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ANNO LXXXVIII
1911.
SoRTE QUINTA:
VOLUME IV.
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ANNO LXXXVIII
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VOLUME IV.
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CARICHE ACCADEMICHE
PER L'ANNO t1910-’9II
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Memoria EF.
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto
G. GRASSI CRISTALDI, D. QUATTROCCHI e S. BOCCIOLONE
Con sei tavole ed una figura nel testo.
Delle acque che attualmente si consumano a Catania per usi domestici e industriali,
di qualcuna è del tutto ignota la composizione chimica, di altre, o si hanno dati analitici
incompleti, o non ispirano la dovuta fiducia.
Mi son proposto di colmare questa lacuna, oggidì poco giustificabile per una città im-
portante come la nostra, ed ho intrapreso uno studio analitico completo di ciascuna di esse,
mirando nel contempo a stabilire |’ influenza che possono esercitare la natura geologica
del sottosuolo e le vicende atmosferiche sulla composizione chimica ed anche sul rapporto
dei componenti mineralizzatori di ciascun’ acqua.—Ho iniziato il lavoro sull’ acqua di Ca-
salotto perchè di più esteso consumo e mi propongo di continuarlo su quelle di Valcor-
rente, di Carcaci e delle altre che hanno le sorgenti in città o nelle vicinanze.
Il lavoro analitico fu affidato ai dottori Domenico Quattrocchi, aiuto nell’ Istituto chi-
mico da me diretto, e Stanislao Bocciolone, giovane e colto laureato in chimica. Essi ese-
guirono le loro esperienze e determinazioni ciascuno per conto proprio, paragonando volta
per volta i loro risultati. — L’ associazione di questi due giovani chimici esperti non solo
ebbe il fine di sollecitare il lungo e tedioso lavoro, ma anche a garantirne l’ esattezza
mercè il controllo di tutti i risultati delle esperienze ; dappoichè, laddove si trovava qual-
che differenza, se ne indagava la causa e si ripeteva la determinazione sino all’ accordo
dei risultati.
L'opera mia si è limitata alla coordinazione dei dati analitici, alla discussione di quelli
che maggiormente hanno attirato la nostra attenzione ed alla compilazione del lavoro.
Catania, agosto 19I0.
G. GRASSI CRISTALDI
Sorgenti e conduttura.
In quel grande avvallamento che s'incontra fra Aci Castello ed Aci Reale, troncato a
rupe sul mare, si ammette che un tempo fosse il luogo ove scorreva l’ antico fiume Aci,
or sepolto sotto le lave di epoca incerta, ma non preistoriche. Ivi copiosamente deflui-
scono acque di sorgente, alcune da polle esterne naturali, altre da cunicoli aperti artificial-
mente per rintracciare il corso sepolto dell’antico fiume ed altre ancora sottomarine o lito-
ranee, a livello delle basse maree.
(Perroni Eugenio — Carta idrografica d' Italia —-Corsi d'acqua della Sicilia, 1909—
A cura del Ministero di A. I. e C.).
Atti Acc. Serie V, Vor. IV. Mem. I. I
2 G. Grassi Cristaldi, D). Quattrocchi e S. Bocciolone [MEMORIA I.|
Fra le acque condotte a giorno in questi ultimi anni, per mezzo di cunicoli artificiali,
sono da menzionare:
Quelle del Zavo/one che per mezzo d'una galleria iunga m. 1050, sboccano qualche
centinaio di metri ad ovest di Aci Catena e, condotte ad Aci S. Antonio e ad Aci Catena,
sono adibite per uso domestico e per irrigare quelle ubertose campagne. sottostanti, ricche
di rigogliosi agrumeti.
La fonte dell’ Acqua Nuova che, rintracciata per mezzo d'un pozzo profondo 15
metri, fa bella mostra in una elegante fontana nello stradale che da Aci S. Antonio con-
duce ad Aci Catena. — Anch’ essa, condotta in canale murato, va ad irrigare i vicini
agrumeti.
Le acque della Consolazione, che, per una galleria rettilinea lunga m. 750 nel sot-
tosuolo delle contrade Marchesana e Nociazzi, vengono in luce, alla quota di circa m. 220,
ad ovest di Aci Catena , nel vigneto del Marchese di Casalotto, presso la Chiesa della
Consolazione. Questa galleria, con una sezione viva di m. 1, 20 di base per m. 2,.00 di
altezza, © sussidiata da altre diramazioni laterali che intercettano molte vene idriche del
sottosuolo.— Una porzione di quest’ acqua è immessa nell’ acquedotto per l’ acqua potabile
di Aci Reale, — un’ altra porzione è avviata all’ acquedotto di Catania per mezzo d’una con-
duttura che correndo lungo lo stradale congiungente Aci Catena con Aci S. Filippo, pro-
cede lungo la via che porta al piano della Reitana, internandosi nell’ agrumeto del Mar-
chese di Casalotto, per finire poi ad immettersi nella galleria delle acque delle sorgenti
Ogliastro, poco prima della tribuna di distribuzione.
Poco più di un chilometro a sud-est di Aci S. Filippo incontrasi una spianata (Piano
della Reitana) che declina dolcemente al mare, ove rinvengonsi le acque così dette della
Reitana, che vanno considerate nel numero delle esterzze e comprendono le seguenti sor-
genti :
Cuba, Fontana Grande e Fontanella : — tre polle sgorganti dalla lava, che, riunite
in un canale in muratura scoperto, vengono avviate verso Capo Molini per irrigazione e,
precipitando con vari salti, anche adibite come forza motrice in opifici.
Ogliastro : è un sistema di polle che nascono alcune centinaia di metri ad est delle
suddette e vanno distinte col nome di Sorgente Ogliastro grande e piccola (quota di
m. 144) dal nome dell’ albero che, nell’ entrata del podere di proprietà del Marchese di
Casalotto sta a indicare nel sottosuolo la loro giacitura. —Queste sorgenti, distanti fra loro
circa m. 28, dànno una copiosa massa d’acqua, che, incanalata, dopo un percorso di me-
tri 120, viene arricchita da quella meno voluminosa di una terza, molto vicina alla tribuna
di ripartizione, con luce attraversata da una grata in ferro, donde il suo nome di sorgente
grata (quota di m. 140).
Nella Tribuna di distribuzione, adunque, sono riunite le acque delle tre sorgenti di
Reitana (Grata, Ogliastro grande e piccola) e una frazione di quella della Consolazione
(Vedi tavola annessa). Un apposito condotto in muratura, ricoperto con lastroni di lava, che
speriamo al più presto sarà sostituito da altro con fattura più razionale e sicura, conduce la
massa di quest’ acqua sino a Catania. Esso, per circa 400 metri, attraversa un terreno
lavico, cui ne segue uno argilloso; passando ira Nizzeti e Capo Molini procede quasi
parallelamente alla via provinciale, lambendo il Monte Vambuleri, attraversa il terreno. ba-
saltico ad ovest di Aci Castello e circa 200 metri di terreno lavico sino a far capo, dopo
un percorso di Km. 13,500 , alla contrada S. Antonino, a nord-est della piazza Gioeni.
Analisi chimica dell’acqua di Casalotto 3
A questo punto (120 m. di altezza sul livello del mare) fu costruita una seconda tri-
buna di distribuzione, da dove l’ acqua, incanalata in condotto forzato, va sino alla pro-
prietà Papale, per diramarsi in una estesa rete di condotti secondari in ferro e distribairsi
in tutta la città, innalzandosi sino ai piani superiori delle case.
Caratteri fisici.
L'acqua è senza odore; anche guardata in massa, è priva di colore; ha sapore lie-
vemente alcalino. La densità, determinata con la bilancia di Westphal, è eguale a 1,008
(E 17°). La temperatura, misurata l'8 giugno 1909, nella tribuna Reitana era 169, 4
(nell'ambiente della tribuna il termometro segnava 17°,6; all’ aperto: 229,5). — Questa tem-
peratura non si può dire che rappresenti la media delle temperature 16°,i dell’acqua delle
sorgenti Ogliastro e 16°,4 di quella della Consolazione. Si vede bene che quest’ ultima,
durante il percorso dalla sorgente al piano di Reitana, subisce un lieve riscaldamento.
Comunque sia, anche riferendosi alle temperature delle sorgenti, la mostra non può
dirsi un’ acqua fresca.—Del resto tutte le acque che scaturiscono sulle pendici etnee, rara-
‘mente presentano una temperatura inferiore ai 16 gradi. Di ciò trovasi la spiegazione nel
fatto che le vene idriche, scorrendo attraverso un sottosuolo vulcanico, trovansi sempre a
contatto di lapilli e strati lavici buoni conduttori di calore.
L’ acqua distribuita in città, per ragioni di comodità, non è racchiusa in condotto tanto
profondo da conservare la temperatura primitiva. Sino alla tribuna S. Antonino la tempe-
ratura si mantiene quasi costante, perchè si eleva solo di pochi decimi di grado (16°,7);
ma in laboratorio solo durante l’ inverno va sino a 17°, durante il periodo estivo ascende
sino a 21, perdendo ancor di più uno dei requisiti principali per una buona acqua pota-
bile: la freschezza.
Saggi qualitativi.
Alcalinità. — Si fece la prova della reazione dell’acqua dapprima con la carta di
tornasole lievemente arrossata. Appena intinta, malgrado la presenza di rilevanti quantità
di anidride carbonica libera e semicombinata, non mostrò cambiamento di colore ; però a
poco a poco si mise in evidenza la tinta azzurra che divenne piuttosto intensa con l'essic-
camento.
Si ripetè il saggio dopo avere riscaldato per poco tempo su b. m. l’ acqua in capsula
di platino: la reazione fu nettamente alcalina.
Con la fenolftaleina |’ acqua, posta in un cilindro di vetro, non diede accenno di co-
lorazione; dopo il riscaldamento in capsula di platino, forni subito la colorazione rossa.
Nessun dubbio adunque sulla presenza dei carbonati alcalini, che del resto si mettono
meglio in evidenza versando direttamente nell’ acqua alcune stille di soluzione di metil-
arancio: si ha subito la colorazione gialla.
Ammoniaca. — Per constatare l’ assenza dell’ammoniaca, si trattarono 100 cm?. di
acqua con mezzo cm°. di soluzione d’ idrato sodico ed un cm. di carbonato sodico , per
separare la calce e la magnesia. Al filtrato, versato in cilindro di vetro senza colore, si
aggiunse un cm. di reattivo di Nessler [(HgJ,)IK: con KOH] si chiuse col tappo smeri-
gliato e si agitò sovente. Non apparve nessuna colorazione, anche dopo 24 ore.-Questa
esperienza, ripetuta in diversi periodi di tempo, indicò costantemente |’ assenza dell’ ammo-
4 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [MEMORIA 1.]
niaca non solo alla sorgente, ma anche dopo aver percorso tutto il sottosuolo della città.
Acido nitroso. — L'acido nitroso si cercò dapprima col reattivo di Griess. (1) — È
noto quanto sia sensibile e speciale per quest’ acido la reazione proposta da questo autore
fin dal 1879.—Se ad una soluzione, contenente minime quantità d’un nitrito qualsiasi, si
aggiunge una soluzione acquosa di acido solfanilico , (NHa-CH,-S02-OH) ed acido solfo-
rico, si genera un diazo-composto. (HO.SOz2.0-N2-CH,-S02.0H,) che, in presenza del clo-
ridrato di «-nafti-ammina, dà luogo ad una bella colorazione rossa, dovuta alla formazione
del cloridrato di solfo-azo-benzol-naftil-ammina , (HO-SO,-CeHa-Ne-C,oHe-NH2.HC!I); ed il
potere colorante di questa sostanza è così intenso, che, secondo Tiemann e Gartner si può
riconoscere un milligrammo di N303 in 100 litri di acqua.
A tal’ uopo s introdussero in un cilindro piuttosto stretto, munito di turacciolo smeri-
gliato, 100 cm°. di acqua lievemente acidificata con acido solforico diluito, si aggiunsero
un em°. di soluzione acquosa di acido solfanilico e poco dopo un cm. di cloridrato di
a-naftilammina; si chiuse il cilindro col turacciolo e si lasciò a se in ambiente non molto
freddo. —Nè subito, nè dopo 24 ore si osservò la caratteristica colorazione rosea.
Ripetendo invece il saggio sull’ acqua d'uno dei pozzi esistenti nei dintorni del palazzo
universitario, la colorazione si presentò con molta evidenza dopo alcuni minuti.
Si volle confermare |’ assenza dell’ acido nitroso anche col reattivo di Trommsdorff ,
ossia con la miscela di joduro di zinco e salda d’ amido, la quale , com'è noto , genera
una colorazione azzurra, dovuta al composto generatosi tra amido e jodio messo in li-
bertà dall’acido nitroso. Questo reattivo, secondo Ch. Ekin (2) è tanto sensibile che svela
una parte di azoto, allo stato di acido nitroso, in 10 mila litri di acqua. —La colorazione
azzurra non si è fatta vedere.
Onde, per quanto riguarda I ammoniaca e l’ acido nitroso, è da escludere nell’ acqua
di Casalotto qualsiasi contaminazione.
Acido nitrico. — Per la ricerca dell’ acido nitrico ci siamo serviti del suddetto reat-
tivo di Trommsdorff, adoperato per confermare l'assoluta assenza dell’ acido nitroso. In
apposito cilindro si trattarono con pezzettini di zinco puro 100 cm. di acqua acidificata
con acido solforico diluito. Poco dopo si aggiunse la soluzione di joduro di zinco con salda
d’amido : dopo circa mezz'ora si manifestò la colorazione azzurra dovuta all’ acido nitrico
ridotto in nitroso dall’ idrogeno allo stato nascente.
L’esperienza fu ripetuta varie volte e sempre con esito positivo. -- Daremo più in là
i dati relativi alla quantità ed al metodo seguito per la determinazione quantitativa dei ni-
trati. Per ora ci limitiamo ad accennare che la presenza dei nitrati è un fatto comune nelle
acque scorrenti nel sottosuolo della gran massa etnea. Si pensi che il nostro vulcano è
da considerarsi come una specie di spugna colossale, che, raccogliendo |’ acqua pluviale e
quella proveniente dalla fusione d’ immense quantità di neve, permette una lenta e conti-
nua infiltrazione nella sua massa porosa e appresta le condizioni più opportune acciocchè
i sali ammonici, con lento e continuo processo di ossidazione , sciolti nell’ acqua, dopo
lungo cammino, vi si ritrovano allo stato di nitrati.— Appunto |’ esclusiva presenza dell’ a-
cido nitrico e |’ assoluta assenza di ammoniaca, ove si pensi l’ abbondanza del cloruro. di
(1) Ber. XII- 427.
(2) Pharm. J. Trans. (3) XII. 286—Jahresbericht 1881—p. 1162.
1
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto
ammonio durante e dopo i periodi eruttivi, stanno a comprovare maggiormente |’ origine
remota delle acque erogate dalla nostra gran massa vulcanica.
Altri componenti. -- Per la ricerca degli altri componenti che si sogiiono trovare
soltanto in minima dose , si evaporarono su b. m in capsula di platino circa 15 litri di
acqua. ll residuo secco fu ripreso con acqua distillata, che naturalmente ne sciolse una
parte : la soluzione ottenuta; fortemente alcalina, fu evaporata quasi a secchezza e ripresa
con acool a 96° la massa semi-solida. La soluzione alcoolica fu evaporata e portata a
secco ; il residuo fu sciolto nell’ acqua e nella soluzione, versata in una boccettina con
tappo smerigliato e acidificata con acido solforico, si aggiunsero del solfurl'o di carbonio,
pochi cristallini di nitrito sodico e si agitò fortemente: poco dopo il solfuro di carbonio si
colorò in ametista per la presenza di piccolissime quantità di 70dzo.
Il liquido, nel quale si separò il jodio, venne evaporato sino a secchezza. Il residuo
servì per la ricerca del litio allo spettroscopio, ove, quantunque non molto intensa, si potè
osservare la riga rossa caratteristica di questo metallo.
La porzione del primo residuo secco insolubile nell'acqua, trattata con acido cloridrico,
si evaporò a secchezza, si riprese con acido cloridrico ed acqua calda e si filtrò. Il resi-
duo insolubile constava quasi tutto di silice.— Nella soluzione acquosa, trattata con ammo-
niaca, si constatò la presenza dell’ a/Zzmzz7/0 , del ferro e di discreta quantità di aczdo
fosforico. Nel filtrato si separarono con carbonato ammonico le terre alcaline, che lavate
con acqua, furono seccate e arroventate ; nella massa raffreddata, ripresa con acqua e sot-
toposta all'esame spettroscopico, non si riscontrò alcuna traccia di stronzio.
ANALISI QUANTITATIVA
Determinazione dell’ anidride carbonica libera e semi-combinata.
Per la determinazione dell’ anidride carbonica libera e semi-combinata si suole seguire
il noto processo semplice e rapido di Pettenkofer (1), consistente nel versare in un dato
volume di acqua un noto volume di soluzione titolata d’ idrato di bario, e, dopo il completo
deposito del carbonato baritico, titolare con acito ossalico o cloridrico l’ eccesso d’idrato in
una porzione aliquota del liquido.--Lo stesso autore, per le acque contenenti sali di ma-
gnesio, onde impedirne la precipìtazione a spese della barite, consiglia di aggiungere dap-
prima un poco di cloruro ammonico. — Nel caso però d’ un’ acqua ricca di bicarbonato di
magnesio, come quasi tutte le acque delle regioni etnee, la quantità di cloruro ammonico
da aggiungere deve essere rilevante, e rilevante il volume di soluzione titolata di barite ,
a causa della considerevole quantità di anidride carbonica non combinata alle basi e di
quella combinata ad esse allo stato di carbonato semplice normale, o, come suol dirsi, li-
bera e semi-combinata. — Onde, pur calcolando il numero dei centimetri cubici di barite
impegnati per la precipitazione della magnesia, non si hanno sempre risultati esatti, per-
chè difficile evitare lo sviluppo di ammoniaca e difficile che | indicatore conduca a due
risultati concordanti.
Per questa ragione abbiamo dato la preferenza al metodo di Jalowetz (2) adoperando
(1) Frisenius—Traité d' Analyse chimique quantitative-Tome 1--page 517—1909.
(2) Chem. Zeit. Rep. 1890 p. 2;9—Guareschi— Nuova Enciclopedia chimica-—-Vol. II--p. 4S0.
6 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [Memoria I.]
l'apparecchio che ricorda quello di Frésenius (1) con le modificazioni apportatevi da Clas-
sen (2).Il metodo di Jalowetz ha il vantaggio di permettere la determinazione ponderale
dell’ anidride carbonica libera e semi-combinata per aumento di peso e di far seguire su-
bito quella dell’ anidride carbonica combinata. Onde, con poche pesate e in breve tempo
si perviene anche all’ anidride carbonica totale.
All’uopo si sono introdotti in apposito matraccio 500 cm*. d’acqua fredda addizionata
di 5 cm?. di soluzione concentrata di cloruro di calcio per trasformare il carbonato di ma-
gnesio in cloruro. Per ebollizione dell’ acqua |’ anidride carbonica che si svolge, — dopo
avere attraversato il refrigerante a bolle adattatovi sopra verticalmente, — gorgoglia attra-
verso l’ acido solforico e, dopo il passaggio per un tubo ad U ripieno con cloruro di cal-
cio granulato, viene assorbita dall’idrato potassico contenuto nell’ apparecchino a bolle di
Geissler, seguito da un tubo ad U ripieno con calce sodata.—Cessato lo sviluppo gassoso,
si fa passare per una mezz'ora attraverso l’acqua, mercè un aspiratore, una lenta corrente
di aria che si rende pura percorrendo una colonna di calce sodata.
L'aumento di peso, subito dall’ apparecchino a bolle di Geissler e dal seguente tubo
ad U, corrisponde alla quantità di anidride carbonica libera e semi-combinata.
Ciò fatto, si rimette a posto l apparecchio di assorbimento e s’ introducono nel ma-
traccio circa 20 cm?. di acido cloridrico diluito; si riscalda di nuovo e si ripete il passag-
gio della corrente d’ aria. Il secondo aumento di peso corrisponde alla quantità di anidride
carbonica combinata.
Si ebbero in tal modo i seguenti risultati, riferiti ad un litro di acqua:
CO, Iib. e semi-comb. CO, comb. CO, totale
IR Ra e o. 2008 O. 4092
NE 0A o. 2026 o. 4160
eee e Ao 22.022 O. 2000 o. 4028
Media - . . . . . 0. 2080 O. 2013 O. 4093
-. Riportiamo i risultati ottenuti sulla determinazione dell’ anidride carbonica libera e se-
mi-combinata col metodo Pettenkofer, scrivendo accanto il valore corretto, ricavato sot-
traendo il valore corrispondente all’ossido di magnesio ; e il risultato della determinazione
dell'anidride carbonica totale, ottenuto seguendo l’ordinario processo del cloruro di calcio
ammoniacale. Questo, preparato da parecchi giorni, era perfettamente limpido. Versandone
un dato numero di cm?. in un misurato volume di acqua attinta alla sorgente od alla
presa del laboratorio, si generava il precipitato di carbonato di calcio, contenente tutto l'a.
cido carbonico dell’ acqua. Si riscaldava questa su bagnomaria, usando ogni cautela per
impedire l’accesso dell’aria e rapidamente si raccoglieva su filtro il precipitato, mantenen-
do freddo il liquido e coperto il precipitato. Si lavava il recipiente con acqua bollita sino
a che le acque di lavaggio non presentavano più reazione alcalina e non intorbidavansi
con ossalato ammonico. Il carbonato di calcio, rimasto aderente alle pareti interne del re-
cipiente, veniva disciolto in poco acido cloridrico, precipitato con carbonato sodico e riunito
a quello già raccolto sul filtro, completandone il lavaggio con acqua bollita. La determi-
nazione dell'anidride carbonica venne fatta mediante l'apparecchio di Classen descritto nel
(1) FrEsENIUSS— Yrailé d’ Analyse chimique quantilative—T. I. p. 525—1909.
(2) Zeitschr. f. anal. Chem. XV—288 (1876)—FRrÉseNiUSs—T. I—p. 527.
NI
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto
Frésenius (1) e condusse a risultati abbastanza coincidenti con quelli ottenuti con |’ ap-
parecchio di Jalowetz.
Riferendo i valori ad un litro di acqua, si ha:
Anidride carbonica
libera e semi-combinata Anid. carbonica totale
Tn —_—____P—TrT—_____ow— — —
Valore diretto Vulore corretto
MOTO AE o. 4264
Sorgente \ NTILOI Doo do
/ 053713 OM27I07 o. 4388
Laboratorio... o. 2919 O. 1891 o. 3770
Risulta evidente da questi dati la notevole differenza con quelli sopra citati, ricavati
col metodo Jalowetz, e la coincidenza dei valori corrispondenti all’ anidride carbonica to-
tale, i quali comprovano la bontà di questo metodo.
Determinazione dell’ossigeno e dell’azoto
Vari sono i metodi che permettono la determinazione dell’ ossigeno e dell'azoto nelle
acque; tuttavia il classico metodo gassometrico di Bunsen, opportunamente modificato, è
preferito perchè conduce sempre a risultati più concordanti e attendibili. Esso è fondato sul
principio che se un dato volume, o peso, di acqua viene riscaldato all’ebollizione, si scac-
ciano i gas disciolti che, direttamente o col sussidio di una pompa a mercurio, si posso-
no raccogliere in una campanella graduata.
Questa è piena di soluzione d’idrato potassico per assorbire l'anidride carbonica. Ces-
sato l'assorbimento con l’alcali e fatta la lettura del volume del gas, da ridursi col calcolo
alle volute condizioni di temperatura (0°) e pressione (760 mm.), s’introduce il pirogallato
alcalino di recente preparazione: il volume gassoso scomparso rappresenta l'ossigeno; quello
residuale l'azoto che, alla sua volta, viene ridotto a zero e 760 mm.
L'apparecchio da noi adoperato, perchè meno suscettibile di cause di errori e più fa-
cile al maneggio, è quello di Preusse e Tiemann (2), il quale poi si riduce a quello di
Reichardt (3) lievemente modificato. Esso è tanto semplice che |’ operatore, senza |’ altrui
sussidio, può nello stesso giorno ripetere l’esperienza.
Ripetiamo quì lo schema dell’ apparecchio, dandone una succinta descrizione, onde
rendere più intelligibile il metodo da noi praticato.
Due palloni A e B, della capacità di quasi un litro ciascuno, sono uniti mercè un
sistema di tubi al collettore C. Il pallone A è chiuso con un turacciolo di caucciù ad un
foro, ove s’introduce un tubo piegato ad angolo retto ; questo è connesso con altro tubo
di vetro a Z, la cui estremità inferiore è alla sua volta connessa con altro tubo di vetro
del collettore.
Il collettore, che ha un diametro di 3 cm. ed un’ altezza di 30 cm. è chiuso nella
parte inferiore da un turacciolo di caucciù a due fori, nei quali sono adattati due tubi ad
angolo retto, l'uno sporgente per l’altezza di 8 cm., collegato coi pallone A; l’altro, tanto
alto da rasentare la superficie del turacciolo, è collegato col pallone B.
(1) FRESENIUS — loco citato p. 527.
(2) TiEMANN- Gartner's Handbuch p. 298.
(3) Zeitschrift ir fanalytische Chemie XI (1872). 2
sh
8 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [MEMORIA I.]
Il pallone B nei suo turaccio'o a due fori porta da un lato un piccolo tubo ad angolo
retto, nel quale è fissato un sottile tubo di caucciù lungo circa un metro, munito di bec-
cuccio e di una morsetta per la opportuna chiusura ; e dall'altro un secondo tubo ad an-
golo retto che va quasi sino al fondo del pallone.
è
x
sé
SA AA
II I
Per mettere in azione l'apparecchio si riempie a metà il pallone B con idrato sodico
al 5 °/, e, soffiando, si manda questo nel collettore C riempiendolo totalmente, curando di
riempire anche il tubo a Z del pallone A. Si riempie questo con acqua distillata, vi si
pone il turacciolo, si preme in modo da fare uscire l’acqua del tubo in esso fissato e si con-
nette al collettore. Ciò fatto si riscalda all’ebollizione la soluzione del pallone B e l’acqua
del pallone A, prolungando l’ ebollizione sino a forte riscaldamento della soluzione con-
tenuta nel collettore C, onde sia completa la eliminazione dell’ aria. Ciò fatto si mette in
opera l'apparecchio per la raccolta dei gas.
Il pallone A, la cui capacità è stata previamente determinata, viene riempito con ac-
qua da analizzare e posto in comunicazione col collettore. Si comincia il riscaldamento,
prolungando l'ebollizione dell’acqua per circa 20 minuti; poscia si allontana la fiamma: lo
spazio occupato dal vapor d’ acqua, man mano che questo si condensa, viene occupato
dal liquido proveniente dal collettore e dal pallone B. |
Il gas raccolto nel collettore, dalla sua estremità superiore, mercè un tubo adduttore,
previamente riempito di soluzione d’ idrato sodico, viene cacciato in una campanella gra-
duata, anch’ essa piena della detta soluzione. Fatta la lettura del volume e quelle della
temperatura e pressione per la riduzione a 0° e 760 mm., si procede all’assorbimento del-
l'ossigeno con pirogallato potassico, ritornando a leggere il volume residuale dell'azoto per
essere alla sua volta ridotto a 0% e 760 mm.
Analisi chimica dell’acqua di Casalotto )
In due determinazioni si ebbero i seguenti risultati :
I — Gr. 1002 di acqua diedero cm3 23,1 di miscela gassosa alla temp. dl 159,5 ed alia pressione di
o 7 igor
Azoto res duale, dopo il trattamento con pirogallato, cm* 15,7 alla temp. di 149,5 ed alla pres.
SIODENClEnIM/7 0 200113005)
II — La stessa quantità di acqua fornì cm 23,3 di gas alla temperatura di 16° ed alla pressione di
mmegzo 2 (== N59 5)
Azoto residuale, dopo l’ assorbimento con pirogallato, cm 15,95 alla temp. di 16° ed alla pres-
SIN RERGM Marzo 23M)
Riducendo i suddetti risultati a 0° e 760 mm. e riferendoli a gr. 1000 di acqua, si ha?
I Il Media
Are E N cm912.0,102 cm3 20, OI Cm? 20, DIS
a70to i Pe AT » 13,70 » 13,69
SSIS OE » 6,34 DI CRE A »o 63325
Donde risulta la seguente composizione percentuale :
azoto: us Aia 63,33 cm? 68, 465 68, 39
ossigeno . . ... >» 31.66 SIMO 31, 60
Un litro di acqua, secondo Bunsen, a 12° e 760 mm. può sciogliere cm* 18. 82 di
aria a 00 e 760 mm., cioè: cm? 6,57 di ossigeno e cm? 12,25 di azoto, ovvero: 34,91 °/
di ossigeno e 65,09 °/, di azoto.
Winkler (1) nelle sue esperienze sulla solubilità dei gas nell’ acqua trovò dei valori
superiori; ma quelli ricavati da Preusse e Tiemann, con l'apparecchio da noi brevemente
descritto, sono più bassi e quasi concordano con quelli di Bunsen,. Infatti :
2inUh o e I ie ti) Oy percentuale
ZOLA O » 13,01 66, 15
ossigeno . . ..... » 6,66 33, 85
I nostri risultati sono sufficientemente concordanti con quelli di Preusse e Tiemanne
Quando si pensa poi che il coefficiente di solubilità dell’ ossigeno e dell’ azoto nell’acqua,
in rapporto alla loro pressione parziale, subisce delle piccole variazioni dipendenti da al-
cuni fattori, come, ad esempio, dalla presenza dell’ anidride carbonica, possiamo ritenere
esatti i valori trovati e giustificata la lieve differenza.
Sostanze organiche
Per la determinazione delle sostanze organiche abbiamo seguito il processo dell’ os-
sigeno, consistente nella valutazione della quantità di ossigeno tolto da un noto volume
di acqua ad una soluzione titolata di permanganato potassico. A tal fine si può seguire
il metodo di Schulze e Trommsdoff, operando con soluzione alcalina, oppure con. solu-
zione acida. Quest'ultimo ha la preferenza dei chimici, perchè più semplice e costante nei
risultati; però, seguendo le indicazioni di Kubel (2) si opera a caldo; seguendo quelle di
Tidy (3) si opera a freddo.
(1) Ber. XXIV — 3602.
(2) TIEMAN-GARTNER — Wasser (1893) p. 255.
(3) Journ. Chem. Soc. 1879, p. 46.
ATTI Acc. Serie V, Vor. IV. Mem. T.
ba
G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone MEMORIA F.]
Abbiamo operato in soluzione acida, effettuando l’ azione del permanganato a tempe-
ratura ordinaria ed a caldo, e determinando l'ossigeno consumato in tempi diversi.
Per la valutazione dell’eccesso di permanganato si sono seguite sempre le prescrizio-
ni del Tidy, aggiungendo a temp. ord. joduro di potassio e determinando il jodio messo
in libertà con soluzione N/,, d’ iposolfito sodico.
Per l’esperienza si sciacquava con acido solforico concentrato ciascun pallone della
capacità di circa 800 cm?., si lavava dapprima a grande acqua e poscia con acqua di-
stillata. Ogni volta si versavano in un pallone 500 cm*. di acqua in esame e in un se-
condo altre 500 cm?. di acqua ridistillata sul permanganato. Si aggiungevano in ciascuno
15 cm. di acido solforico purissimo (1:3) e 20 cm?. di permanganato N/,go. Si copri-
vano e si lasciavano stare per un'ora o per tre ore; oppure si bollivano per cinque minuti
e si lasciavano per alcune ore sino a completo raffreddamento. Dopo di che si aggiun-
i Joduro di potassio e si valutava il jodio messo in libertà con
gevano circa sei gocce Cc
iposolfito sino a completa decolorazione della salda d’amido. Quando non si eccedeva nella
quantità d’iposolfito, dopo alcuni minuti, riappariva la colorazione azzurra.
Per il calcolo si duplicava il numero dei cm'. di iposolfito e ci si riferiva a cento
litri moltiplicando per 2 X 100 X 0, 00008 ; cioè si moltiplicava il numero dei cmf. d’ipo-
solfito adoperato per 0, 032 (= 4 X 0, 008).
In tutte le nostre esperienze la insignificante quantità di ossigeno consumato dall’ac-
qua corrispondeva quasi sempre a quello dell’acqua distillata, confermando l'assenza di so-
stanze organiche nella nostra acqua potabile.
Però le esperienze non furono limitate al solo periodo estivo del 1909 : se ne erano
istituite delle altre lungo il 1906, col fine d’ indagare se, durante il periodo delle grandi
piogge, le condizioni statiche della conduttura fossero tali da garantire l' incolumità del-
l’acqua.
Esse furono iniziate nel mese di gennaio durante un periodo di bel tempo. Il 18 gen-
naio si ebbero i seguenti risultati :
Ossigeno consumato du
100 litri d’acqua
dopo un’ ora a t. ord. 000150
» 12 0re » » Meo 00010
bollendo per un’ ora RO OOO
Questi. dati sono sufficienti per indicare la purezza dell’acqua.
Durante la giornata del 30 dello stesso mese il tempo si mantenne piovoso; lungo la
notte dal 30 al 31 la pioggia fu copiosa e continuò, sebbene con minore abbondanza, si-
no alle ore 12 del 31. Furono eseguite due determinazioni: la prima alle ore 9, la secon-
da alle ore 15 dello stesso giorno 31; in ciascuna si adoperarono 507 cm. di acqua per
una coppia di saggi; l'uno fu scaldato per mezz'ora e lasciato raffreddare, l'altro fu man-
tenuto a temp. ord. I risultati furono i seguenti :
Ossigeno consumato da
3I gennaio 1906 roo litri d’acqua
ore 9 — saggio a caldo . . . . . . . . . 0,,0448
vo l'i Ord iti. O 0102
Ore! (is. isa po1onal Caldo ae e e. RO OLO?
pa Ept. orde SD. 00004
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto ll
La notte del 31 si rimise il tempo piovoso per continuare sino alle ore 12 del primo
febbraio. Verso le ore 10 dello stesso giorno si ripetè l’esperienza e si ebbe :
1 febbraio
zig Aver Sen e
DAI tO TA A N ROOT?
I risultati ottenuti il 23 agosto 1906, dopo un prolungato periodo di siccità, furono :
SAOO TORI EA] CO N O I N O L006]
piatti ord A e VE ST 0000;
Adunque, durante il periodo delle piogge la nostra acqua venne contaminata dalle
acque piovane. Assunte informazioni presso l'Ufficio di Amministrazione delle acque del
Marchese di Casalotto, ci si comunicò che in quel periodo di tempo era avvenuta una
frana lungo. il tratto di terreno quaternario che sta a monte di Aci-Castello, cagionando
guasti non lievi in diversi punti della conduttura.
Quando però si riflette sulla coincidenza di questa contaminazione con il periodo in
cui a Catania si ebbe a lamentare | epidemia di tifo addominale, non si può restare in-
differenti innanzi ai fatti sennatamente rilevati dall'Ufficiale Sanitario, Dr. Salvatore Previ-
tera (1). i
Occorre, nell'interesse della pubblica igiene che si rivolga l’ attenzione sulla stabilità
della conduttura e che si prendano quei provvedimenti opportuni acciocchè nelle varie tri-
bune, sopra tutto in quella deila Reitana,.siano eseguite le opere necessarie per un serio
e scrupoloso affidamento sulla purezza delle acque.
Relativamente alla quantità di sostanze organiche valutate in ossigeno consumato, ba-
sta dare uno sguardo ai seguenti limiti‘di tolleranza assegnati dai vari analisti per 100
litri di acqua: i
Sostanze organiche valutate in ossigeno
consumato per 100 litri d’acqua
Commissione di Vienna... . ..0. 0.0. 0,05 — 0, 25
C@himicditrance e 0,
Wauklyn e Chapman 0,2 — 0, 3
IRE Ct e E 00, 10,02
Paterno eee 7 a)
e paragonarli coi valori ottenuti da noi durante il periodo della contaminazione, — oscil-
lanti tra 0, 0192 e 0, 0448, — per inferirne quanto sia dannoso il criterio di alcuni va-
lori limiti di tolleranza introdotti e accettati da molti per un giudizio sulla potabilità delle
acque.
Acido nitrico.
Per la determinazione dell’ acido nitrico si seguì il metodo di Schulze-Tiemann (2)
operando ogni. volta su due litri di acqua. Questa si evaporava in capsule di porcellana
sino a piccolo volume e si filtrava direttamente nel pallone dell’ apparecchio riunendovi
(1) Dr. SaLvatoRE PREVITERA — Due epidemie di tifo addominale riferibili all'uso di acqua inquinata
La Medicina italiana —- Anno VI (1908) n. 7-8.
(2) ScHuLze — Zeitschr. f. analvt. Chemie (1870) IN—4or,
TIEMANN — Ber. (1873) VI— 1041.
d2 G. Grassî Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [Memoria I.|
l’acqua di lavaggio. Il biossido di azoto veniva raccolto in una campanella graduata, piena
di soluzione d’ idrato potassico.
Terminato lo sviluppo del gas, s'immergeva la campanella nel pozzetto ad acqua di-
stillata e dopo un'ora si procedeva alla lettura del volume gassoso, prendendo nota della
temperatura ambiente e della pressione atmosferica per il caicolo della riduzione a 0° ed
a 760 mm.
Ecco i risultati di quattro determinazioni fatte sull’ acqua della presa in laboratorio:
let far SR e e OO: 090S
IRA ec Ro A > 010057
Vili: Pra te E E RR VOTO,
IV a LAI T0086
Media. i e ae e. > gr 0; 963 (di INSO2tpertrooUitri
quantità piccola in rapporto a quella fornita dall’ acqua di Casalrosato (S. Gregorio) che
in 100 litri contiene gr. 5, 51 di N$O,, ma relativamente grande in confronto al contenuto
di altre acque destinate per uso potabile in molte città italiane. Ne trascriviamo i risultati
delle principali, onde si possa anche inferire che la presenza dei nitrati non è esclusiva
alle acque delle regioni SGieck
OQnantità di N$O; in
100 litri d’acqua
INTO Noe I I a de
3 PRO e a MR ZORO |
a » Roma (1)
315 paola, dat PR it > i pT0238 \
DEMI LCA eo IR TO 270
» © Montereggi. . 0... >» 0, 630 -
I N° » 93 ' Firenze (2)
va RA NcOnella tea Re ee 050
» Serino (4/, Orcioli. 4/, Acquaio) . . . . >» 0, 430 ;
N rs 404 MIGRANI Napoli (3)
VIa E@IGIOiA RE di ale i O I E RR) O CONI)
>» VDUE Ville Roe 0
DE Genta e I E > TO N210, I
> MBacchiglon cine eee 0320 Padova (4)
DA IPIOSACCO MO O) \
PValleGaverdi n Re 050
E II
Acido solforico.
Si evaporò ogni volta un litro di acqua previamente acidificata con acido cloridrico
e si separò la silice. Il liquido filtrato fu trattato a caldo con cloruro di bario e si rac-
colse il solfato di bario. Questo fu scaldato con acido cloridrico e lavato. Il liquido acido,
proveniente dal lavaggio, venne evaporato a secchezza, addizionato di alcune stille di clo-
ruro di bario e ripreso con acqua. Si separò a questo modo un’altra piccola quantità di
solfato di bario che si aggiunse al preesistente. e si pesò.—Questo processo, che, secondo
(1) Mauro, Nasini e Piccini. — Analisi chimica delle acque potabili della città di Roma—1884.
(2) G. Roster. -— Le acque freatiche di Firenze,
(3) Euc. CasoRia. — Napoli.
(4) CannIZzzARO. — Analisi delle acque di Padova—-1881.
(5) E. PaTERNÒ. — Analisi chimica dell’ acqua di Scillato ecc. Palermo 1887.
Mal
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto 13
il Frésenius, è da considerarsi come il più esatto, ci fornì sempre risultati concordanti e fu
seguito tutte le volte che si ebbe di mira la determinazione dei metalli alcalini.
Presa del Laboratorio HS, SO3
7 —
in 100 lùri
L'ESPRESSO ZU TO DZ 317
eee Laren mi 2 3, 966 » 3..24
Ie e e 7831956 «3 IS
VIVA e e N e co I 0 » 3, 28
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TribunagReita nate i ee 005 RI
Dai quali facilmente rilevasi che l’ acqua in città, per quanto riguarda la quantità dei
solfati, conserva la stessa composizione della tribuna Reitana.
Cloro.
La determinazione del cloro si fece per via volumetrica col metodo di Volhard, che
alla rapidità di esecuzione associa l’ esattezza dei risultati.—Com’ è noto, occorrono : solu-
zioni DI di nitrato di argento e di solfocianato ammonico; e, come indicatore, dell’allume
ferrico in soluzione acquosa al 10 per cento.
Per l’ esperienza si operò ogni volta su 250 cm”. di acqua acidificata con acido ni-
trico. Si versarono circa 5 cm*. di soluzione di allume ferrico ed un eccesso di soluzione
titolata di nitrato di argento, che precipita tutto |’ anione cloro allo stato di cloruro. Si fece
cadere poscia la soluzione titolata di solfocianato sino a colorazione rosea incipiente e per-
sistente per dieci minuti. Il numero dei cm?. di questa soluzione misura la quantità di ni-
trato d’argento adoperato in eccesso.
Eseguendo i caicoli opportuni si ebbero i seguenti risultati riferiti a date diverse :
Cloro in 100 litri
3 PrIleETO00 AM CASI
OEDAcciORIo 0A aa Men e 55
30 luglio 5; 31
IST gi SEI, RR
Questi risultati, appunto perchè ottenuti in epoche ben differenti, valgono a dimostrare
la costanza della composizione dell’ acqua; purchè però non si riferiscano a quelli ottenuti
in epoca anteriore.
A questo proposito cade acconcio ricordare la meraviglia provata alcuni anni fa da uno
di noi per la differenza tra i risultati ottenuti da un allievo che, esercitandosi nell’ analisi
volumetrica, applicava il metodo di Volhard per la determinazione del cloro nella presunta
acqua della Reitana, e quelli precedentemente noti, che qui riportiamo :
Cloro in 100 litri
E N IEIE:\nne.=—._ ——ee’‘@-’ r _ r [1 Wu]
Grata Ogliustro Ogliastro grande Tribuna
Francesco Mauro (1891). . . . . .. 4,68 lì 74 4, 68
GaGrassite Ss: Speciale (1095) 0... 4,72 4, 68 j, 70 TO:
14 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone
Dapprima nacque il sospetto che la sconcordanza si dovesse attribuire all’ imperizia
dell’allievo od alie soluzioni mal titolate; ma verificate queste e rifatte le determinazioni ,
si fu indotti a pensare che |’ acqua potabile distribuita in città non fosse più la primitiva
e che per lo meno fosse mescolata ad altra di sorgente diversa. Si apprese, infatti, che
porzione dell’ acqua della Consolazione veniva mescolata con quella della Reitana, oramai
insufficiente, circa a volumi eguali, come del resto si può desumere dagli stessi valori del
cloro : i
AcqualdellaRReitanaN((CriDU 1a) ee e 2
» della Consolazione... . Sc)
Media e Riso
Valore attuale . .<. . ‘5/36
Paragonando però questo valore del cloro con quello che si prescrive nei limiti di
tolleranza (da 0,2 a 0,8) nasce a prima vista il sospetto della contaminazione. Ma quando
si riflette che sulla massa etnea, specialmente sul versante orientale, sogliono scaricarsi le
precipitazioni telluriche provenienti dal nord o dal nord-est, ricche di cloruro di sodio che
in forma di pulviscolo viene spruzzato e sollevato dal mare sovente burrascoso e traspor-
tato dal vento impetuoso, quando si pensa che negli strati scoriacei e lapillosi abbondano
le sublimazioni dei cloruri, si troverà spiegata la causa di sì rilevante quantità di cloro
nelle nostre acque.
Residuo solido.
Il residuo solido, ossia la totalità delle sostanze solide disciolte in un dato volume di
acqua, si determinò evaporando 500 cmÈ. di questa in crogiuolo di platino. Anche noi ab-
biamo trovato molto comodo | uso del bagno d’aria, che ci ha permesso regolare | anda-
mento dell’evaporazione in modo da evitare gli spruzzi prodotti dalio sprigionarsi dei gas
disciolti, pur procedendo con maggior rapidità di quanto permetta il bagnomaria.
Il residuo ogni volta fu seccato a 100° in stufa ad acqua sino a peso costante. Otte-
nuta la costanza di peso. veniva mantenuto a 180° in stufa ad aria anche in questo caso
sino a peso costante. Il residuo solido ottenuto nelle varie prove fu sempre bianco, e non
accennò mai al più lieve annerimento, anche quando si scaldò sino al rosso incipiente.
Si ebbero i seguenti risultati, che rappresentano la media di varie determinazioni :
Residuo solido a 100°. . . . . . gr. 69, 95 per 100 litri
» » aL'009 ro Sec et. 67, 60 » » »
e che su per giù equivalgono alla media dei residui solidi delle due acque.
Anidride silicica.
Si evaporarono uno o due litri di acqua in capsula di platino su bagnomaria previa
acidificazione con poco acido nitrico. Il residuo solido fu ripreso con acqua disfillata e acido
nitrico ed il liquido evaporato per due terzi; si ripetè l’ operazione ancora una volta e si
raccolse sul filtro la silice rimasta insolubile, mentre le basi si ebbero disciolte nel filtrato.
La silice, perfettamente lavata, venne calcinata e pesata.
Risultati per 100 litri di acqua :
za
)Lo]
aboratorion: 3 «Me eos
‘Pribuna-Reitana, e. ; ate » 5, 69
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto 15
Sesquiossidi di ferro e di alluminio.
Il liquido filtrato, riunito alle acque di lavaggio, fu alcalinizzato con ammoniaca, pre-
via aggiunta di cloruro ammonico, e riscaldato su bagnomaria sino a deposito del tenue
precipitato. Questo, raccolto su filtro e calcinato, fornì i seguenti valori medi ;
Laboratorio . . gr. 2, 76
Ji bona Reti i
dai quali è facile argomentare che la quantità della miscela dei due sesquiossidi è mag-
giore nell’ acqua attinta in laboratorio per la presenza di maggior quantità di ferro sciolto
allo stato di bicarbonato lungo il percorso nella conduttura in città.
A causa per tanto della esiguità del peso della miscela non si credette opportuno pro-
cedere alla separazione dei due ossidi.
Ossidi di calcio e magnesio.
Per separare il calcio dal magnesio è noto che si trae proiitto della insolubilità. nel-
l’acqua calda dell’ossalato di calcio, e della relativa facile solubilità di quello magnesiaco, il
quale è tanto più solubile quanto maggiore è | eccesso di ossalato ammonico, a causa della
formazione di sali complessi. Quando però si precipita il calcio allo stato di ossalato, una
parte dell’ ossalato di magnesio viene sempre occlusa dall’ossalato di calcio, anche quando
si è lungi dal raggiungere il limite del coefficiente di solubilità dell’ossalato di magnesio. —
Frèsenius, onde evitare questo inconveniente , consiglia, dopo la filtrazione, di sciogliere
nell’ acido cloridrico |’ ossalato di calcio precipitato, e di riprecipitarlo poi con. ammoniaca
e ossalato ammonico. i
T. W. Richards (1) dimostrò però che la quantità di ossalato di magnesio occlusa'
dall’ ossalato di calcio dipende da due fattori: 1° dalla concentrazione della parte non dis-
sociata dell’ ossalato di magnesio che trovasi in soluzione; 2° dalla durata del contatto
dell’ossalato di calcio con la soluzione dell’ssalato di magnesio. Dimostrò inoltre che i
mezzi contribuenti per la retrocessione della dissociazione dell’ ossalato di magnesio gene-
rano un aumento di errore nella determinazione del calcio } viceversa, i mezzi che favori-
scono la ionizzazione dell’ ossalato di magnesio riducono | errore ad un minimo. I mezzi
che contribuiscono alla retrocessione della dissociazione dell’ ossalato di magnesio sono le
soluzioni troppo concentrate, ovvero una concentrazione troppo grande degli ioni dell’ os-
salato ammonico. Quelli che ne favoriscono la dissociazione sono gli ioni idrogeno e una
grande diluizione della soluzione.
Affinche però la precipitazione dell’ossalato di calcio sia quantitativa, occorre un gran-
de eccesso di ossalato ammonico. Inoltre, poichè l’ossalato di magnesio genera con | os-'
salato ammonico non dissociato, come si è detto, sali complessi solubili, non occlusi dal-
l’ossalato di calcio, devesi provvedere perchè avvenga possibilmente una completa retro-
(1) Zeitschr. £ anorg. Chemic, 28 (1901) p. 71.
F. P. TreapwerL— Miolati Vol. Il. p. 68
16 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [Memoria 1.|
cessione della dissociazione dell’ ossalato ammonico ; alla qual cosa si perviene aggiungendo
cloruro ammonico, perch® più facilmente dissociabile.
Per la esecuzione abbiamo seguito il seguente processo : Alla soluzione, da cui si se-
parò la miscela dei sesquiossidi di ferro ed alluminio, si unì l’ acqua di lavaggio e si ag-
giunse, previo riscaldamento, altro cloruro ammonico ed una sufficiente quantità di soluzione
bollente di acido ossalico, addizionato di acido cloridrico, la cui quantità era poco più che
tripla di quella dell’ acido ossalico, per diminuire la dissoluzione di questo. Il liquido, scal-
dato quasi all’ebollizione, fu colorato con alcune stille di metil-arancio, agitato e trattato a
poco a poco con ammoniaca diluitissima sino a produrre la colorazione gialla caratteristica.
Il tempo trascorso per quest’ operazione fu circa mezz’ ora. — Si aggiunse allora un
eccesso di soluzione bollente di ossalato ammonico, si lasciò per quattro ore in riposo, si
raccolse su filtro il precipitato che si lavò con soluzione calda di ossalato ammonico all’1
per cento, fino a scomparsa della reazione del cloro. L' ossalato di calcio, così separato ,
fu trasformato in ossido e pesato.
Per determinare il magnesio, si evaporò il filtrato in una capsula di platino, si scac-
ciarono i sali ammonici per arroventamento e si riprese il residuo con poco acido clori-
drico. Nella soluzione filtrata si precipitò il magnesio allo stato di fosfato ammonico-ma-
gnesiaco, seguendo il metodo di A. Schmitts e pesando allo stato di pirofosfato.
I risultati, sempre concordanti, riferiti a 100 litri di acqua, furono i seguenti:
Cao MgO
Laboratorio . /./././0... 4. 43 9, 35
Mic! AMREItA N ARR 9, 37
Sodio e potassio.
Per determinare il sodio ed il potassio si suole dapprima trasformarli nei cloruri, dei
quali si determina il peso complessivo, poscia si separa il potassio allo stato di cloropla-
tinato o di perclorato, se ne calcola il valore corrispondente allo stato di cloruro e per dif-
ferenza si perviene alla quantità del cloruro di sodio.
Invece abbiamo creduto più conveniente adottare il così detto metodo indiretto, perchè
non solo più sbrigativo, ma anche più attendibile nel risultato.
Un metodo indiretto recente è quello di A. J. Sofianopoulos (1) che brevemente rias-
sumiamo :
Se indichiamo con # e gq gli equivalenti di due elementi che si uniscono con la quan-
tità @ di residuo alogenico di un dato acido, gli equivalenti dei loro sali saranno : p + a
eq a.
Siano inoltre x ed y le quantità degli elementi contenuti nel miscuglio di peso P dei
due sali dello stesso acido. Se f unità di peso del primo di questi elementi, combinandosi
con l’ acido danno un sale ad equivalente p + @, l’unità di peso dello stesso elemento
darà :
pt a perchè: dpianprt ta == nina:
bp
(1) Bull T. V, p. (653 Serie IV. (1909).
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto 17
e alla quantità x di elemento corrisponderà nel miscuglio un peso di sale eguale a :
pa 35,
p
Analogamente il peso dell’ altro sale contenuto nel miscuglio possederà un peso
eguale a :
vi 25 È . y
q i
Questi due pesi sommati insieme costituiscono il peso del miscuglio A, ottenuto di-
rettamente per pesata :
Se ora si agisce su) miscuglio di questi due sali per mezzo di un acido che può,
spostando il primo, formare con gli elementi nuovi sali, otterremo un secondo miscuglio
che possiamo pesare dopo l’evaporazione dell’ eccesso dell’ acido. Bisognerà sempre ricer-
care dei sali stabili, acciocchè si possa scaldarli senza la più piccola trasformazione. —Sup-
poniamo, infatti, che la seconda pesata ci abbia dato la somma B dei pesi dei due nuovi
sali. Se p+ d e 9-4 d sono gli equivalenti di questi nuovi composti, avremo:
PMO
D
ame
x + VB:
Abbiamo così stabilito un sistema di equazioni che può dare i valori delle due inco-
gnite cercate e far determinare i due corpi costituenti il miscuglio con due sole pesate.
Ancor più semplice è quest’ altro metodo indiretto che si riduce ad una pesata della
miscela di cloruri e ad una determinazione volumetrica di cloro totale.
Se x e y sono le rispettive quantità dei cloruri di potassio e di sodio, il cui peso
complessivo è P, si ha:
io ea i n AO (1)
Se, inoltre, f è la quantità di cloro corrispondente al peso x di cloruro di potassio ,
e q quella corrispondente al peso yv di cloruro di sodio; la somma di queste due quantità
di cloro è eguale al cloro totale C, cui si perviene mercè la determinazione volumetrica.
Quindi:
DIRE RR RL. L(2)
Ma la quantità di cloro f, per la relazione.
KCl: CI = 74, 45:35,45 = x: d,
è eguale a:
Analogamente, la quantità di cloro 9 è data da :
MAD ACEA,
35. 45
gg
OVe, poichè per la.(l); y = P— x si ha:
35505
G TA
; 58, 45 X di
ATTI Acc. SerIE V, Vor. IV. Mem. I.
18 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone
MemoORIA l.|
Sostituendo nelia (2) i valori di pf e 9, si perviene all’ equazione :
346 pa SIAE a
74, 45 58, 45
ove, risolvendo per x, si ha il valore corrispondente al cloruro di potassio :
RE RN (35, 45 P_— 58, 45 C)
oppure, qualora si vogliano controllare i risultati, risolvendo per y :
, gs | 3
58, 45
35, 45 X 16
Ciò premesso, ecco come abbiamo operato: Si evaporò a secchezza in capsula di pla-
tino e su b. m. il liquido adoperato per la determinazione dell’ acido solforico e da cui, per
filtrazione, si era separato il solfato di bario; si riprese il residuo con acqua e si fece bol-
lire la soluzione con lieve eccesso d’idrato baritico puro.—Si filtrò; si aggiunse ammonia-
ca, carbonato ammonico e infine un poco di ossalato ammonico. — Si lasciò depositare il
precipitato, si filtro, si evaporò a secchezza nella stessa capsula di platino e si scacciaro-
no i sali ammoniacali; si ripete | operazione per eliminare quella tenue quantità di ma-
gnesia residuale, evaporando e calcinando in crogiuolo di platino. Si ebbero così cOme
residuo, i cloruri alcalini che furono pesati.
Questo residuo, sciolto in acqua, servi per la determinazione volumetrica del cloro col
metodo di Volhard.
Sostituendo nelle suddette formole i valori di P e C, si ebbero i seguenti risultati :
per 100 litri
n
Ì II Il II media
Laboratorio . . . . KCI.... 6, 80 0052. RO OTTATI 4, 33 OZ
» RR ELIO EEEy RICE Le, N00-110,054 10, 58 Na,0...10, 56
Durezza.
Vogliamo infine riferire alcuni dati reiativi alla determinazione di ciò che d’ ordinario
chiamasi durezza delle acque, ossia, di quelle proprietà dovute alla presenza di una quan-
tità più o meno grande di sali di calcio e di magnesio in esse disciolte.
Poichè si è convenuto chiamare:
durezza totale quella dell’ acqua non bollita
z permanente quella ch’ essa conserva dopo ebollizione, ricondotta, previo raffred-
damento al volume primitivo
3 temporanea, la differenza fra le due.
Abbiamo creduto opportuno riferirne i corrispondenti risultati ottenuti col metodo idro-
timetrico, paragonandoli agli altri ricavati col calcolo. i
Giova notare che le determinazioni delle durezze totale e permanente furono eseguite
tenendo presente la minore velocità di reazione tra il sapone ed i sali magnesiaci in rap-
Analisi chimica dell’acqua di Casalotto 19
porto a quella molto maggiore per i sali di calcio; 0, meglio, abbiamo proceduto con
quella lentezza consigliata dal Magnanini (1), affinchè la magnesia, di cui abbonda la no-
stra acqua, abbia il tempo di entrare in reazione col sapone :
Trovato Calcolato
Durezza totale (gradi francesi) ©... . 36. 49 31. 14
» Permanente Ae e O NOS 3, 92
» LEI POL: Cali e 27/8022
Si noti intanto la differenza presso che eguale fra il valore trovato e quello calcolato
nelle durezze totale e permanentéè, e la coincidenza nei due valori della durezza tempora-
nea.— Di questo ci occuperemo in altro lavoro. Vogliamo inoltre accennare che il meto-
do di Hehner non potè essere applicato per la presenza di carbonati alcalini nell’ acqua.
Riassumiamo nel seguente specchietto i risultati delle nostre esperienze riferendo le
relative quantità, espresse in grammi, al volume di 100 litri di acqua :
Ossido di sodio. RO, E RE SOR I LL IONSO
©ssidordi potassio. ii i KO ion alici gie de TE
Ossi OoRdilitior sai. CR O tracce
ATDNIMONIA CA ea Po e N NI E
©SsIlorAlca] CIO RE CO
©SSTAORC IA NESIO MA OMR 935
(1 {Yo ATO PRONTA (0 a aa o
O GIO RT SA tracce
ARIAL CEDItrOSA RE NO
ADI ALI CIErI CAR NO. > 0; 10063
Anidride solforica SA RO ie ed
AIA LIA GSi l1G(CA RS O RR 5,053
Amidridertfosiorica 0 ci a 05 °° » tracce rilevanti
Sesquiossido, di ferro e ‘alliiminio. . ... +. FesOg + ALLO: 0.0. » 2,76
PESORSPEGINCONAMI7 E N I 000
: IRSSIAUORASSO RO OL A o 0005
» SI O E I RR SiR)
Anidride carbonica libera e semicombinata. . . . . . . gr. 20, 80
» » COMbDINata ga Rie 20,013
» » totale fina fio 9 RR e TT 10,093
Gas disciolti in 1 litro di acqua.
OSSIDO E ORE 025
AZOTO i i e 13,169
total eee 005
(1) Gazz. chim. ital. (1906) Vol. 36 — p. 339. .
20 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [MEMORIA I.|
In 100 volumi a 0° e 760 mm.
@SSIP NOR E N IMI EZIO
AZOTO a a a i 689
totale MS I OO RIO
*
x x
Esprimendo, come oggi si suole, i costituenti mineralizzanti allo stato di anioni e ca-
tioni, abbiamo : :
cationi
SOdlOr fe fel a NA pr. 7,063 92
Potassio. . . . K Ae
Calcio a Ga 102
Magnesio ee Mo eee ee 1037
Res dI :
Ì >
Alluminio . . . Al 4 Da /00
anioni
C@loro- 4 Mn CN e o
Residuo nitrico? di ANO i 0, 16008
» (-lulefojnviciope (GO) censo ei
» So)Vi)gidohs SO), BT RD
» SILICICO RI NS O e 506
iNotale Rea en or6700638
Residuo fisso a #180%688 (0700
Xx
Per seguire l uso di dare un aggruppamento probabile dei costituenti salini presenti
nell’acqua da noi analizzata, premettiamo che abbiamo considerato tutto Il’ acido solforico
allo stato di solfato di calcio ed il calcio residuale tutto allo stato di carbonato, il quale
però trovasi in soluzione allo stato di bicarbonato. Invece il magnesio è stato considerato
totalmente allo stato di carbonato; anch'esso in soluzione come bicarbonato, analogamente
a quello di calcio. Sono questi due bicarbonati che per ebollizione dell’acqua determinano
la formazione del precipitato dei corrispondenti carbonati.
Il cloro si è ritenuto impegnato completamente col sodio ; la quantità rimanente di
questo è allo stato di carbonato, che, insieme a quello di potassio, rende l’acqua notevol-
mente alcalina.
L'acido nitrico, come si è dimostrato nelle altre acque delle regioni etnee , trovasi
combinato tutto con il potassio.
In quanto alla miscela dei sesquiossidi di ferro e di alluminio, notiamo che, poiche il
ferro si è trovato in maggior quantità nell’acqua del laboratorio, in rapporto a quella molto
esigua rinvenuta alla tribuna Reitana, dobbiamo attribuire quest'aumento all’ azione della
piccola quantità di anidride carbonica libera sul ferro della conduttura in città. Onde, ab-
Analisi chimica dell’acqua di Casalotto 21
biamo creduto più naturale considerare tutto il ferro allo stato di carbonato ferroso, e l’al-
luminio alio stato di silicato, sebbene manchino i dati per affermarlo in modo assoluto. Per
il calcolo si è considerata la miscela dei sesquiossidi in peso eguale nell'acqua della tri-
buna Reitana, e il peso eccedente trovato nell’acqua in città si è attribuito tutto al ferro
disciolto durante il percorso nella tubulatura.
(Carbonatogsodico pese et o A E NA O TOTO
CIOLUTORSOC IE N N NA GI A 00
(CArDONAtORPOtaSSICORMN N, OT COL 00
INICIALORSO (CORR Ri VO e 0109)
INDICE SSIlICICA RA E STO
SINCAtora au MINO Re A ATI) 5
(CANDONALOMI CETO SOMA AR I NOLI CO) INN O 2 OO
Carbonato di magnesio . . . . . . . MgCo, . Rie aa DII,454
CarbonatogdiAcalcio Re A CA CO 3082
SOlfatordifcalcio RE CASO 50
FOstatO NANA CIO E CRON tracceapotevoli
Joduroad sodio ae ee NA JR tracce
Gar bONAt0Rdit litio re Re e ECO e aracce
xx
Questa la composizione chimica dell’acqua che per uso potabile attualmente si con-
suma nella massima parte della città di Catania. Però, dato il fatto ch'essa è una miscela
dell’acqua di Reitana e di quella della Consolazione, nessuna garanzia si può avere sulla
costanza dei rapporti ponderali nei costituenti salini. Tuttavia, se variazioni avverran-
no, queste saranno sempre dentro certi limiti, e tali da non spostare di molto i nostri
risultati.
Crediamo poi non superfluo ripetere nel seguente specchietto i limiti di tolleranza am-
messi e consigliati dai vari autori, anche perchè riteniamo utile la possibilità di alcuni
confronti.
| |
LIMITI DI TOLLERANZA
v © De =
(ea “ mi bel n el id
e lo) S DRITTA) so) SÌ So uo) Ss so
IN 100 LITRI OE gp ahe Do 5 iS E E o) Io MS ="
.d 9 gu = 2 Ss = 2° È © è
e E sia; SI ci SI dv n SoS EE
DI ACQUA aa 0) Sto ‘5 a ea S
Sw “ : 5 [a
GA co; uu < Gai d
© ì v Ù
Residuo salino . . . . IO0—50 so |I3—So| 40—55 10-50 “i 50 67, 60
Cloro .. . . . . +. .| 0,2—0,6 = = 0, 7—1,15| 0,2—0,8 3-55 ss 5,36
Acido solforico (SO3) . .| 0,2—0,3 = 2 = O 2-0; 83 lo) 8—16 3,27
Ossido di calcio (CaO) , — —_ -- = 2. II_I24 Mastro 4,45
» =» magnesio (Mg0) ca = == SE — 4 4 9,35
Acido nitrico (N30;) a Si O, 4 i — DE sd 2 Os 1,5 ‘0,003
Acido nitroso (N30,) . .| tracce = _ sa DE —_ Dal —_
AMINONIAca, N i tracce = — |[o,01—0,015 = “= ne —_
Sostanze organiche valutate
in ossigeno consumato.. | 0, 05—0,25| 0,2 “a 0,2—0,3 |0o.05—0, 25 “a — 0, 004]
DO G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone |MemoRIA I.]
Grado di potabilità e valore tecnico dell’acqua
Se si dovesse dare un giudizio sull’ acqua analizzata fondandosi sul semplice con-
fronto tra i risultati analitici da noi ottenuti e i limiti di tolleranza consigliati dai vari chi-
mici o da Commissioni, ia si dovrebbe senz'altro dichiarare non potabile. Però, parago-
nando tra di loro gli stessi limiti di tolleranza, non si trova la desiderata concordanza, in
quanto che ciascun autore si può dire che stabilisca quei limiti di tolleranza che risultano
Ja una serie di analisi delle acque di una data regione. Per questa ragione, prima di da-
re un giudizio sul valore potabile d’un’acqua, si consiglia comparare i risultati analitici di
essa con quelli delle acque provenienti dalla stessa regione e per le quali è dimostrato
con analisi ripetute, che esse siano le più pure e presentino composizione sempre co-
stante.
Noi, poichè non esistono ancora le analisi complete di tutte le acque delle regioni
etnee, non siamo in grado di attenerci al criterio deila comparazione; solo dobbiamo discu-
tere sul valore di alcuni degli elementi mineralizzanti, tenendo presente, sino ad un certo
punto, i limiti di tolleranza che per il criterio della potabilità non possono essere presi in
considerazione in senso assoluto.
Così, nella miscela delle acque di Casalotto il cloro ascende a gr. 5. 36 per 100 litri.
Il limite di tolleranza venne stabilito con un minimo di gr. 0,2 dalla Commissione di
Vienna e con un massimo di gr. 3,59 dal Fischer.
Noi, come si è fatto rilevare avanti (pag. 14) abbiamo dato la nostra interpretazione
su questa quantità considerevole di cloro non dovuta certamente a causa di contamina-
zione, ma alla concomitanza della posizione del versante dal quale derivano le vene li-
quide sotterranee, della direzione del vento dominante e della vicinanza del mare.
Non è del pari attribuibile a causa di contaminazione la minima quantità di acido
fosforico, la cui origine devesi certamente attribuire alla natura chimica delle rocce ; per-
chè, se dovesse indicare remota contaminazione, avremmo trovato tanto la materia orga-
nica, quanto i suoi prodotti di decomposizione.
Il carbonato di magnesio, esistente sciolto nell'acqua allo stato di bicarbonato, come
la massima parte di quello di calcio, è in tale quantità da comunicarle un grado notevole
di durezza ed essere causa predominante del residuo fisso considerevole. Questo bicarbo-
nato di magnesio, — la cui genesi si deve all’ azione simultanea dell’ acqua e dell’ ani-
dride carbonica sull’olivina ed altri silicati di magnesio, di cui abbonda la roccia vulcani-
ca, — se costituisce un difetto per la bontà dell’acqua, non si può dire che la renda ina-
datta come bevanda e nociva all’ economia animale.
Si è detto che l’acqua è alcalina: la notevole alcalinità è dovuta alla presenza di ri-
levanti quantita di carbonati sodico e potassico, che insieme ai bicarbonati di magnesio e
di calcio, (sebbene quest’ultimo rientri nei limiti di tolleranza) inducono a classificarla fra
le acque minerali alcalino-magnesiache, senza che ne venga diminuito il valore potabile.
A causa della natura geologica del terreno in cui hanno origine e su cui scorrono le
acque della nostra regione vulcanica, è naturale che non si debba neanco pensare a rin-
tracciarvi le sostanze organiche di qualsiasi natura, nè accontentarsi che quelle valutate con
permanganato rientrino nei limiti di tolleranza, da poi che, come abbiamo dimostrato, an-
4
ea
Analisi chimica dell'acqua di Casalotto Sio)
che piccolissime quantità di ossigeno consumato possono stare a dimostrare la contami-
nazione dell’acqua. Ecco perchè nei nostri laboratori d’igiene occorre che periodicamente
ed a brevi intervalli, sopra tutto dopo le grandi piogge, si saggi con il permanganato la
bontà dell’acqua, riferendo il risultato al valore normale quasi nullo. Solo a questa condi-
zione di purezza l’acqua di Casalotto può considerarsi potabile. E il voto che venga tra-
sformato il sistema di conduttura finora adottato e che sia modificato razionalmente l’'ac-
cesso alla tribuna Reitana, si connette a quello del desiderio della conservazione della pu-
rezza’ di un'acqua che, se non uguaglia la bontà di quelle di Scillato a Palermo, del Se-
rino a Napoli, della Marcia a Roma, è tuttavia da classificare fra le buone.
Anche buona per il suo valore tecnico. Infatti, sebbene contenga una rilevante quan-
tità di bicarbonati di magnesio e di calcio, non forma alcuna inerostazione nelle caldaie.
Questo. fatto devesi un pò alla presenza della silice allo stato colloidale, la quale con l’e-
bollizione e con la concentrazione si separa in fiocchi leggieri, lentamente inglobati dai
carbonati di magnesio e di calcio e dal solfato di calcio; un pò al cloruro di sodio che,
con la sua separazione e la sua tendenza a restare in, sospensione nel liquido concen-
trato, impedisce il deposito cristallino sulle pareti delle caldaie e ne facilita il deposito in
polvere incoerente.
Ecco perchè nelle caldaie delle macchine è sufficiente procedere a intervalli al sem-
plice lavaggio per togliere solamente il deposito melmoso raccolto al fondo.
Come acqua per uso di lavanderia certamente, data la sua notevole durezza, non è
raccomandabile : non solo è da lamentare il consumo di sapone, ma anche il deposito di
sali di calcio e di magnesio degli acidi grassi sulle fibbre dei tessuti che ne impedisce
o
5
quel desiderato imbianchimento cui si perviene con l’acqua di cisterna.
Istituto di chimica generale della R. Università
Catania — agosto 1910.
w di Roma (Monte Mario) CATANTA (Nord -Rst)
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Pizia di sori
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Giovanni deè Moti
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Condotto delle acque Consolazione e Reitana dalle sorgenti alla tribuna S, Antonino.
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KEDLZIE, 7%
Gran
Pianta planimetrica delle sorgenti nel piano Reitana.
Ogliastro che all’ entrata del podere del Marchese di Casalotto indica la posizione
delle sorgenti omonime nel sottosuolo.
Stato attuale del luogo di accesso nella tribuna Reitana.
Muro di cinta del podere Casalotto. Il segno e, nello sperone indica |’ inizio del condotto sotterraneo che porta
=
la miscela delle acque alla tribuna S. Antonino.
iS
a ile Le
Piano Reitana. — Condutture esterne delle acque per uso d'irrigazione delle sorgenti Cuba. Fontana grande e Fontanelle.
Le acque di Reitana per uso d’ irrigazione.
Piano di Reitana e collina di Nizzeti.
Memoria HE.
Osservazioni meteorologiche del 1909 fatte nel R. Osservatorio di Catania
Nota di A, RICCÒ e L. TAFFARA
Il luogo, gli strumenti meteorici, le ore di osservazione e il modo di fare le medie
degli elementi osservati, sono quelli stessi adoperati nei diciassette anni precedenti, e se
ne trova la descrizione nella nota pubblicata nel 1898 (1), rammentiamo qui soltanto che
le coordinate geografiche dell’ Osservatorio sono :
Latitudine boreale. ... .<... +. 37° 30. 13%, 21
Longitudine Est da Greenwich . 1". 0". 18%,9
e che il pozzetto del barometro è elevato 64,9 m. sul livello medio del mare, e 19 m. sul
suolo : gli altri strumenti meteorici circa altrettanto.
I quadri N. 1, 2 e 3 contengono i risultati delle osservazioni dell’anno meteorico 1909
(dicembre 1908 a novembre 1909) : nei primi due si aggiungono anche i valori del dicem-
bre successivo, allo scopo di trovare nello stesso quadro i dati di tutto l anno civile, e si
riportano in fondo anche le medie relative a questo intervallo : come nei precedenti rias-
sunti le temperature e pressioni barometriche non sono ridotte al livello del mare, nè que-
ste ultime al valore normale della gravità.
La media della trasparenza dell’aria stimata in sei gradi, 0 a 5, (Tab. 2), è dedotta
dalle osservazioni delle ore 7 od 8, 9, 15 ; la 1à osservazione si fa alle ore 7 dall’ aprile
al settembre ed alle ore 8 dall’ ottobre al marzo.
Nel quadro n. 4 si trovano dei singoli elementi i valori medì dedotti dal diciottennio
di osservazioni: dicembre 1891 a novembre 1909, valori che consideriamo provvisoria-
mente come normali. Della temperatura si riportano nella seconda colonna i valori ridotti
col calcolo al livello medio del mare: così ancora la quarta, contiene i valori della pressio-
ne atmosferica ridotta al livello del mare e al valore g45 della gravità alla latitudine di 45°.
Confrontando i valori delle stagioni e dell’anno 1909 con i corrispondenti dell’anno
1908, abbiamo trovato le differenze che riportiamo nel seguente specchietto :
Come si vede le differenze più notevoli sono: che la temperatura è stata alquanto
più bassa che nell’anno 1908, specialmente in inverno ed in estate ; che la pioggia è stata
notevolmente più abbondante nell’ inverno 1909 che nell’inverno 1908 ; invece fu più scarsa
nell’ autunno 1909.
ATTI Acc. Serie V, Vor. IV. Mem. II I
>) A. Riccò e L. Taffara | Memoria II.]
Confronto 1909 coll’ anno precedente.
= El v o)
| > ss ira I CUS = e x ta &
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Inverno . . . T, 6 io) 0,18 +4,9 | —0,37 {+276,4 | +10,9 —0, 04 =) 9
Primavera. . =} ii ETNO ON9O +5,3 | —0,4I j+ 15,7 | + 6,3-| —0,;09 | —0;2
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o)
e)
(CN
©)
vi
Confrontando poi la media del 1909 con quelia dei 18 anni precedenti d’ osservazio-
ni, le quali medie noi consideriamo per ora come 720777247, troviamo che in generale i va-
lori del 1909 si scostano poco dai normali: st ha soltanto di notevole un eccesso di piog-
gia in inverno e primavera, e corrispondentemente anche un eccesso di nebulosità.
Contronto 1909 colle medie del diciottennio.
di a dv se) SS)
5. PRI v È cea Ss E E
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O Miu) MII ro Inni mui lo
Inverno, e —1,0 — 1,2 — 0, 29 3 ba2 —0, 18 +116, 7 +8, 5 +0, 02
IGRMNAdIEi o +0, 4 1,0 +0, 44 +, 3 — 0,11 | + 44,4 +9,1 | —0,03
Racale, DI e —0, 7 +0, I —0, 44 sla0N +0, 36 | — 17,2 +3,4 | +0, 02
Il il
| | |
Autunno . . . — ORO ME, —o0, 50 —2, 6 +0,22 | — 13,7 —3,1 | +0,08
Anno . . . .| —04 | —0,9 —o0, 20 | 0710) +0,08 | +130, 2 +4,5 | +0, 04
Osservazioni meteorologiche del 1909, ecc.
Quadro N. 1 - 1909
relativa
CREcia| Medie a o IR (e)
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Gennaio 1909... . 9, 3 258 5x6 | 0.6, | TI,8°, 10,2 | -7607,5 6, TON (66,
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|
Agosto. . . ... .| 25,6) 30,2) 20,8 ONION 16,3 | 755,4 | 13,98 | 54,
Settembre ie DEA 2000 19, I 8, 3 21,5 DON iso 59,
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Novembre... .., LigGol 18, 6 [ISO ORISAI| ROSCCT zo PRETE VEN gi) 8, 53 62,
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Dicembre Ai 2,9 16,6 | 9,5 TOO 15.8 TRON SIONI 7,49 64,
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Primavera. . .... 15,6 TONS TZ RE le aaz IO. | 754,4 8,72 62)
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ADNONMeteorico nta Reino ZIOI 13 0 8.1 16,4 TONZA|7IS5ot5 972 | Bla
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Sl dio 3 See | 07,4 ZI SI 16, 5 160,2, | 75536 CRI 60, 5
vi
Vv)
(19)
Dicembre 1908 .
Gennaio 1909
Febbraio
Marzo .
Aprile
Maggio.
Giugno.
Luglio .
Agosto .
Settembre .
Ottobre
Novembre .
Dicembre .
Inverno
Primavera.
Estate .
Autunno
Anno meteorico.
» civile .
A lercconeZEala(fora
[MEMORIA II.)
Quadro N. 2 — 1909
Evaporazione
all’ ombra
I, 88
Pioggia totale
106, 1
28, 9
O, 3
161,0
74. 6
780, 3 |
619,1
Vento
dominante
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SW
SW
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W
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(©)
IO, 0
21,0
99771
53,7
22,0
42,0
44, 2
43,2
ORE TRASPARENZA
DI SOLEGGIAMENTO atmosferica
A B A | Frequenza
| | “Rai media della
ICE calc. Assima
h h
106,8 | 296.5 o, 36 DIGI 0, 10
148.7 | 30;;1I O, 49 2067, 0,16
{
145,4 | 301,0 0, 48 2305 O, 08
147,7 | 379,4 O, 40 2,2 OI
|
196,4 | 391,4 | 0,50 2,0 | 0,93
| |
| 224,4 438,4 O, SI 2000 O, 04
280,3 | 439,9 | 0,64 2,6 10105
| 846,0 446,6 | 0,77 | 2,5) 0,04
261,4 | 419,0 o, 62 2,4 O, 03
227,0 | 370,8 o, 61 3,1 0:22
188,4 | 345,8 O, 54 3,0 O, 21
ORO 0, 55 2,8 |) 0,30
155,7 | 296.5 O, 53 2,9 OA
400,9 | 902,6 | 0,44 2,4 | O,II
568, 5 |1203,2 0, 47 2501 0,06
887,7 |1305,5 | 0,68 2,5] 0,04
581,2 |1019,7 O, 57 3,0 O, 24
2438, 3 |4431,0 | 0,55 2510 MOKO:ALIE
2487, 2 |4431,0 o, 56 2,6 OM
Frequenza della calma e dei venti
i
numero dei giorn
Meteore acquee
Osservazioni meteorologiche del 1909, ecc. D
NE
(7)
SW
W.
NW
; sereni,
misti .
coperti
con pioggia.
con neve o grandine.
con nebbia .
con brina
con temporale.
con scariche elettriche |
(0)
(S)
20
N
II
Quadro
(SÌ
(i)
DI
31
14
29
va
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(©)
66
(©)
N. 3 — 1909
Autunno
207
“n
4I
ISSI
4)
(Sai
20)
Anno
a
IO
(0)
50
ESTREMI METEOROLOGICI ANNUI
Temperatura
dell’aria
Temperatura
del sotterraneo
Temperatura
acqua del pozzo
Pressione
atmiosferica
Tensione
vapore acqueo
Umidità
relativa
Evaporazione
in 24° all'ombra
Velocità
oraria del vento
e direzione
OSSERVATI
Massimo Minimo
i)
Oi3
SR,
11 Agosto | 10 febbraio
99,3
DID | A
na [19 febor. 7° e
24 Agosto 128/21 » gb
169, $ I 63, 7
7 Giugno 12h) 2 marzo 12h
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766,1 741,2
5 Gennaio 8h | 12 febbr, 8h
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2, 35
Min
19, 4I
18 Agosto 21h|4 febbraio 15.
0/
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1 Aprile 218/28 luglio 15ò
|
|
num
o, 14
min
17,78 |
|
|
11 Agosto | 28 gennaio
Mim)
77,3
23 Ottobre
40 km. da NW
12 Novem. ro.
A. Riccò e L. Taffara [MEMORIA II.]
Quadro N. 4 — Medie 1892 — 1909
|
TEMPERATURA PRESSIONE 9 v ® ie
dell’ aria | atmosferica De o E Si Sf
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| | |
Febbraio . . . 10, 6 10, 9 | 756,0 1 1761,3 0507 | 64,9 | 2,10 | SUR 4907 | o, 46
| | | |
Marzo. . . . IPAR Lato 760, 6 72 630 2338 Susa 48,1 | 0,49
| | | | |
Aprile. . . .| 14,8/ 15,2 | 75510] 760,3 | 8,23] 62,4] 2,74| 39,5| 46,6 | 0,47
| | |
Maggio. . . 18, 6 19,1 | 755,9 | 761,1 9, 41 56,4) 3,64 | 22,8 39,011 Mossa
| | |
as | | |
Giugno. . - 20008 MINO Nat 70172 | 761,4 | 15,67) 53,0 4,59 | 5,8 | 27,1) 0,60
| | | |
| | | | |
TE Goo Pea 20100] 20,307 97610312 500,0 Sh sisi 3902070 MON69
| | | |
Agosto . ° 26,1 | 26,4! 756,5 | 761,6 | 14.00 | 54,0 5,48 | 10,8 16,0 | 0,68
| | |
| |
Settembre. . 23,7 | 24,1 | 757,2 | 762,4 | 13,40 | 59,6 | 4,31] 53,6 | 33.3) 0,56
Ottobre. . . 19,8 DOT2A TS, TO24 A MI20102: 66,8 | 2,97 94, ! 49,2 | 0,47
Novembre . .| 15,2 | (0) | AO 9,53) 69,4 | 0,43
|
Dicembre. . . Tie 12,0 | 756,5 | 7619 | 7,41 69, 8 1,87 | 107,2 53,0 | .0,35
| | | | | |
Inverno . . . 107 TION 070 0702,02 6,82 | 67,1 1,93 | 254,0 | 50,6 O, 42
| | | |
Primavera. ©. 15,2 15, 6 | 755,4 | 760,8 | 8,28 60,9 | 2,90 | 114,1 | 44,6 | 0,50
Estate 250 2: SON 701013 | RC 5,21 | 20;5 | 18,6 | 07/66
Autunno . . . 19, 6 ZOOM MISTA
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TASTI [10 I 17, 6 18,0 | 756.4 761,7 | 9.92 | 61,4 | 3, 29 650,1 | ZIONI O, SI
Memoria KILI.
Dr S. DI FRANCO
Libero docente di Mineralogia nella R. Università di Catania
Le lave ad orneblenda dell Etna
(con due tavole)
Di opinione generale (1) che nell’ Etna l’o7zze0d/enda, in cristalli apprezzabili ad occhio
nudo, si trovi soltanto in alcune lave antiche, così vengono citate quelle della Serra Gzar-
nicola, della Valle del Tripodo, del Monte Zoccolaro, del Monte Calanna, della Valle
di Calanna e della Valle San Giacomo giacenti tutte nella VaZ/e del Bove; del Monte
Calvario presso Biancavilla e della Grotta di Scillà.
Studiando moltissime lave dell’ Etna ho potuto constatare che questo tipo di /ava ad
orneblenda sia molto più diffuso di quanto non si creda: ho potuto osservare che presso
Mascali si trova una corrente relativamente recente (erzzzone del 1681) ricca d’ inclusi di
orneblenda, che presso il 4/0 si ha una corrente di lava con grossissimi inclusi di orne-
blenda ben conservata, che presso il traforo della ferrovia vicino Ac:-Castello c'è una
lava ricca d' inclusi di orneblenda, che in una lava di Acz-Catera, nota per la ricchezza
di ferro oligisto, si trova dell’orneblenda ben cristallizzata, che in una lava antica della
Cava secca presso Zafferana si trova anche dell’ orneblenda.
Ho creduto quindi interessante intraprendere lo studio di questo tipo di lave esten-
dendolo alle più importanti località già note e alle nuove da me constatate.
Lava del 1631 detta di Scorcia vacca (corrente Ferro)
presso Mascali Nunziata.
Lava grigio-oscura leggermente cerulea, con segregazioni porfiriche di azgz/e, orne-
blenda ed olivina.
Al microscopio la roccia presenta numerosi inclusi di 07r7:eb/enda, di aungite, e di
magmnetite e pochi di fel/dispato e di o/:vina sopra una massa fondamentale olocristal-
lina porfirica con struttura 7727cr0/f7dale costituita essenzialmente di microliti di fe/d/spazo
in mezzo ai quali compaiono discretamente abbondanti / azgz/e e i granuli di m2@gretz/e
e raramente l’o/zuzza e l’apatite; in alcuni punti è notevole la presenza d'un po’ di vetro
incoloro con principio di devetrificazione.
L'orneblenda (Tav. I, fig. 1) è la più importante delle segregazioni, ha gli spigoli
te
(1) VAL'TERSHAUSEN-LASAULXx -- Der Aetua, Leipzig, 1880.
Atti Acc. Serie V., Vor. IV. Mem. III I
N
D.v S. Di Franco [Memoria III.|
arrotondati, contiene numerosi inclusioni di granuli di magnetite e presenta un orlo più
o meno spesso di sostanza opaca, nera.
Lo spessore delle due parti (nucleo ed orlo) è variabile: alcuni cristalli sono trasfor-
mati in magnetite in modo che dell’ orneblenda restano poche lamelle di colore bruno,
altri sono quasi completamente trasformati in aggregato di microliti riferibili ad augite ed
infine l’ultimo stadio, quando non è più visibile la sostanza originaria e dell’ orneblenda
non resta che la sola forma esterna da formare delle vere psezxdomzorfosi di magnetite.
Oltre l'orlo nero esiste ancora dalla parte a contatto col magma un altro orlo grigio-
chiaro formato da microliti di augite e granuli di magnetite che fa passaggio graduale sino
a confondersi colla massa fondamentale.
Le segregazioni di fe/dispato di prima consolidazione sono poco numerose; si pre-
sentano in cristalli idiomorfi con scarse inclusioni di magnetite, di vetro incoloro o legger-
mente bruno e di apatite, qualche volta in lamelle geminate secondo la legge dell’ albite.
Nella zona perpendicolare a (010) i massimi valori di estinzione raggiungono 32° 30
e nei geminati doppi
Il
28° 30° 16°
31° 18°
3290) 20°
riferibili a /abradorite Ab, An,.
Il feldispato della massa fondamentale si presenta in microliti molto allungati a solo
o a due lamelle geminate secondo la sopradetta legge, mancano le lamelle in geminazione
polisintetica.
L'augite si riscontra in grossi e medii cristalli con spigoli netti e debole pleocroismo
© = verde
a, b = verde giallo
L'angolo c : € = 44° 30’ in lamine di sfaldatura (010).
Frequenti geminati secondo (100) ed anche aggruppamenti irregolari con diverse orien-
tazioni.
Come inclusioni si notano: particeile di vetro bianco-sporco, magnetite e apatite.
L’augite nella massa fondamentale è discretamente abbondante in piccoli granuli.
Le grosse segregazioni di 0//v/ina s' incontrano in minore quantità di quelle di augite:
generalmente risultano di parecchi granuli riuniti.
Anche i cristalli isolati d’ olivina non presentano forma geometrica distinta avendo gli
spigoli arrotondati. È
L'olivina ha forte rifrangenza e sagrinatura pronunziata, presenta molte linee di frat-
tura; tranne di qualche raro cristallino di apatite manca addirittura d’ inclusioni.
Nella massa fondamentale i piccoli granuli di olivina spiccano bene, specialmente os-
servati a nicols incrociati.
La muagnetite oltre che in grosse segregazioni compare abbondante in piccoli grani.
Questo tipo di lava è simile al basalto ad orneblenda di Schenkelberg (Westerwald)
tanto che le sezioni dei due tipi, osservati al microscopio sembrano fatte dallo stesso cam-
pione, (Tav. I, fig. 2).
Le lave ad orneblenda dell’ Etna 3
Lava del Milo.
Roccia di colore grigio-chiaro, ricca di segregazioni lamellari di fe/dzspazto, larghe ma
di tenue spessore, biancastre, lucenti; essa racchiude numerosi cristalli di 0772e0/enda colla
frattura nera, splendente, di notevole dimensione, tanto da raggiungere la lunghezza di em. 7
e la larghezza di cm. 5 (Tav. I, fig. 3 e 4 fotog. a circa */, della grandezza naturale).
I grossi inclusi di 0772eb/enda generalmente non si trovano a contatto diretto con la
massa della roccia, ma da questa sono in massima parte separati da cavità formatesi in
seguito al raffreddamento del magma, per cui riesce facile staccarli dalla roccia: questi
cristalli sono rivestiti da un sottile strato di sostanza vetrosa scoriacea consimile a quella
che tappezza le cavità che li racchiudono.
I cristalli isolati di orneblenda che si trovano frequenti nella regione, si presentano
collo stesso aspetto degli inclusi sopradescritti, cioè ricoperti da una leggera patina di
sostanza scoriacea e nell’ interno, se ben conservati, con chiara sfaldatura, tinta nera e
vivo splendore vitreo.
Alcuni cristalli presentano un rivestimento scoriaceo dello spessore di parecchi milli-
metri; qualche volta scompare la forma cristallina ed assumono l'aspetto di piccoli proietti
vulcanici.
Altre volte allo strato scoriaceo sono attaccati dei cristallini ben conservati di azgzte,
senza essere da esso rivestiti, tanto da potere riconoscerne nettamente la forma cristallina.
Prescindendo da qualche cristallo di eccezionale grossezza (Tav. I, fig. 3 e 4) e da
quelli piccolissimi, può dirsi che la dimensione dei cristalli di orneblenda del Milo ordinaria-
mente oscilla tra 2 e 4 centimetri secondo l’asse verticale.
Taluni cristalli poco sviluppati secondo I asse verticale presentano una forma tozza,
quasi lenticolare.
Le forme osservate sono le seguenti:
b} 010 | co Poo
ci 001. P
E te
-
A
_
—_
e
lu
nelle combinazioni:
1) { 110} } 010} { 001] { 111{ mbcr
2) } 110} fo10]} {7oo1} { 111} | 021} mberz
3) } 110} {olo} foot} { 111} { 021} { 131} mberzi
Le forme ! 021 e | 131 | sono nuove per i cristalli di orneblenda dell’ Etna ; delle
combinazioni è frequente la prima, riscontrasi poche volte la terza.
Memoria III.]
4 Dr S. Di Franco
La faccia (010) generalmente si trova più estesa e tra le facce terminali domina :(111).
Non sono possibili esatte misure per il rivestimento scoriaceo che copre le facce.
Il Lasaulx (1) nei cristalli di orneblenda dell’ Etna inclusi nelle rocce di Monte Ca-
lanna osservò soltanto le forme :
00Rg 60 /Bicolmai Peo
anche Haefcke in quelli dei Monti Rossi, eruzione del 1669 (2), trovò le stesse forme.
Frequenti compaiono i geminati secondo (100); non mancano gruppi compenetrati
di due o tre cristalli isorientati e i geminati a croce simili a quelli riscontrati nell’ augite
dell’ Etna.
I cristalli di orneblenda alla frattura presentano le facce di clivaggio del prisma di
colore nero lucido, talora con belle iridescenze che dal blu vanno al violetto oscuro; mol-
te volte presentano diversi stadii di alterazione.
Le sezioni di orneblenda osservate al microscopio si presentano all’ orlo trasformati
in una sostanza nera, lucida; la sostanza nera s' infiltra tra le lamelle di sfaldatura, pene-
trando più o meno profondamente nella massa del minerale. A forte ingrandimento è ta-
lora possibile risolversi tale sostanza nera in un cumulo di brandelli bruno - oscuri o neri
e sostanza vitrea intermedia ; pare si debba riferire ad un primo stadio di trasformazione
che ci porterà appresso ai granuli di magnetite già menzionati.
L'analisi chimica d'un cristallo ben conservato mi diede i seguenti risultati :
DIO xd ire air MOIO
{DO RE TRO i
ALLO aria Lea
Resia i adrerea DI00
Peo fue rara ea)
CO AO
NEO scr e ne Ut
ia Sia gi elet n E
Nas. a ssa EL
Perdita per arroventamento. 0, 58
100, 49
Pesospecinco 297
La lava del Milo osservata al microscopio presenta struttura z72/erserzale, numerose
liste di fe/ldispato di diversa grandezza dalle più piccole microliti alle più grosse -segre-
gazioni, discreta quantità di grossi granuli di zzagzetzte ; scarsa vi è l'augite e l’olivina.
Nella massa fondamentale oltre i microliti di fe/dispato e di augite compaiono ab-
bondanti cristallini di 7@gzze/zte in sezioni esagonali, quadratiche o rombiche, alcune delle
(1) WALTERSHAUSEN - LAsAULX — Der Aetua, Leipzig, 1880—Vol. 2, pag. 492.
(2) HaeFcKE — Inaug.- Diss. Gottg., Berl. 1890, pag. 46. Sino ad oggi non si sono rinvenuti ai Monti
Rossi cristalli di orneblenda e molto probabilmente si tratta di scambio con quelli del Milo come viene con-
fermato dai risultati della mia analisi chimica fatta per l’ orneblenda del Milo, molto vicini ai risultati dati
da Haefcke per la sua orneblenda dei Monti Rossi.
iis
Le lave ad orneblenda dell’ Fina a)
quali con orlo giallo limonitico, granuli di 02/0774, più un fondo vetroso bruno-oscuro
devetrificato.
Il feldispato intercluso si presenta in lamelle idioforme geminate secondo la legge
dell’ albite e anche di Karlsbad; questa geminazione s'incontra raramente nei feldispati
delle rocce dell’ Etna.
Delle lamelle di feldispato alcune sono ricche d’ inclusioni di microliti di augite, gra-
nuli di magnetite e vetrose, altre ne sono completamente prive.
Le inclusioni si presentano generalmente sparse su tutta la superficie della lamella,
alle volte esse si addensano al centro formando un nucleo, oppure presso i bordi formando
una zona interna periferica.
Nelle lave dell’ Etna il feldispato con inclusioni che formano una zona verso il bordo
s’ incontra meno frequentemente del feldispato ricco d' inclusioni alla parte centrale.
Quando la massa fondamentale penetra nei feldispati i loro spigoli non sono netti
ma incerti e irregolari e mostrano una leggiera sfumatura con struttura 7727cr0pozclzl/ztica,;
la formazione di tale mantello è certamente contemporanea alla consolidazione della massa
fondamentale.
Il feldispato ha inoltre struttura zonale ed una disposizione in settori delle lamelle
geminate, assumendo ora aspetto cruciforme, ora mostrandosi suddiviso in sei od in otto
settori.
Dalle lamelle meglio conservate si deduce che il feldispato spetta ad una /abradorzte
Ab, An, presentando nella zona perpendicolare a (010) un massimo di estinzione di 33° e
nei geminati doppi
I
29° ps
ili 15
33° 18° 30°
L’augite si presenta in lamelle allotriomorfe, spesso con orlo compenetrato in molti
punti della massa fondamentale, contiene inclusi granuli di magnetite e qualche cristallino
esagonale di apatite.
I geminati pare che manchino, invece si notano aggruppamenti di augite a mosaico,
con diversa orientazione.
I grossi e limpidi cristalli di augite hanno dimensioni maggiori di quelle dei cristalli
feldispatici; si nota distinto pleocroismo
= werde
ba giallo paglia
di
giallo verdastro
L' estinzione in lamine (010) c : € = 50°.
Talvolta la roccia presenta delle minute cavità tappezzate da piccoli cristallini di au-
gite d'un verde molto chiaro e con facce nitide riferibili a (100), (010), (110) e (111).
L’olivina si presenta nettamente idiomorfa a sezioni esagonali o quasi rettangolari :
include granuli di magnetite.
6 D.r S. Di Franco [Memorta III.]
Ordinariamente ben riconoscibili sono le tracce della sfaldatura secondo (010) paralle-
lemente alle quali avviene |’ estinzione.
La magnettte di prima consolidazione si presenta in gruppi di cristalli a sezione
rombica o triangolare ; nei bordi spesso s'infiltra la massa fondamentale della roccia.
Roccia della Valle di Calanna.
Lava grigio-oscura compatta ricca di grossi cristalli di 077:e0/exda e d’inclusi di una
lava più chiara, colore grigio-verdastro (Tav. I, fig. 5 e 6): vi si osserva ancora |’ o/zvina
in granuli giallo-oro.
I cristalli di 0rzze0/enda rivaleggiano per dimensioni quelli della lava del Milo, però
a differenza di questi le loro facce aderiscono completamente alla massa della roccia e
non presentano alla superficie alcuna patina scoriacea.
I cristalli più grossi presentano delle cavità di forma irregolare, che seguono spesso
la stessa direzione della sfaldatura; in tali cavità si notano piccoli cristalli di ama/cizie
della forma 4211} e ciuffetti di aragonzte.
Le facce di sfaldatura dell’orneblenda presentano una superficie istoriata da numerose,
piccole e sottili inclusioni di sostanza vetrosa bruno-rossiccia, mentre la parte nera lucida
guardata di sbieco mostra delle sottili linee di accrescimento onduloso, con tutta l'apparenza
d’una damascatura. Le inclusioni vetrose in dettaglio non hanno forma determinata, ma
nel loro insieme vanno dirette secondo una direzione ortogonale allo spigolo verticale.
Mentre l’orneblenda del Milo si trova in diversi stati di alterazioni, sino a presentare
inalterata soltanto la parte più interna, qui gl’ inclusi e specialmente i più piccoli si trovano
ben conservati.
La lava osservata al microscopio (Tav. I, fig. 6) presenta numerose lamelle di fe/dispato,
abbondante orz:eblenda e molti granuli di 777agzzetzte; scarsa l'olzuina e rarissima l’augite.
Nelle lamelle di fe/dispato più grosse, la massa fondamentale vi ha penetrato ai bordi
e gli spigoli sono quasi scomparsi; a nicols incrociati le lamelle si risolvono in due o
tre liste geminate secondo la legge dell’ albite.
Le sezioni normali a (010) raggiungono un massimo di estinzione di 33° 30° e nei
geminati doppi si ha
I Il
39° 240
riferibili a /abradorite Ab, An,.
I cristalli medii sono ricchi di granuli di vetro chiaro, presentano in generale forma
allungata e spigoli netti, più raramente una sezione quadrata.
I microliti di feldispato si estinguono secondo lo spigolo più lungo a 18°, vanno per-
ciò riferiti a /abradorite più acida.
L'orneblenda compare in grossissime segregazioni a sezioni raramente regolare, per
lo più a contorno irregolare dovuto a corrosione del magma.
Presenta forte pleocroismo
€ — bruno
b — bruno noce
a — giallo oro
Le lave ad orneblenda dell’ Etna Ì
Talora è in geminati e anche a lamelle polisintetiche.
Mentre in altri tipi di lava dell’ Etna anche l’orneblenda più conservata mostra una
marcata zona interna di magnetite e |’ orneblenda più alterata ha un forte orlo di magne-
tite che arriva spesso a sostituire tutto il cristallo ; neila lava della Valle di Calanna, non
ostante l’ abbondanza della magnetite nella massa fondamentale, la magnetite raramente
è inclusa dall’orneblenda facendovi un orlo appena apprezzabile: scarsi sono gl’ inclusi di
altri minerali.
L’ungite delle grosse segregazioni ha gli spigoli talora netti, talvolta arrotondati spe-
cialmente quando si trova compenetrata della massa fondamentale. Tranne qualche raro
cristallo esagonale di apatite non presenta altre inclusioni.
L'olivina è rappresentata da macchie giallastre, a struttura fibrosa, che a nicols in-
crociati si fanno riconoscere per serperntzno.
La magnetite oltre a fare parte della massa fondamentale si trova ancora in gros-
sissime segregazioni.
Come elemento di seconda formazione si riscontra la caZcite che riempie piccole
cavità della roccia.
La massa fondamentale risulta formata da un fitto tessuto di cristallini e microliti di
plagioclase e di granuli di wzagretite, su cui spiccano piccole segregazioni di sostanza
giallastra riferibile a 0/7v/724 serpentinizzata, frammenti di augzie e di orzeblenda.
La lava grigio chiara tendente al verdastro (Tav. I, fig. 6) che si trova zrc/zsa nella
lava della Valle di Calanna presenta aspetto omogeneo ; osservata al microscopio risulta
formata da un feltro di grossi microliti feldispatici con disposizione 727cro/luidale in cui
sono sparsi rari cristalli di fe/dzspato di prima formazione e granelli di 72@agretite; raris-
simi sono quelli di azgzfe e i frammenti di o//vzna e di orzeblenda; mancano i grossi
cristalli inclusi di orneblenda così frequenti nella roccia principale.
Evidentemente tanto l’orneblenda delle grosse segregazioni, quanto i frammenti di lava
più chiara furono strappate da rocce diverse preesistenti, riferibili ad epoche differenti.
Il feldispato in cristalli listiformi ha una estinzione massima nella zona perpendicolare
a (010) di 25° riferibile a /@bradorzte Ab, An,.
Le lamelle geminate secondo la legge dall’albite sono poco conservate ed hanno estin-
zioni ondulate.
Con ingrandimento più forte nella massa fondamentale si osservano sparsi abbondanti
microliti verde-chiari di axgzte, spesso raggruppati tra di loro.
Questa lava è simile ad altre antiche che si riscontrano nei pressi della Valle di Calanna.
Roccia dei M.te Calanna
Roccia bruna-terrosa, un po’ friabile con macchie gialle di limonite e racchiudente de-
gli inclusi neri di grossi e piccoli cristalli di orzedlenda a facce levigate e spigoli arro-
tondati.
La roccia è in istato d’ incipiente decomposizione, essa più che di una roccia mas-
siccia ha l aspetto di una roccia frammentaria, quasi come un tufo a grana grossolana.
Una roccia molto simile a questa è la wacke ad orneblenda basaltica di ScAlzma
(Boemia) dove più marcata è la struttura di roccia frammentaria.
8 Dr S. DiFranco [Memoria JIMI]
L’ orneblenda inclusa si presenta in cristalli sviluppati maggiormente secondo l’asse
verticale, raggiungendo la lunghezza di circa 3 cm.
Vi si notano le seguenti forme :
b} 010 { co Poo
c } 001 } oP
Il prisma | 110! si trova più sviluppato.
Essa, per lo più, è fragile, si sfalda facilmente mostrandosi all’interno ben conservata.
Lamine di sfaldatura (010) danno:
ci: CC 169-180
L’ assorbimento è notevole :
ciba
C — verde oliva intenso
b_- bruno
a — giallo miele chiaro
Al miscropio la roccia si presenta molto ricca di sostanza vetrosa e di m.agmzetzie,
questa però in alcuni punti è così abbondante da costituire delle macchie completamente
opache, ciò che spicca maggiormente quando si evita la luce incidente, colla quale i gra-
nuli di magnetite riflettono un colore grigio-metallico.
Tra i minerali spicca sulla massa fondamentale | 0rz:eblexda che attira. maggior-
mente l’attenzione; essa è di due tipi, o priva d’' inclusioni o con inclusioni di feldispato
augite e magnetite (Tav. II, fig. 1 e 2).
L'orneblenda priva d' inclusioni, l’ augite, il feldispato e l’olivina osservati a nicols
incrociati presentano nello stesso cristallo diversi colori d'interferenza, spesso distribuiti per
zone, accusando così un fenomeno di tempra che hanno dovuto subire questi elementi.
Le facce lisce e gli spigoli arrotondati dell’ orneblenda farebbero sospettare un'azione
meccanica di corrosione, ma collegato questo fatto con il fenomeno cennato d’ interfe-
renza induce piuttosto a credere che i diversi minerali dovettero essere sottoposti ad una
ricottura. Li
I cristalli di orneblenda che contengono inclusioni invece mostrano a nicols incrociati
unica tinta d’ interferenza, essi dovettero formarsi in un periodo posteriore.
I microliti di fe/d4/spato inclusi nell’ orneblenda sono geminati secondo la legge del-
l’albite (Tav. II, fig. 2) si trovano sensibilmente deformati e spesso disposti parallelamente
alle linee di sfaldatura.
Le lave ad orneblenda dell’ Etna ù
Lava di Aci Catena.
Lava grigio-chiara in qualche parte rosso-oscura , bollosa con lamelle di /e/d:spato
bianco-sporco e cristalli neri riferibili ad 0rzzeb/enda ; nelle cavità si trovano abbondanti
cristalli di emzatzte e di una varietà di az7fibolo (1) giallo-miele.
La sezione osservata al microscopio mostra struttura o/ocrzstallzna porfirica e vi
si trovano disseminati il fe/d/spato, l'orneblenda e qualche raro cristallo di azigzze.
Il feldispato intercluso si presenta in cristalli idiomorfi molto allungati, spesso ag-
gruppati con l'orlo non perfettamente conservato, hanno dimensioni superiori a quelle de-
gli interclusi di orneblenda. Si trova o quasi completamente privo d’ inclusioni e quindi
chiaro e discretamente conservato o con inclusioni, sia ai bordi formando una zona peri®
ferica, sia alla parte centrale, formando un nucleo.
A nicols incrociati si osserva la geminazione secondo la legge dell’ albite, spessissimo
quella polisintetica.
Sezioni parallele a (010) dei cristalli chiari riferite allo spigolo (010): (001) danno va-
lori massimi di estinzioni d'una /abradorite Ab, An,.
È degna di nota una struttura zonale molto appariscente che a nicols incrociati dà
un’estinzione ondulosa procedendo gradatamente dalla periferia al centro del cristallo 0 vi-
ceversa.
Nei cristalli zonati si ha :
[ Il
Zona esterna 38° 19° 20° Labradorite
Zona interna 40° SU Bytownite
Le listarelle di fe/d/spato della massa fondamentale si presentano geminate secondo
la legge dell’ albite e contengono qualche rara inclusione di vetro molto chiaro.
L’ estinzione secondo lo spigolo più lungo li fa riferire a /abradorzte acida.
L’orneblenda è poco meno abbondante del feldispato intercluso , si trova in indivi-
dui di dimensioni molto diverse, talora raggiunge nella direzione di massimo allungamento
parecchi millimetri. Nelle lamine sottili dà sezioni rombiche, esagonali o ottagonali, ricche
di granuli di magnetite con orlo nero più o meno spesso, (Tav. II, Fig. 3, + e 5), epperò
per | aspetto somigliano ai cristalli di orneblenda osservati nelle lave di Scorcia vacca
(corrente Ferro) presso Mascali e Cava secca, presso Zafferana.
L' alterazione dell’ orneblenda procede dai bordi verso l interno : si trovano individui
completamente sostituiti da un ammasso di granuli di magnetite , in quelli non totalmente
trasformati si osserva ancora un nucleo di sostanza originaria colore giallo-chiaro, più
pallido dell’orneblenda ordinaria della roccia.
Alcuni cristalli oltre la magnetite contengono incluse lamelle di feldispato di prima
consolidazione, circondate da un orlo nero di magnetite simile a quello presentato dall’or-
neblenda; si trova ancora incluso qualche cristallino di apatite.
Molte volte i granuli di magnetite sono allineati in serie che seguono la direzione
della sfaldatura.
(1) PLATANIA G. — Su alcuni minerali di Aci Catena. Atti Acc. Sc. di Acireale, Vol. IV, 1892.
Atti Acc. Serie V. Vor. IV. Men. III. 2
10 Da: STDINErFARCO Memoria III.|
L'augite è rara, ha un colore verde-pallido ed una zona esterna sottile color giallo-
arancio (simile all’ orlo dell’ olivina in certi basalti).
L’olivina manca addirittura sia come segregazione porfirica, sia come elemento nella
massa fondamentale.
La massa fondamentale risulta formata da un aggregato di microliti fe/d:ispatici, gra-
nuli di m7agrzetzte e concentrazioni di amgzie le quali per la massima parte presentano la
colorazione giallo-arancio osservata nei grossi cristalli, ma che qui occupa tutta la loro
massa.
Lava di Cava secca (presso Zafferana).
Lava compatta, grigio-chiara, ricchissima di segregazioni lamellari di fe/d/spato bian-
co e di orzzeblenda nera, generalmente in piccoli cristalli; scarsa vi è l augzie, scarsis-
sima l'o/zvina.
Grossi cristalli di 0772e0/enda compaiono in questa roccia, ma essi per la quantità e
per le dimensioni (non raggiungono oltre 2 cm. di lunghezza) differiscono da quelli del
Milo e di Calanna; nei punti non a contatto col magma le facce sono rese scoriacee da
un sottile strato vetroso di magma, sotto questa sottile patina si trovano dei cristalli di
feldispato i quali oltre a ricoprire |’ orneblenda penetrano nel suo interno.
La sezione della roccia osservata al microscopio presenta cristalli di fe/dispato, or-
neblenda, augite, magnetite e discretamente frequente apazzie ; la massa fondamentale
invece risulta di un intimo aggregato parzzdiomorfo di granuli di feldispato , di augite
e di abbondantissima m2ag7e7zte.
Il feldispato in generale non differisce per l'aspetto dagli altri feldispati descritti
precedentemente , spetta alla solita /a0radorzte Ab, An, ed ha inclusi microliti di augite
ed apatite, granuli di magnetite e di vetro bruno-oscuro ; presenta inoltre inclusioni di
cristalli di augite, fatto raro secondo il Rosenbusch (1).
Talvolta con struttura zonata ben marcata.
Le lamelle geminate secondo la legge dell’ albite e di Baveno, hanno subito spesso
una incurvatura nella direzione della loro lunghezza.
Il feldispato che circonda l’ orneblenda, formando una zona chiara, ha inclusa l’ apa-
tite in cristalli a sezione esagonale o rettangolare con distinto orlo oscuro.
L'orneblenda in grossi cristalli si presenta o col solo orlo nero di magnetite che pe-
netra nella massa secondo la direzione della sfaldatura come i denti d’un pettine o quasi
compietamente nera per la quantità di magnetite che contiene; ha colore bruno oscuro e
debole pleocroismo, contiene anche incluso il feldispato e l' apatite.
Il feldispato incluso si trova in lamelle geminate e spigoli arrotondati e contiene alla
sua volta inclusioni di magnetite e vetro bruno-oscuro, mentre l’apatite si presenta gialla-
pallida o tendente al roseo, con inclusi piccoli granuli di magnetite e laminette di colore
giallo bruno molto chiaro, riferibili a pseudo-inclusioni di orneblenda.
L’orneblenda in piccoli cristalli si trova frequente in forma di liste rettangolari sfran-
(1) RosenBuscH — Mikroskopische Physiographie der Massigen Gesteine. Dritte Auflage, 1896, p. 983.
Le lave ad orneblenda dell’ Etna LI
giate ai bordi e completamente trasformate in magnetite o in sezioni esagonali con orlo
nero di magnetite e l'interno in parte ben conservato (Tav. II, Fig. 6).
Pleocroismo chiaro
€ — bruno oscuro
4, b — giallo bruno
Si trova anche, ma raramente, simile all’ orneblenda porfiricamente disseminata nella
massa fondamentale della lava di Scorcia Vacca e di Aci Catena (Tav. I, fig. 1 e Tav. II,
fig. 3, 4 e 5) precedentemente descritta.
L’'augite si riscontra in cristalli più frequenti dell’orneblenda con inclusi grossi gra-
nuli di magnetite e abbondanti microliti di apatite.
Presenta debole pleocroismo
C — verde chiaro
abi = giallo verdastro
L'apatite si trova in discreta quantità in confronto alle altre rocce dell’ Etna, in se-
zione esagonale o rettangolare con caratteristica striatura e colore bruno roseo, molto si-
mile per dimensione a quella inclusa nel feldispato che circonda l orneblenda o nella stessa
orneblenda.
L’oliuzna in rarissimi e grossi cristalli ben conservati con spigoli arrotondati, rac-
chiude inclusioni vetrose con bollicine immobili e qualche prodotto di devetrificazione.
Aci Castello (presso # traforo della ferrovia).
Lava di colore grigio oscuro con aspetto scoriaceo per la presenza di piccole bollicine,
contiene inclusi grossi cristalli di 0772e0/enda.
Macroscopicamente si notano cristalli di fe/dispato, di axgzte e di olzvina ; quelli
di augite sono i più voluminosi quelli di feldispato più numerosi.
I grossi cristalli di 0r7:eb/ernda raggiungono dimensioni notevoli, sino a circa 3 cen-
timetri secondo |’ asse più lungo, presentano scoriacea la superficie delle facce e alla stal-
datura mostrano un colore nero lucido ; in generale sono simili ai grossi cristalli ben con-
servati del Milo.
La sezione della roccia osservata al microscopio oltre il fe/dispato, Vl augite e V ol;-
vina presenta grossi cristalli di 7724g77e/2/e sopra di una massa fondamentale resa quasi
nera da una granulazione minutissima di magnetite; mancano i piccoli cristalli di orneblenda.
Il feldispato si presenta in cristalli generalmente torbidi, per le inclusioni e la imper-
fezione delle lamelle, nelle pochissime lamelle che conservano ancora una porzione fresca
si osservano tracce di geminazione secondo la legge dell’albite e la estinzione dà valori
angolari che corrispondono a quelli della /abradorzte Ab, An,.
Si osservano ancora lamelle di feldispato con struttura zonale resa manifesta dalla
non contemporanea estinzione.
In alcune lamelle |’ estinzione si sposta regolarmente dalla periferia al centro, in
altre in modo onduloso.
Memoria III.|
12 D.r S. Di Franco
L’augite in lamine allotriomorfe ha in generale dimensione maggiore del feldispato,
epperò meno abbondante; mostra un colore bruno-oscuro e inclusioni di magnetite.
L’estinzione c : © = 45° in lamine di sfaldatura (010).
L’olivina si presenta in grossi cristalli o in aggregati granulari; i primi hanno un
colore verdognolo chiaro, molte linee di frattura e inclusi abbondanti piccoli granuli di
magnetite ai bordi; i secondi invece presentano colore giallo pallidissimo , hanno incluso
qualche granulo di magnetite e mancano delle cennate linee di frattura; si tratta evidente-
mente di due generazioni distinte. A nicols inerociati hanno vivaci colori di polarizzazione
e gli aggregati risultano formati da individui diversamente orientati.
CONCLUSIONE
Dallo studio che precede risulta che l’ 0rz:edZenda nelle lave dell’ Etna è più diffusa
di quanto non si creda, e che non va limitata alle rocce antiche, riferibili al primo periodo
dell’attività del Vulcano, durante il quale si formò il primitivo cono della Valle del Bove;
ma che anche nelle lave riferibili all’ attività dell’attuale cono si incontrano delle rocce ad
orneblenda e ricerche ulteriori la faranno rendere ancora più diffusa.
Va notato intanto che laddove essa compare, non si presenta come una accidentalità
localizzata, ma si riscontra in tutta la colata dovuta ad una stessa eruzione.
Non deve però dimenticarsi che la massima parte delle lave dell’ Etna sono sprovvi-
ste d'orneblenda : tutte sicuramente contengono però l’ augite, e la presenza dell’ orneblenda
non influisce affatto sulla quantità e sui caratteri di questa augite.
Tutto induce a dovere considerare |’ orneblenda come un ospite delle lave dell’ Etna,
piuttosto che come un elemento essenziale di quelle rocce. Il possibile passaggio poi del-
l’orneblenda ad augite, potrebbe fare sospettare che originariamente tutte le lave avessero
contenuta l’ orneblenda, ma che nella maggior parte di esse per azioni secondarie, avve-
nute pria del periodo effusivo, sia scomparsa, risolvendosi in piccole augiti nella massa:
che però per condizioni fisico-chimiche speciali o per la sua notevole abbondanza in certi
casi essa fosse ancora presente e discretamente abbondante: mai però è comparsa sino ad
ora tra i microliti della massa fondamentale l’ orneblenda.
Istituto di Mineralogia e Vulcanologia
della R. Università di Catania.
INOIASI
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA I.
Fic. 1. — Lava di Scorcia vacca presso Mascali Nunziata (£ruzione del 1631). Struttura olocristallina
porfirica. Cristallo di Orneblenda ricco di granuli di magnetite e con distinto orlo. Luce
ordinaria. Ingr. 15.
Fic. 2. — Basalte ad orneblenda di Schenkelberg (/Westerira/4) simile al campione della Fig. 1. Luce
ordinaria. Ingr. 15.
Fic. 3. — Lava del Milo con grosso cristallo di Orneblenda, — circa della grandezza naturale, fotog. a
P)
luce diffusa.
RIC Idem fotog. a luce riflessa.
Fic. 5. — Lava della Valle di Calanna, levigata e fotografata a grandezza naturale; si notano abbon-
danti cristalli di Orneblenda e inclusi di lava più chiara.
Fic. 6. — Idem in sezione; si osserva la lava più oscura contenente l’Orneblenda e quella più chiara
inclusa nella precedente. Luce ordinaria. Ingr. 16.
Tavola I.
Atti R. Accad, Gioenia, Ser, 5, Vol. IV Prof, S. di Franco — Le lave ad orneblenda dell’ Etna
1 7 ad, dica di 6 x
del DIA ON
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4;
S. di Franco fot.
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TAVOLA IL I noi
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Fic.
Ei6.
Fic.
vi
6.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II.
. — Sezione d’ un cristallo di Orneblenda del Monte Calanna (Valle del Bove) con inclusioni
di augite. Luce ordinaria. Ingr. 11.
— Roccia del Monte Calanna (Valle del Bove). Cristallo di Orneblenda con numerose inclusioni
di feldispato e di grossi cristalli di augite. Luce ordinaria. Ingr. 24.
| 4, 5. — Lava di Aci Catena. Struttura olocristallina porfirica. Cristalli di Orneblenda ricchi di
granuli di magnetite. Luce ordinaria. Ingr. 20.
-- Lava di Cava Secca (Zafferana). Struttura in parte panidiomorfa. Frammenti di cristalli di Or-
neblenda completamente sostituiti da granuli di magnetite ; cristallo di Orneblenda ad orlo
nero di magnetite e con un cristallino di apatite. Luce ordinaria. Ingr. 20.
I]
Tavola
Prof. S. di Franco — Lelave ad orneblenda dell’ Etna
Serio Malclyi:
Atti R. Accad. Giocnia.
Fig. 3
S. di Franco fot.
Memoria EV.
Sopra gli sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali
Nota di CARLO SEVERINI
Mi propongo di estendere agli sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali un
teorema, che parmi notevole, da me stabilito nel caso di serie semplici (**). Per brevità
mi limito agli sviluppi in serie doppie di funzioni ortogonali, che dipendono da una sola
variabile: considerazioni analoghe possono farsi in ogni altro caso.
ltstano®
due successioni infinite, che potrebbero anche coincidere, di funzioni delle variabili reali
x ed vy, definite rispettivamente negli intervalli finiti (a, 6), (c, d), sommabili insieme ai
loro quadrati, e tali che si abbia:
di \ O se m=
VEE 209 EER SAT e) ri
sa | SS ni
bu \0 se wm =
GIA
Je | [Ras Salz/zn 7
ove ) (x) e q (y) sono due funzioni determinate per ciascuna coppia di successioni (1)
e (2), misurabili, limitate ed aventi entrambe un limite inferiore maggiore di zero.
Nel rettangolo / limitato dalle rette x = a, a =, vy=c, y==d sia data una fun-
zione f(x, v) sommabile insieme al suo quadrato, (***) tale che se esistono soluzioni ef-
fettive (che non siano cioè ad integrale nullo) delle equazioni :
"Db
(3) DESIO te 0 (EMO)
RAI)
Vl
(4) eZ eye Vesta 0)
(#) Comunicata all’ Accademia nella seduta del 14 Gennaio 19Ir.
() Cfr. negli Atti di questa Accademia (Serie 52, Vol. III) le due Memorie: Sopra gli sviluppi in serie
di funzioni ortogonali e Sulle successioni di funzioni ortogonali,
(see
contenuto in R, si considererebbe la funzione, che coincide con essa nei punti di tale insieme, ed è nulla in
) Ove la f(x, y) fosse definita soltanto nei punti di un insieme (di misura superficiale non nulla)
ogni altro punto di R.
ATTI Acc. Seri V. Vor. IV. Mem. IV. I
2 Carlo Severini [MemorIa IV.]
sì abbia, per ognuna di queste soluzioni :
per ogni v, per cui la f(x, y) è linearmente integrabile rispetto ad x, ed analogamente :
*d
(6) Gf IAEL00
per ogni x, per cui la f(x, y) è linearmente integrabile rispetto ad y (*).
2. Giova per il seguito fare alcune osservazioni.
È facile anzitutto vedere che se (x) è una funzione sommabile nell’ intervallo (a, 0)
la funzione ® (x, xy), definita nel campo / mediante l’ eguaglianza ® (x, v) = @ (x), è ivi
del pari sommabile. Riferendoci per la determinazione della misura degl insiemi di punti
nel piano (x, v) al sistema dei rettangoli di detto piano, anzichè al sistema dei triangoli (**),
il che è evidentemente permesso (***), detti « e f due numeri qualsivogliano, è chiaro che
possiamo scrivere :
(7) mM | Ela
(12) fi(20,v) ur P N Bi, n Un (2) Va(9), ai dy | P(x) dv) f (x,9) Un (0) Vi (V) dx
L pil; È DISC
1 l
in tutti i punti dell'intervallo (a, d), fatta ancora al più eccezione per quelli di un insieme
di misura nulla, che può variare al variare di ».
(#) Cfr. le mie memorie sopra citate.
6 Carlo Severini [MemorIa IV.]
È chiaro che scambiando in quanto è stato dianzi detto la variabile x colla variabile y,
non viene per questo a mutare lo sviluppo finale (12), a cui siamo arrivati, e si può quindi
anche dire. che per tutti i valori di x in (a, 6), esclusi al più quelli di un insieme di mi-
sura nulla, sussiste nell’ intervallo (c, d), fatta ancora al più eccezione per i punti di un
insieme di misura nulla, che può variare con x, l uguaglianza (12).
4. Vogliamo ora mostrare che |’ insieme G dei punti di /?, nei quali non ha luogo
la (12) è di misura (superficiale) nulla.
Scelti a tal’uopo i numeri positivi 0,, 93,..., 0n,... in modo chesi abbia: o, > G,%1
lin.0, =:0, indicando con. G, l'insieme dei punti ove:
NOR
O 90
” N I
|/ n= V SY Bua) | =
i
ed in generale con G, l'insieme dei punti ove:
00 DO
Sa N Q Csa ‘
Gee |/ (x,9) — N N Brie dg() x 100) | E=407 (99/—=25.9, 00005
pr ni
[ I
l'insieme G risulta eguale alla somma degl’ insiemi G,, G.,.., G,,...., e ciò prova intanto
che G è misurabile. Per vedere che la sua misura è nulla chiamiamo con %® (x, y) una
funzione eguale ad 1 nei punti di G e nulla in ogni altro punto di /?. Abbiamo allora
"dd 9)
= ]. dv | d (0,0) dx,
e poichè, fatta al più eccezione per i valori di y appartenenti ad un insieme di misura
nulla ($ 3):
| DIE
risulta :
= dl {db \
m (G) = | dy | CO E 7 O
ul J U
& SA
5. Si può aggiungere che la convergenza della serie va 2% Bax Un (x) Vx (Y) verso
4 1
f(x, v) è uniforme, se si escludono i punti di un insieme, la cui misura è minore di una
quantità positiva ©, arbitrariamente scelta.
Fissati due valori 7,, &, di #, # e due numeri interi positivi ), g, s' indichi con
€h,4- p, kr +gq l insieme dei punti di /, nei quali si ha:
bp k4q
f (X,39) — Bir Up e) Vr
k
6 essendo una quantità positiva, piccola ad arbitrio; e con E, r, l'insieme misurabile dei
gl
punti comuni agl insiemi e), 4), k,+q, Ve de 9g possono assumere, l'uno indipendentemente
Sopra gli sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali 7
dall’ altro, tutti i valori interi, positivi. Si considerino dopo ciò due successioni, crescenti,
OI et inesti GOSilWi (a i a î
L'insieme misurabile :
(13) En, ki + (En, ka — E,,k,) + (Eh. Aa E, ko) + RT 7
5)
contiene l’ insieme dei punti ove sussiste la (12), la cui misura, come sopra è stato di-
mostrato ($ 4), coincide con (0 — a) (d — c), ed è formato d’ insiemi senza punti comuni.
Prendendo dunque nella serie (13) un numero 7 di termini abbastanza grande si può ot-
tenere un insieme somma, che coincide con DIRO SE la cul misura sia prossima finchè
si vuole a (0(—a) (d—c). Nell’ insieme E;,x, Si ha, per ogni X e X maggiori rispettiva-
/ 1a
mente di /, e È, :
ID) k
i IN N Bal xi. | < 6
| J (Ex ’ 3 ) dali de: h,Rk I) (a ) k (9) ) = .
Ciò posto indichiamo con
(n) (n) (11) (n) (n)
la = SA Sg 1) Re ra ) ZA
Fa (= 1,2,....9)
gl’ insiemi, che, come dianzi è detto, si ottengono sostituendo a 6 le quantità ="
(1a= 1, 2,...., 00), e determiniamo una successione crescente di numeri interi positivi
pt Riagon Lal CIT ANDA
IA
(b—- a)(d— -m(E, , ) a (ZE)
Assegnato un valore 7° dell’ indice 7 tale da avere —7—7 £ t, è ben chiaro che la
È DICI . . - . - ge A e (71) TS
misura dell’ insieme dei punti comuni a tutti gl’ insiemi £, , (a=77, #2 + 1,..., 00) dif-
Caidetn
ferisce da (b — a)(d — c) per meno di t; e nei punti di un tale insieme, che indicheremo
DO (0.0)
NISSO SS : nia hg . VA i Ppe/S)
con E,,, serie Zi dn BU, (x)V, (y) converge in egual grado alla f (x, y): infatti
1 1
scelto un numero positivo €, arbitrariamente piccolo, se x è un valore dell’ indice 7 ab-
x R + "” / ‘ "” . . . è è
bastanza grande, perchè si abbia 7 = 7, €.2% = 9, per ogni coppia di valori di 7% e &
maggiori rispettivameme di 7,,,,#,,, risulta :
i RkR
di a) ,
RENENE I
cei di
(4;
in tutti i punti di 4, che comprende 4y.
vr,
Ù ’ krnn
6. Riassumendo ora quanto abbiamo fin qui stabilito, possiamo enunciare il seguente
teorema :
Szano :
[Memorta IV.]
8 Carlo Severini
due successioni infinite di finzioni delle variabili reali x ed v, definite rispetti-
vamente negl intervalli finiti (a, b), (c, d), sommeiabili insieme ai loro quadrati, e
talî che st abbia :
O se 27 ="
| sean, =M70
\ O se mn
CDOT
ove pix) e q(v) soro due funzioni determinate per ciascuna coppia di successioni (1)
e (2), misurabili, limitate ed aventi entrambe un limite inferiore maggiore di zero.
Nel rettangolo R limitato dalle rettex = a,j,x=b,y=c, y="d sza definita una
funzione f(x, v), sommabile insieme al suo quadrato ; e se esistono soluzioni ef-
fettive (che non siano cioè ad integrale nullo) delle equazioni
"Db
I Lio Giiodoe==10 ele ei)
"dl
ID dar paola = 0 (EZRA SEO)
si abbia :
"Db
/ PIER
Bra;
per ogni y, pel quale la t (x, y) è linearmente integrabile rispetto ad x nell’ inter-
vallo (a, db), ed analogamente
ara
ga 4)
e
per ogni x, pel quale la È£{x, y) è linearmente integrabile rispetto ad y nell’inter-
vallo (c, d).
Sotto tali ipotesi la serie doppia :
È ‘d "b
( 14) N N Bn U, (A) V, (V), B,.n = / dy J y2) (x) q (v) f (2, v) U,, (x) Va (v) dx b)
dim da sc «
l 1
supposta convergente, rappresenta nel campo R, fatta al più eccezione per i punti
di un insteme di misura (superficiale) nullu (*), la funzione data f(x, y). ad essa
tendendo în egual grado, se si escludono i punti di un’ insieme, la cui misura
è minore di una quantità, positiva, arbitrariamente scelta.
(£ È ben naturale che possano fare eccezione i punti di un insieme di misura superficiale nulla, giac-
chè mutando la f(x. y) nei punti di un tale insieme, non mutano per questo i coefficienti della serie (14).
Memoria V.
Risultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania
da A. BEMPORAD
I. Le osservazioni. — Le osservazioni fotometriche di stelle variabili e di comete
eseguite nel decorso anno 1910 nell’ Osservatorio astrofisico di Catania segnano un note-
volissimo progresso su quelle eseguite negli anni precedenti, non tanto per la maggiore
mole del materiale raccolto, quanto per la maggior precisione intrinseca dei risultati.
Questa è ormai ridotta tale da poter competere con quanto di più esatto esce dalle
mani di osservatori di fama mondiale come Pickering, Miller e Kempt, sebbene a giu-
dizio di questi ultimi il fotometro a cuneo (da noi adoperato) stia molto indietro al mo-
derni fotometri a polarizzazione, in fatto di esattezza intrinseca.
Ma questo non potè ottenersi naturalmente, se non a prezzo di grandi fatiche , com-
pensando col maggior numero delle misure quel che i citati astronomi possono ottenere
molto più agevolmente con strumenti più perfetti. Per dare un'idea della disparità dei
mezzi d'osservazione ricorderemo che gli astronomi di Potsdam hanno. costruito la:
loro celebre PRotometrische Durchmusterung su zone comprendenti 12 stelle (fra cui
due fondamentali osservate tre volte nel corso di una stessa sera) impiegando 720772a/-
mente trenta minuti per 18 serie di quattro misure ciascuna , cioè meno di due minuti
per ciascuna serie, meno di quattro minuti dunque per un buon confronto di dze stelle ,
mentre a noi col fotometro a cuneo non si richiedono meno di dieci o dodici minuti per
ottenere all’ incirca lo stesso grado di esattezza. Se si aggiunge poi che le misure di estin-
zione affaticano l'occhio molto più che le misure di eguaglianza di intensità luminose ,
se ne concluderà che il fotometro a cuneo, per quanto mirabile per la semplicità e per
il modico prezzo, pone a ben dura prova | energia di chi voglia applicarlo ad estese ricer-
che astronomiche.
Per questo motivo non abbiamo ritenuto opportuno aumentare considerevolmente il
numero degli obbietti di studio, tendendo piuttosto a intensificare le osservazioni per cia-
scuno di questi.
Così mentre nel 1909 si studiarono 24 variabili, osservandone però soltanto 12 con
qualche intensità e discutendo i risultati raccolti per 6 sole, nel decorso anno 1910 le os-
servazioni vennero ristrette a 18 variabili, di cui però almeno 14 osservate con molta in-
tensità, tanto da prestarsi tutte a un’ utile discussione dei risultati. Inoltre venne osservata
con molta assiduità la Cometa di Halley, e si inizio lo studio metodico del coefficiente
d’assorbimento delle varie parti del cuneo mediante osservazioni di molte coppie di polari
in culminazione superiore ed inferiore.
Ma più eloquentemente che dal numero degli obbietti studiati il progresso delle osser-
vazioni del decorso anno risulta dal seguente prospetto, dove raccogliamo pel 1909 (che
Atti Acc. Seri V, Vor. IV. Mem. V. {
p) A. Bemporad [Memoria V.]
già costituiva un segnalato aumento sugli anni precedenti) e pel 1910 i dati numerici
indicanti il numero delle sere d'osservazione, il numero dei confronti di intensità lumi-
nose eseguite, il numero delle singole misure di estinzione, su cui questi confronti si
fondano.
| Numero | Numero | Numero
delle sere i - >
Anno | di dei confronti delle
Ì
Il . ..* .
| osservazione | eseguiti misure
Ì |
| u A ESS PORRE 2A
1909 | 107 | 508 circa 5000
I9IO | 240 | 1539 | » 18000
Risulta dunque più che raddoppiato il numero delle sere d'osservazione, triplicato il
numero dei confronti, poco meno che quadruplicato il numero delle misure.
Questa progressione crescente sta a dimostrare che non solo si è osservato in un
numero assai maggiore di notti, ma in.ciascuna notte si ottenne (in media) un maggior
numero di risultati, e ciascun risultato (sempre in media) da un maggior numero di mi-
sure, cioè in modo più sicuro.
S' intende che tutto questo richiese necessariamente un maggior numero d’ ore di la-
voro in ciascuna notte. Talvolta, per es. per l' osservazione di variabili del tipo di Algol,
con ecclissi periodiche che impiegano fin 9 ore e più per svolgersi completamente, si fu
costretti a indugiare cinque, sei, e perfino otto ore di seguito al cannocchiale (1).
Mentre poi negli anni passati le osservazioni si limitarono generalmente alle prime
ore della notte, e solo per eccezione (per es. per la Cometa [1907 d]) si osservava qual-
che volta anche nelle ultime ore, nel decorso anno abbiamo introdotto a sistema, di fare
anche per le variabili a corto e a lungo periodo due è anche tre turni d'osservazione in
ciascuna notte.
Il primo turno solo, diviso molte-volte in due ed esteso bene spesso (27 volte) fin
oltre Ja mezzanotte, venne eseguito in 113 sere; il secondo turno solo, in 54 notti; ambe-
due i turni in 71 notti.
Tutto questo costituisce tale una mole di lavoro, da poter legittimamente concludere
che forse non venne finora eseguito un maggiore sforzo col fotometro a cuneo; ma anche
si rileva dalla discussione dei risultati, che mai finora le osservazioni con questo tipo
di strumento vennero portate al grado di precisione da noi raggiunto p. es. nelle osser-
vazioni della variabile Y Ophiuchi, e nei confronti di coppie per lo studio del cuneo.
Passando all’ esposizione circostanziata dei principali risultati ottenuti, diremo prima
della cometa di Halley, poi delle variabili a lungo periodo, di quelle a corto periodo e
infine delle variabili a ecclissi, del tipo di Algol.
2. Cometa di Halley. La nostra prima osservazione fotometrica della cometa di Halley
’
(1) In dieci sere venne osservato per più di 5 ore di seguito, fra cui 4 sere con oltre 6 ore d’osserva-
zione, due con 7 ore e una con 8 ore.
Risultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania 5
capitò per singolare combinazione nel momento preciso (1) del passaggio al perielio, 1910
Aprile 19% 16% 28% (T. m. Catania). L'ultima osservazione venne eseguita il + luglio suc-
cessivo, quando ormai la cometa si era ridotta così debole da scomparire anche sotto il
più piccolo spessore del cuneo. Fra queste date estreme vennero ottenute osservazioni
utili in 44 sere. Nessun altro, per quanto ci consta finora, ha potuto ottenere una serie
così completa di determinazioni.
Il fenomeno più singolare, che si rileva dai nostri risultati, e di cui potemmo racco-
gliere sicure conferme anche nelle osservazioni frammentarie di altri astronomi, è quello
delle brusche esplosioni di luce, che si presentarono in due o tre date, (1) (Apr. 19,
Aprile 24-25, Maggio 12-13) seguite da sorprendenti e non meno repentine estinzioni
(V. Fig. 1).
Fig. 1.
Grand. Grand.
1.0 FA po i i ea | I | un 1.0
“| MISURE FOTOMETRICHE DEL NUCLEO
| DELLA COMETA DI HALLEY ] 2.0
I È i CATANIA (1910
SO. BI ii =" RZ. * ili DE A Cva Il secozzda d'principio ds A ESSA)
: ch È Curva Il n DI 5 ce= 2A
x îe; Cuvo II caggragl e misure.
4.0 cercalo « — li + b al L LSP AI 0)
| ]
5.0 5a
6.0 6.0
RO 7.0
8.0 SO)
970 900
10.0 i ER E 10.0
Apr. 20 25 30 Maggio 10015020 25. 80 Giugno 9 1A 19 24 29 Lu, 4
(1) Il Prof. Millosevich assegnava nel Vol. V (Serie [II) delle Memorie del R. Osservatorio al Collegio
Romano (pag. 109) la data 1910 Aprile 19,69 (T. M. Berlin) come epoca probabile del passaggio al perielio,
epoca che coincide entro 0,4 01 col tempo della nostra prima osservazione.
(2) Due o tre secondochè si comprende fra i massimi risultanti dalla nostra curva (v. Fig. 1) anche quello
corrispondente alla prima osservazione.
4 A. Bemporad | Memoria V.|
Nel complesso però l'attuale passaggio della cometa di Halley è stato molto meno
appariscente di quanto si prevedeva. In particolare, mentre la teoria, nell'ipotesi che il nu-
cleo z20n risplendesse di luce propria, ma riflettesse la luce solare, assegnava un au-
mento di 3°/a Gr. nella grandezza stellare apparente del nucleo fra l'epoca del passaggio
al perielio e quella della massima vicinanza alla terra, in realtà si verificò una dziminu-
2ione di 14/2 Gr., con divario complessivo di ben 5 grandezze fra la teoria e l’ osservazione.
sembra ben assodato dunque che il nucleo della cometa di Halley risplendeva di /uce
propria rapidamente decrescente dopo il passaggio al perielio.
Quanto alle accennate esplosioni di luce, abbiamo voluto mantenere l’espressione usata
da altri astronomi (1) solo per dare una efficace rappresentazione del fenomeno, senza ri-
tenere per nulla che si tratti di vere e proprie esplosioni.
Avendo notato invece che i detti massimi corrispondevano ai giorni, nei quali si fa-
cevano più distinti e più divaricati i getti laterali uscenti dal nucleo, ed essendo notorio
che questi getti sogliono rotare attorno all’ asse di simmetria della chioma (2), ci sembra
molto naturale proporre questa semplice spiegazione del fenomeno. Il nucleo si vede sem-
pre, più o meno, attraverso alla materia cometaria; la quantità di materia interposta fra
il nucleo e il nostro occhio è minima , quando i potenti getti laterali (probabilmente due,
da parti opposte dell’ asse) raggiungono la massima elongazione dalla visuale, è massima
invece quando i detti getti vengono a interporsi precisamente fra il nucleo e la terra, nel
qual caso i getti scompaiono quasi totalmente, e il nucleo appare come soffocato nella ma-
teria nebulare della chioma. Le apparenti esplosioni corrisponderebbero quindi ai rari in-
tervalli, nei quali il nucleo ci si presenta quasi libero dai densi veli che l’ avvolgono.
Di qui segue che per studiare la variazione della intensità luminosa intrinseca del nu-
cleo conviene attenersi ai soli massimi. Riducendo le intensità luminose osservate alla di-
stanza unitaria Sole-Terra mediante moltiplicazione pei quadrati delle distanze geocentri-
che, otteniamo per le epoche dei massimi. più appariscenti i seguenti valori della lumino-
sità intrinseca (unità | intensità luminosa di un astro di prima grandezza alla distanza 1
dalla terra).
Data Intensità | Distanza geocentrica |
| |
Aprile 19,69 | O. 1135 O. 59 | Perielio
» 25,68 0.0328 | o 60 |
Maggio 12,62 O. 0149 | 0;-77/
Giugno 4,35 o. 0026 _| 1. IO °
Luglio 23,33 O. 0022 sy
Diminuzione fortissima, come si vede, enormemente più rapida di quella che si avreb-
be pel principio del quadrato delle distanze, se il nucleo riflettesse soltanto la luce solare,
non esprimibile neppure (come venne tentato per altre comete) con altri principî ipotetici
(1) Cfr. osservazioni del Prof. Franz. Astron, Nachr N. 4413.
(2) Cfr. G. MiiLLER, Die Plotometrie des Gestirne, pag. 417.
Iisultati delle osservazioni astrofotomeltriche eseguite nel 1910 a Catania 5
in relazione semplice colla distanza eliocentrica, p. es. colla 44 potenza o con potenze su-
periori.
Rappresentazioni più soddisfacenti, con rami d’iperbole 0 di cubica, si ottengono as-
sumendo come variabile indipendente il tempo, ma sono risultati questi di pura curiosità ,
perchè le rappresentazioni matematiche così ottenute non possono aspirare a una qualsiasi
interpetrazione fisica.
Notevole è il fatto che durante | ultimo mese di osservazione |’ intensità luminosa
intrinseca del nucleo parve ridursi stazionaria.
Anche questo fatto induce a credere che il nucleo brilli di luce propria, perchè se si
trattasse invece di luce riflessa. nel passare dalla distanza geocentrica y—= 1.1 alla distan-
za vr = 1.9 l'intensità intrinseca avrebbe dovuto ridursi quasi ad si (0.37), ciò che le os-
servazioni assolutamente contraddicono, avendosi invece
=-0.0016 (media di 13 valori)
26 pgi= 1.88 == (ON0 (OM si to] I)
Giueno ge IN
Quanto alla rapidissima variazione dell’ intensità luminosa dopo il passaggio al perie-
lio, è da avvertire che potrebbe anche dipendere in parte dalla rarefazione della materia
della chioma provocata dall’ intenso calore e dalla susseguente condensazione, che accom-
pagna la cometa nel suo allontanamento dal Sole.
È da notare che molte delle nostre osservazioni hanno trovato piena conferma in os-
servazioni isolate di Hartwig, Franz e soprattutto in una serie di 8 misure eseguite da
Joel Stebbins col fotometro a selenio, risultando da queste per |’ intervallo d'un mese una
differenza quasi assolutamente costante di 3 grandezze fra |’ intensità luminosa di tutta la
testa della cometa misurata dallo Stebbins e quella del solo nucleo da noi misurata.
Quest'ultimo fatto ha evidentemente importanza, non solo in quanto attesta della bontà
delle nostre osservazioni, ma anche perchè pone in luce un fatto fisico molto interessante,
quale la costanza del rapporto (1) delle intensità luminose del nucleo e di tutta la testa
della cometa.
3. Variabile Mira Ceri. — Abbiamo già comunicato l’anno scorso (2) un primo ramo
di curva comprendente oltre quattro mesi di osservazione di questa stella veramente me-
ravigliosa per la eccezionale variazione di grandezza (dalla 32 alla 92). Adesso siamo in
grado di comunicare un ramo di curva quasi completo, mancando solo tre mesi d’ osser-
vazione (lacuna corrispondente alla congiunzione della Mira col Sole) su un intervallo di
15 mesi, mentre il periodo di questa variabile si ritiene di 11 mesi.
In questo intervallo abbiamo osservato la 47?ra in 61 sere, notando accanto alla re-
golare variazione di luce anche singolari variazioni del colore. Sebbene le nostre stime
colorimetriche siano poche ed incerte, non avendo strumento adatto a tale scopo, tuttavia
ci sembra che la colorazione giallo-rossa di questa variabile tenda al bianco in corrispon-
(1) Il rapporto e non la differenza, perchè la grandezza stellare si definisce fotometricamente mediante
; K log I
latrelazione Gris
(O!
(2) Risultati delle osservazioni fotometriche di stelle variabili eseguite nel 1909. Boll. dell’ Accademia
Gioenia, I910,
6 A. Bemporad [Memoria V.]
denza ai minimi delle oscillazioni secondarie (con periodo di 8 o 10 giorni), che si-so-
vrappongono alla curva rappresentante l’ andamento generale della luce di questa variabile.
Se una tale periodicità è stata notata anche nella variazione del colore, si avrebbe motivo
di ritenere come reali queste oscillazioni secondarie, e acquisterebbero grande interesse
dalle ricerche spettrografiche, almeno attorno all’ epoca del massimo.
L'andamento generale della curva quale risulta dal nostro ragguaglio grafico (Fig. 2)
di
Gr. Fig. 2.
Ott. Nov. Dec. Genn. Febbr. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ag. Sett. Ott. Nov. Dec. Dec.
1909-10 fi 6 () 6) 4 6 D D 4 d D 2 2 1 1 31
non potrebbe essere più regolare, e riuscirà certo facile ottenerne una rappresentazione con
una curva sinusoidale.
Del tutto somiglianti sono in particolare i due rami discendenti, con andamento quasi
uniforme per oltre + mesi d’ intervallo.
Come epoche probabili del minimo e del massimo otteniamo
Min! = “1910! Marzo (22055
Max. = 1910 Luglio 20 + 5°.
Questi errori probabili delle epoche sono assegnati a stima dall'esame obbiettivo della
sicurezza del ragguaglio grafico.
Le effemeridi (Hartwig, Schulhof) assegnano per l'epoca del minimo il 30-32 Marzo
per il massimo il 3-4 Agosto.
Non v’ ha dunque dubbio che il massimo si è verificato in anticipo di 10-15 giorni.
4. Variabile S UrsAE MinoRIS. — Questa variabile con periodo di circa 1l mesi
(325°) e amplitudine di 3 grandezze (dall’ 8% all’ 114) venne da noi osservata in 40 sere
fra il 5 Gennaio 1910 e il 12 Gennaio 1911. La curva ottenuta non è così regolare co-
Risultati delle osservazioni ustrofotometriche eseguite nel 1910 a Catanta i
me per la Mira Ceti, almeno nel ramo discendente, ma ha il vantaggio su questa di non
presentar lacune, perchè essendo questa una stella circumpolare (74° di Decl.) può esser
seguita tutto |’ anno.
Di molta importanza. sono i risultati da noi ottenuti circa le epoche del massimo ,
avendo trovato
Max. 1910 Marzo + contro. Aprile ll
; a : ; _ | previsti delle effemeridi
Min. 1910 Luglio 14 3 Settembre 27
Ci è risultato dunque un anticipo di ben 38° per l'epoca del massimo e di ben 75°
per l'epoca del minimo. Il divario fra questi due anticipi dimostra che non era conosciuta
con precisione, 0 che è molto cambiata la forma della curva, mentre | anticipo molto ri-
levante nell’ epoca del massimo (generalmente ben osservato) mostra che il periodo do-
vrebbe essere attualmente minore di 325°.
Disgraziatamente | osservazione del 2° massimo e stata guastata dal maltempo persi-
stente della prima metà del Gennaio 1911, altrimenti avremmo potuto ricavare dalle stesse
osservazioni nostre un valore approssimato del periodo.
5. Variabile R Hypne Hyprar. — E questa una delle variabili con periodo più lungo
(oltre 14 mesi) e notevole anche per |’ amplitudine di oltre 5 grandezze (fra la 5% e la
10.25), nonchè per la colorazione rossa molto marcata. L'osservazione di questa variabile
e resa però molto difficile per noi dalla posizione molto australe (Decl. 22°, 5) che non
permette di seguirla che per 8 mesi dell’anno, e questo anche con qualche pena.
La nostra curva fondata su 43 osservazioni fra Vl 1l1 Dicembre 1906 e il 3 Gen-
naio 1911, con una lacuna di 4 mesi fra |’ Agosto e Dicembre 1910, fornisce una buona
determinazione col minimo :
Min. 1910 Maggio 13.
Le effemeridi (Schulhof, Annuaire du Bureau des Longitudes 1910) assegnano invece
l'epoca 1910 Luglio 4.
Si è avuto dunque anche qui un forte anticipo (quasi due mesi) sulla previsione teo-
rica, ciò che (unito ai rilievi precedenti) dimostra come la teoria delle variabili anche più
note sia ben lungi dall’ aver raggiunto il grado di precisione di altre teorie astronomiche,
nelle quali la previsione del fenomeno si verifica per una lunga serie di anni entro 7) de-
cimo di minuto secondo.
6. Altre variabili a lungo periodo.
Per non proseguire in una tediosa enumerazione dei risultati ottenuti. per le singole
variabili, diremo qui soltanto che abbiamo osservato con qualche assiduità attorno all’ epoca
del massimo altre + variabili a lungo periodo, cioè
U Virginis (con 40 osservazioni)
V. Virginis (e 23 È )
R Cassiopeiae ( ,, 18 " )
R_ Orionis (PENNE Da, PI )
Per queste variabili s'aggiunge alle altre difficoltà, che esse si rendono tutti invisibili
per il nostro cannocchiale (di soli 15 em. di apertura) in un largo intervallo di tempo at-
|MemorIA V.]
8 Ad. Bemporad
torno al minimo. Le curve ottenute sono quindi di necessità incomplete, ma non per que-
sto prive di qualche interesse, accennando anzi all’ esistenza di massimi secondari molto
pronunziati.
7. Variabili a corto periodo. -- Molto assiduamente vennero seguite le due varia-
bili a corto periodo Y Ophiuchi e è Cephei, essendoci riuscito di raccogliere ben 155 os-
servazioni (fra il 27 Maggio e il 12 Ottobre) per la prima variabile e oltre 100 per la se-
conda (negli ultimi 4 mesi del 1910).
Non possiamo comunicare i risultati definitivi circa [a seconda variabile, perchè le 0s-
servazioni continueranno anche nei primi mesi del 1911.
Quanto alla Y Ophiuchi l'esame della curva piuttosto complicata (v. fig. 3) e la con-
siderazione della brevissima amplitudine (poco più di mezza grandezza in un periodo di
oltre 17°) ci dicono subito che si tratta di una variabile assai difficile a studiare. Infatti
oltre 50 osservazioni eseguite nel 1909 non furono sufficienti a. farci riconoscere la vera
forma della curva, e anche le osservazioni attuali, se definiscono in modo quasi perfetto
la forma della curva in tutto il ramo ascendente e un poco oltre il massimo, non lasciano
ancora sicuri del vero andamento in tutto il resto (— circa del periodo) del ramo discendente.
»)
Gr Fig. 3.
6.2
6.4
6.6
1910 Luglio 22 24 26 28 30 Ag. 1 3 5 Ti 9 Il
In particolare resta ancora da chiarire la manifestazione assai frequente (già notata
nel 1909) di un massimo secondario , che sembra seguire a pochi giorni di distanza il
massimo principale. Anche la lieve oscillazione che divide in due la regione del minimo
richiede ulteriore studio.
Di particolare importanza sono gli studi fatti per questa variabile, circa la miglior di-
stribuzione delle misure delle stelle di confronto e della variabile stessa. Gli sforzi fatti
per spingere le misure all’estremo limite dell’esattezza sembrano coronati da successo, perchè
dalla discussione dei 144 valori della differenza di grandezza delle 2 stelle di confronto,
risulta che l’error probabile delle singole osservazioni importa esattamente un decz420 di gran-
dezza (t+- 0. 10), mentre l importo analogo per le osservazioni di Pickering (Harvard
Photometry) sale a + Om. 15, e anche Miiller e Kempf con uno strumento dello stesso
tipo, ma incomparabilmente più comodo del nostro, (1), non scesero a meno di + 0m, 13%
Il grado di esattezza raggiunto nei nostri confronti rimane dunque superato soltanto
(1) Gli strumenti adoperati da Miller e Kempf per le loro note ricerche sull’ assorbimento atmosferico
eseguite qui in Catania e all’Etna avevano la comodissima disposizione a cannocchiale spezzato, che permette
all’ osservatore di puntare qualunque stella senza che l’occhio si muova dalla sua posizione normale.
Risultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania 9
dalle osservazioni su cui si fonda la celebre //Wozfomelrische Durchmusterung degli
stessi Miiller e Kempf, nelle quali |’ e. p. delle singole osservazioni scende a + Om. 06,
ma per generale consenso il ZélIner, di cui si sono serviti i due astronomi di Potsdam, è
molto superiore, in fatto di esattezza intrinseca, al fotometro a cuneo.
Del resto quasi esattamente lo stesso importo (+ 0m,07) dell’e. p. ci risulta per le sin-
gole osservazioni eseguite per la varzabz/e, e questa maggiore esattezza in confronto alle
osservazioni delle due stelle di confronto non può sorprendere, perche le misure sono
così distribuite che ciascuna determinazione di grandezza della variabile risulta da un nu-
mero doppio di confronti di quelli che si hanno per determinare la differenza di grandezza
delle due stelle di confronto fra di loro. Accenneremo per ultimo che l'e. p. del valor me-
dio di questa differenza di grandezza conciuso dai 144 valori singoli, scende al limite
estremo di un cer/es/mo di grandezza , € a riprova di ciò il valore ottenuto dalle osser-
vazioni del 1910 non differisce appunto che di O.m OI dal valore ottenuto nel 1909.
Come epoca del massimo determinato da tutte le nostre osservazioni del 1910 ridotte
ad un unico periodo (col valore 17.% 121 dato dalle effemeridi) ci risulta
Max. 1910%Luglio "20% 208-241.
in anticipo di quasi un giorno e mezzo sulla previsione delle etferneridi del Bureau des
Longitudes , anticipo senza alcun dubbio reale in quasi tutto il suo importo, perche | e-
same della nostra curva e delle grandezze 7207774/7 su cui si fonda (ciascuna risultante
dal ragguaglio di 4 osservazioni) dimostra che |’ incertezza della nostra determinazione non
può superare | importo di alcune ore al più.
Altre variabili a corto periodo seguite pure con assiduità sufficiente per ricavarne
buoni risultati (da 40 a 50 osservazioni per ciascuna) sono W_ Virginis (periodo 17. 2)
d Serpentis (periodo incerto, forse irregolare) e f Lyrae (periodo di circa 13 giorni).
8. Variabili del tipo di Algol. — Le variabili del tipo di Algol, con ecclissi perio-
diche separate da intervalli relativamente lunghi di luce costante, sono senza contrasto fra
le più interessanti, ma anche fra le più difficili da osservare.
La difficoltà consiste principalmente nella rapidità con cui avviene la variazione di
luce , avendosi talora una diminuzione di 1 0 2 grandezze e anche più nel giro di poché
ore; questa difficoltà è molto grave specialmente col fotometro a cuneo, in cui un buon
confronto non richiede meno di dieci minuti, mentre coi fotometri a uguaglianza di im-
magini il confronto è rapidissimo, e col celebre metodo delle stime di Argelander si può
dire immediato. Altra difficoltà non lieve è quella di star su un numero sufficiente di ore
per raccogliere un ramo di curva sufficientemente completo attorno al minimo, senza di
che fallisce lo scopo principale dell’osservazione che è appunto quello di determinare colla
massima precisione possibile |’ istante del minimo. Anche questa difficoltà è sopratutto
sensibile col fotometro a cuneo, poichè le misure di estinzione affaticano l'occhio molto
più che non le misure coi fotometri a uguaglianza di immagini o le semplici stime.
Malgrado queste difficoltà i risultati ottenuti per le due variabili di questo tipo osser-
vate nello scorso anno sono tali da incoraggiare ad insistervi con maggiore assiduità nel
seguito. La curva ottenuta per AZ Cassiop. (v. fig. 4) non ha altro di notevole che la
grande regolarità, quasi sorprendente , se si considera che la curva venne ricavata dalle
Atti Acc. Skrit V, Vor. IV. Mem. V D
10 A. Bemporad [Memoria V.|
osservazioni di tre sere soltanto. Del resto non è altro che la forma tipica delle variabili
del tipo di Algol.
Fig. 4.
Gr.
6.5
7.0
7.5
8.0
1010 Ott. 2 9" JE 11h 12h Ji 14h 15h
L'epoca trovata pel minimo di /0Z Cassiop.
Min. 1910 ott. 2%49hr (1 mselioc. Catania)
risulta in anticipo di 6" appena sulla previsione secondo gli elementi di Nijland.
Molto più interessanti sono i due rami di curva (v. Fig. 5) ottenuti a distanza di 6
mesi circa per la variabile U Cephei. Il periodo di questa variabile è quasi esattamente
2 giorni e mezzo (2 11P 49% 44?,55) ciò che porta che se un minimo capita nelle condi-
zioni più favorevoli per | osservazione, cioè a mezzanotte, il minimo successivo capita
due giorni e / dopo, in pieno mezzogiorno, e non è quindi osservabile affatto (nello stesso
luogo d'osservazione). Ma a poco a poco, accumulandosi i ]Om di differenza, il primo
minimo si trasporta verso le prime ore della notte e il secondo minimo si rende osserva-
bile nelle ultime ore, cosicchè a sei mesi di.distanza circa si succedono le epoche favo-
revoli pei minimi d'ordine dispari e pei minimi d'ordine pari. Ora altri astronomi Chand-
Fig. 5.
61 ga 10h 11h 12h 18h 9h 10h 11h 12h 13h 14h 158
E Ie —— —
1910 Agosto 2
1910 Gennaio 27
feisultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catanza ll
ler, Knott, Wilsing (1) hanno gia notato una sensibile differenza fra i rami di curva cor-
rispondenti a due minimi di parità diversa, e tale differenza viene esuberantemente con-
fermata dalle nostre curve; ma quasi tutti avevano ammesso con Pickering che la varia-
bile resti costante (0 quasi) per due ore circa attorno al minimo.
Secondo le nostre due curve invece (v. fig. 5) il minimo appare nettamente diviso in due,
il primo un poco più profondo del secondo, separati da un massimo secondario più lucido
di mezza grandezza circa del minimo principale, nei minimi che chiameremo d'ordine di-
spari, e di un terzo di Gr. soltanto nei minimi d'ordine pari. Poichè ciascuna delle nostre
curve si fonda su tre sere d'osservazione comprendenti rispettivamente +7 e 33 osserva-
zioni singole, non è possibile dubitare della realtà di questo massimo secondario, e non
potendosi nemmeno ammettere che astronomi come Pickering, Chandler e Wilsing non ab-
biano veduto giusto, si deve concludere che da 30 anni a questa parte (2) la curva di
questa variabile è sensibilmente cambiata, caso non nuovo ma sempre interessante.
E nostro proponimento intensificare nel prossimo anno nella misura del possibile le
osservazioni di questa variabile per assicurare in modo indubbio la verità di questo fatto.
(1) Astron. Nachr. N. 2596 (vol. 109 pag. 49).
(2) Wilsing osservava fra il 1881 e il 1884, gli altri astronomi citati, prima ancora.
Memoria Vi.
Sul movimento di progressione
delle proglottidi di Z4ezza sagirata e suo valore biologico
di UMBERTO DRAGO
INDICE - SOMMARIO
I. — Mobilità delle singole proglottidi e sua durata.
JI — Movimento di progressione.
II. — Esperienze. A) Esperienze sui Distomi; B) Esperienze sulle proglottidi di T. saginate ; C) Espe-
rienze sugli Irudinei ; D) Esperienze sui Lombrichi; E) Come si comportano le Planarie.
IV. — Considerazioni,
I
Mobilità delle singole proglottidi e sua durata.
Le proglottidi mature di 7. sagzzzata sono dotate, com'e noto, di una grandissima
mobilità dovuta allo sviluppo della loro muscolatura, tanto che, oltre a fuoruscire sponta-
neamente dall’intestino dell’ ospitatore, possono, se la temperatura è favorevole — special-
mente negli stati febbrili — s/77sc/are per grandi tratti sul suo corpo, ed anche sui
muri, se capitano a terra, Il Lexckart (1) cita a, questo proposito un’ osservazione del
Pallas il quale vide delle proglottidi raggiungere a questo modo l'altezza di un metro sul
muro a cui era appoggiato il letto di un individuo che ospitava una tenia.
Questi fatti sono attendibili non solo per l'attitudine delle proglottidi a spostarsi, ma
anche per la durata della loro vitalità, la quale, se è favorita da una temperatura non in-
feriore a quella del corpo dell’ ospitatore, e da una conveniente umidità, può protrarsi ,
com'è stato da me constatato, per più di 24 ore.
Il Perrier (2) aveva osservato che le proglottidi mature “si separano spontaneamen-
te dalla colonia di cui facevano parte, per vivere più o meno lungamente di vita indipen-
dente ,, e il Lezckart (3) soggiunge che “ anche dopo avere abbandonato | intestino le
proglottidi mantengono la loro primitiva mobilità per un certo tempo. ,,
(1) Die Parasitien des Menschen ecc. von RupoLri Liuckart. Leipzig und Heidelberg C. F. \Winters®
Verlagshandlung 1881 pag. 531.
(2) Le colonies animuales e la formation des orsanismes—par EpMonb PeRrRIER Paris—Masson editeur 1881.
GIEOGR
Atti Acc. Serie V, Vor. IV. Mem. VI. I
2 Umberto Drago [Memorra VI.|
Già per quanto si riferisce agli individui nella loro interezza, io posso asserire, per
avere assistito ad esperienze fatte in questo Istituto sulla sopravvivenza dei parassiti dopo
la morte dell’ospitatore (1) che la loro vitalità si prolunga per parecchi giorni, e che spesso
mentre nel ricavarli dall’animale che li ospitava sembrano morti — specialmente nella sta-
gione fredda — si riesce facilmente a ridestare il loro movimento ponendoli in soluzione
fisiologica 0 in una soluzione salina alquanto più concentrata, alla temperatura di 37° 40°.
Ma poichè sulle proglottidi isolate ed emesse, nessuna esperienza era stata istituita a
questo scopo, ho voluto saggiare la durata della vitalità nelle proglottidi mature di 7aerza
saginata, espulse spontaneamente da un individuo che ospitava tale parassita. Ne ho quindi
mantenuto un certo numero in soluzione fisiologica nel termostato alla temperatura di 40°,
Quest’esperienza ripetuta parecchie volte mi ha fatto constatare che la loro vitalità si
protraeva oltre le 24 ore, poichè in molti casi si trovavano mobili e vivaci anche dopo
34, 38 e 40 ore.
II.
Movimento di progressione.
Avendo avuto occasione di osservare il movimento delle proglottidi mature di 7. sa-
ginata, capitate casualmente a terra, subito dopo essere state emesse, ho notato che esse
non solo si movevano a lungo, come ho accennato precedentemente, ma che procedevano
sempre colla stessa estremità rivolta all’innanzi, come gli animali distintamente cefalizzati
e provveduti di apparecchi propulsori attivi o passivi. Quest'estremità che possiamo sin d’ora
chiamare anteriore, corrisponde appunto alla parte rivolta verso lo scolice.
L'azione motoria della proglottide consiste in contrazioni muscolari che ne determinano
dapprima l’ accorciamento del diametro longitudinale con ingrandimento del trasversale, e
quindi in un arcuamento più o meno sensibile pel quale la parte di mezzo talora si solleva
dal piano: in seguito la muscolatura si rilascia e la proglottide progredisce.
Per quanto si ritenga, dal punto di vista anatomico, uniformemente conformata la pro-
glottide delle tenie e simmetrica rispetto ai piani longitudinale mediano e trasversale me-
diano, essa presenta tuttavia nella 7. sagzzzata una notevole differenza nella forma esterna
fra le due metà che stanno ai lati del piano trasversale mediano. E per quanto tale dis-
somiglianza sia spesso snaturata dalle contrazioni muscolari che si avverano in tutti i sensi,
deformando la proglottide continuamente, si riesce tuttavia a distinguere una metà più
ristretta con margine terminale leggermente convesso e assottigliato, la quale si va allar-
gando verso il poro genitale, e una metà più allargata la quale termina in un cercine
circolare muscoloso con bordo concavo. La metà più ristretta è quella rivolta dal lato dello
scolice, e che noi possiamo chiamare estremità anteriore, mentre l’' altra metà, la poste-
riore, è rivolta verso l'estremo terminale della catena, e accoglie nel cercine circolare
l'estremità anteriore delia proglottide successiva.
Ora è appunto verso l’ estremità anteriore che la proglottide progredisce costantemente
(1) D.r Pierro BarBAGALLO — Ricerche sperimentali sulla durata della vitalità degli endoparassiti animali
racchiusi entro gli organi dopo la morte dei loro ospiti — Archives de Parasitologie — T. IV n. 4.
Sul movimento di progressione delle proglottidi, ecc. $
nei movimenti di reptazione. E per quanto lungamente io ne abbia osservato lo spostamento
sulla medesima proglottide, e per quanto numerose siano state le proglottidi studiate, non
mi è avvenuto mai di constatare che talvolta qualcuna si spostasse verso | estremità po-
steriore.
Quest osservazione la quale a prima vista può sembrare priva di importanza, è tuttavia
legata a principii generali di Biologia e di meccanica biologica, in quanto che è ammesso :
1°. che il movimento direzionale di progressione è connesso colla cefalizzazione dell’ ani-
male (1); 2° che esso suppone l’esistenza di meccanismi di propulsione e di direzione
che lo determinino. (2)
Che negli animali bilaterali, per adattamento all’ ambiente, si specializzi un’ estremità
anteriore p. d. nella quale si localizzano generalmente la bocca, i centri nervosi superiori
e gli organi dei sensi specifici, e colla quale l’ animale procede per mettersi in più im-
mediato rapporto coll’ ambiente è dottrina universalmente accettata e che spiega nel modo
più logico la cefalizzazione. Ma nel caso delle proglottidi di 7ezza non esiste una parte
ben differenziata anatomicamente, nè fisiologicamente che rappresenti un equivalente ce-
falico, e renda quindi ragione del movimento di progressione in tale direzione.
E che i meccanismi anatomici — ventose, parapodi, setole ecc. — debbano indipenden-
temente dalla cefalizzazione, guidare gli animali in una determinata direzione, si capisce di
leggieri e sarà chiaramente comprovato dalle esperienze istituite da me per tale intendi-
mento. Ma per il movimento di progressione delle proglottidi si può invocare questo fattore
bio-meccanico ?
Esaminando particolarmente questi presumibili fattori del movimento direzionale, non
riscontriamo anzitutto, com’ è noto, nelle proglottidi di Zezza, e precisamente nella loro
estremità anteriore, alcuno degli organi che giustifichino anche una cefalizzazione incom-
pleta. Poichè mentre nello scolice si riscontrano apparecchi di adesione, gangli nervosi, e
talora macchie pigmentarie che hanno fatto pensare alle macchie visive dei Turbellari, nelle
proglottidi si riscontra l'assenza completa di tali organi e una quasi uniforme costituzione
anatomica tra l'estremità anteriore e la posteriore. A parte le descrizioni degli autori,
nelle numerose sezioni longitudinali e trasversali che io ho eseguito e studiato con tale
intendimento, non ho riscontrato elementi anatomici nè nuovi nè preponderanti nell’ estre-
mità anteriore, così che soltanto la forma esterna, come ho precedentemente accennato, ci
conduce alla differenziazione delle due estremità.
In quanto al secondo fattore del movimento direzionale, cioè i meccanismi locomotori
i quali indipendentemente dalla cefalizzazione, possono rappresentare organi di direzione,
o di propulsione e direzione insieme, le esperienze da me istituite su altri Vermi — come
appresso riferisco — ne danno la dimostrazione. Debbo però qui dichiarare che |’ osserva-
“
zione del ZLezxbe il quale avrebbe notato che i L0m:br/ckz7 decapitati * strisciano movendosi
indifferentemente coll’ estremo cefalico o col codale diretto in avanti, (3) va ristretta ai
casi che esporrò trattando delle mie esperienze sui medesimi animali.
(1) Io dò qui a quest’ espressione il più ampio significato, intendendo per essa la differenziazione della
estremità anteriore in genere, e non quella speciale della « testa » nel senso anatomico e morfologico.
(2) Houssay — La forme et la vie — Ch. IV. I. Fonction locomotrice et Appendices moteurs.
(3) Fisiologia comparata del cervello e psicologia comparata di Jacques LoeB — Traduzione di FEDERI
RArrAaELE — Remo Sandron ed,
[MEMORIA VI.|
II.
Esperienze.
A) Esperienze SUI Distomz.
Una diecina di individui di D/stomza epatico del Bove vengono raccolti subito dopo
fa macellazione dell’ animale ospitatore, e mantenuti in soluzione fisiologica alla temperatura
di 38° 40°. C. in una vaschetta rettangolare di porcellana a fondo per metà bianco e
per metà nero.
Gli animali si mostrano discretamente vivaci, e il loro movimento si protrae per più
di due ore. Essi poggiano sul fondo della vaschetta e si spostano costantemente coll’ estre-
mità anteriore diretta in avanti. Il loro movimento si compie in questo modo: l’animale
dapprima si allunga, indi ripiega l'estremità anteriore in basso servendosene di punto fisso,
successivamente contrae tutto il corpo ritraendolo verso il punto fisso. Così progredisce.
Oltre questi movimenti l’animale contrae i lembi laterali in modo da accartocciarsi.
Asportata con un taglio netto la parte anteriore, il movimento di progressione cessa:
gli animali contraggono e allungano il loro corpo, si accartocciano anche, ma rimangono
sul posto.
B) ESPERIENZE SULLE PROGLOTTIDI DI 7. sagzziata.
Le proglottidi integre di 7. sagzzzata si muovono, come è stato detto, procedendo
coll’ estremità anteriore.
Tagliata per metà la proglottide i due monconi procedono sempre coll’ estremità anteriore
rivolta in avanti. (1) Il moncone posteriore però è più lento nei movimenti, mentre il mon-
cone anteriore conserva la sua vivacità, che gli permette di percorrere tutto il fondo della
vaschetta, cioè uno spazio di circa 7 cm. in breve tempo, e di sa/zre sulle pareti laterali,
alte tre centimetri, sino al bordo libero.
Tagliata soltanto l’ estremità anteriore, la proglottide non modifica il senso del movi-
mento. Tagliata soltanto l'estremità posteriore, si osserva il movimento di progressione
quasi come nei casi precedenti : l’ estremità anteriore è sempre diretta in avanti: solo si
nota un leggiero rallentamento del movimento.
Per circa ‘/, della lunghezza totale, viene tagliata longitudinalmente sulla linea mediana,
a partire dall'estremità anteriore, la proglottide: il movimento di progressione per quest’e-
stremità si mantiene, e i due lembi laterali si contraggono procedendo quasi ritmicamente.
La metà anteriore viene tagliata per metà, così da ottenersi due monconi corrispon-
denti ciascuno a 1/, della lunghezza della proglottide: i due pezzi procedono sempre col-
l'estremità anteriore: il moncone anteriore al solito più pronto, il posteriore più tardo.
C) ESPERIENZE SUI Lomibrzchi.
I Lombrichi decapitati procedono quasi sempre coll’estremità anteriore, e solo eccezio-
nalmente colla parte posteriore. Questo caso si verifica poco dopo il taglio, ma, dopo un
(1) Indico come estremità anteriore del moncone posteriore quella rivolta alla superficie del taglio.
Sul movimento di progressione delle proglottidi, ecc.
certo tempo, gli animali così decapitati tornano a procedere coll’ estremità anteriore. Il
movimento all'indietro si manifesta specialmente se si stimola con un ago la parte anteriore
del moncone posteriore, come se l’animale volesse sottrarsi allo stimolo, e ciò spiega perche
in un primo tempo l’animale si muova ora all’ indietro, ora all’avanti. Molto probabilmente
il Leube ha osservato questa fase nella decapitazione dei Lombrichi, quando asserisce
che “i Lombrichi decapitati strisciano muovendosi indifferentemente coll’estremo cefalico 0
codale diretto in avanti (1). ,
Tagliati per metà gli animali decapitati, le due metà procedono colla parte anteriore
la metà anteriore più vivacemente della posteriore.
Tagliata in due la metà anteriore (previa decapitazione) anche queste due metà proce-
dono coll’estremità anteriore.
D) ESPERIENZE SUGLI 7247777.
Asportando l'estremità anteriore nelle comuni sanguisughe (/77rxdo medicinalis) gli
animali procedono coll’estremità anteriore: essi si fissano sul piano (lastra di vetro) colla
ventosa posteriore e si allungano: quindi staccano la ventosa, contraggono il corpo dall’ in-
dietro all’avanti, e così lo spostano in questo senso: successivamente si fissano nuovamente
colla ventosa e ripetono la manovra su descritta.
Asportando invece l’ estremità posteriore non muta nè la direzione del movimento nè
il meccanismo di spostamento: cambia soltanto il punto fisso: l animale si fissa colla
ventosa anteriore e contrae verso questo punto i muscoli; quindi si stacca e si allunga
spostandosi in avanti.
Tagliato un animale in tre parti in modo da ottenere un pezzo anteriore, uno medio
ed uno posteriore, si osserva che il pezzo anteriore si muove in avanti fissandosi colla
ventosa anteriore, il pezzo posteriore si sposta anche all’ innanzi fissandosi colla ventosa
posteriore, mentre il pezzo medio si allunga e si contrae rimanendo sul posto.
Analogamente al pezzo medio si comportano i monconi anteriore e posteriore se si
asporta la loro estremità corrispondente alla rispettiva ventosa : essi cioè eseguono movi-
menti in sito senza spostarsi.
E) Come sr comportano LE Planarte.
Per mancanza di materiale non ho potuto ripetere queste esperienze sulle Planarie ,
però giovandoci delle esperienze eseguite dal Loeb (2) con altro intendimento su questi
Platelminti e precisamente sulla //azarza forva, possiamo ritenere con quest’ autore che
“ gli animali decapitati procedono coll’ estremità anteriore rivolta all’ innanzi come quelli
normali. ,,
IV.
Considerazioni.
Ora se noi cerchiamo di spiegare il movimento direzionale di pregressione negli ani-
mali assoggettati ai superiori esperimenti, non ci riesce difficile di ricondurlo ai meccanismi
IDBUCOGREGLE
(
(2) Loc. cit.
6 Umberto Drago |MemorIA VI.|
motori preesistenti, i quali coll’ inesorabilità delle leggi meccaniche devono guidare gli
animali in quella determinata direzione, anche quando essi manchino di parti che percepi-
scano direttamente gli stimoli esterni e servano all’ orientazione.
Così vediamo che i Distomi privati della parte anteriore in cui stanno le ventose, or-
gani di attacco e di sostegno per la propulsione, non sono capaci di progredire, come non
lo sono del pari le sanguisughe dopo l'asportazione della ventosa anteriore e della poste-
riore di cui si servono come di punto fisso per lo spostamento all’ innanzi. D' altro canto
l’osservazione che nei Lombrichi decapitati, il movimento all’innanzi permane, non si
può spiegare se non ammettendo che esso sia determinato dal modo di impianto delle se-
tole portate dai segmenti, le quali o si muovono più agevolmente in modo da spostare il
corpo all’ avanti, ovvero i muscoli conservano, per azione dei gangli segmentali, l’ attitudi-
ne. a guidare il movimento nell’ originaria direzione malgrado la soppressione degli orga-
ni contenuti nel capo. E nel caso dei Turbellari l'impianto delle ciglia vibratili deve an-
ch'esso rappresentare la causa efficiente meccanica della locomozione direzionale.
Nel caso delle proglottidi di Tenia nessuno di questi fattori meccanici può invocarsi
per spiegare il movimento direzionale. Il Lezxckart (1) parlando alla sfuggita del cer-
cine posteriore concavo della proglottide , opina che esso serva come punto d’ appoggio
per la progressione dell'animale e in ciò la veduta di quest’ A. si troverebbe d’ accordo
con quanto abbiamo osservato nelle esperienze sugli Irudinei; ma come spiegare allora il
risultato delle mie esperienze nelle quali, come si è visto, il taglio della parte posteriore
della proglottide, comprendente il detto cercine, non modifica per nulla il movimento dire-
zionale di progressione contrariamente a quanto si avvera nelle sanguisughe ?
E come si spiega adunque il movimento di progressione nelle proglottidi di Tenia, dal
momento che oltre alla mancanza di appropriati meccanismi Jocomotori non esistono nell’e-
stremità anteriore elementi che la facciano considerare come un equivalente cefalico ?
La progressione nelle proglottidi dopo l asportazione del cercine posteriore non si
può secondo me spiegare che nel modo seguente: le fibre muscolari trasversali contraen-
dosi più energicamente per l’ irritazione dovuta al taglio, costituiscono il punto fisso che
sostituisce il cercine e dal quale le fibre longitudinali continuano ‘ad iniziare la contrazione
che determina il movimento di progressione.
Si domanderà allora perchè non avviene altrettanto negli Irudinei a cui si asportano
le due ventose e nei Distomi mutilati della parte anteriore.
La risposta scaturisce dalle considerazioni sulle condizioni di vita preesistente dei Ce-
stodi, se si ammette la polizoicità di questi. Si tratterebbe allora di un’ attitudine delle fi-
bre muscolari residuata da quelle condizioni di vita preesistente, in cui le proglottidi erano
costituite da individui autonomi cefalizzati, riuniti in seguito in colonie lineari adattate al
parassitismo. Tale attitudine sarebbe sostenuta dalla polarizzazione costante degli elementi
del sistema nervoso, dalla quale deriverebbe, secondo il Loeb, l' orientazione.
In altri termini l’ ipotesi della polizoicità dei Cestodi avrebbe qui un nuovo argomento
di sostegno.
(1) Il LeuckaRt (loc. cit.) si esprime così: « das quer gestutzte hintere Ende seine. Form nur wenig
andert und mit seinem lippenformig gewulsteten Rande, demselben, der friher das anhingende Glied man-
schettenartig umfasste, cinen fòrmlichen Saugnapf darstellt, mittels dessen das Thier bei seinen kriechbewe-
gungen sich aufstement und anheftet. »
|
:
SS
Sul movimento di progressione delle proglottidi, ecc.
Questa spiegazione è confortata dai ragguagli sperimentali rilevabili negli altri ani-
mali. Infatti i Distomi e gli Irudinei diventano incapaci di progredire quando si asporta loro
l’ estremità anteriore e gli organi di fissazione perchè non adattati da condizioni di vita
precedente alla soppressione di queste parti, mentre i Lombrichi e le Planarie decapitati
conservano l'attitudine alla progressione per i meccanismi propulsori di cui sono provveduti.
Nelle proglottidi di Tenia quindi, prive di uno equivalente cefalico e in cui si asporta
il cercine posteriore, il movimento di progressione direzionale dovrebbe riuscire impossibile
senza un adattamento preesistente collegato da un canto a una graduale e progressiva
riduzione delle parti devolute a tale movimento, e dall’ altro all’ originaria polarizzazione
degli elementi nervosi.
Se consideriamo adunque le proglottidi come individui precedentemente cefalizzati, e
riuniti in colonie lineari, non ci può arrecare meraviglia che in questi individui pur non
differenziandosi più per il lungo adattamento alla vita sociale e parassitaria, | estremità
cefalica, nè gli organi di propulsione, sia rimasta tuttavia nelle fibre muscolari, per la
polarizzazione degli elementi nervosi, l’ attitudine a coordinare le contrazioni in modo da
spostare il membro della catena nell’originaria direzione dell’ estremo cefalico individuale
preesistente, che è anche la direzione dell’ estremo cefalico dell’ attuale colonia, cioè dello
scolice:
A parte adunque il valore biologico, che i movimenti direzionali di progressione delle
proglottidi di 7. sagzzzata possono avere per le moderne dottrine sull’orientazione e sulla
indipendenza di certe funzioni da centri nervosi superiori di coordinazione, essi sotto que-
sto punto di vista mi pare debbano rappresentare un valido argomento per quella teoria
della polizoicità dei Cestodi a favore e contro la quale permane tuttora il contrasto dei
Biologi.
Dall'Istituto di Anatomia e Fisiologia comparata della R. Università di Catania
diretto dal Prof, AcHiLLe Russo.
Memoria VII.
La massa e la forza nella Dinamica sperimentale
Nota del Dottor VIRGILIO POLARA
( con due figure nel testo )
RBLAZIONE
DELLA COMMISSIONE DI REVISIONE COMPOSTA DEI SOCHI EFFETTIVI
Prorr. A. RICCO E G. P. GRIMALDI (Relatore)
Il lavoro del Dottor Polara offre un largo contributo di critica ai concetti di massa e
di forza e, nella seconda parte, contiene un nuovo metodo per la misura della massa che
può essere di notevole vantaggio nella trattazione della Dinamica Sperimentale.
Per ciò si propone che il lavoro venga inserito negli 47/7 dell Accademia.
Considerazioni intorno alla Dinamica di Newton.
La meccanica classica pone a fondamento della Dinamica, come e noto, i tre prin-
cipî fondamentali : dell’ inerzia, dell’ eguaglianza dell’azione e della reazione, e della pro-
porzionalità fra forza ed accelerazione.
Un semplice esame però dei metodi generalmente descritti per dimostrare sperimen-
talmente questi principî ci porterà a concludere che essi non sono suscettibili di verifiche
sperimentali dirette.
Il principio dell’ inerzia si suole dimostrare lanciando su un piano levigato uua palla
da bigliardo.
Ora, a parte che l’ attrito inevitabile altera sensibilmente il moto per inerzia, è mani-
festo che anche nel caso più semplice che la palla sia ferma sul piano la deduzione del
principio d’ inerzia da una tale constatazione non è affatto rigorosa. In tal caso infatti non
è lecito asserire senz’ altro che la palla è sottratta ad ogni azione esterna, poichè |’ azio-
ne della terra vi si esercita egualmente, tanto che essa cade, seguendo le note leggi dei
gravi, se si toglie il piano che la sostiene.
In realtà invece noi reputiamo che la palla sia sottoposta ad un’ azione risultante nulla
proprio perchè essa ci si appalesa ferzza sul piano e ciò in base al presupposto che un
Atti Acc. Siri V, VoL. IV. Mem. VII. I
DO
Dottor Virgilio Polara [Memoria VII.|
corpo in quiete non può essere sottoposto ad una forza risultante, cioè in base al prin-
cipio d’ inerzia stesso.
E in vista di tale principio che si è condotti a ritenere che il sostegno eserciti sulla
palla una reazione eguale e contraria al peso, per modo che su di essa | azione risul-
tante della terra e del sostegno riesca nulla.
Quanto poi al principio dell’ eguaglianza dell’azione e della reazione si suole darne
delle verifiche ricorrendo alla misura statica della forza.
Così ad es. immergendo un corpo in un liquido si potrà constatare che, mentre esso
riceve una spinta dal basso in alto, il liquido viene spinto in senso inverso, e, adopran-
do due bilancie disposte come di consueto , si può constatare che le due spinte hanno esat-
tamente lo stesso valore.
Ma la misura statica di forza, come osserva il Poincaré, (*) contiene in sè implicito
il principio dell’azione e della reazione. Invero nella Statica si assume per misura d’ una
data forza £ applicata (fig. 1) al corpo A e diretta, per semplicità, secondo la verticale
verso l’alto, il peso P che è capace di farle equili-
Di brio: e sullo stesso principio è fondato il dinamo-
metro, la bilancia ecc.
ai | Nel fatto però in questo caso, pur così semplice,
c’è da tener conto di varie forze e cioè: 1°) la forza
/ '
i i ì SO
si P determinata dalla terra sul corpo 8 che costituisce
il peso, 2°) l’azione Q del corpo 8 sul corpo A e
la reazione A di A su B; 3°) la forza data £. E
Q intanto si può affermare che / fa equilibrio ad /
in quanto P fa equilibrio ad /, questa a Q per il
SR principio dell'azione e della reazione , e Q fa
equilibrio ad
2 Una verifica rigorosa del principio di Newton
E VA Î si non potrà quindi ottenersi se non si prescinde com-
si | pletamente dalla misura statica della forza e non si
' ricorre invece alla sua misura dinamica.
In tal caso basterà provare che in un sistema
P isolato si conserva la quantità di moto.
Ma nella meccanica classica anche la definizione
e la misura della massa poggia sulla determinazione statica della forza, subordinatamente
al terzo principio fondamentale della proporzionalità fra forza ed accelerazione. Non è quindi
possiblle avere una verifica del principio dell’ azione e della reazione.
Ed è notevole che la definizione classica di massa, mediante il rapporto costante fra
forza ed accelerazione, dà della massa il concetto concreto di inerzia al moto solo a con-
dizione che si ammetta a priori il principio d’ inerzia.
Invero , il fatto che una stessa forza applicata a corpi diversi determina accelerazioni
che stanno ad es. come 1:2:3 ecc. potrà solo indicarci che il primo corpo possiede un
grado d'inerzia al moto doppio del secondo, triplo del terzo etc., quando si ritenga che
(°) PoincarÈ — La Science et l'hypothèse.
e I |
La massa e la forza nella Dinamica sperimentale N)
il moto d'un corpo sottratto ad ogni azione avvenga senza accelerazione , sia cioe uni
forme e rettilineo.
Il.
Considerazioni intorno alla Meccanica del Mach e del Maggi.
Allo scopo di edificare la Dinamica su dati concreti d'esperienza, anzicchè su prin-
cipî astratti come fece il Newton, il Mach ha proposto una nuova trattazione. Essa però
non è del tutto rigorosa ed è merito del Maggi |’ averne compiuto con successo un largo
processo di revisione.
Il Maggi (*), per definire la massa, enuncia i seguenti postulati sulle /igure m24/e-
riali (che egli dimostra corrispondere ai corpi omogenei), postulati da reputare dedotti
dall’ esperienza :
1. Concepite due figure materiali isolate l'una con l'altra, le loro accelerazioni o sa-
ranno nulle entrambe o avranno orientazioni opposte e grandezze in rapporto invariabile
con ogni circostanza modificatrice del movimento, e puramente dipendente dalla scelta
delle due figure.
2. Concependo tre figure materiali isolate due a due, il rapporto delle accelerazioni
di due qualunque di esse è uguale al quoziente dei rapporti delle accelerazioni di ciascuna
di esse alla terza.
Definisce poi rapporto delle masse di due corpi il rapporto inverso delle accelerazioni
che essi, supposti isolati in presenza, possiedono.
E manifesto così che il principio di Newton resta incluso nella definizione stessa di
massa: il principio di inerzia invece può essere rigorosamente dedotto.
E dal punto di vista puramente logico, se non si voglia ricondurre il concetto di
massa a qualcosa di concreto, è certo che la trattazione del Maggi ben risponde allo sco-
po di fondare la dinamica su principî concreti, evitando i circoli viziosi a cui va incontro
la meccanica classica.
Però il concetto di massa così introdotto si presenta del tutto astratto, e un semplice
esame ci proverà che per trarre da una definizione siffatta il concetto di inerzia al moto—-
che è il solo, dopo quello di quantità di materia ormai inaccettabile, che risponda all’ i-
dea comune e concreta di massa — occorre ammettere a priori il principio d'inerzia e
quello dell’ eguaglianza dell’ azione e della reazione.
Imaginati invero due corpi isolati in presenza, A e 5, il fatto che A possiede una
accelerazione doppia, tripla ecc. di 5 ci potrà indicare che esso possiede un grado di iner-
zia —, “a ecc., di 5 solo a condizione che si ritenga :
1°) Che il corpo 4, nell’ ipotesi che anche la presenza di 5 venga eliminata, si muova
senza accelerazione (principio d’ inerzia).
2°) Che la presenza di 5 rappresenti per .1 la stessa circostanza modilicatrice del
moto di quel che rappresenta per 5 la presenza di A (Principio di Newton).
Infine è da osservare che, porre a pietra angolare della Meccanica il principio della
azione e della reazione può non apparire del tutto opportuno se si pensa che, allo stato
(*) MAGGI Teoria matemalica dei movimenti dei corpi,
+ Dottor Virgilio Polara [Memoria VII.]
attuale almeno, esso non si presenta di universale applicabilità. Così esso non è valido
nel campo dei fenomeni elettromagnetici, almeno se si reputano questi rappresentati dalla
teoria del Lorentz, che pare si accordi mirabilmente con le più recenti ricerche.
HI.
Nuovo metodo per la misura della massa.
Tutto ciò mi ha indotto a pensare se non sia possibile stabilire una definizione della
massa che, mentre poggi su semplici dati di esperienze relative al mutuo comando del
movimento dei corpi (e in ciò in fondo consiste il metodo del Mach), si possa immedia-
tamente ricondurre al comune concetto di inerzia al moto, senza però Ja conoscenza im-
plicita dei due principî dell’inerzia e dell’ eguaglianza dell’ azione e della reazione.
Si considerino all’ uopo due corpi omogenei A e 5 che possono scorrere !ungo due
piani inclinati dei quali si può far variare a piacere l'inclinazione (fig. 2). Siano g, e g,
le accelerazioni con cui i due corpi A e 5 si muovono rispettivamente lungo i due piani
inclinati nell’ ipotesi che non siano fra loro collegati. Collegandoli ora mediante un filo
inestensibile, che può scorrere nella gola d'una carrucola senza attrito C, si constaterà che
il sistema si muoverà ad es. in guisa che A si abbassi e 5 s’innalzi e con un’ accele-
razione g,.
Il corpo A così, per il fatto d’ essere stato collegato a B, ha subìto una variazione
£,Tg, nella sua accelerazione, mentre B ha subìto una variazione g;-{-g. Inclinando ora
comunque i due piani si potrà constatare che, sebbene variino g, g, e g; tuttavia il rap-
TT, 7 . z
porto >—'——°® resta costante per due dati corpi.
T Sor
a a)
Esso quindi rappresenta qualcosa di intimamente inerente ai due corpi considerati.
Inoltre, poichè il collegamento di A e B rappresenta per essi una medesimna circo-
stanza modificatrice del moto di caduta libera sui piani -— come rivela il fatto che il filo
resta egualmente e perfettamente teso dalle due parti, mentre in caso diverso dovrebbe al-
‘SU Ce SI.
SAI
Diainis3
da attribuire a che il corpo 5 possiede inerzia al moto eguale a quella di A o inerzia dop-
lentarsi —, è manifesto che Il’ essere il rapporto eguale..ad 1.0. a 2,13, Afecesme
pia, tripla, quadrupla ecc. Volendo quindi identificare la massa d'un corpo con il suo
La massa e la forza nella Dinanitca sperimentale O
grado di inerzia al moto è naturale assumere che nei casi considerati sia la massa di 5
TT, == Ta
I 59
eguale a quella di 4 o doppia, tripla, quadrupla ecc. : il rapporto cioè È——
2 CIS
ci darà il
rapporto fra la massa di 5 e quella di A.
Assunto allora un corpo campione, e attribuito alla sua massa il valore uno, e ma-
nifesto che il valore del rapporto sopra considerato quando si assuma per corpo A il cam-
pione ci darà la misura della massa del corpo 5. E cambiando il campione si può rico-
noscere sperimentalmente che per la misura della massa. vale la regola d'ogni cambia-
mento d’ unità di misura.
Ciò premesso, perchè si possa però attribuire ad ogni corpo una certa /4ss4 — da
reputare, fissato un certo campione, misurata col metodo esposto e contrassegnata dal nu-
mero così ricavato — è necessario dimostrare che essa non varia col movimento del corpo
o meglio con la sua accelerazione, giacchè a priori potrebbe anche darsi che essa ne di- .
pendesse come il peso.
Ci T
SI S3
Né if fatto che il rapporto - si conserva costante al variare de.l’ inclinazione di
entrambi i piani ci assicura in proposito
, giacchè, se ciò prova che si mantiene costante
la massa del corpo in rapporio a quella del campione (supponiamo in questa considera-
zione che A sia il campione), niente ci porta ad escludere che vari anche la massa del
campione col mutare della sua accelerazione. Ma è allora facile intendere a quale espe-
rienza bisognerà ricorrere per provare | asserto. Basterà collegare il campione col corpo
considerato e, lasciando immutata | inclinazione del piano su cui si muove il campione,
far variare quella dell’ altro.
el "3 > x . ’ =
La invariabilità del rapporto ———* ci proverà in tal caso che la massa del corpo
Spa
non varia con la sua accelerazione giacchè , | accelerazione del campione rimanendo im-
mutata, è da ritenere che altrettanto accada della sua massa e cioè che essa abbia co-
stantemente il valore uno.
Definizione dinamica di forza. Verifica sperimentale del principio di Newton
e deduzione del principio d'inerzia.
E ora possibile introdurre la definizione e la misura dinamica di forza, affatto indi-
pendentemente dalla sua misura statica, con lo stabilire che un corpo di massa 7 — mi-
surata col metodo precedentemente esposto — che si muove con |’ accelerazione 4 è sot-
toposto ad una forza risultante / nella direzione dell’ accelerazione e misurata da /==z2.c. (1)
Tale definizione può esser giustificata dal fatto che essa trova rispondenza nella mi-
sura statica di forza, giacche, ricorrendo a questa si può provare che la forza che deter-
mina la caduta di un corpo lungo un piano inclinato (la cui inclinazione si può far variare)
varia proporzionalmente alla sua accelerazione, ed è, per una data inclinazione del piano,
cioè per una data accelerazione, proporzionale alla massa. E ciò è conforme alla formola (1)
Il principio dell’ Azione e della Reazione è allora suscettibile di rigorosa verifica spe-
rimentale, giacchè, avendo il mezzo di misurare la massa indipendentemente dalla misura
Statica di forza e potendo misurare la velocità, si potrà avere la misura della quantità di
o
6 Dottor Virgilio Polara
Memoria VII.|
moto e verificare che in un sistema isolato (praticamente tale da poter ritenere trascurabili
le azioni esterne) la quantità di moto si mantiene costante.
Infine il principio d'inerzia, da Newton ammesso a priori, scaturisce immediatamente
dalla definizione dinamica di forza.
Se si considera infatti un corpo isolato e si pensa diviso in due parti ci sarà da con-
siderare le due forze fi ed fa che ciascuna sopporta per la presenza dell’ altra. E poichè
per il principio dell’azione e della reazione, essendo il sistema isolato, sarà A=—/f2, il
corpo sarà soggetto ad una forza risultante f nulla. Allora è manifesto che esso non potrà
muoversi con accelerazione (trattandosi, come si suppone, di corpi omogenei l'accelerazione
del corpo è quella del suo centro di massa), giacchè se ciò fosse il corpo dovrebbe es-
sere soggetto, conformemente ad (1), ad una forza risultante non nulla.
Catania, Marzo 1910.
Memoria VILI.
Istitnto zanlogico della R. Università di Catania.
Osservazioni intorno all’ influenza
della Lecitina sulla prolificità di alcuni Mammiferi
Nota del Prof. ACHILLE RUSSO
Le seguenti osservazioni, sebbene frammentarie, credo non del tutto inutile pubblicare
sia per i vantaggi che potrebbero derivarne all'azienda agraria, sia perchè spero che altri
disponendo di mezzi più adatti, si decida ad estenderle su di un maggior numero di animali
e le prosegua per un più lungo periodo di tempo, per misurarne tutta la portata.
Il trattamento, al quale furono assoggettati gli animali, su cui vertono le presenti os-
servazioni, fu vario per il modo come fu manipolata la Lecitina prima di essere introdotta
nell'organismo. In alcuni casi essa fu diluita in Olio di Vasellina (15-20 ©/o), in altri in
Olio di Oliva (15-20 °/o). Risultati migliori si ebbero sempre adoperando, come mezzo
diluente, la Soluzione fisiologica di Cloruro di Sodio al 0, 75 °/,.
È notevole che con tutti questi diversi mezzi di preparare la Leczizna, prima di iniet-
tarla, i risultati furono su per giù sempre gli stessi, salvo qualche inconveniente, che si è,
verificato quando si è adoperato /'o/zo di Vasellina o di Oliva, e che fu eliminato ado-
perando la Sol/uzzone fistologica (1).
Pecore iniettate con Lecitina diluita in Olio di Vasellina al 15 %/o.
Furono tenute alla Piana di Catania dal Marzo al Dicemhre 1906 N. 10 Pecore (2)
primipare. Di esse 5 furoro lasciate per controllo e 5 furono iniettate. A ciascuna di que-
-
ste fu iniettato ogni volta da 10 a 15 c. c. di Lecitina e furono fatte le seguenti iniezioni :
(1) In recenti esperimenti su Coniglie fu adoperata la Soluzione fisiologica e la somministrazione della
Lecitina fu fatta, senza che gli animali risentissero disturbi di sorta, per bocca e per iniezioni sottocutanee. Tale
trattamento fu cominciato un mese prima dell’ accoppiamento e fu proseguito durante la gestazione, soltanto
che, in questo periodo, le iniezioni furono fatte con più lungo intervallo, cioè ogni 6-7 giorni.
Per bocca si è somministrato 20 c. c. di una mescolanza di Lecitina in Soluzione fisiologica al 5 °/oo,
ogni mattina prima dei pasti insieme con crusca.
Per le iniezioni si è preparata volta per volta, secondo il numero dei soggetti, una soluzione al 25 °/o,
che si ottiene facilmente pestando la Lecirina insieme alla Soluzione fisiologica in un mortaio di vetro, fino
ad ottenere una tenue poltiglia lattiginosa. Le iniezioni da 2 a 3 c. c., furono ripetute con intervallo di
3-4 giorni nel periodo che precedette il 1° accoppiamento.
(2) Questo esperimento fu eseguito usufruendo di un sussidio concessomi dalla R. Acc. dei Lincei sul
fondo Santoro.
ATTI Acc. Serie V. Vor. IV. Mem. VIII. I
D Achille Russo [Memoria VIII.]
2 aprile, 10 aprile, 14 aprile, 18 aprile, 22 aprile. Alla fine di Maggio fu introdotto un
Maschio ed in Novembre erano sgravate tutte.
Ecco i risultati sia per ciò che riguarda il sesso dei neonati, sia per ciò che riguarda
i parti gemellari :
PECORE NORMALI PECORE INIETTATE
1g ° ‘Totale Bar ; | 4 | O |Totale Parti x
| (Scan | gemellari
I I I O I | TON TONDI 2 I
2 I I lo) 2 | I I DI I
3 I ] O 3 | I | I 2 I
4 I I O 4 | (RES) 2 I
I |
5 HR Fa ANT O 5 Too) I O)
| 3 2 y o 4 | 5 9 4
Sebbene le cifre siano molto esigue, pure credo che il numero dei parti bigemini, ot-
tenuti nelle Pecore trattate con Lecitina, sia molto significante e tale da incoraggiare un
esperimento su più larga scala.
I parti gemellari, corne si sa, sono abbastanza rari nelle pecore. A giudizio di valenti
Zootecnici, come il Corzevin (1) ed il Baldassare (2), la proporzione di tali parti varia
con le razze, con l’ alimentazione, etc., però essa ordinariamente non supera il 10 0/0, con
un minimo di circa 1 °/p
Da un'inchiesta eseguita, contemporaneamente all'esperimento su riferito (cioè entro
i mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre 1906), nel Circondario di Modica, la proporzione
dei parti gemellari, riferita da varî scrittori di Zootecnia, verrebbe ad essere confermata.
Di molti dei seguenti dati rendo grazie all’ egregio Naturalista Dott. Giovanni Polara.
Tx Numero | Numero | i Parti
LROGAZZINIA | delle pecore | . Di 94 O ;
| partorite egli agnelli | gemellari
Cava Ispica 33 39 21 18 6
Località Finocchiaro 33 40 197 23 7
» S. Filippo 39 46 18 28 7
» Tribunella 19 20 I | 9 I
» Cammaritini 92 | 105 4I | 64 13
Località non precisata | 104 | 106 | 54 | 52 2
id 12 | 14 | 8 | 6 2
id 25 | 25 21 4 =
id. 53 58 37 21 5
id $4 89 58 | 3I 5
494 542 286 | 256 48
(1) Traité de Zootechnie générale, Paris, 1891.
(2) Contributo allo studio di alcuni fatti relativi alla riproduzione delle Cavalle, Vacche, Pecore e Troje.
Moderno Zooiatro, 1896-97.
Osservazioni intorno all'influenza della Lecitina sulla prolificità, ecc. $)
Topi bianchi iniettati con Lecitina diluita in. Olio d' Oliva :
Di N. 8 topi bianchi, nati in Laboratorio, dell’ età di 5 mesi, 4 furono iniettati e 4
lasciati per controllo. Di N. 2 topi bianchi adulti, 1 fu iniettato ed 1 lasciato per controllo.
(Segnati nella tabella col N. 5 e 5).
Ad ogni coppia (1 normale ed l iniettato) fu dato sempre lo stesso maschio, subito
dopo il parto.
|
Normali Sett. |g|9| Ott. 4l O | Nov SQ Dic. di o ! Febb. si C
; Val Si i | Seli dI
(DAG Î
I —_ Fai Nov.| 7| 2] 20 Dic. | 1) 3j14 Febb. 1| 3
2 È ca ee nona i
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3 = = 201 I|4 — Denti = |
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| Ì | Ì ;
ia | Nec EBESSISRN ue
Lecitinati S ©) (RO tt: edi Sa Nov. i 9 | Dic: | 04 so Febb. |
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| Ì I I
Di | — 24 Ott. | 6| 3] 29 Nov | 5| 4l _ E_ | |
2° -_ | |30 4) 6120 » | 8/1 — | —
| | | | z
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| | ||
4 DR 244 CANA pa, 31 3
| | | Ì |
Sì - 23 RO 36 (yy 3 S|IS >» 51 41 6» | 43
| | 20/21 (16/10 6| 5 10| 9| Totale = 97
| l | | | | Ì LI
Coniglie intettate con Lecitina diluita in Olio di Vasellina al 15 °/o un mese
prima dell’ accoppiamento. (iniezioni di 2 c. c.).
CONIGLIE NORMALI CONIGLIE LECITINATE
1° parto 2° parto 1° parto 2° parto
= | | Totale e uc dliTotale
S F Id | ®) T _ |
i; |
I 4 I 2 3 10 I 5 2 2 4 II
2 3 I 1 1 | 9 2 5 0 e
|
3 3 1 4 pali 3/ 4 3 e, a
4 I 4 4 AI 4 3 2 3 | 4 12
5 3 3 2 3 | tI 5 1 7 4 | 2 14
6 I | 5 3 10 6° 2 5 4 | 3 14
|
7 4 2 3 3 12. ni 2 3 2% | 4 TOI
8 2 2 3 2 9 8” 2 3 2: 3 10
i TA = i — | — -- —_ fe —_ - pr
21 18 201 23 83 22 29 25/00/27 101
| |
Coniglie a cui la Lecitina fu cominciata a dare per bocca un mese prima del-
l'accoppiamento. Alle stesse fu iniettata la Lecitina sciolta in Soluz. fisiologica.
Prima di cominciare l’ esperimento le Coniglie furono pesate: per maggiore garenzia
dei risultati le meno pesanti furono trattate con la Lecitina, le più pesanti lasciate per
4 Achille Russo |MemoRrIAa VIII.|
controllo. Tutte erano primipare dell'età di 8-9 mesi. Per ciascuna coppia (1 normale ed
1 Lecitinata) fu adoperato sempre lo stesso dl.
CONIGLIE NORMALI CONIGLIE LECITINATE
19 parto 2° parto 1° parto 2° parto
pa Tolale | I —_—|Totale
04 5 SÌ È (of Li o i
|
I 2 4 4 3 13 Di 3 | 4 4 4 15
2 | 2.1 3 xv: 4 12 ol al aq I DIC, 13
e - 4 3 | 12 3 4 3 3 5 AS
4 40 | 2 3 2 II 4 5 3 2 S 15
II II I4 12 48 14 14 II 19 58
I Ì
Da quanto fu sopra riferito risulta che negli animali trattati con Lecitina aumenta in
maniera molto evidente il numero medio dei piccoli che normalmente essi producono. Sa-
rebbe interessante, prima che il metodo venga introdotto nella pratica, stabilire se tale pro-
lificità non subisca un arresto o una notevole diminuzione nei parti successivi. Io opino,
per quanto ho osservato nelle Coniglie, che non eccedendo nella quantità di Lecitina che
s’ introduce artificialmente nell’ organismo, poichè in questo caso si potrebbero avere dei
disturbi nella ovulazione, gli animali non risentono alcun danno e quindi la maggiore pro-
duzione è continua con benefizio dell’ industria degli animali.
Di tale sopraproduzione credo di potere dare la spiegazione causale. Difatti, con i miei
precedenti studi (1) io ho essenzialmente dimostrato che, mediante le iniezioni di Lecitina,
le uova si arricchiscono di materiali nutritizi, scegliendo tale sostanza, come sede di predi-
lezione, le ovaie. Ora, anche io ho dimostrato (2) che normalmente molte ova, nel corso
della ovulazione, per il consumo dei proprî materiali nutritizi, vanno a male ed in
ultimo degenerano. Cosicchè la Lecitina avrebbe per iscopo di impedire la degenerazione
di tali elementi e quindi avrebbe per effetto una maggiore produzione di piccoli.
Questi fatti, da me osservati con molti dettagli durante l’ ovulazione della Coniglia, si
ripetono nelle ovaie di altri Mammiferi pluripari, come nel maiale, le cui ovaie ho avuto
anche occasione di studiare da questo punto di vista (3).
Catania, Aprile 1911.
(1) Russo A. — Modificazioni sperimentali dell'elemento epiteliale dell’ ovaia dei Mammiferi — Att. R. Ac-
cademia dei Lincei, Roma 1906.
(2) Sui prodotti del diverso tipo di metabolismo osservato nelle ova di Coniglia e sul loro valore per il pro-
blema della sessualità — Archivio di Fisiologia, Firenze 1910.
(3) Fu fatto un esperimento anche su alcuni maiali, che venivano allevati in campagna, molto lontano
da Catania (contrada di Agira). Non potendo adoperare la Lecitina per mancanza di persona tecnica, che po-
tesse prepararla ed iniettarla, un mese prima dell’accoppiamento fu dato a delle Troie ogni mattina, insieme
a Crusca, 20-30 c. c. di Acido glicerino - fostorico sciolto in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio, alla
proporzione di 5 °/oo. Il proprietario dei maiali che, dietro mio suggerimento , gentilmente si prestò ad un
simile esperimento, mi riferì che le Troie produssero un numero di porcellini superiore di molto alla media
normale, con una grande proporzione di maschi. La somministrazione di detta sostanza, che è contenuta nella
Lecitina e pare ne sia la parte più attiva, è facilissima ed alla portata di tutti, essendo anche l’ acido glice-
ro-fosforico a più buon prezzo della Lecitina. Ho riferito queste notizie a semplice titolo di curiosità, rite-
nendo sia necessario fare, prima di pronunziarsi al riguardo, esperimenti sistematici e comparativi.
Memorinz EX.
Istituto di Materia Medica della R. Università di Cagliari
(Direttore Prof. F. A. FODERÀ)
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose
di Bicloruro di mercurio semplici ed associate con acidi, con alcool, con etere
del Dottor FERRUCCIO IBBA
EX ASSISTENTE
UFFICIALE SANITARIO DEL COMUNE DI IGLESIAS.
RISCAZIONE
DELLA COMMISSIONE DI REVISIONE COMPOSTA DEI SOCII EFFETTIVI
Prorr. A. CAPPARELLI e F. A. FODERA (Relatore)
Il lavoro del Dottor Ferruccio Ibba porta un contributo notevole di pazienti ed accu-
rate indagini alla questione molto complessa dei rapporti fra la conducibilità elettrica ed il
potere disinfettante delle soluzioni acquose di bicloruro di mercurio semplici e miste, e
però merita l’ inserzione negli Atti dell’ Accademia Gioenia.
In due precedenti lavori mi occupai del potere sporicida e battericida delle soluzioni
acquose di bicloruro mercurico a vario titolo, sole od addizionate di differenti quantità di
acidi, di alcool, di etere (1).
Di tutte le soluzioni adoperate io studiai anche la conducibilità elettrica, allo scopo
di stabilire se e quale rapporto interceda fra questa ed il potere disinfettante. Tali ricerche
sulla conducibilità elettrica furono eseguite nel tempo in cui mi trovavo assistente del
Prof. Foderà nel Laboratorio di Materia Medica di Cagliari. Le molte e gravi occupazioni
del nuovo ufficio che fui chiamato a reggere, così come mi obbligarono a ritardare di molto
la pubblicazione della nota sull’associazione dell'alcool e dell’etere alle soluzioni di bicloruro
di mercurio, non mi hanno più permesso di estendere e variare le mie esperienze come
sarebbe stato necessario per giungere a conclusioni rigorose sul meccanismo intimo del-
l’azione disinfettante.
Pubblicando ora le tabelle sulla conducibilità elettrica delle soluzioni da me prese in
esame, non ho dunque la pretesa di risolvere un problema così vasto e complesso, quale
(1) Il potere disinfettante del bicloruro di mercurio associato con acidi. » Archivio di Farmacologia c
Terapeutica, Vol. XII, fas. V. e VI.
« II potere disinfettante del bicloruro di mercurio associato con alcool e con etere » Ibid. Vol. XV
fas. IV-V.
ATTI Acc. Serie V. Vor. IV. Mem. IX. I
2 Dott. Ferruccio Ibba [MemorIa IN.]
è quello del meccanismo dell’ azione disinfettante, ma il solo e modesto intento di riferire
dei dati che possono forse essere utili ad altri investigatori.
È noto come la teoria degli Joni entrò ben presto nel dominio della fisiologia a spie-
gare molti fenomeni di chimica biologica.
Due botanici, Kahlemberg e True, ricercarono quale relazione potesse esistere fra gli
joni ed il loro potere tossico sui vegetali. ‘Trovarono ad esempio che sul lupino bianco
l'acido cloridrico, il nitrico, il solforico avevano lo stesso grado di tossicità se adoperati
nella diluizione di 1 mol. per circa 6400 litri, in una diluizione cioè in cui i loro joni
sono completamente dissociati.
Sforniti di azione tossica si dimostrarono gli anioni CI, NO,, SO,, poichè inoffensivi
risultarono sul lupino i corrispettivi sali di sodio.
Le esperienze di Heald sui semi di pisello, di grano turco, di zucca dimostrarono che
il limite di tossicità dei suddetti acidi forti era eguale e, pur adoperando grandissime dilui-
zioni, si aveva un ostacolo nella germinazione dei semi.
I migliori lavori del genere sono però quello di Paul e Kròning e quello di Loeb,
che cercarono di determinare la dose tossica di certi corpi su differenti organismi.
Paul e Kròning (1896) cercarono di dare una base scientifica al modo di agire di certi
disinfettanti, determinando sulle spore del carbonchio ematico e sullo streptococco p. a.
l’azione di sostanze chimiche rigorosamente titolate in soluzione acquosa.
Questi autori studiarono l’ azione di diversi sali e di vari acidi, tra i quali il cloridrico,
il nitrico, il solforico, il fosforico, l’ acetico. I risultati dimostrarono che più un corpo è jo-
nizzato, e più potentemente disinfetta : così, prendendo l’ esempio di diversi sali di mer-
curio, trovarono che il loro potere disinfettante cresceva in ragione diretta del loro grado
di dissociabilità, e precisamente più disinfettante era il bicloruro, seguivano poi il bromuro,
il solfocianuro, |’ ioduro ed il nitrato di mercurio.
Unendo ad una soluzione acquosa di bicloruro di mercurio (1 mol. per litri 16) una
eguale quantità di KCI, KBr, KIo trovarono che il potere disinfettante era più accentuato
in quella contenente il KCI e meno in quella contenente il KIo. L'aggiunta infine di una
quantità diversa e sempre crescente di cloruro di sodio (Na CI-10 Na Cl) alla suddetta
soluzione di bicloruro, dimostrò che il potere sporicida diminuiva coll’ aumentare della
quantità del sale sodico.
Gli autori conclusero che la tossicità di detti sali doveva attribuirsi, se non in tutto al-
meno in gran parte, ai loro joni.
Eckardt (1898) studiò la rapidità di diffusione di diverse sostanze nelle medesime
diluizioni usate da Paul e Kròning e trovò un ben netto parallelismo fra la celerità di
diffusione delle sostanze e la loro tossicità sui batteri, tal quale l’ avevano determinata con
le loro esperienze Paul e Kròning.
Il Loeb constatò che la tossicità dei metalli alcalini e degli alcalino-terrosi era in rap-
porto con la celerità degli joni mobili, dai quali dipendeva inoltre anche il grado di con-
ducibilità elettrica.
Il Maillard (1899) ricercò la tossicità del solfato di rame sul penicillium glaucum,.
seguendo però il processo osmotico, e trovò che, mentre le soluzioni acquose di solfato
di rame spiegavano una certa azione tossica sul penicillio, questa veniva abbassata per
l'aggiunta di solfati alcalini: la diminuzione di tossicità non era data dai cationi Na, Kia
NHi, ma bensì dallo anione SO,.
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. 3
M. Bial, in tubi ricurvi di Moritz Ewald, metteva una nota e possibilmente eguale
quantità di miscuglio di lievito a 38° per 15 ore a contatto di soluzioni disinfettanti. Se
avveniva fermentazione, il gas carbonico spostava il liquido nel tubo graduato, e dai gradi
o lineole di spostamento l’ Autore deduceva il potere germicida della soluzione adoperata.
Egli venne alla conclusione che il potere disinfettante dell’ acido era in ragione diretta al
grado di dissociabilità nell’acqua: maggiore perciò nell’acido cloridrico, nel nitrico, solforico,
tricloroacetico ; mediocre nell’ acido ossalico, formico, fosforico ; debole nell’ acido acetico :
ed attribuiva l’azione germicida specialmente agli H joni.
D' Arsonwal (1901), ricercando la dissociazione dei sali nell’ alcool ed il rispettivo
potere disinfettante, trovò che il cloruro di sodio, di calcio, di litio, il bicloruro di mercu-
rio, Vl acetato di potassio e il nitrato d’ argento in soluzioni alcooliche concentrate esistono
in forma di alcoolati, contenenti presso a poco lo stesso numero di molecole di alcool come
se fossero allo stato cristallino. Nelle soluzioni alcooliche meno concentrate 1’ ionizzazione
sarebbe quasi nulla e, pur tuttavia, tali soluzioni condurrebbero bene la elettricità !
Gli stessi sali non si ionizzerebbero gran che nell’ etere e nell’ acetone, ma bensì in
contatto dell’acqua o di acqua mista ad alcool, etere, acetone : in tal caso la dissociazio-
ne sarebbe un fatto particolare dell’ acqua.
Altri autori infine trovarono che il Hg Cl», sciolto in alcool purissimo, corrisponden-
temente al minor grado di sua dissociazione in questo solvente, si presenterebbe meno at-
tivo di quanto si osserva invece in soluzione acquosa od in soluzione idroalcoolica.
Ben considerando, le esperienze di Kahlenberg e True presentano alcuni punti deboli
e precisamente la grande differenza di concentrazione dei liquidi studiati e la scelta del-
l essere vivente, il lupino bianco, del quale il botanico anche più esercitato non potrà mai
precisare l’ istante della morte.
Riguardo al lavoro di Paul e Kròning, pur convenendo che molte tabelle riescono
chiaramente dimostrative, non si può tuttavia negare che altre presentino oscura interpre-
tazione. Non è possibile infatti giudicare certe volte se sia la durata del tempo d’ azione,
o pure la concentrazione delle soluzioni, quella che influisce sul potere sporicida. Vediamo
p. e. riportata la seguente tabella :
1 Hg Cl per I. 16 (azione 6°) colonie 8° idem per |. 256 (azione 30°) colonie 10
gue pi NA SGI 1; E 124 n 9 ; 15
pipi IO Na RG 5 1087 P n i 16
Eppure gli AA. giudicarono fornite di maggior potere sporicida quelle soluzioni mer-
curiche miste che maggiormente erano diluite. E, considerando inoltre che le quantità dei
germi adoperati colle singole soluzioni erano ben differenti, mi sembra molto azzardato lo
asserire che una soluzione sia più disinfettante di un'altra per il solo fatto che la prima
distrugge alcune diecine di spore in più della seconda !
Nel medesirno errore cadde anche | Eckardt.
Il Maillard del pari nei suoi esperimenti ha adoperato germi giammai assolutamente
eguali per dimensione individuale e per numero , e perciò variabilissima gli risultava la
quantità del disinfettante necessaria per uccidere il numero dei germi adoperati nelle serie
eguali di prove.
i Dott. Ferruccio Ibba | Memoria IX.]
Il Bial infine adoperò dei germi, la qualità e la quantità dei quali non poteva giam-
mai essere eguale.
Sul meccanismo d’ azione dei disinfettanti e specialmente del bicloruro di mercurio
furono già da alcuni autori fatte delle ricerche che ora brevemente quì espongo.
Per lo più come disinfettanti furono adoperate soluzioni di acidi, di basi, di sali di
metalli pesanti e di diverse altre sostanze. Si ricercò in esse quanta parte dell’ azione an-
tisettica spettasse alle mecole non dissociate e quanta parte all'uno e all’altro jone e si
trovò, p. es., per le soluzioni dei sali di Ag, Au, Cu, Hg che, quanto più erano dissociate,
ossia quanto più joni argentici, aurici, cuprici, mercurici si trovavano nell’unità di volume
a parità di concentrazione molecolare, tanto maggiore era l’azione antisettica delle soluzioni.
Del pari, in rapporto al grado di dissociazione del rispettivo sale, si dimostrava | azione
disinfettante di sali diversi di uno stesso metallo dotati di differente grado di dissociazione.
Si osservò inoltre che il grado di dissociazione di un elettrolito sciolto in acqua dimi-
nuiva se si aggiungeva un altro elettrolito che avesse in comune col primo uno dei suoi
joni, e quindi, se l’ azione antisettica dei sali di Hg dipendeva essenzialmente dai Hg joni,
era evidente che, diminuendo il grado di dissociazione del sale, anche quell’azione doveva
diminuire. Infatti l’ aggiunta di Na CI a soluzioni di Hg Cl» abbassava il potere antisettico
di esse e tanto più quanto maggiormente era concentrata la soluzione, mentre per soluzioni
diluitissime |’ aggiunta di Na Cl non apportava più alcuna influenza.
Nelle soluzioni più comunemente usate di Hg Cla (1°/,) I influenza del Na CI non
si faceva più sentire sul grado di dissociazione del sale mercurico finchè quello non supe-
rasse la proporzione di 2 molecole per una di Hg Cles: infatti, una quantità maggiore di
Na CI originava nella soluzione molecole di un sale doppio (Na, Hg Cls) nelle quali il
Hg ++ era diventato inattivo.
Anche altre combinazioni di Cl, per es. l'acido cloridrico, agivano nello stesso senso,
ma meno che nel caso del Na CI, riguardo al potere antisettico, poichè l'acido su detto
esercitava anche per proprio conto una certa azione battericida.
I radicali acidi e le molecole indissociate dei sali metallici dimostravano eziandio la
loro influenza sull’ azione disinfettante poichè, a parità di contenuto, p. es. in Ag+ di
varie soluzioni di sali argentici, risultavano dotate di maggior potere antisettico quelle di
nitrato o di clorato anzichè quelle di acetato o di fenolsolfato.
L'azione antisettica delle soluzioni di certi acidi risultò parallela al grado di dissocia-
zione di questi, vale a dire al numero degli H joni per unità di volume della soluzione.
Gli anioni e le molecole indissociate dell'acido fluoridrico, nitrico, tricloroacetico ad esempio,
manifestavano una certa attività antisettica, che passava però in seconda linea a misura
che, aumentando la diluizione, cresceva il numero degli H joni.
Anche l’azione antisettica di certe basi, quali gli idrossidi di sodio, di potassio, di
calcio, di litio, di ammonio, risultò parallela al loro grado di dissociazione e cioè al numero
degli HO joni presenti nell’ unità di volume della soluzione.
Che la dissociazione delle molecole saline potesse influire notevolmente sul potere an-
tisettico lo dimostrarono le soluzioni di Hg Cl, o di Ag NH83 in acqua o in alcool puris-
simo ; le soluzioni alcooliche infatti manifestarono un’ azione meno attiva delle soluzioni
acquose, perchè detti sali nell’ alcool si dissociavano molto meno che nell’ acqua. Però, e
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. 5
ciò rimane inesplicato, | aggiunta di poco alcool ad una soluzione acquosa di Hg Cl 0
di Ag NH3 esaltava la loro azione antisettica.
Il Sabbatani, che dimostrò (1905) come il potere tossico di certe sostanze sia propor-
zionale alla loro dissociazione elettrolitica, studiando contemporaneamente l’ azione antisettica
di sali di mercurio, venne alla conclusione che il Na CI, il Na Br, il Na Jo modificano sempre
nello stesso senso, ma in grado diverso, l’azione antisettica del Hg e, riguardo al Hg Cl,,
essi lo modificano per formazione di joni complessi i quali, più o meno stabili che siano,
hanno tuttavia un’ azione antisettica loro propria. Il Na CI inoltre ridiscioglierebbe |’ albu-
minato di Hg e la presenza di molto sale sodico impedirebbe completamente la formazione
di detto albuminato.
L'azione coagulante del Hg Cla sui tessuti sarebbe relativa alla natura di questi e la
fissazione del Hg diventerebbe debolissima quanto più nei tessuti abbonda il Cl; infine,
detta fissazione varierebbe d’ intensità col variare della concentrazione delle soluzioni
mercuriche.
Gli autori su citati adunque con simili ricerche riuscirono a darci una più sicura in-
terpretazione del meccanismo d’ azione dei disinfettanti, che secondo Fliigge e Loèv invece
bisognava ricercare nelle combinazioni che le sostanze battericide potevano contrarre con
i gruppi amidici ed aldeidici delle sostanze albuminoidi viventi, appunto perchè queste
rappresentavano dei corpi sostituendi.
Gli sperimentatori precedenti giunsero a conclusioni fra loro concordanti: vediamo
però che le modificazioni, che le sostanze aggiunte inducono nel potere disinfettante delle
soluzioni, non sempre stanno in relazione col grado di jonizzazione degli elementi in esse
contenuti ; infatti, una relazione positiva si osserva per lo più nelle soluzioni di sostanze
inorganiche, mentre negativa od incerta apparisce nelle soluzioni di sostanze organiche.
La tecnica da me usata per la determinazione della conducibilità elettrica delle solu-
zioni era la seguente. Notai azitutto la resistenza del vaso adoperando una soluzione tipo,
quale è quella di KCI decinormale che, come sappiamo, presenta un noto grado di resi-
stenza: sempre nello stesso vaso quindi feci le determinazioni della resistenza delle soluzioni.
Il numero degli Ohm impiegati per la resistenza era tale che mi permetteva volta per
volta di precisare il maggior silenzio a metà del reocordo, tranne per certe soluzioni colle
quali, per il loro contenuto, simile lettura non si poteva eseguire. Per ogni soluzione facevo
due letture con intervallo di 5° fra la prima e la seconda, e da esse traevo la media. Dirò
fin d'ora che la differenza fra le due letture fu ben insignificante trattandosi di soli 1-2 mm.
in tutte le soluzioni.
Tutte le modalità usate furono tali da evitare possibilmente anche le minime cause
d'errore. Il vaso volta per volta veniva accuratamente lavato con acqua distillata e ben
rilavato con la soluzione della quale cercavo la resistenza elettrica; gli elettrodi del pari
subivano un simile lavaggio prima di essere immersi nella soluzione da esaminare. Vaso,
elettrodi, soluzioni ed acqua distillata erano tenuti al riparo dal pulviscolo scrupolosamente
anche durante le esercitazioni: è inutile infine dire che gli elettrodi venivano all’ occorrenza
opportunamente platinati e l’ acqua distillata ottenuta nella massima purezza possibile.
Eseguivo la prima lettura 5° dopo che il vasetto era immerso nell'acqua della pentola e
6 Dott. Ferruccio Ibba |Memorta IX.]
tale spazio di tempo, per molti preliminari esperimenti, mi risultò essere sufficiente affinchè la
soluzione potesse prendere la temperatura dell’acqua che, nel nostro caso, fu sempre di 21° C.
Credo inutile dilungarmi nella descrizione di tutti gli altri particolari di tecnica che
per simili esperienze si devono osservare : essi furono rigorosamente eseguiti come nei
trattati speciali sono riportati.
Per giudicare del grado di jonizzazione delle varie soluzioni ho ricercato la conduci-
bilità equivalente procedendo come appresso :
lo Ricerca della resistenza propria del vaso (c.) colla formula 7°. A” = 0 ove 7° è la
resistenza totale trovata e X” la conducibilità elettrica del liquido (secondo le tabelle di
Ktolhrausch).
2° Ricerca della resistenza (7) del liquido dentro il vaso colla nota formula + dei 9
ove a è la lunghezza del filo di platino di sinistra, 6 la lunghezza del filo di platino di
destra, /? la resistenza in Ohm impiegata al reostato.
39 Ricerca della conducibilità elettrica (A) del liquido colla nota formula — EA Overe
e la resistenza del vaso in cui si pone il liquido ed 7 la resistenza trovata di detto liquido.
40 Determinazione della concentrazione equivalente del liquido (7) colla formula Cet =
ove Q indica la quantità della sostanza (in grammi) sciolta in 1 litro d’acqua, Pz indica
il peso molecolare della sostanza, V la valenza della sostanza (1).
5 - : PMBOSEE 7 SANE. K
5° Determinazione della conducibilità equivalente del liquido (A) colla formula ina A
ove KA è la conducibilità elettrica del liquido ed 7 è la sua concentrazione equivalente.
In due precedenti memorie (2) mi sono occupato dell’ azione germicida che, sugli
stafilococchi ). aurei e sulle spore di carbonchio ematico, esercitava il bicloruro mercurico
in soluzioni acquose semplici e in soluzioni acquose associate con acidi, alcool, etere.
Ripeto ora che il potere disinfettante veniva dedotto dalla quantità minima di sostanza
che, sciolta in 1 cm.c. di acqua distillata, era sufficiente a uccidere in 5’ e alla temperatura
di 21° C. circa 10000 germi.
Le modificazioni invece che l'aggiunta di acidi, di alcool, di etere poteva indurre sul potere
disinfettante del bicloruro mercurico, le ricercai in quelle soluzioni idromercuriche che avevano
dimostrato mediocre azione germicida, e precisamente nelle soluzioni al 0. 0006-0. 004 °/so
delle quali 1 cm.c. uccideva circa 5000 germi.
*
*X *%
Espongo ora le tabelle della conducibilità elettrica equivalente da me riscontrata nelle
diverse soluzioni semplici e miste, avvertendo però che delle soluzioni mercuriche miste
ho creduto necessario limitare le ricerche solamente a quelle che di sale mercurico conte-
nevano il 0. 004 °/o0, per ridurre così la gran mole del lavoro, e sopratutto perchè le altre
soluzioni, per la esigua quantità di sale contenuto (0. 0006 0/5), non dimostrarono alcuna
variante del A.
(1) Si divide per V quando la sostanza disinfettante abbia più di una valenza e nel caso di soluzione con-
OSP
V
(2) Potere disinfettante delle soluzioni acquose etc... loco citato, ®
7 . À O P
tenente due sostanze lo sviluppo della formula è n = di una sostanza +EXT dell’altra sostanza.
SI
Conducibilità elettrica e potere disinfettante. delle soluzioni acquose ete.
TAB. 1° — A e potere disinfettante delle soluzioni acquose di bicl. mercurico.
Timo | Numero |
A | delle IL Osservazioni
DELLE SOLUZION, dui
da 1 cm. c. |
= (e
Gr. 0 0006 per 1000 TRR070 O POTE Nelle soluzioni idromercuriche diminuisce pro-
» 0. 001 » O. 444 1072 gressivamente il 4 coll’ aumentare della quantità
» 0. 002 » O. 184 | 3576 | del bicl. mercurico , mentre aumenta fino ad un
» 0. 004 » O. 138 | 5318 massimo il potere sporicida,
» 0. 009 » O:077 8144
» 0. 019 » O. 041 9843
» 0. 039 » o. 027 10263 È
» 0. 078 » O. 015; »
» 0. 156 » O. 0!0 »
»: (O., 3112 » O. 006 »
DAN O1025 » O. 003 » NB. La piastra di controllo presentò 10263 colonie
» I. 250 » O. 002 »
» 2. 500 » O. 001 »
» $. 000 » 0. 000
|
TAB. 2° _ A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico-fosforiche.
SS, | | Numero
TiToLo | | delle spore ; Aaa .
ba | | A Osservazioni
DELLE SOLUZIONI I |
Soluz. idromercurica
Gr. 0. 004 per 1000
Soluz. idrofosforiche
Gr.
»
»
Oî
0.
O.
(08
O.
Va
I
ci
3»
004 per 1000
019 »
078 »
156 »
325 »
612 »
250 »
300 »
000 »
Soluz. di bicl. mercurico
0.004 per 1000 addi- |
zionate con acido fo-
sforico :
Gr. 0. 004 per 1000
» 0, 0I9 »
» O. 078 »
POI 56 »
» O: 03;2:5 »
DE OMO »
» T. 250 »
» 2. 500 »
» 5. 000 »
O00r- NA N
da BI TCME SG:
1.— Le soluzioni idromercurico-fosforiche presen-
tano un y minore di quello presentato dalle cor-
rispettive idrofosforiche.
2 — Il potere sporicida delle prime è maggiore di
quello manitestato dalle seconde,
E. Delle tre soluzioni segnate (*) la idrofosforica
presenta il y maggiore e la idromercurica il mi-
nore.
4. — La idromercurica semplice manifesta un potere
sporicida che manca nelle altre due.
N.B.—La piastra di controllo presentò 10115 colonie.
Dott. Ferruccio Ibba
!' Memoria IX. |
TAB. 3* — ne potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - nitriche.
TITOLO
DELLE SOLUZIONI
Soluz. idromercurica
Gr. 0. 004 per 1000
Soluzione idronitriche
Gr. 0. 004 per 1000
» 0. 019 »
» 0. 078 »
» O. 156 »
» 0. 312 »
» O. 625 »
DIEMI02:50 »
» 2. $00 »
» Sì 000 »
Soluz. di bicl. mercurico
Gr. 0.004 per 1000 ad-
dizionate con acido ni-
trico
Gr. 0. 004 per 1000
» 0. 0I9 »
» 0. 078 »
» O, 156 »
> 0, 312 »
» 0.625 »
» Ti. 250 »
» 2. 500 »
» Sa 000 »
TAB. 4°
TIroLo
DELLE SOLUZIONI
Soluz. idromercurica
Gr.
Soluz. idrosolforiche
Gr. o.
0. 004 per 1000
004 per 1000
» 0. 019 »
O. 078 »
» “©. 56 »
O. 312 »
» 0. 625 »
» I. 250 »
» 2. $00 »
» 5. 000 «
Soluz. di bicl. mercurico
Gr. 0.004 per 1000 ad-
dizionate con acido sol-
forico
Gr. 0. 004 per 1000
» O. OI9 »
» 0. 078 »
o. 156 »
» O. 312 »
» 0, 62; »
» TIT. 2$0 »
» 2. 500 »
» 5. 000 »
NN om mononton
(©)
I
I
TL.
I
I
I
I
2
- (opi0)
. 204
. 400
600
715
7/50
. 835
. 9419
127
Numero
delle spore
uccise
da ‘1 ‘cm. ic.
Osservazioni
1. -- Le soluzioni idromercurico-nitriche presentano
un n minore di quello presentato dalle corrispet-
tive idronitriche.
2. —- Il potere sporicida delle prime è inferiore a
quello delle corrispondenti idronitriche.
3. — Delle tre soluzioni segnate (*) la idronitrica
presenta il y maggiore e la idromercurica il mi-
nore.
4. — La idromercurica manifesta un potere sporicida
che manca nelle altre due.
N.B.--La piastra di controllo presentò 9954 colonie.
A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - solforiche.
i Numero
A I delle!Spore Osservazioni
uccise
| \dain eniio.
1. — Le soluzioni idromercurico-solforiche presen-
o. 191 (*) | 4740 tano un x maggiore di quello presentato dalle
| corrispettive idrosolforiche, ad eecezione delle due
prime che lo presentano minore.
Ss. 875 4) o ni md, rano
7. 304 | O 2. — Il potere sporicida delle prime è minore di
SHS07 | 1631 quello delle corrispondenti idrosolforiche.
5. 220. | 4946 I I.
4. 874 777 3. — Delle tre soluzioni segnate (#) la idrosolforica
1633 QIOI presenta il a maggiore e la idromercurica il mi-
4. 320 | 9891 nore.
Ax 211 | » DE ; È
4. 198 » 4. — Il potere sporicida manifestato dalla idromer-
curica semplice manca affatto nelle altre due.
1. 812 (#) 0)
3. 552 Ù î ; RESI NIDO :
8. 936 699 N.B—La piastra di controllo presentò 9891 colonie.
9. 087 | 2826
8. 585 | 4946
8. 260 | 7947
8. 030 | 9891
7a 870 »
ea/30 »
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. 9
‘TAB. 5° — A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - cloridriche.
Numero
delle spore
uccise
da scie.
1109
3599
4810
7088
9105
10115
(0)
(0)
(0)
1355
4715
5453
7170
9515
IOIIS
dI
Osservazioni
Le soluzioni idromercurico-cloridriche presen-
tano un A minore di quello presentato dalle cor-
rispettive idrocloridriche.
— Il potere sporicida delle prime è pressochè egua-
le a quello delle seconde, ad eccezione delle idro-
mercurico-cloridriche che contengono 0.312-0.625
di acido cloridrico per 1000 nelle quali è mag-
giore.
-— Delle tre soluzioni segnate (#) la idrocloridrica
presenta il y maggiore e la idromercurica il mi-
nore.
— Il potere sporicida manifestato dalla idromer-
curica semplice manca nelle altre due.
N.B—La pianta di controllo presentò 10115 colonie.
e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - picriche.
Numero
delle spore
uccise
dave cui. c.
Osservazioni
|
TIroLo
| A
DELLE SOLUZIONI |
Soluz. idromercurica
Gr. 0. 004 per 1000 | 0. 191 (®)|
Soluz. idrocloridriche
Gr. 0. 004 per 1000 13. 289 (#)
» 0. 019 » 9. 400
» 0. 078 » | SZiICI
o) » | 3E 614
» 0. 312 » | DOMA
» 0. 625 » 3 360
» I. 250 » 32:02,
» 2. 500 » 3. I8I
» 4. 000 » 37102
Saluz. di bicl. mercurico |
Gr. 0. 004 per 1000 ad- |
dizionate con acido clo-
ridrico
Gr. 0. 004 per 1000 I. 800
» 0. 019 » 2. 401
» 0. 078 » 3227
» 0. 156 » 322
» O 3:12 « 3. 317
» 0. 625 » 3950
» I, 250 » Za 256
» 2. 500 » 3. 180
» 5. 000 » 3. 102
TAB. 6° — A
|
TITOLO |
| A
DELLE SOLUZIONI |
|
MR AT | __ LA
a è È |
Soluz. idromercurica |
Gr. 0. 004 per 1000 | O. 173 (#)
Soluz. idropicriche
Gr. 0. 004 per 1000 | o. 872 (#)
» 0. 019 » | O. 2904
» 0. 07$ » O. 104
» O. 156 » O. 107
>» O 312 » O. 109
SAVONIOOSa, o. 059
» T= 2:50 » Oi 077
DI2: 500 » i 0. 062
» 5. 000 » | O. OSI
Soluz. di bicl. mercurico]|
Gr. 0.004 per 1000 ad-|
dizionate con acido pi-
crico
Gr. 0. 004 per 1000 | 0. 587 (*)
» 0, 019 » | 0° 153;
» 0. 078 » O. 092
» O 150 » O, TOI
» 0. 312 » Oi. 102
» O. 625 » Os 107
» I. 250 » O. 109
» Ze 500 » (0) IS
» 5. 000 » OSSIGI
Arti Acc. Sert: V. VoL.
IV. Mem. IX.
IR
— Le soluzioni idromercurico-picriche presentand
un A minore di quello presentato dalle corrispet-
tive idropicriche.
Il potere sporicida delle prime è alquanto su-
periore di quello manifestato dalle seconde, ad
eccezione della idromercurico-picrica al 0,078 %/)
che manifesta un potere eguale alla corrispondente
idropicrica, vale a dire mancante
— Delle tre soluzioni segnate (#) presenta un A
maggiore la idropicrica e minore la idromercurica.
— Il potere sporicida manifestato dalla idromer-
curica semplice manca o quasi nelle altre due.
.B.--La piastra di controllo presentò 9954 colonie
10
Dott. Fer
ruccio Ibba
[Memortra IX. |
TAB. 7° — A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - alcooliche.
Numero r Numero
È l'itoLO
drone | n delle spore Ì delle spore
uccise uccise
;ZION DELLE SOLUZIONI
BEDEERSO RIGORE da I cm. c. da 1 cm. c.
e I Lil iua”rent =
Soluzioni idromercuriche Soluz. idromercuriche-alcool.
Gr. 0 004 per 1000 2017000 5318 Bicl. mercurico Gr. 0.004 +
» O. 039 » 0; (03300 TONI
» 1. 250 x | 0. 003 % alcool Gr. 100 per 1000 O. 447 4946
» » 400 » O. 037 4805
Soluzioni idroalcooliche | da N I CIO 6422
| » » 900 » O. 004 5443
Gr. 100 per 1000 O 330 O alcool a 989 O. 002 »
» 200 » 0. OI (0)
» 300 » | o. 047 | O Bicl. mercurico Gr. 0.039 +
» 00 » O. 02 | (e) |
5 He: s o So E alcool Gr. 100 per 1000 | 0. 631 9954
ro s o. 007 | Pet: » » 400 » o. 076 9891
» 700 £ o. 004 | tas » » 700 » o. 026 IOIIS
D #800 “ 0. 003 390 si : » c00a » O. 014 6422
» 900 ; 0005 370 alcool a 9 O. OIO »
Alcool a 98° o. 0008. | 250 7 È
9 . Bicl. mercurico Gr. 1. 250 +
alcool Gr. 100 per 1000 I. 282 IO1I5
| » » 400 » o. 258 »
| » » 700 » O. 133 »
| » » 900 » O. 100 »
| alcool a 98° o. 084 »
|
f
La piastra di controllo presentò 10115 colonie.
OSSERVAZIONI
1. — Le soluzioni idromercurico-alcooliche presentano un A maggiore di quello presentato dalle corri-
spettive idroalcooliche e dalle idromercuriche : nelle prime il A cresce coll’aumentare della quantità del bicl.
mercurico.
2. — Il potere sporicida delle prime è di molto superiore a quello delle seconde che lo presentano man-
cante 0 quasi, ma è eguale a quello manifestato dalle idromercuriche : evidentemente quindi l’alcool, adope-
rato nelle quantità su elencate, non influisce affatto sull’azione disinfettante del bicloruro mercurico.
Non mi fu possibile determinare la conducibilità elettrica (K) delle soluzioni contenenti
etere a causa delle variazioni rapide e incessanti che le medesime presentavano nella re-
sistenza (r). Il fatto era dovuto esclusivamente alla temperatura alla quale sottostavano
dette soluzioni (21° C): l'etere, volatilizzantesi senza interruzione, induceva una resistenza
sempre decrescente al passaggio della corrente elettrica e perciò non fu possibile notare,
anche per un breve istante, il silenzio al telefono.
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc.
LI
TAB. 8° — n e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - ossaliche.
TITOLO
DELLE SOLUZIONI
Soluz, idromercurica
004 per 1000
Soluz. idroossaliche
Gr. o.
Gr. 0
PIRO:
» 0
DURO:
» LO.
» 0.
» DR
» Di
Ds
. 004 per 1000
019 »
. 078 »
156 »
312 »
625 »
250 »
$00 »
000 »
Soluz. di bicl.-mercurico
Gr. 0. 004 per 1000 ad-
dizionate con acido os-
salico
NOOO 07080
004 per 1000
019 »
078 »
156 »
3.12 »
625 »
250 »
$00 »
000 »
-
|
OOO FOO ROSI
pogpopooso
411
- 473
500
885
880
839
816
756
683
Numero
delle spore
da
uccise
DEC:
(o)
400
1504
4954
7790
9181
10310
Osservazioni
T.
[i]
vd
N.
— Le soluzioni idromercurico-ossaliche presentano
un qa minore delle corrispettive idrossaliche.
— Il potere sporicida delle prime è minore di quello
manifestato dalle seconde.
— Delle tre soluzioni segnate (#) presenta il A
maggiore la idroossalica ed il minore la idromer-
curica.
-- La idromercurica semplice manifesta un potere
sporicida che manca nelle altre due.
B.--La piastra di controllo presentò 10310 colonie
TAB. 9° — n e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - tartariche.
TITOLO
DELLE SOLUZIONI
Soluz. idromercurica
004 per 1000
Soluz. idrotartariche
(Giallo!
Gr. 0.
» O.
pr CO.
» 0.
» 0.
DIRO,
» 1A
» 2.
» SA
004 per 1000
O19 »
078 »
156 »
312 »
625 »
250 »
$00 »
000 »
Soluz. di bicl. mercurico
Gr. 0.004 per 1000 ad-
dizionata con acido tar-
tarico
Grifo.
» [O
DI LO;
» Or
DAMNO:
» (0)
» I
» 7
» SI
004 per 1000
Mep 9] »
075 »
156 »
3 12 »
62; »
2:50 »
$00 »
. 000 »
cme
oooconm
presen-
Numero
delle spore | RRE
Do Osservazioni
uccise
da I cm. c.
| 1. — Le soluzioni idromercuriche-tartariche
| x | i 1
507 | tano un A minore delle corrispettive idrotarta=
riche.
O | 2. — Il potere sporicida delle prime è quasi eguale
o | a quello manifestato dalle seconde, ad eccezione
O però della idromercurica contenente 0 004 di acido
O) che manifesta un potere sporicida maggiore della
o corrispettiva.
O se
11955 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) presenta il A
4295 maggiore la idrotartarica ed il minore la idromer-
6875 | curica.
4. — La idromercurica semplice manifesta un potere
sporicida che manca od è molto inferiore. nelle
altre due.
IQIO
(0)
|
O |
O
(0) A a , È
924 | N.B.—La piastra di controllo presentò 10290 colonie.
1263 |
5715
Ib2 Dott. Ferruccio Ibba
[Memorra IX.|
TAB. 10° -— n e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - acetiche.
| Numero
TITOLO
delle spore CRE
A case Osservazioni
DELLE SOLUZIONI
| dalgrgiemei
Soluz. idromercurica SETS: : :
1. — Le soluzioni idromercurico-acetiche presentano
Gr. 0. 004 per 1000 o. 138 (#)| 4970 un A minore di quello presentato dalle corrispet-
; . | tive idroacetiche.
Soluz. idroacetiche |
Gr. 0. 004 per 1000 I. 183 (*) O) 2. — Il potere sporicida è quasi identico in entrambe,
» 0. 019 » I. 445 lo) eccetto in quelle che contengono 0. 625 — 1.250
» 0. 078 » I. 241 o di acido, che manifestano maggiore potere.
» 0. 156 » 1. 164 175
» O. 312 » OS 1098 3. — Delle tre soluzioni segnate (#) quella che pre-
vo (625 » | I. O6I 3225 senta il y maggiore è l’idroacetica, il minore la
» I. 250 » | 1. 046 | 6758 idromercurica.
» 2. 500 » | I. 033 9470 . 3
» 5. 000 » | O 023 | 10290 4. — L’idromercurica semplice manifesta un potere
Ere DA | sporicida che manca nelle altre due.
Soluz. di bicl. mercurico
Gr. 0.004 per 1000 ad- |
dizionate con acido ace- |
tico
Gr. 0. 004 per 1000 o. 358 (4) | o |
» 0. 019 » | o 292? | O)
» 0. 078 » o. I81 | o N.B.-La piastra di controllo presentò 10290 colonie.
» O. 156 » O. 144 | 336
) CO7I312 » | 0.108. | 1770
» 0. 625 » | OZTOSC | 4150 |
» I. 250 » | 0.045 | 8171 |
» 2. 500 » aifolto32 | 10290 |
» 5. 000 » | 0. 023 | »
TAB. II° —- A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - saliciliche.
Numero
| delle spore
2 | uccise
dal I Cmc.
TroLo
Osservazioni
DELLE SOLUZIONI
Soluz. idromercurica | | Ton siero ; "nuo
Î i 1. — Le soluzioni idromercurico-saliciliche presenta-
Gr. 0. 004 per 1000 0. 204 (*)| 4709 | no un A minore di quello presentato dalle rispet-
1 7 DIO tive idrosaliciliche.
Soluz. idrosaliciliche
Gr. 0. 004 per 1000 o. 880 (È) o 2. — Il potere sporicida delle prime è maggiore di
» O. 019 » | o, 667 | o quello manifestato dalle seconde, ad eccezione
» O. 078 » o. 624 o | però di quelle che contengono 0.004 — 0. 019 di
DI ROSUISO » o. 561 o acido che lo manifestano eguale.
» 0. 312 » | O. 509 | 762 2 ae: i
» 0. 625 » | o. 380 2707 3. — Delle tre soluzioni segnate (#) presenta il A
» I. 250 » | 0.271 5554 maggiore la idrosalicilica ed il minore la idro-
» 2. 500 » o. 238 8044 | mercurica.
» 5. 000 » O. 109 9954
4. — La idromercurica semplice manifesta un potere
Soluz. di bicl. mercurico sporicida che manca nelle altre due.
Gr. 0.004 per 1000 ad-
dizionata con acido sa-
licilico
| | AA
Gr. 0. 004 per 1000 | 0. 216 (#) lo) |
» O. OI9 » i o, 669 O
» 0. 078 » Moi 950 : 1 l 1 I
» o. 156 > O. 493 | 3104 IN.B. La piastra di controllo presentò 9954 colonie.
» O. 312 » o. 418 | 5009 |
» 0. 62; » O. 329 | 7009
pi T250 » O. 232 | 8836
» 2, 500 » ©: 187 -.l 9954
» 5. 000 » o. 067 | » |
|
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. lò
TAB. 12° — 7 e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - bromiche.
|
Sisto, ii 0 |
A a | Osservazioni
DELLE SOLUZIONI |
dagracmsGoni
Soluz. idromercurica : PIREO "i SAI
1. — Le soluzioni idromercurico-bromiche presenta-
Gr. 0. 004 per 1000 O. 191 (#) 4822 | no un A molto inferiore di quello presentato dalle
cuni de | corrispettive idrobromiche.
Soluz. idrobromiche
Gr. 0. 00I per 1000 I. 320 (*) O 2. — Il potere sporicida delle prime è eguale a quello
» 0. 002 » 1. 698 o manifestato dalle seconde, ad eccezione però di
» 0. 004 » I. 4O1 200 quelle che contengono 0.00I--0. 002 di bromo
» O. 009 » I. 205 301 che lo manifestano maggiore.
» O 0I9 » I. 109 4455
» O. 039 » 1. 062 6020 ia Delle tre soluzioni segnate (*) presenta N
» ©. 078 » I. 043 8729 maggiore la idrobromica ed il minore la idromer-
» O, 156 » Ti 032 10192 CURIGEI
» O. 312 » o. 028 »
DE : 4. — Il potere sporicida della idromercurica semplice
Soluz. di bicl, mercurico | è maggiore di quello manifestato dalle altre due.
Gr. 0.004 per 1000 ad- | da
dizionata con bromo
Gr. 0. 001 per 1000 O. 153 (#) 2I10 -
» 0. 002 » O. 128 1960
» 0. 004 » O. 124 525
» O » 2
N A, 6; a si S5i ui N.B.--La piastra di controllo presentò 10192 colonie.
» 0. 059 » | o 046 6610
» 0. 075 » o. 028 9542
» 0, 156 » O. OI7 10192
VM, » O. 015 »
TAB. 13° — n e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - fosfotunstiche.
Taro | Numero i
delle spore ERI
A nese Osservazioni
DELLE SOLUZIONI
dalunilicmte;
Soluz. idromercurica | eu VER, 20 i
| I. — Le soluzioni idromercurico-fosfotunstiche pre-
Gr. 0. 004 per 1000 | 0. 154 (*) 4910 sentano un q alquanto minore od eguale a quello
S_ A (el RR | presentato dalle corrispettive idrofosfotunstiche.
Soluz. idrofosfotunstiche | |
Gr. 0. 004 per 1000 o. 016 o 2. — Il potere sporicida delle prime è quasi eguale
» 0. OI9 » O. 012 o a quello manifestato dalle seconde.
» 0. 078 » | 0. 004 356 " | 3
» 0. 156 | O. 004 990 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) la idromercurica
» 0. 312 » | O. 003 1790 presenta il A maggiore e la idromercurico-fosto-
» 0, 625 » 0. 003 4659 tunstica il minore.
» I. 250 » O. 003 7070 | ì ; : a
» 2. 500 N 0. 003 $I9I 4. — La idromercurica semplice manifesta un potere
DRS O0D | 0. 003 10310 sporicida che manca nelle altre due.
Soluz. di bicl, mercurico
Gr. 0.004 per 1000 ad-
dizionata con acido fo-
sfotunstico |
Gr. 0. 004 per 1000 O. 014 O | . . .
» O. 019 ò o. 008 o | N.B.—La piastra di controllo presentò 10310 colonie.
» 0. 078 » O. 003 815 |
> 0, 156 » O. 003 1060
O » O. 003 2050
PR O025 » O. 003 5305
» 1. 250 » O. 003 7483
» 2. 500 » O. 003} 9410
» 5. 000 » | 0. 003 10310
14 Dott. Ferruccio Ibba
Come feci rilevare nella prima memoria , risultarono sensibilmente suscettibili di mo-
dificazioni per aggiunta di acidi, alogeni, alcool, le soluzioni idromercuriche al 0.004 0/5
che d’ altra parte manifestarono costantemente potere germicida.
Nella tabella riporto pertanto il numero delle spore uccise, sulla media di 10000 delle
piastre di controllo, dalle soluzioni idromercuriche semplici e miste ed il corrispettivo A
delle soluzioni, perchè si possa subito apprezzare il rapporto fra le variazioni del potere
sporicida e quelle della conducibilità- elettrica.
TABELLA riassuntiva ché dimostra il rapporto fra le variazioni della conducibilità elettrica e del potere
sporicida delle soluzioni acquose 0. 004°/, di HgCl, addizzionate del 0. 004°/, di varie sostanze.
_ SOLUZIONI SEMPLICI Oa Ol Meloni e
SOLUZIONI SEMPLICI 0. 004 %/o0 . i SN So A 00
CCI ESO di cui nella prima colonna
di delle soluzioni spore UCCISE | delle soluzioni] SPOT® UCCISE | delle soluzioni SRORSS Esso
FOSSE SI È | | PERI =. rec LL
Ac. fosforico 12.974 | Do) | O. 129 | 4864 2. 944 lo)
» solforico . | 075 | O 0.191 | 4740 1. 812 o
» cloridrico. Tg 612/30 N: o) | O. I9I 4870 I. 800 O)
» nitrico . . 1.087 O) | 0.129 | 4709 O. 9I0 | o)
» picrico . . | O:$5;7 200001" o | OMO) 4709 o. 587 492
» ossalico. . 1.476 | o O. 204 | 5070 O. 4I1 o
» tartarico . DNR33 | O) | O. 197 | 5070 o. 362 1910
DIMIACELICORNA | W.183 (i o) O. 138 4970 | “o. 358 o
» salicilico . o. 880 | lo) | O. 204 4709 | o. 216 o)
» fosfotunstico 0.016 | o) | O. 154 | 4910 O. OI4 | o
Bromo. . ... 1.320) o 0. IQLI 4822 O. 153 | 2110
Alcool al 4/,0. O, 330 o) O. 217 5318 O. 147 4946
» >» 4/0. 0. 023 o) 01217 | 5318 O. 037 4805
» I: O. 004 612 O. 217 5318 O. O10 6422
SESIA 0. 002 370 O NIZIIC7IONNNI | 5318 0. 004 | 5443
Alcool 98 °/ - 0. 0008 250 Q2170 5318 O. 002 | 5443
Dalla tabella riportata risulta dunque che nelle soluzioni mercuriche miste varia in
diverso modo il rapporto fra la conducibilità elettrica ed il potere sporicida delle soluzioni ;
e cioè, eccezione fatta per l’ alcool, l’ aggiunta di tutte le altre sostanze, studiate sempre
nella eguale proporzione del 0. 004 0/00, alla soluzione idromercurica presa di base, attenua
sempre notevolmente, ed il più delle volte annienta del tutto, il potere sporicida della detta
soluzione idromercurica, pur imprimendo modificazioni diverse nella sua conducibilità elet-
trica.
Quanto al caso particolare dell’ alcool, vediamo pressochè immutato il potere sporicida
con la aggiunta di soluzione alcoolica al 100, 400, 900, 980 0/00, ma temporaneamente
aumentato tale potere con l’ aggiunta di soluzione alcoolica 700 0/0: la conducibilità elet-
trica si mostrò raddoppiata con l’ aggiunta di soluzione alcoolica al 100 °/ ed enorme-
Er
Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. 15
mente diminuita, fino ad un valore minimo addirittura trascurabile, con tutte le altre solu-
zioni alcooliche.
Tenuto conto dunque di questi risultati, non che di quelli che emergono dallo studio
delle singole tabelle e che qui tralascio di riassumere per amor di brevità, io mi credo
autorizzato a concludere che, almeno nelle soluzioni mercuriche miste, non può il potere
sporicida considerarsi quale semplice funzione della conducibilità elettrica delle soluzioni.
LETTERATURA
Oltre ai trattati ed alle pubblicazioni di indole generale, fra cui specialmente quelli del
Bottazzi * Principi di Fisiologia , e del D’ Arsonval “ Traité de Physique biologique ,, si
consultino :
Heald « Tossicità degli acidi sui vegetali »
Kròning u. Paul « Die chemischen Grundlagen der Lehre von der Giftwirkung u. Desinfection » 1897.
Loeb « Tossicità dei metalli alcalini e degli alcalino-terrosi » 1899.
Eckardt « Rapidità di diffusione di alcune sostanze tossiche » 1898.
Maillard « Des ions dans les phenomenes biologiques » Iournal de Physiologie et Pathologie generale—1899
IV Paris.
M. Bial « Uber die antiseptische Function des H-jons verdinnter Siuren » Zeitschr. £ Physikal. Chemie.
TO02 89:13,
Sabbatani « Dissociazione elettrica ed azione farmacologica dei sali doppi alogenati » 1905.
Memoria XX.
Istituto d’anatomia comparata e Zoologia della R. Università di Catania.
Dott. GIUSEPPE RUSSO
La secrezione nell’ovaia ed il significato del follicolo e della pellucida
nell’uovo degli Echinidi
(con 6 figure nel testo)
RELAZIONE
DELLA COMMISSIONE DI REVISIONE COMPOSTA DEI SOCII EFFETTIVI
Prorr. R. STADERINI ED A. RUSSO (Relatore)
L’A., studiando gli apparati nutritivi nell’ ovaia degli Echinidi, ha potuto da essi di-
stinguere alcune formazioni con funzione diversa, come il follicolo ovarico, e dare una più
esatta interpretazione all’involucro dell’ uovo.
Per i rapporti che, in base alle sue ricerche, | A. stabilisce con formazioni similari
di altri gruppi animali, per le interessanti conclusioni d’ indole generale , riteniamo che il
lavoro del Dott. Russo sia meritevole di essere inserito negli Atti accademici.
In una nota preventiva (1) mi occupai di un cospicuo apparato glandulare esistente
nei tubi seminali degli Echinidi, stabilendone l’ assoluta identità con quello dell’ovaia de-
gli stessi animali. Fin d'allora cumulai le prime notizie sulla struttura di questo apparato
ed i meccanismi secretorì che in esso si svolgono ma non potei suffragare con prove
abbondanti l opinione espressa intorno al suo significato per la scarsezza dei dati rac-
colti. Adesso ritorno sull’ argomento per dimostrare come nell’ ovaia esso rappresenti un
organo trofico a servizio delle cellule sessuali le quali ne utilizzano il prodotto durante la
loro evoluzione. Pertanto la denominazione di cellule mneutrici con cui io designai allora
gli elementi che lo costituiscono sembra opportunamente scelta e meglio giustificata da
quanto esporrò nel presente lavoro. In quanto ha relazione con tale funzione trofica mi
sarà anche permesso di fissare il valore morfologico e funzionale del follicolo e della
pellucida, formazioni entrambe pochissimo studiate negli Echinidi e che occorre inter-
pretare ed illustrare convenientemente per indagare i processi nutritivi dell’ uovo. 1 ma-
teriali di secrezione ceduti a questo degli elementi sussidiari sono stati da me presi ad
(1) Russo G.—Le cellule nutrici del testicolo degli Echinidi.—Bollett. Acc. Gioenia 1907.
ATTI Acc. SerIE V. Vor. IV. Mem. X. I
2 Dott. Giuseppe Russo [MemorIA X.]
"= a
oggetto di un esame accuratissimo così che ho potuto rilevare la maggior parte delle vi-
cende e dei cangiamenti a cui vanno soggetti prima di raggiungere il loro destino.
Passerò in rassegna successivamente le cellule nutrici, il follicolo e la pellucida ; alla
esposizione farà seguito un breve riassunto che determina il compito di queste diverse
parti per la nutrizione dell'uovo.
Le cellule nutrici.
Sono elementi molto grossi più o meno sviluppati secondo lo stato funzionale dell’organo -
ovarico. Quando le uova sono ancora piccolissime, esse formano da sole quasi intieramente
il contenuto dei ciechi genitali occupandoli del tutto ; nei periodi prossimi alla maturità
sessuale si vanno riducendo di volume e di numero intercalandosi fra le uova alle quali in
parte si addossano; prima dell’ emissione dei prodotti sessuali degenerano completamente.
Il loro corpo cellulare. consiste in un’ esile membrana racchiudente un contenuto. Que-
sto è rappresentato dal nucleo che nelle cellule adulte è sempre in via di atrofia e dal
prodotto glandulare che è rappresentato in un
primo momento da ammassi granulari 0 com-
patti di natura basofila, poi da grossi globuli
di natura acidofila, infine da vacuoli contenenti
il secreto liquido atto ad essere emesso (fig. 1).
I corpi basofili, gli acidofili ed i vacuoli in-
dicano le diverse trasformazioni a cui va in-
contro la sostanza glandulare, per attività dei
meccanismi secretori. Ho potuto infatti cogliere
i termini di passaggio dagli elementi basofili
a quelli acidofili e studiare accuratamente il
# processo mediante il quale questi ultimi si di-
Fig. 1. Cellule nutrici in diversi stadi evolutivi sciolgono convertendosi in vacuoli (fig. 2). I
a) cellula nutrice giovane gremita di corpi basofili,
b) cellula nutrice adulta carica di globuli acidofii,
c) cellula nutrica piena di vacuoli, d) cellula nutrice pubblicazione. Contrariamente a quanto ha luo-
svuotata in via di degenerazione, Zeiss oc. comp. 6
obb. 160 mm.
dettagli si trovano in altro lavoro di prossima
go nella maggior parte delle cellule glandulari
in cui gli atti secretori si ripetono un certo
numero di volte durante la loro vita, in modo che si alternano periodi di attività con pe-
riodi di riposo, le cellule nutrici in discorso pare
che in seguito al prolungato ed intenso lavorio so-
stenuto per | elaborazione del secreto perdano intie-
ramente il protoplasma dopo aver perduto il nucleo
per processo cariolitico e quindi vanno incontro alla
DUONiG: Fig. 2. Gli elementi del secreto in diversi
PIRECE uni momenti funzionali della cellula glandulare ,
In quanto alla costituzione chimica del prodotto 4) un ammasso granulare basofilo, 5) corpo
basofilo carpatto. c) corpo basofilo che comin-
cia a cangiare natura, d) corpo basofilo in
trattarsi di sostanze lecitiche. Infatti esso si presen- stato di trasformazione più inoltrata ; la parte
centrale è già divenuta acidofila , e) un’ altra
modalità dello stesso processo, f) corpo acido-
queste non riduce |’ acido osmico, resiste ai solventi filo a struttura granulare, g) corpo acidofilo
AE che comincia a vacualizzarsi. Zeirs. oc. comp.
dei grassi, ha la proprietà di formare lacche cromo- 6 obb. 150 mm.
glandulare, posso conchiudere approssimativamente
ta, come queste sostanze, in forma mielinica e come
La secrezione nell'ovara ed 7 significato del follicolo, ecc. 6
ematossiliniche, può dare prodotti di natura lipoide in seguito a trasformazione, si colora
in azzurro col metodo di Pollacci specifico per la ricerca del fosforo che è fondato sul-
l’azione del molibdato di ammonio e susseguente riduzione col cloruro stannoso. A tali
criteri che non sono risolutivi si può aggiungere, in favore della nostra identificazione, il
risultato dell’ analisi chimica che ha rivelato al Bertolo (1) un'elevata percentuale di leci-
tina nell’ovaia degli Echinidi. Anche il Loisel (2) è pervenuto più recentemente alle stesse
conclusioni sostenendo, come noi, tale eccesso di lecitina. Debbo però notare che alcuni
globuli del secreto, per la loro proprietà di ridurre l'acido osmico e colorarsi in rosso col
Sudan III, debbono essere ritenuti di natura grassa genuina e derivano probabilmente dalla
scomposizione della lecitina in cui, come si sa, esiste un nucleo grasso.
Indipendentemente dalla natura chimica io debbo aggiungere, come carattere diagno-
stico per le sostanze elaborate dagli apparati nutritivi, la proprietà di presentarsi, come ho
accennato, sotto diversi aspetti che si trasformano l'uno nell’ altro: sotto forma cioè di
corpi basofili, sotto forma di corp! acidofili, sotto forma liquida. L'ordine secondo cui si
compie il passaggio da una forma all'altra è il seguente: dalla modificazione basofila a
quella acidofila e da questa alla liquida. Questi processi sono poi riversibili, cioè possono
compiersi anche in senso inverso: dallo stato liquido a quello acidofilo e da questo di
nuovo al basofilo ; ciò però non avviene mai dentro la cellula glandulare ma fuori di essa.
Gli elementi di natura basofila hanno per carattere, oltre la reazione, quello di presentarsi
prevalentemente in torme di granuli minutissimi sparsi o disposti a mucchi, mentre gli
elementi di natura acidofila hanno per lo più l’ aspetto di grosse sferule che ingrossano
per reciproca fusione. Oltre a ciò i primi non rappresentano un materiale nutritivo diret-
tamente utilizzabile e perciò sono adatti a servire di riserva, mentre i secondi ed ancor
più la forma liquida si prestano ad essere prontamente impiegate. Ho voluto insistere su
queste proprietà micro-chimiche perchè non sono state ancora prese in giusta considera-
zione da nessuno e perchè servono di prezioso aiuto pel riconoscimento delle sostanze su-
descritte in qualunque punto si trovino.
Le cellule nutrici hanno in un primo momento una forma irregolarmente globoide, ma
con lo svilupparsi delle uova, dovendosi esse adattare sulla superficie di queste, assumono
forme svariate di ferro di cavallo, di cappuccio ecc.; le cellule nutrici parietali restano per
lo più strozzate fra le uova adiacenti e perciò acquistano un aspetto clavato con un pe-
duncolo più o meno lungo impiantato sulla membrana basale connettivale del cieco ed una
porzione rigonfiata libera nella cavità della gonade (fig. 3).
Il rivestimento costituito dalle cellule nutrici all’ uovo ora e completo ora è parziale.
Talvolta I uovo non è in rapporto che con un solo elemento sussidiario situato più in alto,
mediante un peduncolo protoplasmatico che serve di veicolo alla sostanza nutritiva; que-
sta disposizione non l'ho riscontrata però che nei giovani oociti.
L'organizzazione dell’ovaia diventa in molti punti più intelligibile se si segue | ordine
secondo cui si succedono le prime differenziazioni cellulari in seno ad essa. Questo studio
da me compiuto e non ancora pubblicato ci dimostra che le cellule nutrici si sviluppano
(1) P. BerroLo — Ricerca microchimica e localizzazione del fosforo nelle ovaie degli Echinidi — Atti acc.
Gioenia 1903.
(2) LolseL G. — Les substances grasses dans les glandes genitales d’ Qursins en activitè sexuelle (C.R. Soc.
Biol. II, 586).
4 Dott. Giuseppe Russo [MeMoRrIA X.]
prima che si differenziino le uova ed in un certo stadio che io chiamo g/andulare per
J aspetto offerto dalla gonade, esse occupano intieramente la cavità genitale in cui sono
so libere. Le uova si sviluppano successi-
AR vamente e trovando lo spazio ostruito
dalle cellule nutrici sono costrette ad
aprirselo comprimendo e schiacciando
questi elementi: nell’ovaia prossima a
maturità, tra le uova non restano che
dei sottili cordoni glandulari i quali a
poco a poco si svuotano e degenerano
(Messo):
Come si vede da questo rapido cen-
no, non ci troviamo qui in presenza di
apparati nutritivi individualizzati attorno
Fig. 8. Sezione di ovario di Strongi locentrotus lividus } ;
in cui si osservano i giovani oociti (u) disposti in un solo ad ogni uovo come sono per es. i fol-
ordine sulla parete del cieco genitale mentre il resto della
cavità è occupato dalle cellule nutrici (cn); tra queste sono
caratteristiche le più esterne o parietali (cup) per la loro di alcuni insetti (es. Dz/7scws) invaria-
forma clavata. Zeiss oc. comp. 6 obb. 160 mm.
licoli dei mammiferi o i corredi nutritizii
bili pel numero delle cellule che li co-
stituiscono e sincronici con l'uovo rispettivo per l'origine. L’ ovaia degli Echinidi pos-
siede un organo trofico unico destinato ad arricchire le cellule della linea ovarica e pree-
sistente ad esse. Questo organo soltanto secondariamente è smembrato dalle uova che gli
rubano lo spazio ed allora si divide in tante aree irregolari attorno a queste ricoprendole
più o meno senza però formarvi in nessun caso dei rivestimenti di natura sussidiaria di-
stinti e tipici. Per le peculiarità succennate io non posso paragonarlo a nessuna delle for-
mazioni dello stesso genere esistenti negli altri tipi animali, anche per il fatto che è stato
da me rinvenuto con caratteri assolutamente identici nella gonade maschile come nella
femminile, mentre negli altri animali, come si sa, gli apparati nutritori si sviluppano ge-
neralmente nelle due gonadi secondo un tipo differente.
Si tratta adunque di strutture aberranti che possono però condurre ad una più esatta
determinazione del significato della gonade e sopratutto a fissare il destino della sua fun-
zione glandulare.
Struttura e funzione del follicolo.
Attorno alle uova il follicolo si presenta assai presto. Esso viene costituito da quelle
cellule indifferenti che non si sviluppano nè in cellule nutrici nè in uova. Tali cellule ap-
paiono a cumuli tra gli altri elementi di natura diversa, nei primi stadì di formazione del-
l'organo ovarico o nelle fasi di rigenerazione periodica che, come ho per il primo segna-
lato, accompagnano ogni ripresa funzionale, in seguito alla distruzione delle cellule nutrici
e all'emissione dei prodotti sessuali.
Questi mucchi di cellule, a misura che gli oociti crescono, si addossano ad essi per
formarvi altrettanti rivestimenti dapprima incompleti e parziali poi quasi uniformi e completi.
L’involucro follicolare risulta per lo più di un solo strato di cellule con aspetto la-
mellare. In quanto ai rapporti esso ricopre immediatamente l’ uovo ed è alla sua volta ri-
coperto dalle cellule nutrici. Per quanto abbia ricercato non ho mai notato in esso segno
La secrezione nell'ovata ed il significato del follicolo, ecc. 5
alcuno di attività glandulare; il follicolo è dunque qui una membrana puramente protettiva
perchè non gli spetta il particolare ufficio nutritivo che è così evidente in altri animali.
Tale potere è invece esclusivamente affidato, come dissi avanti, agli apparati nutritori i
quali apprestano all'uovo i materiali necessari alla sua maturazione. Con fissatori osmici
e colorazione all’ ematossilina ferrica si può studiare nettamente il passaggio di tali mate-
riali, in forma liquida, sia per diffusione attraverso il follicolo, sia per gli spazi interepite-
liali di esso a guisa di correnti. Nei giovani oociti, come ho accennato, talvolta l oopla-
sma è in connessione mediante un ponte protoplasmatico con una cellula nutrice situata
superiormente; in questo caso il prodotto glandulare è scaricato direttamente nell’ uovo an-
che in forma granulare. Comunque si compia però la nutrizione dell’ uovo il follicolo è
dapprima strettamente addossato ad esso ed in questo stadio la pellucida non esiste an-
cora. Questa compare ulteriormente e rappresenta, come vedremo, una raccolta di nutri-
mento che si accumula attorno | uovo quando esso ha raggiunto un certo volume; tale
raccolta è contenuta nel follicolo il quale si allontana dalla superficie dell’ uovo determi-
nando la formazione di uno spazio. Così che al follicolo spetta l'ufficio di conservare e
legare all'uovo una riserva di materiali nutritivi che proviene dalle cellule nutrici e corri-
sponde alla pellucida degli autori.
La cellula follicolare non è un elemento così specializzato come la cellula nutrice in
cui la funzione glandulare assorbisce ogni altra manifestazione cellulare. Essa appartiene
chiaramente alla linea ovarica : è un elemento che si è fermato nel suo sviluppo e si è
adattato al suo ufficio probabilmente per | insufficienza delle condizioni dl nutrizione e di
spazio. Ciò ci viene dimostrato dal fatto che anche tardivamente essa può svilupparsi in
un uovo normale. La fig. 4 (A) rappresenta un follicolo racchiudente due uova di cui uno
prossimo a maturità, l’ altro piccolissimo derivante
da una cellula follicolare che cangiando natura si è
sviluppata in un'altra direzione. Un fatto analogo
fu da A. Russo (1) notato nell’ ovaia delle Ofiuree.
Contrariamente a quanto potrebbe supporsi, queste
uova tardive sembrano capaci di raggiungere il ter-
mine del loro sviluppo. lo infatti, ne ho potuto 0s-
servare, accanto all'uovo più adulto, in diversi stadiì
evolutivi privi sempre di qualsiasi segno degenerati-
B A
vo. Dapprima queste uova sono per così dire inclusi Fig. 4. 4) Un uovo adulto (va) di Strongi
locentratus che è accompagnato da un piccolo
oocite (up) racchiuso dentro il suo follicolo e
racchiusi in un follicolo comune con questo, ma in derivante da una cellula follicolare B) piccolo
, . oocite (4) attaccato ad una grossa cellula nu-
seguito, avendo acquistato un certo volume, si ren- trice (cn) Zeiss oc. comp. 6 oc. obb. 160 mm.
nello spessore della pellucida dell'uovo maggiore e
dono liberi nella cavità genitale e compiono il loro sviluppo a spese dei materiali ivi ver-
sati dalle cellule nutrici.
La comparsa tardiva di nuove uova in follicoli adulti deve considerarsi come un caso
di un fatto più generale che normalmente avviene nell’ovaia degli Echinidi, cioè la com-
parsa tardiva di generazioni ovariche. Le cellule da cui queste prendono origine sono pic-
(1) Russo A. — Ricerche sulla distruzione, e sul rinnovamento del parenchima ovarico nelle Ophiuree. Zoolog.
Anzeiger. 1891.
6 Dott. (Grinseppe Russo [MEMORIA X.]
cole come le cellule follicolari e si conservano a lungo in tale stato fra le uova maggiori,
disposte per lo più in aggruppamenti sulla parete dei ciechi. La fig. 4 (B) mostra un pic-
colo oocite attaccato ad una grossa cellula nutrice che appartiene ad un’ ovaia contenente
prodotti abbastanza inoltrati nello sviluppo. È possibile che tale ritardo sia determinato
dall’ insufficienza temporanea di fattori importanti come lo spazio e l elemento nutritivo
finche le prime generazioni di uova sono in contatto con la parete dei ciechi dove com-
piono una parte della loro crescita ed attraversano importanti stadî del processo di ma-
turazione.
Riassumendo : il follicolo è una membrana di protezione racchiudente | uovo con la
sua provvista nutritiva e costituita da elementi ovarici specialmente adattati che talvolta
possono svilupparsi in vere uova e che non presentano mai nessuna attitudine glandulare.
Struttura e funzione della pellucida.
Con tale nome e stato designato, per analogia con quanto si osserva in altri animali,
un involucro più o meno spesso, di consistenza molle ed attaccaticcia che accompagna
l’uovo finche esso è fecondato. ‘Tale involucro e stato notato da varii autori (Ludwig,
Ké6hler, Cuenot) e studiato recentemente da Ries (1), ma nessuno ne ha penetrato |’ intimo
valore. lo, in base a numerose ricerche, ho potuto stabilire che la pellucida è, negli Echi-
nidi, una differenziazione di ordine nutritivo destinata a garentire i processi di maturazione
dell’ uovo.
Esaminando uova in diversi stadii evolutivi, si può osservare che la comparsa della
pellucida avviene piuttosto tardivamente. Negli oociti giovani, come quelli della fig. 3, non
esiste che il solo rivestimento protettivo di natura follicolare. L’ooplasma è, in questo pe-
riodo, sede di processi costruttivi molto intensi ed il materiale che vi perviene, per atti-
vità delle cellule sussidiarie, vien subito impiegato per |’ elaborazione della riserva deuto-
plasmatica. Lo stesso però non avviene nelle uova più inoltrate nello sviluppo. In queste,
sia che il bisogno del nutrimento diminuisca, sia che l'attività delle cellule sussidiarie toc-
chi il massimo, una parte delle sostanze nutritive anzichè penetrare nell’ ooplasma, si ac-
cumula sulla superficie dell'uovo discostando il follicolo e così nasce uno strato di natura
plastica che è la pellucida degli autori, racchiuso dentro uno spazio follicolare originato
per schizogenesi. Tale strato si deposita a poco a poco, cioè dapprima è tenuissimo e cre-
sce in seguito per aggiunta di nuova sostanza. Anche a fresco la sua presenza è rivelata
dal fatto che le uova non si possono più toccare con le loro superfici, ma restano sepa-
rate da un certo intervallo dovuto alla presenza degl’ involucri contigui. Il suo contorno è
talvolta regolare ma può presentare delle frastagliature e delle protuberanze che in parte
corrispondono a pieghettamenti della membrana follicolare, in parte sono l’ indice delle cor-
renti nutritive emananti dalle cellule sussidiarie ed affluenti all'uovo mediante gl’ interstizi
tra le cellule follicolari. Il suo spessore varia entro limiti piuttosto larghi e dipende dalla
presenza di elementi nutritivi attorno all’ uovo e dallo stato della loro attività.
Quando, in seguito ad abbondante afflusso, il materiale raccolto nello spazio follico-
(1) Ries Die umwandlungen der zona radiata und deren physiologische Bedentung. (Zentralbs. S. Phisiol. XXI).
per
La secrezione nell'ovata ed il significato del follicolo, ecc. /
lare diventa eccessivo, si trovano pellucide straordinariamente espanse. Fra queste sono
degne di nota quelle che presentano uno spessore differente nelle loro singole porzioni a
causa di un deposito pure ineguale della sostanza che concorre a formarle. Ciò avviene
nel caso in cui le cellule nutrici tapezzano in modo incompleto la superficie dell’ uovo ov-
vero pur tapezzandola completamente non si trovano in tutti i punti in uno stato di egua-
le attività. L'uovo allora non e esposto ad un afflusso di nutrimento uniforme su tutta la
sua superficie, lo spazio follicolare si dilata inegualmente e la pellucida offre come nelle
fig. 6 dei considerevoli ispessimenti nelle porzioni in cui, per la presenza delle cellule nu-
trici attivamente funzionanti, si raccoglie abbondantemente la sostanza di riserva, mentre
si assottiglia bruscamente nelle altre porzioni in corrispondenza delle quali tali cellule sono
esaurite 0 mancano del tutto.
Questo particolare non lascia nessun dubbio sul modo di origine ed il significato della
pellucida : essa rappresenta una provvista nutritiva dell'uovo immagazzinata nel follicolo e
determinata da un ristagno dei materiali specifici che normalmente giungono ad esso. Tale
concezione della pellucida trova una conferma nell’ assoluta identità tra il suo comporta-
mento micro-chimico e quello del contenuto degli apparati nutritivi. Uno dei metodi che si
presta brillantemente, come abbiamo visto, per indagare i varì cangiamenti a cui vanno
soggette le sostanze elaborate da tali apparati è quello di colorare con ematossilina ferrica
secondo le prescrizioni di Heidenheim. Ora, di fronte a questo colorante, la pellucida si
comporta variamente. Per lo più essa resta tinta in grigio come le sostanze acidofile, ma
talvolta sul fondo grigio spiccano, per il loro colorito bleu-nero intenso, dei tratti più 0 meno
estesi, dei corpi inclusi a forma di placche, di ammassi granulari o compatti, delle serie
radiali di minutissimi granuli ecc.; più di raro la colorazione bleu-nera è diffusa a tutta
la zona (Fig. 5 A e B).
Questi fatti bastano a convincerci
È Chi
che il materiale raccolto alla superfì-
cie dell'uovo può cambiare natura
chimica in rapporto colle necessità
funzionali a cui è chiamato, offrendo,
come il prodotto delle cellule nutrici,
ora un carattere acidofilo ora uno
basofilo. Studiando però attentamente
le singole fasi di tali passaggi, ci è
facile accorgerci che essi avvengono
qui in un senso perfettamente oppo-
Fig. 5. 4) Un uovo di Strongilocentrotus con zona in parte
natura basofila ; in corrispondenza della porzione che ha
nutrici. In queste, il primo prodotto subito gia la trasformazione micro-chimica, l’ ovoplasma è più
in . al ricco di elementi granulari basofili. B) Uovo di Strongilocen-
sensibile dell’ attività glandulare era trotus in cui la zona pellucida p è intieramente basofila e pre-
senta delle frastagliature sul suo contorno. Zeiss. oc. comp. 6
obb, im. om. 1/,,.
sto a quello osservato nelle cellule {;
costituito, come ho avuto occasione
di accennare, da elementi granulari
di natura basofila sparsi 0 aggregati in ammassi, i quali in seguito, cangiando di reazione
e fondendosi tra loro, generavano le grosse zolle acidofile dalla cui dissoluzione derivavano
infine 1 vacuoli contenenti il prodotto liquido. Le sostanze immagazzinate nello spazio fol-
licolare ci danno invece un esempio di processi assolutamente inversi passando dalla forma
liquida a quella acidofila e da questa nuovamente alla basofila.
8 Dott. Giuseppe Russo | MEMORIA X.]
Per seguire l’ ordine e le modalità di queste trasformazioni successive è opportuno
riferirci a quei punti in cui la pellucida, per un' esagerato accumulo di materiale, è molto
ingrossata, come nella fig. 6. Qui si può osservare che il prodotto nutritizio appena en-
trato nello spazio follicolare si trova in forma liquida. Infatti, in una zona in immediato
contatto con le cellule del follicolo, esso offre ancora, come si rileva dalla figura, un
aspetto chiaro, scolorato, diffluente che va cangiando, per ulteriore addensamento ed acqui-
sto di nuovi caratteri micro-chimici, negli strati sottostanti. La prima modificazione a cui
tale prodotto va incontro, in seno allo spazio follicolare, è quella per cui esso, mentre
prima era inattaccabile ai coloranti, assume proprietà nettamente acidofile che lo fanno
tingere in grigio con l’ ematossilina ferrica e rispettivamente con i vari coloranti acidi (eo-
sina, fuxina acida ecc.); generalmente la pellucida ha una costituzione omogenea negli
strati esterni per uno spessore variabile che corrisponde appunto a questa prima trasfor-
mazione delle sostanze specifiche che la costituiscono. Per ]o più non si rinvengono in seno
ad essa corpi acidofili a struttura mielinica; ciò è dovuto ad una proprietà già accennata
di tali corpi per cui essi tendono a confluire e fondersi tra loro specialmente quando si
raccolgono in uno spazio stretto come è quello follicolare. Tuttavia non di raro, sopratutto
dove esistono allagamenti eccessivi di tale spazio, si possono scoprire in mezzo alla
sostanza fondamentale omogenea degl’inclusi a carattere acidofilo di forma mielinica che
indicano chiaramente di qual genere di sostanza si tratti. ‘Tali inclusi sono specialmente
visibili quando, per lo stato funzionale in cui si trovano, assumono con l’ ematossilina
ferrica una tonalità di grigio differente dal resto della pellucida (fig. 6 ca). Talvolta essi
sono totalmente o parzialmente trasformati in grasso.
AIR Dentro lo spazio follicolare può com-
piersi o almeno iniziarsi un processo di
ulteriore trasformazione che condurrà ad
una fase finale con cui si chiude il ci-
clo, cioè alla forma basofila da cui sia-
mo partiti. Ho accennato alle pellucide
di natura basofila che si tingono in bleu-
nero con l’ ematossilina ferrica e alle -
pellucide che in mezzo alla sostanza aci-
dofila tinta in grigio con lo stesso reat-
tivo, presentavano intercalazioni di ca-
rattere basofilo in forma di tratti più 0
l meno estesi continui o interrotti, di am-
Fig. 6. Due uova di Arbacia pustulosa separate da | - ; er
elementi nutritori (cn). Esistono in ambedue degl’ingros- Massi granulari o compatti ecc. tinti in
samenti eccessivi della pellucida (pf) nei punti in cui VORO i ere af -
l’ afflusso nutritivo è più ai Si nota chiaramente, bleu nero. Il processo pero generalmente,
come anche nelle figure precedenti, che il materiale come vedremo, si chiude dentro l’uovo
raccoglientesi nello spazio tollicolare è liquido ed incoloro I : : 5
appena entrato e va diventando più denso trasformandosi dopo che la sostanza della pellucida vi
in acidofilo a misura che si avvicina alla superficie del- è penetrata.
uovo. Zeiss. oc. comp. 6o0bb. m om. 4/,g. Nello spazio n È e \ î
follicolare si osservano degl’ inclusi di carattere acidofilo Spesse volte è possibile scoprire di-
RSS ROSPO SSR IO stintamente nella zona una struttura
raggiata fa quale varrebbe a questa formazione il nome di 2074 radiata, per analogia con
quanto si sa nei Mammiferi. Ho potuto verificare, d'accordo con Ries, che non in tutte
le uova ugualmente e nello stesso grado sono evidenti le striature raggiate della pellucida
"gdo
La secrezione nell'ovaia ed il significato del follicolo, ecc. 9
e che tra quelle che le presentano e quelle che non le lasciano scorgere ci sono tutti i
termini intermedì. Per mettere bene in rilievo tale struttura io mi sono servito dell’ ema-
tossilina ferrica, dopo aver fissato l’ovaia col liquido di Benda ed ho cosi ottenuto risultati
di una notevole chiarezza che mi hanno pure guidato ad interpretarla convenientemente
riannodandola ad una delle modalità mediante la quale s’ inizia la produzione dei granuli
basofili nello spazio follicolare. La fig. 6 appartiene ad una sezione di ovaia preparata
con tali metodi microtecnici.
I tratti radiali della pellucida sono più o meno sottili; internamente terminano nel-
lovoplasma, esternamente si perdono sfumandosi nella spessezza della zona giungendo
assai di raro fino alla membrana follicolare. Analizzandoli con un’obbiettiva ad immersione,
ognuno di essi si risolve in una serie di granuli che sbocca nell'uovo e prende origine
da una diretta trasformazione della sostanza racchiusa nel follicolo. Questa infatti mentre
esternamente va crescendo per nuove aggiunte di materiale, internamente va incontro ai
processi necessari perchè sia utilizzata dall'uovo. Tali processi consistono in un disgrega-
mento e in un cambiamento della natura micro-chimica ; mediante il primo la sostanza si
converte in granuli, mediante il secondo questi da acidofili diventano basofìli. Però di raro
ciò avviene con eguale intensità e contemporaneamente in tutta l'estensione dello strato
interno della zona in modo da risultarne un mantello granulare continuo che da una parte
arricchisce |’ ovoplasma di sostanze specifiche, dall’ altro è rimpiazzato dalla continua pro-
duzione di nuovi granuli. Più frequentemente invece, come si scorge nella fig. 5, i punti
in cui la trasformazione si svolge attivamente sono separati da intervalli che. non sono stati
ancora assaliti dal processo. Ciò avviene perchè il passaggio della sostanza da una forma
all'altra è condizionato da una divisione preliminare dello strato interno della pellucida in
una serie di aree globulari contigue, ognuna delle quali si trasforma per conto suo, dalla
periferia al centro, differenziando e separando dalla sua massa elementi granulari che tra
un'area e l’altra dànno nel loro insieme | apparenza di un tratto radiale continuo. Questa
spiegazione è convalidata dalle osservazioni da me fatte sull’ identico processo negl’inclusi
acidofili della pellucida (fig. 5 ca), che si trasformano dalla periferia al centro e corrisponde
ad un meccanismo perfettamente opposto a quello per cui le zolle acidofile si formano e
crescono immedesimando gli elementi granulari preesistenti, nell'interno delle cellule nutrici.
La comparsa delle strie raggiate va pertanto, secondo me, collegata ad un principio di tra-
sformazione granulare della sostanza della pellucida che mi fa del tutto escludere | opi-
nione di Ries, il quale sospetta nelle strie raggiate l’esistenza di sottili porocanali attraverso
cui passerebbe la sostanza nutritiva. Tale opinione mal si concilia con la costituzione gra-
nulare delle strie stesse e con la natura di tutta la formazione, secondo le osservazioni da
me esposte. Nei casi in cui non è visibile la struttura raggiata, bisogna ammettere o che essa
è mascherata per il fatto che i granuli costituenti le serie radiali, non avendo ancora at-
tinto la reazione basofila, si confondono per la loro colorazione con la sostanza da cui
si sono differenziati, ovvero che il processo col quale la sostanza stessa si dispone a pe-
netrare nell’ uovo è lento o si svolge uniformemente su tutta |’ estensione dello strato più
interno della zona. Le radiazioni granulari sboccano nell’ ovoplasma a guisa di correnti;
osservando attentamente la fig. 5 si può costatare che esse dalla pellucida si continuano
direttamente entro l’ uovo per un piccolissimo tratto e che quivi si va accumulando un
fitto addensamento di elementi basofili che a poco a poco si estendono verso il centro
dell'uovo dove però subiscono subito speciali trasformazioni che ne alterano la natura.
10 Dott. Giuseppe Russo [MEMORIA X.]
Talvolta, nel punto di entrata nell'uovo, ciascuna corrente s’ ingrossa per un ristagno di
materiale in modo che la superficie dell'uovo è sparsa di piccoli cumuli tondeggianti; se
tali cumuli crescono tanto da venire in contatto fra loro, la pellucida presenta un, sottile
strato interno in connessione con l’uomo colorabile in bleu-nero con l' ematossilina ferrica
che può diventare omogeneo se gli elementi granuiari che lo costituiscono si agglomerano
strettamente. i
L'impiego del reattivo di Pollacci, specifico per ia ricerca del fosforo, completa il
quadro dei caratteri comuni al prodotto delle cellule nutrici e alle sostanze raccolte nello
spazio follicolare. Ho già detto che di fronte a questo reattivo, gli elementi contenuti nella
cellula nutrice si colorano in azzurro più o meno intenso il che rivela un'elevata percen-
tuale di fosforo, in base alla quale, col concorso di tanti altri caratteri, concludemmo che
ci trovavamo in presenza di lecitine le quali posseggono un nucleo fosforato rilevante. Con
preparati di confronto ho potuto verificare che il contenuto in fosforo è massimo nei corpi
basofili, minima in quelli acidofili e nei vacuoli i quali non dànno, col sudetto reattivo, una
colorazione azzurra assai viva, indicandoci con ciò probabilmente una parziale decomposi-
zione della molecola lecitica.
[dentiche proprietà offre la pellucida la quale, a seconda che la trasformazione neces-
saria per acquistare la reazione basofila è più o meno progredita, risponde al reattivo
Pollacci con una tinta azzurra più o meno accentuata che diventa intensissima se la zona
si colora caratteristicamente in bleu-nero con l’ ematossilina ferrica cioè se ha già rag-
giunto l’ultimo stadio della trasformazione.
Stabilito come la pellucida rappresenti un serbatoio di sostanze nutritive provenienti
dalle cellule sussidiarie e appartenenti, con grande probabilità, al gruppo delle lecitine, oc-
corre dimostrare come essa entri fra le disposizioni atte a garentire i processi di matu-
razione e la vita dell’ uovo, costituendo un’ importante risorsa di cui esso può giovarsi.
A tal riguardo basta porre in rilievo che, a causa della degenerazione talvolta precoce delle
cellule costituenti il proprio corredo nutritivo, l'uovo si troverebbe in condizioni di non
poter proseguire il suo sviluppo se non disponesse della riserva immagazzinata nelle spazio
follicolare che assicurandogli un afflusso di nutrizione costante gli permette di raggiungere
la maturazione completa. Allo stesso modo è possibile che la pellucida persistendo, come
ho avuto cura di accertarmi, fino ai primi momenti dello sviluppo embrionale, nutra a
sue spese l uovo maturo nell'acqua marina prima che esso venga in contatto con lo
spermio, sottraendolo così, per un periodo più o meno lungo, al pericolo della degenera-
zione e provveda in parte ai primi bisogni dell’ embrione.
Alla presenza di un involucro attaccaticcio che presumibilmente rappresenta gli ultimi
residui della pellucida, si deve, secondo alcuni (Drago), la formazione di caratteristici ac-
cumuli spermatici attorno all’ uovo maturo «degli Echinidi per un fenomeno di. adesione
puramente passiva favorita dalla tendenza degli spermii ad agglutinare. Nessuno degli au-
tori che parlano di questo involucro ha pensato di riferirlo alle sostanze contenute nello
spazio follicolare le quali, come ho detto, restano attaccate all’ uovo sino a fecondazione
compiuta. Ma che si tratti di tali sostanze lo provano non solo tutti i caratteri micro-chi-
mici dello strato involgente l'uovo maturo, ma altresì alcuni miei esperimenti da cui risulta
che il prodotto delle cellule nutrici ha in comune con tale strato anche la proprietà di
trattenere per adesione gli spermii che si trovano in sua presenza, come si rileva dal fatto
che sulle cellule nutrici e sui globuli del loro secreto liberi, tanto nella cavità genitale che
La secrezione nell’ ovata ed il significato del follicolo, ecc. LÌ
in v7tro, possono formarsi vistosi rivestimenti spermatici simili a quelli della superficie
ovulare. Che in tal caso Il adesione è affatto passiva lo dimostra il fatto che né le cellule
nutrici nè il loro prodotto esercitano a distanza attrazione alcuna sugli spermii in grazia
di qualche tattismo o di altro fattore. Pertanto questi dati messi in relazione col signifi-
cato della pellucida, da me superiormente stabilito, rafforzano le conclusioni del Drago (1)
escludenti |’ attrazione fra le cellule germinali e specificano uno degli uffici della pellucida
Stessa che è quello di mettere gli spermii in contatto con l' uovo favorendo probabilmente
la fecondazione.
Riassunto e considerazioni.
Ho illustrato un cospicuo apparato di nutrizione nell’ interno dei ciechi ovarici degli
Echinidi, il quale corrispondendo per i suoi caratteri esattamente con quello da me prece-
dentemente descritto nei ciechi seminiferi degli stessi animali (2), mi permette di aggiun-
gere un argomento in favore deli'omologia tra gli elementi sussidiari di ambedue le gonadi
anche quando essi, come spesso accade, siano conformati secondo un tipo del tutto diffe-
rente. Le cellule che compongono questo apparato non formano attorno alle uova rivesti-
menti distinti, si differenziano e sviluppano prima dell’ elemento germinale, soggiacciono
a periodiche distruzioni : il secondo di questi fatti dimostra che le uova non possono svi-
lupparsi senza l’ intervento di elementi sussidiari ; l’ ultimo ci porge un esempio brillante
della distruzione normale di una categoria di cellule a benefizio di altre, il che ravvicina
alquanto la gonade degli Echinidi a quella dei Platodi, dove pure gli elementi dei vitello-
geni vanno incontro a degenerazione, dopo essersi trasformati in materiali nutritivi per
arricchire le cellule ovariche (Russo A., Bòhnig). A parte questo semplice ravvicinamento
però, l’ apparato nutritivo da me studiato, per il complesso dei suoi attributi peculiari, si
discosta da ogni formazione di questo genere finora conosciuta. Il prodotto della sua at-
tività è probabilmente lecitina; l' uovo lo assorbe, utilizzandolo nei suoi processi nutritivi.
: In intima relazione col funzionamento dell’apparato sussidiario è la presenza di una zona
di natura plastica attorno all'uovo che nasce appunto per un ristagno dei materiali speci-
fici che normalmente giungono ad esso. Tale zona conosciuta col nome di 7720777074724 pel-
lucida è destinata ad assicurare all’ uovo un afflusso di nutrizione costante e forse anche
a rendere l'afflusso stesso più regolare ed uniforme, se si considera che l' ooplasma non
si trova in tutti i punti esposto all’ influenza diretta dell’ elemento nutritivo. L'uovo così
possiede una dote propria che lo preserva e garentisce fino all’ atto della fecondazione e
ai primi momenti embrionali. A questo riguardo c'è un accordo tra le mie ricerche e quelle
di altri sull’uovo di alcuni insetti (3) e dei Mammiferi per i quali ultimi A. Russo (4) e
Comes (5) han sostenuto che la zona pellucida può immagazzinare le sostanze lecitiche
(1) Umprrto Draco — Nuove ricerche sull'attrazione delle cellule sessuali — Archiv. fir Entwicklunges
mechanik der organismen 1908.
(2) G. Russo --- Le cellule nutricî del testicolo degli Echinidi — Bollettino Acc. Gioenia 1907.
(3) TH. MotLison +- Die ernahrende ‘T'atigheit des follikelepitels im ovarium von Melolontba vulgaris —
Zeitscrift fùa wissenschaftliche Zoologie 1904.
(4) Russo A.—Modificazioni sperimentali dell’ elemento epiteliale dell'ovaia dei Mammiferi—Atti della R. Ac-
cademia dei Lincei — Roma 1900,
(5) Comes S.— Ricerche sperimentali sulle modificazioni morfologiche e chimiche della pellucida. Anchivio
Zoologico 1907.
da Dott. Giuseppe husso
MEMORIA X.]
provenienti dall’ esterno fino a costituirne un vero deposito a disposizione dell’ uovo, che
A. Russo ha visto aumentare sperimentalmente mediante iniezioni di lecitina del commercio.
Il prodotto dell’ apparato trofico da me studiato, può presentarsi sotto diversi aspetti
in rapporto con le necessità funzionali a cui è destinato. Seguendolo durante la sua evo-
luzione nell’interno dell’ elemento glandulare ed in tutte le sue vicende fino che arriva al-
l'uovo con l’ intermezzo della pellucida, ho potuto sorprendere in esso un intiero ciclo di
trasformazioni delle quali alcune si compiono nella cellula secernente, altre nello spazio fo]-
licolare. Nella prima la sostanza elaborata assume successivamente |’ aspetto di ammassi
basofili, di corpi acidofili e di vacuoli i quali contengono il secreto liquido pronto ad es-
sere emesso. Nello spazio follicolare, per un processo opposto, i materiali liquidi, a misura
che arrivano per attività delle cellule nutrici, dapprima cangiano natura diventando acido-
fili ed in ultimo ritornano alla forma basofila finemente granulare sotto cui entrano e si
trovano nell’ interno dell’ uovo. È probabile che questo ciclo di trasformazioni sia imposto
dal passaggio per diffusione attraverso la membrana della cellula glandulare e l’ involucro
follicolare, che è solo possibile alla sostanza disciolta dei vacuoli. Infatti in quei giovani
oociti che sono in diretta connessione con l’ elemento glandulare, i materiali specifici da
questo elaborati, possono arrivare all’ ooplasma in forma basofila minutamente granulare,
senza subire i processi ciclici suindicati che in tal caso sarebbero inutili.
Memoria XI.
La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell'Etna,
Relazione di A. RICCÒ
(con una tavola)
Dopo il periodo di singolare attività stromboliana del Cratere centrale dell'Etna, du-
rato dalla fine di dicembre 1910 al principio di febbraio 1911, nel quale furono lanciati
materiali incandescenti, di cui la maggior parte ricadeva entro al C. C. e pochi furono
gettati sopra ed oltre l'orlo (1), si è avuto dal 27 giugno 191Ì in poi un altro periodo
di attività del C. C., manifestatosi con grandi fumate persistenti e colla comparsa di una
nuova bocca nella parte esterna, rivolta a NE del C. C., e pertanto invisibile da Catania.
Il primo avviso del fenomeno ci è stato dato gentilmente con telegramma del Sig.
Carlo Beek dell’ Osservatorio di Maniace, dal quale, per esser posto a NW ed a non
grande distanza dal C. C. (20 Km.), la nuova bocca è ben visibile. Il dispaccio diceva
che la nuova bocca era stata vista dalle 10" in poi.
Essendo io assente dall’'Osservatorio di Catania per missione ed essendo l’ assistente
per la Geodinamica ammalato, l'Assistente per l’Astrofisica Sig. L. Taffara incomincia su-
bito a sorvegliare in modo speciale il C. C. per vedere traccia della nuova bocca; ma il
vulcano resta avvolto da nebbia fino alle 18" 55", in cui comincia a vedersi una mediocre
colonna di fumo che sorge quasi verticalmente dal C. C.; a 19" scorgesi a levante di
esso cratere del fumo grigio che si innalza da dietro, e questo dura fino alle 19" 50", in
cui il fumo abbondante del C. C., spinto dal vento verso levante, impedisce di vedere
quello della nuova bocca. Fino alle 20" 10" non si vede traccia di bagliore al di sopra
del C. C., e neppure nel resto della sera. Anche all'Osservatorio di Maniace non si è
visto alcun chiarore sull’ Etna. Gli strumenti sismici sono rimasti sempre perfettamente
tranquilli.
Fin dal primo mattino del 28, a 4" 30", si vede che il cratere centrale erutta abbon-
dante fumo bianco ; intorno a 5" 30", diradandosi di quando in quando il detto fumo, si
osserva il vapore bianco eruttato dalla nuova bocca. Più tardi la cima dell’ Etna si copre
e rimane così per il resto della giornata: soltanto si vede che il fumo del C.C. attraversa
tutto il cielo fino all’ orizzonte. Continua la calma degli strumenti sismici.
(1) Non vi è stato trabocco di lava dall’orlo meridionale del C, C.; fatto che d'altronde non poteva
ivi avvenire, non essendo in esso orlo meridionale la parte più bassa, secondo il rilevamento fatto del prof.
Loperfido nel 1900; nè può essere altrimenti ora, perchè le frane hanno abbassato l’orlo del C. C. da per
tutto, eccetto appunto nella parte meridionale.
Atti Acc. Serie V. Vor. IV. Mem. XI. I
2 A. Riccò [MEMORIA XI |
Al 29 maggio, tornato in Catania, mi sono messo io pure alla osservazione del fe-
nomeno. Fin dal primo mattino il C. C. erutta molto fumo che impedisce di vedere |’ eru-
zione della nuova bocca. Neppure all’ Osservatorio di Maniace si è potuta osservare la
nuova bocca, per la densa caligine : però si nota che il C. C. continua ad eruttare grandi
masse di fumo. Alle 18" il C. C. ha due cappelli di nubi sovrapposti ed attraverso ad essi
s'innalza una grande colonna di fumo bianco, poco denso, piegata alquanto verso E.
Al 1 Giugno il C. C. continua ad emettere molto fumo bianco in un pennacchio che
attraversa il cielo fino all’ orizzonte SE; anche le bocche dell'eruzione del 1910 a Volta
Girolamo ed un’ altra più in basso, emettono un poco di fumo.
Il Sig. C. Skinner dell’Osservatorio Maniace informa che ivi alle 0" 45" del 2 giugno
si è avvertita una leggiera scossa. Al mattino del 2 giugno il fumo che esce del C. C.
è diretto a SSW e lascia vedere nella parte alta a sinistra del C. C. il fumo bianco,
denso, che in piccoli globi esce dalla nuova bocca ; altrettanto ha luogo al mattino del 3
in cui il fumo del C. C., sempre abbondante, forma un pennacchio alto, diretto a levante,
ma che passa al disopra di quello che esce dalla nuova bocca.
Nei giorni seguenti il fumo del C. C., diretto a levante ed in basso, impedisce di
vedere le eruzioni della nuova bocca.
Il giorno 5 giugno, dietro mio ordine, Alfio Barbagallo e Domenico Caruso che erano
di servizio all’ Osservatorio Etneo, si sono recati alla nuova bocca; perciò hanno fatta
prima la salita del C. C., girando per W : arrivati a NW, hanno incontrato una quan-
tità di pietre eruttate di recente, cadute sulla neve; ed anche a Nord hanno trovate al-
cune pietre di recente eruzione, probabilmente provenienti dalla bocca attiva nel fondo
del C. C., la quale però allora non era visibile per il gran fumo che ingombrava il C. C.
medesimo ; finalmente arrivando a NE, hanno vista la nuova bocca, in forma di avvalla-
mento profondissimo, che emetteva moltissimo fumo, denso, bianco, con odore forte di
zolfo (SO*) ed acidità tale da non poter resistere nelle vicinanze per osservare bene; ma
non vi era alcun indizio di eruzione di materiale solido; anche le vicine bocche dell’ eru-
zione del 1809 emettevano molto fumo acido. La nuova bocca è aderente alla scarpa
del C. C.. Barbagallo è tornato il giorno dopo, 6 giugno, a rivedere la detta bocca ed ha
osservate le stesse cose.
Per l’ interesse che presentava il fenomeno ho incaricato il Sig. Taffara di recarsi sul
luogo per determinarlo maggiormente e farne delle fotografie.
All'alba del 9 giugno egli era sull’ orlo del C. C. e vide che l’interno era calmo, senza
traccia di fuoco ; quindi si è recato presso la bocca in discorso: trovò che aveva forma
all'incirca triangolare col lato diretto N-S lungo 106 m. ed il lato diretto NW-SE 81 m.: il
terzo lato minore era allora ingombrato dal fumo; la posizione della bocca è a NE del
C. C. ed all’altitudine di 3160 m., misurata con un buon aneroide da montagna, debita-
mente controllato; dunque è soltanto circa 80 m. sotto l'orlo NE del C. C. Per la grande
quantità di fumo che usciva aderente ai lati della bocca non è stato possibile misurar-
ne, e neppure stimarne la profondità, che però evidentemente era grande: il vertice a
SE del triangolo, che era meno ingombrato dal fumo, si vedeva curvilineo e tagliato a
picco. Il vertice settentrionale è 160 m. a S 16° E dalla più meridionale delle dette bocche
del 1809.
La nuova bocca emetteva sempre fumo, bianco, denso, asciutto, fortemente acido per
SO?; nella bocca e sul terreno sotto vento, cioè battuto dal fumo vi erano incrostazioni di
La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell’ Etna. $
zolfo. Tutt'attorno nel suolo vi erano molte piccole fratture con direzione prevalente N-S,
le quali emettevano vapor acqueo ed SO? ed erano orlate da incrostazioni bianche, gialle,
e rosse; ed anche il terreno non fratturato fumava: nelle fratture la temperatura del fumo
Crafio3o 0.
Le bocche dell’ eruzione del 1809 emettevano poco fumo bianco e vi si osservavano
delle incrostazioni recenti.
Il Sig. Taffara ha fatto 4 fotografie ben riuscite della nuova bocca e del terreno cir-
costante. Si riproducono nella unita Tavola le due più significanti: la fig. 1 rappresenta il
lato N-S della nuova bocca, vista da NW : dietro ad essa si vede il pendio NE del C. C.,
giusto fino ciglio superiore; sul davanti si vedono le incrostazioni di color chiaro sul ter-
reno.
La fig. 2 rappresenta il lato NW-SE della bocca; sul centro della figura vi è il ver-
tice SE della bocca, predetto; dietro si vede l’orlo NE del C. C. Questa fotografia ha una
speciale importanza perchè fa vedere che la nuova bocca giace in una depressione del
suolo fra il C. C. e la piccola altura che si vede a destra nella fotografia medesima; que-
sta depressione e la detta altura, quantunque siano di formazione antica, non sono rappre-
sentate nelle carte topografiche, le quali tutte per questo lato del C. C. sono molto deficienti.
Riandando la storia del C. C. nell'ultimo trentennio per il quale si hanno dati precisi,
risulta che prima dell’ eruzione del 1874, secondo Falb, aveva la forma di un bacino al-
lungato secondo E-W, profondo 40 m.; il fondo era diviso in due da un argine di detriti,
sul quale si era formato un cono secondario che lanciava fumo e materiali incandescenti.
Coll’ eruzione del 1874 secondo Silvestri, il terzo a NW del fondo del C.C. si spro-
fondò formando una voragine profondissima; gli altri due terzi rimasti formarono una val-
letta in cui si poteva scendere facilmente; a NW dal centro del C. C. vi era presso l’ orlo
settentrionale un cono avventizio.
Secondo Lassaulx, dopo la detta eruzione, al piede SS-E del C. C., in una frattura,
si formarono degli avvallamenti profondi da cui uscivano vapori, ed in fondo ad essi nel-
la notte si vedeva fuoco.
L’eruzione del 1879 si produsse sulla stessa frattura dell’eruzione del 1874, che si
può ritenere abortita ; però la frattura si estese anche verso sud, attraverso al C. C. (com-
plessivamente per 10 km.), e si ebbero due eruzioni simultanee, l’una a NNE del C. C.,
l’altra a SW.
Dopo il 1879, in causa dei frequenti terremoti e delle continue frane, il cratere cen-
trale aveva ripreso già la forma generale caratteristica ad imbuto; con molte fratture: gli
orli erano crollati, abbassandosi, ed il circuito del cratere era aumentato di circa !/, km.;
insieme a questi fenomeni passivi si mantenne una certa attività stromboliana eruttiva di
fumo, lapillo ed anche scorie incandescenti da due coni avventizii, formatisi nell’ interno.
La valletta franando continuamente, diveniva sempre più ristretta.
Nel 1891 la detta valletta era ridotta ad un piano inclinato, esteso circa 50 m. verso
l'interno del C. C. in prolungamento della depressione dell’ orlo meridionale. Le pareti
interne avevano la forma generale ad imbuto o più esattamente ad anfiteatro, poichè vi si
osservavano scaglioni o gradini ad arco circolare; terminava poi in fondo ed a ponente
4 A. Riccò [MEMORIA XI.|
in una gola profondissima. Vi era un cono avventizio aderente alla parete interna a NW,
il quale emetteva soltanto poco fumo.
La grande eruzione del 1892 ebbe poco sfogo per il C. C. e da esso non vi furono
che delle grandi eruzioni di fumo, l’ una al principio dell’ eruzione, nella forma caratteri-
stica di f770, annunziatore della conflagrazione, ed altre grandiose frequenti nel corso del
fenomeno; quindi il C. C. non subì forti e rapide modificazioni: però il fondo fu chiuso
a conca: ma rimase ancora profondissimo e le pareti furono coperte di incrostazioni ab-
bondanti di varii colori. A sinistra del cono avventizio, cioè ad WNW si osservava una
specie di nicchia o galleria chiusa, certamente prodotta da frana. A destra del cono se-
condario cioè a Nord vi era una grande frattura (quella formatasi nel 1879) che scendeva
fino al fondo, e dalla quale usciva con forza fumo denso. Più a destra e più in alto del
cono secondario vi era traccia di un altro cratere, ancor più piccolo, che emetteva pochis-
simo fumo.
Nell’ aprile 1893, dopo forti terremoti che avevano scosso il versante settentrionale del
vulcano e le Madonie, compare lava incandescente in diversi punti dell’ interno del C. C.,
e principalmente a sinistra del cratere secondario, cioè ad WNW, ed in basso, circa a metà
della profondità, ove si vede una frattura in cui scorre in giù la lava, la quale poi si
raccoglie ancora più in basso in una massa rotondeggiante, meno luminosa.
Nel cratere vi è molta attività : frequenti esplosioni, frequentissime frane, rumore
caratteristico di impalcature che precipitano, indizio di crostoni o volte di lava che si for-
mano e pol rovinano.
Comincia una sensibile degradazione del C. C., che si continua negli anni seguenti,
rendendo le pareti interne più ripide e più continue, rompendo ed abbassando l'orlo, alzan-
do continuamente il fondo; per modo che la profondità nel rilevamento topografico fatto
dall’ Ing. Grechi dell’ Istituto geografico Militare nel 1897 risulta soltanto di circa 260 m.
Intanto i focolari incandescenti delle pareti vanno diminuendo di numero e di importanza.
Continuano ancora le frane grandiose nel 1898, ma il cratere diviene sempre più
calmo ed emette H?S ed SO?: è in stato so/fatarico. La profondità, determinata da
me colla caduta di pietre risulta 240 m.
Nel luglio 1899 una grandiosa eruzione di fumo, lapillo e pietre incandescenti del
C. C., ed un'altra minore con pochi giorni di intervallo distruggono il cratere avventizio,
del quale resta soltanto una bocca alla base che è quella che ha fatto le dette eruzioni;
le pareti interne divengono ancora più ripide: si vede distintamente la frattura che attra-
versa il fondo da N a S e sale per le pareti: su di essa è impiantata la predetta bocca.
Nel rilevamento fatto nel 1900 dal prof. ing. Loperfido dell’ Istituto geografico mili-
tare risulta che il fondo chiuso, e quasi piano, è profondo 282 m., dunque l’ eruzione del
1899 ha rinnovato il fondo ed aumentata ia profondità.
Negli anni successivi continuano sempre più attive le grandi frane e tutto il-lavorìo
di demolizione ; nel 1902 precipita giù gran parte dell’ orlo superiore settentrionale. Intan-
to diminuisce il fuoco entro al C. C. Nel fondo si formano depressioni variabili per lo
più in forma di laghetti, che sembrano indicare che vi è sprofondamento del fondo, for-
mato di materiali incoerenti.
Nel 1903 molte prove fatte danno pur tempo della caduta libera delle pietre fino al
fondo 105, il che darebbe la profondità di 490 m., molto maggiore di prima.
Nel 1905 mezzo chilometro dell’ orlo da NE a NO frana entro al C. C.
1
La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell’ Etna.
Nel 1907 si ha un certo risveglio dell’ attività: nel fondo vi è una grande bocca
che emette lingue di fuoco, e un'altra bocca si osserva più a sud; vi sono anche fre-
quenti esplosioni.
Dopo l'eruzione del 29 aprile 1908 (che è scoppiata a grande altezza , cioè a circa
2350 m., e quindi ha richiesta grande tensione dei fluidi interni) si trova il fondo tutto
sconvolto, imbutiforme, profondissimo, specialmente nella parte occidentale ; e nella parte
NE vi è una bocca che lancia grandi masse di fumo e ceneri con potenti esplosioni. Que-
ste grandi emissioni di ceneri del C. C. durano fino al 1910.
AI principio dell’ eruzione scoppiata al 23 marzo 1910 l emissione di fumo dal C.
C. è scarsa: ricominciano le grandi fumate alla fine di marzo e si continuano in aprile e
maggio. Nulla è cambiato con questa eruzione nel C. C., se non che non vi si vede più
fuoco.
AI 27 dicembre 1910 il C. C. comincia ad eruttare grandi masse di fumo denso
e materiale incandescente, che generalmente però ricade entro al cratere e se ne vedono
soltanto i riflessi luminosi nel fumo; la cenere arriva spesso fino a Catania, ed è formata
anche da lava recente, poichè vi si vedono traccie di Capelli di Peleo, ossia di lava
fusa, filata.
L’interno del C. C. ha il solito aspetto : vi si osserva la grande frattura N-S ed altre
minori, sulle quali sono impiantate le bocche eruttanti.
Al 27 maggio si è osservata sul pendio NE del C. C. la nuova bocca, eruttante co-
pioso fumo, prodottasi per avvallamento. Continuano fin ora le grandi fumate del C. C.
Dalla esposizione delle vicende che ha subito il C. C. dell’ Etna nell’ ultimo trenten-
nio si vede che le maggiori alterazioni le ha sofferte la parete settentrionale: come frat-
ture, frane, intrusione di lava, eruzione di fumo, cenere, lapillo, scorie e pietre da aperture
nella parete stessa; quindi essa deve essere come minata internamente; pertanto non è
da sorprendersi se per franamento di qualche cavità interna, o per altro moto intestino, si
è prodotto quell’avvallamento nella falda esterna del C. C. tanto più che analoghi avval-
lamenti, come abbiamo visto, si produssero alla base meridionale del C. C. dopo l’ eruzio-
ne del 1874.
Essendosi la nuova bocca formata a poca distanza e poco sotto l'orlo NE del C. C.,
dove quindi le pareti hanno poco spessore, è da ritenersi che essa comunichi più o me-
no direttamente col C. C. stesso.
Ciò sarebbe conferinato da un certo parallelismo, che nelle assidue osservazioni che
facciamo da Catania, si è osservato fra l’attività della nuova bocca e quella del C. C. che
dal 27 maggio fin ora (10 luglio) è stata notevole: avendosi quasi continuamente grandis-
simi pennacchi di fumo bianco, abbastanza denso, che dal C. C. si estendono fino all’oriz-
zonte. Insomma non si è mai visto il fumo deila nuova bocca, senza che fosse accompa-
gnato da importante fumata dal C. C.
Però la qualità del fumo della nuova bocca è diversa da quella del C. C.; tanto il Bar-
bagallo al 5 e 6 giugno, come il Sig. Taffara al 9 giugno, hanno notato che il fumo
della nuova bocca era intollerabilmente acido per anidride solforosa e vi era zolfo subli-
mato , o precipitato per le note reazioni chimiche, attorno alla bocca e sul terreno circo-
6 A. Riccò MEMORIA XI.]
stante; ed il Sig. Taffara ha osservato pure che il detto fumo era almeno relativamente
asciutto; mentre invece il fumo del C. C. era umido, e l’odore e l’ acidità dell’ anidride
solforosa vi era tollerabile.
In conclusione la formazione di questa nuova bocca deve considerarsi come fenomeno
secondario e solo indirettamente dipendente dall’ attività del vulcano ; essendo piuttosto fe-
nomeno passivo, come le fratture e le altre frane del C. C.
L'emissione sua di fumo acido e caldo è una semplice conseguenza dell’ essersi
aperta coll’ avvallamento qualche comunicazione interna e profonda col canale o camino
principale dell’ Etna.
A. Riccò — La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell’ Etna.
Fig. 1 — Lato N-S della bocca, vista da NW.
Fig. 2 Lato NW-SE della bocca, vista da SW.
L. Taffava, fotografò.
Tom vu zaia siena d seit a Lt9 1 areanezine nl cine
Ì
Memoria XEH-
Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di Catania
Nota di A. RICCÒ e L, TAFFARA
Il luogo, gli strumenti meteorici, le ore di osservazione e il modo di fare le medie de-
gli elementi osservati, sono quelli stessi adoperati nei diciotto anni precedenti, e se ne tro-
va la descrizione nella nota pubblicata nel 1898 (1), rammentiamo qui soltanto che le coor-
dinate geografiche dell’ Osservatorio sono :
Latitudine boreale. . . . . . 370. 30.137,21
Longitudine Est da Greenwich. 1". O". 185,9
e che il pozzetto del barometro è elevato 6+,9 m. sul livello medio del mare, e 19 m. sul
suolo: gli altri strumenti meteorici circa altrettanto.
I quadri N. 1 2 e 3 contengono i risultati delle osservazioni dell’ anno meteorico 1910
(dicembre 1909 a novembre 1910); nei primi due si aggiungono anche i valori del dicem-
bre successivo, allo scopo di trovare nello stesso quadro i dati di tutto | anno civile, e si
riportano in fondo anche le medie relative a questo intervallo : come nei precedenti rias-
sunti le temperature e pressioni barometriche non sono ridotte al livello del mare, nè que-
ste ultime al valore normale della gravita.
La media della trasparenza dell'aria stimata in sei gradi, 0 a 5, (Tab. 2), è dedotta
dalle osservazioni delle ore 7 od 8, 9, 15; la 12 osservazione si fa alle ore 7 dall’ aprile
al settembre ed alle ore 8 dall’ ottobre al marzo.
Nel quadro n. + si trovano dei singoli elementi i valori medi dedotti dal diciannovennio
di osservazioni: dicembre 1891 a novembre 1910, valori che consideriamo provvisoria-
mente come normali. Delia temperatura si riportano nella seconda colonna i valori ridotti
col calcolo al livello medio del mare: così ancora la quarta, contiene i valori della pres-
sione atmosferica ridotta al livello del mare e al valore. &; della gravità alla latitudine
di 45°.
Confrontando i valori delle stagioni e dell’anno 1910 con i corrispondenti dell’ anno
1909, abbiamo trovato le differenze che riportiamo nel seguente specchietto :
Come si vede le differenze più notevoli sono: che la temperatura e stata nell’ inverno
1910 sensibilmente più alta di quella del 1905 ; la. pioggia nell'inverno, nell’ autunno e
nell’anno 1910 è stata notevolissimamente più scarsa che nel 1909.
Confrontando poi la media delle stagioni del 1910 con quelle del diciannovennio (come
si vede nel 2° specchietto) risulta l'inverno 19!0 alquanto più caldo del normale e le altre
(1) A. Riccò E G. Saia. Risultati delle osservazioni meteorologiche futte nel quinquennio 1892-6 nell’ Os-
servatorio di Catania Att. dell’ Ac. Gioenia Serie 4, vol. XI. Catania 18098.
Atti Acc. Seri V. Vor. IV. Mem. XII I
9 A. Riccò e L. Taffara (Memoria XII].
stagioni alquanto più fredde ; l’ evaporazione nel 1910 è stata in tutte le stagioni maggiore
della normale, la pioggia sempre è stata sensibilmente minore.
Nella tabella 4, confrontata colla corrispondente del 1909 si vede che ormai le medie
di tutto il periodo di osservazioni variano da un anno coll’aggiunta del successivo di quantità
piccolissime, generalmente uno o pochi decimi, eccetto per la pioggia che è l'elemento più
irregolare, le cui medie continuano a variare anche da 18 a 19 anni.
Ad ogni modo compiuto il ventennio coll’ anno 1911, si potrà ritenere di conoscere i
valori normali dei principali elementi meteorologici dell’Osservatorio astrofisico di Catania.
Avendo avuto occasione per altro studio di raccogliere gli estremi meteorologici os-
servati finora in quest Osservatorio, abbiamo aggiunto il Quadro N. 5, che offre dei dati
interessanti; così si vede che nei 19 anni la temperatura solo una volta in Catania è arri-
vata a 41°, 1 ed in due anni soltanto è scesa sotto zero.
La pressione atmosferica ba variato da 773.9 a 737.6, cioè di 36.3. L'umidità rela-
tiva fu parecchie volte massima (100) ed è scesa fino a 4°/o. La pioggia in 24 ore è giunta
fino a 175 mm; il vento fino a 55 Km. all'ora.
Riguardo alla data degli estremi di temperatura si trova che la massima ha. antici-
pato al 5 luglio nel 1895 ed ha ritardato fino al 7 settembre nel 1894; la minima ha
anticipato al 20 dicembre nel 1892 ed ha ritardato fino al 1 aprile nel 1906;
Si vede poi che la massima pressione ha luogo quasi sempre in inverno e la mi-
nima in primavera.
Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel f. Osservatorio di Catania 3
Confronto del 1910 coll’ anno precedente
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A. Riccò e L. Taffara [Memoria XII.]
Quadro N. I — 1910
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Osservazioni meteorologiche del 1910 falte neiì R. Osservatorio di Catania 5
Quadro N. 2 — 1
Dicembre 1909
Gennaio 1910
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Quadro
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Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di Catania
Quadro N. 4 — Medie 1892-1910
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Quadro N, 5 — Estremi meteorologici dei 19 anni d° osservazione
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Memoria XELI.
FRANCESCO STELLA STARRABBA
Sull’esistenza di bocche eruttive a Sud Est di Mompilieri
formatesi durante | eruzione dell'Etna del 1069.
RSISAZIONE
DELLA (COMMISSIONE DI REVISIONE COMPOSTA DEI SOCI EFFETTIVI
Prorr. A. RICCÒ È P. VINASSA DE REGNY (Relatore)
Il Dott. Stella rileva il fatto che nel 1669 il Mompilieri si squarciava verso Sud dando
luogo ad una colata effimera. Riportate le spiegazioni dei predecessori l’ Autore fa notare
come esse non rispondano alla realtà. Infatti basandosi su relazioni del tempo e su accurate
indagini in posto, risulta che durante l’ eruzione del 1609 si formarono delle vere e proprie
bocche eruttive a SE di Mompilieri.
La breve nota, accompagnata da una nitida cartina ha importanza notevole per la
storia del nostro vulcano e merita di essere accolta negli Atti della nostra Accademia.
Com' è noto, l’eruzione del 1669, la più imponente e famosa fra le eruzioni dell’ Etna,
cominciò con rombi e violenti terremoti premonitorî il giorno 8 marzo sul tramonto ; la
mattina degli 11 marzo si formò una lunghissima fenditura sui fianchi meridionali del vul-
cano, con direzione press’ a poco meridiana, che, cominciando presso il limite inferiore
della regione nemorosa, si spingeva sino alle falde di Monte Frumento. Sul tramonto dello
stesso giorno da una squarciatura ad ovest di M. Nocilla, un conetto distante qualche chi-
lometro a NW da Nicolosi, incominciava la fase esplosiva, con lancio di dense colonne
di vapori e di materiale detritico. Alcune ore dopo, ad oriente d’ un altro cono, ora quasi
scomparso sotto i prodotti della medesima eruzione, incominciava il trabocco lavico, col-
l’aprirsi d'una grandiosa bocca esplosiva ed effusiva nel medesimo tempo, che dava poi
luogo alla formazione del notevole cono dei Monti Rossi, ad occidente dell’ attuale paese
di Nicolosi.
Il torrente lavico dunque incominciò a sgorgare da questa bocca, si diresse verso un
altro grosso cono eruttivo, il Mompilieri, posto forse un chilometro più a Sud e, piegando
Arti Acc. Serie V. Vor. IV. Mem. XIII I
2 Francesco Stella Starrabba [Memoria XIII]
ad occidente di esso, durante la notte fra gli 11 e 12 marzo cominciò ad invadere alcune
regioni popolose ed a coprire alcuni villaggi che sorgevano sparsi a valle del sudetto cono.
Sul tramonto del giorno 12 il torrente lavico cominciò, in seguito ad un parossismo
dell’ attività effusiva, a circondare il Mompilieri, prima lambendone la base settentrionale
ed infine circuendolo dal lato orientale, con un braccio molto meno potente di quello che
scorreva ad occidente del medesimo monte.
Nel breve tempo trascorso durante questo accerchiamento, operato dal fuoco, di quel
vecchio monte tutto verdeggiante per gli alberi e vigneti che lo ricuoprivano...., ,
(come lo definisce il Recupero nella sua “ Storia naturale e generale dell’ Etna ,,), appena
trascorsa qualche ora o forse meno, dall’ apertura d’altre bocche meridionali, in corrispon-
denza d'un aumento straordinario nell’ emissione delle lave, fenomeno rarissimo ma non
unico (1) nella storia dell’ Etna : il vecchio cono si squarciava verso sud dando luogo ad
un'effimera colata lavica.
Ecco come racconta l’ avvenimento il Borelli, (2) dal quale l’ han poi riportato altri
scrittori di cose etnee.
— Et post occasum solis eiusdem diei iam dicti fluminis pars radicem Septentrionalem
tumuli Mompilieri offendit, eumque (quod mirum est) directe perforavit, ac terebravit quo
usque facto amplo foramine in adversa meridionali ejusdem montis facie egrederetur.
Hoc forsan inde potuit evenuisse quia mons, seu cumulus ille non natura factus, sed
ex congestis lapidibus, quos erumpens ignis jam diu illuc propulerat, cavitatem inter
sui ambitum, qui ad ejus radicem est 700 passus, servabat : fuit excursus praedicti igniti
fluminis per viscera montis tanto impetu et rapiditate factus, ut non solum interna im-
pedimenta excuteret superaretque, sed etiam tota moles ejusdem montis diruptis deje-
ctisque internis columnis deprimeretur, efficeretque non paucas scissuras in externa su-
perficie eius, quarum latitudo ut plurimum palmum superabant. Eodem tempore orienta-
lis pars ejusdem montis una cum arboribus oleis et vitibus ibidem consitis, virescenti-
busque infra reliqui montis superficiem depressa est ingenti spatio septem, vel octo pe-
dum ; apparuitque eodem tempore praelonga scissura lateralis a Septentrione versus Me-
ridiem satis profunda, quinque, vel sex pedibus ampla, & hoc accidit ingenti strepitu,
atque concussione. Ex praedicta collis Mompilieri ruina, & praecipitio repletus, & obtu-
ratus fuit subterraneus ille cuniculus, per quem hactenus ignitum flumen excurrebat;
quare impedito cursu denuo transversali motu ignitum profluvium accessit ad Oppidulum
Mompilieri, illudque prorsus concussit, replevitque ,,.
Il Recupero (3) spiega così il fenomeno. “ Questo fenomeno può spiegarsi con sup-
(1) Infatti nell’ eruzione del 1865 il M. Frumento rimase squarciato ed a breve distanza dalle sue falde
orientali ebbe origine l’ eruzione di lava e di materiali detritici che formarono i piccoli conetti, chiamati
Monti Sartorio. La porzione inferiore della frattura del 1809 cominciava a qualche distanza dalle falde del
Monte Rosso.
(2) BoreLLi [oH. ALPH. — Historia et meteorologia incendîi Aetnaei anno 1669 ac responsio ad censuras
Honoratit Fabri contra librum de vi’ percussionis — p. 20-21 — Regio Iulio, 1670 — Altri autori contempo-
ranei, come il Tedeschi (Breve ragguagiio degl’incendi di Mongibello avvenuti in quest'anno 1669 — Napoli
1669) ed altri ancora, accennano superficialmente a tale avvenimento senza diffondersi in maggiori partico-
lari. Inoltre è tradizione che il villaggio di Mompilieri, alle falde meridionali del monte omonimo, fosse colto
all'improvviso da una colata lavica che appena diede tempo agli abitanti di salvare la vita colla fuga.
(3) A. Recupero — Storia naturale e generale dell'Etna — Tomo IL pag. 64 e 77 — Catania, 1815.
K
Sull'esistenza di bocche eruttive a Sud Est di Momipilieri, ecc. n
“ porre qualche grotta verisimilmente formata dal fuoco che sorti da questo vulcano. La
“ materia che vi si introdusse, essendo al sommo candente, fuse tutti quei materiali sciolti
ed in gran parte scorificati, di cui son composti i monticelli vulcanici per niente solidi,
“ ma frolli e sdrucciolanti. Il furioso torrente dunque invisceratosi nel monte nell'atto che
fondea, sforzava pure e cacciava via quei materiali isolati, che si opponevano al suo pas-
saggio, fino a sboccare dalla parte opposta. Fu poi necessaria conseguenza lo abbassarsi
la metà di detto monte, nelle basi interne scompaginata, e consunta da quella intromes-
sa ardente materia. Ma nell’ abbassarsi con grandissima violenza, come ben lo dimostra
il grande strepito uditosi allora, fu pur naturale, che si avesse anche chiusa la fatta
breccia:
Recupero, dunque, dà al fenomeno la medesima spiegazione del Borelli introducendovi
una nuova idea : della fusione operata dal magma dei materiali incontrati nell’ipotetica grotta.
Sartorius v. Waltershausen, (1) descrivendo coi materiali ricavati da varie fonti |’ eru-
zione del 1669 discute anche su questo particolare, quale ci è stato tramandato dal Borelli
e lo spiega: “ Der grosse, vorhin beschriebene Eruptionsspalt erstreckte sich vom M. No-
cilla ab zunéchst zum M. Rosso und darauf bis zu den eben erwahnten Bocchen (quelle
apertesi sul tramonto del giorno 11 a S della bocca principale)... und. gelangte darauf
bis zum M. Piliere, den er in sid-sudostlicher Richtung durchbrach. Durch denselben
konnte die noch frische, vollkommen fliissige Lava auf den obern Ende cindringen und
unten, nachdem die Eingeweide jenes gleichsam durchwdhit waren, wieder zum Vor-
“ schein kommen, ,,.
Riporta dunque il parere espresso molti anni prima da Carlo Gemmellaro (2), salvo
a credere questa cavità come formatasi durante |’ eruzione, mentre il Gemmellaro | am-
metteva preesistente, come la “ Grotta delle Palombe , a Nord dei Monti Rossi.
Mentre da un canto non abbiamo notizia che esistessero simili cavità a Nord del
Mompilieri, come ammette Gemmellaro (i contemporanei, che ci trasmisero la notizia anche
delle minime fenditure apertesi in quel cono, non avrebbero taciuto tanto importante par-
ticolare), dall’ altro canto non meno audace sembra l'ipotesi di Waltershausen: che una
fenditura potesse dar luogo ad una galleria tanto lunga attraverso ad un cono, come dice
il Botelly non natura factus, sed ex congestis lapidibus, quos erumpens ignis jam diu
illuc propulerat,... ,. La “ Grotta delle Palombe ,, se potè mantenersi sgombra, oltre che al-
l'essere in gran parte scavata attraverso a colate di lava massiccia, lo deve alla violenza dei
vapori da essa sprigionatisi che impedirono s’ ostruisse coi materiali frananti dall’ esterno.
Infine è evidente per chi abbia una certa conoscenza della fisica delle lave etnee, l’im-
possibilità da parte di queste ad internarsi per un cuniculo di dimensioni molto anguste,
che tale solo poteva essere quello immaginato da Waltershausen, e percorrerlo in tutta la
sua lunghezza (5-600 metri almeno) in un’ ora al massimo, sbucando ancora con violenza
dall’ altro capo di essa.
E stato osservato in altre eruzioni, anche nell’ ultima del 1910, la lava fluire da una
bocca all’ altra, sempre nell’ interno della squarciatura formante una galleria od una serie
(1) A. v. LASAULX — Der Aetna nach den Manuscripten des verstorb. Dr. W. Sartorius v. Waltershausen
I B, S. 250. Leipzig, 1880.
(2) C. GrmmeLLaro — La vulcanologia dell'Etna — in Atti Acc. Gioenia, 2% S., Tomo XIV, pag. 301.
Catania 1859.
4 Francesco Stella Starrabba
[Memoria _XIII.]
di gallerie, (1) ma è anche noto che la lava, una volta venuta alla luce, col subito espan-
dersi dei vapori fortemente compressi di che era carica, perde una considerevole quantità
di calore e, pur conservando in massa una notevole fluidità, diviene già all’inizio del suo
corso resistente a qualunque forza tenda a deformarla (2), almeno alla superficie. Si pensi
infine al modo in cui si avanza la lava in colata: il fronte a mano a mano che, raf-
freddandosi, perde la caratteristica semipastosità, va crollando, rendendo possibile il suc-
cessivo avanzamento. Una maggior resistenza del fronte porta un rigurgito delle lave che
stanno al suo tergo. Solo in tal modo si avvera l'avanzamento frontale delle lave in co-
lata; un avanzamento di tal genere in un cunicolo, dove i prodotti di consolidazione della
lava, non possono essere spinti in alcun modo innanzi, si comprende come debba essere
impossibile.
E tali prodotti in questo caso dovrebbero formarsi più abbondantemente, essendo mag-
giore l’ irradiazione che non nel percorso all’ aria libera, dove la lava scorre protetta da
una corazza di scorie.
La spiegazione del fenomeno secondo me va data in altro modo. La sera del 12
marzo 1669, alle ore ventiquattro, cioè circa le 18,30, si formarono altre bocche intorno
alle principali (secondo la cronaca del Macrì riportata dal Recupero), alcune delle quali
distanti dal Mompilieri solo di qualche centinaio di metri a N.
Subito si ebbe un aumento nello sbocco delle lave e “...... iam dicti fluminis pars radicem
Septentrionalem tumuli Mompilieri offendit, ...... » (Borelli). A questo punto il Mompilieri
veniva squarciato da varie fenditure al suo vertice, fenditure dirette da N a S, sempre nella
medesima direzione della frattura. Sebbene nella descrizione del Borelli il particolare degli
avvallamenti venga, in ordine di scrittura, dopo la narrazione dell’ erompere del torrente
di lava dai fianchi meridionali del cono, pure il fenomeno si comprende essere avvenuto
prima dello sgorgo dalle parole: “....... fuit excursus praedicti igniti fluminis per viscera
montis tanto impetu, ut non solum interna impedimenta excuteret superaretque, sed etiam
tota moles ejusdem montis diruptis dejectsque internis columnis deprimeretur, efficeretque
non paucas scissuras in externa superficie ejus, quarum latitudo ut plurimum palmum
(cirea cm. 25) superabant. ,. Tali fenditure che secondo Borelli, o chi l’ informò del fat-
to, avvenivano prima dello sgorgo famoso e durante il presunto passaggio della lava per
la supposta cavità del monte, secondo me altro non sono che gli effetti d' una tentata
squarciatura che il magma, non essendo ancora sufficienti le ulteriori bocche (apertesi
meno d'un’ora, forse pochi minuti prima, qualche centinaio di metri discoste ), cercava
di formare sempre nella medesima direzione NS attraverso al Mompilieri. Ma troppe
dovevano essere le resistenze e troppo deboli le energie del magma se la squarciatura
non potè continuarsi in tal senso.
Come s'è detto avanti, raramente avviene nell’ Etna che un antico cono rimanga ta-
gliato da una squarciatura nè mai è avvenuto che un cono squarciato in tal modo sia
ridiventato un centro eruttivo; chè anzi le fenditure; salvo casi eccezionali, come nel 1865,
(1) O. De Fiore — L’ Eruzione dell'Etna del marzo 1910, pag. is — Udine IGII.
(2) P. Vinassa DE REGNY — La colata lavica dell’ eruzione etnea del 23 Marzo 1910 — Boll. Acc. Gioenia
in Catania — ser. 22, fasc. XIII, 1910. — GaeTANO PLATANIA -- L’eruzione etnea del 1910 — in Riv. Geogr.
Italiana, XVII, Fasc. VIII, pag. 4o1 Firenze 1910 — E. Oppone — L’eruzione etnea del Marzo-Aprile 1910 —
Boll. Soc. Sism. Italiana, XIV, fasc. 4-5, pag. $1 — Modena 1910.
schivano i coni incontrati, deviando quanto è necessario. Nell’ eruzione stessa del 1669 la
frattura, nel punto medesimo in cui i fenomeni esplosivi si localizzarono poi col massimo
d’intensità, sfiorava le basi dei coni di Fusara e M. Nocilla (v. la figura a pag. 5) e, giunta
a ridosso del M. Salazara piegava ad angolo retto per circa 500 metri verso E e ripigliando
di nuovo, bruscamente con angolo eguale, la primitiva direzione, proseguiva per 1 km.
circa verso S. Nell’ eruzione del 1910 la squarciatura tagliò la base orientale di M. Ca-
stellazzo e giunta sotto M. Castello ne seguì la base con una curva molto accentuata.
Infatti, l'aumento delle resistenze che incontra la frattura nel suo formarsi, per la
componente verticale dovuta alla gravità del cono da un canto, e dall’ altro per la im-
mancabile presenza di “necks,, e dicchi lavici compatti al disotto dei medesimi, spiega il
perchè delle frequenti deviazioni delle fenditure e squarciature in vicinanza di vecchi coni (1).
Tornando al caso nostro, dunque, la squarciatura aveva tentato continuarsi attraverso
al Mompilieri, conservando la
direzione Nord-Sud, ma senza
alcun resultato, salvo pochi av-
vallamenti e fenditure sulle falde
del vecchio cono.
Qualche tempo fa, occupan-
domi dello studio dell’ eruzione
del 1669, ho visitato attentamen-
te i dintorni del Mompilieri, in
cerca delle tracce del famoso
sgorgo lavico e finalmente credo
di aver trovato la chiave dello
enigma. Ad W del sentiero che
conduce da Nicolosi al Santuario
della “ Madonna della Sciara ,,
in un punto dove si stacca il
viottolo che continua ad Est, se-
guendo per un tratto le falde
meridionali del colle, fra le falde
di questo ed il fianco della co-
lata lavica che lo circondò ad E
la sera del 12 marzo 1669, ho
notato, per una lunghezza d’un
centinaio di metri, un ammasso
Teatro dell’eruz. del 1669 e andamento della frattura. A_SE di Mom-
pilieri si nota in nero il luogo dove trovansi queste bocche e
stinte dalle lave della colata e ad E del medesimo sono la frana. Scala 1: 100000.
di scorie rosse, nettamente di-
che, per la loro posizione, non possono affatto interpretarsi come morene laterali della
(1) A propositodelle squarciature che avvengono nei fianchi dell'Etna aprendo il varco al magma, credo
opportuno esporre alcune considerazioni su certi fenomeni che si ripetono spesso dopo le eruzioni etnee e che
potrebbero portare una certa luce sul modo di formazione di quelle. Nonostante le discussioni avvenute qualche
diecina d’ anni fa sul proposito (v. anche A, Silvestri, Atti Acc, Gioenia, ser. IV vol. VI, 1893) generalmente
si crede che le squarciature avvengano per la semplice pressione idrostatica esercitata dal magma sulle pareti
6 Francesco Stella Starrabba Memoria XIII. |
medesima colata, risultanti dalle scorie che essa avrebbe potuto fluitare dalle bocche
d'origine.
Tali scorie sono del tutto simili a quelle altre della “Grotta delle Palombe,, e di esse
me ne riserbo lo studio petrografico insieme con quello, che ho già intrapreso, dei ma-
teriali dei M. Rossi.
La presenza di tali scorie relativamente fresche e di molte bombe scoriacee, vuote
all’interno, mi fece sorgere |’ idea che quivi dovesse cercarsi la continuazione della fenditura
del 1669, con formazione di piccole, effimere bocche che diedero luogo alla breve colata
lavica di cui parlano i cronisti dell’epoca (1).
rv
Allora mi misi alla ricerca dell’ “...... orientalis pars eiusdem montis una cum arbo-
ribus oleis et vitibus ibidem consitis, viriscentibusque infra reliqui montis superficiem del
pressa...... , Ed anche stavolta le mie ricerche ebbero buon esito.. Poco più a Nord del
luogo dove si trovano le scorie delle quali si è parlato, sulle falde orientali di Mompilieri,
a cominciare da circa metà della sua altezza, si stacca un conoide, simile ad un conoide
di dejezione molto erto (inclinazione di 20-25°%), molto ben visibile d’ inverno, quando i vi-
gneti che, alla distanza di due secoli, ancora vi prosperano, sono spogli del loro fogliame.
Osservandolo con attenzione si mostra come una grande frana avvenuta sul pendio orien-
tale del cono, nel punto dove esso è più ripido (inclinazione 27-28°). Appoggiandosi a
testo di Borelli, la causa di tale frana è da ricercarsi nelle scosse che dovettero accompa-
gnare la continuazione della squarciatura e la formazione delle bocche, ed inoltre nell’ essersi
la base del cono indebolita per la formazione della squarciatura stessa, accompagnata 0
non da fenditure secondarie.
del camino vulcanico. Ma tralasciando ogni considerazione sull’ esistenza e sulla forma d’ un camino eruttivo,
capace di accogliere per un certo tempo nel suo interno tanto magma ricco di energie latenti, sembra che alcuni
fenomeni, frequenti sulla fine delle eruzioni dell'Etna, ci conducano piuttosto a riferirne l'origine ad altre cause.
Com’ è noto le eruzioni dell’ Etna, analogamente ad altri vulcani, cessano con una fumata, ossia collo
sprofondarsi di porzione del cratere centrale e col violento ed abbondante sprigionarsi di vapori che facilmente
sollevano i materiali pulverulenti risultanti dalla decomposizione delle roccie del cratere.
Alcune volte, e ciò s' è anche osservato dopo le due ultime eruzioni del 1892 e 1910, il magma risale dopo
qualche tempo sino alla sommità del cratere, fermandovisi tranquillo, con debole emissione di vapori e di
ceneri. Perchè dunque tale magma, pur raggiungendo la massima altezza possibile, non è più capace colla sua
pressione idrostatica sulle pareti del vulcano di determinare una squarciatura? Mentre poi lo sarà dopo un
certo altro periodo di tempo, quando manterrà forse un livello inferiore ? Sembrerebbe invece più naturale
ricercarne la causa nella maggiore o minore forza esplosiva dei gas e vapori contenuti in esso. In altri ter-
mini il meccanismo d’un’eruzione etnea potrebbe spiegarsi in questo modo: il magma sovracarico di gas
e d’ energie latenti, trovando ostruito ogni passaggio comunicante col cratere centrale, forza i fianchi del vul-
cano, determinando la squarciatura. Finita l’ eruzione ed abbassatosi il livello del magma nell'interno del vul-
cano, viene a mancare un appoggio ai materiali che ne costituiscono il fondo del cratere, determinando uno
sprofondamento. Liberatosi il magma quasi totalmente di gas, può succedere che si spinga sino alla cima dei
vulcano nella massima calma; quivi può stagnare e raffreddarsi superficialmente senza determinare un trabocco.
Ostruitosi in tal modo il cratere, il magma bisogna che si arricchisca nuovamente di gas ad alta tensione,
prima che si avveri un’altra eruzione. Accettando ciò si possono spiegare tutti i fenomeni eruttivi, senza
escludere l’azione della pressione idrostatica del magma.
(1) Essendo le scorie fresche, non possono attribuirsi ad altra eruzione avvenuta « in situ » anterior-
mente al 1669, poichè nella storia delle eruzioni etnee, del resto abbastanza ben conosciuta, non si ho no-
tizia d’ alcuna eruzione avvenuta in quei pressi. Ed il fenomeno non avrebbe potuto trascorrere inosservato,
essendo stato quello uno dei luoghi più popolati dell’ Etna.
Sull' esistenza di bocche eruttive a Sud Est di Momipilteri, ecc. ri
Concludendo adunque : è esatta la notizia d’ uno sgorgo di lava avvenuto il 12 mar-
zo 1669 dalla base Sud-orientale di Mompilieri, con conseguente frana ai fianchi del mon-
te; è irrazionale volere spiegare tale sgorgo coll’ ammettere | intromissione delle lave della
colata proveniente dalle bocche dei M. Rossi in ipotetiche cavità, preesistenti nell'interno
di detto cono o formatisi per fenditura. Invece è evidente essersi continuata la frattura
lungo le falde orientali e sud-orientali di Mompilieri; in seguito ad essa si è avuto lo sgorgo
lavico ed il franamento sul lato E del cono.
Se poi tali bocche abbiano posto subito fine alla loro attività, come sembra probabile
dalle testimonianze di Borelli, oppure dopo breve sosta abbiano ripreso una funzione effusiva,
come quelle comprese fra Mompilieri ed i Monti Rossi non sono al caso di poterlo per ora
discutere.
Dall’ Istituto di Geografia Fisica della R. Università di Napoli
Memoria XIV.
Istituto Zoologico della R. Università di Catania
% diretto dal Prof. A. RUSSO
I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania
Memoria di FRANCESCO MAGRÌ
RELAZIONE
DELLA COMMISSIONE DI REVISIONE COMPOSTA DEI SOCI EFFETTIVI
Prorr. L. BUSCALIONI re A. RUSSO (Relatore)
La Memoria sottoposta al nostro esame è un pregevole contributo alla conoscenza
della Fauna carcinologica nel compartimento marittimo di Catania. Per le determina-
zioni delle specie accuratamente fatte, per le notizie raccolte intorno a ciascuna di esse
il lavoro riuscirà sicuramente utile a quelli che vorranno intraprendere ricerche. di diversa
natura sui Crostacei del mare di Catania e perciò la Commissione ritiene detto lavoro sia
degno di essere pubblicato negli Atti accademici.
PRERSZION:E
Considerando di quanta importanza sia lo studio faunistico per la distribuzione ee0-
grafica delle forme viventi e che su tale riguardo il mare di Catania è stato quasi del tutto
trascurato, mi son proposto illustrare il gruppo dei Crostacei decapodi, non presi prima da altri
in considerazione.
A questo studio mi ha guidato il prof. A. Russo, che con i suoi consigli mi ha ap-
pianato la via in un lavoro tanto delicato e difficile.
In questo lavoro, oltre alla classificazione delle diverse forme di Crostacei decapodi,
vi si trova un accenno dell’ epoca in cui essi sogliono essere catturati, della loro frequenza,
delle località, degli ordegni adoperati e del valore alimentare.
Di ciascuna specie è anche indicato il nome volgare, usato dalla maggior parte dei
pescatori e dei pescivendoli di Catania, da cui ho attinto anche alcune notizie che si rife-
riscono a molte di esse.
A ciascuna specie, quando il bisogno l'ha richiesto, ho fatto seguire delle osservazioni,
desunte dall’ esame degli esemplari della mia collezione.
Le specie raccolte in circa 4 anni di ricerca sono in tutto 95 tra Crostacei Macruri e
Arti Acc. Skrit V. Vor. IV. Mem. XIV. I
2 Francesco Magrì
[Memoria XIV.|
Brachiuri. Non è dubbio che altre se ne possano trovare, disponendo di mezzi di pesca
più adatti.
Diciotto di esse però sono riferibili alla fauna abissale.
Stante i mezzi bibliografici scarsi, di cui si dispone a Catania, 13 specie non ho potuto
bene diagnosticarle, e quindi ho creduto giusto non citarle. Mi propongo però farne un
lavoro speciale.
Le specie diagnosticate ed enumerate sono perciò in tutto 82, di cui 39 appartenenti
ai Brachiuri e 43 ai Macruri.
Per la classificazione mi sono riferito a quella del Carus, dell’ Edwards e di altri
autori più recenti.
Tutti gli esemplari delle specie enumerate in questo lavoro sono depositati nel Museo
Zoologico della R. Università di Catania.
Abbreviazioni i Spiegazione
Epoetà. 0, Ae RE 4
Loc. LOCALITÀ
Ab. ABITAT
Ord. ORDEGNI
Qua. QUANTITÀ
Val. al. VALORE ALIMENTARE
Oss. (OSSERVAZIONI È
Fam. FAMIGLIA
n. V. NOME VOLGARE
Sub fam.
SOTTO FAMIGLIA
I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania
‘ CRUSTACEA DECAPODA
BRACHIURA
NO TOPODA
Fam. PORCELLANIDAE — DANA.
I. — Porcellana platycheles — Lam.
SinoNniMia— Cancer platvcheles—Penn.
n. v. aranciu purcillana — aranciu d’erva.
Ep. Si ha solo d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri.
Ord. Si pesca col /ar/arone.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. DROMIDAE — DANA.
9)
2. — Dromia vulgaris — M. Fdw.
SinoxiMia — Dromia fumphit — Bose. — Dromia communis — Luc.
n. v. aranciu cappottu — aranciu durmenti.
Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda d' inverno.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento Marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 2 metri circa.
Ord. Si pesca col ressagzzo, colle masse e coi coppi.
Qua. È abbondante.
Val al. E buono a mangiarsi.
Oss. Il Carus sostiene che questa specie sia di color bruno, i miei esemplari però sono
di color bruno rossastro.
Le pinze del I° paio di pereiopodi sono prive di peli nella estremità anteriore, ma a
colore del carminio e con l apice bianco.
Il I° e II° paio di pereiopodi sono unguiculati, mentre il IV" e V° paio termina in
una pinza piccolissima.
Il Carus asserisce pure che munito di pinza piccolissima sia solamente il V® paio di
pereiopodi, mentre nei miei esemplari tale spina, l ho riscontrata anche nel IV° paio di
pereiopodi.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
4 Francesco Magrì [Memoria XIV].
Fam. DROMIDAE — DANA.
3. — Homola spinifrons — Leach.
SIinoNnIiMIA — Cancer barbatus — Abst. — Dorippe spinifrons — Lam.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha da Settembre a Marzo.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 200 metri circa.
Or. Si pesca colle z.asse. »
Qua. È abbondante.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. I margini laterali del carapazio hanno numerose spine piccolissime, eccetto le prime
due anteriori, che sono robuste da non confondersi con quelle della regione gastrica.
Gli occhi sono fortemente peduncolati e mobili. Non è segnato nel Carus che questo
crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania.
Fam. DROMIDAE — DANA. i
4. - Homola Cuvieri — Prov.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha in ogni tempo, in maggior quantità d'inverno.
Loc. Si trova solamente nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri.
Ord. Si pesca con le /erze e col /artarone.
Qua. E scarsissimo.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. Il museo Zoologico della R. Università di Catania possiede due esemplari imbal-
samati, e di questi mi son anche servito per la classificazione. i
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania. N
Fam. DORIPPIDAE — DANA.
5. — Dorippe lanata — Bosc.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha di primavera.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e in quella di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri circa.
Ord. Si pesca col /artarone. ‘
Qua. E scarsissimo.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit-
timo di Catania.
È)
I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Uatanta
OXxXISTOMATA
Fam. LEUCOSIDAE — DANA.
6. — Ilia nucleus -- Leach.
Sinonimia — Zia laevigata -—- Risso. — Iia parvicaudata — Costa.
n. v. aranciu nucidda.
Ep. Si ha solo d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita nella sabbia alla profondità di 2-10 metri.
Ord. Si pesca col /ar/arone.
Qua. È scarso. og
Val. al. Non si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit-
timo di Catania.
Fam. LEUCOSIDAE — DANA.
7. — Ilia rugulosa — Risso.
n. v. aranciu nucidda.
Ep. Si ha di primavera.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 5-100 metri.
Ord. Si pesca coll’ argazzello, colla r/2zola, colle nasse.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit-
timo di Catania.
Fam. CALAPPIDAE — DANA.
8. — Calappa granulata — Fabr.
SINoNIMIA -— Cancer granulatus — Luc.
n. v. aranciu castagna.
Ep. Si ha in ogni tempo.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita in mezzo al fango alla profondità di 10-100 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse e col tartarone.
Qua. È abbondante.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. Questo crostaceo per il colore e per la forma del carapazio somiglia al frutto di
una pianta comunissima in Sicilia: la Punica granatum.
6 Francesco Magrì [Memoria XIV.|
V ii = a e Sile ©
x
Fam. INACHIDAE — MIERS.
Sup Fam. SEPTOPODINAE — MIERS.
O. — Stenorhyncus phalangium — M. Edw.
SinoniMmia — Cancer phalangium —- Penn. — Macropodia phalangium — Leach —
Stenorhvncus inerimis — Heller.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 200-300 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse e col /artarone.
Qua. È scarso.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Il dottor S. Lo Bianco nelle sue osservazioni riferisce di aver pescato una Me-
galopa di Stenorhyncus phalangium alla profondità di 1500 metri. Da noi la specie adulta
si cattura in discreta quantità alla profondità di 300 metri circa.
Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania e sono stati cat-
turati colle 7a4sse.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
difGatanta:
Fam. INACHIDAE — MIERS.
Sub Fam. INACHINAE — MIERS,
10. — Inacus scorpio — Fabr.
Sinoximia — Macropus Scorpio -- Fabr. — Cancer dorsettensis — Penn. — /Inmacus
dorsettensis — Leach. — Inacus mauritanus — Luc.— Inacus commu-
. o = »
nissimus — Rizza.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha da Settembre a Marzo.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita in mezzo al fango alla profondità di 100-200 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse.
Qua. È scarso.
Val. al. Si mangia.
Oss. Carapazio cuoriforme, rostro bifido. Il tegumento è ricoperto da un sottile to-
mento. L'animale è di color rosso bruno. Il Rizza, nelle sue osservazioni, crede si tratti
di una specie nuova. Esaminati attentamente però i miei esemplari mi sono accorto che
l’Inacus communissimus del Rizza altro non sia che l' Inacus scorpio del Fabr.
I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Caldana
Fam. INACHIDAE — MIERS.
Sup Fam. INACHINAE — MIERS.
ll. — Inacus leptochirus — Leach.
Siwvonimia — /racus leptorvncus M. Edw. Inacus affinis — Rizza.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse e col farzarone.
Qua. È scarso.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Il Rizza errò nel credere questo crostaceo specie nuova.
Fam. INACHIDAE — MIERS.
Sur Fam INACHINAE — MIERS.
12. — Inacus toracicus -- Roux.
Sinoximia — /mnacus Cocco — Rizza.
n. v. tarantula di mari.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa.
Ord. Si pesca colle masse e col /arzarone.
Qua. E scarso.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Il Rizza cadde pure nell’ errore di credere nuova questa specie.
Fam. INACHIDAE — MIERS.
Sus Fam. ACANTHONYCHINAE — MIERS,
13. — Acanthonyx lunulatus -— Latr.
SINONIMIA — Maza (postea Libinia tunata—ftisso), Acanthonva viridis — Costa.
n. v. aranciu d’erva.
Ep. Si ha d’ inverno.
Loc. Si trova nella baia di Catania e di Ognina.
Ab. Abita alla profondità di 2-10 metri.
Ord. Si pesca colle /erzze e col tartarone.
=
8 Francesco Magrì [MemoRrIA XIV].
Qua. È scarso.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Carapazio poco convesso, privo dei due fasci di peli. Il margine laterale ad angolo
è armato di un dente robusto e sulla stessa linea altri due denti più piccoli.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. MAJIDAE — MIERS.
Sup Fam. MAJINAE — MIERS.
14. — Herbestia condyliata — M. Edw.
Smonima — Mithrax Herbstit — Risso — Mithrax scaber — Costa.
n. v. aranciu panarizzu © tarantula di mari {.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova in tutte le. parti del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse.
Qua. È relativamente scarso.
Val. al. Si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. MAJIDAE — MIERS.
Sus Fam. MATINAE — MIERS. 3
15. — Maia squinado — Latr.
Simonimia — Cancer squinado — Abst — Imacus cornutus — Fabr. —
Maia crispata — Risso.
n. v. aranciu panarizzu.
Ep. Si ha in ogni tempo.
Loc. Si trova in qualunque parte del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 2-10 metri.
Ord. Si pesca colle Zenze e col /artarone.
Qua. È abbondante.
Val. al. Si mangia.
Oss. Carapazio ovato convesso, rostro bifido, occhi muniti di lunghi peduncoli.
Il primo paio di pereiopodi ha chele piccole, mentre i rimanenti pereiopodi lunghi, ro-
busti e pelosi ne sono sprovvisti.
L’ addome è diviso in sette segmenti.
Il tegumento è ricoperto di peli rigidi.
L'animale è di color verdastro chiaro.
Vi sono poi delle differenze tra | individuo adulto e quello giovane.
[ Crostacei Decapodi del UVompartimento marittimo di Vatania o)
L’adulto è molto più grosso, con pereiopodi robusti, muniti di peli corti e duri, che
mancano su la mano del primo paio.
I peli sono corti e duri sul carapazio, disposti a rosetta attorniante i numerosi tuber-
coli, rigidi pungenti e uniformemente distribuiti sui pereiopodi.
Quelli dei piedi si possono paragonare alle spine che porta il frutto di una pianta
comunissima in Sicilia : | Opuntia ficus indica.
Il giovine è molto più piccolo con peli finissimi uniformemente distribuiti sulla superfì-
cie del corpo, mancanti però sul primo paio di pereiopodi.
Il Carus sostiene che solamente nel c' il terzo somite dell'addome sia più piccolo degli
altri, ma nei miei esemplari questo carattere |’ ho riscontrato anche nella 9, e che i tuber-
coli del carapazio non sono acuti ma rotondi, e le spine del margine laterale sei e non
cinque. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. MAIJDAE — MIERS.
Sup Fam. MAIJNAE — MIERS.
160. —. Maia verrucosa — M. Edw.
n. v. aranciu panarizzu.
Ep. Si ha in ogni tempo, in maggior quantità d' inverno.
Loc. Si trova in tutte le parti del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 2-5 metri.
Ord. Si pesca colle /erze e col fartarone.
Qua. È scarso.
Val. al. Si mangia.
Oss. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. MAIDAE — MIERS.
Sus Fam. MAIJNAE — MIERS.
17. — Pisa nodipes — Leach.
SinoniMia — /nacus musivus:-— Otto — Pisa examata — Roux — A. Risso sec. Al. Brant.
n. v. aranciu panarizzu di funnali.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri.
Ord. Si pesca colle 7asse.
Qua. | scarso.
Ari Acc. Serie V. Vor. IV. Mem. XIV.
10 Francesco Magrì {Memoria XIV.]
Val. al. Non si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. MAJIDAE — MIERS.
Sup Fam. MAJINAE — MIERS.
18. — Pisa tetraodon? — Leach.
SINONIMIA — Cancer praedo — Abst — Clastus telraodon — Leagh — Inacus hirti-
cornis — Risso — Pisa hiritcornis —Narg.\iWloza.
n. v. aranciu panarizzu di funnali — aranciu d’ erba.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 100-150 metti.
Ord. Si pesca colle masse.
Qua. E scarsissimo.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Dall'esame degli esemplari della mia collezione ho potuto rilevare che nel d il
rostro è più sviluppato di quello della 9, che i primi pereiopodi sono molto più sviluppati
nel o e che la mano è larga e colle dita incurvate in modo da formare un’ apertura a
mo’ d’anello nel 0°, mentre nella 9 i primi pereiopodi sono meno sviluppati, la mano è
piccola e appiattita e le dita dritte non lasciano apertura di sorta.
Gli esemplari mi sono pervenuti dalla baia di Augusta.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. MAJIDAE — MIERS.
Sup Fam. MAJINAE — MIERS.
19. — Pisa corallina — M. Edw.
Sinonimia — Maza corallina — Risso — Inacus corallinus — Risso.
n. v. aranciu paparino — aranciu panarizzu di funnali — aranciu d’ erba.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri.
Ord. Si pesca colle masse.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Non si mangia.
Oss. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Aci Trezza.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
I Crostaceî Decapodi del Compartimento marittimo di Catania ll
Fam. MAJIDAE — MIERS.
Sup Fam. MAJINAE — MIERS.
20. — Eurinome aspera — Leach.
SINONIMIA — Eurimome scutellata.
n. v. aranciu d’erba — aranciu panarizzu di funnali.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri.
Ord. Si pesca colle z7asse e col fartarone.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Si mangia.
Oss. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Aci Trezza.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. MAJIDAE — MIERS.
Su Fam. MAJINAE — MIERS.
21. — Lissa chiragra — Leach.
SInonINIA — Canger chiragra -- Abst.
n. v. aranciu d’erba — aranciu panarizzu di funnali.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri.
Ord. Si pesca colle zasse e col /arzarone.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Si mangia.
Oss. Il Carus sostiene che le spine del rostro siano acute, nei miei esemplari invece
sono a forma di scalpello concavo.
Gli esemplari in collezione .sono stati catturati colle nasse nella baia di Aci Trezza.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. PARTHENOPIDAE — MIERS.
Sup Fam. PARTHENOPINAE — MIERS.
22.—Lambrus mediterraneus —- Roux
Sinonimia — £urznome aldrovandi — Risso — Parthenope mediterranea — Costa.
n. v. aranciu salifiziu.
Ep. Si ha di ogni tempo, più frequente d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Je Francesco Magrì
Memoria XIV].
Ab. Abita in mezzo al fango alla profondità di 150 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse e col /artarone.
Qua. È scarso.
Val al. Si mangia.
Oss. Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Aci Trezza.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. PARTHENOPIDAE — MIERS.
Sus Fam. PARTHENOPINAE — MIERS,.
23. — Lambrus serratus — M. Edw.
n. v. aranciu salifiziu.
Ep. Si ha d' estate.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Ab. Abita alla profondità di 150 metri circa.
Ord. Si pesca colle zasse e col fartarone.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. ERIPHIDAE — DANA.
24. — Pilumnus hirtellus — Leach.
n. v. aranciu pilusu — aranciu di luna.
Ep. Si ha d' inverno.
Loc. Si trova nella baia di Augusta e di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 35-10 metri.
Ord. Si pesca con varî ordegni.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. Si mangia.
Oss. Addome diviso in sette segmenti, colla differenza che nel g' il più grande è il
secondo, mentre nella 9 il più grande è il primo segmento.
I lobi frontali sono muniti di otto denti.
Il primo paio di pereiopodi molto più robusti dei precedenti. Le dita della pinza sono
di color nero, mentre il resto dell'animale è di color rosso bruno.
Il Carus asserisce che nel genere Pilumnus il carapazio sia abbastanza piano, ma nei
miei esemplari di Pilumnus hirtellus il carapazio è abbastanza convesso.
Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Augusta.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
I Urostacei Decapodî del Compartimento marittimo di Catania le
Fam. ERIPHIDAE DANA.
25. — Eriphia spinifrons — Sav.
n. v. aranciu pilusu.
Ep. Si ha in ogni tempo.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita in mezzo alle pietre tra gli scogli.
Ord. Non vi sono ordegni.
Qua. Abbonda nella baia di Catania, relativamente scarso nelle altre località.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. I numerosi esemplari in collezione sono stati catturati nella baia di Catania.
FAM: PORTUNIDAE — ‘CLS,
SURE EANE PORIBUNINAE TED ANAMEGI:S.
26. — Lupa hastata -- M. Edw.
SinoniMia — Portunus Duforit — Latr. — Neptunus hastatus — A. M. Edw.
n. v. aranciu fidduni mpiriali.
Ep. Si ha da Ottobre a Marzo.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita in mezzo alla sabbia alla profondità di 5-10 metri circa.
Ord. Si pesca coll angazello e col tartarone.
Qua. Abbonda nella baia di Catania, scarso nelle altre località.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. L'ultimo segmento del V° paio di pereiopodi ha costantemente una macchia sfe-
rica color sangue coagulato.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. PORTUNIDAE — Cls.
Sus Fam. PORTUNINAE — DANA
27. — Portunus depurator — Leach.
Sinoximia — Cancer depurator — L. — Portunus plicatus — Risso — Portunus
vernalis — Risso.
n. v. aranciu fidduni.
Ep. Si ha in tutte le stagioni.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
ce
14 Francesco Magrì [MEMORIA XIV.]
Ab. Abita alla profondità di 200 metri d’ inverno, alla profondità di 5-10 metri d'estate.
Ord. Si pesca colle masse e col fartarone.
Qua. E scarso.
Val. al. E buono a mangiarsi. ;
Oss. Carapazio con ispessimenti trasversali, costituiti da minutissimi granuli messi in
fila, e con il margine terminato da un sottile ispessimento costituito pure da minutissimi
granuli da me osservati colla lente d’ ingrandimento.
La mano del primo paio di pereiopodi presenta costantemente quattro carene e non
cinque, corne asserisce il Carus, e la cresta della prima carena è munita di spine piccolis-
sime, mentre la cresta della quarta carena, termina in una spina robusta; altre spine ho
riscontrato di raro nelle creste delle carene anteriori della mano.
L'articolo III° e IV° del secondo paio di pereiopodi presenta dalla parte anteriore un
solco , mentre l’ultimo articolo del V° paio di pereiopodi termina ai margini in una fine
lanuggine. ì
L’addome nel g è diviso in cinque somiti, il terzo dei quali supera in lunghezza la
somma degli altri quattro.
Nella 9 l'addome è diviso in sette somiti il più lungo dei quali è il sesto.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. PORTUNIDAE — Cis.
Sus Fam PORTUNINAE — DANA,
28.— Portunus pusillus — Leach.
n. v. aranciu fidduni.
Ep. Si ha in tutte le stagioni.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri d'inverno, alla profondità di 5-10 metri
d’ estate.
Ord. Si pesca colle masse e col fartarone.
Qua. È buono a mangiarsi. -
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. PORTUNIDAE — Cis.
Sus Fam PORTUNINAE— DANA
20, — Portunus arcuatus — Leach.
Sixvoximia — Portunus Rondeletti — Risso — Portunus emarginatus — Leach.
a
n. v. aranciu fidduni.
Ep. Si ha in tutte le stagioni.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 16)
Ab. Abita nella sabbia alla profondità di 5-10 metri.
Ord. Si pesca col /arzarone.
Qua. E abbondantissimo.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. PORTUNIDAE — Cis.
Sus Fam, PORTUNINAE— DANA
30. — Portuus Doderlenii? —- Cocco.
n. v. aranciu fidduni.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Catania.
Ab. Abita nella sabbia alla profondità di 5-10 metri.
Ord. Si pesca col farzarone.
Qua. Si ha in discreta quantità.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. Questa specie non è segnata nel Carus. A. Cocco per il primo la riscontrò nel
mare di Messina.
Fam. PORTUNIDAE — Cis.
Sub Fam 6PORTUNINAE-- DANA.
31. — Portunus corrugatus — Leach.
n. v. aranciu fidduni — aranciu di cozzuli.
Ep. Si ha in ogni tempo, in maggior quantità d’ inverno.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania, abbonda ad
Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri.
Ord. Si pesca col Zartarone.
Qua. E abbondante.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus cbe questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. PORTUNIDAE — Cis.
Sus Fam. PORTUNINAE — DANA,
32. Goniosoma viride — G. O. Costa.
n. v. aranciu ferru — aranciu di luna.
Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda d’ inverno.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
16 Francesco Magrì
[MemorIa XIV].
Ab. Abita in vicinanza della riva alla profondità di 5-10 metri.
Ord. Si pesca col /artarone.
Qua. Abbonda nella baia di Catania, scarso nelle altre località.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. PORTUNIDAE — Cis.
Sus Fam. PLATYONICHINAE — DANA.
33. — Carcinus maenas — Leach.
n. v. aranciu salinu.
Ep. E abbondante d'inverno, scarsissimo nelle altre stagioni.
Loc. Si trova nella baia di Catania e di Augusta ed in altre località.
Ab. Abita alla profondità di 50-100 metri.
Ord. Si pesca coll’ arcano.
Qua. Si ha in discreta quantita.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. GONOPLACIDAE — M. Edw.
34. — Gonoplax rhomboides — Desm.
Sivonimia — Ocypoda rhomboides — Bose. — Ocvpoda longimana — Latr. — Gonoplax
longimana — Lam.
n. v. aranciu di rina — aranciu cumpassu.
Ep. Si ha d'inverno.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa.
Ord. Si pesca colle masse.
Qua. Si ha in discreta quantità.
Val. al. Si mangia.
Oss. Nel cgil metacarpo del primo paio di pereiopodi è quasi il doppio della lunghezza
delle dita, nella 9 il metacarpo e le dita sono quasi uguali.
Il dito esterno nel g7, presenta costantemente una macchia nera.
Nella 9 i primi pereiopodi sono disuguali, il sinistro più lungo del destro, le mani
un poco appiattite e le dita della lunghezza del imetacarpo.
L' addome nella 9 è largo e i primi due somiti più larghi degli altri.
Nella mia collezione si trovano due esemplari, un g e una $, molto affini al G. rhom-
boides, i quali se ne distinguono per il fatto che il 7 ha i primi pereiopodi poco più lunghi
di quelli della 9, il sinistro un poco più lungo del destro, e con la mano più stretta della
destra, e che ne la 9 il primo pereiopodo sinistro è più piccolo del destro.
I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania I,
Occorrerebbe quindi esaminare se si tratti di specie diversa o nuova. Gli esemplari
in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Aci Trezza. |
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. GONOPLACIDAE — M. Edw.
.
35. — Brachinotus sexdentatus — Als. Af.
Sinonimia — Gorroplax sexdentatus — Risso — Heterograpsus sexdentatus — Luc. —
Heterograpsus Lucasi — M. Edw — Cliistotoma Gemmiellarit — Rizza.
n. v. aranciv di luna.
Ep. Si ha di primavera.
Loc. Si trova nella baia di Catania e di Augusta.
Ab. Abita alla profondità di 1-5 metri.
Ord. Si pesca col fartarone.
Qua. Si ha in discreta quantità.
Val. al. Si mangia.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. GRAPSIDAE — DANA.
Sup Fam. GRAPSINAE — DANA.
36. — Pachygrapsus marmoratus — Stimps.
SinoniMia — Grapsus varius — Latr. — Leptograpsus marmoratus — M. Edw.
n. v. aranciu cacazzaru.
Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda d'estate.
Loc. Si trova nella baia di Catania.
Ab. Abita fra gli scogli.
Ord. Si prende col farfarone.
Qua. E abbondantissimo nella baia di Catania, relativamente scarso nelle altre località.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. Targioni Tozzetti lo riscontrò nella baia di Catania.
Fam. GRAPSIDAE — DANA.
Sus Fam. GRAPSINAE — DANA,
37. Pachygrapssus maurus — Thell.
Sinonimia — Grapsus maurus — Luc. — Leptograpsus maurus — M. Edw.
n. v. aranciu cacazzaru.
Ep. Si ha da Dicembre ad Aprile.
Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza.
Atti Acc. Serie V. VoL. IV. Mem. XIV. 3
[Memoria XIV.]
18 Francesco Magrì
Ab. Abita alla profondità di 1-5 metri.
Ord. Si pesca col tartarone.
Qua. E scarso.
Val. al. È buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. GRAPSIDAE — DANA,
Sup Fam. PLATYONYCHINAE — DANA,
38. — Platyonychus latipes — Penn.
n. v. aranciu cacazzaru.
Ep. Si ha in ogni tempo.
Loc. Si trova nella baia di Catania.
Ab. Abita in mezzo alla sabbia alla profondità di 2-10 metri.
Ord. Si pesca coll’uzgazzello e colle nasserelle.
Qua. E abbondantissimo.
Val. al. E buono a mangiarsi.
Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma-
rittimo di Catania.
Fam. GRAPSIDAE — DANA.
Sus Fam. PLATYONYCHINAE — DANA.
39. — Platyonychus nasutus — Latr.
n. v. aranciu cacazzaru.
Ep. Si ha di primavera.
Loc. Si trova nella baia di Augusta.
Ab. Abita in mezzo alla sabbia alla profondità di 2-10 metri.
Ord. Si pesca coll’ angarnello e colle nasserelle.
Qua. È scarsissimo.
Val. al. E buono a mangiarsi
Oss. Due soli individui furono catturati due anni addietro nella baia di Catania.
Non e stato possibile averne altri.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
I Crostacet Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 19
CRUSTACEA DECAPODA
MACRURA
NATANTIA
Fam. SARGESTIDAE — LATR.
Sus Fam. PENAEINAE — CLS.
I. — Penaeus caramote — Desm.
Sinonimia — A/pheus caramiote — Desm. — Penaens sulcatus -— Oliveri — Penaeus
trisulcatis Leach.
n. v. ammiru mpiriali.
Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda da Agosto a Novembre.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania.
Ab. Abita alla profondità di 50-200 metri circa.
Ord. Si pesca coi dolestrici, col fartarone, col bardissone, col palamitone e colle
nasse.
Qua. Abbonda nella baia di Catania, relativamente scarso nelle altre località.
Val. al. E buonissimo a mangiarsi.
Oss. Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Catania.
Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
Fam. SARGESTIDAE — LATR.
Sus Fam. PENAEINAE — DANA — CLS. — ORTM.
2. — Penaeus membranaceus — Risso.
Sivonimia — /’emaens longirostris — Luc. — Solenocera membranacea — Sr. B. — Pe-
naens Bocagert — Johns.
n. v. ammiru biancu.
Ep. Si ha da Novembre a Maggio.
Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento Marittimo di Catania.
Ab. Abita nel fango alla profondità di 100-300 metri.
Ord. Si pesca col fartarone e colle masse.
Qua. E abbondante.
Val al. E buonissimo a mangiarsi.
Oss. Nel mercato ci si mostra copioso in ceste, insieme con altri Crostacei cioè : col
Pandalus pristis e col Pandalus narval, abbondantissimi nel nostro mare.
20 Francesco Magrì
[Memoria XIV.]
La sua frequenza, in rapporto alla profondità in cui fu rinvenuto questo Crostaceo,
induce a credere che la distribuzione batimetrica di esso varia di 508 metri a 300.
[ caratteri di questa specie hanno dato luogo a discussioni, riportate nel lavoro del
Senna. Secondo alcuni , il rostro sarebbe lungo tanto da sorpassare di molto gli occhi e
da raggiungere a superare lo scafocerite, ed i maschi, a parità di dimensioni colle 9, |’ a-
vrebbero notevolmente più corto. Questi dati sono confermati dalle mie osservazioni, però
nei numerosi esemplari di 9 il rostro raggiunge lo scafocerite senza superarlo mai, nei
O il rostro è di poco più corto, e il numero dei denti, che il Carus crede da 5-6 e il
Senna da 8-9, nei miei esemplari è da 7-8.
Il JD è costantemente più piccolo della 9.
li esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Catania.
ZA
on è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo
di Catania.
FAM. SARGESTIDAE.—... 22.
Sicyonia sculpta . Se 23:
Palaemon serratus . 0.0... 23°
Palaemon siphias . . . i a 23%
Palaemon Treillanus . . . . . 2
Pontonia custos .
Ippolyte cranchii 25.
Pandalus narwal DIS.
Pandalus pristis . . . . 26.
Pandalus heterocarpus. 26
Virbius viridis 257
Alpheus ruber 27.
Alpheus platyrhyncus . 28.
Alpheus ensiferus 28.
Pasiphaea sivado. . 29.
Pasiphaea principis. . . . . . 30.
Crangon trispinosus. . . . .. 30.
Crangon cataphactus . . . . . 30.
NicafetuliSte eee ee ORI.
Lismata seticaudata. . . in 301
Gnatophillum elegans. . . . . 32.
Policheles typhlops. . . ... 32.
Homarus vulgaris . . n 93.
Nephrops norvegicus . . . . . 34.
Scyllarus4latis Arie e 1:
ATI GG1I SIL: US
Palinurus vulgaris . . ne 35"
Acanthephira pulcra . . . . . 36.
Galathea strigosa . . . . . . 37.
Galathea squamifera . . . . |. 37.
Munida bamffica. . . . .‘. . 37.
Callianassa subterranea . . . . 38.
Gebiaglitoralis Ri 39:
RAP URIS Esta tUs i e e 0)
Pagurus callidus. . . . . . . 39
Diogenes pugilator . . . . . . 40.
Albunea symnista . . . . . . 40.
Palaemon biunguiculatus. . . . 40.
XIV.]
RA
Nome vernacolo
ammiru mpiriali.
ammiru biancu.
ammiru biancu.
ammiru cani.
ammiru cani—u patri di l’ammiri—ammiru turcu.
ammiru irbara—ammiru pulici di mari.
ammiru cani di terra.
ammiru di fora.
ammiru di fora.
4. ammiru fissa — ammiru di petri,
lempitu di portu.
lempitu di fangu — lempitu ca no crisci.
ammiru cani — ammiru russu.
ammiru di fangu — ammiru di petri.
. ammiru di fangu — ammiru di furteri.
. ammareddu.
lempitu ca no crisci.
lempitu ca no crisci.
ammiru cani.
ammiru cicala.
ammiru cicala mpiriali.
ammiru di ramigna.
ammiru di ramigna.
ammiru d’erva,
ammiru purteri.
ammiru pulicidduzzu.
zucculiddu.
lempitu di fora.
lempitu di fangu.
zocculu—cicala di mari — zocculu di petri—pilusu.
zucculiddu — cicala di mari.
laustra.
ammiru turcu di fora,
zocculu salifiziu.
zocculu salifiziu.
zocculu salifiziu.
cicala di mari — stria di mari.
lempitu di portu.
rancutu.
rancutu.
rancutu.
castagnitu mpiriali.
ammiru cani.
I Crostacei Decapod: del Compartimento marittimo di Catania 45
BIBLIOGRAFIA
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46 Francesco Magrì |MemorIa XIV.|
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Memoria XV.
Sulle equazioni funzionali
Nota I di CARLO SEVERINI ( )
In questa Nota ed in altre, che pubblicherò quanto prima, mi propongo di applicare ad
alcune classi di equazioni funzionali un metodo già da me usato nel caso delle equazioni
differenziali. (**) Tale metodo consiste nel sostituire ad una data equazione funzionale una
successione infinita di equazioni funzionali, che da quella si deducono, rimpiazzando le
funzioni in essa contenute, supposte continue, mediante polinomi razionali interi, i quali
ne diano una rappresentazione via via più approssimata; e nel mostrare che all’equazione
proposta soddisfa ogni funzione limite della successione formata colle soluzioni delle equa-
zioni così ottenute. Queste presentano minori difficoltà, e possono anche, ove si proceda
per approssimazioni successive, risolversi mediante serie di polinomi razionali interi, con-
vergenti in egual grado. La loro considerazione permette inoltre in vari casi di togliere
qualcuna delle condizioni, che con altri metodi si è condotti a porre.
Considererò dapprima equazioni del tipo Volterra, in seguito estenderò le proprietà
per queste stabilite ad equazioni del tipo /7ed/0/7.
1. Sia dato il sistema di equazioni:
E IA POE l 3
i dx =, ep (dn = ) DCI, si (REA (v)) dy
i “Xo
dzs (E) x
> _ È ( V, È, (I), E) San (A ) ) se J E ( x, Vo, 4 (3), s€m (Y) ) dy
(1) de
dzm (x) E: a pa È sa ) - x È É
\ vera ==, (a (DG) «+ +.9399m e) 4 PA Vi) Tee)
a “xy
ove le:
42) oserei) eee)
s' intendono funzioni reali, ad un valore, delle variabili reali 2,%, 2, Sa,» ,£m, finite, as-
solutamente continue, nel campo :
(3) vee, | An
(#) Comunicata all’ Accademia nell’ adunanza del 29 Aprile 1911.
(##) Cfr. le mie Note nei Rendic. del R. Ist. Lomb. del 1898, 1899, 1900 e negli Atti della R. Acc. di
Torino del 1901, 1905; e la Memoria Sul? integrazione approssimata delle equazioni differenziali ordinarie
Bologna, Ditta Nicola Zanichelli, 1899.
ATTI Acc. Serie V. Voc. IV. Mem. XV. I
2 Carlo Severini [Memoria XV.]
Xo 810, 220,...., Em essendo m + 1 quantità date, ed a e d due costanti positive, finite.
Di più si abbia:
’ , N
(4) |A Lean f05 pei
1
(= Ra)
m
, vi a i 2 Fe N SA,
(5) | gi (6,1; A A) | = ds A, Praia |
1
con K,, K,;.... Km costanti positive, finite, e comunque si scelgano le x, y, &,,&; entro i
limiti assegnati dalle (3).
2. Per risolvere il sistema (1) procediamo per approssimazioni successive, ponendo:
Ai (Fist FAR 00)
Ch
(n+1)
I 5
Suo = ( TE, A (Gi si Emb 29) ) ni i Li (20) VE Mo), 3 Em? (y) ) dy
ini DI
dg (120) (na
—- dx i fa ( W6,0) (2) DRUS, TAO (x)) + J. 83 i (y) ROS) Em (v)) dy
vo
’
; ani v
dy (XxX) a n a Ser E. f- A 3
x" SIIT ( Digi (x) VILLE) ca ax) ) - I, Em (Xx IA 2) (v) CRLZE) Se (y) ) dy
0
(a=0 12,700)
donde ricaviamo :
mn
s.+()=] PAR CÀ RC) dt f” def Ei (19,29 (0) En) dt
/Xo xo
mC ri
g41) (E È Da E N (20) Em (0) )dx+/ dt Î. La (1,92, (9), En) )dy+-5,09
/Xo 4 Xo
RC
SA) = (Pe OA) a+ f" di / Ent Em ())dyten®
40 0
(1=0 12,00)
Indichiamo con M il massimo valore assoluto delle (2) nel campo (3).
Se p una è. quantità positiva minore od uguale ad a, quando x varia nell’ intervallo
(x, — PX 4 2), risulta :
|eMla 0 |M (0 + Lai (I)
ii ei
Sulle equazioni funzionali 9
e quindi le =, (x), 2,69 (x),..., &ml! (x) restano comprese entro i limiti assegnati per
Siri n (I (3) tutte le volte che si ha:
o ca I DE V/ M+-2b .
il medesimo si verifica allora, com'è evidente, per tutti i sistemi di funzioni :
6) CARICARE e E O) (Fis RESA cd
È RR Mt 2 G
Detta 7 la minore delle due quantità a, — 1 + | è facile vedere che le (6),
al crescere di 7, tendono in egual grado, nell’ intervallo (x) — 74, x 4 #), a funzioni
limiti Z, (2), Zs (X),..... Zm (x), che soddisfano alle equazioni date (1). Posto infatti :
U;0) (x) = 2,00 (x) — a =) (0) ( CEI
(Ali A -,+ 00
si ha:
n-1 \ j
7 ; 1) x 71 | Jena | nH+s penna)
n = o . e RS
(7) | U; (9) M 234 , Rs Di Ss (245)! SI
e per ogni 77 >:
ql
mn
1 S I XA 4
PCS e ene
il .
donde segue senz’ altro che le serie :
(8) VANI ES fre +% MILA (pil REA 1)
convergono in egual grado nell’ intervallo (x, — 4, x0 + 4). Si ha allora che, per
ogni 2a e; cal de ) (20), &nl (x)), al crescere di 72, tendono in
egual grado, nell’ intervallo (mn —4,x, +4), alle fi(x, Z, (x), Z. (2)... Zn(£)) e le
Li(20,9,8,9 (V),5,9 (Y),...:8n® (y)) tendono in egual grado alle g;(x,y,Z,(V), Z3 (0); Zm())
nel campo :
ages |==% lya1 ZA,
’
onde risulta al limite :
x pi
di | PI (ZI Vin Vv
Xn Xo Xo
x det ai
Z, (x) =[. VOCI RRVA] (0) DI rio i dt Li ZZZ Vi
de pe ds
La (26) = J Fa. (Ki (RE sesZa: (x) ) dx Si J di Sm (EV: 4. (Vida; Za (y } ) dy ia En,
Air E 6
0 Ve 7)
4 Carlo Severini [MeMorIA XV.]
dZs (x) x x pe
de FS (Zi (2), Zu (2)) + I, 82 (XI, Z1(0),..- Zm (V)} dy
4 x
o fa Z (2), Zan) + i Em (2,9, Z, (0) 31 Zm (V)) dy
cioè, come sopra abbiamo detto, le Z, (x), Z, (1),..., Zm (x) soddisfano al sistema proposto (1).
3. E facile vedere che le Zi (x), Z, (x),...., Zan (x) costituiscono l'unica soluzione delle
, 2
(1), formata di funzioni che per x = x, assumono i valori iniziali 2,0, 2,5,..., em. Se
compongono. Ammesso che in un intorno di x, si abbia :
(9) Zizi = CR20000
e essendo una quantità positiva, risulta evidentemente, a causa delle (4) e (5):
(10) |Zi(x)—Zi(a) | =e (3. i | la—a, | 4 Leali ) ((=1,2,...,772).
1
Come intorno del punto x, in cui si suppone verificata la (9), si consideri l' intorno
I ASNIZO | sa © , co “RE
XoT Fr Lot cn) , XV essendo una quantità positiva, che soddisfa alle condizioni :
$i i
m
Cl) Neg ea
1
Dalla (10) segue allora, per tutti i punti di questo intorno :
ripe zZzio=
©
2
(e)
eiperode Zi) e Z; (x) devono rispettivamente coincidere in quell’intorno. Analogamente si di-
"7 î COLE È 2 I I 2
mostra ora che devono coincidere negli intervalli [x SENNO xa) (2, —- N? xo + sì
ove N s' intende sempre scelto in modo da soddisfare alle (11), e così di seguito.
Sulle equazioni funzionali 3
4. Consideriamo ora più generalmente il sistema di equazioni (1) senza ammettere
che siano soddisfatte le (4) e (5), ed i sistemi:
0), DE
| d (x) (v) o (v) CA Va _ _(0)
| suli — di ( XV, SI (x Mosto Sym (x) ) | Li (Gi (x, Vi 24 (Vasa (V) ) dv
di (x) {v) (v) (Mia FAMI _ RI)
rr Pa, CORISTA) + I CARA A
(12) <
dim (x) __ p 0.0 _ x (0) 0 _ 0
rr pei a WES, (e (x)) +) (za) ( , Vv, 21 (GA gni (v)) dv
À oi)
| (v sanii4) di , L )
ove:
(v) (v) EST
(13) be; (x, CI Sg Soli i (2, v, 1) 9) ’ Em) |
VERO
sono polinomi razionali interi di x, V, £;--..-, €», che soddisfano nel campo (3) alle con-
dizioni :
3 3 5 Ca ò >
| fi (US 4) 9909 Em) 6. di; (X , Sy ISPTLELE) Sn) | S 9,
MRI
(14) ar
v= 1,2,.,.; 0
(v)
| Si (205 v, S| DIIDE) 0) Fas O; KG; DV Ss, gue) Sm) | = 9,
essendo:
(15) ORE Re SITRSZIORE fer
una successione infinita di numeri positivi, decrescenti, tendenti a zero: ciò, come si sa, è
possibile in infiniti modi, per un noto teorema di Wezerstrass (*).
Siano:
(7) : 1
(16) ADELINA (0) (= 00)
le soluzioni dei sistemi di equazioni (12), che per a =, assumono i valori iniziali
2,9, 2,5,...., &m. Ciascuna di tali soluzioni esiste certamente per quanto è stato sopra
detto, nel rispettivo intervallo, (x — 7, X0 | 7,), Ove 7, indica la minore delle due quan-
da M+ 9,4 20 uti È
ttà a, —1+ se vLIE e tutte esistono, da un certo valore dell’ indice v in poi,
M--0,
nell’ intervallo (0 — X 4- e, x0 4- # -— €), e essendo una quantità positiva qualsivoglia, mi-
9
(#) Cfr. ad es. BOREL: Legons sur les fonctions de variables.réelles et les developpements en séries de polynomes;
Paris, Gaulhier-Villars, 1905.
6 Car. ue Severini [MemorIA XV.]
nore di /%. Possiamo intendere che 6, sia già abbastanza piccolo da avere 7, D>% — e e
considerare , nell’ intervallo assegnato (x, — X + €, 04% — £), tutte. le (16). Queste .ri-
sultano ivi egualmente continue, giacchè il valore assoluto delle loro derivate è sempre
minore di (M+ o) (L1+%X — 3). (*)
E facile vedere che sono egualmente continue anche le funzioni :
(%)
(17) P. i
: | (v) ) i. — I N200SATIL
(rie ee) |
Infatti, essendo le (2) assolutamente continue nel campo (3), si possono determinare
Mm -|1 quantità positive @9, @,, 4,,...... 4, tutte diverse da zero, tali che se (7,3, e 0000)
, /, ’
(Ds, ...45 £ n) sOnO due punti di detto campo, pei quali si ha :
|la—x|=a, |g-s.;|=a; ([=1,257725
risulti:
PACE AREA EE en ((=A20470))
6 essendo una quantità positiva, arbitrariamente scelta. In corrispondenza si avrà, a causa
delle (14):
’ , ,
CAS a I |
EP
e, poichè o, tende a zero al crescere di v, si vede facilmente, che è possibile determinare
Aa dn INMOdordatavere::
? 1102 yy
(18) | Do (X,2,, 2,0 Em) È (3 43 S ag Sn) SSR Î (io: ).
Y=1,2,...300
t essendo ancora un numero positivo, comunque scelto. D’ altra parte, per la eguale con-
tinuità delle (16) può la quantità 4, essere scelta in modo che, oltre ad essere soddisfatte
le precedenti disuguaglianze (18), si abbia anche :
IZ MZ a ((S:4000)
tutte le volte che a ed a' sono due punti di (r°0 RX +e, ag + XA — e), che fra loro di-
stano per meno di «o. Si ottiene allora che in ogni tratto di (mf —A4g,w+A— 8), di
ampiezza minore di 4, le funzioni (17) oscillano per meno di o -|- t, e ciò dimostra quanlo
abbiamo sopra asserito.
In modo analogo si prova che sono egualmente continue nel campo :
(19) fax lora
(*) Cfr. ArzeLÀ: Sulle funzioni di linee, Memorie della R. Acc. delle Sc. di Bologna, 1894.
Sulle equazioni Sha lonali /
le funzioni delle due variabili x, v:
Infatti, come sopra, essendo le (2) assolutamente continue, si possono determinare le
dt do, di, Ri dg Ar diVelserda:szero, in‘modo:che,-Se per due’ punti (Yi 5 ia)
visir) del’ campo:(3) ssi ha:
, È % 1) 2A ai È CASE, F
xx |=a,|5y|=&, |&58:| Za; (Pan PROEL IA
risulti :
, fi: , '
EEA RT LI eni DATA A ORE A (= 1 n)
e corrispondentemente :
(v) ZE, 535 Mae e) 0; ci Y- =
| di (x, V, 1,38, rei) (a 1035 435 3,00:3 $ m) =0o-|-20y >
VET, 2, © e)
donde, come dianzi, la possibilità di determinare 4,, 40‘, @,, 4,,....,4, in modo da avere :
(Are Za 3 Mia Se 2 DI NIE IR ni |
| O, (XV, 81359, sn = di (X,V,6 199° sim) | =o+ x | ) A ) R
VE I, 2,..., P 0)
e successivamente, per la eguale continuità delle (16), di scegliere ancora 4’, abbastanza
piccolo perchè risulti :
IOManZA ZA Dez ME OZZANO
{
tutte le volte che si ha:
Dopo ciò appare evidente che sono egualmente continue nell'intervallo (xy — #4 8,0, 4-72 — 8)
le funzioni :
(v) () (v) (v) RES (v) (0), | 4 (0)
ZZZ OZ Za 0)
xy
| Apm VOTATI ni
VI ATIZA RN
e quindi le:
ER) (Ai i SA AI ni \
9) 17 n
(20) Ud, 3 ) META n) È
da
che con esse rispettivamente coincidono.
Si considerino le 772 successioni di funzioni :
(1) e) (v) È
(21) ZIO SZ MIO ZU o este”)
8 Carlo Severini [MEMORIA XV.|
e s’ indichino con:
(22) u; (A) : ((=1/270%%)
m loro funzioni limiti. Dalle (21) si estraggano, ciò che è possibile in infiniti modi, al-
trettante successioni :
(23) ZI (0), ZI (0 ZI (0) (#=1,2,3,...,77)
tendenti in egual grado alle (22), e tali che si abbia 4, > 4,__r.
Dalle successioni (23), prendendo di ogni funzione la derivata, si deducono le altre:
; (£ to 1)
(24) dz (a) dz (2) az (x) Cn
5 TI. AREA RI
(SG da da
tendenti in egual grado rispettivamente alle
ER du; (x)
(25) cm ((=276570))
Dopo ciò riprendiamo le quantità a,, 4,,..... , Am, scelte colla condizione che se
SIN i
s—-8s|, Ch ’ E 3 gures 09) | = C)
s essendo il solito numero positivo, arbitrariamente piccolo; e determiniamo un valore £,
dell'indice , tale che per ogni #, =#, si abbia in ogni punto di (mn —X+-e, xt 4—- 8):
I (4,) ; ‘
aa, (==)
e contemporaneamente :
(0) FRA ZITRE De pa
If (72/83 sO) ps Pi 4 (A6130800 Em) | =
I
(e
| ACI I (07 d (x MO VETS ATTS TIERO Sm) |
in ogni punto del campo (3), t essendo, come sopra, un numero positivo, piccolo quanto
si vuole.
Sulle equazioni funzionali 9
Ne ricaviamo :
Di
(Roe de) (00) e) più (0 VA) ) (0) PRA E
| gi (X,Y,U (3), U, (v) ser Um (9) ) — O'
e quindi:
pi
MACRO CA RI CA 0 Lagoa de
Sip (x Zi ZA AAA) +]. QI uv, ‘VM, VANI " (V),.. 40 260) ))av] = (>=)
Vea ARA
= ae
(===
Ma le successioni (24) tendenti, come si è detto, in egual grado alle (25), coinci-
dono ($ 4) colle altre :
5
PV zi IZ (AZ CA] IZ DZ Za (0) dy
“Xo
Deve dunque essere :
U x ne
dui _ pf (Ad) |. £, (2,9, (V), t3(V),... tm (V)) dy
SA)
x
A SUVA); 14, (2) tm (0) + [ 2 (VU) (Ur (9)
dea
X0
PX
teme) — MAIA ACI ea / Pan VI
Ga 4 X0
one che al sistema (1) soddisfano, nelle ipotesi del prec. $, m fun-
zioni u; (x) (1==2,...,m), comunque scelte fra le funzioni limiti delle rispettive suc-
cessioni ne che sono formate colle soluzioni delle equazioni (12), corrispondenti
allo stesso sistema di valori iniziali 20° (1=2,...,m) per x= xo.
6. Il procedimento svolto nel prec. $, col quale abbiamo stabilito 1’ esistenza di 7
funzioni 2; (x) (#= 1,2,...,772), soddisfacenti al sistema proposto (1) e corrispondenti ai
dati valori iniziali #7 (@=1,2,...,72) per x = x, nella sola ipotesi che le (2) fossero as-
solutamente continue, è del pari interessante se si ammette che siano soddisfatte le (4) e
(5), nel qual caso esiste per le (1) ($ 3) un unico sistema di soluzioni Z; (x) (4==1,2,..., 272)
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XV. 2
10 Carlo Severini [Memoria XV.]
che per x=x rispettivamente assumono i valori iniziali #” (7= 1,2,...,#2). Fissato allora
comunque un intervallo (x°—X-+, x,.+4— 8), interno ad (a 4, x,.t+- 4), se v è un
valore dell’ indice v tale che per v = v' si abbia h,=h—e, risulta, in ogni punvogidi
(x h+e, a pAT_ 8):
DE: VO a (V+1 È v . A,
(26) Liz AM EA, (0) | (= 1,6,..,M),
VI}
e le serie (26) convergono in egual grado.
EeZ (o) possono a loro volta, per ogni valore fisso di v, venire rappresentate, nel
rispettivo intervallo (x, — 4,, X,4-4,), con qualsivoglia approssimazione, per mezzo di
polinomi razionali interi, come subito si vede applicando ai sistemi (12) il metodo delle
approssimazioni successive ($ 2). Se quindi si costruiscono i polinomi razionali interi
G® (x) in modo che si abbia :
IZM @- GM iv sui
Xoly = x = Xot4,
si avrà in ogni punto di (x 4, TA):
( S i -_( * ;
DC IIC 3, [ET a) — G” (0) | (f=1,2,..1),
e le serie precedenti convergeranno ancora in egual grado in ogni intervallo interno ad
(vl, 04 A).
7. I risultati a cui siamo giunti nei precedenti $$, si applicano evidentemente al caso
di una sola equazione del tipo :
sar) Lf) e H+ 40,990) 0), (9)) 4,
xl
d Saxo
che equivale al sistema :
do (x)
Pa (00)
d0y (x) = È
5 Ya (2)
dO,M-1 (Xx 7 x
AE 0 _ f (27,9 (00), 9, (0) 0) + A (0,99 (0) 9, (Dn (9) dy.
dX Ji
8. Il metodo dianzi svolto per le equazioni (1) si presta altresì con vantaggio nello
studio dell’ equazione non lineare di seconda specie di Volterra :
(28) (x) + | f(x, 9 (V)) dy = F(2), (9)
(*) Cfr. T. LALESCO : Sur l’equation de Volterra » Journal de Mathématiques pures et appliquées, S. VI,
S. VI (1908) p. 165.
Sulle equazioni funzionali Ll
ove s'intende che la funzione nota Z (x) sia continua in un intorno (ay — @, x + @
del ‘punto x, e che tale sia del pari la f(x, v, #) nel campo:
So
(29) la-—m|]) Ss lo > >
IOLO (2) 4 an [e (0) Sela (0) |
converge pertanto in egual modo nell’ intervallo (vo h,: oa 01) e vi rappresenta una
funzione ®, (x), che evidentemente soddisfa all’ equazione (32). La ® (x) è inoltre l'unica
soluzione di questa equazione, come si può facilmente vedere con ragionamento analogo
a quello del $ 3.
Ciò posto indichiamo con 7° la massima quantità positiva, minore od uguale ad @,
per cui risulta in ogni punto di (x°— 2, xo +4):
| DO) Si dEN00) | +.M Î XT- Xx | = 7)
ò
2M
massimo intorno di x, avente .v, come punto medio, in cui si ha :
o, se si vuole, la più piccola delle tre quantità @, d/, essendo (x 4, xt a) il
|FO)- Fest
in questo caso s’ intenderà in corrispondenza che /', rappresenti la minore delle tre quan-
TR 7 ò 2 2 . ra
tità a, a,, ————-. È evidente allora che, al crescere di v, la quantità 4’, tende ad %
v? 2(M+ cha) O) ’
per modo che essendo e una quantità positiva, arbitrariamente piccola, si può trovare un
valore v di v, abbastanza grande, perchè l'intervallo (an —%',, x,.+- 44) comprenda l’ in-
tervallo (0° N +8, xy 44 — 8), tutte le volte che v>v.
Nell’ intervallo (xo): #4 e, xo + 4 — €) si considerino allora le :
-
(0°)
>
d (0) = L1,.., 90),
E facile vedere che tali funzioni sono ivi egualmente continue. Si ha infatti, detti x
[ ) :
ed a’ due punti di (mn — 2 +8, x0 4-7
(0)
RI
n i z
da) _® (= [1,9 ML x9L0) |] fav) ve F(),
v v 5A 7 v V v v v v Vv
Dia
e, poichè egualmente continue sono, come è evidente, le f, (x,y,5), £ (1) (= 1,230).
risulta senz'altro provato quanto abbiamo dianzi asserito. Le (33) ammettono pertanto nel
l'intervallo (o — 2'+ e, xv 4 #4 — 8), una o più funzioni limiti continue, ciascuna delle
quali soddisfa all’equazione (28), come si può vedere con ragionamento analogo a quello
del $ 5.
Se sulla f(x, v, £) si fa in più l'ipotesi che, qualunque siano due punti (x,y, £),
(2, v, 2°) del campo (29), si abbia:
(34) |f(x,y 3) -fxa,y,8) | Hle-#'],
H essendo una costante positiva, finita, l'equazione (28) ammette un’ unica soluzione, per
la quale si può, analogamente a quanto è stato fatto nel $ 6, costruire una serie di po-
(0°
Sulle equazioni funzionali It
linomi razionali interi, che la rappresenti in ogni punto di xy — #4, x, #4), e che in ogni
intervallo a questo interno converga in egual grado.
9. Nel caso che siano soddisfatte le condizioni :
con 7° e K costanti positive finite, e comunque si scelgano le a, x°,y, 2 entro i limiti
assegnati dalle (29), si può la risoluzione della (28) far dipendere da quella delle equazioni:
dg, (x) xd
v
(36) x = — f,(2,9; 9, (+7, (0) - | DI ab (1200)
ove i polinomi f, (7, y, #), £, (x) S' intendono costruiti in modo che, oltre alle (31), siano
soddisfatte nel campo (29) le condizioni :
| df, (x,y, €) dF, (2) |
O Ra an Mio: 9 NEI
| dx dx |
IA
ciò è per le.(35) possibile, come si può subito vedere, applicando nella costruzione di
detti polinomi il metodo di Wezerstrass.
Le (36) sono del tipo delle (12) e le loro soluzioni, determinate in modo che per
x = % assumano il valore f (x), soddisfano alle equazioni :
x
(a+ e FI 9, (0) dy = FE (a) + Fm) — F, (0) =1,2,...,0).
SO
10. Riprendiamo il sistema (1) ed ammettiamo ora in particolare che nelle (3), le
quali definiscono il campo, in cui s'intendono date le (2), si possa assumere arbitraria-
mente grande la quantità 6, e sempre risultino soddisfatte le condizioni del $ 1, le co-
stanti X,, che figurano nelle (4) e (5), conservando un medesimo valore, qualunque sia d.
Nella determinazione del numero /, di cui al $ 2, non abbiamo più bisogno in questo
Sii
M
8” (x) non uscissero dal campo , in cui erano date le (2), e però le (8) restano definite
questo caso di tener conto della quantità — 1 4- | ML , che fu introdotta, affinchè le
in tutto l’ intervallo (x) — 4, x @), qualunque siano i valori iniziali £% (Z= 1,2,..., 22),
che per esse si assumono nel punto x = x. Volendo rappresentarle mediante serie di
polinomi razionali interi, convergenti in egual grado, si procede in modo analogo a quello
seguito nei $$ 4, 5, 6: solo conviene aggiungere alcune considerazioni sul modo di co-
struire polinomi (13).
Si osservi che le (6) si mantengono ($ 2) minori in valore assoluto delle rispettive
quantità :
(ce)
n 0 o) DENSE 4
Li; === | Ei i + DE Li, (2 _ lb RARE m),
ove si è posto :
14 Carlo Severini [MemoRrIA XV.]
intendendo per M' il massimo valore assoluto delle (2) per x,y, £ S3,e::»€n SOddisfacenti
249
alle condizioni :
(0)
|acmlsda, |a, st=8 (=124070)
A maggior ragione le (6) saranno allora minori in valore assoluto delle quantità :
00
de eT- | = tai | + DE Un 3 (== IO)
OVE :
A em n-lprn ml SARA
Une = (H+ €) i (+ e) ] i bi 6, possiamo esser certi che le (16)
risultano anch’ esse definite in tutto l’ intervallo (x — 4, x, + 4), mantenendosi costante-
mente minori, in valore assoluto, delle rispettive quantità L; e da questo punto in poi
è interamente applicabile il ragionamento dei $$ 4, 5, 6.
©
tere, com’ è senz’altro evidente, per l’ equazione (27).
11. Quanto abbiamo detto nel prec. $ per il sistema (1) si può analogamente ripe-
Un caso particolare notevole è dato dall’ equazione :
m_l
dg (4) >
e" ua > IS (1) 9 (2) 4 | i An (2,9) 9 (9) dv) + (a),
0 Xo
ove si è posto 9° (x)=g (x), e le funzioni note X,) (x), An (x,3), $ (x) s' intendono fi-
nite e continue per x ed v soddisfacenti alle limitazioni :
Ni e di
XxX, — @
IA
è
IA
a)
(=)
SI
12. Anche per l’ equazione (28) c’è luogo a fare considerazioni analoghe a quelle
del $ 10, supponendo che nelle (29) si possa assumere arbitrariamente grande la quantità
[eb]
Sulle equazioni funzionali I6
b, e sempre si trovino soddisfatte le ipotesi del $ 8, la (34) inclusa, conservando la co-
stante #7 un medesimo valore qualunque sia ..
Se infatti si pone :
®) e lA o)
Po
p, (0) = Pax) | Li Qn-1(V)) dy (723120008)
" Xa
è chiaro che tutte le g, (x) risultano definite nell’ intervallo (x — 4, Xot 4), che ivi con-
verge in egual grado la serie :
(ce)
(38) 0 (= (+ D' [le gu (0)],
dia
e vi rappresenta l’ unica soluzione della (28).
Volendo passare dalla (38) ad una serie dl polinomi razionali interi, che pure con-
verga in egual grado nell’intervallo (x) — @, xy-4-@), e vi rappresenti la soluzione della
(28), conviene costruire i polinomi (30) in modo che siano soddisfatte , oltre alle (31), le
-disuguaglianze :
df, (4,98) | ;
“e SH-+be = 0 )
per x, v, £ soggetti alle condizioni:
II A
nea
ove si è posto:
7 Ù SORA
LE=N+e+M+0) DS CRE lA
n n!
N essendo il massimo valore assoluto di (x) nell’ intervallo (nm — a, vo + 0), M' il
massimo valore assoluto di f(x, , 2) nel campo :
oli 0 0 1 SS.
cn aLyLZa +a
—N-e
4 Carlo Severini [MEMORIA XVI.]
Da ciò segue che le serie :
a, + Dn Udi) (î=1,2,...., #)
convergono in egual grado nell’ intervallo (ao — 7, x, + 4), perchè se 72 è abbastanza
grande da avere 7 >, da quel valore di 7 in poi risulta :
(2) nm WI N = [e
|U a) Sv--1.
Dopo ciò si considerino 77 quantità positive @,, @2, ...., 4», scelte in modo che se è:
|e-e/l= Ai ((=1, 2, SUI)
risulti :
c essendo un numero positivo, arbitrariamente scelto ; e si determini un valore v” dell’ in-
dice v, maggiore di v' e tale che per v = v” riesca in ogni punto di (x, 44, xo. 4+4kT— 8):
(Sv )
lux) — 2:(x)| Za; (= 122045105
e contemporaneamente in tutto il campo (3):
(Sy )
As, ben RI Sie
Sulle equazioni funzionali
pera one
Se ne deduce:
(Sv ) (Sv ) Sy)
PACCO REA CADI EA RE 0)
= l, 2, CRA SIA
(Sv) (Sv ) (sv ) ti sv (a RO È
| 8i (5, U, (Oa 9, U,, (Da) Si Od: (06) S1 (E reg Sn (ax) | = (e) 46 pi “js 4 —£
Sy) (Sv)
| h, (1,9, u(I), Um (3 Dis (xe, V,&, (VR (v)) =<.l0
Da ciò risulta evidentemente nell’ intervallo (xo — #A4- e, xo + A 8):
x CORVARA
us(a)= | f(AU (A) Um (AT (IL | gilt, (0), Um(0)) x, Y%, (0); Um (4) dyt 39
Vo e xo Xo
(Ae)
e quindi .
A
du, (
di )=f Pet a 0 40) 0)) day
a/ xo
(ep 0A , M)
Concludiamo pertanto il seguente teorema :
Al proposto sistema di equazioni
a
ds;(2) , : TIRO ea
03 “> sù VEN x; i (x) dita CC (4,5, (2),....,5,(2)) hi; (x,y ’ i (V), i Sn (v) ) dv
i el Vo
(A == , m)
soddisfano, nelle ipotesi dianzi dette, m funzioni u, (x), us (x), ..... ; Um (x), COM22n-
que scelte fra le funzioni limiti delle rispettive successioni :
8 Carlo Severini [MEMORIA XVI.]
formate colle soluzioni delle equazioni :
dn (v) (v) (v) (Y) () 0) x
pa da ili Li di (1)... Em (4) loro) (e, £();...., Em (2) ) xe, (1,9, ZIO) Em(Y))dy
xo
e corrispondenti agli stessi valori iniziali (5) per x= Xo.
5. Il metodo del prec. $, che ci ha servito a stabilire l’esistenza delle funzioni (18),
soddisfacenti alle (1), nella sola ipotesi che le (2) fossero assolutamente continue, è del
pari interessante, se si ammette che siano soddisfatte le (4) nel qual caso esiste ($ 3) il
solo sistema di funzioni (7), che soddisfano alle (1), e che assumono per x = xo i va-
lori dati (5).
Fissato come sopra l'intervallo (a, — #48, xo 4-7 — s) ed il numero v, risulta in
ogni punto di tale intervallo :
(v') S (v+1) (v)
2; (a) =, + 4v| z; (@)--s; (0) (1 = IRu))
e le serie (19) convergono in egual grado entro (x, — #4 e, x0 + A 8).
Ognuna delle (16) può, a sua volta, nell'intervallo (ao — 7#v, x0-+ 7» ) essere rap-
presentata, con qualsivoglia approssimazione, per mezzo di un polinomio razionale intero,
come subito si vede applicando ai sistemi (12) il metodo delle approssimazioni succes-
sive ($ 2). Se pertanto si costruiscono i polinomi:
_ (v) LO RIAZIZ
(20) Coal Î i,
G; (09) v= 1,2, sive 9 OI
in modo che si abbia :
(v) (v) (? == ni 2, ECO) te
GAIA; ee). i
| i G | | sci eta = = Kok-hy
risulterà, in ogni punto di (x, — 7, xo 4-4):
(1) È (V=SD) (v)
Sile Gia | Gi) —Gi (2) | (= 12800072)
3 SL:
e le serie qui scritte convergeranno in egual grado in ogni intervallo interno (xo —X+s,
Xo kl 8).
6. Quanto abbiamo fin qui detto per il sistema di equazioni (1) si applica evidente-
mente all’ unica equazione:
»
d'"9g(x) ; (m_-1) 7 (21) i i (m_-1)
nf), (2) Mg AA (AIA) Oy
xo
(21)
Sulle equazioni funzionali 9
che equivale al sistema :
di (2) (7
da = LI (1)
LIU) PIRO
gni: (1)
bal
di m-i\dl ci / / /
deml8) =f (@, (x), SA (2),...,0n 10) 4+-L£(0,9 (x), PC)... ©) li (#,V,9 (x), Pi (9), DO) 0,10) dy.
da
Sat
CI
7. Da un’ equazione del tipo della (21), nel caso di 72 = 1, si può far dipendere la
risoluzione dell’ equazione non lineare di prima specie di Volterra :<
Dovrà essere :
(23) dR(10,) (0)
Ammettiamo che ® (x, v, =), F (+) siano finite, assolutamente continue, insieme alle
loro derivate È D(7,V, 2), pa ® (x,y, 2), da F (4), nel campo:
(24) |x—-%o|]=a, |ly—-xo|=a, |a--20| db,
ove a e Db sono, come sopra, due costanti positive, finite e 2, un valore, pel quale si ha :
(25) die)
Di più si abbia in tale campo :
e) o 7
ata eni diaa
(26)
d
| 3, Diva
con 77 ed wm costanti positive, finite, non nulle.
In tali ipotesi si possono costruire (*) i polinomi razionali interi:
(26) delizia) (Ve 190)
(*) Cfr. Nota I, $ 9.
N
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVI.
10 Carlo Severini
|MeMorIA XVI].
in modo che si abbia nel campo (24):
1D(x,v,5)-D (xv) ov, | Fx) AM) =oy
d °
— d® (x,y) k+a D,(r,vy.e)| Zkz+a
| da v (2,9, MEA le | dy v(X,y, ) | <=k-|- ov
(27) (= 1,2, ....,,99)
| ca d, (x,y) A+, | = d, (x, x, e) | = —oy
da? LALA) = Ù de ’ ’ >
3 2 d°
EEE) Te Ie
ove X è una quantità positiva, maggiore od uguale di //7 e del massimo valore assoluto
d I .
della Da d (x, y, £), e s'intende, come è evidentemente permesso, che sia 0, < 72.
Si considerino le equazioni :
‘ È) . Di | Po) È bi de È
> da PD, (a SUV, y=x Dai av (00) el = li 3; (x)
(28) dev (4) __ 2 = %y (4) == %y (2) di
da
Ò (0) >
E (XY, 8) pe=z
i fe O, (4°)
ci) È (Vv = teo)
sa | 3a? D, (x, v, 9) dv,
le, 2 A
A D, (x,9,E SES)
zT Oy) en)
che sono appunto del tipo della (21).
4(k-+4 0y) 1
Se con Ly s'indica la maggiore delle tre quantità sk-|+ 0v, e suc-
m_ o ’ m_—-9y
Ep
Ly
nei $$ 2, 3, 6 segue che ciascuna delle (28) ammette nel rispettivo intervallo (xo — 4y,
cessivamente con /y la minore delle due quantità a, , da quanto abbiamo detto
Xo - lv ) una ed una sola soluzione :
(29) o, (x) 5)
che per x = x, assume il valore #,, e per la quale risulta :
x
(90), e 2c0)[ Fi, (0) — Dy (10, xo, 20)| sin Î d, E V, Py 0) dy.— Fv (x) CEN)
e xo
È
Sulle equazioni funzionali ll
)
EE: . AR l
S’ indichi ora con L la maggiore delle tre quantità “ai Fk; con A la minore delle
m
— 1414-28
“ii
E chiaro che risulta:
due quantità «,
lim Aay =,
Mi 9
e però, da un certo valore v dell'indice v in poi, tutte le (29) esistono nell’intervallo (a, — #
+ e, xo +4 — €), ove e è una quantità positiva, minore di / ed arbitrariamente piccola.
Nell'intervallo (xo — #4, vo 4 # — 8) le
py (X) (v=v,y + 1,...., 00)
sono egualmente continue, avendo le derivate minori in valore assoluto di una costante
positiva, finita, ed ammettono quindi una o più funzioni limiti continue, ciascuna delle quali
soddisfa all’ equazione proposta (22), come subito si vede con ragionamento analogo a
quello del $ + e tenendo conto delle (23), (25), (27), (30).
Se più particolarmente si suppone che ® (x, v, =) ed F (x), oltre a soddisfare alle
condizioni sopra dette, ammettano, finite ed assolutamente continue nel campo (24), le de-
Ruta o D (7%. Vv. Che Nan) Al
rivate (0,5), gp):
dY
vere la (22), l’ equazione :
F (x), c'è luogo a considerare, per risol
®) d d*
2 D(X, Ve LIT p(L,V,E | ;
dx D( a, ) =x sa RI D( s ) y=x pr F (E)
do (x) Ra 3 ____{a=® (32) Pigna e=0(4)
ARE
2 da,y,5
RE I ) =5
=@ (2)
v%
l ab)
TA da ? (vr, Vv. (V)) dy,
È) x
DX, V,e sii
d: ( OZ) ) y=x
eZ0:(47)
alla quale si applicano interamente le considerazioni dei $$ 1 - 6.
8. Quanto abbiamo detto nel prec. $ per la (22) si può estendere all’ equazione di
Burgatti non lineare :
d (1, (Vv), p (MM) dv =F (2),
e più generalmente ancora all’ equazione :
I ed
mi) (p)
( \ a
Dee eta e (2)
o,
Catania, Giugno 1911.
L ERUZIONE ETNEA DEL 1910.
con 84 figure nel testo e 11 tavole.
L' ERUZIONE ETNEA DEL 1910.
INTRODUZIONE
Non appena scoppiata l'eruzione etnea dell’anno decorso mi recai subito sul luogo, e
feci, durante e dopo l'eruzione, varie escursioni e soggiorni al centro eruttivo, compatibil-
mente coi doveri che mi obbligavano a Catania e colla necessità di qualche breve riposo,
dopo le faticose e talvolta anche pericolose escursioni etnee.
Grazie al sollecito provvedimento del Ministero per l'Istruzione pubblica, che assegnò
all'Istituto da me diretto un sussidio straordinario per lo studio dell'eruzione e per la pub-
blicazione dei suoi risultati, non mancarono i mezzi per sopperire alle spese indispensabili
per le escursioni e per l'acquisto di strumenti necessari. Alla pubblicazione della presente
memoria contribuirono pure | Ufficio centrale geodinamico e l’ Osservatorio di Catania. An-
che ad essi vada il mio vivo ringraziamento.
Ringraziamenti pure mi piace qui tributare all’Ing. PeRRET, al signor SCHLATTER, allo
Ing. Oppoxe, al Regio Ufficio geologico, al Prof. PLATANIA, alla Rivista geografica, al signor
De Fiore, che vollero cortesemente porre a mia disposizione parte del materiale illustra-
tivo che accompagna la presente memoria.
Questa relazione è opera di collaborazione cordiale. E ben logico che una sola persona
non può occuparsi di un fenomeno così complesso quale è una eruzione. Occorrerebbero
una rigida unità di indirizzo, un affiatamento amichevole tra i cultori delle varie discipline,
perchè un fenomeno così importante venisse studiato sotto tutti i punti di vista. Un tale
concerto ideale ho sempre vagheggiato per le Università italiane poste ai piedi dei nostri
vulcani, così interessanti e così poco studiati, ed alla realizzazione di un tale ideale mi
piace ancora di credere fermamente. Dal canto mio a Catania, non appena scoppiata l’ e-
ruzione, chiesi, ed in parte ottenni, questa collaborazione, specialmente dall’Osservatorio di
Catania. Era un primo tentativo, e naturalmente non poteva riuscire che imperfetto, dac-
chè non ho certo la pretesa di licenziare al pubblico questa nostra Relazione, come uno
II Introduzione
studio in tutto e per tutto compiuto della eruzione etnea dell’anno decorso. Ma come
primo tentativo di unione armonica di forze tendenti ad un solo scopo, come un esempio
da migliorare ed integrare per l'avvenire, io spero che questo nostro lavoro possa venire
ben accolto.
Una sola cosa mi dispiace. Ed è di dover porre il mio nome, per necessità di ufficio,
innanzi a quello del Prof. Riccò, il valoroso illustratore dell'eruzione del 1892, al quale
si deve se a Catania gli studi vulcanologici non furono abbandonati.
Scrivo queste parole al momento di lasciare |’ Università di Catania ed il rinnovato
Istituto geologico, al quale ho dato, negli anni trascorsivi, il meglio di me che io potevo.
Non certo si può abbandonare senza rimpianto un luogo cui sono legati tanti ricordi della
vita propria. Come non mai potrò dimenticare il titanico spettacolo della eruzione, nè le
meravigliose notti di fuoco passate alla piccola, ospitale Cantoniera.
Catania, Istituto geologico della R. Università. — Giugno I9II.
P. VinASsA DE REGNY
BIBLIOGRAFIA DELL’ ERUZIONE DEL 1910.
(N. B. In questa bibliografia non sono compresi gli articoli, anche di carattere scientifico, comparsi sui
giornali politici, nè gli scritti di natura turistica.)
Stella Starrabba F. — L’eruzione Etnea del 19ro, dal 23 al 31 marzo. — Rend. R. Acc. Lincei (5), XIX,
Sem. 1°, Fasc. 8, 17 Aprile Igro.
Oddone E. — L’ EFruzione Etnea del Marzo - Aprile 1910. — Boll. Soc. Sismol. ital. , XIV, Fasc. 4-5,
Maggio I9I0.
Riccò A. — L’ Eruzione dell’ Etna. — Natura ed Arte, XIX, N. r1, Maggio 1910.
— — Eruzione dell’ Etna del 23 marzo 1910. — Boll. Acc. Gioenia, (2), Fasc. XII, Maggio 1910 —-
Boll. Soc. Sismol. Ital. XIV, Fasc. 3.
—_ —- The recent eruption of Mount Etna. — Nature, N. 2118, Mai r9r1o, London and New-York.
Vinassa de Regny P. — L’Eruzione dell’ Etna del 23 marzo 1910. — Boll. Club Alp. Ital. XXIX, Fasc. 5,
Maggio I9I0.
_ — I nuovi Monti Riccò. — Boll. Acc. Gioenia, (2) Fasc. XII, Maggio I19r0.
Sabatini V. — L’ Fruzione dell’ Etna del Marzo - Aprile 1910. — Boll. R. Comit. Geol. Ital., XLI, Fasc. 1,
Maggio I9I0.
Stella Starrabba F. — L’Eruzione dell’ Etna del Marzo-Aprile roro. — Natura, I, Giugno r191o, —
Milano.
Vinassa de Regny P. — Le colate laviche dell’ eruzione Etnea del 23 marzo 1910. — Boll. Acc. Gioenia,
(2), XII, Giugno 1910.
— — Per la storia dell’ eruzione Etnea del 23 Marzo 1910. — Archivio Storico Sicilia
Orientale, VII, Fasc. 2, Giugno 1gro.
Platania G°. — L’eruzione etnea del roro. — Rivista geogr. Ital. XVII, Fasc. 8, Giugno roro.
De Fiore O. — L’ Eruzione dell’ Etna del marzo toro. — Mondo Sotterraneo, VII, Luglio roto.
Platania G°. — La recente eruzione dell’ Etna — Atti del VII Congresso geografico Italiano — Palermo,
Aprile - Maggio 1910.
Piutti A. e Magli G. -— Sulla radioattività dei prodotti della recente eruzione dell’ Etna. — Gazzetta Chi-
Mica vitali ento PS IEuz] o mono
Marinelli O. — Forme di fusione nelle nevi dell'Etna, osservati durante e dopo l’eruzione del marzo 1910.—
Zeitschrift fùr Gletscherkunde, V, Gennaio 1911.
Sieberg A. — Streifziige in suditalienischen Erdbeben-und Vulkan-Gebieten mit besonderen Bericksichtigung
des Atna und seiner letzten Eruption — Aus der Natur — Leipzig.
Ponte G. — Studi sull’ eruzione Ftnea del roro, — Atti Acc. Lincei (5) VIII, Maggio 1911.
Memorizza XVEI.
L' Eruzione etnea del 1910.
PARTE PRIMA
STORIA.
I. — S. ARCIDIACONO. L° Etna, dal 1° gennaio 1893 al 31 maggio 1906,
sotto il punto di vista geodinamico-eruttivo.
In occasione della lunga e formidabile eruzione del 1892 lo scrivente stese un parti-
colareggiato rapporto sullo stato geodinamico-eruttivo dell’ Etna, dal marzo del 1883 al lu-
glio del 1892; poi raccolse tutte le notizie giornaliere di quella interessantissima eruzione
eccentrica e ne compilò un diario nel quale si seguì passo passo tutta la serie dei feno-
meni più importanti che costituirono quella grandiosa conflagrazione vulcanica (1). Mi ero
proposto di fare ora lo stesso in occasione della eruzione etnea del marzo 1910 per pre-
sentare al lettore un quadro disegnato a grandi tratti e dare un'idea abbastanza chiara
delle vicende attraversate dal nostro grande vulcano nel lungo periodo di riposo che corre
dal 1° gennaio 1893 al 23 marzo del 1910; però, per causa di malattia, ho dovuto limi-
tare questo lavoro al maggio del 1906; il resto è stato fatto dall’ Assistente sig. Luigi
Taffara. Prima però d’intraprendere questa lunga esposizione di fatti sento il dovere di
ringraziare i chiarissimi Professori Comm. Annibale Riccò, Direttore dell’ Osservatorio di
Catania ed Etneo e Conte Paolo Vinassa de Regny, docente di Geologia in questa R. Uni-
versità per avere affidato a me tale onorifico incarico.
Nel cominciare questa mia relazione, è bene che io esponga qualche schiarimento su
alcuni vocaboli che spesso occorrerà di leggere nelle seguenti pagine.
Dico che il cratere centrale si trova in calma, quando da Catania non si riesce a
scorgere alcun segno di fumo o vapori, anche con l’aiuto di un buon binocolo; devesi
però dare un significato molto relativo a questo vocabolo, giacchè sino a quando | Etna
non entrerà nella fase così detta di esz/72.270re, non si può parlare di calma nel vero si-
gnificato della parola.
Chiamo emanazione la manifestazione di tracce di fumo, appena visibili da Catania, sul
cratere centrale etneo, le quali naturalmente possono essere deboli o debolissime:; invece dò
(1) Vedi: A RICCÒ e S. ARCIDIACONO. LL’ eruzione dell’ Etna nel 1892 — Catania, Galàtola, 1894.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. I
D S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
il nome di emzisszone alla comparsa di discreta quantità di fumo o di vapori innalzantisi
dal sommo cratere tranquillamente, con fondo quasi uniforme e tinte uguali; chiamo poi
eruzione | uscita di considerevoli masse di fumo o vapori, che si sollevano, sempre dal
cratere centrale etneo con un certo impeto in forma di globi roteanti, da costituire, in certe
condizioni di calma atmosferica, delle colonne eruttive più 0 meno elevate, ed anche dei
grandiosi p7727, preludenti ad importanti conflagrazioni vulcaniche, oppure dei pennacchi più
o meno folti, piegati ora da una parte ora da un’ altra, a seconda della direzione che
hanno, nel momento in cui avviene il fenomeno, le alte correnti atmosferiche.
Gennaio 1893 — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nei giorni
11, 13, 15, 16, 17, 20, 23, 24, con deboli o debolissime emanazioni di fumo bianco al
cratere centrale nei giorni 7, 8, 9, 12, 27, 29, 30; di color cenerognolo il 21, con me-
diocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 19, 22, 25, 26; notevoli e tali da costituire un
folto pennacchio nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 10, 14, 18, 31; net giorni 6, 28 ilffumo@eggi
tinta grigiastra.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — I nuovi crateri, battezzati Monti Silvestri, sono in
calma per quasi tutto il mese; solo il giorno l si osservano deboli emanazioni di vapori
bianchi da alcuni fumaiuoli posti a W della 12 bocca a N; poi nel giorno 6, a cominciare
dalle 9" 30m, si hanno notevoli emanazioni di vapori bianchi da quasi tutti i crateri che
costituiscono il nuovo apparecchio eruttivo; lo stesso fenomeno si ripete il giorno 18. In-
torbidamento delle acque di Fiume-caldo nei giorni 2, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 24, 25, 27
e 29 (1).
Fenomeni geodinamici. -- Il giorno 3 si ebbero due scossette di II° grado a Pala-
gonia: la prima a 13" 12m e la seconda a 23" 5m; il 9 alle 22° 30" si ebbe una scossa
sensibile, ondulatoria, in direzione N-S avvertita quasi generalmente a Zafferana Etnea ; il
30 a 2" 10" un’altra forte scossa fu avvertita a Stromboli, seguita da una violenta eru-
zione del vulcano ; finalmente il 31 a 5" 8m si ebbe una leggera scossa di III° grado,
sussultoria a Mineo e ondulatoria SE-NW a Catania. Quest ultima scossa però fu l’ eco
di un terremoto disastroso a Zante.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalle nubi nei giorni
4, 5, 6, 15, 16, 21, 22, 23, 24,-25 col cratere centrale in calma nei giorni Dn:
7
8, 10; di fumo un po’ grigio il 3 ed il 9; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni
14, 17, 18, 26; con deboli o debolissime emanazioni di fumo bianco nei giorni 1, 2
7 ?
20; grigio il 19; con eruzioni notevoli, sempre di fumo bianco e tali da costituire un
folto pennacchio sulla cima dell’ Etna, nei giorni 27 e 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel 1° del mese, nelle ore antimeridiane, furono
notate notevoli masse di vapori bianchi ai nuovi crateri e così nel giorno 7 per tutta la
giornata. L’ acqua di Fiume-caldo si presenta poco torbida il giorno 7 e 20; torbida il 5,
12, 15, 16, 18; molto torbida e di colore latteo il 6; molto torbida il 13.
Fenomeni geodinamici.—Nel primo del mese a 1° 28m si ha una scossa di terremoto
di III grado : mista e di non determinata direzione a Mineo, ondulatoria NW-SE a Cata-
nia. Questa scossa è anche avvertita ad Acireale, Malati, Carico e Mangano, borgate del
Circondario della predetta città. Il giorno 11] si ha una scossetta di II° grado a Messina.
Marzo — Fenomeni geodinamici centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi
(1) Vedi Zo//ettino dell’ Osservatorio Meteorologico Geodinanico di Mineo — Anno VII — Gennaio 1893.
L’ Eruzione etnea del 1910 3
nelsgiorni o, 4, 9, 19.023, 209, 26, 28, 29 e 31; col cratere centrale in calma nei giorni
10, 12; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 8, 13, 14,
15, 17, 20, 30; di vapori grigi nei giorni 11, 21, 24; con mediocri eruzioni di fumo,
sempre bianco nei giorni 7, 16, grigio il 22; le eruzioni sono notevoli e tali da formare
dei folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 1, 2, 5, 9, 27. Nella mattina del giorno 10,
nelle adiacenze del cratere centrale, si scorgono sul bianco manto della neve, indizii di una
leggera pioggia di cenere.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 5 e 20 si scorgono notevoli masse di
vapori bianchi sollevantesi dai nuovi Monti Silvestri, deboli nel giorno 27; il 6 verso
mezzogiorno si ha una eruzione di fumo a Vulcano. L’ acqua di Fiume-caldo s’ intorbida
Nieiegiomit, (0,6, 9, Oto, db, ded
Fenomeni geodinamici. — Il 7 si ha una scossetta strumentale a Lipari, indicata da
due sismoscopii a verghetta a 9" 47m ; altra come la precedente il 12 a 10% 18m; il 14
a 7% 45m si ha una scossa ondulatoria E-W di II° grado a Zafferana Etnea; il giorno 20
a Catania a 6" e 6" 40m altre due scossette registrate dal sismografo Brassart a registra-
zione continua; a Mineo si hanno invece scosse di II[ grado a 18" 5m, 18% 5m 105,
18h 5m 15% e 18% 5m 40> sussultorie; a Catania a 18% dm 18° e 19% si hanno lievi
tracce sismografiche. Il 31 si ha una scossetta strumentale alle 12" 58m a Siracusa.
Aprile — £enomeni eruttivi centrali. — L'Etna coperto dalle nubi nei giorni 1,
2,3, 4, 9, 10, 12; in calma nei giorni 26, 27 e 28; con deboli o debolissime emana-
fr SE 02 29024 20001]
deboli eruzioni di fumo bianco nel giorno 5, mediocri nel giorno 13; notevoli e tali da
zioni di vapori bianchi nei giorni 6, 7, 8, 14, 15, 16,
costituire dei folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 11,22, 29 e 30 e di fumo grigio il 19.
Dal 26 aprile si è visto fuoco nell’ interno del cratere centrale.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 25, alle 17" 45m, si osservano forti
emanazioni di vapori bianchi dai nuovi Monti Silvestri. Intorbidamento dell’ acqua di Fiu-
mescaldo nei giorni LI, 2,9, 4, 0, 8, 1A.
Fenomeni geodinamici. — Con questio mese s’' inizia un importante periodo sismico
che interessa la gran massa montuosa etnea e principalmente il fianco Nord e i due ver-
santi Nord e Sud di quella parte dei Monti Nebrodi adiacente alle plaghe della base set-
tentrionale dell’ Etna.
Apre la serie dei movimenti del suolo una scossetta leggera, avvertita da qualche
persona, avvenuta a Catania il giorno 1°, a 3° 36 registrata dal sismografo Cecchi: poi
due scosse sussultorie a Zafferana Etnea a 7" 7m e 7° 30m entrambe sussultorie, di III
grado la prima, di II grado la seconda, una terza scossa a circa le Sì 10m la quale è di
VI grado ondulatoria N-S nella predetta Zafferana Etnea, di V grado ondulatoria NW-SE
a Nicolosi, di IV grado ondulatoria NE-SW a Belpasso, sussultorio-ondulatoria a Viagran-
de, Giarre, e Randazzo in direzione N-S nella 1à località, E-W nella seconda e NE-SW
nella terza; il giorno 5 si ha una scossetta sussultoria di I grado a Siracusa a 9, 45;
poi il 17 a 6" 38m si ha una scossa sussultorio-ondulatoria a Catania e Mineo di II gra-
do in direzione NW-SE in entrambi le località; il 20 si ha nella stessa Catania a 3" 46" una
leggerissima indicazione sismografica dal sismografo Cecchi.
Il 22 a circa 2" 16m si ha una scossa rovinosa cioè di VII[ grado sul versante set-
tentrionale dei Nebrodi che ha per centro Montalbano Elicona : è di V grado a Bronte,
Randazzo, Linguaglossa, ondulatorio N-S nel primo centro abitato, sussultorio-ondulatoria
4 S. Arcidiacono [MemorIa _XVII.]
SW-NE nel secondo, sussultorio-ondulatoria di non determinata direzione nel terzo, ove
fu preceduto a 2% 13" da altra scossa forte di V grado; di IV grado a Mineo, Messina,
Reggio, Lipari, Giarre : sussultorio-ondulatoria E-W nella prima località, ondulatoria E-W
nella seconda, ondulatoria di non determinata direzione nella terza e sussultoria nella quarta;
di II[ grado ondulatoria di non determinata direzione a Catania. A Bronte si hanno altre
due scossette di II grado, non indicate dagli avvisatori Galli-Brossart. A 2° 20m e 2h 28m;
a Mineo altra scossetta sussultoria di II grado a 2% 32”. Questa scossa fu preceduta da
altra di VI grado nella predetta Linguaglossa, sussultorio-ondulatoria, di non determinata
direzione a 2° 5",
Altra scossa si ha alle 4" 20m che è sussultorio-ondulatoria S-N di VI grado a Lin-
guaglossa, sussultoria di .V grado a Randazzo, ondulatoria S-N di III grado a Bronte, sus-
sultoria (?) di III grado a Messina, ondulatoria di III grado a Lipari e Catania. Altra scossa
si ha sussultorio-ondulatoria SW-NE a 7" 50m a Randazzo; un’ altra ancora come la pre-
cedente ma di IV grado a Randazzo a 9" 6m, preceduta a 8" 50m da una indicazione
sismografica a Catania; poi nella stessa Randazzo si hanno altre cinque scosse, tutte
di IV grado: la 1a a 10" 41" sussultorio-ondulatoria E-W., la 2% a 11° 10" ondu-
latoria SW-NE, la 3a sussultoria a 11" 26", la 4a e 5a sussultorio-ondulatorie SW-NE.
A 14° 8" si ha un’altra scossetta ondulatoria di II grado a Catania e finalmente alle
15% 23" un’ ultima scossa di IV grado ondulatoria S-N a Randazzo.
Il giorno 23 si ha verso le 0" 30" una scossa di V grado sussultorio-ondulatoria
S-N a Linguaglossa; di IV grado sussultorio-ondulatoria N-S a Randazzo, di IV grado
ondulatoria SE-NW a Bronte; poi una scossetta di III grado ondulatoria SW-NE a 0* 53m
a Messina e una scossa di IV grado sussultorio ondulatoria SW-NE a 5% 55" a Ran-
dazzo. Indi alle 14" 52 si ha un’altra scossa che è sussultorio-ondulatoria di non deter-
minata direzione, di VI grado a Linguaglossa; pure sussultorio ondulatoria E-W di V
grado a Randazzo, di IV grado a Bronte, Mineo, Reggio Calabria, Lipari ondulatoria SE-NW
nella prima località, sussultorio-ondulatoria SE-NW nella seconda, ondulatoria di non de-
terminata direzione nella terza e nella quarta, di II grado ondulatoria a Catania, di I° grado
sussultoria a Biancavilla.
Poi il 25 si hanno continue scosse più o meno sensibili a Montalbano Elicona; alle
10" 40" si ha un’altra scossa che è ondulatorio-sussultoria SW-NE di V grado a Randazzo,
ondulatoria NW-SE di IV a Bronte e ondulatorio-sussultorio di III grado a Linguaglossa.
Il 26 a 14% 2" si ha una séossetta- sussultoria di I° grado a Biancavilla, ‘a 1742200
e 22% 31" si hanno due indicazioni sismoscopiche a Catania.
Il 27 altre due indicazioni sismoscopiche si hanno a Catania a 10° 42" e 21h 33% e
a Randazzo una scossa di III grado a 22° 30".
Inoltre da Patti si telegrafa che ivi le scosse, sebbene leggere, pure continuano.
Il 28 a 22 3" si ha un’altra indicazione sismoscopica a Catania. A Linguaglossa e
Randazzo si avverte un’ altra scossa sussultoria di IV grado a 19° 7°.
Il 29 a 12° 10" e 12h 25% si hanno due scosse di III grado sussultorie a Randazzo,
a 2° 25" un'altra sussultorio-ondulatoria S-N di IV; poi a 16° 57" si ha un'altra indi-
cazione sismoscopica a Catania. Inoltre da Patti si telegrafa che ivi nella giornata e nella
notte successiva si hanno leggere scosse.
Finalmente il 30 alle 2° 19® si ha un’ altra scossetta sussultoria di I° grado a Bronte
e un’altra scossa sussultorio ondulatoria NE-SW di IV grado a Randazzo.
L’ Erustione etnea del 1910
VI
Maggio -- Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna coperto dalle nubi nei giorni 7,
20, 24: col cratere centrale in calma nei giorni 10, 13, 15, 23 e 30; con deboli 0 de-
bolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 5, 6, 18, 29; di vapori cenerognoli
nei giorni 11, 14; emanazioni di fumo or bianco or cenerognolo piuttosto forti nei giorni
16, 17, 28; con deboli eruzioni di fumo bianco nel giorno 22; di mediocre intensità nei
giorni 4, 25; notevoli e tali da formare folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 3, 12,
19, 26, 27 e 31, di fumo un po’ grigio nei giorni 8, 9 e 21.
Fenomeni eruttivi eccentrici — Nei giorni 2, 14, 18, 21 e 31 si osservano forti
emanazioni di vapori bianchi dal 1° cratere a Nord dei nuovi Monti Silvestri; nel giorno
4 si hanno forti emanazioni di vapori rossastri da quasi tutto | apparecchio eruttivo.
Fenomeni geodinamici. — Continua l importante periodo geodinamico iniziatosi nel
mese precedente.
Il giorno 1 si ha una indicazione sismoscopica a circa le 7" ed una indicazione sismo-
grafica dal sismografo Cecchi a 9° 52" a Catania. Il 2 anche a Catania si ha a 8% 40" un’altra
indicazione sismoscopica; alle 11" 15" dello stesso giorno poi si ha una scossa piuttosto
forte di V grado sussultorio-ondulatoria SW-NE a Randazzo e a Patti; di IV grado a Lin-
guaglossa, Bronte, sussultorio-ondulatoria N-S, di III grado ondulatoria N-S a Messina;
sussultorio-ondulatoria SE-NW a Mineo. Inoltre a Patti e Montalbano Elicona a 11" 26" si
ha una replica pure forte. Alle 11" 45" si ha una scossetta strumentale a Reggio Calabria.
Il giorno 3 da S. Piero Patti si telegrafa che nella giornata si hanno continue scosse ; ed
ieri, senza dare ora, si ebbe una scossa forte, probabilmente intorno alle 11" 30" con-
temporaneamente cioè a quella avvertita a Patti e Montalbano Elicona. Il 4 a circa le 8" e
11° 45% si hanno due scossette strumentali a Catania; altra a circa le 22° ; da Patti e S.
Piero Patti telegrafano che continuano le scosse di terreinoto e la popolazione dei due cen-
tri abitati è molto spaventata. Il 5 altra scossetta strumentale a Catania a 0" 26". Il 6
scossa ondulatoria W-E di II grado a Trapani alle 2° circa. Il 7 a 23% 24" altra scossa
ondulatoria di IIl grado a Castroreale. L' 8 a 7° 23" scossetta strumentale ondulatoria
SE-NW a Bronte; altre due a Catania a 10" 53" e 23" 32" ; scossa con rombo a Novara
Sicilia alle 21" 30". Nella notte tra 1'8 ed il 9 scossetta strumentale a Messina. Il 10 si ha
un’ altra scossetta strumentale a Catania a 0% 14" e da Montalbano Elicona si telegrafa
che ivi le scosse leggere continuano. Il giorno 11 si ha alle 7° 3" una scossetta strumen-
tale a Catania : altra scossetta sussultoria a 8° 55" a Randazzo ; altra a Catania alle 14® 15";
intorno alle 15° 10" si ha una scossa di VI grado sussultoria ondulatoria ENE-WSW a
Palermo avvertita pure ad Ustica e Alicuri di IV grado (?) sussultoria ondulatoria S-N a
Mineo ; ondulatoria NW-SE di II grado a Trapani; replica a Palermo alle 15" 25" ondu-
latoria E-W di IV grado e sussultoria ondulatoria di HI grado a Mineo: altra scossa alle
15° 49% ondulatoria ESE-WNW di III grado a Palermo e finalmente a 15" 52" una scos-
setta strumentale sussultoria a Mineo. A Catania intorno alle 15" i tromometri sono straor-
dinariamente agitati per causa dei predetti terremoti che batterono la Sicilia occidentale. Il
12 scossetta strumentale alle 6% 20" a Catania: il 13 da Montalbano Elicona si telegrafa
che ivi continuano leggere e quasi inavvertite le scosse. Il 14 a 11" 30" scossetta strumen-
tale a Catania; altra alle 12° 30" a Noto e Catania. Il 16 a 0% 29M e 15% 25% due indica-
zioni sismoscopiche nella stessa Catania; un’altra il 17 a 20" 19": un’altra il 19 a
1h 54, Il 18 a 7° 27Ne 7° 42" que scossette sussultorie strumentali a Randazzo. Il 23
6 S. Arcidiacono [MemorIA XVII.]
altra indicazione sismoscopica a Catania alle 15" 30". Il 25 si segnala una scossetta stru-
mentale ondulatoria NW-SE avvenuta a 11" 44" a Linguaglossa. Finalmente il 30 il mese
si chiude con un'altra indicazione sismoscopica avvenuta a Catania a circa le 10°,
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nel giorno ZE
col cratere centrale in calma nei giorni 4, 5, 6, 7, 9, 10, 15, 17, 18,-19, 20, 23, 24, 25;
20, 27; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 12, 16, 28, 29; con eruzioni
di fumo bianco di mediocre intensità nei giorni 1, 8, 21, 22, 30; e di fumo cenerognolo
nei giorni 13, 14; con eruzioni forti e tali da formare dei folti pennacchi di fumo bianco
ner siormib, dI.
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nei giorni 1, 9, 18, 22, 23, 28 si notano emana-
zioni piuttosto forti dal 1° cratere a Nord dei Monti Silvestri; e nei giorni 27 e 30 deboli
da quasi tutto l’ apparecchio eruttivo.
Fenomeni geodinamici. — Il 1° a Bongiardo verso le 4" si ha una scossa forte che
sveglia la popolazione; a 8" 48" si ha una scossetta di I grado ondulatoria NW-SE a Ran-
dazzo, ove la popolazione avverte contemporaneamente un rumore come soffiv di vento.
Il 2 a Zafferana Etnea, S. Venerina e a Bongiardo a 6° 45" si ha una scossa ondula-
toria SE-NW di VI grado nel primo centro abitato, di V grado nel secondo, ondulatoria
NE-SW e nel terzo; a 8" 43% si ha una scossetta ondulatoria N-S di 2° grado, a Catania ove
succede una replica strumentale a 11® 46", Il giorno 3, intorno alle 3", si ha una scossa
di VI grado a Montalbano Elicona, di V grado sussultorio -ondulatoria NW-SE a Randazzo
accompagnata da rombo leggero ; di IV grado ondulatoria SE-NW a Bronte e Novara di
Sicilia; di III grado ondulatoria N-S a Linguaglossa e di I grado a Mineo. Inoltre da S.
Piero Patti si telegrafa che ivi nella notte si avvertono varie scosse tutte ondulatorie E-W
una delle quali, probabilmente quella delle 3" , forte. Il 7 si segnala una scossa sussul-
toria di IV grado, avvenuta a Randazzo a 22° 40", che si ripete all'indomani, 8, sussul-
torio-ondulatoria NW-S colla medesima intensità a 9" 5" . Il 10 a Catania a 2" e 2% 22M sj
hanno rispettivamente un’ indicazione sismoscopica ed un’ altra sismografica; altre due in-
dicazioni sismoscopiche si hanno nella medesima città il 12 a 4° 52%" e 15° 31". Il 13
a Palagonia si nota una scossa sussultoria di II grado, avvenuta alle 12°" 25" preceduta
da un’ indicazione sismoscopica alle 7" . Il 14 si agita ancora Randazzo con una scossa
sussultoria di IV grado avvenuta alle 6" 50" ; a Mineo alle 7" 33" si nota una straordinaria
agitazione tromometrica (10 parti della scala). Il 16 nella stessa Mineo a 11" 50% e 12° 19"
si hanno due indicazioni sismoscopiche. Il 23 a 16" 50" si avverte dal personale dell’Os-
servatorio Etneo una scossa di III grado ondulatoria N-S. Il 29 a Messina a 0° 37" si
ha la caduta della verghetta di un sismoscopio.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei
giorni 9, 15, 16, 17, 18, 20; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei
giorni 4, 5, 6, 10, 11, 12, 19, 21, 22, 23, 29, 30; di vapori cenerognoli nel giorno
con forti emanazioni di vapori bianchi nel giorno 25 e di vapori cenerognoli nel giorno 13;
con deboli eruzioni di fumo cenerognolo nel giorno 7; con eruzioni di mediocre intensità
di fumo bianco nei giorni 1, 2, 3; con eruzioni notevoli di fumo bianco, tali da formare
dei folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 26, 27, 28 e 31 ; di fumo un po’ grigio
nei giorni 14, 24.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 10, 18, 26, si notano delle emanazioni
di vapori bianchi dal 1° cratere a N dei Monti Silvestri (eruzione 1892); forti nei giorni
"
L’ Eruzione etnea del 1910 7
14, 17, 20, 21, 27; nel giorno 25 in fine si notano due alte colonne di vapori, sempre
bianchi, dai predetti Monti Silvestri. Nella sera del giorno 14 improvvisamente s'intorbidano
le acque di Fiume-caldo, presso Mineo.
Fenomeni geodinamici.—Il giorno 1 a Messina a 3" 41" cadono le verghette di due
sismoscopii. Il 2 a Bronte si registra una scossa sussultoria di I grado avvenuta a ITALO TAL
Il 5 Randazzo a 17° 34" è scossa da un terremoto sussultorio-ondulatorio NW-SE di IV
grado e da Montalbano Elicona si telegrafa che ivi nella giornata si avvertono tre scosse
sensibili. L'8 si segnala da Siracusa una scossetta di I grado ondulatoria NW-SE a 17° 29" e
a Catania a 19° 45" cade la verghetta di un sismoscopio. Il 9 a circa 5" 40" scoppia un
forte terremoto che è sussultorio ondulatorio NE-SW di V grado a Randazzo ; ondulatorio
SW-NE di IV grado a Linguaglossa; ondulatorio N-S di I grado a Catania. Inoltre si ha:
una scossa sussultorio:ondulatoria SE-NW di II grado a Mineo a 5° 51" ; una scossa di IV
grado a S. Piero Patti a 6" ; una scossa sussultorio-ondulatoria E-W di IV grado a Bronte
a 6 23": un’altra scossa sussulttoria ondulatoria NW-SE di IV grado a O" -afRandazzo;
e la caduta della verghetta di un sismoscopio a Catania a 20" 6". Il 10 a Catania, a
12% 12% si ha una indicazione sismoscopica; un’altra Vl 1l a 7° 5". Il 14 a Mineo a
23% 34% si ha una forte scossa sussultoria, accompagnata da rombo, preceduta da un
intorbidamento delle acque di Fiume-caldo nella sera del giorno precedente. Il 15 intorno
alle 3° 1/, si ha un’altra scossa di III grado a Zafferana Etnea ondulatoria N-5 e a S. Ve-
nerina di genere indeterminato, e a Catania a 16" si ha la caduta della verghetta di un
sismoscopio. Il 17 si ha un’altra indicazione sismoscopica a Mineo a 21% 30" ed un’ altra
il 22 a 6° 52" a Catania. Il 24 da Giarre si segnala una scossetta sussultoria di I grado
a 7° 43%, ed il 25 nella predetta Mineo e a Catania si hanno dei leggerissimi movimenti
insensibili all'uomo rispettivamente a 7° 51" e 16% 57".
Agosto — Fenomeni geodinamici centrali. — Cratere centrale etneo in calma nei
Son 69) 1001 12419, 18,22, 24,126, 24, 1, (con ‘deboli emazioni di vapori
bianchi nei giorni 2, 4, 17, 19, 25, 30; forti nei giorni 20, 21 — con mediocri eruzioni
di fumo bianco nei giorni 3, 6, 7, 13; di fumo cenerognolo nei giorni 5, 23, 28, 29; con
eruzioni di fumo bianco piuttosto notevoli, nei giorni 14, 16.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 5, 9, 10, 13, 16, 20, si notano ema-
nazioni di vapori bianchi più o meno forti dai nuovi crateri del 1892. Nella mattina. del
giorno 7 si ha lieve intorbidamento delle acque di Fiume-caldo.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 Bronte è battuta da una scossa ondulatoria
di IV grado avvenuta a 2° 50". Il 4 Mineo si muove per una scossa sussultoria ondu-
latoria N-S di III grado a 21° 29"; il 7 e 8 nella stessa Mineo, si notano due indica-
zioni sismoscopiche rispettivamente a .16° 46" e 6" 38": nello stesso giorno 8 a Bian-
cavilla si registra una scossa ondulatoria NE SW di III grado a 12° 35". IL 10 a 4° 8"
si ha una scossa sussultoria ondulatoria E-W di IV grado nella predetta Biancavilla ed
un’ altra ondulatoria di III grado a Mineo. L’11 | isola di Stromboli è scossa per un ter-
remoto di V grado, il quale si propaga sino a Lipari, ove è di II grado; nello stesso giorno
a 19° 30" si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio a Siracusa. Il 12 intorno alle
6° 15" sono battute Biancavilla, Belpasso e Paternò per un terremoto ondulatorio NE-SW di
III grado nella prima località, di I-II nella seconda; di intensità sconosciuta nella terza. Il 17
a 18° 41" circa si hanno parecchie scossette di I grado sussultorie a Mineo il 18 a 15° 37"
ungalta;: dle20tnlaltralancora atlicata. a 5405: 12] a Catania 408% 24% altra;
8 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
il 22 a Mineo a I° 35" un’altra e a Catania a 10" 41% un’altra ancora. Il 24 a Licata, a
12% 32" si ha una scossa ondulatoria di III grado. Il 25 un’altra scossa sussultoria ondu-
latoria N-S di IV grado a 6% 20" a Randazzo e un’ indicazione sismoscopia a 1" 10% a
Lipari. Il 26 a 14° 59% e 15° 15" due scossette strumentali a Mineo; il 27 a 20% 55%
un’ altra pure strumentale ; il 28 a Catania a 7° 20" si ha la caduta della verghetta di
un sismoscopio ; il 29 a 4° 15" - 5% 37" e 7% si hanno a Mineo altre tre scossette di
I grado ed il 31 il mese si chiude con la caduta a Catania della verghetta di un sismoscopio
alri gione
Settembre -- Fenomeni eruttivi centrali.--L'Etna coperto dalle nubi nel solo gior-
no 4; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 6, L1, 15, 17, 19, 20, 21, 2022352095
con deboli o debolissime einanazioni di fumo bianco nei giorni 3, 16, 24, 25; e di fumo
cenerognolo nel giorno 14; con emanazioni forti o fortissime di fumo bianco nei giorni
2,13; con deboli eruzioni, sempre di fumo bianco, nei giorni 7,12; di mediocre intensità
nei giorni 5, 27; di mediocre intensità e di fumo cenerognolo, nei giorni 18, 22, 23; con no-
tevoli eruzioni di fumo bianco e tali da formare dei folti pennacchi nei giorni 8, 9, 10, 30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 7, 12 si notano deboli emanazioni di
vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892; forti nei giorni 2, 3, 9, 13.
Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 1, 2, 3, 4 e 17 si hanno a Catania rispetti-
vamente alle ore 3° 19m - 5h 23m jh 43m j9h 38% - 5h 25% delle semplici indicazioni si-
smoscopiche ; il 19 a 8" 23" e 11* 1% a Mineo; il 21 a 0% 7Mme 61 466126000090
a Catania. Nello stesso giorno 26 a 3° 52" e 3% 54" si hanno a Randazzo due scosse di
IV grado: ondulatoria E-W la prima, sussultoria la seconda.
Ottobre — /enomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei. giorni 21,
22,23, 24, 28, 29; col cratere ‘centrale in calma nei giorni 3, 4, ll, 14-15, 17609:
25, 26, 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 10, 16, 20,
con emanazioni piuttosto forti e di vapori cenerognoli, nei giorni 7, 8, 9; con deboli
eruzioni di fumo bianco nel giorno 13, e di fumo cenerognolo il 6; con eruzioni di fumo
bianco di mediocre intensità nei giorni 1, 2; notevoli e di fumo cenerognolo nei giorni
FORCES
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 8, 9 si notano deboli emanazioni di va-
pori bianchi dai nuovi Monti Silvestri (1892) forti nei giorni 11, 15, 23.
Le acque di Fiume-caldo s' intorbidano nei giorni 3, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 23; no-
tevolmente nei giorni 4, 5, 6, 30,
Fenomeni geodinamici — Il giorno 1 a 17° 53" si ha una scossa sussultoria di
IV grado a Randazzo e a 22" un’altra pure sussultoria di III grado a Giarre. Il 9 altra
scossa di II[ grado sussultoria a 3" 4" ed una altra sussultoria ondulatoria NW-SE pure
di III grado a 4® 45" a Zafferana Etnea. L’8 a 21" a Monte Albano Elicona se ne ha
un’ altra ondulatoria N-S di IV grado; e il 22 a 11".30" a Mineo si ha una semplice in-
dicazione sismoscopica. Il 31 a circa 0" 41" scoppia un forte terremoto che scuote
principalmente i versanti NW e S dell’ Etna: esso è di V grado a Paternò e Mineo;
sussultorio ondulatorio W-E nella prima città e sussultorio ondulatorio N-S nella seconda;
fn di IV grado a Catania, Nicolosi, Bronte, Randazzo : sussultorio ondulatorio nella prima
città, ondulatorio SE-NW nel secondo centro abitato, sussultorio ondulatorio SE-NW nel
terzo, sussultorio nel quarto ; fu di III grado a Belpasso, Biancavilla, Adernò e ondulatorio
NE-SW nella prima località, ondulatorio NW-SE nella seconda, ondulatorio nella terza.
L’ Eruzione etnea del 1910 9
Finalmente da Palagonia nello stesso giorno 31 si annunzia una forte scossa ondulatoria
NE-SW che sarebbe colà avvenuta a 1" 5". Che ci sia stato errore nella trasmissione
dell'ora e questa scossa sia la stessa di quella avvenuta a 0" 41" ?
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna coperto da nubi nei giorni
5, 6, 8, 9, 12, 13, 20, 21, 23, 30; col cratere centrale in calma nei giorni 3, 4, 24; con
deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11, 16, 18, 19, 27, 29: con
deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 10, 25; di mediocre intensità nei giorni 7, 14,
22, 28; notevoli e tali da costituire dei folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni
(To R/I0901
Fenomeni eruttivi eccentrici.— Nei giorni 10, 15, 16, 17, 27 si notano forti emana-
zioni di vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892, specialmente nei giorno 15; deboli il 28.
L'acqua di Fiumecaldo s' intorbida nei soli giorni 4 e 9.
Fenomeni geodinantici. — Pochissimi; si ha solamente una scossa sussultoria on-
dulatoria N-S di V grado a Zafferana Etnea il giorno 13 a 17" 20" e poi si hanno delle
indicazioni sismoscopiche il giorno 5 a Mineo a 5" 6" e 1 11 a Catania a 10° 24" e il
VO el LO Oa
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalle nubi nei giorni
1,2, 5, 9, 9,20, 21, 22, 23, 29: col cratere centrale in calma nei giorni 4, 18, 19; con
deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11, 12, 13, 14, 15, 24, 25, 26;
con eruzioni deboli di fumo, cenerognolo nel giorno 17; con eruzioni mediocri di fumo
bianco nei giorni 6, 7, 27, 28, 31; di fumo cenerognolo nel giorno 16: con notevoli eru-
zioni di fumo bianco nei giorni 3, 10, 30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 3 si notano forti emanazioni di vapori
bianchi dai nuovi Monti Silvestri, eruzione del 1892.
Fenomeni geodinamici. — Quasi nessuno, se si tolgono alcune indicazioni sismo-
scopiche avute in Catania nei giorni 14 a 18° 2"- 19° 18"; nel giorno 15 a 15° 4" —
nel giorno 18 a 21" 35" — nel giorno 22 a 7" 6% — nel giorno 23 a 4" 54" — nel giorno
25 a 4° 37%" — nel giorno 26 a 2° 42ne nel giorno 29 a 12h 452,
Gennaio 1894 — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperta dalle nubi
nei giorni 4, 7, 9, 13, 14, 25, 26, 27; col cratere centrale in calma nel giorno 5; con
deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 17, 18, 24; con deboli eruzioni di fumo
sempre bianco nel giorno 28; di mediocre intensità nei giorni 1, 2, 6, 8, 10, 11, 12, 15,
16, 19, 20, 22, 23, 31; notevoli e tali da costituire folti pennacchi nei giorni 3, 21, 29, 30,
Fenomeni eruttivi eccentrici. -— Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Anche in questo mese si ha calma del suolo, giacchè si
hanno solamente scossette strumentali a Catania e Mineo, cioè: il 7 a 9" 16" a Mineo:
ario e tea catania vIel7/0a 194902 Mineo 1818 a 1156" Catania! ed 10030
a 2° 44" a Mineo.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane occultato dalle nubi
nei giorni 5, 12, 14, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24; col cratere centrale in calma nei giorni
e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al ‘cratere centrale nei
giorni 1, 2, 3, 4, 8, 11, 13, 15, 16; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 25,
26; di mediocre intensità nei giorni 6, 7, 9, 10, 27.
Fenomeni eruttivi eccentrici — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior-
niave 28.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. 2
10 S. Arcidiacono [MemorIA XVII].
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 4 ed il giorno 10 a Catania, rispettivamente a
18% 21" e 5° 13" si hanno due indicazioni sismoscopiche. Il 20 a 5° 34" a Mineo si ha
una scossetta strumentale; a 6° 58" scoppia una forte scossa di terremoto che secondo
notizie date dal Giornale di Sicilia fu intensissima a Novara Sicilia; sussultoria ondulatoria
SE-NW di V grado a Randazzo ; sussultoria ondulatoria SE-NW di IV grado a Bronte;
ondulatoria N-S di III grado a Messina; a 9° 20" si ha una scossetta ondulatoria NW-SE
di I grado a Randazzo ed un'altra a Mineo a 14° 499, Il 21, a 18° 52% e 21° 45% si
banno a Mineo altre due scossette strumentali; a 21" 15" una scossa ondulatoria S-N di
V grado a Linguaglossa e di III° a Bronte; a 23° 15" circa altra scossa ondulatoria S-N
di V grado a Randazzo ; ondulatoria di V a Barcellona (Sicilia) e sussultoria di lII grado
a Messina, Il 22 si ha una scossetta strumentale ondulatoria SW-NE ancora a Randazzo;
in fine il 23, 25, 26 e 28 si notano indicazioni sismoscopiche a Catania e Mineo, e cioè
a Catania 23 e 25 rispettivamente a 8° 48" e 1h 33" il 26 a Mineo a 4° circa e a Ca-
tania va SU 45%ed' il (28 aGatania na (0tonE
Marzo —- Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni ‘6, 13, 15, 16, 17, 19, 20, 22, 24, 27, 29, 30 e:31; col cratere centrale#infcalma
nei giorni 4, 8, 9; con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni
1, 2,3; con eruzioni leggere di fumo sempre bianco nei giorni 5, 12, 21; di mediocre
cont)
-
intensità nei giorni 10, 14, 18, 23, 25; forti e tali da formare dei folti pennacchi di fumo
bianco, nei giorni 7, 11, 26, 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 28 si notano forti emanazioni di vapori
bianchi dai nuovi crateri del 1892, specialmente da quelli a N.
Si nota intorbidamento dell’acqua di Fiumecaldo nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11,
REN cavi Legni LCA Rs a OT 2210
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6 si segnala da Reggio Cal. una scossa ondu-
latoria SW-NE di III grado; 1° 8 a Catania a 4° 25" e a Mineo a 11° 2" si hanno due
segnalazioni sismoscopiche ; il 9, 14, 19, rispettivamente a ore 6" 58" — 3h 19" — 7h 6" si
hanno altre segnalazioni di scossette strumentali; come pure a Mineo nel giorno 22 a
Oh 5Omie 11h 438% 25 a.08 42m 7A 432 ed' il 26 a TONY
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna coperto dalla nubi nei giorni 1,
2,3, 11, 13, 17, 18, 19, 20, 21, 29 e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi al
cratere centrale nei giorni 4, 5, 6, 7, 12, 25, 26, 27; forti nel giorno 9; con deboli eru-
zioni di fumo bianco nei giorni 10, 22; di mediocre intensità nei giorni 15, 16, 23; no-
tevoli nei giorni 8, 14, 24 e 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni 11, 12, 13, 14, 15; 16, 17, 18, 19, 20, 21, 25, 26, 27; 28, 29,30 specialmente
nei giorni 16 e 24.
Fenomeni geodinamici. — Il 7 si ha una scossetta strumentale a Mineo a 6° 44” ;
il 12 altra scossetta pure strumentale a 14° 7" a Catania; il 16 a 1° 54" si ha un'altra
scossetta di II grado a Mineo: che si ripete colla stessa intensità il 18 a 8° 13" e g® 25";
il 21 a Viagrande si nota una scossetta strumentale ondulatoria N-S a 7° 30" e ad 8% 50”
un’altra scossetta di II grado a Mineo; il 21 a Mineo si hanno a 21° 14% — 2]h 15m —
21% 16" scossette strumentali, che si ripetono a 4° 3" e 5°" 45" e si fanno continue; il 22
dalle 11° 34" alle 11° 36" con straordinario moto tromometrico (10 parti); il 25 a 14° 22”
altra scossetta di I grado nella predetta Mineo e a 18" 12" e 22% 6m due scossette ondula-
i a ninni ni
L’ Eruzione etnea del 1910 II
torie NE-SW rispettivamente di III e Il grado a Palagonia ; il 26 altre due scossette stru-
mentali : la prima a 11° 44" a Mineo, la seconda a 15° 17" ondulatoria N-S a Palagonia;
il 27 altra scossetta strumentale a 12° 8" a Palagonia ; il 28 a 1° 25" e Mineo a 9° 30" si
hanno altre due scossette pure strumentali; il 30 finalmente a 5° 28" si ha una scossa
sussultorio-ondulatoria di HI grado, preceduta e seguita da molte altre strumentali, indicata
pure a Catania da un sismoscopio a verghetta.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali — L'Etna coperta dalle nubi nei giorni 2,
8, 9, 12, 14, 19, col cratere centrale in calma nei giorni 5, 6, 24, 25, 27, 30; con de-
boli o debolissime emanazioni di fumo bianco nei giorni 3, 11, 15; con deboli eruzioni di
fumo sempre bianco nei giorni 23, 31, di fumo cenerognolo nel giorno 26; con eruzioni
di mediocre intensità di fumo bianco nei giorni 7, 13, 17, 20, 21, 28, e di fumo cenero-
gnolo nei giorni 16 e 29; con eruzioni notevoli e tali da formare folti pennacchi di fumo
bianco nei giorni 1, 4, 10, 18, 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
1, 2, 3, 5, 4, 6, 11, 20, 21, 22 e 30 specialmente il 20 fu molto torbida; inoltre nei
giorni 4 e 5 si ha notevole emissione di gas (idrocarburi) nel Lago di Naftia o dei Palici,
presso Palagonia, il cui puzzo poco gradevole si avverte sino a notevole distanza.
Fenomeni geodinamici. — Nel giorno 1 a 0% 55" — 0% 560 — Il vam — 6h 14M e
6% 15" si hanno segnalazioni sismoscopiche a Mineo. Il 2 a 8% 5" se ne ha un’altra a
Catania e a 20% 34" si registra una scossetta di II grado nella predetta Mineo; ove anche
il 4 ed il 7 a 12° 5I" e 9° 52" si notano due altre scossette strumentali. Il 13 si ha una
scossa di terremoto che è di IV ondulatoria W-E a Siracusa e N-S a Pachino; ondulato-
ria S-N di III grado a Vizzini; di II grado a Catania e Mineo. Il 18, al solito, a 16% 29" —
16° 30" — 16 35" e 16° 55" si hanno a Mineo dei lievissimi movimenti indicati da alcuni
sismoscopii. Il 20 invece a 13" 3" il movimento è di I-II grado; ed il 21 si ha a 4® 18"
una scossetta di II grado sussultoria ondulatoria N-S; la quale fu pure avvertita con la
stessa intensità ondulatoria E-W a Catania e ondulatoria di non determinata direzione a
Siracusa. Nello stesso giorno 21 poi a 10° si ha una scossetta strumentale a Licata e altre
scossette pure strumentali a 21" 23" e 23" nella predetta Mineo. Poi nel giorno 26 a
10" 25% — 10° 44%: nel giorno 28 a 9% 21" — 15° 39" si hanno altre indicazioni sismo-
scopiche e a 21" 17" una scossa sussultoria ondulatoria SW-NE di III grado. Il 29 in fine,
a 0" 58" nella stessa Mineo si registra un’ ultima scossetta strumentale.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. -— L’ Etna col cratere centrale in calma
nei giorni 1, 2, 10, 11, 12, 13, 14. 16, 21, 22; con deboli o debolissimi emanazioni di
vapori bianchi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 8, 19, 23, 24, 27, 28; con eruzioni di fumo ce-
nerognolo: deboli nei giorni 17, 18; di mediocre intensità e di fumo bianco nei giorni 9,
25; di fumo un po’ grigio nei giorni 29 e 30: con eruzioni notevoli di fumo ancora un
po’ grigio, nel giorno 20 e di fumo bianco nel giorno 26. L’ Etna nel solo giorno 15 ri-
mane occultato dalle nubi.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel predetto giorno 15 si notano forti emissioni
di vapori bianchi dal nuovo cratere a N dei Monti Silvestri (eruzione del 1892) e dalle
fumarole circostanti.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6 si ha a Randazzo una scossa sussultoria di
IV grado del resto nei giorni 9, 10, 12, 14, 15, 16, 19, 22, 27 e 28 si hanno a Mineo
numerose scossette strumentali certamente in relazione a movimenti locali, estranei all’ at-
10 S. Arcidiacono [Memoria XVII.|
tività geodinamica dell’ Etna. A Catania il 10 a 3° si ha pure una scossetta strumentale,
che si ripete il 27 ondulatoria SW-NE a 23% 37" e il 28 a 21° 23"; inoltre nella stessa a
Catania il 28 si hanno due scosse di III grado sussultorie ondulatorie SW-NE indicate
da qualche sismoscopio a Mineo.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalle nubi il giorno 1;
con debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 15, 16, 17, 18,
19, 26, 27, 29, 30; forti nei giorni 2, 6,-7, 8, 97711; 12, 13,14, 20,4215224f0 MAS
fumo cenerognolo nel giorno 23; con deboli eruzioni di fumo bianco nel giorno 25; di
mediocre intensità nei giorni 5, 10, 28 e 31: notevoli nei giorni 3,24, notevoli e di fumo
un po’ grigio nel giorno 4.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 4 si notano forti emanazioni di vapori
bianchi dai crateri del 1892.
Fenomeni Geodinamici. — Di notevole nel mese si ha: una scossetta di I-II grado
a 11" 28" a Mineo: un’altra a 11" 57" a Catania: poi una scossa di IV grado sussultorio
ondulatoria SW-NE il giorno 15 a 8° 16" a Randazzo, ove si ripete nel giorno 29 ma di
III grado; il 31 nella predetta Mineo si nota un’ altra scossetta ondulatoria SE-NW a
1 9" di II grado — e un’altra pure ondulatoria S-N di I grado a 20" 57" a Randazzo.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. L’ Etna con il cratere centrale in calma nei
giorni 2, 3, 5, 6, 7, 10, 13, 14, 15, 17, 18; con deboli emanazioni di fumo bianco nei
giorni 16, 28, 29, 30 e 31; forti nei giorni 20, 21, 22, 23, 24, 25, 27; con eruzioni de-
boli di fumo sempre bianco nei giorni 4, 11; di fumo cenerognolo nel giorno 26; con
mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 8, 9, 12, 19.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 15 e 16, si notano forti emissioni di
vapori bianchi dai crateri del 1892 — L'acqua di Fiumecaldo s’ intorbida nel mattino del
giorno 27.
Fenomeni geodinamici. — Il mese comincia con una scossetta di II grado avve-
nuta a Mineo a 13° 28"; poi se n’ ha un’altra ondulatoria W-E di I grado alle 2 16" a
Messina il giorno 3. Il 7 nella predetta Mineo, a 8° 43% si registra una scossa sussultoria
di III grado seguita da un’ altra strumentale a 11" 45" ; intorno alle ore 14 scoppia un
forte terremoto che batte specialmente il versante orientale e meridionale dell’ Etna; fu on-
dulatorio N-S di V grado a Zafferana Etnea e S. Venerina, di IV a Viagrande, Acireale e
Catania: sussultorio-ondulatorio N-S nel primo centro abitato e di genere indeterminato nel
secondo e terzo: di III grado sussultorio a Nicolosi; di II grado a Mineo. Il giorno 8 a
circa 6" 1/, si ha un'altra scossa che si può classificare tra le rovinose; essa fu di VIII
grado a Zafferana Etnea, nel cui territorio si ebbe la rovina di qualche edifizio e qualche
vittima umana ; di V-VI grado a Paternò e Belpasso : sussultorio-ondulatorio SE-NW nella
prima località e ondulatorio N-S nella seconda; di V grado a Catania, Nicolosi (ondula-
toria NW-SE) e Osservatorio Etneo: di IV grado a Randazzo e Biancavilla: ondulatorio
S-N nella prima località e sussultorio nella seconda; di II grado sussultorio-ondulatorio
SE-NW a Mineo e NE-SW a Linguaglossa ; poi, ancora nel giorno 8, intorno alle 7° 25" si
ha una replica a S. Venerina dalla quale località non si dà nessun particolare del feno-
meno; a 7°" 30" si ha un'altra replica che è di III grado ondulatoria NW-SE a Nicolosi, e
avvertita pure a Zafferana Etnea, S. Venerina dalle quali località al solito non si danno
particolari sulla scossa; e di I grado a Viagrande; alle 13% ancora da S. Venerina si se-
gnala altra scossa di non determinato genere e intensità; alle 14” altra scossa a Viagran-
L’ Eruzione etnea del 1910 19
de, avvertita dalle persone, non indicata dagli strumenti. Il 9, S. Venerina segnala un'altra
scossa di terremoto avvenuta a Il 45" e poco dopo a 2% 35" Zafferana è battuta da una
scossa ondulatoria di V grado, avvertita pure nella predettà S. Venerina. Alle 4° 43” a
Catania si ha una segnalazione sismoscopica.
Il 10, a Catania a 3° 46" si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio e da Ran-
dazzo si segnala un’altra scossa ondulatoria SW-NE di III grado avvenuta a I" 12" e da
S. Venerina altra pure di III grado a 9" 30" circa dell’11, la quale fu ondulatoria pure di
III grado a Zafferana Etnea; a 13% 55" poi nella stessa Zafferana ha luogo un’ altra scossa
ondulatoria di V grado che spaventa popolazione. Il 12 a 16° 15" si ha altra scossetta a
Mineo indicata da un solo sismoscopio a verghetta. Il 13 a 2" circa nella predetta Zaffe-
rana si avverte un’altra scossa ondulatoria di III grado seguita da altra intorno a 3" 45"
sussultoria ondulatoria di V grado, segnalata pure da S. Venerina di II grado ; a 11" 57"
cade la verghetta di un sismoscopio a Catania ed in fine a 23" 5" una scossa. sensibile
di IV grado all’ Osservatorio Etneo. Il 14 si segnalono diverse indicazioni sismoscopiche
da Mineo, ma esse probabilmente sono dovute a movimenti del suolo puramente locali.
Il 18 a S. Venerina a 2° 5 circa e 23% 45" si avvertono altre due scosse di terremoto:
la prima di II grado, la seconda di IV; a Bongiardo la scossa fu così forte, che la po-
polazione spaventata uscì all’ aperto e vi rimase tutta notte. Replica il 19 nella predetta
S. Venerina con una scossa di III grado a 0° 30. ed il 20 a 0° 45" di IV grado. Il 22
si ha ancora a S. Venerina a 2° 45" una scossa sensibile, e poi a 15° 35" si avverte
un’ altra scossa a Randazzo, Linguaglossa e Mineo la quale è sussultorio ondulatoria
SW-NE di IV grado nel primo centro abitato di III grado nel secondo, e ondulatoria E-W
di Il grado nel terzo. Il 23 a 23% 13% — 23h 15M e 23% 47" si avvertono tre scosse al-
l'Osservatorio Etneo : la 18 ondulatoria E-W di III grado, la 2* ondulatoria N-S di IN-IV
ado la 3° sussultorio ondulatoria NW-SE di IV grado. Il 26 a 12° 43" si avverte a
Zafferana Etnea un’ ultima scossa forte sussultorio-ondulatoria NW-SE; poi si ha il 28
a 13° 44” un'indicazione sismoscopica a Catania e diverse altre a Mineo il 30 e 31.
Settembre — Fenomeni eruttivi centrali — L’' Etna coperto dalle nubi nei giorni
l2-Ml6ce-S0%coleratere icentraletimicalma nei. giorni 15, 15,17, 18.19, 21, 22, 24, 20,
26, 28: con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 2, 3, 6, 7: forti o fortissime
nei giorni 1, 4, 5, 11, 27; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 8, 10, 23; con
eruzioni di mediocre intensità nei giorni 14 e 29; notevoli e tali da formare dei folti pen-
nacchi nei giorni 9 e 20.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — A Messina il giorno 5 a 19" 35" e 19" 41" si hanno
due scossette ondulatorie E-W di II[ grado avvertite dalle persone, non indicate dagli stru-
menti. Il 9 a 10" 12" si ha una scossetta a Viagrande, di cui non si da alcuna indicazione
sul genere e sulla intensità ; il 26 a 7" 45" si ha un’altra scossetta a Randazzo, ondula-
toria SW-NE di I grado; del resto, come al solito, nei giorni 11, 14, 15 e 21 si hanno
diverse indicazioni sismoscopiche a Mineo.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane occultato dalle nubi nei
giorni 2, 3, 5, 6. 7, 8, 9, 10; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11, 13,
14, 15, 19, 20, 21, 24; forti nei giorni 27, 28 con fumo cenerognolo il 27; fortissime il
29 e 30 con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 12, 18, 23, 25, 31; di medio-
14 S. Arcidiacono
[MemoRrIA XVII.|
cre intensità e sempre di fumo bianco nei giorni 1, 16, 17, 22, 30, notevoli il 26 con
indizii di pioggia di cenere.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni 8 e 9.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 9 Mineo è lievemente agitata a 21" 18" con
una scossetta di II grado, la quale sta in relazione ad una scossa sensibile ondulatoria
N-S avvertita a Modica. Il 19 a 23% 31" si ha un’altra scossa ondulatoria N-S di IV gra-
do a Viagrande che si ripete il 23 ma in direzione E-W e di III grado.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’' Etna coperto dalle nubi nei giorni
10, 15, 17,-20; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 4, 5,.18, 197 212223f$cen
deboli e debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 12, 28; forti nei giorni
13, 22, 29; con deboli eruzioni di fumo cenerognolo nei giorni 7,8; con eruzioni di me-
diocre intensità e di fumo bianco nei giorni 16, 25, 27; di fumo cenerognolo il 24 e 30;
con eruzioni notevoli di fumo bianco nei giorni 1, 9, 11, 14, 26, specialmente nel giorno 14.
Fenomeni eccentrici. — Nei giorni 12, 14, 23, 24, si notano fortissime emanazioni
di vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892. Intorbidamento leggero delle acque di Fiume-
caldo nei giorni 19; mancano le osservazioni dei giorni 16, 17, 18 pel cattivo tempo;
inoltre nell’ ultima decade del mese si nota una lieve diminuzione nelle emissioni gassose
del Lago di Naftia, presso Palagonia.
Fenomeni geodinamici. — In questo mese si hanno molti terremoti e di notevole
intensità, da raggiungere in alcuni punti, il grado VII ed VIII della scala sismica Mer-
calli, specialmente per quello delle 18" 52" del 16, che riuscì disastrosissimo per molti
centri abitati della Calabria; però noi dovendoci attenere ai fenomeni geodinamici che ab-
biano stretto legame all'attività dell’ Etna, le trascureremo in questa rassegna, rimandando
il lettore alla importante memoria pubblicata in proposito da una Commissione nominata
dal R. Governo e costituita dai signori Prof. Riccò, Ing. Camerana, Prof. Di Stefano e
Prof. Baratta (1).
Adunque di fenomeni geodinamici che abbiano qualche relazione all’ attività dell’ Etna
si ha: Il giorno 6 a 18" 39" e 18" 41” due scossette di II grado a Mineo; il giorno 12
un’altra scossa di IV grado a 4% 28" a S. Venerina e una di II a 12% 8" a Mineo. Il 17
si notano altre due scosse a Viagrande e Palagonia, rispettivamente alle 3" e 4" di grado
II; finalmente il 30, a 2" 25" a Palagonia si ha una scossetta di III grado; a 6° 20%
un’ altra scossetta di II grado a Catania con replica di I grado a 20° 2".
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperta dalle nubi nei
giorni 1, 2, 4, 6, 17, 20, 27, 29 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di vapori
bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 9, 14, 23, 25; con leggere eruzioni di fumo bianco
nei giorni 7, 12, 13, 15, 16, 18. 19 e 30; di mediocre intensità nei giorni 10, 11, 22,
26; notevoli e tali da formare folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 5, 8, 21,
DRE#28,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento leggero dell’acqua di Fiumecaldo
nel solo giorno 7.
Fenomeni geodinamici. — Anche in questo mese si hanno numerosi terremoti, ma
(1) Vedi annuali dell’ Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano — Serie II vol. XIX —- Parte il
1897 — Roma.
L’ Eruzione etnea del 1910 15
la maggior parte non sono che |’ eco di repliche del disastrosissimo terremoto del giorno
16 del mese precedente.
Per quanto riguarda |’ Etna o qualche regione adiacente abbiamo : Il 7, a 1" 1/ circa
una scossa ondulatoria NE-SW di III grado a Palagonia e un’ altra a 17" 41" pure di III
grado a Mineo. Il 9, Randazzo si agita per un’altra scossa ondulatoria NE-SW di III grado
avvenuta a 20° 32". Il 27 a circa le 7° si ha ancora una scossa di III grado a Mineo,
avvertita pure a Licodia Eubea e Vizzini.
Gennaio 1895. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi
nei giorni 4, 5, 7, 10, 27 e 29; col cratere centrale in calma nei giorni 16, 25; con de-
boli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 12, 19, 20, 21, 26; con
eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 2, 8, 13, 17, 24; con eruzioni di mediocre in-
tensità nei giorni 1} 3, 0,9, TL 15, 23, 28 e 3l'e di fumo un: po' grigio nei giorni 18
e 22: con eruzioni notevoli, ma di fumo bianco, il 14.
Fenomeni eruttivi eccentrici. —- Leggero intorbidamento delle acque di Fiumecaldo
nei giorni: 13, 14, 15, 21 e 22; mediocre, il 28.
Fenomeni geodinamici. — Anche in questo mese persistono numerosi i fenomeni
geodinamici; ma la maggior parte di essi non sono che la ripercussione di movimenti
più o meno forti avvenuti nella regione funestata dalla scossa del 16 novembre. Per quan-
to riguarda l’ Etna e regioni adiacenti, si ha: una scossa forte il giorno 12 a 11° 37" la
quale fu di V grado a Mineo e Palagonia, sussultorio-ondulatoria N-S sulla prima Jocalità
e sussultorio nella seconda; di IV grado ondulatorio SW-NE a Reggio Cal.: di III grado
sussultorio-ondulatoria NW-SE a Catania ; sussultoria a Nicolosi; ondulatoria SW-NE a
Modica ; di II grado ondulatoria E-W a Bronte e sussultorio-ondulatoria S-N tra I e II
grado a Randazzo ; la predetta scossa fu pure avvertita quasi generalmente dalle popola-
zioni di Militello, Vizzini, Licodia Eubea, Caltagirone, Grammichele ecc.; alle 14” 30" si ha
un’altra scossa ondulatoria N-S di HI grado a Palagonia; il 13 nella stessa località a
2" un’ altra scossetta ondulatoria N-S di II grado ed il 14 altra sussultoria fra I e II grado.
Finalmente a Catania il 30, a 12° 46" si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni
7,99 2: lo, eL/718, 253, 25,Z6%e 28*-.-Icol.cratere centrale in (calma nei giorni 4 e 24:
con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11 e 27; con leggere eruzioni di fumo
bianco nei giorni 4, 13, 15, 21; di fumo un po’ grigio nei giorni 5 e 19 con eruzioni di
mediocre intensità di fumo bianco, nei giorni 1, 2, 3, 6, 8 e 10; e di fumo un po’ grigio,
il giorno 20, con eruzioni notevoli di fumo bianco il 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Intorbidamento dell’acqua di Fiumecaldo nei giorni
IO 4Q0OS2I,
Fenomeni geodinantici. — Il giorno 10 si ha una scossetta di II grado a Mineo
LI La |
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni
2, 3, 5, 12, 13, 14, 15, 16, 17 con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere cen-
trale nei giorni 1, 7,9, 10, 18, 24, 25, 27, 29 e 31; con leggere eruzioni di fumo bianco
nei giorni 4, 8, 11, 20, 21, 22 e 23; di fumo un po’ grigio nel giorno 30; con eruzioni
di fumo bianco di mediocre intensità nei giorni 6 e 26; di fumo un po’ grigio il 28; con
mediocri eruzioni di fumo bianco il 19.
16 S. Arcidiacono [MemorIa XVII.]
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni 6, 17, 18, 19; intorbidamento leggero il 20 a tutto il 31.
Fenomeni geodinamici. — Il 16 a Catania a 8% 2" si ha un'indicazione sismosco-
pica e nulla più.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni
1, 19 e 21; col cratere centrale in calma nei giorni 28 e 29; con deboli emanazioni di
vapori bianchi nei giorni 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 e 17; con eruzioni deboli di fumo
sempre bianco nei giorni 6, 18 e 22; di fumo un pò grigio il 27; con mediocri eruzioni
di fumo bianco il 2; e fumo un pò grigio il 3, 4 e 5; con eruzioni notevoli di fumo bian-
co nei giorni 8, 16, 20, 23, 24, 25 e 30 e fumo un po’ grigio il 7 e 26.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo s’ intorbida leggermente
nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 8; è torbida il 13, nel giorno in cui avviene un fortissimo terre-
moto che agita le Calabrie e la Sicilia Orientale a 16° circa; il 14 a 4° si ha una scos-
setta sussultoria di I grado a Bronte; un’ altra a Catania a 11" 54" sussultorio-ondulatoria
SE-NW. Il 15 a 1" 3" si avverte una forte scossa a Zafferana Etnea, S. Venerina indicata
da un sismoscopio e registrata dal sismografo a registrazione continua Braffort a Catania.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nei giorni
7, 10, 17 e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale
nei giorni 2, 14, 21, 24, 27, 30 e 31; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni
1, 4, 5, 6, 12, 13, e 29; di fumo un po’ grigio nei giorni 20, 22, 23 e 25; con eruzioni
notevoli di fumo sempre bianco, nei giorni 8, 9, 11, 16, 18 e di fumo un po’ grigio nei
giorni 19 e 26.
Nel giorno 3, verso le ore 10, comparve sul sommo cratere etneo una mediocre co-
lonna di fumo bianco, diritta, che andò mano mano aumentando in grandezza, fino ad
assumere quasi la forma di un piccolo pizzo erzttivo ; dalle 10 e qualche minuto, alle
LN 45" avvennero poche altre eruzioni di fumo ancora bianco; poi il fenomeno si ridusse
a minime proporzioni e nel pomeriggio scomparve quasi del tutto.
Nel giorno 15 dalle 18" alle 19" , dal cratere centrale si ebbe una vistosa eruzione
di fumo grigio: anche in questa occasione si formò un piccolo piro eruttivo che s° in-
nalzò ad una discreta altezza, attraversato, quasi a metà, da strati densi di vapori di tinta
oscura ed uniforme.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 3, contemporaneamente alla attività del
cratere centrale, si notano forti emissioni di vapori bianchi da Vx/carolo e dal 10 cratere a
Nord dei nuovi Monti Silvestri formatisi nel 1892, ove le emissioni si ripetono nel giorno 31.
Fenomeni geodinamici. — Pochi. Nei giorni 1 e 2 rispettivamente a 15° 42" e
10% 55% si ebbero a Mineo due indicazioni di movimento leggerissimo, d’ intensità tra I e
II. Il 4, 8 e 12 rispettivamente a 11° 59" — 8! 48M e 3° 49% si hanno a Catania altre tre
scossette strumentali, l’ ultima delle quali fu pure registrata a Mineo di II grado. Il 13 a
23° 50" si ha una replica a Mineo ma di I grado. Il 25 intorno alle 3° 1/ si ha tanto a
Catania che a Mineo un’ altra scossetta strumentale.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna con deboli o debolissime emana-
zioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 5, 9, 10, 11,-14, 16, 17, 18,
19, 20, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 29 e 30; forti e di fumo. grigio il 15, con medioeniteste
zioni di fumo bianco nei giorni 2, 8, 12, 13, 24 e 25 e di fumo grigio il 7; con eruzioni
notevoli di fumo bianco, il 1.°
L’ Eruzione etnea del 1910 107
Il giorno 6 si hanno al mattino deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere cen-
trale; invece nel pomeriggio si manifesta una serie di eruzioni di vapori i quali riunendosi
al di sopra della cima del monte, formano grossi cumuli che si dileguano nel cielo verso N-E.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 25 e 26 si notano fortissime emana-
zioni dal 1° cratere a N dei nuovi Monti Silvestri (1892).
Fenomeni geodinamici. — Il 10 a Catania, a +" 14" si nota una indicazione sismo-
scopica e alle 14" 40" una scossetta ondulatoria NW-SE di II grado all’ Osservatorio Et-
neo; con una replica il 12 a 2° 32" dello stesso genere e intensità della scossa precedente,
ma in direzione N-S; il 13 nella stessa Catania ed il 15 rispettivamente a 14" 11" e
23% 19" si hanno altre due indicazioni sismoscopiche ; il 18 ancora all’ Osservatorio Etneo
avviene un'altra scossetta sussultoria di Il grado, che si ripete nelle identiche forme e in-
censita alto a 17.10 20 a On 360,
Luglio — £enomeni eruttivi centrali. — Deboli 0 debolissime emanazioni di va-
pori bianchi al cratere centrale per tutto il mese.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — In questo mese si ha una scossetta di I grado a S. Ve-
nerina il 12 a 20" 43", ed una scossa di III grado, sussultorio-ondulatoria N-S a Catania,
indicata pure a Mineo da uno sismoscopio.
Agosto — /enomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 3, 4, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13,
14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 30 e 31; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni
2, 5, 24 e 25; e di fumo un po' grigio il 9, 26, 27; con eruzioni notevoli e tali da for-
mare folti pennacchi nel sommo cratere, nei giorni 21, 23, 28 e 29.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — In Mineo, nei giorni 6, 9, 24, 28 e 31, al solito, si
hanno diverse indicazioni sismoscopiche puramente locali; come pure in Catania, nel giorno
ie DIR VO Re O ME OL
Settembre -- Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi
nel solo giorno 18; si hanno deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere
centrale nei giorni 1, 2, 10, 15, 16, 17, 20, 22, 23 e 24; con emanazioni piuttosto forti
nei giorni 11, 21, 26 e 27; notevoli nei giorni 25 e 28; con eruzioni leggere di fumo bianco
nei giorni 6, 8, 9, 12; di mediocre intensità e di fumo bianco il 7, 14 e 30; di fumo
grigio il 19; con eruzioni notevoli e tali da formare dei folti pennacchi di fumo bianco,
nei giorni 3, 4, 5, 13 e 29.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 7 e 8 si osservano deboli emanazioni
di vapori bianchi dell’ ultimo cratere a N dei Monti Silvestri (1892); e piuttosto forti nel
mattino del giorno 17.
Fenomeni geodinamici. — Il 1° a 20" 58" si ha una forte scossa, avvertita special-
mente nel messinese, ove a Gualtieri Licaminò produsse nella popolazione qualche spavento :
a Randazzo la scossa fu sussultorio-ondulatoria E-W, fra II e IV grado; a Mineo pure
sussultorio-ondulatoria SW-NE di II grado e a Catania ondulatoria NE-SW di II grado.
Il 21 nella predetta Mineo si ha un’altra scossetta di II grado a 2" 27".
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 20, 21, 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi dal cratere cen-
trale, nei giorni 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 27 e 28; un po’ forti nei
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. 3
18 S. Arcidiacono [MemorIA XVII).
giorni 19 e 31; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 1, 10 e 24; e di fumo un
po’ grigio nei giorni 3, 29 e 30; con eruzioni di mediocre intensità e sempre di fumo
bianco nel giorno 9, e di fumo alquanto grigio il 2; con eruzioni notevoli di fumo bianco
nei giorni 22, 23 e 26. La mattina del giorno 27 comparvero i fianchi meridionale ed
orientale del cratere centrale e adiacenze, coperti di cenere, caduta nella notte tra il 26
edili
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 5 Catania a 23" 14" fu lievissimamente agitata
da una scossetta ondulatoria N-S di I grado; lo stesso si ripete il 9 a 12° 49" e 13h 35",
Il 22 a Catania si ripete un’ altra scossetta puramente strumentale a 5" 44" ; del resto si
hanno nel mese le solite registrazioni di minimi movimenti, di natura locale, a Mineo.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane occultato dalle nubi
nei giorni 23, 24, 26 e 27: con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra-
tere centrale nei giorni 7, 8, 9, 10, 11, 15, 17, 18, 19 e 20; forti o fortissime nei giorni
1, 2, 3, 4, 5, 16 e 28; con deboli eruzioni di fumo bianco. il 12 e 29; notevoli
22 e 30. Il giorno 6 verso le 8" , compare sul cratere centrale una considerevole colonna
di fumo grigio che alla sua sommità si distende per lungo tratto verso S-E in forma
di strato.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 6, contemporaneamente alle eruzioni di
fumo grigio comparse al cratere centrale, si notano fortissime emanazioni di vapori bian-
chi da Vu/carolo (1).
L'acqua di Fiumecaldo è poco torbida la sera dell’ 11, e torbida il 21.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni
8, 9, 13, 14, 16, 21; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere
centrale nei giorni 2, 3, 6, 7, 15, 24 e 30; fortio fortissime e di'tinta un po’ grigia nei
giorni 10, 11 e 12; di vapori bianchi nei giorni 5, 22, 23 e 29; con eruzioni leggere di
fumo bianco il 20 e 25; di fumo grigio il 31; con eruzioni più forti o mediocri di fumo
bianco nei giorni 4, 17, 18, 19, 26 e 27; di notevole intensità il 1° ed il 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuna.
Fenomeni geodinanmici. — Nulla di notevole solo si ebbero due scossette strumen-
tali a Mineo e Catania rispettivamente il 24 a 21° 53" ed il 29 a 12° 22”,
1896 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei
giorni 1, 2, 6, 7, 8, 10, 15, 24, 25, 26, 27 e 29; con deboli o debolissime emanazioni
di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 5, 9, 14, 19, 22, 23 e 30; forti il
17, 28 e 31; fortissime nei giorni 18, 20 e 21; con eruzioni mediocri di fumo bianco
nei giorni 12 e 13; notevoli l’11 ed il 16.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. -- Nessuno, se si toglie una indicazione sismoscopica avve-
nuta a Catania il giorno 7 a 9" 28" e qualche altra di origine puramente locale a Mineo.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna coperto dalle nubi nei giorni
15, 22, 23, 24 e 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere
(1) Vulcarolo, piccolo vulcano, così è chiamata volgarmente dai nostri montanari, una voragine a circa
330 mm. NNE dell’Osservatorio Etneo la quale quasi continuamente manda fuori considerevole quantità di va-
pore acqueo.
L’ Eruzione etnea del 1910 19
centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 9, 17, 18, 19, 21; forti e di fumo alquanto grigio nei giorni
10, 12, 13 e 14; fortissime e di fumo bianco nei giorni 5, 7, 11 e 20, di fumo un po’
grigio il 6 e 8; con mediocri eruzioni di fumo sempre bianco, nei giorni 16, 26, 27, 28 e 29.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 1° del mese si ha a Catania a 18°" 13" la caduta della
verghetta di un sismoscopio; il 4 a Girgenti a 17" si registra una scossa di terremoto
ondulatoria SW-NE di III grado; un’ altra indicazione sismoscopica si ha a Catania il 6
a 22% 16°. Il 25 a 4° 45" si ha una scossa ondulatoria N-S fra III e IV grado a S. Ve-
nerina e Zafferana Etnea ; nella quale ultima località si ripete poco dopo a 4" 48" del me-
desimo genere e intensità.
Marzo -— Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei
giorni 19, 20, 29 e 30; con deboli o SRI emanazioni vaporose bianche, al cratere
centrale; nel giorni 4, 5, 8, 10, 12, 13, 18,25: forti nel giorni 7; 23, 246 27%; fortissime
nei giorni 1, 2 e 9, e di fumo un po’ grigio il 17; con mediocri eruzioni di fumo sempre
bianco nei giorni 6, 21, 26 e 31 e di fumo un po’ grigio il 28; con eruzioni notevoli di
fumo bianco, tali da formare folti pennacchi sulla cima dell’ Etna nei giorni 3, 11, 14,
lotte 822:
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 16 a 21" 8" si ha a Catania una indicazione sismo-
scopica. Il 18 a 21" 44" circa, il fianco orientale dell’Etna è battuto da un forte terremoto
che in alcuni punti ad W di Acireale produsse crollo di muri a secco, screpolature in
qualche fabbricato, lesioni in qualche cisterna. Esso fu registrato a Catania dal grande
sismometrografo Cancani ed avvertito quasi generalmente ad Acireale a Zerbati, Aci
Antonio ecc. Il 21 si ha ancora a Catania a 7° 30" un’altra indicazione sismoscopica.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 2, 5, 8, 9, 10, 11, 14 e 21; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
Mei storniv24 ‘6025; fort nel giorni.vo, 7, liste 22% foftissime il ‘23% con eruzioni leggere
di fumo bianco nei giorni 19, 20, 26 e 29; di 0 intensità nei giorni 1,4, 12, 13,
15, 16, 17 e 30; notevoli il 6, 27 e 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — IL 22 a 9" 4% si ha a Catania una indicazione sismo-
scopica; ed il 24 a 7" 40" e Of 38" Randazzo è scossa per due movimenti tellurici di III
grado : ondulatorio N-S il 1° e sussultorio il 2°.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni
3, 7, 8, 22, 23, 25, 26, 27 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
al cratere centrale, nei giorni 4 e 5; forti nei giorni 9, 10, 12, 14 e 19; fortissime nei
pieni: do, f40,717/,520, Vee 228 toruissime e di vaporr Un po grigi il 6°e 30% con
mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 11, 18 e 31; notevoli il 1° e 21.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 14" 19" a Catania e Mineo si registra una scossa
di IH grado, con una replica nelle medesime località il giorno 7 a 6" 26" ma di I grado.
Il 14 a 17° 48" si ha una scossa ondulatoria SW-NE di III grado a Randazzo, indicata
da un sismoscopio a Mineo. Il 19 a 14% 8" e 23" 47% a Biancavilla si hanno due scosse
sussultorie : la prima strumentale, la seconda di III grado ; il 20 a 13° 43" Zafferana Etnea
e S. Venerina sono battute da una scossa di V grado in questa località e ondulatoria N-S
20 S. Arcidiacono [MemorIA XVII.]
di II[ grado in quella. Il 30 a 23" circa Catania e Mineo si agitano lievemente per una
scossetta puramente strumentale.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nel solo
giorno 2 con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei
giorni. 1, 3, 7, 8,9, 11, 12, 14, 15, 17, 19, 20, 23, 24;-29,.28, 29 e :30xunkposforigi
10 e 22; fortissime nei giorni 13, 16, 21, 26 e 27 con eruzioni di fumo bianco di me-
diocre intensità nei giorni 4, 5, 6, 18.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Quantunque non interessante la regione etnea, pure
facciamo qui cenno di una scossa ondulatoria di IV grado avvenuta a Pantelleria il giorno
4 a 15° 10". Il 14, intorno a 3% 55", Val di Noto fu lievemente agitata da una scossa
di terremoto che fu di II[l grado a Mineo, Siracusa e Pachino, ondulatoria E-W nella 1
e 3a località, ondulatoria SW-NE nella 2a, e di II grado ondulatoria pure E-W a Catania;
nello stesso giorno poi a Catania a 5” 18" si ha una lievissima registrazione sismogra-
fica al grande sismometrografo Cancani.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna con deboli o debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12,
18, 19, 20, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 30 e 31; deboli al mattino, forti o fortissime nel po-
merigio e nella sera nei giorni 11, 13, 16, 17, 25 e 26; con leggere eruzioni di fumo
bianco il 15 e 24; di mediocre intensità il 14.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 0% 32" si ha una indicazione sismoscopica
a Catania; poi a 1" 22" un terremoto di mediocre intensità agita l’ angolo di SW della
Sicilia : il movimento fu ondulatorio SE-NW di IV-V a Modica; sussultorio di III-IV a
Pachino ; sussultorio-ondulatoria E-W a Mineo ; ondulatorio NE-SW di II grado a Catania.
Inoltre per notizie pervenute ulteriormente all’ Osservatorio si sa che la scossa fu indicata
da un sismoscopio a Caltagirone; a Vizzini pure fu indicata da un sismoscopio a dischetto
ed avvertita da molte persone; a Vittoria fu avvertita abbastanza fortemente ; a 9° 44 si
ha un’ altra indicazione sismoscopica a Catania.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna con deboli o debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi al cratere centrale in tutto il mese, tranne che nei giorni 17, 27
e 28 nei quali si hanno delle mediocri emanazioni di fumo bianco che si fanno fortissime
l'1 ed il 9; e nel giorno 23 in cui si hanno al mattino mediocri eruzioni di fumo sem-
pre bianco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni. MO; 132145, lo; 8,019.
Fenomeni geodinamici. -- Nei giorni 12 e 19 rispettivamente a 12° 16% e 14h 12" si
hanno due scossette strumentali: il 23 intorno alle 17° 45" il fianco di SW dell’ Etna è
battuto da un forte terremoto che desta qualche panico nella popolazione di Biancavilla,
ove il movimento è sussultorio di V grado; ad Adernò ondulatorio E-W di IV grado; a
Catania solamente strumentale. Il 27 nella stessa Catania, a 15° 38" si ha un'altra scos-
setta strumentale.
Settembre -- Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi
nei giorni 20, 21, 26 e 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra-
tere centrale nei giorni 2, 11, 12, 13, 14,15; 16, 17, 18, 19724, 29e30;fortifiozioe
L’ Eruzione etnea del 1910 21
tissime, nei giorni 1, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 22, 23, 25 e 28; con mediocri eruzioni di fumo
bianco il 3; con notevoli eruzioni di fumo grigio il 4.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo si presenta torbida alle
23’ del 21, poco torbida il 22, molto torbida nel pomeriggio del 23.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 0" 55" l'antica regione flegrea di Val di
Noto è battuta da un terremoto, il quale pare che abbia avuto per centro Mineo e Pala-
gonia: ove il movimento raggiunse il V grado della scala sismica Mercalli: a Mineo il
terremoto fu sussultorio-ondulatorio SE-NW e a Palagonia ondulatorio E-W; a Catania,
Messina e Reggio è di III grado: ondulatorio N-S nella 18 località, sussultorio nella 2a,
ondulatorio SE-NW nella 32: inoltre da Palmi si ha notizia che ivi ad 1" circa si avverte
una scossa ondulatoria N-S tra III e IV grado d’ intensità. Nella stessa giornata poi, a
8° 54" è scosso Randazzo con un terremoto sussultorio-ondulatorio NW-SE di III grado;
e alle 10" 50" a Catania si ha una indicazione sismoscopica. Il 13, a 6" 30" il personale
dello Osservatorio Etneo avverte una scossa ondulatoria N-S di III grado.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane coperta da Nubi nei
giorni 3, 4, 5, 14, 15, 20, 21, 25 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di vapori
bianchi al cratere centrale nei giorni 10, 11, 13, 16 e 26; forti o fortissime il 1, 2, 7
cat ] 5]
8,9, 17, 19, 29 e 30; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 18, 22, 23, 24
e 27; notevoli il 6, 12, 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo si presenta molto torbida
nei giorni 30 e 31.
Fenomeni geodinamici. — Nulla di notevole, se togliamo una scossetta di II grado
avvenuta a Mineo il 26 a 9" 29" e diverse indicazioni sismoscopiche in alcuni altri giorni
del mese, certamente di origine locale.
Novembre — £enomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni
1, 2, 3, 6, 8, 9, 11, 12, 16, 22, 23, 24, 25, 27, 29 e 30; con debolio debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 4, 5, 15 e 21; forti o fortissime
nei giorni 7, 10, 13 e 26: con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 14, 17, 18,
TOMO seT26.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo è molto torbida nei giorni
eee RosttorbidaiV20=pocofterbida ilo, 4,55, Sti, 18°e 194. otormno: 2, Verso
le 5° improvvisamente diminuisce di volume, mostrandosi limacciosa con grande sorpresa
dei mugnai che vedono venir meno la forza motrice ai loro mulini; dopo un’ ora, cioè
verso le 6" il volume dell’ acqua comincia ad aumentare ed alle 6" 30" ripristina il primi-
tivo regime, mostrandosi però molto torbida. La termperatura da 22°. 2 scende a 20°, 2
col diminuire del volume e poi risale a 22%2 quando questo si riintegra.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a Randazzo, a 11" 51" è avvertita una
scossa di terremoto sussultorio-ondulatorio NE-SW di IV grado, indicata da un microsi-
smoscopio a Mineo. Inoltre nella predetta Mineo , il 9 a 11" si registra una scossetta di
II grado e durante il mese diverse indicazioni sismoscopiche di origine puramente locale.
Dicembre — £enomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 3, 5, 7, 10, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 25, 26 e 28; con debolio debolissime
emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 1, 2, 6, 9, 11, 12 e 17; forti
o fortissime nei giorni 4, 13, 23, 24 e 30; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei
giorni 8, 29 e 31; notevoli il 27.
22 S. Arcidiacono |MemorIA XVII]
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Di notevole nel mese si ha una scossa ondulatoria N-S
ed E-W di III grado ad Acireale nel giorno 19 a 22" 18"; avvertita assai fortemente da-
gli abitanti di S. Tecla, i quali spaventati pernottano all’aperto per due notti consecutive ;
crollo di qualche muro di campagna.
1897 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei
giorni 16, 22, 23, 24, 25, 30 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bian-
chi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 5,6, 7; 8, 10, .12, 17, 26, 27%e20Mottikosfon
tissime nei giorni 3, 9, 14, 18; con eruzioni di mediocre intensità di fumo sempre bianco
nel sionni:4, gf VIS, «lb 19,720, 2128:
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo è poco torbida nei giorni
1, 2 e 3. Nella 12 e 2° decade del mese la sua temperatura subisce molte giornaliere va-
riazioni che vanno da un minimo di 21°, 4 ad un massimo di 22°, 8.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 18 a 0% 50m si ha una scossa sussultorio-on-
dulatoria SE-NW di III-IV grado a Mineo e Caltagirone e di II a Catania con lievissime
repliche a Mineo solamente a 0" 55m e 1" 43m. Il 26 a 13° circa si ha un’ indicazione
sismoscopica a Catania.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei gior-
ni 1, 9, 13, 14, 17, 20, 21, 22; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
al cratere centrale, nei giorni 3, 5, 6, 10, 19, 27, 28; forti o fortissime, nei giorni 2, 4,
7, 12, 16, 18, 24, 25 e 26; con mediocri eruzioni di fumo bianco: nei giorni. Soli MM
e 23. Nel giorno 2 le emanazioni hanno una tinta grigiastra e nelle ore pomeridiane cre-
scono tanto, da costituire sulla cima del monte un mediocre pennacchio. Anche nei giorni
4, 7 e 18 le emazioni sono alquanto grige ed in quest’ ultimo formano una tenue e lun-
ga striscia sul cielo diretta verso NW.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nel giorno 9 a Catania a 13% 54m- 14° 14m- 14h 32m
14h 39m - 14° 53m si hanno delle scossette registrate dal microsismoscopio Guzzanti, con
tracce di lievissime registrazioni al grande sismometrografo. Il giorno 12 a circa 0" 30m
scoppia un fortissimo terremoto che agita intensamente le Calabrie e tutta Ja Sicilia orien-
tale, propagandosi il movimento sino a Malta.
Trattandosi di un terremoto di non esclusiva pertinenza dell’ Etna, noi ci limitiamo
ad accennarlo, rimandando il lettore qualora desideri maggiori particolari al Bollettino della
Sismologica Italiana del 1897.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. --- L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni
4, 8, 9, 16, 17 e 18; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere
centrale nei giorni: 3, 5, 10, 19, 20, 21, 23, 24, 25, 26, 27 e 28; forti o fortissime il 10
2,7 e 22; di vapori un po’ grigi il 29, 30 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco nei
giorni 12, 13 e 15; di mediocre intensità nei giorni 6 e 14; di mediocre intensità e di
fumo grigio, l’ ll.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinaniici. — Il giorno 13, a 3°" Sm si registra a Riposto una scossetta
ondulatoria NE-SW di II-II grado. Il 16 Acireale a 15° 21m è alquanto agitata per una
scossetta di III grado sussultoria, ENE-WSW ; come pure Catania, con una scossa di III-
IV grado e Mineo di I; si ha una replica nella sola Catania con un'altra scossetta d
Do
L'Eruzione etnea del 1910
grado sussultoria-ondulatoria NW-SE a 19° 27m, Il 17 a 9® 16" e 10% 3" il 23 a 23 25"
e 26 a 8" 10" si hanno delle scossette di I grado con fortissima agitazione tromometrica.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’' Etna resta occultato dalle nubi nei
giorni 5, 10, 17 e 18: con deboli o debolissime emazioni di vapori bianchi al cratere cen-
trale, nei giorni 4, 6, 8, 13, 14, 15, 23, 26, 27, 29 e 30; forti o fortissime il 1°, 2, 3,
9, 11, 12, 16, 19, 20, 21, 22, 24 e 25; con mediocri eruzioni di fumo bianco il. 7 e 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Solamente due scossette strumentali nei giorni 6 ed 8
e 24 rispettivamente a 23% 15", 8h 10" e 10% 43m,
Maggio — £enomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto da nubi nei giorni
13, 19 e 26; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale,
nei giorni 1, 2, 3, 4, 7, 8, 9, 10, 11, 15, 23, 29, 30 e 31; forti o fortissime il 14, 16,
17, 18, 20, 22 e 24; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 25, 27; di me-
diocre intensità il 12, 21 e 28; notevoli il 5.
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 15, a 6" 3®, a Riposto si ha una leggera scos-
sa ondulatoria NW-SE di II grado; alle 14” 45m tutta la Sicilia, da Palermo a Catania,
è inessa in movimento per un terremoto scoppiato in fondo al Terreno a 107 km. circa
a Nord di Trapani e a 70 km. a NW di Ustica : la scossa fu di V grado a Palermo e
Trapani, di II grado a Catania; di I a Caltagirone (1) Il 28 a 11h 14% si ha una indica-
cazione sismoscopica a Catania, ed a 23" 40" scoppia un altro forte terremoto il cui epi-
centro si ritiene in fondo al Mare Ionio, e scuote una estesissima regione della penisola
Italiana e Balcanica (2) Il 31 a 21" 57” a Siracusa si registra un'ultima scossetta stru-
mentale, ondulatoria NW-SE.
Giugno — Zenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi, nei
giorni 5, 6, 11, 12, 17 e 22; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi, nei
giorni 1, 2, 3, 8, 9, 14, 19, 20, 23, 24, 26, 27, 28, 29 e 30; piuttosto forti nei giorni
4, 10, 13, 15, 16, 18, 21 e 25; con deboli eruzioni di fumo bianco il 7.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 12, a 12" 18" scossetta strumentale a Catania,
Mineo e Caltagirone; altra il 15 nella predetta Catania a 3° 55".
Luglio — Fenomeni eruittivi centrali. — L’ Etna rimane quasi calmo per più di
metà del inese, cioè, nei giorni 1, 3, 4, 8, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26,
29, 30 e 31; con forti emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 5, 12,
13, 14, 17, 27 e 28; fortissime il 7, 9, e 11; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 6;
notevoli il 10. Il giorno 2, al mattino, si condensano a poco a poco, attorno all’ Etna delle
nubi temporalesche ; verso le 15" 50" si osserva da Catania un grande pennacchio sulla
cima del monte di fumo grigio piegato verso S; esso diminuisce rapidamente e alle 17” 30"
non rimangono sul cratere centrale che piccole masse di fumo bianco. Da Nicolosi, il
custode dell’ Osservatorio Etneo, Antonio Galvagno, alle 3P 30" avverte un forte rombo
proveniente dal cratere centrale etneo, da cui contemporaneamente esce fuori una grande
colonna di fumo e cenere. Il rombo è così forte, che spaventa alcuni mulattieri che si
(1) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1897.
(2) Vedi, come sopra.
24 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
trovano alle facche (1) per caricare neve. Il fenomeno eruttivo fu anche accompagnato da
scariche elettriche per un temporale scoppiato giusto allora nelle vicinanze del sommo
cratere.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 13" 58" si ha una scossa di terremoto
che è di III-IV, ondulatoria N-S a Zafferana Etnea e ondulatoria di III a S. Venerina. Il
17 a Stromboli ha luogo una fortissima esplosione preceduta da una scossa di IV-V grado.
Agosto — /enomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei
giorni 4 e 19; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale
nei. giorni. 1, 3, 5, 6, 11, 12, 13, 14, 15, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 277023302935 085
31: forti il 2; fortissime nei giorni 9, 10, 16 e 17; con mediocri eruzioni di fumo bianco
mel ipiornic/, Buen 8:
Il giorno 28, alle 5" 20" il sig. Direttore dell’ Osservatorio di Catania, Prof. A. Riccò,
accompagnato dal custode, A Galvagno, fa una visita al Cratere centrale etneo e trova lo
stato di esso poco variato in rapporto a quanto fu riscontrato nelle precedenti visite ; (2)
in quell'ora la luce del sole impedisce di vedere se nel fondo esista o no lava incande-
scente ;' trova ancora che lo stato generale del cratere centrale è poco attivo: si osservano
emanazioni di fumo dai pochi fumaiuoli esistenti; non si odono esplosioni, nè rumori di
frane.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 7, a 17" circa da Catania si osservano
notevoli emanazioni di vapori bianchi dai crateri del 1892, specialmente dall'ultimo verso N.
Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 12, e 29, rispettivamente a 8" 33" e 0° 39% si
hanno delle indicazioni sismoscopiche ; la seconda, quella del 29 accompagnata da tracce
sismometrografiche.
Settembre — /enomeni eruttivi centrali. — L° Etna resta coperto dalle nubi nei
giorni 9, 28 e 29 : con debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei
giorni 6, 7, 8, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 19,,20, 21, 22, 23, 24,25 e 263 fore
fortissime nei giorni 2, 5, 10, 11, 17 e 27: con mediocri eruzioni di fumo bianco nei
giorni 1 e 30.
Il 15 del mese, il custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galvagno compie un'altra vi-
sita al cratere centrale, dalla quale risulta che a quella data, le diverse piccole colate di
lava incandescente, che in parecchie occasioni furono viste sul fondo di esso, sono quasi
totalmente scomparse, tranne quella che si trova alla base del cratere avventizio, addos-
sato alla parete interna NW. del cratere centrale medesimo; ed anche questa colata si
trova assai assottigliata ; risulta ancora che le pareti verso E ed W sono quasi a picco,
e quelle di NE strapiombate verso l'interno, così che da quella parte sull’ orlo si sono
manifestate delle linee di distacco, che accennano, in un avvenire più o meno prossimo,
a franamenti.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 28 si notano deboli emanazioni di va-
pori bianchi dall’ ultimo cratere a N dei Monti Silvestri dell’ eruzione del 1892.
(1) Zacche, depositi di neve, per lo più ammucchiata in valloncelli e ricoperta con sabbia vulcanica per
difenderla dai raggi solari.
(2) Veggasi: Annali dell’ Ufficio Centrale Meteorologico Geodinamico Italiano, 1893, vol. XV, parte I.
p. 3 € Bollettino della Società Sismologica Italiana vol. I. 1895, p. 16.
L’ Erusione etnea del 1910 DI
GI
Il giorno 12 lo scrivente fa una visita ai vulcani di fango dello Salinella di Paternò
e alle vicine sorgenti di acqua acidula ferruginosa di Maimone e Tomaselli. Non trovò
nulla di straordinario. 1 vulcani di fango attraversavano un periodo di calma. (1)
Fenomeni geodinamici. — Di notevole nel mese si ha: una scossa sussultoria di
III-IV grado all’ Osservatorio Etneo a 16" 54" ed una replica il giorno successivo 13, a
Dadi ]iorado.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni
3, 5, 6, 8, 14, 15, 19, 20 e 28; col cratere centrale in calma o con debolissime emana-
zioni di vapori bianchi, nei giorni 11, 12, 13, 26, 27, 29, 30 e 31; con emanazioni deboli;
nei giorni 7, 9, 16, 23, 24 e 25; forti il 4, 10 e 21; fortissime e di fumo grigio, il 18,
5)
con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 22; notevoli il 17.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nessuno, se si tolgano numerose indicazioni sismosco-
piche a Mineo, di origine evidentemente locale.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei
giorni 4, 5, 6, 11, 12, 14, 18, 20, 23, 26, 27, 29 e 30; col cratere centrale quasi in
calma o con debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 3, 7, 8,9, 10, 16,
LON2-/e 204 vdeboli lil 28: or illi7 Nortissime ill2li e 22: cont mediocri ‘eruzioni di
fumo bianco il 15; notevoli il 13.
Il giorno 2, al mattino, il custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galvagno, fece una vi-
sita al cratere centrale etneo ; dal fondo del quale veniva su poco fumo di colore gialla-
stro; verso ponente e tramontana, ove si trovava la lava incandescente esistevano molti
fumaiuoli.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 15, al mattino, con mediocri eruzioni di
fumo bianco al cratere centrale, si notano notevoli masse di vapori, venir fuori da Vz/caro/o.
Fenomeni geodinamici. — Alle 17° 22” tracce sismometrografiche a Catania, in
corrispondenza di una scossetta strumentale registrata e indicata da diversi apparecchi a
Mineo.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna coperto dalle nubi nei giorni
4,5, 10, 12, 16, 17, 21, 22, 24, 25, 29, 30 e 31; con deboli o debolissime emanazioni
di vapori bianchi al cratere centrale 1, 2, 3, 9, 13, 14, 15, 19, 20, 23, 27 e 28; forti nei
giorni 7 e 26; fortissime il 6 e 18; con mediocri eruzioni di fumo bianco nel giorno 11 ;
notevoli l’' 8.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinantici. — A Mineo, il siorno 4 a 132 35" si ha una scossetta on-
5 ’ (=)
dulatoria SE-NW indicata da diversi strumenti e registrata dal sismometrografo Brassart,
non avvertita dalle persone.
1898 Gennaio — Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ Etna rimane coperto dalle
nubi nei giorni 9, 13, 14, 18, 19, 20, 21, 22, 26 e 27; con deboli o debolissime emana-
zioni. dilvapollibianehisal'cratere centrale, netsiorni 2, 3#9,0,511 15-10, 1/29 e dl
forti o fortissime nei giorni 4, 8, 12, 23, 24, 25, 28 e 30: con mediocri eruzioni di fu-
mo bianco il 1° ed il 10.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
(1) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana, vol. III — 1897 — pag. 206 e seg.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Men. XVII. 4
26 S. Arcidiacono [MEMORIA XVII.]
Fenomeni geodinamici. — Nessuno.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane occultato dalle nubi
nei giorni 1, 5, 8, 9, 10, 15, 21, 25 e 26; con deboli o debolissime emanazioni di va-
pori bianchi al cratere centrale, nei giorni 2, 3, 6, 13, 14, 16, 17, 18.e 27; forti-il4%fe
28; con eruzioni di mediocre intensità di fumo bianco nei giorni 7, 11, 12, 19, 20, 22,
DI LCAZA,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — A Bronte, il 23, a 4° 27" si ha una scossetta ondulato-
ria N-S indicata dall’ avvisatore sismico Galli-Brassart, non avvertita dalle persone.
Marzo —- Fenomeni eruttivi centrali. — L'° Etna è coperto dalle nubi nei giorni
6, 7, 11, 15, 22, 23 e 28: con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra-
tere centrale, nei giorni 1, 2, 3, 10, 17, 20, 21 e 24; forti, nei giorni 9, 13, 14, 18 e 26;
forti e di tinta un po’ grigia, il 19; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni, 4,
5. 12,46, 25; 27,29, 1900631: notevoli il giorno 3.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 25 a 20% 21" scossetta ondulatoria a Pachino,
non avvertita dalle persone. Il 30 a Randazzo, a 17° 23" si ha una scossa di terremoto
sussultorio-ondulatoria N-S, avvertita dalle persone allo stato di quiete.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L° Etna rimane coperto dalle nubi, nei
giorni 1, 4, 14, 17, 24 e 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al
cratere centrale, nei giorni 6, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 28, 29 e 30; forti o fortissime nei
giorni 2, 5, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 22 e 26; con mediocri eruzioni di ‘fumo biancommei
giorni 3, 9, 12, 23; notevoli e di fumo un po' grigio, il 25.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 28, a 16" 42" si ha una scossetta di I grado
registrata da varii apparecchi a Mineo con tracce sismometrografiche a Catania; il 30 a
a 23° 34 altra scossa ad Acireale che svegliò diverse persone.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali — L' Etna rimane coperto dalle nubi nel
solo giorno 9; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale,
nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6; 7,78, 11, 12;.13; 19, 16, 18, 19, 20, 21722582 3pefonn@inci
giorni 10, 14, 17, 24, 25, 26, 28, 30 e 31: con mediocri eruzioni di fumo bianco, il 29.
La mattina del 27 si manifestano sulla cima dell’ Etna due colonne di fumo bianco
ben distinte: una ad Est, l’altra ad Ovest, le quali si ergono diritte in aria per un’ altez-
za di circa m. 500, prendendo poi una direzione verso Nord; dopo le 8" cessano le eru-
zioni dalla parte di levante e rimangono quelle di ponente, che persistono fino a mezzo-
giorno : nel pomeriggio cominciarono anch’ esse a venir meno e a 18° scompaiono quasi
del tutto; a sera il cratere centrale è perfettamente calmo.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nel 1° giorno del mese, per notizie avute dal Prof. Gae-
tano Platania, ad Acireale, a 7° 3/, circa si hanno due scosse di terremoto : una prima di
brevissima durata, seguita dopo due minuti circa da un’ altra più forte, durata da 4° a 5ì,
avvertita da molte persone. La scossa pare che sia stata più forte nella parte di SE della
città e specialmente nel quartiere 7772pa e S. Caterina. Il 13, fra le 23° e 24° poche per-
sone avvertono a Castroreale una scossetta leggerissima.
Il 14, a 5° 46”, scoppia un terremoto che riesce quasi disastroso per S. Maria di
L’ Eruzione etnea del 1910 27
Licodia, centro abitato da circa 4000 anime sul fianco di SW dell’ Etna. In questo comu-
ne 20 case furono diroccate, le rimanenti danneggiate più o meno gravemente; per for-
tuna non si deplorarono vittime umane. La popolazione si riversò nelle strade in preda a
grande spavento; le scuole furono sospese e la Chiesa Madre chiusa perchè minacciava
rovina; detto terremoto fu di VII grado a Ragalna e Sparadrappo (località poste a NE di
Biancavilla e S. M. di Licodia) sussultorio ondulatorio SSE-NNW ; tra VII e VII grado
sussultorio ondulatorio NE-SW preceduta da rombo a Biancavilla; di VI grado ad Adernò,
Paternò e Belpasso: ondulatoria NW-SE nella prima località; sussultorio-ondulatoria NE-
SW nella seconda; sussultorio-ondulatoria N-S nella terza; fu di V grado ondulatoria SE-
NW a Bronte; tra IV e V a Nicolosi, Viagrande e Randazzo : ondulatorio E-W nella pri-
ma località e nella seconda; ondulatorio S-N nella terza; di IV grado a Zafferana Etnea
e Mineo : ondulatoria N-S nella prima località, sussultorio ondulatorio SE-NW nella secon-
da; fra III e IV grado ondulatoria a S. Venerina ; di III grado ad Acireale; di I grado
a Riposto e Linguaglossa: ondulatorio SW-NE nella prima località; di genere indeterminato
nella seconda. A Catania la scossa fu tra IV e V grado: indicata dall’avvisatore Galli
Brassart per i terremoti ondulatorii dando per direzione del primo impulso SE-NW impian-
tato nella stanza meteorologica a m. 17 circa sul suolo; dall’ avvisatore per i terremoti sus-
sultorii Galli-Brassart, del sotteraneo ; fu registrato da tre pendoli sismografici, che diedero
tre diagrammi assai complicati nei quali i movimenti più ampii ebbero luogo nella dire-
zione N-S; dal grande sismometrografo Cancani e dal sismometrografo Brassart a tre
componenti, a lastra di vetro affumicata ; registrata pure dal puteometro con un piccolo
tratto trasversale sulla curva. I tromometri furono trovati straordinariamente agitati: il lun-
go era fuori scala, il normale pure fuori scala oscillando nel piano NE-SW; il corto fuori
scala oscillando nel piano WNW-ESE (1).
Alle 7" 3" si ha una replica in quasi tutti i precedenti centri abitati : fu di IV-V gra-
do a Biancavilla, Adernò, Paternò, Belpasso e Bronte; di III grado a Catania Viagrande,
Nicolosi. S. Venerina Zafferana Etnea; di II grado a Mineo. Di S. M. di Licodia non si
ebbero notizie, ma certamente la scossa dovette essere abbastanza forte tra V e VI grado.
Il 22 si ha un’altra scossa a Biancavilla sussultoria onduiatoria NW-SE di V grado,
registrata dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Il 24, a S. Maria di
Licodia e Ragalna a 3° circa è avvertita da qualche persona una leggerissima scossa. Il
27 a 16% 5" si ha una sensibile scossa ondulatoria di IV grado N-S a Randazzo; che è
pure ondulatoria E-W leggerissima a Bronte e di I grado a Catania, Mineo e Messina.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna in quasi tutto il mese si man-
tiene in calma; solo nei giorni 16, 18 e 19 si hanno forti emanazioni di vapori bianchi
al cratere centrale, e nei giorni 3, 4 e 5 mediocri eruzioni di fumo bianco.
Da visita fatta la mattina del giorno 23 al cratere centrale etneo dal sig. Prof. Riccò,
risulta che in quel tempo ivi regnava grande calma ; veniva fuori pochissimo fumo, sul
fondo si stendeva come velo una nuvoletta di fumo scuro stagnante ; di quando in quan-
do si avvertiva il puzzo dell'idrogeno solforato e dell’ anidride solforosa.
Sull’ orlo settentrionale del gran cratere si trovarono parecchie fratture nuove che cor-
revano parallelamente all’ orlo medesimo; da esse veniva fuori del fumo e vapore acqueo.
(1) Vedi: A. RICCÒ — Terremoto Etneo del 14 maggio 1898. Bollettino dell’ Accademia Gioenia di Cata-
nia — Maggio-Giugno 1898 — Fascicolo LIII-LIV — e Bollettino della Società Sismologica Italiana —Anno 1898»
28 S. Arcidiacono [Memoria XVII).
Fu inoltre constatato che il lavorio demolitore delle frane continuava ancora, per cui
venne riscontrato che le pareti interne mentre prima erano ad anfiteatro, al tempo della
visita erano a picco ed anche strapiombate verso l’ interno.
La gola eruttiva che si apriva in fondo al cratere centrale etneo, verso la parte di
NW, era ricoperta da materiale franato, come pure era quasi colmato il cratere avventizio
che trovavasi addossato alla parete di NW. Da visite fatte antecedentemente da altre per-
sone risulta che nell'interno del predetto cratere vi era una sola piccola colata di lava in-
candescente, che in basso aveva la forma circolare ed era quasi spenta.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 24, cioè dieci giorni dopo del forte
terremoto che battè il fianco di SW dell’ Etna, il Sig. Direttore dell’ Osservatorio di Cata-
nia Prof. A. Riccò fece una visita alla SaZzzze/Za di Paternò, con la quale si constatò che
i vulcani di fango ivi esistenti si trovavano in uno stato di calma completa. Nelle sorgenti
idrogassose di Maimone e Tomaselli si riscontrò un maggiore sviluppo di anidride carbo-
nica in confronto a quello trovato nel maggio del 1893.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 23% 8" si ha una leggerissima scossa di
terremoto a Catania, proveniente dalla Grecia, forte terremoto (Laipolitza); il movimento
tellurico è registrato dai sismometrografi di Lubiana. Il giorno 23 a 13° 40" circa si ha
una forte scossa di terremoto sussultorio ondulatorio, avvertita generalmente ; detta scossa
è pure forte a Bongiardo, di V grado, leggera di II grado a S. Venerina e Trecastagni.
Luglio — Fenomeni erulttivi centrali. — L'Etna è con debolissime emanazioni di
vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 2, 7, 9,-10,.15, 16, 17,.18,.19, 207828224
23; 28, 29; 30 e 31; forti il 15; fortissime nei giorni 1, 3, 4; 5, 6, 11; 127.14=fconfime:
diocri eruzioni di fumo bianco il giorno 8. Nei giorni 24, 25, 26 e 27, tra le 9° e le
10" cominciano, a poco a poco, a condensarsi al di sopra della cima dell’ Etna delle nubi,
le quali riunendosi insieme, formano dei grossi cumuli che danno un aspetto imponente
al vulcano : tali cumuli finiscono qualche volta a coprire gran parte del cielo e risolversi
nel pomeriggio in temporali; tal altra, raggiunto il massimo sviluppo verso mezzogiorno,
si dileguano gradatamente, scomparendo del tutto a sera. Questo fenomeno ora è dovuto
a cause puramente meteorologiche, ora a cause eruttive, ripetendo la loro origine alle
enormi quantità di vapore acqueo eruttato dall’ Etna.
Il giorno 17, l'ing. A. Mascari, :-1° assistente dell’Osservatorio di Catania, fa una vi-
sita alla cima dell’ Etna e da le seguenti interessanti notizie.
» La cima del cratere centrale dell’ Etna è accessibile da due parti: dal fianco di
» Sud, che guarda l'Osservatorio Bellini e dal fianco di Nord-Ovest. La prima via è molto
» più difficile della seconda, la quale, in grandissima parte è in pendio dolce, tranne qual-
» che piccolo tratto in alto. Un sentiero dall’ Osservatorio conduce direttamente quasi fino
s in cima, a circa m. 30 o 40 dell’orlo; e questo sentiero è quello preferito dai viag-
» giatori. Là ove esso si perde, si vede iniziata una lunga frattura, dalla quale vengono
s fuori vapori d’ acqua misti ad anidrida solforosa; questa frattura si dirige verso Nord,
» Sale col pendio del monte, si mantiene a circa m. 25 dall’ orlo della punta più alta di
»s tramontana, e si sviluppa per quasi un centinaio di metri. Al di là della precedente
» frattura, e alla distanza di altri m. 100, procedendo verso levante, se ne incontra una
» altra, anch’ essa fumante, che si allunga per circa m. 55, e verso la sua fine, si trova
» fra altre due: la più alta, ossia quella verso l’ orlo del cratere, è breve. e stretta, quella
» a valle, invece, è lunga quasi m. 32 ed è piuttosto larga, ed ha parecchi buchi, dai
L’ Eruzione etnea del 1910 29
» quali sfugge del vapore acqueo con istraordinaria velocità e forte rumore, come di vento
, impetuoso : la temperatura del vapore è tale, che la mano non può resistere al suo
» contatto, alla distanza di 15 centimetri dall’ oificio. Tale frattura sembra di recente for-
s mazione : ha una lunghezza di circa m. 35 e dista quasi m. 11 dall’orlo del cratere
, centrale predetto.
» Procedendo ancora verso levante, e per circa m. 36, sulla cresta del cratere si vede
, un pezzo dell’ orlo, per una lunghezza di quasi m. 15, distaccato, ad arco, con la con-
» vessità rivolta verso l’ esterno: la sua maggiore larghezza è di m. 2. 50 e la profon-
» dità da 4 a 5 metri.
s Procedendo nello stesso senso, cioè verso levante, per altri m. 80, si è di fronte
»s ad un pezzo dell’ orlo del cratere centrale, che è sul punto di franare per una lunghezza
, di circa m. 3. A m. 32 da questo punto (siamo già verso la parte più elevata del ciglio
» del cratere a levante) s’ incontrano due altre fratture, quasi parallele: una a m. 1.50
» dall’orlo e lunga una diecina di metri, l’ altra invece tende verso il basso ed è lunga
» presso a poco una trentina di metri.
» Volgendo il passo verso Nord-Est. la cresta del gran cratere si abbassa, e vi è un
y punto ove si presenta uno straordinario scoscendimento: la parte franata da recente, è
» così grande, da lasciare al suo posto un ampio avvallamento, e pare che segni il punto
» più depresso dell’ orlo del cratere centrale etneo. In questo lato le pareti interne della
» grande voragine sono a picco, ed alcune parti di esse accennano ancora a distaccarsi
» per cadere nel fondo. Dopo questo punto, la cresta del gran cratere sale daccapo, sino
» a raggiungere la parte più alta di Nord-Est, ove l orlo è, dalla parte interna, intaccato
profondamente, anche dall’ azione dei venti. ,
Per il passato si sapeva che, il punto più elevato dell’ Etna raggiungeva la ragguar-
devole altezza di 3313 sul livello del mare e si trovava nella parte di Nord-Est deli’ orlo
del cratere centrale ; in seguito ai rilievi fatti dall’ ingegnere geografo, sig. Raffaele Grechi,
dell’ Istituto Geografico Militare, nello agosto del 1897, venne a risultare che l’ altezza
dell’ Etna diminui di circa m. 39, per i grandiosi franamenti avvenuti in questi ultimi tempi
di straordinaria attività eruttiva, ed il punto culminante, quotato m. 3274 sul mare, si tra-
sportò nella parte meridionale dell’ orlo predetto.
Dalle interessanti notizie datemi dall’ ing. Mascari, pare che il lavorio di demolizione
del cratere centrale etneo dalla parte di Nord e Nord-Est, non sia tuttora finito, così che
da quei lati possiamo ancora aspettarci altri franamenti, epperò altre trasformazioni nello
interno di esso.
Il Mascari nella sua visita, rivolse anche la sua attenzione al fondo del gran cratere.
Egli lo trovò piuttosto piano e ricoperto di cenere; addossato alle pareti di Nord-Ovest,
esisteva ancora il conetto avventizio, visto dal Prof. Riccò nel 15 luglio del 1891 e nel
1893, cioè prima e dopo l’ eruzione del 1892; nell’ interno di questo conetto non si vedeva
traccia di lava incandescente, nè di vapori; sul suo lato di Nord-Ovest, e quasi all’ altezza
della sua bocca, si vedeva pure, incavata nella parete del gran cratere, la grande nicchia,
osservata nel 1892, dopo il principio dell’ eruzione, e che sembrava di essere assai pro-
fonda ; al di sotto di essa, e verso Ovest, si osservava una piccola colata di lava incan-
descente, che finiva in basso in una larga chiazza oscura.
Anche ad Ovest ed a Sud le pareti interne del cratere centrale cadevano a picco sin
quasi al fondo; quelle a Sud-Est e Nord-Est, erano divise, quasi per metà della loro al-
30 S. Arcidiacono
[Memoria XVII.]
tezza, da un’ampia spianata, sulla quale si erano accumulati, in gran parte, i materiali
franati dalle parti sovrastanti; nei piano inclinato che fa seguito alla depressione di Sud-
Est dell’ orlo del cratere centrale, si sono pure riscontrate delle notevoli fratture, le quali
accennano anch’ esse a più o meno prossimi franamenti.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento dell’ acqua di Fiumecaldo nel po-
meriggio del giorno 2.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 13 a Catania, a 1° 30" si ha una registrazione
la grande sismometrografo Cancani leggerissima. Il 21, a 22" 1/s circa altra scossetta leg-
gerissima di II grado a Catania e Mineo, ondulatoria NE-SW in entrambe le località. Il
26 a 2% 21" si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio a Catania e una scossetta
di II grado a Mineo a 20% 46" , Il 27 a Mineo altra scossetta di II grado a 1° 1". Alle
7° 42" si ha al grande sismometrografo Cancani una lieve registrazione dovuta ad un ter-
remoto scoppiato a Giannina — Penisola Balcanica.
Agosto — /enomeni eruttivi centrali. — L’° Etna rimane occultato dalle nubi nel
solo giorno 30; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale,
nei‘giorni 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, Il, 12, 14, 18, 19, 25 e _ 27; forti nel giorniMlen5s
21, 22 e 24; fortissime il 15 e 17; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni 20,
23, 26, 28 e 31; notevoli e tali da formare un folto pennacchio di fumo sempre bianco,
nei giorni 16 e 29. A S. Venerina nella notte tra il 4 e 5 si nota un sottilissimo spessore
di sabia proveniente dall’ Etna.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nel
giorno 16.
Fenomeni geodinamici. — Il 4 a Catania, a 2" 15" si nota una indicazione sismo-
scopica ; ll 5 il microsismoscopio Guzzanti dà numerose indicazioni di movimenti lievis-
simi; il 6 scoppia un esteso terremoto a 2" 34" che batte buona parte della Sicilia orien-
tale e delle Calabrie ; la scossa, fortissima cioè di VI grado a Castroreale, sveglia quasi
tutta la popolazione che spaventata esce all’ aperto; forte, cioè di V grado, a Messina
e Reggio Calabria: sussultoria nella prima città, sussultorio-ondulatoria SSW-NNE nella
seconda, sensibile cioè di IV grado a Lipari e Stromboli; strumentale, di I grado a
Mineo e Catania; sussultorio-ondulatoria SE-NW nella prima città; registrata dal grande
sismometrografo Cancani e dal Microsismoscopio Guzzanti nella seconda. Il 9 ancora a
Reggio Cal. a 3° 4% gli avvisatori Galli-Brassart indicano una scossa ondulatoria SW-NE
avvertita da poche persone; anche a Messina la scossa è avvertita con la intensità di II-
III; alle 14" 34" Mineo è battuta da una sensibile scossa di terremoto sussultorio-ondu-
latoria SE-NW, avvertita quasi generalmente ; la scossa è pure avvertita a Palagonia e
Giardinelli (frazione di Ramacca) e Catania, ove fu leggerissima, indicata dall’ avvisatore
Galli-Brassart dalla stanza meteorologica come ondulatoria E-W. Il giorno 11, a 222 58" a
Catania si ha un’ altra indicazione sismoscopica ; il 12 a Castroreale, a 13" 57" la popo-
lazione avverte una forte scossa che destò panico nella popolazione; il movimento fu av-
vertito come ondulatorio W-E e accompagnato da rombo. Anche a Messina a 13° 57 si
avverte generalmente una forte scossa di terremoto sussultorio; a Reggio Calabria è on-
dulatoria N-S .e pure forte, di V grado; poi fu sensibile, di IV grado, ondulatorio SW-NE.
a Mineo e Randazzo, sussultorio-ondulatorio S-N; leggero ondulatorio a Lipari; fu stru-
mentale a Catania e Linguaglossa. Il 13 Castroreale, ancora una volta, a 4° 1/, circa fu
agitata da una leggera scossa, come pure Reggio Calabria; ove a 8" si avverte da pochi
L’ Eruzione etnea del 1910 31
altra scossetta sussultoria ed altra ancora leggera ondulatoria SW-NE. Il 14 si ha un altro
terremoto calabro-siculo intorno alle 4* 35" che fu sussultorio ondulatorio sensibile a Mes-
sina; ondulatorio S-N, pure sensibile a Reggio Calabria. Il 18 da Messina si segnalano
diverse scossette ad ore indeterminate; il 22 a 16" 6" e 19" 13" due leggerissime; a 19" 18"
una forte ; il 27, a Mineo a 6" 51" si ha un leggero movimento avvisato da diversi stru-
menti. Il 29 continuano ancora nella Calabria e nel Messinese i movimenti del suolo; a
Messina a 1" e 10% 4" si hanno due scossette sensibili sussultorie, quasi generalmente av-
vertite; a 13% 45" una scossa forte sussultoria che desta panico nella popolazione. Questa
scossa è leggera ondulatoria SW-NE a Reggio Calabria e Castroreale. Il 30 finalmente
intorno a 16" Messina è battuta da un altro terremoto piuttosto forte ondulatorio NE-SW,
avvertito generalmente dalla popolazione, che fu sensibile ondulatorio a Castroreale e leg-
gero sussultorio a Reggio Calabria.
Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto da nubi nel solo
giorno 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei
giorni I, 5, 0,%/, 9, Il, 12, 14, 17, 18, 19, 20,.21, 23, 20 e:30;=forti nei giorni 2, 28
e 29; fortissime il 9, 10, 15, 22 e 25; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni
13 e 24; notevoli e tali da formare dei folti pennacchi di fumo sempre bianco, nei giorni
ZAINI,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo si mostra torbida nei giorni
4, 5, 7. Si ha notizia che negli ultimi giorni della 1% decade si hanno considerevoli emis-
sioni di gas dal Lago di Naftia e tali da asfissiare alcuni animali che si trovavano sulle
sue sponde.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 17 a 15° 26" a Lipari è avvertita una scossa
di terremoto sensibile, ondulatorio E-W, non indicata dagli strumenti; altra scossa si ha
nello stesso centro abitato il giorno 21, a 17" 56" e questa sussultoria, pure sensibile ed
indicata pure dagli avvisatori Galli-Brassart.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni
1, 7,9, 20, 23, 24 e 26; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra-
lerc«centrale nei piorniv4, 0, 0,8, LOTTE 12. TS, 14, 5,6, 17, 18, 19; 28, 29: 306
31; forti il 2 e 27; fortissime nei giorni 3, 21 e 22; con notevoli eruzioni di fumo bianco
nel giorno 25.
Fenomeni eruttivi eccentrici — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — IL 2 a Catania a 19" 57" si ha una lieve registrazione
al grande sismometrografo ; altra il 10 a 18° 49”,
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali.—-L'Etna rimane coperto dalle nubi, nei
giorni 11, 12, 14, 15, 17, 21, 24 e 30; con deboli o debolissime emanazioni di vapori
bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 16, 19, 20, 23, 26, 27, 28 e 29; forti il 5 e
25; fortissime il 6, 7 e 18; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 8, 13;
notevoli e tali da costituire dei folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 1,9, 10 e 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 13 e 22, dopo copiose piogge, si no-
tano emanazioni di bianchi vapori dal cratere settentrionale dei Monti Silvestri (eruzione
del 1892); specialmente nel giorno 22, a 10" 7", tali emanazioni si fanno piuttosto forti
e ben visibili da Catania.
Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nel pomeriggio del giorno 9.
Fenomeni geodinamici. — AI 1° del mese si ha intorno alle 12" 22" una scossa
92 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
leggerissima, registrata dai soli strumenti a Catania, Messina e Mineo; poi quasi tutta la
Sicilia fu agitata per un forte terremoto scoppiato a circa le 16° ; che fu di VI grado,
ondulatorio N-S a Vittoria ; tra V-VI sussultorio ondulatorio NW-SE a Mineo ; di V gra-
do sussultorio ondulatorio a Butera, ondulatorio E-W a Piazza Armerina; tra IV-V ondu-
latorio NE-SW a Mazzarino; di IV grado, ondulatorio E-W a Messina, sussultorio-ondu-
latorio N-S a Vizzini, ondulatorio NE-SW a Sortino, ondulatorio di indeterminata direzione
a Melilli, ondulatorio W-E a Giarratana, ondulatorio SW-NE a Centuripe; di III grado
ondulatorio E-W a Palermo, ondulatorio d’ incerta direzione ad Augusta, ondulatorio E-W
a Scicli, ondulatorio N-S a Biancavilla; di II grado ondulatorio W-E e N-S a Catania.
Il giorno 2 intorno a 1" 30" altra scossa di terremoto avviene la quale è ; ondulatoria
SE-NW di IV-V grado a Mineo ondulatorio N-S di III grado a Vizzini, ondulatoria W-E
di III-IV a Giarratana; di I-II grado a Terranova; di I grado ondulatoria W-E a Mes-
sina e Catania. Altra scossa più forte ha luogo a 11" 24" che è di V-VI grado ondulato-
ria a Giarratana ; tra V-VI sussultoria ondulatoria NW-SE a Mineo di non determinato ge-
nere a Licodia Eubea e Terranova Sicilia; di V grado ondulatoria N-S a Vizzini; tra V-
IV ondulatorio NE-SW a Vittoria, sussultorio-ondulatorio NE-SW a Mazzarino ; di IV gra-
do a Caltagirone e Grammichele, sussultoria a Biancavilla, ondulatoria SW-NE a Centuripe,
ondulatoria a Melilli, ondulatorio E-W a Piazza Armerina ; tra III e IV ondulatoria NW-SE
ad Augusta, ondulatoria a Cannicatti, ondulatoria E-W a Ragusa, ondulatoria SW-NE a
Scicli: di III grado ondulatoria SE-NW a Ferla, sussultorio a Sortino ; tra II-III a Licata;
di II grado sussultoria e ondulatoria a Catania, di I grado a Messina.
Il 3 un’altra scossa di terremoto agita tutta la Sicilia alle 7" e le onde sismiche si pro-
pagano sino a Malta. Nel circondario di Caltagirone si hanno danni di qualche rilievo ed
a Mirabella la scossa raggiunge quasi il grado VII della scala Mercalli; la scossa fu di gra-
do VI a VII sussultorio ondulatoria NW-SE seguita da rombo a Caltagirone ; di VI grado
sussultorio ondulatoria NW-SE a Mineo, sussultoria a Scicli; tra V e VI ondulatoria a
Melilli; di V grado sussultoria ondulatoria a Terranova, ondulatoria NW-SE con rombo
aereo a Vizzini, ondulatoria W-E a Giarratana, da Licodia Eubea non danno notizie sul
genere della scossa; tra IV e V grado ondulatoria a NE-SW a Vittoria, ondulatoria E-W.
a Ragusa, ondulatoria SE-NW a Pietraperzia ; di IV grado ondulatoria E-W a Catania,
sussultoria ad Acireale, ondulatoria N-S ad Augusta, ondulatoria NE-SW a Sortino, ondu-
latoria SW-NE con rombo a Ferla, ondulatoria di indeterminata direzione a Pachino, on-
dulatoria E-W a Piazza Armerina, ondulatoria SW-NE a Centuripe, sussultoria a Bianca-
villa, ondulatoria E-W a Palermo: tra III e IV grado a Castroreale, sussultoria a Girgenti,
di genere inderminato a Licata; di II grado ondulatoria d’ indeterminata direzione a Poz-
zallo, ondulatoria N-S a Modica, sussultoria a Campobello di Licata, sussultoria a Lingua-
glossa; di II grado sussultoria ad Adernò. Nello stesso giorno 3 poi si hanno altre due
scosse sensibili a Mineo a 8° 5" e 8" 42" avvertite forti a Ramacca, Giardinelli, Scordia,
Licodia Eubea, Grammichele, Mirabella Imbeccari, fortissima a Caltagirone. La scossa del-
le 8" 42m fu indicata da un sismoscopio a Messina ove si notano inoltre altri minimi mo-
vimenti del suolo, come tremiti.
Il 4 a Mineo, a l'i 36m e 1" 56% si hanno altre due scossette di III grado.
A Caltagirone la popolazione spaventata abbandona la città e si sparge per le cam-
pagne. Il 9 si ha un altro terremoto il cui epicentro si ritiene nel mare Ionio; la scossa
fu di V grado sussultoria ondulatoria SE-NW a Mineo e NW-SE a Licodia Eubea; tra
L’ Eruzione etnea del 1910 fo)
IV-V ondulatoria a Melilli; di IV grado sussultoria a Vizzini, sussultoria ondulatoria a
Caltagirone, ondulatoria a Giarratana, ondulatoria N-S a Comiso, di I grado a Catania e
Messina: La scossa fu pure avvertita e registrata su gran parte del continente italiano e
perfino a Lubiana, nella Carniola. Il 16, a 14" 34m si muove Biancavilla per una scossetta
sussultoria di III-IV.
Questo importante periodo sismico, svoltosi nei primi giorni di questo mese, pare che
abbia raggiunto la sua massima intensità col terremoto dalle 7" del giorno 3 ed abbia
avuto per centro superficiale una località posta entro il triangolo Mirabella Imbeccari, Cai-
tagirone e Niscemi, denominata /eaczzzeci (1).
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nei gior-
ni 2, 3, 4, 5, 6, 8, 18 e 30; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al
cratere centrale nei giorni 1, 12, 13, 16, 17, 19, 20, 21, 26, 28 e 29; forti nei giorni
7, 23, 24, 25 e 31; fortissime il 9 e 15 con mediocri eruzioni di fumo bianco il 10, 11,
Jelte 22%
Nella notte tra il 6 e 7 del mese si ebbero, specialmente sul versante meridionale et-
neo, copiose piogge e la mattina del 7, quasi tutta la immensa distesa delle lave del 1892
comparve letteralmente coperta da un velo bianco di vapori esalanti dalle lave medesime;
il fenomeno durò sin quasi a tutto il giorno 9. Le emanazioni vaporose furono più ab-
bondanti e persistenti là dove esistevano i Daga/otti (2) dei Cervi, a Nord di Monte Gem-
mellaro, a Nord-Ovest e Sud di Monte Grosso, ad Est di Monte Concilio, a. Nord-Est di
Monte Conciliello ed altri punti. Questo fatto ci sta ad indicare che, ad una mediocre pro-
fondità, le lave del 1892, sono ancora dopo circa 6 anni, calde e là dove le emanazioni
vaporose si mostrarono più abbondanti e persistenti, ivi appunto hanno uno spessore con-
siderevole, epperò conservano più a lungo il loro colore iniziale.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 18 intorno a 5" !/4 si ha una forte scossa di terre-
moto ondulatorio. E-W con replica assai leggera, avvertita da poche persone alle 7° ‘/,; a
Catania e Messina la scossa è di I grado. Questo movimento del suolo è anche segnalato
da Zante e S. Maura (Grecia).
1899 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'’ attività del cratere centrale et-
neo, per la maggior parte di questo mese, si limita a deboli o debolissime emanazioni di
vapori bianchi, appena visibili da Catania; solo nei giorni 1 e 2 si hanno forti emana-
zioni e nei giorni 27, 28, 29 e 31, fortissime da formare dei piccoli pennacchi di fumo
bianco sulla cima dell’ Etna; nei giorni 10, 11 e 12 si hanno notevoli eruzioni di fumo
sempre bianco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 26 visita al bacino della Sa/zzze/la pres-
so Paternò, fatta dal Direttore dell’ Osservatorio di Catania, Prof. A. Riccò. Egli trovò i
vulcanetti di fango in perfetta calma e misurata la temperatura dell’ acqua trovata in al-
cuni craterini mezzo disfatti, la trovò uguale a quella dell’ aria ampiente, cioè 12° 5. Le
sorgenti idrogassose di Maimone e Tomaselli furono trovate allo stato normale.
(1) Si vegga : Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1898; F. Eredia, Sul Periodo Sismico
del Novrembre 1898 in Val di Noto, nello stesso Bollettino anno 1904-1905.
(2) Dagala in vernacolo siciliano, signìfica un tratto di terreno, più o meno esteso, circondato da tulte
le parti dalle lave : dagalolto significa piccola daga/a. Costituiscono delle isole verdeggianti in mezzo al cam-
po nero e brullo delle lave.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. L
34 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 13 si ha un terremoto che interessa la Sicilia
e le Calabrie : avvenne a circa 1" e interessa Castroreale, ove è di IV grado e Catania e
Mineo ove è di I grado, cioè strumentale.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali.—Anche in questo mese si ha calma quasi
assoluta al cratere centrale etneo ; solo nei giorni 3 e 6 si hanno fortissime emanazioni di
vapori bianchi da costituire dei piccoli pennacchi sulla cima del monte; nei giorni 2, 4,
7, 14, 15, 23, 25 e 26 l'Etna rimane coperta dalle nubi.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 2" 20" e 2" 48" si notano a Mineo e Ca-
tania due scossette appena strumentali.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane occultato dalle nubi nei
giorni 7, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 20, 21, 24, 25 e 26; con deboli o debolissime emana-
zioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 4, 5, 6, 8, 17, 18, 23, 27, 28, 30
e 31; forti il 3, 19 e 22; forti e di vapori cenerognoli il 29; fortissime e di vapori bian-
chi il 9 e 16; con mediocri eruzioni di fumo bianco, il 2.
Fenomeni erultivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nessuno.
Aprile — £enomeni eruittivi centrali. — Calma al cratere centrale etneo ; si han-
0
no solamente forti emanazioni di fumo un po’ grigio il 1° ed il 2 e deboli eruzioni di fu-
mo bianco, Il 8 ed il 12; le eruzioni si fecero forti nei giorni 3, 27 e 30. L’ Etna rimane
coperto. dalle nubi nei giorni 5, 6, 13, 10.623.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Terremoto in Grecia pel quale si ebbero delle indicazioni
solamente strumentali a Messina e Mineo e traccie sismometrografiche a Catania. Altro
terremoto di lontana origine indicato a Messina e Mineo dai soli strumenti, registrato a
Catania dal grande sismometrografo. Il 15 altro terremoto commuove la Grecia a 6° circa
il quale è registrato lievemente a Catania Messina e Mineo.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — Continua la calma al cratere centrale
dell’ Etna: si hanno solo forti emanazioni di vapori bianchi nei giorni 14 e 24; fortissime
nei giorni 4, 5, 11, 12 e 25; nei giorni 9 e 17, specialmente il 17 si manifestano note-
voli eruzioni di fumo bianco da formare folti pennacchi sulla cima del monte.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 si segnalano leggeri movimenti del suolo da
S. Maria di Licodia a 20" !/, circa ove si ha una leggera scossa ondulatoria NW-SE pre-
ceduta da forte rombo; anche a Belpasso si ha una leggerissima scossa appena avvertita
da qualche persona, a Catania si hanno tracce di lievissime registrazioni al grande sismo-
metrografo. Tali movimenti sono l’ eco di terremoti rovinosi avvenuti in Grecia, ove la
città di Ligodistria rimase assai danneggiata. Alle 22° 1/, circa a Belpasso si avverte una
leggera scossa ondulatoria N-S; seguita da una altra a 21. 3/, più forte, di grado IV pure
ondulatoria N-S: a Biancavilla detta scossa è sussultorio-ondulatoria N-S di grado V come
pure a S. Maria di Licodia, ove è ondulatoria NW-SE: in questo centro abitato la popo-
lazione spaventata abbandona le case e passa il resto della notte all'aperto: anche a Ra-
galna la scossa è forte e come a S. Maria di Licodia gli abitanti spaventati uscirono al-
l’aperto ove rimasero sino al fare del giorno. A Paternò la scossa è leggera di II grado,
avvertita da poche persone, non indicata dagli avvisatori Galli-Brassart. Finalmente alle
L’ Eruzione etnea del 1910 55)
23* circa, Biancavilla è ancora una volta battuta da un’ altro forte terremoto di V grado
sussultorio che desta panico nella popolazione ; esso è avvertito come sussultorio -ondula-
torio di IV grado a Belpasso, come pure a S. Maria di Licodia e Ragalna ; però da queste
due ultime località non si hanno notizie nè sulla intensità della scossa nè sul genere.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
Dion 20e 12+-col.cratere centrale in calma net. giorni.d, 3, 15, 17, 21, ‘22,25, 25,,27
e 28; con deboli o debolissime emanazioni di-vapori bianchi nei giorni 13, 14, 18, 20 e
29; forti nei giorni +, 16, 19, 26 e 30; forti e di vapori un po’ grigi, il 10; fortissime
e di vapori bianchi nei giorni 5, 6, 9 e 24; di vapori grigi, l' ll; con eruzioni di fumo
bianco di mediocre intensità, nei giorni 7 e 8.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 30 a circa 22" 1/, a Filicudi, si avverte dalla
popolazione una fortissima scossa di terremoto sussultorio-ondulatoria N-S, seguita da altre
cinque meno forti, ma molto sensibili. Lo spavento degli abitanti è stato enorme; dormivano
tutti e tutti furono svegliati ed uscirono all’ aperto gridando. La scossa fu accompagnata
da forte rombo, che si ripetè anche per le scosse successive. Dalle 22 !/, alle 23 1/, si
contarono sei scosse: molti fabbricati furono lesionati. Altre scosse sensibili, sono avver-
tite a Guardia a 4" 6" e 12" da alcuni contadini.
Luglio - Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nel
solo giorno 22; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 6, 7. 10, 23, 24, 26 e 29;
con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 8, 11, 16, 17 e 20;
forti nei giorni 5, 9, 18, 21, 28 e 31; fortissime nei giorni 3, 4, 12, 13 e 15; con eru-
zioni notevoli di fumo bianco nei giorni 14, 27 e 30.
Il giorno 19, osservato | Etna alle 6" , 7" e poco prima delle 8" , presenta debolis-
sime emanazioni di vapori bianchi esalanti.dai fumaiuoli aperti ai lati di Ovest e Nord-
Ovest dell’ orlo del sommo cratere; alle 8% in punto ha luogo una formidabile esplosione
per la quale s’ innalza dal cratere centrale con estrema violenza, ed a grandissima altezza,
un gigantesco 770 eruttivo di fumo grigio misto a numerosissimi e grossi proiettili, al-
cuni dei quali hanno un diametro di m. 2.50, lanciati sino alla distanza di m. 1600 dal-
l’asse eruttivo, cioè sino alla collina della Torre del Filosofo, danneggiando considerevol-
mente l’ Osservatorio Etneo, la cui cupola di lamiera di ferro dello spessore di 2 mm. è
stata addirittura crivellata. La grandiosa massa di fumo ben presto si allarga immensamente,
tanto da coprire quasi tutto il cielo, disperdendosi poi, dopo un'ora, verso scirocco. Una
tenue pioggia di finissima cenere è accusata da tutti i centri abitati giacenti sul fianco di
Sud-Est del vulcano. Contemporaneamente a questa formidabile esplosione, si sentono forti
e prolungati rombi a Nicolosi, Zafferana Etnea, S. Venerina ecc. ed anche allo scrivente
parve di sentire qualche profondo rumore, come di rombo di lontana provenienza.
Una cosa degna di nota si è che, questa importante manifestazione eruttiva si è com-
piuta, come appresso si vedrà, senza fenomeni geodinamici di qualche rilievo, se si toglie
qualche leggerissima agitazione dei tromometri dell’Osservatorio di Catania ed una lieve
scossetta di terremoto sussultorio, appena avvertita da qualche persona a Zafferana Etnea.
Il giorno 25, a 7" si ha un’altra manifestazione eruttiva, assai meno forte della pre-
cedente, consistente in notevoli eruzioni di fumo grigio, che per la violenza del vento di
Maestro, allora spirante, viene subito disperso per l’ ampia valle del Bove: alle 8° tutto
finisce, rimanendo nel resto della giornata deboli emanazioni di fumo, alle 7" contempora-
36 S. Arcidiacono |MemorIA XVII].
neamente alle predette eruzioni, da qualche persona di Zafferana Etnea si avverte una
leggerissima scossa di terremoto (1).
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 1 luglio, da notizie pervenute dal Prof. Giovanni Pla-
tania, si sa che, a 4" circa, nella borgata di Guardia (Acireale) ha luogo una scossa di
terremoto abbastanza forte, con repliche meno intense a diversi intervalli di tempo, ac-
compagnate spesso da rombi. Qualcuno asserisce che ad Acireale ce ne sia stata un’altra
sensibile intorno all’ 1" : seguita da quella delle 4. avvertita a Guardia e pure a S. Vene-
rina, ove è strumentale. Il 2 a 5° 50" il fianco orientale dell’ Etna viene battuto da altra
scossa di terremoto che è sensibile di IV grado a S. Venerina, ondulatoria N-S a Zaffe-
h 54" in entrambe le predette località. Queste
rana Etnea; con replica meno intensa a 5
scosse sono avvertite piuttosto forti a Malati, Carico, Guardia, Stazzo, Pozzillo, Mangano ecc.
località del Circondario di Acireale, ove si hanno leggere lesioni nelle case e muri cam-
pestri abbattuti: la popolazione preoccupata passa la notte all’ aperto ; inoltre furono lieve-
mente registrate dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Alle 7" 57" a
Mineo e Catania si ha una scossetta strumentale. Il giorno 8 all’ Osservatorio Etneo si ha
l'indicazione strumentale di una scossetta ondulatoria E-W, non avvertita dal personale.
il 19, a 8°" contemporaneamente all’ esplosione del cratere centrale etneo, leggera scossa
sussultoria avvertita da pochi, con prolungato rombo.
Il 24 Paternò a 8" 20" è lievemente scossa da un movimento sussultorio, indicato
dallo avvisatore Galli-Brassart, non avvertito dalle persone; lo stesso avviene a Belpasso,
ove il movimento è ondulatorio NE-SW. Inoltre da S. Venerina si comunica all’ Osserva-
torio di Catania che, nella sera, a Pozzillo, Stazzo, S. Tecla ecc. si avvertono due scosse
7h
di terremoto piuttosto sensibili. Il 25, a 7° circa nel mentre al cratere centrale etneo han
luogo notevoli eruzioni di fumo grigio, a Zafferana Etnea si avverte da poche persone una
leggera scossetta sussultoria. Il 27 a 19" 45" viene segnalata una scossetta strumentale
ondulatoria SE-NW da Linguaglossa ed il 29, a 5" 20" un’altra sussultoria, pure stru-
mentale da Pachino.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane coperto dalle nubi nel
solo giorno 3; col cratere centrale in calma nei giorni 8, 24, 25 e 26; con deboli o de-
bolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 20, 23,
27, 28, 29 e 30; forti nei giorni 6, 7, 10, 18 e 21; fortissime il 19, 22 e 31; con me:
diocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 9 e 14.
Nel giorno 4 l’ Etna rimane coperto da nubi per la maggior parte della giornata ;
solo verso le 7" mostra per poco il cratere centrale sgombro con debolissime emanazioni
di vapori bianchi; con l inoltrarsi della giornata le nubi aumentano considerevolmente at-
torno al vulcano, prendendo un aspetto temporalesco; poco dopo mezzogiorno scoppia un
violento temporale all’ Etna con pioggia, grandine fitta, lampi e tuoni. Alle 17" le nubi si
dileguano e compare il monte sormontato da un folto e lungo pennacchio di fumo grigio
che si protendeva considerevolmente verso Scirocco ; verso sera le eruzioni di fumo au-
mentano ancora formando, ora delle grosse ed alte colonne, ora dei pennacchi più o meno
(1) Su questo importante periodo eruttivo si vegga: S. Arcidiacono, Esplosione centrale dell’ Etna del 19
luglio 1899, Bollettino della Società Sismologica Italiana, vol. V. Come pure : Sul periodo eruttivo dell’ Etna
dal 19 luglio al 5 agosto 1899. Atti dell’ Accademia Gioenia in Catania, vol. XIII, serie 4*. A. Mascari. Il
cratere dell’ Etna dopo l’ esplosione del 19 e 25 luglio 1899, Bollettino Sismologico, predetto.
L’ Eruzione etnea del 1910 337
lunghi, diretti in sensi diversi a secondo della direzione e velocità delle alte correnti atmo-
sferiche. Nella notte tra il 4 ed il 5 l’attività eruttiva del cratere centrale etneo aumenta
ancora ed insieme al fumo, ai lapilli, alla sabbia ed alla cenere, che arrivò in tenuissima
pioggia sino a S. Venerina, vengono lanciati sul dorso del cono terminale grossi blocchi
di lava antica, strappati dalla forza esplosiva delle eruzioni, dalla impalcatura del cratere
centrale medesimo. Verso le 2" del giorno 5, il personale dell’ Osservatorio Etneo è sve-
gliato bruscamente da una forte scossa di terremoto ondulatorio NW-SE accompagnata
da rombo, con una replica dopo 2". A quella ora, osservato il cratere centrale, è trovato
in piena attività: una grossa e densa colonna di fumo grigio si solleva dal suo interno
e spinta da un vento settentrionale, passa al di sopra dell’ Osservatorio Etneo lasciandovi
cadere del lapillo minato, sabbia e cenere finissima.
Alle 9" 40" si tenta un’ ascensione alla cima del monte dall'ing. Mascari e dal custo-
de, A. Galvagno, ma questi non possono raggiungere la meta per le difficoltà presentate
dal terreno che si deve attraversare e per il pericolo imminente di qualche esplosione con
la conseguente pioggia di proiettili. Durante questa breve escursione, furono osservati i
fumaiuoli bassi di ponente, vicini alla zzevzera da cui si provvede | Osservatorio Etneo :
essi sono attivi, e, cosa nuova, emettono un forte puzzo di anidride solforosa e acido clo-
ridrico, che molesta più la gola che le narici. A mezzogiorno l'ing. Mascari ed il Galva-
gno rientrano all’ Osservatorio, sul quale cade ancora cenere.
Quattro giorni dopo, cioè, la mattina del 9, il Mascari ed il Galvagno, ritentano la salita
e constatano notevoli modificazioni sul pendio esterno del cono terminale, il quale è compie-
tamente coperto di grandine caduta nel pomeriggio del giorno precedente, ed anche da sab-
bia, lapillo e grossi e numerosi proiettili, caduti nella notte. L’interno poi è radicalmente tra-
sformato : prima del 19 luglio esso, nei tratti generali, presentava la forma di una immensa
caldaia della profondità approssimata di 200 a 250 metri; le. particolarità più salienti e
caratteristiche erano: un piccolo cono avventizio di forma piuttosto regolare, addossato
alla parete di Nord-Ovest, accanto a questo : verso Ovest, una grande cavità in forma di
nicchia, aperta nella parete verticale, al di sotto una piccola colata di lava incandescente,
che in basso finiva con una larga pozza nera di lava rappresa ; poi un esteso ripiano
verso Nord-Est, in gran parte ingombrato da cumuli considerevoli di materiale frammen-
tizio, franato dalle pareti adiacenti sovrastanti in completo sfasciamento.
Come era da aspettarsi, con la formidabile esplosione del 19 luglio e le successive
manifestazioni eruttive del 25 dello stesso mese e del 5 agosto, tutto ciò è spazzato via
e la forma prevalente assunta dallo interno del predetto cratere centrale è di un gran-
dioso cilindro cavo, il cui fondo è piuttosto piano, coperto di cenere, con due voragini:
una a Nord-Ovest, la principale, preesistente, l’altra a Nord-Est, di nuova formazione ; in
oltre si osserva una frattura che lo attraversa diretta da Nord a Sud.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Alle 17" del giorno 4 contemporaneamente alla
straordinaria attività eruttiva del cratere centrale etneo, si nota pure una singolare attività
di Vulcarolo con la emissione di grosse masse di vapori bianchi.
Fenomeni geodinamici. -- Nel mese si hanno pochissimi fenomeni geodinamici non
interessanti direttamente l’ Etna, solo notiamo il terremoto del giorna 5, avvertito alle 2" dal
personale dell’Osservatorio Etneo che fu forte, ondulatorio NW-SE, in concomitanza della
straordinaria attività eruttiva del cratere centrale, e poi una scossetta leggerissima, sussul-
toria a Messina e Reggio, a 12" 30" dell’11: non indicata dagli strumenti, ma avvertita da
38 S. Arcidiacono
[Memoria XVII.]
qualche persona che si trovava allo stato di quiete nei piani superiori delle case; il 13 a
Messina a 6" 24”, altra scossetta ondulatoria avvertita da molti; il 17, a 16% 45% una
altra scossetta ancora ondulatoria a Castroreale, avvertita da qualche persona ; finalmente
il 26, nella predetta Messina, a 14° 12" si ha una indicazione sismoscopica.
Settembre — /emomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nel giorno
24; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 10, 11, 13, 20 e 30; con deboli 0 de-
bolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 8, 14, 16, 21, 23, 25,
27 e 28; forti il 15 ; fortissime il 9, 22 e 29; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei
giorni 12, 17, 18, 19 e 26 specialmente il 19.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 26 si osservano notevoli emissioni di
vapori bianchi da Vx/carolo, visibili anche ad occhio nudo da Catania.
Fenomeni geodinamici. — Il 9 si registra a Messina una scossetta sussultoria di
III grado; il 17, a 1" 45", un'altra dello stesso genere ed intensità a Castroreale.
Il giorno 21, in contrada VaZateddi, a circa 1 km a Nord di Acireale, è avvertita
dalle persone allo stato di quiete una scossetta di terremoto che produce leggero tremito
nelle vetrine delle finestre; altra scossa sensibile si ha nella stessa contrada a 23° 33" che
sveglia molte persone (Prof. Giovanni Platania).
Il 23, a 23" 1/,, Acireale è battuta da una forte scossa di terremoto ondulatorio E-W, la
quale è di III grado a Catania, Zafferana Etnea e di I grado a Mineo. Da ulteriori notizie
risulta che la scossa fu anche avvertita da qualche persona a Fleri e Pisano; a Ma/ovria
e Fossalacqua contrade a NW di Acireale, la scossa è stata fortissima e sono caduti di-
versi muri a secco campestri; a /7andaca, presso Zerbati, hanno suonato pure le campane
della chiesa (?). Il 24 a 4° 10" circa, altra scossa sensibile ad Acireale che sveglia parec-
chie persone: è avvertita alquanto più forte a Nord e Ovest della città. Il 25, a 15° 1/,
circa a Fossalacqua (Acireale) si avverte altra scossa da diverse persone in quiete; ad
Acireale passa inavvertita; a 22" 30% si nota un’altra scossa di terremoto che è di IV-V
grado, ondulatoria SW-NE a Mineo, ondulatoria accompagnata da leggero e prolungato
rombo a Buccheri; di IV. grado ondulatoria E-W a Licodia Eubea; tra III e IV grado,
ondulatorio NE-SW a Sortino : di IIIl grado a Caltagirone, Grammichele, Ramacca, Pala-
gonia, Francofonte : tra IL-MNI grado a Catania, ove fu pure registrato dal grande sismo-
metrografo. A Caltagirone poi, a 22" 57" è avvertita da qualche persona e registrata dal
microsismoscopio Guzzanti; un’altra scossetta ha luogo ad Acirealé dopo le 23" , qual-
cuno asserisce di avere avvertite due scossette ondulatorie.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane occultato dalle nubi nei
giorni 19, 20, 21 e 30; con deboli 0 debolissime emanazioni di vapori bianchi, al cratere
centrale, nei giorni, 4, 5, 9, 10, LI, 12, 13, 15, 259, 24, 26, 27 ‘e#297 fonti nel'b io nigi
22 e 28; fortissime nei giorni 3, 7, 8 e 25; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei
siorni I, 2,0, 0,7 Lo es3ll
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Si nota intorbidamento delle acque di Fiumecaldo
il lo.e 18;
Fenomeni geodinamici. — Nel mese si nota: una scossa forte di V grado ondula-
toria W-E a 23° 40" a Messina, avvertita sussultoria, lieve a Castroreale, ove si ha una
replica a circa 24" della stessa intensità e genere; altra scossa leggera di III grado, a
10h 59% del 17 nella stessa Messina.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi, nei
L° Eruzione etnea del 1910 39
giorni 2, 17, 19, 20, 22, 23 e 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
al cratere centrale, nei giorni 10, 11, 12, 14, 16, 26 e 28; forti nei giorni 4, $, 15, 24
e 25; fortissime il 7, 13, 29 e 30; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni 1,
3, 5, 6, 9 e 18; notevoli e tali da formare un folto pennacchio sulla cima del monte, il 21.
Il 15 visita al cratere centrale fatta dal custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galva-
gno, da essa risulta che parte dell’orlo di Nord-Est è franato per una lunghezza di circa
m. 50 e una larghezza di m. 6; altri franamenti si riscontrano verso Nord e Nord-Ovest.
Il fondo del cratere si presenta pianeggiante e coperto di cenere gialliccia; a Nord-Ovest
si apre la gola principale ; le pareti, tranne quelle di Sud-Est sono a perpendicolo.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 14, a 16° 30" si hanno forti emissioni
di vapori bianchi dall’ ultimo cratere a Nord dei Monti Silvestri (eruzioni del 1892) che si
ripetono, per la durata di 1 ora il giorno successivo 15 a 16" . Nel giorno 24 si nota
una straordinaria attività di Vu/caro/o con la emissione di notevoli masse di vapori bian-
chi, visibili ad occhio nudo da Catania.
Fenomeni geodinamici. — ll 3, a 20" 45" si ha una scossa di III-IV grado a Ro-
metta (Messina); il 22, a 10" 46" altra scossetta a Messina di III grado, sussultorio-ondu-
latoria. IL 24, a 15" 17" si hanno lievissimi movimenti del suolo, inavvertiti all'uomo, in-
dicati e registrati solamente dagli strumenti di Catania, Messina e Mineo, e dovuti certa-
mente a terremoto di lontana origine.
Dicembre — fenomeni eruttivi centrali. — L° Etna è coperto dalle nubi nei giorni
1, 13, 14, 16, 17, 20, 21, 22, 24, 25 e 831; con deboli o debolissime emanazioni di va-
poribianchi al‘cratere “centrale nei giorni 3, 4,5, 6, 7, 8,9; 10, Il, 12, 15, 18, 19
23; forti il 26 e 28; fortissime il 27, 29 e 30; con notevoli eruzioni di fumo bianco for-
manti folti pennacchi sulla cima del monte, il 2.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 6, a 6" a Castroreale è avvertita una sensibile scossa
di terremoto.
{900 Gennaio — Zenomeni eruttivi centrali. — L'Etna ha deboli o debolissime
emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 4, 7, 16, 17, 18, 22, 24, 25,
28 e 31; piuttosto forti nei giorni 1, 5, 6, 15, 27 e 29; fortissime nei giorni 2, 3, 8,9,
Ji, 12. 19,28% 26:;-rimane coperto «dalle nubi, nei giorni 10, 14, 19, 20. 21 e 30,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni 8 e 9.
Fenomeni geodinamici. — Il 18, a 19" e 21" si notano appena da poche persone
una leggerissima scossa di terremoto dalla durata di pochi secondi a Filicudi; il 19, a
17° 45" circa, si ha un'indicazione sismoscopica a Messina e Mineo; a 19° 25" altra scos-
setta ondulatoria S-N di III grado a Filicudi, seguita da replica forte, anch’ essa ondulato-
ria W-E, della durata di circa 6° producendo panico nella popolazione ; alle 20" 20" si ha
una terza scossetta pure ondulatoria W-E.
Febbraio — /emomeni eruttivi centrali. — L'Etna è con deboli o debolissime
emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 3, 4, 12, 15, 20, 23, 24,
25, 26 e 28; un po’ forti nei giorni 16, 19 e 27; con deboli eruzioni di fumo bianco nei
giorni 6, 11, 13; di mediocre intensità il 14, 17'e 18; l’ Etna rimane coperto dalle nubi
neliglorni 25/8, 9 0 lie 29,
Fenomeni erultivi eccentrici. — Nessuno.
40 S. Arcidiacono [Memoria XVII].
Fenomeni geodinamici. — Il 19, a 16° 10" ha luogo una scossetta sussultoria stru-
mentale a Biancavilla; replica a 23" 45" pure sussultoria, ma avvertita da pochissime per-
sone; il 20, a 5" 25" altra scossetta nella stessa città, ancora sussultoria, avvertita da pa-
recchie persone.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Quasi calma al cratere centrale nei giorni
1, 2, 3, 4, 10, 11, 25 e 26; deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 13, 14,
15, 16, 18, 19, 28; un po’ forti il 12, 20 e 31; deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni
5, 7, 8, 23 e 30; il vulcano rimane occultato dalle nubi nei giorni 6, 17, 21, 22, 24,
ZIO:
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 11, a 3% 37" Messina è lievemente agitata da
una scossetta di terremoto avvertita da qualche persona; si ripete all'indomani 12, a
13% 48", ma non avvertita dalle persone. Il 13, a 2% 17" si hanno indicazioni sismosco-
piche a Messina e Mineo.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale quasi in calma
o con debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 4, 15, 16, 28, 29 e 30; con
emanazioni deboli nei giorni 17, 19, 24 e 25; un po’ forti nei giorni 1, 2, 3, 11, 20;
con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 12, 13, 14, 21, 22, 23, 26 e 27; il vul-
cano è occultato dalle nubi il 6, 7, 8,9, 10 e 18.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 a Reggio Cal. si ha una scossa ondulatoria di breve
durata di IV grado, avvertita da molti; il 10 a Catania, a 22° 35" si ha un’ indicazione
sismoscopica ; poi il 18 si hanno lievi movimenti del suolo a 22" 10" che raggiungono
l'intensità II a Mineo e I a Catania e Messina; il 23 a 7° 3" e 13? 10" si hanno rispet-
tivamente a Catania e Mineo due indicazioni sismoscopiche. Finalmente, il 29, a 12° si ha
una sensibile scossa ondulatoria.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperta dalle nubi nei giorni
3, 28, 29 e 30; col cratere centrale in calma nei giorni 7, 9, 14, 24 e 31; con debolio
debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 12, 13, 16, 19; forti nei giorni
6, 8, 11, 15, 17, 18, 21, 25; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco, nei giorni 10
e 20; di mediocre intensità nei giorni 4, 5, 22, 23, 26 e 27.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Dopo un lungo periodo di riposo, a 12% 3", av-
viene una fortissima esplosione allo Stromboli, con lancio di materiali incandescenti a con-
siderevole altezza e una grandiosa colonna di fumo grigio, denso e cenere che cade su
parte dell’ isola.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 12, a 12% 3" si ha a Catania una indicazione
sismoscopica; il 22, a 6% 51": il 23, a 22" 13" Zafferana Etnea è battuta da una forte
scossa di terremoto ondulatorio, in direzione N-S, con replica meno forte di III grado a
29% 16". Nella stessa Zafferana Etnea il 27, a 21%:24" si avverte generalmente un’ altra
scossa sussultoria ; il 31, a 20" 18" a Biancavilla ha luogo ancora una scossa sussultorio-
ondulatoria NE-SW di III grado.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei primi dodici giorni del mese si hanno
al cratere centrale etneo mediocri eruzioni di fumo bianco: si ha un massimo relativo il
2, nel quale giorno il fumo ha una tinta grigiastra; nei giorni 13 e 14 si hanno deboli
n)
emanazioni, che si fanno debolissime il 15, 16, 17 e 18; nel pomeriggio del 19 si riaf-
L’ Eruzione etnea del 1910 4]
facciano al cratere centrale etneo le eruzioni, ma deboli. La calma ritorna il giorno 20;
il 21, 22 e 23 si hanno emanazioni forti di vapori bianchi. Un altro periodo di calma si
ha dal 24 al 26; il 27 si hanno ancora deboli eruzioni con l'intervallo di un giorno di
quiete, il 28, poi ricompaiono il 29 e 30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Dalle 4" alle 20" del giorno 28, notevole aumento
della temperatura delle acque di Fiumecaldo, arrivando sino a 22,9 8.
Fenomeni geodinamici. -—- Il 1° si ha una forte scossa sussultorio-ondulatoria N-S
a Biancavilla. Il 25, a Catania, a 3" 48" si hanno tracce sismometrografiche.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — Calma al cratere centrale dall’ 1 al 5,
dall’ 8 al 10, dal 19 al 21 e dal 23 al 31; si hanno emanazioni piuttosto forti di vapori
bianchi il 16, 17 e 18; deboli eruzioni, sempre di fumo bianco, nei giorni 6, 7, 11, 12,
liioae 223,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nel po-
meriggio del giorno 18.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 13, a Catania, a 21" 38" lievissime tracce si-
smometrografiche ; il 14, a 15" 1/, circa si ha una forte scossa sussultoria a Zafferana,
avvertita generalmente dalla popolazione, che spaventata esce all’ aperto; detta scossa è
avvertita leggera ondulatoria da poche persone, a S. Venerina.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Emanazioni di vapori bianchi un po’
forti al cratere centrale etneo nel giorno 10; il 13, 14, 15 e 16 si hanno deboli eruzioni
di fumo bianco, che si fanno di mediocre intensità il 5 e notevoli e tali da costituire un
folto pennacchio il 20; nel resto del mese si ha calma.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni 9 e 10.
Fenomeni geodinamici. — Il 24, a 12" 29" si ha una forte scossa di terremoto on-
dulatorio SE-NW a Mineo, la quale è leggera a Messina e Catania.
Settembre -- Fenomeni eruttivi centrali. — Calma al cratere centrale in quasi
tutto il mese; solo si hanno deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 10 e 11 e
deboli eruzioni il 13, 15 e 20; il vulcano rimane coperto dalle nubi, nei giorni 12, 14,
lio, vae23,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Deboli variazioni nella temperatura delle acque di
Fiumecaldo nei giorni 25, 28, 29 e 30.
Fenomeni geodinamici. — IL 23, a 14" 32" si ha una sensibile scossa sussultoria
a Mineo, accompagnata da forte rumore aereo.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna con deboli o debolissime emana-
Zionildi Vapori bianchical cratere centrale, ‘nei giorni. 1, 2,9, /, è, 10, II, 12, 13; 6;
17, 18, 19, 23, 24, 25, 26, 29 e 31; dal 4 al 6 si hanno mediocri eruzioni di fumo bianco
che si fecero deboli nei giorni 9, 14, 15, 20, 22, 27 e 30; nei giorni 21 e 28 il vulcano
rimane coperto dalle nubi.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 19 a 9" 5" si ha una violentissima esplosione
allo Stromboli con lancio a grande altezza di grosso materiale incandescente, lapilli e ce-
nere, spinti sino alla distanza di 1 km. dell’ asse eruttivo per circa !/, d'ora: il materiale
incandescente precipitando a mare, solleva notevoli colonne di vapori.
Fenomeni geodinamici. --- Il giorno 3 a 11" 47" a Mineo si ha una scossetta di
III grado ; a 12" 34" altra della stessa intensità a Messina. Il 18, a 12% 55" è avvertita a
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Men. XVII. 6
42 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
Bronte una leggera scossa ondulatoria N-S, indicata pure dall’avvisatore Galli-Brassart; a
21" 30" altra scossa forte a Nicolosi, ondulatoria N-S preceduta da rombo, che mette in
apprensione gli abitanti. Il 19, a 15° 12" altra scossa di terremoto ondulatorio E-W, forte,
avvertito generalmente con ispavento dalla popolazione di Nicclosi.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna con deboli o debolissime
emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 7, 9, 10, 14, 15,
16, 17, 18; 21, 22, 23, 26, 27 e 28; forti nei giorni 5, 12,19, 24 \eW2?5c=kconkmedoces
eruzioni di fumo bianco il 6, 8 e 11; il 13 le eruzioni sono forti e costituiscono un folto
pennacchio sulla cima del monte; il vulcano rimane coperto dalle nubi il 20, 29 e 30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Il giorno 8, a 7° 44" Catania e Mineo sono lie-
vissimamente agitate da movimenti leggerissimi appena registrati dai sismometrografi. Il
10 a Messina, a 23% 24" si ha una scossa di III grado, preceduta da altra strumentale a
6% 48": il 14 a O" 35" altra scossa sensibile nella predetta Messina.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi al ‘cratere centrale il 6, 7, 11, 12,13, 14,15, 16,7 RiS 00)
23, 25, 26, 27, 28 e 30; forti il 10 e 21; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni
1, 3, 4, 5, 22, 24 e 31; il vulcano rimane occultato dalle nubi nei giorni 2, 8, 9 e 29.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 8, a 6" 28" si ha una forte esplosione
allo Stromboli con lancio di moltissimo e grosso materiale incandescente a grande altezza,
che suscita il fuoco in diversi punti attorno al vulcano ; il materiale infuocato cadendo a
mare, produce grandi masse di vapori.
Fenomeni geodinamici. — Il 16, a 9" 9" scossetta strumentale a Messina.
190! Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con il cratere centrale
in calma, nei giorni 1, 16, 19, 23, 24, 25, 27, 28 e 29; con deboli emanazioni di vapori
bianchi il 9; forti il 20 e 21; fortissime e di tinta cenerognola, il 30; si hanno deboli
eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 10 e 15; di fumo cenerognolo il 26 e 31; con me-
diocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 7, 12, 14, 17 e 18; il vulcano rimane co-
perto dalle nubi nei. giorni 3, 4, 6, 8, 11, 13 e 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. -- Nessuno.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma
nei giorni 6, 7, 9, 12, 18, 24, 25 e 26; con forti emanazioni di vapori cenerognoli il 2
e bianchi il 4 e 20; con eruzioni deboli di fumo grigio il 1° e bianco il 5 e 19; con me-
diocri eruzioni di vapori nei giorni 10, 11, 16, 21 e 28; il vulcano rimane occultato dalle
MU nel sori 9 Si e ee
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nessuno.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’' Etna col cratere centrale in calma nei
giorni 1, 3, 5, 7, 8, 14, 15, 16, 17, 21, 28, 30 e 31; con emanazioni di vapori bianchi
nei giorni 4, 6, 18, 24, 26 e 29; con eruzioni deboli di fumo sempre bianco il 27; di
mediocre intensità il 9, 13 e 25; il monte rimane coperto dalle nubi, nei giorni 2, 10,
RER E OSE SZ
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 7 a 21° 11" a Mineo si ha una scossetta on-
L’ Eruzione etnea del 1910 43
dulatoria di II grado. Il 26 a 3" 35" a Nicosia si avverte una scossa sensibile, ondulatoria,
con repliche meno forti alle 3% 45% e 17h 25" (1).
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’' Etna col cratere centrale in calma per.
la maggior parte del mese; solo nei giorni 8, 23, 27, 28, 29 e 30 si hanno deboli eru-
zioni di fumo bianco e di mediocre intensità nei giorni 17 e 26; con fumo cenerognolo
il 2,3 e 4; il giorno 16 il monte rimane coperto dalle nubi.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 20 a 12" 15" si ha una forte scossa ondulatoria NE-
SW a Zafferana Etnea; W-E a Milo, e pure forte a S. Alfio La Bara. Il 26 a 3° 35" si ha
un’ altra scossa forte ondulatoria N-S, preceduta da rombo leggero a Nicosia, la cui po-
polazione risvegliata esce all’ aperto, è pure forte ondulatoria a Sperlinga; detta scossa è
sensibile a Cerami e Capizzi. Si ha una replica a 17" 25" nella predetta Nicosia, ondula-
toria S-N come la precedente, ma meno forte. Il 29 a 8" 1/, una terza scossa sensibile
ondulatoria S-N agita la stessa città.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese si notano mediocri eru-
zioni di fumo bianco al cratere centrale nei giorni 1, 4, 5, 12, 22, 23 e 31; deboli il 10
e 15; il vulcano resta coperto dalle nubi nei giorni 7, 11, 14, 19, 20, 21, 24, 25 e 26;
nel resto del mese si ha calma.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamiici. — Il giorno 11, a 12" 10" circa, il fianco meridionale del-
l’ Etna è battuto da una scossa di terremoto che riesce rovinoso per Nicolosi, nel quale
centro abitato crollano totalmente o parzialmente parecchie case, moltissime sono lesionate
più o meno gravemente; sono abbattuti molti muri a secco campestri; diverse cisterne
sono spaccate, disperdendosi l’acqua contenuta ; si arrestano molti orologi a pendolo ap-
pesi su muri variamente orientati; la scossa accompagnata da rombo è maggiormente
avvertita, e riesce assai più dannosa lungo una zona di terreno che attraversa Nico!osi
da NE a SW; l'intensità relativa del fenomeno si può assegnare al grado VIII della scala
Mercalli. Detta scossa fu forte di V grado, ondulatoria N-S a Massa Annunziata e Peda-
ra, ove fu pure ondulatoria E-W, di brevissima durata e accompagnata da rombo: di IV
grado, cioè, sensibile, pure ondulatoria N-S a Mascalucia; leggera di HI grado ondulatoria
N-S di brevissima durata a Trecastagne, sussultorio-ondulatoria N-S, accompagnata da
leggero rombo a Gravina di Catania, ondulatoria NE-SW a Belpasso ; di II grado legge-
rissima a Catania; di I grado, strumentale a Paternò ‘e Catania. Nella stessa giornata, a
19" 20" a Nicolosi si ha una replica fortissima, sussultorio-ondulatoria N-S, a due riprese,
con brevissimo intervallo di tempo, per la quale si hanno lesioni ai fabbricati, rovina di
altre case e muri campestri; panico grandissimo nella popolazione. Il movimento del suolo
fu leggerissimo ondulatorio avvertito da poche persone a Massanunziata e Mascalucia. Il
giorno 14, a 1° 15" si ha un’altra scossa leggera di III grado a Nicolosi, seguita da al-
tra forte di IV grado, sussultorio-ondulatoria SW-NE con. panico nella popolazione, che
gridando esce all’ aperto. Nella chiesa Madre cade un gruppo di angeli del prospetto che
tenevano una iscrizione; essa è avvertita come sussultoria leggera a Massanunziata e Ma-
scalucia e ondulatoria N-S leggerissima a Gravina di Catania. Il 15, a 10" nella predetta
Nicolosi, si ha un’altra scossetta di III grado, avvertita da pochi. Il 24, circa la mezza-
(1) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto di Nicosia del 26 marzo 1901.
44 S. Arcidiacono [MeMorIA XVII.]
notte, in contrada Capriolo, a N di Nicolosi, è avvertita una forte scossa di terremoto,
per la quale molti contadini svegliati, escono all’ aperto.
Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna in calma al cratere centrale ; solo
nel giorno 22 si notano emanazioni di vapori bianchi e nei giorni 5, 11, 25 e 26 deboli
eruzioni di fumo bianco, le quali si fanno di mediocre intensità nei giorni 1, 2, 4 e 6; il
vulcano rimane occultato dalle nubi, nei giorni 3 e 20.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 16 si ha intorno a 17" 10" una scossa di terremoto
a Mineo di I grado registrata e indicata da diversi apparecchi come ondulatoria SE-NW
e indicata da un pendolo elastico rovescio a Messina. Il 30, a 1" 10" si ha una scossa
ondulatoria di V grado a Lipari.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. --- Il cratere centrale etneo rimane in calma
per quasi tutto il mese; solo nei giorni 8, 13, 24 e 25 si hanno deboli eruzioni di fumo
bianco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 12° 51" tanto a Messina, quanto a Mineo
si nota una indicazione sismoscopica. Nella notte fra I 8 ed il 9 a Tortorici si avvertono
diverse scosse di terremoto che svegliano parecchie persone le quali escono allo aperto ; si
notano specialmente quelle delle 1" 45" e delle 5" . Il 10, a Catania, a 5° 2" si hanno
lievissime perturbazioni sismiche al grande sismometrografo ; a 5° 34" succede una scos-
setta a Mineo, indicata da due sismoscopii. L’ 11, a 18% 40” Zafferana Etnea e Milo sono
battute da una forte scossa di V grado, ondulatoria N-S. Il 17, a 21" circa, Barcellona
Pozzo di Gotto e Castroreale sono pure agitate da una sensibile scossa di terremoto. Il 21,
a 12° 1/, Messina e Reggio avvertono un’ altra sensibile scossa ondulatoria. Il giorno 23
poi si notano: una indicazione sismoscopica a 1" 50m a Messina, due scossette pure stru-
mentali a 7° 10m e 9h 40m a Mineo; a 11" una leggera scossa a Trapani.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Calma assoluta all’ Etna ; solo nei giorni
20, 23 e 25 si notano emanazioni un po’ forti di vapori bianchi al cratere centrale e nei
5, 6, 13 e 18 deboli eruzioni di vapori pure bianchi; il vulcano rimane coperto dalle nubi
nel solo giorno 27. I
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 7 a Messina, a 16% 23m, si ha una scossetta
di II grado; il 12 nella stessa città, a 17" 39m si ripete lo stesso fenomeno; nella notte
fra il 12 ed il 13 alle 24” circa, a Tusa (Messina) si ha una forte scossa di terremoto
che sveglia di soprassalto la popolazione dei quartieri Castello e Teatro; rovina dell’ an-
tico castello saraceno. Il 15 Pettimo (Messina) a 22" circa è agitata da una leggerissima
scossa con rombo. Il 24, a Mineo, a 1" 58m si registra da tutti gli apparecchi dell’ Osser-
vatorio una scossa di I grado, e a Messina a 2° 2m una scossa ondulatoria NW-SE di
III grado (che sia la stessa scossa ?)
Settembre — Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi
nei giorni 5 e 29; col cratere centrale in calma nei: giorni -1, 2, 4, 6, 7, 8° 95209245
22, 23, 24, 25 e 28; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 10 e 12; un po’ forti il
18 e 19; si hanno deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 13, 14, 15, 16 e 17;
mediocri .l..26, 27 e 30: riotevoli Is,
Fenomeni ernitivi eccentrici. — Intorbidamento dell’ acqua di Fiumecaldo nei giorni
L’ Eruzione etnea del 1910 45
9, 12, 13, 14, 15 e 16, con un repentino abbassamento di 1° di temperatura il 9 da 18° a 22°,
Fenomeni geodinamici. — Nessuno, interessante la regione circumetnea e regioni
adiacenti e Sicilia. i
Ottobre — Zeromeni eruttivi centrali. — L'Etna col cratere centrale in calma
pelo 27/8 101, 12719 16,417, 18/0109) 23104, 25, 26:Scon'deboliaetu=
zioni di fumo ‘bianco nei giorni 9, 15, 20 e 22 ; di mediocre intensità il 4, 5, 6, 14 e 27;
il vulcano rimane coperto dalle nubi nei giorni 21, 28, 29, 30, e 31.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei
giorni IO, 16, 207 30.6 31.
Fenomeni geodinamici. — Pochissimi. A Messina il 30 si registra una scossetta di
II grado; inoltre a Mineo si hanno numerose indicazioni sismoscopiche di natura locale.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna presenta il cratere centrale
in calma-ner giorni 7, 5, 9, 11, 13; 16, 17,.19, 20; 21, 22 e 30; con emanazioni un po'
forti di vapori bianchi nei giorni 12, 15 e 25: con deboli eruzioni di fumo sempre bianco
il 3, 5, 14 e 18; di mediocre intensità il 10, 23, 24 e 27; rimane avvolto tra le nubi nei
giorni 1, 2, 4, 0, 26, 28 e 29.
Fenomeni eruttivi eccentrici — L'acqua di Fiumecaldo è torbida per la maggior
paste del mese, tranne. dei..giorni ‘1, 3, 17, 20,21 e 26.
Fenomeni geodinamicîi — Il 16 a Catania, a 14° si ha una lievissima registrazione
al grande sismometrografo di origine locale; nessuna stazione sismica però segnala alla
stessa ora movimento di sorta.
Dicembre. — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna col cratere centrale in calma
hei giorni 1, 2, 3, 4, 9, 12, 13, 16; 17, 18, 21, 22, 30.e 31; con emanazioni un po' fotti
di vapori bianchi nei giorni 7, 19 e 23; con eruzioni deboli di fumo Sempre bianco il 6 e 8;
di fumo cenerognolo il 10 e 26; con eruzioni di mediocre intensità e di fumo pure cene-
rognolo, l’ 11, 14, 25, 28 e 29; il vulcano rimane avvolto tra le nubi nei giorni 5, 15,
20, 24 e 27.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior.
MSI I,
Fenomeni geodinamici. — Il 13 a 1" 11m scoppia un forte terremoto nelle Calabrie
che si ripercuote in Sicilia, ove è di IV a V a Messina e Reggio; tra II e II a Mineo e
Catania. Il 30, a 2" 35m si ha a Linguaglossa una scossetta di I grado ondulatoria N-S.
1902 Gennaio. — Fenomeni eruttivi centrali. — L'° Etna col cratere centrale in
Calmma:ner 10m 1, 2, 10.00, 25 3 I, 15, lo 8; con deboli o debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 9, 22, 23, 29 e 30; forti il 19; con deboli eruzioni
di fumo bianco nei giorni 4, 5 e 8; di fumo ceneregnolo il 17 e 28; con eruzioni note-
voli di fumo bianco nei giorni 7, 21 e 24; il vulcano rimane coperto dalle nubi nei gior-
ini ge ae VON RA =
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior-
Die der, eli
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 26 a 13% 10m scoppia un forte terremoto che
interessa la Calabria e la Sicilia orientale. Dalle notizie pervenute all’ Osservatorio di Ca-
tania si sa che la scossa è sussultorio ondulatoria NE-SW di IV grado a Messina, sus-
sultoria ondulatoria di III grado a Reggio Calabria; ondulatoria SE-NW di II grado a Mineo;
strumentale di I grado a Catania.
46 S. Arcidiacono [MeMorIA XVII.]
Febbraio. — Fenomeni geodinamici centrali. — L'Etna con deboli o debolissime
emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 9, 13, 20, 24 e 27; forti nei
giorni 7 e 10; con eruzioni deboli di fumo bianco il 18 e 19; mediocri nei giorni 5, 12,
14, 15, 17, 25 e 28; il vulcano rimane-coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 3, 4, 6, 8, 11,
l'O:2il, 22, 1236420.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo dal giorno
baia 23:
Fenomeni geodinamtici. — Il giorno 8 a 9% 45m scoppia un forte terremoto interes-
sante principalmente il fianco orientale dell’ Etna: esso è di V grado a Zafferana e Milo,
ondulatorio E-W e desta panico nelle popolazioni dei due centri abitati; è sensibile, cioè
di IV grado a Nicolosi; di III grado a S. Venerina, Giarre e Linguaglossa ; nelle due ultime
località è ondulatorio NW-SE. A Mineo e Catania è di I grado.
Da ulteriori notizie si sa che la scossa fu a due riprese, l'una immediatamente dopo
dell’altra; e fu forte a Bongiardo e Fleri, fortissima in contrada Salto del Cane.
Il 26 a Catania a 0" 57" si ha una lieve registrazione al..grande sismometrografo di
origine vicina; il 28 a 13° 45m si ha una sensibile scossa a Mangano e Dagala che è
strumentale a Giarre e Catania.
Marzo. -- Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei
giorni 3, 5, 13, 15 e 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei gior-
nî 6,7, 14, 16, 17, 18, 22, 29 e. 30: forti hei giorni 1,:2 e 31; con *debolitveruzionizzgi
fumo bianco nei giorni 9, 12, 19, 24 e 27: di mediocre intensità nei giorni 8, 10, 11, 20,
21, 23, 26 e 28; il vulcano rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 4.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. i
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 a 6" 8m si hanno al grande sismometrografo
lievissime tracce di registrazione sismica in relazione ad un forte terremoto scoppiato in
Calabria; questo strumento poi diede altre lievi registrazioni a 10” 58m- 11® 14m e 12h, Il
15 Catania, Messina e Mineo sono lievissimamente agitate da movimenti del suolo sensi-
bili solamente agli strumenti.
Aprile. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei:
giorni 9. 10, 19, 20 e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei
giorni 2,,3, 15, 21, 22, 26 e 27; forti il 1°, 6, 12. e 23; con deboli ‘eruzioni digiuno
bianco nei giorni +, 5, 11 e 17; di mediocre intensità nei giorni 7, 29 e 30; il monte ri-
mane coperto dalle nubi nei giorni 8, 13, 14, 16, 18, 24 e 25.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 10 a 22% 47m una lieve scossa si avverte da poche
persone a Pachino; il 18 a Sortino, a 20" 15m si ha una forte scossa preceduta da rombo;
a Mineo è ondulatoria SE-NW di III-IV; a Catania è registrata dal grande sismometrografo.
Maggio. -- Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna in calma al cratere centrale nei
giorni 3, 8, 12, 13, 17, 19 e 20; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
nei giorni 4, 11, 15, 18, 22, 24, 25 e 31; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni
1, 2, 7, 26, 27, 28 e 29; mediocri il-5, 6 e 9; notevoli:e tali da''formare un-lunso@pene
nacchio estendentesi verso NE, il 30; il vulcano si mantiene avvolto tra le nubi nei giorni
104.0; 20:23:
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
L’ Eruzione etnea del 1910 47
Fenomeni geodinamici. — Qualche registrazione sismografica lievissima il 27 a 11"
di dubbia origine.
Giugno. — Fenomeni eruttivi centralî. — Etna col cratere centrale in calma nei
PO ee oe VO 20, 2:1,22,029 24,29 09: coni deboli ddebb-
lissime emanazioni di vapori bianchi nel giorno 8; con deboli eruzioni di fumo sempre
bianco nei giorni 4, 5, 9, 11, 14, 15, 16 e 27; di mediocre intensità nei giorni 3, 19, 25,
20€ 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 12 a Corleone, a 4" 37m si nota una scos-
setta strumentale; altra di II-III grado si avverte a Riposto, ondulatoria SE-NW a
14h 27m, Il 13, a I" 58m circa scoppia un forte terremoto, pure, coll’ epicentro in provin-
cia di Siracusa. A Giarratana è ondulatorio E-W di IV a V grado accompagnato da forte
rombo; a Sortino Rosolini, Siracusa e Pachino è di IV grado: ondulatorio N E nel 1° cen-
tro abitato, di genere indeterminato nel secondo e terzo, ondulatorio E-W. nel quarto: a
Buccheri, Scicli, Ragusa Inferiore e Comiso è di III grado e di genere indeterminato ; di
II grado a Catania ed Augusta. Il 14, a 19° 21m e 22% 15m si hanno due scosse di ter-
remoto, sussultorie ondulatorie in direzione N-S di IV grado la prima e NE-SW di V grado
la seconda entrambe registrate lievemente dal grande sismometrografo dell’Osservatorio di
Catania; la seconda registrata anche a Mineo. Il 22, a 10" 30m a Catania si ha una
scossetta registrata solamente dal grande sismometrografo. Il 25, a 22" circa a Messina si
ha una sensibile scossa di terremoto, che fu leggerissima a Reggio Calabria e a Forte
Spuria e registrata dal grande sismometrografo a Catania.
Il 27 a 13" 38" si ha un’altra scossetta registrata solamente dal predetto grande si-
smometrografo e dal microsismoscopio Guzzanti.
Luglio — Zenomeni erultivi centrali. — Calma al cratere centrale etneo per quasi
tutto il mese; solo il giorno 10, a circa 10" si manifestano mediocri eruzioni di vapori
bianchi che raccogliendosi al di sopra della cima del monte, formano un esteso strato-
cumulo che persiste sino a sera; il giorno 16, si hanno deboli eruzioni di fumo sempre
bianco.
Nelle prime ore del giorno 22, una comitiva di studenti salgono sulla cima dell’ Etna
ed osservando il fondo del cratere centrale, assicurano di avere visto, nel lato di levante,
del fuoco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di fiumecaldo nei giorni
17, 19, 20, 21, 24, 25, 26, 27, 28 e 29, specialmente il 18 è molto torbida.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a Catania e Mineo a 9" 33" si hanno mo-
vimenti lievissimi del suolo appena rivelati da sensibili strumenti registratori. Il 24, a 5" 52",
si ha una forte scossa di terremoto a S. Venerina, che è leggera ondulatoria N-S a Giarre,
registrata dal grande sismometrografo di Catania. Si ha una replica nella predetta S. Ve-
nerina a 6" 3" meno forte della precedente. Il 29, a 2° 48" arrivano a Messina, Catania
e Mineo le onde morenti prodotte da un terremoto scoppiato in Calabria. Il 30 S. Vene-
rina a 14" 26" è ripercossa da un’altra scossa di terremoto sensibile.
Agosto — Fenomeni eruitivi centrali. — Anche per la maggior parte di questo
mese si ha calma al sommo cratere etneo; solo nel giorno 2 si hanno forti emanazioni
di vapori bianchi e debolissime eruzioni di fumo pure bianco nei giorni 15 e 16; nel
giorno 23 il vulcano rimane avvolto tra le nubi.
48 S. Arcidiacono [Memoria XVII].
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Le acque di Fiumecaldo si presentano torbide nei
giorni. 1,32, 3:45, lo;f 8: 19,+20: 215802 32321:
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 15, a 23" 50" Messina e Mineo accusano per
mezzo di sensibili strumenti lievissimi movimento del suolo, a Catania il grande sismome-
trografo a quell’ ora è perturbato per mare agitato ; il giorno successivo 16, a 0% 51" il detto
strumento dà la registrazione di una lievissima scossetta. [l 24 nella predetta Messina si
ha a 12" 51" una scossetta tra I e II grado e a Mineo a 15" 23" segnalazione di lievissimo
movimento da varii apparecchi.
Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane occultato dalle nubi
nei giorni 21, 24, 25, 26, 27, 28 e 29; si hanno debolissime eruzioni di fumo bianco al
cratere centrale nei giorni 12 e 16 e di mediocre intensità il 4; nel resto del mese si
ha calma.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 26, a Sud e ad Est di Monte Conci-
lio, a Sud-Ovest di Monte Grosso, a Nord e ad Est di Monte Gemmellaro, cioè in quella
regione ove esistevano i Dagalotti dei Cervi, si vedono sollevare dalle lave del 1892
notevoli masse di vapori bianchi, specialmente quelle vicine a Monte Grosso e Monte Gem-
mellaro, sono notevolissime ; notiamo che nelle 24" precedenti si ebbero copiosissime piog-
gie. Sebbene di indole non prettamente eruttiva, pure notiamo questi fenomeni, i quali ci
stanno a dimostrare la persistenza del calore nelle lave dopo quasi 10 anni della loro
estrusione. Il giorno 2 presso le sponde del lago di Naftia, presso Palagonia, si trovano
morti tre buoi del Principe Grimaldi, per notevoli emissioni di gas asfissianti dal lago.
Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo il giorno 17.
Fenomeni geodinamici. — Il 12, a Mineo, da 6" 56" a 7" 8" si notano varie scos-
sette di terremoto in probabile relazione con una registrazione lievissima data dal grande
sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania a 6° 59" 57° e 7" 1]1® 0%. Il 13 a Reggio-
Calabria fra 16" e 21" si registrano cinque scossette strumentali dal microsismoscopio
Guzzanti; come pure a Messina a 13% 9", 15° 59% e 17" 14" si hanno tre scossette, pure
strumentali; a Randazzo a 14° 6" avvenne una scossa ondulatoria SW-NE di grado III;
a 15° 5" altra scossa come la precedente, ma di grado IV; a 17° 9" altra scossa ondu-
latoria N-S di IIl grado; a 20" 10m un’altra scossa sussultoria ondulatoria S-N di IV a
V grado, avvertita generalmente dalla popolazione con qualche spavento; questa scossa è
pure sussultoria ondulatoria S-N di III-IV a Bronte; di I grado a Mineo e Catania. Il 16,
a Randazzo, a 9" circa si ha un’ altra scossa forte ondulatoria SW-NE la quale fu stru-
mentale a Reggio Calabria, Mineo, Riposto e Catania; di I-II grado a Messina.
Ottobre. — Fenomeni eruttivi centrali. — Il cratere centrale etneo rimane in calma
nei giorni 7, 19, 21, 22 e 29; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 6,
8, 20, 23 e 27; forti il 9, 10 e 11; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 2,
3 e 4; di mediocre intensità il 30; il vulcano è avvolto tra le nubi, nei giorni 12, 13,
tirò, 6,17, 18124720020, SS09
_ Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior-
OZ 0 IRITERNIO
Fenomeni geodinamici. — Nessuno.
Novembre. — Fenomeni eruttivi centrali. — Si ha calma al cratere centrale etneo
nei giorni 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 25, 28 e 29; debolio debolissime emanazioni di va-
pori bianchi nei giorni 1, 3, 4, 13, 14, 21 e 30: deboli eruzioni di fumo sempre bianco
L’ Eruzione etnea del 1910 49
mel giorni Ly; 18, 19,722, 24% e 27: PEtna è coperto dalle nubi 112; 15, 16, 20, 28. e 26.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6 a 1" 30m Reggio Calabria, Messina, Catania
e Mineo sono lievissimamente agitate per un terremoto il cui epicentro si ritiene essere
in fondo al Mare Ionio. Il 15, a 11" 54% si ha una sensibile scossa ondulatoria a Mes-
sina, seguita da altra meno intensa dopo pochi minuti.
Dicembre. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma
nei giorni 2, 3, 15, 29, 30 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
MELOGRANO SI Toto 201217 25, 20, 2/0 28; con mediocri ertzioni di 1Umo
bianco nei giorni 4, 5,,,/ e 8; coperto dalle nubi nei giorni 1,6, 10} L1, 12, 19, 16, 22,
DIAZ
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6, a 3° 44m Messina, Catania e Mineo sono
agitate per un terremoto calabro ; il movimento però è così leggero, che passa inosservato
all’uomo. Il 15, a 4" 48m si ha una lieve registrazione al grande sismonietrografo. Il 22,
a 6% 15m Catania e Mineo accusano movimenti lievissimi, insensibili alle persone ; a 9" 15m
si ripetono nella sola Catania.
Il 26, a Mineo, a 9° 23m si ha una scossetta strumentale, ed il 27 a 17" 4" a Catania
una registrazione dubbia al grande sismometrografo. Il 28, a 20" 7" Siracusa e Augusta
sono battute da una sensibile scossa ondulatoria NE-SW, preceduta da rombo, indicata e
registrata dagli apparecchi di Catania e Mineo.
1903 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi
MeiSplonni I 12:37 144, Lo, 187 10,721, 22, 229, 2417258 26; "col cratere centrale an
calma nei giorni 15, 17 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei
giorni 3, 4, 20, 27 e 30; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 6, 7, 8 e 29;
di fumo un po’ cenerognolo, il 28; con mediocri eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni
IAS SNESILO)
Fenomeiti eruttivi eccentrici. — Straordinaria attività allo Stromboli con eruzioni
di molto materiale incandescente lanciato a considerevole altezza e forti detonazioni che
fanno tremare i vetri alle finestre.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3, a Sortino, a 11" 30" circa molte persone che
si trovano allo stato di quiete, avvertono una scossa ondulatoria S-N. Il 30, a 23" 55" scop-
pia un forte terremoto che interessa quasi tutta la gran massa montuosa etnea. Esso è
di V grado a Giarre, ondulatorio SE-NW ; a Zafferana Etnea, pure ondulatorio N-S; on-
dulatorio SE-NW a Milo; ondulatorio a Viagrande e Linguaglossa, le quali località non
danno la direzione del movimento ; ondulatorio S-N a Randazzo ; è di IV grado a Catania,
ondulatorio E-W e N-S; a Bronte ondulatorio N-S; a Mineo ondulatorio W-E e Siracusa;
di III grado a S. Venerina ondulatorio, a Nicolosi ondulatorio SE-NW, a Maniace di ge-
nere indeterminato, ad Acireale ondulatorio SE-NW, a Messina ondulatorio NE-SW, a Sor-
tino sussultorio, a Giarratana ondulatorio NE-SW. Le onde morenti di questo terremoto
arrivano sino a Rocca di Papa ove sulla NE del microsismografo Vicentini si nota una
leggerissima deviazione intorno a 23% 54" 485 (1).
(1) Vedi: S. ARCIDIACONO. Sui recenti terremoti etnei (Bollettino dell’ Accademia Gioenia in Catania,
Fasc. LXXIX — Dicembre 1903).
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. 7
50 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]j
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane avvolto tra le nubi
nei giorni 1, 2, 3, 17 e 18; ha il cratere centrale in calma nei giorni 10, 13, 14, 20, 21,
22, 23, 25, 26 e 28; con deboli eruzioni di vapori bianchi nei giorni 6, 7, 8, 9; 1102;
15, 16, 24 e 27; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità il 4, 5 e 19.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. --- Ad Ustica, il giorno 3 a 4° 15" si ha una scossa ondu-
latoria NE-SW di IV grado; nulla si nota al semaforo. Il 7 a Catania, a 6" 36" si hanno
lievissime tracce di scossetta al grande sismometrografo. Il 10, a 9° circa Catania, Mes-
sina, Siracusa e Mineo sono agitate da un terremoto che è sensibile, di IV grado sus-
sultorio a Siracusa ; di III grado a Catania; di II grado a Mineo e Scordia e di I grado
a Messina. Da ulteriori notizie si sa che la scossa è di VI-VII grado a Noto, ove si hanno
lesioni ai fabbricati. Altro terremoto si ha a Noto il 16 a 5° circa, questo però assai meno
forte del precedente, giacchè in quella città raggiunse il grado III, e come pure fu di III
a IV a Mineo ed è registrato dai simometrografi di Catania e Messina. Il 21, a 15° 18” a
Riposto si ha una indicazione di scossetta dagli strumenti.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L° Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 2, 4,8, 9, 12, 15, 16, 18, 20, 21, 30 e 31; col cratere centrale in calma nei giorni
11, 13, 19, 22, 23, 24, 27 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi
nei giorni 1, 3, 6 e 14; con deboli eruzioni di fumo bianco il 7, 25, 26 e 28 e di me-
diocre intensità il 5, 10 e 17.
Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 21" 30" a Massannunziata, borgata tra
Mascalucia e Nicolosi, si avverte dalla popolazione una forte scossa di terremoto, la quale
fu appena avvertita nei due predetti vicini centri abitati e lievemente registrata dai gran-
de sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Altra scossa si ha il giorno 11 a 0 47" in-
teressante il fianco orientale dell’ Etna, la quale è tra III e IV grado a S. Venerina e Milo;
leggera a Zafferana Etnea e registrata assai leggermente dal grande sismometrografo
dell’ Osservatorio di Catania; la scossa è di carattere prevalentemente sussultorio. Il 13 a
Mineo, a 14" 38" — 14° 48M — 14h 51" — 15° 11" — 15. 19" si hanno indicazioni di scos-
sette. Il 15 a 20" 37", si ha una lieve registrazione al grande sismometrografo dell’ Os-
servatorio di Catania dovuta probabilmente ad un terremoto scoppiato in fondo al mare
Jonio. Il 16 intorno a 23* 7" si hanno delle perturbazioni sismiche al grande sismometro-
grafo e a 23% 39" e 23% 53" altre a Mineo. Altre perturbazioni sismiche si notano il 18 a
18" 20" a Catania, Mineo e Messina, ove il movimento tellurico è pure avvertito da qual-
che persona; a Mineo si ha una replica a 18" 22" indicata da pochi strumenti. Il 24 a
11° 47" si segnala una scossa strumentale ondulatoria SE-NW da Belpasso; il 25 altro
movimento si manifesta, a 23" 30" che agita lievemente Catania, Messina e Mineo, ma è
insensibile all’ uomo.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni 1,
3, 5, 11, 16, 22, 23 e 26; col cratere centrale. in calma nei giorni 13,014, [83300
28 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 10, 20 e 21;
con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 2, 6, 15, 17, 24 e 25; di mediocre inten-
sità nei giorni 4, 7, 8 e 30; forti il 12.
Fenomeni ernitivi eccentrici. — Il giorno 3, a 12" 22", ancora una volta il fianco
x
orientale dell’ Etna è battuto da un terremoto il quale è forte a S. Venerina, Zafferana
L’Eruzione etnea del 1910 bil
Etnea e Milo, cagionando panico nelle popolazioni di quei centri abitati; la scossa è on-
dulatoria in direzione E-W a Zafferana; NE-SW a Milo — di direzione indeterminata a
S. Venerina; fu lievemente registrata dal grande sismometrografo e dal microsismografo
Vicentini dell Osservatorio di Catania. Il 4, a 7" 5® a S. Venerina si ripete una forte scos-
sa ondulatoria di V grado, la dimani 5, a 5" circa se ne ha un’altra, ma leggerissima,
avvertita da pochi, lievissimamente registrata dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio
di Catania. Il 7, a 11 22" scoppia un forte terremoto, il quale scuote tutta la gran massa
dell’ Etna e si propaga fino alla estrema punta di Peloro ed agli antichi vulcani spenti di
Val di Noto. Questo terremoto raggiunge il grado V a Milo a Linguaglossa, ondula-
torio in entrambe le località, in direzione N-S nella prima e NE-SW nella seconda; rag-
giunge il grado IV a Randazzo, Paternò e Mineo ed è ondulatorio in direzione N-S nella
prima città, sussultorio nella seconda, ondulatorio NE-SW nella terza, raggiunge il grado
III a S. Venerina, Zafferana Etnea, Belpasso, Biancavilla, Adernò e Bronte, ed è ondula-
torio di non determinata direzione nella prima località, ondulatorio E-W nella seconda, sus-
sultorio ondulatorio N-S nella terza, sussultorio nella quarta, ondulatorio di non ben deter-
minata direzione nella quinta e sesta. A Catania è registrata dal grande sismometrografo,
dal microsismografo Vicentini e dal microsismoscopio Guzzanti e avvertito da qualche per-
sona allo stato di quiete. A Messina raggiunge il grado II-III e registrato dal sismometro-
grafo. A LIS 30" si ha una replica, la quale è sensibile, sussultoria di IV grado a Pater-
nò, di III grado pure sussultorio a Biancavilla ; di II grado ad Adernò e Messina. Il 13,
a 8° 47% un'altra scossa sensibile, ondulatoria N-S batte Biancavilla sul fianco SW del-
l'Etna. Il 19, a 9" 19" Belpasso e Paternò sono lievemente agitate da un terremoto che
è sussultorio-ondulatorio NW-SE di II grado nella prima località e sussultorio di I grado
nella seconda.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni
Doge 90rscok.chatere centrale. in.calma. pel piornni 4, /; 8:09.10, 13, 15, 16, 17, 18;
19 e 23; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 28; forti il 25: con eruzioni deboli
di fumo bianco nei giorni 6, 12, 14, 21, 24, 27 e 29; di mediocre intensità e sempre di
fumo bianco, nei giorni 5, 11, 20, 26 e 31; notevoli il 1° e 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 11, a 1" 45" si segnala da Maniace (Bronte)
una scossa di terremoto, senza altre notizie sul genere e sulla intensità della scossa. Il 26,
a 17" 56" a Viagrande avviene una scossa di terremoto sussultorio-ondulatoria W-E di III
grado, registrata lievemente dal grande sismometrografo di Catania, la detta scossa è
fortissima a Trecastagni, sussultoria ondulatoria N-S, accompagnata da cupo rombo
come di tuono lontano ; avvertita generalmente con ispavento dalla popolazione, che si ri-
versa per le strade; lesioni leggere in qualche fabbricato poco solido e allargamento di
altre lesioni preesistenti. Il 30, a 14" 10" a Maniace (Bronte) si nota una scossetta stru-
mentale.
Giugno. — £enomeni eruttivi centrali. — L'Etna resta coperto dalle nubi nei
giorni 3, 4, 5 e 6; col cratere centrale in calma nei giorni 11, 12, .14, 18, 22, 23 e 25;
con deboli emanazioni di vapori bianchi il 7 e 21; con eruzioni deboli di fumo bianco
nei giorni 2, 9; 13, 15, 19, 24, 26, 27, 28, 29 e 30; di mediocre intensità nei giorni 1
8, 10 e 20, notevoli il 16 e 17.
Fenomeni erultivi eccentrici. — Nessuno.
è)
52 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
Fenomeni geodinamici.— Il 1°, a 2" 30% — 2h 35m — 2h 3gm — 2h 40m — 9h 4g5m _
gh 47m — 2h 49m — 2h 55m — 3h — 3h 2m 3h 5m — 3h [Om — 3h 15 e 22h si hanno ben
14 scosse sussultorie, che mantengono in un vero parossismo geodinamico la cittadi-
na di Trecastagni: la 1% e la 132, di VI grado, sono quasi generalmente avvertite nelle
vicine Pedara e Viagrande; forti, cioè di V grado la 5*%, l 8* e l’1la; sensibili di IV
grado la 2a, 34, 9a, 104, 124 e 144; leggere di III grado la 62 e 7a, Il movimento sen-
sibile di queste scosse non si propaga al di là di Pedara, Viagrande, Viscalori e Fisi-
chelle e le onde morenti delle più forti sono registrate dal grande sismometrografo Can-
cani e dal microsismografo Vicentini dell’ Osservatorio di Catania. Il giorno 2, a 2° 16%,
a Viagrande si avverte quasi generalmente dalla popolazione un’altra scossa sussultoria
ondulatoria SW-NE con due altre repliche meno forti dalla precedente con un’ ora d’in-
tervallo luna dall'altra. A 22" si ha ancora una scossa sensibile a Trecastagni. Il 5, a
1° circa altra scossa sensibile nelle predette due località, Trecastagni e Viagrande ; il 7,
a 1" e 3" 5m altre due scosse negli stessi centri abitati: quella delle 3" 5m forte a Tre-
castagni; l’ 11, a 8% 50" altra scossa leggera a Trecastagni; il 16 e 17 a 8% 55% e 6% 55m
rispettivamente, vengono segnalate da Viagrande due altre scossette strumentali.
Luglio — emomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane occultato dalle nubi nel
solo giorno 2; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 5, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 16,
17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 29, 30 e 31; con deboli o «debolissimeggenus
zioni di fumo bianco nei giorni 1, 3, 6, 11, 15, 28; notevoli il 7.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
19, 20; 25, 27, 28, 29, 30 e SI.
Fenomeni geodinamici. — Il 13 a circa 9" 1/, scoppia un fortissimo terremoto nella
provincia di Caltanissetta che ha per centro superficiale una località non tanto lontana da
Niscemi, ove il fenomeno raggiunge il suo più alto grado d’ intensità, cioè il grado VI
della scala sismica Mercalli trattandosi di un terremoto non esclusivamente etneo, ci limi-
tiamo solamente ad accennarlo, rimandando il lettore che desidera maggiori particolari alla
nota che su di esso lo scrivente pubblicò. (1) 3
Il 21 a 9° 18" si segnala una scossetta strumentale sussultoria ondulatoria N-S da
Belpasso ed un’altra il 30 da Biancavilla, a 23" 15" sussultoria di IV grado; ove il 31
di quando in quando si avvertono dei boati. Inoltre nei giorni 20, 21, 27 e 28 rispettiva-
mente a 9" 2% — JI" 30" — 17° 28" — O! 45% a Siracusa si hanno quattro scossette sus-
sultorie indicate dal solo avvisatore Galli-Brassart.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L° Etna è in calma per quasi tutto il
mese : solo si hanno forti emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 12 e
13 e deboli eruzioni di fumo pure bianco nei giorni 7, 8 e 15.
Il giorno 2 del mese, il custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galvagno, in compa-
gnia di quattro persone, a 20" !/, si trova sulla cima dell’ Etna e dopo accurate osserva-
zioni fatte con |’ aiuto di un binocolo, non vede nulla di notevole, nè sulle pareti, nè in
fondo al cratere centrale; solo nella parte di levante si osserva una cavità nella quale si
vedono dei riflessi di luce rossastra.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior-
ni 1,2, 5, 6, 7;-8,79, 10, ‘12, 14; 15%e 16, il*giorno (ll #èAmoltogtorbida:
(1) Vedi: S. ARCIDIACONO. ll terremoto di Niscemi del 13 luglio, 1903. (Boll. della Soc. Sism. Ital vol, X.)
L'Eruzione etnea del 1910 5:
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6, fra le 4" e le 4" 6" si hanno 4 scosse di
terremoto che interessano il fianco meridionale e orientale dell’ Etna; trattandosi di feno-
meni che si succedono a brevi intervalli di tempo, e data la poca esattezza dei tempi dati
per ciascuna scossa dalle diverse stazioni, riesce difficile lo individuarle. Dette scosse rag-
giungono il grado IV a Nicolosi, Trecastagni, Zafferana Etnea, Milo, Biancavilla; il II ad
Acireale ; il II a Mineo, il I a Catania e Messina. Inoltre sono ‘anche avvertite dal perso-
nale dell’ Osservatorio Etneo, come ondulatorie. Il giorno 11 scoppia un fortissimo terre-
moto a 5 !/, circa, noi lo accenniamo per la sua importanza, e perchè nella Sicilia orien-
tale, specialmente, arriva a produrre anche qualche danno ai fabbricati; esso proviene
dalla Grecia e secondo alcuni, ha il suo centro in fondo al mare Jonio, nelle vicinanze
della isola di Cerigo. Chi desidera maggiori ragguagli intorno a questo interessante feno-
meno, consulti il Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1903.
Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nei
giorni 5, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 29 e 30; col cratere centrale in:calma nei giorni 1, 2,
3, 11, 13, 17, 18, 19 e 28; con deboli emanazioni di vapori bianchi nel giorno 14; con
deboli eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 4, 10, 12, 15, 20 e 21 ; e di mediocre
intensità nei giorni 6, 7, 8, 9 e 16.
Fenomeni eruttivi eccentrici. —- Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo dal
giorno 7 al 10.
Fenomeni geodinamici. - Il 5, a 10" 15" e 16" 23" due scossette sussultorie stru-
mentali a Siracusa. Il 12 a 23% ?9m si ha a Catania una lievissima registrazione al grande
sismometrografo e a 23" 43m una scossetta strumentale a Mineo preceduta nella giornata
da numerose indicazioni sismoscopiche. Il 13, a 0" 9m si hanno lievissime perturbazioni
al grande sismometrografo in relazione ad una scossetta di IIl grado avutasi a Messina
e registrata anche a Mineo. Questa scossa fu anche registrata per buona parte del conti-
nente meridionale e centrale italiano.
Il 14 a 5% 10m si ha un’altra scossetta di I grado a Mineo e a 5" 30% un'altra dello
stesso genere a Siracusa. Il 16, a Catania, a 2° 37m si hanno tracce lievissime di scos-
setta su entrambe le componenti del grande sismometrografo. Il 25 a 5" 14” e 19° 3" sj
ripetono altre due scossette sussultorie insensibili all'uomo nella stessa Siracusa.
Ottobre — £emomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 2, 4, 5, 9, 10, 11 e 24; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 3, 6, 7,8, 12,
Po rlo Ria e029 20 e5t 20 con debole ruzioni Aiino branco
19, 30 e 31; con eruzioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco, nei giorni 22,
Dare, 21.
Nel giorno 14, a 18° 1/2 è notata ad Acireale dal prof. Gaetano Platania, una tenue
pioggia di cenere che dura circa mezz'ora; il cielo era coperto e a 18° 3/, osservato l’ Et-
na, nulla si nota di anormale; la dimane però, il cratere centrale sul fianco di ENE si
mostra coperto di cenere caduta nella sera precedente. La detta cenere era in granelli picco-
lissimi, di !/, mm. circa di diametro di un colore bianco grigiastro, la sua caduta fu av-
vertita da moltissime persone, e sino al giorno 16 si vedevano ancora le tracce sulle foglie
delle piante.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
ei
Fenomeni geodinamici. — Nessuno, se si toglie una scossetta leggerissima ondu-
54 S. Arcidiacono [MemorIA XVII.]
latoria avvenuta a Sortino a 10" 44" ed un’altra strumentale a Siracusa a 4° sussultoria,
il giorno 8.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei
giorni «1, 2, 3, 7, 11, 17, 18, 19, 20, 21, 22 e 30; col -cratère ‘centrale tincalmagae:
giorni 8, 10, 13 e 26; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 9, 14, 15, 16, 23,
24, 25, 28 e 29; di mediocre intensità il 4, 6, 12 e 27; notevoli o forti il 5.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
15, 16 e 17. Nei giorni 15, 16 e 17 si ha un'attività eruttiva straordinaria allo Stromboli
con eruzioni di molto materiale frammentizio incandescente, cenere, lapilli e una grande
corrente di lava; le eruzioni spesso sono accompagnate da boati e da fortissimi colpi
come di grossa artiglieria che mettono spavento agli abitanti dei vicini centri abitati.
Fenomeni geodinaniici. — Il 19, a Siracusa, a 15" 40" si ha una delle solite scos-
sette sussultorie di I grado. Il 20 a 11" 58" scoppia un terremoto molto forte, il quale
scuote l’ Etna dalla cima all’ ampia sua base e si propaga, al solito, sino a Messina e
sino all’ antica regione flegrea della Sicilia meridionale. Questo terremoto raggiunge il
grado VI a Viagrande, Zafferana Etnea, Milo, S. Venerina, Acireale e Linguaglossa; il
grado V a Nicolosi, Belpasso e Giarre ; il grado IV a Biancavilla, il III a Catania, Paternò
ed Adernò; il II a Maniace (Bronte) il I a Mineo e Messina.
A Viagrande la scossa è sussultoria ondulatoria W-E, avvertita generalmente dalla
popolazione con ispavento : produce danni di pochissima importanza, cioè, screpolature
ai muri, nelle volte del Collegio di Maria e della chiesa di S. Biaggio, si hanno anche
cadute di tegole, calcinacci ecc. ecc. ; la scossa fu pure avvertita a Trecastagni, Pedara,
Aci S. Antonio, Aci Bonaccorsi ecc.
A Zafferana Etnea è ondulatoria, N-S, avvertita generalmente dalla popolazione che
spaventata esce all’ aperto, temendo danni.
A Milo la scossa è pure ondulatoria E-W, avvertita generalmente dalla popolazione
che spaventata esce all’ aperto, temendo danni.
A S. Venerina la scossa è generalmente avvertita dagli abitanti come nelle due pre-
cedenti località.
Ad Acireale è sussultorio-ondulatoria N-S.
A Linguaglossa gli strumenti erano in riparazione e della scossa si diede solamente
il grado d’' intensità VI.
A Nicolosi è sussultorio-ondulatoria NE-SW avvertita generalmente con panico.
A Belpasso è pure sussultorio-ondulatoria N-S avvertita generalmente con panico.
A Giarre è ondulatoria NW-SE e avvertita generalmente.
A Biancavilla è sussultorio-ondulatoria NW-SE. :
A Catania è in parte avvertita dalla popolazione, specialmente da quelli che si tro-
vano allo stato di riposo e lontani dal frastuono cittadino : è dapprima sussultoria, poi on-
dulatoria NW-SE.
A Paternò è sussultoria ed avvertita quasi generalmente.
Ad Adernò è sussultorio-ondulatoria NW-SE avvertita pure quasi generalmente.
A Maniace, in quel di Bronte, è leggerissima, avvertita appena da qualche persona
per l’imperversare di un temporale.
A Mineo e Messina è registrata solamente dagli apparecchi.
(®)
L’ Eruzione etnea del 1910 DI
A 13" 53" poi si ha al grande sismometrografo un lievissimo accenno su entrambe
le componenti, di una leggerissima scossetta.
Il 24 a 12% 46" a Catania si ha una scossetta leggerissima, avvertita appena da qual-
che persona e registrata dal grande sismometrografo; a questa scossetta probabilmente
corrisponde la scossetta indicata dagli strumenti di Mineo a 12" 52" circa.
Il 25 si ha un'altra scossa interessante principalmente la provincia di Siracusa. La detta
scossa avviene a 9" 26" ed è di IV grado, sussultorio-ondulatoria NNE-SSW a Siracusa:
di II grado ondulatoria a Giarratana ; di II grado a Catania e Pachino nella quale ultima
località è ondulatoria NW-SE; di I grado a Mineo, ove si ha una replica pure strumentale
a 10% 31", Il 26 a Siracusa a 23° 2" si ha una scossetta sussultoria di I grado.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centralî. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi
nei giorni.3, 4, 9, 16, 18, 19, 21, 22, 23, 24 e 29; col cratere centrale in calma nei
giorni 2, 10, 13, 17 e 20; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 12, 25, 26,
30 e 31; con deboli eruzioni dr’ fumo bianco nei giorni 6, 7, 8, 14, 15, 27 e 28; me-
E
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
2 DS,
Fenomeni geodinamici. — Il 14, a Castelbuono, a 1" 45" scossa ondulatoria N-S
forte di V grado. Inoltre in questo mese si annunziano numerosissime scossette strumen-
tali, evidentemente di origine puramente locale.
1904 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è avvolto tra le nubi
nei giorni 3, 4, 5, 7, 8, 9, 17, 23, 24, 25 e 28; col cratere centrale in calma nei giorni
2, 14, 16 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi il 6, 12, 13 e 31;
con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 11, 15, 20, 21, 26, 27 e 30, con eru-
zioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco, il 10, 18 e 19, notevoli, il 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 20 da Catania si vedono con il can-
nocchiale Browning, notevoli colonne di vapori bianchi sollevarsi da Vw/caro/o ; inoltre il
cratere più alto dei Monti Silvestri (eruzione del 1892) ha la cima spoglia di neve ed è
fumante.
Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 10, 11, 12, 16, 17, 18, 19, 20,
PMI 02M IVO
Fenomeni geodinamici. — Nessuno. A Mineo continua la registrazione di numerose
scossette strumentali.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 5, 9, 12, 15, 16, 24 e 25; col cratere"centrale in calma nei giorni 1, 14 e 26;
con deboli emanazioni di vapori bianchi il 20; forti e di vapori cenerognoli il 3; di va-
pori bianchi 18 ed il 27; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 4, 6, 11, 13,
21, 22, 23 e 29; di fumo cenerognolo nei giorni 10, 17, 18 e 19; con eruzioni di fumo
bianco di mediocre intensità nei giorni 7 e 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
DI. 0, 7 8;
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 4, a 11" 46" si scuote il fianco orientale del-
l'Etna con un terremoto il quale è di IV grado ad Acireale, S. Venerina e Zafferana Etnea :
delle precedenti località, la sola Zafferana dà la scossa come ondulatoria W-E; è di II
grado ad Aci S. Antonio e Trecastagni; di I grado, registrata del grande sismometrografo
56 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
dell’ Osservatorio di Catania. Il 15, a 6° circa, a Patti si avverte da poche persone in quiete
una scossetta ondulatoria N-S; intorno alle 23° !/, scoppia un forte terremoto interessante
specialmente le Calabrie e la parte orientale della provincia di Messina. (1) Il 18, Catania
e Messina sono leggermente agitate a 6" 11" da un movimento che lascia solo tracce sui
sismometrografi e fa scaricare qualche sismoscopio. Il 20 a 17° 43" tutta la Sicilia si scuote
da Palermo a Catania e le onde sismiche si propagano per quasi tutto il continente ita-
liano. A Messina la scossa è di II grado; di I a Catania e Mineo ; la maggiore intensità
del fenomeno (V grado) si ha nei circondarii di Palermo e Corleone. (1) Il 24 e 25 rispet-
tivamente a 9" 5" e 8h 55" si segnalano due scossette sussultorie di I grado da Siracusa;
altra il 29 nel quale giorno Zafferana Etnea è battuta da un forte terremoto ondulatorio W-E.
Marzo —— Fenomeni eruttivi centrali. — L’' Etna è coperto dalle nubi nei giorni
4,5, 17, 18, 21, 26, 27, 28, 29 e 31; col cratere centrale in calma il 9 e 10; con de:
boli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 3, 8, 12 e 13; con deboli eruzioni di fumo
bianco il 6, 11, 15, 16 e 30; di fumo un po’ cenerognolo il 22 e 23; con mediocri eru-
zioni di fumo bianco nei giorni 2, 7, 14, 19, 20, 24 e 25.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni
D, 0,4/78; 13.5; 0, 1 10, 19° 720!
Fenomeni geodinamici. -— 21 e 24 rispettival e a e si seg
Fenomeni geodinamici Inzal 4 vettivament 10" e 14" 30" si segnalano
da Maniace, in quel di Bronte, due leggerissime scossette.
Aprile — Zenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni
22, 27 e 28; col cratere centrale in calma il 3, 16 e 21; con deboli emanazioni di va-
pori bianchi nei giorni 1, 19, 25 e 29; forti l’11, il 14 e 24; con deboli eruzioni di fumo
sempre bianco nei giorni 4, 9, 10, 15, 18 e 20; di mediocre intensità nei giorni 2, 5, 6,
VIS RI ZAN MS Re 0 noe vom)
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nessuno.
Maggio — /enomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nel giorno
1; col cratere centrale in calma nei giorni 27, 29, 30 e 31; con deboli o debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi l’ 11 ed il 16; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni
12, 14, 15, 19, 20, 21, 22, 23,-25, 26 è 28; di mediocre intensità nei giorni(2 9986-85)
ON, 10:13 s/n ri
Fenomeni erutlivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamiici. — Il 3, a Catania a 0" 43" registrazione di scossetta al solo
grande sismometrografo; a 22" 30" scossa lieve a Lampedusa; il 4 nella predetta isola
di Lampedusa si ripete il fenomeno ma assai più forte tanto da destare panico nella po-
polazione: in probabile relazione con le indicazioni e registrazioni sismiche avute quasi alla
medesima ora a Catania e Mineo. Il 5 a 2° 20" si ha un’ ultima scossa leggera ondula-
toria nella stessa Lampedusa. Il 9, a 3" 25" si ha una forte scossa ondulatoria W-E a
Sciacca, avvertita generalmente dalla popolazione; a Capo S. Marco si screpola una casa.
Il 10, a 5" 30" si avverte in parte dalla popolazione di Bronte una scossa sussultoria di
II a IV grado. Il 21, a 6% 12" il suolo si commove leggermente a Maniace e Bronte, que-
sto movimento vien registrato dai sismometrografi di Catania e Mineo ed è avvertito molto
leggermente a Malta. Il 24, a 12" 2"si hanno lievissime perturbazioni al grande sismo-
(1) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1904.
L’ Fruzione etnea del 1910 57
metrografo dell’ Osservatorio di Catania e una scossetta strumentale a 11" 55" a Messina e
Reggio Cal.
Giugno — /emomeni eruttivi centrali. — L'° Etna col cratere centrale in calma
nelpiorni do =; i, 19. 20/72, 208 30 con forti (emanazioni di vapori bianchi 22;
con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 9, 10, 15, 16, 18, 25, 26, 27 e 28; di
mediocre intensità nei giorni 3, 4, 6, 7, 8, 13, 14, 17, 23 e 24; con eruzioni di fumo
cenerognolo forti e tali da formare folti pennacchi sulla cima del monte, il giorno 12. Il
giorno 24, a 13" 1/1 circa si nota ad Acireale una tenue pioggia di cenere grigia, che se-
condo il prof. Gaetano Platania, doveva provenire dall’ Etna ; in quell’ ora il vulcano era
coperto da nubi, ma queste nella giornata dileguatesi, non si vede nulla di notevole.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. -- Il giorno 14, a 20" 7m, scoppia un sensibile terremoto
in Val di Noto che per il modo singolare di come si manifesta alla superficie del suolo,
costituisce uno dei tanti esempii di terremoto poZzcerztrzco ; il fenomeno raggiunge il grado
IV della scala sismica del Mercalli a Mineo, Licodia Eubea, Buccheri, Chiaramonte Gulfi,
Modica e Noto ed è lievissimamente registrato dal grande sismometrografo di Catania (1).
Il 17, a 5" 34" il grande sismometrografo Cancani ed il microsismografo Vicentini dànno
la registrazione di una lievissima scossetta; a 13" 47" a Maniace (Bronte) si segnala una
altra leggerissima scossetta avvertita da pochi. Il 28, a 9" 6" si ha una scossetta sussul-
toria ondulatoria S-N a Pachino.
Luglio — Zenmomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 7 e 16; col cratere centrale in calma nei giorni 10, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 e
31; con leggere emanazioni di vapori bianchi il 15; con deboli eruzioni di fumo bianco
Meliconi So 0 12, 1A 17, 13,20, 21062227 di “mediogie intensità. I,
8, 9 e 23; notevoli il 19. Nei giorni 14, 20, 21, 22 e 23 i vapori eruttati dall’ Etna si
condensano in nubi temporalesche al di sopra e attorno alla sua cima e qualche volta si
risolvono in temporali con lampi, tuoni e grandine.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 19, dalle 7" 30" alle 8" 15" si notano
forti emanazioni di vapori bianchi da Vz/carolo.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 13" 30" a Catania si ha la registrazione
di una lievissima scossetta al grande sismometrografo. Il 16 a Salina (Isole Eolie) a
19 30% — 21" 15" — 22h (ore assai incerte) si hanno tre scosse di terremoto a Pollara :
la 1* leggerissima, la 22 leggera, la 3* sensibile. Il 17 intorno alla mezzanotte e intorno
alle 2" altre due scosse nella stessa località: la 1% molto forte, la 2% leggera; altra re-
gistrazione si ha al grande sismometrografo dell’Osservatorio di Catania a 8" 28" di una
lievissima scossetta. Il 27, a 10" 30" si nota una leggera scossa ondulatoria da alcune
persone a Girgenti; altra il 28, nella stessa città come la precedente; questa indicata pure
da diversi strumenti dell’ Osservatorio di Mineo e registrata dal grande sismometrografo
dell’ Osservatorio di Catania.
Agosto - Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nel giorno
5; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 13, 14, 16, 18, 21, 22, 23, 24, 25, 26,
27, 28, 29, 30 e 31; con debolissime emanazioni di vapori bianchi il 3; con deboli eru-
(1) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto del 14 giugno 1904 in Val di Noto. (Bollettino della Società Si-
smologica Italiana Vol. X).
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. 8
58 S. Arcidiacono
[Memoria XVII.|
zioni di fumo bianco nei giorni 9, 11, 12, 17, 19 e 20; di mediocre intensità nei giorni
DREI.
Nei giorni 4, 7 e 20, al solito, si condensano al di sopra e attorno alla cima del-
l' Etna nubi temporalesche, e in tale quantità, da coprire gran parte del cielo di Catania,
risolvendosi poi in temporali, con lampi tuoni, pioggia e grandine.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior-
nOi,
Fenomeni geodinamici. — Il 26, a 13" 51" scoppia un forte terremoto il quale ha
il suo centro superficiale a Mineo, ove raggiunge il grado V della scala sismica Mercalli.
Hanno pure agito altri quattro centri secondarii, e cioè uno tra Ferla e Canicattini, un’ altro
tra Lentini ed Augusta; un terzo a Ragusa, un quarto a Spaccaforno: in tutto cinque
centri. Anche questo terremoto ci offre un altro esempio di terremoto policentrzco e quan-
tunque non appartenga alla categoria dei terremoti etnei, pure per la sua importanza e
singolarità ne abbiamo qui voluto far cenno (1). Si ha una replica a 14" 7" la quale a
Mineo raggiunge il grado IV della solita scala Mercalli.
Settembre — /enomeni erultivi centrali. — L° Etna rimane coperta dalle nubi
nei giorni 4, 9, 19 e 20, col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3,-6, 7, 8, 11, 123
13, 14, 16, 23 e 26; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 17, 18, 21.e 25;
con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 5, 22, 27 e 28; di mediocre intensità il 1°,
10, 15, 24, 29 e 30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'acqua di Fiumecaldo s’ intorbida nel solo giorno 30.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3, a Maniace (Bronte) a 6" 50" e 16" 30" si
hanno due leggerissime scossette. Il 23 e 24, rispettivamente a 3° 25" e 7° 40% altre due
scossette : la 1a leggerissima, la 22 ondulatoria E-W leggera.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è invisibile nei giorni 1, 2, 9,
10, 14, 16, 17, 18, 19, 24, 25, 26, 28, 29 e 31; col cratere centrale in calma nei giorni
8, 27 e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 11, 12,
13, 15 e 23; con eruzioni deboli di fumo sempre bianco, il 20; di mediocre intensità, il
Dil des.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo il 1°.
Fenomeni geodinamiici. — Il giorno 2, a 15" 42" si ha un forte terremoto che scuote
tutta la Sicilia orientale, le Calabrie e viene registrato in quasi tutta l’ Italia centrale; noi
ci limiteremo a dare le notizie pervenute all’ Osservatorio di Catania. Il terremoto è di IV
grado a Stromboli, Messina, Linguaglossa, Randazzo, Mineo e Siracusa: è ondulatorio
SW-NE nella prima località, di non determinato genere nella seconda, sussultorio-ondula-
torio di non determinata direzione nella terza, sussultorio nella quarta, di non determinato
genere nella quinta, sussultorio accompagnato da rombo nella sesta; e di III grado a Ma-
niace (Bronte), Piedimonte Etneo e Pachino, nella quale ultima località è sussultorio ondu-
latorio NE-SW ; è di II grado a Catania e Lipari nella quale ultima località è ondulatorio
E-W. Il 10, a Maniace (Bronte) a 6" 37" scossetta avvertita da pochi; il 23 altra scos-
setta nella predetta Maniace, ma stavolta strumentale.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane avvolto tra le nubi
(1) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto di Mineo del 26 agosto 1904. (Bollettino della Società Sismolo-
gica Italiana. Vol. XI).
i
L’ Eruzione etnea del 1910
nei giorni 1, 2, 16, 24, 25, 26, 27, 28 e 30; col cratere centrale in calma nei giorni 4,
9, 10, L1, 12, 13, 14, 17, 19, 20 e 22; con doboli emanazioni di vapori bianchi il 15;
forti il 5; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 7, 8, 18, 21, 23 e 29; me-
diocri il 3.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 15, a 8" 40" e 10" due scossette strumentali a Maniace,
ove si ripete lo stesso fenomeno il 17 a 17° 37", il 18 a 7° 36%", il 19 a 13" 45”e
14h 3%. IL 20, a 11° 42" si ha una sensibile scossa ondulatoria E-W ad Adernò indicata
dagli strumenti dell’ Osservatorio di Mineo. Il 21 a 6" 1%, il 23 a 10% 20" si hanno altre
due scossette strumentali nella predetta Maniace.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nei giorni
3, 5, 21 e 31; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 8, 22, 23, 24, 28 e 29; con
deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 6, 7, 9, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 25,
26, 27 e 30; con eruzioni di mediocre intensità il 4, 10 e 11; notevoli e tali da formare
un’ imponente colonna di fumo bianco, nel giorno 14.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2, a Catania, a 22" 57" si ha una lievissima
registrazione sismica al grande sismometrografo. Il 10 a Salina, a_7"
10" circa € avvertita
una forte scossa di terremoto sussultorio- ondulatorio SE-NW accompagnato da rumore
come colpo di cannone; l'albero del semaforo oscillava fortemente. A 19" 12" da Siracusa
si segnala una scossa sensibile ondulatoria N-S accompagnata da rombo, avvertita appena
da qualche persona a Floridia e Melilli : nella prirna località è ondulatoria NW-SE, nella
seconda sussultoria ; registrata dai soli strumenti all Osservatorio di Mineo e registrata
appena dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Nella notte tra il 16 ed
il 17 si hanno diverse scosse avvertite, secondo alcuni a Randazzo, Raccuia, Montalbano
d' Elicona, Novara di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Francavilla, Mazzarrà, Graniti, Patti ecc.
La massima intensità di queste scosse pare che sia di IV grado raggiunta a Castiglione di
Sicilia. Il 23 finalmente Catania e Mineo sono lievemente agitate a 20" 47" da movimenti
sensibili solamente agli strumenti.
1905 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi
nei giorni 1, 6, 7, 8, 11, 14, 15, 16, 17,.22, 27 e 28; col cratere centrale in calma nei
giorni 10 e 31; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 23, 24 e 29; con deboli eru-
zioni di fumo bianco nei giorni 3, 4, 9, 12, 13, 18, 20, 21, 25 e 30; di mediocre intensità
nei giorni 5, 19 e 26; notevoli il 2.
Fenomeni eruttivi eccentrici — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 3, ad Augusta, a 2" circa si avverte da pochissime per-
sone in quiete una scossetta sussultoria accompagnata da leggero rombo. Il 12 a 2" circa
da Filicudi si segnala una forte scossa di terremoto ondulatorio, preceduta da forte rombo,
avvertita generalmente da tutti gli abitanti dell'isola; si ha una replica leggera, pure on-
dulatoria alle 4" circa. Il 15 a 7°
Il 17, a 6" altra scossa ondulatoria di IV grado è avvertita a Castroreale.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali — L'Etna resta coperto dalle nubi nei
gior ni 9, 10, 14, 15, 19, 21, 22, 24, 25, 26 e 28; con deboli o debolissime emanazioni
50" si nota una scossetta strumentale a Maniace (Bronte).
di vapori bianchi nei giorni 1, 3, 4, 5, 6 e 7; con deboli eruzioni di fumo bianco nei
giorni 2, 8, 11, 16, 17, 18, 20, 23 e 27; di mediocre intensità il 13; forti il 12.
60 S. Arcidiacono [Memoria XVII.]
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 14 a 2" 55" Trabia è scossa da un forte ter-
remoto sussultorio che sveglia di soprassalto la popolazione; a Termini Imerese fra 2" 30" e
3% si avvertono varie scosse ondulatorie forti; a Sciara la scossa delle 2 1/o è leggera di
III grado. Inoltre a Trabia dopo la forte scossa delle 2" ‘/, si avvertono sino alle 12 con
l’intervallo di 3" a 4" altre scosse. Il 15 nella predetta Trabia, a 0" 55" e 23% 50" due
scosse, non si sa di che genere e intensità. Il 24, a Trabia e Termine Imerese a 23" 55% si
ha un’altra scossa sensibile. Il 25, a 2" circa si avverte da molti allo stato di quiete una
scossa ondulatoria a Ciminna (Palermo); altra scossa leggerissima sussultoria a 7" a Villa-
bate; a 11" 50" altra leggera con ripresa, pure leggera dopo 1" a Trabia.
Marzo -- Fenomeni eruttivi centrali. — L’' Etna è coperto dalle nubi nei giorni
3, 9, 23, 24 e 26; col cratere centrale in calma nei giorni: 12, ‘17, 18, 10420215225
29, 30 e 31; con deboli emanazioni di vapori bianchi il giorno 8 e 25; forti e di vapori
grigi il 15 e 16; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 2, 4, 5, 7, 10,11, 13,
22 e 28; di fumo un po’ grigio il 14; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità il 6.
Fenomeni erutitvi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 1 e 3, rispettivamente a 18" 1” e 23" 30% si
segnalano due scossette strumentali da Maniace; il +, a 14" circa in contrada Zossalacqua,
nelle vicinanze di Acireale si avverte una sensibile scossa di terremoto, che si ripete forte
tanto, da fare uscire all'aperto gli abitanti a 19" 25" — 23" e 24" del giorno 7.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane occultato dalle nubi nei
giorni 18 e 19; .col cretere centrale in calma nei giorni 2, 5, 6,18,.9, 11, 1233, 21722325;
24, 25, 26, 27, 28, 29 e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 7; con deboli
eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 10, 14, 15, 16 e 20: di fumo un po’ grigio nei giorni 1
e 17; con mediocri eruzioni di fumo pure un po’ grigio, il 4.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — A 14" 9" violentissima esplosione allo Stromboli,
con eruzione di grandiose masse di fumo nerastro, pioggia di cenere; lo scoppio è simile
ad un colpo di cannone di grosso calibro ed è così forte da produrre scuotimento e tre-
miti alle finestre delle abitazioni e spavento nella popolazione.
Fenomeni geodinamici.— Il 14, a 2% 15" ed il 16 a 16" 10" due scossette strumen-
tali a Maniace (Bronte); altra il 22 a 13° 50". Il 27, a 4° 39" scossa sussultoria di IV
a Zafferana Etnea.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nei giorni
10, 11, 13, 14, 15, 28, 29, e 30; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 8,9, 16, 17,
19, 24, 25, 26 e 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3,
4, 7, 20 e 23; forti il 2; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 9, 6, 129189240
e 22; di mediocre intensità il 31.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamtici. -- Il 5, a Giarre, a 13" 14" si nota una scossetta sussul-
toria dl I grado. Il 14, a 4" 25" si ha una scossetta a Catania, registrata dal solo micro-
sismografo Vicentini; a 19° 18" si ha altra registrazione assai lieve, tanto nel predetto
strumento, quando al grande sismometrografo Cancani in corrispondenza di un forte ter-
remoto ondulatorio-sussultorio di V grado in direzione E-W avvertito con spavento dalle
popolazioni di Milo e Zafferana Etnea. Il 20, a Catania a 12% 1]" — 18% 24% — 19h 4m —
19° 15" si hanno quattro registrazioni sismiche lievissime al microsismografo Vicentini e
L’ Eruzione etnea del 1910 61
al grande sismometrografo Cancani, delle quali la prima di lontana origine, le altre di
origine locale.
Giugno — /emomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane occultato dalle nubi nel
solo giorno 4; col cratere centrale in calma nei giorni 8, 11, 12, 13, 14, 20,.24 e 27;
con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 16 e 30; forti il 2,6
e 23; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 5, 10, 17, 18, 19, 21, 22, 25, 26
e 29; di mediocre intensità il 7, 15 e 28; notevoli e tali da formare un lungo pennac-
chio piegato verso S-W, il 3. ‘
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 21, a 9" si notano forti emanazioni di
vapori bianchi da Vulcarolo: al cratere centrale si hanno deboli eruzioni di fumo bianco
alla detta ora.
Fenomeni geodinamici. — Il 1°, a 5° 44” e 22% 48" si hanno al grande sismome-
trografo e al microsismografo Vicentini due registrazioni sismiche dovute a terremoti pro-
venienti dall’ Albania. Il 5, a Maniace (Bronte) a 21" 10" si nota una scossetta strumentale.
Il giorno 11 a Catania, a 7" 5" si ha una registrazione lievissima sulle due componenti
orizzontali del grande sismometrografo Cancani e Vicentini.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nel
solo giorno 16; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 4, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14,
15, (18, 19) 217222, 23, 27, 26, 29%e 31; con forti emanazioni di vapori bianchi il 17;
con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 5, 24, 25 e 26; mediocri nei giorni 6,
TOT 090.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 8" 52" si ha una scossetta di II grado a Mineo
di I grado a Maniace e Catania, ove fu registrata solamente dal grande sismometrografo
Cancani e dal microsismografo Vicentini. Il 4, a 6" 10" si ha una lievissima registrazione
ai predetti strumenti di Catania. Il 15, a 5" 40" si ha una scossetta strumentale a Ma-
niace ; altra il 19, a 13° 4" sussultoria a Giarre.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è col cratere centrale in calma
DO Meo es 2 OTIS 9217226257 con debolo.debolissune
emanazioni di vapori bianchi il 14, 15 e 16; fortissime il 27; con deboli eruzioni di fumo
bianco nei giorni 3, 4, 6, 18, 25, 26, 28, 29, 30 e 31; di mediocre intensità il 20 e 24.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — A 5" 18" del 29 si ha a Stromboli una violenta
eruzione di fumo nerastro, grosse pietre incandescenti e cenere lanciati sino all'altezza di
circa m. 400, accompagnata da una fortissima detonazione che produsse tale scuotimento
nell’aria da aprire qualche imposta ; quasi l’ intiera isola è avvolta dal fumo eruttivo ; pa-
nico negli abitanti.
Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 7, 8 e 12 rispettivamente a 4" 21" — 22" 50" e
12° 35" si hanno tre scossette strumentali a Maniace, l’ultima con replica a 15° 37" dello
stesso giorno 12; altra scossetta dello stesso genere si ha nella stessa località il 17 a
20" 30" . Il 23 da Acireale si hanno notizie dubbie di una scossetta avvenuta a 5" circa
avvertita da qualche persona. |
Il 25 e 28 finalmente, nella predetta Maniace, rispettivamente a 0" 47" e ora indeter-
minata, si hanno due altre scossette strumentali.
Settembre — /enomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nel solo
giorno 19; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 4, 5, 7, 16, 18, 22, 239, 25, 26°
PD ILE JA
62 S. Arcidiacono
[Memoria XVII.]
27, 29, e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale il 9; forti il 13
e 14; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 6, 8, 15, 17, 20, 24 e 28; e di
mediocre intensità nei giorni 10, 11, 12 e 21.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo il giorno
SMCHZAE
Fenomeni geodinamici — Il giorno 1a Maniace, a 14" 34" si ha una leggerissima
scossa di II grado; il 4 nella stessa località a 6" 25", se ne ha un'altra strumentale, se-
guita da altre dieci da Of 25" a 10" 50"; il 5 si ha ancora un’ altra scossetta nella pre-
detta Maniace a 18" 57". Il giorno 8 scoppia un terremoto in Calabria che riesce disa-
strosissimo per moltissimi centri abitati di quella regione. Noi, attesa l’importanza del fe-
nomeno, diamo qui sommariamente le notizie pervenute all'Osservatorio di Catania e ri-
guardanti la Sicilia e le isole adiacenti. Questo terremoto è di grado VIII a Stromboli, sus-
sultorio ondulatorio, produce lesioni e gravi danni ai fabbricati, semaforo parzialmente crol-
lato; spavento nella popolazione; è di VI grado ondulatorio a Reggio Cal. e Lipari in di-
rezione SW-NE; di V grado a Catania, Belpasso, Paternò, Bronte, Maniace, Randazzo,
Linguaglossa, Giarre, Riposto, S. Venerina, Milo, Zafferana Etnea e Mineo. A Catania è
sussultorio-ondulatorio, in diverse direzioni prima N-S, poi E-W e poi NW-SE, della du-
rata di circa 10°: a Belpasso è ondulatorio sussultorio W-E; a Paternò ondulatorio sussultorio
NE-SW; a Bronte ondulatorio W-E; a Maniace pure ondulatorio N-S; a Randazzo sussultorio
ondulatorio E-W; a Linguaglossa ondulatorio sussultorio ; a Giarre ondulatorio W-E ; a Ri-
posto ondulatorio-sussultorio NW-SE; a S. Venerina e Milo ondulatorio; a Zafferana Etnea
di genere indeterminato; a Mineo ondulatorio SE-NW. Il terremoto è di IV grado a Via-
grande, Acireale e Siracusa; ondulatorio NW-SE nella prima località e nella seconda. on-
dulatoria W-E nella terza. Di III grado a Nicolosi, Biancavilla, Adernò e Militello: ondula-
torio E-W nel primo centro abitato, sussultorio nel secondo, di genere indeterminato nel
terzo e ondulatorio E-W nel quarto.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 10, 11, 12, 25, 26, 28, 29, 30; col. cratere centrale in calma nei giorni 1,.2, 3,-4,
7, 8, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 23 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco.il.9,
6, 9 e 24: mediocri nei giorni 17, 22 e 27.
Fenomeni eruttivi eccentrici — Nessuno.
Fenomeni geodinantici. — Il 6, a Siracusa, a 2h 25" si ha una scossetta avvertita
da pochissime persone. Il 14, a 15" 31" si ha una scossetta strumentale a Maniace (Bron-
te), che si ripete il 20 a 23% 550 il 29 a 731% ed il '30a (000
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali — L'Etna è avvolto dalle nubi nei gior-
ni 13, 14, 16, 17, 25, 29 e; col cratere centrale in calma nei giorni 3, 4, 6, 9, 10; 12.e
28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 7, 15, 18, 21 e
23; con deboli eruzioni di fumo bianco l’ 8, il 20, 22 e 26; di mediocre intensità nei
Dorn, 2, Sato 4 927,
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — ll giorno 8, a 23" 8", Reggio Cal., Messina, Catania e
Mineo sono lievemente agitate per movimenti insensibili all’ uomo provenienti dalla Cala-
bria; il 9 e 11, rispettivamente a 0" 39" e 8° 32" si hanno due scossette strumentali a
Maniace; altra scossetta si ha a Stromboli il 13, 18° 50,
Dicembre — Fenomeni eruttivi eccentrici — L'Etna è avvolto tra le nubi nei
L’ Eruzione etnea del 1910 (fo)
Slonni (1,2; 3,4, 0, 4, LT, 12, 13; 20, 28,.30 e 31: col cratere centrale. in calma nei
giorni 15, 16, 18 e 26; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 10 e 24;
forti il 21 e 22; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 14, 17, 19 e 25; di me-
diocre intensità nei giorni 8, 9, 27 e 29; notevoli, il 23.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Nessuno, tranne qualche lieve registrazione sismometro-
grafica, dovuta a repliche del terremoto calabro, oppure a terremoto lontano.
1906 — Gennaio — /emomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle
nubi nei-giorni 2, 3, 4, 5, 8, 9, 15, 17, 20, 21, 30 e 31; col cratere centrale in calma
nei giorni 1, 13, 22, 24, 28; con debolissime emanazioni di vapori bianchi nel giorno 26;
forti il 19; forti e di fumo grigio nel giorno 10; con deboli eruzioni di fumo bianco nei
giorni 7, 14, 18 e 29; di fumo grigio nei giorni 6, 12 e 27; con mediocri eruzioni di fu-
mo bianco nei giorni 11, 23 e 25; notevoli il 16.
Nella notte fra il 5 ed il 6 avvengono notevoli eruzioni di cenere dal cratere centrale
etneo, per le quali rimane coperta una estesa zona di terreno a cominciare dalla cima del
monte sino a Catania, ove sulle terrazze sui tetti ecc. si raccoglie in discreta quantità. Il
pendio meridionale del cratere centrale, il Piano del Lago, il pizzo ed il pendio meridionale
della Montagnola si vedono coperti dalla detta cenere di colore nero, che spicca benissimo
sul bianco candido della neve, abbondantemente caduta nei giorni precedenti. Alle 7" del
giorno 6 si hanno al cratere centrale etneo deboli eruzioni di fumo grigio; a 8" 30" la
cima dell’ Etna comincia a coprirsi di nubi; da 9" a 12" il cratere centrale è scoperto e si
vede sormontato da un folto pennacchio di fumo bianco piegato verso Sud; dopo le 12" ,
sino a sera, il vulcano rimane avvolto tra le nubi.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Notevoli eruzioni di fumo bianco da Vulcarolo nel
mattino del giorno 6, dopo le eruzioni di cenere del cratere centrale.
Fenomeni geodimamici. — Nessuno.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L° Etna rimane avvolto tra le nubi
nei giorni 1, 4, 6, 7 e 13; col cratere centrale in calma nei giorni 22, 23 e 24; con de-
boli emanazioni di vapori bianchi il 2; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 5,
Il, do, 1 18, 09, 0207721, 727 e 25% di mediocre-Intensità nel giorni 3,8, 9,10, 12,14,
20)
Fenomeni erultivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni ceodinamici. — Il 4, a Siracusa, a 0" 25" si ha una scossa sussultoria
5 b
avvertita da pochi: il 23, a 10" 7" si nota a Corleone una scossa sussultorio-ondulatoria
NW-SE avvertita da pochi e dopo 2® se ne ha un’ altra come la precedente ondulatoria
NW-SE ma più forte.
Marzo —— fenomeni eruttivi centrali. -- L’ Etna resta coperto dalle nubi nei
giorni 12, 26, 27 e 31; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 4, 5,9, 11, 13, 14
e 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 15, 16, 17 e 28.
con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 6, 7, 8, 18, 19, 20, 21, 22, 23 e 29; e di
fumo grigio il 10; con eruzioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco il 3, 24
e 30; però nel pomeriggio del predetto giorno 3 le eruzioni da mediocri si fanno deboli
ed il fumo da bianco si fa grigio. i
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a Zafferana Etnea si hanno due scossette
64 S. Arcidiacono |MemorIA XVII.]
sussultorie a 4" 38" e 4h 42 indicate dall’avvisatore Galli-Brassart ed avvertite da qualche
persona; a 21° 32" Biancavilla è battuta da una scossa sussultoria di IV grado, la quale
è stata indicata da molti strumenti dell’ Osservatorio di Mineo e registrata dal grande sis-
mometrografo Cancani e dal microsismografo Vicentini dell’ Osservatorio di Catania e Mes-
sina. Il 14, a 21" 20" a Trapani si ha una scossa, preceduta da rombo, avvertita da molti.
Il 22, a 20" 40" a Novara Sicilia si avverte quasi generalmente con lieve boato una scossa
ondulatoria E-W.
Aprile — Zenomeni eruttivi centrali. —- L'Etna resta occultato dalle nubi nei
. giorni 4, 5, 6, 7, 8 e 9; col cratere centrale in calma nei giorni 19, 23 e 26; con de-
boli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 13, 16, 18, 29, 30: con
eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 3, 10, 11,:12, 14, 20, 21,. 22, 24,274e82886
di mediocre intensità il 17 e 25; notevoli il 15.
Nel giorno 13 si nota una tenue pioggia di cenere a Maniace; il 14 si nota lo stesso
fenomeno a Maniace e Catania: si constata in modo certo che la cenere è proveniente
dal Vesuvio in straordinaria attività eruttiva.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 si ha una scossetta di I grado a Catania e
Mineo registrata da varii strumenti nella seconda località e dal grande sismometrografo e
dal mierosismografo nella prima. A Catania poi si ripete la registrazione debolissima nel
solo microsismografo Vicentini a 12" 49". Il giorno 11, pure in Catania, a 5° 39" —
6% 46% — 8" 31" — 12% 24” e 15" 27" si hanno lievissime tracce di registrazioni sismiche
al microsismografo Vicentini; a 17" !, circa sul microsismografo Vicentini e sul grande
sismometrografo Cancani. Il 12, a 6" 19" e 7" 45" altre due lievissime registrazioni al mi-
crosismografo Vicentini nella stessa Catania.
Il 15, a 10" 43" altra lievissima registrazione al grande sismometrografo di Catania.
Alle 9" del 17, scossa forte a S. Alfio (Giarre). Giorno 19 altra scossa sensibile di IV
grado a Maniace, registrata lievissimamente dal grande sismometrografo Cancani dell’ Os-
servatorio di Catania; il microsismografo Vicentini è fortemente perturbato per vento e ma-
re agitato. Il 23 scoppia a 0" 12" un forte terremoto che scuote principalmente il gruppo
montuoso delle Madonie. Esso è di VI grado a Castelbuono, sussultorio ondulatorio S-N,
accompagnato da rombo; di V grado a S. Mauro Castelverde, Pollina, Tusa, Geraci Sicula,
e ondulatorio S-N preceduto da rombo nella prirna località, sussultorio ondulatorio W-E
nella seconda, sussultorio nella terza, ondulatorio E-W nella quarta; di IV grado a Petra-
lia sottana, Petralia soprana, Pettineo, Isnello, Grotteri, Gangi, ondulatorio di direzione in-
determinata nel primo centro abitato, sussultorio ondulatorio E-W nel secondo, sussultorio
ondulatorio SW-NE nel terzo, ondulatorio N-S nel quarto, sussultorio nel quinto, ondula-
torio NE-SW nel sesto; di III grado a Castel di Lucio, Motta d’ Affermo, Polizzi Gene-
rosa; ondulatorio E-W nella prima località, ondulatorio sussultorio W-E nella seconda, on-
dulatorio S-N nella terza; di II grado a Reitano, S. Stefano di Camastra, Lascari, Cefalù,
Caltavuturo; di genere indeterminato nella prima località, ondulatorio di direzione indeter-
minata nella seconda, ondulatorio E-W, preceduto da rombo nella terza, sussultorio nella
quarta e quinta. (1) La scossa poi è registrata dagli apparecchi di Catania e Mineo. Il 24,
(1) Vedi: Il terremoto di Niscemi del 23 aprile 1906 di S. Arcidiacono. Bollettino della Società Sismolo-
gica Italiana, Vol. X.
L’ Eruszione etnea del 1910 65
a 23" 16" gli apparecchi registratori di Catania e Mineo sono perturbati probabilmente in
seguito a qualche forte scossa avvenuta nel messinese, Tripi, Forza d’Agrò ecc. Il 27 a
Siracusa, a 0° 4" si segnala una scossetta sussultoria strumentale. Il 30 a 17° 15" Cata-
nia e Mineo si agitano assai lievemente per una scossetta insensibile agli abitanti.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei
giorni 10, 16, 17 e 18; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 9, 13, 14, 23 e 25;
con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 24, 27 e 30; forti il 20; con debo-
li eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 5, 11, 12, 21 e 31: di mediocre intensità il 1°, 15,
19, 22, 26, 28, 29; notevoli il 7 e 8.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — L’'1l, a Corleone, a 4" 3" si ha una scossetta ondulato -
ria N-S leggerissima. Il 19, a 19% 46" si ha a Siracusa un’ altra scossetta. Il 20, a 11h 52”,
scoppia un fortissimo terremoto nel messinese il quale raggiunge ll grado VI a Barcellona
Pozzo di Gotto, ove è sussultorio ; il grado V nelle seguenti località: Meri e Novara sus-
sultorio, ondulatorio sussultorio SW-NE preceduto da rombo a S. Lucia del Mela, ondu-
latorio W-E a Rometta, sussultorio preceduto da rombo a S. Filippo del Mela ; raggiunge
il grado IV a Castroreale ondulatorio E-W, ondulatorio N-S a Gualtieri Sicaminò, sussul-
torio seguito da rombo a S. Pier Niceto, ondulatorio N-S preceduto da rombo a Saponara,
sussultorio preceduto da rombo a Spadafora S. Martino; raggiunse il III grado a Furnari
ondulatorio di direzione indeterminata, Calvaruso sussultorio, Monforte Sangiorgio ondula-
torio SW-NE, Venetico ondulatorio E-W, S. Stefano di Briga sussultorio, accompagnato da
rombo. Raggiunge il II grado a Milazzo sussultorio, Mandanici e Bauso ondulatorio N-S,
Messina ondulatoria-sussultorio. Il 1 grado a Catania e Mineo.
Stato dell'Etna prima dell’ eruzione del 1910. “
PARISE ibMea
II. — L. TAFFARA. — Fenomeni eruttivi e geodinamici (dal Giugno 1906
al 23 Marzo 1910).
Per ragioni di salute l’ Ing. Arcidiacono non potè ultimare la compilazione del diario
riguardante i fenomeni geodinamici ed eruttivi dell’ Etna, dal 1° Gennaio 1893 al 23 Mar-
zo 1910, e pertanto ricevetti incarico dal Sig. Direttore del R. Osservatorio di Catania,
Prof. A. Riccò, di seguitare io il predetto lavoro che Il Ing. Arcidiacono aveva potuto fare
per la maggior parte, fino al Maggio 1906.
Prima di cominciare è bene ch'io dica che nel compilare questo diario seguirò il me-
todo adottato dallo stesso Ing. Arcidiacono servendomi in parte del materiale da lui stesso
raccolto (1) e secondo le intelligenze avute con lui.
1996 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimase avvolto tra le nubi
nei giorni 6, 7, 12, 13 e 23; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 8, 16, 24, 28,
29 e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi il giorno 11; nei giorni 3, 5, 15, 17
p 5 5 ’ ’
18, 19, 21, 25, 26 e 27 si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco; mediocri e formanti
discreti pennacchi nei giorni 1, 2, 9, 10, 14, 20 e 22.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinantici (2). — Il giorno 2 a 1" 11" si ebbe una forte scossa ondu-
altoria NE di VI a Massanunziata, fraz. di Mascalucia; tale scossa fu avvertita pure a Ma-
scalucia di V; a Nicolosi, Pedara e S. Pietro Clarenza di IV; a Tremestieri Etneo, Gra-
vina di Catania e S. Giovanni Galermo di III; a Trecastagni e Camporotondo Etneo di II;
oltre venne registrata dagli strumenti dell’ Osservatorio di Catania e di Mineo. Dopo la pre-
detta scossa si ebbero delle repliche a 1" 18" a 1" 54" a 2" 7% avvertite a Massanunziata
e Mascalucia come ieggerissime (3). Il 6, a 11" 30" circa, leggera scossa a Stromboli, av-
vertita da poche persone. Il giorno 10 a 2" 44" si ebbe una scossa ondulatoria molto forte
nelle Calabrie, che raggiunse il V o VI grado a Monteleone, il IV a Catanzaro, il III a
Reggio-Calabria, avvertita molto forte a Mileto e registrata dagli strumenti di tutti i prin-
cipali Osservatorii Italiani. A_9" 47" dello stesso giorno si ebbe una replica a Reggio Ca-
(1) Del materiale raccolto dall’ Ing. Arcidiacono fa anche parte il Bollettino della Società Sismologica Ita-
liana che è servito a completare le nostre notizie.
(2) Dei terrimoti sono stati elencati soltanto quelli di origine siciliana e della Calabria meridionale, e la
loro intensità viene data in gradi della scala sismica Mercalli.
(3) Vedere la pubblicazione dell’ Ing. S. Arcidiacono « Il terremoto di Massanunziata del 2 giugno 1906 »
Bollettino dell’ Accademia Gioenia, Fasc. 4°, Serie 2° — Maggio 1908.
ATTI. ACC. SERIE V. VOL. IV Mem. XVII. I
2 L. Taffara [Memorra XVII].
labria avvertita dalle persone come leggerissima e segnalata -dal s7smz0scopio Agamenno-
ne. Il 13 fu avvertita e registrata altra scossa a 11" 32" proveniente dall’ Egeo: la pre-
detta scossa fu avvertita di II a Mineo, Maniace, Messina e Reggio Calabria e registrata
dagli strumenti dei principali Osservatorii d’Italia. Il 16 a 1” 9® scossetta strumentale re-
gistrata nei principali Osservatorii dell’Italia meridionale; a 20" 44 altra scossetta stru-
mentale segnalata dall’ Osservatorio di Maniace. Il 28 a 2" 30" si ebbe una lieve registra-
zione nel R. Osservatorio di Catania.
1906 Luglio — Fenomeni erultivi centrali.—Nel mese di Luglio il C. C. dell'Etna
si mostrò calmo per ben 21 giorni. Si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5,
7, 12, 13, 19, 21, 27, 28 e 29 ed una mediocre eruzione sempre di fumo bianco il giorno 1.
Fenomeni eruttivi eccentrici. —- ll 15 a 20" 35" si ebbe a Stromboli una fortissi-
ma eruzione con getto di materiale incandescente e molta cenere che il vento impetuoso
trasportava verso Sczara vecchia incendiando le boscaglie sottostanti. La suddetta eruzio-
ne fu preceduta da forte e prolungato rombo. Il 16 a 17" 10" altra violenta eruzione pure
preceduta da fortissimo rombo, lanciava enorme quantità di materiale incandescente che
incendiava i vigneti in contrada /scztà ; il giorno appresso l’ incendio era quasi spento.
Il 23 a 10" ci pervenne la notizia che il vulcano si manteneva ancora attivissimo ed una
colata lavica scendeva sulla Sciara dove si era prodotta una frattura che dalla bocca 6,
giungeva a "/, della stessa, con una profondità di circa 50 metri; in quella giornata si
notava una continua pioggia di cenere. Nel pomeriggio l’ attività tendeva a decrescere.
Il 25 l eruzione accennava sempre a diminuire; la pioggia di cenere continuava an-
cora e ad intervalli si notava lo scuotimento di imposte e finestre. La bocca 6 si mante-
neva ancora attivissima emettendo forti e prolungati rombi; le bocche 4 e 4 bis erano cal-
me. Nelle ore pomeridiane si ebbe un crescendo d’ attività e simultaneamente riattivaronsi
a 13" 15" le bocche 4 e 4 bis eruttando molto materiale; tale recrudescenza venne segui-
ta da fittissima pioggia di cenere che durò fino a sera. Il 26 si ebbero copiose emissioni
di vapori prevalentemente bianchi.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 a 14° 11" fu avvertita a Zafferana Etnea una
forte scossa di terremoto la quale fu avvertita pure dalla popolazione di Trecastagni, Milo,
Puntallazzo, S. Alfio, S. Giovanni di Giarre, Mascali Nunziata, Acireale, Linguaglossa, Ri-
posto, Giarre, S. Venerina e registrata negli Osservatorii di Catania, Maniace e Messina (1).
Il 16 si ebbe a Mineo una scossa del II registrata anche all’ Osservatorio di Messina.
(A Catania il grande sismometrografo trovavasi in riparazione).
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimase coperto dalle nubi nei
giorni 29 ‘e 30: col.C. C. in calma il 3, 5, 8, 9, 12, 13, 15, 16,018, 21,23,24-420A20
e 31; nei giorni 4, 6, 7, 10, 11, 14, 17, 19, 20, 22, 27, 28, deboli eruzioni di fumo
bianco ;} mediocri nei giorni l e 2.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 3, a 21” 45" venne avvertito dalle persone in riposo,
a Giarratana (Modica-Siracusa) un terremoto ondulatorio della durata di 25 il quale fu pure
avvertito leggermente e da poche persone a Buccheri (Noto-Siracusa), Aci Sant’ Antonio,
Acireale, Mineo e Catania, e registrata a Messina. Il 22, a 0" 30, fu avvertita a Ferla,
da molte persone in riposo, una scossa ondulatoria pure avvertita da poche persone a Sor-
(1) Vedi Appendice al Vol. XIII 1908-09 del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 269.
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 3
tino (Noto-Siracusa) e registrata a 0" 47m all'Osservatorio di Messina. Il 24 a 20" 45" circa
si ebbe una scossa ondulatoria sussultoria a Merì (Castroreale-Messina) avvertita da molte
persone ; a Mazzara avvertita da poche; a Venetico (Messina) del II[ ; a Milazzo pure del
II; a Saponara avvertita da parecchi in quiete. A Messina venne registrata dal Micro-
sismografo Vicentini ed avvertita di II.
1906 Settembre— Fenomeni eruttivi centrali. —Nei giorni 25, 26, 27 e 30 l'Etna
rimase invisibile per nubi. Il C. C. si mostrò in calma nei giorni 1, 7, 12, 13, 14, 15,
17, 21, 28 e 29. Si ebbero invece debdli eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 3, 8, 9,
Iglo Ris 1920.e223e'mediocri il4. 5,66, 10/722 e 24
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 9 si ebbe una notevole emissione di vapori bian-
chi da Vu/carolo tanto da vedersi da Catania a occhio nudo.
Fenomeni geodinantici. — Dal giorno 8 in poi ebbe luogo nella punta NW della
Sicilia un periodo sismico di una certa importanza che fu oggetto di uno studio del Prof.
A. Riccò e che sarà prossimamente pubblicato negli Annali del R. Ufficio Centrale di Me-
teorologia e Geodinamica ; le repliche, che io tralascio per brevità, furono moltissime e se
ne trova la pubblicazione a pag. 363 e seguenti dell’ App. al Vol. XIII — 1908-09 del Bol-
lettino della Società Sismologica Italiana. A_17" 51" dello stesso giorno scossetta strumen-
tale registrata a Catania, Mineo, Maniace, Messina, Caggiano e ad Ischia. La predetta
scossetta fu fortissima e di lunga durata a Stromboli dove la popolazione fu presa da
grande panico. Altra scossetta strumentale venne registrata lievissimamente negli Osser-
vatorii di Catania e Messina a 2" 45" del giorno 9. Il 13 a 23% 32" forte terremoto a
Stromboli della durata di 105 in direzione W-E seguito da prolungato rombo, avvertito ge-
neralmente dalla popolazione che si riversò all’ aperto ; la detta scossa fu registrata negli
Osservatorii di Catania e Messina. Il 14 a 5" 54" scossetta strumentale registrata a Ca-
tania e Mineo.Altra scossetta si ebbe il 17 a 3% 5" registrata a Catania, Mineo e Messina
ed ancora un’altra il 29 a 9°" 11" registrata pure nei tre predetti Osservatorii.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 1, 6, 11, 15, 16, 19, 29, 31
non fu possibile osservare il vulcano perchè rimase avvolto tra le nubi; nei giorni 3, 9,
13, 22, 23, 28 il C. C. si mostrò calmo; il 2 si ebbero debolissime emanazioni di vapori
bianchi ed un po’ più notevoli il 5, 7, 10, 26 e 27; si ebbero invece deboli eruzioni di
fumo bianco nei giorni 14, 17, 24 e 25 e mediocri il 4, 8, 12, 18, 20, 2t e-30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. - Il 27 a 21" 35" fu avvertita a Biancavilla (Catania) una
scossa sussultoria di III preceduta da rombo. La predetta scossa fu pure avvertita da po-
che persone ad Adernò, e registrata nell’ Osservatorio di Catania. Il 28 a 5" 52" scossetta
strumentale a Messina.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni
IZ DIR 12,13, 9a 20: to C+ C.in calma i grorni 8, 9 e 10; con debolito
debolissime emanazioni di vapori bianchi il 3, 4, 5, 17, 22, 24 e 26; con deboli eruzioni
di fumo bianco nei giorni 6, 15, 16, 18, 21, 27, 28 e 30; con mediocre eruzione di fumo
bianco il 23, di fumo cenerognolo il 25 e 29.
Fenomeni eruttivi eccentrici. —- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 20 a 15" 29" forte scossa di terremoto ondulatorio E-W
avvertita con grande panico dalla popolazione di Zafferana Etnea; la predetta scossa fu
4 L. Taffara - [MeMmoRIA XVII.]
fortissima alla Casa del Vescovo (1) dove trovavasi il custode della neve il quale riferì
che la scossa produsse la caduta di grosse pietre dentro la grotta della neve. A Milo fu
avvertita generalmente con molto panico; a Trecastagni, Acireale e Riposto la scossa fu
leggera ed avvertita da poche persone allo stato di quiete. La detta scossa venne pure
registrata negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Reggio Calabria.
1906 Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nei gior-
ni.5,9; 10, 11, 12, 14,15, 24, 25, 29; 30, 31; nei ‘giorni J,.4 e 26,:sì ebbero talia:
deboli eruzioni di fumo cenerognolo, e di fumo bianco il 6, 8, 13, 20, 23 e 27; il 28 de-
boli emanazioni di vapori grigiastri. Il 2 sera, furono visti da Nicolosi dei riflessi di luce
rossastra al C. C. difatti il giorno 4 si vedeva la neve adiacente al C. C. di una tinta
sporca che faceva supporre esservi stata una leggera pioggia di cenere. Nei giorni 2, 3,
7, 19, 21 e 22, mediocri eruzioni di fumo bianco. Il 16 intorno a 10" ed il 17 intorno a
6° furon visti folti pennacchi di fumo bianco al cratere centrale. Il 18 a circa 5" 30" eru-
zioni di vapori con cenere e lapillo al C. C. ; a 7" dello stesso giorno colonna di fumo
dritta sulla cima e traccie di cenere sul versante meridionale del cono terminale.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 17 contemporaneamente all’ esplosione centrale
più sopra citata, si notò la presenza di due nuove fumarole alla base E del cono terminale.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 5" 21" ed il 3 a 6" 54", scossette leggerissime re-
gistrate negli Osservatorii di Catania e Mineo e la prima anche a Messina. Il 24 a 5° 30m
circa, scossa sussultoria avvertita da molti in riposo a Spaccaforno, avvertita pure a Pa-
chino generalmente, da pochi a Pozzallo; da pochissimi a Scicli, Rosolino, e Cozzo Spa-
daro. Il 29 a 7° 36" scossetta strumentale registrata negli Osservatorii di Catania e Messina.
1907 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 8, 12, 13, 23, 24, 25;
26 e 28, non si potè osservare.l’ Etna perchè coperto da nubi; però la sera del 25 dirada-
tasi per poco la nebbia furon visti da Zafferana Etna in direzione del C. C. delle striscie
di fumo rossastro come lingue di fuoco. Il giorno 18 il C. C. era calmo; il 3 e l' 11 du-
rante la giornata si ebbero deboli emanazioni di vapori bianchi, però la sera del 3 intor-
no a 18" 30" vederonsi da Nicolosi riflessi di luce rossastra al C. C.; questa notizia venne
pure confermata da Zafferana Etnea e la mattina del 4 fu visto il cono terminale dell’Etna
coperto completamente di sabbia oscura; anche da Randazzo viene confermata la notizia
dei rifiessi rossastri osservati per parecchie sere dal 2 fino al 10. Nei giorni 2 e 17 si
ebbero durante la giornata deboli eruzioni di fumo cenerognolo misto a cenere ed il 19 di
fumo bianco; mediocri eruzioni di fumo cenerognolo il 4, 5, e 21; di fumo bianco i giorni
1, 6, 7, 9, 10, 27 e 31; nei giorni 14; 15, .16, 20, -22, 25. e .30 considerevoli eruzioni@di
fumo or grigio or bianco, or misto a cenere. Il 29 al mattino, mediocri eruzioni da due
centri distinti del C. C.: l'uno a NW emetteva fumo bianco; l’altro ad E fumo grigiastro.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 3 a 11" si ebbe una scossa di terremoto ondulatorio
avvertita a Barcellona (Messina) da molti in riposo e con tremolio di invetriate ; a Catania,
Messina, Mineo e Maniace la predetta scossa fu strumentale.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimase invisibile per nubi nei
giorni 1, 4, 7, 8, 10, 12, 14, 15 e 22; nei.giorni 3, ‘13, 16, 21, 23624 si febberoBde
boli eruzioni di fumo bianco; esse furono mediocri il 5, 6, 9, 11, 25, 26, 27 e 28 e con
(1) Località ad E dei monti Silvestri e a N di Serra Pizzuta Calvarina.
Stato dell'Etna prima dell’ eruzione del 1910 D
fumo grigiastro il 17, 18, 19 e 20; in quest’ultimo giorno si osservarono pure tracce di
cenere, sul versante SW del cono terminale. Il 2 notevoli eruzioni di fumo bianco formanti
un bel pennacchio piegato a NE.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 10" circa, scossetta ondulatoria a Treca-
stagni (Catania) avvertita da pochi in riposo e registrata a Mineo. A 19" 30" dello stesso
giorno altra scossa ondulatoria N-S a Milo avvertita con un certo spavento dalla popola-
zione, ed avvertita pure come leggera a Zafferana Etnea. Il giorno 9 a 13" 30" scossa
sensibile di terremoto ondulatorio N-S a Milo, avvertita quasi generalmente con panico; a
Zafferana Etnea fu avvertita solo da qualche persona. A 14" 35" altra sensibile scossa a
Zafferana Etnea, preceduta a breve distanza da altra leggera ed avvertita da molta gente
che uscì all’ aperto; a Riposto la predetta scossa fu strumentale. Il 12 a 7° 30" scossetta
ondulatoria NW-SE a Milo, avvertita da poche persone. Il 21, 24 e 25 si ebbero a Ter-
mini Imerese (Palermo) diverse scosse di terremoto sussultorio ed ondulatorio delle quali
qualcuna piuttosto sensibile ed avvertita generalmente da tutti (1).
1907 Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto nei giorni 5, 6, 7,
12, 13, 15, 27, 28 e 31; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 2 e di vapori cenero-
gnoli il 21; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 4, 10, 11, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 23,
24, 25, 26; con mediocri eruzioni di fumo bianco i giorni 1, 8, 9, 14, 29 e 30.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici.—Il giorno 3 a 19" 30" ; il 16 a 3° circa; il 25 a 20% 45;
il 26 a 1" 58”, 3% 55" e 17" 3", scossette di terremoto ondulatorio o sussultorio a Ter-
mini Imerese delle quali la 48 e la 58 piuttosto sensibili.
Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — Il C. C. dell'Etna rimase coperto da nubi
nei giorni 2, 4, 6, 13, 14, 16, 17, 19 e 21; in calma nei giorni 1 e 7; si ebbero deboli
eruzioni di fumo nei giorni 5, 8, 11, 22, 23, 26, 27, 28, 29 e 30; mediocri nei giorni 3,
9, 10, 12, 15, 18, 20, 24 e 25. La sera del 26, da Giarre si videro riflessi rossastri sul-
la cima.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — IL 13 a 20" 55" si ebbe a Stromboli una fortissi-
ma esplosione con rombo come sparo di cannone e con eruzione di enorme quantità di
materiale incandescente che produsse danni nelle borgate di Ginostra e Adornò; nello
stesso giorno ritornò allo stato normale. Altra fortissima eruzione si ebbe allo Stromboli il
27 a 9" 40" , preceduta da forte scoppio con enorme quantità di materiale incandescente,
che investendo il lato orientale del vulcano, produsse piccoli incendii ai vigneti sottostanti;
la predetta eruzione fu accompagnata da una pioggia di cenere e lapillo, e la forza della
esplosione produsse la rottura di quasi tutti i vetri dell'abitato. Il forte rombo fu avvertito
pure a Radicena (Calabria), con panico della popolazione, con tremolio dei vetri e con forte
urto alle porte chiuse. (2).
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 7 a 15" 37" scossetta strumentale registrata
negli Osservatorii di Catania, Mineo, Maniace, Messina e Mileto. Il giorno 11 a 16" 49m
scossa sussultoria a Milo, avvertita generalmente con spavento e registrata nell’ Osservato-
(1) Vedi App. al Vol. XIV r9ro del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 72 e 73.
(2) Se si vuole avere uno studio completo dell’ accennato periodo eruttivo dello Stromboli, vedere il lavoro
pubblicato dal Prof. G. Platania. « I fenomeni eruttivi dello Stromboli nella primavera del 1907 » Vol. XXX
1908, Parte I, degli annali dell’ Uff. Cent. di Meteor. e Geod.
6 L. Taffara [Memoria XVII.]
rio di Catania. Il 18 a 7" 13", scossetta strumentale registrata negli Osservatorii di Cata-
nia e Mineo. A 10° 45" dello stesso giorno, scossa del V grado a Mileto; avvertita di III
o IV grado a Catanzaro ; avvertita da qualche persona allo stato di quiete a Stromboli e
registrata nei principali Osservatorii Italiani. Il 18 a 11" 16" scossetta strumentale a Mes-
sina e Mileto. Il 20 a 2° 55" forte scossa preceduta da rombo a Cammarata (Prov. di Gir-
genti) avvertita con panico dalla popolazione anche nei paesi circostanti; e registrata nel-
l'Osservatorio di Catania. Il 21 a 19% 19" scossa ondulatoria SW-NE di II a Linguaglossa,
registrata a Catania, Mineo, Maniace e Messina. Il 22, a 21” circa, altra scossa sussultoria
preceduta da forte rombo a Cammarata. Il 24 a 15° 20" scossa del II a Mineo, registrata
a Catania. Durante la sera dello stesso giorno 24 altra scossa sussultoria a Cammarata
dove la popolazione si riversò all’ aperto con grande spavento. Il 29 a 16% 30", scossa
ondulatoria leggera a Termini Imerese ; a 21" 30" scossetta strumentale a Catania.
1907 Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese il C. C. dell’ Etna
rimase un solo giorno in calma (il 31). Nei giorni 1, 3, 10, 14, 15, 16, 1/5 20022
24, 25, 26, 27, 28 e 30 si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco le quali divennero di
mediocre intensità il 2, 4, 5, 6, 7, 8, 13, 19, 21 e 23; il 29 con fumo cenerognolo. Il 9
intorno a 16" imponente colonna di fumo eruttivo al C. C.; si ebbero pure delle fumate
piuttosto importanti l’ 1l ed il 12. Nei giorni 3, 4, 5, 13, 15 e 24 si osservarono delle
eruzioni di materiale incandescente, lapillo e cenere da due piccole bocche apertesi nel
fondo del C. C. una sulla parete a Sud, l'altra più a Nord; il materiale veniva lanciato
ad una trentina di metri d’ altezza ricadendo entro al cratere stesso; furono intesi pure dei
leggeri rombi, ed al mattino prima dell’ alba si osservarono riflessi rossastri sulla cima.
Anche da Randazzo, Bronte e Maniace furono osservati riflessi rossastri sul C. C. nelle
sere del 6, 7 ed 8, con tracce di cenere al mattino.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 1° maggio continuava | eruzione a Stromboli
ed un'imponente colata lavica scendeva dalla Sciara; sin dalle 7" cadeva ad intervalli ce-
nere e sentivansi frequenti rombi. Il 5 a 21" 15" recrudescenza a Stromboli con forte esplo-
sione preceduta da fortissima detonazione.
Il giorno 8 lo Stromboli riprese eccezionale attività con frequenti rombi ed abbondan-
tissime eruzioni di cenere che impressionò assai la popolazione la quale non ricordava una
simile intensità eruttiva. Altra spaventevole recrudescenza si ebbe a 19° 40" del 10, pre-
ceduta da fortissimo rombo con violenta eruzione di materiale incandescente, che investì il
lato orientale dell’ isola, dove trovasi il paese. Alle ore 4 dell’11, altra tremenda esplosione.
A_ 6" 35" del 13, precedute da detonazioni si ebbero tre eruzioni consecutive. Dalle 14" del
giorno 14 alle 7" del 15 grande recrudescenza dello Stromboli con forti rombi, con eru-
zioni di enorme quantità di materiale incandescente e frequenti getti di fitto fumo nerastro.
Fenomeni geodinamici. — Il 1° maggio a 5" 15" scossa ond.-suss. a Termini Ime-
rese, avvertita dalla maggior parte dei cittadini. Il 10 a 4" scossa sensibile a Nicolosi av-
vertita dalla popolazione. Il 16 a 13" 34" forte scossa sussultoria a Termini Imerese, pre-
ceduta da forte rombo ed avvertita da tutti ; ed un’ altra se ne ebbe a circa 23° del 18.
Il 23 a 23" 50" circa scossa ondulatoria a Cammarata, avvertita da pochi in riposo.
Il 25 a 13% 25" scossa piuttosto sensibile nelle Calabrie ; avvertita da pochissime per-
sone a Mileto e registrata negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Mileto. Altra
scossetta strumentale si ebbe a 16" 33" dello stesso giorno, negli Osservatorii di Messina
e Reggio Calabria. Il 27 a 17% 30" scossa del II a Reggio Calabria registrata anche a
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 7
Messina. Nello stesso giorno a 21" 55" altra scossa del IV con rombo, al Semaforo di
Belvedere (Siracusa), avvertita da pochi a Canicattini ed a Floridia.
1907 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. -- Etna invisibile per nubi nei giorni 4,
16, e 17; col C. C. in calma il 18; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 5, 6, 22
ci27; “con ‘deboli eruzioni di fumo ‘bianco, nei. giorni J, 2,,8,9, 10, 11,.13,.19, 20; 21,23,
24, 25, 26, 28, 29 ed il 30 con fumo un po’ grigio; si ebbero mediocri fumate invece
il 3, 7 e 12 e di una certa importanza il 14 e 15. La sera del 20 furon visti dei rifiessi
rossastri sulla cima dell’ Etna da Nicolosi, Randazzo e Maniace.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 14 a 6% 45" preceduta da leggera scossa ebbe
luogo un'imponente eruzione di materiale incandescente a Stromboli, seguita da una piog-
gia di cenere.
Fenomeni geodinamici. — Il 1° giugno a 4" 49" scossa del IV a Mileto, registrata
a Messina. Il 14 a 23" 1" scossa del IV a Termini Imerese accompagnata da rumore cupo.
Il 16 a 18% 35" scossa a Cammarata avvertita da molti in riposo. Il 25 altra scossa del
V a Termini Imerese, a 5" 26". Il 26 a 7" 2" scossa del IV a Mileto, registrata lieve-
mente negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina, Reggio Calabria e Catanzaro. Il 27
a 8" 27" scossa ondulatoria sussultoria del III a Termini Imerese; altra del V a 19" 21m
del 27 ed ancora un’altra del II a 2" circa del giorno 30. A 6" 4" dello stesso giorno,
scossetta strumentale negli Osservatorii di Messina e Reggio Calabria.
Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese non si ebbe nemmeno
un solo giorno di calma, ma non si ebbero fenomeni di qualche importanza. Nei giorni 4,
5, 6, 7, 8, 9, 10, 26 e 27 il C. C. si presentò con deboli emanazioni di vapori bianchi;
nei giorni 1, 2, 3, 11, 12, 14, 15, 17, 18, 20, 21, 24, con deboli eruzioni di fumo bianco;
di fumo un po’ grigio il 25, 28, 29, 30 e 31 e con mediocri eruzioni di fumo bianco il
IST SRO a
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici.—Il 22 a 13" 42" scossetta strumentale registrata a Catania
e Mineo. Il 23 a 22" 45" scossetta strumentale registrata a Messina e Mileto. A_23! 18m
dello stesso giorno, scossa del V a Pizzo {Gatanzaro) registrata nei principali Osservatorii
dell’ Italia meridionale. Il 26 a circa 10" scossetta registrata ai soli sismografi dell’ Osser-
vatorio di Catania. A 16" 56" dello stesso giorno forte scossa di terremoto ondulatorio
NW-SE (del V) a Biancavilla, avvertita con panico dalla popolazione. La predetta scossa
venne pure avvertita in quasi tutti i paesi Etnei e registrata a Catania, Mineo e Maniace,
Si ebbe una replica a 17" 18" del IV a Biancavilla, avvertita e registrata come la scossa
precedente. Il 29 a 16" 53" ed a 20" 20" scossette a Messina delle quali la seconda del II.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi il 18 e 23; il
1° Agosto a 19" 30" da Maniace fu vista alzarsi sul C. C. un’alta colonna di fumo colorata
da riflessi rossastri molto vivi; mezz'ora dopo e sino a 10" circa si osservarono distin-
tamente delle fiamme che ad intervalli si vedevano più 0 meno vive; nei giorni seguenti :
2,3, 4, 5 e 6 si ebbero deboli eruzioni di fumo grigio; nei giorni 14 e 17, mediocri
eruzioni di fumo bianco ; il 31 al mattino notevoli eruzioni di fumo bianco e negli altri
giorni deboli eruzioni sempre di fumo bianco.
Fenomeni erullivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 15 a 11" 32" scossetta strumentale negli Osservatorii
di Catania, Mineo e Messina. Il 30 intorno a 3" 52" scossa ondulatoria fortissima (del V)
8 L. Taffara [Memoria XVII.]
a Piedimonte Etneo (Catania) direzione E-W, avvertita da molti che furono svegliati; a
Santa Venerina, a Zafferana Etnea ed a Milo fu pure del V; a Castiglione di Sicilia,
Acireale ed a Trecastagni fu del III. La predetta scossa venne registrata nell’Osservatorio
di Catania, di Maniace, Messina e Mileto.
1907 Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 18, 19, 20 e 28 non fu
possibile osservare il C. C. dell’ Etna perchè coperto da nubi; il 29 calma; il 5, 9, 10 e
11 deboli emanazioni di vapori bianchi; i giorni |, 4, 6, 7, 8, 12, 14, 17, 25, 27 e 30;
deboli eruzioni di fumo bianco ; il 2, 13, 15, 16, 21, 22, 23, 24 e 26, mediocri eruzioni
di fumo bianco ; il 3 invece, a circa 10% 45" si formò un lungo e bel pennacchio di fumo
bianco sul C. C. che le nubi impedirono di vedere per il resto della giornata.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 22" circa, sensibile scossa a Stromboli.
Il 18 a 8" 37" scossa del II a Maniace (Catania) registrata lievemente a Catania e
Mineo. Il 23 a lil 53" scossa ondulatoria N-S, del III a Termini Imerese; si ebbe una
replica di IV a 5" 12" del seguente giorno 24.
Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni 3, 4,
5, 6, 7, 8, 9, 17, 18, 19, 24 e 25; in calma il 4,9, 11, e 30; .con debolissimefemana:
zioni di vapori bianchi il 17; con deboli eruzioni di fumo bianco il 5, 6, 7, 10; 12, 14,
16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 26, 27, 28, 31; con mediocri eruzioni di fumo: bianco
nei giorni 1, 8 e 13.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 5 a 6% 17" scossetta strumentale a Messina e Mileto;
altra scossetta strumentale si ebbe a Messina il 6 a 18" 11". Il 23 intorno a 21” 30m
scoppiò un forte terremoto nella Calabria Ultra che fu avvertito in quasi tutte le città
dell’ Italia meridionale e registrato vistosamente in molti Osservatorii italiani. La predetta
scossa ebbe diverse repliche nei giorni successivi che si tralasciano per brevità (1).
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni
3, 4, 6, 7, 8, 9, 10, 18, 20, 21 e 23; in calma il 15 e 17; con debolissime emanazioni
di vapori cenerognoli il 12; le quali divennero un po’ più pronunziate il giorno 1; gial-
lognoli il 24 e 25 e bianchi il 14, 27, 28, 29 e 30. Nei giorni 5,.11, 13, 16, 227e726
deboli eruzioni di fumo bianco ; mediocri il 19.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 4 a 5" 30" si ebbe una recrudescenza allo Strom-
boli con frequenti ed imponenti eruzioni di cenere senza alcun fenomeno acustico.
Fenomeni geodinamici. — Il 3 a 2" 58" terremoto ondulatorio di II, direzione E-W
a Lipari. Il 6 a 2" 37" terremoto sussultorio-ondulatorio S-N a Zafferana Etnea, avvertito
con panico dalla popolazione; a S. Venerina fu soltanto avvertito da qualch’ uno e segna
lato dal sismoscopio a dischetto. Il 15 a 16" 13" scossetta strumentale negli Osservatorii
di Catania, Mineo, Messina e Mileto. Altra scossetta strumentale si ebbe il 16 a 14° 18m
nei predetti Osservatorii ed in quelli dell'Isola d'Ischia e Rocca di Papa.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna occultato dalle nubi nei giorni
2,3, 15 e 29; col C. C. in calma nei giorni 4, 9, 11 e 30; con debolissime emanazioni
di vapori bianchi il 17; con deboli eruzioni di fumo bianco il 5, 6, 7, 10, 12, 14, 16, 18,
19, 20, 21, 22, 23, 24, 26,-27, 28 e 31; ‘di mediocre. intensità. neî giorni aste MS:
(1) Vedi append. al Vol. XIV rgro del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 455.
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 9
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 4 intorno a 22" si ebbe a Stromboli una note-
vole eruzione di cenere preceduta da leggero terremoto.
Fenomeni geodinamici. -- A 22" 28" del 7 scoppiò un fortissimo terremoto a SE
dell'Etna, il quale fu rovinoso per Zerbati e Pennisi del comune di Aci S. Antonio; la
predetta scossa fu seguita a breve distanza da altre tre o quattro di minore importanza e
fu avvertita con molto panico in molti paesi etnei e registrata nei principali Osservatorii
dell’Italia meridionale (1).
1908 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali — Le nubi non permisero le osser-
vazionitdell’Etnasmer sioni: Lo, 12001916 2277 il«CG- si mostro: calmo 18176
24; con deboli emanazioni di vapori or bianchi, or grigiastri or giallognoli nei giorni 14,
18, 19, 20, 25, 26, 27 e 28; con deboli eruzioni di fumo bianco il 2, 4, 10, 11, 15, 16,
23, 30 e 31, di fumo grigio il 9. Nei giorni 6, 21 e 29 mediocri eruzioni di fumo bianco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — ll 2, intorno a 22" 15" ed il 3 intorno a 2" scosse piut-
tosto sensibili a Mileto. Il 17 a 9" 15" ed il 18 a 0" 30" e ON 45" scosse di terremoto a
Termini Imerese avvertite con panico dalla popolazione. Il 23 a 5" 56" forte scossa di ter-
remoto nel circondario di Gerace (Calabria) avvertita di III a Mileto, di II a Reggio Cala-
bria e Messina di I a Catania. Intorno a 14" 30" dello stesso giorno registrazioni sismiche
a Mileto e Messina. Il 28 a 12" 32" altra scossa del II a Mileto, registrata lievemente nel-
l'Osservatorio di Catania e Messina.
Febbraio — /enomeni eruttivi centrali. -— Etna coperto dalle nubi nei giorni 2,
3, 11, 15 e 20; col C. C. in calma il 23; con deboli o debolissime emanazioni di vapori
bianchi il 16, 17, 18, 21 e 25; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 4, 5, 7,
8, 9, 10, 22, 26, 27, 28 e 29, di fumo cenerognolo il 13 e 14; si ebbero fumate di me-
diocre intensità il 6 e 24 con fumo bianco, il 12 e 19 con fumo grigiastro.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici.-- Il 6 intorno a 14% 45" registrazione di scossetta a Mileto
e Mineo. Il 9 a 14" 15" terremoto nel circondario di Gerace registrato a Mileto. Il 17
intorno a 2", scossa abbastanza forte a Cosenza. Il 19 scoppiò un forte terremoto sul ver-
sante SE dell’ Etna avvertito di IV o V a Milo, di II o IV a Zafferana Etnea, di IV a
Linguaglossa, di III a Maniace, Mineo e S. Venerina, di II ad Acireale, Randazzo e Via-
grande e registrato negli Osservatorii di Catania, Mineo, Maniace, Messina, Reggio Cal. e
Mileto. Il predetto terremoto ebbe delle repliche di minore importanza a 7° 0", 7" 8»,
7a 20, 8h 53m, 9 16", 16" 10" e 17° 10" registrate tutte all’ Osservatorio di Catania e
qualch’ una anche in quello di Mineo, Maniace ed Acireale. Il 23 intorno a 20" 30" registra-
zione sismica a Mileto e Reggio Calabria. Altra scossa si ebbe intorno a 24" dello stesso
giorno a Staiti (Reggio Cal.) Il 24 a 2° circa terremoto nel circondario di Gerace, registrato
a Reggio Calabria. Altro se ne ebbe a 15" a Reggio Calabria, registrato anche a Mineo.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Per quasi metà del mese il vulcano ri-
mase invisibile per nubi; nei giorni 2, 9, 11, 14 nessuna emissione dal C. C.; il 4, 25,
30 e 31, deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi ; deboli eruzioni di fumo bianco
nei giorni 3, 6, 10, 15, 20 e 28; esse furono di mediocre intensità il 7, 12, 13 e 26.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
(1) Vedi App. al Vol. XIV-1910 del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 517.
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Men. XVII.
IS]
10 L. Taffara [Memoria XVII.]
Fenomeni geodinamtici. — Il 1° Marzo intorno a 2" circa, scossa del II a Cortale
(Catanzaro): inoltre a 6% 24" forte terremoto a Cosenza e Tiriolo, registrato negli Osser-
vatorii di Mileto, Messina e Catania.
Il 6 a 18" 28" scossa di terremoto del II ad Acireale e Mineo, di I a Catania, Ma-
niace, Messina e Reggio Calabria : il predetto terremoto ebbe delle repliche di minore im-
portanza registrate nell’ Osservatorio di Catania a 19° 3", 20% 52m, 22h 27M e 22h 47m:
quella delle 19" 3" venne pure registrata a Reggio Cal., e quelle delle 20" 52", 22% 27m e
22% 47" anche a Mileto. Il giorno 8 a 20" 30" circa scossa del III a Reggio Calab. regi-
strata a Mileto, Catania e Mineo ; altre.due se ne ebbero il giorno 9 a 3" 30" ed a 6 45",
rispettivamente di II e III e registrate pure nei tre predetti Osservatorii. Il 19 a 13° 15m
scossa del II a Reggio Cal.
1908 Aprile — Fenomeni eruttivi centrali.—--Etna occultato dalle nubi nei giorni 6,
8, 10, 13, 18, 19, 23 e 26; col C. C. in calma.il / e 22;-eon deboli.o debolissimefemas
nazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 11, 14, 17, 20, 21; 25, 27 e 28; con deboli
eruzioni di fumo bianco il 3, 4, 5, 9, 12, 15, 16 e 24. Il 29 intorno a 6° 30" si vide sul
C. C. dell'Etna un mediocre pennacchio di fumo cenerognolo che verso le 7" 45" diventò
foltissimo ed oscuro: a 10" 22" imponente esplosione sempre al C. C. con eruzione di fu-
mo grigio fittissimo in globi roteanti e che poco dopo andava disperdendosi verso SE.
Il 30, intorno a 5" mediocre pennacchio di fumo giallognolo al C. C. che verso le 8" scom-
parve quasi del tutto rimanendo deboli emanazioni vaporose per tutto il resto della giornata.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 29 intorno a 6" 22" scoppiò un’ eruzione eccen-
trica con colata lavica nella Valle del Bove che fu oggetto di studio da parte di diversi
studiosi (1) e quindi sarebhe superfluo il far qui una ripetizione; dirò solo che il feno-
meno durò un giorno soltanto e la sera si osservarono da Catania i riflessi rossastri
conferiti dalla lava incandescente al fumo che da essa ne esalava.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 18% 30" circa scossa del III a Mileto. Il 6, intorno
a 21% 20" registrazione sismica negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Reggio Cal.
avvertita lievemente a Bronte. Il 9, intorno a 14° 15® registrazione di lieve scossetta a Mi-
leto e Reggio Cal.; altra scossa del II si ebbe pure a Reggio Cal. il 23 a 14" 30" circa,
Altra, di II, si ebbe a Pizzo (Catanzaro) il 25 a 3° 15". Da 5° 18" a 6° 21" del giorno
29 si ebbe sui sismografi dell’ Osservatorio di Catania un'agitazione microsismica concomi-
tante col principio dell'eruzione Etnea accennata precedentemente; alle 6" 21" si ebbe il
principio di un parossisma geodinamico-eruttivo che durò per tutta la giornata. La predetta
eruzione produsse molto panico nei paesi del versante orientale dove si avvertirono molte
scosse di terremoto (vedi elenco seguente) si sentirono molti rombi e si ebbe pure una
leggera pioggia di cenere. Il 30 le scosse furono meno frequenti e di intensità minore. Nel
compilare il seguente elenco mi son servito della descrizione, dei sismogrammi ottenuti al
(t) A. RICCO : L’ eruzione Etnea del 29 Aprile 1908. Bollettino dell’ Accademia Gioenia di Scienze Natu-
rali in Catania. Fasc. IV, Serie 2° Maggio 1908 — Fasc. V, Serie 2° Dicembre 1908 — Fasc. X, Serie 2° Di-
cembre 1909.
M. A. LACROIX: L’ eruption de |’ Etna en avril-mai 1908. Revue générale des Sciences pures et appliquées,
Paris 20° Année N. 7, 15 Avril 1909.
GIOVANNI PLATANIA: Note sull’eruzione Etnea del 29 Aprile 1908. Rivista Geografica Italiana, Firenze,
Anno XV, Fasc. VI, 1908.
GAETANO PLATANIA : Sull’ eruzione dell’ Etna del 29 Aprile 1908. Memorie della Classe di Scienze della.
R. Accademia degli Zelanti di Acireale 3* Serie, Vol. V, 1905-06.
:
:
9
:
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 Ll
Microsismografo Vicentini, dell’'Osservatorio di Catania fatta dal Sig. Ing. Arcidiacono (1)
e siccome fin quasi alle ore 11 la linea dei sismografi era sempre perturbata da minimi
movimenti così per non andar troppo per le lunghe ho omesso fino a quell'ora tutte le
registrazioni di ampiezza inferiore ai 5 mm. dando l'ora del massimo arrotondata al mi-
nuto e l'ampiezza arrotondata al millimetro; quando però in una delle componenti | am-
piezza era minore del millimetro mettevo un trattino e quando la misura veniva distur-
bata dalla sovrapposizione di altri sismogrammi mettevo un punto interrogativo. Le scosse
leggere avvertite in un solo paese furono pure omesse lasciando qualche dubbio sulla
vera esistenza.
TERI |
È | Ampiezza massima |
E Ora |7 Tag n AVVERTITA O REGISTRATA A
2 Com. | Com. | Com.
S Verticale | E-W | N-S |
du hmij mm mm. mm. | |
29 SARI 6 | 12: | 12 | Maniace di IV, a S. Venerina e Bronte di Il *.
d 5.40 | 4 7 E
» | 5-47 3 6 Pale
>» SS 2 4 7; 7 Randazzo di IV |
» SSIS 4 6 6 | Maniace di IV, a Bronte di II, a Mineo di I, # |
» OS6I I4 77 | 86 | Maniace di IV, a Bronte di II, a Riposto di I. *
» 6. 6 I6 47 SITO
» 6010 — 53 ? n i
» 616 26 90 ?. | Bronte di IV.
» 6.22 90 | 9I 100 | Maniace e Randazzo di IV, a S. Venerina e Linguaglossa di Il, a_ |
I | Mineo di 1. * |
dd 629. ad | 40 40 | *
» 642| — 5 —
» 6. 47 9 253 18
» CAST 2 17 16 ala * Le scosse segnate con asterisco saranno state avvertite ‘],
» 7.34 4 6) hi pure a Zafferana Etnea ed a Milo, e registrate anche a Mi-
« |7.28| 7 | 72 64 CDRE PERNO OSSA
È 7.37 4 19 16 neo perchè secondo notizie pervenute all’ Osservatorio di Ca-
» 7.48 Di 28 54 : tania le scosse di terremoto sono state colà molto frequenti
» SICA 9 | 44 44 Ù e tale frequenza durò fino a 9.30 circa.
» 8. 22 200780054 4
>» | 8.49 CA » | 9.48 4 | 10 7
» {II 3 8 3 3 Riposto e Reggio Cal. di |.
>» ‘|12,32 | 7 I I Maniace di |.
> |12.33 6 3 2
) 12. 40 3 17 10 Maniace di I.
» 12.57 7A 36 12 » Dl
>» |13. 28 15 4 6 Maniace di |. |
» 13. 50 15 74 42 » > I
» 14.122: 4 | 2 2 Randazzo di Il, a Maniace di |.
» 14.2 2 3 I
» 14. 40 DI I I Maniace |.
» TASSI i 4 2 Riposto e Reggio Cal. di |.
» 15.40 3 | I 2 Maniace di |.
3 70 Z| I 2 » QAnil:
>» |19. 12 SAI TO) 4
>» |19.18 DINI 6
» [19.31 2 ALI I Maniace di 1.
» |20. 5 LUI 9 9 |
» |20. 36 3 2: I Maniace di I.
Dl (210003, 26 88 100 Linguaglossa di IV, a Bronte e Randazzo di II, a Mineo di |.
Rn 22 IT 3 3 2
» 123.21 15 13 DUI Maniace di |.
(1) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana del 1908 dove è stata pubblicata per esteso la sismo-
logia dell’ eruzione del 1908, eseguita dall’ Ing. Arcidiacono.
12 L. Taffara [MemorIA XVII. |
A | | Ampiezza massima
di | Ora a | AVVERTITA O REGISTRATA A
RES | Com. Com. | Com.
i verticale | E-W | N-S
Aprile | hm mm. mm. mm.
29 (23.34 13 14 13
PM 40 2 I I | Maniace di I.
»all23854 I $ 8
30 | 1.43 I 4 DIET)
» | 2920020 74 90 | Reggio Calabria di I (*)
Da es] 2 2 3 | S. Venerina di IV.
DS: 3:00) I 7 7 | Maniace di II, e a Reggio Cal. di I (*).
GIN 42 9Ò 108 | » » IV a Mineo e Reggio Cal. di I (*).
« | 7.39 6 32 II d > MIE)
Q.I1 7 4 4 » » IV. (*#) {| (*) Le scosse segnate con asterisco sa-
| 923 78 92 TIO > 1.0) ranno state avvertite anche a Milo da
» | 2 S "Ti » » ta 2 n E L
| a d z i Ph; 0) dove ci si comunicò che in quel giorno
SI o S ) i
» |11.29 I cn > furono avvertite 10 scosse di terremoto,
>» |18.42 I 2 I | (*) 2 delle quali 6 leggiere e 4 abbastanza forti.
par 20] 3 5 FUEL
1908 Maggio — Fenomeni eruttivi centrali.—In questo mese l'Etna riprese il suo
andamento quasi regolare vale a dire non mostrò nessun fenomeno straordinario eccettuato
il 20 nel quale giorno intorno a 8" si formò sul C. C. dell’ Etna un magnifico ed impo-
nente pennacchio di fumo grigio che a poco a poco andò diminuendo fino a scomparire
quasi del tutto. Si ebbero delle mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 17 e 18, di
fumo grigio l 1, di fumo giallognolo, 1 8 e 9. Le eruzioni furono piuttosto deboli nei gior-
ni 2,3, 4, 10, 11, 12, 13, 19, 23, 24 25, e 29 con fumo bianco; nei giorni 5 resozcon
fumo grigiastro: nei giorni 7, 21 e 22 con fumo giallognolo. Si ebbero invece delle de-
boli emanazioni di vapori bianchi il 14, 15, 16, 26, 27, 30 e 31. Etna coperto il giorno 28.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 1° Maggio si vedevano da Zafferana Etnea delle
emissioni vaporose alle bocche dell’ ultima eruzione del 29 Aprile. Intorno a 20" del 3 si
vedevano ancora alle bocche eruttive delle emissioni di fumo che ad intervalli veniva co-
lorato inferiormente da riflessi rossastri (secondo una notizia del Sig. Sorrentino da Zaffe-
rana Etnea). Secondo quanto scrisse il Prof. Gaetano Platania da Acireale pare che il
giorno + intorno a 6" 45" in seguito ad una leggera scossa di terremoto furon visti dei
vapori misti a sabbia vulcanica oscura elevarsi dalle nuove bocche mentre contemporanea-
mente al C. C. si formò una specie di pino misto a cenere e sabbia chiara. Anche il giorno
5 a cominciare dalle 13" 40" si ebbero mediocri eruzioni di fumo biancastro alle bocche
dell’ ultima eruzione.
Fenomeni geodinamici. — Nel mese di maggio i terremoti etnei che fecero seguito
all’eruzione del 29 Aprile 1908, furono pure molti e come per il mese precedente si tro-
vano elencati nel seguente specchietto.
n Ampiezza massima
Sl Ora = AVVERTITA O REGISTRATA A
s9 | Com. | Com. | Com.
Sca verticale | E-W | N-S
IMagg. | | :
| ii mm. mm. mm.
: | 3.38 3 | 3 E ee Le scosse del 1° Maggio, saranno state registrate
> | dior Soul gr: ? |Maniace di Il | tutte anche a Mineo perché da quell’ Osservatorio
» O 242 i Enego ) ia > 1 | ci giunse la notizia che dalle 4° alle 15È circa si
» 2 54 ; 7 i ebbero 12 registrazioni sismiche.
[IO:.3 3
5 Ampiezza massima
È Ora XE AVVERTITA O REGISTRATA A
, Com. | Com. | Com.
S verticale] E-W | N-S |
Maggio hm mm. mm, mm.
I 10. 25 I I _
» 14. 30 60 104 108. | Maniace e Randazzo di III, a Linguaglossa, Bronte e Catania di II, |
| a Mineo di I.
» |16. 1 2 I _ Zafferana di III, a Maniace di I.
» |16.22 4 I ubi » » III.
STRA I 3 De
2 TRATÒ i) 10 6 Zafferana e Milo di V, S. Venerina di IV,
» |15.36 - ail = Mineo e Maniace di I,
>» |16.36 = - | Maniace di II, a Catania e Mineo di I.
» 18. 47 _ cui — | S. Venerina di IV a Catania e Mineo di |. |
3 O. 37 == — -- | S. Venerina e Milo di V. I
» O. 47 | = I » » » » |
» O. 59 —_ Tai = > (e i |
» 2.37 | » » e Zafferana di IV. I
» 2.48 = -- » CV (1) |
» DEISS = J » e Milo di V. Î |
» 2.50 — = È Milo di V. |
» Sio — = — Zafferana Etnea di V.
» 4. 20 — = E Maniace di |.
» 5.53 Zafferana Etnea di V. |
» 6. 9 n » » » » Ì
» USS. Maniace di |. Î
3a 13742 Zafferana Etnea di V. |
I 3. 18 I 4 a)
» |Io. 56 I 2 I Viagrande di II.
» |I9.18 3 I — S. Venerina di V, a Milo di VI. |
5 SA 10 4 5 Milo di V, a Zafferana e S. Venerina di II, a Randazzo II, a Ma-|
niace e Mineo di I.
I 6 2 3 i
» 12. 44 2 2 —_ S. Venerina di III, a Mineo di |.
» 14. 52 ? 74 42 » e Zafferana di VI, a Milo di V, a Maniace e Mineo di I. |
DA 01955 — i — Milo di V, a Zafferana Etnea di III. , Non fepista all'Osse di Cal |
» |18. 30 >» >» V, » » » » IM. |
» |20.I7 3 = = » » V, a Maniace di I.
6 {15.28 2 I I |, |
» 16. 52 3 2 2. | Nessuna notizia dai paesi etnei. Minimi movimenti del suolo segna- |
» 18.27 I 9) 281 lati dagli strumenti a S. Venerina.
» |20. 16 2 I I \
7 8. 35 - —_ — S. Venerina di IV preceduta da rombo. a S. Maria Ammalati di V
, |
» 8.47 — — = » > II > (2) |
» 14.47 - — _ » SIE I
» |17.10 » > Il. |
8 Tsd: 2 8 4 Registrata negli Osservatorii di Mineo e Maniace.
» 9. 0 2 9 I
» DITO - = = S. Venerina di IV, non registrata a Catania. |
ep era 14 30 IRrNo » » VI, a Mineo di I. |
>» | 722 - I SI, Diani |
N 2.36 » » » IV e V non registrate a Catania. |
» "198 ? 62 ENTO > » VI, a Maniace e Viagrande di II, a Mineo e Reggio |
| Calabria di |. |
| » Ires 2 2 | Registrata a Mineo di I.
SA ie 2 5 6 | Milo di VI, a S. Venerina di III.
|» 17.45 S. Venerina di III, non registrata a Catania.
» 19. 51 5 22 to
IO SRIO 3 II VI Maniace di II, a Mineo di I.
» [AO = | S. Venerina di II, non registrata a Catania.
[RENT O 12 DO 71 24 Viagrande di V, a Mineo di I.
| QO122 5 — Î |
| » O. 44 - 2: - Nessuna notizia dal paesi etnei.
|» |14.57 2 2 Di)
(1) delle scosse comprese nella parentesi solo quelle a 16".36", 18.479, al.37” 6h.o" e 7°.36", furono
registrate al Grande Sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. non ho potuto dare le ampiezze ottenute
g 8A
sul Microsismografo Vicentini perchè in quel giorno si fermò per guasto sopravvenuto.
(2) Non registrate dagli strumenti dell’ Osserv. di Catania, molto perturbati per vento e mare agitato.
14 L. Taffara | Memoria XVII.]
È Ampiezza massima
DUE Ora AVVERTITA O REGISTRATA A
. Com. | Com. | Com.
5 verticale | N-Ww | N-S
Masglo hm mm mm. mm.
| 12 13 19 4 I I Zafferana Etnea e Milo di V, a Maniace di II, a Mineo e Mileto di I.
» 583 I I =
>» 18.10 | — = ae Milo e Zafferana Etnea di II.
TS OSO I I “I
I4 AGATA) M72 80 50 S. Venerina e Milo di V°, Maniace di II, Mineo ed Acireale di I.
DIN (32. 5 20 167 S. Venerina e Milo di IV.
» |9.46| 6 2 I
RR ZA 2008 I
» | 0.14 O 7, di I (Origine Calabria).
A I Pa 2001 ine 0 pi CÀ
> [|I0.1I9 | 22 | 7 6 | Viagrande di III, a Mineo di |.
16 |17. 8 a 2 I | Mineo di I.
I7 |13. 34 10 24 27
» |13. 40 24 hi Reggio Cal. di IV, a Mineo e Maniace di I.
Da 18.327 agi een)
18 deo e | Reggio Cal. di II, (non registrata a Catania).
» SA 2, = Viagrande di Il.
» QUI | Te di Milo fra IV e V, a S. Venerina di I.
DIS) ti Wi =" S. Venerina di I.
DI 20 e == » » di IV. con rombo (non registrata a Catania).
| 22 (22.34 3 | 2 2 Maniace di III.
23 5.46 16 ghi 72 » > >» , a Mineo del I.
» $ Sd 6 4 4 » » » » » » »
DIS TIQANIIO 12 d4 95 Milo, Linguaglossa, Maniace e Randazzo di IV, a S. Venerina e
| Bronte di Il, a Mineo Messina e Mileto di I.
26 das | e a — | Zafferana Etnea di III. o
» | 3. 3I se — == I » » » »
» ASIA Ne) » » » >» non registrate a Catania.
» |12. 7 — — — Milo di IV.
» |15-25 —_ — = Zafferana Etnea di III
| Zafferana e Milo di VI, a S. Venerina di V, a Randazzo e Nicolosi
> |17. 48 50 39 55 di IV, a Linguaglossa e Biancavilla di III, a Viagrande, Belpasso,
| Bronte e Maniace di II.
27 |21.44 I 3 3 Viagrande di Il ; non registrata a Catania.
>» |23:00 os Reggio Cal. di IV. i
26 18. 35 | 80 | 75 89 | Acireale di V, a Milo di III, a S. Venerina di II a Maniace, Mineo
| | | Messina e Mileto di |.
» |18. 46 —_ DI 2 |
3I (rt 32 IO 17 13 | S. Venerina e Milo di V, a Mineo di I.
» LS | Milo di II.
1908 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali.—Etna coperto 111 e 12; nei giorni 1,
6, 7, 25. 26, 27 e 28 si ebbero deboli emanazioni vaporose bianche, il 20 cenerognole,
nei giorni 2, 8, 9, 10, 18 e 19, deboli eruzioni di fumo bianco ed il 13, 14, 15, 16.6 17
di fumo grigiastro. Le eruzioni di fumo bianco furono di mediocre intensità il 3, 4, 5 e
21. Si ebbe da Maniace che il 13 intorno a 8" 8" in seguito ad una scossetta strumen-
tale si vide sul C. C. dell’ Etna del fumo nero e si notò la caduta di molta cenere; lo
stesso fenomeno si osservò il 17, 18 e 19, anche da Zafferana Etnea da dove si videro
pure dei bagliori rossastri sul C. C. e si notò che la cenere caduta in quelle località con-
teneva delle sublimazioni di zolfo. Secondo visite fatte dall’ Ing. Perret al C. C. dell’ Etna
abbiamo potuto avere le seguenti notizie per lettera dello stesso ingegnere : “ In questi
“ giorni (14-15-16) abbiamo visitato due volte il cratere centrale dell’ Etna e vista la bocca
“ esplosiva nel fondo. La profondità del cratere è di circa 250 a 300 m. L' attività del cra-
“ tere era irregolare; il più delle volte la bocca emetteva soltanto vapori bianchi, ogni tanto
“ della cenere rossastra finissima. Le sere del 14 e 15 si notava un crescendo d'attività
“ e nelle notti seguenti cadeva all’ Osservatorio Etneo della sabbia grossa (da 1 a 3 mm.).
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 lo
“
L’ attività era minore nella settimana precedente. Il fumo del cratere centrale odorava
io SORTA: i
Da S. Venerina si ebbe pure la notizia che la notte del 17 sino a 5" si era innalzato
al C. C. una colonna di fumo rossastro che spinto dal vento verso ESE aveva sparso in
quelle contrade un sottile strato di cenere.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — L'Ing. Perret scrisse pure: “ Abbiamo visitato di-
versi punti dell’orlo della Valle del Bove per osservare la lava del 29 aprile uscita in
una forca delle roccie Giannicola e scesa in due correnti a Nord ed a Sud delle roccie
Giannicola, per riunirsi all’ Est delle medesime in una corrente unica lunga circa 3 km.
Abbiamo osservato un sistema di spaccature a S e SE del cono centrale e delle fuma-
role nuove formatesi lungo il sistema di spaccature scendenti al SW verso il punto del-
l'emissione della lava: queste nuove fumarole si trovano nel fondo di un cratere anti
co (1819?) e odoravano quasi insensibilmente di zolfo (SO?).
Fenomeni geodinamici. — L'attività endogena dell’ Etna continuava ancora però con
minore intensità: le scosse erano divenute un po’ più rare e quindi le popolazioni dei di-
versi paesi Etnei cominciavano a tranquillizarsi. Una prima scossa piuttosto forte si ebbe
a Milo a 15" 10" del 2 avvertita generalmente con qualche po’ di panico e registrata allo
Osservatorio di Catania; altra lievissima se ne ebbe il 6 intorno a 15" a Catania. Lieve
scossetta il giorno 8 a 20" circa registrata a Catania e Mileto. Il 10 a 20" 36" forte scossa
di terremoto nei paesi etnei avvertita del V a S. Venerina, Viagrande ed Acireale; del II
a Nicolosi, del I a Catania, Mineo, Maniace, Messina, Reggio Cal. e Mileto. Altra forte
scossa pure d'origine etnea si ebbe l’ 11 a 4" 43" avvertita di V a Linguaglossa e Milo;
di IV a S. Venerina, Maniace Randazzo e Giarre ; di III ad Acireale; di II a Bronte; di I a
Catania, Mineo, Messina, Reggio Cal. e Mileto; una leggera replica si ebbe a Milo e S.
Venerina a 4" 49", Il giorno 12 a 21° 53" scossa del IV a Termini Imerese.
Il 30 intorno a 6" 44" forte scossa di terremoto a Filicudi (di VII) seguita da altre
quattro di minore importanza; la prima venne registrata negli Osservatorii di Catania, Mi-
neo, Maniace e Messina.
1908 Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 25, 26, 27, 30 e 31 si eb-
bero al C. C. deboli emanazioni di vapori bianchi; nei giorni 1 e 2, deboli eruzioni di fumo
bianco, il0, ,,8, 23624 di fumo. cenerognolo, il 5, 10, 14, 15,18, 20,21 e 22.difu-
mo grigiastro; dette eruzioni divennero di mediocre intensità il 4, 28 e 29 con fumo bianco,
l'11, 12, 13, 16 e 17 con fumo giallognolo. Nei giorni 3 e 9 si ebbero invece delle no-
tevoli eruzioni di fumo formanti bellissimi e folti pennacchi: il primo giorno bianco il se-
condo grigio. Nei giorni 12, 14 e 17 tenue pioggia di cenere nei paesi etnei. Il 19 Etna
coperto.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 1° Luglio a 2" 57" scossetta strumentale a Catania,
Mineo e Maniace; altra del IV se ne ebbe a Mileto avvertita del III a Reggio Cal. e regi-
strata a Messina, Catania e Mineo. Altra scossa fortissima (di VII) fu avvertita a Filicudi
intorno a 13° 1/4 del 2, in direzione NE-SW seguita da altre due meno forti ma avvertite
generalmente; la prima fu pure registrata negli Osservatorii di Messina, Catania, Mineo e
Maniace. Una scossetta strumentale si ebbe a 3" 36" del 3 negli Osservatorii di Reggio Cal.
Catania, Mineo e Maniace; detta scossa coincide con un'altro forte terremoto a -Filicudi
accompagnato da rombo terribile come forte tuono. Il giorno 8, intorno a 20% 45" scos-
16 L. Taffara [Memoria XVII.]
setta sussultoria di II a Zafferana Etnea. Il 9 a 20" 50" scossa del VI a Milo, Zafferana
Etnea e S. Venerina registrata all’ Osservatorio di Catania. Il 10 a 7° 21" ancora un’altra
scossetta a Zafferana ‘avvertita da qualche persona e segnalata dagli strumenti. Il 14 a
6" 19" forte scossa di terremoto ondulatorio SE-NW (del VI) a Zafferana avvertita del V
a Giarre, di III a Viagrande, di I a Catania e Maniace.
1908 Agosto — Fenomeni eruttivi centrali.— Etna coperto il 9; con deboli o debo-
lissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 4, 5, 10, 21, 22 e 25; con deboli
eruzioni ‘di fumo bianco il 6, 7, 8,.11, 12, 13,-14. 15, 16,:17, 18.19; 20) 24,204242025!
29, 30 e 31. Le eruzioni di fumo furono di una certa importanza il 3 e mediocri il 23.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 4 a 21" 24" scossetta strumentale negli Osservatori di
Catania e Mineo. Altra scossetta strumentale si ebbe a Catania a 21" 20" dell’8. Ancora
altre due se ne ebbero a 10" 44M e 1]h 2" del 15, registrate anche a Mineo e la prima
avvertita del III a Maniace; dal bollettino meteorico dell’ Ufficio Centrale si rileva che la
scossa delle 10" 44" fu pure registrata a Mileto e Messina e quella delle 11" 2” a Messina.
Il 16 a 22" 33" scossetta strumentale a Catania. Il 18 a 20" 22" scossa del IV o V a Zaf-
ferana preceduta a 15" 10" da altra strumentale. A 10" 55" dello stesso giorno registra-
zione di origine vicina a Reggio Cal. e Mileto. Altra registrazione nei due predetti Osserva-
torii a 13" 30" circa del 25. Il 31 a 1" 30" scossetta strumentale a Catania e Mineo.
Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimase invisibile per nubi
nei giorni 7, 21, 22, 23 e 26. Si ebbero deboli o debolissime emanazioni di vapori bian-
chi nei giorni 1, 2 e 3; giallognoli il 5, 8 e 19. Nei giorni 9, 10, 18, 20, 25 e 30ssì
ebbero deboli eruzioni di fumo bianco; giallognolo il 28 e 29. Le eruzioni di fumo bianco
furono mediocri il 6, 12, 13 e 27; giallognolo il 14, 15, 16 e 17.
Fenomeni erultivi eccentrici. —- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 intorno a 21" 10" registrazione di vicina origine a
Reggio Cal. avvertita di III a Mileto. Il giorno 11 a 15" 45" circa registrazione di scos-
setta a Messina e Mileto. Il 23 a 17" 35" forte terremoto a Milo (di VI) preceduto a
17" 10" da altro più leggero ma pure avvertito generalmente; il più forte venne registrato
nell’ Osservatorio di Catania. Il 25 si ebbero a Milo altri due terremoti ondulatorii a
7° 20" ed a 10° 8%, la prima di III, la seconda di V.
Ottobre — Zenomeni eruttivi centrali. — In questo mese l'Etna rimase avvolta
tra le nubi per ben 16 giorni. Col C. C. in calma il 4, 14, 17 e 27. Con deboli eruzioni
di fumo bianco il 5, 6, 16 e 31 con mediocri eruzioni di fumo bianco il 2, 9, 10, 20,
LOR
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 7° 23%, 8130", 15° 3g", 17° 25% e
22% 27" scosse ondulatorie a Milo; le prime tre forti, quarta e quinta sensibili, tutte av-
vertite generalmente con molto panico ; quella delle 7° 23" è stata pure avvertita con gran-
de spavento a Zafferana Etnea e registrata nell’ Osservatorio di Catania assieme alla se-
guente delle 8" 30%; la prima è stata pure registrata a Reggio Cal. Il 9 a 14" 15" si ebbe
un terremoto di IV ad Ustica, registrato a Catania, Mineo e Mileto. Una scossetta stru-
mentale si ebbe lo stesso giorno a 20" circa a Reggio Cal. e Mileto. Il 10 a 14" 34" scos-
sa del II a Messina e Reggio Cal. registrata a Catania. Il 14 a 16% 5" scossetta strumen-
tale a Catania. Giorno 18 a 13° 10" circa scossa del V a Mileto registrata a Reggio Cal.
- E wa
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 ez
e Catania; intorno a 19" dello stesso giorno scossa del III o IV a Mileto; altra scossa
del IV si ebbe il 19 a 20" 45" circa pure a Mileto. Il 25 a 2° 10" circa terremoto del IV
a Pachino, registrato a Catania, Mineo, Messina e Reggio Cal. Il 31 a 14" 12" terremoto
del V a Milo, avvertito a S. Venerina del IV ad Acireale del II, a Catania e Mineo del I.
1908 Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni
Seo ilo li et20: co CC.in-calma sil (12255 00n. (deboli emanazioni va:
porose il 21; con deboli eruzioni di fumo bianco il giorno 1, di fumo giallognolo il 2 e 9,
grigiastro il 18; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 4, 13, 23 e 24, di fumo giallo-
gnolo il 10 e 14, grigio il 15, 19 e 22 e di fumo giallognolo o grigio misto a cenere l’'8,
il 26, 27, 28, 29 e 30. Nei giorni 5 e 15 furono intesi dai boschi Etnei dei rombi cupi
provenienti dal C. C.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 5 a 17" 46" scossa nelle Calabrie avvertita nella prov.
di Reggio Cal. e di Catanzaro e registrata a Messina, Catania, Mineo, e Maniace. Il 5 a
20" 39" scoppiò un forte terremoto (di VI) a Milo e Zafferana Etnea avvertito di IV a S.
Venerina di I a Catania e Mineo; oltre alla predetta scossa di terremoto a Milo se ne ebbero
altre due a 20" 30" ed a 20" 47" di minore intensità e registrate a Mineo. Il 23 a 9" Om
terremoto del IV a Randazzo, registrato negli Osservatorii di Catania, Mineo, e Reggio Cal.
Il 24 a 9" 51" scossetta strumentale registrata nell’ Osserv. di Catania. Il 27 a 2" 45" circa
scossa del II a Mileto. Il 30 a 2" 12" registrazione di mediocre ampiezza (20"" al Vicen-
tini) a Catania.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali — L'Etna rimase fra le nubi nei giorni
7, 9, 11, 13,-: 17, 19, 21, 22, 23, 24, 26 e 28; con deboli eruzioni di fumo bianco il
6 e 12, di fumo giallognolo i giorni 1, 2, e 14: in quest ultimo si ebbero pure delle eru-
zioni di cenere. Si ebbero mediocri eruzioni di fumo giallognolo misto a cenere il 3, 8, 20,
25 e 27 di fumo bianco o grigio il 4, 30 e 31. Nei giorni 10 e 15 si videro sul C. C.
folti pennacchi di fumo grigio ed il 29 intorno a 14" imponente colonna di fumo denso
misto a cenere. Il 14 da Maniace si videro riflessi rossastri sul C. C. ed il 16 furono intesi
cupi rombi provenienti pure dell’ Etna.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 9" 32" terremoto del V a Mileto avvertito
pure a Tropea e registrato a Catania ed a Reggio Cal. Il 4 a 11" 7" ed a 13° 6" due
scosse del III a Randazzo registrate di I a Catania, Mineo, Bronte, Maniace e Messina. Il
5 a 16" 16" registrazione di scossetta a Catania Mineo, Maniace e Reggio Cal.; altra
lieve registrazione si ebbe a 17" 30" a Catania e Reggio Cal. avvertita di III a Maniace.
Il 6 a 18° 43" scossa del II a Maniace, registrata a Catania e Mineo. Il 10 a 7% 19" forte
terremoto di V a Bronte e Randazzo; di IV a Milo, S. Venerina, Maniace, Linguaglossa, Li-
pari e Mileto; di III a Zafferana Etnea, Mineo e Messina; di II ad Acireale e Reggio Cal.;
di I a Catania. Altra se ne ebbe a 11" 27" del IV a Randazzo e del I a Catania, Mineo
e Maniace; ancora un’altra a 14" 52" del IV pure a Randazzo, del II a Bronte e Lingua-
glossa del I a Catania, Mineo e Maniace. Il giorno 11, a 12" 40" lieve registrazione a
Catania, Mineo, Maniace e Reggio Calabria. Il 12, a 8" 40" registrazione lievissima ne-
gli Osservatorii di Catania, Mineo e Maniace. Il 14 a 6" 30" circa registrazioue di scos-
setta a Reggio Cal., ed a Mileto. Il 18 a 2" 37° terremoto del VI a Novara di Sicilia; av-
vertito del IV a Randazzo del III a Linguaglossa del I a Catania, Mineo, Maniace e Reggio
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XVII. 3
18 L. Taffara [Memoria XVII.]
Cal. Il 19 a 9" 56" scossetta strumentale a Catania. Il 28 a 5" 21" scoppiò il terribile terre-
moto e maremoto di Messina per il quale rimasero distrutti quasi completamente le città
di Messina e Reggio Cal. e molti altri centri abitati della Sicilia e della Calabria inferiore (1).
Moltissime furono le repliche che fecero seguito al predetto disastrosissimo terremoto e se
ne trova l'elenco nei Bo//ettinz sismologici dell’Osservatorio di Catania dei mesi di gen-
naio 1909 e seguenti.
1909 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna invisibile per nubi nei giorni
1, 2, 17, 19, 20, 23, 24, 28 e 29; con deboli o debolissime emanazioni vaporose il 6 e
31: con deboli eruzioni di fumo bianco il 15, 16 e 26, di fumo giallognolo il 4, 5, 7, 8,
O, 11 e 12; di fumo grigiastro il 27. Le eruzioni di fumo furono di mediocre intensità il
14, 18, 22, 25 e 30 con fumo bianco, il 10 con fumo giallognolo, ed il 3 con fumo dello
stesso colore misto a cenere. Il 22 sera, furon visti da Maniace dei riflessi rossastri al C. C.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Secondo notizie avute da Lipari e da Stromboli
pare che contemporaneamente al forte terremoto delle 5" 20" del 3 avvertitosi in quelle
località, si abbia avuta una fumata accompagnata da cupi rombi a Stromboli e l’ apertura
di cinque fumarole a Vulcano.
Fenomeni geodinamici. — Per non fare una ripetizione e per essere più breve sa-
ranno tralasciate fino a tutto marzo tutte le scosse di origine vicina che furono considerate
come repliche del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908. Il giorno 2 a circa 2% 5" si
ebbe una scossa del IV a Caltagirone ed a 23" 45" altra del III; a 3" circa dello stesso giorno
si ebbe pure una scossa a Mileto. Il 3 intorno a 5°" 20" forte terremoto (fra VI e VII) a
Stromboli e di IV a Lipari, seguito nella giornata da parecchi altri più o meno forti; altro
di III se ne ebbe a Lipari il 4 a circa 3" : a 14" ed a 17". 15" scossette a Cortale (Catan-
zaro). Il 4 intorno a 3" scossa del III alle isole Lipari; a 9" 30" dello stesso giorno altra
scossa a Mileto. Il 6 a 23" 47" scoppiò un terremoto del IV a Zafferana Etnea registrato
a Catania. Il giorno 11 a 20" 11" terremoto del III a Viagrande, del II a Catania. Il 20 a
16" 10" scossa di terremoto ondulatorio NNE a Siracusa. Il 26 a 0" 9" forte scossa di
terremoto (del V) a Milo, S. Venerina e Randazzo, registrata a Catania e Mineo.
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni
1, 2, 11, 16, 17, 19, 20, 22, 24 e 27; con debolissime emanazioni di vapori giallognoli
il 6; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 8, 9, 14, 15, 25, 26 e 21 misto a cenere;
dette eruzioni furono di mediocre intensità il 7 con fumo grigio ed il 12, 13, 23 e 28 con
fumo bianco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 febbraio intorno a 6" 36" si ebbe una scossetta sus-
sultoria di II a Zafferana Etnea. Il 7 a 1" circa, scossetta ondulatoria di III a Siracusa.
Il 14 a 20" 35"'altra scossa ondulatoria del III a Lipari con immediata replica del V di-
rezione E-W seguita alla distanza di circa un’ ora da altra di III. Il 27 intorno a 2° 20" e
2% 40" due scosse a Radicena, la prima di IV, la seconda di V. entrambi ondulatorie ed
avvertite a Stromboli; la prima venne pure registrata a Catania ed a Mineo.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Son pochi i fenomeni che poteronsi os-
servare in questo mese, giacchè l' Etna rimase occultato dalle nuvole per ben 19 giorni.
(1) A. RICCÒ — Terremoto del Messinese e della Calabria al 28 Dicem. 1908. Bollettino dell’ Acc. Gioenia
Fasc. 6° Serie 2%, Gennaio 1909 — Serie 2%, Maggio 1909.
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 19
Il 17, 18, 19 e 30 si ebbero al C. C. deboli o ALA emanazioni di vapori bianchi ;
il 9, 15 e 28 deboli eruzioni di fumo bianco; il 3, 11, 14, 20, 23 e 31 le eruzioni di
fumo bianco furono di mediocre intensità. Il 3 si ebbero pure mediocri eruzioni di fumo
bianco misto a cenere. Nei giorni 2, 4 e 5 il Custode dell’ Osservatorio Etneo stando sul-
l'orlo del C. C. sentiva continui boati provenienti dall’ interno di esso.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 10 marzo a 20" 34" si avvertì a Lipari una scossa di
terremoto sussultorio di III Il giorno 11 a 0" 17" circa si ebbe un terremoto di III,
S. Venerina, seguito da rombo ed avvertito pure al Milo di II. Il 30 a 5" circa scossa
ondulatoria del V a Lipari preceduta nella notte da altra pure ondulatoria di HI.
1999 Aprile—/enomeni eruttivi centrali.—Etna invisibile per nubi nei giorni 1,4,
5, 6, 7 e 8; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 3, 13, 20, 21 e 22; il 10 notevole
pennacchio di fumo che persiste fino a sera. Negli altri giorni si ebbero deboli eruzioni
di fumo bianco.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — IL 20 intorno a 18" 45", Vulcano (delle isole Eolie
emetteva una colonna di fumo intenso e nero. Il 23 si ebbe un considerevole aumento
delle emissioni vaporose di Vz/caro/o.
Fenomeni geodinamici.—In questo mese, essendo diminuta di molto la frequenza delle
repliche del terremoto di Messina, così, non verranno più escluse completamente ma saranno
elencate solo quelle di una certa importanza (superiori al [° grado). Il 3 aprile, a 13" 44" re-
gistrazione di scossetta a Catania, Mineo e Maniace. Il 7 a 21" 45" circa, terremoto del IV a
Messina, seguito a 22° da altro di III. Il 9 a 14° 0" scossa del V pure a Messina. Il 10
intorno a 23" 12" registrazione sismica a Catania, Mineo e Messina. Il giorno 11, a 8" 43m
terremoto del II a Maniace, registrato a Catania e Mineo; altro di III se ne ebbe a Maniace a
20" 44% dello stesso giorno. Il 12 dalle 13" 30" alle 17" circa si ebbe a Maniace un pa-
rossisma geodinamico con leggeri e continui tremiti del suolo molti delle quali avvertiti
dalle persone allo stato di quiete; ad intervalli si sentivano pure dei cupi rombi provenienti
dall’Etna. Il 13, a O" 11" registrazione a Catania e Mineo; intorno a 23° 30" altre due
scosse del II a Messina. Il 16 intorno a 23" 16" registrazione a Catania, Mineo e Messina.
Il 17, a 18" 25" scossetta strumentale a Catania e Maniace; a 8" 15" circa dello stesso
giorno, scossa del IV a Messina seguita da parecchie altre del II. Il 19 a 5" 2" scossa
a due riprese del III e IV a Lipari avvertita in tutte le isole Eolie. Il 21 a 13° 32 terre-
moto sussultorio di VI a Salina e di V a Lipari dove se ne ebbe un secondo di III a
17% 30" ; entrambi avvertiti di minore intensità a Stromboli e Vulcano. Il 22 a 5" circa
terremoto del VI a Messina. Il 23 intorno a 10° 55" altro terremoto del V a Lipari. Il 25
intorno a 1" 20" terremoto fra il III e IV a S. Venerina. Il 26 a 23° 0" scossa del V a
Messina. Il 27 a 19" 45" altra scossa del IV o V a Messina. Il 28 intorno a 11" 10" regi-
strazione a Catania e Maniace; a Messina, a 17" 15" circa scossa del IV; a 19° del V,
registrata a Mineo; del II a 20" 45" circa. Il 29, intorno a 23" 6" terremoto del II a Mi-
leto, registrato a Catania, Mineo e Messina.
Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nuvole nei giorni 2, 6,
7, 8, 9, 10, 28, 29, 30 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 3, 5, 11,
12, 13, 16 e 18, di fumo grigiastro il 20, 21, 22, 23 e 24; con mediocri eruzioni di fumo
bianco il 4, 14, 15, 25 e 26, di fumo cenerognolo il 29, di fumo denso oscuro il 17. Il
27 si osservò un folto pennacchio di fumo bianco al C. C. piegato a SE.
20 L. Taffara [Memoria XVII. |
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1, intorno a 4" 45" circa scossa del IV a Mes-
sina. Il 4 a 10" 54” altra scossa del V a Messina registrata a Catania, Mineo e Maniace.
Il giorno 8 a 7" 11" ancora un'altra scossa del VI a Messina, avvertita di III a Lipari e
registrata a Catania, Mineo e Mileto; a 7" 26" dello stesso giorno fortissimo terremoto
(di VII) sempre a Messina, avvertito di IV a Lipari e registrato a Catania, Mineo, Maniace,
Mileto e Taranto. Il 10 a 15" 7" lieve registrazione a Catania e Mineo; a 15° 30% scossa
del V a Messina ed altra di VI intorno a 16" . Il 12 a 2° 30" circa altra scossa del IV
a Messina. Il 14 a 2" 26" terremoto del V o VI grado a Zafferana Etnea, avvertito del
IV o V a S. Venerina, Milo ed a Giarre e registrato a Catania e Maniace. Il 16 a 2° circa
scossa del IV a Messina; a 2" 23" altra scossa del V a Lipari, avvertita di IV a Ran-
dazzo e Maniace, di III a Bronte, di I a Mineo e Catania. Il 17, a 15° 39" terremoto fra
il II e IV a Milo e S. Venerina, registrato di I a Catania e Maniace; a 17" 18" replica
del V a Milo avvertita del IV a giarre e registrata del I a Catania e Mineo. Il 18 a 6" 21m
scossetta strumentale a Catania. Il 20, intorno a 18° 15" scossa del IV a Messina. Il 22
a 0" 15", lieve registrazione negli Osservatorii di Catania, Mineo e Messina. Il 24, intorno
a 18° 15" terremoto del V a Messina. Il 28 a 1" 42 registrazione debolissima a Catania,
Mineo e Maniace. Il 29 a O" 28" terremoto del IV a Linguaglossa registrato a Catania;
si ebbe una replica del Il a 0" 52" pure registrata a Catania. Il 29 a 2°” 30" scossa del
IV a Messina. Il 30 a 1" 30" registrazione di scossetta negli Osservatorii di Catania, Mi-
neo, Messina e Mileto; altra registrazione a 5° 22" registrata pure a Catania, Messina e
Mileto.
1909 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Non fu possibile osservare i fenomeni
eruttivi dell’ Etna nei giorni 1, 2, 5, 6, 7, 8, 18 e 19 perchè coperto dalle nuvole; Nei
giorni 13, 14, 16, 17, 21, 22 e 206 si ebbero deboli o debolissime emanazioni vaporose;
il 3, 4, 9, 10, 11, 12, 20, 24, 25, 29 e 30 si ebbero delle deboli eruzioni di fumo bianco;
il 15 di fumo cenerognolo; il 23 e 28 le eruzioni furono di mediocre intensità con fumo
bianco, il 27 con fumo giallognolo.
È Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a 7" 12" scossetta del II a Messina seguita
a ll" 30% da altra di III; la prima venne registrata a Catania. Il 3 a 0% 14" scossa del
III a Lipari avvertita pure a Radicena e Milo e registrata a Catania, Mineo, Maniace e Ta-
ranto. Il 4 a 21" 15" scossa del III a Messina; altra del IV intorno a 23" ; ancora un’ al-
tra del IV a 23% 15" del 5; il 6 dalle 11" 50" alle 16 continue scosse del III e IV. Il 7
a 0" 45" si ebbe una scossa di terremoto sussultorio del IV a Corleone con replica ondu-
latoria a 2° 30" . Il giorno 11, a 10" 45" scossa del IV a Messina; altra della stessa inten-
sità a 19° del 12. Il 13 a 9° 10" terremoto del IV a Biancavilla registrato a Catania e
Mineo. Il 16 lieve registrazione a Catania e Mineo; a 7" 45" dello stesso giorno scossa
del IV a Messina; altra uguale a 21" 30" del 18. Il 19 scossetta strumentale a Catania
e Mineo. Il 22 a 15° 45" scossa del IV a Messina. Il 24 a 3% 47m scossa a Messina av-
vertita a Radicena e Mileto e registrata a Catania e Mineo. Il 29, a 7 circa altra scossa
del IV a Messina; a 10" 58m scossa del II a Trapani, registrata a Mineo e Catania. Il 30
a 18" 23m scossa del IV o V a Messina seguita nella notte da numerose repliche di minore
intensità: a 22” 2m scossetta strumentale a Catania e Mineo.
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 21
1909 Luglio —. Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 14 e 17; con deboli
emanazioni vaporose il 2, 3, 4, 11,12, 15, 19, 20, 21, 22 e 30; con deboli eruzioni di fumo
bianco nei giorni 1, 7, 8, 9, 10, 29 e 31; di fumo giallognolo il 5, 6, 16, 23, 24, 26,
27 e 28; grigiastro il 13. Il 18 si ebbero eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità ed
il 25 un grosso pennacchio di intenso fumo bianco. Il 26 in seguito ad una scossetta avu-
tasi a Maniace intorno a 18" 40m si vide innalzarsi sul C. C. dell’ Etna una colonna di
fumo denso nero.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a 7" 25% terremoto del V o VI grado a Mes-
sina seguito nella giornata da altri di II, III e IV; il primo venne avvertito di V a Lipari,
di III a Stromboli, di I Catania e Maniace, a 15" 57m dello stesso giorno scossa del II o
III a Mineo, avvertita pure a Caltagirone e Grammichele. Il 3 a 20" 55m scossetta stru-
mentale a Catania. Il 4 intorno a 14" 30m scossa del IV a Messina. Il 7 a 3! 51m scos-
setta strumentale a Catania, Messina e Mineo. Il 9 a 0" 15m terremoto del IV a Messina.
Il 10 a 0” 24m registrazione lievissima a Catania e Mineo; a 0" 31m scossa del V a Mes-
sina registrata a Catania; a 10" circa ed intorno a 11" 15m due scosse del IV a Messina.
Il 12 a 12" 45m altra scossa del IV o V grado a Messina; a 18" 42m debolissima regi-
strazione a Catania e Mineo. Il 19 a 8" 15m scossa del IV o V a Messina. Il 22 a 17" 54m
debole registrazione a Catania e Mineo. Il 25 a 10" 39m terremoto Etneo avvertito di IV
a S. Venerina di III a Zafferana Etnea e registrato di I a Catania. Il 28 a 10" 51m altro
terremoto Etneo avvertito di IV a Linguaglossa e di III a Zafferana Etnea, registrato a
Catania; a 15" 45m scossa del IV a Messina, registrata a Mineo; a 22" 19m altra del IV
pure a Messina registrata a Catania e Mineo. Il 29 a 2" 55m terremoto del IV a S. Ve-
nerina accompagnato da forte rombo ; a 17" circa scossa del IV a Messina; a 19" e 19% 30m
altre due del V a Messina.
Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna con deboli o debolissime emana-
zioni di vapori bianchi il 12, 26, 30 e 31: di vapori giallognoli 1 8, il 9, 10 e 11; con
deboli eruzioni di fumo bianco il 2, 14, 19, 22, 24, 25, 27, 28 e 29; di fumo giallognolo
il 3, 4, 9, 6, 15, 16, 17, 18; 20, 21 e 23; con fumate di mediocre intensità nei giorni,
1 e 13 con fumo bianco, e 7 con fumo giallognolo.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 15 a 0" 57 registrazione debolissima a Catania e Mi-
neo. Il 17 a 6% 40m terremoto del IV a Messina registrato a Catania e Mineo. Il 20 a 15" 15m
ed a 15° 30m due scosse del IV a Messina; intorno a 6° del 22, altra del III o IV; a
19" 30m circa ancora un’altra del IV. Il 24 a 12" 19m scossetta registrata a Catania e
Mineo. Il 27 a 23% 43" scossa del IV o V a Messina; il 28 a 0° 45" altra del IV. Il 29
a 7° 42" registrazione di scossetta a Catania e Mineo.
Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 2; col C. C. in calma
nei giorni 8, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29; con deboli emanazioni di vapori
bianchi il 5, 6, 7, 15 e 30; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 4, 10, 11, 13, 14, e
23; dette eruzioni furono di mediocre intensità il 12 e 16 e di una certa importanza, il
giorno 1 ed il 28 con fumo denso grigio oscuro.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a 4" 7" terremoto etneo del IV a Zafferana
29 L. Taffara [Memoria XVII.]
e del III a S. Venerina, registrato a Catania. (1) Il 4 a 20" 30" scossa del IV a Messina.
Il 7a IN 36" scossa a Messina registrata a Catania, Mineo, e Mileto. Il 16 intorno a
24 terremoto del IV a Messina; altro pure del IV a 8% 13" circa del 22; a 8° 33 dello
stesso giorno un’ altro terremoto del V a Messina avvertito del IV a Lipari ed a Mineo, e
registrato a Catania, Maniace ed Ischia; a 14" 42" ancora un altro terremoto del V a Mes-
sina e Radicena, del III a Mileto e registrato a Catania. Il 27 a 22% 27" lievissima regi-
strazione a Catania. 1
1909 Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi il 17; col
C. C. in calma nei giorni 1, 3, 4, 9; 7,8, 9, 10 e 11; con deboli emanazioniSduivaponi
bianchi il 2, 13, 14, 15 e 18; di vapori giallognoli il 6; nei giorni 12 e 16 si ebbero
mediocri eruzioni di fumo bianco; per il resto del mese mancano le osservazioni.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 4 a 7" 33" registrazione di scossetta a Catania e Mi-
neo. Il 15 intorno a 10% scossa del IV a Messina. Il 16 dalle 19" alle 20" varie scosse
del IV e V a Messina seguite da numerose altre del II e III; a 18" 58" si ebbe a Catania
una registrazione sismica in probabile coincidenza con una di quelle avvertite a Messina.
Il 18 a 6" circa terremoto del IV a Messina. Il 21 a 6" 45" terremoto del VI in contrada
Mortara ed Ammalati, del V ad Acireale e S. Venerina, del IV a Milo, del III a Viagran-
de, del II a Zafferana, del I a Catania, Mineo e Maniace; a 7" 5" si ebbe una replica quasi
di uguale intensità ed ancora un’ altra più forte (del VII) a 17" 49" accompagnata da rombo
ed avvertita quasi come la prima nelle diverse località suaccennate. Il 22 a 5" 11®, 13h 28m
18" 34" terremoti intorno al V a Milo, avvertite di III o V a S. Venerina e registrate a
Catania. Il 23 a 2° 45" circa terremoto del IV a Messina ed un altro pure del IV a 24h circa
dello stesso giorno. Il 28 a 19" 6" terremoto del V a Messina, avvertito del IV. a Mileto
e registrato a Catania, Mineo, Taranto e Foggia. Il 31 a 0" 32" scossetta del II a Maniace,
registrata lievemente a Catania.
Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna invisibile per nubi nei giorni
Ti
14, 16, 19, 22, 23, 24, 26, 27 e 28; col C.- C. in calma il 20; con deboli o debolissime
emanazioni di vapori bianchi 1’ 11, 12, 13, 25, 29 e 30; con deboli eruzioni di fumo bianco
il 15, 17 e 21; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 10 e 18. Per il resto del mese
mancano le osservazioni.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. |
Fenomeni geodinamici. — Il 9 a 13" e 13" 30" circa scosse del III e IV a Mes-
sina. Il 15 a 6" 56" registrazione di scossetta a Catania, Mineo e Messina. Il 16 a 7° 15"
ed a 13" 15" circa, il 20 a 20% 45" scosse del IV o V a Messina. Il 22 a I" 30" scossa
del IV o V pure a Messina, registrata a Catania e Mineo. Il 27 a 15° 2" scossetta stru-
mentale a Catania, Mineo e Messina.
Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. -- Etna coperto da nuvole nei giorni 8,
12, 25 e 31: col C. C. in calma il 3, 5, 6 e 27; con deboli o debolissime emanazioni di va-
pori bianchi i giorni 1, 7, 9, 10, 11, 13 e 14, di vapori cenerognoli il 23, 24, 28, 29 e
30; con deboli eruzioni di fumo bianco il 2, di fumo grigio il 4; e con eruzioni di fumo
(1) L’Ing. F. A. Perret che trovavasi al 1° settembre all'Osservatorio Etneo, notò che mentre il C. C. si
manteneva in calma furono avvertite all’ Osservatorio stesso delle scosse discretamente forti e precisamente
alle 6È, alle 6h.30® ed alle 6".50% ed altre due poco prima delle 3°; alle gh.45î il C. C. emetteva uno
sbuffo di fumo.
Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 DA
bianco di mediocre intensità il 21, di fumo grigio il 22 e 26. Il 15 le eruzioni di fumo
bianco, divennero notevoli.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 3, intorno a 20" 45" scossa del IV a Messina; Il 4 a
3% 45" altra pure del IV. Il 17 intorno a 14" ancora un’altra scossa del IV a Messina. Il
20 a 22" 41" lievissima registrazione a Catania. Il 21 a 20" circa scossa del III o IV a
Messina. Il 22 a 13" 7" registrazione sismica a Catania, Mineo e Maniace; il 23 a 8" 1"
altra lieve registrazione nei tre predetti Osservatori; a 14" 45" dello stesso giorno scossa
del III o IV a Messina; altra pure del IV il 26 a 18° circa.
Igio Gennaio —- Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni
1.2.7, 13, 23, 24, 25, 27 e 31; col .C. C. in calma il 28, 29 e 30; con déboli 0 debo-
lissime emanazioni di vapori bianchi o giallognoli il 12, 16, 17, 18, 20, 21 e 22; con de-
boli eruzioni di fumo bianco il 4, 9 e 11, di fumo giallognolo il 5, di fumo grigiastro il
6 e 14: con mediocri eruzioni di fumo bianco il 3 e 8, cenerognolo, il 15 e 26, giallo-
gnolo il 19. Il giorno 10, notevoli eruzioni di fumo oscuro misto a cenere.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 5" 15" ed a 11" 15" circa, scosse del IV
a Messina. Il 20, a 20" 36" scossetta del II a Maniace registrata a Catania e Mineo. Il 22
intorno 4 40% scossa del IV a Messina; a 21" 45" circa scossa del II[ ad Ustica. Il 25
altro forte terremoto ad Ustica, avvertito del V a Palermo, del II a Trapani ed a Termini
Imerese, del I a Catania, Mineo, Maniace e Mileto. Il 30 a 5" 6" lievissima registrazione
a Catania. i
Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 4, 8, 9, 10, 11, 14,
15, 16, 17, 18, 19, 21 e 27; col C. C. in calma il 20: con deboli 0 debolissime ema-
nazioni di vapori bianchi o giallognoli il 2, 3, 5, 6 e 22; con deboli eruzioni di fumo
bianco il 12, grigiastro il 7, giallognolo il 24, 25 e 26; con eruzioni di fumo bianco di
mediocre intensità i giorni 1, 13, 23 e 28. Intorno al 21 ed al 23 eruzione di cenere.
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 15" 20" registrazione di scossetta a Catania, Mi-
neo e Maniace. Il 4 intorno a 14" scossa del IV a Messina. Il 7, a 16" 23", terremoto
nel circondario di Palmi, registrato a Catania, Messina e Mileto. Il giorno 11, scossa del
IV a Messina a 15" 30" circa. Il 12 debole registrazione sismica a Catania intorno a
10° 13". Il 15 a 11” 18" forte scossa a Messina e Reggio Cal., registrata a Catania, Mi-
neo e Mileto. Il 16 a 12" 44" registrazione a Catania, Messina e Maniace. Il 17, a 14. 28"
registrazione in tutti gli Osserv. dell’ Italia meridionale in probabile relazione con una scos-
sa ad Ustica. Il 18 a 6" 11" altro forte terremoto, avvertito del V a Mineo, del IV a Pa-
chino, del III a Modica e Stromboli, del II a Lipari, e Zafferana Etnea : il predetto terre-
moto venne pure avvertito a Caltagirone, Grammichele e Palagonia. Il 19 intorno a 5" 30"
e 14" 30" scosse del IV a Messina. Il 28 a 20" 55" circa altra forte scossa a Messina
preceduta da altre di minore intensità.
Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni 1, 2,5,
6, 13, 14, 15, 16, 18 e 21; col C. C. in calma il 7; con deboli o debolissime emana-
zioni di vapori bianchi o giallognoli il 9, 10, 11, 12 e 19; con deboli eruzioni di fumo
bianco il 3, 4 e 8, di fumo giallognolo il 17; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 20
NECA
24 L. Taffara | MemorIA XVII.]
Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno.
Fenomeni geodinamici. — Il 2, a 8° 14" circa, terremoto del IV a Corleone e Pa-
lermo; il 6 a 12" 36" altro fra il V e VI preceduto da forte rombo e registrato anche a
Catania, Mileto e Taranto. Il 7 intorno a 12" terremoto etneo del Va Milo‘; a 1'8*M6R
dello stesso giorno se ne ebbe un’ altro pure del V a Zafferana Etnea e registrato a Ca-
tania. Il giorno 11 a 3° 42%, 4h 30%, 14% 38% e 15° 10% terremoti etnei avvertiti fra il
HI e IV in tutti i paesi del versante NE dell’ Etna e registrati negli Osservatorii di Cata-
nia Mineo e Maniace. Il 17 a 18" 3" notevole registrazione di scossetta di vicina origine
negli Osservatorii di Catania, Mineo, Maniace e Messina, avvertita fra il II e II a Milo;
altra di minore intensità se ne ebbe a 21" 3" dello stesso giorno negli Osservatorii di Ca-
tania e Messina. Il 23, ebbe luogo lo scoppio dell’ eruzione Etnea del 1910 e quindi con
questa data si chiude il diario dei fenomeni che precedettero la suaccennata eruzione.
Memoria XVIII.
L' Eruzione etnea del 1910.
PARTE SECONDA
S. ARCIDIACONO (1). — Sismologia dell’ Eruzione.
Gli strumenti principali dell’ Osservatorio di Catania che hanno registrato i movimenti
del suolo di cui qui si tratta sono i due seguenti, dei quali qui si indicano le costanti :
Grande sismometrografo.
Massa Kg. 300, Lunghezza m. 25,30.
Componenti registrate: NE-SW e NW-SE.
Ingrandimento 12, 5.
Velocità oraria della carta m. 0,60.
Tempo dell’ oscillazione strumentale 55.
Microsismografo Vicentini.
Massa Kg. 100, Lunghezza m. 1,50.
Componenti registrate : N-S, E-W, Verticale.
Ingrandimento delle tre componenti 70.
Velocità oraria della carta m. 0, 60.
Tempo dell’ oscillazione strumentale delle c. o. 15,2.
Tempo dell’ oscillazione strumentale della c. v. 05,4.
(Entrambi gli strumenti sono senza smorzamento).
Tempo adottato: medio civile (mezzanotte = 0") dell’ Europa centrale ‘di
Greenwich + 1" ).
Nella descrizione dei sismogrammi i tempi sono dati da tre numeri che sono ore,
minuti e secondi, senza le solite indicazioni /, 72, s per semplicità.
Il 18 marzo 1910 fu registrata a Catania, Taranto, Foggia ed Ischia una scossa
che non aveva l’ epicentro nella vicinanza di Catania. Il 19, 20 e 21. Nessuna registrazione
sismica in Catania. Il 22, registrazione di lievissima agitazione d’incerta causa e che 7207
ha componente verticale; la perturbazione dura fino alle ore 4 1/2; quindi si ha calma
fino alle ore 1 */, del 23 in cui cominciano i frequentissimi movimenti, con componente
verticale, connessi alla eruzione, per i quali qui si riferisce l’analisi dei sismogrammi.
Nella Tav. II sono rappresentati i principali sismogrammi del 23 marzo 1910, posti
l'uno a minima distanza dell’ altro per economia di spazio. Per il grande sismometrografo
si dà solamente il tracciato della componente NE-SW, perchè l’altro riuscì così leggero,
che è appena visibile ed è stato impossibile riprodurlo ; inoltre nella riproduzione su zinco
(1) La sistemazione del manoscritto e la revisione delle bozze è stata fatta dall’ assistente dell’ Osserv.
Astrofisico Sig. L. Taffara.
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XVIII. I
9 S. Arcidiacono [Memoria XVIII. |
dell’ ultimo sismogramma non è riuscita nella zincografia la porzione inferiore. Per il mi-
crosismografo Vicentini si è rappresentato soltanto il contorno esterno dei sismogrammi,
essendo impossibile riprodurre le finissime e fitte linee che rappresentano le oscillazioni.
23 Marzo — Microsismografo Vicentini — Sulla N-S a 1.46. 1 inizio di notevole
registrazione di scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime del periodo compl. di circa
15.5 che non superano la 1/2 ampiezza di mm. 0,35 e si mantengono tali sino a 1. 46. 9;
immediatamente dopo questo istante lo strumento riceve un urto brusco per il quale le
1/, ampiezza massima di mm. 32 con periodo
ondulazioni a 1. 46. 17 raggiungono la
compl. di 25,4 la quale ampiezza si riduce a mm. 0,05 a 1.48.57; fra questo istante e 1. 54. 4
esse scompaiono quasi del tutto.
Sulla E-W il sismogramma comincia a 1. 46. 2 e per 65, si hanno perturbazioni pic-
colissime e 2 ondulazioni del periodo compl. di 15,5 le quali non superano la !/, ampiezza
di 0.30; immediatamente dopo 1. 46. 8 un urto brusco porta le ondulazioni alla !/ am-
piezza massima di mm. 26,50 per poi grado grado ridursi a 1.50.40 a mm. 0,05; fra
1.50. 40 e 1.55.06 esse si dileguano quasi del tutto.
Grande sismometrografo — A 1.46.3 sulla NW-SE inizio di registrazione sismica
con due ondulazioni di periodo compl. di circa 25 le quali hanno il tracciato ingrossato
probabilmente per vibrazioni rapide che si sovrappongono; ciò ha luogo per circa 98;
a l. 46. 12 il movimento aumenta un po’ d’intensità, le ondulazioni hanno un tracciato
finissimo, ma irregolare per la interferenza con altre di periodo più breve indeterminabile ;
a 1. 46. 14 esse raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 1, 16 per poi a poco a
poco scomparire quasi del tutto a 1. 49. 35.
Sulla NE-SW il sismogramma comincia a 1. 46. 6 pure con ondulazioni piccolissime del
periodo compl. intorno ai 25 col tracciato ingrossato per il sovrapporsi di vibrazioni secon-
darie di periodo rapido indeterminabile; a 1. 46. 18 si ha la !/, ampiezza massima di
mm. 0. 65 e poi gradatamente scompaiono a 1. 49. 23.
Microsismografo Vicentini -- Fra 1. 55. 46 e 2. 18. 7 sulla verticale si scorgono
appena minimi movimenti; fra 2. 18.7 e 2. 21. 21 si ha la registrazione di una 22 scossetta
con ondulazioni di tracciato irregolare di periodo indeterminabile, le quali a 2. 18. 32 rag-
giungono la 1/ ampiezza di mm. 0. 50. Sulla N-S anche fra 1. 54. 4 e 2. 18.7 si ri-
scontra qualche piccolo gruppo di ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali non ol-
trepassano la 1/2 ampiezza di mm. 0, 25; fra 2. 18.7 e 2. 21. 55 si ha la registrazione
della scossetta con ondulazioni del periodo di 25,4 dapprima piccolissime, poi mano mano
crescenti sino a raggiungere a 2. 18. 18 la !/, ampiezza massima di mm. 4, 95; Sulla
E-W pure si ha la registrazione della scossetta fra 2. 18. 8 e 2. 22. 12 preceduta dei
minimi movimenti in forma di ondulazioni del periodo di 25.4 che non oltrepassano la !/a
ampiezza di mm. 0.35; detta registrazione raggiunge la massima !/, ampiezza a 2. 18. 25
con ondulazioni di periodo di 25,4 in mm. 8,50 e scompaiono dopo diverse alternative.
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW la scossetta è registrata fra 2. 18. 14 e
2.20. 50 con vibrazioni di periodo piccolo indeterminabile che a 2. 18. 41 raggiungono ap-
pena la !/, ampiezza massima di mm. 0,35; e sulla NW-SE la registrazione ha luogo fra
2. 18. 14 e 2. 20. 59 con ondulazioni appena visibili del periodo variabile da 25 (e anche
meno) a 4s di tracciato irregolare che a 2. 18. 38 raggiungono appena la !/, ampiezza
massima di mm. 0, 15.
L’ Fruzione etnea del 1910 3
Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 2. 21. 21 e 2. 54. 34 si riscon-
trano debolissime perturbazioni; e fra 2. 54. 34 e 2. 59. 29 ha luogo la registrazione,
notevole, di una 3% scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 15 scarso che dall’ am-
piezza quasi nulla in principio a 2. 55. 5 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 17.00
per poi gradatamente dileguarsi a 2. 59. 29 restando sempre minimi movimenti appena
percettibili. Sulla N-S la registrazione si svolge fra 2.54. 34 e 3. 12. 53 dapprima al solito
con ondulazioni appena sensibili del periodo compl. di 25, 4 le quali a 2.55, 10 raggiun-
gono la !
/2 ampiezza massima di mm. 41 circa per poi ridursi dopo diverse alternative
an0iio ato. 205da questo istante.e sino ‘a 3. 12° 53 compaiono; ie poco a'poco si di-
leguano, ondulazioni del periodo compl. intorno ai 65 increspate da altre secondarie di
periodo assai più breve indeterminabile. De EW il sismogramma ha principio a 1.54.35
con ondulazioni del periodo compl. di 2S, +4 le quali dapprima sono piccolissime, appena
visibili, mnva subito dopo aumentano rapidamente in ampiezza di modo che a 2. 55. 14 rag-
giungono la '/, ampiezza massima di mm. 54 per poi ridursi a 3.0. 16 a mm. 0,15; a
3. 2. 19 esse scompaiono quasi del tutto, dando luogo ad altre ondulazioni, pare, del pe-
riodo di 65, appena accennate, le quali si dileguano verso le 3. 15. 37.
Grande sismometrografo. — Sulla NW-SE fra 2. 54. 36 e 3. 1.34 ha luogo la re-
gistrazione della scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime appena visibili che crescono
rapidamente in ampiezza sino a raggiungere la !/» ampiezza massima di mm. 8,50 a
2.54. 50 con periodo compl. di quasi 35 le quali a poco a poco scompaiono dopo diverse
alternative. Sulla NE-SW fra 2. 20. 50 e 2. 54. 37 si osserva appena di tanto in tanto qual-
che lievissima perturbazione; fra 2.54. 37 e 3.0.37 ha luogo la registrazione della scos-
setta con ondulazioni del periodo compl. di 35 scarsi le quali cominciano a manifestarsi
dapprima appena visibili, poi subito crescono rapidamente e a 2.55.15 raggiungono la 1/o
ampiezza massima di mm. 6, 75 per poi scomparire a poco a poco e dopo diverse alter-
native nel predetto istante di 3. 0. 37. Tanto nell’una componente quanto nell’ altra l’ on-
dulazioni di tanto in tanto interferiscono con altre secondarie di periodo più breve inde-
terminabile.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W, dopo la scossetta precedente, la cui regi-
strazione ha fine a 3.15.37 si hanno ancora minimi movimenti che a cominciare da 3.42.20
assumono la forma di vere scossette e le principali sono: a) da 3. 42. 20 a 3. 42. 56
con la semi ampiezza massima di mm. 1,00 a 3.42.42 — Dd) da 3.49. 52. a 3. 50. 31
con la '/a ampiezza massima di mm. 2, 50 a 3. 50. 2— A CARO MOI ORARI RISICON
la 1/9 ampiezza massima di mm. 0, 75 a'3. 53. 4 — d) da 3. 54. 53 a 3. 55. 8 con la ‘/,
ampiezza massima 0, 50 a 3. n l—- e) 3. DD. 48 a n 56, 13 con la 1/a ampiezza
massima di mm. 1, 50 a 3. 56 Bi» da 3. 56. 54 a 3. 57. 24 con la !/, ampiezza
massima di mm. 0, 75 a ti Capi — g) da 4. 0. 43 a 4. 1. 28 con la !/s ampiezza mas-
sima di mm. 0,55 a da 1. 6 — 4) da 4. 4. 37 a 4. 5. 17 con la ‘'/e ampiezza massima
di mm. 1, 15 a 4. 4. 45. Le ondulazioni che costituiscono queste registrazioni hanno
il periodo A di 25,4. A 4. 7. 31 inizio di notevole registrazione di una 4* scos-
setta con ondulazioni del periodo compl. di 25, 4 dapprima appena visibili ma subito dopo
aumentano notevolmente di modo che a 4.81 hanno la !/, ampiezza massima di mm. 36,75
per poi ridursi a 4. 10. 34 a mm. 0, 15 per poi risalire a 4. 11. 12 a mm. ll; indi
dileguarsi quasi del tutto a 4. 12. 30 restando minime perturbazioni. Sulla verticale da
2.59. 29 a 3.42. 23 calma quasi perfetta; da 3.42.23 hanno luogo minime pertubazioni che
4 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.]
non superano la 1/, ampiezza di mm. 0, 20 e ciò sino a 4. 7. 33 istante in cui ha inizio
la registrazione di una 48 scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 18 scarso dap-
prima appena visibili poi a 4. 7. 58 raggiungono la !/» ampiezza massima di mm. 13, 85
per ridursi a 4. 8. 17 a mm. 1, 00 e poi risalire a 4. 8. 31 a mm. 11, 25 indi diminuire
a poco a poco e scomparire quasi del tutto verso le 4. 13.3. Sulla N-S pure dalla fine della
precedente scossetta che ha luogo a 3. 12. 53 sino a 3. 42. 20 circa si riscontrano de-
bolissime ed insignificanti perturbazioni; da quest’ultimo istante e sino a 4. 7. 35 le dette
perturbazioni si fanno più sensibili e prendono forma di ondulazioni del periodo di 25,4
che non superano la !/0 ampiezza di mm. 0,50. A 4.7. 35 ha inizio la registrazione della
4a scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali dapprima piccolissime
ed appena visibili, a 4. 8. 2 hanno già raggiunto la !/, ampiezza massima di mm. 29
circa per ridursi dopo varie alternative a mm. 0,05 a 4. 10. 35 per risalire a 4. 11.9 a
mm. 7, 00 per ridiscendere a mm. 0, 10 a 4. 11, 47.
Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW fra 3. 0. 37 istante in cui cessa la regi-
strazione della precedente scossa, sino a 4. 7. 44 si scorgono appena delle deboli ed in-
significanti perturbazioni intorno a 3. 49. 59; a 4. 7. 44 ha principio la registrazione della
4a scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime, poi crescenti, piuttosto rapidamente,
sino a raggiungere a 4. 8. 0 la '/2 ampiezza massima di mm. 3, 25 con periodo com-
pleto variabile da meno di 35 a 65 per poi ridursi ad una frazione di mm. a 4. 10. 18;
fra questo istante e 4.11. 2 si hanno debolissime perturbazioni che sfuggono all’ analisi ;
fra 4. 11. 2 e 4. 12. IS si ha una debolissima ripresa del movimento con ondulazioni di
breve periodo, pare di 2, 5 circa che non oltrepassano la ‘'/, ampiezza di mm. 0, 25. Sulla
NW-SE la registrazione comincia a 4. 7. 46 anch’ essa con ondulazioni in principio piccolis-
sime ed appena visibili, del periodo variabile da quasi 38 a 65, le quali a 4. 8. 8 raggiun-
gono la !/, ampiezza massima di mm. 3, 25 per ridursi grado grado a 0 a 4. 10. 47; in
questo istante il movimento ha una debole ripresa per cui a 4. 11. 12 si ha la ‘/, am-
piezza di mm. 0, 40 circa per scomparire quasi del tutto a 4. 12. 42.
Microsismografo Vicentini.—Sulla E-W fra 4. 13. 38 e 4. 13. 53 si trova una pic-
colissima registrazione con ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali a 4. 13. 45
raggiungono appena la ‘/, ampiezza massima mm. 0,40; una seconda si ha fra 4. 14. 20 e
4. 14. 43 con la ‘/» ampiezza massima di mm. 1, 25 a 4. 14. 22; ed una terza fra
4. 16.32 e 4. 17. 36 conla !/, ampiezza massima di mm. 0,50 a 4. 17. 10. Da 4. 22. 19
a 4. 25. 34 si ha la registrazione di una 52 scossetta con ondulazioni del periodo compl.
di 25,4 le quali sino a 4. 22. 52 si mantengono piccolissime tanto da non sorpassare la
!/, ampiezza di mm. 0, 12; immediatamente dopo le 4. 22. 52 le ondulazioni si rendono
più sensibili e a 4. 23. 14 raggiungono la ‘'/, ampiezza massima di mm. 5, 50 per poi
dileguarsi, pare, verso le 4. 25. 34. Sulla N-S la registrazione ha luogo fra 4. 22. 23 e
4. 25.32 con ondulazioni del periodo compl. medio di 15,8 sino a 4. 22. 49 nel quale
intervallo di tempo non superano la '/, ampiezza di mm. 0, 25; da 3. 22. 49 in poi il
movimento si fa alquanto più sensibile, le ondulazioni assumono il periodo compl. di 25.4
e a 4. 23. 3 raggiungono la ‘'/. ampiezza massima di mm. 1, 00 per poi, a poco a poco
scomparire verso le 4. 25. 32. Sulla verticale la registrazione ha luogo fra 4. 22.28 e
4.26. 15 con lievi perturbazioni a forma di dentini, i quali verso le 4. 22. 16 hanno la ‘/a
ampiezza massima di mm. 0, 25.
Grande sismometrografo — Sulla NE-SW fra 4. 12. 18, fine della precedente regi-
L’ Eruzione etnea del 1910 5
strazione, e 4. 22. 36, principio della registrazione della 52 scossetta, non si scorge nulla di
notevole; a 4. 12. 36 si ha il principio di lievissime perturbazioni, appena visibili, le quali
verso le 4. 23. 16 prendono forma di ondulazioni del periodo compl. di circa 25 e raggiun-
gono nel predetto istante appena la !/, ampiezza massima di mm. 0,10 per poi dileguarsi
a 4. 24. 22.
Sulla NW-SE il principio del sismogramma si ha, pare, a 4. 22. 39 con perturbazioni
assai incerte, le quali mano mano si fanno più sensibili e verso le 4. 23. 12 prendono forma
di ondulazioni piccolissime del periodo compl. di circa 25,25 che nel predetto istante rag-
giungono appena la !/o ampiezza massima di mm. 0, 20 per poi dileguarsi verso le 4. 24, 39.
Microsismografo Vicentini — Sulla E-W fra 4. 28. 37 e 4. 29. 21 si ha una pic-
cola registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 25.4 le quali a 4. 29. 0
raggiungono appena la !/, ampiezza massima di mm. 0, 80.
Poi fra 4. 31. 9 e 4. 33. 43 si ha la registrazione di una 62 scossetta al solito con
ondulazioni del periodo compl. di 25,4 che in principio sono piccolissime, appena visibili
e dopo a 4. 31. 36 hanno già raggiunto la !/, ampiezza massima di mm. 16, 00 per
ridursi a circa 0, 05 al predetto istante di 4. 33. 43. Sulla verticale il sismogramma si
svolge fra 4. 31. 2 e 4. 34. 47 con dentini intercalati da due gruppetti di ondulazioni del
periodo compl. di 15 scarso il più importante dei quali trovasi intorno a 4. 31. 28 ove il
movimento raggiunge la 1/9 ampiezza massima di mm. 1, 35. Sulla N-S il sismogramma
ha luogo fra 4. 31. 4 e 4. 33. 37 con ondulazioni in principio piccolissime del periodo
compl. di 25,4 che a 4. 31. 34 raggiungono la !/» ampiezza massima di mm. 8, 00.
Grande sismometrografo — Sulla NE-SW la registrazione della scossetta ha luogo
fra 4. 31.7 e 4.33. 13 con ondulazioni di periodo breve indeterminabile con la 1/, am-
piezza di mm. 0, 35 a 4. 31. 37. Sulla NW-SE la registrazione ha luogo fra 4. 31.8 e
4.33.34 con ondulazioni dapprima incerte e di periodo indeterminabile, le quali approssi-
mandosi allo istante di 4. 31. 30 prendono forma di ondulazioni del periodo compl. di cir-
ca 25,4 e nel predetto istante raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 0, 40.
Microsismografo Vicentini — - Sulla E-W fra 4. 33. 43, fine della registrazione della
62 scossetta, e 4. 35. 26 si hanno traccie di ondulazioni piccolissime appena visibili, pare
del periodo compl. di 25.
A 4. 35. 26 e sino a 4. 36. 4 han luogo ondulazioni del periodo compl. di 25.4 le
quali non superano la ‘/, ampiezza di mm. 0, 50; a 4. 36. 4 il movimento aumenta in
forza e le ondulazioni a 4. 36. 39 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 11. per
poi, dopo varie alternative, scomparire quasi del tutto a 4. 39. 49. Sulla N-S fra 4. 35. 27
e 4. 36. 13 si hanno ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali raggiungono la !/,
ampiezza di mm. 1,16; a 4.36. 13 il movimento aumenta notevolmente in forza e le
ondulazioni a 4.36.40 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 17,50 per iscom-
parire quasi del tutto a 4. 39. 39. Sulla verticale la registrazione comincia a 4. 35. 34
con ondulazioni dapprima appena visibili del periodo compl. di 15 scarso le quali dopo
varie alternative a 4. 36. 27 raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 6,50 per ri-
dursi a mm. 0, 16 a 4. 37. 11; immediatamente dopo questo istante il movimento riprende
forza e le ondulazioni raggiungono un aliro massimo secondario a 4. 37. 28 con la !/s
ampiezza di mm. 2,65 circa; indi si deprimono e grado grado riducono l’ ampiezza ad
una frazione piccolissima di mm. a 4. 40. 26.
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW fra 4.33. 13, fine della registrazione della
6 S. Arcidiacono | Memoria XVIII.]
precedente scossetta, e 4. 35. 28 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni che
sfuggono alla analise; fra 4. 35. 28 e 4. 36. 13 esse si fanno appena più sensibili, ma
non si possono ancora analizzare; a 4. 36. 13. hanno principio ondulazioni pare di periodo
compl. di circa 25, le quali a +. 36. 31 raggiungono appena la 1/2 ampiezza massima di
mm. 0, 50 per poi scomparire a poco a poco a 4. 28. 43. Sulla NW-SE fra 4. 35. 47 e
4.36. 17 si hanno ondulazioni piccolissime, appena visibili, del periodo compl. pare di 25 a
25,5: a 4. 36. 17 dette ondulazioni, di tracciato irregolare, si fanno più sensibili e a
4. 36. 20 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 1,00 per poi dileguarsi gradata-
mente verso le 4. 39. 22. i
Microsismografo Vicentini.—-Sulla N-S altra registrazione di scossetta fra 4.40.22 e
4. 42. 55 al solito con ondulazioni del periodo compl. di circa 25, 4 le quali a 4. 40. 55
!/, ampiezza massima di mm. 2,75; sulla E-W la registrazione ha luogo
raggiungono la
fra 4. 40. 25 e 4. 42. 17 pure con ondulazioni come le precedenti le quali a 4. 40. 58 rag-
giungono la !/, ampiezza massima di mm. 8,50; sulla verticale la registrazione si svolge
fra 4.40. 26 e 4. 41. 49: da 4. 40, 26 a 4. 40. 51 si hanno dei dentini non più alti di
O.mm 25 ('/, ampiezza); a 4. 40. 51 cominciano ondulazioni del periodo compl. di 15 scarso
le quali a 4. 40. 59 raggiungono la '/, ampiezza massima di mm. 1,25 per ridursi ad una
piccolissima frazione di mm. a 4. 41. 49.
Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW la registrazione ha luogo fra 4.40. 25
e 4.41.26 con perturbazioni in principio appena visibili che poi a poco a poco prendono
forma di ondulazioni del periodo compl. di circa 28,25 che a 4.40.53 raggiungono ap-
pena la !/
, ampiezza di mm. 0.05. Sulla NW-SE la registrazione si svolge fra 4. 20. 25
e 4.41.37 con ondulazioni dapprima piccolissime ed incerte le quali avvicinandosi a 4.40.47
prendendo forma di ondulazioni del periodo compl. di circa 25 e nel predetto istante rag-
giungono la '/, ampiezza massima di mm. 0, 20.
Microsismografo Vicentini. — Sulla N-S si ha la registrazione di un’altra scos-
setta fra +. 43. 43 e 4. 44. 58 con ondulazioni del periodo compl. di 25, 4 le quali a 4. 44.0
ragggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 1,25; sulla E-W la registrazione trovasi
fra 4.43.49 e 4. 46.6 con ondulazioni pure del periodo compl. di 25,4 le quali a 4. 44. 11
!/, ampiezza massima di mm. 5,50; sulla verticale la registrazione ha
raggiungono la
luogo fra 4. 43. 50 e 4. 45. 23 con perturbazioni in forma di dentini che a 4. 44. 13 ar-
rivano alla !/, altezza massima di mm. 0, 40.
Grande sismometrografo.— Sulla NE-WS la registrazione si svolge fra 4. 43.53 e
4. 44. 25 con lievissime perturbazioni che sfuggono all’ analise le quali verso le 4. 44. 5
raggiunge la '/, ampiezza massima di mm. 0, 10. Sulla NW-SE la registrazione si riscontra
/
fra 4. 43. 53 e 4. 44. 23 con perturbazioni alcune delle quali in forma di ondulazioni pic-
colissime del periodo compl. di circa 25 le quali a 4. 44. 10 raggiungono la !/, ampiezza
massima di mm. 0, 15.
Microsismografo Vicentini. — Altra registrazione di scossetta si ha sulla N-S fra
4.46.40 e 4, 47. 57 con le solite ondulazioni del periodo compl. di 25, 4 le quali a 4. 46. 58
!/, ampiezza massima di mm. 1,25; sulla E-W la registrazione si ha fra
raggiungono la
4. 46.44 e 4.48. 27 con la ‘/, ampiezza massima di mm. 3, 50 a 4. 47.19; sulla verti-
cale la registrazione ha luogo fra 4. 46. 47 e 4. 47. 59 con lievissime perturbazioni in forma
di dentini, i quali a +4. 47.19 raggiungono appena la ‘/, ampiezza massima di mm. 0,25.
Grande sismometrofrafo. — Sulla NW-SE la registrazione si ha fra 4. 46. 49 e
L’ Eruzione etnea del 1910 7
4. 47. 35, con ondulazioni appena visibili, pare del periodo compl. di 28 circa, le quali a
4.47.15 raggiungono appena la !/, ampiezza massima di mm. 0,05. Sulla NE-SW la re-
gistrazione ha luogo fra 4. 46. 52 e 4.47.33 con perturbazioni appena visibili che sfuggono
all’ analisi, le quali a 4. 47. 17 raggiungono appena la 1/» ampiezza massima di mm. 0,05.
Microsismografo Vicentini. — Altra registrazione di scossetta si ha sulla N-S fra
4. 50. 3 e 4. 53. 47 con ondulazioni sempre del periodo compl. di 25, 4 le quali sino a
4. 50. 45 si mantengono piccolissime, da non superare la 1/, ampiezza di mm. 0,20; im-
mediatamente dopo le 4. 50. 45 il movimento aumenta sensibilmente e le ondulazioni a
4, 51. 8 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 8, 75 per poi scomparire quasi
del tutto a 4. 53. 47. Sulla E-W fra 4. 50. 14 e 4. 50. 48 si hanno ondulazioni del pe-
riodo compl. di 25, 4 che a 4. 50. 24 raggiungono la 1/» ampiezza di mm. 1,50: imme-
diatamente dopo le 4. 50. 48 le ondulazioni crescono rapidamente in ampiezza e a 4.51.10
raggiungono la ‘'/° ampiezza massima di mm. 18,00 a 4. 53. 6 detta ampiezza si annulla
quasi del tutto ; poi fra 4.53.19 e 4. 53. 47 si ha una debole ripresa del movimento per
la quale le ondulazioni a 4. 53. 31 arrivano alla !/, ampiezza di mm. 0,85. Sulla verticale
fra 4. 50. 8 e 4. 50. 50 si hanno ondulazioni piccolissime, appena visibili, pare, del pe-
riodo compl. di 15 scarso; a 4. 50. 50 il movimento si fa più sensibile e le ondulazioni
a 4. 51. 12 raggiungono la */, ampiezza massima di mm. 1,20 per poi ridursi ad una
piccola frazione di mm. a 4. 52. 47.
Grande sismometrografo. —- Sulla NW-SE la registrazione si svolge fra 4.50.41
e 4. 51.25 con un gruppetto fusiforme di ondulazioni del periodo compl. di 25 le quali a
4, 51. 5 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 0,40; sulla NE-SW la registra-
zione si ha fra 4. 50. 47 e 4. 51. 34 con ondulazioni di tracciato irregolare di periodo
indeterminabile, le quali a 4. 51. 8 raggiungono la 1/ ampiezza massima di mm. 0,35.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 4. 53. 47, fine della registrazione
della precedente scossetta, e 4. 55. 31, si hanno ondulazioni appena visibili, le quali però
sono ben distinte fra 4. 54. 34 e 4. 55. 7 e a 4. 54. 44 raggiungono la 1/a ampiezza di
mm. 1,00. A 4. 55. 31 si ha il principio della registrazione di un’ altra scossetta con on-
dulazioni del periodo compl. di 25, 4 le quali a 4. 55. 56 raggiungono la '/, ampiezza
massima di mm. 9,50 la quale a poco a poco e dopo varie alternative si riduce a circa
mm. 0,05 a 4. 58. 12. Sulla N-S fra 4. 53. 47, fine della registrazione della precedente
scossetta, e 4. 55. 30 si hanno minime ondulazioni che non superano la !/, ampiezza di
mm. 0,16; a 4. 55. 30 ha principio la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni
!/, ampiezza
al solito del periodo compl. di 25,4 le quali a 4. 55. 57, raggiungono la
massima di mm. 6,50 per diminuire a poco a poco e dopo varie alternative scomparire
quasi del tutto a 4. 58. 25.
Sulla verticale fra 4. 52. 47 e 4. 58. 25 si hanno continue perturbazioni che non ar-
rivano alla !/, ampiezza di mm. 0,25; da 4. 55. 25 a 4. 58. 56, si ha la registrazione
della scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 15 le quali dopo varie alternative
raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 1,50.
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW fra 4.51.34, fine della registrazione della
precedente scossetta, e 4. 55. 29 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni ; a
4. 55. 29 ha inizio la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni di tracciato ir-
regolare con periodo indeterminabile le quali a 5. 55. 53 raggiungono appena la !/, am-
piezza massima di mm. 0,40 per iscomparire quasi del tutto a 5.50.39. Sulla NW-SE il
8 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.]
sismogramma ha luogo fra 4.55. 28 e 4.56.50 con un gruppo fusiforme di ondulazioni
del periodo compl. pare di 25 le quali a 4.55.56 raggiungono appena la !/, ampiezza
massima di mm. 0, 50. Fra il principio di questa registrazione e la fine della precedente,
si hanno minime perturbazioni che sfuggono all’ analisi.
Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale a 4.58.56 inizio di notevole regi-
strazione di scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 15 scarso, le quali dopo varie
alternative a 4.59.19 raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 13,50 per ridursi a
4.59. 44 a 0; immediatamente dopo le 4. 59. 44 il movimento aumenta nuovamente e
dopo diverse alternative raggiunge un altro massimo secondario a 5.0.39 con la ‘/, am-
piezza di mm. 4,60 per poi a poco scomparire quasi del tutto, dopo diverse alternative
a 5.3. 14. Sulla N-S il sismogramma comincia a 4.58.57 con ondulazioni del periodo
compl. di 25,4, dapprima piccolissime poi rapidamente crescenti, tanto che a 4. 59. 29 rag-
giungono la !/, ampiezza massima di mm. 40 per ridursi, dopo diverse alternative, a
mm. 0,20 a 5.3. 25. Salla E-W la registrazione ha luogo da 4.58.58 a 5.3.42 con on-
dulazioni del periodo compl. di 25, 4 le quali, dapprima piccolissime, crescono rapidamente
in ampiezza in modo che a 4.59. 25 raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 33,00,
per ridursi a 5.0.4 a mm. 0, 16; subito dopo le 5.0.4 le ondulazioni crescono nuova-
mente e a 5. 0.38 raggiungono un altro massimo secondario con la ‘/, ampiezza di mm. 22
circa per poi ridursi a 5. 3.42 a mm. 0,05.
Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW la registrazione ha luogo fra 4.59. 4 e
5. 2. 53 con ondulazioni del periodo, pare, di circa 38 interferenti con altre di periodo
assai più breve indeterminabile, le quali a 4. 59. 20 raggiungono la !/a ampiezza massima
di mm. 5, 65 per dileguarsi quasi del tutto verso le 5. 3. 38. Sulla NW-SE il sismogram-
ma ha pure principio a 4. 59.4 con ondulazioni di tracciato irregolare, dapprima picco-
lissime e pare di periodo compl. di circa 25 a 35 le quali a 4.59. 29 raggiungono la ‘/a
ampiezza massima di mm. 4, 20 per poi deprimersi e a poco a poco scomparire quasi del
tutto verso le 5. 3. 34.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W da 5. 3. 42, fine della registrazione della
precedente scossetta, a 5.5. 59 si hanno ondulazioni del periodo compl. di 75,5 le quali
non superano la 1/> ampiezza di mm. 0, 16; fra 5. 5. 29 e 5. 5. 54 si ha una piccola re-
gistrazione con ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali a 5. 5. 38 raggiungono la
1/, ampiezza massima di mm. 1, 10. Fra 5. 5. 54 e 5. 6. 24 si hanno altre piccole ondu-
lazioni che non superano la ‘!/, ampiezza di mm. 0,20 di periodo intorno ai 25; a 5. 6. 24
ha principio la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 25,4
le quali a 5. 6. 34 raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 3,50 per ridursi quasi
a 0 a 5. 7. 16. Sulla N-S da 5. 3. 25, fine della registrazione della precedente scossetta, a
5. 5. 14 si hanno ondulazioni del periodo compl. di 75,50 che non superano la ‘/, ampiezza
di mm. 0,30 increspate da altre secondarie di periodo più breve indeterminabile; a 5.5.14
entrano ondulazioni, sovrapponendosi alle precedenti, del periodo compl. di 25 le quali a
5. 6. 23 raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 0,80, per poi diminuire gradata-
mente senza potersi determinare l'istante in cui esse scompaiono. Sulla verticale da 5.3. 14
a 5.7.46 si hanno minimi movimenti che non superano la ‘/, ampiezza di mm. 0, 25
in forma di piccolissime ondulazioni, pare del periodo compl. di 18 scarso, le quali a
5. 7. 46 si dileguano del tutto.
Grande sismometrografo. — Sulla NW-SE fino a 5. 3. 34 si hanno movimenti ap-
L’ Eruzione etnea del 1910 )
pena visibili, in qualche punto in forma di ondulazioni del periodo compl. di circa 3; fra
5.6. 21 e 5. 6. 53 si ha una lievissima registrazione con ondulazioni del periodo compl.
di 2s le quali a 5. 6. 34 raggiungono appena la !/, ampiezza massima di mm. 0, 16. Sulla
NE-SW fra 5.2. 38, fine della precedente registrazione, e 5. 7. 57 non si scorge nulla
di notevole.
Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale a 5. 7. 46, principio di perturbazioni
dapprima lievissime, poi mano mano crescenti in ampiezza sino a manifestarsi ondulazioni
del periodo compl. di 15 scarso, le quali a 5. 8. 21 raggiungono la !/, ampiezza massima
di mm. 1, 25 per poi dileguarsi a poco a poco e dopo diverse alternative a 5. 12. 1. Sulla
N-S il principio della registrazione ha luogo a 5. 7. 52 con ondulazioni del periodo compl.
di 25,4, dapprima piccolissime poi mano mano crescenti sino a raggiungere a 5. 8. 16 la
1/a ampiezza massima di mm. 10,00 per ridursi a mm. 0. 25 a 5.9. 35; fra 5.9. 35 e
5.9. 53 si ha una debole ripresa del movimento per la quale le ondulazioni a 5.9. 43
raggiungono la ‘!/» ampiezza di mm. 0, 75. Sulla E-W la registrazione ha principio a 5.7.55
con ondulazioni al solito del periodo compl. di 25,4 le quali sono dapprima assai piccole
ma poi a 5. 8.20 raggiungono la '/, ampiezza massima di mm. 17, 25 per ridursi quasi
PLOT 30:
Grande sismometrografo.-- Sulla NW-SE la registrazione della scossetta ha luogo
fra 5.7. 57 e 5. 10. 10 con ondulazioni dapprima incerte ed appena visibili, poi, mano mano
che si avvicinano a 5. 8. 28 discretamente visibili e pare con periodo compl. di poco più
di 25; in questo ultimo istante raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 0, 50. Sulla
NE-SW la registrazione si svolge fra 5. 7.59 e 5.9. 30 con ondulazioni di tracciato irre-
golare e periodo, indeterminabile, le quali a 5. 8. 30 raggiungono ia !/, ampiezza massima
dimm. 0,39.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 10. 30, fine della precedente regi-
strazione e 5. 11. 19, si hanno alcune ondulazioni, appena accennate che non superano
la !/, ampiezza di mm. 0, 15; fra 5. 11. 19 e 5. 11. 52 si ha la registrazione di una scos-
setta con ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali a 5. 11.30 raggiungono la !/,
ampiezza massima di mm. :2, 00. Sulla N-S fra 5. 9. 53, fine della precedente registrazione
e 5. 13. 16 si hanno ondulazioni del periodo di circa 7.50 increspate da altre secondarie
di periodo assai più breve; attorno a 5. 11. 17 si hanno due ondulazioni del periodo compl.
di 28 che raggiungono la ‘/, ampiezza di mm. 50. Sulla verticale in corrispondenza dei
superiori istanti si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni e verso le 5. 11.6 un
dentino dell’ altezza di mm. 0, 15.
Grande sismometrografo. — In corrispondenza dei precedenti istanti non si riscon-
5 È P
tra quasi nulla di notevole.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. LI. 52, fine della precedente regi-
strazione, e 5. 13. 20, si hanno, specialmente in principio, piccolissime ondulazioni del pe-
riodo compl. di 25 4. Fra 5. 13. 20 e 5. 15. I si ha la registrazione di un'altra scossetta
con ondulazioni del periodo compl. di 25,4, dapprima piccolissime, poi mano mano crescenti,
sino a raggiungere a 5. 13. 46 la '/, ampiezza massima di mm. 10,50. Sulla N-S la regi-
strazione si ha fra 5. 13. 16 e 5. 14. 19 con ondulazioni del periodo compl. di 25,4 dap-
prima piccolissime, poi gradatamente crescenti sino a raggiungere a 5. 13. 41 la !/, ampiezza
massima di mm. 4. 40. Sulla verticale la registrazione si ha fra 5. 13. 11 e 5. 19. 20 con
ondulazioni che in sul principio hanno la forma di dentini i quali a poco a poco si tra-
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XVIII. 2
10 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.]
sformano in ondulazioni del periodo compl. di 18 scarso che a poco a poco scompaiono
quasi del tutto nel predetto istante di 5. 19. 20.
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW la registrazione si svolge fra 5.13.23 e
5. 14. 30 con ondulazioni di tracciato irregolare delle quali non si possono calcolare gli
elementi; esse a 5. 13. 50 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 0, 30 circa ; sulla
NW-SE la registrazione si ha fra 5. 13. 25 e 5. 15. 14 con ondulazioni piccolissime del pe-
riodo di circa 25 le quali a 5. 13. 53 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 0, 30.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 15. 48 e 5. 16. 19 si ha una lieve
registrazione di scossetta sempre con ondulazioni del periodo compl. di 25,4, le quali a
5. 16. 1 raggiungono la */ massima di mm. 2. Sulla N-S intorno a 5. 15. 50 si hanno due
ondulazioni del periodo compl. di circa 25, 4 con la !/ ampiezza di mm. 0, 40 precedute
e seguite da altre minime ondulazioni del medesimo genere, interferenti con altre, pure,
del periodo compl. di 75,50 già precedentemente riscontrate.
Sulla verticale in corrispondenza della superiore registrazione, si hanno debolissime
ed insignificanti perturbazioni le quali, del resto si riscontrano quasi sempre tra una scos-
setta e l’altra.
Grande sismometrografo. -- Sulla NE-SW e NW-SE nulla di notevole si riscontra
in corrispondenza della superiore registrazione, i due tracciati però sono lievissimamente
perturbati.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 16. 19, fine della precedente regi-
strazione e 5. 17. 40, si hanno al solito lievissime ed insignificanti perturbazioni, alcune
delle quali in forma di piccolissime ondulazioni del periodo compl. di circa 25. Fra 5. 17. 40
e 5. 18. 21 si ha la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni del periodo compl.
di 25, 4 le quali, dapprima piccolissime, crescono gradatamente sino a 5. 17. 55 nel quale
istante hanno la ‘/, ampiezza massima di mm. 2, 16. Sulla N-S la registrazione ha luogo
a 5. 17. 44 intorno al quale istante si hanno due ondulazioni della ‘/, ampiezza di mm. 0, 50
col periodo compl. di 25, 4 precedute e seguite da altre perturbazioni delle quali non si
possono calcolare gli elementi. Sulla verticale in corrispondenza della superiore registra-
zione, si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni.
Grande simometrografo. -- Nulla di notevole in entrambe le componenti NE-SW
e NW-SE
Microsismografo Vicentini. —Sulla E-W fra 5. 18. 21 fine della precedente registra-
zione e 5. 19.2 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni; a 5. 19. 2 cominciano
a manifestarsi appena ondulazioni del periodo compl. di 25,4 che si mantengono picco-
lissime sino a 5. 19. 14; immediatamente dopo questo istante le ondulazioni crescono e a
5. 19. 28 raggiungono la ‘/, ampiezza massima di mm. 1, 60 per ridursi quasi a 0 a
5. 19. 40. Sulla N-S a 5. 19. 16 si ha un’ondulazione della ‘/, ampiezza di mm. 0, 35
del periodo compl. di circa 3° preceduta e seguita da altre assai più piccole. Sulla verti-
cale fra 5. 19. 20 e 5. 20. 22 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni, alcune
delle quali in forma di ondulazioni, pure del periodo compl. di 15 scarso.
Grande sismometrografo. — Neanche in corrispondenza di questa scossetta regi-
strata dal Vicentini, si trova cosa degna di nota in questo strumento.
Microsismografo Vicentini. — Fra 5.19.40, fine della precedente registrazione, e
5. 20.0 si scorgono appena piccolissime ondulazioni, pare del periodo compl. sempre di
9)S
2°, 4; a 5. 20.0 ha principio la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni pure
L’ Eruzione etnea del 1910 Ll
del periodo di 25, +4 le quali a 5. 20. 7 raggiungono la 1, ampiezza di mm. 1, 75 per ri-
dursi a mm. 0, 16 a 5. 20. 25; immediatamente dopo questo istante il movimento riprende
forza e le ondulazioni a 5. 20. 49 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 5, 00 per
depritnersi a poco a poco e scomparire quasi del tutto a 5. 22. 1. Sulla N-S a 5. 19. 52 si
osserva un rinforzo del movimento preesistente, per il quale le ondulazioni del periodo
compl. di 25,4, dopo diverse alternative a 5. 20. 38 raggiungono la ‘/, ampiezza massima
dei eo ide iguasita 0a 5251 Sulla verticale. travo. 220722 e bi 2153
si scorgono perturbazioni assai leggiere in forma di dentini che non superano la !/, am-
piezza“di imm, 0:25.
Grande sismometrografo.— Sulla NW-SE la registrazione ha luogo fra 5. 20. 26 e
5.21.41 con ondulazioni piccolissime, appena visibili, del periodo compl. pure di circa 2° le
1/, ampiezza massima di mm. 0,25. Sulla NE-SW
quali a 5. 20. 47 raggiungono appena la
la registrazione ha luogo fra 5. 20. 27 e 5. 21.28 con ondulazioni piccolissime, di tracciato
irregolare delle quali non si possono calcolare gli elementi e che a 5.20. 55 raggiungono
appena la */, ampiezza massima di mm. 0, 10.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 22. 1, fine della precedente regi-
strazione, a 5. 22. 44 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni; a 5. 22. 44 ha
principio la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni piccolissime del periodo
compl. di 2%,4 le quali gradatamente crescono sino a 5.23.8 nel quale istante hanno la ‘/,
ampiezza massima di mm. 3, 60 per ridurla quasi a 0 a 5. 23. 43. Sulla N-S la registra-
zione ha luogo fra 5. 22. 40 e 5. 23. 28 con ondulazioni del periodo compl. di 2°, 4 le
quali a 5. 22.57 hanno la '/, ampiezza massima di mm. 1,50; detta registrazione, sin
dalla fine della precedente, è preceduta da minime ondulazioni che non vanno oltre la 1/,
ampiezza di mm. 0, 15. Sulla verticale, in corrispondenza della predetta registrazione si
osserva un rinforzo lievissimo del movimento preesistente con ondulazioni probabilmente
del periodo compl. di 1° scarso.
Grande sismometrografo. — Sulla NW-SE la registrazione si trova fra 5.22.53 e
5. 23.31 con ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo compl. di 2°, le quali a
5. 23. 10 raggiungono appena la !/, ampiezza massima di mm. 0, 16. Sulla NE-SW la
registrazione si ha fra 5. 22. 57 e 5. 23. 29 con perturbazioni lievissime che non si pos-
sono analizzare.
-
Microsismografo Vicentini. — Fra 5.23.43, fine della precedente registrazione e
5. 24. 17 si osservano ancora piccolissime ondulazioni del periodo compl. di 2°,4; a 5. 24. 17
comincia la registrazione di un’ altra scossetta, sempre con ondulazioni del periodo compl.
di 25,4 le quali a 5. 24. 30 raggiungono la '/, ampiezza massima di mm. 0,90 e ridursi
‘
quasi a 0 a 5. 25. 2. Sulla N-S pare che la registrazione cominci a 5. 24. 1 con ondula-
zioni piccolissime del periodo compl. di 25,4 le quali a 5. 24. 23 raggiungono la !/, am-
piezza massima di mm. 0,35 per ridursi quasi a 0 a 5. 24. 46. Sulla verticale, in corri-
spondenza della superiore registrazione si hanno minime ondulazioni del periodo di 15 scarso.
Grande sismometrografo. — Su entrambe le componenti NE-SW e NW-SE si
scorgono appena, in corrispondenza della superiore registrazione, lievissime perturbazioni
che sfuggono all'analisi.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 25. 2, fine della precedente regi-
strazione, e 5. 25. 31 si osservano appena ondulazioni piccolissime, la cui ampiezza non si
può misurare; a 5. 25.31 comincia la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni
t2 i S. Arcidiacono [MemorIA XVIII. |
al solito del periodo compl. di 25, 4 le quali a 5. 25. 50 raggiungono la ‘'/, ampiezza di
mm. 2,00 per ridursi a mm. 0, 10 a 5. 26. 4. Sulla N-S la registrazione comincia, pre-
ceduta al solito da minime ondulazioni, a 5. 25. 22 con ondulazioni del periodo compl. di
2s, 4 le quali a 5. 25. 40 raggiungono la !/, ampiezza massima di mm. 0,70 per ridursi
quasi a 0 a 5. 25. 57. Sulla verticale si hanno lievissime ed appena visibili perturbazioni.
Grande sismometrografo. -- Neanche la precedente scossetta trova la corrispon-
dente registrazione in questo strumento.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W a 5. 26. 12 principio di notevole regi-
strazione di scossetta con ondulazioni del periodo compl. di 25,4 le quali dapprima picco-
lissime non più ampie di mm. 0, 20, a 5. 26. 45 raggiungono la ‘!/, ampiezza massima di
mm. 38 per ridursi a 5.27.51 a mm. 17,30 per aumentare nuovamente e raggiungere a
5.28.31 un altro massimo secondario di mm. 32 ('/, amp.) per poi diminuire gradata-
mente e ridursi quasi a 0 a 5.31. 30. Sulla N-S il sismogramma comincia a 5. 26. 10
pure con ondulazioni piccolissime del periodo compl. di 25,4, le quali a 5. 26. 3+ raggiun-
gono la 1/, ampiezza massima di mm. 11,40 per ridursi a 5. 27. 57 a mm. I, 40; indi
aumentano nuovamente e a 5. 28. 21 raggiungono un massimo secondario di mm. 16
(!/, amp.) per poi diminuire a poco a poco e dopo varie alternative ridursi quasi a 0 a
5.31.19. Sulla verticale il sismogramma comincia a 5. 26.8 dapprima con ondulazioni ap-
pena visibili del periodo compl. di 15 scarso, le quali in modo piuttosto rapido aumentano
e a 5. 26.36 raggiungono la '/, ampiezza massima di mm. 10,50 per iscomparire quasi
totalmente, dopo varie alternative, a 5.31. 27.
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5.31. 30, fine della precente registra-
zione, e 6. 7. 20 si ha una serie quasi continua di registrazioni di scossette con ondula-
zioni, nella più gran parte, di periodo completo pendolare di 25,4 e cioè: 1°) fra 5. 32. 30
e 5. 33. 36 con ‘la ‘/, ampiezza massima di mm. 3,50 a 5. 33. 2. 20) fra 51/39325-Ee
34. 43 con una !/, ampiezza massima di mm. 2,00 a 5. 34. 13; 3°) fra 5. 36. 16.e
5.37.12 con ‘/, ampiezza mass. di mm. 5,00 a 5.36. 38; 4°) fra 5.341 244089500
con '!/, ampiezza mass: di mm. 4, 00 a 5.37. 32; 5°) fra5. 39. 10%e 5: 99459Xconb
VI
ampiezza massima di mm. 3,23 a 5.39.27; 6°) fra 5. 40. 11 e 5. 41. 2 con la !/s ampiezza
massima di mm. 3,65 a 5. 40. 32; 7°) fra 5. 41. 25 e 5. 41. 53 con la !/, ampiezza massima
di mm. 1,75 a 5. 41. 31; 8°) fra 5. 42. 34 e 5. 43. 5 con la '/, ampiezza massima di
mm. 2, 25 a 5. 42. 52; 90°) fra 5. 43. 26 e 5. 44. 12 con la ‘/, ampiezza massima di
mm. 3,16 a 5. 43. 55; 10°) fra 5. 44. 39 e 5. 45. 9 con la !/, ampiezza massima di mm. 1
a 5.44.49; 11°) fra 5. 46. 2 e 5. 47. 28 con la !/, ampiezza massima di mm. 6, 25 a
1
46. 32; 12°) fra 5. 47. 56 e 5. 49. 8 .con la ‘/, ampiezza massima di mm. 2,80 a
5. 48. 30; 13°) fra 5. 49. 26 e 5. 50. 13 con la ‘/, ampiezza massima dimm, 1693
5. 49. 52; 14°) fra 5. 50. 32 e 5. 51. 18 con la !/» ampiezza massima di mmi-400%a
5. 50. 55; 150) fra 5. 52. 6 e 5. 52. 48 con la 1/3 ampiezza massima di mm. 2, 90 2.5. 22. 18;
16°) fra 5.53.6 e 5.53. 26 con la ‘/, ‘ampiezza massima di mm. 1,00 a-5.53.1I9E6zo)
fra 5.54. 28 e 5. 54. 55 con la ‘/, ampiezza massima di.mm. 1,50: a 5.54..37;7185)}ira
5.55. 1 e 5.55.31 con la !/, ampiezza massima di mm. 1,35 a 5. 55.8; 19°) fra 5. 55. 38
e 5.56.3 con la 1/a ampiezza massima di mm. 1,25 a 5. 55. 48; 20°) fra 5-57. te 907890
con la */» ampiezza massima di.mm..1,25 a 5.57.19; 21°) fra (5.58: 170e 5. .584osicon
la '/, ampiezza massima di mm. 1,60 ‘a 5. 58. 41; 22°) fra 5.59. 40 e 6.0. 32 con la 1/a
ampiezza massima di mm. 2,50 a 6.0.1; 23°) fra 6.0. 59 e 6. 1. 25 con la ‘/, ampiezza
L’ Fruzione etnea del 1910 3
DR
massima di mm. 1,90 a 6. 1.13; 240) fra 6.1.25 e 6. 2.10 con la 1/9 ampiezza massiina
di mm. 1,60 a 6. 1. 50; 25°) fra 6.2. 10 e 6. 3. 14 con la ‘/a ampiezza massima di mm.
IDO 0g 20) tra 6.9, pote 6.4, 12c0n ‘lar a ampiezza*massima di mn, 190
a 6.4.2; 27°) fra 6.4. 12 e 6. 4. 38 con la !/, ampiezza massima di mm. 1,00 a 6.4. 21;
280) fra 6. 6. 6 e 6. 6. 28 con la ‘/, ampiezza massima di mm. 0,75 a 6. 6. 23; 29°) fra
6. 6. 28 e 6. 6. 46 con la '/, ampiezza massima di mm. 1,25 a 6. 6. 37; 300) fra 6. 6. 46
e 6. 7. 20 con la !/, ampiezza massima di mm. 1,00 a 6. 6. 55. Notiamo che fra una
scossetta e l’altra lo strumento non sta quasi mai fermo, ma registra sempre ondulazioni
del periodo di 25,4 che talvolta raggiungono la '/, ampiezza di mm. 0,25. Sulla N-S fra
5.31. 19, fine della precedente registrazione e 6. 7. 21 si hanno pure moltissime registra-
zioni di scossette, cioè: una 1a fra 5. 36. 14 e 5. 36. 58. con l'ampiezza massima di mm.
IRRORAto ORO 30560 7 UNA 2 RESI a ra oto rv 209, 7 0 con ampiezza mas:
sima di mm. 1,00 a 5. 37. 34; una 3® ha luogo fra 5. 39. 13 e 5. 39. 44 con un’am-
piezza massima di mm. 0, 85 a 5. 39. 18 e 5. 39. 25; una 44 si ha fra 5. 40, 106 5. 40. 42
con un’ ampiezza massima di mm. 0,90 a 5. 40. 34; una 52 fra 5. 41. 16 e 5. 4l. 39
con un’ ampiezza massima di mm. 0,50 a 5. 41.28; una 6 fra 5. 42. 24 e 5. 42. 27 con
un’ ampiezza massima di mm. 0,60 a 5. 42. 42; una 7% fra 5.43. 40 e 5. 43. 59 con una
Ampiezza massima. di mm. 0,70 a05.713.0927 una 8* Îlla 5.49.03 e 5.47, 9 con un'am-
piezza massima di mm. 1,65 a 5. 46. 22; una 92 fra S. 48. 16 e 5. 49. 1 con un’am-
piezza massima di mm. 0,50 a 5. 48. 27; una 10* fra 5. 50. 31 e 5. 51. 44 con una am-
piezza massima di mm. 1,00 a 5. 50. 47; una lla fra 5. 51. 54 e 5. 52.31 con una am-
piezza massima di mm. 0, 65 a 5. 52.9; una 12? intorno a 5. 56. 35 con una ampiezza
massima di mm. 0,50 nel medesimo istante; una 13a si ha fra 5. 58. 25 e 5. 58. 49 con
una ampiezza massima di mm. 0, 35 e 5. 58. 39; una I4a si ha fra 5. 59.35 e 6.0. 22
conunatampiezza massima di mn. 0,597 i 09722 etna dos fra 0.0.2 6,3, 17 con
una amipiezza massima di mm. 0,30 a 6. 1..3; una 16* fra 6. 3. 39 e 6. 4. 29 con una
ampiezza massima di mm. 0,50 a 6.3. 54; una 17a fra 6. 5.59 e 6. 7. 5 con un’am-
piezza massima di mm. 0,25 a 6. 6. 35. Sulla verticale fra 3.31. 27, fine della precedente
registrazione e 6. 7.19 si hanno minime e continue perturbazioni consistenti in ondulazioni
assai piccole di periodo strumentale, cioè 18 scarso. Notiamo le più cospicue, cioè : una 1°
ipa 00 N05 9882/ con ampiezza Mmiassima ‘di'min.. 01254 ar9-.36, (05 una 2 tra
D. 990% et9.40..40 Con un'ampiezza ‘massima, di mm. 0,20 a-5.39.32:; une S* fra
5. 45.55 e 5. 48. 22 con una ampiezza massima di mm. 1,65 a 5. 46. 18. Notiamo che
fra una registrazione e l’altra su tutte e tre le componenti si trovano sempre delle minime
registrazioni di ondulazioni di periodo pendolare, cioè di 25,4 sulla E e N e di 15 scarso
nella verticale.
Grande Sismometrografo. — Sulla NE-SW fra 5. 29. 10 e 5. 46. 5 si hanno de-
bolissime ed appena visibili perturbazioni che non si possono sottoporre ad analisi. Da
5. 46. 5 a 5. 46. 40 si ha la registrazione di una scossetta, detta registrazione è così debole
che non si può determinare il massimo. Altra scossetta si ha registrata assai debolmente
fra 5. 50. 40 e 5. SI. 13 con ondulazioni piccolissime, di tracciato irregolare, di periodo,
pare, di 25,5 circa, le quali a 5. 50. 58 raggiungono appena la ampiezza mass. di mm. 0, 10.
Altra scossetta si ha registrata fra 5. 51. 52 e 5. 52. 35 con piccolissime perturbazioni
che sfuggono dall’ analisi. Altra registrazione ha luogo fra 5. 59. 49 e 6. 0. 35 anch'essa
debolissima che non si può analizzare. Sulla NW-SE si ha una debolissima registrazione
la
14 S. Arcidiacono
| Memoria XVIII.]
fra 5. 46. 5 e 5. 47. 6 della quale non si possono calcolare gli elementi. Altra appena
visibile* fraso.. 90. 4969912,
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W a 6. 7. 20 ha principio una notevole re-
gistrazione di scossetta con ondulazioni al solito del periodo di 25,4 le quali dapprima
sono piccolissime, ma che subito dopo aumentano di ampiezza rapidamente di modo che
a 6.7.46 raggiungono la semiampiezza di mm. 47 per poi diminuire a poco a poco e ri-
dursi quasi a 0 a 6. 12. 32 fra 6. 13. 21 e 6. 13. 46 si ha una debole registrazione di scos-
setta, sempre con ondulazioni di periodo di 25, 4 le quali a 6. 13. 40 hanno |’ ampiezza
di mm. 0, 85; fra 6. 13. 46 e 6. 14. 10 si ha un’ altra debole registrazione di scossetta
con un massimo di mm. 0, 90 a 6. 13. 55. Intorno a 6. 14. 31 si ha un gruppetto di
3 ondulazioni che non superano | ampiezza di inm. 0, 30. Altra lieve registrazione di
scossetta si ha fra 6. 15. 28 e 6. 15. 50 con un’ ampiezza massima di mm. 0, 35.a
6. 15.39; altre lievi registrazioni si hanno intorno a 16. 16.18 e 16. 16. 37 nei quali istanti
le ondulazioni raggiungono appena rispettivamente l’ ampiezza di mm. 0, 50 e 0, 25;
altri lievi accenni si hanno intorno a 6. 18. 6 e 6. 20. 16 nei quali istanti si ha rispetti-
vamente l’ ampiezza di mm. 0, 35 e 0, 40. Si ha poi altra registrazione di scossetta fra
6. 24: 7 e 6. 26. 13 con l'ampiezza massima di mm. 5, 50 a 6. 25. 30. Altra registra-
zione di scossetta ha luogo fra 6. 30. 43 e 6. 35. 4 al solito con ondulazioni del periodo
di 25, 4 le quali a 6. 31. 23 raggiungono l’ ampiezza di mm. 16,50. Altra registrazione
di scossetta lieve si ha fra 6. 39. 18 e 6. 40, 21 con l’ ampiezza massima di mm. 1,75 a
6.39. 40. Altra scossetta si ha fra 6. 47.43 e 6. 48. 16 con la ampiezza massima di mm.
2, 15 a 6. 48. 2. Altra scossetta fra 6. 49. 13 e 6. 49. 38 con l’ampiezza massima di mm.
1,00 a 6.49. 29. Ancora un’altra scossetta si ha fra 6. SL. 47 e 6. 52. 44 con l’ ampiezza
massima di mm. 3,35 a 6. 52.8. Altra scossetta si riscontra fra 6. 54. 54 e 6. 55. 40 con
l’ampiezza massima di mm. 2,35 a 6. 55. 15. Altra scossetta ha luogo fra 6. 56. 40 e
6. 57. 13 con l ampiezza massima di mm. 1, 50 a 6. 57. 2. Altra scossetta si ha fra
6.58.34 e 6. 59. 0 con l'ampiezza massima di mm. 1,50 a 6. 58. 45. Altra scossetta si
riscontra fra 7. 0. 16 e 7. 0. 37 con l'ampiezza massima di mm. 2,00 a 7. 0. 25. Altra pic-
cola registrazione si ha intorno a 7. 1. 40 nel quale istante si ha l’ ampiezza massima di
mm. 0, 75. Altra scossetta si ha registrata fra 7.5. 34 e 7.5. 56 con l’ ampiezza massi-
ma di mm. 2, 00 a 7. 5. 42. Altra scossetta lievissima si ha intorno a 7. 6.30 nel quale
istante si ha l'ampiezza di mm. 0,75; altra del medesimo genere intorno a 7.8. 18 nel
quale istante si ha l’ ampiezza massima di mm. 0, 75. Altra scossetta si ha fra 7. 11. 4 e
7.11.22 con l'ampiezza massima di mm. 1,50 a 7. 11. 12. Altre lievi registrazioni si
hanno intorno a 7. 12.30 —-7.13. 54 e 7. 14. 50 nei quali istanti le ondulazioni hanno
l'ampiezza massima rispettivamente di mm. 0,50 —0, 75 e 1, 16. Si ha poi altra regi-
strazione fra 7. 17. 1 e 7. 17. 23 con l'ampiezza massima di mm. 1.40 a 7. 17. 8. A
7. 18. 47 si ha l’inizio di una notevole registrazione di scossetta, al solito con ondulazioni
del periodo di 2°, + le quali dapprima sono piccolissime e subito aumentano di ampiezza
e a 7.19. 11 raggiungono l’ ampiezza massima di mm. 52,50 per poi diminuire a poco
a poco e ridursi quasi a mm. 0,05 a 7. 23. 1. A 7. 23.831 si ha il principio della. regi:
strazione di un’altra scossetta; a 7.23. 42 le ondulazioni hanno l’ ampiezza massima di
mm. 3,65 e a 7. 24. 22 si riducono circa a mm. 0, 05. Altra scossetta si ha fra 7. 28. 49
e 7.29. 10 con la semiampiezza massima di mm. 1,00 a 7.28.57. Altra registrazione fra
7.33.34 e 7.34.37 con la semiampiezza massima di mm. 3,50 a 7.33.56. Altra scossetta
L’ Erusione etnea del 1910 15
fra 7.39.35 e 7.40. 49 con l'ampiezza massima di mm. 3,00 circa a 7. 40. 1. Altra
scossetta si ha fra 7. 41. 42 e 7. 42. 50 con l'ampiezza massima di mm. 4,50 a 7. 42. 7.
Altra lieve registrazione si ha intorno a 7. 43. 6 nel quale istante si ha l'ampiezza di mm.
0, 50. Altra lieve registrazione intorno, a 7.49. 7 nel quale istante si ha l'ampiezza di
mm. 0,60. Ancora un'altra a 7.52. 1 nel quale istante si ha | ampiezza di mm. 0,65.
Altra registrazione di scossetta si ha fra 8.0. 32 e 8. 1. 35 con l’ ampiezza massima di
mm. 5,00 a 8.0.55. Altra notevole registrazione si ha fra 9.19.31 e 9.22.25 con la semiam-
piezza massima di mm. 19,00 a 9. 20. 3. Sulla N-S si ha una notevole registrazione fra
6. 7.21 e 6. 12. 26 con ondulazioni del periodo di 25,0 dapprima piccolissimi che durano
sino a 6. 7. 27, in questo istante le dette ondulazioni crescono rapidamente in ampiezza e a
6.7.47 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 39,50 con periodo di 25,4 le quali a
poco a poco si deprimono e dopo varie alternative a 6.12.26 si riducono a mm. 0,05 restan-
do ondulazioni del periodo di 75,5 circa molto appiattite le quali persistono sino a 6. 24. 58
nel quale istante e sino a 6. 25. 51 ha luogo la registrazione di un'altra scossetta con la
CC
semiampiezza massima di mm. 3,50 a 6. 25. 16 e 6. 25.25. Altra scossetta si ha fra 6. 30. 52
e 6. 33. 10 con la semiampiezza massima di mm. 5, 65 a 6. 31. 13. Altra lieve registra-
zione di scossetta si ha fra 6. 39. 17 e 6.40 18 con la semiampiezza massima di mm. 0,35
a 6. 39. 40. Altra registrazione si ha fra 6. 47. 34 e. 6.48.8 con la semiampiezza massima
di mm. 0,75 a 6.47.52. Altra registrazione si ha fra 6.48.59 e 6.50.2 con la semiampiezza
massima di mm. 0,65 a 6. 49. 20. Altra registrazione si ha fra 6.51. 42 e 6. 54.55 con
la semiampiezza massima di mm. 1,35 a 6. 51. 59. Altra lieve registrazione ha luogo fra
6.54. 50 e 6.55.53 con la semiampiezza massima di mm. 0,75 a 6.55. 4. Altra lieve re-
gistrazione si riscontra fra 6. 58. 20 e 6. 59. 25 con la semiampiezza massima di mm. 0,65
a 6.58. 34. Ancora una lieve registrazione si ha fra 7.0.3 e 7.0. 37 con la semiam-
piezza massima di mm. 0,25 a 7.0. 19. Altra scossetta si ha fra 7. 5. 16 e 7. 5. 49 con
l'ampiezza massima di mm. 0,65 a 7. 5. 32. Altra lievissima scossetta si ha fra 7.10.46
e 7.11.20 con l'ampiezza massima di mm. 0,50 a 7. 11.3. Una notevole registrazione
si ha fra 7. 18. 46 e 7. 21.31 con la semiampiezza massima di mm. 17,50 a 7.19. 10,
Fra 7.21.31 a 7. 23. 16 si hanno ondulazioni assai appiattite del periodo di 75,5; fra
7.23. 16 e 7. 23. 49 si ha la registrazione di una lieve scossetta al solito con ondulazioni
del periodo di 25,4 le quali hanno ia semiampiezza massima di mm. 0,65 a 7. 23. 39. Fra
7.23.39 e 7.33.31 si hanno ancora le ondulazioni molto appiattite del periodo di 75,5.
Fra 7.33.31 e 7. 34. 7 si ha un’altra scossetta con la semiampiezza massima di mm. 1,00
a 7.33.53 e con ondulazioni del periodo di 25,4. Altra scossetta si ha fra 7. 39. 38 e
7.40. 15 con la semiampiezza massima di mm. 0,85 a 7.39.55. Ancora un’altra scos-
setta ha luogo fra 7.41.43 e 7.42.40 con la semiampiezza massima di mm. 2,50 a
7.42. 5. Altra scossetta ha luogo registrata fra 8.0. 28 e 8. 2. 16 con la semiampiezza
massima di mm. 2,00 a 8. 0. 55. Altra scossetta fra 9. 19. 35 e 9. 21. 2 con la semi-
ampiezza massima di mm. 7,40 a 9. 19. 59. Altra scossetta minima sì ha fra 9. 21. 22
e 9. 21.39 con la semiampiezza massima di mm. 1,10 a 9. 21. 28. Sulla verticale fra
6.7.20 e 6.11.43 si ha una notevole registrazione di scossetta con ondulazioni del pe-
riodo di 15 scarso le quali da quasi 0 salgono a 6. 7.43 a mm. 9, 25 ('/a amp.) poi si
deprimono grado grado e dopo varie alternative si riducono ad una piccola frazione di mil-
limetro a 6. 8. 19; fra questo istante e 6.11.43 si hanno le ultime traccie del diagram-
ma. Altro accenno di scossetta si ha fra 6.24.57 e 6. 26.1 con un massimo di ampiezza
16 S. Arcidiacono
|MeMorIA XVIII.]
di mm. 0, 25 ('/, amp.) a 6. 25. 20. Altra notevole registrazione si ha fra 6. .30..45 e
6. 36.35 con un’ ampiezza massima di mm. 4,35 a 6.31.14. Altra lieve scossetta si ha
fra 6. 57.47 e 6.53. 44 con una semiampiezza massima di mm. 0,25 a 6.51. 56. Altra
registrazione notevole si ha fra 7. 18. 44 e 7. 22. 38 con una semiampiezza massima di
mm. 4, 50 a 7. 19. 22. Altra lieve scossetta ha luogo fra 7. 33. 35 e 7.34.41 con una
semiampiezza massima di mm. 0, 25 a 7. 33. 58. Altra scossetta si ha fra 7. 41. 44 e
7.45.41 con un'ampiezza massima di mm. 1,00 a 7.41. 57. Altra lieve registrazione
di scossetta si ha fra 8.0. 32 e 8.2.49 con un'ampiezza massima di mm. 0, 50 circa a
8.0. 41. Una notevole registrazione si ha poi fra 9. 19. 26 e 9. 24. 1 con una semiam-
piezza massima di mm. 6,95 a 9. 19. 52.
Grande Sismometrografo.—Sulla NE-SW fra 6.7. 28 e 6. 10. 37 si ha una notevole
registrazione di scossetta costituita da ondulazioni dapprima piccolissima di periodo indeter-
minabile che a 6. 7. 51 raggiungono la massima ampiezza di mm. 1,45 (!/ amp.) con pe-
riodo di poco più di 25; indi vanno a poco a poco dileguandosi e scompaiono verso le
6. 10.37 con periodo pure di circa 35, 4. Altra lievissima registrazione si ha fra 6.25. 12
e 6. 26.0 che per la sua piccolezza sfugge all’ esame, solo si scorge a 6. 25. 40 che il
movimento ha l’ ampiezza di mm. 0, 05 circa. Altra registrazione si ha fra 6. 30. 56 e
6. 32.0 con ondulazioni del periodo di circa 38 perturbate da altre di periodo più breve,
con un’ ampiezza massima di mm. 0,35 a 6. 31. 26. Poi si ha un’altra registrazione po-
co dopo, cioè fra 6. 32.0 e 6. 33. 12 con ondulazioni di periodo breve indeterminabile che
in parte si sovrappongono e che a 6.32. 10 raggiungono appena la semiampiezza mas-
sima di mm. 0,25. Altra registrazione si ha fra 7. 19. 0 e 7. 21.57 con ondulazioni di trac-
ciato irregolare del periodo variabile di 35 a 65 le quali a 7. 19.27 raggiungono l'ampiezza
di mm. 1, 25. Ancora una lievissima registrazione ha luogo fra 7. 23. 25 e 7. 24. 13 che
sfugge all'analisi; il movimento a circa 7. 23.50 ha una semiampiezza di mm. 0,05. Altre
lievissime perturbazioni insignificanti si riscontrano fra 7.39. 34. e 7. 40. 11. Poi si ha
un’ altra registrazione assai lieve, fra 7. 41, 43. e 7. 42.31 con un'ampiezza massima di
mm. 0,05 a 7. 41. 56 nel quale istante si scorge un’ondulazione di 35 di periodo. Altra
lievissima registrazione si ha fra 8. 0. 37. e 8. 1. 29. con massimo di ampiezza di appena
mm. 0, 05 (*/, amp.) a 8. 0. 59 e con ondulazioni pare di 35 circa. Altra registrazione
si ha a 9. 19. Al e 9.21. 26 con ondulazioni pare del periodo di 35 che a 9. 20. 10 rag-
giungono l’ ampiezza di mm. 0, 35.
Sulla NW-SE si ha una notevole registrazione fra 6. 7. 29 e 6. 11. 28 con ondulazioni
del periodo di circa 38 ed anche meno, le quali a 6. 7.53 raggiungono l'ampiezza di mm.
2,00. Lievissime ed insignificanti perturbazioni si scorgono appena fra 6.25. 25 e 6. 26. 2.
Altra registrazione si ha fra 6. 30. 52 e 6. 33. 48 con ondulazioni del periodo di 25 a 38 le
quali a 6.31. 19 raggiungono l’ ampiezza massima di mm. 0, 50.
Altra registrazione di scossetta ha luogo fra 7. 18. 53 e 7. 23. 52 con ondulazioni
del periodo di 25 a 3s che a 7. 19. 18 raggiungono l’ ampiezza di mm. 1, 85. Altra lie-
vissima registrazione si riscontra fra 7.39.29 e 7. 40.3 con ondulazioni del periodo di
quasi 35 che non superano l'ampiezza di mm. 0, 15. Ancora un’ altra registrazione si ha
fra 7.41.34 e 7. 42. 30 con ondulazioni di periodo di quasi 38 le quali a 7.41.59 hanno
appena la semiampiezza mass. di mm. 0. 15. Altra lieve registrazione si ha fra 8. 0. 28 e
8. 1.30 con ondulazioni appena visibili del periodo pare di quasi 38 che hanno a 8.0. 51
la semiampiezza mass. di appena 0.05 mm.
Ù
L'Eruzione etnea del 1910 17
Altra registrazione di scossetta si riscontra fra 9. 19. 38 e 9. 21. 46 con ondulazioni
del periodo di 35 le quali a 9. 20.5 raggiungono la semiampiezza mass. di mm. 0, 65
Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 11.0.34 e 11.2. 28 si ha una lie-
vissima registrazione di scossetta con un massimo di mm. 0, 25 ('/ amp.) a 11. 1.0.
Sulla N-S dla registrazione si ha fra 11.0..38 e 11. 2. 55 con un massimo di mm. 0, 25
alito 5lSulla:verticale.fra 11/0.-38° 11.22.59 con un massimo dimm, 0,204 LIO. 52,
Grande Sismometrografo. — Nulla.
Microsismografo Vicentini. — Sulla N-S fra 12.10.41 e 12. 11.4 si ha la regi
strazione di un’altra scossetta con ondulazioni di periodo di 28, 4 le quali a 12. 10. 45
hanno l’ ampiezza massima di mm. 0, 50. Sulla verticale la registrazione ‘ha luogo fra
12. 10. 42 e 12. 13. 35 con ondulazioni del periodo di 15 scarso sovrapposte ad altre spe-
cialmente in principio di periodo di 65 a 125. Sulla E-W la registrazione si ha fra 12. 10. 49
e 12.12.30 con una semiampiezza massima di mm. 0,90 a 12. 11. 6 e con ondulazioni
del periodo di 25, 4.
Grande sismometrografo.—Fra 12.10.37 e 12.11.48 sulla NE-SW e fra 12. 10. 37
e 12. 11. 26 sulla NW-SE si osservano appena debolissime ed insignificanti perturbazioni. (1)
24 Marzo — Sulle tre componenti del Vicentini e specialmente sulla verticale si 0s-
servano minime perturbazioni probabilmente cagionate dall’ eruzione eccentrica etnea in
corso. Sul Grande Sismometrografo nulla di notevole.
25 Marzo. Microsismografo Vicentini. —Sulle tre componenti del moto si riscontrano
deboli perturbazioni prodotte dal mare alquanto agitato. Sulla verticale a 19. 25. 6 si ha
l’inizio di una notevole registrazione di scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime ed
appena visibili del periodo di 15 scarso le quali aumentando in ampiezza a 19. 25. 21 escono
fuori della carta affumicata per rientrarvi a 19.25. 51; in questo istante hanno l'ampiezza
di mm. 17 ma certamente questa dovette essere ancora più grande; poi le ondulazioni vanno
mano mano deprimendosi e scompaiono verso le 19. 31. 6.
Sulla N-S la registrazione ha luogo fra 19. 25. 10 e 19. 29. 31 con ondulazioni del
periodo di 25, 4 le quali a 19.25. 33 raggiungono l' ampiezza di mm. 29 circa per poi,
dopo diverse alternative ridursi quasi a 0 a 19. 29. 31. In questo istante entrano ondula-
zioni del periodo di circa 75, 5 molto appiattite increspate dalle ondulazioni preesistenti di
periodo strumentale, le quali pare che si dileguino verso le 19. 44. 51.
Sulla E-W la registrazione ha luogo fra 19. 25. 11 e 19. 31. 47 con ondulazioni del
DE
periodo di 25, 4 le quali dapprima piccolissime, a 19. 25. 57 raggiungono l’ ampiezza di
mm. 34, 50 per poi diminuire a poco a poco e scomparire a circa 19. 31. 47.
Grande sismometrografo.— Registrazione di scossetta sulla NE-SW fra 19. 25. 6 e
19. 30. 6 con ondulazioni di tracciato irregolare, specialmente in principio, del periodo
variabile da 35 a 65 le quali a 19. 25. 22 hanno l'ampiezza massima di mm. 2; 20.
Sulla NW-SE la registrazione si svolge fra 19. 25.7 e 19. 31.5 con ondulazioni pure
di tracciato irregolare del periodo di 25 a 65 che a 19. 25. 27 raggiungono la semiampiezza
dimm. 2, 95.
26 Marzo. Microsismografo Vicentini. —In causa del mare agitato su tutte e tre le
componenti del moto si riscontrano delle perturbazioni in forma di ondulazioni di periodo
(1) Giova qui ripetere che negli intervalli tra una scossetta e 1’ altra si trovano quasi sempre e su tutte
le componenti dei due strumenti perturbazioni continue, relativamente deboli.
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Men. XVIII.
uo
18 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.]
strumentale, cioè di 25,4 per la E e W e di 15 scarso per la verticale le quali talvolta arri-
vano alla semiampiezza di mm. 0, 25. Sulla verticale però fra 13. 25. 36 e 13. 30. 42 ha
luogo una registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo di 15 scarso, le quali pic-
colissime in principio a 13. 26. 5 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 5, 75 per
poi grado grado scomparire verso le 13. 30. 42. Sulla N-S la registrazione si riscontra fra
13. 25. 38 e 13. 29. 11 con ondulazioni dapprima piccolissime del periodo di 25, 4 le quali
a 13. 26. 6 raggiungono la semiampiezza mass. di mm. 6,25 per poi a poco a poco dile-
guarsi a circal3. 29. 11. Sulla E-W la registrazione si svolge fra 13. 25. 40 e 13. 28. 59
pure con ondulazioni del periodo di 25, 4 che piccolissime dapprima arrivano all’ampiezza
mass. di mm. 6, 25 a 13. 26. Il per poi a poco a poco scomparire a 13. 28. 59.
Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW fra 13. 25.31 e 13. 27. 39 si ha la regi-
strazione della scossetta con ondulazioni di tracciato irregolare, di periodo variabile da 25
a 45 le quali a 13. 25. 47 raggiungono l’ ampiezza massima di mm. 0, 25. Sulla NW-SE
la registrazione ha luogo fra 13. 25. 31 e 13. 27. 39 con ondulazioni del medesimo genere
di quelle della precedente componente, le quali a 13.25. 45 hanno l ampiezza massima
di mm. 0, 40.
27 Marzo. Microsismografo Vicentini—Sulla verticale fra 8.12.52 e 8.13.35 lievis-
sima registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo di 18 scarso la cui semiampiezza
massima è di appena mm. 0,25 raggiunta a circa 8.13.21. Sulla N-S la registrazione ha
luogo fra 8. 12.52 e 8. 14. 18 con ondulazioni del periodo di circa 25 le quali a 8. 13. 14
raggiungono l’ ampiezza massima di mm. 0, 25. Sulla E-W la registrazione si trova fra
8. 13.0 e 8. 13. 45 con ondulazioni del periodo di circa 25, 4 le quali a 8. 13. 15 rag-
giungono l’ ampiezza massima di mm. 0, 15. (1)
Grande sismometrografo. — Nulla.
Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 10. 16. 34 e 10. 19. 57 altra lieve
registrazione di scossetta con ondulazioni di periodo di 15 scarso dapprima piccolissime, ap-
pena visibili e a 10.16.50 con la semiampiezza massima di mm. 1,20, poi a poco a poco
si deprimono sino a scomparire del tutto nel predetto istante 10. 19. 57. Sulla N-S la re-
gistrazione ha luogo fra 10. 16.34 e 10. 17.16 con ondulazioni del periodo di 25, 4 le
quali a 10. 16. 46 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 40. Sulla E-W la
registrazione si ha fra 10.16.34 e 10.17.17 pure del periodo di 25,4 le quali a 10. 16. 43
raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 40.
Grande sismometrografo. — Nulla.
28 Marzo. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 10. 4.25 e 10. 5. 14 si
osserva appena una debole registrazione di scossetta con ondulazioni dapprima piccolissi-
me ed appena visibili, le quali a circa 10. 4. 34 raggiungono la semiampiezza massima
di mm. 00 LO.
Sulla N-S la registrazione si ha fra 10.4. 24 e 10. 5. 8 con ondulazioni minime del
periodo medio di 25, 4 le quali a 10. 4. 40 raggiungono la semiampiezza massima di
mm. 0, 15. Sulla E-W la registrazione ha luogo fra 10. 4. 24 e 10. 5. 33 pure del periodo
di 25, 4 le quali a 10. 4. 43 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 40.
Grande sismometrografo. — Nulla.
29 Marzo — Nulla.
(1) Registrazione di natura dubbia.
L’ Eruzione etnea del 1910 19
30 Marzo. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale a 8.3.51 inizio di registra-
zione sismica con ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo di 1S scarso le quali a
8.4.58 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0,50 per poi scomparire a poco a
poco verso le 8. 7.46. Sulla E-W il movimento pare che si manifesti a 8.3.56 e sino ad
8. 4. 22 si mantiene incerto ed appena visibile ; immediatamente dopo le 8. 4. 22 si mani-
festano ondulazioni del periodo di 2°, 4 le quali a 8. 5. 27 raggiungono |’ ampiezza di
mm. l,75 per poi ridursi a mm. 0,05 a 8. 6. 26; fra 8.6.26 e 8.9.33 si hanno le ultime
traccie del sismogramma. Sulla N-S fra 8. 33. 57 e 8. 4. 28 si ha qualche piccolissima on-
dulazione appena accennata, del periodo pare di 25; a 8. 4. 28 hanno principio ondulazioni
del periodo di 25, 4 le quali a 8. 4. 58 raggiungono l’ ampiezza di mm. 0,75 per poi
scomparire gradatamente a 8. 7. 48.
Grande sismometrografo.--Sulla NW-SE la registrazione è assai debole e si svolge
fra 8. 4.30 e 8. 6. 57 con ondulazioni assai piccole ed appena accennate, le quali verso
le 8. 4. 51 si determinano discretamente, con periodo di circa 5° raggiungendo l’ ampiezza
di mm. 0, 15. Sulla NE-SW la pennina scrive assai debolmente ed il tracciato non è
continuo ; pure fra 8.4. 53 e 8. 5. 29 si osserva appena qualche ondulazione con pericdo,
pare, di circa DS.
Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 18.15. 51 e 18. 16. 12 si hanno
ondulazioni piccolissime del periodo di 15 scarso le quali non superano | ampiezza di
mm. 0, 20; immediatamente dopo le 18. 16. 12 il movimento si fa più sensibile e le on-
dulazioni a 18. 16. 21 raggiungono la semiampiezza mass. di mm. 1, per poi dileguarsi
gradatamente verso le 18. 20. 32.
Sulla N-S la registrazione comincia a 18. 15. 53 con ondulazioni del periodo di 25, 4
dapprima piccolissime poi con l'ampiezza massima di mm. 1,75 a 18. 16. 16; indi si depri-
mono e a poco a poco, dopo diverse alternative si riducono a 18. 18. 43 alla semiampiezza
di mm. 0, 05; fra 18. 18. 43 e 18. 23. 22 il movimento sismico pare che si dilegui. Sulla
E-W il sismogramma ha principio a 18. 15. 53 pure con ondulazioni piccolissime del pe-
riodo di 25, + le quali a 18. 16. 38 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 1,30
per poi ridursi dopo varie alternative a mm. 0,05 a 18. 18.27; fra quest'ultimo istante e
18. 26. 4 pare che il movimento sismico abbia fine. (1)
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW fra 18.15.40 e 18.21.3 si hanno debo-
lissime ed appena visibili perturbazioni che sfuggono all'analisi. Sulla NW-SE a 18.15.59
si ha il principio di ondulazioni piccolissime, appena accennate che col procedere del tem-
po si determinano discretamente e a circa 18. 17. 16 hanno la semiampiezza massima di
mm. 0,16 con periodo pare di circa 55 indi a poco a poco si dileguano verso le 18.23.23.
31 Marzo. Microsismografo Vicentini. —Sulla N-5 fra 6. 3.353 e 6.4.55 lievissima
registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo di 2°, le quali a 6. 4. 3 raggiungono
appena l’ ampiezza massima di mm. 0, 16. Sulla E-W la registrazione ha luogo fra 6. 3. 54
e 6. 4.34 con ondulazioni pure del periodo di 2° le quali a 6.4.3 raggiungono l’ am-
piezza di mm. 0, 15; sulla verticale la registrazione si riscontra fra 6.3. 56 e 6.4. 43
con ondulazioni dapprima piccolissime ed appena visibili del periodo di 1° scarso le quali
a 6.4. 13 hanno la ampiezza massima di mm. 0, 10.
(1) La fine dei sismogrammi è incerta, in causa di perturbazioni preesistenti prodotte dal mare alquanto
agitato.
20 S. Arcidiacono [MemorIA_XVIII.|
Grande sismometrografo. — Nulla.
2 Aprile-M:icrosismografo Vicentini. —Strumento perturbato, specialmente sulle due
componenti orizzontali N-S ed E-W sulle quali si ha la registrazione continua di ondulazioni
del periodo pendolare di 2°,4 che sulla E-W talvolta hanno la semiampiezza di mm. 0,35
e sulla N-S di mm. 25 circa. Sulla verticale, ove le perturbazioni sono meno sensibili, si ha
il principio del sismogramma a 16. 50. 19 con ondulazioni appena visibili in principio, del
periodo di 1° scarso, le quali a 16.50.59. raggiungono la semiampiezza di mm. 0,66 per
poi deprimersi e a poco a poco scomparire verso le 16. 52.58. Sulla N-S si scorge un de-
bole rinforzo delle ondulazioni preesistenti in causa del mare alquanto agitato, fra 16.50.19
e 16. 50.45; a 16,50.35 si ha la semiampiezza massima di mm. 0,70. Sulla E-W non
si nota alcun rinforzo del movimento all’ora del terremoto, ma solo fra 16.50.22 e 16.50.43,
ove le ondulazioni hanno una semiampiezza di mm. 0,25 ed un periodo di 25, 4, il so-
vrapporsi di altre ondulazioni secondarie di periodo più breve indeterminabile.
Grande sismometrografo. — Su questo strumento le perturbazioni prodotte dal mare
agitato sono quasi nulle e il principio del sismogramma, si vede in modo chiaro e avviene
sulla NW-SE a 16. 49. 19 e sino a 16.53.29 si hanno ondulazioni piccolissime, appena
accennate del periodo variabile da 3° a 4° le quali a circa 16. 50. 55 hanno appena l’am-
. piezza di mm. 0,05. Sulla NE fra 16. 49. 21 e 16. SI. 25 si scorgono appena debolissime
ed insignificanti perturbazioni; solo a 16.50. 26 si vede un’ondulazione del periodo di
circa 6° e dell’ampiezza di mm. 0, 20.
3 a 10 Aprile — Nulla.
11 Aprile. — Microsismografo Vicentini.— Nella giornata si ha vento forte di WNW
che a 9" ha la velocità oraria di Km. 21 e alle 12" raggiunge la velocità massima di Km. 24;
e perciò sulle due componenti orizzontali E-W e N-S si hanno continue perturbazioni in
forma di ondulazioni del periodo variabile da 35 a 65 le quali non superano l'ampiezza di
mm. 0,25; però sulla. E-W fra 9. 36. 29 e 9. 39. 36 si osserva un lieve rinforzo del movi-
mento preesistente con ondulazioni nella maggior parte di periodo di 25, 4 le quali a
9. 38.5 raggiungono l'ampiezza di mm. 0.20. Sulla N-S il rinforzo si osserva fra 9. 36. 55
e 9. 40. 42 con ondulazioni pure, per la maggior parte di periodo di 25, 4 le quali a
9. 37.0 raggiungono l’ ampiezza di mm. 0, 20. Sulla verticale nulla.
Grande sismometrografo. — Anche questo sirumento e lievemente. perturbato e
nulla si riscontra di notevole in corrispondenza alla superiore registrazione.
12 Aprile. Mrcrosismografo Vicentini.—(Terremoto lontano : Costarica). Sulla verti-
cale a 1.34. 48 inizio di lievissimo movimento con ondulazioni del periodo di 35le quali a
1.34.52 raggiungono appena l'ampiezza di mm. 0,25 ed alle quali si sovrappongono ondu-
lazioni di periodo più breve di quasi 15 (strumentali); dopo 1.34.52 esse si deprimono in-
sensibilmente sino a scomparire quasi totalmente a 1.45.1 immediatamente dopo quest’ultimo
=
istante ricompaiono e a 1.45. 7 raggiungono appena la semiampiezza di mm. 0,20 per
poi dileguarsi verso le 1.47.42. Sulla E-W il sismogramma ha principio a 1.34.50 con
ondulazioni del periodo di circa 28 le quali a 1.35. 15 raggiungono la semiampiezza di
mm. 1,75 per poi deprimersi e a poco a poco, dopo diverse alternative ridursi quasi a 0
a 1.45. 0 portando il periodo intorno ai 3°. Immediatamente dopo l’ 1.45. 0 il movimento
bruscamente aumenta d’intensità, in modo che le ondulazioni a 1.45. 23 raggiungono la
semiampiezza di mm. 9,50 con periodo di 25,4; dette ondulazioni, dopo il massimo asso-
luto dell’ 1. 45. 23 si deprimono a poco a poco e a circa 1.47.36 riducono l'ampiezza di
JE Eruszione etnea del 1910 21
mm. 0,35; dopo 1’ 1. 47. 36 entrano ondulazioni di periodo vario da 35 a 65 le quali a poco
a poco ed insensibilmente pare che si dileguino verso le 2. 28. 58. Sulla N-S il sismo-
gramma comincia a 1.34. 52 con ondulazioni di quasi 38 le quali a 1.34.56 raggiun-
gono l'ampiezza di mm. 2; indi si deprimono e dopo varie alternative si riducono a circa
mm. 0,15 a 1.44.59 con periodo variabile da 25,4 a 65; immediatamente dopo le 1.44. 59
il movimento aumenta rapidamente d’intensità e a 1.45.22 raggiunge la ampiezza di
mm. 8,00 per poi deprimersi sino 1. 47.0 nel quale istante l'ampiezza si riduce a mm. 0,40;
dopo l’ 1.47.0 entrano ondulazioni di periodo più lungo, variabile da 38 a 65 interferenti
fra di loro, le quali insensibilmente si dileguano pare verso le 2. 26. 29.
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW fra 1.34.47 e 1.45. 1 si hanno ondula-
zioni del periodo di circa 55 le quali sono piuttosto sensibili in principio dell'intervallo di
tempo, raggiungendo a 1.34. 52 l'ampiezza di mm. 0,30 circa; esse a poco a poco si
dileguano quasi affatto verso la fine, cioè a 1. 45. 1; immediatamente dopo quest’ ultimo
istante il movimento aumenta d’ intensità e a 1.45. 47 raggiunge l'ampiezza massima di
mm. 10 con periodo di circa 105; esse dopo si deprimono e a poco a poco si dileguano
verso le ‘2. 52.7 riducendo il periodo a circa 68; fra 1. 52.7 e 1. 59. 54 si hanno lievissime
ed incerte perturbazioni che sfuggono all'analisi. Sulla NW-SE il sismogramma ha principio
pure a 1.34.47 con ondulazioni del periodo di circa 5S le quali a 1.34. 56 raggiungono
appena l’ ampiezza di mm. 0, 65 per poi deprimersi a poco a poco e scomparire quasi
affatto a 1.45. 1; immediatamente dopo quest’ultimo istante lo strumento riceve nuovi im-
pulsi e le ondulazioni con periodo variabile da 5% a 105 raggiungono a 1.45. 28 l’am-
piezza di mm. 8,65 per poi deprimersi a poco a poco e dopo diverse alternative scom-
parire quasi totalmente a 1. 52. 29; fra questo istante e 2. 0. 16 si hanno lievissime ed
incerte perturbazioni che sfuggono all’ analisi; solo a 1.58. 6 si ha un’ondulazione. del
periodo di circa 55 e della semiampiezza di mm. 0, 25.
Microsismografo Vicentini.—Sulla verticale fra 14. 19.0 e 14. 20.43 lieve registra-
zione di scossetta; da 14. 19. 0. a 14. 19. 15 si hanno ondulazioni piccolissime probabil-
mente del periodo strumentale, cioè di 15 scarso le quali non superano la semiampiezza di
mm. 0, 10 circa; immediatamente dopo le 14.19.15 il movimento si fa alquanto più sensi-
bile e le ondulazioni a 14.19.48 hanno la semiampiezza massima di mm. 0,50 circa ; per
poi scomparire gradatamente a 14. 20. 43. Sulla E-W. fra 14.19. 13 e 14. 19. 28 si hanno
ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo di circa 25; immediatamente dopo le
14. 19. 28 il movimento si fa alquanto più forte e le ondulazioni con periodo di 25,4 raggiun-
gono a 14.20.13 la semiampiezza di mm. 1,00 per poi dileguarsi a poco a poco verso le
14. 21. 42. Sulla N-S fra 14. 19. 14 e 14.19.27 si hanno ondulazioni piccolissime, appena
visibili, di tracciato irregolare, del periodo di 25 circa; subito dopo le 14. 19.27 il movi-
mento si fa un po’ più sensibile e le ondulazioni con periodo di 25,4 a 14. 19.41 rag-
giungono la semiampiezza massima di mm. 0,75 per poi a poco a poco sparire verso le
14. 21.46.
Grande sismometrografo.—Sulla NE-SW fra 14.19.30 e 14. 20. 19 si scorgono ap-
pena debolissime perturbazioni che sfuggono all’analisi; sulla NW-SE fra 14.19.31 e 14.20.19
si riscontrano ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo medio intorno ai 5° le
quali a 14. 19. 40 raggiungono appena la semiampiezza di mm. 0, 13.
13 Aprile. — Microsismografo Vicentini. — Strumento lievemente perturbato, spe-
cialmente sulle due componenti orizzontali N-S ed E-W, sulle quali si nota rispettivamente
22 S. Arcidiacono
[Memoria XVIII.]
un lieve rinforzo del movimento preesistente fra 13. 50. 54 e 13. 53. 17 e fra 13. 50. 58 e
13. 54. 19 con ondulazioni del periodo di 2%,4 le quali sulla N-S a 13.51. 48 raggiungono
la semiampiezza di mm. 0,25 e sulla E-W a 13.52. 13 la semiampiezza di mm. 0, 30.
Sulla verticale si riscontra un lievissimo rinforzo fra 13.51.11 e 13.52. 14 con massimo
di mm-0, 05 (*» ‘ampia circa 13500007
* Grande sismometrografo. —- Nulla.
14 -15 Aprile — Nulla.
16 Aprile Grande sismometrografo.- Sulla sola NW-SE fra 19.25.33 e 19.26.24
si scorgono debolissime perturbazioni appena visibili in forma di ondulazioni alcune delle
quali mostrano un periodo di circa 4°, e a 12. 26.13 hanno appena la semiampiezza di
mm. 0,05.
Microsismografo Vicentini. — Nella giornata su questo strumento si hanno conti-
nue perturbazioni e di discreta intensità e nulla si nota di particolare nel superiore inter-
vallo di tempo.
17 - 18 Aprile — Nulla.
19 Aprile. — Microsismografo Vicentini.—Sulla verticale fra 0. 18.39 e 0,19. 35
si scorge appena la registrazione di una lievissima scossetta con ondulazioni del periodo di
1° scarso le quali a 0. 18.58 raggiungono l'ampiezza di mm. 0,10; sulla E-W la registrazione
ha luogo fra 0.18.41 e 0.19.13, dapprima con ondulazioni del periodo di 2° piccolissime ed
appena visibili le quali in numero di 3 si estendono sino a 0.18.47, dopo quest’ultimo istante
esse hanno il periodo di 2°,4 e a 0. 18. 56 hanno ia semiampiezza massima di mm. 0,50
indi si dileguano a 0. 19. 13; sulla N-S la registrazione si riscontra fra 0. 18.41 e 0.19. 18
con ondulazioni del periodo di circa 25 le quali a 0.18.55 hanno la semiampiezza mas-
sima di mm. 0, 13.
Grande sismometrografo. — Nulla.
Dopo il 19 aprile, in cui cessa l’ efflusso della lava, si ha un periodo di calma fino
al 24: al 25 si ha una registrazione di qualche entità anche nella componente verticale,
ed altre minori si hanno al 26 e 27.
Dopo si hanno ancora altre registrazioni di movimenti del suolo che qui non si riferi-
scono, perchè sempre lievi o lievissime, di cui alcuna (soltanto dopo 10 giorni) con com-
ponente verticale, ma questa generalmente con ampiezza 2 a< 1 mm., e ciò alle date
maggio 7, 10, 12, 15; al 1° giugno si ha una registrazione verticale con 2 a > 3 mm. ed
un’altra con 2a7> 1,25; al3 giugno con2a< mm., al 7 con 2a =2,5..mm., ‘all‘8icone2
a ===
ZI RNA N pg PENN E ananas se a La ATO E Ret eo sara Atri
EIIAE
Fig. A. — ino eruttivo, disegno di L. TAFFARA.
La cima del getto di fumo si svolgeva verso levante : l’ altezza angolare sottesa da
essa al di sopra del Piano del Lago era circa 10°, il che dà una altezza di circa 4 km.
Prolungando in giù l’ asse o fusto del 7770 (che era sensibilmente verticale) sulla foto-
grafia o meglio sul disegno prospettico dell'Etna e dell’ eruzione fatto dall’ assistente Sig.
Taffara (Tav. II), come diremo appresso, e così pure tracciando da Catania la retta verti-
cale che passa a ponente di Monte Frumento, si trova con tutta sicurezza che quel getto
di fumo è partito dalle bocche superiori dell’ eruzione, situate in una profonda gola, detta
Tacca Albanelli, perchè vi è un deposito di neve, a circa 1/» km. a SW della cima della
Montagnola : ed infatti il custode dell’Osservatorio Etneo, A. Galvagno, che era a Nicolosi
ci telegrafava che l'eruzione era scoppiata a Tacca Albanelli e che ne usciva una piccola
colata diretta su Volta Girolamo ; ed io risposi di recarsi subito sul luogo dell’ eruzione.
Da quelle bocche dunque all’ altitudine di 2250 m. cominciò l’ eruzione visibile e da esse
deve essere uscita la prima e scarsa colata di lava, che serpeggiando si diresse quasi esat-
tamente verso Sud per circa 2 km; questa prima colata si arrestò quasi subito, come è
naturale avvenga per legge idraulica, all’aprirsi delle bocche inferiori; poichè si era aperta
una frattura passante per quelle bocche superiori, e che arrivava fino al piede SW di Monte
Castello, ove erano le bocche emissive della colata principale: e la lava e gli altri materiali
incandescenti che ne uscivano, davano a distanza l'aspetto di una stretta colata, come era
annunziata dal Custode.
Durante tutto il giorno il vulcano rimase avvolto più o meno nella nebbia e nelle nubi,
ma fra esse si vedeva di quando in quando sorgere masse di fumo, sia denso, globoso
dal cratere centrale a 9", sia men denso, grigio da luoghi più in basso a SW, come ri-
sulta dai disegni fatti dal Sig. Taffara. A Nicolosi nella giornata si udivano continui boati;
alle 15° 20" dall’ Osservatorio di Catania si vedevano i vapori, che esalavano dalla lava,
raggiungere quasi la nostra visuale al lato Est dei Monti Rossi; il che vuol dire che real-
L’ Eruzione etnea del 1910 3
mente la lava era giunta a levante di Monte Sona e quindi aveva percorso +4 km. in 7 ore
cioè 9 metri e mezzo al minuto primo. Alla sera poi ho visto, sempre attraverso nebbia
e nubi, soltanto una linea di chiarore rossastro, mutabile , discendente da circa Monte
Castello fin dietro ai Monti Rossi, il che significava che la lava era arrivata fino all’ in-
contro di quella visuale, cioè (come infatti si seppe dopo) fino alla gola fra Monte S. Leo
e Monte Rinazzi. Da Catania si odono rumori cupi, profondissimi, sordi : più forti e fre-
quenti a 19% 25%; a 19" 30" appare un altro chiarore debole, ma esteso a destra degli altri.
Si è sparsa la notizia che si sia aperta una nuova bocca molto più sotto, al Capriolo
(1440 m.), che ha prodotto molto allarme, come si vedrà, non giustificato.
Ho poi ricevuto il seguente rapporto dal custode dell’ Oss. Etneo.
“ Io e Barbagallo siaino partiti ieri, 23 marzo, da Nicolosi alle 14" 40" (prima. il
tempo era pessimo); arrivati a Monte S. Leo alle 13" 1/,, incontrammo una fronte di lava
che scendeva con molta violenza e che al di là del detto monte aveva traversata la
strada che conduceva a casa del Bosco: perciò (passato S. Leo) abbiamo dovuto prendere
per il sentiero diretto a Monte Manfrè e siamo passati a levante di Monte Sona, rasentando
la nuova lava , e quindi ad Est di Monte Manfrè; alle 170 t/a siamo arrivati a ponente
della casa del Bosco seppellita dalla lava; continuando ancora a salire a ponente di Monte
Faggi, siamo arrivati fino al piede SW di Monte Castellazzo alle ore 19, e ci siamo
fermati fino ad ore 22.40; e fra mezzo le nebbie abbiamo osservato che le bocche erut-
tive erano le seguenti (cominciando dall’alto): la prima bocca o foro che funzionava poco
ed era precisamente nella tacca Albanelli, poi un secondo buco in testa a Volta Girolamo,
che agiva bene, una terza bocca ed altre nella stessa pianura (più esattamente piano in-
clinato) ; la più attiva era precisamente quella in testa a Tacca Arena, e tutte insieme
con grandissima violenza formavano un mare di lava infuocata.
Dopo alla discesa non abbiamo più vista la Cantoniera ed abbiamo creduto che non
esistesse più (restava dietro ad E dalle nuove e numerose colate): quindi siamo tornati per
la stessa via, perchè tutti i sentieri ad Est di M. Sona trovavansi coperti dalla nuova lava.
Arrivati vicino a Monte S. Leo dovemmo tornare indietro e girare ad Ovest del monte,
perchè la strada che conduceva a Monte Sona, e per cui eravamo passati poche ore prima
alla salita, era tutta coperta di lava; scendendo ancora (ore 1 del 24 marzo) abbiamo visto
che la lava aveva già coperto tutta la pianura, fin contro Monte Rinazzi, ed era giunta ad
attraversare la strada che conduceva a Monte Nocilla; aveva dunque percorso 6 Km. dalle
bocche inferiori, a Monte Castello, in 16% 40" , cioè colla velocità media di 6 m. al minuto.
Alle ore 2 siamo arrivati a Nicolosi.
Abbiamo stimato ad occhio ed alla meglio, nell’ oscurità e colla nebbia e fumo, le se-
quenti estensioni ed altezze della lava :
Salendo : 16.8 20" ad Ovest.di Monte Rinazzi: larghezza 100 m., altezza 3 m.
Ad Est di Monte Sona: larghezza 150 m., altezza 4 m. Ad Ovest di Casa del Bosco:
larghezza 150 m., altezza 4 m.
Ad ovest della Cantoniera : larghezza 300 m., altezza grandissima.
Scendendo (ore 27) ad ovest di Casa del Bosco larghezza 250 m., a Piano Gottara :
larghezza 500 m. (esagerata), altezza 5 m. alla fronte. ,
Anche in Catania nella notte 23-24 vi è stato cattivo tempo e pioggia.
24 Marzo. Dall’ Osservatorio di Catania alle ore 2 si vede fuoco soltanto a destra
dei monti Rossi, e non si ode alcuno rombo; alle 4 si vede nulla e piove; alle ore 5 idem ;
4 A. Riccò [MeMmoRIA XX.]
alle 6" 20", cessata la pioggia, parto per Nicolosi; alla. uscita dalla città, avverto pioggia
scarsa di sabbia dell’ Etna.
Alle 8.2 30" arrivo a Nicolosi; alle 10." 10" parto con Galvagno per l’ eruzione; a
10.2 20" forte rombo come rullo di tamburo cupo, o rumore di caldaia in ebollizione ;
a 11° 30" sono alla fronte della lava nuova che è giunta un Km. sotto Monte S. Leo, e quasi
raggiunge il muro a destra, ossia ad Est della strada: scendiamo da cavallo e la costeg-
giamo ad Ovest per un tratto, poi trovata la strada tutta occupata dalla lava, procediamo
andando lungo il lato occidentale della via; a 12" incontriamo un’ altra colata minore,
aderente al lato Ovest della strada di S. Leo, e che minaccia di circondarci come ci di-
cono alcuni fuggiaschi; perciò saliamo su per la falda Est del monte, costeggiando in alto
la lava incandescente alla minima distanza che ci è permesso dal calore che ne emana.
Alle 12.2 10" siamo fra Monte S. Leo e Monte Sona e vediamo il ramo di lava che si è
staccato dal principale alle ore 8 (come ci si dice): si dirige prima a sud, poi volge ad
Est, tendendo veramente ad unirsi colla colata principale, come ci era stato detto, e come
effettivamente più tardi raggiunse (ore 14 Prof. Vinassa). Dall'alto fianco di Monte S. Leo
vediamo a levante una grande estensione di lava e varie colate in movimento, e fra essa
tre casette rustiche, di cui una è in parte sepolta, in parte spostata e demolita dalla lava.
A 13° 30" sole rosso dietro la nebbia alta, leggera; odore d’ anidride solforosa: vento
violentissimo che da una piccola altura ove mi trovavo, mi scaglia su di un arboscello. E
il solito f7raggzo potente prodotto dalla lava incandescente che riscalda fortemente |’ aria
sovrastante. Si riparte per Casa del Bosco, costeggiando la nuova lava ad Ovest, e siamo
già presso al piede SE di Monte Sona. Ma la bufera si fa violentissima: di quando in
quando siamo sbattuti contro i muri della strada ; il vento che ci viene contro trasporta
neve, sabbia, fogiie e rami di alberi, e ci rende impossibile di vedere i movimenti delle
lave incandescenti che scendono verso di noi per il ripido pendio: questa furia degli ele-
menti forma un quadro imponente, che però noi travediamo a stento fra la neve e la polvere
che ci acceca; ci trasciniamo così fino alquanto sopra alla casa Pappalardo (alt. 1215 m.),
da dove ci si grida di tornare indietro se non vogliamo essere circuiti dalla lava; e sic-
come la tormenta non mostra di voler cessare, a malincuore rinunziammo alla visita delle
bocche eruttive che ci eravamo proposta, e retrocediamo ad ore 14.
Si torna per la via mulattiera più ad Ovest, fra Monte Mazzo e Monte S. Leo; arriviamo
alla lava che invade il muro della via diretta a SE, che va alla casa del D.r Gemmellaro.
Dalla Cisterna dei Parrini a levante di S. Leo, si avanza una lingua di lava più
sottile; la fronte Sud della quale è giunta ad incontrare la lava del 1892 nella proprietà
Maugeri, che è quasi tutta invasa: si vedono blocchi incandescenti che rotolano giù dalla
fronte dalla lava ed alberi e viti che abbruciano ; la velocità della lava è circa 5 m. in 3
minuti, cioè m. 1,70 al minuto, altrove un metro ed anche mezzo metro al minuto; siamo
alla altitudine di 965 m. Si dice che vi sia un altro braccio di lava a levante che è più
avanzato verso Monte Fusara.
Alle ore 17.40 siamo di ritorno a Nicolosi.
Durante l’ escursione abbiamo sempre udito frequenti rombi, forti, prolungati come
tuoni. Abbiamo saputo con sicurezza che al Capriolo non si è aperta alcuna bocca : pro-
babilmente fu lo scoppio della grande cisterna di Casa del Bosco, causato dalla rapida
vaporizzazione dell’ acqua per il gran calore della lava invadente, che ha prodotto l’ ap-
parenza della esplosione ed apertura di una nuova bocca.
I
L' Eruzione etnea del 1910
Nella notte (24-25) dall’Osservatorio di Catania col cannocchiale Browning di 114 cm.
d’ apertura, posso vedere abbastanza bene dalle 23" 35" alle 23% 55" l’ apparato eruttivo
in grande attività, e ne faccio un abbozzo (Fig. 1 Tav. Il). Vedo un corso tortuoso di
lava incandescente rossa ben definito, come incanalato, che scende da un cono slabbrato
od aperto nel suo versante Sud, che continuamente lancia in alto scorie incandescenti, le
quali ricadendo su di esso, lo rendono tutto infuocato ; poi la corrente di lava piega bru-
scamente con angolo acuto verso Ovest con lieve pendio: poi vi è un salto ed una com-
plicazione di rigagnoli di lava (visti in iscorcio), che non riesco a decifrare, poi un tratto
a debole pendio, poi ancora un gomito ed un piccolo salto, quindi dopo un breve tratto la
linea di fuoco scompare e si vede solo un debole bagliore rossastro ; poi verso i M.ti Rossi
si vedono delle luci rosse irregolari, vive che non vanno oltre ad Ovest dei detti monti.
A sinistra ed in basso del detto cono da cui esce la corrente di lava vi sono delle
piccole bocche da cui escono rigagnoli di lava : ne distinguo bene due; a destra del me-
desimo cono vi sono altre bocche, di cui una alle 23" 58" lancia un getto sottile, ver-
ticale.
25 Marzo. In tutta la notte si sono uditi da Catania rombi fortissimi, prolungati, che
fanno tremare le invetriate, e ciò fino alle 7" del mattino del 25: alle 8" il fumo dall’ eru-
zione attraversa il cielo da NW a SE: alle 9" cessano i grandi rombi. Si vedono i vapori
esalati dalle lave per un buon tratto anche a sinistra dei M.ti Rossi. Il Direttore dell’ Os-
servatorio di Mineo, Cav. Uff. C. Guzzanti, informa che anche di là si sono uditi 1 rombi
(distanza 55 km.) e si sono visti nella notte i fuochi dei materiali lanciati in alto.
Telegrammi del mattino dicono che la lava nuova sotto S. Leo ha scavalcato quella
del 1892 e si dirige verso M.te Nocilla. A_15" il fumo delll’ eruzione vela tutta la. mon-
tagna; nel pomeriggio forti boati si odono da Catania, fortissimi a 16.8 50" : si vede il
fumo della lava avanzata oltre M. S." Leo, e si nota un poco di color rossastro al di so-
pra del luogo dell’ eruzione. Il Custode, che si è recato alla fronte della lava, telegrafa
a 17% 50" che la lava si è avanzata di 300 m.in 24 ore ed è giunta alla strada che va
dalla proprietà Maugeri alla proprietà Squadrito. A_18" ed a 18" 25" si sentono rombi
da Catania. A 19° 40" j fuochi a destra dei Monti Rossi, sono circa come ieri sera ; la
colata ad Ovest dei Monti Rossi, ora si vede come linea di fuoco.
Il Custode scrive che la lava a Monte Nocilla cammina lentamente, circa 1 m. all'ora ;
il braccio nella proprietà Bruno avanza più veloce ed è diretto alla località detta Fradia-
volo : la lava trovasi 200 m.a ponente di Casa Bruno; la colata a fianco dei Monti S. Leo
si è più allargata verso ponente: è giunta al cancello della Casa Bonanno ed ivi ha co-
perta tutta la strada. Nella notte 25-26 le bocche eruttive sono state tranquille, alle 6 del
26 hanno aumentato di attività.
26 Marzo. Dalle ore 6 in poi a Catania non si è udito alcuno rombo: a quest’ ora
col cannocchiale Browning si vede (Fig. 2), il canale di lava che esce dalle bocche emis-
sive ed a destra ed alquanto più in alto alcune altre bocche infuocate e piccoli getti in-
candescenti, poi più in alto ancora si vede fumo roseo in altissime volute, che partono
dalle bocche superiori: più in alto ancora il fumo è oscuro. Alle 8," 40" il Custode tele-
grafa che la lava che scende dalla proprietà Squadrito, giunta alla strada che conduce al-
l'Osservatorio Etneo, si divide in due rami: uno, l orientale, si dirige verso Casa Bruno,
l’altro a Piano Lisi, a ponente della lava del 1886, avanzando di 200 m. in 18 ore; fra
i due bracci di lava vi è uno spazio di circa 400 metri. La lava a fianco di Monte S. Leo
6 A. Riccò [MeMorIa XX.]
è giunta alla proprietà Bonanno coprendo, oltre la strada, anche i vigneti; la colata che
scende ad Est verso Monte Nocilla avanza lentamente : ha una fronte di circa 200 metri;
tutte le altre lave pure camminano lentamente.
Il sig. Ing. Franck A. Perret ha misurata con un pirometro la temperatura della lava
al termine inferiore ed ha trovato 1000° ; fa sapere inoltre che la lava a Monte Faggi è larga
soltanto 15 m. (misurata col telemetro Zezss) e che ne scende una cascata inclinata quasi
40° con velocità di 1 m. al secondo, ad ore 10 4 del 26, emanando un calore insoppor-
tabile a 20 m. di distanza. Egli dice che fino al pomeriggio del 26 vi fu un rallentamento
dell’ eruzione, ma poi sopraggiunse una ripresa alla sera; che vi sono due piccole dirama-
zioni di lava verso levante, l’una sopra Monte Nocilla ed un’ altra verso ponente, più a sud.
Dalla forma delle esplosioni egli deduce che la lava interna è più alta delle bocche
inferiori di emissione: il che poi fu confermato dal prof. Vinassa che ha visto il giorno 5
la lava scorrere in giù entro una bocca superiore.
Alle 13" 35" viene segnalata da Milo una forte scossa ondulatoria con direzione NW-
SE, avvertita con molto spavento della popolazione che esce all’ aperto; la scossa è stata
sentita anche a S. Venerina, però men forte : altre scossette sono state avvertite nella notte
seguente. Nella sera a Catania si sono sentiti alcuni rombi, ma nulla nella notte.
Alle 14° 25" si vede da Catania che la lava più avanzata a sinistra è giunta alla di-
rezione della visuale al piede Est del Monte Mazzo, il che vuol dire che deve esser arri-
vata realmente alla via che da Monte Fusara va a Ragalna. A 18" col cannocchiale Brow-
ning osservo che entro al cono inferiore principale che erutta la lava vi è come un ribol-
limento ed inoltre vengono scagliate a grande altezza scorie incandescenti, che ricadono
ad Ovest del canale di lava: a destra si vedono altre due bocche che lanciano materiali
incandescenti a minore altezza, e poi più in su altre 4 a 5 bocche che emettono fumo
oscuro. Anche a sinistra del cono principale si vede un’altra bocca minore che lancia
scorie incandescenti a poca altezza: al canale di lava fa seguito una striscia di fuoco ir:
regolare, fino ai Monti Rossi; ed anche al di là di questi, ad ore 19 !/s, si nota una fila
di punti incandescenti. In complesso però il fuoco è diminuito.
In questo giorno 26 il sig. G. Schlatter è stato fino alle bocche della lava per foto-
grafarle : l'apparato eruttivo era parzialmente coperto di neve: le bocche lanciavano enormi
masse di fumo di varie tinte e densità: Alle ore 9 ‘'/ ha notato che tutto il Monte Ca-
stellazzo era fratturato, e che quando si udivano forti rombi, dalle fratture del detto monte,
ed anche dai Monti Silvestri, salivano vapori caldi, umidi, azzurrognoli, con odore di zol-
fo. Le colate di lava uscenti dalle bocche erano tre: due sortivano da un cono, un’ altra
era coperta all’ origine: un signore tedesco è montato su quello strato di scorie ancora
molto calde, e per un momento si è visto che veniva trasportato dalla corrente, ed egli
si è allontanato rapidamente, per fortuna, senza alcun danno.
27 Marzo. Alle 5 !/a da Catania si ode un rombo debole; alie 6 si vede il fuoco in
una sola bocca e 5 a 6 getti di fumo che sorgono dalle altre bocche, e poi si riuniscono
in una grande massa grigia, quasi orizzontale, diretta ad Est, che persiste fino alle 8.h
Sotto l’ apparato eruttivo vi è come un grande triangolo bianco di neve. La punta in-
feriore della lava è molto avanzata rispetto a ieri; si vede oltre la casa Bruno, quasi
quanto è la lunghezza della casa stessa. Alle 8... 22" si osserva un grande pino eruttivo,
che dev'essere uscito dal cratere centrale, ma questo è coperto da nebbia: il pino è in-
clinato verso Est. Alle 19% 15% col cannocchiale Browning vedo (Fig. 3, Tav. II) che
L’ Eruszione etnea del 1910 7
il cratere da cui esce la lava lancia in alto getti di scorie incandescenti, vivissimi e ne
scendono due colate di lava; vi è a sinistra poi un tratto oscuro, poi al luogo del daga-
lotto e gruppo di colate vi è un cumulo di fuoco, poi una striscia infuocata di ineguale
intensità fino ai Monti Rossi; vedo pure alcuni punti incandescenti a sinistra dei detti
monti. Alle 22." 20" la nebbia copre il predetto cratere della lava, ma si vedono tutti gli
altri fuochi.
28 marzo. A 4 0" e 4. 5" rombi deboli, uditi da Catania: l’ apparato eruttivo è
coperto di nebbia, e non si vede fuoco. A 6° 15" si vede il fumo delle lave avanzate più
di ieri, oltre la casa Bruno, circa 1 ‘/a lunghezza della medesima casa. A 6® 33”, 6" 55”,
7. 0" rombi deboli, prolungati.
Nel mattino il Sig. Perret, che è alla Cantoniera, a !/ km. dalla bocca della lava ed
a 160 m. dalle colate che ne escono, telegrafa che nella notte ha avvertite molte scosse
ed esplosioni quasi continue, e che l'eruzione è aumentata da ieri; alle ore 14 scrive che
la eruzione di lava tende a concentrarsi nella bocca più a Sud delle due attigue che ieri
erano egualmente attive. Le bocche superiori sono quasi sempre attive. La colata di lava
ha la larghezza di circa 60 m. e la velocità di 1 m. al secondo. Un sismoscopio da lui
improvvisato è sempre in movimento. Si sono già formate delle incrostazioni saline sulle
prime lave emesse.
Egli dice sembrargli che la frattura tende ad estendersi più a sud.
Alle 19" 50" col cannocchiale da Catania si vedono aumentate le lave incandescenti
a sinistra dei Monti Rossi : sì osservano molti punti lucidi, variabili, certo incendii di piante;
in causa della nebbia non si vedono le bocche della lava e le superiori.
In questo giorno la lava ad Est è arrivata a circa 300 m. sotto il parallelo di Monte
Nocilla, verso Monte Fusara ; la colata di ponente pare ferma, tanto che un individuo vi
è andato sopra e vi si è trattenuto per 22 minuti. Il braccio rimasto indietro a Monte
S. Leo percorre soltanto 2 m. all'ora, ma forse aumenterà, perchè dietro si forma un cu-
molo di lava alto 20 m; i boati sono terminati, ma l’ attività continua.
Nella notte 28-29 fino alle 5® 20" ho sentito soltanto 4 rombi deboli; però informa-
zioni giunte al Club Alpino da Nicolosi dicono che nella notte vi è stata recrudescenza
dell’ attività delle bocche e che dopo mezzanotte la lava a Fradiavolo ha aumentato il
SUO Corso.
29 marzo. Seconda visita all'apparato eruttivo. In viaggio, passando presso la Grotta
delle Capre, sopra Monte Capriolo vedo tratti di neve oscurata da sabbia dell’ eruzione.
A 13° 50" arrivo alla Cantoniera : nebbie e nubi; vi sono macchie di neve sparse, co-
perte di cenere e sabbia dell’ eruzione; si odono rombi, rumori, anzi fracassi continui.
A 15° 15" ci avviciniamo a circa 300 m. dalla prima bocca: vi è nebbia e fumo sof-
focante per anidride solforosa e acido cloridrico; avanziamo fino a 20 m. dalle lave scor-
renti, andando su Jave e scorie recenti, ancora calde, ma consolidate, aventi color terra
di Siena, mentre la colata è grigia con tratti discontinui rossi, incandescenti; la velocità
nel canale di lava è circa 2 m. al secondo: la larghezza della corrente è 10 a 12 m.; i
coni lanciano quantità moderata di fumo rossastro e pochi blocchi e brandelli di lava, più
o meno incandescenti. Saliamo le falde di Monte Castello, e così arriviamo a 100 m. dalle
bocche meridionali : il fumo e la nebbia non permettono di veder bene. Distinguo una sola
bocca in forma di conca bassa obliqua da cui parte il canale di lava che forma una cor-
rente presso di noi, inclinata di circa 10° all’ orizzonte: magnifica, ma non ben incande-
8 A Cercco [MemorIA XX.|
scente (come era invece, anche di giorno la lava del 1892 presso le bocche emissive). Si
vedono grandi ed alti blocchi frastagliati, trascinati dalla corrente.
Il Sig. Perret, che è alla Cantoniera, dice di aver visto delle fiamme bianche emanate
dalle colate superiori incandescenti; ma io non ne vedo alcuna, forse per la luce del giorno.
Molti uccelli accorrono al chiarore dell'eruzione, vi passano sopra, restano asfissiati, cadono
ed abbruciano, producendo una piccola fiammata chiara. Sulla neve attorno vi è poco lapillo,
circa 3 em. Su di noi non cade lapillo, nè sabbia, quantunque siamo sotto vento, rispetto
le bocche. L'ing. Perret dice che ieri i blocchi caduti presso di lui fischiavano, forse per
gaz o vapori che emettevano; si odono rumori, come per sbattimenti di pietre o metalli ,
continui, ma non si hanno forti detonazioni, nè molto fumo, e quel poco non è umido.
Il tempo essendo contrario alle osservazioni alle 16° 00" si ritorna; a 16" 35" siamo
alla stretta della lava fra Monte Faggi e la 12 colata del 1892 e saliamo su di questa,
circa nel mezzo della sua lunghezza per vedere la stupenda cascata o rapida formata dalla
nuova lava incandescente (Fig. 4, Tav. II): il pendio della cascata è circa 40°, largo 10
a 12 m. lungo 20 m,, poi segue un altro pendio men forte : noi siamo a circa 50 m. dalla
cascata, eppure il calore è fortissimo, intollerabile nella faccia, e di quando in quando bi-
sogna volgersi all'opposto. La lava ha la velocità di circa 2 m. al secondo nella cascata,
ma questa è formata principalmente da grandi blocchi incandescenti che cadono giù in
continuazione : sembra una massa di coke in gran parte acceso che precipiti dall’alto. Sal-
gono in alto vapori bianchi ed azzurri che fanno un bellissimo contrasto di tinte colla
massa rutilante della cascata e le oscure roccie vulcaniche circostanti : perfino il rumore
che si ode è analago a quello delle cascate d’acqua. (Ho visitate di recente le cascate del
Niagara, ma l’ impressione di meraviglia che ne ho riportata non è stata maggiore di quella
che avevo provata vedendo questa nostra cascata di lava infocata). Scendendo la colata
di lava si allarga; alle 17° 17% prima di arrivare alla Casa del Bosco, cioè fra Monte
Faggi e Monte Capriolo, vediamo la colata che scendendo per un pendio piuttosto ripido,
trasporta enormi blocchi, vere collinette di lava, che con sorpresa si vedono avanzare len-
tamente; a 17" 30" siama di fronte agli avanzi della Casa del Bosco, che per tanti anni
ospitò i visitatori dell’ Etna: restano poche rovine informi: dista circa 150 m. dall’orlo
orientale della lava, presso il quale ci troviamo.
30 Marzo. Alle 8" da Catania si osserva fumo abbondante ed alto sul luogo dell’ eru-
zione, ma non si ode alcun rombo nella giornata e nella sera; a 21” 45" si vede il dop-
pio canale della lava incandescente diretto a destra, poi un tratto diffuso, diretto a sinistra,
fino al solito nodo di fuoco, che ora appare confuso, debole; a sinistra dai Monti Rossi
si vede qualche punto isolato lucido, rosso. Sopra la parte alta dell’ eruzione vi è come
un velario di porpora, costituito da nebbie o vapori o polveri riflettenti la luce delle lave.
81 Marzo. Galvagno riferisce che a mezzanotte la colata a Fradiavolo ha raggiunta
la strada mulattiera che va da Nicolosi a Ragalna (alt. 780 m.) e distrugge fertili vigneti;
la lava a Monte Nocilla si è avanzata di 120" in 24 ore; dice inoltre che le bocche sono
più attive ; però da Catania non si ode alcun rombo in tutta la giornata. Nebbia e nubi
coprono l’ eruzione.
10 Aprile. Da Catania }’ eruzione è invisibile per nubi: non si ode alcun rombo.
Galvagno alle 6" si è recato al fronte della lava a Monte Nocilla, la quale è diretta
a sud ed ha la larghezza di circa 200 m. e la velocità di 8 m. all’ ora. A Casa Bruno
la lava si è avvicinata fino a circa 80 m., distruggendo vigne.
L’ Eruzione etnea del 1910 9
La colata più avanzata a Fradiavolo dalle 16" del 30 marzo alle 10" di oggi ha per-
corso più di '/. km. di strada, il che dà la velocità di 8 m. all’ ora.
La lava appoggiandosi alla casa Fradiavolo al lato di levante Il’ ha fatta diroccare in
parte; la fronte di questa lava, larga 200, passata oltre, si dirige a sud verso la Ursterna
della Regina, percorrendo 15 a 17 m. per ora, ed è giunta al viottolo che sta sotto la
via Nicolosi-Ragalna ed è parallelo ad essa.
2 Aprile 6° 30". Denso fumino nero che si alza dalla parte bassa del pendio del-
l'Etna ad Ovest, ove è l'eruzione; fumo bianco, poco e basso, dal cratere centrale che
finalmente si vede libero; 10" 35" l’ Etna si è un poco schiarito, ma vi è ancora nebbia
generale, poco fumo bianco dal cratere centrale. Dalla eruzione si vedono inalzarsi due
getti di fumo principali ed altri minori, confusi nella nebbia: ancora nulla delle lave in-
candescenti è visibile a ponente dei Monti Rossi.
L’ Assistente Sig. L. Taffara, che si è recato all’ eruzione, telegrafa da Nicolosi alle
ore 9.50 che la colata principale è giunta a 700 m. dallo stradale provinciale, a 450 m. a
Sud di casa Fradiavolo: ha la velocità di 4 !/ m. all'ora: metà dalla detta casa è seppel-
lita dalla lava: pare vi sia l’inizio di un nuovo braccio alto 8 m., largo 50, che si incanala
per una depressione diretta a Borello, percorrendo + m. all’ ora.
Galvagno telegrafa alle 11.5 da Nicolosi che è stato alla lava a ponente di Monte
Nocilla, e l'ha trovata molto attiva in confronto ai giorni passati: ha la fronte di 200 m.
ed ha percorso 200 m. in 24 ore (cioè 8." 3 allora): si dirige a Sud, verso Monte Fusara.
La colata di Fradiavolo è meno violenta: è arrivata a 300 m. dalla Cisterna della Regina.
Alle 17° 55" da Catania si vede per pochi istanti il cratere centrale: ha poco o nulla
di fumo. A 19" 5" si vedono i fuochi dell'eruzione, ma deboli (Fig. 4, Tav. II); dai cra-
teri meridionali si vedono uscire pochi getti incandescenti: il nodo di fuoco più giù si vede
distintamente : è formato da tre rigagnoli di lava che circondano due dagalotti sopra Monte
Faggi, e che da Catania si vedono in iscorcio , perchè diretti circa a SSE; poi continua
inegualmente la striscia di fuoco fino ai Monti Rossi; nella parte alta dell'eruzione vi è
nell'aria un riflesso rossastro; poi la nebbia torna a coprire l'eruzione.
3 Aprile. Nella notte e nel mattino da Catania non ho udito alcun rombo: nebbia
densa all’ Etna; intanto il Sig. Taffara telegrafa che nella notte vi è stata sensibile re-
cerudescenza, ed anche Galvagno telegrafa che la lava è aumentata alle bocche di emissione
e secondo le notizie fornite dai suddetti la lava diretta alla Cisterna della Regina è au-
mentata pure, e dopo esser passata sulla proprietà Tenerelli, comincia a devastare quella
di Amato Aloisio: la fronte è larga circa 100 m. alta 2 m. e percorre soltanto 4 1/9 m.
all'ora. La colata diretta a Monte Fusara va più veloce e percorre 20 m. all'ora. Al Club
Alpino giunge notizia che un braccio di lava, che era diretto al Palmento bianco (che è 200
m. a Sud di casa Fradiavolo), si è fermato. Dalle bocche esce molta lava che a S. Leo si
sovrappone alla precedente.
4 Aprile. Il cielo è sereno: Alle 9% da Catania si vede fumo leggero su tutto |’ ap-
(©
parato eruttivo, più denso e bianco dalle bocche della lava e dal cratere centrale. Alle
14h 45" Galvagno telegrafa che la colata alla Cisterna della Regina è aumentata nelle 24
ore, attualmente percorre 10 m. all'ora, e nelle ultime 24 ore ha percorso 200 m. cioè
8." 3 all'ora in media; la colata a fianco di Monte Nocilla è più calma; ma ha già rag-
giunta la strada che passa a ponente di Monte Fusara; l’attività delle bocche eruttive è
sensibilmente diminuita.
Arti Acc. Seri V. Vor. IV. Mem. XX.
N
10 A. Riccò [MEMORIA XX.]
Alle 15° si vede da Catania fumo al cratere centrale ed alle bocche nuove.
Il Sig. C. Beek dell’Osservatorio di Maniace, che è stato a visitare l’ eruzione, mi in-
forma che la cascata a Monte Faggi è cessata prima di mezzodì, ed al suo luogo la lava
nel pomeriggio corre con grande velocità; alle ore 16 vi è stato un nuovo aumento del-
l’attività delle bocche della lava, donde questa scende con velocità straordinaria fino al-
l’altezza della Cantoniera. Il Sig. Beek ha visto bombe enormi cadute fino a 1000 m.
sopra la Cantoniera.
Alle 22" 10" essendo il cielo sereno, col cannocchiale si vede assai bene l’ eruzione
da Catania : (Fig. 5 Tav. II) vi è sempre il canale di lava rappresentato da due linee
rosse oblique verso destra poi vi è una linea di fuoco discendente fino ai Monti Rossi, ma
irregolare e di varia intensità; il gruppo di rigagnoli di lava sopra Monte Faggi è più
semplice; ad Ovest dei Monti Rossi si vedono pochi punti luminosi; vi è una luce rossa
diffusa al di sopra di tutta l’ eruzione. Nessun rombo.
5 Aprile. Ad ore 5 essendo l’aria molto trasparente si vedono col cannocchiale Brow-
ning 5 a 6 bocche che emettano fumo bianco in piccole colonne; più sopra vi sono 3 a
4 fumarole, o piccole bocche disposte sulla frattura, che emettono fumo bianco in quantità
variabile; dalla colata di lava, fino ai Monti Rossi si elevano vapori leggeri; dal cratere
centrale esce fumo denso eruttivo. $
Il Sig. Perret dalla Cantoniera fa sapere che l'eruzione è sensibilmente diminuita,
che le bocche superiori sono calmate, ma che però dalle bocche inferiori esce ancora
molta lava. Aggiunge che la piccola colata di lava che per la prima uscì dalle bocche
superiori a Zacca Albanelli, e che fu vista da lui per il primo, arriva giù fino a mezzo
di una retta che vada da Est ad Ovest dal piede inferiore dei Monti Calcarazzi alla bocca
di efflusso lavico.
Galvagno informa che la lava diretta a Monte Fusara si è fermata a 40 m. sopra la
strada che andava a Ragalna passando sotto Monte Fusara; la colata a Cisterna della Re-
gina è arrivata a circa 140 m. a nord di essa. Al luogo della cascata si è formata una
montagna di lava che ostruisce il passaggio e rallenta la discesa della lava. Da 5 giorni
a Nicolosi non si odono rombi.
Il Sig. Puglisi, fotografo a Belpasso, informa che la colata meridionale passa pochi
metri a ponente della casa Amato Aloisio; percorre 4 metri all'ora ed è alta 3 a 4 m.;
sotto Monte Sona, nella proprietà Pappalardo, si è staccato un ramo di lava che minaccia
dei bei pometi; Barbagallo informa che questo ramo dalle 18° di ieri alle 3 del mattino
d'oggi ha percorso 180 m. verso Sud, cioè colla velocità di 20" all'ora. Notizie del Club
Alpino dicono che le lave estreme sono in decrescimento.
6 Aprile alle 7 si osserva fumo bianco abbondante dal cratere centrale. Il Sig. Per-
ret informa che vi è da ieri ad oggi una piccola recrudescenza dell’ attività generale del-
l'eruzione, cioè dell'emissione di lava e dell’ attività delle bocche superiori.
Alle 18% 45" da Catania col cannocchiale vedo (Fig. 6) a destra della bocca inferiore
altre due bocche più in alto, le quali a 19° 20" pure lanciano materiale incandescenti, si
osservano inoltre, due canali di lava, ben separati in alto e che poi si uniscono in basso;
il braccio di ponente è lucidissimo, specialmente nel tratto superiore; il gruppo di riga-
gnoli di lava incandescente (21° 2" ) a nord di Monte Faggi ha lo stesso aspetto, come
al 2 aprile.
Nessun rombo si è udito a Catania nella giornata.
L’ Eruzione etnea del 1910 LI
Il Sig. Perret dalla Cantoniera ba pure constatato l’ aumento di attività dell'emissione
della lava e delle bocche superiori anche nella sera del 6 aprile: il canale di lava si è ri-
stretto, ma è più veloce: nella notte vi è stata forte recrudescenza: la colata derivante dalla
bocca orientale si è allargata ed ha straripato un poco verso levante, poi ha trovato sfogo
a sinistra nella antica via, ed ora la lava cammina come prima; in coincidenza con questa
recrudescenza nella notte si sono riattivate improvvisamente le bocche superiori, lanciando
materiali incandescenti.
Il Prof. Oddone, che pure trovasi alla Cantoniera, scrive che alle 4h 10% ivi è stata
avvertita una scossa e che nella visita fatta subito dopo alle bocche superiori dal signor
Perret fu notata una frana del terreno entro una bocca che presentava molte fratture ;
verso mezzodì vi sono state due esplosioni nelle bocche superiori con emissione di cenere,
fenomeno nuovo da due giorni; alla bocca principale continua il ribollimento del materiale
lavico con proiezione di detriti. Il prof. Oddone. scrive che nelle eruzioni delle bocche vi
è poco vapore acqueo : i vapori e gaz emessi in alto hanno color violaceo; corrispon-
dentemente nello spettro della luce dell’ eruzione vi è il violetto e l' indaco, ma il giallo è
molto scarso; non vi sono righe lucide, neppure del sodio. I materiali lanciati sono rossi
come Marte all’ orizzonte : invece i massi trasportati dalla corrente lavica sono incande-
scenti al bianco splendente. Anche il prof. Oddone ha visto fiamme, uscenti dalle bocche
meridionali. La lava presso queste bocche si è ristretta a 6 m. e corre colla velocità di
2 m. al secondo. Al piano del Capriolo la velocità è pure grande, e la lava dividendosi
in parecchi rami, produce danni rilevanti. In complesso | eruzione ora è stazionaria.
Barbagallo informa che alle 22° all'Osservatorio Etneo vi è stata una scossa sussul-
toria, piuttosto forte (locale, non avvertita altrove, nè registrata dagli strumenti di Catania).
7 Aprile. Alle 20% 25" da Catania col cannocchiale si vede una sola bocca al di sopra
della prima colata incandescente : questa è vivissima, specialmente nel mezzo della lunghez-
za, ed è costituita da una sola corrente : ia detta bocca lancia materiale incandescente ad
intervalli irregolari: segue sotto il braccio diretto a sinistra debolmente infocato poi il solito
nodo di fuoco, poi tratti di fuoco staccati e punti isolati, anche a sinistra dei Monti Rossi.
8 Aprile. Il Custode Galvagno informa che nella notte 7-8 a Nicolosi si sono sentiti
molti rombi, piuttosto forti; l Ing. Perret scrive dalla Cantoniera che stamane vi è calma
relativa sull’ eruzione, ma senza diminuzione dell'emissione di lava. Galvagno, che è stato
oggi a visitare le fronti inferiori delle lave, riferisce che la colata che scende a ponente
della fossa delle Colombe (Monti Rossi) si è divisa : il centro si dirige a libeccio distrug-
gendo superbi vigneti: un ramo va verso casa Bruno ed è arrivato a circa 150 m. dalla
detta casa. La colata a ponente di Monte Fusara è arrivata in linea al detto monte : que-
sta lava è larga circa 300 m.
Ad ore 20,15 col cannocchiale vedo di nuovo come al 6 aprile due corsi di lava
incandescente (Fig. 7) che scendono dalle bocche, di cui quello a destra tortuoso, l’altro
sempre collo stesso andamento quasi dritto: le corrispondenti due bocche gettano in alto
materiale incandescente : si vede poi sotto il tratto debolmente infuocato, diretto a sinistra,
poi il solito nodo di fuoco, alquanto cambiato, e più a sinistra ancora, scendendo, altri
punti lucidi, rossi, isolati. La lava meridionale, che al giorno 6 aveva investito lateral-
mente il villino Amato Aloisio, lo ha parzialmente distrutto il 7 ed 8.
9 Aprile. Il Sig. Perret scrive che nella notte 8-9 i crateri superiori 5-6 (della sua
numerazione, a partire dall’alto) proiettano massi incandescenti a brevi intervalli con tremiti
12 A. Iiccò [MeMorIA XX.]
del suolo, sensibili alla Cantoniera ove egli si trova. La lava scorre più abbondantemente;
dalla bocca centrale dell'apparato emissivo delle lave sono uscite vere fiamme. “ Così l’at-
tività complessiva ha assunta la forma di una vera crisi, corrispondente alla favorevole
fase lunisolare di congiunzione e di perigeo, con declinazione pure favorevole: ora dovreb-
be diminuire un poco. , Così il Sig. Perret. Egli si è recato oggi al Piano del Lago, e
dice che le fratture hanno la direzione N 30° E, come la frattura su cui sono impiantate
le bocche eruttive ; le fratture a destra e sinistra di Piano del Lago hanno andamento al-
l’incirca parabolico col vertice verso il cratere centrale ; al luogo della massima distanza
delle fratture di destra a quelle di sinistra vi è un intervallo di 150 m.: quivi è il massimo
sprofondamento, che al giorno 9 era di 3 m. Sopra la Cisternazza vi sono altre fratture
volte maggiormente verso la Valle del Bove, cioè con direzioni varie intorno NE.
Ad ore 20,10 da Catania col cannocchiale si vede (Fig. 8) completo l’ apparato erut-
tivo ed in attività maggiore di ieri sera; si nota distinta e dritta la colata di sinistra che
scende da una bocca che lancia in alto materiali incandescenti; l’ altra colata a destra ha
andamento complicato : tutta questa parte dell’ apparato eruttivo è avvolta in una nebbia
rossastra che il vento spinge verso Est. Piegando come sempre ad angolo acuto, segue
verso sinistra una striscia di fuoco ineguale , forte e viva prima dal solito nodo di fuoco,
poi a tratti discontinui fino ai Monti Rossi; oltre a questi vi è una lunga serie di tratti e
punti lucidi rossi. Alle 21" 45" la predetta bocca è attivissima: un’altra bocca vicina a
destra è pure assai attiva con belle eruzioni di materiale incandescente che sale fino ad Le
del raggio del campo del Browning, cioè a 340 m.
10 Aprile. Galvagno telegrafa che la fronte della lava a Monte Fusara si è fermata:
quella a casa Bruno si è pure fermata a 80 m. dalla detta casa. A_ Monte Capriolo scen-
dono rapidamente molti rami di lava che danneggiano i pometi.
Alla sera l'apparato eruttivo visto col cannocchiale da Catania si mostra molto impo-
nente, ma quando alle 23" 5" mi accingo a farne il disegno, si copre immediatamente di
nebbia ; al posto delle bocche della lava non si osserva che un chiarore rossastro : si vede
distinto ancora il solito gruppo di colate incandescenti a NE di Monte Faggi.
Il prof. Oddone scrive che da questa sera del 10 alla Cantoniera si osserva forte re-
crudescenza, sia nell’ attività di tutte le bocche sulla frattura, sia nell’ emissione della lava:
questa esce dalla sommità del cono maggiore, più meridionale e straripa da ogni parte :
nella notte i terremoti sono frequenti e vi è qualche preoccupazione per la Cantoniera.
1I Aprile 18% 15" : bella fumata di vapori bianchi dal cratere centrale; 20% 12" a
20% 37 : col cannocchiale si vede bene entro il cratere emissivo la lava ribollente e tra-
boccante, che dà origine al solito torrente di lava, il quale però stasera ha forma diversa
(Fg. 9): segue poi sempre il tratto infocato diretto a sinistra, poi il nodo di rigagnoli
di lava in scorcio, poi tratti staccati di fuoco, di cui uno vivissimo apparentemente nella
verticale sotto il vertice di Monte Vettore, realmente al Capriolo, e pochi altri si vedono
fra le cime più a sinistra.
12 Aprile, ore 7: molto fumo denso, grigio, eruttivo dal cratere centrale in grandi
pennacchi, diretti orizzontalmente verso Est: pochissimo fumo dalle bocche.
Alle 19° 20" dal punto più alto a destra dell'apparato eruttivo incandescente col can-
nocchiale di quando in quando si vedono (Fig. 10) sprazzi luminosi come di bocca eruttante
debolmente: sotto segue il solito tratto a sinistra ancora più debolmente luminoso , poi il
gruppo di rigagnoli incandescenti, poi ancora più a sinistra scendendo a 2 !/» volte la di-
L’ Eruzione etnea del 1910 IS
stanza fra il gomito acuto ed il nodo (cioè ancora al Capriolo) si vedono due punti lucidi:
poi ad 1 ‘!/, volte la detta distanza, ancora più a sinistra, cioè fra le due cime dei Monti
Rossi, si vede un altro punto rosso lucido, mobile. In complesso la lava è notevolmente
meno luminosa di ieri sera.
13 Aprile. Siccome si dice che la Cantoniera è minacciata dalle lava, ho creduto ne-
cessario di recarmivi per dare le disposizioni onde al caso mettere in salvo almeno gli
strumenti che là vi sono; inoltre, siccome è accertato che dai crateri che emettono lava
escono pure delle fiamme, ho pensato di portare con me il telespettroscopio Browning per
studiare la costituzione spettrale di quelle luci.
Alle 5" 15" parto da Catania: per la via osservo che il cratere centrale erutta molto
fumo grigio. Alle 7" 15" sono a Nicolosi, alle 7° 55" riparto per l’ eruzione passando ad
Est dei Monti Rossi. Durante il viaggio vedo uscire fumo dal cratere centrale, ma meno
di ieri; alle 9" 35" siamo ad Ovest dei crateri del 1883: dal cratere centrale esce una
grande massa di fumo a globi, simile a quella vista col prof. Lacroix nel 1908, e che egli
trovava di aspetto analogo a quello delle 72207 ardenti del vulcano Pelée, ma che non ne
aveva la altissima temperatura.
12% 3". Arrivo alla Cantoniera, ove trovo i proff. Vinassa ed Oddone con Galvagno;
lungo il viaggio ho constatato che le lave sono poco attive e generalmente camminano
adagio; soltanto a poca distanza dai crateri ho cominciato a sentire il fracasso caratte-
ristico dell’ eruzione, ma debole.
14h 00". Prevedendo che la fotografia da me fatta dalla Cantoniera, cioè da 500 m.
a SE delle bocche dei crateri eruttanti la lava non sarebbe riuscita in causa del fumo,
faccio un abbozzo dei detti crateri e del corso della lava (Fig. 11). Il grande cratere su-
periore è fortemente slabbrato all'orlo sud e da questa intaccatura esce il canale principale
della lava diretto a SE, scavato nettamante nel pendio del cono: quantunque sia giorno
chiaro, si vede la lava incandescente, di color roseo, che vi scorre entro; a destra della
slabbratura, cioè a SE, l orlo del cratere presenta una punta o dente rilevato, cosicchè
complessivamente la cavità del cratere somiglia a quella di una conchiglia bivalva, di cui
il detto dente sarebbe la cerniera ; dietro la detta punta vi è una bocca che per mezzo
di una specie di tunnel comunica direttamente colla falda del cono a noi rivolta, cosicchè
nell’ apertura col binocolo si vede la lava incandescente gonfiarsi e ribollire, e di quando
in quando traboccare e scendere; più in basso, e sullo stesso piano verticale, vi è un’ altra
bocca fatta ad imbuto entro la quale pure si vede la lava incandescente ; più sotto ed un
poco a destra vi è una terza bocca minore, poi più giù ancora una quarta ancora più piccola:
poi viene la colata di destra che scende ancora alquanto per il pendio del cono verso SE,
poi piega bruscamente verso SW e va ad unirsi all'altra corrente di sinistra. Dal centro del
largo cratere superiore esce fumo giallo ; dal lato orientale emana fumo bianco scarso.
15” 00”. Partiamo tutti insieme per le bocche superiori; a 15° 30" siamo ad Est del
crepaccio : incontriamo una bomba col diametro di 1" 25, completamente affondata nel
lapillo ; il lapillo, la sabbia, le roccie sono coperte da incrostazioni gialle dell’ attuale eruzione.
Il cratere N. IV, che per la sua singolare attività è stato chiamato dal prof. Vinassa
il Diavolo, lancia bombe, emette acido cloridrico e boati; il cratere di sprofondamento che
viene appresso è molto incrostato di sali di color giallo, verde e roseo di effetto bellissimo :
emette soltanto vapori: sta a NE del Diavolo; Vl andamento generale della frattura è
N 20°E o N 25° E, dunque circa NNE. Non si odono più boati, ma bensì dei suoni, come
14 A. Riccò [MEemoRIA XX.]
d'organo. Nessuna proiezione di scorie; si osservano delle buche o cercini di fusione della
neve, determinati da pietre anche piccole, lanciate dal Dzavo/o : le pietre sono sepolte nel
lapillo che copre la neve. Alle 17" 35" il sole dietro il fumo giallastro, che esce dal
cratere che emette lava, appare molto rosso: 17° 45" siamo di ritorno alla Cantoniera : si
monta e si rettifica il telespettroscopio.
Fra tanto ammiriamo lo spettacolo imponente e meraviglioso delle due correnti di
lava infocata, luminosissima, che sembrano scendere quasi verticalmente dal monte che le
emette, e venire direttamente verso la Cantoniera.
Da 20" in poi si è osservato da tutti tre lo spettro della eruzione nelle varie sue
parti, e specialmente ove sono state viste le fiamme nei giorni passati, ma stasera le
fiamme non si vedono; da per tutto si osserva il rosso spettrale vivo, il giallo scarso, il
verde esteso, il bleu pallido, il violetto livido ; si distingue- bene dal fondo illuminato, lo
spettro più vivo e più esteso delle lave lucide, e vi si notano striscie lucidissime, ma sem-
pre con spettro continuo e completo : nè righe lucide, nè assorbimenti: insomma si ha
come ebbi nel 1892 collo stesso strumento, lo spettro di corpi solidi o liquidi incande-
scenti; nulla che indichi la presenza di gas o vapori incandescenti, come dovrebbe essere
nelle vere fiamme: che d'altronde, come si è detto, stasera nessuno di noi riesce a vedere,
forse per la diminuita attività dell’ eruzione. Si deve concludere ancora stavolta che la tem-
peratura nei crateri non è così elevata da vaporizzare i metalli contenuti nelle lave; il che
corrisponde al risultato delle osservazioni pirometriche, le quali hanno dato temperatura
intorno 1000° C.
Ore 21 ci rechiamo ad osservare da vicino le correnti di lava nel tratto che segue la
congiunzione dei due bracci: arriviamo a pochi metri della lava scorrente, stando sulle
scorie di recente eruttate ed ancora calde. Inutile dire che il quadro è supremamente me-
raviglioso: La lava forma una maestosa e grande corrente di fuoco rosso che cammina
per il dolce pendio con velocità moderata di 1 a 1! m. al secondo, crescente dagli orli
al centro, come nei corsi d’acqua, ma in una proporzione molto maggiore: la superficie
è convessa alquanto, cioè più alta e rigonfia nel mezzo ; non è liscia, ma scabra, perchè
specialmente costituita dalle punte e sommità di innumerevoli blocchi che trasporta, l’ un
contro l’altro, di diverse dimensioni e variamente incandescenti, alcuni fino quasi al bianco
abbagliante ; i più grossi si capovolgono e rotolano, evidentemente per la resistenza della
parte loro inferiore contro lo strato della corrente aderente al fondo e perciò più lenta, o per
urti contro al fondo stesso. Prima della congiunzione le correnti sono più rapide e più
splendenti. Dopo l'unione si vedono sulla corrente delle striscie longitudinali di diverso
aspetto e lucentezza, ora poco notevoli, ma che prima lo erano maggiormente, certamente
sono dipendenti dal confluire di materiali diversi ed a differente temperatura ed incan-
descenza.
14 Aprile. Nella notte nessun movimento del suolo sensibile all'uomo, nessun rombo
o boato ; continua la diminuizione dell'attività dell'eruzione. 8" 10" | aria è nebbiosa per
il fumo, che però non è molto, e si vede bene che la lava scorrente nei due canali è
molto diminuita: la lava apparisce incandescente soltanto presso le bocche di uscita ed in
brevi tratti: certamente ciò è dovuto in gran parte alla luce del giorno. Si va alle cor-
renti di lava e poi alle bocche: osserviamo che la velocità della lava nel tratto stesso men
rapido di ieri sera è sensibilmente diminuita: deve essere di circa Om 50 al secondo, dove
è massima. È diminuito pure notevolmente l' efflusso lavico, infatti il canale è abbando-
nato e vuoto per 1 1/o a 3 m. della sua larghezza. A 8" 40" siamo al livello delle boc-
che superiori, escluso il tunnel della colata di destra che è più in alto: si nota che le
scorie lanciate dalle bocche della lava hanno formato a ridosso del cono principale come
un argine curvo, o cresta, che lo circonda a levante. A 9" 20" siamo ad un trabocco di
lava nella frattura dietro il detto argine: la superficie della lava è tutta increspata e come
singolarmente pieghettata, ma diversa dalla lava a corda: doveva essere molto fluida.
Continua poi salendo verso nord la grande frattura, che forma come una profonda valletta
inclinata. Poco fumo dai crateri e silenzio completo, eccetto qualche anelito: Ad Ovest
della frattura vi sono tre bocche, unite in un sol cono gemello, che emettono poco fumo;
sotto di esso ve ne è un altro più piccolo. A 9" 20" siamo a 150 m. dalle bocche effu-
sive: si nota un’altra frattura minore parallela a levante della principale, che si prolunga
sopra e sotto fin quasi alla Cantoniera,
Osserviamo uno strato di neve sotto al lapillo, la quale ha lo spessore di 1 m. Al-
l’altro lato della frattura principale, cioè a NW su Monte Castellazzo si vedono delle frat-
ture parallele con franamenti e fumarole ; continuiamo ad avanzare lungo la frattura verso
nord, girando a distanza ad Ovest del V° cratere che è minaccioso : poco oltre giungiamo
poi la cima di Monte Castellazzo e prima del cono IV (il Diavolo) ad un grande e bellissimo
cratere entro la frattura, di cui occupa circa 150 m.: è senza orlo rilevato al lato di ponente
ed è tutto incrostato di giallo e verde (cloruri di ferro) : emette soltanto fumo chiaro, bianco ;
per un istante si sente venirne odore d’ idrogeno solforato; nell’ interno ripidissimo vi sono
molti franamenti e roccie acute e rotte di color carnicino. Si vede a nord il cratere mag-
giore che si stima largo 70m, alto 15, e l’altro più lungi (II) alto 30 m.
Al grottone della neve, a Monte Castellazzo, antico rifugio primitivo dei guardiani
della neve, posto sul pendio di levante, si raccoglie sabbia che forma uno strato di 8 cm.
sulle pietre che costituiscono il tetto : in qualche altro punto la sabbia è anche più alta.
Abbiamo trovato qualche coccinella (septermzpunciata): vive nelle scorie scottanti, in-
crostate dalle emanazioni dell'eruzione; ma ne abbiamo trovato anche entro le fratture dei
pali telefonici ghiacciati !
Alle 10" 30" si ritorna alla Cantoniera. Di qui mentre faccio un abbozzo delle boc-
che e canali della lava, vedo con sorpresa una frana nel foro 724722e2 in alto della colata
di destra, e precipitare un grande masso.
Alle 13" 50" si parte: lungo la via, passando ad Ovest delle lave, constatiamo che
il loro movimento in generale è molto rallentato, ed in parecchi luoghi nullo. Durante tutto
il percorso fino a Nicolosi (17° 30" ) non abbiamo mai visto il fuoco dell’ eruzione; da
Nicolosi a Catania si vedeva debolissimo, con poco fumo.
15 Aprile. Nella giornata | Etna è annebbiato e si vede nulla: alla sera da Catania
generalmente non si vede fuoco, ma nella notte è stato visto dalla famiglia del prof. G.
Pennacchietti. Galvagno che è alla Cantoniera informa che in giornata vi sono state straor-
dinarie fumate e pioggia di cenere dal cratere centrale. i
16 Aprile. AI mattino da Catania si vede soltanto una traccia di fumo sul luogo del-
l'eruzione; ad 11.30 osservo una grandissima fumata (Fig. B) che esce dal cratere centrale,
scende nella Valle del Bove, poi si rialza in grandi globi fino all'altezza di 10°, cioè
circa 4500 m., formando in alto come un enorme cavolo-fiore. Giunge più tardi notizia che
nella Valle del Bove si è formata una corrente di fango assai lunga, larga 8 m., profonda
Om 40, e si parla di una eruzione di fango. Essendo il luogo dove si è manifestato il
16 A. Riccò |MeMoRIA XX.]
fenomeno poco accessibile, difficile e faticoso a percorrere, ho mandato prima a verifi-
care la cosa Alfio Barbagallo, persona intelligente e forte, e che da parecchi anni aiuta
il custode dell’ Osservatorio Etneo : secondo quel che mi avesse riferito, avrei poi deciso
di andare io stesso sul luogo o no, ed in caso affermativo avrei saputo ove andare e cosa
fare, senza incertezze.
Fig. B. — Grande eruzione di cenere, disegno di A. RICCÒ.
Il Barbagallo è partito da Nicolosi ad 1" 15" nella notte del 25; a Zafferana, secon-
do le mie istruzioni, si è unito a persona ben pratica della Valle del Bove, Lorenzo Di-
bella, indicato dal Sindaco, ed alle 9 !/, sono partiti entrambi per la detta valle, dirigen-
dosi per il sentiero che conduce a Monte Finocchio ; alle 12 */4, essendo la via divenuta
troppo ripida, sono scesi dai muli ed hanno continuato a piedi. Già prima di arrivare in
vicinanza del detto monte sentivamo un forte rumore: avanzando nella direzione donde
veniva, sono arrivati ad una corrente d’acqua fangosa, larga un metro e mezzo, profonda
Om 50 che si scendeva in giù da Monte Finocchio inferiore, fino a P/a720 Bello (alt. 1200 m.)
Salendo poi a fianco della corrente, videro che passava fra Rocca Capra ed il detto
monte ; costeggiando ancora la corrente per 20 minuti osservarono un altro braccio pas-
sante a levante di Monte Lepre, e questa seconda corrente era cessata, non scorreva più ;
arrivati a Monte Lepre videro entrambe le correnti; l’altra attiva passava a ponente di
Monte Lepre, scendendo a levante dei Monti Centenarii. Da Monte Lepre Barbagallo si
recò a visitare le bocche dell’ eruzione del 1908, come io avevo disposto ; le trovò affatto
calme e ripiene di blocchi di neve: di là ritornò alla corrente fangosa che non lasciò più
nia
di rimontare lungo il suo corso, verso la Valle del Leone, però in direzione NW, passando
a nord di Serra Giannicola Piccola. Siccome però ‘la corrente andava a tratti scomparendo
sotto la neve, il Barbagallo prese in una bottiglia un campione di quell’ acqua fangosa ;
arrivati all’altitudine di circa 2600 m., trovarono la neve continua, e videro che la corrente
usciva di sotto la neve, e sopra si perdeva di vista: la seguirono ancora per un tratto ,
guidati dal rumore dell’ acqua.
Intanto il camminare diveniva sempre più penoso per il fango formatosi colla cenere
eruttata il giorno 16: continuando a salire per i tratti men difficili, stavano già per arri-
vare al ripido pendio che mette al Piano del Lago a SE del cratere centrale, quando fu-
rono colti da una nebbia densissima, per cui solo a stento riuscirono a giungere all’ Os-
servatorio Etneo alle ore 18. i
Al mattino seguente 26, prestissimo, i due sono saliti al cratere centrale da ponente,
e non hanno trovato nulla di nuovo, se non che sulle falde e sull'orlo vi era una polti-
glia formata da cenere impastata, che rendeva difficile l'avanzare; girarono poi l'orlo fino
a riuscire a Sud, d'onde scesero; e così constatarono che il versante meridionale in basso
L’ Eruzione etnea del 1910 17
era sgombro di neve e non vi si vedeva nessuna traccia di fango; ed il Barbagallo si con-
vinse, che il torrente di fango doveva essere partito dalla Fyaza, che è un dirupo al
piede SE del cratere centrale, ove si raccoglie neve e ghiaccio, che vi permane ordinaria-
mente tutto l’anno o quasi.
Da questa specie di ghiacciaio scorre quasi sempre un torrentello d’acqua di fusione
della neve, che solitamente scende nella Valle del Bove e vi si riconosce anche di estate
per la traccia di fango bianchiccio che. vi lascia.
Se sulla carta topografica con curve orizzontali equidistanti si traccia la linea della
massima pendenza dalla Zyraza a Piano Bello, si vede che segue sensibilmente il corso
della corrente fangosa, indicato da Barbagallo.
Se invece il fango fosse derivato da una bocca eruttante, questa sarebbe stata trovata
a capo del corso della corrente e non potrebbe esser stata coperta dalla neve, poichè essa
ed il fango che ne usciva avrebbero dovuto avere la temperatura superiore allo zero, e
quindi la neve sarebbe stata fusa. Invero è noto che la temperatura del suolo ad una certa
profondità è prossimamente eguale alla media annua del luogo; e la detta media è vicina
a 0° soltanto alla cima del vulcano, più sotto è più elevata. Aggiungerò che anche dopo
la visita del Barbagallo, ed anche dopo scomparsa la neve sull’ Etna, nè io, nè altri del
personale dell’ Osservatorio, nè visitatori del cratere centrale o dell’Affacczata alla Valle
del Bove (ciglio di uno scoglio o precipizio che domina la detta Valle, e che sta appunto
a SE del cratere centrale) hanno visto traccia della supposta bocca emissiva del fango.
Dunque la straordinaria corrente di fango del giorno 16 aprile non deve esser stata
prodotta da eruzione, poichè non esiste la bocca d'emissione; ma avendo la provenienza
e l'andamento di un torrentello preesistente, deve aver avuta analoga origine, cioè dalla
fusione delle nevi, prodotta dal calore della grande massa di vapore eruttato dal cratere
centrale, spinta dal vento verso la Valle del Bove; a cui si sarà aggiunta pure |’ acqua
di condensazione del vapore medesimo. Questa acqua poi mescolandosi alla cenere ed alla
sabbia eruttata insieme al vapor acqueo, e trascinando ancora sabbia e lapilli di eruzioni
precedenti, ha formato la corrente di fango.
Del resto è noto che sulle pendici del Vesuvio la formazione di torrenti di fango, che
ivi si chiamano Zave di fango, costituite da ceneri e sabbie vulcaniche impastate dalle
acque meteoriche, è un fenomeno noto e frequente, e molto dannoso a quelle fertili e po-
polose regioni.
Barbagallo ha poi constatato che la cenere eruttata dal cratere centrale al 15, e spe-
cialmente al 16 aprile, è stata grandissima: aveva lo spessore di Om 25 sulle falde del
cratere centrale e sul suo piede al lato SE.
Nella sera del 16 Aprile da Catania non si vedeva traccia di fuoco, nè ad occhio
nè col cannocchiale.
18 Aprile. AT" 0% si vede da Catania una grande colonna di vapori grigî, piuttosto
densi, che salgono a grande altezza, e poi piegano verso levante; partono dallo interno
della Valle del Bove, e sembra che sorgano dalie bocche dell'eruzione del 1908 ; tanto più
che il cratere centrale non dà fumo visibile, e quindi non sembra che sia la ripetizione
del fenomeno del 16 aprile in minori proporzioni: ma può essere pure che siano semplice-
mente vapori che esalano dalla Valle. A 7"4/a il fumo è diminuito un poco, ma continua;
alle 7° 43 il fumo si è dileguato. Alle 22" 0" col chiaro di luna si distingue bene col can-
nocchiale la lava nera dell'apparato eruttivo, e un solo punto lucido, rosso come stella.
ATTI Acc. Skrit V. Vor. IV. Mem. XX. 3
18 A. Iiccò [MemorIa XX.]
19, 20, 21, 22 Aprile: non si vede alcun fuoco : l'eruzione è finita.
Dopo la fine dell'eruzione. — La fine dell’ eruzione non è stata accompagnata da
notevoli terremoti, e neppure dopo si ebbero movimenti del suolo.
2 Maggio: 18% 10" grande massa di vapori grigì che sembra uscire dalla Valle del
Bove : nubi e nebbia sopra ed a ponente del cratere centrale; in tutta la giornata vi è
stato vento violento di ovest che può aver cacciato il fumo del cratere centrale entro la
Valle del Bove, come altre volte,
8 Maggio : Riferisce Barbagallo che da Nicolosi ha visto alle 2" 45" uscire dal cra-
tere centrale una grande massa di fumo, simile a quelle del 15 e 16 aprile, e che durò
fino alle 3% 27". Galvagno informa che da Nicolosi, pure alle 7" 30", ha visto un pennac-
chio di fumo che ha portato fuori cenere e lapilli.
Visita al luogo dell'eruzione dopo la fine: 25 ottobre: Tornato da una lunga
missione all’estero, mi sono recato col custode Galvagno a visitare l’ Osservatorio Etneo
e l'eruzione cessata; passando a levante dei Monti Rossi per la mulattiera degli A/tare/li,
poi a levante di Monte Rinazzi e poi sempre a levante della colata, arriviamo alla Can-
toniera alle 14% 25, Essendosi fatto il cielo oscuro e minaccioso, alle 15% 20" si riparte
in fretta per |’ Osservatorio Etneo, ove arriviamo alle 17% 30". Da 17" il cratere cen-
trale fumava assai.
26 Ottobre: Tempo cattivo, impossibile la visita al cratere centrale. Alle 10° si ri-
parte: alle 10" 10" siamo all’ Affacczuta della Valle del Bove che è piena di nebbia e nubi,
e non possiamo vedere l’ apparato eruttivo del 1908.
Nel Piano del Lago tra l’ Affacciata e la linea telefonica che va a Sud dell’Osserva-
torio, vi sono parecchie fratture; a ponente della linea telefonica e parallelamente ad essa
vi sono pure molte fenditure profonde e sprofondamenti del suolo costituito di lapillo. Nella
maggiore frattura orientale, che corre ad Ovest dei pali telefonici ed a circa lm da essi,
vi è un dislivello di circa 2”, la sponda occidentale essendo più bassa : vi sono moltissime
altre fratture in tutte le direzioni, ma prevalentemente intorno la direzione N-S.
L’ altra grande frattura occidentale, che corre al piede orientale di Monte Frumento, è
meno importante: si divide in parecchi rami paralleli che hanno poco dislivello degli orli
tra loro; uno principale è diretto al Rifugio Gemmellaro e presenta un taglio netto, quasi
verticale, con un dislivello di un metro e mezzo dei due orli, essendo l’orientale più basso;
cosicchè è evidente che vi è stato uno sprofondamento di tutto il tratto del Piano del Lago
compreso fra le due fratture, cioè per più di 100 m. di larghezza e circa 500 m. di lun-
ghezza, ossia per circa 50000 mq.; in questo spazio si-osservano anche molte fosse co-
niche, come doline di sprofondamento. A 11" 7" siamo al Rifugio Gemmellaro : a soltanto
1.30 m. a Nord di esso vi è una spaccatura della roccia lavica viva con direzione circa
N-S, e vi è un'altra frattura diretta E-W.
Scendendo osserviamo a NW della maggiore e doppia bocca del 1892 (A nella nostra
feelazione) uno sprofondamento del suolo di circa 3 m. di profondità ; lo sprofondamento
prodottosi nel 1892 a Piano Albanelli è divenuto 5 volte più grande e 3 volte più pro-
fondo. Moltissime fratture e sprofondamenti anche sotto alla Montagnola.
A 12" 30" si arriva alla Cantoniera; a 13° 20" si va alle bocche della lava di questa
eruzione: ad Ovest di esse vi è una fumarola con entro pietre rossastre e gialle; i due
canali convergenti in basso sono larghi 3 m. in fondo, 15 m. più in alto, 25 m. a fior
L’ Eruzione etnea del 1910 19
di terra. E evidente che la lava ha ristretto successivamente il suo corso, lasciando delle
banchine con traccie bianche.
Le pareti interne dei canali sono presso che verticali.
La punta o dente più alto sul cono della lava è franato, come pure il tunnel che si
era formato sotto di essa.
A 15° siamo dove l'antico sentiero attraversa la 1* colata del 1892; ivi a questa si
unisce la lava del 1910; si traversa anche questa, che è ancora molto sensibilmente calda,
e poi ci dirigiamo ad ovest della detta lava del 1910 e poi ad ovest di Monte Manfrè, e
passando al piede di Monte Elici, vediamo una colata secondaria che non esisteva al nostro
passaggio precedente, ha girato ad Ovest il detto Monte Manfrè, dividendosi in parecchi
rami, di cui il più occidentale rasenta il piede di Monte Elici, ed ivi finisce.
Abbiamo poi ripassato la medesima lava del 1910 al luogo ove rasenta casa Bruno,
e poi per la solita via che passa a sud dei Monti Rossi, siamo ritornati a Nicolosi.
Dal maggio al dicembre 1910 vi sono state solo rare e mediocri eruzioni di fumo
bianco dal cratere centrale.
21 Dicembre: Il Barone O. De Fiore ha visto dall’ Osservatorio Etneo per tutta la
giornata sorgere dal cratere centrale un grande pennacchio di fumo bianco.
23 Dicembre: Il sig. Spedalieri ha avvertito intorno 11" dei forti rombi, stando egli
sui monti presso Linguaglossa.
27 Dicembre: Galvagno scrive che a cominciare circa dalla mezzanotte si sono visti
sul cratere centrale dei bagliori rossastri, riflessi del fuoco interno sul fumo abbondante
eruttato : le eruzioni continuano per tutta la notte, diventando sempre più rare ; alle 8" il
fumo, sempre rossastro, si stende per lungo tratto verso levante: pare che il fumo esca
in maggior quantità dall’ orlo NW ; le eruzioni continuano nel resto della giornata; alle
16" sono quasi cessate. Questa eruzione è stata accompagnata da leggera pioggia di ce-
nere. Barbagallo scrive di aver udito a Nicolosi nella notte dei rombi leggeri con inter-
vallo di circa 20m, che cessarono alle 3° 1/, ; i rombi sono stati notati anche a Lingua-
glossa, ove si videro pure i bagliori rossastri. Si è prodotto un certo allarme in Catania e
nei paesi circumetnei.
I Gennaio 1911. A 9" eruzione di fumo bianco, denso, dal cratere centrale.
2 Gennaio: Ad 8% sopra le nubi si vede molto fumo bianco, proveniente dal cratere
centrale; poi l’ eruzione diminuisce e cessa a 14" (Taffara).
5 Gennato: Fumo bianco dal cratere centrale per tutta la giornata. Il signor Beek
scrive che dall’ Osservatorio di Maniace nella sera si vedevano sul cratere centrale dei ba-
gliori rossastri, ed osservati col binocolo, sembravano delle esplosioni entro al cratere cen-
trale che lanciassero in alto pietre infuocate.
8 Gennaio: A 16° scopertasi per poco |’ Etna, si vede che il cratere centrale erutta
denso fumo bianco (Taffara).
Il Sig. Beek scrive che all’ Osservatorio di Maniace è stato osservato dalle 18° alle
20" lo stesso fenomeno della sera del 5: dopo le nubi non hanno permesso di vedere se
i bagliori continuassero.
25 Gennato : Deboli emanazioni di fumo bianco dal cratere centrale : alla sera si 0s-
servano da Catania i bagliori rossastri sulla cima dell’ Etna e cade una leggera pioggia
di cenere, in cui si osservano dei filamenti, come di lava filata. La neve sul versante me-
20 A. Riccò [Memoria XX.]
ridionale dell’ Etna è resa grigia dalla cenere caduta. Il fenomeno a Nicolosi è visibile per
tutta la notte (Galvagno).
26 Gennaio : Circa alle 8" il cratere centrale erutta scarso fumo giallastro; nel resto
della giornata quasi niente di fumo (Taffara).
27 Gennaio 1911. Ad ore 7 dal cratere centrale esce fumo densissimo eruttivo, ros-
sastro, che si stende verso WSW e che ha coperto tutto il pendio SW del cratere centrale
di materiale nero, fino a Monte Frumento (Fig. C) La luce del sole nascente rende il
Fig. C. — Eruzione centrale del 27 Gennaio 1911, Disegno di A. RICCÒ.
fumo e tutta la cima dell’ Etna soffusi di color rosso, cosicchè il fumo pare infocato. A
7° 30" cessa di uscire fumo nero dal cratere centrale, e quello che ne è fuori si schiarisce;
alla sera, soltanto verso le 23°, si vedono i bagliori rossastri sul cratere centrale (Taffara).
Anche a Nicolosi si osserva eruzione di fumo nel giorno e bagliori nella notte al cratere
centrale (Galvagno).
28 Genmnato.: Al mattino ii cratere centrale erutta poco fumo giallastro che attraversa
quasi tutto il cielo, stendendosi verso SW: continua così per tutta la giornata; alla sera
bagliori rossicci, pallidi, sopra l'orlo del cratere centrale, e specialmente al lato Est: sono
intermittenti con intervalli di circa 15 secondi: anche l’ intensità è varia, ma sempre debole.
Pure a Nicolosi si sono visti i bagliori durante la notte (Galvagno).
29 Gennato. Ad ore 6 bagliori debolissimi sul cratere centrale; alle 8° poco fumo
giallastro. A 21" 45" da Fiumefreddo sono stati visti sul cratere centrale forti bagliori,
ineguali, intermittenti, con intervalli di 30 a 50 secondi.
31 Gennato © Riferisce Galvagno che nel silenzio della notte si sentono a Nicolosi
dei boati, che sono stati avvertiti anche di giorno dai contadini di Serra Pizzuta e dal
Bosco al Capriolo.
2 Febbrato : 6". Da Catania si vedono chiarori rossastri sopra al cratere centrale,
che durante la giornata erutta fumo grigio.
iI Febbrato: Alla sera visti da Catania i soliti chiarori, ma notevoli.
6 Febbrato: a 18° 1/, id. id. Il sig. Taffara dice che gli è parso di vedere anche
L’ Eruzione etnea del 1910 Dil
dei punti più lucidi innalzarsi un poco al di sopra dell’orlo del cratere centrale, come ma-
teriali incandescenti lanciati in alto.
8 Febbrato. Intorno 8" fumo grigio misto e cenere (Taffara). A Nicolosi durante tutta
la notte si vedono forti chiarori al cratere centrale e ai odono alcuni boati (Galvagno).
10 Febbrato : Al mattino si osserva fumo giallastro dal cratere centrale (Taffara).
11 Febbraio. In tutta la giornata fumo giallastro, come sopra (Taffara).
_ 16 Febbraio: Nelle campagne vicine a Nicolosi si osservano gli stessi fenomeni
(Galvagno).
I7T Febbraio. Riferisce Galvagno che fino a mezzodì si sono avvertiti in Nicolosi dei
rombi frequenti; nella notte seguente 17 a 18, quantunque fosse serena, non si sono visti
i soliti chiarori, che si erano notati nelle notti precedenti.
5 Marzo. Dall'Osservatorio Etneo alle 11." 10" si è sentito un forte rombo e poi si
è visto sorgere dal cratere centrale un pennacchio di fumo grigio; Barbagallo si è subito
disposto per salire al cratere centrale per vedere cosa era accaduto: è partito con Caruso
dall’ Osservatorio Etneo alle 11" 20", dirigendosi per il pendio meridionale, reso più dif-
ficile dall’impasto di sabbia e neve che lo ricopre. Arrivati alle 12" sull'orlo, da prima poco
possono vedere, per il fumo, ma poi disperso questo dal vento dopo pochi minuti, vedono
tre buche intorno alla gola in fondo, aperta e libera da blocchi; ma circondata da pietre
lanciate di recente; dopo passati circa 30 minuti ha luogo una fortissima detonazione ,
come colpo di cannone lontano, e vengono eruttate molte pietre che arrivano fin oltre la
metà della profondità del cratere centrale e sono accompagnate dal solito fumo grigio ; poi
questo si è diradato alquanto, ed allora si è vista una lunga spaccatura nella parete set-
tentrionale, diretta da NE a SW; poscia il fumo essendosi fatto di nuovo più denso e
non essendo possibile osservare altro, i due sono tornati all’ Osservatorio Etneo.
6 Marzo. A 3% 30" Barbagallo e Caruso ripartono per il cratere centrale e si recano
all’ orlo di levante, fin dove è possibile di arrivare, e donde si vede bene l'interno del
cratere centrale. Alle 4l 30" è ancora molto buio, ma vi è molto fumo e non si può os-
servare se vi sia fuoco, nè altro si può vedere: solamente si nota del rossore tra il fumo
nella spaccatura. Dopo aver aspettato invano per molto tempo, e poichè il fumo andava
crescendo, i due uomini sono scesi all’ Osservatorio Etneo, spinti anche dal gran freddo
che provavano là sulla cima.
Sull’ orlo, da Est a SW, non hanno visto, nè lava, nè grosse pietre, ma soltanto
minuto lapillo, di cui hanno portato un campione contenente aghi di lava filata.
Nell'interno del cratere centrale non vi sono notevoli cambiamenti, nè altro indizio
che sia stato pieno di lava, la quale abbia poi traboccato o si sia anche soltanto affacciata
all'orlo meridionale del cratere centrale, come taluno ha asserito prima che il cratere centrale
avesse potuto esser visitato da alcuno dopo la recrudescenza di attività del 27 gennaio
scorso : e ciò in causa della stagione molto cattiva e della molta neve frolla.
II. — P. VINASSA de REGNY. Visite ed osservazioni.
23-25 Marzo. — La mattina del 23 marzo circa alle ore 8, 30 passando dalla villa
Bellini potei scorgere un magnifico pino di fumo, che si sollevava a mezza costa dell’ Etna,
e precisamente ad Ovest della Montagnola sotto la Volta Girolamo e la Timpa del Barile.
Una misura approssimativa mi portò a stimare |’ altezza del pino uguale all’ altezza di
tutto il cono etneo, cioè intorno ai 3500 metri. Il tempo di prendere e di disporre una
macchina fotografica, e pino e cratere centrale erano nascosti tra nubi tempestose. E scop-
piò difatti una bufera tremenda, sui fianchi della montagna prima, poi giù sino al piano;
tanto che nella notte, insieme ai proff. Platania e Scalia, partii per Nicolosi sotto una piog-
gia dirotta, che cessò solo a far del giorno. Colla pioggia, presso a Nicolosi, cadevano pure
ceneri nere, pesanti.
A Nicolosi le notizie si susseguivano: esagerate, paurose, le vere miste alle false come
sempre avvieme nei primi momenti di panico. La Cantoniera distrutta; distrutta la Casa del
Bosco, l’ospitale rifugio e ristoro di quanti salivano la Montagna; le lave prossime, rapide,
minaccianti; una nuova bocca furibonda aperta sotto M. Capriolo. E su quest ansia, su
questa paura dell'ignoto ineluttabile di tanto in tanto il cupo brontolio dei boati sordi, at-
tutiti dalla massa dei Monti Rossi.
Bisognava vedere, spingersi avanti verso il fronte delle lave. E, seguendo la vecchia
via, ci spingemmo difatti innanzi. Subito dopo aver oltrepassati i Monti Rossi, più forti e
più netti erano i boati: ma la montagna rimaneva inesorabilmente coperta dalle nubi tem-
pestose. Per la via era una teoria lunga di uomini e donne ; taluni accigliati e quasi riot-
tosi Capanei, altri collo sguardo fisso dei rassegnati al fatale, pochi piangenti. Scendevano
taluni spingendo dei muli, carichi di masserizie, di derrate, di infissi tolti dalle case mi-
nacciate, di tegole, di legname, di quanto era possibile salvare dalla rovina. Pareva l’ esodo
da una città assediata e vinta alla vigilia del saccheggio.
Presto giungemmo alla lava. Con rapidità quasi fulminea, e della quale si hanno ben
pochi esempi, dopo 24 ore dall'inizio della eruzione la corrente lavica era giunta al Piano
ubertoso di S. Leo (Fig. 1), e qui si spargeva, più lenta, avendo innanzi di sé un largo,
spazio, sui ricchi coltivati del piano, risparmiato in gran parte dalla precedente eruzione
del 1892. La lava sembrava indecisa, in faccia all’ ostacolo della precedente, sulla via da
seguire, si rigonfiava, cresceva e poi si rovesciava a lato, sulle culture.
AI fronte lavico feci alcune misure di velocità, e subito potei persuadermi della poca
ATTI ACC. SERIE V. VOL. V. Mem. XX. 4
24 P. Vinassa de Regny [MeMorIa XX.]
esattezza di esse. Difatti in taluni punti si avevano dei bracci, che come tentacoli più fluidi
uscivano di sotto la massa, ed essi raggiungevano anche i 5-6 m. al minuto di velocità.
Altri punti avanzavano di 3-4 m., altri infine erano assai più lenti, al disotto forse di 2
Fig. I. — Il fronte lavico a S. Leo.—(Fot. Sabatini—Uff. geol. it.)
metri. Vidi allora che tali misure al fronte potevano avere un interesse di cronaca, ma
non rispondevano ad un criterio scientifico. La velocità non doveva misurarsi che comples-
sivamente dall’ avanzamento totale di tutto quanto il fronte lavico. In base appunto a que-
sto concetto ho sempre, giorno per giorno ed anche più volte nello stesso giorno, segnato
sulla carta topografica la posizione esatta del fronte della lava, rilevata da me o risultan-
te da informazioni avute, in modo da ottenere le cifre, che verranno esposte in seguito,
relative alla velocità della lava.
Lasciato il fronte della lava risalimmo la corrente dal lato di ponente dirigendoci alla
stretta di Monte Rinazzi, Monte S. Leo.
La colata aveva in varî punti invaso e distrutto le strade. Le porzioni laterali già
nere e relativamente fredde continuavano però ancora ad agire con formidabili spinte. E
masse apparentemente ferme, tra le quali però occhieggiava ancora il fuoco rosso a poca
profondità, si vedevano appressarsi poco a poco, quasi con meditata lentezza a qualche
muro di cinta; vi si addossavano, lo rigonfiavano, e poco dopo uno dei massi del muro
cominciava a cedere, poi cadeva ; ad esso altri ne seguivano, poi altri ancora e la lava
procedeva silenziosa nella sua opera distruggitrice.
Trovai però vari luoghi verso Monte S. Leo ove la lava era lateralmente del tutto
ferma. Il calore, anche nella immediata vicinanza, era sopportabile.
La lava si presentava grigio-scura, compatta, a forte peso specifico, con pochissime
bollosità. Il tipo era nettamente porfirico ; si distinguevano belli e grossi cristalli di felspato
e cristalli minori di augite. Non appariva affatto olivina. Delle fumarole già si erano sta-
bilite sulla lava. Si vedevano prevalenti le efflorescenze bianche salate, quasi esclusivamente
formate da clorammonio. Non mancavano però quelle giallognoie, nelle quali potei ricono-
scere la presenza di cloruro ferrico. Verso il centro del filone lavico apparivano fumarole
con vivaci efflorescenze gialle, aranciate e rosse. Era notevole la quasi assoluta mancanza
di vapore d’ acqua in queste fumarole.
Nella stretta di Monte Rinazzi le lave scorrevano ancora fluidissime: dovemmo perciò
salire a mezza costa del Monte S. Leo, sopra alla casa Bonanno e da qui girare il colle.
L’ Eruzione etnea del 1910 DD
Tramezzo alle nubi temporalesche ed al fittissimo fumo della colata si scorgeva questa
scendere nella valle incassata tra Monte Manfrè e Monte Sona.
Appunto la strettezza, la profondità e l'inclinazione delle valli tra cui la corrente si
era fatta strada sono state la causa della grande rapidità della sua corsa distruttrice.
Lo spettacolo che si svolgeva ai nostri piedi era terrificante. Sulle prime colate, già
un poco raffreddate, che avevano riempito il fondo del valle, altri rigagnoli lavici si ad-
dossavano. Essi seguivano degli strani percorsi. Non si estendevano rettilinei nei luoghi di
maggiore profondità, ma procedevano serpeggianti; talvolta sembrava risalissero una pen-
dice per poi discenderne precipitando a massi infuocati; ora correvano rapidi per arrestarsi
poi bruscamente, o piegare in altra direzione. Così correvano all’ assalto in una casa co-
lonica, spoglia di quanto era stato possibile asportare. La cireondò la lava da ogni lato a
qualche distanza : poi cominciò a crescere di spessore come se formasse una muraglia di
assedio. A un tratto una lingua infuocata si spinse fuori dalla massa nereggiante, altre da
ogni lato la seguirono ; per le porte, per le finestre terrene penetrava la massa di fuoco,
e riempiva la casa poco a poco. Finalmente, come una grande scatola troppo piena, la
casa diede delle crepe, si aprì, si squarciò, e poco dopo spariva sommersa nella massa
nera fumante.
Più a Nord nella piana tra S. Leo, Monte Sona e Monte Elici la lava cominciava ad
estendersi verso occidente. Già un braccio si era staccato e sembrava dirigersi tra Monte
Elici e Monte Mazzo. Sarebbe stata una fortuna per la piana di S. Leo. Seguii a lungo
quel piccolo braccio che poco a poco si allargava: ma dopo un breve spazio lo vidi in-
curvarsi sempre più, e finalmente verso le ore 14 esso si richiudeva ancora sopra il ramo
principale della corrente.
Tali bracci aggiranti non furono rari nei primi momenti della eruzione, e nemmeno
furono scevri di pericolo pei visitatori.
Intanto sulla superficie della lava correvano come brividi repentini di vento, che sol-
levavano da essa nembi di cenere calda e accecante. Poi leggeri vortici cominciarono a
formarsi, che presto divennero vere e proprie trombe. Il movimento era opposto di senso
a quello delle lancette di un orologio. Le correnti d’aria rinforzavano, e presto nello stretto
vallone una bufera infernale si scatenò. Il vento fischiando ci frustava la faccia di frondi
strappate, di ceneri e sabbie calde, ed anche di minuti lapilli. Per più di un quarto d’ora
dovei, coi miei compagni, restare aggrappato ai massi ed ai tronchi d’ albero per evitare
di essere abbattuto dalla tormenta. Non solo era inutile, ma era impossibile proseguire ; e
dovemmo ritornarcene verso la piana, ove l’opera di distruzione procedeva monotona e
implacabile; ove ancora le raffiche del vento sollevavano e scagliavano lontano i fasci di
legname sparsi per le vigne. Verso sera, insieme al Prof. Riccò che ebbe anch'egli a sof-
frire del vento terribile, eravamo a Nicolosi. E sull’ ali del telegrafo, insieme alle molte
panzane che i giornali esteri hanno l’ abitudine di scrivere sull’ Italia in generale e sulla
meridionale in specie, correva fino nelle lontane Americhe, ed anche un giornale serio come
il New York Herald lo pubblicava, il nostro grave pericolo ed il quasi miracoloso sal-
vataggio.
Sulla sera la Montagna si rischiarò, e nella notte potei osservare per la prima volta
delle vere e proprie fiamme sul percorso della lava, specialmente ai suoi inizi.
I boati che nel giorno eran diminuiti ripresero d’ intensità; nettissime erano le ari-
26 P. Vinassa de Regny [Memoria XX |
tmiche esplosioni dei crateri a Monte Castellazzo, da cui i materiali incandescenti erano
emessi come a fasci di razzi.
Solamente durante
questa notte potei osser-
vare dei bagliori di fiamme
sino all’ altezza del Piano
del Lago. Non credo im-
probabile che tali bagliori
provenissero dalla frattura
profonda e beante, che
pochi giorni dopo dovevo
vedere e rilevare presso al
piccolo Ricovero Gemmel-
laro. Ma non posso esclu-
dere che si trattasse del
riflesso dei bagliori emessi
dalle bocche superiori, €
di Tacca ‘Albanellifehe
per tutta la giornata devo-
Fig. 2. — Il cratere inferiore il 24 marzo.—(Fot. Schlatter-- Club alp. it.)
no aver certo inantenuta la loro forte attività iniziale.
La mattina del 25 le nuvole coprivano ancora il cono centrale e gran parte della
montagna. Il fronte lavico si estendeva nel piano di S. Leo e si allargava notevolmente
in ogni direzione, aiutato adesso dalla morfologia della regione.
28-29 Marzo.—In questi giorni potei fare la mia prima visita all’ apparato eruttivo.
La sera del 28 da Nicolosi si vedevano ancora le forti proiezioni delle bocche eruttive : i
rombi si udivano ancora ma più spaziati e meno forti della volta precedente. Feci la salita
costeggiando le lave ad oriente. Queste già si avanzavano verso sa e Fusara, in pic-
cola parte estendendosi sopra le antiche lave del 1886 e del 1892, per la maggior parte
però distruggendo i coltivati.
Il numero delle fumarole è molto grande ; i prodotti non sono cambiati. Noto al solito
la poca quantità di vapor d’ acqua.
La cascata di Monte Faggi, un Niagara di fuoco, comparisce presto in tutto il suo
splendore. Peccato che non si lasci ammirare comodamente. Fra le pareti chiuse entro a
cui scende rumoreggiando ed esplodendo questa cascata di lava il calore è a dirittura in-
tollerabile, tanto che mi limito a qualche rapida misura ed esco dalla bolgia infernale.
Il dislivello che esisteva prima della eruzione in questo punto si può stimare attorno
agli 80 metri. Si aveva prima un ripido pendio di circa 25 metri che un piccolo ripiano
inclinato separava dalla vera e propria cascata, la quale raggiungeva certamente i 50 metri
di altezza. La corrente lavica scivolava come una massa eminentemente pastosa sul primo
declivio, poi si inabissava, con caratteristico fragore di frantumi metallici, verso il fondo
della valle ove erasi formato una specie di lago.
Ogni tanto dei grossi massi talvolta incandescenti ruzzolavano giù quasi sommergen-
dosi nella lava fluida.
Anche qui, come del resto ovunque, si avevano argini laterali che includevano la
massa mobile, di cui la porzione centrale, il filone, raggiungeva la massima velocità. Spe-
L
NI
L’ Eruzione etnea del 1910 O
cialmente basandomi sul passaggio dei massi potei calcolare la velocità di questo filone.
E considerando che la corrente lavica doveva essere più veloce che non questi massi che
si affondavano in essa, ma, per effetto della grandissima tensione superficiale, non vi gal-
leggiavano, credo che si possa ammettere la velocità di m. 1. 50 al secondo. Velocità
grandissima che però cessava subito tanto a valle quanto a monte della cascata.
Le pareti del Monte Faggi costituite da materiale tufaceo, accusavano l’ influenza su-
bita dal grande e continuo calore. Esse erano infatti cotte, e come spalmate di un mate-
riale biancastro. In taluni punti apparivano lisciate e quasi verniciate per estese superfici.
Questo fatto può spiegarsi sia con una spalmatura di lava fluida rimasta come un intonaco
aderente alla primitiva roccia, sia come una vera e propria, dirò così piallatura meccanica,
eseguita dalla rapida e cocente massa nel suo continuo passaggio.
Oltrepassata la rapida si sentiva vicino il centro eruttivo. I colpi secchi e sonori delle
esplosioni quasi continue si ripetevano a volta a volta aumentando di intensità. In certi
momenti, a poca distanza dalla Cantoniera, là dove già si notavano fratture non indiffe-
renti del suolo, dei treiniti leggeri ma distinti passavano pel terreno. E nello sfondo del
Monte Castellazzo, tutto impennacchiato di vapori, sempre rinnovati, delle bocche superiori,
il cratere da cui sgorgava la lava si levava nereggiante e fumoso (Fig. 3), mentre dal suo
interno con incessanti e-
splosioni si lanciavano in
aria brandelli di lava in-
candescente.
Dalla Cantoniera,
quando una pausa breve
del rumore secco , metal-
lico delle esplosioni lo per-
metteva, si udiva il fruscio
del torrente lavico, che a
pochi metri passava, in-
cluso tra i suoi argini sco-
riacei e seguendo il letto
che da sé stesso si era : al .
Fig. 3.— Il cratere superiore il 29 marzo.—-(Fot. Perret—Riv. geogr. it.)
formato. Se la cascata di
Monte Faggi aveva una grande somiglianza colle cascate d’ acqua, molto maggiore era
la somiglianza del torrente lavico con un torrente alpino. La grande fluidità della lava la
faceva appunto somigliare ad un’acqua impetuosa. Identico era il rumore a quello di un
torrente alpino in piena; vertiginosa la rapidità. Una serie ripetuta di misure mi ha dato
la massima velocità, per taluni punti, di 5 m. al secondo.
Essendo il vento abbastanza favorevole decisi di salire il nuovo cono formato, il quale,
nel suo aspetto esterno, aveva assunto in piccolo la forma del Vesuvio. Si aveva cioè un
anello incompleto esterno, che poteva somigliarsi al Somma, seguiva un a7770, nel centro
del quale sorgeva il cono ai cui piedi sgorgava da tre bocche, poste in due gruppi, la lava.
Nel centro le esplosioni avvenivano da una bocca posta a ponente, che lanciava dei bran-
delli di lava, inclinati di circa 750. Queste proiezioni laviche parte uscivano e ricadevano
sul nuovo cono, parte erano lanciate sulla parete interna, opposta ove formavano come un
intonaco incandescente.
28 P. Vinassa de Regny |MeMorIA XX.|
I brandelli di lava erano irregolari di forme: taluni molto larghi si lanciavano roteando
in alto. A traverso ad essi ho potuto vedere per trasparenza la luce rossa: ciò che dimo-
stra com’ essi, anche dopo essere stati lanciati in alto, mantenevano una temperatura tale
da essere tuttora vetri fusi. Cadevano a terra con rumore sordo e si schiacciavano come
focaccie irregolari. Numerosissimi i lapilli cadevano ovunque, anche alla distanza notevole
di oltre 300 m. dalla bocca, con un crepitio sonoro di gragnuola.
Approfittando di un momento di calma potei salire, faticosamente, una parte del nuovo
cono, ancora bruciante, sinchè |’ aumento nel numero e nelle dimensioni dei lapilli infuo-
cati che mi cadevano attorno non mi persuase al ritorno.
Sino da questo primo giorno potei notare ai crateri una recrudescenza nella emissione
lavica via via che si avanzava la sera. Notai pure ancora una volta la deficienza, per non
dire la quasi assoluta mancanza, di vapor d’acqua. I vapori che si svolgevano dalle lave
incandescenti erano fortemente acidi: prevalente era l’ acido cloridrico. Ma fortissimo era
anche | odore di anidride solforosa. Numerose erano le efflorescenze, bianche e gialle, sulle
lave laterali raffredate.
Il filone lavico rapidissimo, che anche di giorno mostrava, sotto alla scorza ruvida,
grigia e screpolata, i bagliori di fuoco, presentava nettissime, specialmente la sera delle
linee più scure e mediane. Si trattava di una vera e propria morena interna. Infatti il fi-
lone lavico si formava da varie bocche; esse erano separate da uno sperone roccioso, che
per quanto minato e volta a volta in parte asportato, si mantenne sino alla fine dell’ eru-
zione. La colata era adunque composta dalla confluenza di due bracci. Ora lateralmente
la lava essendo più fredda e più scura dopo la confluenza si aveva l'unione delle por-
zioni laterali adiacenti che formavano una parte meno fluida e meno calda, che si mani-
festava col suo colore nero in mezzo al fiume di fuoco.
Non mi fu possibile salire quel giorno alle bocche superiori (Fig.4), a causa dell’ora
tarda .e dei vapori asfis-
sianti. Ne udivo però di
tanto in tanto i boati, di
cui taluno più cupo e più
forte. Quando si udivano
questi, per lo più anche la
Cantoniera era scossa da
un leggero terremoto.
Lasciata la Cantoniera
ed il centro eruttivo tornai
verso Nicolosi. Discenden-
do lungo la colata lavica
oltre Monte San Leo si
Fig. 4. — La frattura superiore il 29 marzo.—(Fot. Perret—Soc. sism.)
arriva ad un punto ove è
massima la estensione e l’ altezza della lava. Infatti, tenuta in collo dalla stretta S. Leo-
Rinazzi, la massa lavica si è rigonfiata ed estesa ampiamente. Invece di mantenersi una
superficie unita, per effetti di rigurgiti e di ostacoli si sono, sopra ad essa, alzate delle
collinette dal profilo strano e irregolare, come scogliere. Un moto lentissimo le spinge a
valle. Esso è a prima vista insensibile : ma fissando il fondo dei monti che fanno corona
al campo lavico si osserva che tutto il paesaggio fumante ondeggia come un immenso
L’ Eruzione etnea del 1910 29
scenario mosso dalla mano di un titano. In certi momenti il movimento è più rapido: a
scatto, si direbbe che l’ ostacolo che si opponeva al defluire della massa sia stato vinto.
Ma l ammassarsi della lava che si affretta al valico crea un nuovo intoppo e tutto sem-
bra ancora fermarsi.
Lo spettacolo di questo paesaggio tetro che appare come alla deriva è veramente im-
pressionante e suggestivo.
Discendendo ancora raggiunsi il fronte lavico. Questo devastava allora Pian di Lisi,
dirigendosi verso la Cisterna della Regina. La sua velocità di avanzamento non oltrepas-
sava certamente i 12 metri in media all’ ora.
Lo spettacolo che offriva il fronte lavico alla sera era pure imponente. Sembrava core
una grande sequela di fornaci incandescenti. E un pò più da lontano aveva l’ aspetto di
una fantastica città luminosa affacciata ad un mare di tenebre nello sfondo di una notte
illune.
2 Aprile.—Con tempo nuvoloso salii al fronte della lava dal lato di Borello, verso il
quale si estendeva minaccioso un braccio allora formatosi.
Le lave erano ormai abbastanza lente nel loro moto. Il fronte di S. Leo colla dira-
mazione verso Borello era quasi fermo: più attivo era il braccio più orientale verso Fu-
sara. Cominciava la possibilità di fare qualche rilevamento esatto della colata ; ciò che feci
accuratamente non ostante il tempo sempre peggiorato, ed un vento forte che turbinava
la cenere cacciandola negli occhi e producendo non leggere congiuntiviti traumatiche.
Nell’ aria grigia e quasi invernale era l'odore di bruciaticcio che si sprigionava da
campi arsi. Ogni tanto un acciottolio come di porcellane smosse indicava che la lava an-
cora si moveva. Alcuni contadini, accovacciati dietro ai muri a riparo del vento, silenziosi
e tetri fissavano la massa grigiastra e fumante. Erano quei di Borello, cui sovrastava la
minaccia della distruzione. Al mio passaggio mi interrogarono collo sguardo : era una muta
domanda ben chiara. Dimenticai allora di esser geologo per ricordarmi di essere uomo, e
dissi a quei mesti silenziosi una parola di speranza, quasi di sicurezza. Un vecchio si levò
dritto, e mi prese la mano piangendo: un mormorio corse pel gruppo degli assisi. Già
vedevano salvo il loro paese e le loro case, se non più i loro terreni, i loro coltivati.
Costeggiando il fronte lavico si notano parecchi fumarole, con leggero aumento del
vapore d’acqua.
Hanno interesse i tronchi d’ albero che sono portati dalla colata. Si nota in essi una
bruciatura alla base ed appena un accenno di carbonizzazione ai rami più piccoli, privi di
foglie. Questi alberi sono stati bruciati al piede dalla lava fluida che aveva poco spessore,
e sono caduti sulle scorie esterne raffreddate : perciò non sono bruciati, ma semplicemente
seccati e scendono insieme a tutta la massa scoriacea.
Il tempo, peggiorando continuamente, e la congiuntivite essendosi ormai sviluppata mi
impedirono di salire quel giorno ai crateri.
4-6 Aprile. — La sera del 4 aprile dall’ alto dei Monti Rossi si poteva vedere benis-
simo come la cascata di Monte Faggi fosse quasi scomparsa, tendendo a solidificarsi poco
a poco. Anche le bocche eruttive erano in leggera diminuizione di attività. Il fronte lavico
di S. Leo si avanzava lentissimo; mentre il braccio che si dirigeva a Monte Nocilla pro-
cedeva con discreta velocità ed anzi era il più rapido tra tutti.
Salii il 5 ai crateri seguendo il percorso occidentale, e. contornando la lava quanto
più mi fu possibile. Il nuovo braccio che si era formato a Monte Manfrè procedeva abba-
30 P. Vinassa de Regny [MemorIA XX.]
stanza rapido. Questo nuovo braccio si era formato per l’ addossarsi delle nuove lave a
quelle precedenti già raffreddate. Trovando difatti la nuova lava un ostacolo nella grande
massa arrestata dal Monte Sona traboccarono nei luoghi, divenuti ora più bassi per il riem-
pimento della valle preesistente.
Nei pressi di Monte Nero dei Zappini l’aria diveniva quasi irrespirabile pei vapori acidi
che emanavano dalle bocche superiori: i muli si rifiutavano e coi miei compagni dovem-
mo quindi appiedarci. Salii il Castellazzo e da là ebbi una magnifica veduta di insieme
di tutte le bocche superiori che ogni tanto emettevano grandi volute di fumi grigi e gial-
lastri. La pendice orientale del Castellazzo manifestava nette due fratture a gradino, paral-
lele, con salto di quattro o cinque metri, che testimoniavano dello sprofondamento di una
parte del monte nella frattura che la incideva.
Studiato accuratamente il punto meno pericoloso, affrettando il passo fu traversata la
frattura fumante e sconvolta. Risalii poi sui crateri della Tacca Albanelli, che rilevai uno
per uno. Notai poi che oltre alla prima colata, lunga circa 2 km. originata alla Tacca Al-
banelli, esisteva anche altri piccoli trabocchi Javici, di cui uno si estendeva per pochi me-
tri, un poco più in basso, corrispondentemente alla piccola casetta dei Nevaroli alla Tacca
della Rena.
Questa colata superiore era interessante poichè stava a rappresentare la prima fuoru-
scita del magma, che si trovò in immediato contatto colla neve che per grande altezza
riempiva la valle.
Raccolti dati e campioni discesi alla Cantoniera.
Nel pomeriggio al so-
RIGLE "a PRA
lito aumentò l’attività delle
bocche. Decisi di fare la
salita del nuovo cono in-
feriore, il Monte Riccò pro-
priamente detto. E sotto il
grandinare dei lapilli riu-
scii ad arrivare al suo or-
lo (Fig. 5). E poichè.al
momento della rnia salita
l’attività del vulcano an-
dava continuamente au-
mentando le guide, rimaste
a basso, osservavano che
il vulcano si era adontato
contro queste formiche u-
fig.5.—L’inizio della colata a due metri a distanza. —(Fot.Vinassa—Club alp.it.) mane che osavano sfidarlo.
Era in loro tuttora l’anima
poetica degli antichi padri, personificatori nei mirabili miti delle grandi forze naturali.
Il cratere. inferiore aveva ormai concentrato in sè quasi tutta |’ attività della eruzione.
Esso cacciava in aria, rabbiosamente, stracci di lava e lapilli: erano quasi incessanti i
boati, gli scoppii, le detonazioni, per quanto ridotte di numero e di intensità rispetto ai
primi giorni. Caratteristico perdurava il rumore metallico come di un gigantesco tam-tam.
Dai suoi fianchi squarciati scorreva al solito un fiume di lava (Fig. 6).
L'Eruzione etnea del 1910 SÙ
La forma, che già sul primo avevo notata, di guesto cono eruttivo sì manteneva tuttora :
e si vedevano bene l’anello a cercine interno incompleto che arieggia al Somma, e l'atrio
entro al quale sorge il cono detritico che raggiungeva ora un'altezza di circa SO metri.
Nell’interno del cono, do:
presso alla sua base scor-
go nettamente due bocche:
una semplice orientale ed
una gemella, duplice, oc-
cidentale.
L'emissione del ma-
teriale è continua, ma rie-
sco a notare una vera e
propria alternanza nell’in-
tensità relativa dei due
gruppi di bocche: difatti
la mattina del 5 aveva
Fig. 6. — Il cono inferiore e la colata principale il 6 aprile.
(Fot. Perret — Soc. sism. it.)
maggior forza la bocca 0-
rientale, mentre la sera,
nella ripresa generale di attività che caratterizzava il pomeriggio e la prima metà della
notte, avevano maggior forza le due bocche gemelle occidentali.
Dal sommo del nuovo monte, seguendo la frattura giunsi ai crateri posti al piede del
Castellazzo. Della numerosa compagnia che mi aveva seguito sino ai piedi del cono infe-
riore, non erano rimasti con me se non l'Avv. Houyoux di Bruxelles colla figlia (1). Con
essi salii il cosidetto Diavolo; una tra le più furibonde bocche dei crateri superiori. Aiutato
da un fortunato colpo di vento, che spazzò via tutto il fumo, riuscii a vedere l’ ampia frat-
tura beante nella quale correvano le lave verso il cratere inferiore. Questo fatto mi diede
a credere che non ostante la leggera tregua nella intensità della eruzione, questa dovesse
ritenersi tutt’ altro che terminata.
Del resto per tutto il pomeriggio del 5 e nella notte successiva |’ attività andò au-
mentando. E appunto verso le ore 16 si aprì una nuova bocca eruttiva sotto a Monte Ca-
stellazzo. Fu uno spettacolo indimenticabile, al quale potei assistere a pochi metri di di-
stanza. Per tutta la notte del 5 al 6 lo spettacolo fu meraviglioso. L'attività andò crescen-
do sino oltre la mezzanotte. Spesso gli argini, che la lava si era dato; non bastavano più
a contenerla : delle ondate di cattivo augurio per la Cantoniera si producevano al di sopra
delle lave fredde nei pressi delle bocche eruttive. Una massa di lava anzi di qualche en-
tità già aveva cominciato a defluire verso il nostro rifugio: ma per fortuna si arrestò pre-
sto, senza farci correre alcun pericolo immediato.
La colata lavica luceva nella notte come un fiume di fuoco (Fig. 7). Ogni tanto pas-
sava un faro luminoso, incandescente di luce bianca; un grande blocco che ruzzolava
affondando più o meno sulla superficie del fiume lavico. Qualche fiammella, dovuta alla
cremazione lenta di un uccello caduto asfissiato dai vapori, si notava qua e là.
(1) Correggendo le bozze di questa memoria mi giunge la dolorosa notizia che entrambi questi miei buoni
compagni hanno perduto la vita, inghiottiti da un ghiacciaio della Norvegia. Alla loro memoria un mesto ,
sincero rimpianto.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. V. Mem. XX. 5
32 P. Vinassa de Regny [MemorIA XX.]
L'effetto di questa cascata di fuoco era poi reso anche maggiore dalle tenebre asso-
lute attorno, che davano come l’idea che tutta quella massa infuocata fosse campata in
aria. Non si ritrovavano difatti i punti di riferimento locale, ben noti e visibili di giorno.
Questo fatto è stato benissimo sentito ed espresso dalla signorina Houyoux (1)., Una
i. {cascata di fuoco caden-
do direttamente dal cie-
lo, senza principio,
senza rive nè a destra
nè a sinistra, senza un
punto di riferimento per
individuarne la posizio-
ne: tenebre feroci e as-
solute ovunque... È
inutile pensare che poco
fa, di pieno giorno, tutto
questo si è veduto da
vicino, si è misurato,
Fig. 7. — La colata lavica di sera. —(Pot. Perret—Soc. sism.)
scrutato, contato : non
ci si può ricordare nulla di tutto ciò in questa notte tragica, in faccia alla realtà viva di
questa cosa spaventosa e sublime, questo torrente di fuoco, questa cascata colossale, sgor-
gante dal seno delle stelle.
Come sempre
la mattina del 6
l’attività eruttiva
diminuiva, e |’ in-
dimenticabile not-
te passata presso
alle bocche sem-
brava sogno lon-
tano. Nulla di no-
tevole si manife-
stò durante il
giorno . 6: salva
la leggera e solita
recrudescenza po-
meridiana. Una
massa di vapore
segnava l’ anda-
mento della cola-
ta (Fig. 8).
La colata lavica era raffreddata in corrispondenza alla cascata di Monte Faggi ora del
p
Fig. 8. — L’ inizio della colata principale (Fot. Sabatini—Uff. geol. it.)
tutto impietrita. La massa delle colline alla deriva più non si muoveva. Pochissimi erano
i nuovi tentacoli formatisi. Tra questi interessava uno formatosi a sud di Monte Rinazzi.
(1) H. HOUYOUX — L’ éruption de I° Etna, Bull. T. Club belge 1910, XVI, 11.
L’ Eruzione etnea del 1910 55
Esso difatti sembrava risalire la pendenza, rimontando verso Nord, contro monte. Questa
apparenza derivava dal fatto che la colata lavica rigonfiata per nuove lave sopramesse, in
un punto erasi come slabbrata in un’ansa che riempiva una vallecola diretta da SW a NE
risalendola: e questo braccio si estese finchè la sua superficie non fu giunta al pari di
quella di tutta la lava rimanente lì prossima. Poichè la maggior parte delle nuove lave
si addossava alle precedenti ormai fredde alla superficie, e quindi la massa sottostante an-
cora fluida subiva delle spinte limitate, così al fronte delle lave l'avanzamento era minimo
nelle porzioni più estreme e un poco maggiore nei rami laterali specialmente in quello
diretto a Nocilla.
11-14 Aprile. — Come avevo supposto dopo la visita ai crateri, non ostante l’accenno
di calma del giorno 6, l’ eruzione ebbe una recrudescenza, e quindi mi decisi a salire an-
cora una volta alla Cantoniera.
Anche da Nicolosi la sera dell’11 era possibile vedere come dai centri eruttivi venis-
sero emessi dei proiettili assai grossi che si spingevano ad una grande altezza.
Avvertii nuovamente dei bagliori di fiamme ai crateri inferiori, e specialmente sulle
bocche orientali.
Nella salita potei rilevare come tutte le colate inferiori si potessero ormai considerar
ferme, Il fiume lavico, del resto con portata molto minore, non alimentava che le piccole
colate superiori di Monte Capriolo, Monte Manfrè etc., le quali si erano addossate alla massa
lavica dei primi giorni.
Il cratere principale inferiore segnava già delle notevoli modificazioni, specialmente ri-
spetto alle bocche occidentali, di cui una è sfondata e si è abbassata rispetto alla sua
gemella.
Il giorno 12 salgo ai crateri superiori ed al piano del Lago. Il cratere centrale emette
dei grandi pennacchi di un fumo grigio denso. Questa attività del cratere centrale può
forse interpretarsi come il segno della fine della eruzione : almeno così è avvenuto in pre-
cedenti periodi.
Tutti i crateri superiori fumano: il Diavolo è il solo che emette dei rumori. Nella pro-
fonda spaccatura non riesco più a vedere la corrente lavica che ho veduto, potente, sei
giorni prima, scendere al cratere inferiore.
Nel pomeriggio ho notato la consueta recrudescenza e numerosi trabocchi lavici che
minacciano la Cantoniera. Questi trabocchi, ora più frequenti sebbene la portata del fiume
lavico sia minore, sono derivati dal fatto che le prime lave si sono raffreddate ed hanno
così ristretta la sezione del filone liquido.
Il cratere inferiore ha continuato nelle sue modificazioni: la corrente occidentale, che
era stata la prevalente in questi ultimi giorni, cede rapidamente, ed aumenta di forza la
corrente che sgorga dalla bocca orientale più bassa. Nell’ interno del cratere si hanno tra-
bocchi lavici notevoli di cui uno ostruisce una bocca orientale posteriore che è la 18 del
mio rilevamento (1). Dalla fumarola immediatamente sovrastante alla bocca orientale ho
notato l'uscita di fiamme alte circa 2 m. e di colore violaceo.
Il giorno 13 la diminuzione del braccio lavico occidentale è grandissima. La larghezza
del filone non arriva a m. 1. 50,-la portata è minima in confronto di quella dei giorni
precedenti. In compenso aumenta la emissione di lava nella bocca orientale, dalla quale
(1) VINASSA. — / nuovi Monti Riccò, pag. 5.
34 P. Vinassa de Regny [MeMmoRrIA XX.]
sfugge un torrente che rammenta quello dei primissimi giorni della eruzione. Infatti la ve-
locità di esso, che si mantiene sino alla notte successiva, raggiunge all’ uscita i 5 m. al
secondo, ed è tuttora di 3 m. al secondo al punto in cui, cessata la lieve pendenza delle
cascate di uscita, la lava si immette nel filone centrale.
La lava è certo ad altissima temperatura poichè di pieno giorno se ne scorge il co-
lore roseo.
Risalgo ancora ai crateri superiori, che emettono al solito degli sbuffi bianchi: il Dia-
volo continua a rumoreggiare. Dal cratere centrale escono magnifici globi di fumo e cenere
‘a cavolfiore che scendono verso la valle del Bove.
E notevole la grande quantità di vapori rutilanti, come quelli dell’ipoazotide, che esco-
no dalla bocca orientale. Essi sono asfissianti in sommo grado, e fortemente acidi, tanto
che per avvicinarmi alla bocca eruttiva, presso alla quale giungo strisciando a meno di 2
metri di distanza, debbo fasciarmi con un fazzoletto umido, mentre l’ Ing. Oddone mi se-
gue e si ferma a poca distanza pronto a ritrarmi nel caso di una soffocazione. Lo spet-
tacolo è mirabile, anche per me, che ormai ho assistito a varie fasi di. questa eruzione.
Dalla bocca, che sembra | apertura di un forno elettrico incandescente, escono a fiotti ed
a cavalloni le lave, che trascinano seco, fari luminosi, dei grandi blocchi semipastosi bian-
chi come enormi lampade ad arco. Il torrente lavico scorre velocissimo ai miei piedi, ri-
gonfio nel mezzo e lambendo ai lati il riparo di scorie sulle quali mi appoggio. Stenden-
domi a terra vedo nettamente che la porzione mediana è più alta dei margini, ma per la
sua viscosità la lava non trabocca.
Fissando a lungo il fiume lavico, per una illusione ottica, sembra che esso innalzi sem-
pre più al suo livello, mentre effettivamente ciò non è, e i leggeri trabocchi che si notano
anche stasera sono dovuti a piccole ondate od a lievi rigurgiti.
In questa sera, che doveva chiudere l'ultima recrudescenza del periodo eruttivo, si
rinnovano anche le esplosioni, in quanto che, accompagnati dal solito rumore metallico
come di un gigantesco tam tam, venivano lanciati in aria per circa un centinaio di metri
dei brandelli di lava incandescente.
Invece le fiamme diminuivano di intensità, e dalla solita bocca sovrastante a quella
effusiva non ne vidi uscire che poche e di piccola altezza.
Questa potente emissione di lava dalla riattivata bocca orientale condusse rapidamente
a termine l’ eruzione. E la mattina del 14 la colata occidentale poteva dirsi quasi estinta,
e nella orientale non si riconosceva certo il veloce torrente di poche ore prima.
Inaspettatamente dunque sembrava terminato questo periodo eruttivo. E che non si
dovesse temere un risveglio immediato lo dimostravano la calma dei crateri superiori, e le
frane che cominciavano a manifestarsi nel cratere principale inferiore. Numerose efflore-
scenze si manifestavano sulle varie bocche; si stabilivano delle fumarole.
Il volume della lava emessa era insignificante, tutte le colate, anche quelle vicinissime
al centro eruttivo si arrestavano quasi del tutto, non procedendo ormai più che pochi metri
per la spinta della massa interna tuttora pastosa.
18-22 Aprile. — Potei assistere in questi giorni alla fine della emissione di lava, ed
agli ultimi aneliti, dirò così, della eruzione, la quale terminava, per adesso, abbastanza
inaspettatamente distruggendo d’un colpo tutte le profezie che su di essa erano state fatte.
I centri eruttivi non interessando più molto pei loro fenomeni, gli studi principali do-
vevano farsi sulla corrente lavica ormai quasi del tutto ferma.
L’ Eruzione etnea del 1910 DD
La porzione più estrema della colata si trova a circa 60 m. dalla grande e diruta an-
tica Cisterna, detta della Regina ed a poco più di 100 m. dalla provinciale. Girando attorno
alla casa che da questa cisterna prende nome, la oltrepassa di una ventina di metri for-
mando una muraglia alta da 6 a 8 m. Solamente una parte del piano sotterraneo è invaso
ed una cantonata è lesionata. La massa è apparentemente ferma : non riesco infatti per
quanto la osservi da ogni lato a percepire qualche movimento sensibile di avanzata. La
casa. della Cisterna con tutta probabilità sarà salvata dalla lava. Proseguendo lungo il
fronte noto l’ andamento digitato di esso. L’ altezza della lava varia dai 4 ai 7 metri ai
lati della colata, ma nel centro è assai più alta. Di faccia a Casa Palmento, ad oriente
della distrutta C. Fra Diavolo (Fig. 9), l'altezza oltrepassa i 15 metri. Nei luoghi ove
Fig. 9. — La casa Fra Diavolo.—(Fot. Sabatini -- Uff. geol. it.)
si ha grande altezza di lava avviene spesso un fenomeno di qualche interesse. Si ha cioè
quanto è indicato nella figura 10.
L’appicco della massa scoriacea non ter-
mina colla massa stessa, ma si prolunga for-
mando un monticolo di scorie più basso. Evi-
dentemente si tratta di una seconda spinta della
porzione interna rimasta lungamente fluida ;
essa estendendosi come un’ernia ha fatto fra-
nare e portato con sè una parte del materiale
scoriaceo sovrastante. Questa spiegazione è
Fig. 10.
avvalorata dal fatto che mentre tutt’attorno la
massa lavica emana limitato calore, in questo punto non solo il calore è fortissimo, ma
ancora si ode il crepitin della massa incandescente sottostante.
Tra le varie colate secondarie quella di Fusara fuma ancora fortemente. Numerose
sono le fumarole, emettenti quasi esclusivamente clorammonio che si sublima attorno in-
36 P. Vinassa de Regnvy |MemoRIA XX. |
crostando ad esempio con eleganti cristallizzazioni i ramoscelli di ginestra che si trovano
presso le fumarole.
Anche dinanzi a C. Bruno la colata per quanto fumante è ferma a circa 30 m. a NNE.
Solo piu ad oriente una digitazione oltrepassa la casa. Su questa fronte l'altezza è molto
variabile: si hanno punti, costituiti da lava compatta, ove l'altezza è di circa 2 m.; in altri
si arriva a 5 e 6 m. Nel centro si giunge anche ai 15.
Nel pomeriggio del 19, verso le 12" 30' si hanno forti fumate intermittenti dei cra-
teri superiori. E notevole il fatto che fumano contemporaneamente il Diavolo e le bocche
di Tacca Albanelli; mentre la frattura inferiormente ed il cono inferiore non emettono nè
fumo nè vapori.
Risalendo la colata noto che il piccolo braccio di Monte Rinazzi, che ha risalito per poco
la vallecola è fermo del tutto. Numerose sono le fumarole, ricche di vapor d’acqua acido.
Dall’ alto di Monte Rinazzi ho un'idea della massa lavica accumulata nella stretta di
S. Leo. Il paesaggio dal 24 marzo non si riconosce più. Le mandrie Bonanno, da cui ve-
devo il torrente lavico scorrere nel fondo dell’ incassato vallone sono ora al pari della lava
ed anzi le lave che hanno invaso il cratere di Rinazzetti sono più alte ancora della casa
Bonanno.
Pure a Monte Rinazzi ho potuto notare il fatto della anticipata fioritura dei meli co-
steggianti la lava e da essa risparmiati. Per effetto del calore emanato dalla colata gli al-
beri dal lato che la guarda sono tutti carichi di fiori sbocciati, mentre dal lato opposto
sono ancora in boccio.
Fra Monte S. Leo e Monte Sona si ha una interessante cupola lavica;.a pane di zuc-
chero, alta circa 20 metri al di sopra dellla superficie della colata. In principio sull’ alto
della cupola era una massa di lava a pilastro, che sembrava artificialmente disposta ; col
tempo questo pilastro cadde in frantumi. Ai piedi di questa collinetta sono parecchie fuma-
role, che incrostano di bianco tutta la massa attorno.
Verso questo punto cominciano a trovarsi le piccole colate a minute digitazioni irre-
golari, dovute alle successive emissioni di lava che si estendevano sulle precedenti mag-
giori e già solidificate. Una di questa piccole colate tra Monte Zacchinello e Capriolo ha
fumarole caldissime.
La visita dei vari crateri venne da me fatta accuratamente per vari giorni di seguito.
E poichè di tali crateri già ho parlato e dovrò ancora parlare in seguito così non sto a
ripetermi adesso. Accennerò solo che la sera del 20 il cratere lavico posto al di dietro del
cratere principale, la bocca cioè che nel mio rilevamento ha il numero 19, emanava fortis-
simo calore ed emetteva rumori forti e continui.
Notai anche il fatto del grande aumento di vapor d’ acqua, che, come ho accennato,
sul principio della eruzione mancava quasi del tutto. Una fumarola, posta nel crepaccio a
NNE del cratere principale emetteva vapor acqueo con leggero odore solfidrico e segnava
76° di temperatura.
Durante il giorno 21 feci una visita anche al Piano del Lago ove rilevai le numerose
ed interessanti fratture, ed al Cratere centrale che non emetteva ceneri, ma emanava va-
pori acidi in quantità notevole. Il Vulcaloro fumava, come nei giorni precedenti.
Al ritorno, quantunque per una caduta sulla lava calda del filone centrale mi fossi
lussato un polso, potei, dopo una sommaria automedicatura, seguire il contorno occidentale
della colata, facendone il rilevamento e misurandone le vari altezze. Presi pure vari tem-
L' Eruzione etnea del 1910 37
perature delle fumarole localizzate qua e là, specialmente in corrispondenza dei maggiori
ammassamenti di lava.
5-7 Maggio. — Ristabilito un poco della distorsione al braccio salii nuovamente alla
Cantoniera. Unico scopo era il rilevamento accurato della colata lavica in tutte le sue di-
gitazioni, e delle varie fratture secondarie. Queste però , che erano così ben visibili nei
primi giorni, ora quasi scomparivano. Infatti le fessure anche le più piccole si notarono
magnificamente nei primi momenti, specialmente là dove era la neve. L’ eruzione di ce-
neri e di lapilli terminò di nascondere parecchie di tali fratture. Così non vidi più le pic-
cole fratture verso i Monti Silvestri, notato anche dal Dott. Stella. La frattura divergente
a WSW e sulla quale si erano allineati i dicchi cessava con questi, mentre ricordavo di
averla veduta fumante per varie decine di metri oltre di essi.
AI cratere inferiore non si hanno più che efflorescenze, molti vivaci specialmente alla
bocchetta occidentale posteriore (9 del mio rilevamento). Il cratere è praticabile. Solo quà
e là, camminando sulle scorie, uno smottamento mostra ancora della lava fumante. Le
bocchette posteriori, specialmente le 19, emettono forte calore. Anche la galleria è prati-
cabile in taluni punti. Tutta la frattura del Castellazzo è ricoperta di efflorescenze.
I crateri superiori emettono vapor acqueo in notevole quantità. È facile produrre il
ben noto fenomeno dell’ aumento di vapori gettando giornali e fasci di erbe accese entro
le bocche. I vapori, altro fatto noto, aumentano o diminuiscono a seconda delle condizioni
barometriche e igroscopiche. Questa recrudescenza nell’ emissione dei vapori, sulle prime,
impressionava i paesi di mezza costa che temevano, vedendola, una ripresa della eruzione.
Parecchi dei crateri superiori sono praticabili ad eccezione di taluni con pareti molto
ripide e franose.
Le efflorescenze sono comuni nel fondo delle varie bocche, in rispondenza della frat-
tura, che anche quasi è superficialmente obliterata. Le masse di detriti esplose dai crateri
hanno mascherato anche le piccole colatine che qua e là si sono espresse dal suolo al di
sotto della colata superiore principale degli Albanelli.
Anche dai conetti lavici del primo gruppo non escono che vapori d'acqua quasi del
tutto puri. Le cartine di tornasole non si arrossano che leggermente. Le bocchette superiori
dal tipico cercine lavico sono ancora molto calde, ottima sorgente di calore invero e ben
gradita col freddo rigido esterno. Esse tramandono ancora dei leggeri aneliti.
Al piano del Lago sono sempre nette le grandi fratture presso la linea telefonica, che
si continuano sulla Montagnola a poca distanza dalla vetta. Le altre minori più non si
distinguono. Così la leggera fessura ad oriente ed a pochi metri dell’ Osservatorio che
avevo rilevato nei primi giorni è ora scomparsa, nascosta dal lapillo. Sempre abbastanza
ben visibile è la frattura che si perde ai piedi del Monte Frumento.
Il cratere centrale continua ad emettere fumi acidi, che rendono talvolta mal respira-
bile l’ aria dell’ Osservatorio. Salendo al cratere noto fortemente fumante, in mezzo» alla
neve fresca, la grande spaccatura orientale del cono centrale.
Nulla di speciale noto nell’ interno del cratere centrale, che fuma da varie spaccature
disposte quasi ovunque, ma principalmente allineate grossolanamente, in una direzione
prevalentemente ESE-WNW. Il Vulcaloro fuma al solito fortemente.
III. — L. TAFFARA. Visite al teatro eruttivo nel marzo-aprile 1910.
25 Marzo 1910: Son partito da Catania al 5". 15" del 25 marzo; la giornata era
un po’ nuvolosa, ma senza vento. Avevo portato con me una magnifica macchina foto-
grafica (Zeiss) che gentilmente mi aveva prestato il Nobile Sig. Pietro Nava, Barone Polino
a cui sento il dovere di indirizzare sentitissimi ringraziamenti.
Giunto nei pressi di Gravina e propriamente a 6." 49" si fecero sentire l'un dopo
l’altro due forti e prolungati rombi; a 6. 54" altri due più forti; a 7." 6" ancora altri
due quasi contemporanei, allora mi persuasi che era inutile segnarne l’ora, giacchè i rombi
erano continui, e tale continuità durò fino a 10° circa.
Intorno alle 8." 20" giungo a Nicolosi dove mi sono . affrettato a domandare a che
punto era arrivato il fronte lavico in quella mattina e dalle diverse notizie che mi si rife-
rirono potei arguire che il fronte lavico trovavasi a circa un km. a NW di Monte Nocilla
dove aveva cominciato a scorrere sulle lave del 1892: e mi si disse pure che durante la
notte continui e forti rombi avevano tenuto in allarme la popolazione di Nicolosi. Dopo di
aver raccolto le suddette notizie ed in compagnia dell'aiuto custode dell’Osservatorio Etneo,
Alfio Barbagallo, ci dirigiamo sulle mule verso l’ apparato eruttivo, costeggiando il torrente
lavico dalla parte di levante. A 12." 35" circa attraversiamo piano Boltara che non era
completamente distrutto, ma era coperto daile lave solo a W, proprio sotto Monte Sona,
dove le lave raggiungono una larghezza di circa 250 metri ed un’altezza media di m. 3.
Giungiamo alle 13. 15" nei pressi della Casa del Bosco e constatiamo che la detta
casa era già stata distrutta dalla corrente di lava, rimanendo i ruderi nella parte già fredda
di ponente: perchè quì la colata raggiunge una larghezza complessiva di circa 400 metri;
però il centro più fluido era approssimativamente 200 metri.
Andando ancora più avanti, accompagnati sempre da continui e forti rombi e da una
forte nevicata, arriviamo ai piedi del Monte Faggi, dove una magnifica cascata di lava
fluidissima attira la nostra attenzione. In una gola, fra Monte Faggi e la lava del 1892,
larga circa un 14 metri precipita da un’ altezza di quasi 20 metri tutta la lava che in
seguito poi raggiunge una larghezza massima di un km.: davanti a questa bellezza si
rimaneva estatici e sebbene la neve venisse giù a larghi fiocchi pure non si era mai sazii
di contemplare quello spettacolo terrorizzante che la natura, fortunatamente, ci fa vedere
molto di rado.
Proseguendo sempre avanti, con gradevolissima sorpresa scorgiamo da lontano la
Cantoniera Meteorico- Alpina che modestamente si erge ancora solitaria sulla sua colli-
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XX, I
40 L. Taffara [MemorIA XX.]
netta, che il fuoco aveva risparmiata lasciandola a circa 200 metri ad Est. Alle 14. 15"
entriamo con una certa soddisfazione entro la Cantoniera.
È impossibile dire dello spettacolo orrendamente bello ed impressionante che si offriva
alla nostra ammirazione stando davanti alla Cantoniera. A circa 500 metri a NW di essa e
propriamente a piede del versante SW del Monte Castellazzo si apriva una grande frat-
tura A H (Fig. 32 Tav. V) entro la quale erano impostate tutte le bocche; la detta frattura si
dirigeva verso NNE fino alla valle di 7acca A/banelli per una estensione di circa 1700 metri.
La lava veniva emessa in gran copia da tre bocche poste all’ estremità SSW della
frattura, accompagnata d'’ altissimi getti di materiale incandescente e fumo giallognolo,
mentre da tutte le altre bocche veniva eruttato fumo densissimo, or nero, or grigio, or
bianco, accompagnato da cenere, lapillo e grosse bombe.
Il rumore assordante prodotto da tutto l’ apparato eruttivo ci teneva in continuo al-
larme; era come un fuoco d' artiglieria continuo, ininterrotto ; si sentiva pure uno schiop-
pettio, come l’esplodere di. piccole bombe, colpi secchi fortissimi, oltre ai rombi cupi che si
succedevano a brevissima distanza e che di tanto in tanto per la loro intensità facevano
tremare il suolo e la Cantoniera. Era uno spettacolo imponente : tutte quelle colonne di
fumo densissimo, che si sprigionava con grande violenza da tutti i punti della lunga frattura,
facevano supporre che le bocche fossero parecchie, e certamente più di 14.
Non si potè per lungo tempo osservare l’ apparato eruttivo perché una fitta nebbia
l’avvolse completamente e la nevicata aumentò. Però quel frastuono d’ inferno si sentiva
sempre più e la Cantoniera tremava continuamente per i forti rombi.
La figura 1°, (Tav. IV) ricavata fedelmente per delucido da una mia negativa che
per un caso disgraziato si è rotta, dà un'idea dell'apparato eruttivo visto dalla Cantoniera
il giorno 25: ai numeri 1, 2 e 3 corrispondono per grandezza decrescente dal basso in
alto le bocche laviche ; la prominenza segnata con la lettera B è di nuova formazione,
come pure quel rialzo che appena si scorge in F è un piccolo cono eruttivo in formazione,
che si vede bene in seguito sulla figura 18, (Tav. V) ed alla stessa lettera F.
La nostra sosta alla Cantoniera si protrasse per parecchie ore ed in questo tempo si
presentarono a noi per domandare di essere ricoverati dalla forte nevicata due giovani da
Belpasso : erano il sig. Vincenzo Puglisi, fotografo ed il sig. Salvatore Distefano, recatisi
entrambi fino alie bocche per poter eseguire delle fotografie, e siccome erano passati per
il fronte lavico, così ne profittai per avere notizie più fresche e precise: Il torrente lavico,
come disse il sig. Puglisi, era giunto intorno a 12° in direzione E-W del monte Nocilla
e discosto da esso circa 800 metri ad W, percorrendo 38 metri ogni ora; con un fronte
largo più di un km., tagliato obliquamente in direzione SW-NE.
Non potendo più nulla osservare per il cattivo tempo, ritornammo a Nicolosi, accom-
pagnati come per la mattina da rombi e nevicata.
2 Aprile 1910: La notte del 2 aprile alle ore 3 son partito da Belpasso per il fronte
lavico; il cielo si presentò un po’ offuscato da nuvole, però mano mano che la luna s' in-
nalzava sull’ orizzonte, si faceva sempre più puro e l’ alba spuntò purissima.
Questa volta a differenza del giorno 25 marzo non si fece sentire nessun rombo, la
notte era passata tranquilla ed il fiume di lava incandescente spiccava sul fondo scuro e
scorreva quasi silenzioso. Il cratere centrale dell’ Etna che fino allora era stato avvolto dal
fumo e dalla nebbia si fece vedere sgombro di ogni velo ed eruttava abbondante fumo
bianco che il vento portava verso E.
L’ Fruzione etnea del 1910 dI
Alle ore 5 giungo al fronte lavico che aveva cominciato a scorrere sui vigneti del
sig. Amato Aloisio con una velocità di m. 4,50 ogni ora; quì la lava invece che fluida,
era superficialmente polverosa come cenere d’ un braciere ardente. Mi son portato fino al
casamento del Cav. Corvaia (in contrada Fradiavolo), che il giorno precedente era stato
investito dalle lave e distrutto quasi per un terzo dal lato di levante.
A circa 450 metri a Sud del casamento Corvaia tendeva a staccarsi un braccio largo
quasi 50 metri ed alto metri 8 che incanalandosi in una depressione nella direzione di
Borrello, percorreva circa 4 metri ogni ora. Dopo aver fatto le suaccennate misurazioni
mi sono recato a Nicolosi ed alle ore 10, guidato dall’ esperto Alfio Barbagallo, son par-
tito per la volta della Cantoniera, costeggiando la lava dal lato di levante. Durante il
viaggio notai che le bocche eruttavano pochissimo fumo bianco; ma intorno alle ore 12 si
riattivarono sensibilmente, eruttando fumo e lapillo in gran quantità; il color del fumo era
identico a quello del giorno 25, eccettuato per la bocca a destra della E (Fig. 12 Tav. V),
dalla quale si sprigionava densissimo fumo color ruggine.
Alle 14." 25" ritorniamo ad ammirare la imponente cascata di Monze Faggi che seb-
bene sempre bella, pure non era quella del giorno 25. La sua velocità era di molto dimi-
nuita, come pure la quantità della lava.
Anche questa volta la pioggia ci sorprese per via e quindi ci affrettammo per arri-
vare più presto alla Cantoniera: quivi abbiamo trovato il Prof. Immanuel Friedlaender, an-
che lui arrivato da poco tempo.
Relativamente al giorno 25 l’ apparato eruttivo mi è sembrato d’ una attività piuttosto
moderata: niente rombi, niente fragore: si sentiva appena un leggiero rumore prodotto
dalle bocche laviche che continuamente lanciavano materiale incandescente, ma in minor
quantità. Si vede dunque chiaramente che l’ eruzione aveva già superato il parossismo ed
ora continuava con una certa calma, mostrando di tanto in tanto qualche recrudescenza,
la quale però era sempre moderata e di intensità relativa ai giorni di diminuzione.
La fotografia N. 2 (Tav. IV), eseguita il giorno 2 a 16", dà un'idea dell’ apparato
eruttivo in quel giorno; si vede che la prominenza B della figura precedente in questa
fotografia (N. 2) ha già preso la forma di un conetto eruttivo che va sempre aumentando
di dimensioni per l’ accumularsi del nuovo materiale.
La sera del 2 l’ abbiamo passata assieme al Prof. Friedlaender, a fianco del torrente
lavico nella sua parte iniziale a circa 70 metri dalle bocche laviche; qui la colata aveva
una larghezza complessiva di circa 40 metri, ed il centro fluidissimo una diecina di metri;
la superficie si presentava leggermente convessa ed incrostata come la schiena d'un coc-
codrillo, ed al centro si osservava una fascia più scura rugosa che con grande rapidità si
avanzava sul torrente, lasciando lateralmente le ondate prodotte dalla maggiore velocità del
centro. Dalle diverse misurazioni fatte per traguardo assieme al Prof. Friedlaender si potè
stabilire che la velocità al centro del torrente oscillava da due metri a due metri e mezzo
al secondo, mentre ai lati era circa la metà.
A_18.. 37" si nota un sensibile risveglio nelle bocche situate sul Monte Castellazzo, e
specialmente nella E (Fig. 18 Tav. V) la quale di tanto in tanto lancia materiale incande-
scente accompagnato da cupi rombi.
A 19.h 22" venivano precipitati dalla gola fra i monti A e B, (Fig. 12 Tav. V) gros-
sissimi massi di circa 8 m?, oscuri alla superficie che galleggiando sul torrente andavano
disfacendosi mano mano che si allontanavano dalle bocche fino a scomparire completamente.
49 L. Taffara [Memoria XX.]
Sembrava che questi massi venissero svelti dal fianco occidentale del cono B, da
violenti getti di materiale incandescente lanciato dalla bocca N. 1, che anche in quella
sera mostrò un crescendo di attività. Durante tutta la sera fino alle 24" |’ apparato eruttivo
si mantenne generalmente in una sensibile recrudescenza.
3 Aprile 1910: A 1. 50" ritorno all’ apparato eruttivo : l'eruzione è come l’ avevo
lasciata due ore prima; la recrudescenza continua ancora. Tento di fare qualche fotografia
con lastre certocromatiche, ma dopo averne fatta una (Fig. 22 Tav. V) un temporale con
lampi, tuoni, pioggia e vento fortissimo, mi obbliga a ritornare alla Cantoniera. Aspetto
l'alba per partire alla volta dell’ Osservatorio Etneo, ma sebbene il temporale fosse cessato
pure è rimasto un vento tale da costringerci a tardare.
A 9 15” il vento è un po’ diminuito e quindi ci mettiamo subito in cammino, diri-
gendoci verso Volta Girolamo e cercando di passare per il solito sentiero attraversato
attualmente dalla frattura dove sono impostate tutte le bocche. Prima di abbandonare lo
apparato eruttivo faccio ancora qualche altra fotografia (Fig. 3a Tav. IV) dove si vede
benissimo lo ingrandirsi dei coni B e C, confrontandoli con le due figure precedenti.
Mentre saliamo per la cresta occidentale di Volta Girolamo i sigg. Puglisi e Diste-
fano che trovatisi un po’ più avanti di noi, ci attendevano seduti sopra della lava antica,
avvertirono a 10. 9" una sensibile scossa di terremoto sussultorio che venne subito seguita
da una fitta eruzione di fumo color ruggine dalla bocca a destra della E (Fig. 1* Tav. V).
La veemenza dell’ esplosione fece crollare l’orlo della bocca che si allargava sotto i nostri
occhi e ci fece scappare indietro per la paura che giungesse fino a noi. La frana però si
è arrestata lasciando la bocca circa di diametro doppio e quasi congiunta con la E. Ritor-
niamo sui nostri passi e salendo ancora un poco ci troviamo davanti a un lungo cono (F):
dal lato occidentale erutta fumo bianco in abbondanza mentre dall’ orientale pochissimo;
saliamo sull’ orlo di questo cono e vi scorgiamo due grandi e profondi crateri con l'orlo
di entrambi crollato irregolarmente dal lato di NW.
Scendiamo dal cono e per proseguire dobbiamo passare per la frattura ancora fumante
che unisce i coni F e G; scegliamo la parte più stretta che è vicina al cono G e con
grandi precauzioni passiamo all’ altro lato.
A NW dei coni G si vedono molte fumarole ed una frattura che spacca anche un
masso di lava antica. Tutto il terreno attorno all'apparato eruttivo è coperto da uno strato
di circa 15 cm. di sabbia oscura ed è cosparso di moltissime buche o fossette di dimen-
sioni varie, prodotte dal cadere dei proiettili infuocati che vennero lanciati in aria dalle
diverse bocche e che cadendo si infossavano nella sabbia, sciogliendo la neve sottostante:
quindi entro ogni fossa si trovava una pietra; fra queste fosse se ne nota una di circa
un metro e mezzo di diametro con un masso di quasi un metro cubo.
Entro la valle di Volta Girolamo vi è una colata di lava I-L (Fig. 1% Tav. V) che
scende per più di un km. fino alla direzione E-W dei Mont: Calcarazzi discosta da essi
circa mezzo km.; la detta colata fu emessa in principio dell'eruzione da una piccola bocca
di Zacca Albanelli.
Altre due piccole colate vennero giù, pure in principio dell’eruzione, dai conetti D ed
E (Fig. 1* Tav. Vin M ed N) ma si arrestarono subito: la prima a circa metà pendio
del Monte Castellazzo; la seconda a meno di metà.
Entro la valle di Zacca A/banelli ha termine la lunga frattura sulla quale si è co-
stituito l'apparato eruttivo come ben si vede sulla fig. 3a in H (Tav. V) dove si scorge il
L’ Eruzione etnea del 1910 43
fumo bianco eruttato anche in questo estremo della frattura. Quì oltre alle bocche principali
vi è una quantità di fumarole. A _W della valle di 7acca A/banelli si notano molte fratture
grandi e piccole che tagliano il terreno in direzione quasi sempre parallela alla valle stessa.
Salendo per andare al Piano del Lago scorgiamo un abbassamento di terreno di circa
2 metri in direzione del ciglio della predetta valle e discosto da essa circa 50 m., questo
abbassamento si è prodotto nel labbro orientale di una frattura larga in certi punti circa un
metro e che si prolunga fino al piccolo colle a Sud-Est di Monte Frumento, attraversando
il Piano del Lago in direzione quasi Nord-Sud e passando a 10 metri ad Est del /e;-
fugio Gemmellaro.
Altra grande frattura parte dalla sommità del versante SW della Montagnola e si di-
rige quasi parallelamente alla predetta, verso Nord, in modo che i pali telefonici che con-
ducono all’ Osservatorio Etneo restano approssimativamente in centro alle due fratture. A
circa 300 metri a NE del /efugzio Gemmellaro ed in linea alla seconda grande frattura
la zona di terreno compresa fra le due fratture, larga quasi 250 metri è abbassata di circa
un metro ed in certi punti anche di due, formando un piano inclinato verso Est: questo
abbassamento in seguito raggiunge anche i tre metri, in modo che anche i pali telefonici
s'inclinano leggermente verso Est. Un’ altro abbassamento di terreno di m. 1.50 si vede
a 30 metri a NE del detto Rifugio, altra grande frattura ad W di quella che parte dalla
Montagnola e discosta da essa una trentina di metri; insomma oltre alle fratture ed agli
abbassamenti principali, il Pzazo del Lago è attraversato in tutte le direzioni da grandi e
piccole fratture e franamenti di terreno che rendono pericoloso il passaggio per quel luogo.
Dopo di avere attraversato con grande fatica il Pzazzo del Lago coperto completamente
di neve, e contrastati da un vento freddissimo, siamo arrivati assiderati all’ Osservatorio
Etneo, dopo più di cinque ore di cammino, affondando nella neve quasi fino al ginocchio.
Appena aperta l’ entrata dell’ Osservatorio, ostruita per tre quarti dalla neve, ci ha
sorpreso il vedere molto calcinaccio in mezzo alla stanza caduto dalla volta; inoltratici
sotto la rotonda abbiamo trovato grosse tavole, che prima eran poggiate alle pareti, rove-
sciate per terra; entriamo nelle stanze del Club Alpino ed il passaggio era quasi ostruito
da un grande armadio rovesciato di fianco, ed altri piccoli oggetti erano sparsi per terra; sa-
liamo sopra nei locali dell’ Osservatorio ed il disordine che vi regnava era completo, tutto
era andato per terra, anche una pesantissima stufa di ferro, due bottiglioni pieni di vino e
moltissimi altri oggetti che si trovavano sui mobili e dentro gli armadii. Gli oggetti rove-
sciati avevano quasi tutti la medesima direzione : erano caduti verso Nord, mentre invece
un oggetto che sembrava destinato a cadere per primo considerata la sua posizione abba-
stanza alta e sopra un treppiede mobile è rimasto al suo posto perchè era aderente alla
parete Nord e da questa fu trattenuto quindi pare si debba credere ad un forte movimento
brusco nella detta direzione.
Secondo il mio modo di vedere si possono considerare tre ipotesi diverse per spie-
gare questi effetti: 1.° Se si ritiene la scossa ondulatoria allora l urto sarà venuto da
Nord. 2.° Se la scossa si ritiene sussultoria si dovrebbe ammettere che il terreno si fosse
alzato prima dalla parte del Pzazo del Lago (e ciò è poco probabile) 3.° Si potrebbe
considerare uno scivolamento di terreno da Nord verso Sud, e quest’ ultima parmi la più
attendibile, perchè ritengo che la violenta scossa di terremoto sia stata prodotta dall’ ab-
bassamento del Piazzo del Lago il quale si trova in un piano inclinato da Nord verso
Sud, ed a Sud dell’ Osservatorio.
44 L. Taffara |MemorIA XX.]
Il fabbricato dell’'Osservatorio Etneo ha resistito benissimo a questo forte terremoto,
perchè non vi si è prodotta nessuna lesione, eccettuato un po’ di calcinaccio caduto dalla
volta della stanza d'entrata, ed il crollo di una piattabanda di cannicci e gesso.
Mi ero recato all’ Osservatorio Etneo per vedere da vicino se si mostrasse qualche
fenomeno al cratere centrale dell’ Etna in corrispondenza all'odierna eruzione, ma una fitta
nebbia avvolgeva completamente il cono centrale, ed un vento impetuosissimo ne rendeva
impossibile 1’ ascensione, che abbiamo rimandata all'indomani.
4 Aprile 1910: Durante la notte non si è avvertito nessun rumore, eccettuato il fi-
schiare del vento fortissimo. La mattina si presenta limpidissima e vediamo il cratere cen-
trale completamente scoperto che erutta abbondante fumo bianco. Anche oggi non possia-
mo farne l’ ascensione per il vento che continua ad essere violento e ci impedisce quasi
di camminare. Ritornando dall’ Osservatorio Etneo sono andato prima all’ orlo della VaZZe
del Bove per vedere se le bocche del 1908 dessero segni di risveglio; ed anche in que-
sta parte del Piano del Lago incontriamo quasi ad ogni venti passi delle piccole fratture
delle quali parecchie piuttosto grandi sempre in direzione prossimamente Nord-Sud. A circa
20 m. dall’orlo della Valle del Bove vi era un abbassamento di terreno di circa 25 cm.
Le bocche del 1908 erano in perfetta calma, anzi dentro i crateri stava la neve.
Scendendo in direzione della Cistermazza a circa 100 metri a Nord di essa vi è una
larga frattura con abbassamento di terreno di circa 40 cm., un’ altro di 25 cm. ancora più
avvicinato alla C/stermazza ed una larga frattura attraversava la parete nord di essa in
direzione quasi Nord-Sud.
Ritornando poi all'apparato eruttivo della attuale eruzione, lo abbiamo trovato in una
sensibile diminuzione ; tutte le bocche dalla quarta in su, eruttavano poco fumo bianco,
come lo dimostra la fotografia (Fig. 3a Tav. V). Solo le prime tre bocche si mantenevano
ancora in attività, ma anche qui si notava una decrescenza sensibile. Scendendo per la
cresta occidentale della valle di Zacca A/banelli si scorgeva dall'alto una grande cavità
di forma ovale che il giorno precedente non esisteva; credendo che si trattasse d'una nuova
bocca ci siamo avvicinati cautamente per assicurarci se ciò fosse vero, ma invece si trattava
d'un recente sprofondamento di terreno avvenuto, io credo, in seguito al terremoto di ieri
e poco dopo il nostro passaggio per quel sito ; l’asse maggiore di questo sprofondamento
era di circa 25 m. l’ asse minore di 15 e la profondità era di 20 (dimensioni che in se-
guito sono di molto aumentate per frane degli orli); al fondo di questa fossa si vedevano
le masse di neve franate da fresco ed attorno ad essa il terreno fracassato da larghe e
profonde fenditure che rendevano pericolosissimo l’ accesso in quei luoghi. Scendendo an-
cora abbiamo passato in rassegna tutte le bocche prima da NW poscia da W, ma non ab-
biamo notato nessun cambiamento; però a SW della bocca N. 1 abbiamo osservato altre
cinque piccole bocche laviche già spente, e che in principio dell'eruzione avevano eruttato
piccole colate di lava che poi si erano unite al torrente principale.
Alle ore 13. 30 abbandoniamo l’ apparato eruttivo e scendiamo per fare ritorno a Ni-
colosi, costeggiando le lave dalla parte di ponente. La velocità della colata vicino alla sor-
gente era di molto diminuita. i
La bellissima cascata di Monte Faggi si era già incrostata alla superficie, e quindi era
immobile, solo al piede di essa si vedeva la lava che scorreva lentamente, ed una piccola
colata di circa 10 metri di larghezza aveva deviato verso ponente e scorreva sempre ade-
rente alla parte già fredda della corrente principale, distruggendo ancora una piccola parte
L’ Eruzione etnea del 1910 45
del Piano Capriolo; intorno a 14" era giunta in direzione dei ruderi della Casa del
Bosco.
Altro braccio piuttosto attivo si era staccato sotto monte Sona e si dirigeva a SW
distruggendo il bellissimo pometo del sig. Salv. Martinez da Belpasso.
Il braccio che il giorno 2 scorreva in direzione di Bore//o, oggi si avanza molto len-
tamente. Intorno a 19" giungiamo al fronte lavico, largo circa 50 m., alto m. 7, ove noto
un certo aumento nella velocità della lava che non potei misurare perchè era già tardi.
La punta più avanzata scorreva sui vigneti del sig. Amato Aloisio da Catania, minacciando
anche il caseggiato distante dalla lava circa 80 m. a SE.
Una folla di curiosi assisteva allo spettacolo ed era persuasa che quella sera l’ eru-
zione era in grande aumento, mentre secondo le mie constatazioni sul corso delle lave
nella parte iniziale, quell’aumento di velocità si doveva solamente all’accumularsi di molto
materiale che con la leggera spinta che riceveva posteriormente dalla nuova lava franava
con molta facilità, dando apparentemente l impressione d'una recrudescenza ; dico questo
perchè durante il ritorno in tutto il percorso delle lave avevo notato una grande diminu-
zione di velocità e difatti il giorno dopo quel braccio si era arrestato.
Sulla figura N. 1 (Tav. II) si vede in prospettiva tutto il percorso della lava e la
posizione dell’apparato eruttivo rispetto ai crateri delle altre eruzioni ed al vulcano stesso.
Questo disegno eseguito da me per proiezione ottica di una fotografia presa dall’ Os-
servatorio di Catania, si può considerare preciso appunto perchè nel tracciare il percorso
delle lave, osservandole dall’ Osservatorio stesso con un cannocchiale Browning di cem. 12
d’ apertura, mi sono sempre riferito ai punti disegnati per proiezione.
IV. — 0. DE FIORE. Visite al teatro eruttivo.
24-25 Marzo.—- Dopo avere per gran parte della notte esaminato l'andamento della
eruzione da Catania, ove ad intervalli giungevano i cupi rombi delle aritmiche esplosioni,
la mattina del 24 partii alla volta dell'apparecchio eruttivo per visitarlo da vicino. Già
fin da Massanunziata, alle ore 10 udii forti e distinte le detonazioni, che facevano colà tre-
mare i vetri delle finestre. Mi fu inoltre assicurato che tali rombi erano stati avvertiti,
anche più forti, alle ore 6 circa. Per una lieve diminuzione avvenuta verso le ore 11 non li
sentii più fino a sera. A Nicolosi seppi che la notte e la mattina era caduta, assieme alla
pioggia, della sabbia nera, pesante e lucida, che aveva formato un sottile strato sul suolo.
Raggiunto il fronte più avanzato della colata lavica verso le ore 13 all’ altezza di
M.° Segreta nel piano di S. Leo (1050 m.), misurai in quel punto la velocità della lava, che
risultò di circa 20 m. per ora. Di là, volgendo poi verso E, potei fare una nuova misura
di velocità al braccio più orientale, il quale s’ avanzava ancora più lentamente del primo,
poichè la media era di soli 18 m. per ora. Ritornando di nuovo verso W, costeggiai il
fianco occidentale della colata e così raggiunsi M.° S. Leo. Alla base di questo antico cra-
tere avventizio, ove prima estendevansi verdeggianti culture, ora una squallida distesa di
negre lave fumanti aveva del tutto trasformato la scena. Il torrente lapideo avanzava
continuamente ed era ben visibile, oltre che il moto del filone centrale, quello d’ avan-
zamento laterale, per il quale fu raggiunto ed in breve colmato il burrone che circuiva a
NE. M.° S. Leo. Notevolissimo era il fatto che la lava, dall’ orlo del burrone ne raggiun-
geva il fondo scivolando in grossi colaticci dai quali si distaccavano grandi blocchi, lungo
le ripide pareti.
Retrocedendo, potei ancora una volta eseguire una misura di velocità la quale risultò,
sulla fronte del braccio incanalatosi nella strada di S. Leo, di circa m. 2 al minuto. Co-
steggiando di nuovo la colata dal suo lato occidentale notai che, nel luogo detto Bonanno,
là dove prima esistevano molti alberi allineati lungo la strada, s'erano localizzate circa
14 fumarole attivissime lontane circa 4 m. l’una dall’ altra ed emananti abbondanti vapori,
i quali sublimavano dei sali bianchi o giallognoli composti quasi esclusivamente da Clo-
rammonio. L'estrema fronte della colata orientale aveva verso le ore 17 aumentata un po’
la propria velocità. In questo istesso luogo, poichè era quasi nullo il moto d’ avanzamento
laterale, potei per mezzo di leve aprire un foro nella crosta superficiale della lava ed in-
trodurre a contatto del magma dei fili metallici diversi. Ottenni così la fusione immediata
«di fili di zinco, dopo un po’ di tempo di fili di rame di circa 3 mm. di diametro ed il
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XX. i
48 O. De Fiore |MemoRrIA XX. |
rammollimento incompleto di una verga di ferro di 9 mm. di diametro circa. Nel tempo
stesso i rombi che, come già dissi, s'erano calmati verso le ore 11, ricominciarono forti ed
insistenti, in modo che potei sentirli fin da Nicolosi, ove giunsi la sera ad ore 20 circa.
Alle ore 21 */a credei opportuno ripartire per ritentare l’ascensione, allo scopo di rag-
giungere e possibilmente esaminare l’ apparecchio eruttivo. Infatti, rifacendo la strada per-
corsa il giorno, di nuovo fui a S. Leo, ove ebbi agio di notare, nell'ampio lago di fuoco
che di lassù dominavasi, le fiamme sprigionantesi dal magina. Esse erano lunghe qualche
decimetro e d'un intenso color violetto. La luminosità della lava che invadeva continua-
mente la strada di S. Leo e della quale già dissi, era tale che a circa 30 m. di distanza
dalla fronte potevo agevolmente leggere l’orologio. Qui noterò che avvertii i primi turbini
di vento, violentissimi, sollevantisi lungo l’orlo della colata lavica, i quali formando delle
vere trombe a moto rotatorio sollevavano nembi di sabbia e polvere e spesso ci obliga-
vano a gettarci a terra onde evitare d'esser travolti. Questi turbini erano chiamati follettz
dalle mie guide. Proseguii l’ ascensione, passando prima fra le lave di M.° Sona, poi ad
W. di questo e di M.° Faggi, raggiungendo così M.° Vituri. Dall’ alto di M.° Sciacca
superiore piccolo conetto addossato al M.° Vituri, dalle ore 3 alle ore 5 del 25, potei os-
servare le bocche e la colata.
Ed allora:
Vidimus undantem ruptis fornacibus Aetnam
Flammarumque globos, liquefactaque volvere saxa.
Le bocche si presentavano a distanza allineate e formate da piccole emergenze nere
quasi congiunte fra di loro. Le esplosioni avvenivano senza alcun ritmo apprezzabile e
con grande variabilità, sia per la violenza che per la durata. Getti continui di vapori,
riflettenti I incandescenza del sottoposto magma, sfuggivano continuamente con sordo ru-
more: quando il getto aumentava d’ intensità allora il fragore si faceva molto più forte
e violente detonazioni accompagnavano questo incremento d’ attività. Le esplosioni mag-
giori avvenivano circa ogni 5 minuti. I proiettili erano, in generale, ben grossi e d’ un
color rosso tendente al bianco. Dal numero e dalla disposizione delle esplosioni cercai sta-
bilire quello delle bocche ed, allora, giunsi alla conclusione che ne esistessero circa dodici.
La colata in quel luogo formava l’ imponente rapida che di poi fu battezzata col nome di
“ Niagara , e tale veramente era quella notte. Il magma ancor rosso chiaro scendeva ,
metallicamente rumoreggiando, fra due argini laterali raffreddati trascinando alla superficie
grandi blocchi e per tutta la sua lunghezza, longitudinalmente, due strisce nere di scorie
in raffreddamento che si allineavano, estendendosi, come le morene d'un ghiacciaio. Anche
qui nel mezzo della colata potei notare delle fiamme: alcune d’ intenso color viola simili a
quelle viste a S. Leo, altre un pò più grandi di colore giallastro. La luminosità della lava,
a circa 50 m. di distanza da essa mi permetteva di leggere l’ orologio ed il calore era
tale che, a 25 m. dagli argini laterali, la neve che quella notte cadeva abbondantemente,
si scioglieva in pioggia prima di raggiungere il suolo, mentre poco più in là formava uno
strato di ghiaccio. Una prova della grande fluidità del magma l’ ebbi in un luogo posto
poco a NE. di M.° Sciacca dove la lava, scendendo per un breve, ma ripidissimo pendio,
giungendo alla fine di questo ed urtando violentemente contro il suolo era proiettata tutto
all’ intorno sotto forma di pioggia di fuoco. Un pò più in basso si formava la grande
cascata nella profonda valle che incideva il M.° Faggi da E. Dall'alto del: precipizio di
L’ Eruzione etnea del 1910 49
M.° Faggi, vidi la cascata in tutto il suo splendore. La massa ardente letteralmente sci-
volava su due pendii: il primo di 30 ed il secondo di 50 m. circa, separati da un breve
tratto inclinato, con un fragore assordante, mentre dalla superficie si distaccavano blocchi di
tutte le dimensioni, che andavano a cascare nel lago di fuoco che occupava il fondo della
valle. Le pareti tufacee di questa portavano tracce manifeste di cottura in prossimità della
lava. Dalla misurazione di qualche velocità in quei luoghi ottenni i seguenti risultati: nel
tratto di corrente fra le bocche ed il “ Niagara , era di circa 25 m. al minuto e la me-
desima era nel tratto che percorreva in fondo alla valle dei Faggi dopo le cascate. In que-
ste e nella rapida era molto superiore.
Abbandonata l’ idea di proseguire ancora per la visita dell'apparecchio eruttivo, a causa
delle pessime condizioni atmosferiche, retrocedei al mattino verso Nicolosi, recandomi a
visitare il fronte W, dove trovai la medesima velocità del dì precedente (20 m. circa per ora),
e le fumarole delle quali già parlai, che si trovavano nel medesimo stato:
29-31 Marzo. — In compagnia del Dott. F. Stella Starrabba e dei Suoi Fratelli, compili
questa seconda escursione all’ apparecchio eruttivo ed alle lave.
Fermatici la sera del 28 a Belpasso, a lungo potemmo osservare le esplosioni, al so-
lito aritmiche, che proiettavano gran copia di materiale piroclastico. I rombi delle esplosioni
più forti a volta giungevano fino a noi.
Il 29, percorrendo la strada tracciata nel campo di lave del 1886-1892 e giunti alla
base di M. Rinazzi, assistemmo alla lentissima marcia del braccio di lava formatosi a S.
di questo antico cono, sulle lave del 1892. Proseguendo nel piano della Bottara, sul lato
orientale della colata vedemmo numerose fumarole attivissime formatesi sugli argini in
raffreddamento, le quali deponevano abbondantissimo il Clorammonio a volte tinto in ros-
sastro, che si fermava sotto forma di minutissime e delicatissime arborescenze sulle
scorie e su qualche ramo d’ albero giacente lì. vicino o travolto dalla lava. Il moto del
filone centrale della colata, benchè superficialmente molto lento, pure era ben visibile. Poco
più in alto un piccolo braccio s' andava distaccando verso E e velocemente (1 m. al mi-
nuto) s’inoltrava verso il SE. in un’avvallamento del suolo. La cascata di M.° Faggi era
rimasta quale l’ avea vista la prima volta, solo, le pareti della valle erano ora quasi del
tutto imbiancatesi, effetto forse dovuto al calore che rendevasi veramente intollerabile an-
che a distanza. Già fin da quel punto, oltre al continuo e fortissimo rumoreggiare della
colata, si udivano delle detonazioni somiglianti a colpi di cannone provenienti dai crateri
in piena attività. Il suolo presso la Cantoniera, rotto e bucato in varii punti, qua e là fu-
migava e sui labbri delle fratture si vedevano esili incrostazioni giallo-rossiccie , le quali
erano molto più abbondanti e belle sulle lave già raffreddatesi della morena E. della colata.
Altre fratture decorrenti da NE. a SW. potemmo notare nel tratto di suolo che s’estende
dai M.' Silvestri (E. 1892) fino ai nuovi crateri. I M.' Silvestri erano in piena calma e lo
stesso dicasi per quel giorno di M.° Gemmellaro (E. 1886) che, secondo qualche guida di
Nicolosi, ebbe qualche giorno dei lievi sbuffi di vapori bianchi.
Presso le bocche, lo spettacolo di già notevole ed interessantissimo il dì, divenne im-
ponente al cader della notte. Tra le cortine di vapori acri e soffocanti sollevantisi dalle
lave e tra le brume che il vento d'W. ci spingeva addosso, si vedeva a distanza il nuovo
cono nereggiante, dal cratere del quale si slanciava in alto, fra continue detonazioni lace-
ranti e rombi, una colonna di proiettili i quali, neri il giorno, formavano nell’ oscurità una
colonna di fuoco. Dopo essersi in alto contorti, sformati in mille guise, spezzati, ricade-
50 O. De Fiore [MEMORIA XX.]
vano giù pei fianchi del cono e nel cratere rimanendo appiccicati qua e là o rotolando e
rimbalzando fino alla base.
Ed, allorquando i proiettili cadevano in grandine ardente tutt’ all’intorno, veramente
potea dirsi :
Sopra tutto il sabbion d’ un cader lento,
Piovean di fuoco dilatate falde
Come di neve in alpe senza vento.
Le esplosioni di varia intensità, ma quasi sempre violente ed al solito senza ritmo
apprezzabile, si susseguivano quasi ininterrottamente richiamando alla. memoria quelle
magistralmente descritte dallo Spallanzani, allo Stromboli. Ad intervalli l’ oscurità che pur
essendo dissipata in basso attorno alla Cantoniera per la luminosità delle lave, regnava
in alto sulle pendici della Montagnola e della Tacca della Rena, era solcata da altri getti
ardenti e da nuove parabole infocate provenienti dalle esplosioni delle bocche superiori i
cui cupi e prolungati rombi giungevano fin da noi, ad accompagnare quelli delle bocche
inferiori.
La lava sgorgava fluidissima e velocissima dalle bocche più basse, formando sul fianco
del cono dianzi accennato una cascata ardente sulla quale erano trascinanti grandi blocchi
incandescenti. La velocità calcolata a sera era di circa 250 m. al minuto verso le ore 17
e di 300 m.al minuto alle ore 18. Dal magma si sollevavano vapori cloridrici acri e sof-
focanti, i quali sublimavano numerosi cloruri sulle morene laterali e sul suolo, mentre più
in là, a causa del freddo intenso, ricadevano condensati in neve. Alla superficie della co-
lata, che all'origine correva incassata in un profondo canalone, si formavano ben presto
le due strisce nere di scorie raffreddantisi alle quali ho già accennato.
La notte, resasi impossibile la fermata lassù si retrocedè. La luminosità della lava era
tale che fin presso il piano della Bottara la strada era rischiarata come da una debole luce
lunare rossastra, nella quale come spettri si delineavano le nude rocce e gli spogli alberi
che ne circondavano. Là dove s'era formata la rapida (Niagara) esistevano ancora, quella
notte, due daga/ott: che poi nei giorni successivi sparirono.
Il giorno 30 si riparti da Belpasso e dopo aver a lungo costeggiata la corrente dal
lato W, giungemmo a S. Leo, dall’ alto del quale si dominava la scena di desolazione e
rovina prodotta dal fluire dell’ immensa colata, che si estendeva come un triste e negro
campo di morte dal quale si levavano turbinando lunghe colonne di vapori bianchi ed acri.
Retrocedendo constatammo che la velocità d'avanzamento laterale era al momento quasi
nulla, però doveva essere stata dal 25, giorno della mia prima visita, in poi, ben rilevante
poichè le lave s' erano molto avanzate verso l’ W. Alla fronte, che al solito procedeva in
varii piccoli bracci devastando Campo Lisi ed il piano Cisterna della Regina, la velocità
era di circa 10 m. per ora, mentre divenne il giorno successivo (31 marzo) di 20 m. per
ora. Così in questi due giorni s' ebbe un lieve aumento della velocità frontale, dovute
forse all’ aumento d’ emissione prodottosi il 29 ed il 30.
9-10 Aprile. — Questa nuova visita, a causa delle condizioni atmosferiche pessime,
non potei estenderla che alle lave soltanto.
La sera del giorno 9 mi recai a Nicolosi e raggiunsi il fronte più orientale della colata,
che col solito strepito caratteristico di macerie rotolanti s° avanzava molto lentamente. La
velocità misurata verso le ore 18 era appena di 8 m. per ora e sulla massa l’ incande-
L’ Eruzione etnea del 1910 Sul
scenza si rivelava solo qua e là poichè la superficie della lava era quasi tutta coperta di
negre scorie. Una forte pioggia che m’ assalì in quel luogo mi fece decidere al ritorno a
Nicolosi.
La mattina del giorno 10 la pioggia era cessata, ma era subentrato un vento violen-
tissimo col quale non giudicai opportuno tentare l’ ascensione. Però mi recai nuovamente
al fronte orientale della colata, la quale presentava lo stesso aspetto del dì precedente. Al-
lora proseguii verso W. e continuamente costeggiando il fianco della corrente, che avanza-
vasi in diversi piccoli bracci molto lentamente, arrivai alla casa Bruno. A N. di questa
un piccolo braccio alto solo 3 m. circa le si dirigeva contro, minacciandola.
Anche qui misurai la velocità che risultò appena di 6 m. l'ora ed è inoltre da notare
che in quel momento la lava scendeva in un’infossamento. Caratteristico era il modo
d’avanzarsi di questo braccio. In mezzo ad uno strato inferiore di scorie, già annerite ester-
namente, ed uno superiore di blocchi nella medesima condizione, si vedeva uno strato di
magma viscoso, spesso circa 1 m. Come se ubbidisse alla pressione dei blocchi superiori,
questo magma era spremuto fra i due strati e da esso si staccavano, raffreddandosi, le
scorie che poi formavano lo strato inferiore. Le guide esprimono questo modo d’avanzarsi
“
della colata col vocabolo di “ 77saccare della lava , e lo attribuiscono a mancanza di
nuovi sgorghi dai crateri. Dei fili di rame introdotti in un foro fatto a colpi di leva in
quella massa viscosa non si fusero finchè potei tenerli d'occhio. Abbandonato questo brac-
cio cominciai a costeggiare quello della Cisterna della Regina, andando verso il S. Era già
definitivamente formato ed a poca distanza della fronte potei, senza gravi inconvenienti,
traversarlo. Di là salii verso Monte S. Leo, al solito costeggiando la colata.
L’ avanzamento laterale presso la base S. del monte era del tutto finito e sul fianco
W. della corrente lavica, poco distante dal luogo ove esistevano in precedenza le 14 fu-
marole viste nella prima visita ed ora scomparse, ne agivano energicamente altre 2. Essen-
dosi il cielo rasserenato potei vedere i crateri che. fumavano fortemente, emettendo in
grandi volute abbondanti vapori bianchi. Ritornando volli rivedere il fronte orientale ove
di nuovo tentai la fusione dei fili che purtroppo dovetti tralasciare, essendomi gravemente
ustionata una mano.
II Aprile. — Questa volta ripetei, in discrete condizioni, l’ itinerario dell’ escursione
precedente.
Le lave erano apparentemente ferme, almeno. non potei ottenere, malgrado le cure
avute, alcun attestato sensibile del loro moto. Le fumarole di S. Leo e quello del Piano
della Bottara agivano energicamente. Altre se ne vedevano qua e là sulla colata della Ci-
sterna della Regina e sul piano di S. Leo.
Il Cratere centrale emetteva, in grandi globi, vapori grigiognoli forse per la cenere
sospesavi.
V.— P. VINASSA de REGNY. Diario sommario del periodo eruttivo
23 marzo-18 aprile.
Dalle notizie che precedono, da altre raccolte a fonte sicura, dalle pubblicazioni già
fatte sulla eruzione è possibile riassumere brevemente nel seguente diario tutti i fenomeni
e le fasi più salienti di questa breve ma importantissima fase eruttiva.
238 Marzo. Dopo una serie di scossette strumentali, con grande probabilità alle 2" 55°
di notte, in corrispondenza di una scossa maggiore si inizia l’ eruzione in alto della frat-
tura sotto la Montagnola. A quest’ ora vengono notati anche bagliori.
Alle 8" 15° compare un pino, alto circa 3500 m. sul versante occidentale della Mon-
tagnola sotto Timpa del Barile. In corrispondenza cioè della frattura 1886-1892.
Alle 9° dal Cratere centrale esce denso fumo.
Alle 9" 15’ nubi e burasca sull’ Etna.
Alle 14 circa la corrente lavica arriva alla Casa del Bosco e la distrugge.
Alle 16" 40’ giunge ad oriente di M. Sona.
Alle 23" la lava giunge alla stretta dei monti Rinazzi e S. Leo e vi si incanala.
Nel pomeriggio la colata di Tacca Albanelli cessa e si arresta nel suo percorso. Piog-
gia e mal tempo. Colla pioggia cadono ceneri nere, lucide. Tutta la sera e la notte forti
rombi e boati.
24 Marzo. Pioggia con cenere sino alle 5". Rombi e boati continui, alternati con
boati maggiori. Alle 2° la lava oltrepassa M. Rinazzi e la via che conduce alla Nocilla.
Alle 9" la corrente invade la piana di S. Leo e vi si estende. Intanto a monte la co-
lata tende ad allargarsi per arrivo di nuovo materiale. Si formano numerosi bracci effimeri
che più o meno rapidamente si uniscono poi al principale.
Nell’ apparato eruttivo cominciano ad individuarsi varie bocche, che hanno violente
emissioni di vapori ed alte proiezioni paraboliche infocate. I rombi continuano per tutta la
sera e la notte, intramezzati da boati più forti. Le piccole bocche laviche ad occidente del
cratere principale inferiore emettono tuttora piccoli rigagnoli di lava.
25 Marzo. Nella notte continuano i boati e ne tremano i vetri a Catania.
I boati diminuiscono però in mattinata e verso le 10" cessano quasi del tutto.
I boati però riprendono nel pomeriggio a cominciare circa dalle 17° , e si odono pure
da Catania.
Le colate effimere occidentali sono terminate. L’ eruzione, relativamente tranquilla, si
e localizzata definitivamente sulla grande frattura.
Il cratere centrale è tranquillo.
La colata lavica di S. Leo si è rigonfiata e raggiunge il livello del cancello Bonanno.
ATIIMRACGRSERIESVI VOLEVO XX: I
94 P. Vinassa de Regny [Memoria XX.]
Il braccio diretto a Nocilla si trova a circa a 1 km. a NW dal monte. Questo braccio è
poco rapido. Maggiore velocità accusa il braccio che si dirige verso le case Fra Diavolo.
20 Marzo. Diminuiscono di numero e di intensità i boati. Pochissima cenere cade a
Nicolosi.
I crateri fanno fumate meno dense. I fumi delle bocche superiori sono variamente
colorati. L'odore di anidride solforosa è spiccatissimo. Il Cratere centrale emette una co-
lonna tranquilla di vapori bianchi.
In tutta la mattinata l’ emissione di lava è leggermente ridotta.»
Nel pomeriggio si nota una leggera recrudescenza. Si tornano a udire alcuni rombi
anche da Catania. Leggere scosse di terremoto. Il cratere principale oltre la grande vora-
gine centrale mostra due bocche gemelle verso oriente, ed una bocca dal lato occidentale,
le quali tutte emettono materiale incandescente, che non sale però a grande altezza.
Dalle bocche superiori escono grandi volute di fumo nero.
La velocità della lava su tutto quanto il fronte è notevolmente diminuita.
27 Marzo. Continua la recrudescenza che al solito si manifesta maggiormente la sera.
Nel cratere inferiore si individualizzano nettamente i due bracci lavici che confluiscono
poi più al basso.
Il cratere centrale emette continui vapori molto calmi.
In conseguenza della recrudescenza del giorno precedente, verso le 20" si nota un
leegero acceleramento nella velocità della colata lavica al suo fronte.
25 Marzo. Nella notte varie scosse di terremoto avvertite alla Cantoniera.
Il mattino ricominciano i boati, deboli. Essi aumentano nel pomeriggio.
La recrudescenza si fa più sentita. Le bocche superiori aumentano di intensità nella
loro attività.
Dal cratere inferiore principale vengono emesse sabbie nere. L’ emissione di lava tende
a concentrarsi nella bocca secondaria più meridionale.
Le nuove e più abbondanti lave ora emesse tendono a sovrapporsi alle lave prece-
denti, che in parte cominciavano a raffreddarsi ed a incrostarsi di efflorescenze saline,
prevalentemente bianche di clorammonio.
Il cratere centrale dà sbuffi di fumo quasi ritmici, con intervalli di circa 2°.
La recrudescenza iniziatasi la sera del 26 e continuatasi influisce sulla colata lavica,
che ha ricominciato a procedere più rapidamente. Il braccio più avanzato arriva in con-
trada Fra Diavolo.
29 Marzo. Continua fortemente la recrudescenza, avvertibile specialmente nel pome-
riggio. I boati ed i rumori aumentano. Attorno al cratere principale il cannoneggiamento
è ininterrotto, e |’ esplosioni e la deiezione di brandelli lavici sono continue.
Il fronte lavico, specialmente in contrada Fra Diavolo, aumenta di velocità.
80 Marzo. Sono diminuiti o quasi cessati i rombi. E però ancora molto forte |’ e-
missione di fumo dai crateri superiori, come pure l’ emissione di lava da quello inferiore.
SI Marzo. Continua tuttora forte l’ emissione di lava: i fenomeni esplosivi sono però
abbastanza ridotti. In complesso l'intensità continua a diminuire.
Il cratere centrale emette urì piccolo pino.
In conseguenza della recrudescenza nella emissione lavica tutte le lave al fronte au-
mentano la loro velocità. Il braccio di Casa Fra Diavolo raggiunge la via Nicolosi Ragalna.
Anche il braccio di Nocilla avanza più rapidamente.
1
L’ Eruzione etnea del 1910 5
1 Aprile. Continua l'emissione di lava. Dal cratere inferiore escono anche superior-
mente degli sbuffi di cenere. La velocità della colata lavica al fronte diminuisce. Il braccio
di Fra Diavolo investe la casa e la distrugge in parte. Un altro braccio si trova a circa
80 m. da Casa Bruno.
2 Aprile. Il mattino alle 6" 30° le bocche emettono denso fumo nero. Poi l' attività
generale diminuisce. E sino alle 10 si hanno sbuffi di fumo bianco.
Nessun rombo.
Nel pomeriggio verso le 14 si accenna una recrudescenza : le bocche inferiori emet-
tono fumo e lapillo incandescente. Verso le 18" si ha pure recrudescenza alle bocche su-
periori sotto M. Castellazzo.
Il Cratere centrale emette fumo bianco, basso. La cascata di M. Faggi è notevolmente
diminuita.
La colata lavica che si dirige a Nocilla aumenta la sua velocità, che viene stimata di
circa 8 m. all'ora. A S della casa Fra Diavolo si stacca nella mattinata un braccio che
si dirige direttamente su Borrello.
3 Aprile. Si nota una recrudescenza al cratere, che diminuisce la mattina e torna ad
aumentare nel pomeriggio.
Alla stretta di S. Leo le nuove lave si addossano alle precedenti e producono un
grande spessore.
Le colate laviche hanno diminuito al fronte la loro velocità. Più lento è il braccio che
si dirige a Cisterna della Regina. Assai più rapido è il braccio diretto a Fusara.
4 Aprile. Aumenta la recrudescenza specialmente nel pomeriggio. Alle 16° il cratere
inferiore lancia bombe assai grosse e fuma abbondantemente.
Il cratere centrale emette fumo bianco. La cascata di M. Faggi è tutta incrostata e
verso le 12" si può considerare ferma.
Si formano, per sovrapposizione delle nuove lave e conseguente loro trabocco laterale,
nuovi bracci a N di M. Faggi, nel Piano del Capriolo, e a SSW di M. Sona. La lava
avendo così sfogo a inonte tutto il fronte della colata è quasi stazionario. Si nota una re-
lativamente maggiore velocità nel braccio di Cisterna della Regina, in confronto di quello
di Nocilla.
5 Aprile. Continua la recrudescenza, che si manifesta specialmente nel pomeriggio.
Il cratere inferiore emette fumi, lapillo incandescente, e qualche brandello lavico. I crateri
superiori, tra cui una nuova bocca apertasi circa alle ore 16, emettono fumi, ceneri e sabbie.
La cascata di M. Faggi è solidificata ed al suo posto è una montagnola.
In seguito alla recrudescenza dei giorni passati il fronte lavico riprende la sua avan-
zata. Il braccio di Cisterna della Regina, che è il più rapido, è giunto a circa 150 m.
dalla casa.
6 Aprile. Nel mattino l’attività eruttiva diminuisce fortemente. Ma nel pomeriggio ri-
prende, con intensità minore di ieri. Alle 18" 45° le bocche inferiori intensificano la lan-
ciata di materiali incandescenti.
La quantità di lava diminuisce, ma la velocità dovuta alla sua grande fluidità si man-
tiene ancora fortissima.
Il cratere centrale emette fumi bianchi. Tutte le colate al loro fronte diminuiscono di
velocità. Taluni bracci sono quasi fermi.
7 Aprile. Recruedscenza nella eruzione. Nella serata questa aumenta. Le bocche su-
56 i P. Vinassa de Regny [MemorIa XX.]
periori ricominciano i rombi ed i boati. La inferiore principale emette fumo, scorie e bom-
be che arrivano a circa 50 metri di altezza, e rendono fortemente incandescente il nuovo
cono. La portata del fiume lavico e la sua velocità aumentano. La bocca secondaria occi-
dentale è la più attiva. Nella sera essa emette fiamme. L'aumento nella emissione lavica
continua sino verso la mezzanotte con straripamenti locali. Nella notte i rombi si odono
anche a Nicolosi.
AI fronte lavico il braccio di Fusara è il più largo ed attivo nell’ avanzamento. Gli
altri sono quasi stazionari.
8 Aprile. Continua la recrudescenza. Nel mattino si ha maggior calma esplosiva, ma
l'emissione lavica è forte. Nel pomeriggio invece riprendono i fenomeni esplosivi; il ma-
teriale eruttato è notevole. Sono nettissimi, anche di giorno, i due bracci lavici provenienti
dalla duplice sorgente situata nel cratere inferiore. Nelia notte le due bocche sotto al M.
Castellazzo proiettano massi assai grandi e dànno origine a numerosi terremoti.
Leggero aumento nell’ attività della colata al suo fronte. Il braccio di Fusara, il più
attivo di tutti, giunge quasi a contatto con questo monte.
9 Aprile. Continua la recrudescenza che raggiunge in serata il suo massimo. Il cra-
tere inferiore emette fiamme. In conseguenza della rinnovata attività delle bocche laviche
anche il fronte lavico si avanza. Il braccio di Nocilla è al solito il più attivo.
10 Aprile. L’ attività eruttiva ed effusiva continua, quasi colla stessa imponenza di
ieri. Verso le 15" aumenta notevolmente la portata della corrente lavica che si rigonfia
continuamente sino a dare nella notte i soliti straripamenti che minacciano la Cantoniera.
Le bocche inferiori lanciano molta cenere. Nella notte frequenti piccoli terremoti.
Il braccio di Fusara è quasi fermo. Quello più occidentale è giunto a circa 80 m. da
Casa Bruno, ed è pure lentissimo. Invece è molto rapido il nuovo braccio che scorre tra
M. Sona e M. Manfrè.
11 Aprile. Si nota una leggera diminuzione nella eruzione. Al solito nel pomeriggio
verso le 18° si ha un aumento nella portata lavica con straripamento. Delle fiamme escono
da una fumarola posta a metà del nuovo cono inferiore, il quale comincia a manifestare
delle metamorfosi nella sua forma e nella disposizione delle bocche e degli sfiatatoi.
Nel pomeriggio il Cratere centrale dà belle fumate bianche.
Le colate all’ estremo fronte sono quasi ferme. Le nuove lave alimentano infatti i bracci
di M. Capriolo, Piano Bottara, e 1’ altro M. Manfrè—M. Sona, che aumentano ia propria
attività.
12 Aprile. Leggerissima diminuzione generale. I crateri superiori si limitano ad emet-
tere fumo bianco. Il cratere inferiore modifica ancora la sua forma e la sua attività. La
fumarola mediana si è ampliata e la sera dà fiamme. La bocca occidentale superiore di-
minuisce l'emissione lavica: invece aumenta grandemente di imponenza la bocca inferiore
orientale. Nell’ interno del cratere si notano trabocchi di lava.
Nel pomeriggio aumenta la portata del fiume lavico, sempre rapidissimo all'uscita, ed
avvengono i soliti straripamenti.
Il cratere centrale nella mattina emette denso fumo grigio, a grandi pennacchi. Le
colate al fronte estremo sono quasi del tutto ferme. Rapide sono invece le colate superiori,
specialmente il braccio insinuatosi tra i Monti Sona e Manfrè che è giunto tra i Monti
Ilice e Magaro.
13 Aprile. Nella mattinata forte diminuzione nella emissione e nella rapidità della
L’ Eruszione etnea del 1910 yy
lava al cratere inferiore. Il braccio occidentale è molto ridotto: viceversa tende ad aumen-
tare di intensità la bocca orientale. La lava è sempre fluidissima e incandescente, rosea,
anche di giorno, specialmente nel pomeriggio. I crateri superiori emettono fumo e leggeri
suoni come di organo. Nella serata il cono inferiore erutta materiale incandescente con
forti rumori. La bocca orientale è vivacissima; emette vapori irrespirabili, rutilanti come
ipoazotide ed una massa fluidissima e velocissima di lava: mentre la bocca occidentale è
quasi spenta. Il fiume lavico è molto gonfio e minaccia di straripare.
Il cratere centrale sbuffa quasi continuamente cenere grigia. Si formano dei grossi
globi a cavol fiore simili alle nuvole ardenti della Pelée.
Le colate laviche nei bracci inferiori sono ferme. Di quelli superiori è fermo quasi del
tutto il braccio di M. Capriolo : il braccio di M. Sona procede ancora verso Magaro.
14 Aprile. Dopo la grandissima emissione della sera e della notte precedente si ha
sino dalla mattina una diminuzione molto forte nella eruzione. Non si hanno più rumori,
ma semplici aneliti; nel cono cominciano a manifestarsi delle frane. Non solo le colate,
ma anche le bocche hanno efflorescenze bianche o vagamente colorate. La lava esce dalla
sola bocca inferiore con piccola velocità e ridottissima di volume. Il cratere centrale con-
tinua l'emissione di vapore e di cenere a grossi sbuffi grigi.
Solo la colata di M. Manfrè continua a muoversi oltre M. Magaro. Sulla colata estre-
ma di Nocilla e della Cisterna della Regina, del tutto arrestate, si cominciano a tracciare
i nuovi sentieri.
15 Aprile. L’ emissione di lava è ancora diminuita; la lava è assai meno fluida e
quindi meno veloce di ieri. Il Cratere centrale continua le sue fumate e l'emissione di ce-
nere. La colata verso M. Ilice accusa ancora un leggero movimento.
16 Aprile. Continua la diminuzione. La lava fluente è di larghezza minima. Ogni
emissione di materiale incandescente esplosivo è cessato.
Il Cratere centrale continua ad emettere molta cenere. Alle 11" 30’ una grande fumata
scende verso la Valle del Bove, a forma di grandi cavolfiori. Alle 11" 55° si manifesta il
torrente fangoso dovuto alla fusione della neve.
Tutte le colate sul fronte son ferme.
17 Aprile. La lava esce appena fluida dalla bocca inferiore. Tutto accenna al pros-
simo finire dell'eruzione.
18 Aprile. Il periodo eruttivo può dirsi terminato. Solo la sera alla bocca effusiva
che ha agito per uitima si nota della lava incandescente leggermente pastosa simile a
quella che si vedeva nei primi giorni al fronte della colata. Durante la notte e la mattina
successiva anche questo piccolo fuoco si è spento.
Memoria XXI.
L' Eruzione etnea del 1910.
PARTEETOSUINERÀ
P. VINASSA de REGNY — Osservazioni geologiche e morfologiche.
L’eruzione etnea dell’anno decorso si è iniziata molto bruscamente. Certo non del
tutto inaspettata. Poichè da troppo lungo tempo l'Etna éra in riposo, e l'eruzione abortita
del 1908 stava a dimostrare che nell’ interno della montagna vagava del magma fluido
in cerca di uscita. Se sul nostro grande vulcano si fosse riusciti ad impiantare un sistema
di ricerche metodiche e continue, certamente avremmo avuto dei dati importanti, che ci
avrebbero accennato i movimenti di questa massa fluida e la tendenza a spingersi verso
la grande frattura.
T terremoti aumentati nel 1907 accennavano poi chiaramente che il Vulcano, dopo il
lungo periodo di quiete, si risvegliava.
Anche l’ eruzione del 1908 può, in certo qual modo, considerarsi come un fenomeno
precursore: se pure non si voglia ritenere come il vero e proprio inizio abortito dell’ eru-
zione ultima.
Durante il 1909 si ebbero terremoti sul versante orientale e poche e piccole esplo-
sioni vulcaniane del Cratere centrale, cui già è stato precedentemente accennato.
Venendo ai giorni immediatamente precedenti tutti i fenomeni precursori si riducono
a numerose ma piccole scossette di terremoto. Quasi tutte furono strumentali; solo poche
vennero avvertite dagli etnicoli.
La spiegazione del fatto è semplice. Le scosse relativamente forti risentite nel 1909
in rispondenza alla Valle del Bove stanno ad accusare un movimento della massa lavica
interna, che direi in migrazione verso la via di uscita. Giunta essa alla frattura del 1883-92
non vi furono più forti scosse. Infatti tale frattura, con violentissimi terremoti, si era
squarciata sino dal 1883, per un grandissimo percorso da 900 metri di altezza sino al
cratere centrale. E per quanto la eruzione del 1883, quella del 1886 e finalmente quella
del 1892 l'avessero cicatrizzata sino ad un'altezza di 1900 m., rimaneva ancora aperta
da questa quota in su. E qui difatti, rotti gli ultimi e piccoli ostacoli interni, cacciati gli
ingombri accumulatisi nel volger degli anni, si è localizzata la nuova frattura, sulla quale
si è impiantato l’ apparecchio eruttivo.
INIZIO DELL’ ERUZIONE.
Considerando che alle 2" 55° del 23 si ebbe la più forte scossa di terremoto, e te-
nuto conto delle notizie abbastanza sicure che parlano di fuoco o di colate laviche sotto
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XXI. I
(1°)
P. Vinassa de Regny [MeMmorIA XXI.]
la Montagnola nelle prime ore del mattino, credo sufficientemente accertato che la eruzione
si sia appunto iniziata circa alle 3" della mattina del 23 marzo.
Il pino di fumo notato alle 8" 15’ deve certamente corrispondere al pieno della eru-
zione, quando cioè su tutta la linea di frattura si sono manifestati gli imponenti fenomeni,
o di esplosione o di effusione lavica.
Stabilito così l’inizio della eruzione, resta a vedersi il punto ove questa ha avuto
principio. La grande maggioranza, anzi la quasi totalità degli osservatori, crede che l’ini-
zio si sia avuto sotto la Montagnola, a ‘Tacca Albanelli e Volta di Girolamo. Di questa
opinione sono stato io pure, ed in base a questa convinzione nel mio rilevamento som-
mario delle bocche (1) ho cominciato la numerazione di esse dall’ alto,
Di questa opinione non è però l’ Ing. Oppone (2) il quale adotta una numerazione
del tutto opposta, sostenendo, per ragioni fisiche, che le prime bocche a formarsi siano
state quelle di M. Castello e le ultime quelle di Volta Girolamo. Ed anzi l’ OpponE tiene
a questa sua numerazione a rovescio, pur riconoscendo la priorità della mia, perchè non
si creda che egli accetti il mio modo di vedere (3).
Ora a me pare che l'Ing. Oppone sia in errore: scusabile in gran parte dal non
essere egli stato presente agli inizi della eruzione. Sta il fatto che la piccola colata più
settentrionale e proveniente dalla Volta di Girolamo, la sera stessa del 23 marzo aveva
cessato di correre: sta pure il fatto che tutte le osservazioni relative ai fenomeni eruttivi,
prima della formazione del gran pino, si riferiscono alla porzione sotto la Montagnola,
tra la Timpa del Barile e la Volta di Girolamo.
Si potrebbe però obiettare che nulla ci impedisce di credere che le bocche presso la
Cantoniera fossero già in attività, quando si notarono sotto la Montagnola i primi feno-
meni eruttivi.
A questa obiezione credo che possa rispondere vittoriosamente una considerazione.
Tutti gli osservatori concordi parlano delle grandi fluidità e velocità della lava. Chi
si trovava presso la Casa del Bosco accenna a velocità di 1 km. all'ora: sia pure questa
una esagerazione dovuta alla paura del primo momento, certo è che la velocità della co-
lata era fortissima. Ora supponiamo che l’inizio della eruzione fosse avvenuto non alla
Volta Girolamo, ma alla base del Castello presso la Cantoniera. La lava sarebbe arrivata
alla Casa del Bosco distante 3 km. con una velocità media di 250 metri all’ ora. Questa
velocità è troppo piccola, tenuto conto della grande fluidità della lava, della forte pendenza
e della morfologia del terreno.
Oltre a ciò non va dimenticato che, dopo la Casa del Bosco sino alla stretta di S. Leo,
la colata ha proceduto per 9 ore con una velocità media di 230 m. all’ ora, ciò che sa-
rebbe troppo, se per le prime 12 ore la velocità media fosse stata di soli 250 m. all'ora.
Invece ammettendo che le bocche, ove si è poi definitivamente localizzata l'emissione
(I) P. VINASSA de REGNY — Z nuovi Monti Riccò — Boll. Acc. Gioenia — Rendiconti I9Io. Faccio qui
osservare un errore che è nella mia cartina, derivato da un errore di riduzione dal disegno originale durante
l’ esecuzione dello zinco fototipico. La scala non è 1 : 10,000, ma quasi esattamente 1 : 8,500.
(2) ODDONE L. — L’eruzione etnea del marzo-aprile 1910 pag. 9 — Boll. Soc. sim. it. XIV.
(3) Evidentemente anche l’ Ing. PERRET non è d’ accordo con l’Ing. ODDONE. La sua numerazione, quale
risulta dagli elenchi della casa Sommer che ha posto in vendita le sue fotografie, comincia appunto dall’alto:
essa divide l’apparato eruttivo in 7 bocche, invece che in 7 gruppi con almeno 23 bocche, come ho fatto io.
i
L’ Fruzione etnea del 1910 8
lavica si siano aperte dopo l’inizio dei primi conati di Volta Girolamo, arriviamo ad una
velocità media oraria di 500 m., che è molto più logica, considerando sia la grande, ec-
cezionale fluidità della lava, sia la morfologia del terreno pendente e incassato, sia le os-
servazioni dei testimoni oculari.
Io credo adunque dimostrato che i primi tentativi di fuoruscita della lava avvennero
sotto Volta Girolamo, in rispondenza della frattura di Tacca Albanelli, già osservata dopo
la eruzione del 1892. Successivamente la lava, avendo sforzato gli ostacoli più a Sud, si
spinse a basso. Ivi le lave hanno traboccato principalmente ai piedi del Castello, ma anche
più ad occidente lungo una piccola frattura divergente. Hanno così dato origine alle piccole
colate effimere occidentali, le quali hanno continuato a scorrere anche il 24; poi la piccola
frattura si è cicatrizzata, e tutta la emissione lavica si è definitivamente localizzata nel
cratere inferiore alla base del Castello, dal quale con alti e bassi continui ha continuato
a scorrere per 27 giorni.
Si capisce facilmente, per un elementare principio di fisica, come, non appena apertasi
la bocca inferiore dalla quale usciva un vero torrente, abbiano cessato di emetter lava le
bocche superiori.
Resterebbe adesso da spiegare come mai, contrariamente a quanto potrebbe facilmente
credersi, abbiano agito prima le bocche superiori invece delle inferiori.
Anche a questa obiezione credo sia facile rispondere.
Con grande probabilità la lava emessa durante l’ultima eruzione era da lungo tempo
formata, e cercava una via di uscita. La tentò nel 1908 in Valle del Bove, e diede infatti
in brevissimo tempo delle colate assai imponenti. Ma la dura roccia della Valle del Bove
oppose una forte resistenza, la piccola frattura si cicatrizzò in poche ore, e le lave cercarono
altra via spingendosi più a Sud. A Tacca Albanelli la frattura del 1892 interessava la
massa rocciosa delle antiche lave, la quale poteva considerarsi tuttora beante, poichè nella
regione circostante il lapillo è in piccola quantità. Ma per la continuazione meridionale
della frattura doveva avvenire una scissione nella compagine rocciosa del Castellazzo e
del Castello. Si doveva quindi avere minore resistenza in corrispondenza della Volta di
Girolamo che non al Castello. Anche non va dimenticato che lo spessore della Montagna
è assai minore a Volta Girolamo.
Se così è veramente, ed è mia ferma convinzione che così veramente sia, l’ antica
frattura aperta sotto la Montagnola avrebbe agito sulla massa di magma liquido come uno
sfioratore. Frattanto lo sforzo della massa accumulata agiva sulla parte inferiore del monte,
vinceva gli ostacoli, ed emetteva liberi i vapori che produssero il pino altissimo osservato,
i cui vapori quasi immediatamente si confusero con quelli provenienti dal fiume lavico
che sgorgava presso alla Cantoniera.
Ecco perchè le bocche di Volta Girolamo vanno considerate prime nel tempo, ed ul-
time quelle di Castello; ed ecco perchè, contrariamente alla proposta dell’ Ing. ODDONE,
mantengo l’ aggruppamento da me precedentemente proposto.
LA FRATTURA ERUTTIVA.
La grande frattura 1883-1892 è stata ormai sufficientemente descritta nei lavori re-
lativi alle eruzioni precedenti, e quindi è inutile tornare a parlarne.
er
P. Vinassa de Regnv [MEMORIA XXI.|
Sopra una parte di detta frattura preesistente, ampliata e fiancheggiata da altre spac-
cature, è venuta a disporsi la nuova serie delle bocche eruttive.
La grande spaccatura eruttiva ha una lunghezza massima di m. 2000, a cominciare
dalle piccole bocche effusive poste sotto la Volta Girolamo sino alle altre piccole bocche
effusive ed ai dicchi che si trovano ad occidente della bocca principale ai piedi del Ca-
stello. La fotografia riprodotta nella Tav. VI, fig. 1, ci dà un’idea esatta della frattura nella
sua parte superiore.
Su questa spaccatura 0
meglio su questo fascio di
fratture, che sui principio e-
splodeva tutta fortemente,
come lo indica la fig. 1
presa nei primi tempi della
eruzione, si sono individuate
i dopo breve tempo le singole
5 bocche. La spaccatura non
è rimasta visibile che negli
intervalli tra i vari gruppi
di esse.
Sotto Volta Girolamo si
vede nettamente come la
Fig. I. Esplosioni delle bocche superiori (Fot. PERRET— Soc. sism. it.)
frattura interessi le lave
compatte antiche, che in questo punto sino presso al Rifugio Gemmellaro predominano
scoperte, non ammantate da detrito o lapilli.
Più a Sud, nella Tacca Albanelli, continua la frattura nella lava antica e qui anzi si
incrocia e si sovrammette la frattura attuale con quella notata da Riccò ed ARcIDIAcONO
durante l’ eruzione dei 1892. Precisamente in questo punto è più numeroso il reticolato e
l’affasciamento di piccole fratture che si uniscono ad Ovest alla frattura principale segnata
da piccole bocche tutte colorate da svariate sublimazioni.
Arrivando alla Tacca della Rena predominano le bocche eruttive e la frattura si riduce
ad uno spazio interposto tra i due primi gruppi di bocche esplosive, e che è lo spazio più
grande che si riscontri tra gruppo e gruppo di bocche. Questo spazio è lungo circa 150 m.
Le fratture lineari e curve son di tipo svariato: il De Fiore (1) fa osservare come esse
accennino al tentativo abortito di apertura di una nuova bocca : e forse la sua ipotesi
non è molto lontana del vero.
Da questo punto fino al fondo si ripetono tra gruppo e gruppo le solite piccole frat-
ture, sino a che sotto M. Castellazzo la frattura principale non torna visibile e del mas-
simo interesse.
La sua larghezza è di circa 25 metri, la sua lunghezza di 75: anche le sue pareti
sono rivestite di proiettili lavici scoriacei. La tipica galleria (fig. 2), entro la quale scorreva
il torrente lavico che si avviava alle bocche di efflusso, si trova al di sotto di essa. Que-
sta galleria, ora in gran parte franata, è duplice, poichè al di sotto del suo pavimento
(1) O. DE FIORE — L’eruzione dell’ Etna del marzo 1910 — Mondo sotterraneo, VII.
L’Eruzione etnea del 1910 D
franato in taluni punti si scorge un secondo vuoto. La galleria non essendo praticabile
che per poco spazio non è possibile sapere per quanto essa si interni nella montagna.
La sua larghezza non oltrepassa i 2
metri: si può giudicare dell’ altezza dalla
statura del ragazzo che è situato, nella fo-
tografia della Tav. VII, fig. 3, davanti la
sua bocca. Non da per tutto è così regolare
l'arco di vòlta della galleria: anzi questa
regolarità si limita all'apertura esterna. Del
resto la vòlta è abbastanza irregolare, co-
me risulta dalla fotografia della Tav. VII,
Ho2:
Dopo la bocca principale effusiva la
frattura diverge bruscamente verso occi-
dente, e va a perdersi in sottili spaccature
nella lava compatta antica ai piedi meri-
dionali del Castello. In questo percorso dà
origine a dicchi e trabocchi lavici, oltre ai
quali si continua per una estensione che
nei primi giorni poteva seguirsi per circa
200 m. Successivamente i detriti e gli smot-
tamenti ne nascosero le sottili terminazioni. Fig. 2. La galleria lavica—(Fot. PERRET).
AGGRUPPAMENTO E CARATTERE DELLE BOCCHE.
Su questa grande frattura sono dunque situate e allineate le bocche eruttive. Di esse
diedi, come ho già detto, una descrizione ed un rilevamento sommario nella prima metà
di maggio dell’ anno decorso, adottando un aggruppamento delle singole bocche che non
ho alcun motivo di cambiare. Già dissi come non sia accettabile la repartizione proposta
dall’ Ing. OpponE, che parte dal concetto dell’ inizio della eruzione a valle invece che a
monte.
De Fiore nella sua nota, assai posteriore alla mia, presenta una divisione in IX, anzi-
chè in VII gruppi, ed elenca niente meno che 99 bocche. Ora, e il De Fiore stesso lo
ammette, è assolutamente impossibile di distinguere tutte queste bocche sul posto. Parec-
chie sono appena accennate, talune non sono che piccole voragini o smottamenti, altre
sono obliterate da deiezioni.
Cosicchè credo miglior cosa attenersi alle grandi divisioni. Ed in queste Il accordo
tra la mia ripartizione e quella del De Frore è assai maggiore. Infatti la differenza sta
nel fatto che De Fiore fa 4 gruppi del mio gruppo I. Dal V di De Fiore, che è il II mio,
l’accordo è perfetto sino al mio V e VI che è VIII per De Fiore, e all’ ultimo poichè
De Fiore scinde il mio VII in due IX e X.
Ora non trovo la necessità di spartire tanto il primo gruppo. Certo è che le prime
bocche a Volta Girolamo sono interessanti, ma esse sino ai crateri di Tacca Albanelli
sono di un unico tipo; hanno cioè quasi tutte emesso lava: formano quindi riscontro al
6 P. Vinassa de Regny [MEMORIA XXI.]
gruppo VII pure effusivo, anch’ esso terminante coi dicchi e le piccole bocche occidentali.
I MONTI RICCÒ
Rilevamento
sommario alla bussola
1:8.500
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canton
Fig. 3.
era
Credo possa interessare una sommaria descrizione di questi vari gruppi, figurati nella
annessa fig. 3, che rappresenta un rilievo sommario col telemetro e la bussola riportato
L’ Eruzione etnea del 1910 7
sulla carta dell’ Etna edita dall'Istituto geografico militare, la quale però in questo punto,
e non in questo soltanto, non pecca certo di eccessiva precisione.
Avendo poi ripetutamente visitato l'apparecchio eruttivo dopo il termine della eruzione,
sono in grado di fare qualche piccola modificazione alla mia prima descrizione già ac-
cennata.
La frattura si inizia con leggeri trabocchi lavici e con due conetti lavici di regolaris-
sima e perfetta forma. Il maggiore di essi, alto circa 80 cm. e largo circa 2 m. tiene ad-
dossato un terzo conetto largo appena 50 cm., che ha continuato lungamente ad emettere
fortissimo calore e rumore. Questi conetti si trovano in corrispondenza della quota 2300 o
poco più. Qui la frattura termina ad un tratto contro la parete rocciosa della Volta di Gi-
rolamo. Dopo circa 125 m. nei quali si hanno piccole bocche, effusioni laviche e fratture,
si incontra l'apparecchio eruttivo costituito da due bocche, aperte nelle lave antiche, la cui
massima lunghezza raggiunge i 75 m. La bocca 2, più meridionale, ha una larghezza
di 50 m. Un cono lavico a cercine, ricoperto di cenere finissima, circonda le due bocche.
Esso verso Sud raggiunge l'altezza massima di 25 metri.
Da questo apparecchio I al successivo II corrono circa 350 metri, tutti occupati parte
da dicchi e conetti lavici, parte da sprofondamenti. Il gruppo dei conetti lavici occupa uno
spazio di 190 m. Da essi ebbe origine la prima colata lavica, che svolgendosi prima di-
rettamente a Sud, poi anche un poco ad oriente, venne a terminare a NE della Cantoniera.
Alle bocchette laviche segue uno sprofondamento (indicato nello schizzo topografico
col N. 3.) o abisso, come è detto in termine comune sull’ Etna. Esso si aprì il 29 marzo
ed è oggi lungo 50 metri. È un poco spostato verso ovest, rispetto all'andamento ge-
nerale della frattura. È elencato nelle bocche, ma effettivamente non rappresenta che un
insaccamento del suolo superficiale, che è andato a prendere il posto delle lave ormai di-
scese a livelli più bassi. Dall’ abisso non si è mai avuto emissione alcuna, nemmeno di
semplici vapori. A rigor di termine quindi la bocca 3 non dovrebbe essere elencata tra le
altre, le quali tutte, anche se, come la 10, derivate da sprofondamenti, pure si sono trovate
in rapporto o in collegamento diretto colle lave.
Lo sprofondamento 3 aveva il 5 maggio un diametro di 50 metri, ma tendeva ad
ampliarsi ed unirsi agli altri incavi ed alle fratture che lo seguono per un spazio di circa
150 m.
L'apparato N. II è il più imponente fra i monti Riccò superiori.
Esso ha forma regolarmente ellittica ed è costituito da tre bocche; ha una lunghezza
di 115 metri, ed il cono detritico sul lato orientale raggiunge l’ altezza di circa 60 metri
sul livello precedente del terreno. La bocca 4 è quasi circolare con una ampiezza di 40
metri; la 5 è minore, lunga 25 m. e larga oltre 35; la 6 è larga 60 m. e lunga 50. Il
cercine detritico accenna chiaramente, anche all’ esterno, alla tripartizione di questo appa-
rato. Con il II termina il gruppo dei crateri situati nella Tacca Albanelli. Gli apparati II-VI
sono situati nella porzione indicata col nome di Tacca della Rena.
Una frattura complicata lunga circa 150 m. unisce l’ apparecchio II al III
Questo occupa una lunghezza di 150 metri e forma un monte, che, nella sua porzione
orientale più alta, raggiunge oggi l'altezza di circa 40 m.
Anche questo apparecchio è tripartito. La bocca 7 è fornita di una strozzatura, tanto
che sembrerebbe duplice: essa è lunga circa 70 metri con ripide pareti sprofondate. La 8
è lunga 40 metri e larga circa 50; la 9 ha su per giù le stesse dimensioni e presenta
8 P. Vinassa de Regny | Memoria XXI.]
nel fondo una grande frattura. Del resto tutto questo apparecchio ha l'aspetto di una pro-
fonda frattura.
Con questo apparecchio, che si è situato proprio nel bel mezzo della mulattiera che
conduceva all’ Osservatorio, termina l'allineamento N 26° E che si continua sino alla Volta
Girolamo, e si inizia l’ allineamento N 17° E (1) che è quello non solo dei restanti crateri,
ma anche delle potenti fratture che si continuano pel Piano del Lago sino all’ Osservatorio.
Una frattura di 50 metri con tre piccoli incavi separa il III dal IV, (Tav. VII, fig. 5),
apparato esplosivo potente, che emise blocchi di oltre m. 1.50 di diametro, e che ebbe da
noi studiosi il nome di Diavolo per essere stato il più rabbioso tra tutti i suoi colleghi
superiori. Il gruppo IV è triplice. Si inizia con una apertura ad asse inclinato, lunga m. 45,
larga 15, a pareti ripidissime (N. 10). Essa, come ho detto, si aprì la sera del 5 aprile
circa alle ore 14. Lanciava materiali sabbiosi con violenza e con getto inclinato, tanto che
essi andavano a cadere sul cono III. L'attività esplosiva di questa bocca cessò presto:
mentre perdurava quella della bocca 11, dalla quale uscivano forti boati anche pochi giorni
prima della cessazione completa dell’eruzione. La bocca 11 è lunga 55 m. ed è intima-
mente connessa tanto alla precedente, quanto alla 12, piccola bocca lunga appena 15 m.
Nel fondo si notano spaccature potenti: e la sera del 5 aprile potei vedere la lava
incandescente correre nel fondo di essa verso la bocca di efflusso inferiore.
L'apparecchio IV ha prodotto un rilievo che in maggio aveva ancora la massima
altezza ad E di 40 m. Ad occidente solo sulla sua porzione più settentrionale si stacca
con un cercine indipendente dalla parete del M. Castellazzo.
Una frattura lunga 15 metri, larga 20 e profonda in taluni punti oltre 8 m. separa il
IV dall’ apparecchio V. Questo è lungo 90 m., largo 50 metri nel punto di massima lar-
ghezza, ma si inizia a Sud con una frattura stretta e profonda. Ad occidente si addossa
alla pendice franata e franante di Castellazzo.
Esternamente non si distinguerebbe l'apparato V dal VI, formando essi un monticello
unico: ma internamente la distinzione è netta e possibile.
L'apparato VI è triplice; esso raggiunge una lunghezza di 110 m. con una larghezza
massima di 50 m. La bocca 14 è lunga 25 m., la mediana (15) è lunga 60 m. ed è in-
fimamente connessa alla 16 che è assai piccola, raggiungendo appena 15 m. di lunghezza.
A questo apparato, col quale termina il gruppo di Tacca della Rena, segue una grande
frattura (N. 17 dello schizzo) la quale, gradatamente restringendosi, arriva all'apertura della
già citata galleria, dalla quale usciva l’ afflusso lavico.
L'apparato VII è naturalmente il più importante tra tutti. Sua caratteristica è la mol-
teplicità delle bocche.
AI di dietro della bocca principale ad anfiteatro si ha una depressione divisa per metà
da una ripida parete. Ad oriente una bocca primitivamente attiva (N. 18) è oggi chiusa
da una copertura di lava a focacce. Questa bocca è in diretta continuità della frattura.
A occidente, ed in una conca più rialzata, sono 4 bocchette allineate (19-22), parallele
all'andamento della frattura, ma spostate di circa 25 metri a W.
La bocca 19, più settentrionale, ha un diametro di 10 metri, con cercine lavico rial-
zato ad E di 10 metri. In mezzo ad essa, che è regolarmente imbutiforme, è un’ apertura
(1) Lettura diretta della bussola.
L’ Eruzione etnea del 1910 9
di circa 50 cm. con regolare cercine lavico. Essa è piena di bellissime efflorescenze ed ha
perdurato molto forte il calore che ne emanava.
La bocca 20 è irregolare a forma di 8: lunga circa 9 metri e larga da l a 2 metri.
La bocca 21 è piccola, irregolare, lunga poco più di 1 metro e molto profonda: di-
sta dalla precedente 3 metri. Quindi la bocca 22 si addossa alla parete del cratere prin-
cipale: ha contorno irregolare con 8 metri di lunghezza per 2 di larghezza; è molto pro-
fonda con pareti a picco.
I gruppi I e VII della mia divisione rappresentano gruppi di bocche prevalentemente
effusive; mentre le bocche esplosive sono comprese nei gruppi II a VI.
LE BOCCHE ESPLOSIVE.
Com'è ben naturale le bocche esplosive non si sono individuate che qualche tempo
dopo l’inizio della eruzione. Nelle prime ore, ed anche nei primi giorni, tutta la porzione
di frattura, che era aperta, esplodeva. Poichè il materiale scagliato era in piccola quantità,
così i coni tardarono un poco di tempo a formarsi. Del resto la porzione esplosiva
della frattura si è modificata sino quasi all’ ultimo, in quanto una nuova bocca (la 10) si
aprì la sera del 5 aprile nel gruppo IV. Questa nuova bocca, come ho già accennato, si
originò per sprofondamento del terreno presso ad altra bocca preesistente, e comunicava
colla frattura entro la quale scorreva il fiume lavico; perciò emise ceneri, sabbia e fumo.
In ciò questa nuova bocca era differente dal così detto abisso (3 del mio rilevamento),
Fig. 4. Le bocche superiori viste dal Castellazzo (Fot. SABATINI.—Uff. geol. it.)
il quale si formò pure successivamante all’ inizio della eruzione, il 29 marzo, ma che evi-
dentemente non era più in rapporto diretto col magma, il quale già a quell'epoca doveva
essere disceso a quota inferiore; L’abisso, come ho già accennato, sta a dimostrare un
insaccamento degli strati superficiali verso il sottosuolo vuotatosi dalle lave.
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XXI.
N
10 P. Vinassa de Regny [Memoria XXI.]
Il gruppo II, il più imponente dei Monti Riccò superiori, è piantato sulla frattura aperta
tra i tufi e le lave antiche, ed il suo anello è costruito da lapilli, proiezioni per lo più so-
lide, da materiale antico più o meno alterato e anche da abbondanti ceneri e sabbia.
Esso ha dato, specialmente nei primi giorni, magnifiche colonne di vapori e di ceneri,
quali sono figurati nella Tav. VI fig. 3. In esso io vidi che le bocche attive erano già co-
perte di efflorescenze il 19 aprile. Altre minori erano del tutto chiuse e nascoste. Il cercine
di questo colle era, all’ epoca del mio rilevamento, alto 70 m. sul livello circostante: esso
a poco a poco si ridusse però all’ altezza di 60 m. Anche poco è calato di altezza il
gruppo esplosivo successivo (III) che all’epoca del mio primo rilevamento era di circa 45
m., e che ne segna oggi circa 40 m. Nella fig. 4 sono ben visibili questi gruppi superiori,
ritratti dall’ Ing. SABATINI quando già avevano cessato ogni esplosione. Si nota benissimo
la terminazione della frattura fumante sulla neve della Volta di Gerolamo.
Il IV gruppo come abbiamo detto non ha dato quasi rilievi. Da esso però, e special-
mente dalla sua bocca maggiore più meridionale (11 del mio rilevamento), sono uscite le
proiezioni maggiori di quante se ne sono notate nella presente eruzione. Questo cratere
chiamammo il Diavolo, per la sua rabbia esplosiva e pei suoi boati potentissimi, dei quali
tremava la Cantoniera. Il Diavolo continuò sino all'ultimo a dar segni di vita: e suoni pro-
fondi, come di un organo possente, uscivano da esso anche la sera del 13 aprile, quando
cioè l'eruzione era localizzata al basso ed era sul punto di esaurirsi.
Il gruppo V che segue, ha dato sul principio forti eruzioni di cenere (Tav. VI, fig. 3);
ma poi col tempo è stato caratterizzato dal fatto che le proiezioni erano prevalentemente
Fig. 5. Le bocche inferiori viste dal Castellazzo (Fot. SABATINI.—Uff. geol. it.)
focacce scoriacee, ciò che dimostra come le masse laviche eruttate fossero molto liquide,
a differenza delle proiezioni dei primi gruppi che non si sono deformate cadendo.
La fig. 5 è presa dall'alto del Castellazzo, e mostra l’ esplosione delle bocche del
L’ Eruzione etnea del 1910
ll
gruppo VI (a sinistra) ed una forte esplosione stromboliana del cratere inferiore VII. Venne
presa dall’ Ing. SABATINI il 5 aprile, quando si notò la seconda recrudescenza dell'eruzione.
Le bocche esplosive hanno, come si vede, un limitato interesse, corrispondente del
resto al carattere della eruzione nella quale le esplosioni sono state a dirittura trascurabili
in confronto alla grandissima massa del materiale effuso.
LE BOCCHE EFFUSIVE.
Si hanno, come ho detto, solo nel primo e nell’ ultimo gruppo, e cioè a Volta Giro-
rolamo ed al Castello.
Le prime bocchette sotto Volta Girolamo hanno dimensioni variabili da m. 0,50 a
circa 2 m. Le circonda un cèrcine lavico, che per me è dato da trabocchi lavici e da po-
che proiezioni molto plastiche. Appunto uno di questi conetti, posto sulla spaccatura beante
nella lava antica, ha continuato a mandare aneliti e sbuffi infuocati, anche quando il rima-
nente dello apparato eruttivo era assai calmato. Le bocche che seguono hanno dimensioni
maggiori e pure un cercine lavico. A rigor di termini queste prime bocche sono preva-
lentemente esplosive, come risulta dalle numerose proiezioni laviche attorno. Ritengo però
che la funzione esplosiva sia in esse cominciata col proseguire della eruzione; sul princi-
pio da queste bocche devono certamente esser traboccate delle lave, come ovunque dalla
frattura superiore. Posteriormente però le proiezioni hanno nascosto questi trabocchi limi-
tati, e si sono individuati dei piccoli coni esplosivi. Basta dare un’ occhiata all’ origine
della piccola colata di Tacca Albanelli, che si origina da un gran numero di trabocchi
lavici, piccole bocche e piccoli dicchi, per persuadersi di ciò. Nella mia già citata nota ho
segnato anche una piccola colata di pochi metri sotto la casetta dei nevaroli. Altre non ne
ho potuto segnare perchè troppo poco estese: ma esse esistono e si notavano benissimo
nei primi giorni. Dopo vennero nascoste, e questo spiega forse perchè De Fiore non le
abbia segnate nella sua carta, che pure è assai posteriore a quella mia, e della quale egli
aveva preso visione anche quando era tuttora inedita.
E chi sa quante altre piccole masse di lava si avranno in questo punto, oggi invi-
sibili perchè nascoste dai detriti provenienti delle esplosioni. Con grande probabilità tra-
bocchi simili e limitati di lava devono trovarsi lungo tutta la linea di frattura, corrispon-
dentemente alle bocche del I gruppo di Volta Girolamo.
Molto più importante è il gruppo VII, che comprende il M. Riccò, propriamente detto,
cioè il cono inferiore addossato alle pendici del Castello.
Questo cono era contemporaneamente esplosivo ed effusivo. Le esplosioni avvenivano,
sul primo, obliquamente dal margine occidentale (Vedi Tav. VII, fig. 1), cosicchè il labbro
orientale era più alto, quantunque il vento soffiasse prevalentemente da Nord-est.
La forma a tipo Vesuvio si formò abbastanza presto; difatti essa era già manifestis-
sima sino dal secondo giorno, e nel giorno 29 (fig. 6) si vede il tipico Somma, | Atrio
ed il cono centrale.
Questo gruppo VII è, come ho detto, costituito da varie bocche di cui talune sono
situate dietro al cono centrale, nell'atrio, e seguono l’ andamento delle fratture. La loro
posizione è nettamente indicata, oltre che dalla mia carta, anche dalla figura 7 presa il
5 aprile.
Una bocca, che è stata attiva nei primi giorni ma che però il giorno 12 veniva
12 P. Vinassa de Regnvy | Memoria XXI.]
chiusa da un trabocco di lava a focacce (la 18) si trovava ad oriente di una ripida parete
che divideva in due la depressione dell’ atrio. Questa bocca era in diretta . continuazione
colla frattura principale.
‘
Fig. 6. Il cono inferiore a recinto (Fot. PERRET.—Soc. sism.)
Sopra una linea parallela alla principale, a 25 metri circa da essa, e ad occidente
della parete sopra indicata si hanno le 4 bocchette, poste ad un livello più alto. Di queste
Fig. 7. Le varie bocche del gruppo VII (Fot. PERRET.—Riv. geogr.)
la maggiore è la più settentrionale, ed essa è pure la più regolare. Ha una forma tipica-
mente ad imbuto con un’ apertura circondata da un cercine lavico. Essa, forse la più bella
bocca, per la sua regolarità, dell’ attuale eruzione, si è presto riempita di magnifiche efflo-
rescenze, e per lungo tempo ha emanato forte calore e aneliti abbastanza sensibili. Le altre
bocche sono piccole e irregolari, delle quali l ultima è addossata al cratere principale.
Essendo queste bocche formate di lave si sono mantenute nella loro forma, e come
le rilevai da lontano il 5 aprile, così le potei vedere una ad una nelle gite successive al
termine della eruzione senza potervi notare alcuna modificazione apprezzabile.
Invece profonde modificazioni subì il cono centrale.
L’Eruzione etnea del 1910 IS
Questi aveva, in proiezione, la forma di una molla di orologio , e questa forma ge-
nerale mantenne sino all’ ultimo.
In questo cono erano varie bocche, che spesso mutarono forma e posizione. Sul primo
un’ unica colata incandescente scendeva dall’ alto del corso, dall’ interno cioè dell’ apertura
della conchiglia che lo costituiva. Le violente esplosioni ed il materiale ricadente sul luogo
della eruzione rompevano ostacoli ed altri ne formavano; cosichè la lava rigurgitava qua
e là, cambiando spesso di posto, e nei primissimi giorni si può dire che ad ogni ora can-
giava aspetto il cono, e cambiavano di posto i luoghi di emissione lavica. Permaneva solo
il fiume di fuoco nella ‘porzione meridionale, slabbrata e rotta, del cono.
Tutte le variazioni interessanti di questo gruppo furono accuratamente designate dal
Prof. Riccò e riprodotte nella Tav. II, fig. 1-11, che accompagna questa memoria.
Le variazioni principali si notarono sul finire della eruzione. Allora il fiume che ca-
deva incassato ad occidente diminuì di importanza, e prese invece predominio |’ affluente
orientale (Tav. II, fig. 11). Questa bocca più bassa agì fortemente anche nei primi giorni,
da esempio il 29 marzo. Al di sopra di essa si formarono varie piccole bocche e fuma-
role da cui uscirono fiamme sino al 13 aprile.
Appunto il 13 sera la bocca, o meglio la serie di bocche orientali riformatesi l'11,
aumentarono grandemente l’ efflusso. Certamente la lava aveva vinto gli ostacoli, che si
opponevano alla sua uscita libera da questo lato, e un vero fiume ampio e velocissimo,
come quello che sgorgò nei primi giorni della eruzione, uscì dalla bocca inferiore. Come
necessaria conseguenza le bocche occidentali più alte diminuirono rapidamente il loro ef-
flusso: e la bocca orientale, cosi rinnovatasi, condusse rapidamente all’ esaurimento la lava
ancora immagazzinata nel monte.
A questa bocca ultima la lava era condotta da una galleria, che sembra essere stata
in diretta continuazione della frattura, in quanto le bocche occidentali erano spostate ri-
spetto alla frattura stessa, come già ho accennato sopra. La presenza di questa via sotter-
Fig. 8. I rilievi delle colate effimere.— (Fot. DE FIORE).
ranea era indicata durante l’ eruzione dalla serie di bocchette e di fumarole che dall’ alto
del cono conducevano alla bocca inferiore, e, posteriormente alla eruzione, da uno spro-
14 P. Vinassa de Regny |MeMmoRIA XXI.]
fondamento abbastanza ampio originato dal franare di una di queste bocchette secondarie.
Molto interessanti sono le bocche e i dicchi lavici che continuano ad ovest, diver-
gendo, la frattura principale. La loro ubicazione rispetto al cono principale è nettamente
indicata dalla fig. 8. Le prime bocche sono le solite, così dette “ Bocche di fuoco , che
accompagnano tutte le eruzioni. i
Seguono poi dei trabocchi lavici, che diedero lave fluidissime, le quali scorsero poi
solamente nel primissimo periodo dell’ eruzione.
Evidentemente si tratta di una massa lavica intrusa nella frattura, un dicco, che in
alcuni punti traboccò, in altri diede dei semplici rilievi senza trabocco. La dimensione
abbastanza piccola di tali rilievi è indicata chiaramente dalla seguente fig. 9.
Fig. 9. Uno dei rilievi lavici inferiori. —(Fot. PERRET).
Si tratta qui evidentemente di una spinta della lava in senso verticale, tanto che essa
sollevandosi riuscì a portar con sè del terreno agrario con piante di Spino santo (Astra-
galus aetnensis). Questo fatto è importante, poichè toglie ogni dubbio sulla possibilità di
sollevamenti per effetto di spinte dal fondo: e fui lieto di averlo notato per primo (1). Il
fatto venne poi successivamente indicato anche dal De FioRE (2), senza accennare però
alla mia osservazione precedente.
Con questi dicchi cessa la serie delle bocche a WSW.
MECCANISMO DELLA ERUZIONE.
Da quanto risulta per le osservazioni fatte e le notizie raccolte, è facile rilevare il
meccanismo, abbastanza semplice, di questa eruzione.
Le lave, provenendo molto probabilmente dalle porzioni nord-orientali del monte, si
(1) VINASSA de REGNY P. — 7 nuovi monti di Riccò, pag. 6.
(2) (DE SFIORE ‘(O —#©Op-icit., pagg rs.
(2)
L’ Eruzione etnea del 1910 LE
sono spinte verso la frattura del 1892, ne hanno forzato gli ostacoli non molto gravi, spe-
cialmente in alto, ed hanno sgorgato sotto Volta Girolamo a Taeca Albanelli. Contempo-
raneamente avveniva la spinta dalla massa lavica anche verso il basso, e si iniziarono le
piccole colate effimere occidentali e il grande fiume lavico presso la Cantoniera. Evidente-
mente l’altezza del magma interno oltrepassava di poco la quota di 2250, tanto. che Je
piccole bocche di Tacca Albanelli si possono considerare come semplici sfioratori. Non
appena apertesi le bocche inferiori, il livello del magma si abbassò rapidamente, e la lava
mancò alla colata superiore. Quanto alle piccole bocche, poste ad occidente del Castello,
esse presto si chiusero, poichè la frattura a traverso cui si erano fatte strada le lave era
piccola, in taluni punti quasi capillare, cosicchè con facilità venne cicatrizzata; tenuto an-
che conto che facilissimo era lo sgorgo a traverso l'ampia frattura che faceva capo al
cono inferiore.
E che facilissimo fosse lo sgorgo lo prova il fatto della veramente enorme quantità
di materiale effuso nei primi giorni della eruzione. Per questo facile e ricco trabocco di
magma, non avendosi altro arrivo di materiale lavico, il livello della massa fluida si ab-
bassò notevolmente. Tanto che il 29 marzo, sei giorni dopo l'eruzione, si aprì l'abisso,
poco oltre i 2200 m., il quale rimase un semplice sprofondamento senza esplosioni, poi-
chè ormai troppo lontano dal magma disceso assai più a Sud. E mentre il 5 aprile si
apriva, sotto i miei occhi, una nuova bocca sprofondandosi il terreno alla quota 2100, da
essa uscivano proiezioni infuocate assai forti, mentre i crateri superiori di Tacca Albanelli
non emettevano più altro che fumo bianco.
Il magma quindi si avviava rapidamente verso le bocche effusive inferiori, che si
mantenevano in costante attività, ma che, come ho accennato, hanno subito variazioni no-
tevoli. Mi sembra assai facile render conto di queste variazioni, almeno delle principali.
Ritengo che al di sotto della spaccatura del Castello si siano formate varie gallerie,
oltre quella visibile nettamente all’ esterno. Ed anzi che sotto al Castello si siano avute
varie fratture nelle quali si è incanalata la lava; una principalmente interessante, quella
cioè più a W della grande frattura, e dalla quale si deve essere originata la lava delle
colatine effimere laterali. Chiusa la frattura occidentale la lava deve aver cercato una via
di uscita laterale, e l’ha trovata nella grande frattura che squarciava il monte e veniva
all’esterno, anch'essa convogliando un fiume lavico. Da ciò le esplosioni inclinate dei pri-
mi giorni, certamente dovute ad una massa lavica che si trovava ad occidente della frattura.
È logico che questa massa abbia dato proiezioni in maggior quantità, poichè essa era osta-
colata nella sua libera uscita, e subiva dei rigurgiti forti. Ora questa massa eruttata alzò
il labbro orientale del cono, e riusci a ostacolare prima, e poi quasi a chiudere la bocca
rispondente alla grande frattura principale. L’alternanza, da me ripetutamente notata nei
primi giorni, tra la forza delle bocche orientali e quella delle occidentali sta a dimostrare
questa lotta, nella quale soggiacquero le bocche orientali, che diminuirono di importanza
gradatamente sino al giorno 11 aprile.
Intanto la frattura e la galleria parallela alla principale, dalle quali aveva origine la
colata occidentale, vinti gli ostacoli, prendevano sempre più forza, e quasi tutta la lava
usciva adunque da quel lato: mentre ad oriente, pur mantenendosi l'uscita di lava, questa
era in minor quantità. Che il braccio lavico sotterraneo occidentale avesse maggior forza
è dimostrato anche dalla presenza delle quattro bocche allineate dietro al cono principale
e delle quali già ho parlato; bocche di cui è stata sempre fortissima l’attività.
16 P. Vinassa de Regny [MemorIA XXI.|
—
In corrispondenza invece della frattura principale era il cratere 18 del mio rilevamento,
molto ampio, e che forse serviva a sfogare una parte della tensione dei gas della seconda
colata. Ma la sera del 12, per un rigurgito avvenuto nell’ anfiteatro posto al di dietro del
cono principale, il cratere 18 venne del tutto riempito e coperto da uno strato di lava
scabrosa. Subito dopo la bocca orientale ricominciò a prender forza. Forse la chiusura del
cratere retrostante aumentò la forza espansiva della colata inferiore. A questo però si ag-
giunse un fatto molto più importante: la diminuzione cioè nel livello della massa lavica.
La somma di queste due cause fece sì che, dal giorno 11, il predominio nella emissione
lavica passò nella bocca orientale inferiore, e quella occidentale andò a poco a poco a morire.
Un’ altra osservazione va fatto rispetto al meccanismo di questa eruzione, e si riferi-
sce non solo ai periodi di recrudescenza, che essa ha accusato nell’ intera sua durata, ma
anche e più alla normale recrudescenza pomeridiana, che si estendeva sino poco oltre la
mezzanotte, per dar luogo poi ad un periodo di calma nelle primissime ore del mattino
e nell’ antimeriggio.
Le recrudescenze dell'intero periodo della eruzione furono dal 27 al 29 marzo, dal 3
al 5 aprile, dal 9 all’ 11 aprile (che fu la più importante), e finalmente la sera del 13 aprile.
È indubitato che ha molta probabilità di esser vera l'ipotesi così espressa dall’ Ing.
PeRRET, per la recrudescenza del 9 aprile: “ L'attività complessiva ha assunto la forma di
una vera crisi, corrispondente alla favorevole fase luni-solare di congiunzione e di peri-
geo, con declinazione pure favorevole. , Ma nello stesso modo non'si possono spiegare
le altre leggere e ripetute recrudescenze.
Come pure è abbastanza strana quella specie di marea, che periodicamente, ogni po-
meriggio si notava al punto di emissione. L'aumento della attività esplosiva, che avveniva
nelle ore pomeridiane, corrispondeva ad un aumento nella portata lavica, che continuava
sino circa all’) o le 2 dopo mezzanotte, raggiungendo il suo massimo nelle prime ore
notturne. Disgraziatamente non si poterono fare osservazioni accurate barometriche, che
forse avrebbero potuto in qualche maniera essere interessanti.
LE FRATTURE SECONDARIE.
Oltre la grande frattura sulla quale si impiantò l'apparato eruttivo, altre numerosis-
sime se ne formarono. Di queste talune assai piccole, che non furono visibili se. non nei
primi tempi, e che presto vennero nascoste dalle nevi, dai lapilli, dalle ceneri e più che
altro dai movimenti del terreno. Altre invece molto maggiori sono visibili anche oggi: ta-
lune, poste nel lapillo, andranno certo gradualmente scomparendo, mentre permarranno
quelle che interessano le rocce laviche antiche, compatte.
Tra le fratture che scomparvero rapidamente sono da notare quelle che si videro sino
al 29 marzo presso ai M. Silvestri, delle quali scrisse per primo il Dott. STELLA. Si trattava
di spaccature e sprofondamenti di limitata dimensione, che erano diretti da N a S, e che
la neve rese facilmente visibili: sparvero poi collo squaglio della neve, e non vennero di-
fatti notati se non da me e dal De Fiore, che accompagnava il Dott. SteLLA nella sua
escursione.
Altre piccole fratture si notavano nei primi giorni al Piano del Lago, le quali pure
rapidamente scomparvero. Erano queste delle fratture dirette circa da E a W, che interse-
cavano le fratture maggiori con direzione su per giù meridiana e davano al Piano del
L’'Eruzione etnea del 1910 17
Lago l aspetto di un grande scacchiere. Io credo che tali fratture trasversali abbiano avuto
un valore limitato, e siano più da considerarsi come una conseguenza delle grandi fratture
meridiane e relativo irregolare abbassamento delle superficie, che non come vere e proprie
fratture dovute alla forza vulcanica.
Di molto maggiore interesse sono le grandi fratture del piano del Lago e della Mon-
tagnola.
Di esse sono segnate nella Carta geologica annessa (Tav. IX) le più importanti. Tra
queste predominano due spaccature principali, distanti circa un 250 metri.
Quella che passa a pochi metri dal Rifugio Gemmellaro e che segue su per giù il
percorso dei pali del telefono (fig. 10) interessa la massa rocciosa che forma la base del
Fig. 10. Frattura del Piano del Lago.—-(Fot. PERRET.— Soc. sism.)
Piano del Lago (Tav. VI, Fig. 4). Da questa frattura l’Oppone crede di aver avvertito la
emissione di gas solfidrici, e da essa la sera del 24 mi è sembrato venissero dei bagliori
di fiamma. Il PLATANIA (1) accenna a vapori d’acqua che uscivano da questa frattura. Uno
scandaglio è arrivato sino alla profondita di 37 metri.
L’allineamento di questa frattura con quello dei crateri è abbastanza esatto, come ri-
sulta dalla figura 6 della Tav. VII.
Poco oltre il rifugio la direzione cambia un poco, precisamente nel punto a circa
2300 m. di quota, ove si ha la confluenza con una frattura che interessa la pendice occi-
dentale della Montagnola, e che passa a circa un centinaio di metri dalla vetta della Monta-
gnola stessa. Questa grande frattura, fiancheggiata da altre, e, come dissi, intersecata da
altre minori si spinge sino quasi al cratere centrale. Nei primi giorni di aprile essa si notava
come una crepa sottile a poca distanza ad est dell’ Osservatorio etneo.
Una seconda frattura, parallela a quella inferiore, si ha sul fianco orientale della Mon-
tagnola circa un centinaio di metri più alta della prima. Questa frattura era visibile spe-
cialmente nei primi giorni di aprile a causa della neve, che appariva nettamente tagliata.
Altre fratture su per giù parallele alla principale si hanno dirette a Monte Frumento, alla
Torre del Filosofo e a traverso la Cisternazza dalla Valle del Bove. Quanto agli spostamenti
in senso verticale essi hanno valori abbastanza diversi. Così lungo la Valle del Bove ed
(1) PLATANIA GAET. L’ eruzione etnea del 1910. fiv. geogr. il. XVII, 8.
ATT. ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XXI. 3
18 P. Vinassa de Regny [MEMORIA XXI.]
alla Cisternazza gli spostamenti vanno dai 20 ai 50 cm.; spostamenti che non arrivano ad
un metro si hanno nei luoghi ove il Piano del Lago è tutto fratturato e sconvolto (fig. 11).
Fig. Il. Frattura nel Piano del Lago.—(Fot. PERRET.—Soc. sism.)
Ma sulla linea principale presso al Rifugio Gemmellaro lo spostamento arriva anche a 2
metri (fig. 12) e in un punto, fotografato dal De Fiore (fig. 13) lo spostamento raggiunge
i tre metri.
Fig. 12. Fratture nel Piano del Lago presso il Rifugio Gemmellaro.—-(Fot. PERRET.—Soc. sism.)
È difficile calcolare esattamente di quanto si sia sprofondato il piano del Lago per
effetto di queste fratture. Tra le due principali, distanti circa 250 metri l’una dell'altra, e
che si prolungano per oltre 1 Km., l'abbassamento medio può calcolarsi di m. 1. 50.
Meno le fratture che interessano le vecchie lave compatte, tutte le altre tendono rapi-
damente a scomparire. Per effetto di queste fratture del Piano del Lago, che certamente
devono avere interessato la roccia profonda, ricoperta dal lapillo, si sono avute scosse lo-
cali di cui ebbe a risentire la suppellettile dell’ Osservatorio.
Una parola merita ancora la frattura del Castellazzo, parallela alle bocche esplosive.
Già il 6 aprile si notava un distacco dalla pendice del Castellazzo che tendeva a sprofon-
darsi nella grande frattura eruttiva.
L’ Eruzione etnea del 1910 19
Il 12 alla prima frattura se ne aggiungeva una seconda, cosicchè la pendice del Ca-
Fig. 13. Frattura nel Piano del Lago. —(Fot. DE FIORE).
stellazzo presentava l'esempio di una tipica faglia a scalinate; in miniatura, dacchè il ri-
getto verticale totale oltrepassava di poco i 5 metri.
IL MATERIALE ERUTTIVO.
Dalle bocche esplosive od effusive sono usciti materiali svariati, gaz e vapori; ceneri
e sabbie; lapilli, scorie e bombe e finalmente Jlave. Passeremo rapidamente in rassegna
questo materiale.
Gaz. — Come ho già fatto notare, caratteristica di questa eruzione è stata la quasi
assoluta mancanza, sull’inizio, di vapor d’acqua. Questa constatazione di fatto ha certa-
mente importanza per lo studio delle teorie varie sul vulcanismo, ed è tanto più notevole
in quanto la eruzione abortita del 1908 diede una quantità grandissima di vapor d’ acqua.
Il senso di asciuttore, di arsione che davano i gaz emessi dalle bocche e dalle lave
durò per vari giorni: era ancora molto sensibile il 5 aprile presso le bocche inferiori. In-
vece le superiori emettevano allora abbondante vapore acqueo. Successivamente il vapor
d’acqua andò crescendo, e nel maggio non si aveva quasi altra emissione se non di esso.
Anzi talune delle bocche del I e II gruppo emettevano dei vapori a bassa temperatura
e del tutto o quasi del tutto neutri.
Tra i gaz emessi predominavano l'anidride solforosa e l'acido cloridrico, entrambi be-
nissimo riconoscibili anche ai loro caratteri organolettici. Di questi l’acido cloridrico predo-
minava presso la lava, mentre ai crateri predominante era |’ anidride solforosa.
Si osservarono anche, specialmente sull’ultimo, presso al cratere principale, dei densi
fumi rutilanti simili all’ ipoazotide, e com’essa eminentemente irritanti. Per quanto l’odorato
fosse ormai reso ottuso dal lungo respirare quei vari gaz asfissianti, pur credei riconoscere
in prevalenza l'acido cloridrico ed il cloro libero. Purtroppo la mancanza di osservazioni
chimiche non ha permesso di indagare sugli altri gaz emessi durante la eruzione. Ed è
cosa spiacevole, in quanto sono sicuro che ricerche accurate sui gaz, appunto in questa
eruzione che ha avuto la caratteristica di esser diversa dall’ altra per il suo asciuttore,
avrebbero dato risultati importanti.
20 P. Vinassa de Regny [MEMORIA XXI.]
La presenza di fiamme ; violaceo-azzurrognole , forse di idrogeno, non può negarsi ;
troppi di noi studiosi le hanno nettamente distinte. Ma quando vennero decise le analisi
spettroscopiche era già troppo tardi, ed i risultati non corrisposero alla aspettativa.
Fumarole. — Le fumarole si impiantarono subito sul percorso della lava, e dopo il
finire della eruzione in rispondenza delle bocche eruttive.
La mattina del 24 sul fronte della lava si erano già localizzate fumarole, che davano
sublimazioni, bianche talune e gialle altre. Raccolsi subito i prodotti e rinvenni nelle subli-
mazioni bianche il cloruro ammonico prevalente misto a poco cloruro sodico: le sublimazioni
gialle erano quasi esclusivamente cloruro ferrico. Col tempo ai crateri si ebbero magnifiche
sublimazioni gialle, aranciate e rosse costituite da zolfo e da vari cloruri dei quali, come di
tutti gli altri prodotti minerali, avrei molto gradito si fosse fatto lo studio completo da
pubblicare in questa relazione. Ma fu impossibile.
Molto numerose ed attive erano le fumarole, che si impiantarono al grande campo
lavico della Bottara. Esse si iniziarono sino dalle prime ore, e rimasero per lungo tempo
anche dopo terminata l’ eruzione. Nel maggio sotto alla grande intumescenza lavica (Tav. VIII
fig. 6) una fumarola con efflorescenze bianche era ancora attivissima.
Sulle fumarole non vennero fatte ricerche molto numerose. Non ricordo infatti che
alcuno ne abbia parlato espressamente nei vari lavori pubblicati su questa eruzione.
Nelle mie escursioni io mi limitai a poche osservazioni di temperatura, ed anche que-
ste incompiute, poichè il mio termometro non segnava oltre ai 350°, e per talune fumarole
la temperatura era assai maggiore.
Del resto la temperatura di esse era molto varia. Così le fumarole che emettevano solo
vapor d’acqua, lungo il crepaccio a occidente dal cratere principale, segnavano appena 76°
il 20 aprile. Ed in quell'epoca anche tutti i fumacchi dei crateri alti oltrepassavano di poco
o di poco erano inferiori a quella temperatura. Naturalmente da queste fumarole non si ori-
ginavano efflorescenze. Anche il vapore acqueo si manifestava quasi assolutamente neutro.
Mentre alle fumarole che davano efflorescenze la temperatura oltrepassava sempre i 100°,
Così, nella seconda metà di aprile, una fumarola posta sulla colatella che risalì in senso
inverso il M. Rinazzi segnava 192°: una seconda posta tra M. Faggi e M. Manfrè se-
gnava 135°.
Ma queste non erano certo le temperature massime. Così, a poca distanza da M. Ri-
nazzi, in una delle ultime colate poste tra Zacchineddu e Caprioleddu una fumarola asfis-
siante, quasi direi dall’alito ardente, fece, ad un tratto, salire il termometro a 350°.
Era un fatto interessante quello che si manifestava in vari punti della colata per cui
due fumarole poste a pochi metri di distanza una dall’altra accusavano temperature diver-
sissime. Così potei giungere, il 19 aprile, a due fumarole situate sul campo lavico che ri-
copriva la Casa del Bosco, di cui una dava efflorescenze bianche e segnava 125°, mentre
la seconda dava efflorescenze gialle e mandava, in pochi secondi, il termometro a 350°. E le
due fumarole erano così vicine, che le efflorescenze bianche dell’una si confondevano con
quelle gialle dell'altra.
Si sarebbe potuto credere che le fumarole con cloruri alcalini, ad efflorescenze bianche,
avessero temperature inferiori alle altre. E questo avveniva per un certo numero di fuma-
role osservate. Ma la regola non era generale , poichè in corrispondenza delle colate di
M. Sona trovavasi una fumarola con efflorescenze bianche alcaline, la quale pure accusò
una temperatura superiore ai 350°.
L’ Fruzione etnea del 1910 21
Nell'ultimo terzo di aprile ai crateri non si avevano più che pennacchi bianchi. Questi
accennavano una netta intermittenza nell’ emissione del vapore. Ed era anche notevole il
fatto osservato, specialmente il 21 aprile, che fumavano solo e fortemente i crateri dal Dia-
volo a Tacca Albanelli, mentre la grande frattura (VI) ed il cratere inferiore (VII) non
avevano emissione di vapore acqueo.
Tali fumarole aumentavano naturalmente l'emissione dei vapori, specialmente acquei,
nei periodi di tempo cattivo, o quando vi era accenno di un cambiamento di stagione. E,
per il ben noto fenomeno delle condensazioni del vapor acqueo in determinate circostanze,
era facile produrre dei pennacchi o aumentarne le colonne, gettando nell'interno dei crateri
degli oggetti incendiati, come giornali o piccoli fasci di sarmenti.
Una spiegazione di questa grande quantità di gaz ci vien facilmente se notiamo il
carattere di questa eruzione, tipica per la grande fluidità della lava. Difatti malagevolmente
si sprigionano i gaz da una lava poco fluida, mentre, quando la fluidità è grande, è facile
la fuoruscita dei gaz.
La presenza dei due gaz acidi rendeva dif-
ficile e spesso penosa la respirazione nei pressi
delle bocche e della lava: a dirittura soffocante
era l’aria quando disgraziatamente avveniva qual-
che colpo di vento contrario. L'effetto di questi
acidi si sentiva anche a distanza notevole. Così
il 5 aprile già a M. Nero Zappini i muli tossi-
vano e rifiutavano di procedere.
Vapori e gaz si svolgevano in generale in
ampie volute, ma si è dato anche il caso che il
fumo abbia preso la forma regolare di anello,
quale è quello figurato dall’ Ing. Perret e ripro-
dotto nella fig. 14.
Ceneri e Sabbie.-- Ceneri e sabbie furono
emesse prevalentemente dai crateri superiori e
più specialmente dai gruppi I a II. Ma sabbia
e cenere vennero emesse pure dal Diavolo (IV),
come pure il 29 e 30 marzo si ebbero piogge
di cenere e sabbia anche dal V.
Per quanto prevalentemente emettesse mate-
riale lavico, scorie e bombe, anche dal cratere
Fig. 14. Emissione di gas a forma di anello.
(Fot. PERRET.—Riv. geogr.)
inferiore si ebbero emissioni di sabbia, special-
mente nei primi giorni della eruzione. Ma potei
notare emissioni di sabbia il 28 e 29 marzo, ed anche il 6-7 aprile.
Le sabbie sono in generale di un bel colore nero azzurrino come polvere pirica nera.
Le ceneri invece sono grigie o giallastre, talmente fini che quasi sono impalpabili.
Nei primissimi giorni le ceneri predominavano sulla sabbia. Dopo predominarono invece
le sabbie. Sempre però in proporzioni limitatissime, tanto che si può considerare come
caratteristica di questa eruzione la grandissima povertà di sabbia e più ancora di ceneri.
E questo è un fatto facile a spiegarsi quando si consideri come limitatissima sia
stata la fratturazione della roccia, e la sua conseguente polverizzazione, avendosi già fatta
20, P. Vinassa de Regny | MEMORIA XXI.
la strada all'emissione della lava per effetto delle grandi fratture preesistenti alla eruzione.
Dalle ricerche di Oppone e di TRrovaTo-CASTORINA risulta che sabbia e ceneri erano
radioattive.
Lapilli, scorie e bombe. — Poichè caratteristica di questa eruzione è stata la scar-
sità di deiezioni, pochissimo materiale lapillare e scoriaceo venne emesso. Del resto lapilli
e scorie non presentavano grandi diversità da quelli comunemente noti. È però da notare
la vivace lucentezza metallica del materiale scoriaceo, specialmente delle scorie emesse
verso la fine della eruzione. Sembrava che una vernice, iridescente come nell’oligisto del-
l' Elba, rivestisse il materiale di lapilli e scorie emesse dalle varie bocche inferiori.
Nei periodi dell'eruzione le bocche superiori emisero varie scorie, che essendo molto
pastose si unirono ai trabocchi lavici, e formarono i piccoli conetti che distinguono queste
bocche alte. Scorie molto pastose furono emesse dalle bocche del V gruppo, dacchè le loro
pareti sono come intonacate di grosse focacce laviche.
Le dimensioni del materiare scoriaceo sono molto variabili: da blocchetti grossi come
una mela si arriva a masse di scoria, emesse specialmente dal cratere principale, grandi
come un melone e più.
Talvolta questo materiale ha preso la forma di bomba (Tav. VII, fig. 2). Ma è no-
tevole il piccolo numero di esse: quelle poche raccolte e notate avevano piccole dimensioni.
Sul finire dell’ eruzione, il 9 aprile, le bocche inferiori emettevano bombe piccolissime, che
di rado oltrepassavano i 20 cm. di diametro. Ma non mancarono anche bombe molto
grandi. Grandissimi pure furono i blocchi emessi, specialmente dal Diavolo, di cui è un
esempio quello figurato nella fig. 1 della Tav. VIII. Esso venne lanciato incandescente ma
non plastico, tanto che non si deformò, ma si esfoliò esternamente, lasciando cadere dei
brandelli, che si sono disseminati attorno. Ma parecchi blocchi vennero emessi del tutto
fluidi ; difatti essi si presentano convessi inferiormente, al contatto cioè col suolo o colla
neve e chiomati, quasi vetrosi in alto.
E notevole anche la emissione di materiale antico, che si verificò in quasi tutte le
bocche.
Come già venne notato per altre eruzioni etnee sono stati numerosi i proietti di are-
naria, rivestiti in tutto o in parte da lava recente. L’arenaria accusa una forte cottura,
tanto che in taluni punti si ha un vetro leggero quarzoso. Tutte le bombe con inclusioni
(11
di arenarie hanno l'aspetto tipico della “ crosta di pane , (Tav. VIII fig. 3). Ma di que-
ste bombe e della loro natura petrografica sarà parlato più estesamente nella parte di que-
sta memoria destinata allo studio litologico del materiale eruttato.
Lava. — Della natura petrografica della lava verrà pure trattato estesamente nella
parte litologica. Mi limiterò quindi alle semplici osservazioni macroscopiche fatte sulle varie
colate al momento della emissione e poco dopo il raffreddamento.
Va intanto notato come la lava della colata superiore, di Tacca Albanelli, sia eminente-
mente vetrosa: ciò dipende certo dalla presenza della neve, che ha rapidamente raffreddato
il magma.
Del resto i vari modi di raffreddamento hanno dato origine a svariati aspetti nella
lava. Così è interessante vedere la sezione del fiume lavico presso al suo punto di uscita
nei dintorni della Cantoniera.
Il filone lavico, che durò a scorrere sino al fine della eruzione, è difatti incassato in
[to
L’ Eruzione etnea del 1910
una massa lavica compatta, dalle pareti di picco, lustrate, quasi verniciate (fig. 15), e que-
ste pareti incassanti, compatte sono a loro volta comprese tra due argini morenici costituiti
del materiale scoriaceo dovuto alla prima espansione lavica.
Fig. 15. Il filone lavico presso |’ origine. —(Fot. PERRET).
Anche il tipo della lava è diverso. Quella del filone centrale di ultima emissione è
nera, molto scoriacea, nettamente porfirica con bei cristalli e splendore metallico bruno. Le
incassanti, deposte in periodo intermedio, sono tipicamente a corde, fratturate da rade e
grandi fratture. La struttura vetrosa è predominante.
Del resto le lave, come risulterà dallo studio petrografico, sono state abbastanza di-
verse nei vari tempi e nei vari luoghi. Le diversità maggiori si notano ad esempio tra le
lave della ultima propaggine alta, come quella ad occidente di M. Faggi e le prime lave
raccolte a M. Sona ed a S. Leo poche ore dopo l’inizio della eruzione.
Sulla radioelettricità delle lave di questa eruzione mi è grato comunicare in appendice
la tabella, che cortesemente il Prof. PiuTTI pone a nostra disposizione.
Le lave vennero inviate al Prof. PruttIi dal Prof. Riccò. Della cortese comunicazione
rendo qui al Prof. PrutTI sentite grazie.
MOVIMENTO DELLE LAVE.
Il modo come le lave fuse uscivano e si movevano presenta le più notabili somi-
glianze con l’acqua. Somiglianze che possono facilmente comprendersi quando si pensi
alla enorme fluidità della lava stessa.
Anche il rumore del torrente lavico presso la Cantoniera era identico a quello di un
torrente alpino veloce. Il fruscio caratteristico dell’acqua corrente era sostituito da quello
dovuto probabilmente alla rottura dei minuti cristallini che andavano formandosi alla su-
perficie della massa lavica incandescente.
Anche alle bocche eruttive, quando cominciò a diminuire l’ assordante concerto di boati
e di scoppi, il rumore della lava pareva quello di una immensa caldaia in ebullizione.
24 P. Vinassa de Regnv | MemorIA XXI.]
Il corso del fiume lavico poi colle sue terrazzature (Tav. VIII, fig. 4) nettamente se-
gnato da un cordone di materiale conglomeratico, e la grande cascata di M. Faggi ripro-
ducevano in tutto e per tutto l'andamento di un corso d’acqua.
Più lontano dal centro eruttivo le somiglianze coi fiumi cedevano il posto alle somi-
glianze coi ghiacciai. Intanto la cascata di M.
Faggi, quando l’eruzione cominciò a calmarsi,
prese l'aspetto di una caduta di ghiacciaio.
Si trattava di fatti di una materia plastica,
vischiosa che cadeva, non fratturandosi in se-
racchi, ma assumendo quell’aspetto di pelle di
ippopotamo che molto spesso pure il ghiac-
cio assume. Tipiche forme di morene si sono
anche formate nel percorso della corrente. Si
comprende che tali morene sono esclusivamente
laterali. Non avendosi avuto fenomeni di riti-
ro, che sono impossibili, mancano necessaria-
mente morene frontali. Anche l'origine di tali
argini moreniformi, di cui è tipico l’ esempio
figurato nella fig. 16, è diversa da quella
delle vere morene. Non si tratta difatti di ma-
teriale asportato alle cime e deposto dopo il
trasporto a valle, ma solamente della porzione
esterna, rapidamente raffreddata e divenuta
scoriacea, della colata stessa.
Anche le strie nere, che si notavano nel
Fig. 16. Argine moreniforme della colata. corso incandescende della lava verso la sua
(Fot. PERRET.—Soc. sism.) . ; Tec Ae)
porzione mediana, somigliavano a tipiche mo-
rene. Come già ho accennato , tali strie scure derivavano da porzioni più fredde, in ri-
spondenza agli speroni rocciosi che separavano all’inizio le varie colate.
VELOCITÀ DELLE LAVE.
Sulla velocità delle lave si sono dette inesattezze non lievi a causa dell'influenza sog-
gettiva del fenomeno. Moltissimi hanno, in piena buona fede ma sotto l’effetto dello spa-
vento, dato indicazioni di velocità a dirittura straordinarie, specialmente quando si riferivano
al fronte della colata. Così ad esempio parecchi hanno indicato come velocità normali le
velocità massime ed eccezionali di qualche determinato punto del fronte della colata.
Infatti occorre tener nettamente distinte la velocità, che in taluni punti assumeva la
colata e specialmente la corrente fluida, il filone di lava, e la velocità generale di avanza-
mento di tutta la grande massa della colata, che si estendeva nel piano.
Cominciamo a dire due parole sulla velocità del filone e su quelle locali ed eccezio-
nali di taluni punti.
La massima velocità riscontrata e controllata con esattezza da me presso la Canto-
niera è stata di cinque metri al minuto secondo. La ho riscontrata nei primi giorni della
eruzione non solo, ma anche la sera del 12 aprile, poco prima che la eruzione cessasse,
L’Eruzione etnea del 1910 26
allo sbocco del braccio lavico orientale, che si riformò appunto quella sera, e che rapida-
mente esaurì il materiale lavico ancora accumulato. Questa velocità veramente enorme, e
che è in rapporto colla grandissima fluidità che aveva .la lava, scorrente col fruscio e lo
ondeggiamento di un torrente alpino, non si manteneva che per pochi metri dopo l’uscita.
Calava poi rapidamente ad un metro al secondo. Aumentava di nuovo alla mirabile cascata
di M. Faggi, sinchè essa si mantenne: infatti potei misurare alla cascata una velocità di
circa un metro e mezzo al secondo. Dopo M. Faggi non era. più. visibile che per. poco
spazio una vera e propria corrente.
Parecchi altri hanno dato varie indicazioni su queste velocità locali. Cosi ad esempio il
PLATANIA accenna a velocità superiori anche a 5 m. al secondo, nel filone fluido presso la
Cantoniera. Ora, se non vi è stato un eccesso di valutazione da parte del Prof. PLATANIA, il
quale ha eseguito le sue osservazioni sempre durante la mia permanenza alla Cantoniera,
si deve certamente esser trattato di un momento eccezionale. Poichè ripetute ricerche, con-
trollate con traguardi e punti di riferimento misurati poi accuratamente ad eruzione finita, mi
hanno sempre dato come velocità 772assz7724, specialmente verso sera, i 5 m. al secondo;
mentre normalmente si andava a qualcosa meno. Anche Oppone, che fece le, sue misura-
zioni in mia compagnia, si è accordato sul massimo di 5 metri per il torrente scaturito
dalla. bocchetta superiore la sera del 12 aprile.
Non può avere interesse riportare qui le varie cifre da altri indicate, e di cui Je prin-
cipali sono date dal De Fiore nel suo già citato opuscolo (pag. 21). Risulta da esse che
si sono avute tutte le velocità possibili, da pochi metri all'ora sino a parecchi metri al
minuto, a seconda del periodo e della posizione ove le osservazioni sembrano fatte.
Altra cosa è, come ho accennato, la velocità generale di avanzamento della. colata
principale. Questo avanzamento del resto può dividersi in due ben distinti periodi : quello
iniziale cioè, sino allo sbocco della lava nella Piana di S. Leo, e quello. successivo.
Nella sezione annessa alla Carta geologica ho segnato, con la maggior possibile esat-
tezza, il punto a cui il fronte lavico era arrivato: pel periodo iniziale segnando l'ora, per
il periodo successivo solamente il giorno.
Siccome è abbastanza esattamente nota l'ora nella quale la prima colata lavica rag-
giunse la Casa del Bosco (23 marzo ore 14), e quella nella quale sboccò nella Piana di
S. Leo (1), così è facile vedere la velocità iniziale. Dalle ulteriori osservazioni, che sono
segnate nella mia sezione, si riesce poi ad indicare la piccola velocità che la lava ebbe
negli ultimi giorni.
Nel seguente prospetto è indicata questa velocità:
Dal centro eruttivo a Casa del Bosco
Distanza km. 3. Ore impiegate 6 Velocità oraria m. 500
Da Casa del Bosco alla Stretta di S. Leo-Rinazzi
Distanza km. 2. Ore impiegate 9 Velocità oraria m. 230
Dalla Stretta alla Piana S. Leo (Vigna Maugeri)
Distanza km. 2. Ore impiegate 12 Velocità oraria m. 165
Da questo punto cessando la forte pendenza, e la colata potendosi espandere libera-
mente, la velocità diminuisce subito.
(1) STELLA assume un periodo molto più breve per lo sbocco a S. Leo: ma deve trattarsi di una falsa
notizia. La piana di S. Leo venne invasa la mattina del 24, sotto i miei occhi.
ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Mem. XXI. 4
26 P. Vinassa de Regnv [MEMORIA XXI.]
Infatti abbiamo dal 24 al 25 un avanzamento di m. 1.500 in oltre 24 ore, che porta
una velocità di circa m. 60 all’ ora.
Dal 25 al 26 l avanzamento è di soli m. 500; il che dà una velocità oraria di poco
più che 20 m.
Dal 26 al 31 marzo, l'avanzamento è pure di 500 metri; il che porta alla piccola
velocità oraria di m. 4-5.
Finalmente l’ultimo chilometro è percorso in 16 giorni, cioè con una velocità di ap-
pena m. 2,30 all'ora.
Ma giova far notare che le cifre si riferiscono al braccio lavico principale, che già
distava oltre 10 km. dalla sorgente lavica. I bracci secondari, e provvidenziali per Borello,
di M. Sona e di Fusara, avevano una velocità molto maggiore, che può calcolarsi simile
a quella del braccio principale dal 25 al 31 marzo.
EFFETTI DINAMICI DELLA LAVA.
È noto che molto si è discusso se la lava agisce o no meccanicamente. È naturale,
dopo quanto ho osservato sopra rispetto alla somiglianza del corso lavico con un corso
d’acqua ed un ghiacciaio, che anche dalla lava si debbano avere effetti dinamici. Essi
sono però inferiori a quanto potrebbe a prima vista supporsi. Premetto intanto che non
son riuscito a vedere nessun escavo diretto di solchi, come ha osservato il Lacroix per
l'eruzione etnea del 1908.
Era forse possibile supporre che l’ abbassamento e relativa terrazzatura del filone la-
vico dovesse riportarsi ad un fenomeno meccanico di escavazione del proprio letto. E sem-
bra che Oppone inclini a ritenere giusta questa ipotesi.
Ma ciò credo di potere risolutamente escludere. L’abbassamento e relativa terrazza-
tura non sono altro che indici della diminuita emissione lavica e della conseguente ridu-
zione del filone corrente.
Anche la lustratura delle pareti incassanti il filone, come pure quella molto netta che
si notava alla cascata di M. Faggi, potrebbe credersi dovuta ad una vera e propria liscia-
tura meccanica della massa lavica strusciante sulla roccia incassante, analogamente a quanto
avviene nei ghiacciai. Non posso escludere che fenomeni simili possano essersi prodotti
anche in questa eruzione. Io non ne ho veduto traccia. Posso però assicurare, per avervi
assistito a pochi metri di distanza, che la lava incandescente spalmava la roccia incassante,
e vi si raffreddava nelle sue frequenti oscillazioni di livello. Questa patina lavica ha un
aspetto vetroso, lucido, che può appunto far credere si tratti di una lisciatura meccanica.
E avvenuto che la corrente lavica abbia strappato e trasportato grossi blocchi trovati
sul suo percorso; specialmente presso l’inizio della colata. Così, la sera del 6 aprile la
grande, alta parete scoriacea che separava le due colate, e dava origine alla morena mediana,
venne minata dalla corrente orientale, che vi batteva contro, e in parte asportata. Ma anche
questa volta si tratta di un fenomeno più complesso. Infatti potei notare come la corrente
lavica, che aveva aumentato notabilmente la sua portata e la sua temperatura, oltre al
battere di sghembo contro l'ostacolo penetrava nelle cavità della massa scoriacea, e poco
alla volta la riscaldava. Vidi infatti poco a poco la vecchia lava della parete divenir ros-
siccia, poi sempre più incandescente, avvicinandosi alla fusione. Allora la parte superiore
della massa cominciò ad accusare un traballamento, ed in pochi minuti, la fusione della
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lava essendo compiuta, tutta la parete rovinava e veniva trascinata dal rapido fiume lavico.
Anche gli alberi che venivano fluitati dalla corrente nei suoi ultimi tratti venivano
prima bruciati al piede, come è ben noto di varie eruzioni. Ma non tutti. Così ho veduto
alberi strappati dalla forza della corrente, insieme alle loro radici ed al terreno attorno, e
trasportati lontano. Nella fig. 5 della Tav. VIH è appunto riprodotto uno di questi alberi,
strappato dal terreno per effetto della azione meccanica della corrente lavica.
Ho pure veduto smottamenti di terra dovuti a spinte della lava corrente, che asportava
delle porzioni di terreno lungo le sue rive.
Ricorderò infine il vero e proprio sollevamento di terreno con cespugli di Astragalus
al quale ho già accennato, e che si è verificato nei dicchi occidentali terminali.
In conclusione quindi avvengono veri e propri fenomeni di azione meccanica dovuti
alla lava, sia al punto di emissione sia durante il percorso, ma tali azioni sono piccole in
confronto a quelle di altri agenti esterni naturali.
TEMPERATURA.
Anche rispetto alla temperatura della lava non vi è molto accordo, non essendo state
eseguite osservazioni di accuratezza ineccepibile. L’Ing. PERRET assicura aver misurato con
strumenti esatti la temperatura della lava in vari punti. Ma sino ad oggi non è apparsa
alcuna notizia in proposito.
Ricerche dirette abbastanza accurate ha fatte, anche in mia presenza, l'Ing. ODDONE,
e ne ha dato conto nella sua memoria.
Il primo però a fare ricerche dirette è stato il De Fiore in compagnia del D.r STELLA
StTARRABBA. Questi stabilirono, in base alla fusione dei filamenti metallici, che la temperatura
fosse superiore a 1100° e prossima ai 1350°: successivamente il De Fiore si mantenne
sulla cifra di 1200°.
A temperature così alte si oppose il SABATINI, (1) che, ricorrendo a temperatura di fu-
sione di vari minerali che egli riconobbe nella lava, stimò la temperatura della lava infe-
riore ai 1100°, osservando anche la poca esattezza del metodo della fusione dei filamenti
metallici.
Obpone ricorse ad un pirometro ad assorbimento che, da accurate ricerche di con-
trollo, gli risultò assai esatto. Le osservazioni, che feci io pure in compagnia di ODDONE,
erano facili ed accurate, ed io ritengo che questo pirometro ottico ad assorbimento possa
rendere ottimi servigi a questo Scopo.
Dalle osservazioni di Oppovne risultò che la temperatura delle lave raggiunse i 1200°
circa, confermandosi così i primi dati di STELLA e di De Frore.
Queste temperature sono superiori a quelle indicate sin ora per l'Etna, il BARTOLI avendo
determinato come massimo, durante l'eruzione del 1892, la temperatura di 1060°, Ma evi-
dentemente la temperatura delle lave attuali deve essere stata maggiore che non quella
delle lave del 1892. E questo risulta e dalla molto maggiore fluidità delle lave stesse, e
dal loro nettissimo colore bianco incandescente, che non si notava così spiccato durante
la eruzione del 1892.
(1) SABATINI V. L’ eruzione dell’ Etna del marzo-aprile 1910 — 2%. RR. Com. geol. it. 3, 1, 1.
28 P. Vinassa de Regnv | MEMORIA XXI.]
In conclusione possiamo ritenere che la massima temperatura della lava durante l’ at-
tuale eruzione sia compresa tra i 1100° ed i 1200°,
ANDAMENTO ED ESTENSIONE DELLE COLATE.
Le colate laviche, come già ho accennato, furono parecchie. Talune furono colate ef-
fimere, che si limitarono a scorrere nelle poche ore susseguenti all’inizio della eruzione:
altre si produssero alla fine dell'eruzione stessa per accavallamento di nuovo materiale a
quello già raffreddato della colata principale.
Tra le colate effimere dei primi giorni, oltre a quelle importanti e già ricordate della
Tacca Albanelli, sono interessanti le piccole colate emesse dalle numerose bocchette situate
ad occidente del cratere inferiore. Tra queste bocche la principale è quella figurata nella
fig. 4 della Tav. VII.
Da queste bocchette laterali uscirono varie colatine di poca larghezza e di minimo
.
spessore che presto si arrestarono, o si fusero insieme anastomosandosi (fig. 17) per
| andare poi a perdersi nella
grande corrente principale.
Di queste colatine ef-
fimere la più occidentale
ha una larghezza massima
di 15 m. Seguiva una pic-
cola dagala di circa 50
m. di larghezza. La colata
successiva pure misurava-
no 15 m. di larghezza, e
ad essa segue una nuova
dagala di circa 70 m., dopo
la quale si trova la corrente
Fig. 17. Le colate effimere e il loro andamento. principale.
(Fot. PERRET—RIv. geogr.) Questa dapprima Ci
presentava tutta coperta di fumi, che ne indicavano chiaramente il percorso sinuoso tra
mezzo alle collinette ed ai rilievi che ne determinavano il cammino (fig. 18).
Più lontano dal centro eruttivo la colata presentava meno vapori, era tutta nera, mo-
strando appena da qualche fenditura la lava incandescente interna. Si estendeva ondulata
ed irregolare al disopra dei piani coltivati, come una massa vischiosa rovesciata da un re-
cipiente. I suoi margini tramandavano calore, ma non così forte da non potervisi avvici-
nare senza soverchia molestia (fig. 19).
La disposizione più o meno regolare di queste colate sul terreno era poi modificata
dagli arresti, ai quali già abbiamo accennato.
L’aspetto di insieme della colata veduta di profilo è rappresentato ottimamente nel
disegno dei TAFFARA riprodotto nella Tav. II. In proiezione verticale apparisce chiaro nella
cartina geologica annessa. Su questa ho creduto utile segnare colla maggior possibile pre-
cisione e con diversi colori anche le colate del 1883-1886 e del 1892 per poter fare un
confronto tra le varie colate.
Questo rilevamento mi ha permesso di misurare l’area invasa dalle lave.
L’ Eruzione etnea del 1910 29
La misurazione dell’ area è stata fatta mediante un planimetro Amsler molto esatto,
ed in seguito alla media di tre misurazioni, che del resto hanno sempre differito di una
o due unità.
case
Fig. 18. Percorso della colata principale. —(Fot. SABATINI.—Uff. geol. it.)
I risuitati a cui sono giunto sono i seguenti.
Estensione totale della colata principale (escluse quindi le due piccole colate a Volta
di Girolamo ed a Tacca della Rena) mq. 5.076.000.
Î
Fig. 19. Il percorso della colata principale il 5 aprile.—(Fot. PERRET.—Soc. sism.)
Un confronto colle eruzioni precedenti, le cui colate ho pure misurato colla massima
possibile esattezza, ha dato i seguenti risultati :
“stensione della colata 1883-1886 Mg. 5.940.000
Estensione della colata 1892 gi I2285:000
Come estensione quindi la attuale colata è inferiore alle due precedenti, ma solo di
poco a quella del 1886.
Un fenomeno interessante dell’attuale colata, e che è stato di grandissimo danno alle
30 P. Vinassa de Regny |MemorIA XXI.]
campagne, è che essa ha invaso, ha 7zbdDato, come pittorescamente dicono gli abitanti della
Montagna, quasi tutta buona terra, senza addossarsi, se non in minima parte, alle primi-
tive colate. Ho voluto fare anche questa misurazione, e sono giunto ai risultati seguenti:
Area del 1892 a comune con quella del 1886 Mq. 2.565.000
Area del 1910 a comune con quelle 1886-1892 R 756.000
Cosicchè effettivamente l’area di terra buona invasa dalla colata del 1892 si riduce
a Mq. 9.720.000, e quella invasa in quest'anno è ridotta solo a Mq. 4.320.000.
È facile dunque vedere il danno apportato ai disgraziati territori di Nicolosi e di Bel-
passo dalle tre ultime eruzioni. Infatti se sommiamo le tre cifre seguenti arriviamo a circa
2000 ettari di terreno, per gran parte ottimo, perduto per sempre alla cultura dei pometi
e della vigna.
Area invasa nel 1883-1886 Mg. 5.740.000
Area nuova invasa nel 1882 E 9.720.000
Area nuova invasa nel 1910 n 4.320.000
ToraLe Mq. 19.980.000
E di questi 2000 ettari oltre 400 appartengono al territorio di Belpasso, mentre circa
1600 spettano a Nicolosi.
Ma un’altra cosa m'interessa di far notare, poichè è questa una caratteristica della
attuale eruzione, e cioè la grande massa di lava eruttata nei primi tempi, che dava a cre-
dere ad una eruzione più imponente di quello che fortunatamente non fu.
Da miei calcoli risulta che nelle prime sei ore la lava si stese per mq. 513.000. Dopo
13 ore l’area invasa raggiungeva mq. 1.107.000, e finalmente dopo 24 ore l’area invasa
era di mg. 2.092.000.
La mattina dopo l'eruzione quindi si può dire, che già era invasa quasi una metà
dell’area totale. Nei giorni successivi l'invasione si ridusse notevolmente, e crebbe invece
in proporzione maggiore il volume per l’addossamento delle nuove lave alle precedenti.
VOLUME DEL MATERIALE EMESSO.
Caratteristica di questa eruzione è stata la quasi assoluta mancanza di materiale do-
vuto ad esplosioni; di modo che i coni formatisi hanno un volume di poche migliaia di
metri cubi.
Viceversa molto grande è stata la quantità di lava emessa. Ed interessante è anche
notare come, nei primi tempi della eruzione, la massa eruttata fosse grandissima e tale da
far credere ad una eruzione assai più imponente di quella realmente avvenuta, come ho
detto sopra.
Feci dei calcoli sommari, abbastanza accurati però, e basati su due fatti: l’ estensione
e lo spessore da un lato; la portata della bocca effusiva dall'altro. Questi due dati condu-
cevano a risultati abbastanza corrispondenti, e perciò non credo di fare un’ asserzione gra-
tuita asserendo le cifre seguenti.
Dai miei calcoli adunque risulta che nelle prime sei ore la lava essendosi estesa, come
abbiamo veduto, per oltre 500.000 mq. rappresentava un volume di circa 2 milioni di
metri cubi. Dopo tredici ore, l’area invasa oltrepassando il milione di mq., il volume po-
L’ Eruzione etnea del 1910 STI
teva ritenersi uguale a milioni 4 !/, di metri cubi. Finalmente dopo ventiquattro ore, il
volume raggiungeva i nove milioni di mc. Cioè circa un settimo del volume totale della
lava emessa.
Il calcolo del volume totale è stato più difficile. Il controllo della portata, divenuta
molto irregolare, mi mancava del tutto. E perciò ho dovuto riferirmi solo all’ estensione
della colata ed alla sua altezza media. La determinazione di questa altezza è stato un
compito abbastanza difficile.
Ad esempio si può con sufficiente approssimazione giudicare dell’ altezza della colata,
dopochè essa cominciò ad estendersi nel piano di S. Leo, a Fusara, verso M. Elici ecc.
Ma assai più difficile è di avere dati attendibili sulla altezza delle lave a nord di M. Ri-
nazzi, a M. Sona, a M. Faggi ove si hanno imponenti masse, che si sono addossate,
accavallate in una maniera paurosa e strana.
Qui il calcolo della altezza è molto arduo. Se ci sono potuto giungere si deve in modo
speciale all’aver avuto la fortuna di aver assistito alla prima invasione della lava in questo
punto, la mattina del ventiquattro marzo, poche ore dopo l’inizio della eruzione. Ho po-
tuto così ricordare dei buoni punti di riferimento. Lo stesso potei fare per la stretta di
S. Leo-M. Rinazzi, dove la lava ha raggiunto il massimo del suo spessore, che in taluni
punti non è certo inferiore ai 100 metri.
Anche di grande aiuto mi è stata la guida Domenico Caruso praticissimo del paese,
che mi ha sempre costantemente seguito nelle mie escursioni. In parecchi punti ho potuto
ricorrere alla misura diretta mediante corde metrate. Son riuscito così a dividere l’area
occupata dalla lava in varie porzioni di differente altezza media. Ho misurato le singole
aree e moltiplicandole per l'altezza media ho ottenuto una cubatura, che si avvicina ai
sessantacinque milioni di metri cubi.
La cifra è abbastanza rispettabile, e raggiunge quasi quella calcolata per la eruzione
1886. Ed è logico. Difatti se la eruzione del 1886 ebbe, come area, una estensione mag-
giore, la media altezza della lava fu inferiore a quella attuale.
A cifra molto minore giunge il SaBATINI. Ma va osservato che egli giunse ad eruzione
iniziata da qualche tempo, e se ne andò prima che l'eruzione terminasse. Le sue indica-
zioni quindi non hanno un valore molto grande.
Oppone tentò il calcolo del volume in via indiretta, mediante un calcolo di portata ;
giusto come io aveva fatto nei primi giorni dell'eruzione. L’Oppone arriva così alla cifra
di 60 milioni di me., che, come si vede, non differisce gran che dalla mia.
Nella sezione annessa alla carta geologica ho creduto bene di segnare, mediante co-
loritura della linea di contorno della sezione, lo spessore approssimativo della colata lavica.
In tal modo, ponendo vicina la carta che segna la estensione orizzontale e la sezione che
indica lo spessore della colata lavica nei vari punti, è facile farsi un concetto approssima-
tivo del volume di essa.
MORFOLOGIA DELLE COLATE.
Dalle precedenti osservazioni sono risultate sufficienti indicazioni rispetto alla mor-
fologia delle colate, e non starò qui a ripetermi.
Mi limiterò solo ad accennare alle magnifiche lave in deriva, che si notavano al di là
di M. Faggi prima di M. S. Leo. Quivi si aveva, nei primi giorni della eruzione, quel fe-
32 P. Vinassa de Regny [MEMORIA XXI.]
nomeno così impressionante delle colline mobili. Era una massa, larga centinaia di metri,
in lento movimento, quasi di ondulazione, che scorreva lentamente sullo sfondo immobile
del paesaggio, come se si fosse trattato di un immane scenario, che la mano di un mac-
chinista titanico. ponesse in moto.
Di tali creste laviche ha riprodotte alcune interessanti figure, dovute al pittore Pagni;
il SABATINI nel suo già citato lavoro.
Anche interessanti sono state le intumescenze laviche, talvolta. così potenti da dare
origine a vere e proprie colline tondeggianti come mammelloni, della altezza, sul filone la-
vico, di una .ventina di metri, come quella del Piano Bottara figurata nella Tav. VIII, fig. 6.
Che si trattasse idi vero e proprio arresto di lava lo si deduce dal fatto, che talvolta
questi mammelloni.crepavano, e ne fuorusciva della lava ancora. fluida ed incandescente.
Il fenomeno di questi mammelloni non è frequente all’ Etna, ma nemmeno :è stato;
come taluni hanno detto, esclusivo di questa: eruzione.
Per. esempio colline attondate di tal fatta si notano anche nella colata del 1892; così
oltre gli Altarelli, su per giù all’ altezza di M. Fusara.
FENOMENI METEOROLOGICI CHE ACCOMPAGNARONO L’ INIZIO DELL'ERUZIONE.
Poco dopo il principio della eruzione la Montagna si nascose tra le nubi ed una vio-
lenta burrasca si scatenò verso l'alto. Data la stagione abbastanza arretrata questo fatto
non è strano, e non va connesso, se non molto in via indiretta, alla eruzione.
Un fenomeno invece coll’ eruzione in immediato rapporto , .era rappresentato dai tur-
bini di. vento, i foZZettz, come li chiamano all’ Etna.
Essi si manifestarono però solo dopo che il fiume.lavico ebbe preso grande sviluppo.
E vennero osservati prevalentemente nel mattino del 24. Non da per tutto si manifestavano
questi turbini, vere e proprie trombe cicloniche, ma si localizzarono in certi punti, ove la
morfologia della regione circostante determinava un.afflusso di correnti aeree, richiamata
dal.grande calore della corrente lavica. sa
Così folletti violentissimi e quasi continui si avevano alla stretta di .S. Leo e. poco
oltre essa. La tromba mulinando portava in aria la cenere calda ed “anche qualche minuto
lapillo strappato alla superfice della lava. E dove i mulinelli erano più. forti venivano sol-
levati e sbattuti fasci di sarmenti e anche di pali, e persino uomini. Il Prof. Riccò ed io
ne sappiamo qualcosa. VIa è.
Del resto” violentissimo era il vento nelle prime ore dopo li eruzione, presso, li Roe
lavico, anche se non prendeva il tipo ciclonico. Bisognava talvolta tenersi fortemente ago
grappati alle rocce per non essere strappati e scagliati violentemente a terra.
Col tempo, raffreddandosi la superficie lavica, non, si ebbero più i forti disquilibri di
temperatura, e quindi anche le correnti d’aria tornarono abbastanza regolari.
È perciò che il prof. OpponE osserva come egli non abbia veduto moti vorticosi del-
l’aria, dei quali aveva sentito parlare. E difatti nell'epoca della permanenza di Oppone alla
Cantoniera, vale a dire sugli ultimi della eruzione, tali moti vorticosi erano del tutto cessati.
LA NEVE.
Interessanti sono stati i fenomeni presentati dalla neve in rapporto alla ‘eruzione. E
prima di tutto il fenomeno ben noto, ma pur sempre strano ed interessante, di vedere la
L’ Eruzione etnea del 1910 99
lava incandescente e le bocche fumanti a pochi metri, talvolta a pochi decimetri, dalla bianca
copertura di neve.
Verso la Volta di Gerolamo (fig. 20) il crepaccio fumante era circondato da declivi
nevosi; alla Tacca Alba-
nelli, sulla parete a picco
della tacca di neve, si e-
stendevano scorie, lapilli e
piccole colatine a rico-
prirla.
Quando la lava fluida
veniva a contatto colla ne-
ve, in generale si solidifi-
cava rapidamente in masse
molto vetrose, come nelle
colate di Tacca Albanelli.
Ma non di rado reagiva
coll’ acqua fusa e dava 0-
rigine a piccole manifesta- . Fig. 20. Le bocche eruttive e la neve a Volta Girolamo
RE ; ; (FOLWPRERRETE==S0GReS1Smo)
zioni eruttive secondarie.
La neve poi si impastava colle sabbie, e colle ceneri in modo speciale, e si aveva
così un fango gelato che formava come delle grosse
ed irregolari stalattiti (fig.21) a drappeggio, in talune
delle voragini superiori.
Sul Piano del Lago la neve aveva il tipico a-
spetto della “ neve penitente ,, vedi (fig. 11), ma tale
aspetto nulla aveva a che fare colla eruzione, poi-
chè, per effetto del vento, sul Piano del Lago si
ha spesso questo aspetto, all'infuori di ogni feno-
meno eruttivo.
I blocchi incandescenti emessi dalle bocche su-
periori agirono poi sulla neve in due modi svariati;
nella maniera stessa colla quale agiscono i sassi
ed i blocchi sui ghiacciai.
Si vedevano cioè interi campi di neve tutti sfo-
racchiati ad imbuto. Questi imbuti variavano nel
loro diametro, e da pochi centimetri giungevano an-
che ad un metro e più. Notai sino dai primissimi
giorni questo interessante fenomeno, e per mio conto
ne trovai una spiegazione nel fatto, che in ognuna
delle bocche da me esaminate trovai un proiettile
lavico. Questo, caduto incandescente sulla neve, vi
Fig. 21. Neve e cenere vulcanica ; S er î
impastata in un crepaccio di Volta Girolamo Si era sprofondato per fusione di essa, analogamente
(Fot. PERRET.—Soc. sism.)
a quanto avviene pei ciottoletti di piccole dimensioni
sul ghiaccio dei ghiacciai. Anche il TAFFARA, il 3 aprile, trovava imbuti del genere, dei
quali uno, con oltre m. 1.50 di diametro, aveva nel fondo un grossissimo blocco.
34 P. Vinassa de Regnv MEMORIA XXI.]
Il MarixeLLI (1) dà di queste buche un'altra spiegazione. Egli crede che le sabbie e
le ceneri abbiano difeso la neve sottostante dalla fusione, e che questa sia avvenuta in-
vece sul fondo al contatto della roccia, producendo così delle doline di sprofondamento.
È i CITE Può darsi benissimo che anche que-
f | sto fenomeno si sia presentato : fenomeni
del tutto simili in natura hanno spesso
cause diverse.—Ciò non toglie che per
le bocche da me osservate, specialmente
nei primi giorni della eruzione, e che
sono state assai numerose, l'origine sia
dovuta al proiettile cadutovi, avendovelo
io regolarmente raccolto.
Avveniva però, e specialmente per
ca i te le scorie di dimensioni maggiori, l’ op-
Fig. 22. Scorie laviche sul nevaio (Fot. PERRET,.—Soc. sism).
posto, Che cioè, invece di formarsi dei
pozzi, si formavano delle tavole, simili esse pure alle tavole dei ghiacciai (fig. 22). La
scoria cioè restava sostenuta da un peduncolo di neve, difeso dalla fusione, come un om-
brello. A differenza delle grandi tavole dei ghiacciai si trattava sempre di piccoli rilievi, con
peduncolo che di poco e di rado oltrepassava il mezzo metro. Ed anche il fenomeno era
abbastanza transitorio, poichè in capo ad un’ora al massimo, e talvolta anche dopo pochi
minuti, la neve fondeva del tutto e la scoria cadeva a terra.
(1) Forma di fusione nelle nevi dell’ Etna, pag. 22.
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Memoria XXÉEE.
FRANCESCO STELLA STARRABBA
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910
O a EE
INTRODUZIONE.
La lava dell’ eruzione del marzo 1910 non presenta grandi differenze con quelle delle
ultime eruzioni laviche del grande vulcano. È una roccia grigio nera, che in campioni ben
compatti presenta una notevole densità (2.82 — 2.90), e sulla quale spiccano frequentissime
le lamelle di plagioclase, che già appariscono torbide ad occhio nudo, alquanto più rare
le segregazioni pirosseniche e più rare ancora le oliviniche.
A. von Lasaulx, (1) il solo che fin’oggi abbia tentato una classificazione delle lave
etnee, basata su caratteri morfologici, per quanto riconosciuta ora insufficiente (2), distinse
quattro principali tipi: 4) lave ricche di feldspato, nelle quali | augite e l’ olivina o esistono
solo quali segregazioni porfiriche, o abbondano nella massa fondamentale; ) lave con
plagioclase ed augite quasi in eguali proporzioni; €) lave ricche di augite e magnetite ;
d) lave ricche di vetro bruno. Questa lava del 1910 in confronto alle altre studiate, deve
considerarsi come una delle ricche in plagioclase, cioè del primo tipo della classificazione
di v. Lasaulx e simile quindi, oltre che a quelle delle ultime eruzioni del 1883, 1886 e
1892 fra le più recenti, anche a quelle del 1702, 1787, 1819, 1832, 1843, 1879. Inoltre,
progressivamente, dal principio alla fine deli’ eruzione, si è notato un aumento di vetro
bruno nella massa fondamentale, vetro che non si osserva che subordinatamente nelle lave
ggio al quarto
compatte emesse nei primi stadi dell’ eruzione, e che dà, quindi, un passagg
tipo della classificazione di von Lasaulx.
Infine, la quantità variabile d’ augite e segregazioni basiche in genere, che sembra an-
ch’essa lievemente aumentare a mano a mano col chiudersi del periodo effusivo, ed oscil-
lare in vario modo, ora nella massa fondamentale ed ora fra le segregazioni porfiriche,
mantenendosi, però , costantemente presenti nell’una che le altre , conferisce alle lave di
questa colata una certa variabilità cella composizione mineralogica, che non può non riu-
scire interessante.
Essendo stati i fenomeni esplosivi durante l'eruzione tutta relativamente deboli, anche
esigua, quasi impercettibile, di fronte alla rilevante massa lavica, del volume di 65.000.000
(1) v. LASAULX A. — Der Aetna — Il B., Leipzig., 1880.
(2) L. BUCCA. — Contributo allo studio delle lave dell’ Etna — Boll. sed. Acc. Gioenia, genn. 1907,
fasc. XCII.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XXII. I
2 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.]
di metri cubi (1), fu la quantità totale del materiale frammentario che, esagerando i cal-
coli, può oscillare fra i 100 — 200.000 m.c. (2). Eccettuate le ceneri finissime che nei primi
giorni, sebbene in tenue quantità, piovvero sul versante meridionale dell'Etna (3), del resto
si ridussero le projezioni a piccole quantità di sabbie, limitate al contorno immediato della
“
frattura, ed alle scorie a focacce ,, che determinarono la formazione dei conetti nel
punto più basso della fenditura, intorno alle bocche d’ efflusso.
Anche in questi materiali si nota una diversità morfologica, degna d'essere esaminata.
Mentre le ceneri e le sabbie, dovute alle violente esplosioni del primo periodo dell’ eruzione,
e perciò lanciate a maggiori distanze, dimostrano identità di caratteri colle lave emesse
durante i primi giorni, le scorie e le bombe della vicinanza delle bocche, (almeno quelle
raccolte alla superficie dei coni, che rappresentano i prodotti delle ultime esplosioni), si av-
vicinano singolarmente alle lave ricche di vetro bruno, che esamineremo in appresso, e che
furono emesse sullo scorcio del periodo eruttivo. Anche nelle sabbie e ceneri si trovano
pure mescolati granuli, frammenti, schegge, variabili per quantità e dimensioni, del vetro
suddetto, caratteristico per la scarsezza di elementi del II tempo di cristallizzazione, ed in
modo speciale di magnetite. Tali frammenti (da considerarsi come gli ultimi prodotti delle
esplosioni finali) sono appunto in iscarsa quantità, forse perchè le medesime esplosioni di-
venivano sempre più deboli e, quindi, meno abbondanti i detriti da esse lanciati.
Fra i prodotti detritici sono da considerare, infine, le ceneri lanciate dal cratere cen-
trale (4), che constano in prevalenza di prodotti d’alterazione delle lave e tufi del gran
cono, e di frammenti cristallini e di lave di minime dimensioni; riuscirebbe impossibile
stabilire se almeno in parte derivino dalla polverizzazione del magma durante il corso del-
l'eruzione. Tali ceneri assumono talvolta forma sferulitica.
Fra le inclusioni delle lave ed i blocchi rigettati durante le esplosioni, si nota la so-
lita abbondanza di inclusi d’ arenarie, 0 rocce quarzose in genere, oramai ben note per
l'Etna dopo quanto s’ è detto da Silvestri, Basile, Mercalli, Duparc e Mrazec, Lacroix, etc.
Trattandosi di rocce che richiedono temperature molto alte per la fusione, il loro studio
può portare molta luce sulla conoscenza termica delle lave.
Fra i prodotti di quest’ eruzione sono stati raccolti alcuni esemplari che. mostrano
tracce evidentissime di fusione. In un caso, che illustreremo in seguito, s’' è avuta la com-
pleta trasformazione in quella varietà ben cristallizzata di tridimite che A. Lacroix ha
confermato ottenersi solo per fusione di rocce quarzose. Frequenti sono, poi, quegli altri
campioni di rocce quarzose che, sebbene non abbiano subito che solo un principio di fu-
sione, pure dimostrano chiaramente di essere stati emessi in uno stato di parziale rammol-
limento.
Queste rocce derivano dalle parti più superficiali della base sedimentare dell’ Etna ;
fra i prodotti del 1892 ho potuto riconoscere campioni di rocce sedimentari evidentemente
simili a quelle dell’ Eocene inferiore che affiora nelle alture di Maletto, ad un migliaio di
(1) P. VINASSA DE REGNY — Za colata lavica dell’ eruzione etnea del 23 marzo 1910 in « Boll. Acc.
Gioenia » giugno 1gro — Catania.
(2) Rivista geografica italiana — XVII, fasc. X, Dicembre 1910, Firenze.
(3) FR. STELLA STARRABBA — L’eruzione etnea del 1910 dal 23 al gr marzo. — Rendic. Acc. dei Lin-
cei XIX, 5, 1° Tem. fasc. 8.° Roma, r19ro.
(4) G. PLATANIA. — L’ eruzione etnea del 1910. — Riv. Geogr. It. XVII, fasc. VIII — Firenze, 1910.
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 D
metri sul livello del mare (1): La superficialità della provenienza di tali inclusi viene con-
fermata anche dalla loro distribuzione topografica sui varî punti del vulcano. Mentre sui
fianchi nord-orientali s’ incontrano specialmente gli inclusi argillosi, (alla Vena, presso Pie-
dimonte, le argille pleistoceniche affiorano ancora ad un'altezza di 800 metri sul livello del
mare) (2), fra i prodotti delle eruzioni del 1883, 1886, 1892 e 1910, avvenute in punti
elevati del versante meridionale, prevalgono materiali che richiamano alla memoria le rocce
dell’ Eocene inferiore di Maletto, ed ai M. Rossi, ed in alcune lave preistoriche , esistenti
sul medesimo versante, ma più a sud, sono frequenti inclusioni che fanno pensare a scisti
argillosi, cotti ed alterati, dei quali sarebbe interessante lo studio, cercando anche di sta-
bilire confronti con rocce note dei dintorni dell’ Etna.
Scopo del presente studio è poi |’ illustrazione, principalmente dal lato morfologico,
dei varî prodotti dell'eruzione, fermando più accuratamente l’attenzione all’ esame delle
forme dei singoli componenti cristallini, cercando di mettere in luce quei rapporti esistenti
fra le medesime e le varie condizioni sotto cui è avvenuta la loro formazione; nonchè
degli effetti delle varie azioni perturbatrici, dovute ai varì agenti fisico-chimici, delle varie
corrosioni chimiche e meccaniche, effetti dovuti al raffreddamento e consolidazione, etc.
Quanto alla natura chimica ed alla composizione mineralogia delle lave del 1910 no-
terò sin da ora le grandi somiglianze, con quelle delle recenti eruzioni e con quella dello
aprile 1908, illustrata da A. Lucroix ed analizzata da M. Pisani (3).
Il materiale che è servito al presente studio è stato in gran parte raccolto in parec-
chie escursioni da me fatte nell’ estate del 1910, accompagnato dal custode dell’ Osserva-
torio Etneo sig. Galvagna, (al quale esprimo ancor una volta i miei vivi ringraziamenti)
e fa parte delle collezioni del Museo geologico della R. Università di Catania.
La lava in colata.
Come dianzi s'è detto, la lava che descriviamo, è quasi del tutto simile a quella delle
colate dovute alle precedenti eruzioni; come in queste ultime, regna una notevole uniformità
di composizione in tutti i vari punti della corrente, soltanto se ci facciamo a considerarla
in rapporto ai varì momenti della sua emissione ed alle varie accidentalità cui è andata
incontro nella solidificazione, possiamo notare qualche variazione specialmente di ordine
morfologico, che merita realmente di essere considerata. L'emissione delle lave, che si può
ritenere essere incominciata quasi contemporaneamente allo squarciarsi dei fianchi del vul-
cano, secondo alcuni si manifestò primieramente nel punto più alto di esso, dando luogo
ad una effimera corrente, lunga poco più d’un chilometro e larga poche decine di metri,
secondo altri (G. Platania) (+) potè anche avvenire contemporaneamente da diversi punti
di essa, compresi gli estremi, per localizzarsi poi soltanto nel punto più basso.
(1) G. DE LORENZO — Le basi dei vulcani Vulture ed Etna. — Mexico 1906.
(2) S. SCALIA. — Sopra le argille postplioceniche della Vena, presso Piedimonte Etneo — Rendic. d,
R. Acc. di Sc. Fis. e Mat. di Napoli, fasc. 4 — Aprile 1906.
(3) Sur la lave de la récente éeruption de Vl Etna -- Comptes r. des séances d. l’Ac. des Sciences —
t. CXLVII p. 99 Paris, 1908.
(4) PLATANIA G. — L’eruzione etnea del 1910 — Firenze 1910, pag. 5.
4 Francesco Stella Starrabba ° [MemorIA XXII.]
Della prima, piccola corrente ci occuperemo più estesamente in seguito ; intanto pren-
diamo in considerazione la maggiore che, incominciata a sgorgare con un impeto sorpren-
dente lo stesso giorno 23 marzo, continuò a fluire tranquillamente, ma sempre meno ab-
bondantemente, sino alla fine dell’ eruzione, per la durata di 20-25 giorni.
Considerando la colata nelle vicinanze delle bocche d'’ efflusso, si notano tre parti di
essa che corrispondono a tre periodi ben determinati d’' emissione. Chi durante i primi
giorni dell’ eruzione potè spingersi sino alle vicinanze di quelle, potè notare come ai lati
della corrente s° erano formate già dagli inizî, due argini di scorie, sulle quali era possi-
bile già di camminare spingendosi sino a pochi metri dalla lava, fluente con una velocità
di qualche metro al secondo. Senza dubbio queste scorie sono state i primi prodotti lavici
consolidatisi rapidamente e sottratti all’ ulteriore azione fisico-chimica delle lave incande-
scenti. Oltrepassato questo, si incontra per un’esteso tratto un altro argine di lava, a su-
perficie piuttosto unita, in molti punti con caratteri di lava paloeRoe, con superficie piut-
tosto lucente per una notevole abbondanza di vetro, carattere quasi affatto mancante nelle
precedenti scorie; quest’ argine limita un canale centrale, caratteristicamente infossato, en-
tro il quale scorrevano le ultime lave, sul chiudersi del periodo eruttivo, in parte inter-
fluenti. Presso alle bocche, alla medesima distanza da esse, è possibile adunque esaminare
lave di tre momenti ben distinti del periodo effusivo: un momento iniziale (lave dell’ ar-
gine esteriore); un periodo intermedio, di massima attività effusiva, (lave a superficie unita);
un periodo di attività minima, preludio alla fine dell’ eruzione (lave del canale interno).
Altri campioni di varî punti della colata, alcuni raccolti anche nei primi giorni dell’ eru-
zione, permetteranno di stabilire confronti secondo i criterî dianzi esposti.
Dopo la descrizione particolareggiata di ciascuno di essi si cercherà di trarre conclu-
sioni di ordine generale sui prodotti lavici della colata in esame.
a) Saggio di lava scoriacea d' un fianco esterno della colata
presso la Casa Cantontera.
Questo saggio, come sopra s'è detto, appartiene alle lave che furono emesse nelle
prime ore dell’ eruzione ed il cui raffreddamento dovette procedere con estrema rapidità,
sia per essere costituite da blocchi isolati di non grandi dimensioni, sia perchè vennero
tagliate poco dopo fuori dalla corrente, che restrinse il suo corso in limiti alquanto più
ristretti. Anche avrà contribuito in certo modo alla rapidità del raffreddamento la presenza
delle nevi che, anche in altri luoghi del teatro eruttivo, come in appresso vedremo, ma
specialmente nella piccola colata lavica traboccata dalle bocche superiori nel medesimo
tempo di questa in esame, davano luogo ad esplosioni ed a spruzzi di lava molto ricca
in vetro.
Questa lava, d' un grigio-nero oscuro, è alquanto scoriacea, e per lo stato cristallino
ad occhio nudo, mal potrebbe distinguersi dalle altre lave raccolte verso il fronte della colata,
anche fra le meglio cristallizzate. Elemento porfirico predominante ne è il feldspato pla-
gioclase, tabulare secondo (010), in individui di colore grigiastro, più o meno scuro, le
cui dimensioni oscillano fra 2-3 mm. ed eccezionalmente raggiungono i 5 mm. Assai poco
frequenti sono le plaghe augitiche, dove è impossibile discernere alcun contorno cristallino
e che si scorgono con un attento esame per il colorito più scuro che non quello della
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 5
roccia involgente e per il colore verde-bottiglia che per trasparenza lasciano intravedere le
minuscole sporgenze scheggiformi del minerale; le dimensioni di queste plaghe pirosse-
niche che, come vedremo dall'esame delle sezioni, constano generalmente di parecchi in-
dividui aggruppati, sono superiori a quelle dei feldspati ed i limiti entro i quali oscillano
sono di 5—8 mm: accade però talvolta che raggiungano 1 cm. Rare sono le segregazioni
oliviniche, generalmente in granuli di modeste dimensioni, quasi sempre inferiori a quelle
degli stessi plagioclasi; si rendono molto evidenti però per la loro lucentezza, spesso con
riflessi metallici, e per il loro colorito più chiaro che non quello della roccia includente. Non
è raro infine notare ad occhio nudo, e specialmente in vicinanza delle segregazioni d’ au-
gite o d’olivina, alcuni granuli minutissimi, con lucentezza metallica, e che sono granuli di
magnetite titanifera, come appresso vedremo nell’ esame micrografico. La densità di questa
lava oscilla fra 2,81 e 2,82.
In sezione si nota la struttura porfirica caratteristica, nella quale le segregazioni por-
firiche o fenocristalli e la massa fondamentale, ora prevalendo di poco l una, ora gli
altri, presentano un rapporto di superficie di sezione press’ a poco come n’ ; prevale quin-
di la massa fondamentale sui fenocristalli.
I fenocristalli più abbondanti sono di feldspati plagioclasi, quasi sempre tabulari
secondo (010); le sezioni ad essa normali mostrano ben netto il contorno cristallografico
corrispondente a quella forma soltanto, terminando quasi sempre irregolarmente ai due
estremi (subedrali) (1).
Le loro dimensioni oscillano generalmente fra gli 1 e 2 millimetri (costituirebbe una
roccia porfirica del tipo delle porfirztiche mediofiriche di Cross, Pirsson, Iddings e
Washington). Sono frequentissimamente geminati secondo due leggi più comuni: la legge
di Karlsbad e quella dell’ albite; tali geminazioni si presentano insieme unite e cristalli
geminati polisinteticamente secondo |’ ultima legge sono poi geminati secondo quella di
Karlsbad; occorre anche di notare la geminazione secondo la legge del periclino. Fra i
fenocristalli plagioclasici se ne notano però alcuni con sezioni quasi isodiametriche (29247727,
enedrali), scarsamente geminati e che, come in appresso si noterà, sono più poveri di in-
clusioni e di composizione chimica più basica.
Si presentano in generale straordinariamente ricchi di inclusioni amorfe, spesso in
forma di liste (sackige Formen dei tedeschi) più o meno allungate, disposte parallelamente
a (010) e che han fatto pensare (2) ad occlusioni di massa fondamentale fra tamelle di
plagioclase aggregantisi in individui di maggiori dimensioni. La natura di queste inclusioni
è ordinariamente vetrosa e nel caso in esame le sezioni listiformi di questo vetro si
presentano esili e cariche di sostanza nera amorfa, talvolta globulitica, che conferisce loro
una notevole opacità o colore molto scuro, più che nella massa fondamentale. In con-
trapposto ad altre inclusioni di vetro diafano che si noteranno in appresso a proposito di
lave posteriori, inclusi differenti anche per forma, possiamo ammettere per questi in esame
(1) Quanto alla nomenclatura petrografica riguardante la tessitura della lava, forma dei cristalli in se-
zione, etc. si troverà usata quella razionale ed abbastanza completa proposta da WWrifman Cross, Pirsson
Iddings & Washington. (The texture of the igneous roches. in Journ. of Geol. XIV N. 8. Nov. Dec. 1908
pag. 692-707.
(2) A. PENCK — Studien iiber lockere vulkanische Auswiirffinge. Zeitschrift d. Deutschen, geolog.
Gesellschaft, XXX B. 1878 S. 97-129.
6 Francesco Stella Starrabba [MEMORIA XXII.]
che, avvenuta l’ occlusione nel cristallo d'una certa quantità di massa fondamentale , sia
continuata da parte di questo il riassorbimento della sostanza feldspatica anche dalle in-
clusioni, d'onde il fatto di essere più cariche che non la massa fondamentale di prodotti
di devetrificazione in genere, ed in ispecie di pigmenti ricchi di ferro. Questo riassorbi-
mento , ha dovuto aver luogo prima della emissione del magma, poichè i medesimi fe-
nomeni si notano anche nei fenocristalli dei lapilli ed arene. Altre inclusioni di vetro
bruno si trovano egualmente distribuite così in questi come in quelli delle lave, anche fra
le compatte e di ultima consolidazione. Fra le inclusioni se ne notano ancora alcune di
massa fondamentale, simile a quella involgente con vetro e microliti (1). Non sono rari
infine i granuli informi di augite e magnetite , d’' apatite e le inclusioni gassose. Alcuni
fenocristalli nell’ orlo di ultima formazione includono eleganti arborescenze, composte di
minutissimi cubetti di magnetite e forme scheletriche di ilmenite, risultanti di aggruppamenti
di minutissimi aghetti, cogli angoli caratteristici di questo secondo minerale. Queste forme
fanno pensare agli inclusi di spinelli in feldspati di certe inclusioni delle scorie basaltiche
dell’ Haute-Loire, descritti da Lacroix (2). Ciò dimostra che la capacità a cristallizzare della
magnetite e dell’ ilmenite non era ancora cessata allorchè si formava l’ involucro esterno
delle segregazioni porfiriche di plagioclase.
Piuttosto rara è la struttura zonata, mentre frequentemente ai margini delle sezioni
di questi fenocristalli si riscontra un orlo più acido e più povero di inclusioni. La loro
composizione chimica oscilla ordinariamente intorno alla labradorite ed alla bytownite da
quanto può desumersi dai caratteri ottici e dalla obliquità d'estinzione, sempre assai elevata.
Però, come non mancano individui che pei medesimi caratteri possono raggiungere l’ aci-
dità della labradorite (Adi Ar1— 401472), frequenti sono altri che devono ascriversi al-
l’anortite.
Questa è rappresentata principalmente da alcuni fenocristalli a sezione ben limitata ,
quasi privi, od almeno più poveri di inclusioni e scarsamente geminati; alcuni in sezioni
press'a poco normali all'asse 4 (sezioni di Becke) hanno dato un’obliquità positiva d’estin-
zione > 40° e < 42°, quale mostrano i termini della serie plagioclasica prossimi all’anortite.
È poi notevole il fatto che tali fenocristalli si trovano associati coll’ augite, olivina e ma-
gnetite, indubbiamente gli elementi primi nell'ordine cronologico delle segregazioni; questi
plagioclasi più basici sono da ritenere quindi come i più antichi tra i fenocristalli feld-
spatici, mentre quelli separatisi successivamente van divenendo a mano a mano più acidi.
L’ augite verde bruna in fenocristalli è molto meno frequente del feldspato (nel rap-
a Sl Le a 5 ata è + b A 3 x
porto di oi sebbene soglia raggiungere maggiori dimensioni. Ordinariamente però,
piuttosto che in cristalli isolati, si trova in cumuli o plaghe pirosseniche di 2, fin 10 e più
individui; però crescendo il numero di individui, diminuiscono le loro dimensioni, così che
il loro numero non influisce ad ingrandire o rimpicciolire le aree di tali plaghe. Tal-
volta presentano una struttura sonata, appena accennata a luce ordinaria dalla differenza
di tono delle varie zone. Presentano inoltre ordinariamente la geminazione lamellare se-
(1) Alcuni inclusi, piuttosto ricchi di vetro, mostrano una bolla gassosa al centro, intorno. alla quale qual-
che volta irradiano numerosi microliti delle medesime dimensioni.
(2) A. LACROIX — Les enclaves des roches volcaniques — Macon 1893, pag. 94.
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 %
condo (100) che diviene visibile solo a Nic +. I caratteri ottici sono quelli generalmente
noti. Estinzione e :c = 47° nell'angolo ottuso $; pleocroismo debole ma netto:
c_ a verde bruno
bu verde botiiglia
L'olivina si presenta con minori dimensioni e coi margini piuttosto corrosi, ma che
spesso lasciano riconoscere la forma cristallina. Hanno scarsissime inclusioni, principalmente
di vetro chiaro con bolle gassose. Queste inclusioni di vetro chiaro nei cristalli d’augite e
d’olivina fanno pensare ad un processo di riassorbimento inverso a quello supposto per
spiegare le inclusioni opache dei fenocristalli plagioclasici; qui si tratta principalmente del
riassorbimento di elementi ferro-magnesiaci, quei medesimi che nel caso precedente dei
feldspati, avrebbero dato luogo ad inclusioni oscure. Inoltre questa olivina presenta poche
fenditure ed ha l apparenza della massima freschezza.
Tanto l’ augite che l’ olivina sono quasi sempre associate a grossi granuli di ma-
gnetite, anche con sezioni ad angoli di 90° ben distinti, le cui massime dimensioni, sebbene
raramente, possono avvicinarsi al millimetro. Questi fenocristalli, chè così potrebbero chia-
marsi, di magnetite rappresentano prodotti di segregazione endotellurica, mentre l’ altra
in granuli minuti, che in appresso vedremo totalmente mancare in alcune projezioni ve-
trose, sarebbe piuttosto un prodotto di formazione contemporanea al periodo effusivo.
Nella massa fondamentale possiamo ancora notare due periodi distinti, sebbene ap-
pena accennati, di cristallizzazione. Il primo è rappresentato da listerelle feldspatiche di
qualche decimo di millimetro che, per la debole obliquità d’ estinzione, virtualmente nega-
tiva, dimostrano di appartenere alla labradorite acida ed anche ai termini basici dell’ ande-
sina. Fra queste però non mancano quelle di plagioclasi basici (bytownite) e sono date
principalmente da sezioni press’ a poco quadrate, di cristalli molto allungati secondo l'asse
a, senza tracce di geminazione e d’ inclusi. Inoltre, ed in maggior numero che non tra i
fenocristalli, si notano le listerelle di augite verde, senza alcun contorno cristallografico, al
margine delle quali stanno disposti in corona parecchi granuli di magnetite od ilmenite.
Anche fra questi componenti microlitici non manca l’olivina, sempre in granuli, senza con-
torno cristallografico. Questi minerali, con dimensioni intermedie, potremo chiamarli di se-
conda generazione.
La massa fondamentale propriamente detta consta di scarso vetro, leggermente bruniccio
in sezioni molto sottili, oppure nero-affumicato in sezioni appena spesse; è sovraccarico di
granuli di magnetite, di globuliti, pori gassosi, che lo rendono quasi del tutto opaco. I
microliti sono poco frequenti e vi si riconoscono al solito i feldspati, prismetti minutissimi
di pirosseno e forse d’ apatite e qualche forma trichitica.
La relativa scarsezza di minerali della seconda generazione e di microliti nella massa
fondamentale e la struttura di questa dimostrano la rapidità del raffreddamento a cui fu
sottoposta la roccia in esame dopo la sua emissione.
b) Saggio della lava a corde fiancheggiante il filone centrale,
all’ altezza della Casa Cantoniera.
Questo è un campione di quelle lave che alimentarono il grosso della colata e che
de vono essersi solidificate in data posteriore al 7 aprile, giorno in cui ancora la corrente la-
8 Francesco Stella Starrabba [MemorIA XXII.]
vica si avanzava colla larghezza compresa fra i due argini delle scorie esaminate sopra (1);
quindi rappresenta un periodo effusivo intermedio, compreso fra il primo più imponente e
l’ultimo, che si ridusse all'emissione dello stretto filone centrale, formato di lave in alcuni
punti interfluenti.
La lava di cui ci occupiamo non si presenta nella forma a blocchi (lava aa), caratteri-
stica della prima, ma piuttosto con superficie unita, interrotta da spaccature dovute alla con-
trazione prodotta dal raffreddamento, ed in alcuni punti, specialmente là dove viene alla
luce dopo un tratto d’ interfluenza, ha la superficie a corde (lava paXoeloe); dopo un
certo tratto di percorso va perdendo questi caratteri, sino a diventare uniforme colle lave
d’ emissione anteriore.
Anche all’ esame macroscopico mostra carattere vetroso, che contribuisce a dare
alla sua superficie una lucentezza grassa, in qualche punto sostituita da lucentezza me-
tallica (fanerojalina). I fenoscristalli predominanti per numero sono, come nel campione
precedente, le liste di plagioclase, con eguali dimensioni ed apparenza. Vengono in se-
conda linea e con dimensioni talvolta superiori a quelle dei precedenti, i cristalli di
pirosseno ; però dietro un attento esame, anche ad occhio nudo, si riscontra che questi
fenocristalli d’ augite sono leggermente più abbondanti che non nella lava che abbiamo
esaminato prima. L' olivina macroscopica è sempre poco abbondante e presenta i soliti
caratteri; sono pure visibili i granuli di magnetite, con dimensioni che raramente raggiun-
gono il millimetro.
Esaminando questa lava al microscopio essa presenta la solita struttura porfirica ca-
ratteristica, ma subito si nota nella massa fondamentale la presenza del vetro bruno. I
fenocristalli plagioclasici in sezione hanno le solite dimensioni e la solita forma, meglio au-
tomorfa quanto più basica è la loro composizione ed antica la loro segregazione ; . inoltre
vi è rappresentata, senza esser frequente, la struttura zonata. Le leggi di geminazione sono
le identiche dei precedenti ed egualmente diffuse.
Il pirosseno si mostra generalmente in plaghe composte di più o meno numerosi cri-
stalli, mantenendo quelle quasi di regola dimensioni costanti. I caratteri ottici sono identici
a quelli della lava precedente e vi si nota sempre in modo sensibile il pleocroismo.
In quantità più scarsa seguono i fenocristalli d’ olivina; le massime lunghezze dei
suoi individui di raro superano i due millimetri; il contorno mostra indizî di corrosione mag-
matica non molto accentuata ; dimostra una normale freschezza e fra i pochissimi inclusi
si notano la magnetite, l’ apatite e qualche po’ di vetro chiaro. Anche per |’ olivina vale
l'osservazione suddetta circa la sua distribuzione in plaghe e sul numero di individui con-
tenuto in esse. Ad essa ed all’ augite sono associati i soliti cubi, di dimensioni relativa-
mente grandi, di magnetite e l' ilmenite in granuli. Eccezionalmente vi si è riscontrata
inoltre |’ hornblenda in individui appena riconoscibili, con forte corrosione ai margini, orlo
magnetitico e pleocroismo normale.
Nella massa fondamentale si notano ancora due distinti periodi di cristallizzazione co-
me nel campione a; però il periodo più antico è rappresentato da poche listerelle di pla-
gioclase più acido che non quello dei fenocristalli, e da qualche prismetto d’ augite. La
massa fondamentale propriamente detta consta in prevalenza d'un vetro giallo bruno, at-
taccato da HCI a freddo, ma alquanto lentamente e parzialmente, ricco di microliti e di for-
(1) A. RICCÒ — L’ Eruzione dell’ Etna, in Natura ed Arte — Milano 1910.
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 c;
me scheletriche. Abbondanti sono gli aghetti d’augite allungati secondo c, le cui dimen-
sioni oscillano intorno ad 0,01 mm. Di dimensioni un po’ maggiori sono numerose liste-
relle, terminate a forchetta ai due capi, e che devono interpretarsi come forme scheletriche
di microliti feldspatici. ;
Seguono infine forme scheletriche, trichitiche etc. di elementi indeterminabili. I globu-
iti sono scarsi e dove il vetro contiene in minor quantità i suddetti prodotti di devetrifi-
cazione, quivi rimane perfettamente limpido e diafano. È notevole, come vedesi, la man-
canza dei granuli microlitici di magnetite e d’ilmenite nella massa fondamentale, al con-
trario della lava del campione a.
c) Saggio di lava del filone centrale della grande colata,
presso la Casa Cantontiera.
Queste lave, che in taluni punti scorrevano con interfluenza, rappresentano |’ ultimo
periodo effusivo dell’ eruzione del 1910. Al contrario della lava incassante, nella quale
prevale una superficie unita e spesso a corde, questa si presenta a blocchi. È piuttosto
scoriacea, di colore grigio nero, un po’ più chiaro della precedente. La sua densità = 2,89.
Sulla massa scura spiccano al solito i cristalli feldspatici, con dimensioni alquanto inferiori
a quelle fin qui osservate. In certo modo più abbondanti divengono però le plaghe piros-
seniche, che mostrano in certi punti lucentezza metallica; in seconda linea, ma pure un
po’ più abbondanti che negli altri campioni, si notano i granuli di olivina, anch’ essi con
frequente lucentezza metallica.
Al microscopio si notano le segregazioni porfiriche di plagioclase (bytownite con ter-
mini di passaggio alla labradorite ed all’anortite) colla lunghezza massima di 2 mm. Il
pirosseno, in quantità più scarsa, presenta però talvolta alcuni cristalli con un allungamento
secondo c di 5 —-6 mm. Sono frequenti alcune plaghe, che rappresentano segregazioni
basiche dei primi stadî, date da associazioni di feldspato anortitico privo, o quasi, d’ inclusi,
augite. olivina e magnetite. Quest’ ultima è in cristalli idiomorfi, mentre l’ olivina e |’ anor-
tite sono privi di contorno cristallografico e l’ augite vi si comporta da mesostasi, iniettan-
dosi in tutte le soluzioni di continuità del plagioclase. Anzi, in un caso, fra le lamelle di
geminazione d’un individuo d'anortite si ha l' interposizione di liste d’ augite che mostrano
omogeneità perfetta coll’ oicocristallo, involgente tale pirosseno, dando in tal modo un ac-
crescimento poikilitico.
L’olivina, presenta forte corrosione magmatica con profonde e vaste insenature di
massa fondamentale nel contorno della sezione. Eccezionalmente vi si riscontra incluso
qualche prismetto di apatite, poco allungato secondo c e colle dimensioni di 2 — 3 decimi
di millimetro.
L’olivina frequentemente presenta inclusioni di vetro chiaro con bolla di gas all’ in-
terno, che hanno l'apparenza di inclusioni liquide. La magnetite in ottaedri e l’' ilmenite in
granuli di vistose dimensioni, si trovano sempre in stretta dipendenza colle sezioni d’au-
gite e d’olivina; è chiaro che, associate primitivamente in segregazioni uniche, sono state
più tardi separate dalla corrosione meccanica del magma in movimento od anche da cor-
rosione chimica che causava il riassorbimento di sostanze cementanti e principalmente del-
l’olivina.
La massa fondamentale presenta ancora un periodo di cristallizzazione intermedio,
N
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XXII.
10 Francesco Stella Starrabba | Memoria XXII.]
rappresentato dalle solite listerelle di labradorite acida e da prismetti d’augite con contorni
cristallografico mal definito; la massa fondamentale propriamente detta consta di vetro
bruniccio, reso opaco dall’abbondanza di prodotti di devetrificazione. Fra questi si notano
frequenti granuli d’ olivina che, piuttosto che olivina microlitica, potrebbero sembrare gli
ultimi resti di tale elemento cristallino in seguito agli effetti della corrosione nelle varie
sue forme. Tali granuli infatti divengono più scarsi nelle rocce delle parti basse della
colata, dove le lave hanno subito più intensamente gli effetti della corrosione. Sono evi-
denti infine i prismetti esilissimi di apatite, abbondano i pori gassosi, le forme globulitiche
e granuli di magnetite con dimensioni minuscole.
Dallo sguardo sommario dato a questi tre campioni quel che è più degno d’ essere
rilevato è l’ associazione dell’ olivina, augite e magnetite in fenocristalli, che rappresentano
le segregazioni basiche e più antiche avveratesi nel magma; ad esse spesso s' accompagna
l’ anortite.
Notevole è poi il fatto dell'aumento di tali elementi basici verso la fine dell’ eruzione,
così in fenocristalli come nella massa fondamentale, e ciò valga particolarmente per l’ au-
gite ; infine tale aumento è accompagnato dalla maggior frequenza di vetro bruno come
base. Il colore bruno dipende forse dalla mancata separazione della magnetite e quindi dalla
maggior quantità di composti ricchi di ferro come base rimasti disciolti in esso. Questa
separazione di magnetite e di conseguenza queste due varietà di vetro, legate del resto da
graduali passaggi, non si possono far dipendere dalle diverse condizioni fisiche nelle quali
è avvenuto il raffreddamento e la consolidazione del magma; i tre campioni di lave sopra
descrittte sono stati raccolti a pochi metri di distanza l'un dall’altro ed hanno dovuto con-
solidarsi presso a poco nelle medesime condizioni; la medesima diversità di vetro poi si
osserva nelle sabbie e nelle ceneri depositate nei pressi delle bocche durante questa eru-
zione e tutte di natura schiettamente magmatica ; in alcuni campioni di scorie infine si tro-
vano cristalli di feldspati che includono una qualità di base insieme con altri ad inclusioni
dell'altro vetro. Resta a discutere, non negando che l’ abbondanza ed i caratteri del vetro
possano anche mutare colle varie condizioni sotto cui la lava si solidifica, se qui non si
tratti piuttosto di differenze di costituzione chimico-mineralogica del magma nei varî suoi
punti, o “ Sc/2ieren ,, capaci di dar lave con l’uno piuttosto che coll’ altro vetro. Da queste
e da altre osservazioni che si faranno in seguito, si rileva che non si ha vetro bruno nelle
lave dei primi giorni dell’ eruzione, salvo che nella colata piccola del 23 marzo che si ri-
versò dalle bocche più alte della fenditura.
Sulle pareti laviche fra cui questa piccola corrente fluiva incassata, come incrostazione
ai muri, si nota un deposito coll’ apparenza d’un tufo alquanto incoerente e di colore
rosso bruno. E composto di frammenti di scorie della grossezza d’un pisello, profonda-
mente alterate o di frantumi di feldspato, augite ed olivina cementati da una sostanza ter-
rosa e ricca di ossido di ferro. Essendosi tentata una sezione microscopica non si è po-
tuto ottenere la trasparenza dei granuli di scoria che, a luce riflessa, mostrano un carat-
teristico colore di ruggine. Tale incrostazione è forse dovuta alle sabbie ed al lapillo fine
trasportati alla superficie della corrente e che aderivano alle pareti del canale cementati
dalle sublimazioni molto abbondanti che in quei punti si deponevano. Un’ alterazione intensa
per opera dei vapori acidi e la conseguente formazione di ossidi di ferro, provenienti anche
dalla decomposizione di alcuni prodotti di sublimazione, possono aver conferito una certa
consistenza a tale deposito.
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 ll
d) campione di lava compatta raccolto 11 24 marzo presso M. San Leo.
E stato raccolto dal prof. Vinassa durante l’avanzarsi della colata, 24 ore dopo l' ini-
zio dell'eruzione, vicino monte S. Leo; è lava compatta del solito colore grigio, ma al-
+ quanto più chiaro che non negli altri campioni. Ad occhio nudo vi si notano gli abbondan-
tissimi e relativamente grandi (alcuni con 4-5 mm. di massime dimensioni) fenocristalli
di plagioclase; oltre che in quantità superano anche in grandezza quelli di pirosseno.
In sezione tali pirosseni, di formazione posteriore ad un plagioclase anortitico si mo-
strano come schietta augite basaltica, con c e = 47°; è accompagnata dalla solita magnetite
in granuli di notevoli dimensioni. Tale augite presenta una certa corrosione ed il suo con-
torno cristallografico è notevolmente deformato; in questo punto della colata dunque, cioè
alla distanza di 7-8 km. dalle bocche, le condizioni fisico-chimiche del magma eran tali
da impedire non solo un accrescimento dei pirosseni, ma da effettuarne il loro riassorbi-
mento ; per questa ragione è da credere che le maggiori dimensioni degli individui di pi-
rosseno delle lave di posteriore emissione non siano dovute ad un accrescimento durante
il fluire delle lave sino alla loro solidificazione, ma siano piuttosto originarie. E quel che
s'è detto per l’augite valga ancora per l’ olivina.
I fenocristalli di plagioclase mostrano sempre la massima incostanza di composizione,
in cui è possibile solo scorgere un tipo più costante di composizione intermedia fra la
labrodorite e la bytownite (Ab 40—30 An 60—70); del resto in un medesimo individuo,
oltre che differenza di composizione fra le varie zone (1), occorre molto spesso osservare
differenti lamelle di geminazione della composizione molto differente. Un cristallo a strut-
tura zonata, privo di geminazione, limpido, in sezione normale ad a (sezione di Becke)
dà le estinzioni di + 44°, 4- 41° e + 37° rispettivamente al nucleo, ad una zona inter-
media e ad una esterna, dimostrando una composizione chimica variante dall’ anortite as-
soluta alla bytownite pura (Ab 25 An 75).
L’olivina si mostra spesso parzialmente trasformata agli orli in una sostanza bruno-
chiara o rosso-bruna, fortemente pleocroica in modo che per vibrazioni || c dell’olivina si
ha un colore giallo-bruno-chiaro e Lc rosso-bruno intenso; l'indice di refrazione è infe-
riore a quello dell’ olivina ed i colori d’interferenza vengono mascherati dal proprio. Os-
servata con un forte ingrandimento questa sostanza si presenta qualche volta con struttura
a squame. Non è stato possibile data l’ estrema scarsezza di tale sostanza, intraprendere
alcuna ricerca sui suoi caratteri ottici e tanto meno sui chimici, ma tutto induce a credere
che tale minerale debba riferirsi all’ Iddingsite dei petrografi americani, che è appunto un
prodotto di trasformazione dell’ olivina principalmente nei basalti e nei melafiri (2). Dal-
l’Iddingsite dell’ Etna possiamo ricavare le seguenti osservazioni, utili per la conoscenza
del minerale. La sua formazione ha luogo soltanto posteriormente all'emissione della lava
e durante il breve periodo trascorso sino alla sua solidificazione. Mentre infatti il fenomeno
è del tutto inesistente nelle olivine dei prodotti frammentarîi, scoriacei, delle immediate vi-
(1) V. SABATINI — L’eruzione dell’ Etna del marzo-aprile 1910 — Roma 1910, pag. 21.
(2) V. anche F. ZIRKEL — ZLelrbuch der Petrographie -- II Auflage | B. S. 358-59, Leipzig 1893 e
H. Rosenbusch JMikroskopische Physiographie -— | B., Il Hàlfte, S. 159, Stuttgart 1904.
12 Francesco Stella Starrabba |MeMorIA XXII.]
cinanze delle bocche e nelle lave in colata nel loro corso superiore, è invece diffuso nelle
lave del basso e comincia già a riscontrarsi nel giorno susseguente al principio dell’ eru-
zione. E notevole infine che tale alternazione affetta in particolar modo l’ olivina in gra-
nuli microscopici della massa fondamentale. Tralasciando ogni discussione sulla natura di
questo minerale e sulle sue intime somiglianze colla biotite, noteremo che qualcuno dei
casi rarissimi di mica osservata nelle lave etnee, può ricondursi alla presenza di questa
iddingsite, cioè ad un semplice prodotto di trasformazione dell’olivina. Così v. Lasaulx (1)
parla di inclusioni di apatite in augite, le quali presentano un orlo bruno, fortemente di-
croitico, con struttura fogliacea, tale da far pensare subito alla biotite; nulla di più pro-
babile che le inclusioni di apatite di Lasaulx possano riferirsi ad inclusioni di olivina, sem-
pre frequenti, insieme con quelle d’ apatite, nei pirosseni, e nel caso speciale, superficial-
mente trasformate in Iddingsite. I piccoli granuli di olivina della massa fondamentale,
così trasformati possono talora trarre in inganno per tutte le apparenze che hanno di mi-
nute scagliette di biotite.
La massa fondamentale è povera di vetro e questo, visibile solo in sezioni molto
sottili, è perfettamente incolore. Abbondantissimi i microliti principalmente feldspatici, ed i
granuli di magnetite ed ilmenite che intorbidano la massa rendendola perfettamente opaca
in sezioni che non siano estremamente sottili. Fra i microliti è meno frequente |’ augite
e rara l’ apatite.
Un campione di questa lava da me analizzato, ha dato i risultati riportati qui appresso,
accanto a quelli d’ una analisi delle lave dell’ Etna dell’ eruzione del 1908, (0) riportata
da Lacroix nel già citato lavoro.
(a (d
Si 0 48, 82 49, 75
o; 18,71 18, 30
Fea 03 5,50 D0D
Fe 0 (2) ZO] 028
Mg 0 303 3,45
(CAO 9, 67 9, 76
Nas 0 4,90 4, 96
K, 0 1,86 1,89
Ti 0a 2,19 2,45
P, 05 0,09 0,03
Perdita a 105° 0, 23 0, 40
Somma 99,91 100, 12
Densità = 2, 815
(1) A. v. LASAULX & S. v. WALTERSHAUSEN — Der Aetna — Il Band, S. 443, Leipzig, 1880.
(2) L’anomalia nelle proporzioni di Fe» Oz e FeO devesi alle circostanze eccezionali in cui fu raccolto
il campione: essendo stato raccolto ancora rovente il suo raffreddamento è stato rapidissimo e grande la su-
perficie esposta all’ azione ossidante dell’ atmosfera durante il medesimo.
(GS)
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 Li
e) Saggio di lava compatta del fianco destro della colata presso S. Leo.
Rappresenta un prodotto dei primordii dell'eruzione ed è piuttosto povera di elementi
colorati tra i fenocristalli; 1 olivina macroscopica non vi si nota e l’ augite ha dimensioni
inferiori a quelle del feldspato. I cristalli d’augite sono sempre notevolmente corrosi e pre-
sentano inclusioni oltre che di olivina, magnetite, ilmenite ed apatite, anche di feldspati
colle tracce della geminazione secondo la legge dell’ albite. I fenocristalli di plagioclase
mostrano notevoli deformazioni prodotte da agenti meccanici, fratture principalmente, estin-
zione ondulata etc. Talvolta includono frammenti di pirosseno.
Nella massa fondamentale si osservano quà e là alcune plaghe brune che, viste a forte
ingrandimento, si mostrano composte in maggior parte di vetro rosso-bruno nel quale sono
accumulati in gran copia granelli e microliti d’ augite. Queste plaghe, come confermano
gli studi classici del Lacroix, (1) indicano l'avvenuto riassorbimento di inclusioni di rocce
probabilmente quarzose.
La massa fondamentale ha i medesimi caratteri dei campioni 4 e d; è evidente la
maggiore acidità delle listerelle di feldspato del II tempo che raramente si avvicinano al-
l’audesina, mantenendosi però generalmente più vicini alla labradorite; anche fra questi
feldspati mostrano più spiccato contorno idiomorfo quelli in cui è maggiore il tenore in An.
Sono frequenti i granuli d’olivina, raramente con orlo iddingsitico, e qualche volta
con sezioni idiomorfe. Il vetro è chiaro ; i prodotti di devetrificazione, i pori gassosi ab-
bondanti come nei campioni 4 e d.
£) Saggio di lava olocristallina del fronte della colata principale.
Questa lava è grigio-nera, molto compatta, pesante ed anche ad occhio nudo mostra
la sua progredita cristallizzazione pigliando un aspetto paragonabile a quello di rocce e
minerali a struttura saccaroide. Le segregazioni porfiriche sono di plagioclase ed augite.
La'sua densità è 2; 86%,
Taluni fenocristalli di plagioclasi basici al microscopio permettono osservazioni di
estinzioni molto nette: in un individuo in sezione | « estinzione a - 400 ( ES e
un altro in sezione parallela a (001) estinzione di -— 25° (Ab 15 An 85). Ma oltre questi
grandi elementi basici, poveri d’ inclusi ed idiomorfi, molto abbondanti sono quelli la cui
composizione importa un tenore d’ Anortite oscillante fra il 60—75 %/ (2). L’ augite por-
firica è in discreta quantità, ma di dimensioni inferiori ai feldspati e mostra una certa
corrosione. I caratteri ottici si mantengono identici, solo in alcuni casi è accennata la strut-
tura a clessidra; anche il pleocroismo sembra alquanto più debole che non nelle lave del
corso superiore. L’olivina è piuttosto rara, quasi sempre con orlo alterato in ossido di ferro
bruno o in iddingsite. In tutti questi fenocristalli sono notevoli i fenomeni di deformazioni
meccaniche, fratture etc.
(r) A. LACROIX — Les enclaves des roches volcaniques.
(2) Degni d’ esser considerati sono gl’ inclusi di questi feldspati. Alcuni sono ricchi di inclusioni scure,
listiformi, disposte parallelamente alle tracce di (oro), che si presentano molto più ristrette ed opache del
solito. Allri feldspati sono più ricchi di inclusioni rotondeggianti d’un vetro giallo bruno, limpido che ricorda i
feldspati delle scorie presso le bocche eruttive, emesse durante gli ultimi tempi del periodo eruttivo.
14 Francesco Stella Starrabba [MEMORIA XXII.
Ma la nota caratteristica in questa lava è data dalla massa fondamentale olocristal-
lina. Le listerelle di feldspato e i prismi di augite del 20 tempo sono notevolmente più
sviluppati. L’augite è più abbondante che non negli altri campioni, in forme prismatiche,
con contorno non molto netto e granuli di magnetite aderenti ad esso. Quest’ accresci-
mento dell’augite del 2° tempo sembra possa coesistere col riassorbimento di quella del
l° tempo.
I feldspati in liste molto allungate rientrano, come vien provato dall’ estinzione abba-
stanza obliqua rispetto alla direzione di massimo allungamento, corrispondente ad a, in
gran parte fra i termini della labrodorite acida e solo subordinatamente vi si nota anche
l’ andesina.
L’olivina in granuli molto minuti, corrosi, è frequentemente con orlo, od intiera-
mente trasformata in iddingsite. La massa fondamentale è essenzialmente microcristallina
e consta in predominanza di microliti di feldspato, in mezzo ai quali si notano prismetti
d'augite.
Abbondanti le sezioni di magnetite e d'ilmenite idiomorfe e con contorno ben defì-
nito ed inoltre prismetti d’apatite. La base vetrosa è in quantità scarsissima, perfettamente
limpida ed incolore.
g) Saggio raccolto presso M. Capriuleddu.
In questo punto le lave si espansero specialmente negli ultimi giorni dell’ eruzione,
quando dilagavano a monte delle cascate di M. Faggi per l’ ostruzione di queste ultime;
il campione è stato raccolto sul fianco sinistro della colata, in una piccola estrusione la-
terale. I caratteri più interessanti sono : la relativa abbondanza d’ augite e la grandezza
dei suoi cristalli; anche parecchi granuli d’ olivina sono visibili ad occhio nudo, special-
mente per i colori e la lucentezza metallica.
In sezione si notano inclusi in alcuni fenocristalli di plagioclase e propriamente alè
l'orlo di essi, alcuni prismetti microlitici d’ augite che fanno vedere come la formazione
dell’ orlo esterno di quelli avvenisse contemporaneamente 0 poco tempo dopo la separa-
zione dei microliti d’ augite (1).
L’olivina è incisa da numerose insenature di massa fondamentale che ne intaccano
profondamente i contorni.
La magnetite e l’ ilmenite del 1° tempo, poichè è evidente doversi riconoscere anche
per esse due tempi di segregazione, e due corrispondenti grandezze, seguono per la distri-
buzione in luogo ed in quantità, l’olivina e l’augite, ed in questa lava sono quindi rela-
tivamente più abbondanti, come in tutti gli ultimi prodotti lavici.
Nella massa fondamentale il vetro è in discreta quantità ma completamente invaso
da prodotti di devetrificazione : cristalli scheletrici, microliti, granulazioni opache, che in al-
cuni punti lo rendono opaco. Il suo colore è d’ un giallo bruniccio piuttosto chiaro. Que-
sta lava in complesso è simile a quelle del filone centrale della porzione superiore della
colata, che abbiamo esaminato precedentemente nel campione c).
(1) Alcuni di tali prismetti mentre da un capo sono impiantati all’ orlo del cristallo dall’ altro sono im-
mersi nella massa fondamentale.
VI
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 |
h) Saggio raccolto fra M. Sona e M. Manfrè.
Queste lave rappresentano i prodotti d'uno stadio intermedio del periodo effusivo; il
campione in esame è di roccia abbastanza compatta, raccolto da una estrusione laterale
della colata.
Ad occhio nudo vi si mostra un’ abbondanza relativa di fenocristalli d’augite e di
olivina.
I plagioclasi presentano dimensioni inferiori a quelle dell’augite fanerocristallina.
All esame microscopico si notano di caratteristico delle varietà di costituzione nei
varî punti della massa fondamentale che potrebbero spiegarsi come aree di cristallizzazione
(Kristallisationshofen dei petrografi tedeschi). Dove abbondano le segregazioni porfiriche
di plagioclase la massa fondamentale circostante è più scura per abbondanza di prodotti
opachi di devetrificazione,. cioè di prodotti ricchi in ossidi di ferro, ed il vetro è ridotto a
più tenui proporzioni; in vicinanza di segregazioni pirosseniche od oliviniche la massa fon-
damentale si mostra più ricca in vetro, e questo assume un colorito bruno rossiccio, men-
tre manca l’ abbondanza di prodotti opachi di devetrificazione.
Nei feldspati si nota qualche caso di geminazione secondo la legge di Baveno; l' oli-
vina raggiunge dimensioni insolite di 3 — 4 mm.
La massa fondamentale consta di vetro giallo-bruno abbondante e limpido, nel quale
si notano numerosi microliti d’ augite feldspato e granuli di magnetite ed ilmenite che in
molti punti lo rendono del tutto opaco.
Dove il vetro è chiaro vi si notano cristalli scheletrici d’augite e listerelle di feldspati
terminanti a forchetta ai due capi. Intorno alle bollosità causate dall’espansione dei gas la
massa diviene più opaca e carica di granulazioni, il vetro intensamente bruno e le liste-
relle feldspatiche del secondo tempo si dispongono tangenzialmente al contorno delle bolle.
Lave della piccola colata delle bocche del I gruppo.
L'emissione di lava che diede luogo a questa minuscola colata avvenne quasi con-
temporaneamente alla formazione della squarciatura sulla quale si successero i varî feno-
meni eruttivi. Senza dubbio questa lava è il primo prodotto effusivo ad aver visto la luce;
ed insieme uno di quelli che più rapidamente hanno raggiunto lo stato solido. Queste lave
hanno un aspetto scoriaceo e sono ricche di vetro in modo caratteristico. Sul loro raffred-
damento hanno dovuto esercitare una notevole azione le nevi, sulle quali la corrente, colla
sua grande velocità, ha dovuto rovesciarsi e scorrere impetuosamente; testimoni degli
scoppî che han dovuto sconvolgere la massa lavica venuta in contatto colle nevi, sono i
numerosi frammenti di vetro che si trovano ai fianchi della colata anche a diecine di metri
dalla medesima. Eccettuati i caratteri della grande abbondanza in vetro e dell’ estrema bol- »
losità che in taluni casi fa pensare alle pomici, delresto queste lave differiscono di poco
dalle altre della colata principale e specialmente dalle ultime in cui è più frequente il
vetro bruno.
16 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.]
i) Saggio raccolto verso il principio della piccola colata.
È una lava scoriacea, rivestita alla superficie e sulle pareti delle bolle, spesso molto
ampie, da un sottile strato vetroso che forma una specie di smalto non molto lucido, in
taluni punti con riflessi metallici; come nelle altre, anche in questa lava si ha struttura
porfirica con frequenti fenocristalli di plagioclase, poco comuni d’'augite e meno d’ olivina.
In sezione sottile i feldspati si mostrano ricchi di inclusioni fogliacee disposte paral-
lelamente a (010); sono disposte irregolarmente ma il nucleo è nel maggior numero di
casi, il più povero di quelle. In alcuni, fra 1’ orlo più acido ed il cristallo è interposto un
cordone, quasi ininterrotto, di questi inclusi che ne segue perfettamente il contorno, alcuni
di questi sono veri brani di massa fondainentale.
Degne di menzione sono alcune segregazioni basiche esclusivamente augitiche od esclu-
sivamente oliviniche, con qualche granulo di magnetite di prima formazione; queste segre-
gazioni sono nidi d'un numero vario di cristallini, ipidiomorficamente uniti quasi sempre
di dimensioni inferiori ad un millimetro, e gli aggregati così formati raggiungono talora
D
r
5 —- 0 mm. di massimo diametro. La frequenza di tali formazioni in queste lave rapida-
mente irrigiditesi e la scarsezza, al contrario, nelle lave della colata principale mostrano
bene quanta influenza nella loro disgregazione abbiano avuto l’azione meccanica del magma
in movimento ed il prolungarsi del periodo di riassorbimento e ci autorizza a considerare
gran parte dei granuli di olivina o d’augite, privi di contorno ed accompagnati da ma-
gnetite in grossi cristalli, che qua e là si riscontrano nelle altre lave, come provenienti dalla
soluzione di tali aggregati.
Inoltre la corrosione magmatica sembra aver avuto maggior influenza nell’ atto dell’ ef-
fusione: forse nel camino vulcanico od agli inizi del cammino subaereo della colata. Non
di raro alle plaghe augitiche si trova associata subordinatamente l’ olivina, ma -non si
osserva mai il caso contrario. Più frequenti sono le associazioni d’'augite con anortite.
L’augite è più abbondante che non l’olivina e più spesso di quest’ ultima si mostra in
individui isolati. Caratteri notevoli di quest’ augite sono un frequente contorno di vetro
più bruno, che non quello della massa, segno di parziale rifusione alla superficie di tale
elemento; è frequente la geminazione lamellare secondo (100); qualche volta include l’ oli-
vina e vetro chiaro in cristalli negativi con bollicine di gas.
Nella massa fondamentale si notano in quantità piuttosto scarsa gli elementi del se-
condo tempo; fra i microliti. particolarmente abbondante è l’augite in prismetti di pochi
centesimi di mm. di lunghezza massima; l’olivina in microliti vi si riscontra pure ma non
molto frequente; la base infine è costituita da vetro bruno-verdastro ricco di granulazioni,
cristalliti, globuliti e pori gassosi.
k) Saggio raccolto al fronte della piccola colata.
È molto più ricco di vetro del precedente e se ne distingue per la lucentezza grassa
da quello conferita; presenta una grande fragilità; ha sempre l’aspetto porfirico con feno-
cristalli plagioclasici prevalenti.
x
NI
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 l
In sezione microscopica intorno alle segregazioni basiche del 1° tempo, ma più spe-
cialmente intorno all’augite, si nota l’ orlo di vetro più scuro che non nella massa fonda-
mentale osservato anche nel saggio precedente. Intorno ad un cristallo d’augite, fra una
corona di magnetite che circonda un nucleo più intensamente colorato ed un’ altra che
segue la sezione esterna del cristallo, si ha una zona più chiara i cui caratteri ottici, salvo
il plecroismo più debole, sono i medesimi del nucleo e della zona esteriore.
Nella massa fondamentale si nota la scarsezza di elementi del 2° tempo e special-
mente di liste feldspatiche; si ha invece notevole abbondanza d’olivina in granuli e microliti,
l’olivina di tutte queste lave è sempre visibilmente più abbondante nella massa che non
fra i fenocristalli.
Il vetro giallo-bruno è limpido, forma parte precipua della massa e contiene cristalli
scheletrici di feldspato ed augite e scarsi altri prodotti di devetrificazione, scarsissima la
magnetite in ottaedri molto regolari.
1) Frammenti di vetro (jalomelano) dei fianchi della piccola colata
delle bocche del I gruppo.
Come si è detto avanti, sui fianchi di questa piccola colata, anche a decine di metri
di distanza, si incontrano abbondanti di questi frammenti di vetro nero con lucentezza
picea, pesanti, la cui superficie non presenta tracce di frattura ma, invece, spesso è rive-
stita d’ uno strato continuo di smalto alquanto più lucido che non le superficie di frattura.
Si trovavano, al tempo delle mie escursioni estive, in posizioni alquanto strane rispetto
agli oggetti circostanti alla colata, cioè spesso deposti sulle sporgenze di rocce, legger-
mente impigliati nelle macchie di Asfraga/us, come non sarebbe successo se fossero
caduti da grande altezza. È evidente che, lanciati dalle esplosioni che avvenivano al contatto
della lava fluente colla neve, sul letto di nevi abbondanti che coprivano tutte le accidentalità
del suolo d’uno strato uniforme, allo squagliarsi di questo sono stati abbandonati nelle loro
strane posizioni. (1)
Mentre la superficie di questi frammenti è schiettamente vetrosa, sulle superficie con-
coidi di frattura si nota la struttura vitrofirica per numerosi fenocristalli di plagioclase,
augite ed olivina, apparentemente meno abbondanti che non nella lava della colata. Al
microscopio l’ aspetto vitrofirico è più evidente; il vetro è perfettamente chiaro, con pochi
microliti ed alquante sezioni di cristalli evidenti di magnetite e d’ilmenite. La carattestica
più interessante di questo vetro, che vedremo ripetersi nei prodotti con vetro molto abbon-
dante della prossimità delle bocche eruttive, sono i microliti d’ olivina, con dimensioni di
pochi centesimi di millimetro, e dei quali è evidentissima la forma cristallina, data la limpi-
dezza estrema del vetro, per mancanza di prodotti di devetrificazione. I microliti sono presso
a poco isodiametrici o con debole allungamento secondo c e presentano il più frequente-
mente combinazioni dei due prismi (110), (021), e spesso col pinacoide (010) (v. Tav. XI,
fig. 3). Raramente ed in quelli di maggiori dimensioni si hanno combinazioni più ricche di
(1) Projetti simili furono osservati dal LACROIX (Sur /a /ave de la récente éruption de l’ Etna — C. R.
de 1’ Ac. des Sciences —- CXLVII, p. 99) durante l’ eruzione del 1908. Egli notò anche come dovessero cadere
freddi sullo strato di neve circostante, che non arrivavano a fondere nel punto in cui cadevano; v. anche
A. v. LASAULX — Der Aetna — | B, p. 320.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XXII. 3
18 Francesco Stella Starrabba [MemorIA XXII.]
facce. Questi vetri ricchi di olivina microlitica ricordano vetri simili osservati al Vesuvio (1)
e certe andesiti e labradoriti augitiche della Chaîne des Puys (Michel-Levy). Simili microliti,
inoltre, furono notati da Lacroix nelle proiezioni stromboliane dell’ Etna emesse durante
l'eruzione del 1908. Il fatto, poi, che tali microliti non si osservino, almeno così netti
ed abbondanti, nelle lave in colata anche se ricche di vetro, può dipendere o dall'azione
complessiva della corrosione meccanica e chimica, che forse agiscono con maggior vigore
durante la segregazione degli altri elementi della massa fondamentale, o forse anche dal
fatto che nelle lave possono essere facilmente mascherate dai prodotti abbondantissimi di
devetrificazione, che non permettono una certa trasparenza della sezione sottile, se non
quando questa abbia raggiunto uno spessore molto limitato.
Le listerelle di feldspato del 2° tempo non mancano, sebbene scarse; la loro segre-
gazione va compresa evidentemente fra l emissione del magma e la sua solidificazione.
L’augite microlitica non è molto frequente. L’ apatite in aghetti è meno scarsa.
Possiamo colle superiori osservazioni determinare il seguente ordine nel tempo di se-
gregazione dei varî elementi della massa fondamentale. Già sin dal passaggio del magma
pel camino eruttivo incominciano a separarsi alcuni minuscoli individui di labradorite ba-
sica, le cui sezioni quadrate ci mostrano un contorno ben netto, nessuna geminazione,
povertà d’inclusi. Segue la generazione delle listerelle di labradorite più acida, che si con-
tinua durante il fluire subaereo del magma, sino al suo consolidamento.
La formazione della inagnetite s'è anche iniziata con forme regolari nel camino erut-
tivo, ad essa segue l’olivina, vengono infine l’ augite e i feldspati microlitici. Dell’ ultimo
stadio sono infine quelle granulazioni abbondantissime che intorbidano completamente la
massa fondamentale, la cui formazione può essere o arrestata da un rapidissimo raffred-
damento, come nel caso di questo vetro, od al contrario evitata con un raffreddamento
molto lento, capace di dare prodotti quasi olocristallini, come s'è visto per le lave dei
punti più bassi della colata principale (es. saggio di lava f).
La densità di questo vetro è 2, 70, quindi notevolmente inferiore a quella delle lave
che scende ad un minimo osservato di 2, 815.
Il materiale detritico.
Come si disse in precedenza, quanto deboli furono i fenomeni esplosivi che determina-
rono le projezioni, altrettanto scarsa fu la quantità di materiale frammentario dalle medesime
fornito. Si noti come intorno alle bocche effusive della parte inferiore della squarciatura
si riscontrano prodotti scoriacei di grandi dimensioni: bombe di varie forme, vuote, a fo-
caccia ; il M. Riccò propriamente detto consta appunto esclusivamente di tali bombe. La
finezza delle projezioni, ossia il grado della loro triturazione, è invece massima nelle boc-
che più alte, ed in queste si ha anche la maggiore abbondanza di materiale frammentario
lavico non coevo, di lave e tufì alterati provenienti dalla triturazione e disgregazione dei
banchi e colate superficiali per opera degli agenti esplosivi. Nondimeno anche da queste
bocche non è venuta che una quantità piuttosto scarsa di materiale frammentizio, che si
è sparso, spinto dal vento, a poca distanza dalle bocche medesime; a qualche centinaio
di metri, lo spessore delle sabbie e ceneri deposte durante il periodo eruttivo non è salito
che a pochi centimetri.
(1) F. KREUTZ in Tchermaks min. und petr. Mitteilungen, 6, 1885, p. 142.
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 19
Le sabbie e le ceneri.
]). Sabbia grossolana emessa dalle bocche del | gruppo. — Consta di granuli
grandi abbastanza per costituire un termine di passaggio verso il lapillo propriamente detto.
Essendo prevalsa in queste bocche |’ attività esplosiva, così, pur rimanendo essenzialmente
costituita di materiale lavico coevo, in tale sabbia vi sono anche abbondanti i frammenti
delle lave e dei tufì rigettati ed appartenenti a periodi abbastanza antichi dell’ attività del-
l'Etna. I frammenti di lava coeva sono notevolmente scoriacei ed i fenocristalli prevalgono
sulla massa fondamentale, così da aversi in sezione una rete le cui maglie sono occupate
principalmente da sezioni di plagioclase, chiuse fra piccole quantità di massa fondamentale.
Questa abbondanza notevole di fenocristalli nei prodotti frammentari si osserva costante-
mente; i plagioclasi sono poi straordinariamente ricchi di inclusi e d'aspetto microtinico.
Gli inclusi, di vetro giallastro, sono aiquanto più chiari del vetro della massa fondamen-
tale, e sono ricchi di globuliti, granuli opachi e microliti, specialmente d'’ augite.
I fenocristalli d’ augite sono rari ed ancora più quelli d’olivina; i primi sono poveri
d’ inclusioni e contengono specialmente granuli di magnetite.
Nella massa fondamentale si notano, ed abbastanza frequenti, le liste di labradorite
acida con allungamento massimo || a e che dimostrano colla loro presenza come la loro
formazione fosse già iniziata nell’ atto delle esplosioni; le loro dimensioni oscillano fra
mm. 0,2 — 0,5.
I microliti d’augite sono frequenti ed altrettanto i granuli d’olivina di mm 0,01—-0,05,
che però non lasciano intravedere nessuna forma cristallina.
Il vetro è giallo bruno, attaccabile lentamente cogli acidi ed è reso torbido dalla gran-
de abbondanza di granuli opachi, pori gassosi, globuliti.
2) Sabbia fina delle bocche del II gruppo. — Questa sabbia è quasi completa-
mente composta di frammenti di lava coeva; è stata raccolta presso le bocche che pre-
sentarono maggiore attività esplosiva, ma a maggior distanza del centro eruttivo che non
quella esaminata prima.
Differisce, però, dalla prima per la natura stessa della lava: mentre nella prima pre-
vale una massa fondamentale a vetro giallo-bruno, come in altri prodotti scoriacei delle
vicinanze immediate delle bocche, in queste il vetro è scarsissimo e quasi incolore, ma
sono talmente abbondanti i prodotti di devetrificazione che, per avere una relativa traspa-
renza, bisogna ridurre le sezioni ad uno spessore minimo.
Alcuni frammenti constano apparentemente d'una massa di granuli oscuri e microliti,
collegati da una sostanza incolore in quantità molto scarsa, che a luce polarizzata si mo-
stra anisotropa ; si tratta di frammenti di plagioclase così ricchi di inclusioni, che la so-
stanza feldspatica vi funziona in apparenza da massa cementante, rendendo tali fram-
menti simili a quegli altri di scorie dal vetro quasi incolore ; la differenza non vi si nota
che a Nic--, sia per i caratteri ottici del feldspato, sia per la geminazione che esso pre-
senta quasi sempre.
Quando però s’ incontra uno di tali cristalli plagioclasi quasi completo, vi si nota
sempre un nucleo bytownitico più o meno limpido. Gli inclusi di questi nuclei spesso sono
di vetro bruno, con sezioni arrotondate ; accade anche di notare delle sferette di vetro
limpido incluse in quelle di vetro colorato, che alla loro volta includono un granulo di
20 Francesco Stella Starrabba |MeMmoRrIA XXII.]
magnetite; queste sono da considerare appunto come le aree di cristallizzazione di quei granuli
di magnetite. Intorno alla zona sovraccarica di inclusi opachi qualche volta ve n’ è infine
un’ altra esterna, limpida, che consta di plagioclase più acido e analogo a quello delle liste
del 2° tempo, sparse nella massa fondamentale.
Altri granuli di questa sabbia sono frammenti e schegge di augite, spesso geminata
secondo (100), involti completamente o solo in parte dalla scoria. Alcuni sono ricchi di
granuli di magnetite con dimensioni oscillanti fra 0,1—0,5 mm. Relativamente rari sono i
granuli di olivina, la quale peraltro presenta la solita freschezza. In altri, infine, prevale la
massa fondamentale, senza alcun fenocristallo ; alcuni, infine, mostrano i segni d'una grande
alterazione, forse dovuta all’ azione dei vapori ed emanazioni in genere ; alcuni frammenti
di scorie, sono resi del tutto opachi, e nei plagioclasi sono interposte lamelle e venature
rosse di ematite.
3) Cenere grossolana raccolta fra le bocche del I e del II gruppo. — Questa
cenere, che si trova a distanza sempre maggiore dai centri eruttivi, contiene una mesco-
lanza dei prodotti di varie bocche, operata anche per azione dei venti; è dovuta alle
esplosioni primordiali, almeno per la sua massima parte, poichè la produzione di ceneri
divenne sempre più scarsa nei giorni seguenti l’ inizio dell’ eruzione. Macroscopicamente
non vi si distinguono che frammenti di plagioclase e d’ augite nella massa di granuli neri
di scoria, e in poca quantità frantumi rossicci di lave più antiche ed alterate. Al micro-
scopio si nota una maggiore varietà fra i suoi costituenti. Tra i feldspati alcuni sono in-
dubbiamente prodotti dell’ eruzione attuale, altri in frammenti arrotondati, con tracce d’ al-
terazione e nessun frammento di pasta lavica aderente ad essi, devono considerarsi certa-
mente d’ origine anteriore e provenienti da lave e tufi, che già avevano subito varî pro-
cessi d’ alterazione. Non manca anche qualche granuio d’olivina alterata con produzione
di ossidi di ferro. Vi è presente una certa quantità di materia terrosa e di sostanza orga-
nica, rappresentata da fibre legnose.
Si noti che tale cenere è stata raccolta alla superficie delle nevi durante l'eruzione e
quindi proviene esclusivamente dai depositi attraversati dai vapori eruttivi.
Ma anche fra i granuli lavici coevi si nota qualche differenza. Mentre la maggior parte
di essi constano di scoria simile a quella dei primi prodotti lavici dell’ eruzione, in quan-
tità piuttosto scarsa s'incontrano frantumi di vetro bruno a frattura concoide, con bolle
allungate e microliti plagioclasici, d’augite e d’ olivina non molto abbondanti, così da non
alterare la limpidezza del vetro stesso, e con scarsissima magnetite. Questo vetro richiama
alla mente quello di certe lave emesse ad eruzione inoltrata, e dei prodotti scoriacei delle
immediate vicinanze delle bocche eruttive, anch’ essi dovuti a proiezioni tardive della stessa
eruzione. Per questa somiglianza non sarebbe forse ingiustificato il voler riconoscere nei
frammenti di vetro bruno ancora i prodotti delle ultime, leggere esplosioni, che han potuto
raggiungere, in balia dei venti, una certa distanza dalle bocche in virtù delle loro piccole
dimensioni e delle bolle gassose di cui sono ricchi.
Questo vetro è lentamente e difficilmente attaccato dagli acidi. Tra i frammenti cri-
stallini l’ augite vi è frequente ma sempre in ischegge; vi si nota anche qualche traccia
d’ horneblenda:®
4.) Lapillo della bocca N. 4 del gruppo II. — Proviene dai depositi superficiali
dell’ abbondante lapillo che circonda le bocche più attive per esplosioni durante tutta la
eruzione, e che accumularono intorno la massima quantità di materiale detritico. Le dimen-
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 Di
sioni degli elementi di questo lapillo oscillano ordinariamente intorno ad 1 centimetro, ma
spesso lo oltrepassano; sono tutti frammenti di lava coeva e di scorie con superficie lu-
cente a riflessi metallici. Esaminando la sezione di qualche campione si riscontra la solita
struttura porfirica, in cui la massa fondamentale è, però, molto ricca di vetro, così da for-
mare un termine di passaggio verso la vitrofirica. Le grandi segregazioni sono al solito
preponderantemente feldspatiche.
Una sezione ben || (001) mostra al nucleo un’estinzione corrispondente ad una
composizione press’ a poco di Ab 10 An 90, in una zona intermedia di Ab 20 An 80
e nella zona esterna di Ab 35 An 65. Abbondano i feldspati d’ aspetto vetroso e carichi
d’inclusi di vetro bruno, senza alcun contorno cristallograficamente definito, e la cui com-
posizione è molto vicina ad Ab 35 An 65 o poco più basica. Questi feldspati mostrano
tutti gli indizii d'una affrettata cristallizzazione. Ma un'idea netta dello stato in cui veni-
vano emessi questi feldspati col magma durante le esplosioni vien data da una bella
sezione di cristallo fratturato e deformato (Tav. XI, fig. 2).
Esso ha la solita struttura zonata, con nucleo anortitico e mantello labradoritico-by-
townitico. Il nucleo mostra una nettissima frattura obliqua alla direzione di massimo allun-
gamento, dalla quale resta diviso in due parti e queste sono state spostate leggermente,
scorrendo |’ una sull’ altra. La zona più acida e ricca di inclusioni, al contrario, non mostra
alcuna traccia di frattura, ma -gli inclusi vetrosi, disposti || €, in corrispondenza alla
fenditura con scorrimento che divide il nucleo, si mostrano contorti tutti nel medesimo
senso, indicando che la zona esterna, ancora allo stato pastoso, ha secondato il movimento
che tendeva a deformare in tal modo il cristallo. Or essendo avvenuta tale deformazione
nello spazio di tempo brevissimo trascorso fra |’ emissione del brano di magma e il suo
raffreddamento, è ovvio pensare che il nucleo anortitico già nel magma dovesse essere
prossimo allo stato solido, mentre la zona più acida doveva ancora trovarsi in uno stato di
pastosità. Del resto per frequenti fenomeni di deformazione, questi feldspati ricchi di inclusi
mostrano in modo assai evidente di essere venuti alla luce col magma ancora in uno stato
semipastoso.
Qualche sezione | c di augite è notevole, perchè accanto alla sfaldatura caratteristica
mostra bene sviluppata anche quella del diallaggio [|| (100).
I feldspati e l’ augite del 2° tempo sono rappresentati, ma scarsamente. Il vetro, che
forma la parte preponderante della massa fondamentale, è il solito vetro giallo bruno, ab-
bondante in tutti i projetti delle immediate vicinanze delle bocche.
Il feldspato microlitico è in lamelle rombiche tabulate || (010) mancanti di (110) e (110) (1).
Queste losanghe, che non presentano tracce di geminazione, presentano spesso forme sche-
letriche, caratterizzate da un maggiore accrescimento ai vertici nel senso delle diagonali.
Abbondante è ancora l’augite microlitica im aghetti allungati secondo c. I globuliti, in quantità
scarsa, talvolta si associano in margariti.
Il vetro bruno si trova incluso abbondantemente in quei feldspati che presentano qualche
deformazione e composizione più ricca in albite; ma negli individui pyl basici, e che non
presentano alcun disturbo nella cristallizzazione, oppure nei nuclei anortitici dei primi, si
(1) A. PENCK — Studien iiber lockere vulkanische Auswiirflinge in Zeitschr, d. D. geol. Gesellschaft
XXX B. 1878 — F. ZIRKEL in N. Jahrb. fur Min. u. s. w.
22 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.]
riscontrano inclusioni differenti, quasi opache, che ad un esame minuzioso si rivelano simili
al vetro incolore, ricco di granulazioni e di magnetite, che s'è osservato in altri campioni
di lave e nelle ceneri e sabbie raccolte a qualche distanza dalle bocche.
5.) Sabbia fine emessa dalle bocche deî gruppi inferiori. — Consta di granuli
abbastanza minuti (Mm 1—0,5 di diametro) ed è accompagnata da una parte pulverulenta
che al microscopio si rivela composta di quegli elementi più suscettibili di esser ridotti in
frantumi; infatti, oltre numerosi frammenti di feldspato vi si notano molto abbondanti le
schegge di vetro bruno, più o meno scuro. Le schegge di vetro sono ricche di bolle che
in qualche caso fan pensare a frammenti di pomice. Il colore varia dal bruno rossiccio al
giallo bruno in quello di colorito più intenso non si notano che rari cristalli di plagioclase,
poiche il ferro è rimasto tutto disciolto nel vetro; in quelli di colore giallo-bruno chiaro di
minerali ferriferi si nota l’augite in microliti, ma in minime proporzioni la magnetite e
l’ilmenite.
La parte grossolana di questa sabbia consta poi specialmente di frantumi di lava
torbida e di scarso vetro incolore, di frammenti di plagioclase, augite e raramente d’0-
livina (1).
(1) Una pioggia di sabbia fina e lucente, eruttata però dal cratere terminate dell’Etna ebbe luogo sul ver-
sante meridionale dell’Etna il 25 gennaio 1911. Essa, anche ad occhio nudo si mostra composta in prevalenza
di frammenti di filamenti sottili di vetro stirato, che hanno una certa somiglianza coi capelli di Pele dei vul-
cani delle Hawaii o con formazioni analoghe del Vesuvio e d°’ altri vulcani, distinguendosene però principal-
mente per la perfetta rigidità e fragilità e per un certo numero di microliti inclusi nel vetro, fra cui notevoli
quelli d’ olivina. Tale sabbia è stata subito descritta da G. Ponte. ( Fase Hawaiana dell’ attività dell’ Etna.
Rend. Vol. XX, R. Acc. Lincei, Sez. 5%, 2° sem. Roma.) e d’essa s’è occupato anche O. De Fiore. (77 fe-
riodo hawaiano dell’ Etna nel 1910-1911. Firenze, 1911).
Questa sabbia, che dimostra nel vulcano una momentanea tendenza a manifestazioni di carattere Hawaiiano,
presenta del resto una certa abbondanza di frammenti di fenocristalli nella sua parte più fina e più traspor-
tabile dalle correnti aeree, e fra di essi si riscontrano specialmente abbondanti i granuli di pagioclasi più
basici di Ab 1 An 1, come anche qualche minuto frammento d’ augite.
Riporto qui l’ analisi d’un campione di tale sabbia raccolto a Catania, da me eseguita:
SIMO, 49:08
Alga Og . . 17:38
Feo 183
Fe © 6,05
Mg O 3,70
GaMmone.t. 7341
Nag O. . 5,84
Kg O 2,16
TIRO 2,12
Pa O; 0,19
Somma. . 99,76
Quest’ analisi ha grande analogia con quella delle lave dell’ eruzione del 1910, riportate avanti. Princi-
pale differenza fra le dwe è la quantità più scarsa di Aly Oz e Ca O della sabbia rispetto a quest’ ultime,
differenza che deve attribuirsi alla scarsezza di fenocristalli plagioclasici così abbondanti nelle lave; in tal
senso deve anche spiegarsi la maggiore abbondanza di Nas O nel vetro, da cui mon si sarebbero ancora se-
parati i feldspati sodici del 2° tempo. La mancanza di fenocristalli in queste ceneri è solo apparente e si deve
all’ azione vagliatrice esercitata dall’ atmosfera sui prodotti emessi dal cratere, per la quale a distanze note-
voli non poterono essere trasportati che i frammenti di vetro bolloso e dei fenocristalli, solo scarsi e finis-
simi frammenti.
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 23
Scorie e bombe
6.) Projetti scoriacet delle bocche del I gruppo. — Sono prodotti di esplosioni
stromboliane, in forma di focaccia; il rivestimento esterno consta in prevalenza di scoria
vetrosa, con fenocristalli plagioclasici tabulari e disposti parallelamente alla superficie del
blocco; tale disposizione produce un sfaldabilità a sfoglia caratteristica, che ricorda quella
di certi basalti globulari (1). L’ abbondanza di vetro va diminuendo verso | interno di
queste focacce, mentre nel medesimo tempo aumenta in proporzione la grandezza delle
bolle: queste nei punti più interni misurano anche parecchi centimetri di diametro, mentre
gradatamente all’esterno si arriva ad una corteccia ricca di vetro, compatta, con lucentezza
resinosa sulle superficie di frattura. Queste due particolarità si ricollegano alla varia rapidità
con cui è avvenuto il raffreddamento all’ esterno ed all’interno del blocco ed alla facilità
colla quale potevano svolgersi i gas sviluppantisi dallo strato superficiale dello stesso, in
confronto di quelli che si sviluppano nel suo interno.
Esaminando la corteccia di questo blocco al microscopio vi si nota l abbondanza di
vetro già visibile ad occhio nudo; è bruno e molto ricco di microliti, forme trichitiche,
globuliti etc. Fra i microliti si notano i sottili primetti d’augite quasi incolore, e i microliti
d'olivina, colle forme cristallografiche ben distinte, come già s'è visto in un campione
di vetro della colata lavica sgorgata da queste stesse bocche.
Le segregazioni basiche ad olivina ed augite sono già notevolmente corrose, quasi
colla medesima intensità che nella colata lavica. Questo fa supporre che i processi di
corrosione e di riassorbimento dovettero agire attivamente sino al punto in cui il magma
cominciò ad effondersi alla superficie del suolo, divenendo quasi insensibili in seguito,
mentre piuttosto diventavano più efficaci le azioni meccaniche della lava in movimento.
7.) Scorie della bocca N. 6 gruppo II. —. È un campione di scoria molto porosa
e vetrosa, rivestita esternamente d’ uno smalto molto lucido, in alcuni punti con riflessi
metallici, dal giallo ottone al grigio d’ acciaio. Esaminando una sezione sottile, già ad
occhio nudo, nella massa vetrosa prevalente, si notano alcune plaghe scure che non mo-
strano soluzione di continuità colla scoria involgente e che misurano solo pochi millimetri
di diametro (v. Tav. XI, fig. 4). All'esame microscopico la massa della scoria involgente
mostra gli stessi caratteri di porosità, abbondanza in vetro giallo-bruno, del campione
precedente ; i fenocristalli di plagioclase, a giudicare dalla varietà degli inclusi, sono di due
distinte formazioni; alcuni si distinguono per avere inciusioni di vetro simile pel colore a
quello della massa fondamentale e sono predominanti; altri per inclusioni perfettamente
opache che, come diremo subito, sono simili ai fenocristalli delle plaghe più oscure. L’au-
gite spesso ha un orlo di vetro bruno-scuro ed è associata a grossi granuli di magnetite,
(raggiungono le dimensioni di 0,5 — 1 mm.); spesso all’ orlo e lungo le fenditure vi si
riscontra una zona più chiara, con una birifrangenza notevolmente minore, per cui a
Nic + i colori d’interferenza vi si mantengono di ordine più basso, e ricca di microliti;
nell’ interno si notano alcune inclusioni di vetro molto scuro con uno stroma di sostanza
(1) V. anche G. MERCALLI — Sopra l’ eruzione dell’ Etna cominciata il 3 luglio 1892 in Atti Soc. It.
Sc. Naturali. Vol. 84 Milano 1892.
24 Francesco Stella Starrabba [MemorIA XXII.]
opaca a guisa di rete. Anche l’olivina mostra fenomeni analoghi ed orlo con caratteri
ottici un po’ differenti da quelli del nucleo.
Le plaghe più scure non sono che frammenti di scoria, a massa fondamentale opaca,
simile a quella delle lave emesse durante i primi giorni ed alle ceneri e sabbie distanti
un certo tratto delle bocche. Tali frammenti di lave già solide, essendo state involte dalla
scoria fluida, hanno subito un principio di riassorbimento; infatti la zona di contatto della
roccia involgente si carica di minuti granuli opachi, identici a quelli della lava inclusa e
contemporaneamente il vetro si arricchisce di microliti e trichiti, diventando nello stesso
tempo più scuro, In alcuni punti della sezione si vedono piccole aree di vetro così micro-
litico e d'un giallo-bruno più carico, senza che rimanga traccia della roccia inclusa; è evi-
dente che si tratta di frammenti di inclusioni già completamente riassorbite ; in altri si
hanno dei vuoti, da non confondersi con quelli a contorno regolare delle bolle, il cui orlo
è di vetro rosso-bruno scuro, perfettamente simile a quello esaminato più avanti.
8.) Scorte delle bocche del III gruppo. — Sono in piccoli blocchi della grossezza
d’ una noce, con aspetto pumiceo e con lucentezza metallica molto comune alla loro su-
perficie. In sezione sottile mostrano, oltre i soliti fenocristalli, una massa fondamentale
ricca di vetro bruno, simile a quella delle scorie precedenti. Vi è di notevole qualche fe-
nocristallo di labradorite che include lamelle limpide d’un altro plagioclase, la cui composi-
zione si avvicina più a quella dell’ anortite.
9.) Blocco di scoria delle bocche del IV gruppo. — È perfettamente simile al
precedente salvo una minore abbondanza di vetro e la presenza di inclusioni, come nelle
scorie del II gruppo, di frammenti di lava a massa fondamentale opaca. Vi si nota anche
qualche sezione d’augite, che mostra la ripetuta geminazione || (100); questa geminazione,
visibile ordinariamente a luce polarizzata e Nic +, qui in sezioni normali a c, per diversa
intensità di colorazione si scorge già nettamente a Nic ||, disponendo la sezione in maniera
che le lamelle risultino parallele al piano di vibrazione dei due Nicols. Il vetro all’ orlo
delle bolle piglia un colorito più carico, come è stato notato in altre lave dell’ Etna (1);
i microliti per regola generale st dispongono tangenzialmente alla superficie delle bolle ;
è raro il caso di disposizione radiale; eccezionali i casi in cui sporgono microliticamente
nel vuoto delle medesime.
10.) Bombe vuote e scorie delle bocche del VII gruppo. — I M. Riccò propria-
priamente detti, ossia i coni scoriacei formatisi intorno alle bocche effusive, constano quasi
totalmente, salvo un mantello di spessore minimo di lapillo fine, di blocchi di scorie e di
bombe scoriacee, vuote nel loro interno. .
Queste hanno varie dimensioni e forme, ma tutte mostrano chiaramente -di essere
ancora allo stato pastoso nell'atto della loro caduta e di non essersi solidificate che qualche
tempo dopo; perciò le superiori si trovano modellate secondo le accidentalità di superficie
dei blocchi che stanno immediatamente sotto. Il fatto che il loro nucleo si manteneva,
ancora dopo la caduta, per un certo tempo pastoso, la fluidità della massa e la ricchezza
di vapori occlusi da essa e sviluppantisi a pressione normale , la facilità di svolgere tali
vapori maggiormente verso la superficie, han fatto sì che tali scorie si gonfiassero inte-
riormente durante il raffreddamento sotto la pressione dei gas, i quali vi determinava-
no bolle voluminose, alcune molto grandi, in proporzione della massa scoriacea. Alla
(1) A. LACROIX I. c.
(No
(©li
Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910
superficie, gia rigida quando il nucleo era ancora alquanto fluido, si notano frequenti fen-
diture che ricordano le bombe “ a crosta di pane , caratteristiche d'altri vulcani. Si
osserva poi sempre un’abbondanza di vetro maggiore all’ esterno più che all’ interno.
Al microscopio vi si notano i soliti fenocristalli, scarsezza d’ elementi del 2° tempo
e maggiore o minore abbondanza di microliti e di vetro bruno giallastro. Tra i fenocri-
stalli d’augite sono frequenti quelli con orlo di vetro scuro e fenomeni di riassorbimento;
anche per l’ olivina sono già abbastanza notevoli.
“u
Fra gli elementi microlitici sono abbondanti le forme scheletriche, le gegabelle
Formen , dell’augite, e le losanghe di feldspato sviluppate maggiormente agli angoli, nella
direzione delle diagonali. L’augite microlitica sembra possedere un’ obliquità d’ estinzione
io < 47°, essendo di +7° quella dei fenocristalli.
Il lapillo fino che qua e là si è accumulato nelle falde del M. Riccò, ma più special-
mente in vicinanza della squarciatura meridionale, da cui aveva luogo l'emissione della
lava, consta di frammenti scoriacei di piccole dimensioni (diametro cm. 0,5—1), con super-
ficie a smalto e frequente lucentezza metallica.
Esaminato in sezione mostra un'estrema abbondanza di vetro giallo-bruno, con pochi
microliti e questi quasi esclusivamente d’ augite, e una quantità un po’ minore del. solito
di fenocristalli. L' abbondanza di vetro è accompagnata da una più frequente e viva lu-
centezza metallica, con riflessi azzurro-grigiastri. Spesso, per lo stiramento subito per
varie cause durante lo stato pastoso, in tali scorie si sono formati fili capillari che
constano soltanto di vetro bruno, con qualche minuta bolla allungatissima nel senso del
filamento; in questi filamenti di schietto vetro i riflessi metallici alla superfice sono molto vivi.
Diversa è però la costituzione di altre scorie con smalto il cui colore e la lucentezza
possono paragonarsi a quella del rame metallico. In queste la massa fondamentale è com-
pletamente opaca, anche per sezioni sottilissime; solo in qualche punto si può intravedere
un vetro diafano e rossiccio.
Conclusioni sullo studio dei prodotti magmatici dell’ attuale eruzione
Come risulta dallo studio particolareggiato delle sezioni dei varii campioni di lava,
presi in parecchi punti della colata, e del materiale detritico raccolto in vicinanza delle
bocche, una certa uniformità di composizione regna in tutti i prodotti della scorsa eruzione
e solo carattere variabile e la prevalenza in alcuni d’ una massa fondamentale con vetro
chiaro ed in altri di un vetro bruno, più o meno ricco di microliti e prodotti di devetrifi-
cazione, fra cui notevoli i microliti d’olivina. Questa differenza, più che ad una varietà di
composizione chimica nel magma, sembra accennare ad una cristallizzazione dello stesso
effettuatasi in condizioni fisiche alquanto differenti. Si è visto che in queste lave sulle se-
gregazioni porfiriche prevale la massa fondamentale (* dopatiche , secondo la nomen-
clatura di Witman Cross, Iddings etc.) ed i fenocristalli sono rappresentati in primo luogo
da feldspati plagioclasici, poi da augite ed olivina. Inoltre ci è riuscito di riconoscere un
ordine cronologico nella cristallizzazione dei medesimi in seno al magma.
| più frequenti fenocristalli di plagioclase hanno una composizione che varia fra la
labradorite e la bytownite, ma, accanto a questi, ve ne sono altri che vanno compresi fra
la bytownite e l’anortite e spesso assumono anche i caratteri dell’anortite pressochè pura.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XXII. 4
26 Francesco Stella Starrabba [MemoRIA XXII.]
I primi si distinguono pel contorno cristallografico alquanto confuso e per l'abbondanza di
inclusi e bolle gassose, specialmente verso l’ esterno, e nelle lave più compatte per un orlo
esterno di miscela più acida: gli altri, all’ opposto, si distinguono per la nettezza del con-
torno cristallografico, per la scarsezza d'inclusi e la geminazione frequente secondo la
legge di Karlsbad.
A. Lacroix, nella sua illustrazione delle lave dell’ eruzione del 1908, ammette pei fe-
nocristalli plagioclasici una sola generazione, alla quale seguirebbe la microlitica, ma da
quanto s’ è venuto dicendo, è evidente una cristallizzazione avvenuta con ordine diverso
ed in più riprese.
Il secondo genere di plagioclase, cioè il più basico e per esperienza anche il più diffì-
cilmente fusibile in condizioni normali, sia pei suoi caratteri di perfetta cristallizzazione (si
trova perfettamente cristallizzato anche nelle sabbie e prodotti di projezioni stromboliane) che
per l'associazione costante coi minerali segregatisi primordialmente, ci rappresenta il primo
stadio di cristallizzazione dei plagioclasi. A questo, nettamente distinto, segue il secondo
che comprende la segregazione di quei feldspati la cui composizione oscilla fra quella della
labradorite e della bytownite. Alcune particolarità già esaminate fanno pensare che la for-
mazione di questi fenocristalli sia avvenuta generalmente con un accrescimento avente per
centro nuclei di plagioclasi più basici e che essa si sia compita durante il periodo d’ e-
missione del magma.
In certi esemplari sembrerebbe presentarsi il fenomeno notevole di un nucleo già rigido,
durante il periodo d’' emissione, mentre la zona esterna avrebbe conservato per un certo
tempo uno stato di semifluidità (v. Tav. XI, fig. 1 e 2). A tale stato di cose può attri-
buirsi l'abbondanza straordinaria di inclusi di vetro e pori gassosi che si riscontra nella
zona esteriore di tali cristalli, sottoposti ad un raffreddamento relativamente rapido, ed in
quelli delle bombe scoriacee e delle parti superficiali delle lave in colata; in taluni casi è
tanta l'abbondanza dei corpi estranei, che la zona esterna del cristallo si confonderebbe
colla massa fondamentale, se i caratteri ottici della scarsissima sostanza feldspatica ce-
mentante non la facessero distinguere dalla base vetrosa, chiara, della massa.
Nei fenocristalli delle lave compatte tale abbondanza di inclusi non si nota. Special-
mente nelle lave, un orlo plagioclasico acido riveste talvolta l'intero cristallo all’ esterno
della zona ricca. d’inclusi, il quale fatto ci dimostra che, alla formazione di questa, è se-
guito ancora un periodo di cristallizzazione calma più o meno breve. Altri fatti ci inducono
a credere ancora che tale cristallizzazione si continuasse nella lava in colata, ma spo-
radicamente e dove meno vivamente erano risentite le azioni perturbatrici del movimento
della massa e dell’ accelerato raffreddamento. È degno di nota infine il fatto che nelle scorie
e nei prodotti di projezioni stromboliane in genere, gli inclusi vetrosi dei fenocristalli del
plagioclase più acido assumono maggiori dimensioni e sono privi di contorno regolare,
mentre nelle lave compatte sembra che dal vetro degli inclusi primitivi si sia separata,
pel riassorbimento esercitato dall’ individuo includente, dell’ altra sostanza feldspatica, ridu-
cendosi tali inclusioni a nuclei opachi, generalmente listiformi e disposti in determinate po-
sizioni rispetto ad alcune facce cristallografiche del plagioclase.
Il pirosseno di segregazione endotellurica è rappresentato da individui, o gruppi, d’au-
gite verde bruna, prismatica con forme risultanti da combinazioni di (110), (100), (010) e
A
(111) e coll’angolo ce = 47° in $. ottuso. Il numero dei fenocristalli d’augite in rap-
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 Zali
1 /
porto agli altri di feldspato è molto inferiore (nel rapporto di 10 ad !/20) ma le dimen-
sioni sono press’a poco eguali. Di sparsa non molto uniformemente nella pasta lavica ed
è stato notato che, pur conservando le plaghe pirosseniche dimensioni costanti, queste 0
risultano d’ un solo grosso individuo (anche cm. 0,7 di massimo allungamento secondo c)
oppure d'un “ nido ,, (mesterartige Anhciufungen dei petrograti tedeschi) di cristalli ipi-
diomorficamente uniti e con dimensioni inversamente proporzionali al loro numero.
In qualche caso è stato dato riscontrare in sezione normale a c la sfaldatura secondo
(010) ben distinta, che ricorda certe augiti d’alcuni basalti delle Fir-Oer studiati da Osann (Db):
È comune la geminazione secondo (100), talvolta frequentemente ripetuta. Raramente
si osservano forme a clessidra, zonature, ed il pleocroismo è abbastanza visibile, special-
mente in sezioni appena un po’ spesse.
Circa al tempo di segregazione si può affermare che l' augite endotellurica è cristal-
lizzata insieme coll’ anortite del primo tempo e dopo dell’olivina. E sempre accompagnata
da magnetite ed ilmenite.
L’hornblenda si riscontra in quantità molto scarsa, in ischegge di colore rosso bruno
scuro, con notevole riassorbimento e corona di magnetite.
Tale è quella che si osserva quasi solo nei prodotti scoriacei e nelle sabbie. Nelle
prime lave, cioè in quelle delle morene laterali all’ altezza della Casa Cantoniera, sono in-
vece frequenti gli scheletri magnetitici d’ hornblenda, della quale s'è avuto un completo
riassorbimento. Non e raro osservare tali forme anche in alcune lave del tratto inferiore
della colata. Sembra d’un’ età posteriore a quella dell’ augite.
L’olivina è meno abbondante dell’ augite (nel rapporto di 1/3, — !5, tenendo conto del
numero dei fenocristalli) e con individui di dimensioni inferiori, poichè raramente le loro
sezioni raggiungono i mm. 3 di massimo allungamento. Le forme più comuni presentano
le combinazioni (010), (110), (101), (021). Nulla presenta d’ anormale nei caratteri ottici.
Gli inclusi sono rari (specialmente magnetite ed apatite) ed e costante | associazione con
grossi individui di ilmenite e magnetite. Il riassorbimento è pure notevole, però, mentre
raggiunge un massimo nel periodo d'emissione, come può osservarsi confrontando |’ oli-
vina delle proiezioni stromboliane con quella delle lave compatte in colata, si è fatto poi
risentire debolmente durante tutto il resto del periodo effusivo.
Nelle olivine delle lave della colata, dei punti più distanti dalle bocche, e specialmente
negli individui di dimensioni minori, sono frequenti gli orli di magnetite e le alterazioni ai
bordi, con formazione d’ossido bruno di ferro e talvolta d'un minerale rosso-bruno, con
pleocroismo vivace, simile a quello della biotite e che abbiamo visto essere identico all’ id-
dingsite dei petrografi americani.
Le mie ricerche sulla presenza della mica nelle lave di quest eruzione hanno avuto
risultato negativo. Nelle lave raccolte presso il fronte della colata alcuni granelli, a forte
pleocroismo, impigliati nella massa fondamentale, facilmente illudono facendo pensare alla
presenza di scaglie di quel minerale; ma è evidente che si tratta sempre di granuli d’oli-
vina completamente, o quasi, trasformata in iddingsite. Non m'è stato dato di osservarne
mai nelle scorie delle esplosioni stromboliane od in lave raccolte presso le bocche d’emis-
sione, che in ogni caso rappresentano i materiali posti in condizioni meno favorevoli al
riassorbimento ed ai fenomeni d’ alterazione.
(1) OSANN A. Veber cinnige basaltische Gesteine der Laròer-N. JAHRB. F. M. u. s. w. 1884, I, 45.
28 Francesco Stella Starrabba
| Memoria XXII.]
Tralasciando ogni discussione circa la natura dell’ iddingsite, che ha poi strettissime
relazioni col gruppo delle miche, quello che deve notarsi è la sua origine per alterazione
dell’ olivina ai bordi, nelle lave in colata : d'onde ne risulta la sua abbondanza proporzio-
nale alla distanza dalle bocche, mentre per la biotite, come s'è visto per l’hornblenda, a
causa dei fenomeni di riassorbimento, la quantità in cui ci si aspetterebbe d’ incontrarla
nelle lave dovrebbe essere in ragione inversa alla distanza delle medesime dalle bocche
effusive.
Si potrebbe quindi discutere se la presenza della mica più volte constatata nelle lave
recenti dell’ Etna, sia o no reale. Alcuni ne affermano l’ esistenza in modo da non lasciare
alcun dubbio in proposito (1); altri invece, come v. Lasaulx (2), riconoscono che si tratta
d'un minerale eccezionale. Anzi, negli esempi addotti da quest’ultimo petrografo, o si
tratta di lamelle di mica aderenti a cristalli d’ hornblenda, in tufi vulcanici nei quali non
sono rari i materiali allotigeni (e tale potrebbe essere |’ hornblenda esaminata), o si tratta
di inclusi eccezionali in plagioclasi di antichi basalti, od infine di orli bruni e pleocroici di
alcune inclusioni in fenocristalli augitici (3), le quali, invece che all’ apatite, come afferma
v. Lasaulx, potrebbero far pensare a granuli d’olivina con orlo alterato in iddingsite. Certo
negli esempi addotti da v. Lasaulx non si potrebbe concludere per |’ esistenza della mica
come componente, essenziale od accessorio di una certa importanza, delle lave dell’ Etna.
Magnetite ed ilmenite presentano anche dei veri fenocristalli, talvolta con sezioni di
circa un millimetro quadrato di superficie, e sono, insieme coll’olivina, i minerali generatisi
agli inizii della cristallizzazione nel magma. Anche fra i granuli di questi due minerali si
riconosce un ordine cronologico di segregazione. Quando si tratta di grossi granuli associati
alla olivina, d’individui separatisi agli inizii della cristallizzazione in seno al magma, essi
lasciano riconoscere come più abbondante l'ilmenite e sembra che questa abbia preceduto
la formazione dei fenocristalli di magnetite, i quali dimostrano altresì una minore corro-
sione ai margini. Come vedremo in appresso, tale ordine si nota invertito nella seconda
generazione dei medesimi minerali: qui prima a cristallizzare in ottaedri nitidissimi è la
magnetite. Questo fatto richiama un’ osservazione di Hoffmann (4) sui basalti di Baconia.
Quest’ autore è venuto alla conclusione che, a grandi pressioni, nel magma |’ ilmenite è
meno solubile della magnetite ; a pressioni inferiori si ha il caso inverso. Dalle osservazioni
sulle lave qui studiate si avrebbe una conferma alle sue vedute, nel senso che nel periodo
di cristallizzazione intratellurico precederebbe la formazione dell ilmenite a quella della ma-
gnetite, mentre nel periodo subaereo effusivo si osserva nettamente un processo inverso.
L'intensità di colorazione nel vetro della massa fondamentale è in rapporto inverso alla
quantità di granuli di magnetite ed ilmenite separatisi. La loro segregazione nel secondo
tempo avviene contemporaneamente a quella dell’olivina ed augite microlitica, ma la gene-
razione dei microliti feldspatici non comincia che al finire della separazione di tutti i prece-
denti minerali.
L’apatite, in minima quantità nella massa fondamentale, si presenta in aghetti esilis-
(1) TRAVERSO L. — Contribuzioni allo studio delle rocce vulcaniche. Giornale di Mineral., Cristall. e
Petrografia. Fasc. 3, vol. V, 1804, Pavia.
(2) v. LASAULX — Der Aetna. Il B, p, 493.
(3) v. LASAULX /. cîit., p. 443-444.
(4) HOFFMANN K. — 2Bakonver Basalte. Zeitschr. d. deut. geol. Gesellschaft, 1877, XXIX.
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 29
simi. È talora inclusa persino nell’ ilmenite ; più frequentemente, in prismi e granuli, nei
fenocristalli d’ olivina e d’ augite.
Prima di terminare queste conclusioni sui fenocristalli, val la pena di ricordare le
associazioni di più individui dello stesso o di più minerali, a “ nidi , ed “ occhi ,, che
si trovano assai frequenti in questa lava e che dimostrano una composizione piu basica
di quella complessiva della lava in esame. Per ordine di frequenza vengono prime Je as-
sociazioni di augite, ilmenite e magnetite; quindi quelle ad olivina, ilmenite e magne-
tite; augite, olivina, ilmenite e magnetite ; anortite ed augite con o senza gli altri tre mi-
nerali. A queste associazioni si accompagnano spesso inclusioni di vetro bruno molto più
scuro che non quello osservato in tutti gli altri prodotti dell’ eruzione.
Evidentemente le più antiche segregazioni sono quelle a magnetite, ilmenite ed olivina,
sia che si presentino isolatamente che associate.
Nelle segregazioni in cui sono presenti augite e feldspato anortitico si notano indif-
ferentemente o una struttura che richiama | ofitica, essendo il pirosseno allotriomorfo, od
aggruppamenti ipidiomorfi e panidiomorfi: cioe la cristallizzazione dell’ anortite ha pre-
ceduto di poco, od è stata contemporanea a quella del pirosseno. È frequente d'’ altra parte
il caso di granuli augitici, a contorno irregolarissimo, inclusi in fenocristalli plagioclasici
(labradorite-bytownite), alquanto meno basici dei precedenti, i quali dimostrano che alla
formazione dei fenocristalli in parola dovette precedere un periodo di riassorbimento della
augite. Ed il fatto della frequenza di granuli d’ olivina inclusi in fenocristalli d’ augite prova
essere avvenuto un processo analogo di distruzione dell’ olivina antecedente alla separa-
zione dell’ augite.
Non sarebbe privo d’ interesse poter dedurre dallo studio comparativo delle lave etnee
questa conclusione : se tale successione di segregazioni e riassorbimenti, che corrispondono
ad altrettante variazioni nelle condizioni fisico-chimiche sotto le quali e avvenuta la cri
stallizzazione nel magma, si ripeta costantemente e nel medesimo ordine in tutte le lave.
Quindi il periodo intratellurico di cristallizzazione venne inaugurato dalla separazione
dell’ apatite, cui tennero dietro magnetite, ilmenite ed olivina, quasi in unico tempo tal-
volta, come dimostrano alcuni aggruppamenti allotriomorfi fra questi tre minerali. Dopo
un primo periodo di riassorbimento dell’ olivina incominciarono a separarsi, ad un medesi-
mo tempo, il plagioclase anortitico, l’ augite e l hornblenda; in seguito si nota il parziale
riassorbimento dell’ augite ed il quasi totale dell’hornblenda, rappresentata, presso che esclu-
sivamente, da resti scheletrici a granuli magnetitici.
AI principio dell'eruzione, e cioè al tempo durante il quale cominciavano ad agire sul
magma le azioni perturbatrici, dipendenti dallo sprigionarsi dei gas e dalla diminuzione della
pressione, deve riferirsi la abbondante separazione dei fenocristalli feldspatici, dalla com-
posizione oscillante fra quella della labradorite e la bytownite, in parte cristallizzanti in-
torno a nuclei anortitici primitivi, tutti ricchi, specialmente nelle zone esterne, di inclusioni
gassose e di frammenti della massa fondamentale. L' accrescimento di tali feldspati sembra
essere durato sino al momento dell’ emissione, per continuarsi poi, molto debolmente, sino
alla solidificazione definitiva della massa lavica, colla sovrapposizione di miscele sempre
più acide agli orli, e col parziale riassorbimento degli inclusi vetrosi.
La separazione degli elementi del 2° tempo, incominciata nell’ atto del trabocco lavico
e continuatasi durante tutto il resto del periodo effusivo, è stata preceduta da un riassor-
bimento abbastanza energico dei minerali d’ origine intratellurica. Anche fra tali elementi
30 Francesco Stella Starrabba [MemorIA XXII.]
si riconosce subito un ben definito ordine cronologico di cristallizzazione, se intrapren-
diamo, al solito, le nostre osservazioni basandoci sulla comparazione dei prodotti lavici
emessi nei diversi e ben definiti periodi dell’ eruzione e sotto varie condizioni.
E precisamente il più antico gruppo di tali elementi è rappresentato, sia nelle scorie
vetrose dei pressi delle bocche che nelle lave compatte, da ottaedri di magnetite, i cui spi-
goli misurano al massimo mm. 0.05 di lunghezza, e presentano una grande nitidezza di
contorno. S'è gia notato il fatto che nel periodo effusivo, al contrario che nell’ intratellu-
rico, l’ilmenite si è separata posteriormente, e deve tenere il primo posto fra le granula-
zioni opache che abbondano principalmente nella massa delle lave compatte. La sua pre-
senza in quantità rilevanti è, del resto, svelata dall’ alta percentuale di Ti O,, sempre su-
periore al 2 °/,, come risulta dall’ analisi.
A quella della magnetite tiene subito dietro la cristallizzazione dell’olivina e dell’augite.
L’olivina microlitica, come s'è detto altrove, è ben visibile soltanto in alcune scorie a
vetro giallo-bruno. Mostra forme cristallografiche nitidissime, che risultano dalle combinazioni
di (010), (110), (021) ma negli individui più piccoli, generalmente, manca (010). Si noti che
la formazione di tali microliti è stata senza dubbio preceduta da un forte riassorbimento
dell’ olivina di formazione intratellurica, come si può dedurre dall’osservazione dei fenocri-
stalli d’ olivina anche nelle scorie vetrose, nelle sabbie, prodotti di projezione stromboliane ecc.
Nelle lave compatte, l’ olivina microlitica è forse rappresentata, nell’ultimo stadio della
sua corrosione (operata dagli agenti chimici e meccanici), dai granuli informi e spesso con
orlo di iddingsite, incorporati nella massa fondamentale. Tali granuli rappresentano in parte
anche i prodotti di frantumazione e di corrosione dell’ olivina d’ origine intratellurica, che
nelle scorie e nelle lave prossime alle bocche eruttive mostrasi con fenocristalli alquanto
più numerosi e di dimensioni talvolta superiori.
La presenza di questi microliti, insieme colla quasi identità degli altri caratteri morfo-
logici e chimici delle lave dei 1908, descritte da A. Lacroix, mostrano la perfetta somi-
glianza fra i materiali delle due ultime eruzioni etnee.
A. Lacroix si chiede, nel citato lavoro, se nelle lave etnee |’ olivina esista sempre in
microliti quando manca allo stato di fenocristalli;j se questa particolarità mineralogica sia in-
dipendente dalla composizione chimica o soltanto legata, come avviene per la leucite delle
lave del Vesuvio, alle condizioni fisiche dell’ eruzione. Per quanto si può dedurre dalle
osservazioni fatte sul materiale lavico della scorsa eruzione, sembra risultare un certo nesso
fra riassorbimento dell’ olivina in fenocristalli e formazione d’olivina microlitica; come
pure il fatto che la formazione di quest ultima avviene esclusivamente in un primissimo
stadio del periodo effusivo, induce a credere che |’ origine di essa sia strettamente legata,
con certe condizioni fisiche alle quali è sottoposto il magma durante la sua emissione ed
il suo percorso subaereo. Nelle scorie vetrose sembra che la sua frequenza sia tanto mag-
giore quanto più scarso è il feldspato del secondo tempo.
Contemporaneamente a quella dell’olivina, avviene la cristallizzazione dell’ augite mi-
crolitica. Essa è rappresentata da numerosissimi prismetti con forme mal definite, ma
sempre con notevole allungamento in direzione di c. Le loro dimensioni sono molto varia-
bili. Alcuni prismi, lunghi intorno al mezzo millimetro, sono accompagnati generalmente da
granuli di magnetite. I più piccoli appariscono incolori ma si distinguono ancora per la
loro forma prismatica, terminata da (111), e pel loro potere refrangente.
I feldspati chiudono la serie, rappresentando in generale gli elementi minerali d’ ultima
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 dl
cristallizzazione. Nelle scorie vetrose lanciate dalle projezioni stromboliane si trovano, fra
gli elementi del secondo tempo, gia alcune listerelle limpide, a contorno cristallografico ben
delineato, e che, dali’ estinzione fortemente negativa, si palesano come miscele basiche di
labradorite e bytownite. La loro presenza, sia nella massa fondamentale delle lave com-
patte che nel vetro di queste scorie, induce a credere che la formazione loro abbia prece-
duto la fase effusiva dell’ eruzione, così che debba riferirsi più tosto. aila fine del periodo
in cui avveniva la cristallizzazione dei fenocristalli plagioclasici.
Nel vetro delle scorie si trovano assai frequenti le lamelle di feldspato sviluppate se-
condo (010) e con predominio di forme a losanga che lasciano supporre la presenza di
combinazioni (001), (010), (101) oppure (001), (010), (201). Quando è possibile osservare
la loro estinzione sembra trattarsi di plagioclasi acidi, in qualche caso anche vicini al
l’andesina. Ma a causa delle loro dimensioni non è possibile stabilirne con esattezza, in
base ai caratteri ottici, la loro classificazione.
Nelle lave compatte, invece, i feldspati del 2° tempo sono rappresentati da listerelle
sottilissime, spesso geminate, la cui composizione è quella della labradorite acida, avvici-
nandosi anche all’ andesina; sono | elemento prevalente della massa fondamentale delle
lave compatte, ma sono scarsamente rappresentate in quelle vetrose.
Nelle lave molto compatte e raffreddatesi con processo regolare, così da dar luogo
ad una roccia porfirica a massa fondamentale quasi olocristallina, alla formazione della la-
bradorite listiforme segue un'ultima di feldspati microlitici o granulosi, sui quali, a causa
delle minime dimensioni, non è possibile osservare alcun carattere specifico. Allora la massa
fondamentale acquista in sezione una grande trasparenza, restringendosi le granulazioni
opache entro spazii limitati e mancando il vetro; mentre la roccia in blocco, ad occhio
nudo o colla lente, mostra un aspetto che, per certi riguardi, richiama il saccaroide, a grana
molto fine, di certi marmi oscuri.
La base vetrosa costituisce quasi totalmente la massa fondamentale di certe scorie
con caratteri vitrofirici, mentre si riduce poi a quantità scarsissime, sparendo anche com-
pletamente, nelle lave compatte della colata.
Sono state notate tre varietà di vetro nel corso di queste osservazioni. Una prima
varietà di colore bruno verdastro intenso si è vista accompagnare le segregazioni basiche
intratelluriche, nelle quali è rimasta conservata negli interstizii preesistenti fra gli elementi
di quelle. Mentre in taluni casi potrebbe credersi ad una maggiore intensità di colorazione
dovuta allo scioglimento di minerali a base di ferro riassorbiti, in altri casi non può du-
bitarsi che tale colore sia originario. Però è impossibile accertarsi, per analisi, della sua
composizione chimica.
Una seconda varietà ci vien data dalle scorie delle projezioni stromboliane. Questo
vetro è simile a quello delle sabbie emesse nel gennaio 1911 dal cratere terminale, e di
colore bruno più 0 meno intenso e più o meno limpido. L’ intensità della tinta e la mag-
giore limpidezza sono inversamente proporzionali alla quantità degli elementi ferriferi se-
paratisi e dei prodotti di devetrificazione. A questa varietà di vetro si ricollega quella delle
lave della piccola colata, emessa dalle bocche superiori del teatro eruttivo il 23 marzo, e
delle lave emesse dalle bocche inferiori negli ultimi periodi dell'eruzione. Da ciò potrebbe
dedursi una tendenza nelle parti superiori della colonna magmica nel camino eruttivo a
dar luogo a questa varietà di vetro, mentre le parti inferiori, rappresentate dalla lava
32, Francesco Stella Starrabba |MemorIA XXII.]
in colata del primo periodo dell’ eruzione e da una certa parte del materiale detritico, con
vetro della terza varietà, rappresenterebbero i prodotti di solidificazione delle parti inferiori.
Nelle ceneri e sabbie emesse durante le esplosioni dei primi giorni, la maggior parte
delle quali proveniva dalle bocche inferiori e medie dell’ apparato eruttivo, si hanno pochi
prodotti a vetro bruno ed i frammenti che lo contengono, assai scarsi, potrebbero attri-
buirsi alle esplosioni delle bocche superiori, di tipo principalmente vulcaniano ed ultravul-
caniano.
I fenomeni hawaiiani del gennaio 1911, coll’abbondanza di vetro bruno nei prodotti delle
esplosioni del cono terminale, potrebbero anche confermare la precedente osservazione.
Una terza varietà di vetro chiaro ed incolore, ma in tenui quantità, è quella che si
riscontra nelle lave compatte o scoriacee e nelle ceneri dei primi tempi del periodo effusivo.
In tutti questi casi i prodotti di devetrificazione ed i granuli di magnetite titanifera sono
sempre assai abbondanti, così che riesce difficile poter osservar bene la scarsa base inco-
lore, e solo in sezioni molto sottili.
Sì noti infine come, anche in queste lave, nell'ordine di segregazione dei vari elementi
abbiano costantemente la precedenza i minerali basici. Il periodo intratellurico si inizia colla
segregazione di magnetite, ilmenite ed olivina e si continua colla formazione dei fenocristalli
di plagioclasi basici e d’augite. Nel periodo effusivo, a quella dei plagioclasi listiformi, pre-
cede la separazione della magnetite in granuli e ottaedri e dei microliti d’olivina e pirosseni.
Le bombe ad arenaria.
Le rocce rigettate dalle esplosioni delle varie bocche, notevolissime per quantità in-
torno alle bocche dei gruppi superiori, sono principalmente frammenti di lave antiche e
pochi tufi, andando da quelli con apparenza di massima freschezza a quelli profondamente
alterati. Lave e tuti delle più varie composizioni e strutture, entro i limiti di variabilità delle
rocce etnee ; voler trattare singolarmente di ciascuna varietà sarebbe voler intraprendere lo
studio delle lave antiche e tufì che formano la compagine dei fianchi meridionali del vul-
cano (1). Di rocce enallogene, non vulcaniche, che abbian visto la luce insieme col magma,
trascinate da esso e strappate dalle esplosioni alla base sedimentare, si notano soltanto, ed
abbondantemente rappresentati, i noti blocchi di arenaria bianca e friabile. Questi si tro-
vano lungo la colata ed incorporati nella massa lavica, oppure costituiscono il nucleo di
bombe nelle immediate vicinanze delle bocche. Comunemente, esaminati in sezione sottile,
si mostrano composti di granuli arrotondati, limpidi, ma fratturati profondamente, di quar-
zo. Si direbbe che siano blocchi d' arenarie quarzose che, mercè una lisciviazione “© sui
generis ,, subita durante la permanenza nel magma, abbiano perduto completamente tutti
gli elementi che non fossero quarzo, compresa la sostanza cementante, dalla cui mancanza
dipende la caratteristica friabilità. Dal magma è stato esercitato un debole riassorbimento,
in qualche caso con neoformazione di augite microlitica; il quarzo granuloso raramente
ha subito un principio di fusione, che può avere generato una cementazione più o meno:
salda ; in tal caso si ha formazione d’un po’ di tridimite.
(1) Fra i blocchi rigettati intorno alle bocche del I gruppo è stato raccolto un frammento, della grossezza
d’ un pugno, di lava nera, ricca in magnetite, compatta e lisciata superficialmente secondo un’unica direzione,
simile ai blocchi lisciati per deflazione della Valle del Bove, recentemente descritti dal prof. G. Ponte (Boll.
Acc. Gioenia Scienze Nat. — Fasc. 5° serie 2% -- Catania 1908.
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 Du
Però in un caso la fusione dei quarzo è avvenuta con trasformazione più 0 meno
generale in tridimite, come si vedrà appresso dalla descrizione d'un unico esemplare ; in
altri casi è innegabile l'avvenuto rammollimento dell’incluso, e questo principalmente nelle
bombe (1).
Che le bombe ad arenaria durante la caduta dovessero essere in uno stato di semi-
pastosità, deve ammettersi necessariamente per spiegare come, data la mancanza di ce-
mento e la grande friabilità, non siano andate in frantumi. Alcune, constano quasi esclusi-
vamente d’ arenaria, in frammenti ellissoidici talvolta coll’ asse maggiore di circa m. 0,50;
l'involucro di scoria raramente raggiunge qualche centimetro di spessore. Un frammento
di esse, stritolato fra le dita, con un minimo sforzo, si riduce in sabbia bianchissima, e
non può non ammettersi che siano state rigettate in uno stato semipastoso pensando che
han potuto mantenersi intere, cadendo dall’ altezza di varie diecine di metri, almeno, sui
fianchi del cono, in seguito all’ esplosione che le strappava dal magma.
Una bomba posseduta dal Museo geologico dell’ Università di Catania, di forma 0-
vale e dall’ asse maggiore di circa 25 cm. di lunghezza, consta quasi esclusivamente d’are-
naria, poiche la scoria non vi forma che una patina sottile solo qualche millimetro. La su-
perficie e solcata da fenditure elicoidali che spiccano sul nero della scoria, mostrando
ia massa chiara dell’ arenaria dell’ interno. Agli orli di queste squarciature un vetro chia-
ro, diverso da quello lavico, forma filamenti sottili che, ne uniscono le labbra. E evidente
che tali squarciature della larghezza di mezzo centimetro e profonde altrettanto, abbiano
dovuto formarsi per una rapida contrazione della corteccia della bomba, quando già questa,
per un'esplosione, era stata strappata dal magrna, poichè nell’interno di esse non si ha trac-
cia di scorie. In altri termini deve ammettersi che, emessa ancora quasi pastosa dal. cratere
e caduta sui fianchi del cono, colà si sia rapidamente raffreddata, con formazione di frat-
ture e stiramento in fili della parte esterna. All’un capo di tale bomba si nota poi una
leggera ammaccatura, dovuta all’ urto della caduta, che costringe ad ammettere una certa
viscosità della massa. Nel punto dell’ ammaccatura, il sottile strato esterno di scoria segue
tutte le ineguaglianze del tratto di superficie schiacciata, dando una prova che anche lo
strato esterno scoriaceo, nel momento della caduta, conservava una notevole plasticità.
Una quasi completa fusione ha dovuto subire un blocco di questa arenaria trasfor-
mata in un ammasso di tridimite con poche tracce del quarzo primitivo. E un unico cam-
pione proveniente da una delle bocche del II gruppo. Si presenta come un frammento di
roccia di colore bianco sporco, con lucentezza grassa, compatta, fragile, a frattura concoide,
traslucida ai margini e sforacchiata in tutti i sensi da venature di vetro, quasi nero in
massa, bruno verdastro se visto per trasparenza; solo da un lato porta ‘attaccato un pez-
zo di lava compatta, simile a quelle esaminate anteriormente.
La parte chiara dell’ incluso possiede una durezza compresa fra 6 e 7, un peso spe-
cifico di 2,28, assai vicino a quello della tridimite pura; è infusibile al cannello e consta,
come risulta dall’ analisi ‘microscopica, prevalentamente di tridimite con alquanto quarzo e
vetro. La sua polvere è biancastra e viene sciolta dalla potassa caustica solo lentamente
ed incompletamente, Dalla soluzione, con aggiunta di H CI, precipita la silice gelatinosa.
Trattando invece la polvere con HFI, scacciata la silice, non si riscontrano nella so-
luzione che tracce d’ alluminio e ferro.
(1) LACROIX — Zes enclaves etc. pag. Macon, 1893.
ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XXII. 5
34 Francesco Stella Starrabba [MemorIA XXII.]
Le sezioni sottili mostrano che la parte chiara di tale incluso consta d’un denso fel-
tro di listerelle trasparenti ed incolori, con tutti i caratteri della tridimite. Le liste, le cui
massime dimensioni oscillano fra 0,1 — 0,2 mm., rappresentano sezioni normali a (0001)
secondo cui i cristalli sono tabulati, e mostrano tutte i caratteri ordinarì del minerale (v.
Dave)
Alquanto frequenti sono i geminati secondo (1016) i quali mostrano la caratteristica for-
ma a cuneo delle sezioni (v. Tav. XI, fig. 6); questi geminati sono da ascrivere ai cristalli
di maggiori dimensioni, giungendo alla lunghezza straordinaria di 0.5 mm. Nel feltro tridimi-
tico si notano alcuni granuli di quarzo, dal contorno irregolarissimo : ora hanno una forma
più 0 meno arrotondata, ora sono maggiormente allungati secondo una direzione, diventando
quasi listiformi. I caratteri ottici sono quelli ben noti del quarzo. Intorno a tali granuli si
vede spesso una corona di microliti tridimitici, intimamente addossati gli uni agli altri, e
radianti verso l esterno : richiamano alla memoria gli aggregati sferoidali di tridimite di
cui parla Rosenbusch (1). La corona di tridimite si è formata evidentemete alle spese del
quarzo e qualche volta si osserva che anche il nucleo di quarzo è completamente trasfor-
mato in tridimite, come si desume dai caratteri ottici.
Il quarzo e le listerelle di tridimite sono cementate da vetro che qua e là si vede for-
mare delle estese plaghe. Questo vetro si è originato per le reciproche reazioni fra la si-
lice dell’ incluso e il magma inglobante ; è ordinariamente d’ un colore bruno scuro, tra-
sparente: contiene però numerosi granuli d’ una sostanza opaca, presso i quali il vetro as-
sume una tinta più carica.
Presso la lava involgente il vetro s’ arricchisce di augite, la quale assume forme gra-
nulose o talvolta prismatiche, sottilissime, cave all’ interno. Questo genere d’ incluso mo-
stra grande analogia con altri inclusi di Santorino e Vulcano, costituiti da rocce silicee me-
tamorfosate, descritti da Lacroix (2). Nel nostro incluso però il quarzo s’ è quasi comple-
tamente trasformato in tridimite, ed i geminati di questo minerale non sono così frequenti
come nelle rocce descritte dal Lacroix, prevalendovi la forma tabulare.
Maggiori somiglianze presenta invece colle inclusioni di rocce silicee notate dallo
stesso Lacroix in alcune lave del Vesuvio, le quali, in alcuni punti, si mostrano comple-
tamente formate di tridimite. (3) La trasformazione del quarzo in tridimite nel nostro in-
cluso è da ascriversi completamente all’azione dalla lava involgente (4) poichè difficilmente
nelle rocce inglobate nelle lave etnee si osservano fenomeni pneumatolitici. Le prece-
denti osservazioni coincidono perfettamente con quelle di Lacroix, secondo il quale la tri-
dimite originata dalla fusione di rocce silicee dovrebbe presentare forme ben definite e fre-
quenti geminazioni, mentre la tridimite pneumatolitica offre la ben nota struttura embri-
cata (dachziegelartige Struktur dei petrografi tedeschi).
La tridimite all’Etna era finora conosciuta in modo alquanto dubbio e solo come ac-
cessoria nel vetro risultante dalla parziale fusione di alcune rocce silicee (arenarie) incluse
(1) Mîikr. Phys. B. I, Il H, 97.
{2) Les enclaves etc. pag. 115.
(3) A. LACROIX — Sur la trydimite du Vesuve et sur la génése de ce minéral par fusion -— Bull.
Soc. Frans. de Minéralogie 31, pag. 323. V. anche F. ZAMBONINI — Mineralogia Vesuviana. Napoli, 1910.
(4) Studi di G. Rose han messo in chiaro come artificialmente si possa giungere alla tridimite, fondendo
polvere di quarzo in presenza di feldspati. (Sitzb d. K. Ak. Wissenschaften zu Berlin, 1869, 451-462).
Studio petrografico sulle lave dell'eruzione etnea del 1910 90
nelle lave; tale tridimite presenterebbe però la struttura embricata, il che sarebbe discorde
col suo presunto modo di formazione (1).
Queste roccie silicee incluse, cui si deve anche la provenienza del campione su de-
scritto, sono molto verosimilmente frantumi di arenarie dell’ eocene inferiore, che fan parte
integrante della base sedimentaria dell’ Etna (2) e che, sulle falde occidentali del vulcano,
affiorano presso Maletto, raggiungendo un’ altezza d’oltre 1000 metri sul livello del mare.
Istituto di Mineralogia della R. Università di Palermo.
(1) A. LACROIX — Zes enclaves etc., pag. 41
(2) G. DE LORENZO — Le basi dei vulcani Vuliure ed Etna, Mexico, 1906.
SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE
TAVOLA X.
FIG. I. -- Lava compatta dei primi giorni d’ emissione. Ingr. 14.
» 2. — Lava con notevole quantità di vetro bruno. Ingr. 15.
» 3. — Lava compatta, più ricca di vetro bruno della precedente. Ingr. 14.
» 4. — Frammento di vetro delle esplosioni lungo la piccola colata delle bocche superiori. Ingr. 20.
» 5. — Segregazione basica ad augite, olivina, anortite e magnetite nella lava. Ingr. 15.
» 6. — Segregazioni ad augite e magnetite. Ingr. 12.
TAVOLA NI.
FIG. 1. — Cristallo di feldspato a nucleo anortitico spezzato e zona esterna bvtownitica deformata. Ingr. 18.
» 2. — II medesimo a Nic +.
3. — Vetro bruno con microlito d’ olivina. Ingr. 60.
» 4. — Frammento di lava a massa fondamentale opaca nella scoria a vetro bruno. Ingr. 10.
» 5. — Tridimite fibrosa intorno ai nuclei di quarzo a Nic + . Ingr. 30 (Incluso a tridimite).
» 6. — Geminato di tridimite. Nic +. Ingr. 4o (Incluso a tridimite).
ERRATA-CORRIGE
a pag. 6. lin. 12 e pag. 8, lin. 35 in luogo di cubi leggi o/taedri.,
CONCLUSIONE
Dopo un lungo periodo di quiete l’ Etna si è risvegliato producendo una eruzione ,
fortunatamente di minor intensità di quello che era lecito arguire dai suoi precedenti.
Dopo la grande eruzione del 1892, il vulcano diede segni di inqguietitudine sismica e
di attività del cratere centrale nel 1893. Era la chiusura del periodo eruttivo precedente.
Col 1898 il cratere era nello stadio solfatarico. E questo stadio è durato, con pochi mo-
menti di inquietitudine sismica, sino circa al 1908, epoca in cui nella Valle del Bove av-
venne la ben nota eruzione, abortita, ma che si era impostata come un parossismo im-
ponente.
L’ aborto di tale eruzione faceva ritenere prossimo il ritorno delle lave da altro punto.
E questo punto era già indicato dalla presenza della frattura ancora beante della eruzione
1883-1892. Si è quindi verificato quanto già il Prof. Riccò aveva notato, che cioè i focolari
eruttivi andavano risalendo le generatrici del cono, là dove fossero soluzioni di continuità.
La grande frattura 1883-1892 però era già stata in gran parte cicatrizzata dalle eru-
zioni passate, cosicchè alto è stato il punto di emissione della lava attuale; e questo deve
essere stato causa che la eruzione, la quale si era impostata in maniera imponente, e che
doveva presumibilmente esser molto grandiosa dato il lunghissimo, per |’ Etna, periodo di
quiete, si sia invece rapidamente estinta.
La preesistenza della frattura ha fatto sì che non si sono avuti fenomeni sismici im-
portanti, e nemmeno fenomeni esplosivi di grande intensità.
Con somma probabilità l’ eruzione abortita del 1908 devesi considerare come un pro-
dromo della attuale. La medesima lava, che non ebbe forza di vincere’ le grandissime re-
sistenze delle lave antiche della valle del Bove, circolò nell'interno del monte, vinse gli
ostacoli che le chiudevano la via verso la frattura di Volta Girolamo, e da lì in parte si
rovesciò fuori. In parte solamente, poichè ritengo che l’attuale periodo eruttivo dell’ Etna
sia tutt'altro che terminato, e che le lave ammassate non abbiano ancora avuto luogo di
sfuggire tutte all’ esterno.
Che la massa lavica attuale sia la medesima di quella, che affiorò per poche ore alla
Valle del Bove, è per me confermato anche dalla quasi assoluta identità litologica delle
due rocce.
Le nostre ricerche, che come ho già detto nella introduzione non pretendono di essere
una compiuta illustrazione di tutto il fenomeno eruttivo, ma solo il tentativo di una colla-
borazione svariata nei vari campi, allo scopo di illustrare al meglio possibile un fenomeno
così importante, non hanno certo aggiunto alla conoscenza del vulcanismo nessun dato di
fatto molto nuovo. Le eruzioni etnee si somigliano abbastanza, e questa eruzione non è
poi molto dissimile dalle precedenti.
Una cosa però ha importanza, ed è la constatata mancanza di vapor d’acqua, almeno
nei primissimi tempi della eruzione. Questo fatto conferma quanto il nostro GoRrINI aveva
già da tempo asserito, e che recentemente il Braun ha cercato di dimostrare. Le idee di
II Conclusione
Gorini e di Braun sembrano ricevere quindi per questa eruzione una conferma. Ma non
si può asserire che tali idee siano poi esattamente rispondenti alla verità. La mancanza di
vapor d’ acqua sensibile non toglie la possibilità che esso vi sia stato in precedenza, e che
si sia poi dissociato. Le fiamme, verisimilmente di idrogeno, potrebbero portare a conclu-
sioni che confermano la supposizione fatta. Certo è che il senso di asciuttore e di sec-
chezza, che risentivano tutti quelli che si sono avvicinati alle bocche eruttive era caratte-
ristico, e meritava di esser posto in rilievo.
Anche merita osservazione la grandissima fluidità delle lave, connessa alla loro alta
temperatura e alla loro grandissima velocità; con questa fluidità delle lave si connette pure
la facilità della emanazione gassosa e la relativa riduzione dei fenomeni esplosivi.
La grande frattura 1883-1892 è ormai: quasi del tutto cicatrizzata. Sta bene che
essa si spinge sino al cratere centrale ed oltre. Ma ormai l'altezza a cui sono giunte le
bocche effusive è tale, che difficilmente nuove eruzioni si manifesteranno su questa gene-
ratrice. Nuove bocche si dovrebbero aprire infatti al Piano del Lago, ad una quota cioè
così alta, che senza dubbio la Montagna si dovrà rompere prima, che le lave abbiano
riacquistata tanta forza per raggiungere i duemilacinquecento metri di altezza, Le prossime
eruzioni avranno luogo o sulla continuazione della frattura dal versante settentrionale del-
l'Etna, o sopra una generatrice del tutto nuova, la quale molto probabilmente ripeterà il
solito fenomeno della risalita dei crateri; iniziandosi però evidentemente a quota più bassa
dell’ attuale. E verosimilmente le nuove eruzioni saranno precedute da fenomeni sismici
più importanti degli attuali, dacchè le lave non troveranno più come questa volta una via
già beante, ma dovranno aprirsi a viva forza una nuova strada.
Chiudiamo così la nostra relazione sull’ interessante eruzione del 1910, augurandoci
che essa possa segnare l’inizio di uno studio accurato e concorde dei nostri vulcani, svolto
in modo assai più completo di quanto a noi sia stato possibile. Studio che può esser fa-
cile anche senza grandissimi mezzi, soltanto che si voglia fortemente, e si cessi da quella
forma di eccessivo individualismo, che se, in altri tempi, è stato per noi italiani una forza
non lieve, è oggi troppo diffuso nella vita universitaria, ed è causa non ultima del males-
sere, che in essa serpeggia.
La scienza italiana, ripeterò le nobili parole del Prof. Bonfante, è ricca di nobili
cultori e di una svariata e bella produzione; ma non è senza cagione che i lavori di vasto
disegno, e più ancora le grandi opere organiche sono così paurosamente scarse da noi. ,,
Segi
nostra, manifestandosi. Se un affidamento è necessario per procedere a veri studi, questo
ni non dubbi di un maggiore affiatamento universitario vanno però, per fortuna
è massimo nelle quistioni vulcanologiche.
Auguro che il nostro esempio sia seguito e ampliato. Ed allora anche l'Italia, che ha
il massimo vulcano europeo, potrà, perchè non è questione di sapere che non manca, co-
noscere e far conoscere i suoi vulcani, e organizzare i suoi laboratori per il loro studio,
aprendo ospitalmente le braccia a quanti siano attirati dall’ argomento, uno dei più mera-
vigliosi e interessanti della scienza geologica.
P. Vinassa DE REGNY
L’ Eruzione etnea del 1910 5)
e giugno si sono visti bagliori rossastri sul C. C. prodotti da eruzioni interne di materiali
incandescenti. Non si è visto fuoco nelle pareti del C. C.
1909. — Continuano le grandi emissioni di fumo dal C. C., frequentemente eruttivo,
denso. Continuano pure le frane; nello interno non si è visto fuoco. Alla fine dell’ anno
il C. C. emette ancora molto fumo, ma silenziosamente.
1910. — Nel principio dell’anno ed anche durante l’ eruzione di marzo e aprile dal
C. C. esce poco fumo: le grandi fumate cominciano alla fine di marzo e continuano anche
finita l’ eruzione, ma decrescendo in aprile, maggio e giugno ; poi si ha calma. Nulla di
nuovo nell’ interno del C. C.
Riassunto. — Dopo la calma relativa che seguì l’eruzione dal 1892, nel 1893 si ha
risveglio colla comparsa di lava incandescente entro al C. C., rumori caratteristici della
lava ribollente, terremoti a nord dell’ Etna. Dopo si ha diminuzione di attività, dei fuochi
interni e dei rumori; le frane rendono più ripide le pareti interne (che prima erano ad
anfiteatro superiormente, ad imbuto inferiormente), colmano il fondo e chiudono la gola.
Dal 1896 al 1898 calma sofatarica. Nel 1899 grandi eruzioni di fumo e di materiale de-
tritici incandescenti, modificazioni dell’ interno del C. C.: le pareti sono divenute verticali,
cilindriche; scomparsa del cono avventizio. Dal 1900 al 1906 calma e grandi frane che col-
mano il fondo, la profondità diminuisce. Nel 1907 risveglio con eruzioni stromboliane in-
tercrateriche; il materiale incandescente eruttato ricade entro al C. C. Nel 1908. eruzione
nella alta Valle del Bove, accompagnata e seguita da grandi eruzioni di fumo e cenere
da una grande bocca nella parete SE del C. C. con forti detonazioni: l'interno è cambiato
in forma di imbuto ripidissimo, profondissimo. Nel 1909 continuano le grandi emissioni di
fumo dal C. C. Al principio del 1910, ed anche durante l’ eruzione del 23 marzo, poco fumo
dal C. C.: ricominciano le grandi eruzioni di cenere dal C.C. in aprile, maggio e giugno,
poi si ha calma; nulla di cambiato nello interno del C. C.
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Il tempo è rappresentato dalla lunghezza di 64/ mm. per O primo. A i ESTE RARA Be AZ
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m. 2047 — I2 Bocche effusive eruz. 1910 m. 2017 — 13 M.!' Silvestri m. 2002 — 14 Cantoniera Meteorico-Alpina m. 1881 — 15 M. Vetore m. 1829 — 16 M. Denza m. 1810 — 17 M. Nero m.1778— 8 Serra Pizzuta Calvarina m. 1705 — 19 M. Faggio m.1675 — 20 M. Gemmellaro m.1540 — 21 M. Capriolo m.1528 —
22 M. Palmentelli m. 1512 — 23 M. Grosso m. 1380 — 24 M. Sona m.1391 — 25 M, Elici m. 1207 — 26 M. Mazzo m.1150 — 27 M. S. Leo m.1082 — 28 Serra Pizzuta m.1037 — 29 M. Arso m. 1034 — 30 M.4 Rossi m.949 — 31 Monpeloso m. 942 — 32 M.S. Nicola m.940 — 33 M. Monpilieri m. 765 — 34 Nicolosi m. 698.
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Mem. Accademia Gioenia Sc, nat, S. 5 Tom, 4 Eruzione etnea 1910 Tav, VIII
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STELLA FOTOG.
Mem. Accademia Gioenia Sc, nat, S. 5 Tom, 4 Eruzione etnea 1910 Tav, XI
STELLA FOTOG. P. MARZARI & C. = SCHIO
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G. Grassi Cristaldi, D.r Quattrocchi e S. Bocciolone — Analisi chimica dell'acqua di
Casalotto. (Con 6 tavole ed una figura nel testo)
A. Riccò e L. Taffara — Osservazioni meteorologiche del 1909 fatte nel R. Osservatorio
di Catania : 2 ; ? - i x *
S. Di Franco — Le /ave ad orneblenda dell’ Etna (con 2 tavole)
C. Severini — Sopra g/i sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali . - ;
A. Bemporad — Risultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania
(con cinque figure nel testo) 3 z . : ; z 3 > e
Umberto Drago — Sul movimento di progressione delle progloltidi di Taenia saginata e
suo valore biologico ; B 5 , : è i A : . h
Virgilio Polara — La massa e la forza nella dinamica sperimentale (con due figure nel testo)
Achille Russo — Osservazioni intorno alla inffuenza della Lecitina sulla prolificità di al-
cuni Mammiferi 5 i . ; ; è é i È 3 ,
Ferruccio Ibba -- Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose di
bicloruro di mercurio semplici ed associate con acidi, con alcool, con etere
Giuseppe Russo — La secrezione nell’ovaia ed il significato del follicolo e della pellucida
nell'ovo degli Echinidi (con 6 figure nel testo) .
A. Riccò -— Za nuova bocca a N-E del Cratere centrale dell’ Etna o i A a
A. Riccò e Taffara — Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di
Catania ò 3 E - è : :
F. Stella Starrabba — Su// esistenza di bocche eruttive a Sud-Est di - Mompilie ri formatesi
durante V eruzione dell’ Etna del 1669 5 : . ? - :
Francesco Magrì — / Crostacei decapodi del Compartimento marittimo di Catania
C. Severini — Su//e equazioni funzionali -- NOTA I
C. Severini — Sulle equazioni funzionali — NOTA Il.
VINASSA E RICCO — L’ ERUZIONE DELL’ETNA DEL 1910
con 34 figure nel testo e rr tavole.
MEMORIA
VII
INTRODUZIONE , - : . . . . A . . . pag.
BIBLIOGRAFIA . : 3 5 o È . È B T . > III
PARTE = Atcidizcono e Taffara — Storia dell’ Etna dal 1° gennaio 1893 al 31 mag-
gio 1906 sotto il punto di vista geodinanzico-eruttivo XVII
PARTE Il — Arcidiacono — Sismologia dell’ Eruzione È : . XVII
PARTE Ill — Riccò — Z/ crasere centrale dell’ Etna dal 1892 al 1910 . XIX
PARTE IV — Riccò, Vinassa, Taffara, De Fiore — Visize all'eruzione Or
PARTE — Vinassa — Osservazioni geologiche e morfologiche. ; : XXI
PARTE VI — Stella Starrabba — S/udio petrografico sulle lave dell'Eruzione Etnea del 1910 XXII
CONCLUSIONE. 7 - : - : i ? > . ; : , : pag. I
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