1898, fu ter- minata alla metà di ottobre dello stesso anno. Servirono due cassette di legno simili a quelle del Saclis col doppio schermaglio di vetro da un solo lato ed esposte in giardino alla luce solare diretta. In ognuna di esse erano stati messi due vasi nei quali si erano seminati TropaeoUim majas e Reseda odorata. Nelle settimane pili calde ogni due o tre giorni i vasi erano inaffiati (di sera) per mezzo di un'apertura mobile praticata in una delle pareti delle cassette, e ([ueste erano state coperte (salvo sul lato (lonement des fleurs, in Compt. Rend. d. s. d. l'Ac. d. Se. de Paris, 1901, T. CXXXII), merita di essere qui ricordato che il JIolliaiid {Transforìnation expérimenla/e des élftmines en carpelles chez la chanvre. in Bull. d. l. Soc. d. Biologie, 1901), con mo- dificazioni dell'intensità luminosa, ha potuto ottenere la trasformazione degli stami della Canapa in carpelli ; e che I'Amelung (VeOcr Etiolement, in Fiorii, 1894) ha visto clie il polline dei fiori di Zucca sviluppatosi al buio è sterile. Ricordinsi anche, per l'influenza della luce sulla riproduzione delle Tallofiti, i lavori già citati del Klebs. e : Fa. Gk.enitz, Ueber din Einfluss des Lichtcs auf die Entivirlcelìing einiyer Pilzc, in Inaiti/. Uiss., Leipzig, 1898. * Riguardo all'influenza delhi temperatura sulla riproduzione delle piante, oltre i fatti a tutti noti (veggasi Kerner di Marilaun, loc. cit.), ricorderò le osservazioni del \atha>-.son (Ue/ier PartUeiiogenesis bei Marsilia und ihre Ahhàngiiikeit von der Temperatur, in Ber. d. deuts. hot. Ges., Bd. XVIII, 1900) il quale vide che una tempe- ratura abbastanza alta puè provocare lo sviluppo partenogenico degli elementi femmi- nili delle Marsilia. Osservazioni analoghe furono da me fatte sopra certe specie di Spirogyra (Appunti di Eicohiologia, in Nuova Notarisia, 1901). 5 È noto come l'azione della gravità sia la causa determinante del zigomorfismo di certi fiori. Veggasi in proposito : H. V()chtii\g, Ueher Zijgomorphie und dercn Ursachen, in Pringshcim's Jalirb. f. ir. Bot , Bd. XVII, 1886. M. Racieoksi;i {Morplwgeiietische Versuchc, in Flora, 1900) parla di certe Felci 0 0 natura e compobizioiie del .suolo, ' umidità, - condizioni di nutrizione, '' influenza di parassiti,' di pronubi, ' coltura, '■ rapporti tra organi vege- tativi e riproduttori, ' clima alpino, ^ ecc., sono altrettante cause di alterazioni o ti-asformazioni dell'apparato riproduttore delle piante. che a Buiteuzorg- iiou avevano wai portato sporangi e die ne proibissero quando il loro rizoma fu posto in posizione verticale. ' A mo' d'esempio ricordo che E. Hakei, {Ehi l''all vnn Klcistogam'e (in dcr S'ola- nncee Saljìigìossis variahilis, in Bot. Centralbl., Bd. LX, 1894) ha visto che i terreni magri e limacciosi possono favorire la formazione di fiori cleistogamici. 2 E. Eggers, (Kleixtogaviie einiger ivcstindischer Pflamen, in Bot. Ctutralbl.. 1881, Bd. VII!) osservò che lo stesso fenomeno può essere in rapporto colla mancanza ili niniditil. 3 Oltre i fatti comunemente noti (veggasi: Kerner di Marilauu, ìoc. rit.) pei rap- porti tra nutrizione ed organi di riproduzione delle piante superiori, sono a ricordarsi per le Crittogame, le osservazioni di K. Piiantl {Bcobaclitiingen iiher die Urniihrung der 2<'aniprofJiallìeii und die Vertheilwig der Se:riiaìor(jancii, in Bot. Ztg., 1881), H. HoFFMAM (Ueher Se.citalitut, iu llol. Ztg., 18S5) e K. GorntL (Organoyniplde dei- Pflanseìì, II, Th., .Iena, 1900) secondo i qnalì condizioni speciali di nutrizione possono provocare la nnisessnalitil dei protalli di certe Felci, cioè lo sviluppo dei soli organi maschili o dei soli femminili. Pei Funghi il Kleus {Znr Pliysiologie der I<'ortpflanzuiig einiger Filze, in Pringshrim'x .Talirh, f. ir. Bot., Bd. XXXV, 1900) credè che il fat- tore principale che domina la formazione degli organi di riproduzione sia la nutri- zione, mentre la luce, l'aria, l'umidità, ecc , non sono, secondo lui, che agenti secondari. 11 fatto citato dal .Sacits {Pìiysiologisclie Notizen, I, in Flora, 1892) della foglia di Begonia che tagliata e piantata in estate dà subito luogo ad una gemma fiorale, mentre in primavera produce un bottone che fiorisce solo molto tarili, anziché provare l'origine della .sostanza generatrice dei fiori nella foglia, rivela esso pure la relazione che esiste tra lo stato di nutrizione generale della pianta e lo sviluppo dei fiori. ■• Diverse sono le anomalie fiorali, interessanti anche gli oigani sessuali, dovute all'azione di parassiti animali o vegetali; ne descrivono il Masters [Pftanzen-Terato- ìngie), ed il Peszig (Pflnn-enteratologie). Anch'io ebbi occasione di vedere uno stame trasformato iu pistillo in seguito allo stimolo esercitato da un PJiijtoptus {Pistiìlodin deWaìiierii in Gentiana campestris L., in Malpiijhia, 1889). 5 A. BoRzi, (Note di, hioìogia vegetale, in Contrib. alla Bioì. Veget., Voi. II. Pa- lermo, 1898) osservò che in Sicilia l'O-rafò coriiicidata produce fiori staurogamici du- rante tutto l'estate, mentre in autunno dà solo fiori cleistogami, ed attribuì questa diversa formazione di organi di riproduzione alla mancanza di pronubi visitatori dei fiori durante 1' autunno. ' Basti ricordare a questo proposito le numerose pratiche di collura seguite doi giiirdinieri per ottenere lo sdoppiamento dei fiori. ' Oltre i lavori generali già citati, veggasi a questo riguardo ; .1. C. Arthur, Tco opposing fiictors nf increase, in Bull, of t. bot. dcpartment, Jamaica, 1901. È degno di nota anche il fatto che vi sono rapporti pure tra gli organi sessuali ed i protettori di uno stesso fiore, onde uno sviluppo eccessivo di alcuni provoca l'atrofia degli altri (veggasi: K. Goedel, Beitriige ziir Keiintniss gefiillter Bliitlien, in Pring.flieÌ7ii'.s Jahrb. f. ir.' Bot., Bd. XVII, I88C.) ' È sapnto (Keruer di Marilauu, Ice. cit.) che il clima alpino favorisce la molti- — 23 — E noto altresì come spesso queste cause possano sostituirsi l'una al- l'altra per produrre effetti identici. Così, per esempio, una temperatura elevata può sopperire alla mancanza di luce nello sviluppo di alcuni Funghi,' nella generazione delle spore delle Felci; - come anche può far scomparire certi rapporti che normalmente esistono tra le dimensioni degli organi vegetativi e la comparsa degli sporangi in qualche Felce. ' Cosi ancora la luce può riparare nei Funghi l'eifetto sfavorevole di un sub- strato non adatto, * oppure può avere la stessa azione di un substrato più conveniente. ■'' Non è dunque possibile studiare un fattore senza teneri^ scrupoloso conto, come consiglia anche il Klebs, di tutti gli altri ; né è facile da alcune osservazioni dedurre una legge generale. Ciò premesso, come ed in quali condizioni di temperatura, di nu- trizione, ecc., furono condotte le esperienze del Sachs e del De Can- (lolle? L'esclusione dei raggi ultravioletti fu causa, come pensa Pfeifer, di qualche perturbamento in certe funzioni delle piante? Di quale natura potè essere un tale perturbamento? Come, perchè, ed in quali condizioni si è esso ripercosso sulla formazione dei fiori? Ecco un largo campo aperto a nuove ricerche di fisiologia vegetale. plicazioue a mezzo di oigaui vegetativi, a dauuo della riproduzioue sessuale. Veggausi a tale proposito auclie: Pax, Das ì.ebcii der Aìpenpflamcn {Zeitsch. d. deutsch. n. oesterr. Alpenvereins, 1838, in Boi. Centi-albi, Bd. LXXVIII), e A. Tukuacciano, Conttihuto alla biologia della propagazione agamica nelle fanerogame (Contrih. alla Blol. Veget., Voi. Ili, Palermo, 1902). Quest'ultimo lavoro è ricco di dati che riguardano i rapporti tra moltiplicazione vegetativa e riproduzioue sessuale e l'azione dei diversi agenti esterni sui due fenomeni. ' il Brufklu (Bolaniscke Untersuchungea iiber Schimmelpilze, Bd. Ili, 1887) osservò infatti che mentre il cappello di Coprinus stercorarius alla luce si sviluppa ad una temperatura di 12° C, al buio ne richiede una di 15° C. 2 P. DE FoREST Hf.ald, (loc, cit.) ha provato che le spore delle Felci che, come si è visto anche nelle mie esperienze, non germinano al buio ad una temperatura or- dinaria, germinano invece a 32° C. 3 M. Eacibokski, (loc. cit.) notò-a Buiteuzorg che una Felce arrampicante la quale generalmente produceva sporofilli solo quando il suo fusto era alto uno a due metri, in vicinanza di una sorgente di acqua calda ne produceva anche col fusto molto basso, * Secondo F-endner {loc. cit.) l'azione della luce su certi funghi è necessaria sola- mente quando essi trovausi a vivere su un substrato non adatto, per esempio in in liquido, se normalmente essi vivono su corpi solidi. 5 F. Gkaenitz, (toc. cit.) osservò pel Pilobolas microsporus, che la mancanza di luce dà gli stessi effetti (riduzione o mancanza di corpi fruttiferi) della vita sommers:i nell'acqua, cosi che, secondo lui, come l'eziolamento delle piante superiori, anche quello delle inferiori dipende da varie cause. Dall'Istituto Botanico ài Pavia. 23 gennaio 1903. ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. BREVI NOTE DI PATOLOGIA VEGETALE E BOTANICA SISTEMATICA Serie Prima. Di una varietà tardiva di Pioppo (Popiilus nigra L.) finora non avvertita. (Nota preliminare). Nella bassa Lombardia, nella valle del Reno, nel Bolognese e probabilmente in molti altri luoghi, vive una forma di Pioppo a ve- getazione tardiva che, per quanto a noi consta, non è stata finora se- gnalata e descritta; cosa strana perchè la varietà è comune ed i suoi rappresentanti si contano a diecine di migliaia d'individui nella sola provincia di Pavia. In primavera non è difficile vedere tanto nei boschi, come nei filari che fiancheggiano le strade ed i campi, in mezzo agli alberi della forma tipica del Poptihis nigra di già rivestiti di foglie perfettamente sviluppate, degli individui della stessa specie che ne sono privi, anzi che hanno tuttora le gemme dormienti e che per essere completamente nudi si direbbero morti. In tale stato rimangono per lungo tempo, più settimane; di poi incominiano essi pure a muovere; cacciano fuori gli amenti tanto maschili che femminili, indi le foglie, ed assumono l'aspetto degli alberi normali dai quali di poi piii non si distinguono. Si hanno per tal modo due forme assolutamente distinte che crescono nelle identiche condi- zioni di clima e di terreno; una precoce, l'altra serotina, che sviluppasi circa un mese più tardi. Nei fiori, e nelle foglie non si trovano difi"erenze rilevanti, ma diversità notevoli presentano oltreché nel tempo del germogliamento, anche nel portamento loro, nella corteccia e nel legno. Atti deirisl. Bo!. deli'Uiìlversilii di Pavia — Nuova Serie — Voi. IX. 3 — 2G — Anclie i boscaiuoli ed i negozianti di legname distinguono due qualità, diverse di Pioppi che chiamano gli uni maschi, gli altri femmine, ma ciò non desta l'attenzione né arreca meraviglia, anzi trae in in- ganno, giacché il pioppo è pianta dioica onde si pensa che veramente essi alludino a differenze che provenghino dai caratteri sessuali. E solo coir osservazione attenta e ripetuta che si avverte come il sesso non abbia alcuna parte nel fenomeno e come si abbiano individui maschili e femminili tanto precoci che tardivi. Quando avviene l'antesi nei pioppi fardivi i fiori femminili dei precoci non solo sono di già tecondati, ma i loro frutti hanno quasi raggiunto il loi'o definitivo sviluppo; e, viceversa, quando fioriscono gli amenti femminili dei iardivi, gli amenti maschili dei precoci sono di già morti e caduti. Questo prova all' evidenza che il fenomeno non è destinato a favorire possibili fecondazioni incrociate fra gli individui della stessa località. Il pioppo per altro è pianta anemofila, ora que- sto fatto d'una varietà tardiva, costante, tanto diffusa, forse generale, che si trasmette per talee (per semi ancora non sappiamo) può avere attinenza con possibile iucrociamento di fecondazione per individui po- sti a diversa latitudine od altitudine a grande distanza? E quello che noi discuteremo quando avremo raccolto i dati fe- nologici necessarii, nella Memoria (lefuiiUra ove descriveremo anche la varietà nei suoi particolari e studieremo pure la struttura del legno e le sue qualità tecniche. G. Briosi e R. Farneti. Sulla malattia dell'olivo detta liruscu. La malattia dell'olivo dagli agricoltori della Puglia detta unisca, ha reso improduttivi diversi oliveti che costituiscono l'esclusiva rendita di quella regione. Gli olivocultori impensieriti da questo flagello, che sem- pre pili va estendendosi, ottennero che il Governo mandasse sul luogo, dei patologi per studiarne la causa. Al contrario di altri i [irof. Ccboni e Buizi ritengono la brusca come un male parassitario delle foglie ed il parassita più probabile credono sia la Stic/is l'aìiizzei De Not., avendola essi trovata costante- mente sulle foglie colpite da brusca; è questa un discoinicete raccolto dal Panizzi a San Eemo nel 1842 e che il De Not.aris studiò, descrisse e figurò per il primo nel 1857. Il prof. Brizi in una elaborata memoria, ha riassunto la storia ed ha descritto nuovamente questa specie, facendo interessanti ricerche o l)er stabilire il parassitismo di tale fungo, ed ha concluso clie l'unica causa della bniaca va cercata nella Stictis Panizzei De Not., perchè egli dice: " I tentativi di ottenere dìrettcunente dalle foglie ammalate altre forme fungine furono pur esse assolutamente infruttuose, ne sulle foglie cadute di recente, né su quelle sternate a pie degli ulivi e lasciale sul posto molti giorni, molte settimane ed anche dei mesi, non trovai altra forma fungina riproduttiva, ne sclerozii, ne pseudosclerozii. „ (Brizi, — Bull. Agr. Ind. €omm., fase. 10, pag. 486, Roma 1903). Il prof. Briosi direttore di questo Laboratorio, volendo pubblicare la Stictis Panizzei De Not. nell'opera: Briosi e Cavara, I funghi pa- rassiti delle piante coltivate od utili, chiese ed ottenne discreta quantità di foglie bruscate dalle Puglie ed a me le consegnò incaricandomi di verificare se tutte le foglie erano veramente affette da Irusca. Io esa- minai diligentemente il materiale e debbo confermare quanto hanno reso pubblico i prof. Cuboni e Brizi sulla fino allora controversa malattia dell'olivo, però debbo altresì aggiungere che sulle macchie di molte foglie aventi la brusca, oltre alla Stictis, io ho rinvenuto con mia sorpresa due altri parassiti, uno appartenente al genere Coniothyrium, specie non ancora descritta; l'altro riferibile al genere Septoria. Questa è invero una specie molto vicina alla Septoria Olivae Pass, et Thiìmen, ma ha caratteri tali che da essa peifettamente differenziano. La specie appartenente al genere Coniothyrium l'Iio trovata rara e più frequente in foglie provenienti da Spoleto e credo abbia poca impor- tanza; invece la Septoria, non solo l'ho trovata sopra le foglie bruscate a noi inviate quest'anno da Vernole, Martano, Lizzanello (Lecce) e Spoleto, ma l'ho pure trovata nelle foglie attaccate da brusca raccolte nel 1857 da Doria all'isola Palmaria e data solo col nome di Stictis Panizzei De Not. nell'Erbario crittogamico italiano al N. 44, Serie I. (esemplare esistente in questo Laboratorio). In alcune foglie poi trovasi la Septoria, mentre manca la forma fruttificata della Stictis. Ora sorge naturale la domanda: queste sferossidee die accompa- gnano sovente la Stictis o la precedono, ci rappresentano un suo sta- dio di sviluppo, oppure ne sono indipendenti? I miei studi che ho in- trapreso spero potranno decidere tale questione, come pure ho spe- ranza di poter determinare la vera azione parassitaria di questi miceti specialmente della Septoria, benché queste ricerche siano ostacol-ite dalla penuria di materiale dovuta alla mia lontananza dal centro d'infezione. Certo è clie data la presenza di questa Septoria piuttosto frequente in foglie bruscate, essa potrebbe avere una parte attiva nella produzione della malattia conosciuta col nome di brusca dell'olivo e quindi merita di essere ben studiata. — 28 — Per ora mi limito a riportare la diagnosi dei due nuovi funghi, unicamente per prender data, riserbandomi in seguito di pubblicare i risultati di studi ulteriori: Con iothy ritmi Oleae, n. sp. — Epi/p/n/Uinn; peritheciis nùjris suh- cufaneo-erumpcntibus, ovoideo-globuìosis ; sporuUs sub-elipsoideis, continids fnligineis, 4,50 — 6,80 >c 5 — 8 /(. Habitat plerumque cura Stictis Panizzei De Not. in foliis vivis (Jleae Europaeae, circa Spoletum. Septoria Oleae n. sp. — Epiphijlla; maculis orbicularibus cinereis; peritheciis sparsis, nigris, erumpentibus, subglobosis, 290 — 200 x 220 — 180 /( ; sporulis cijlindraceo-baciUaribiis, 23 — 25x2 — 3 f-i., continuis. Habitat in foliis vivis Oleae Eiiropaeae prope Aletium (Apulia) et in Insula Palmaria, plerumque cum Stictis Panizzei De Not. Si assomiglia alla Septoi-ia 0/irae Pass, et Tiiiimen, dalla quale però differisce per le dimensioni delle spore e perchè mentre la iS. Olivae non forma macchia, la Septoria Oleae n. sp. si trova sopra macchie cene- riccie caratteristiche. Dr. Gino Pollacci. Sopra una imovii specie di Cijl imi t'onpor inni parassita dell' Ilex furcata Lindi. Sulle foglie di Ilex furcata Lindi, che trovansi nel nostro Orto botanico, incominciarono a comparire nella scorsa primavera (e conti- nuarono poi nell'estate e nell'autunno) delie macchie che evidentemente dovevano essere causate da qualche parassita vegetale. Il chiarissimo prof. Giov.\NNr Briosi affidò a me lo studio della malattia ed i risultati di tale studio sono appunto oggetto della pre- sente nota. Le macchie si presentano su ambe le pagine della foglia e sono per lo pili di forma circolare, talvolta però tendono alla forma ovale o sono a contorno un po' sinuoso. Dapprima piccole, esse vanno man mano allargandosi sino a rag- giungere il diametro di '/i. a 1 centimetro. Sulla pagina superiore della foglia sono di color bianco o bianco sporco, circoscritte da una larga fascia di color marrone scuro o rosso- bruno la quale presenta un distacco ben netto verso l'interno e va invece sfumando verso l'esterno della macchia stessa. Nella parte inferiore sono di color nocciola chiaro ed il margine che le circoscrive presenta gli stessi caratteri che nella pagina superiore, solo è di colore più sbiadito. — 29 — Facendo una sezione trasversale della foglia in corrispondenza di tali macchie, si osserva che il mesofiUo e specialmente il tessuto spugnoso è percorso da tìli micelici piuttosto sottili leggermente granulosi, set- tati jalini, che scorrono e s'internano tra cellula e cellula intrecciandosi in vario modo nei larghi vani intercellulari. I corpi di fruttificazione del fungo appaiono tardi, nelle macchie già ingrandite, quasi sempre sulla pagina inferiore della foglia, in qualche raro caso soltanto se ne riscontra qualcuno anche sulla pagina superiore. Essi sono disposti irregolarmente nella macchia e rimangono per un buon lasso di tempo coperti dell'epidermide fogliare che viene infine rotta per la pressione della massa sporigena. In sezione, al microscopio tali organi di fruttificazione risultano costituiti da uno stroma basale di ife fittamente intrecciate che assume nell'insieme un color roseo-scuro e dal quale sorgono numerosi basidi filiformi, continui, jalini, lunghi 18-22 ,« e larghi 1-2 /.i portanti delle spore cilindriche, ottuse alle estremità, generalmente curve, talora rette, leggermente granulose, continue, jaline, lunghe 20-25 /i e larghe 2-4 /«. Quando il corpo fruttifero o acervulo è ancora coperto dall'epider- mide, presentasi in sezione di forma lenticolare o conico più o meno depressa. In seguito alla rottura dell'epidermide lo stroma assume una forma arcuata (concava) ed infine diventa quasi orizzontale e super- ficiale. Pei caratteri suaccennati questo fungo va riferito quindi all'ordine dei Melanconiei, famiglia delle Scoleco-allantosporae e precisamente al ge- nere CìjUn drosp orium . Per quanto mi risulta nessuna specie di C'ylindrosponimi è stata sinora riscontrata sulle Aquifoliaceae, inoltre questa specie parassita AeWIlex furcata differisce, o per la grandezza e forma delle spore e dell'acervulo, o per la forma e colore determinato e caratteristico delle macchie, da tutte le altre specie del genere sin'ora descritte. È quindi una .specie nuova che dedico in segno d' affetto all'amico Dr. Gixo PoLL.\cci. CyliìHlì'ospov iuin l'ollacci n. sp. Maculis amiìhygenis rotiindis i-el suh-rotundis \'.,-Ì an. diam. in pagina superiore foliorum alòidis, in pag. inferiore pallido-avellaneis, late distincteque atroptirpureo marginatis ; acervidis ipophyUis, (rarissime amphygenis) sine ordine disposifis, 33()-430 fi ' lafis, din tectis, lenticidaribus, deinnn vero, epidermide lacerata, erumpen- tibiis, super ficialibus ; conidiis cylindraceis, ntrinqiie subattenuaiis, obtusis, plerumque ciirvis, rariier tantum rectis, continuis, jalinis, 20-25 /^i longis, 2-4 fi laiis; baeidiis numerosis, filiformibus 18-22 « 1-2 (.i continuis, jalinis. — 30 — Hdh. In foliis vivis Ilicìs furcatcfe Lindi., in Orto Botanico Ticinense, Le foglie quando sono attaccate dal Cijlindrosporium Poìlacci offrono minor resistenza nel coglierle, ma mantengono ancora a lungo, nelle parti sane, il loro bel colore verde-scuro. In seguito però esse inco- minciano ad ingiallire nelle porzioni attorno alle macchie, ed infine cadono. Il maggior numero di foglie infette si trovavano sulle parti della pianta rivolte a Nord ed Est mentre nelle altre parti erano affatto o quasi immuni. Degno di nota ancora si è che mentre gli individui di //(.'■ fur- caia Lindi, presentavano un gran numero di foglie attaccate dal Ci/- /mdrosporinm, quelli di /. AqHifol/nin che si trovano vicinissimi anzi che intrecciano e confondono i loro rami con quelli deWIlex furcata si mantennero sempre affatto immuni. Malusio Turconi. Sulla comparsa della Peronospord Cuhensis Berk. et Curt. ili Italia. Questa malattia, per quanto mi risulta da diligenti ricerche fatte in proposito, non era stata ancora avvertita in Italia. La trovai quest'anno nell'agosto, su foglie di meloni raccolte in Provincia di Pavia ed in altre mandate in esame a questo Laboratorio Crittogamico dal prof. Frizzati, Direttore della Cattedra d'Agricoltura di Eimini. Le piantine di melone attaccate da Perouospora Cnbensis presentano, al primo manifestarsi della malattia, un generale aspetto non piìi verde, ma di una tinta grigio-verdastra; più tardi compaiono sulle fo- glie delle macchie giallo-verde che risaltano facilmente se osservate contro luce ; a stagione inoltrata, quando il male ha raggiunto il suo massimo sviluppo, verso la fine di Luglio e nei primi dell'Agosto, i caratteri si fanno più appariscenti; le foglie si chiazzano di macchie brune-violacee che, limitate agli angoli delle nervature della pagina inferiore, si vanno poi estendendo lino ad occupare anche buona parte della superficie fogliare. In seguito il loro colore ferrugineo diventa bruno-nerastro con riflessi violacei. Altre volte invece che agli angoli delle nervature le macchie si iniziano in un punto qualunque del lembo da dove poi si estendono mantenendo gli stessi caratteri sopra de- scritti; non di rado esse principiano presso la base della lamina fo- gliare, e talora infine si manifestano irregolarmente in punti qualunque della superficie della foglia stessa. — 31 — Le macchie al loro iniziarsi sono piccole e visibili soltanto nella pagina inferiore della foglia, ma si rendono rapidamente appariscenti anche sulla superiore, nella quale assumono un colore più intenso quasi cretaceo. Sulle foglie cosi colpite, sia che rimangono attaccate alla piantina, sia che cadano a terra, si formano le fruttificazioni del parassita. Come generalmente avviene per le altre Peronospore, cosi anche per la Cubensis il suo apparire ed il suo sviluppo sono in rapporto, anzi camminano paralleli all'andamento della stagione. L'apparizione cioè della malattia è tanto più presta quanto più la primavera è pio- vosa, umida e fredda, e tanto più ritarda quanto più il tempo si man- tiene bello. Una volta manifestatasi la malattia, essa continua od ar- resta la sua opera dannosa a seconda che le giornate si succedono piovose e con vento o ridenti di sole. Le melonaie ammalate prendono una tinta grigio-giallastra; le foglie colpite cadono più o meno lente e quelle che rimangono attaccate alla piantina perdono in gran parte la loro virtù assimilatrice, cosicché essa, mancando delle condizioni ne- cessarie alla vita, deperisce lentamente e muore; e se talora sopravvive non dà frutti od almeno ne dà pochi e stremenziti. La Peronospora Cubensis, da quanto risulta dagli studi dell' Hum- PHREY e del RosTOwzEw, ha una natura intermedia fra il genere P/as- mopara e Peronospora. Le ife che la caratterizzano escono, salvo poche eccezioni, dagli stomi della pagina inferiore e da speciali fessure, generalmente isolate od a due a due; però a differenza di quanto riferiscono il Jatschewsky e l'HuMPHREY riguardo alla P. Cubensis Americana, io ho più volte os- servato, sul materiale da me raccolto, che esse sono riunite anche a tre, mentre invece non ho mai potuto riscontrarle in numero maggiore come accenna il Rostowzew per la varietà Tweriensis da lui studiata in Eussia sul citriolo. Le ife sono jaline, hanno contenuto protoplasmatico finamente gra- nuloso con sottile membrana di cellulosa; escono dagli stomi e si mantengono erette ; poi si ramificano dicotomicamente più volte sem- pre sotto angoli più o meno acuti ; le loro diramazioni tendono senza eccezione obliquamente verso l'alto; solo gli ultimi asticini, spesso leg- germente arcuati, hanno direzioni diverse. Alcune volte salgono obliqui, tal' altra si mantengono orizzontali e talora tendono al basso formando sovente in quest'ultimo caso, un angolo retto con il ramo genei-atore. La lunghezza delle ife è assai variabile cosicché da un minimo di 100- 120 ,u arrivano ad un massimo di 400; anzi secondo il Rostowzew e r Hd.mphrey possono persino raggiungere 600 ,«. La lunghezza media — 32 — però oscilla fra i 190-220 /i. Il loro diametro si mantiene tra i limiti 2, 5 a 7, 5 con un valore medio di 5,251 /(. Le ife sono leggermente rigonfie alla base a guisa di piccolo bulbo avente un diametro variabile tra i valori 5 e 12 /(. Gli ultimi asticini portati dalle ife compaiono appuntiti o netta- mente arrotondati se si osservano a piccolo od a forte ingrandimento. All'estremità di questi si attaccano i conidi i quali sono di un colore ferruginoso-brunastro con tendenza al violaceo. Hanno forma elissoidale ; rare volte sono arrotondati. Le loro dimensioni variano entro limiti abbastanza lontani ; però nella media dei casi oscillano intorno ai va- lori 26 /( a 16 /(. Presentano una caratteristica papilla apicale jalina ed hanno alla estremità opposta a questa un breve e piccolo sterigma, una specie di picciuolo, col quale si attaccano alle ultime terminazioni delle ife fruttifere. E visibile a forte ingrandimento; però stante la sua grande solubilità in acqua, spesse volte scompare, ed occorrono trattamenti opportuni per metterlo in evidenza. La sua solubilità in acqua facilita lo staccarsi dei conidi dalle ife e favorisce quindi il ra- pido diffondersi della malattia. Il micelio del parassita è simile a quello delle comuni peronospore. E unicellulare, jalino e piccolissimo; penetra tra cellula e cellula del tessuto fogliare e con gli austori toglie ad esse gli elementi necessari alla loro vita, cosicché le pareti loro perdono la proprietà a fisiologicamente funzionare ed imbruniscono rapi- damente, dando così luogo alla colorazione bruno-ocracea che assumono le foglie ammalate. Il dannoso parassita si combatte con la comune poltiglia bordolese e le altre a base di solfato di rame, le quali, oltre al preservare i me- loni e le cucurbitacee in genere dagli attacchi della P. f'ubensis, avreb- bero il vantaggio di difenderli da altre gravi malattie quali ad esem- pio: il y<(iolo od Antraoiosi e VAlfcrnar/a Brassicar f. niyrescens. Trovo molto razionale aggiungere alla comune soluzione cuprica r 1 "/oo '^i permanganato di potassio, che secondo le esperienze di F. GvozDExovic, per la sua energica proprietà ossidante, distruggerebbe in breve tempo il micelio del parassita, mentre il rame che esplica la sua azione con maggior lentezza, contribuirebbe poi a proteggere la foglia da successive invasioni. Ad ogni modo, pur volendosi attenere alla nota bordolese, è consi- gliabile non abbondare troppo in solfato di rame, ma limitarsi alla dose del 0,7 "/„ , e tanto meno non eccedere in calce, ma osservare che le soluzioni siano neutre ; si otterranno cosi due vantaggi nel medesimo tempo: azione migliore e risparmio non indifferente. Dr. Emilio Cazz.ani. 33 — Di una nuova specie di Giavone che da alcuni anni ha invaso le risaie della Lombardia e del Piemonte. Da cinque o sei anni è comparso nelle risaie della Lombardia e del Piemonte una specie di Giavone, che merita di essere descritta non iìgurando in nessuna delle flore europee. Essa appartiene alla sezione Echmocìdoa Bentli. del genere Pani- cum, sezione che come ognuno sa corrisponde all'antico genere Echino- chloa di Palisot de Beauvois, ed il suo posto sistematico è precisa- mente nella sottodivisione di questa sezione, caratterizzata dalla man- canza di ligula, alla quale appartiene anche il Giavone comune (Panicnni Crns Galli L.). Il nuovo Giavone che è comparso recentemente nelle nostre risaie mi sembra, per alcuni caratteri importanti, ben distinto dal Panicum Crus Galli e anche dalle specie esotiche congeneri. Come è noto il genere Panicum comprende però piante molto polimorfe, basti il dire che delle 850 specie che sono state descritte, secondo alcuni autori, soltanto 280 sarebbero ben distinte ed au- tonome. Prima quindi di 'battezzare con un nuovo nome questa nuova spe- cie di Giavone, se veramente è tale, desidero fare tutti i confronti ne- cessari a studiarne la variabilità in diversi ambienti, ciò che mi ri- serbo di fare nel prossimo anno. Trattandosi però di una pianta che interessa moltissimo i risicultori, ora ne darò la completa descrizione botanica e farò tutte quelle osservazioni che possono avere una pra- tica applicazione. I culmi sono ramosissimi alla base ed eretti, ^ striati, glabri, al- l'apice non scabri a rovescio, alti un metro e mezzo ed anche più. La guaina fogliare è subcorapressa, striata, glabia, tranne che all'apice dove nel punto d'inserzione della foglia è munita di un'appendice dor- sale auricolare biloba, composta di lunghi e folti peli fulvo-bianchicci. I lobi di questa appendice sono ellittici e si congiungono sul dorso e * Sento il dovere di ringraziare l'Eg. Ing. Anelli Francesco, distinto ed intelli- gente risicoltore della nostra provincia che mi forni materiale di studio e interessanti notizie. — 34 — si estendono da ciascuna parte della guaina abbracciandola fino al mar- gine, ma senza invadere la gola della guaina stessa. La ligula è nulla. La lamina è lineare, accuminata, glabra, scabra dall'alto in basso nella parte superiore ed al margine in (juasi tutta la sua lunghezza, di un colore verde pallido. La panocchia è mediocre, eretta, lunga da 10 a 15 cm., ed ha rachide angolosa, scabra negli angoli, con ciuifo di setole nel punto di inserzione delle singole spighe. Queste sono semplici, erette, alterne, superanti gli interstizi di una metà o di un terzo, munite di spighette fino alla base. Queste ultime sono binate o ternate, disposte in quat- tro serie, brevissimamente pedicellate, con fascio di lunghe setole tu- bercolate alla base presso l'inserzione dei pedicelli. Il pedicello è cu- poliforme all' apice e quivi infine si disarticola per la caduta della spighetta. Le glume sono ispide, l'inferiore trinerve, subovale-orbicolare, ac- cuminato-mucronata, lunga circa un millimetro e raggiungente un quarto della spighetta ; l'intermedia navicolare, acuminato-aristata od acnminato-mucronata, a cinque nervi; la superiore ellittica, acuminata, aristata, a dorso pianeggiante. Le glumerule sono ispide al margine e verso l'apice, nitide, l'inferiore navicolare, a tre nervi, ellittica, acu- minato-apicolata; la superiore pianeggiante, subovato-ellittica, acuminata. Le radici sono numerosissime, di due millimetri' di diametro, lunghe trenta e piìi centimetri, formanti un grosso fascio alla base del cespo; di colore bruno rossastro, annuali. Questa nuova pianta infestante, prospera nel nostro clima come il congenere Glnvone comune (Panicus Crus Galli L.) ; infatti, mentre da principio fu osservato spoi-adico in alcune risaie, da due anni va dif- fondendosi in modo inquietante, minacciando di fare aumentare non poco la spesa di sarchiatura. Ciò non deve fare meraviglia, pensando che una sola panocchia porta da sei a settecento semi e che vi sono cespi, nati da un unico chicco, formati di 65 culmi, vale a dire che una sola pianta può produrre annualmente da quaranta a quarantacin- quemila semi. Il nuovo Giavone come pianta infestante è peggiore della specie comune, perchè dotato di un accrescimento più rapido e vigoroso, su- perando in altezza quasi tutte le varietà più elevate di Riso, e spro- fondando nella melma più lunghe ed abbondanti ladici. Ma non è peg- giore soltanto per il maggiore rigoglio vegetativo, ossia per sottrarre — 35 — maggior luce, spazio e nutrimento alla pianta del Riso, ma anche per essere piìi difficile da sbarbicarsi dal terreno. * Ciò che rende però piii temibile la nuova pianta infestante e piìi dispendiosa la sua estirpazione, è la grande difficoltà di riconoscerla a prima vista dalie pianticelle di Riso alle quali cresce promiscua. A con- fronto del Riso, il Giavone comune, dice il Pixolixi, " ha una colorazione più pallida, foglie più ruvide, - più lanceolate e più diritte, e la ligula assai distinta.^ Ma queste differenze non sono mai tanto distinte.,,'' Il nuovo Giavone egli dice, " non presenta più tali caratteristiche e nei primi tempi si confonde perfettamente col Riso, sicché anche molti pratici sono tratti in errore. '" La ragione per cui gli agricoltori ed i mondarisi, anche i più esperti, hanno scambiato e scambiano ancora il nuovo Giavone col Riso, anche dopo attenta osservazione, dipende dal fatto che i mondarisi, erano prima abituati a distinguere le giovani pianticelle di Giavone da quelle del Riso, perchè le prime non presentano ligula, mentre quest'ul- time hanno una ligula facilmente visibile; ora il nuovo Giavone, quan- tunque non presenti ligula, nel senso botanico della parola, è però munito di due orecchiette che hanno una lontana apparenza con una ligula e che possono indurre in errore i profani della botanica. Mi sembra però ciie non debba essere difficile insegnare ai mon- darisi di distinguere, se non con facilità a primo colpo d'occhio, almeno con sicurezza, il nuovo Giavone dal Riso. Infatti, la ligula del Riso è un'appendice in forma di linguetta membranacea, bianca, acuta, spesso bifida, lunga uno o due centimetri, inserita all'ascella della foglia, ossia al vertice dell'angolo inteino che la foglia fa col fusto, ed è assai appariscente. L'appendice del nuovo Giavone consiste invece in due ciuffi di lunghi e folti peli, fulvo-bian- cliicci, che non sorpassano mezzo centimetro d'altezza, posti all' apice della guaina e precisamente nel punto in cui s'inserisce la lamina fo- gliare, ma sulle faccie esterne. ' G. Beutoloni {Delle piante infestanti la coltivazione del rifo, Bologna, 1870) fa notare che il Giavone comune molte volte nelF estrarlo si rompe presso il colletto ed allora ripullola nuovamente. -' GiL'SEPPE Bertoi.oni [Delle piante infestanti la coltivasione dei riso, Bologna, 1870, pag. 30) dice: "il tatto per chi non ha le dita molto incallite, ben le distingue, poiché le foglie del riso sono ruvide, quelle del Giavone liscie „. Ciò serebbe iu con- tradizione CI n quanto dice il PiNoi.ist, ma non è esatto, come non è vero che il Gia- vone abbia le foglie più ruvide del riso. ' E precisamente il contrario. Il Giavone non ha ligula, mentre il riso ha una ligula lunga, acuta, spesso bifida, assai appariscente. * PiN-oi.ixi, Il riso e la sua coltivazione, pag. 1S3. ■" loc. cit. — se- coli un po' di pratica, mi sembra non debba essere difficile, an- che ai mondarisi, distinguere a primo colpo d'occhio l'appendice mem- branacea del Riso, posta nella gola della foglia, dai ciuffi di peli del nuovo Ginvonc insei'iti sulle faccie dorsali. Rodolfo Farneti. Intorno alla malattia del Caffè STÌluppatiisi nelle piantagioni di Cuicatlan (stato di Oaxaca) nel Messico. Nota trelimIiVAue. Il Prof. Alfonso Herrera, nel dicembre scorso, spedì dal Messico al Laboratorio Crittogamico foglie e frutti di caffè affetti da una ma- lattia che, a giudicai'e dall'apparenza dei campioni, inviati sembra assai grave. Incaricato dal direttore del Laboratorio, Prof. Giovanni Briosi, di fare le ricerche intorno alla causa di questa malattia, ora presento, quale nota preliminare, le seguenti conclusioni: 1" La malattia determina sulle foglie e sui frutti una colorazione bruna, diffusa, senza limiti distinti, che si estende a tutto o a buona parte dell'organo attaccato. Le macchie orbicolari di colore costaneo, cinte d'aureola nero-porporina, non compaiono che più tardi, quando i conidiofori del jiarassita uscendo a fascetti dagli stomi, appaiono al- l'esterno. (TÌudicando dai campioni inviati non si può dire se le macchie invecchiando si decolorino al centro prendendo una colorazione cene- rognola. 2" La malattia è dovuta ad una specie di Ccrcospora che non può essere identificata colla Ci'ycospora coffekola Berk. et Kooke per il colore delle macchie, per il colore delle ife, per la forma e dimen- sioni dei conidi e il numero dei loro setti; 3" Le spore germinando alla superficie della foglia (nella pagina inferiore) determinano l'imbrunimento del protoplasma delle cellule del parenchima sottostante ; 4" I filamenti miceliali, jalini, esilissimi, ordiuaiiamente di 1-3 y. di diametro (alle volte anche piìi sottili), che si sviluppano dalla germi- nazione delle spore, serpeggiano in ogni senso e penetrano per gli stomi nel parenchima fogliare, invadendo gli spazi intercellulari del tessuto spugnoso, senza penetrare nell" interno delle cellule; 5" Detto micelio invade raramente il palizzata, e l'invade soltanto quando la malattia è molto inoltrata ed il tessuto è già morto. — 37 — Denomino Cercosponc Herrerana il parassita che è causa della ma- lattia del Caffè al Messico, dedicando la nuova specie al chiarissimo prof. Alfonso Herrera che ha inviato i compioni per esame. Cercospora Herrerana Far. Hypophylla, rariter amphigena; maadis amphigenis, orbicularibiis, casta- neis, piirpureo-niqris cinciis (demum in centro cxpallescentibns?) ; hyphis fa- scicidatis, flexHosis, varicosis, castaneis, circa, 80x6'/2P-; conldiis hgalinis, vermicidaribiis, sursum longe attenuatis, 5 — phiriseptatis, 65^90 y.x 4 — Hab. in foliis et fruciibus vivis Coffeae arabicae in CuicatUiìi (Oaxaca) Mexico. Caratteri differenziali fra la Cercospora caffeicola e la Cercospora Herrerana. Cercospora coffeicola Berk. Cercospora Herrerana Far. ET COOKE. Maculis albidis. Maculis castaneis. Hyphis olivaceis. Hyphis fuligineis. Conidiis subcilindricis. Conidiis vermiculoribus sursum longe attenuatis. 2-3 septatis. 5- phiriseptatis. Conidiis paucis 40-(50 x 3, 5 [/.. Conidiis 6-5-90 x 4 — 4 '/o [J.. E. Farneti. Intorno alla ruggine del Reugesò (Aatragalus sinicus L.) e a dne nuoTÌ micromiceti patogeni del Gelso. (Nota preliminare) Il dott. S. HoRi, direttore della Divisione di patologia vegetale di Tokio (presso l'Imperiale Stazione Agraria Sperimentale) sul finire del- l'estate scorsa mi inviava dal Giappone a Pavia, ove mi trovo per studi di perfezionamento in patologia vegetale, alcuni rami di gelso affetti da due diverse malattie; ed alcune foglie di Rengesò (Astra- galus sinicus L.J attaccate da una specie di ruggine. Una delie malattie dei rami del Gelso è prodotta da una nuova specie di {Conjneum mori Nomura). Essa è comparsa nei gelseti di Mi- namisaku (provincia di Schinano) due o tre anni or sono. Il dott. Hoei dice che il fungo attacca il ramo vivo e vigoroso in un determinato punto e tutti i rami ed i germogli superiori al punto attaccato muoiono. — 38 — L'altra malattia dei rami del Gelso, si è manifestata a Suwa in provincia di Schiuauo ed è prodotta da una nuova specie di Pkoma ( Phoma nlphonia Nomura). La corteccia dei lami attaccati prende un colore ocraceo pallido e muore. La ruggine clie attacca il Remjesò {Axlragalits siiiiciis L.) pianta da sovescio, estesamente coltivata al Giappone per la concimazione del Riso, è prodotta da una nuova specie di T nbercuUna die il chiarissimo prof. Saccardo lia voluto gentilmente dedicarmi. DIAGNOSI : Corijneuìu JMoì'i n. sp. — Acervulis pulvinatis, erumpentibus, atris, '/., — 2 nini, diain.; Conidiis oblongis, rotundatis, brunneis, 3-septatis, ad septa vix constrictis, 33 '/^ — 40x15 — 18/(. Basidiis subfusoideis pelhtcidis, 15. — 29 X 6 — G '/,, ,<;. Habit. in corticc Mori albae in Minamisaliu (Scliinano) .Tapon. leg. 0. Mori. Phoma iiiphoin'a n. sp. — Periteciis gregariis, subcutaneis, vix ei-uni[)eiitibus, depressis, 500 x 250 /( diam. Sporulis oblongis vel lanceo- latis, li^alinis, pluriguttulatis, 9 — ] 0 x 2 '/^ — 3 /x: basidiis 10 — 12 /i lougis. Habit. in ramulis Mori albae in Suwa (Scliinano) .Tapon (leg. A. G. Naminia). Tiibercitlina JSoinuriaita Sacc. n. sp. in litt. Sporodochiis iiypopliyllis, biophilis liinc inde dense gregariis, pun- ctiformibus. sordide albis v. demum rnfulis ; liypostromate subhemis- plnerico, 100-120 y. diam., obscure celluioso, compactiusculo sordide et dilute rufescente; liypliis conidiophoris ex In'postromate oriundis, cylin- draceis, coiitinuis, 20-25 x G, 5-7, 5, liyalinis, projie apicem irregulariter denticulatis; conidiis sphiKricis v. subsphericis, 11-13 i'.». diam. levibus liyalinis. eguttulatis. Habit. in foliis vivis, quaj corrugantur, Astragali binici in Oponia — Videietur forma compacta, sporodochio praedita, Ovularire cuiusdam e. q. 0. logeì/eìiw Sacc. et Syd. (mox edend;e). H. No.MURA, Prof, dell' ht. Imper. di ^sericoltura di Tokio. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia. Geiiuaio VM)i. ISTITUTO BOTANICO DELLA E. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI (la GIOVANNI BRIOSI. NOTE FISIOPATOLOGIA VEGETALE Dott. Luisi Moutemartini. Mentre le osservazioni e gli studi di Anatomia Patologica delle piante sono assai numerosi, talché hanno costituito materia di una importante e recente pubblicazione di E. Kiister, ^ poche e sparse sono invece le notizie che si hanno nel campo della Fisiopatologia Vegetale. La maggior parte di esse riguardano l'influenza delle ferite sopra diverse funzioni. 11 Frank, ^ ilNestler, ^ il Kretzschmar^ ne studiarono l'azione sopra i movimenti del plasma e dei granuli di clorofilla; Nèmec"^ le esaminò in relazione alla sensibilità geotropica delle radici; il Boebni, " ' E. KiisTER, Pathologisehe Pflanzenanatomie (Jena, 1903). ' B. Frank, Ueber die Veranderung der Lage der Cldoropliyllliórner und dea Protoplasmas in der Zelle uìid deren intiere und dussere Ursachen {Pringsìieìm' s Jahrh. f. w. Bot., Bd Y\\\, 1^72). ' A. Nestleii^ Ueber die diirch Wundreiz hewirkten Beirer/iingserscheinuni/en des ZeUkernes und des Protoplasma^ {Sitz-iher. d. k. Akad. in ìFien, Math. Nuturw. Classe, 1898). * P. Kretzschmar, Ueber Entstehnnfi und Aiishrcitung des Pìasmastròmung in Volge von Wundreiz (Fringsheim's Jahrh. f, w. Bot., Bd. XXXIX, 1903). ' B. Neiiec, Der Wundreiz und die geotropisrhe Kri'nnmiingsfdhiijkeit der ÌVnr- zeln (Fiinjstiick's Beitr. z. wiss. Botanik, Bd IV, 10(11). '^ J. BoEiLM, Ueber die Respiration der Kartoffeìl [Boi. Ztg.. lSà7, Nr. 41, u. 42). Atti dell'Ut. B^i. dell' Unh-ersilà di Pavia — II Seiie — Voi. IX. 4 — 40 — lo Sticli/ il Ricliard, ° lo Sminioff ■' rilevarono che esse rendono più attiva la respirazione, norjnale o intramolecolare, con produzione anche di calore. Tale aumento di respirazione, cagionato da ferite o in genere da azioni traumatiche, venne constatato pure nei Funghi dal Kosinski,* e secondo Doroféjew '' è inversamente proporzionale alla quantità di idrati di carbonio esistenti negli organi su cui si opera; inoltre, secondo Maxi- CO- mow " ed Astine ' ha luogo con un cambiamento del rapporto — ^- in relazione alle condizioni di acidità dei succhi cellulari. Finalmente l'Hettlinger, ■'^ lo Zaleski'' ed il Kovchoff i'' fecero importanti osservazioni sopra l'influenza che hanno le ferite sulla formazione delle sostanze proteiche, la quale ne viene accelerata." ' C. Stich, Die Athmung der Pflaii:en lei vermìndertcr Sauerstoffspammng imd bei Verletzungen (Flora, 1891). ' H. M. Richard. Uibur die Steigerunti der Atìimung und der Warmeproduction ìiach Vcrlei:ung hhciisthdtiger Pflanzen (Ber. d. math.-phys. Classe d. k. Sachs. Ges. d. Wiss. SII Leipzig, 1896 1, e: Tlie evohttion o.f ìieat 6// wounded plants (Ann. of Botany, 18M7). Per quest'ultimo lavoro veggasi anche: G. Arcangkli. Lo svolgimento di calore nelle piante ferite (Bull. d. l. Soc. Bot. It., 1898). — A. N. Berlese, (La febbre nelle piante, in Boll, di Entom. Ar/r. e I'olytech. List, in Warscliau, 1900) (dal Botan. Centralblatt. Bd. LXXXVII, pag. 273). ^ Loc. cit. ^ K. PoRiEwiTSCH, Physiologisclie Untersucìnmgen ùber Pflanzenatlimung {Pring- sheim's Jahrh. f. w. Bot., Bd. XXXV, 1!)U0). " A. Prunet, Sur les modifications de Vahsorption et de la transpiration qui surviennent dans les jilantes atteintes par la gelée (Compi. Rend. d. s. de l'Ac. d. Se. de Paris, 1892, T. II). ' Veggasi in proposito: JJ. Brizi, Sulle alterazioni iirodotie alle pianle eoltivate dalle principali emanazioni gasose degli stabdimenti industriali (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Voi. XXXVI, Modena, 1903). ' U. Sdzuki, Chemische und physioìogische Studien iiber die Sclirumpfkrankheit des Maulbeerbaumes; eine in Japan selir toeit verbreitete KranJcheit {Sorauer's Zeitsclir. f. Pflanzeakranhh., 1902). — 42 — diminuzione nell'attività cellulare e la mancanza di sostanze nutrienti, specialmente azotate, sarebbero causa deiraccumularsi nei tessuti am- malati di quantità considerevoli di ossidasi e perossidasi. Ancor più poche sono le nostre cognizioni sulle funzioni degli or- gani attaccati da parassiti animali o vegetali. Buon numero sono sem- plici deduzioni fatte da osservazioni anatomiche. Cosi il Cornu, ' dalla persistenza del verde di certe foglie cadute d'autunno nelle poi'zioni in cui sono attaccate da Funghi, dedusse che vi è prolungamento e au- mento di attività delle cellule corrispondenti; l'Anderson - dal numero di canali resiniferi in certe Conifere ammalate, concluse che i funghi parassiti provocano una più abbondante formazione di resina; il Mol- liard,^ dall'esame di alcune anomalie nucleari e dallo stato dei citoplasma cellulari in foglie colpite da Fitoptosi, arguì che questa malattia con- duce ad un aumento di attività del citoplasma stesso e del nucleo. Pure deduzioni da osservazioni anatomiclie (amido, tannino, ecc.) sono le conclusioni del Kiistenmacher ' sull'attività delle galle. E sono finalmente osservazioni di anatomia o di chimica fisiologi- che quelle che hanno fatto sulle malattie parassitarie Wacker, ^ Tubeuf,'' Buscalioni e Pollacci, ' ed altri. Osservazioni speciali sulle funzioni delle foglie attaccate da Fun- ghi, furono fatte invece dal Mliller-Tliurgau, ** il quale studiò la trasi)i- razione e l'assiuiilazione nelle foglie di Pero attaccate dal Fuskìacìiiim ' M. CoRXU, Prolonciation de Vactivité vegetative des eellnleg chlorophyll icniifs SOHS Tinfluencc d'un parasite {Conipt. jRind. d. s. d. l'Ac. d. Se. de Paris, 1881). - A. P. Anderson, Ueher abnorme Bildnni/ von Harzbehdltern und andcre zìi- f/leicli auftretende anntoniische Ven'inderuw/en im Holcc erkraiìliter Conijercn (luaiig.- Diss., Munchen, lS9i)). ^ M. Moi.i.iAitD, Hiipertropliie patltoloiiiqìie dea celìides régi'tales (Hev. gén. de Hot/inique, 1897 1. Anomalie simili, ma prodotte da parassita vegetale, veimero descritte anche da F. Cavara, Ipertrofie ed anomalie nucleari in seguito a parassitismo re- lictale (Rie. di Pat. Veg, 1897, Voi. V). ^ M. KiisTENMACHER, Beitrrige ztir Kenntniss der CaUejihihluni/en mit'Beriìclisich- tiguiiij des Gerhstoffea (Pringsheim's Jahrh. f. le. Bot., Bd. XXVI, 1894). ^ J. H. Wackek, Untersucliiinfien nher den Kiiìjluss parasitiscìier Pilze aufilire h'iihrpftanze {Priiii/sheim's Jahrh. f. ir. Hot., Bd. XXIV, 1892). "^ K. Fr. V. TuBEiF, Pflaiizeiiìcranklieiten durcli Krgptogaiiie Larasiteii venir- saeht (Berlin, Islifi). ' L. BuscaliOm e G. Pollacci, Le antoeianine, ed il loro significato hioloijico ìidìe piante (Alti deli'Lit. Bot. di Pavia. Ser. II, Voi. 8, 1903). "* H. MuLLHR-TuuROAU, Die Tìtiitiglceit pilzlcranker Uldtter (IV. Jaìiresber. d. dents.-scìnceiz. Versnckstation in Wiidensweil, 1893-94. e Schtreizer. Zeitsclir. f. Obst- iiiid ìl'einbau, 18^1.5). — 43 — piriaum e dalla Depazea p'jrina, in quelle di Melo attaccate dal Fusi- cladium dendì-ifkum, in quelle di Fragola colla Pki/Uosticta Fragariae e di Vite colla Peronospora viticola. Col metodo della carta di cobalto, già adottato da Stali!, egli vide che i Fiisicladium, i quali attaccano prima l'epidermide della pianta ospite e si propagano a poco a poco ai tes- suti più profondi che così restano per un certo tempo vivi e senza protezione, provocano nelle plaghe fogliari da essi attaccate un aumento di traspirazione tale da richiamare l'acqua dai tessuti sani circostanti. La Depazea invece e la Vhijllosticta, che uccidono la plaga fogliare at- taccata quasi contemporaneamente in tutto il suo spessore, non hanno alcuna azione sulla funzione traspiratoria se non quando, attaccando una nervatura fogliare, impediscono l'arrivo dell'acqua alle parti sane superiori. La Peronospora finalmente, secondo il Mliller-Thurgau, chiu- dendo gli stomi diminuisce la traspirazione delle plaghe fogliari da essa colpite. ^ Riguardo alla funzione clorofilliana, dalla presenza o meno del- l'amido nelle cellule, il Milller-Tliurgau dedusse che la formazione di questo è ostacolata dai Fusicladiinn, dalla Phyllosticta e dalla Depazea solo nei casi in cui, per la presenza di molte macchie o per la distru- zione di qualche venatura, viene disturbata la circolazione dell'acqua. La Peronospora invece, pur diminuendo la traspirazione, fa scomparire l'amido da tutte le cellule dei tessuti attaccati e dalle circostanti fino ad una certa distanza, perchè il suo micelio, dotato di accrescimento molto attivo, attrae il glucosio di mano in mano che si forma anche dalle cellule colle quali non viene in contatto. Ben poche dunque, e non completamente sicure, sono le nostre co- gnizioni sullo svolgersi delle varie funzioni vitali nelle piante amma- late in genere, ed in quelle attaccate da parassiti in ispecie. A colmare, almeno in parte, una tale lacuna, ho studiato gli scam- bii di gas (assimilazione e respirazione), la traspirazione e l'assorbi- mento di sali minerali in foglie di piante comuni attaccate da parassiti animali o vegetali, confrontando i dati ottenuti con quelli avuti da fo- glie sane che tenevo in identiche condizioni. » Si vedrà più avanti che i risultati delle mie esperienze non corrispondono per- fettamente con (juesta conclusione del SIììli.er-Thurgau. Anche per quanto riguarda l'assimilazione delle foglie nmmalate le conclnsioni di questo autore non sono a ritenersi perfettimente esatte, perchè egli le basa specialmente bulla mancanza o sulla presenza di amido nelle plaghe attaccate e nelle circonvicine, mentre la mancanza di amido può dipendere o da un arresto di assimilazione e con- seguentemente da una debole produzione, o da un esagerato consumo. — 44 — I risultati (li questi studi, clie io spero potranno essere utili per una esatta cognizione dell'essenza delie malattie vegetali, formano og- getto delia presente pubblicazione. Metodo. Per misurare la respirazione e l'assimilazione adoperai il metodo dell'aria confinata, di cui facevo l'analisi in principio ed alla fine del- l'esperienza coll'appareccliio di Bonnier e Mangin. Le foglie erano poste in recipienti di vetro, di capacità nota, capovolti su un bagno di olio, e l'aria da analizzarsi era prelevata con una pipetta ad U, con un ramo più breve dell'altro, pieno di olio e terminato a punta capillare così che, anche dopo aspirata un po' d'aria la punta si cliiudeva con una bolli- cina di olio. — I risultati ottenuti coU'appavecchio Bonnier e Mangin erano rapportati prima alla capacità del vaso in cui avevano funzionato le foglie, poi alla superficie delle foglie stesse e da ultimo alla durata dell'esperienza, cosi che i numeri da me dati rappresentano i centimetri cubi di gas, alla pressione atmosferica ed alla temperatura originarie del- l'esperienza, emessi da un centimetro quadrato di foglia durante un'ora. Tenni poi conto anche del peso secco degli organi studiati, perchè il Palladin ' ha dimostrato che è specialmente daUa quantità di materia viva che dipende la respirazione di un organo. Pur avendo determinato il biossido di carbonio e l'ossigeno assor- biti od emessi durante ogni esperienza, lio pi'eso come misura per la respirazione il biossido di carbonio emesso, e per l'assimilazione l'ossi- geno emesso, avendo riguardo anche rispettivamente all'ossigeno e al biossido assorbiti solo nei casi in cui vi era differenza considerevole. Per misurare la traspirazione adottai il metodo di Wiesner, de- scritto anche dal Palladin, - di immergere l'estremità dei rametti o dei picciuoli fogliari da studiarsi in acqua coperta da uno strato d'olio e determinare la perdita complessiva di peso subita in un dato intervallo di tempo dall'insieme del vaso e del rametto. Anche qui i risultati ven- nero ridotti alla stessa unità di superficie (un centimetro quadrato) e di tempo (un'ora). ' W. Palladin, loc. cit., e: RccJierclies sur la corrdation entrc la respiralion des ■plaiUes et les substances azotées actives. {Rev. géii. de Botanique, 189G). Veramente il peso secco è bea diverso da quello della materia viva e non si può ritenere nem- meno proporzionale ad essa; però, per confrontare oi'gani ilella stessa et;^, non potendo per ogni esperienza determinare la quantità di tale materia esistente negli organi stu- diati, ho creduto utile tenere conto almeno del peso secco complessivo. - W. Palladin, l'ìiysiologie des plantes (Paris. 1902). — 45 — Finalmente determinai l'acqua e la sostanza secca delle foglie pe- sandole fresche, appena colte, e dopo seccate in una stufa a 100°. Ot- tenni le ceneri bruciando con ogni precauzione la parte secca in una capsuletta di porcellana che pesavo prima e dopo l'operazione. Per i confronti tra organi sani ed ammalati ebbi sempre ogni cura di scegliere foglia della stessa età, cresciute in condizioni molto simili tra loro, colte anzi, quando era possibile, da uno stesso ramo, o da rami vicini 0 da piante prossime tra loro e di eguale sviluppo. La superficie fu misurata proiettando accuratamente il contorno dei lembi fogliari su carta millimetrata. Le pesate vennero tutte eseguite col metodo della doppia pesata. ESPERIENZE 1. Portulaca oleracea e Cystopus Portulacae d. B>/. Respirazione e assimilazione. Esperienza I: vennero confrontate 3 foglie sane (sup. cm- 6,95; peso secco di un cm- gr. 0,0050) con 3 ammalate (2 con 8 pustole, 1 con 12) (sup. cm- 8,25 ; peso secco di un cm- gr. 0,0047). r) dalle ore 17 dell' 11 agosto alle 9^2 del 12 (buio, tempera- tura 22°-22° C): le foglie sane per ogni cm' e per ogni ora emisero cm'' di CO-: 0,0] 7500, „ ammalate „ „ „ „ „ : 0,002261. a) dalie ore 8' 2 del 12 agosto alle 15 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 24''-27°C): le foglie sane per ogni cm- e per ogni ora emisero cm^ di 0 : 0,052664, „ ammalate „ „ „ „ » : 0,000773. Esperienza II: vennero confrontate 2 foglie sane (sup. cm- 2,70; peso secco di uu cm- gr. 0,0051) con 2 aventi 12 pustole ognuna (sup. cm= 4,15; peso secco di un cm^ gr. 0,0057). — 4i; — (/) dalle ore 8 (lelTll adusto alle 15 dello -stesso giuino (luce diffusa, tenip. 27°-29"0.): le foglie sane per ogni cai- e jier ogni ora emisero cm" di 0: 0,056688, „ ammalate „ „ „ „ „ : 0,013976. E^perieìiza III: vennero confrontate: una foglia con 9 pustole; sup. cm- 4,55; peso secco di un cni- gr. 0,0054. con „ 6 ,, „ 5,00; „ „ 0,0050, con „ 4 „ „ 1.90; „ „ 0,0057. r) dalle oi'e 16 ''2 del 18 agosto alle 8 ','2 del 19 (buio, tempe- ratura 24"-25"C.): la foglia con 9 pustole perogni cm- e per ogni ora emise cm' di CO' : 0,004687, 6 „ „ „ „ „ : 0,022214, 4 „ „ „ „ „ : 0,036522. E^periemaTV: vennero confrontate una foglia sana (sup. cm- 1,05; peso secco di un cm- gr. 0,0047), con una foglia con 7 pustole (sup. cm= 1,20; peso secco di un cm- gr. 0,0058). a) dalle ore 11 del 20 agosto alle 17 dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27''-28'C.j: la foglia sana per ogni cm= e per ogni oia emise cm^ di 0: 0,130536, ammalata „ „ „ „ „ : 0,034491, r) dalle ore 17 del 20 agosto alle 8 del 21 (buio, temp. 24°-26° C): la foglia sana per ogni cm- e per ogni ora emise 6ni' di C0= : 0,009220, „ ammalata „ „ „ „ : 0,027903. a) dalle ore 7 del 21 agosto alle 15 dello stesso giorno (luce dif- fusa, temp. 26"-27"C.j: la foglia secca per ogni cm" e per ogni ora emise cnr' di 0: 0,127868, „ ammalata „ ,- « „ „ : 0,075098. Dall'Esperienza I e dalla III si vede che il Ci/slopns diminuisce l'at- tività respiratoria dell'organo che attacca, e tale sua azione debilitante (Esperienza III) è tanto più sentita quanto più sviluppato è il paras- sita. In un certo stadio però (Esperienza IV) invece di respirare meno, la foglia ammalata respira di più : il p:irassita funge dunque da ec- citante. L'assimilazione è invece sempre minore nelle foglie ammalate che nelle sane. — 47 — Traspirazione. Esperienza I: vennero confrontati nn rametto con 4 foglie sane (sup. cm* 6,05) con un rametto con 4 fos^lie ammalate (snp. cm' 7,20). Dalle ore 15 ','2 del 10 agosto alle 9 dell'll (,buio): le foglie sane per ogni cm° e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000406, „ ammalate „ „ „ „ : 0,002692, ossia le ammalate traspirarono 6,63 volte le sane. Esperienza II : vennero confrontati un rametto con 5 foglie sane (sup. cm^ 14,3.5) con un rametto con 5 fughe poco ammalate (sup. cm' 14,05). Dalle ore 16 del 18 agosto alle 7 del 19 (buio): le fuglie sane per ogni cin- e per ora trasjìirarono gr. di acqua : 0,000747, „ ammalate » » « » : 0,000925, ossia le foglie poco ammalate traspirarono 1,23 volte le sane. Esperienza HI: vennero confrontati un rametto con 3 foglie sane; snp. cm= 7,35, con un rametto con 4 foglie mediocremente ammalate; cm- 6,30. Dalle ore 16 del 18 agosto alle 7 del 19 (buio): le foglie sane, per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000825, le ammalate, „ „ „ „ « : 0,002349, ossia le foglie mediocremente ammalate traspirarono 2,84 volte le sane. Esperienza IV: venne determinata la perdita di peso (traspirazione senza assorbimento) subita da foglie staccate dai fii.sti e poste su un foglio di carta, confrontando 4 foglie sane, 2 tenute colla pagina supe- riore in alto e 2 coll'inferiore (sup. cm- 14,50); 4 foglie poco ammalate, 2 tenute colla pagina superiore in alto e 2 coll'inferiore (snp. cm- 15,65), e 4 foglie molto ammalate, 2 tenute colla pagina superiore in alto e 2 coll'inferiore (snp. cm« 15,90). Dalle ore 8 ^\., del 18 agosto alle 11 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane, \)f.x ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: colla pag. superiore in alto 0,002262, inferiore ,, 0,002560, le foglie poco ammalate, per ogni cm- e per ora traspirarono gr, di acqua: colla pag. superiore in alto 0,002145, inferiore „ 0,002014, — 48 — le molto ammalate, per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: colla pag. superiore in alto 0,003508, inferiore „ 0,005312, ossia le poco ammalate traspirarono meno delle sane, le molto ammalate trasjìirarono invece 1 ,55 volte di più per la pagina sup. e 2,07 per l'inferiore- Le stesse foglie dalle ore 11 alle 15 Vj f^el 18 agosto, in camera buia, traspiraroTio: le sane, per ogni cm- e per ogni ora: colla pag. superiore in alto 0,00] 023, inferiore „ 0,001^08, le poco ammalate, per ogni cm- e per ogni ora: colla pag. superiore in alto 0,001021 inferiore „ 0,001055, le molto ammalate, per ogni cm- e per ogni ora: colla pag. superioie iu alto 0, 002574, ,, inferiore „ 0,003854, ossia le poco ammalate traspirarono ancora meno delle sane, le molto ammalate invece traspirarono 2,51 volte di più se colla pagina supe- riore in alto, 3,19 se colla pagina inferiore in alto. In generale dunque la traspirazione delle foglie ammalate è mag- giore di quella delle sane; solo quando la malattia incomincia appena a manifestarsi e le pustole del Cf/stopus non sono ancora aperte, esse hanno un' azione ritardatrice, Dall'Esperienza TV appare poi che la dif- ferenza tra foglie ammalate e sane è maggiore al buio che alla luce, perchè questa nelle foglie sane provoca la clorotraspirazione. AciiUA E CENERI. Da due determinazioni fatte con parecchie foglie il 10 e l'il agosto ebbi i seguenti risultati : foglie sano fotrUe ammalate l'acqua era il . . 91,44''/o — 92,72"/o 92,46"/,, — 92.92"/„ del peso fresco le ceneri erano il 22,58''/o — 20.00 "/q 19,217„— 17,14"/,, del pesosecco. le foglie secche pesa- vano per cm- gr. 0,0042—0,0037 0,0042 — 0,0041 ogni cm.- conteneva gr. di ceneri: 0,0096 — 0,0084 0,00080 — 00071. Dal clie si deduce che le foglie ammalate contengono più acqua e meno sostanze minerali delle foglie sane. — -±9 — 2. Vitis Tinifera e Plasmopara viticola (Berk. et Ciirt.) Beri, et De Toni. Eespirazione e assimilazione. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 42,30; peso secco di 1 cm- gr. 0,0047) con una foglia con 2 grosse macchie, (sup. cm- 47,20 ; peso secco di 1 cm- gr. 0,0050). /•) Dalle ore 17 ^^ dell' 11 agosto alle 8 del 12 (buio, temperatura 20''-22° C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm^ di CO- : 0,010147, „ ammalata „ „ „ „ : 0.006749. a) Dalle ore 8 del 12 agosto alle 17 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta, temp. 24°-27° C) : la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm^ di 0: 0,036075, „ ammalata „ „ assorbì „ „ : 0,001299. >•) Dalle ore 17 del 12 agosto alle 8 del 13 (buio, temp. 24»-25'' C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di CO-: 0,017388, ammalata „ „ „ „ : 0,013649. Esperienza II: venne confrontata una foglia sana (sup. cm" 39,30; peso secco di un cm^ gr. 0,0041) con una foglia con tante piccole mac- chie comparse da poco (sup. cm- 34,95; peso secco di un cm^ gr. 0,0050). re) Dalle ore 11 '/» t^^l 20 agosto alle 17 7» tesilo stesso giorno (luce diffusa, temp. 270-28° C) : la foglia sana per ogni cm- e per ora, emise cm' di 0: 0,010189, „ ammalata „ „ „ „: 0,016695. r) Dalle ore 17 '/^, del 20 agosto alle 7 '/o del 21 (buio, tempera- tura 24°-26° C): ' la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di CO": 0,005584, „ ammalata „ „ „ „ : 0.008353. Esperienza III: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 01,70; peso secco di un cm- gr. 0,0069), con una foglia molto ammalata (sup. cm'- 32,00; peso secco di un cm- gr. 0,0055). ;•) Dalle ore 17 del 26 agosto alle 7 V, del 27 (buio, temp. 20° C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di CO'-: 0,011740, „ ammalata „ „ „ „ : 0,004693. — 50 — Dall'Esperienza I e dalla III risulta dunque che la Peronospora quando ha raggiunto un certo sviluppo esercita un'azione deprimente tanto sulla respirazione che sull'assimilazione a tal punto che questa può essere superata dalla prima. Invece (Esperienza II) quando comincia appena ad invadere i tessuti fogliari funge da eccitante si per Fuua che per l'altra di dette funzioni. Traspirazione. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm- 47.95) con una foglia con 5 macchie (della superfìcie di cui- 54,30). Dalle ore 19 dall' 11 agosto alle 9 del 12 (buio): la foglia sana per ogni era- e perora traspirò gr. di acqua: 0,000370, „ ammalata „ „ „ „ : 0,000485, ossia l'ammalata traspirò 1,31 volte più della sana. Esperiema II: venne confrontata una foglia sana (delhi superficie di cm- 176,00) con una foglia molto ammalata (della superficie di cm" 123,00). Dalle ore 10 del 19 agosto alle 19 Va d^llo stesso giorno (luce diffusa) : la foglia sana i)er ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,002232, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002205. Dalle ore 19 '/^ del 19 agosto alle 7 del 20 (buio): la foglia sana per oyni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0.001706, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002190. ossia alla luce ha traspirato più la foglia sana, al buio viceversa. Esperienza III: venne conirontata una foglia sana (della superficie di cm- 130,00) con una foglia molto ammalata (superficie di cm- 109,00), Dalle ore 10 del 19 agosto alle 19 '/- dello stesso giorno (in ca- meia buia): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,001094. ,, ammalata „ „ „ „ : 0,002301. ossia la foglia ammalata traspirò 2,10 volte più della sana. Esperienza \Y : venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm- 69,50) con una foglia che cominciava ad ammalarsi (superficie di cm- 58,25). — 51 — Dalle ore 11 del i'4 agosto alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di ai'.qua: 0,000799, „ ammalata „ „ „ „ : 0,000708. Dalle ore 18 del 24 agosto alle 10 '/^ del 25 (buio): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000602, „ ammalata „ „ „ „ : 0,000454, ossia la foglia sana traspirò 1,12 volte più della ammalata alla luce, e 1,32 volte di più al buio. Esperienza V: venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm- 91,50) con una foglia che cominciava ad ammalarsi (superficie di cm^ 57,00). Dalle 01 e 11 del 24 agosto alle 18 dello stesso giorno (in camera buia): la foglia sana per ogni era- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000413, „ ammalata „ „ „ „ : 0,0005(33. ossia la foglia ammalata traspirò 1.36 volte più della sana. Si vede dunque che, contrariamente a quanto asserisce il Miiller- Thurgau, ^ la traspirazione delle foglie ammalate al buio è in generale superiore a quella delle foglie sane, mentre alla luce queste ultime traspirano di più. Fa eccezione l'Esperienza IV nella quale vennero esa- minate foglie che cominciavano appena ad ammalarsi. Acqua e ceneri. Da due determinazioni fatte con parecchie foglie il 10 ed il 21 ago- sto, ebbi i seguenti risultati: foglio sane foglie ammalate l'acqua era il . . . 73,64— 76,65"/o 70,85 — 76,18''/o del peso fresco, le ceneri erano il . . 6,30— 9,90 "/o 7,04 — 13,28 "/o „ secco, le foglie secche pesa- vano per cm'- gr. 0,0042— 0,0028 0,0051— 0,0034, ogni cm- conteneva gr. di ceneri: 0,00027 — 0,00031 0,00036 — 0,00049. Dal che si deduce che le foglie ammalate contengono meno acqua e più ceneri e più materia secca delle sane. ' loc. cit. — 52 — 3. Cleinatis Vitalba e Aecidiiim Cleniatidis D. C. Respirazione e assimilazioke. Eaperien^a I : venne confrontata una foglietta sana (sup. cni- 17,30; peso secco di un cm- gr. 0,0055) colla foglietta opposta con una pu- stola, (cni- 11,20; peso secco di un cm- gr. 0,0066). a) Dalle ore 10 '/,_, del 12 luglio alle 16 Vs dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 26°-30"' C): la foglia secca per ogni cm- e per ora emise cnr di 0: 0,003761, „ ammalata „ ., „ „ : 0,021658. r) Dalle ore 16 Va (lei 12 luglio alle 8 '/,, del 13 (buio, tempera- tura 23°-25" C): la foglia secca per ogni cm- e per ora emise cm'' di CO-.- 0,004124, „ ammalata „ „ „ „ : 0,006300. Esperienza II: venne confrontata una foglietta sana (sup. cm- 19,00; peso secco di un cm- gr. 0,0060) coll'opposta con una pustola (sup. cm^ 18,50; peso secco di un cni" gr. 0,0058). a) Dalle ore 11 del 12 luglio alle 17 dello stesso giorno (luce dif- fusa, temp. 26''-29° C) : la foglia sana per ogni cm'-' e per ora emise cm'' di 0: 0,013133, „ ammalata „ „ „ „ : 0,023478. r) Dalle ore 17 de! 12 luglio alle 'J del 13 (buio, temp. 23°-25''): la foglia secca per ogni cm'- e per ora emise cm'' di CO-: 0,007727, „ ammalata „ „ „ „ : 0,007901. ■)■) Dalle ore 18 del 13 luglio alle 8 '/^ elei 14 (buio, temp. 23"'-25° C): la foglia sana per ogni cur e per ora emise cm' di CO'-: 0,005604, „ ammalata „ „ „ „ : 0,006053. Esperienza, III : venne confrontata una foglietta sana (sup. cm'- 1 1,50; peso secco di 1 cm- gr. 0,0060) colla foglietta opposta con una pu- stola (sup. cm- 10,35; peso secco di 1 cm'- gr. 0,0068). a) Dalle ore 15 del 22 luglio alle 16 '/^ dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 30''-32'' C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di 0: 0,014990, „ ammalata „ „ „ „ : 0,054463. — 53 — r) Dalle ore 16 '/, (lei 22 luglio alle 9 'j, del 23 (buio, temp. 24°-25°C) : la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm" di CO-; 0,002650, „ ammalata „ „ „ „ ; 0,007916. La presenza del parassita agisce dunque da stimolante tanto per la respirazione che per la assimilazione. Traspirazione. Esperienza I: vennero confrontate due fogliette sane (sup. cm- 41,50) con due fogliette con una pustola (superficie cm- 40,00). Dalle ore 17 del 12 luglio alle 8 del 13 (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000247, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000301. ■Dalle ore 8 del 13 luglio alle 18 Va dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta i: le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000598, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000904. Dalle ore 18 \/, del 13 luglio alle 8 ^i, del 14 (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000117, „ ammalate „ „ „ » : 0,000151. Le foglie ammalate traspirano dunque più delle sane, e, contraria- mente a quanto si verifica pei parassiti precedenti, la differenza è mag- giore alla luce clie non al buio. Nella Esperienza qui riportata infatti esse alla luce traspirarono 1,51 volte più delle sane, al buio solo 1,21 e 1,29 volte di più. La presenza deWJecidium eccita dunque anche la clorotraspirazione, ciò che è in relazione coU'azione sua eccitante anche l'assimilazione clorofilliana. Acqua e ceneri. Da una determinazione fatta il 16 maggio con molte foglie sane e molte con parecchie pustole su ognuna, ottenni: foglie sane foglio Hniniftlate l'acqua era il 71,21 7o 70,89 7o ^^^ peso fresco, le ceneri erano il 11,57% UtOS"/;, „ secco, le foglie secche pesavano per ogni cm- gr 0,0058 0,0064 ogni cm- conteneva gr. di cenere: 0,00067 0,00070. — 54 — E cioè le foglie ammalate contengono meno acqua, più sostanza secca, e più sostanze minerali che le foglie sane. La proporzione però tra ceneri e sostanza secca è in quelle minore clie in queste. 4. Viola odorata e Aecidinm Violae Sclium. Respir.'ìzionk e assimilazione. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 11,80; peso secco di un cm" gr. 0,0029) con una foglia con una grossa pu- stola (sup. cm- 9,00; peso secco di un cm- gr. 0,0044). a) Dalle ore 15 '/^ 'lei 28 aprile alle 18 Va dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 19" C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm-' di 0 : 0,039490, „ ammalata „ „ „ „ : 0,0()3963. r) Dalle ore 18 '/, del 28 aprile alle 9 del 29 (buio, temp. 14°1S°C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di CO- : 0,000743, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002477. Esperienza II: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 21 ; peso secco di un cm- gr. 0,0037) con uua foglia con gi-o.'^se pustole (sup. cm- 13; peso secco di un cm- gr. 0,0046). n) Dalle ore 14 '/^ del 28 aprile alle 17 '/^, dello stesso giorui> (luce diffusa, temp. 19" C): la foglia sana per ogni cm'-' e iier ora emise cm" di 0: 0,021557, „ ammalata „ „ „ „ : 0,096284. r) Dalle ore 17 ';., del 28 aprile alle 10 del 29 (buio, temp. 15"-17"C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm"' di CO- : 0,007535, „ ammalata „ „ . „ „ : 0,042850. Esperienza III: venne confrontata una foglia sana (-^up. cm- 19; peso secco di un cm- gr. 0,006o) cmi una foglia con grossa pustola (sup. cui- 12,50; peso secco di un cm- gr. 0,0097). r) Dalle ore 17 '/^ del 12 maggio alle 9 '/2 ^'^^ 13 (buio, tempe- ratura 1.5°- 16° C): • ■ la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm-"' di CO'- : 0,002743, „ ammalata _ „ „ » : 0,010577. «) Dalle ore 9 '/■. ^«1 1^ maggio alle 16 V-, dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 20"-27"C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di 0: 0,009903, „ ammalata „ „ „ „ : 0,012966. Anche questo Aeckìium dunque, come quello della Clematis, esercita un'azione stimolante tanto sulla funzione respiratoria che sulla clorofiUian.i. Traspirazione. Esperienza I: vennero confrontate due foglie sane (della sup. di cm^ 37,86) con due foglie con piccole pustole (superficie di cm" 26,30). Dalle ore 16 'l, del 26 aprile alle 8 del 27 (buio): le foglie sane per ogni era- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000588, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000854. Dalle ore 8 del 27 aprile alle 17 '/a dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000814, ammalate „ „ „ „ : 0,000952. Dalle ore 17 ^l, del 27 aprile alle 8 'l, del 28 (buio): le foglie sane per cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000473, „ ammalate „ „ „ „ ; 0,000583. Vj cioè le foglie ammalate traspirarono senjpre di più, tanto alla luce che al buio, esse si mostrarono però meno sensibili all'azione della luce. Espen'eiìza II : venne confrontata una foglia sana (della superfìcie di cm- 27,50) con una foglia con grossa pustola (della superfìcie di cm^ 13,30). Dalle ore 18 del 12 maggio alle 9 del 13 (buio): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua : 0,000623, „ .ammalata „ „ „ „ : 0,002471. Dalle ore 9 del 13 maggio alle 17 \',, dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,001685, „ ammalata „ „ „ „ : 0,005307. Atli dell'Ut. Boi. dell' Uiiifei-sitù di Pacia — Serie II — Voi. IX. 5 — 56 — ■ Dalle ore 17 '/, del 13 maggio alle 8 del 14 (buio): la foglia sana per ogni cm- e perora traspirò gr. di acqua: 0,000511, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002359. Dalle ore 8 del 14 maggio alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,001494, anuualata „ „ „ „ : 0,002902. Anche qui la foglia ammalata mostrò sempre una piili attiva traspi- razione tanto al buio che alla luce, e si rilevò meno sensibile all'azione di questa. Infatti mentre al buio essa traspirò 3,96 e 4,61 volte la foglia sana, alla luce la superò solo nella misura di 3,20 e 1,94. Confrontando i risultati della I e quelli della II Esperienza si vede anche che l'azione stimolante la traspirazione è proporzionale allo svi- luppo del parassita, tanto che mentre nella prima Esperienza da foglie attaccate da una piccola pustola si ebbe una traspirazione solamente 1,04-1,45 volte suiieriore a quella delle foglie sane, nella seconda con foglia attaccata da una grossa pustola si ebbe il rapporto di 1,94 a 4,61. Acqua e ceneri. Non potei avere materiale sufficiente da fare determinazioni: si può dunque solo dire, sulla base dei dati che hanno servito alle espe- rienze di respirazione e assimilazione, che le foglie ammalate a parità di superfìcie contengono più sostanza secca che le sane. 5. Viola odorata e Puccinia Violae (Sclium) D. C. (forma ur. e tei.). Respieazione e assimilazione. Esperienm I: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 13,15; peso secco di un cm- gr. 0,0038) con una foglia ammalata (superficie cm= 11,95; peso secco di un cm- gr. 0,0038). a) Dalle ore 9 7^ del 7 giugno alle 17 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 25°-26" C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di 0: 0,013059, ■^ ammalata „ „ „ „ : 0,010703. — 57 — r) Dalle ore 17 del 7 giugno alle 9 dell'S (buio, temp. 19='-22''C): la foglia sana per ogni cnr e per ora emise cm'' di CO-: 0,008812, „ ammalata „ „ „ „ : 0,019505. Esperienza II: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 20,10; peso secco di un cnrgr. 0,0049) con una foglia ammalata (sup. cm- 16,65; peso secco di un cm- gr. 0,0048). r) Dalle ore 18 del 22 luglio alle 10 del 23 (buio, temp. 24'*-25°C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm"diCO-: 0,003097, „ ammalata „ ., „ „ : 0,003601. Esperienza III : venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 4,95 ; peso secco di un cm" gr. 0.0054) con una foglia ammalata (sup. 5,10; peso secco di un cm- gr. 0,0056). a) Dalle ore 10 V2 *^^^ ■* agosto alle 15 V2 dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27<'-28°C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di 0 : 0,013270, „ ammalata „ „ assorbì „ „ : 0,010400. r) Dalle ore 15 V2 f^el 4 agosto alle 8 ','2 del 5 (buio, tempera- tura 24"-25°C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di CO'': 0,011934, „ ammalata „ „ „ „ : 0,005507. Dall'Esperienza I e II risulta che il parassita lia un potere ecci- tante la respirazione, mentre deprime l'assimilazione. Dalla III invece appare che in alcuni stadi ritarda anche la respirazione; in questi casi l'assimilazione non solo è sospesa, ma alla luce si ha un gran consumo di ossigeno. Traspirazione. Esperienza I: vennero confrontate due foglie sane (della superficie di cm- 36,50) con due foglie ammalate (della superficie di cm- 36,25). Dalle ore 15 Va del 7 giugno alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa) : le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000876, ammalate „ „ „ „ : 0,000937. — 58 — • Dalle ore 18 del 7 giugno alle 9 dell' 8 (buio): le foglie sane per ogni cni- e per ora trasi)irarono gr. di acqua : 0,000323, „ ammalate „ „ „ „ : 0,00058G, ossia le foglie ammalate traspirarono più delle sane, con una differenza che alla luce fu minore che al buio. Esperienza II: vennero confrontate due foglie sane (della superfìcie di cm" 19,55) con due foglie ammalate (della superficie di cm- 22,00). Dalle ore 17 V,, del 28 luglio alle 8 V,. del 29 (buio): le foglie sane per ogni cm" e perora traspirarono gr. di acqua: 0,002441, „ ammalate „ „ „ „ : 0,001363. Dalle ore 8 '/^. del 29 luglio alle 11 ^j., dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,004501, ammalate „ „ ^ „ ■ 0,002575. Dalle ore 11 '/^ del 29 luglio alle 17 '/._, dello stesso gioi'uo (buio): le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua* 0,003572, ammalate „ „ „ „ : 0,001734, e cioè le foglie sane traspirarono sempre più delle ammalate nel rap- porto di 1,74 alla luce e di 1,79 e 2,05 al buio. La luce eccita dujique più la cloroti'aspirazione delle foglie ammalate che quella delle foglie sane e tende a far diminuire la differenza tra esse. Invece le foglie sane sono più sensibili agli aumenti di temperatura ed infatti nell'ul- timo periodo al buio esse traspirarono 1,46 volte più che nel primo (pure al buio, ma ad una temperatura inferiore perchè di notte), mentre per le foglie ammalate il rapporto fu solo di 1,27. Esperienza III: vennero confrontate due foglie sane (della super- ficie di cm" 20,75) con due foglie ammalate (della superficie di cm" 20,55). Dalle ore 8 '/, del 29 luglio alle 11 ^/^, dello stesso giorno (camera buia) : le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,001397, „ ammalate „ „ „ „ : 0,002660, ossia le foglie ammalate traspirarono 1,90 volte più delle sane. Esperienza IV : vennero confrontate due foglie sane (della superficie di cm" 31,65) con due foglie ammalate (della superficie di cm" 24,00). — 59 — Dalle ore 18 del 22 luglio alle 8 del 23 (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,002912, „ ammalate „ „ „ „ : 0,015654. Dalle ore 8 del 23 luglio alle 14 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,0030(59, „ ammalate „ „ « n : 0,018611. ossia le foglie ammalate traspirarono al buio 5,37 volte le sane e alla luce 6,06. Inoltre mentre passando dal buio alla luce la traspirazione delie foglie sane diventa 1,05 più grande, quella delle ammalate cre- sce 1,18; la luce eccita dunque la clorotraspirazione di queste ultime più che quella delle prime. Esperienza V: venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm^ 21,30) con una foglia ammalata (della superficie di era- 16,70). Dalle ore 11 del 3 agosto alle 18 dello stesso giorno (luce dift\isa): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,001475, ammalata „ „ „ „ : 0,002643. Dalle ore 18 del 3 agosto alle 8 del 4 (buio): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000942, „ ammalata „ „ „ „ : 0,001129, ossia la foglia ammalata traspirò alla luce 1,72 volte la sana, e al buio 1,19 volte. Alla luce poi la foglia ammalata traspirò 2,34 volte più che al buio, la sana solo 1,57 volte, il che significa che l'azione ec- citante della luce è stata più sentita dalla foglia ammalata che dalla sana. Da tutte le esperienze si deduce che la traspirazione delle foglie ammalate (^salvo nell'Esperienza II) è maggiore che quella delle sane ; sempre poi la differenza è più grande alla luce che al buio il che vuol dire che la presenza del parassita rende le foglie più sensibili alla luce. ACQCA E CENERI. Da due determinazioni fatte il 7 giugno e il 23 luglio con parec- chie foglie sane e parecchie ammalate, ottenni: toglie sane foggile ammalate l'acqua era il . . . 78,82 — 70,86 7^ 76,54 — 73,57 "/(, del peso fresco, le ceneri erano il . 3,26 "/(, 3,70 % » secco. — Go- le foglie secche pesa- vano per ogni cm=gr. 0,0033—0,00047 0,0041— 0,0047 ogni cm- conteneva gr. di ceneri: 0,00056 — 0,00081 0,00065 — 0,00096, ossia le foglie ammalate a parità di superficie e di peso secco conten- gono più sostanze minerali che le sane. 6. Altliaea rosea e Pncciuia Malvacearum Montag. Eespirazione e assimilazione. EsperieiKii I: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 119; peso secco di un cm- gr. 0,0067). con una. foglia cosparsa di pustole (sup. cm- 123; peso secco di un cnr 0,0053). r) Dalle ore 16 '/- 'lei 26 maggio alle 9 del 27 (buio, tempera- tura 20°-2r C): la foglia sana per ogni cnr e per ora emise cnr di CO'-; 0,008140, „ ammalata „ „ „ „ ; 0,011202. a) Dalle ore 9 del 27 maggio alle 15 '/^ dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 25"-26'' C) : la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di 0 : 0,034027, „ amniaìata „ „ „ „ : 0,051556. Esperieìna II: venne confrontata mezza foglia sana (sup. cm- 101,4; peso seco di un cm- gr. 0,0031) con mezza foglia con parecclii sori (sup. cm- 140,5; peso secco di un cm- gr. 0,0031). r) Dalle ore 17 '/,, del 5 giugno alle 9 del 6 (buio, temp. 19"-20" C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm° di CO-: 0,002414, „ ammalata „ „ „ „ : 0,004939. a) Dalle ore 9 del 6 giugno alle 17 '/- '^ello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 25''-2G° C): la foglia sana per ogni cnr e per ora emise cm'* di 0 : 0,003885, „ ammalata „ ,, „ „ : 0,002800. « Da ambedue le esperienze si deduce che la presenza del parassita funge da eccitante per la respirazione. Per l'assimilazione invece, mentre la foglia ammalata mostrasi più attiva della sana nell'Esperienza I, — 61 — l'opposto appare nella II (forse per l'azione della luce solare diretta?): però, se si suppone che anche alia luce la traspirazione abbia conti- nuato nella stessa misura che al buio, e si pensa che per la funzione clorofilliana ha dovuto essere consumato anche il biossido di carbonio emesso per respirazione, l'assimilazione della foglia ammalata viene ad essere rappresentata da 0,007739 e quella dalla sana da 0,006299, ri- sultando così questa inferiore alla precedente. Traspirazione. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm^ 141) con una foglia cosparsa di pustole (della superficie di cm- 96). Dalle ore 15 Vj f^el 12 maggio alle 18 ^/^, dello stesso giorno (luce diffusa) : la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua : 0,001323, ammalata „ „ „ „ : 0,002708. Dalle ore 18 \'2 del 12 maggio alle 9 del 13 (buio): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000975, ammalata „ „ „ „ ; 0,002201. Dalle ore 9 del 13 maggio alle 17 \., dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta) : la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0.001010, „ ammalata „ ,, „ „ : o,002396. ossia la foglia ammalata traspirò alla luce 2,0-± e 2,37 volte piìi che la sana, al buio 2,2.5 volte di più. L'azione eccitatrice della luce non fu sensibilmente diversa dall'una all'altra foglia. Acqua e ceneri. Da due determinazioni fatte il 12 e il 27 maggio con diverse fo- glie sane e ammalate, ottenni: foglie 3ane foglio ammalate l'acqua era il . . . 76,29 — 79,427^ 77,80 —74,30"/o del peso fresco, le ceneri erano il . . 5,93"/o 7,16"/o „ secco, le foglie secche pesa- vano per ogni cm= gr. 0.0032 — 0,0066 0,0048 — 0,0052, ogni cm- conteneva gr. di ceneri: 0,00048 0,00052, — 62 — ossia a i>arifà ili sui)ei'ficie ed anche a parità di peso secco le foglie ammalate contenevano più sostanze minerali delle sane. 7. Rn2:giiie dei cerc.ili. ' RlCSPlHAZIOXIi E ASSIMILAZIOXf;. Esperienza I: venne confrontata mezza foo-lia sana di Serale cereale, (sup. cm- 12.00; peso secco di U}i cm- gr. 0,0045) con mezza foglia piena di sori nredosporiferi (sup. cn;- 12,20; peso secco di un cm- gr. 0,004-1:). r) Dalle ore 17 del 20 maggio alle 9 '/^ del 27 (buio, tempera- tura 20''-2r C): la foglia sana per ogni cm" e per ora emise cui''' di CO" : 0,004099, „ ammalata „ „ „ „ : 0,008060. Il) Dille ore 9 '/^, del 27 maggio alle 16 dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 25''-26°Cj: la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm" di 0 : 0,009908, „ ammalata „ „ „ ,, : 0,02.5979. Esperienza II: venne confrontata una foglia sana di Triticum vul- f/arc (sup. cm- 23,5 ; peso secco di un cm" gr. 0,0082) con una foglia con molti soli ui'edosporiferi (sup. cm- 18,4; peso secco di un cni- gr. 0,0097). r) Dalle ore 16 del 5 giugno alle 7 '/^ del 6 (buio, temp. 19"-20'' C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm^ di CO": 0,005746, „ ammalata „ „ „ „ : 0,012849. a) Dalle ore 7 ',.. del 6 giugno alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 25"-26°C): la foglia sana per ogui cm= e pei- ora emise cuv' di 0 : 0,015593, „ ammalata „ ,, „ „ : 0,022676. Esperienza III: venne confriJUtata una foglia sana di Arena pra- iensis (sup. cm- 4,65; peso secco di un cm- gr. 0,0053) con una foglia co- sparsa di sori uredosporiferi (sup. 5,55; peso secco di un cm- gr. 0,0061). ' Avendo avuto a disposiziime solanicute gli stadi uredosporiferi, non mi fu dato determinare con precisione le specie di Puccinia con cui lio fatto le esperienze. — 63 — a) Dalle ore 8 del 1 luglio alle 14 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta, temp. 27°-28"C): la foglia sana per ogni cui- e per ora emise cnr di 0: 0,013570, „ ammalata „ „ „ „ : 0,008019. r) Dalle ore 14 del 1 luglio alle 15 '/,, del 2 (buio, temp. 21"-24"C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise era' di CO'-: 0,211311, „ ammalata „ „ „ „ : 0,075459. Dunque mentre nell'ultima Esperienza il parassita esercita un'azione deprimente tanto per l'assimilazione che per la i espirazione, nelle prime due eccita si l'una che l'altra funzione, in un caso (Esperienza I) iiiù quella che questa. Pare dunque che l'azione del parassita dipenda anche dalla natuia della pianta su cui agisce. Traspirazione. Esperienza I: vennero confrontate due mezze foglie di Secale cereale (della sup. di cm- 24,00) con due mezze foglie cosparse di sori ured. (della sup. di cm- 19,00). Dalle ore 17 V,. del 26 maggio alle 8 del 27 (buio): la foglie sane per ogni cm- e perora traspirarono gr. di acqua: 0,000517, ammalate „ ,, ., „ : 0,002421. Dalle ore 8 del 27 maggio alle 15 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,002309, „ ammalate „ „ „ „ : 0,005413, ossia le foglie ammalate traspirarono al buio 4,68 volte le sane, alla luce 2,34 volte: la luce eccita dunque più la traspirazione delle sane (che diventa alla luce 4,46 volte superiore che al buio) che quella delle ammalate (la quale vi aumenta 2,23 volte). Esperienza II: vennero confrontate due mezze foglie sane di Ti-i- ticum vulgare (della sup. di cm- 50,00) con due mezze foglie cosparse di sori uredosporiferi (della sup. di cm- 44,50). Dalle ore 7 '/^ del 7 giugno alle 11 dello stesso giorno (luce so- lare diretta); le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,006182, „ ammalate „ ,, „ „ : 0,011762. — 64 — Dalle ore 11 del G giugno alle 15 '/■,. dello stesso giorno (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000786, „ ammalate „ „ „ „ : 0,002047. Dalle ore 15 '/, del 7 giugno alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,001096, „ ammalate „ „ „ „ : 0,002678. Dalle ore 18 del 7 giugno alle 9 del 9 (buio): le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,00066 <'. „ ammalate „ „ „ „ : 0,001877, ossia le foglie ammalate tiaspirarono al buio 2,60 e 2,83 volte le sane, alla luce solare diretta 1,90 di più, e 2,44 alla luce diffusa; il che in- dica che anche qui la luce eccita più la traspirazione delle foglie sane che quella delle ammalate. Acqua e ceneri. Da due determinazioni fatte il 27 maggio (con Serrile cereale) e il 13 giugno (con Triliciim vidgare) con parecchie foglie sane e pai'ecchie ammalate, ottenni : foglie sane foglie ammaliite l'acqua era il . . . 72,13 — 68,487o 69,22 — 64,057,, 'l-^l pi-'so fresco, le ceneri erano il. . 8,80— 8,357„ 5,89— 9,117(, „ secco. le foglie .secche pesa- vano per ogni cm"gr. 0,0036 — 0,0061 0,0069— 0,0078, ogni cm- conteneva gr. di ceneri : 0,00063 — 0,00050 0,00082 — 0,00071, e cioè le foglie ammalate a parità di superficie hanno un peso secco superiore alle sane e contengono più sostanze minerali. 8. Rosa sp. ' e Phragniidinm subcortìcium (Schraiik) Winter. Respirazione e assimilazione. Ei^pcrienza I: venne confrontata una foglietta sana (sup. cm- 16,2; peso secco di un cm- gr. 0,0082) con una foglietta cosparsa di sori uredosporiferi (sup. cm- 14,5; peso secco di un cm- gr. 0,0062). ' [.e diverse esperienze vennero eseguite cou foglie appartenenti a ilifterenti va- rietà, coltivate. — 65 — r) Dalle ore 16 '/,. del 5 giugno alle 8 '/,, del 6 (buio, temp. 19"-20'' C) : la foglia sana per ogni era- e per ora emise cm' di CO': 0,005428, „ ammalata „ „ „ „ : 0,008864. «) Dalle ore 8 '/_, del 6 giugno alle 16 Va (luce diffusa e luce so- lare diretta, temp. 25"'-26''C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di 0: 0,007883, „ ammalata „ „ „ „ : 0,001376. Esperienza II: venne confrontata una foglietta sana (sup. cm- 18,20; peso secco di un cm" gr. 0,0086) con una foglietta con sori uredospo- riferi (sup. cm- 15,95; peso secco di un cm- gr. 0,0095). a) Dalleore 10 Vo del 29 luglio alle 15 dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 30°-3r C) : la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm^ di 0 : 0,006817, „ ammalata „ „ assorbì „ „ : 0,006864. r) Dalle ore 15 del 29 luglio alle 10 del 30 (buio, temp. 24''-25<'C): la foglia sana per ogni cm'-' e per ora emise cm' di CO": 0,010959, „ ammalata „ „ „ „ : 0,010543. Esperienza III: venne confrontata una foglietta sana (sup. era" 8,40; peso secco di un cm" gr. 0,0070) con una foglietta con suri teleutospr. (sup. cm^ 6,30; peso secco di un cm^ gr. 0,0077). a) Dalle ore 10 del 4 agosto alle 15 dello stesso giorno (luce dif- fusa, temp. 27°-28'' C): la foglia sana per ogni cm" e per ora emise cm" di 0: 0,006225, „ ammalata „ „ „ „ : 0,007777. r) Dalle ore 15 del 4 agosto alle 10 del 5 (buio, temp. 24"-25''C): la foglia sana per ogni cm" e perora emise cm'' di CO": 0,030267, „ ammalata „ „ „ „ : 0,038344. a) Dalle ore 10 del 5 agosto alle 15 dello stesso giorno (luce dif- fusa, temp. 27''-28°): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di 0 : 0,055845, „ ammalata „ „ „ „ : 0,072982. — r,6 — Esperienza IV; venne confrontata una foglietta sana (.sup. cm- li!. 05; peso secco di un cm" gr. 0,(>oiil) con una foglietta cosparsa di uredo- spore (sup. cm- 11,55; peso secco di un cm- gr. 0,0077). r) Dalle ore 14 V- dell' 11 agosto alle 8 ^l, del 12 (buio, tempera- tura 20°-22° C) : la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cnr di CO": 0,005166, „ ammalata „ „ „ „ : 0,005369. ff) Dalle ore 8 ';,. del 12 agosto alle 14 '/., dello stesso giorno (luce diiFiisa e luce solare diretta, temp. 24''-28''0): la foglia sana per ogni cm" e per ora emise cnr^ di 0 : 0.021453, » ammalata „ „ „ „ : 0,039741. Esperienza V: venne confrontata una foglietta sana (sup. cm- 17,00; peso secco di un cm- gr. 0,0055) con una foglietta cosparsa di ured. (sup. cm- ] 5,55 ; peso secco di un cm- 'gr. 0,0057). r) Dalle ore 17 '/,. ^1*^1 12 agosto alle 8 '/, del 13 (buio, tempe- ratura 24''-25" C) : la foglia sana per ogni cm" e per ora emise cm" di CO-': (»,0O18O6, ammalata „ „ „ „ : 0,007891. Esperienza VI: venne confrontata una foglietta sana (sup. cm" 8,85; peso secco di un cm- 0,0059) con una foglietta con molti sori uredo- sporiferi (sup. cm- 7,30; peso secco di un cm- 0,0050). a) Dalle ore 11 '/_, del 20 agosto alle 17 '/^ dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27"'-28° Cj : la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm"' di 0: 0,013704, „ ammalata „ „ assorbì „ „ : 0,000452. r) Dalle ore 17 '/, «lei 20 agosto alle 7 '/,, del 21 (buio, tempe- ratura 24''-26° C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm" di CO- : 0,004334, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002628. Da tutte queste Esperienze risulta che per l'azione del Phragmidium è stata quasi sempre eccitata la respirazione, ed in due casi (Esperienza III e IV) venne anche eccitata la funzione clorofilliana, la quale in altro caso (Esperienza I) rimase depressa malgrado la respirazione fosse più attiva. Solo nelle Esperienze II e VI risultò indebolita anche la rospi- — 67 — razione delle foglie ammalate, e in questi casi la funzione clorofilliana (che appare dunque più facilmente danneggiatile) si mostrò come arre- stata, tanto clie si ebbe anche alla luce consumo di ossigeno. Se questi diversi modi di comportarsi derivino dal grado di infe- zione in cui si trovava la foglia studiata, o dalla maggiore o minoi'e sensibilità delle differenti varietà di rosa, non ho potuto constatarlo. Traspirazione. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (della superfìcie di CHI" 52.85) con una foglia ammalata (della superficie di era- 58,70). Dalle ore^ 17 \/,, dell'8 luglio alle 8 del 9 (buio): la foglia sana per ogni cnr' e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000408, ammalata „ „ „ „ : 0,000578, ossia la foglia ammalata ti'aspirò 1,41 volte più della sana. Esperienza II : venne confrontata una foglietta sana (della super- ficie di em- 34,10) con una foglietta ammalata (della superficie di cm^ 37,.35). Dalle ore 7 Va (^^^ 30 luglio alle 10 \\, dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gr. di acqua: 0,001915, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002489. Dalle 10 ','3 del 30 luglio alle 15 '/■> dello stesso giorno (buio): la foglia sana per ogni cm= e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000516, „ ammalata „ „ „ „ : 0.001290, ossia la foglia ammalata traspirò alla luce 1,29 volte la sana, al buio 2,50; il che vuol dire che la luce accelera la traspirazione più nelle foglie sane che nelle ammalate. Esperienza III: vennero confrontate due fogliette sane (della super- ficie di cm^ 26,15) con due fogliette ammalate (della superficie di cm^ 25,10), e vennero poste su un foglio di carta una sana e una ammalata colla pagina superiore in alto, le altre con in alto la pagina inferiore. Dalle ore 14 '/? del 12 agosto alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa) : la foglia sana e colla pagina superiore in alto, per ogni cm- e per ora perdette gr. di acqua 0,001183, — 68 — la foglia ammalata colla pagina superiore in alto, per ogni cnr e per ora perdette gr. di acqua 0,001296, la foglia jsana e colla pagina inferiore in alto, per ogni cm- e per ora perdette gr. di acqua 0,001199, la foglia ammalata e colla pagina inferiore in alto, per ogni cm- e per ora perdette gr. di acqua 0,001269, ossia la malattia aumenta la perdita di acqua (che nelle foglie amma- late è 1,09 quella delle sane nel primo caso e 1,05 nel secondo) anche quando la foglia ha esposta all'aria la sua pagina superiore sulla quale il parassita non è sviluppato. Esperienza IV : venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm- 24,05) con una foglia ammalata (della superficie di cm° 18,90). Dalle ore 11 del 24 agosto alle 18 dello stesso giorno (buio): la foglia sana per ogni era" e per ora traspirò gr. di acqua : 0,o00380, „ ammalata „ „ „ „ : 0,000952, ossia la foglia ammalata traspirò 2,50 volte la sana. In generale dunque la presenza del parassita aumenta la evapora- zione dell'acqua alla superficie delle foglie, le (inali d'altra parte diven- tano meno sensibili all'azione della luce sullo stesso fenomeno. Acqua e ceneiii. Da due determinazioni fatte l'il e il 26 agosto con parecchie fo- glie sane e ammalate, ottenni: foglie sane foglie ainmalate l'acqua era il . . . 53,34 — 57,95''/o 57,93 — 49,070/0 del peso fresco, le ceneri erano il . . 6,85 — 8,n97o 7,53 — 7,627^ „ secco. le foglie secche pesa- vano per ogni cm-gr. 0,0055— 0,0058 O,o054 — 0,0059, ogni cm- conteneva gr. di ceneri : oymròl — 0,00070 0,00040 — 0,00060, il che vuol dire che la presenza del fungo non porta alcuna conse- guenza costante nella composizione fogliare. 9. Persica rulgaris ' e Exoascus deformans (Berk.) Fuck. Respirazione e assimilazione. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (sup. cm" 7,42; Anche qui le esperienze verniero fatte con diverse varietà coltivate. — 69 — peso secco di un cra= gr. 0,0079) con una foglia completamente bollosa (sup. cm- circa 4,50; peso secco di un cm- gr. 0,0102). «) Dalle ore 11 '/• "^«l 29 aprile alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 19°-21''C.): la foglia sana per ogni ora e per cm- emise cnr 0 : 0,47 135G, ammalata „ „ assorbì „ „ : 0,017123. r) Dalle ore 18 del 29 aprile alle 9 '/, ilei 30 (buio, temp. IS^-U' C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm' di CO-: 0,001470, „ ammalata „ „ „ „ : 0,017705. Esperienza II: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 9; peso secco di un cm- gr. 0,0074) con una foglia con una bolla nella metà inferiore (sup. cm- 8,5 circa; peso secco di un cm- gr. 0,0123). r) Dalle ore 18 del 2 maggio alle 8 '/, del 3 (buio, temp. 14"-15°C): la foglia sana per. ogni cm- e per ora emise cm"' di CO-': 0,006824, „ ammalata „ „ „ „ : 0,u0S216. r) Dalle ore 17 del 3 maggio alle 8 del 4 (buio, temp. 15"-17°Cj: la foglia sana per ogni cnr e per ora emise cm" di CO^ : 0,011096, „ amm.alata „ • » „ -^ '• 0)017867. fl) Dalle ore 8 del 4 maggio alle 17 dello stesso giorno (luce dif- fusa) : la foglia sana per ogni cm= e per ora emise cm" di 0 : 0,048782, „ • ammalata „ „ „ „ : O,035227. Esperienza III: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 4,00; peso secco di un cm^ gr. 0,0075) con una foglia con due bolle (sup. cm- 3,80 circa; peso secco di un cm- gr. 0,0118). r) Dalle ore 16 V» del 9 maggio alle 9 del 10 (buio, temp. IS^-lo» C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm" di CO- : 0,005192, „ ammalata „ „ „ „ : 0,006512. a) Dalle ore 9 del 10 maggio alle 17 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta, temp. 20"'-2rC): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm-'' di 0 : 0,056451, ammalata „ „ ,, „ ■ 0,028088. — 70 — )■) Dalle ore 17 del 10 maggio alle 9 dell' 11 [Imui, tenip. 19"-20"C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di CO"-': 0,020122, ammalata „ „ „ „ : 0,021765. Esperienza IV: venne confrontata una foglia sana (suil cm- 6,9U; peso secco di un cm- gr. 0,00,39) con una foglia con una li(dla rossa alla base (sup. cm- 3,80 circa; peso secco di un cm- gr. 0,0118). r) Dalle ore 15 \', del 9 maggio alle 9 ' _, del 10 (buio, tempera- tura 19"-20"C); la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm" di CO- : 0,0048s7, ammalata „ „ „ „ : 0,012836. a) Dalle ore 9 '/., del 10 maggio alle 16 ^j.-, dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 20''-21"C): la foglia sana pei' ogni cm- e per ora emise cnr" di 0 : 0,029579, ammalata „ „ „ „ : 0,022328. )•) Dalle ore 16 V, del 10 maggio alla 9 '/., dell' 11 (buio, tempe- ratura 19"-20"C): la foglia sana per ogni cm- e per ora emise cm" di CO": 0,012054, „ ammalata „ „ „ „ : 0,025376. Esperienza V : venne confrontato un rametto con cinque foglie sane (sup. cm- 51; peso secco di un cm- gr. o,003S) con un rametto con quattro foglie completamente bollose (sup. cm- 36 circa, peso secco di un cm- gr. 0,0120). a) Dalle ore 13 '/,, dell' 11 maggio alle 16 '/. dello stesso giorno (luce diffnsa, temp. 20"-21"C): il rametto sano per ogni cm- e per ora emise cm' di 0 : 0,160556, „ ammalato „ „ assorbì „ „ : 0,002089. r) Dalle ore 16 V,, dell' 11 maggio alle 7 '/, del 12 (buio, tempe- ratura 15°- 17° C): il rametto sano per ogni cm- e per ora emise cnr' di CO-: 0,006163, ammalato „ „ . . ■' 0,033896. r) Dalle ore 17 '/„ del 12 maggio alle 10 del 13 (buio, tempera- tura 15°- 16" C): il rametto sano per ogni cnr e per ora emise cm' di CO'-' : 0,004492, ammalato „ „ „ , : 0,033896. — 71 — Dalle quali esperienze risulta che le foglie ammalate respirano sempre, a parità di superficie più energicamente delle sane; però mentre il rapporto è molto elevato e superiore a quello dei rispettivi pesi di sostanza secca là dove la malattia ha preso tutta la foglia (Esperienze I e V), è meno elevato e sempre inferiore al rapporto dei pesi seccìii nelle foglie ammalate solo in parte. Infatti: a parità di superficie il peso secco della foglia ammalata ei'a, rispetto a quello della sana: Esperienza I. Esperienza II, Esperienza III, Esperienza IV, Esperienza V. 1,29 1,66 1,57 . 3,02 3,15 e la foglia ammalata respirò rispetto alla sana : Esperienza I, Esperienza II, Esperienza III, Esperienza IV, Esperienza V. 12,04 1,20—1.61 1,26 — 1,08 2,62 — 2,10 5,49 — 7,54. Il che si spiega ammettendo che quando la foglia è ammalata solo in parte, la respirazione sia resa più attiva nella parte ammalata mentre nella regione sana rimane depressa, o almeno non attiva come nel- l'altra. Riguardo alla assimilazione, quando (come nelle Esperienze I e V) la malattia ha preso tutta la foglia, essa resta sopraffatta dalla respi- zione ; quando invece è ammalata solo una parte della foglia, l'altra continua a funzionare, ma con un' intensità inferiore a quella della fo- glia sana. È però a notarsi che nell'Esperienza IV, se si suppone che durante il tempo in cui le foglie rimasero esposte alla luce abbiano conti- nuato a respirare almeno colla stessa intensità della notte precedente e che il lavoro clorofilliano abbia scomposto anche il biossido di carbonio in tal modo formatosi, si ottiene per la foglia sana un'assimilazione di 0,034466, e per l'ammalata di 0,035164: in tal caso dunque la presenza del parassita avrebbe reso più attiva anche la funzione clorofilliana. Traspirazione. Esperienza 1 : venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm- 7,65) con una foglia con una grossa bolla (della superficie di cm- 4,80 circa). Dalle ore 11 del 29 aprile alle 16 ' ., dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta): la foglia sana per ogni cm- e per ora traspirò gv. di acqua: 0,001782, , ammalata „ „ „ „ : 0,008038, ossia la foglia ammalata traspirò 4,51 volte più della sana. Aiti dell'Ut. Hot. dell'Università di Pavia — II Serie — Voi. IX. 6 — 72 — Esperienza II : vennero confrontate cine foglie sane (della snperficie di cm- 15,90) con una completamente bollosa (della snperficie di cm- 9,50 circa) e con nna con nna grossa bolla in alto (della snperficie di cm- 9,30 circa). Dalle ore S del 20 aprile alle 17 dello stesso giorno (Ince dift'nsa): le foglie sane per ogni cm= e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000587, la foglia ammalata completamente „ „ . traspirò „ „ : 0,001859, la foglia ammalata in parte „ „ „ „ „ : 0,0(»1565. Dalle ore 17 del 29 aprile alle 8 del 30 (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000402, la foglia ammalata completamente „ „ traspirò „ „ : 0,001642, la foglia ammalata in parte „ « « „ „ : 0,000967, ossia la foglia completamente ammalata traspirò alla luce 3,16 volte più che la sana, e al l)UÌo 4,08 volte; quella ammalata solo in jìarte tra- spirò rispettivamente 2,66 (alla luce) e 2,15 al buio volte di più. Esperienza III : vennero confrontate due foglie sane (della snper- ficie di cm- 18,67) con due foglie di cui una era completamente e l'altra in parte ammalata (della superficie complessiva di circa cm- 18,00). Dalle ore 9 del 30 aprile alle 11 Vg dello stesso giorno (luce so- lare diretta): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,003213, „ ammalalate „ „ „ „ : 0,009844. Dalle ore 11 '/^ '^^l 30 aprile alle 15 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000581, „ ammalate „ „ „ „ : 0,001269, ossia le foglie ammalate traspirarono al sole 3,06 volte le sane, alla luce diffusa 2,18. Esperienza IV: vennero confrontate tre foglie sane (della superficie di cm- 15,00) con due completamente ammalate (della superficie di cm- 14,50 circa). — 73 — Dalle ore 8 '/, del 9 maggio alle 17 dello stesso giorno (luce dif- fusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,001717, „ ammalate „ „ „ „ : 0,013184. Dalle ore 17 del 9 maggio alle 9 del 10 (buio): le foglie sane per ogni cnr e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000825, „ ammalate „ „ „ „ : 0,003737, ossia le foglie ammalate traspirarono alla luce 7,67 volte le sane, al buio 4,52. Esperienza V : vennero confrontate tre foglie sane (della superiìcie di era- 35,40) con tre di cui due completamente bollose e una con una grossa bolla in basso (della superficie complessiva di cm- 33 circa). Dalle ore 11 del 10 maggio alle 17 dello stesso giorno (luce dif- fusa) : le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000861, „ ammalate „ „ » n : 0,005176. Dalle ore 17 del 10 maggio alle 8 V» dell' 11 (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000373, „ ammalate „ „ „ „ : 0,001966, ossia le foglie ammalate traspirarono alla luce 6,01 volte le sane, al buio 5,26. Esperienza VI : vennero confrontate tre foglie sane (della super- ficie di cm- 40.00) con quattro completamente bollose (della superficie di cm- 31,00 circa). Dalle ore 8 '/o dell' 11 maggio alle 14 V2 (^^'^o stesso giorno (luce diffusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000937, „ ammalate „ « n y, '■ 0,003994. Dalle ore 14 V- dell' 11 maggio alle 16 dello stesso giorno (luce solare diretta) : le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,001816, „ ammalate „ „ . „ „ : 0,008860. — 74 — Dalle ore 16 dell' 11 maggio alle 8 '/o del 12 (buio): le foglie sane per ogni cm- e i)er ora traspirarono gr. di acqua : 0,000263, „ ammalate „ „ „ „ : 0,00l906. Dalle ore 8 V.. 'lei 12 maggio alle 18 ^j, dello stesso giorno (luce diffusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000492, ammalate „ „ „ „ : 0,002532. Dalle ore 18 'j,, del 12 maggio alle 9 del 13 (buio): le fuglie sane per ogni era- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000296, „ ammalate „ „ „ „ : (),001655, ossia le fuglie ammalate traspirarono sempre più che le sane, nelle pro- porzioni di 4,26 (luce diffusa), 4,87 (luce solare diretta), 7,24 (buio), 5,14 (luce diffusa) e 5,59 (buio). Tanto le sane che le ammalate traspi- rarono sempre molto di più alla luce che al buio, e alla luce solare diretta che a quella diffusa; la differenza però è sentita più nelle fo- glie sane (ove si hanno rapporti tra traspirazione alla luce e al buio di 6,90; 1,87 e 1,66) che nelle ammalate (ove detti rapporti sono 4,64; 1,32 e 1,52). Esperienza VII : venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm- 12,50) con una foglia completamente bollosa (della superficie di cm= 22,00 circa). Dalle ore 16 del 13 maggio alle 8 '/., del 14 (buio): la foglia sana per ogni cm" e per ora traspirò gr. di acqua : 0,000698, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002644, ossia la foglia ammalata traspirò 3,78 volte la sana. Le foglie adoperate in questa esperienza erano state pesate appena colte e subito dopo finita l'esperienza vennero asciugate e ripesate. Mentre la foglia sana non aveva diminuito di peso, cosi che si può dire che i gr. 0,144 di acqua da essa traspirati siano stati sostituiti da una pari quantità di acqua assorbita dal vaso in cui pescava il suo picciuolo, la foglia ammalata con una traspirazione complessiva di gì'. 0,960 mo- strava una diminuzione di peso di gr. 0,774: in essa dunque con una maggior perdita di acqua per traspirazione si ha un assorbimento che, proporzionalmente alla sua estensione, è minore ed è questa certo la ra- gione per cui le foglie ammalate, anche se tenute sull'acqua, perdono presto la loro turgescenza. Esperienza Vili : vennero confrontate due foglie sane (della su- perficie di cm- 30,70) con due foglie completamente bollose (della su- perficie di cm- 31 circa). Dalle ore 7 V2 ^^^ 14 maggio alle 18 Vj (^tìllo stesso giorno (luce diffusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,00(tl 13, „ ammalate „ „ n » - 0,001543, ossia le foglie ammalate traspirarono 13,56 volte più delle sane. Le stesse foglie pesate prima e dopo l'esperienza come nella espe- rienza precedente, mostravano, di fronte ad una traspirazione comples- siva di gr. 0,107 per le sane e gr. 1,483 per le ammalate, una perdita di peso di gr. 0,082 le sane e gr. 1,209 le ammalate. Esperienza IX: vennero confrontati pezzi sani di foglie ammalate in parte colle porzioni bollose delle stesse foglie, separati tra loro e disposti vicini tra loro su una tavola di cartone e colla pagina supe- riore rivolta verso l'alto. Dalle ore 15 \C del 12 maggio alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa) : le porzioni sane per ogni cm" e per ora perdettero gr. di acqua: 0,001971, ammalate „ „ „ „ : 0,010076, ossia le porzioni ammalate perdettero l'acqua 5,11 volte più intensa- mente che le sane. In complesso dunque risulta da tutte le precedenti esperienze che le foglie ammalate vanno soggette a perdita di acqua tanto più consi- derevole quanto maggiore è la superficie fogliare colpita e deformata dal parassita: tale perdita è maggiore alla luce che al buio, in molti casi però l'azione della luce sulla traspirazione si fa sentire più sulle toglie sane che sulle ammalate. Quest'ultime assorbono difficilmente l'ac- qua, così che quando vengono staccate dalla pianta, anche se il loro picciuolo è immerso in acqua, avvizziscono prontamente. Acqua e ceneri. Da due determinazioni fatte il 3 ed il 10 maggio con diverse fo- glie sane e diverse completamente bollose, ma ancora giovani, ottenni: foglie sane foglie ammalate l'acqua era il . . 69,06 — 66,34 % 78,92 — 83,08 o/^ del peso fresco, le ceneri erano il 8,86 — 14,64 7o 7.65 — 12,93 "/^ „ secco. — 76 — Da due (leterminazioui fatte invece il 21 e 28 maggio con diverse foglie sane e diverse ammalate già in procinto di cadere, ottenni: foglie sane ftiglie ammalate l'acgua era il . . 67,97 ~ 66,66 "1,, 72,90 — 37,85 "/„ del peso fresco, le ceneri erano il 7,21 — 11,60 "/„ 16,15 — 12,60 "/„ „ secco. Il che significa che mentre in principio la presenza del parassita richiama nelle foglie una considerevole quantità di acqua, e, forse col- l'arresto della funzione assimilatrice, diminuisce l'accumularsi di sostanze minerali nei loro tessuti; piii tardi, quando la foglia sta per cadere, perde molta dell'acqua che essa contiene e lascia che forse per la soverchia eva- porazione si depositino nei suoi tessuti in maggior quantità i sali minerali. 10. Evouyiniis japouicns e Oidinni leiicocouium Desm. Respirazione e assimilazione. Esperienza 1: vennero confrontate quattro foglie sane (sup. cm^ 54,00; peso secco di un cin- gr. 0,0096) con quattro poco ammalate e sfregate (sup. cm- 43,25 ; peso secco di uu cnr gr. 0,0079), con cinque molto ammalate e sfregate, sup. . . . cm- 51,25 ; peso secco di un cm" gr. n,0091, con tre poco ammalate e sfregate, sup „ 36,95 ; „ „ „ 0,0086, con quattro molto ammalate e sfregate, sup. . . . „ 52,65; „ „ „ 0,0089. rt) Dalle ore 7 '/- del 18 giugno alle 15 ^/^ dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 26°-28° C): le foglie sane per ogni cm'-' e per ora emisero cm'" di 0: 0,005131, „ poco amin. sfregate „ „ „ „ : 0,009936, „ „ „ non sfregate „ „ „ „: 0,005131, „ molto amm. sfregate „ assorb." „ „: 0,018656, „ „ „ non sfregate „ „ „ „ : 0,019655. r) Dalle ore 15 V„ del 18 giugno alle 7 '/^, del 19 (buio, tempera- tura 23°-24''C): le foglie sane per ogni cm'- e per ora emisero cm' di CO'-; 0,006753, „ poco amm. sfregate „ „ „ „ : 0,006011, „ „ non sfregate „ „ „ „ : 0,006691, „ molto amm. sfregate „ „ „ „ : 0,003175, ,, „ „ non sfregate „ „ „ „ : 0,003963. — 77 — Esperienza II : vennero confrontate due foglie sane (sup. cm- 26,35 ; peso secco di un cm- gr. 0,0124) con tre foglie poco ammalate (super- ficie cm** 24,90; peso secco di un cm- gr. 0,0040) e con tre foglie molto ammalate (superficie cm- 31,00; peso secco di un cm- gr. 0,0064). a) Dalle ore 7 del 1 luglio alle 14 V» /,. del 27 aprile alle 8 'j., del 28 (buio): le foglie sane per ogni cnr e perora traspirarono gr. di acqua: 0,000147, , ammalate „ „ „ „ : 0,000188. Dalle ore 8 V3 del 28 aprile alle 17 dello stesso giorno (luce diffusa) : le foglie sane per ogni cm^ e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000170, ammalate ,, ,, ,, „ : 0,000200. — 84 — Dalle ore 17 del 28 aprile alle 8 '/, del 29 (buio): le foglie sane per ogni cnr e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000131, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000164. Dalle ore 8 '/,. '^el 29 aprile alle 17 dello stesso giorno (luce diffusa) : lefogliesane per ogni ora e per ogni cm'-, traspirarono gr. diacqua: 0,000183, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000196, ossia le foglie ammalate traspirano al buio 1,27 e 1,2.5 volte le sane, alla luce solo 1,17 e 1,07; e mentre per il passaggio dal buio alla luce diffusa la traspirazione è aumentata di 1,15 e 1,39 nelle foglie sane, in quelle ammalate è aumentata solamente di 1,0C e 1,19. Esperienza II: vennero confrontate due foglie sane (della superficie di cm^ 29,00) con due foglie ammalate (della superficie di cm- 3.5, .50). Dalle ore 11 del 26 maggio alle 17 ^j, dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta): le foglie sane per ogni cm- e perora traspirarono gr. di acqua: 0, 000845, „ ammalate „ „ ., „ : 0,001209, ossia le foglie sane traspirarono 1,43 volte le sane. Esperienza III: vennero confrontate due foglie sane (della super- ficie di cm- 58,50) con due foglie ammalate (della superficie di cm^ 54,50). Dalle ore 11 del 7 giugno alle 16 dello stesso giorno (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000294, „ ammalate „ „ , „ : 0,000418. Dalle ore It^ del 7 giugno alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,0o0512, „ ammalate „ , , „ : 0,000642, ossia le foglie ammalate traspirarono al buio 1,42 volte le sane, alla luce 1,25. Nel pas.saggio dal buio alla luce la traspirazione delle foglie sane aumenta 1,74 volte, quella delle ammalate solo 1,53. In complesso dunque la presenza del parassita rende più attiva la traspirazione e meno sensibile la foglia ad aumentare questa funzione sotto l'azione della luce. Di questa malattia non feci alcuna determinazione di ceneri. 13. Rosa sp. e Marsonia Rosae (Bon.) Br. et Cav. Assimilazione e respirazione. Esperienza I: venne confrontata una foglietta sana (sup. cni" 21,70 ; peso secco di un cm^ gr. 0,0062) con una foglietta ammalata (sup. cm- 1-1,05 ; peso secco di un cm" gr. 0,0074). r) Dalle ore 17 del 24 agosto alle 11 del 25 (buio, temp. 20"'-22°C): la foglietta sana per ogni cm^ e per ora, emise cm^ di CO' : 0,003863, „ ammalata „ „ „ „ : 0,002405. Es^pcriema II: venne confrontata una foglietta sana (sup. cm'- 11,40 ; peso secco di un cm- gr. 0,0092) con una foglietta ammalata (sup. cm- 10,60; peso secco di un cnr gr. 0,0082). «) Dalle ore 10 ^^ del 26 agosto alle 16 Va dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 25° C): la foglietta sana per ogni cm- e per ora emise cm'' di 0: 0,009533, , ammalata „ „ „ „ : 0,006075. r) Dalle ore 16 '/,, del 26 agosto alle 8 del 27 (buio, temp. 20° 0): la foglietta sana per ogni cm- e per ora emise cm' di CO-; 0,004936, „ ammalata „ „ „ „ : 0,012982. Il parassita dunque deprime la assimilazione clorofilliana e sulla respirazione esercita ora (Esperienza!) un'azione deprimente, ora (Espe- rienza II) una eccitante. Traspirazione. Esperienza I : vennero confrontate due fogliette sane (della super- ficie di era- 14,30) con due fogliette ammalate (della superficie di cm- 15,45). Dalle ore 10 del 26 agosto alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa): le fogliette sane per ogni cm-e per ora traspirarono gr. d'acqua: 0,000917, „ ammalate „ „ ,, „ •" 0,001771, ossia le foglie ammalate traspirarono 1,93 volte le sane. — 86 — Acqua e ceneri. Da (lue determinazioni fatte il 24 e il 26 agosto con diverse foglie sane e diverse ammalate, ottenni : t'osti^ sano fojjlie ammalate l'acqua era il. . . 40,28 — 4.5,31"/,, 4.'), 73 — 43, SS^/p del peso fresco, le ceneri erano il . 13,33 — 11, 297„ 1.5,90 — lliSO^/o „ secco, ogni cm- pesava secco gr. 0,0081 — 0,0087 0,0090 — 0,0098, ogni cm' conteneva gr. di ceneri o,ool08 — 0,00099 0,00130 — 0,00103. In seguito alla malattia diminuisce dunque nelle foglie l'acqua, mentre aumentano le ceneri. 14. Vitis Yiuifera e Pliytoptus Vitis Land. ASSIM1L.\ZI0KE E RESPIRAZIONE. Esperienza I: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 14.00; peso secco di un cm" gr. 0,0035) con una foglia con 12 pustole (sup. cm- 10,50; pe.so secco di un cm- gr. 0,0052). a) Dalle ore 10 del 30 aprile alle 16 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta, temp. 2U''-22" C): la foglia secca per ogni cm- e per ora emise cm' di 0: 0,016126, ammalata „ „ „ „ : 0,042001. Esim-ienza li: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 51,85; peso secco di un cm'- gr. 0,0064) con una foglia con 52 pustole (sup. cm- 34,15 ; peso secco di un cm^ gr. 0,0067). rt) Dalle ore 10 del 17 agosto alle 18 dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27<'-29" C): la foglia sana per ogni cm" e per ora emise cm" di 0: 0,013346, „ ammalata „ „ „ ., : 0,014054. r) Dalle ore 18 del 17 agosto alle 8 del 18 (buio, temp. 24''-26°C): la foglia sana j)er ogni cm" e per ora emise cnr"' di CO- : 0,004737, „ ammalata „ ., „ ., : 0,006608. r) Dalle ore 15 del 18 agosto alle 8 del 19 (buio, temp. 23°-25°C): la foglia sana per ogni cm e per ora emise cm"' di CO^ : 0,002955, ammalata „ „ „ „ : 0,005432. — 87 — Esperienza III: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 37,00; peso secco di un cm" gr. 0,0065) con una foglia con 100 pustole (sup. era- 44,00; peso secco di un cm" gr. 0,0062). a) Dalle ore 10 V» del 17 agosto alle 17 '/o dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27''-29''C): la foglia sana per ogni cm" e per ora emise cm'* di 0: 0,071516, „ ammalata „ „ , . : 0,009930. r) Dalle ore 17 ' ',, del 17 agosto alle 8 ^'. del 18 (buio, tempera- tura 24''-26° C): la foglia secca per ogni cm" e per ora emise cnv"' di CO": 0,014548, „ ammalata „ „ „ „ : 0,006377. Mentre dunque la presenza di un certo numero di pustole eccita (Esperienze I e II) tanto la respirazione che l'assimilazione, se la ma- lattia è in stadio troppo avanzato ambedue le funzioni ne restano de- presse. Traspirazione. Esperienza I : venne confrontata una foglia sana (della superficie di cm" 39,60) con una foglia con molte pustole anche aperte nella pa- gina superiore (sup. cm" 24,00). Dalle ore 18 del 22 luglio alle 8 del 23 (buio): la foglia sana per ogni era" e per ora traspirò gr. di acqua : 0,000387, „ ammalata „ „ „ „ : 0,001011. Dalle ore 8 del 23 luglio alle 14 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta) : la foglia sana per ogni cm" e per ora traspirò gr. di acqua : 0,002209, „ ammalata , „ „ „ : 0,003576. Dalle ore 14 del 23 luglio alle 9 '., del 25 (camera buia): la foglia sana per ogni cm" e per ora traspirò gr. di acqua: 0,000311, „ ammalata „ „ „ , : 0,000852, ossia la foglia ammalata traspirò al buio 2,61 e 2,73 volte la sana, alla luce solo 1,67 volte, e mentre la foglia sana alla luce traspirò 5,70 e 7,10 volte che al buio, la ammalata si tenne a 3,53 e 4,19 volte. Atti deìl'lsl. Boi, dell' Uìiiversìtà di Pavia — Serie II — Voi. IX. ' — 88 — Esperienza II: vennero confrontate due foglie sane (della superfìcie di cm- lti2,80) con due foglie con moltissime pustole (della superfìcie di cm= 76,50). Dalle ore 11 Vs del 17 agosto alle 18 '/.> dello stesso giorno (luce diffusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora traspii'arono gr. di acqua: 0,000510, „ ammalate „ „ „ „ : 0,002145. ossia le ammalate traspirarono 4,20 volte la sana. Insomma la presenza del Phytoptus sulle foglie di vite ne rende molto più attiva la traspirazione, facendo loro perdere nello stesso tempo la sensibilità all'azione eccitatrice della luce. Acqua e ceneri. Da due determinazioni fatte il 18 agosto con diverse foglie sane ed ammalate, ottenni: foffUe s-ane foglie ammalate l'acqua era il . . . 64,08 — 63,56«/o G4,06 — 64,45'7„ del peso fresco, le ceneri erano il . 13,21 — 15,51"/o 12,66 — 13,26''/o „ secco, ogni cm- pesava secco gr. 0.0064 — 0,0066 0,0067 — 0,0066, ogni cm- conteneva gr. di ceneri: 0,000848 — 0,001020 0,000849 - 0,000880. Le foglie ammalate contengono dunque, in generale, meno ceneri. 15. Evonymiis japonicus e Chionaspis Evonymi Comst. AsSniIL.\ZIOXE E RESPIRAZIONE. Esperienza 1: vennero confrontate tre foglie sane (sup. cnr 27,15; peso secco di un cm- 0,0099) con tre foglie molto ammalate (sup. era'- 27,15; peso secco di un cm- 0,0101). Queste ultime, come nelle esperienze seguenti, vennero prima pu- lite e liberate accuratamente da ogni acaro. a) Dalle ore 8 del 1 luglio alle 15 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta, temp. 27°-28''C): le foglie sane per ogni cm- e per ora emisero cm" di 0 : 0.033730, „ ammalate „ „ „ „ : 0,021879. — 89 — r) Dalle ore 15 del 1 luglio alle 8 del 2 (baio. temp. 21''-24°C): le foglie sane per ogni cm" e per ora emisero cm"' di CO": 0,001726, „ ammalate „ „ „ „ : 0,012641. Esperienza II: vennero confrontate tre foglie sane (sup. cm- 46,50; peso secco di un cm- gr. 0,0123) con quattro foglie poco ammalate (sup. cm'- 36,15; peso secco di un cm- gr. 0,0125). a) Dalle ore 10 del 29 luglio alle 16 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta, temp. 31°-33''C): le foglie sane per ogni cm- e per ora emisero cnr di 0 : 0,007509, „ ammalate „ „ „ „ : 0,030614. /•) Dalle ore 16 del 29 luglio alle 9 del 30 (buio, temp. 24°-25° C): le foglie sane per ogni cnr e per ora emisero cm" di CO": 0,008938, „ ammalate „ „ „ „ : 0,018797. a) Dalle ore 9 del 30 luglio alle 15 dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta, temp. 33''-35''C): le foglie sane per ogni cni- e per ora emisero cm" di 0 : 0,008445, „ ammalate „ „ „ , : 0,010679. Esperienza III : vennero confrontate quattro foglie sane (superficie cm- 43,35; peso secco di un cnr gr. 0,0136) con tre foglie ammalate (sup. cm- 36,15 ; pe.so secco di un cm^ gr. 0,0126). a) Dalle ore 9 '/o del 4 agosto alle 16 \/., dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27''-28" C) : le foglie sane per ogni cm- e per ora assorbirono cm^ di ... CO' : 0,001739, emettendo poco 0, le foglie ammalate per ogni cnr e per ora assorbirono cnr di . . „ : 0,005066, senza emettere 0. rj Dalle ore 16 '!, del 4 agosto alle 9 ", del 5 (buio, tempera- tura 24"-25'' C) : le foglie sane per ogni cm- e per ora emisero cm ' di CO-: 0,001858, ed assorb.» cnv^ dio : 0,050188, le foglie ammalate per ogni cm'- e per ora emisero cm^ di . . , : 0,010143, „ „ . : 0,018107. — 90 — Esperienza IV : vennero confrontate quattro foglie sane' (superficie cm' 57.25; peso secco di un cm- gr. 0,0119) con quattro molto amma- late (superficie cin- 44,90; peso secco di un cm- gr. 0,0131). a) Dalle ore 10 V-. del 20 agosto alle 17 '/a dello stesso giorno (luce diffusa, temp. 27"-28"C): le foglie sane per ogni cm- e per ora emisero cnr di 0 : 0,013386, „ ammalate „ „ assorb.° „ „ : 0,0(39032 ed emisero CO"-'. )•) Dalle ore 17 '/, del 20 agosto alle 7 "j del 21 (buio, tempera- tura 24°-26"C): le foglie sane per ogni cm- e per ora emisero cm" di CO": 0,005020, „ ammalate „ „ assorb." „ : 0,036998 ed emisero 0. Esperienza V: venne confrontata una foglia sana (sup. cm- 10,25; peso secco di un cnr gr 0,0130) con una foglia ammalata (sup. cm- 11,50 ; peso secco di un cm- gr. 0,0098). r) Dalle ore 1(3 del 24 agosto alle 12 del 25 (buio, temp. 20"-22''C): la foglia sana per ogni era" e per ora emise cm" di CO-:0,0O36(30, „ ammalata „ „ assorbì „ „ : 0,001031 ed assorbì pure 0. rt) Dalle ore 12 del 25 agosto alle 18 dello stesso giorno (luce dif- fusa, temp. 22° C): la foglia sana per ogni cm'- e per ora emise cm-'' di 0: 0,037298 ed assorbì cm-' di C0=: (_),014711, la foglia ammalata per ogni cm- e per ora emise cm-' di . . . „: 0,000601 „ „ „ : (»,017205. Risulta dunque che l'azione del parassita si può manifestare o in un eccitamento della funzione assimilatrice (Esperienza II), o in nu indebolimento (Esperienza I) spinto fino a lasciare apparire solo i ri- sultati della respirazione (Esperienza IV), e spesso in perturbamento nel rapporto volumetrico dei gas assorbiti ed emessi. La respirazione invece è di solito aumentata, pur potendo variare irregolarmente il quoziente di respirazione. — 91 — Traspirazione. Esperienza I : vennero confrontate due foglie sane (della superficie di cm- 18,00) con due foglie ammalate (della superficie dì cm- 17,00). In questa, come nelle esperienze seguenti, gli acari vennero la- sciati sulle foglie ammalate. Dalle ore 10 del 1 luglio alle 15 ^j., dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta): le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000675, „ ammalate „ „ „ , : 0,004235. Dalle ore 15 '/, del 1 luglio allo 10 V;. del 2 (buio): le foglie sane per ogni cm^ e per ora traspirarono gr. di acqua; 0,000274, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000325. ossia le foglie ammalate alla luce traspirarono 6,27 volte più delle sane, al buio solo 1,18 volte di più; le prime alla luce traspirarono 13,03 volte più che al buio, le seconde 2,46 volte. Esperienza II : vennero confrontate sei foglie sane (della superficie di cm^ 59,50) con quattro foglie ammalate (della superficie di cm- 36,20). Dalle ore 8 del 9 luglio alle 10 ^j, dello stesso giorno (luce dif- fusa e luce solare diretta): le foglie sane per ogni era' e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,004154, „ ammalate „ „ „ ., : 0,002264. Dalle ore lU Va del 9 luglio alle lU del 12 (camera buia): le foglie sane per ogni cm^ e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000625, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000304. Dalle ore IO del 12 luglio alle 17 dello stesso giorno (luce diffusa e luce solare diretta): le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,001188, ammalate „ „ „ „ : 0,001156, ossia le foglie ammalate alla luce traspirarono 0,54 e 0,97 di quanto traspirarono le sane, al buio solo 0,48; le prime alla luce traspira- rono 7,44 e 3,80 volte più che al buio, le seconde solo 6,64 e 1,90. Esperienza III: vennero confrontate due foglie sane (della super- ficie dicm'- 24,30) con due foglie ammalate (della superficie di cm- 26,60). — 92 — Dalle ore 8 del 29 luglio alle 11 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,00 1 879, „ ammalate „ ., „ „ : 0,003731. Dalle ore 11 del 29 luglio alle 17 dello stesso giorno (buio): le foglie sane per ogni cnr e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000315, „ ammalate „ ,, „ „ : 0,000726, ossia le foglie ammalate alla luce traspirarono 1,98 volte più delle sane, al buio 2,30; le prime alla luce traspirarono 5,13 volte piii che al buio, le seconde 5,96. Esperienza IV: vennero confrontate quattro foglie sane (della su- perficie di cm- 44,90) con quattro foglie ammalate (della superficie di cm= 41,85). Dalle ore 8 del 29 luglio alle 11 dello stesso giorno (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,(»00267, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000189. Dalle ore 11 del 29 luglio alle 17 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm= e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000289, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000234. Dalle ore 17 del 27 luglio alle 8 del 30 (buio): le foglie sane per ogni cm" e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000118, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000106. Dalle ore 8 del 30 luglio alle 11 dello stesso giorno (luce diffusa): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000289, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000230, ossia le foglie ammalate alla luce traspirarono 0,80 e 0,79 di quanto traspirarono le sane, al buio 0,74 e 0,89; le prime alla luce traspira- rono 1,17 e 2,20 e 2,16 volte più che al buio, le seconde 1,08 e 2,44. Es-periema V : vennero confrontate tre foglie sane (della superficie di cm^ 27,50) con tre foglie ammalate (della superficie di cm- 26,10). Dalle ore 8 del 2 settembre alle 11 dello stesso giorno (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000315, „ ammalate „ „ y> -iì '■ 0,000153. — 93 — Dalle ore 11 del 2 settembre alle 18 dello stesso giorno (luce dif- fusa) : le foglie sane per ogni cm= e per ora traspirarono gr. di acqua: 0,000270, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000197, ossia le foglie ammalate alla luce traspirarono, 0,73 di quanto hanno traspirato le sane, al buio 0,48: le prime alla luce traspirarono 1,28 volte più che al buio, mentre le seconde solo 0,85. Esperienza VI: vennero confrontate due foglie sane (della super- ficie di cm- 16,80) con due foglie ammalate (della superficie di cm^ 21,70. Dalle ore 8 del 2 settembre alle 11 dello stesso giorno (luce dif- fusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora ti'aspirarono gr. di acqua: 0,000376, „ ammalate „ „ „ , : 0,000291. Dalle ore 11 del 2 settembre alle 18 dello stesso giorno (buio): le foglie sane per ogni cm- e per ora traspirarono gr. di acqua : 0,000119, „ ammalate „ „ „ „ : 0,000138, ossia le foglie ammalate alla luce traspirarono 0,77 di quanto hanno traspirato le sane, al buio 1,1-5 ; le prime alla luce traspirarono 3,15 volte più che al buio, le seconde 2,10. Esperienza VII : vennero confrontate due foglie sane (della superficie di cm^ 11,45) con una foglia poco ammalata e pulita (della superficie di cm^ 4,85) e con due foglie molto ammalate (della superficie di cm^ 7,50) tutte isolate tra loro e poste su un foglio bianco colla pagina superiore rivolta in alto. Dalle ore 9 '/., del 18 agosto alle 11 dello stesso giorno (luce dif- fusa) : le foglie sane per ogni cm- e per ora perdettero gr. di acqua: 0,000582, la foglia poco ammalata „ „ perdette „ „ : 0,000686, le foglie molto ammalate „ „ perdettero „ „ : 0,000904. Dalle ore 11 del 18 agosto alle 15 \', dello stesso giorno (buio): tutte le foglie, sane ed ammalate, per ogni cm^ e per ora perdettero gr. 0,000230-0,000232 di acqua, ossia le foglie ammalate perdettero più acqua delle sane alla luce, mentre al buio ne perdettero quan- tità eguali. — 9-± — Da tutte queste esperienze risulta che l'effetto della malattia sulla traspirazione è assai vario, dipendendo forse dalla intensità del male e dalle condizioni esterne (luce e calore) che si avevano quando si erano staccate le foglie da sperimentarsi : talora (Esperienze I, III e VII) le foglie ammalate traspirarono di più, talora di meno delle sane (Esperienza II, IV, V e VI); spesso la luce eccitò più la traspira- zione delle foglie sane che quella delle ammalate, qualche volta però accadde il contrario. Acqua e ceneri. Da tre determinazioni fatte il 5 e il 18 agosto ed il 2 settembre con parecchie foglie sane ed ammalate (dopo averle ben pulite) ottenni: fo^^lie sane fog^Iie aninialate l'acqua era il . . 67,82 — 69,65 — 68,45''/u 74,75 — 72,91 — 70.40% del peso fresco, le ceneri erano il 12,90 — 11,76 — 12,10"/u 17,33 — 15,80 — 20,02''/(, del peso secco, ogni cm- pesava secco gr. 0,0088 — 0,0103 — 0,0112 0,0075 — 0,0118 - 0,0114, ogni cm- conteneva gr. di ceneri: 0,00113 — 0,00 122 — 0,00 214 0,00190 — 0,00276 — 0,00310, ossia le foglie ammalate contengono più acqua e più sostanze minerali che le foglie sane. — 95 CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI GENERALI. Da tutte le esperienze sopra descritte parmi si possa concludere: 1) che i diversi parassiti studiati possono, in determinati gradi di sviluppo, esercitare un'azione eccitante sopra le varie funzioni degli organi attaccati, mentre in altri gradi sono deprimenti; 2) clie tale potere eccitante si manifesta più sulla respirazione che sull'assimilazione clorofilliana, la quale può trovarsi depressa quando ancora la prima è attivissima; 3) clie l'azione eccitante sulla assimilazione clorofilliana è mag- giormente esercitata dagli Aecldium ed in genere dalle Uredinee; ■1) che la traspirazione è quasi sempre maggiore negli organi ammalati che nei sani (segno evidente che il protoplasma ammalato perde la capacità di trattenere l'acqua), salvo qualche raro caso (Cliio- naspis) ; 5) che anche la sensibilità del protoplasma ad aumentare la tra- spirazione sotto l'azione della luce può essere resa maggiore dai paras- siti in determinati gradi di sviluppo, o può essere depressa. E aumen- tata quando viene eccitata anche la assimilazione; 6) che parecclii dei parassiti studiati non hanno un' azione di- retta, regolare e costante sulla quantità di acqua e di sostanze minerali contenute negli organi ammalati e clie queste quantità pare siano in relazione e colla traspirazione e colla assimilazione clorofilliana. Si consideri ora che un'azione eccitante sulla respirazione la eser- citano, se somministrate in piccole dosi, molte sostanze velenose. Se- condo Jacobi ^ diversi cloruri, nitrati ed alcaloidi iianno tale azione sopra la respirazione delle piante sommerse; secondo Kosinski ^ certi sali me- tallici e traccie di alcaloidi agiscono nello stesso modo sui funghi; e cosi pure abbiamo precise osservazioni del Morkowine ^ sull'azione ec- ' B. Jacobi, Veber den Einfluss verschiedener Substameii auf die Athmung und Assimilation submerser Pflanzen (Flora, 1899j. ^ J. KosiKSKi, loc. cit. ' N. Morkowine, Rechercìies sur l'influence des alealo'ides sur la respiration des plantes (Rev. gén. de Bolanique, Paris, 1901), e: Ueher den Einfluss der Ke/Zìcirkun- gen auf die intramoleculare Athmunrj der Pflanzen (Ber. d. deuls. Hot. Ges., Bd. XX[, 1903). — 96 — citante la respirazione degli alcaloidi e del Nakamura ' su quella (ìel- l'acido borico. Finalmente in un recente lavoro di Bingliam Copeland - è provato clie tutti i veleni, somministrati in certe dosi, funzionano pure da stimolanti. E per riguardo alla traspirazione, il Woods ^ lia visto clie l'azione acceleratrice di certe sostanze non ha nulla a che fare colla loro azione sul funzionamento degli stomi (come il Miiller Thnrgau vorrebbe soste- nere per certi parassiti vegetali), ma dipende da una vera diminuzione della capacità del protoplasma cellulare a trattenere l'acqua. E un'azione simile risulta appunto dalle mie esperienze, specialmente da quelle fatte colle foglie di Eooinjmus attaccate da Oidium dopo avere accuratamente asportato dalle loro superficie ogni traccia del parassita che potesse servire ad ingrandire la superficie evaporante, e piili ancora da quelle fatte colle foglie di Portulaca attaccate dal Ci/stopiis e clie traspiravano più delle sane anclie sulla pagina inferiore, dove il parassita non era comparso. E naturale pertanto pensare che gli organismi pai'assiti agiscano sulle piante ospiti per mezzo di .sostanze segregate, le quali in princi- pio, e cioè in dose debole, servirebbero come eccitanti, in seguito invece avrebbero azione debilitante e deprimente. Tali sostanze velenose sa- rebbero diverse da specie a specie o almeno da gruppo a gruppo, e così si spiegherebbe il modo speciale di comportarsi di certi funghi, come gli AecidUun, e di certi gruppi come le Uredinee. Si verrebbe cosi a generalizzare quanto si è già ammesso per al- cuni parassiti, come per esem[>io per le BotrijtÌ!<, per le quali Biisgen, ' Nordhausen ^ e Smith'' parlano di segregazione di veri veleni. Sulla natura delle sostanze segregate è difficile dire perù qualche ' M. Nakamura, Can borie acid exert a stimuìanl action o/ì planis? (Bull, of tlic College of Agrilculture, Tokyo, Voi. V, 1903). ^ E. BiNGHAM Copeland, Chemical stimulntion and the evoliUion of carhon dioxid {The Botanical Gazeite, Chicago, Voi. XXXV, 1903). In questo lavoro souo raccolti pure molti dati bibliografiiji sull'azione stimolante di parecchi veleni sopra i funghi e sopra le alghe. ' F. A. Woods. .S'omc recent investiiiations of llic evaporatioii of water from pianta {The Botanical Gazette, Chicago, 1903). ■* M. BiisGEN, Ueher einige Eigenscliaften der h'eimìinge parasitisclter l'ilze (Bot. Zcitung, 1893, I Abth.). '■" M. NoHDUAUsEN, Beitn'ige zur Biologie parasiliirer l'ilze {Pringsheim's Jahrh. f. w. Boi., Bd. XXXIir, 1899). " K. E. Smith, The parasitism oj Bntrgtis cinerea {The Botanical Gazette, Chi- cago, 1902, Voi. XXXIII). cosa. Le recenti ricerche di Kostytschew \ di Maxiniow " ed altri fa- rebbero dubitare trattarsi di fermenti del gruppo delle ossidasi e zi- niasi, però l'argomento merita essere profondamente studiato e forse l'esame delle foglie di Econi/mus attaccate dal Chionaspis (le cui fun- zioni vanno soggette a tante variazioni) potrà servire a dare in pro- posito risultati interessanti. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, ottobre 1904. ' S. Kostytschew, Ucher Athhìicììi/semi/me der Sch.immclpilse (Ber. d. deuts. hot. Ges., B(l. XXII 1904). ^ N. A. Maximow, Zio- yrar/e iihcr die Atlinnuig (ibidem). ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. NUOVO APPARECCHIO PER L'ANALISI DEI GAZ EMESSI DALLE PIANTE Nota del Dott. GINO POLLACCI, iloiente di Botanica air Università ed Aiuto presso V Istituto Botanico di Pavia. Esistono numerosi apparecchi per l'analisi dei gas, sono però tutti 0 di difficilissimo uso o di pochissima precisione. Nella fisiologia ani- male e specialmente in quella vegetale, dato il moderno indirizzo delle ricerche sperimentali è riservato all'analisi dei gas, una grande impor- tanza e chi ha lavorato in tale ramo di scienza, ha certamente sentito la mancanza di un apiiarecchio di utilità veramente pratica, il quale possa essere facilmente usato senza difficoltà, senza perdita di molto tempo e pericolo continuo di errtìri a causa dei numerosi lavaggi, cam- biamenti di pipette, di liquidi assorbenti ed operazioni di unione delle varie parti dell'istruuiento. Non è qui il caso di descrivere gli apparecchi già noti e di enu- merarne i difetti, è bene però far notare che la maggior parte dei fisio- logi botanici, stando alle loro pubblicazioni, adoprano degli apparecclii poco esatti per l'analisi quantitativa di una miscela di gas e dalle loro esperienze di conseguenza possono derivarne delle conclusioni non giuste.' ' In molti laboratori di Botanica, per esempio, si usa l'apparecchio detto di Bon- Niicp. e Mangin (vedi Aubert E., Nouvel Appareil de jlf. M. Bonnier e Mangin pour fAìtalyse de-f Ga:-, in Reviie Generale de Botanique, T. Ili, 1891) col quale si dovrebbe assorbire coiapletaraeiite i gas di una miscela soltanto colla parte del liquido assor- bente rimasto aileso alle pareti di un tubo capillare entro cui è stato fatto semplice- mente scorrere e dopo che una colonua di mercurio è passata sopra tale piccola traccia per due volte consecutive. In pratica' invece sta di fatto che per esempio l'ossigeno è assorbito lentamente Atll (leH'Isf. Bot. dell' Uiiinersità di Pavia — Serie II - Voi. IX 8 — 100 — Durante licerclie fisiologiclie botaniche che da alcuni anni hu in- trapreso, ho avuto occasione di usare pressoché tutti gli apparecchi noti per le analisi dei gas e dopo il loro uso comparativo e dopo i vari difetti notati, ho studiato e fatto costruire un nuovo istruniento il quale modificato nel modo che dirò, è stato da me usato con sensibile van- taggio su tutti gli nitri e quimii lo propongo agli studiosi perciiè di facile maneggio e nello stesso tempo di sufficiente esattezza. Questo nuovo apparecchio è costruito e messo in vendita completo dalla Fabbrica d'Istrumenti scientifici Mangini e C, via Ospedale, Pavia. Esso consiste, come si vede nelle figure annesse a questa nota, in una buretta di vetro (a) lunga un metro, della quale la metà supe- riore è capillare e l'altra metà invece ha un diametro interno di circa due centimetri. La buretta è divisa in centimetri cubici e tutta la parte capillare giunge sino al secondo centimetro cubo, mentre tutta la bu- retta oltrepassa i centodieci. I vantaggi di questa divisione sono di potere operare su molta aria (centodieci centimetri cubi) e nello stesso tempo su piccolissima quantità perchè i primi due centimetri cubi sono divisi in duecento divisioni. Questa buretta è circondata da un manicotto (//) pure di vetro, contenente dell'acqua a temperatura costante, il cui ufficio è di mante- nere l'aria nella buretta alla stessa temperatura. Alla parte inferiore della buretta è attaccato un tubo di gomma (t-) il quale a sua volta è in comunicazione con una boccia mobile ((/) contenente mercurio od acqua (a seconda dei gas che si vogliono analizzare) destinata a pro- vocare il cambiamento di livello del contenuto della buretta (a). La boccia (d) la si innalza ed abba^^sa per mezzo di due sostegni mobili (e, f) portati da un'asta metallica (r/). L'estremità superiore della buretta la) è chiusa da un semplice tappo (//) smerigliato munito di un s.\ tubo adduttore; -, bacinella con mercurio od acqua. — I. Pipetta semplice di Hempeì\ H. Pipetta doppia; HI. Pipetta per combustione- . 2. Porzione della Buretta. (Le lettere corrispondono a quelle della tìg. 1) , 3, AsticeUp mohili porta pipette, . 4. Pipetta d'ai'sorbin/cit/u Wiicaxdkr. . 5- Pij)efta d'aii^<-rh}iiifiiifo RniDinEK. — 102 — Il tappo smerigliato è reso poi a perfetta tenuta d'aria pei- mezzo di lina piccola doccia (o) entro la quale si pone del mercurio. li manicotto refrigerante (ò) che circonda la buietta in) è portato da due ganci a C {p, q\ la cui apertura permette di leggere le gradua- zioni di tutta la buretta. Questi ganci sono mobili per una vite che scorre sopra una robusta asta di sostegno (r) a largo piede. Il gancio superiore (p) è munito di tre brevi asticelle (.s) fìsse, sulle quali per mezzo di spianghette forate (vedi fìg. 31 e delle viti vi si possono far scoi'rei-e, alzare ed abbas.sare diverse asticelle {t) colle quali si forma un telaio atto a sostenere pipette di assoi'bimento di qualunque modello. Le pipette di assorl)ÌMiento con piccoli gancetti a vite (.*-•) sono fer- mate al telaio e sono riaccordate ai tre rami {L m, h) della buretta con un tubo capillare di gomma'. Ho osato varie forme di pipette, ma ho dovuto concludere che nella pratica, la forma più conveniente è quella proposta da Hempel, e che come è noto consiste in due bolle a diverso livello comunicanti fra loro per un tubo (vedi fìg. 1). Di queste bolle la più bassa termina con un tubo capillare, il quale va poi in comunicazione colla buretta. Questo tubo capillare nelle pi- pette che trovansi in commercio è storto a V: invece per l'applicazione all'apparecchio sono da preferirsi a tubo capillare diritto (come nel di- segno della figura) e di volume assai minore di quelle che usualmente si trovano in commercio. In ogni apparecchio è bene che la pipetta di mezzo sia a 4 bolle, essa serve per liquidi facilmente ossidabili, giacché le due ultime bolle che si riempiono di acqua tanno da tappo idraulico. Volendo, invece delle pipette Hempel si possono attaccare all'ap- parecchio i nuovi recipienti d'assorbimento di F. Reidiger-. Tale pipetta è costituita (hi due vasi cilindrici comunicanti fra di lont; uno di questi vasi è munito di un rubinetto a due viti e di un tubo capillare che penetra fino alla parte inferiore del primo vaso e serve a portare il gas da analizzarsi in contatto dell'assorbente; tale gas però è costretto a gorgogliare attraverso tutto il liquido, ed in questo sta il vantaggio di tale pipetta; il gas non assorbito si accumula nella parte superiore dello stesso vaso e viene riportato nella buretta per la misurazione passando da un breve tubo capillare fisso all'apice della pipetta. • Possono essere saldati direttamente ai rami della Iniietra, ma la pratica lia in- segnato che l'apparecchio allora re.sta troppo fragile. * ('hemiker-Zeitnnoi il rubinetto in direzione di //, si introduce il gas entro la pipetta eudiometro IH-', e si mescola colla miscela nota; resa incandescente colla corrente elet- trica la i)iccola siiirale di platino di cui è munita la pipetta, si bruciano i gas combustibili e dalla contrazione di volume si risale con facile calcolo alla qualità e quantità di gas che lianno bruciato, tenendo na- turalmente conto della miscela nota introdotta nell'eudiometro, come insegnano del resto tutti i trattati d'analisi (vedi Bunsen, 1. e. p., AViNKLER. idem, IlEMPEri, iilem, Lunoe, Taìir/lci/ fiìr Grifiaìiaìi/seu, ecc., 1900, ecc. |. Il volume residuo del gas die non è stato assorbito dalla 1.^ pi- petta, né dalla IP e ciie non ha bruciato nella IIP* ci dà il volume d'azoto contenuto nella miscela che si voleva analizzare. E facile poi da questi numeri calcolare la proporzione per H»0 dei gas mescolati. E bene notare che la determinazione volumetrica del biossido di carbonio è necessario farla prima di quella dell'ossigeno poiché la so- luzione assorbente del iiirogaliato potassico è alcalina ed oltre l'ossi- geno assorbirebbe quindi anche del (;0-'. 105 * l);i (luanto è stato detto appare che in breve tempo e couleinpu- raueamente si può avere una deteniiiuazione volumetrica completa di diversi gas e si possono fare diverse analisi senza smontare le varie parti deirappareccliio; di modo che esso può tornare di molta utilità per i fisiologi non solamente per il dosaggio di atmosfere in cui hanno respirato ed assimilato delle piante, ma anche per l'analisi di gas con- tenuti nei tessuti interni dei vegetali, entro ai quali affilando il tubo capillare / si può fare la presa d"aria direttamente; come pure con esso si (>uò dosare con molta precisione i gas che si sviluppano dal terreno, dalle fermentazioni, ecc., ecc. Istituto Botanieu di Pavia. — Dicembre 1904. ISTITUTO BOTANICO DELLA 1{. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LA-BORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI (la GIOVANNI BRIOSI. L'ISOLA GALLINARIA E LA SUA FLORA Nd E IVI O R I A Dott. GINO POLLACCI Dirimpetto alla graziosa cittadina d' Albenga, a due cliilometri circa ili linea retta, sorge nel mare Tirreno la piccola isola tiallinaria 0 Gallinai'a, nota anche col nome d'isola d'Albenga. I primi scrittori che fanno menzione di quest' isola soìw Marco Terenzio Varrone ^ (114 + 27 av. C.) e Lucio Giunto Columella -, i quali dicono chiamarsi GalUnaria dalla grande quantità di galline che vive- vano nell'isola. Così Varrone nella De re rustica scrive " Ah his gallinis dicitur insula GalUnaria, quae est in Mari TJnisco, secundiim Italiam, conlra montes Licjusticos et Albium Ingaunnm ,, e Columella, spiegando la stessa etimologia, afferma che tale specie di galline plurima est in in- sula, quam nante in Ligustico mari sita j^roducto nomine alitis Gallina- riam vocitavernnt. II Prof. E. Desjardins ' dice che l'isola Gallinaria fu rappresen- tata neir Orhis l'ictus per cura di Agrippa nei Portici di Polla sotto il nome di GcdUala. Poi si hanno delle notizie storiche che dicono esservisi il santo vescovo Martino di Tours rifugiato nel principio del IV secolo del- l'era volgare per sfuggire alle persecuzioni di Ansenzio vescovo Ariano » Varroxk M. T., De re rustica, lib. III. C. IX. - CoLrMELi.A L. G., Be re rustica, lib. Vili, C. II. ' Desjaiioins e , Tahle de Peutinger d'aprcs l'orir/iniil conserve à Vienne, pre- cede d'une introduclion historique ecc. . . . Paris, 1870. Aili deU'lsf. Bot. dell' Uni versila di Pavia — Serie li — Voi. IX. 9 — 108 — in Milano e pare che nelT isola vivesse per qualche tempo in una ca- verna che da lui poi prese il nome. In seguito, vi dimorarono i Benedettini fondandovi un convento ed una chiesa. Lo storico Pietro Gioffredi ^ (nato a Nizza nel 1629) narra che l'isola fu abitata da religiosi che ad imitazione dei monaci Lorinesi e Gorgonesi vivevano quivi una vita pMtosto angelica che umana, ufficiando una cìii-ota chiesa dedicata a S. Martino in memoria del soggiorno che quel vescovo vi fece -. L'epoca precisa della fonda- zione di tale abbazia non si può con sicurezza affermare, certo però il suo incremento non risale che al decimo secolo. Secondo il Mabillon^ il primo abate della Gallinaria sarebbe Agiuulfo od Arnulfo, il quale ottenne da Gregorio VII la conferma della sua elezione nel 1064; e da una bolla di Innocenzo YIII risulta che la collazione di questa abbazia era riservata ai sommi pontefici ^ e fra questi ebbe una speciale predilezione per l'isola papa Alessandro III, il quale nel 1162 ivi aveva riparato in causa di una improvvisa tempesta e vi aveva celebrato una messa''. Fu questo papa che nel ] 177 tolse l'abbazia dalla giurisdizione del monastero di Caramagna e la sottopose a quella del- l'arcivescovo di Genova. Dei fabbricati, del convento e della chiesa non restano che po- ' Pira, vedi: Sul soggiorno di S. 3Iartino vescovo di Tours nell'isola di Gal- linaria. Porto Maurizio, lh08. - Gioffredi P., Storia e corografia delle Alpi marittime, Nizza. ^ Rossi G., Storia della città e diocesi d'Albenga, ISTO. ■* L'Abliazia era detta dei SS. Maria e Martino di Gailiuaria e gli abati uomiuati furoiio nel 10G4 Agiiuilfo o Arnulfo; nel 1123 certo abate Giovanni. Infatti nel 1125, Gualfredo liglio di Guadernone e Lucia sua moglie da Albeuga, fanno donazione a Giovanni abate della Gallinaria di una loro vigna (in Archivio di Albenga, Per- gam., n.° 982); nel 1145 abate Giuseppe, nel 1169 Raimondo, nel 1253 Anselmo, nel 125S Arnaldo. A proposito di questo abate risulta dalle Pergamene dell'Aroliivio di Albenga (n.» 2~8, 289) che in un mattino di maggio del 12(38, una avvenente gio- vane, figliuola di certo Francesco Nuca avviata a quanto pare alla chiesa del Mona- stero fu audacemente rapita da questo abate Arnaldo e non sì tosto corse nella città la notizia di tale ratto, il popolo si levò a tumulto ed il podestà per evitare mag- giori mali dovette fare incarcerare il colpevole e tradurlo a Genova; tuttavia non pare venisse rimosso dal grado suo. Nel 1280 fu abate certo Giovanni; nel 1331 Sil- vestro; nel 1308 Federico dei Marchesi di Ceva; nel 1398 Pietro del Carretto; nel 147.3 si incominciò a concedere in commenda, e l'ultimo investito nel 1797 si fu il geno- vese Giustiniani. Per regio decreto del 1845 confermato da bolla pontificia veniva ri- stabilita l'abbazia, e la nomina cadeva sul vescovo della città, monsignor commendatore Raffaele Biale (Rossi, 1. e). ^ Seiieria, Secoli cristiani della Liguria. Voi. 2, pag. 488 ed in Schiaffi.no, Storia ecclesiastica della Liguria. — 109 — chissimi avanzi; invece è ancora discretamente conservata una vasta cisterna coperta ed una bella torre circolare, alta 15 metri, con feritoie e piccolo ponte levatoio. Questa torre, visibile a qualche cliilometro dal mare, a detta del Gioffredi ^ era destinata per dubbio dei corsari a dare coi fuochi i segni dei vascelli che accade di vedersi in quei mari ; la torre fu restaurata e riedificata in parte nel 1586 sotto l'ispezione di Galeazzo De Negro podestà di Albenga -. Nella vasta cisterna per acqua piovana situata anch' essa nella parte più alta dell'isola, scrive il Navone ^, corsali barbareschi vi attin- sero spesse fiate dell'acqua *. L'Isola venne acquistata verso il 1869 dal banchiere signor Leo- nardo Gastaldi di Porto Maurizio, il quale vi fece fabbricare sugli avanzi del convento, una bella palazzina circondata da alta muraglia; alla morte del signor Gastaldi, gli eredi trascurarono la custodia della isola e la palazzina venne quasi completamente saccheggiata e rovi- nata. — In quest'anno fu l'isola acquistata dal signor Michele Riccardi di Milano, noto collezionista di piante, il quale ha già incominciato a far riparare la palazzina e fa conto di tentare nei luoghi riparati del- l'isola, ricche colture esotiche ornamentali. L'isola Gallinaria si presenta all'osservatore che la guardi dalla spiaggia come un grosso cono troncato sporgente a picco sulle acque e che verso ponente protende dalla base una breve diramazione. — Il contrammiraglio Albini ' fece delle misurazioni dalle quali risul- terebbe che r altezza massima dell'isola sul livello del mare è di metri 78, la periferia di circa un miglio, la distanza dalla punta della Crena un miglio scarso. — Latitudine 44« 1' 22''; Longitudine di Pa- rigi 5° 53' 30''. Salzig^ nel 1866 prese dell'isola Gallinaria le seguenti misure; ' GiofFREDi P., Storia e corografia delle Alpi marittime, Nizza. ^ Tale lavoro costò alla città: lire ottocentoquattordici, soldi dieci e denari otto; così da atto 17 luglio 15S6 del notaio Enrico Riva conservato negli Archivii Pubblici d'Albenga (Cart. 100). ' Xavone G., Passeggiata 2)er la Liguria occidentale fatta nel 1627. Ventimiglia. Stamperia Vescovile, 1832. * Molte notizie storiche mi furono favorite dal ohiariss. cav. Giuseppe Chiozza di Loano, distinto cultore delle cose storiche liguri e dal sig. avv. E. Marengo sotto- archivista dell'Archivio di Stato di Genova, ai quali mi è caro, in questa occasione, porgere le mie sentite grazie. ^ Albini G., Guida del navigatore. Genova, 1855. ' Salzig Ff, 0 F. Salino, L'isola Gallinaria, 1866. — no — Distanza dell'isola in linea retta da Albenga m. 2500 — Distanza di Albenga dal mare m. 1000 — Distanza dell'isola dal capo Vadino m. 2156 — Distanza dal lido (punto più vicino) m. 1512 — Lembo di terreno dal mare al monte piìi vicino m. 475. Circonferenza dell'isola m. 1534 — Altezza dell'isola sul livello del mare, m. 87. — L'Arduini '-■ scrive che dal Prof. Frescura ebbe i seguenti dati riguardanti l'isola Galiinaria : Distanza minima dalla costa sabbiosa (presso la foce del torrente Aravenna) all'isola Galiinaria m. 1.300 — Distanza dalla costa rocciosa (sotto a C. Colombara) all'isola m. 1600. — Massima lunghezza m. 470 — Massima larghezza m. 450 — Altezza sul livello del mare dal punto trigonometrico (posto a 44° 01' 29". Lat. N. E. 8" 13' 39" Long. Est. Greenw.) 90 metri. L'ammiraglio Macpiaglii" a bordo della E. Nave Washington trovò die il tratto di mare il quale separa l'isola dalla terra è jìrofondo dai 12 ai 13 metri. IjArdiiìni ■' attesta che un profilo, tracciato dal Capo di Santa Croce alla Galiinaria, dimostra che il fondo marino si fa sempre più profondo verso l'isola; cosi pure il profilo della punta Crena alla Gal- linara segna la massima profondità presso l' isola. Il graduale salire del fondo verso la spiaggia è interrotto a mezzo il profilo, da una de- pressione. Verso l'alto mare il fondo è fangoso e cresce di un tratto in profondità, mentre fra l'isola e la costa è sabbioso e coperto di alghe. In alcune carte geografiche di vecchia data si trovano segnati tre scogli, uno a ponente, uno a levante ed uno a mezzanotte, ma presentemente, se ci sono, non emergono dalle acque ^. La Galiinaria ha i fianchi ripidi e quasi inapprodabili, tranne che al nord dove in un declivio non forte, va a finire in mare che in tale luogo è poco profondo. Qui vi è un piccolo seno dai marinali detto Porticciuolo, od anche della Madonetfa. In questo seno si entra passando per un breve e tortuoso canale ' Arddini V., L'isola Gallinai-in. Atti Soc. lig., p. 19i>. Genova, 1897. - Mag.saghi G. B., Caria idrografica del Golfo di Genova. Genova, 1884-85. '' Arddini V., L'iso'a Galiinaria. Genova, 1897. ■* L'Arduini (1. e.) scrive che tali scogli si riscontrano noi Thcatrum orhis ter- rarum dell'Ortelio (l.i7.5j; ricompaiono neU'.4/•/(■« Z//sc/a; presen- ■ Kossi G., Storia della città e diocesi di Albenga, 1870. ^ Orlandi S. e Rovereto G., Ueìazione della gita fatta all'isolotto ed alia grotta di Bergeggi il 10 giugno 1894. Genova, 189i. ^ Navone D., Ligaitnia, pag. 57. * Navone G., Passeggiata, ecc. (1. e.) ed in Mai.neri B. E., Ingaunia. Roma, 1884. — 113 — temente non si trova sull'isola la menoma traccia di serpe, nemmeno dei più innocui. Tatti gli autori invece sono concordi nel dire che l'isola fu sempre popolata di conigli selvatici, ed anzi in alcune epoche in grande quantità: cosi, ad es., si legge nello Salzig^ che neW isola le erbe scar- seggiano, perchè distrutle dai molli conigli selvatici, e vi è assenza di -piante d'alto fusto benché il terreno sin adaftafissiino alla loro coltura, perchè i piccoli abitatori fanno l'effetto delle capra e delle pecore sui monti, cioè di- vorano i germogli appena nati, e il Giustiniani, nei suoi Annali della Bep. di Genova, che videro la luce un anno dopo la morte dell'Autore, nel 1537, accennando all'isola Gallinara, afferma che è disabitata, piena di conigli. Quesii animali furono poi quasi completamente distrutti dal defunto proprietario signor Gastaldi, il quale riuscì a farlo introdu- cendo nell'isola delle volpi, che in seguito non trovandovi piìi nutri- mento, scomparvero, dicono i pescatori, attraversando a nuoto il tratto di mare che separa l'isola dalla terra. Il Navone - parla anche del ranco corvo il ([uale nidifica fra i sassi della Gallinaria e che egli vide diverse volte a svolazzare sopra la sua testa. Il signor .Gastaldi vi tenne allo stato selvaggio il daino. Il Dottor Arduini recentemente vi ha trovato comuni i nidi di Tin- nunculus alaudarius, di Monticola cj/anus, di Ergthacus rubecula, di Cy- pselus melba e praticò scavi in alcune grotte trovandovi un osso umano mal conservato, appartenente al bacino, degli ossi di Lepus cuni- culus e frammenti di ossi di Mus vicino alla sp. tectormn od -AWAleraH- drina ed ossa di uccelli appartenenti al genere Turdus od all'ordine dei Palmipedi '. Per mio conto durante le mie visite all'isola mi è stato dato di vedere innanzi tutto numerosi gabbiani che si fermano di pre- ferenza sulle roccie a sud dell'isola e spesso ho visto anche voli di numerose anitre selvatiche, poi diversi uccelletti insettivori e qualche uccello del genere Ardea. Non pochi falchi vi nidificano e specialmente sopra le roccie del Corno. Ho avuto poi occasione di trovare fra le anse delle roccie a picco del versante a sud dell'isola, sulle quali ho potuto scendere, non poche penne ed ali di quaglie, ralli, beccaccie e colombacci lasciate come avanzi di pasto di uccellacci di rapina. Numerosi topi abitano l'isola e specialmente nei pressi del Porticciuolo: sugli scogli che cir- condano la Gallinara si trovano parecchi crostacei e molluschi fra i quali comunissimi la Fisa armata, il Platyonicus nasuius, molti Balanus ' Salzig Fr., L'isoìa Gallinaria, 1SG6. ^ Navone G, Passei/giata per la Liguria occidentale. Veutimiglia, 1S32. ' Arduini V., L'isola Gallinaria. Genova, lb97. — 114 — e Monodonfa, Patella e Littorina. — Intorno poi all'isola è abbondan- tissimo il pesce ed in questa località si concentrano si può dire tutti i pescatori dei paesi vicini dove fanno maggiore preda ciie in altre parti del mare. In antico esisteva una tonnara che era stabilita fra la terra ferma e l'isola dalla parte di Vadino e tale tonnara era ancora in esercizio nell'anno 1667 '. In quanto alla Flora, di pubblicato non c'è quasi nulla perchè le notizie botaniche si riducono a queste : Cotialasso scrive che alla cima dell'isola vi éòìio molti elevati cirgnlti di Elleboro che rendono tale parte assai fronzuta. — Cosa intenda di dire questo autore per Elleboro non saprei, percliè di Elleboro nell'isola non ne lio visto traccia e l'errore si appalesa ancora dal determinarli col specifico di molto elevati virgulti-; il Cotfalasso probabilmente avrà vo- luto parlare delle Euforbie. Il Navone dice che nell'isola ha trovato traccio di antica coltivazione con virgulti di fico, d'olivo, e di vite. — Nella descrizione di Genova e del Genovesato del 1845 (Genova Tip. Feriando, Voi. 1° Parte II* - Regno Vegetale - Carte II) è scritto che distiuguesi risoletta di Gallinara per la Ferrala commnnis e la Scilla maritima. — ho Sahic/ (1866) dice: che gli arboscelli e cespugli che co- prono l'isola, in media hanno l'altezza di metri 1.50 ; fra essi si reggono olivi, ficldy e carrubi selvatici, dei ginepri e piante di simil genere; due sorta di piante die i barcaioli dissero essere tossico. Molti giacinti aniniantano il terreno, ove non esigono gli arbusti ed imbalsamano l'aria col loro profuma. Il D. Vincenzo Nani, valente cultore di Botanica, pubblicò nel 1892 una interessantissima Flora di Alassio e del suo golfo riportando un numeroso elenco di piante da lui raccolte nella regione, ma di specie raccolte all'isola Gallinara, ne riporta solo tre: la Ferula communis, VOphrys fusca Lk. ed il Viimrìtum tiiius L. Il D. Ardiiini nella sua nota intitolata: L'Isola d' Albenga (vedi bibl.) dice che nell'isola si trovano comunissimi: il Vibumum Tinus, il Cistus albidus, VEuphorbia dendroides, i Narcissus (?,i, e la Ferula fé- rulacea. Per quest'ultima pianta probabilmente l'Autore intendeva dire la Ferula communis L., perchè non esistono specie di Ferula con tale nome '. ' CoTTALASso G., Saijgio storico sull'antico ed attuale stato della città di Al- hcnga. (ìenova, 1820. - Tale errore di denomiiiazioue fu pure riportato dal Mainfri nella sua lugau- nia, il quale evidentemente ha copiato ciò dal Cottalasso. '■' Vedi l'Index Kcwensis Plaiitarnm l'Iianerogarnm nomina et Synonima om- nium gciierum et Sjiccii'nim a Linneo iisqiie nd annnm 188.T ecc. ... di Jackson, Oxford, 1.^95. — 115 — Benché diversi botanici abbiano visitato la Gallinaria, questo è tutto quanto è stato scritto intorno alla sua vegetazione ed è per ciò che ho creduto cosa interessante il fare raccolte nell' isola in diverse stagioni dell'anno per conoscere la sna flora. Fra i varii botanici che hanno erborizzato nell'isola è da ricordarsi l'illustre Senatore March. Giacomo Doria di Genova, il quale ha con- servato nel suo erbario numerose piante della Gallinara che, non essendo ancora state illustrate, era mio vivo desiderio di consultare, per rendere più completo questo mio studio, ma per cause indipendenti dalla volontà del Marchese Doria e tanto meno dalla mia, non mi è stato permesso di vedere le dette piante che presentemente si trovano a Padova e nemmeno di saperne il nome ; nondimeno credo utile inco- minciare la pubblicazione di un primo elenco dei vegetali da me rac- colti, col proposito di presto farne seguire un altro con maggiori dati biologici che completi la conoscenza della Flora della Gallinara. Avvicinandosi all'isola, la vegetazione ci appare subito con tutti i caratteri distinti della Flora mediterranea ed appena sbarcati nel por- iicciulo le roccie che sovrastano appaiono rivestite specialmente da una Eìiphorbia che è la dendroìdes, dalla Smilax aspera che penzola dagli scogli, dalla Pistacia Terebint/uis, dall' [nula viscosa, dal Senecio Cineraria e dal Juncus Spartinm : qualche rara pianta di Crithmxm marifiminii vive sulle roccie poco discoste dal mare. Salendo il sentiero che porta alla sommità dell'isola, si resta sor- liresi dalla abbondanza della vegetazione, formata più che altro da ar- busti alti da uno a due metri e talmente fitti che rendono impenetrabili i fianchi dell'isola. A destra e sinistra del sentiero vive abbondante e rigoglioso il Viburnum Tiniis spesso ricoperto da Smilax aspera, da Gal- ii'ini, dalla Ricbia Tinctorium, da Caprifogli e da varie specie di Clematis come la rifalba, la Flamnuda, la recta e Yangustifolia che vegetano co- muni specialmente in questo lato dell'isola. Quivi in quantità si trova la Ruta (jraveolens ed anche la specie chalepensis. Piccole macchie di olivo selvatico, di Rhamnus, di Ceratonia, di ginepro oxicedro e di Fra- xiniis Ornus, di lecci che sorpassano in altezza i cespugli di viburno e qualche pino d'Aleppo spicca sulle macchie che lo circondano. Ogni tanto una bella ed alta ombrellifera, ricca di infiorescienze gialle, at- tira l'attenzione del visitatore, è la Ferula communis, che è abbondante nell'isola nel versante di levante e che non ho trovato affatto nel ver- sante di ponente e mezzogiorno; accompagna spesso quella Ferula il Dauciis gummifer. — Lungo il ciglio del sentiero allieta l'occhio ogni — 116 — tanto qualche orcliidea, per lo più VOphnjs aranifera, specie tipica, in imioiie ad un ibrido che ho descritto nell'elenco delle piante sotto ri- portato. Di mano in mano che si procede, e i)recisamente vei'so i cin- quanta metri d'altezza, sul viburno prende la jirevalenza lo Sparlitai lunceum circondato da belle macchie di Mirto, di Erica, di Pistacia, di PhìilUrca angìisfifolia e di varii Cistus, più che altro però deWalòidus e il Monsprlieìisix; quivi è pure abbondante la lavandaia e V Elioi/sum ciirinìim, ed è abbastanza frequente il Cor/s ìnoiispeliensis e la Sfhaehe- lina dulia. Giunti alhi sommità, prima di entrare entro gli avanzi delle mura che circondano la tori-e, e verso ponente, degne di essere ricordate sono diverse piante di Bupleurum fruticosum, alte più di un metro dal terreno ; avvicinandosi alla torre si trovano delle splendide macchie di Cistiis e di Lavatera maritima che con i numerosi loro fiori rendono assai leggiadro il luogo. Nel fosso della torre è abbondante VAli/ssum lìnu-itimnm e VAìiagallis arveme: poi, vei'so la villetta, il terreno mostra gli avanzi di una antica coltivazione; vi è qualche pianta da frutto, qualche pino, ed una tnya abbastanza alta. Il resto del terreno è rico- lìerto da Smilax. dalla Carlina vnlqare, da rose selvatiche e da ginepro e Clematis che hanno invaso il poco terreno limitato dalle mura. Il lato a ponente dell'isola ha invece una vegetazione assai differente di quella del lato di levante, che rispecchia le condizioni del terreno assai più arido, inoltre qui è raro il viburno ; vi è invece abbondante la Lavandula, l'Elicriso, la Stheelina, ed il Pltagnalon saxatile Cass. e diverse graminacee, tra le quali degne di nota V Andropagon Jiirliis L. ed abbondante il Brachi/podium ramosìtm che forma fittissimi e striscianti cespugli. Avvicinandosi al mare numerose lilliflore .si trovano frequentissime, fra esse ricorderò Vlris germanica localizzata in una sola regione ad una trentina di metri d'altezza verso il Capo Mele, poi qualche Aglio, il Muscari comosum e degli esemplali di Uriginea scilla, attaccata alle roceie che stanno a picco sul mare, in luoghi pericolosi e poco prati- cabili. Da questo lato sono pure abbondanti diverse belle leguminose, fra le quali la Psoruìeu bilitminosu, la Vida, disperma, la Vida sativa, il Lotus ornithopodioides L., il Melilotns italica, il Pisnm elatius ed il La- thi/rus sphericus. Nella stessa località non è rara VOrc/iis fiisca ed è abbondante una interessante Brassica, la Brassica Robertiana, forma tipica, unitamente ad una varietà di questa specie che pure descrivo nell' elenco sotto riportato e che spicca con i suoi fiori anche sugli scogli sopra il Corno. Le roceie basse del Corno presso la grotta San Martino sono brulle e — 117 — solo abitate dal Iiihchs maritimus, le pareti delle grotte sono tappez- zate A&W Asplenium Adiantum-nignim, e da pochi uniscili. Ricorderò per ultimo che nella punta del promontorio che è a po- nente dell'isola ira i crepacci di quelle roccie vive il Cotyledon IJmbil- liciis insieme a piccole piantine di Ah/ssuni maritimum. — Ecco ora un primo elenco delle piante da me studiate e da me raccolte alla Gallinara, avvertendo che le piante segnate con asterisco non sono ci- tate dal Doti. Y. Nani \\&\VAlassio and its Flora (1892), in cui l'Autore enumera le piante che vivono nella riviera che sta di faccia all'isola e quindi il lettore può così avere un' idea precisa dei vegetali che cre- scono nella Gallinara e di quelli comuni alla parte del continente che le sta di fronte. Le piante raccolte sono conservate fra le collezioni dell'Istituto Botanico di Pavia. Filichieac. Aspleiiiiim Adiautum-nigrum, L. Comune nei luoghi meno aridi dell'isola e presso l'ingresso delle caverne. Coiii/ei'ae. *Pinus lialepensis, 31 ili. Poche ma belle piante nel versante a levante dell'isola. — Febbraio e Aprile. Pinus pinaster, Soland. Pochissime piantine a levante dell'isola. — Aprile e Maggio. Tiiya occidentalls, L. Alla sommità dell'isola; certamente stata introdotta. *JuniperHS oxycedrus, L. Comune in ogni parte dell'isola. — Febbraio. Jiuiiperiis coraiiiunis, L. Comune in ogni parte. — Febbraio e Marzo. Foaceiie. *An(lropogon hirtus, L. Questa bella poacea si trova a ponente dell'isola presso la som- mità, a circa 80 metri dal mare ; luogo molto arido. — Maggio. *Bracbjpodiuni ramosnin, R. S. Insieme alla specie precedente; ma molto in prevalenza. — Aprile e Maggio. Aracene. *Aruiu italicuni, Hill. In pochi luoghi ombreggiati del versante levante dell'isola. — Aprile e Maggio. — 118 — Arlsariim vulgaro, Taig. Trovasi sparso in ogni parte, ma sopratutto nei luoglii meno esposti al sole. — Settembre. Juncaceae. ^Junciis niaritiinns, Lani. Negli scogli vicino alla Grotta di S. Martino ; non ho trovato questa specie in altre parti dell'isola. — Giugno e Luglio. Aftparagaceae. *Asparagus tennifolius, Lani. Nel versante ponente dell'isola a circa 60 metri d'altezza. — Maggio e Giugno. Asparagus acntifolius, L. Specialmente nel versante ponente dell'isola insieme alla specie precedente. — Agosto e Settembre. Sniilax aspera, L. Comune; specialmente nel versante di levante. — Settembre ed Ottobre. Liliacene. Urjgiiiea Scilla, Steinli. Soltanto sulle rupi a ponente dell'isola. — Agosto ed Ottobre. Muscarì comosnni, Mill. Specialmente a ponente. — Aprile e Luglio. *Autliericum Lillago, L. Alla sommità dell'isola nei piessi della Torre. — Aprile e Maggio. Iridaceae. *Iri8 germanica, L. Versante ponente a 30 metri circa sul livello del mare. — Aprile e Maggio. Orchidnceae. *Orcliis fiisca, .Tacq. Piuttosto comune nel versante di ponente a circa 50 metri d'altezza sul livello del mare. — Aprile e Maggio. Ophrjs fiisca, Lk. Questa specie la riporta il dott. Nani (Alassio and its flora, p. 120) come raccolta in Maggio nell'isola Gallinara dal sig. Strafforello di Porto Maurizio ; io non l'ho mai trovata. *Ophrys aranifera, Huds. Versante di levante nell'isola. — Aprile e Maggio. Questa specie dell'isola si distingue dalla tipica 0. amiu'fera, per il colore roseo dei tepali venati violaceo, per la man- — 119 — canza di linee glabre ad H, nel labello. Si avvicina invece airO. aranifera per la smarginatura apicale, per i tepali in- terni glabri. Si avvicina inoltre alle tetradinifere per i co- lori dei sepali e per la macchia glabra del labello che si estende (iiiasi fino all'apice; si allontana poi per i tepali interni lunghi, per le appendici basali molto sviluppate e per non avere l'appendice apicale mediana voltata all'in su. Caratteri DIAGNOSTICI : Sepali interni glabri, labello con gibbosità provenienti alla base di color nero vio- laceo, irto, con macchia centrale grande, cuneiforme od ovata, glabra, con piegatura longitudinale, smar- ginata all'apice, con piccolo lobo mediano triango- lare (non appendice). Tepali interni più lunghi del Ginnoforo; brattea più lunga dell'ovario. Quercaceae. Quercus llex, L. Sparso qua e là per l'isola. — Aprile e Maggio. TJrticuceae. Ficus Carica, L. Sparso nell'isola. — Aprile e Settembre. Euphorhiaceae. Euphorbia dendroides, L. Comune in tutta l'isola, specialmente nel versante di levante. — Marzo e Maggio. Euphorbia am.vgdaloides, L. Molto più rara della precedente; trovasi verso la sommità (versante di levante). — Maggio. Daphnaceae. Dapliue Guidi uni, L. Abbastanza frequente, specialmente verso la sommità dell'isola. — Luglio e Settembre. Cytinaceae. *Cytimis Hypocistis, L. Sopra Cistus salvifolitis e Cistus monspeliensis. — Maggio. Manuìiculaceae. *Uematis recta, L. Versante levante dell'isola, insieme alla Vitalba. — Giugno e Luglio. *Clematis FLimmula, L. Yeisante levante insieme alle altre specie di Clematis. — Giugno e Luglio. — 120 — *Clematis angustifolia, Jacq. Rara. — Giugno e Luglio. Clematis Vitalba, L. Assai coiiuiue, specialmente a levante dove insieme alle altre liane forma dei cespugli impenetrabili. — Giugno e Luglio. l'apaveraceae. Fumaria capreolata, L. Trovasi abbondante a ponente a circa 60 metri d'altezza in- sieme alle diverse leguminose. — Febbraio e Maggio. lìrdssicaceae. *Arabis liirsuta, (L.) Scop. Nei pressi della torre. — Maggio. Brassica Robertiaua, Gay. Questa bella Brassica vive sparsa nell'isola, ma specialmente abbondante è nel versante a ponente, dove vive tanto in terreno profondo quanto nelle screpolature delle rupi. — Maggio. *Bras8Ìca Roberliaiia, Gay. forma: Differisce dalla specie tipica per i sepali iiiù brevi dei pedi- celli, per il rostro brevissimo ; dalla forma apcnninica Ca- vara, per le foglie radicali lirate e per il rostro circa la metà più breve; trovasi specialmente nel versante a po- nente dell'isola. Sopra questa interessantissima Brassica conto di presto completare le mie osservazioni e pubblicare presto i risultati. — Aprile e Maggio 190.5. Alys.sum niaritimuni, Lam. Comune in ogni parte dell'isola. Sopra gli scogli nel promon- torio a ponente, le piantine sono nane. Capparitlaccne. Cappati s spinosa, L. Raccolta dal sig. dott. V. Nani. Io non l'ho riscontrata. Jiesedttceae. Reseda lutea, L. Nella parte alta e nel versante di ponente. — Maggio e Agosto. Cistaceae. Cistus albidiis, L. Nella parte superiore in associazioni. — Maggio e Giugno. Cistns monspeliensis, L. Sparso per l'isola. — Aprile e ;\laggio. — 121 — Cistiis salvifolins, L. Specialmente nella parte superiore. — Maggio e Giugno. *Heliaiithemiim Fumana, (L.) Mill. P Ericoides Duual. Sparsa per l'isola. — Maggio e Luglio. Dlanthaceae. Sileue italica, Pers. Nel versante a ponente. — Aprile e Giugno. Malvaceae. *Lavatera maritiina, Goiian. Forma delle belle macchie alla sommità dell'isola. — Aprile e Maggio. Kutaceae. Ruta graveolens, L. Comune — Giugno e Luglio. *Ruta chalepeu8i«, L. Insieme alla precedente spar.sa nell'isola. — Aprile e Giugno. Simarubaceae. Ailanthus glandulosa, Desf. Subspontaneo, alla sommità. Coriariacene. Coriaria mjrtifolia, L. Sparsa per l'isola insieme al Viòunumi Tinus e specialmente nella parte alta dell'isola. — Aprile e Maggio. Uricaceae. Erica arborea, L. Piuttosto comune. — Maggio. Erica scoparla, L. Più frequente della specie precedente. — Maggio. Oleacede. Olea europaea, L. Abbastanza comune specialmente nel promontorio a ponente dell'isola. — Giugno. Olea europaea, L. ,3. Sativa (Hoff. et Link). Qualche pianta sparsa. Phyllirea variabilis, Timb. vai: angustifolia L. Sparsa nell'isola. — Marzo e Maggio. *Fraxinus Ornus, L. Abbastanza comune nell'isola, sempre nel versante a levante e specialmente nella parte elevata. — Maggio. — 122 — Asclepiadaceae. Cynancluim Vincetoxicuiu, Br. . Piuttosto rara nell'isola, luoghi ombreggiati. — Settembre. Geìì tianaceae. *Er.>''trea Centaiiriuin, Pers. Piuttosto rara. — Maggio e Agosto. Scroftdai'iaceae. Liuaria Cymbalaria, Mill. Nel fo.ssato della torre. — Maggio ed Ottobre. Lamiaceae. Lavaudula Stoeclias, L. Comune specialmente nel versante arido di ponente. — Gen- naio e Maggio. Menta rotiiudi folla, L. Piuttosto rara. — Giugno e Settembre. Thjmu.s Tiilgaris, L. Conmiiissima in tutta l'isola, specialmente nel versante di po- nente. — Giugno. "^Calamiiitha Acinos, Clairv. Piuttosto rara, versante di levante. — Giugno e Agosto. Rosinarlnus ollìciualis, L. Si trova nella sommità dell'isola. Credo subspontanea. — IMarzo ed Ottobre. ^Phlomis fruticosa, L. Il Dott. Nam mi scrive che trovò nel Maggio del 1903 questa specie all'isola Galliuara. GlobuUn'iaceae. Globularia Aljpum, L. Sparsa qua e là nell'isola, specialmente nel versante di le- vante fra le macchie di Viburno. — Maggio e Giugno. l'ritnulaceae. Coris iiionspeliensis, L. Abbastanza frequente lungo il sentiero che dal Porticciuolo porta alla sommità dell'isola. — Aprile e Maggio. "Anagallis arvensis, L. Piuttosto comune, specialmente alla sommità dell'isola. — Aprile ed Ottobre. Anacardiaceae. Pistacia Terebinthus, L. Comune nell'isola insieme al Viburno. — Aprile e Maggio. — 123 — Rlìciìnnaceae, Bhaninus Alatenius, L. Comune nell'isola. — Gennaio e Aprile. Phaseolaceae. Spartiuiii jimceum, L. Comunissinia sopratutto nel versante di levante. ^Genista sericea, Wulf. Rara. — Giugno e Luglio. Melilotii.s italica, Lani. Versante di ponente dell'isola a circa .50 metri d'altezza. — Aprile e Maggio. *Lotus ornithopodioides, L. A ponente dell'isola insieme alla specie precedente. — Aprile e Maggio. Psoralea bituminosa, L. A ponente dell'isola insieme alle specie precedenti. — Mag- gio e Luglio. *Pìsinu elatius, M. B. A ponente insieme alle specie precedenti. — Aprile e Maggio. *Pìsum niitrltlmuiii, L. Io non ho trovato nell'isola questa specie, ma mi scrive il Dott. Nani che il botanico Burnat l'ha raccolta all'isola Gal- linaria nel mese di Giugno. *Lathyrus sphericus, Retz. A ponente insieme al Pisum e Lotus. — Maggio e Giugno. Villa Sitlra, L. Insieme alla specie precedente. — Maggio e Giugno. *Vlcìa dlsperma, DC. Insieme alla specie precedente; piuttosto rara. — Aprile e Maggio. Ceratonla Siliqua, L. Comune nell'isola, specialmente nel versante di levante. — Agosto e Settembre. Rosaceae. Poterlum Sangulsorba, L. Non troppo frequente nell'isola. — Giugno ed Agosto. Rosa canina, L. Lungo il sentiero. — Maggio ed Agosto. Crataegus Azarolus, L. Alla sommità dell'isola; presumibilmente subspontaneo. — Maggio. - 124 — Arnieiiiaca vnlgaris, Lam. Alla sommità; avanzi di uu frutteto. Pyrus coininnnìs, L. Alla sommità (lell'isola. Anticlii avanzi di coltivazione. Amjgdaliis Persica, L. Avanzi di coltivazione; alla sommità dell'isola. Amygdalus eomnuiuis, L. Alla sommità. Jlilt'taceav. Myrliis commuuis, L. Comunissimo in tutta l'isola, specialmente nel versante a levante. — Maggio e Giugno. CrasHulaceae. Cotjiedoii Umbiliciis, L. L'ho trovato soltanto fra le screpolature delle roccie del pro- montorio di ponente. — Maggio. — In dialetto dei pescatori detto citcinci. Apiaceue. *Bui)leurum fruticosiim, L. Alla sommità dell'isola presso le mura della torre. — Maggio e Luglio. Crithmum niaritiiuuiii, L. Specialmente presso il porticciuolo. — Luglio ed Agosto. Ferula commuuis, L. Sparsa per l'isola specialmente nel versante di levante. — Pianta caratteristica della Gallinaria. — Aprile e Giugno. *Daucus gummifer, Lam. Meno frequente della specie precedente. — Maggio e Giugno. Araliaceae. Hedera Helix, L. Piutt(JSto rara attaccata a qualche roccia, specialmente nei luoghi ombreggiati. Jìubiaceae. "Rnbia tinctorium, L. Versante levante dell'isola. — Maggio e Giugno. *Vaillantia muralis, L. A destra e sinistra del sentiero che dal porticciuolo porta alla sommità dell'isola. — Aprile e Maggio. Loniceraceae. Viburnum Tinus, L. Pianta comunissima nell'isola specialmente a levante ; ricom- pare al Capo Santa Croce. — Aprile. — 125 — Lonicera Caprifoliuni, L. Molto in abbondanza, specialmente nel versante di levante. — Maggio e Gingno. *Loiiicera iniplexa, Ait. Insieme alla specie precedente. — Maggio. Asteraceae. Bellis perennis, L. Sparsa nell'isola. Seuecio Cineraria, DC. Specialmente in vicinanza delle rupi del Porticciuolo. — Giu- gno e Luglio. Inula viscosa, Ait. Comune nell'isola. — Agosto e Ottobre. Asteriscus spinosus, Gr. Sparso nell'isola. — Giugno e Agosto. Phagnalon saxatile, Cass. Questa bella pianta, si trova nell'isola alla sommità, special- mente nel versante arido di ponente. — Aprile e Maggio. Helicbrysum citrimim, Ces. Specialmente nel versante di ponente. — Giugno e Luglio. *Xei'autliemum inapertum, w. Alla sommità dell'isola. — Maggio e Luglio. Staelielina diibia, L. Specialmente nella parte alta dell'isola; versante di ponente. — Giugno e Luglio. Carlina vnlgaris, L. Comune nell'isola. — Luglio e Settembre, Bhagadiolus stellatns, Gaertn. Piuttosto comune. — Aprile e Giugno. DaU'Istiluto Botanico di Pavia 31 Maggio 1905. ISTITUTO BOTANICO DELL.V II. UNIVERSITÀ DI l'AVlA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIItEl TI da GIOVANNI BRIOSI. PRIMA. COiNTRIBUZlONl^^ ALLA MICOLOGIA DKI,r,A PROVINCIA DI BERGAMO Dott. GUIDO ROTA-ROSSI. Assislià coìiunu. l!er- gamo, 1826. L'Autore annovera con molta cura e liccliezza di denominazioni sistematiche, italiane e vernacole, 13 specie di funghi mangerecci, e 5 di funghi velenosi o sospetti, delle quali ricorderò solo quelle non ancora precedentemente da me elencate, omettendo i numerosi si- nonimi: ! 26. Amanita cacsaroa Scop. = (Agaricus caesareus Scop.); 27. Amanita ovoidea Ball. = (Agaricus cocolla Scop.); 28. Collybia t'iavus L. - (Agaricus clavus Schaeff); ! 2i). Pholiota mntabilis Fi-. = (Agaricus caulicinus Pei'S.Ì; 30. Lepiota proeera Scop. = (Agaiicus pi'ocerns Schaeff); !31, Boletns ednlis Bull. - ; B(dftus ediilis Bull.); 132. IJoletns seaber Fr. -- (Hidt-tus aurantiacns Bull, l'ers.i; ! 33. Lyeoperdon gemmatiim lìatsch = ( Lycoperdou pratense); 34. Amanita muscariii L. = (. Amanita muscaria) ; 35. Amanita plialloides Fi. = ( Amanita viridis); 36. Amanita verna Fr. = Agaricus biilbosus vernus Bull); 37. Amanita virosa Fr. = (Agmicus bulbosus Bull.ì. K veramente da lamentare che l'A., che sembra dotato di buone co- gnizioni micologiche, non abbia intrapreso uno studio più generale sulla micologia della Provincia, come ne aveva manifestata intenzione a pa- gina 20 del citato opuscolo. - 131 — DELEGAZIONE PROVINCIALE DI BERGAMO. — rrospeflo e descrizione dei funghi ìnangerecci innocui che crescono nel territorio dipendente dall' l. R. Governo di Milano, col confronto di quelli velenosi o sospetti che a loro j)ià rassomigliano e coi quali potrehhero essere sgraziatamente confusi. Bergamo, 1831. In questo prospetto sono elencati e de-sciitti 2(» .specie di funghi niaiigerecci ed 8 di veleno.si o sospetti. Come sopra, ricorderò solo quelli non ancora precedentemente annoverati: 3S. Pleurotiis «streatus Fi-. -- (Agaricns ostreatus .Tacq.); 39. Trielioloma (ieorgii Fr. = (Agaricus mouceron Bull.); 40. Boletiis lutous L = (Boletus aiirantiacus Bull.); 41. Boletiis acrciis Bull. ! 42. Hydmiiii l'epanrìiim L. 43. Hydiuim erinacoum Bull. - (Hytluum eriuaceus Bull.); 44. ? = f Amanita incarnata Pers.); 4.5. Fisiulina liopatica Fr. = (Fistulina hepatita Witlj); 4ì. Lepiftta clyi)eolai'ia Fr. (Agaricus clypeolarius Bull.); 47. Hydiium squamosum Scliaeff = (Hydnum squamosum); 48 Hydimm coralloidos Fr. - (Hydnum coralloides) ; 49. CautliareHiis aurantiaciis Fr. - (Merulius nigrijies Bull.); KLOTZSCH et EABENHORST. — Ilcrbnriuuì vivìim mycologicum. Beroliui et Dresdae. Delle specie che figurano essicate in questo erbario, sono state raccolte (L. Rota), in località bei gamasclie, le seguenti : 50. (n. 91) Piu'ciiiia Tragopogonis Corda = (ArY;idiuin Ciciiora- cearum DCl; 51. (n. 4G0) Spliaei'otheea Castagiioi Lev. = (Erysiplie macu- laris Auct.); C A VARA FRIDIANO. — Confrib'izione ali i Micologia Lombarda in " Atti didl" Istil. B'4an. dell' Univ. di Pavia „ Voi. II. Milano, 1892. 52. Pei'ouospora Kiiautiae Fuck. Su foglie di Knautia or- vcìisis Coult, Ambivere; 53. Septoi'ia didyma Fuck. Su foglie di SuUx triandra L., Villa d'Adda; 54. Septoria Cytisi Desm. Su foglie di Cgfisus Lidiurumn L , Ambivere ; — 132 - CAVARA FRIDIANO. 55. Soptoria Cereidis Fr. Su foglie di Cercitt Si//qiias!niiii ]i.. Villa d'Adda; ! 5(). Soptoi'ia pirit'ola Desm. Su foglie di Fini^- roiììiiuniis L , E uizanico, Va! Ciivallina ; ! 57. Phleospora Mori (Lèv.) Sacc. Cuimmis.siiiia in tutta la re- gione lombarda. r.RKtSI e ('AVARA. — 7 FhikjIiì parassiti delle piante coltivate od iiiili. Fase. I-XV. Pavia. 1888-1903. Tre delle specie descritte e delineate, sono state raccolte in loca- lità lìergamasclie : le già annoverate Septoria Ceiridis Fr., e Seploria diui/iHd Fuck., e la ! 58. PhyUostictclla Hellchori (Couke et Mass.) Tass. = Su fo- glie di lldìeitonis iiii/cr L , Alpe di S. Pellegrino. INDICE SISTEMATICO Cohois. DEUTEROMYCETAE Sacc. Gimnocarpae (Ilyphoinyceteae Maitius). Fani. Muceilìnaceae Link, cui Pag. lo-l Demntiareae Fr 13.") Stìlbaceae Fr „ ISG , Tiiherciiìiin'aceae Elirenb. cui „ ivi Heiiiiangiofaipae. Fani. Melaìiconiaceue Berle „ 137 Aiigiocariiae [Sphaeropsidacoae (Lev.) Sacci. Fani. Sphaerioidaceae Sacc ivi „ Leptostromaceae Sacc „ 143 „ Excipnlttc.ene Sacc , ivi Coliors. ASCOMYCETAE. Ileiniangiocarpae (Disconiyceteae Fr.). Fani. Pezizaceat Fr , ivi „ FhacìJiaceae Fr , ivi Angiocarpae (Pvrenomyceteae Fr. om. De Not.) Fara. Perisporhiceae Fr , 144 „ Sphaeriaceae Fr „ ivi „ Ilì/pocreaceae De Not , 145 Cohors. B.4SIDI03IYCETAE. Hemibasidiae. Fara. Uatiìayhìf.ae Tal „ 14() , Uredineaceae Brongn „ ivi (ìimnocai'iiae i ., , -,-, ,, . . ; Hvtiienonivceteac hr. Hemiaiigiocarpae ) Fani. Ai/ariraceae Fr , 148 „ Thelephurareae Pers , ivi EI.ENCO DELLE SPECIE Cohors D K U T V U 0 31 Y C F, T A E Sacc. AJ a YiU NO e A IIPA E ( H y p li o m i e e t e a e Mait ius j. Fani. Mueedinaceao Link. eiiieinL St-ft- Amf.uosporae Sacc. .59. Mouilia ciiioi'oa rimi. lli ios. e ('av. "' / Fioìii. parass. ccr. ,., ii. 41. Su foglie di Cuculili^ Melo L. ; Palazzago ottobre 1904. 03 Ponicillium caiulidiim Link oi's. m>:coì. I. p. 1.5. - Sacc. %//. IV, p. 79. Su finiti putie.'iceuti di Tuxìis lucrati L. ; Palazzago, otto- bre 1903. 04. Peilieillium itlaueiiiu Link. OAs. miiniì. I p l."). — Sacc. Sili. IV, p. 78. Su frutti niarce.sceiiti di ///v/.s- ciiiiiiiuiiii-< L. e di ('ashnica vrfca (laeitn.: Pala/zago, ottobi-e 190.3. 0.5. IJotrytis vuljraris Fr. Si/st. Mi/col IH, !'■ 393, — Sacc. Syll. IV, p. 128. Su fimi di lifisn re itti fola L. ; Palazzago, ottid_>rc 1904. Sect. PHR.\oMospor,.\F. Sacc. 00. Haiiiulai'ia Tulasiiei Sacc. /''. /,'. tav. lonO. — Sacc. N'////. IV, p. 203. Brio.-;, e Cav. "7 Fnnij. pnnis.-i. ecc. ,., il. 14. Su foglie di i'i-itijai-iii ve?c(i L. ; Palazzago, ottobre 1904. — 135 — Fani. I) e m a ti a e e a e Fr. Sect. Amerosporae Sacc. G7. Poi'ieonia pjcuospora Fr. Bei/r., \). 20, t. IV, fig. 1-9. — Sacc. Sijll. IV, p. 27 L. Sopra un caule erbaceo secco; Palazzogo, oltubre H)03. Sect. DiDYMOsroR.\E Sacc. GS. Chulosporium licrharniii (Peis.) Link. Oi.? Mi/coI. Il, p 37. — Sacc. Si/ll. IV, p. 350. Su frutti di HeUehorus focthlm L. e sopra cauli erbacei secchi; Palazzago, ottobre 1903. U9. Cladosyoi'ium opipliyUuin (Pers.) Mart. Eri., p. 3.51. — Sacc. Sjìl. IV, p. 360. Su foglie di Qiicrcììs rohiir L. ; Palazzag'o, ottobre 1904. Sect. PnRAGMOsrou.\E Sacc. 70. Clasteiospoi'iiim Amygdalearum (Pass.) Sacc. Mie//. II, p.5ò7. — Sacc. Si/ll. IV, p. 391. — Brios. e Cav. " / Fi/iìf/. ixtrass. ecc. „, 11. 113. Su foglie di Persica nilijaris Mill. ; Palazzago, ottobre 1904. 71. Cercospora cerasella Sacc. Midi. Voi. I, pag. 2(36. — Sacc. Sjiìl. 17, p. 460. — Brios. e Cav. " / Fmig. parass. ecc. „, n. 16. Su foglie di Prnnus aviinii L. ; Palazzago, ottobre 1904, 72. Cei'cospora Rubi Sacc. Fmif/. T>» Ser. V, p. 188. — Sacc. Si/H- IV, p. 461. Su foglie di PiHbiis fniticosHn ; Palazzago, ottobre 1904. OssERv. Per il colore delle inaccliie, ocraceo-fosclie, s'avvicinerebbe alla C. ruhicoìa Thiini.. ma ne la distingue la huigliezza delie spore ed il numero dei loro setti. 73. Cei'cospora BoUeana (Tiiiim.) Speg. in Mirìielia I, p. 475 — Sacc. Si/IL IV, p. 475. — P)rios. e Cav. " I Fiing. parass. ecc. „, 11. 85. Su foglie di Ficus Carica L ; Palazzago, ottobre 1904. 74. Cercospora bcticola Sacc. in Funrj. Voi. Ser. V, p. 189. — Sacc. Sijì/. IV, p. 456. — Brios. e Cav. " / Fiuic/. para.'^s. ecc. „, n. 86. Su f)glie di Pilli viiìijaris L. ; l^alazzago, ottobre 1904. — 136 — Sect. DicTYOSPORAE Sacc. 75. Mac'i'osporiiim fommuiie Ralili. Fungi Eur., n. 13<30. — Sacc. Syll. IV, 1). 524. Su frutti di Relleborus foetidus L.; e sopra un caule erbaceo secco; Palazzago, ottobre 1903. Fam. Stilhcat-eac Fr. Subf. Phaeostilbeae Sacc. Sect. Phragmosporae Sacc. 76. Isariopsis griseola Sacc. Mìch. Voi. I, pag. 273. — Sacc. Sijìl. IV, p. 630. — Brios. e Cav. " I lùmg. parass. ecc.,,, u. 17. Su foglie (li l'/iasrohif! nilgai-ls L. ; Palazzago, ottobre 1904. Fani. T II l»ero iilariac ea e Elireub. emeiid. Ser. TitìjercHÌdviaccac miiccdincac Sacc. Sect Amerospcuae Sacc. 77. Tnberfiilaria vulgaris Ti)(\e Fmig. MeckJ. I, p. 18, tab. IV, fig. 3(). — Sacc. Sijìl. IV, p. 638. Su rami secchi di varie piante; Palazzago, ottobre 1903. Sect. PlIRAGMOSPORAE Sacc. 78. Fusarium lateritiiim Link. Ber/. May. Ili, p. 10 (18(»9) eniend. — Sacc. Mieli. II, p. 35. -- Sacc. Syll. IV, p. 694. Su rami di Morm alba L. ; Palazzago, ottobre 1903. Os.sERV. Associato alla GihhcrcUa morkola (De Not.) Sacc, colla quale pare geneticamente collegato Vedi " G. Briosi ed E. Farneti. Seconda nota preventiva: Sitlì'afvizzimento dei germogli del gelso. Suoi rapporli col Fusariiim Infrrifiiim Nees, e colla Gibberella mori- cola (De Not.) Sacc. „ 79. Fiisai'ium rosoiiin Link. Spec. pi. Fungi II, p. 105. — Sacc. Syll. IV, p. 699. Su glume di Triticiuiì vulgarc L.; Palazzago, ottobre 1903. 8(1 Fusariiim lietorosporum Nees. N. A. Cvr. IX, p. 135. — Sacc. Syll. IV, p. 707. Su frutti di Zen Mays L.; Palazzago, ottobre 1904. Sei'. Taherculariaccne deinatieae Sacc. Sect. Amerosporae Sacc. 81. Epicoceiim vulifare Corda Icon. Fung. I, p. 5, fig. 90. — Sacc Syll. IV, p. 737. Su glume di Triiinim odgareh.; Palazzago, ottobre 19(t3. — 137 — BJ B.M1ANG10CARPAE. Fani. Melancouiaceae Beik. Secl. DlDYMOSPORAH SilCC. 82. Mai'soiiia Jusrlaudis (Lib.) Sacc. Fimg. Ital. t. 1065. — Saco. S////. Ili, p. 7(38. — Brios. e Cav. " / fung. parass. ecc. „, ii." 24. Su foglie di Jurjlans refjia L. ; Palazzago, ottobre 1904. Sect. Phragmosporae Sacc. 83. Coryiieuin microstictum B. et Br. Fnucj. ii.° 451. — Sacc. .%//. Ili, p. 775 ; In rami seccia di Vitis vinifera L. ; Palazzago, marzo 1904. 84. Pestalozzia mici'ospora Speg. Fungi Ai-g. Pag. Il, p. 37. — Sacc. Syll. Ili, p. 789; Su foglie di Ifedera Helix L ; Palazzago, ottobre 1904. C) AXGIOCARPAE [Sv\\Aevo[Miu\a.cea.e (Lev.) Sacc.]. Fam. Spliaei'ioidaeeae Sacc. Sect. Hyalosporae Sacc. 85. Phjilostiota oytisella Sacc. Mich. I, p. 137. — Sacc. SyU. III. p. 10 : Su foglie di Cgfisus Laiurnniii L. ; Palazzago, ottobre 1904. OssERV. Differisce dalla Ph. Cgtisi Desm. per la forma ed il colore delle macchie. 86. PhyUostic'ta mespilicola ii. sp. Maculis irregnlariter orhicidavihus, ainplis, fevrugineis, fiisco cin- ctis; pi/cnidiis amphigenis, glohofi^, ostiolo prominulo pnieditis, nigris, minu^ctdis, 45-75 ii diain.; spondis Injalinis bacillarihus 2,5-3,5 « 1 /(. In foliis Mespili gennanicae L.; Palazzago (Bergamo), octobii 1904. Observ. a Phyllosticta Mespili Sacc. et FhyUosticta mespiìina Mon- temartini, macularum colore, pycnidiorum diametro, sporulanim- que forma et mensuris valde diifert. Foi'ma sulle foglie vive del Mespilns germanica L., delle grandi macchie irregolarmente circolari, rugginose, con orlatura nerastra, nelle quali sia sulla pagina superiore che infei-iore, erompono puntifoinii e prominenti gli ostioli dei picnidi globosi annidati nel mesofill". — 138 ^ Le sezioni radiali di tali picnidi sono circolari e presentano nella parte esterna dell'excipulo una larga zona nerastra, limitante una cavità pnre circolare gialliccia, ripiena di numerose, minutissime sporule ba- cillari, jaline, aventi in microniillimetri una Innglifzza da 2 '/^ ^ 3 '/^, ed una larghezza di circa 1 ii. Questa forma differisce dalla Phiiìlosticbi Mef^pili Sacc. per la mag- giore irregolarità e pel colore delle macchie e dell'orlatura, ma special- mente per le piccole dimensioni dei picnidi, per la forma, colore e di- mensioni minime delle sporule. Per tali caratteri ancora maggiormente differisce dalla Phi/lloslic/n niispilina Montemartini, come pure dalle altre Pìif/Vo.^fic/a descritte quali parassite su Rosacee. 87. Phyllosticta salicicola Tliiim. Finir/. Gali, novi — in .Tonni. d'Hi- stoire Nat. 1885^ n." 4, p. 55, et in Recue Mycol. 1885, p. 154 — Sacc. Si/ IL X, p. 119; Su foglie ili Sdlix alha. L. (foi'ma viminale); Palazzago, luglio 1904. OssEiiv. Associata al Coììiotln/rinin saltcicoliim n. sp. (vedi p. 140) &\VA^coc1ii/ta siilicicola Pass, ed alla Leiilosphaeria ciisfnma f. Sali- cineariiuì (Pass.) Sacc. 88. Pliyllostìcta Asclepiadeanim West. Bull. Bnix. 1851, p. 1398. — Sacc. Sjll. in, p. 5-2. Vai', iniiioi". n. v. — perii li cri i17. — Briosi e Cav. " / /•'(/;/(/. paiass. ecc. „ n. 220. 102 Coiiiollijriiim salificolum n. s[i. Macu/is j^oi'vi-'^, irreijularibiis, priiiiu f litico fernigiìu/'s ci in leni uni nigro-nHirijinalis, aresccnJo alhìs vcl alòo (/riseis; pi/ciiidiia cp/phi//lis, ylobosif!, ni(/rifi, peitiisis, parris [)0-12(> fi. diani.; spofiilis copiosis, uvoideia, fiiligineis, co>iliìiiiit<, 5-6 ','j * •'-•J '/a /'• In foliis forniae cuiusdam viininalis Sa/icis albae L.; Palazzago (Bergamo) .Tulio 19U4. OnsERV. In eisdem maculis adsunt: I'/ii/ì/of:licla saìicicoìu Thiiui, Asco- chijtcì saliciroìa Pass. , et Leptottpluieriu ciistomn f. Salicincaniiu (Pass.) Sacc. Forma pycnidica Lep'oi^phacriac? A Coìiiolliyriiim cnrotioidcs Sacc, colore iiycnidioiuni , sporu- larumriue mensuris, et matrice (in foliis), vero ditfert. — 141 — Sulla iiagiua superiore delle foglie di una forma viminale del Salix alba L. ed in iiiccole macchie irregolari, dapprima nericcie ferruginee e talvolta orlate di nero, poi bianclie o bianco grigiastre, sono sparsi i piccoli picnidi di questo micromicete, puntiformi, globosi, neri, ostio- lati, aventi un diametro da 90 a 120 micromillimttri, e contenenti nu- merose spoiule ovoidi, fuligginee, continue, che misuiano da 5 a 6 V^ micromillimetri di lunghezza e da 3 a 3 ',., di laighezza. È da notarsi che nelle stesse macchie ho pure riscontrati i picnidi di rinjlloslicta salicicola Thiim, di AscocJu/ta salickola Pass. , ed i pe- riteci di Leptosphaeria eustoma f. Salicinearum (Pass.) Sacc. 11 Coiiio- thìjnum sulicicolum potrebbe pertanto essere forse una forma picnidica della Leptosphaeria eustoma f. Salicinearum (Pass.) Sacc. La forma da me descritta diffei'isce dal Coniothìjrium eurotioides Sacc. per il colore dei picnidi decisamente neri e per le minoii dimensioni delle sporule, nonché per essere foliicolo anziché ramiculo, né io credo sia da ascriveisi a nessuna delle altre forme di Coniolìnjrium: " C. indicum Ck. et Mass. — C. innafum K-Avst. — C. fuUgiiieum (Karst ) Sacc.,, desciilte quali parassite su altre specie del genere Saìix Tourn. Sect. PuAEODiDYJiAE Sacc. 103 Diplodia Oleandri Speg. 31ich. I, p. 4813. — Sacc. Si/ll. Ili, p. 360. Su foglie di Xerium Oteander L. ; Palazzago, ottobre 1904. li)4 Diplodia conigeua Desm. Xlll. Not., p. 69. — Sacc. 5////. IH, p. 359. Su squame di strobilo di Abìes peciinatu DC; Palazzago, ot- ■ tobre 1904. Sect. Hyalodidyjlae Sacc. 105. Darluea Filum (Biv.) Cast. Cai. PI. Marscill. Sup., p. 53. — Sacc. Siili. Ili, p. 410. Su Melampsora Carpini (Nees) Fuek. ; Palazzago, ottobre 1904. 100. Ascochyta salicicola Pass. Funcj. Gali, noci in Journ. d' Hist. Nat. 1885, n. 4, p. 16. — Eevue Mijcol. 1885, p. 73. — Sacc. Syll. X, p. 300. Su foglie di una forma viminale di Salix alba L.; Palazzago, luglio 1904. OssERV. Associata alla Plnjllosticta salicicola Thiim, al Coniothìjrium salicicolum n. sp., ed alla Leptosphaeria emtoma f. Salicinearum (Pass.), Sacc. — 14J — li»7. Actiiioncma Ro^ìjic (Lib.i Fr. .S. I'. .SV.. p. -124. - Sacc. Si/ìl. Ili, 1». 4U8. Su foglie di Rosa centi fulia L. ; Pctiazzago, ottobre 19i»4. Sect. SCOLECOSPORAE SdCC. 11)8. Scptoi'ia curvata (Kab. et, Br.). Sacc. >>//. Ili, \). 484. — Scpfo- spon'ìdiì ciirvatmn Rab et Brami., Krankh. d. P/ìanz., \K 14, t. I, A. — Biios. e Cav. " / Fiiiigli. paniss., ecc. ,., ii." 142. Su foglie di Ro/i/ii/a P-iosa sil; P.ilazzago, ottoln-e 1904. 112. So[)toria Lamii Pass, in Tliiini. Mi/rut/irea unir. 1183. — Sacc. Sgll. Ili, p. 538. Su foglie di Lainiiiin (dlnini L.; Palazzago, ottidtre 1904. 113. Scptoi'ia g-ramimim Desmaz. in Aitir Se. Nat. 1843. p. 339. — Sacc. Sgll. Ili, p. 5ii(i. Su foglie di Triticuìii cnlgare 1>.; Palazzago, giugno 1901. IN. Scptoi'ia cornicola Desmaz. Eis., n." 342. — Sacc. Sgll. Ili, p. 492. — Brios. e Cav. " I Fang. parass., ecc., „, n." 19(3. Su foglie di Cornus sanguinea L ; Palazzago, novembre 1903. — 143 — Fani. Leptostromaeeae Sacc. Sect. Phragmosporae Sacc. 115. Discosia artocreas (Tode) Fr. Summ. Veget. p. 423. Sin: Sphaeria artocreas Tode Fmig. Meckl. II, \^. 77. — Sacc. Syll. Ili, p. 653. Su foglie secche di Quercus robitr Jj.; Palazzago, dicembi'e 1903. Fara. Excipulaceao Sacc. Sect. Hyalosporae Sacc. 116. Diiiomasyorium hispidulum (Schrad.) Sacc. Midi. II, p. 281. — Sacc. Syll. Ili, p. 685. Sopra un caule erbaceo secco; Palazzago, ottobre 19IK3. Cohors. ASCOMYCETAE. HEMIANGIOCAltFAi: (Disconiyceteae Fr.). Fara. Pezizaoeae Fr. Sect. IlY.\LOSrORAE. 117. Dasyscypha caulieola (Fr.) Sacc. Syll. Vili, p. 463. Su di un caule erbaceo secco; Palazzago, giugno 1904. 118. Dasyscypha ceriiia (Pers.) Fuck. Symb., p. 305. — Sacc. Syll. Vlìl, p. 453. Su tronco decorticato di Castanea vesca G-àeiin.; Palazzago, di- cembre 1903. Fara. Plìacidiaeeae Fr. Sect. Hyalosporae Sacc. 119. Pseudopeziza Trifolii (Biv. Beni.) Fuck Symb. mycoloy., p. 290. — Sacc. Syll.YlU p. 723. — Brios. e Cav. " I Fany. p«)Yr.«., ecc. ,., n." 68. Su toglie di Trifolhm pratense L.; Palazzago, giugno 1904. Atti ili'Jl'hl- Dot. tldl'Vuicersità dì Pavia — Serie II - Voi. IX. U — 144 — ANGIOCARPAE (Pyrenomyceteae Fr. em. De Not.) Fam. Peri spori aceae Fr. Subfam. Ery^ttheae Lèv. 120. rh.vilactiuia siiftulta (Reb.) 8acc. Midi. II, pag. 50. — Sacc. S;/ll. I, p. 5. — Brios. e Cav. " [ Fioìcf. paroas., ecc. ,„ n.° 11. Su foglie di Cori/Ius Avellana L., di Alnus gliiliiiosa Gaertn, e di Qì/crcuft rohur L.; Palazzago, ottobre 1904. 121. riiciiiula Aeeris (DC.) Sacc. S,/ll. I, p. 8. — Wiiiter. J>ic Pilze II, p. 41. — Brio.'^. e Cav. " 1 Fhìkj. parass., ecc. „, n° 70. Su foglie di Acer nniipeslre L ; Palazzago, ottobre 1904. 122. Podosphaera Oxyaeaiith.ae (DC.) De Bary in Jlcdw. 1871, p. 68. — Sacc. ■'/IL II, p. 553. — Berlese Fune/, morie. Fascio. VII, — 146 — 11.° 26-27, tav. 40, % 6-11. — Brius. e Cav. " 1 Fiuiy. parass., ecc. ,., 11." 72. Sopra giovani rami Ai 31onis alUt L. ; Palazzago, dicembre 19U3. OtìSERV. Associata al Fusarium lalaeritium Liiilv. (Cfr. a pag. 136). • Cohors. BiSlDIOMYCETAE. HJE3I1B LSinlAK Fam. llstilaginaceae, Tul. Seut. Amerosporak, Sacc. et De-Toiii. 137. IJstilaso Maydis (DC.) Corda Icon. Fuikj. V, p. 3. — Sacc. N////. VII, pars. II, p. 472. — Brios. e Cav., " / Fnng. parass. ,., u.' 2. Su frutti di Zen Mai/s L. ; Palazzago, ottobre 1904. 138. Tilletia Tritici (Byerk.) Wiiit. Vie Filze, p. 277. — Sacc. S///;. VII, p. 481. — Brios. e Cav. " / Fung. parass. „, u.° 155. Su spiclie di Triticum vulgnrc L. ; Palazzago, giugno 1904. Fam. Urediuaceae, Brongn, Sect. Amerosporae, Sacc. et De-Toni. 139. Uromyees Betao (Pers.) Kului in Botan. Zrit. 1869, p. .')40. — Sacc. Syll. VII, pars. II, p. 536. Su foglie di Beta ncìgaris, L. ; Palazzago, ottobre 1904. 140. rromyee.s (ìeuistac-fiuctoriae (Pers.) Fufk. Si/mb. pag. 63. — Sacc. Si/U. VII, p. 550. Su foglie di Ci/fisus Labarìiìtm L. ; Palazzago, ottobre 1904. 141. Mclampsora Carpini (Nee.=!.) Fufk. Fnng. Uhen. ii." 294. — ^gình. p. 44. — Sacc. SiiU. VII, p. 593. Su foglie di Carpiniis betnlus L.; Palazzago, ottobre 1904. 142. Mclampsora llclioscopiae (Pers.) Cast. Cat. plaid. Mars. p. 205. - Sacc. S,/!l, VII, p. 586. Su foglie e su cauli A' Fnphorbin Pephis L.; Palazzago, ot- tobre 1904. 143. Melampsora tariiio.sa (Pers.; Scliroet. Pihe. ScJdcs. I, p. 360. — Sacc. Sgll. VII, p. 587, pars. II. — Brios. e Cav. " / Fungh. parass., ecc. „, n.° 32. Su foglie di !^alix alba L. ; Palazzago, ottobre 1904. — 147 — U4. t'rouai'tiiim asclepiadeum (AVillti.) Fr. Obserc. mi/col. I, p. 220. — Sacc. Syll. VII, pars. II, \). 597. Su foglie di Ci/»aHcJinìii Vincetoxiam Pers. ; Palazzago, ot- tobre 1904. Sect. DiDYMOSPOEAE, Sacc. et De-Toiii. 145. Puccitlia Salviae Ung. Einflìiss des Bodens, etc, p. 218 (1896). — P. et H. Sydow, Monographia Uredineanim, voi. I, p. 296. — Sinoniin: Pnccinia Glcchomalis Sacc. N////. VII, i>. 688 pr. p. Su foglie vive di Sa! eia glutinosa; Palazzago, ottobre 1904. OssERV. Sori anfigeiii centrali in macchie bruno-violacee. 146. Puccillia puuctata Link. Obserc. Mi/col., II, p. 80, in Magaz. ua- tuì-f. Freunde, Berlin, 1816. — P. et H. Sydow, Monograpìnu Ure- dineanim, voi. I, fase. 2, p. 213. Sinon.: Pitccinia Galii Scìiw. %h. Fiing. Carol, p. 73. — Sacc. Syll. VII, p. 600. Su foglie di Galium cruciata Scop.; Palazzago, ottobre 1904. 147. Puccillia j>Ialvaceai*um Montag. in Gay. Hist. fisic. y polit. de Citile, VITI, p. 53. — Winter. Die Filze, I, p. 168. — Sacc. Syll, VII, par."?. II, p. 686. — Brios. e Cav. " / Fung. parass. ,., n.' 38. — P. et H. Sydow. Monograph. Uredin., voi. I, fase. III. p. 476. Su foglie, picciuoli e cauli di Maini silvesfrish.; Palazzago, ot- tobre 1904. 148. Puccillia Violac iSclium.) DO. Fi. frang. VF, p. 62 (1815). — Sacc. S'Jl. VII, p. 609. — Brios. e Cav. " I Fung. parass., ecc.,,, n.o 286. — P. et H. Sydow. Monograph. Uredin., voi. I, p. 439. Su foglie di Mola odorata L.; Palazzago, ottobre 1904. 149. Piiccluia Hieracii (Sdiuni.) Mart. FI. Mosq., p. 226. — Sacc. Syll. VII, p. 633. Su foglie di Taraxacum officinale Weber. ; Palazzago, otto- bre 1904. 150. Puccinia 3Ieutliae Pers. Syn. Fung., p. 227. — Sacc. Syll. VII, p. 617. — P. et H. Sydow. Monograph. Uredin., p. 282. Su foglie Ai Menfha arcensis h.; Palazzago, ottobre 1904. Sect. Phragmosporae, Sacc. et De-Toni. 151. Phragmidium Sanguisorbae (DO Scliroet. Pilz. Schlcs., p. 352. — Sacc. Syll. VII, p. 743. Su foglie e cauli di Poterimn Sangiiisorba L. {Sanguisorba minor)-^ Palazzago, ottobre 1904 — 148 — 1")2. Pliraginidiiim Rubi (Pers.) Wiut. Die Filze, \). 230. — Sacc S_i/ÌL VII, p. 745. — Brios. e Cav. " I Fany parass., ecc. „, u.° 1P4. Su foglie lii Enòiis caesiits L. ; Palnzzago, ottobre 1904. 153. Phragfinidium violaeeum (Scliultz) ^^■illt Die Filze, p. 231. — Saec. Si/Il. VII, pars. II, p. 744. — Biios. e Cav. " / Fmif/. pu- rass., ecc. ,,, ii. 287. Su foglie (li Uuhiix fndiroi^Ks L. ; Palazzago, ottolire 19()4. 154. Pliragm idi lini subcorticium (Sdiiank ) Wint. Die Filze, voi. 1, p. 228. — Sacc. Sy/i. VII, pars. II, pag. 746. — Brios. e Cav. " / Fniig. parass. ecc. „, n. 8. Su foglie (li lìosc, centifoìia L. ^ Palazzago, ottobre 1904. GIMNOCAin^AE. Fani. A :; a r i e a e e a o Fr. 155. ranus .stiptifus (Bull.) Fi: Epicr.. p. 399. — Hi/mcu. Eiir.. p. 489. — Sacc. Sj/ÌI. V, p. (V22. Su tronco putrescente; Palazzago, ottobre Pi(i3 e ottobre 19()4. IIEMTA AGIO CA UFAE. Fani. T li e 1 e p h o r a e e a e Pers. 151;. l'ciiiophora cinerea (Fi-.) Cooke in (ircriìlea Vili, p. 2(i, ta- vola 123. f 8. - Sacc. Siili. VI, p. (;43. Su tronco di Qun-cus ro'ìir L. ; Palazzago, diceuibre 19(13. 15 7. Corticium eaeruleiim (Sclirad.) Fr. Epicr., \). 5(ì2. — Hi/mni. Elfi: p G51. — Sacc. N////. VI, p. 614. Sopra legno decorticato e putrescente di Ccn^tama eesca Gaertu.; Palazzago, ottobre 19(i3. 158. Stereum hirsiitum (W. ) Fr. Epicr., p. 549. — Hi/mm. Enr., p. 639. — Sacc. Siili VI, p. 563. Su tronco secco; Palazzago, ottobre 19()3. Dal Laboratorio Crittogamico in Pavia; febbraio l'JGó. INDICE Introduzione Pag. 1"2T CiSNNi BiBiiioGEAFict Kt) ELENCO IH SPECIE già segiuiliifc iii'llii Provincia di Bergamo, ridotto a nomrnclatura moderna „ 1"_"J Indice sistematico , 138 Elenco delle specie „ 134 Nuove specie : Phijìlosticta mespilicoìa „ 137 • Aposphaeria anomala „ 139 Conioiliìjrium salicicolum , 140 Nuove varietà: PlujUosticta Asvlepiadi'((ruiii West. var. iiiùior „ 138 ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. MONOGRAEIA ERYSTPHACEAE ITALIANE MEMORIA DEL Dott. GINO POLLACCI. (Con 1 tavola Ulografals). I vari autori che studiarono in modo speciale le Enjsiplwceae non sono stati concordi nel fissare il numero dei generi compresi in questa inte- ressante famiglia. P. A. Saccardo nella Sylloge ' divide le Erysiphaceae in due sezioni: Amerosporae {^^ sporidi is ovoicleis continuis htja- linis,.) con sei generi e Dictyosporae {" sporidiis clathrafo sepiatis,,) col solo genere Saccanlia. Lo stesso autore però più tardi ha escluso il ge- nere Saccardia dalle Enjsiphaceae. - Karsten ' invece crea la sottofamiglia delle Eri/sipheae e vi include i generi Capnodlum, Ferisporium, Anixia ed Eurotiiim. Schroeter * include i generi Apiosporium e Lasiobotnjs e Jaczewski nella sua monografia delle Erysiphaceae della Svizzera '' vi annette i generi Eurotium, Apiosporium, Dinierosporiinn e MicrotJiJjriiim. ' P. A. Saccardo. Syllo-je Fungorum, voi. \, pag. 1-24; 1882. - Idem. / prevedibili fiinnhi futuri etc, in Alti Istituto veiieto se e leti., voi. Vn, 8, 1896-1897. ' Karsten P. A. Revisio inonoyraphica atque Sijnopsis Ascomijcetiun in Fen- iìia hucusque deiectorum. Act. Soc. Faun., 1885. ■• Schroeter J. Cohn's Krypt. Flora voti Schlesien, 3, pag. 229-247; 1893. ' Jaczewski A. Monoijraphie des Erysiphòes de la Suisse, in Bulletin de l'IIerlier Boissier, n." 11; 1896. Atti (h'irisl. Bot. (ìclì'Universilù di Pavia - Serie II - Voi. IX. 12 — 152 — Il SiUnion ' coiiipreiide soli sei generi ed io mi attengo a ([nesta classificazione, la quale mi sembra essere la iiiii giusta per le seguenti lagioni : Il genere Saccardia ha le spore muriformi. I generi Ajiio.-tpoì'iinii, Uimcrospornim, Lasiobotri/s e Capnodiiim, hanno micelio bruno; il ge- nere Eurotiiim e 1' Anixia sono saprofiU ; il PerisporÌKin lia spore sep- tate ed il iVìcrolìiijriuni lia pei'itecio scutiforme, dimidiato, munito di un poro al centro, con spore variabili bicellulari, ecc — Oltre a ciò tutti questi generi non devono essere compresi fra le Eri/s/pharcae, sopiatutto perchè hanno forme conidiche che non appartengono al genere Oidium, ma a generi diversi come per esempio: al genere Tontì'i, Aiileinuirìn, Hormlscinin, ecc. Nella descrizione quindi dei generi ho seguito completamente il Salmon, nel!' elenco e descrizione delb^ specie invece, solo in jiarte. Così mentre il Salmon lia fatto della Podospliaera lridacf//Iu (Wallr.) De Baiy, una varietà della P. Oxiiacnìtthac (DC.) De F>ary, io ho conser- vato la prima specie, sembi'andomi che essa abliia caratteri distintivi sufficienti ])er essere mantenuta tale. Lo stesso dicasi per la Spliaero- iìieca Hmnuli (DC.j Biirr. varietà fuliginea (Schlecht) Salmon, che ho fatto invece Sph. fuligii)ea (Schlecht), essendo stata essa trovata dallo Schlecht fino dal 1819 e descritta come Aìphìtomovpha, mentre è una Sp/iaerot/iem e che iia secondo me caratteri sufficienti per essere inal- zata a specie. La Spli. Mors Uvao (Si-hwein. ) T^eik. et Curt. snlo trovata sul Ribes nell'America del sud è da me considerata diversa dalla Sph. toiiìcnlosa. al contrario di Salmon che delle due ne fa una sola specie. La Podoi^phnera Bremdolae Quél, l'ho compresa nella Microsphaeiri Alili {!'>('.) Wint. perchè dalla figura data dal Bresadola'-' si compremle come tale Erhifea si debba classificare quale appartenente al genere Microspìiaera e specialmente per i carattei'i delle spore annettere alla specie il. Alni (l.'C.) Wint. Con tutta probabilità solo acciileiitalmente i periteci di questa Microsphaera si saranno attaccati al i)ileo d'Jr- rhenia sul quale il Bresadola dice di avella trovata. La Phyllaclinia siiff'idfa (Reb.) Sacc. specie fondata dal Saccardo nel 1880 ^ è da me conservata tale, mentre il Salmon nella sua Monogiatìa ' Salmon Ernest S- A Moiiof/raph of (ìir Pri/siiiluireac in Memoirs nf the Torre// Bolanicol Club, voi. IX, New- York; l'JOO. ' Bresadola I. Fiiìigi Tridentini, 25, tav. 30, fig. 2: 18K1. " Saccardo P. A. Mich. II, pag. 50; 1880. — 153 - la pubblica sotto il nome di Phjllactìnia Covylea (Pers.) Karst. proposta dal Karsteu nel 1885. ' Una specie per ogni genere è raffigurata insieme alla sua forma conidica nella tavola clie accompagna la presente monografia, ed in queste figure ho cercato di sintetizzare i caratteri diagnostici clie di- stinguono i vari generi fra di loro. II nome di ogni specie descritta è seguito dai sinonimi principali e specialmente da quelli degli autori italiani, oltreché dall'indicazione degli essiccati che contengono specie italiane e dall' indicazione delle opere in cui si trovano figurate. Di queste ultime ho specialmente citato il Léveillé (On/anisafioìi et disposìtion méthoiìique des espèces giti compo- sfìif le genre Eri/sipJie. Ann, Se. Nat. Ili, 1851) il Tulasne {Selecta fiin- gonim Carpologia, I. ISOl) ed il Salmon (Monograph of tlie Erysipha- reae. Oxford 1900). La distribuzione per le varie regioni ho cercato di curarla più che mi è stato possibile, come pure la bibliografia, ed infatti per ogni Ery- siphacea sono riportati tutti gli autori che fino all'anno 1904 lianno rac- colto la .specie in Italia. Avendomi il prof. P. A. Saccardo incaricato dello studio delle Eri/- sipliaceae per la Flora crUtogamica italiana in corso di pubblicazione, questa monografia, che ora pubblico separatamente, entrerà quasi per intero a far parte della suddetta Flora ; colgo pertanto l'occasione per ringraziare il chiariss. prof. P. A. Saccardo ed il mio Maestro prof. Giovanni Briosi per l' iucarico affidatomi, per i consigli di cui mi sono stati larghi e per la benevolenza dimostratami. Dall'Istituto Botauico di Pavia; Luglio 100^. ' Kaesten P. a. Bevisio inonographica atqiie Sffiiopsis Ascoynycetum, ecdi Ad. Soc. Fault.; 1885. — 154 - Fam. ERYSIPHÀCEAE Lèv. Siiòfam. ERYSIPHÉAE. Parasiticae ia plantis vivis; raycelium hyalinum solura liaustorii.s in cellulis epidermidis infixum vel in toto contextu penetratiim, Iiy- pliae septatae, intextae; conidia magna, liyaliua, cylindracea vel ovato-oblong-a, cateiuilata, mox libera; peritliecia e mycelio directe Olia, sessilia, primo incolora deiii fusca vel nigra, membranacea, globosa vel globoso-depressa, raro concava, pseudo-parenchymatosa: appendices variabiles simplices vel ramosae, mycelio similes vel omnino dissimiles, erectae vel radiales ; asci solitarii vel plures, saepiiis pedicellati, non parapliy.sati ; sporidia 2-8, continua, inco- lora, oblouga vel ovoidea. Conspecitts sulfamiUanim : Mycelinm externnm ; appendices basi non vesciculoso- inflatae Eiìysipiieae. Mycelinm internnm; appendices radiantes, rectae, basi vesciculoso-inflatae Piiyllactinieae. Subfam. ERYSIPHÉAE Palla. Mycelinm externnm, sohim hanstorlis in celinlis epidermidis infixnm. Conspectus si/iiopliciis (jciicnim : ]. Peritliecia monoasca 2. Peritliecia polyasca 3. 2 Peiitbecii appendices simplices vel vage ramosae, floccosae, hyplioideae Sphacrotìicca. PeritiiPcii appendices apice phiiies refracto-dicho- tomae Poiìosphaera. 3. Appendices apice nncinatae Vnc'niula. Appendices band nncinatae 4. 4. Appendices apice pluries refracto-dichotomae . . . Microsphaera. Appendices simplices vel vage ramosae .... Eri/s/p/ic. — 155 — Gen. Podospliarra. Kunze, Mule. Hefl IL pag. Ili (1823). Sacc. ^yll. I, p. 2. (Etym. a novi; pes, et dipaloa spliaera). Mycelium effusnm, jìleriimque evaiiidum. Peritliecia spliaeroidea vel glo- boso-depressa, monoasca. Ascus subglobosas octosponis; sporidia ovoidea, continua, hyalina. Appendices saepius parcae, dichotomae, fiiscae, apice hyalinae, turgidae. Conspectus specierum: Appendices peritliecii diametnim subaeqiiantes . . . P.Oxìjacanlìuic. Appendices peritliecii diametro longiores erecto-fasci- culatae P. tridadyla. Podosphaèra Oxyacànthae (DC.) De Bary, Beitr. Morph. Pìvjs. Pilz. I. pag. 48 (1870) — Sacc. Sijll. Voi. I, p. 2. — Salmon, Mono(/r. Enjaiplì. p. 29 — Erytìiphe Oxyacànthae DC. (1807) — Podosphaèra myrfillina Xze. et Schmidt (182.3), Sacc. Syll. T, 2 — P. clandestina Lev. (1851). Exsicc: P. A. Sacc. Mycot. ven., w." 1374; Br. et Cav. Fnng. par., n." 215; D. Sacc. Miic ital., n." 1007. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. S. 3, voi. 15, pi. 6, fig. 5; Tal. Sei. Fung. Carp., I, tab. 4, f. 10; Salmon. Mon. Enjsiph. fig. 96, 97, 108-115 et Suppl. not. Erysiph. tav. II, fig. 22; Br. et Cav. Ftmcj. par., n.° 215. Bibl. ': Bizzozero (12), Colla (35), Cavara (26), Ferraris (47j, Massalongo (53), Pas- serini (60 e 61), Scalia (67 e 69), Traverso (73, 74). Ampliygena; peritheciis sparsis, subglobosis, minutis, 64-90 /^i; appen- dicibus peritliecium vix aeqnantibns, pleriimque 9-10, septatis, ra- raulis brevibus, apice dilatato-rotundatis, dichotomis ; asco valde obovato vel subgloboso 58-90 x 45-75 ,u; sporidiis pleriimque 8, raro 6, 18-30 x 10-17. (e. (Vedi Tav. XXVIII flg. 1). Hab. in foliis Amelanchieris, Diospyri, Pruni, Spiraeae, Crntaegl et Vac- ciìu'i; Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Sicilia. Ar. distr. : Eur., Asia, Afr., Ani. sett. * 1 numeri tra parentesi corrispondono a lineili del Catalogo bibliografico riportato in fine della monografia. __ 156 — Poclosphaèra tridàctyla (Walli), De Bary Beit. Moipli. Pliys. Pilz. I (1870). Sacc. Sijll Fung. I, \^. 2. PodospJiacra Ox.ì/acàntJìae var. Iridactijla (Wallr.) Salinoli (1900) — Al- phitomòì-pha iridàcfijla Wall. (183;5) — Pod. Kunzci Lèv. (1851) — Erijsiphc fndàctijla Tal. (1861). Ed'sicc: P. A. Sacc. Mi/c. Ven. n.° 783 — Erbai: critt. ital. Ser. 2, n.° 49-4 — Br. et Cav. Fmig. par. ii.° 292 — D. Sacc. Mìjc. ital. 1007, lOOS. Icon.: Lèv. Ann. >V. Nat., ser. 3, voi. 15, tab. 6, f. 6 — Tal. Sei. Fung. Carp. I, t. 4, f. 11-13 — Salai. Monogr. Ergs. f. 109-114. - Br. et Cav. Ftiiig. par. n." 292. B ibi. : Bìz'iozero (12), Briosi (20;, FeriMi-i.s (47), Ma.ssalongo (54), Passerini (60, 61). Ampliigena; peritlieciis minutis 70-10.5 /;, subglobosis, sparsis; appeii- dicibus paucis, 2-8 (plerunique 3), ter perithecii diametrain .su- perantibas, septati.s, e sammo peritliecio erectis, parallelis; apice 3-5 dicothorao ; asco globoso vel sabgloboso, 60-78 x 60-70 /(, octosporo; sporidiis, 20-30 x 13-15 /(. llab. in foliis Prniii (P. Armeniaca. ecc.) et Spiraeae: Veneto, Lom- bardia, Piemonte, Emilia. Ar. disti-.: Eur., Ani, .sett., As. Gen. Si»liaerothèi'a. Lèv. Ann. Se. Nat., ser. 3, voi. 15 (1851) — Sacc. SgU. voi. 1, pag. 3 — (Etym. a ^>(Xj^ ascns et ac/aioa sphaera). Mycelium lloccosnin, etfiisiini, pleruniqae persistens; perithecia inono- asca, subglobosa; ascns globosiis, octosporas; sporidia ovoidea con- tinua liyaluia ; appendices nunierosae, floccosae, vage cum mycelio intertextae, siniplices vel vage ramosae. ( 'oiiKgecttis .^gno/ilicits spccicnnii : 1. Mycelinm persistens, densnm, pannosuiii: perithecia mycelio plus vel minus immersa 2. Mycelium diverse eiformatum 3. 2. Mycelium saepius album, rariter cineraceuni vel pal- lide fuscum ._.... Sp. p.\nnosa Mycelium obscuro-fascum, membrana interna peri- thecii ab exterua band distincta, liyphae mycelii rectae Sp. Mors Uvae — 157 — 3. Perithecia 50-120 ,« diam.; asci 48-9(1 x 50-72 /«; membrana interna perii liecii ab externa parce di- stincta; celliilae membranae internae perithecii 10- 20 /i diam. (typice 15 /i) Sp. Hùmuli Cellulae membranae internae perithecii 20-3(» (ra- ro 40), « diam. (typice 20 /.i] Sp. Fuligìnea Sphaerothèca Hùmuli (UC) Burr. Bull. III. Slate Nul. Hist. 2 (1887) - S-à\\\\o\\,Monn(jr. Erì/siph. p. 45 (1900) — Erijsiphe Hùmuli DC. (1815) — E. Samjuisorbae DC. (1815) — & Poterii Duby (1830) — Enjsiphe mactilaris iiz\i\. (1844) — Sphaerothèca Custmjnel Lèv. (1851», Sacc. Sull. T, 4 — Erijsiphe Dipsaceanim Tnl. (1861) — E. Erodii Diir. e Mont. (1846-49); Sacc. SjjU. I, 20. — Sphaerothèca Epilobii (Link) De Bary (1870), Sacc. Syll I, 4. — Sph. pruinosa Cooke et Peek (1872), Sacc. Sifll. I, 3. — Sph. iV^ss/» Tliiim. (1880) — Sph. fiigax Penz. et Sacc. (1884) — Oospora Epilobii (Cord.) Sacc. et Vogl. (1886) — Oidiiìin Fragariae Harz (1892). Exiicc: Speg. Dee. Mpc. Ital. 40. — Sacc. Mijc. Ven. 627, 628 — Erb. crift. ital. ser. 1, n." 143, ser. 2, n.° 1067 — Cav. Fung. Long. cxsicc, n." 30 — Relim. Ascomi/c, n." 1349 — Rabenii. Fnng. Enrop., \\.° 2414 — Rab. Herb. viv. mycol. ed. nova 460. Icon.: Salmon, Monogr. Enjsiph. tìg. 116, 117 — Till. Sei. Fung. Carp.J, tav. IV, lig. 9 — Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, tav. 6, f. 9, 10, 10'. Bihl.: Baccarini (3), Berleso xViit. e Mottareale (8), Bedcse A. N. e Bresadola (y), Bizzozeio (12), Bresadola e Saccardo P. A. (18), Briosi (20), Bolle e Thii- mon (15), Cavai-a (25 e 27), Celotti (29), Cocconi e Morini (30), Colla (35), Cu- boni (3S), De Cristofons (42), Ferraris (4(i, 47, 48, 49), Magnus (52), Massa- loiigo (53 e 54), Mori (58, Passerini 60 e 61). Penzig (62), Pirolta (63) Scalìa (67), Tassi FI. (70 o 71 , Traverso (73, 74). Ampbigena, niycelio plerumqiie evanido, raro persistente; peritlieciis gregariis vel sparsis vel caespitosis: appendicibus nnmerosis, ple- runique longis, sae])e perithecii 9 longioribns, septatis, fuscis, tor- tuosis ; asco ellipsoideo-subgloboso, raro breve pedunculato 45-90 x 50-72 |M, octosporo: sporidiis 20-25 (rariter 30) x 12-18 /i (ple- rumque 22 x 15 fi). ìliib. in foliis Polemoniacearum, Compositarum, Dipsacearum, Scrophula- riacearnm, Geraniacearum, Cannabinearwn, Cucurbitacearntn, Urticacea- rum, Plantaginearum, Eosacearum, Saxifragacearum, Onograriacea- niin, Violacearum ; Italia. Ar. distr. : Eiir., Afr., As. — 158 — Sphaerothèca fuliginea (Sclilech.) Pollacci — Sphacrothèca HitmuU var. fuliijincn (Sclilecli.) Salmoii Monogr. Erijsiph. pag. 49 (1900) — Alphi- lomorpha fuliginea Schlecli. (1819) — Erìjsiphe Xanlii Cast. (1845) SpJiaerotheca detoma Kickx. (1867), Sacc. Syll I, p. 4 — E. fitscaia. Berk. et Ciirt. (1876), Sacc. SjjU. I, 19 — 8ph. Drabae Juel. (1890), Sacc. Si/U. IX, 366 — Sph. Calemlulae (Malb. et Roani.) Malb. (1888), Sacc. Syll. IX, 366. Exsicc: Sacc. Myr. ven. 145, 629, 630, 631, 632, 633, 899, 1375, 1376, 900, 901 et 611 sub E. lamprocarpa — Speg-, Dee. Myc. ital. 83, 83 bis. — Erb. critt. ital., serie 1, 878, serie 2, 1068. — Eabeu. Finiy. Eni: 2034, 2414. — Tiiilnien, Mycot. Uvir. òòQ. — Raben., Hcrb. viv. mycol. ed. nova, 408 — Klotz. ITerb. vio. mycol., 1413. Tcoìì. : Lèv. Ann. Se. Nat., Ili, 15, tav. G, fig. 9, 1<>, 10' (iu parte). lU'bl: Anastasia (I), Daccarini (3), Bagnis ((>i, Berlese A. N. e Bresadola (',)), Bcr- lese A. N. e Peglion (10 , Bizzozero (12 >, Bresadola e Saccardo P. A. (19', Cavara (27 \ Cocconi e Moriiii (30), Del Torre (43), Ferraris il?', Massa- longo (53 e 54 1, Mori (58>, Passerini i(50 e GÌ', Pirofta ■()3', Scalia (liT e OS), Tassi FI. (70). Peritheciis tj'pice ininutis, interthim tantum 50 /( diani.; peiitliecii niem- brana plerumque dura et fragile; cellulis irregulariter dispositi.-^, circiter 20-30 /i latis ; appendicibus brevibus, fuscc-pallidi.'^, tor- tuosis et intexti.s, sed iiiterdimi longis, quasi rectis et fusco-ob- scuris; asco t'iipsoideo-snbgloboso; .sporidiis 20-25 >c 12-15 /(. lìab. ili foliis Compositanim, Cnieiferaruni, ('istinearìtm, Bahamiiieariiw, Dipsaceaviim, Hydrophyììeaniin, Pulenioniaccaruin, Eanuncidaeearum, Solanaecarum, Saxifragacewum , ìiosacearum, Schrophnlariaecaruni, Papilionacearum, Labiateanim, Fìantaejinearum, Verbenacearuni, Yio- lacearmn. Trentino, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Toscana, Lazio, Napoletano, Sicilia. -Ir. disti-.: Eur.. Ani. sett., As. Sphaerothèca pannòsa (Waiir.V Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, p. 138 (1851). Sacc. Syll. I, P- 3 (1882); Salmon. Monoyr. Enjsiph. p. 65 (1900). — Alphitonioì-pha pannosa Wallr. (1833) — Erysiphe pannnsa Fr. (1829). Exsicc: Br. et Cav. Fnng. par. n.» 10. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, tav. 6, f. 8 — Tu). Sci. Fiiny. Carp., I, 208, pi. 4, tìg. 1-3 — Br. et Cav. Fnng. par. n." 10. lUbì.: Baccarini i3', Baroni e Del Guercio 1 7 ', Bizzozero (12), Bresadola (18', Briosi (20, Bagnis 4, Bolle e Tliunien ilS), Casali (23), Cavara 25', Colla (35), Ciiboni (37 e 38', Cufino (40), Magnus (52', Maire ecc. (57), Massalongo (53 e 55', Passerini (60 e 61), Sealia (67, (!9), Tassi (70), Traverso (73, 74), Veglino (76). — 159 — Ramigena, foliicola vel fnictigena; mycelio persistente lanuginoso deiii panuoso; peritheciis mycelio imtnersis, globosis vel pyriforraibus 85-120 ft diam. appendicibus saepe obsoleti?, brevibus, tortuosis, septatis, vage fiiscis; asco globoso-oblongo, circiter 100 x 60-75 ,< 10-15 /(. Hub. ili utraque pagina Populontnì, Saliciim, Bclulac (dime ci Bnxl som- peroircniis: Trentino, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, To- scana, Lazio, Napoletano. Ar. (lislr. : Eiir., Ani. seti., As. Uncinula Àceris (D(-'.) Sacc. S//IÌ. Fimy. 1, pag. « (1882) — Salmon Monoijr. Eriji^ipli. p. 90. — Enjsiphc Aceris DC. (1806) — Uncinala bicornis Lèv. (1851). E-rsicc: Br. et Cav. Fung. par. n.° 70 — Sacc. Mgc. ven. 146 — Erb. critt. ital. ser. 2, 818, 1364. — D. Sacc. Mgc. Hai. 60 — de Tliiuneii Mycotìi. univ. 154. — 161 — Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, tav. 7, f. 17 — Tal. Sei. Funy. Carp. I, tav. 2, fig. 213 — Salmoii, Monoyr. Ery^i'ph. fig. 87. Bill: Baccai'ini o), Bagiiis (5), Berlese e Peglion (10), Bizzozero (12), Bolle e Thiimen 13), Briosi (20), Casali (23), Cavara (25o27\ Cocconi e Merini (31), Colla 35), Cuboni (37 e 38), Massalongo 53, 54"', Mori (58 e 59,', Passerini (60, 61), Penzig i62), Pirotta (63), Pollacci (65, Tassi (70). Tognini(72), Tra- verso (73). Ampliigena: mycelio evaiiido vel siibpersistente, effuso; peritlieciis .spar- sis vel gi-egariis; hemispliaericis, vel gloloso-depressis, majiisculis 120-225 ì-i diam.; appendicibus niinierosis, rariter peritheciuni ae- quantibus, plerunique Vl'~''/i longis, hyaliiiis, simplicibus, bifidi-s vel dichotomis, apicibus uncinatis; ascis 4-12, saepius 6-10, subpyri- foimibus vel oblongis 70-95x45-55 /(; sporidiis 8, raro 6, 22-26 X 13-15 /(. Hab. in foliis Acerls. Tirulo, Veneto, Canton Ticino, Lombardia, Pie- monte, Liguria, Emilia, Toscana, Napoletano. Ar. disfi-. :■ Enr., As. Uncinula clandestina (Biv. Bern.) Scliroet. Cohn's Krypt. Fi. Hchles. 3 (1893) — Salmon Monoyr. Erysiph. p. 97 (1900). Erysiphe clande- stina Biv. Beni. (1815) — E. Bivonae Tu). (1861) — Uncinula Bl- vonae Lèv. (1851), Sacc. Syll. L 6. Exsicc: Sacc. Myc. vcn. 617 — Eabenh. Funy. Eur. 2030 — de Tliiiui. Myc. unir. 755 — de Thiimen Herb. mycol., oecon. 296. Icon.: Lèv. Ann. Sr. Nat. Ili, 15, tav. 7, f. 14 — Salmon Monoyr. Erysiph. f. 93. Bill.: Bivona (111, Bizzozero (12), Briosi 20), Passerini (IO e GÌ), Tassi (70). Ampliigena; mycelio evanido vel subpersistente, etluso; peritlieciis gre- gariis vel sparsis, globoso-lenticularibus 85-115 ,« diam.; appen- dicibus 9-25, raro 25-30, plerumque 15, perithecium aequantibus vel subaequantibus, simplicibus, liyalinis, continuis, rariter septatis, saepe basi scabris, apice uncinatis; ascis quaternis (raro 3 vel 5-6) subglobosis, 40-45 x 32-40; sporidiis 2 (rariter 3), 30-34x15-18. llah. in foliis Ulmi campestris et Ubni montanae. Veneto, Lombardia, Emilia, Toscana, Sicilia. Ar. elisir. : Eur., Afr., As. Uncinula Prunàstri (DC.) Sacc. Syll. Funy. I, p. 7 (1882) Salmon Mo- noyr. Erysiph. p. 95 (1900) — Erysiphe Prunàstri DC. (1815) — Uncinula Wallrothi Lèv. (1851). — 162 — I' 10-12 /(. IIiiìj. in foliis Actiniduie, Ampdopsidis nispidulue, el Vitis — Veneto, La- zio, Napoletano, Sardegna, Sicilia. .Ir. i/islr.: Eur,, Ani. sett., .\s. 163 Gen. Miei'osphaèra. Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, p. 154 (sub Calodadia) et p. 381 (1851). Sacc. SìjU. Funcj. I, p. 10 (Etym. a /.nx^n; parvus et (i. 13 (I882j — Salmon Monogr. Erysiph. p. 123 — Enjsiph. Berbéridis DC. (1805). leon. : Tal. Sei Fung. Carp. I, tav. 5, f. 1 — Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, tav. 10, fig. 28 — Salmon. Monogr. Erysiph. f. 40-41. Jìibl.: Bizzozero (12\ Pirotta (G3). Ampliigena; mycelio evanido vel subpersistente arachnoideo; peritheciis saepius sparsis, raro gregariis 90- 25 ji, spbaeroideis; appendici- bus 5-20, 1 7i-2 V2 pei'ithecii diametrum aequantibus, incoloribus, ra- mulis elongatis, divaricatis, apice obtusiusculi.s continuis, plerumque apice ramificatis, apicibus haud recurvatis; ascis 4-9, oblongo- ovatis 48-50 < 20-32 ((; sporidii.s 3-6 (plerumque 4) 18 22^9-11 ti. — 164 — Mah. in foliis Berheridis aquifolii et vulgarls: Veneto, Lombardia. Ar. /mi DC. (1830) MìcronpJiaoa cornata Lèv. (1851) (sub Caìoclndia}. Erm-c: Sacc. 31ì/c. vcn. li." 892. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. IH, 15, tav. 9, f. 23 (sub. Caìodadii) Salinoli Sìippl. Noi. Eri/srpJi., tal». 9, f. 3 6. Jìihì : Bagnis (5 , Bizzozero (12), Collii 130, Massaloiigo (54), Passerini (60 e (il). Plt-iumque liypoidiylla, raro ampliigena; mycelio evanido araclmoideo; ])eritlieciis gregariis vel .sparsis 85-1 38 /( diam.: appeiidicibus 6-14; bis et diiiiiilium u.sque ad quiiirjuies et diinidiuiii peritliecii dia- metro loiigioribus, flaccidis, incoloris, contiiuiis; apicibus 3-5 ra- niificatis; ascis 3-7, ovoideo-subroslratls, 50-GO x 30-38 /(; spo- ridiis 3-5, 20-23x10-12 fi. Hall, in foliis Ev'Oìiymi euyopaci et verrucosi, Veneto, Piemonte, Emilia, Lazio. Ar. distr.: Eur. Microsphaèra Astràgali (DC.) Trev. Spiglie e Paglie L P- 39 (1853) — Sacc. Sglì. Ftiug. I, p 12 (1882) — Salmon Monogr. Erysiph. p. 127. — Erysiphe Astragali DC. (1815) — Micro^pharra hoìosericca Lèv. (1851, sub Caìocìadia). E.rsicc : Sacc. Mgc. Yen. 148 ~ Erb. critt.ituì , 144, 193, — Rabeiili. Hcrl>. ria. nigcol. ed. nova, 4G9. Icon.: Tul. Sei. Fnng. Carp. T, tav. 2, f. 4 — Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, tav. 9, fig. 27 — Salmon Monogr. Ergsip/i. f. 47-51. Bihì.: Bizzozero (12), Cuboni i38i, Ferraris (47), Massalongo (53, 54), Passerini ((30 e 01), Traverso (74). Hypopliylla vel ampliigena; mycelio evanido vel per.sistente; peritlieciis gregariis, globosis depressis, 95-146 // diam.; appendicibns 5-18, 4-10 peritliecii diametro longioribus, incoloribns et continuis, sim- plicibus vel bifidis, apice crassinsculi.s; ascis 5-12, oblongo-ovatis 52-68x30-38 /( ; sporidiis 3-6 (saepius 4), 20-23 x 10-12 /(. Hab. in foliis Astragali gìgciplnjlli, Ciceridis et Onohrgchidis, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Lazio. Ar. distr. : Eur. — 165 — Microsphaèra Alni (DO.) Wint. Rabeiili. Knjpt. FI. Deutacìd. I, 38 (1884) — Alphiiomorpha Alni Wallr. (1819) — Erysiphe Ceanothi Schwein. (1834), Sacc. Syll. I, 22 — E. Viburni Schwein. (1834), Sacc. Sull. I, 21 — E. Syringae Sclnvein. (1834), Sacc. %//. I, 21 — E. Quer- cina Scliwein. (1834), Sacc. Syll. I, 22 — Microsphaèra Hedwigii Lèv. (1851), Sacc. Syll. I, U (sub. Calocladia) — ili. penicillata Lèv. (1851), Sacc. Syll. I, 13 — M. Friesii Lèv. (1851), Sacc. Syll. I, 13 — Calocladia penicillata Lèv. forma. Lantanae (1861) — Ery- siphe Alni Tiil. (1861) Microsphaèra pidchra Cooke et Peck (1872), Sacc. Syll. I, 12 — M. semitosta (Berkei. Curt.) (1872), Sacc. Syll. I, 11 — M. densissima (Schwein) Cooke et Peck (1872), Sacc. Syll. I, 15 — M. Menispermi E. C. Howe (1874), Sacc. Syll. IX, 369 — il/. Platani E. C. Howe (1874), Sacc. Syll. IX, 369 — il/, nimmi E. C. Howe (1874), Sacc. Syll. IX, 369 — il/, abbreviata Peck (1876), Sacc. Syll. I, 11 — M. Bacenelii Berk. (1876), Sacc. Syll. I, 14 — il/. Bresadolae (Quél ) Bres. (,1881) — il/, erincophiln Peck (1883), Sacc. Syll. IX, 368 - M. Nemoponthis Peck (1886), Sacc. Syll. IX, 368 — il/ Alni (Wallr.) Salmon (1900). E.csicc: Sacc. Myc. Yen. 147, 618, 619, 893 — Rahli. Fung. Eur. 2032, 2031 — D. Sacc. Myc. Hai. 1015 — de Thiimeu Herb. myc. oecon. 487. — Br. et Cav. Fung. par. n." 40. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, pi. 8, f. 19, 20, 21 — hies. 'Fung. tridentini, tav. XXX, iìg. 2 — Tiil. Sei. Fung. Carp. I. p. 203, tav. 3, f. 5-7 — Salmon. Monogr. Erysiph. f. 1-14 et Sappi, not, Erysiph. t. 9, f. 11 — Br. et Cav. Fung. par. 40. Dihl: Baecarini (3), Bizzozero (12), Bolle e Thumen (13 1, Bresadola i IG, 19) Briosi (20), Cavara (25), Colla (35), Magnus (52), Massalongo (53, 54), Passe- rini (61), Penzig (02), Scalia (67). Amphigena; mj'celio evanido, vel persi.stente vel effuso; peritheciis sparsis vel gregariis, globoso-depressis, 66-110 /i diani.; raro 110-135 /<; appendicibus plus minusve numerosi^ 4-26; '/a-^ Va peritliecio lon- gioribu.s, rigidi.s, incoloribus vel apice vage coloratis; 3-6 ramulis ramificatis, appendicibus extremis recurvatis; ascis 3-8, ovatis vel ovato-globosis 42-70x32-50 /i; sporidiis 4-8; 18-23 > 10-12 ji. Hab. in foliis Alni, Betulae, Carpini, Viburni, Quercus, Lonicerae, ecc. Tirolo, Veneto e Littorale, Lombardia, Canton Ticino, Piemonte, Napoletano, Sicilia, Emilia. Ar. disfr. : Eur., Ani. sett., As. — 166 — Mìcrosphaèra Lonicèrae (D, C.) Wint. Rabhen. Krupt. FI. Deiitschl. I, 36 (1884) — Enjsiphe Loniccrae DC. (1815) — Mkrosphaera Ehrem- bergii Lèv. (sub. Calocladia) (18.51), Sacc. Syll. I, 14 — M. Dub;/ Lèv. (18.51), Sacc. Sj/ll. L 1" — Microsphaern Alni vai'. Lonicerac (Wint.) Salinoli (1900). Ecsicc. : Br. et Cav. Fung. paras. n." 71 — Sacc. Mgc. Veri. 891. Icon.: Tal. Se! Ftitig. Carp. I (1861), p. 205, tav. 2, f. 4 — Lèv. Ami. Se. Nat. in, 15, p. 155, tav. 8, f. 22 (sub Calocladia) tav. 9, f. 26 — Salmon Monogr. Ergslph. tav. 1, f. 19-22 — Br. et Cav. Fung. parass. u." 71. Bibl : Berlese e Peglion 1 10), Bizzozoro (12, Briosi (20), Cavara (25), Ferraris (47 1, Massalongo (53), Scalia (69), Tassi (70). Ampliigeua ; mycelio plerttmque persistente et eftuso, raro evaiiido ; peritlieciis gregariis vel .sparsis, globosis, depressis, 60-105 /( diani.; appendicibus 4-30, -Vi diametrum perithecii aequantibus, incoloribus, glabris, continuis, l'aro nionoseptatis et basi fuscis; apice 3-4 ra- mulis recurvatis; ascis 2-7 (plerumque 4) globoso ovatis, 40-56 x 34-48 /(; sporidiis 3-6, 20-24 x 10-12 /t. Tlab. in foliis Loniceroe et S;/rmgae vulgoris. Veneto, Lombardia, Pie- monte, Toscana, Sicilia. Ar. d/slr.: Eur. Mìcrosphaèra Grossulàriae (Wallr.) Lèv. Aiai. Se. Nat. Ili, 15 (1851) Salmon Monogr. Ergsìph. p. 157 (1900) — AlphitomorpJia Grossii- hiriae (Wallr.) (1819) — Mìcrospltaera Grossulàriae Lèv. (sub Ca- locladia) 1851 — M. Vau-Bnintiana Ger. (1875), Sacc. Sgll. I, 14. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. III, 15, tav. 9, fig. 25 (sub Colocladia) — Sal- mon. Monogr. Erijsiph. fig. 34, 37 et 43. Dihl.: Bolle e Tliiimoii (15). Epiphylla vel amphigena; mvcelio evanido vel persistente, effuso; pe- ritlieciis sparsis vel gregariis, globoso-depressis, 65-130 /( diain.; appendicibus 5-22; l'/j diametrum perithecii aequantibus, incolori- bus, continuis, glabris, vage dichotomis; apicibus liaud curvatis; ascis 4-10 ovatis vel oblongis, rostratis 46-62 x 28-28 y ; sporidiis 4-5; 20-28 X 12-10 /(. llab. in foliis liibis et Sambuci. Littorale (Bolle e Tliiiinen) 1885. Ar. distr.: Eur., Am. sett,, As — 167 — Microsphaèra Mougeòtii Lèv. Ann. SV. Nat. Ili, 15, p. 158 (sub Calo- cladia, 1851) — Salmon Monogr. Erysipli. p. 159 — Microsphaèra Lycii (Lascli.) Sacc. et Roum. (1881), Sacc. Sìjll. I, 10. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, tav. 9, f. 24 — Salmon Monogr. Erysiph., fig. 59-60. Bill.: Bizzozero (12), Bolle e Thiimen 15), Passerini (61 1. Aniphigena; mj^celio araclmoicleo persistente vel fugace, effuso; pe- ritheciis sparsis vel gregariis, globoso-dtipressis; 55-126 fi diam.; appendicibus 4-30 (raro 50), 1 '/a -7 pevitliecii diametrum aequan- tibus coiitinuis vel basi 1-.3 septatis, iucoloribus aut basi fuscis; apicibus 3-5 laxe dichotorais, band recurvatis; ascis 4-9, 48-60 X 28-30 /( ovato-oblongis, in pedicellum brevem productis; sporidiis 2-6 (pleiumque 4), 18-22x9-11 ii. Hab. in foliis L'jcii, Apìi, Desmodi/, Ghjci/rr/u'zae, Lespedezae, Pkaseoli et Symphoricarpi -- Veneto Littorale, Emilia. Ar. distr.: Eur. Microsphaèra Guarinónii Br. et Cav. Fung. parass. n. 172 (1892). Sacc. Sgll lung. XI, p. 252 (1895) — Salmon Monogr. Erysiph. pa- gina 167 (1900). Eùcsicc. : Br. et Cav. Fiincj. parass. a." 172. Icon.: Br. et Cav. Fmig. parass. n.° 172. Bibl. : Cavava (26). M3'celio hj^popliyllo, arachnoideo, effuso, persistente; peritheciis globoso- depressis, sparsis, 90-126 /n diam.; appendicibus 8-10, gracilibus hyalinis, peritbeciis octnpio longioribus, sursum ter quaterque di- cliotomis, ramulis patentibus, extimis recurvis; ascis 8-10 eliipticis vel obovatis, apice obtusis, octosporis, breviter pedicellatis 55-68 x 30-40 // ; sporidiis cylindraceis vel eliipticis, utrinque rotundatis, liyalinis, 24-26x12-14 /(. Ilalj. in foliis Cyfisi Laburni — Varallo Sesia (Piemonte) Briosi e Cavara. Ar. distr.: Italia. AIU lìeìVht. Bnf. ìlei rUtiirersi/ l'i ili Paliti - Serie II — Voi. IX. 13 — 168 — Gen. Erysiplie. Hedw. Lèv. in Ann. Se. Nat. IH, 15, p. 161 (1851). Sacc. %//. Funi/. I, p. 15 (1882) (Etym. a t^rai,hi: nibigo). Peiithecia globosa vel globoso-depressa, superfìcialia; inyceliiim arach- noideum, saepe contextum ; appendices floccosae, simplices, vel vage ramosae, mimquam dichotoniae. ciim niycelio intertextae, erectae; asci 2-8 spori, plures in quoque peiitliecio, ovoidei; sporidia ovoi- dea, liyalina. Conidia ovato-oblouga, 0/dii eri/siphoidis formas spec- tantia. Conspectus ■'i (Wallr.) Fr. (1829) — E. Liriodendri Schwein. (1834), Sacc. S>ill. I, 21 — E. Ulmariae Pers. (1846) — Eri/siphe Ulmariae Desm. (1846) — Enjsiphe Martiihèy. (1851), Sacc. N////. I, 19 — E. deiisn Beik. (1855), Sacc. Syll. I, 18 — Eri/sipììP. comnuuH'^ Lk. forma Aconiti (1861) — Ertjsiphe communis Fr. for, Geranii (1861) — E. Ulma- riae Desm. (1867), Sacc. ^ìjll. I, 19 — E. Vmheìlifcnirnm De Bary (1870), Sacc. Sjll. I, 17 — E. vernalis Karst. (1873), Sacc. Syll. I, 19. — 169 — Exsicc: Br. et Cav. Fung. pamss., 173, 359 — Sacc. Myc. Yen. 68, 149, 150, 151, 602, 603, 604, 605, 609, 610, 695, 786, 787, 896, 897, 898, 1170 — Cav. Fung. Long, ericc. 118 — Raben. Fung. Eur. 1060, 1431 — Speg. Dee. Mgc. Hai. 84, 84 bis. — Ero. critt. ital., ser. I, 192. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, pag. 171, tav. Ili, f. 38 et tav. 10, fig. 34 — Salmon Monogr. Erysiph. f. 132, 139, 143, 155, 158 et Siipiìl. Noi. Ei-i/sipJì. pa?. 209, tav. 9, fig. 1,2, 7, 8, 9. — Br. et Cav. Fung. par. n." 172, 359. Bibl.: Avetta e Baccarini (2), Baccarini (3), Bagnis (5), Berlese e Bresadola (9), Berlcse e Peglion (IO), Bizzozero (12), Bresatlola o Saccardo (18), Briosi (20), Casali (22), Cavara (25 e 27), Cavolini (28), Cocconi e Merini (30), Comes (361, Cuboiii (37 e 38), Gufino (40), Ferraris (46, 47, 48, 49), Hariot (50), Lanzi (51), Magnus (52), Maire eoe- (57j, Massalongo (53, 54), Passerini (60 e 61), Pirotta (63), Pochettino (64), Penzig (62', Pollacci (65), Saccardo (66), Sealia (67, 68), Traverso (73. 74). Amphigena, mycelio variabile, persistente, effuso, arachnoideo, denso et liclienoideo ve] saepe evanido: peritlieciis gregariis, circiter 90 /i diani. ; appendicibus 3-7, decies vel plus perithecii diametrum aequan- tibus, liorizontalibns, saepe cum mycelio intertextis, simplicibus ve! raro ramificatis, flexuosis, contortis; ascis plerunique paucis, 2-8 (ra- rissime nsque ad 22) saepius ovatis et parvis vel subglobosis 46-72 x 30-45 ,«; sporidia 3-8, plerumque 3-6, 19-25x9-14 /e. Mah. in foliis L'anunciilacearum, Lcgiiminosarum, Scabiosacearum, Gera- niacearum, Compositearum Convolvulucearum, Poh/gonacearum, Scro- phulariacearwn, Urticacearinn, Valerianacearnm, ecc. ecc. Italia. .Ir. distr.: Eur., Afr., Ani. sett., As., Austrai., N. Zeland. Erysiphe Cichoraceàrum DO. FI. 2, 274 (1805) — Salmon Monogr. Ergsìpli p. 193 — Ergsiphe lamprocarpa Kickx (1835), Sacc. Syll, I, 16 — E. Linkii Lèv. (1851), Sacc. SijU. I, 16 — E. Montagnei Lèv. (1861), Sacc. Syll. I, 17 — E. horriclula Lèv. (1850), Sacc. ^yll. I, Il — E. Compositearum Duby (1830). Ersicc. : Sacc. %c. Ven. 608, 904 — Briosi et Cav. Fmig. par. 263, 264, 360. — Raben. Fung. eur. 2320 — Erb. critt. ita!., ser. IIj n.o 445 — D. Sacc. Myc. iteti. 826, 1020, 1017, 477, 1016 — 61 — Thiimen Myc. tmivers. 1840 — Klotz, Herh. viv.mycol, 1414. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. IH, 15, pi. 10, f. 20 et pi. 11, f. 36, 37. Sal- mon Monogr. Erysipli. f. 140, 1.51 — Br. et Cav. Fung. parass. n." 263, 284, 360. — 170 --- Bill.: Avf'tta o Baccaiini (2), Bagnis (4), Berlese e Peglion (10), Bizzozero (12), Brcsadola e Saccardo (18), Cocconi e Morini (30), Gufino (40) Farnoti (45), Ferraris (47 i, Massalongo (54), Maire ecc. (57), Passerini (60 e 61), Pirotta (62). Colla (35), Traverso (74;. Auipliigeua; mycelio plenimque evanido, raro persistente et effuso; liaustoriis haiid lobulatis; peritlieciis subgiobcsis vel globoso-de- pressis, gregariis vel sparsis, 80-140 /i diam. raro 140-180 /i; appeiulicibus variabilibus, longis vel brevibus, fuscis vel interdum iucoloribus; pleriimque mimerosls, dense intertextis, vage rauiosis, septatis, usque ad 2-4 peritliecii diametrum aequautibus; ascis nume- rosis, 4 usque ad 25, plerumqiie 10-15; ovatis vel rariter subgiobc- sis, 58-90x30-50/1 ; sporidiis 2. raro 3, 20-28 >'■ 12-20/( (plerumque 24 X 14 II). Hah. in foliis vivis plantaruni pluriraarnm e familiis variis, ex gr. : Apoc;/naceae, Asclepiadaceae, Asperifoliaceae, B'ujnoniaceae, Composl- tae, Campcnitdaceae, Cracìferae, Cucurhitaceac, Cannahineae, Lahia- tae, llydroplnjllaceae, Leguminosac, Maìvaceac, Onograrìeae, Polemo- ìiiaceae, Plantaginaceae, Poli/gonaceae, Papilioììaceae, Bosaceac, Enbia- ceae, Scrofulariaccae, Solanaceae, Uilicaccue, Uìmaccac Valerianaceae — Trentino, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Toscana, Lazio. Ar. disti-.: Enr., Am. sett., As., Afr., N. Zelan. Erysiphe Galeòpsidis DC. FI. Fr. 6, 108 (1815) — Sacc. >^yU. T, p. 16 (1882) — Saluion Monogr. Ergsiph. pag. 204 (1900). E. Sta- cligdis DC. Ersicc: Sacc. Mgc. l'en. 912, (il3, 902 e 1491 (sub SphaerofJieca Ca- st agnei). icon.: Salmon Monogr, Ergsipli. fig. 127-129 et SuppJ. Not. Ergsipìt. t. y, f. 13. Bihl.: Borlese e Peglion (10,1, Bizzozero (12), Ferraris (47, 4S, 4'J), Magniis (52), Massalongo (53j, Maire ecc. (57), Hariot (50'. Ampliigena; mj'celio araclinoideo, albo vel rufescente; peritlieciis glo- bulosis, minutis, gregariis; appendicibiis numerosis exilibus, bre- vibus, ramosis; liaustoriis lobulatis; ascis copiosis (10-21); spori- diis 2, plerumque 24 : ; 14 ,u. Hab. in foliis Labiatarum, S'crophnlarinearum, Composiiaritni et Verbc- nae urticifoliae — Trentino, Veneto, Piemonte, Corsica, Toscana. OssEav. La massima parte degli Autori ammettono clie le spore (in numero di 2j si formino dopo un anno. — 171 — Erysiphe Gràmìnis DO. FI. Fr. 6, 106 (1851) — Sacc S>jU. Fune/. Voi. I, p. 19 (1882) — Salinoli Monogr. Erysiph. p. 209 (1900) — Erysijjh. conimunis, var. graminum Lk. (1824). Exsicc: Br. et Cav. Fioig. par. n.° 17-4 — Erb. cr/'U. ital. serie I, 286 — Raben. Rerb. vivum mycol., 7.59. D. Sacc. Myc. II., 1473. Icon.: Saliiion Monogr. Erysiph. f. 156, 159, 160. — Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, pi. 10, f. 33. — Br. et Cav. Funy. par. 174. Bibl.: Avetta e Baccarini {i\, Bagnis (5), Berlcse e Peglion (10), Bizzozero (12), Briosi (20), Casali (22, 23), Cattaneo e Garovaglio (24), Cavara (25 e 26), Cocconi e Merini (31), Cuboni (38), Gufino (39), Cugini e Macchiati (41J, Fer- raris (48), Lanzi (51), Maire ecc. (57), Massalongo (58), Passerini v60 e 61), Scalia (67), Traverso (74). Hypophjila sed iuterdiim amphigena; mycelio plus vel minns persi- stente, effuso, floccoso-lanugiuoso, saepe pallido-fusco vel cineraceo; peritheciis gregariis vel sparsis, inagiiis, 135-280 fi diam. (ple- rumque 200 fi) globoso- depressis, demum concavis, saepius in mycelio lanuginoso immersis; appendicibus rndimentalibus, simpli- cibus vel panini ramosis, pallide fuscis; ascis numerosis, 9-30, saepius 15-20, cylindraceis vel ovato-oblongis, plus vel minus pe- dicellatis, 70-108 ^ 25-40 ,« ; sporidiis 8 (raro 4), 20-23 ^ 10-13 /t — Conidiis nioniliforniibus, coiicatenatis, ovoideis, simplicibus, facile dilabentibus, albidis vel liyaiinis, Oidium monilioides Link, si- sten tia. Hab. in foliis Graminacearum. Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Toscana, Lazio, Napoletano, Sicilia, Corsica. Erysiphe tòrtilis (Wallr.) Fr. Syst. Myc. 3:243 (1829). Sacc. %//., Fttny. Voi. 1, p. 17 (1882) — Salmon Monoy. Erysiph. p. 213 (1900) — Alphitomorpha tortilis\I»\v. (1819). Exsicc: Sacc. Myc. Yen. 601 — Erb. critt. ital, serie 2, 986. — Raben. Fiing. Eur. 2033. Icon.: Lèv. Ann. Se. Nat. Ili, 15, pi. 5, fìg. 8. Bibl: Baccarini (3), Bagnis (5), Berlese e Peglion (10), Bizzozero (12), Casali (23), Massalongo (53, 54), Passerini (60 e 61). Hypopliylla, raro epipliylla; mycelio arachnoideo, effuso, 'evanido vel vage subpersistente in zonis sparsis; peritiieciis gregariis vel spar- sis, subglobosis 65-110 f.t diam., cellulis distinctis, 10-20 fi latis; appendicibus 20-80 vel plus, 4-5 fi latis; fuscis, septatis, flexuosis, — 172 — assurgentibiis et fasciculatis, flaccidis; ascis 2-5, (plerumque 4) ovatis vel subglobosis, pedicelktis vel sessilibiis, 50-60 ■< 36-45 /; ; sporidiis 4-8, saepius 8, 20-24x10-14 ,«. Ilab. in foliis Comi albae et C. sanguiiieae. Veneto, Emilia, Lazio, Na- poletano. Ar. distr. : Eur. Erysiphe tàurica Lèv. Demidoff Ko//. meiicì. (bot.), p. 119 (1842). Sacc. Siili Fìtng. Voi. l, p. 16 (1882) — Salmon Monor/r. Er;/siph. f. 215 — Erijsiphe Duriaei Lèv. (1851), Sacc. •%//• L 17 — ^. lanuyinosa Fuckl. (1871), Sacc. .%//. I, 20 — E. SaxaouU Surok. (1889), Sacc. Siili. IX, 370 — E. annata Sorok. (1889), Sacc. Siili. IX, 370 — ì;. alhayi Sorok. (1889), Sacc^ %//. IX, 371 — E. Prgani Sorok. (1889), Sacc. .%//. IX, 371 -- E. lichenoidcs Trab. et Sacc. (1895), Sacc. Siili. XI, 253. Errsicc: Sacc. jliyc. Veì>. 1169 (sub A', lamprocarpa) - fi'ò. cwV/!. //«/. ser. 2, 145 (sub E. coìnìiiiinis) e 445 (.sub E Montagnei) — D. Sacc. 3///c. «ia;. 1471, 14/2. Icon.: Lèv. Jh«. Se. Nat. Ili, 15, pi. 10, f. 32 (.sub E. Duriaei) e fìg. 30 (.sub E. tanrica) — Salmon Monogr. Ergsipli. f. 145-150, 152-154. i)('6/. : Berleso e Peglion (10), Hariot (50>, Jlaire. ecc. (57). Ampiiigena, saepe totani matriceni occupante ; mycelio plerumque persi- stente, effuso, compacto, tonientoso-membranaceo vel crustaceo, ra- rissime evanido ; peritheciis sparsis vel gregariis, plerumque my- celio persistente immersis, niagnis, 135-240 /( dianiet., saepius 200 |(i, concavis; cellulis obscure fuligineis; appendicibus numerosi?, intertextis, plus vel niinns vage ramosis, incoloribus vel fuscis, iuterdum brevibus vel obsoletis; ascis 7-38, niagnis, cylindraceis vel ovoideis, saepius longe pedicellatis, 75-110 x 28-40 /i; sporidii.; 2, niagnis, 28-40 x 14-22 /(, interdum iioniiiliil curvatis. Ilab. in t'oliis plantarum varioruni; Cariopìtiillaccaniin, Composilcantìii, Cappai-idaceanim, C/ienopodiacrannii, Cistaccanim, Aspcri/oHaccarìim, Eiiphorbiaeearum, Legiiminoxanim, Labiafannii, Malvaccanim, lìan- Hìoiculacranim, Zugophulkarum; Veneto, Toscana, Lazio, Corsica. A)-, disti-.: Eur., .Afr., As. — 173 — Sm/j familia PHY LL ACTINIE AE Palla. Mycelium iiitenium haiistoriis in celhilis parenchymatis matricis infixuii). Gen. Pliyllactiiiia. Lèv. Ann. Se. Nof. Ili, 15, p. 144 (1851) — Sacc. òy/. Fan;/. Voi. I, l». 5 (1882) (Etim. a (fvXkov. foliiiui et axiig: radius). Perithecia magna, polyasca, globoso-depressa vel leuticularia, asci 2 vel raro 3 - spori. Appemlices aequatoriales, randiautes, rigidae, aciculares, basi vesciciiloso-intìatae. Phyllactinja suffùlta (Rab.) Sacc. Mic/i. Il, p. 50 (1880) et Si/lì. 1, p. 5 — Scìerotium Erjjsiphe (ì cori/Ica Pers. (1801) — EniMphe Betu- lue DO. (1815) — PhijUactinia guttata Lèv. (1851) — Phj. Cmidollel Lèv., Sacc. Siili. I, 5 — L'ri/siphella Carestiana Sacc. (1877), Sacc. Syli. XIV, 463 — PAy. covylea (Pers.) Karst (1885). Ex ice : Briosi et Cav. Fnng. parass. 11, 17ii — Sacc. Mge. Ven. 67, 620-625, 895, 1377 — Erbario erittogandco italiano, ser. I, 191, 594 et 591, serie II, 836, 837 — D. Sacc. Mgc. Hai. n." 1009, 1010, 1470. Icon.: Tal. Sei. Finig. Carp. I; 194, tav. I — Lèv. Ann. Se. Nal. Ili 15, pi. 7, f. 11, 12 — Salmon. Monocjr. Eri/siph. f. 163-175 et Suppl. Not. Erijsiph. p. 209, t. 9. flg. 14, 15, tav. 10, fig. 1-19 e tav. 11, iig. 1-21 — Br. et Cav. Fung. par. 11. Bill.: Avetta e Baccarini (2), Bagiiis (5j, Berk-se e Peglion 10), Bizzozero (12), Brcsadola e Cavara (17), Biesadola e Saccanlo (18), Briosi (20), Brizi (22), Berlesc e Bresadola (9), Bolle e Thiimen (13), Bivona (11), Casali (24), Ca- vara (26, 28), Coccoiii e Moriiii (31, 35). Colla (86), Cuboni (38), Cufino (40), Ferraris (46, 47, 48, 49), Hariot (50), Magnus (52), Maire ecc. (57», Ma.ssa- longo (53, 54, 55), Mori (58), Passerini (60 e 61), Pirotta (68), Pollacci (65), Scalia (67, 68), Tassi (70). Tognini (72), Del Torre (44), Traverso (74). Plerumque liypopliylla, rariter amphygena; mycelio persistente vel sae- pius evanido; peritlieciis sparsis, raro gregariis, magni.s, globoso-de- pressis, lenticularil'Us, 140-300 ,« diam. ; appendicibus liyalinis, siiri- — 174 — plicibiis, aequatorialibus, plerumqiie 5-18, rariter 20-25; aciculaii- bus, rigidis, contimiis, basi inflatis; ascis in singulo peiithecio 5-45, subcylindraceis vel ovato-obloiigis, 60-105 ;< 25-40 /.i ; spoiidiis 2, ra- riter 4, 30-50 X 16-25 /(. Hab. in foliis plautarum e familiis vaiiis, ex. gr. : Accraceae, Ampeli- deae, Asclepiadaceae, Bignoniaccae, Berbeiidaceae, Befidaceae, Bu.ra- ceae, Calycanfltaceae, Celasirinaceae, Caprifoliaceac, Compositae^ Cornn- ceae, Cupuliferae, Cannabineae, Eiiphorbiaceae, Elaeagnaceae, Erica- ceae, Hamamelidiae , llicineae, JugJandene , Laì'iatae, Leg^minosae, Magnoliaceae, Mirtaceae, Moi'aceae, Oleuccae, Papilionaceac, Ranitn- culaceae, Rhamnaceae, Bosaceae, Rubiaceae, Scroftdariaceae, Saxifra- gaceae, Salicaceae, Tlnipluiceae, Ulmaceae, Umbelliferae. Italia. Ar. disti-.: Eur., Afr., Am. Cent., Ani. merid., Am. sett., As. BIBLIOGRAFIA 1. Anastasia E. DoW Er/jsiphe la ni procarpa Lev. f. Nìcotinnne Comes e sua forma conidiofora di Oidium. Salerno, 1902 (in Boll. tee. delia coltiv. tabacchi del r. Ist. Sper. di Scafati, anno I, 1902). 2. AvETTA C. e Baccaeini P. Contribuzione allo studio della micologia romana. Roma, 1885 (Ann. Ist. Bot- Roma, voi. I). 3. Baccaeini P. Primo Catalogo dei funghi dell' Afellinese. Firenze, IHM (Nuoxo Giorn. bot. ital., voi. XXII). 4. Bagnis C. Micologia romana- Centuria prima. Roma, 1817 (Atti Lincei, ser. Ili, voi. I). 5. — Mi-cologia romana. Centuria seconda. Roma, 1878 (Atti Lincei, serie III, voi. II). 6. Baebey W. Florae Sardoae Compendium. Lausanne, 1884. 7. Baroni E. e Del Guercio G. Rimedi contro V infezione prodotta sulle Rose dalla ' Sphaerotheca pannosa „ (^¥all.1 Lev. Firenze, 1894 (in Bull. Soc. botan. ital., 1894). 8. Berlese Ant. e Mottaeeale G. Le condizioni di alcune coltivazioni arboree nel territorio di Cori'jliano Calabro- Roma, 1902 i^in Bull, uffic. Ministero Agric, 1902). 9. Beelese a. N. e Beesadola G. Micromyceles tridentini. Rovereto, 1889 (in Ann. Soc. alpin. trident., XIV). 10. Berlese A. N. e Peglion V. Micromiceti toscani. Firenze, 1892 (in Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XXIV). 11. BivoNA A. B. Stirpium rariorum minusque cognitarum in Sicilia sponte pro- lenientium descriptio. Panormi, 1813. 12. BizzozzERO G. Flora veneta crittogamica: 1 Funghi, Padova, 1885. 13. Bolle G. e Thumen F. (von). Contribuzioni allo studio dei funghi del Ut- forale austriaco. Serie I (Boll. Ad. Scienze, nat., voi. II), 1878. 14. — Contribuzioni allo studio, ecc. ecc , serie II (in Boll. Soc. Ad. Scien. nat., voi. VI), 1880. 15. — Contribuzioni allo studio, ecc. ecc , serie IH (in Boll. >Soc. Ad. Scien. nat., voi. IX), 1885. 16. Beesadola G. Fungi tridentini noci vel nondum delineati. Tridenti, 1881-92. 17. Beesadola G. e Cavaea F. Manipolo di funghi di Terracina. Firenze, 1900 (in Nuovo Giorn. bot. ital , voi. VII). 18. Beesadola G. e Saccaedo P. A. Enumerazione dei funghi della Valsesia, raccolti dall'abate Antonio Carestia. I, Genova, 1897 (in Malpighia, voi. XI). 19. — Enumeratone, ecc. ecc. II, Genova, 1900 (in Malpighia, voi. XIII). 20. Briosi G. Rassegne crittogamiche. Roma (in Bull. Min. Agric. dal 1S86 al 1904). — 17G — 21. Brizi U. Intorno alla causa della malsaiiia del nocciolo nell'Afeli inese ed in Terra di Lacoro. Roma, 1897 (in Boll. Not. agr., anno XIX) 22. Casali C. Conirihusione alla conoscenza della flora micologica Anllimse Firenze, 1900 (in Bull. Soe. bot. ital., 1900). 23. — Rassegna dei principali casi fitopatulogici studiali nel triennio ISOS-IOOO nel Laboratorio di patologia vegetale della r. Scuola di enol. e viticoltura di Avellino. Roma, 1901 in Bull. Not. agrarie, anno XXIII). 24. Cattaneo A. e Gaeovaglio S. Sulla Erysiphe graininis e sulla Sepioria Tritici. Milano, 1875 (in Ardi. Laborat. crittog. Pavia, voi. II e III). 25. Cavaiìa F. Contribuzione alla micologia lombarda. Milano, 1^^92 (in Atti Isti- tuto bot. Pavia, voi. II). 20. — Ulteriore contribuzione alla micologia lombarda. Milano, 1894 (in Atti Istit. bot. Pavia, voi. III). 27. — Funghi di Vallombrosa. Contrib. I., Firenze, 1900 (in Nuovo Giorn. bot. ital. voi. VII). 28. Cavolini a. Riflessioni sulla vegetazione dei funghi. Roma, 1780 (in Anto- logia romana, voi. IV). 29. Celotti L. Contribuzione alla ìiiicologia romana. Firenze 1889 (in Bull. l?oo. bot. ital, 1889). 30. CoccONi G. e^SUmi'si F., Enumerazione dei fungiti della l'rovincia di Bologna, cent. I. Bologna, 1882 (in Meni. Aec. Se Ist. Bologna, serie IV, t. 111). 31. — Enumerazione, ecc. ecc., cent. II. Bologna, 1884 (in Jleni. Acc. Se. Ist. Bologna, serie IV, toni. V). 32. Enumerazione, ecc. ecc., cent. III. Bologna, 188.5 (in Mein. Acc. Se. Ist. Bo- logna, serie IV, toni. VII). 33. Ricerche e considerazioni sulla simbiosi nei funghi. Bologna, 1886 (in Meni. Acc. Se. Ist. Bologna, serie IV. toni. Vili). 34. — Bicercìie intorno ad una nuova Erysifea (con una tavolai in Meni. Acc. Se. Bologna, serie IV, Tom. X, 1904. 35. Colla L. Herbarium Fedemontanum. Taurini, 1837. 36. Comes 0. Reliquie micologiche Notarisianc. Napoli, 1883. 37. Cl'boni G. Rassegne crittogamiche. Roma, (in Bullettini Notiz. agrar., voi.' X, XI, XII, ecc.). 38. — Notizie sulle malattie delle piante coltivate in Italia. Roma, 1895 (in Bull. Notiz. Agr., anno XVII, XVIII, ecc.). 39. Gufino L. Un secondo contributo alla, flora micologica della jirovincia di Napoli. Genova 1904 (in Malp., voi. XVIII, pag. 546). 40. — Funghi Magnagutiani- Genova, 1904 (in Malpli., voi. XVIII, pag. 553). 41. CuoiNi G. e Macchiati L. Notizie intorno agli insetti, acari e parassiti vegetali osservati nelle piante del modenese nclVanno 1800 (in Bull. Staz. agraria di Modena, voi. X). 42. De Celstoforis I. et Jan G. Catalogu» in Jì' sectiones divisus rerum nata- ralìum in Museo exlantiwn Josephi De-Cristoforis et Georgii Jan, com- plectens adumhrationem Oryctognosiae et Geognosiae atque Prodromum Florae et Faunae Italiae superioris. Parmae, 1832. 43. Del Torre Fé. Note sui funghi del distretto di Cividale. Siena, 1891 (in Riv. ital. Scien. nat , anno XI). 44. - Ulteriori noie sulle crittogame del cividale.^e. Siena, 1892 (in Bull, del Na- turalista, 1892). — 177 — 45. Farneti R. Nuovi maleriali per la micologia lombarda. Funghi della prò- vincia di Cremona, cent. I. Milano, 1900 (in Atti Ist. bot. Pavia, voi. VI). 46. Ferraris T. Materiali per una Jlora micologica del Piemonte. Miceti raccolti nei dintorni di Crescentino, cent. I. Genova, lOOO^dn Malpighia, voi. XIV). 47. Reliquie Cc.fatiane. Primo elenco di fungiti del Piemonte. Roma, lOO'J (in Ann. Ist. bot. di Roma, anno IX). 43. _ Materiali per una flora micologica del Piemonte. Miceti della Valle d'Aosta. I. Genova, 1902 (in Malp., voi. XVI). 49. — Enumerazioni dei funghi della Vahesia, serie III, Genova 1904 (in Malpii., voi. XVIII, pag. 482 . 50. IIariot P. EnumeralioH des champignons recoltés en Corse jusqu'à l'aniice 19(11. Paris, 1901 (in Compt. Rend. de l'Assoc. frane, pour l'avanc. des Scione. Congrès d'Ajaccio, 1901. 51. Lanzi M. Fungi in ditione Florae Romanae enunciati. Roma, 1884 (in Ann. Ist. bot. Roma, anno I'. 52. Magnus P. Die Enjsipkeen Tirols. Iniisbruck, 1898 (in Bericbt. d. nat.-med. Vereines in Innsbruck, XXIV). 53. Massalongo C. Contribuzione alla micologia veronese. Verona, 1889 (in Acc. Agric Art. e Comm. di Verona, ser. III, voi. LXV). 54. — Nuova contribuzione alla micologia veronese. Genova, 1894 (in Malpighia, voi. Vili). 55. — I funghi della provincia di Ferrara (in Aoc. Se. nied. et nat. in Fer- rara, anno 1899). 56. — Novitaies Florae mijcologicae veronensis. Vcron.i, 1902 (in Acc d'agricol- tura in Verona, voi. Ili, serie IV). 57. Maire R., Dumée P. et Ldtz L. Prodrome d'une flore nu/cologiejue de la Corse. Paris, 1903 (in Bull. Se. Bot. Fr. ser. IV, t. 1 (1901). 58. Mori A. Enumerazione dei funghi delle Provincie di Modena e Reggio, cent. I. Firenze, 1886 (in Nuovo Gior. bot. ital., voi. XVIII). 59. - Enumerazione ecc., centuria II Firenze, 1889 (in Nuovo Giornale bot. ital, voi XXI). 60. Passerini G. Primo elenco di fungiti parmensi. Genova, 1867 dn Coni. Soc. critt. ital., voi. II) 61. Funghi parmensi enumerati. V. Firenze, 1881 (in Nuovo Giorn. bot. ital. voi. XIII). 62. Pknzig 0. Note micologiche. Appunti sulla flora micologica del Monte Gene- roso. Venezia, 1884 (in Atti Ist. Ven., serie VI, t. li). 63. PiROTTA R. Elenco dei fungili della provincia di Pavia, centuria I. Firenze, 1876 (in Nuovo Giorn. bot. ital., voi. Vili). 64. PocnETTiNO G. Sulla Eri/siplie communis f. Acanthi, Roma, 1884 (in Ann. Ist. Tcce. di Roma, 1884). 65. PoLLACCi G. Micologia ligustica. Genova, 1897 (in Atti Soc. lig. scienz. nat. e geogr., voi. VII, voi. VIII). 66. Saccardo P. a. Le reliquie dell'erbario micologico di P. A. Micheli Un Bull. Soc. Bot. it. 1004, pag. 221), Firenze. 67. S(JALIA G. Pi-ima contribuzione alla conoscenza della flora micologica della provincia di Catania. Catania, 1899. Gtl, _ / funghi della Sicilia orientale e iirincipalmente della regione Etnea, ser. I. Catania, 1900 (in Atti Acc. Gioonia, voi. XIII, ser. IV). — 178 — 69. ScALiA G. 1 funghi ecc. ecc. ser. Il (in Atti Acc. Gioenia, voi. XIV, ser. IV). 70. Tassi Fl. Micologia della provincia senese. 1896-1904 (in Nuov. Giorn. bot. ital. annate 1896 e 1897 ed in Bull. Labor. botan. Siena, anni 1, li, III, IV, V). TI. — Contribuzione alla flora micologica di Viareggio. Siena, 1900 (in Bull. Lab. botan. di Siena, voi. III). 72 ToGKiNi F. Contribuzione alla micologia toscana. Milano, 1S92 (in Atti Lst. bot. di Pavia, voi. III). 73. Traverso G. B. Micromiceti della provincia di Modena, in ^lalpli., voi. XVII, pag. 163. Genova, 1903. 'A. — Primo elenco di micromiceti in Valtellina, in Ann. Mycoi., voi. 1, pag. 297. Berlin, 1903. 75. Trbvisan V. Spighe e paglie. Scritti botanici varii. Padova, 1853. 76. VoGi.iNO P. Le malattie crittogamiche di alcune piante coltivate comparse nella primavera del 1902 nel circondario di Torino. Torino, 1902 (in Ann. Acc. Agricol. Torino, voi. XLIV). Essiccata. Briosi G. e Cavara F. / fanghi parassiti delle piante coltivale ed utili- Pavia, 1888 e .segff. Cavara F. Fungi Longobardiac exsiccati. Ticini regi, 1892- ls94. Erbario Crittogamico Italiano. Genova-Milano, 1858-1882. Klotzscjh F. et Uabkshorst L. llerharium vivum inycologicum. Bcroiini-Drc- sdae, 1832, 1863. Rabenhorst L. Fungi Europaei. Continuati da Wintor G. e Pazscke. Dresdae, 1861 e segg. Rehm H. Ascomtjcetcn. Regcn.sburg-Munchen, 1878-1903. Saccarbo D. Mgcolhcca italica. Patavii-Romae, 1897-1905. Saccardo P. a. Mìjcotìieca veneta sistens fungos venetos e.rsiccatos. Patavii, ann. 1874-1881. SrEG azzini C. Decades mycolocjicae italicae. Conegliano, 1879. ThÌ'.men F. (von). Herbariuin mycologicum oeconomicnm. Bayrcutli, 1872-1877. — Mycotheca universalis. Bayrcmtli-Wien, 1875-1884. — Die Filze des Weinstockes. Wicn, 1877-1878. INDICE Alpliitomorpha Alni .... Pag. 165 cominunis , 168 t'uliginea „ 158 Grossulariao , 106 palmosa „ 158 tortilis „ 171 tridactyla „ 150 Calocladia Berberidis .... „ 163 coniata „ 164 Ehrenbergii „ 165 Grossulariao „ 160 lledwigii „ 165 liolosoricea „ 164 penicillata f. Lantanao „ 165 Erjsiphe Aceris „ 160 alhagi , 172 Alni 165 annata , 172 Astragali „ 164 Berberidis , 163 Betulae , 173 lìivonae „ 161 Capreae „ 160 Coanothi ....... , 165 Cichoraceai'uni * . . . „ 169 clandestina „ 161 oomraunis , 168 communis f. Aconiti . „ 168 conimunis f. Geranii . „ 168 communis var. graminum , 171 Compositearum .... „ 169 densa „ 168 Dip.saceaium „ 167 Duriaei „ 172 Erodii „ 157 Evonymi „ 164 fuscata . 158 Erysiphe Galeopsidis * . . . Pag. 170 gigantiasca , 159 Graminis* , ITI Humuli „ 157 liorridula „ 169 lanuginosa „ 172 lamprocarpa , 169 liclienoides , 172 Linliii „ 169 Liriodendri , l(j8 Lonicerae , 166 raaeularis „ 157 Martii „ 168 Montagnei „ 169 Mors-uvae „ 159 necator , 162 Oxyacanthao ...>.. „ 155 pannosa „ 158 Pegani „ 172 Poiygoni * „ 168 Populi „ 160 Poterii „ l'57 Pruuastri „ 161 Quercina , 165 Salicis „ 160 Sanguisorbae „ 157 Saxaoiili „ 172 Syringae , 165 Stachydis , 170 taurica * „ 172 tomentosa , 159 tortilis* „ 171 tridactyla „ 156 Tuckeri [ , 162 Ulmariac 168 Umbellit'erarum ... „ 168 vernalis , 168 ' I nomi delle specie seguiti da * sono quelli adottati nel presente layoro. 180 Èrysiplie Viburni Pag. Xantliii „ Erysiphella Carcstiana ... „ Microsphaera abbreviata . . „ Alni* , Alni V. Lonioerap ... „ Astragali * Berberidis * „ Bresadolae cornata , densissima ., Dubyi „ Ehrenibergii , crincopliila „ Eronymi * „ Friesii , Grossulariae * .... „ Guarinonii * lledwigii „ liolosericea „ Lycii „ ]-onicerae* Menispermi „ Moiigeotii* , Ncniopantliis , penicillata Platani „ pulclira „ Ravenelii „ sernitosta , Van-Bruntiann Viburni „ O.ìspora Epilobi i , Oidiura Fragariac „ Podosphaera clandestina . . „ Kunzoi , Myrtilliiia , 15S 172 165 1G5 166 164 163 165 164 165 166 166 165 164 165 166 167 165 164 167 166 165 167 165 165 165 165 165 165 166 165 157 157 1.55 156 155 Podo.sphaera Oxyacantliae * . Pag. 155 Oxyacanthae v. tridac- tyla „ 156 tridactyla * „ 156 Pliyllaclinia Candollpi ... „ 173 corylea „ 173 guttata , 173 suffulta* 173 Sclei'otiuni Erysiplie /i corylea „ 173 Spliaerotheca Calendulae . . „ 158 Castagnoi , 157 detonsa , 158 Drabae , 158 Epilobii „ 157 fugax „ 157 fuligiiiea* , 158 Huniuli * , 157 Ilumuli V. l'iiligiiiea . . , 158 Neeslii , 157 pannosa* „ 158 pruinosa , 157 tomentosa* 159 Uncinnla Aceri.s * , 160 adunca „ ItiO americana „ 16"2 Ainpelopsidis „ 102 bicornis „ 160 Bivonae „ Hil clandestina* „ Itil Columbiana „ 160 conidiigena „ 160 beliciformis „ 160 necator * „ 162 Prunastri * „ UH Salicis* 160 Salicis V. Epilobii . . „ KlO Wallrolhii „ 161 SPIEGAZIONE DELLA. TAVOLA XXVIIL Fig. 1. Podosphaera Oxyacanihae (DC ) De By. {a - forma conidica , & - asco con spore). , 2. Sphaeroiheca Humuli (DC.) Burr. (e - asce con spore, d- forma conidica). , 3. Uncinula iSa/i'«'s (DC.) Winter. (e - forma conidica, /"-ascili con spore). „ 4. Microsphacra Berle i-idis (DC.) Lèv. (A - forma conidica, g - ascili con spore). , 6. Erysiphe Poli/f/oni DC. (//-forma conidica, ;'- forma conidica secondo Salmon, l ~ ascili con spore). „ G. Phi/llacU'nia sufftdta (Reb.) Sacc (n - forma conidica [secondo Tulasne], m - ascili con spore). ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI STUDI COMPARATIVI su TRE SPECIE 1)1 PAPAVERI NOSTRALI Dott. VITTORIO PAVESI (Con 1 tavola litografala). In questi studi, intesi ari ottenere, dopo quella in Chimica pura, anclie la laurea in Scienze naturali, mi ero specialmente prefisso, dietro consiglio del cliiar. prof. Briosi, di fare ricerche sulla diffusione della readiua nel Papaver Bfioeas e vedere se fosse stato possibile stabilire in quale stato l'alcaloide si trova, se e come .si modifica, e quale sia la sua funzione fisiologica durante la vita della pianta. Volevo constatare inoltre se le altre due specie più comuni nei dintoini di Pavia, il dubiiim e Vln/hridum v. apulum, si comportassero ugualmente dal lato biochimico. Nel corso del lavoro, è ben naturale, io ebbi motivo di fare ricer- clie speciali anche dal lato anatomo-istologico e altre, delle quali dirò nella esposizione dei caratteii morfologici differenziali delle tre spe- cie sopracitate, prima di trattare la parte chimica. Noto infine che, fra le specie di papaveri della flora italiana, men- tovati da Nocca e Balbis, poi dal Rota, abbiamo il P. Bhoeas L. e du- binili h^VArgemone L. tì/ptcum, Vhubi-idmn L. ti/picHiii, Yhybridum v. apiil/nn Ten. - argemonoides Ces. U Argemone e Vliijbridum {\[nc\, pure elementi della flora dei dintorni di Pavia, sono molto rari; dovetti quindi limi- tarmi alle altre tre specie più comuni. Aiti delt'Ist. Bot. dell' Uni oevsità di l'iivia — Serie li - Voi. IX. 14 184 - MORFOLOGIA Il genere Papaver (Touiii. ex Liiiné, Hist. Nat. ed. I. 735) appar- tiene alla famiglia delle Papaveraceae, tribù Papaveraee, e coniprende parecchie specie, fra le quali il Papaiier lihoeas Limi. Sp. PI. 507. Sinonimi: P. ar/r/vcig/im .lord. Diagli, i. 96 — arvaticum .lord, lìiagn. i. 95 — arreììsr Salis. Prod. o7(] — (itropurpurnim Gibib. FI. Lif. ii. 214 — cereale Jord. Diagli, i. 97 — couaìuitfitKiii Fiseli. Mey. Ti'aiitv. ii. 41 — eniciatnm Jord. Diagli, i. 97 — Dodonei Timb. in Bull. Soc. Hist. Nat. Toul. ii. 1870. 16 1 — crraficum S. F. Gray. Nat. Arr. Brit. .W. ii. 705 ~ FucJìsuTimh. in Bull. Sec. Hist. Nat. Toul. vi. 1870. 162 — iiisìguifuìiì Jord. Diagn. i. 94 — iniermedinm Becker FI. Frankf. i. 386 — h'oìibiaei Viguier, Hist. Nat. Pavots, 39 — ruslicniii Jdi'd. Diagn. i. 99 — spgetah Jord. Diagn. i. 98 — scgetale Seliinip. Spemi, in Spenn. FI. Friburg. iii. 979 — str/gosiiiii Scliur. in Verli. Naturf. Ver. Brueun, XV. II. 1877. 66 — s;iriacìi.m Boiss. Bianche Diagn. ser. II. vi. 8 — trilobnm Wollr. Ann. Bot. 149 — nmlvos'im Hort. Cf. Gard. Cliron. 1876. II. 16 — Hiiifloruin Balli, ex Spenn. FI. Friburg. iii. 98. Nomi volgari : Boaolitccio o papavero it. — Pavot CoijiicUcof fr. — Red-Popp!/ ingl. — Klaiscìirose, Klalschmolni. Fildmoìni. Wilde moìni, Acherschnaìle ted. — Klaproas ol. — Koniraliiiiie migli. — HiitKgcshi giapp. nisti'ibuzione greografica Il llìioeaft è, pianta nota tino dalla piìi remnta antichità, indigena dell'Europa, Asia minore. Africa boreale. Può considei'arsi però cosmo- polita, quantocliè, introdotta insienip eoi cereali, trovasi ora ditfusissinia in America, negli Stati Uniti (Ohio, Maine, Nuova Scozia, ecc.), così pure nell'Asia centrale e orientale; in Cina e Giajipone è anche colti- vata nei giardini. Il papavero è ruderale, considerato come indili'erente, trovasi co- mune nei campi coltivati a cereali, sui muri, tanto nei terreni fertili che sterili, non ama i terreni troppo compatti, argillosi, bensì i sab- biosi e soffici, cresce assai rigoglioso sugli ammassi di terra di riserva specialmente del pi'imo anno. — 185 — E annuo. Incomincia a fiorire da noi, a seconda della stagione più 0 meno inoltrata, in aprile e maggio, né raramente ammiransi esemplari ancora in completa fioritura alla fine di settembre; non sale oltre la regione montana. Caratteri morfologici e anatomici Organi vegetativi Radice — La radice è tipicamente a fittone, nella struttura pri- maria è diarca. Nella radice, che ha raggiunto il completo sviluppo, si nota esternamente una zona di cellule suberificate, cui seguono molti strati di cellule parenchimatose, le quali costituiscono la corteccia e circondano il cilindro centrale, con tloema, xilema e midollo. L'endo- derma è poco evidente, come pure la regione librosa; il legno è dato da numerosi vasi e paieuchima legnoso. I fasci delle radici sono nor- mali e posseggono anello di cambio. Fusto — Il l'usto è eretto, ramoso, allo da 3 a 6 dm. Nota.si una epidermide con pareti esterne cutinizzate, a cellule molto lunghe in senso longitudinale, con numerosi stomi, che giacciono un po' sotto la superficie dell'epidermide, pure lunghi, elittici. Segue un parenchima ricco di clorofilla, che costituisce la corteccia a cellule più o meno tondeggianti in sezione trasversale e lunghe in sezione longitudinale, con piccoli meati aereiferi. Internamente v'è il cilindro centrale con una zona meccanica, costituita da parecchi strati di cellule a pareti li- gnificate, alquanto inspessite, a sezione trasversale piccola verso l'esterno, più grande verso l'interno, che formano un tubo continuo di scleren- chima, limitante la regione, in cui decorrono i coidoni fibrovascolari e il midollo. La zona conduttrice è formata da cordoni vascolari più o meno grossi, con elementi cribrosi abbastanza sviluppali; nel nodo, una parte di essi va a formare i fasci fogliari. 1 fasci conduttori sono semplici con floema e xilema collaterali, le superfici dello xilema confinanti col floema piano convessi; sono difesi esternamente da una guaina più o meno sviluppata di elementi sclerenchimatosi, lunghi, fortemente lignificati, a ])areli punteggiate. Secondo Russow. i fasci sono chiusi, ma pos- seggono strisce di cambio, che non si spingono oltre il fascio con- duttore. Circa al decorso dei fasci fibrovascolari, il Uliocas appartiene alle dicotiledoni anomale^ aventi fasci, che giacciono nel midollo. Tutti i fasci sono traccie fogliari; gli uni, dopo la loro entrata nel fusto, sono — 18G — (l!.-;post,i ail anello tipico, in senso ras^giato perpemlicolarmente. altri si spingono più iirofonilaniente nel midollo e si trovano pure disjìosti ad anello. Il midollo è fiinnato da cellule poliediiclie grosse a pareti sottili. Foglie — Il idcciuolo delle foglie possiede un'epidermide a cellule lunj^lie, con stomi specialmente nella pagina inferiore; sotto l'epider- mide trovasi nn parenchima a grosse cellule, in cui decorrono i cor- doni tibrovriscolari isolati, disposti a ferro di ca\'allo. Le foglie sono pennatoi»artite, a lobi lanceolati, acuti, inciso-dentati; il lobo terminale è poco più grande dei laterali o anche {caiuhitifoliuin Timb.) molto più grande, lungo, lanceolato, lineare e formante, nelle foglie cauline, la maggior parte della foglia; l'aramente {inteyyifoKuni D. C.) le foglie sono tutte semplici, spatohite, intere. Delle due vai'ietà sopracitate io non ho trovato esemplari nei dintorni di Pavia; in quanto segue mi riferisco duiniue alla [lianta, nella Flora (oialitka iUiliana del Fiori, indicata come fj/picìiììì. Il lembo mantiene, come il picciuolo, sim- inelria bilaterale; il mesofiUo è bifacciale, costituito nella parte superiore da un p.irenchinia a palizzata, con uno strato s(do di cellule, inferior- mente (hi un parenchima spugnoso a parecchi strati. L'epidermide su- periore è formata di cellule con pareti radiali, per lo più diritte o poco sinuose; l'inferiore invece lia cellule con jiareti radiali sinuose con la superficie esterna alle volte rigonfiata, ricchissima di stomi, che non posseggono cellule speciali annesse. Le cellule stoumtiche conservano il tipo reniforme, il loro sviluppo è, secondo Vesque, simile a quello delle ranunculacee. In corrispondenza delle nervatuie, le cellule epidermiche sorio lunghe, con pareti radiali diritte. Oltre agli stomi normali notiamo nel Rlioeas anche stomi aquiferi, che si trovano all'estremità dei fasci conduttori all'orlo delle foglie, presso i denti, in piccole cavità a guisa di cappuccio nella parte inferiore. Nelle rachide e nelle grosse nervature del lìlioeas esiste nn cor- done centrale, come quello del fusto, così anche nelle piccole nervature scorrenti sotto il palizzata; i fasci vascolari dei piccoli nervi, che si trovano nel mesofillo non hanno sclerenchima. Origani di riproduzioiie PEDtiNcoLO FioK.^Lr: — Il lUiocas ha infiorescenza solitaria termi- nale, il pedunc(ilo del tìoi e è siirovvisto di brattee, alquanto lungo, a sezione trasversale rotonda. Circa la struttura si ripete quanto ho detto pel fusto. Il picciuolo nel Ehoeas, secondo le ricerche di Vochting, - 1S7 - Fmifstiifk e Sclioltz è dotato di geotropismo positivo e negativo, clie dipetule dallo sviliii)po dell'ovario. Fiore — Il flore nel papavei'o è regobov, attinomovfo; esso mostra evidente eliotropismo positivo; fu pure notato un selenotropisnio. Il diagraninia n'è esprimibile con la formola seguente : K2 0 2-* 2 A4 + . . . >o G (a:). Il lioie lia prefioritura accartocciata. Talamo — Il talanri è piccolo, conico; in esso scorrono i diversi composti di fasci, dal cui intreccio nascono i fasci, che vanno alle varie parti del fiore. Quelli diretti al calice, dopo la separazione, si riu- niscono in quattro cordoni, dai quali deriva il reticolato della corolla, che si svolge in un nuovo reticolato, onde derivano i fasci degli stami. Questi quattro grossi fasci, secondo Trécul, non trovansi in altre specie, come il somnifernin. I fasci del reticolato delTandroceo si riuniscono poi in un numero più piccolo alla base dell'ovario. Calice — Il calice è dialisepalo, con due sepali, che si staccano dal talamo e cadono prestissimo al momento della fioiitura per dissec- cazione; cadendo, restano per lo piìi riuniti all'apice. Quanto alla struttura anatomica, si nota un'epidermide estei'ua, con cellule a pareli radiali diritte e superficie esterna curva, circondanti numerosissimi stomi elittici. Sotto l'epidermide avvi un parenchima a cellule rotonde, ricche di cloroplasti, che diventa poco a poco lasso verso l'interno. L'epidermide interna, con stomi rotondi meno abbon- danti, è formata da uno strato sottile di cellule appiattite, che formano una sorte di tessuto pavimentoso. Corolla — La corolla è formata da quattro petali, disposti in due verticilli. Il diametro della corolla oscilla fra 4 e 7 o più cm. I due petali, che formano il verticillo inferiore, in individui ben sviluppati di Bhoeas, sono quasi reniformi, l'unghia è molto corta. La larghezza massima sta generalmente all'altezza come 10 a .5, .5-6. I petali del verticillo superiore sono invece pressoché triangolari, più larghi in alto che verso la base, hanno unghia abbastanza sviluppata. La massima larghezza sta all'altezza in media =: 10 : 7. La forma delle cellule dell'epitelio ad ambo i lati della corolla è uguale; esse sono quasi rettangolari, luugiie nel senso della lunghezza del petalo, con pai-eti radiali longitudinali abbastanza sinuose, stomi rotondi, rari. L'epitelio circonda un parenchima di cellule a pareti sot- tili, disposte in vari strati ; vi decorrono i tubi conduttori ed i vasi latticiferi. I petali sono colorati in rosso vivo, omogeneo, da un pigmento che trovasi disciolto nel plasma cellulare. Nelle i>iante meglio svilup- pate, vicino alla base dei petali, in tutti o solo in quelli esterni, si nota una macchia nera, con o senza inaigine bianco. — 188 — Queste maccliie sarebbero dovute a mimetismo ; le nere imitereb- bero il colore di imenotteri del genere X>//ocopa, quelle a maigine bianco il colore di certi Bombus. La Xylocopn uiolaeea, secondo il Mainardi, favorisce la pollinificazione in questa pianta. Androcko — Gli stami sono infiniti, liberi, ipogini. extrorsi, dis- posti irregolarmente in numerosi verticilli con formazione centripeta. 11 filamento filiforme lia epitelio e alcuni strati di parenchima, entro il quale decoire nella parte centrai»^ il fascio libro-legnoso. Le antere sono erette, insei-te per la base, deiscenti lateralmente per fessure, hanno un epitelio esterno, che ricopre uno strato di cellule fibrose, internamente è visibile il residuo delle cellule tapezzanti le pareti. A completo sviluppo sembrano biloculari; l'antera giovane pre- sentasi |>eiò, in sezione tangenziale, quadriloculare, per un setto, che va dal fascio fibro-legnoso fino al punto in cui l'antera si apre. Il polline, di coloi-e dall'oliva scuro al giallo, a completa maturanza consta di grani ovoidi, di sezione trasversale quasi rotonda, a superficie esterna perfettamente liscia, con tre pieghe o fenditure germinative, lunghezza /i 27, larghezza 22 /i. Gineceo — Il [)istillo ovale, troncato nll'estremità superiore, for- mato da molti capofilli, unilocnlare, però con 4-20 tramezze placentari iucomi)lete, che giungono fin quasi al ceiitr() dell'ovario, lasciando solo un breve spazio intpi'nnm'^nte a sezione longitudinale fusiforme. Gli stigmi sono portati da uno stilo discoidale, convesso o [drami- dato, con tanti solchi radiali e tanti lobi marginali quante sono le placente; i lobi sono ben manifesti e si coprono tra loro. Il disco, che funge da stilo, è rivestito da una epidermide molto spessa, esternamente mamellonata, sotto la quale seguono due strati a cellule rombiche, indi un parenchina con clorofilla, attraversato da fasci fibrovascolari, che conducono i tubi latticiferi e spingono le loro estremità obliqu-imente verso l'alto, fin contro le sti-isce di papille degli stimmi. Vicino a questi, 1" epidermide del disco è interi'otta da una profonda fessura, che comunica con le placente. La fessura è in- ternamente ed esternamente coperta da papille tubiformi, colorate in nero violaceo, che derivano da uno strato di cellule delicate e costi- tuiscono lo stimma. I lobi portano stimmi fin quasi vicino all'estremità, e gli stimmi costituiscono come striscie di papille piìi o meno elevate, che si riuniscono in un punto centrale, cosi da dare al complesso l'as- petto stellato. La parte sottile, giacente ai due lati delle strisce di papille, è provvisto di fasci vascolari e delle loro terminazioni; essa si sclerotizza più tardi. — 189 — A ciascun stimma, nell'ovario sottostante, corrisponde una placenta, sulla quale si sviluppano gli ovuli, che compaiono, secondo Trécul, in serie centrifuga, incominciando dal margine interno e diffondendosi sui lati della placenta, ma anche in senso basifugo. Frutto — Il frutto conserva la struttura del pistillo. Esso è una cassida o treto pluricarpellare; ciascun carpello uniloculare è però aperto internamente. La placeutazione è parietale, la deiscenza poricida per pori, che si aprono sotto al disco dello stimma, terminale, persistente. La cassula varia molto in grandezza, ha forma obovata, alle volte globosa a base rotondeggiante. La superfìcie esterna della cassula è liscia, possiede un'epidermide con cellule a pareti assai inspessite, spe- cialmente nella pane esterna, cutinizzata e coperta da leggero strato di cera, che le dà colore glauco. Guardate alla superficie, le cellule epidermiche presentano pareti radiali inspessite a diametro variabile, in gran parte isodiametriche, disposte irregolarmente intorno a stomi numerosi rotondi, che giacciono allo stesso livello della superfìcie esterna dell'epidermide. Sotto a questa dispongonsi più strati di cellule a pa- reti abbastanza inspessite, leggermente punteggiate, ma non ligniticate, prive 0 quasi di granuli clorofillari. Piìi sotto stanno altri strati di cèllule, a pareti sottili, contenenti in quantità amido e clorofilla, con meati aereiferi abbastanza ampi. Fra lo strato esterno collenchimatoso e l'interno, scorrono i fasci vascolari, i principali di essi al di fuori e di faccia alle placente, vanno dal basso all'alto e comunicano con lo stimma. Oltre a questi fasci principali, il cui numero corrisponde al numero delle placente, ne esi- stono altri in numero uguale. Ciascun fascio principale, arrivato fin quasi sotto al disco, che porta gli stimmi, manda due rami laterali, il primo dei quali, piìi pic- colo, sale fin sotto al disco dello stimma, portandosi verso la linea mediana, dove si apre il poro del carpello e ivi incontra quello del lato opposto. L'altro ramo scende in basso e verso la linea mediana si unisce pure al fascio opposto; ivi forma una grande nervatuia, netta- mente visibile nelle cassule secche, che giace fra due fasci principali e scorre in senso opposto a loro, terminando vicino alla base della cassula stessa. Da questa nervatura mediana partono rami, che decorrono irregolar- mente, in modo serpentino, nella parete della cassula e terminano in una rete di trachee, mancanti delle cellule del libro. I fasci principali man- dano poi rami nell'interno delle placente. Esternamente ai fasci libro- legnosi, trovasi anche qui una guaina protettrice assai robusta, spesso arcuata, di cellule sclereuchimatose lunghe, a pareti ben punteggiate, — 190 — L'epitlermiile interna della "assilla consta di cellule liingliissinie in senso orizzoniale e corte nel verticale; india, parete esterna sono lÌQ;ni- iìcate, nelle laterali piintes^siate. Anche questa epiderniiiie possiede stomi, meno abbondanti, un jio' approfonditi sotto alla superficie, ma visiiiilis- simi. Al di sotto dell'apertura dei pori, questa epidermide lignificata interna è interrotta e sostituita da un'altra a pareti molto sottili. Anche l'epidermide esterna della parete del frutto, nella posizione di rottni'a, è a pareti sottili. Lo stimma porta sopra, il poro un tessuto sclerotizzato, sotto il quale la parete del pai'encliiina è ricurva verso l'interno. Se i rapporti di tensione, neirascingainento unito alla maturazimie de! flutto, si cambiano, allora il tessuto lacerasi e il lobo si innalza in fuori. 11 meccanismo d'apertura dei poii del treto è quindi causato dairasciugamento del pericar[)io. In conseguenza di ciò, i raggi degli stimmi, dapprima curvi, si raddrizzano di modo che le punte del peri- carpio sottostante vengono scoperte. Le placente, che vanno dal basso all'alto, non sono lamine ugual- mente larghe. Tagliate per traverso, si può osservare che, vicino alla parte esterna, sono abbastanza dilatate, si da avere sezione saettiforme. L'epidermide è data da cellule non molto grandi, lignificate, verso il margine interno della placenta, alcune di esse assumono la forma di villi. Al posto dei semi, questa epidermide è interrotta da un paren- chima a piccole cellule areale, con pareti sottili. Il tessuto interno è molto basso, presenta numerosi spazi inter- cellulari ed è costituito da pochi strati di cellule. In queste decorrono i fasci, i quali entrano nel seme attraverso il corto rate. Lo stelo del frutto, mostra, sotto la cassula, un breve tratto diviso in vai'ie zone; la superiore punteggiata porta le traccie dell'inserzione dei filamenti staminiferi caduti, l'infeiiore lascia vedere le traccie dei sepali e petali. Seme — Il seme, lungo da 0,7 a 0,8 mm., largo da 0,4 a 0,.5, pesa mingi-. 0,S in media, è reniforme, il suo tegumento provvisto alla superficie di numerose sporgenze lineari, riunite a ixiligoni. per lo più esagoni. Il c(dore è bruno o cenerognolo. Il seme deriva da ovoli aiialropi, l'ovulo possiede due integumenti, ciascuno a tre strati di cellule. L'in- terno è dato da uno strato di cellule sottili e da due altri strati supe- riori a cellule abbastanza grandi, ben ditferenziate; l'esterno mostrasi pressoché uniforme, solo lo strato superiore è mi po' più alto. Da ([uesti due integumenti origina la buccia d(d seme, o spermoderma, pure a sei strati, che non sono molto visibili. Lo strato esterno porta a distanze quasi regolari sporgenze a cono. Queste protuberanze, nelle quali anche — 191 — le cellule sottostanti si prott^iulono. formano i rilievi clie, unendosi, danno le maglie poligonali, costituenti la rete della superficie del seme. Nella curva interna del seme reniforme scorre il breve rafe, ricco di cellule per aumento del parenchima. L'endospei'ma è abbondante, formato da più strati di cellule polie- driciie. che contengono numerosi granuli d'aleurone, raccliiusi in plasma oleoso L'embrione interno è in relazione con la forma di rene del seme, ricurvo, consta di una radicela rotonda e di due cotiledoni, che giac- ciono vicino l'uno all'altro in superficie piana. Sistema tricojiatoso — I peli sono vere setole coniche, filiformi, costituite da vari strati di cellule lunghe; queste setole non sono lisce, ma fornite qua e 1;\ di [ìunte, cioè dentate a causa dello sviluppo pa- pillare delle cellule epitlerniiche. Secondo Delbrouck, originano da una sola cellula dell'epidermide per rigonfiamento e scissione. I peli nel Bhoeas sono patenti, ma non abbondanti sul fusto e sulle foglie, per lo più applicati nelle nervature della pagina inferiore, più numerosi e patenti, della lunghezza da 2 a 3 nini . nel picciuolo e alla superficie estrema del calice, dove sono spesso colorati da un pigmento rosso o nero. La base dei peli, specialmente nel calice, è ligonfia, bulbosa. Esistono varietà del lUioeas, quali sfrigosum Brin., commiitatum Fisch., trUobnm Wallr., aventi peduncolo fiorale con peli applicati. Va';! LATTiciFERr — I vasi latticiferi, che si formano da cellule molto lunghe sovrapposte l'una all'altra, nelle quali, allo stato di svi- luppo completo, non è pos.sibile scorgere le pareti di divisione trasver- sali, sono tubi riuniti e anastomizzantisi fra loro in guisa di reticolo. I latticiferi nella radice del papavero, contrariamente a quanto afferma il Solereder, che si fonda sui dati del Leger, non appartengono soltanto al sistema dei fasci vascolari, bensì attraversano il i)arenchinia corticale e lo strato libroso, come ritengono il Franti e Kiindig ^ e come ebbi io pure occasione di vedere. Nel fusto, secondo Mai'catili, i latticiferi sono piuttosto grossi, nu- merosi, vicini fra loro, stanno immersi nella parte cribrosa presso al cambio, formando una sola linea ad arco, mantengonsi nell'internodio quasi regolari, paralleli al nodo, non seguono sempre la parte cribrosa delle traccie fogliari, ma si biforcano diventando irregolari e formano una piccola rete anastomizzata. che presto cessa, per riformare i vasi ' Die Xiiliirliiheìi P/Iaiiseiifaiiiilii-ii A. Eiigler, K. l'raiitl. I!l. ls;u, j^i- gina 130. — \':^-2 — regolari del picciuolo e ilei fusto. Non si trovano qui rami nùdollaii. uè corticali. Nelle foglie, i latticiferi seguitano a trovarsi nella zona cribrosa, al limite esterno, con percorso abbastanza regolare e parallelo, sebbene presentino biforcazioni e piccoli rami laterali, a rete di maglie molto rare e lunghissime. Le cellule del tessuto spugnoso formano guaint; intorno al fascio conduttore, e si trovano cosi vicine, ma non a contatto coi vasi latti- ciferi, che non si isolano mai. Koschewnikow assicura che i vasi latticiferi nei petali si trovano in modo speciale pure intorno ai fasci, e costituiscono una rete spessa a strette maglie. Oltre la base dei petali, i fasci divengono più rari e i tubi, che li accompagnano, in numero e circuito decrescono. All'orlo dei petali, in vicinanza dell'estremità dei fasci, i tubi conterrebbero lattice in maggiore quantità. Inoltre si troverebbero, alla base dei petali, tra i fasci, alcuni tubi penetranti più o meno nel parenchima e posti vi- cino al sistema di tubi, che accompagna il fascio priucipale. Nella cassula, i latticiferi sono molto numerosi; essi accompagnano tutti i fasci fibro-legnosi, anche i piccoli e le loro terminazioni. Nei fasci principali essi stanno per lo più al di fuori della zona cribrosa, ordinati in semicerchio, limitati esternamente dalla guaina di scle- renchima; dal Iato interno della parte legnosa, esiste altresì un altro grosso fascio di vasi, dal quale si dipartono i tubi, che penetrano uella placenta. Papaver ddbinm Liiin. .Sp. PI. 119(i Sinonimi: arnhiguum Jord. Ik Four. Brev. V\. Nov. Fase. i. '?• — cnìgttstiilum Jord. id. i. .3. — brevilonim (4ilib. FI. Lituan. ii. 214 — co/liiììirìi Bogenli. ex Bisch. di. seni. Hort. Heidelb. 1849. 4 — confine • lord. Diagn. i. 89. — coraicuiii .lord. Four. JJrev. PI. Nov. fase. i. 4 — depressiiìH .lord. Four. Brev. PI. Nov. fase. i. 4 -- crrahnndum Jord. 1. e. 93. — i/rroneuin. Jord. 1. e. 91 — (j1iiì,riim Gii. FI. Lituan. 2l;J — hijhridum Spemi. FI. Frii)urg. iii. 979 — hìipropernm .Ford. Four. Brev. PI. Nov. f. i. :] - Lamottei Ber. Fi. centrai. Fran. ed. Ili i.. 30 — L copii Lamette Not. Pap. Dub. in ani. Anvergne 1851. 42;» — hiteonihncm Jord. diagn. i. 92 — inacnlofuim Schur. Ennm. PI. Transs. 3ti — ml.rtitm Jord. Diagn. i. 91 in obs. I. t. (36 — parui/loriiii/ Lam. FI. Fr. iii. 173 — rui-ipiluiìi Jord. et Fourr. Brev. PI. Nov. fase. i. 3 — (Kjum .Jord. Diagn. i. 9t». — 193 — Distribuzione geografica 11 P. ilubium è pianta originaria d'Europa e della regione mediter- ranea; come il lìhoeas trovasi ora molto diftuso anche negli Stati Uniti d'America, limitato però al versante deirAtlautico. In Italia è più o meno frequente dalla zona marina alla montana. Riguardo alla provincia di Pavia, il dubiuni fu segnalato dal Nocca all'Ospedaletto e citato dal Rota, quantunque dica di non averlo mai raccolto. Nei dintorni della città non è comune; lo rinvenni, a seconda degli anni, abbondante presso la cascina Campeggi, e più numeroso nelle vicinanze di Cava-Manara e Carbonara-Ticino. Cresce nei coltivati, preferibilmente nei luogìii sab- biosi a terreno soffice, fiorisce in aprile, maggio e giugno, quasi sempre prima del Bhoeas. Caratteri Il dnhium è da alcuni considerato come specie autonoma, da altri come varietà del R/ioeas, e spesso fu confuso con questo. Da numerose ricerche, Hoffmann dedusse che una divisione netta fra Blioeas e dubium non è possibile, quando si osservino soltanto i sin- goli caratteri, ma lo è (juando si osservi l'insieme dei caratteri; non es- sendo mai riuscito da una pianta avere l'altra con tutte le sue pro- prietà, dice che si deve considerarli come due specie diverse, le cui variazioni tuttavia concomitano fra loro. Secondo Kuntze, esse costituiscono due specie ben separate i)er quattro o cinque caratteri diversi nella Germania settentrionale, dove di rado si possono trovare bastardi; nella Germania meridionale, come in Italia, esisterebbe invece la forma madre variabile, che somiglie- rebbe molto al bastardo. Fiori e Paoletti, nella Flora analitica d'Italia, fanno del dubium una sottospecie del Rìioeas, il Bonnier e l'Arcangeli lo considerano come specie ben distinta. I caratteri della forma tipica del dubium sarebbero: Radice a ftttone, con latticiferi più numerosi e raggruppati in fasci, colorati spesso in bruno; fusto simile a quello del Blioeas. Le foglie sono bipennatifide, le superiori pennatifido laciniate, ter- minanti in punta acuta, provvista di lunga setola, con margine per lo più ripiegato. La struttura è simile a quella del Bhoeas; si nota però spe.sso un parenchima a palizzata formato di due strati di cellule. I peduncoli fiorali sono sempre molto più lunghi di quelli del Bhoeas. I petali sono di rosso pallido, alcune volte con macchia scura all'un- — 194 — follia, facilmente cadaclii. Il lembn è alquanto ridotto, dentellato nel- l'orlo esterno, la larghezza dei petali, mai reniformi, corrispdnde circa all'altezza. Nei petali del verticillo infeidore il rapporto è di 10-8,5; nei petali del verticillo sii[)eriore di 10 a 10-11. T filamenti .«staminiferi sono filiformi, colorati in rosso-violaceo, o-ij stami danno [lolline costantemente y;iallo. Il pistillo [lorta nn disco stimmatifero convesso, con stimmi, a se- conda dello sviln[ipo, in numero da 4 a i», non mai intensamente colo- rati iu violaceo scuro, ma per lo più in gialliccio, nella cassula matura poco evidenti. Il frutto è dato da un treto lungo, con disco degli stimmi a lobi poco manifesti, che non si ricoprono; il diametro del disco non su- pera la larghezza del frutto, la cui base non è tondeggiante, ma cla- viforme. r^a lunghezza della cassula varia da 20 a 25 mm., la lai-gliezza da Tali mm. Le cellule deiropideriiiide estei'iia della cassula non sono equilatere, di solito invece rettangolari in senso trasverso e poste regolarmente l'una sopra l'altra, eccettuate quelle che circondano gli stomi, le quali sono variamente incurvate. Le pareti l'adiali delle cellule presentano di rado ins[)essimenti irre- golari, nelle cassule mature e secche notansi spes.so delle concrezioni. Il fascio filirolegnoso della parete della cassula, che sta fra i principali, dà per lo più, fin dal punto d'origine, ad ambo i lati, fasci secondari visibili, i quali decorrono parallelamente al centrale e si ra- mificano. Le placent(ì hanno sezione saett.iforme, non tei'ininante iu punta acuta, più grossa e corta, che nel liliocas. \\ sistema Iricomatoso è dato da peli lunghi, piuttosto fini, [latenti nel fusto. Jl lembo fogliare, spesso glauco, è tVequentemente glabro, ma si osservano peli sulle nervature della pagina inferiore. I peduncoli fioi'ali portano solo nella parte basale qualche pelo patente, nel resto i peli numerosissimi sono sempre applicati e molto più corti che nel lììioerifi da 0,5 a 1,5 mm. I peli del calice sono patenti, peiò senza in- grossamento alla base. Papaveì' /if/bridmn L. Sp. PI. 506. V. A/)iihiin Ti.'n. = Ariininiiioides Cos. Questa pianta, secondo alcuni, sarebbe una specie intermedia fra Vìi/fòridum e VArf/emone; secondo altri (.\rcangeli, ecc.) una varietà del- — 195 - V hi/òridìiiìi ; per Fiori e Paoletti rappresenterebbe una varietà o forma della sottospecie Argentone deW h)/br/diuìi. Io la considero qui come una varietà ilaW luibrìdiim fi/picifin, con la quale spesso certamente fu confusa. La varietà apìdnm deW'hi/hridum è abbastanza diffusa in Italia ; cosi il Cesati la ritiene pei dintorni di Pavia, Milano, Tortona. E pure frequente nell'Italia meridionale, specialmente in Calabria. Fiorisce dall'aprile al giugno, generalmente prima del Rlioeas, è ruderale, per lo più indifferente. Caratteri La pianta è annua, con radice a fittone e parenchima corticale limitato, vasi latticiferi meno evidenti. Caule eretto o ascendente, lungo da 2 a 5 dm., angoloso, per lo più ramoso a molti fiori. Le foglie sono flaccide, intensamente verdi, in pianta adulta spesso rosseggianti, al di sotto più pallide; bipennato -partite, le radicali hanno segmenti tri|)artiti a lobi lineari lanceolati, ottusi, terminati in corta rèsta, margine un po' ripiegato al di sotto. Il picciuolo non amplessicaule, alla base generalmente nudo. Le cellule dell'epideimide superiore delle foglie sono a pareti ra- diali, per lo più diritte, lunghe nel senso della lunghezza del lembo, non portano stomi interposti; la parete esterna delle celiale, che si trovano verso l'orlo del lembo, presentano nel centro un inspessi mento mamellonare. Il palizzata è quasi sempre di un solo strato di cellule. Le cellule dell'epidermiile inferiore sono molto ampie, a pareti radiali alquanto sinuose con numerosi stomi. Il fiore è portato da peduncoli gracili, lunghi, eretti; il calice è rotondato all'apice, la corolla del diametro di 2, .5 a .'} cm. I petali sono grandi da 3 a 4 volte quelli àiàWhyhì-idum typicum; la loro larghezza, nei due verticilli, è press' apoco uguale all'altezza. Il colore rosso pallido, con tendenza all'aranciato, lungo le nervature più intenso; all'unghia, ciascun petalo presenta una macchia violaceo- nei'astra con limiti non ben definiti. Gli stami numerosi hanno filamenti staminiferi di nero-violaceo intenso, clavati, ottusi in alto, i)ort,ano superiormente un'antera subor- biculare compressa, con polline bleu-nerastro. II pistillo, i)iù 0 meno ovale lungo, è coperto da setole bia'.:che a base generalmente nera. — 19(5 — I] disco stinimatifero è piccolo, ottusamente umbonato, non om- hellieato. nemmeno alla maturità, non dilatato, senza lobi pronunziati e ben distinto dal resto della cassula. Linee degli stimmi in numero da -4 a 8, anclie nel frutto maturo persistenti, alquanto rilevate sulla superfìcie del disco, provviste di molte papille tubiformi nero-bluastre. La cassula è ovoidale, ottusamente ellissoidea, lunga da 10 a 13 mm , larga da 4 a 6, a base rotonda, longitudiualmente costata, subtorulosa, irta di setole biancastre, erette, filiformi, non tanto robuste. Ij'epidermide esterna della cassula è costituita da grandi cellule poligonali, per lo più a .5-6 lati, con pai'ete esterna non uniforme- mente inspessita, portante nel centro una conciezione mamillonare evi- dentissima. Questa parete, specialmente il niamellone, è assai impregnata di silice, fatto che ho messo in evidenza, sia col metodo per inceneii- niento, quanto per via umida, col metodo Miliarakis; le pareti radiali sono variamente inspessite e punteggiate. Fra queste cellule, al di sotto della superficie esterna, trovansi piccoli stomi, circondati da cellule più minute, e si innalzano le lunghe setole, che coprono la cassida. Le cellule dell'epidermide interna sono allungate in senso trasver- sale, con pareti radiali evidentemente punteggiate, e parete interna lignificata. Le placente, a sezione abliastanza irregolare, non si spingono molto nell'interno della cassula. Dei fasci sono visibili e (dtremodo robusti soltanto i principali, che stanno nella parte esterna delle placente, foinite della solita forte guaina esterna di sclerenchima. Il seme nero-grigiastro porta 1 rilievi caratteristici facilmente ri- conoscibili, è però più grande che nelle due specie già descritte; la lunghezza varia da (i,9 a I mm. la larghezza da 0,.5 a 0,6. Il sistema tricomatoso è dato da setole più o meno lunghe, ovun- que applicate, se si eccettuino quelle dei sepali poco pelosi e della su- perficie esterna della cassala. La pagina superiore delle foglie è ordi- nariamente glabi-a; l'inferioi'e porta peli, in genere sulle coste. Casi tci'atolofjifi Le numerose raccolte di cassule delle tre specie su descritte, fatte al precipuo scopo di procedere a determinazioni quantitative degli alcaloidi, mi hanno offerto parecchi casi mostruosi, alcuni dei quali non — 107 — accennati per il Bliocai^ e Yhi/briduin var. apiilinn nei migliori trattati di teratologia vegetale, come quelli del Master e del Penzig, altri forse da riferirsi ai casi già notati dal Bai!, che però ho potuto conoscere appena da limitatissimi sunti. Uno dei casi teratologici, gicà illustrato dall' Holfmann, che si pre- senta in piante sempre ben sviluppate, è la pleotassia dei petali; nel Blìoeas potei io pure vedere più volte fiori con 3 o 4 verticilli, an- ziché con due. Altro fenomeno è quello della coesione del peduncolo fiorale e anche dei rami. Nel Rhoeas trovai solo alcuni casi ascrivibili a questo (tav. XXIX, fig. 1). Il peduncolo fiorale, già dilatato al punto d'origine mostra, nella regione mediana, un profondo solco, all'estremità porta due cassule per- fettamente sviluppate, sessili, su base comune, con un numero grande di capofiUi (15) e quindi di strisce stimmatifere sul disco, alcune nor- mali, altie invece più corte. Avendo raccolto le cassule già vicine a nia- turanza, non ho potuto vedere quali variazioni presentassero le altre parti del fiore. 'NeW ìnjbridnm V. apiifmii il caso di coesione è più frequente. In un esemplare, osservato su pianta nelle altre, parti perfettamente nor- mali, si dipartiva dal fusto un ramo alquanto dilatato all'ascella di foglia, pure a picciuolo e lembo molto dilatato. Dal ramo si staccavano qua e là rami secondari portanti bocci fiorali normali, con peduncolo a sezione tonda; ma verso la metà se ne partiva uno alquanto dilatato con fiore anormale, costituito, si direbbe, dall'unione di due fioi'i e mezzo, presentava cioè sepali più o meno sviluppati in numero di 5, internamente petali 10, come vedesi dal diagramma (fig. 2), androceo a stami infiniti, gineceo (fig. 3) a due cassule sessili, una di forma normale, l'altra più corta schiacciata, in modo da sembrare risultante dalla fusione di una cassula e mezza. Il ramo principale, continuando, terminava pure in un fiore anormale (fig. 4-5 diagramma e gineceo). Sepali in numero di 9, di cui uno petaloideo, che serviva di sepa- razione (fig. 4 a); petali più o meno sviluppati 14, stami infiniti; gi- neceo formato di tre capsule pressoché normali, con 5 linee stimmatiche ciascuna. Nella coesione del peduncolo fiorale questo è sempre dilatato, a sezione lunga, con un solco mediano più o meno evidente, portante all'estremità due cassule ben sviluppate, sessili (fig. 6). Fra i casi di coesione del peduncolo fiorale, unita a coesione delle cassule, notai pe- duncoli dilatati portanti una cassula molto dilatata in un senso, che per un solco mediano evidente permetteva di ritenerla fusione di 2 cassule (fig. 7) a capofilli numerosi, oppure anche di 3 cassule (fig. 8). — 198 — AU'ecblastesi floripara del liìioeas va unita spesso la pleiotassia dei sepali e petali, la sepalomania dei petali, l'atrofia, ecc. In questi casi, osservati generalmente su piante robuste, aventi altri fiori per- fettamente normali, i peduncoli non sono mai dilatati, ma a sezione normale tonda. Nel talamo, sotto la regione degli stami, crescono lateralmente uno o due bocci con cassule più o meno atroficlie, che si protendono all' infuori (fig. 9). Il liore già giunto a maturanza non era completo, presentava una cassuia libera normale, lateralmente, sotto la regione degli stami, un boccio chiuso in .3 petali abbastanza sviluppati; i due esterni certamente affetti da sepalomania, portanti cioè nella parte esterna, sulle nervature, ben evidenti parecchie e lunghe setole, internamente un pistillo piccolo, ma normale, con stami infiniti e sei petali, più piccoli ilei precedenti. Il numero di questi e la mancanza dei sepali nel boccio fiorale sopranumerario fanno sospettare una petalomania dei sepali. Anomalie con cassule aventi due altre piccole sopranumerarie nella regione precitata^ opposte e più o meno normali, non sono rari. Le cas- sule possono essere quasi sessili (fig, 10), oppure hanno peduncolo; in questo caso esso è fittamente peloso per peli patenti, termina spesso in un boccio fiorale con elementi ati'ofici e anormali ad es. per aumento del niinifro dei sepali e dei petali. La fig. 11 rappresenta un caso con bocci laterali opposti, peduncolati. Un porta .3 sepali, 2 normali, uno alquanto ridotto, petali 6 ridotti, stami infiniti, gineceo atrofico; il b op- posto porta sepali 2, petali 4 normali, ma piccoli, stami infiniti, gi- neceo piccolo, ma proporzionato. Alla base di ciascun peduncolo osser- vasi una piccola protuberanza fogliacea con piccolo peduncolo, fornita di peli (ecblastesi racemipara, e). Ecblastesi unita ad aborto è, secondo me, il caso della fig. 12, che non può l'iferirsi a coesione, il peduncolo essendo a sezione tonda nor- male, il talamo con due cassule ben sviluppate e distinte, alla base di queste nel punto mediano uiia siiecie di cicatrice (fig. 12 a), ossia la traccia di una terza cassala, la normale centrale abortita e caduta. Trattasi di uno dei casi di ecblastesi floripara, avente due bocci fiorali laterali opposti, che hanno preso maggior sviluppo della centrale, abor- tita e caduta. Parasitismi Fatti di entomocecidi ho potuto constatare soltanto nel /'. lìlioedx e nel duhium. Le cassule daWìn/ùridiim v. apul/im, per mia esperienza, non sono mai sede di larve di insetti, le robuste setole, che ricopi'ouo la cassala e molto più la forte corazza, dovuta alle cellule epidermiche esterne — 199 — fortemente silicizzate, come dissi in altro luogo, servono senza dubbio di potente mezzo di difesa. Fia gli entomocecidì devo qui noverare parecchi imenotteri, alcuni dei quali non peranco segnalati nella fauna cecidiologica italiana, secondo il valentissimo imenotterologo dott Paolo Magreiti di Milano, che mi ajutò gentilmente nelle determinazioni. Imenotterocecidi del Elmens sono ; Aulax minor Hart. citato dal De Stefani-Perez insieme con VA. papaven's nell'Entomocecidiologia della flora sicula; non riportato dal Corti fra i zoocecidì italici. Le cassule del papavero sono gonfie e sformate per ipertrofia di numerosi ovuli. La galla è costituita da una zona interna dura, con superficie interna lucida, e da una esterna lassa. E molto comune. Le crisalidi si schiudono appena nel secondo anno dalla deposizione delle ova. Dalle moltissime larve raccolte nel giugno 1904 incominciarono a nascere individui perfetti dal febbraio al giugno successivi. Ormyrus papaveris Pers. Luglio-agosto 1904 e luglio 190.5. Le larve formano galle, che vivono per lo più allo stato parasitavio, o in società con quelle A%\VAulax, non si distinguono nelle galle i due strati. Holapsift militaris Boli. Luglio-agosto 1904. Lonchifes papaveris Forst. Luglio-agosto 1904-1905. Tetrasticus sp. Agosto 1904, luglio 1905. Le larve non formano galle, vivono nell'interno delle cassule. DiTTEROCEciDi — D(is)/7iei(ra (Perrinia) papaveris Winn. Non elen- cata dal dott. A. Corti fra i cecidomidi del pavese, né altrove da lui e dal prof Bezzi. Nel dubiiim rinvenni: Atdax minor Hart. in giugno 1905, raro. II. CHIMICA SPERIMENTALE Prima di espoire quanto ho potuto far io nella chimica del Papa- vero, non credo fuor di luogo ricordare i precedenti. Il RItoeas fu compreso per molto tempo in parecchie farmacopee; l'infuso di tutte le parti della pianta era usato come diaforetico blando, gli si attribuivano proprietà simili all'oppio. Gli studi sul contenuto del lattice del R/weas, e i>iù specialmente sulla esistenza in esso di alcaloidi, vennero iniziati dall'Otto Hesse, che nel 1865, in una comunicazione preliminare comparsa sul IV Suppl. Alti dell' Ist. Bot: dell' Uiiicersilà di Pavia — Serie II — Voi. IX. là — 200 — (lei Liebig 's Anvalen, espose alcuni suoi tentativi sulle cassule a scopo (li provare in esse la presenza o l'assenza della morfina; ricerclie che, invece, lo condussero alla scoperta di un nuovo alcaloide, dall'autore chiamato readina In altre due pubblicazioni (1866-1869), egli diede poi rilevanti notizie sulle proprietà chimiche e fisiche della readina e su quelle del pi odutto. che si ottiene dalla readina per trattamento con acidi minerali diluiti, cioè la reageidna. Io non star(j a riassumerne gli scritti, ma mi limiterò a quei punti, che presenteranno qualche interesse. Nel 1876 il Selnii, a proposito degli alcaloidi dell'oppio, atfermava pure di aver scoperto nelle cassule verdi del Rhoeas un alcaloide, che non dava la reazione della morfina con una soluzione preparata a freddo di minio in acido acetico glaciale: alcaloide, che non potè tro- vare nelle cas.'^ule de! somniferum, uè nell'estratto alcaloideo dell'op- pio. Per altro non seppe isolare traccia alcuna di morfina. Manifestamente erano rimasti ignoti al Selmi i lavori di O. Hesse, che in seguito istituì, nel 1877, nuove ricerche e venne ancora nella conclusione che la readina costituisce la parte principale della sostanza alcaloidea del lattice del E/ioeas, e che essa doveva perciò essere con- tenuta nella nuova sostanza isolata dal Selmi. Molto più tardi (1890) l'Hesse ritornò sulla nota questione della presenza o meno della morfina nel frutto del rosolaccio, avendone Die- terich accertata la presenza nel Flores Rlioeadis della Farm. Gemi. Ripetute le ricerche del Dieterich, dedusse che la piccola quantità di sostanza cristallizzata ottenuta non può essere morfina, essendo inso- lubile in soda caustica diluita. Altre ricerche (diimiche, sotto diverso punto di vista, furono fatte da Leo Meyer sulla sostanza colorante dei petali del Rìioeas. Questi sa- rebbe riuscito ad isolare due acidi, il readinico e il papaverico. Altri dati chimici sul Rhoeas non ito potuto trovare, se si eccettuino alcuni sul contenuto in nitrati del Berthelot. Esperienze sul h'fioeas Mi occorre qui innanzi tutto dire delle modificazioni al metodo di estrazione della sostanza alcaloidea dell'Hesse, sia allo scopo di avere un maggior rendimento nelle determinazioni quantitative e nella estra- zione di fotte quantità di materiale senza grave dispendio, sia anche per vedere se le modificazioni suddette fossero capaci di portare pure ntodificazioni nella natura dell'alcaloide estratto. In alcune ricerche quatititative su radici di papavero, raccolte nel febbraio e matzo 1903, mi attenni al metodo dell'Hesse; ma poi non - 201 — ho più creduto d'usarlo, perchè col riscaldamento per portare l'estratto aquoso a piccolo volume, pur neutralizzando con carbonato di sodio, una parte dell'alcaloide viene frequentemente alterata, sì che, dalla successiva estrazione con soluzione di bitartrato sodico, ottiensi una soluzione colorata in rosso, invece di incolora. Perchè inoltre l'estra- zione mediante etere dal residno, doi»o trattamento con carbonato so- dico, è assai disturbata dal formarsi di un'emulsione abbastanza tenace. Operando su quantità discreta di materiale, il consumo dell'etere, per Io spostamento della soluzione, non era confacente ai mezzi disponi- bili. Dopo aver provati altri metodi, che per brevità non dico, finii con l'adottare il metodo alia calce, che indi usai per tutte le determi- nazioni quantitative, eseguite sui vari organi del Rhoeas. Trattai, cioè, quegli organi triturati finamente, sia secchi che freschi, con latte di calce, mescolando intimamente in modo da fare una densa poltiglia; questa sottoposi a spontaneo disseccamento alla temperatura ambiente, indi estrassi il tutto con etere con apparecchio a ricadere per due o tre giorni di seguito, a seconda della quantità di sostanza. Dall'etere estrassi l'alcaloide con soluzione di bitartrato sodico. Per successivo trattamento con ammoniaca, ebbi sempre allo stato quasi puro l'alcaloide sotto forma di precipitato, per lo più polverulento, po- chissimo solubile nell'etere, specialmente a freddo; onde, in presen^sa di forte precipitato, senza estrarre direttamente dal liquido, filtrai la readina su filtro ed estrassi, dopo disseccazione con etere in apparec- chio a ricadere ; spossai pure la soluzione aquosa con etere e, riuniti i liquidi, li evaporai in palloncino tarato. In questo modo ottenni sempre la readina quasi pura e bianca, cristallizzata in aghetti setacei, mescolata con piccole impurità, che si possono eliminare in massima parte, disciogliendo con acido cloridrico diluito, dopo pesata la readina. Ciò fatto, il più dell'impurità resta indisciolta e aderente alle pareti del palloncino; ripesato questo e de- tratto il peso dal numero prima ottenuto, dedussi la quantità appros- simativa di alcaloide contenuta nella pianta esaminata. Io non ho pensato a raggiungere maggiore esattezza nelle determi- nazioni quantitative perchè, operando su parti di piante fresclie, si comprende come troppe siano le altre cause d'errore. Allo scopo pre- fissomi, le determinazioni fatte mi sembrano più che attendibili. Oltre all'etere etilico, n.sai anche l'etere di petrolio, che è da pre- ferirsi per molte ragioni, dando un prodotto più puro. Per avere a disposizione una discreta quantità di alcaloide da ripetere alcune esperienze dell'Hesse e aggiungere per avventura qualche cosa alla conoscenza dell'alcaloide in discorso, nel 1903 operai l'estra- — 202 - zione dell'alcaloide dalle cassiilc, raccolte personalmente in vari pe- riodi, agendo sul residuo avuto per evaporazione all'aria, previo trat- tamento con latte di calce del succo, clie si può ottenere dalle cassule ridotte in minuti frammenti mediante pressione a freddo. La quantità di liquido avuta corrispondeva a circa la metà del peso complessivo delle cassule; ma non tratteneva con sé tutta la sostanza alcaluidea. Da Kg. lU di cassule fresche ebbi circa 0,3 gr. di readina pura. Nel 19(»4, operando pure su l Kg. circa di cassule disseccate pre- viamente all'aria, indi private della maggior parte dei semi che, per la quantità della loro sostanza oleosa, disturbano le varie estrazioni (corrisponde a circa 10 Kg. 'li cassule fresche) ebbi una quantità di alcaloide uguale alla media risultante nelle determinazioni quantitative, die esporrò. Piiiua però voglio dire di alcune ricerche da me fatte per riscontrare i dati dell'Hesse. Rradina — La readina, ottenuta col metodo alla calce e separata nel modo so()radetto, mantenuta a caldo per alcun tempo a contatto di alcool a 95 "/„, finisce con lo sciogliersi in discreta, (iiiantità. Lasciando l)oi a sé il liquido, si separa allo stato d'istallino, sotto forma di sot- tili aghi bianchi, raggruppati a .stella e a fasci; al microscopio e a nicols incrociato essi mostransi birifrangenti con estinzione pai'allela (rispettivamente nm-male) all'alUingamputo, la cui dilezione è otticamente negativa (■«;,). Il piano degli assi ottici é parallelo all'allungamento; il loro angolo non è molto ampio, la doppia lifrazione assai energica e po.sitivn. L'insieme dei caratteri ottici permette di ascrivere i cristalli al sistema ti iinetrico. Coll'inipiego di liquidi ad indice di rifrazione conosciulo (defermi- nato al momento dell'esperienza con refrattometro Pnlfi'ich) jìotei sta- biliie che % > 1.659, mentre up < 1.588 (il segno indica che iip è appena sensibilmente inferiore al valore dato). Per Hesse, il punto di fusione della readina è a 232" C. e l'alca- loide fonderebbe a questa temperatura con imbrunimento. ' Alcune prove fatte sull'alcaloide ottenuto dalla prima cristallizzazione mi con- dussero a dubitare di questo dato. Coi cristalli avuti da due cri- stallizzazioni dall'alcool ebbi, a 232", né imbrunimento, né accenno a fusione; lieve imbrunimento notai soltanto a una temperatura vicina a 238", fnsione fra 245" e 247" C. Uopo nuova cristallizzazione, il punto di fusione si mantenne costante. Avverto che le mie determinazioni furono fatte con teiniometro centesimale a colonna ridotta della D. 1). II. Geissler Nachf. Fiz. Miiller ' Liebii/'s Ami. 140, pag. 14(). — 203 — BouTi. tenendo la colonna di mercurio sotto il livello del liquido, che serviva da bagno. Anche V alcaloide allo stato di aghetti setacei, hianchi, ottenuti per subliin;ìzione accurata in corrente di anidride carbonica secca, si comportò in modo simile. E quindi evidente che una minima impurità della sostanza trae seco anche un punto di fusione meno elevato e un inibrunimento più rapido per effetto del calore. Se si riscalda la rea- dina della prima cristallizzazione dell'alcool, essa presenta un punto di fusione vicino, sebbene superiore, a quello dato dall'Hesse. A una tem- peratura prossima a '240°, l'alcaloide incomincia probabilmente a scom- porsi in parte, come è reso manifesto dal leggero imbrunimento della massa; a 245-47' fonde in un liquido bruniccio che, elevando la tem- peratura, diventa sempre [)iù scuro o nero, e col raffreddamento assume l'aspetto di vernice lucente. La readina sembra molto più solubile nel benzolo e nell'alcool amilico a caldo, che nell'etere; da questi solventi si separa sotto forma di aghi più corti. Grande è la tendenza della readina a separarsi allo stato cristal- lino; nell'estrazione con eteie essa cristallizza in bellissimi aghetti, anche da soluzioni bollenti del solvente, qnainlo questo abbia raggiunta la saturazione. La solubilità in alcool a 95", aireboUizione, è pure piccola; un litro di alcool scioglie infatti all'i ucirca gr. 1.5 di alcaloide puro. CoU'alcaloide puro asciugato a 100" C, procedetti a una determi- nazione dell'azoto. gr. 0.256 diedero ce. 8.1 di azoto a 14.6" e 756.5.™'" Onde in 100 parti : Calcolato Trovato per C='H='NO'' N 3,65 3.69 Lioltre : I. gr. 0.0873 del cloroplatinato diedero gr. 0.0142 di Pt. IL gr. 0.1253 diedero gr. O.(i202 di Pt. In 100 parti: Calcolato Trovato per (C-i H-' NO'' H CI)" Pt CI' ^ 2 H- 0 L Pt. 16.07 16.24 IL 16.12 I risultati delle mie analisi si accorderebbero dunque con la for- inola della readina data dall'Hesse. — 204 — Col materiale ancora disponibile, ripetei alcune reazioni dell'Hesse, sia in riguardo al comportamento di questo alcaloide verso i reattivi generali degli alcaloidi, che ad alcune reazioni speciali. Certamente di notevole importanza è la reazione della readina di fronte agli acidi e in ispecie a quelli minerali diluiti, che mi seivi nelle ricerche quantitative per stabilire la presenza o l'assenza dell'al- caloide in discorso nei residui avuti. Per azione di acido solforico o cloridrico diluiti a freddo, ma più rapidamente a caldo, con l'alcaloide greggio 0 purificato ebbi sempre la nota colorazione rosso-porpora, caratteristica della readina. Sulla natura del croniogeno nulla sappiamo di sicuro. Esso separasi dalla soluzione aquosa per lungo riposo, allo stato cristallizzato, sotto forma di ammassi rosso-bruni con riflessi verde-smeraldo, che si sciol- gono abbastanza in alcool e sono insolubili in etere e cloroformio. La soluzione aquosa si decolora per aggiunta d'alcali; si decolora pure con acqua di cloro, per riscaldamento con biossido di piombo o con acido nitrico a caldo. Non si decolora con cloruro stannoso e acido cloridrico, bensì con idrogeno nascente. Non precipita in soluto diluito con acetato neutro, né con acetato basico di piombo. Lo spettro dato dalla sua soluzione aquosa acidificata, e intensamente colorata, provoca l'estinzione completa a partire dalla linea del sodio verso il violetto, con sfumatura sino alla linea ,i del litio; in soluzione diluita presenta nna fascia di assorbimento della linea E di Fraunliofer fin quasi alla linea ,> del cesio. Disciolto in soluto neutro e concentrato, presenta estinzione completa a partire dalla linea ,> del calcio verso il violetto. Per riscaldamento in soluto neutro, a poco a poco la colorazione rosso-porpora passa all'aranciato e al giallo; anche in contatto con am- moniaca, per riscaldamento, si altera, non lipristinar.do più con l'acidi- ficazione la nota colorazione rosso-porpora. In soluto acido, per acido cloridrico o solforico e riscaldamento, non si altera e precipita coi reattivi generali degli alcaloidi. Ad esempio col reattivo di Mayer dà precipitato viola-nerastro fioccoso; col cloruro di platino bruno; col reattivo di Boucliardat nero-gi'igio; con l'acido pi- crico dà un precipitato bruno che, osservato al microscopio presenta dei fascetti di piccoli nastri variamente contorti, poco colorati, mesco- lati a un precipitato polverulento, scuro, amorfo. Siamo quindi probabilmente di fronte a un miscuglio di due corid azotati. Riscaldati su lamina di platino, i cristallini caibonizzano, span- dendo vapori di odore aromatico, che ricordano quelli che si hanno dalla readina. Dall'alcool cristallizzano per evapora'done del solvente in bei aghi raggruppati a stella. — 205 — Oltre al croniogeno, per azione degli acidi minerali diluiti, special- mente a caldo, secondo Hesse, si forma, come ho detto, l'altro alcaloide reaf/eniìui, che egli considerò un isomero della readina. A suo credere formasi in quantità pressoché uguale alla quantità della readina usata; il reddito salirebbe al 96 "/q. Se non che parecchie esperienze non mi lianno condotto a simile risultato. Non volendo porre in dubbio l'affermazione dell'Hesse, mi limiterò ad ammettere che un prolungato riscaldamento della readina, in contatto con acidi minerali diluiti, oltre alla formazione della reagenina e del cro- niogeno, conduce ad una successiva piti profonda scomposizione, per cui creansi alcuni altri prodotti, in soluzione alcoolica leggermente fluore- scenti, che non ho potuto studiare, dato il poco materiale disponibile. Alquante prove infatti istituite su determinate ([uantità di alcaloide, dopo trattamento con soluto diluito di acido cloridrico o solforico all'e- bollizione per breve tempo, successiva decolorazione con carbone animale e precipitazione con ammoniaca, non mi hanno fornito mai più della metà dell'alcaloide usato, anche tenendo calcolo della quantità di alcaloide, che vien trattenuta dal carbone. La reagenina avuta col metodo Hesse, che non dava più per riscal- damento con acido cloridrico diluito la colorazione rosso-porpora della readina, inquinata leggermente da sostanze eterogenee solubili in al- cool, fn purificata con ripetute cristallizzazioni dell'alcool a 95-96" C. La ottenni così quasi sempre ben cristallizzata in lamelle sottili, fortemente striate, più di rado in prismi, nei quali hanno maggiore sviluppo le faccie di un pinacoide ; al microscopio e a luce polarizzata, tanto i pris- metti che le lamine presentano estinzione parallela; a luce convergente, normalmente dalle lamine e dalle faccie pinacoidali dei prismetti, vedesi emergere una bisettrice positiva, con grande angolo degli assi ottici. Il piano degli assi ottici è normale all'asse dei prismi e alla striatura (Ielle lamelle. La direzione il' allungamento dei prismi, come la direzione delle striature, è quindi n,„. La do])pia rifrazione, quale potei stabilire con frammenti, dai quali emerge quasi normalmente un asse ottico, è positiva; quindi la sopradetta bisettrice è l'acuta. L'osservazione con liquidi a rinfrangenza conosciuta, e coi metodi di Becke e di Schròder von der Kolk, mostra che m,, è uguale a 1,589, mentre n,„ è di po- chissimo inferiore a 1.G48. La doppia rifrazione insomma è assai ener- gica. I caratteri ottici, e specialmente gli indici di rifrazione, verrebbero qui a confermare l'isomeria della reagenina e readina e s'accordano coi dati di Kley ', avuti nell'esame ottico dei cristalli di numerosi altri alcaloidi. Mn Beitniy zur Anahjse der Alkaloiden, in Zeitschr. A. Gli. 163 (190i;. — i?06 — I cristalli (Iella prima precipitazione presentano un punto ili fusione vicino al dato dell'Hesse; ma quelli dopo ripetute cristallizzazioni dal- l'alcool fusero, con inibrunimento, solo fi'a 235"-237..5'' C. La solubilità della reagenina nell'alcool a 95" a cnldo è maggiore di quella della readina; essa si può sciogliere nella proporzione del 4*'/g(,. Il riscaldamento deve essere però prolungato per molto tempo. Le ]irove faite con la readina e la reageninii, in l'ignardo alla loro sensibilità verso i reattivi generali degli alcaloidi, mi condussero ai risaltati esposti nel seguente speccliit-tto (vedi pag. 25). Col cloruro di i)latino e col cloruro d'oro si ha precipitato con so- luti all' l"/^^, come pure con acido picrico; il precipitato giallo è costi- taito da piccoli granuli amorfi. II tannino con readina e reagenina dà jìrecipitato appena con so- luti concentrati. Il cloruro niercurico, in soluto al 5 "/o, con soluti concentiati di readina dà precipitato Idanco, che poi diventa rosso- violnceo. Dunque la readina, di fronte ni reattivi generali degli alcaloidi, .si dimostra molto più st^nsibile della reagenina. Sciogliendo la leadina in aciiii minerali od oiganici diluiti, e aggiungendo acqua di bromo, si ha precii)itato giallo caseoso, che spesso si rap|irende in masse dure compatte, solubili in alcool e etere anche con soluti diluiti al 1 : 10000, questo precipitato è costituito con ogni probabilità da un prodotto di addizione. Trattando il precipitato, avuto sospeso in acqua, con sodi), caustica 0 carbonato sodico, si separa iu gran jìarte una base, che non contiene bromo, e non è che readina più o meno pura. Essa, cristallizzata dal- l'alcool, dopo accurato lavaggio, fu ottenuta in aghi riuniti in fasci caratteristici, fondenti sopra 210" (J.; riscaldata con soluzione diluita di un acido minerale diede di nuovo la colorazione rosso-porpora caratteristica. Insieme con la readina, si ottengono però altri prodotti intensamente colorati, dei quali alcuni poco solululi in acidi, che contengono piccole quantità di bromo. Non ho creduto di [irocedere a una determinazione (juantitatiA'a del bmmo nel composto per il fatto che esso, come i sali della readina, si altera con estrema facilità. Dalla reagenina, per soluzione con acido broinidrico diluito e ag- giunta di ac(|ua di bromo, ebbi pure un [irecipitato giallo intenso, volumi- noso, amorfo, il quale, dopo lavaggio e disseccazione sull'acido solforico, prende una colorazione gialla chiara; riscalilato su lamina di platino non fonde, ma diventa tosto bruno intenso, con sviluppo di bromo, indi 207 0.10 oanjO[o 3 OUIJBld ip oiniOjQ Precipitato giallo id. i 1 1 1 1 1 1 l 1 li 1 1 .ia|ss8^sj o.vr^^Boa Precipitato bianco id. Precip. id. 1 1 ! 1 1 1 9UIaBJ\[ OApjeaji Pree. bianco per riscalti. e lasciato a sé si coloni in rosso violaceo Pr. bianc. st. Precip. id. 1 1 1 1 1 1 Hieqosueuuog 0 .fi'AN. OAIJJTida Pr. bianco- gialliccio amorfo id. Precip. id. Intorbid. id. opalescrnza 1 1 1 1 OISSBJOd ip 05Bui;B[d -OUHlOOJlOg Precipitato giallo amorfo id. Precip. id. Intorbid. id. opalescenza 1 ! 1 1 ^jBp.ii'qonog OAj:|:tU95.| Precipitato rosso bruno id. Precip. id. Intorbili. id. Intorbid. opalescenza opalescenza joXbj^ OAI5)t'9JJ Precipitato amorfo bianco giallo id. Precip. id. Intorbid. id. opalescenza 1 1 1 1 J9Z[Bj\^ OAIÌJBe^ Precipitato amorfo bianco giallo id. Precip. id. Intorbili. id. Intorbid. opalescenza opalescenza leggera opalescenza Soluto 1:1000 Keadina Reagenina Soluto 1 : 10000 Keadina Reagenina Soluto 1:20000 Readina Reagenina Soluto 1 : 50000 Readina Reagenina Soluto 1 : 1 00000 Keadina Reagenina Soluto 1 : 150000 Readina Reagenina — 208 ~ di odore aromatico, che ricorda quello dato nelle medesime condizioni della readina e reagenina, lascia poi residuo carboaioso. Esso si scom- pone evidentemente sotto 100" C. Per sfortuna, la piccola quantità di reagenina disponibile non mi lia permesso un esame accurato del prodotto, che si ottiene trattando il precipitato fioccoso con soda, o alcali caustico. Ciò sarebbe stato proprio interessante; infatti i tentativi su piccole quantità mi mostra- rono che, trattando con alcali, parte della sostanza va disciolta, la porzione rimasta insolubile fioccosa, disciolta in acido cloridrico diluito, rida la colorazione rosso-porpora, che si ottiene con la readina e che scompare per aggiunta di ammoniaca. Una determinazione quantitativa del bromo nel composto, lavato e disseccato su acido solforico, lascia concludere che esso contiene tre atomi di bromo e, ammesso che sia un composto di addizione, permette di assegnargli la formola sottostante : gr. 0,1789 diedero gr. 0,1.598 di AgBr, corìisp. a gr. 0,068 di Br. In lOo parti: Calcol.^to Trovato per 0-'H^'NO''Br' 38.52 38.01 Le reazioni cromatiche, per vedei'e se i due alcaloidi si diiiortas- sero diversamente, mi hanno dato risultato negativo, i due alcaloidi cioè si comportano nell'istesso modo. Dette reazioni furono sempre fatte con minime traccie di alcaloidi iu piattelli bianchi di porcellana. Con l'acido solforico concentrato, secondo Hesse, si avrebbe una colorazione verde olivastra; ma questa reazione rappresenta solo un jieriodo intermedio, inquantochè prima si ottiene sempre una colo- razione rosso-sanguigna intensissima, molto })iù viva di quella che si ha con la tebaina. Essa però passa rapidamente al rosso-bruno intenso, indi all'olivastro-nero, colore che. dopo parecchie ore, va diminuendo fino al leggermente bruniccio del liquido e separazione di un precipi- tato bruno. Col reattivo d'Erdmann, col reattivo di Marquis, con acido solfo- rico e bicromato di potassio, o clorato di potassio, o con cloruro fer- rico e acido solforico, si ha più rapido passaggio dal rosso sangue al nero-olivastro. Col reattivo di Frohde (1 cg. molibd. in 1 H-SO*) ' passaggio pure più rapido al nero olivastro, margini verdastri. Beckurt's, Jahrb. 18'J5, pag. ISi), — 209 — Con acido nitrico (D. 1,3) la colorazione è gialla chiara, e non cambia per aggiunta di acido solforico. Con acido nitrico (D. 1,48) la colorazione bruna passa lapidaniente al giallo ; per aggiunta di potassa caustica, conciare un bruno-rosso intenso. Per trattamento con acido nitrico concentrato, portando a secco, si lia residuo bruno-rosso, che diventa più scuro per aggiunta di soluto alcoolico di potassa caustica (reazione Vitali). ^ Se si scioglie una piccola quantità di alcaloide in 6, o 7 goccie di acido solforico concentrato e, quando si ha avuto colorazione olivo-nera- stra intensa, si aggiunge acqua, ottiensi un liquido bruniccio sporco: per aggiunta di una goccia di acido nitrico, nel punto di contatto, si forma un anello rosso-bruno intenso che, mescolando, si diffonde su tutta la massa. Con acido solforico (,3 ce.) e formaldeide (3 goccie soluto -±0 " u), operando in piccoli piattelli a fondo piano e agitando, si lia pure color rosso vinoso più stabile, che volge poi al bruno Bisniarck intenso, e si trasforma a poco a poco in bruniccio leggero del liquido. Se su questo facciamo cadere un piccolo cristallo di nitrato di potassio, si forma intorno ad esso una zona aranciato-scura, che spandesi in tutta la massa e che poi passa al giallo intenso. Se lasciamo invece a sé per circa mezz'ora, indi sovrapponiamo alla goccia una bacchetta bagnata in acido nitrico (D. 1,3), il colore bruno passa a un bel verde ei'ba, ciie dai margini diffondesi poi a tutta la massa. La reazione avviene nudto bene ove si usi piccolis- sima quantità di sostanza e s'abbia l'avvertenza di attendere alcun tempo prima di esi)0ire ai vapori di acido nitrico. Il tutto lasciato a sé trasformasi in un liquido leggermente colorato in giallo-olivastro. Uguale fenomeno si ha coi vapori di cloro e Inomo; ma non con vapori d'ipoazotide, o con acido nitrico fumante, che agendo sulla for- maldeide energicamente, finita la reazione, lasciano macciiie brune. Questa reazione, che io ho provato anche con parecchi altri alcaloidi, sembra specifica per la readina e la reagenina; soltanto la narceina col reattivo alla formaldeide, per trattamento successivo coi vapori di H NO', dà una colorazione verde-smeraldo. Detto passaggio al verde avviene però con questo alcaloide anche senza successivo trattamento con vapori di H NO"'. Con soluto di minio in acido acetico glaciale, per debole riscal- damento, si ha color giallo o giallo-verdastro con la readina, ma non passante al violetto. Becl-url's, Jahrb. 1894, pag. 179. — 210 — Per lo iletermiiiazioni quantitative e la distribuzione dell'alcaloide nel Rhoeas, le ricerche fiiiouo iniziate sulle radici di papaveri giovani, aventi soltanto rosetta di foglie basali, senza fusto; poi sui vari organi della pianta a completo sviluppo. Essendo state eseguite con vari me- todi, i numeri segnati con asterisco (*) .sono quelli avuti col metodo Hesse, gli altri col metodo alla calce, usando come solvente l'etere di petrolio. Radici Giovani radii-i di piaute aventi appena rosetta di foglie basilari: Quantità di sostanza esaminata in rt. Date Quantità di alcaloide della raciiolta separata in gr. Heddito ",'„ in cT-immi 153* '4 1903 0.0126 0.007 225* 0 0156 0.007 55"- /.i » 0.0045 0.008 63* 7.. „ 0.003 0.004 100 ^7, 904 0.006 0.006 Radici di piante g à ben sviluppate: 63* ■'/,; 903 0.0017 0.0027 160 h li 0.0103 0.0064 120* '"1, 904 0.007 0.005 Le radici coiiten SO no circa r85 "', d acqua scacciabile alla tempe ratura ordinaria. Foglie 2250* '7,, 903 0.105 0.004 440 il li II 1.0121 0.0027 100 id. 0.005 0.005 Fusto 540'' -/j 903 0.0235 0.0043 Bocci fiorali 90 0.014 0.0155 Ovari 45 ■-'/,; 903 0.0106 0.0235 35 -/. „ 0.0097 0.0277 30 "/j „ 0.0093 0.031 43 "/^ „ 0.0111 0.0258 85 «/, „ 0.0165 0.0182 Date dollA raccolta Quantità di alcaloide separata in gr. Reddito »'„ in gritmnii =V, 903 0 00.52 0.014 id. 0.0252 0.0167 0.0.362 0.0185 iti. 0.0291 0.0215 -. „ 0.0164 0.0102 id. 0.0145 0.0182 mi l'i " 0.0265 0.0265 1»; /S 1! 0.008 0.0154 "/-, 904 0.0216 0.0216 — 211 — Cassule verdi vicine a maturità Quantità di sostanza esainiuata in gr. 37 150 195 135 160 80 100 55 100 Lo specchietto mostra che la readina è veramente distribuita in quasi tutti gli organi del Papaver Ehoeas, come ebbe già a dire l'Hesse, e trovasi in media nella proporzione di gr. 0,005 nelle radici, gr. 0,004 nelle faglie e nei fusti, di gr. 0,015 nei bocci fiorali, gr. 0,025 nei pistilli e gr. 0,017 "/y nelle cassule verdi vicine a matnrità. Essa è già presente nelle giovani ladici, onde deducesi che già compaie nel germoglio del seme, il quale però non lo contiene o lo contiene in quantità minima. Da grammi 40 di semi non completa- mente maturi ebbi gr. 0,002 di residuo che, mediante trattamento con acido cloridrico diluito, non diede più d'una tenue coloiazione rosea. Qui osservo anche una contraddizione coi dati dell' Hesse e di Selmi, i quali parlano sempie di cassule verdi non mature e affermano che nelle cassule già secche non è contenuto l'alcaloide; varie mie prove con cassule secche, già prive di semi, mi hanno persuaso che la quantità di readina non diminuisce rapidamente col progredire della maturità del frutto. Una prima prova, fatta su gr. 25 di cassule mature secche e prive di semi, raccolte nel luglio 1903, mi diede gr. 0,0505, pai'i a gr. 0,202 7o di readina. Gr. 25 di cassule secche senza semi, maturate durante un periodo di completa siccità e raccolte, pi ima della pioggia, il 25 giugno 1904, mi dieilero gr. 0.078 di residuo, pari a gr. 0.312 "/„. Gr. 25 di cassule mature prive di semi, raccolte nella stessa loca- lità dopo due temporali, diedero gr. 0,0815, pari a gr. 0,326 "/o- Gr. 16.75 di cassule già secche, prive di semi e in parte alterate da muffe, raccolte dopo tre giorni di pioggia, diedero gr. 0,0513, pari a gr. 0,306 7u- Gr. 25 di cassale non mature, disseccate e private in seguito della magf^ior parte dei semi, raccolte nella stessa località il 15 luglio 1904, diedero sr. 0.0602. pari a 0,2408 ".'r,. Si lia dunque una media di gr. 0,285 " „ nelle cassule secche. Ove poi tengasi in conto che le cassnle verdi contengono circa 1' 80 "/o *^i acqua, seacciahile alla temperatura ordinaria, e anche calcolo della per- dita in peso delle cassnle mature e secche, dovuta ai semi, ecc. tro- vasi che la quantità di readina, come dissi sopra, non diminuisce molto col progredire della maturità del frutto, anzi si conserva per alquanto tempo fra le pareti cnssulari quando già il frutto ha compiuta la propria funzione e la pianta è morta. Questo è in diretto rapporto con lo stato in cui la readina, dopo essersi formata nella pianta, probabilmente si trova. Oltre alle prove citate, ne istituii altre sul lattice, che geme dai piccioli fiorali a cassule staccate. Il lattice del Papairr Hìioeas, anche secondo Hesse, è bianco al- cune volte giallo-zolfino; all'aria passa al bruno e si trasforma poi in una massa densa, butirrosa, che diflìcilmeute disseccasi del tutto. Altre volte invece, prima di passare al bruno, assume una colorazione rosso- violacea; il bruno sviluppatosi su fibre vegetali decolorate, resiste a lungo al lavaggio col sapone. Per l'estrazione dell'alcaloide dal lattice^ essicato naturalmente al- l'aria, trattai l'estratto aquoso a caldo e, acidificato con acido acetico, con ammoniaca ne ebbi un precipitato bianco sporco, che estrassi con benzolo, indi spossai il benzolo con soluto di bitartrato sodico. Ottenuto l'alcaloide in soluzione aquosa, ne lo ri precipitai con ammoniaca, rac- colsi il precipitato bianco sporco in filtro tarato, lo lavai accuratamente con acqua e, dopo essiccazione in stufa a 100" e. ripesai il tutto. Da gì-. 3,61 di lattice disseccato ebbi gr. 2.562 di sostanza solu- bile in acqua e gr. 0,17 di alcaloide greggio, pari al 4,5 "/„. Gr. 0,4727 di lattice disseccato su acido solforico diedero gr. 0,0535 pari a gr. 11,33. Gr. 1,42 di lattice fresco, laccolto nel giugno 1005, diede poi circa il 2,5 7o 'li alcaloide greggio, quantità di parecchio superiore a quelle dell' Hesse. Volendo constatare in quali condizioni trovisi Talcaloide nel lattice, e (juale sia la sua funzione fisiologica nella piantu, intrapi'esi altie ricerche sugli acidi contenuti nelle cassule. L'analisi qualitativa delle ceneri, che conisiiondono a circa il 14"/,, delle cassule, disseccate a 100" C. e prive di semi, mi dimosti-ò la pre- senza delle basi sodio, potassio, calcio, magnesio, ferro e manganese, e degli acidi inorganici solforico, fosforico, niti'ico. cloridi-ico e silicico. - 213 — L'anidride fosforica è contenuta nelle cassale in quantità abbastanza notevole; la media di due analisi fornì una quantità, liferita alle ce- neri, uguale a 12,01 "/o, riferita alle cassule secche a 100" C. 1,68 "/„. Per la ricerca degli acidi organici usai gli estratti aquosi o al- coolici acidi per acido acetico o cloridrico delle cassule e anche del lattice, applicando in gran parte il metodo di separazione del Fresenius. ' Dal precipitato, avuto in soluzione ammoniacale mediante cloruro di calcio, separai una porzione insolubile in acido acetico; trasformata in acido libero, passando per il sale di piombo, per evaporazione ebbi dei distaili prismatici, laminari, fondenti a KU" con perdita di acqua. I cristalli disciolti in acqua con cloruro di calcio in soluzione acida lier acido acetico a caldo, diedero precipitato bianco, polverulento, so- lubile in acido cloridrico e nitrico; con solfato di rame precipitato bleu chiaro, cristallino, insolubile in acqua; con sale ferroso precipitato giallo- verdastro, quasi insolubile in acqua, constante di bei prismi microsco- pici. Mescolati i cristalli con biossido di manganese in polvere fina, per aggiunta di acqua e qualche goccia di acido solforico, danno viva effer- vescenza con sviluppo di anidride carbonica, ecc. Stabilita cosi la presenza dell'acido ossalico, che però non è mai in grande quantità, passai al trattamento della porzione di precipitato solubile in acido acetico, ottenni da questo, dopo lungo trattamento per eliminare l'acido fosforico, sempre presente in quantità, delle squamme micacee bianche, perdenti a 100° C. acqua di cristallizzazione, che iden- tificai per acido nieconico. Questo, disciolto in acqua, acidificata con acido cloridrico, diede infatti, con percloruro di ferro, colorazione rosso sangue oscura, che non scomparve col riscaldamento, né per aggiunta di acido cloridrico, né si modificò per aggiunta di cloruro d'oro. Con cloruro stannoso ebbi invece decolorazione. I cristalli sciolti in acqua precipitano con nitrato mercui'oso. Rimane così dimostrata la [iresenza nel lattice di Rhoeas dell'acido meconico, già sospettato dall' Hesse. Tale acido non é però in quantità ragguardevole; nelle cassule secche mature esso scompare. II liquido separato dal precipitato, avuto con ammoniaca e cloruro di calcio, diede di nuovo precipitato per aggiunta di tre volumi di alcool ordinario. Il precipitato, lavato con le dovute norme, ridisciolto in acido cloridrico per aggiunta di ammoniaca ed ebollizione, formò un preci- pitato bianco, pesante. Purificato questo e trasformato in acido libero diede cristalli abbastanza grandi fondenti sotto 100". I cristalli riscal- dali su lamina di platino, dopo fusione, sviluppano vapori acidi forti, ' Traite d'atiah/xe chiiiiique qiiaììfiitire, IS'.KÌ, pag. 39G, § 200. — 214 - senza l'odore caiatteristico di ziiccliero bruciato. Disciolti in acqua, con un eccesso di acqua di calce, non danno precipitato a freddo, bensì a caldo. Per fusione con potassa caustica, dopo acidificazione con acido acetico, con cloruro di calcio diedero precipitato bianco di ossalato di calce polverulento. CoH'acido solforico concentrato, secondo il metodo di Berg e Ger- ber, ' operando sul residuo lasciato dall'estratto etereo con percloruro di ferro diluito, ebbi colorazione violetto-rossastra, simile a quella delle feccie di vino; con soluzione di nitroprussiato molto diluito e aggiunta di soda caustica concentrata, colorazione rosso intensa. Col reattivo al solfato di mercurio di Deniges, - per trattamento con permanganato di potassio ebbi pure il precipitato caratteristico del composto metalloi'ganico del mercurio coll'acido acetondicarbouico. Tentai parimenti la reazione di Stalire, ■' operando come insegna Wolilk. con risultato positivo. Dopo ossidazione con permanganato di potassio, per aggiunta di acqua di bromo ottenni dapprima forte iutor- l)idamento, poi separazione di aghi sottili bianchi che, estratti con etere e fatti cristallizzare, mostrarono il [)uuto di fusione del peutabromo- acetoue (P. F. 73' C). Parte del liquido ossidato con permanganato di potassio, per trat- tamento con sodio e soda caustica, separò iodoformio ; cosi pure diede la reazione di Legai con nitroprussiato di soda e acido acetico. Col. reattivo Pinerua ' ebbi liquido bleu e soluzione aquosa incolora. L'acido nitrico, in tale guisa dimostrato nelle cassule del Papaver lìhoeas, è presente in discreta quantità. Nella porzione di sale di calcio rimasta disciolta do[io la separa- zione della maggior parte del citrato, posi in evidenza la iiresenza del- l'acido malico. La soluzione dell' acido non puro, debolmente alcalina, ridusse il dormo di palladio in palladio metallico. ■' Per ebollizione '' dell'acido con minio, svelai nel distillato la pre- senza di aldeide col reattivo di Schiif. Col reattivo di Pinerua " ebbi fusione giallo-verde e soluzione aquosa aranciata. Col fenolo e acido solforico si manifestò l'odore della cumariiia. ' Biillei. Soc. Chimiqne 1896. XV, pag. 1050. - Ann. CheiH. l'hijs. 1899, 18, 7" .ser. " l'harm. Coiti: 39, 390. Fres. Xcil. An. Cìi 41, png. 7.3. ■* Comptes rendiis '291, voi. 124. *• A. HiLGER, Verh. Vera, ili'iil. Xutiirf. ii. Ai-n/e 1899, pag. (;t;8-(;9. " Boll. Soc. Meiì. eh. Pavia. 1903. " Loc. cit. — 215 — L'acido raeconico nel lattice essendo in piccola quantità, si po- trebbe ammettere che la readina va combinata con l'acido citrico o malico, oppure con sostanze tanniche. Questa combinazione deve essere però labile, perchè i sali dati dall'alcaloide cogli acidi organici sono facilmente dissociati. Se si tratta infatti la readina cristallizzata con acido acetico glaciale, si scaccia la maggior parte dell'acido con forte corrente d'aria e si aggiunge acqua, la soluzione, dapprima limpida, s'intorbida tosto, e dà con lieve riscaldamento piccoli cristalli, aventi il punto di fusione della readina pura. Anche nel lattice stesso, la base deve trovarsi in parte libera, o almeno deve passare a questo stato per disseccamento della pianta; ciò che spiegherebbe la non facile scomparsa dell'alcaloide nei frutti già maturi. L'alcaloide è in parte estraibile dalle cassale secche mediante etere di petrolio, senza previo trattamento con latte di calce. Una prova, fatta su gr. 41 di cassale incompletamente mature, previa disseccazione, diedero gr. 0,05 di alcaloide cristallizzato, avente lo stesso punto di fusione della readina e corrispondente a gr. 0,122 "/(,. Di questi grammi 41, presi poi gr. 15 e li trattai con calce e di nuovo li estrassi con etere di petrolio; ebbi gr. 0,0166 pari a gr. 0,110. Per altro gr. 25 delle stesse cassule, trattati subito con calce, diedero gr. 0,2408 7o) il che corrisponde press' a poco alla somma delle quan- tità avute prima e dopo il trattamento con calce spenta sull' altra porzione. La readina e perchè trovasi molto scarsa nei semi e molto più abbondante negli ovari e nei frutti, che nelle altre parti della pianta, e per la sua innocuità, aifermata dall' Hesse (che è però in disaccordo coi dati di parecchi autori, secondo i quali i frutti e fiori del papavero possono produrre avvelenamenti nei fanciulli e negli animali '), non può credersi mezzo di difesa. È quindi da considerarsi come nti prodotto laterale di trasformazione degli albuminoidi di origine regressiva, che si forma specialmente dove è più attivo il lavoro di ricambio. Ricerche sul duhiiim Per il dnbium nulla ho trovato nella letteratura ; secondo il Nocca gli si attribuivano le stesse proprietà del lìhoeas. Il lattice del dubium, dapprima bianchiccio, a contatto dell'aria e per disseccazione, può imbrunire come quello del Ekoeas; spesso, invece ' L. Lewin, Tratte de Toxieoìogie, trad. Pouchet, pag. 601. Alti dell' Ist. Bot. dell' UHiceisìtà di Pavia - Serie II — Voi. IX. 16 — 216 — di imbrunire, si colora in rosso-vinoso intenso. Le maccliie prodotte su fibre vegetali sono abbastanza stabili e resistono al sapone. Simile fenomeno non ho mai potuto constatare nel Rlioeas, e dipende probabilmente dalla località in cui cresce la pianta, dalla maggiore o minore esposizione al sole, e dal periodo più o meno caldo in cui la pianta matura. Tn piante raccolte di maggio, durante giornate piovose e fredde, nei dintorni di Pavia (cascina Campeggi), su terreno fertile, non ho potuto osservare che rare volte il detto fenomeno; al contrailo presentossi frequentemente in quelle raccolte in giugno, dopo periodi caldi di siccità e in terreni sabbiosi dei dintorni di Cava-Mann ra. I metodi d'estrazione furono quei medesimi usati per il Rhocas, e feci le prime prove col metodo alla calce. Gr. 380 di cassule, racc(dte il 1° giugno 1903, dopo trattamento con la calce, furono estratti con etere ordinario. Il liquido avuto, co- lorato in bruno, per trattamento con tartrato acido di sodio, cedette al S(dnto aquoso un leggero precipitato rosso-violaceo intenso, dato pro- babilmente dalla sostanza colorante, che si forma dal lattice per esposizione all'aria. Dopo trattamento con ammoniaca e estrazione con etere ebbi un residuo pai-i a circa gr. 0,01"/,,. Nelle prove seguenti u.sai, invece dell'etere ordinario, l'etere di petrolio. Gr. 65 di cassule, non mature raccolte il 15 maggio 1904 diedero gr. 0,003 di residuo, pari 0,004°/„. Gr. 90 di peduncoli fiorali diedero gr. 0,0049, cioè 0,005''/o circa di residuo. L'ultima estrazione fatta nel 1904 con gr. 182 di cassule, rac- colte a pili riprese dalla fine di giugno al principio di luglio in diverse località, diedero gr. 0,0287 pari a 0,015''/„ di residuo alcaloideo, denso, leggermente gialliccio. Gr. 195 di cassule non mature, raccolte presso Campeggi il 21 maggio 1905 diedero gr. 0,0095''/f| di residuo. Gr. 130 nella stessa località raccolti il giorno 26 successivo die- dero gr. 0.02577u
  • /nonima omnium Gè- nerum et specierum a Linnaeo usque ad annum MDCCCLXXV. Oxonii. A. Chabeut, De l'emploi populaire des l'iantes sauvayes eri Savoie. Bull, de l'Herb. Boissier, p. 298. 1896. C. Warnstorf, Bliithen Beohachtungen. Verh. Brand. E. Bonnet e Barratte, Catalogne raisonné des plantes vasciilaires de la Tunisie- Paris. G. Bonnier e G. de Lagens, Flore complète de la France. G. Arcangeli, Compendio della Flora Italiana, ed. 2.* Torino, Loescher. 1897. E. Stras.sburgkr &, Trattato di botanica ad uso delle scuole universitarie e degli Istituti superiori., trad. it Avetta. Milano- F. ToGNiNi, Anatomia vegetale. Hoepli, Milano. ScHOLz, Beitrag zur Kenntniss der Florida von Marienwerder. B. Preuss. bot. Ver. G!. D. Selbt, Some Ohio Melaspermae. Ann. Ref. of the Ohio State Acc. of Science 3, p. 8. — 226 - 1898. L. MoNTKMAETiNi, FisioìO!jia vef/ctale. Hoepli, Milano. Hans Soleekder, Si/sleniatiscìte Aiiatoìiiie der dicotijledonen. Fr. Petri, Florislischcn Nolizen aiis dein Buyerischen ìralde. D. Kg], B. Ges. Regensburg. P. HucK, Allenvelttipfìcrnzen in unserer Jieiniischeii Phanerof/amen Fìuru. D. b. Al. XII. E. BoNATr, Notizen ilher persisches Opiiini iciid Ilaschisch. Journ. Pli. voti Elssas- Lothriiigen XXV, 2. I. voN Hasslinger, Beohachtuiigen iihev Vavialìoncn in den Blilthen von P. lihoeas. Post. bot. Zeitschrift. XLVIII, 139. 189!». I. ScHMiDT, Znr Flora roii Rijiii. D. b. M. 17. 0. A. B. Festschenko, Matérianx poiir la flore de la Criinée. B. Lb. Boiss. 7. 790. — Matérianx pour la flore da Caiicase Ibid. 7. 265. A. DE CoiNET, Plantcs nouvelles de. la flore d' En'pagnr. I. d. B. 13. N. M. NoGERS, Radnorshire and Breconshire Plants Journ. of Bot. 17. M. MoLLiARD, Sur la galle de V Aiilax papaveris- Pers. R. gen. bot. XI, 209. 1900, P. Asi'HEBSON, UebersicJit der Pleridophytcn und Siphonogamcn Ilclgohind'g. Wiss. Meer. herausg. Kom. zur U. deut. Mccres Abtli. Heft. 1. F. Gagnepatn, Qnelqnes planles ruderales parisiennes. B. S. B. France. L. 47 p. 333. P. AscHERSON, Aus der Sommerflora Sgriens, u. Mesopotamiens. S. Abd. P. von Oppenheim^ Berlin. 373. 1901. G. Clautriau, Xatnr n- Bereichnnng der Fflanzenalkaloiden . Nederl, Tijdsch. voor Phys. Cbiin. u. Th. H. MOLI.SCH, Stiidien iiher den Milcìtsaft n. schleimsaft der Fflanzen. Jena. Fi.s- chpr. L. M. Xedman, Sveriges Flora. XXXVI, 830. A. Mainardi, Of:servazio)ìi biologiche sui rosolacci. Nuovo Oiovn. Bot. Ita). VIII, 49. G. Mottareale, Su d'un caso teratologico di P. lihoeas. Boll. Soc. Bot It.il. 17.j. A. Burgerstbin e Av. Kkrners, Beohachtiingen iiher die Zeit des Oejfnens u Schliesseiis von Bliithen. Oesterr. Bot. Zeit. LI, 185. W. IIerwet, Ohservations on the colors of flowers, 1053. New Belford. T. De Stefani-Perez, Contribuzione all'entoinocecidiologia della Flora sicala Nuovo Gioru. bot. ital n. sor. Vili, p. 450 (13 . 1902. A. Behal, Traile de Chinile organigue. 2 ed. Paris. Shokubctzu Mei I., Ennnieration of selected scientiflc names of boih natie and foreign Plants, with lionianired Japanese Nantes and in niong cases Chi- nese Charaeteres by I. Matsumura Kigakuliakuslii, Tokyo. Osaka Z. P. Maruga. — 227 — 1904. Buìleiin des sciences pharmacologiques. Paris. Adriano Fiori, A. Beguinot e Paoletti, Flora analitica d'Italia. Padova. Arzìieibuch fiir das deuische Beich. Phariìiacopea Austriaca- 1905. Vittorio Pavesi, Intorno ad un nuovo alcaloide del Papaver duhium, Keii'ì E. Ist. Lomb. ser. 2.^ voi. XXXVIII, Milano. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XXIX. Fig. 1. Caso di coesione del peduncolo fiorale nel Elioeas- , 2. Diagramma di un fiore anomalo di P ìiiihfiiliim var. iipiiliiiìi con ele- menti soprannumerari per coesione de! peduncolo fiorale. , 3. Cassule del fiore. , 4. Diagramma di un fiore anomalo di P. hybridum var. apiiliim. , 5. Cassule del fiore n. 7. , 6. Caso di coesione del peduncolo fiorale deWìii/brùbiin var. apuluiìi. , 7. Coesione del peduncolo e dellecassule. La cassula risulta dall'unione di due. , 8. Id. La cassula risulta dall'unione di tre. , 9. Caso di ecblaste.si floripara unilaterale nel F. lilweas. , 10. Caso di ecblastesi floripara bilaterale a cassule sessili. , 11. Ecblastesi floripara a cassule secondarie peduncolate e traccia di foglia 0 boccio. , 12. Ecblastesi floripara con aborto e cicatrice della cassula caduta. ISTITUTO BOTANICO DELLA W. UNIVERSITÀ DI PAVIA K LABORATOIUO OIUTTOGA1\IIOO rPALIANO DIRETTI (la GIOVANNI BKIOSI. ULTERIORI RICERCHE SPERIMENTALI SULT.A EZIOLOGIA DELLA MALATTIA DEL BACO DA SETA d etta FL A CCIDBZZA MEMORIA DKr. Prof. HIKOTARO NOMURA dell' Iinperiale Stt(sione Piucoloyica .s^terimeutale di Tokio, ora Assisfriifc Oììorarìo del Lahoi-atovio Crittogantico di Paria. itir/afiiri dftìì' luipcrifiìf Gorento (ritippnuesc. Sul principio dello scorso anno, col titolo: " Sopra i germi patogeni della flaccidezza del baco da seta,,'' lio dato alle stampe una nota preliminare intorno allo speciale bacillo, causa di questa malattia, nella quale mi occupavo principalmente dei caratteri morfologici e delle proprietà bio- logiche dello stesso germe, che può essere identificato col Bacillus alvei. La presente pubblicazione ha per iscopo la descrizione delle espe- rienze da me fatte in questi ultimi tempi, per poter confermare e dare maggior appoggio all'opinione che già espressi riguardo alla riprodu- zione artificiale della detta malattia ; i risultati ottenuti confermano pienamente le mie previsioni. Ricerche intorno ai sinonimi del morbo della flaccidezza usati dagli autori antichi. Riguardo alla malattia del baco da seta, nota sotto il nome di flaccidezza, non si trova alcuna citazione nella letteratura prima del secolo XVIII. ' H. NoMUKA. Sopra i i/eniii ^Kifogeni della flaccidezza del baco da seta. Archivio di Farmacologia sperimentale e scienzo affini. 1904. Atti dell' Ist. Bot. dell' Università di Pavia — Serie II — Voi. IX. 17 — 230 — Nel 1763 Boissier ', scienziato fi-aiicese, descrisse in un suo lavoro col nome di passis, una malattia, clie da molti autori d'oggidi s'identi- fica colla llaccidezzn ; ma a parer mio, nessuna rassomiglianza esiste tra queste due malattie ; ritengo bensì clie il pasm sia affine, se non completamente identico, 'aW atrofia, descritta dal Canonico' (1771) la quale non è altro die la malattia chiamata ora gattina. D'altra parte lo stesso Boissier indica col nome di " tvlpes o di mori hlancs ,, una malattia la quale mi pare identica colla flaccidezza d'oggidì. Sul [irinc.ii)io del secolo passato, tra gli anni 1800 e 1801, Fon- tana ' la cui memoi-ia è un'opera interessantissima per lo studio delle malattie del baco da seta, ricorda col titolo di " ftaccidità prodotta dalla diarrea „ una malattia che, secondo lui, si presenta in forma cro- nica. Questo nome di fìaccidità potrebbe indurre qualcuno in errore, facendo supporre che la flaccidità del Fontana, sia la stessa malattìa, mentre non ha nulla a che fare con la fla-cidezzn. Nonostante, questa flaccidità ha qualche somiglianza colle ijattine^, che il Fontana distinse chiaramente iu tempi pur così lontani descrivendole col nome di incre- spatura. D'altra parte lo stesso autore indica col nome di malattia putrida 0 di bachi neri, una malattia di forma acuta che io posso identificare colla flaccidezza odierna perchè ne rappresenta l'ultimo stadio. Questo termine di malattia putrida usato dal Fontana, corrisponde, secondo me, colla malattia ciiiamata uran in China, parola che significa appunto annerimento e pnti'efa/.ione e colla quale si designa ivi specialmente la flaccidezza. Il Fontana desciisse di questa malattia anche il primo stadio. Dopo (1836), il Bassi ^ descrisse una malattia col nome di " ve- ' BoissiKR De Sauvages. Mhnoires sur Véducation des Ders-à-soie. 1763. '^ Carade Canonico. Dizionurio del filugello, ossia baco da seta. 1771- •' NicoLAO Fontana. Saggio sopra li; malattie dei bachi da seta- Memorie (Iella Sot'ietà di Agricoltura della 27'"" divisione militare della Repubblica Fran- ce.se, por gli anni IX e X. ■* Mi pare che .sotto questo nome di maìattia della gattina o della macilenza vadano oggi in Italia confuse almeno due malattie di diversa origine, vale a dire, una causata da una specie di streptococco, l'altra dal bacillo coli. Il primo mi paro che sia l'agente principale del "' gattines blancs „ del Verson, mentre il se- condo mi sendira la causa del " gatlines rou-ges „ dolio stesso autore. Io credo che la flaccidità del Fontana sia più affine al " gattines rou.ges „ che al "gatlines blanches. „ Questa opinione sarà svolta altrove in modo più completo da parte mia. '' A. Bassi. " Delle due malattie dette uim il /iegro?ie e l'altra il giallume o giallone. Come si distingua il negrone naturale o comune dal ncgrone o giallone calcinario eh' è prodotto dalla stessa sostanza o principio che cagiona il male del segno, ed in qual modo si possono esso evitare. 1836. „ Questa malattia del ne- — 231 — grone naturale o comune ,,, che mi pare corrispomlere alla malattia sud- detta; cioè alla '■^malattia putrida o bacìa neri „ la quale rappi-eseuta l'ultimo stadio della /laccidezza, e tale opinione venne più tardi con- fermata, in parte, dal Versoli ' che usò il nome di " neurone „ semplice- mente. Fino dal 1803, Abbate - aveva descritto, ma senza denominarla, una malattia acuta, la quale non era altro che la suddetta malattia, ossia la " tripcs o morts blancs ,,., 0 ciò che è lo stesso la flaccidezza. Nell'anno 180S il Nysten ^ dà notizia estesa, col nome di " morts- fiats „ 0 di " morts-Uancs „ descritte dal suddetto Boissier, di una ma- lattia ricordata in seguito collo stesso nome da Rozier* e Deby ^, i quali vi aggiunsero come sinonimi i termini " apoplesde, mori subita tripes o tripis ,,. Nel Congresso Bacologico di Rovereto'' fu stabilita l'identità di tale malattia colla flaccidezza. Nel 1811 Targioni To/.zetti ' descrisse in un suo lavoro iin morbo del baco da seta denominandolo " morto di debolezza „ e lo ritenne una stessa cosa con la malattia chiamata dai francesi tripis, morts flats, morts- blancs ecc. Il Dandolo ^ descrisse nel 1815, col nome di soffocamento, in termini assai concisi una malattia, che fu descritta più tardi anche dal Berti-Pichat ■' più distesamente. Il soffocamento era già stato giusta- mente identificato dal Moretti "^ con la suddetta malattia " tripis „ o " morts blancs „, di più egli aggiunse i nomi di "asfissia,, e di "vivi apparenti „ come sinonimi della stessa malattia. yrone naturale o coimme mi pare corrisponda conipictainente alia malattia già descritta col nome di neurone molle dal Moretti. ' Verson et Vlacovich. RecJierches sur la gattine et la ftacherie. 1874. " Antonio Abbate. Educazione dei hirjntti. 1803. " P. H. NrsTEN. Rechcrches sur les maladies de rers-à-soie. 1808. ^ EoziEB (Abbè). Vers-à-soie. Cours ou Dictioiinaire universel d'agriculture pratique, d'economie rurale et domestique et de médecine vétérinaire. Tom. VI, 1815. '" F. Deby. Maladies de i'«rs-tf-sorc.Encyclopédie d'Agriculture pratique. 1889. " Biillettino del terzo Congres>io Bacologico internazionale di Rovereto, n. 7, 18 Settembre 1872, p. 51: „ La malattia dei morti possi, dei morti bianchi, Vapo- plessia, la letargia non differiscono dal malore, che al presente suol chiamarsi la flaccidezza ,. Debbo però confessare che fino ad ora non mi fu dato di iden- tificare in modo certo con la flaccidezza, se non le malattie dei morti bianchi e l'apoplessia, mentre ciò non mi riuscì per la malattia dei morti passi e la le- targia. '' Antonio Targioni-Tozzetti. Delle diverse malattie dei bachi da seta. Annali dell'Agricoltura del Regno d'Italia, Tomo XI. 1811. =* Conte Dandolo. DAVarte di gorernare i bachi da seta, 1815. " Carlo Bkrti-Pichat. Allevamento del baco da seta. 1855. '" G. Moretti. Sui gelsi e sai bachi da seta. 1829. — 232 — Nell'anno 1829 il suddetto Moretti indicò col nome di diarrea una malattia del baco da seta die io litengo si possa identiiìcare coli' altra del /lusso ricordato da Balsamo Crivelli ' e che credo fermamente si possa meglio identificare colla diarrea propria della flaccidezza e non con la diarrea della macilenza. Cosi i)ure mi sembra che quella specie di diarrea descritta col nome di lienieria da Meifredy - sia la stessa cosa del iìfisso suaccen- nato, ciò ciie non si può dire invece della diarrea descritta da Targioni- Tozzetti ^ e di quella ciie accompagna la /ìaccidifà del Fontana''. Nel 1846 troviamo ricordata da Berti-Pichat "' sotto la denomina- zione di "strozzamento,, o bachi "strozzati,, secondo Balsamo Crivelli'^ e Lambruschini ', una malattia accompagnata da vomito, il quale, come è noto, è uno dei sintomi della flaccidezza; ciò che indusse a ritenere trattarsi anche qui di tale malattia come venne poscia confermato da Verson *. IL Causa della Haccìdezza. Non essendovi notizie esatte circa le conoscenze mitiche intorno alla flaccidezza, non posso indicare con certezza quali opinioni si avessero allora riguardo alla causa di tale malattia ; mi sembra però che dalla maggior parte di coloro che ne scrissero si ritenesse come causa prima della detta malattia, ed in genere di tutte quelle del baco da seta " Varia umida, stagnante '' „ ecc., ciò che non è la vera causa rico- nosciuta oggidì, ma piuttosto quella che ora dicesi causa predisponente. ' Michele Balsamo-Crivelli. Istruzione popolare per allevare t baciti da seta. 1856. ' Meitredy. Repertorio d' Agricoltura. Tom. XVII, 1843. •' Antonio Targioni-Tozzetti. Op. c\t. ' NicoLAO Fontana. Op. cit. ■ Carlo Berti-Pichat. Op. cit. '' Michele Balsamo-Crivelli. Op. cit. ' R. Lambruschini. Intorno al modo di cuslodire i bachi da seta. ISSI. * Verson et Vlacovich. Op. cit. ■■' Atti della Società Patriotica di Milano, 1793, voi. Ili, capo VII, pag. 8. Educazione dei bacili da seta. La Società propose per ranno 1793 un premio di trenta zecchini a chi meglio risponilesse a' seguenti quesiti: " Quali sono le ma- lattie a cui soguiacciono presso di noi i vermi da seta? Quali ne sono i ]>rono- stici? Quali le cagioni? Quali gli effetti, e quali i rimedi? Vari furono i concor- renti. Niuno ai desideri della Società pienamente corrispose, e devesi ciò derivare dal fatto che simili domande ricbieilono lunghi' e molteplici osservazioni per dar — 233 — Sino alla seconda metà del secolo scorso i lavori pubblicati per quanto riguarda le cause della flaccidezza, non presentano un grande interesse. Riassumendo le varie opinioni espresse intorno alla causa di questa malattia, le possiamo dividere in due categorie: in una quelle che la attribuiscono a parassiti, nell'altra quelle che la ricercano altrove. Ci- teremo Haberlandt.. ' Verson e Vlacovich,- Bolle-' fra coloio che fanno dipendere la fiaccidezza da altre cause die non siano i parassiti; Be- champ*, Macchiati"^, Krassiisclitschik '^ fia coloro che sostengono il pa- rassitismo esserne la causa e specialmente un micrococco. Secondo me l'agente specifico della malattia è appunto un paras- sita ma non già un micrococco; piuttosto un bacillo, come ho già pub- blicato l'anno scorso. Noi possediamo una ricchissima letteratura di autori ciie sostengono essere i bacilli causa della fiaccidezza sebbene riferendola a specie diverse. Fin dal 1836, il Bassi ' aveva cominciato con metodo veramente scientifico lo studio della fiaccidezza, che egli descrisse col nome di '^ negrone naturale o comune „. Secondo le sue esperienze, questa malat- tia si comunica difficilmente per semplice contatto, ma è comunicabi- lissima per mezzo del cibo infetto, come pure per via d'inoculazioni: vale a dire, egli dimostra sperimentalmente che il baco, tosto dopo avere mangiato il più piccolo pezzettino di foglia bagnata col " putrido fermento „ (secondo la sua parola) ottenuto dal baco flaccido, esso mo- riva sempre più presto di quello infettato dal calcino; e che lo stesso effetto produce sempre l'innesto di detta materia. In seguito ad altre loro un'adeguata risposta, onde si protrasse fino al 1795 il quesito. Frattanto però da quanto era stato presentato rilevossi un'utilissima verità: che, l'aria itmida e stagnante è la primiera cagione de' mali del verme da seta : l'aria asciutta e rinnovata r il primo de' rimedi; onde risulta che uno degli elementi ne- cessari sarebbe un asciutto e ventilato alloggio ilei contadini. ' F. Haberlandt. Znr Kenìihiiss des Seidespinnenden-Insectes and Seiner Kranlilieiten. 1869. - Verson et Vlacovich. Op. cit. ^ I. Bolle und Richter. Studien ilher die Vrsache der Scldaffsuchl. Bericlit iiber die Thiitigkeit der K. K. landw.-cheniisclie Versuchsstation in Gorz. 1902. ■' A. Béchamp. Noiiveai/x facts poitr servir à l'Iiistoire de la maladie acluellc. des vers-à-soie et de la nature du corpuscnle vibrant. Compte-rendu de l'Acad. de Se. I, LXV, 1867. ■' Luigi Macchiati. Contribuzione alla Biologia dei Batteri dei Bachi af- fetti da flaccidezza. Giornale " Le Stazioni Sperimentali Agrarie Italiane „. Vo- lume XX, fase. 2. ° J. Krassilschtschik. Sur les inicrobes de la flarlierie et de la grasserie des vers-à-soie. Compte-rendu de l'Acad. de Se. I, CXXIIl. 1896. ' A. Bassi. Op. cit. — 234 — esperienze, lo stesso Bassi afferma che nessun nocnmento si reca ai bachi infettamloli col " putrido fermento „ bollito, o col sangue fresco (li un baco sano; indi egli concludeva giustamente che il negrone (flac- cidezza) è una malattia contagiosa causata dalla riproduzione del germe vivente. Più tardi (1870) il Pasteur' nelle sue ricerche sull'intestino dei bachi flaccidi descriveva vari microbi, fra i quali i cosi detti vibrioni ed i fermenti a coroncina i quali, secondo lui, sarebbero la causa effi- ciente del male; e sperimentalmente potè riprodurre la flaccidezza sui bachi sani nutrendoli con foglie di gelso cariche di vibrioni. Dopo di lui, de Feriy de la Bellone ' isolava esso pure le sud- dette diverse specie di microbi già trovati da Pasteui-, ed affermava, iu base ad esperienze proprie, che l'azione dei vibrioni è immediata, diffondendosi essi nel sangue e nei diversi organi mentre il fermento a coroncina viene a disporsi preferibilmente in forma di placche o strie nella anistra. Cuboni e Garbini ^ trovarono nel 1890 sulle foglie malate del gelso un micro-oiganismo che essi identificarono erroneamente collo " Strep- tocoecus Bomò>/ci.i Fliigge, che subito dopo dal Macchiati ^ e da altri autori (Cavara" e Peglion -) veniva riconosciuto come una specie a sé e fu denominato dal Macchiati Bacillus Cubonianns. Questi autori constata- rono inoltre che tale bacillo non è l'agente patogeno della flaccidezza. Nel 1892 il Krassilschtschik ' isolava dai bachi flaccidi un ba- cillo ed affermava che le larve di Anisophia, Eizotrogns ecc., inoculate con esso morivano. ' Pasteur. Etudcs sur les uìaìadics: de rers-à-soie, Paris, 1870. ■ Dn Feruy de la Bellone. Conirihuiion à rettale de hi flncJterie. Actos et inéiuoires du qualrièiiie Congrè.s Séricieole iiiteniational teuu à Moiitpellior, 1874. Nenci. / bachi du seta, 3» ediz. 1900, pagg. U)-t-Ut8. ■' G. CuHONi e A. Gakbini. Sopra una malattia dei gelso in rapporto colla flaecidesza del baco da seta. Kemlieonli delia R. Accademia dei Lincei, voi. VI, 2» som., serie 4', 1890. * L. Macchiati. Sulla biologia del Jiucillus Cubonianns sp. nuv. Giornale "Malpighia, Anno V, fase. VIMX, 1901. ■'■ Cavara. Intorno alla etiolcgia di alcune >ualatlÌK di piante coltirate. Gior- nale "Le stazioni Sperimentali Agrarie Italiane „ voi. XXX, 1897. '' V. Peglion. Bacteriosi del gelso- Giornale " Le Stazioni Sperimentali Agrarie Italiane, voi. XXX, fase. II, 1897. ' J. Krassilschtschik. Sur denx uialadies eontagieuses des larres Lainel- licurnies causées par des Bacteries. icominunication preliminaire). Secondo la de- scrizione data dallo stesso autore, la coltura in gelatina di quiìsto bacillo ha qualche rassondglianza col bacillo flaccido isolato da me, ma non posso asserire in modo sicuro che esso sia proprio l'agente specifico della flaccidezza. — 235 — Nel 1894 Voglino ^ scopriva sulle foglie malate del gelso un altro bacillo, e qumdo, secondo lui, tale bacillo veniva somministrato colle foglie malate ai bachi questi morivano ed i loro cadaveri erano bianchi e flosci. In Giappone fra il 1896 ed il 1902 l'Ohmori^' scopri e descrisse sotto il nouie generale di nankabyo (nome sotto il quale al Giappone si indicano diverse malattie che credo riff^ribili perfettamente alla ftac- cidezsa, alla macHema e simili conosciute in Italia) sette specie di bat- teri diversi fra i quali due specie di bacilli. Ne! 1902 il Lambotte ' trovava che il Bacillus alvei ha, morfologi- camente e biologicamente, grandissima rassomiglianza col Bacillus me- sentericus vulgatiis e riteneva fosse una varietà di quest'ultimo Secondo le sue esperienze, praticate con larve d'api e servendosi della coltura in agar-agar del Bacillus mesentericus vnlgatus, si determinava nell'al- veare infettato la produzione dei .sintomi caratteristici della cosidetta " peste ,, (foul brood dell' inglese) causata, secondo Watson Cheyne e Cheshire dal Bacillus alvei. Il medesimo autore poi faceva la supposi- zione, non appoggiata da alcuna esperienza relativa, che una delle forme della flaccidezza del baco da seta sia prodotta dal suddetto mi- crobo, cioè dal Bircillus mesentericus vnlgatus. Nel 1903 in Giappone rishiwata* isolava dai bachi morti istan- taneamente un bacillo speciale, da lui denominato Bacillo " sotto „ con- statando che i bachi sani infettati con essi perivano entro poche ore conservando l'apparenza d'esser vivi. Poco dopo il Sawamura ' pubblicava che la flaccidezza non è una malattia infettiva causata da speciali batteri, ma è un prodotto for- ' P. VoGLiNO. Ricerche inlorno alle macchie nere delle foglie del pelgo ed alla flaccidezza del baco da seta. " Il Coltivatore ., anno 40" n " 39-40, 1894. In un recentissimo lavoro pubblicato dallo stPs.so autore, (Nuova Enciclopedia agraria italiana. — Part. Patologia vegetale, 190.5, pagg. 48-49) egli riferisce che qiiesto bacillo è diverso dal Bacillus Cuhonianus Macch. " Ohmoei, nifon sanhyoron. (sig. " Trattato delle malattie del baco da seta in Giappone „) 1902. Ritengo che tra questi bacilli non si trovi quello da me isolato " Ul. Lambotte. Kecherches sur le microhe de la " Loque , maladie de.s Abeilles. — Annales Pasteur, Tom. XVI, 1902. ■* ISHiwATA. Olì the " sotto , hncillus. Rapporto annuale dell'Imperiale Sta- zione bacologica di Kioto, voi. II, 1903. " Sotto , in giapponese significa " apo- plessia , ed Ishiwata isolava questo bacillo dai bachi e non dalle foglie del gelso come erroneamente scrissi nella mia memoria: "Sopra i germi delia flaccidezza del baco da seta ,, 1904. ' Sawamuka. hivestigntion on flacherie. Bull. Agricult. Tokio, Irap. Univ. voi. V. 1903. — 236 — iiaatosi dalla rapida moltiplicazione dei vari microbi contenuti nell'in- testino del baco come il Coli bacillo e il Bacillus megaterium De Baiy, quest'ultimo trovato anche nel seme dei bacili. Quasi contemporaneamente Lo Monaco e Giorp;i ' scoprivano nei bacili flaccidi ed anche nel seme dei bachi un bacillo patogeno da essi chiamato bacillo inominato, e che ritennero identico al Bacillus mer/ate- rium De Bary, come sinonimo del Baciìhts Bomìnjcìs Macch. e del Vi- brione di Pasteur. Subito dopo la comparsa di questa pubblicazione, il .sopradetto Giorgi. in collaborazione del Falleroni -, riprendendo l'argomento, riconfermava che la flaccidezza e la macilenza sono due malattie infettive ben di- stinte nella loro forma e nella loro etiologia, poiché la seconda, a detta degli autori, è dovuta ad uno streptococco, la prima ad un ba- cillo. Questo stesso bacillo invade il corpo del baco più facilmente per le vie respiratorie, sotto forma di spore, che non per le vie digerenti; e Giorgi dimostrò ancora che questo bacillo, penetrato nel corpo del baco da seta, ne invade di preferenza il sangue e le fibre muscolari. Nel 190i, 11 Filatoff'' isolava da diversi insetti sei specie di bat- teri, pili 0 meno patogeni per il baco da seta, e fra essi eravi una spe- cie di bacillo che denominava Bacillus /lacheriar. Quasi contemporaneamente, io * isolavo dai bachi flaccidi un ba- cillo speciale e pubblicavo la mia oidnione che la flaccidezza è una malattia infettiva causata da un bacillo specifico che dimostravo es- sere identico col Bacillus alvei Watson Cheyne e Chesliire col bacillo '■ sotto „ scoperto dall' Isliiwata, col ba-.-illo iiiomiìiato di Lo Monaco e Giorgi, e diverso tanto dal Bacillus )»cf/ateriuin De Bary quanto dal Ba- cillus Bombijcis Macch. Poco dopo il già citato Sawamura ' in ultei-iori esperienze ricono- sceva che il Bacillus megaterium già da lui trovato nell'intestino dei bacili e ritenuto identico con quello cosi chiamato dal De Bary, diffe- ' Lo Monaco e Giorgi. Sulla flora hallerira del Bomhix mori. Arcliivio di Farmacologia e di Scienze affini. 1903. - Giorgi p Falleroni- Ricerche iutoruo resero a cibarsi ; ma subito se ne astennero mostrando ripugnanza al cibo e dopo tre ore essi pure morirono come i precedenti. I bachi cosi periti mostravano quasi sempre le prime macchie nericce verso il mezzo del cadavere ; andavano rapidamente in putrefrazione e dalla loro pelle usciva al minimo tocco un liquido nericcio. I prodotti di questa putrefazione sottoposti all' esame micro- scopico dimostravano di contenere lo stesso bacillo applicato all' ori- ficio boccale. Al contrario tutti 1 bachi di controllo rimanevano in perfetta sa- lute senza alcun sintomo di flaccidezza. — 239 — 2." La stessa esperienza venne da me ripetuta nella primavera di quest'anno su 10 bachi di 4'^ età, valendomi di una vecchia coltura di bacilli su patate. In questa prova il successo ottenuto fu anche mi- gliore dell'anno passato, poiché tale coltura uccise i bachi con virulenza maggiore; infatti dei 10 bachi bagnati 4 morirono entro un'ora e gli altri entro 2 ore e mezza, all'infuori di uno che visse 3 ore. I bachi cosi infettati presentavano prima di morire pressoché gli stessi sintomi sopra desciitti; ed alcuni subito dopo aver evacuata della materia verde (la quale altro non era che i resti delle foglie non di- gerite, come risultava all' esame microscopico), evacuavano pure una materia gelatinosa o liquida, di color verdastro chiaro che poteva iden- tificarsi col flusso \ Per ultimo col capo rialzato od abbassato i suddetti bachi vomitavano una goccia verdastra presentando quel sintomo che è noto sotto il nome di strozzamento-. Anche qui tutti i bachi di controllo rimasero sani senza sintomi di flaccidezza. 3." Allo scopo di stabilire se il bacillo avesse ugual virulenza in coltura vecchia di agar-agar, sperimentai pure con una coltura vec- chia (preparata quasi 10 mesi prima) in confronto di una recente pre- parata nello stesso terreno (5 giorni prima). Queste esperienze diedero quasi lo stesso risultato, anzi la coltura vecchia in agar agar si mostrò più virulenta che quella recente. 4.° Presi pure altri 10 bachi di 2* età, appositamente obbligati a nascere più tardi per questa esperienza, e li infettai colla col- tura vecchia in agar-agar (bagnandoli presso la bocca sempre secondo il metodo suddescritto). L'esperimento diede gli stessi risultati del precedente, anzi con effetti ancor più notevoli, poiché tutti i bachi morivano in circa 2 ore coi sintomi già ricordati; una sola differenza si notava, cioè che i bachi infettati in questa 2" età non si trovavano coi cadaveri stirati dopo la morte, invece si raccorciavano qualche ora dopo morti, conservando quasi inalterato il colore della pelle pro- prio di questa età. Inoltre, la putrefazione del cadavere si manifestò più lentamente che nei bachi di 4P- età; quest'ultima particolarità fu già riscontrata nei bachi di 1" età che muoiono per flaccidezza anche dal Verson ^, che l'attribuisce alla scarsezza delle sostanze i)Utresci- bili racchiuse nell'intestino. Questa esperienza si fece nella primavera del presente anno colla coltura in agar-agar su 10 bachi maturi di 5* età, prossimi cioè a salire ' Op. cit. ■ Op. cit ' E. Vebson. Della flaccidezza. Il filugello e l'arte sericola. 1896. — 240 — al bosco, differenti però alquanto tra loro nel grado di maturità. La virulenza del bacillo lisultò in questa prova grandemente attenuata per il maggior numero di bachi, poiché quasi tutti resistevano più energi- camente contro l'infezione; un solo baco moriva dopo 3 ore circa, mentre gli altri morivano in un periodo di tempo da 20 a 40 ore, secondo il grado diverso di maturità, anzi, 2 riuscirono a tirare i primi filamenti del bozzolo prima di morire. I bachi di controllo invece formavano i bozzoli perfettamente sani. A che può attribuirsi la resistenza riscontrata nei bachi più ma- tui'i? A me sembra che ciò debba dipendere dal fatto che più maturi mangiano meno. Passiamo alle esperienze praticate col secondo metodo. Per infet- tare i bachi li mettevo in una tazza sopra un letto di foglie di gelso bagnate con brodo di coltura del bacillo flaccido e poi asciugate. Anche in tal caso serviva di controllo uu egual numero di bachi sani, della medesima razza ed età, che venivano nutriti con foglie non infette. 1.° L'esperienza cominciò nella primavera dello scorso anno con 10 bachi della 3* età, usando foglie bagnate nella coltura di agar- agar diluita con acqua sterilizzata e poi asciugate all'ombra come è detto sopra. I bachi cominciavano tosto a girare allontanandosi dal centro della tazza senza cibarsi, rimanendosene poi colia testa rialzata sul margine delle foglie e della tazza. Dopo circa mezz'ora 4 bacili cominciarono a mangiare e seguitarono per un tempo variabile da 1 a 3 ore, finché morirono coi sintomi della flaccidezza entro 5-8 ore. Gli altri 6 bachi avevano essi pure cominciato a cibarsi, ma astenendosene ogni tanto e dimostrando talora ripugnanza per l'alimento. Di essi 4 morirono cogli stessi sintomi entro 24 ore, e gli altri 2 vissero an- cora .5 ore dopo, avendo sostituito le vecchie foglie con nuove pure infettate. I bachi di controllo restarono in perfetta salute. 2." Diedi principio a questa prova nell'autunno del presente anno con 10 bachi di 4-^ età, nutriti con foglie di gelso bagnate nella coltura del bacillo in brodo di carne diluito con 2 volumi d'acqua sterilizzata, ma non asciugate. I lo bachi cosi operati si mostravano in preda a movimenti più frequenti che nel precedente esperimento e rifiutavano di nutrirsi delle foglie cosi infettate, forse in causa dell'o- dore più intenso di quelle bagnate in agar-agar. Un baco che aveva infine tentato di mangiare, ma poi subito se ne era astenuto, moriva in capo ad 8 ore coi sintomi caratteristici della flaccidezza. Per altri 3 bachi la morte avveniva entro 12 ore e per due entro 24 ore. Dei rimanenti .5 bachi rimasti vivi 4 morirono entro 8 ore, sempre cogli — 241 — stessi siutomi, dopo clie le vecchie foglie erano state sostituite con foglie fresche trattate come le precedenti ; il quinto moriva presentando sintomi differenti da quelli propri della flaccidezza, dopo un periodo di vita abbastanza lungo. Tutti i bachi nutriti con foglie non infette, asciutte, presi per controllo restarono completamente sani. Perchè i bachi trattati con questo secondo metodo presentarono cosi notevoli differenze nell'epoca della loro morte e perchè uno visse a lungo e mori con sintomi diversi da quegli caratteristici della flaccidezza? Per meglio indagare la causa operai in questo modo: 3." 6 bachi furono messi separatamente, uno dopo l'altro in al- trettante tazze, sopra un letto formato da una sola foglia, non tagliuz- zata e bagnata con brodo di carne diluito con più di 2 volumi d'acqua sterilizzata, senza asciugai la. Dopo averli cosi trattati osservai che tutti i 6 bacili principiavano a muoversi e 2 soli a mangiare, ma dopo un'ora circa rifiutarono essi pure di prender cibo; e ripresero nuova- mente a mangiare dopo 2 ore, proseguendo per un' ora e più, indi morirono coi sintomi della flaccidezza entro 3-6 ore. Altri 3 bachi si misero a mangiare per qualche tempo, mentre l'ultimo rimaneva ancora immobile, rigirandosi ogni qual tratto qua e là. Quelli perivano entro 12-40 ore, dopo aver ripreso a cibarsi delle foglie, coi sintomi della flaccidezza; l'ultimo moriva dopo 3 giorni con siutomi diversi da quelli della flaccidezza, ma la propria foglia era rimasta quasi intatta ciò che dimostrava come non avesse quasi mangiato; nel suo cadavere, sotto- posto ad esame microscopico, si rinvenivano parecchi batteri diversi da quelli della flaccidezza, fra i quali io isolai uno streptococco ed un bacillo corto (il coli-bacillo?). Come si spiega l'apparire di batteri coi quali non si erano infettati i bachi, e da dove essi provennero? Ho fatto in proposito molte osservazioni dalle quali è risultato che questi batteri trovansi frequentemente nell'intestino dei bachi sani; in base a tali fatti, sono quindi portato a credere che tali batteri contenuti nel- r intestino, quando trovano condizioni favorevoli a forte riproduzione, possono determinare condizioni sfavorevoli alla salute dei bachi. In questo senso, cioè, come agenti di indebolimento, si può ritenere che tali batteri possono predisporre i bachi ad ammalarsi, ma non hanno alcun rapporto diretto colla flaccidezza, come vorrebbe il Sawanuira '. Resta il fatto che i bachi i quali hanno mangiato poco o punto di foglie infettate non presentano i sintomi della flaccidezza; mentre tali sintomi si presentano solo in quelli nei quali si può constatare la riproduzione dei bacilli propri della malattia. Aggiungo che questo se- ' Sawamura. Op. cit. — 242 '-- condo metodo d'infezione piesenta, rispetto all'altro, il difetto che i bachi trattati con esso rilìiitano spesso di mangiare le foglie infettate, per cui ne risultano ritardi nella infezione e quindi nella moite. Per concludere, io ritengo che la flaccidezza sia una malattia in- fettiva eansala da un bacillo specifico, perchè i bachi infettati con esso, quasi sempre presentano gii stessi sintomi caratteristici della malattia, accorapagnuti dalla i-i|)i-oduzione in essi del bacillo medesimo. Nel tempo stesso non dubito che questo bacillo si)ecifìco sia l'agente princii>ale del nankabìjo ', sebbene questo vocabolo giapponese abbia un signifi- cato generale, che com[)rende oltre la flaccidezza altre malattie ; non avendo io finora trovato un altro bacillo che uccida con pari virulenza e coi si atomi della flaccidezza, o apoplessia o morto biaìico all' infuori di questo mio bacillo flaccido. Allo scopo di provare il fatto enunciato da- gli Autori romani-, cioè che il bacillo della flaccidezza invade il corpo del baco più facilmente per le vie respiratorie, sotto forma di spore, che per le vie digerenti, institui col mio barillo /Iwcido le seguenti esperienze: Presi 15 bachi della ò'^ età e li divisi in ti'e serie met- tendoli separati in una serra dell'Orto Botanico senza dare a loro al- cuna foglia di gelso. Bagnai quelli della prima serie vicino alla bocca, mediante ago di platino sterilizzato, con coltura di agar-agar ricca di spore. Quelli della seconda serie vennero bagnati tante volte vicino alle stigrae laterali mediante ago di platino sterilizzato, colla stessa coltura un po' liiluita con acqua sterilizzata, in modo da non iuipedire comple- tamente la respirazione, essendo tale fatto dannoso per se stesso. Ai bachi della terza serie non venne praticata l'infezione per controllo. Il risultato fu che tutti i bachi della prima serie morirono col sin- tomo caratteristico della flaccidezza, invece quelli della seconda serie vissero ancora come quelli della terza serie senza alcun sintomo di flaccidezza, sebbene fossero languidi per la mancanza di nutrizione; quindi contrariamente a (luanto avevano affermato gli Autori romani l'infezione delle vie i-espiratoiie non produce la malattia. Altie espei'ienze comparative di iniezioni anali, da me praticate colla massima diligenza, e di infezioni dirette eseguite alla bocca ^, di- mostrarono sempre, per le prime un maggior ritardo nella morte di fronte alle seconde. Le infezioni l)occali uccidono i bachi altresì con mag- (Ti- ' Ritengo elle gU .-iutori gia|)ponesi si siano accordati nel tradurre //«,.. de:zu con " naiìkaìiijo „ perciiè il significato ili questo vocabolo è appunto ma lalUa floscia. - Giorgi e Fai^leroni. Op. cit. '■' Questo nietoilo offre l'inconveniente di non potere indicare in modo pra tico quanto volume di coltura penetri per via della bocca. — 243 — gior virulenza che non facciano le stesse iniezioni sottocutanee, onde io ritengo, per quanto mi consta per esperienze diligentemente da me esegniite, che, diversamente da qnanto affermano i suddetti Autori ro- mani, la via più generale dell' infezione per la flaccidezza sia la bocca ; in altre parole io credo che essa avvenga cogli alimenti. Avver- rebbe cioè il contrario di qnanto si verifica nel calcino la cui infezione avviene più facilmente attraverso la cute che per mezzo del cibo. Il che darebbe anche ragione dell'opinione di Ferrj- de la Bellone', il quale diceva " sans alimentation pas de flncherie. „ In aggiunta alle conoscenze finora acquistate intorno a questa malattia, non devo dimenticare di dire che le condizioni atmosferiche hanno grande influenza per qnanto riguarda il grado di virulenza della fl,accidezza. Una tempeiatura bassa attenua la virulenza della flaccidezza, mentre una temperatura alta l'aumenta; come del resto avviene all'incirca per tutte 0 quasi le malattie infettive. A comprova, ecco un notevole risul- tato fornitiuiii da un'esperienza fatta da me con 5 bachi della 5" età (ma non giunti a maturità) fra il 15 e il 20 ottobre di quest'anno. Questi 5 bachi vennero infettali vicino alla bocca colla coltura in agar-agar del bacillo secondo il primo metodo, e poscia collocati in una stanza la cui temperatura scendeva di notte fino a 10" C; potei constatare che lo sviluppo della malattia era reso diificile, infatti tutti i bachi cosi infettati, eccettuato uno morto dopo 24 oie, rimasero sani e mangiarono come al solito, sebbene con minor appetito. L'esperienza ripetuta cinque volte sui bachi della stessa età, collo stesso e con un altro terreno di coltura, con quel metodo d'infezione e con altri, condusse sempre a ri- sultati quasi identici; anzi nelle due ultime prove fatte, secondo il pri- mo metodo con coltura in agar-agar su .5 bachi (non maturi) la malattia non si sviluppò affatto. Da tali risultati mi sembra di poter concludere che una bassa temperatura è condizione sfavorevole allo sviluppo dei bacilli flaccidi, sebbene essi una volta penetrati nel corpo del baco vi debbano trovare una temperatura alquanto superiore a quella dello ambiente esterno. Dimodoché, se l'infezione avviene in queste condi- zioni, poco adatte allo sviluppo specifico della malattia, questa non si riproduce. E indubitato per converso che il calore favorisce il suo pro- dursi, ciò è dimostrato non solo dalle mie esperienze di infezione ar- tificiale della flaccidezza, ma anche da quello che si osserva in natura quando la malattia si produce naturalmente. Forse nna temperatura più elevata aumenta anche il loro appetito, ciò dà loro maggior occa- De Ferry he la Bellone. Op. cit. — 244 — sione di essere attaccati dai bacilli. Da altre esperienze da me fatte in questo autunno risulta inoltre che i bachi col[iiti dalla malattia a temperatura calda, accompagnata da umidità, incontravano una morte più rapida, di quando si trovavano alla medesima temperatura od an- che più elevata, ma in aria secca. Se queste esperienze sono state con- dotte con esattezza, ne viene che V umiilità coopera eoll'altra causa, non solo perchè favorisce il rapido sviluppo dei bacilli, ma anche per- chè diminuisce, per sé stessa, l'energia delle fun/.ioni vitali dei bachi stessi, rendendoli in tal modo più facilmente attaccabili e meno re- sistenti. Riassunti pertanto i risultati delle esperienze sopradescritte, le quali dimostrano le variazioni della virulenza della flaccidezza in re- lazione ai cambiamenti delle condizioni atmosferiche, credo di poter affermare ancora con maggiore certezza, che la flaccidezza è malattia infettiva causata da un bacilln specifico; poiché l'inoculazione di que- sto bacillo ed il suo rii»roduisi nei bachi, determinano in essi lo svi- luppo della malattia, con tutti i sintomi caratici istici, mentre quando manca la riproduzione del bacillo, nessun sintomo della flaccidezza si manifesta. Dai risultati delle mie espeiienze emerge anche che la tìacidezza, non è malattia limitata alle due ultime età del baco, come si crede da molti autoii, ma si può avere in tutte le età, come jiftVrmarono Cor- nalia ', Verson ^, ecc. ecc. Lo svilupparsi del male più fiequentemente nello due ultime età, è secondo me, da attribuirsi unicamente alla tem- peratura dell'ambiente. IV. Sintomi caratteristici della flaccidezza che la distinguono dalle altre malattie del baco da seta. Ora rimane una questione da risolvere, quali sieno cioè i sintomi che permettono di distinguere la flaccidezza dalle altre malattie del baco, in ispecial modo dalla macilenza. La risposta è, secondo me, facilissima, come risulta da quanto segue: I bachi colpiti dalla flaccidezza periscono senza quasi p)-esentare alcun esteriore cangiamento, sia prima della malattia, sia subito dopo. ' E. CoRNALiA. Monografia del Bombice del gelso. 185G, pag. 855. '' E. Verson. Della flaccidezza. Il filugello e l'arto sericola. 1896, pag. 320. — 245 — come ho di già più sopra atfermato; il contrario avviene invece per i bachi colpiti dalla macilenza; inoltre la /iaccidezza è malattia acuta. La macilenza invece è malattia cronica. Di più, i cadaveri dei bachi colpiti dalla macilenza si conservano allo stato di mnmmificazione, men- tre quelli dei bachi flaccidi passano in putrefazione più o meno rapida, secondo il grado di temperatura e secondo l'età dei bachi. Sebbene (juesta putrefazione distingua chiaramente la flaccidezza dalla maci- lenza\ tuttavia non mi pare il sintomo più caratteristico, poiché si ac- compagna frequentemente anche ad altre malattie che attaccano i ba- chi. Nemmeno la testa rigonfia e gli allungamenti degli anelli sono, come generalmente si afferma, caratteristici della flaccidezza, poiché tali sintomi non vi si accompagnano sempre, anzi spesso mancano. Lo stesso vale per il vomito e la diarrea, che non sono sintomi particolari alla flaccidezza. Secondo me la flaccidezza si può distinguere dalla macilenza soltanto pel colore della goccia versata, quando è accompagnata dagli altri sintomi che ho sopra ricordato. Sebbene Vannerimenfo e la floscezza siano fenomeni che sempre si osservano nei bachi flaccidi, ritengo però non siano sintomi speciali che permettano di distinguere la flaccidezza dalle altre malattie. Infatti avendo inoculato nei vasi dorsali e nell'ano dei bachi 10 specie diverse di batteri (conosciuti come non patogeni per gli animali, e coltivati in brodo), in forte dose, ottenni frequentemente e da prima i caratteri flosci e per ultimo Yannerimento. Risultati quasi simili a questi furono ottenuti anche da Sawamura -. Alla distinzione della flaccidezza dalla macilenza, aveva di già ac- cennato anche il Verson ^ ma non chiaramente; co.si pure debbo dire che io non mi trovo d'accordo riguardo a queste malattie nelle con- clusioni date dall'illustre bacologo italiano. Prima di terminare l'argomento devo porre una domanda: perchè i bachi ammalati d'infezione naturale e che contengono tutti il mede- simo microbo non piesentano sempre gli stessi sintomi che esso suole determinare? Allo scopo di poter risolvere tale questione, sottoposi attentamente all'esame dei bachi colpiti dalla flaccidezza, ma con sintomi jiiù o meno ^ L'agente patogeno della macilenza potrebbe essere una specie di strepto- cocco, già descritto da Lo Monaco e Giorgi i quali me ne inviarono gentilmente una coltura per le mie identificazioni, di ciio io vivamente li ringrazio. - Sawamura. Op. cit. '" E. Verson. />e//tlci della flaccidezza provocati dall'associarsi al bacillo specifico di batteri meno patogeni. La diversa pro])orzione, secondo la quale il ba ■iUo flaccido è accompagnato da batteri meno patogeni, sa- rebbe la piiucipale causa delle variazioni osservate nei sintomi di que- sta m;ilallia ed altresì del grado diverso della virulenza. IV. Infezione artificiale di larve d'api e di altri insetti col bacillo flaccido. Ho già accennato nella nota preventiva', jìubblicata l'anno scorso, che il bacillo patogeno della flaccidezza, da me trovato, è identico al Bnciltus alrci, nei riguardi morfologici e colturali, ma non al Bacillu.'; Megaterinm De Bary, col quale invece gli Autori romani identificarono il bacillo della flaccidezza. Il Bacillicf< alrei, come è noto, vien dato per patogeno delle api; ma quando nello scorso anno io identificavo il mio Bacillo flaccido col Bacillus alvei non avevo, per mancanza di materiale ' li. NOJIURA. Op. cit. — 247 — adatto, potuto provare speriraentalraente se anche il mio bacillo attac- casse, come il Bacilliis alvei, pure le api. In quest'anno ho avuto occasione di procurarmi degli alveari con larve sane, gentilmente fornitemi da parecchi apicoltori di diverse località, quali il signor Paolo Boati di Casteggio, il signor Vecchi di Pavia ecc., e con questi nella pri- mavera scorsa eseguii esperienze d' infezione che furono coronate da buon successo, poiché la cultura del mio bar-ilio flaccido uccise con egual virulenza tanto le larve d'api quanto quelle del baco da seta. Il Bacilltis alrei si riteneva patogeno per le api, per le esperienze del Lambotte', il quale aveva confuso il Bacillus alvei col Bacìllus mesente- ricKS vulgatiis col quale egli fece tali prove. Ora io ho dimostrato che questi due bacilli sono perfettamente distimi, onde le esperienze del Lambotte per quanto riguarda la patogenità del Bacillus alvei per le api, non hanno valore; tanto più, che egli operava in modo per sé stesso dannoso. Per eseguire l' infezione io iniettava, in ogni cella di metà dell'alveare, in fondo alla quale trovavasi una larva, della coltura in brodo del mio bacillo flaccido, per mezzo di una siringa di Pravaz, ed in maniera che ogni gocciola non toccasse direttamente il corpo della larva; l'altra metà dell'alveare rimaneva senza infezione. Tutte le larve cosi infettate, eccettuate le larve mature, si trova- vano morte dopo circa 24 ore, con sintomi molto simili a quelli della malattia delle api, conosciuta sotto il nome di peste, dagli apicultori {foul brood degli Inglesi), cioè a dire col cadavere putrefatto racchiuso dalla sola pelle annerita, dalla quale usciva, al minimo tocco, una ma- teria semili(iuida, nerastra e glutinosa. Invece l'altra metà senza l'in- fezione rimaneva perfettamente in condizioni normali. Il liiinido ne- rastro delle api così infettate si mostrava quasi sempre più consistente di quello delle larve dei bachi da seta (della 4* e 5* età) infettati collo stesso bacillo; ditferenza questa da attribuirsi ai diversi caratteri dei due diversi insetti. D'altro lato, debbo anche riferire che ho infettato nello stesso tempo, con coltura in agar-agar del Bacillus mesenfericus vti/gafus, 10 bachi della 4^ età, bagnandoli in vicinanza della bocca, e che il risul- tato fu negativo poiché essi né morivano, né mostravano alcuno dei sintomi della flaccidezza D^l risultato di queste mie esperienze, io con- cludo che il bacillo flaccido è parimente l'agente siiecifico della peste, malattia dannosa delle api, causata dal Bacillus alvei, mentre il Bacillus mesentericus vulgatus non lo è. Cercai anche di pi'ovare se le larve ma- ture d'api fossero più lesistenti al mio bacillo flaccido, delle larve gio- Uii. Lambotte. Op. cit. - 248 - vani, come avviene per i bachi da seta; e constatai clie si verificava nelle larve d'api una maggiore o minore resistenza, variabile da 3 agli 8 giorni, secondo il grado della loro maturità. Ritengo inoltre, che analogamente a quanto accade per il baco da seta, la bocca sia anche per le api la via generale d'infezione di tale malattia, come del resto si credeva da molti autori antichi; sebbene io non possa appoggiare questa mia opinione con risultati di esperienze che non potei fare. Per ultimo, allo scopo di stabilire se il Bacillus megatcrimn De Bary determini la medesima infezione del bacillo flaccido, feci una prova nella primavera dell'anno passato, servendomi d'una coltura in agar-ayar del BnciUus mecjatcrium e di 10 bachi della S'^ e 4^ età, infettandoli col so- lito metodo, vale a dire bagnandoli presso la bocca, ma il risultato fu negativo; precisamente come nel caso del Bacillus mescntericus vuhjatus. Riassumendo, da questi ultimi studi risulta che il mio bacillo flaccido è pure l'agente patogeno della peste, malattia non causata né dal Bacillus mesenterius oulgatus, uè dal Bacillus meyatevium De Bai'y. Inoltre anche le larve della Fieris rapae^, ù.e\VH)/lotoìna rosac e del- VAgrotis segelum " infettati collo stesso bacillo, morivano entro poche ore; però i sintomi che presentano le suddette larve cosi infettate sono un po' diversi da quelli della flaccidezza propria del baco da seta, evi- dentemente per la diversità dei caratteii di queste diverse specie. V. Ereditarietà della Flaccidezza Intorno all'ereditarietà della flaccidezza si fecero moltissime espe- rienze e molto si è pubblicato, ma non mi risulta che esse abbiano condotto, per questa importante questione, a risultati sicuri. Secondo me ' È tVequente il caso in natura ili trovare lo larve della Fieris rapae colpito dalla flaccidezza, e più frequento ancora di trovarle colpite da flaccidezza e da niaìluvie insieme associati. Nel maggior numero dei casi si possono isolare i ba- cilli flaccidi dalle larve così infette. 11 Forbes, nella sua opera: " Studies oh the coìita//iuus disecise of Iiìsccts „ descrisse diver.si microbi e fra questi una specie del micrococco e varie specie di haciììi. Nonostante che una di queste specie di bacilli a,h\)\a, una grande somiglianza col bacillo flaccido scoperto da me, egli attribuisce al micrococco la causa del giallume senza riscontrare alcuna relazione colla flaccidezza. ■ E. Macè, nella sua opera: ^ Traile praticjtie de Dacteriologie, 1901 „ in un capitolo dedicato al Micrococcus Boìiibycis Becliamp, dice che non solo i bachi da seta, ma anche YAgroiis segetum sono soggetti alla malattia della flaccidezza. — 24i) — la soluzione di tale problema è strettamente legata alla soluzione del- l'altro che riguarda la causa della malattia. Avendo riconosciuto che il bacillo flaccido da me isolato è l'agente specifico della flaccidezza, ri- tenni che si potesse decidere dell'ereditarietà del male dalla presenza 0 mancanza del bacillo stesso nel seme dei bachi. Ma non era cosa facile eseguire una simile ricerca essendo indispensabile un metodo rigoroso e sicuro, per non correre il pericolo di ottenere risultati errati. Piima di passare ad esporre i risultati delle esperienze fatte, descriverò il metodo adottato per esse. Dajìprima un certo numero di semi di bachi vennero immersi per alcuni minuti in una soluzione al 2 "/„„ di subli- mato corrosivo, indi lavati parecchie volte con aciiua distillata e steri- lizzata. In seguito i semi si separarono mettendoli isolati uno per uno in tante provette contenenti gelatina disciolta e sterilizzata, togliendo il tappo di ovatta, per mezzo di un ago di platino a punta ricurva e coH'aiiito di una pinzetta, l'uno e l'altra pure sterilizzata. Nel momento stesso la provetta cui terreno nutritivo si agitava lentamente, rivoltandola alquanto obliquamente in su e in giù, in modo da lavare tutta la superficie del seme e ciò per essere sicuri che nessuna traccia di microbi rimanesse viva sulla sua superficie. Il seme cosi trattato si faceva aderire alla parete della provetta, allontanandolo dalla superficie del terreno di coltura mediante un agodi platino sterilizzato. Tutte queste operazioni si fecero con la maggior celerità possibile, mantenendo l'orificio della provetta in contatto della fiamma, affine d'impedire la penetrazione in essa dei germi dell'ambiente e rimettendo subito il tappo di ovatta. 25 provette preparate con questo metodo si lasciarono a sé stesse, mantenendole in posizione verticale in una stanza la cui temperatura variava da 17" a 21"; temperatura molto favorevole allo sviluppo dei microbi; così si poteva riconoscere ad occhio nudo se tutta la superfi- cie dei vari semi era stata completamente sterilizzata. Dopo circa 2 giorni si osservò una glande ditferenza fia le di- verse provette sopra descritte, sebbene ugualmente si fosse operato per tutte collo stesso metodo; tutta la gelatina contenuta in 7 pro- vette rimase limpida, mentre quella delle rimanenti cominciò ad intor- bidirsi più 0 meno. Queste 7 provette, sebbene poche di numero, mi davano prova che tutta la superficie del seme in esse contenuto era completamente sterilizzata. Allora passai alla successiva operazione di ricercare i mi- crobi nel contenuto dei semi sterilizzati alla loro superficie, nel modo seguente. Da principio tolto il tappo da ogni provetta che conteneva i semi anzidetti, schiacciavo questi con ogni cura possibile per mezzo di un grosso ago sterilizzato, in modo da fare uscire il loro contenuto — 2.50 - e rimettevo poi sollecitamente il tappo. Resa fluida col calore della mano la gelatina, procuiavo, agitando la provetta, che tutta la so- stanza uscita fuori del seme si diffondesse nella gelatina. Dopo averle cosi trattate abbandonai a sé stesse le 7 provette, mantenendole in posizione verticale, nella stessa stanza. Passate 24 ore, la gelatina di tutte queste provette divenne più o meno torbida; era facile compreudei'e che il fenomeno dell' intorbida- mento era il risultato della rii)roduzione dei microbi, i quali si trova- vano nel contenuto dei semi e che non potevano confondersi coi mi- crobi eventualmente aderenti in pi'incipio alla superficie di essi. Ogni goccia torbida delle varie pi'ovette la seminavo col metodo solito per isolare i diversi microbi contenuti in ciascuna di esse. L'esame mi- croscopico portò al risultato di rinvenirvi 4 specie almeno di microbi, fra i quali uno offriva grandi somiglianze col Bacillus vieynferium De Bary ed in parte col mio bacillo flaccido {BarUliis alvei), tanto per i caratteri morfologici quanto per quelli colturali. In diverse occasioni avevo trovato questo stesso bacillo in bachi sani, e ym specialmente in larve sane di api; ed avendone infettati dei bachi presso la bocca, colla sua coltura, essi né morivano, né mostravano alcun sintomo di flaccidezza, quindi tale bacillo deve essere differente da quello specifico di tale malattia. E vero bensì che i bachi iniettati colla coltura di questo bacillo (in dose poco rilevante) pei' l'ano, mi parve presentas- sero gli ultimi sintomi della malattia, cioè l'annerimento, la floscezza e la putrefazione; ma non si possono ritenere questi come caratteri di- stintivi della flaccidezza conio ho dimostrato precedentemente. Questo bacillo ha grandi somiglianze morfologiche e colturali non solo col Ba- cillus megatcriiim De Bary, ma anche col Bacillus Zop/Ì ' descritto dal Macè, secondo il quale, prima si confondeva col Bacillus alvei, e che ri- tiensi quale un microbo che promuove la putrefazione. Li base ai ri- sultati di queste mie es[)erienze sono inclinato a condividere l'opi- nione del Verson ^, che ritiene non essere la flaccidezza malattia ere- ditaria. Mi riserbo per altro di esporre in altro lavoro, con maggior am- piezza, i risultati di esperienze in corso che non sono ancora mature, per scarsità di materiale disponibile. ' Questo Bacillus Zopfi descritto (bil .\face « Traitè pnitiqiie de Bacteriu- li)[/ie, 1001, pag. 967 » è il bacillo sporigeno, iiiii è diverso complotamente da quello descritto collo stesso nouie dal Wi^xiìa,' Si/steiii dir Bukterien, voi. II, 1900, p. 851 „. - E. Vekson. Altre osservazioni siilln flaccirìczza del b'ico da sita. Atti e nielli, del II Con^res. Bacologico ititcrniizioiialo. Udine, 1871. — 251 — Da quanto ebbi ad esporre finora traggo le seguenti: CONCLUSIONI GEX REALI. La flaccidezza è una malattia infettiva causata da un bacillo spe- cifico, il mio Bacillo flaccido. Tale bacillo si può identificare col Badllus alvei Watson Clieyne e Cliesliire ed è pure l'agente principale della peste, una delle malattie a cui vanno soggette le api; non lo si può per altro identificare col Bacillus megaterium De Bary e nemmeno col Bacillns mesentericus vtil- gatits Fliigge. I bacili infetti col Bacillus alvei, presentano i sintomi caratteristici della flaccidezza. La macilenza è malattia diversa dalla flaccidezza. La via generale dell'infezione è la bocca. II Bacillus alvei è un germe patogeno non solo per il baco da seta, ma anche per diversi altri insetti. Nel porre termine a questo mio lavoro mi è doveroso tributare un sentito ringraziamento al Chiarissimo Sig. Prof. G. Briosi, Direttore del Laboratorio Crittogamico di Pavia, ove fui ospite per tre anni, il quale con squisita cortesia mi fu largo d'aiuto e mise a mia disposi- zione tutti i mezzi del suo Laboratorio; come pure debbo rivolgere ringraziamenti al Chiarissimo Prof. G. Sorniani, Direttore del Labora- torio d'Igiene dell'Università, ove eseguii alcune delle mie ricerche, ed altresì ringrazio i Chiarissimi Prof. Lo Monaco della R. Università di Roma, ed i Dott. M. Giorgi e B. Falleroni del Laboratorio batte- riologico e micrografico della Sanità dello Stato, i quali tutti coopera- rono coir invio di pregiate pubblicazioni e di campioni a facilitarmi questo mio studio. Pavia, dal Laboratorio Ci-ittogaiiiico, Dicoiiihre 1905. ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORA.TOEIO CRITTOGAMICO ITALIANO da GIOVANNI BRIOSI SISTEMA MECCANICO DELLE FOGLIE DELLA VICTORIA REGIA Lindi' X O X A DEL Dott. LIIGI MONTEMARTIM (colle tavolo XXX-XXXir, Come è noto, le foglie della Viiioiia regia, sono peltate, orbicolari, galleggianti, con un lembo del diametro di dne e più metri, rialzato agli orli per un'altezza di 10-13 centimetri, si da costituire come delle grosse zattere naturali, ognuna delle quali può sostenere un peso an- che di 30 e più chilogrammi. Sono fissate ad un lungo peduncolo che, molto obliquo quando le acque sono basse, le tiene ad una grande di- stanila dalla base della pianta; mentre invece quando le acque si innal- zano, le attira più sopra a tale base, permettendo loro in tal modo di adattarsi a cambiamenti assai sensibili del livello delle acque. La pagina inferiore, sommersa, di queste foglie è sostenuta da una rete di grosse nervature (Tav. XXX e XXXI) sporgenti, alte 5-fi cm. nella parte centrale del lembo, vicino all'inserzione del picciuolo, e de- gradanti verso gli Olii, in modo da presentarsi come un vero sistema di travature fìsse ad una delle loro estremità e libere dal lato opposto. Esse irradiano dal centro e servono a tenere disteso il lembo quando esso, per l'azione combinata della pressione idrostatica dell'acqua che si innalza e del picciuolo che lo trattiene, deve spostarsi alla superficie delle acque ed è attirato sopra alla base della pianta. ' Il materiale per queste ricerclic fu preso dalla Vicloria re'jia coltivata, a scopo di studio, nella serra-acquario del nostro Istituto. Ringrazio il ilirettore prof. G. Briosi d'avere affidato a me questa parte dello studio della pianta Alti (ìeirisl. Bvt. ileir UiihersHà ili Paria - Serie II - Voi. IX. 20 — 254 — La stiuttiira di un tale sistema meccanico è però più semplice di quanto a tutta prima potrebbe far credere il suo aspetto esterno, poi- cliè pochissimo sono in esso sviluppati, come in generale in tutte le piante acquatiche, i veri tessuti meccanici, e si hanno invece corpi, se cosi si può dire, di costruzione leggera, la cui potenza meccanica è do- vuta quasi unicamente alla iiressione idrostatica del liquido nel quale sono sommersi e alle diiiieusioni rispettive delle paiti. Talché non è affatto privo d'interesse il descriverli. Lamina fojailiai'e. — Anche nella lamina fogliare, benché di di- mensioni tanto considerevoli, non si trovano gli elementi meccanici che si hanno comunemente nelle foglie a lembo molto largo. L'epidermide superiore ha la parete esterna leggermente ispessita e copre dilettamente il tessuto a palizzata. Solo lungo la linea che corrisponde alla nervatura principale, essa è rinforzata (Tav. XXXH, fig. 4) da un parenchima di cellule più grandi e più serrate le une contro le altre, munite sui loro spigoli di piccoli ispessimenti a guisa di collenchima '; ed un po' di collenchima debolmente differenziato si trova anche alTorlo della foglia (tig. fi), dove il mesotìllo si fa pure più iitto. Ti'epiilerniide inferiore é anch'essa pochissimo ispessita ed é rin- forzata da traccie di collenchima solo in corrispondenza alle nervature più piccole, poco 0 punto sporgenti (fìg. .5). Il mesotìllo è formato per circa tre quinti del suo sjiessore da un tessuto a palizzata lelativamente lasso (fìg. 1-3 e .5), con .3-4 strati di cellule disposte in serie spesso quasi isolate l'una dall'altra, e (lel ri- manente da un tessuto spugnoso formante in certi punti come tante camere aerifere foggiate a volta, appoggiate su uno strato ipodermico continuo. Nella disposizione di questi vani aeri feri del tessuto spugnoso sta certamente una delle condizioni più essenziali per l'equilibrio delle va- lie paiti della lamina fogliare galleggiante. E ad impedire che essi si deformino, servono i così detti peli inienii, o meglio le cìadosderridi dell'Arcangeli -, elementi solidi e leggei'i, la cui funzione meccanica. ' La differenziazione della linea che corrisponde alla nervatura principale delle foglie venne csservata anche, in altre Ninfeaceo, dall'ÀRCANGELT (S/iììe l'tiiiUe (ielle piaule aer/ualirhe e specialmente sopra quelle delle yi/iiip/iifcH e del Nitplifir, in Niiop. Giorn. Dot. Italiano, voi. XXII, 1800). - G. B. Arcan(JELI, Sulle emergenze e spine delV Kiirnnli' e sulle eludo- sriereidi delle Xiirfeacee {Nuov. diurn- Hot. Itiiliiino, voi. XXII, Is'.tO). ,\iiolie — 255 — almeno in questa parte della pianta, non può mettersi in dubbio quando se ne esaminino le forme svai'iatissime {fig'. 1-3 e 5, c^ e il modo di ramificarsi ed estendersi tra le varie parti del mesoiìllo, ora seguendo le suiierfici interne dei vani aeriferi, ora toccandosi o incastrandosi Tana sull'altra, ora allargandosi quasi a capocchia sotto l'epidermide su- periore ed appoggiandosi tra e contro gli elementi interni più fissi. Nervature principali. — Sono scarsissimi anche in esse i tes- suti meccanici. In una sezione trasversale si vede che il grosso loro corpo é co- stituito da tanti tubi aeriferi (lig. 7 e 8) separati tra loro da un solo strato di cellule a pareti sottili, e disposti con una certa simmetria in- torno ai fasci libro-legnosi, che sono senza fibre: una struttura, come si vede, leggera, la quale ci dice che tali grosse nervature funzionano anche come galleggianti. Solamente nella loro parte inferiore ed esterna si trova uno strato di collenchima ipodermico (figure citate) non molto robusto (fig. 9), a forma di doccia assottigliantesi gradatamente ai margini e rinforzata da tre o quattro cordoni di collenchima piii robusto corrispondenti in- ternamente ad altrettanti fasci libro-legnosi, esternamente ad altrettante costole sporgenti sul dorso della nervatura (fig. 7 e 8, co). Altri cor- doni di collenchima, molto più piccoli dei precedenti, sono distribuiti sui fianchi delle nervature, sempre appena sotto l'epidermide, ma per le dimensioni loro sono trascurabili. È a notarsi che a rinforzare l'azione meccanica dei cordoni di col- lenchima sopra descritti contribuiscono anche le spine di cui è armata la pagina inferiore delle foglie della Victoria regia. Queste spine hanno infatti i loro tessuti periferici ispessili e in parte lignificati (fig. 11 e 12), così che la loro base costituisce come un vero anello meccanico, il quale non si impianta sempre proprio sopra una costola sporgente, ossia in corrispondenza ad un cordone di collenchima, ma più spesso (fig. 11 e fig. 7, sp), e specialmente alle ramificazioni delle nervature (Tav. XXXI), si appoggia su un fianco di uno di tali cordoni, si da arrivare a toccare e unirsi anche a un cordone vicino. Si ha cosi come un complesso di chiavi, che uniscono e saldano in un solo sistema i nel recente lavoro di Fé. Gurtler (Ueber iitterceìluìare Haarhilduìujen, insbf ■fOìKio'e ìiher die soijeiiannten innereii ILniri' der Nynipheacecn und Mt-nìan- llioidceiì, Inaug. Diss-, Berlin, lOO.i) si ammette che questi elementi abbiano la l'unzione meccanica di tenere fisse le diverso pinti del mesofillo. — 256 — diver.si cordoni di colleucliiina di una stessa nervatura e servono an- che a tenerne divaricate le ramificazioni. ' Ma la funzione meccanica delie nervatui'e principali si esplica spe- cialmente nella loro forma e nelle dimensioni. In sezione trasversale esse si presentano infatti, come si è già detto, molto grosse nella parte inferiore più lontana dal lembo (fig. 7 e 8) -, al quale anzi i loro coriii più grossi si trovano uniti da una lamina sottile e pieghevole. Tale lamina mentre concorre, coi sepimenti trasversali dei quali si ])arla piii avanti, alla formazione di camere d'aria die funzionano da galleggianti e da corpi estensori, rende meno rigido l'intiero sistema, favorendo un certo spostamento del lembo fo- gliare sopra le grosse nervature che lo portano. Una simile disposizione facilita, col presentare anche una certa resistenza all'addossarsi delle nervature, lo spostamento della foglia sulla superficie delle acque, quando, come si è detto in principio, per l'azione combinata della pres- sione dell'acqua che cambia di livello e della trazione del peduncolo cui sono fissate, essa deve pmiarsi sopra o lontano dalla base della pianta da cui è sorta. Ai margini fogliari infatti, dove le nervature e- scono dall'acqua per seguile la poi'zione di lembo che si rialza ad orbi. la loro forma passa gradatamente dalla schiacciata ed alta a quella bassa e convessa, comune nelle nervature sporgenti delle foglie aeree (fig. 10). L'altezza complessiva delle nervature principali va degradando dal centro alla jieriferia proporzionalmente alla distanza da questa: come nelle travi iìsse ad un'estremità e libere all'altra. Cosi per esempio in una foglia che aveva un laggio di 8ii cm., la nervatura principale mediana era alta, vicino all'inserzione sua sul pic- ciuolo, cm. 5,7; mentre 2 cm. più avanti, ossia a soli 78 cm. dall'orlo. ' Le sijiiie onde è aniiatii la iiagiiia iiiffiioro delle foglie di qucslc pianti' acquaticlie licliiamarono già altre volte l'atteiizioiic dei botanici. Oltre al lavoro sopra citato dell'ARCANOELi (Sulle emergenze ecc.), ricorderò qui quelli di J. 11. Bl,\ke ( The iiei'ikle porex of ]'ictorin l'egia, in Aiinah of liolaiiij, voi. I, 188T)_ il quah^ pensò che fos.sero organi di difesa contro gli animali acquatici, e di W. Gardineb (ILjic piaìils ìikiìiiUiìii lluiiiseìre.'! in tìic òli'iii/i/le [or exislettce, in Nalure, voi. XLI, 188!}-90), il quale attribuì loro, insieme alla funzione di difesa, anche quella di segregare l'acqua contenuta in eccesso nei tessuti fogliari. Che io ini sappia, nessuno ha accennato a una funzione laterale meccanica di questi organi. - Una tale forma venne rilevata anche e figurata dal nostro Parlatore nelle sue 'J'iivvle per ìiiia analoiiiia delle pienìle acquatiche (Firenze, 1887, tavola I, fig. li)). La figura da lui data è però molto schematica, né lascia vedere la di- stribuzione dei pochi elementi meccanici e.>isteiiti. — 257 — era alla cin. 5,5: in questa seconda posizione dunque, ad una distauza dall'orlo che era 0,97 quella della prima posizione, l'altezza della ner- vatura era scesa a 0,96. Ed una nervatura laterale che nella stessa fo- glia era alta cni. 5 vicino al picciuolo, 16 cm. più avanti, ossia a soli 64 cm. dall'orlo, era alta cm. 4, scendendo proprio a 0,80. come era scesa a 0,80 la distanza dall'orlo alla quale la si è misurata. Riscontrai dati simili anche in altre foglie. lu una con raggio di cm. 87 la nervatura mediana piincipale alla distauza di 2U centim. dall'inserzione, ossia a 67 centim. dall'orlo, era alta cm. 5,4, mentre 3 era. più avanti, ossia a 64 cm. dall'orlo, era alta solamente cm. 5,1, diminuendo a 0,944 di quanto era nella posizione prima, mentre la distanza dall'orlo era diminuita a 0,955. In altra foglia, finalmente, con raggio di cm. 0,98, una nervatura laterale era alta cm. 0,9 a cm. 13,5 dall'olio, mentre cm. 7,5 più a- vanti era alta cm. 0,4, riducendosi così a 0,444 tanto l'altezza che la distanza dall'orlo. Seiiimenti trasversali. — Tra l'una e l'altra delle nervature principali e secondarie che irradiano dall'inserzione della lamina fo- gliare sul picciuolo, corrono, parallelamente all'orlo, delle nervature o meglio dei sepinienti schiacciati, alti quanto la parte laminare delle ner- vature stesse (Tavole XXX e XXXI), i quali circoscrivono e costitui- scono tra di loro come tante concamerazioni regolari e regolarmente disposte. Ognuna di queste rappresenta una camera d'aria che contri- buisce ' a tenere galleggiante la parte di lembo corrispondente, mentre nello stesso tempo mantiene, come si è detto sopra, divaricate e in po- sto le nervature, impedendo che, per la trazione esercitata dal {lic- ciuolo fogliare quando si alza il livello delle acque, esse abbiano ad accostarsi, si che la lamina si accartocci. Dall'Istituto Botanico di Pavia, gennaio lltOd. ' Che queste concamerazioni sieno iiieiic di aria anche nelle condiziuni in cui la pianta vegeta spontaneamente, fu visto dal viaggiatore D'Okbigny (veg- gasi nel Citrtì's Botanical Magazine, voi. Ili, Londra, 1847, pag. 4). SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA XXX. Pnsiiia inferiore ili una t'oblia ili Viclorìit rc), e nella 2 porzione d'orlo fuori dall'acqua (r) (schematici), y. U. Sezione longitudinale della base di una spina su una nervatura princi- pale (un po' schematico): co cordone di collenchima sul quale si ap- poggia da un lato la spina, co', altro cordone al quale si appoggia dal 1 / . 40 lato opposto. — . 12. Sezione trasversale alla base di una spina con tessuto ispessito suliepi- , . 85 dermico, -j. 'A ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. NOTE DI BIOLOGIA DEI FRUTTI Dott. LUIGI MONTEMARTINI 1. Eterocarpia biologica neir.4cej* Pscudoplatanus L. VAcev Pseudoplatanus L., specie diffusa tanto nell'Europa setten- trionale che nella meridionale, nei climi freddi del settentrione con- serva i suoi frutti (samare) attaccati ai rami anche dopo la caduta tlelle foglie e li dissemina durante l'inverno o al principio della primavera'; nelle regioni meridionali invece (Italia meridionale e Sicilia) li disse- mina nel tardo autunno o al principio dell'inverno, contemporaneamente 0 subito dopo la caduta delle foglie. Nella valle dtd Po, a Pavia e nella zona caratterizzata da un clima come Pavia, buon numero delle samare dell' Jcer l'seudoplafanus cadono dai rami in autunno durante la caduta delle foglie e passano l'inverno sopra il terreno; una parte maggiore rimane sull'albero dal quale si stacca durante l'inverno, specialmente però nei mesi di febbraio e marzo. Cosi che si può dire che si hanno due periodi principali di dissemina- zione: uno autunnale e uno al finire dell'inverno. Le samare disseminate durante il primo periodo per nulla differi- scono da quelle del secondo, se si esaminano i soli caratteri esterni. Ma se si mettono a germinare in condizioni eguali di temperatura e di umidità, le seconde germinano molto più prontamente delle prime. L'osservazione va fatta con molta ponderazione perchè di sovente i venti 0 le intemperie autunnali provocano la caduta promiscua di ' Veggasi: R. Sermander, Den Sl-(indinavisl.-0 samare dello stesso individuo colte negli stessi giorni dai rami ai quali erano rimasti attaccati, durante il primo mese ne germinarono 10, e 12 durante il secondo, le altre più tardi. Una .seconda serie di osservazioni ho diretto a constatare come si comportano in natura le .samare autunnali e le primaverili alla prima- vera e poiché ho visto che quelle, benché cadute prima e inzuppate d'acqua germinano più tardi di queste che cadono dopo, ho voluto ve- dere se tale proprietà proviene a queste ultime da un maggior grado di maturazione acquistato stando per un maggior tempo sull'albero. A tal'uopo nello scorso novembre ho disposto in una stessa aiuola del nostro giardino botanico due lotti di ino samare raccolte sotto due alberi diversi di .1. r^triidoplalniris, e due lotti di 100 samare colte sugli stessi alberi. Dopo avere svernato tutte in identiche condizioni, alla primavera quelle samare germogliarono in pochi giorni quasi senza differenza; solo che tra quelle che erano cadute spontaneamente nell'autunno ve ' Lindman, liihlcv ur Nordens Flore, Stocliholiii, l'.lOO. ^ Le samare, tanto cadute spontaneamente che colte suH'allicro, ])eriloii() la loro germiiiiibilità se vengono oonseivatc ilurai'te l'inverno in sito riparalo, ascintto e iVedilo rimavera, alcuni ancora chiusi, altri mentre si aprono: cogliendoli ad una determinata epoca dell'inverno e avendo cura di mettere insieme (luelli di eguale confor- mazione, inseriti sullo stesso ramo e magari quelli che stanno apren- dosi contemporaueamente, si può essere sicuri di avere frutti egual- mente maturi. ' A. BoKzl, Coììtribiizioiii ((ila hioUxjid ih-i iivricarpi (Mali>ii)liiii, Anno VII. l.S'J3). - Questo fatto si accorda eoll'osservazionc fatta da J. W. T. Duvkl (7V(f riliiìili/ ami f/cfjiiinatioìi of . Atti dell'Ut. Bot. dell' Università di Pavia — Serie II — Voi. IX. 22 — 2fi8 — Per quanto riguarda la natura dei limi di questi fiumi, se è facile asserire che i detriti rocciosi depositati dal Secchia sono di natura, prevalentemente calcarea, calcaree essendo le regioni appenniniche da cui origina il fiume stesso, ben più difiicile è stabilire la natura dei limi dei fiumi che nascono nelle Alpi, per la svariata natura delle rocce attraversate nel loro lungo corso. Pur ammettendo che il materiale deposto dal Po, ad esempio, nel suo periodo di erosione o appena en- trato in pianura, sia di natura prevalentemente silicea, questo non si potrà asserire per i limi deposti dal Po sul Mantovano, quando, du- rante il lungo percorso, numerosi affluenti hanno immesso nelle sue acque, materiali di natura la più svariata. Cosi pure è per TOglio, che riceve come suoi affluenti il Mella ed il Ciiìese; e per il Mincio, che esce dal lago di Garda. Da ciò consegue che mentre sui limi del Sec- chia e dei corsi minori d'acqua appenninici, dovranno crescere muschi prevalentemente calcifili, sui limi deposti dai fiumi alpini potranno alli- gnare musclii di diversa natura, cioè tanto calcifiU che silicifili. ]\Ia più importante nella distribuzione dei muschi nel territorio mantovano, è l'influenza dei fiumi per l'alternanza dei [ìeriodi di ma- gra e di piena. Infatti i corsi d'acqua che hanno origine dall'Appen- nino, presentano tre periodi di piena, in autunno, in inverno ed in pri- mavera, per le pioggie in tali stagioni frequenti e per la neve che sui monti, non troppo alti del loro bacino si squaglia appena caduta, data la temperatura relativamente elevata. Entrano invece in peiiodo di magra nell'estate, poiché allora si impoveriscono le loro sorgenti. E naturale quimli che il Secchia e gli altri corsi d'acqua appenninici di- sturberanno in autunno, estate e piiniavera, col loro periodo di piena, quei muschi che dovrebbrro vegetare sui terreni sommergibili, mentre non influiranno sulla vegetazione dei muschi estivi. Viceversa i fiumi alpini entrano, ordinariamente, nel periodo di magra durante l'inverno essendo allora le loro sorgenti ghiacciate, mentre nell'estate per lo sciogliersi dei ghiacci e delle nevi entrano in periodo di piena. Avre- mo, di conseguenza, lungo il Po, l'Oglio, il Chiese, il Mincio, prevalen- temente lo sviluppo dei muschi autunnali, invernali e primaverili, ed invece la vegetazione dei muschi estivi sarà ostacolata dalle acque di questi fiumi in piena. Se il materiale ed i dati d'osseivazioue da me raccolti lungo i fiumi suaccennati son troppo esigui per una sicura conferma di tali in- duzioni, sono però sufficienti ad assicurare l'influenza delle correnti fluviali, sulla disseminazione delle specie briologiche '. ' Il Coììoi/iilrìiiiii Jiiìi<(ìuim (Savi) Mont. ad esempio, muschio acquatico che — 269 — Nelle ricerche da me fatte, particolarmente nella parte settentrio- nale della provincia di Mantova, due regioni, degne di nota mi offri- rono maggior numero e varietà di specie; le colline moreniche dì Ca- vriana, Solferino, Volta Mantovana, Castiglione delle .Stiviere, ed il Bosco della Fontana. Fanno parte le prime dell'anfiteatro morenico del ghiacciaio qua- ternario del Benaco, importanti sia come vestigia di questo grandioso fenomeno glaciale, sia pei fatti storici die su esse si svolsero durante il risorgimento italiano. Queste colline sono costituite da materiale caotico-morenico sab- bioso e ghiaioso, rosseggiante per il ferretto. Oltre buon nnmero di muschi del genere Barbula, Encalyptcìj Mnium, Hi/pìtum, che non ho riscontralo nelle altre parti del Mantovano, ho raccolto presso Solferino, a circa 200 metri sul livello del mare, due specie importanti : YHi/pnum nigosHiìt ed il Thuiiìium abietinum, riscontrati quasi sempre solo in le- gioni molto pili alte. Al Bosco della Fontana, situato a pochi chilometri dalla città di Mantova, havvi pure terreno ricco di ferretto, sabbioso in alcuni luoglii, ghiaioso in altri. h'Inimus abbondante tra gli alberi e gli arbusti, la freschezza portata dall'ombra degli alberi (querele e pioppi in preva- lenza) i frequenti corsi d'acqua che l'attraversano, costituiscono tale favorevole varietà di condizioni da farne, tra i luoghi da me visitati, la migliore delle stazioni briologiche del Mantovano. Sul terreno sab- bioso raccolsi, ad es. alcune sjiecie di Fissideiis {F. pusillus, F. incnr- vus): snir humus, tra gli arbusti, trovai molto frequenti: il Mnium un- dulatiiiH, VAtrkhum undulatuni, la Bartramia pomiformis, il Polylrichi(m commuìie, e molte altre specie dei generi: Mnium, Bryum, Amblystegiwn, Hypnum. Raccolsi pure in tale località poclii ciuffi di Bryum rosenm, specie rara e sporadica, che fu trovata solo in pochi luoghi nella Valle Anzasca, sulle Alpi Pennine, ed in alcune località della Svizzera. Gli esemplari ai quali si riferisce questo mio studio, si trovano depositati presso l'Istituto Botanico di Pavia, per qualsiasi ragione di studio e di controllo. Dall'Istituto Botanico di Pavia, dicembre 1905. Dott. Giovanni Bianchi. ho riscontrato abbastanza frequente nel Mantovano, è una specie di regioni me- ridionali, Messico ed Africa settentrionale. Come esso sia qui pervenuto non è facile spiegare, ma alla sna diffusione devono, non vi ha dubbio, aver contribuito i vari corsi d'acqua della regione. 270 — ELENCO DELLE SPECIE BRYINAE. Seriesl. ACROCAEPAE. Ordo I. CLEISTOGARPAE. Tribus IL POTTIOIDEAE. Fam. II. Phasceae. 1. Phasciim bryoìdes Diks. Fase. IV, t. 10. Bryoì. Europ., t. 10. Limpr. Bryoth. Silesiaca. N. 59. Raben. Bnjoth. Europ. N. 303. In frutto. Su terreno sabbioso presso Mantova. Aprile 190.5. 2. Phascum cuspidatum Sclueb. Brtjol. Europ., t. lO. Mitt. Ann. nat. hist. 2 sei: Vili. p. 311. In frutto. Su terreno sabbioso presso Bosco Fontana. Aprile 190.5. Ordo II. STEGOGARPAE. Tribus II. WEISIACKAE. Fam. I. Weisieae. 3. Weisia viridula Brid. Scliimp. Si/n. Mus. Eur. IL p. 52. Raben. Bryoth. Europ. N. 794-795. In frutto. Al Bosco Fontana, su terreno sabbioso. Marzo 1905. 4. Eucladium verticillatiim (Linn.). Bryol. Eur. t. 40. In frutto. Presso Redondesco, sulle pareti di un pozzo. Giugno 1905. — 271 — Fani. IL Dicraneae. 5. Dicranella heterointilla Sclip. Brrjol. Eur. t. 62. Sterile. Sulle colline moreniche di Solferino. Maggio 1905. 6. Dicranum scoparium Hedw. Bryol. Eur. t. 74-75. Sterile. Al Bosco Fontana. Marzo 1905. Tribus III. FISSIDENTACEAE. Fani. I. Fissidenteae. 7. Fissidens pusìllus. Wils. Scliimp. Syn. Mas., Fissidens incurvus var. piisillus. In frutto. Presso Bosco Fontana. Aprile 1905. 8. Fissidens iucurvus Scliw. Bryol. Eur. t. 101. In frutto. Al Bosco Fontana. Aprile 1905. 9. Fissidens crassipes Wils. Schimp. Bryol. Eur. t. 100. Wils. Bryol. Britt. 303, tav. 53. Sterile. Presso Redonnesco sulle pareti inondate di un canale di irrigazione. Agosto 1905. 10. Fissidens osmundoides Hedw. Schimp. Syn. niiis. Eur. II. p. 116. Schimp. Bryol. Eur. t. 103. De Net. Epil. della Briol. Hai. pag. 481. In frutto. Al Bosco Fontana, su terreno ghiaioso. Marzo 1904. 11 Fissidens taxifolius Hedw. Sp. M. t. 39. Schimp. Bryol. Eur. t. 104. Brid. Bryol. Univ. II. p. 693. Sterile. Al Bosco Fontana su terreno argilloso. Luglio 1904. 12. Conomitrinm Jnliannm Mont. Schimp. Syn. nuis- Eur. p. 122. De Not. Epil. della Briol. Ital. p. 424. Husnot. Moiiss. de Nord-ovest, p. 57. Sterile. Presso Redondesco sulle pareli sommerse di un canale di irrigazione. Agosto 1905. — 272 — Ti-ibus V. CERATODONTACEAE. Fani. II. Leptotricheae. 13. Leptotricliiim palliduin Hampe. Bri/ol. Eiir. t. 183. Sclireb. Spie. FI. Lips. p. 80. in frutto. Bosco Fontana su terreno argilloso. Maggio 1905. Tribus VII. POTTIACEAE. Fam. I. Pottieae. 14. Pottia minutula. Bri/oì. Eur. t. 119. Scliimp. Si/n. 1HUS. Eur. II. p. 151. De Not. Epil. della Briol. Ital. \\ 590. Husnot. Mouss. dn Nord-ovest, p. 61. In frutto. Su terreno argilloso, presso Mantova. Aprile 1905. 15. Pottia Wilsoni. Brìjol. Eur. t. 122. Boni. p. 425. Pottia Combae. De Not. Epil. della Briol. Hai. In frutto. Presso Redondesco. Marzo 1905. 1(). Didymodon liiridus. Horn. Susi. veg. 16, p. 123. Brijol. Eur. t. 186. Boni. p. 460. Raben. Bruolh. Eur. N. 661 «, h. Eri), rrilf. Ital. U" serie, N. 611. Sterile. Presso Mantova, su terreno ghiaioso. Luglio 1904. Fani. II. Trichostomeae. 17. Desmatodoii latifolius Brid. Bri/ol. Eur. t. 129. Musei Gali. N. 171. Linipr. Bnjoth. Sii. N. 160. Erb. critt. Ital. II* serie, N. 56. In frutto. Su terreno sabbioso, presso Mantova. Luglio 1904. 18. Trichostoimim tophaceum Brid. Bn/ol. Eur. t. 175. Boul. p. 448. Lindb. Musei Gali. N. 213 e 252. Limpr. Brijoth. Sii. N. 159. In frutto. Presso Bosco Fontana. Marzo 1904. — 273 — 19. Barbala tortuosa Web. et Mola-. Brijol. Eur. t. 151. Boni. p. 420. Rabeii. Bìniofh. Eur. N. 35, 1273. Erb. critl. Hai. N. 919. Stenle. Sulle colline moreniche di Solferino. Febbraio 1905. 20. Barbula muralis Hedw. Bryol. Eur. t. 159. Boni. p. 415. Eaben. Bnjoth. Eur. N. 231, 232, 564. Linipr. Brijoth. SU. N. 40. In frutto. Presso Eedondesco, su pareti. Aprile 1905. 21. Barbula uuguiculata Hedw. Bri/ol. Eur. t. 142. Boni. p. 431. Raben. Bri/oth. Eur. N. 420. In frutto. Presso Mantova, su vecchie mura. Aprile 1905. 22. Barbula squarrosa Brid. Bri/ol. Eur. t. 152. Boul. p. 419. Eaben. Bnjoth. Eur. N. 457 a, b. Erb. cria. Ital. N. 1020. Sterile. Presso Mantova, su terreno gliiaioso. Luglio 1904. 23. Barbula laevipila Brid. Bryol. Eur. t. 164. Boul. p. 408. Raben. Bri/otJt. Eur. N. 322, 822. In frutto. Su tronchi d'albero, presso Mantova. Luglio 1904. 24. Barbula papillosa W'ils. Bri/ol Brit. t. 44. Boni. p. 407. Musei Gali. N. 364. Eaben. Bri/oth. Eur. N. 455. Erb. critt. Ital. N. 1313. Sterile. Su tronclii d'albero a Solferino. Maggio 1904. 25. Barbula ruralis Hedw. Spec. Muse. p. 121. Bryol. Eur. t. 166. Boul. p. 403. — 274 — Raben. Bri/oth. Eur. N. 225, 1U70. Erìi. critt. Iteti. N. 820. In frutto. Frequentissima sui fortilizi che circondano Mantova. Masfo-io 1905. "an^ Tribus Vili. GRIMMIACEAE. Fani. I. Grimmieae. 2(^. Grimmia apooavp.i Hedw. Musei frond. I. t. 39. Boul. p. 391. Scliistiilium apocarpum Bryol. Eur. t. 233. Raben. Bvyedli. Eur. N. 280, 840. Erb. critl. Ifal. N. 712. In frutto. Su fortilizi, presso Mantova. Aprile 1905. 27. Grimmia pulviuata Smith. Bryol. Eur. t. 239. Musei Gali. N. 21. Boul. p. 385. Limpr. Bryoth. SU. N. 118. Ero. critt. Uni. N. 1212. In frutto. Su tetti a Redondesco. Aprile 1905. 28. Rhacomitrium cauescens Brid. Bryol. Eur. t. 270. Boul. p. 357. Raben. Bryoth. Eur. N. 219, 1013. Erh. critt. Ital. N. 559. Stenle. Volta Mantovana, su terreno incolto, sabbioso. Luglio 1905. Fani. VI. Orthotricheae. 29. Orthotriciim affìue Schrad. Bryol. Eur. t. 216. Raben. Bryoth. Eur. N. 279, 896. Erh. critt. Ital. N. 314. In frutto. Su tronchi d'albero, presso Mantova. Luglio 1904. 30. Ortliotrifum tenellum Bruch. in Biid. Bryol. Univ. Bryol. Eur. t. 212. Raben. Bryoth. Eur. N. 1078. Erh. critt. Hai. N. 1015. In frutto. Su alberi a Borgo forte. Maggio 1905. — 275 — 31. Oi'thotricum diapliauiim Schiad. Br>/ol. Eiu\ t. 219. Raben. Bnjoth. Eur. N. 180, 1009. Erb. critt. Ital. N. 1016. In frutto. Presso Volta Mantovana. Febbraio 1905. Fani. VII. Encalyptae. 32. Enealypta vulgaris Hedw. Sp. M. t. 60. Bri/ol. Eur. t. 199. Boni. p. 376. Eabeii. Bnjoth. Eur. N. 70, 254. Erb. critt. Ital. N. 917. In frutto. Presso Solferino. Aprile 1905. 33. Eucalypta strcptocarpa Hedw. Sp. M. t. 10. Brìjol. Eur. t. 204. Boul. p. 312. Raben. Briioth. Eur. N. 68. Erb. cì'itt. Ita!. IP serie. N. 1215. Sterile. A Solferino. Aprile 1905. Tribus XIII. PHYSCOMITRIACEAE. Fam. I. Physcomltrieae. 34. Fimaria calcarea Valli. Boul. p. 298. Musei Gali. N. 37. Funaria Muhlembergii. Bri/ol. Eur. t. 303. Raben. Bryoth. Eur. N. 812, 1164. Erb. critt. Ital. N. 1153. In frutto. A Solferino, su terreno calcareo. Aprile 1905. 35. Fuuai'ia liygrometrica Hedw. Bryol. Eur. t. 305. Boul. p. 297. Raben. Bri/oth. Eur. N. 309. Erb. critt. Itnl. N. 266, 1014. In frutto. Presso Redoudesco, sulle pareti di un pozzo. Maggio 1905. Atti deirist. Boi. dell'Università di Pavia — Serie II - Voi. IX 23 - 276 -• Tribus XI 7. BRYACEAE. Fani. IL Bryeae. 36 Bryum Donìauuin Giev. Bolli. 1). 264. Bryum platyloma. Brijol. Eur. t. 366. Rabeii. Bnjoth. Eur. N. 1280. In frutU). Bosco Fontana, su terreno umido. Maggio 1905. 37. Bryum capillare Linn. Sp, pi. pag. 1586. N. 30. Raben. Bnjoth. Eur. N. 98. 839. Erb. critt. Uni. Il" serie. N. 566. Ili frutto. Plesso Guidizzolo. Luglio 1904. 38. Bryum argeuteum Limi. Brijol. Eur. t 38-1. Boni. p. 248. Raben. Brtjoth. Eur. N. 92, 238. Erb. critt. Ital. N. 508. Sterile. Fra l'acciottolato di Mantova. Settembre 1904. — In frutto a Solferino. Aprile 1905. 39. Bryum argeuteum var. laiiatum. Brijol. Eur. Sterile. Presso Mantova. Aprile 1905. 40. Bryum pseudotriquetrum Hcdw. Brijol. Eur. t. 364. Boul. p. 260. Raben. Bryoth. Eur. N. 95, 271. Erb. critt. Ital. N. 456 Sterile. A Solferino; terreno umido. Ottobre 1904. 41 Bryum turbiujìtum Scliw. Brjol. Ear. L ■312. Boul. p. 258. ■ ■ Raben. Bnjoth. Eur. N. 96, 675. Sterile Bosco Fontana; terreno paludoso. Marzo 1904. 42. Bryum roseura Sclireb. Bryol. Eur. t. 365. Boul. p. 264. Raben. Br;/otJi. Eur. N. 104, 1119. Erl>. critt. Ital. N. 912. Sterile. Bosco Fontana; in pochi ciuffi. Aprile 1905. — '■ni — 43. Miiium cuspidatiiin Hedw. ! Bryol Eur. t. 396. 1 Boni, p 241. j Raben. Bvyoth. Enr. N 102, 43.5. ! Erh. critt Hai. N. 171. , In frutto. Terreno paludoso luiioo il Mincio. Maggio 1905. i 44. Muiuin affine Scliw. , Bri/ol. Eur. t 397 Boni. p. 239. ' Raben. Bnjoth. Eur. N. 328. ] Limpr. BriiofJi. SU. N. 330. ' Sterile. Bosco Fontana. Marzo 1904 45. Muiuiu hornum Liun. Br;/ol. Eur. t. 390. Boul. p. 237. '■ Raben. Bri/oth. Eur. N. 38. ' Erb. critt. Bai. N. 407. \ In frutto. Volta Mantovana. Aprile 1905. • 46. Muium uudulatum Hedw. j Brìjol. Eur. t. 389. 1 Boul. p. 238. ; Polla ligulata Brid. Bnjol. Univ. Raben. Bryoth. Eur. N. 41. J Erh. critt. Ital. N. 8. i Sterile. Bosco Fontana e su fortilizi presso Mantova. Autunno \ 1904. -ì Fara. VI. Bartramieae. 47. Bartramia pomiformis Hedw. : Brtjol. Eur. t. 319. ^ Boul. p. 229. •; Raben. Bnjoth. Eur. N. 174. j Erb. critt. Ital. N. 555. "i In frutto. Bosco Fontana. Marzo 1904. i — 278 — Tribiis XV. POLYTRICHACEAE. Fam. I. Polytricheae. 48. Ati'ieum uudulatum Pai. Beauv. Brijol. Eiir. t. 4U9, 410. Bolli, p. 202. Raben. Br;/oth. Eur. N. 113 Erh. critt. Ital. N. 1209. In frutto. Al Bosco Fontana, su terreno nmido. Febbraio 1904. 49. Polytriclmm commune Linn. Brìjol. Eur. t. 42.5. Musei Gali. N. 191. Raben. Bruoth. Eur. N. 119. Limpr. Brìjoth. SU. N. 278. Erb. critt. Ital. N. 814. Sterile. Bosco Fontana. Autunno 1904. Series II. PLEUROCARPAE. Tribus I. FONTINALACEAE. Fara. Fontinaleae. 50. Foiitinalis antipyretica Linn. Briiol. Eur. t. 429. Boni. [). 189. Raben. Bryoth. Eur. N. 431. Erb. critt. Ital. N. 1005. Sterile. Su pareti inondate di un canale irrigatorio, presso Re- dondesco. Agosto 1905. 51. Foiitinalis hypaoides Hartm. Bryol. Eur. t. 432. Raben. Brijoth. Eur. N. 629, 1228. Erb. critt. Ital. N. 1103. Sterile. Pres.so Redondesco, in un canale di irrigazione. Luglio 1904. — 279 — , ^ A -i Tribus II. NECKERACEAE. : \ Fara. IL Crypheae. i .52. Cryphaea heteromalla Mohr. ^ firyo/. £'?o-. t. 438. i Boni. p. 187. ': Raben. Bryoth. Eur. N. 684. Erb. critt. Ital. N. .54. J In frutto. Su alberi a Solferino. Maggio 1905. Fam. ITI. Neckereae. :: 53. Jfeekera complaiiata Hiib. , Bri/oL Eur. t. 444. j Boul. p. 184. • Raben. Brijoth. Eur. N. 378, 380. ■ Erh. critt. Ital N. 1007. I Sterile. Su tronchi d'albero al Bosco Fontana. Autunno 1904. ! ì 54. Homalia triehomanoldes Schreb. "- Bn/ol. Eur. t. 446. ] Boul. p. 149. ] Raben. Bri/oth. Eur. N. 71. Erb. critt. Ital IV' serie. N. 1306. ' In frutto. Al Bosco Fontana, su tronchi d'albero. Aprile 19U5. 1 Fani. IV. Leiicodonteae. j 55 Leucodoii sciuroides Schw. < Bryol. Eur. t. 468. j Boul. p. 179. ^ Raben Brj/ofh. Eur. N. 137, 1191. .; Limpr. Bryoth. SU. N. 237. •^■ In frutto. Presso Mantova. Marzo 1904. . .; Tribus V. LESKEACEAE. ^ Fam. I. Leskeae. ! 56. Leskea polycarpa Elir. , Bri/ol. Eur. t. 470. ^ Boul. p. 168. ■. Raben. Bryoth. Eur. N. 782. i In frutto. Al Bosco Fontana. Maggio 1905. '■ — '2R0 — 57. leskea polycarpa var. paludosa Sclipi. Rabeii. Bri/oth. Enr. N. 381. " - Liiupr. Bnjoth. >^il. N. 280. In frutto. In luoglii paludosi pres.so Mantova. Aprile 1905. 58. Anomodou viticiiIosiLS Hook, et Tayl. 3Iusc. Britt. Bryol. Eiir. t. 476. Boni. p. 164. Rabeii. Bri/ofh. E ir. N. 333 a,b. Ero. ciìtt. Hai. N. 164. - ' In fratto. Su tronchi (railiero al Bosco Fontana. Marzo 1904. 59. Thuidiuin recoguitum Lindb. Boni. p. 156. ; Raben. Br>joth. E in-. N. 768. ' • Erh. crìtt. Ital. II* serie. N. 1110. Sterile. Su fortilizi presso Mantova. Novembre 1904. 60. Tliiiidiiim abietiiium Dill. L. Brijol. Enr. t. 485. Boul. p. 158. Raben. Bnjoth. Enr. N. 770 «, !>. ' " Erb. aiti. Ital. N. 1307, Sterile. A Solfeiino, su terreno ghiaioso. Febbi'aio 1905. Tribus VI. HYPNACEAE. Fam. II. Orthothecieae. , 61. fliraacium dendroides Linn. Bnjol. Eitr. t. 437. Web. et Mohr. Beise in Schtveden, p. 96. Raben. Bnjoth. Eia: N. 3. Linipr. Bryoth. SU. N. 37. Sterile. Bosco Fontana, su terreno umido. Maggio 1905. 62. Isothecium myiirum Lindb. Brjol. Eìir. t. 533. ■ ^■ Boul. p. 143. Raben. Bnjoth. Enr. N. 190, 485. Sterile. Bosco Fontana. Novembre 1904. — 281 — 63. Homalotlieciiim sericeum Limi. Biyoì. J'^itr. t. 456. Boul. p. 140. Raben. Bri/oik. Eur. N. 446. De Noi. Èrb. critt. Mal. N. 162. In fruito. Su alberi lungo FOglio. Aprile 1905. 64. Camptotlieeium lutescens Hudson. Brtjol. Eur. t. .558. Boni. p. 137. Raben. Bryotli. Eur. N. 142, 592. De Not. Erb. critt. Ital. Il' serie, N. 2. In frutto. Bosco Fontana. Marzo 1904. Fam. IV. Brachythecieae. 65 Brachytlieeium rutabulum Brijol. Eur. t. 543, 544. Hypnum rutabulum Linn. Sp. Plani. 1590. Raben. Bryoth. Eur. N. 387. De Not. Erb. critt. Ital. N. 160. In frutto. Bosco Fontana, fra gli arbusti. Febbraio 1905. 66. Brachytheciuin rivulare. Brìjol. Eur. t. 546. Boul. p. 122. Raben. Bryoth. Eur. N. 188. Erb. critt. Ital. N. 304. Sterile. Sulle pareti di im canale di irrigazione a Redoiidesco. Novembre 1904. 67 Brachytlieeium albicaiis. Bryol. Eur. t. 553. Boul. p. 132. Raben. Bryoth. Eur. N. 699 a, b. Sterile. Presso Borgoforte, su terreno marnoso. Lnolio 1904. 68. Brachytlieeium Starkei. Brijol Eur. t. 541. Boul. p. 128. Raben. Bryoth. Eur. N. 15. Sterile. Bosco Fontana, tra gli arbusti. Maggio 1905. 69. Brachytheciuin velutiuum. Bryol. Eur. t. 538. Boul. p. 126. Hypnum velutinum Linn. 0^2 — Rabeu. Bnjoth. Enr. N. 187 a, h. De Not.' Èrh. critt. lini. N. iaU6. In frutto. Presso Mantova, su pareti umide di fortilizi. Aprile 1905. 70. Bracliytliecium salieinum. Bnjol. Enr. t. 548. Hypnuni salieinum. Boni. In frutto. Presso Mantova, su fortilizi. IMaggio 100.5. 71. Eurhjucliiiim strigosiim. Brìjol. Eur. t. 519. Boni. p. 116. Raben. Bnjoth. Enr. N. 745. Limpr. Bri/oth. SU. N. 181. Sterile. Bosco Fontana. Novembre 1904. 72. Eurhyuchium circiunatiim. Bri/ol. Eur. t. 521. Boul. p. 114. Rhyncliostegium circinnatum. De Not. Ei)il della BrioL Hai. Raben. Bri/oth. Enr. N. 594. Erb. critt. lini, il" serie. N. 154. Stelile. Su terreno marnoso lungo il Po, a Borgoforte. Luglio 1904. 73. Eurliyuchinm striatura Dill. Schreb. Briiol. Eur. t. 523. Boul. p. 112. Raben. Bryoth. Em-. N. 336. De Not. Erb. critt Hai. N. 308. In frutto. Bosco Fontana. Febbraio 1905. 74. Eurhyuchium teuollum Miid. Boul. p 99. Rhyncliostegium tenellum. Bri/ol. Ejir. t. 508. Raben. Bn/oth. Eur. N. 383, 542. Erb. critt hai. N. 908. Sterile. Su tronchi d'albero a Solferino. Novembre 1904. 75. Eurhyuchium coufertum Mild. Boul. p. 69. Rhynchosteginm confertum Bryol. Enr. t. 510. Raben. Bnjotlt. Eur. N. 842, 906. De Not. Erb. critt. Ital. 907. Sterile. A Redondesco, su pareti di canali di irrigazione. Lu- glio 1904. — 283 — 76. Rliynchostegiiim megapolitanum Blaiid. Bryol. li in: t. 511. Boni. p. 95. Raben. Bri/oth. Eur. N. 340, 486, 1312. Liiiipi-. Bnjoth. SU. N. 338. In frutto. Sui fortilizi, presso Mantova. Marzo 1904. 77. Rhyiicliostegiiim rusciforine Neck. Bryol. Eia: t. 51.5. Hypnum rusci forme Weis. Crypf. Gòtt. p. 225. Raben. Bryoth. Eur. N. 385. De Not. Erb. critt. Ital. N. 605. Sterile. Su pareti inondate di un canale di iirigazioue. Aprile 1905. Fani. V. Hypneae. 78. Amblystegiiim serpens. Brijol Eur. t. 564. Boni. p. 79 Raben. Bryoih. Eur. N. 136 a, b. De Not. Erb. critl. Ital. N. 1402. In frutto. Bosco Fontana. Maggio 1905. 79 Aml)lystes:ium leptophyllum Sclip. Boni, p 75. Hypnum leptophyllum Scbp. Bull, de la Soc. Boi. de France. In frutto. Su [)areti di un canale di irrigazione. Luglio 1904. 80. Aml)Iystegiuin varium Lindb. Anibly.stegium ladicale Bryol. Eur. t. 565. Hypnum radicale Boni. p. 73. Raben. Bryolh. Eur. N. 640. Sterile. Luoghi umidi, presso Redondesco. Agosto 1904. 81. Arablystegiiim fìliciuum De Not. Bryol. Eiir. t. 606. Boul. p. 48. Raben. Bryoth. Eur. N. 342. De Not. Erb. critt Ttal. Il" serie. N. 1304. Sterile. Presso Redondesco. Luglio 1904. 82. Amblystegium Kochii Bryol. Eur. t. 568. Hypnum Kochii Boul. p. 77. — 284 — RabeM. Bnjolh. Eiir. N. 894, 895. De Not. J'Jrò. critt. Ital. N. 758. Sterile. Sulle rive dell' Oglio a Marcarla. Febbraio 1905. 83. Aml)lystegium riparium Ih-ìiol. Eur. t. 570. Hypnurn riparium Limi. Sp. l'iant. pag. 1595. Boni. p. 76. Rabeii. Bryoth. Eur. N. 482, 483. In fruito. Su terreno marnoso a Borgoforte sul Po. Agosto 1904. 84. Hypiium Sommerfeltii Myr. Bryol. Eur. t. 582. Boul. p. 66. Raben. Brijoth. Eur. N. 396. In frutto. Bosco Fontana. Giugno 1904. 85. Hypuum stellatum Schreb. FI. Lips. pag. 92. Bryol. Eur. t. 584. Boui. p. 67. Raben. Bri/otJi. Eur. N. 497, 779. Limpr. Bri/oih. Si/. N. 184. Sterile. Sui fortilizi intorno a Mantova. Novembre 1904. 86. Hypnum polygamura. Sclip. Boul. p. 65. Amblystegium polyganium Bri/ol. Eur. t. 572. ■ Sterile. Sulle rive di uno stagno presso Mantova. Febbraio 1905. 87. Hypnum rugosum Elir. Bryol. Eur. t. 610. Boul. p. 44. . Raben. Bryoth. Eur. N. 148. De Not. Erb. critt. Hai. II" serie. N. 352. Sterile. Presso Solferino in luoghi brulli fortemente soleggiati. Al)rile 1905. 88. Hypuum cupressiforme Linn. Sp. l'iant. Bryol. Eur. t. 594, 595. Boul. p. 31. Raben. Bryoth. Eur. N. 197. lu frutto. A Solferino. Aprile 19(15. 89. Hypuum cupres.'iiforme var. elatuui Schp. Musei Gali. N. 545. — 285 — Hiisnot. Muse. Gali. l». 405. t. 117. Ealieii. Bri/oth. Eiir. N. 763 d. Stenle. A Solferino, su terreno incolto. Settembre 1904. 90. Hypiium Haldauiaiuim Grev. Bnjol. Enr. t. 592. • ! Boni. pag. 43. Raben. Bnjoth. Ew: N. 346. i Sterile. Presso Mantova. Luglio 1904. ' 91. Hypmim cuspidatxim Linn. .S>. Plmit. . Br;/ol. Eur. i. 619. ] Boul. p. 17. I Raben. Bryoth. Eur. N. 507. \ In frutto. Su terreno paludoso lungo il Po. Aprile 1905. i 92. Hypiiiim cuspidatum var. laxiirn Hiisnot. Mokss. de Frane. II '■ Sterile. Presso Mantova. Luglio 1904. • ■A 93. Hypmim molhxscum Lindb. \ Hedw. Muse, frond. IV. p. 56. t. 22. j Bryol. Eur. t. 598. | Boul. p. 28. ; Raben. B>yoth. Eur. N. 1244. .\ Sterile. A Solferino, in luoghi brulli. Novembre 1904. J 94. Hypmim purum Linn. Sp. Plani. : Bryol. Eur. t. 621. j Boul. p. 16. -■ Raben. Bvyoth. Eur. 494. ■ . Sterile. Sai fortilizi, presso Mantova. Settembre 1904. - 95. Hypmim Schreberi Wild. Bryol. Eur. t. 620. ^ Boul. pag. 13. Raben. Bryùth. Eur. N. 298. i. Sterile. Al Bosco Fontana. Aprile 1905. \ 96. Hyloeomìiim splendeus. Bì-yol. Ehi: t. 487. ; Hypnum splendcns. Boul. p. 9. . Raben. Bryol. Eur. N. 193. ; Sterile. Presso Solferino. Novembre 1904. ~ 286 — 97. Hjiocomium triquetrum. Biyol. Euv. t. 491. Hypmim triquetiiim Limi. Boni. p. 2. Rabeii. Bnjofh. Ew. N. 192, 392. De Not. Erb. criit. hai. Il" serie. N. 1105. Sterile. Bosco Fontana. Luglio 1904. 98. Hylocomium brevirostre. Bryol. Eur. t. 493. Hypiuim brevirostre Elir. Boni. p. 7. Eabeii. Brijoth. Ew. N. 391. Limpr. Bri/ot/ì. SU. N. 149. Sterile. Bosco Foì.tana, al piede di vecchi alberi. Novembre 1904. HEPATICHAE. Fam. IL Marchantiaceae. Tribus I. LUNULARIEAE. 99. Liinulari.a vulgaris Mieli. Si/ii. Hep. p. 510. Hiisiiot. Heputic. Gali N. 120. Sterile. Al Bosco Fontana. Aprile 1905. 100. Marchautia polymorplia Linn Boulay. p. 848. Hiisnot. Hepatic. Gali. N. 48 In frutto. Bosco Fontana. Luglio 1904 — 287 — Nella determinazione delle specie mi sono servito dei seguenti trattati di briologia: W. Ph. ScHiirPER. Si/nopsts Muscorum europaeorum. Praemissa Introductioiio de elementis bryologicis tractante. — Stuttgart, 1876. — Bryolooia europaea seu Genera Muscorum europcieoruin. — Stuttgartiae, 1836-51. Gr. Dk Notaris. Epilogo della Briologia Italiana. — Genova, 186;*. K. LiMBRiCHT. Die Laubmoos Deutschhinds, Oesterreich und der Sclureiz. — Leip- zig, 1890. M. l'Abbé Boulat. Muscinées de la France. Première partie: Mousses. - Paris. F. Savy, 1884. T. HrsNOT. Museologia Gallica- Deseriptions et figures des Mousses do la France et des contrées voisines. — Paris, 1884-90. — Hepaticologia Gallica. Essìcati. D.'' L. Rabenhorst. Bnjotheca Europaea. K. LiMERicHT. Bryotlieca Silesiaca. ISTITUTO BOTANICO DELLA It. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CliITTOGAJ[ICO ITALIANO DIRKTl I da GIOVANNI BKIOSI. M[COLO(I[A DELLA PROVINCIA DI MANTOVA PRIMO CONTRIBUTO Dott. GIOVANNI BIANtlII. Enrico Paglia, sagace illustratore di cose naturali della Provincia di Mantova, chiude la sua maggiore Opera " Saggi di studi nntaraU sul territorio Mantovano „ augurandosi che in un tempo avvenire, alti'i s'occupi delle forme inferiori della fiora e della fauna mantovana, cui egli aveva solamente accennato. La natura de' miei studi e l'affetto che io, mantovano, porto alla mia terra, hanno fatto si ch'io abbia tentato, non di continuare l'opera di Enrico Paglia, che non lo permetterebbero le mie modeste forze, ma di cooperare a che il suo augurio, in parte almeno, si compia. Per invito del Chiar.™» Prof. Giovanni Briosi, direttore del R. Isti- tuto Botanico di Pavia, ho, nello scorso anno, compiuto un breve studio sulla Briologia mantovana. E giacché la munificenza delllstituto Fran- clietti di Mantova, ha permesso che io continuassi in Pavia questi miei diletti studi, per consiglio ancora del Chiar.'"" Prof. Briosi, ho ripreso le mie ricerche sulla fiora crittogamica, occupandomi, in particolare, della flora micetica della Provincia di Mantova, per massima parte ancora sconosciuta. Nel mentre rivolgo un pensiero riconoscente alla memoria del grande benefattore Mantovano, Giuseppe Franchetti, mi è pur gradito porgere vivi ringraziamenti al mio Ciiiaro Maestro che benignamente mi riaccolse in questo Istituto, e mi fu largo di aiuti, ed a quanti de' miei altri Superiori ed amici, mi hanno consigliato ed aiutato nei primi passi, non facili, della scienza micologica. Alti rleirhl. Boi. (ìeìV Vuii-eysilà (1/ ruiin — Serie II - Voi. IX. 24 — 290 — Le mie ricerclie si souo limitate in quest'anno a quella parte del territorio mantovano che si estende alla sinistra del Po; ho però do- vuto escludere, per ristrettezza di tempo, le colline moreniche di Volta, Cavriana, Solferino, ecc. L'uniformità della pianura in questa porzione del Mantovano, è interrotta soltanto dai paesaggi iluviali del Chiese, dell' Oglio, e del Mincio, il quale, incidendo l'anfiteatro morenico del Beuaco, penetra nel Mantovano e forma intorno a Mantova la funesta palude, che nel 1198 fu artificialmente, da Alberto Pitentino, inalzata al grado di lago. ' Alla monotonia topografica, corrisponde una certa uniformità di vegetazione, variata soltanto da una caratteristica flora paludoso-lacustre nei dintorni di Mantova e dall'interessante flora del Bosco della Fon- tana, - non ancora disturbata dall'opera umana che altrove, colla coltivazione intensiva, ha mutato l'aspetto naturale e la facies della flora di questi luoghi, così come in quasi tutto il piano Padano. Il Salir, alla L., con la maggior parte delle sue varietà, il Pq- jviluK nigra L., il l'opulus alba L., Y Alnus glutinosa Gaert , il Plataniis orientalis L. ed il Flafamis occidentalis L., ì'Ulmus campestris L., diverse specie del gen. Qu.crcns L., formano le piantagioni che quasi costante- mente circondano le campagne, coltivate pi'iuciiìalinente a frumento, grano turco, vite e gelso. Soltanto ad oriente di questa parte di ter- ritorio mantovano, troviamo frequente la risaia. Ed ho creduto appunto cosa più utile occuparmi, in questa mia prima contribuzione, maggiormente dei micromiceti parassiti di queste piante coltivate, tanto più che dei niacromiceti della provincia di Man- tova altri s'è, prima di me, e con più degni studi, occupato. Giuseppe Bendiscioli ' infatti, nel 1827 pubblicava una CoUezioiie di Fìtnglii commestibili, velenosi e malsani della provincia di Mantova. In quest'opera, rimasta sfortunatamente incomi)leta, l'A. dopo alcuni cenni generali sui macromiceti, ne elenca ventiquattro specie (con alcune va- rietà ridotte a specie nella nomenclatura moderna) ad ognuna delle quali fa seguire un'ampia descrizione ed un'accurata tavola dimostra- tiva a colori. ' Col sostegno del Ponte dei Moliiii e la Chiusa di Governolo. " Bosco .situato a poca distanza da Mantova , 'presso Morniirolo, ad un chilometro circa dalla via provinciale Mantova-Brescia. Ha il circuito di sei ■chilometri. ■' Nato a lireseiii il 4 ma;j;j;io 1787, morto a Mantova il 5 j;iuj;no 1804. Fu inse^naiit'' di Fisica, Chimica e Storia Naturale nel Liceo di Mantova. — 291 — Enrico Paglia ' nell'opera già nominata, dà nn'importante elenco di settantadue specie di Funghi, per la maggior parte macromiceti. Paolo Barbieri -, infine, pubblicava nel 1827 sul Giornale di Fisica, Chimica e Scienze Naturali di Pavia (Bini. Ili) un Cenno sui Fanghi mangiativi fatti nascere a piacere. Ih esso l'A. dà alcune nozioni pratiche sulla coltivazione dei Funghi in generale ed, in particolare, di una specie, la Volmrìa voUacea Fries, da lui raccolta al Bosco della Fontana. Lavoro questo, se non di grande importanza scientifica, di un certo valore per la storia della coltivazione dei Funghi in Italia. Ma nella storia della micologia, come di tutta la Botanica del Mantovano, primeggia certamente quell'infaticabile studioso e raccogli- tore di piante, che fu il Conte Antonio Magnaguti Rondinini ^. Nel l'icco erbario che Egli lasciò, esemplare frutto di rara attività, esiste la più importante raccolta di Funghi del territorio Mantovano. La sua poca notorietà e l'invito fattomi dal Chiar.'"° Prof. Briosi, mi hanno indotto ad intraprendere su di essa un breve studio, che farà seguito a questa mia prima contribuzione. M'è caro pur qui ricordare l'opera del Farmacista G. B. Foggia di Mantova, geniale cultore di discipline botaniche, eccellente sistema- tico, che mi fu compagno e preziosa guida in alcune escursioni brio- lugiche e micologiche. Nel suo piccolo erbario, di piante esclusivamente mantovane, sono raccolti anche dei Funghi, alcuno dei quali non an- cora segnalato nella provincia di Mantova *. Frutto delle ricerche micologiche di questi studiosi che mi hanno pieceduto, è l'elenco di circa 67 specie di Funghi della provincia di Mantova, che io cito in questo mio lavoro, lasciando le specie già date dal Magnaguti. Da me furono raccolte e determinate circa 120 specie di funghi, delle quali tre varietà nuove: la Didi/mospkaeria conoidea Niessl. forma conigeiia, il Phoma Capsici Magn. forma caulicola, ed il Zigosporimi Oscheoides Mont. forma Evoiiymi. — È questo, per ora, il mio modesto contributo alla conoscenza micologica della mia provincia. ' Nato il 13 giuj^no 1834 a Mantova; morto in quosta stessa città il 6 gennaio 1889; fu Direttore delle Scuole Elementari di Mantova. ' Nato nel 1789 a Castel d'Ario (Mantova), morto a Mantova nel 1875; custode dell'I. R. Orto Botanico di Mantova, professore supplente di Botanica ed Agraria nel Liceo della stessa città. ' Nato a Mantova il 18 marzo 1830, morto a Posilippo il 2 dicembre 1901. ■• Ho creduto di magi,nore praticità, per coloro che consulteranno questo mio lavoro, inserire le specie dei Funghi dato dal Bendiscioli, Paglia, ecc., nel- l'elenco generale, nel quale le specie da me detcrminate, sono contrassegnato col punto esclamativo. 292 — Il materiale che fu oggetto del presente studio, trovasi depositato presso questo E. Istituto Botanico a disposizione di clii volesse con- sultarlo per qualsiasi ragione di studio. Dal R. Istituto Botanico-, Pavia, luglio 1907 Dott. Giovanni Bianchi. BIBLIOGRAFIA. Cykus Pollini. Flora Veroncnsis. Verona, 1824. G. Bendiscioli. Collezione di Finn/Jii roiìiìiìcslihih', velenosi, mnlaani della pro- vincia di Mantova. Mantova, 1827. E. Paglia. Saggi di stadi nàtarali sul territorio Mantovano- Mantova, 1S79. Briosi e Cavara. / Fiinnhi parassiti delle piante coltivate od utili. Pavia, 1888. 293 — ELENCO DELLE SPECIE cohois BASIDIOMYCETAE. Fani. LYCOPERDACEAE. Sectio. Amerosporae. 1. Licopei'dou excipuliforme Scopoli Cani. p. 488. — Sacc. Syll. VII, 1). 108. Nei prati (Mantova) E. Paglia, Saggi di st. nai. n. 1520. Fara. PHALLACEAE. Sect. Amerosporae. 2. Ithypliallus impudicus (L.) Fries Syst. Mye. II, 1823, p. 283. — Sacc. SgU. VII, p. 8. (Phallus imptidicus Limi.). Nei siti umidi (Mantova). E. Paglia, Saggi di si. iiaf. n. 1519. Bendiscioli, Collez. di Fung. t. XV. Fara. AGARICACEAE. Sect. Leucosporae. 3. Amanita caesarea Scop. Cam. II, p. 419. — Sacc. Sgll. V, p. 8. {Agaricus caesarius Schaeif. t. 258). Nei colli (Mantova). E. Paglia, Saggi, di st. nat. n. 1515. — Bendiscioli, Coli, di Fiing. t. I. 4. Amanita ovoidea Fr. Hijm. p. 18. — Sacc. Sgll. V, p. 8. (Agaricus ovoidens Bull.). Nei boschi (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1516. — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. III. 5. Amanita phalloides Fr. Syst. Myc. I, p. 13. — Sacc. Sgll. V, p. 9. {Agaricus bulbosus Bull.). Nei boschi (Mantova) E. Paglia, Saggi di st. nat. n.*1510. — Bendiscioli Coli, di Fung. t. X. 6. Amanita virldis Pers. Sgn. Meth. p. 251. — Sacc. Syll. V, p. 10. {Agaricus bulbosus var. Z — pileo pallide-viridi). — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. X. — 294 — 7. Amanita 3Iai)pa Fr. Epicr. p. G. — Sacc. .%//. V, p. io. {Agaricìts btdbosiis var. J — pileo albo) Bendiscioli, Coli, di Fung. t. X. 8. Amanita muscaria Fr. Susi. Myc. I, \\ 16. — Sacc. Si/U. V, p. 13. {^Acjaricns muscarhis Scliaeff.). Nei boschi (Mantova). E. Paglia, ^aggi di st. vai. n. 1.517. — Presso Gabbiaiia (Mantova) e al Bosco Fontana. — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. IL 9. Amanita strobiliformis Vittad. Fung. Manger. t. 9. — Sacc. Sijll. V, p. 1.5. (^Agaricus soliiarius Bull.). Nei campi (Mantova). E. Paglia, Saggi di si. nai. n. 1518. — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. V. 10. Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz. Karst. Hattsw. I, p. 6. — Sacc. Sgll. V. p. 21. (AgaricHS vaginatiis BaW.). Nei bo.sclii (Mantova). E. Paglia, Saggi di si. nai. n. 1514. — Bosco Fontana, Castelgoifredo, Casti- glione delle Stiviere (Mantova). — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. xir. 11. Amanitopsis vaginata var. tota alba Sacc. S>/ll. V. p. 21. {Agaricus vaginatus var. X pileo albido. - Agaricusfii»g>ies Batscll.). Bendiscioli, Coli, di Fung. t. XII. 12. Lepiota procera ScliaefF. t. 22, 23. — Sacc. Si/ll. V, p. 27. {Agaricus procerus Scop.). Nei luoghi sabbiosi (Mantova). E. Paglia, Saggi di si. nai. n. 1511. — Lungo il Mincio. C. Pollini Flora Veron. Ili, p. 692. 13. Armillaria mellea Vahl. FI. Dan.t. 1013. — Sacc. Sgll. V, p. 80. (Agaricu.'^ polijmìjces Pers.) E. Paglia, Saggi di si. nai. n. 1512. Sugli alberi (Mantova). 14. Clitocybe geotropa Bull. Champ. t. 573, f . 2 — Sacc. Sili. V, p. 171. (Agaricus geotropns Fr. //'/»!. Enr. p. 96). Nei luoghi umidi. E. Paglia, Saggi di si. nai. n. 1506. 15. Clitocybe laccata Scop. p. 444 {Agar.). — Sacc. S,/li. V, p. 197. (Agaricus ainei/n/sieus Pers.). Sui tronchi degli alberi (Mantova) E. Paglia, Saggi di si. nai. n. 1504 — Bosco Fontana. Ben- discioli, Coli, di Fung. t. XIX. 16. Collybia velntipes Curt.Lo»-afus Fr.). Nei colli (Mantova). E. Paglia, Saggi di sf. nat. n. 1493. — (Agaricus acris Bull.). Bendiscioli, Coli di Fnng. t. XI. 20. Lactarius subdulcis ( Bull.) Fr. Epicr. p. 345. — Sacc. Syll. V, p. 450. {Agaricus suhdùlcis Bull.). Nei boschi' (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1495. — Presso Ostiglia (Mantova). Ciro Pollini, Flora Veronensis p. 639. 21. Cantliarellus cibarius Fr. S-ist. Mgc. I, p. 318. — Sacc. Syll. V, . p. 482. {MeruHus Cantharellns Pers.). Nei colli (Mantova). E. Paglia, Saggidist. nat. n. 1488. — (Agaricus cantharellu^ Bull.). Cham- pagne (li Marmirolo, (joito. Volta (Mantova). Bendiscioli, Coli, di Fung. t. XX. 22. Mara.smius oreades Fr. Epicr. 375. — Sacc. Syll. V, p. 510. (Agaricus oreades Bolton). Nei prati (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1502. Sect. Ochrosporae. 23. Pholiota mutabilis Sihaeff. t. 9. — Sacc. Syll. V, p. 758. (Agaricus mutabilis Fr.). Sugli alberi (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1513. — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. VII. 24. Cortinarius infractus (Pers.) Sacc. Syll. V, p. 896. (Agaricus infractus Pers.). Bendiscioli, Coli, di Fung. t. XIV. 25. Cortiuarius cinuamomeus (Linn.) Fr. Epicr. p. 288 — Sacc. Syll. V. p. 941. (Agaricus cinnamonieus Linn.). Nei boschi (Mantova). E. Paglia, Saggi st. iiaf. n. 1509. — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. VI. 26. Cortinarius jiibariuus Fr. Epicr. p. 309. — Sacc. Syll. V, p. 975. (Agaricus araneosus Bull.). Nei boschi (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1508. — Bendiscioli, Coli, di Fung. t. XIV. -- L"j(; — Sect. Rhodosporae. 27. Volvaria volvacea Bull. (Aiill.)- Bendiscioli, C'olì, di Fiiiiij. t. IV. 28. Volvaria parvula Weinni. Iwss. \). 238. — Sacc. S;;!/. V, p. 003. (.'J,'/«r/c».s l'oìvaceits viinor Bull.). Bendiscioli, Col/, di Fumj. t. V. 29. Eiitoloma lividum Bull. t. 382 (Ar,ai:). — Sacc. SifU. V, p. OSO. (A. 71 (1867).— Sacc. Si/!/. I, p. 206. — F. if. t. 457. — Traverso FI. Jfaì. Cnjpt. V. II, p. 71. Su rami secchi di Quercus L. Presso Asola, 24 ottobre 1906! Fam. DOTHIDEACEAE. Sect. Hyalosporae. 86. Phjilaehora (irainiuis (Pers.) Fiick. Sipnl. mijc. p. 216. — Sace. Syll. II, p. 602. Sulle foglie (li uu Ar/rosf/s Kuntli. Presso Asola, ottobre 1906! Fam. HYPOCREACEAE. Sect. Hyalophragmiae. 87. Gibberella moi-icola (De Not.) Sacc. Si/ìl. II, p. 553. — Per- lese Fungi morie, fase. VII, n. 26-27, t. 40, f. 6-11. — P.riosi e Cav. Fune/. 23<^"'(tss. n. 72. Su rami di ìlorus alba L. Presso Redondesco, 3 novembre 1906 Fam. LOPHIOSTOMACEAE. Sect. Phaeophragmiae. 88. Lophioti'cma duplex (Karst.). Sacc. Midi. I, p. 338; S;/IL II, p. 679; Finifj. it. t. 256. Su rami di Sali.v alba L. Presso Mautova (fortificazioni di San Giorgio). 6 novembre 1906! Fam. TUBERACEAE. Sect. Phaeosporae. 89. Tuber Maguatum Pico Mdeth. p. 79. — Sacc. S;ill. VIII, p. 885. (Tuhei- r/riscum Pers.). Nei boschi (Jlantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1530. 90. Tuber melauosporum Viltad. Monogr. p. 36, t. II, p. 3. — Sacc. Si/ll. vili, p. 894. {Tuber ciburium Corda). Nei colli (iMantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1529. — 305 — Mentre è multo frequente la presenza della II specie, il T. me- lanosporum, nei colli morenici di Cavriana, Solferino, ecc., la I specie, invece, il T. Magnaiiim, più ricercata, è assai rara. Fam. HELVELLACEAE. Sect. Hyalosporae. 91. Morchella liybi'ida Pers. -S'//)(. p. 620. — Sacc. s,jU. Vili, p. 13. {Morchella liete Pers.). Nei luoghi coltivati (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1474. 92. Helvella crispa (Scop.) Fr. S;ist. II, p. 14. — Sacc. %//. Vili, p. 18. {HelieUa Mitra Bull). Nei luoglii aridi (Jlautova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 147.5. — Bendiscioli, Col/. dlFung. t. XVII. Per quanto riguarda Vhabitat di questa specie, designata dal Paglia, debbo notare die diversi esemplari di questo fungo mangereccio furono da me i-accolti, nell'autunno dello scorso anno, non in luoghi aridi, ma bensì nel fertile terreno di un'ortaglia a Redondesco. Anche il Bendiscioli ha liscontrato nel Mantovano la H. crispa in terreni pingui ed ombrosi. Fam. PEZIZACEAE. Sect. Hyalosporae. 93. Acetabula viilgaris Fuck. SgmL Myc. p. 330. — Sacc. Sull. VIII, p. 59. (Peziza Acetahulnm Liun.). Nei luoghi umidi di collina (Mantova). E. Paglia Saggi di .■st. nat. 1469. — Presso Castiglione delle Stiviere, C. Pollini, Flora Veronensis III, p. 562. 94. Sarcoseypha cocciuea .Tacq. Ausfr. t. 169. — Sacc. Sgll. Vili, p. 154. {Peziza cocciuea Fr.). Sui rami fracidi (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1470. 95. Sclerotiilia Libertiana Fuck. Si/mb. tn>/c. p. 831. — Sacc. Si/H. Vili, p. 196. Sui lupini (radici e parte inferiore del caule). Da Mantova, dott. L. Grassi. — Briosi e Cav. I Fung. parass. n. 217. Aia (Ml'ht. lìut. ridi' Università di Pavia — Serie II -- Voi. IX. 25 b - 306 — Fani. PHACIDIACEAE. Seet. Scolecosporae. 96. Rliytisma acei'imim Tiil. Seìect. Fiing. Carp. Ili, 1). IIG. — Sacc. >Sì/U. Vili. p. 753. — Brio.si e Cav. 7 Fung. parass. n. 9. Nello stato sperniogoiiico. — Sulle foglie di Acei- campestre L. Redonde.sco, 4 novembre 1906; ed al Bosco della Fontana, autunno 1906! Fani. CALICIACEAE. Sect. Didymosporae. 97. Calicium piisilliim FlOrk. KOrl). Si/st. p. 308. — Sacc. Syll. Vili p. 835. — (Caliciinn parietinuin. Nyl.). Sacc. Fung. Bai. n. 1294, Su vecchio legno di Quercia. Redondesco, 16 novembre 1906! cohors PHYCOMYCl^rrAK. Fam. MUCORACEAE. Sect. Amerosporae. 98. MucOP Miicedo Limi. Spec. Plani. II, 1655. — Sacc. SijH. VII, p. 191. Sulle sostanze in putrefazione (i[autova). E. Paglia, Saggi di sf. nat. n. 1523. 99. Mucor griseiLS Bon. AhUandì. uns dem Gebicle d. Mi/kol. II, p. 109. — Sacc. Syll. VII, p. 194. {ByssHs [flava] fl.avescens U. C). Sui curpi umidi (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1461. Fani . (; Y S T 0 P 0 1) A 0 E A E . Sect. Amerosporae. 100. Cystopus oaiididiis (Pers.). Lèv. Ann. Scioic Nat. Ser. 3, 1847, t. Vili, p. 371. — Sacc. Syll. VII, p. 234. {Uredo candida Persoli). Sulla (?.ap»ella Bnrsa-l'a.'jll. X, p. 117. Bosco della Fontana, 8 novembre 1906! 111. Phoma Capsici Magnaglii forma caulieola h. fot: — Poitheciis gregariis, globoso-depressis, 100 * tìO ;' ; spariti is ciUndraceis; basidus 10 [j-. circiter longis. Hab. In caulibus Capsici uìimii L. Prope Redondesco (Mantova), Autumn. 1906. Questa forma, da me riscontrala sui cauli appassiti di una va- rietà coltivata di Capsiainni nnniim L., notevolineiite ditferisce dalla forma frutticola del Magnaglii. per la minore dimensione dei periteci gregari anziché sparsi, per la forma delle spore cilindriche anziché allantoidee, e per la minore lunghezza dei basidi; tali differenze, che io credo siano dovute alla diversa natura della matrice, non costituiscono, a parer mio, caratteri suffìcenti per farne una nuova siiecie. 112. Phoma cryptica (Nits.j Sacc. jl//f//. I, p. 521. — Sacc. -Sy//. III, p. 69. Su caule di Lonirera L. Gazzo di Bigarello (Mantova), giardino Tacconi, 23 dicembre 1906! 113. Phoma sambiicella Sacc. Sgll. III, p. 71. Su ramo morto di Sambucus nigra L. Mantova, 27 marzo 1907 ! 114. Phoma Vepris .Sacc Sgìl. III. p. 76. Su caule secco di Tìubus L. Presso Gazzoldo degli Ippoliti, 5 novembre 1906! 11.5. Phoma viticola Sacc. Mich. II, p. 92; Sgll III, p. 79. Su tralcio secco di Vitis viìtifcra L. Presso Mantova, 1907! 116. Phoma stictica B. et Br. Ann. N. H. n. 400. — Sacc. Sgll. Ili, p. 89. Su ramoscelli morti di Buxus semperoireiis L. Mantova, 27 marzo 1907! 117. Phoma Chamaeropsis Cooke in GreviUea XIII, p. 95. — Sacc. Sgll. X, p. 182. Su foglie di Chaiììacrops L. Eedondesco, 5 novembre 1906! — 309 - 118. Phoma saliciiia West. Cnjpt. Class. Appena. — Sacc. et Roum. Eel. Lio. V, u. 63. — Sacc. Sijll. IH, p. 97. Su rametti secchi di Salix alba L. associata alla Lophiotrema duplex Sacc, Mantova, 6 novembre 1906 ! ] 19. Phoma aluea (Nits.) Sacc. Mkh. II, p. 97. — Syll. Ili, p. 98. Su rami di Alnus ghitinosa Gaert. Presso Gazzoldo degli Ippoliti (Mantova), novembre 1906. 120. Phoma sordida Sacc. Syll. UT. p. 99. Su ramo morto di Carpinus Tourn. Redondesco, 30 marzo 1907! 121. Phoma Mahoiiiana Sacc. Mich. Il, p. 90; Syll. Ili, p. 117. Sulle foglie vive di Mahonia Aquifolitim Nutt. Presso Gazzo di Bigarello (Mantova), giardino Tacconi, 23 dicembre 1906! 122. Phoma lirellata Sacc. Syll. Ili, p. 118. — Phoma hreUiformis Sacc. .¥/(•/;. II, p. 93, 337. Su ramoscelli di Ruta graveo'ens L. Redondesco, 30 aprile 1907! 123. Phoma Malvaceai-um West. Exs. n. 1232. — Sacc. St/11. HI, p. 122. Su caule morto di Altaea rosea Cav. Redondesco, 2 novem. 1906! 124. Phoma lougissima (Pers.) West. Not. Ili, p. 13 (18.54). — Sacc. iSyU. Ili, p. 125- — Sphaeria longissima Pers. Syn. p. 31. Sul caule di una Ombrellifera Juss. Sulla riva di un fossato, presso Castellucchio, 11 novembre 1906! 125 Phoma Cucurbitacearum (Fr.) Sacc. Syll. Ili, p. 148. — Sphaeria Cuciirbitacearuin Fr. Syst. Myc. II, p. 602. Su caule morto di Cucurbita Pepo L. associata alla Didymella effusa Sacc. Redondesco, 26 dicembre 1906! 126. Phoma occiilfa Sacc. Syll. Ili, p. 150. — Cfr. Funck. Symb. App. Ili, p. 23. Sulle squame di strobili di Aòies Juss. Presso Bigarello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! 127. Phoma Liliacearum West. 5. Not. p. 20. — Sacc. Syll. III, p. 158. Su peduncolo morto di Hemerocallish. Redondesco, 27 ottobre 1906! 128. Phoma Asparagi Sacc. MicJi. I, p. 257; Syll. Ili, p. 162. Su caule, in via di putrefazione, di Asparagus offlcinalis L. Re- dondesco, 26 dicembre 1906! In questo mio esemplare sono visibili i basidii, i quali misurano circa 10 a. Sul caule, questa forma determina una macchia scura più 0 meno allungata. — 310 — 129. Macrophoma coryliua (Thiim.) Beri, et Vogl. Add. Si/U. n. 591. — Sacc. Si/U. X, p. 190; III, p. 99. Su ramoscelli morti di Conjìus Avellana L. Redondesco, 26 di- cembre 1906! 130. Macrophoma rimiseda (Sacc.) Beri, et Vogl. Add. Syll. n. 462. — Sacc. Stili. X, p. 200; III, p. 78. Su tralci morti di Vitis vinifera L. Redondesco, 26 dicembre 1906 ! 131. Vermicnlaria Liliacearum West. Fi. Bat. Fung. II, pag-. 113. ^ Sacc. Syll. Ili, p. 233. Su foglia di Hemerocallis L. Redondesco, 27 ottobre 1906! 132. Cytospora diatrypa Sacc. S?///. Ili, p. 2.58. Su ramoscelli secchi di Aliìus f/lufinosa Gaert. S. Martino d'Ar- gine, aprile 1907 ! 133. Cytospora chrysosperma (Per.s.) Fr. Si/sf. myc. II, p. .542. — Sacc. Si/ll. Ili, p. 260. — ^aemastpova chri/sosperma Pers. Sipi. p. 108-109. Su rami secchi di Populus nigra L. Redondesco, 26 dicembre 1906! 134. Cytospora amhieiis Sacc. MicJt. I, p. 519; Sìjll. Ili, p. 268. Su corteccia di rami morti di Populus nigra L. Presso Mantova . '■ ■ (S. Giorgio), 2 novembre 1906! Sect. Phaeosporae. 135. Spliaeropsis fabaeformis (P. et T.) Sacc. Syll. Ili, p. 296. — Diplodia l'ahncfovmis Pass, et Thiim. Filze d/'s Wci)/. 1878, p. 141! Su tralci morti di Viti.'< vinifera L. Redondesco, 26 dicembre 1906. 136. Sphaeropsis Wilsoui Clinton in Peck Bep. oh the Si. Mus. New- Yorlc. — Sacc. Syll. Ili, p. 297.. Su caule, ancor vivo, di Lonicera L. Presso Bigarello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! 137. Sphaeropsis Riisei Thiim. Contr. Myc. Las. n. 549. — Sacc. Syll. IH, p. 304. Sui cladodi di Buscns aculeatus L. Bo.sco della Fontana, 8 no- vembre 1906 ! 138. Sphaeropsis salicicola Passer. Diayn. F. N. JV, n. 103. — Sacc. Syll. X, p. 256. : Su rami secchi di Salix alha L. Gazzoldo degli Ippoliti, 5 no- vembre 1906! — 311 — 139. Coniotliyriiim Fuckelii Sacc. Fungi Veu. Ser. V, p. 200. — Stjll. Ili, 1). 306. — 3Iich. I, p. 207. Sui rami appassiti di Berben's vulgaris L. Presso Gazzo di Bi- ^arello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! 140. Coniothyrium Ilederae (Desm.) Sacc. Mich. I, p. 204. — ^yll. Ili, p. 307. — Phoma Uederae Desm., Cooke Handb. p. 418. Su foglie e su caule secco di Hedera Ilelix L. Presso Marcarla, 3 aprile 1907! 141. Coniothyrium Platani Sacc. Mich. I, p. 206. — Syll. Ili, p. 313. Sui rami moiti di Platanus occidentalis L. Mantova (viali pubblici del T), 9 aprile 1907! 142. Coniothyrium glomeratum Sacc. Mich. I, p. 290. — Si/U. III, p. 314. Su squame marcescenti di strobili di Pinus L, Presso Gazzo di Bigarello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906 ! 143. Coniothyrium coneentricum (Desm.) Sacc. Mich. I, p. 204. — Sì/Il. Ili, p. 317. — Briosi e Cav. I Funrj. parass. n. 220. Sulle foglie di Yucca L. Presso Mantova (giardino pubblico Bel- fiore), 10 novembre 1906; ed in molte altre località. 144. Coniothyrium Palmarum Cooke et Mass. Grev. XVI, p. 7. — Sacc. Sì/Il. X, p. 266. Sulle foglie di Chamaerops L. Redoudesco 5 novembre 1906! As- sociato al Phoma Chamaeropsis Cooke. Le spore del presente esemplare, per la loro forma e dimensioni, sono di poco diverse da quelle designate dal Cliiar. prof. Saccardo (vedi ìoc. cit.); tondeggianti, cioè, anziché ovali, e del diametro di appena 6 y.. Sect. Phaeodidymae. 14.5. Diplodia ramulicola Désm. Ann. Se. ned. 1850, p. 113. — Sacc. %«. Ili, p. 333. Sulla corteccia di un fusto di Eoonymus Japonica L. Mantova, aprile 1907 ! 146. Diplodia profusa De Not. Mici: lied. Dee. IV, n. 8. — Sacc. Si/U. Ili, p. 336. Su rami secchi di Bobinici Pseudo-Acacia L. Marcarla, 28 no- vembre 1906 ! 147. Dil)lodia Kosarum Fr. Sumnid Veg. p. 417. — Sacc. Sgll. HI, p. 338. Sui rami morti di Posa canina L. Redondesco, 26 novembre 1906! — 312 — 1-iS. Diplodia rubicola Sacc. Midi. I, p. 256. — Sij1l. HI, p. 339. Su caule secco eli liuhiis L, Kedondesco, 26 uovembie 1906! 149. Diplodia lliibi Fr. Simim. Vrg. Scand. p. 417. — Sacc. Siili. Ili, p. 339. Su caule mòrto di lliihits L. Pres.so Gazzoldo degli Iiipoliti, .5 novembre 190G! 1.5U. Diplodia ^asinini We.st. Nut. V, p. 17. — Sacc. SijU. HI, p. 346. Su corteccia di Jasìiiinum officinale L. Presso Gazzo di Bigarello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! 151. Diplodia melaeua Lev. Ann. Se. nat. 1846, p. 292. — Sacc. Si,ll. III, p. 349. Su rami secchi di Ul.mns campestri^ L. Kedondesco, 25 die. 1906 ! 152. Diplodia Mori W.st. BuìL Soc. Boi. Belg. IL p. 11. — Sacc. Sijll. Ili, p. 351. — Beri. Fuwi. mor. Fase. VI, n. 22-23, t. 52. — Spharriit Mori Cliaill. in Fr. S. Mijc. II, p. 494. Su rami di Monis alba L. San Martino dall'Argine, ottobre 1906! L'esemplai'e da me osservato, più che alla forma tipica, corri- sponde alla forma " peritlieciix sub-aggrvijatis „ della Diplodia Mori West, descritta dal Cliiar. pi'of. Saccardo (vedi loc. cit. nota). Se nei rami più giovani, infatti, i periteci sono isolati, nei più adulti, invece, i periteci sono aggregati ordinariamente due a due for- mando, io stimo, forma di passaggio al gen. Botri/odiplodia Sacc. 153. Diplodia Alni Fuck. .Si/inb. mijc p. 395. — Sacc. Syll. IH, p. 355. Su ramo secco di Alniis (jlutiiiosa Gaertn. Presso Castelluccliio, 6 ai)i-ile 1907! 154. Diplodia thiijaua Peck et C. Bep. ou the St. Miis. N. Y. — Sacc. Spll. III. p. 356. Si; rametto morto di TIiKJn L. Redondesco, 2 aprile 1907! 155. Diplodia conisena Desm. XIII, AV. p. 96 — Sacc. Sì/Il. III, p. 359. Sulle squame di stro1)ili di Abic.^ Juss. Presso Gazzo di Biga- rello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! 156. Diplodia IJuxi Fries. Siiinìiiu Vcrj. Se. p. 417. — Sacc. Si/ll. Ili, p. 360. Su foglie morte di Jìn.nis sviiipervircns L. Mantova, 27 niai'zo 1907! 157. Diplodia Evoiiymi West. Exs. n. 930. — Sacc. Sijll. IH. p. 360'. Su foglie e ramoscelli di Evoin/niìis juponica L. Presso Jlantova (giardino pubblico Belfiore), 10 novembre 1906! — 313 — 158. Diplodia tecta B. et Br. Ann. N. H. ii. -411. ~ Sacc. Sijll. Ili, \). 363. Su foglia morta di Pruniis Lauro- Cerasns L. Mantova (giardino pubblico Belfiore), 10 novembre 1906! 159. Diplodia Iscliaemi Pass. Ero. crìtt. ital. II, n. 594. — Sacc. S'jll. Ili, p. 374. Sul caule secco di una graminacea. Presso Asola, ottobre 1906! Sect. Phaeophragmiae. 160. Heiidersoilia sarmeutorum West. Bull, de Brux. XVIII, n. 60, f. 2. — Sacc. Sijìl. Ili, p. 420. Su tralci di VHis vinifera L. Redondesco, 26 dicembre J906! Sect. Scolecosporae. 161. Septoria Intyl)i Passer. F. Farm. Sept. n. 81. — Sacc. Syll. Ili, p. 551. Su foglie vive di Gichorium Intijbus L. Redondesco 26 dicera. 1906! 162. Rhabdoispora notila Sacc. Midi. II, p. 103 {Septoria). — Syll. Ili, p. 583. Su rami di Conjlus Avellana L. Redondesco, 26 dicembre 1906! Il presente esemplare corrisponde più alla forma tipica che alla varietà Cori/li della R. notha Sacc. Le spore, infatti, sono assai arcuate e la loro lungliezza si aggira intorno ai 25 y.. 163. Rhabdospora temiis Passer. Diagn. F. N. IV, p. 125. — Sacc. Syll. X, p. 389. Su ramo di Ficus Carica L. Gazzoldo degli Ippoliti, Autunno 1906! 164. Micropera Drupacearum Lèv. Ann. Se. nnf. Ili, 5, p. 283. — Syll. Ili, p. 605. — M. Cerasi Sacc. Myc. Yen. p. 160, t. XVII, f. 13-15. Su ramo morto di Prunus Cerasus L. Bosco Fontana, 8 no- vembre 1906! Fam. LEPTOSTROMACEAE. Sect. Hyalosporae. 165. Labi'ella Coryli (Desm. et Rob.) Sacc. Syll. Ili, p. 648 — Briosi e Cav. 1 Fung. pccrass. n. 23. — Cheilaria Coryli Desm. et Rob. Ann. Se. nat. 1853, p. 226. Su foglie di Coryliis Avellana L. Mantova (giardino Belfiore), 7 novembre 1 906 ! — 3U — Fam. MELANCONIACP^AE. Sect. Hyalosporae. 166. Collctotriclnim LiiKlemutliianum (Sacc. et Magnus) Briosi e Cav. I Fung. parass. n. 50. — Gleosporimn Lindeinuthiaìium (Sacc. et Magmis) Sacc. Sijll. Ili, p. 717. — Fung. lial. n. 1032. Sui frutti ancor verdi dei fagiuoli. Presso Redondesco, 14 no- vembre 1906 ! Sect. Phaeophragmiae. 167. Stilbospora angustata Pers. Syn. Fung. p. 96 — Sacc. Syll. Ili, p. 772. — Fungi iteti, n. 1103. — N. macrosperma Fres. Beitr. tab. VII, fig. 48-.52. Su rami di Carpinus Betulus L. Bosco della Fontana, 3 no- vembre 1906 ! 168. Pestalozzia conigeua Lèv. in Ann. Se. nat. 1846, V, p. 285. — Sacc. Sgìl. Ili, p. 792. Sulle squame di strobili di Ahies Juss. Presso Gazzo di Biga- rello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! cohors HYPHOMYOETAE. • ■ Fam. MUCEDINACEAE. Sect. Hyalosporae. 169. Oospora crustjicea (Bull.) Sacc. Midi. II, p. 545. — Sijll. IV, p. 20. {Aegerita crustacea DC). Sulla crosta del formaggio (Mantova). E. Paglia Saggi di st. nat. n. 1465. 170. Oidium Tiickeri Berk. in Garden. CItron. ]847, p. 779. — Sacc. Sì/Il. IV, p. 41. — Briosi e Cav. I Fungi para.ss n. 137. Parassita della Vitis vinifera L. (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1467. 171. Aspergilliis glaucus (L.) Link. ,S/). pi. Fungi I, p. 67. — Sacc. %//. IV, p. 64. {Moìiilia glauca Pers.). Sui frutti marcescenti (Mantova). E. Paglia, Saggi di st. nat. n. 1464. - Su rizoma di Bheum officinale Baili. Redondesco (Mantova), 4 novembre 1906! — 315 — 172. Botrytis Bassiaua Bals., Robin Ve(j. parass. p. 560, t. VI, f. 3-8. — Sacc. Si/Il. IV, p. 119. Parassita del baco da seta (Mantova). E. Paglia, Sag(/i di st, nat. n. 1466. 173. Botrytis grisella Sacc. Fungi Yen. novi vel crii. Ser. V, n. 249. — Sgll. IV, p. 124. Su ramo secco di Populus nìgra L. Redondesco, 2 novera. 19061 174. Ovularia obliqua (Cooke) Oud. Hedw. 1883, p. 85. ^ Sacc. Syll. IV, p. 145. — Ovularia obocata Sacc. Fungi ital. t. 972. Su foglie ancor vive di Rumex L. Eedondesco, 26 ottobre 1906! Sect. Hyalodidymae. 175. Trichotheciiun roseum (Pei-s.) Link. Observ. ìng-'. I, p. 16, f. 27. — Sacc. Sgll IV, p. 178. Su corteccia di Populus nìgra L. Redondesco, 26 ottobre 1906 ! Sect. Hyalophragmiae. 176. Raiuularia Tulasuei Sacc. Fungi ital. n. 1006. — Sgll. IV, p. 203. — Briosi e Cav. I Fung. parass. n. 14. Frequente su foglie di Fragaria vesca L. Redondesco, 5 aprile 1907! Fani. DEMATIACEAE. Sect. Staurosporae. 177. Ceratosporliim strepsiceras (Ces.) Sacc. Syll. IV, p. 552. — Triposporiuin strepsiceras Ces. in Hedw. I, t. IV, f. 2. Su ramo secco di Ulmus campestris L. Presso Asola, ottobre 1906! 178. Hirudiuaria Mespili Ces. in Hediv. 1, t. 14, f. G. 1-2. — Sacc. Sgll. IV, p. 553. — Fungi it. n. 801. — Forala Hippocrepis Sacc. Myc. Vec. 178 Q;. p.). — Hippocrepidium MespiU Sacc. M. V. n. 275. Su foglie vive di Mespilus germanica L. Busco della Fontana, 8 novembre 1906. Sect. Scolecosporae, 179. Cercospora rubicola Thiini. Contr. Mgc. Las. n. 446. — Sacc. Sgll. IV, p. 461. Sulle foglie di Kubus fruficosus L. Presso Mantova, 6 novemb. 19 06 — 316 — Sect. Phaeodictyae. 180. Macrosporium commuue. Rabh. Fuìir/i Eur. n. 1360. — Sacc. Si/ì/. IV, 1). .524. — Fungi ital. li. 1207. Su foglie secclie di Eohinia Pseudo-Acacia L. Mantova (Bagno militare), 6 novembre 1906! 181. Alteriiaria Brassicae (Berle?) Sacc. Mich. Il, p. 172. - Fungi ital. n. 736. — Sijll. IV, p. 546. — Briosi e Cav. I Fungi parass. li. 82. Frequente .sulle foglie di Brassica oìeracca L. var. Redonde.sco, 26 dicembre 1906! Questo parassita produce anche nel Mantovano notevoli danni alle coltivazioni dei cavoli e di altre utili varietà del gen. Brassica. 182. Sarcinella lieterospora Sacc. Fungi i/aì. t. 126. — .S////. IV, p. .548. — Fungi 1V«. Nov. Ser. II, p. 299. Su foglie ancora vive di Ligustrum vulgare L. Bosco della Fon- tana, 8 novembre 1906! Sect. Phaeophragmiae. 183. Cryptocorj ueum fasciculatum Fuck. Sgmb. myc. p. 372. — Sacc. Sgll. IV, p. 395. Su ramo secco di Carpinus Betulus L. Redondesco, ottobre 1906! Dalla forma descritta dal cliiar. prof. Saccardo (vedi loc. cit.), il presente esemplare differisce per la minore lunghezza dei couidi che raramente raggiungono i 50 /i. 184. Helmiuthospoi'ium macrocarpum Grev. Scoi. t. 148. Sa.cc.SgIi. IV, p. 412. — Funr/i il. n. 825. — H. mabnediense Thiim. Su rametto morto di Fìatanus L. Redondesco, 31 marzo 1907! 185. Heterosporiiim gracile (Wallr. ?) Sacc. Sgìl. IV, p. 480. — Briosi e Cav. 1 Funghi parassiti n. 115. — Helniintliosporiuììi gracile Wallr. FI. Crypt. n. 1503 (?) — Heterosp. echinuìatim Sacc. Mich. II, p. 364. — Fungi it. n. 834. Su foglie di Iris germanica li. Redondesco, 8 novembre 1906! Sect. Phaeodidymae. 186. Cladosporiiim elegans Penz. Fung. Agrum. in Mich. II, p. 471. — Sacc. Sgìl. IV, p. 358. — Fungi it. n. 1201. Su Dianthus Cargophgllus L. Redondesco, 2 novembre 1906! As- sociato ad altri Ifomiceti. — 317 — Seet. Phaeosporae. 187. Coniosporium rIiizox)liiliim (Pr.) Mich. II, p. 124 — Si/ll. IV. pag. 244. — GyiiiìiosportHin rhizophilnm Preuss. F. Hoi/ersw. mini. 5. Sui culmi (li Tn'IiciiìH vulc/are L. Presso Gazzoldo degli Ippoliti, 13 novembre 1906! 183. Pericoiiia pycnospora Fres. Beiir. p. 20, t. IV, f. 1-9. — Sacc. SylL IV, p. 271. — Fungi ital. n. 890. Sui legumi di Phaseoltis vulc/aris Savi, associato ad un altro ifo- niicete {Macrosiìoriam) Eedondesco, 26 ottobre 1906 ! Sect. Hyalosporae. 189. Zigosporium oscheoides Mont. fonnn Evouymi n. fur. Hi/phis fevtilibus 45-50 v 4 /.i; sporophoro 14 » 6' ii ; conidiis 6^8 /.i. Hab. In foliis emortuis Evonymi Japonicae L. Prope Mantova, octob. 1906. Questo fungillo di si strana forma '^ vere sinf/ularia! ,, come giu- stamente osserva il cliiar. prof. Saccardo, fu da me riscontrato, as- sociato alla Diplodia Evonymi West., sulla pagina inferiore di foglie morte di Evonymus Japonica L., sulle quali produce una macchia brunoolivacea. — L'unica specie del gener. Zigosporium, Voscheoides Mont. fu riscontrata su foglie morte di Pandanus L. e di Palme nelle isole di Cuba, Ceylon e Tliaiti (vedi Sacc. Syll. IV, p. 329). Per quanto mi consta, in Italia questa specie, ancora non è stata segnalata. La varietà da me studiata, oltre clie per la matrice, V Evonymiis, differisce dalla forma tipica (vedi Sacc. loc. cit.) anche per la mi- nore lunghezza delle ife fertili e dello sporoforo, e per la maggiore dimensione dei conidi. Pochi mesi or sono la signorina Eva Mameli, studente in Scienze Naturali, riscontrava una forma analoga di Zigosporium, su foglie morte di Saxifraga L. nel giardino di questo R. Istituto Botanico. 190. Haplograpllium chlorocephalum (Fres.) Grove. Hardw. Se. Goss. 188.5, p. 198. — Sacc. Syll. IV, p, 306. — Periconia chlo- rocephala. Sacc. Fungi it. n. 889. Su rami di Berberis vulgaris L. associato al Coniothyrium Fu- ckelii Sacc. Presso Gazzo di Bigarello (giardino Tacconi), 23 dicembre 1906! 318 Fani. TUBEROULARIACEAE. Sect. Hyalosphorae. 191. Tuberciilavia viilgarls Totle, Fnnyi Mcckl. I, p. 18, t. IV, f. 30. — Sacc. Si/IL IV, p. 638. — Berlese, Fmir/l mor. Fase. VII, N. 18. t. 67. Sa ramo di Acer campestre h. e su rami secclii di Moriis alba Ij. Kedoiidesco, ed in molte altre località del Mantovano, an- tunno 1906! 192. Tubercularia nigricaus (Bull.) Link. — Sp. pi. FìiHtji II, p. 102. Sace. Si/H. IV, p. 640. — Berlese, Fung. mor. Fase. VII, n. 18. Su rami secchi di Acer campestre L. Bosco della Fontana, 8 no- vembre 1906! Dalla comparazione di queste due specie di Tithercuìarie, anche a me risultò la stretta affinità dei loro caratteri morfologici. Io ci-edo, quindi, che la T. niyrkans Link., sia piuttosto da ascriversi alla T. vulgaris Tode, che a specie propria. Una nota del compianto prof. Berlese (vedi loc. cit.) accenna pure a tale congruenza di forme. Sect. Hyalophragmiae. 193. Fiisarium roseuiu Link. Sp. pi. Fungi II, p. 10.5. — Corda /(•. fung. 1, p. 3, f. 55. — Sacc. Sgll. IV, p. 699. — Fusuìiuni roseuin Link. Obs. II, p. 31. Su rami secchi di Ficus Carica L. Presso Asola, ottobre 1906! 194. Fusarium oxysporum Schlecht. /or/«« Lycopersici Sacc. Sgll. IV, p. 705. — Fusarium anraniiacum Link. Sacc. Mìjc. II, p. 296. Su caule secco di Solaiium Lj/copcrsicum L. Redondesco, 2 no- vembre 1906! Sect. Phaeosporae. 195. EpicofCiim vulgare Corda h-on. Fung. I, p. 5, f. 90. — Sacc. Sgll. IV, p. 737. — E. versicolor Rabenh. D. C. H. ex p. Su foglie morte di Ficus Carica L. Mantova, 7 novembre 1906! — 319 — MICELI A STERILTA. Sacc. Syii. xiv, p. use. Gen. Byssiformia. 196. Hypha boinbycina Pers. M. E. I, p. 63. — Sacc. Sjll. XIV, p. 1192. (Byssus hombycina Nees. Syst. f. 73). Nei condotti sotterranei (Mantova). E. Paglia, Saggi di si. nat. n. 1-162. PARTE SECONDA RASSEGNE E RELAZIONI Alti (leU'Isf. Bot. dell' Utiirei-sità di Pavia — Serie II — Voi. IX. 26 — 323 — Rassegna crittogamica pel primo semestre 1903. — Rela- zione del Direttore del Laboratorio crittogamico di Pavia, profes- sore Giovanni Briosi. Numerosi furono anche in questo primo semestre dell'anno i cam- pioni di piante ammalate inviati al Laboratorio crittogamico per istudio, e le richieste d' informazioni e di consigli, cosi che le ricerche e gli esami eseguiti superano i settecento. Malattie della vite. Le malattie che destarono maggior apprensione fra gli agricoltori furono per la vite: la fillossera, la veronospora dei (jrappoli e Vantracnosi. La fillossera va sempre piìi estendendosi e sarebbe bene che i nostri viticoltori si occupassero con maggior impegno dello studio e dell'in- troduzione delle viti americane resistenti alla fillossera ed adatte ai loro terreni, onde porre un argine al dilagarsi di tanto flagello. Uantracnosi è una malattia spesso trascurata, perchè non sempre arreca danni gravi ; per altro in qualche anno essa si diffonde in modo da impensierire ; numerosi infatti furono nella primaveia scorsa i cam- pioni di viti attaccate da tale malattia inviati per esame a questa Sta- zione. Noi non ci stancammo di consigliare come metodo preventivo di cura quello proposto da Skawinski, che consiste nel trattare i ti alci con una soluzione fatta con 100 litri d'acqua calda, kg. .50 di solfato di ferro ed un litro di acido solforico a 53° Baumé. Nel prepararla bisogna, come è noto, mettere il solfato di ferro in un recipiente di legno o di terra; poi versare l'acido solforico sul solfato ed in seguito aggiungere l'acqua calda a poco a poco. Fa d'uopo avvertire di non aggiungere l'acqua contemporaneamente all'acido per evitare inconvenienti gravi. Con un polverizzatore o meglio con un pennello, si bagnano in febbraio, o nei primi di marzo, dopo larga potatura, i tralci delle viti riscontrate affette l'anno precedente. Come metodo curativo si consigliano abbondanti solforazioni fatte ogni 15 giorni nei primordi della vegetazione, aggiungendo allo zolfo dal 20 al 60 per cento di calce viva. È per altro dilficile liberarsi dal — 324 — male quando esso è di già sviluppato, solo si riesce ad impedirne la propagazione; quasi nulla poi è l'efficacia del trattamento se lo si fa a vegetazione inoltrata. La peronospora dei grappoli ha prodotto in quest'anno danni molto seri causa la stagione calda e piovosa che, mentre favoriva lo sviluppo e la diffusione del parassita, toglieva efficacia ai rimedi (per verità quasi ovunque da noi con cura applicati) che continuamente venivano asportati dalla pioggia. Vi sono vigne nelle quali il prodotto sarà forse pili clie dimezzato i>er l'infezione dei grappoli. Ripetiamo ancora una volta, che nelle prime applicazioni dei rimedi si trascurano troppo i giovani grappoli; ciie non si del»ljono tralasciare i trattamenti con zolfo ramato, in particolar modo efficaci contro questa forma deirinfezione peronosporica, mentre, come è noto, sono altresì validissima difesa contro l'oidio il quale tende pure a riprendere vigore per la trascuranza delle solforazioni. ELENCO RIASSUNTIVO DEGLI ESAMI FATTI. Malattie della vite. Peronospora [Pìasmopara viticola (Berk. et Curt.) Beri, et De Toni), sopra foglie e sopra grappoli, inviatici da Miradolo, Pavia. Son- drio, Barbianello, Rimini, Casteggio, Voghera, ecc. Esami N. .50 Antracnosi {Gloeosporium ampeìophayum Sacc), su campioni invia- tici dal Preside dell'Istituto tecnico di Caserta, dal dott. Ru- stico di Borgotai'O, dal prof. Tamaro, direttore della Scuola di agricoltura di Grumello del Monte; dal capitano Giovanni Ro- becchi di Miradolo, dal signor Cazzani di Barbianello, ecc. ,, 25 FiTOPTOsi {Phytoptus vitis Land.), da Miradolo (signor ing. Zam- belli), da Barbianello (signor Cazzani), e da diversi proprie- tari di Pavia, ecc „ 20 Melata, sopra foglie di viti inviateci dal prof. Tamaro (Grumello del Monte) „ 2 Totale esami N. 97 — 32r Malattie del riso (Ori/za sativa L.) Il nostro Laboratorio trovasi in una plaga ove il riso si coltiva su larga scala, e numerose e continue sono le richieste di consigli per (litendersi dalle diverse malattie che attaccano questo cereale. D'altra parte gli studi che sopra di esse furono fatti trovansi di- spersi in diversissime pubblicazioni italiane e straniere, onde io credo cosa opportuna ed utile darne qui un breve riassunto, che ne faciliti lo studio ed il riconoscimento; riassunto limitato, ben inteso, alle malattie d'origine vegetale, poiché ad altre istituzioni spetta il compito d'occu- parsi di quelle prodotte da animali. Non di tutti i mali che affliggono questo cereale siamo riusciti a scoprire le cause, anzi per alcuni dei più gravi esse rimangono tuttora ignote 0 dubbie. § 1. Malattie di causa nota. RugctINe. — La così detta ruggine del riso è prodotta dalla Piri: cularia Orijzae, della quale si parla più oltre. Nebbia, Seccume. — Spesso si trovano piante di riso le cui foglie presentano delle chiazze di color gialliccio dovute alla morte del sot- toposto tessuto. Queste macchie non producono grande danno perchè cominciano quando la pianta del riso è già in avanzato sviluppo, op- pure perchè le alterazioni si tengono in risti'etti confini. Alcuni risicultori distinguono queste alterazioni col nome di nebbia, altri con quello di seccume; in generale le ritengono dovute ad una unica causa. Lo studio microscopico invece dimostra che parecchi e dif- ferenti sono i parassiti che producono il seccume delle foglie e cioè : la Sepforia Ori/zae Catt. È essa un funghetto che forma sulle foglie vive del riso macchie quadrangolari di color bruno, cosparse di piccoli corpicciuoli neri dispcsti in linee parallele alle nervature, i quali altro non sono che i concettaceli entro cui stanno gli organi riprodut- tori del fungo; la Septoria Poae Catt. È un altro micete simile al precedente. Queste due specie non producono danni rilevanti eccetto (|uando la — 326 — stagione eccezionalmente calda ed nniida non ne favorisca in modo straordinario lo sviluppo; il Pìioma necatrix Tliiim.. che foi'nia macchie gialle sulle foglie ed anche sugli steli, cosparse di piccoli concettacoli neri contenenti spore. Il Thiimen aiferma che questo fungillo può essere molto dannoso per il riso; ma la massima parte degli autori non è concorde con esso; ed a ragione, poiché questo J'homa attacca per lo più la pianta molto tardi e riesce quindi poco dannoso ; il Fhoma Onjzae Cooke et Mass. Molto simile al jtrecedente, pro- duce anch'esso danni poco rilevanti; il Plioma ijliimarnm Eli. et Tr. È una specie di Phoma che vive sopra le glume delle spiclie ancora verdi, sulle quali jìroduce macchie simili a quelle che il Plioma necatrix. forma sulle foglie; tu trovato per la prima volta nell'America Boreale ; da noi finora non venne rinvenuto; VAscochi/ta Ori/zae Catt., che forma delle macchie brunastre sulla pagina inferiore delle foglie del liso, è pure poco dannosa; il Cìiaefophoìna Onjzae Cav., che attacca i peduncoli, le guaine e le glume del riso; fu trovato per la prima volta jìresso Pavia, nelle risaie di Cava Carbonara nel 1889 dal Cavara, allora del nostro Isti- tuto. Di (luesto parassita jiocd si conosce poiché a quanto pare è ra- rissimo; la Sp/iaerupsis Ori/zae (Catt.) Sacc, che forma dei piccoli tumori di color bruno nel centro delle macchie che essa produce sulle foglie e nelle guaine; poco dannoso; la Spfiaeropsis vaf/i>inrum (Catt.) Sacc. : specie che produce alte- razioni che pei caratteri esterni facilmente si confondono colla prece- dente; anch'essa |)Oco diffusa; il Cladosporium mantìans (Catt.) Sacc. Questo fungo si svilujìpa nel tessuto ipodei mico, ove va di man(i in mano estendendosi e forma sugli oigani infetti macchie abbastanza estese; anch'esso poco dannoso; la Piricìilaria Ori/zae Briosi et Cavara. È il parassita più dan- noso fra quelli descritti fino ad ora. Sviluppasi sulle foglie e sul culmo del riso in piena estate, specialmente lungo i filari di salici che costeg- giano i canali d'irrigazione, e nei luoghi ove era stato accumulato il concime. Tale micete forma delle macchie lunghe nel senso dell'asse della foglia, bianco-grigie ad orlo più oscuro; lo si trova frequente- mente nelle risaie specie là dove si manifesta il cosi detto brnsone, al quale sembra collegato, come si dirà più oltre ; si sviluppa però anche sulle piante che non hanno l'aspetto delle brusonate. Osservate queste macchie con una lente, si scorgono in esse tanti ciuffetti di ife fungine che escono dall'epidermide e che portano gli organi fruttiferi del micete. — 327 — Questo parassita danneggia fortemente la pianta, della qnale di- sturba il processo d'assimilazione, anzi, secondo recenti ricerche, esso sarebbe la causa della più grave malattia che travaglia il riso. Non si conoscono rimedi efficaci atti a combatterlo ; dovrebbero con tutta probabilità tornare utili le irrorazioni cupriche. * * * Nelle macchie delle piante che gli agricoltori chiamano infette da nebbia si trovano inoltre la ^fhaerella Oryzae (Catt.) Sacc. e la Sphae- relìa Maliiwerniana Catt. Questa ultima alle volte è addirittura jìredo- minante ; ciò fa sospettare che essa rappresenti lo stadio perfetto di uno dei funghi precedentemente descritti, per esempio delia Piricidaria Ori/zar Br. et Cav. Vi si trova anche V Helminfhosjyoriìiìn sigmoideinn Cav. Quando le foglie sono molto danneggiate compaiono sulle macchie anche la Mctaspheria Cattnnei Sacc. ; la Lejjtosp/iaeria Salvivii Catt. e la Lepfo- sfhaeria Cattanei Tliiim. Queste ultime specie sono per altro rare e non si conoscono con sicurezza i limiti del loro parassitismo '. C.\RiB DEL Eiso. — Nelle infruttescenze del riso al Giappone si svi- luppa Wstilaginoidea Oryzae Bref. {Tilletia Oryzae Pat.) che ammala l'intera spica, così che i semi rimangono piccoli e meschini. In Italia questo malanno non si è ancora manifestato. È bene per altro averlo presente pel caso che avesse da noi pure a svilupparsi. Per la difesa contro di esso dovrebbero essere utili, con opportune modificazioni, gli stessi mezzi proposti ed usati per la carie del fru- mento; bisognerebbe trattare il riso come il grano da semente con una soluzione molto allungata di solfato di rame nel seguente modo: per ogni quintale di semente si sciolgono, come è noto, in acqua calda 300 grammi di solfato di rame, poi si diluisce la soluzione con acqua fredda in guisa che versata sui semi si elevi su di essi di 8-10 centi- metri ; si rimescolano i semi ripetutamente e si asportano i granelli che vengono alla superfìcie del liquido; dopo 12 a 16 ore si estraggono e si asciugano rimestandoli ripetutamente, indi si semina. ' La Spìuierc/ki < h-ynae (Catt.) Sacc. non i- altro che la l'imspora Orysac de- .scritta dal dottov A. Cattaneo, la canale da questi e più ancora dal prof. S. Ga- rovaglio fu ritenuta come la causa della malattia detta del hninoue. del quale .sarà parlato più oltre. Al parassitismo di questo fungillo fu forse accordato da prima troppa esclusiva importiuiza. di poi, troppo poca; meriterebbe nuove ricerche. — 328 — Metasphaeria Oryzae (Catt.) Sacc. — È causa di una malattia die ha as[ietto diverso da quelle finora descritte, poiché produce delle pu- stole nere sulle foglie e sui culmi dando un aspetto di sofferenza all' in- tera pianta. Questo fungillo contraria lo svilui)po dei semi, anzi spesso li attacca; allora essi od abortiscono interamente entro le spighette, o, se si sviluppano, non raggiungono mai la loro normale grandezza. Nessun mezzo è noto per combattere questo male. Allo stesso genere appartiene la Meta^tpliaeria alhescens Thiim., pa- rassita che attacca le granelle non ancora mature, sulle quali produce delle piccolissime macchie brune. Il riso cosi colpito non deve essere impiegato per la semina. Il fungillo, a quanto a me consta, è stato trovato finora solo ad Aquileia. Carbone del riso. — E anche rarissimo un altro fungo che col- pisce pure le cariossidi ed è causa della malattia che distingueremo col nome di Carbone del riso, prodotta dall' Ustilago cirens Cke.; la quale attacca i semi e li riduce in una massa polverosa verde oliva. Fu tro- vato questo micete soltanto nelle risaie di Tiemevelly nelle Indie. Per difendersi, nel caso, da questo parassita dovrebbero seivire i consigli dati precedentemente a proposito della TiUctia Ori/zae Pat., che dà la Carie. Chiodo segalino, Segale cornuta o Grano sperone. — Con questi nomi volgarmente si contraddistingue la malattia prodotta dalla Cla- viceps purpurea Tul. che, come è noto, piìi specialmente è parassita della Secale cereale, ma che si svilui)pa anche sopra iliverse altre gra- minacee compreso il riso. Si riconosce facilmente producendo esso sulle spiche dei corpicciuoli duri a forma di cornetto, all'esterno di un color nero violetto ed all'interno bianchicci, della lunghezza di 10-30 milli- metri e dello spessore di 3-4 millimetri. I chiodi segalini oltre diminuire la produzione della pianta, costi- tuiscono un prodotto velenoso che deve essere tolto dal riso. Male dello Sclerozio (Sclerotium Onjzae Catt.). — Nelle risaie, spe- cialmente se attaccate dal brusone, si trovano frequentemente delle piante che nella parte inferiore divengono dapprima livide, indi ne- rastre, poi intristiscono e muoiono. Esaminando le parti guaste trovansi nei tessuti delle guaine e altresì in quelli del culmo, dei minutissimi corpicciuoli globosi e neri che per la loro piccolezza l'occhio stenta a discernere; essi sono tanti sclerozii o forme ibernanti di un fungo, non ancora ben noto. — 329 — Contro tale lualauuo, che infesta g-ravemente il riso nell'Alta Italia, è vivamente raccomandabile, quale cura profilattica, di non utilizzare in alcun modo la paglia e le stoppie infette, le quali invece vanno bru- ciate sul posto, affine di distruggere questi sclerozii ciie servono a te- nere in vita il parassita durante la stagione invernale. Consigliano alcuni anche di concimare il terreno della risaia con nitrato di sodio 0 con solfato ammonico, poiché queste sostanze ucciderebbero, secondo il signor Gei-a, gli sclerozii che per avventura fossero caduti sul terreno. § 2. — Malattie le cui cause sono poco note. BiANCHELLA. — Qucsta malattia prende il nome dal fatto che le piante colpite hanno le spighe bianche e, quel che è più, vuote. La biancheUa sviluppasi specialmente nei terreni coltivati da lungo tempo a riso, per esempio nelle cosi dette risaie stabili specie se par- camente letamate. I rimedi quindi sono: concimare abbondantemente ed alternare, ove è possibile, il riso con altre colture. Tale male per altro di rado piglia larga estensione, benché in qualche caso produca perdite rilevanti. Poco pur troppo si conosce intorno alla biancheUa ; essa ora é og- getto speciale di studio del nostro Laboratorio. Crodatura, Crollamento. — Le piante affette da crodatura, ap- pena scosse, lasciano cadere a terra il seme, onde rimane la spica spoglia di granelli. I grani del riso in tal modo ammalato, oltre a stac- carsi facilmente dalla spica, mostransi tinti in rossastro, ed anche dopo la pilatura rimangono sempre di un colore bianco sporco, che li de- prezza notevolmente. Molti autori attribuiscono a questa malattia, talora assai grave, un'origine parassitaria, basandosi sul fatto che quando compare qualche spiga ammalata di crodatura, il male si estende ed invade in breve tempo quasi tutta la risaia ; quale sia per altro il parassita non si co- nosce, come diverse possono essere le cause d'un tale fenomeno. Per ciò che ha riguardo ai rimedi sembra che concimazioni razio- nali, specialmente a base di perfosfato, e buona lavorazione del terreno riducano di molto tale alterazione. Spiga falsa, Sterilità, Gentiluomo. — Non di rado capita di ve- dere estese risaie apparentemente rigogliose e ricche di prodotto, le quali invece alla mietitura si trovano poverissime poiché hanno buona parte delle spighe vuote. — 330 — I pratici danno il nome di srafole &]]e glumelle vuote; e di gentil- nomo 0 spighe false a queste piante sterili. Queste false spighe Sì direbbero il pi'odotto di cause fisiologiche, giacché nelle risaie vecchie, mal preparate e poco concimate, tale ste- rilità è di molto maggiore che in quelle tenute a rotazione razionale e bene coltivate. In realtà il gentiluomo è fenomeno poco studiato pel quale non si ha iìnora plausibile spiegazione. LussriRiA E Gracilità. — Talvolta il riso mostra una vegetazione soverchiamente rigogliosa alla quale corrisponde invece una debole pro- duzione in granella; ciò è dovuto all'impiego di concimi con sostanze azotate in eccesso. Per converso dicesi che una l'isaia è presa da Gra- cilità quando il suo sviluppo rimane meschino e misero il prodotto; il che può essere dovuto a diverse cause, più specialmente al mal governo della risaia stessa. BrUSONE, BRrClONE, SECCHERECCIO, CARBOKCHIO, MAL DEL NODO, MA- RINO, ECO. — Fra tutte le malattie iìnora ricordate, la più temuta, dagli agricoltori, perchè la più grave, è il co.^ì detto bnisonc, morbo antico, causa talora della perdita dell'intero raccolto. Esso generalmente appare quando la pianta è nel peiiodo di mas- sima vegetazione, o poco prima, o poco dopo. II male incomincia a manifestarsi con macchie gialle e brunicce sulle foglie e sui culmi, i quali di poi divengono rossastri come se fos- sero stati bruciacchiati, donde il nome di brusone, e tale aspetto si estende rapidamente a tutta la pianta. Sotto al nodo dal quale si parte la pannocchia, si scorge spesso un ingiallimento (id imbruniniento anul- lare, il quale digradando si estende ad una porzione più o meno lunga dell' internodio ed affetta anche il nodo. Di poi gli ultimi internodi, quelli in contatto dell'acqua, si rammolliscono, diventano neri e si di- sorganizzano completamente. Il brusone attacca anche le glume, le quali divengono brune o di "un color losso-iuggine ; le spighe biusonate talora si jiiegano e si rom- pono, tal'altra si mantengono diiitte. mentre le sane pel peso delle granelle si piegano più o meno sensibilmente. I pratici distinguono due varietà di brusone che chiamano: l'uno, britsone nero, l'altro, brusone bianco, a seconda della diffusione, del co- lore e dell'alterazione, ma tale distinzione non sembra denoti diverse malattie, ma solo diversa intensità del morbo. Intorno alla natura, ai limiti ed alla causa di questo gravissimo — 331 — male avvi ancora cliscrepanze d'opinione e non poca incertezza. Non è questo il luogo per trattare così ardua questione: dirò solo che molti sostennero essere il biusone dovuto a speciali condizioni meteoriche, altri all'uso smodato dei concimi, ed altri ancora all'azione di diversi microrganismi patogeni \ Rimedi curativi sicuri, pur troppo! non si conoscono: alcuni hanno tentato le irrorazioni col solfato di lanie e di ferro, ma con risultati contraddittori; altri invece sostengono che l'asiiersione di calce nel ter- reno nella proporzione di 6 a 12 quintali per ettaro dà buoni risultati; altri infine altro hanno tentato, ma nulla di ethcace e sicuro si è ottenuto. Nello stato delle attuali conoscenze credo, come già ebbi a dire molti anni or sono, che, almeno per oia, il miglior mezzo di difesa sia quello della selezione, poiché, come è noto, si possono con essa otte- nere delle varietà di riso, se non del tutto, almeno in buona misura resistenti a tale malattia. Indico qui secondo l'ordine decrescente della loro resistenza al hrnsone alcune delle principali varietà di riso che si coltivano nell'Alta Italia: 1." Honduras. È una varietà di riso che fino ad ora ha offerto resistenza assoluta al brusone : essa però è poco coltivata da noi perchè non sempre il nostro clima offre quantità di calore sufficiente per farlo maturare ; 2.° Birmania, varietà resistentissima; 3.° Giappone nero, molto resistente; 4." Lencino, varietà assai resistente, ora coltivata abbastanza frequentemente, ma non nei terreni compatti e freddi perchè tardiva; 5," Banghino, buona resistenza; 6,° Giappone bianco, buona resistenza; 7," Giappone biondo, buona resistenza; ' Il prof. S. Garovaii'lio i-iteuevii, (lbT4 e lS7!:i) che hi bìa urlivi la, il crolla- ìiìCiìto, il secchereccio, il carolo altro non fos.sero che varie manifestazioni del bru- .sane e questo credeva prodotto, come si è detto, dal paras.siti.smo della Pleospora Ór/jzae Catt. Il dott. A. Cattaneo più tardi scopriva nei risi brusonati lo Sci'rothim Oryzae, che diceva anche più nocivo della stessa Pleospora. Il prof. Pietro Vo- glino, cui devonsi importanti ricerche, trova la eausa del brusone n-ihucXei-W. che sviluppausi sulle radici delle piante malate (1897). Il dottor Teodoro Ferraris in un recentissimo ed interessante lavoro (ISOlii sostiene con osservazioni e sperienze che il brusone è invece dovuto esclusivamente al parassiti.smo della Piricularia Oryzae Briosi e Cavara, fungillo che alcuni anni or sono noi abljiamo scoperto nei risi più o meno brusonati. — 332 — 8.° Peronti, varietà poco coltivata; olire fiiscreta resistenza ma alletta facilmente ; 9.- Viquarterio, ili resistenza presso a poco eguale alla varietà precedente; 10.0 Olht, meno resistente della varietà precedente; 11." Ostigìia, molto attaccato; 12." Novarese, id.; 13." Mezza resta, attaccatissimo ; 14." Puglione, id. ; 15." Bertone, id.; 16." Ostir/lione, id. Non è diiBcile trovare in risaie anche fortemente infestate dal brnsone delle piante di riso isolate mantenutesi interamente sane in mezzo alle malate. Queste sono le piante che devono servire per la selezione; è da esse che si debbono prendere i grani per la semenza, avendo l'avvertenza, come è naturale, di preferire le spighe meglio costituite con grani più pesanti e di scartare i grani dell'apice della spiga stessa perchè meno sviluppati. Tale selezione va ripetuta per parecchi anni, non trascurando, ben s' intende, di coltivare con cure razionali le piante ottenute dai semi selezionati. Affine poi di mantenere le buone qualità cosi ottenute è necessario di procedere nella scelta della semente sempre coi criteri sojira esposti di razionale selezione. Devesi. non v"ha dubbio, alla trascuranza di tali precauzioni se molte varietà di riso preziosissime hanno col tempo i)er- dute le loro buone qualità. La selezione che da alcuni si usa, e che consiste nello scartare i semi i)iù leggeri che galleggiano sull'acqua, non è pratica sconsiglia- bile ; essa è utile per avere semi ben nutriti, ma non devesi ritenere che abbia efficacia contro il brusonc Imotzi. — È il nome d'una malattia delle risaie del Giappone, de- scritta recentissimamente dal signor KaAvakami (la memoria è. in giap- ponese), il quale la ritiene identica al nostro brusone, benché non tutti i caratteri, a quanto sembra, vi corrispondano '. ' Il Kawakami crede d'avere dimostrato che il ì>rusoiie è dovuto al parassi- tismo della Pirioiìaria (/risoci cbe egli dice identica alla nostra Pi.ricularia Óryzae. Senza volere e potere discutere sul merito delle ricerche dello scienziato Giap- ponese, osservo : che la 7'. .(/r/.-^w finora non si è mai da noi rinvenuta sville piante - 333 — Elenco degli esami fatti di malattie di altri cereali '. Ruggine del frumento (P^^rc/«ert ffraniinis Vers.), sopra campioni di frumento inviatici da Forlì dal direttore della Cattedra ambu- lante di agricoltura di quella provincia e da Barbianello (Caz- zaui) Esami N. 15 Septoria GRAMINU5I DesHi., Sopra iiiantine di frumento, dal direttore della Cattedra ambulante di Pavia; da San Colombano, ecc. „ 12 Cladosporium herbarum (Pers.) Link., sopra frumento, dal diret- tore della Cattedra ambulante di Pavia ; dal i)rof. Bechi del- l'Istituto tecnico di Spoleto; dal sig. Cazzani di Barbianello „ 10 Thrips sp. Piantine di frumento attaccate gravemente da un insetto appartenente a questo genere ci fuiouo inviate dal prof, lieclii di Spoleto „ 5 Totale esami N. 42 Elenco delle malattie delle piante da frutto. Clasterosporium Amygdalearu.m (Pass.) Sacc, sopra mandorli al Romito (Casteggio) Esarai N. 4 Gloeosporium Ribis (Lib.) Mont., sopra foglie di Elbe'? al Romito (Casteggio) ,, 2 del riso; invece essa è nota come parassita del Paiiicum sanguinale, pianta co- munissima ovunque e frequente sugli arginelli delle ri.saie. Da noi, almeno finora, nessuno ha trovato che la P. gvìsea possa dal Paiììcum passare svil riso. Se le osservazioni e sperienze del Kawakami siano tali da legit- timare l'identificazione delle due specie e rendere sicuri i resultati da lui otte- nuti di riproduzione artificiale della malattia colla P/i-ìcularia (jrisea, è cosa che io non potrei oi-a né affermare, né negare. Ricordo che sino dal 1900 il prof. Kingo Miyabe del Botan/cal Laboratori/ di Sapporro mi scriveva che molte risaie al Giappone erano attaccate dal brusone e ohe in esse egli trovava una Piricuìaria diversa dalla nostra P. Oryzae, simile alla P. grìsea. Nel materiale da lui spedito per esame, noi, per altro, non tro- vammo alcuna Piricuìaria, anzi da quanto egli gentilmente e con senno mi scri- veva, nacque il dubbio che il fuiigillo delle risaie giapponesi appartenesse ad un altro genere, probabilmente al Paiinilaria, assai vicino e contenente pure molte specie parassite (vedi Bassec/na crittogamica del 2" semestre 19C0 in Bollettino di Xotizie agrarie). ' Non si indicano per brevità e per evitare continue ripetizioni i rimedi sug- geriti ai privati. => ■2 — 334 — Phyllosikjta prukicula (Opiz.) Sacc, soin-a foglie di albicocco da Reggio Emilia (Cattedra ambulante d'agricolt.) . . Esami N. PoLYSTiGJiA RUBRUM (Pers.) D. C, sopra PniHus in Val Casotto (Alpi Marittime) .: FusicLADiuH piRiNUM (Lib.) Fuclc, sopra frutti di pero da Rimiui (Cattedra ambulante d'agricoltura) „ -t Physcia parietina. Questo lichene aveva ricoperto quasi totalmente dei fusti di pero dei quali ci furono inviati campioni dal pro- fessore Zublema del Liceo di Biella - . . . „ 2 Erinosi del pero {Pliijtoptus Piri), sopra foglie di pero da Novara (prof. Patrioli), da Rimini (Cattedra ambulante d'agricoltura), in orti di Pavia; da Porto Maurizio (Cattedra ambulante di agricoltura) „ 16 Gloeosporidm Hesperidearum Catt., sopra foglie di limone da Porto Maurizio (Cattedra ambulante d'agricoltura) „ 6 DiASPis pentagona Targ., sopra Am>/gdalus persica nell'orto bota- nico di Pavia „ f Malattie indeterminate. Dalla Cattedra ambulante d'agricoltura di Porto Maurizio avemmo foglie di mandarino con numerose maccliie nere che le alteravano. Lo studio della causa di tale alterazione non è peranco compiuto , 6 Dalla Comis/oii de Parasititlogla Agricola del Messico ci per- vennero per esame frutti di arancio ammalati, ma l'alterazione • non era dovuta ad azioni di crittogame ,. l'> Totale esami N. 55 Elenco delle malattie di piante da orto. Cladosporium Pisi Cug. et Macch., sopra piselli in orti di Pavia, a Miradolo, ecc Esami N. l.S Ascochita Pisi Lib., sopra legumi di piselli da Messina (Cattedra d'agricoltura); da Miradolo (capitano ft. Robecchi); da Barbia- nello (Cazzani), ecc « 20 Alternaria Brassicae (Berk.) Sacc, sopi'a foglie di Brassica e sopra foglie di Bnpa da Como (prof. A. Forti, direttore Cat- tedra ambulante d'agricoltura) „ 2 Alternaria sp., sopra foglie di Doìichos da Como (prof. Forti) . „ 4 Uromyces Fabae (Pers.) De Bary, sopra foglie di fava in orti di Pavia ,1 1" — 33 o FcsARiuM ALBUM Sacc, sopia piante di cocomero mandate da Riraini dal prof. Frizzati, dirett. della Catt. amb. d'agricolt. Esami N. ^ Phyllosticta phaskolina Sacc, sopra foglie di Phaseolus viilgaris da Como (prof. Forti) „ 2^ Marsonia Panattoniana Beri., sopra foglie di Lactuca da Como (pro- fessore Forti) „ 2 BoTRYTis voLGARis Fr., sopra Frayaria vesca, orti di Pavia . ,. 10 CoLLETOTRicHUM LiNDEMUTHiANDM (Sacc. et Mag.) Briosi et Cavara, sopra fagioli da Lizzano in Belvedere : sopra fagioli del mer- cato di Pavia provenienti dalla Liguria « 10 Malattia indeterminata. La Comision de Parasitologia del Messico spedi dei baccelli di fagioli malati, ma su essi non si rinven- nero parassiti, né si potè scoprire la causa del male . . „ 10 In.setti. Foglie di carciofo fortemente ammalate ci vennero spedite da Como. Esse erano attaccate da insetti „ 2 Totale esami N. 89 Elenco delle mahattie delle piante da foraggio. Pul'cinia graminis Pers. (forma ui-edosporica), sopra foglie di gramina- cee foraggiere dal Messico {Comision de Parasitologia) Esami N. 10 Cystopus sp., sopra foglie di trifoglio malate dal Messico {Comision de Parasitologia) „ 5 Macrosporidm communb Rab.. sopra foglie di zucca da foraggio in- viateci dal prof. Frizzati della Cattedra ambulante d'agricol- tura di Rimini „ 2 Malattie indeterminate. Il signor Remondino dell'Ufficio agrario di Como mandò radici malate e si trovò che avevano il midollo corroso da insetti „ 1 Erbe pratensi malate ci furono spedite da Como (Cattedra ambulante); esse erano attaccate da parassiti fungini che non si poterono determinare perchè mancanti di organi di ripro- duzione nlO Totale esami N. 28 Malattie di piante ornamentali. Graphiola Phoenicis (Moug.) Poit., sopra foglie di Palma da Ascoli Piceno (Cattedra ambulante d'agricoltura) . . . Esami N. 2 Gloeosporidm Rhododendri Briosi et Cavara. Foglie di Rododendro attaccate da tale parassita, dalla Scuola sup. d'agric. di Milano „ 4 — 336 — Sphaerotheca i'aknosa (Wallr.) Lèv., sopra toglie di rosa, raccolte nel Novarese, mandate per esame dalla Direzione della Cat- tedra ambulante d'agricoltura di Pavia, e sopia diverse piante di Evoìii/ìniis pure in gianlini della città . . . Esami N. 15 Macrospoiiidm Violae Pollacci, sopra foglie di viola della E. Scuola superiore d'agricoltura di Milano e nell'orto botan. di Pavia „ 20 Alternaria Violae Dorsett., sopra foglie di viola. Questo parassita ha quasi distrutte intere piantagioni di viole doppie di Parma in orti di Pavia „ 30 Macrosporiom Cheirakthi (Lib.) Fr., sopra violaciocche, che attacca cosi fortemente da uccidere le piante: nell'orto botanico di Pavia „ 15 Ramularia lactea (Desm.) Sacc, sopra foglie di viola in orti di Pavia ,.10 Eamularia Ppjmulae Tiuim., sopra foglie di primula. Dal marciiese Cutica di Bissone Pavese (ing. Giovanardi) „ 2 Heterobotrys sp., sopra foglie di Ir/'g, inviateci dalla ('omision de Farasitologia Uel Mexico . . ,, 5 AspiDiOTOS EvoNYMi Com., sopra rami di Evoni/mus japonicns mandhii per esame dal cav. G. Quirici, sindaco di Pavia . . . . „ 1 Gelo. Rose fortemente malate ci furono spedite dal signor Livraga di Campomaggiore (Pavia); si trovò che i guasti erano dovuti al freddo „ 1 DiASPis pentagona Targ. Questa dannosissima cocciniglia ha attaccato gli Evonijmus, la Pueraria Tìnimbergkma, il Phellodeudron japo- ìu'rum. il MenispeniiHìii canadeiise, il Xanthoxylon tragodes, la Stercidia lììatanifoìia. ecc., nell'orto botanico di Pavia . . „ 8 Totale esami N. 113 Malattie di piante iiuliistriali e forestali. PiiLOEOcoNis violacea (Ces.) Sacc. et Sydow, sopra radici di gelso inviateci per esame dalla Cattedra ambulante d'agricultura di Brescia Esami N. 2 Melampsora POPULiNA (Jacq.) Lév., sopra foglie di piojipo a Lizzano Belvedere (Bologna) 2 Briorrhiza pallida Oliv. Galle sojìra rami di quei'cia inviatici dalla Cattedra ambulante d'agiicoltura di Porto Maurizio . . . „ 2 Avvizzimento dei germogli. Gelsi affetti da tale alterazione, dal Comizio agrario di Como; dalla Catt. amb. di agric. di Piacenza e da molti luoghi della prov. di Pavia ove fa gravi danni „ SO — 337 — Abbruciaticcio delle radici (Wurzelbrand), sopra radici di barba- bietole, inviate dal prof, Raineri, direttore à.é[\' Italia agricola di Piacenza Esami N. 2 DiASPis PENTAGONA Targ., sopra gelsi a Groppeìlo Cairoli, Bissone Pavese, Cava Maiiara, Inverno, San Colombano, Santa Cristina, e sopra Morus alba, M. Costaniinopolitana, Broussonetia papy- rifera e piante di diversi BIiub nell'orto botan. di Pavia . „ 40 Totale esami N. 128 Malattie di piante diverse. Uromyces Pisi (Pers.) De By (forma ecidiosporica), sopra Euphorhia Cyparissias. Dintorni di Pavia Esami N. 4 PucciNiA Caricis (Schum.) Reb., sopra foglie di Carex, materiale inviatoci per esame dal professore Mac Alpine da Melbourne (Australia) „ 10 Uredo Symphiti D. C, sopra Synipliittim officinale nei dintorni di Pavia „ 2 Pdccinia suaveolens (Pers.) Rostr., sopra Cirsimn arvense, inviatoci dal Direttore della Catt. anibnl. di agricolt. di Reggio Emilia „ 2 Totale esami N. 18 AtH dell' Isf. Bot. dell' UnioetsHà di Pavia — Serie II — Voi. IX. 37 338 RICERCHE ED INFORMAZIONI VARIE. Informazioni sopra la malattia delle pecore detta Pomoìa al cava- liere Montagna di Brindisi. Consigli ed informazioni per com- battere i lombrichi, al signor direttore del Consorzio agrario di Mondovì. Istruzione snl modo di distruggere le jìiante infe- stanti del frumento, al prof. Marchese, direttore del Corriere del villaggio. Milano. Determinazione di un parassita delle cicale, inviato dalla Comisioìt de l'arasitoìogia del Mexico. Essa è tut- tora soggetto di studio. Esami microscopici di crusche dietro richiesta del chiar. profes- sore Egidio Pollacci . . Esami N. 8 Determinazione della specie cui apparteneva un tronco fossile tro- vato in una galleria della ferrovia in costruzione, Arona- Santhià, inviatoci dal prof. T. Taramelli „ 1 Di radici che produssero avvelenamento di persone ci fu richiesta la determinazione dal signor Minozzi, giardiniere della villa Mirabello di Varese „ 2 Esame di polvere di Crocns satii>ì/s, dietro lichie.sta del dottoie Carlo Maglio, Pavia „ 1 Determinazione della Darluca Filum (Riv.) Cast., parassita dei sori della Pucrinia Caricia (Schum) Reb., inviataci dal professore Mac Alpine di Melbourne (Anstralia) „ 5 Determinazione delle fibre vegetali che entrano nella composizione di una polvere pirica nitro-composta, lichiesta dal piof. Zec- chini dell'Istituto tecnico di Pavia ........ 6 Determinazione di una nuova specie di Mi/xofricìiiim inviataci dal signor Sodiro da Quito (Repubblica dell'Equatore): di un fungo, V Armillaria robusta, dal l^aboratorio di ciiimica farmaceutica di Pavia „ 2 Determinazione di varie fanerogame pel regio Istituto tecnico di Novara, e di resti di vari vegetali trovati nello stomaco di pesci del Ticino per uno studio del dottore Guccini dell'Isti- tuto zoologico di Pavia ,,100 Esame dei funghi pel 15" fascicolo dell'opera Briosi e Cavara, I funghi parassiti delle piante coltivate, ecc « 25 Totale esami N. 150 339 — * * * Frequentarono il Laboratorio crittogamico : 1." Sig. prof. Hikotaro Nomura di Tokio (Giappone) ; 2." Sig. dott. Luigi Montemartini, libero docente di botanica all'Uni- versità e deputato al Parlamento ; 3." Sig. dott. Gino Pollacci, libero docente di botanica all'Università e conservatore dell'Istituto botanico ; 4." Sig. dott. G. B. Traverso, assistente dell'Istituto botanico di Padova. 5." Sig. dott. Emilio Cazzani, assistente all'Istituto botanico; 6." Sig. dott. Luigi Scotti, professore alla Scuola tecnica di Mortara ; 7." Sig.'' Ada Lambertenghi, studente in scienze naturali; 8." Sig. Luigi Maffei, studente in scienze naturali ; 9.° Sig. Rota Rossi, „ „ „ — 340 Rassegna crittogamica per il secondo semestre del 1903. — Relazione del prof. G. Briosi, direttore del Laboratorio critto- gamico di Pavia. Fra le malattie di piante utili, che maggiormente hanno danneg- giato i raccolti in questo semestre e delle quali sono stati mandati cam- pioni per esame a questo Laboratorio da agricoltori, da Comizi e Con- sorzi agrari. Cattedre ambulanti d'agricoltura e da altri enti, la fillos- sera e la peronospora tengono anche in quest'anno, per la vite, il primo posto. La fillossera sempre piìi si estende, ed ormai }ioche forse sono le località della nostra regione immuni da tale flagello ; la seconda, causa l'umidità abbondante dei mesi di giugno e luglio, favorita dalla temperatura elevata ed un poco anche dalla trascuratezza di molti pro- prietari, i quali si stancarono di continuare a ripetere i trattamenti cu- prici, ha recato in quest'anno moltn danno, specialmente ai grappoli [Negrone). Minor male invece ha fatto la ligniiola, anche nelle colline dell'Oltrepò, dove pure negli anni scorsi ciuest' insetto distruggeva buona parte del prodotto. Forse a tal risultato hanno contribuito anche le cure dei viticultori, i quali hanno cominciato a persuadersi, che bisogna com- battere questo nemico con diligenza e perseveranza. Cosi il sig. Mazza, di Stradella, apostolo del metodo degli stracci, altre volte descritto in queste rassegne, scrive che nelle vigne, nelle quali applica da qualche anno detto metodo, in questo anud non ha avuto alcun danno, onde giustamente conclude: Soìio sempre più sicuro, ed i fatti ne fcmno fede, die se fosse adottato in generate questo semplice sistema, in pochi anni si- verrebbe alla quasi completa distruzione della Cochylis. Altri viticultori adoperarono invece contro la Tignuola Vinsetticida Saglio di Broiii, del (juale pure ripetutamente ci siamo occupati negli anni scorsi. Le irrorazioni fatte con soluzion'e Saglio riuscirono efficaci anche contro la peronospora dei grappoli ; e detto insetticida trova favore non solo fra 1 nostri viticultori, ma, secondo quanto vedesi stam- pato in Biviste estere, anche in Francia. Dell'odo ci furono mandati numerosi campioni di foglie attaccate dalla malattia nota col nome di brxsra, che in questi ultimi temili ha preso grande diffusione e costituisce un pericolo jier la coltura dell'olivo nella provincia di Lecce, dove arreca maggiori danni. Ricomincia per altro ad attaccare anche gii oliveti delia Toscana e dell'Umbria. Da queste regioni infattici pervennero diverse domande di esami e di consigli. — 341 — Sopra le foglie affette dalla brusca, oltre alla Stictis Fanizzei (De Not.) che è un noto parassita dell'olivo riscontratovi dai professori Cuboni e Urizzi, furono scoi)erti nel nostro Laboratorio due altri pa- rassiti, che finora non erano stati descritti: la Sepforia Oleae Pollacci ed il Coniotlii/rinm Oleae Pollacci. Intorno a questi nuovi funghi e sopra la parte che loro spetta in detta malattia, le ricerche non sono ancora terminate, ma una parte dei risultati ottenuti formarono di già oggetto di una Xota preventiva dei dott. Gino Pollacci, al quale sono aflSdate dette ricerche. Del ge/so il male più grave, che desta oggi le maggiori pieoccu- pazioni, è quello dovuto alla Diaspis pentarjona Tai'g., che oramai si è estesa in quasi tutte le Provincie dell'Alia Italia. Io non mancai di ri- chiamare su di essa l'attenzione delle autorità superiori sin da parecchi anni or sono, cioè sin da quando il male fece da noi la sua prima com- parsa; una cura eneigica e pronta poteva forse allora arrestarne la invasione. La diffusione è ora tale che di alcuni poderi della Valle Padana si diminuiscono gli affitti per lo scemato raccolto della foglia del gelso. Alcuni agricoltori non mancarono invero di combatterla con tutti i mezzi conosciuti, ed anche da noi tante volte raccomandati colla parola e coll'esempio, ma le cure danno scarsi risultati se non sono generali; il nemico distrutto in un campo si può annidare nel campo vicino ove per trascuratezza od ignoranza gli si lascia completa libertà di mol- tiplicarsi e diffondersi. Se non si farà seriamente applicare la legge, e non si affiderà la lotta contro tale insetto alle Amministrazioni comu- nali od a speciali Consorzi, la sericoltura, ora tra noi tanto prosperosa, si riduiTà a mal partito. Per i cereali si può dire, generalmente parlando, che il raccolto è slato buono e che nessuna malattia crittogamica ne ha danneggiato gravemente le coltivazioni; lo stesso brusone, che tanto danno fa spesso alle nostre risaie, quest'anno non è comparso, u solo in modo sporadico. Dal Messico, nel dicembre scorso, si inviavano dal prof. Herrera al nostro Laboratorio foglie e frutti di caffè fortemente malati, che io con- segnai per le opportune ricerche all'assistente signor Farneti, e questi ne trovò la causa in un nuovo micete. Il parassita fu dedicato all' Her- rera stesso e denominato Cerrospora Herrerana e descritto in una appo- sita nota pubblicata negli atti del nostro Laboratorio (Voi. IX). Il numero degli esami e le domande di consigli rivolte a questo Istituto, come risulta dai sotto riportati elenchi riassuntivi, va sempre aumentando, tantoché quelli del 2° semestre raggiungono la cifra di 1250, i quali, sommati con quelli del primo, danno un totale di 2000 ricerche compiute nell'annata. 342 ELENCO RIASSUNTIVO DEGLI ESAMI FATTI. Malattie della vite. ' Peronospora [Plasmopora viticola (Berk. et Cui-t.) Berlese et De Toni), sopra grappoli inviatici dal prof. Raimondi da Caserta, e dal direttore del Comizio agrario di Pinerolo ; sopra foglie, da diversi viticultori di Varese , Casteggio , Santa Ginlietta , Broni, ecc Esami N. 80 Mal nero, sopra tronchi inviati dal prof. Forti, direttore della Cat- tedra ambulante di agricoltura di Como; e da Lecce, dal di- rettore della Cattedra ambulante d' agricoltura di quella pro- vincia „ 20 Marciume bianco delle radici (Dematophora necatrix Hartg. ), da Como (prof. Forti), e da Stradella (signor G. Mazza, agente del conte Gazzaniga Arnaboldi) ,,15 Erinosi {Phì/toptus vitis Land.), sopra foglie provenienti da Poggio (S. Remo), inviateci dal prof. Marchese, direttore del Corriere del Villaggio; e da viticultori di Varese, Groppello Cairoli, Loano, Miradolo, ecc „ 30 Rossore ( Tetranichns telarius Linn.), sopra foglie di vite sulle quali il Tetranico aveva prodotto forte arrossamento, inviateci dalla Cattedra ambulante di agricoltura di Novara . . . . „ 3 Emolpus vitis, sopra foglie ed acini d'uva, da Sondrio (Direzione Cattedra ambulante d'agricoltura) „ 3 TiGNUOLA dell'uva, Sopra grappoli in vigne di Stradella (conte Ar- naboldi) in orti di Pavia, ecc « 30 Scottaturk, in grappoli provenienti da Case Bruciate inviateci dal professore Marchese, direttore del Corriere del Villaggio di Milano, ecc 3 Malattie incerte, in foglie di vite da Palermo (conte Paulsen di- rettore del vivaio di viti americane) e da Udine (Direzione del regio Istituto tecnico) „ 10 Totale esami N. 194 1 Non si indicano per hrevitii e per L-vitare continue rijietizioni i rimedi suggeriti. 343 — Malattie dei cereali. Ruggine {Puccinia graminis Pers.), sopra piantine di avena inviateci da Meaux (Francia), dal sig. Paul Dumee . . . Esami N. 5 Mal del piede {Ophiobolus graminis Sacc), sopra piantine di fru- mento da Macerata (Direzione Cattedra ambulante d'agricol- tura), ecc « 10 Puccinia coronata Corda, pure sopra avena mandataci dal signor P. Dumée da Meaux „ 5 Nero dei cereali {Cladosporium Jnrbarum [Pers.] Link), sopra grani di frumento da Reggio Emilia (Direzione Cattedra ambulante d'agricoltura) „ 3 Nebbia dki cereali (Septoria ghcmarum Pass.), sopra spighe di fru- mento da Como (Prof. Forti) 5 Helminthosporitm turciclm Pass., sopra foglie di Zea Mags inviate dal Messico dal dott. Silvio Bonansea della Comision de Pa- rasitologia Agricoli del Messico ,, 5 Piricdlaria Oryzae Briosi et Cavara, sopra spighe di riso a Santa Cristina (dott. Gobbetti della Cattedra ambulante di agricoltura di Pavia) „ .5 Sterilit.\, in spighe di riso raccolte a Santa Ci istina mandate dal dott. Gobbetti „ 2 OsciNis sp., sopra spighe d'avena da Rovigo (Cattedra ambulante d'agricoltura) v 3 BiANCHELLA, sopia piante di riso mandateci dalla Cattedra ambulante d'agricoltura di Pavia e da altre località ....... 8 Totale esami N. 51 Malattie delle piante da frutto. .Fdsicladium dendriticum (Wal.) Fuck., sopra foglie di melo, da Sondrio (Cattedra ambulante d'agricoltura) . . . Esami N. 5 Septoria pyricola Desm., sopra foglie di pero, da Varese . . „ 10 Colletotrichum gloeosporioides Penzig., sopra foglie di limone in- viateci dal prof. Marchese, da Milano , 5 Cylindrosporiom Pruni-Cerasi C. Mass., sopra foglie di ciliegio da Tegnano (prof Massalongo) „ 3 Cylindrosporium castanicolum (Desm.) Beri., sopra foglie di casta- gno, da Varese ,! 5 — 344 — Hadrotrichum Populi Sacc, sopra foglie rii pero da Sondrio (Cat- tedra ambulante di agricoltura) Esami N. 3 Phyllosticta prunicola (Opiz.) Sacc, sopra foglie di ciliegio, da Varese . . . „ 8 Phyllosticta maculiformis Sacc, sopra foglie di castagno, da Bar- dineto, in Liguria (signor Pollacci) , 8 Phytoptus PiRi, sopra foglie di pero, da Loano Ligure (profes- sore Pollacci) „ 5 DiASPis PENTAG0NA Targ., sopra fusti di pesco, a Loano (profes- sore Pollacci) ,) 10 Malattia indeterminata, sopra foglie e rametti di pero mandatici da Forlì (Cattedra ambulante d'agricoltura) „ 3 Ceroplastes sp., sopra rami di limoni ed aranci da Loano (Con- sorzio agrario) „ 5 ScHizoNEDRA LANIGERA, sopra meli da Loano (prof. Pollacci) . „ 6 Totale esami N. 7-4 Malattie delle piante da orto. Colletotrichum Lindemuthiandm (Sacc et Magnus) Briosi et Cavara, sopra fagioli provenienti da Sondrio (Cattedra ambulante d'agri- coltura), da Bardineto Liguie, ecc. (sig. Pollacci) Esami N. 25 Phyllosticta phaseolina Sacc, sopra foglie di fagiolo, da Varese „ 5 Cladosporiuji FDLvnm Cooke, sopra frutti di pomidoro inviati dal prof. Samoggia „ 3 Cercospora beticola Sacc, sopra bietole, in Pavia . . . . „ 7 Cladosporium sp., sopra foglie di pomidoro inviate dal Messico dal dott. Bonansea „ 1 0 Septoria Petroselini Desm., sopra sedani, da Como (Direzione Cat- tedra ambulante di agricoltura) „ 5 Malattia indeterminata. Fusticini di melanzane danneggiate da cause rimaste ignote ci pervennero da Sant'Ilario Ionio inviate dal professore Marchese, direttore del Corriere del Villaggio „ 5 Totale esami N. 60 — 345 — Malattie di piante da foraggio. Uromyces Anthyllidis (Grev.) Schrot., sopra fieno greco, che ne era fortemente attaccato, da Reggio Emilia (Direzione Cattedra ambulante d'agricoltura) Esami N. 5 Ramdlaria Bistortae Fuckel, sopra Polygonum Bistorta coltivato a Travino (Valtellina) in campo sperimentale della regia Scuola Superiore d'Agricoltura di Milano ,, 3 OiDiu^i ERYSiPHOiDES Fries, sopra Lotus da Varese ,, 5 PsEUDOPEzizA Trifolii (Bìv. Bem.) Fuckel, sopra trifoglio da Va- rese e dal Messico inviatoci dalla Comision de Parasitoìogia . „ 10 PsEUDOPEziZA Medicaginis (Lib.) Sacc, sopra erba medica in medicai di Bardineto Ligure (signor Pollacci). dintorni di Pavia e del- l'Oltrepò pavese „ 20 Erysiphe Polygoni D. C, sopra erba medica mandataci dal profes- sore S. Bonansea della Coynision de Parasitoìogia del Messico „ 10 Pleosphaerulina Briosiana Pollacci, sopra erba medica in campi dell'Oltrepò pavese 25 Septoria' sp., sopra una graminacea da foraggio inviataci dalla Co- mision de Parasitoìogia Agricola del Messico „ 10 Dromyces striatus Scliroter, sopra erba medica in medicai nei din- torni di Pavia ,.10 Cuscuta {Cuscuta eiiropaea), sopra piante di trifoglio e di erba me- dica in prati della Cascina Moranda (Pavia) ,, 5 Totale esami N. 103 Malattie di piante ornamentali. Phyllosticta japonica Tliiim., sopra foglie di Mahonia inviate dal D. Emma da Biasca (Canton Ticino) Esami N. 3 Phyllosticta Violae Desm., sopra foglie di Viola da Varese ed in giardini di Pavia „ 10 Gloeosporium nobile Sacc, sopra foglie di Laurns nobilis da diverse località di Varese ,, 5 Sphaerotheca rannosa (Wallr) Lèv., sopra rametti e foglie di pesco, mandateci da Piacenza dal D. E. Marenghi dalV Italia agricola „ 3 FuMAGO VAGANS Pers., sopra foglie di Oleandro a Loano Ligure (signor Pollacci) „ 8 — 346 — AspiDiOTUS Nerii. sopra foglie di Oleandro dal sig:nor Calvi di Grop- pello Cairoli (Pavia) Esami N. 5 Phragmididm subcorticidm (Scluank.) Winter., sopra molte piante di Rose dell'orto botanico di Pavia e giardini della città. „ 15 Cércospora Resedae Fuck., sopra piantine di Reseda odorata in giardini di Pavia „ 10 Totale esami N. 58 Malattie di piante industriali e forestali. Cércospora microsora Sacc, sopra foglie di Ti/ia da Varese. Esami N. 10 ExoASCDS coerdlescens (Desm. et Mont.) Sacc, sopra foglie di Qnercia da diverse località del Varesotto „ 15 Septogloeum sp., sopra foglie di Quercia, da Varese . . . . „ 18 Marsonia truncatula Sacc, sopra foglie di Acero, da Varese . ,, 10 ExoASCus Ostryae C. Mass., sopra foglie di Faggio, da Varese „ 15 Gloecsporium Salicis West., sopra foglie di Salice, da Porto Mau- rizio (Direzione della Cattedra amliulante d'agricoltura) . „ 5 FnsARiuM ROSEUM Link., sopra rami di gelso, nei dintorni di Pavia presso la Moncucca ,,10 D/ASPis PENTAGONA Targ., sopra rami di gelso, mandati in esame dal prof. L. Brugnatelli da Sairano (Pavia) e sopra la massima parte dei gelsi nei comuni di Travacò Siccomario, Santa Cri- stina e Belgioioso, pure gravemente attaccati nei comuni di Casteggio, Groppello, Miradolo, Inverno, ecc „ 90 SoBEROsi. Questa alterazione si constatò sopra foglie di Eucalipto provenienti da Roma „ 5 Brusca (Siciis Panizzei De Not.) Numerose foglie di Olivo attaccate gravemente da questa malattia ci pervennero da Lizzanello, Martano, Vernole (Lecce), e dal prof. Bedini da Spoleto, ecc. ,, 60 CoNioTHYRiuM Oleae Pollacci, sopra foglie di olivo affette dalla ma- lattia nota col nome di Brusca, inviate dal prof, lìedini da Spoleto „ 10 Septoria Oleae Peliacci, sopra foglie di olivo con Brusca, inviate dai sindaci di Lizzanello, Martano, Vernole (prov. di Lecce) . „ 60 Cércospora Herrerana Farneti, sopra foglie e frutti di cafte, in- viati dal prof. Alfonso Herrera, da Cuicatlan (Stato di Oaxaca) nel Messico ,30 Totale esami N. 338 347 Malattie di piante diverse. CoLEOspoRiuM EuPHRASiAE (Scliuiii.) Wiiit, sopia Odoìitites da Meaux (sig. Dumée) e supi-a Melampyrum pratense da Varese. Esarai N. 10 Cylindrosporium Heraclei Eli. et Ev., sopra foglie di Heracleum e di Pastinaca, da Meaux (sig. P. Dumée) „ 10 Phyllacora sp., sopra rametti di Adolpliia infesta àa.\ Messico man- dataci dal prof. L. Herrera, direttore della Comision de Para- sitologia Agricola del Messico „ 5 Totale esami N. 25 RICERCHE ED INFORMAZIONI VARIE. Fanerogame e Crittogame inviate per la determinazione ci perven- nero da Novara (prof. Patrioli), dal signor M. Clivio di Viggiù (Como), dal piof. Forti (Cattedra ambulante d'agricoltura di Como), dal senatore prof. C. Cantoni da Groppello Cairoli ; dal sig. Don Cozzi da Abbiategrasso, dal sig. dott. Vittorio Pa- vesi, dal prof. Pollacci da Casteggio Esami N. 80 Crittogame della provincia (per stndio da pubblicarsi) . . . „ 100 Totale esami N. 180 Informazioni carie. — Istruzioni richieste dal sig. ing. Giovanardi agente del marchese Cutica delle cascine a Bissone pavese, sopra al- cune piante colturali; dal Consorzio agrario di Loano Ligure, per com- battere i Ceropìastes degli agrumi; dal sig. Clivio di Viggiù (Como) e dalla Cattedra ambulante d'agricoltura di Como per combattere e di- struggere le piante infestanti. 348 Sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 1903. — Relazione del direttore profes- sore Giovanni Briosi. Il numero delle ricerche ed osservazioni eseguite in quest' anno dal Laboratorio Crittogamico ammonta a circa duemila; tale cifra di- mostra la benefica influenza esercitata da questo Istituto sull'agricoltura della nazione e la fiducia sempre più crescente acquistatasi fra i cul- tori di patologia vegetale e fra gli agricoltori, non solo italiani ma anche stranieri. Dagli elenchi che seguono e che sono tolti dalle rassegne seme- strali inviate a codesto Ministero risulta che dal personale del labora- torio furono scoperti e per la prima volta descritti diversi parassiti causa di nuove malattie vegetali. Fra esse ricordo: la Cercospora Herrerana Farneti. nuovo micete parassita delle foglie e dei frutti del caffè, che ci furono inviati per studio dalla Commissione di parassitologia del Messico ; il Conjtieum Mori ed il Phoma niplionia Nomura sopra rami di gelso mandati dal Giappone; la Septoiia Oleae Pollacci ed il Conioffii/rium Oleae PoUacci sopra foglie di olivo affette dalla brusca, dannosissima malattia degli olivati del Leccese; il Culindrospovium Poìlacrii Turconi, parassita del- l'ite furcata, trovato nei giardini di Pavia, ecc. Lo scrivente in collaborazione coll'assistente Farneti studiò la grave malattia degli agrumeti della Calabria e della Sicilia nota col nome di ruggine bianca dei limoni, causata da un nuovo jiarassita, che fu illu- strato e descritto in una Memoria pubblicata negli Atti di questo La- boratorio (Voi. X). Attese le numerose e continue richieste fatte a questo Istituto dagli agricoltori per difendersi dalle diver.se malattie che attaccano il riso, cereale che è tanta parte della ricchezza agricola della nostra regione, ho riassunto brevemente, in una delle rassegne inviate al Mini- stero, i caratteri diagnostici di tutte le malattie del riso che si cono- scono ed ho indicato per ognuna i rimedi noti e quelli che si possono tentare. L'attività dell'Istituto, oltre che agli studi di patologia, è stata anche rivolta alla soluzione di importanti problemi di anatomia, micro- chimica vegetale, fisiologia e sistematica, come risulta dall'elenco sotto — 349 — riportato delle ricerche eseguite nel nostro Laboratorio e delle pubbli- cazioni relative riferentisi all'annata 1903. Tali Memorie sono pressoché tutte raccolte nel volume Vili degli Atti del Laboratorio, un grosso volume di quasi 600 pagine, ricco di numerose tavole litografate nere e colorate, testé pubblicato. Questo Istituto si propone nel nuovo anno di finire diverse ri- cerche in corso ed iniziarne delle nuove contro varie malattie di i)iante coltivate, specialmente contro Vawizz/mento dei germogli del gelso; la brusca dell'olivo e la ruggine bianca degli agrumi. Inoltre spera di dar termine ad alcuni studi di anatomia, di microchimica e fisiologia vege- tale, sul passaggio dalla radice al fusto, sopra gli alcaloidi e la coltura del the. sull'assimilazione del carbonio, sull'emissione dell'idrogeno dalle piante in rapporto alla luce, e di proseguire le ricerche sulla fiora crit- togamica e fanerogamica delle regioni Lombarda e Ligure. Riassunto generale delle ricerche fatte nell'anno 1903. Malattie della vite Esami N. 291 „ dei cereali „ „ 51 „ di piante da frutto ,, „ 129 „ . di ortaggi „ ,,149 „ di piante da foraggio „ „ 244 „ di piante ornamentali „ „ 171 „ di piante industriali e forestali „ „ 486 „ di piante diverse ,. „ 25 Nuove specie di parassiti vegetali „ , IO Ricerche ed informazioni varie „ ,. 330 Determinazione di fanerogame „ „ 180 „ di miceti della Lombardia .... „ „ 100 „ di funghi parassiti per l'opera: Briosi e Gavazza — I funghi parassiti delle piante coltivate od utili „ „ 25 Totale esami N. 2191 Personale del Laboratorio al 31 dicembre 1903. Prof. Giovanni Briosi, direttore; Farneti Rodolfo, assistente; Turconi Jlalusio, assistente aggiunto; Gorla Luigi, inserviente straordinario; — 350 — Prestarono l'opera loro i sigfiioii : Dott. Gino Pollacci. conservatore dell'Orto Botanico; Dott Emilio Cazzani, 2" assistente all'Orto Botanico; Freqnentarono il Laboratorio crittogamico durante l'anno 1903 i signori : Prof. H. Nomura dell'Imp. Stazione sperimentale di Tokio (Giappone); Dott. C. Gorini. prof, della Scnola superiore d'agricoltura di Milano ; Dott. Luigi Jlontemartini, libero docente di botanica all' Università e deputato al Parlaménto; Dott. G. B. Traverso, assistente dell'Istituto botanico di Padova; Dott. Luigi Pavarino, professore alla Scuola normale; Dott. Luigi Scotti, prof, alla Scuola tecnica di Mortara; Ada Lambertenglii. studente in scienze natuiali ; Luigi Maffei, Rota Rossi, „ „ ., Guercini, laureando in scienze naturali ; Bianchi, studente in scienze naturali. Pubblicazioni del Direttore e degli Assistenti. Giovanni Briosi, Rassegna <-yittognmiv(t delie principali malattie delle piànte sviluppatesi in Italia nel 1" semestre 1903. Bollettino notizie agrarie, Roma, 1903. nel 2" semestre 1903. Roma, 1803. — Atti dell'Istituto Botanico di Pavia, serie II, voi. Vili, di oltre .500 pagine, con 16 tavole litografate ed un ritratto. 1903. Milano, tip. Rebescliini. — Di una forma tardira di pioppo (Po[iulus nigni) finora non avvertita. Atti dell' Istituto Botanico di Pavia, voi. IX. Milano, tij). Rebe- scliini (in collaborazione con Farneti). — Intorno alla " ìiuggine bianca „, grave malattia manifestatasi nei li- moni (Citrus Limonum Risso) della Sicilia. Parte l'': Frutti (con 11 tav. litografate e colorate), in collaborazione con R. Farneti. Atti Istituto Botanico di Pavia, voi. X. Milano, tip. Rebescliini. Gino Pollacci, Le antocianine ed il loro significato biologico nelle piante. In collaborazione col prof. L. Buscalioni, 387 pagine e 9 tav., in Atti dell' Istituto botanico di Pavia, voi. Vili. Milano, tip. Rebe- scliini, 1903. — Risposta al prof. Macchiati a proposito delle sue esperienze intorno alla fotosintesi fuori dell' organismo e sul suo primo prodotto. Atti della Società botanica italiana. Firenze, 1903, tip. Pellas. — 351 — Gino Pollacci, Risposta alla nota del prof. Fiori, intitolata: Intorno ad una iiìiooa ipotesi sulf assimilazione del carbonio. Bollettino Società botanica italiana. Firenze, 1903, tip. Pellas. — Intorno alla malattia dell'olivo detta " Brusca „. Atti Istituto bota- nico, Pavia, voi. IX. Milano, ti[). Rebeschini. EoDOLFO Farneti, Le volatiche e Vatrofia dei frutti del fico (con una ta- vola). Atti dell'Istituto botanico di Pavia, nuova serie, voi. Vili. Milano, tip. Rebeschini. — Intorno alla •' Ruggine bianca „, grave malattia manifestatasi nei limoni (Citrus Limonum Risso) della Sicilia. Parte l'': Frutti (con 11 ta- vole), in collaborazione col prof. G. Briosi. Atti Istituto botanico di Pavia, voi. X. — Di una nuova specie infestante dì Giavone che da alcuni anni ha invaso le risaie della Lombardia e del Piemonte. Atti del R. Istituto bota- nico di Pavia, voi. IX. — Intorno alla malattia del cccffè sviluppatasi nelle piantagioni di Ctiicatlan (Stato di Oxaea nel Messico). Atti Istituto botanico di Pavia, vo- lume IX. Milano. — Di una forma tardiva di pioppo (Populus nigra) finora non avvertita, in collaborazione col prof. G. Briosi. Atti R. Istituto botanico di Pavia, voi. IX. Emilio Cazzani, Stilla comparsa della Peronospora Cubensis in Italia. In Atti Istituto botanico di Pavia, voi. IX. Milano, tip. Rebeschini. — Diversi articoli in giornali d'agricoltura. HiKOTARO NoMCRA, lufomo alla ruggine del Rengesò (Astragalus sinicus L.) e a due mio vi micromiceti patogetii del gelso, in Atti Istituto bota- nico di Pavia, voi. IX. Milano, tip. Rebeschini. Malusio Turconi, Sopra una nuova specie di Cglindrospori/nn parassita del- l'Ilex fiircata, in Atti Istituto botanico di Pavia, voi. IX. Milano, tip. Rebeschini. Luigi Montemartini, Sull'influenza dei raggi ultravioletti sopra lo sviluppo degli organi di riproduzione delle piante. Milano, 1903. — Contributo allo studio del sistema aerifero delle Bambusee. Palermo, 1903. — Diversi articoli di patologia vegetale. Giornale d'agricoltura di Piacenza.. Atti deirist. Bot. Università di Pavia - Voi. IX. Tav. I. FiK. 1- Soluzione di CI , Ba Soluzicns di SO , Ag - Flff, 3^ F-s. 6. Soluzione di C I C 8 Soluzione di Ag N Oj FiK 5. Fis. 2. Soluzione di CI , Ba Ìtt»i' 'i^JiaiiiilliiillìlBa''^*»" Soluzione di SO , A g -' Fii. 4. F;.. 7. BuscaMoni e Purgotti. Sulla dissoclaz. e diffusione dei JonÌ. •UOr C*lZOLARlft'^£nH*RtO-Mlt«*.' Arti clcll'lsl . lK,lc.nir() Univ. di l*2* L.MonleTnartini. Sist-TTieccairico - Victoria Re^- Atti dell' Istit. Botanico Univ. di Pavia, Vol.IX. Tav V. crav. xxxij ; i la i^.c V ici. AUi dein.sKBolanico Univ. di Pavia Voi IX lov.VlCTav. XXXII) • i •fi: ij: v^ ^h :H-^àji.'c, •.::.-^|^^^. -•^- Autore del. lit.Tacc]iinai(ii s Ferrari Pavia L.MonteimrUni Sist.meccaiìlco - Victoria Regia ATTI DELL'ISTITUTO BOTANICO DELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA Redatti da Giovanni Briosi. Serie II. Voliiiiic I. Seguito Ae\V Archieio Trieimale ecc. I. Rapporti, rassegne e lettere di maggiore importanza (Briosi). . Pag. i-i.xxvr II. Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel- l'anno 1885. Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio {Brio.si) „ 1 III. Intorno ad una malattia dei grappoli dell'uva ; con 1 tav. lit. (Baccariui) „ 181 IV. Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel- l'anno 1886 (Seconda serie). Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ 189 V. Sulla vera causa della malattia dei grappoli dell'uva, ecc. (Cavara). „ 247 VI. Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel- l'anno 1887 (Terza serie). Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ 251 VII. Rassegna delle principali malattie sviluppatesi sulle piante culturali nell'anno 1887 delle quali si è occupato il Laborat. Crittog. (Briosi). „ 289 VIII. Intorno al disseccamento dei grappoli della vite. Peronospora viticola, Coniotltyriuìn Diplodìella e nuovi ampelomiceti italici; con 3 ta- vole lit. (Cavara) ^ 293 IX. Muscbi della provincia di Pavia. Seconda centuria (Farneti) . . . „ 325 X. Sul fungo che à causa del Bilter-Rot degli americani (Cavara) . . „ 359 XI. Intorno alle sostanze min. nelle foglie delle piante sempreverdi (Briosi). „ 363 XII. Appunti di patologia vegetale. Alcuni funghi parassiti di piante coltivate: con 1 tav. lit. (Cavara) „ 425 XIII. Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel- l'anno 1888 (Quarta serie). Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ 487 Sei'ie II. Volume II. I. Cenno sopra Santo Garovaglio, con ritratto (Briosi) II Rapporti, rassegne e lettere di maggiore importanza (Briosi). . . III. Contributo allo studio dell'anatomia comparata delle Caunabinee (Briosi e Tognini) IV. Su la composizione chimica e la struttura anatomica del frutto del Pomodoro, Li/copersicum escHÌentum Mill. (Briosi e Gigli). . . V. Per difendersi dalla Peronospora della vite (Briosi) VI. Ancora snl come difendersi dalla Peronospora (Briosi) VII. Alcune erborizzazioni nella valle di (Iressoney (Briosi) Vili. Intorno alla anatomia delle foglie deU'Eiicah/jitits globuhis Labil., con 23 tavole litogr. (Briosi) " IX. Sopra il percorso dei fasci libro-legnosi primari negli organi vegetativi del Lino (Liniim nsitatissimum I-..); con 3 tav. litogr. (Tognini). X. Muschi della prov. di Pavia. Terza centuria ; con 1 tav. litogr. (Farneti). XI. Contribuzione alla Micologia Lombarda; con '2 tav. litogr. (Cavara). Serie II. Volume III. I. Cenno sopra Guglielmo Gasparrini, con ritratto (Briosi) .... Pag. iii II. Rapporti, rassegne e lettere di maggiore impoitanza (Briosi). . . „ vn-xi.ir III. Ricerche di morfologia ed anatomia sul fiore femminile e sul frutto del Castagno (Castanca vesca Gaertn.); con ;i tav. lit. (Tognini) „ 1 IV. Una malattia dei limoni (Trichoseptoria Alpei Cav.): con 1 tav. lit. (Cavara) „ 37 Prì g. ni r. II-XCII ìt 1 5 29 37 41 >) ;>i 153 „ 175 207 — b — V. Contribuzione alla micologia toscana (Tognini) . Pag. 45 VI. Muschi della provincia di Pavia. Quarta centuria; con 1 tav. litogr. (Fnrneti) 63 VII. Sull'influenza di atmosfere ricche di hios.^ido di carbonio sopra lo sviluppo e la struttura delle fuglie (Aloutemartini) „ 83 Vili. Intorno alla anatomia della canapa (Cannabis sativa L.) (Briosi e Tognini) — Parte prima. Organi sessuali • — con 19 tav. litogr. „ 91 IX. Intorno alla morfologia e biologia di una nuova specie di " Hi/me- n.ogastcr „: con 1 tnv. Ut; (Cavara) ,, 211 X. Epaticologia insubrica (Farneti) „ 231 XI. Ulteriore contribuzione alla micologia lombarda; con I tav. Ut. (Cavara) „ 313 Serie li. Volume IV. I. Cenno sopra Antonio Scopoli, con ritratto (Briosi) Pag. ir. Rassegne crittogamiche (Briosi) „ III. Relazione sulle esperienze con acetato di rame contro la Feronospora (Briosi) „ IV. Relazione sulle esperienze per combattere il Brusone del riso {Oryza sativa L.) (Briosi, Alpe. Menozzi) „ V. Contribuzione alio sUidio della organogenia comparata degli stomi — con 3 tav. litografate (Tognini) , VI. Contributo alla ficologia insubrica (Montemartinil „ VII. Conlributo alla morfologia ed allo sviluppo degli iilioblasti delle Camelliee — con 2 tav. litografate (Cavara) „ VIII. Intorno alla anatomia e fisiologia del tessuto assiniilatore delle piante — con una tav. litografata (Montemartiui) „ IX. Briologia insubrica, 1." eontrib. Muschi della prov. di Brescia (Farneti). „ X. La infezione peronosporica nell'anno 189.5. — Relazione a S, E. il Ministro di Agricolturii, Industria e Commercio (Briosi). . . „ XI. Esperienze per combattere la Peronospora della vite coli' acetato di rame eseguite nel 1895, — Relazione a S, E. il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ XII. Intorno alla anatomia della canapa (Cannabis sativa L.) — Parte seconda. — Organi vegetativi — con -6 tav, lit, (Briosi e Tognini). „ 1 43 61 89 1S9 145 149 155 Hei'le ai. %'«»BHme V. I. Cenno su Carlo Vittadini, con ritratto (Briosi) , , , II. Ivassegne e rapporti (Briosi i III. Seconda contribuzione alla Micologia Toscana; con 1 tav, lit, (Tognini). IV. I>i una Ciperacea nuova per la Flora europea (C/jperus aristatus Rottb, var. UOcheleri Cav.); con 1 tav. litografata (Cavara). . V. Contribuzione alla Micologia ligustica; con 1 tav, litogr, (PoUacci), VI. Ricerche di Briologia paleontologica nelle torbe del sottosuolo Pavese appartenenti al periodo glaciale; con 1 tav, litogr, (Farneti), . VII. Contributo allo studio dell'anatomia del frutto o del seme delle Opunzie; con 1 tav, litogr, (Montemartiui) Vili. Un nuovo micromicete della vite (Aureobasidium vitis Viala et Boyer var, album); con 1 tav, litogr. (Montemartini) IX, Ricerche inlorno all'accrescimento delle piante (Montemartini) . . X, Esperienze per combattere la Peronospora della vite coll'acetato di rame eseguite nell'anno 189(1 (Briosi) XI, Rassegna crittogan-., pei mesi d'Aprile, Maggio e Giugno 1 89') (Briosi), Xir, Rassegna crittogamica jiei mesi di Luglio a Novembre 1896 (Briosi). XIII. Appunti di Patologia vegetale. (Funghi nuovi, para.ssiti di piante coltivate); con 1 tàv. litogr. (PoUacci) XIV. Intorno ad alcune strutture nucleari; con 2 tavole litogr. (Cavara), XV. Cloroficee di Valtellina. Secondo conti ibuto alla ficologia insubrica (Montemartini) Pag, VI XXIII 1 23 29 47 59 6'J 75 145 159 175 191 199 249 XVI. Studi sul The. Ricerche iutoruo allo sviluiipo ilei frutto ilelhi Tliea cìiinensis Sims. coltivata nel lì. Orto Botauico di I^avia; con li tavole litogr. (Cavara) . Pag. 265 XVII. Rassegna crittogamicapei mesi d'Aprile, Maggio e Giugno 1897 (Briosi). „ 327 XVIII. Rassegna crittogamica pei mesi di Luglio a Novembre 1H97 (Briosi). „ 311 Serie II. Volmime VI. I. Cenno biografico sopra Giuseppe Gibelli, con ritratto (Brio.si) . . l'ag. lu II. Rassegna crittogamica per l'anno I81I8 (Briosi) ^ ix III. Relazione generale sull'operositiX della R. Stazione di botanica crit- togamica di Pavia durante l'anno ls9S (Briosi) „ xxxiv IV. Rassegna crittogamica per l'anno ISO'.) (Briosi) „ xxxvii V. Relazione generale al Ministero di Agricoltura, Industria e Com- mercio sull'operosità della R. Stazione di botanica ciittogamica di Pavia durante Panno 18911 (Briosi) , i.vin VI. Contribuzione allo studio del passaggio dalla radice al fusto ; con 2 tavole litografate (Montemartini) „ 1 VII. Intorno ai metodi di ricerca microchimica del fosforo nei tessuti ve- getali; con I tavola colorata (l'ollacci). „ 15 Vili. Seconda contribuzione allo studio del passaggio dalla radice al fusto ; con 4 tavole lito;;rafate (Montemartini) „ 23 IX. Intorno alla presenza dell'aldeide formica nei vegetali (Pollacci) . „ i^ X. Ricerche sopra la struttura delle Melanconiee e i loro rappoiti cogli Ifomiceti e colle Sferossidee; con 2 tav. lit. (Montemartini). . . „ 49 XI. Nuovi materiali per la micologia lombarda (Farneti) „ 95 XII. Sull'embriogenià di alcune Solanacee ; con 3 tavole litografate (da appunti lasciati dal Dott. F. Tognini) , 109 XII I. Aggiunte alla flora pavese e ricerche sulla sua origine (Parneti) . „ !2.'J XIV. Il bios.sido di zolfo come mezzo conservatore di organi vegetali (Pollacci) „ 105 Sei'ie !I. Volume VII. I. Cenno biografico di Cliuseppe Moretti, con ritratto (Briosi) Pag. in II. Prefazione „ v III. Intorno all'assimilazione clorofilliana. Memoria con 0 figure (Pollacci). . . ,, 1 IV. Intorno ad una nuova malattia delle albicocche — Eczema empetiginoso causato dalla Stigmhta Brìosiana n. sp., con 1 tav. litog. (Farneti). . . ,, 23 V. Intorno alla malattia della vite nel Caucaso (Phijsalospora Wui-oiiinii n. sp.), con 1 tav. litog. (Montemartini e Farneti) ,, .3.3 VI. Sopra una nuova malattia dell'erba medica [Pleospliaendhia Briosiana Poi- lacci), con 1 tavola litografata (Pollacci) , 49 VII. Intorno all'influenza della luce sullo sviluppo degli stomi nei cotiledoni (G. B. Traverso) „ 55 Vili. Intorno al Boletiis Bi-iosiainis Farn. Nuova ed interessante specie d' Ime- nomicele con cripte acquifere e clamidospore, con 3 tav. lit. (Farneti). . ,, 03 IX. L'applicazione delle pellicole di collodio allo studio di alcuni processi fisio- logici nelle piante ed in particolar modo alla traspirazione, con 1 tavola litografata (Buscalioni e Pollacci) „ 8i X. Intorno all'emissione di idrogeno libero e di idrogeno carbonaio dalle parti verdi delle piante. Nota preliminare (Pollacci) ,, 97 XI. A proposito di una recensione del Sig. Czapek del mio lavoro: " Intorno al- l'assimilazione clorofilliana,, (Pollacci) lOl XII. Micologia della Lomellina. Primo contributo (Magnagbi) ,, 105 XIII. Intorno all'avvizzimento dei germogli dei gelsi. Nota preliminare (Briosi e Farneti) ,,123 XIV. XV. XVI. XVII. XVIII, XIX. XX. XXI. XXII. XXIII XXIV, XXV. XXVI — d — Ulteriori ricerche suU'apiilicazione delle pellicole di collodio allo sludio di alcuni processi fisiologici delle piante ed in particolar modo della traspi- razione vegetale, con 2 tav. litografate (IJuscalioni e Pollacci) Pag. 127 Del niiiilior modo di ordinare le cattedre amlndanti d'agricoltura (Briosi) . „ 171 Intorno alla malattia designata col nome di Eoiicet sviluppatasi in Sicilia sulle viti americane (Briosi) • >> '°' liicerche di botanica applicata — Sulle modificazioni provocate dai processi di mercerizzazione nei filali di cotone, con 2 tav. litog. (Buscalioni). . . „ 195 Contributo allo studio dell'anatomia comparata delle Aiisulochiaceae, con 5 tavole (Monlemartini) " --^ Intorno allo sviluppo ed al polimorfismo di un nuovo micromicele parassita, con 4 tavole (Farneti) " -^3 Rassegna crittogamica per l'anno 1900 (mario-higlio) (Briosi) „ 29.) Rassegna crittogamica per l'anno 1900 (agosto-dicembre) (Briosi) ..... „ 305 Relazione generale sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 1900 (Briosi) ,,317 , La Stazione di botanica crittogamica in Italia. Rapporto a S. E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio per l'Esposizione di Parigi (Briosi) ,, 321 Rassegna crit'ogamica per l'anno 1901 (marzo-giugno). (Briosi) , 330 Rassegna crittogamica per l'aimo 1901 (luglio-dicembre). (Briosi) ..... ,, 342 Relazione generale sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica durante il biennio 1900 e 1901 (Briosi) ,,352 Serie II. Voltuue Vili. II. III. IV. V. VI. VII. Vili. IX. X. XI. XII. Cenno biografico di Agostino Bassi, con ritratto (Ci. Briosi) Pag. ni Prefazione >> ^^ Intorno all'assimilazione clorofilliana — Ulteriori ricerche di Fisiologia vege- tale — Memoria II — con 3 tavole (Gino Pollacci) , 1 Intorno all'influenza dell'umidità sulla formazione e sullo sviluppo degli stomi nei cotiledoni (Giuditta Mariani) „ '" Nuova urcdinea parassita delle orchidee {Ui-eilo unianliiica n. sp.) con 1 ta- vola (Luif^i Montemartini) ■ " ^^ Intorno ad un nuovo tipo di licheni a tallo cnnidifero. che vivono sulla vite, finora ritenuti per funghi, con 2 tavole (G. Briosi e R. Farneti). ... ,, 103 Contribuzione allo studio della micologia ligustica (Angelo MaRuaRhi). ■ . ,. 121 Le antocianine e il loro significato biologico nelle piante, con 9 tav. (Luigi BuBcalioui e Gino Pollacci) „ 13d Le volatiche e l'atrofia dei frutti del fico, con 1 tavola (Rodolfo Farnoti) . ,,512 Rassegna crittogamica per il primo semestre dell'anno 1902 (G. Briosi). . . „ 523 Rassegna crittogamica per il secondo semestre dell'anno 1902 (G. Briosi). . „ 533 Relazione generale e riassuntiva sull'operosità della Stazione di botanica ciittosamica di Pavia nell' anno 1902 (G. Briosi) „ 5*3 Serie II. VoBiisue X. Prefazione ■ ■ . • Cenno sopra Federico Delpino, con ritratto (G. Briosi) . . . . . Intorno alla Rughino biani-a dei limoni (CitrKs Liiiioiìum Kisso), grave malattia manifestatasi in Sicilia. Parto L: Frutti. Con Il tavole lito.iirai'ate (G. Briosi e K. Farneti) . . • • • • • IV. Sulla relazione tra lo sviluppo liella lamina fo;j,liiii;e e quello del o xilema delle traecie e nervature corrispondenti, con una tavola litosraf. (L. Slontemartini) ■' ', 'f ' SuH'avvizzimento dei germo;;li del gelso. Suoi rapporti col tii- mrhiiH ìiiiei-ìliinn JS'ees e colla Gihhcrcìla iiioricola (De Not.) Sacc. — Sec. nota prevent. (G. Briosi e R. Farneti) I. ir. III. V. Pa". Ili V 1 CI. 65 — e — VI. Osservazioni critiche sopra alcune ricerche niieroclnniicho ilrl- l'esculina (E. Cazzaiii) Pag. 68 VII. Intorno ad alcune malattie della vite non ancora descritte od avvertite in Italia (R. Farneti) » 72 Vili. Il iiiarciume dei boccinoli e dei fiori delle rose causato da una forma patogena della Bofnjlis vulfj 293 XXII. Rassegna crittogamica per il primo semestre 1904 (G. Briosi) v 305 XXIII. Rassegna crittogamica per il secondo semestre 1904 (G. Bricsi) -■ 323 XXIV. Sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 1904 (G. Briosi) -.331 XXV. Rassegna crittogamica per il primo semestre 1905 (G. Briosi) » 337 XXVI. Rassegna crittogamica per il secondo semestre 1905 (G. Briosi) » 344 XXVII. Sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia nell'anno 1905 (G. Briosi) « 357 Serie 11. Voluaiae XS. I. Giovanni Amici. Cenno sull'opera sua, con ritratto (G. Briosi) Pag. v II. Prefazione > x.xxvii III. Sulla diffusione e sulla dissociazione degli doni, con 20 tavole litografate (L. Buscalioni ed A. Purgotti) » 1 IV. Una malattia delle Tuberose i PolioHthe.-i tuberosa L.) dovuta alla Uutri/tis ruliiuris Fr. (L. Montemartini) -^ 297 V. Ontogenia e dignità sistematica dello piante vascolari (L. Ni- eotra) ...._._ » 299 VI. Influenza dell'elettricità sull'assimilazione clorofilliana (G. Pol- lacci) . » 303 VII. Due nuovo specie di micromiceti parassite (G. Rota-Rossi) . . » 307 Vili. Xuovo 7netodo per la conservazione di organi vegetali (Gino Pollacci) . "308 IX. Iiitiuenza della Pìiisiiio/iurn ritii-ola sull'assorbimento delle so- stanze minerali nelle foglie (L. Pavarino) Pas'- ■^lO X. Nuovi inicroniiceti parassiti, con una tavola litografata (Ma-. lusio Turconi) > 811 XI. Sul significato tisiologico della trasformazione autunnale degli idrati di carbonio in grassi (M. Salvoni) '• 319 XII. Sopra una nuova specie ili Asconiicete, con una tavola lito- grafata (L. Maffei) ■■ 325 XIII. Intorno alla comparsa della Diaspis ppiitarjoììii Targ. in Italia e alla sua origine (R. Farneti) •• 3'26 XIV. La respirazione patologica nelle foglie di vite attaccate dalla peronospora (L. Pavarino) 335 XV. Sopra i metodi di ricerca quantitativa dell'amido contenuto nei tessuti vegetali (G. Pollaeci) >■ 351 XVI. Rassegna crittogamica per il primo semestre dell'anno 1906 con notizie sulle principali malattie di alcune pon:acee (G. Briosi) . » 3(11 XVII. Rassegna crittogamica per il secondo semestre dell'anno 190(1 (G. Briosi) •379 XVIII. Operosità della Stazione di botanica crittogamica di Pavia nel- l'anno 1906 (G. Briosi) - 390 I FUNGHI PARASSITI DELLE PIANTE COLTIVATE OD UTILI ESSICCATI, DELINEATI E DESCRITTI per Giovanni BRIOSI e Fridiano CAVARA Sono finora usciti 17 fascicoli ed un altro è d'imminente pubblicazione. Per l'acquisto rivolgersi al prof. Oio-v-c»nini Hi-iosi, Direttore deW Istituto Botanico di Pavia. ATTI DELL'ISTITUTO BOTANICO DELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA REDATTI D.\ GIOVANNI BRIOSI Volume 1° con G tavole litografate Serie II. Oo TI 29 3" M 26 4° Jt 32 5» 1 15 ()" n 12 1° „ 20 8» j, 16 90 ^ 1; IO" ^ 28 11" 22 . 1888. — L. 20 - ed un ritratto 1892. - . 40 - n 1894. , 40 - ^ 1897. , 45 - }J 1898. - „ 3.5 - „ 1900. - „ 3.5 - „ 1902.- , 40 - „ 1904.- , 40 - , 1911. ~ , 30 - ^ 1907. - , 40 - 1908. - „ 40 — Fanno seguito a,ì\' Archivio Tritiìvaìe del Laboratorio Criltoqamico di Pavia. Per l'acquisto rivolgersi alla Direzione dell'Istituto Botanico di Pavia. 1)®" ARCHIVIO DEL LABORATORIO CRITTOGAMICO DI PAVIA CON IVIOLTE TAVOLE Contiene numerose note e memorie specialmente di patologia vegetale e di crittogamia del Garovaglio, del Gibelli, del Cattaneo, ecc. Volume I L. 30 Volume II e III ,30 Volume IV L. 25 - Volume V , 10 — V New York Botanical Garden Librari 185 00258 9206