ìMMmM m ^//^t).A.^- ATTI DELL' ACCADEMIA PONTANIANA VOLUME TI. NAP-OLI STABILIMENTO TIPOeRAFiCO DEL TBAHATER 1S54. ALLA HAESTA DI FERDINANDO II. RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE etc. elfi. etc. Sire J_J Accademia Pontaniana , col più profondo ed ossequioso rispetto , presenta alla Maestà Vostra il sesto volume de' suoi atti. Essa spera che gli sguardi di V. M. si vol-^ geranno benigni a prodotti de suoi pacifici stu- dii nelle scienze e nelle lettere , de' quali osa offerirle un novello saggio. La protezione a' cultori del sapere , e la favorevole accoglienza alle loro ricerche è una delle maggiori lodi di un sapiente Sovrano; e la M. V. coU'attestarci in ogni occasione il Suo Reale gradimento , lasciò sempre nell' animo nostro il sentimento della più viva ricono- scenza. Si degni Iddio esaudire i nostri voti sin- ceri per la costante felicità della M. V. e della Sua Augusta Reale Famiglia, mentre ci soscri- viamo colla più rispettosa devozione Di V. M. umilissimi e devotissimi sudditi GLI ACCADEMICI PONTAWAW NOTIZIA DELL'ACCADEMIA PONTANIANA PER L' ANNO 1851 Letta all' accademia dal segretario perpetuo GIULIO MINERVINL Signori Colleglli L' Accademia Pontaniana nell'anno i85i si addimostrò non poco zelante ed operosa. Mi torna perciò gradevole ricordar brevemente i lavori , a' quali avete atteso in lotti i variì rami delle ornane cogaizioai. I, i. E per cominciar dalle scienze matematiche, noterò che l' onorevof» locio sig. Fortunato Padala presentò alcane Osservazioni su' punii multi- pli delle curve algebriche (i). Ricorda la. che nel i844 pubblicò, nel n.* i6 del Rendiconto de'Iavori della Reale Accademia delle Scienze, no articolo sulla determinazione del numero de" punti doppi che può ammettere una curva algebrica del grado m , e di- mostrò non poter esser questo numero maggiore del valore espresso dalla for- /o (1) Tarulli de' 14 seliemiirs. VI Notìzia de' lavori , [m — i)(»j— 2) , „ „ - mola (i). Qaeslo leorema, come allora fa accennato, fa senza dì- raoslrazione corannicalo all' a. dal eh. geometra sig. Steiner. Nello stesso articolo fece pure notare che le equazioni , !e qnali determinano i ponti doppi per una dF dF carva espressa dall'equazione /Ya:,«)=o, essendo come è noto — = 0, — =0, dx dy ammesso che queste tre equazioni si accordino , danno un' eliminata del grado (w— 1)% e quindi conchiuse doversi il suo lavoro considerare come destinalo sol- tanto a dimostrare il teorema già trovato da Steiner , ed esser desiderabile che si trovasse il procedimenio analitico per giungere ad equazioni che non conten- gano soluzioni estranee alla quistione di cui si tratta ; cioè tali che I' equazione CI • -1 I (»i— !)('»— 2) , , linale non superi il grado ^ (2). Per quanto è a sua conoscenza , d'allora io poi non è stato ancor pubbli- calo \\ lavoro di Steiner intorno alle indicate ricerche ; né a quelle spettanti ai punii Ji flesso ed alle tangenti (lojipie , di cui anche parlavasi nel cilalo fascicolo del Rendiconto. Intanto nell' anno scorso (i85o) fu pubblicalo xse Nuovi Annnli di Matematica compilati da' signori Terqoera e Gcrono poter essere il numero de' punii doppi di nna curva algebrica del grado wj ugnale ad {m — if : risulta- menlo inesatto contenendosi in questa formola m punti più di quelli che in effetli [luò la curva dala ammettere. Nel fa^C'colo di marzo nllimo degli stessi annali è stata ripresa la slessa ricerca dal sig. Transon, e con nn anda- mento quasi simile a quello tenuto dall'a. e fondato sa gli slessi principii , per- ■viene alla formola esalta. Nel richiamar questi fatti il sig. Padula dichiara che non intende che il sig. Transon conoscesse il suo lavoro, quantunque non sia perdonabile l'ignorare dopo sette anni un lavoro pnbblicalo nel Rendiconto di una delle principali Accademie Italiane: del resto l'errore commesso, egli dice, è punizione siifficieiìle per la non cnranza che sembrano mostrare i Francesi per i lavori falli in Italia. Ne io avrei cercato di parlare di questa priorità , se meditan'h Hi nuovo sulle ricerche in qt/istione non mi fosse l'itifcito li ripianare il roto rimasto (1) 11 fine di questa Memoria, e precisamiiile la parte corrispondente a' punti doppi, tro- Tasi nel N." 19. (2) Neil' introduzione sta accennala una via da seguirsi per ottenere 1' equazione di giusto grado ; ma essa t troppo lunga e penosa , né ivi è dimostrato che il suo ijrado ri- j (m — l)(m — 2) suiti, come dovrebbe essere , non maggiore di _ . jdnno i8^t vn neir altro mio lavoro , e se nella memoria del sìj. Transon non avessi acorto che le formale le quali si riferiscono a punti multipli in generale fìcn sono «salle; il che naturalmente dovea spingermi a vedere in che modo dovioansi modificare. La foi-mola del sig. Transon , dello m il grado della curva ed y il nomerò de' paoli di maltiplicilà ;;( , è la seguente —,{m—ix){2m{i). — I )— f<) Or, come avverte il sig. Padula, se in questa formola facciamo »> = 5 e / . , — '3 , , . I -„ , /:<=4 ne nsalla y — ; cioè che una curva di d° grauo non può ammettere alcun punto quadroplo , meolre è facile il vedere che ne può ammjllere ano. Facendo m=.i e f*=4 ne risulta y "T-n- i quindi potrebbe sopporsi ^=2 , e ne seguirebbe che una curva di 7° grado potrebbe avere due punti quadrupli, lo che evidentemente è assurdo, poiché la retta condotta por questi punii lagli.'- rebbe la curva data , che è di 7° grado, in otto punti. E cosi per molti altri casi è facile il vedere che la formola è in difetto or in più or in meno. Pertanto . , 2OT , . I a. annunzia di aver trovalo che quando — e un numero mlero «.deve essere la quale formola corrisponde a quella dei sig. Transon. Ma quando — è una espressione frazionaria , indicando con m il numero intero prossimamente mag- giore di — e non minore di 4> £> ba in luogo della, detta formola =("— 3)(2CT--«) Non lascia intanto l'a. di avverlire che disse nel citalo articolo essersi lo Steiner bmiialo a delerniioare il numero de' punii doppi , considerando egli nn punto triplo come la riunione di Ire punii doppi ; un punto quadruplo come la riunione di sei ponti doppi ; ed in generale un punto di mnltiplicilà /;« come la riunione di — ponti doppi. Quindi potrebbe credersi che dividendo la for- Diola corrispondente a'jiunti doppi per si avesse la formola pe' punti di vai Notizia de' lavori indice j* ; ma la conchiosione non sarebbe ginsla, e non era al certo qnesta l'i-' dea dì Steiner. Altronde la formola sarebbe y - ' che evidente- mente non sempre e esatta. Infatti ne! caso di »j=7 e /ii=4 si avrebbe y — — ; <2 cioè si cadrebbe nell' assordo dianzi notato che uoa curva di 7° grado potrebbe a- vere dae ponti qaadroplt. Il sig. Padola accenna poi qoaie debba essere il calcolo da eseguirsi in generale per determinare le equazioni convenienti per la ricerca de' punii doppi di una curva algebrica del grado m data dall'equazione F{x,y) = 0. Il risulla- mento, a coi dice di essere pervenuto, è il seguente: indicando con 9(0;)=: e dF l'equazione in x che risulta eliminando y dalle equazioni F(x,y)^o, —r-= 0, si cerchi il massimo comon divisore tra (ffar) e t'{x), e sia questo nKo;) : l'e- quazione ■\f{x)=o avrà per radici le ascisse de'punti doppi, ed il suo grado ,. (m — i)(m--2) i, , . . , . , ,. Uon potrà esser maggiore di — ^ . h chiaro poi che se i due polmomu ^(x) e ^'{x) non hanno comnn divisore, l'equazione data non ha punti multipli. II. Non pochi lavori relativi alle scienze naturali tennero occupala l'alten- ciooe dell' Accademia. a. Il cav. Giamballista Quadri comunicò una sua relazione intorno la cura di un complicato male chirorgico, di difficile gnarigione (i). Egli narra che nella mattina del dì 5 maggio corrente anno prestava, in compagnia dell' altro valentissimo nostro collega doli. Semmola, la sua as- sistenza per la cura di un signore , il quale da doJici anni e più soffriva ritenzioni di urina frequenti e con pericolo di vita, causale da restringimenti dell' uretra. Questo slato anormale avea dato origine a varie Cslole orinario, le quali lo minacciavano nella vita , avendo cagionato nna febbre lenta con emaciazione , e determinando di quando io quando febbri ardenlibsime con 'niuiomi nervosi cerebrali , che sorgevano ilalla im|iossibililà di evacuare le 0- fine , e dalla molestia , e degenerazione di fiuesto liquido per effetto della ilagnazioiie del pns mescolalo insieme ad esso entro a' seni fìstnlosi. Il cav. Quadri riferisce che dopo aver diligentemente riconosciuto la sen- sibilità squisitissima dell' infirmo , e veduto la poca efficacia di tulle le core (1] Tornala de' 29 giugno. /inno i8Si iz locali e generali lenlale <1a' nostri professori, egli bì era persoaso che in qne- «lo caso bisognava adopornic o 1' e(fire o il clororonnio , onde potere agira eolia energia propria delia chinirgia ciDcace ; ed avendo tapalo che il dolt. Bonucl di Lione oc avea Fallo uso mullissimc fiate , ed avea gaarilo persone a lui cognilo Irnvagliale dallo sti-sso malore , lo eollecilò a farlo venire ia Napoli : il che di falli verifitossi. Piacque poi tanto al doli. Smininola ed al Quadri, quanto al prof. Bon- Del doversi preferire l'etere al cloroformio, perchè io aa gran numero di casi osservati e nella Francia, e nella Inghillerra , e nell' America era slato notalo chi' questo ultimo per causa della sua eccessiva attività su' nervi ol- fattori , e su' plessi polmon.ili , da cui partono ì nervi del cuore, delormii « un maggioro iibbaltimeulo del sistema nervoso spetlinte al cuore, ed un più profondo assopimento, con grande abbassamento de' polsi. Tralasciando la precisa descrizione dell'operato dal sig. Bonnet, il cav. Quadri ci fa sapere che oltcnato 1' assopimento dell' infermo , il chirurgo fran» cese metteva allo scoverlo tulli i seni fistolosi , e legava ondici arlerie da lui fe- rite , e quindi vi passava al di sopra de' ferri con bottoni ben arroventati. Tutta questa operazione durava per lo sjiazio di un' ora e cinque minuti , e sempre 1' infermo venne tenuto nello stato di assopimento, rimovendosi di tem- po in tempo dalla bocca il sacco eterizzante pTchè respirasse l'aria atmosferica, e riponendosi quando pareva si risvegliasse , dopo aver versato novello etere nel fondo del sacco su di un fazzoletto di tela. Il prof. Quadri si è assicuralo che in tutto il tempo i polsi battevano regolarmente , come in un sonno profondo. Dopo un' ora 1' infermo ritornato in sé slesso disse non aver sentito altro che una lieve pungiliira , ne si doleva di tormenti alla parte offesa, ma assicurò che gli era sembralo di esser come trasportalo in un viaggio fra mille idee , e visioni confuse , di cui non serbava memoria. Dopo ciò , mercè altri rimedii e cure attentissimo , l'infermo è andato di giorno in giorno migliorando , ed al presente trovasi tullora in via di miglioramento. Avverle l'autore che questa osservazione , quantunque fosse il primo fallo posto sotto i nostri occhi , vien corroborala da altri consimili citati da molli au- tori ; ed a lai proposito , parlando della utilità della chirurgia efficace , ram^ monta la sentenza di Curzio Sprengel , il quale encomiando quanto fece i\l. Au- r'>lio Severino nell'epoca del risorgimenlo delle arti e delle scienze in Italia , dice : « Quel valente filosofo col suo penetrante ingegno à saputo armare la 1 mano del chirurgo del forro e del foco , che sono mezzi potentissimi ; e li- X berava cosi 1' arte chirurgica da que'la m dintesa blandizie, per cni molli pe- •n rivano dopo lunghi pnlimonti , i quali dopo riallivala qnrsla parte dell'arte J salutare i vennero facilmente guariti ». b i Notìzia de lavori Dalle esposte cose il prof. Quadri deduceva Ire corollarii, i quali dicea la- gilimameote derivarsi da' fatti enunciali , ed esser diretti a migliorare lo eser- cizio della chirurgia in questo regno. I. Che la eterizzazione devesi adoperare senza lama e colla maggior fidu- cia , massime allorquando debbonsi praticare operazioni lunghe e dolorose so- pra individui sensibili ed estenuali da lunghi patimenti ; però bisogna saperne bene usare. II. Che ne' casi di piaghe cancerose , o di carcinomi , poirebbpsi abbando- nare r oso e molto più 1' abuso delle polveri arsenicali , e di altri veleni , e so- stituirvi la causlicazione col fuoco ; purché si faccia precedere la eterizzazione ; e cosi evilercbbonsi tanto i pericoli cagionati dal dolore quanto quelli delermi- aali dall' arsenico e dal cloruro di zinco. HI. Che nel caso di accidentali bruciature , le quali sogliono determinare gravi e pericolose reazioni vitali , convenga eterizzare la persona e di più cau- terizzare la superficie del corpo , ossia la cute alterata troppo leggermente dal fuoco , affinchè venga ricoperta da nna escara insensibile , ed affinchè l'organo dermoideo venga distrullo da' bottoni di fuoco ; nel qnal modo la sensibiiilà ele- vala di qnesle parti , non bene abbruciate pel caso fortuito , può determinare reazioni vitali pericolose. Il prof. Quadri chiude la sua relazione col riportare alcuni casi , ne' quali fu con vantaggio pratticata la eterizzazione o da lui , o dai suo figlio doti. A- lessandro : trattandosi di gravi e difficili operazioni di chirurgia , che ottennero r esilo più felice, senza che gì' infermi risentissero alcun dolore nei tempo dell'o- perazione. 3. L' illustre professore ritornava sul medesimo argomento della eterizzaziona con altra sua breve memoria , diretta a fornire talune regole valevoli ad allon- tanHre qnalonqne spiacevole conseguenza aerivar potrebbe dall'uso dell'e- tere (i). Comincia 1' a. dal dimostrare come sia necessario, che il chirurgo affidi l'e- ttrizzazione ad un medico, mentre egli si accinge ad Oiierare. Semiire piò insista li professor Quadri nel persnadere l'uso di'H elere nelle operazioni dolorose, os- servando che non debba il Chirurgo farsi vincere da vano timore , specialmente re' casi più disperati , ne' quali non gli resterebbe altro che di essere inerte spettalore della rovina e della morte degl' infermi. Io conferma di che ciU bea i.ii:annove eterizzazioni pralicate dal suo figlio doti. Alessandro , senza che «Itno pericolo fosse sopravvenufo. Passando a! metodo di pralticar l'eterizzazione, osserva l'a. che questa la- (1) Tgruata de' 27 loglio. •eia dopo di sé un periodo più o ra»no lungo d* iosrnsibilità : per lo che cenii- glia (li allonlanar l'apparpcchio dcU' etere cioijue o tei miouti prima di fioir l'o- perazione. Finalmenle, dopo aver notate le precauzioni da prendere per non ia> Correre in qualche inconveniente , accenna potersi ne' casi disgraziati ricorrere a' medesimi riuudii , che si usano contro l'asfissia. 4' Con la occasione della memoria del cav. Quadri, il socio cav. de Renzi •• •pose alcune osservazioni storiche sulla eterizzazione (i). Faceva notare il nostro egregio collega , che nel lavoro del cav. Quadri ti erano alcune espressioni , le quali dar potevano per avventura la idea, che fosse DDOva per noi la eterizzazione. Egli ha perciò creduto opportuno presentare al- cune dilncidazioni sulla parie storica dell' inalimento de' vapori consiilerrto come r ausiliario della chirurgia , osservando the già questo mezzo adoperav/isi in epoca remota nelle nostre regioni , e che lo stesso metodo seguito dal profet- •or Bonnet dee riputarsi italiano , essendo slato la prima volta proposto dal professor Porla di Pavia. Egli facevasi ad osservare che non solo negli ollimi tempi i chirurgi ita- liani , e le Accademie tutte , si erano occupale sperimentalmente dell' esame di tali mezzi , aveano modificati i melodi , e temperalo quell'eccessivo entusiasmo con osservazioni , che il tempo va sempre più confermando ; ma che inoltre la primitiva scoverla del metodo dell' inalameolo de' vapori di sostanze anestetiche appartiene all' Italia , non avendovi aggiunto altro i moderni che 1' uso di al- cune sostanze, che gli antichi non peranco possedevano. E per vero io Teodorico , chirurgo italiano della metà del secolo XIII , e che vuoisi essere slato anche Vescovo di Bilonlo nel nostro Regno , se ne trova la chiara notizia. Riprovando 1' oso interno de' narcotici , familiare nella pratica de' chirurgi volgari, ricorrevano fjl" Italiani al segaenlo meccanismo per pro- durre r anestesia ed il sonno nelle operazioni chirurgiche. Essi prendevano op- pio , sugo di solano , di giusqniamo , di mandragora , di edera erborea , di oi- dita e di lattuga , e ne inzuppavano una spugna nuova che facevano seccare al sole. Mentre dovevano operare immergevano questa spugna noli' acqua bollente, e ne facevano respirare i vapori , finché avveniva il sonno. E questo molob era Milo italiano , né lo eseguivano gli slessi chirurgi francesi del secolo XIV, essi sl.'ssi discepoli del milanese Lanfranco. Ed invero Guido da Chaiiliac , descritto questo metodo de' chirurgi d' Italia , non dice nos facimu, , ma conchiudj ; et ipso (infirmo) oh dovmilalo f aduni operalionem. 5. Il vantaggio della umanità languente mossa l'allro ncstro collega e Se- (1) Tornala medesima. xu Notìzia de' lavori grelarìo aggiunlo sig- dott. Gabriele Minerviai a presentare (i) la comuni- cazione di due casi di perniciose ictermiltenfi osservate in Napoli nel mese di A- goslo , in pn silo poco più elevalo de' Miracoli presso la specola astronomica. L'a. olTre la storia di entrambi; e chiama luna perniciosa a/^2'afa accompa- gnala da grave CBfalaly;ia e da vomito, deQaisce l'altra per una perniciosa a- smalica o dispnoica. Noi ci asteniamo dal ripetere la relazione de' due casi , e della cura Teli- cemenle eseguitane. Ma non possiamo mancar dall' avvertire che dall' esame di questi due casi pratlici , il sig. Minervini è tratto ad alcune generali considerazioui sulla etiologia del morbo. E pria d'ogni altro nota doversi nella corrente stagione riconoscere in Napoli ona particolare inQuenza , per essersi frequen- temente osservale cosiffatte febbri. Questo fallo messo in rapporto coi un al- tro , cioè eoa la secchezza dell' atmosfera io quell'epoca , come dimostra colle tavole meteorologiche a Ini fornite dall' egregio collega sig. del Re , e princi- palmente colla circostanza del silo ascintto, ov' ebbero luogo le due perniciose da lui osservate , conducono il sig. Minervini ad alcune conclusioni, i." Ab biamo , egli dice , altri due fatti ì quali confermano la opinione che anche ammessa la esistenza del miasma palustre , non sia questa da stimarsi la cagioa sola delle febbri ; perciocché anche le perniciose maligne possono osservarsi ne' sili alti e salubri della nostra capitale. 2.° La umidità facilitando i cangia- menti di temperatura , mal disponendo gli organismi , può esser caosa delle febbri, può renderne più facile la propagazione, può aggravarne l'indole; ma non sembra essa condizione necessaria allo sviluppameuto delle febbri. 3.° E certo che la mancanza dell'umidità ne' luoghi ove le febbri sono endemiche, le renda più rare, ed anche meno gravi ; ma non sembra ammissibile che un'està secca ed asciutta debba necessariamente ed assolutamente risultar sempre salu- tare pe" luoghi ove le febbri sono endemiche ; come sostenevano il Doni , il Puc- cinotti per Roma, e come ilDorotea ritrovava verificarsi nel Tavoliere di Puglia; perciocché se avvenissero altre insolite condizioni atmosferiche , pur le febbri po- trebbero suscitarsi: abbiamo ragione di ciò sostenere, ncll'osservare che io Napoli, ove le febbri di tal genere sono rare e quasi mai endemiche, in qnesla state che fa secca ed asciutta sufficientemente , pur si offrirono con certa frequenza. 4-° Al- cune speciali alterazioni atmosferiche, incalcolabili molle volle, come ben disse i Sfmmola, par che possano influire nelP originare le febbri. Noi crediamo che qu( Ile osservale in Napoli nella decorsa stagione furono originate dalla coinci- (1) Tornata da' 28 settembre. Jnno i8St xiii donza del calore col continuo soffiar de' venti variabili . alle Gite anche fros tu ed asciutti , i quali favorivano i pia gravi islanlauei disquilibri del trasjiirabile. Conchiude l'autore il suo discorso coli' inculcare a' liraiici di ibsere d.ii- geuli nello studiare e nel trattare certe infermità, quando preseulano una insolild «milrome fenomenica, spinto a ciò dall'andamento del morbo, the fi,rma o^-e;- 10 del secondo caso narrato: ed avverte esser uopo che i medici cooo^ ano, s tengano presenti al pensiero, allorché osservano infermi , certe pecul.ari iullien- te , le quali danno origine a dati morbi , che di tratto in tratto stabiliscono la loro dimora in date slagiuni, ed in ispeciali località ; siccome sembra delle febbri periodiche, che possonsi sviluppare indipendentemente dall'azione miasmaliia , a quindi mancare di un'argomento che si tiene come norma usuale per ravvisarle. 6. Da più tempo discorrevasi de' mirabili fenomeui osservati in una infelice giovinella affetta da volvo catalettico da alcuni mesi nella capitale ; e poiché sì conobbe che questa inferma era aIGdata alla medica cura del eh. collega cav. Vulpes, l'Accademia richiese una relazione di quel difficile e complicato ma- lore. Il cav. Vulpes ademp'i immaulinenti all'onorevole incarico, leggendo un am- pia relazione con mediche riflessioni (i). E poiché non era ancor terminala la cara di quella infermità , che moslravasi pertanto in via di guarigione, l' a. ne pro- mise altro suo lavoro , quando la inferma avesse riacquistata pienamente la sa. nità. Noi quindi rimandiamo a tempo più opportuno la notizia di questa interes- sante comunicazione. 7. La storia della medicina nelle nostre regioni richiamò l' attenzione del- l' Accademia con una memoria letta dal cav. Salvatore de Renzi , il quale im- prese ad illustrare nn importante periodo , ed a chiarire i fatti risguardanti per- sonaggi illustri e di slorica celebrità (2). Espone r a. alcuni documenti da lui o trovali per la prima volta , o me- glio esaminali , da' qnali rileva tanto il modo come era ordinala la medicina nel nostro regno nel tredicesimo secolo , quanto la influenza che spiegava la fa- mosa scuola di Salerno sull' insegnamento della medicina e sull' esercizio del- l' arte. Questi documenti , per la maggior parie inedili , sono trascritti da' re- gistri degli Ani Angioini , dell'anno 1266 fino al cadere del dccimoqnarto se- colo. Molli medici 0 conosciuti 0 mal noti sono cos'i sottratti dall' obblio , e col- legandosi i loro nomi co' documenti scientiCci che ancora ci avanzano , si chiari- sce la letteratura medica di un secolo operoso , nel quale si posero le fondamen- ta delle principali istituzioni scientifiche de' tempi nostri. La parte precipua di questo lavoro si occupa del famoso Giovanai da Procida, uno de' più importaoli (1) Tornata de' 16 novembre. \2) Toraata de' 26 genoajo. ny Notizia de' lavori personaggi di qneslo secolo come medico , come scienziato , e come politico. Si mostra, per mezzo di documenti, che Giovanni da Procida nato intorno ai 121 5 si elevò a gran Tania come medico della scaola di Salerno , onde divenato me- dico di Federico II ne seppe acquistare la benevolenza in modo che n' ebbe o- nori e ricchezze , e fu all' imperatore unito come nobde e familiare. Restato es- sendo presso IManfrcdi , entrò ne' consigli del re, ed occnpò 1' elevato grado di Segretario di Stato. Morto questo prìncipe , Giovanni non sapendo mancare alla saa riconoscenza ed alla sua fedeltà verso T illustre famiglia degli Svevi , seguì le parti di Corradino , onde dopo la sveotarata cadala di questo principe, spoglialo di onori e ricchezze fuggi dal Regno, si recò in Ispagna presso la 6- glia di Manfredi , allora regina di Aragona, sostenne con incredibile costanza, astuzia ed ingegno i dritti di questa prijicipessa , ebbe parte principale negli avvenimenti della Sicilia e negli ordinamenti politici di quell' isula , finché al cader del secolo accompagnando Costanza in Roma , ivi mori nell'esìlio , senza mancar mai alla sua fede. Importanti soprattutto sono i documenti, co' quali r autore intende dimostrare calunniosa e falsa T opinione di coloro che preten- dono avesse Landolfliia , moglie di Giovaonì , mancalo agli obblighi suoi , men- tre DÌun favore ella sì ebbe dagli Angioioi , i quali mantennero saldi i loro de- creti di confisca , anche de' beni dotali di lei. Infine l'autore riporta varii docu- menti , co' quali prova 1' errore di coloro che dicono aver Giovanni , negli ul- timi anni di sua vita , rìacqoislata la grazia di Carlo II , ed i boni ; ed aver cosi rinnegali ì principiì cJ i sentimenti con tanta costanza seguiti in una vita lunga , operosa e piena di avvenimenti. Imperocché qae' docamenti dimostrano aver Carlo 1! dopo la morte di GiovAnnì , ad intercessione di Papa Bonifacio Vili , e dì Giacomo re di Aragona , reslituilì i beni a Tommaso da Procida , secondogenito di Giovauni, il quale ebbe nn figlio a nome anche Giovanni, che segui con calore le parti degli Angioini ; onde avvenne che coloro che non po- sero mente al tempo spesso confusero questo Giovanni jnniore con l'avo. Questa memoria è slata quindi dall' autore inserita nelle Addizioni alla sua Storia della medicina in Italia. 8. 11 professore Oronzio-Gabrìele Costa , che da gran terjpo indefessamente lavora ad illustrare la paleontologia del regno , del che i nostri alti presentano lucidissimi documeulì , comunicava all' Accademia alcuni cnnì inlorno alle sco- perte fatte nell'anno iSoi (i). A noi sembra innlite riporlarne in questo luogo r estratto ; perchè il eh. autore ha già fatto qae' cenni di pubblica ragio- ne , in un accreditalo giornale scienlilico napolitano; ed anche perchè quelle scoperte formano parte dì quel magnifico insieme , che siamo inlesi a pubblicare ne' volumi de nostri alti. (Ij Toruala de' 31 agost». Anno tSSt xv g. Dna scieatifica comaDÌcazioDe die causa ad un altro lavoro dello stesso professor Costa (i). [I sig. Federico Lancia di Paleraio , cultore delia storia oaturale e pos- »ossore di una svariala raccolta di naturali produzioni , e' inviò an TraoinieDlo di couchiglia Fossile bivalve , riovcnulo nella Sicilia , e Ijctie ap|>oiKiiJo3Ì a dclcimiuarne il genere , espresse cortesemonto il s;io desi fcrio di ileJioar!» alla nostra Accademfa , denominandolo Cardium Pontaniannm. Il professor Costa incaricato parlicolarmenle di solloporre a diligente esame il franunento in quistione , partecipò il risullamenlo delle sue ricerche , dalle quali veniva eonfcrmala fa idea dello scopritore, cfio spellasse il frainraenlo al gi'iier» Cardium : il che dednceva non solo dalla esteriore apparenza , che viene da' naturalisti appellala habitus ofieien, ma allresi per l'analisi della sua or- ganica slrutliira . e per essere slato condotto dagli elementi curvilinei a tro- var la vera forma della intera conchiglia. In quanto alla specie, l'autore , dopo avere miuulameale esaiuinala la slrullura di alcune appendici ebj ne adornano le numerose coste, si è assicurato ch'essa non ha confronio Iralle specie viventi , tranne una mnominala e di mari stranieri, esistente nella su* medesima collezione , ove si vede quasi abbozzata. Un esara« accurato fatto dall' a. sul Cardium m:ilticoslatum ànK liroccbi. tanto sulla figura , la quale suscita eqiivoco a primo aspetto , quanto per la descrizione che l' accompagna , gli l'anno francantìnte pronunziare, che il frammento appartenga a quella specie. E conchiiid<» dovcrglisi perciò reli- giosamente conservare il nome impostogli dal primo scopriiOTd e deseritlore. Non lascia però T a. di rendere al sig. Lancia la dovuta lode, per a- '.erci col suo pregevole frammento fornirà la occasione di chiarire le C'ise ri- maste dubbie dal Brocchi : e lo invita a far novelle ricerche nella speranza che gli riesca di riirovare ona valvola intera , che potesse far naeglio stu- diare questa poco conosciuta bivalve. m. IO. Nella classe delle scienze morali ho a rammeolare un discorso del sig. Michele Baldacchini sullo scetticismo antico (2). Questo fa parte di un piò ampio lavoro storico e filosofico , nel quale 1' autore si propone di esaminare lo scetticismo ita quando si mostrò la prima volti in Grecia , proseguen- doliì in.ìino a' più recenti dubitatori. Data prima una idea in generale dello icelticismo, l'autore si ferma all'etimologia della parola, ed esamina, coo- (t) Toroata de' 13 luglio. ^2) Turuala de' C aprile. xn Notizia delatori fiilandole sempre , le opinioni di Pirrone , di Timone di lai discepolo ,• di Arcesilao , di Cameade , di Enesidemo , di Agrippa , di Menodolo e di Se» «to Empirico. Si esaminano io questa parte , che fu ietta all' Accademia , i 3éH« rpóitot èiro')(^Y\i , che furono di poi a cinque ridotti ; non che si discute se s' abbia a considerare lo scetticismo qua! derivazione legittima della scuola di Socrate , o non piuttosto come una falsa e bugiarda derivazione della buona scuola socratica. E perchè, come avverte l' a., lo scetticismo non può »lare senza supporre quella medesima scienza ch'egli combatte, dà in snc- cioto la storia del dommatismo , ed espone in breve la ClosoGa di Socrate , di Platone, e di Aristotile, ed in che Platone ed Aristotile s' accordino , in che dissentano : discorre finalmente della filosofia degli Stoici , continuatori delio Slagirita , pe' servici spgnalamente da loro renduli alla logica , alla quale , dice il sig. Baldacchini , aggiunsero le indagini grammaticali , in- itiluendo un paragone , diremmo quasi , un parallelismo tra le formt del lingìiag.p'o , e le forme del pensiero , eonlintiando in quesi opera Platone ed Aristotile , l' uno de' quali aveva nel Cratilo toccalo dell ' o- rigine delle parole, e V altro fatto consistere parie della logica nella interpretazione de' vocaboli (Vico De uno universi juris principio et Ji- tu uno ). Ragiona in seguito l'a. della rigidezza della morale stoica , che me- nava ali ' orgoglio individuale , e della rilassatezza delli morale degli Epicurei , che poneva nel piacere del corpo l' umana felicità (Vico , Lettera all' aò. Esperti jiubblicala dopo la morte di esso Vico) , soggiu- gnendo : Ma travagliato il pensiero uma'io da tante e si diverse opinioni, da tanti e sì diversi siste?ni , non è maraviglia se ricadesse per qual- che tempo di del nuovo nel dubbio. Senza entrare in maggiori parlicolari sul lavoro del sig. Baldacchini , avvertiamo in generale , eh' egli al doinma- tiimo antico annoda l'antico scetticismo , confulaodolu sempre ; e che di tulli i sistemi antichi e moderni giudica considerandoli dal (oro lato morale, am- mettendoli in quanto buoni , ed io quanto falsi rigettandoli. II. Nulla diciamo per ora di nn lavoro, di cui il nostro socio sig. Ce- sare Marini cominciò a dar lettura all'Accademia (i), e che ha per argo- mento del drillo divenuto scienza ; giacrhè sarà pm opportuno dacoe l' «^ strallo , allorché ne sarà compiuta la lettura. H) Tornata de' 18 giDga». ^nno i8St xm IV. 12. Passando alla classe di storia e lelleralura antica, il sig. conte Tro- jano Maiulii leggeva (i) un discorso inloroo ona iscrizione pubblicata dal Doni (classe III, n. 67 pag i3o), e da altri. In essa leggesi da princi- pio il nome di Coslanzo Aogoslo , e poi la dedica sotto il consolato di Gor- diano Angusto , e di M. Acilio Aviola. L' autore giustamente si maraTÌglia che si (rovasscro insieme rinnili personaggi , i quali vissero alla distanza di circa un secolo fra loro. Ci fa poi conoscere che avendo su di questa insor- montabile diIDcoltà interrogalo due lumi della napolilana epigrafia, il nostro defunlo spgrelario perpetuo comm. Avellino , e l'altro nostro collega sig. ab. Gnarini , questi spiegarono la cosa con 1' oso non raro Dell' antichità di destinare ad altra memoria epigrafioa quello stesso marmo , che fu in tempo precedente adoperalo per altra iscrizione : ed il primo richiamava ancora a confronto il costnme pratticato nelle staine, precisamente imperiali , di toglier loro la testa e sostituirvi quella del dominante imperatore. L' autore con va- rie ragioni cerca di opporsi alla suddetta spiegazione de' suoi colleghi, e de! pari osserva non essere a proposilo richiamala l'altra bilingue iscrizione na- polilaiia di M. ComÌHÌo Verecondo a Ini citala dal Segretario Perpetuo sig. Minervioi , come un' aliro esempio di queste iscrizioni rescrille : e conclade che la lapida del Doni , nello slato attuale delle nostre cognizioni , debba considerarsi assolutamente inesplicabile. i3. Debbo pure in lai luogo rammentare, 0 Signori, che il collega de Ri- tis espose alcune sue idee sidla vetustissima lingua italiana, e sulla for- mazione de casi latini [2]. V. li. Essendo costume della nostra Atcaderaia di onorar la memoria d.;"-li «liuti colloghi con funebre elogio da recitarsi dal successore nel posto acca- demico , fu adcmpiulo qneslo sacro dovere da' signori Mariano Leopoldo d'A- vella , e Paolo Emilio Tolclli. Il primo lesse l'elogio di Michele Cimirelli (3), rapilo da qualche anno alle lettere , eh' e' coltivava con indefesso zelo : e poiché il sig. d' Avella richiamava 1' attenzione dell' Accademia sul corso e- tegetico di beile lettere italiane , lascialo manoscritto dal Cimorelli , e del (1) Tornala de' 30 marzo. (2) Tornala de' 27 luglio. (3) Toroaia de' 23 fcbbrajo. j-M^i Notizia de lavori quale già prima avea dato ragguaglio l' altro nostro collega sig. Lorenzo Morgigni , fu nominala una commissione composta de' signori cav. Giuseppe di Cesare , conte Trojano Marnili , del nominalo sig. Morgigni, e de'signori d' Avella , Francesco Saverio Arabia , e Scipione Volpicella , aJ oggetto di esaminare il lavoro del Cimorelli , e farne all' Accademia una più eslesa re- lazione. |5. L' altro elogio recilalo dal sig. Tulelli Fu qopllo del benemerilo ab. Vita Buonsanlo (i) , che consacrò la sua lunga esistenza a formare il cuore e la mente della più tenera età. Accompagnarono le voci dell' encomiatore varii, poetici componimenti : un capitolo del vicepresidente sig. Giulio Genuino , un' ode del sig. Barone d'Epiro , ed allrelianti sonelli de' siguori conte Ma- rulli e parroco Montuori. i6. iNè solo in questa occasione fu l'Acciidemia sollevata da' più severi slo- dii , col dolce favellar delle Muse: che più volle l'egregio poeta Giuseppe Cam- pagna piacevolmente v' inlrallenne , ora trasportalo alle più sublimi idee ra- gionando della Psiche svenula pregiatissimo lavoro del Tenerani (2), ora pro- nunziando ona scherzevole salirà , nella quale riprende a dritto nna certa perversa maniera di poetare , che venula d' ohremonli ha trovalo in It.jlia numerosi seguaci (3): il sig. Guanciali recitava un'ode Ialina su quel tremendo flagello , che colmò la infelice terra di MelQ e tutta la Basilicata di deso- lazione e di spavento [&,): il sig. Francesco Saverio Arabia leggea versi sciolti sopra la storica cillà di AmaIG , con alcone stanze a Flavio Gioja (5): e la si- gnorina Giannina Milli ispirata da subitaneo fuoco, colla celerità nel fulmine, colpi le vostre menti , 0 Signori , pronunziando estemporanei sonetti , per tacer delle ottave da lei scritte e Ielle all' Accademia , in occasione della sna nomina a socia onoraria. Non debbo in questo luogo passar sotto silenzio che 1' Accademia volle prontamente pubblicar per le slampe la bella canzone del Campagna sulla Psiche del Tenerani ; e che ne furono colla massima solleciludine distribuiti e diffusi i numerosi esemplari. 17. Due altri lavori pertinenti alla classe delle Belle Lettere e delle Belle Arti furono a voi presentati in quest' anno. Il primo è una memoria del cav. Camillo Guerra , colla quale imprese a disaminare il celebre dipiato del giu- di/.io universale, opera dell'immortal Buonarroti (6j. Non mi tratterrò aJ esporre (1) Tornata de' 29 giugno. (2) Tornata de' 17 agosto- (3) Tornata medesima. (4) Tornala de' 28 settembre, (5) Tornata de' 27 aprile. (£) Tornala de' 16 novembre. Jnno 18^1 tSSL le idee del noslro egregio collega , perchè sono pubblicate appaolo io qnel medesimo volume degli alli accademici , a' quali andrà premesta questa do- lira breve notizia. 18. L'allro lavoro, a cui accenniamo, è dovuto al sig. Francesco Saverio Arabia, il quale presentò la storica esposizione de' tremuoti di Melfi , fa-i ceudo ftlcone osservazioni so quella tanto deplorala catastrore (i). VI. 19. Nell'anno i85i fa proposto al concorso per lo premio di due. 5o il seguente quesito spettante alle scienze morali ed economicbe : Investigare le cagioni , per le quali non vi sieno , o sieno in de- eadenza , nella parte del regno delle due Sicilie di qua dal Faro , 0 in qualche provincia, produzioni naturali , 0 rami d' industria, che do- vrebbero naturalmente prosperarvi; ed indicare se tali cagioni possano rimuoversi e come , senz alterare il libero processo dell' industria. VII. 20. Traile importanti comunicazioni noterò quella del socio prof. Luigi Pal- mieri (2) , il quale annunziava di aver già eseguiti gli sperimenti solla de- viazione del pendolo per dimostrare il molo della terra. Voi accorreste ad osservarli , all' invito dell' illastre collega. E non mollo trascorse che la reale Accademia delle scienze e' inviava impressa una noia dell' altro noslro celebre collega cav. Macedonio Melloni sulle esperienze del Foucault relative appunto alle oscillazioni del pendolo (3). 21. E mi sia por lecito di ricordare, ad onore del nostro paese, che l'Ac- cademia ebbe in questo anno a congratularsi col nostro valenlissimo collega Annibale de Gasparis per la medaglia di oro decretatagli dalla reale società astronomica di Londra: e ch'egli sempre più degno addimostravasi di que- sta meritata onoriGcenza , scoprendo on' altro asteroide nella ootle de! 29 luglio. Le qoali scoperte unite a quelle già da lai Tatte innanzi , e che do- vea par fare negli anni sQssegaeoti, ne aumeatano di giorno ia gioruo la glo ' ria e la rinomanza. (1) Tornala de' 14 dicembre. (2) Tornata de' 27 luglio. (3) Tornata de' 17 agoato. XX Sodi defunti : rizzi , andreotti VlH. 22. Per ragionar finalmente delle scientifiche corrispondenze, dirò che la il- lustre Accademia reale delle scienze di Upsal e' inviò in dono dieci volumi de' suoi atti in ricambio de' nostri ; e novelle relazioni furono stabilite col prin- cipiar d' oggi innanzi l' invio de' nostri atti alla Pontificia Accademia de'Nnovi Lincei di Roma , che cominciò a mandarci i suoi , nonché alla Reale Acca- demia de' GeorgoGli di Firenze, che ci fé parte de' rendicoati delle sue tornate. IX. 23. La nostra biblioteca fo accresciuta per l'acquisto della continuaziose della Fauna del sig. Costa , e di alcune opere del eh. Teodoro Mommsen ; doq che pe' doni de' signori dott. Giuseppe Bandiera , dolt. G. B. Bellini , cav. Vito Capialbi , Ernesto Capocci , Oroozio-Gabriele Costa , Salvatore Fenicia, cav. Giuseppe Folliero de Lana , dott. Gaetano Giorgio Gemmellaro , Garcia de Tassy , cav. Odoardo Gerhard , Agostino Gervasio , Quintino Guanciali , Fed. Gugl. Hope, Federico Lancia, cav. Agatino Longo , Salvatore Mau- darini , conte Gennaro Marnili , canonico Masi , doti. Gabriele Minervini , Giov. Domenico Mucci , p. Bernardo da Napoli, Giuseppe de Nobili, Luigi Palmieri , Giuseppe Pansini , cav. Pasquale Panvini , ab. Salvatore Proja , eav. Salvatore de Renzi , ab. Giacomo Rucca , doli. Mariano Semtnola , Panfilo Serafini , Agostino Taraschi , Carlo Venturini , Paolo Volpicella , e prof. Andrea Zambellì. X. L' Accademia ebbe in qnesto anno a deplorare la perdita di cinqae so- fii rasidenti , del cav. Filippo Rizzi , di Domenico Aodreotti , di Fedele A- mante , del cav. Francesco Ruffa , e del cav. Giambattista Quadri, to par- lerò brevemente di latti , e solo più specifioalaraenle di coloro, de' quali mi è riuscito raccogliere le notizie biografiche. 24- 1' eav. Filippo Rizzi fu cullore delle scienze morali ed economiche, <> ne lasciò documenti in alcnne sue produzioni. 2Ìi. Fu l'Andreolti un gentile alunno delle Muse, e non pochi suoi com- ponimenti recitati in particolari circostanze sono sparsi ìa varie poetiche rao< «olle , altri aon pochi rimangoao tuttora inediti. AMANTE. X\l 26. Fedele Amante vide la luce in Napoli nel io aprile I794.- Nolla più ienera età fu in Milano affilialo alle cure di valenti inaeslri , elio lo iulro- diissero negli studii della malcraatioa e della letteratura : e uon sarà inoppor- tuno il rammentare che fra' suoi primi precellori fu 1' altro nostro collega già da più anni rapilo alle scienze Ferdinando Viaconli. Compi 1' Ainaule la sua scii'nliGca eduodziune nel Liceo di Porlanova , nel collegio Ijur^uinio , e fi- nalmente nella celebre università di Pavia , ove fu allievo del famigerato Brii- nacci, ed ove morilò con roollissimo onoro la laurea. Non contento il gio- ▼inello della più esalla islituzioue nialemalica , volle applicarsi a studiar bc- Dancbe la parie prallica dell' astronomia , di quella scienza sublime che va indagando la profondila de' cieli e l'armonia dell' ODiver&o. In questa parie de' suoi sludii ebbe a guida l' illustre Oriani. E tanta era stala la perseveranza del giovine allievo , lanlo il suo in- gegno capace delle difficili teorie della matematica e deiraslronomia, che usei dalla scuola già furnialo un valente professore. Non è quindi maraviglia , se nel 181 5 , quando aveva appena Irascor» il quarto lustro della sua età , fosse destinato ad insegnare astronomia e geo- desia nel reale officio topografico di Napoli , ove era ritornalo degno delte ^ima de' suoi concitladini. Da queir epoca in poi, o Signori , e principalmente allorché nel 182^ fu nominalo professore di geodesia nel real collegio militare , la modesta esi- stenza di Fedele Amante si riparli fra le curo del precettore, e (|ue!le dello scienzialo. Ed in queste due categorie noi dobbiamo parimenti considerare le stie produzioni. Fu per ìò vantaggio della gioventù studiosa eh' egli diede alle Btampe gli elementi di Arilmclica , di Trigonometria e di Geodisia. iVla si elevò pure non poche volle alle più difficili speculazioni della scienzaj e dobbiamo a qnoste ricerche tre dotte miuiorie la prima sulie forinole da usarsi per proiettare un angolo all' orizz'jnle , la seconda intorno ad un nuovo metodo di calcolare ffli arcai terrestri di meridiano e di paralle- lo, e finalmente la terza sulla semplijìcaaione delle formale da adope- rarsi nel calcolo delle posizioni geografiche de' punti geoletici- Dobbia- mo a queste ricerche la memoria intorno al palmo siciliano , e le tavole generali d' interpolazione. Ne' quali lavori il nostro collega si addimostrò dottissimo nelle scienze matematiche , facendone 1' applicazione alle più inlralciatu questioni dell'astro- nomia e della geodesia. E non voglio mancar di avvertire; che gran parie di queste dotle discussioni furono dall' aulore comunicate alla nostra Ac- cademia , alla quale era stato asciillo fin dal 1S18, e che veggonsi imjTesse ne' volumi de' nostri alti. I\è posso '^gualmeule lacere che pur tra noi egli lesse xxu Sodi defunti: ruffa V elogio di Francesco Pergola , facendone conoscere i grandi lavori di trian- golazione impresi ed esegaiti da qoel sno dilello collega, che può ben dirsi mar- lire del suo zelo per 1' adempimento de' suoi doveri. Nel chiudere questi brevi cenni, ricorderemo che l'Amante accoppiava alle cognizioni della scienza da lui particolarmente collivala , quelle altresì delle bnone lettere: per modo che in forbito stile si esercitò benanche a trattare alcuna volta argomenti lellerarii. E ne sia una pruova il suo opuscolo intorno a pregi del dialetto napolitano , e la memoria che a questa nostra Accademia presen- tava , per ridurre alla uniformila il linguaggio scientifico italiano : idea posterior- mente accolla e fc^condala da molli , e che noi crediamo opporlunissima , per non aggiungere alle difficoltà inlime della scienza quelle esteriori , provenienli dalla falsa 0 variabile intelligenza delle parole. Per compiere la breve narrazione della vita del nostro collega noterò che nel 1849 cessò dall' insegnare nel real collegio militare , e che poco appresso dopo lungo e lormenloso malore a' 17 marzo iSai discese nella tomba, mentre non ancora compiva cioquantasetle anni. Fedele Amante era stato ascritto come corrispondente a varie Accademie nazionali , traile quali citerò la reale accademia delle scienze : e nel i84.6 fu scello a formar parte della commissione di Pubblica Istruzione ordinala all'esame degli allievi delle scaole privale. 27, Il cav. Francesco Ruffa cessò di vivere il d'i 7 loglio di questo anno , mentre non ancora compiva il sno decimo lustro. Egli vtde la luce in Tropea città della seconda Calabria Ulteriore, già resa celebre per essere stala la culla di uno de' più insigni filosofi italiani, del Ga'iUrpp'. Destinato dal padre alla professione della medicina , eh' egli medesimo esercitava , abbandonò questa apollinea facoltà perseguire a latt'uomo 1' allra più lusinghiera ed attraente della poesia. E di falli non tardò ad ottenere in vaiii generi meritati applausi. Si esercitò con saccesso nella tragedia, ed abbiamo a citare fralle sue dramma- tiche produzioni Y Achille, V Agave, ii Codro, il Teramene. Più numerosi, e diremo ancora più pregevoli, sono i lirici componimenti del nostro collega, che già pubblicati si ollennero i suffragi! degl' intelligenti. Le sue odi , e principalmente i sonetti , tra' quali citeremo quelli dettati per la perdita a- cerba della sua diletta consorte, gli accordano un posto onorevole nella pa- ilria lelleralura. Voi ben rammentate, 0 Signori, che il Ruffa non di rado faceva udir la sua voce in questa aula sacra alle vostre scientifiche riunioni. Ed io mi contento di richiamarvi al pensiero qoe' versi, co' quali deplorava la morte del suo illusire conciltadino , e nostro collega Pasquale Galloppi. Francesco Ruffa divideva il suo tempo fra le meditazioni del poeta, e le poco QUADUl XXIIl graJevoli occupazioDi del giornalisl?. Io non intendo di considerarla ffa voi 1/1 questa diversa categoria , ncllii quale cotnuuque nminirar si possa il fa- eilo siile , 9 la sveltezza dello scrittore , non potrà mai venirgli q loUa solida e durevole gloria , che si acquistano le opere del genio, o le ricerche della scienza. Noi saremo paghi di ricordare il nome di t'rauoesco UulTa -, come quello di un valoroso poeta ; e non dubitiamo chs questo tilo'o fo.vì di» lui preferito a qualunque altro, perchii da molli preteso, ma sol òa pothissiT.i è meritamente ottennio. 28. Segue a quella del Ruffa la memoria dello splendido nome del cav. Giamballista Quadri , il quale abbenchè non sia per nascita napolitano, può considerarsi nostro , perchè passò la maggior parte della sua vita ad esorci- lar fra noi 1' arie saUilare , e perchè (Napoli fu la sua patria di adozione. Il nostro rinomato collega nacque in Vicenza da Domenico Quadri e Teresa \i> oeghi , nell'anno 1780. La varietà delle cognizioni, da lui con somma per- spicacia apparate nella più giovanile età , davano a divedere di qual(' inge- gno fosse dolalo , ed a quiili grandi cose il chiamasse la capacità d«lla B,ua mente congiunta ad una perseverante e continua applicazione. Appresi gli s'udi; medici e di scienze naturali nella città di Bologna , ove si meritò la b-'iie- volenza dell' illustre Malacarne , cercò di estendere le sue scientifiche cogni- zioni per mezzo di intelligenti viaggi. Percorse a piedi le più cospicue citlà d Italia e la Svizzera , osservando i naturali prodotti di queste regioni , e ritornò in Bologna ricco di osservazioni e d' idee io lotte le branche della, castissima scienza della natura. fu allora che quel Governo nominollo Prosettore di Anatomia ; fu al- lora ch'egli die per le slampe una pregevole opera di Ostetricia, e che e- mulando la gloria dell' immortale fiujschio , lavorò ad alcuni preparati ana- tomici , che sono lotlavia di ammirazione nella pubblica raccolta di Bologna, Ma quello per coi Giambattista Quadri acquistò la maggiore celebrità , fu la ofialmialria. Deciso di rendersi utile a' suoi simili e principalmente alla sua patria, quando altri si sarebbe confenlato di volgari trionfi, corse a Vienna ad apprendere i melodi del Beer , di cui allo suonava la fama ; e ritornò persuaso che la oftalmiatria potesse perfezionarsi e progredire al meglio, e ritornò convinto ch'egli aveva sortito dalla Provvidenza questa no- bilissima destinazione. Napoli fo il principale teatro della sua gloria. Egli fu nel i8i5 chia- mato a fondar fra noi la Clinica di Ofialmialria nella Regia Università : e non è ignorato da alcuno quanto fosse in tolta 1' Europa encomiata ed imi- tata questa utilissima isliluzioDe , che da! nome stesso del Quadri acquistava maggior lustro e decoro. xxir Socii defunti : santangelo L' esercizio più attivo dell' arte non impediva al degno prore«3ore ài pobblicar memorie ed opere namerosissime , e piene di solida dottrina. Noi siamo persuasi che sol qaando alla scienza ed alla teorica si accoppia una pratlica luminosa, sia dato di Tare notevoli progressi nella fflodicìna e nella ohirnrgia. Tanto doveva dunque intervenire al nostro collega, che traeva pro- filo dalla sua pratlica per far progredire la scienza , e dalla scienza per immegliare i melodi praiticì delle operazioni. Noi non faremo la enumerazione di lutti gli strumenti da Ini modiGcnti o inventati , di tutti i nuovi mL'Io'li con successo inlrodotli : ma non pos- siamo lacere dell'opera da lui pobbl cala col titolo di annolaz'oni pratiche svile malaU'e degli occhi , la quale merilò 1' onore di essere voltata in non poche lingue straniere , non che delle interessanti osservazioni e memo- rie , le quali alla medesima parte della chirurgica scienza si riferivano. Come scritlore il Quadri non si arrestava alla ocalisliea , ma ragionava «opra svariali soggelli , e pubblici sono i dociimonli del suo vasto sapere. Inedita rimase un'opera sul cervello , che a giodizio di dotti professori, me- rita rillissima slima. Questo pellegrino ingegno , qnest' uomo tanto olile alla società in cui visse si estinsa la sera del a6 setf"mbre i85i , lasciando nel suo egregio figlinolo dottore Alessandro un allievo degno della paterna gloria , un con- tinuatore della sua scuola. ag. Qui dovrei por termine a qnesla dolorosa parte del mio breve discorso, ma uu' altra perdila avvenuta all' Accademia in qnest' anno reclama poche altre parole di encomio al nome illusire di un nostro socio onorario , del Marchese Niccola Santangelo. Ne dee far m iraviglia una eccezione a riguardo di un personaggio , che per molti anni prolesse la nostra Accademia, ed al qnale dobbiamo perciò un durevole tribolo di riconoscenza. Nacque Niccola Santangelo io Napoli il di 5 gennajo 1786. Il padre di lui Francesco , avvocato e coltore delle lettere , seppe di buon' ora ispi- rargli r amore ad ogni sorta di stodii , e gli porse quella scientiGca educa- zione che allo svelto ingegno del giovinetto si addiceva. Noi ricordiamo fragli altri istitutori del nostro collega Ignazio Falconieri , Niccola Pergola , Do- menico Sarno. Gli sludii delle amene lettere, delle lingue antiche e moderne, e delle belle arti nutricarono sin dalla più tenera età la mente di Niccola Santangelo : e tutte queste cognizioni si confermavano , e quasi direi si con- •iretavano alla vista, ed all' esame della scelta e numerosa collezione paterna di pregevoli dipinti , e di ogni sorta di antichità , che doveva ralGnare »! gDslo del Santangelo , e renderlo capace di -seotir vivameole il belio ed A sublime delle arti. SANTANGELO XXV Ricco di qaesle svariale cognizioni , cominciò il giovinello Niccoia a com- parir nel foro napolitano , ove per pochi anni ottenne non ordiiiarii successi. Ma egli era destinato a percorrere la carriera più luminosa de pubblici impieghi. Uditore al Consiglio di Sialo nel 1807 : Segretario generale delia Inten- denza di Terra di Lavoro nel 1S09 : Inlendenle della provincia di Uasilicala nel 1811 : Intendente della provincia della prima Calabria olteriore nel 1816 : Magistrato nel 1822 : Inlendenle della provincia di Capitanala nel 1828 ; e G- nalmente Ministro degli affari Interni dai i83i al i84-7 : si mostrò sempre pari all' altezza degl'impieghi da Ini con tanto splendore sostenuti. Non è mio ìnleodimenlo esporre tutti i vantaggi portali da Niccula San- tangelo alle varie amministrazioni , che furono sotto la sua intelligente e Vigi- lante direzione. Taccio i pubblici ediCzii recenlemenle coslruiti 0 rinnovati , lo immense strade novellamente tracciale , il Camposanto di Napoli che qual vera città de' morti sorgeva qaasi per incanto a destar la universale ammirazione , il generale archivio del Regno in nobile forma ridotto , la illuminazione a gas , i primi ponti a catene di ferro , la prima strada ferrala coslrnita in Italia. Io 00' Accademia , ove la umana enciclopedia si coltiva, a me piace di additare Niccoia Santangelo come on caldo promotore della coltura del regno , e de' civili progressi della nazione. Né si creda che io scompagni la gloria del Ministro da quella deli' Augu- sto Sovrano , a cui sono affidati i destini delle Sicilie. Le grandi imprese , le opere magnifiche , le olili e nobili istituzioni dipendono ad un tempo dalla ma- gnanimità e dalla sapienza del Principe , e dall' intelligente ed animato concorso de' consiglieri della corona. Questi sono i due cardini , so' quali è poggiata la felicità e la crescente ci- viltà di on reame. L'encomio meritalo dal Ministro, longi dal diminuire il vanto del Sovrano, ne pone in massima luce la splendida gloria : perchè le grandi opere immaginale 0 promosse da' consiglieri della corona, appartengono di falli alla storia di quel principe , sotto del quale furono effettuale. Le scuole elementari sono la piò necessaria istituzione per diloguare la pubblica ignoranza , e per render comune quelle primarie nozioni che ingentili- scono insensibilmente i popoli , e ne migliorano finanche i costumi. Sollo il Mini- stero di Niccoia Santangelo fu provveduto che verun comune del regno man- casse di scuole elementari. A beneficio della nostra marina mercantile, scuole nautiche furono stabilite in Precida , in Cnslellammare , in Catania. E per parlare della piìi alla istruzione ; le Uoiversilà ed i Licei furono ar- ricchite di novelle catledre : una Università venne fondata in Messina : la slessa XXVI Sodi defunti : santa incelo Brgia Ualversilà di Napoli acquistò novello splendore per vari! gabinelli io essa ordinati ed accresciali ; tali sono quelli di fisica , di anatomia patologica, e di zoologia. Né furono trasandate le Belle Arti , che nn alunnato fu creato in Roma pei sud^iiti Siciliani , ed aumentalo fu ancor quello già esistente pe' Napolitani. L'ordinamenlo dell' archivio fu di non lieve vantaggio per le ricerche dellss nostra storia, essendosi in qoell' importante stabilimenlo raccolte iraoiense per- gamene da tulle le parti del regno. Non poche pubbliche biblioteche furono aperte nelle proviocie ; ed una uè fa benanche formala nel ministero degli affari interni. E per le ricerche più alte della fìsica e della elettricità fu ediQcato sulle vette dell' ignivomo Vesuvio nn osservatorio meteorologico, e fu per qu£sto trac- ciala una comoda strada , che quando fosse compiuta, contrastar dovea colle o- pere della romana grandezza. Né di minor conto dee ripularsi la istituzione degli annali civili , giornale destinato a segnare i progressi intellettuali, industriali, e commerciati del paese: repertorio della storia civile contemporanea del reame delle Sicilie. C«mprendeodo ne' più vasti limili la dignità delle scienze , e la superiorità dell'ingegno, Niccola Sanlangelo rispettava i dotti , e mostrava tutta la sua venerazione per la sacra scintilla del genio. Possessore di una quasi regia raccolta di oggetti di belle arti e di antichi- tà , aveva concepita quella viva passione del bello , di cui vedeva presso di se ad ogo' istante i modelli : questa illuminata passione ne accendeva il cuore alla vista di QQ vago dipinto, di una bella statua ; all' udire di una pregevole poesia; alia idea di qualunque nobile parlo dell'umano intelletto. Questo sentimento , o Signori , rende gli uomini di stalo protellori e pro- motori della civiltà dì un paese. Questi animi privilegiali volgono alle città i loro sguardi , e non sono contenti se non le scorgono ornate di leggiadri edifìzii , di b(;o dirette strade , e di utili stabilimenti : volgono alle arti il loro pensiero , e non son paghi se non veggono i prodotti del genio fregiare i pubblici musei , le pubbliche fabbriche , i pubblici monumenti : si fermano a considerare la nobdtà delle scienze , e trovano tantosto diletto a proleggere ed animare la pubbliob i- slruzione , le Accademie , le produzioni e le ricerche de' dotti. Essi son destinali a dar moto al pensiero , ad eccitare i più lardi iotelietli, a ridurli ad operare quello , di che essi stessi non si credeaoo capaci. Noi non dubitiamo che a qaesta classe privilegiata appartenne Niccola Sautangelo. £ ben fu questo il parere di tutti quei dotti che couveanero in Milano nel i844 al congresso degli scieoziati italiani. SANTA^GKLO XXV H Fa allora il cav. Santangelo proclamalo Presidentn genornic do! sctiirao congresso. L'accoglimento da lui fatto nell'anno seguente a qii«' ilolli ilaliafii 0 stranieri , che si riunirono in Napoli , mostrò che 1' universale suffragio di quegli eletti ingegni non erasi punto ingannalo. Ed i pregevoli discorsi, ch'egli pronunziò all' aprirsi ed al chiudersi del congresso , furono giodicati degnissimi di quella solenne occasionp. Colmo (li onorificenze dal proprio Sorrano, e da' prÌDcipi stranieri; ascritto alle principali Accademie d' Europa ; ritornava nel lSA^ il Marchese SanlaDgelo al modeslo ritiro della vita privata. Ne' pochi anni che gli rimasero forono sua compagnia le delizie della fa- miglia, della rispettabile moglie Carolina Castrioto di Scanderbeg la qaale sin dal 1828 abbelliva i suoi giorni colle &ue virtù : furono suo diletto e sollie.vo 1 classici monumenti da' quali veniva circondato ; gli ameni slndii della bella let- tenatura , ne' quali frequentemente si esercitava. E voi beo ricordale , illustri colleghi , come alla morte del Commendatore Avellino , già vostro benemerito segretario , Niccola Santangek) dettò nel seno di quesl' Accademia eleganti poesie in latino ed io italiano a compianto dello spento amico. Voi pubblicaste questi poetici componimenti, che sono un valido testimonio della sua mente e del suo cuore. Ahi • che poco dovea sopravvivere all' nomo , di cui deplorava la perdila ; che a' 28 novembre del seguente anno i85 1 , cessò le tempeste della vita nella pace del sepolcro. Ma non cessò la sua gloria : questa dura tuttora nei pubblici monomenti , nelle pubbliche istituzioni del nostro paese : e non si cancellerà per lo correr de secoli dalla memoria della più larda posterità. ^Ji*-, , tm.r:.. DELL'ACCADEMIA PONTANIANA '-mmiK»3HCKiw FASCICOLO I DEL VOLUME VI à¥?3§© L' accademia Poiilaniana pubblica i suoi alti in fascicoli, affinchè possano solk-cilaineulc conoscersi le memorie a misura che sono ap- provale. Ogni fascicolo si pubblica subito che si ha sufficiente materiale e senza astringersi ad alcuii determinato periodo o numero di fogli. Terminati i l'uscicoH che debbono comporre un volume, si dà il frontespizio, la dedica , la storia de' lavori , ed il catalogo degli acca- demici da premettersi ul volume medesiuio. 1».V IO» CHI l>EL TUAM.VTEK 4è5 & is •JJ5 ,n il il w e- ,5p'£'i^^ DELL'USO E DELL'ABUSO DELLA SI]IIILITUDI]\E NELL' ELOCUZIONE DIDATTICA letta air Jccademia nella tornata degli 11 Dicembre i83i DAL SOCIO RESIDENTE Vanae lusus macine formae. OviD. Melamor^jh. J^a Similitudine , che , siccome tropo dell' elocuzione , hassi a distinguere dalla Somiglianza, la quale costituisce un fatto naturale , o razionale , è d' un uso comunissimo in tutte le categorie del Linguaggio. Io qui parlo dell' uso della Similitudine soltanto ; perchè la sua maravigliosa genesi od indole, anziché alle forme del dire, alla facol- tà stessa più caratteristica della vita dell'Uomo appartiene (a\V Imitazione dir voglio), onde ora sarebbe ridondanza d' argomento intrattenermi a dissertare. E ben puote ognuno , il quale abbia cercato di pro- posito rendersi conto de' pensieri proprj o degli altrui , meditando o scrivendo , essersi accorto della varia influen- Tom. FL 1 2 Masdea za prepotentissìma del Linguaggio sulla Ragione umana ; né solo per ciò che concerne all'efficacia o de' meri segni sopra le idee, o vicendevolmente delle idee sovra i segni, che le riferiscono (ricerche utili e profonde, per cui tanto ha meritato finoggi dal retto e vero sapere la filosofia a- nalilica de' seguaci di Condillac, e di Locke); ma per ciò eziandio, che ha riguardo alle stesse cardinali, o pi ii ov- vie maniere del discorrere • mentre da una banda (com' è osservalo , quantunque di passaggio (i), dal sommo da Ve- rulamio) i dotti prevenuti in favore d' una scienza, ch'essi per avventura meglio posseggono , ne riversano in tutte le loro lucubrazioni una certa tinta , la quale traveste ed altera la natura delle cose , per la loro enunciazione non pili ingenua ; e dall'altra ben sovente accade, che tal'e- spressione, con tradurre in una foggia rappresentativa i co- nati più ardui dell' Litelligenza , faciliti sibbcne gli officj per se troppo duri di questa nostra possa trascendentale , ma indi anche né di raro scorgesi, che l'apprensione va- da sostituita alla verità, il pregiudizio alla conoscenza, e'I fantasima dell'analogìa alla realtà d'un principio. Io non so quanto altri abbia fino ad ora volta la sua attenzione a questo difettoso, ma radicale temperamento del senso umano : con tutto ciò parecchi , ed importantissimi obbietti di ricerche puot' esso fornire ; tra' quali , siccome più a- daltati a un saggio Accademico, ora siami lecito esporre solo pochi avvertimenti , ben per tempo da me raccolti , suW uso e sulV abuso della Similitudine nelP elocuzione didatlica. co .Oe Augmentia Scientiarum. Deir uso e dell' abuso della Similìludine. 3 La Simililiidinc, a dicifcrarne l'indole, è una spe- cie di sinonimia (bugiarda, e superficiale per lo più) di cose; del pari che la Sinonimia, propriamente delta, è una specie di similitudine d' idee : con tale notabile differenza però, che la similitudine di due idee, atteso la diversità de' due vocaboli che le improntano , per una necessaria maniera di essere del nostro spirito , tende sempre a di- spararsi ; mentre la sinonimia di due cose , le quali si offrano all' immaginazione sotto una forma simile , tende, per la slessa nostra necessaria maniera di essere, a idea- liGcarne sempre piìi le idee , in origine e in fondo diver- sissimo. Insisto su di ciò , perchè tutta la scienza a cui gli uomini possono aspirare , tutta la felicità della quale Siam uoi capaci , risulta meno dalla natura intima ed es- senzial delle cose , che dalle vere e genuine idee, le quai di esse ci è dato apprendere , e da' rapporti, che indi le associano a' bisogni di tutta la nostra vita. lonumerabili e grandiose adunque son le modificazioni , che la Similitu- dine proccura al nostro giudizio ; quantunque non sempre, 0 piuttosto non mai con giusto e fino criterio rilevate: diu- turne spesso , talvolta fuggevoli ; ora brusche e determi- nate , ma più sovente lievi confuse ed ambigue. — Cosi definita logicamente la Similitudine, m'c poscia facile di- scernerla in allegorìa , la quale può dirsi ( riguardo alla sua influenza sulla nodtra ragior.e) una specie d'induzione figurativa ; in Sìncrisi , che per lo stesso titolo merita ap- pellarsi una specie d' induzione comparativa ; e finalmente ìq Parabola , la quale io denominerò una specie d' indu- zione esemplificativa. Per ora mi limito a queste principa- lissime dilfereuze della Similitudine , giacché a rigore la 4- Masdea Metafora potrebbe ancb' essa annoverarvisi, siccome uu' al- tra specie : infatti questo bel tropo accomuna in un signi- ficato, e connette quindi per un'analogìa intuitiva due idee fra loro aliene, assai piìi che distinte. Ma qui bisogna ri- flettere, cbe la Metafora è una legge ed una norma, anzi cbe uu arbitrio ed una preferenza del nostro spirito , ob- bligato a palesare le più recondite sue nozioni con parole comprensibili , cioè , idonee a chiarire materializzando in certa guisa ogni nostro interno concetto. E che diverreb- bero le Scienze più esalte , o la Metafisica più critica , dove il loro vocabolario si volesse correggere , e mondare affatto di tutte le trasmigrazioni metaforiche ? D'altronde puote a beli' agio osservarsi, quanto vasta- mente e sovranamente la Similitudine domini , diriga , e stabilisca le opinioni d' ogni Popolo ; introducendosi nelle sue azioni più abituali , e marcando col proprio conio la di lui stessa maniera di sentire. Gli auspicj in Occidente, i simboli in Egitto , le allusioni grafiche od estetiche in Oriente (a cui gran parte si confidò delle antiche religio- ni , e della primitiva morale degli Uomini ) sono infatti ripieghi varlatissimi della Similitudine : onde puote in ge- nerale pruovarsi l' immemorabile sua influenza suU' anda- mento , e sul carattere delle nazioni. E non dee Atene alla scuola delle Similitudini (alla voga del Teatro drammatico) lo sviluppo massimo della sua civilità ? Roma forse non riconosce dal tiro d' eloquenza d' Agrippa ( che un pretto argomento fu di Similitudine ) la sua consistenza , e la sua grandezza?,.. Intanto io non debbo qui, se non accennar colali maraviglie nella storia del nostro spirito , molte al- tre, e più ardue negligendone ; perchè io mi soa proposto Ddl -mo e dell' abuso della Simililudiiie. 5 (li far sollaiilo ravvisare nella narrazione didallica, per ciò almeno che a me sembra , il buono od il callivo impiego delle similitudini. Eccone taluni esempj : ne potrei addurre UDO sterminalo numero. La Medicina , la scienza più onnossia a' prestigj de sistemi , fu lungo tempo , ed è in parte ancora , la dia- lettica della Similitudine (i). Bothall in capo dello scor- so secolo generalmente accreditò la micidiale pratica de' salassi ad caulelam , inferendo da un semplice paragone , prima da lui instituito, tra il cuore e un pozzo : mentre, se l'acqua tanto più limpida e fresca diviene (ei soggiun- gea) quante più fiate il pozzo si netta ; chi negherà del pari, come tanto più debba ripurgarsi, quanto ei sia più volte rinnovato e ventilato il sangue ? — L'assurda dottrina di Brown , e di tutt'i suoi seguaci, sull'indole ipersteni- ca dell' Infiammazione , dove ben altri rimonti al primo anello di tutti i loro lemmi , si troverà fondata sovra un arzigogolo ipotetico di Similitudine: perchè (hanno essi affermato) se l' azione e la reazione nella dinamica de' corpi si equivalgono , e sono contrarie ; fia giusto in conseguenza ed indispensabile eziandio considerare ogni Processo Jlogi- stico , siccome una serie ordinata di avvenimenti oppositi all' efllcienze esterne irritative, E quindi anche la Dottrina (i) Lo stesso LicnEzio avveitì , come un tal abito vitale') era stata l' imprestito In prima dottrinai nozione, cui ebbero d'una Similitudine. Ma non lo è meno la i Greci intorno alla vita Q.' Armonìa, od seconda, \' Economia dir voglio .... Quapropter rcdde Harmoniaì Nomen ad organicos saltiC ddatuni I/cliconis ; Sive aliundc ipsci (sapientes) porro traxere , et in illam (vitam) Trarsluterunl ; proprio quae tum res nomine egehat : LiB. III. i3i. 6 Masdea corapensalrice degli stimoli pe' contro stimoli — Né diverso è il linguaggio polemico di tutte le Scuole o più antiche, o più moderne , poiché tutte sorreggonsi in compendio so- vra una supposizione d'identità, ovvero quas' identità di fenomeni tra' corpi hruti e gli animati ; e tulle si ricusano egualmente all'esame introspettivo de' falli, su' quali po- trebbe soltanto con qualche legittimila costruirsi una ragio- nevole teoria (i), meutr' esse snaturano i falli medesimi — Per finirla colla Bledicina ricorderò qui ciò che molti sanno, vale a dire, che Hanhemann e i suoi parllgiaui, fra le tante altre loro singolarità, divergono eslremameutc anche nel loro medico empirismo dall'ermeneutica universale de' medici di ogni tempo, e fino di ogni luogo j laddove prclendou essi di sperimentare la virtù specifica de' propj rimcdj suU' uo- mo sano, piuttosto che sul malato. Or si sospetlerebbe mai r ostinarsi loro in cotanto abbaglio uà' insinuazione di certa Similitudine ?.. E nondimeno lo attcstano le precise pa- role, che qui desumerò da un comentatore, per altro eru- dito e perspicace , di cosih^alla opinione » E se il valore » e forza d'un atleta conoscer pure , o misurarsi deve; di » ciò conoscenza e misura aver mai pretenderemo , se l' at- » leta al pugilato invitiamo con un debole ed accagionato » nella salute ? No : il più vigoroso uomo deve scendere 3) con r atleta sull' arena , al paragon della possa. Nò al- j trimenti , onde il valor vero e reale delle medicinali so- » stanze si conosca , queste sperimentar dobbiamo negli j) uomini sani e robusti ». Sosterrà ben altri, noi nego, (i) Vedi la m!a Memoria sulle Condì- lume IH degli Atti della R. A.ccademi» zioni vitali del Dolore , inserita uel Vo- delle Scienze di Kapoli, DeW uso e dell' abuso della Siinilìtudine. 7 essere solamente lussuosa e rettorica una colale iuduziouc ( quanluiifjuc [n'incipalissima per gli Ilanhemaiiiaui ) percliè sola non manoiluce a veruna conseguenza. Ma chi ha per tempo guardalo, e con fredda invcsligazione , alle molle ed alle pendenze dello spirito umano ; converrà meco non per- tanto , die il sofisma e 1' errore ci sono assai più appeti- tosi e lusinghevoli, dell'argomento semplice, o della ve- rità, la quale fora uopo svolgere con metodo lungo e ira- parziale : onde fuori dubbio egli ci occorre , anzi che di favorire , di ostare alla nativa nostra intellettuale infingar- daggine , per cui Siam' ognora propensissimi ad accoglie- re , e fino a prendere da noi medesimi le colorate ampli- ficazioni d' un pensiero , siccome reali o schiette pruove di un ragionamento; e tanto più, quanto lo slesso ragiona- mento Ca più astruso e malagevole. Trapasso ad altri cscmpj , che tolgo dalla storia del- l' Ideologìa , e della Morale — Due 0 tre anni fa uno scrit- tore celebre, ne' suoi disputamenti robusto , e di felice acri- bia dotato , consegnò ( come un abbozzo di Filosofia no- vella ) a' quaderni di un vulgatissimo Giornale letterario e scienlifico alcuni suoi tentativi d' estimazione tra le ve- rità che i sensi , e quelle che il puro giudizio a noi som- ministrano. Ora, in leggerli, i di lui teoremi sono torniti colla più matura diligenza ; le di lui ricerche concludono fino a certo punto , e riescou sempre gravi. Inoltre ei par che il nostro autore ami d' intrattenersi colle più serie dif- ficoltà ; ei par , dico , che incontri di buona voglia ogni ostacolo , e che l' incertezza e l' indefinito soccorrano alle sue meditazioni. Ma dove si ponga mente all' esordio di questo per altro lodcvolissimo , non meno che originale e cu- 8 Masdea rioso abbozzo di filosofìa ecclettica , ne accorgeremo, che il Sig. Bonstetten è partilo da una Similitudine , dalla cui fascinazione non ha saputo emanciparsi affatto più, in tutto r andamento delle sue contese — U ideologìa empirica , egli asserisce , è coinè /' oceano Pacifico : vi si naviga sopra con un corso sempre tranquillo : /' orizzonte ne trasparisce da ogni lato. Ma lo scandaglio è quas' in esso impossiòi/e ; ma l' ancora non vi tocca fondo. La pura ideologìa , al contrario , a voi si appresenta sic- come im golfo ]3Ìen di gliiaja , limaccioso : ma il lido è prossimo , ed il porto è sicuro — E qui vienmi destro di aggiungere , a più precisa dimostrazione dell' assunto di questa Memoria, uno squarcio dal sig. D'Ancillon, mem- bro dell' Accademia R. di Berlino , autore insigne di pa- recchi Trattali filosofici ; in uno de' quali egli ha intrapre- so ullimamcule a discutere la realtà delle Ferità prime.^ cioè la teorìa dell' Esistenze , col titolo qui appresso ~ Saggio intorno alla scienza , ed alla fede filosofica ~ Il Sig. D'Ancillon rigetta dunque la materiale ideologia delle apparenze , ossia delle mere sensazioni, che accetta è alla più parte degli uomini siccome un fondamento di realtà ; e ricusa non meno l' astratta metafisica delle nozioni pure de' mistici di Alemagna , da lui tenuta per architettamento ingegnoso d' esistenze immaginarie e gratuite. K La radice )) d' ogni realtà ( quindi egli afferma ) o la base di tutte )) r esistenze , dessa è la Ragione ; da cui partono tult' i s ragionamenti , e su cui soltanto possono riposarsi . . . )) La Ragiono , della quale parliamo (continua il dotto ac- ì cadcraico ) non è uno strumento , nò un organo , che 3) serve a certe operazioni dell' anima ; ma una forza prò- DdV uso e dell' abuso della Simililudine. 9 » diillrice , un poter creatore , il quale ben ha le sue parti- » colari rivelazioni, il quale non mica indovina ciò che esi- li ste; ma clic ha V intuizione (si ponga mente, di grazia, il alla fraseologìa dell' autore ! ) dell' esistenze , e le vede » sollevarsi dal proprio suo seno ... Né si contenta già I di combinare ciò che a lui è accordato , e di dedurne » le conseguenze ; ma somministra la realtà medesima B Cosiffatta Ragione , l' occhio interno ( ecco il molto » analogico ! ) che riceve la luce d' una maniera immedia- i la , appercepisce l' esistenze ; del pari che 1' occhio del I corpo fissa i colori , e i contorni del mondo sensibile. D Egli è dosso una specie di senso (altro sinonimo della » capital Similitudiue ! ) d' un ordine superiore , il qual B senza intermedio coaterapla il mondo invisibile. Cotal j Ragione è l'origine, e la bise d' ogni scienza ; poiché » la Scienza non può avere allr obbietto , se non 1' esi- » stenza e la realtà ». E cosi prosegue in tutto il libro succennato a discorrere il Sig. D' Ancillon ; non sospettando egli, al certo, di tradurre e parodiare a ogni linea le opera- zioni e i fenomeni della vita più comune e materiale, ab- bcnchò in estasi d' intendere funzioni solo , e prerogative ineffabili dell'Intelligenza nostra. E che questa vaga de- clinazione immensa della filosofia mistica dalla genuina filosofia logica ( da me qua riferita , siccom' esempio me- morando dell' uso riprovevole della Similitudine nel ser- monar didattico ) si abbia infatti a segnalare pel verso medesimo , e nel riflesso incantevole della medesima im- magine corporea , o piuttosto dell' induzion comparati- va sopr additata ; si potrà ottimamente riconoscere dietro Una specie di comentario , cui della Dottrina dell' im- Tom. VI, 2 1 0 Masdea mortale Kant ha fallo qualcuno de' Sigg. Compilalori della reputalissiraa Rivista d' Edimburgo , in un brano inscritto fra' suoi quaderni , non guari egli è. a Kant ( ivi dicesi ) » penetra per una sorta d' intuizione in ciò , die la na- » tura dell'uomo ha di più profondo, e di più puro » L' obbietlo principale dell' alla di lui filosofia , che di- » sdegna di cominciare dalle apparenze esterne , per fru- % gar indi ciò che in noi si passa... che nega trovarsi il 5) fondamento necessario della verità nell' esperienza, nella D tesfimonianza de' sensi, e nella generale persuasione degli j) uomini , secondo Locke e Reid ; l' obbietlo consiste in j preparare \' occhio interno ( espressione tecnica!) a scor- » gere il Vero primitivo, necessario, assoluto, eterno: e j) quindi ci studiasi a dissipare quelle ingannevoli rappre- j) sentazioni de' sensi , eh' ecclissano la verità prima den- i tro di noi , in modo che noi potessimo distinguerla po- lì scia realmente, ed accettarla, siccome il sostegno e l'es- » senza d' ogni altra verità . . . » (i). E fin qua non ho mentovato , se non controversie di (i) Ed auclie il nostro Vico, fin dal D'altronde io soii pago qui di acceu- 1719, stabiliva — • Omnis diviiiae atque nare, uè già ho voluto esporre tutt' i torti liumanae eruditionis . . . oculus Rìtio — della dialettica delle similitudini verso l.i Ma è questo il luogo di ricordare , che Psicosof'ia. — Ho citato forse Laromiguière, i Kautisll si fanno uno scrupolo a discer- il quale nou adduce altra differenza tra nere dalla Uagioue l'Intelligenza. Gli le nostre idee, e le nostre facultà, se non abbietti, su' quali esercitiamo tal' ultima quella che passa tra il mugnajo, e'I fru- iiostra facultà , sono le conoscenze reali, mento, cui esso fa macinare? . . . Ho tra- e pratiche ; come le Matematiche, le Fi- scritto forse le parole di Cicerone , lad- siche, l'Economiche, le Politiche, ec. lad- dove questi pruova l'essenza dell'anima dove la Ragione ci s-erve a discuoprir l'as- coli' esempio d'un uomo, il quale chiuso soluto, il primitivo Vero, il Bello eterno entro camera oscura , meno che per uu (anche scevro delle lusinghe di ogn'imma- buco (il Senso), credesse poi questo buco pine, non che di ogni espressione), la Virtù necessario alla visione? ... etc.etc.etc. scompagnata daU'.Utililà , etc. DeW uso e delV abuso della Similitudine. \ i sapere, o innocenti dissensioni di scuola: ma polrci rivan- gare, senza doglia e onta, o pur senza dispetto, la ben vec- chia storia di tutte le contestazioni guerresche de' secoli XVII e XVIII, o le crudeli vicende, a lutti note, delle animosità e dissensioni diplomatiche d' Europa , nello stesso intervallo di tempo ; a fin di posare e ribadire i suoi di- versi governi in un gran sistema di mutuo , e generale Equilibrio di forze? E quante altre vessazioni, quante per- dite , quanti massacri non son costale a' popoli finora le due tesi dottrinarie di una. Bilancia di commercio, e d' un antagonismo di poteri ; Similitudini prese amendue dalia meccanica de' corpi inerti sconnessi, o costruiti fra loro, e trasfuse e appropriate a tutte le civili scienze , che avreb- bero dovuto non aver mai in prospettiva , se non la sim- metria delle nostre facultà politiche , o l' euritmia delle mo- rali!,,,— Ma si oppone per avventura, che io smisurala- raenle attribuisco all' influenza della Similitudine ; e io ri- sponderò pregando ognuno a ben considerare l'impero, cui r immaginazione esercita , e 1 dispotismo , cui sovente u- surpa, su tutte le attitudini dell'intendimento umano. Av- veguacchè insomma la frase e'I modo non comunicano, se non coir immaginazione e col senso; e'I senso e l'imma- ginazione ne fanno soltanto avvertito Io Spirilo, Né lo spi- rilo medesimo unqua può esternare i suoi più astraili con- cepimenti, se non modificali in qualunque guisa dalle due anzidette radicali, e prime attribuzioni dell'Uomo; e que- sta legge è fatale per la di lui esistenza, o piuttosto prov- videnziale rispetto alla di lui sociabilità. Qualche valente Scrittore , dopo ciò , si accinga , se vuole, a passare in rassegna cronologica lull'i piati, tulle 1 2 Musdea le pretensioni, od eziandio lult'i Irasversamenti , clie il libero traffico della Similitudine , non solo dalle scienze speculative alle positive, ma da una scienza pure ad una scienza affine , e da un articolo a qualche altro della scienza stessa, ha importato finoggi , e costerà mai sempre all' u- mano sapere : mentre la Similitudine si ò rannicchiala per- fino nella nomenclalura degli oggetti naturali o sociali , più curiosi 0 men conti. E (per es.) quanti pensieri futili, benché sorprendenti , ha vie via suscitato la parola Midol- la , da che furon con essa del par riferiti il cerebro , il caglio interno delle ossa cilindriche , e 1' asse molliccio longitudinale ne' fusti degli alberi dicotiledoni ?...— Così l'altra parola Macchina ampiamente ripetuta dalla piupparle degli Economisti , per effigiare un risparmio qualunque di forze, connesse insieme ad ol'enere un risultalo il più pos- sibilmente proficuo; venne in luogo estremo impiegata da UQ egregio fra essi a caratterizzare gli animali da macello, giiali macchine da far carne : Similitudine , chs potrebbe agevolmente accomunarsi indi agli animali da schiena, guai macchine da fare i trasporti; a' cani, quai macchine da fare a guardia o caccia; a' cavalli, quai macchine da far cammino e guerra , ec. e la cui induzione , divenuta che fosse pensamento vulgare , avrebbe la tristissima e turpe conseguenza di spogliare ogni popolo de' sentimenti più doverosi di giustizia , e di carità, i quali forse scuotono e riscaldano il cuor dell' Uomo. Perchè esso , non potendosi onninamente privare de' mezzi di sussistenza e di agio , cui gli animali gregarj a' nostri più urgenti bisogni for- niscono ; ha saputo ben per tempo almeno accoppiare l' o- pinione del suo legittimo dominio cogli obblighi d'amicizia DcH mo e deli aliuìo della SìinilJuMne. i3 e consuctuiline , elio lo legarono al cane ed al cavallo ., e la prospclliva della propria utilità con una cura di benevo- lenza e di grato animo verso il bue, la cui società di tra- vaglio ha servito al colono per tirare i primi limili della possessione e della città : onde l'impeto sempre crescente della sua cultura morale, i comodi del civil consorzio, e l' irrefragabile superiorità de' suoi destini sulla Terra. E qui saremmo altrettanto e più sorpresi , dove ne piacesse con diligenza inoltrarci fra gli andirivieni, le ambiguità, e i guasti dalla Similitudine accagionati ; non altro essen- dosi voluto da cotal tropo desumere , cbe baratto e abi- litazione dal conlesto e dal metodo d' una scienza, alla ri- forma e all' adeguatezza di una scienza diversa : quasicchè la Similitudine non possa comportarsi fra' confini , al certo difficili , del didatticismo , se non come il Ietto di Procu- sle , sovra cui adagiandosi facea d' uopo rimanere dislogali e convulsi por allungameiio, o mozzi e contraffatti per ac- corciamento delle proprie membra. Così la Medicina, certo scienza raen necessitosa di conlraccambj e di favori, si è lungo tempo travestita e resa sconcia per la fìsonomia po- sticcia , e per gli addobbi , eh' essa ha per gradi accattati dall'Anatomia, dalla Botanica, e dalla Chimica. E per astringere in una sola considerazioni variatissime , non ab- biamo noi visto parecch' ingegni, abbarbagliali da un simu- lacro vano , intralciarsi , smungersi , e inettamente sterilirsi fra le diramazioni dell' albero appena denotalo dall' esi- mio Cancellier Bacone (i), che con più aperto giudizio , (i) E questo slesso Genio , eminente- come una soverchia Istruzione pregiudi- menle positivo , non fec' egli abuso della chi al Popolo , quantunque ad esso giovi Similitudine , allorcliè volendo pruovare una mediocre ; adduce in documento li Masdea 0 con più niciluro consiglio applicandosi a qualunque altro solido , e non vacuo o fumoso problema dello Scibile , molle verità definite , molte discusse , e molte ancor più avrebbero utilizzate ? Non è quindi che io riprovi ogn' illuslraraento , nò ebe repella ogni foggia di Similitudine dall'elocuzione di- dattica : anzi come una qualunque screziatura de' nostri pensamenti , a fin d' incutergli altrui , e renderli discerni- bili, è il più assiduo e cardinale officio dell' umana ragio- ne; così poco prima ho dichiarato, e or ripeto, che la Metafora (la traccia più lieve di Sirailitudiue ) debba af- fatto ritenersi qual' elemento indispensabile d'ogni manie- ra, e di ogni categoria di linguaggio. Nò ciò pur basta, che troppe volte l'induzione figurativa più brillante, l'in- duzione comparativa più ardita , l' induzione esemplifica- tiva più straordinaria , meravigliosamente servono all' in- telligenza nostra ; se non per rivelare I' essenza profonda delle cose, almeno per coordinare fra esse le relazioni delle idee, cui abbiamo concepito, e possiamo concepir delle me- desime. Con un tale spediente non corto si potrà mai di un colpo , e per un sol conato raggiungere la verità : ma il cammino sarà divenuto largo sebbene più lungo, e sicuro quantunque tortuoso. Adoprerò una, o due citazioni, per esprimermi con maggior nettezza — Fu già da un Uomo Vepispaslico , che nppeaa applicalo gua- fondamento più saldo, secondo ci narra risce , coulinuato al contrario malmena Diogene Laerzio, del rapporto enorme dì e scompone le nostre carni? Quale para- esse a parecchie navi, le quali tutte sareb- logismo!.. Non minor forse di quello di bero fuori del porto (di Canopo, città Zenone, Capo des;li Stoici; onde il h- presso una delle imboccature del Nilo, nioso precetto , che le colpe nostre tor- ei dicea ) da cui si scostassero , sia per nino sempre uguali fra loro, non ebbe uno, sia per cento, sia per mille stadj. Dell'uso e dell'abuso della Simililudine. id di spirito per azzardo ragguaglialo il sislema nervoso de- gli animali alle tenui radicene d' ogni pianta , le quali vegetar la fanno in mezzo alla terra , fra cui esse spar- pagliansi e penetrano. Siffatto confronto pruova , che le similitudini nella più riserbata prosa didattica potrebbero, non cbe dicevoli , riuscir eziandio avventurose ; dapoicbè sebbene molte differenze intercedano dalla vita di un ani- male alla vita di una pianta ( sia per intrecciatura delle fila organicbc , sia per composizion delle parti , sia per adeguatezza de' naturali impegni loro), con tutto ciò il paral- lelo scbizzato appena delle note funzioni delle barbe di questa , colle non abbastanza note funzioni de' nervosi sta- mi di quello , riverbera tosto con insolita luce alla cu- riosità della nostra Intelligenza. ... E la piupparte delle verità fisiche non sono un risultamenlo di fortuita , o di abituai riflossiono di pensieri ; un fenomeno , sarei tentalo dire, cnlultnco della nostra perenne attività psicologica? Ecco ora un altro diversissimo getto d' induzione fi- gurativa — V universo , meditava un profondo filosofo , è una sfera ^ il cui centro può trovarsi in ogni punto dello spazio; 7na la circonferenza in nessun luogo — Incoiale similitudine non dee già rilevarsi un trasporto d'evidenza dalla Sfera che rappresenta , all' Universo eh' è rappresen- talo : pure I' umana ragione resta compiaciuta d' imballer- visi a tale quale dimostrazione indiretta, o negativa, d'un disegno immenso, e di uno spettacolo infinito... Le verità materaalicbe più solenni non poggiano talvolta, che sovra una considerazione di pari guisa. Qualunque apologo poscia mi porgerebbe, se qui fos- se uopo , una testimonianza ovvia dell' ufililà e de' pregj 1 6 Masdea dell' induzione esemplificativa nell'elocuzione didattica, ov- Tcro afoiistica : i molli anzi, e i morali assiomi destinali a viepiù sciiolcre l'attenzione e '1 giudizio degli uomini, non potrebbero , senza mancare al loro scopo , destituirsi di simile risorsa di Bello e di Vero. Ne trascriverò qui alquanti , perchè gli stimo nel loro genere modelli — Rispclta i tuoi simili ; guardali di sprezzare alcuno : anche un atomo fa ombra! — RTostraìi aspro co malvaggi: il cedro è incorruttibile, perchè amaro; gì' iusctti non si attentano di toccarlo ! — Se vuoi innalzire statua ad un grand' uomo , comincia dui porne il piedistallo sulla sua tomba — Giovanetto , ricevi le parole del savio come una spugna, e quelle d<; ir ignorante come un cx'wcWol — etc.etc. Tutto ciò premesso , non vuol credersi difficile d' as- segnare i limiti , oltre i quali 1' uso della Similitudine , uelP elocuzione didattica , trabalzerà irreparabilmente in abuso. Ma quindi convienmi rivenire per poco a quel che sopra ho accennalo, e riprodurre in parte l'originai pen- siero del Sig. d'Alambert; cioè, che riramagiuazioue (in cui si accumulauo senso, memoria, ed energia), e l'In- telligenza siano facoltà fra loro quasi consorti , e appena distinguibili nell'esercizio della ragione umana. La medi- tazione , ha osservato in proposito un Tedesco filosofo , Garve , benanche sugli argomenti piti astratti, non mai riesce meglio, se non dove P Immaginazione abbiasi messo d'avanti , colla maggiore vivacità, e colla minu- tezza più possibile, V obbietta su cui sì raggira . . . IVon 7nai uomo farà grandi cose , comunque lambicchi il proprio talento , se non è dotato di wi attitudine di combinazione abbastanza disinvolta , per pennelleggiare De IP uso e deW abuso della Similitudine. 17 sotto facce e contorni sensibili le materie , di egli deve lavorare. Ha d' uopo inoltre di superiore forza di vo- lontà , che dirìga progressivamente sopra un piano , e secondo una invariabile norma, le di lui ricerche, le di lui operazioni , e i di lui più ardui concepimenti .... Dalla forza della volontà dipendon poi la perseveranza della contemplazione , /' evidenza del giudizio , la com- pattezza e la serie delle conseguenze analoghe , /' ar- monìa de rapporti più lontani, e V pullulamento di tutte le idee accessorie . . . Lo spirito e la fantasìa asso- ciansi allora per incalzare neW intero suo sviluppo un pro- fondo ragionamento ; e le speculazioni più aride , più intralciate , 0 più inventive , così brillano spesso della grazie più seduttrici, delle induzioni più saettanti, e delle forme più inimitabili di scrivere ... — Adunque la prima e fondaraental regola pel buon impiego delle si- militudini neir elocui-ione didattica , fia la temperanza del- lo stile , e la castigatezza de' fornimenti di gusto ; poiché sarebbe al di là di ogui possa umana , abbandonati noi una volta al fervore ed all'alacrità dell'ingegno, di piiì comprendere a un girar d' occhio lutti gli aspelli d' idea- lità e di scambievolezza delle idee, quali meglio ne gio- vasse fecondare , 0 far altrui appercepire. E qui opportu- namente si colloca il precetto antichissimo di Manilio — Ornari res ipsa negai , contenta doceri — precetto , che non è secondo a qualunque altro in gravità. Una diversa regola , né meno importante, poscia quella fia , che le Similitudini , se non servono a far risplcndere talune idee , né a render vibrate talune espressioni ; invece scompigliano e deturpano la facondia didattica (i cui pre- Tom.VL 3 1 8 Masdea gi son limpidezza, ordiuamento , e facililà), né meno esa- gerano , 0 divagano , o trambustano qualunque altra sia oratoria aringa. Una similitudine oziosa , ottusa , ed oscura, da cui non possa verità prorompere, non precetto inculcarsi, non induzione raccogliersi: una similitudine affatto strania , looginqua , ed incerta (come laddove l' immagioazione so- perchi , e non alti l' intelligenza ) tantosto abbarbicandosi nel dominio della ragione, fruttificherà d'errori, o d'equi- voci , 0 di pregiudizj ; de' quali l' ingombro può giunger sino a mortificare in noi , o per lunga pezza comprimere l'istinto medesimo, che sempre noi malgrado ne suole in- dlrigere e sollevare a una ragionativa evidenza. E nondimeno, anche ad onta del più severo riguardo contr' ogni apparenza chimerica, e dello zelo più inconten- tabile per ogni reale nozione, egli è impossibile nell'Elo- cuzione didattica non isdrucciolar giammai in un qualche abuso di Similitudine : a bella giunta , perchè oltre i no- mi proprj , e que' soli verbi ^ a.' quali affiggiamo il sigui- ficalo delie nostre azioni esteriori , tutti gli altri vocaboli SODO rappresentativi ed analogici , e però non equivalenti 0 sinonimi, a rigore, delle lor consentanee idee. Cotal ne- cessaria , universale , incorreggibile inaffinità de' mezzi (per cosi dire) sensorj , alle cogitazioni intellettive è la peren- ne sorgente degli errori , e de' bisogni , onde della per- fettibilità benanche all' uman genere !.. Ma inoltre di poi si badi a ciò , che la dicitura figurata , vagheggiando i sensi, storna di continuo l' attenzione , cattiva il giudizio , e ci dispensa dalla sodezza delle pruove , o dall' accordo de' titoli delle diverse idee , che asseriamo : senz' aggiungere , che il nostro amor proprio va ordinariamente più soddisfatto Dell' uso e dell abuso della Similikidiiie. •9 di convincere altrui, clie di persuaderlo, e di sorprendere, anziché di capacitare. — Per cosiffatta 'guisa il maggior nu- mero degli Autori , i quali presiedono all' insegnamento , si vantano ed inebriansi del successo di una giornata , mentre appena pochi la meditazione diuturna, un coerente ragionare (i) e la purgatezza filosofica dell'elocuzione, pre- parano in segreto a vivere lunghi secoli, de' quali intanto la piena attortiglia e sommerge la mediocrità , la vanaglo- ria, e l'impostura. (0 Avrei potuto accresctie la mole di queste osservazioni oJ accuse, dovunque lolle, sull'abuso della Similitudine nell' Elocuzione didattica, eh' è veramente quel genere dì eloquenza o di scrittura, in cui pili e bene spesso ha luogo ; mentre, sic- come con finezza lia avvertilo il Signor de RlAniioMEi. ( iLlumcìis ile Litleriitiire Coniparaison) plus Vaine est occupee de son objel direct , moins elle regarde au- tour d' elle ; J'ius te mouvenient qui Veni- porte est rapide , plus il est impatient des obslaclcs et des detours: enjin, plus le scntimcnt a de chaleur et de force , plus il maìtrise t imagination , et V em- pcche de s' egarer. Il s' ensuit , que la narration tranquille admet des comparai- sons Irequentes ; qu' à mesure qu' elle s' anime, elle cn veut moins; ec. Ala le già addotte , quali eh' esse siano e quan- te , bastano all'uopo: all'uopo, cioè, di cautelare il nostro giudizio contro le false Immagini; non a fine di sottrarre lo spirito dalla necessità di usar di que- ste , cui acconsente ogni maniera di lin- guaggio , e 'I buon gusto renderà sempre altrui profittevoli. Che uè possibile im- presa (.1 OmolooIi costituendo una forma originale del nostro pensiero), né mica sa- rebbe a desiderarsi : importando la Si- militudine ogni grazia , fulgore , e vigo- ria dell'espressione. L'Intelligenza me- debima, se idonea fosse a rluunziarvi , tosto troverebbesi in un cammino diffici- le , cupo , disagialo ; o per dir meglio « fora assorta In un' estasi perenne : raentr' essa mantiene il nostro commercio ideale coir ajuto de' rapporti ostensibili delle cose, laddove inelTabili ne siano le no- zioni proprie , e genuine. Mediante che il sapere umano si addoppia, prospera, svolgesl ognora più ; o si avvantaggia per credito almeno : se a me non torna illecito d' adoperare una Similitudine!... Con tutto ciò 'Bisogna , che i Dotti som- mino , riconoscano, e bilancino di tem- po in tempo i loro effettivi capitali, do- ve non vogliano di buon grado compro- mettere le Scienze tutte a una vergogno- sa , ed imperdonabile fallita. OSSERVAZIONI SOPRA UN FENOMENO DI TRASUDAMEMTO LINFATICO ìm XIAiVXV! PIAUTE GRA1III.\ACEE Ielle all'accademia nella lornala de' sg luglio tS^o DAL SOCIO RESIDENTE I n diverse piante, segnatamente nelle graminacee, occorre di vedere in pimta delle foglie, o sui dcnticciuolì posti nel conlorno della lamina, una gocciola di limpido umore tanto simile alla gocciola di rugiada che perciò forse gli antichi botanici non ne facevano caso. Che questa gocciola non proviene dalla rugiada avvertirono primamente il Guettard, di poi \'Ilelw'g\ con far vedere che veniva da escrezioa particolare dello foglie. Il Seneb'er appresso , sono ormai cinquanf anni, faceva derivare tale escrezione dalla traspi- razione insensibile divenuta sensibile in dato punto dalla troppa affluenza degli umori, soggiungendo che WPrevost in quel tempo attendeva con somma diligenza alla investi- gazione del fenomeno nelle piante graminacee. Egli pare che il Prevosl non avesse compiuto le sue ricerche sopra tale subbietlo , ovvero non si sia curato di pubblicarle ; poiché altrimenti i fisiologi posteriori ne avrebbero parlato. Tom.VI. A 2 2 Gnspanini Ifl falli il sig. Tenore {corso di botaniche lezioni tom. 3. Napoli /8i6) uelle sue isliluzioni bolauicbe ragionando della Iraspirazione sensibile ed insensibile ricorda il fatto leslè annunzialo delle piante granainacee , ed adotta in generale la spiegazione datane dal Senebier , modifican- dola solo in un punto , siccome vedrassi a suo luogo nella presente narrazione. Né il Decandolle nella Fisiolo- gia vegetabile si discosta dall'opinione del Senebier \ dap- poicbè dopo aver esposto le particolarità risguardauti l'esa- lazione acquosa, nella fine del suo dotto ragionamento ri- corda r opinione dell' Iledu>ig , cbe considerava 1' esala- mento acquoso come escremento liquido delle piante ; e quella Aq\V Jlales ^ cbe il paragonava alla traspirazione in- sensibile degli animali. Egli poi credeva cbe l'esalamento nei vegetabili rappresentasse entrambe queste funzioni. Da ultimo dà notizia del fatto delle piante graminacee colle scgueuli parole : » L'attenenza con quest'ultima funzione (la traspira- zione insensibile) è ancora manifesta sotto altro aspetto, » cioè cbe talvolta la traspirazione vegetabile , quando è )) abbondantissima in un dato punto, diventa sensibile co- i me il sudore in forma di gocciolina. Perciò si veggono s frequentemente delle gocce di acqua cbe si formano nella » sommità delle foglie del forraento e di pareccbie gra- 2 minacce allo spuntar del sole. Queste goccioline si veg- » gono ancora sui denticciuoli di alcune piante; esse so- ft no disposte con regolarità sulla foglia della cappuccina. B Questi falli si debbono riferire all' esalazione ? Si deve » considerare quest' acqua come una vera esecrezione, ov- » vero come l'acqua ch'esce dall'estremità delle foglie di 2 alcuni gigberi {Anm)^ o dalla sommità delle spate delle Sopra iinfenomeìio in alcune piante graminacee. 23 » palme? Si debbono essi ravvicinare all'uscita dell' umore » della vite? Sarebbe utile istituire nuove osservazioni so- » pra questo soggetto ». Per quanto noi sappiamo ninno dopo il DecandoUe ha pili ampiamente od altrimenti parlato di questo fatto. Onde seguitando il consiglio del celebre botanico di Gi- nevra diamo il risultato delle osservazioni da noi fatto. Queste osservazioni son cadute sul granone (Z^a mays) , V ovio {flordeiim vulgare)^ la SQgdi\a {Secale cereale) e.l il formenlo {Triticum sativum). Il granone seminato in autunno iS^g a di 26 ottobre, come prima spuntava dal terreno mostrava una foglia in- cartocciala costituita della sola guaina 0 picciuolo. Essi nello spazio di un giorno giunse all'altezza di circa un pollice; e nel giorno seguente avea nella sommità una gocciolina di limpido umore. L? foglie, che vengono ap- presso, son lulte costituite di picciuolo incartocciato e di lamina. Spuntava la seconda e la terza foglia, ed ecco la gocciola nella loro sommità. Sulla quarta foglia di raro apparisce; sulle altre clic seguitano non mai. Scorre l'u- more lungo l'orlo e sulle facce della foglia, ovvero goc- ciola , riproducendosi esso continuamente. Tale fenomeno durava nella sua pienezza, in ciascuna foglia, circa tre giorni, talvolta quattro: in certe sperionze pareva finito al quinto giorno , ma ritornava al sesto , continuandosi debolmente al settimo ed ottavo , di raro infino al dodi- cesimo. Quando continua oltre il quarto 0 quinto giorno qualche gocciolina si mostra ancora sul margine, d'ordi- nario a poca distanza dalla sommità della foglia. Ni altri- menti avviene in primavera, tranne che l'uscita dell'umore suol durare minor tempo, però non mono di tre giorni. 24 Gasparrini In qualunque stagione 1' umore vien fuora in tulle le ore del giorno , nia in più copia nella oscurità, e per conse- guenza di notte , così nella stanza , come allo scoperto. Si mostra ancora sulle pianticelle esposte alla luce diretta non molto forte , purché 1' aria sia tranquilla e piuttosto umida. Deve variare inoltre il fenomeno per la qualità del terreno, in quanto si può giudicare dalle piante nate nella sabbia ferruginosa, lavata avanti con acqua di pozzo, dei contorni di Resina ; alcune delle quali in maggio passato non diedero umore di sorta , altre qualche gocciolina , e solo per un giorno. La segala, l'orzo, ed il fromento seminati a di 26 otto- bre dell'anno scorso, a capo di due giorni ch'erano spuntali davano la gocciola in punta della prima foglia incartocciata; e poco appresso sulla seconda in punta della lamina; la quale gocciola raramente apparisce sulla terza foglia; sulle altre che vengon dopo non mai. Durava il fenomeno circa sei giorni ; nel rimanente , siccome nel granone , cadendo r umore , 0 calandosi lungo la foglia , riproducevasi in brevissimo tempo , ed in qualunque ora del giorno , alla luce diretta 0 diffusa, nella oscurità, nella stanza^ all'aria scoperta, e quasi sempre colla stessa forza. Sulla seconda e terza foglia la gocciola appariva iufin da quando spun- tavano le loro sommità, mentre ancora eran coperte dalla foglia primordiale. Queste poche e semplici osservazioni dichiarano che il fenomeno anzidetto non può dipendere dall' esalazione acquosa. Imperciocché i.° L'esalamento essendo nullo quando la foglia è co- perla dalle sopraslanli , non perciò manca la gocciolina di umore sulla sommità appena sporgente. Sopra un fenomeno in alcune piante graminacee. 20 2.° L'esalazione essendo debole 0 nulla in tempo di not- te , allora dovrebbe mancare la gocciolina. 3." Il fcnomeuo si osserva solo nelle foglie primordiali, e temporaneamente , non ostante che dopo crescessero un poco (massime la seconda e la terza) , e così in esse co- me nelle seguenti T esalazione acquosa non mancasse mai. 4..° L' esalamento si fa per le facce della foglia , prin- cipalraenle per la inferiore ; mentre I' umore esce sempre dalla sommità, e talvolta a poca distanza ma dall'orlo. 5.° E poi come mai la linfa nell' uscire in forma di va- pore si condenserebbe sulle foglie nei punii indicati ? Ciò non potrebbe succedere che pel freddo dell'aria; nel qual caso r esalazione sarebbe debolissima 0 niente. Ma se l'umore nella sommità delle foglie primordiali delle piante graminacee anzidette non deriva da esalazio- ne ; nientedimeno questa funzione influisce molto suU'ab- bondrinza o scarsezza di dello umore ; non che sulla sua apparizione iu certe ore del giorno , siccome si deduce dalle seguenti osservazioni fatte nella primavera di que- sto anno. La segala seminata a di io aprile nella sabbia ferru- ginosa, lavala più volle nell'acqua di pozzo, in sullo spun- tare die la gocciolina , che in breve spari , in punta di parecchie pianlicelle ; la quale nei cinque giorni seguenti formavasi solo la uolte non ostante il continuo annaffia- menlo. Que' giorni però furono piuttosto sereni e secchi. Ma la niatliiia del 23, ch'era nuvolosa, l'umore Stava su tutto le foglie ; riproducevasi infiuo alle 7 aulimoridiane , lasciando nello svaporarsi sul vetro una macchia bianca- stra ; di poi sparì come prima l' aria diventò serena od asciutta. Il giorno 24. fu nuvoloso e piovoso ; trovai le 2 6 Gasparrini gocciole su liiltc le foglie , e come cadevano riproduce- vansi conliiiiiarnenle ; ancora nella sommila di quelle fo- glie eh' io avea unle di olio alla loro base por impodire i'allività capillare della epidermide, se mai ci fosse slata. Le quali osservazioni fanno almeno sospettare , se non di- mostrano, cbe nei giorni sereni l'esalazione forte impedisce la formazione delle gocciole. Per assicurarmi di ciò ne' giorni seguenti feci questa esperienza. Alle 3i del mattino fatte cadere le gocciole da tutte le foglie, vidi che non si riproducevano, essendo l'aria piuttosto chiara e secca. Alle loi posi sulle pianle una campana di vetro ; ed ecco formate le gocciole in meno di mezz ora. La quale esperienza ripetuta più volto collo slesso risultameuto dichiara, che come l'aria com- presa sotto la campana diventava umida e non assorbiva il vapore esalato dalle foglie, 1' umore in esse trallenulo usciva finalmente dalla loro sommità , non mai cessando le radici di altrarne dal terreno e mandarne alle parti su- periori. Lo slesso effetto si ottiene quindo si cnoproao lo pianle altrimenti che colla campana di vetro, massime con impedire il passaggio alla luce. E si vide inoltre sparire le gocciole in breve tempo , dalle sei alle sette ore del mattino come il sole si alzava , anche annaffiando abbon- devolmente; nò altrimenti ricomparire, continuando l'aria ad essere serena , che col mezzo della campana. E pos- sono ancora mostrarsi per molti giorni sussecutivi , co- me si vide appunto nella segala seminata nella sabbia fer- ruginosa a IO aprile, che ne produsse continuamente dal dì i5 infino al termine del mese nel modo anzidetto, cioè coslantcmenle la notte , e variamente il giorno secondo le variazioni atmosferiche sopra esposte , non ostante fossero Sopra un fenomeno in alcune piante graminacee. 27 giunte le foglie all' altezza di oltre un palmo ed alcune rivolte in giù. A di 9 maggio seminai la segala nella sabbia ferru- ginosa e nel terreno comune ; la prima spuntava nel ter- zo, la seconda nel quarto giorno. In entrambe trovava le gocciole alle 5 del mattino ; le quali sparite alle 8 , per effetto della luce e del calore , non più tornavano infino alle 12 della sera. Ricomparivano esse dopo la mezzanotte; e ciò avvenne per tre giorni di seguito tanto nella stanza, quanto all'aria scoperta. Nel dì 17 verso le 8 della sera parecchie piante mostravano un po' di umore in cima alle loro foglie ; tulle poi ne aveano in copia la mattina ap- presso : e r esperimento della campana di vetro produceva il solito effetto. Ma in tulle le ore del giorno 19, che fu umido e coperto , 1' umore gocciolava. Onde si vede esser variabile il fenomeno secondo lo sialo dell' aria , umido 0 secco , sereno 0 coperto ; ed ancora secondo la sua tem- perie. Ma oltre si fatte cause della sua variabilità ce n'ha altre ignote. Imperciocché si osserva talvolta tra piante uguali in grandezza, rigoglio ed età, che alcune, soltanto in qualche giorno , non danno umore dalle loro foglie , quasi si riposassero ; il che succede ancora , sebbene più raramente, a tulle le piante nella slessa grasta. La segala nella sabbia ferruginosa non avea umore la mattina del 16 maggio, mentre T altra nel terreno comune n'era soprac- carica , ma ritornava copiosamente nel giorno appresso. Forse alla variabilità del fenomeno concorre pure la natura del terreno. Perchè nello slesso giorno 9 maggio avendo seminalo il granone nella solita sabbia e nel terreno co- mune , il primo non dava umore se non col mezzo della campana , tranne una sola volta , che naturalmente e per 28 Gasparrìni brevissimo tempo ne mise fuora la una foglia due goc- cioline ; r allro poi ne dava sempre in qualunque ora del giorno nel modo avanti esposto , pure alla luce diretta , ma per poco tempo. Essendo adunque così , che l' umore il quale viene in punta alle foglie delle menzionate graminacee non deriva essenzialmente dalla esalazione , vediamo se proviene da secrezione e por conseguenza da ghiandole. Nella sommità delle foglie non ci son ghiandole, né peli , nò stomi, né forellini ; ci ha solo parenchima cellulare alquanto diverso dal soltostanle (da cui non trasuda umore standovi anche gli stomi) nella forma e grandezza delle cellule , e per la natura della so-tanza in esse contenuta, eh' è una materia rossastra finamente granellosa, non già clorofilla; la quale materia rossastra si osserva ancora nel parenchima del mar- gine a certa distanza dalla sommità. SI fatto pcrenchima perciò non si può tenere in conto di ghiandola, e l'umore che ne trasuda non |cffelto di secrezione. Questo umore inoltre , in sembianza di gocciola di rugiada , non con- tiene globuli alla maniera di certi umori segregati : è limpido, insipido; col microscopio non vi si scuoprono sostanze estranee ; anzi pare più trasparente e fluido del- l'acqua in cui si scioglie compiutamente , siccome fa an- cora nell'acquarzeute. Ma isvaporandosi sul punto onde sorge , lascia ivi una materia biancastra in forma di pel- ìicina raggrinzila, la quale essendo inalterabile all' azion della potassa caustica non pare perciò di natura albumi- nosa. Anzi si scuoprono in essa col mozzo del microscopio alcune concrezioni scabrose, come fossero gruppi di cristalli colle punte prominenti : sono concrezioni di materie inor- ganiche, che spariscono nell'acido azotico. Ora le gocciole Sopra un fenomeno in alcune piante graminacee. 29 raccolte sul vetro lasciano , isvaporandosi , la stessa male- ria inorganica ; nel qual caso si può osservare al micro- scopio che come 1' acqua di vegetazione in cui è disciolta diminuisce , si addensa essa con evidenti segni di cristal- lizzazione sul sistema del cubo. Quella dell'orzo seminato nel terreno comune è costituita, giusta l'analisi fattane dal professor Napoli circa la metà di novembre , di sol- fato di calce e di magnesia , e di cloruri. E sebbene la quantità non sia stata ora determinata rispettivamente al- l' acqua di vegetazione in cui si trova disciolta, luttavolla essa pare mollo maggiore di quella che vicn fuora coU'e- salazionc. Imperciocché il Seneòier^ secondo riferisce De- cando/ie , ha trovato che in ii,5oo parli di acqua esalata dalle foglie della vite appena ci sta 'As»»» di materia estra- nea , della quale per altro s' ignora la natura. Di manie- ra che se questa osservazione sulla vite è esalta, siccome pare non potersene dubitare, e si verificasse in altre pian- te ; essa , standovi tanta pochezza di materia estranea , punto non sembra favorevole all'" opinione di coloro che considerano 1' csalamciilo come funzione escrcracutizia. E dappoiché 1' umore cacciato fuora dalle piante graminacee raccogliesi in punta alle loro foglie , e sul margine , in forma di goccioline, per non confonder queste, derivanti da trasudamento linfatico , colle gocciole di rugiada , la presenza dell' anzidetta materia terrosa , 0 la posatura che lascia' la linfa isvaporandosi sul vetro , è forse il segno meno fallace per distinguere 1' uno dall' altro fenomeno. Viene la gocciolina nella sommità della foglia giusto nella direzion della rachide, e dal lato corrispondente alla l'accia intcriore. Facendola cadere e guardando colla sem- plice lente il pu[ilo dove stava , si vede chiaro un trasu- T?n.F/. 3 3o Gasparrini daracnlo , che in meno di dieci minuti , quando è nella sua maggiore pienezza , diventa una piccolissima gocciola sensibile alla vista naturale. Quando si recide per traverso la foglia del granone alla disianza di poche lince dalla sommità e si guarda colla lente semplice sul taglio , si vede subilo un trasu- damento in tre punti , per cui in pochi minuti si formano tre goccioline ; trasudamento, che (notato anche dal Prevost secondo riferisce il Seneòie?-) viene giusto in punta di Ire fibrilline recise. Tagliando la foglia più in giù appari- scono cinque goccioline sopra allreltanti nervi o fibrilline recise ; sette nella metà della lamina , precisamente quante sono le fibre. Cosicché il numero delle goccioline corri- sponde sempre a quello delle fibre o nervi priraarii longi- tudinali, onde la foglia è fornita nel punto della recisio- ne. Ciò succede per tulio il tempo in cui irasuda Tumo- re ; come prima cessa il trasudamento la foglia del gra- none diventa di color verde cupo , pelosa in entrambe le facce infiuo alla sommila; e recidendola non dà tante goc- ciole quanti sono i nervi recisi , dei quali solo il mezzano talvolta e lentamente fornisce la sua; il che per altro dura pochissimo tempo. L' umore che sorge dalle fibre reciso punto non differisce in colore , limpidezza, sapore e nella natura delle sostanze inorganiche in esso disciolle da quello che viene naturalmente in punta alla foglia intera. Le fi- brilline son costituite d' un fascelto fibroso-vascolare con le trachee nel centro coperte da cellule allungale alla ma- niera ordinaria del tessuto fibroso degli organi appendico- lari. Di raro in quella giovinezza della foglia si trova qual- che vase annulare in compagnia delle trachee ; il che in- contra allora a vedere solo verso la parte inferiore doU.i Sopra un fenomeno in alcune piante graminacee. 3 1 lamina. Le stesse cose si osservano ncIT orzo, nel forinonlo e nella segala tanto rispetto all' uscita dell' umore per ef- fetto della recisione , quanto per le sue qualità sensibili; ancora in ciò che risguarda la struttura delle fibre. Infine nelle quattro menzionate piante l' umore che vien fuora dalle foglie recise gocciola talvolta , non altrimenti che dalle foglie intere , per due giorni in qualunque ora. Laonde l'umore, ch'esce dalla foglia spuntata o recisa a qualunque distanza dalla sommità , è la linfa o umore ascendente ; e dnppoichè somiglia afTallo a quello che viene naturalmente in punta della foglia intera, seguita che l'uno e l'altro hanno la slessa origine. Ne segue ancora che que- sta linfa sale alle parti superiori solo per i vasi spirali, noa avendocene , almeno nel cominciare il trasudamento, d'al- tra sorta ; che non vi è attirala dall' esalazione acquosa , Ile dalla crescenza delle foglie , siccome in altre piante , ma vi giunge forse per la stessa forza che sospinge 1' u- mor della vite ad uscire dalle ferile avanti lo sviluppamento delle gemme in primavera : e finalmente che la maniera co- me si generano le gocciole cosi in punta alle foglie intere, come sulle trachee recise, dichiara essere l'umore ascen- dente sospinto da quello che attraggono continuamente le radici ; e giunto alla sommità della foglia , trapelando prima dalle trachee nelle cellule del parenchima, o negli spazii traccllulari, finalmente scappa fuori trasudando dalla epidermide. Le trachee infatti non giungono proprio infiao al punto ond' esce 1' umore , ma si rimangono a poca di- stanza , dove diversi fascetti di esse convergono e si uni- scono insieme , d' ordinario tre , il mezzano che scorre lungo la rachide con i due laterali. Si è detto che nel granone apparisce ancora qualche 32 Gasparrini gocciolina sul margine a poca distanza dalla sommila della foglia. Deriva essa dalla stessa linfa condottavi forse dalle fibre più distanti dalla rachide , le quali quantunque sotto all' estremità della lamina convergano verso la mezzana costituente la rachide , tuttavolta non la raggiungono sic- come fanno le due laterali ad essa più vicine. Inoltre tra le fibre primarie longitudinali ce ne stanno altre di secon- do ordine più sottili , le quali non mancano di dar fuora le gocciole quando sono recise. Le une e le altre nel loro cammino , allorché la foglia è alquanto cresciuta , man- dano lateralmente fibrilline trasversali , onde ne deriva un tessuto fibroso vascolare reticolato , per le quali giunge r umore al margine formandovi talvolta una gocciolina a molta distanza dalla sommità della foglia. Nò questa spie- gazione si può dimostrare col mezzo della recisione lon- gitudinale , siccome abbiara dimostrato il cammino della linfa che forma la gocciola nella sommità con recidere la foglia trasversalmente ; perchè le fibrilline longitudinali essendo molto vicine , nel taglio secondo la lunghezza del- l' organo non ci ha diligenza che basti per causarle , uè ragion di credere che la gocciola in tal caso anziché da quelle provenga dai rarauscelli vascolari trasversali. Intanto la piccolezza di queste gocciole sul margine , la rara e tardiva loro apparizione concordano naturalmente colla sot- tigliezza e tardiva formazion delle fibrilline trasversali , e col molo lentissimo della linfa nel deviare dai canali ret- tilinei longitudinali. La linfa ch'esce dalla sommità delle foglie nelle men- zionate piante graminacee è quella che sovrabbonda alla capacità e bisogno loro. Dinota essa abbondanza di umore e niente più , proveniente da due cause , dalle radici o Sopra UH fenomeno in alcune piante (/raminacee. 33 dalla umidilà. Nel germogliamento le radici in numero di tre a cinque precedono il fusto e le foglie ; esse allun- gandosi assai e diramandosi in brevissimo tempo formano una barbala , clie tutta insieme avanza mollo la parte a- scendcnle costituita allora di tre foglie sopra un fusto ap- pena distinguibile ; radici poi fornite , per essere tanto gio- vani e fresche , di gran forza assorbente. Rispetto alla u- midità, egli si vede alla campagna, nel terreno bagnato, le gocciole abbondar si come fosse caduta la rugiada, ed esser rare o mancare affatto nel rasciutto o poco inumi- dito. Il che si osserva meglio nelle piante coltivate in graste tenute nella stanza , dove 1' acqua si può dare a talento. Difalti in dicembre dell' anno scorso , alla segala germogliata non avendo somministralo acqua per tre gior- ni , il terreno rasciugatosi un poco , le pianticelle non davano umore. Ciò non ostante si mostravano esse rigo- gliose , anzi crescevano di giorno e di noUe come quelle dell' orzo e del formento loro compagne di eia ; ma que- ste per essere annaffiale ogni di porgeano continuamente le gocciole. Stando così le cose, a capo del terzo giorno, a mezzodì , annaffiai la segala ; ed ecco iramedialaraente ricomparire il trasudamento in punta alle foglie , ed in meno di dieci minuti già qualche gocciolina scorgevasi colla vista naturale. Questa sperienza ad un tempo dichiara lucidamente la celerilà e forza con cui 1' umore è assorbito dalle radici , sospinto alle parti superiori e cacciato via come esuberan- te ; dappoiché avanti 1' annaffiaraento non ne avanzava , e ciò non di meno le pianticelle crescevano colla stessa vigoria di quelle del formento e dell' orzo annaffiale ogni dì, e da cui perciò 1' umore non cessò mai di gocciolare. 34- Gasparrinì Laonde dalle osservazioni esposte si deduce che l' u- more il quale trapela dalle prime foglie di certe piante graminacee , poco appresso al germogliamento non deriva dall' esalazione acquosa , ne da secrezione per opera di ghiandole ; e che né anche si può considerarlo come es- crementizio : poiché in lai caso esso sarebbe in stretta at- tenenza colla nudrizione e non mancherebbe mai in tutta la vita della pianta ; mentre che s' è veduto provenire da abbondanza di acqua e durare pochi giorni. Esso umore perciò vien fuora dalle partì intere per semplice trasuda- mento , quando le radici ne assorbono più di quanto fa mestieri all' esalazione ed alla nudrizione nella prima gio- vinezza del vegetabile. Tale appunto era 1' opinione del Trevirano , secondo riferisce Decandolle ; la quale procedendo forse dal solo esame fatto sulla qualità dell' umore è rimasta iufino ad ora quasi nei termini di una supposizione. Ma le sperien- ze di sopra esposte conducono dirittamente alla medesi- ma conclusione ; e ne deriva che in altro piante le stesse cause possono produrre lo stesso effetto. Imperciocché nella estremità delle foglie della Musa, e di parecchie piante appartenenti all' ordine delle aroidec , e sui deuticciuoli di quelle della cappuccina vengono le gocciole non altri- mculi che per abbondanza di linfa, quando le radici soa circondale da molto umore, e l'aria umida poco favori- sce r esalazione. Vengono queste gocciole in luoghi de- terminali , sempre in corrispondenza dei fascetti vascolari conduttori della linfa ; il che fa osservalo e detto dal sig. Tenore , quando per rispetto alle piante graminacee , mo- dificava la spiegazione del Senebier dicendo che « questo » fenomeno si verifica specialmente nelle foglie puntute Sopra un fenomeno in alcune piante graminacee. 33 )) con nervature semplici, perchè in esse molli vasi van- » no a Icrniinare allo stesso luogo , onde maggior copia » di acqua vi si riunisce, e le gocciole più difllcllmente » possono svaporarsi ». Ed inoltre in una apposita scrittura pubblicata tre anni sono nel rendiconto della R. Accade- mia delle scicmc {Osservazioni morfologiche sopra alcune spezie di zucche = Rendiconto delia R. Accademia delle scienze di Napoli , quaderno 36° - f847) facemmo vedere come nelle zucche in tempo di autunno , segnatamente quando il terreno è bagnato , e 1' aria , tra per la bassa temperatura e l'abbondante umidità, poco favorevole all'e- salazione , parte dell'umore mandalo dalle radici si versa nelle cavità dei picciuoli e del fusto. La spiegazione di tali fenomeni trovata in quello delle piante graminacee non sappiamo quanto potesse valere per altri consimili o poco differenti , almeno in apparenza , osservali io diverse piante, non avendoli potuto esamina- re. Notano i fisiologi che ncU' Amomum zerumbet trasuda umore dalla base delle squame fiorali o brattee , e nella Maranta gibba dalla base del perigonio. Nelle piante dei generi Nepenlhes , Sarracenia , Cqìhalolus , Margravia e ISoranlea si trova umore più o mono abbondante in certe cavità delle ascidii , costituite da una particolar tra- sformazione di tutta la foglia , o di una parte di essa. Il signor Trincliinetti {Biblioteca italiana to-no 82. Milano t836) ha osservato in molte piante appartenenti ad ordini differenti , che nel contorno delle foglie, in punta di certi bilorzolclli da lui addimandati glandolo perifiUe , di notte e talvolta anche di giorno , essendo l' aria fresca e nuvo- losa , apparisce una gocciola di limpido umore; e pruova con esperienze non dipendere essa dalla rugiada né dalla 36 Gasparrini traspirazione insensibile ; ma crede cbe sia segregata dalle glandole , e che tal funzione rappresenti nelle piante la secrezion delle urine degli animali. Il padre Leandro ri- ferisce che r albero del Brasile addiraandalo Caesalpinia pluviosa ha meritato appunto tal nome dall'umore acquoso, che ne gocciola in copia in sembianza quasi di pioggia. Dubitano i fisiologi se fenomeni si fatti dipendono da secrezione o dall' esalamento , ovvero dall' insensibile tra- spirazione ; e noi non avendoli esaminati non sapremmo adesso, senza certo pericolo di errare, entrar iu mezzo alle controversie per togliere il dubbio. Tultavolla non possia- mo lacere che alcuni di essi hanno attenenza sì stretta con quello delle piante graminacee , stando alla semplice relazione, da far sospettare che poco o niente ne saranno (lilTorenti in quanto alla calura eJ alle cause onde deri- vano. Imperciocché i bitorzolelti o ghiandole perifille del Trinchinelli niente altro sono in essenza che i dcnticciuolì semplici ovvero un poco ingrossati posti nel contorno delle foglio. Ora ad ogni denticciuolo va uu fascclto vascolare conduttore della linfa ; la quale , cessata 1' esalazione in lempo di notte e diminuita nei giorni coperti , giunta al denticciuolo uè potendo trascorrere piii innanzi , pressata e sospinta da quella che mai sempre vi giunge , final- mente deve trapelar fuori. Niuna pianta più della ISepenihes ha attirata l' at- tenzione degli osservatori, come quella che in una borsa, delta altrimenti ascidio , pendente dalla sommità della fo- glia contiene molto umore. Ora si fallo ascidio formasi dal dilatamento della sommità del nervo mediano ; e questo avendo vasi in copia arreca l' umore che poi trasuda nella cavila , la natura linfatica del quale fu già ravvisata dal Sopra un fenomeno in alcune piante graminacee. 87 Trevirano. Né contro a si falla opinione sembrano di gran momento le particolarità di struttura notate nell'ascidio, né la quanlità (circa i per 100) delle sostanze organiche ed inorganiche ncll' umore disciolte , nò la loro natura (cioè materia organica principalmente di acido malico ed un poco di acido citrico , cloruro di potassio , soda , calce , magnesia) giusta T analisi del sig. JVoelcker. Dappoiché le sostanze inorganiche entrano coll'acqua; e la linfa scio- glie e trasporta qualche sostanza organica nel suo cam- mino 3 siccome si vede in quella della zucca quando si versa nelle cavità interne del fusto e dei picciuoli ; la quale non si raccoglie ivi certamente per effetto di secrezione mancandovi il tessuto ghiandolare , e contiene albumina e glucosa, a parte della materia inorganica. Finalmente il fatto dell'albero brasiliano testé nominato né anche sarà differente da quello delle piante graminacee, da cui iu certi giorni l'umore gocciola continuamente, e che noi abbiam veduto non derivare dall'esalazione, né dalla traspirazione insensibile, né da secrezione per opera di ghiandole ; ma venir fuora dalle parti intere per semplice trasudamento, quando le radici ne assorbono più di quanto è mestieri ai bisogni della vita. I il iVIt CE DEL PRESENTE FASCICOLO DeW uso e dell' abuso della similitudine nelV e- locuzione didattica, di G. Masdea pag. Osservazioni sopra un fenomeno di trasudamento linfatico in alcune piante graminacee , di G. Gasparrini • • 2 21 Prezzo del presente fascicolo . . cv 0, 2J li ^ Ì\I. 4-4 Amante il Re N. S. Notevolissimi furono alcuni risuUanaenli di que- sto grandioso lavoro. Primamente i nostri triangoli furono posti in comunicazione con quelli delle Marche e dell'alta Italia , e però della intera Europa ; e non si trovò sul Iato di unione , Ci vitella del Tronto-Montepagano , che la differenza di qualche palmo ; il quale troppo splendido con- fronto , se dovette in parte allrihuirsi ad un eventuale com- penso di errori , offrì però sempre una buona guarcntia dell' esattezza delle operazioni. Riuscì inoltre al Pergola di legare alla triangolazione del Regno la cupola della chiesa di S. Pietro in Roma , del quale punto essendo stala cal- colata la posizione geografica per mezzo de' triangoli e della posizione astronomica di Napoli , si ottenne un'altra notabile verificazione de' nostri lavori, perchè la latitudine geodetica di S. Pietro fu trovata quasi identica a quella determinata dagli astronomi romani, e l'azimut calcolato risultò pure differente di pochi secondi dall' osservato. Più tardi gr ingegneri austriaci distesero la triangolazione pri- maria dello Slato della Chiesa sino a coulallo della nostra frontiera anche dalla parte di Roma ; e sebbene per le nuove osservazioni de' triangoli dell' alla Italia venisse mo- dificato il primo confronto sul lato Civiteila-Montepagano , non di meno il paragone esteso a tulli i lali di unione fece conoscere che le differenze su quei lali fra le misure del Pergola e le austriache derivavano principalmente dalla discordanza delle basi delle due triangolazioni ed (ammessa per buona la scala della triangolazione austriaca nelle vi- cinanze della frontiera ) accennavano ad un difetto della base di Caslelvolturno, la quale non potette esser misurata con istrumenti di ultima perfezione e con uà campione di ben determinato valore. Cenno biografico di Francesco Fergola. 45 Qui cade a proposito parlare dell' altezza della Cu- pola di S. Pietro che , determinata da Fergola , fu dal signor Colonnello CaraboeiiJ trovala alquanto diversa da quella più direttamente da lui misurala, e nella quale do- veva aversi maggior fiducia j sfuggì però al cliiarissimo ingegnere francese l'osservazione, che il Fergola non aveva ottenuta quell' altezza con disianze reciproche dallo zenit, onde dovendo affidarla ad una ipotesi sulla refrazione ter- restre, per poco che il coefficiente di questa da 0,08 si abbassasse a 0,066 , svaniva l'avvertita differenza. Dalle osservazioni falle dopo nelle altre parti del Regno si è ve- duto che il valor medio di siffatto coefficiente , il quale nel nostro clima è mollo variabile , può fissarsi a 0,07. Conosciuta la valentia e la scrupolosità del nostro Per- gola ne' lavori geodetici , si pensò di affidargli nuove e pili importanti operazioni. Per maggiormente assicurare la triangolazione primaria del Regno s' immaginò di appog- giarla a due reti perpendicolari fra loro misurate con e- slrcma cura , le quali come due assi coordinati abbrac- ciassero nella loro rispettiva direzione tutta l'estensione del Regno ; e per conseguire un doppio scopo , una delle reti doveva distendersi lungo un meridiano da Termoli a Capo Passero , e l'altra lungo un parallelo da Oblimi a Ponza. Per tal modo si sarebbero anche misurali un arco di me- ridiano ed un altro di parallelo , i quali avrebbero potuto contribuire al perfezionamento della scienza, che ha per oggetto di studiare l'esatta forma della Terra e determi- narne la grandezza. Accettò Fergola l'onorevole, ma dif- ficile e pesante carico , e non diffidava di condurlo egli solo a compimento. E 1' effetto tra poco avrebbe risposto alle speranze, se cosi fosse piaciuto all'Eterno regolatore 4.6 Amante del destino , poiché in pochi aani , il valoroso ed inde- fesso geografo aveva già estesa la Iriaagolazioae del pa- rallelo da Ostuni sino a Napoli ^ e quella del raeridiaao da Termoli a Stromboli , distendendosi anche con altri triangoli non compiuti ad Antennammare ; per modo che non rimanevano ad ultimare le due reti se non i triangoli fra Napoli e Ponza e gli altri fra Antennammare e Capo Passero. Per assicurare le operazioni geodetiche dovevano però misurarsi altre due basi , una nelle pianure di Pu- glia., l'altra in quelle di Catania., e dovevano pure ese- guirsi le osservazioni astronomiche agli estremi de' due ar- chi, onde determinare le ampiezze degli archi celesti. Tutto questo lavoro avrebbe potuto durare altri sei o sette anni al pili , e r infelice nostro collega negli ultimi giorni di sua vita vagheggiava il momento non lontano di por ter- mine a tante fatiche , e conquistare con esse il diritto ad un onoralo riposo. Intanto la triangolazione del Regno congiunta eoa queste ultime operazioni a quella di Sicilia faceva cono- scere r esatta differenza di longitudine fra gli osservatorii di Napoli e di Palermo ; e poiché 1' unione della trian- golazione di Abruzzo con i lavori dell' alta Italia aveva già posta , per cosi dire , la Specola di Napoli in comu- nicazione geodetica con quelle di Roma , di Milano , e di Padova., la longitudine assoluta di Napoli acquistò per questi confronti un nuovo grado di esaltezza. Non ultimo risultamento delle operazioni geodetiche ese- guite dal capitano Pergola è la livellazione generale delle Provincie di qua del Faro. I tre mari che le bagnano sono stati riuniti con linee di triangolazione , ed il livello delle acque medie di ciascun mare , direttamente osservato , si Cenno bwgrajico di Francesco Pergola. 4? è trovalo differire solo di qualche palmo da quello dcdoUo dallo zero di un altro mare per mezzo della triangolaziouc. Oltre alle misure geodetiche ^ il capitano Pergola cbhe occasione di eseguire anche più volte osservazioni astrono- miche di latitudine , di longitudine e di azimut. Nel iS3i misurò la latitudine di Setacea^ e l'azimut del lato Sciac- ca-Torre Muzzone , ma il cattivo tempo gì' impedì di dc- Icrminarc la differenza di longitudine con le occultazioni di alcune stelle dietro la Luna in corrispondenza con Na- poli. Nel 184.3, avvicinandosi l'epoca di dover misurare r ampiezza dell'arco di parallelo , si pensò di fare un sag- gio del metodo delle stelle filanti, perchè pareva difficile poter eseguire i segnali a polvere con lo scarso numero d'ingegneri addetti a" lavori geodetici; e quindi il Profes- sore Anianle in Napoli e Pergola in Termoli fecero le os- servazioni corrispondenti ne' giorni io, 11, 12, i3 agosto, ed ottennero quallordici coincidenze di stelle , le quali si accordarono in modo da poter dare la differenza di lon- gitudine de' due luoghi con un error medio non maggiore ili un decimo di secondo di tempo (i). Darò fine a questo rapido quadro degl' importanti la- vori geodetici del Pergola con accennare le sue specialis- ^me disposizioni all' ufficio dell' ingegnere geografo. Aveva (1) Quanto abbiamo detto de' lavori Griibcrg de HcmsS , clic nel riassumere del ì'erj-ola basta a correggere lo sbai;lio una lettera del si<». Geaerale Visconti in in cui è caduto il Presidente della Società cui si parlava de' lavori geodetici del ile- geografica di Londra , il quale iu uno de' gno di >apoli , e di quelli de' tedeschi suoi ragguagli annuali su i progressi della u&U" alta Italia, non ha ben distinti gli Geografia atlrihuisre ai^l' ingegneri au- uni dagli altri. Ciò che v' ha di certo è striaci la misura della porzione di arco che , come gì ingegneri napolitani non di meridiano Ira Termoli e Capopassero hanno lavoralo fuori del Regno, cosi gJi e l'altra dell' arco di p.ualklo tra Fa- austriaci a questi ultimi tempi, non liad- sauo e Napoli. È probaliile che il lodalo no lavorato nelle nostre proviucie. geo-^ralo sia stolto tratto iu (rrore dal si g, Tom.Fj. 7 4-8 Amante egli sortito dalla natura una fibra robustissima , e da po- ter resistere ad ogni genere di disagi ; prolungare indefi- nitamente il travaglio ed il digiuno , vegliare le notti , o dormire poche ore sul nudo suolo in aperta campagna , nutrirsi , quando la necessità il comandava , di cibi gros- solani , resistere all' imperioso bisogno della sete , erano cose queste cbe non alteravano la sua sanità , uè la tran- quillità dell' animo suo. Ma la più rara e preziosa qualità fisica cbe egli si avesse per le osservazioni era 1' acutezza e la forza della vista ; un leggiero grado di miopia la gua- rentiva dal naturale deterioramento derivante dall'età, per modo cbe con gli anni e con 1' uso, in vece di perdere aveva acquistala maggior forza. I quaderni delle sue os- servazioni offrono singolari e numerosi esempi di oggetti di piccole dimensioni veduti a grandi distanze, e ne' quali spesso egli distingueva ed osservava diversi punti. Cosi del telegrafo di Capri osservò 1' asta ed un angolo della ca- setta , della chiesa di Lipari il punto più alto ed uno spi- golo della facciata , e della chiesa di S. Giovanni in La- terano di Roma disegnò il prospetto alla distanza di 4-2 miglia con tali particolari cbe si direbbe ritratto sul luo- go ; e tutto ciò con un cannocchiale di un piede e mezzo di fuoco ; quantunque di Fraunhofev. A compiere questo cenno biografico del nostro defunto collega , mi rimangono i particolari della sua vita priva- la. E qui , in conferma di quanto sono per dire, chiamo in testimonio chiunque di questo dotto consesso ebbe oc- casione di conoscere ed apprezzare le rare qualità di Fran- cesco Pergola. È uso dei biografi 1' attribuire indistinta- mente tutte le virtù a tutti coloro di cui imprendono a tessere 1' elogio , il che discredita l' opera loro , ed offen- Cenno biografico dì Francesco Pergola. ^9 dendo la verilà, reca pure grave danno al pubblico co- stume ; ma la verilà non può se non rendere omaggio alle virili del Pergola. Abbiamo veduto che dalla infanzia egli fu quasi il solo educatore di se medesimo ; or clii lo ha conosciuto può affermare aver egli conservato verso se stesso quel nobile ufficio sino alla morte. Tulle le sue cure e- rano rivolle a perfezionarsi continuamente nel fisico , nel morale e nell' iulelleltuale. In quanto al fisico , egli erasi ingegnato di ridurre al minimo i suoi bisogni, e studiando il proprio temperamento , preveniva i mali con una severa igiene, o con abitudini salutari. Così , essendo egli facile a contrarre raffreddori , il che gli era qualche volta d'im- paccio neir esercizio de' suoi doveri , giunse a poco a poco a correggere quella difettosa disposizione con lavande quo- tidiane di acqua fredda in varie parti del corpo ; e fu ve- duto con meraviglia de' suoi amici , affrontare nell'ullimo inverno il rigore della stagione senza le ordinarie difese. Rispello al morale , nessuno era giudice piìi severo di lui delle sue azioni , ond' è che diffidando sempre di se stesso, calcolava freddamente il bene ed il male, e prendeva per guida costante del suo operare la sola giustizia. Il timore di offendere questa eterna norma regolatrice il rendeva cir- cospetto ed indulgente verso gli altri per modo , che la sua moderazione riusciva qualche volta esagerata. Non si con- tentò il Pergola di coltivare i soli sludi matematici , ma non trascurò i militari, ed ornò in particolar modo la sua mente di non comuni cognizioni filosofiche e lellerarie, ad apprender le quali lo agevolò la conoscenza di più lingue straniere. Il suo sisleraa di perfezionamento lo rendeva se- guace zelante del progresso ; e tale era 1' ordine eh' egli poneva nelle sue occupazioni , che trovava il tempo d'io- ^0 amante formarsi , almeno per notizia, di ogni nuovo acquisto che facesse 1' umano iuciviliraculo. Questo, chiarissimi colleghi ,' fu l'uomo di cui de- ploriamo la perdita. La sua modestia , e la immutahile avversità che Io accorapaguò nel corso della vita fecero che il suo valore non fosse abbastanza conosciuto nò premiato. La sorte invidiò al Pergola sino il contento di veder con- dotte a termine le sue più importanti operazioni, per rac- coglierne quel frutto di onore e di fama che il mondo in- civilito suol tributare a simiglianti lavori. Nondimeno , segni della pubblica stima furono , il diploma di socio corrispondente conferitogli nel 1826 dalla Reale Accademia delle scienze di Napoli , quello di Socio corrispondente dell' Accademia di scienze e beile lettere di Palermo nel i832 , la nomina di Socio residente di questa nostra Ac- cademia nel i838, e l'onorificenza di Capitano accordatagli da S. M. nel 1 84o , quando 1' ordine di antichità nell' e- sercito non lo chiamava ancora a godere di quel grado. L' Officio Topografico di Napoli ha perduto in lui uno de' suoi principali sostegui ; le scienze sperimentali un opera- tore indefesso e coscienzioso ; i suoi compagni il loro più costante amico. La sua morte è stata l' ultimo atto onore- vole di una vita onoratissiraa ; egli si sacrificò al suo do- vere ed alla scienza j e se gli furono negate in quell' e- stremo puuto le consolazioni che tutti hanno , dalla reli- gione , dai parenti e dagli amici , in compenso il nome di lui sarà nella storia della scienza annoverato fra quelli di non pochi altri uomini generosi , i quali, spingendo a dentro lo sguardo ne' segreti della natura, rimasero vittime del loro coraggio. La gueruigione militare di Messina , e tutta la pò- Cenno biografico di Francesco Pergola. Si polazìone di quella città furono sorpreso e conlrislate del tragico fine del capitano Pergola , cbè in poco tempo egli avcvasi acquistata la slima e 1' afiezione dell' universale. Gli resero gli ultimi uffici due suoi compagni ed allievi , e fu sepolto nella chiesa di Porto Salvo , dove una lapide ricorderà il tristo caso e le virtij dell'estinto; ma la nae- moria di lui rimarrà sempre cara ed onorata nel R. Of- ficio Topografico di Napoli , ed ispirerà ne giovani inge- gneri la costanza ed il sentimento dell' esattezza , senza ii quale sussidio chi imprende lavori di Geodesia non può mai lusingarsi d' incontrare la verità. RICERCHE ANALITICHE SULLE SUPERFICIE ANULARI A CONO DIRETTORE letta alV Accademia nella tornata del 1 4- gennaio 1849 DA.L SOCIO RESIDENTE Jr urono alcune considerazioni di arcliileltura maritti- ma, che fecermi rivolgere allo studio delle Superficie Anu- lari: e in prima ad investigare le forme e le proprietà principali della superficie secondo la quale io conchiudeva da quelle mie considerazioni , potersi conformare le parti inferiori dell'estremità dei moli sporgenti in mare. E per tali investigazioni mi si faceva manifesto, essere tal su- perficie tutta intera quella di un vero anello : ma diversa dall'altra àcW anello sferico^ contemplata in molli trattati di geometria descrittiva ; perchè quest' ultimo anello è di uniforme grossezza, mentre che l'altro è di grossezza pri- ma crescente per una sua metà, e poi decrescente. Epperò diedi pure il nome di superficie anulare alla nuova super- ficie : e distesa una memoria intorno ad essa, la intitolai; 54 Rossi » Memoria intorno ad una superficie anulare secondo la » quale potrcbbonsi conformare le estremità dei moli spor- » genti iu mare ». Ed ebbi l'onore di presentarla a que- st'Accademia a di 1 4- luglio i844-- ora trovasi inserita nel volume V degli Atti. In tale Memoria , investigando l' indole geometrica della superficie, mi avvidi non convenirle punto il nome di Anulare sol percbè il solido cbe raccbiude è realmente un anello, e parimente non essere per la medesima ragione convenevole il nome di Anulare alla superficie dell' anello sferico, od anche del toro; perciocché tanto l'una quanto r altra 7ioìi sono per natura geometrica simili ad anelli , ma il sono soltanto per particolare grandezza di un loro parametro : e mi avvidi ancora, delle due superficie, l'una essere un caso particolare dell' altra ; ed in oltre che le soluzioni da me trovate del menare il piano tangente alla superficie particolare che formava oggetto delle mie inve- stigazioni , ed anche le soluzioni di altri problemi , erano non solo eziandio applicabili alla superficie dell" audio sfe- rico , ma ancora ad ogni superficie generala dal moversi comunque di una circonferenza di circolo di raggio co- munque variabile od anche costante ; e ciò misi in evi- denza in diversi luoghi di quella mia Memoria, e massime^ ne' due Scolii all'ultima Proposizione. Fu per tutte cosiffatte ragioni, che allora per la prima volta ardii usare la parola di Anulare in assai piia ampia accettazione. Dissi Superficie Anulare , non la superficie conjbrmata a guisa di anello , ma ogni superficie gene- rata dal muoversi comunque di una circonferenza di cir- colo, e di raggio comunque variabile, od anche costante. Kè sembrami essere sconvenevole ; perocché io imitava in sulle Superficie /fnulari. 55 ciò i celebri gcoraelrì Monge ed HaclicUc. Questi cliiaraa- rono Uigala ogni superficie generala da linea rclla , sol perchè il taglio di una riga potrebbe per tutta la sua lun- ghezza applicarsi sulla superficie per qualunque suo puoto si facesse passare : io crcdelli poter chiamare Anulala^ o più italianamente Anulare ogni superficie generata da una circonferenza di circolo, sol perchè la concavità circolare di un anello potrebbe sempre per tutta la sua lunghezza applicarvisi, per qualunque suo punto si facesse passare. E quindi , prendendo la denominazione di superficie Anulari in tale gencralissiraa accettazione , la genesi di tutt' esse attentamente esaminai , ne dedussi spontanea la loro geometrica classificazione in undici grandi classi^ e novellamente vidi, potersi ad esse tutte applicare i metodi di soluzione da me trovali , dei principali problemi geo- metrici per l'anulare particolare eh' era slato oggetto della della mia Memoria. Tulle cosiffatte cose , essendo nuove per la scienza , e polendosi avere , formare esse slesse quasi una novella teorica geometrica, e di una innumerevole serie di super- fìcie , non mai prese in considerazione in tutta 1' uuiver- salilà loro , credetti dover tornare utile il renderle note ; e scrissi però nello stesso anno 184.4 un Articolo, col ti- tolo di « Generalità geometriche sulle superficie Anulari i: ed il feci inserire nel fascicolo di settembre di quell'anno, del giornale napolitano il Museo. In quell'articolo, io toglieva dall'architettura fsenpì parecchi , per mostrare come superficie anulari sono già assai bellamente ed opportunissimamente impiegale nelle arti : mostrava, come le superficie canali del Monge sono Tom.Fl. 8 S6 ^0^,?/ superfìcie anulari particolari : ragionava della classificazione loro in undici grandi classi : dimostrava , come tulle le anulari sono inviluppo di superficie rigate ; e dava le ge- neralissinie soluzioni dei due più importanti problemi ; cioè del menare il piano tangente alla superficie anulare generalissima per un punto dalo su di essa , o per una retta data fuori. Com' è chiaro, ciò avrebbe potuto dar luogo a molte altre geometricbe investigazioni ; ed anche più a moltissime applicazioni : polrebbesi dire a diversi trattati grafici spe- ciali , o ricerche intorno alle varie sorte di anulari , che già trovano le applicazioni loro nelle arti , o che potreb- bero esservi applicate. Ma pensai che l' occuparmi della ricerca delle espressioni analitiche generalissime di cia- scuna delle undici classi di anulari, ed anche di cerio al- tre superficie e linee con esse connesse, come a dire delle inviluppale loro rigale , delle loro carallerisliche , e delle rigale ad elementi normali a quelli della inviluppata , avrebbe potuto tornare ad utile non solo della scienza, e per le verità che se ne sarebbero rese manifeste e perchè in un campo non ancora esplorato ; ma anche più delle arti. Perciocché, dopo i solidi terminati da superficie rigale, es- sendo i più facili a costruirsi dagli artefici quelli lermiuati da superficie generale da circonferenze di circolo, ovvero da archi circolari , potrebbe abbisognare la misura nume- rica dei volumi e delle aree di questi solidi , e dei pezzi componenti ciascuno di essi ; e la conoscenza delle dette espressioni avrebbe aperta la strada alla determinazione dell'equazioni delle superficie limiti dei pezzi componenti il solido intero impiegato o da impiegarsi nelle arti , ed anche delle linee limiti di esse superficie : le quali equa- sulle Superficie Anulari. Sy zioui sono indispensabili al calcolo numerico dei volumi di quei solidi , e delle arce delle loro superficie. Di qui r origine delle mie Ricerche Analiliche sulle superficie anulari. L'argomento non fu di predilezione, masi presentò per avventura ; il lavoro non intrapreso per desio di gloria, ma por solo amore verso la scienza e pel bene che potrebbe provenirne alle arti. Avendo fatte inserire quelle generalità geometriche nel giornale il Museo, come ho detto, pensai nel giornale me- desimo inserire una serie di articoli, in ciascuno dei quali aveva in mente esporre le mie ricerche a mano a mano. E cosi nell'anno i84-ì>, pubblicai in quel giornale ire articoli sul soggetto medesimo. Nel primo io esponeva le mie ricerche » sulle Anulari di Prima Classe » in generale ; nel secondo quelle (C su certe Anulari particolari di prima classe » , come applicazioni delle cose contemplate nel precedente arti- colo; e nel terzo quelle i sulle Anulari di Seconda Classe ». Ma tosto dovetti accorgermi non essere quei miei articoli adattati all' indole di quel giornale ; non solo per la na- tura propria della materia , ma anche più pel sesto del libro. Però sospesi le mie pubblicazioni. E stimai pii!i con- venevole presentare a questa dotta Accademia, di cui ho l'onore di far parte, le ulteriori mie ricerche sul soggetto. Ma in quel frattempo aveva luogo in Napoli la setti- ma adunanza degli Scienziati Italiani: ed a me parve quel- la bella opportunità per sentire le opinioni dei matema- tici qui convenuti , intorno al soggetto delle mie investi- gazioni ; e in ispezialilà intorno al nome da me dato alla universalità delle superficie generate dal muoversi comun- que di una circonferenza di circolo di raggio costante o variabile, ed anche iutoruo alle considerazioni geometriche, ^8 ^0^*/ sulle quali io fondava la classificazione di luU'esse in un- dici grandi classi. Epperò comunicai alla Sezione un sunto delle mie investigazioni sul soggetto , fino a quel tempo fatte. E la benevola ed applaudente accoglienza fatta a quelle mie idee e conclusioni , mi lusingò molto ; e fu cagione che mi fossi risoluto a continuare, secondo il proponimento mio, ed anche con maggiore alacrità, nelle mie ricerche sulle Anulari. Per lo che nel corso dell'anno 184.6 presentai a quest'Accademia tre miei ordinali la- vori sul soggetto ; cioè i .° una Memoria «t intorno ad al- cune superficie Anulari particolari di Seconda Classe » , nella quale , come applicazione delle cose contenute nell' ul- tima delle precedenti pubblicazioni, io trattava coli' analisi della superficie medesima secondo la quale potrebbonsi con- formare le parti inferiori dell'estremità dei moli sporgenti in mare , ed anche della superficie dell' intradosso della volta a botte anulare ; e vi mostrava come entrambe sono casi particolari di un' anulare più generale , che oltre a quei due, altri quattro casi particolari comprende : 2.° una Nota « sulle Inviluppate Rigate delle anulari di prima e a seconda Classe in generale j : 3.° una Memoria a sulle 3) Anulari di Terza Classe ». E poi nel 18/J.7 un'altra Nota relativa ad una rimarchevole conchiusione, cui era condotto da ulteriori mie ricerche sul soggetto. E compite , secondo il piano prefissomi, le mie ricer- che sulle anulari delle tre prime classi, avrei dovnto, se- condo r ordine di classificazione , occuparmi delle Anulari di Quarta Classe ; ma piacquemi spingermi pii!i oltre, e pas- sare invece alle Analuri di Quinta Classe. Movendosi la circonferenza mobile, il suo piano pa- rimenti si muove; e può bene avvenire che un tal piano sulle Superficie Anulari. ^g in luUe le posizioni sue successive , vada a passare sempre per un solo e medesimo punto. Ciò avvenendo, le rette in- tersezioni delle successive posizioni del piano costituiscono un cono : e cono che può aversi , come dirigente il mo- Timento del piano della circonferenza; perciocché , per la genesi di esso cono, un tal piano gli gira intorno toccan- dolo sempre. Ed il quale però dissi, in quelle mie generalità, « Cono Direttore dell'Anulare j. Se sul piano tangente al cono direttore stia la circonferenza generatrice dell' anu- lare, e con essa la retta ad essa tangente e ad un tempo normale al lato di contatto del piano col cono , è chiaro che movciìdosi il piano intorno al cono direttore, sempre toccandolo, e con esso la circonferenza gencralricc dell'a- nulare colla detta retta ad essa tangente , mentre la cir- conferenza genera l'anulare, questa retta genera una su- perficie rigata. Ed in quelle mie generalità è dimostrato, come una tale rigala può risultare o non sviluppabile , o sviluppaòile a lato di regresso , od anche sviluppabile conica ; e che le rette di una tal rigata determinano sem- pre, sul piano mobile tangente al cono, la posizione della circonferenza generatrice; per lo che la dissi k Rigata Dc- lermiualrice dell'Anulare ». E di qui è che le Anulari a Cono Direttore van messe in tre classi diverse , secondo che la rigala delerrainatrice è non sviluppabile, o svilup- pabile a lato di regresso, o sviluppabile conica: e le quali dissi però, in quelle mie generalità, di Quinta, Sesia, e Sellima classe. Essendomi delermiualo dunque passare a ricerche relative alle Anulari di quinta classe, avrei dovuto occuparmi delle Anulari a Cono Direttore e Rigala Deter- minatrice non sviluppabile. Ma poiché intorno ad un me- desimo cono direttore potrebbero in^maginarsi esistere auu- 6o Bossi lari diverse, di qiiiuta non solo, raa anche di sesta e set- tima classe ; lauto solo , che le loro rigale deterrainatrici fusscro rispcllivamenle o non sviluppabili, od a lato di re- gresso , o coniche ; era facile concepire , che queste tre classi di superficie nella loro trattazione analitica , ossia nelle ricerche ad esse relative , avrebbero dovuto offrire certi falli analitici , o proprietà comuni, per le quali, ri- cercate corte formolo od anche espressioni più generali , avrcbbonsene potute dedurre certe altre più particolari , e però pertinenti in particolare ed esclusivamente a ciascuna dello tre classi di anulari a cono direttore. E ciò io ben concepii : e tanto più , in quanto che io avea di fatto nelle mie precedenti ricerche già scorto esistere fatti analitici comuni o proprietà comuni tra le due classi di « Anulari a Retta Direttrice » , cioè tra quelle di prima e seconda classe; ed anche tra quelle a « Cilindro Direttore a, cioè Ira quelle di terza e di quarta classe. Però io mi persuasi che avrei potuto abbreviare di molto il mio cammino, avviandomi ad un tempo ad inve- stigazioni o ricerche comuni a tulle tre le classi di Anu- lari a Cono Direttore : e veduta la mulliplicilà dei movi- menti da dover abbracciare, epperò la vastità e difficoltà, o se non questa, la lunghezza dei calcoli nei quali avrei dovuto incontrarmi , mi determinai di procedere appunto per strada comune A'erso le ricerche relative alle anulari di ciascuna classe delle tre a cono direttore ; e quindi , ov'essa naturalmente sarebbssi partita in tre, percorrerne ciascuna di queste. E così mi risolvetti di fare. Bla ciò dovea togliermi l' opportunità di poter staccare le mie ri- cerche , e così poterle a Voi , Chiarissimi Colleghi , pre- sentare a misura che per esse avrei proceduto : tale legame sulle Superficie Anulari. 6r le unisce insieme, tale concatenamcnlo di ragionamenti e di calcoli , che mi sembrò impossibile , od al certo scon- venevole il comunicarvi anche i parziali risul lamenti di que- ste mie ricerche. E questa è stata cagione principalissima, per cui per più mesi non v'ho reso conio delle nuove in- vestigazioni da me fatte sul soggetto: comunque pur altre ve ne siano slate , che me ne hanno distratto. Ma compilo, secondo il mio piano, il lavoro, ed or- dinale le fatte ricerche iu una Memoria, ecco che nuove difficoltà mi si presentavano per comunicarvele in maniera analoga a quella tenuta nel presentarvi le precedenti. La natura dell opera, me ne rende impossibile qui la IcUura; la sua mole, di necessità cresciuta più che non avrei cre- dulo, rcidcrebbe pur troppo lunga la lettura anche di uà suo oslrallo : e quando anche fosse possibile, come stimo non sia , il ridursi questo tra assai stretti termini , forse penoso sarebbe l' ascollarlo. Egli è per tutte cosiffatte ragioni, o Signori, che ho stimato meglio fare un Sommario della Memoria slessa ; e ridottolo al meno possibile e fattolo stampare , presen- tarne un esemplare a ciascuno di voi , affine che possiate leggerlo e considerarlo eoa vostro miglior coramodo , e direi anche con miglior frullo : e potrete cosi non solo prender ragione delle principali verità investigate, ma an- che del metodo, dell'ordine delle ricerche e della esposi- zione loro. E mi sono a ciò deteriuinato per altro motivo ancora. Ed è, che essendo sempre importante iu geometria il conoscere le nuove verità investigale, per le conseguenze od applicazioni che polrebbonsene fare o trarre ; ed an- che perchè possono all'occorrenza rendere più facili o più spedili altri lavori geometrici , comunque di argomealo 62 Rossi diverso; tengo mio debito reader palese a tutti gli studiosi della scienza quel poco di nuovo che ho investigato in queste altre mie ricerche: e ciò non avrei potuto altrimenti fare , che pubblicando il detto Sommario ; perciocché il dare alle stampe la Memoria intera sarebbe spesa che , al- meno per ora, non sono al caso di sostenere; e d'altronde quando anche piacesse alle Signorie Loro farla inserire negli Atti, ben molto tempo dovrebbe scorrere prima della pubblicazione sua, sendo che già sono parecchi altri do*.- tissimi lavori ed importantissimi da stampare innanzi. Voglio avere speranza dunque, che sarete per accettare benevoli la ofTerta che fo a ciascuno di Voi, di un esem- plare del detto Sommario : e che ad un tempo vorrete non disapprovare nello scopo il divisamento mio, di averlo fatto stampare. E se sarà avverata la speranza mia, continuerò coU'ajuto di Dio Onnipotente, ed invogliato dall'incorag- giamento Vostro nella impresa di spingere innanzi le mie ricerche sulle altre classi di superficie Anulari, per fine di abbracciare l'universalità tutta delle superficie generate comunque da circonferenze di circolo , e le quali dissi tulle Anulari. 63 CAPO PRIMO DELLE ANULARI A C0.\0 DIRETTORE IN GENERALE. ,.u, NA circonferenza moLile variabile o costante di grandezza genera nuJlnulare : e tulle le successive interseiioui del piano della circonferenza mobile costituiscono una supeificie sviluppabile , che è la Superficie DireUrice dell' anulaie. E se tutte le intersezioni suc- cessive del piano della circonferenza mobile passano jier un solo e medesimo punto, la superfìcie direttrice sarà un cono: e tutte le a- nulari , che possono per un tal movimento del piano della circon- ferenza mobile generarsi , sono a Cono Direttore. Ed il piano della circonferenza mobile in ogni sua posizione tocca sempre esso cono direttore : e lo tocca secondo un suo lato. Consideriamo una individuata posizione della circonferenza mo- bile. Pel centro di questa immaginiamo menata una retta paral- lela al lato di contatto del suo jìiano col cono direttore ; e pel punto più lontano dal vertice del cono, ove essa parallela taglia la circonferenza in quella sua individuata posizione , intendiamo me- nata una retta perpendicolare al lato di contatto del piano di essa circonferenza col cono direttore. E questa retta jierpendicolare esista sempre, durante il movimento della circonferenza mobile: così es- sendo , mentre questa genera l' anulare , essa retta perpendicolare genera una supcrllcie rigata , che è Rigata Deterniinalrice dell' a- nulare. Tom. FI. o 64 Jiossi Ora tTue posizioni consecutive di questa retta , che genera la Rigata Detenninatrìce , potranno non stare in un medesimo piano ; o potranno stare in un medesimo piano, senza passare tutte per un medesimo punto ; o potranno tutte passare per un medesimo punto. Nel I .° caso la rigata determinatrice sarà non sviluppabile : nel 2.° caso sarà sviluppabile a lato di regresso : nel 3.° caso sarà svi- luppabile conica. Le anulari a Cono Direttore adunque compren- dono quelle di quinta , sesta e settima classe (*). 2. Il piano di una individuata circonferenza dell' anulare tocca il cono direttore di questa ; e tiene sur esso la circonferenza mo- bile medesima in quella sua individuata posizione , ed una retta della superficie determinatrice dell' anulare ; la quale, mentre tocca la individuala circonferenza , debbe inoltre essere perpendicolare al lato di contatto del cono direttore col piano della individuata cir- conferenza che lo tocca. E di questa sola condizione, cui debbe sod- disfare la retta della determinatrice, tenendo conto, verremo a con- siderare in comune le anulari di tutte le tre classi a cono direttore. Se porremo inoltre che essa retta della determinatrice , e tutte le altre di essa , non passano per un medesimo punto , ne tutte toc- cano una medesima curva , ma solo l' incontrano , considereremo solo le anulari di Quinta Classe. Se invece porremo che non solo tutte incontrano una medesima curva , ma che la toccano ancora, senza passare tutte per un medesimo punto , considereremo solo le anulari di Sesta Classe. E se porremo in fine che tutte passino per un solo e medesimo punto, considereremo solo le anulari di Settima Classe. E volendo ora occuparci delle anulari a Cono Direttore , cioè di Quinta, Sesta, e Settima classe, in grazia di brevità, e per e- vitare ripetizioni , cominceremo dal non tener conto di nessuna di queste tre ultime condizioni : e sarà così che gitteremo le fonda- menta di queste nostre ricerche. Senza tener conto di nissuaa di esse tre condizioni , cercheremo le espressioni analitiche , (■) Vcggansi te mie Generalità Geometri- primo fascicolo delle mie Ricerche Analitiche the sulle superficie Anulari , pubblicale nel sulle superficie Anulari puljblicato nel 1846.— Giornale Kapolelano il Museo 1844 , ed il Napoli. stille Superficie Anulari. 65 i.° di una circonferenza generatrice individuata qualunrjue del- l' anulare : 2.° di quel punto di essa circonferenza clic appartiene ad una in- dividuata caratferislica dell'anulare: 3.° di una individuata retta della inviluppata rigata all' anulare , die tocca essa circonferenza in quel suo punto che appartiene ad essa individuata caratteristica. 4." di una individuata retta della rigala a generatrice normale a quella della inviluppata , la quale passa per quello stesso punto di essa caratteristica individuata medesima. E per tal modo esse espressioni apparterranno in comune a tutte le tre classi di anulari a cono direttore : ed in comune appar- terranno ad esse insieme i ragionamenti che faremo , e le verità die appureremo. Introdurremo di poi, una dopo l'altra, le tre condizioni anzidette, die debbono avverarsi , perchè le rette della rigata determinatricc appartengano ad una rigata non sviluppabile , 0 ad una rigata svi- luppabile a lato di regresso, o ad un cono. E troveremo le espres - sioni analitiche relative i." alle anulari di Quinta Classe. 2.° alle anulari di Sesta Classe. 3.° alle anulari di Settima Classe. E verremo a conoscere ad un tempo le condizioni analitiche ne- cessarie , perchè l'anulare a cono direttore appartenga a ciascuna di esse classi : e le verità che appureremo dipoi apparterranno alle anulari di ciascuna di esse classi. 66 Rossi ARTICOLO I. Cóettiiione iti(a. iSucoiifcteiija Ceiietattice, I. 3. Assumiamo il vertice del cono direltore per origine di tre assi ortogonali delle coordinate x, j, z. E siano le equazioni della curva direttrice del cono. Un punto individuato di questa curva , corrispondente alla a- scissa a;=/3 , avrà per coordinale /3,/(/3)./.(/3)- Ed una retta che passa per questo punto , e per la origine delle coordinate , avrà per equazioni , come è facile persuadersi , le due E questa è la espressione di quoU' individuato lato del cono diret- tore , il quale passa per 1' individuato punto della sua curva diret- trice di equazioni (I) , il quale ha per ascissa /3. 4. Su questa retta assumiamo un punto alto sul piano coordi- nato X jr per oò. Questo punto , stando sur una tal reità, di equa- zioni (11) , r ordinata z=cc dehbe soddisfarle. Quindi le tre coordi- nate del punto medesimo sono Bx fic Pel punto di queste tre coordinate, conduciamo un piano nor- male alla retta sulla quale esso punto giace , cioè all' individuato lato del cono che è espresso dalle equazioni (II). E noto che le tracce di questo piano debbono essere perpendi- colari alle projezioni di essa reità , individualo lato del cono. Te- sulle Superficie Anulari. Cj licndo dunque opportunamente conto delle relazioni che esistono tra le tangenti degli angoli die cogli assi coordinati fanno le tracce di un piano e le projezioni di una retta , e tenendo conto ancora che il piano suddetto passa pel punto delle tre precedenti coordinate ; oltengliiamo per equazione del detto piano normale all' individuato lato del cono la (III) /,(^x+fy+f.z)-^'+/^+f,-)c,=0 : ed è manifesto (i) che su questo piano debbe indubitatamente tro- varsi quella individuala retta della rigata determinatrice, che taglie- rebbe il lato del cono nel suo individuato punto di ordinata «j. II. 5. Abbiasi un altro punto nello spazio , dulie coordinale p, q, r. E per questo punto conduciamo in primo una retta parallela all' in- dividualo lato del cono direttore , che è espresso dalle equazioni (II). Le sue equazioni sono /IVI \^(y—q)—.f{x—p)=o ('^^ |/9(=-;.)-/,(.v-;;j=o 6. E pel punto istesso conduciamo un piano parallelo a quello menato per l'individuato punto di ordinata cu, e sul quale abbiam dello (4) dover slare quella individuata retta della rigala determi- natrice , che passa per esso medesimo punto di ordinata (c; cioè pel punto delle coord natep, \ 9. Se faremo i quadrati dei secondi termini delle tre prime calcolate coordinate (7), li sommeremo, e poi ne estrarremo la ra- dice quadrata, otterremo la distanza del punto nello spizio delle coordinate p^ , 9, v, dal piano menalo normale al Iato del co- no (4) per quel suo individualo punto , la di cui ordinala è i? ; perciocché il punto d' incontro della retta delle equazioni (IV) col piano della equazione (III) , è per lo appunto il piede della per- pendicolare calata su questo piano dal punto delle coordinale p.,q,r. Indicliiarao con 3 la prima di queste distanze , cioè la distanza del punto p^ q, r dallo individuato lato del cono; e con » la se- conda , cioè la distanza del punto medesimo dal piano ad esso in- dividualo lato del cono normale , e menato pel suo punto di ordi- nata (3». Falli i calcoli e le riduzioni , die per la seconda distanza riescono speditissime a causa del fattore comune a luti' i termini da elevarsi a quadrato , e per la prima ancora , risultando i doppii prodotti con un fattore comune , onde poi la loro somma riesce il doppio della somma dei quadrati dei secondi termini ; ottenghiamo in fine per esse distanze. f{?)i f,{?) sono le coordinate di un punto della curva direttrice del cono di- rettore, pel quale punto passa l'individualo lato di esso cono di- rettore (3) , sul quale giace il punto (4) di ordinala »; p, 7, r sono le tre coordinale di un punto nello spazio (5) ; 5 la disianza di questo punto da esso individuato lato del cono direttore ; ed » la distanza di esso medesimo punto dal piano menato pel punto di ordinata a di esso lato e normale al lato medesimo , sul quale piano deLbe stare quella individuala retta della rigata determina- trice (4) , clie passerebbe per esso punto di ordinala a>. 70 Rossi •III. 10. Per la retta delle equazioni (II) -- che rappresentano l' individuato lato del cono direttore (3) , con- duciamo un piano a questo tangente. Un tal piano deve passare per la origine delle coordinate , e deve toccare la curva direttrice de 1 cono nel punto per ove passa essa individuata retta. E però av rà un contatto di prim' ordine con questa curva nel punto delle coor- dinate /3,/(/3)>/.(/3) e passerà per la origine delle coordinate. Dunque essendo (3) le equazioni della curva direttrice del cono direttore , il piano tan- gente suddetto La per equazione (Vili) (#x'-/y:)v+(/.-/3/,')y-(/-/3/')==o facile a trovarsi , per le note proprietà emergenti dalla teorica dei contatti. 11. Ora supponiamo die quel punto delle coordinate/;,(j',r, (5), non sia un punto qualunque dello spazio , ma sia un punto del piano della precedente equazione (Vili) avrà luogo ancora la equazione (IX) (j/_/y;)/,+(/._^/.')y_(y_/3/')r=o. E supponiamo di più , che esso punto delle coordinate p, cj, r, sia inoltre il centro di una individuata circonferenza generatrice di un' anulare , avente quel cono di curva direttrice ì ==/.(.*■) per cono direttore , e della quale circonferenza il raggio sia ». sullo Superficie Anulari. 71 Così essendo , la intersezione del piano della equazione (Vili), piano tangente, col piano delia equazione (HIj, piano normale allo individualo lato del cono (ora lato di conlatto) menato pel punto dì ordinata x di esso lato , è la retta della rigata detcrminatrice (4). Onde sono 5, « le distanze del centro della individuala circonferen- za , rispettivamente dal lato di contatto del suo piano col cono di- rettore, e dalla retta sul suo piano della rigata detcrminatrice. Ondi', se queste quantità ", « fossero note , avremmo modo di trovare le coordinale p, 7, r del centro di una individuata circonferenza gene- ratrice dell' anulare , il piano della quale I .° tocca il cono direttore dell' anulare secondo un suo lato distante da esso centro per 5, e che passa pel punto di ascissa /3 della curva direttrice di esso cono : 2.° taglia la rigata detcrminatrice dell' anulare secondo una retta distante da esso centro per * , e la quale mentre è normale al lato del contatto passa pel punto di ordinata <» di questo lato. E di fatto abbiamo tre relazioni (VI), (VII), (^IX) dalle quali possono cavarsi i valori delle coordinate p, q, r. E per cavameli di fatto trattasi di risolvere rispetto a p,(J, r, le tre equazioni seguenti l^P+/7+f.'—\/{p'+7'+'-'-à')\\i^'+/'+/'1=o Aiì^P+f'J+f^'ì-i^ \/i^'+r+f,'}-M \/(^'+p+A^)=o {jr'-f'f')p+{/-i^f^'y/-{f-m'-=o Le quali sono equivalenti alle sopraenunciate relazioni : olte- ueudosi la prima equazione col liberare da denominatore la rela- zione (VI) , elevando al quadrato ciascun suo membro , isolandone il termine {Pp-\-f + A +yì'' ) ponendovi ( «» V(/3'+/''+/.'')— /.* ) V(P'+/°+/i')j suo valore dato dalla secon- da. E però per brevità di scrittura, ponendo invece di V(/^'+/'+/i') la distanza D eh' essa rappresenta , ed invece del binomio -rr- — », Y altra distanza ^ ; abbiamo in ultimo da dover risolvere rispetto a /j, q, r, le tre equazioni (X) pp+f^+f,r=DA Abbiamo detlo distanza D , perchè \J{fi^-\-f *{?)■{■ fi{§)) rap- presenta per lo appunto la distanza del punto della curva direttrice del cono direttore dell' ascissa a;s=j3 dal suo vertice (3) ; ed abbiamo detlo distanza ^ , perchè , come non è difficile persuadersi , -— - è Jt la distanza , dal vertice slesso del cono direttore', del punto di or- dinata «=(13, di quel suo lato, che passa pel punto di ascisse xss^ della sua curva direttrice ; e quindi — » esprime la distanza dal vertice del cono , del punto di esso lato , ove va a cadere il piede della perpendicolare, che misura la distanza ^ (9) : e coerentemente ha luogo la prima delle tre sopranotale equazioni ; nella quale il primo membro esprime il quadralo di una ipotenusa , per la quale 5 e A sono i cateti corrispondenti. E la seconda di esse equazioni esprime una proprietà comune air universalità delle superficie anulari : ed è il seguente Teorema. Pel vertice del cono direttore dell' anulare s'inten- dano menati tre piani ortogonali : la somma dei tre rettangoli for- mali colle distanze omologhe, da ciascuno di essi piani, del centro di una individuata circonferenza qualunque dell' anulare, e di un punto qualunque del lato del cono , secondo il quale il piano di essa circonferenza lo tocca , è uguale al rettangolo formato colla distanza , di questo stesso punto qualunque del lato del cono dal suo vertice, coli' altra, dal vertice stesso, del piede della perpendi- sulle Superficie Anulari. yS colare calata dal centro di essa circonferenza sul lato medesimo del cono, secondo il quale il piano di essa circonferenza lo tocca. Di fatto p, q, r, sono le distanze del centro della circonferenza dai detti piani ortogonali (n) ; e ^tf{P),fi{l2), le tre distanze di un punto qualunque del lato di contatto del cono direttore col piano di essa circonferenza dai tre piani medesimi ; perciocché ogni curva tracciata sul cono può esserne sua curva direttrice , e /3,y(i3), /,(/3) sono per lo appunto (3) le distanze da essi piani del punto , ove il detto lato di contatto del cono incontra la curva direttrice. IV. i3. Pertanto dobbiamo risolvere rispetto a p, q, r, le tre equa- zioni (X) l3p+A+Ar=DA Ur^'-f'A)P+(f^-^f')l-{f-mr^O Cominciamo dall' eliminare tra la seconda e la terza, prima ;•, e poi q. Ottenghiamo le due iMA-^A'wf{f-m)i^mf-?f)-{{i^'-fL)fMf-^r)?)p ((/.-/3/.')/.+(/-/3/')/)'-=^^(/.-/?/'.0 +( {Jr^•-ff)f-{^-?f^')? ) P Moltiplichiamo la prima delle tre precedenti equazioni (X) per ((/'— /2/.')/.+(/— P/')/)^ -, e tra la risultante e le due ultime eli- miniamo q &àr '. lo che è facile, bastando porre in vece del secondo e terzo termine di essa risultante il quadrato del secondo membro di ciascuna di queste due ultime scritte. Ottenghiamo così una e- quazione che contiene la sola /> , ed è la (XI) j ( (/.-/3/.')/.+( /'-/?/')/)'+ ( (#/-/y.)/.+(/-/?/')i3 ) '+ {{JF^'-f'fòf-if'^AV y\i'^ + ^^|D'((/._^/-.')'+(/-/3/')')-((/.-^/.')/.+(/-/3/')/)'J = ^"M ^f-msMf-mfy :*j^ jRossi Ora con qualche trasformazione il primo membro di questa e- quazione può molto semplificarsi , riducendolo ad essere tutto divi- sibile pel trinomio ed anche ad un quadrato perfetto : e la equazione può abbassarsi al primo grado. Per ciò fare ricordiamoci (ii) che (#.'-/7.)/^+(/.-P/07-(/-/?/'>=o, terza delle equazioni (X) , esprime che il punto delle coordinate p,q,r, giace sul piano tangente al cono direttore (n), il quale tocca la curva direttrice delle equazioni (I) nel punto delle Eoordi- nate /3,/(i3),/x(/2). E ne conchiuderemo che la equazione (xiJ) ( j;'-/yo^+(/.-p/x')/-(/-^/') /■.=o debbe avverarsi : e quindi del pari tutte quelle che possono dedursi da questa. Ciò posto nella (XI) facciamo in primo i quadrati accennati dei tre binomii che costituiscono il coefficiente di p' ; ed otterremo sei termini al quadrato che possono ridursi a tre , ed i doppii prodotti dei termini che costituiscono ciascun binomio che possono ridursi ai tre termini seguenti {f-Pf )J\x ( iff^'-fL)PML-PL')f) ; in ciascuno dei quali tre termini potremo sostituire in vece del se- condo fattore il valore che può cavarsene dalla detta equazione che debbo avverarsi : ed olferremo dei scritti tre termini che il primo si trasforma in f^.'— //,)' /3^, il secondo si trasforma in (yi—/?/', ')'/', ed il terzo si trasforma in (/— /S/'j^/i'- Ed è cosi che il coefiiciente d'i p'> , diventa il prodotto di !^^-{-f'-\~fi', pel detto trinomio : os- sulle Superfìcie /anulari. 7-5 sia per brevità di scrillura fatto (XIII) (#.'-/7.)'+(/-/3/.')=+(/-^/')==«= diventa in fine D^R^. In secondo luogo facciamo i prodotti binomii indicati nel coef- ficiente di — iD^p del secondo termine delia equazione (XI). Ot- terremo un quadrinomio; ed i suoi due termini, i di cui fattori sono al primo grado , si riducono a (#.' -/'/.)x- ( {f.-PL')f-{f-mL ) ; onde poi sostituito nel secondo fattore di questo il suo valore che ne porge la della equazione (XII) , che debbe avverarsi, il coefiicienle di che si Iratla si riduce inimedialanienle al prodotto di /3 pel dello trinomio /?*, ossia a fiU^. In fine nel coefficiente di A' poniamo in vece di D^ il trinomio V(/3'-}-/'-h/i') che rappresenta (12), ed eseguiamo nel primo suo termine i prodotti per esso trinomio ; e nel secondo eseguiamo il quadralo accennato. Dopo le riduzioni oltengliiamo un polinomio del quale due termini moltiplicano /3', e gli altri Ire costiluiscono il qua- drato perfetto del binomio (/.-/2A')/-(/-/3/U ; onde possiam porre invece di essi tre termini il valore di questo binomio cavato dalla delta equazione (Xll) da avverarsi , elevato al quadralo. Ed è cosi che il coefficiente di à.' si riduce al pro- dotto fi'IP. Falle dunque tulle le dette trasformazioni e riduzioni, il primo membro della equazione (XI), da risolversi, diventa, conformemente a ciò che abbiam dello , divisibile pel medesimo fattore trinomio i?' anzinolalo : Tallio fallore risulla il quadrato esalto di Dp—A^;. e quindi Cbsa equazione si trasforma nella semplicissima Riprendiamo ora le medesime tre equazioni (X) da risolversi,. •76 Bossi £ comiuciamo tra la seconda e la terza dall' eliminare prima r e poi p ; oltenghiamo le dna ((#•'-//. )/.+(/-P/')/3V=0A(/- 13/') - ((/, - /3/.')/.+(/-/3/')/) 9 ((/■.'-/y.)/.+(/-/3/'j/3)'-=o^(#'x'-/y.)-((ir.'-/y.)/-(/.-/3/.'}i3)7 E moltiplichiamo ora la prima delle tre equazioni (X) per {{ff^'—S%)f^-\-{f—^f)^Y ; e tra la risultante e le due precedenti eliminiamo p^ r. Avremo una equazione contenente la sola incognita 5, ed è la (XIV) |((/.-'/?y^')/+(/-5/0/)'+((#'-//.)/+(/-/3/0P)'+((J/-/7.)/-(/.-^/.')^)ii -2ZJA j (/-/3/')C/.-/3/.')/+(/-i3/')/)+(#' -//.)((#' -/y.)/ - (Z.-/?/'.')^} +A' j /?'((i^'-/y;)'+(/-P/')')-((#/-//.)/+(/-i3/') /3)' j =^'((jf/-/y;)/.+(/-/3/')/3)» Ora questa equazione, al pari della (XI) , può abbassarsi di grado per mezzo della medesima equazione identica (XII) (#.'-/y:)/3+(/-/?/:')/-(/-/?/-')/=o dalla quale dipende immediatamente 1' altra ((#.'-/y;)/3-(/-/3/')/)'=f/.-^/.')'/^- Ed ecco in qual modo. Osserviamo in primo che il coefficiente di 5* essendo in tutto identico a quello di />', è come questo riducibile al prodotto D^R'. In secondo luogo eseguiamo i due accennati prodotti binomi! nel coefficiente di — 2DAq • ed in quel solo suo termine , che ne provviene , della forma -(#/-/y;)/3x(/-i3/.') poniamo invece del primo fattore il suo valore binomio dato dalla soprascritta equazione (XII) da verificarsi ; ed eseguiamo il prodotto di esso binomio pel secondo fattore. Per le riduzioni , che natural- mente si presentano , il coefficiente di che si tratta si riduce imme- Slille Superficie anulari. 77 diatamente al medesimo trinomio (XIII) , che aLbiam detto R' , moltiplicato pery. In terzo luogo nel coefficiente di ^* poniamo in luogo di D" il trinomio P'-hf'+fi', clie rappresenta (12) , ed eseguiamo nel pri- mo suo termine i prodotti per esso trinomio ; e nel secondo il qua- drato accennato. Dopo le riduzioni, ottenghiamo un polinomio di cin- que termini , dei quali tre sono in sostanza il primo membro delle notate da ultimo due equazioni identiche ; onde sostituitovi il secondo membro (/i— /3/i')!/''> ottenghiamo immediatamente per esso coeffi- ciente di ù' il medesimo trinomio R' , ma moltiplicato per /' . La equazione (XlV) dunque, che porge il valore di 7, diventa la semplicissima (ZJ?-A/)'/f'«5«(f/y;-#/)/.-(/-r)/3)' Trattiamo ora analogamente le medesime equazioni (X) , e per modo da eliminare prima q, e poi p. Otterremo in primo ((#.'-//; ì/-fy:-/3//)/3);'=-^Af/-^/,')+((/-/?/;')/-Fr/-i3/')/) r E quindi combinando questa colla prima delle equazioni (X) , avremo una equazione che contiene la sola incognita r; ed è (XV) -2Z7A j { jf :'-/•/.){{ ff;-f/,v, + (/-/?/-')/3)+(/-/?/;')((/-/s/.')/.+f/'/?/'7 )j +A'j z?«(f/-/-//,)«+r/.-/3/.')«)-(( /.'-//.)/-( f-^A')?y \ Ora osserviamo in primo che in questa equazione il coefficiente di r' è compiutamente identico a quello di p' e 5' nelle equazioni (XI) , e (XIV). Dunque esso è pure come quelli uguale a D' R\ In secondo luogo nel coefficiente di — aZ^Ar eseguiamo le mol- tiplicazioni accennate per ciascuno dei due binomii che lo compon- gono. Olterrerao un quadrinomio di cui un termine è 78 Rossi ed in questo invece del fiitlore (Jf.'—f'/.lS poniamovi il suo valore cavalo dalla solita equazione identica (XII) f#.'-//. )^+f/-/3/.')/-^/-i2/')/=o ; e dopo tal sostituzione eseguiamo il prodotto del valore binomio so- stituito , per l'altro fattore /—/3/'. Ottenghiamo in risultato ilme- desimo trinomio R' moltiplicato per J] . Per ultimo nel coefficiente di A^ , invece di D' poniamo il tri- nomio P'+y^+Z"^} che rappresenta (12) , ed eseguiamo le molti- plicazioni di esso pel binomio che moltiplica Z?' ; ed anche il qua- drato dell'altro binomio. Risultano per le riduzioni cinque termini, dei quali tre costituiscono il primo termine dell' altra equazione i- dentica equivalente alla precedente. Onde sostituendovi il secondo membro di questa , abbiamo che esso coefficiente si riduce ad R'fi^. Quindi la equazione (XV) prende la forma semplicissima Da tutta l'analisi precedente dunque risulta, c!ie le tre equa- zioni (X) , equivalgono alle altre tre , (XVI) {Dq-^f}ii=Knj'f-jr^)-p[f-^f')) nelle quali ciascuna incognita è separata : e potrebbero esse cavarsi immediatamente dalle primiere (X), a causa della simmetrica loro composizione coi coefficienti delle (X) medesime. 14. Osserviamo ora in primo che la R , essendo un radicale (XIII) , può competere ad essa un doppio segno ; e che però ad ognuna di queste tre equazioni -pub risponderne un' altra , il di cui primo membro è di segno contrario a quello della precedenti. Or figuriamoci che in una qualunque di queste equazioni sia tutto noto , meno che la S. Risponderebbero due valori per S uguali sulle Superficie anulari. yg e di segno contrario. E Ji fallo menato un piano tangente al cono direttore, potranno stare su questo piano due circonferenze, coi centri su di una stessa retta perpendicolare al lato del contatto, e ad egual distanza 5 da esso. Dunque, in generale, per una medesima generazione, possono esservi due anulari diverse , le di cui generatrici sono uguali e sim- metricamente poste intorno a ciascun lato del cono direttore. E non pertanto se il cono direttore fosse chiuso, potrebbero esse generatrici uguali e simmetricamente poste , appartenere ad una sola e mede- sima superficie : anzi ad una sua medesima falda. Osserviamo in secondo luogo , che ancora la D , essendo un radicale (12) , può avere due segni. E come ciò avvenga è facile concepire. Essendosi assunta ad origine delle coordinate il vertice del cono direttore (3) , è manifesto che se abbia esso nella regione positiva delle coordinate una falda , per esempio , ne avrà una uguale per- fettamente e compiutamente simmetrica nella regione negativa. Onde se la curva sua direttrice di equazioni (I) sta in essa medesima regione positiva delle coordinate , ve ne sarà un'altra perfettamente identica nella negativa. Dunque se un punto della prima curva ha P,f(P)ìfi{P) per coordinate, l'altra curva a- Trà un punto di coordinate — /3, — :/(/S), — /.(i^). E la retta congiun- gente essi due punti sarà divisa in due dalla origine delle coordi- nate ; ogni sua parte sarà lunga D=z\/(^^-\-f^-^f') ; ed esse me- desime parti saranno 1' una in senso opposto all'altra. Ciascuna delie tre ultime equazioni dunque jirima ne dà due, a causa del doppio segno di i? , e poi ciascuna ne dà altre due a causa del doppio segno di D. Dunque, in generale, per una medesima generazione, potrebbero esservi quattro anulari diverse , le di cui quattro generatrici su di un medesimo piano sarebbero uguali ; ma le quali non pertanto po- trebbero appartenere ad una sola e medesima anulare, Tom.FL n 8o Rossi Immaginiamo menato il piano tangente al cono direttore. Due circonferenze starebbero da una parte del vertice del cono, le altre due dall' altra parte ; e le circonferenze della prima coppia e della seconda avrebbero ciascuna il centro situato su di una medesima retta perpendicolare al lato di contatto e ad egual distanza da esso. E coleste perpendicolari starebbero ad egual distanza dal vertice del cono. Di fatto (12) una lai distanza è appunto A. Ed essendo e la Z? negativa importando implicitamente anche la f^ negativa , come or ora abbiamo dimostrato , e quindi anche la oj (4), ed ao- che la « come risulla dalia (VII) -, la A resta sempre la stessa in valore assoluto; e solo di segno può variare, ed al variare di quello della D. E però risulterà sempre A< -— , come debb' essere per la sua natura geometrica (12). Che se la a potesse variar di segno indipen- dentemente dalla D , potrebbe in generale non solo essere A< -r-^ ma ancora A> — . Ammettendo questi due casi , le circonferenze su di un medesimo piano tangente potrebbero essere al numero di otto. Ma le altre quattro apparterrebbero ad una generazione tutta diversa da quella, cui appartengono le prime contemplate di sopra. Noi assumemmo stare 1' anulare sempre tra il vertice del cono direttore e la rigata determinalrice. Assumendo A> -— il contrario avrebbe luogo (13). Ria 1' anulare coi rispondente avrebbe ancora un' altra rij^afa ad elementi normali a quelli del cono direttore, che lascerebbe 1' anulare medesima tra essa ed il suo vertice ; epperò le altre quattro circonferenze apparterrebbero ad anulari di genera- zione essenzialmente diversa da quella , alla quale appartengono le prime quattro. Egli è per tutto ciò clve la » va considerata come quantità essenzialmente del medesimo segno della D. E pure per fissare le idee, riterremo , come positive, sì la R, che la W : e però positive anche le », 5. E sarà facile applicare i medesimi nii^ionaracnli ai casi di R, D^ ed anche * , e J negativi. sulle Superjìcie anulari. 8r i5. Ora risolviamo le equazioni (XVI), equivalenti alle (X). Otlenghiamo P=^-^Ììì ^f'^f^-^f'^ ^Af-?f'ì) (xvii) ?= ^ + à Uu%-jr:)-?if-?rò E queste sono le coordlnafe del ceniro di una individuata cir. conferenza generatrice di un' anulare qualunque a cono direttore, ed il di cui piano lo tocca secondo il suo lato di equazione (II) , che passa pel punto di ascissa /3 della curva direttrice di esso cono, di equazione (I) ; e della quale il centro dista da esso lato di con- tatto del cono per 5 , e dalla retta sul suo piano della rigata de- termiuatrice per » , die è il raggio medesimo della individuata cir- conferenza : quantità nascosta in A, che è (12) uguaIe-7 » ; e nella quale è tv l' ordinata del punto del lato di contatto, pel quale passa la detta retta della rigata determinatrice. Onde poi la detta individuata circonferenza generatrice sarà rap- presentata dalle due equazioni (XVIII) (.x-pYMy-ir^[z-ry-^'=o nelle quali x^ y^ z sono le sue coordinate , e jl>, (7, r le coordinate del suo centro , le quali hanno però i precedenti valori (XVII). E queste due ultime equazioni esprimeranno esplicitamente essa in- dividuata circonferenza dell'anulare, quando per /», 7, r, avremo sostituito di fatto i loro valori, 16. Per sostituire i valori di />, q, r, nella prima delle due precedeuti equazioni , mettiamo questa sotto la forma In vece di p'-f-^^^/.a poniamo 5'-|-A' , come si ha dalia pri- ma delle equazioni (X) , alle quali sono equivalenti le (XVI), che han dati i valori di p, q, r, da sostituirsi ; e per p, q, r, al primo grado poniamo i valori effettivi (XVII). 82 Bossi Otlenghiamo , dopo fatte le sostituzioni, le riduzioni clic si pre- sentano , e liberata la trasformata dai fratti, per equazioni della in- dividuata circonferenza a cono direttore , le due (XIX) +[2fìAf+2S{{fx-jr,y\- {/-?/') ? )]y +[2//A/.+2S((ir.'-/yj/-(/-i^//)?)> In queste equazioni le derivate /', //, sono prese rispetto alla /S , quantità di cui sono funzioni (3). Generalizziamo le derivate : esse equazioni prenderanno allora la forma seguente (XX) Nelle quali gli apici apposti alle parentesi indicano le derivate ordinarie dei rapporti da esse abbracciati. E sotto quest'ultima for- ma si fa manifesta la simmetria di ciascun termine , componente il secondo membro della prima equazione , pel modo come sono for- mati colle coordinate /3,y(/3),y.(/3) del punto della direttrice del cono direttore, per Io quale passa quel suo lato che è di suo contatto col piano della individuata circonferenza (3, io), analoghe alle coordi- nate x^y^z dei punti della circonferenza medesima. 17. Arrestiamoci ora un momento a contemplare le tre equa- zioni (XVI) equivalenti alle (X), le quali danno i valori di p,q,r. Potremo pervenire ad appurare alcuna rimarchevole proprietà delle sulle Superficie anulari. 83 anulari a cono direttore, ed a semplificare le forme dei valori (XVII) delle coordinate p,qyr, ed anche quelle delle equazioni della cir- conferenza generatrice. Ci rammenteremo perciò che se è la equazione di un piano qualunque, i coseni degli angoli che una ietta ad esso normale fa coi Ire assi coordinati delle x, /, z sono rispettivamente L M N ' y/{i'+JiP+JV') ' y{L'+iiP+iV') ' \.{L'+JP+N') e che perciò , essendo la equazione del piano tangente al cono direttore , i coseni dei tre angoli che una retta menata pel vertice di esso cono normale ad esso piano fa cogli assunti assi coordinati delle x,j,z, sono rispet- tivamente (XIII) Or chiamiamo , come è nostro solilo , C.^ , C^ , Cz i coseni degli angoli the la retta normale al piano tangente al cono diretto- re, menata pel vertice di questo, fa cogli assunti assi delle x,j,:; e dividiamo per R ciascuna delle tre equazioni (XVI); esse pren- deranno la forma (XXI) {D^-Af)=S(C.. ^-C./O {D>—Al)=S{C..f-Q-^); E queste ci palesano una proprietà comune all'universalità delle a- iiulari a cono direttore , la quale non sarebbe difficile enunciare. i8. Rammentiamoci ora che una retta che passa per la origine delle coordinale fa cogli assi delle x^ j, z gli angoli dei coseni f y ~ 84. Bossi essendo x , y , z ìe coordinate di un punto qualunque della retta. E che però sono (12) _^ m fm n ' D ' D i coseni dell' angolo che fa il lato di contatto del piano della indivi- duata circonferenza generatrice dell' anulare, col suo cono direttore. Or chiamiamo , Cx , Cy , d i coseni dell' angolo che esso lato di conlatto del cono fa coi tre assunti assi coordinati delle a,", /, 2 ; e dividiamo per D ciascuna delle tre ultime equazioni. Esse pren- deranno la forma (XXII) g- ^ =5(C. e. — Cxc) ig. Pel centro della individuata circonferenza generatrice del- l' anulare, intendiamo calata la perpendicolare alla retta di contatto del suo piano col cono direttore dell'anulare , e chiamiamo P,Q,R le coordinate del punto d' incontro di essa perpendicolare colla detta retta di contatto , alla quale è perpendicolare. Per le cose dette al N.° 7. sarà p_(ÌP±fy±/>)l ed in queste p, q , r, hanno le relazioni espresse per le equazioni (X) , che ne danno i valori ; ed il trinomio /3*+/'+/.' è lo stesso che quello che ahbiamo indicato (12) con 2)' . Dunque a causa della seconda delle equazioni (X) , abbiamo sulle Superficie anulari. 8S Dunque le equazioni (XVI) prendouo iu ultimo la elegantissima forma p—P=l{C:r<:-- — C:Cr) (XXIII) q-Q=l{C..c.— C.u) E queste ci palesano un' altra proprietà comune a tutte le a- nulari a cono direttore , clie possiamo enunci^jre col seguente Teorema. Pel vertice del cono direttore dell'anulare s'' inten- dano menati tre piani ortogonali qualunque , e dal centro di una individuata sua circonferenza generatrice la perpendicolare che ne misura la distanza dal lato di contatto del suo piano col cono. Tale distanza è uguale al rapporto della diff'erenza delle disianze dei suoi estremi da uno qualunque dei detti ire piani ortogonali, alla differenza dei prodotti dei coseni degli angoli che il lato di con- tatto col cono fa colle rette d'intersezione di esso piano con cia- scuno degli altri due piani ortogonali , pel coseno degli angoli che con ciascuna di esse medesime rette d' intersezione , ma in ordine inverso, fa un' altra retta menata pel vertice del cono nor- male al piano della individuata circonferenza medesima. 20. Pertanto introdotti nelle equazioni (XVIII) i valori di p/j^r, dedotti dalle ultime tre equazioni (XXIII) , ottengliiamo per equa- zioni della individuata circonferenza generatrice le due (XXIV) x*+v'-\-z'—2(Px+Qy+nz) -25(( Cy c, - e. o- )^+( e. e-. - C e. )j/+(G cy - C, e. )z) C:cX+Cj.1/+C,Z=0. Delle quali la seconda si ottiene speditamente dividendo la equazio- ne del piano tangente per /?. Od anche riponendo per P, Q, R, le quantità che rappresen- tano (19) , le due (XXV) a;'+^H3'— «'+o'+A'=(2Afx + 2Sf'^ e, — C, cj. ))x +(2Aey + 2S[C..c.-C.c.)% t^X-}-(j y+tj s=o 86 Bossi Equazioni , queste due ultime , libere da dcM-ivate. E nelle quali equazioni precedenti sono x, /, s le coordinate di un punto della indi- viduala circonferenza dell' anulare riferite a tre assi ortogonali, la di cui origine è nel vertice del cono direttore di essa (3), A è la di- stanza da esso vertice delia retta della rigata determinatrice che giace sul piano di essa individuata circonferenza (fa); C^ , Cj- , C^ i coseni degli angoli che una retta normale ad un tal piano per la erigine degli assi coordinati , fa cogli assi medesimi rispettivamente degli x,j, z (17); c.r , Cy , Cj i coseni degli angoli, che il lato^di contatto del piano col cono direttore fa con essi medesimi assi coor- dinati pure rispettivamente delle x , j- , z (18) ; S la distanza del centro della individuata circonferenza dal lato stesso di contatto ; » il suo raggio ed insieme distanza del suo centro dalla retta della rigata , la quale giace sul suo piano (9) ; e P, Q, R le coordinate del piede della perpendicolare che misura la distanza S (19). ARTICOLO II. CifteióioHe di un uuivto ittia c^atatteit^cica. 21. Trovata la equazione di una individuata circonferenza ge- neratrice di una superficie anulare qualunque di quelle a cono di- rettore , e propriamente di quella il di cui piano tocca la curva direttrice del suo cono direttore nel punto di ascissa H (3) , secondo il nostro proponimento (2) , facciamoci a trovare le equazioni di queir individuato punto di tale individuata circonferenza , il quale appartiene ad una caratteristica individuata dell'anulare: e propria- mente a quella caratteristica , la distanza angolare dei punti della quale dalla curva di contatto dell'anulare colla sua rigata cktermi- natrice , è tale da avere per tangente trigonometrica t. Immaginiamo esistere il cono direttore dell' anulare ; il piano della individuata circonferenza ad esso tangente ; e sur esso la cir- conferenza medesima. Se pel centro di questa circonferenza, imma- sulle Sitperjicic Anulari. 87 gitiiamo contlolta una l'clla parallela al lato di coiilatlo del [liaiio col cono , il punto d' intersezione di questa retta colla individuata circonferenza , il quale è il più lontano dal vertice del cono, è tui punto della curva di contatto dell'anulare colia sua rigata determi- na trice (i) : e da un tal punto debbo misurarsi la distanza ango- lare T del punto della circonferenza generatrice , che apparlicue alla individuala caratteristica , del quale cerchiamo le equazioni. Ed è manifesto che se per esso punto e pel centro della individuata circonferenza generatrice, intendiamo menata una retta, questa farà, colla retta precedentemente immaginata menata parallelamente alla retta di contatto del cono direttore col piano di essa individuata circonferenza , un angolo per lo appunto di tangente t ; e che peiò la detta retta che passa pel punto di essa individuata circonferen- za , il quale appartiene alla individuata caratteristica , e pel centro della medesima circonferenza , fa colla retta di contatto del piano di questa col cono direttore un angolo parimenti di tangente t. Ora le equazioni della retta del contatto del piano della indi- viduata circonferenza dell'anulare col suo cono direttore sono (3) le (II) I /3;-/,x=o. Dunque trattasi di trovare la equazione di una ietta che passi pel punto delle coordinate p , (7 , r, del centro di essa individuala circonferenza (5, 11), e che fa colla retta di esse equazioni (li) l'an- golo la di cui tangente è r. E le equazioni che otterremo, per una tal retta, combinate colle equazioni della circonferenza generatrice, daranno il punto della in- dividuata caratteristica. 22. Sia dunque per un momento una delle equazioni della retta che , passando pel centro della indi- viduata circonferenza dell' anulare, debbe fare l' angolo di tangente 1 colla retta di contatto del piano di essa col cono direttore. Sarà Tom.Vl. 12 88 fiossi quella di una retta ad essa parallela per la origine delle coordinale. E dovendo quella stare sul piano della individuata circonferenza , il quale tocca il cono direttore , 1' altra sua equazione sarà quella di esso medesimo piano tangente, cioè (io) la (Vili) Onde poi le equazioni della retta parallela a quella di che si tratta , e che passa per la origine , sono le due ( ((/-rM/.-y/)^)^ delle quali la prima si ottiene ponendo nella equazione del piano tangente invece di j- il suo valore y^z. E pertanto dobbiamo determinare la ^, in esse equazioni , per modo che la retta , che rappresentano , faccia 1' angolo la di cui tangente è t colla retta del contatto del piano della individuata circonferenza generatrice dell' anulare col suo cono direttore -, le di cui equazioni sono (3) le (li) che possono scriversi ancora 23, A causa del noto valore del coseno dell'angolo di due rette , in funzione dei coefficienti delle loro equazioni , avremo la equazione di coudizione seguente , per la quale la ^ vien determi- nata come si deve , ed è la (XXVI) i^^iS-fi:/Hif-^f)-{f-?fn^y+(jr.'-fXM- v^+r sulle Superficie /anulari. 89 nella quale, al solilo (12), sia D per la distanza V(/2 '+/"+/■'')) ed è I — a=COS.(^.laDg.T). E questa equazione di condizione debba aver luogo, perchè la equazione possa appartenere alla retta richiesta , che debbe fare colla retta di contatto del piano della individuata circonferenza generatrice dell'a- nulare col suo cono dcterminatore , l'angolo di tangente t. Ma una tal retta debbe passare in oltre pel centro di essa circonferenza (21), le di cui coordinate (5, 11) sono /j, q^ r. Dunque colla debbe aver luogo 1' altra Onde poi è 7/=Jz+B, y=Jr+B. -y=J{z—r). Ed in questa, sostituito il valore di j4 cavalo dalla equazione di con- dizione soprascritta (XXVI) , otterremo 1' una delle equazioni della retta richiesta ; mentre per 1* altra può ritenersi (22) la medesima {jr.'-f'f:)^+if-?fr)y-(j-?i')z=o. Ora sarebbe poco spedito il cavare il valore di A dalla sopra- scritta equazione di condizione (XXVI) , e sostituirlo nella y—q-=zA{z—r) ; caviamo dunque invece da questa il valore à\ A e. sostituiamolo in quella di condizione (XXVI). JDalla equazione precedente ottenghiamo z — r go Rossi e questo valore sostituito nella equazione di condizione suddetta , porge (XXVII) /(■#:'-/y:Xg->-)+i<(/-|3/')(^-/-)-(/.-^//X.y-y))+/(#.'-/!/-.)(y-y) ,_ Per semplificare quest'ultima equazione, rlflL'ttiauio che l'al- tra equazione della retta richiesta , per essere la equazione mede- sima del piano tangente al cono direttore (22) , sul quale giace la individuata circonferenza generatrice, debbe essere soddisfatta dalle coordinate del centro di questa. Dunque colla equazione debbe esistere l'altra ed entrambe simultaneamente coli' ultima equazione che vogliamo semplificare. Questa dunque dovrà esistere coli' altra che si ottiene so'traendo qursle due ultime 1' una dall'altra: dovrà esistere cioè simultaneamente colla {ff.'-f'M^-p)+{f.-?My-q)-[J-?r){-^-r]=o ossia coir altra {f-?f')[z^r)-{f,-?l'iy-, q^ r, i suddetti binomii a — p , b — q , e — r , otterremo pei valori di questi medesimi biuomii 9^ Rossi (XXXII) ^-'•= zJvlTTTj + M#+?) (/(#/-/v:)-^(/.-^//))-- E questi valori sono i medesimi che avremmo ottenuti risolvendo le equazioni (XXXI) rispetto ad a—p , b—q , e e — r. Onde vo- lendo i valori di a, è, e, non dobbiamo che invece di p, q, r , so- stituirvi i loro valori (XVII). È così , che fatte tali sostituzioni , e le riduzioni che si presentano, ottenghiamo (XXXIII) '= ^(^+ V(^)+^^('+ ;^)(/(//.-#/J-^(/-^/'i) E queste sono le coordinate effettive di quel punto della individuata circonferenza generatrice dell' anulare , individuata dall' ascissa /3, il quale appartiene alla individuata caratteristica dell' anulare , la di- stanza angolare di tutti i punti della quale dalla linea di contatto dell' anulare colla sua rigata determinatrice è quell' arco di cui la tangente trigonometrica è t (21). III. 27. Prima di passare oltre fermiamoci un momento a consi- derare gli elementi che entrano nella composizione dei valori (XXXIII) di a, b, e. Ed osserviamo in primo che essendo t la tangente trigonome- sulle Superfìcie Anulari. 9 5 I , . T ., trica , sono— y- —il coseno trigonometrico, e ì,^. ^n '* ^^"^ trigonometrico dell' arco la di cui tangente è t. Sono quindi V(,+r) V(i+r) il coseno ed il seno nella individuala circonferenza , che è di rag- gio « , dell' angolo che la retta raeuala pel suo ])unlo che appar- tiene alla caratteristica dell' anulare , e pel suo centro, fa colta retta menata pel centro medesimo parallelamente al lato di con latto del cono direttore , col piano di essa individuata circonferenza. Se dun- que dal punto di questa , che appartiene alla individuata caratteri- stica , intendiamo menala una perpendicolare al lato di contatto del cono direttore col piano della individuata circonferenza , la distanza di esso punto della caratteristica da essa retta di contatto sarà ap- punto espressa (9) da e la distanza dell'incontro della detta perpendicolare, col lato di con- tatto suddetto, dal vertice del cono direttore (12), sarà espressa da A-H V(i+t; Ecco dunque i significati di questi binomii, che entrano nella com- posizione dei valori (XXXIII) di a , 6 , e : ed è manifesto essere esse distanze rispettivamente analoghe alle 5 , A. Facciamo dunque per analogia , ^ VC + r) " ' ^ V(i+r) otterremo ' «= V + 1^ (/.f/-(!/'.')+/(/-i5/"')) (XXXIV) ^%^+ ^ {fU'f-Jr.')-?{f-pf')) Tom.ri. i3 j 6 Rossi Espressioni perfcltamente analoghe alle (XVII) delle p , (j , r. E nelle espressioni di queste , le quantità A, S sono sempre le stesse per una medesima circonferenza generatrice , ma variano da una all'altra; mentre le A, , S^ , non solo variano passandosi da un punto di una individuata circonferenza a quello di un' altra , ma ancora passandosi da un punto all'altro di una medesima circonferenza. 28. Per analogia di ciò che ahbiam detto nel numero ig, sono — ^ , -~- , —jA, le coordinate del punto d'incontro della perpen- dicolare calata dal punto della individuata circonferenza generatrice appartenente alla individuata caratteristica , sul Iato di contatto del piano di essa circonferenza col cono direttore , eoa esso medesimo lato di contatto. Se dunque chiamiamo j4, B, C, le coordinate di un tal punto d' inconli'o , tenendo conto delle altre cose dette nei N." 17 e 18, otterremo dalle (XXXIV) le tre relazioni seguenti (XXXV) b—B=.liC, cx —C:,c,) Ed ecco per ogni punto della caratteristica dell' anulare una proprietà analoga a quella enunciata in fine del N.° \g. Ed osserveremo che le ultime tre relazioni (XXXV) restando sempre ferme qualunque sia « , la enunciata proprietà appartiene ad ogni punto del piano tangente ad un cono qualunque: proprietà uon ancora avvertita. La enunciata proprietà compete al centro di una generatrice qualunque dell' anulare , ad un punto qualunque di essa generatri- ce , e ad un punto di una caratteristica qualunque ; ma non appar- tiene ad essi punti 'soltanto : appartiene ad un tempo ad ogni punto del piano tangente. E pertanto dal qui detto n' emerge una curiosa proprietà del cono a curva qualunque direttrice, che può enunciarsi col seguente Teorema. // rapporto della retta che misura la distanza di un punto qualunque di un medesimo piano tangente ad un cono a curva direttrice qualunque, dalla retta del contatto^ alla diffe- sulle Stipe! ft eie Anulari. 97 rema dalle distanze degli estremi di quella stessa retta , da un medesimo piano menato pel vertice del cono , è costante. E ciò si Cà manifesto, consiclcraiido clie per un medesimo pia- no tangente , e per tre medesimi piani ortogonali menati per lo vertice del cono, ciascuno dei binomii C^ r, — C. c^ , C; c^ — Cx e, , Cx Cy — Cy Cx si mantiene costante qualunque sia il punto del pia- no tangente, dal quale si computino le distanze a, i,c, y^,S,Cj 5,. ARTICOLO III. CìlpteJjioiie di una tetta Oe({a invifupfata tifata. I. 29. Una retta che, passando per tutti i punti successivi di una medesima caratteristica , tocca sempre la circonferenza generatrice dell' anulare sulla quale ciascuno di essi punti successivi si trova , e nel punto medesimo , genera la inviluppata rigata dell' anulare. Ora consideriamo quella retta dell' inviluppata , che tocca l' indivi- duata circonferenza generatrice, contemplata innanzi (Art/ 1.) ; e la quale passa pel suo punto appartenente alla individuata caratteri- stica parimenti già contemplata (Art." II). Questa retta delia inviluppata, passerà dunque pel punto delle coordinate a, è, e, della individuata circonferenza , il quale appar- tiene alla individuata caratteristica (aS) ; e sarà perpendicolare al raggio di essa individuata circonferenza, il quale passa per esso me- desimo punto di coordinate a, è, e. 30. Or questo raggio, come ogni altro, passa pel centro della individuata circonferenza, le di cui coordinate sono (11) />, q-, r. Dunque le equazioni della retta , di cui esso raggio è parte , sono quelle di una retta che passa pei punti di coordinate a, 6, e l'uno, e p, ^r, r, 1' altro. Però sono le due (XXXVI) 9 8 Rossi Ed una retta a questa parallela , menata per la origine delle coor- dinate , avrà per equazioni (XXXVII) nelle quali a, b, e, p, 7, r, debbono avere i valori trovati (XXXIII), e (XVII). 3 1 . La retta della individuata inviluppata , dovendo passare (29) pel punto delle coordinate =o (\U) Ma nella prima delle quali per a, b, e debbono intendersi li valori loro (XXXIII) , e per p , q , r , ì loro valori (XVII) : onde esse equazioni non esprimeranno esplicitamente essa retta della inviluppa- ta , che quando avremo sostituiti di fatto i detti valori di a, b, e, e di /?, q, r, nella prima di esse medesime equazioni , ossia nella sua equivalente (XXXIX). 33. Per ciò fare nel primo membro della equazione (XXXIX), in vece ài b e e sostituiamovi i loro valori dati dalle (XXXIII) ; e nel suo secondo membro , sostituiamo i valori (XXXII) dei bi- nomii a — p , b — (j , e — r. Ottenghiamo per essa prima equazione sVH^-4^*+^VT+^)-2^(«r+J>/r+?)(/(/.'-/y:w(/.-6/:')) 1 00 Bossi dopo averne moltiplicalo il numeratore ed il denominatore del primo membro peryi-j-r^, e quelli del secondo membro per — \JT+t^. III. 34. Per ottenere un'altra equazione equivalente alla preceden- te , ma m termini molto più accorciati, rammentiamoci ciò che ab- biam detto ai N, 17 e 18; e dividiamo il numeratore ed il denomina- tore del secondo membro per R , per modo che i coefficienti bino- mii di ciascun termine del numeratore e del denominatore diventino jf(fi~lU'') ^-jfiff'—f'f,), -jT {f—Pf')- Le due equazioni, di che si tratta, prendono la elegantissima forma (XLII) y V H^-c> (* +A \/T+?)-(«t4. S \/T+?} {C:.c^ — Cy e. ) \-C, \C^ 4. {€,. e. — C Cy )t]+C. [g, + {C^ Cy - Cy C.r )t] Cy [c:c + {Cy Ci ~ C, Cy )r\—€x \cy + (6; Cx — Cx Ci JtJ ^CxX-\-Cy y-\- C, z=so E queste sono le equazioni di quella individuata retta della invi- luppata di parametro di posizione t , la quale tocca la circonferenza generatrice dell' anulare , di cui il piano tocca il cono direttore di essa , secondo una retta che fa cogli assi coordinati delle x , y, z, gli angoli dei coseni Cx , Cy , Cj ; ed il quale ha tale posizione che la retta ad esso normale , menata per le origini delle coordinate , fa coi medesimi assi gli angoli dei coseni Cx , Cy , d . &BTICOLO IV. hiffiiiìxow di Ulta xetta "itUa. GR,{jata a aevtetatttce uozmafe a i^ueCfa ieiia, «luvifuccata. I. 35. Fissiamo un punto sulla circonferenza mobile che genera r anulare , e sia t la tangeate trigonometrica del suo arco , inter- sulle Superficie Anulari. loi cello Ira esso punto e 1' altro , per lo quale menatale la tangente , questa risulta normale al luto di contatto del cono direttore dell'a- nulare col piano della circonferenza mobile ; e supponiamo pel fis- sato punto menata la tangente ad essa circonferenza , ed il raggio di questa, che intenderemo prolungato. Movendosi la circonferenza, il fissato punto genera una caratteristica dell' anulare (21) , la retta tangente , alla circonferenza mobile , in esso fissato punto , genera una sua inviluppata rigata (29) , ed il raggio della circonferenza , per esso medesimo punto, prolungato geuera una rigata a generatrice normale a quella della inviluppata. Ora del fissato punto abbiamo dette (25) le coordinate a,b,c; e sono coordinate del centro della circonferenza mobile in una sua individuata posizione le p, q, r, (i i). Dunque la retta che passa pel punto delle coordinate a, b, e, e per l' altro delle coordinale p, ^ , r, è la retta della rigata a ge- neratrice normale a quella della inviluppata : e propriamente quella corrispondente alla individuata circonferenza il di cui piano tocca la direttrice del cono direttore nel punto delle coordinate j3,/(j3),/i(/3); ossia quella che giace sul piano tangente al cono direttore dell'anu- lare (io) , piano di equazione (Vili) (#/-/'/>+(/--/?/'/).y-(/-/3/')^o; Essa retta dunque ha per equazioni le medesime (XXXVl) , ovvero altre due a quelle equivalenti, ma nelle quali a, è, e, />, ^, r, debbono avere i valori determinati innanzi (XXXIII) e (XVII) ; le quali equazioni , alle (XXXVI) equivalenti , sono X — p _a~p ìz—r e — r \y—<] _b-q z—r c — r (XLIII) 36. Sostituiamo in queste equazioni i detti valori di a,b,c,p,q,r; o ciò che torna allo slesso nel loro primo membro in vece di p, q, r sostituiamo i loro valori (XVII), e nei secondi membri, invece dei bìnomii a — •/?, b—q, e — r poniamovi i loro valori (XXXII). Fatte 102 Rossi le sostituzioni oltengliiamo (XLIV) [^-^-;4 (/.(/. -/3//)+/(/-/3/'i)_|+^(/.(/-/?/'/)+/(/-^/'i) r- ^-m(f(^'-f'f^^-i^^f'-i^f'^) ^+^ (/(ir/-//.)-/3(/.-/?/'.')) |y-^-2^;(/.f/y.~-///)-/3(/-/3/'))_^+^(/(/y:-#')-/3(/-i3/')) ^-^-2^(/(#.'-/y.)-/3(/-^/;')) ^+^(f{jr.'-/'/ò-i^{f-p/')) E queste due, od una di queste, colla equazione (Vili) del piano tan- gente, esprimono la individuata retta della rigata a generatrice normale alla inviluppata dell'anulare; la quale passa pel centro della individuata circonferenza generatrice dell' anulare il di cui piano tocca la diret- trice del suo cono direttore nel punto delle coordinate /3,y(/3),/,(/3), ed appartiene alla individuata superficie a generatrice normale a quella della individuata inviluppata rigata, che corrisponde alla caratteristica i di cui punti hanno la distanza angolare di tangente trigonometrica t dalla curva di contatto dell'anulare colla sua rigata delerminalrice (21). II. 37. Per ottenere queste ultime equazioni più accorciate , ap- plichiamo anche qui le cose dette nei N. 17, 18 e 19. Otterremo immediatamente (XLV) S Ii—S{C:v Cy Cy Cx) Cz-\- r(Cx Cy — Cy Cx) j^—Q-S{C,Cx—CxC,) _ Cy + r(C, cx — CxC) Z—Jl—S{Cx Cy — CyCx) C,+ T(Cx Cy — Cy Cx) le quali 0 insieme , o ciascuna coli' altra Cx X-{-Cy y-j- Ca 2r=0 esprimono la individuata retta della individuata rigata a ^'eneratrice normale a quella della inviluppata. sulle Superficie Anulari. \ o3 CIPO SECOLO DELLE ANULARI DI QUINTA CLASSE. 38. Come abbiamo dichiarato innanzi (i) , nelle anulari di Quinta Classe la rigata determinatrice è non sviluppabile : e dato il cono direttore dell'anulare, essa è determinata, data che sia una curva soltanto, alla quale le sue rette debbono appoggiarsi. Imper- ciocché se immaginiamo che per un punto del cono direttore sia menato ad esso il piano tangente, un tal piano taglierà la data curva direttrice della rigata in un punto ; e per un tal punto, se intendia- mo menata una retta perpendicolare al lato di contatto del piano col cono, una tal retta è retta della rigata determinatrice dell'anu- lare. Dunque dato il cono direttore dell' anulare ; la rigata deter- minatrice è determinata, data che sia una curva soltaiilo 'illa quale debbono appoggiarsi le sue rette. 39. Siano le equazioni della data curva direttrice della rigata determinatrice. E meniamo il piano tangente al cono direttore dell' anulare , per quel suo lato che passa per quell' individuato punto della diret- trice di esso cono , le di cui coordinate [2>) sono /3, //3) , /,(/3). La equazione di un tal piano (io) è la (Vili) Questo piano, incontrando la curva direttrice della rigala deter- minatrice dell'anulare, rappresentata dalle equazioni (XLVI) avrà luogo r altra equazione ,(XLVII) (ir,'-/r)x-F'/-/2/.';F(a-)-(/-^/')F,(x)=o ; Tom.FL a j 04. Rossi lierciocchù per 1' inconli'O del piano colla curva , le coordinate di questa debbono soddisfare alla equazione del piano. E pertanto risoluta 1' ultima equazione rispetto ad x , avremo r ascissa del punto , ove la curva direttrice della rigata deternaina- trice è incontrata dal piano che tocca il cono direttore dell' anulare lungo il suo lato che passa pel punto dell'ascissa /3 della curva di - rcttiice di esso cono. Sia risoluta rispetto ad x l'ultima equazione ; e sia 9 il valore effettivo ottenutone per x : il quale valore à , come è evidente , è una funzione composta delle /S././i e delle derivate di queste due ultime ; ossia è una funzione implicita di essa medesima /3. E sa- ranno le coordinate del punto della direttrice, ove è incontrata dal piano tangente (Vili) al cono direttore dell'anulare le tre e , F{6) , F,(d). 40. Ora per questo punto della direttrice della rigata determi- nalrice , meniamo un piano normale alla retta (II) \ /3.'/-> =0 I (3z—f,x=o del cono direttore , la quale (3) passa per 1' individuato pimto di Jiscissa jS delia direttrice sua, e che è retta di contatto di esso cono col piano ad esso tangente (10) ; il quale piano incontra la curva direttrice della rigala detcrmiuatrice nel punto di ascissa 6 (3;)). E la equazione di un tal piano normale , la (XLVIII) pa;-h/7+/s_(/39+/F+/F.)=o E le due (38) (ALIA) I ^ ff!-ff)x-\-( y;_/3//)y_(/_/3/'),=o sono quelle della retta della rigala determinatrice di uti' anulare di quinta classe , la quale retta tocca quella circonferenza dell' anula- re , il di cui piano tocca la curva direttrice del suo cono direttore, di equazioni (I) nel suo punto di ascissa /?. Sitile Superficie Anulari. i oli Ma d'allioude , da ciò che abbiam detto ai N. 4 j *^ 'O) f^* sulta che le equazioni ^ ' I (#.'-/ y;)^+(/'-/?/;')3'-(/-/3/')==o sono le equazioni di una rella della rigala determinatrice di un' a- nulare qualunque a cono direttore , corrispondente a quella sua cir- conferenza generatrice, il di cui piano tocca il cono direttore lungo la medesima retta (II) f Ay— /a- =0 la quale passa pel medesimo punto di ascissa /3 della curva diret- trice di esso cono. Dunque perchè la retta data dalle equazioni (L) appartenga non alla rigata determinatrice di un' anulare qualunque a cono diret- tore , ma a quella di un' anulare a cono direttore di quinta clas- se , è necessario che le equazioni (L) siano identiche alle (XLIX); perciocché in un tal caso la retta che le equazioni (L) rappresen- tano , e che appartiene alla determinatrice di un' anulare qualunque a cono direttore, si confonde colla retta rappresentala dalle equa- zioni (XLIX) , la qu;de appartiene alla determinatrice di un' anu- lare parimenti a cono direttore, ma che è di quinta classe: e li quale determinatrice ha per curva direttrice quella delle equazioni (XLYI) , e ])el di cui punto di coordinate 9, F^d), F,(6) passa (4o) essa individuata sua retta di equazioni (XLIX) , nelle quali 6 è la funzione implicita della /3 che si cava dalla (XLVll), quando è ri- soluta rispello ad x. Ora perchè le equazioni (L) , siano identiche alle equazioni (XLIX) è necessario che sia (LI) ^ (/3'-h/ +/.>=/3a-f/F-+-/,F. Dunque quando 1' anulare a cono direttore è di quinta classe , l'ordinata «.• del punto della retta \Ji_f^~'^i P^' quale passa la * io6 Rossi iella della rigala dcteriuiiiatrice , che locca la circonferenza dell' a- nulare di piano tangente al cono direttore secondo essa retta , non può essere assunta ad arlutiio , come abbiam fatto al N. 4 i ^^ dcbbe essere ^'"^ " /3+/'+y? • Conformemente dunque a ciò che dichiarammo fin da princi- pio , cioè al N. 2 , se nelle precedenti trovate espressioni invece di ffi' vi porremo questo suo valore , verremo ad introdurre in esse la condizione , che le rette della rigata determinatrice non solo sono ciascuna perpendicolare al lato di contatto del cono direttore col piano della circonferenza mobile che genera 1' anulare , ma che in oltre incontrano ciascuna una curva , che non tutte toccano: e senza che passino tutte per un medesimo punto. E però verremo ad ot- tenere le espressioni delle cose appartenenti alle anulari di quinta classe soltanto. Ma prima di porre questo valore di as in esse espressioni , è bone fermarci alquanto a considerarne gli elementi. II. 4i. La espressione di a competente alle anulari di quinta clas- se , essendo della forma (LII) è una funzione implicita della (3 soltanto. Difatto per le equazioni (I) I -=/.(^) della curva direttrice del cono direttore dell'anulare (J), sono note le forme delle funzioni /,yi di x, e quindi anche leyi/3), /,(/3j che entrano in essa espressione : dalle equazioni (XLVI) z=F.(x) b sulle Superficie anulari. 107 della curva diielliice della rigala dctcrminatrice dell' anulare , co- nosciamo le forme delle funzioni F, F, di x : dalla (XLVII) (#/-/y,iH-(/-i3//jF(0)-(/-/3/')F;(6)=o conosciamo quale funzione è 6 di /3, contenuta anche in/,/,,/',/,': e noto 6 , per le medesime noie forme di i^ , JF", , conosciamo in fine le forme delle funzioni composte F(6 (S)) , Firn). La 4.' dunque è una funzione della sola /3 , ma non pertanto il suo valore dipende dalle forme delle quattro funzioni _/", /, , F^ F, : tulle e quattro le quali funzioni possono d' altronde assumersi ad arbitrio ; perciocché possiamo assumere come a noi piace la curva direttrice del cono direltore , e la curva direttrice della rigala de- terniinatricc. Dunque, in generale, la ffl è funzione della sola /3, ma li suo valore dipende da quattro funzioni arbitrarie. 42. Supponiamo date queste curve direttrici delle assunte e- quazioni (II) , e ^^XLVI) del cono direttore , e della rigata deter- minatrice. Pei noti metodi potremo costruire esso cono direttore , ed anche la rigata determinatrice : ovvero determinarne le equazio- ni. E potrcnjo ancora costruire la intersezione di esse superficie con un piano qualunque , per esempio con un piano orizzontale , od anche parallelo all'assunto piano coordinalo xy. Queste curve d'in- tersezione essendo sur esse superficie , potremo sostituire tali curve alle assunte direttrici del cono direttore e della rigata determina- trice. E cosi facendo , le funzioni / , F, saranno sostituite da due quantità costanti , ciascuna uguale alla distanza dal piano xj dei piani che tagliano essi cono e rigata determinatrice : anzi potreb- bero queste due costanti essere uguali. Il vahire di as dunque dipende in generale da quattro funzioni arbitrarie (40' ^^ ^^^^ possono ridursi ancora a due. E per sem- plicità a due le ridurremo ; ed anche indipendentemente dalle due costanti , od anche da una sola da surrogare le/ , F, . 43. Costrutte le due superficie del cono direttore , e della ri- gata determinatrice , potremmo costruire la curva di loro interse- zione : ovvero determinarne le equazioni. E per le cose prccedea- I o8 Bossi temente delle possiamo sempre determinare le coordinate di un in- dividuato punto di questa curva d' intersezione , corrispondente alla retta del cono direttore che passa pel punto di coordinate ?^f{^)-fl?) della sua curva direttrice , ed alla corrispondente retta della rigata determinatrice che passa pel corrispondente punto di coordinate 9 , F(6), F,(6) della sua curva direttrice. E di fallo da ciò dicemmo al N. 4 > sono coordinale di esso punto della detta curva d' intersezione le tre per una anulare qualunque a cono direttore ; e quindi pel detto nel N. 4o sono l2(^6+fF+/,F.)f, m-^fF+fJ,) {^d+/F+f.P,]f, le coordinate di esso medesimo punto della della curva d' interse- zione per un' anulare a cono direttore di quinta classe. Senza dunque costruire di fatto il cono direttore , e la rignla determinatrice, od anche senza trovarne le rispettive equazioni, ddte che siano , nel modo più generale , le equazioni \ z=J\{x) , i z=F^(x) delle rispettive curve direttrici del cono direttore , e della rigata determinatrice , potremo ottenere immediatamente le equazioni della curva d' intersezione di essi cono e rigata determinatrice , ponendo (LUI) _[x6(x)+f(x)F(6{x))+/,U)F.(Hx))]x k-y- {xr+n^-y+A^y [xe{x)+/{x)F{e{x))+f,{x)FXà{x))]i{x) {xr+fixy+fx^Y Pertanto la curva d' intersezione del cono direttore colla rigata determinatrice giacendo sul cono , ed anche sulla rigata , può essa sulle Superficie Anulari. 109 essere ad un tempo direttrice del cono e della rigata. Ne toglie- remmo nulla alla generalità dei ragionamenti, se assumessimo di fatto essa curva per direttrice delle due superGcie direttrice e determina- trice dell'anulare; perciocché abbiamo qui veduto, come date le equazioni effettive della curva a doppia curvatura direttrice di cia- scuna , possano immediatamente trovarsi quelle della curva d' in- tersezione del cono direttore colla rigata determinatrice, senza punto costruire o trovare le equazioni di queste medesime superficie. Pos- siamo dunque , come abbiamo assunto , per semplicità , ridurre a due le quattro funzioni arbitrarie y, _/", , jP , i^, , dalle quuli di- pende il valore di oa (4i) , ed anche indipendentemente dall' una o dalle due costanti da rimpiazzare \e f, , F, , (42). 44- Siano dunque (LI Vi {y=/(^) non più le equazioni di una curva qualunque nello spazio , diret- trice del cono direttore dell'anulare che (3) chiamammo (II) , ma siano €sse le equazioni di quella curva , intersezione comune del cono direttore , e della rigata determinatrice , la quale è direttrice comune di quello e di questa : siano cioè questi valori di ^ e s dati per f{pc) , f,{x) li medesimi identici di quelli ài y e z dati dalle equazioni (LUI) , entrambi per lo stesso valore di x. Tutti i ragionamenti fatti innanzi reggeranno del pari: tutte le trovate espressioni staranno : e solo in quanto alle anulari di quinta classe , la funzione F sarà identica alla y, e 1' altra F, identica alla f,: ed il punto nel quale questa nuova direttrice comune al cono direttore ed alla rigata determinatrice , è incontrata dalle rette di quello e di questa, giacenti sul piano di una medesima individuata circonferenza generatrice dell' anulare , avrà una sola e medesima ascissa ; perocché un solo e medesimo è esso punto d' incontro. Così assunte dunque le equazioni sarà /3=e,/=/',/:=F, 1 1 0 Bossi nella espressione (LII) di » appartenente alle anulari di quinta clas- se ; ne punto sarà menomata la generalità del discorso , dando alle funzioni f{x) , f,(.x) questo nuovo signiGcato ; perciocché pel detto nel N. 43 , possiamo sempre determinare le forme delle funzion i fi fi perchè abbiano il nuovo significato , date che ne siano le for- me nel senso di curva direttrice qualunque del cono direttore , e date che siano le forme delle funzioni F^ F^ , appartenenti a ge- neratrice qualunque della rigata determinatrice. Siano dunque (LIV) le equazioni della curva direttrice comune del cono direttore e della rigala determinatrice di un' anulare di quinta classe , sarà (4o) E poiché per la distanza -7; * ponemmo (12) la A, talché debbesi avere (LYI) A= — — * ne segue che per le anulari di quinta classe sarà (12) Ed è chiaro che sostituito questo volore di A nelle espressioni tro- vate al Capo Primo , oUerremo le analoghe appartenenti non più ad una anulare qualunque a Cono Direttore , ma invece ad una qualunque di quelle di Quinta Classe. sulle Superficie anulari. 1 1 1 ABTICOLO I. Zitfitii'xowe fieW aitufate geuctafe <5» Quinta Qia.iii. I. 45. Per ottenere la espressione di un'anulare di quinta classe, cominciamo dal trovare quella di una individuata circonferenza di essa medesima anulare. E per ciò fare, come or ora abbiamo detto (44)) poniamo nella (XX) invece di A il binomio VCi^ +/'4-/i") — *• Dopo le diverse riduzioni che si presentano , oltenghiamo (LVII) (2«/3+(.r-/3) V(/3'+/=+/.=))(^-/3i^-2J (/'(7)'+/.^(-^)') ^ +(2*/+(y-/)V(/3'+/^+y;'j)(y-/)//-25 (/3^ (7)'+/.' (7)') y +(2«/,+(^-/,, V(/3 +/=+/r))(^/)/?-25 (/35 (ji+P (7)') ^ +5=//V(/3'4-/'+//)=o E sono queste le espressioni analitiche di una individuata cir- conferenza generatrice dell' anulare di quinta classe. Epperò le coor- dinate X, y-, z che da esse equazioni veugon date , sono le coordi- nate di un punto di essa superficie anulare, ma che giace sulla in- dividuata circonferenza di essa medesima anulare , la quale è rap- presentata da esse equazioni. 46. Per un momento la x delle equazioni (LVII) abbia un determinalo valore. Risulteranno valori determinati per y , z : ed esse equazioni (LVII) rappresenteranno un determinalo punto della individuata circonferenza dell'anulare: e perciò un determinato punto dell'anulare medesima. Tom. FI. iD I 1 9. Rossi Vogliasi ora passare da quel determinato puuto ad un altro della circonferenza individuata. La x dovrà assumere un' altro de- terminato valore , e risulterà un altro determinato valore tanto per y^ quanto per z. Ma la quantità /3, che determina la posizione del piano della individuata circonferenza (3, io), debbe ritenere il me- desimo valore , ed il medesimo valore dovrà ritenere la * che ne determina il raggio, e la 5 che colla « ne determinano la posizione del centio (9, 11); perciocché se queste quantità 5, 5, « variassero, il secondo punto da determinarsi non starebbe sulla medesima iu- dividuala circonferenza sulla quale era il primo , ma da essa usci- rebbe ; esprimendo allora quelle equazioni circonferenza diversa di posizione , e di diverso raggio della individuata , e perciò non più questa medesima. Dunque le a:, j', -s , delle equazioni (LVII) pos- sono variare indipendentemente dalle /3, J, » in esse medesime equa- zioni contenute : ne queste debbono variare pel variare di quelle : e ritenendo il medesimo valore la /3 , il medesimo primiero riten- gono ancora le d« a-. Vogliasi ora , in vece, da quel primo determinato punto, cor- rispondente al determinato valore della x-, passare ad un'altro punto dell' anulare , che non più stia sulla individuata circonferenza, ma che stia invece sur un' altra circonferenza dell'anulare medesima. In. questo secondo caso la x potrebbe ritenere il primo determinato va^ lore ; ma la /3 , la ^ , e la « , dovranno necessariamente variare , senza di che il secondo punto non uscirebbe dalla primiera indivi- duata circonferenza. Dunque le /3, J, «, non solo ritengono insieme il medesimo primiero Vdlore , come abbiamo conchiuso di sopra , ma variano insieme; e senza che debbano però vari ire le x, jy, s. Se dunque facessimo astrazione da quella individuata circonfe- renza generatrice dell' anulare contemplata innanzi ; e riguardassi- mo invece le x, j", s da esse due equazioni (LVII) date, come ri- ferentisi non ad essa individuata circonferenza dell' anulare , ma co- me appartenenti invece ad una qualunque di tutte quelle che sur essa anulare sono , ovvero come riferentisi ad un punto qualunque di essa medesima anulare , dovremmo considerare la /3 , non più come avente un valore costante , ma come avente tutti gì' immagi- sulle Superficie Anulari. 1 1 3 nabili valori clie possono ad essa competere ; e quindi le 5, », che variano insieme con essa , dovremmo considerare come funzioni di essa medesima /?. Ora la equazione (^'-/!/'.)^+(/-iS/:')y-(/-/!/'')2=o , ovvero la seconda delle (LVII) , che 1' è equivalente , dà appunto tutti gì' immaginabili valori che possono competere alla /3, corrispon- dentemente a qualunque immaginabile valore delle x, y, z, ossia a qualunque punto immaginabile deli' anulare ; perciocché tutte le cir- conferenze di questa sono sempre (ii) su qualche piano degli infiniti rappresentati dalla equazione (Vili) iff!-f'f.>Mf-Pf:')y-{f-Pf')^=o (io), quando la /3 v' è variabile : dunque se risolvessimo questa e- quazione (Vili) rispetto a /3 , e ne ponessimo il valore risultante nella prima delle equazioni (LVII) ; e ad un tempo ponessimo in questa in vece di 5, a, le funzioni eh' esse sono di /3 , la risultante equazione sarebbe l'espressione analitica delle anulari di quinta classe. 47. Assumiamo come note le forme delle funzioni y, f, , della /3 nel senso deito al N.° 44 > ^ perciò come date dalle equazioni (LIV) ; ed assumiamo come risoluta rispetto a /3 la (VIII) o r altra ad essa equivalente /•(/)W/-(0,+.(0 2^0 , dopo avervi per f, f, , poste le date flinzioni esplicite f[^)iflfi) che nel senso detto al N.° 44 esse sono della /3. E siane risultato /?=if(x,y,s). Per ciò che abbiamo detto nel N.° precedente , essendo non solo /, y, funzioni della /3 , ma ancora le 2 , » funzioni della ii4 medesima (3 , sarà Rossi /=/(^(a;,y,s)) /=/,(>(x,y,3)) *=/3( quella funzione che è la )V(?'+9.'+ basterebbe per essa eliminare dalla espressione (LIX) la funzione 9. Allora essa espressione con- terrebbe le sole funzioni arbitrarie 9i i 92 1 93 , 94 , tutte iudipea- 1 1 6 Itossì denti tra loro , e da determinarsi per condizioni che definiscono l'a- nulare particolare di quinta classe. Ma non occorre che ciò si fac- cia , perciocché la espressione ne verrebbe soverchiamente compli- cata : e d' altronde basta ciò che abbiam dichiarato in ordine ad esse funzioni. II. 5i. Abbiam detto (49) che le cinque funzioni comprese nella espressione (LIX) potrebbero ridursi ad esser quattro soltanto ; e che queste sono arbitrarie ed indipendenti. Possiamo dunque sup- porre che una di esse ritenga sempre la medesima forma , e che le altre vadano prendendo tutte le diverse possibili. Tutte le anulari allora , che saranno rappresentate dalla espressione (LIX), avranno una proprietà comune , espressa in quella funzione , che abbiam supposta ritenere sempre una medesima forma. Dunque potremo dire ammettere le anulari di quinta Classe tanti generi, quante sono le forme diverse che può avere una di esse funzioni, che assumia- mo sia la ^ì . Ritenga ora <^2 la medesima forma. Potrà sempre la medesima forma ritenere ancora la 93 ; e variare comunque la 94. E tutte le anulari rappresentate dalla espressione (LIX) , avranno non solo in comune quella proprietà espressa dalla funzione 92 , ma ancora in comune una seconda proprietà espressa dalla forma della funzione ^3. Dunque potremo enunciare che tutte le anulari di un medesimo ge- nere sono di tante specie per quante sono le forme diverse che può avere la funzione 93. E se rifletteremo che in sostanza 93 sta (47) per le distanze S del centro della circonferenza dell' anulare in ogni sua posizione (io) dal lato del cono direttore secondo il quale tocca il suo piano, potremo ancora enunciare che le anulari di quinta classe di un medesimo genere sono di una medesima specie, quando la legge del variare delle distanze del centro della sua circonferenza gene- ratrice dal lato di contatto del suo piano col cono direttore si man- tiene la stessa : e che però quelle di un medesimo genere potranno essere di tante specie per quanto in diverso modo potrà immaginarsi essa legge. sulie Superficie /inulari. 1 1 7 Ritenga la $4 pure la medesima forma , meutre la medesima forma ritengono le «fj , ^3. Una terza proprietà comune avranno tutte le anulari rappresentate dalla espressione (LIX) ; e però tutte quelle di una medesima specie potranno essere di tante varietà per quante possono essere le forme diverse della funzione 94- ^ poiché 94 sta (47) per la distanza « del centro della circonferenza dell' a- nulare in ogni sua posizione (g) dalla retta della rigata determina- trice che è sul suo piano, potremo enunciare che le anulari di una slessa specie sono di una medesima varietà , quando la legge del variare della distanza del centro della circonferenza generatrice del- l' anulare dalla retta della rigata determinatrice che è sul suo piano si mantiene la slessa : e che però potranno essere di tante varietà per quanta diversa di maniera potrà immaginarsi essa legge. Fin ora abhiamo supposto ritenere successivamente lo stesso va- lore le funzioni «fa , 93 , 94 ; e nulla abbiamo detto della funzione ieii\o\ve 'ieita. ii^atattttiitica. iett anutate ueiietate di ^uiuta Qtaóóe. Sa. Dopo ciò che abbiamo fin qui detto nel presente capitolo, è facile il trovare la espressione della caratteristica dell'anulare ge- nerale di Quinta Classe. Cominciamo dal trovare quella di un' individuato punto di essa caratteristica ; e perciò (44) poniamo A=\/(/3- -|-y=-f/') — » nelle (XXX) , che rappresentano (24) quel punto di una individuata cir- conferenza di un' anulare qualunque a cono direttore , il quale ap- partiene a quella caratteristica eh' è individuata per un valore par- ticolare della r. sulle Superficie Jmdarì. 1 1 9 Falla la sostituzione, la prima e la terza delle (XXX) si tras- formeranno nelle medesime (LVll) •, e la seconda nella (LXI!) (^-/3)/3+ Cy-/)/+(s-/. ^y:+( I " vi^)* Vr +/--h/:')=o E questa insieme colle (LVII) rappresentano un' individualo punto di una individuata caratteristica, non più di un' anulare qualunque a cono direttore , ma di una di quelle di quinta classe. 53. Per dedurne la espressione , non più di un individuato punto di una individuata caratteristica , ma di questa tutta intera, poniamo (47) in esse medesime espressioni (LVII) e (LXII) per /3 la ', s, sono le coordinate della caratteristica riferite a tre assi coordinati ortogonali colla origine nel vertice del cono diret- tore (3) , la r è il parametro di posizione che determina ciascuna diversa caratteristica su di una medesima anulare (21) , e le ?: ) fs ' ? 1 sono delle funzioni delle coordinate, delie quali quat- tro arbitrarie; cioè le j, ed in fine per jS,/,/,,5,«, scriviamo rispettivamente f, '• onde debbe necessaria/nenie variarne ancora la linea di loro scambievole incontro, eh' è per lo appunto quella di contatto dell'anulare colla sua rigata delerminatrice (54). 58. Se faremo ^.tang.T^ii , oppure y^.lang.T=3'! , avremo le inviluppale ad elementi paralleli a quelli del cono direttore : la più lontana da esso nel primo caso , la più vicina uel secondo. Ed I sulle Superficie Anulari. "X2^ è fucile il vedere die in aiuLi i casi la espressiouu della invilup- pala ritiene ambe le funzioni 9;, f> 4 : e le ritiene eziandio per ogni altro valore del parametro t , meno che nel caso di ^.tang.T=2'i . Sia di fatto ^.lang.T=2T , sarà s=o , e c=— i. Sostituiti questi valori nella (LXVl) , ne risulta ( dopo liberatala da' frutti ) (LXVill) j.,-,,(,.(t:y+,.0)-(-«.)(.'(;-)'+^5-)')j,v>.+.'+..> --('!' La /jualc espressione , come abbiamo enunciato , non più con- tiene la 4 , la quale , come è palese , è u- guule alla distanza delle generatrici parallele di esse due ri£;ate. È poi utile osservare come la seconda delle (LXIIl) e la (LXVI) dipendono dalle ?, > 94 ■ Quando ^.tang.T=:o , sono entrambe in- dipendenti (54 , 57) da tulle e due esse funzioni ?j > 'fi ■ quando y^.tang.T=2i , entrambe dipendono dalla «^4 e non dalla «fs : per tutti gli altri valori dell'^.tang.r, la prima dipende dalla sola si contrario della (LXX) eh' è indipendente dalla 'fi ; e la quale rappresentando una superficie che ha sur essa le due caratteristiche , la più vicina al cono direttore , e la più lontana da essa, è indipendente dalla „(f>2,'f^,<^i.p lianno il significato dichiarato innanzi (47, 4^) ; e \a 'f dipende dalle ,,'p»i?')i?'4, da far risultare di primo grado una delle equazioni alle quali si ri- durrebbero le (LXXII) per la sostituzione di esse funzioni ; o tali da potersi da esse due equazioni medesime ottenere una terza equa- zione di primo grado rispetto alle variabili. Allora tutte le anulari di quel gruppo, genere, specie, e varietà, corrispondenti a quelle individuate forme delle funzioni 9 > ' 'f = ' ? 3 > 94 1 apparterrebbero q famiglie diverse di un medesimo stipite, o carattere : e questo è il caso che dicevamo al N. 5i. Il carattere comune a tutte queste fa- miglie sarebbe di essere a curva dei centri piana. E parimenti se avvenisse che la 'fi si mantenesse costante , si avrebbero varietà di generi , specie , e gruppi diverse , ma appar- tenenti ad una medesima famiglia , od a famiglia di un medesimo stipite , o carattere : e direbbonsi a generatrici costanti. 66. Se fossero tali le forme delle '?= ' *f s > *P4 o ''''' alcune di esse. E per deter- minare essa relazione potrebbe servire la seguente considerazione , che ne mostra la esistenza : od anche potrebbe farsi uso dì altra equivalente. Immaginiamo già esistere nello spazio la rigata determinatrice dell' anulare. Perchè la (LXXl) potesse essere un piano , dovrebbe la rigata determinatrice essere a piano direttore. E cosi immaginia- mo che sia. E sia dato nello spazio il vertice del cono direttore da determinarsi. Per un tal punto immaginiamo condotte delle rette perpendicolari alle rette della rigata determinatrice. Il luogo dei piedi di queste perpendicolari costituirà la direttrice del cono, e la direttrice della rigata a piano direttore. Si tratterà di esprimere col- r analisi che il piano che passa per ciascuna retta della rigata e per r altra del cono la quale è ad essa perpendicolare, tocca sempre la curva luogo dei piedi di quelle perpendicolari. E la espressione di questa condizione darà la chiesta relazióne. Ma non ci fermeremo su questa ricerca , bastandoci averne indicato il principio e lo scopo. iS^ Rossi ABTICOLO V. (Jdati i dDetctmtitautt 3e{{' ©LuuCate ^atttcoCaze di quiitta ctaiie, de- tettMtitatue (a ecjuajtoue : e detetmtnative qiiefCe de{{a óua catat» tettjtica , de({a ;tua tnviCupuata, e itUa ctaata a aenetattice «loc* «Mate a c^uiUa òtUa. inviluppata. 67. Secondo che ponemmo (*) sono Determinanti di una anu- lare di quinta classe il suo cono direttore , la sua rigata determi- natrice, e le leggi del variare delle distanze del centro della circoa- ferenza mobile che genera la superficie , dal lato del cono e dalla retta della detcrminatrice , che sono sul piano di essa circonferenza in ogni sua posizione. E questi determinanti possono essere od esplicitamente, od im* plicitamente dati. 68. Siano in primo esplicitamente dati. Sia jf ,(«, y, 2)=o la equazione del cono direttore. E quella della rigata determina trice. Queste due superficie s'intersecheranno (43). Siano /S , y, « le coordinate della curva di loro intersezione. Le equazioni di sopra saranno soddisfatte da quest' ultime coordinate , e le due (Lxxiii) i 5'!^' '*'' 'h** esprimeranno la curva che è direttrice comune del cono direttore , e della rigata determinatrice , nel senso detto al N. 44* (') Generalità Geometriche tulle superficie anulari. Pubblicate per le stampe 1844. Napoli. sulle Superficie /anulari. i35 Colle equazioni (LXXIII) esistono le loro derivate rispetto a ^ e colie quattro precedenti l'altra (io) che è quella del piano tangente alla curva delle equazioni (LXXIII). Nota la legge del variare delle distanze del centro della cir- conferenza mobile dalle rette del cono direttore e della rigata de- terminatrice che sono sul suo piano in ogni sua posizione, debb'es- ser nota una relazione tra esse distanze 5,», e le coordinate .r, j,s. Siano £,{S, X, y, z)=o £4{*, X, y, s)=o colali relazioni. Abbiamo dunque le sette equazioni (I) £.{i3,y,e)=o (a) £.{(3, y, £)=o (3) £'{y)y'+£,'{ey=o (LXXIV) (4.) £.'(y)y'+£.'ÌB)B'=o (5) (ye'—yU)x+{s—^a')ij—(y—^y')z=o (6) £,{S, X, ij, s)=o (7) -f i(«. *, !/, s)=o Dalle quali conosceremo tutte e cinque le funzioni 2, 93 , 94- Trattate le prime cinque delle (LXXV) , come le prime cin- que delle (LXXIV) si otterrà 9,9i,9=: saranno i valori di/3, 7,£. Nella ottava delle equazioni (LXXV) precedenti, ponendo per /3, 7, e 7', i' i valori che si saranno ottenuti dalle cinque prime, otterremo nella trasformata una equazione tra p , rj , r, e le x, y, z. Risoluta (|uesta trasformata colla sesta e settima simultaneamente, otterremo i valori di p, q, r, tutti in funzione di x, /, z. Sostituiti questi va- lori nelle due ultime , e sostituitivi anche quelli delle /3, 7, s, ot- terremo immediatamente i valori di 5, * in funzione di .r^ r, 2 j e questi saranno le funzioni 9-, 9i, (47). ^i. Per ultimo siano I £,{13, y, £)=o I X:(,3, 7, £)=o le equazioni della curva direttrice del cono direttore, il di cui ver- tice h alla origine delle coordinate. E siano (38 Bossi quelle della curva direttrice della rigata determinatrice. E siano s^t^v le coordinate della curva d' intersezione di queste due superficie. Siano in fine £ì {p, y, r)s=o £~6 {p, y, »-)=o le equazioni della curva dei centri dell' anulare. A causa di questi dati, come determinanti, pel dello dal N.38 al N. 44 ) fid anche ai N. g, io, ed ii , avremo per determinare le funzioni '=o £, (6, IX, J,)=o £, (0, IX, ^)=o ('(i)-'S)>K-(i)-o)^+a'i)-o)==° i's (j», ?, '■)=o i"+/ +?; y \'(v+/+^') ì sulle Superficie Anulari. iSg Ed ecco in qual modo per via di queste sedici equazioni si proce- derà alla determinazioDe delle funzioni 9> ^n 9=1 9ji ?)• Dalle quattro prime si determineranno i valori di y, £, 7', e', i quali saranno dati tutti in /?. Ed essi valori si sostituiranno nella settima , che si ridurrà a contenere le 6,;/, •>{., e la /3. La equazione trasformata della settima , e la quinta ed anche la sesta si risolve- ranno rispetto alle 9, ;/, 4-, e si otterranno i valori di queste in fun- zione di /3. Questi valori di 0, f<, 4) ( iu funzione di /3 ) e quelli che si saranno ottenuti per y ed £ (che pure sono in funzione di/3) si sostituiranno nelle equazioni ottava , nona , e decima : e se ne ot- terranno i valori di j, <, v, in /3. Ottenuti che si saranno cotali va- lori di s, f, i», si calcoleranno le loro derivate rispetto a §. Ed esse derivate ed i valori che si saranno già ottenuti per f, <, v, si sosti- tuiranno nella undicesima ; la trasformala della quale però dopo le sostituzioni conterrà la sola /3 , e le x, 7, z. E questa trasformata si risolverà rispetto a /3. Il valore di /3 che se ne otterrà, il quale sarà in x^ y, z , si sostituirà nei .valori di j, <, v, già ottenuti in funzione della sola /3 ; e questi valori di s, t, f , si otterranno per- ciò in X, y, z soltanto ; ed essi saranno rispettivamente le funzioni (f(x,y,z), ', z si sarà ot- teDuto per /S, ed i valori che ne risulteranno, insieme con quelli di s,t,v, in x,j, z già ottenuti, si sostituiranno tutti nella quattor- dicesima equazione. E la trasformata di questa, che però non con- terrà che p, q, r, ed x,y,z, e le equazioni duodecima e tredice- sima , si risolveranno rispetto a p, q, r : ed i valori di p^ q, r, che ne risulteranno , conterranno x,y, z, soltanto. Avremo dunque ot- tenuto i valori di s, t, ^>, p,q, r, lutti in x,y, s. Sostituiremo que- sti valori nelle due ultime equazioni ; ed otterremo 3, ed:t, entrambe iti funzione delle sole x.j,z: e queste saranno le funzioni ?(j:,j ,3), 9,(x,y,z). Tutti questi calcoli da farsi potranno sembrare lunghi e labo- riosi, ma nei casi pratici risulteranno molto pili accorciati; e d'al- tronde molte quantità da calcolarsi entrano in cgual guisa in di- verse delle sedici equazioni (LXXVI) ; onde 1' esperio calcolatore , i4.o Rossi menando innanzi i calcoli con ordine ed avvedutezza , non troverà che siano essi molto lunghi. III. 72. Nei numeri precedenti, abbiamo insegnato a cavare le forme delle funzioni ^j , 94 dai dati determinanti del- l' anulare particolare di quinta classe , ovvero dalle equazioni che rappresentano i medesimi determinanti. E questi sono il suo cono direttore , la sua rigata determinatrice , e le leggi del variare delle distanze del centro delle circonferenze dell'anulare dalle rette sul suo piano di esso cono e della determinatrice. Ed abbiamo ezian- dio insegnalo a ciò fare , quando invece di esser dati effettiva- mente essi determinanti , 0 le equazioni loro ; sìeno date le curve direttrici del cono direttore e della rigata dt-terminatrice, e due su- perficie su cui ad un tempo sono i centri di tutte le circonferenze dell' anulare ; nel quale altro caso pure essi determinanti sono come dtt4i , ma implicitamente. Dedotte da essi individuati deleraiinanti (od esplicitamente od implicitamente dati) le forme delle funzioni 9 , 9, , i^), , (fs , f^ deb- bo aversi come determinata di fatto la equazione dell' anulare par- ticolare dei determinanti medesimi, ed anche quelle di ciascuna ca- ratteristica di essa, di ciascuna sua inviluppata rigata, ed anche della rigata a generatrice normale a ciascuna di quelle della invilupp;ita. Perocché basta perciò sostituire esse effettive determinate funzioni in luogo di 1? , 9i , i^ij , ?4 , possa dedursene essere esse funzioni tutte cinque aibi- trarie , e non solo le 93 , 9i , 9» , come ampia- mente dicemmo (49)' Di fatto è facile il riconoscere che la 5." delle (LXXIV), e delle (LXXV) , ed anche la 11." delle (LXXVI) sono equivalenti alla (LXI) , che è la relazione che lega tra loro le 9 , 9i , i?ii , per cui due sole ne sono arbitrarie , e non tutte e tre. E nulla può meglio ciò riconfermare , quanto il considerare , che ove in un modo esplicito fossero immediatamente date quattro soie delle funzioni f4 1 per le cose dette nei para- grafi precedenti , si avrebbe modo da trovare speditamente i deter- minanti dell' anulare , la equazione della quale sarebbe determinala per quelle funzioni. Cosi siano ad arbitrio date quattro funzioni qua- lunque delle X, 7', z. Chiamate coleste funzioni fi , 9, , fj , 94 per la (LXI) si otterrebbe la 9. E quindi sostituite le date funzioni as. sunte ad arbitrio e la 9 dedottane, nella (LXVII) si avrebbe la ri- gata determinatrice dell'anulare; sostituitele nelle (LXXII), od in- vece nelle (LXX) e (LXXI) si avrebbe la legge del variare delle distanze del centro della generatrice dell' anulare da ciascuna retta del cono direttore e della determinatrice che sono sul suo piano; e fatto J'^fi 1 e z^= Dalle funzioni q, , ■ il raggio della base, esso Iato è lungo \/{a--{-5') i ed abbiamo tro~ vato «=:'jji=\''(cr-}-4 ) , ed anche 3=cjj=o. II. ^5. Per avere la equazione di quest' anulare particolare di che si tratta , poniamo nella espressione (LIX) per ') : e la circonfe- renza di questo circolo è però la circonferenza generatiice della anulare particolare di che qui si tratta. Dunque la immaginata sll'ra è il luogo di tutte le circonferenze generatrici di essa medesima a- nulare di che qui si tratta. Ma se essa sfera è il luogo di tutte le generatrici dell' anula- re ; a geometricamente considerare la cosa, queste generatrici non generano di fatto la sfera tutta intera, ma solo quella sua zona com- presa tra i piani z=a, z= — a. Onde pare che 1' algebra nou cor- risponda esattamente alla geometria ; perocché la equazione appartiene ad una superficie più vasta di quella che è realmente generata dalla data generazione : generando questa una parte di quella. Ma no: se ciò potrebbe sembrar vero ndValgebra ordina- ria , non lo è punto nel calcolo delle funzioni. La particolare ge- nesi della superficie non è data dalla sua equazione , ma è data dalle forme delle funzioni <}, a : conformemente al detto di sopra. E per- tanto dovendo essere la 9 non mai maggiore di b, anche la a: l' altro fattore dà la proprietà di un punto qualunque di essa anulare. III. 79. Si voglia ora la rigata determinatrice dell' anulare parti- colare di che si tratta. La espressione (LXVIl) , essendo quella della determinatrice , dobbiamo porre le forme (LXXVII) di 9, 9, , '—fi'), (73) è 9,= Vl^" — e perciò r) ^ Ti' r Dunque mentre per la equazione della rigata determinatrice della anulare particolare di che si tratta abbiamo (LXXX) z=-a le X, Y Don potranno essere qualunque , ma dovranno essere tali , da risultare sempre x^-\-!/^ non minore di 5". La rigata determinatrice dunque dell' anulare particolare di che si tratta , starà tutta nel piano stesso su cui giace la base del cono direttore , ma non si stenderà punto in essa base. E ciò risponde compiutamente alla generazione geometrica della superficie ; peroc- ché la retta generatrice della rigata determinatrice , dovendosi sem- pre appoggiare alla base del cono , eh' è sua direttrice , e stare su di uu piano sempre ad esso tangente , e dovendo esser sempre ì b'o Ilossi perpendicolare ad un suo Iato ; debbe sempre stare sul piano della circonferenza base del cono, ed essere ad essa tangente : e però non mai può stendersi al di dentro di essa medesima base la rigata da essa generata. E pertanto , da ciò che qui abbiam detto , ed anche dalla di- scussione fatta nei due numeri precedenti , potremo conchiudere que- sta notevolissima Proposizione. Le equazioni algebriche ordinarie possono essere insujjficienli alla rappresentazione delle superficie quali sono geo- metricamente generate ; e perchè esattamente le rappresentino , è necessario tenere in considerazione, simultanea le funzioni gene- ratrici di esse equazioni, IV. 80. Per avere la equazione della rigala a generatrici parallele a quelle del cono direttore , bisognerà porre le determinate funzioni raij=o eliminare ^ : e sarà lo stesso che sostituire per xz—7j \Ja'[x^-\r>f)—b'z) 9, (a:, y, 5)= -———.t/a{x'-\-,f)—{,òxz—y\Ja{x'+>/ ) b 5')' ')+[a'-\-b') , ag — in/i \':a^-\-l>'] — ma\J{à'-\-ù') E potremo determinare le li, g, per !i:oJa, da far essere questi sulle Superficie /anulari. ijo coefficienti zero. Cosicché la trasformata della (LXXXIII) diventa as--\-aif-{-aC — zmlst-\-a{g^-\-/i')—i.7ngt{a-{-h)-\-l\2h-\-a)=Q nella quale / sta pel radicale V(«°+^') '• è cioè / il lato del cono retto di cui a è l'altezza , e i il raggio della base; e vi è ml{l' — a'-) al-(\ — ni') 9— w/. „r . n= m'I' — «■ m'L'~àr E per gli elementi è manifesto che quando questi valori di g' ed A sono finiti, la superficie rappresentata dalla (LXXXIII) ha centro, quando nò non ha centro. Ma la m può assumersi od uguale , nel qual caso g, h sono infinite , o non uguale ad — . Dunque l'a- nulare generata può appartenere , o ad una paraboloide , o ad una superficie di secondo grado con centro , secondo che sia m uguale o no al rapporto dell'altezza del cono al suo lato. Quindi è che I ax 1,1 , {\A-e'')ax quando 94= — si ha una paraboloide , quando , o < . , ed ove A è scritta invece del polinomio a{f-^-/i')—2mgl{a+h)-\-l'{iff\-a) Uifiiianio questa equazione agli assi principali della superficie. E facciamo perciò 0=1-008.4. — "sen^. , /=i'sen ■«j.-j-wos.^ essendo t', u le nuove coordinate computate sugli assi principali , e i56 Rossi •nJ' l'angolo da determinarsi, che il nuovo asse delle v fa con quello delle s , ossia col primitivo delle x , ed anche che il nuovo delle u fa coir altro delle t , ossia col primitivo delle z. Fatte le sostituzioni, otterremo nella trasformata, che il coeffi- ciente di VII è 2ml(seu.^-\' — cos/\^). Dunque determineremo l'an- golo ^{/ ponendo sen.''^ — cos."J,=o. Onde sen.4--=cos.4=:\/|- , e ■i=i5''. Quindi la equazione della superficie riferita ai suoi assi principali è ( come si ottiene per lo appunto facendo nell' ultima detta trasfoF- iiiata 4=45°) [mi — a]v" — ay- — (mt-\-a)u^z=:A T-i • {i-\-e'^)a . , a , . ,, l'acclamo ora m= , cioè m> — oltenghiamo 1 equazio- ne precedente trasformata nella eav' — fly'— (2-|-e')z^'=y/. Facciamo invece m= -, , cioè 7?j<— la medesima equa- zione si trasforma nell' altra e'uv' — ay' — (2-|-e°)?i-:=^^(i-f-e'). L'anulare generale dunque non può mai appartenere ad una ellissoide ; perocché non mai la equazione sua può avere tutti i suoi termini positivi ; ma apparterrà o ad una Iperboloide ; o ad una Paraboloide , come già abbifim veduto. La Iperboloide sarà a due foglie se la >^ è negativa ; sarà ad ima foglia se la ^^ è positiva. Ma noi non ci fermeremo ulterior- mente a vedere quando appartenga all' una piuttosto che all' altra di coteste superficie , ne a quale Paraboloide possa appartenere. Solo conchiuderemo il seguente Teorema. Nelle Iperboloidi e nelle Paraboloidi ewi una zo- na , nella quale possono descrìversi una infinità di circonferenze di circolo i piani delle quali toccano tutti un certo dato cono retto , e le quali hanno sempre un punto in comune colla cir- conferenza base del cono , ed il centro sur una data curva descritta sur esso medesimo cono. sulle Superficie Anulari. 1^7 Vediamo di qual natura sia una tale curva ; epperò deternii- uiaiuo la equazione della curva dei centri dell' anulare particolare di che si tratta. 85. Per ottenere le equazioni della curva dei centri nell' anu- lare particolare , di cui qui trattiamo , non ci serviremo delle (LXXII) ; perciocché qui è 93=0. Però (Ql\) ci serviremo in vece della (LXX) e della (LXXI). La jirima a causa di (Kr)'+''©> e tenendo presente che °) , e pel secondo lo zero. Onde poi la espressione (LXXI) si riduce alla 9,9=-(9.— 5)V(9<. 9 = ,9i, le funzioni (LXXXII) ch'esse sono delle x, j, z. Ottenghiamo (LXX XV) amx=[z-\-a)\J{a--\-b% Equazione di un piano. La curva dei centri dunque dell' anulare di che si tratta , è tlata dalle equazioni a7nx=s[z-\-a) \'(«'4-^'). 1 58 Bossi È dunque una curva piana, che giace sul cono direttore medesimo dell' anulare : e sarà una parabola se »»= 7 , sarà una ellisse su »n<-i '■ — , ed una iperbole se nty'— — j^ • ó 6 Quindi può enunciarsi il Teorema. // luogo dei centri delle circonferenze, che possono descriversi sulla zona della Iperboloide o Paraboloide contemplata nel Teorema precedente è od una parabola, od una ellisse od una iperbole , giacente sul cono direttore medesimo dell' anulare. III. 86. Perlanto dalle cose delle nei paragrafi precedenti coachiu- dci-emo (63) che l'anulare particolare, della quale in questo secoudo esempio abbiamo data la genesi , i.° è del gruppo a cono direttore retto a base circolare, 2.» è del genere a curva circolare sul cono direttore , 3.° è della specie a curva circolare sulla rigata determina- , trice concentrica colla curva di genere , 4.° ed è della varietà a curva conica , o di secondo grado , sulla rigala ad elementi paralleli a quelli del cono di- rettore. Appartiene poi a quella famiglia per la quale la circonferenza di specie ha raggio uguale alla circonferenza di genere : ed a quello stipite eh' è a curva dei centri piana. Ed ecco un caso del ricor- dato in generale al N.° 65. ESEMPIO TERZO. 1. 87. Sia ora parimenti un cono retto a base circolare il cono direttore dell'anulare; ma la sua rigata determinalrice non abbia per direllrice la direttrice medesima del cono , ma una linea fuori sìiUe Superficie Anulari. 1S9
  • 9(. Assumiamo che il piano coordinato xz^ sia il piano dell' asse del cono e della retta data ad esso parallelo che è la data direttrice della rigata determinatrice; e che, al solito, la origine delle coordi- nate stia nel vertice del cono. Tenendo ferme le denominazioni pre- cedenti (73), le prime sei equazioni (LXXVI) saranno «=— a £'=0 0=5 fX=0 E per la settima avremo la Tenendo conto di questa e delle due precedenti , ottenghiamo Onde poi le ottava, nona e decima delle (LXXVI) si trasformano in {LXXXVI) t= ^ 0 a/3 E calcolate le derivate di s, t, v, TÌspeUo a |8 , e fatte le sostitu- zioni , la undicesima si trasforma nella Tom. FI, 91 1 6o Rossi E dovendo stare il centro della circonferenza mobile dell' anulare sempre su di una retta menata pel vertice del cono, ossia per la o- rigine delle coordinale, le dodici, tredici e quattordici delle (LXXVI) saranno E però le ultime due diverranno pereiocchè le tre precedenti danno p=q=r=o. Tratterebbesi ora , secondo ciò che si disse (71) , di risolvere la equazione rispetto a /3 , e quindi sostituire il valore che ne risulterebbe nelle (LXXXVI) , ed anche nella trovata espressione di a. Ma poiché 1' ultima equazione risulterebbe di sesto grado rispetto a /? , potrà addirittura eliminarsi la /3 tra essa e le notate equazioni (LXXXVI), senza risolversi essa ultima medesima. E così le funzioni y+z \jW^y per la risoluzione effettiva delle quali si otterrebbero esplicitamente 9ì i?a > 'i^ funzioni che si ottengono iu jt, j, z dalla risoluzione delle tre ullinie equazioni (LXXXVII), e per 9, la trovala funzione (LXXXVIII) , si avranno le equazioiii dell' anulare particolare di che si tratta , della sua caratteristica , della sua inviluppala ec. Ma non procederemo oltre. 88. Classifichiamo invece Y anulare della quale abbiamo data la generazione. Determiniamo perciò la curva di genere (G3) ; cioè la curva che sarebbe direttrice comune del cono diretlore, e della rigata de- terminatrice. Epperò eliminiamo addirittura la /S tra le (LXXXVIV Le equazioni della curva di genere risultano i a' 1^60' (LXXXIX) j a'f^bifi—ty Delle qugli Ma prima , che è quella della sua proiezione sui piano coordinato jz , è la equazione di una parabola di parametro uguale al quadrato dell' altezza del cono diviso per lo raggio della sua base. Se dunque sul piano menato per 1' asse del cono direttore e jierpendicolare al piano di esso medesimo asse e della retta data di- rettrice della rigata determinatrice, intendiamo descritta una parabola col vertice nel vertice del cono, e di parametro il quadrato dell'al- tezza del cono , diviso pel raggio della sua base, e su di una tale parabola eretto un cilindro retto , la intersezione di questo cilindro col cono sarà la curva di genere : la circonferenza dell' anulare in ogni sua posizione avrà un punto comune con una tale curva ; e la distanza di ciascun suo punto dal vertice del cono, sarà il raggio variabde della circonferenza mobile: distanza che corrispondeutetaen.te 1 63 Rotti ad ogni punto di ascissa t, e di ordinata v della parabola Lase del cilindro , è a V 6 — / 6—t Pertanto senza uopo di trovare la equazione effettiva dell' anu- lare di che si tratta , potremo conchiudere che j,° è del gruppo a cono direttore retto ed a base circolare: 2.° è del genere di curva sul cono direttore a projezione pa- rabolica sul piano pel suo asse perpendicolare all' altro dell'asse me- desimo e di una data retta direttrice della rigata determinatrice , e col vertice nel vertice del cono: 3." è della specie a curva simile a quella di genere sulla rigata di specie: 4.° ed è della varietà a generatrici variabili , tutte col cen- tro nel centro medesimo del cono direttore. ESEMPIO qVARTO 1. 8g. Nei tre esempli precedenti siamo caduti in tre casi ben distinti tra loro. Nel primo la circonferenza mobile è di ampiezza costante , ed ha sempre il suo centro nel vertice stesso del cono di- rettore , e sempre un suo punto in comune colla base di questo me- desimo cono. Nel secondo esempio la circonferenza mobile è di am- piezza variabile , ma non ha il centro nel vertice del cono, sibbene ha sempre un suo punto in comune colla base del cono, come nel primo. Nel terzo esempio la circonferenza mobile è pure di am- piezza variabile , ma il suo centro è sempre nel vertice del cono , e non ha sempre un suo punto in comune colla base di questo. Per ultimo facciamo per modo che la circonferenza mobile ab- bia il suo centro sempre nel vertice del cono direttore , come nel primo e terzo esempio , abbia un suo punto sempre sulla base di sulle Superficie Anulari. i63 esso medesimo cono , come nel primo e secondo ; ma cLe la sua ampiezza sia variabile , come nel secondo e terzo degli esempii pre- cedenti. go. Sia il cono direttore dell' anulare particolare un cono retto a base ellittica ; e la ellisse che ne è base sia direttrice comune di esso cono direttore, e della rigata determinatrice. Debba inoltre il centro della circonferenza mobile generatrice dell'anulare, stare sem- pre su di una retta menata pel vertice del cono direttore. Indichiamo al solito con a l' altezza del cono ; e con ò e e i semiassi della ellisse che ne è base ; e con m ed w le tangenti tri- gonometriche coir asse delle z delle proiezioni sui piani xs^jz della retta data. Per questo caso particolare, le prime quattro equazioni (LXXV) saranno le (XC) e-f-a=o £'=0 onde poi per la quinta ( tenendo conto della prima delle precedenti (XC) ) si ha ab'^x-\-ac-y!j-\-b-c'z:=-o Le altre tre seguenti saranno p — mr:=o q — nr=o ah' ^p-\-ac-'!iq-^h-c-r=i3 E queste tre, dando immediatamente ;)=i^=s:r=o, le due (9) e (io) delle (LXXV) diventano J=o, «=:V(/3^-i-r+r). La funzione 9, dunque e uguale a zero , e la «js^— « ; e per de- terminare le altre tre , abbiamo le relazioni ab'^x-\-ac'yìj-\-b'c'z-=.Q 1 64 Rossi Risolate le due prime rispetto a (3 , y , e sostituiliae i valori nella terza , ed anche in questa posto per s» la a' , avremo deter- minate le cinque funzioni 9, q„ 9^, 93, 94. E risultano (XCI) •r^b'{c-yt — x\là'b-X'-\-(rcìj- — bc-z') la quale può scindersi in tre fattori ; il secondo dei quali darebbe Eossi Cile cotesti punti appartengono ad una superficie più vasta dell' a^ iiulare nicdusiraa generata , la quale ha proprielà con questa comune; ina i punti della quale non però a,d essa anulare appartengono. Le coordinate di cotesti punti renderel^beio immaginarie le fun- zioni t^, ' — c")eV sul piano ys....((a=4-c"ja+(a'+i^")s)'5'y'' ={ ?! ; e che fosse , 9, nel modo suddetto. Posto e trattate queste simultaneamente colla (LXI) Kiy=+Kf)'^+'(f)'-" per modo da eliminarne x.,j,z , otterremo una sola equazione SJDza j:, /, e z , che insieme colla darebbero la curva di genere dell' anulare , e questa sarebbe la di- rettrice del cono direttore. La (LXVIl) , per la sostituzione di ?i9i'9=>"P3 darebbe la rigata determinatrice ; ed essa colla (LXX), od anche colla (LXIV) dopo sostituitevi le 9 , 91 , 9. darebbero la curva di specie , o ciò che è lo stesso la linea di contatto dell' a- nulare colla rigata determinatrice ; e sostituito non solo le a^, 4 possono essere qualunque. Possiamo supporre dunque che fosse E supponiamo che così sia di fatto. La (CHI) diventeià (CIV) a;'4-/+3^=9,=— ^5= e restando ferma la relazione di condizione p=o. E però, come enunciammo (loi), senza che i centri della cir- conferenza mobile generatrice dell' aQulare stiano nel vertice del suo cono direttore , ( lo che richiederebbe uj3=o ) la superficie generata da essa circonfereuza mobile , può appartenere ad una sferoide di raggio variabile \/(94* — i^j* ; e potrebbe appartenere ancora ad una sfera , quando fosse Ci^' — +(/-/?/;').y-(/-/3/>=o nelle quali 7- , "^ , ® , sono le coordinate del punto di contatto , e /3,y,y7 le coordinate di quel punto della curva direttrice del cono al quale si appoggia quel suo lato che passa pel punto di con- tatto delle dette coordinate. Dunque la curva delle equazioni ( CV ) apparterrà realmente , secondo la ipotesi , alla linea di regresso della determinitrice svilup- pabile , quRndo le forme delle funzioni JR, F, che le determinano , sieno tali da far essere le equazioni (CVI) della retta ad essa linea tangente equivalenti alle due ultime (L) scritte equazioni. Ora per determinare le forme effettive delle funzioni F , F, ■, per modo che soddisfacciano alla enunciata condizione, determiniamo le projezioni della retta espressa dalle (L) rispettivamente sui piani coordinati xjr, xz. Sono le equazioni di tali projezioni le due. (CVIl) «+ ((/-/3/')/+(/-/?/;')/) M{/-Pf')f+if-^/.u) nelle quali , al solito D sta per V(/S^"f:/*"h/i^)- Ed è manifesto die se le (CVI) , ossia le due ,j—F'.x—{F—F.d)=Q iy—F'.x—{F—P. (CVIII) \ {z-f;.x-{f,-f;.' sulle Superficie Anulari. 179 fossero identiche alle (CVII), esse medesime (CVI) equivarrebbero alle (L). Determiniamo dunque così le forme delle F, F, , da risultare le (CVIII) identiche alle (CVII). Ora perchè ciò abbia luogo , è necessario , come è manifesto, che esistano simultaneamenle le quat- tro equazioni , (CIX) E le due prime di queste danno immediatamente (CX) ove le derivate sono prese rispetto a qualunque variabile ; e nelle quali K, K, sono costanti arbitrarie. Le (CX) dunque danno le forme effettive delle funzioni F^F,, perchè le (CV) sieno le equazioni della linea di regresso della ri- gata sviluppabile , delerminalrice dell'anulare di sesta classe. Dalle (CX) si vede ancora , ciò che abbiamo già conchiuso al N.° 106 ; cioè che la linea direttrice della rigata determinalrice non può essere qualunque ; e vedcsi inoltre come essa dipenda dalle forme delle altre funzioni f, f, , date dalle equazioni (1) della curva direttrice del cono direttore (3). 109. Le (CX) ci palesano manifestamente, che le ordinate i^,/^, di un' individuato punto del lalo di regresso o direttrice della rigala determinalrice dipendano in sostanza dalle funzioni/, f delia /3 , e però dal valore individuato di questa medesima p. i8o Rossi Sia dunque /3 un'ascissa sull'asse coordinato delle x: e potremo supporre esser questa un'ascissa comune alla curva direltiice del cono direttore , data dalle equazioni (1) ; ed alla linea di regresso, o curva direttrice della rigata detertninatrice di un' anulare di sesta classe , le coordinate della quale corrispondenti a quella ascissa /3 , saranno le F^ F, date dalle (CX). Per un' anulare qualunque di Sesta Classe dunque , se y=f{x) z=fSx) sono le equazioni della curva direttrice del suo cono direttore, quelle (Iella curva direttrice della sua rigata determinatrice , clie n' è in- sieme sua linea di regresso , saranno le due if{x)-xf'{x))x+{f{x)f;(x)-fia-)r{x))f,(x) '="-/ --/ (/(^)-^/'W)/(^)+{/.W-^//(^))/W (CXI) {n^)-'^fx^)>-{f{-)m^)-f-sx)f{x))f{x) (/W-^/'{-^j)/(*j+(/(^i-^//W)/.W Dalle quali equazioni discende il seguente Teorema. Per tutte le immaginabili anulari di Sesta Classe^ che ammettono un medesimo cono direnare , potranno esservi in- Jìnite rigate determinatrici diverse; ma delle quali tutte le coor- dinate di un medesimo nome delle loro linee di regresso , corri- spondenti ad una medesima ascissa , differiranno tra loro per quantità costanti. no. Da quelle equazioni , delle (CIX) , nelle quali è conte- nuta la ai , eliminiamone la 6 visibile , e risolviamo per rispetto a a> la equazione risultante. Otlenghiamo fiif-Pf')fMf-Pf')f){PF.'-F.F') {if-mF.'-{f-Pf!)F)D' od anche più semplicemente , ponendo per F', F'^ , nel denomina- tore , i loro valori espressi nelle prime due (CIX) , sulle Superficie /anulari. i8i ,cx„) ^^f,(^p{^)+^?{tJ)Si^.. ove le derivate sono prese rispetto a qualunque variabile. E pertanto , essendo (4) 7- ? 7- > "^ 5 ^^ coordinate del punto di contatto della individuata retta della rigata determinatrice , col cono direttore, il quale giace sul lato di esso che passa per l'indi- viduato punto della sua curva direttrice di coordinate di ascissa /?, conchiuderemo , dall' ultima espressione , ciò che conchiudemmo per altra via al N. 106 ; cioè che la linea del contatto della rigata de- terminatrice di un' anulare qualunque di Sesta Classe col suo cono direttore , non può essere qualunque , ma dipende dalla linea di re- gresso di essa medesima determinatrice. Epperò nelle anulari di sesia classe la natura della rigata de- terminatrice , e della sua linea di contatto col cono direttore , di- pendono in tutto e per tutto dalla natura di questo ; e per un me- desimo cono direttore , solo di posizione possono esse linee variare. III. La (CXII) dà il valore di «> corrispondente ad un indi- viduato valore di /S. Sia /3 un ascissa qualunque. Così considerata la /3, otterremo immediatamente la linea di contatto della rigata de- terminatrice dell' anulare di Sesta Classe col suo cono direttole. E quando le equazioni della direttrice del cono direttore sono le due (I) sono equazioni della linea di contatto della rigata determinatrice del- l' anulare di Sesta Classe , col suo cono direttore , le due ^ _^/W((/W-^/'fa^))/W+(/f^-)-^/'(^-))/(^)) '' (^^+/W+/WO(/<*)//W-/W/'(*)) (CXllI) ( i{x){(f(x)-xf'{x))f{x)Mf.{^)-=^f!{^))m) {x^+Axy+fixr){Ax)f,'{.)-f,[x)f'{x)) nelle quali la S(^x) sta scritta invece del binomio iS2 Rossi (CXIV) . (/W-^/'W)/(^-)+(/(-^)-^//(^'))/W \ J (/(■')-^/'W)/(^)+(/:(^)-^y; '(•«))/.(■') ^ {f,{x)-a:l'{x))x-{f{x)f!{x]-nx)f'{x))f{x) ~ {j (^)-^/'('«))/(^j+(y;(-^-)-^/.'(^))/(^) /_ r (/(^-)-^/'W)^-+(/w/'(-^)-/:(^)/'(«))/.(^)\ \ J (/v-')-'/'(-fj)/(^)+(/.i^]-^//(^))y;w '^ II. 112. Dato il cono direttore di un' anulai-e di Sesta Classe , e data la linea di regresso della sua rigata determiriatrice , 'potrebbe dimandarsi in qual punto essa linea di regresso è toccata da quella retta di essa determiaatrice , alla quale essa linea appartiene , che tocca il cono direttore in un punto di quel suo lato che passa per r individuato punto di ascissa /3 delia curva direttrice di esso cono; ossia che è normale ad esso suo lato che passa per esso medesimo individuato punto di ascissa /3. Per avere 1' ascissa del dimandato punto della linea di regresso, basta eliminare la cu da quelle delle equazioni ( CIX ) che conten- gono (53 e 9 , e quindi risolvere la equazione risultante rispetto a 6. Otterrassi E questo valore di 9 risolve il problema. Difatto posti in quest'ul- tima espressione per F ^ Fi , F', F,' ì valori datine dalle ( CIX ) e (CX) si avrà 6 tutta in fur.7,ione di /3 : e questo valore di 9 tutto in funzione di /3 sarà l'ascissa dell'individuato punto richiesto della linea di regresso. Nelle (CXI) , per x si ponga 1' ottenuto valore sulle Superficie Anulari. i83 di 6 : ed i valori che se ne ottengono per j, o, saranno le Fid),FjQ), 0 le due coordinale del punto richiesto. E viceversa dato un' individuato punto della curva di regresso pel quale passa la retta della rigala determinatrice , potrebbe de- terminarsi il punto di contatto di essa retta col cono direttole. Dato il punto della curva di regresso , sarebbero dati 6 , F[6j, Ft{6) sue coordinate; e quindi per la ( CXV ) si conoscerebbe /3 : ed anche /■(/3),/,(/3). Però nella espressione di co (GXII) sarebbe tutto noto ; e si otterrebbe a> tutta in funzione di 0 : e cosi in funzione di ò le ■r~r > «^ J,^ 5 che sono colla jS le coordinate del punto richiesto. III. ii3. Abbiamo già enunciato (io6) , che la espressione della dipendenza tra la curva direttrice , o lato di regresso della rigata determinatrice , e la linea di suo contatto col cono direttore ci a- vrebbe aperta la strada ad accoinmodare alle anulari di sesta classe le espressioni pertinenti alla universalità delle anulari a Cono Diret- tore , nel Capo Primo trovate. Ed ora ciò si rende manifesto dopo il fin qui detto. Difatti essa dipendenza equivale (rii) alla rela- zione (CXII) , che dà ce. E conchiuderemo che all' altezza a sul piano xj , del punto assunto (^4) ^"^'^ retta del cono direttore (3) di equazioni (II) , \(2z-f,x=Q compete il valore od espressione quando l' anulare avente quel cono per cono direttore è un' anulare di Sesta Classe. E che però per accommodare le espressioni pertinenti ad anulari qualunque a cono direttore , e le quali nel Capo Primo abbiamo trovate , alle anulari di Sesta Classe, è necessario porre in Tom. FI. zi i84- Rossi tulle esse medesime espressioni , dapertulto invece di ® il notalo valore (CXII) ad essa competente. Ma al N. 12 ponemmo /. Dunque per le anulari di Sesta Classe sarà ove per F, Fi debbono intendersi sostituite le funzioni (CX) cli'esse sono della /3 , ed anche delle y, f, funzioni di essa medesima (3. Talché se denoteremo con iS" , il binomio FF,' — FiF' ; sarà ed in questa debbe intendersi posto (12) per D , e per la S{f) , o semplicemente 5 , la (ni) (CXVIl) E sostituito esso valore della A, in cui le Z?, S^ hanno il detto significato , nelle espressioni analitiche nel Capo Primo trovate , ot- terremo quelle relative non più ad uri anulare qualunque a cono direttore , ma invece ad una qualunque di quelle di Sesta Classe. sulle Superficie /anulari. i85 AKTHOLO I. C^uteWioiie 5eft' ©Liiufate jciictafe Si oeJta Qi, l'una dipende dalle altre due nel modo espresso dall' ultima soprascritta espressione. Dunque il Teorema. La espressione analitica la più generale delle A- nulari di Sesta Classe si presenta con cinque funzioni , delle quali quattro sono arbitrarie , e con due costanti parimenti arbi- trarie. Però la più semplice espressione delV anulare di Sesta Classe ha sei quantità arbitrarie. 118. Nel capo precedente abbiara veduto (49) che la espres- sione generalissima delle anulari di Quinta Classe si presenta eoa sei funzioni arbitrarie , delle quali due si riferiscono alla curva di- rettrice della rigata determinatrice. Qui , nelle anulari di sesta clas- se, anche sei sono le quantità arbitrarie, ma di queste quattro sole sono funzioni delle coordinate; altre due sono costanti: e sono que- ste due costanti che si riferiscono alla curva direttrice della rigata determinatrice. Nelle anulari di Quinta Classe dunque è arbitraria la natura della curva direttrice della rigata determinatrice ; nelle anulari di sesta classe è arbitraria di posizione soltanto, ma non di sulle Superficie anulari. 189 natura essa curva : perciocché quelle due funzioni che nella espres- sione delle anulari di Quinta Classe ad essa si riferiscono e che sono arbitrarie , n' esprimono per lo appunto la natura (63), mentre che le due costanti che nella espressione delle anulari di Sesta Classe , pur si riferiscono ad essa curva , e che pur sono arbitrarie , non ne esprimono la natura , ma solo la posizione (109). Ed egli è per questa proprietà ( di essere per le anulari di Quinta Classe arbitraria di natura la curva direttrice dell' anulare determinatrice , e non così per quelle di Sesta Classe ) che nella e- spressione delle anulari di Quinta Classe le sei funzioni arbitrarie colle quali si presenta possono ridursi a quattro ; mentre che quelle di Sesta Classe non si possono punto ridurre ad avere meno di sei cose arbitrarie. Nelle anulari di Quinta Classe, possiamo immaginare ad arbi- trio una curva qualunque nello spazio , ed assumer questa a diret- trice comune del suo cono direttore , e della sua rigata determina- trice ; perocché ogni curva tracciata su questa — e possono trac- ciarsene infinite di numero — potrebbe assumersi ad arbitrio, come direttrice di essa medesima rigata determinatrice ; potendo (in essa Classe di anulari ) gli elementi di ([uesta trovarsi comunque situati rispetto a tutte esse curve tracciabili su di essa. Ma non è così per le anulari di Sesta Classe. Immaginiamo parimenti ad arbitrio una curva qualunque nello spazio ; ed assumiamola a direttrice del cono direttore di un'anulare di Sesta Classe. Ciò possiamo; ma non pos- siamo parimenti assumerla sempre , qualunque essa sia, a direttrice ad un tempo della rigata determinatrice ; nel qual caso solo potrebbe la espressione generale di essa anulare ridursi a contenere quattro sole quantità arbitrarie. Imperciocché se immaginiamo la rigata co- stituita da tutte le rette che passono jier quella curva immaginata ad arbitrio , e che sono tutte tangenti al cono avente essa curva per direttrice e normale ai suoi lati che passano pei punti del contatto; perchè una tal rigata fosse determinatrice di una anulare di Sesta Classe avente quel cono per cono direttore , sarebbe uopo che tra le infinite curve su di essa tracciabili, ve ne fosse una alla quale tutte quelle rette che la sostituiscono fossero tangenti (106) , la qual cosa igo Rossi uon può sempre avvenire , per qualunque curva arbitrariamente as- sunta a direttrice comune del cono direttore , e della rigata deter- miuatrice dell' anulare. Dunque nella espressione generale delle anulari di Quinta Classe le sei funzioni arbitrarie possono ridursi a quattro, perchè può sem- pre assumersi una curva qualunque arbitraria a direttrice comune del cono direttore e della rigata determinatrice ; ma nella espressio- ue delle anulari di Sesta Classe le sei quantità arbitrarie , che essa comprende, non possono punto ridursi a numero minore, perchè non può assumersi una curva qualunque arbitraria a direttrice comune del cono direttore e della rigat;i determinatrice. iig. Ma comunque nella espressione generale delle anulari di Sesta Classe , non possono punto ridursi a minor numero le sei quantità arbitrarie eh' essa comprende , pure potrebbe stare che in essa una delle quattro funzioni arbitrarie si riducesse ad essere in- vece una costante ; onde in un tal caso delle sei quantità arbitrarie, tre sarebbero funzioni delle coordinate , e le altre tre no , ma co- stanti arbitrarie. Difatti esista il cono direttore dell' anulare , di direttrice delle equazioni Potremo tagliare esso cono con un piano , e potrà questo essere pa- rallelo , per esempio , al piano xy. E chiaro clie potremmo assu- mere la curva del taglio a curva direttrice del cono medesimo. E se così avessimo fatto fin da principio , avremmo potuto assumere per equazioni della direttrice di esso cono le \z=a. E quindi la /(|S)s5=/'((;j (a;,y, s))=(!j, sarebbe parimenti restata una funzione di x, y, z; ma non così la f,{^}=:a , che sarebbe restata uguale alla quantità a , costante bensì , ma arbitraria. Potremmo dunque nella (CXIX) porre uguale zero le derivate di una delle iJ?! > ed appartenere ad un medesimo giupjx) tutte quelle per le quali esse funzioni ammettono una medesima coppia di forme: tutte quelle di un medesimo gruppo essere di tanti generi per quanti diversi pos- sono essere i valori particolari accoppiati delle K, K, • ed essere di un medesimo genere quelle per le quali A', A' hanno lo slesso va- lore accoppiato : quelle di un medesimo genere essere di tante spe- cie per quante forme diverse possono assumersi ad arbitrio per la 9! ; ed essere della ste'ssa specie quelle per le quali la ^j ritiene la stessa forma: ed infine essere di tante varietà diverse quelle di una medesima specie , per quante diverse sono le forme assegnate alla 94 ; ed essere di una medesima varietà quelle per le quali tutte ia fi ritiene la medesima forma. Tom.VI. 25 Jg2 Rossi E dalle seguenti indagini cercheremo investigare a quali geo- metrici fatti equivalga tale assunta algebrica classificazione. ARTICOLO II. Civteiò'ione ietta, Qatattetiitica. iett ©Luu(aie aentiate di oe^ta Ctaóóe, 121. Al N. 24 del Capo Primo trovammo la espressione (XXX) di un individuato punto della caralteristica di un' anulare qualun- que a cono direttore , il quale appartiene a quella sua circonferen- za , eh' è individuata dall' ascissa x=l3 del punto di contatto del suo piano colia curva direttrice del cono direttore ; ed in una tale espressione è la distanza A. Ma per quello che abbiani detto al N.° ii3, quando l'anulare è di sesia classe, la distanza A dipende dalle /3 ed « nel modo espresso dalla (CXVI). Dunque dalla (XXX) dedurremo la espressione di quel punto della caratteristica di un'a- nulare di sesta classe, il quale è sulla circonferenza individuata per r ascissa (3 , ponendo in essa per A la sua espressione data dalla (CXVI). Per le cose dette ai N. ii5 e 47 1 è chiaro che dalla trasfor- mata che si ottiene per la detta sostituzione per la A, otterremo la espressione della caratteristica tutta intera , alla quale 1' individuato punto da essa trasformata espressa appartiene, ponendo per (S,f,f^^ le funzioni 9, i?!» fossero di egual forma. Perocché onde questi due luoghi non fos- sero diversi dovrebb' essere una equazione identica. 123. Facciamo ora y^.tang.T=ii , ed anche y^.tang.T=3i . Per ambi i casi sarà , che è il coseno di esso angolo , uguale a zero. Epperò la (GXX) in ambi i casi si cangia nella (CXXII) ?.= (J)'(^^ + s >-v i + 3 -5 — a a; .1 s' _u "S "C o <*' o 1 •ai -2 »? 'S Cu i< '> u c^ J_ hs o o o- e _c -a a & CJ 4- 5 ^j^ ra re OJ CU N 'n o C S ciS .^ + ^ -5 "3 - _S ^ re eo S re 3 _o > e. '3 e a a " S &■ G re ^ 0- e o O e re p o- c« Cii ^ „ U "s ^ ■== •&• 're V S '> o eP "^ re G3 .5 = ^ T3 ^ a -3 ©- « u -a — O « -3 ^ o ti ai t« co re e "^ o re 3 -5 8 — s 2 s &, "5 re £ ^ o p oj Q ■- 72 ^ C^ ^ t£ + + 6? &■ + + 's- «• ^ > + + > + + ^ > 4- + H + + .-vl w W n >— V "^^ _4 &-1 E>- ^1 n O-l o- ryl &■ _ + 9- ^ e-1 3^ 1 «~ ^ ,-^ &-\^ &■ i^ O- ì< Q. d. ^ o- 6- 8^1 é ^ ^ H sulle Superficie Anulari. 197 125. L'ultima trovala espressione è quella di una inviluppata qualunque dell'anulare di sesta classe; ed apparterrà ad una indi- viduala di esse inviluppate, secondo il diverso valore (21) che as- sumerassi pel parametro di posizione r , ossia secondo il valore del- l'angolo di cui T è la tangente. Però otterremo la espressione della rigata determinatrice fa- cendo nella (CXXUI) ^.tang.T=o : perlocchè è c=i ed s=zo. Ciò fatto la (CXXIII) perde i termini moltiplicati per s; onde poi liberata dai fratti , riuniti in un termine quelli che moltipli- cano S ed m un" altro quelli che moltiplicano V( f' + ?■' +?=')» fatte le riduzioni e separati di nuovo i termini accoppiati , risulta:; (CXXIV) [„0,,+,,H..,-(,.0+.ty>"](''(r)'+-t)')| .[,,(i;)V+,.+,.1=-(.'(^)'+"t)'>"-]G ((»'('')'+'-'0') i Espressione indipendente da «pj, come quella della determina- trice (i25), ma non dalla (^j. Onde è che se la determinatrice può essere della stessa natura per tulle le anulari di una medesima tri- ta , di qualunque genere specie o varietà sieno , la inviluppata ad elementi paralleli ai suoi , sarà della stessa natura per tutte le spe- cie diverse di un medesimo gruppo, ma non per le diverse varietà. E non è difficile eonchiudere , che cosiffatte proprietà compe- tono a queste due inviluppate soltanto ; mentre che per ogni altra^ inviluppata , cioè per tutti gli altri valori competenti alle s^ e, la (CXXIII) non mai perde le funzioni in ordine alla composizione rispettiva delle (CXXiV) , (CXXV).. sulle Superficie anulari. 201 ABTICOLO IV. Có^ttii'xoM Setta JVì^ata a GeMetattici ll^otmafi cioiJcuHa a ciascuna Si t]ueWo 'ietta, ùvvifuujsata aW auufate jeii«ta(e 8» SeJtot £){a4Je. I. 127. Per determinare questa espressione, ricorriamo ad una qua- lunque delle (XLIV) , che sono (36) quelle di una individuata retta della rigata a generatrici normali a quelle della inviluppata di un'a- nulare qualunque di quelle a cono direttore ; ed accomodiamola a rappresentare esclusivamente una individuata retta della rigata a ge- neratrici normali a quelle della inviluppala ad un' anulare di sesta classe; la qual cosa possiamo speditamente fare ponendovi per A il suo valore (CXVI) , che è quello che gli compete (ii3) , quando trattasi di anulari di sesta classe. Fatta la sostituzione , otterrehbesi la espressione di una indi- viduala retta della rigata di che si tratta per le anulari di sesta classe ; ed abbracceremo tutte le rette di essa rigata , ovvero avre- mo essa medesima rigata rappresentata , quando ne avremo elimi- nata la /3 in conformità del detto al N.° ii5. Quando vi porremo cioè per /3 la «^ (x, y, z) , e ad un tempo terremo conto di ciò (47) che quando /3=<9(x, j, z), è ancora /(/3)= e fatte le riduzioni , risulta (CXXVIII) Espressione questa indipendente dalla ^3, come la precedente è dalla 94. Dunque il Teorema. Tutte le anulari di Sesta Classe di un medesimo gruppo e genere , e di qualunque specie ; purché appartengano ad una medesima varietà, hanno i centri delle loro circonferenze generatrici allogati in una sola e medesima rigata ad elementi paralleli a quelli della determinatrice. E poiché determinata la forma della "fj assumemmo (120) es- sere determinata la varietà dell' anulare , ne consegue che determi- nata la rigata rappresentata d;dla (CXXVIII) resta determinata la varietà dell'anulare : e nello stesso modo che determinata la (GXXVII) resta determinata la specie. Intanto abbiam fin qui ottenute le espressioni di tre rigate ad elementi paralleli tra loro , e normali a quelli del cono direttore di un' anulare generale di sesta classe : e sono quella della inviluppata determinatrice (laS) , l'altra della inviluppata in sublime (126) e la terza (che è quella che in questo numero consideriamo) la quale passa per la curva dei centri ed è però come equidistante dalle su^Iè Superfìcie Anulari. 2o5 altre. Or possiamo osservare , come per le anulari di quinta classe (63) , che le forme delle (CXXIV) , (CXXV) , (CXXVIII) , a- naiogamente differiscono tra loro , pel modo come v' è contenuta la ^4. Nella (CXXIV) manca la 9i , e con essa il secondo membro; nella (CXXVIII) nel secondo membro è s)==0. Pel modo come questa seconda superficie è scelta , s' interse- cherà col cono direttore , secondo una curva. Ne siano ^ , r , £ le coordinate. Essa curva d' intersezione sarà data dalle equazioni (CXXIX) £^ (/3, r, «)=o e possiamo qoesta riguardare come curva direttrice del cono diret- tore. , Pertanto colle precedenti due equazioni esistono le loro derivate rispetto a /3 , u/('>')y-f-.f/(£)£'=o (CXXX) \ i£'.{y)y'->r£'{ty=o e colle quattro precedenti l'altra (CXXXI) (ys'_y'a).v-t-(£-/36')y-(r-/3y)s=o che è quella del piano tangente alla curva delle equazioni (CXXIX) nel punlo delle coordinate /3, y, e. Per mezzo delle cinque precedenti equazioni potremo determi- nare in primo i valori di y' ed s' in funzione delle loro primitive e della (3 ; e quindi ordinatamente i valori di (3, y, e, tutte tre in funzione delle coordinate x, j, z : ed anche in funzione di queste medesime coordinate le y', e'. Gli ottenuti valori di /3, y, e, saranno le richieste funzioni nj, «j, , i^^: e gli ottenuti valori di y', s' in Jr,/,z, saranno le derivate di i?, , t^i, E potrà calcolarsi ancora ove occorra la derivata di , ^, r le coordinate della curva luogo dei centri della circonferenza mobile, riferite al medesimo sistema di assi coor- dinati ; e siano i£, {p, q, r)=>o (CXXXIII) ] le equazioni di essa curva. Ritenendo sempre le due (CXXXII) per equazioni della curva direttrice del cono direttore; per le cose dette al numero 9, ed anche ai numero no, sarà ^=y(F+7 (CXXXIV) ove i^i) , , j-) 6 (^bxz —y \ja'x'-\- à'y- — b-^) 9.= ^, , , ^ \/à\x'+y-) — (bxz—y y/a'x'+ay—òz'y 143. Essendo qui dato un punto della curva di contatto della rigata determinatrice col cono direttore , dovremo far uso del me- todo indicato al N. i35 per la determinazione dei valori particolari delle costanti K, A', . E pertanto le coordinate del punto dato di essa curva di contatto , sono (i4i) le ;r=o , y=b , z=z — a. Risolviamo ora le s+a=o fi'--{-y'-~b-=sso rispetto a Y ed £ ; ottenghiamo y=y{b'-l3'), £=-0, Tom. FI. s8 2 1 6 Bossi e postovi per (3 la .r, e quindi caleolatene le derivale, ottenghiamo per li valori delle f{x),f,{x),f'{x), f,'{x) contenute nelle (CXIII) (CXXXVl) Sostituiamo questi valori particolari delle /■>/,■,& delle loro derivate f, /,' nella (CXIII) : e cominciamo perciò a calcolare il bi- nomio (CXIV) indicato cou S{x') nella (CXIII) ; e per procedere speditamente e con ordine, cominciamo a fare //(a-) uguale a zero nei suoi fattori fuori le parentesi , li quali sono il primo la quan- tità stessa messa sotto il secondo integrale ed il secondo la stessa quantità posta sotto il primo integrale. Fatto //(a^)=o, essi fattore diventano rispettivamente if{x)-xr(x))x-Mxmx) ^ {x+f{x)f'{x))f,{x) (/(*)-^/'w )/(^)+/w= ' (/(^•)-^/V))/(^)+/(^r e posto in questi per f,ft ,f' i valori di sopra ; il prima fattore ,. dopo tutte le riduzioni , diventerà , ed il secondo diveoterà zero. y/à^ — x" Onde poi risulta senza uopo d' integrazioni S{x)= , ^ ' Slb' — x' Calcolato il binomio ( CXIV ) , ossia la S{x) , facciamo nelle (CXIII) prima //(jc)=o , e quindi sostituiamovi per f,/,^/', ed anche per .J, i valori rispettivi scritti qui sopra. Ottenghiamo, dopo le riduzioni , le due equazioni semplicissime A', (CXXXVII) 3^- ^ VW-^'l z=K, le quali delle due costanti arbitrarie K, Ki non comprendono che la seconda soltanto. Onde là sola K, possiamo determinare. Né occorre sulle Superficie /anulari, 217 determinare cbe questa soltanto; imperciocché le costanti arbitrarie K, X, , entrando nella espressione (CXIX) dell'anulare, ed in quelle delia sua caratteristica , della sua inviluppata, e della rigata a que- sta normale, solo perchè contenute nella S dipendente dalla 6'(i 1 6); nel presente esempio ove la S non contiene che la K, soltanto (per andare a zero il secondo termine del binomio S , che contiene K) la soia costante arbitraria K^ è da determinarsi. Per determinarla, poniamo nella prima delle equazioni prece- denti , x=o , y=.b , risulta immediatamente E questo ò il determinato valore particolare della K, , competente all' anulare particolare di che si tratta. i44- Per determinare in ultimo le forme particolari delle fun- zioni 93, Ofj , corrispondenti all' anulare particolare di che si tratta, ricorriamo al metodo esposto al N. i38. Poiché i centri delle circonferenze dell' anulare debbono stare sempre (i40 su di una retta le di cui projezioni sui piani coordi- nati che passano per l'asse del cono direttore fanno coli' asse stesso gli angoli di cui le tangenti sono m,n, le due equazioni (CXXXIII) qui saranno p=:Tnr E quindi, essendo , come abbiam detto (14^) /? £=— a, 7=±V(*— PO. «'=0. >'=+ la equazione (CXXXV) {yi'—y'e)p+{s—pB'}fj—{y—l3y'y=o del citato Dumero i38 , si trasformerà nell' altra a^mr+anr \J {è-—j3')-\-6'r:=o- E da questa e dalle due ps=mr , q=nr , otterremo psso , y=.o , r=:o. 2i8 Rossi Quindi le espressioni (CXXXIV) delle distanze 5, » , diventeranDO in primo (facendovi p=q^=r=o) 5=0 »= 7" V(/?'+v'+£'). Di qui i?3=o. E resta a determinare la funzione i?4 , che è quella divenuta », quando nel suo valore poniamo in primo per r, £ i pre- cedenti valori , e quindi per j3, la funzione eh' essa è delle coordi- nale x,/, 3. Cominciamo dal calcolarci la io8 , 109 , no ) il variare della ordinata «> del punto di ciascuna indi* viduata retta del cono direttore il quale è incontrato dalla retta della rigata determinatrice , che giace sul piano tangente esso cono secondo essa individuata retta : ne fu agevolissimo il determinare qual fun- zione doveva essa 0: essere delle coordinate /3, /(j3),y^(/3) del punto ove la individuata retta (cui quel punto di ordinata ao appartene- Ta ) si appoggiava alla curva direttrice del cono direttore. Qui in- vece la ® non debbe variare di valore , comunque varii la retta del cono direttore cui il punto di essa ordinata ® appartiene ; perocché le rette della determinatrice debbono nelle anulari di Settima Classe passare tulle pel vertice stesso del cono direttore , cioè tutte per un solo e medesimo punto di questo , comune a tutte le sue rette. E ciò è indispensabile ; perocché tutte le rette della rigata determina- trice di un anulare qualunque a cono direttore dovendo sempre stare su di un piano tangente ad esso cono , ed essere perpendicolari ad un tempo alla retta di questo che è di conlatto del piano col cono, esse rette della determinatrice non possono costituire altrimenti un cono , come debb' essere per le Anulari di Settima Classe (le quali sono (i) a cono direttore e cono determinatore ) , che passando tutte pel vertice del cono direttore dell' anulare. sulle Superficie Anulari. zz'6 E poiché ad origine delle coordinate assumemmo (3) per lo appunto il vertice del cono direttore ; è manifesto che per le Anu- lari di Settima Classe debbe essere sempre E questa sola condizione , di essere la a) uguale a zero , basta introdurre nelle espressioni geueralissime trovate nel Capo Primo , per dedurne quelle pertinenti alle Anulari di Settima Classe. Ora al N. 12 del Capo Primo ponemmo Sarà dunque per le anulari di Settima Classe e di fatto, essendo A la distanza del piede della perpendicolare (12) calata dal centro di una individuata circonferenza mobile generatrice dell' anulare sul lato di contatto del suo piano col cono direttore, dal vertice di questo ; è manifesto che quando le rette delia rigata de- terminatrice passano tutte pel vertice del cono direttore , debb' es- sere una tal distanza espressa da A, per lo appunto uguale al rag- gio di essa individuata circonferenza , il quale è per lo appunto e- spresso da » : ed è facile però vedere ancora , che qui la a deb- b' essere affetta dal segno meno. Ponendo dunque in tutte le espressioni del Capo Primo , per- tinenti ad Anulari qualunque a cono direttore, invece di A la — *c, le accomoderemo alle Anulari di Settima Classe ; e ne dedurremo le espressioni analitiche di queste. £ ciò faremo negli Articoli se- guenti. 226 Bossi ABTICOLO I. Cifttiiiont ìtU @LHu(ate uenetafe di Settima Qtaóie. I. 149. Ponendo nella (XX) , che è la espressione di una indi- viduata circonferenza di un' anulare qualunque a cono direttore, in- vece di A la meno « , otterremo , per le cose dette nel numero precedente, la espressione di una individuata circonferenza, non più di un' anulare a cono direttore qualunque , ma di un' anulare a cono direttore di settima classe. E pertanto la espressione della inr dividuata circonferenza di un' anulare di settima classe qualunque- il di cui piano tocca la curva direttrice del suo cono direttore nel punto delle coordinate /3,/(i3),/,(/3) , ha per espressione (CXXXIX) Ea quale è la medesima (XX) fattovi A= — » ; e quindi ridotta a contenere nel suo secondo membro il solo termine colla J al secondo grado. i5o. Se assumiamo un' individuato punto della individuata cir- conferenza rappresentata dalle equazioni ( CXXXIX ) , non solo le fiififii 5, * avranno individuati valori corrispondenti alla indivi- duata circonferenza , ma la j: avrà determinato valore ; e valori sulle Superficie Anulari. 227 determinali risulteranno per lej-, :. Se vogliamo passare da quell'in- dividuato punto ad un altro contiguo di essa medesima circonferen- za , le /3, /, /, si manterranno costanti, conservando quell'indivi- duato valore; e costanti si manterranno ancora le J, * essendo tutte queste quantità relative ad una medesima circonferenza individuata ; ma varieraimo le x^y^z. Se da quel medesimo assunto individuato punto vorremo passare invece ad un'altro punto di un' altra indivi- duata circonferenza pertinente alla medesima anulare, potrà la x ri- tenere il medesimo precedente determinato valore ; ma dovrà va- riare la /3 , e con essa le /(/3),y, (/3) perchè varia il piano di essa circonferenza : e con esse varieranno ancora le 5, « ; percioccbè va- riando la circonferenza di posizione , debba variarne ancora la po- sizione del suo centro , dato appunto dalle 5, « : e potrebbe ancora in questo secondo contemplato passaggio , colla (3 variare la x, ma questa indipendentemente da quella. Finche dunque le ( CXXXIX ) rappresentano una individuata circonferenza dell'anulare, le j:,j,-, sono indipendenti dalie /3, /_/",, J,», e queste da quelle : e le j- , j: vi sono funzioni della x ; mentre le /,/,,?,» vi sono funzioni della /3. La x varierà secondo che si in- dividui un tale o tal altro punto di una medesima individuata cir- conferenza : la /3 secondo che s'individui invece una tale o tal al- tra circonferenza deH' anulare. E poiché là seconda delle equazioni (CXXXIX) esprime in sostanza il piano della circonferenza in- dividuata; è chiaro, che se si assumano ad arbitrio le j:,/, 3, come le tre coordinate di un individuato punto arbitrario qualunque del- l' anulare , otterremo il valore particolare della /? che determina la posizione del piano della circonferenza generatrice dell' anulare , al quale quell' individuato punto arbitrario appartiene , risolvendo la seconda delle (CXXXIX.) rispetto a /3 ; la risoluzione della quale in massima è sempre possibile ; perocché essa contiene le x, /, z , e le /(/3), /, (/3j funzioni note della /3 , (3). Supponiamo risoluta rispetto a /3 la seconda delle (CXXXIX) ; e che ne risulti Se porremo queslo valore della /3 nella prima delle (CXXXIX), 228 JRossi la risultante apparterrà non più ad una circonferenza individuata dell' anulare , ma a tutte le immaginabili che la costituiscoaoj: anzi apparterrà a tutti i punti dell' anulare stessa , cioè ne sarà la e- spressione ; perocché sarà soddisfatta da tutti i valori della x , e dai corrispondenti delle j, s, che ad essa appartengono. Ottenuto sarà (3) e supposto che sia «=/3(/3) lo che si può , perchè 5, * sono anche funzioni di /3 , sarà l=f.{<^{x, y, z)) Epperò sostituiti nella prima delle (CXXXIX) non solo per /3 la 1? {x, y, z) , ma per y, yi , 5 , « questi ultimi valori , otterremo la espressione dell' anulare di Settima Classe : e prima di fare una tal sostituzione supponiamo eseguite le operazioni che danno i valori effettivi deWe /,/, ,J:>,f! , ossia che danno non più le funzioni ef- fettive che le /",/, , S, « sono della 9, ossia della ^ , funzione essa stessa delle x,Y,Zy ma invece le funzioni effettive ch'esse mede- sime/i/,, S, » sono delle x^y, z: e fatte le operazioni risulti /(/S)=/(?(a;,y,a))=9,(a:,y,s) /. (/3)=/. ( 94 ", ma tutte avranno certe proprietà comuni , implicitamente espresse dalla fun- zione ma ancora la 94. Tutte le anulari rappresentate dalla ( CXLI ) a- vranno un'altra proprietà comune , implicitamente espressa dalla 94; e potremo dire appartenere tutte non solo ad un medesimo gruppo, genere , e specie , ma ancora ad una medesima varietà. E saranno le anulari dello stesso gruppo, genere, e specie, di tante varietà diverse , per quante possano essere le forme diverse della funzione 94. Ora si consideri che quelle perpendicolari che di sopra abbia- mo, immaginate calate dai centri delle- circonferenze dell' anulare, sono per lo. appunto le distanze di cui una individuata dicemmo*, e che sono tutte espresse dalla 1SJ4 ; ed inoltre che tutte quelle per- pendicolari prolungate costituiscono una superficie rigata ad elementi parallela a quelli del cono direttore , e che i centri di tutte le cir- conferenze dai quali esse perpendicolari si sono immaginate menate, costituiscono una curva continua eiacenle su di essa rigata ad eie- sulle Superficie Anulari. 233 menti paralleli a quelli del cono direttore ; e conchiuderassi 4-° che le anulari di un medesimo gruppo, di uno stesso genere, e di una slessa specie , sono di tante varietà , per quante possono essere di natura diversa le curve tracciabili su di una superficie rigata ad e- lemenli paralleli a quelli del cono direttore , ed avente a direttrice la curva di specie tracciata sul cono determinatore. ABTICOLO II. di oettima £faJJe. 154. Dopo le cose dette nei N. i48 e i5o è evidente i.°che la espressione ( XXX ) di un punto individuato di una individuata caratteristica di un'anulare qualunque a cono direttore, si accom- moderà a rappresentare solamente un' individuato punto di una in- dividuata caratteristica dell'anulare generale di settima classe, cam- biandovi la A in meno « ; 2.° che cosi accommodata potrà ridursi a rappresentare non più un punto individuato di una individuata caratteristica , ma la caratteristica tutta intera dell' anulare generale di settima classe , cangiando nelle due prime delle (XXX) /S,/,/], rispettivamente in 9i li?, > ^d alla i? la p ; ne dedurremo la espressione generalissima della rigata a generatrici normali ciascuna a ciascuna di quelle della inviluppata all'anulare generale di settima classe. sulle Superficie Anulari. 289 Facciamo dunque le delle operazioni suiin seconda delle (XLIV); ma prima , per ottenerne forma più semplice , moltiplichiamo il numeratore e denominatore di ciascun suo membro per DR^ ed alla tangente t sostituiamo la frazione — , clie è il seno diviso pel co- seno dell' y^.tang.T. Fatto lutto ciò, e dopo qualche riduzione otlea- gliiamo (CXLVIH) (Kry^-o) S-ifC^i^ e questa è la espressione delia rigata ad elementi normali ciascuno a ciascuno a quelli della inviluppata rigata all' anulare generale di settima classe. II. i6i. Dando valori particolari al parametro di posizione t (36), ossia alle quantità equivalenti ^ e e, determineremo la rigata a ge- neratrici normali a quelle di una inviluppata particolare all'anulare generale di settima classe. Così se facciamo y^.tang.T=o , ossia j:=o, e c=i, ollenghia- mo la rigala a generatrici normali a quelle del cono determinatore e ad un tempo parallele a quelle del cono direttore. E fatte le so- stituzioni , indi liberata la equazione dai fratti , ed eseguile le ri- duzioni risulla (CXLIX) Tom.VI. 3i 24.0 Bossi Espressione indipendente da 3 . Dunque come per k anulari di quinta e sesta classe (6i, 128) si ha il Teorema. Tutte le immaginabili anulari di Settima Classe , purché appartengano ad un medesimo gruppo e ad una medesima specie (i53) , di qualunque varietà sieno , hanno i centri delle loro circonferenze generatrici allogati in una sola e medesima ri- gata ad elementi paralleli a quelli del cono direttore. E se avessimo fatto invece ^.taDg.T=2'' , ossia i=o, c= — i, dalla (CXLVIII) la medesima (CXLIX) avremmo ottenuta ; ond' è che ad amb' 1 casi risponde una sola e medesima rigata normale alla inviluppata, E cosà debb' essere, perocché al caso di ^.tan.T=2'' , risponde la inviluppata in sublime dell' anulare ,- e questa ha i suoi elementi paralleli ciascuno a ciascuno a quelli del cono determinatore. 162. Cosa assai degna di attenzione si è , che la espressione (CXLIX) della rigata a generatrici normali ciascuna a ciascuna di quelle del cono determinatore dell'anulare di settima classe è per- fettamente identica alla (CXXVII) della rigata a generatrici normali a quelle della sviluppabile ;i l;ito di regresso dell' anulare di sesta classe ; ed anche alla (LXX) dulia rigata ad elementi normali alla rigata non sviluppabile dell' anulare di quinta classe. Per le quali cose se le funzioni «ua^i a aue{{e itiia. iuvi^uppata. i65. Nelle anulari di Settima Classe , ]a rigala determinatrice risultando iinplicitamenfe data di natura e posizione , dato che sia il cono direttore soltanto (148), non potranno assumersi ad arbitrio come dati , che il cono direttore e la legge del variare delle distanze del centro della circonferenza mobile che genera l' anulare , in ogni sua posizione , dai lati del cono direttore e da quelli del cono de- terminatore , i quali sono su di un medesimo piano con essa cir- conferenza in ogni sua posizione. Ora cotesti tre determinanti possono esser dati od esplicitamen- te , od implicitamente; ed in ciascuno di questi due casi, bisognerà dedurne le forme delle funzioni 9, <^i, 9i, le medesime dieci equazioni (LXXV) del N. 70 , e se ne dedur- ranno le forme di esse nel modo espresso in quei medesimo numero. ABTICOLO VI. @Lpp{icajtone ittie coàt e.6ooHe ueaCi @Ltttco(i ncecedetttt. ESEMPIO PRIMO. I. 168. Potrà giovare il determinare la equazione dell' anulare particolare di Settima Classe , i di cui determinanti sieno analoghi a quelli dell'anulare particolare di cui trattammo nel primo esem- p o dell' Articolo Sesto del Capo Secondo , ed anche uell' Articolo Sesto del Cupo Terzo. Ed è però che di una tale anulare partico- lare in questo primo esempio ci occuperemo. 246 Bossi Siano dunque esplicitamente dati i determinanti di un'anulare particolare di Settima Classe , della quale il cono direttore sia un cono retto a base circolare. E del quale siane a 1' altezza b il raggio della sua base. Assunti gli assi coordinati , come è detto innanzi [3), sarà la equa- zione del cono direttore , come è noto per gli elementi , Inoltre le due relazioni tra la J e le x, ;^, s, e la « e le medesime a-, j-, :, clie danno le legj^i del variare delle distanze del centro della circonferenza mobile dai lati del cono direttore e del cono determi- natore , i quali sono sul piano della circonferenza medesima in ogni sua posizione , siano le 5=0 Siano cioè per questa anulare particolare di Settima Classe le di- stanze S, » costanti ; e la prima uguale a zero , la seconda uguale al lato del cono direttore terminato dal suo vertice e dalla sua base: onde per l'anulare particolare di che si tratta è tale la legge del variare delle distanze S, *, che il centro della circonferenza mobile, sua generatrice , percorre nel movimento di questa la circonferenza medesima della data base del cono direttore. Siamo qui al caso del N. i66. Però assumiamo il piano z=r — a , per la superficie la di cui equazione dicemmo i'==o. I-e due prime equazioni delle ( CLII ) saranno sostituite dalle £= — a ossia dalle due £= — a Ed è evidente che stando ai melodi esposti al N. i66 , e per esso al N. 68 , qui le funzioni saranno le ( LXXVII ) riportate in quel medesimo numero , e le quali è inutile qui scri- vere di nuovo. Ed eccoci al caso di un'anulare di Settima Classe, perlaquale non solo i suoi determinanti, ma le medesime funzioni fì,,, oj-, «pj, ^i i loro yalori (LXXVII) : e cominciando dal porvi per t^j lo zero , e per V(?''+9i''+'?>') >1 valore \/{a--{-6') che ne risulta ; e dopo po- nendovi per nj, 's^-\-y perciocché se z fosse maggiore di un tal valore la quantità sarebbe negativa , e quindi la può aversi come una equazione identica ; e che però per essa può eliminarsi la 9 dalla (CXLI). Può dunque dall' ultima scritta eli- minarsi anche la 9 per essa medesima (CXLI) od anche può eli- minarsene una qualunque delle e?, , -f-y(f , , il suo valore 2, cavato dalla precedente. a Ottenghiamo per più semplice espressione dell' anulare di che si tratta la Onde poi per 9^ ponendovi il' suo valore — a , ne risulta , per e- quazione di essa anulare particolare di Settima Classe la (-CLVII) x'+y+z:=> ^ ^ ' . z eh' è la equazione di una sfera. Se in questa cambiamo le coordinate , facendo > s=s,t-t ! — a essendo t la nuova coordinata computata sull'asse del cono direttore^ ottenghiamo per equazione della sftra ridotta al suo centro la ^+I/+(^= — -, L'anulare dunque, qua l'è generala, rappresentata dalla simul- tanea esistenza dei due fatlori (CLUI) , (CLIV), è parte di una sfera che passa pel vertice del cono direttore, che ha il centro sul- l'asse di questo, e di cui il raggio è terzo proporzionale dopo l'al- tezza del dato cono retto direttore dell'anulare, ed il' suo lato ter- minato dalla base e dai suo vertice. Le (CLIII) , (CLIV) conservando esplicite le forme delle fun- uoni ?=) iJjs) 9i nelle altre espressioni trovate in- nanzi , troveremmo le equazioni di una inviluppata qualunque , e di una qualunque rigata ad elementi normali a quelli della invilup- pala. Ma ciò non faremo: invece ci faremo a determinare le forme delle funzioni 9, 9, , 9::, 9,, 9, per un'altra anulare, i determinanti della quale non sicno espliciti , ma sieno invece implicitamente dati. ESEMPIO SECONDO. I. 178, Assunti tre assi coordinati ortogonali rettangoli , sia una ])arabula di piano parallelo al coordinato xy^ e col vertice sull'asse delle z la curva direttrice del cono direttore di un' anulare ; e la origine delle coordinate sia il vertice del cono stesso. Ed una retta parallela all' asse delle y sia il luogo dei centri della circonferenza mobile dell' anulare. Siamo qui al caso contemplato al N. 167 ; e chiamato b il semiparametro della parabola a la distanza del suo piano dal piano coordinato xy l la distanza della data retta dal medesimo piano xy , e h la distanza della retta stessa dal piano yz le dieci relazioni delerminatrici (LXXV) saranno rimpiazzate dalle equazioni 2^4 Rossi (CLIX) (l) V'— 2Ì^=0 (9) £+fl=0 (3) yy— i=o (4) £'=0 (5) ote— oy^— 3/5a=o (6) ;,=-/6 (7) r=-l (8) abp—HYg — */3r=o (9) ^='[/(p+f+''--^^^+r) (.0) -(-fS?g)V(^'+r'+s.) delle quali le prime due sono le equazioni della parabola direttrice del cono , e la terza e la quarta sono le derivate loro. 179. Dalla prima delle (GLIX) risulta e sostituito questo valore nella quinta , e risolutane la trasformata rispetto alla y, otterremo il valore di questa in funzione di ^,^, z; e quindi anche la /3 in funzione di or, /, z. £ però dalle prime cin- que delle (CLIX) risulta "^ ~ i (»3'+ V(«y+2«M)' 9i= — a Per la /> e la r nella ottava , messivi i loro valori dati dalla sesta e settima , ottenghiamo , risolvendone rispetto a 9 la trasfer- mata ^//3— aft) 9= ay E quindi tenendo conto di questo valore di q, e degli altri dati per p ed r, ottenghiamo sulle Superficie anulari. 255 b{ak—l(ìY ;,=+y=+r^=F+/=+. ^p-\-yq-\-Br-=:al — k^ — biah—l^) ^ ed anche sostituendo per 7' il suo valore 2^/3 , e per t il suo va- lore — a , Sostituiti i valori di questi tre trinomii, nelle ultime due delle (CLIX) , oltenghiamo in fine + ove per i|> dovrebbe in ultimo sostituirsi la determinata funzione ef- fettiva eh' essa è delle x, j, z : e pertanto ne risulterebbero le fun- zioni esplicite che le 93, 9i, sono delle x,j, s. E sostituite queste funzioni , ed eziandio le determinate a dei movimenti pei quali le linee che si muovono generano le slesse superficie, ovvero quelle medesime for- me ; e d' altronde non sapremmo comprendere perchè mentre tutte le scienze naturali classificano gli oggetti che sottopongono ad esame in classi , gruppi , generi , specie , famiglie, varietà e sottovarietà, secondo certe proprietà comuni, o requisiti di generi, la scienza geo- metrica non debba parimente classificare le forme ch'essa contempla. Ci è bastato dunque spingere tanto innanzi le nostre ricerche da riuscire al detto scopo. Ma sendo che precipuo fine del nostro lavoro si era ancora di dare mezzo onde poter determinare le equa- zioni di qualunque anulare, comunque immaginabile generata, e delle dette linee , e superficie rigate con essa connesse , come quelle che sono indispensabili alla misura numerica dei volumi e delle aree dei solidi conformati secondo superficie anulari, o dei pezzi com- ponenti essi medesimi solidi, e ciò per gli ulteriori calcoli di valu- tazione o di meccanica ; perchè il lavoro avesse corrisposto al suo line , 0 meglio a ciò che avea dato origine alle nostre ricerche sul soggetto , dovevamo dare norme generali per fin di cavare dalle tro- vate espressioni generalissime le equazioni tutte che in ciascuna di esse sono comprese, ossia come nascoste. E questo pure abbiam fatto. Quelle espressioni si compongono o di funzioni arbitrarie , o di costanti e funzioni insieme arbitrarie , determinate le quali, cioè di valore le prime , e di forma le seconde, restano determinate da esse espressioni le dette equazioni ; ed abbiamo, nell'Articolo Quinto sulle Superficie Anulari. 2^9 di ciascuno dei tre Capi precedenti , veduto come determinare le forme di esse funzioni arbitrarie , od i valori particolari di esse co- stanti arbitrarie, date certe linee o superficie nello spazio, le quali sono detenninatrìci della genesi di una particolare superficie anu- lare , od in vece la legge del movimento e del variare del raggio della circonferenza generatrice di essa. Fatto tutto ciò, avremmo potuto chiudere le nostre ricerche. E pure per non fermarci nelle astrattezze, abbiamo voluto scendere a certi csempii della effettiva determinazione delle forme di esse fun- zioni , ed anche dei valori particolari di esse costanti ; ossia della effettiva determinazione delle dette equazioni. Ed abbiamo assunti certi esempii facili bensì , ma che ci hanno menati a certe curiose ed importanti considerazioni , ed anche a certi singolarissimi risul- lameriti , importanti non tanto per queste ricerche , quanto per certe novelle vedute che possono introdurre nella scienza delle matematiche pure : e quindi a trattare in generale di certe Tribù Particolari di Anulari per le superficie componenti delle quali si ve- rificherebbero quei medesimi singolarissimi risultamenti. Al Capo Secondo ci siamo occupati di parecchi di cotesti esempii. Avremmo potalo fare il medesimo al Capo Terzo, ed anche al Capo Quarto; ma qui siamo stati anche più ristretti che non nel Capo precedente, perocché già mollo ci eravamo allargati oltre i confini e lo scopo. Però non passeremo olire ad addurre nuovi esempii , i quali chi sa di quante importanti conseguenze non sarebbero fecondi, nò ci occuiieremo in generale di famiglie di anulari pertinenti ad altre Tribù particolari , oltre quelle già contemplate ah' Articolo Sesto del Capo Secondo. E chiudiamo queste nostre ricerche , essendo con- tenti di quel poco che abbiamo investigato intorno alle Anulari a Cono Direttore; e preferendo meglio di passare invece, coll'ajuto dell' Onni[)Olenfe Iddioj a far ricerche sulle anulari delle altre quat- tro classi , lasciando ad altri se il voglia addentrarsi nell' escogita- zioni di altre anulari particolari di queste medesime classi, che hanno fatto l'oggelto delle Ricerche che nella presente Memoria abbiamo ordinate. iI\DICE DELLE MATERIE INTRODUZIONE «VìlEUl PJGINt Gazate dette aii ©LccadeiMÌa natta, totiiata 53—63 Oef ti gennaio /8iq. CAPO PRIMO. BELLE ANOLASI A CONO DIRETTORE IN GENERALE. I — I Si dà la genesi deWe Anulari in generale , e di qaelle a 63—65 Cono Direttore in parlicolare. E dicesi come qaeste possano essere di Quinla, di Sesia, e di Seltima Clas- se , e (juaado. E si fa la dislrìbozicae delie parti del- l' Opera. ARTICOLO 1. Espressione della Circonferenza Generatrice. I. 3 — 4 Assnnlo il vertice del Cono Direttore dell'Anolare, nella 66 — 67 origine delle coordinale, ed assunta la curva sua diret- trice, si determina il piano luogo di'lla reità della lìi- gata Delerminalriee che incontra in un cerio ponto il lato di esso cono, che passa per un iadividaalo pao- lo della sua curva direttrice. II. 3 — 9 Assnnlo un pnnto di coordinate a determinarsi , si trova 67 — 69 la distanza sua dal detto lato del cono direttore che passa per T individuato punto della sua carva direttri- / 262 Rossi TÌUUESl PAGINE ce, ed anche la saa distanza dalla detla retla della de- terminatrice che lo iocootra. III. IO — 12 Del piano tangente al cono direttore dell' anulare, lungo 70 — yS il detto suo lato che passa per l'individualo punto del- la sua curva direttrice. E delle condizioni perchè 1' as- "> sunto punto di coordinale a determinarsi sia il centro della Circonferenza Generatrice dell' Anulare , in- dividuata in modo da slare sur esso piano tangente. E delle equazioni determinatrici delie coordinate di esso medesimo punto. Teorema che se ne cava. IV. i3 — 16 Si risolvono le dette equazioni determinatrici delie delle yS — 8?. coordinale del cenlro della individuata circonferenza dell' anulare : e prima si abbassano di grado separan- dovi le incognite : ed iraporlanli conseguenze si cava- no da considerazioni sui segni delle quantità sue com- ponenti. E quindi si trova la Espressione Analitica del- la individuata circonferenza dell'Anulare. V. 17 — 20 Si contemplano le tre eqnazioni abbassate dì grado de- 82 — 86 lerminatrici delle coordinate del cenlro della circonfe- renza dell' anulare : in varia guisa si trasformano: ed nn importante Teorema se ne deduce. E la espressione della individuata circonferenza dell'anulare pur si tra- sforma, e per modo da ottenerla libera da derivale. ARTICOLO 2. Espressione di U7i punto della Caratteristica, I. 21—24. Potendosi avere 1' anulare , come l' inviluppo di una ri- 86 — 92 gala /nobile, la espressione di nn punto della sua Ca- ratleristica (\inea. di suo contatto coH'inviluppata) si de- termina : e prima essa caratteristica si definisce; e co- me s' individui e se ne trovi la espressione si dice. I'- 25 — 26 Si trovano certe altre equazioni , che danno le coordinale 92 — c).j di quel ponto della individuata circonferenza dell' anu- lare, il quale appartiene alla individuala caralterislica. E speditamente si risolvono. HI. 2y — 28 Gli elementi che entrano nella composizione dei valori ot- gi — 97 tenuti dalla precedente risoluzione si considerano ed sulle Superficie Anulari. 2 63 NUMERI PAGffft: interpetrano. E le formole che danno essi valori si tra- sFormano. Ed mi bel Teorema di geometria generale si eoDDcia e dimoslra. ABTICOLO 3. Espressione dì ima retta della Inviluppala Rigata all' anulare. I. 29 — 33 Polendosi avere 1' anulare come l' inviluppo di una riga- 97—100 la mobile, la Espressione Analitica di ana individuala retta di questa inviluppata si determina: e prima essa Inviluppata si definisce ; e come possa individuarsi e trovarsene la espressione si dice. n. — 34 Trasformazioni della determinala espressione: e resa libe- 100 — ra da derivate ARTICOLO 4. Espressione di una retta della Rigata a generatrice normale a quella della Inviluppala. I. 33—36 La Espressione Analitica di ana retta di qnesla rigata, eia- 100 — ^102 Senna retta della quale è normale ad una retta della inviluppata, si determina: e prima si definisce, e si dice come possa individuarsi e trovarsi la espressione di ana sna individuata retta. II. — 37 La espressione precedente si trasforma per modo da otte- loa-^ nerla libera da derivate. CAPO SECONDO. DELLE ANULARI SI QUINTA CLASSE. I, 3S^4o Vista la genesi deli' Anulare di Quinta Classe , si dime- io3 — 106 stra che la sua Rigata Determinairice è determinata, data che sia una curva soltanto, alla quale debbano le sue rette appoggiarsi: e determinasi la condizione, per cui la individuala retta della determinatrice non piti appartiene a quella di laì anulare qualunque a cono Tom.FI. 34. 264. Rossi NUMERI PAGINE direnare, ma invece alta detenninalrice di uri anula- re di quinta classe. II. 4-I— 44 Delt' ordinala del pUDlo comone al cono direttore dell' a- io6— Ho palare ed ad ona iadividuata retta della sna rigala de- terminalriee : delle fanziooi sae componenti, e del più piccolo nomerò delle arbiirapie di esse. E della curva di contatto del cono direttore eolia rigata delerminalrice. E come ottenersi le Espressioni appartenenti non più ad un anulare (/nalunque a Cono Direttore, ma in- vece ad una qualunque di quelle di Quinta Classe. ARTICOLO 1. Esppesswne dell'Anulare generale di Quinta Classe . I. 45— 5o Si trova la Espressione di ona individuala circonferenza ii i — ii6 dell' anulare generale di Quinta Classe ; ed esaminala la dipendenza reciproca delle componenti sue , ed e- spressa una tal dipendenza , si trova la Espressione dell' anulare generale di Quinta Classe. E la relazione che liga le funzioni sue componenti si esamina : ed nn bel Teorema si dimostrai e come tenersi conto di essa medesima relazione. II. ' — 5i Le annlari di Quinta Classe in Crw/)/)?, Genm, iS/je«'e, u6— ii8> e Varietà analiticamente si classiQcano : e che sieno le sotto varietà, e le famiglie di aa medesimo Stipite, e di aoa medesima Tribù, si dice ARTICOLO 2'- Espressione dèlia Caratteristica dell' anulare generale di Quinta Classe. I. 52—53 Tvovasi la Espressione di nn punto di nn'individnata Ca- iiS— 120' ratteristica di un'anulare di Quinta Classe : e la E- spressione della Caratteristica generale tutta intera se ne deduce. Ed importante Teorema se ne deriva. ri. 54 — 35 Di certe caratteristiche particolari dell'annlare di Quinta 120—121 Classe , tra quali è la linea di contatto dell' anulare colla sua rigata delerminalrice: espressioni loro: e TeO' remiche n'emergono.. sulle Superficie anulari. 2615 ARTICOLO 3. Espressione della Inviluppala Rigala all' anulare generale di Quinta Classe, «UUEBl PAGINE I. 56 Trovasi la Espressione di ona individuala retta della Invi- 122— 1 23 lappata rigala all' annlare di Quinta Classe ; e quindi quella di essa medesima Inviluppala tutta intera se ne deduce. II. 57 — aS Di certe inviluppale rigate particolari si discorre, e par- 123—125 licolarraenle di quella eh' è ad nn tempo Rigata De- terminalrice: e se ne danno le Espressioni analitiche e queste si paragonano ; e due belli Teoremi i& ne de- ducono. Vedesi da qoali linee 0 superficie provvenga il variar di Genere dell' annlare. Ed anche sì parla di certe superficie generali ; che mentre nella iotersezio- oe loro danno sempre la caralterislica dell' anulare, non la darebbero e si confonderebbero in nna sola e mede- sima, quando quella caralterislica particolare si voles- se di contatto dell'anulare colla soa rigala determina- trice. AimcoLO 4. Espressione della Rigala a Generatrice Normale a quella della Inviluppala all' anulare generale di Quinta Classe. I. i)Q— 60 Si trova la Espressione della rigata di che si tratta: e del- 136 — 127 le quantità sue componenti si discorre: e dimoslrasi che la Caralterislica generale dell' anulare generale di qoinla classe, inviluppo di rigale, sta su quattro saper- ficie diverse contemplale innanzi. II. 61—62 Di certe rigate particolari a generatrici normali ciascana 127-129 a ciascuna di quelle delle mviluppate: loro Espressioni analitiche, e proprietà. Teoremi (ì\ìq se ne cavano. E come per esse venga a conoscersi da quali linee o su- perficie derivi il variar di Specie 0 di Varietà dell' a- culare. IH. 63 In corrispondenza delle cose già dette sulle funzioni com- i3o — i3i 266 Bòssi nVilERI . PAGINE ponenti la Espressione analitica delle anolari di qaiata classe, si fa la loro classificazione geometrica in Grup- pt\Oeneri, Specie, e Farietà. E Teorema relativo. IV. 64—66 Si discorre della cerva /«090 dei centri dì tutte le cir- i3i— 133 conferenze generatrici dell'anulare generale di Quinta Classe: es&ne trova la sua analitica Espressione.E fal- le osservazioni solle fonzioni sae componenti , si dimo- stra , come e quando le anulari di Quinta Classe sono della Tribù a curva dei centri piana , e quando della Tribù a generatrice costante; e quando e come appartengono alla Tribit delle Canali del celebre Monge, ed ancheiall'altra delle Canali «(^ flw;>zi?s3a variabile che sono più generali di quelle del Monge. ARTICOLO S Dati i Determinanti deW Anulare Particolare di quinta classe , determinarne la equazione : e de- terminarne quelle della sua caratteristica, della sua inviluppata, e della rigata a generatrice nor- male' a quella della inviluppata. I. 67— S8 Dei rfefórffz?«anft'^eoOTi?ft7W dell'anulare di Quinta Clas- i34— 136 se. E come essendo dati esplicitamente, si determinino le icinqu« funzioni componenti le espressioni analitiche dell' anulare generale , della sna caratteristica , della sua inviluppata rigata, e della rigata agli elementi di essa normali. II. ()g_yi , Come 8Ì operi la determinazione delle funzioni medesime,' i36 — i4o quando i determinanti geometrici dell' anulare partico- lare sono imphcìtamente dali> IIL 72 Come determinate quelle funzioni restan determinate le e- i4.o— i4i quazioni delle dette cose, di cui esse funzioni compon- gono-le espressioni. E si dimostra come date viceversa esse funzioni, possano immediatamente conoscersi i de- - teNuioanti dell' anulare. sulle Superficie Anulari. 267 ABTICOLO 6. jlpplìcazione delle cose esposte nei paragrafi precedenti. BSEMPIO pRiao. liVUERi PACiye I. 73 — 74 Assunti per fifefermj«a«ft dell'analare parlicolare oa cono i4-2 — 14-4 rello a base circolare per cono direttore , la slessa ba- se del cono a curva direttrice di esso e della rigata de- termioalrice , ed a luogo dei centri ona retta che pas- sa pel vertice del cono ; si determinano le forme delle cinque fanzioni componenti le trovate Espressioni ana- litiche. E si dimostra essere qnest' anelare particolare a generatrice costante. II. 75 — 78 Si trova la equazione dell'anulare particolare di che si i44 — 148 Iratla : e si discute : e si dimostra essere qaest' anula- re generata dotata della proprietà medesima della sfe- ra, ma non essere veramente una sfera. Ili. — 79 Si determina la eqnazione della rigata determinatrice di i48 — i5o quest' anulare particolare : e dalla discussione sua e dalla precedente dedacesi la seguente importante Pro- , posizione. Le equazioni algebriche ordinarie posso- no essere insuDicienti alla rappresentazione delle su- perficie quali sono gpoinetric amente generate; e per- chè esattamente le rappresentino, è necessario tene- re in conto simultaneo le funzioni generatrici di esse equazioni. JV. 80 — Si Si determina la equazione della rigala a generatrici nor* (5» — 1S2 mali a quelle della inviluppala. E quindi si definisce il gruppo, il genere, la specie, la varietà , e la famiglia dell' anulare di che si tratta. ESEMPIO SECONDO. ■ I. — 82 Si pone volersi un' altra anulare particolare che dilleri- iSa^i 53 sca solo di varietà dalla precedente; ooll'avere la gene- ratrice di raggio variabile. E si determinano le (orme delle funzioni componenti la espressione sua. S3^8S ' Si determina la equazione di qnesl' anulare particolare. i53'— i5S 268 Rossi NUMERI PAGINE E dimostrasi essere /' anulare generata uua zona d'i- perboloide o di paraboloide : ed un curioso Teorema se ne deduce. E dimostrasi iaoltre esserne la curva dei centri una curva conica piana. HI. — 86 DeCnisconsi il grappo, il genere, la specie, la varietà , e iSS— la famiglia di qnest' anulare particolare. ESEMPIO TERZO. 87—88 Assunti a delerminaniì dell' anulare particolare un cono i58 — i6a retto direttore, una conoidale a direttrice parallela al- l' asse del cono per determinatnce, ed una retta pel vertice dello slesso cono a linea dei centri , si deter- minano le forme delle funzioni componenti. E la equa- zione della curva di genere si determina. Ed il grup- po , il genere , la specie , e la varietà dell' anulare si definiscono. ESEMPIO QUARTO. l. 89 — 90 Come vogliasi l'anulare si dice : e dimostrasi dovere a- 162—164 vere a determinanti un cono retto a base ellittica di- rettore, r ellisse base a direttrice cornane della deter- minatrice , ed una retta pel vertice del cono a linea dei centri. E delle cinque funzioni componenti le e- spressioni generali si determinano le forme. II. 91—94 Sì semplifica la espressione generale delle anulari. Se ne 164^166 determina la equazione, che si esamina. E della super- ficie piti vasta, della quale è parte l'anulare, si discorre. Ili. 05—96 Della rigata determi'natrice di quest'anulare particolare, 166—167 e delle varie falde di essa. IV. — 97 Si definiscono il groppo, il genere, la specie, e la varie- 16S— tà dell' anulare. ARTICOLO 7. Di alcune Tribù particolari di Anulari di Quinta Clas- se: e quindi delle anulari di Quinta Classe Sf eroi- diche in generale. 98—99 Della Tribù di anulari, a centri della eirconferenza gè- 1 68 — ( 69 sulle Superficie Anulari. 269 NVMEjtl PACItiS neratrice sul cono direttore, si discorre. E dimostra- si che sono zone di superficie più vasta. ^100 Si ragiona di quelle della medesima tribù, ma dello stipile ifig — 170 a centri della circonferenza generatrice sul vertice del cono direttore; e della famiglia di Sferoidiche del medesimo stipite. III. loi — io3 Trattasi di certe altre Famiglie di anulari Sferoidiche , 170 — 173 di stipite e tribù diverse dalle precedenti, ed anche di certe altre famiglie di anulari non sferoidiche ; e le quali tutte sono zone di superficie più vasta, ed han- no con essa certe proprietà comuni , ma altre che sole ad esse zone competono. IV. io4 — io5 Oimoslrasi esistere anulari deltafamiglia delle Sferoidi- 174—173 che nella Tribù a curva dei centri non sul cono di- rettore. E che due sorte diverse di anulari sferoidiche possano esistere , cioè od a centro della generatrice di posizione fìssa o ad esso medesimo centro di posizio- ne variabile: e di esse si rasioua. CAPO TERZO. DELLE ANDLABI DI SESTA. CLASSE. I. Lo6^i 1 1 Vista la ^en^M delle Anulari di Sesta Classe, si dimostra 176—182' rlie (ialo il cono direttore, la curva direttrice della de- lerminatrice di questa classo di anulari (che è svilup- pabile ) e la linea di suo contatto col cono direttore , non possono essere qualunque, ma dalla natura di esso medesimo cono dipendono. E la espressione di una tal dipendenza si trova. Ed un bellissimo Teorema si nota. E data la direttrice del cono direttore soltanto, trova- si la equazione della linea di contatto di esso medesi- mo cono , colla sviluppabile determinatrice. — U2 Risolvesi questo Problema. Data la linea direttrice del 182— 183 cono direttore , ed il lato di regresso della determina- trice, ed un punto di una di queste curve per ove vuoi- si che passa una retta della determinatrice , trovare il punto sdU' altra curva per ove passa essa medesima netta.. 270 Rossi KOUMU PAGrNg III. — n3 Condizione analitica per coi 1' anoiare sia non più qua- i83 — 184. lunque a cono direttore, ma. in vece di Sesta Classe. ABTICOLO 1. Espressione delV Anulare generale di Sesta Classe. I. 114 — 119 Determinata la espressione di nnaindividnatacirconreren- i85 — 19:1; za dell' annlare generale di Sesta Classe , e detto della dipendenza delle quantità ch'entrano nella composìeio- ne sna, la Espressione analitica la più generale delle anulari di Sesia Classe si trova. Ed un importante T^fo- rema si nota. E sulle arbitrarie componenti essa e- spressioDJ si ragiona. — 120 Le analari di sesta classe in Gruppi, Generi , Specie , 191 — 193 e Fartela si classificano. ARTICOLO 2. Espressione della Caratteristica delt Anulare generale di Sesta Classe. l. >^i2i Trovata la Espressione di no' individoato pnoto deliaca- 192 — 19? ratleristica generale dell'anulare di Sesta Classe, qaella di essa caratteristica tatla intera se ne deduce. Ed no bel Teorema ii noia. II. J22 — 123 Delle caratteristiche particolari si parla : e di qnella ch'è igS — 194. linea di contatto dell' anulare colla determiaatrice stì- loppabìle. E due Teoremi sì enuociauo. ARTICOLO 3. Espressione della Inviluppala Rigata all' anulare generale di Sesta Classe. I. —124. Trovasi la espressione analitica della inviluppala rigata igS — igt) generale all' anulare di sesta classe. n. ,123 — 126 Di certe inviluppate rigate particolari si ragiona : e più 197 — 200 sulle Superficie anulari. 271 SlilKRI PAGINE parlicolarmenle della snn delerminaln'ce sviluppabi- le : e dimoslrasi non mal essere qaesla di natura ar- bitraria^ ma solo (li arbitraria posizione ed intensità di curvatura. Ed un' importaale Teorema si noia. ARTICOLO 4. Espressione della Higala a Generatrici Normali , ciascuna a ciascuna di quelle della inviluppala al- l' anulare generale di Sesta Classe. I. — 127 Trovasi la Espressione della Rigala generale a generatrici 201 — 202 normali, ciascuna a ciascnna di quelle della inviluppala. II- 128 — i3o Trattasi di certe rigate particolari a Generatrici Normali 202 — 2o5 a ciascuna di quelle della inviluppata: e le espressio- ni generali loro si trovano, e si paragonano : ed i più importanti Teoremi s\ enunciano. III. — i3i Le anulari di Sesta Classe in Gruppi , Generi, Specie, 20D — 207 e Farielà si classificano ; e corrispondentemente alla già fallane classificazione analitica. IV. — 132 Come aversi la Espressione analitica della curva dei 207 — centri della circonferenza generatrice, dell'Anulare ge- nerale di Sesia Classe. ARTICOLO 'S. Dati i Determinanti dell' Anulare Particolare di Se- sta Classe, determinarne la equazione : e determi- narne quelle della sua caratteristica , della sua inviluppata , e della rigala a generatrici a quelle di questa normale. I. — 133 Dei Determinanti geometrici in generale, delle anolari 208 — dì Sesta Classe si parla: ed in che stia la determinazio- ne delle dette equazioni si dice. II. i34 — 136 Dimostrasi , come determinare le forme delle funzioni ar- 208—210 bitrarie , ed i valori delle costanti pur arbitrarie com- ponenti le Espressioni analitiche generali delle dette sa- Tom. FI. 35 272 Jìossi HVUERI PAGINE perGcie e linee, quando i determinanti geomelriei Bo- vo esplicitameDle dati. III. 137 — iSg Come delermiDarsi le medesime cose , qaando i determi- 211 — 2i3 nanti geometrici sono implicitamente dati. — i4o Dicesi, come determinale le dette fanzioni e costanti arbi- 2i3 — trarie.possano determinarsi le eqnazionì algebriche del- le medesime soperiìcie e linee suddette. ABTICOLO 6. Applicazione delle cose esposte negli Articoli precedenti. I. i4.i — 1^^ Assunti i terminanti sono esplicitamente dati. 111. —167 Come , quando sono impliciiameate dati. a^^- sulle Superficie anulari. 2 7 5 ARTICOLO 6. Applicazione delle cose esposte negli Articoli precedenti. ESEMPIO PRIMO. tìVÌISRI PÀGINE I. — 1G8 Assunti i determinanti geova^irm di od' anulare parlico- 245 — i\i lare, le forme delle funzioni componeoti le espressioni dell' anulare generale si determinano. II. iGg— lya La Espressione ed equazione dell'anulare particolare si de- 2-Ì7 — 248 terminano. Ed i fallori di esse si desumono; ed impor- tanti e curiosi consejjuenze se ne cavano. 111. — 173 Dimostrasi che l'anulare particolare di che si tratta e qual 249 — 231 è generata è parte di una certa sfera : e che i fattori di sopra involgono la genesi dell' anulare , e la trovata equazione semplificala non esprime che una proprie- tà che r anulare generala ha in comune colla detr ta sfera. Ed altre considerazioni si fanno. IV. 174 — 175 Delle caratteristiche dell'anulare di che si tratta: e della 25i— 25a siogolarilà della linea di suo conlatto colla sua rigata delerminatrice. V. 176 — 177 Della natura del cono delerminatore di questa rigata: e 252—253 delle equazioni della inviluppata, e della rigala a ge- ceralrici alle sue normali. ESEMPIO SECONDO. I. 17S — 179 Diversamente si assumono i determinanti di un'altra anu- 253 — 254 lare parlicolare: e per quesf altra anulare particolare, si determinano le forme delle funzioni componenti la espressione dell'anulare generale. II. iSo — iSi Delle forme particolari che prendono esse medesime fun- 255— 2j6 zioni, corrispondentemente a certi particolari valori dei parametri dell" anulare , ovvero a particolari varietà di eàse. CONCniCSIONE. — i8a Si dice in poco il fallo in questa Memoria; e perchè si so- 257^^2 jg no limitate a queste le falle ricerche. RAPPORTO ALL' ACCADEMIA DELLA MEMORIA DEL HOCIO V. ANTONIO RO»i- Specie ^.^ CoNYZA Pinax pag. 265. 6. Conyza major vulgaris. Baub. Matlb. Lobel. Tabernam. B4CCharis monspeliensium Gesner. Hort. ( excl. Lob. Adv. p. 24-5 ). Nelle classificazioni scientificbe adottate da tutt' i bo- tanici , la prima di queste quattro Baccharis è attribuita all' Àsarum europaeum ; la seconda al Carpesium cer- ìiuum ; la terza all' Inula odora , la quarta alla Conyza squarrosa. In quanto alla prima specie il sig. Fée rimprovera gli espositori di Teofrasto e di Dioscoride per aver con- fuso r Asaro colla Baccarà , e quindi fermasi a fare il coufronlo delle descrizioni delle due piante. Noi frattanto faremo avvertire ch'egli avrebbe ragione di chiamare gros-^ 3o2 Tenore solano errore il ritenere quella Baccarà identica all'Asaro, qnante volle realmente riferir si volesse 1' Asaro alla Bac- carà di Dioscoride ; ma qui non si tratta punto di questa specie di Baccarà , ma bensì di altra specie diversa : di talché se egli si avesse dato la pena di riscontrarne le al- tre specie avrebbe veduto che essendo quattro diverse piante quelle che presso gli antichi portavano il nome di Bac- charis (i), una di esse avrebbe potuto essere \Asarum eu- ropaeum senza essere punto la Baccarà di Dioscoride. Al- cune qualità comuni alle due piante han potuto far cre- dere agli antichi che anche la pianta di Dioscoride potesse ritenersi per l'Asaro. È cosa risaputa che nella totale de- ficienza delle norme scientifiche, più di ogni altro l'at- tenzione degli antichi botanici si aggirava intorno alle qualità delle piante , che a quei tempi formava quasi l' u- nico oggetto dello studio botanico. Dioscoride parlando della Baccarà avea detto che le sue radici somigliano a quelle del Veratro , ossia Elleboro nero , ed hanno un grato odore aromatico. Le radici dell'Asaro hanno le slesse pre- cise qualità , e perciò diveniva facile il confonderle insie- me. Chi si volesse spingere più oltre iu tale disamina leg- ger potrebbe il lungo cemento che appone il Mattioli alla Baccarà di Dioscoride. Tutto ciò eh' egli ne dice ne con- ferma la classificazione fattane ritenendola per l' Inula o- dora. Questa è l'erba che per l'aromatico odore delle sue radici era nota agi' italiani col nome d' Incensarla , ed è pianta della nostra Flora, Nel linguaggio popolare volen- tieri il nome dell' una avrà potuto passare all'altra pianta. Virgilio additando l' Asaro ai pastori sotto tal nome avrà Co INoa accade rammentare che Lia- genere della Syngenesia clie non contiene lieo lia trasportato questo nome su di un alcuna delle Baccarà degli antichi. DeW erba Baccarà degli antichi 3o3 poluto benissimo ignorare che Teofraslo e Dioscoride lo slesso nome imposto aveano ad una pianta diversa dall'A- saro. Anche Dell' odierno splendore della scienza delle piante e' imbattiamo ad ogni passo in nomi popolari identici im- posti a piante diverse ; come per l'opposito la stessa pianta spesso troviamo con vari nomi indicata in diversi paesi dello stesso Slato , ed anche della stessa provincia. In forza di queste considerazioni siam d" avviso che la Baccarà di Virgilio riferir debbasi all' Asarum europaeum , mentre quella di Dioscoride appartener debba aW'Tnula odora ; salvo a meglio definirne il color de' fiori , siccome sarà detto pili appresso. Intorno a tali ambiguità appositamente ragionando il nostro insigne Fabio Colonna , si avvisava poter produrre una sua congettura in forza della quale una terza Baccarà troviamo registrala nel Pinace che andrebbe riferita al Car- pesium cernuum. Illustra il Colonna questa pianta nella sua Ecphrasis (i. p. 25i) sotto il nome di Jster altera species anBac- charis? e molto opportunamente si duole egli della diver- genza delle opinioni che scorgeva regnare intorno alla Bac- carà K Nemo recentiorum est (egli dice) qui veram Bac- charim se invenisse non censeat , neminem quidem adirne veram habuisse certioris judicii esse credimus ». Pas- sando dipoi ad esaminare i caratteri della sua pianta e fermandosi specialmente , come di ragione , sulle qualità delle radici di essa , le trova corrispondere a quelle che Dioscoride assegna alla sua Baccarà. Il Carpesio , altra pianta della nostra Flora , ha radici perenni simili a quelle dell'Elleboro nero, e di grato odore aromatico, e perciò non a torlo il Colonna riconoscer vi poteva le più note- 3o4. Tenore voli qualità della delta Baccarà ; egli però , I' acutissimo Lincèo , non seppe dissimularsi la divergenza del testo di Dioscoride in quanto al colore de' fiori , i quali son gialli nel Carpesio , e non ex purpura albicantes come diconsi quelli della suespressa Baccarà : benvero molto accorta- mente ne avverte egli che tal colore non conviene ad al- cuna delle piante proposte per la Baccarà di Dioscoride , » quod et caeieris ab aliis descriptis plantis etiam vitto » est. j Noi, come il promettemmo testé, non mancheremo di rilornare su tal quistione del color de' fiori , frattanto diremo dell' ultima delle quattro Baccare del Pinace , cioè di quella del Mattioli e di Montpellier. A questa Baccarà, riferita alla Conyza sqiiarrosa, si appartiene benanco la Conyza major vulgaris del Bauhin e di altri. Essa perciò è ben diversa dall' altra Conyza major genuina di Teofrasto e dello stesso Dioscoride, che va riferita all' Inula viscosa. Or di quella prima Conyza major vulgaris , cioè della Conyza squarrosa., non si può leggere senza la maggiore sorpresa come alcuni antichi ab- biano potuto sostenere esser dessa la Baccarà di Dioscoride, e come copiandosi 1' un T altro ne abbiano sempre ripro- dotta la stessa figura meritamente condannata dal Colonna. Questa Conyza major vulgaris del Mattioli , non di Teo- frasto e Dioscoride , ha le radici fittonat^ ramose annuali o tutt' al più bienni, fatue affatto e scevre di qualunque me- nomo odore aromatico e soave ; che perciò , comunque i suoi fiorellini tuttoché gialli di sopra fossero alquanto tinti di rossigno al di sotto, giammai per tale più che lontana somiglianza col colore che Dioscoride assegna ai fiori della sua Baccarà , si direbbe esser dessa la Conyza squarrosa. Tra gli antichi, che lo haa pensato, più di tutti ne sembra De ir erba Baccarà degli ani le hi 3oì> iTicìncar di logica il Lobel ( adv. p. 24-3 ) , talché si sa- rebbe Icnlalo di chiedergli a qual' altra pianta avesse egli rivolto il pensiero quando la sua dottrina fa servire a de- scrivere la radice di lai sua pretesa Baccarà ; Badix^ egli dice , summo cespite sparsa , dijfusis Jibris caryophijlla- tae modo, cujiis odorem praestantissiimim halat, vel cin- namomi, e più appresso soggiunge chiamarsi perciò quelle radice da Ateneo riav^apis , e non già Bj'i'.j^jtpis propter exi- miam fragrantiae gratiam cinnamomcae radicis , ex qua cum mullis aliis iinguen conjiciebant. Fortunatamente la Cunyza squarrosa è pianta corau- iiissima che nasce finanche sulle mura e lungo le siepi de' nostri colli ; ognuno potrà perciò osservarne le radici , e convincersi del grosso svarione di Lobel , del Mattioli e di quanti altri avran potuto ritenerla per la Baccarà del Dio- scoride. Dietro tali considerazioni ricade opportunamente il no- stro discorso sulla Baccarà di Giambatista della Porta , la quale non sarebbe alcuna delle quattro Baccare in discor- so ; ma bensì futt' altra pianta da essa diversa, comunque affine all'ultima testé mentovata. Essa sarebbe, cioè, la Conyza major vera di Teofrasto e di Dioscoride, che va riferita sXV Inula viscosa. Questa pianta che partecipa no- tabilmente dell' odor balsamico aromatico ricercalo nella Baccarà avrà potuto fissar l' attenzione del nostro insigne fìsiografo per averla veduta crescere comunissiraa nelle cam- pagne che costeggiano il Gnrigliano e che si stendono fino al mare. Di vcrun altra delle piante di cui abbiamo im- preso a trattare avrebbe egli potuto dire quam copiosissime fridicare vidimus. La sola Inula viscosa cresce iu grande abbondanza in tutte le maremme del regno. Essa sola si Tom.VI. 4-0 3 OD Tenore spande in ampi cespugli perenni non solo , ma con cep- paje legnose da doversi ritenere per suffrutici, anziché per erbe. Osservandola alla sfuggila il Porta avrà potuto con- fonderla colla Baccarà di Dioscoride e con quella di Vir- gilio , intorno alle quali tante confuse idee si ventilavano a suoi tempi. Poche parole aggiungeremo intorno all' equivoco co- lore attribuito da Dioscoride ai fiori della sua Baccarà ; pel qual colore presumer potrebbesi sconvenire dall' Inula odora , cui vuoisi dai botanici attribuire. Nel testo greco Dioscoride dice aver la sua Baccarà ayfiri Is. £,«irop«jup* ùkoIìxìv.!/. , che gli espositori han tradotto in Jlores ex purpura albicantes. I fiori dell' Inula odora presi nel loro preciso senso sono di color giallo , e tali sono ancora quelli del Carpesio , della Conyza squarrosa , e dell" Inula viscosa ; il solo Asaro gli ha di color livido nerastro , senza la menoma traccia di bianco. Ninna di queste quattro piante sarebbe in tal caso la Baccarà di Dioscoride, come opportunamente lo avvertiva il Colonna. Non pare d' altronde che per fai difetto ricorrer si potesse alla digitalis jmrpurea , solo perchè si pretende che ai fiori di essa convenir potrebbe il colore che Dioscoride as- segna ai fiori della sua Baccarà. Noi frattanto non credia- mo estraneo alla quislione il fermarci brevemente a me- glio chiarire le parole del testo dianzi riferite: «y6ri 3; aa- i:of^y^:>. CTToXtuxx , cioè Jlores cx purpura albicantes. Noi osserveremo che qui non si tratta punto di due tinte distinte che spiccano, ciascuna isolatamente nello stes- so campo del fiore , il porporino cioè ed il bianco , come precisamente si scorge ne' fiori della digitalis purpurea ; ma bensì di due tinte stemprate insieme per comporre un Dell' erba Baccarà degli aniichi 807 color terzo che partecipa di entrambe ; ciò ne sembrano suonare le parole ex purpura albicantes che Dell'italiano ben potremo rendere per porporino pallido , porporino sìnorlo , porporino sbiancato , ed in parafrasi , che dal porporino volgono al bianco. Ai fiori della digitale pur- purea neppur convengono tali caratteristiche quando anche chiuder si volessero gli occhi al ripetuto difetto di tutte le qualità che Dioscoride assegna alla sua Baccarà. Noi senza prescindere assolutamente dalla incertezza in cui ne sono rimasi gli autori intorno al preciso colore de' fiori della Baccarà di Dioscoride , avvisiamo poterne produrre la seguente congettura. Ritenendo come cosa notissima che Dioscoride nel descrivere le virtù delle piante , poca attenzione abbia portala su quelle parti che ne sono prive : ritenendo in pari tempo che in nessun luogo siasi egli fermato a de- scrivere minutamente le complicate parti de' fiori della fa- miglia delle composilae , avvisiamo aver egli inteso par- lare non de' precisi fiorellini che formano i fiori composti dell' /rtw/a odora, ma bensì de' capolini che loro succedono, e che si compongono di minutissimi semi coronati di piu- moso pappo , che nel loro insieme raostransi tinti di color rossastro , che dal più forte presso l' attacco de' semi va ad impallidirsi in cima , ex purpura albicantes ! Tali in effetti noi li osserviamo nelle diverse specie di Inule , e singolarmente nell' Imda viscosa , che il della Porta con- fondeva perciò coir Inula odora e quindi colla Baccarà di Dioscoride : tali li scorgiamo benanco in diverse specie di Erigeron , di Gnaphalium, ed in altre simili composilae. Lasciando ai filologi il più accurato esame intorno al vero senso delle parole testé riferite, ci limitiamo a rani- 3oS Tenore nientare quanta sia la povertà e 1' iucerlezza de' lessici ài liitle le lingue nell' esprimere le svariale tinte de' naturali prodotti j che spesso facciamo servire di tipo e di confronto tra loro. Diciamo , per esempio , Haematoxylum ossia le- gno di sangue e cosi chiamiamo il legno Campeccio dal suo specioso grado di rosso , come dal color dell' oro ap- pelliamo i fiori del crisantemo^ e cosi per innumerevoli al- tri esempi. Crediamo perciò non dover essere troppo scru- polosi neir ammettere che gli antichi trovandosi nello stesso imbarazzo abbiano potuto alle volte poco esattamente de- finire il colore di alcuni fiori. Dietro tali considerazioni non esileremo a ritenere nel seguente modo diffinite le diverse Baccare degli antichi I. Baccarà di Dioscoride = Inula odora L. (i) (1) Di un'altra Baccarà di Dioscoride fa menzione il sig. Fraas nella sua Synopsis planiarum Florae classicae (Miinclien 1843) col disseppellire l'opinione del Rauwolf già rifiutata dai botanici non meno che dagli scrittori tutti che hanno illustrato le piante degli antichi. Viaggiando il Rauwolf nella Siria sul declinare del secolo decimosesto vi raccoglieva una specie di Gnaphalium pel quale per la sola caratteristica de' calici tinti di color rosso si avvisava poter riconoscere la Baccarà di Dioscoride (Rauwolf. Itin. pag.58o, tab. 283 — Laningen 1383) Poco più tardi Giovanni Bauhin (Hist. 3, p. 163) , e Dalecham (Hist. app. p- 33) si li- mitavano a registrare nelle loro compilazioni la Baccarà del Rauwolf, ritenendola diversa dalla Baccarà del Dioscoride. Niente di più preciso seppero dirne Barre- lieri , Pluknet , e lo stesso Linneo , che nel suo Specie) planiarum descrisse la pianta del Rauwolf col nome di Gnaphalium sanguineum. È da notarsi che sin d' allora sì poca fede prestavasi all' opinione del Rauwolf , che nella prima delle due centurie di piante descritte dal Pr. Jusleu , ed inserite nel tomo i." delle Amoenitates AcaJemicae dello stesso Liimeo , troviamo al num. 78 riferito il Gna- phalium sanguineum , col sinonimo di Baccharis Dioscoridia Rauwolfi , ed imme- diatamente appresso sotto il num. 79 un altra Baccharis Dioscoridis che lo stesso autore delle due centurie descrive come specie propria e vi riferisce il sinonima Conyza major altera pin. 263 del Bauhin. Ecco ciò che ora ne scrive il Fraas. Gnapìialiwn s.iNoviNEVài Lin. I DeW erba Baccarà degli antichi 3 09 2. Baccarà di Virgilio = Asarutn europacum L. 3. » di Colonna = Carpesium cernuum L. 4-. » di Mattioli = Conyza squarrosa L. 5. » di G.B. della Porta=Inula viscosa L. B«Kx»(!.! Dioscor. 3. 31. Plin. 21. 6. 19. Virgil. eclog. 4. 19, e 7. 2". Bac- charis Baccar. Segue la nota qui appresso che traduciamo dal tedesco. ■» Io noa conosco questa pianta ; la riporto qui per seguire l'autorità ; e per » Baccarà di Dioscoride riterrei piuttosto l' Echium rubrum se vi corrispondesse » l'aroma e la radice. — I fiori rossi, talvolta bianchi ed anche celesti, nonché » la ruvidezza delle foglie , ed il fusto dritto ci calzano assai bene. Frattanto » Dioscoride ritiene la sua pianta più prossima alla Lycopsis ! Dopo tante ambiguità , noi ci asterremo volentieri di farne altre parole , e rimanderemo coloro che ne avessero vaghezza a raccogliere dalle cose riferite in questa nostra scrittura le prove delle assurdità cui si andrebbe incontro, se si vo- lesse adottare X opinione del Rauwolf. Diremo soltanto che lo stesso Gnaphaliwn sanguineum è pianta tanto poco nota che il Decaiidolle non ne ha potuto fissare con certezza il genere, e si è astenuto dal sottoporla ad ogni critico esame. Noi abbiamo vtduto di sopra quanto leggermente ne abbia trattato lo stesso Pr. Fraas; che perciò poco ragionevole ne sembra l'avventato collocamento ch'egli ha fatto delle piante di Dioscoride Plinio e Virgilio sotto la sepolta Baccarà del Rauwolf. 3ii RAPPORTO ALL'ACCADEMIA DELLA MEMORIA DEL SOCIO CAV. MICnELE TENOBE INTORNO ALL'ERBA BACCARÀ DEGLI ANTICHI Tra i progressi meravigliosi , che le scienze fanuo ogni giorno, quelli spettanti all'Archeologia non sono mea degli altri importanti. Dappoiché ricercando il sapere ed i fatti degli antichi, nuove verità si scuoprono , e si sod- disfa al desiderio o necessità naturale dell' uomo di voler conoscere l'essere e la dottrina degli antenati per qualun- que rispetto. A questo studio sull'antichità appartengono ancora le ricerche dei holanici sulle piante nominate ed adoperate dagli antichi ; e l'interpretazione della natura di certi ve- getahili che più non esistono , e di cui gli avanzi e le impressioni si trovano nella terra. Rispetto alle piante di cui i libri antichi parlano , a quelle indicate da Virgilio si è rivolto il maggior numero dei dotti. La celebrità del poeta, l'aver egli fatto sulla coltivazione il miglior poema didascalico che mai fosse; e l'essersi nelle altre sue poesie servito dei fiori a ritrarre casi umani ed immagini pere- grine richiamano coulinuamenlc la loro attenzione. Il nostro illustre botanico Cav. Tenore versato in si fatto genere di sludi, nel pubblicare che fece molti anni sono alcune osservazioni sulla flora virgiliana, avendo toc- 3 1 2 Rapporto calo leggerrnenle della baccarà proposta dal sommo poela per allontanare il fascino , vi ritorna adesso con una lunga disseriazione, facendo vedere qnal fosse veramente la bac- carà di Virgilio , e gli errori in cui gli espositori sono caduti su tale proposilo. Nola in primo luogo non poter essere la digitale porporina, siccome alcuni hanno credulo, allegando due irrefragabili ragioni , la mancanza di qua- lunque odore sensibile in tal pianta, mentre la baccarà deve avere le radici aromatiche, ed il non essersi ancora trovata in ninna parte d'Italia. Combalte poi l'opinione di GioT. Battista della Porla, il quale pretendeva aver veduta la baccarà di Virgilio presso le sponde del Garigliano , assegnandole un fusto ramoso rossastro , foglie scabrose quasi lanuginose e la radice fornita di soave odore di cin- namomo. Da tutto ciò desume il Tenore doversi tal pianta riferire ?^\ Inula viscosa dei moderni botanici. Viene fi- nalmente a dimostrare che la baccarà del Lobelio è \ A- sarum eiiropaeiim dei moderni , quella del Dioscoride è V Inula odora ^ l'altra di Fabio Colonna il Carpesium cer- mmm , e come la baccaris monspeliensium del Gesnero - sia la Conyza squarrosa ; dichiarando diffusamente che ninna di queste tre ultime {Inula odora, Carpesium cer- nuuin, Conyza squarrosa) si debba riferire alla vera bac- carà virgiliana , quantunque la pianta di Dioscoride vi a- vesse maggiori rapporti, massime per la qualità aromatica della radice. Crede adunque il nostro chiarissimo botanico che la baccarà di Virgilio sia YAsarurn europaeum, secondo l'opinione di Lobelio seguitala dal maggior numero dei comenlalori sulle piante virgiliane. Le poche ragioni allegate a noi non sembrano ancora sufficienti per attenerci indubitalamente alla stessa opinione. Rapporto 3 1 3 Dappoiché considerando che la baccarà essendo in voga contro al fascino , naturalmente dovea essere pianta co- mune in Italia nota al popolo, ed il poeta invita i pastori arcadi a cingerne la fronte al fanciullo , non pare fosso questo appunto il caso dell'asaro, pianta montana piutto- sto rara, di luoghi ombrosi ed umidi. Plinio poi distingue la baccarà dall' asaro tanto pei caratteri esterni , quanto per le proprietà medicinali con tal precisione da non la- sciare il menomo dubbio sulla loro diversità. « Asaruni » herba , egli dice , folla habens similia hederae , rofun- » diora lamen et raolliora , florem purpureura , radiceni » gallici nardi, semeu acinosum, saporis calidi et vinosi a. I quali caratteri si riscontrano esattamente ncU' asaro dei moderni , tranne il colore dei fiori eh' è livido fosco con leggera sfumatura di porpora, non già affatto porporino. E rispetto alle proprietà medicinali da lui assegnale a tal pianta, esse sono precisamente quelle che i medici di o"ni tempo vi hanno riconosciute. E della baccarà pone : a Bac- T) car quoque radicis tantum odoratae est , a quibusdam » nardum rusticum appellatum. Unguenta ex ea radice 3) fieri solita Aristophanes priscae coraoediae poeta testis )) est. Odor est ei cinnamomo proximus. Gracili solo nec » humido provenit. Simillimum ei combretum appellatur, )) foliorum exilitale usque in fila attenuata , et procerius » quara baccar. Nec haec sunt tantum, sed eorum quoque » error corrigendus est , qui baccar rusticum nardum ap- j pellavere. Est enim alia herba sic cognominata , quam » Graeci Asaron vocant ». Si fattamente adunque il cele- bre naturalista antico era convinto della gran differenza tra le due piante che rimprovera coloro che anche a suoi tempi le confondevano. E dappoiché la sua baccarà rasso- miglia egli al combreto colle foglie filiformi , essa non Tom.VI. 4i 3 I i Rapporto può essere né anche l' Inula odora credula la baccarà di Dioscoride , non ostante il colore dei fiori in tal pianta fosse intieramente giallo non già porporino con sfumatura di bianco, siccome quella di Dioscoride. Se Plinio adunque conosceva veramente la baccarà , essa sulle sue parole deve avere la radice odorosa quasi di cinnamomo, le foglie strette , e nascere in terreno ma- gro leggiero ; non sarebbe per ciò nessuna delle tante a- vanti menzionate. Né sapremmo dire con certezza in quale pianta italiana comune questi tre caratteri si riscontrano. Solo nella valeriana officinale ci par di scorgere tutte e le molte proprietà medicinali assegnate da Plinio alla sua baccarà; ed inoltre le radici aromatiche, le foglie strette. Essa è comune pei monti , i luoghi bassi , ed anche nei boschi ; viene in terreno leggiero , fosse anche asciutto , ma ama in generale piuttosto quello alquanto umido. Per si fatte considerazioni la commissione non vede nell'asaro indubitatamente la baccarà di Virgilio. Ma scorge nelle ricerche fatte dal Tenore molto lavoro ed il solito suo accorgimento in somiglianti studi. Per aver egli escluse con molto giudizio tante piante riferite alla baccarà, la quistiouc è divenuta più semplice, e la via agevole a poter raggiun- gere appresso sicuramente lo scopo. Per queste ragioni , rite- nendo però ancora come semplice opinione, che la baccarà di Virgilio corrisponda all'asaro dei moderni ; la commissio- ne crede che il lavoro dell'illustre nostro espositore meriti sia noto ai dotti e pubblicato negli atti dell'Accademia. Na|)oli 28 marzo i852. Giovanni Gussone Guglielmo Gasparrini relatore. Avendo la Classe approvalo il parere de' Commissarii, l'Accademia nell'adot- tarne il giudizio ha deciso che la precedente relazione s' inserisse negli alli dopo la memoria del cav. Tenore. UN'ALTRA BACCARÀ! ALLA MEMORIA SULL'ERBA BACCARÀ DEGLI ANTICHI DEL SOCIO RESIDENTE ©av. illicljele VLenoxe letta all' Accademia nella tornata de' 25 luglio 1852 Ne lei ricevere il graditissimo dono del 3.» fascicolo del 6.0 volume dei nostri Atti , al seguito della mia me- moria testé citata, con piacevole sorpresa, io trovava in- serito il rapporto de' commissari incaricati dell' esame di essa. Allora mi era facile il raccoglierne che quei miei degnissimi colleghi da me dissentivano nella classificazione della Baccarà di Virgilio , che io , adottando l' opinione del maggior numero de' botanici che si sono applicati ad illustrare le piante virgiliane, riferiva all'Asaro. Eglino )( 316 )( però, non saprei dire per quale fortunata circostanza, in- vece d' istituirne il confronto colla Baccarà di Virgilio venivano a descrivere le particolarità che differir fanno l'Asaro dalla Baccarà di Plinio. Confessar deggio di essere stata quella l'occasione di farmi pensare alla Baccarà Pli- niana , cui nelle ricerche fatte scrivendo la cennata memo- ria non avea posto mente. Lo Sprengel che nella sua Historia rei herbariae non ha mancato d' illustrare , e classificare scientificamente le piante della Flora Pliniana, ne passa sotto silenzio la co- stui Baccarà (1). La mia sorpresa cresceva allorché nello stesso rapporto trovava consegnate le seguenti parole : « Se » Plinio adunque conosceva veramente la Baccarà, essa, » sulle sue parole , deve avere la radice odorosa quasi di » cinnamomo , le foglie strette , e nascere in terreno ma- » grò leggiero , non sarebbe perciò nessuna delle tante » avanti menzionate. » Dopo tale categorica manifestazione , si appalesava chiara la nessuna applicazione che avrebbe potuto farsi della dimostrata diversità tra l' Asaro e la Baccarà di Pli- nio , all' altra presunta diversità tra lo stesso Asaro e la Baccarà di Virgilio , che dagli stessi commissari veniva riconosciuta affatto diversa dalla Baccarà Pliniana. Or men- (1) Trovasi egli é vero citato Plinio al seguito di Dioscoride presso diversi autori che la costui Baccharis ritengono per io Gnaphalium sanguineum; ma op- portunamente il Billerbeck avverte esser questa pianta affatto inodora {nicht odo- ratissimum), laddove alla baccarà degli antichi si attribuiva una radice così soprac- carica di principi aromatici che veniva adoperata a preparare un olio odorosis- simo! (Flora classica pag. 215). )( 317 )( tre per tale ineluttabile argomento per nulla infermata ne rimaneva la ripetuta classificazione della Baccarà di Virgilio, mi allietava il pensiero di vederne crescere in pari tempo la serie delle Baccare degli antichi ; talché al seguito delle cinque specie che ne aveva io illustrate, una sesta veniva a prender posto, e questa n'era rappresentata dalla Bac- carà dell'insigne naturalista veronese. Applicandomi a profittare delle ricerche fattevi da' nostri chiarissimi colleghi , le altre seguenti parole ne leg- geva io nello stesso loro applauditissimo rapporto. « Né » sapremo dire con certezza in quale pianta italiana co- » mune questi tre caratteri si riscontrano ( radice odorosa » quasi di cinnamomo , foglie strette, nascere in terreno )> magro leggiero ). Solo nella Valeriana officinale ci par » di scorgere tutte e le molte proprietà medicinali asse- » gnate da Plinio alla sua Baccarà , ed inoltre le radici » aromatiche, e le foglie strette ». Rispettando sempre l' opinione emessa dai miei colle- ghi , dissimular non saprei le difficoltà che s' incontrano nel volerla adottare. Senza parlare dell'odor proprio delle radici della valeriana officinale , certamente tutt' altro che l' odor gratissimo della cannella , di maggior peso trove- remo la discrepanza manifesta ne' caratteri della pianta. Noi la leggeremo compendiata nelle altre seguenti parole del testo Pliniano riferite (alla Baccarà) nel rapporto « Si- « minimum ei Combretum appellatur , foliorum exilitate » usque in fila attenuata et procerius guani Baccarà ». Il combreto di Plinio , compreso dagli antichi |tra le specie di giunco , dallo Sprengel vien riferito alla Lusula ma- xima ; comunque pe' fiori non solitari, ma raccolti in ca- )( 318 )( polini ovati , giusta la figura del Tabernamontano (l) ci- tata dal Bauhin (2) sotto il cennato combreto di Plinio , meglio andasse riferito alla Luzula strida. In ambedue i casi trattasi sempre di piante con pic- cole foglie lineari intatte acute , mentre nella Valeriana officinale le foglie sono composte pinnate^ o pinnatisectae come le dicono i moderni , con molte coppie di foglioline o lacinie bislunghe e dentate; dippiù Plinio aggiunge al paragone la qualità dell'altezza del suo Combretum dicen- dolo procerius , cioè più alto di esso nella sua Baccarà. La Valeriana officinale è alta quattro a sei piedi , ed il Combreto dovrebbe essere alto anche dippiù. Frattanto la Luzula strida si alza appena 6 a 10 pollici e la stessa Luzula maxima non aggiunge i 18 pollici. Come mai Plinio avrebbe potuto chiamare simillimae due piante tanto tra loro diverse! Fortunatamente , senza uscire dallo stesso genere Va- leriana , facendo tesoro delle ricerche additatene dagl' illu- stri soci , altra specie potremo proporne che soddisfa a tutte le condizioni richieste dalla Baccarà di Plinio : e que- sta si è la Valeriana saliunca , specie affine alla Vale- riana celtica , che già alla Baccarà di Plinio veniva da qualche antico scrittore riferita. Erano queste piante rite- nute quali specie di nardi, e perciò piante eminentemente aromatiche e medicinali. Sotto la quarta specie di essi (1) Gramen lucidum ; Icones planlaruni etc. Francoforti ad Moenum 1590 fig. 206. (2) Gramen hirsutuni capite globoso. Combretum Plinii Ang. Nerba Luziola vulgo Caes. Gramen lucidum Tab. Gasp-Bauhini Pinax Theatri botanici. Basìleae 1671 pag. 7. )( 319 )( Nardi, noi la troviamo nello stesso Pinace del Bauhin , registrata con i seguenti titoli: Nardus ex Apulia. Saliunca NeapolUana ; Dale- chanjp. Historia universalis plantarum. tom. 1. p. 982. Phu minus apulum. Nardus ex Apulia Tabern. fìg. 870. Questa graziosa piantina nasce negli appennini di tutta Italia , e particolarmente nel nostro Regno : al Vettore , al Gargano, alla Majella, al Monte Corno; ne' quali luoghi r Orsini , il Mauri , il Cav. Gussone ed io ne abbiamo fatta copiosa raccolta. Le radici della Valeriana saliunca han- no grato odore aromatico , le sue foglie sono strette lan- ciolate aguzze , e tutta la pianta non si alza più di 4 pollici. Se vorremo darci la pena di paragonare tra loro le citate antiche figure e le descrizioni del Combreto e della Saliunca , ci troveremo la precisa somiglianza av- vertita da Plinio , e dippiù trovandola registrata tra i Nardi faremo plauso a quel principe de' naturalisti perchè, a mal- grado di tanta somiglianza , condannava coloro che a- vrebbero voluto confondere la sua Baccarà con i nardi anzidetti : Eorum quoque errar corrigendus est , qui Bac- car rusticum narduni appellavere. Sono parole del testo inserite benanco nel surriferito rapporto. Questa specie di Valeriana , comunque tanto celebrata dagli antichi , ne rimaneva trasandata nelle scientifiche botaniche classificazioni^ senza escluderne quella dello stesso Species plantarum del Linneo. L' Allioni la descriveva nel 1785 nella sua Flora pedemontana (1) colla nota = Fortissimus odor quem Valeriana saliunca undequaque (1) tom. I, p. 3. n. 9. lab. 70 Qg. 1. )( 320 )( diffundit , maximas omnino vires spondei. Eccovi le molte proprietà assegnate da Plinio alla sua Baccarà (1). Il Vahl , botanico danese la pubblicava nella sua Enume- ratio plantarum f'1805) (2) , e successivamente ha figu- rato nelle relazioni de' miei viaggi in Abruzzo (3), e nella stessa Flora Napolitana (4). Così illustrata , la Baccarà di Plinio , come il dissi testé , verrà degnamente a prender posto tra le diverse Baccare degli antichi , e sarà la sesta di quelle che mi è sembrato poterne classificare. VI. Baccarà di Plinio. Valeriana Saliunca Vahl, e FI. nap. 1. e. Non tralascerò di ripetere in questa occasione ciò che dissi in quella mia memoria intorno al criterio che sem- bra aver guidato gli antichi nelle ricerche della Baccarà : Aver eglino considerato in primo luogo le qualità attri- buite alla radice della Baccarà ; come il vedemmo nelle Baccare di Dioscoride e di Virgilio , così lo troviamo confermato in questa di Plinio. Così in questa come nelle altre analoghe investigazioni , fermandosi leggermente sui caratteri scientifici delle piante , con maggiore studio ne an- davano essi raccogliendo gli usi empirici. La Baccarà essendo decantata pel forte aromatico odore delle sue ra- (1) Rapporto cit. (2) 2. p. 5. (3) p. 42. (4) 3. p. 31. )( 321 )( dici , onde per gli usi medicinali non solo , ma anche per farne unguenti da istrioni veniva adoperata , egli è in questo solo carattere che le predicate Baccare di Virgilio , di Dioscoride e di Plinio, e per esse le piante che pro- poniamo sorrogarvi 1' asaro , l' inula odora e la valeriana saliunca troviamo convenire perfettamente. a',mm'iSfeSj'.-»A»*i.*j! ^' DEL PRESENTE FASCICOLO Storia della Tentredine, produttrice delle galle delle foglie del salcio, di Acbille Costa, pag. 281 Con una tavola in rame. Dell' erba Baccarà degli antichi , del Cav. Mi- chele Tenore 9 297 Prezzo del presente fascicolo ev 0, 4o ì^ i '^m DELL'AGGADENIA PONT ANI AN A «laMWMaXMdCtCCWWWii FASCICOLO IV DEL VOLUME VI \ìkf a? ii¥?Lr§0 L'accademia Pontauiana pubblica i suoi alti in fascicoli, alljiiclic possano soltecituincnlu conoscersi iu inetuurie a iiiisuni che sono ap- provate. Ogni fascicolo si [lubblica subito che si lia sulfitMcnle miitcriale e senza astringersi uil alcun detenuinalo periuiL) >> numero y »r f e quindi sostituendo nella (3) verrà pel cercalo integrale ^11 )/ «y 'a^-dai (4). Questo integrale si riduce ad una funzione delle sole va- riabili X, y, come r integrazione rispetto ad « si sarà ese- guita fra i limiti 43=®', a==s)", ed è un integrale completo poiché contiene anche dopo questa integrazione una fun- zione arbitraria 0 delia sola t/ 0 di g eà X. Poniamo per brevità e sostituendo nella (4) , e cacciando fuori del segno / il fattore indipendente da a-, verrà Supponendo, come accade per l'ordinario, che la \ari'.- bile X debba essere un numero intero >o , si ha per le note regole di differenziazione 3 28 del Grosso e però sostituendo nella precedente equazione Terrà Ma si sa che si può sempre soddisfare alla equazione e che in questo caso si ha (*) d" ffw) d" .J u,i f{as,u)dai /"'' d" .f{a>,u) du" dw /ni du!^ In conseguenza sarà supponendo che Y ed J' siano funzioni determinate per r equazioni (5), e che ■i{Y') sia il valore dell' integrale de- finito /." I e'^^ F{a>)da>. J 0,1 Quando C non è zero, ma sibhene una data funzione di y, se seguiteremo a supporre che tali pur siano A, B^ la (i) riducesi a «.+,=^^Sx + Sr-|^+C> (7), ed il valore di z^, che soddisfa a questa equazione , può farsi dipendere da quello, che soddisfa alla (2), nel modo seguente. Supponiamo z. = z\ + Mj , (*) V. Coarnof, traile élém. de la Ibéor. des fanclions elctom.II chap.XI. Sul modo di ridurre gV integrali , ec. 829 e sia M-f una incognita funzione della variabile y : è chiaro che sarà Sostiluendo nella (7) , avremo z'.^,+M, = A, [z'. + M, )^B, {^-^^ + ^^+C,. A cagione di My funzione indeferrainata diy, questa equa- zione si può scindere nelle altre due Ora ponendo mente all' equazioni (15) , sarà facile persua- dersi che r integrale della prima di quest' equazione si è Jl/j =— É^-^(e ^-^ Cj d¥', supponendo =0 la costante arbitraria, come qui dobbiamo fare , poiché ci bisogna un valore particolare di M^. ; ed il Yalore di zi è quello sfesso che dà per ;s^ la equazione (6). In conseguenza l' integrale completo della (7) sarà Applichiamo questo procedimento di calcolo a qualche caso particolare. Supponiamo primieramente die y^, B, C siano quantità coslaiili , e sarà /■■'-•\ {dl'Y = B-' dy^ . 33 0 del Grosso Sostituendo questi valori nella (8) si avrà dy Quando C= o, si olliene Zx^ D^ e -, , dy integrale identico a quello ottenuto dal Paoli per mezzo di considerazioni tutte diverse (*). Sia di bel nuovo C=o, ed yi, B funzioni della sola x senza y , si che la (i) diventi ..+. = ^... + ^.^ (9). Rappresentando con €1 una incognita funzione di x ed a, si ponga esser l'integrale della proposta equazione Sj: = 1 Cìx e'T dai ; e risultando in questa ipotesi Sx+. =1 i^j-+i e'T dee , -— - =r \ Cìx cce'^y dv , ^o,/ dy )^i sostituendosi nella (9) si avrà evidentemente 0= r'f'T dx |a.+. — {j.. + J ri 2/H («a)- Ponendo x-f i in luogo di x in questa equazione , verrà Tom. FI. M 332 del Grosso e differenziandola rispetto ad y — =—x+x{x+i)i/ y-+ . . . Di qui risulta evidentemente i dz. ... (:r+i)(a;+2) , - ^ -dy ='-(-+0y+ r- =^.+. ; ■ onde l'equazione a differenze miste, che bisogna integrare per ottener la somma della serie (12), sarà I t/Zx X dy Paragonando questa equazione con la (9) si ha y^x =: o , Bm = ; e quindi c^ = 0 , S,''-'JIJx^''=:i n--(5,)= n*) rappresentando con r la funzione Euleriana di seconda spe- cie. Jn conseguenza sostituendo nella (11) si avrà r^x) dy'' risultando ?=o. Per fare un' altra applicazione delle formole prece- denti suppongo che si abbia a risolvere il seguente proble- ma. Un solido {S) è iagliato da una serie di piani paral- leli ed equidistanti. Nella comune intersezione (C) di uno di quesli piani colla superficie del proposto solido si pren- da a piacimento un puuto (J/) , e per esso si meni la nor- male (/V) a (C) , e si faccia passare un piano iP) per- pendicolare a quello della curva suddetla. Sia {€,') la co- mune sezione di (f) colla superficie di i^S) , e {li) la corda Sui modo di' ridurre gV inlegrali , ec. 333 clie sottende 1' arco di (C) compreso fra il piano di (C) ed il piano parallelo seguente. Or si suppone cha la nor- male (/V) e la corda {K) fanno angoli eguali coli i comune intersezione de' piani delle curve (C) e (C'), e si domanda l'equazione della superfìcie, da cui è terminato il solido (.S'). Siano due piani rispettivamente paralleli a quelli delle curve (C) , {€') i piani delle coordinale rettangole (,y,s), (ar, z) : è chiaro che la comune intersezione di questi due piani coordinati, ovvero lasse delle s, riuscirà parallela alla comune sezione de' piani delle curve (C) , {€') , ed il problema proposto si riduce a trovare 1' equazione della superficie del solido , supponendo che (iV) e {K) facciano angoli eguali coli' asse delle s. Posto ciò, se la distanza de' dae piani paralleli consecutivi, che tagliano il solido, si pone =1 , la cotangente dell'angolo che (A^) fa coU'asse delle z è evidentemente-^—^ — ^=3^^, — s^. La cotangente dell' angolo che (/V) fa col medesimo asse è — "^ 5 onàe per le condizioni del problema proposto sarà 1' equazione a differenze miste della superficie di {S). Pa- ragonando questa equazione colla (9) si trova J, = ì ^ B^=—i , e per conseguenza z. = \ (i — oùY e""yF(<»)rf'a). Sviluppando in serie (i — od)' , si ottiene .. = Ce^rFH d.-x C"^F{c.)d.+ ^^ilHi i^" ^ F^.)d. 7» %• dy ^ ' ' 1.2 J.i dy- 534- del Grosso e più semplicemente ancora *" Y\y; ^^ ''* 1.2 di/' supponendo secondo il solilo Risulta quindi dalla trovala espressione di z, che il pro- blema proposto è indeterminato , quando non è data la forma della curva (C). Se per un caso particolare si suppone essere s. = Jy- + % + C r equazione della curva (C) nel caso di x=o , la espres- sione di z, cangia in Da questa equazione si deduce (hj ■' dy- dy^ onde per un qualunque valore di x avremo z=A[y-xy-\-B{y—x)—Ax-\-C ; e questa sarà 1' equazione in termini finiti della superficie, da cui è terminato il solido {S). Se G non è zero , ma invece è funzione della sola x^ come sono A, B ^ \q.{\)^ che in questa ipotesi diventa dy s'integrerà nel modo seguente. Poslo i. = 5'. -f- A'x , Sul modo di ridurre gV integrali , ec. 335 rappresentando TV, una funzione incognita della sola va- riabile X , sarà Sostituendo nella proposta equazione avremo c quindi a cagione di JS^ funzione indeterminala Ora r integrale della prima di quest' equazioni si è, come ognuno sa , ''-''' -^^'^^ WiZ^^ rappresentando 2 il segno d'integrazione relativo alle dif- ferenze finite ; e l' integrale dell' altro è dato dalla equa- zione (li). Laonde quando ,A, B, C sono date funzioni della sola variabile x , il completo integrale della (i) sarà t. =. n.x-(^, ):s ^f^^^ ^ +n.^-(g. )s,^-AuoÈrAip (,5). Poniamo per es. che sia data ad integrare l'equazione e sarà Cx a;5 x' X nTT^ ~ T ~ T "'" T • In conseguenza l'integrale della prima delle (i 4) sarà 5 z s 336 del Crosto o più semplicemente x(x—i)(ix—i) Per ciò che riguarda l'integrale dell'altra osserveremo che essendo ^= i , B=x , sarà nf-'(Bi)S,'—M^i')cù'-'={a>+i){2x+i)(dóo-\-i) .... ((x— i)4)+i) Ma sappiamo , che essendo in generale ic-H ^7— dlB= — ^1 c-?-\- —\c-$ 131 dl3 , se questa integrazione si esegue fra i limiti (S=o, /3= oc, a cagione di /s' c~^=q , si ha /•oo , /•co I e-P /37-' fl!'/3= — \ c-P |3? r//3 o più semplicemente e quindi r(7)=-r(5r+i). ^(y+2)=^^^^y+3) r(?+A-,)=-^^^-^r(?+A). In conseguenza sarà r(7+A)=7(?+t)(?+2) • • • . (7+*-')r(y). Sul modo di ridurre gV integrali , ec. SSy Ponendo q=- , fi=x , questa equazione si cangia in ■li+'hi[^+-]lv+"] {i^'-'VVi\ e quindi dividendo per 1 f ( - ) verrà Finalmente moltiplicando questa equazione per a'^"', sarà II/- {B, ) S-- MJO X"- = \ — - — ^ , 'I-I e però l'integrale completo della proposta sarà ^•^ /., n e più semplicemente ancora x(x — i)(2ar — i) , ( [a? J d' . e-J 2.3 3 ,'-''' ' '^''^ Cerchiamo da ultimo il metodo da seguire m'Ha inte- grazione della (i), quando i coefficienti J, B, C sono fun- zioni di entrambe le variabili x,y. A tal fine rappresen- tino u^, v^ due funzioni arbitrarie di cotcslc variabili, e posto Zx = Vx Vx , sarà evidentemente dzx (fvx , r/rr ..+.=.,+. r.+., —=vx-^+Vx—. 338 del Grosso QuesU valori sostituiti nella (j) danno . „ r dt>x , dvx 1 «/i.+, r^+, S= AUx Vj: -^BXVf —r- -\-U^ -— \J^C (i 6) ; onde a cagione delle funzioni arbitrarie m^, y^, , potrà que^ sta equazione scindersi nelle altre due 0:=AUì: 4- B — — 1 La prima di quest' equazioni essendo equazione a differeii-? ziali parziali , avrà per integrai completo »/, « F{x)e '' ^ Se non che bastando conoscere un valore particolare di b^, per avere con tutta la generalità quello di z, , poiché il valore di v^ deve contenere necessariamente una funzione arbitraria , noi scriveremo più semplicemente e quindi sarà t/,j., = e Sostilticnc^o questi valori nella seconda dell' equazioni (17) troveremo JV+, =I?/''^ . ^ + C/^+' (18) , c/y ' ponetulo per bre\ilà aF,4..=F^^. — Y ,. Questa equazione darà r^, e cosi il problema sarà completamente risoluto. L'equazione ^18) non ancora si è potuta integrare joella sua generalità. Vi sono non per tanto alcuni casi , Sui modo di ridurre gì' integrali , ec. 3Sg nei quali se ne può ollenere l' integrale ia termini finiti, e sarà utile occuparcene in questo luogo. Sia primieramente Be e=i , e la (i8) diventerà dvx . „ r,j., Poniamo adesso dr ' e risultando in questa ipotesi _ d-+' fì,+. dv^ __ d'+' n^ rfy'+' * dy dy'+' avremo d'+-n.+,_d'+-iì. r^, . dy^+' " dy'-^' ^ ovvero , posto sarà pili semplicemente d-+^^x^. „ r,, , Integrando questa equazione rispetto alla differenziale dy , si avrà i2kx n, = 5 Ce ^ dy^ ; ed in seguito integrando rispetto alla differenza finita, verrà ove si aggiugne la funzioae arbitraria F{y) , perchè 1" in- Tom. FI. 45 54-0 de! Grosso tegrale finito si prende rispetto ad x nella ipotesi di ^'co- stante. Di qui poi risulta dy^ dy: dy^ ed il cercalo valore di z^ sarà dy^ dy: La supposizione di ^e'^^=i importa che tra i coeffi- cienti /4 , B della proposta equazione (i) esista una certa relazione. Per porla in evidenza , risolveremo logaritmica- mente l'equazione Bb'^^''=iy e verrà AF. + logB=o ; e poscia ponendo in luogo di àY^ il suo valore , sarà Finalmente differenziando rispetto ad ^ , e liberando dai fratti r equazione risultante , avremo ^x+. 5. _ J. B.+ , + B. + . —^' =0. (20) Dunque tutte le volte che i coefficienti /4, B della proposta equazione (i) soddisfanno alla (20) , l' integrale di quella e- quazione sarà dato dalla (19). Supponiamo per un caso particolare che voglia som- marsi la serie infinita Pojieudo x-Y I in luogo di x in questa serie , verrà Sul modo di ridurre gV integrali , ec. 54i e conseguentemente Ma differenziando la proposta serie rispetto ad g si ottiene 'dif~^+'i "^ (a;+2)= + (a;+3)~ "^ ' onde verrà Essendo adunque il secondo membro di questa equazione identico con quello della (22), sarà e quindi bisognerà integrare l' equazione a differenze miste per ottenere la somma della serie (21). Paragonando questa equazione colla ( i ) troveremo A^ = \^ B^ = i^ C=— e^' ; e però risultando ^^+, s= 1 , in •5^+, =1 , -^=0 , sarà soddisfatta l'equazione di condi- zione (20). Inoltre essendo sarà evidentemente Ce» =— ej(^+') , e l'equazione (19) diventerà 3<Ì2 del Grosso Ora si ha per le note regole di Calcolo Integrale ) y (a;+i)'+. ' onde risullerà 2, ('+■ e('+0jfl'3,^+'=:Sx Non potendosi ott^ere in termini finiti il valore di questo integrale , sarà la funzione cercata (n?» F(y\ ' oT' . S. fx+ !)-('+ 0<.(x+0 yj •Il = e-1 , — ; — ; i . f dy- d^f- ì Ritornando alla equazione ( i8) supponiamo in secondo luogo che sia Ce^^+' =.M = co3lanle. Posto v^=v\\M , avremo Sostituendo nella (i8) troveremo , dy ©Yveramenle dy i;'x+> = Ax ponendo per maggiore semplicità Ki=Be'"^'^ . Poniamo suc- cessivamente in questa equazione X:=0 , 1,2,3 e verrà Sul modo di ridurre gV integrali , ec. 343 Se dunque faremo si avrà evidentenienfe e finalmente dy ' ' df onde il cercato valore di v, sarà dy"-' Che se iS", risulta funzione di una sola delle variabili x,y, il valore di v\ si potrà più semplicemenle ottenere per mezzo degl' integrali definiti , come si è fatto valere pre- cedetileraente. Anzi quando K^ è funzione della sola x , risultando dK, il valore di v^ sarà V. = JfJ + K,K,K^ .... j_, tUlià A fine di applicare questa teorica ad un caso parti- colare , supponiamo che debbasi integrare 1' equazione Essendo in questa ipolesi ^=± , B=y , C^2e^ , sarà Sii ^^^ Grosso y ' y }B " Jf y e conseguentemente ^=Ce '"^' = 26 •*■ e '' =2 ; K'^ =: Be '^ =ye ^ ; e però il valore di v'^ dipenderà dalla integrazione dell'e- quazione Paragonando questa equazione con la (2) si ha ^y = 0 , By=ye y , e quindi sarà onde sostituendo questi valori nella (6) troveremo „ --A^ 4Ffr 4^'fl' '" Trovato questo valore di v\ , si avrà quello di v^ dalla equazione 4r?M' Sul modo dì ridurre gV integrali , ec. 345 Ma abbiamo dello dover essere z^ =s «^ r^ , ed in questa ipotesi risulta In conseguenza sarà §. II.° Equazioni a differenza miste lineari del prini' ordine , e fra tre o più variabili indipendenti. L' equazioni a differenze miste lineari del prim' ordine fra tre variabili indipendenti x^y^u non possono ridursi che ad una delle seguenti forme -+■ = ^^ + ^1 + ^1+^ rappresentando «^, 5, (7, 25 dale funzioni delle tre varia- bili suddette. Supponiamo primieramente che voglia inte- grarsi la prima di quest'equazioni, ed in essa sia Z)=o, ed Ay B, C funzioni di y, u senza a;, per modo che ab- biasi 34-6 del Grosso Se si suppone che l' integrale di questa equazione sia /■a," 2= I Cìtxi^ da> (3) , e che n rappresenti una incognita funzione di y , « , s> ^ sarà e-'' ^ , —A)dy=' =0 j (5). Bdu — Cdy e rappresentando per W-T, F gl'integrali di queste due equazioni , si ha //'=7'+!og.if(<7, 05) , poiché quest' integrali si prendono supponendo « costante. Sul modo di ridurre ffP integrali, ec. 347 Io conseguenza sarà Sostituendo questo valore di a nella equazione (3), si avrà pel cercato valore di z z=C'y(U,a>)e^) , e la (6) diventerà z = e-'' r| f(u—r" ,0^)6"^ a)' da>. Se si suppone che la variabile x debba essere un numero intero >o , sarà , come dianzi abbiamo osservato — — • = e"^ (55' : dV' onde sostituendo nel trovato integrale verrà ed anche più semplicemente C"" ^ d.' y aF(u—Y", «ìe^f . da» aase-J' e. i — __ i di'' Tom. FI. 46 54-8 dei Grosso purché però nell' eseguire le differenziazioni rispetto ad Y' si consideri u — Y" come costante. Adunque essendo C F{u--Y",a>)e-''da:=.i,[u~-Y",Y'), sarà il cercato valore di z definito per 1' equazione purché neir eseguire le differenziazioni sì riguardi u — Y" come quantità costante. Quando ^, B, C sono quantità costanti , si ha evi- dentemente Y=:±l, Y'=l^, F"=-^. JP=i?Wy. Ponendo questi valori nella (7) verrà ~ ^ fi. «'^ • MB"-C!/, y) a=e o' , dy' cfVvertendo sempre che le differenziazioni si debbono ese- guire supponendo Bu — Cy come quantità costante. A que- sto medesimo risultamento é pervenuto il Paoli per mezzo di considerazioni tutte diverse dalle nostre, come può ve- dersi nel citalo suo Opuscolo (*). Con un ragionamento tutto simile al precedente tro- veremo che r integrale completo dell' equazione del prim' ordine ■^dz . „dz , „dz , ,„. ..^.=^.+iJ-+^_-|-P--f (8) tra un numero qualunque di variabili .r, y, «, y, si avrà per la equazione (*) V. il ^. 25. Sul modo dì ridurre gF integrali , ec. 84.9 s= i"' F{V, r, .... a>)e a,* d (9) purché A^ B^ Cy D .... siano funzioni di ^/j «j f, .... sen- za a: , e se , posto si suppone che IF" — 7" , U ., F , . . , . siano gì' integrali dell' equazioni differenziali simultanee BdlF—{a>—jl )dy=o Bdu — Cdy =0 Bdv — Dftj =0 Quindi se per una particolare ipolesi supponiamo che A , B ^ C, Z) , . . . . siano funzioni della sola y, sarà rt".-?.f"—r", »—)■'" F') dì" ciò che diventa la (g) , purché le differenziazioni si ese- guiscano supponendo coslanti u — Y'\ v^Y'", Che se invece supponiamo che ^, B, C, D, sono quantità costanti , verrà ^r ~ X _ d' . ^(nrt—Ct/, Bv—Dy, ... ,y) Zsae D" . , . dy- Cerchiamo adesso l' integrale della (2), supponendo che /^, B, C siano funzioni della sola variabile x. Poniamo a tal fine /■dii' a = I fi, eC"+SrV da: , e sia la quantità ^ una coslanle arbitraria , ed si una funzione arbitraria di co ed x. Ponendo x-\-\ in luogo di X in questa equazione , avremo 3^0 del Grosso /ul e differenziando la medesima equazione successivamente ri- spetto ad a" ed y , verrà — = C" oailx eC-'+i»)')" «r® Sostituendo lutti quesli valori nella (2) dopo di averla ri- dotta a zero , troveremo 0= C eCHA-)- dx fn,+, — a:r {A-\-x{B^JrC))\ . A questa equazione si soddisfa ponendo U^+. — ti. (^+a3(£/3+C))=o , onde la soluzione di questo problema rientra in quella di un problema già proposto nel §. precedente. Lo stesso vale per r equazione (3) quando ^, ^, C, Z), . . . . sono fun- zioni della sola variabile x. Finalmente supponiamo che nella (2) i coefficienti /4, B , C siano funzioni di a; , e di un' altra sola delle due rimanenti variabili y, m, per esempio di y. Posto d(s . e rappresentando ^^. una indeterminata funzione di x ed t/ , si avrà .«'' ^ dz i"" d£ì. f,+.=o 4 lix+> e'"'doa , — = \ — - — e"' don Jki ay /«.' ay — s= I tl^ e<"'(£d(». du /•' Sul modo di ridurre gV integrali , ec. 35 r Sostituendo questi valori nella (2} , si avrà per determi- nare ■^^ la seguente equazione a differenze miste e fra due variabili indipendenti In conseguenza il problema si riduce a quanto abbiamo detto nel §. i.°. E questo canone si può estendere anche air equazione (8) , purché ^, 5, C, Z?, . . . . siano fun- zioni di a? e di un'altra medesima variabile y, a, «7, Quando però nella (2) i coefficienti A^ i5, C cooten- gODO le tre variabili x^ y^ w, si può dire che la sua in- tegrazione riesce ineseguibile , ove si prenda a trattarla nella sua generalità. Non sempre cosi accade ne' casi par- ticolari , uno più specioso de' quali è il seguente. Sia nella {%\ A funzione della sola variabile x ^ e B ^ C funzioni delle altre due variabili ^ , m. Se si suppone l dU=(ji{Bdu—C(/y) avremo manifestamente -7- = I &ix e^^ —r- Oidaì. du Jmi du Sostituendo questi valori nella (2) , troveremo riducendo a zero questa equazione la quale importa che sia 352 ^ del Grosso o=n,+,-An, + (5^+c^n.a., (n). Ma essendo dU dV , aV=. -— dy\- -— du , dy " du il paragone di "questa equazione con la prima delle (io) porge dy du onde sarà jjdV dV e la (u) si cangerà in Hx-^-i — -4r iìx =0. Integrando questa equazione si trOYa onde sostituendo nella seconda delle (io) avremo s=n,'-i {Ji ) r| F{ai)e"V da) , ed ancora più semplicemente s=n,'-(^.)4(«0 (12) Supponiamo per un caso particolare ^:=x (x-\-i) , B=y , C=u , e sarà Bdu — Cdysssydu— udy . Il fattore a« che rende differenziale esatto questo binomio si è M= onde ^jj^ydu-udy y'+u' Sul modo di ridurre gV integrali , ec. 555 e conseguentemenlc avremo Inoltre si ha n.'-(^,)=('-2-3----(.r— ij)('-2.3....(a-— i)a;)=r.7)rx+i)=j;r'(x) Soslilucndo nella (12), troveremo che l' integrale completo dell' equazione a differenze miste TÌen dato dalla formola Sino ad ora abbiamo supposto Z)=o nella prima del- l'equazioni (i). Quando ciò non ha luogo , e D è fun- zione di una sola delle variabili a:, ^, z/, si ò mostralo nel §.i.°come questo termine si debba far disparire dalla (i). Né grave difficoltà s' incontra nel far libera la suddetta e- quazione da esso, quando D è funzione delle due variabili g , u. Perciocché posto e rappresentando con M una incognita funzione di ]) -, u ^ 8i ha Sostituendo questi valori nella (i) segnala in primo luogo risulta equazione la quale si può scindere nelle due seguenti 354 del Grosso L' integrazione della seconda di quest' equazioni si riduce alle cose dette sinora. Per ciò che riguarda la prima , è chiaro che posto Bo , si può eliminare <^ da que- sta equazione nel seguente modo. Si ba evidentemente dU'^dV"^ onde la (i5) si traduce in -vi j^, .a .e j da:. dV" . dV"^ Adesso si osservi cbe essendo ? una costante arbitraria, la quale non ba relazione nessuna con F{'^) , si può suppor- re /3=i , e viene _ ..'- ^H^W) a=e )ui F^dò) dx ; dV" .dV'"" e quindi ponendo mente a quanto si é fatto osservare nel principio del §. i.° sarà ^-' dV^.dU"— ^'^>' Supponendo per un caso particolare ^4, B^ C quantità costanti , troveremo ,^/Ìc..B-''Ì:^^ (x7). SiaQQ adesso ^j B^ C funzioni di x, y senza u nella Sul modo di ridurre gì' integrali , ec. 3^7 equazione (i^)- Posto che ^ rappresenti una funzione in- cognita di a:, y , * , sia z=)^'Cìe'" do) (i8), c verrà r-)-i= '»' ^l+i e «'* ; •^7+'= /■"' A>+' * "'* e~" ajf/iB. Sostituendo questi valori nella (i4) , verrà 0= t e"" dai |a^+, — B^yj^. — {y4+Ca>)iì \ , equazione alla quale si soddisfa , ponendo o=ar+ , — Z?%4., — (^4- Ca\ a (19). Integrando questa equazione a differenze parziali e finite, avremo ^ , e quindi z mercè 1' equazione (18). Ma 1' in- tegrazione suddetta è impossibile , quando s' intraprende nella sua generalità. Supponiamo nuovamente /4 , B ^ C quantità costauli. In (|ueslo caso 1' equazione ( 1 9) è integrabile, e paragonata coir equazione o=nx+, — a^ — òCijj^, (20) si ha a=A-\-Ct£ , b=B. Ma Lagrangia ha trovato che r integrale della (20) si è onde sarà pel caso nostro Sb'8 del Grosso e l'integrale della (i4.) nel supposto di^, J5, C costanti avrà anche per espressione s=(— !)'+■ B-r j„ (^+C )da^ ERRORI Pag. 333. Terso 3, eguali id i3. eguali id. ...•. i6. colangenie CORREZIONI leffgi complemenfari complementari tangeale IL GIUDIZIO UNIVERSALE DIPINTO A FRESCO NELLA CONA DELLA CAPPELLA SISTINA DA MICHELANGELO BUONARROTI letta air Accademia nella tornata de' t6 Novembre i8Si DAL SOCIO RESIDENTE Ij certo coslanle economia della provvida natura for- mar degl' ingegni privilegiati sul comune degli uomini in ogni genere di virtù e di sapere per norma ed esempio al- trui \ ma essa lor non dà sempre V utile consiglio di sce- verar le opere da ogni errore nell'impeto delle loro crea- zioni. Ciò par che avvenga , affinchè 1' umanità , mentre da un lato ammira questi straordinari luminari , dall' al- tro non si sconfortasse nel doverli imitare o raggiungere ; fatta certa , che quegli erano uomini e non Dei ; e che chiamata ad imparare nelle opere di costoro il buono ed il perfetto , ha del pari 1' obbhgo di causarne il cattivo. Queste idee a noi venivano in mente nel volgere il pensiero al dipinto del Giudizio , opera dell' immorlal Buonarroti. E poiché la ragione è la fiaccola , al cui solo lume dobbiamo fidarci nella ricerca del vero , cosi noi non al- Tom.FL 48 56o Guerra tìngeremo dal presttgio, o dall' au lori ti, le idee >1 i lumi per osservare questo capolavoro di Michelangelo , ma dalla sana filosofìa e dai principi della stessa natura. Però innanzi tatto non posso lasciar senza osserva- zione , per esser cosa tanto notevole quanto lamentabile , come un opera così celebrata , una delle più vaste conce- zioni del genio delle arti , non abbia avuto in tre secoli e più una esalta e compiuta descrizione , da servirci di guida nel presente ragionamento. In tale deficienza di autorevole dichiarazione di tanta dipintura dovremo da noi formarla ; e perchè nell' esame del Giudizio del Buonarroti ogni osservazione non sembri avvenlata od ardita, ci faremo scorta delle stesse parole del suo più grande encomiatore , il Vasari : poiché par cosa non credibile che quello stesso Vasari, il quale, non ba- standogli r epiteto di divino aggiimto al nome di Miche- langelo , volle affiancarlo con quello di divinissimo , nel descrivere questa straordinaria pittura, o per prevenire le obbiezioni che dalla parte della ragione gli potevano ve- nir falle, o perchè realmente a suoi tempi si buccinassero alcune avvertenze che in prosieguo di tempo si son venute geueralizzando , senza parlare né del punto del soggetto ìcelto , né dello scopo morale , né della convenienza delle passioni e di tutte le parli armonizzate ad un fine unico e solo , si esprima cosi : I Kh verrò a' parlicolari dell' invenzione o componi- s mento di questa storia , perchè se ne è ritratte e stam- > pale tante, e grandi e piccole , eh' e' non par necessa- ) rio perdersi lempo a discriverla (i). Basta che si vede (i) Come Ee tali' t lettori della sua storia avetsero Decessariameote co- DOiciato qneir opera , o le eoe slampe. // giudizio universale 36 1 1 che r invenzione di questo uomo singolare non à volato » entrare in dipingere altro càe la perfetta , e proporzio- ) nalissima composizione del corpo umano (i), e in diver- > sissime attitudini : non sol questo, ma insieme gli effetti > delle passioni e contentezze dell' animo (2) , bastandogli 1 satisfare in quella parte , nel che è stato superiore a I luti' i suoi artefici , e mostrare la via della gran ma- > niera , e degl' ignudi , e quanto ei sappia nelle dilfi- 1 culla del disegno ; e finalmente à aperto la via alla fa- j cilità di quest' arte nel principale suo intento , eh' è il I corpo umano , e attendendo a questo fine solo , à la- j scialo da parte le vaghezze de' colori , i capricci , e le j nuove fantasie di certe minuzie e delicatezze , che da j molli altri pittori non sono interamente , e forse non 1 senza qualche ragione , stale neglette >. Riepilogato il senso di queste parole se ne raccoglie, che Michelangelo volle mostrarsi grande solamente nella somma intelligenza del corpo umano , e che apriva una nuova via all'arte per la gran maniera. Del pari la discorsero il Lomazzo, il Filibien, e quanti ne scrissero dopo il Vasari, non escluso il giudiziosissimo Lanzi ; ed il Condivi dice che Michelangelo à espresso tulio quello che d'un corpo umano può fare 1' arte della Pittura , non lasciando indietro allo o molo alcuno. Ma è questo il modo di esaminare un'opera d'arte, quando devesi altrui insegnare ? 0 non ]>iutlosto far conveniva le seguenti domande ? È unico obhligo dell' artista mostrarsi intelligentissimo solo del corpo umano ? E poi non dico (i) Vedete clie non à voluto dipingere altro che il corpo umano. (2) E qui quasi con(raddicendosi, o almeno correjgendosi, tì aggiunga come un Eoprappià avere espresso gii cii'elli delle passioni. 362 Guerra lasciar da parte le vaghezze de' colori , i capricci, le nuo- ve fantasie, ma non far conto del miglior punto nella scella dei soggetto , tradire la storia del sacro Testo, rappresen- tare neir istesso quadro cose che succeder debbono in dif- ferente tempo? Riunire la favola e la santità della Fede? Esaminiamolo. Abbiamo veduto e fermato , in altro ragionamento sulla Cena di Leonardo, esser primario scopo dell' artista, nell'argomento a tratiare, la scelta del punto (i)j e da que- sto dipendere il maggiore o minore effetto di un quadro. Micbelangelo seppe ben dare nel segno ; poicbè , mentre ninno argomento esser potea più adatto all'indole altiera e air indipendente animo suo , quanto la terribile scena del finale Giudizio , in questa il punto più terribile era certo quello , in cui il Giudice supremo i reprobi male- dice ; e questo egli scelse : lode dunque a Micbelangelo nella scelta del punto. Lo spirito del Buonarroti erasi quasi immedesimalo con quello di Dante, del fiero Gbibellino, mediante la lettura del divino Poema , avendolo sempre seco , studiandolo e fattolo più prezioso con rare sue invenzioni , perchè più gli restassero in mente gli straordinari concetli di quel Poela creatore ; e quindi non è a maravigliarsi se , nel concepire un sì vasto componimento , trasferisse tutta 1' in- dole di quel sommo italiano , fino a mischiare al pari di lui il sacro col profano. Imperocché, come Clemente VII gli comandò di rap- presentare nella Sistina due grandi istorie , cioè la ca- (i) Gli arlisli usano di quoslo vocabolo per delenuicare l' istante scello a Irallare nell' argoraenlo dato. // (jfi'uc/iz/o universale 3G3 clu(a degli Angeli sulla porla d' ingresso , ed il Giudizio universale suU' opposta faccia da servir di cena al mag- giore aliare di quella Cappella, Michelangelo in prima si accinse a far degli sUalì pel quadro del Giudizio ; ma av- venula la morte di Papa Clemente parvcgli allora esser li- bero da queir impegno , e poter attendere a dar fine alla prediletta opera sua, la sepoltura di Giulio II. Ma assunto al Pontificato il Farnese Paolo III. pria con carezze , pj- scia facendo uso della propria autorità, visitatolo con do- dici Cardinali, costrinse 1' artista a mettere in luce quegli studi , e ad eseguire la grande opera del Giudizio ; e poi- ché egli collo avea il punto più spaventoso , piij commo- vente , più ricco d' infinite passioni , a svolgerlo si accinse nello spazio assegnatogli. Tutta quanta è larga e alla la vasta superficie delli facciata dell'Altare, che comprende non meno di palmi 80 per pai. I^!\.^ raccolse il sovrano peusiere; se non che parve a Michelangelo modificarne il lato superiore formandone due archi, posando entrambi sopri una mensola sola, che viene a slare nel mezzo della parte superiore del quadro, quasiché dar ei volesse una idea di dittico, forma la più usilata a tempi suoi per una tavola di altare, e cosi far di- sparire quella forma rettangolare poco dicevole a cosa sacra. Iti questa forma adunque divise Michelangelo lutto il suo componimento in due parti, una superiore eJ una in- feriore. In quella di sopra su gruppi di nuvole pose nel mezzo Cristo Giudice , iu alto di emanare la fatale sentenza contro dei reprobi ; gli si accascia dal destro lato la Ver- gine , che quasi compresa da rispettoso terrore si raccoglie presso del figlio , intorno al quale si affollano le schiere degli Apostoli , dei Martiri , e dei Beali lutti ; che del 364 Guerra pari per la terribilità del momento quasi atterriti i segni del loro marlirio ed i simboli delle loro dignità gli appre- sentano ; e valgano per molli le due gigantesche figure , r una di S. Pietro , che presenta le doppie e simboliche chiavi, l'altra di S, Bartolomeo scuojalo, e che in mano tiene e mostra la propria cute ; qui S. Caterina , che nn gran pezzo di ruota dentata si affatica di alzare ; ed altro Santo si accolla una immensa croce j là il Diacono Lo- renzo si fa scudo allo sdegno Divino della infocala grati- cola ; chi le frecce del sofferto martirio, chi il corpo per estrema penitenza e solitudine ispido e velluto al Giudice rappresenta. A destra e a sinistra dei descritti gruppi veggonsi le altre moltitudini de' Beati , i quali si mostrano , siccome non ancora ascoltanti le terribili iparole -ile makd/cii , ile in ignem aeternum - o in fratellevole colloquio , o curiosi d'intendere ciò che si passa un poco più lontano da essi; altri in begli atti e cari abbracciamenti si riveggono con le loro parentele , e si consolano di nn bene intermina- bile ed immenso , che quantunque diviso fra milioni di godenti è sempre lo stesso, perchè è Dio indivisibile, in- tero per ognuno. Da un canto e dall'altro sulle descritte compagnie de' Beati , e propriamente in quegli spazi com- presi dai due succennati archi , gli emblemi della nostra Redenzione da molti Angeli in tutte le possibili altitudini ven- gono mostrati per conforto ai Beali , e per crucio ai dan- nati in quel solenne momento , come disse S. Tommaso : veniente Domino ad jiidicium signum crucis , et alia passionis indicia demostrabuntw : e prima di lui S. Mat- teo : et tiinc pare bit signum Jìlii hominis in caelo , et iunc plangent omnes tribus terrae. Mat. 2\. 3o. It giudizio universale 365 Nella parie media del quadro, quasi come nello spa- zio che divide il cielo dalla terra, sopra nubi assisi o vo- lanti in quelle veggonsi diversi gruppi di figure ; a drilla gli eletti che s' innalzano verso Dio , o che da' loro beali congiunti vengono aiutati nel difficil cammino : Ira' quali tu vedi chi è cinto di cilicio , segno della penitenza ; chi imbacuccalo nel manto fa immagine de' cenobiti ; chi le- galo ai piedi e con le mani in atto di contemplazione, ti manifesta gli anacoreti ; una madre col figliuoletto al seno è una sposa che aiuta il consorte a raggiungere Iddio: cosi tutti gli stati della vita trovano posto nel regno dei Cicli. A sinistra sono infelici che piombano strascinati da" de- moni al supplizio sempiterno ; e in diversi gruppi di lali disgraziati veggonsi espressi diversi vizi capitali; ma in ta- luni di questi la convenienza non sarebbe del tutto con- tenta. Nel mezzo fra queste due schiere medie sono i selle Angeli dalle sette trombe ; e di questi chi gonna le arrossile gole e spinge con tutta la forza il fiato nella sua tromba , chi eseguita la sua parte si pone lo strumento ad armacollo , e mira sulla terra lo spaventoso tumulto da esso eccitalo. Altri due spiriti tengono in una mauo un libro per ciascuno. Quello che sfa alla dritta è pic- ciolo e breve , perchè dei buoni è troppo scarso il nume- ro ; grande e voluminoso è quello della sinistra , perchè tlullonim iìifinilus est numerus. I\ell' estrema parte di basso , e più lontana , perchè le figure se ne impiccoliscono molto, stanno verso la dritta del quadro diversi e bellissimi gruppi di uomini , i quali dal seno della terra riprendendo le carni e le ossa , che un di ebbero in vita , si sforzano di uscir da sotto alle glebe che li comprimevano , per comparire innauzi al di- \ 366 Guerra vino Giudice. E qui vedi chi non ancora del tutto com- posto mostra aver parte del suo corpo ancora scheletro ; chi à la testa soltanto ; chi a maraviglia si atteggia da simil portento percosso ; chi impaurito guarda lo sdegno della giustizia divina ; e diversi altri uomini infine sono tratti dagli Angeli e dalle branche di spietati Demoni , i quali con tutti gli sforzi si contrastano : ed è questo il modo con cui 1' artista volle esprimere il fine del Purga- torio , il quale esister non deve olire il finale giudizio : infatti la disputa di questi angeli con demoni è messa all'uscio di un'antro, in cui mentre da un lato ne esco- no quei benedetti purgati, vedesi l' interno di quello privo di anime , e ingombro solo di demoni in alto di dispe- razione e dolore. La sinistra parte poi ed estrema del quadro compo- nesi di quel famoso gruppo della barca di Caronte , ca- polavoro dell' arte per novità di pensieri , di attitudini e di espressioni di questi infelici dannati , e degli sforzi er- culei degli spiriti infernali nello strascinarli fra la perduta gente. Co^ chiudesi questa terribile opera dell' arte , che sgomenterebbe una legione di pittori , e che eseguila fu in soli dieci anni da un solo. Descritta io tal qual modo, il meglio che da noi si è potuto , non avendone incontrata altra migliore descrizio- ne, la piti grande, la più famigerata opera che vanti, come è detto, l'arte della pittura , o se ne guardi la estensione e r argomento , o la fama in cui è salita , l'animo il più altiero è costretto a piegarsi innanzi a tanto capolavoro, e preso da profonda ammirazione esclamare , all' Italia solo di tali ingegni fa dono il Cielo. E qui mi è d' uopo riprotestar di nuovo che nell" e- Il giudìzio Universale S67 saminare una tale opera non si muove da noi in cerca di falli ; poiché questi cessano di esser tali o restano annien- tati dagl' infiniti pregi che 1' adoroano : ma da noi si vuol rilevare quello che non si accorda in tutto con uua severa ragione , o colla esattezza della storia ; onde simili parti possano causarsi da quegli arlisti che un simigliante ar- gomento anno a trattare , e le nostre riflessioni guidino gli scridori non arlisli a distinguere 1' oro puro dall' or- pello , sì nelle opere dei più grandi uomini, e sì in quelle degli ordinari, senza lasciarsi abbacinare. Perciocché dal non avere sceverato i passati scrittori le parti emendabili dalle parti sublimi , che adornano questa dipintura , si produsse la corruzione dell' arte , per mezzo dei volgari imitatori di si grande uomo; i quali volendo quello che non potevano, imitarono i difotti di che erano capaci , e quel terribile disegno , che costituisce il grande di Michelangelo , sotto le loro mani divenne esagerato e ridicolo. I. Fatta con saggezza la scelta del punto dell' argomen- to , come si è detto , che fu la maledizione dei reprobi , vediamo come sia stato svolto e nelle parli e nel tutto ; e se la composizione morale e materiale sia stala ragionata si finamente come già ammirammo nella Cena di Leonardo. Ed a far ciò è primo obbligo nostro aprire i sacri libri. In quel giorno dell' ira di Dio , dies Domini, mi- racolosamente verranno alla di lui presenza tutte le innu- merevoii generazioni dei figliuoli di Adamo , ed assister dovranno a quest'ultimo rendiconto universale (i). Pren- (1) Popoli , populi ia vallea) concisionis , quia iasla est dica Domini. J«el. 3. a. Tom. FI. 49 S68 Óuerra deranno parte in questa tragedia immensa e solenne gli eletti ed i reprobi , i santi ed i dannati , Iddio ed i De- moni, perchè, al dir del Salmista, Iddio vuol farsi cono- scere per quel Dio che è — Cognoscetur Dominus iudi- ciafaciens {psalm. 9. 17). Ma come vi compariranno gli uni , e come gli altri ? Tunc iusti fulgehunt sicul sol (Matlh. 13.49). ^ reprobi deformi e del color del pecca- to — exibunt angeli et separabunt malos de medio lu- storum (Matlh. i3. 4.3). A dritta i rigenerati nel sangue del Signore , a sinistra gli ostinali nella via del delitto. Ma già l' empireo si apre : influite schiere di Angeli fra un torrente di luce portano il legno della Croce, e gli altri strumenti del divino patire ; ma in mezzo a tanta luce risplende in cima a tutti quel segno rispettato in Para- diso (i). Sieguono ed assistono , come assessori a questo eterno e divino giudizio , i santi Apostoli e tutt' i confessori del Dio umanato , che insieme con Gesù Cristo giudicar deb- bono le genti=fulgebunt iusti .... iudicabunt nationes (Sap. 3. 7, 8). Verrà ancora ad assistere la Regina dei Santi, e degli AngeU Maria SS. Infine verrà l'Eterno Giudice in un trono di maestà e di luce, et videbunt Jilium hominis venien- iem in nubibus caeli, cum virtute multa et maiestate (Matlh. 24- 3o ). La vista di Gesù Cristo consolerà gli eletti , ed a' reprobi ella apporterà più pena che lo stesso inferno (2). Ma ecco già comincia il giudizio a si aprono i libri dell» umane opere (3) j , e questi sono le coscienze di ciascuno, (i) Venienle Doinioo ad iudiciam sigaum crucis -, et alia passioois indi» eia demonslrabnotar. S. Thom. opusc. 2. e. i44. (2) Dicenl autem monlibas : cadile saper nos ; et abscondite noa a f«" eie sedentis saper Ihronaoa , et ab ira Agni. Ap. 6. 6. (3) ladiciam sedil , et libri aperti sani. Dan. 7. io. // giudizio universale Sfig» in cui Dio in un baleno (i) farà noto a tutti gli uomioi i meriti e le colpe di tult' i giudicabili : farà del pari com- prendere la giustizia della divina sentenza : poscia Cristo rivolgendosi agli eletti dirà quelle parole consolantissime , venite benedicti patris mei., possidete paratum vobis re- gmtm a constitulione mundi (Math. 25. 34-). All' incontro a' dannali rivolgerà le spaventevoli sillabe = Discedite a me maledicti in ignem aelermtm ( Math. 25. 4> )• Ed è questo il punto scelto dal Buonarroti. Vediamo ora come Michelangelo seppe , nello spazio assegnatogli , sviluppare la composizione materiale del suo soggetto. Egli in prima collocò nei due archi della parte superiore del quadro gruppi di Angeli portatori de' dolorosi emblemi della passione : più in basso nella parte eminente e nel mezzo del quadro pose Cristo sul trono con dap- presso la Vergine , e caterve di Santi che la circondano ; più in basso, e verso la metà del quadro, stanno gli An- geli delle sette trombe ; a dritta di questi veggonsi le a- nime benedette che dalla terra volano al Cielo ; a sinistra i dannali che diveulano preda de' demoni : in basso quasi nel mezzo del detto dipinto vedesi il Purgatorio voto di anime ; sulla dritta di questo le anime che riprendono gli antichi loro corpi, e sulla manca la barca di Caron- te , che trasporta i perduti alle bolge d' inferno. Or que- sta composizione materiale di un tanto soggetto è cosi ma- ravigliosa , cosi nuova , e contrapposta e variata in ciascun gruppo e in tutto il quadro, che stanca ogni immaginativa al solo guardarla ; talché se la parte morale della compo- sizione , se la parte estetica, cioè di quella scienza sublime (i) Unico intoitu singola peccala vciuJ piclara monslranlor. S. Bas. lib, !> de Ver. Virg. * 370 . Guerra di ogni arte d' imitazione che tanto distinse il massimo Leonardo , fosse slata unita a tale capolavoro , un' opera direbbesi perfettissima. Ma devesi al Buonarroti una tal lode ? Vediamolo. Ed in prima poiché scelto si era 1' ultima scena del terribile giudizio , cioè allorché Cristo Giudice condanna i reprobi , perchè far comparire le anime che debbono an- cor prendere i loro corpi , ed altre che giunte ancor non sono innanzi al Giudice , mentre il Giudizio si chiude ? È questo al certo un difetto contro 1' unità d' azione. Ria si risponde : al tempo di Michelangelo questi errori non occupavano la critica universale. È ben vero : ma noi ci guardiamo dal commendarlo , e diciamo che per quanto questa libertà artistica meni ad arricchire e variare un soggetto qualunque, è sempre lultavolta a scapito doli" azi(ni principale e della perfezione di un' opera. Infatti, se invece di scegliere la maledizione dei dannali , tolto si fosse il momento in cui il Giudice Eterno apparisce , tulio allora sarebbe in armonia. Dunque è certo che vi è un contro- senso : perchè una cosa che conviene con un punto di storia non può ugualmente servire ad un punto diverso : i punti nello spazio del pari che nel tempo si succedono, ma sono uno diverso dall' altro , e quando si confondono si forma 1' anacronismo ; parte cerio non lodevole in qua- lunque opera d' ingegno. Ma vi è un' osservazione di cosa molto più essenzia- le , che non potrcbbesi , a parer nostro , in verun modo giustificare , ed è questa. Tutla la rappresentazione del giudizio , veduta nella parte estetica , si compone di due grandi passioni , quella del gaudio e quella del dolore. E queste due passioni in natura hanno opposti modi di ma- // ghidtzw universale 3 y i nifeslarsi : il godere dell' anima accoppiato alla certa idea della perpetuità di esso non può avere nella esterna es- pressione che moti tranquilli e calmi , il dolore all' oppo- sto, che si accoppia con la disperazione, non à che moti violenti , esagerali , e straordinari. Or qiiosta duplice di- stinzione di alti e di sentimenti non trovasi per disavven- tura abbastanza pronunziata nel quadro in parola : percioc- ché se dai movimenti e dallo slare delle figure che lo com- pongono tu volessi riconoscere quali siano i beati , e quali 1 reprobi, a sloolo distinguer li potresti ; tanto la foga di quell'anima impetuosa in variar gli alti e i modi in qucl- r immenso lavoro fecegli tradire questa parte essenziale del- 1 arte, per eccesso di espressione. Infatti i nostri padri della pittura prima di Miche- langelo , che non conobbero le seduzioni degli scorci, dei controposli , e le arditezze del disegno , ma che parlarono prima di luUo al cuore ed alla mente , massime nei sacri componimenti , quando ci dipinsero li sede de' boati , o quando i misteri di Cristo voILho l'arci vedere , anche a rischio di ripetersi , di copiarsi , non seppero altro inven- tare per esprimerci il godere di quei celesti abitatori, ed usarono collocarli su sferici gruppi di nuvole con in mezzo la Triade, e tulli a sedere, tranquilli e posati; onde cia- scuno da quelle attitudini esterne ravvisasse quale esser dovea la calma che nell'anima racchiudono; principio dal quale fio lo slesso Raffaello nella disputa del Sacramento non seppe discostarsi , allorché il Paradiso ci espresse. Ma il Buonarroti , intollerante per naiura di ogni spi- rilo d' imitazione , e preso dalla vanità di dimostrare tutta la sapienza anatomica del corpo umano , cercò non solo negli alti dei beati , ma bcnanco ue!i^ istessa figura del 372 Guerra Redentore , tali movimenti atletici ed esagerati , da scon- venire per tutt' i modi a quei santi personaggi : e tutto ciò a danno dello scopo morale e della estetica dell' arte , la quale, se vien privata dello scopo nobile di moralizzare gli «omini , si materializza , e perde il sublime posto a cui il Cielo l'ha chiamala. Infatti era dovere dell'artista far conoscere nelle at- titudini dei beali comprensori la sicurezza del loro godi- mento ; perchè la nostra Religione e' insegna che una voKa ottenuto il premio del Paradiso , che è Dio stesso , non può esserci tolto giammai. Ma egli, preso da soverchio de- siderio di dar movimento e nuovo ed ardito ad ogni sua figura , à fallo che gli stessi Santi assessori al finale giu- dizio sembrino esser presi da tale eccessivo terrore che ranno mostrando i simboli del loro martirio all'istesso Giu- dice quasi ad indicare i mezzi della bealitudine eterna. Il che è ancora contro la fede ; giacché , avendo Cristo promesso ai suoi Apostoli dodici sedie nel giudizio universale per giudicare gli uomini , possono aver quelli le passioni dei giudicabili ? Queste ed altre avvertenze non osservale dall'artista han fatto dire al satirico Rosa , e ad altri meno rivereoli del gran Michelangelo, che questi invece di un figliuolo di Dio fatto avea un gladiatore etc. Or qui mi arresto un' istante, e domando a me slesso : Michelangelo, il gran Michelangelo avea di già dipinta la soffilta dell' islessa Cappella prima del Giudizio , ed in quella trattato avea il soggetto del Dio Creatore, dei veg- genti deir antica Legge ; ed avea tanta maestà e grandezza messa nel volto dell' islesso Dio sì quando chiama dal nulla le cose , sì quando fra queste colloca il primo nostro pa- // giudizio universale 875 dre, e sì quando scaccia niiuaccioso dal giardino delle ter- restri delizie gì' infelici e prevaricati nostri progenitori ; e tanta profonda saviezza avea figurata nelle forme arcane di quei profeti, che tu certo li credi partecipi della Divi- nità ; in modo che in quelle figure insiiio ai giorni nostri Michelangelo non fu mai , non solo superato , ma nean- che emulato : come poi nel dover esprimere Cristo Giudice non à seguito 1' istesso sentiero , che pure egli avea trac- ciato neir esprimere la grandezza di Dio , e gli uomini da questo ispirati ? Poiché una è la Divinità , ed essa opera ugualmente le piccole come le massime cose , gli atti di amore il più tenero come quelli della piìi severa giusti- zia ; ma senza alterarsi , senza esternar forza alcuna ; es- sendo in lui il volere onnipotente che esegue invisibile al- l'occhio umano, e non la sua persona : e quando Cristo, che è sempre Dio , entra in un sacro argomento , non deve agire che come Dio (i). (i) S'intende però sotto le allitndini amane e quasi ispirale dalle stesse passioni deli' uomo , massime nel nostro argomento in cui esprimersi dove» X ira Agni, secondo lo scritturale linguaggio; ma quest' ira dell'agnello es- ser deve espressa con la dignità la più sublime che immaginare si possa , da non confondersi con 1' umano iracondo ; e sempre a traverso di qoella maestà e potere di Colui che non si muove ed è motore (*) siccome è dello in Geremia Thr. i. 12. Quoniam vindemiavil me , ut loeutus est Dominus in die trae ft/roris sui. Non s' intende con ciò che Michelangelo alleggialo avesse il soo Cristo come Leonardo nell' ultima Cena ; ma lo sdegno di Cristo Giudice fosse e- tpresso senza quel moto eccessivo e gladiatorio. lufatli se non basta a de- finire , come è dello , il modo, in cui muover devesi la divinila, operato dallo slesso Michelangelo nei principali falli della Genesi nella volta della Sistina; riporteremo quello che Del giudizio universale dipinto a fresco dall' Orgagna (') Sonetto scritto a piedi di una 6gura gigantesca dell' Eicrao Padre che abbraccia il noud* , opera a fresco di Pietra da Orvieto Del Camposanto di Pisa. 374- Guerra Lo slesso politeismo, che personificò le sue Divinità, non ebbe mai ricorso a movimenli esagerati ad esprimere o la loro forza , o il loro sdegno. Quantunque la Teogo- nia scritta desse non solo alle sue Divinità le umane pas- sioni , e di queste anche le più brutte ; pure Y arte mi- rando a fine più alto , a voler rappresentare gli Dei scevri di umane passioni come dai più illuminati filosofi pensa- vasi , fé che Giove Olimpico assiso sul trono alza appena la destra che sostiene lo scettro in segno della sua onni- potenza e della sua giustizia, senza aver bisogno che di un batter di palpebra per sconvolgere tutto il creato. L'Apollo che saetta il Pitone non riunisce il suo sdegno che nello sguardo, e nellb sporger del labbro inferiore, e nell' eleva- zioni delle narici, essendo certo sconvenevoli a divinila (ulti quei moti che indicano esternazione di forza materiale. E nella nostra sacrosanta Religione i grandi miracoli della Provvidenza sì nel regno della creazione , come in quello della conservazione , operati sono o dal suo volere invisi- bile , 0 visibilmente dagli Angeh o dagli elementi dell' i- stessa natura suoi principali ministri : e tal verità Cristo ripeteva a Pietro nell' orto , allorché quegli ferir volea il servo del Pontefice. « Che se io volessi, mancherebbero a nel Camposanlo di Pisa vedosi espresso. Sia Cristo io aUo Dgnalinenle di maledire ed nhn la destra a tal fino , volgendo sdegnato la lesta ai dan- nati ; con la sinistra sciiopre 1' aperto costato, ed il resto della persona è po- sato e Irantjuillo. Ah! quanto dicesi in simil atto! Non v' è chi noi ravvisi. Sopra altro Irono simile al figlio la Vergine rammaricata guarda questo con la destra abbandonala sopra un ginocchio con la sinistra al petto, quasi de- plorasse essere stalo il patire di un Dio sì poco proficuo per 1' infera uma- nità ; a destra e a sinistra i dodici Apostoli sedenti su nubi e tranquilli assi- itono al TalnlG Giudizio. E bastino qnesti pochi personaggi per sigoiCcare « dichiarare meglio la nostra idea. // giudizio universale 37^ mio padre dieci legioni di Angeli per distruggere armi eJ armati ? > Or se il Cristo di Michelangelo in questa scena atteg- giato non è iu modo degno della sua maestà, qual ne fu la cagione ? La scienza profonda del corpo umano erasi talmente in lui immedesimala, che per far pompa di que- sta egli tradiva i principi più sacri , che hanno tutte le arli d' imitazione , e che fissi stanno nella natura e nella ragione. Talché quel grande strascinato da questa foga noa solo tradì il calmo e quieto atteggiare che assieme eoa Cristo aver doveano le schiere de' heati ; ma li denudò tulli a scapito solenne della verecondia e santa riverenza del Tempio di Dio. E qui, se mi si oppoue che tali si ve- dranno un giorno nel Cielo , allora io dirò che in quell'epoca r occhio dell' uomo sarà depurato dal fuoco della giusti- zia divina , e non sarà combaltuto dal senso come al pre- sente ; quindi non sarà mai scusabile un' artista che un tale esempio seguisse. S' inchinino poro gli orgogliosi artisti innanzi a que- ste monde di Michelangelo , e veggano come la mente la più robusta che abbia avuta 1' arte, por uno spirito di o- riginalità e di oslinadone in voler sacrificare tulio al nudo, siasi strascinato a mancare a quella dignità sublime che investir dovea quanto è grande questo grandissimo e tremendo soggetto della nostra sacrosanta Religione. Per- chè un quadro esprimente un simile argomento , che do- vrebbe far tremare ogni spettatore, come ne tremava S. Gi- rolamo alla sola meditazione , questo quadro non fa che destare ammirazione profonda nell' animo degli artisti, per la dottrina e scienza del nudo , della indescrivibile varietà degli atteggiamenti , scorci , grandiosità di stile e novilà Tom. FI. 5o 376 Guerra di pensiero ; ma nulla 0 poco 1' animo vi coramove. Il fi- losofo poi e r ecclesiastico qual più qual meno , vi rin- vengono quello , che noi siamo andati osservando non ad altro oggetto che per fare avvertiti i seguaci dell' arte , e gli amatori di essa, come si analizzano le opere di quella, e come non bisogna seguire i grandi uomini se non in ciò in cui essi sono stati veramente grandi. Sicché noi chiuderemo il nostro breve ragionamento col dire : se tu vuoi imparare dal quadro del Giudizio la convenienza , la precisione isterica , la fina espressione, r unità del componimento , mal ti avviseresti ; la Cena di Leonardo ti deve ciò insegnare. Ma se tu cerchi la gran- diosità dello stile fino al terribile, l'immaginoso, lo svi- luppo del corpo umano di ogni specie di scorcio , la on- dolazione e mollezza dei contorni , il tutto improntalo da uno spirito di novità , staiti innanzi al Giudizio ; ed esso, ancorché fossi un ghiaccio , li desterà in petto qualche scintilla per uscir dal mediocre. Ma bada a non farti se- durre dal prestigio di questa opera ; sicché inebriato da tanto valore , da si grande rinomanza assai ben meritata , la voce della ragione non ti arrivi troppo tardi all' orecchio. I IUTORMO ALLA VITA ED ALLA STORIA DELLA FILOSOFIA DI GIOVAN BATTISTA CAPASSO letta air Accademia nella tornata de' 29 Gennajo t8S4- DAL SOCIO BESIDENTB ^aoto Kjw\\K\Q Ouievi» I. Ci ha nella vita delle nazioni un periodo di tempa direi quasi oscuro ed inoperoso , nel quale \ attività pro- duttrice della mente invece di spandersi e di operare al di fuori , si concentra all' opposto in sé medesima; ed in tale slato acquistando nuova energia e forza maggiore , feconda cosi quegli eterni semi del vero in essa riposti , che poi svolli ordinatamente e ad unità condotti , costituiscono il mondo ideale della scienza. La quale falla adulta e ma- tura , riempiendo di sé lo spirito di un popolo , purché condizioni esteriori non la impediscano , prorompe al di fuori e si manifesta nelle stupende opere di ogni maniera di arti onde si allieta e si giova il viver civile degli uo- mini. In ciò la natura umana non si mostra dissimile dalla * 378 Tulelli natura vegetativa ; la quale nel giro della stagione inver- nale nelle radici e nel tronco concentra ed accumula le forze ed i succhi vitali , e poi nell' aprile li spiega nella pompa della esteriore vegetazione. Non allrimenti sembra essere intervenuto fra noi du- rante il governo Viceregnale , quando per la straniera do- minazione si andò degradando e spegnendo il lume della nostra patria civiltà , e con essa vcnner meno le scienze, le industrie , le arti , i commerci e la prosperità naziona- le. Ricademmo per cosi dire in una seconda semibarbarie. Ma come avviene , che nella vita della natura , quando pare eh' ella dorma , allora più che mai internamente 0- pera e si affatica ; nella stessa guisa I' attività intelligeate dello spirito , se allo esterno non può svolgersi e manife- starsi in opere di sociale utilità , essa tutta in sé si con- centra e si afforza , ed in sé medesima si va creando mi mondo ideale di altissime speculazioni , dove , nello sconforto della vita reale , trova di che satisfare gf inde- finiti bisogni dell' umana natura , aspettando di tradurli in atto quandocchessia nel campo della vita esteriore. Onde è che noi vediamo , che a certi tempi poco men che bar- bari relativamente ad opere di esteriore civiltà , sorgono pili che mai uomini per forza ed acume d' ingegno ma- ravigliosi , i quali precorrendo al loro secolo , schiudono e sospingono T umana intelligenza per ardui e non ancora tentati sentieri della scienza e dell' arte. Ora questo tempo d' intimo lavoro della intelligenza in opere di nuove ed altissime speculazioni della scienza , se non andiamo in errore , ci pare essere stato per il no- stro paese la prima metà del secolo decorso. In falli leg- gendo io quel periodo di nostra storia (perciocché voglia- Vita e storia della filosofia di G. B. Capasso 879^ mo tacere di un Giordano Bruno, di un Beroardino Te- lesio , di un Tommaso Campanella , di un Antonio Serra, uomini per ardimento d' ingegno speculativo singolarissi- mi (1) appartenendo essi al secolo anteriore) c'incontria- mo , fra gli altri , con un Gianvincenzo Gravina primo scrittore di fdosofia del diritto (2) ; con un Pietro Gian- none (3) inventore di un nuovo genere di Storia , la sto- ria civile de' popoli ; con un Mattia Doria (4) scrittore e- gregio di civile filosofia ; con un Tommaso Rossi (5) me- (i) A scanso di ogni sinistra inlerprelazione , crediamo avverlire , cho riconoscendo noi negli scritlori sopradelli e negli allri nominati in segnilo , eccellenza d' ingegno speculativo e molte verità da loro primamente investi- gate o messe in più chiara luce ; non intendiamo però approvare gli errori manifesti in cui sono per avventura caduti , né accoglierG quelle loro opi- dìodì die la scienza più progredita ha giudicalo inappcilubilmeute false ed insostenibili. (2) Il Gravina nacque io Reggiano nella Calabria Citra il i664-; pub- blicò la sua celebre opera de Origine Itiris nel 1701 , mori nel i7i8. (3) Pietro GiauDone nacque in Iscbitclla in provincia di Capitanala nel 167G ; pubblicò la sua Storia Civile del Regno di iNapoIi nel 1723 ; mori, nel 174-4. (4) Paolo Mattia Doria de' Principi di Angri nacqne in Napoli nei i65i; mori nell'anno i745- tra le molte opere di lui, le più pregiate sono; Delta vita Civile ; Dell' Educazione del Principe ; e l'altra 11 Capitana Filosofo. (5) Tommaso Rossi Abate della Chiesa Coli.'giata di San Giorgio della Montagna , nella provincia di Principato Ultra. Non sappiamo né la data precisa della nascila né quella della morte di lai. È certo però che la sua morte ha dovuto avvenire dopo del 1743, nel quale anno egli pubblicò una sua opera della quale più sotto faremo cenno. Questo insigne filosofo è i- gnoto all' universale , e fino a poco tempo addietro ne sapevamo solo il no- me , e la slima che di lui avea concepito il Vico, come raccogliamo da una lellera di costui al Rossi scritta nel 7 maggio 1753 , nella quale 1' antor dell» Scienza nuova chiama maravigliosa la dispulazione del llossi sopra l'a- nimo niiiano. E noi dobbiamo la fortuna di avere avuto fra mano alcune 38o Tulelll tafisico profondo ed eloquente da cbiatnarsi meritamente il Platone d' Italia ; e da ultimo , per esser brevi , e' incon- triamo con un'Antonio Genovesi (i), e con un Giambat- tista Vico (2) il cui solo nome basta a render superba di sé, non che una gente , ma eziandio tutto il genere umano. Ma quel che quasi generalmente s'ignora, si è , che alla prima metà del secolo passato, visse in Napoli un filosofo, per quanto modesto ed oscuro altrettanto dotto e profondo, il quale concepì e prima di ogni altro scrisse e divulgò per le stampe una storia universale della filosofia. Certamente io non dovrò innanzi a voi , Egregi Ac- opere del Rossi , e di averle allcsamenle studiale , all' egregio dollor fisico Angiolo Bualrice , uomo versalo in ogni maniera di gentili slndi e nostro iolimo e carissimo amico. Il qnale, investigatore e raccoglitore indefesso delle opere degli scrittori della natia provincia , ( delle quali egli ha già raccolto un gran numero , e che intende d' illustrare in un suo lavoro che avrà per titolo Biblioteca Irpina) ha rinvenuto tre opere filosofiche di Tommaso Bossi. Queste sono i. Considerazioni di alcuni misteri divini raccolte in ire Diuloqhi, Voi. in 4"° Benevento 1724. 2. Dell' Animo dell' Uomo, dìspxilazionc unica. Voi. in k° con la data falsa di Venezia lySG 3. Della Mente Sovrana del mondo , disputazione unica. Voi. in 4-° Napoli 174.3. Dalla lettura di queste tre opere abbiamo ricavato aver il Rossi pubblicati altri lavori , quali sarebbero on Apparalo metafisico , Le Dispute Legali, una Dissertazione latina sul moto ec. ec. e che noi non abbiamo potuto fi- nora rinvenire. In queste Opere il Rossi mostra di essere un tale pensatore da stare a fronte del Vico per T originalità e profondità della speculazione , e molto a lai superiore per la chiarezza e 1' ordine del dire. I quali ultimi pregi rilu- cono specialniante ne' Dialoghi sopra i divini misteri , leggendo i quali ei pare di avere fra mani un secondo Platone. E già volgiamo nell'animo l'i- dea di far nolo agli amatori della patria filosofia , in apposito discorso , la ^ita e il valore scientifico delle opere di questo insigne scrittore. (i) Antonio Genovesi di Castiglione in Principato Citra, nacque nel 17 12, mori nel 1769. Le opere di lui sono note all'universale. (2) Giambattista Vico nacque in Napoli nel i663; pubblicò la prima e- dizione della Scienza nuova nel 1723; morì nel 1744- P'ita e storia della filosofia di G. B. Capasso 38 i cadcmìci , patrocinare la causa della filosofia , né discor- rervi della eccellenza , della dignilà , e della imporlanza della medesima; la quale, e Voi che siete savi senza dub- bio alcuno ne converrete , tanto sopraslà a tutte le altre umane scienze e discipline , per quanto lo spirito alla ma- teria , la ragione al senso è superiore ; e per dirlo bre- vemente per quanto 1' ordine fisico sottostà all' ordine in- telligibile e morale del mondo. Quello però che io creda dover notare si è , che di una scienza in generale, e della filosofia in particolare , niuno potrà mai formarsi un ade- quata idea , determinarne con esattezza l' obbietto 1' esten- sione ed i limiti , porre e risolvere i problemi tulli che essa racchiude , se di essa scienza primamente non si sco- prano r origine e i principi , non se ne segua per la suc- cessione de' tempi e de' luoghi il progressivo incremento , e se da ultimo la mente non ne comprenda la sua finale evoluzione. Perciocché solamente a questo modo polrà il filosofo formarsi della scienza sua un compiuto concetto , ed abbracciarne tutta la comprensione j solo a questo modo potrà elevarsi al vero concepimento della natura e del fine della filosofia ; e da questa altezza scorgendo dove nel fatto ella è pervenuta , e vedendo ciò che le manca , polrà quindi sospingerla a quell' ideale perfezionamento del quale umanamente è capace. Laonde egli è raanifeslo, che alla vera e profonda concezione della natura e della ampiezza della scienza filosofica non solo utile ed opportuna, ma bensì necessaria è la sua storia. La quale necessità della storia della filosofia da un' altra gravissima ragione deriva. Imperocché se 1' umana mente è per legge intima di sua natura sospinta alla so- luzione razionale del grande enigma dell' Essere , e delia 382 TulelH vita universale del mondo, nel che propriamente l'obbielto della filosofia speculativa è riposto ; pure ella nelle sue investigazioni procede primamente a passi spontanei e irri- flessi , sendo ancora non ben determinato per Lei 1' ob- bietto delle sue ricerche. Laonde è costretta dapprima a divinare piuttosto che a porre in forma ricisa e chiaris- sima r obhietto delle sue investigazioni. Ed infatti noi ve- diamo , che le grandi invenzioni e i grandi trovati delia scienza e dell' arte hanno dovuto ordinariamente esser pre- ceduti da minute , lunghe , e progressive speculazioni o esperimenti ; i quali raccolti ed ordinati insieme dalla sto- ria , sono serviti come di primi elementi e materiali all'u- mano ingegno per ideare e far sorgere poi l'edifizio splen- dido della scienza o dell' arte. E se egli è avveniito mai, che alcuni uomini singolari e quasi divini abbiano di per sé e senza lumi o tradizioni anteriori concepito o scoverto un principio luminoso e fecondo ; se nella loro mente , come a baleno , siasi affacciata una grande idea genera- trice di altre innumerevoli idee ; pure è da dire che di qiieslo principio o di questa idea eglino ne abbiano avuto piuttosto una intuizione oscura che una chiara intelligen- za. Ed ancorché da'primi inventori di un principio o di una idea madre se ne fosse dedotta una scienza , pure è da confessare essere stata questa scienza imperfetta ed ini- ziativa. Imperocché una idea ed un principio hanno un contenuto infinito ; e solo dal concorso di più intelligen- ze si può attendere nella successione del tempo lo svolgi- mento delle verità secondarie contenute nell' infinità di quella idea prima o di quel primo principio. Alle quali ragioni dedotte dall' intrinseca natura dei primi veri , altre se ne aggiungono di fatto ricavate dalla Fila e storia della filosofia di G. B. Capasso 385 osservazione dell' andamento progressivo dell' umano intel- lelto. 11 quale se nell' individuo si sviluppa e s'ingagliar- disce di età in età , e ciò che ha nella infanzia acquista- to alla adolescenza lo trasmette , e questa alla eia viri- le ; io stesso andamento appunto prosegue nell' uomo col- lettivo eh' è la umanità. Della quale come i momenti, ov« vero l'età, d' infanzia , di adolescenza, e di virilità sono le generazioni , e i popoli diversi che si succedono; e co- me questi si trasmettono a vicenda le cognizioni acquisti- te ; per tal modo avviene , che nella scienza 1' umanità progredisca , e che in paragone delle passate piìi ne sap- piano le generazioni avvenire. Laonde è manifesto , che r obbietto della scienza andando nella mente degli uo- mini di tempo in tempo sempre più determinandosi e svol- gendosi , essa mediante questo suo storico svolgimento sem- pre più si va perfezionando e compiendo. E questa sem- bra al certo essere la ragione principale per cui, a modo di esempio , la filosofìa Platonica ed Aristotelica aianzò di molto la pitagorica e la eleatica ; perciocché gì' inge- gni del filosofo di Crotona e di quello di Elea non furono certamente meno stupendi e divini degli ingegni del filo- sofo di Atene, e di quello di Stagira. Tuttavia questi due ultimi , per la legge di progressione continua dello spirito umano , e perchè redarono il patrimonio della scienza dei primi , seppero aggiugnervi ancora del proprio, e seppero approfondire ed allargare i confini della tradizionale filo- sofia. Ed è questa parimente la ragione onde in fatto di scienze i moderni superano gli antichi ; ai quali ninno vorrà negare eccellenza d' ingegno e forte temperatura di animo e di volontà. E veramente non vi ha scienza od arte della quale gli antichi non avessero stabilito o alme- Tom.ri. 3i c 584 Tulelli no intraveduto i principi ; e ciò mostra il loro valore e forse la loro superiorità sopra i moderni ; perciocché di maggior forza ed acume d' ingegno fa mestieri nello in- ventare e nello scoprire , che nel seguitare le ernie altrui e nel condurre a perfezione. Se ciò non fosse vero , sa- rebbe certamente a stimarsi una follia quel consenso uua- uime del genere umano a voler tributare onori quasi di- vini ai primi scopritori del vero. Ma se da una parte è indubitabile , che la scienza col volger dei tempi in am- piezza ed in profondità progredisce e si aumenta ; non è meno certo dall' altra , che questo progresso e perfeziona- mento della scienza presente suppone la cognizione della scienza del passalo , e suppone ancora il distinto concello delle sue origini e del suo coutinuo sviluppo. Laonde è manifesto quanto alla compiuta cognizione della scienzi filosofica sia necessaria quella del suo storico svolgimento. Primo fra tutt' i moderni a rimaner convinto di que- sta verità , e primo a concepire e porro in atto un dise- gno di una Storia universale della filosofia fu certamente il Napolitano Giovan-Baltista Capasse. Ora di questo no- stro chiaro concittadino , e della sua istoria universale della filosofia troppo indegnamente dimenticala , voglio per poco intrattenervi , o Egregi Accademici ; ed io fo questo col doppio inlento e di revindicare ad un nostro italiano sciit loro la giuria di aver prima di ogni altro , non eccetto il Broker islesso , concepita e pubblicata una storia univer- sale della filosofia da' primordi della scienza fino a" tempi suoi ; e di far rivivere un nome caro alla scienza , richia- mando alla memoria degli studiosi della patria filosofia un' opera , la quale , anche a questi nostri di splendidis- simi per tanti lavori profondi di storia filosofica , si lascia leggere certamente con non poco profitto e diletto. Vita e storia della filosofia dì G. B. Capasse 385 II. E primieramenle dirò della vita del Capasse quelle poche notizie cbe ho potuto raccogliere dalle scarse rae- mone rimasteci di quel tempo , nel quale i letterali uo- m.iw pensavano più a fare opere egregie, che a traman- darne a posteri le laudi e la ricordanza (8). Nacque Giovanbattista Capasso in Grumo popoloso od ameno borgo della Campana , noa molto lungi dell' an- tu^a Atella, nel ,683 da Silvestro, o da Caterina Spena di Fratlamaggiore , la quale nobile ed agiata famiglia bpena o de Spems era ori-iinria di Napoli , ove e pro- priamente nella Chiesa di S. Caterina a Formello, si vede ancora una sepoltura gcnlili.ia di questa famiglia con i- scriz.one Ialina posla nd .Sii Silvestro Capasso non ap- parteneva a casato meno agiato e gentile, sicché ebbe modo di educare i suoi figliuoli in ogni maniera di scienze e di nobili discipline. Tre furono costoro , e tutti e tre vennero in fama di uomini dottissimi , ciascuno nel genere degli studi a cui si addisse. Il primogenito fu Nicola Capasso celebre professore di Leggi civili nella Università di Na- poli , ed autore rinomalo di eccellenli versi nella lingua del Lazio, e nel dialetto napolitano. Il secondo ebbe no- me Domenico , il quale entralo nella Compagnia di Gesù , coltivò a preferenza le scienze esatte , e divenne Mate- matico di Giovanni V. Ile di Portogallo. Da ultimo ii (Sj Le poclie notizie da noi dale inlorno alla vila di Giovanbadisla Ca- r-.«so, le abbiamo (ratte dalla IJiografia , che di Nicola Capasso fratello maggiore di Giovanni , scrisse Gregorio de Mucllis. * 386 TuMi terzo figliuolo fu il nostro Giovanni autore della Storia universale della filosofia , della quale ora leniamo discorso. Ridottisi costoro in Napoli sotto la direzione vigilante ed amorosa di un loro zio per nome Francesco Capasso, dotto e pio ecclesiaslico , il quale avea l'onorevole uffizio di Ret- tore della Chiesa di S. Maria delle anime del Purgatorio, ebbero il destro di avviarsi fin dalla prima giovinezza p?l retto sentiero delle scienze e delle buone lettere , avendo a maestri i più rinomati professori della Capitale. Vuoisi però che il nostro Giovanni avesse avuto a maestro nelle lettere greche e Ialine Nicola suo fratello , divenuto peri- tissimo quanto altri mai in queste due discipline. Non sap- piamo però da chi avesse egli apparalo filosofia , dalla quale scienza doveva un giorno ripetere rinomanza presso alla posterità. Non ostante la sua speciale altitudine agli sludi speculativi , volse però 1' animo alle scienze mediche, studiandole sotto alla sapiente disciplina del suo concitta- dino Nicola Cirillo , onore e lume in quel tempo della me- dica Facoltà di Napoli. Ma divenuto il Capasso dottore in medicina , ed esercitando la sua nuova professione a van- taggio dell' umanità languenle, non si rimase poro dal pro- seguire i suoi diletti studi della filosofia ; anzi tanto era r amore che nutriva per essa , che volle aprire scuola pri- vala d' insegnamento filosofico , acciò trasfondesse in a! Imi queir amore che in sé sentiva per la sapienza. Fu allora che ad uso del suo iuscguamento privato compose la sua Synopsis lustoriae philosophiae ec. Non sappiamo però per quanti anni egli durasse ad insegnare , ed in qual tempo , e per qual ragione di Napoli si tramutasse prima in Grumo sua terra natia , e poi in Frallamaggiore ove fermossi fino alla morte. Condottosi il Capasso a quella Fila e storia della filosofia di G. B. Capasso 687 stanza tranquilla , e menalo moglie , passò i pacali giorni della rimanente saa vita nell'esercizio della professione me- dica , e nelle dolci cure della famiglia , e negli ozi beati delle lettere e della filosofia. Se non che sappiamo ch'egli quotidianamente si recava alla vicina Aversa ad istruir di greco i giovani di quel Seminario , vinto dalle preghiere di quel Vescovo Cardinal Imiico Caracciolo , il quale non sapea trovare chi meglio del Capasso vedesse più a dentro nella lingua e nella letteratura incomparabile de' Greci. Era il Capasso di piccola statura , e di debolissima complessione ; si che giovane ancora di anni circa il lySS morì. Ebbe sei figliuoli , tre maschi e tre femmine. Dei primi r ultimo , per un forte timore concepito a causa della dispersione di una poliza di banco , vivente il pa- dre, io assai tenera età si smarrì, e non se ne seppe più nuova. Gli altri due , Giovanni e Francesco, furono dallo zio Nicola chiamali presso di sé in Napoli , ove vennera gentilmente educati ; ma pure essi in fresca età si mori- rono. Non rimasero adunque del Capasso che le tre sue figliuole , le quali ereditando il patrimonio paterno non solo , ma ancora quello più pingue dello zio , furono no- bilmente e riccamente collocate a marito. E si godettero pure esse una ricca pensione a vita , loro stata assegnala dalla splendida munificenza di Giovanni V. Re di Porto- gallo , al quale Sovrano il Capasso avea già dedicato la Storia Universale della filosofia. Della qual« opera ora è tempo che io vi discorra, 0 Egregi Accademici , lasciando da parte le altre opere minori che di lui ci rimangono , non entrando queste ultime nel disegno propostoci in que- sto lavoro. 388 Tulein III. Dalla breve prefazione alla sua Synops's historiae philosophiae ricaviamo , come il Capasso veuli anni innanzi alla pubblicazione della stessa, avvenuta nel 1728, e (jiini- di dai venti ai trenta anni della età sua , atlendcs^e in Napoli air insegnamento privato della filosofia. E giudi- cando utile cosa anzi necessaria , son quasi sue parole , alla perfetta istituzione della scienza , il far seguire un cenno storico sopra 1' origine e il progresso della filosofia, e sopra i sistemi de' pii!i chiari filosofi ; così egli si fece a svolgere quanti libri d' istoria filosofica vi avea nelle bi- blioteche pubbliche e private di Napoli, e sopratlullo nella biblioteca Valletliana in quel tempo rinomatissima , spe- rando di ritrovare una storia della filosofia per ogni verso compiuta e perfetta, la quale movendo dalle prims origini, e procedendo successivamente per tutte le scuole filosofi- che delle nazioni fino a' tempi suoi , dimostrasse 1' anda- mento progressivo della idea della scienza , e svolgesse tutti i sistemi de' filosofi. Ma vane , egli prosegue adire, riuscirono le sue speranze ; perciocché alcuni storici poche cose delle origini della scienza accennavano ; alcuni altri della filosofìa delle antiche genti, o di qualcheduna di esse discorrevano ; e per ultimo la più parte degli storici la sola filosofìa de' Greci prolissamente esponevano. Né poten- do da' grandi dizionarii , 0 da' colloquii con gli uomini e- rudili conoscere , essere sfata da alcuno secondo 1' anzi- detto disegno trattata e svolta la storia dell'umano pensiero si fece egli allora a comporre \ opera sua , nella quale , secondo 1' ordinamento detto innanzi , presentasse agli stu- Fila e storia dèlia filosofia di G. B. Gap asso iSij diosi della scienza un quadro compiuto dello svolgimento storico ed universale della filosofia. Ma non era giunto il Capasse alla mela del suo lavoro , che lo intermise per poco ; peiciocchè ebbe notizia che il dottissimo uomo Tom- maso StauU'y a\ea di già pubblicalo una storia filosofica, la quale poleva essere stala concepita ed eseguita sul me- desimo disegno. Poiché ebbe letta il nostro modesto scrit- tore r opera dell' illustre britanno uella traduzione lafiiia ili Giovanni Clerico j e veduto che non una storia universale dttla filosofia , ma solo quella particolare de' Greci avea avuto iu anima lo Stanley di comporre \ cosi si pose egli nuovamente al lavoro , e nel tratto di cinque anni d' in- defessi e lunghi sludi , condusse la sua storia a compi- mento. Avverte intanto il Cipasso, che melti'ndo a stampa la sua Synopsis , intende solo di ofierire a' cultori della scienza un disegno e quasi una idea di una storia univer- sale della filosofia , lasciando ad altri più di lui , e per istudl e per ingegno valorosi , di recarla a maggior per- fezione. Detto del tempo e della occasione per cui il nostro autore pose a slampa la sua storia della filosofia , sorge spontaneamente il desiderio di conoscere quali sieno siali i suoi principi, e qual concetto egli si avesse formato della scienza. E qui slam forzati di dire iugeunameute non po- ter noi satisfare pienamente a tale inchiesta , non avendo il Capasso lasciata opera , dove con fare netto e domraa- lico avesse fermata ed esposta la propria dottrina. Impe- roccliè dalla sua storia medesima , nella quale espoue l'o- rigine i progressi e le vicende di ogni filosofia , non si rilevano i propri principi , avendo voluto seguire piultrsto lo veci di semplice sposilore delle opinioni altrui , che Sgo Tuie Ili quelle di sposilore insieme e di critico, La quale riserva per quanto sia utile e forse necessaria alle ragioni della pura storia narratrice fedele de' fatti , altrettanto è puerile ed antilogica alle ragioni della interpretazione e della cri- tica. Nondimeno nel libro i." capo i.° facendosi egli ad enumerare e riportar le definizioni diverse , che i più ce- lebri filosofi hanno dato della scienza loro , accostandosi egli a' pensamenti di Tullio , di Clemente Alessandrino , e di altri insigni pensatori , la vuol definita per la scienza di tutte le cose dalle loro cagioni e ragioni ^ in quanto con il lume naturale delta mente può Vuomo conoscerle. E riferendo ancora la partizione , in cui gli stessi filosofi lianno diviso o disliuto la contenenza dell' obbietto uuiver- sale , sopra di che versa la scienza della ragione, egli ab- braccia la partizione della filosofia in fisica , ossia della natura , in metafisica o delle cose intelligibili , ed in e- tica , la quale include ancor la politica. Dalla quale de- finizione e partizione della scienza da lui seguita , dal modo suo di esposizione delle seutenze e teoriche delle di- verse scuole filosofiche , e più dal metodo adoperato ge- neralmente a' tempi suoi , siamo indotti a credere aversi i! Capasse formalo un concetto obbiettivo ed ontologico della scienza filosofica , e quindi seguire le orme della grande scuola ontologica italiana fondata dapprima da An- selmo di Aosta , e riferraata da' suoi contemporanei ed a- niici e concittadini Tommaso Rossi , e Gianbattista Vico. E ciò è da notarsi nel Capasso , il quale nella sua storia si compiace di dare una esposizione compiuta della filoso- fia del Cartesio , filosofo il più rinomato a quei dì , e pro- motore principale del moderno psicologismo. Ma qualunque sia stata la dottrina filosofica del Ca- P^ita e storta della filosofia di G. B. Capasso Sgi passo, è meslieri primamente dimostrare l'anteriorità della sua Synopsis ad ogni altra storia universale della filoso- fia , e poi far conoscere 1' ordine col quale ha egli pro- ceduto nella composizione dell'opera sua. Come di sopra si è detto , era disegno del Capasso di ofierirc con la sua Synopsis alla mente de' giovani suoi discepoli un quadro compiuto dell' andamento dell' idea fi- losofica discorrente per tutte le nazioni e per tutti i tempi fino a' giorni suoi. Ora, per quanto noi sappiamo, ninna storia filosofica universale era comparsa nella repubblica delle lettere prima dell' opera del nostro napolitano filo- sofo. Sì che a lui si deve 1' onore di aver prima di ogni altro concepito e prima di ogni altro mandato ad effetto il vasto disegno di una storia universale della filosofia, la quale presentasse il movimento universale e mirabilissimo del pensiero filosofico del genere umano. Imperocché la grande storia della filosofìa del Bruker distesa, benché in pili grandi e più ampie proporzioni , sul medesimo dise- gno , non vide la luce che nel ly^i-Mj ed accresciuta di poi di un quinto volume nel 1767. Laonde la storia del Capasso pubblicala in Napoli nel 1728 precede di tre- dici anni quella del filosofo tedesco. E pure il Bruker se- gue appunto nella sua opera l'ordine e l'andamento stesso seguito dal Capasso nella sua storia. E ciò abbiamo vo- luto indicare non perchè sia nostro giudizio avere il te- desco tratto dal napolitano storico l'idea del suo immenso lavoro ; il che se fosse avvenuto , 1' avrebbe al certo quel sommo scrittore dichiarato ; ma 1' abbiam fatto perchè si renda manifesta 1' originalità del concetto e la priorità di esecuzione dell' opera del nostro patrio scrittore , soprat- tutto al cospetto di coloro i quaU vanno lutto di ripetendo Tom. FI. 52 892 Tulelli ed appellando il Bnikero qual primo creatore e padre del- l' istoria universale della filosofia. L' opera del Capasso , scritta secondo il costume del tempo in elegante latino , è divisa in quattro libri. Nel primo , eh' egli intitola della orìgine della Jilosofìa e dei primi sapienti^ si fa a discorrere della definizione, della divisione , dell' origine e del fine della filosofia ; segue a parlare degli inventori di essa scienza, 0 de' primi sapien- ti , incominciando dalle tradizioni filosofiche anfidiluviane fino a Mosè e Salomone, e più diffusamente della dottrina propria di questi due ultimi sacri scrittori. Nel secondo li- bro detto della filosofia de' Barbari^ da lui così chiamata in opposizione a quella de' Greci, discorre delle dottrine delle scuole filosofiche de' Caldei , de' Persiani , de' Sabei, degli Indiani, de' Cinesi, degli Egizi, degli Arabi, degli Ebrei , de' Fenicii , degli Etiopi , de' Libii , degli Sciti , de' Traci , e de' Galli. Il terzo libro comprende tutta la filosofia de' Greci dalla simbolica e mitica fino alla scuola eclettica Alessandrina, discorrendo di tutte le dottrine delle scuole , nelle quali si divise e si svolse quel!' immenso e splendido periodo della scienza filosofica. E da ultimo il quarto libro , che l'autore intitola de Filosofi più recenti^ comprende primamente la filosofia de' Romani , discorren- do delle sette pitagoriche , accademiche , stoiche , epicu- ree , peripatetiche , le quali , vestendo abito latino, in Ro- ma si riprodussero ; indi espone la filosofia de" Padri , e discorre della filosofia scolastica io tutta l' ampiezza sua e per tempi e per luoghi ; e da ultimo movendo dai filosofi dell' epoca del risorgimento delle lettere e delle scienze , espone la dottrina de' novissimi peripatetici , e anliperi- patelici , degli accademici , ed epicurei , e de' novissimi Vita e storia della filosofia di G. B. Capasso SgS filosofi naturalisti fino a Gassendì e Cartesio, della dottrina del quale fa una compiuta e lucidissima esposizione. Chiude poi la sua Synopsis con un' appendice sopra i filosofi om- raessi nel corpo dell' opera. IV. Questo è appunto , o Signori , il contenuto , e que- sto è 1 ordine seguilo dal Capasso nella esposizione della sua storia universale della filosofia. E primamente vogliani cbe si noti come il nostro autore , a capo della filosofia di ogni popolo ha cura di porre le credenze comuni tra- dizionali 0 scritte del medesimo , dalle quali come da'pria- cipi spontanei del sapere volgare del genere umano, muove la speculazione riflessiva e riposta de' filosofi. E ciò ap- punto spiega il perchè nella sua storia ci parla il nostro autore delle dottrine antidiluviane , abramitiche , orfiche , mitiche ec. ec. ; le quali al certo non entrerebbero altri- menti in un' esposizione dello sviluppo razionale dell'umana intelligenza. Avvertiamo in secondo luogo avere egli se- guilo r ordine cronologico , ed avere diviso 1' epoche sto- riche del progresso della scienza filosofica in quattro grandi periodi, secondo il cammino della civiltà delle nazioni. Noi non vogliamo portare un giudizio severo sopra questa trop- po generale e quindi iodelerrainata divisione dell' epoche filosofiche , classificazione fondata piij sopra le condizioni contingenti ed estrinseche de' tempi e de' luoghi, che so- pra quelle intrinseche e necessarie del movimento logicale della scienza. Tuttavia seguendo il nostro autore si fatto ordine storico , ci è forza confessare come egli abbia piut- tosto scritta la storia de' filosofi , anzi che quella della fi- 394 Tulellt losofia. In fatti per quanto egli è parco nell' esporre le teoriche de' filosofi e nel darne lo sviluppo logico e ra- zionale , altrettanto è largo e minuto nel raccogliere e ri- ferire le notizie riguardanti la loro vita , e le opere loro. E in ciò veramente dimostra un' immensa e scelta erudi- zione , e una diligenza infinita ; nò trascura di riferire i titoli delle opere di ciascun filosofo siano disperse , siano arrivate fino a noi. Ma in quello che spelta al fondo e quasi direi all'essenza delle dottrine e de' sistemi, invano tu la cerchi significata e svolta nella sua storia ; e delle opinioni , delle sentenze , e delle teoriche stesse , delle quali egli fa cenno , non cura egli indagare i principi, o mostrare le connessioni , né svolgerne le conseguenze, nelle quali cose certamente è riposta la natura della teorica o del sistema. E pure questa è uno de' principali fini al quale deve intendere lo storico della filosofia. L' altro fine non meno importante, anzi dirò meglio, r altro ufficio cui deve attendere lo storico della scienza , e eh' è dal nostro autore interamente trasandato, si è quello di portar ragionato giudizio delle teoriche che si espongono, specialmente quando 1' opera , come è quella del nostra scrittore, sia all' insegnamento de' giovaui indirizzata. Ora a poter dare un giudizio critico delle teoriche e de'sislemi si svariati e moltiplici , che la storia della filosofia ci pre- senta , è mesfieri che lo scrittore si abhia non solo for- mulata in sua mente, ma fermata e svolta nella sua opera, lina teorica propria e superiore ; dall' altezza della quale possa dominare tutto il movimCLito dell' idea filosofica di ciascun sistema , scorgere di un tratto le conseguenze in- chiuse nel loro principio , vederne le connessioni e le at- tinenze , e saperle poi ridurre all' unità superiore di quella Vita e storia della filosofia di G. B. Capasse SgS teorica , dalla quale solamente può discendere la giusta estimazione del sistema in disame. Perciocché senza il lu- me di questa teorica superiore e giudicatrice , vano ed i- nutile e forse pericoloso alla mente de' giovani riuscir deve ogni lavoro storico della filosofia. A fare adunque che le sue ricerche non tornino in- fruttuose , ed a giuguerc più speditamente al suo scopo , ei pare che lo storico della filosofia , dopo di avere bene studiali e raccolti i fatti empirici ed a posteriori della scienza , quali sono \e sentenze , le opinioni , la doltrina di un filosofo , e d' mia scuola , e se vuoisi , di luti' i filosofi e di tutte le scuole ; deve poi nel loro ordinamento seguitare piuttosto l' ordine logico o ideale della scienza , che l'ordine cronologico ed empirico. E questo ordina- mento ideale ( secondo che a noi pare , e come in un la- voro speciale ci sembra d' avere fino alla evidenza dimo^ strato (i)) consisterebbe nel partire e muovere dal coacatto primo e dalla idea madre dell' obbielto della scienza filo- sofica , e considerarne a priori i suoi possibili e logicali svolgimenfi ; e di quesU ideali svolgimenti segnare e se- guire accuratamente il processo rigoroso , e le leggi , e i principi , e l' estreme conseguenze. A questo modo si ver- rebbe a formare la storia ideale ed eterna della filosofia , o se meglio vuoisi dire , la teorica razionale de' sistemi possibili della scienza : con i quali sistemi appresi razio- nalmente nella loro necessaria e logicale esplicazione , po- trà ciascuno cacciarsi franco e sicuro nel campo della sto- ria e nel labirinto de" fatti filosofici , e delle infinte sen- fi) Qneslo nostro lavoro , che abbiamo io animo di ilare alla luce quaulo jiriiiu , ha per titolo Della Teorica razionile Jv sistemi JUosafivi. SgG TulelH tenze ed opinioni de' filosofi di tutte le scuole , senza li- more alcuno di smarrirsi. Perciocché la varietà prodigio- sa , e spesso la contradizione medesima delle opinioni dei filosofi non porterebbe allora più confusione o maraviglia, avendosi innanzi il criterio a giudicarne il vero od il fal- so , e sapendosi ancora anteriormente da quali principi esse muovono ed a quali sistemi si riconducono. Né ci si voglia opporre, che consigliando noi si fatto metodo ideale , pretendiamo di creare la storia della filo- sofia a priori ; siccome alcuni vorrebbero far credere es- serci degli scrittori , i quali trascurando o rifiutando affatto gli avvenimenti e le vicende reali della vita delle nazioni , vogliono soltanto dafia natura e dalle leggi ideali dell' uo- mo ricavare a priori la storia del genere umano. Impe- rocché a dimostrare pienamente quanto questa obbiezione sia affatto aliena al nostro proposito , risponderemo osser- vando , che i contradittori del metodo ideale non hanno voluto o non hanno sapulo intendere il vero principio e la vera indole di questo ordine della scienza. Perciocché s'in- gannano a partito quando essi fanno mostra di credere , che i seguaci di questo metodo pretendano di creare la scienza , e quindi la storia della filosofia , senza che pri- mamente si fosse atteso ad osservare, raccogliere, ordinare i fatfi sensibili ed empirici della vita razionale dell' uomo e dell' umanità. Pretensione assurda non meno che ridi- cola, e non caduta mai in mente de' promotori sinceri del vero metodo ideale ; che certamente é cosa evidente, e da ogni filosofo che abbia fior di senno ammessa indubitata- mente , che l' intelligenza primitivamente incomincia dal- l' apprensione , immediata o mediata che sia, de'falti sen- sibili ed empirici , rivelatori dell' esistenza e della vita Fila e storia della filosofia di G. B. Capasso Sgy delle cose. la fatti lo spirito umano non è creatore , ma semplice spettatore nell'immenso teatro dell' universo j esc r Essere , e le esistenze non vengano a lui manifestale , ( e questa manifestazione in qualunque modo si faccia è sempre per lui un fatto empirico , che si rivela nel fondo lucidissimo della coscienza ) non potrebbe certamente non solo comprenderle ed averne scienza, ma neppure con cepirle o pensarle. Ora come mai la mente umana po- trà neir istituire la scienza di una esistenza , prescindere dalla realtà e dal fatto dell' esistenza medesima ? Perocché ogni rivelazione o manifestazione di esistenze , sia per via del senso o della coscienza , sia per apprensione o intuito razionale, è sempre un fatto empirico ed a posteriori. Jla se il fatto sensibile , o il fatto razionale è il primo mo- mento da supporsi dato nella scienza , non è certamente esso fatto la scienza. Questa incominc'n quando di sif- fatto essere reale, appreso dal senso o intuito dalla men- te , la intelligenza concepisce e determina il principio, la essenza, le ragioni, le attinenze ed il fine. Sicché se nella conoscenza ordinata de' principi , delle ragioni, delle at- tinenze e del fine di un essere consiste la scienza di esso ; chi mai oserà di sostenere , che i principi le ragioni le attinenze ed i fini degli esseri sieno obbielto del senso e della coscienza , e che quindi empiricamente possa venire istituita la scienza? E la filosofìa, eh' è appunto la scienza de' supremi principi , ragioni , e fini degli esseri , non si potrà mai istituire , se non vuoisi farla scadere dalla sua dignità e natura, con metodo diverso dall'ideale e a /)r/o- ri. Per quello poi che particolarmente concerne alla storia della filosofia, non dubitiamo di affermare, che sei fatti empirici i quali sono le opinioni e le teoriche do filosofi SgS Tulelli delle diverse scuole , e da' quali primamente dee partire lo storico , non si modellano per cosi dire e non si riducono a quella teorica ideale de' sistemi detta di sopra , e che sola può ordinarli sotto di sé, e sola potrà farli compren- dere; lo studio di essa, soprattutto per l'insegnamento de' giovani , riuscirà certamente vano ed inintelligibile. Se non che noi non vogliamo , che il peso di queste nostre critiche osservazioni cada interamente sopra il lavoro di Giovanbattista Capasso ; il quale tanto per la condizione degli studi storici della filosofia a que' tempi , quanto per- chè il primo a discendere in questo vasto aringo, non po- teva elevarsi a tanta altezza della scienza , dove appena di presente , e pure molti lo contendono , osano credere di essere pervenuti i moderni. Ma quello che a lui merita- mente si deve retribuire , sotto pena di essere ingiusti , si è di riconoscerlo qual primo scrittore d' istoria universale della filosofia , e di annoverare il suo nome tra i princi- paU filosofi , che nel passalo secolo contribuirono alla glo- ria ed air incremento dell' italica filosofia. INDICE DEL VOLUME SESTO NotHìa de lavori delf Accademia per l'anno tSSi. • del Segretario perpetuo (liutio Tnsiuetvivti ^ > . . pag. Y MEMORIE Dell' vio e dell' abuso della simililudthe netl^eloeuzitne didattica, di Giorgio Masdea .t ;,... i Osservazioni sopra un fenomeno di trasudamento linfatico in al' cune piante graminacee , di Gvclielmo Gasparrihi. ... ai, Cenno biografico intorno al capitano ingegnere geografo France- sco Pergola, di Fedele A mah te ......... Sg Hìcerche analitiche sulle superfìcie anulari a cono direttore , di l^iNCENzo Antonio Rossi 53 Happorto all' Accademia sulla precedente memoria . . . . 179 Storia della Tentredine produttrice delle galle delle foglie del salcio, di Achille Costa, con i tavola ia rame .... 281 ' Dell' erba Baccarà degli antichi , del cav. Micbele Tenore . 297 Rapporto all' Accademia sulla precedente memoria 3 1 1 Uri altra Baccarà, appendice alla memoria sull' erba Baccarà de- gli amichi , del cav. Tenore 3i5 S l mo/lo di ri'hirre gì' integrali dell' equazioni linrari Ji print ordine a differenze miste in semplici integrali definiti , dell' a- bate HeiaiGro del Grosso 32 3 ]l giudizio universale dipinto a fresco nella cona della cappell i Sistina da Michelangelo Buonarroti, del cav. Camillo Gverra SSg Intorno alla vita ed alla storia della filosofia di Giovan Battista Cnpasso , di Paolo Fmilto Tclilli 377 DEL PRESENTE FASCICOLO Sul modo di' ridurre gV integrali dell' equa- z'onì lineari di prini ordine a differenze miste in semplici integrali d'Jìaili , dell' a- bate Remigio del Grosso . . . pag. // Ghidi:iio Un'vsrsale dip Ut) a /riesco nella Cona della Cappella Sisi'na da Michelun- (/ !.-> Uuo-iarroti, del Cav. Caìiillo Guerra, j 1 it ira') alla vita ei alla storia della Filosofìa di Giovan Battista Capasse^ dell abate Paolo Emilio Tulelli i Frontespizio , e delie a. Aoliz'a d:^' la 00 ri per l'anno /S.)/ , del Segre- tario perpetua Giulio Mixerilm . pag. 323 3b'9 377 Pi ezzo dal presbite fascicolo . ^ gr. 90 '^1 !-!,W m ,9v Wi ir. ^&'^ M •§