^^Ì_' V-*** ^:>// >:<, . -^-1 ^ '*• r 1 ■ V • - ) ■■/ '.i^f^'M. •.^'•■-r ' rl\ y.--^- * .\ . ^: //>/à 'M ATTI DELL'ACCADEMIA DI SCIENZE E LETTERE PALERMO ^ ///e . '^U-Ut,^ . _ yJUa.i^ ATTI ACCADEMIA DI SCIENZE E LETTERE ^ ÈJu O^t, DI PALERMO NUOVA SERIE. VOLUME I. ^'s^%M^ PALERMO DA PlETKd MOKVILLO APPALTATORE DELLA R. "STAMPERIA Nella Man Formaggi nuin. iH. 1845. STATUTI DELL' ACCADEMIA STATUTI DELL' ACCADEMIA Art. i. L'Accademia Palermitana di Scienze e belle Lettere, già delta del Buon-Gusto , resterà sotto la proteziene dell'eccellentissimo Senato Palermi- tano, da cui riconosce la sua esistenza; perlocchè il Pretore di Palermo, du- rante la sua carica, avrà il titolo di Socio Onorario, Promotore dell'Accademia. 2. Il corpo accademico è formato dai Soci Attivi, Onorari e Corrispondenti, e dai Collaboratori. 3. Le corporazioni letterarie, che vorranno collegarsi all'Accademia Paler- mitana, potranno farlo o come Socie, o come Colonie. 4. La classe dei Soci Attivi, relativamente alla distribuzione de' suoi lavori, sarà partita in tre Sezioni. 5. Il corpo accademico sarà retto dalla Magistratura, scelta dal comune con- senso nel suo seno. i STATUTI DELL'ACCADEmA. 6. Le radunanze di tutto il corpo accademico presedute dal Magistrato co- stituiscono le sedute accademiche. 7. Le deliberazioni cbe interessano l'intera Accademia saranno prese dal cor- po accademico legalmente i-adunato. 8. L'Accademia si occuperà dell'avanzamento delle scienze e delle lettere. I lavori degli accademici, letti nelle sedute, si conserveranno in Archivio; e tra questi saranno scelti quelli, che dovranno essere pubblicati sotto il titolo di Atti dell' Accademia Palermitana di Scienze e belle Lettere. 9. L'amministrazione degli averi dell'Accademia apparterrà al Magistrato. La formazione dello stato discusso, e l'approvazione dei conti apparterranno all'intera Accademia. TITOLO PRIMO Del Corpo Accademico. 10. Il Corpo Accademico sarà composto dai Soci e dai Collaboratori. H. I Soci saranno classificati in Attivi, Onorari, e Corrispondenti. i2. I Soci Aitivi saranno settanlacinque; cioè sessanta Residenti in Palermo, sei Nazionali, e nove Stranieri. Il loro numero è inalterabile. 13. I Soci Attivi danno propriamente l'esistenza dell'Accademia; hanno essi esclusivamente il dritto alle votazioni, alle cariche, ed agli emolumenti acca- demici, e sono strettamente soggetti a' rispettivi doveri indicati dai presenti Statuti. 14. Coloro tra i Soci Residenti, che faranno costare all'Accademia la legit- timità delle cagioni per cui non potranno corrispondere a tutti i doveri di So- cio Attivo, potranno ottenere dall'Accademia di essere annoverati in un'altra classe di Soci 15. Coloro tra i Soci Residenti, che dopo di avere lette almeno quattro me- morie nelle sedute, o di averne date due giudicate meritevoli di essere inse- rite negli Atti Accademici, faranno costare legittime le cagioni, per le quali non si troveranno più in grado di corrispondere a tutti i doveri di Socio At- tivo, saranno dichiarati Soci Emeriti. Il posto che rimarrà vuoto sarà occu- pato da un nuovo eletto. Ciò non di meno il Socio Emerito potrà interve- nire nelle sedute, leggervi de" lavori, e conserverà il dritto di concorrere alla carica di Presidente, e a quella ancora di Anziano della Sezione a cui appar- teneva. 16. L'Accademia conferirà il grado di Socio Onorario, Nazionale o Estero, STATUTI DELL'ACCADEMIA. S allo porsonc di merito distinto, che si renderanno ad essa benemerite. Un Sb- eio Onorario Nazionale potrà venire eletto Presidente dell'Accademia. 17. L'Accademia conferirà il gradò di Socio Corrispondente a quei Dotti Na- zionali o Esteri, che, per opere date alla luce, si distinguono in un ramo qua- lunque dell'umano sapere. 18. L'Accademia conferirà il titolo di suo Collaboratore a quelle persone, che distinguendosi per cognizioni o per lavori scientifici o letterari, saranno giu- dicati meritevoli di essere aggregati al suo corpo. TITOLO SECONDO Delle Corporazioni letterarie collegate all' Accademia Palermitana. 19. L'Accademia accetterà come Socie tutte quelle corporazioni letterarie, che vorranno in questa qualità collegarsi con essa, all'oggetto di promuovere di concerto lo avanzamento delle scienze, e delle lettere per lo mezzo di una regolare corrispondenza. 20. Quei dotti, che sosterranno le funzioni di Presidente, e di Segretario Generale nel momento dell'associazione, saranno di dritto dichiarati recipro- camente Soci Corrispondenti, e si contraccambieranno i Diplomi. 21. Tutti i membri attivi dell'Accademia Socia potranno, ove gli Statuti del loro Corpo noi vietassero, inviare all'Accademia Palermitana le loro memorie per esservi lette, ed anche inserite negli Atti Accademici, ove possano avervi luogo. 22. Quelle corporazioni letterarie di Sicilia, che vorranno più intimamente appartenere all'Accademia Palermitana , adottandone gli Statuti ed i metodi di lavoro, saranno dichiarate sue Colonie. 25. I Presidenti, ed i Segretari Generali delle Colonie, durante la loro ca- rica, saranno considerati come Soci Corrispondenti. 24. Le Colonie faranno conoscere all'Accademia Palermitana per mezzo di una regolare corrispondenza i lavori de' loro Soci, all'oggetto che l'Accade- mia li abbia nella dovuta considerazione. 2o. Le Colonie saranno nel dovere di eseguire quei lavori scientifici o let- teiarì, ai quali saranno invitati dall'Accademia Palermitana; questi lavori , e qualunque altro delle Colonie, dopo di essere stati letti nell'Accademia, sa- ranno inseriti negli Atti ove si crederanno di questo meritevoli. 26. I Soci Attivi delle Colonie , quando saranno in Palermo , nell' Accade- mia Palermitana goderanno le distinzioni dei Collaboratori; ed all'incontro il 6 STATUTI DELL'ACCADEMIA. Socio dell'Accademia Palermitana, che interverrà in una Colonia, sarà ripu- tato come Socio Attivo della medesima. TITOLO TERZO Sezioni dell' Accademia. 27. La Classe de' Soci Attivi, relativamente alla distribuzione de" suoi la- vori, sarà partita in tre Sezioni, ciascuna delle quali sarà composta di venti Soci Residenti, di due non Residenti, e di tre Stranieri, e degli Emeriti della Sezione. 28. La prima Sezione si occuperà delle Scienze Esatte, Naturali, e di quelle che ne dipendono. 29. La seconda Sezione si occuperà delle Scienze Ideologiche, Morali, e Po- litiche. 50. La tei'za Sezione si occuperà dell'Archeologia, delle belle Lettere, della Teoria delle belle arti, ed in generale di qualunque erudita ricerca non com- presa negli oggetti presi di mira dalle altre due Sezioni. TITOLO QUARTO Della Magistratura Accademica. 31. L'Accademia Palermitana gode attualmente dell'onore di riconoscere per suo Mecenate S. A. R. il Conte di Siracusa, Luogotenente di Sua Maestà (D. G.) in Sicilia. 32. La Magistratura del Corpo Accademico sarà costituita dalle seguenti ca- riche: Presidente. Vice-Presidente. Segretario Generale. Tre Direttori di Sezione. Tre Segretari di Sezione. 33. Il Presidente è il Capo del Corpo Accademico; presiede in tutte le se- dute; le apre e le chiude; conserva l'ordine, e mantiene la esatta osservanza dei regolamenti. 34. Il Vice-Presidente in mancanza del Presidente ne esercita le funzioni. 35. Il Segretario Generale è l'organo della corrispondenza interna ed esterna STATUTI DELL'ACCADEMIA. 7 dell Accademia; è a lui affidata la legalità delle deliberazioni e votazioni; è responsabile della custodia del sigillo, dei lavori, dei libri, della segreteria, del- l'archivio, e di qualunque altro oggetto appartenente all' Accademia ; è inca- ricato della redazione, stampa, e spedizione degli Atti, e delle carte accade- miche. 36. La Magistratura di Sezione sarà composta da un Direttore, un Segreta- rio, e due Anziani, scelti tra i Soci componenti la Sezione. 37. Il Direttore è il Capo della Sezione, e della sua Magistratura. Presiede ai radunamenti di Sezione, li apre, e li chiude, e vi conserva l'ordine. 38. Il Segretario di Sezione mantiene la corrispondenza interna della Se- zione; è a lui affidata la legalità delle deliberazioni, e votazioni della mede- sima; è incaricato, ed è responsabile della custodia della Segreteria, e di tutte le carte appartenenti alla Sezione. 39. In ciascuna Sezione saranno scelti due Anziani tra i suoi componenti, i più riputati pei loro lumi e probità, e sarà loro incombenza nella Sezione di dar parere dei lavori accademici, e sopratutto di ciò, di cui potranno essere incaricati per affari relativi alla Sezione. 40. Ciascuna Sezione avrà inoltre un Vice-Segretario, Coadjutore del Segre- tario Generale e del Segretario di Sezione. 41. Nelle funzioni della Magistratura, in mancanza suppliscono in ordine, al Presidente il Vice-Presidente, ed in mancanza il più provetto dei Direttori. — Al Segretario Generale il più provetto dei Segretari delle Sezioni. — Al Direttore il più provetto dei due Anziani. — Al Segretario di Sezione il Vice-Segretario. 42. Il Presidente, ed il Vice-Presidente dureranno in carica per cinque anni. Il Segretario Generale per dieci anni. I Direttori, i Segretari, e i Vice-Segre- tari di Sezione per tre anni. Gli Anziani per un anno. 45. Nessuno potrà essere alla fìue della Carica rieletto nella stessa, meno- chè il Segretario Generale, e gli Anziani. 44. La Magistratura del Corpo Accademico si riunirà indispensabilmente due volte all' anno, nella prima metà dei mesi di gennajo e luglio. Il Presidente però potrà straordinariamente convocarla ove ne conosca il bisogno. 45. La Magistratura è legalmente radunata quando de' nove individui che la compongono, sei almeno saranno presenti , tra i quali il Segretario Ge- nerale; il quale in caso di legittimo impedimento vi inviterà il più provetto dei Segretari di Sezione. 46. La Magistratura del Corpo Accademico invigilerà sulla osservanza dei re- golamenti, e sullo andamento generale dell'Accademia. Fisserà, regolerà, e di- 8 STATUTI DELL'ACCADEMIA. stribuirà i giorni delie sedute ordinarie e straordinarie. Deciderà tutte le con- troversie che potessero insorgere relativamente allo interesse generale dell'Ac- cademia. Piglierà conoscenza dei reclami che si porteranno avverso le deli- berazioni della Magistratura di Sezione. Nei casi gravi, non previsti dai rego- lamenti, potrà provvisoriamente risolverli, rimettendosene alla tinaie deter- minazione dell'Accademia. Eserciterà la censura sopra tutti i funzionari del- l'Accademia, potrà ordinarne la sospensione, e provocare dalla intera Acca- demia la remozione di un funzionario, o di un Socio qualunque. 47. La Magistratura di Sezione si radunerà tre volte all'anno, nelle prime metà dei mesi di aprile, agosto, e dicembre. Il Direttore potrà straordinaria- mente convocarla ove ne conosca il bisogno. 48. La Magistratura di Sezione s'intenderà legalmente radunata quando in- terverranno il Direttore, il Segretario ed uno dei due Anziani. 49. Questo Magistrato regola l'andamento della sua Sezione; decide le con- troversie sopra articoli che l'interessano; e prepara ed invia tuttociò che si vuol portare alla conoscenza della Magistratura del Corpo Accademico. 50. Le deliberazioni della Magistratura del Corpo Accademico, e di quelle delle Sezioni, saranno prese a maggioranza di voti; e nel caso di parità il voto di chi presiede è decisivo. 51. Gli Anziani delle tre Sezioni riuniti, e preseduti dal Vice-Presidente, for- meranno il Comitato degli Anziani dell'Accademia. 52. Questo Comitato terrà le sue radunanze nelle ultime metà dei mesi di gennajo, maggio, e settembre, e in tutte le volte, che vi sarà invitato dal Magistrato Accademico. 53. È legittimamente radunato quando oltre il Vice-Presidente saranno pre- senti almeno quattro Anziani, il più giovine dei quali farà da Segretario. 54. Il Comitato degli Anziani esaminerà, e darà il suo parere motivato al Magistrato dell'Accademia sulle Memorie che dovranno stamparsi negli Atti; sulle carte che gli verranno da quello rimesse per essere giudicate; sulle me- morie, che aspirano ad un premio; su i conti e sulle regolarità delle eroga- zioni; sulle ammissioni di nuovi Soci, e su coloro che dovranno essere re- mossi, o che dovranno passare tra gli Emeriti. Per adempiere a questi oggetti potrà richiamare li rischiarimenti che gli bisogneranno dai rispettivi Segretari. TITOLO QUINTO Delle Sedute Accademiche. 55. Le Sedute Accademiche sono costituite dalla riunione dei Soci Attivi pre- seduta dal Magistrato. STATUTI DELL'ACCADEMIA. 9 56. Le Sedute Accademiche ordinarie, clie si terranno nel corso di un anno, non saranno meno di venti; e nel principio di ciascun anno il Magistrato de- stinerà quelle in cui si tratteranno gli affari d'interesse generale dell'Accade- mia, e quelle che saranno impiegate alla lettura dei lavori accademici. Il Pre- sidente potrà secondo il bisogno convocare straordinariamente l'Accademia. 57. Nelle Sedute destinate a trattare gli affari d'interesse generale dell'Ac- cademia potranno intervenire i soli Soci Attivi ; ed allora la Seduta s'in- tenderà legalmente radunata quando il numero degl'intervenienti supera la metà dei Soci Attivi Residenti. 58. Nelle Sedute destinate alla lettura dei lavori accademici potrà interve- nire chiunque; esse saranno legalmente radunate quando almeno interverranno dieci Soci Attivi. 59. Ciascun Magistrato di Sezione però potrà radunare i Soci della rispettiva Sezione per trattare degli affari ad essa relativi. Allora la radunanza sarà le- galmente costituita quando il numero degl'intervenienti supera la metà dei Soci Attivi della Sezione. TITOLO SESTO Delle votazioni, e delle elezioni. 60. Nelle Sedute destinate a trattare gli affari generali dell'Accademia le de- liberazioni saranno prese a maggioranza assoluta di voti, e si faranno a bussolo o a polizze segrete. É proibita qualunque deliberazione per acclamazione. 61. Quando nella prima votazione non si ottenga la maggioranza assoluta, le due opinioni che avranno avuto più voti delle altre saranno poste a nuova votazione, e tutti i votanti saranno obbligati a determinarsi per una di esse. — Se nella prima votazione più di due opinioni risultino con maggior nu- mero di voti uguali, la sorte escludendole le ridurrà a due, e la seconda vo- tazione caderà su di esse. — Se nella prima votazione l'opinione che per numero di voti ottiene il se- condo luogo, ne ha delle altre uguali, la sorte escludendole le ridurrà ad una, onde farsi la seconda votazione sempre su due. — Nei casi estremi di parità di voti, la sorte escluderà le diverse opinioni, e le ridurrà ad una sola. 62. Per provvedere le cariche del Magistrato Accademico ciascuna Sezione, convocata in privata Seduta dal suo direttore, formerà una nota di raccoman- dazione per quei soggetti che nel suo seno crederà meritevoli di occupare la VoL. I. 2 10 STATUTI DELL'ACCADEMIA. carica TacaiUe. Queste note saranno inviate ai Segretario Generale, il quale ne larà spargere le copie preventivamente tra tutti i Soci Attivi presenti nella Se- duta Generale, prima della votazione definitiva dell'Accademia. G3. Per provvedere al posto di Socio Attivo, la Sezione a cui appartiene, convocata in Seduta privata dal suo Direttore, farà una nota di non meno di tre eligibili, coli' indicazione dei loro meriti rispettivi; sentito quindi il parere del Comitato degli Anziani, convocato all'uopo, e tenute presenti le osserva- zioni del medesimo, compirà una nota definitiva e motivata, che rimetterà al Magistrato Accademico per esser proposta. L'elezione dell' Accademia sarà cir- coscritta ai soggetti messi in nota. 64. Ciascun Socio attivo ha dritto esclusivo di proporre dei soggetti per far parte del Corpo Accademico, con farne dimanda motivata da lui sottoscritta. 11 Presidente, al quale devesi presentare, la rimetterà al Comitato degli An- ziani per averne il parere. Indi la Magistratura del Corpo Accademico, tenendo presente il parere del Comitato, ne farà, ove abbia luogo, pel solito mezzo del Segretario Generale, una proposta ragionata di ammissione , come Socio Onorario, Corrispondente, o Collaboratore, all'intiera Accademia, per passarsi alla votazione. TITOLO SETTIMO Dei Lavori Accademici. 65. 1 Soci appartenenti a ciascuna Sezione si occuperanno principalmente delle materie che le sono attribuite, e saranno in obbligo di leggervi una me- moria almeno in ogni tre anni. Potranno però secondo le circostanze nel trien- nio essere dispensati dal Magistrato Accademico , qualora abbiano presentato un lavoro di materie appartenenti ad altre Sezioni. 6G. Nella prima radunanza che terrà in ogni anno la Sezione si discuteranno e proporranno i temi sopra i quali sono invitati i Soci Attivi a leggere dopo due anni. Al principio di ogni anno si suppliranno con nuovi temi quelli che sono stati esauriti dalle letture dell'anno precedente, e si fisserà l'ordine con cui debbonsi succedere le letture dei discorsi su di essi. Sarà a cura del Se- gretario di Sezione, che per qualunque imprevista circostanza si trovino sem- pre pronte due o tre memorie. Sarà a cura del Direttore di eccitare lo zelo de' Soci per leggere nelle Sedute nel primo triennio a partire dall'esecuzione di questi Statuti. 67. Ciascun Socio Attivo dovrà scegliere un tema per leggere su di esso al tempo fissato; purché non prescelga di occupare la Seduta con altre memorie STATUTI DELL'ACCADEMIA 11 -SU di altri temi, attorno ai quali avrà lavorato. Sarà però sempre un titolo di benemerenza presso l'Accademia se oltre le memorie di obbiigo se ne leg- geranno delle altre di libera scelta. 68. Le Sedute Accademiche saranno dal Magistrato Accademico destinate in giro per leggervisi esclusivamente delle memorie appartenenti alle materie di una sola Sezione. Qualunque Socio potrà leggervi delle memorie, purché non trattino di materie diverse da quelle proprie della Sezione. 09. Qualora uno o più Soci avranno fatto dei lavori poetici , che il Magi- strato Accademico crederà meritevoli di pubblica lettura, potranno destinarsi tre Sedute straordinarie in ciascun anno, nelle quali chiunque de' Soci e dei Collaboratori vorrà leggervi delle composizioni poetiche di libero tema, potrà praticarlo; purché ne ottenga il permesso dal Presidente, inteso prima il pa- rere degli Anziani della terza Sezione. 70. Radunata l'Accademia sotto la presidenza del Magistrato vi funzionerà quel Segretario di Sezione cui spetta, il quale leggerà il verbale della Seduta precedente della propria Sezione, ed il sunto dei lavori che vi sono stati letti. Quindi si passerà alla lettura delle memorie, e se taluna di esse sarà troppo lunga , chi presiede ne differirà la continuazione ad un'altra Seduta. Termi- nata la lettura di una o più memorie che si leggeranno nella Seduta, si con- segneranno gli autografi al Segretario della Sezione; e dove gli Autori desi- derassero ricuperare il loro originale , il Segretario Generale a richiesta del Segretario di Sezione disporrà il conveniente per farne esemplare la copia, che deve restare nell'archivio dell'Accademia. 71. I Segretari di Sezione non potranno ritenere presso di sé gli autografi e gli esemplari delle memorie lette, oltre il tempo della seduta seguente della propria Sezione, nella quale dovranno leggerne il sunto, ma dovranno conse- gnarli insieme col sunto al Segretario Generale per restare nell'archivio. 72. Durante la lettura delle memorie non sarà permessa veruna discussione. 75. Saranno pubblicati in successivi volumi sotto il titolo di Alti dell'Acca- demia Palermitana di Scienze e belle Lettere, tutti quei discorsi, che dopo es- sere stati letti nelle Sedute saranno giudicati degni della stampa. 74. Nel corso dell'anno, a cura del Segretario Generale, si raduneranno suc- cessivamente i Magistrati delle Sezioni per sciegliere tra 1 lavori ricuperati in archivio quelli che giudicheranno degni di esser pubblicali, o nella maniera come si sono letti, o con quei cambiamenti e riforme, che di accordo col- l'Autore stimeranno opportuno di farsi. Senza il consenso dell'Autore non sarà permessa veruna riforma. 75. Le memorie lette nell'Accademia divengono di lei piena proprietà , e 12 STATUTI DELL'ACCADEMIA. gli Autori di esso non ne potranno pubblicare se non i semplici sunti; meno- chè fossero state di già escluse dagli Atti Accademici. 76. Se le memorie lette contengano nuove osservazioni , o sieno di tale importanza , che la loro pronta pubblicazione interessi l'avanzamento delle Scienze e delle Lettere, o l'onore dell'Autore, il Magistrato Accademico di- spenserà alle disposizioni del precedente articolo, dovendo però nella pubbli- cazione che va a farne l'Autore inserire il permesso del Magistrato. 77. L'Autore di qualunque lavoro scientifico o letterario potrà, rimettendone un esemplare all'Accademia, chiederne il parere. 78. Ciascuno Autore avrà gratuitamente dieci copie della sua memoria in- serita nel volume. 79. Le copie di ciascun volume degli Atti Accademici saranno distribuite gra- tuitamente a S. M. il Re (N. S.), al Mecenate, al Promotore, all'Intendente, alle Accademie Socie e Colonie, alla Biblioteca del Senato, e a quelle della Regia Università, dell' Olivella, del Collegio Massimo della Compagnia di Gesù, e del Reale Osservatorio, ed all'Archivio della Commessione di Pubblica Istru- zione; come ancora ai Soci Attivi, Residenti , non Residenti , e Stranieri che si troveranno al momento della pubblicazione. Il Magistrato Accademico an- cora determinerà il destino di poche altre copie che dovranno dispensarsi a qualche alto personaggio, o a coloro che si saranno resi benemeriti all'Acca- demia con donativi, e dotazioni. Le restanti copie si venderanno a quel prezzo che stabilirà il Magistrato. 80. All'oggetto di promuovere gli utili lavori scientifici e letterari, 1' .acca- demia potrà proporre de' premi, ai quali tutti potranno concorrere menochè i Soci Attivi. 81. L'Accademia distribuirà in ogni tre anni tre medaglie, una per Sezione, in premio di quelle fra le memorie lette dai Soci Attivi, le quali otterranno il voto di aprrovazione. TITOLO OTTAVO Dell' Amministrazione degli averi dell' Accademia. 82. L'Amministrazione degli averi dell'Accademia apparterrà al Magistrato, il quale regolerà gli esiti a norma dello stato discusso, che in ciascun anno stabilirà l'Accademia colla superiore approvazione. 83. Il danaro di pertinenza dell'Accademia si terrà nel pubblico banco a nome dell'Accademia Palermitana delle Scienze e belle Lettere, e non potrà l'itrarsi STATUTI DELL'ACCADEMIA. 15 dal banco se non a polizze firmate dal Presidente e dal Segretario Generale, o da chi in caso d'impedimento ne sostiene le veci. 84. L'Accademia eleggerà un Tesoriere, che terrà i conti d'introito ed esito, ed a cui favore solamente si possono spedire le polizze di espensione. 85. Presso il Tesoriere si terrà sempre la somma di once dieci per occor- rere alle spese giornaliere dell'Accademia. 86. Il Tesoriere non potrà fare veruna erogazione senza il mandato espresso firmato dal Presidente e dal Segretario Generale. Sarà cura sua ritirare i ri- cevi corrispondenti, e controllare le polizze per tenerne conto nel suo registro. 87. 11 Presidente ed il Segretario Generale però non potranno ordinare qualunque erogazione straordinaria al di là del titolo fissato per le spese im- prevedute, senza una deliberazione del Magistrato. E dove essa superi le once dieci, sarà nacessaria la deliberazione dell'Accademia. 88. In ogni mese di dicembre il Tesoriere darà i suoi conti al Magistrato, il quale coli' intervento degli Anziani ne farà l'esame, e vi aggiungerà il suo conto morale nelle partite che ne abbisognano; e nel seguente mese di gen- najo si presenteranno questi conti all'Accademia per riportarne la sua appro- vazione, onde passarli alle autorità competenti per averne la finale quietanza. 89. La carica di Tesoriere durerà per un anno, ma egli potrà essere rieletto. DISPOSIZIOM GENERALI. 90. Per tutto ciò che riguarda il servizio interno dell'Accademia, il numero e gli obblighi dei registranti, e degli uscieri, la tenuta delle segreterie, e del- l'archivio, e per qualunque altro oggetto di dettaglio per lo esatto adempi- mento di tutte le superiori disposizioni, l'Accademia stabilirà dei regolamenti che saranno obbligatori. 91. Chiunque sarà eletto a Socio Attivo per occupare il posto di un So- cio defunto sarà in obbligo di leggerne l'articolo necrologico la prima volta che sederà in Accademia. 92. Ogni Socio è in obbligo di presentare all'Accademia una copia dei libri e memorie che dà alla luce. 95. L'Accademia non si rende garante delle opinioni, e delle dottrine con- tenute nelle memorie dei suoi componenti. Ne sono essi personalmente re- sponsabili colle Scienze e col Governo. 9't. Le trasgressioni a doveri di Accademico stabiliti in questi regolamenti si riputeranno come una formale dichiarazione di non volere appartenere al Corpo Accadeinico; quindi l'Accademia , inteso il rapporto del Gomitalo a STATUTI DELL'ACCADEMIA. degli Anziani ed il parere del Magistrato, delibererà se siavi luogo a rerao- zione dal Ruolo Accademico , o a passaggio in altra Classe , e ad elezione del successore. 9o. S. A. R. il Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in Sicilia, Augusto Mecenate dell'Accademia, è implorata ad eleggere per la prima volta i ses- santa Soci Attivi Residenti, 1 quali sotto la Presidenza di colui che più pia- cerà a S. A. R. procederanno all'esecuzione del presente Regolamento. I presenti Statuti vennero approvati da S. A. R. il Principe D. Leopoldo Conte di Siracusa, Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in Sicilia nel Consiglio del 24 gen- naro 1832. SOCJ ATTIVI DELL' ACCADEMIA S. A. R. IL PRINCIPE D. LEOPOLDO CONTE DI SIRACUSA, Mecenate. Il Pretore di Palermo Marchese di Spedalotto Socio Onorario Promotore. Principe di Granatelli Presidente. Prof. Michele Fodera' Vice-Presidente. Prof. Can. Alessandro Gasano Segretario Generale. PRIMA SEZIONE SCIENZE NATURALI ED ESATTE. Emmandele Estiller Direttore. Barone Andrea Bivona Segretario. Dott. Pietro Calcara Vice-Segretario. Dott. Giovanni Salemi r » • ■ „ . ^ , > Anziani, rroi. Giuseppe ìnzenga Hi Prof. Michele Fodera'. Onofrio Cacciatore. Prof. Gaetano Algeri. Prof. GiovAN Battista Gallo. Prof. Giovanni Gorgone. Dolt. Salvatore Romano. Prof. Pasquale Pacini. Ab. Gaetano Dileo. Prof. Carlo Giachery. Prof. Can. Alessandro Gasano. Prof. Gaetano Cacciatore. Dott. Agostino Todaro. Prof. Mariano Pantaleo, Prof. Federico Napoli. Prof. Giuseppe Albegiani. Cav. Agatino Sammartino. Prof. Carlo Gemmellaro. „ „ _, _ ,, I Non residenti na- Cav. Giovanni Federigo Guglielmo Herschel. ^ , -- / zionali ed esteri. Barone Alessandro Humboldt. Macedonio Melloni. SECONDA SEZIONE SCIENZE MORALI E POLITICHE. Padre Benedetto d'Acquisto Direttore Cav. Raffaele Busacca Segretario. Yice-Segrelario Padre Alessio Narbone » . • • ) Anziani. Prof. Can. Salvatore Mancino 17 Dolt. Emjunuele Viola. Prof. Cav. Embrico Amari. Padre Vincenzo Garofalo. Cav. Niccolò Lanza Branciforti. Dott. Vincenzo Cacioppo. Prof. Ab. Antonio Criscuoli. Filippo Villari. Dott, Gaspare Parlatore. Can. Francesco Bagnara. Can. Gaspare Rossi. Barone Giovanni Calefati. Doti. Pasquale Calvi. Can. Salvatore Calcara. Francesco Ferrara. Dott. Carmelo Martorana. Prof. Giovanni Bruno. Francesco Orioli. Cav. Giuseppe Niccolini. Barone Pasquale Galluppi, Prof. Placido De-Luca. ( ^'«nali ed esteri. ì Non residenti na- TERZA SEZIONE LETTEEATIBA/ Gaetano Daita Direttore. Vincenzo Errante Segretario. Principe di Calati Giuseppe De-Spucches Vice-Segretario. Tesoriere. VOL. I. ."i 18 Francesco Perez ì . . . \ Anziani. BERNARDO BERIO j Monsignor Giuseppe Crispi. Duca di Serradifalco Domenico Lo-Faso Pietrasanta. Agostino Gallo. Principe Di Scoruìa Pietro Lanza Branciforti. Prof. Can. Emmanuele Vaccaro. Dott. Giovanni Schirò. Principe di Granatelli Franco Maccagnone. Giuseppe Spab afora. Prof. Giuseppe Bozzo. Prof. Ab. Niccolò Di-Carlo, Prof. Giuseppe Caruso. Ab. Pasquale; Pizzuto, Vito Beltrani. Prof. Ab. Gregorio Ugdclena. Ab. Michelangelo Raibaudi. M. ' Raoul Rochette. Alessandro Manzoni. Massimo D'Azeglio. f Non residenti na- Marchese Giuseppe Ruffo. ( »onal' ed esteri. Baldassare Romano. socio exerito Abate Giuseppe Bertini. SOCJ OrfORAlìJ NAZIONALI ED ESTERI Commend. Carlo Afan de Ri vera. 1» Cav. Antonio Alessandrini. March. Comm. Francesco Saverio D'Andrea. Cav. Niccolò Ansalone. Francesco Giovan Domenico Arago. Duca D'Ascoli Sebastiano Marulli. Conte Prospero Balbo. Cardinale Tommaso Bernetti. Giuseppe Bianchi. Cav. Pietro Bianchi. Giorgio Airv Biddel. Principe di Bisignano Pietrantonio Sanseverino. Giovanni De Bordon. Michele Bordon. Lord Arrigo Brocgham Vaux. Principe di Campofranco Antonio Lucchesi-Palli. Commend. Giuseppe Caprioli. Principe di Cassaro Antonio Statella. Duca di S. Cesario Gennaro Marulli. Prof. Filippo CorridI. Giuseppe Cascio Cortese. Cav. Paolo Cumbo. Duca di CuMiA Marcello Fardella. Barone Guglielmo Damoiseau. Commend. Giovanni Daniele. Maresciallo di Campo Marchese Francesco Saverio Delcarretto. Monsignor Benedetto Denti. Maresciallo di Campo Cav. Roberto Desauget. Barone Dupin Alarchese delle Favare Pietro Ugo. 20 Prof. Finn Magnusen. Principe di Fitalia Pietro Settimo. Commend. March. Arrigo Forcella. Cav. Antonino Franco. Monsignor Gaspare Grassellini. M.' GuiZOT. Conte De Heyden. Cav. Francesco Paolo Lanza Brancifortk Duca di Laurenzana Onorato Gaetani. Cav. GlAMBATISTA MaGISTRINI. Ferdinando Malvica. Cav. Antonio Mastropaolo. Duca di MoNTALBo Stefano Sammartino. GlAMBATISTA NlCCOLIM. Principe Pietro Odescalchi. Cav. OOVAROFF. Princ. di Palagonia Fr. Paolo Ferdinando Gravina. M." Pariset. Cav. Niccola Parisio. Barone Camillo Pellegrino. March, di Pietracatella Gius. Ceva Grimaldi Pisanelli. Cav. Gabriele Qdattromani. M.' JosiAH Qdiney. Marchese di Raddusa Francesco Paterno Castelli. Consigliere Rafn. Marchese Luigi Rangoni. Monsignor C amili o Ranzani. Cav. Geminiano Ricciardi. Marchese Cosmo Ridolfi. Tenente-Gen. Filippo Salluzzo. toi 21 Cav. Arcidiacono Luca De Samuele Cagnazzi. Cav. Niccolò Santangelo. Ten.-Gcn. Priiic. di Satriano Carlo Filangeri. Principe di Scilla, Fulco Ruffo Di Calabria. Monsignor Cav. Angelantonio Scotti. Retro-Ammiraglio Cav. Ruggiero Settimo. Duca di S. Teodoro Carlo Luigi Caracciolo. Principe di Torrebruna Gaetano Parisi. Principe di Trabia Giuseppe Lanza. Principe di Yalguarnera Pietro Valguarnera. Duca di Ventignano Cesare della Valle. Commendatore Carlo Vecchioni. Commendatore Antonino Venuti, Cardinale Francesco Di-Paola Villadicane. Rrigadiere Cav. Ferdinando Visconti. Cav. De Vysznewsky. Nel seguente volume si darà la nota de' Soci Corrispondenti e Collabon Gli autori delle seguenti memorie di cui non è indicato il grado accade- mico sono Soci Attivi. e©e®©®8®©s®s©ss©®®esse©©®©ee®®®©©©®s©s©0©©®®©eG©©©®©Q®®ea TAVOLA DELLE MEMORIE CONTENUTE NEL PRESENTE VOLUME Delle vicende dell'Accademia; Discorso del Presidente Principe di Granatelli. S C I E IV Z G. Dimostrazione generale e completa dell'equilibrio di tre forze; Memoria di Emmanuelc Estiller. Memorie geog:nostiche e mineralogiche; del Prof. Pietro Calcara : 1" Osservazioni geognostiehe sopra Caltavuturo e Sclafani. 2" Ricerche geologiche sulla dolomite giurassica del landro presso S. Caterina. 3» Sopra una nuova giacitura della calce carbonata in Sicilia. '(■* Nuove forme cristalline di alcune minerali di Sicilia. Esposizione de' Molluschi terrestri e fluviatili de' dintorni di Palermo del medesimo Prof. Calcara. D'una mostruosità di un insetto dell'ordine de' Coleotteri; Osservazioni del Prof. Bal- dassare Romano. Rariorum plantarumminusve recte cognitarum in Sicilia sponte provenientium decas prima auctore Augustino Todaro. Osservazioni Meteorologiche fatte nel R. Osservatorio di Palermo nell' anno 1844. Su r indole, la misura ed il progresso della industria comparata delle nazioni ; Studi di Emerico Amari. li E T T E B E. Sulla istruzione pubblica nei secoli xvi e xvii in Sicilia; Discorso di Bernardo Serio. Elogio di Domenico Scinà scritto dal Prof. Federico Napoli. Elogio di Niccolò Cacciatore scritto dal Prof. Gaetano Cacciatore. DELLK VICr:NDE IHvLL' ACCADEMIA DISCORSO IIBL PRESIDE»TR PRINCIPE DI GRANATELI,! I ETTO I> RNTRARE IN t FM<:ii> nella tornala del 1(1 novembre ISiS. i)ELLE VICENDE DELL' ACCADEMIA Non senza viva commozione rammento la prima volta che muovo a voi la parola dall'onorevole seggio a cui mi avete voluto chiamare il giorno in cui questa nostra Accademia restaurata ad esempio dei più illustri istituti, pi-esente l'Augu- sto Principe Luogotenente del Re , e le Supreme Autorità della Sicilia, pendea dal lahro di Tommaso Gargallo. Ignari allora di quanta sventura si preparava al nostro paese, apri- 4 DELLE VICENDE DELL' ACCADEML\. vamo il cuore alla bella speranza di vedere rapidamente pro- gredire il rinascente istituto. Che se ciò la fortuna non vol- le , dobbiamo sì rallegrarci che l'antica Accademia che riu- nendo quante celebrità letterarie, potè vantare tra noi il ca- duto secolo, segnò qualche onorata pagina nella storia della nostra letteratura; ancora sussista. E di questa patria istitu- zione e dei bei travagli dei nostri maggiori e dei bei sforzi dei nostri contemporanei tendenti ad inalzarla , vi piaccia oggi riandare meco la storia, e desumere indi incitamento a calcare il sentiero da loro segnato con passi alacri e sicuri. Palermo che nella reggia di Federico Imperatore vide sor- gere la prima Accademia italiana, pei cui studi su la lingua e la poesia segnò le prime linee della rinascente letteratura, iolta ai gentili ozi dalla guerra del vespro e poi dai furori
  • > (3). Mancati il marchese di Giarratana e il Caruso altri valen- tuomini da quegli educati frequentavano l'Accademia, Gio- vanni di Giovanni, Michele e Domenico Schiavo, Salvatore ed Evangelista Di-Blasi, Gabriele Lancellotto Castelli principe di Torremuzza. Momi altamente riveriti ne' nostri fasti lette- rari ! Ed é bello il ricordare che fu a lei consaciato l' ultimo lavoro del Caruso 1' elogio del Giarratana, e che in essa il Torremuzza mostrò i primi frutti del potente suo ingegno leggendovi la sua dissertazione sopra una statua di marmo scoverta nelle rovine di Alesa, e si sa che quelle rovine de- staron in. lui il genio dell' antiquaria. Tra le loro fatiche son da annoverare il discorso di Mi- (l) Del Iiuon posto. (8) Dei comeiitt-ìrl sul liallato del buon gusto del Muratori. (3) Slor. Leti, del ser. IS. 6 DELLE VICENDE DELL' ACCADEML\. chele Schiavo sulla costante soggezione della nostra antica chiesa al patriarca di Roma , e quei del Di Giovanni sui Templari e sulle fondazioni ecclesiastiche di Sicilia, e più sui nostri antichi riti ecclesiastici. Questi che erano il fondo della grand' opera che poi pubblicò De Divinis Siculorum officiis segnano un' epoca nella nostra letteratura, poiché se il Caruso producendo la sua Bibliotheca historìca avea dimostrato l' incremento che potea avere la nostra storia del medio evo, per la illustrazione dei monumenti dei tempi; questo fecondo prin- cipio non era stato applicato agli annali ecclesiastici, e que- sta parte di storia rimanea ancora come a' tempi del Pirri. Questa nuova scuola che nell' accademia era rappresentata dal Di Giovanni vi avea un forte oppositore nello Schiavo, poiché in quel tempo di vanità nazionale teneasi dai settatori del- l'antico a delitto che il Di Giovanni avesse messo in forse la fondazione apostolica della chiesa di Palermo, e che con i monumenti avesse provato che dall'ottavo secolo alla metà dell' undecimo noi eravamo soggetti non al patriarca di Ro- ma, ma a quello di Costantinopoli , e che greca era la no- stra liturgia, come greca la lingua dei libri ecclesiastici. Non fa al proposito dire di quai rancori gli fu cagione quest' ope- ra, che poi proruppero in aperta persecuzione alla pubblicazione dell'altra Codex diplomaticus per sventura delle nostre let- tere proscritta ed interrotta, ma è di onore all'Accademia, che in essa nuovi canoni di critica si fossero arditamente det- tati ai ricercatori di antichità ecclesiastiche siciliane e che per tal via gli studi ecclesiastici bruttati di scolasticismo si fossero andati rivolgendo alle cose storiche, ed è bello pensare che mentre allora la più parte delle Accademie italiane non ei'aho che poetiche, questa volgea a più alto scopo i suoi studi. Era già il teuipo in cui ad alto grado iunalzavasi lo stu- filo dell a nostra archeologia. Mentre il Cassinese Vito Amico fondava un muse;) in Catania il principe di Riscari miuii- DELLE VICENDE DELL' ACCADEVA. 7 iìcontemente scavandone il suolo ne dissotterrava il tealro , i bagni, l'odèo, la basilica, i fori, i sepolcri, e da quegli scavi , e da altri praticati in Centuripe e in Leontini dis- seppelliva i preziosi avanzi, con che creava e arricchiva al- tro superbo museo, il ccnte Cesare Gaetani discopria in Si- racusa e terme e celle vinarie e poliandri , riconoscea nel porto minore l'arsenale, e nuovi studi aggiungea a quei già famosi del Bonanno e del Mirabella su la topografia di (juclla sovrana città e il caso scopriva in Solunto e in Palermo dei sepolcreti fenici, ed altri musei qui si fondavano il Gesui- tico, dal Salnitro, ed il Martiniano dal Requesens, e dal Di Blasi. Ed il Di Blasi mirando ad illustrare questa collezione in- cominciava dal leggere nell'Accademia delle osservazioni su di un lacrimatojo, e in quelle ebbe il merito di raddrizzare alcune iscrizioni rapportate dal Muratori, e di attaccare l'opi- nione che volgarmente correa intorno all'antico uso di cotali urne (1). Ma l'Accademia a più duratura gloria aspirava quando nel 1755 pubblicò il suo primo volume di atti (2). Deesi principal- mente quésta pubblicazione allo zelo di quei due instanca- bili promotori della nostra cultura in quel tempo lo Schiavo e il Di Blasi, dei cui lavori è fregiata. Fra i quali me- rita singoiar lode la dissertazione del Di Blasi sopra un vase greco-sicolo di quel museo perchè rinvendica un vanto alla ci- viltà delle nostre greche colonie. « Questo discoi'so, » dice lo Scinà » è da ricordarsi con onore perchè il Di Blasi prese primo a dimostrare che quei tanti vasi che in Sicilia si rivengono furono nella Sicilia lavorati.... perlocchè tutti questi vasi che sino allora col nome erano stati distinti di vasi etruschi volle che chiamati fossero greco-sicoli e questo nome fu d'allora in (1) Scinà op. cit. (2) Saggi di disscrlazioiii dell' Accademia Palermitana del buon gusto. Palermo ItSS per Bentivenga. 8 DELLE VICENDE DELL' ACCADEMA. poi usato dai dotti. « Quanto era diflicile « dice il Lanzi » can- giare a quei vasi un nome che gli davano di concordia quei principi dell'antiquaria il Buonarroti, il Gori, il Carli ec. !.... Il P. Di filasi Benedittino fece conoscere i vasi greco-sicoli > — " E dopo il Gori « ripiglia lo Scinà » « i vasi greco-sicoli fu- rono riconosciuti dal Winkelman dal Millin, dal Millingen, dal can. Bianconi, dal De Rossi, dal Lanzi, e da altri ri- nomati antiquari. « Altri ingegnosi discorsi uno dello Schia- vo intorno a due tazze e un'altro di Gaetano Barbaraci so- vra un vase istoriati anco di fatti Siciliani corroborano i classici pensamenti del Di filasi. Taccio di altre due minori memorie dello Schiavo istesso ma a lui si dee precipua lode per la illustrazione d'un talismano degli eretici fiasiliadi, che per essa opponendosi con grave sapere ad un' opinione del dotto archeologo di Pesaro Passeri mostra quanto autorevole era divenuta la sua voce. Commendevoli per contemporanea utilità sono le dissertazioni di Niccolò Gervasi su le leggi e del Santacroce su le Università di Sicilia che davano un quadro della storia del nostro dritto e della nostra istru- zione, mentre l'intera storia nostra letteraria era ancor ver- gine, e quella di Agostino Tetamo cui è scopo richiamare lo studio delle cose naturali che tanto grido avea levato in Si- cilia neir antecedente secolo pcgli Odierna pei Boccone pei (dipani e che con quei grandi era mancato. Meritamente questi lavori accademici furono da per tutto ricevuti con ammirazione e con lode (1). Ma questa pubblicazione che dovea essere il principio di giorni gloriosi fu come la fine d'una esistenza onorata. Di tale decadimento, dell'arrestata pubblicazione degli atti, dell'allontanamento dei zelatori non sapremmo dir le cagioni, ma già Domenico Schiavo nel 1756 compilava altra opera pe- li) Scinà op. cit. DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. 9 l'iodica le memorie da servire alla storia letteraria di Si- cilia, e Salvadore Di Blasi nel 1758 l'altra più grande che ei durò per venti anni degli opuscoli di autori Siciliani. La stessa sua fama nocque all'accademia poiché in quel torno molte altre società letterarie si eressero, né si pensava al dan- no della divisione delle forze intellettuali, ed alla vanità si sa- crificava la gloria. E veramente meditando sulla nostra storia letteraria dopo il 1750 scorgiamo evidente questo vero. Molte accademie erano allora in Palermo delle quali se nin- na salì alla rinomanza della nostra, piene erano d' alti spiriti e frequentate da valentuomini. Era vi quella del cassinese An- tonio Requesens ascritta alla Colombaria di Firenze che avea a scopo r illustrazione delle patrie istorie per via dei mo- numenti e tra i cui soci noterò gli Schiavo, i Di Blasi, il fi- lologo Pasqualino, il Torremuzza. La galante conversazione Accademia poetica fondata dal gentile poeta Antonio Lucchesi- Palli principe di Campofranco allettava i cultori delle geniali discipline il Cari il Natale il Meli ancor giovanetto. Aduna- vansi contemporaneamente delle Accademie ecclesiastiche delle quali una occupava il dotto orientalista Francesco Tardia che vi leggeva un corso d'istituzioni ermenentico-critiche, e quel- la che prevenendo i tempi fu nel 1752 fondata dal duca di Prato-ameno col nome di Accademia delle scienze e delle arti composta di 60 soci, risguardante tutto il sapere. Operosa era anco quella che adunavasi nella biblioteca comunale, di cui era istituto rischiarare la nostra storia letteraria e l'ecclesia- stica, tenendo a testo il Mongitore ed il Pirri, la quale al dir dello Scinà « può vantar tra i suoi fasti che dirizzò i pri- mi passi della gloriosa carriera che indi percorse nelle lettere Rosario Gregorio » (1). L'Accademia nostra intanto caduta in una turba di medio- (1) Op. cil. VoL. I. 2 IO DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. cri conduceva una oscura esistenza e appena nelle memorie dei tempi se ne riscontra alcun pregiato lavoro che sia ve- nuto fino a noi: tali le memorie del B. Giuliano Majale di Salvadore Di Blasi pubblicate negli opuscoli Siciliani. Nel 1791 l'Accademia che nelle sale dei benemeriti Filan- geri principi di S. Flavia ancora avea stanza, più stabile ed onorata sede ottenea nel palagio pubblico, dal Senato della città (1). E di così bella protezione che da undici lustri al gra- do l'innalza di pubblica istituzione, è da dar lode a questo splendidissimo municipio e al principe di Caramanico viceré che aperto favore concedea alle scienze e alle lettere. Rinno- vavasi r illustre esempio del senato istesso e di Garzia de To- ledo pel cui congiunto favore, una grande Accademia di let- tere e di armi innalzavasi nel 1567! (2). Nell'epoca stessa del traslatamento l'Accademia riformava l'antico statuto ma in ciò non ebbe pari fortuna. Fonda- mento di quello era stato la cultura degli studi patri. Bello è leggere nello Schiavo il comento di quella legge fondamen- tale che circoscrivea annualmente metà dei lavori dell'Acca- demia « ai punti più dubbi della patria storia ecclesiastica naturale e civile che per la di lei nobiltà, e la vetusta sua origine dovrebbe certamente ti'attarsi con più di esattezza di quanto fecero i nostri scrittori nello scorso secolo (1600) per mancanza di monumenti e di critica giudiziosa e più sag- gia » (3). Or queste leggi che ben mostrò il fatto, quanto erano (1) Olire la stanza nel palagio Comunale il Senato largisce fin dal 1791, un' assegnamento all'Ac- cademia del quale dal palriottismo del Decurionato è da sperare un'aumento perchè potesse ad altro •plendore innalzarsi questo patrio istituto. (2) Il Senato protesse generosamente questa Accademia assegnandole scudi 500 annui per la stanza, che era il palazzo della famiglia Ajntamicristo. Ivi ella stette fino all'anno 1(5-20 donde il Senato istesso la trasferi nella casa Comunale a fronte del palazzo pretorio, la quale eresse all'uopo dalle fondamenta, erogandovi scudi 12500. L'Accademia s' estinse nel 1636. Villahianca Sic. nob. voi. 1, pag. 25. (3) Schiavo Saggio sopra la Slor. Leti, e le ant. Acc. di Palermo premesso alle dissertazioni della Accademia del buon gusto voi. I. DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. H in queir età opportune non rispondeano più ai nuovi biso- gni intellettuali del paese nel 1791. E pure si mancò tanto di senno in quella riforma che non si pose mente alle mu- tate condizioni della cultura e invece di rivolgersi l'Accade- mia a più alti studi di che il paese mancava stranamente si ti-asformava in una riunione di Arcadi (1). Che la poesia di- venne parte essenziale dei lavori accademici non pensandosi alla dii'lìcoltà di quest'arte divina, che non è il retaggio dei più, né alla gloriosa missione a cui l'aveano già volta il Pa- nni e l'Alfieri, missione che da pochi eletti può assumersi, non dalle numei'ose congreghe dei dotti. Ben altri erano gli studi a cui su la fine del secolo avreb- be dovuto consacrarsi l'Accademia. Il principio per lo innanzi troppo oltre spinto dai dotti Si- ciliani e dalle accademie di rivolgere i loro studi alle patrie illustrazioni avea prodotto nobili effetti nella storia, e nell' ar- cheologia. Questi studi antichi in Italia, e di cui molte delle maggiori città della penisola erano onorate sedi poteano facil- mente, e con successo coltivarsi tra noi, poiché i nostri dotti era- no allora in frequente relazione col Muratori, e con una schie- ra di valentuomini in Toscana, coi quali scambiavano lumi, e gareggiavano di travaglio , e di zelo. E le greco-sicule anti- chità, fino allora non illustrate davano uguale importanza in Europa ai lavori del Biscari, del Gaetani, di Domenico Schia- vo, di Salvatore Di Blasi, del Torremuzza, che le etrusche a quei del Gori, e del Lanzi, e le cronache noi'manne ne aveano data altrettanta alle pubblicazioni del Caruso che le longobarde a quelle del Muratori, e questi studi accano agevolato il sen- tiero al Gregorio onde dettare la sua egregia opera sul dritto pubblico siciliano e continuare le diplomatiche pubblicazioni (1) Nei iinovi Slaluli dell' Accademia promessi ai Saggi di Dissertazioni dell' Acc. Palcrmilana del buon guslo dopo la sua reintegrazione l'anno 1791, voi. 2. Pai. per Selli 1800 — si legge all'art. 0 « Ogni Accademia sarà composta di un discorso in prosa e di alcuni componimenti poetici. 12 DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. del Caruso, e introdurre nel paese lo studio delle lettere arabe. Or questo fervore rivolto tutto a questi rami di sapere avea prodotto in fine il danno di ritardare il corso di varie disci- pline. Così era delle scienze speculative e di quelle del calcolo. E pure se i nostri non davano in queste lavori di grido, segui- vano il progresso europeo, non così in altre come nell'eco- nomia pubblica, nell'agricoltura, nella fisica, nell'astronomia, nella chimica, nella storia naturale. Che queste scienze o nate o ingrandite al di là delle Alpi, e in quel secolo, erano pressoché interamente in Sicilia neglette, e si sentì su la fine dell)cttccento il bisogno di promuovere i viaggi del Balsamo del Tineo del Piazzi in Francia e in Inghilterra. Ciò cambiò la faccia della nostra cultura, poiché un giardino botanico e il famoso osservatorio astronomico indi fondavansi, la cattedra di economia ad onore innalzavasi per il Balsamo, e quella di fisica per lo Scinà, uomo che per forza d'ingegno uguagliava i tempi: ciò ha renduto memorabile nei nostri fasti il governo del viceré Caramanico. Altre scienze rimasero abbandonate, che venendo a morte quel viceré altri nobili concetti, che sarebbero stati utili al nostro progresso intellettuale mancarono di esecuzione e di ma- turità. Fra questi incompiuti disegni dee annoverarsi la riforma dell' Accademia. Mentre della conoscenza di tanti studi teo- retici si mancava , ristringeasi ancora alle patrie applicazioni la maggior parte degli studi di lei ! Per la dissennatezza di quella riorganizzazione 1' Accademia non venne in amore a quei valentuomini, ch'erano alla testa della letteratura, e quando ella nel 1800 pubblicò un secondo volume di Atti (1) né di vigore, né di opportunità di studi die segno. In esso non si scorge né quella magisti'ale trattazione (tj Saggi di Disserlaziooi voi. ì, cit. DELLE VICENDE DELL'ACCADEUHA. 13 né quei nomi illustri che aveano fatto l'onore del primo: e comechè in alcuno di quei lavori si vegga opportunità d'ar- gomento rispondente alla coltura dei tempi, in ciò non era che una vana apparenza! Mentre il Siciliano Gioeni destava di se le maraviglie come gran vulcanologista per la sua me- moria su l'eruzione deU Etna ^ e per la sua litologia vesu- viana \ Accademia in tali materie non pubblicava che una volgare dissertazione su l'origine dei fenomeni, e dei fuochi vulcanici, e mentre il Balsamo nelle sue dotte, e copiose le- zioni svolgea tutta la scienza economica dei tempi e magistral- mente l'applicava alla Sicilia , e liberamente indagava molte delle cagioni politiche del deperimento della nostra agricoltura, e mostrava che essa era da promuoversi a preferenza che le al- tre industrie, in una delle memorie dell Accademia sui miglio- ramenti dell'agricoltura di Sicilia dettata in occasione della provvida legge che ordinava la concessione enfiteutica, in pic- cole tenute, delle terre comunali, con inopportune e illiberali vedute si agita la quistione dell'utilità della grande, e della piccola proprietà: e in un'altra sul lanificio di Sicilia si fanno degli sterili voti per migliorare qualche meschino opificio che era allora tra noi. Taccio delle altre dissertazioni ma l'unica forse che merita di ricordarsi non senza onore è la prima parte della storia della medicina Siciliana del Bettoni che co- mechè incompiuto lavoro non ha i comuni vizi delle altre, futilità d'argomento, o pochezza d'ingegno. Tra la fine del caduto secolo e il principio di questo si ma- turava una gi'an riforma nelle Accademie. Varie erano in que- gli anni di smania riformatrice, le opinioni degli uomini in- torno all'utilità di queste vecchie istituzioni. Sorte in tempi di altra civiltà, in gran parte erano rima- ste stazionarie, poche erano progredite coi lumi; però guar- date in generale poteano sembrare inefficaci, in tanto maravi- glioso progresso della tipografia, in tanta potenza del gior- U DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. nalismo , in tanto accrescimento di biblioteche. Seguendosi all' incontro il corso delle più progressive scorgeasi che nel liOO, fine del medio evo, le Accademie italiane vmiche allora in Europa, la Pontaniana in Napoli, la Platonica in Firenze, l'Aldina in Venezia, la Romana occupavansi dello studio di disseppellire gli avanzi dell'antica sapienza, onde compiasi il rinascimento dei lumi, preparavansi i tempi di Colombo e di Galileo, che nel 17° secolo poiché il Galileo avea rige- nerate le scienze fisiche , e videsi quanta utilità da questa parte di sapere dagli antichi negletta potea derivare al vi- ver civile le si consacrò un' Accademia , quella del Cimento che si rendè tanto gloiiosa, che poco dopo pei tempi avversi che erano incominciati all'Italia le sue molte Accademie letterarie invilivansi, quella del Cimento periva, ma il gran pensiero fruttificò oltremonte, e tre anni dopo l'italiana, sorse la So- cietà Reale di Londra, e dodici dopo quella delle scienze di Parigi, che grande in fine fu il pensiero del Leibntz riunire le scienze, e le lettere nell'Accademia di Rerlino, seguito poi dal Lagrangia e dagli altri grandi fondatori di quella di Torino e dal Direttorio francese, che le uguagliò l'Istituto. Concentrate nell' Istituto le antiche Accademie letterarie e scientifiche di Parigi i\i evidente l' importanza della nuova a fronte delle antiche istituzioni, e si vide quanto può la mas- sima associazione dei dotti, quanto un corpo che tutti signo- reggi i mezzi dell'intelligenza, quanta solidità può dare ai gen- tili studi il consorzio delle scienze, quanta popolarità a queste, l'intluenza dei primi. In un secolo di umanità, di gentilezza, ma eminentemente vitilitario, che nelle scienze e nelle lettere chie- de altezza di scopo civile, questa era la forma che prender do- veano le Accademie. Per tanta sapienza, di concetto, e per la prepotenza delle idee francesi in Europa su queste basi modificavansi presso che tutte le vecchie Accademie del continente. DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. 13 Così nel 1832, per zelo di benemeriti soci, e coli' augusto favore di S. A. R. il Conte di Siracusa ricostituivasi la no- stra Accademia (1). Qui incomincia la nostra epoca contemporanea. È nostro vanto avere eseguito una bella rigenerazione: molti dei nostri più valorosi hanno consacrato all'Accademia belle e generose fatiche : (2) indi ella avrebbe dovuto salire a gran ri- nomanza. Pure come io movea lamento dapprima i nostri voti sono stati delusi. Un savio statuto, delle egregie letture, sono parte dei mezzi, ma non sono tutti quei, che abbisognano per rendere illustre un' Accademia. Ciò che ha posto una delle più gran differenze tra le antiche e le nuove Accademie è stata l'instancabilità di queste nella pubblicazione dei loro lavori. Io non parlo dell'Istituto di Francia né della Società Reale di Londra ne delle Accademie di Rerlino e di Pietroburgo (1) Ebbero molta parie !n questa riforma i eh. Filippo Fodera, Luigi Garofalo, (lelidonio Errante, Agostino Gallo, che da alcuni anni andavano rimettendo in onore l' Accademia leggendovi dei dotti lavori, e più Nicolò Cacciatore che ne fu primo Segretario Generale e S. E. il principe di Trabia che ne fu primo Presidente. (2) Fra le memorie lette, in questo periodo all' Accademia, meritano speciale ricordo quelle di Nicolò Cacciatore sui pozzi artesiani, di Filippo Parlatore su d'un novello fenomeno meteorologico, sudi una lìovclla specie di piante siciliane, su la geografia botanica di Palermo, di Andrea Bivona su di alcuni molluschi dei dintorni di Palermo, di Pietro Calcara su le conchiglie fossili d' Altavilla, e su d' un minerale della Piana dei Greci, di Antonino Greco su di alcuni esperimenti circa lo sviluppo dei girini, del prof. Giovanni Gorgone su la cistotomia quadrilaterale e su la natura dei denti «ma»!, del prof. Michele Fodera su le abitudini, del P. D'.\cquisto su la formazione delle idee, del principe di Scordia su la pubblica beneficenza, su gli asili infantiti, su l' educazione del popolo, del P. Narbone sul soggetto istesso, di Francesco Scovazzo e di Gaetano Daita direttori l'uno dopo l'altro delle scuole di mutuo insegnamento sui pregi e i possibili miglioramenti di questo metodo d' istru- zione, di Leonardo Vigo e del Daita istesso sul progetto di compilazione d'un dizionario siciliano, di Luigi Garofalo sn la republica di Cicerone e sui musaici normanni della cappella della reggia, del Duca di Serradifalco su d' un ceppo trovato nel teatro di Siracusa, del prof. Gaetano Algeri su la medicina legale nei secoli 16 e 17 ridotta primamente a dottrina in Sicilia, di Bernardo Serio su la nostra letteratura del secolo 16, di Antonio Di Giovanni Mira su quella del 17, del Serio istesso i« lo studio delle cose patrie, su l' influenza della filosofia d' Àristippo in Siracusa, e gli elogi del Panormita, del Mongitore, del Natale, del Pisani, del Di Giovanni Mira, di Michele Amari l'elo- gio di Paolo Di Giovanni, di Agostino Gallo quello dell' Haus, di Andrea Bivona e di Gaetano Cac- ciatore quei degV illustri loro padri, di Ferdinando Malvica quei di Svina e di Cicognara , e l'ora- zione inaugurale del Gargallo il cui solo nome è un elogio. Lavori che in massima parie publicati hanno onoralo gì' illustri autori 16 DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. ma le minori Accademie di Edimburgo di Dublino di Sto- colma di Copenaghen di Monaco di Amsterdam di Bruxelles di Torino di Lisbona, alla pubblicazione degli atti devono la loro celebrità, in essi consiste oggi l'onorevole vita delle dotte assemblee, per essi a più alto scopo sene indirizzan gli studi, a provocare i consigli, a meritare i suffragi dello straniero gli uni e gli altri più che la passionata lode di pochi com- patriotti potenti a sospingerle nell' ardua carriera. 11 cominciamento di una costante pubblicazione di lavori avrebbe dovuto segnare quella nostra rigenerazione ma a que- sto onorevole fine a cui sono stati diretti i decennali voti dell'Accademia, e lo zelo dei miei illustri predecessori, infiniti ostacoli e direi quasi una fatalità, quella stessa che nello scorso secolo per due volte arrestava questa onorata opera, si sono opposti ! Ma noi torneremo all'impresa con più d'ostinazione e di ardore. Adempito questo sacro ufficio mediteremo poi sui restanti modi che possano anco onorare e rendere utile l' Accademia. Allo zelo dei Giarratana, dei Caruso, dei Di Giovanni degli Schiavo, dei Di Blasi , dei Torremuzza, sposiamo i maggiori lumi dell'età nostra, e pensiamo che la patria aspetta da noi che questa istituzione creata ad accrescerne lo splendore, a pro- muoverne i miglioramenti, dopo un secolo e più d'esistenza, dopo onorati travagli, dopo una degna restaurazione, omai si incammini a più alti destini. DIMOSTRAZlOl^E GENERALE E COMPLETA DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE MEMORIA i DI EMMANUELE ESTILLER UIBETTORE DELIA 1" SEZIOSE. iSrrilla nel 1835, p Iella nell' Accademia il ìi novembre \an\ DIMOSTRAZIONE GfflKMLE E COMPLETA DELL'EQUILIBRIO DI TRE FORZE Sono quasi ventidue secoli che il siracusano Archimede con- cepì e pose in effetto la suhlime idea di applicare le matema- tiche pure alla fisica. Pria di lui questa scienza vagava nuda, misteriosa, ed anche ingannatrice sulle sponde del Nilo, del- l'Eufrate e della Grecia. Era disprezzata dai filosofi come dot- trina che si avviliva considerando la materialità delle cose, e non si sublimava alle considerazioni della spiritualità; e se A DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA alcuni di essi la onoravano, la vestivano però di attributi nella loro immaginazione solo esistenti. Le opere maravigliose degli antichi prima del geometra di Siracusa erano dovute più tosto al caso, all'azzardo, ed al ge- nio che alla cognizione perfetta delle leggi della natura. Sol- tanto dopo Archimede cessò il mistero, si dileguò l'inganno, e divenendo la meccanica scienza sperimentale e rigorosa, con- tribuì non poco ad accrescere l' industria e le ricchezze dei popoli. Disgraziatamente però l'edifizio fondato dal sapiente dì Si- racusa lentamente fu proseguito, ed ì suoi successori sino al secolo dì Galileo, sia per poca libertà d'ingegno, sia pei pre- giudizi della scuola, sia infine per soverchio rispetto allo stesso Archimede tributato, poco o nulla vi aggiunsero. Galileo pri- ma e poi Ne\^ton, scoprendo le leggi della natura, ed esten- dendo ì limiti delle matematiche pure, accrebbero l'edilìzio dì Archimede, ma per dirsi quasi compito dobbiamo discen- dere sino al presente secolo. Oggi le scienze naturali sono co- nosciute e rigorosamente dimostrate coU'esperienza e col cal- colo, e la loro applicazione ha prodotto un rapido progresso nella industria umana, e quindi un aumento straordinario nelle ricchezze delle nazioni incivilite. Se tanto bene è dovuto alla esperienza ed alla applicazione della matematica alla fisica, cosa indispensabile ella è che la meccanica, elemento dì tutte le scienze naturali, poggi sopra base certa al pari della geometria, o in altri termini che le sue fondamenta siano la geometria medesima e pochissimi principi semplici ed incontrastabili. Si sa che dietro ì lavori de' geometri del decimottavo secolo la dimostrazione della meccanica e delle sue applicazioni de- riva da pochissime formole generali, e che queste poggiano sulla dimostrazione dell'equilibrio di tre forze applicate ad un punto materiale o ad una retta materiale infinitamente sot- DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE S tilt'. Quindi è indispensabile, se scienza esatta si vuole la mec- canica, che la dimostrazione dell'equilibrio di tre forze sia generale, semplice, e rigorosa. Sin dai tempi di Archimede si occuparono i dotti di questa interessante ricerca, ma dob- biamo convenire che, chi più chi meno, tutti hanno assunto per principi incontrastabili cose che meritano dimostrazione, o pure, volendo adottare il rigore geometrico hanno dovuto discendei'e dalla teoria generale a casi particolari e più sem- plici per poi rimontare al caso generale. Nella prima classe vi sono i geometri più illustri, cioè Archimede, Newton, e i loro discepoli: nella seconda si trovano quasi tutti i mo- derni. Archimede ammise come assioma l'equilibrio della leva quando ad uguali distanze dal punto di appoggio pendono due corpi ugualmente pesanti. Questo principio però non è evidente da se stesso, poiché bisognerebbe prima dimostrare come la gravità de' due corpi agisca reciprocamente per mez- zo della leva e sì distrugga , e tutto al più questo fatto si potrebbe ammettere come un principio fondato suU' espe- rienza. Maggiori difficoltà s'incontrano allorché si vuol dimo- strare la condizione di equilibrio di due corpi di differenti pesi applicati alla leva; e a malgrado gli sforzi di Stevin, di Huyghens, di Galileo, ed altri, nello stato attuale della scienza, il principio di Archimede non conviene adottarsi come base, tanto più che indipendentemente dai suoi difetti, non sarebbe applicabile immediatamente al caso di tre forze applicate ad un punto. Newton assunse per principio della meccanica la composi- zione di due forze che simultaneamente ed istantaneamente agiscono sopra un punto materiale. Egli considerò che se cia- scuna delle due forze agisse isolatamente farebbe percorrere in ugual tempo uno spazio in linea retta proporzionale alla forza medesima, e quindi conchiuse, che la risultante veniva espressa in grandezza e direzione della diagonale del paralellogrammo 6 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA formato colle due rette esprimenti la direzione e spazio che in ugual tempo ciascuna delle componenti avrebbe percosso. Questa dimostrazione si rese più evidente supponendo, che mentre il punto materiale si muove lungo la retta che in- dica una delle sue direzioni, la retta medesima si muova pa- ralellamente a se stessa. Comunque semplice sia questa enun- ciazione, pure la necessità di ammettere la idea del movi- mento composto r ha fatto considerare come poco adatta a servir di fondamento per la meccanica, e quindi alle scienze fisiche colle matematiche miste. Ma indipendentemente dal peso che possa meritare questa obbiezione, nella ignoranza in cui siamo della natura e modo di agire delle forze, noi non pos- siamo dire assolutamente che l' effetto di due forze che simul- taneamente agiscono sopra un punto materiale, in direzioni diverse e non contrarie, debbasi considerare come l'effetto del movimento di un punto in una retta la quale si muove pa- ralellamente a se stessa, poiché si restringerebbe la genera- lità della proposizione ad un caso ipotetico ed idealmente spe- rimentale. Oltre a ciò volendo passare alla dimostrazione del- l' equilibrio di tre forze unite tra loro invariabilmente con una retta materiale si è dovuto considerare il punto di ap- plicazione ad una distanza infinita, o considerare l'effetto delle forze in un punto della loro direzione, principio, oggi per necessità generalmente adottato, ma che a mio credere non è evidente, e, come vedremo, la dimostrazione dell'equilibrio di tre forze è dal medesimo indipendente. Sebbene io abbia fatto vedere che i principi adottati da Ar- chimede e da Newton non siano evidenti a segno da servir di base alla fisica matematica, non intendo perciò attenuare il rispetto giustamente dovuto a questi due sommi sapienti, poiché alla loro mente soltanto infiammata dalla divina scin- tilla non potè negare la gelosa natura di squarciare il velo e scoprire le sue eterne bellezze; e dobbiamo convenire che DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 7 senza l.i esistenza di Archimede e poi di Newton, forse oggi la natura sarebbe ancora misteriosa, ed io sarei inabilitato a leggere questa memoria. Negli ultimi tempi si è conosciuto che il principio della composizione delle forze è preferibile a quello della leva, ma parecchi geometri hanno creduto trovare una imperfezione adottando l'idea del movimento per dimostrare una propo- sizione di statica, ed hanno considerato che le forze essendo suscettibili di aumento e diminuzione si possono rappresen- tare con linee rette , o simboli algebrici senza impiegare la nozione di moto. Inoltre hanno pui'e stabilito come propo- sizioni da se stesse evidenti: 1" che due forze uguali e con- trarie si distruggono e perciò producono l'equilibrio al punto dalle medesime sollecitato ; 2" che se due forze simultanea- mente sollecitano un punto materiale nella stessa direzione, la forza risultante sarà uguale alla somma delle componenti; 3° che se un punto materiale è simultaneamente animato da due forze comunque d limette la direzione della risultante sarà nello stesso piano della direzione delle componenti; 4" che la intensità della forza si può trasportare in un punto qualun- que della retta matematica ch'esprime la sua direzione; 5" fi- nalmente che se le due forze componenti sono uguali la di- rezione della risultante dividerà per metà 1' angolo formato dalle direzioni delle componenti. Con questi principi che si adottano come assiomi dai moderni meccanici dimostrano pri- ma qual sia la intensità della risultante di due forze uguali. Poi si elevano al caso che le forze siano disuguali ma che l'angolo formato dalle loro direzioni sia retto. In fine avendo premesse queste dimostrazioni risolvono il caso generale di due forze qualunqui formando le loro direzioni un angolo qualunque. Stabilita la teoria della composizione e scompo- sizione delle forze applicate ad un punto, ed impiegando il sopracitalo 4° principio, trovano le condizioni per l'equilibrio 8 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA di tre forze paralelle ligate invariaLilmente tra loro con una retta materiale infinitamente sottile. Con questa memoria io mi propongo dimostrare a dirit- tura quali debbano essere le condizioni per l' equilibrio di tre forze, qualunque rispettiva intensità abbiano, e qualunque angolo formino le loro direzioni, sia quando sono applicate ad un punto materiale , sia quando sono applicate ad una retta materiale infinitamente sottile ; rettificando prima la idea sul modo come concepire la intensità della forza , ed adottando solamente il 1°, 2» e 3" de' principi adottati dai moderni. Questa maniera di presentare la base fondamentale della fisica matematica la reputo preferibile perchè stabilita sopra principi veramente e\identi e rigorosi come la geome- tria medesima, e perchè più generale allo stesso tempo. Seb- bene facilmente si comprenda il motivo di siffatta preferenza, pure conviene dire circostanziatamente le ragioni che m' in- ducono a rendere più chiara l'idea della forza, ed a rinun- ziare al 4" e 5° de' summentovati assiomi dai moderni adot- tati. Noi dobbiamo ammettere nella materia la inerzia, ossia una assoluta incapacità a muoversi da se stessa. Questa verità viene ammessa da tutti i sapienti; e se qualche metafisico ha vo- luto gratuitamente asserire, contro la esperienza, che proprietà insita della materia è il movimento, ha dovuto ammettere che per effetto delle forze estranee è in equilibrio ed appa- risce inerte, e quindi non ha potuto negare che nello stato in cui si trova è incapace a muoversi da se stessa, ed ab- bisogna una forza per pronunziarla al movimento. Ciò es- sendo non vi è difficoltà veruna per considerare la materia inerte. Ma che cosa è la forza ? come agisce ? Ecco una que- stione che difficilmente sì potrà risolvere. Si sa che un corpo in movimento urtando un altro in riposo gli comunica il moto , ma s' ignora come si trasmetta la forza. Si sa dopo DELL" EQUILIBRIO DI TRE FORZE 9 Newton che la materia si attrae ed alle volte sì respinge, ma non si sa, e difficilmente si saprà, come spiegare questo fe- nomeno. Ignorando dunque la natura delle forze e come agi- scono siamo costretti a considerarne gli effetti, i quali altro non sono che gli spazi trascorsi in linea retta dal mobile cui la forza medesima viene impressa, e quindi noi non pos- siamo formarci una idea della forza se non dal suo effetto, cioè dal movimento. Non era dunque da disprezzare quanto suir obbietto fece Newton. Quando si vuol dire che le in- tensità di due forze sono in una data ragione, diciamo im- plicitamente che i loro effetti, ossia gli spazi percorsi in ugual tempo dai mobili cui furono impresse sono nella data ragione. Conviene dunque rettificare le idee e non assumei'e alla spen- sierata che indipendentemente dalla nozione di moto si possa stabilire la grandezza delle forze. Il più semplice ed unico mezzo è quello di paragonare gli spazi percorsi in tempi uguali da im punto materiale, o da due punti materiali nello stesso tempo. È indubitato che se le forze sono omogenee e gli spazi uguali le forze sono uguali, perchè uguali sono gli effetti. Se poi uno spazio è maggiore dell'altro, allora la forza impressa al primo punto materiale sarà maggiore di quella impressa all'altro, perchè tali sono gli effetti. I meccanici per proce- dere con più chiarezza e precisione rapportano gli effetti delle forze ad una unità di misura , dimanierachè stabilendo per unità la forza necessaria perchè un punto materiale percorra un determinato spazio, osservano che il movimento di un altro punto materiale ha una maggiore o minore intensità secondochè percorre uguale spazio in minore o maggior tem- po, di manierachè presa per unità di tempo quello consu- mato dal primo punto materiale gli spazi percorsi nella stessa unità di tempo dai due punti saranno come le rispettive in- tensità di movimento, o velocità. Sotto questo punto di ve- duta le velocità e gli spazi percorsi sono sinonimi, ed asse- VoL. L 2 10 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA gnando i rapporti delle Aclocità non facciamo altro che as- segnare i rapporti delle forze. Bisogna però distinguere le forze istantanee dalle continuate. Per le prime la velocità è costante e quindi proporzionale alla forza, per le seconde non si può verificare questa proporzionalità, perchè la velocità è il ri- sultamento di tutti gì' impulsi della forza ricevuti dal punto materiale, e non già da un solo impulso. Ma nella questione che forma il soggetto di questa memoria si considera un unico impulso istantaneo. Non è ammissibile senza dimostrazione il principio che la intensità di una forza si può trasportare in un punto della sua direzione, perchè attesa la condizione della nostra niente noi non abbiamo idee chiare sulla essenza della forza e come si trasmetta, e per conseguenza, senza la continuità delia ma- teria, ossia senza ammettere una successione non interrotta di punti materiali in linea retta, non sappiamo concepire la trasmissione della forza, viceversa non è difficile comprendere che la forza acquistata da un punto materiale venga da questo comunicata al suo vicino con cui è in contatto; e così suc- cessivamente. Conosciutosi che senza ammettere la continuità della materia non è principio evidente da se stesso quello di trasportare la forza in un punto della sua direzione, cadono tutte le dimostrazioni che sul medesimo si appoggiano, e tra le altre la dimostrazione del paralellogrammo delle forze di Duchayla. 11 principio che la direzione della risultante di due forze uguali divide per metà V angolo dalle direzioni di queste for- mato è evidentissimo, non essendovi ragione perchè la risul- tante si avvicini piuttosto alla direzione di una delle com- ponenti che a quella dell' altra. Ma questo principio serve per dimostrare un caso. particolare ed il piìi semplice della com- posizione delle forze, ed io mi propongo in questa memoria trattare il caso generale, motivo per cui diviene inutile. DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE H Ciò premesso ecco gli assiomi che servono di base alla mia teoria : 1" se iin punto materiale è sollecitato a muoversi da due lorze uguali e contrarie rimarrà immobile , o come si dice in equilibrio, perchè le forze distruggono scambievolmente il loro effetto. Da ciò ne deriva che se le forze fossero disu- guali il punto si muoverebbe con una forza uguale alla loro differenza e nella direzione della maggiore; 2" se un punto materiale è simultaneamente sollecitato da due forze uguali o disuguali nella stessa direzione, la in- tensità della risultante sarà uguale alla somma delle compo- nenti, e la sua direzione sarà la medesima di quella delle componenti. 3° La risultante di due forze comunque dirette che sol- lecitano un punto materiale, attesa la inerzia, sarà nel piano che contiene le componenti, poiché non vi è ragione perchè abbia una direzione diversa. Con questi soli assiomi passo a dimostrare le condizioni perchè tre forze siano in equilibrio, cominciando dal caso che concorrano in un punto. Sia il punto materiale 31 (fig. 1") in equilibrio per effetto di tre forze J^ fi, C, le quali, agendo isolatamente, gli fareb- bero percorrere le rette MJ, MB^ MC. Si domanda la relazione tra queste tre rette e gli angoli che formano tra loro. Si pro- lunghino queste rette in £■, in F, ed in Z), dimanierachè si abbiano DIJ = ME, MB = MF, MC = MD. Siano MA=x, MB=y, MC = z, e gli angoli ^j¥5 = «, JMD=v, sarà BMD = o.—v. x, y, z esprimono come si è detto la inten- sità e direzione delle tre forze che tengono in equilibrio il punto M. Se supponiamo che una di loro sia nulla, per esem- pio z, allora il punto M si dovrà muovere lungo la risul- tante di X ed f, la quale si deve trovare nello stesso piano che passa per x ed y (T princ.) e rappresentandola con MZ>, 12 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA è necessario per l'equilibrio che MD = z. Dunque le tre forze che mantengono in equilibrio un punto materiale debbono essere in uno stesso piano, e la risultante di due dev'essere uguale ed opposta alla terza. Siccome z è la risultante Ai x ^ y dovrà uguagliare una funzione di ;c, y e l'angolo v, potendo implicitamente con- tenere anche 1' angolo dato « eh' entra come costante, di ma- nierachè potremo fare In questa funzione x, y, v sono indipendenti, ma se si sup- pone che z possa variare per effetto de' soli aumenti di x, y in modo che v rimanga sempre costante, allora vi sarà una relazione tale tra x ^A y che non si potrà supporre una di loro costante senza ammettere la variazione di v , contro la ipotesi : infatti se y diminuisse continuamente sino a dive- nire nulla, rimanendo costante x , la terza forza z = MC si avvicinerebbe continuamente ad ME sino a divenire uguale e contraria ad x^ ossia dovrebbe variare v. Dunque nella fun- zione assunta vi sarà una dipendenza tra x tA y nel caso che y sia costante, dimanierachè in realtà una sola sarà va- riabile indipendente. Questa dipendenza nel momento ci è ignota, ma non interessa , e basta osservare che se si sup- pongono nulle due delle tre quantità x^ y, z lo sarà anche la terza , e si avrebbe F (v) = o cioè la espressione di z non può contenere termini ov' entra la sola v, che per supposizione è costante, e quindi potremo fare Ciò posto conoscendosi dalla teoria del calcolo differenziale che f (.T,j) = AxJr ^'^' + ^"^' + ec. + By + B'j' + B"y^ + ec. + Cxy + C'xy + C'jr/' + ec. z si potrà esprimere con questa serie, nella quale i coefficienti DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 15 non possono essere che funzioni di v, *, ed indipendenti da x, f. Similmente se il punto materiale M fosse tenuto in equi- librio da altre tre forze x\ y,' z' indipendenti da jc, jr, z, ma tali che abbiano le medesime direzioni di queste ultime, ossia che gli angoli «, v rimangono invariabili, si avrà pure z'=F{x',j') = A.t' + A'x'- + J"x'^ 4-ec. +%' + B'f^ + B'j'^ + ec. + Cx'y + C'x' 'y + C"x'j' " + ec. Immaginiamo che le quattro forze a:, /, a:', y' agiscono si- multaneamente sul punto 17, cioè x^ x' nella stessa direzione MJ; y, y' nella stessa direzione MB, rimanendo ferma la con- dizione della invariabilità degli angoli «, y, è chiaro che la risultante, che chiameremo r, dovrà essere uguale alla somma delle risultanti z, z', cioè r = z + z', ossia, sostituendo i va- lori di z, z' trovati sopra r=J{x+x') + J'{x'+x'') + J"{x'+x'')-\-ec.+B(y+f) + B'(y'+y-) + 5"(j'+j'0 + ec. + C(:ij+x'f)+ C'{xy+x'y')+ C"(xy^+xy')+ec. Ma la risultante r è anche l'effetto delle due componenti x+x\y+y\ dunque mettendo x+x\ invece di x, y + y in- vece di y nella espressione F{x, y) si avrà r=^(x + x') + J'{x + xy + J"{x+x'y + cc.+B(y+y')+B'(y+yy Comparando i due risultamenti di r, e riducendo otterremo o=2J'xx'+3A"xx'{x+x')+ec. + 2B'yy' + 3B"yy'(y-\-y) + ec. + C{xy' + x'y) + C'[2xx'(y+y') + x'y+x'y'] + ec. Si rifletta che questa equazione deve aver luogo indipen- dentemente da X, y, x', y\ poiché queste quantità possono es- sere qualunqui, purché gli angoli «, v rimangano gli stessi, e tutto al più si può dire che questa condizione fa divenire y, y' dipendenti da x, e da a;' rispettivamente, e che sono della forma x/{x), x'J{x')^ ma in questo caso potendosi sup- 14 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA porr^ x'=s ed x variare tla o sino allo oc , la equazione me- desima non potrebbe a\ er luogo senzachè i coeficienti fossero nulli. Dunque-^ =.^"ec.=o, 5' = £"ec. = o, C=C" = C"ec.=-o e perciò z — Jx + Bj Essendo J, B funzioni di «, v, potremo fare ^=<5>(y). Que- sta ipotesi non restringe la condizione che la espressione di A contenga pure », se abbisognasse, peixhè * non variando per ipotesi si deve reputare come una costante. In tal modo il coeficiente di x si esprime con una funzione dell'angolo adja- cente v. Per la stessa ragione dovremo esprimere B con '(y)+^ ^ nzdydv come infinitesimi di secondo ordine, si avrà o:=^xdy(^'(y) — mzy — mzdy — nzydv Ma in questa equazione non potendo essere né dy, né dv nulli perchè non lo sono giusta la ipotesi, e non potendo sussi- stere il termine finito mzy unitamente agli altri che sono in- finitamente piccoli, dovrà essere m=o^ e perciò, o^=xdy(if'{v)— nzydv Dalla equazione (3) si ricava ^'(y) ^ illìl = rf (^=^0 ^ -pzdy+p ydz-xdz Sostituendo per z\ e dz i corrispondenti valori ricavati dal- l'equazione (4) risulterà, dopo le riduzioni DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 17 Sostituendo nell'ultima equazione ed isolando dv^^ si avrà nzi estraendo la radice quadrata Si rilletta : 1° che essendo /•=(■«• — »), quando ff — « è =o, o pure ^=ir, o sia quando «=ff, o pure nulla, si avrà p=1 nel primo caso, e nel secondo p = — ^ ; ed in questi due casi rfv = o, come dev'essere, perchè x ed y + o e < ^, /j' < 1 e perciò sarà yp^—i' n quantità immaginaria se n è positiva, quindi perchè il coe- liciente del secondo termine dell' ultima equazione non sia immaginario è necessario che n sia negativa, e noi, essendo tuttora indeterminata , per fare sparire il radicale faremo « ^ — q'- 3" Del doppio segno bisogna adottare il superiore perchè v diviene v + dv. Dietro queste riflessioni sarà Ma secondo la nostra ipotesi dv h differenziale parziale relativa ad y. Dunque t , ^ ^dyrT=r^ ■ (5) dy ^ qz' ^ '' Facendo variare x solamente, con simile analisi si perverrà a — q'zx Ricavando dalla seconda delle equazioni (4) il valore di 9'(« — v), facendo costante/, sostituendo per z' e dz le loro espressioni e riducendo, si avi^à VoL. I. 5 18 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA Si adotta il segno negativo nel radicale perchè aumentando x, V diminuisce; e siccome dv è differenziale parziale relativa ad x, si farà Sommando questa equazione colla precedente segnata (5) si avrà la differenziale totale di v, cioè Questa differenziale è completa ed integrabile immediatamente, perciò integrando j y — px y^px y + c = - arco tang = ^. , quindi tang (q v-\-q e) = _^-- c è la costante che la integrazione inti'oduce. Per determinarla si osservi che facendo 7=0 si avrà 5= -^ perciò v^o, e quindi —p tang a c=: rF= Ma 1^ = tang (, v+, e) = ^-^z:::^z ,» ^^^^^^ Da questa equazione si ricava tang a v = ttCllzÉ: x — py Cercando con questa equazione i valori di cos «7 v, sen q v, si avrebbero altre due equazioni colle quali, e con quella se- gnata (3) si troverebbero i valori di x, y, z, che sostituiti nella prima delle equazioni (4^) si avrebbe 9 (v) espressa in funzioni trigonometriche di q v. Ma limitandoci alla ricerca del coseno si trova cos 5 V = — : — = qj (v) Resta indeterminata tuttora q. Per determinarla si osservi DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 19 che dovendo aver luogo qualunque siano x, y, v, ed «, avrà anche luogo quando ar=j, nel qual caso si avrà come si è detto z='2 .r cosai. ' 2 Se xzrzie, z sarà =o perchè x ed j sono uguali e diametralmente opposte, quindi cos 5 ^ = 0. Per avverarsi è necessario che q sia uno de' numeri della serie 1, 3, 5, ec, quindi potremo fare ^= le perciò 9(v)=cosv,9(a — v)=cos(«_v), (^(ir — «)=:cos('7r — «)=: — cosa. Sostituendo nelle formule trovate si avranno determinate le re- lazioni tra le quantità che entrano nella composizione delle for- ze. Noi ci limiteremo alle seguenti z=zx cos V -\-y cos (« — v) (6) x' + x' — y , s s» + j;» — a» Se si uniscono i punti A, D, B colle rette AD, BD, si avrà AD = V(^'+-'— 2 z .V cos v)=y=MB; Z)iB= V[/'+-'— 2 - j cos(«— v)] = M^. Dunque la figura MADB sarà un paralellogrammo la di cui diagonale esprimerà per intensità e direzione la risul- tante delle due forze espresse da MA, MB che formano tra loro l'angolo AMB = ck. Con le formule trovate si possono dedurre tutte le altre che sono necessarie e che si trovano ne' libri di meccanica, le quali non debbono trovar luogo in questa memoria: ma se il lettore vorrà consultarle potrà leggerle nei miei elementi di fisica ma- tematica, o nelle opere degli autori che trattano di questo ob- bietto. Non posso però omettere il modo come scomporre una forza in altre due. A tal uopo si rifletta che nel triangolo MAD si ha z : X : y :: seo MAD = sen (ir — «) = sen a : sen A DM = sen DM lì = sen (« — v) : son AMD = sen v Dunque ;sen Ji — v isenv ,r = ! ; y = ( i ) 20 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA Ma sen (« — y) = sen (ir — BMC) = sen ^MC sen y = sen (tt — JMC) = sen ^MC. Dunque : : x : j : : sen JMB : sen BMC : sen y^MC Cioè, perchè un punto materiale sia in equilibrio è necessario che le tre forze al medesimo applicate siano tra loro come i seni degli angoli opposti, intendendo per angolo opposto ad ima forza quello formato dalla direzione delle altre due. Trovate le condizioni di equilibrio di tre forze applicate ad un punto cerchiamo quelle di tre forze applicate ad una retta inflessibile, inestensibile, infinitamente sottile ma materiale. Sia JB (fig. 2) una retta siffatta, e siano alla medesima ap- plicate le tre forze P, Q, R ne' punti J, B, C colle direzioni qualunqui AP, BQ, CR. Sia l'angolo PJC=», QBC^^, RCA=y. e le distanze CJ^ CB si esprimano con :r, y. Immaginiamo che vi siano applicate ai punti J^ B, due rette materiali Aa^ Ba che vadano ad incontrare una terza retta ma- teriale Ca esistente nella stessa dii'ezione della forza R. Questa ipotesi della esistenza delle rette fisiche infinitamente sottili Aa^ Ba, Ca è momentanea, e non altro che una risorsa analitica per agevolare la nostra mente a poter comprendere 1' effetto delle forze date allorché Ca si fa nulla, e le Aa, Ba coinci- dono colla data AB, ossia quando non sussiste che la sola AB. soggetto della questione. Si prolunghino le Aa, Ba, Ca in p, in «7, in r, e la AB dall'una e l'altra parte in m ed n. Si faccia l'angolo CAa~. CBa=oì. Si avrà PAm = ff — a, PAa =^ a — 9, QBn = tt — /3, QBu = /3 — «e p a }■ = CaA = R CA — CAa = y — 9 qar z= CaB = RCB — CBa = ir — 7 — ai Si scomponga la forza P nelle due m, p; e la forza Q nelle DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE -2i due n, (/. Usando la forinola (7) si avrà PscnU — cp) i'sen* sen f ' J^ sen cp 0sen(|3 — «) QseiijS sen» ' ' sen» Essendo Ja, Ba, Ca rette materiali le forze /9, ^, /? si pos- sono trasportare in a. Chiamando r la risultante di y9, e di q^ ed usando la formola (6) si avrà (3 sen j3 cos (y + ») Psen«cos(y — cp) r = a cos a a r 4- V cos p ar =z — + — ^^^— ^— ■/ ^"'^ 1 ^ r y sen » ' sen ip Perchè la retta AB rimanga in equilibrio è necessario che m — n^ r = R, ossia Psen OH sen (« — q») =: Q sen 9 sen (/3 — as) (8) P sen « cos [y — ly) Q sen j3 cos (y 4- ®) sen (f sen « Si può eliminare &•• introducendo le distanze a:, y. Infatti nel triangolo CAa si ha, facendo Ca = h^ h =x — — -^ e nel trian- " scn(y — cp) , „^ V , sen(y + «) . golo BCa sarà sen os=.n — z — •. ossia sen oa = X y sen (p sen (y + «) — '—T — r o pure i/sen(y — tf) i x sen 9 sen (v + ») = j sen « sen (7 — 9) Sviluppando sen (7 + ») ed ordinando rapporto a sen ai, e cos ®, si troverà X sen 9 sen 7 cos as = sen aa (y sen (7 — 9) — a; sen 9 cos 7) Elevando a quadrato e mettendo prima 1 — sen ' oj in vece di cos • où, e poi 1 — cos ' (i) invece di sen ' a> si avranno due equa- zioni per determinare sen ai, e cosa. Fatte queste sostituzioni, sostituendo pure per maggior brevità M' invece di /' sen' (7 — 9) — 2 .r j sen 9 C0S7 sen (7 — 9) + a;' sen' 9, e fatte le riduzioni, ed estra- 22 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA zioni di radici si otterrà x seti !f sen y sen ) = ^- jj ^ 2 i/cosysen(y — >/ sen /S sen ( v — 9) e sostituendolo nell' ultima. Eseguito ciò e riducendo, sarà P P[sen«cos(y — tp) — cosysen(» — tp)] Q[senj3 — cosyspn(|3-j-y)] sentp seny Sviluppando le funzioni trigonometriche, e dopo tutte le ri- duzioni avremo R= Pcos(a— 7)— Qcos(/3+7) Espressione indipendente da 9 e per conseguenza da ». i^nt- DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 23 sto risultato che apparisce non simmetrico lo può divenire introducendo l'angolo RCB che faremo =?'; poiché RCB= 180" — RCJ = ■TT — y = y, e perciò /3 + 7 = w + /? — y', cos (/3 + 7) = cos (ir 4- /3 — y') = — cos (/3 — y') e perciò /?=Pcos(* — y) + Q cos {j3 — y) La prima delle equazioni (9) dovendo aver luogo qualun- que sia 9, avrà anche luogo quando sia infinitamente piccolo e sparisca. Ma in questo caso le immaginate rette materiali Ja, Ba si confondono colla AB e formano una sola, e la terza Ca diviene nulla, dunque le condizioni di equilibrio delle tre forze P, Q^ R applicate ad una retta, risultano dalla prima delle equazioni (9) fatto 9=0, dalla espressione di R, e dall'altra a; + f =alla lunghezza della retta materiale data AB che chiameremo a, ossia Px sen » = Qy sen (3 Rz= Pcos{» — y) — Q cos(jB + y) « = a: + j- Delle otto quantità che entrano in queste espressioni se ne possono determinare tre, rimanendo le altre arbitrarie. Senza entrare in tutte le conseguenze che si possono de- durre da queste equazioni, secondo le varie ipotesi che si pos- sono adottare sugli angoli «, |S, y diremo soltanto che sup- ponendo « = 7 = ir — /3 ossia le direzioni delle forze paralelle, si avrà Rr^Qy;R = P+Q Ecco come ho adempito al mio impegno usando tutto il ri- gore matematico e non ammettendo che i tre principi evi- dentissimi, cioè che due forze uguali e contrarie si distrug- gano; che due forze nella stessa direzione producono una ri- 24 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA siiltante uguale alla loro somma; che la risultante è nel piano delle componenti. La meccanica diviene esatta come la geo- metria avendo risoluto in generale e completamente il pro- blema dell'equilibrio di tre forze. Jjt^^^witrwt^ iW^> MEMORIE GEOGNOSTICHE E MINERALOGICHE PIETRO CALCARA ..^-^«^z. VICE SEGRETARIO DELLA 1^ SEZIONE, DOTT. IN MEDICINA, PROF. SOSTITUTO Di UlNERALOGIA E GEOLOGIA NELLA R. università' DEGLI STUDI DI PALERMO E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE EC. EC. OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE CALTAVUTLIRO E SCLAFANl (Lette nella tornata ordinaria del di 7 gennaro 1844.) Quale che sia il metodo che si vorrà adottare onde riu- scire nello studio dei minerali , delle rocce, e dei terreni, fa mestieri che il geologo rivolga il primo suo pensiere all'esatta conoscenza dei differenti rapporti di giacitura che quegli ob- bietti per avventura gli offrono. Ed in vero chi non sa di quale vantaggio non sono state le descrizioni topografiche per l'apprendimento della storia naturale! In tutti i paesi più colti '„ OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE ed inciviliti d'Europa si sono dati a tutta lena i naturalisti a porro in pratica un tal procedimento, e mercè di esso hanno dato splendidissime geognostiche osservazioni. A me semhra intanto che nell'eseguire siffatte indagini può dirsi aver loro considerato la terra, non altrimenti che il corpo umano. E venendo al fatto dell' analogia che passa tra lo studio del corpo umano e quello della geologia (oggetto di presente delle mie lucuhrazioni) giudico espediente doversi in primo luogo comparare la mineralogia all' anatomia generale , la quale come ciascun sa esamina i vari tessuti di cui compo- nesi il corpo umano: 2" dai minerali passandosi allo studio delle rocce, siccome dai tessuti agli organi, può compararsi la geognosia all'anatomia descrittiva : 3" dalle rocce giungen- dosi alla conoscenza dei terreni, è come dagli organi agli ap- parecchi : h-° inoltre conosciuti i terreni, cercandosi di riunirli a quelli di differente natura limitrofi, per conoscere così le relazioni geognostiche, è nella stessa guisa con cui l'anatomico differenziando un apparecchio da quelli contigui esamina le di loro reciproche influenze: 5" finalmente il geologo elevan- dosi con la geogonia a conoscere l'origine di formazione del terreno che studia, hen si assomiglia a quello anatomico che colla face della tisiologia arriva ad investigare le funzioni e gli usi a cui la natura destinò gli apparecchi, dai quali risulta la tessitura del corpo umano. Di così diligente metodo mi sono giovato nel lavoro con- cernente la geognosia di Caltavuturo e Sclafani, e di questo argomento comunque esso sia da me trattato, penso quest'oggi discorrervi egregi accademici, sicuro che ciascun di voi saprà compatirne i falli, ed apprezzarne il pregio se mai ve ne sia. SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. ."> GAP. I. CALTAVUTURO. Allorché ebbi occasione di visitare nella scorsa està le feraci contrade delle Madonie, affm di conoscere geologicamente quel suolo, mi si presentò benanche il destro di osservarne le contrade limitrofe, e così le sue geognostiche relazioni. Però mi trovai in grado di tessere un breve lavoro geognostico concernente con ispecialità Caltavuturo e Sclafani. La geognosia di Caltavuturo aggirasi massimamente sull'e- same del calcareo che ne costituisce la montagna, la quale sovrasta l'odierno paese : puossi questa dividere in due por- zioni, cioè la più bassa situata verso il lato nordico di Calta- vuturo, conosciuta col nome di terra vecchia, e l'altra più alta situata al lato opposto della prima detta della Sciara : quest'ultima levasi sull'attuale pelo del mare secondo la misu- razione eseguita dal chiarissimo HofFmann 3328 piedi pari- gini. Adunque la montagna di Caltavuturo, che ho tutta ragione di reputare come secondaria, sovrasta su tutte le altre che le stanno d'intorno. Queste che possonsi riguardare come al- trettante colline formate di rocce , appartengono anche esse al terreno secondario : e però unica posso affermare essere la fisica e geognostica struttura di tutta questa contrada della Sicilia. Però il calcareo di Caltavuturo appresentasi di color grigio scuro, leggermente fetido, abbenchè questi fisici caratteri bene spesso a seconda i differenti siti trovansi variabili, siccome ancora variabili ne sono i caratteri geognostici: di fatti nel sito di terra vecchia e precisamente nel filo delle grotte bian- che, vedesi il calcareo orizzontalmente stratificato, a differenza 6 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE degli altri siti, i quali non offrono un manifesto indizio di stratificazione. Ho creduto conveniente d'indicare questa par- ticolarità riguardo al detto sito, mentre in onta alle più di- ligenti ricerche, non ho rinvenuto, né anche nelle Madonie, il calcareo secondario disposto a strati orizzontali. Né dubbio alcuno parmi che si possa arrecare sull'esistenza della cennata stratificazione, poiché gli strati che offrono i lastroni sono per 1' ordinario attraversati negli interstizi da sostanze meno coerenti, la qual circostanza giusta i principi della geognosia serve a distinguerle dalle fenditure , e dalle scomposizioni, con le quali a prima giunta possonsi le dette stratificazioni confondere. E qui notisi che gli strati calcarei delle grotte bianche, ap- pariscono più profondi verso la parte superiore, mentre al contrario quegli inferiori si presentano poco profondi, e direi quasi come a fogl lette. La montagna di terra vecchia presenta all'occhio del geo- grafo fisico il carattere della salita murale, che per quanto ho potuto scorgere non é assolutamente proprio e caratteristico del calcareo jurassico delle Madonie, ma sibbene delle contra- de tutte della Sicilia, le quali sono di questa fisica e geogno- stica struttura: la salita murale poi di questa montagna fa meglio vedere ancora il capo, propriamente detto, della stra- tificazione, sicché non durerà fatiga il geologo a rilevare che sonovi taluni strati decomposti e rotti dall'azione degli agenti meteorologici costantemente in forme romboidali, a somiglianza dei cristalli di calce carbonata. Indi mi sembra che la natura avesse voluto mostrarci l'istesso fenomeno, che osservasi nelle piccole e sottili masse, nelle più grandi altresì, quali sono appunto le rocce. Mi è toccato di scorgere esaminando i rombi degli strati calcarei che dessi sono locati simmetricamente all'estremità con i loro angoli diedri, aventi gli angoli piani situati nella SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFAM. • 7 linea mediana. Sebbene oggidì non si ammetta comunemente dai geologi, che le forme cristalline delle rocce, dipendano dalle leggi d'attrazione molecolare, e da quelle forze che con- corrono alla formazione dei cristalli propriamente detti, pure io non posso pretermettere che la roccia quadersenstein se- condo il celebre de Buch, la quale mostrasi ordinariamente cristallizzata, sembra che dipenda dalle leggi della cristallo- grafia, e non lo sia per semplice accidentalità. L' istesso fenomeno noi osserviamo nel grès di Fontaìnebleau e par che dai geologi moderni , venga riputato come dipen- dente dall'isomorfismo piuttosto, anziché dalle forme proprie del grès calcarifero. Che che ne sia di tali pensamenti, se io dovessi dar giudizio su questa intralciata materia, mi unifor- merei piuttosto al sentimento di coloro che reputano la forma cristallina delle rocce, siccome prodotta dalle leggi proprie della cristallizzazione, e non già come meri e semplici accidenti. La grotta nera forma ancora il lato nordico della montagna calcarea di terra vecchia^ e questo sito, siccome il precedente, mostra non solo la salita murale , ma ancora l' identifi- ca stratificazione. Il piano inferiore di questo calcareo risulta da strati aventi 5 in 6 pollici di profondità: negli interstizi dei lastroni si ritrova la marna, con il ferro idrato di color giallo , bigio , o verdastro, varietà di colori tutti dipendenti dai differenti gradi d' ossidazione del ferro: inoltre negli in- terstizi , trovasi il quarzo piromaco bigio o bianchiccio , e questo latto mi fa con certezza inferire, che la marna di sopra citata, provenga dalla scomposizione del piromaco. Talvolta gli strati invece d'essere diretti orizzontalmente, in questo sito si trovano arcuati, ed allora sembrano dipendere se mal non mi appongo da avvallamenti prodotti dai tre- muoti avvenuti, in alcuni punti superiori delle rocce stesse calcaree: la ragione che mi spinge a stabilire così la spiegazione di questo fatto sta riposta , nell' osservare che la roccia di 8 OSSERVAZIONI GEOGÌNOSTICHE questi siti presenta, non solo segni di fenditure longitudinali, ma perchè taluni strati superiori della roccia in esame mo- sti-ansi tra loro nei margini discordanti. Per ultimo conviene dichiarare che il calcareo di questo sito contiene non di rado entro la sua pasta dei pezzi angolosi di piromaco o diaspro nero bigio o gialliccio, con la super- ficie incrostata di stallattiti. Se inoltre il geologo vorrà osservare il calcareo della mon- tagna di rocca della Sciara, posta al sud-est di Caltavuturo, e che forma continuazione con quella di terra vecchia, lo troverà identico perfettamente a quello delle Madonie poiché esso non presentasi stratificato, e mostra la superficie scre- polata e tinta di quel bigio rossastro che tanto piace alloc- chio, e che i pittori s'ingegnano d'imitare. Lo stesso carattere presenta il calcareo della contrada Brio sito verso la parie australe di Caltavuturo, il quale va a con- finare con l'altra di S. Bartolomeo, che pur essa è di natura calcarea : della stessa indole presentasi ancor il calcarlo della serra, il quale signoreggia gran parte del lato orientale di Cal- tavuturo, e finalmente come calcaree si dovranno caratterizzare Milardo , Vera luce, Cabeci, porzione di Boccazzo nero il quale si va a congiungere con la catena delle Nebrodi. In tutti quei siti poi i quali guardano sud-est, sud-ovest si osserva la marna sopramessa al calcareo da noi descritto, mentre sorgono qua e là delle rocce di calce carbonata con i caratteri che abbiamo sopra menzionato, per il qual fatto, non puossi rivocare in dubbio che il calcareo sia stato ri- coperto, in epoche differenti dalla marna. Ma la marna ancora senza le condizioni esposte, in comp.!- gnia della psammite non lascia di costituire tutto il basso ed i terreni inclinati dei contorni di Caltavuturo, i quali sendo a cultura , mostrano bene spesso pezzi erratici di calcareo , rotolati dall'alto. SOPRA CALTA VUTURO E SCLAFANI. 9 Non di rado però la marna del piano di Dorico contiene il diaspro, precisamente la varietà rosso-scura macchiata di bianco. La marna delle Barriere ancora rinserra qualche pezzo di diaspro, il suo colore è il rosso mattone, ed apparisce stra- tosa. Da Caltavuturo sino al piccolo comune della Sciara, si rav- visa la marna con ciottoli rossastri di psammite, a Cerda però essa apparisce colorata blu con delle venature di spato cal- careo, e presso la via che conduce a Termini, racchiude degli strati contornati di gesso. I resti organici fossili che non si riducono che a conchi- glie, abbondano in vari punti del territorio di Caltavuturo: essi spettano a mio osservare a due differenti epoche. Le conchiglie di Gancitano al sud-est, ed alla distanza di circa tre miglia di Caltavuturo, giacciono nella argilla cal- carifera terziaria, la quale mi sembra della stessa natura di quella di Ficarazzi presso Palermo, se non che contiene più argilla di questa ultima e spettano nella massima parte a spe- cie identiche a quelle che vivono nei nostri mari; poche sono sconosciute. Questa formazione terziaria giace sul terreno marnoso, ed ordinariamente s'impiega da quegli abitanti per la costruzione delle figule , le quali riescono forti, e di buona condizione , per la molta quantità d'argilla che una tal formazione con- tiene. Questi depositi terziari abbondano sopratutto verso i lit- torali. Essi alla Roccella (1) e negli ex-feudi di Bonn ali gi ^ e S. Giorgio^ contengono in una prodigiosa quantità i resti organici, per lo più molluschi, nella massima parte ridotti a concomorfiti: i Coni^ le Lime, le Modiole, le Venerupidi e le Saxicave sono i più ovvi : \^^ stesso tufo terziario contiene (1) Calcara Ctnno topografeo dei contorni di Termirii p. 19. VoL. I. -2 IO OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE in qualche punto dei frammenti angolosi di gneis verdastro, il quale certamente par che sia pervenuto , dalle montagne peloritane. Di differente epoca sono i resti organici che il naturalista osserva al nord-est di Caltavuturo , presso il villaggetto di vScillato, nei siti che comunemente appellansi S. Giovannello^ Piano di Dopìco^ e S. Venera. Questi sono al certo di spe- cie già estinta : vi abbonda sopratutto la Gryptiaea arcuata Lamk G. incurva Sowerby (1) tanto che darei al calcareo che (1) Nella famiglia naturale degli Oslracci Lamarck annovera il genere Grifea, il quale dai suoi predecessori era confuso con quello che comprendeva le ostriche. Questa nuo\a divisione nacque dallo scorgersi la conchiglia molto ineguale, libera con la valva infe- riore grande e pressoché concava, 1' apice molto sviluppato, curvo indietro, terminato da parecchi volgimenti spirali, mentre la valva superiore addimostrasi per lo contrario picciola appiattita simile ad un opercolo. Oltre a siffatti caratteri si osserva nelle grifee il cardine del tutto sprovvisto di dentature, la fossetta cardinale allungata, e l' impressione musculare unica. Or da questi caratteri delle grifee, chicchesia può scorgere quanto differisce questo genere non solo dalle ostriche, ma ancora dalle vulscUe che in certo modo conservano caratteri di scam- bievole analogia. Al contrario intanto il chiarissimo Deshaies in una eccellente nota al Lamarck ha mostrato altra volta la ragionevolezza di omettere questo voluto nuovo genere , e di rifonderlo in quello dell' ostrica o nell' altro dell' exogira ammesso e stabilito dal Say. Da queste controversie è chiaro a nostro parere che sempre inesatte saranno le di- visioni allorquando sono stabilite su poco rilevanti caratteri esteriori. L' attento esa- me all'opposto della conformazione anatomica del mollusco abitatore è quello che uni- camente può mettere in chiaro le più importanti quistioni di questa natura. Tornando alle grifee dirò che essendosene rinvenuta una specie vivente nelle regioni pelagiche, la quale conservasi nel musco di Parigi , e chiaro che le specie fìn'ora esaminate spettano a genere attualmente esistente. Dai saggi di grifee raccolti nel terreno liasico di Caltavuturo mi sembra che taluni individui differiscano essenzialmente nei caratteri della grifea arcuata di Lamarck, per la qual cosa ho giudicato utile alla scienza descrivere in questa nota i caratteri che contradistinguono così la specie, che le rinvenute principali varietà. Gryphaea arcuata Lamarck. Gr. testa obìonga, incurva, trasversim rugosa, unco magno subobliquo. Lamk. Anim. sans vert. deux. edit. Bruxelles p. 77. SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. H la contiene, il nome di calcareo a grifiti, o per meglio dire con Omalius calcareo a grifea arcuata. Esso costituisce il ter- reno liasico , e molto somiglia a quel terreno del sud-OAest della Francia che giace sotto il calcareo dei Pirenei e si reputa dai geologi e sopratutto dal Boue' giurassico. Ora il calcareo a grifiti di Caltavuturo è bigio terroso marnifero sti'atificato, e trovasi sottostante al calcareo giurassico delle Madonie: sicché potrà chiunque scorgere di quanto interesse sia una esatta de- terminazione dei caratteri di questo gruppo per la nebrodese geologia, e per quella parte che io sto qui descrivendo. Non riuscirà difficile leggendo accuratamente le opere dei più valorosi geognostici , e sopratutto dell' Omalius e Bro- gniart il classificare tra i terreni secondari la formazione lia- sica di Caltavuturo. Si potrà anzi meglio di leggieri rilevare, il perchè taluni autori sian caduti nell'abbaglio di riguardare il terreno liasico identico al giurassico o terreno oolitico di Gryphiles. L. Muss. tessin. p. 92 d. pi. 5' f. 9 — Bouquet. Petr. part. 2 d. IH, pi. 60 f. 1, -2. Gryphaca incurva. Sovv. Condì, min. n. 20 t. 112, f. 1. Parkinson orga. rem. l. 3 p. 209, pi. 15' f. 3. Blainv. Malac. p. 59 f. 4. Defr. dici. se. nat. f. 19 p. 636. Desh. Encyclop. méth. vers. t. 2 p. 303, n. 44, Ostrea arcuata. Idem. Cog. carat. p. 98, n. 5. pi. 12 f. 4, 5, 6. Sovv. genera of shells. f. 3, Ostrea. Goldf. Petrif. t. 2 p. 28, pi. 82, f. 1. (rryphaea incurva. Zielen. Petrif. Wurt. pi. 4-9, t. 1. Var. 1. Gryphaea affims. N. Gr. testa ohlongo — suhincurva , transversim subrugosa, unco miinmo tuh obliquo , valva superiori concentrice profunde sulcata Var. 2 Grvphaea plicata minor. N. Gr. testa oblonga incurva, longitudinaliter plicata, plicis divcrgcntibus, valva supe- riori marginibus concentrice sulcatis, longiludinalitcrque plicata, unco magno subobli- quo. Var. 3 Gryphaea plicata major. N. Gr. testa magna oblonga incurva, longitudinaliter plicata, plicis transversim rugosit. valva inferiori omntnu concentrice sulcata, unco magno sububliquo. 12 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE la Beche, stantechè trovasi nelle circostanze di sua locale gia- citura neir identifico modo di formazione. Taluni geologi parlando del terreno liasico si fanno a di- viderlo in 3 piani : il primo secondo il loro avviso , viene caratterizzato dai Belemniti, il medio dalle Grifee, ed il terzo ossia r inferiore dalle Plagiostome , ma a dire il vero, co- munque sia utile una tale divisione, riesce difficile percor- rendo i paesi, di attendervi con esattezza, per lo che si mosse il Gemmellaro a dire che sia più proficuo alla scienza il re- caie gli esempì. Dal fin qui esposto chiaro s' intende che il Lias di Calta- vuturo per l'abbondanza delle Grifee che contiene, si possa rapportare al piano medio del liasico propriamente detto, anzi per i sopradetti caratteri a me sembra che dovesse riferirsi al terreno della stessa natura descritto egregiamente dal signor de Gerville nella bassa Normandia, ed in ispecialità al calca- reo a grifiti di Bayeux, nel quale il signor Caumont ha rin- venuto tra gli altri resti organici la Grifea incurva di Son'v erby e la Grifea dilatata di Lamie. Lo stesso autore riferisce di averle pur ancora trovate nel calcareo di Valoques. Il terreno a Grifiti di Auxois formato di calcareo e marna è stato dai geologi al lisiaco riferito per 1' abbondanza della Grifea arcuata: anzi convien qui notare, che il sistema infe- riore di questa formazione nel detto sito si osserva essere for- mato di psammite e macigno, principalmente di arcose. Le prime rocce però abbondano sopratutto nel terreno liasico di Caltavuturo. In Cevennes abbonda più il terreno del lias, il piano me- dio contiene la caratteristica grifea arcuata, secondo rilevasi dalle osservazioni del sig. Dufrenoy. Il chiarissimo Brogniart riporta il lias in generale , nel terreno abissico, e gli fa corrispondere il sinonimo di terreno di sedimento inferiore, situandolo al di sopra delloolite infra SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. 13 jurassica. Ciò riesce facile l'osservare nell'Alemagna occiden- tale, nell'Inghilterra ed in tutta la Francia. L'origine di formazione del sistema liasico è proveniente da meccanici agenti e la pasta della roccia che la costituisce sic- come appunto osservasi in Caltavuturo, contiene dei cristalli di spato calcareo, i quali al certo v'indicano l'influenza del- l'azione chimica, e della cristallizzazione. Per un solo carattere sembrami che differisca il terreno di Caltavuturo dal liasico, in quanto cioè manca quello di vene metalliche , e specialmente della galena di piombo , le quali per l'ordinario si rinvengono nel lias, ma intorno a ciò pende tuttavia indecisa la quistione se la mancanza delle vene me- talliche, debba piuttosto fare appartenere al cretaceo il ter- reno di cui trattiamo, anziché al jurassico. Sol qui mi giova osservare che la determinazione di una teorica esatta su questo geologico argomento, potrà servir di norma onde conoscere se il terreno di Caltavuturo, ed altresì le catene delle montagne di Taormina, Artesino, Nicosia Ma- donie, Termini, Palermo, sino all'Erice debbansi piuttosto contare fra i terreni cretacei o pure tra i giurassici. L'esaminare qui una sì astrusa materia porterebbe a lungo eccedendo i limiti e l'indole d'un discorso accademico. Mi farò altrove ad entrare per quanto è in me su questo argomento, allorché tratterò della geologia Nebrodese. In generale giova farvi conoscere che avuto riguardo alle relazioni esistenti tra le rocce di Caltavuturo e quelle della serie delle montagne prossime al detto comune, il geologo le riguarderà come appartenenti allo stesso periodo di formazio- ne, cioè le montagne del Landro e di S. Caterina che s' innal- zano al sud-est, delle quali quest ultima levasi poco su quella di Caltavuturo ed è formata dallo stesso calcareo contenente però a differenza dei resti organici nello stato di fossilizzazione. Delle Madonie del lato opposto che si legano ancora con le 14 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE montagne di Caltavuturo, la più vicina a queste siccome esposi si è quella di Roccazzo nero , che forse a mio osservare ne è una continuazione. Continuazione ne reputo ancora le mon- tagne di S. Calogero, Busambra, e finalmente quelle di Pa- lermo, della Piana de' Greci, di Favarotta e di altri siti con- tigui alle surriferite contrade. Tutte queste montagne osser- vate in massa dirette si trovano da est ad ovest : quindi non vi ha luogo a dubitare, la loro formazione doversi alle stesse leggi e agli agenti stessi che cooperarono a costituire questa amenissima contrada della Sicilia. Finalmente non vi sarà discaro o Signori il sapere che le acque le quali scaturiscono nelle contrade di Caltavuturo, sono tutte di ottima qualità e salubri, e contengono molto carbo- nato calcareo ed acido carbonico. Infatti comunissime in quelle contrade si ravvisano le concrezioni stallattittiche. Il dì 1° dello scorso luglio (18i3) alle ore 21 d'Italia allorquando l'aria conteneva gradi 20 R. di calorico il termometro immerso nel- l'acqua della fontana detta del Bastonello segnava 14 gradi di temperatura. GAP. 11. SCLAFANI. Esaurite in tal guisa le osservazioni geognostiche in Calta- vuturo volli spingere oltre le mie indagini, e con pari accu- ratezza mi diedi ad osservare la roccia che sta sottoposta al piccolo e ripido comune di Sclafani situato all'ovest ed a po- che miglia dall'anzidetto: essa elevasi 2363 piedi sull'attuale livello del mare secondo HofFmann. La sua forma verso la parte superiore è pressoché conica, mentre la base si appre- senta in forma triangolare : guardata dal lato nordico quella porzione che sostiene l' antico castello si vede patentemente giacere su straticelli di piromaco bigio-nerastri, che in alcuni SOPRA CALTAVLTURO E SCLAFANI. IS siti trovansi ridotti a marna. Rinvenni ivi ancora sebbene scarsamente degli strati marnosi bianco-sudici con dendriti. Gli strati sono diretti obliquamente da est ad ovest, ed av- vene dei contornati e ripiegati. Il calcarlo di questo sito trovasi in istrettissima relazione con il terreno psammitico e marnoso dell'exfeudo di Brignoli^ il quale appresenta in tutta quanta la sua estensione la psam- mile scomposta. Tra le sue varietà più distinte convien no- verare la friabile bianco-gialliccia granellosa: avvi ancora la gialla rossastra, ma la più caratteristica si è quella simile molto alla pudinga, la quale risulta da ciottoli di quarzo un pò grossetti, riuniti da un cemento d'argilla. Questa varietà è reperibile vicino uno stagno detto impropiamente gorgo di Brignoli. In generale i massi psammitici sono stratificati obliquamente, taluni appariscono in pezzi erratici ritondati e senza appari- scente stratificazione. Inoltre torna conto alla scienza il far qui riflettere che la marna e la psammite , che giacciono verso la parte orien- tale della montagna di Sclafani, trovansi soprastanti al calca- reo sebbene quest'ultimo spetta ad un periodo più antico. Di fatti il livello della formazione marnosa in questo sito, ri- mane superiore alla pendice del summentovato calcareo. Però mosso da questa peculiare osservazione mi credo in grado di stabilire, che le rocce sottoposte alle colline, appartengono ad un epoca più antica del secondario. Pertanto il geologo volgendo attorno lo sguardo precisa- mente nella contrada di Sclafani, non tarderà molto ad osser- vare che il terreno marnoso e psammitico si estende per tutti i dintorni di quel comune nella direzione di ovest, vedrà in lontananza la montagna di Cammarata la quale è di calcareo interposto in larga estensione fra le stesse rocce che si scor- gono nel basso di Sclafani, di Caltavuturo, e delle Madonie. 16 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE cioè psammite, marna, calcareo subordinato ed in minor co- pia idrosolfato calcico: troverà infine costituito dallo stesso terreno Vicari, Valle d'Olmo, Alia e varie altre contrade di questa porzione di Sicilia. L'acqua termo-minerale che scaturisce a pie della monta- gna di Sclafani, è quella tanto celebrata per la sua nota virtù contro le malattie della pelle. Quest'acqua dal punto ove scaturisce dividesi in due por- zioni : una meno abbondante va ad introdursi nel sudicio ed angusto locale de bagni 1' altra riunendosi con l' acqua re- flua de' bagni si scarica in largo bacino, serve poscia svian- dosi da questo sito a far muovere un contiguo molino. In seguito del suo corso dà origine al fmmicello salato il quale solcando le contrade di nord-ovest di Caltavuturo, ed alti'e ancora più lontane , si va a scaricare nel mare prossimo cioè in quello di Bonfornello. L'analisi chimica dell'acqua termo-minerale di Sclafani ese- guita dal eh. prof. Antonino Furitano (1) fa conoscere che i principali componenti ne sono oltre dell' acido idrosolforico e carbonico, in proporzione decrescenti l 'idroclorato sodico, cal- cico, e la calce carbonata, ha di più l'acqua un sapore nau- seoso, un odore epatico per il gas idrosolforico che contiene, e che esala incessantemente dalla sua superficie. Inoltre è degno di osservare che le acque scorrendo nelle vasche dei bagni offrono un color lattiginoso sporco, dappoi- ché l'acido idrosolforico come si mette in contatto dell'aria, si va decomponendo, e così lascia nell'acqua lo zolfo idroge- nato (Soufre thermogène di Hauy), che le rende perciò latti- ginose. Però il calorico il quale sprigionasi dall'acqua pro- viene dalla scomposizione dell'acqua stessa; e la quantità d'a- cido idrosolforico che le acque contengono è l'effetto del pas- (1) Analisi dell'acque termali di Sclafani, di Cefalà-Diana, Termini ec. SOPRA CALTAVUTITRO E SCLAFANl. 17 saggio che fa il gas idrogeno, che si esala nell'atto della scom- posizione dell'acqua attraverso Io zolfo. Ulteriori indagini e più esatte descrizioni potrebbero certa- mente apportar maggior luce alla storia naturale geologica di queste contrade, e rettificare forse in parte il primo abozzo, delle mie rapide osservazioni, le quali se non ad altro, gio- vei'anno certamente a diffonder l' amore di questo ramo di scienze naturali il di cui pregio dalla moltitudine viene cieca- mente ammirato, da voi però dottissimi accademici profonda- mente sentito. Palermo i luglio 1845. wocooooooaxxwooooocowwcoc^^ RICERCHE GEOLOGICHE SlLl.A DOLOMITE GIURASSICA DEL LANDRO S. CATERINA. (Lene nella tornata ordinaria del à4 marzo 1844.) Lo stadio della geologia che, col favore delle scienze ausi- liarie, fa di presente dei rapidi progressi, riguarda massima- mente l'esposizione dei fenomeni che ci presenta la superficie del nostro globo, e la spiegazione dei medesimi. Gli antichi filosofi trascurando la parte dell'esposizione, che io reputo la base essenziale dì qualunque investigazione geologica, si attennero a spiegare, per via di principi astratti 20 RICERCHE GEOLOGICHE e speculativi tirati dal fondo della propria immaginazione , i più sorprendenti fenomeni che la superficie della terra a dovizia presenta. In quell'epoca, chiunque era dotato di fan- tasia poteva di leggieri dichiarare le più intralciate cagioni che contrihuiscono alla formazione dei fatti che la natura ci offre : ma queste arhitrarie idee furono di positivo ostacolo al progredimento di una scienza così importante quale si è la geologia. Però dai giudiziosi pensatori veniva questa scienza ahhorrita , derisa ; né si poteva in verim conto profferire il nome di geologia, come esprimesi il Cuvier, senza eccitare le risa. Ma grazie ai principi haconiani , i moderni hanno reso grandi servigi alla geologia raccogliendo colla più scrupolosa esattezza e con metodo più confacevole al nostro limitato in- tendimeno i fatti: usando moderatamente, e fondando sulla fisica e sulla chimica le ipotesi e le congetture che pur ({ual- che volta ahhisognano onde spiegare i fenomeni. Indi come tutte le fisiche discipline la geologia anch essa ha suhilo la sua rivohizione. In questi ultimi anni poi non pochi henemeriti scrittori hanno promosso lo studio della geologia, ciò che chiaramente addimostrano gli estesi viaggi di Humholdth i solertissimi la- vori di Murchinson, di Bukland di Lyell, di Duheny del la Beche, e d'Omalius. È dovuto a questi illustri naturalisti se nella scienza sono state shandite le idee dei plutonisti, e dei nettuniani, se è stato dato nel modo il più semplice l'ordine cronologico dei differenti terreni dei quali la crosta del gloho si compone, se tale sposizione presenta alla nostra vista un quadro così esteso d'investigazioni e scoperte, che al dire del nostro Gemmellaro, hene a ragione la geologia richiama in Europa l'attenzione degli scienziati e dei governi, e gli uomini insigni che la coltivano sono senza tema d' esagerazione dei più distinti ed eminenti personaggi, in tutte le nazioni le più incivilite. SULLA DOLOMITE GIURASSICA DEL LAÌNDRO. 21 Sulle tracce di questi valentuomini mi sono io dato allo studio della varia struttura e qualità dei terreni che offre la nostra bella isola, e avendo già reso di pubblica ragione al- cun mio travaglio di questo genere, penso ora intertcnere la vfH stra attenzione egregi accademici sulla dolomite giurassica del Landro presso S. Caterina. Avanti ogni altra cosa è di sommo rilievo l'osservare che le rocce, e i terreni prossimi alla con- trada del Landro sono spettanti al terziario periodo di for- mazione, il che giova massimamente a dar conto delle relazioni geognostiche, e dèi modo di giacei'e della dolomite giurassica di cui è parola. Ed in vero il rinvenimento nelle contrade meno elevate dell'argilla calcarifera conchigliare contenente dei cristalli mi- croscopici d'acido silicico nel paese di Vallelunga, e l'esistere contigua a questa tritoniana formazione la marna e la psam- mite in vario modo di struttura disposti, ci danno chiaro ad intendere che la dolomite giurese del Landro per la massima elevazione in cui tro\asi, sia stata formata in epoche anteriori ai terreni che le stanno contigui, cioè all'argilla calcarifera alla marna e alla psammite. Sottoposta alla dolomite giurese del Landro e precisamente nella serra del fondo di Fiandaca, è reperibile la marna ges- sosa stratificata contenente il calcarlo decomposto , ed è ri- marchevole in tale sito che la detta stratificazione apparisce arcuata ed irregolare, e non già orizzontale ed obblicjua, come d'ordinario suole mostrarsi, in altri pimti della stessa for- mazione. Un tal fatto principalmente ci fa supporre, che questa for- mazione marno-gessosa non ebbe luogo nello stato di perfetta tranquillità, ma viceversa dovette affettuirsi stante un pertur- bamento nell'azione chimica e meccanica, allora quando questa roccia si andava tratto tratto consolidando. In casi di simil fatta siccome provano gli sperimenti del 22 RICERCHE GEOLOGICHE sig. James Hall possiamo fondatamente supporre che la pres- sione laterale sugli strati allora orizzontali abbia prodotto il vario contorcimento di essi , e che per ragion d urto mec- canico dovè succedere che gli strati superiori fossero stati più suscettibili di cedere e incurvarsi sino ad un certo grado. Onde poi spiegare come sia fisicamente avvenuto quel che te- sté abbiamo indicato, forza è concepire che il terreno sottoposto alla pressione abbia dovuto di necessità poggiare su d'un corpo duro e resistente. A tal uopo servì acconciamente a mio cre- dere la roccia della dolomite giurassica del Landro, la quale trovandosi contigua alla marna gessosa dovette con la sua forza costrignerla in modo che ne venne il contorcimento degli strati nella direzione di ovest ad est. Scorto questo primo dato geologico sul terreno di cui è pa- rola, e datomi in seguito all'esame della struttura della do- lomite giurassica, mi trovai al fatto di ravvisare che essa per ogni punto di quel territorio si protrae estesamente signo- reggiando tutte le altre formazioni, ed apparendo su di esse simile a tanti ciglioni. È spesso orizzontalmente stratificata , e per un argomento d' analogia mi sembra che sia della stessa natura del calcarlo giurassico di Francavilla, la Placa, Monte di Caronia, e di altri punti della Sicilia. In generale non avvi in tutta la superficie della terra for- mazione più rimarchevole per l'ahhondanza dei resti organici, quanto la giurassica, sicché al giorno d'oggi con l lumi della Paleontologia i geologi hanno nel modo II più esatto analiz- zato e descritto questo secondarlo periodo del nostro globo. Gli antichi geognostlcl denominarono giurassica questa for- mazione per r analogia che hanno l suol caratteri con quel della catena del Giura , ma l moderni dietro la scorta del signori La Beche, e Smith riconoscono piuttosto la formazione giurassica nell'osservare In un terreno alternanza d'argille sab- bie marne e calcarei. Così il terreno giurassico oramai bisogna SULLA DOLOMITE GIURASSICA DEL LANDRO. ^>5 considerarsi come un tipo primordiale a cui si riportano varie specie di formazioni e tra le altre la giurassica propriamente detta. E ritornando al nostro argomento cioè alla dolomite giu- rassica del Landro, l'esame paleontologico di essa mi fé' scor- gere chiaramente che la sua pasta che è di tessitura com- patta qualche volta lamellosa di color hianco e higiastro rin- serra dei resti oi'ganici , riferibili a specie interamente per- duta. Essi ne incrostano la superficie, e appartengono al ge- nere madrepora. Pare dalla indicata particolarità potersi caratterizzare la do- lomite giurassica del Landro secondo gli attuali lumi geologici identica al terreno giurassico del piano medio descritto dal Thui'mann, il quale denominasi calcareo corallico, o coral- rag del Conybeare e che trovasi in istrettissima relazione con la serie inferiore detta Oxfordìene e oolitica, per distinguersi dal piano superiore appellato dai geologi m^X^si Por flondstone. Secondo il prof, la Beche il modo come si formò il coral- rag dimostra qualche carattere di potenza traumatica che me- scolò il calcarlo oolitico. Tanti rottami di coralli dimostrano ancora un sedimento formato in un lungo soggiorno dell'acque del mare di quella epoca secondaria del nostro globo. Ma a tale proposito pretermettere non posso che la giacitu- ra della dolomite giurassica del Landro, per quel che riguarda la sua geogonia, a me sembra, che abbia avuto luogo mercè la lenta opera del tempo nel ritiramento progressivo delle acque del mare, anziché siccome avvisano comunemente i geo- logi per r azione di quella potenza traumatica che rinseri'ò nella pasta della dolomite, e del calcareo, amendue d'epoca giu- rassica, i rottami dei coralli. Se questa ipotesi dai geologi si volesse applicare alla spie- gazione della geogonia del calcarlo corallico d'Inghilterra me- ridionale, io non sai'^i lontano dall'abbracciarla, giacché ella 24 RICERCHE GEOLOGICHE presenta tutti i caratteri di probabilità e di verisimiglianza, ma il volerla estendere a tutti gli altri fatti di simil natura è al certo un metodo di generalizzazione troppo precipitato e conducente alla falsità. Per fermo le mie osservazioni sulla dolomite giurassica del Landro fanno chiaramente conoscere che quei zoofiti sono nella loro struttura intieri e ben con- servati, a differenza di quei che trovansi sparsi nelle regioni oltramontane le quali per l'ordinario trovansi ridotti a mi- nuzzoli : inoltre quelli del Landro sono disposti sulla super- ficie della dolomite, e nei punti più elevati della montagna. Ciò mi fa supporre con certezza che primitivamente quel ter- reno sia proveniente dall'azione dell'acqua del mare, ed al- tresì che un tal sito sia stato il primo a sorgere nel nostro orizzonte dalla superficie del mai'e , mediante il progressivo sollevamento della terra , giusta i principi tanto al giorno d'oggi abbracciati del chiarissimo Elie de Beaumont. Per la qual cosa è da dire che la superficie della dolomite, sendo in contatto con le acque del mare serviva di soggiorno ad una quantità di specie oggi sconosciute di Astrea, Madre- pora, Cariofillo, Lunulite, Flustra ec, appunto siccome av- viene al dì d' oggi nei nostri littorali, e come di recente è stato osservato nelle coste sterminate del mar rosso in quelle dell' Isole della Polinesia , e dell' Australasia , che costitui- scono i recinti così detti corallici, e che figurano in geologia tra i terreni moderni formati da resti organici marini di tale indole. Dietro d'avere esaminato la roccia della dolomite giurassica coral-rag del Landro, non solamente per rapporto alla sua geognostica struttura ma parimente per la sua più probabile origine; mi viene facile lo stabilire principalmente, che questa specie di terreno giurassico forma elemento essenziale per lo studio della natura geognostica secondaria della nostra Sicilia, e ci spiega con certezza l'essenza dei terreni giurassici , che che in contrario ne pensino taluni moderni geologi. SULLA DOI-OMTTL GIURASSICA DEL LANDRO. 2^i Or a me sembra dimostrato che la dolomite del Landro re- putar debbasi come la più antica che esistita fosse in Sicilia sì per la massima elevazione cui giunge sull'attuale livello del mare, che per la natura dei resti organici che in seno e nella superficie appresenta: e sarei pienamente soddisfatto se potessero tali mie osservazioni, spingere i nostri geologi a studiare la vera giacitura del terreno secondario della nostra isola, e a stabilirne dei paragoni con tutti gli altri della medesima na- tura coevi nell'origine, e identici per la chimica e fisica natura. Col favore di replicate osservazioni ne' vari punti della Si- cilia potrassi alla fine stabilire su solida base una teoria che di presente io concepisco, come assai probabile e verisimile, cioè che lo stato primigenio della Sicilia sia stato una serie di isolette calcarle ravvicinate fra loro. È credibile che, col progressivo volgere dei secoli e mediante l'azione di vari fe- nomeni geologici e meteorologici, tra quelle isolette siasi ita formando altra serie di terreni, dei quali il primo a sorge- re fu il gruppo cretaceo , indi il terziario o sopra cretaceo , formato da rocce frammentarie, e che dopo tale formazione mercè il detrito nacquero i blocchi erratici, o terreno dilu- viale e di trasporto, ed il terreno moderno. Esso che si con- serverà nello stato in cui al presente lo veggiamo, finché si manterrà l'equilibrio degli agenti esterni che modificano l'at- tuale crosta del globo, dovette formarsi allorquando terminò la diluviale formazione, così che il gruppo moderno puossi riguardare come una continuazione di quello, formatosi dopo il terziario. Palermo 2 agosto I8-i2. Voi.. 1. "■^iwwSt" "*5i?XC'o£'' ^wJfwC"' "v^wS^ ^SwK'w''' ^«w^w^" '^.j'A'i.y'''' ® °%wvyS* "SwCyS" "SSww?-"* "^ctvs^^ "^^i^wSe^ *^^X®C" **^'K'?C®^ SOPRA UNA NUOVA GIACITURA CALCE CARBONATA IN SICILIA (Memoria Il-IUi nella lornata ordinaria dei '■29 dicembre 1844.) La prodigiosa quantità delia calce carbonata che osservasi in qualunque terreno della scorza solida del nostro globo , diede agio a moltissimi minerologi di studiare non che le svariate sue forme, il modo di sua locale giacitui'a. E queste ultime nozioni non v'ha nissuno che ignori di quale impor- tanza sieno state per indicare accertatamente le cause della sua geognostica formazione. 28 SOPRA UNA NUOVA GIACITURA Piacemi qui discorrere intanto della giacitura di un tal mi- nerale sullo zolfo : ciò che è stato da me di recente osservato su dei pezzi estratti da una delle zolfatare, delle quali il no- stro suolo va ricco. Varie sono le forme cristalline proprie del calcano che in- crosta lo zolfo : vi si osserva allo spesso il dodecaedro a triangoli isoscili, non che il rombo, con i clivaggi e gli an- goli della sommità inclinati sugli spigoli a gradi 78, 30 mi- nuti primi, e coi diedri a 101" 30'. Per tale geometrico ca- rattere puossi paragonare alla tavola 3 figura 16 del Beudant. Apparisce inoltre sebben di rado in perfetti rombi, cioè con i clivaggi paralelli alle facce , a 105" 5', cogli angoli diedri a Ti" 55'. Numerose in somma sono le modificazioni delle sue forme comechè dipendenti tutte dal rombo che è quella che appellasi primitiva. I cristalli altresì mostransi di varia gran- dezza, e misti ancora con il solfato calcico idrato. Questo a guisa di lamine spesso poliedriche che si possono appellare deformazioni de' cristalli, s'interpone ora agi' interstizi dello zolfo, ora ai cristalli della calce carbonata la quale in questo caso copre in parte lo zolfo, oscurandone le forme che le son proprie. Sarebbe lungo qui annoverare tutte le forme cristalline della calce carbonata. Io sono intanto d'avviso che istituendosi un diligente esame nel sito ove questo calcarlo si rinviene, po- trassi arrivare non senza molta sorpresa a distinguere buona parte delle numerose forme che i cristallografi hanno finora ravvisato nella calce carbonata. La maggior parte dei cristalli di calcarlo che incrostano lo zolfo, è degno qui d'avvertirlo, presentansi in aggruppamenti regolari diretti , poiché manifestano il carattere di riunirsi con le loro facce nella medesima posizione relativa , e negli spigoli omogenei della medesima estensione. Dietro ciò rimarrebbe a conoscersi se la formazione del DELLA CALCE CARBONATA IN SICILLV. 29 calcarlo sia anteriore, posteriore ovvero simultanea alla esi- stenza dello zolfo: ma poiché lo esaminare una sì astrusa ma- teria, eccederebbe l' indole di questo mio articolo; soltanto mi farò ad annunziarvi per ora o Signori, come una ben fondata congettura, il calcarlo posteriormente essere stato ingenerato sullo zolfo. Ciò ho potuto rilevare da tutti gli esemplari che ho avuto finora agio di porre sotto la mia speciale disami- na, che incrostati dimostransi di questo ossisale: stimo inoltre che probabilmente non ebbe luogo la formazione d'una tale sostanza che per l'azione delle acque cariche di calcarlo nei geodi dello zolfo, cioè nei punti ove noi troviamo abbondare il calcarlo suddetto. Se poi volesse paragonarsi la formazione della calce carbo- nata con quella del gesso , della celestina , e dell' aragonite, apparirebbe probabile la simultanea formazione del calcarlo con quella dello zolfo. Ma la sovrapposizione di questo ossi- sale sul metalloide zolfo è ciò, ripeto, che le mie ricerche mi han fatto a preferenza determinare. Or questa nuova giacitura della calce carbonata di che ho fatto cenno è osservabile nelle ricche zolfare della provincia di Girgenti , ad una certa profondità , e massimamente nei geodi delle rocce che contengono lo zolfo di perfetta purezza. Palermo 20 settembre 1843. 1 '« ,S ¥,*-,*,w,*,^ •*•**■*»" •*•"•''■' •*' .".*'•'- .* .■'•'■-»*' «'2^ ■?•'->% *'. 3. ^'•. 'i 1. '!, '*, *, '■ ^. '. ', ■, ■', '", ■. *. '*. "• '• ". *• ''. '. '. ' ; ■ NUOVE FORME CRISTALLINE ALCUNI MINERALI DI SICILIA (Memoria comunicata in dicembre 18A'i. 1. — ZOLFO. Lo zolfo che trovasi abbondantissimo ne' terreni ammonici o secondari della Sicilia, e con ispecialità nella marna gessosa bleìi, per le numerose forme cristalline che presenta, ha in ogni tempo destato le incessanti ricerche degli orittognosti deside- rosi di apprezzare scientificamente le varie modificazioni dei suoi poliedri. Ma dopo molte indagini si discopriva che la forma primiera oi NUOVE FORME CRISTALLINE di questo minerale si è appunto l'ottaedro a base romba con gli angoli di 106» 38' e di Si° 58' ne vari piani d una me- desima sommità, e di MS" 17' per ogni faccia della sommità sulle altre, comunque esse sieno semplici o modificate. Però avviene spesso che gli ottaedri di una forma seconda- ria, mercè d'una regolare modificazione, fan passaggio al do- docaedro ed al prisma, o ad altre forme affini, comechè tutte si generino dalla cennata già primitiva. La monografia del chiarissimo prof. G. Maravigna riuni- sce un numero prodigioso di queste forme cristalline, descri- vendo le quali ei seppe assegnare i caratteri di alquante nuo- ve varietà non riportate dai suoi predecessori. In questi ultimi tempi fra alcuni saggi estrattine dalle ricche miniere della provincia di Girgenti, mi si è presentata la fe- lice occasione di scoprirne quattro forme, che per quanto io sappia , non sono state descritte finora da nessun minero- logo , e che io credo potersi diagnosticare coi seguenti ca- ratteri. 1. Ottaedro a base romba, spuntato e smarginato secondo le creste delle due basi, e spuntato negli angoli solidi supe- riori ed inferiori, v. fig. 1. 2. Ottaedro a base romba allungato , cuneiforme , tagliato nella cresta superiore ed in quattro creste laterali opposte due a due, V. fig. 2. 3. Ottaedro bibasico troncato nelle creste, ed indicanti l'u- nione delle due piramidi, v. fig. 3. 4. Prisma troncato da più piani, e smarginato, v. fig. 4. 2. — GESSO, O SOLFATO DI CALCE IDRATO. Questa roccia, la quale quasi sempre in Sicilia accompagna lo zolfo la marna calcarifera ed argillosa , si trova ancora nei terreni d'un' epoca più recente del secondario. Si cristal- DI ALCIM MINERALI DI SICILIA. 33 lizzo ordinariamente in tavole romboidali spuntate di vario modo sui bordi, generate dal prisma obliquo romboidale che appresenta la base inclinata all'asse circa 113" 67', è divisi- bile con faciltà in foglie lisce e lucenti paralelle alle due facce laterali. La forma che io reputo non descritta, si può classificare fra le prismatiche con la seguente caratteristica. Prisma retto esagonale tioncato, v. fig. 5. 3. — CELESTINA O SOLFATO DI STRONTIANA. In gran copia nella parte superiore dei terreni ammonici, si rinviene la celestina che a gran tratti si associa col gesso, e lo zolfo: le varietà cristalline descritte dal lodato professor Maravigna, e da altri mineralogisti non includono le forme nuove che io qui offro alla speciale disamina dei dotti. Il prisma romboidale si è appunto la forma primitiva per- tinente a questa specie di minerale, la quale forma si troverà di leggieri modificata in ottaedro allungato, in varie guise, ma che poi è suscettibile di ridursi in prisma diritto rom- boidale di circa 104" 30, e 75" 30'. Dopo esatte ricerche cristallografiche da me istituite sulla nostra celestina mi è toccato ritrovare le forme qui appresso descritte. 1. Tetraedro semplice o pure spuntato regolarmente verso l'estremità, v. fig. 6. 2. Prisma esagonale troncato obliquamente da due piani che s'incontrano secondo la diagonale dell'esagono di base, v. f. 7. 3. Prisma romboidale tagliato obbliquamente da due piani che non s' intersecano secondo la diagonale della base del pris- ma, ma paralellamente ad essi, v. fig. 8. i. Prisma romboidale terminato a cuneo, e spuntato nei due angoli solidi teti'aedri, v. fig. 9. Voi.. 1. 5 54 NUOVE FORME CRISTALLINE È da avvertire infine che sebbene la descrizione di queste, quali che sieno nuove forme cristalline di minerali siciliani da me esposte, sieno mancanti di calcolo geometrico, ciò si deve all' assoluta deficienza di esatti goneometri. Però è fuor di dubbio, che se queste forme verranno riputate nuove dai cristallografi, avrò io avuto il piacere di avere arricchito la scienza di alquante specialità utili al suo avanzamento. Palermo 10 giugno 1844. y^'' yy"^^ / .t'V -\\- - \,.>--- // ""p _' /f„f, „,,/„■ ,/,„ ^> • ^ ^' -A <. Geof. AnXTLCS FIDVIATILIS. MuLLEB A lesta conoidea, mucrone certicis excentrico: apertura ovata. Mailer verm. p. 201, n. 36. Phylip. Enum. Moli. Sic. p. UO. Id. v. 2, p. 93. Pfeiff. p. 107, t. i, f. ti. Mandralisca Cat dei moli, ter, e lluv. delle Ma- Drap. Moli. p. 42, pi. 2, f. 23 il. doDie ec. p. 9. Mich. Compi, p. 90. Patella fluvialilis. Gmel. p. 3711, n. 98. Lamk. .\nim. sans vert. v. vi. ì pari., p. 27. Patella cornea. Poir. Prod. p. 101, n. 2. Brard p. 200. Ancylus ripoTius. Desm. Nouv. Bull, des scieii. Tori. n. 125. 18U, p. 19, pi. 1, f. 11. Bnillet. p. 73. Var. I, testa lateribus campressa. A. linei. Biv. f. Nuovi molluschi ter. e Quviat. p. 4, var. 2, t. glabrata, var. 3, t. longitudinnliter striata, var. 4, all>o- lornea, var. o, ulbo-caerulea. Trovasi comunissimo nel beveratoio sopra il convento di Balda, ed in quello presso la montagnuola di s. Isidoro, ed al fiume Greto. VOL. I. • 2 10 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Lunghezza 4 linee e mezza, larghezza 3 ed un terzo. Volg. Palcddn a fini- ridduzza. Pam. — LIMACEANA. LIMÀX. Gkn. Drap. ^ 1. LlMAX SCIICLTZII. BlV. F. 0 L. carpare nigricante, silicata; clypeo clangalo; cauda calcala; testa arata-oblonga. tenui, planulata. l'ix convexiuscula. llìv. f. Le tre specie di Parmacelle ec. p. 5. Parmacella virescens. Schult. in Philip, op. cil. p. 125 t. vili, f. 2. Idem voi. 2, p. 101. Var. carpare minori, fere castanco. Biv. f. Si trova sul monte Cuccio sotto le pietre. La descritta varietà rinviensi nelle sponde del fiume Greto, e nel bosco di Rebbuttone. Lunghezza 2 pollici e mezzo. Volg. Mammaluccu niuru. 2. LlMAX MGRICANS. ScUULZ L. carpare cinerea, vel griseo, rei fusco, ì^el nigra, clypeo punctato-crispato, macHlii qualrilatera, dorso carinata, sulcata; testa irregulari, crassa, rugosa planulata. Limax marginatus. Drap. p. 103. Mullcr Hist. verm. p. 10. Biv. f. op. cit. p. 6, 7. Blainv. Dici. p. 430. Parmacella nigricans. Schultz in Phylip. op. Limax cinereus. Gmel. , Sjsl. nal. pag. 3102. cit. p. 125, t. vili, f. 1. Idem V. 2, p. 102. Var. 1, albo, var. 2, nigra. Comune nei giardini e sulle montagne come p. e. di monte Cuccio e del- l'Abate, la varietà seconda fu trovata dall' egregio signor bar. Andrea Bivoua nel bosco di Rebbuttone. Lunghezza 3 pollici e mezzo. Volg. Mammaluccu biunnu, a hiancu. 3. Ll.MAX VARIEGATUS. DrAP. L. carpare magno, lutcsccnte, fuscoque variegato , pede lutea, marginibus croceis; ten- laeulis inferìDrihus decoloratis , superioribus alba-caeruleis , clypeo brevi postice ro- tundato; testa ovato-oblonga, tenuissima, planulata, versus apicem subincrassata. Drap. Hist. p. 127, n. 9. Parmaeelìa variegata. Phylip. op. cit. p. 125. Biv. f. op. cit., p. 9. Limax umbrosus. Idem voi. 2, p. 102. Turi, sj'st. nat. voi. S. p. 73. Limax flavus-maculaliis. L. Faun. suec. p. 365 Blainv. Dici. I. 26, p. 430. n. 1280. Barbut. gen. ver. pi. 3, f. 4. Abita da per tutto dentro gli acquidotti. Lunghezza 4 pollici. Volg. Mammaluccu di yiarra d'acqua. DEI DINTORNI DI PALERMO. H TESTACELLA. Gen. Faubb Biqcet. TeSTACEIIA UALIOTIDEA. FjVRE BlGVET Test, tcfita minuta, externa, subauriformi, apice obsolete spirata; apertura amplissima orati, obliqua, effusa, labio sinistro involuto. Faur. Big. Bull, dcs scien. num. 61. Tcsfacc/fa europea. DeRoissy. Buff. de Moli. t. .■>. Drap. Moli. p. 121, pi. 8, f. 43. Plivlip. voi. 2, p. 216. Daudeb. mélh. conch. p. 40. Mandr. nota di talane specie di Moli. p. 10. Cuvier .^nn. du Mus. 5, p. 440 pi. 29, f. 6, 7. Abita sotto monte Cuccio. Lunghezza 3 linee e mezza, larghezza 2 ed un terzo. Volg. Tistacetla. riTBINA. Gen. Drap. VlTRINA ElONGATA. DrAP. V. testa parva, tenui, flavo rufescente, subauriformi, depressa, spira brevi, superne ter- minata, ultimo anfractu maxima; apertura magna ovato-elliptica obliqua, labio in- voluto. Drap. Moli. p. 120, pi. 8, f. 40 42. i7e;ico;imaxe;o»!gafa.Fèr.His.desMoll.pl.9,f.l. Lamk. Anim. sans. veri, denx ed. t. 7, p. 729. Mandralisca cat. cit. p. 12. Pfeiffer Sjst. anord. p. 48, pi. 2, f. 3. Tesiacella Siculo. Biv. f. op. cit. p. 6. Abita alle sponde dell' Oreto vicino il ponte della Grazia, presso Boccadi- falco accanto la fonte, sotto la raontagnuola di s. Isidoro, ai Colli vicino la Casina del Duca Sammartino. Lunghezza 2 linee e mezza, larghezza circa 1 linea e mezza. Volg. Babbalu- ceddu. Fam. — ELICEA. Lamr. HELIX. Gen. Lin. Lauk. 1 . Heiix planospira. Lamk. H. testa orbiculato-depressa, subtus convexa, umbilicata, glabra, corneo-lutescente; spira plana, ultimo anfractu fascia castanea rufo-marginata, cincia, labro margine reflexo, albo. Lamk. Anim. sans. Tcrt. denx edit. t. 7, p. 286. Desh. Encyclop. mélh. vers. t. 2, p. 212, n.l3. Calcara Cat. dei moli. ter. e lluv. di Termini, Phjlip. op. cit. p. 130. nel cenno topografico p. 23. H. jonafa. Daudeb. Hisl. des Moli. n. 165, pi. 68. Poli test. t. 3, pi. 53, f. 35, 36. H. macrostoma. Muhlf. Mich. compi, a Drap. p. 35, n. 50, pi. 14, f. 3, 4. Phylip. voi. 2, p. HI. Payr. cat. p. 98, p. 198. 12 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUMATILI Var. 1, testa lonijìtudinalitcr striata, var. 2, albo-flava, var. 5, flavo-corma, \ ar. 4, cornco-coeridea, var. 5, corneo-virescente, var. 6, castaneo- fulva, albo-fa- sciata, var. 7, apertura solida. Abita nelle sponde del Mmn Greto, in monte Cuccio, ed in luoghi piani ed umidi. Diametro un pollice e 10 linee. Volg. Oricchiu di Judeu. 2. Helix calcarae. ^iiàdas, e Mag. H. lesta orbiculato-subdepressa, umbilicata, tenui, pellucida, cornea, spira obtusa, labro simplici, acuto. Aradas e Maggiore Calai, p. 85, \. atti dell'Acc. Phjlip. voi. 2, p. 218. Gioenia, Mem. 3. H. Maurolici. Benoit, Rie. malac. p. 8. f. 3. Iletix olivetorum. Gmel. valde affinis, sed miniti umbilicata, unicolore, apertura ovato-oblonga, et ab H. fuscosa, testa laevi. Abita sul monte Cuccio verso l'altura. Diametro un pollice e 5 linee. Volg. Babaluciu cu l'armali turcliinu. 3. Heiix cellaria. Muller H. testa orbiculato-convexiuscula , subplanata , umbilicata , tenui, pellucida , tenuiter striata, supra pallide cornea, subtm lactea, labro simplici, acuto. MuUer Verm. p. 28, u. 230. Mandralisra Cai. eit. p. 20. Daudeb. Hist. des Moli. n. 212. H. nitida. Drap. Moli. pi. 8, f. 23 a 25. Calcara Cai. cit. p. 23. H. nilidula. TtTip.yar. testa minore fì.S.f. -21, ìì. Pfeif. Syst. anord. p. 42, pi. 2, f. 29, 30. H. nitens. Alien. Sjst. p. 58, pi. 5, f. 10. Desh. Encycl. méth. vers. t. 2, p. 214, ii. 20. H. lucida. Des Moul. Cai. des cog. p. 11, n. 20. Phylip. op. cit. p. 131. Idem voi. 2, p. 108. Tart. Man. p. 56, n. 39, pi. 4, f. 31). Abita nei luoghi umidi di Mare-dolce, sulle sponde dell' Greto, in Carini e presso Sampolo. Diametro 6 lineo. Volg. Babbaluciu furchinu d'acqua. 4. Helix nitida. Muller H. testa orbiculato-depressa, umbiculala, tenui, pellucida, minulissimr striata, t-ornen- fusca, labro simplici acuto. Muller ver. p. 32, n. 234. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 86. Daudeb. Hist. des moli. n. 218. H. nitens. Gmel. p. 3633, n. 66. Pfeiff. syst. anord. p. 35, n. 14, pi. 2, f. 14. Mich. Compi, a Drap. p. 44, pi. 15, I. I, 5. Lamk. anim. sans veri, deus edit. p. 293. H. lucida. Drap. moli. pi. 8. f. 11. 12. .\bita sebbene di rado nei luoghi umidi di Mare-dolce. .\n. specimin. /uvc- nis. Helix celiarla. Muller"? Diametro 3 linee. DEI DINTORNI DI PALERMO. 15 5. HeIIX STRIOIATA. PfEIFF. H. testa orbiculato-depressa , late umbilicata, eleganter striata, corneo-fusca, immacii- lata; apertura oi^ato-depressa, labro simplici. Pfeiff. V. 3, p. 28, t. 6, f. 8. H. flavidula. Ziegl. Phylip. op. cit. p. 129. Phylip. voi. 2, p. lOG. Mandralisca Cai. cit. p. 21. H. filograna. Villa in Ut. Abita nelle falde di monte Pellegrino, all' Uditore, e presso le sponde del- l' Oreto. Diametro 5 linee. 6. Helix striata. Drap. H. testa globoso-depressa , conoidea vel planuìata, subtus convexa, umbilicata, argute striata, albida ad peripheriam subwngulala, rufo-fasciata, labro simplici. Drap. Moli. pi. G, f. 18 a 21. Phylip. op. cit. p. 132. Idem v. 2, p. 109. Poir. Prodr. p. 73, n. 8. Mandralisca Cat. cit. p. 16. Brard Hist. des moli. p. 3S, pi. 2, f. 5 , 6. Helix intersecta. Poir. Prodr. p. 81 n. 16. Daudeb. Hist. des moli. n. 278. Mich. Comp. a Drap. p. 30, pi. li, f. 33 3i. Monteg. Brit. zool. l. 2, f. 11. Bouill. Cat. des cog. de la Auv. p. 35. Desh. Encycl. méth. vers. t. 2, p. 222, n. 41. /Tedx oam/iditto. Daudeb. Ilist. des moli. n. 279. Idem Exsped. de Morèe moli. p. 161, n. 235. Helix caperata. Turt. Man. p. 42, n. 32, pi. 4, Lamk. Anim. sans vert. deux ed. v. 3, p. 295. f. 32. Var. ì , testa subgtobosa, var. 2, t. magis depressa , var. 3 , t. striis obsoli'- /(.s, var. 4, t. striis magis imprcssis, var. li, alba, var. 6, albo-flava, var. 7, albo-sordida, fusco-caslanea, aut fulvo-viaculala, var. 8, fascis pluribus mox in- Imiptis aut confluentilms , aut evanescentibus, mox una fascia cincta. Abita nelle sponde dell' Oreto presso i luoghi umidi della Favara, nel lit- torale;la varietà prima trovasi quasi esclusivamente nei luoghi incolti dell'Aspra sotto il monte Catalfano e Carini. Diametro G linee. Volg. Babbaluccddu xlriatu. 7. Helix vauiabilis. Drav. H. testa orbiculato-conoidea, umbilicata, tenui, albida , subfasciata, fascis rufo-fusris: spira subconica, apice fu^ca, labro simplici, margine interiori rubro. Drap. Moli. pi. 5, f. 11, 12. Phylip. op. cit. p. 132. Idem v. i. p. 109. .Mich. compi, a Drap. p. 16, n. 14. Idem Cat. .Mandralisca Cat. cit. p. 14. des test. d'.Alg. p. 5, n. 10. Calcara Cat. cit. p. 24. Desh. E\p. de Morée .Moli. p. 162, n. 2iO.Idem //. virgata. Turi. .Man. p. 40, pi. i. n. 31. Enc\flop. méth. vers. t. 2, p. 23Ì-, n. 70. //. siihnll/iila. Poir. Prodr. p. 83, n. ts. l.anik. Anim. sans veri. deu\ edil. p. 2S9. 14 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Vai'. 1, alba, \ar. 2, albo-castanea, fusco- fasciata, ^av.Z, alba, f alvo- fasciala. Abita nelle sponde dell' Oreto, all'Abate e nelle falde di monte Pellegrino, trovasi molto frequente. Diametro 7 linee. Volg. Babbaluceddu sciuriatu. 8. Helix CESPiTUM. Drap. H. testa orbiculato-convexa, sub-depressa, late umbilicata, tenuiter striata, alba aiit In- tescente, fusco-fasciata; spira sub-prominula, labro simplici. Drap. Moli. p. 6, f. li, 15. IT. faseiolata. Poir. Cog. prodr. p. 79. n. l.>. Desìi. E\pèd. de Morée moli. p. 163. ii. 240. Phjlip. v. 2, p. 109. Poli Tesi. t. 3, p. .53, f. 37, 38. Mandralisca Cai. cit. p. 14. Mich. Cai. des lesi. d'Alger. p. 3, n. 4. Calcara Cai. cil. p. 24. Lamk. Anim. sans. Tert. deux edil. v. 3, p. 289. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 83. n. ericétorum. PfeilT. l. 2, f. 23. Var. 1, alba, var. 2, alba caslaneo-fusca fasciata, var. 3, alba fulvo-fasciata. Abita in vicinanza del fiume Oreto, all'Abate, e nelle falde di monte Pel- legrino ove trovasi comunissima. Diametro 1 pollice. Volg. Babbaluciu tatinu. 9 Hei.ix ericétorum. Muller II. testa orbiculato-depressa . tate, umbilicata, striata, albido-rufa , avt fusco-fasciata, labro simplici. Muller Verm. p. 33, n. 236. Phjlip. op. cil. p. 133. Drap. moli. pi. 6, f. 10. Mandralisca Cai. cil. p. 15. Turi. man. p. 54 n. 37. pi. 4, f. 37. Calcara Cai. cit. p. 24. Desh. Encyclop. mèi. Ters. t. 2, p. 215, li. 23. Aradas. e Mag. Cai. cit. p. 82. Idem E\péd, de Morée. Moli. p. 163, n. 241. H. cespitum. Pfeiff. pi. 2, f. 24, 25. Lamk. Anim. sans. veri, deux ed. V. 3, p. 190. Var. I, alba, var. 2, alba castaneo-fmca fasciata, var. 5, major, var. 4, mi- nor, var. 5, labro albo atit fusco violaceo. .Vbita nei luoghi coltivati presso il fiume Oreto. Diametro 6 a 7 linee. Fossile, nel tufo calcareo d' alluvione fluviatile d'Altavilla. 10. Helix carthusiana. Drap. H. testa orbiculato-convexa, depressiiiscuta , perforata, glabra, pellucida, alba, a\tt (jriseo- cornea, spira brevi, labro margine subreflexo. Drap. moli. pi. 6, f. 33. Lamk. Anim. sans. veri, deux edil. v. 3, p. 290. Mieli. Cai. des tesi. d'Alger. p. 6, n. li. Plijlip. op. cil. p. 131. Idem Tol. 2. p. lofi. Daudeb. Hist. des raoU. u. 258. Mandralisca Cai. cil. p. 15. Turi. man. p. 30, n. 26, pi. 3, t. 26. Calcara Cai. cil. p. 23. Desh. Encyclop. mèi. vers. l. 2, p. 226, n. 58. H. cantiaiia. Mout. test. Brit. p. 422, pi. 2:1, f. 2. DEI DINTORNI DI PALERMO. 15 Var. i, (està major, var. 2, t. minor, var. 3, anfraclibus elevalis, var. 4, an- fraclibiis magis depressis, var. li, alba, var. 6, albo-flava, var. 7, cornea. Abita in generale presso i luoghi umidi, come nel fiume Greto, alla Por- cara, e presso il Parco. Diametro 8 a 9 linee. Volg. Babbalucht scurii. 11. Hf.lix Olivieri. Mica. H. testa orbwulato-convexa, depressiuscula, cornea, pellucida, nitida, perforata, l'ima umbilicali per angusta; anfractibus senis convexis, apertura subrotunda, .labro mar- ginato, intus fusco, extus aìbido subreflexo; apice papillato. Mich. Compi, a Drap. p. 25. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 94. Calcara Cai. cit. p. 23. Phylip. voi. 2, p. 105. Mandr. Nola di lalune specie di moli. p. G. Var. 1, testa depressa, \ar. 2, l. siibglobosa, var. 3, alba, var. 4, albo-cornea, var. 3, corneo-fusca. Abita a S. Ciro, al fiume Oreto ed in quello della Porcara ec. Diametro 5 in G linee. Volg. Babbaluciu d'umilu. 12. HeLIX CRISTALIINA. MvLLER lì. testa minima, perforata, depressa; candida, nitida, laevigata, diaphana, labro sim- plici. Mullcr Verm. t. 2, p. 23, n. 223. Goup. Hist. des moli, de la Sartha p. 24, ii. Ih. Drap. Moli. p. 118, ii. 56 pi. 8, f. 13 a 20. Lamk. Anim. sans. veri, deus edil. t. 3, p. 299. l'cr. Prodr. p. 41, n. 223. Mandralisca Cat. cit. p. 22. Pfeifl'. Sjst. anord. p. 46, pi. 2, f. 36. Aradas, e Mag. Cat. cil p. 91. Turi. Man. p. 258, r. 4, pi. 4, f. 42. Phylip. v. 2, p. 108. Mieli, compi, a Drap. p. 46, n. 79. Abita presso il fiume Oreto, sul monte Cuccio, a monte Pellegrino in vici- nanza del santuario, ed a Carini. Diametro 2 e mezzo. Volg. Babbaluceddu cristallinu. 13. HeLIX PIILCIIEI.I.A. MlLLER H. testa minuta, orbicithilo-depre.i.ia, timbilicata, alba, aut cinerea, calde diaphana, la- bro margine cra.^so, albo re/leso. SluUer verm. p. 30, n. 232. Dcsh. Euevclop. mélh. vcrs. l. 2, p. 213, u. 16. PfeifT. Sjsl. auord. pi. 2, f. 32. Lanik. .\nim. sans vert. deus edil. y. 4, p. 295. Drap. moli. pi. 7, f. 30 a 32. Mandralisca Cat. cit. p. 23. Daudeb. liist. des moli. ii. 273. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 95. Turi. Man. p. 63, n. 49, pi. 5, f. 49. 16 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Abita nei luoghi umidi di Mare-dolce, nel pantano di Mondello ed al fiume Greto. Diametro una linea. Volg. Oricchiu di judeu nicv. 14. Helix Brocchi. Calcara li. lesta depressiusrula, parva, albo-cornea, nitida; anfractibus -2 a 3 cylindraceis, >»- luris excavatis , ultimo, longitudinaliter tenuissime striato, sublus conrexa , qlalira, ìimbiìicata, apertura rotundata, labro si>nplici. — [An specim. jurenis?) ■ Phjlip. V. 2, p. 220. Abita nelle alture di monte Cuccio, precisamente nel sito denominalo serra della Ciacca, sull' Origanum viride, ed alla Molara. Diametro tre terzi di linea. 15. Helix Desiiayesii. Calcara H. testa minutissima, sub-conoidea, corneo- fuha; anfractibus quatuor convexiusculis, longitudinaliter elegantissime striato-costulatis, subptus rotundata, late umbilicala, la- bro simplici, acuto. Calcara , Supl. all'Enum, Mot. Sicil. per ciò ec. H. ZaneIHo? Teiia, due nuove specie di con- p. 3 e 8. chiglie ec. f. 2. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 92. Phjlip. v. 2, p. 219. Phylip. V. 2, p. 218. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 102. Abita le sponde dell' Greto, precisamente nel cosi detto ponte di Corleone a Soorcia-denaro, e nelle montagne di S. Martino presso le serre. Diametro un quarto di linea. 16. Helix Parlatoris. Bir. f. fi. lesta parva, fulvo-fusca, supra plana, punctulata. scabra, .suhtus conrexa, late iim- bilicata, pilosa, apertura subrotundata, labro simplici, atuto. Biv. f. Nuovi moli. ter. e fluT. p. 15. Rossmasler xi. p. 2, f. 688. Phylip. V. 2, p. 107. Var. \, testa parviore, supra convexiusctila, var. 2, anfractibus siibangulalis. Abita sul monte Cuccio ed in quello di Busambra. Diametro 3 linee. 17. Helix lenticula. Fèr. H, testa orbiculata, 'planala, late umbilicala, striata, subptus pallidiore ; apertura se- milunala, labro albo, tenui reflexo. Fèrr. Prodr. p. 37, n. 154. Mandralisca Cat. cit. p. 22. Caracolla lenticula. Phylip. op. cit. p, 136. Calcara Cai. cit. p. 24. Idem V. 2, p. 107. Aradas, e Mag, Cat. cil. p. 96. DEI DINTORNI DI PALERMO. H Abita alle falde del Pellegrino, al fiume Oreto, a monte Ciiceio, e presso le Ci'oci a Carini. Diametro A linee. Volg. Babbatticeddti lintiniusu. 18. Helix conspurcata. Dbap. II. testa orbicKÌato-convexa, subdepressa, umbilicata, striata, squalide allia, hispidiiln. labro simplici. ' Drap. moli. pi. 7, f. 23 a 25. Mandr. Cai. cìt. p. 21. DaudoI). Hisl. des moli. n. 277. Calcara Cai. cit. p. 2i. Pajr. Cat. p. 101 n. 215. .\radas, e Mag. Cai. cit. p. 80. Desh. Encjcl. méthot. vers. t. 2, p. 217, n. 26. Phjlip. op. cit. p. 133. Idem v. 2, p. lOd. Lamk. Anim. sans. veri, deux edit. v. 3, p. 295. .\n. H. radiolatae. Andr. Var. 1, lesta major, var. 2, t. minor, var. 3, alba apice lanlum obsiitriori ver. 4, anfractibus primis fxisco-maculatis, ultimo siibtus obsolete fasciato. Abita comunemente alle falde del Pellegrino, e neiralture della medesima montagna, all'Abate sugli alberi e sui cespugli, lungo il littorale dell'Acqua dei Corsari, presso le Croci, a Carini ed alla Bagaria. Diametro 3 linee. Volg. Babbaluceddu sirpiatu wi pocii piiuseddu. 19. Helix rotund.\ta. Muller //. testa suborbiculata depressa, convexiuseula , late umbilicata, striata, qrisea , aiit rufescente, spira obtusissima, labro si»iplici. Muller verm. p. 29, n. 231. Desh. Encjclop. mélh. vers. t. 2, p. 223, ii. 48. Drap. moli. pi. 8 f. 4 7. Lamk. anim. sans. veri. 2 edit. p. 294. Daudeb. Hisl. des moli. n. 196 pi. 79 f. 2 a 3. Phjlip. op. cit. p. 129. Idem v. 2, p. 107. PfcifT. Sjst. anord. p. 44, pi. 2, f. 33 34. Mandralisca Cai. dei Moli. ter. e fiuvial. delle Turi. Man. p. 59, ii. 44, pi. 5, f. 44. Madonie p. 21. Var. testa squalide alba. Diametro 4 linee. Abita nei luoghi umidi del ponte della Grazia, e al monte Occhio. Volg. Lin- liccliiedda. 20. Helix Scuwebzenbachii. Calcara //. testa minuta, orbieuìatu , tenui pellucida , glabra , curneo-fulra , late umbilicata . anfractibus 3, convexis, ultimo magno infialo, apertura rotundala patula, labro sim- plici acuto. Calcara Monografie dei Gen. Spirorbis e Sue- Phylip. v. 2, p. 218. cinea ec. p. 8. Diametro 1 terzo di linea. VoL. 1. 3 18 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Trovasi a Bellolampo, nelle sponde dcll'Oreto presso la Guadagna. 21. Helix pignaea. Drap. H. testa depressa itmbiìicata , sublilissime striata , supra convexiuscula immaculala , corneo-fusca; anfractibus qualuor terelìbus, umbilico patentissimo, labro simplici. Drap. moli. p. Hi, pi. 8, f. 8 9 10. Mandralisca Catalogo dei molluschi ter. e llu- Turt. Man. p. 01, u. 4G, pi. 5, f. i6. " vialili delle Madonie p. 23. Fèrr. prodr. p. 40, u. 200. Calcara Suppl. all'Enum. Mollus.Siciliac cto. p. 3. Lamk. Anim. sans. veri. 2 edit. p. 299. Phjlip. v. 2, p. 219. Diametro 1 linea. Abita a Bellolampo sotto le pietre. 22. Helix Cupani. Calcaka il. lesta parca , orbicnlato-depressa , corneo-fulva , inferne convexa, late itmbilicala , anfractibus 2 ad 3 , suturis impressis , superficie punclulato-scabra, .. cai. t. 2, p. 946, n. 132. Lanik. Anim. sans veri. 2 edit. p. 281. Poli test. t. 3, pi. 54, f. 24 25. Phjlip. op. cil. p. 126. Idem voi. 2, p. 103. HeUjc naticoidcs. Drap. moli. pi. 5, f. 26 27. Mandralisca Cai. cil. p. 14. Blain. malac. pi. 40, f. 6. Calcara Cai. cit. p. 23. Desh. Encjcl. métli. vers I. 2, p. 235, n. 73. Var. 1 , lesta anfractibus rotiiiidalif, var. 2, anfradibus deprcssis, var. 3, testa lenuissima, var. 4, cornco-vircsccnti , var. 5, cornea, var. G, corneo-flavidttla , var. 7, corneo-castanca, var. 8, anfractibus svperioribus (lavidnlis, var. 9, testa ultimo anfractu linea alba cincto. Lunghezza o linee, larghezza 1 pollice e 2 linee. Si rinviene da pertutto principalmente nei luoghi piani ed incolti. Volg. Attuppatcddu. Trovasi fossile nel tufo calcareo di Brancaccio e di altri siti. 3G. HeLI.\ RITIBUGIS. MeNKE n. testa subglobosa, ventricosa, imperforata, tenui, longitudinaliter rugosa, spira exerta, apertura ampia. Menke p. 14. Phylip. Knum. moli. sic. p. 126. Idem voi. 2, E«jp. Coq. p. 2, f. 2. p. 103. Helix aspersa, var. Rossm. f. 205 296. Calcara Cai. cil. p. 23. Helix Mazzulìii, Jan. Cosp. mélh. lesi. 1830. Mandralisca Cai. cit. p. 13. Var. 1, testa magna rotundala, var. 2, spira oblonga, var. 3, rugis obsole- ti, var. 4, rugis undcctis , var. 5, rugis lamellosis crispatis. Helix crispata. Costa Cat. dei test. p. 406, var. 6, alba, var. 7, albo-flavidula, var. 8, flavo- cornea, var. 9, idem castaneo-fusca fasciata. Lunghezza 10 linee, larghezza ì pollice e mezzo. Trovasi a monte Pellegrino, monto Cuccio, al Roccazzo, vicino Balda, Pie- trazze e Billienii. Volg. Saura liscia, rucciulusu, o striatu. Fossile nella breccia ossea di Billiemi , e nel tufo calcareo di monte Pel- legrino. 37. Helix cincia. Moller H. testa globosula, ventricosa subptus convexa, imperforata , fucescenti . zonis duabus, tribusve fmco-nigricantibus cincia , spira conoidea , longitudinaliter transversimque striata, apertura margine fusea. Muller Verm. p. 58, n. 251. Poli. test. 1. 3, pi. 54, f. 3, 4. Desh. Encjclop. méth. vers t. 2, p. 238, ii. 78. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 207. Idem Esped. de Morée moli. p. 160. Calcara sappi. all'Eiium. moli, sicil. p. 2. Mich. Compi, a Drap. p. 17. n. 22, pi. 5, f. 2. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 89. DEI DINTORNI DI PALERMO. 25 Lunghezza 9 linee, larghezza 1 pollice. Il chiarissimo proL F. Schwerzenbach mi assicura di aver rinvenuto vari esem- plari di questa specie sul monte Gallo. Volg. Crastuni fasciatu. 38. Helix aspersa. Muller H. lesta globosa, imperforata, rugosiuscula , griseo-lutescenti , fìammulis fusc.is in zn- nas dispositis, labro margine interiori albo, refìexo. Muller Vcrm. p. 49, n. 253. Helix grisea. Dillw. Cai. t. 2, p. 'Ji3, ii. 12. Drap. moli. pi. 5, f. 23. fìelij; variegata. Gmel. p. 3650, n. 190. Daudob. Hist. des moli. pi. 18, 19, 21. B. fo- Lamk. auim. sans veri. 2 edit. p. 280. glio 6, 7. Calcara Cat. cit. p. 23. Mich. Cai. des tesi. d'Alger. p. 2, n. 1. Mandralisca Cat. cit. p. 13. Polì. test. t. 3, pi. Si, f. 17, 18. Phjlip. op. cit. p. 126. Idem v. 2, p. 103. Turi. Man. p. 52. n. 35, pi. i, f. 35. Var. 1, testa magna, var. 2, spii'a depressa, var. 5, anfractibus ventricosis , var. 4, glabra, var. 5, striata an spec. Iiybrida ex Ilelice rilirugi Menke? var. 6, tota tuteola, var. 7, flava castaneo-fusca fasciata, var. 8, castaneo-fusca albo-flava fasciata et maculala, var. 9, flavo-luteola castaneo- fasciata , fasciis inlerniplis , var. 10, caslanca flavo-lineata. Lunghezza I pollice, larghezza 1 pollice e mezzo. Trovasi da pcrtutto nei siti montuosi. Abate, Grifone, Monreale, Ragaria, e Carini. Volg. Saura. Fossile iu Rrancaccio, Billiemi, Altavilla, Roccazzo, ed al Parco. 39. Helix vebmiculata. Mulleii H. testa subglobosa, depressiuscula, imperforata, albido-grisea, vel pellucida fulva, sub- fasciata, puntis lineisque albis, minimis adspcrsa, spira brevi, labro margine interiori albo. Mailer Ver. p. 20, n. 219. Idem. Esp. de Morée moli. p. 160, n. 227. Drap. moli. pi. 7, f. 7 8. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 281. Mich. Cat. des. test. d'Alger. p. 0, ii. 13. Mandralisca Cat. cit. p. U. Daudeb. Hist. des moli. p. 37 , ec. pi. 39 , a Calcara Cat. cit. p. 23. f. 5 6. Phjlip. op. cit. p. 126. Idem v. 2, p. 103. Desh. Encjclop. méth. vers t. 2, p. 242, n. 85. Var. i, monslruosa, var. 2, major, var. 3, minor, var. 4, anfractibus influtis, var. 5, anfractibus dcpressis, var. G, alba, var. 7, albo-flavidula, var. 8, albo- sordida cornea-maculata, var. 9, corneo-albo- fasciata, var. 10, castanea albo-fa- sciata, var. \ì, alba castaneo-f asciata. Idem fasciis albo-maculatis, var. ■12, alba flava longitudinaliier fusco-castanea lineala, var. 13, cornea longitudinuliter flavo- grisea lineala. 24 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Lunghezza 1 pollice, larghezza 1 pollice e 9 linee. Da periti Ito, le varietà 3 e 4, si trovano frequentemente nelle campagne di Capaci e Carini. Volg. Cmuluni. Muntimi (Capaci). l'ossile in Brancaccio, Billierai, Altavilla, Mondello, al Parco. AO. HeLIX PBAETEXTA-. J XN . H. testa subgìobosa, imperforala nilida. alba, labro lato, protracto subreflexo. Jan. loc. cit. Phylip. op. cil. p. 129, I. 8, f. 12 13. Helix platycheìa. Menke p. 125. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 78. Yar. 1, alba, var. 2, alt>a rìifo-fulva fasciata, var. 3, alba castanea fasciata, fasciis interruptis. Diametro ìì linee. Abita a monte Cuccio, nella montagna dell'Abate, ai Ciaculli. Volg. Ruccalorv. Fossille a Billiemi. 41. Helix clobularis. Ziegl. H. testa orbìculato-convexa, imperforata, alba, maculìs rufis sire fiiscis variegata; an- fractibus rolundalis, labro reflexo albo. Ziegl. Mus. R. Berol. Helix carsoHana. Fèrr. pi. 41, f. 1. Phylip. op. cit. p. 127. Idem v. 2, p. 104. Helix muralis. Var. a Fèrr. li. 70, pi. 41, f. 5. Calcara Cai. cit. p. 23. Helix vieta. Rossm. vi, p. 7, pi. 17, f. 232. lUandralisca Cat. cit. p. 19. Var. 1, testa tota alba, var. 2, alba iiitus fulva, var. 5, alba flavo-fusca ma- culala, var. 4, alba fusco-castanea maculala, maculis angulosis. Helix tindala. Mich. Drap. p. 23, pi. 14, /. 9 10, var. ."i. Idem maculis irregvlaribiis, subtus casta- neo-fusca fasciala , var. 6 , alba ftilvo-castanea fasciata , var. 7 , testa glabra , var. 8, testa longitudinaUter striata, var. 9, anfractibus inflatis, var. 10, an- fractibus magis deprcssis. Diametro 7 linee. Ovviissima specie, ordinariamente trovasi attaccata sui muri dei giardini, sulle rocce delle nostre montagne, e sugli alberi in Billiemi, all'Abate, ai Ciaculli, nel piano de' Porrazzi, lungo il fiume Greto e Carini. Volg. Ruccaloru di vturu. Fossile nel tufo calcareo d'alluvione lluviatile d'Altavilla. 42. Helix Sicana. Fèrb. H. lesta conica, globosa, imperforala, nilida. zonata, ani alba, lubm albo, exten.w . subre/lero. columella giba. Fèrr. p. 2S, U. f. 27. Helix soluta. Ziegl. Mus. Reg. Ber. Lamk. vui, p. 130, n. 215. Calcara Cat. cil. p. 23. Rossm. VII, f. 447. Phylip op. cil. p. 129, I. 8,f. 15. Id. y.2, p. 1U4. DEI DINTORNI DI PALERMO. 23 Var. 1, lesta alba, var. 2, alba info- fulva fasciata. Diametro 9 lince e mezzo. La var. 1 abita in vari siti del monte Pellegrino, e presso il molo, la va- rietà 2 trovasi nella stessa montagna vicino il Santuario. Volg. Ruccaloni nann di munii Piddirinu. 43. Helix CANDiDissni\. Drap. Jl. testa subglobosa, perforata, striata, subtus planiuscula, et laeriori alba, spira liir- gidula, obtusa, labro simplici. Drap. moli. pi. 13. f. 19. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 287. Mich. Cat. des test. d'Alg. p. 3, n. 46. Phylip. op. cil. p. 129. Idem v. 2. p. 104. Desti. Encydop. iiiélh. vers t. 2 p. 214, n. 89. Calcara Cat. cit. p. 23. Fèrr. Prodr. p. 30, n. 50. Mandralisca Cat. cit. p. 14. Var. striis longiludinalibus impressis, suluris subcarinalis. Diametro 9 a 10 linee. Trovasi comunissima nelle laide dei Pellegrino. Volg. Caracolla. Fossile in Altavilla. 44. IIeLIX PIS.4NA. MuLl.ER II. testa globoso-depressa, perforata, tenui, albida, lineis variis luteis fuscisque intenijì- tis cincta, labro simplici. margine interiori roseo. Muller Verm. p. 60, n. 255. Mich. Compi, a Drap. p. 16 n. 16. Helix rhodostoma. Drap. moli. pi. 5, f. 14 15. Idem Cat. des test. d'Alger. p. 4, n. 9. Belix pettiolaia. Oliv. Adr. p. 178. Desh. Encyclop. méth. ver t. 2, p. 232, n. 66. Helix strigata. Dillwn. Cat. t. 2, p. 911, n. 57. Lamk. anim. sans vert. 2 edif. p. 2H9. Helix pisana. Daudeb. Hist. des moli. n. 290. Calcara Cat. cit. p. 24. Poli Test. t. 3, p. 54, f. 26 27? Phjlip. op. cit. p. 131. Idem i. 2, p. 109. Var. 1, testa omnino alba, var. 2, anfractibus superioribvs albis, inferioribus fiisco-fa-uiatis , var. 3, albo-sordida flavo-cornca maculala, ultimo anfractu linea atbo-cincta , var. 4, alba caslaneo-fusca cincia, var. 5, idem fusciis numerosis, var. 6, idem ì-amosis, var. 7, idem fasciis numerosis et ramosis. Diametro 9 linee in 10. .\bita ovunque nei luoghi bassi ed incoiti. Volg. Babbaluciu. Fossile in Altavilla e Brancaccio. * 45. Helix spiiaeroioea. Philip. H. testa glohoso-conira, imperforata: anfractibus ìaevibus sensim crcscenlibus, apertura suborbiculari . labro re/lexo. Pbylip. op. cit. p. 133, I. 8, f. 19. Idem v. 2, Xb. var. II. praete^ta. Jan? p. 217. Voi.. I. i 2G MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Lunghezza IO linee, larghezza 12. Trovasi esclusivamente fossile nel tufo calcareo conchigliare di monte Pel- legrino. PUPA. Gefc. Drap. 1 . Pupa rupesiris. Bir. f. P. lesta cylindraceo-conica, fusco-riifescente, striala, rei rugoso-striata; anfractibus con- vexis, sutura profuìida dicisis, apertura tridentata, margine vix reflexo. Biv. f. Mono?r. sul gen. Pupa p. 9, f. 4 5. Verligo Dupoteti. Terver Cai. dcs moli. terr. e Calcara Cat. cit. p. 2i. fluviat. Mandralisca Cat. ciL p. 26. BuUmus rupestris. Phjlip. op. cit. p. 141 , Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 129. t. viii, f. 15. Idem t. 2, p. 113. Var. 1 , lesta parviori conica, apertura unidenlata, vel edentuta Biv. f. Pupa occulta. Parreysse Phylip. v. 2, p. 114, var. 2, testa rugosa, var. 5, testa lamel- losa, var. 4, testa anfractibus 5, var. 5, testa anfractibus 7. Abita la varietà 1 sul monte Pellegrino, monte Grifone, e nella montagna dell'Abate; le altre sono reperibili a monte Cuccio, Billiemi, fiume Greto, Ca- rini e alla Molare. Lunghezza circa 2 linee. Volg. Trummetta striata. "2. Pupa avena. Drap. P. testa elongata conica, striata, rufo-fusca, apertura septemdentata, margine albo re- flexo. Drap. moli. pi. 3, f. 45 46. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 117. Lamk. Hist. des Anim. vi, 2 ed. p. 100. BuUmus avenaceus. Brugh. dict. n. 67. Desh. Encyclop. méth. p. 401. Scac. Cat. p. 16. Biv. f. Monogr. cit. p. 7, f. 2. Phylip. v. 2, p. 114. Mandralisca Cat. cit. p. 25. Abita a Marineo, nella montagna di Busambra, e nel bosco della Ficuzza. Lunghezza 3 linee e mezzo. 3. Pupa subulata. Bif. f. P. testa cylindraceo-conica; subulata, striata, corneo- flavescenti, anfractibus 6 convexis; suturis impressis, apertura rotundata 6 ad 8 dentata, margine reflexo. Biv. f. Monogr. p. 11, f. 7. An Pupa granum. Drap? Mandralisca Cat. cit. p. 26. .Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 130. Abita sopra le pietre delle sponde deirOreto,al piano de' Porrazzi, alla Molara. Lunghezza 2 linee. DEI DINTORNI DI PALERMO. 27 4. Pupa umbilicata. Drjv. P. testa cylindracea, apice valde obtusa, pellucida, cornea; anfractibus convexis, aper- tura semi-ovata, unidentata; margine reflexo, albido. latiusculo, plano, umbilico pa- tulo. Drap, inoli, pi. 3, f. 39 40. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 127. Lanik. anim. sans veri, vi, 2 ed. p. 111. Hed'j «m6i7ica(a. Daudeb. Hist. desmoll. n. 474. Biv. f. Monogr. p. 11, f. 6. Phjlip. v. 2, p. 114. Mandralisca Cai. cit. p. 25. Abita nei siti umidi di Maredolcc. Lunghezza 5 linee e mezzo. Volg. Bammina. 5. Pupa muscorum. Làdik. P. testa parva, subcylindrica, obtusa, albo-cornea; anfractibus 5 ad 6 convexis sul-uris impressis, apertura unidentata, vel edentata, vet tridentata, margine albo reflexo. Lamk. anim. sans veri, vi, 2 ed. p. 111. Vertigo musconim. Mich. Compi, a Drap. p. 70. Biv. f. Monogr. p. 12, f. 8. Helix miiscorum. Muller Verni, p. 105, ii. 304. Mandralisca Cat. cit. p. 25. Daudeb. Hist. des moli. n. 475. P. marginata. Drap. moli. pi. 3, f. 26 27. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 128. Turbo muscorum. L. Gmel. p. 3611. Phylip. v. 2, p. 220. Trovasi a Maredolee, al fiume Orato presso la Guadagna, e nel fango di Mon- dello priva dell'animale. Lunghezza ì linea. (j. Pupa pygmoea. Drap. P. testa valde parva, ovata, pellucida, cornea; apertura 4 vel 5 dentala, latere destro sinuoso, margine reflexo, umbilico palalo. Drap. moli. pi. 3, f. 30, 31. Mandralisca Cat. cit. p. 26. Vertigo pigmoea. Mich. Compi, a Drap. p. 71. Aradas, e Mag. Cat. p. 128. Biv. f. Monogr. p. 13, f. 9. Phjlip. v. 2, p. 221. Abita nel fiume Greto presso il ponte della Grazia e a Mondello. Lunghezza 3 terzi di linea. 7. Pupa pusilla. Bif. f. P. lesta valde parva, ovato-conica , apice obtusa, corneo-rufescente, anfractibus i, .'>, con- vexis , suturis impressis, apertura 6 rei 7 dentata , latere dextro sinuosa , margine reflexo. Biv. f. Monogr. p. 14, f. 10. Mandralisca Cai. cit. p. 26. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 131. Abita nel fiume Greto propriamente presso il ponte della Grazia. Lunghezza mezza linea. 28 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI 8. PuTA CALLICUATIS. Sc.tCCIll P. testa minima, cylindrica, flava, striata, anfractibus 5 rotundatis, suluris excavatis. apertura edentata, unidentata, bidentata, vel tridentata, margine albo reflexo. Scacchi Cat. Conch. Regn. Neap. p. 16. Aradas, e Mag. Cat. p. U8. Turbo Callicralis. Scac. Osserv. zoolog. p. 11. Phjlip. v. 2, p. 220. Bìv. f. Monogr. p. 15, f. 11. Pupa Ferrari. Porro Malac. ter. e fluv. Coma- Mandralisca Cai. cit. p. 26. sca p. 57, l. 1, f. 4. Trovasi nel monte di Catalfano, monte Cuccio, monte Pellegrino, e fiume Greto. Lunghezza circa mezza linea. 9. PlIPA CONTORTA. CàLCARÀ. P. testa cylindraceo-conica, striata, corneo-cinerascenti; anfractibus plano-convexis, ul- timo ante finem nobiliter contorto, apertura alba octidentata, margine crassiusculo sub- re flexo. Calcara EfTem. seleni, e lei. per la Sicil. n. 74, Biv. f. Monogr. p. 8. f. 3. p. 101. Aradas e Mag. Cai. p. 132. Abita sebbene di rado nei dintorni di Palermo. Lunghezza 5 linee. CL AUSI UÀ. Gen. Drap. 1. Clausilia Gbohumanini. Pjnrs. C. testa fusiformi, ventricosa; saepissime decollata, rimala, sordido-alba, exsquisite stria - to-costulata; anfractibus 7, 8; costis creberrimis, apertura ovata, auriformi, patula 6 aut 7 plicata; plica parietali, parva, valde compressa; columellari maxima; subcolumellari parva; basilari magna; suturalibus duabus tribusve e callo enascentihus: peristomate continuo, reflexo, Rossm. Ili, f, 160. Calcara Monografie dei Gener. Clausilia e Bu- Cani. op. cit. p. 152. Phylip. v. 2, p. 116. limo ec. p. 12. Clausilia Syracusana. Phjlip. op. cit. p. 139, Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 138. t. vili, f. 23. Si trova nelle fessure delle rocce calcaree di monte Pellegrino, Gallo, Per- pignano, e Carini. Lunghezza 8 in 9 linee, larghezza 5. Volg. Trummittedda di munti Piddirinu. 2. Clausilia septemplicata. Pbylip. C. testa fusiformi, ventricosa, cornea, medio, sublaevi , anfractu ultimo striato , supe- rioribus saepe ad suturas papillatis, apertura 7 plicata, peristomate valde dilatalo. DEI DINTORNI DI PALERMO. 2!» Phjlip. op. cit. (. vili, f. ì. Idem v. 2. p. 116. Pupa sinistrorsa. Calcara supplimcnto all'Enu- Calcara Monografie cil. p. 51. IdomCat. cil.p. 2i. meratio moli. ec. p. 4, 8 (specim. juveuis). Aradas, e Mag. Cat. cit. p. lio. Var. testa castanea suturis punctatis. Abita dapertutto nelle nostre montagne, e con ispecialitìi a monte Cuccio, e montagne di Abate, e Carini. Lunghezza 10 linee, larghezza 2 e mezzo. Volg. Trummitleddn di munii. Fossile nella breccia ossea di Billierai, e al Parco. 3. ClAUSILIA PAPILLARIS. DiìlP. e. testa fusiformi, venlricosa, pellucida, longiludinaliler striala, corneo-fucescenti; su- turis linea fusra marginatis, papillisque albis crenulatis, apertura biplicata, plicis pa- rietali coìumelìarique magnis, subcolumellari vix conspicua, peristoinate reflexo, al- bido, continuo. Drap. moli. pi. 4, f. 13. Cant. op. cit. p. 151. Phjlip. op. cit. p. 138. Idem v. ì, p. 116. Turbo bidens. Gmel. Lin. Syst. nat. p. 649. Calcara Monografie cit. p. 10. Idem Cat. cit. Dillw. Cai. 2, p. 878, n. 141. P- *i- Bulimus papillaris. Brugh. Encjcl. méth. p. 94. Mandralisca Cai. cit. p. 27. Poir. Prodr. p. 59, n. 27. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 136. He/ijpapjJIarw. Daudeb. Hist. des moli. n. 528. Var. 1, testa magis infiata, var. 2, t. anguslata, var. 5, t. corneo-fucescenti , var. 4, t. sordido-cinerea. Trovasi ovunque attaccata nei muri dei luoghi bassi ed umidi, a monte Pel- legrino, alla Molara, all'Oreto, a Dingoli. Lunghezza 8 linee e mezzo, larghezza 4 ed un sesto. Volg. Trummittedda di muru. Fossile nel tufo d'alluvione fluviatile d'Altavilla , e nella breccia ossea di Billiemi. BVLIMVS. Gen. Bbugh. COLUMELLA BASI INTEGRA. 1. BuLlMUS DECOLLATUS. BnUGH. B. testa cylindraceo-turrila , tenuissime striata , albido-cornea, apice truncato consoli- dato, labro simplici. Brugli. dici. n. 49. Mandralisca Cat. cil. p. 2S. Drap. moli. pi. 4, f. 27 28. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 143. Mich. Cog. d'.ilger. p. 7, n. 1. Helix decollata. L. Sjst. nai. p. 1247. Desh. Espéd. de Morée zool. p. 164, n. 248. Olivi Adriat. p. 176. Phylip. op. cit. p. 139, pi. 8, f. 14. Idem v. 2. Daudeb. Hist. des moli. n. 381, pi. 140, f. I 8. p. 112. Dillw. Cat. t. 2. p. 947, n. 136. Calcara Monogr. cit. p. 25. Idem Cai. cil. p. 24. Cupani Panphylon. voi. 1. t. 178. so MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Specie comuuissima nelle nostre campagne , e precisamente nelle sponde (loirOreto, e a Carini. Lunghezza 1 pollice e mezzo, larghezza 5. Volg. Mammaluccu. Trovasi anco fossile nel terreno d'alluvione fluviatile di Musica d'Orfeo, nella breccia ossea di Billiemi, in Altavilla e al Parco. 2. BuiiMus ACUTus. Brvgh. B. testa obtnnrjo-conica , solida subperforata , tenuiter striata , alba: slrigis rujis aiit nigris, lon(jitudinaliter ornata: anfractibus convexis, suturis coarctato-concavis, aper- tura subrotundala, simplici. lirugh. dici. n. i2. • Aradas, e Mag. Tal. cil. p. Hi. Drap. moli. pi. 4, f. 29, 30. Turbo fasciatas. Peunal. Brit. zool. t. 82, f. 119. Mifh. Coq. d'.41ger. p. 9, n. 4. Ilelix acxita. Gmel. p. 336, n. 136. Dcsh. Espéd. de Morée zool. p. 164, n. 250. Daudeb. Hist. n. 378. Lamk. anim. sans veri. p. 125. Bw?tm«5 /"«scrnh/x. Turi. Man. p. 54, n. 66, f. 67. Phylip. op. cil. p. 140. Idem v. 2, p. 112. Cupani Panphjlon y. 1, t. 2. Yar. 1, testa parva anfractibus tnagis rotundatis, var. 2, t. omnino alba, var. 5, /. albo-cinerea, var. 4, (. alba aut cinerea fulvo-fmca fasciata, var. 5, idem sed fasciis inlerrvptis albidis, var. 6, t. slrigis rvfis longilvdinaliter ornata, var. 7, t. cornea cum strigis rufo-fnscis et albidis ornata, var. 8, l. alba anfractibus rti- fo-punctatis, var. 9, t. alba sed fascia unica in ultimo anfractu pietà. Trovasi comunissima aderente ai cespugli, all'Abate, alla Favara, al fiume Greto al monte Pellegrino, e nel littorale. Lunghezza 7 a 10 linee. Volg. Trummetta di marina. Fossile nei siti precitati. 3. BuLlMUS PUPA. BlìVGH. B. testa ovata, oblonga, albido-cornea, subumbilicala, et peristomate lacteo, subrejlexo, apertura superne, ad angulum tinituberculata. Brugli. Encjclop. méth. t. t, p. 3, 4, n. 80, Aradas, e Mag. Cai. cil. p. 145. non Linnei. Phylip. op. cil. p. 140, pi. 8, f. 21. Idem v. 2, Butimus tuberctilatus. Turi. Zool. Jur. (.2, p. 113. p. 363, pi. 13. Bulimiis emaryinatus. Desh. Esspéd. de Morée Calcara .Monogr. cil. p. 30. Idem Cai. cil. p. 24. Zool. p. 165, n. 253. Mandralisca Cat. cil. p. 28. Var. 1, testa minori angustata, var. 2, t. magis infiala strigis elevatis, var. 5, t. alba, var. 4, t. albo-cornea. Abita nei luoghi argillosi, e sulle alte montagne, all'Abate^ in Misilmeri, monte Pellegrino, Monreale, e Carini. DEI DINTORNI DI PALERMO. 31 Lunghezza 9 linee, larghezza 4 in 5. Volg. Pupa. Fossile nei siti precitati. 4. BuLInVS CXLINDRACELS. C.4LCAH4 R. lesta parva, cylindracea. apice obtusa, laevi nitida, alba subdiaphana, anfriirlilitix ó planis, suturis vix impressis, apertura rotundata, labro simplici. Calcara Monogr. cit. p. 33. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. ti8. Lunghezza 3 linee, larghezza mezza linea. Abita nel fiume Oreto presso il ponte di Corleone, sempre priva dell'animale. COLUMELLA BASI TBUNCATA. 5. El'LIMUS AIGIRL'S. BltUGH. B. testa ovato-oblonga; subturrita, tenui, fragili, pellucida, apice obtusa, longitudina- ììter tenuitcr striata; anfractibus convexiusculis, columella subarcuata basi truncata. Brugh. dici. p. 3C4, n. 100. HeKx Poeretii. Ferrus. Prodr. p. 50, u. 3S8. Calcara Monogr. cil. p. 33. Idem Cai. cit. p. 24. Mich. Coq. d'Alger. p. 9, n. 1, f. 19, 20. Aghatinaalgira. Vesh. Eupéi. de Motée p. 165. Pfeiff. in, p, 34, t. 7, f. 3,4. Phylip. op. cit. p. 141. Polyphemus dilatalus. Ziegl. Mandralisca Cat. cit. p. 29. Cochlicopa algira, Brugh. Phjlip. v. 2, p. 11.'». Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 151. Lunghezza 18 linee, larghezza 7. Abita lungo il fiume Oreto, in monte Cuccio e Misilmeri. Volg. Mammaluccazzv d' umitu. 6. BuLIMUS FOLLICUIUS. Calcaiìa B. testa cylindraceo-turrita; ìaeri, diaphana, nitida, apice acuminata, alba aut corneo- tutescenti]; anfractibus convexo-planis , apertura basi dilatata, columella basi com- pressa, truncata. Calcara Monogr. cit. p. 134. Idem Cat. cil. p. 24. Fèrr. lab. n. 373. Aghatìna foUirnlus. Lanik. vi, p. 133. Pìnjsa scaturiginiim. Drap. moli. p. 50, n. 4. Phylip. op. cit. p. 141, I. 8. f. 27. Idem v. 2, pi. 3, f. 14 15. p. 114. Turi. Man. p. 119, n. 102, f. 102. Mandralisca Cai. cit. p. 29. Fernisneia Grenoviana. Risso f. 27. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 152. Pupa splendidula. Costa p. 114, u. 30. Helij: follicubis. Gmel. p. 3654. Lunghezza ìi linee, larghezza 2. Trovasi alle falde di monte Pellegrino, in Billienii, S. Ciro, ai Colli, al liume Oreto, a Carini. Volg. Puzzolenti cu t'armali virdonicu. Fossile in Altavilla nel terreno d'alluvione fluviatile. 32 MOU.USCHI TERRESTRI E FLUVIATILI 7. BCLIJIUS ACICUl-A. Br.VGII. lì. lesta minuta, tereti, acuta, laevi, nitida, alba, apertura spiram subaequanli. Urugli. dict. n. 22. Sow. moli, of Madera p. 59, ii. 63. Poir. Prodr. p. 48, n. 16. Buccìnum acicula. MuIUt ver. Hist. p. 150. Pfeiff. I, p. 51, t. 3, f. 8, 9. Helijc pusilla. Scacchi Osser. zool. p. 26. Drap. moli. p. 73 t. 4, f. 25, 26. Aghatina acicula. Lamk. vi, 2 ed. p. 133. Millet. moli, de Maine et Loire p. 40. Turi. n. 71. Calcara Monogr. cil. pag. 35. Idem Cai. cil. Phjlip. op. cil. p. 142. Idem v. 2, p. 115. p. 24. Mandralisca Cai. cil. p. 29. Helix acicula. Fèrr. Svst. conch. p. 77. Aradas e Mag. Cai. cil. p 153. Daudeb. Hist. des moli. n. 371. Helix oclona. Gmel. p. 3653, n. 120. Vai', testa minori. Liiiigliezza 2 liiipe, larghezza un quarto tli linea. Si trova fra le fenditure delie montagne di Catalfano, Billiemi, di monte Cuc- cio, e nei luoghi umidi della Guadagna, d'Oreto, e della Molara. Volg. Virmiizzii. S. BULIIIIS IIELICOIDES. CaLCAHA B. testa orato-elliptica, ventricosa, glabra; anfractibus 5 conveoris, ultimo magno, co- lumella laevitcr intorta, spira exerta, apertura ovata, patula, labro simplici acuto. Aghatina kelicoides. Calcara Memoria sopra Bulla helicoides. Broc. Concliiol. p. 281, 1. 1, alcune conch. fossili rinvenute nelle con- f. 9 a. Irade d'.\ltavilla p. 43. Lunghezza circa 2 pollici. Trovasi fossile nel terreno terziario d'Altavilla. COLIJIEI.LA BASI DENTATA. 0. BuLIML'S MINIMUS. BrL'GH. B. lesta minima, ovato-oblonga , apice obtuso, [aeri diaphana, albìdu, apertura bis rei terdentata, labro margine reflexo. Calcara Monogr. p. 71. Cari/c/iiummjniwiMin. Muller Ver. p. 125, n. 821. Aradas e Mag. Cat. cil. p. 154. Fèrr. Syst. Conch. p. 54, n. 1. Auricula minima. Drap. moli. p. 3, f. 18, 19. Mich. Compi, a Drap. p. 74, ii. 3. Phviip. v. 2, p. 222. r«r(io cari/p/iiwjH. Dillw. Cat. t. 2, p. 880, n. 155. Mandralisca Cat. cit. p. 30. Lunghezza 1 linea circa. Trovasi nel fiume Greto presso il ponte della Grazia, in monte Cuccio, e alla Molara. Volg. Pizzutedda. svccl^^E.^. Gk>. Dhap. Slcci>ea amphibia. Drap. S. testa ovato-oblonga, tenuisima, pellucida, /laridula, spira breri. apcrlnra iHfenie di- latata, subverticali. DEI DINTORNI DI PALERMO. 55 Drap. moli. p. 3, f. 22, 23. Bulimus succineus. Brulli, dict. n. 18. PfeilT. 5, p. 67, t. 1, f. 36, 38. Helix putrls. h. Gmel. p. 3639. Phylip. op. cit. p. 142. Daudeb. Ilisl. des moli. pi. 11, f. 4. Calcara Monografie dei generi Spirorbis e Sue- Sticcinea Levantina. Desh. Mor. zool. p. 17n, cinea p. 5. pi. 19, f. 25 27. Mandralisca Cai. cit. p. 30. Succinea Pfei/feri. Rossni. 1, f. 46. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 108. Lunghezza 8 linee, larghezza 4. Abita nel fiume Oreto e a Maredolce. Volg. Birritluncddi chi xtanmi xupra li crisciuni. HELICOPHAKTÀ. Gen. Fèkb. Helicoi'iianta brevipes. Diìap. IL lesta transversa, dilatala, siibauri formi; aperhira spiram ler acquante. Helix brevipes. Drap. p. 119, I. 8, f. 30, 31. Phjlip. v. 2, p. 102. Lunghezza 2 linee, larghezza 1 linea ed un terzo. Abita nei dintorni di Palermo. CYCLOSTOMA. Gen. Lamk. 1 . CvCLOSTOM.'l ELEGANS. DraP. C. testa ovato-subconica, perforata, slriis transversis tenuibtis elegantissime exarata, al- bido-cinerea, anfractibus quinis convexis. Drap. moli. pi. 1, f. 5 e 7. Calcara Cai. cit. p. 25. Lamk. vi, 2 ed. p. 148. Mandralisca Cat. cit. p. 31. Pteiff. 1, p. 74, t. 4, f. 30, 31. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 172. Turi. n. 75. Turbo elegans. Gmel. p. 3606, n. 74. Phjlip. op. cit. p. 143. Idem v. 2, p. 119. Nerita elegans. Mullcr Verm. p. 177, n. 363. Var. 1, albido-cinerca, var. 2, idem rufo-violacea fasciata et maculata. Lunghezza 8 linee, larghezza 3 e mezzo. .\bila sul monte Grifone, monte Cuccio, e a Carini. Volg. Buccuni sciurialu. Fo.ssile in Altavilla, Billiemi, Brancaccio, e al Parco. '2. Cyclostoma sdlcatum. Drap. e. testa ovato-conica, perforata, striis distantibus tranversim sulcata, subdecussata, rvfa, peristomate producto soluto. Drap. p. 33, t. 13, f. 1. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 173. Pbjlip. op. cit. p. 144. Idem v. 2, p. 119. Cyclostoma affine. Risso n. 243. Calcara Cai. cit. p. 25. Lunghezza 9 linee, larghezza 5 e mezzo. VOL. I S. 34 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Trovasi al fiume Greto, e nei monti Cuccio, Grifone, e dell'Abate. Volg. Buccuni d'umitu striati!. Fossile in Altavilla, e nella breccia ossea di Billiemi. 3. CvCLOSTOMA MACULATUM. DrAP. e. testa oblongo-conica, subturrita, longitudinaliter subtilissime costulata, albo-cinerea, apertura rotundata, peristomate dilatato, patentissimo, subplano. Drap. moli. p. 39, pi. 1, f. 12. Klaiidralisca Cat. cit. p. 32. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 17*. Pfeiff. ni, p. 43, t. 7, f. 30. Cyclostoma turriculalum. Menk. Synop. p. 40. Phylip. op. cit. p. li*. Pomatias maculatum. Drap. Porro Malac. p. 74. Cyclostoma striolatum. Porro Phjlip. v. 2, p. 1 19. Var. 1, mandata, var. 2, immaculata. Lunghezza 5 linee, larghezza 2 e un quarto di linea. Abita nei monti Pellegrino, e Billiemi, all'Oreto, alla Guadagna, e a Carini. Volg. Trum-metta. PVPVLÀ. Gen. Agassiz. 1 . PUPULA LINEATA. PfEIFF. P. testa parva, flavidula, attenuata, cylindracea, apice obtusa, anfractibus 7 convexo- planis, labro incrassato. Bulimus lineatus. Drap. Bulimus subdiaphanus. Biv. f. dqovì mol- luschi terrestri e llaviatili dei contorni di Palermo p. 20, f. 10. Acmea lineata. Pfeiff. Calcara Monogr. cit. p. 32. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 1*9. Cyclostoma? lineatum. Drap. Porro Malac. p. 76. Lunghezza 2 linee, larghezza un terzo di linea. Trovasi nel fiume Greto, presso il ponte della Grazia, alla Guadagna, ed a Mondello. Fam. — LINNEACEA. Lamk. PLANORBIS. Gen. mcller 1 . Planorbis complanatcs. Lm. P. testa discoidea, complanata, utrinque umbilicata, corneo fusca, ad peripheriam an- gulata; anfractibus supra angulum rotundatis, apertura subrotunda. Calcara Cat. cit. p. 25. Mandralisca Cat. cit. p. 32. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 159. Belix eomplanata. L. p. 1242. Diametro 5 linee e mezzo. Planorbis marginatus. Drap. moli. p. 45, pi. 2, f. 11, 12, 15. Pfeiff. I, p. 75, pi. 4. f. 1, 2. Phylip. op. cit. p. 145. Idem V. 2, p. 119. Planorbis carinatus. Costa p. cvii, n. 30. DEI DINTORNI DI PALERMO. S.S Abita nel fiume Oreto, nell'acque del beveratojo di Castellana presso monte Cuccio, a Mondello, a' Ficarazzi ed al Parco. Volg. Funnidduzza. 2. Pl-ANORBIS SPIRORBIS. MuLLER P. testa discoidea, utrinque piano-depressa , cornea; anfractibus subcontrariis , ultimo obsolete angulato. Muller Ver. p. 161, n. 347. Calcara Cai cit. p. 25. Drap. moli. pi. 2, f. 6, 7. Mandralisca Cat. cit. p. 82. Lamk. aiiim. sans vcrt. t. 6, 2 ed. p. 133. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 160. Diametro 6 linee. Trovasi a Boccadifalco ed al lago di Dingoli. PBYSA. Gen. Drap. PlIYSA FONTI>ALIS. DhaP. Ph. testa sinistrorsa, ovali, diaphana, laevi, luteo-cornea, spira brevissima, acutiuscula. Drap. moli. p. 54, pi. 3, f. 8, 9. Planorbis bulla. Muller Verm. p. 167, n. 353. Mandralisca nota p. 9. Bulla fontanalis. Lin. Gmel. p. 3427 , n. 18. Aradas, e Mag. Cat. cit. p, 171. Cnpani Panphjton v. 1, t. 2. Bulimus (ontanalis. Brugh. dict n. 17. Lunghezza 6 linee. Abita lungo il fiume Oreto al ponte delle Teste, presso il ponte di Corleone, e alla Guadagna. LYMnAEVS. Gen. Lame. I. LilMNAEUS PALUSTRIS. DkAP. L. lesta elliptico-oblonga, subturrita , longiludinaliter tenuissime striata, corneo-fusca , imperforata; anfractibus teretibus, spira aperturam superanti, conico-acuta; apertura ovato-elliptica. Drap. t. 2, f. 40, 42 t. 3, f. 1, 3. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 162. Lamk. anim. sans veri. t. 6, p. 160. Belix frayilis. L. Gmel. p. 3658, n. 129. Phjlip. op. cit. p. 146. Idem v. 2, p. 120. Bucciniim palustre. yiol\er\eno. f. 131, n. 326. Calcara Cat. cit. p. 25. Bulimus paluslris. Bnigh. dici. n. 12. Mandralisca Cat. cit. p. 33. Copani Panphjton v. 1, t. 2. Var. 1, minor corneus peliucidus aut subdiaphanus, var. 2, meditis corneits, fii- scus, aut cinereus. Lunghezza 9 linee. Trovasi a Maredolce, Ficarazzi, Boccadifalco ed all'Orcio, la var. 1 abita esclu- sivamente nel fiume Oreto vicino il ponte della Grazia. Volg. Appizzaluredda. Fossile in Brancaccio, al Parco e a' Ficarazzi. 5(> MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI 2. LYM^AEl'S PEnEGER. DraP. L. testa ovato-oblonga, tenui, pellucida, longitudinaiiter striata, pallide cornea; anfratti- bua convexis, suluris excaratis, spira mediocri, acuta. Drap. moli. pi. 2, f. 34, 37. Buccmumpcrejfrum. Mullcr Ver. p. 130, n. 324. Phjlip. op. cil. p. 146. Idem >. 2, p. 120. Bulimus peregrus, Brugh. dici. n. 10. Mandralisca Cai. cit. p. 33. Belix peregra. Gmel. p. 3659, n. 133. Lymnaea pereger. Lamk. aniai. sans veri. t. 6, •2 ed. p. IBI. Lunghezza 7 lineo. È reperibile al liunie Greto. 3. Lymnaeus minutcs. Drap. L. testa orato-conica, acuta, tenui pellucida, cinerea aut corneo-fusca, umbilicata, an- fractibus 5 conveTts, suturis excavatis, apertura orata. Drap. moli. p. 53, t. 3, f. 5, 7. Lymnaea minuta. Lamk. anim. sans veri. I. li. Pfeiff. I, p. 93, t. 4, f. 27. a ed. p. 162. Phjlip. op. cit. p. 147. Idem v. 2, p. 121. Helix limosa. L. syst. nat. p. 1249. Mandralisca Cai. cit. p. 34. Helix triincatula. Gmel. p. 3659. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 167. Bulimus truncatus. Brugli. dicL n. 20. Bulimus obscurus. Poir. Prodr. p. 35 , n. 3. Lunghezza 4 in 5 linee, larghezza 2 linee. Abita nel fiume Greto negli stagni di monte Pellegrino presso il santuario, alla Molara, ed alla Piana dei Greci. !l . LlM>AELS OVATUS. DbJP. L. testa subampulacea, orali, perforata, pellucida, albida substriata, spira brevi acuta, apertura ovato-oblonga. Drap. moli. p. 50, t. 2, f. 30, 31. Lymnaea ovata. Lamk. anim. sans veri. t. 6, Pfeiff. 1. p. 89, t. 4, f. 21. 2 ed. p. 161. Phylip. op. cit. p. 145. Idem v. 2, p. 120. L. auricularius. Costa p. cvii, n. 39. Calcara Cat. cit. p. 25. Belix teres. L. Gmel. p. 3667. Mandralisca Cat. cit. p. 33. Bulimus limosus. Poir. Prodr. p. 39, n. 7. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 164. Var. 1, testa ampulucca iiiflata; anfractibits superioribus angustatis, apertura ampia aii Lymnaeus aurkularius'ì Drap. moli. pi. 2, f. 50, 31, var. 2, diaphana, var. 3, albo-cornea. Lunghezza 8 in IO linee. Abita nel fiume Greto. 5. lilMNAEUS MINIMU.*. C.iLC.IIlJ L. testa minima ovata, obtusa, infiala, laevi , pellucida, nitida, diaphana; anfracli- bus -2, 3 convexis, ultimo magno, sutura sub-excavata, apertura ovato-patula. DEI DINTORNI DI PALERMO. 37 Calcara supplimenlo all'Enuracralio moli. Si- ciliae p. 6, 8. Lunghezza un terzo di linea. Trovasi al fiume Greto presso il ponte di Corleone. Pam. — PERISTOMIANA. VALYATA. Gejì. Miller Valvata Bocconi. Calcara V. lesta parila, discoidea, alba, plano-convexiu^cula, sublut: umbilicata , anfractibus 3 longiludinalitcr oblique slriatif:, peristomate simplici, acuto. Calcara Cenno topografico dei contorni di Ter- Mandralisca nota di talune specie di molluschi mini. Appendice. ter. e fluv. p. 10. An. la/i'Ufa cri'slnfa. Mullcr Ver. p. 198, n. 38i. An. Valvola plaìiorbis. Drap. moli. p. 41. Diametro 5 linee. .Vbita esclusivamente a Mondello nel fango sprovvista dell'animale. PAIUDIKÀ. Gen. Lame. 1 . PaLIDINA RUBENS. MeNK. P. testa ovato-conoidea , perforala, Uteri, pellucida, corneo-rubella, anfractibus .5 ralde conrexis, sutura profunda, apertura rotundato-ovata. Menk. Sjnops. p. 134. Aradas, e Mag. Cai. cil. p. 179. Phjlip. op. cit. p. 148. Idem v. 2, p. 122. /'aJwrfiiia /'errui/mea. De Crist. et Jan. Cai. test. Mandralisca Cai. cil. p. 35. Paludina infiala. Parreyss. (Phylippi). VaF. ì, corneo-flava albo-fasciata, var. 2, (lavo-crocca , var. 3, corneo- fusca, var. A, testa parva, var. .'>, testa conoidea, var. G, lesta varicosa. Lunghezza 5 linee, larghezza 3 ed un quarto di linea. Trovasi alla Favara, a' Ficarazzi, a Maredolce, alle sorgive del Gabriele, e al fiume Greto presso la Guadagna. \o\g. Buccuneddu a paludina. 2. Paludina acuta. Desìi. P. testa oblongo-conica, pellucida, laevi subslriata, apertura ovata. Desh. I. e. p. 521. Paladina stagnorum. Tari. Man. p. 13t>, n. 123, .4radas, e Mag. Cai. p. 183. f. 123. Cyclostoma aculum. Drap. moli. p. 40, n. 15, Bulimus pusillus. Brugh. ann. de Mus. I. 15, pi. 1, f. 23. pi. 23, f. 3. Cycl. pusilla. Ferr. Man. Geol. n. 8. Basi. Cogn. foss. du sud-ovest de la Fiauce. Lunghezza 2 linee, Larghezza 1. -Vbbondante nell'acque del pantano di Mondello. 38 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI 3. Pall'dina MUssoNii. Calcara V. testa minima subglobosa, laevi, nitida, cornea, subumbilicata, anfractibus 3, ultimo rentricoso apice obtuso. Calcara Monografie dei generi Spirorbis e Sue- Aradas, e Mag. Cai. p. 185. cìnea p. 9. An. Paltidina rubens. Menk. specim. juvenisf Lunghezza mezza linea. Abita nel lago di Dingoli vicino la Pinna dei Greci. 3. Paludina iDRiA. Ferbus P. testa minuta, ovata, obtusa, imperforata, subrufa, diaphana; anfractibus rotundalis, apertura rulundato-ovata, spiram subsuperanti. Férr. seciind. Terver. Cat. des moli. ter. e Phjlippi voi. 2, p. 122. Duv. au nord de l'Afrique Paris 1839, p. 37, P. fluminensis. Ziegl. t. 4, f. 18, 19. p. parata. (Say) Menk. syn. p. 42. Lunghezza 1 linea ed un terzo, larghezza mezza linea. Abbondante nelle sorgive della Favara, a s. Ciro, a s. Isidoro presso Castel- lana, e airOreto. Fossile a Brancaccio. Fam. — NERITACEA. Lamk. NERITA. Gfn. L. Gmel. NERlTiyA. Gen. Lamk. MERITA BAETICA. LaMK. N. testa ovato-semiglobosa, fusco-nigricanti, aut testa nigra, spira prominula, apice eroso, apertura angustata, labro simplici acuto. V Lamk. anim. sans vert. 2 ed. v. vi, p. 188. Phylip. v. 2, p. 138. Calcara Cat. cit. p. 25. Costa Cat. dei testacei p. 116. Mandralisca Cat. cit. p. 35. Nerita meridionalis. Var. 1. Phjiip. o. e. p. 160. Var, 1, testa parva, var. 2, nigra albo-maculata, var. 3, nigro-violacca. Lunghezza 3 linee, larghezza 4 e mezzo. Comunissiraa alle sorgive della Favara e del Gabriele, a Maredolce, e lungo 11 fiume Greto. Volg. Linficchiedda. ACEFALI. Fam. — OELLE CONCHE FLCVIATILI LaMK. CYCLAS. Gen. Bbbgb. 1. CVXLAS OBTllSAllS. LaMK. C. testa ovali, tunitdmscula , ralde obliqua, pellucida fragili, aptcibus integris obtusis- simis. DEI DINTORNI DI PALERMO. 39 Lamk. voi. v, p. 5S9. Pisidium obtusale. Pfciff. syst. anord. p. 125, Calcara Cat. cit. p. 25. t. 5, f. 21, 22. Mandralisca Cat cit. p. 31. Pis. australe. Phylip. op. cil. p. 39. Idem v. 2. Cardium Casertanum. Poli Test. t. 16, f. 1. p. 131. Var. ì, testa pellucido-cornea, var. 2, testa tumida corneo-v io Iacea. Luiigliczza 1 linea e mezzo, larghezza 2 e mezzo. Abita al fiume Oreto, in Rocca di Falco, e nei ruscelli sotto monte Cuccio, Volg. Arcidduzza d'acqua. Fossile a Brancaccio. 2. Cyclas fontinalis. Drap. C. testa globoso-depressa subinaequilaterali . cornea nigrescenti , natibus prominenti- bus acutis, lunula disHncta. Drap. moli. p. 130, pi. 10, f. 9, 12, 13. Mandralisca Cat. ciU p. 38. Lamk. anim. sans vert. voi. v, p. 559. Pisidium foìitinale. Pfeiff. Phjiip. op. cil. Pfeiff. syst. anord. p. 125, I. 5, f. 15, 16. v. 2, p. 31. Lunghezza 2 linee, larghezza 2 e mezzo. Trovasi in un vivajo poco profondo del piano di Castellana. 3. Cyclas calycul.ata. Drap. C. testa subromboidea, subdepressa, pellucida, pallido-virescenti , disco fasciis obscuris. natibus prominentibus, tuberculosis. Drap. moli. p. 130, pi. 10, f. li, 15. Phylip. v. 2, p. 2U. Lamk. aniro. sans vert. t. 5, p. 559. Mandralisca Cat. cit. p. 37. Pfeiff. syst. anord. t. 5, f. 17, 18. Cyclas DingoU. Biv. f. nuovi molluschi ter. Calcara Sup. all'Enum. moli, di Phylip. p. 6. e fluv. p. 3, f. 1, a, b. Lunghezza 5 linee ed un terzo, larghezza 4 ed un terzo. Abita il lago di Dingoli presso la Piana dei Greci. CYRENA. Gen. Lame. * Cyrena panormitana. Bir. F. C. testa trigona, subaequilatera, antice rotundata, postice angulata (transverse striata) disco depressa, apicibus acutis, incurvis; dentibus cardinalibus duobus ulrinque valva, lateralibus lamelliformibus perpendiculariter striatis, quatuor valva dextera, duohun sinistra. Biv. f. nuove sp. di conch. ter. e lluv. p. 21, f. 11 a, b. Lunghezza H, altezza 8, spessezza circa 5 linee. Trovasi fossile esclusivamente nel tufo calcareo delle falde del Pellegrino. APPENDICE. MOLLUSCHI TEUllESTRI E FLUVIATILI SI RINVENGONO IN ALTRI SITI DELLA SICILIA. A.NCVL15 lacuslris. Mailer LlMAX rufus- L. VlTRINA pellucida. Drap. » Maravignae. Mandi » Musignani. » )1EL1X Terveiii. Mieli. » pomalia. L. " Algira. Lamlì. » Aradasii. Mandr. » incarnala. Midi. Nebrodensis. Mandr. Voi,. I. Cefalii conllada s. Nicolo, Bosco di Caronia. Madonie nella contrada Filati dimmenzu. Ivi neir exfeudo Caslellara, ed al passo della bolle. Bosco di Caronia eifeudo Lavanche. Siracusa. Catania contrada s. Pietro. Piana di Catania. Messina presso il Faro. Madonie alla neviera dei greci , Cefali) , e sulla montagna di Gratteri. Madonie al pizzo della principessa piano della bat- taglia e pressa Castelbuono. G 42 APPENDICE Al MOLECSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Helix lefeburiana. Fèrr. Termini sopra s. Calogero, e nelle Madonie. » obvolula. iU»((. Messina vicino il Faro, e nella plaia di Catania. >) inuralis. » .Madonie, Caltavuluro, e .\lcamo. » serpenlina? Fèrr. Madonie. j) scabriuscula. Desk. Monte Erice, Selinunte, Segesta, e s. Vito. )} rugosiuscala. Mìch. Catania e montagna di Asaro. » Assorinensis. Calcara [i]. Asaro. „ aelegaos. Gmel. Pantelleria. Girgenti? e plaia di Catania. y* limbata. Drap. Girgenti e Catania. n Gargoltae. Phijìip. Sicilia. „ Nortoni. Calcara (2). Ustica presso il mulino a vento e boschi di Calalalimi }> Uslicensis. » (3). Ustica. » horlcnsis- JUulter Plaia di Catania. n apicina. Lamk. Ivi. » minuta. Villa Ivi. » mariiima. Drap. Plaia di Catania. » glabella. » Ivi. » Orsini. Porro Fiume Simeto. )) obscurala. » Militello. )> hoobscurala. »■ Sicilia. » albella. L. Plaia di Catania. .. Lapicida. » Ivi. » nemoralis. » Catania, Messina. » arbustorum. » Catania nella plaia. » splendida. Drap. Ivi. » dolopida. De Crisi. Ivi. (1) II. test] orbiculata, subconoidea, umbilicata, fulva, caslanea, albo-maculata : anfractibus o plano- convexis, lungitudinaliter oblique striatis. Diametro cijca 3 linee, alTine all'Flice delle Rupi. Calcara descrizione di alcune nuove conchiglie siciliane. V. Gior. dell'Occhio anno V. num. 142. (2) H. 01 bicnlato-subdepressa cornea, subdiaphana, anfractibus 6 tenuiler striatis, umbilicata, aper- tura ovato-depressa, labro simplici acuto. Diametro 3 linee. Helix celiarla. MuUer var. lesta convcxiuscula anfractibus numcrosis. Calcara descrizione dell'isola d'Ustica p 54. Specie intermedia all'H. striolata. PfeilT. ed all' 11. cespitum. Drap. Giorn. dell'Occhio anno V. num. Ii3. U. Canini. Benoit ricerch. malac. p. 10, t. 2, f. 10. II. Phjlippi? Testa. (3) H. testa orbiculari, sub depresso-conica, cinerea, fusco-maculata , longitudinalitcr striata la- mellosa. subtus conveia, umbilicata; anfractibus 3, ultimo magno cannato, apertura ovato-trigona la- bro simplici acuto. Caracolla Selinuntina. Pbylip. aut H. scabriuscula Desh. atfinis sed differt prò umbilico el labro. An specim. juvcnilia? Diametro 5 in 6 linee. Calcara descrizione dell' isola di Ustica p. 33. Phylip. V. 2, p. 219. I)KI DINTORNI DI PAI.ERMO. IltLIX l'ri'A Claisii.ia Bl'LIMCS Succise A » CVCLOSTOMA Planobbis PavsA sjiliei'oidca. Phylip. rufj'osa. Ànid. Minj convexa. » » Gemiiiollarii. " peregrina? liossm. nilcns. Mich. Rizzae. Arad. olivelorum. Gmcl. qualridens X>r«;/. anliverligo. » tridens. » frumentuin. » doliulum. » marginala. » fragilis. » adinis. AraJ. Maij. granum Drap. verligo. » cinerea. » anconosloma. Loiec secale Drap. alTinis. l'hijliii. panciata. Mieli, bidcns. Drap. Manicrtina. Jlcnoit horJaceus. brutjìt. Mandralisci. Calcara delrilus- Desk. Collinz? Mich. PfeilTeri. Jìossm. lubricus. Bruijli. patulum. Drap. pygmaeuni. Mich. cristalus. Drap. conlorla. .Mich. il)- Ivi. Caltagirone. Cill.igirone, e Casliglionc riaia di Catania. Catania. Madoaie. Siracusa. Castiglione, Termini, e Mudunir. Plaia di Catania. Ivi. Ivi. Ivi. Paterno eifeudo Cannizzoli, Siracusa nelle colline di Belvedere, Primosolc vicino il fiume (iiarretta, e Girgenli. Plaia di Catania. Madonie nelle contrade Nepilaho, e l'il.iti dimmien- 2U, Nicolosi, e Nicosia sulle rupi di Pietralonga. Catania. Ili. Ivi. Ivi. Ivi. Trapani. RalTadali nel fondo di Quastanella precisamente nei terreni diretti a mezzogiorno. Madonie. Mascalucia. Messina. Madonie contrada Nepitaha. Sicilia. Ivi. Fossile in Aci Castello. Sicilia. Plaia di Catania. Siracusa e Melilli. Plaia di Catania. Fiume Anapo presso Siracusa. Siracusa nel lìuine Anapo. (1} B. lesta cylindracea sub rusiformi, diapbana flava, obtusa longitudinaliter lenuissime striala; anfraclibus 7, convexo-planis, sutura profunda divisis, apertura oblongo-ovata, labro simpliei. Aghatina Mandralisci. Calcara EITemcridi scienliDcbe e letterarie per la Sicilia num. 82. Bulimus Mandralisci. Calcara Monografie de' generi Clausilia e Bulimo p 36. Lunghezza 0 linee. Larghezza 2 ed un seslo, altezza dell'apertura 2 linee. APPENDICE AI MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI Physa » LTXNASrs n » Valvata Paludina Nerita CVR^.NA I'mo AXODONTA Cyanca. Mandr. rivolaris. Phylip. aarkularius. Drap. stagnalis. » Marginalus. Mich. depressa. Pfeiff. striata. Phyìip. tentaculata. Desk. siinilis. MicU. Benzi. Àrad. May. viridis. Lamk. Porri. Calcara (1). Salinasii. Arad. e Calcara (2). nicridionajis. Phylip, Gcniniellari. Phylip. Gargottae. Phylip. liltoralis. Drap. Turtonii. Payr. anatinum ? Lamk. Nella fonte Cyane presso Siracusa. Siracusa. Catania. Agosta. Ivi. Neir.\napo presso Siracusa. Fossile nell'argilla di Cifali presso Catania. Sicilia. Anapo presso Suracusa. Messina. Piala di Catania. Catania. Pantelleria e Catania. Siracusa. Fossile in Cifali. Fiume presso Mazzara. Ivi. Catania. Sicilia Boreale. (1) P. testa minuta, conico-lurrita acuta, laevi, nitida rufn-fusca; anfractibus qiiatuor conveiis, su- tura profunda divisis, apertura rotundata, labro simplici acuto. Calcara Giorn. dell'Occhio anno V. num. 142. Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 184' Abita nell'isola di Pantelleria, e nei contorni di Catania all' firmisi. (2) P. lesta solida, fusiformi, turrita, acuta, lacvigata, nitida, llava, anfractibus 6 convexo-planis, suturis obsoletis, submarginatis, subtus subperforala, apertura ovata, labro simplici acuto. Calcara, e Aradas Monografie dei generi Thracia e Clavagella seguita p. lo. Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 184. Abita all'.lrmis! presso Catania. Lunghe/za circa due lince. OPERE CHE TRATTANO DEI MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI DELLA SICILIA. Abadas, e Maggiore. Catalogo ragionalo delle condì, viven. e foss. di Sicilia ec. Catania , eslratlo dagli atti dell'Ac- rademia Gioenia. BlVOXA BARONE .\NDREA. Le tre specie di l'armacelle pubblcate dal phylippi sono invece tre specie di Limaci. Palermo Ti- pografia Scili ISiO. Prima Monografìa di malacologia per servire alla fauna siciliana. Palermo Tipografìa Roberti 1840. Nuovi molluschi terrestri e fluviatili dei dintorni di Palermo. Palermo Estralli dal Giornale Lette- rario 1839. Bexoit Luigi. Ricerche malacolo;,'iehe. Messina Stamperia Capra 1845. Calcara Pietro. Monografia dei generi Clausilia e Bulimo con l'aggiunta di alcune nuove specie di conchiglie Si- ciliane. Palermo Stamperia Muratori 1840 Supplimento all'Enumeralio molluscorum Siciliae del prof. R. A. Phjlippi per ciò che riguarda i molluschi terrestri e fluviatili. Estratto dal Giornale Letterario. Palermo 1° maggio 1841. Nuove specie di conchiglie. Efl'emeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia. Monografie dei generi Spirorbis e Succinea seguite da alcune nuo\e specie di conchiglie siciliane Palermo. Esiratte dal Giornale Letterario num. 225 1841. Memoria sopra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada d'Altavilla. Palermo Stamperia Muratori ISit. Esposiiione dei mnlluschi terrestri e fluviatili dei contorni di Palermo. Palermo Stamperia Roberti e Clamis 1842. (Il primo foglio). Nuove ricerche ed osservazioni sopra vari molluschi siciliani Giorn. Maurolico fase. xiii. luglio 1842 p. 9. Cenno topografico dei dintorni di Termini. Palermo Slamperia Roberti. 1842. Descrizione dell'isola di Istica. Palermo Estratla dal Giornale Letterario num. 229. 1842. Descrizione di alcune nuove specie di conchiglie della Sicilia Giornale dell'Occhio an. v. n. 142-143. Nuove specie di conchiglie microscopiche gior. Imparziale 19 aprile 1841, Osservazioni geoguoslicbe sopra le ossa fossili di Maredolce e Billiemi. Gior. l'Osservatore v. ), I. 1, 2, 3. Calcara Pietro e Andrea Aradas. Monografie dei generi Ihracia e Clavagella per seriire alla Fauna di Sicilia. (.Nuova specie di Pa- ludinaj Catania Tipografia Scinta 1843. Manoralisca Enrico P/raino Barone Di- Catalogo dei molluschi terreslri e fluviatili delle Madonie e luoghi adiacenti. Palermo Stamperia Oreiea 1840. N'ota di talune specie di molluschi terrestri e fluviatili di Sicilia. Palermo Estratto dal Giornale Letterario num 230. 1842. Phylippi R. a. Enumeratio moUuscorum Siciliae etc. Berolini 1836. Idem v. 2. Halis Saxonum. 1844. Testa Douenico. Due nuove specie di conchiglie rinvenute nei dintorni di Palermo. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Helix Calcarae . » Brocchi. " Deshayesii. » Scheverzenbachii. » Cupani. » Dlbenedicti . w Assorinensis. » Nortoni . M Usticensis. Pupa contorta. 11. Bulimus cylindraceus. 12. » Mandralisci. 13. Limnaeus miniiniis. 14. Valyata Bocconi. 15. Paladina Mussonii. 1G. » Porri. 17. « Salinasii. 'S- 1. >3 2. yi 3. » 4. >.> 5. >3 6. 3) 7. » 8. JJ 9. t) 10. (Memoria comunicata in dicembre 1841). ■^ .4 ^ ^ 3 7: ^ i^«&»3^ d^ a, ^>fzt:: D'UNA MOSTRUOSITÀ IN UN INSETTO DELL ORDINE DE' COLEOTTERI OSSERTAZIOISI DEL PROF. BALDASSARE ROMANO '«yT SOCIO CORRISPONDESTE DELL' ACCADEMIA, E MEMBRO DI \ ARIE AMBE ACCADEMIK NAZIONALI E STRANIERE. VOL. I. D'UNA MOSTRUOSITÀ IN UN INSETTO DELL'ORDINE DE' COLEOTTERI (Osservazioni comunicate in dicembre 18'iA,i, Quando in antichissimi tempi generalmente non ancora pen- savasi che dall'indagar l'intima struttura dei corpo umano grand'utile dovea all'uom derivarne, alcuni straoi'dinarì in- telletti, come un Ippocrate più d'ogni altro, a tale indagine consecravansi, e lasciavano ai posteri l'esempio, e i frutti che ne conseguivano. Più tardi, mentre nemmen sospettavasi che la stessa indagine estendendosi agli altri animali, sarebbe lutile 4 D- UNA MOSTRUOSITÀ' IN UN INSETTO assai maggiore, un nuovo sapiente colla vastità del suo genio vi si applicò, e dopo la notomìa umana surse nei volumi del famoso institutor d'Alessandro la notomia comparata; scienza (he eretta con assai grandi preludi, giacque per un lungo corso di secoli nelle tenebre, quasi direi, inavvertita, finché a nostri giorni fu ad un altezza e con tal solidità di fonda- menti sospinta, da potersi dire gigante: e il nome del Cuvier restò fra quelli de' più benemeriti alle naturali scienze. Così una volta già non credeasi che lo studio di quegl'in- dividui del regno animale che allontanansi, in una o più delle sue parti, dalla conformazione che costituisce il tipo della loro specie, sia di molta importanza; ed osservavansi le mostruo- sità a solo fine di curioso diletto, supponendole meri giuo- chi o stravaganze della natura; e cento errori ed opinioni superstiziose invadeano le menti e si tramandavano. Sul ca- dere del 17° secolo e al cominciar del 18° da tale 'studio più ampio, più diligente, più dotto ne scaturirono teoriche sal- de, soddisfacenti, le quali son giunte di questi dì a sì splen- dido grado, ch'esso è riconosciuto oramai importantissimo ; come quello che offrì alla fisiologia generale le considerazioni dell'ordine il piìi elevato. Da Vinslove, Vallisnieri, Morga- gni, Haller, ec. a Geoffroy-Saint-Hilaire, a Serres, a Meckel, a Tiedmann, si è in ciò camminato a gran passi. E come della zoologia , il ramo meno inteso presso gli antichi fu quello degli animali che or diconsi articolati^ fra cui sono gl'insetti, sì perchè la piccolezza apparente suole attirarsi la non cu- ranza o il disprezzo, e sì perchè mancaron gli antichi di quei meccanici strumenti la cui invenzione svelò incredibili mera- viglie; così nella notomia e nella fisiologia comparata questi animaluzzi non aveano allora alcuna inlluenza. Ma dopo le ammirabili fatiche di tanti illustri, dopo im Leon Dufour. un Lyonnet, un Lamarck, un Geoffroy-Saint-Hilaire, un Milne Edwards ec, conosciuta sì ampiamente lintima organizza- DELL' ORDINE DE' COLEOTTERL » zione di tali esseri e le funzioni più eminenti della lor vita, la notomia e la fisiologia comparata trasser grande profitto, la zoologia fissò quasi un' era novella. Quindi è che dallo studio delle mostruosità quelle degli animali articolati non vogliono affatto essere omesse: ed es- sendomi caduto sott' occhio un esempio poco fa che attirò piacevolmente la mia attenzione, io a voi lo espongo, o Si- gnori, con alcune rapide considerazioni che credo non inutile il sottomettervi. Fra parecchi coleotteri che io aveva im giorno raccolti, nei contorni di Termini, uno ne scorsi della famiglia de' pedi- niti ch'è appunto il Bendarus Hybridus dei moderni {Castel- neaii hist. des iiisect. coléopt., Paris 1840, t. 2 pag. 209. Dendarus de lieliophylus di Latreille, gener. t. 2 pag. 165), il quale avea qualche cosa di più al dinnanzi nella testa. Lo segregai. Io fisai attentamente, e scoprii con un vivo piacere nellantenna sinistra un'anomalia che presentasi graziosa e biz- zarra. Imperocché dopo il terzo articolo la detta antenna si tripartisce, e appare a guisa d'im gran tridente; mentre l'an- tenna destra è unica, in tutto normale, secondo i caratteri della specie. Esaminata nelle singole parti l'anomala cioè la sinistra, ha il primo e secondo articolo senz'alterazione ve- runa, il terzo che dilatasi molto ali estremità anteriore per servire di base al quarto, il (juale è ben più ampio dell'an- tecedente, e fendesi in tre, ognuno de quali sostiene il quinto di ciascheduna delle tre aste in cui l'antenna da quel punto dividesi : continuano indi gli altri articoli tutti, i quali non tutti sono però degnai numero; poiché l'asta interna ed esterna ne hanno otto, la media sette, in modo che questa coi tre ar- ticoli del tronco comune ne ha in tutto dieci, le altre, un- dici, quanto sono gli articoli del genere e della famiglia. Osservatelo, o Signori, vi prego, nella figura (1). (1) 1 Dendarus IJybridus di grandezza naturale. 2 Anlemia sinistra ingrandita. (; D'UNA MOSTRUOSITÀ" IN UN INSETTO Da numerosi fatti sulle mostruosità raccolti, scrutinati, con- frontali fra loro, sonosi dedotte alcune leggi colle quali co- stantemente opera la natura. Mi è grato il rilevare, o Signori, come eziandio nell'insetto da me postovi innanzi, siffatte leggi veggonsi per la più parte non trasgredite. Le cito secondo Bégin (1). 1. « Le mostruosità, per quanto gravi e considerevoli sieno non giungono mai a segno che facciano del tutto uscir l'in- dividuo dalla serie degli esseri cui appartiene. Questa legge, manifestamente esatta pel complesso di ciascun individuo, è pure applicabile a ciascuna delle parti dell'ordine normale, vale a dire che in niun caso gli organi mostruosi provano tali alterazioni da non potersi più riconoscere. » Tutto ciò si avvera nel caso nostro. La mostruosità in que- st' insetto non fa eh' esso non sia un coleottero , e un vero Dendaro Ibrido; né, quel ch'è più, l'antenna così triplicata, così alterata com'è, non lascia d'esser l'antenna caratteristica della specie , poiché conserva in due aste il numero, e in tutte e tre, come altresì nel tronco, la figura e le proporzioni degli articoli della specie istessa oltre ai colori e tutt'altro. E quegli articoli anche, quali sono il terzo ed il quarto, che han delle alterazioni, riconosconsi tuttavia per quelli che si con- vengono. 2. « Le mostruosità sembrano essere più frequenti a sinistra, che a destila. » La mostruosità nel caso nostro é a sinistra. 3. « Le mostruosità per esuberanza sono più frequenti nella metà superiore del corpo, che nell'altra. > Nel caso nostro la mostruosità è per esuberanza, e nella metà superiore del corpo. A. « Le mostruosità in quanto alla situazione seguon le nor- (1) Diction. de médecine etc. Paris — art. monstruosité. DELL' ORDINE DE' COLEOTTERI. 7 me delle parti ove prodiiconsì. Meckel notò che quando ^ i sono due lingue, esse non si trovano collocate da ciascun iato, ma luna al di sotto dell'altra. " Nel caso nostro le tre aste in cui si dirama l'antenna, non sono l'una al di sotto dell'altra, ma accanto, cioè orizzon- talmente; poiché le due antenne negl' insetti, destra e sinistra, stanno in linea orizzontale. Non trovasi nel nostro Dendaro mostruoso quel hilancia- mento eh' è spesso fra gli organi colpiti da mostruosità e gli altri; bilanciamento in ragione del quale l'eccesso o la man- canza di sviluppo in alcune parti sono accompagnati da uno stato opposto in altre. L'antenna destra è perfettamente nello stato normale, né alcuna mancanza esiste in ogni altra parte dell'individuo che compensi l'eccesso dell'antenna sinistra. L'esempio descrittovi, o Signori, concorre a potere accoglier la ipotesi che riferirebbe una mostruosità di tal genere ad una esagerazione della forza plastica, del nisus formatwus^ il quale presiede, come i promotori dell'ipotesi vogliono, all'e- voluzione o all'accrescimento degli organi? Questa ed altre quistioni lascio all'altrui disamina. Solo piacemi notar qui di passaggio che la scienza delle mostruo- sità con quella degl'insetti congiunta, discuopre o conferma, se non m'inganno, a chi vi medita, nuovi lumi nuovi ri- sultanienti. L'una, esempigrazia, c'insegna, da costanti osser- vazioni, che le acefahe sono sempre accompagnate negli in- di^ idui ove accadono, dalla mancanza assoluta dei polmoni, e dall'assoluta o quasi assoluta mancanza del cuore. Gl'in- setti son quasi acefali; essi non han che un ganglio in luogo di cerebro nella testa: e gl'insetti mancano di polmoni; il si- stema loro respiratorio poggia sopra ben altri apparecchi. Così gì' insetti son quasi sprovveduti di cuore ; non hanno essi invece se non un vaso dorsale; e quel che più parmi con- siderabile poi si è, che in uomini acefali si è trovato talvolta 8 DUNA MOSTRUOSITÀ' IN UN INSETTO nel sito del centro circolatorio dentro il petto, al dinnanzi del rachis, un gonfiamento vascolare, analogo^ come lo at- testa il Serres, al vaso dorsale degl'insetti. Or questi fatti ci rilevano un'intima, grande, arcana relazione tra il cerebro, i polmoni ed il cuore negli animali, e chi sa di quante ve- rità potranno esser fecondi al fisiologo, e in genei-ale al fi- losofo? Chi sa molti e molti altri fatti non bene avvertiti, non ben considerati finora, di quanta utilità sono o saranno? In somma facciamo ogni opera, o Signori affinchè le cose apparentemente piccole non sieno fra noi riputate indegne dell'attenzione, delle ricerche, e delle contemplazioni de' savi, facciamo, ciò che slimo vero e grave debito nostro, facciamo che molte scienze, molti utili studi oggi floridissimi altrove sieno spinti o sollevati fra noi. E in quanti rami, chi vuole attendervi, non trova né cattedre in questo suolo, né gabi- netti, né musei, né libri! onde giovani per intelletto e per animo capaci di grand' imprese , o non avviansi, o avviati ritraggonsi; e se qualche lampo sfavilla pure in chi sa op- porre i sacrifizi e la prepotenza d'un deciso volere agl'innu- merevoli ostacoli, non ha forse né anco uno sterile applauso da noi , non diremo dallo straniero , il quale ebbro di sua fortuna ignora o finge ignorare l'altrui dura vicenda. RARIORUM PLANTARUM MINCSVE RECTE tOGMTABL'M IN SICILIA SPONTE PROVENIENTIUM DECAS I. tUCTOKK AU6USTINO TODAHO D. J. DOCT. ACADEMI/E GIOEN. PELOR. GEORG. FLORENTIN/E AGB. PISADB. NAT. CUR. FRANC. SOC. CONRESP. INSTITDII SIC. SOC. HONORARIO fi@@@@@#,#@@#ii)@###i@@@)@i@a@#@#@@(@#'t#@ii)@ PLA^T^ mi% VEL MINUS mMU IN SICILIA SPONTE PROVENIENTES 1. Romulea bllbocouilm. R. foliis lineari-subulalis, canaliculalis, prectis, roiurvisvc, scapo longioribus; spathae valva supcriore late nionibranacco-niarginala , laciniis coroUae dimidio breviore; pi- stillo staminibus plcruniquc longiorc; scapo subunifloro. Ixia bulbocodium Linn. sp. pi. 1 , p. 5i, et tnant. p. 320. Sav. jl.pis. 1, p. 28, et hot. etnis. 2, p. 7. Ucria h. pan. p. 47. Sibth. et Smith, fi. graec. prod. i, p. 15. n. 86, et fl. graec. p. 26, t. 36. Desf. (l. atl. i, p. 3%. Guss. fi. sic. pr. 1. p. 31. Presi, pr. fi. sic. p. xi. Lnmk. ili. gen. t. 31. Ten. fi. neap. i , p. 12, et fi. pari, di Nap. 1, p. 22, n. 8i, cxcl. var. et syll.p. 25., n. 1. Ait. h. kew. ed. 2, \, p. 82. Jacq. ic. pi. rar. lom. 2, w. 6, tab. 271. Curt. hot. mag. t. 265. Schrad. fi. germ. 1, p. 100. Smith, cngl. hot. r. 36, tab. 25V9. 4 RARIORUM PLANTARUM Ixia bulbocodium var. y Vahl. cnum. 2, p. 50, Roetn. ci Schult. mjsl. vcg. i , p. 373. Triconema bulbocodium Gawl. min. of. boi. 1, p. 222. Smith, engl. p. 1, p. 8i. Mo- ris stirp. nani, dench. fase. 1, p. 45. Romulea bulbocodium Scb. el Maur. fi. rom. prod. p. 17. Ten.mem.p. 116. Bert. fi. Hai. I, j). 220. Pari. fi. pan. 1, p. 37. Gmss. «yn. /?. sic. 1, p. 33. Crocus vernus angustifolius violaceo flore Clus. hist. 1, p. 208, /. 1. Sisyrincliium asprcnsium angusto folio alU-rum Coìum. ecphras. 2, p. 5, t.l, f. 1. Sisyrinchium minus angustilulium Cup. h. cath. supp. ali. p. 83. Bulbocodium crocifolium flore magno albo fundo luteo Tour. cor. p. 50, var. fl. albo. Bulbocodium crocifolium flore magno purpurasccnte , fundo luteo Tour. cor. p. 50. Romulea spatula intra calycem inserta Marall. pi. rom. H satur. eie. p. 17, I. 2, excl. var. 5. Romulea spatula unica ad florem simul cuni calycc florem amplcxante in basi ca- lycis duabus foliolis alternis cincto Marall. fi. rum. 1, p. 32, excl. var. fl. parvo va- riegato. p LiNARESiANA : pistillo staminibus plerumque breviore, scapo ramoso subtrifloro. Ixia ramiflora liiv. herh. ! non Ten. Homulca Linarcsii Pari. fl. pan. \,p. 38, lab. 3, et pi. nov, p. 25. Bert. fl. pan. 4 , p. 779. Guss. sìjn. fl. sic. 1, p. 33. Crocus vernus angustifolius Clus. hist, 1, p. 207 , f. \? quoad caulem ramosum. Floret Februario, Aprili. Habitat var. « in pascuis apricis demissis voi montosis totius Siciliae; legi Palermo ad Ambleri, alla Pizzuta, a Gibilrossa, Busanibra , Ficuzza; habui ex pascuis mon- tosis di Caslelbuono ab amicissimo Francisco Minà-Palunibo: var. (Sin herbosis ma- ritimis mari contiguis, et forsan verni tempestate aquis salsis , undis fluctuantibus, aspersis; legi Palermo alla Rinella, alla Vergitie Maria, a Mondello, a Sferracavallo, dietro monte Gallo; hujus loci eliam vidcntur plantae in Ustica, et in insulis Aeolicis a ci. Gussonio collectae. Bulbus ovato-subrotundus grossi cieeris, vel parvae nucis aiellanae magnitudine, so- lidus, albus, cxtus tunicis membranaceis castaneis, vel e castaneo fucescentibus , vel fuscis tectus, et ex cjus basi fibrac albidao simplices dependunt. Scapus ex uno latere semiteres ve! angulatus, ex altero aliquando, praecipuè in var. (3, vix canaliculatus, interdum fere striatus, a (5 lineis usque ad tres pollices altus, quae statura elatior sae- pius in var. (3 occurrit, erectus ac post anlbcsin sacpissime, ut et rami in statu di- viso, recurvus; in var. a plerumque simplex uniflorus, raro divisus, ac indi biflorus, et aliquando etiam S-i-florus; in var. p plerumque divisus 2-3-florus, raro 4-florus, rarissime simplex uniflorus; sed in ambobus varictatibus , si divisus occurrit , ad di- visionem foliatus. Vaginae communes albae, aculiusculae aliquando fere obtusae. Folla lineari-subulata, scapo longiora, piimuni eroda, subinde recurva, vel distorta, ut prae- cipuè in var. ,ì, antico canaliculata, cum marginibus tam arcté conniventibus, ita ut com- HECAS I. 5 pressa ac siiporne suUala a[iiiari'nt, ad Mtrnm(iue lattis bisulca; laulina radicalibiis con- formia. Spatha bival\is Hore hrevior, valMilis omnibus concavis ovalo-lanccolatis, vel lanieolatis, ovarium vap:inaiitibus, allitudine subacijualibus, superiore tanieii brcviori acutiusculà, dorso \ iridi, margine colorato, lato, mcnibranaeeo cincia, inlerduni slriis rubris longitudinalibus , ^('l raro maculis purpureis notala, apice inlerdum precipue in \ ar. ,3 sublridenlato ; inl'eriorc , quac inlerdum per grados transil a forma ovaio- lanceolata in formam fere lanccolntam vel lineari lanceolatam ac inde inacquali» ratione vahae superioris, acuta, viridi cum margine membranaceo. Flores solitari! terminales sessiles aliquando parcc odorati. Corolla 8-li lincas longa, limbo patenti sexfido , la- ciniis lanceolatìs, vel oblongo-lanccolatis, plus minusve acutis , tribus ijilerioribus vix minoribus, aut raro in var. x sacpius in var. ^ aequalibus; nunc tribus exlerioribus dorso luteis, lineis ramosis atropurpurcis percursis, nunc apice tantum >iolaceis, extus viridibns, interioribus inlus elinferne etiam violaceis, extus et superne viridi-aureis lineis simplicibus, ramosisve usque ad apiccm protraclis percursis, quo ultimo statu var. ^ praecipuc occurrit, et in eà aliquando corolla purpurea cum fauce atropurpurca, vel cum laciniis venis purpureis ramulosis etiam usque ad apicem protraclis percursis ob- scrvatur: rarissime fere totis albis, ut in speciminibus var. « prope Palagonia ab ami- cissimo Heldreichio coUectis, quae fere omncs varictates per grados una in alteram transeuntes passim in codcm loco occurrunt. Stamina in var. « plcrumque pistillo bre- viora, raro aequalia; in var. ^ pistillo plcrumque longiora, raro aequalia, fdamenlis luteis inferne villosis, antheris luteis albidisve, sagittalis. Stylus glaber, albus, superne magis quam inferne compressus, angulatus. Stigma album, vel pallide violaceum, tri- partilum, laciniis linearibus bifidis inlus sub lente vix villosiusculis. Quibus certis notis Romulea Linaresii Pad. a R. biilbocodio diffcral adhuc inve- nire non potui; caulis eliam in var. a ramosus, et in var. ^ simplex; staminum cum pistillo proportio infirma ut repetita obscrvalio nos edocet; in coeleris nullum di- scrimen. Color laciniarum coroUae cum apud nos niagnopere hidibundus, et transitus per grados fit, et gradationes omnes cultura persiani, ita ci. lierlolonii scntentiam amplcctere haud possum; nani, si in contraria scntentia disccssisscm, coactus fuerim ad sejungendum a specie tot varietates, quot lusi nimis innumeri colorum laciniarum in locis natalibus passim observantur ; quod potius in pcrniciem , quam in utililatem scienliae, facere potuisse mibi visum est. 2. Uoill'LEA PURPllnASCENS. R. foliis lineari-subulatis , canaliculatis erectis recur>isque; spatbae valvis anguste marginatis, coroUis vix brevioribus; pistillo slaminibus bre\iore; scapo subunifloro. Ixia purpurascens Ten. /!. ìicaji. 1, p. 13, lab. 3. et syll. n. 25, n. 3? Guss. fi. fic. proci. \, p. 31. Presi, proci, fi. xir. 1, p. xi. 6 RARIORUM PLANTARUM Romulea piirpurasccns Ten. meni. p. 117, n. 2? Pari. fi. pan. 1, p. 39. Ben. fi. Hai. 1, j>. lìl. Guss. syn. fi. sic. 1, p. 34. |3 Ramifloba : scapo ramoso. Romulea ramidora Ten. in fi. ncap. prod. ad. et emend. et in app. ad ind. sem. ami. 1827, p. 3, et descr. della Romulea a scapo ramoso in mem. p, 13, t. 7. Pari, jl. pan. I, p. 40. Bert. fi. ital. i, p. 223. Guss. syn. fi. sic. 1, p. 34. Ixia ramillora Ten. fi. neap. syll.p. 25, n. ì, et fi. neap. 5,p. 214, n. 2231, l. 203, f. 1. Guss. fi. sic. pr. suppl. 1, p. 7. Crocus vernus angustifolius Clus. hist. 1, p. 207, f. -2? Habitat in coUibus et in pascuis apricis deprcssis vel montosis ncc non in iiorbosis maritimis , et in pascuis subhumidis ; legi var. a et j3 Palermo a monte Cuccio , alla Pizzuta, tra Monreale ed il Parco, ad Ambleri, et passim in cacteris montibus panormi- tanis, et della Piana dei Greci; var. ^ legi Palermo a Mondello, al Roccazzo, ai Fi- carazzi; var. « obtinui ex coUibus di Caslelbuono, ab amie. Minà-l'alumbo; ci. Guss. legit in montibus di Trapani, el di Cammarata; var. ^ amie. Iloldrcich legit in col- libus di Aci-Castello, ci. Guss. reporit in Girgenti, Pantelleria, Favignana. Bulbus precedente minor , magisque rotundatus. Folia etiam anteccdentis , tanien caulina radicalibus breviora. Scapus trigonus vel semiteres nunc simplex nunc divisus ramis alternis axillaribus, plerumque subteretibus, raro Irigonis , crectis subinde re- llexis. Spathae valvae oblongo-lanceolatae vel ovato-lanceolatae totae virides, raro striis rubris notatae , acutae , margine perangusto cinctae , corolla plus minusve broviores. Corolla 4-7 lin. longa violacea, a basi usque ad medium citrina, laeiniis acqualibus, lanceolatis plus minusve angustis aeulisque, tribus exterioribus dorso luteolis, vel vi- ridibus, vel ex viridi-luteis cum tribus lineis ramulosis atropurpureis; interioribus dorso violaceis, lineis tribus longitudinalibus simplicibus fuscis percursis; intcrdum color vio- laceus pallescit, efficiturque dilutior, fereve albidus, inde eodeniquo modo lineae atro- purpureae, quae in dorso laciniarum exteriorum extant, pallescunt, fiuntque purpureae, ac ramuli earumdem fere evanescunt, ut et duo lalerales prope apicem, et illae laci- niarum interiorum cademquc ratione minus evidentes apparent, in lioc statu, si cum caule diviso occurrit, ab auctoribus sub nomine Romuleae ramifnrae describitur. Sta- mina subtrigona, vel semitcretia subcanaliculata, vel plana, inferne vel per totum vil- losa. Antherae sagittatae luteae. Pistillum stnminibus acquale, vel pauUo brevius stylo angulato, stigmate trifido laeiniis bifidis vel rarissime irregularitcr laciniato; et mihi una vice tantum simpliciter trisectum, alias simplieitcr quadrisectum occurrit. Scapus apud nos passim nunc simplex nunc divisus ramis axillaribus, inde nuUi- mode Romulea ramijlora a R. purpurescenle diversa, sed vix varietas ; coelerac diffe- rentiae ab auctoribus indigitatae nolationc vix dignae. Adunc mibi latet an hujus loci sit Romulea purpurascens Ten. vel potius pianta ab aurlore descripta, atquo icone illustrata sub'innumeris R. bulbocodii varietatibus rccensenda. Romulea purpurescens Guss. Bert. ac Pari, certe eadem ac nostra ; et in hac llores minores non majores quam in Romulea bulhocodio. DECAS I. 7 3. Ornithogaii'm NEBnonENSE. 0. foliis radicalibus binis Gliforraibus superne sulcato-canaliculalis , floralibus oppo- silis alternisve, lineari-lancoolatis, elongatis, flores superantibus; bracleis ciliatis pedun- calo longioribus; scapo ramoso paucidoro; petalis linearibus oblusiusculis pcduuculisque villosis, stylo capsula triplo longiorc. Fiord Aprili Majo. Habitat in clatioribus nionlosis. Habui ex Nebrodibus al pizzo delle case ab amicis- simo Minà-Palumbo. Bulbus parvus ]ii.si magnitudine , saepc inlcr Gbras numerosas varie intcrtcxtas in- clusus, fere iUas O. GrnnaldU Pari, emulantes, scd minus crassas , nec ita numerosas. Folla radicalia duo fililormia, glabra, scapo longiora, distorta, et recurva superne in spcciminibus siccis sulcato-canaliculata, Illa 0. 5oftpm ì'n' omnino aemulantia; nescio an in vivo aliquo caractorc difTorant; in siccis differentias non invcnio: lloralia saepe duo, lineari-laiiceolata, glabriuscula , flores etiam supcrantia, canaliculata, rare opposita, plerumque alterna , radicalibus ad basin triplo latiora, in apice sensim attenuata et in acumen filiforme 1/4 lineae vix lato desinentia; bracteae ad basin pedunculorum sitae, lineares. acutae, ciliatae, apice non attenuatae, pedunculis longiores, flores subaequantes. Scapus inferne puberulus, ex sicco angulatus videtur, inde sensim pubes se auget ita ut ad apicem villoso-lanatum, superne a foliis floralibus usque ad pedunculos angulatus non videtur, 2-i florus: pedunculi breves, villoso-lanati. Sepala oblonga obtusiuscula interne lutea glabra , externe viridia pubescentia. Antherae ovato-rotundatae polline aureo. Stylus subulatus staminibus vix , capsula triplo longior. Ovarium videtur ovoidco-trigonum; et capsula immatura non videtur emarginata. Species ob formam sepalorum ab 0. bohemico, et ob foliorum formam aliasqu^ notas ab O. arvensi satis distincta. 4. OflNlTnOCALUM FOLIOSIM. O. foliis radicalibus binis glabris linearibus canaliculatis, floralibus lanccolato-linea- ribus, oppositis alternisve glabris vel ciliatis; scapo paucifloro, pedunculis bracleis ci- liatis longioribus, petalisque oblongis obtusis, glabriusculis. Ornithogalum foliosum Presi, del. prag. p. t49. O. chrysantbuni Jan. elen. p. 5. Guss. suppl. p. 100, et syn. fi. sic. p. iOl. Beri. fi. 'Ini. '(., p. 91. ,3 \'iLLosiM : pedunculis subcorymbosis villosis; pe'alis externe glabris vel puberulis foliis lalioribus. Oniitliogalum villosum Guss. prod. fi. sic. 1. p. 411, et syn. fi. sic. ì. p. 400-401 an exclusis synonimis ad 0. arvense spectantibus ? Floret Aprili Majo. Habitat in pascuis apricis montosis. Speciem legi a Biisambra; obtinui ex Nebro- dibus al Ferro soprano a Minà-Palumbo, var. |3 : legi Panornii alla Pizzuta; ci. Gus- sonius speciem invenit Polizzi alle nocelle, monte di Cammarata, Busambra, Madonie. 8 RARIORUM PLANTARUM Bulbi plus minusque exigui tunicati sacpius proliferi. Folia radicalia semper bina observavi, numquani unicum, uti Gussonio ociurrit, in var. « scapum aequant, in ,3, quia pianta in stata luxurianti , superant; numquam fistulosa ideoque nulla ratione, et nonnisi fortuita menda cum 0. fiituloso var. j3 associata; noe semiteretia, sed sim- pliciter Intc canaliculata, inde ab 0. anensi a Bertolonio descripto var. j3 differre vi- detur; ab una linea usque ad tres lincas lata, acutiuscula, vel subobtusa; floralia ple- rumque alterna, raro opposita, basi aliquando subspathacea floribus breviores in var. », subaequantes in var. ,3, in utraque glabriuscula, subciliata, vel ciliata; bracteae linea- rcs acutae pedunculis breviores vel subaeqaaiites. Scapus nunc brevissimus, nunc usque ad septem pollices ascendit, obscure angulatus, interne glaber, superne plus minusque pubescens, corymbus terminalis ab uno usque ad triginta flores in variis speciminibus numeravi. Pedunculi nunc glabri, nunc puberuli, nunc villoso lanati. Sepala longiu- scula a '/j lineac usque ad 1 '/a lata, inferne aliquando vix angustiora, interne glabra lutea, dorso vircntia, praeserlim inferne pubescentia, saepe glabra, acuta vel obtusiu- scula cum mucronulo. Filamenta basi dilatala, stylo aequilonga, vel breviora; stylus su- bulatus petalis brevior, ovario duplo longior. Capsulam perfecte mainram non vidi, in speciminibus, quae corani habeo, videtur basi angustata, et apice emarginata. Nescio an varietas ,3 sit 0. arpensi' Pcrs. syn. i, p. 365, nam a descriptione Ber- tolonii videtur discedere foliis non semiteretibus; attamen ex speciminibus e Germania ac- ceptis nullam differentiam Inter ea invenio , si eadem species tunc var. ^ species, et var. « 0. arvense var. chrysanthuni appellandum. Nescio quibus certis nolis 0. i-illo^iim (hi^s. ab 0. chrysantho ejusdem diCferat ; nobis O. villosum videtur insignis varietas in statu luxurianti, habet omnes partes ma- jores, firmiores, folia magisque elongata, et specimina, quae legi alla pizzuta habent scapum multiflorum ita ut in uno specimine triginta flores numeravi ; haec varietas mihi occurrit in axillis pedunculorum bractearumve bulbilligera; ludit pube nunc ma- Jori, nunc minori, nunc fere nulla et tunc 0. villosum ^. pedunculis glahris Guss. Var. « a nobis descripla certe est O. chrysanthum Jan. quod etiam ludit pedunculis puberulis; et in boc statu nuUimode ab 0. villoso Guss. var. ^ separandum; inde opti- me Prcslius pedunculos glabriusculos dixit, nam non semper glabros; folia in hoc an- gustiora; sed adsunt specimina intermedia , quae salis superque denioslrant transitum ab una in aliam varietatem. Ob pedunculorum notas buie potius quam ad lusos 0. vil- losi Guss. pedunculis glabris videtur perlinerc 0. fuHosum Presi. 5. Orchis Gussomi. 0. foliis inferioribus oblongo-lanceolatis , acutiusculis; spica obconica densa brevi; bracteis lanceolatis aculis ovario brevioribus; perigonii laciniis exterioribus connivcn- tibus acutis acuminatisque; labello tripartito, laciniis lateralibus subinlegris, oblique truncatis, media duplo latiori ac longiori obovala, lobulis rotundatis mucrone inter- jecto; calcari dependenti acutiusculo ovarii diniidium acquante. Orchis commutata p, angustifolia Tod. orch. sic. p. 2i. DECAS I. 9 Orrllis conica fìiiss. sijìi. fi. sic. 2, p. 538. Orrhis montnna purpurea hilaritcr sanguineo punctato flore gallinae alas, caudain- que oxlcnsas rcferenle Cup. h. cath. p. 156, et panph. 2, t. 225, et ex Ubi. cat. I. 139?? Florct Aprili Majo. Habitat in herbosis montosis Cnslrogiovanni (Guss.) Etna (Tin.) Potius 0. commulalac quam 0. conicae proxima, ab hac reccdit foliis non ovatis, flo- ribus majoribus, lobo medio labelli bilobo atque latiori et brcviori , et forsan labello plano. Ab 0. commutala labello angustiori, lobulis laciniae niediao rolundalis, dum in illa ampliato, et lobulis truncatis exquisile serrulatis. .\n tamen varietas? ex sicco re- petita obscrvata ob formam labcIli nobis distincta \idotur; an nota satis firma sit in vivo dignoscenda; uti speciem ab 0. commutala distinclam hic trado ne cum 0. co- nica confudatur, a qua certe aliena. 6. Oncnis iactea. 0. tubcribus ovatis, foliis inferioribus oblongo-ellipticis obtusiusculis ; spica ovata brevi; bracteis lanceolatis acuminatis ovarium subaequantibus vel superantibus; peri- gonii laciniis exterioribus acuminatis ovalo-lanccolatis, infernc conglutinato-conniven- tibus, labellum subaequantibus; labello tripartito depcndente punctato-variegato ovarii dimidium subaequante, laciniis lateralibus linearibus latiusculis subdivergentibus argute serrulatis, media obovata cuneata exporrecta obcordata, vel obsolete biloba, laeviter den- ticulata (saepe) cum denticulo brevi in sinu laciniaruni interjecto ; calcari dependente labello longiori ovario paullo brcviori. Orchis Iactea Poir. in dict. enc. 4, p. 59'^, (1796) Tod. orch. sic. p. 27. Orchis acuminata Desf. fi. ali. 2, p. 328, t. 247, (1799) Reich. fi. germ. exc. 1, p. 124, n. Sii. 0. tenoriana Guss. syn. fi. sic. 2, p. 533, 53Ì-. excluso synonimo Cupani. 0. radicibus subrotundis spica brevissima labello leviter quadrifido circumserrato punctato Hall. helv. n. 1275, t. 30, ex Hook, in hot. mag. nov. ser. n. 3t26. Floret Aprili Majo. Habitat in pascuis stcrilibus montosis vel submontosis. Palermo, Castelbuono: Avola (Bianca), Cammarata, Vicari, Alia , Castrogiovanni, Lercara , Caltanissetta, (Guss.) Paìazzuolo, (Kamphow). Flores parvi 0. commutata minores O. coriophora majores. De ca in Orchidcis siculis sic scripsi. (I Nescio quibus certis characteribus 0. acuminata Desf. ab bac nostra differat. CI. Gussonius inspectis spcciminibus authenticis ab ipso Desfontainesio acceptis putat a no- stris discedere, perigonii laciniis exterioribus in acumine duas lineas circitcr longo at- tenuati», labello angustiori; sed cum in spcciminibus, quae coram habco, labellum plus minusque latum , atque acumen laciniarum perigonii nunc sesquilineam longum con- spiciuntur, ideo 0. tenoreanam Guss. ab 0. acuminata Desf. haud differre putavi. In VoL. I. 2 10 RARIORUM PLANTARUM monte sancii Juliani prope Pisas stirpem hanc invenit ci. Bivòna Bernardius , ut pa- lei ex speciminibus herbarii ejusdem mibi a filio Andrea hisloriae naturalis siciliensis cultore meritissimo benevole comunicalis. «An haec slirps ab aucloribus flore ilalicae cura antecedente confusa, et inde Or- chis variegata eorum ad Orch. lacteam refcranda ? » In notis addidi quae de synonimo Halleri scripsit Hookerius redarguens Decandol- lium sub 0. simia hanc iconera citasse — « Dccandolle has certainly a wrong synonym in quoting Hall. Helv. n. 1-27Ó tab. 30 which hyalip quite differcnt from our plant; and in reality 0. acuminata of Desfontaines. » Deinde prodita jam opella speciem in slatu macriori ad nos misit amicissimus Parla- lorius sub nomine Orchidis RicasoUanae in Etruria in monte Massa coUectam. Optabam ci. Gussonii lloram siculam edituri super observationes, et dubitationes no- stras juditiura audire. lUe de hac re sic scripsit « comparato specimine a ci. Desf. dato eximie diEfert , spica dcnsiori, apice latiore non ut in ilio angustiori, bracteis parum longioribus pe- talis exterioribus acuminatis, sed minime in setulam fere bilinearem produclis, Libello duplo fere latiore apice non rotundato sed truncato. » Sed quibus certis notis differat ab 0. lactea a Poiretio dcscripta in die. enc. 4 , p. 594- non tradidit. Nobis pianta sicula ab illa Poiretii nuUimodo ditferre videtur; an eadcm ac illa Desf. sit, nobis latet: tamen de notis, quibus pianta sicula ab illa di- scriminatur haec observo. — NuUius momenti esse notam a spica plus minusve den- siore petitam , nil mirum in unico specimine dato a Desf. spicam minusque densam esse; idem dicendum de illis a bractcarum longitudine, ex latitudine labelli, ex acumine laciniarum exteriorum perigonii desumplis; bracteae plus minusve longiores, perigonii laciniae plus minusve acuminatae ita ut in setulam usque productae, labellum plus mi- nusve latum passim observantur, nec notatione digna. Gravioris momenti forsan illae e forma spicae, et ex apice labelli desumptae; sed obstat observavisse labelli apicem ali- quando fere rotundato etiam in nostris speciminibus, et spicae apicem angustiorem po- tius ex statu macriori , et inde graciliori speciminis a Desf. dati quam ex nota per- sistenti potuisse oriri. lis addo, 0. acuminatam in Calabria ortam ci. Reich. in fl. gcrm. exc. 1 , p. 12'(- ab 0. acuminala Desf. non separai, et Smithius Bivonam mo- nuil nostrum 0. acuminatam Desf. esse. Quid interim de synonimo Hall. l. 30 ab Hookio ad O. acuminatam Desf. aman- dalo? Hallerius certa de pianta Desf. non loquilur , si illa ab hac nostra re vera di- stincta, inde hujus loci esse videtur. Nihil de eo affirmare audeo; sed si revera buie pertinet nostra est certa 0. variegata Ali. non Jacq. antiquior illa Desf. et Poir. At- tamen Reich. de sua 0. acuminata sic ait « confunditur cum 0. variegata, cujus statu- ram refert » et sub sua 0. variegata refert synonima Hall. tab. 30, Rupp. jcn tab. 6, Jacq. ic. var. t. 599 et bot reg. 369. Inlerea ci. Guss. sub Orchide nostra commutata citat iconcs Jacq. et excludit iUam Hall. tab. 30, cujus operae defectu, quid de hac re dicendum nobis latet: iUi, quibus fas est operara ejusconsulere, judicium proferant. DECAS I. Il Hic monco ut ne uniplius auttorcs iconcs propriis oculis non ispcctas inlor s>iioniina rc- ccnscant, ex hoc ineslricabilis in scientiae pcrniciem confusio. Iconcs Ilallcrianae scdulo illuslrandae, ci praccipuc illa, quac Orchidcarum sectioncm labello tripariito lacinia me- dia latiori ac longiori rcspiciunt, ut spcoics primacvae rite dignoscantur. Ex hoc nos de nitidis iconibus Vaillantii utile crcdidimus observationes nostra hic tradcre. ANIMADVERSIONES IN ICONES VAILLANTIANAS BOTANICI PARISIENSIS TAB. XXXI. FIO. 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29. Fig. 21 jam a Linn. in fi. sv. ed. 2, p. ,310 ad Orchidem miUtarem rclata; deinde in species plantarum hoc synonimon, nescio qua ratione, fuit omissum. Nullo jure a WUldmovio in «/>. pi. 4; p. 23 a Tcnorio in fl. neap. 2, p. 293, et a Pollinio in fi. ver. 3, p. 12, ad 0. fuscam amandatum; iis errorem praebuit ipse Vail- lantius, qui in opera citata sic tradedit. « Le 25 may 1721, j'en ay trouvé des pieds dans le pare de St. Maur dont la lleur rasscmbloit par ses jambcs longues et etroites a la lleur du Simia referens; j'ai fait dessiner celle lleur. » Inde denuo a Jacq. in coli. 2, p, 268, et a Reich. in (l. gemi. exc. 1, ;j. 125, sub 0. militari relata, an jure merito ? NihiI affirmare possum , quia mihi sunl ignotae 0. mililaris var. a Linn. sp. pi., Jacq., et Smith, cngl. hot. 1873. Quae sii 0. mililaris var. a Linn. sp. pi. difficiliima res est. Descriptio Linneana omnibus varietatibus convenire potest. Inde varietates ex synonimis enucleandac. Ex synonimis res ila se habct. Var. |3 videlur 0. fuscae Jacq. austr. 307 varielas moravica, seu 0. maravica ejus- dem ic. rar. t. 182, 0. militaris Engl. hot. l. 16, ex synonimo Orchis magna latis foliis galea fusca vel nigricanle Kaj angl. 3, p. 378, t. 19, f . 2 a Smithio in fi. britt. 3, p. 922 ibi relalo. Var. r est certe Orchis a Vaillantio in icone 31, f. 22, 23, et 24 depicta de qua infra. A'ar. S abs(|ue ullo dubio est Orchis fusca Jacq. aust. 307. Var. i est 0. Simia Lam. 0. tephrosanlhos Vili. Var. « difficillime recognoscenda nam synonima ibi relala icones pessimas adducunl. Quis ex icone et descriplione J. Bauhini audet Inter lol species Inter se afiines re- cognoscere plantam ab auclore indigitatam? Iconem 0. galea et alis cinereis J. B. 2, p. 755 , et synonimon C. B. più. p. 80 , Cynosorchis hianle cuculio major pari jure referri possunt lam ad 0. galeatanì, quam ad 0. mililarem a Reich. in fi. germ. exc. descriplas; nisi spica brevis densissima ab icone J. Bauhini aliena suadeat potius re- ferrc eam ad 0. mililarem, quae habet spicam pyramidatam. Quae sii Orchis militaris Jacq. adhuc nescio defectu operae illius. In coli. 2, auctor sic ait labium quadritobum cum denticulo medio, lobis inlegerrimis obtusis, et saturale purpureis, quae descriptio iconi vaillantianac, quae ab auclore ci- talur, optime respondet. 12 RARIORUM PLANTARUM Orchis mililaris Smith, fi. brit. 3, p. 922, ci engl. hot. tab. 1873 etiam mihi inco- gnita; ilii auctor citat synoninion Columnae Ecphr. 320 f. 2, et Vaili, bot. par. tab. 31, f. 21 et 26, et Hall. helv. tab. 28, f. 1. Icon Hall, a me adhuc non visa est certo 0. Rivini Gou. quae quantum ab 0. mi- litari diffcrat rcs incerta est. Illa Columnae certe 0. simiae pertinet sicut ac illa Vaillantii fig. 26. Atlamen Hookius in boi. mag. nov. ser. n. 34-26 ait 0. militarem Smith, engl. bot. tab. 1873 esse 0. tephrosanthon ab ipso Hookio in fi. lond. n. 5, evulgatam cum icone, quae uti optima a Reich. in fi. germ. exc. p. 124 sub 0. tephrosanlho citatur. Ibi in adnolationibus ab O. cinerea Schrank , et ab O. cercopitheca Poir. haud esse di- lersara tradidit, quae postrema sententia nobis, quoad respicit 0. cercopithecam, videtur valde dubia. Interea ci. Bertolonius sub sua Orchide militari, quae ex laciniis lateribus linearibus intermedia divergenti biloba videtur Orchis a Vaili, fig. 22 et 23 et forsan 24- descripta, refert ex recentioribus synomima Linn. sp. pi. et Smith, fi. britt. 3, p. 922, et Engl. boi. lab. 1873, et ex antiquioribus, excludens synoninion Columnae a Smithio relato, re- feri lìall. hely. n. 1277 tab. 28 loquens esse bonam, ctSeg. ver. 2, p. 127, fab. 15, f. 9, quae icon quaravis valde rudis et mala non est certe O. florem simiam referens B. Pin. 82, nec 0. altera etc. Colum. ecphr. 1 , p. 320, sed nobis videtur 0. mililaris a Berlolonio descripta, et ad 0. tephrosanthon non pertinet uti ex Pollinio in fi. var. 3, p. 11; buie potremae speciei amandanda est 0. flore nudi hominis effigiem reprae- sentans mas Seg. ver. 2, p. 126, n. 10. Deniquc Reich. in fi. germ. exc. 1, p. 12'(., el 126, uti dìversas species enumerai 0. tephrosanthon Vili. 0. galeatam Lam. 0. militarem Linn. 0. hijbridam Bonningh 0. mo- raricam Jacq. et 0. fuscam Jacq. Ad 0. tephrosanthon adfert synonima anliquiorum Columnae ecphr. 1, *. 320, Mo- risonii sec. 12, tab. 12, f. 3, Vaili, t. 31, fig. 25 et 26 huic speciei absque ullo dubio pertinenlia, et Seg. lab. 15, f. 9, de qua supra exposuimus certe non pertinere ad 0. simiam multoqnc minus ad 0. tephrosanthon Reich. habenleni lacinias labelli late- rales elongatas acutas, dum in icone Seguerii certe obtusa videntur; recentiorum O. militarem var. s. Linn. 0. simiam DC. 0. zoophoram Thuill. Ad O. galeatam Lam. amandavit cum dubitationis signo fig. 22, 23, et M, Vaili, t. 31, et synonima recentiorum 0. mimusops Tlunll. 0. simiae b. Lois. et cum dubi- tationis signo 0. signiferae Vest. quae omnino nobis incognita. Sub Orchide militari recensuil synonima anliquiorum Hall. helv. t. xxvn sinistra et Vali. bot. par. t. 3, f. 21; recentiorum Jacq. ic. rar. 1. 598, Sm. bot. 340, Engl. bot. 1873, nobis incognitae, et ex auclorilate Linn. adfert O. galea et alis cinereis J. B. ulpote 0. mililaris Linn. pianta notissima sii, oblitus nuUimode recognoscenda nisi ex synonimis sub ea relatis. Descriplio illius ad figuram VaiUantianam bene respondet labelli lacinia intermedia obtuse bifida cum mucrone interjeclo. DECAS I. 15 Sed senlentia ci. aiictoris quomodo associanda cum illa Hookerii qui sub 0. tephro- sanlhi citai tabulam 1873 Smith, in enij. hot. 0. miìitarem Linn. O.cineream Schrank 0. simiam Lam. 0. Zoophoram Thuilì. ita ut 0. militaris Smith, ab 0. simia non separai. Sententiam Hookerii favet habere Smithium in fi. brit. loc. cit. ad suam 0. miVi- tarem rclalum synoiiinion Columnae et fig. '26 Vaili., quae ad Orchidem simiam abs- que ullo dublo pertinent : obstant illa quae ab ipso Smithio in dcscriptione loquunlur omnimodo 0. fuscam suae 0. militaris varielatem esse, dum 0. simia Lam, ab 0. (li- sca toto coelo diversa nec certe illius varietas. Hisce positis fig. 21 , cui spcciei pcrtinet? An forsan respondet iconi Orchidis mi- litaris Engl. hot. tab. 1873, et fi. brit. 3, p. 922, nani tam Smithius quam Vaillan- tius putant varietatem Orchidis fuscae esse? An 0. militaris Smith, sit illa Jacqu. io. rar. t. 598 nobis latet. Orchis militaris, quam obtinuimus ex Helvetia ab amicissimo Parlatorio, recedit ab icone Vaiilantii laciniis, laciniae mediac laciniis latcralibus labelli difformibus, in icone vaillantiana conformibus , et valde proxima illae a Vaillantio in figuris 22, 23, et 24 depicta ac 0. yaleatae Lam. a qua etiam recedit bracteis brevissimis et laciniis laciniae mediae non ita divaricatis. Xeon data ab Hookerio Orchidis tcphrosanthi in loc. cit. tab. 3i26, nonnisi labelli laciniis angustioribus a fig. 21 recedit; nam laciniae apice etiam in pianta Hooke- riana obtuso , quo caractere ab 0. simia auctorum recedere videtur; an tamen va- rietas ? lis addo, quae de 0. militari, et tephrosantho scripsit PoUinius in fi. ver. 3, p. 812-813 « 0. lephrosanthos fi. ver. p. 11. sive 0. militaris s Linn. sp. 1334, et 0. militaris fi. ver. p. 12, sive 0. militaris X Linn. sp. 1333 mea sententia sunt varietates ejusdem speciei. Discrimcn enim intcr 0. tephrosanthum et 0. mililarem sunt labelli laciniae in prima li- neares, et fero filifornies, sicut in Coliimn. ecphr. t. 320 fuj. ini. exprimuntur; in altera latiores cum intermedia biloba obtusa ut videro est in Seg. ver. 2, tab. 15, f. 3. At aprili , et majo nuper practcrilis tuni 0. tcphrosanthi tum 0. militaris magna manu simul prove- nicnlium in nemoribus coUinis di S. Ambrogio, et dell' Ospitaletto specimina plura lege- bam labelli laciniis modo lalioribus modo angustioribus, quae transitum ex una in alte- ram aperte ostendebant ». Fig. 22, et 23 nobis videntur 0. galeata Lam. O. militaris Bort. 11. alp. apuan. 300 et forsan plur. auct. fi. ital., ab O. simiae dijecta Libello tripartito, lobulis laciniae mediae abbreviatis divaricatis laciniis lateralibus difformibus;nulIa rationo ad Orchidem variegatam a Willdenovio amandata. Huic et seguenti pertinct 0. militaris var. y, Linn. ! Fig. 2i videtur Orchidis galealae var. vel spocies propria. Forsan osi O. galcatn eorum, qui ajunt 0. galeatam forsan varietatem 0. militaris esse, nam ipsi 0. galea- 14 RARIORUM PLANTARUM tam prò 0. militari deseribunt; ab antecedente differt lobulis laciniae mediae late- ralibus brevioribus , magisque divaricatis fere horizontaliter invicem protensis , et si pcrsistenles eae notae sunt 0. vaillantiana appellanda. Plurimi auctorcs fi. ital. forsan hanc varietatem vel speciem prò 0. militari deseribunt et sinipliciter Dg. 2i referunt. Fig. 25, et 26, certe sunt 0. simia Lam. Hujus specie! adsunt bonae icones in Tour. hist. rei herb. tab. 2i8, Gg. A. Huic pertinet 0. militaris s Linn. ! Fig. 27 et 28 sunt certe 0. fusca Jacq., cujus jam optimae icones evulgarunt Tour. Ice. cit. fig. B et Seg. fi. ver. 2, tab. 15, f. 2. Huic pertinet 0. militaris s Linn. I Fig. 29. Ab omnibus recentioribus nuUibi citata. Forsan Jacq. de hac loquebat sub sua 0. variegata in coli. 2, p. 268, sed typographus excudit 27, quae ad 0. fuscam pertinet: nostrae O. coinmulatae valde proxima, et ci quadraret si labium magis serru- latum , et laciniae exteriores magis acuminatae forent. 7. COPPOLEBIA. Ervi spccies L. sp. pi. p. 1040. Lathjri species Will. sp. pi. p. 1083. Viciae species Desf. fi. ali. 2, p. 165. Calyx persistens tubulosus aequaliter semiquinqucfidus. Corolla longc exerla vexillo explanato ascendente. Stylus sub stigmate terminali glabro incrassatus. Stamina dia- delpha. Legumen subtorulosum oblongum oligospermum. Semina compressa globosa. Pianta annua, stipulae iiberae difformesl, folla pinnala, flores axillares pedunculati ex albo caerulescentes. Genus naturalissimum primo intuitu ab ailinibus stipulis difformibus dignoscendum. Ervo, et Viciae proximum , accedit ad Ervos stigmate glabro , recedit corolla longe exerta. A Viciis, cum quibus corolla congruit, eximie differt stigmate glabro; stami- nibus apice non dilatatis etiam ab Orobella diversum. Dixi in honorem Stephani Coppoler rei herbariae culloris praestantissimi , scienliae ni- mis pracmature obrepti. COPPOLERIA MONANTIIA. Ervum monanthos Linn. sp. pi. p. 1050. Sturm fl. germ. 1 , fase. 32. DC. prod. syst. nat. 2, p. 369. Ten. fl. neap. 5, p. 122, n. 25M. Reich. fi. germ. exc. 2, p. 526. Vicia monantha Desf. fl. ali. 2, p. 165. Moris. fl. sarà. 1, p. 563. Guss. syn. fl. sic. 2, p. 292. I DECAS I. lo Lalhyrus monanlhus Wiìl. sp. pi. 3, /). 1083. Vicia arliculata Will. h. berol. p. 76V, Loii:. jl. yall. 2, p. 149. Vicia mullifula Walt. fi. hai, suppl. 3, p. 85. Floret Aprili Majo. Habitat in collibus herbosis prope agros cultos. Legi Bagheria a Cataìfano presso la Casina di Parisi, nei giardini tra il Parco e Monreale, nelle colline dell' Ogliasiro. Pianta glabra. Caulcs basi ramosissimi superne subsimplices. Cirri bi-trifidi inferio- res rarissime simplices. Folia 5-7 jugis, foliolis oblongis lincaribus, subcunealis, retuso- emarginatis vel truncatis cum mucronulo. Stipulae difformes, altera lineari integerrima, altera palmato-muHifida, laciniis capillaceis. Pedunculi uniflori plerumque aristati folia subaequantes. Calyx semìquinqueDdus laciniis linearibus subaequalibus tubo longio- ribus. Corolla longe axerta , pallidissime caerulea , vel alba vcnis caerulescentibus percursa, alis dilutioribus, carina apice fusco maculata. Lcgumcn oblongum :2-4, sper- mum , glabrum , vix transverse rcticulatum, subtorulosum. Semina compresse-globosa majuscula laevia, glabra, rufescentia vel nigro maculata. . CI. DC. hic refert Viciam articulalam Willdsp. pl.p. 1109, sed Viciam articulatam in species planlarum Willdenovii frustra quaesivi , et in loco citato adest Vicia mo- nantha Retz ( Vicia calcarata Desf. ) pianta a C. monantha loto coelo diversa , nunc a Decandollio sub 0. viciacformi relata. Commoncrc autem puto, quod etiam mihi latet qua ratione Lathyrus Monanthos Will. sp. pi. non cnum. hujus loci haud esse ut a CI. Decandollio asseritur; pianta Willde- noviana quantum ex diagnosi speciQca elidere liceat ab. E. monanlho Linn. non vi- detur differre ci. Willdenovius in enumeratione suam speciem plantarum citai, inde unam eamdem speciem esse videtur. 8. SciRPUS MlNA/E. S. culmo foliisque setaceis subteretibus strialis; spica elongata scssili obtusiuscula in- volucro brevissimo longiori. Floret Scptenibri Octobri. Habitat in uliginosis. Legi Palermo nel vallone di S. Martino. Proximus S. Sarii sed spica una , namquam duo vel Ires , elongata, 1 lin. lata, ì-ó lin. longa, obtusiuscula, gracilis; glumae nec virentes nec carina viridi lateribus fuscis, sed dilutissime ex flavo badiae; semina ovoideo-triquetra sub lente vix tuber- culata; habitus totius plantac Seirpo Savii gracilior, et elatior. Dixi in honorem Francisci Mind-Palumbo historiae naturalis cultori» fervidissimi, qui plantas in Ncbrodibus ab eo collectas nobis benevole comunicavit. 9. RaNL'INCULUS PAINORMITANIIS. R. adprosse hirsulo-pubescens; radice tuberoso-fibrosa ; caule erecto multilloro , fo- liis interioribus cordato-orbiculatis tripartito-trilobis, lobis varie inciso-dentatis, supe- rioribus subsessilibus 3-partitis integrisve , laciniis lanceolato-linearibus; pedunculis i6 RARIORUM PLANTARUM slriatis; calyce redexo; seminìbus tuberculatis sparse pilosis; stylo longiusculo incurvo utrinque cannato terminatis. R. heucheracfolius ^ verruculosus Guss. supp. -2. p. 185. R. pratensis Guss. syn. /?. sic. 2, p. 47: non Presi. Floret Aprili Majo. Habitat in herbosis sylvaticis. Legi Palermo sopra S. Ciro, Monte Cuccio; in Terrano- va invenit ci. Gussonius. Ranuncuìus pratensis Presi, del. prag. p. 9 , et fi. sic. 1, p. 18, est R. philonolis var. £ Guss. syn. fi. sic. 2, p. ÌS , qui mihi etiam ocurrit seminibus undiquc tuber- culatis. Nescio quo jurc ci. Guss. R. pratensem Presi, hic traxit, in nostra caulis sem- per crcctus, et radix tuberoso-Dbrosa. 10. Calendula arveivsis. C. herbacca foliis remote denticulatis, inferioribus oblongo-lanceolatis in petiolum altcnuatis, caulinis ovato-lanceolatis amplexicaulibus mucronulatis, seminibus exterio- ribus dorso cristatis, aliis sigmoideis immarginatis, aliis cymbaeformibus margine sub- scarioso integro intus revoluto cinctis. Calendula arvensis Linn. sp. pi. 1305? Ucria h. pan. p. 376! Guss. syn. fi. sic. 2, p. 522. j3 ! PABviFLORA : floribus croceis, seminibus exterioribus dorso cristatis cymbaeformi- bus margine scarioso lato subconcavo denticulato cinctis, nonnullìs sigmoideis submar- ginatis intcrmixtis. C. parviflora Raf. carat. p. 83, DC. pr. 6. p. 452, Guss. syn. fi. sic. 2, p. 523. C. sicula Will. en. p. 934. Floret per totum annum mensibus aestivis exceptis. Habitat in arvis, in vincis, in cultis, in coUibus herbosis, ad viarum margines. Species quam maxime ludibunda florum colore, ligularum longitudine , et seminum forma ! Miror ut apud omnes notae specificae Calendularum desumptae ex seminum for- ma; in Sicilia semina revera proteiformia prcsertim in bac specie, et ad dignoscendas et separandas species nuUimode inserviunt. Si nostra revera a C. arrersis Linn. et auct. baud diversa, icones et descriptioncs eorum flctiliae. Var. ^ a.specie nullimode separanda. Pro reliquis confer optimas observationes Gussonii in loco citato. (Exhibita ab auctore mense dlrenib. 18i4> OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE FATTE NEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO NELL ANNO ISU saagSDinpr^aagsaas»^^ •! 1% Tf. If.C'^'^*'^*'^'' ''■'^'"•' OSSEUVAZIOM METEOROLOGICHE NKL KEALE OSSERA ATORIO DI P.AXER3I0 NELL'ANNO \SH Lf osservazioni iiieteorolof^iche che seguono sono state fatte quattro Nolte il gioi'no, ossia la Matlina a un di presso inez- z ora dopo il sorgere del Sole: a Mezzodì: la Sera mezz'ora dopo il tramontare del Sole, e sulla Mezzanotte. Si sono eseguite cogli strumenti e eoi metodi seguenti: Barometro— Yj costruito da Ramsden , e diviso in pollici inglesi. Un termometro sulla graduazione di Fharheneit at- taccato al barometro serve per la correzione della colonna ba- rometrica. Si mantiene più basso di quello della Società Reale di Londra di Op, 027; e laltezza del galleggiante sul medio livello del mare è di metri 74 e mezzo. Il Barometro osservato è stato ridotto a zero. Ove si vo gliano correggere le quantità dagli effetti della capillarità, fa d' uopo aumentarle della quantità costante 0,02G8. Termometro — y. parimenti di Ramsden, e diviso sulla scala di Fharheneit. Trovasi esposto al Nord, all'aria libera e di- leso dai raggi del Sole. 4 OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. Pluviometro — E un vase piramidale rovesciato di ferro la cui superficie è un quadrato di 400 pollici inglesi quadrati, 0 di 20 pollici per lato. La quantità dell'acqua caduta è data in pollici inglesi , e contiene anche quella l'isultante dallo scioglimento della neve, della grandine, ec. Ove si vogliano i pollici cubici effettivi di pioggia misurata, fa d'uopo moltiplicare le quantità per 400. Sismografo — Yu un piccolo recipiente circolare lateralmente forato in otto parti indicanti i quattro punti cardinali e gli intermedi. Sito in un piano perfettamente orizzontale, è ri- pieno di mercurio che lambe i fori, e che per conseguenza può versarsi ad ogni lievissima oscillazione, e nel senso del- l' oscillazione medesima. Altrettanti vasellini quanti sono i fori, e a questi sottoposti, ricevono il mercurio che si versa, il quale può indi rimettersi nel recipiente. Il mercurio ver- sato in vasellini opposti indicherà le scosse ondulatorie dei tremuoti , e ne segnerà le succussorie, qualora trovisi ver- sato o in tutti o nella maggior parte di essi. Nuvole — Se ne indica il Folume^ la Densità e la Massa. Si ottiene il Folume supponendo l'emisfero visibile diviso in 100 parti , e slimando quante di queste parti restino occu- ])ale delle nuvole. Si ha la Densità supposta 1 la massima, 0,1 la leggiera nebbia, 0,2 quella alquanto più densa, ec. Dal prodotto del Folume per la Densità si ottiene la Massa. renio — La forza del vento stimata si ottiene supponendo 1 la massima, 0,1 una lieve auretta appena sensibile ec. Stato del Cielo — Viene espresso colle parole: Lucido o Lue... Bello o Bel., Nuvoloso o Nuv.., Misto, Coperto o Cop., Oscu- ro o Ose, Nebbioso o Nebb., relative alla maggiore o mi- nor quantità di nuvole che ingombrano il Cielo: le lettere e. p., e. g., e. n., che accompagnano queste parole, indicano con pioggia^ con grandine., con neve; e l'espressioni Nuv. var., Cop. var.., Ose. var. servono a mostrare la varia den- sità delle nuA'ole. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. f>euuai'o. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENHEIT 1 Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Mattina 29,954 29,64816 29,312 35,3 48,722 36,2 Mezzodì 29,923 29,63393 29,264 Mass.a 6 matl. 29.934 1 58,1 31,938 40,8 Mass.a 7 mezzodì 38,1 Min.allmatt. 36,2 Sera .... 29,858 29,63377 29,277 Min. a 17niezz. 29,264 36,4 49,922 37,9 Di (Tei il »nia 91 n'I Notte ... Medi... 29,8B9 29,63338 29,292 Differenza 0,690 36,6 47,677 37,7 29,90130 29,63781 29,28623 1 36,600 49,364 38,130 NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO 1 Mattina Volume medio Densità media Massa media a 2 o g i Forza .!: = media <=■§ ervazioni Lucido o a 2 o tn o "o 3 10 2 O s. o U 16 o S in o 2 O tn _o IH ti 1 39,516 0,619 37,912 OSO. 0,232 » Mezzodì 63,938 0,596 40,619 ONO. 0,240 ■e o )) 3 6 i> 18 3 1 Sera 59,996 0,638 42,167 NO. 0,229 S S n 2 9 1 13 3 1 Nolte ... Medi... 62,387 0,638 44,634 i NO. 0,361 2 » 6 6 31 10 57 10 20 » 3 6I,'<59 0,628 41,338 NO. 0,265 Totali » 13 GIORNI 01 Totali Pioggia.. 2.3.4.5.7.89.10.11.16.17.18.19.21.23.27.28.30. 18 Quantità di acqua caduta in pollici Neve 9.10.11.17.27.28.30. 7 inglesi 3,8480. Grandine « » Tuoni .... n )i Vento ... 3.10 13.13.18.20.22.23.27.28.29.30.31. 13 Vento massimo a 28 notte NNE 0,8. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. Febbraro. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FAHRENHEIT 1 'Massimo Medio j 1 Minimo Mass. Medio Minim. Mattina 30,039 29,57796 29,148 60,0 51,396 38,3 Mezzodì '30,035 29,37765 29,117 Mass.al9mat.30,039 73,2 55,641 '44,2 Mass. a 12 iiezz.73,2 Sera.... 29,549 29,38957 29,282 29,248 Min.a28n Diffe aezz.29,117 49,8 65,4 47,286^44,5 30,576 42,7 1 Min. a 2 r Diffei nati. 38,3 Notte ... Medi... 29,967 29,37958 1 renza 0,922 enza 34,9 29,89750 29,53119 29,19875 1 62,100 31,223 42,425 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIEL 0 Volume medio Densità media Massa media SI Forza media 'a _o 'n ce « . 1 — % s 0 a 0 0 0 > s 2; 2 i 2 0. 0 0 s 0 0 .0 .a 62,931 0,379 41,268 ONO. 0,293 )) 6 4 » 15 4 f> Mezzodì 54,793 0,535 33,762 ONO. 0,310 •0 0 » 5 7 n 10 4 3 Sera .... 33,571 0,571 35,071 ONO. 0,300 Ci 5 D » 1 2 » 2 1 1 Notte ... 34,093 0,517 21,137 NO. 0,303 z « 16 3 » 5 3 2 Medi .. 31,347 0,335 32,809 ONO. 0,301 Totali » 28 16 » 32 12 6 GIORNI DI Totali 12 Quantità di acqna ca duta in pollici Pioggia.. 1.2.4.7 13.14.13.16.22.24.25 29. Neve 1.2.7.14.15.16.29. 7 inglesi 1,9430. Grandine » )> Tuoni.... 2. 1 Vento .... 1.2.3.7.8.10.11.12.20.26.27.2 8.29. 13 Vento massimo a 1 notte NO 0,8. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. jflarzo. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENHEIT Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Mattina 29,890 29,63313 29,154 63,4 83,523 46,3 Mezzodì 29,878 29,63731 29,244 Mas. a 29 mail. 29,890 65,9 36,333 43,8 Mas.a 17 mezzodì 65,9 Sera 29,864 Notte... 29,875 1 29,63756 29,64536 29,274 29,258 Min.a7n Dille latt. 29,154 58,3 61,0 34,812 31,326 47,3 43,2 Min. a 9 DifTet notte 43,2' renza 0,736 enza 22,7 Medi... 29,87673 1 29,64389 29,23230 62,700 54,004 43,650 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO 1 Volume medio Densità media Massa media Forza media 'a « O o a 2 o 3 12 o .2 E 1 o 1. o 9 o s O 4 g o la Z 2 56,000 0,573 33,073 NO. 0,246 Mezzodì 35,419 0,571 34,343 ONO. 0,345 » 6 8 » 13 1 >i Sera .... 35,600 0,332 21,048 NO. 0,180 S " 10 6 1 6 1 Notte ... Medi .. 41,433 0,336 26,686 NO. 0,233 z 1 11 7 0 7 3 1) 47,113 0,533 29,288 NO. 0,236 Totali 1 29 33 2 37 11 2 GIORNI DI Totali Pioggia . 1.2.6.9.10.19.20.21.22.27.31 11 Quantità di acqua caduta in pollici Neve 1.2.10.20.22. 3 inglesi 2,0625. Grandine » » Tuoni... 20. 1 Vento ... 3.7.8.12.13.22.23.26.27. 9 Vento massimo a 12 notte NO 0,7. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. Aprile. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENHEIT Massimo 1 Medio Minimo Mass. IMedio Minim. Mattina 30,120 29,81117 29,476 67,9 37,792 49,4 Mezzodì 30,105 29,84272 29,309 Mas.aiOmatt.30,120 67,6 59,586 51,7 Mass. a 30 matt. 67,9 Sera .... Notte... 29,913 30,068 29,79466 29,83907 29,496 29,451 Min. a 4 i Diffe lotte 29,431 61,7 63,8 53,616 53,700 49,9 45,3 Min. a 2 n Diffe otte 43,3 renza 0,669 renza 22,6 Medi... 30,05200 1 29,87940 29,48300 65,250 36,673 49,073 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO Volume medio Densità media Massa media =>2 c= a ■5.5 Sa 3^ Forza media "3 o co cn o 7 o ■s aa 6 o 3 o S 2 a. o U 2 o s U CO o 5 o Vi 9 o 3 41,250 0,360 21,607 so. 0,135 Mezzodì 45,620 0,421 23,321 NNE. 0,258 a> o 5 5 6 n 4 6 2 Sera .... 35,000 0,483 33,067 NNE. 0,183 i 1 1 » n 3 1 » Notte ... 25,553 0,363 14,783 NE. 0,163 Z 4 13 4 » 4 1 1 Medi .. 41,836 0,406 23,693 NNE. 0,184 Totali 17 25 13 2 13 13 6 - GIORNI DI Totali Quantità di acqua caduta io pollici Pioggia. 1.2.7.8.20 .21. 6 Neve .... » » inglesi 0,3973. Grandine 1. 1 Tuoni... » » Vento ... 5.13. 2 Vento massimo a 13 notte NNE 0,6. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. Iflag^io. BAROMETRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI LNGLEbl TERMOMETRO FARHENHEIT 1 Massimo 1 Medio Minimo Mass. Medio Minim. Manina 29,808 29,60777 29,338 67,4 62,630 56,3 1 Mezzodì 2U,8oS 1 29,39033 29,344 Mas. a 16 none 29, 884 69,8 64,373 56,4 Mas.a 31 mezzodì 69,8 Sera.... 2'J,8(i2 29,38818 29,396 Min.aUimczz 29,344 64,9 61,518 57,7 Min. a 2 uolte 31,2 Nelle... Medi... 29,881 29,3893! 29,373 niffercnza 0,510 63,7 69,436 31,2 Differenza 18,6 29,S0SOO 29,59394 29,36773 66,430^62,039 35,430 Manina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO Volume medio Densilà media Massa media » 2 li 5-§ Forza media 'e o ta s cn o u o o « o "o >■ 3 z o i o o U o o O Ci 48,930 0,590 31,010 SO. 0,140 » 6 11 » 8 4 » Mezzodì 53,800 0,390 33,663 NNE. 0,210 •o J) 3 10 1 8 4 )) Sera.... 31,390 0,372 19,527 NO. 0,145 6> B » 9 9 lì 2 2 )j Nulle ... 44,633 0,473 29,164 NO. 0,210 z )> 14 3 » 9 1 2 Medi.. 44,743 0,556 28,341 NO. 0,176 Tolali » 34 33 1 27 11 2 GIORNI DI Tolali Pioggia. 1.4.5.6.8.9.10.11. 22.23. 26. 28 12 Quanlilà di acqua caduta in pollici Neve " inglesi 3,2723. Grandine 3. 1 Tuoni... S.8.9.22.26. 3 Vento... 4.17. 2 Vento massimo a 17 notte ONO 0,6. 10 OSSERVAZIOiM METEOROLOGICHE. (jiillgllO. II BAROMETRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENUEIT 1 Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Hattiaa 29,975 29,79314 29,438 80,7 71,733 64,3 Mezzodì 29,980 29,73377 29,114 Mas.aOmezz. 29,980 83,2 73,745 68,0 Mass.a28mezz. 83,2 Sera ... Nolte... 29,962 '29,936 29,80828 29,78446 29,423 29,419 Min. a 4 Dille Tiezz.29,114 73,2 78,4 70,800 70,369 66,4 62,0 Min. a 7 i Diffe otte 62,0 ronza 0,866 renza 21,2 Medi... 29,96823 1 29,78341 29,33400 1 78,875 72,136 1 65,175 1 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO Volume medio Densità media Massa media o3 e e 5.§ Forza media '3 _o ce o 12 "S n 7 1 o z 1 O cu o 1) o 3 o 1 O « o 1 Ci » 8.857 0,200 3,428 SO. 0,366 Mezzodì 12,318 0,181 6,370 NNE. 0,214 13 15 7 1 » 2 1 » Sera .... 28,837 0,300 18,400 NE. 0,157 a 3 2 » )) 1 1 1) Notte ... 10,192 0,238 3,413 NO. 0,134 z 2 22 2 " n » ì> Medi .. 13 !06 0,229 8,433 NNE. 0,218 Totali 32 38 4 B 3 3 » GIORNI DI Totali Pioggia. 4. 1 Quantità di acqua caduta in pollici Ne»e .... n » inglesi 0,0500. Grandine » )> Tuoni... 7t n Vento ... 3.20. 2 Vento massimo a 20 mattina NO 0,5. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. 11 liiiSlIo. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENHEIT Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Mattina 29,968 29,72558 29,858 86,3 78,200 73,0 Mezzodì Sera .... Notte... 29,880 » » 29,888 29,70876 29,70422 29,547 » » 29,530 Mass.allmat.29,968 86,7 93,0 78,723 73,7 Mass. a 7 Min. a 13 notte 93,0 notte 70,0 Diffe renza 0,438 73,558 70,0 Medi... 29,91200 29,71283 29,54300 88,667 77,494 73,367 1 1 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO Volume medio Densità media Massa media 11 Forza media 'a co Vi o o 5 o in o "o O O o p a O o o 2 11,096 0,209 3,133 SO. 0,142 12 13 2 » l » 3 Mezzodì 9,733 0,240 5,360 NNE. 0,246 o 12 12 4 » 1 » 1 Sera » » 3Ì » )) s )) » }> M » » 5> Notte... Medi... 17,290 0,300 8,148 OSO. 0,167 X, 1 24 2 )) 3 5 » 1 5 12,706 0,249 5,614 SO. 0.185 Totali 25 49 i 8 « GIORNI DI Totali Quantità di acqua caduta in pollici Pioggia.. )t » Neve }) j) inglesi 1) Grandine » )> Tuoni.... » » Vento .... 3.7. 2 Vento massimo a 7 notte SO. 0,3. 12 OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE, Agosto. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO F.4RHENHE1T 1 Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minini. Manina 29,878 1 29,70937 29,319 81,4 76,347 71,4 Mezzodì 29,856 29,70133 29,496 Mas.a23matl.29,878 83,8 78,082 68,4 Mass. a 8 sera. 83,4 Sera..., 29,820 29,68011 29,68317 29,336 29,518 Min alln DilTet iez2.29,496 83,4 81,0 77,961 76,373 72,3 70,8 Min. a 14 n Dille oezz. 68,4 Nolte... 29,828 cnza 0,382 cnza 17,0 Medi... 29,84300 29,69349 29,32222 82,900 77,196 70,730 1 Mattina NUVOLE VENTO ST.ATO DEL CIELO II Volume medio Densità media Massa media C = O ea . tu o o =3 -) 4 m 16 o in o o ? Z 7 1 O 2 o o o Ili o JS 16,400 0,380 3,326 so. 0,130 Mezzodì 23,300 0,340 13,823 NNE. 0,230 -T3 4 14 7 1 2 1 1 Sera .... 13,722 0,361 8,311 NO. 0,166 E )> 13 1 D 2 n B Nolte ... Medi.. 17,482 0,306 9,186 so. 0,200 z; 4 16 3 )) 3 » 1 18,226 0,396 9,961 so. 0,186 Totali 12 61 18 2 11 1 2 GIORNI DI Totali Qatntità di acqua caduta in pollici Pioggia. 14.20. 1 2 Neve.... » » ingleii 0,3375. Grandine » iì Tuoni... 14. 1 Vento. ..'«.19. a Vento massima a 14 meiiodi Ntt 0,6. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. 13 Setteiiilire. BAROMliTRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI INGLESI TERJIOMETRO FAHRENHEIT 1 .Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Maltina 20,9S3 29,83217 29,(i87 83,0 73,330 90,1 Mezzodì 2'J,863 29,7:ì8jIì 29,(i68 Mass.al3mal.29,98o 90,7 79,203 72,8 Mass. al9mezz.90,7 Sera .... Nolte ... 29,8i6 29,872 29,7BSI;ì 29,77208 29,679 29,648 Min. a 4 n DifTe otte 29,64 8 76,7 j 75,113 72,1 76,228 70,7 Min. a 2 matl. 70,1 Differenza 20,6 renza 0,33 7 82,0 Medi... 29,891j0 29,7819: 29,071 1 1 83,600 76,484 j 71,422 Mattina NUVOLE VENTO S TATO DEL CIELO Volume medio Densità media Massa media = e Ni = 5| Forza media c o >■ — o 3 o 1 o "o >■ s Z; 2 (A i o a> a. o u o 9 S o e z; 27,826 0.486 12,426 so. 0,154 1 9 4 n 7 )> 1 Mezzodì 42,423 0,392 18,630 NNE. 0,227 O 2 5 8 » 6 1 4 ! Sera .... 15,833 0,250 8,583 oso. 0,216 E 3 2 2 u » 1 n » Notte... Medi .. 38,480 0,412 20,416 i so. 0,132 2 1 8 3 » S I 4 31,140 0,385 13,014 so. 0,182 Totali 6 24 15 » 22 2 9 GIORNI DI Totali Quantità di acqua caduta in pollici Pioggia.. 3.15.16.17. 1 4 Neve » s inglesi 0,2750. Grandine M » Tuoni .... » » Vento .... 20.27. 2 Vento massimo a 20 matt. SO 0,6. 14 OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. Ottobre. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FAHRENHEIT Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Manica 29,948 29,69329 29,319 1 ' 79,3 70,373 S9,4 Mezzodì 29,94J 29,64317 29,482 Mass. a6matt. 29,948 87,0 73,562 64,0 Mass. a 7 mezz. 87,0 Sera ....29,943 29,73027 29,470 Min.aie DilTe >era 29,470 82,3 73,821 60,4 i 69,882 60,2 Min- a30i Diffei natt. 39,4 Notte ... 29,942 29,69842 1 29,331 renza 0,478 81,3 enza 27,6 Medi... 29,94300 29,69128 29,30030 82,473 1 72,439 61,000 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO Volume medio Densità media Massa media S = .2 » 5| Forza media '3 >■ O o 3 a o 1) Tuoni.... 10.26. 2 Vento .... 7.10 16.19.20.22.24.28. 8 \cnlo massimo a 20 sera SSO 0,8. OSSERVAZIOM >[ETEOROLOGICHE. lo Novembre. BAROMETRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENHEIT Massimo Medio Minimo Mass. Medio Minim. Mattina 30,071 1 29,79734 29, 'il 4 73,5 60,872 51,6 1 Mezzodì 30,071 29,77282 29,406 Mas.a 14 notte 30,074 83,8 66,596 33,1 Mas. a 9 mezzodì 83,8 1 Sera .....30,073 29,76860 29,76836 29,439 29,435 Min.aOmezz. 29,406 Differenza 0,668 77,0 74,2 58,634 61,916 32,9 52,4 Min. a 30 1 Differ nati. 51,6 Nolte... 30,074 enza 32,2 Medi... 30,07225 29,77678 29,42330 77,775 61,979 33,000 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO 1 Volume medio Densità media Massa media o 2 5| Forza media 'a o « >■ o o » 7 o o "o 3 V5 11 o i o CL. O 7 o a u (« o 3 o o .a & Z 5 42,172 0,558 24,682 so. 0,144 Mezzodì 60,507 0,527 33,348 NNE. 0,257 ^ -O )) 6 4 1 13 3 i Sera..,. 41,347 0,486 23,782 NO. 0,221 Ci E » 10 5 2 4 2 " Notte ... 34,500 0,434 20,500 NO. 0,230 z >» 12 6 » 3 1 » Medi.. 44,631 0,306 26,378 NO. 0,218 Totali )) 33 26 3 29 9 6 GIORNI DI Totali Pioggia . 4.23.24.26.28.29. 6 Quantità di acqua caduta in pollici Neve )> » inglesi 1,7550. Grandine » M ■ Tuoni... » )> Vento ... 1.3.4.5.6.9.23. 7 Vento massimo a o mezzodì SO 0,7. 16 OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. Dicembre. BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI TERMOMETRO FARHENHEIT Massimo Medio Minimo Mass. Medio Mlnlm. 1 Mattina 30,119 29,66632 29,319 63,3 54,348 50,3 Mezzodì 30,072 29,63928 29,252 Mass.allnol.30,179 69,5 68,964 51,7 1 Mass. a 17mezz. 69,3 Min. a 9 notte 40,4 Sera .... 30,168 29,63863 29,281 Min. a 8 mc2z.29,2a 2 66,2 53,093 51,7 DilTerenza 23,1 Nolte ... Medi... 30,179 29,67238 29,280 DilTerenza 0,92 7 64,5 32,931 46,4 30,13430 29,66423 29,28300 66,475 54,839 50,025 Mattina NUVOLE VENTO STATO DEL CIELO . __ _ _ : ^ Volume medio Densità media Massa media o 2 S = 5^ Forza media "c o O — o •a 3 -1 I 1 3 o o O o 38,240 0,648 39,196 so. 0,196 J> 4 6 a 10 4 1 Mezzodì 69,160 0,540 33,204 1 NNE. 0,268 o » 6 3 » 11 3 2 Sera 59,137 0,396 38,486 oso. 0,262 E 1) 5 6 1 9 5 3 Notte ... 63,793 0,386 43,463 i OSO. 0,310 '^ 1) 3 4 19 » 1 12 42 6 18 4 10 Medi... 63,182 i 0,592 38,387 1 oso. 0,239 Totali )) 18 GIORNI DI Pioggia.. 1.2.3.3.6.7.9.10.12.13.14.21.22. 13 Quantità di acqua caduta In iiollici Neve • » » inglesi 3,6230. Grandine » A Tuoni.... » » Vento .... 6.12.14.16.17.19.22.30.31. 9 Vento massimo a 17 mail. OSO. 0,7. OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. 17 o 00 00 t~ s vz.Maaajjiia Ci (N co co «T co co 00 co t^ (N co o CS^ 1> cs » 00 •V co co •^ ©_ © © cT O o © o ©*" © © © © ©' ©" o «o 5 - to ^ i- ■Jt •^ •?* »ST o © 00 © © C# *!f (N co g s ^" ^ 1^ ci" cT cs" cs" cT ©'' cT ©^ cT c^ (N (N IN »N (N M (N H ì-O CO CS (N co 00 o t^ 00 «T t-' I- a 'Jì a. CS o^ CO 00 Cs^ © 00 ©_ © © ^^ © < s cT d^ cs" o' cs o Ci ©" Ci 1^ ©" O ©" S (N co (N co ■ OD ~00~~ ao ao O CO CO «w cs «T 00 «y © (N 1; co Ci co JO C-I co ;? «T © Ed M co •^ t» cs 00 © 00 © t^ © © » =■ o M co 00 SO^ l-.^ '1 © l-^ © t--^ © © a g cT cT cs" cs" cT ci" ©" ©' cT Ci ©" ©" ©" »N (N (N i »5t co 00 OD © OD t^ © I-- © O o_ 30 co 00 ao 1-^ l-*^ © t- ©^ t^ ©^ ©^ O Oh K cT cT cT oT Ci' cs" cs" oT 00 ©" ©"" ©" cs" (N (M M CI (N (N IM (N cs ■ o H •^ t- co •?)• © © (M © co © © H co « co co co l--^ I^ I^ 00 © t^ © J> < < Ci Ci" cs" ci cs' Ci Ci cT (^ Ci cT ©" ©" s (N (?? (N CI (N c^ r O g > SX TJ CJ 1 2 PI a 9 PJ n s w ss H O e9 p] H H PI a S3 a o H O o CI n o S3 r P) o > O O 3 -a ■^ ■^ ■^ P ce ce ce ^ a > 1-J Jf» O o w o OD ^''^ ^ M Cd bS -I CS M ce Cd M H S ■^ d^ Cd >■ t=5 « 00 ta OS o ^ o Cd Cd M M M o ce ce CE Ce s » 00 Cs PI M ce et ce ce ib< bS fc« p p CS "co 5^ "cd V "^ co ce '^ O H H PJ s ce »* CS K) ce ce CD Cì OS Cs CS M M ■-.1 M &• oe co CO ^ ^ ";^ Ì£* © CS o ts c;c H o y co ce 00 co CO Cd e o O co ^ a> 4^ a> M C5 OD QO co 00 CD 00 o CS CS ^ ce i ^ 1 "fc* ce W OD ce Cd © Cd "bfl "bo "co "co "bO 'Hfc « i£ o Ci ce ^ j;c< Cd CO s oc Ci O o o oc o o "lo Cd bs Cd 1^ B ■? 2 00 o bS bS bS ^ bS ro ^ hs ts Cd bO -3 Cd 1^ Ci Cs © © to Ci CS ■^ © © DIFFERENZA 00 Cd b9 Cd Cd NA _^ ■-1 O ■^ co 00 -1 00 b« 3 3 ■^ 3 ■? w o 3 S K 2. 2 3 S > a fD a N ts 0 E J2 ? N N ^ — H o a. o o o O. o D. 09 E: S: C; o ^ v<^ !-»■ tO o o b^ «» Cd U» b9 g 5? ^ !^ g ^ 31 2 2 a 2 S a Z o o 5' a" S9 rs o e- o ?B ? » ? 5' CS ^^ £• =* - - H 3 > o Si > Ci 53 w r OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE. 19 C^ QO Cd fyl. ^ ^J —T ^^ ^ ■^ 00 i^ "^ o t, .r. ^ Si H 3 zn fO O (N <0 C^ ^ (N O JD . (Q ■=> O ai 20 OSSERVAZIOM METEOROLOGICHE. -- ™ z o (X > ~F — Ci 3X > 3 •^ o H Ci w o H H O H o e CI r CI Ci Ci •3 7S p] BS £ r » PS 3 PI o o o p: 5 o V. « 1 -- = - = 5 s = = 5 bS 2 t r^ £ N* s K K s - B -r — 1 - 1 s B s 5 e»* S s ss B s = = 1 È 1 o - II O bS M » » B oc s ^ 1 sso. - 1 t« _^^ w OS jf CO 1-^ tó re _^ ^ 1 so. -I 1 oc o 00 CO <£i CS CK 5 1 ^ ^ _^ ^ 1 oso. S 1 co to C! t^ s C^ »* o bA oc ' „ « 1 0. ut 1 *- w w I-* -* ■*■ s = 3 s 2 s 1 ^ hS u 1 ONO. 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H I— ( e/: > 1-3 2 O ! ^3 OUipUL'J^ IP lUJUI^ "~r" — T" "T~ ":;r CO ~T- —-- __ ^7* ~r- a s l CN O ^ ■^ ro © <=» ;= so SS 2 S 00 g" rN gi tsi ^ 1^ ir ■" (N U u S^ ^ i ?; a 1 t^ > a ^ si ci Ci te 5 «3 te SK ce oò oS (C ce ara "^ < C o eò 00 co c-^ o ci s; o oi H oi c-| s c-| _M_ co -3 co ^ co jà -* CQ co .r4 17^ ■H to X" 3 tÒ z: ^. " ra GIOR di TUON _ s ^ ^ _ -j a -; O C E e» o _o e es oò -^ ^ "mi a^ OT ara (N _3 o o s --0 ira ara o" "o" oo irt I— o^ m ara ara i CO g !S.)|3u! '[{Od ui ciddofH co Cl_ ^- g s o_ s s s s p O CT co" '^ fff o" eo" ■^ o o iO "^ co" $f S É Cd !Z;~ > S gì O &] t es Z to H £; bi a 0^ ira s a a - ~ s 5 a a ci O S tf S o (?4 a H 3 ài o so a < ^ s s « É es •j eo -a- te «*■ Ci Ci Ci _ ce- Oi ce e» CI □o ara oipaw irt °t o_ *^ cj_ s^ QO, 00^ s 85 §3 ci" w OT (n' c-~ t-^ «r sf £ 5 io ara __lO_. ! ^ (N 34 rN (?1 CT ir. Cd ce n Z. E ^ e? ^ O _ ^ 00 00 JO 00 ^ CI — ;5 es w S = g ry» i g g £ m S S r- g ,-^ —-^ ^-N s' CJ" cT Ci ci" cT Ci ci" Ca cT =i s ■n CN .-o CN fN (N m _TJ_ _ gj _?L_ CO ^ O © a isare ■< M a a u o Cd 0. o o 2 © 1 o o H e ò Q Cd i •J ta. E < *= -3 ^ ->: y^ o ■ STI DJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO si va per via di esame, e senza stabilire a priori qaal'è il vero concetto d' industria si trova quello che non può essere; me- todo critico e d'eliminazione che dalle condizioni negative giu- gne, se può, alle positive. Comincerò dal circoscrivere la sfera dei fatti economico- morali dentro ai quali può aggirarsi l'idea d'industria; cioè stabilirò in certo modo l' assunto della ricerca. L'industria è opera dell'uomo, e come tale deve far parte di scienza operativa; tutto ciò che viene esclusivamente e gra- tuitamente dalla natura, perchè indipendente dall'uomo, non entra nell'economia sociale se non come semplice dato di fatto. — L'uomo però è nella natura, non agisce che sulla natura e per la natura; l'industria adunque non può essere che il risultato dell' opera dell' uomo sugli elementi che gli appresta la natura. Essa intanto non si piega ai bisogni dell'uomo, se non vinta , direi , dalla di lui volontà guidata dalla sua forza. — Una forza che segue il volere guidato dalla intelli- genza dicesi lavoro. L' industria adunque non può essere che l'esercizio dell'umano travaglio sugli elementi apprestati dalla natura. Questi si possono chiamare i primi lineamenti del concetto fondamentale astratto — industria — i quali però non presen- tano se non l'embrione da cui poi si svilupperà una definizione dell' industria, che per esser completa ha di bisogno di altri elementi. Se r industria umana non avesse che rapporti teoretici ed astratti quelli mi basterebbero, ed io direi, come dissero molti, industria è travaglio (1) ; ma l' industria , come risultato di (1) Da Smith, a Blanqui lutti gli economisti con parole più o meno diverse, senza scendere ad una definizione logicamente rigorosa diedero questo senso sfumalo alla parola industria. Il solo Saj riconobbe espressamente eh' essa abbraccia dei concetti pei quali l' idea di travaglio sarebbe troppo ristretta . ma intanto nella sua definizione questi concelli nuovi non son compresi : egli la definisce infatti nella sua Epitome, cb'è la parte più severa e precisa del suo trattato. « L'aclion des force? phvsi- « ques et raorales de l'homme appliquées à la production n. Traiie d'Economie Poiitique 6' edilion Bruielles l»il. — Epitame dei principes (ondammlaux dt f Èconomif Pulitique voi. ili, p. 190. DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. 17 forze di volontà e d' inlelligenza, è cosa tutta pratica ed ope- rativa, vi si bisogna adunque considerare rapporti ed elementi pratici; e per tal riguardo si presenta un principio capitale, che mi mette in un punto di vista molto diverso dalle opi- nioni finora dominanti in economia pubblica : « L' industria non è fine, ma mezzo di aggiugnere ai grandi fini, a cui è destinata l' economia delle genti umane, cioè il godimento mas- simo delle cose desiderabili esteso al massimo numero degli uomini ". Questo è uno di quei principi, il quale se fu posto in dub- bio dall'ascetismo, o dalla violenza in altre discipline morali, in economia pubblica (spesso dimenticato) non fu pei'ò mai apertamente contrastato. Vogliasi o non vogliasi , chi parla economia lo dee ammettere come postulato supremo di tutta la scienza. L'economia non parla che di ricchezze, non può tendere dunque a far poveri i popoli ed infelici, e appunto perchè detta pubblica o sociale, non intende far ricco un uo- mo, una casta, una nazione, ma tutti; ha per teatro il mon- do, dicea egregiamente P. Rossi. Un principio sì semplice è assai fecondo nell'analisi che io tento. Se l'industria non è fine, ma mezzo al massimo godimento dei beni, industria e lavoro non sono più sinonimi, ne basta che una nazione lavori per dii"si industre; fa d'uopo avanti tutto che il lavoro abbia qualche effetto. Lavorare per lavo- rare è la più dura di tutte le pene; ridurrebbe una nazione a condizione più vile degli Iloti e l' avvilii'ebbe più di quanto l'ha avvilita l'economia degl'inglesi; per essa almeno l'uomo è macchina utile, per la teoria del lavoro pel lavoro la terra diventerebbe un gran penitenziario^ in cui l'umana famiglia verrebbe condannata al Tread-mill^ invenzione che dall'in- ferno delle Danaidi e degl' Issionni è stata trasportata nella terra della libertà. Lavorar sempre e non produrre mai. VOL. I. .- 18 STUDI SU LINDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO Ma chi ha sostenuto che l'uomo debba lavorare per lavo- rare? non è lo stesso che crearsi apposta un nemico imagi- nario per aver la satisfazione d' un facile trionfo — chi? tutto il mondo. Non è vero che il sistema protettore dove più dove meno domina dapertutto? Ora esso, togliendo l'impostura delle pa- role, come noi l'abbiam testé dimostrato, non si riduce ad altro, fuorché a produrre con più lavoro lo stesso prodotto che un'altra nazione ottiene con meno; questo soprappiù di lavoro inutile qual pretesto ha? Dar lavoro alla propria na- zione. Montesquieu desiderava aboliti i mulini ad acqua per conservare il lavoro a più persone, che volgevano la mola, precisamente come ultimamente in Francia si proibì 1 entrata del lino inglese filato al filatojo meccanico, per non togliere il lavoro alle filatrici a mano. Dunque che vollero i legislatori protezionisti? far lavorare per lavorare. Il maresciallo Bu- geaud, quantunque soldato e conservatore, cioè pessimo po- litico, non potè astenersi di far rilevare quest'assurdità colla sua eloquenza di corpo di guardia. La camera dei deputati proibiva alle sue colonie di por- tare zucchero raffinato dall'America in Francia, perchè diceva esso ? per mantenere l' industria della nostra marina di lungo corso che ha bisogno di carichi voluminosi per sostenersi, e lo zucchero grezzo ne dà il doppio del raffinato. Bene, rispose Bugeaud, lasciate libero il commercio delle Antille, e ogni anno caricate le nostre flotte di pietre e fate eseguire loro un mese di evoluzioni, e avrete ottenuto l' intento senza rovinar le Co- lonie. Dunque per non esser barbari o assurdi nel definir l'in- dustria, al lavoro bisogna aggiungere un primo elemento, cioè lavoro produttko. Produrre rigorosamente parlando significa creare un effetto qualunque, sia o no utile; produrre un cattivo effetto è co- DELLINDISTRIA COMPARATA DELLE NAZIONL 19 ninne espressione; ma per gli uomini di senno e per 1 eco- nomia sociale tanto vale non produrre nulla, quanto produrre cose inutili. E producevano pure, e producevano miracoli in- tere nazioni di schiavi in Egitto , quando consumavano le generazioni per fabbricare una piramide; ma producevano e- terni monumenti d'insana superbia, e non utilità, seppure utili non si vogliono chiamare quei monumenti che ci tra- mandano dopo quaranta secoli una lezione severa di quanta miseria e viltà sia capace una nazione che ha perduta la li- bertà.— Travagliano e producono coloro i quali non sapendo come occupare un ozio forzato o volontario consumano tempo e forze nell' opere più strane del capriccio. Questa non è pro- duzione industriale, ma distruzione industriale. Questo principio è importante perchè, come diremo appresso, ci darà la regola, onde giudicare tra diversi lavori produttivi quale sia veramente industria e quale no. — Quando io dico utilità in genei'ale vi comprendo necessariamente qualunque sia utilità da qualunqne specie d'opera umana sia prodotta: e così sparisce l'antica ridicola distinzione, tra agricoltura, arti, commercio; v'è utilità pi'odotta da lavoro? dunque eie in- dustria, e s'adopri in terra in mare alla campagna o alla città. Dicendo utilità senza distinzione, ho evitato l'errore comune in qualche modo sino a Smith, di limitar l'industria all'u- tilità detta materiale ; per me l' ideale l' immateriale vi si comprende interamente. Qualunque lavoro, purché soddisfaccia un bisogno dell'uo- mo, sia fisico, sia morale, sia reale, sia imaginario, sia di ne- cessità, sia benanco del così detto lusso (purché non sia di- sonesto come or ora dirò) è un' industria; così mi sono di- stricato dalle lunghe contestazioni sui prodotti materiali o im- materiali , sul lavoro produttivo o improduttivo , e di tanti altri di questi vecchi e nuovi scolasticismi che hanno gittato tenebre invece d'arrecar luce nell'economia delle nazioni. La 20 STUDJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO trasfigurazione non darà pane agli affamati, ne vesti a' nudi, ma il genio divino di Raffaello pi-odusse una maravigliosa utilità , quando schiuse agli uomini fonte sconosciuta della contemplazione del bello. Perchè adunque vi sia industria fa d'uopo che vi sia la- voro produttivo d'utilità; ecco la condizione primitiva e so- stanziale della industria. L'analisi della porola lavoro ci sco- prirà altre condizioni non meno importanti dell'industria. Forza intelligenza e volontà sono i tre elementi del lavo- ro. Forza intelligenza e volontà sono pure i tre fattori del- l' industria. Noi Europei del secolo xix a dir vero facilmente non ci formiamo un' idea d' industria senza intelligenza; ma pure bisogna confessare che la massima parte del lavoro, a- nimato da principio da un raggio di genio , poscia passato nella pratica, diventa una specie di meccanismo, il quale dove non sia ravvivato continuamente dallo sviluppo contempo- l'aneo dell' intelligenza non merita più il nome d' industria , seppure non si voglia supporre che l'industria umana sia ugua- le all' industria delle api delle formiche e de castori. E di questo ci dobbiamo oggi più che mai guardare, poi- ché ad onta della nostra superbia di sapere il sistema dello automatismo industriale comincia a predominare dapertutto, e i terrori di Sismondi non son tutti panici; si direbbe che r artigiano è diventato macchina: fa molto senza saper che faccia : in compenso però ne' paesi di grande industria . se 1 artigiano è degradato a macchina, l' intraprcnditore si è sol- levato a scienziato ; ma l' eccesso annunzia un grave difetto neir organizzazione industriale de' tempi nostri ; e se questa considerazione può sembrare di poco momento nel determi- nai-e il concetto assoluto dell' industria, diventa, come appi'esso mostreremo, essenziale nel relativo. Se per alcuni importa poco che un popolo di un milione di uomini che in im dato tempo produce cento milioni di valori, agisca con intelligenza ov- DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONL 21 vero da automa, e lo chiameranno sempre industre, impor- terà molto se si voglia paragonare con un altro popolo, e principalmente in vista dei suoi futuri progressi industriali; allora questa considerazione diventa decisiva : poiché cento uo- mini macchine che oggi pi"oducono un milione forse eterna- mente produrraimo lo stesso milione, ma cento uomini intel- ligenti che oggi producono cento , domani produrranno un milione: l'intelligenza sola deciderà se la China e l'India, che producono tele e porcellane da due mila anni sempre uguali, siano o no piti industriose della Francia e dell' Inghilterra, che due secoli sono appena conoscevano quei prodotti, ed ora ogni anno maravigliano il mondo con nuove bellezze e nuove utilità. — L'intelligenza è il fondamento e l'anima del pro- gresso industriale, io quindi ne fo un elemento della indu- stria. Oltra l'intelligenza vi ha la volontà, ma la volontà nel- l'uomo senza la libertà non è che istrumento passivo ed iner- te. La forca, la fame, il bastone faranno d'un popolo d'uo- mini un armento di bestie da soma, ma non costituiranno mai una nazione industriosa. Gli schiavi sono fra tutti gli strumenti industriali , il più imperfetto il piìi costoso , e il meno produttivo ; prova ne sia tutto il mondo fra gli an- tichi, e l'America ira i moderni: « Nel mondo antico appunto « perchè la schiavitù era vm fatto generale, si può dire che « non vi era quello che noi chiamiamo lavoro. In fatti io « dimando, chiamate voi lavoro, quello che fanno i vostri « cavalli e i vostri bovi? Quando si porge un manipolo di " fieno a uno di quegli animali, dite voi forse: Ecco il sa- « lario del mio cavallo o del mio bove? Quel cavallo e quel « bue è forse un lavorante? No è solamente una porzione " del vostro capitale » (1). I popoli veramente industriosi han- (I) P. Rossi Icz. XIV. 22 STUDI SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO no compreso queste verità , ed hanno abolito la schiavitù. Si è invocato l'evangelio nell'opra d'emancipazione, è vero, ma l'Evangelio da 18 secoli avea santificato in Gesiì Cristo la libertà e la dignità dell'uomo, e la schiavitù durava, e dura ancora; fu l'economia sociale meglio compresa e l'a- mor della ricchezza che l'abolì presso la nazione più illumi- nata della terra ; e gli uomini per farsi più ricchi hanno sciolto quelle catene che la cupidità della ricchezza avea fab- bricato. Così nelle vie segrete della provvidenza anche le u- mane passioni giovano al giusto, e la buona novella eterna sta a traverso dei secoli, e passa trionfale sui vizi e le fol- lie degli uomini. Il lavoro adunque per creare industria vera dev'essere non solo intelligente, ma libero ancora. Dall'intelligenza e dalla libertà spunta per necessità quel- l'elemento eh' è la gloria dell'uomo e la corona dell'indu- stria, cioè la onestà e la probità. Gli economisti della scuola si rideranno di me che vo cercando probità nell'industria ; e veramente questa parola non è molto familiare a' libri di economia, e in nissuno ho trovato che se ne faccia elemento dell'industria; ciò nondimeno ciò che è vero sarà sempre vero, sia insolito e deriso, e fortunatamente questo mi sem- bra tal vero da cui grandi conseguenze e forse attuali de- rivano. Dapprima si rifletta che qualunque industria o sia qua- lunque lavoro che produca una satisfazione all'uomo, ma sia poi dannosa fisicamente o moralmente a lui o agli altri, noli dee chiamarsi industria, perchè finalmente se fa godere un uomo ima classe una nazione nuoce ad altri, e in vece di accrescere i godimenti al massimo numero possibile ne ac- cresce i patimenti; cioè le manca la condizione essenziale da cui noi ci siamo partiti, che l'industria è mezzo all'umana felicità e non fine ; inoltre siccome la vera probità non va DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONL 23 disgiunta dall'utilità vera, anzi sono tutt'uno, un'industria immorale non può essere mai fonte di prosperità ; per la qual cosa la probità del travaglio è elemento essenziale del concetto industria. — Da ciò si vede il difetto degli econo- misti che l'hanno trascurato, ed il grave errore in cui cadde il Rossi, quando nella foga d'una bella lezione sull'assunto si lasciò scappare una parola che può portare a terribili conse- guenze. Dimostrando, e bene, che qualunque lavoro che so- disfa un desiderio d'un uomo è produttivo, sia materiale, o no, durabile, o fuggevole ec. aggiugne: « l'economie politi- « que ne recherche pas si ce désir est naturel ou factice, loua- " ble ou non > Dunque il lavoro che alimenta un vizio è produttivo, e contasi nell'industria delle nazioni, come quello che alimenta una virtù? Teoria spaventosa. Non vedete che a questo modo si chiamerà industria quella del sicario che assassina il vostro nemico e quella della cortigiana che vi corrompe il cuore: l'uno e l'altra fanno cosa aggradevole ai vostri desideri : soddisfano i vostri bisogni. Ma questa del Rossi fu più che inavvertenza, e divenne sistema quando ap- presso aggiungeva : « che se questo bisogno è condannevole, <' assolutamente l' economia non ha che opporvi ; e non è « men vero che quegli che lo soddisfano producono qualche cosa, e la prova è che voi li pagate (1). Perchè dunque si paga, chi satisfa una voglia infame è un produttore un industrioso? Quando l'uom fatale strascinava metà d'Europa per trucidar l'altra metà e farla schiava, certamente la vecchia guardia satisfaceva ad un suo bisogno, ed ei la pagava pur troppo; ma che produceva? Desolazione! E lasciando stare queste industrie nelle quali 1 improbità è evidente , perchè evidente è la loro natura distruggitrice , in quelle pure che apparentemente producono ricchezza co- {») Lei. XIII. 24 STUDJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO Illunemente detta, spesso l'improbità non è meno essenziale. Privati che si fanno ricchi per industria disonesta sventu- ratamente son tanti che vi ha un intero codice per punirli; ma questo delitto non si restringe ai soli privati, anzi è più comune ai popoli sebbene impunito, e spesso glorificato: in- fatti molta parte d'ammirata industria anche nei popoli più industriosi del mondo è fondata sulla disonestà. Il lavorar molto e con intelligenza in opra iniqua spesso produce as- sai, eppure questa non è industria ma iniquità. La prima industria di tutti i popoli della terra fu il furto. Tunica dei selvaggi è il furto, furto la conquista, furto il feudalismo, ed ora... ora non vi è più industria sul furto fondata? Vo- lesse il Cielo ! Ma i fatti dicono il contrario. Il sig. Buxton nell'opera sulla schiavitù dimostrò che l'infame mercato di carne umana chiamato tratta dei negri , dà attualmente un profitto del 30 per 100 sul capitale; profitto smisurato! Chia- mate industriosi se avete il cuore quegli armatori che per far questo detestabile guadagno, di 560 schiavi non ne portano al mercato che 360 : il resto è divorato dai patimenti del viag- gio. E se manca la violenza il furto resta ed è generale co- me prima. La sola differenza è che i tempi più cortesi e gen- tili hanno ingentilito il nome; ma la cosa è turpe come pri- ma, e forse più turpe ancora, perchè vi s'aggiunge l'impo- stura. Che cosa sono tutti i monopoli, i contrabandi orga- nizzati di nazione a nazione? Che sono i famosi atti di na- vigazione, i privilegi industriali, i trattati insidiosi di com- mercio, i blocchi continentali, le rappresaglie? Furti decorati. I signorotti del medio evo dai loro castelli sulle cime dei monti, dove stavano annidati , piombavano come uccelli di preda e svaligiavano i mercanti che passavano. Tutti li chia- mavan ladri. Appresso cambiarono sistema ; invece di sva- ligiare imposero gravi balzelli al mercante pel passaggio. Che vi è di diverso? Nulla; la cosa restò, mutò solamente il DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. 25 nome, e il furto si chiamò dritto di transito, di pedaggio ec. ec. Proibire, come non è guari facea l'Inghilterra, che una na- zione non potesse con altra commerciare, coll'India per es., che cosa è, se non impedirle l'uso di onesta industria, e to- gliere la sussistenza a milioni d'uomini per arricchirne cento? Che cosa è dunque? Furto. Il dazio sui cereali (parlo sem- pre dell'Inghilterra perchè è il non plus ultra dell'industria), ha per iscopo mantenere alto il prezzo per far guadagnare i proprietari, cioè toglier per forza al povero il mezzo di pro- cacciarsi il pane a buon mercato e vendergli per forza dieci quello che vale uno. Vi può essere furto più manifesto? Esa- minate attentamente tutte le leggi simili (e forse non v'ha oggi nazione che non n'abbia zeppi i codici) e ben presto sarete convinti, che sotto titoli speciosi al fondo non v'è che un'appropriazione ingiusta, che fa un uomo una classe una lìazione di parte della ricchezza dell'altra. Laonde l'industria che ne deriva, comunque ricca e gloriosa in apparenza, non merita nome d'industria, come non merita tal nome quella dell'elegante borsajuolo che con inchini e abbracciamenti ti tira l'oriuolo dalla tasca. Questa considerazione è di una influenza infinita nel giu- dicare comparativamente dell'industria e dell'avvenire d'un popolo industrioso, poiché l'industria improba dura tanto quanto dura la violenza propria e l'ignoranza altrui; ma nella terra non v'ha cosa più labile e passeggiera della vio- lenza e dell'inganno; e questi popoli che oggi vi abbagliano col- l'oro ricavato dalla fraude, domani non saranno più che un branco di mendici affamati. Ecco passai e più non erano! L'Inghilterra nuota nell'oro, ma conta a milioni i suoi po- veri. Terribile dimostrazione! Dunque questa probità che pa- reva cosa sì estranea all'industria n'è pui'e elemento indispen- sabile. Ora raccogliendo quanti elementi f analisi ci ha fatto sco- Voi,. I. 4 2G STUDJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO vrire, noi troviamo che l'idea d'industria sì semplice ed evi- dente in apparenza, è ben complessa in realtà; e che l'in- dustria di una nazione si può, se non completamente defi- nire, almeno ragionevolmente determinare così: // travaglio nazionale, produttivo d'utilità^ intelligente^ libero, onesto. Questa per me è l'industria. Tale concetto determinato ci farà possibile lo scovrire i prin- cipi che ne determinano il criterio comparativo, cioè quello che indica fra due popoli qual'è il più industrioso. DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. III. DELLA MISURA DELL'INDUSTRIA Ql'ALK IL POPOLO PIÙ INDISI HIOSO? « We desire lo promole, noi nalional induslry, «bui in a measure even nalional idlcncssmol lo così Pietro V'er- ri (D- Gli uomini che si credon dotti perchè sanno che l'economia politica tratta della produzione, distrihuzione, e consumazione delle ricchezze mi grideranno addosso, ch'io qui fo una mise- ra confusione tra produzione eh' è industria, e distrihuzione di ricchezza: che il modo vizioso di distrihuire i frutti dell indu- stria non ha che fare col criterio della potenza industriale. A questi signori scolastici io ho già risposto quando ho chia- rito il mio punto di partenza , cioè d' idea fondamentale , che tanto r industria quanto le ricchezze non sono fini ma mezzi ai fini supremi dell' umanità, eh' io studio la scienza viva del- l'economia politica, non la scienza morta dell'anatomia descit- tiva delle ricchezze. Purnondimeno volendomi chiudere entro r angusto cerchio della scienza de' crematisti, la mia teoria re- sta pure inoppugnahile, cioè che la maniera come sono distri- buiti i frutti sì materiali che morali dell'industria, sia elemen- to essenziale del criterio comparativo della industria, ne spero difficile il provarlo. Vincoli e privilegi conservati da ignoranza o da leggi inique possono produrre una viziosa distribuzione di ricchezza. La natura abbandonata al suo libero sviluppo non può che distri- buirla bene. La natura è giusta perchè è l' opera della prov- videnza ; ed essa ha dettato la formola suprema d' ogni equa distribuzione: a ciascuno secondo la propria capacità e le sue opere; mentre all' opposto una viziosa distribuzione si compen- dia in queste poche parole : che vi ha degli uomini i quali go- dono più profitto di quello che meritano secondo l'opera loro e la capacità, ed altri che godono meno mentre all' universal van- ti) § VI, p. il. DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. 59 taggio contribuiscono più coli' ingegno e colla mano. Se \i ha cosa di vero e grande nelle dottrine di Saint-Simon, di Fourier e di tutti i moderni riformatori^ sì leggermente trattati, è la dimostrazione viva ed evidente di questo principio: in una di- stribuzione iniqua adunque v'ha un consumatore che consu- ma più di quanto produce, un produttore men retribuito di quanto merita. Da ciò ne viene naturalmente che il consuma- tore è inclinato a produrre quanto meno può, e il produt- tore gradatamente ridotto all'indigenza finisce col non pro- durre più ; quindi o pernicioso sprecamento, o più perniciosa diminuzione di produzione: cioè a dire una distribuzione di- fettosa agisce come impedimento preventivo e distruggitore del- l'industria. Il migliajo di sterlini che il duca inglese spende in un pranzo, che non erano il prodotto del suo lavoro o di quello accumulato legittimamente ed equamente toccatogli sul patri- monio dei suoi, ha tolto la vita a cento artigiani, e il capitale ad una macchina a vapore. Dopo ciò non mi sembra dubbioso che una distribuzione ini- qua non sia una causa potente dell'indebolimento e spesso del- l' annientamento dell' industria. Il secolo xviii che creò la scienza economica comprese pro- fondamente questa verità : infatti una delle grandi conquiste della rivoluzione del 1789 dalla Francia comunicate all'Euro- pa non fu l'equa distribuzione delle ricchezze, mediante la giu- sta ed eguale ripartizione delle successioni , Io svincolamento delle proprietà territoriali, l' abolizione dei dritti signorili, e dei privilegi delle arti ? E la stessa violenta nuova distribuzione delle proprietà francesi per la vendita de beni nazionali non ebbe l'istessa giustificazione, o almeno l'istesso pretesto? E qualunque sieno stati i motivi di quelle leggi, comunque condannabile l' esecuzione e detestabile l' imitazione , è innega- bile che molto se non tutto l' onore dei progressi attuali del- l' industria a quelle si concede. Inoltre sarebbe utile agli eco- 40 STUDJ SU LLNDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO nomisti scolastici che gittassero uno sguardo fuori della scuola e guardassero il mondo. Qual' è la quistione minacciosa , pal- pitante, gravida di pericoli, che agita i popoli e turha i sogni dei pastori dei popoli? La quistione de' salari dei lavoranti. La quistione da cui dipende non che l' avvenire dell' industria ma di tutto l'incivilimento umano a giorni nostri qual' è.'' La quistione dell' equa distribuzione dei profitti dell' industria tra il capitalista, il proprietario della terra ed il lavorante. Né il problema è vana speculazione di teste disoccupate come si chiamano gli scienziati, ma è ima discussione pratica a cui chiamano ad ogni istante gl'incendi degli opifici, e la distru- zione delle macchine ; e dove le passioni sono più frenate gli argomenti più pacifici sono le coalizzazioni di artigiani , la sospensione simultanea dei lavori (strikes) , la rovina delle fabbriche e la disperazione degli artigiani. In mezzo a queste convulsioni, che ogni momento vengono a funestare lo spettacolo brillante dell' industria attuale, e me- scere all' esclamazione di gioja del fabbricante che arricchisce, le grida disperate dell' artigiano affamato , l' industria è scossa e indietreggia. Da questi fatti clamorosi che succedono con funesta celebrità sotto agli occhi nostri (1) è manifesto, che se i benefici effetti industriali si possono contendere alla distribuzione giusta, non vi è chi contrasti i dannosi all' ingiusta. Una voce concorde ed universale oggi levano tutti gli economisti contro i mali sempre crescenti, la miseria i vizi i delitti de' lavoranti, e chi ne accusano autore? l'iniqua distribuzione dei profitti tra il ca- pitalista e r artigiano, cosichè dolorosamente trovasi foraato ad esclamare uno de' più valenti economisti di Francia, Blanquì " che lo stato dell' industria al presente è assolutamente contro (1) Non son che pochi mesi che la Slesia e la Sassonia ruroiio minacciate da una riroluzione di artigiani, e mentre io scrivo, a Parigi sono sospesi tutti i lavori di costruzione per una coaìiizaziont ostinala dei fallegnimi. DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIOÌSI. 41 natura >> (1); e per rimedio unico si sente da pertutto ripetere la parola un po' misteriosa organizzazione dell' industria., cioè associazione di profitti tra capitali e lavoro. Così im'idea che parea o una confusione di principi, o una astrazione senza pratiche tendenze viene a dimostrarsi come il risultato finale e il piìi avanzato di tutti i progi'essi a cui sia giunta l'economia politica a giorni nostri. Ora riassumendo la nostra analisi potremo dire con fi)nda- mento, che il criterio dell'industria tutto dipende dal suo fine, che questo non consiste nel massimo lavoro o nel massimo possibile di produzione di beni fisici e morali, ma nel godi- mento massimo di questi beni esteso al massimo numero pos- sibile d'individui per mezzo del minimo lavoro possibile: e però lungi dal dirsi più industrioso il popolo che più lavora, o più produce, io direi quel popolo che lavorando il meno che può ottiene pel numero massimo dei suoi membri la massima quantità dei beni materiali e morali. Si è gridato troppo lun- gamente agli uomini travagliate travagliate : si gridi almeno una volta riposatevi e godete (2). (1) Des dangcrs dn regime prohibilif. Journal des économisles voi. 1, 1842. (2) Durpéliaux. — Erano già da molto tempo meditate e scritte queste idee quando ebbi l'occa- sione di leggere la beli' opera del sig. Dncpétiaui. De la condition physiqve et morale des Jeunes Ouvriers. Bruxelles 1843, e con gran satisfazione osservai che in molle idee e massime in queste finali si perfettamente c'incontravamo, che parea l'avessi avuto sotl' occhio quand'io scrivea. Io ho la co- scienza della proprietà del mio pensiero, ma noi dico per vanità d'autore; solo il rammento perchè mi sembra grande presunzione di verità quando due uomini, qualunque sia la differenza della loro potenza intellettuale, partendosi da principi diversi e con intenti diversi, vanno a coincidere senza saperlo nella medesima idea essenziale. Io invito i miei lettori a leggere e meditare l'introduzione all'opera citata: io solo arrecherò i seguenti frammenti nei quali in certo modo si compendiano tutte le sue idee. M Le travail doit ètre organisè et rclribuè de manière à assurer et à faciliter pour V homme l'accora- plissement de la loi de son développement et la salisfaction de ses besoins lègilimes. — Aiosi, il faul qu' il favorise la sante loin d'y porter atteiute; il faut qu' il puisse se concilicr avec l' excercice de l'intelligence, les besoins de l'éducation et l'oeuvre du perfectionnement moral desindividus. — Pour réaliser ces vucs et coopérer à 1' oeuvre qu'il s" agit d'accomplir, l'organisation du travail doit réunir les conditions snivantes : » '< Produire le plus possible et de la manière la plus parfaite avec le moins de fatigue et dans le moindre espace de temps; » VoL. I. 6 42 STUDJ SU L' INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO Il mio sistema noi dissimulo va diametralmente incontro alia corrente del maggior numero degli economisti e dei mo- ralisti ancora; per essi non v'ha che incoraggiamento esorta- zioni e laudi al lavoro, e sia pure quello che distrugge ed abru- tisce; per me al riposo onesto che satisfa il cuore e nobilita la intelligenza. Ciò non ostante bisogna confessare che il principio ben com- preso può pure satisfare i più rigorosi materialisti della scien- za; imperciocché il riposo giusto e moderato invece di dimi- nuire, tutto ben calcolato, accresce la produzione industriale, e spesso il lavorar meno aumenta il prodotto del lavoro. " Un gran fatto irrecusabile basta a convincerli: cioè che al di là di un certo limite ragionevole, il lavoro dell'uomo cessa dall'es- ser produttivo (1) ». Questo principio sì strano in apparenza è destinato omai a passare in pratica ad onta della tremenda re- sistenza che vi oppone l'egoismo dei capitalisti, l'ignoranza dei governanti, e la fame pessima consigliera de' lavoranti. Ma la sorte del vero è di trionfar di tutto ; e questo pure trionferà: l'uomo riposerà. Da più anni in Inghilterra si è tentato di limitare per mezzo d'una legge il massimo del lavoro degli artigiani da 10 a 11 ore al giorno. L'Inghilterra per due volte ha visto vacillare il mi- nistro più potente, che l'abbia governato da Pitt in qua, sir Roberto Peel, per la piccola quistione delle 10 ore del lavoro, e non so se il vedrà cadere, a meriochè non cede prudentemente al tempo , come suole , poiché lord Ashley è invincibile nella EI.I,A BKGIA UNIVERSITÀ' DI PALERMO. ELOGIO DOMENICO SCINA (Comunicalo in tlicenibre islii. Domenico Scinà è uno degli uomini di cui la Sicilia po- trà in ogni tempo onorarsi altamente. Nato povero e oscuro ei vinse solo per virtù dell'ingegno l'ingiustizia della for- tuna: ebbe agi, onori, fama, e dopo morte vero ed universale il compianto. A ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. Allorché nella sua giovinezza già dedicatosi per domestiche necessità al chiericato, avviossi agli studi; trovò questi presso noi nella più meschina condizione. La filosofia guasta dalla scolastica, le scienze fisiche e na- turali pressocchè sconosciute, non aveano nel puhblico inse- gnamento quell'importanza, che sempre han meritato presso le nazioni incivilite. Non vi erano in questi rami del sapere professori che ne meritassero il nome, non buoni libri, non macchine, non gabinetti; e la condizione stessa della Sicilia, per la scarsezza dei commerci separata di quei tempi quasi del tutto dalle al- tre nazioni; impediva che l'eccellenza di questi studi presso gli stranieri, potesse dare fra noi quelf impulso, che l'agevo- lezza delle comunicazioni, ha in questi ultimi tempi prodotto. Ma per fortuna nei primi anni della sua vita ei s'ebbe a maestro il can. Rosario Gregorio. Gregorio che per l'inge- gno e pei soavi costumi fu caro al paese e a quanti lo av- vicinarono; laborioso, paziente della fatica, che spese le sue lunghe ed indefesse premure a raccogliere e studiare i docu- menti, da cui si potessero ritrarre i fatti e le cagioni delle nostre passate vicende ; e che ebbe la gloria di creare dal nulla il diritto pubblico di Sicilia. Costui conosciuto l'ingegno del suo allievo lo confortò nel- l'avviamento ai buoni studi; e lo educò di buon'ora a quel- la severità di metodo, a quella critica vasta e profonda, che ca- ratterizzarono in appresso le più belle tra le sue opere. Studiò giovinetto le scienze sacre, studiò le latine lettere e le greche nelle quali fu chiamato a supplire nel 1788 il \i- viani professore dell'Accademia palermitana; ma prese «opra- tutto vaghezza delle scienze fisiche, vinse colla sua longani- mità col buon volere, le difficoltà che gli offriva in siffatti studi il paese; e le scienze fisiche furon quelle, che gli schiu- sero il varco agli onori ed alla fortuna. ELOGIO DI DOMENICO SCINA". o Concorse in sulle prime alla cattedra di agricoltura ma gli fu preferito Paolo Balsamo. Indi lesse alcun tempo in quella di matematiche sublimi che fu poi occupala da Domenico Ma- rabitti. Infine in quella di fisica eletto sin dal 1796 a sostituto del P. Eliseo fu dopo vari anni professore. Allora ei colti\ò questa scienza con assiduità infinita, stu- diò nei moderni i nuovi metodi le nuove scoperte, fu il pri- mo che facesse veder macchine ed esperimenti nella Università palermitana. Il suo corso fu seguito sempre da numerosi al- lievi, tratti dalla facilità della parola che in lui era grandis- sima, dalla vaghezza della scienza che ei sapeva esporre con metodo logico semplice lucidissimo; e la conoscenza della fi- sica che occupa un posto così importante nel pubblico inse- gnamento, fu d'allora in poi riguardata come base di ogni buona istruzione scientifica. Il primo dei lavori che ei mandò alla luce nel 1803 fu \ Introduzione alla Fisica sperimentale. Essa ebbe più edi- zioni, il Silvestri la comprese nella sesta classe della sua Bi- blioteca scelta, r autore stesso la ristampò migliorata in fronte della sua fisica. Questo lavoro che va tra i più celebrati comprende la sto- ria e la logica delle scienze fisiche. In esso determinando il vero oggetto della fisica, e i tre strumenti di cui essa si av- vale per la conoscenza e la spiegazione dei fenomeni, l'osser- vazione cioè gli sperimenti ed il calcolo; ei va delineando la differenza che corre tra gli antichi e i moderni. Poiché i pri- mi sdegnando le osservazioni e gli esperimenti, mancai'ono dei mezzi per conoscere i fenomeni caratterizzarli e dedurne le cagioni; e volendo tutto spiegare colla loro imaginazione fu- rono piuttosto romanzieri che fisici. La fisica dei moderni rischiarata dai consigli di Bacone da Verulamio, che primo avvertì gl'ingegni dei loro traviamenti ed accennò i metodi che potessero condurre alla conoscenza 6 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. del vero; fu condotta a dignità di scienza da Galileo che ne viene a buon diritto riguardato come fondatore e padre. Spinta a grande altezza da Newton che creò l'ottica, e che poggiando sulle scoperte di Galileo di Hugenio di Keplero ridusse la spie- gazione dei fenomeni dell' Universo ad un gran problema di meccanica e di geometria; essa ha poi ricevuto un impulso potente per la sua stretta unione colla chimica negli ulti- mi tempi opei'ato. Delineate come in un quadro queste va- rie fasi della storia della scienza, l'autore viene in seguito dettagliatamente favellando dell' arte di osservare e di speri- mentare, di cui essa si giova nella raccolta dei fatti; e come poi l'analisi operando sugli elementi raccolti dall' osservazione e dalla esperienza, va ritraendo le cagioni fisiche dei fenomeni ciò che ad altro non equivale che alla loro riduzione. In questa parte del suo lavoro ei va con molta lucidità esponendo le regole raccolte da' fisici i più celebrati, e che sono state formulate nell'egregio libro dei principi del Newton. Indi si fa a ragionare delle ipotesi che a conforto della no- stra mente servono per dare un legame fattizio a que' fatti di cui ancora non ha potuto operare la riduzione; in che esse differiscano dalla teoria, fin dove debbano ammettersi nella scienza; in che possano divenire nocevoli, e come giovare al suo progresso. Ei passa inoltre a far parola degl' immensi vantaggi che han ritratto le scienze fisiche, nella loro unione colle mate- matiche. Il calcolo ci ha insegnato a dileguare gli errori, che per la debolezza dei nostri organi o l'imperfezione dei nostri stru- menti s' introducono nelle osservazioni; ci ha insegnato a mi- surare i rapporti dei fenomeni ed esprimerli per mezzo di ior- mole semplicissime; ad interpolare i dati delle osservazioni per ottenere quei termini che non si hanno direttamente. Il calcolo è la prova la più evidente della verità di una causa ELOGIO DI DOMENICO SCINA". 7 fisica, accennata dall' induzione e dall analogia; allorché posl.i questa causa come dato i risultati del calcolo concordano con quelli dell'osservazione. Il calcolo scuopre talune leggi che 1' esame attento dei feno- meni non ha ancora potuto sa elare, esso è linguaggio, è stru- mento potentissimo; l'accordo delle matematiche colle scienze fisiche ha prodotto i più felici risultati; e la fisica non solo presenta un problema di analisi e di geometria nella meccanica, nel sistema del mondo, nellottica ma si è già ancora arric- chita della teoria matematica, del calore dell'elettricità del ma- gnetismo. Queste ed altre verità che riguardano lo scopo, i metodi, lo stato della scienza, egli espone nell' Introduzione. Il linguaggio ne è semplice maschio elegante; il lavoro si rende ammirevole per l'esposizione logica natui'ale comples- siva, e se esso non presenta delle novità mostra la elevatezza di una mente ordinatrice: che conosce profondamente e sa de- lineare come in un quadro la sloria e la logica della scienza. All' Introduzione seguirono nello stesso anno gli Elemeiili di Fisica Generale^ poi nel 1809 il primo volume della Par- ticolare., infine nel 1828 e 29 vennero fuori compiuti tutti gli elementi di tale scienza. Per dare un ordine a vari trattati che compongono f in- sieme della scienza ; classificò i fenomeni della natura in ce- lesti, atmosferici, e terrestri. Alla fisica celeste prepone la meccanica che insegna le leggi dell'equilibrio e del movimento, e serve come di lemma alla spiegazione del sistema del mondo. Indi passa all'esposizione dei fenomeni del cielo, i quali ad altro non si riducono che ai moti apparenti degli astri; e come siffatti moti presentano varie anomalie e complicazioni le ([uali stanno lungi dalla semplicità della natura, ei va ricercando la cagione di ta- li irregolarità; e la rinviene nella posizione del la terra che 8 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. non è immobile nel centro dell" universo come i sensi falla- cemente ne additano, ma muove intorno al Sole insieme a tutti gli altri corpi del sistema planetario. In tal guisa riduce i moti apparenti ai reali e dileguate le anomalie che erano una illusione dei sensi, trovate le vere leggi del movimento dei corpi planetari, si fa a ricercarne l' a- gente; e rinviene la gradtazione la quale opera in ragion diretta delle masse e nella inversa dei quadrati delle distanze. La meccanica e la fisica celeste compongono la fisica gene- rale. Nella fisica particolare comincia dal premettere ai fenomeni atmosferici gli agenti luce calorico elettrico ed aria atmosfe- rica, che debbono ancora servire alla spiegazione dei feno- meni terrestri; ed accenna ciò che finora si è dichiarato in- torno a' problemi, che la meteorologia non è pervenuta a ri- solvere che in piccola parte. Infine ei parla dell' acqua nel suo stato di aggregazione e nei suoi movimenti; ed in tal guisa la luce il calorico l'elettrico l'atmosfera le meteore e l'acqua, che sono più o meno agenti dei fenomeni terrestri; formano come i preliminari di quelle scienze che si occupano delle vicende e rivoluzioni del globo. Nei vari trattati addita le principali applicazioni delle dot- trine dichiarate agli usi del viver civile; e come per far piii lieti gli allievi nel riguardare il cammino già fatto; ei fa se- guire taluni epiloghi in cui come in un quadro son dise- gnate le verità a poco a poco ritratte. Questi elementi furono accolti con gran favore in Italia; il celebre prof. Libri ne lodò il piano ed il metodo (Annali uni- \^ersali di Statistica di Milano iol. 36 pag. \\K) ed uno dei più egregi fisici italiani, f'incenzo Antinori^ scriveva: che stu- pirà più d'uno a ragione, come in Italia potesse farsi una opera che stesse totalmente a livello delle cognizioni attuali, in materie nelle quali più che tra noi si lavora oltremonte ; ed ELOGIO DI DOMENICO SGNA'. 9 accrescerà lo stupore quando si rifletta che quest'opera tu scritta in una delle piìi segregate provincie d Italia. Dell'eruzione etnea del 1811 ei rese conto in due Lettere scritte da Catania a Monsignor Grano in Messina^ che fu- rono inserite nei giornali di (|uel tempo. Anche in quel torno stampò la Memoria su' fili reflui e i vortici apparenti dello Stretto di Messina. Nel canale che separa la Sicilia dal vicino continente, il mare si muove con una corrente, che alterna la sua direzione giusta il periodo della marea, ora verso settentrione ed ora verso mezzodì. In più punti dello stretto le acque pigliano un movimento tumultuoso, su cui l'imaginazione degli antichi poeti favo- leggiò di Cariddi e di Scilla ; e gli storici parlarono di un vortice, che girando tutto ingoja e dentro se assorbisce. Spallanzani il primo distrusse colle sue osservazioni la fallace credenza del vortice, ma non giunse a spiegare i moti tumul- tuosi delle acque. Scinà la spiegò in questo modo. A parte della corrente principale che i Messinesi additano col greco nome di rema ; chiamandola rema discendente allorché viene da settentrione, e rema montante allorché entra da mez- zogiorno; si osservano sempre non lungi dalle spiagge più fdi di acqua, che veloci si muovono a traverso o pure in senso contrario della corrente. La causa fisica di questi fili che ei chiamò reflui, la pose nelle sponde stesse del canale, le quali vicinissime alla punta del Faro, si slargano successivamente come procedono verso Messina, e mostrano i loro contorni pieni di sinviosità. Ora le acque della corrente che s'imbattono obliquamente in una cavità, si riflettono e danno origine ad una corrente secondaria, che incontrandosi colla principale può produrre un movimento verticoso. Ed egli è chiaro che il medesimo filo di acqua imbattendosi successivamente in più sinuosità, Voi,. I. 2 10 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. per le successive riflessioni inclina sempre più colla direzione primitiva, insino a concepire un movimento direttamente con- trailo. Questo suo pensamento cercò di afforzare per mezzo delle osservazioni; e venne a spiegare i fenomeni di movimento che presenta un naviglio, allorché inavvedutamente s'imbatte in taluno di quei vortici. Allorché nel 1818 assunse nome ed occupazioni di storio- grafo; perito come egli era nelle cose natui-ali volle prima far la storia del suolo dove sorge Palermo e descriverne tutte le fisiche condizioni: il perchè pubblicò allora la Topografia di Palermo e dei suoi dintorni. Nobilissimo pensiero lo spinse in questa ardua intrapresa. Le scienze naturali che oggidì vantano presso noi dei cul- tori, non solo nelle grandi città ma in tutti i punti dell'i- sola; ei vedeale con dolore neglette. E nell'introduzione di quest' opera rimprovera la pigrizia dei nostri ; che abban- donando ai forestieri le produzioni naturali di cui è fecondo il paese, si scusavano colla querela volgare della mancanza di incoraggiamenti: mentre la botanica, la sola che ci avesse for- niti dei titoli incontrastabili di gloria; era stata coltivata con gran successo da uomini, in cui solo il buon volere supplì alla scarsezza dei mezzi. Con pochi ajuti, ei diceva, potremo di leggieri studiare le produzioni di Sicilia, e queste illustrando guadagnare una gloria che non ci potranno rapire gli stranieri perché noi saremo i primi ad arrivarla. Come esempio e sprone diede la Topografia di Palermo; perchè il medesimo lavoro ripeten- dosi nei vai'ì punti dell'isola, si potessero avere delle descri- zioni molto dettagliate delle sue differenti regioni ; le quali fornissero un dì gli elementi da cui raccogliere la Storia Na- turale della Sicilia. E benché presentiva che il suo lavoro dovesse riuscire in- ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. 11 completo; pure, non si arrestò dal pubblicarlo sotto il modesto titolo di abbozzo: stimando che gli si dovessero perdonare i falli in cui fosse incorso , al desiderio di ottenerne un buon frutto. In quest'opera incominciando dal descrivere la situazione di Palermo viene in seguito divisando l' indole e la natura dei monti che l'attorniano, del suolo su cui posa, dei terreni, delle acque, dell' atmosfera, della coltura dei campi, delle produzioni del mare che bagna questa egregia città. Dei monti palermitani datane la descrizione segna le al- tezze ricavate dalle osservazioni barometriche, le produzioni ab- bondanti della fiorita coltura delle loro coste, e le poche piante che vengono sulle nude loro creste. Indi ragiona della natura calcare di questi monti, delle va- rietà della calce carbonata di cui si compongono; e come essi sieno piccoli rami di una catena di monti che va sino all' E- rice e parte dalle Madonie (Nebrodes degli antichi); punto cen- trale a cui si attengono più montagne siciliane. E poi come tenta la geologia elevasi ad indagar curioso per quali cangiamenti lo stato presente, provenne dallo stato primitivo dell'isola; quando essa unita al continente altro non mostrava che il granito, e le acque di questo immenso lago qual'era allora il mediterraneo, ricuoprivano questo granito che era la base della futura Sicilia. Dai monti scendendo alla pianura la divide in due per- chè in due parti è fisicamente separata; delle quali luna è un deposito del mare e qua e là mostra la terra di allu- vione; nell'altra al contrario abbonda il terreno di trasporto e vi sono più rari i depositi del mare. Va segnando i limiti dell'antica riva, quando le acque ri- cuoprivano la pianura; e i depositi che ritirandosi vi lasciò il mare nei quali abbondanti si osservano i fossili delle con- chiglie marine : i cangiamenti che vi apportarono le acque , 12 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. che scendendo dai monti givano depositando successivamente, il terreno di trasporto; ed infine quelle che la mano dell' uo- mo operò nello spazio, che oggi è base alla città. Parlò del terreno vegetale e ne operò chimicamente l'ana- lisi, delle acque potabili e ne stabilì le gravità specifiche, e gli elementi che le compongono. Dalle osservazioni meteorologiche di molti anni che potè rac- cogliere, tentò di stabilire un anno medio; dal quale si potes- se ricavare l'indole e i caratteri del clima palermitano: e se- gnò l'andamento del barometro, della temperatura nei vari mesi dell'anno; parlò dello stato del cielo, della pioggia, della neve, dei fulmini , dei venti che dominano nelle varie sta- gioni. Le differenze climateriche stabilite in tal guisa con al- tri paesi di vicine regioni , cercò di afforzare colle osserva- zioni delle piante che vegetano presso noi: poiché dopo i tra- vagli deìV Humboldt^ la botanica è divenuta una scienza di cui grandemente si giova la geografia fisica. Descrisse infine la coltura dei nostri campi, le usanze dei nostri coltivatori, i prodotti che vi fioriscono; parlò del mare e degli animali che lo abitano. Ei diede in tal guisa com- pleto il quadro della topografia di Palermo; e sebbene difetti e lacune si osservano nei dettagli ; pure ciò non toglie a lui la gloria che gli è dovuta, come a chi primo si pose in un aringo così vasto e difficile, né da altri primi tentato: e tale che si mostra il suo lavoro è degno di servire a modello delle più insigni topografie. Instancabile dalla fatica non tralasciò mai alcuna congiun- tura, che gli porgesse il destro di illustrare il paese, o di instruirlo. Nel 1822 pubblicò ne\V Iride Sicula due lettere al P. Piaz- zi intorno a Girolamo Settimo matematico palermitano, che danno saggio di un'opera di lui intorno alle unghiette ci- lindriche. ELOGIO DI DOMENICO SCINA". 13 E nell'anno appresso, allorché fu spedito dal governo nel territorio dell' Ogliastro, ad esaminarvi gli effetti di un tre- muoto, e gli sconcerti perciò sopravvenuti nelle acque ter- mali di Termini; scrisse due Rapporti che trovansi nel to- mo r del Giornale di Scienze Lettere ed Arti. Ma nel 1830 diede più splendida prova del suo sapere nelle scienze naturali ; allorché nelle vicinanze di Palermo ove è la campagna di Mar-dolce a piedi del monte Grifone , fu scoperto un immenso deposito di ossa fossili; avanzi di ele- fanti, ippopotami ed altri animali. Fuvvi in quei dì chi andò fantasticando, che la mano del- l'uomo sepellì quegli elefanti venuti coli' armata cartaginese; allorché cartaginesi e romani, si disputarono in battaglia cam- pale sulle nostre pianure, il dominio della Sicilia. E fuvvi chi imaginò che quelle ossa fossero di animali pro- pri della Sicilia e della vicina Africa; deposti durante il do- minio degli arabi in Sicilia, che padroni ancora dell'Africa qui li condussero per allevarli nei loro parchi o serragli: e che vi ebbe un palagio di Emiri a Mar-dolce. Queste idee volgari e lontane da ogni lume di scienza fu- rono combattute da Antonino Bivona egregio botanico e na- turalista siciliano; il quale rinvenne in altri punti ossa fos- sili, ed un altro deposito con ispecialità a Billiemi nella costa opposta a Mar-dolce, il quale evidentemente non potea attri- buirsi all'opera dell'uomo. Ed intanto che il Cuvier riponeva nel gabinetto del Re a Parigi le ossa che di qui gli si mandavano dichiarandole fos- sili ; Scinà pubblicava un suo Rapporto sulle ossa fossili di Mar-dolce e degli altri contorni di Palermo. In questo colla guida della Paleontogi-afia, va cercando di ritrarre dalle forme e dalle dimensioni delle ossa gli animali cui esse appartennero; e tenta di spiegare l'origine di quei depositi. 14 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. Ei ritenne che i deposili di Mar-dolce e di Billiemi son dif- ferenti l'uno dall'altro, ed avvenuti in epoche diverse; ma non seppe cogliere i veri caratteri dai quali si mostra la va- rietà delle epoche; e come quella di Billiemi è anteriore al- l'altra di Mar-dolce. Si credette inoltre che il deposito ai pie- di del Grifone fosse stato opera di una corrente marina , e vide nell'altro i caratteri di concenti terrestri; mentre e l'uno e l'altro a quest'ultima cagione sono evidentemente da at- tribuirsi. Il suo Rapporto intanto è rimarchevole per la perspicacia con cui è condotto , e rende onorata testimonianza del suo sapere. Altri fossili si rinvennero in Siracusa, ed ei ne die' noti- zie nel Giornale di scienze sopraccennato. In fine due articoli inseriti nelle Effemeridi furono gli ul- timi suoi lavori scientifici: il Brei>e ragguaglio del novello vulcano allorché nell'acque di Sciacca sorse un'isola che poi scomparve, e V esperienze e scoverte sull' Elettromagnetismo che riguardano gli esperimenti di Nobili ed Antinori sulla forza e lettromotrice del magnetismo e la loro teoria sul ma- gnetismo di rotazione. Passando ai lavori storici dello Scinà: riguardano essi o la vita e le opere di alcuni insigni Siciliani antichi e moderni, o la letteratura in generale della Sicilia. Nei campi della biografia colse palme gloriose ; poiché non solo narrò egregiamente le gesta dei grandi uomini dei quali scrisse, ma fu delle loro opere espositor degno, inter- petre solenne, e talvolta eziandio buon traduttore. Scrisse dapprima di Francesco Maurolico uno dei sommi che fiorì nel secolo xvi il quale fu ad un ora geometra astronomo arit- metico ottico poeta; e sulla cui tomba con giusta baldanza potè fare incider Messina: Lei averlo prodotto perchè la Sicilia unicamente chiara ed illustre non fosse per un solo Ar- chimede. ELOGIO DI DOMENICO SCIX.V. IS Considerò il Messinese in rapporto ai secolo in cui visse , secolo nel quale perduto il gusto delle cose geometriche, altro non si ebbero che poche versioni di Euclide di Apollonio e di altri greci libri; ma così sconce e piene di errori che po- co giovar poteano all'umano sapere. Ed egli a rislaurare la scienza cominciò dal comentare e leggere pubblicamente i libri di Euclide; e correggendo gli antichi originali, riparando le lacune dove eran manchevoli, dalle opere di Euclide: Mene- lao, Teodosio, Sereno, Apollonio, Archimede, formò una com- piuta ed esatta biblioteca dei greci maestri in geometria. Il bio- grafo sa valutare con molto intendimento i cangiamenti che ei fece nelle dimostrazioni delle verità ritrovate da Archimede e ciò che supplì dove il greco maestro accenna solo o sup- pone già noto ; 1' estensione che diede alla teoria dei centri di gravità determinandoli nei solidi, e particolarmente nella piramide nell'emisfero e nella conoide parabolica. Sa valutare ciò in cui fé' progredire la trigonometria; ciò che aggiunse alle sezioni coniche di nuove verità e di nuovi metodi, allorché prese a comentare i libri di Apollonio Pergeo, di cui ricostruì colla sola forza dell' ingegno il quinto e sesto libro, tra i quat- tro che erano smarriti. E parla dei suoi lavori geometrici nella gnomonica; delle sue scoperte in aritmetica in cui stese un bel trattato sulle quantità commensurabili ed incommensura- bili, e considerò 39 serie tra le quali quelle che risultano da numeri che potendosi disporre in figure geometriche diconsi dei numeri figurati: delle quali andò ricercando il termine generale e tentò di raccogliere le somme. Disse del suo sapere in Astronomia, della sua teoria delle imagini negli specchi concavi, di quella intorno alle lenti con- vesse, e delle prime idee che ei gittò intorno alle caustiche in cui precesse Tschirnausen: fece parola della sua Storia di Sicilia e di altri lavori di minor conto. L'elogio dell'esimio siciliano dato alle stampe dallo Scinà 16 ELOGIO DI DOMENICO SCIX.V. nel 1808 se di più viva luce sparse il lodato, non illuslrò meno il lodatore; che fu chiarito enciclopedico quanto il Mes- sinese, e giusto estimatore mostrossi della parte che quegli ebhe ai progressi delle scienze matematiche. Cinque anni di poi, nel 1813, si pose nuovamente nel bio- grafico aringo ed un nuovo alloro vi colse; allorché stampò le quattro Memorie sulla vita e sulV opere di Empedocle Ger- gentino. Nella prima ragionasi dell'età in cui visse Empedocle, nella seconda della vita, nella terza della filosofia, nella quarta dei frammenti delle sue opere. Investigando con gran senno le memorie pervenuteci da sì remota antichità, stabilì che Empedocle nacque verso la 75 Olimpiade , che fu allievo di Parmenide ed Anassagora ; maestro di Gorgia; e coetaneo di Melisso, Zenone, Democrito. Vissuto nell'epoca in cui la sua patria scosso il giogo della tirannide si riduceva a libertà, egli ebbe gran parte nelle ci- vili vicende, e nell'ordinamento della repubblica. Seguace della filosofia pitagorica, dedito alla teologia teurgica, illibato nella vita e nei costumi ; si adoperò cogl' insegnamenti e coli' e- sempio a rendere migliori i suoi concittadini , che vedea con dolore rotti nella mollezza nei piaceri nei vizi, che mi- nacciavano col progi-edire, l'esistenza della libertà e della patria. Vide Agrigento travagliata dall'insolenza e dalla superbia de- gli ottimati; Siracusa dalla ferocia e dalla licenza popolare. Ond'ei che per l'inlluenza acquistatagli dal suo sapere e dalla virtù, ebbe impero sul volere dei suoi concittadini, e gran parte nei civili uffici: concepì di equilibrare la potenza dei no- bili con quella del popolo, e tutti far partecipare dell'am- ministrazione della repubblica. E quando il popolo preso alle grandi cose oprate in favor della patria gli offriva lo scettro; generosamente ricusò, e torna\a alla vita semplice e mode- sta di privato cittadino. ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. 17 Nella terza memoi'ia il biografo studiando nei frammenti dì due soli poemi che ci restano, tra i molti del filosofo Agri- gentino, quello della natura e l'altro delle purgazioni; va investigando entro ad essi il suo sapere nelle scienze natu- rali, e nella metafisica. Ei crede di ravvisare nelle due forze della natura amore ed oclio^ con cui quegli tentò spiegare l' Universo; 1' affinità e la repulsione dei moderni. Espone il suo sapere nella medicina e nell' astronomia, le sue dottrine intorno alle piante; e come rivolgendo le conoscen- ze naturali a pratica utilità, operò prodigi che gli valsero presso il volgo il titolo di mago. Nella filosofìa fu pitagorico , ma non seguì ciecamente le dottrine del maestro che modificò in varie guise; e la tras- migi'azione stessa delle anime cardine della pitagorica filo- sofia, fu da lui riguardata con vedute pii'i sottili e più filo- sofiche che non fece Pitagora. Intorno alla sua morte la tradizione ci narrò che Empedo- cle gittossi nell'Etna; ma l'autore ricorreggendo coi documenti e la critica la tradizione, smentisce quell' antica opinione; seb- bene incerto rimanga il vero modo in cui sia perito il fi- losofo d'Agrigento. La quarta memoria è serbata ai frammenti dei due poemi; frammenti che vengono dichiarati e recati in italiano. Nel 1821 ristampandosi i discorsi intorno alla Sicilia di Ro- sario Gregorio ei vi premise una biografia, breve perchè col- locata come prefazione; ma che pure in quei limiti si mostra un lavoi'o compiuto. Prese quindi a trattare altro più ampio ed arduo subbietto scrivendo la vita di Archimede; in cui studiasi di far co- noscere il valore di quell'altissimo intelletto desumendolo dal- le opere del gran Siracusano. E benché il Discorso intorno ad Archimede pubblicato nel 1823 succede a non poche no- Voi.. I. 5 18 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. tevoli scritture sullo stesso argomento; pure non manca di pregi. E piace colla sua scorta l'andar contemplando come il maggior geometra dell' antichità, slanciandosi al di là di quello che gli altri avean fatto vinse la gloria della scuola di Ales- sandria, e i nuovi metodi che egli introdusse, e le difficoltà vinte nei prohlemi che imprese a risolvere, e le sue grandi scoperte nella geometria nella statica nell'idrostatica. Il biografo si mostra apprezzator giusto e profondo di quel divino, e ad un tempo felice scrittore. Ancora lo ravvisiamo valentissimo filologo nel suo libro intorno ad Archestrato (1 frammenti della gastronomia di Archestrato, Palermo, 1827>. Ivi egli narra la vita del poeta, lo purga dalle calunnie che gli appiccaron gli antichi , la sapienza civile di lui e le intenzioni oneste ne espone, rac- cozza i frammenti del suo poema, li traduce in italiano, li comenta. I versi come quelli del volgarizzamento di Em- pedocle sono adattati al soggetto, scorrevoli, puliti ma man- cano di quel fuoco che abbella la poesia: Scinà non era poeta. Quanto allo stile in generale di queste scritture, siccome ne sentenziò il Giordani, se pure taluno vi desiderasse al- quanto più di purità di faciltà di grazia, niuno sarà che vi desideri chiarezza, precisione ed efficacia quanta a filosofo è richiesta. Dopo avere illustrato tanti egregi siciliani ei divenne lo sto- rico della siciliana letteratura. Noi avevamo in tal genere dei raccoglitori di notizie, de- gli scrittori di cenni biografici; ma niuno che per lo metodo di esposizione e per la critica meritasse il titolo di storico. Scinà riguardò la storia letteraria con vedute e con intenti più alti, che fin allora non s'era fatto. Ei comprese che la cultura di un popolo è uno degli elementi dello stato sociale che strettamente si annoda con tutti gli altri, dipende dagli ordinamenti civili e reagisce su quelli : e che però bisogna ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. 19 tener conto di tali elementi, allorché si vogliono dichiarar le vicende e le cagioni della letteratura di un paese. Con tali principi scrisse innanzi tratto e pubblicò nel 1824-27 il Prospetto della storia di Sicilia nel secolo xvm. L'opera offre tre stadi differenti dell'epoca che descrive; nel ])rinio osservansi errori ed oscurantismo ; nel secondo sor- gono desideri di progresso, si conoscono gli errori e si fanno sforzi per vincerli. Nel terzo stadio infine in cui vissero gli uomini morti la più parte nel nostro secolo, si abbatte la fi- losofia del Peripato, si fondano i nostri più grandi stabili- menti scientifici, le scienze della natura si studiano per mezzo dell'osservazione e dell' esperienza, i classici tornano in ono- re; la letteratura prende un carattere più gentile, e gli stu- di in generale divengono migliori e più comuni. Queste vicende sono rannodate maestrevolmente colle con- dizioni civili della Sicilia ; e riguardando la storia lettera- ria come r espressione della società si fa espositore della coltura generale, e i letterali considera come mezzi di quella, non come unico fine alle di lui indagini. Con sana critica scrutò i titoli di ciascuno alla fama, con vasta erudizione e sagacia squisita, giudicò ogni maniera di opere; e produsse in tal guisa un vero modello di storia let- teraria. Ovunque essa pervenne se ne comprese l'eccellenza, e i gior- nali d'Italia di Francia d'Inghilterra ne lodarono a cielo l'au- tore. Già molto oltre negli anni non rifuggì da un impresa più grave; e prese a scrivere della civiltà di Sicilia all'epoca greca; disegnando forse di trattare poi le epoche che la seguirono, e condurla in tal guisa sino ai dì nostri. A siffatta storia ei fece precedere una Memoria nella ([uale rischiarando i tempi anteriori, prese a dimostrare che (tale è il titolo di essa) / popoli che abitarono la Sicilia prima 20 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. delle rnlonie elleniche non furono scienziati, ma giunsero (li mano in mano allo stato di civiltà sociale. VA comincia dal ricordare le indagini degli eruditi per distinguere i Ciclopi favolosi dagli storici, e fissa l'origine il mestiere e l'abitazione di costoro. Combatte l'opinione vol- gare che un dì la Sicilia fosse stata abitata da Giganti, e narra come l'isola venne occupata a poco a poco da varie razze di nomini che tragittaron lo stretto Sicani, Sicoli, Cretesi, Eli- mi, Morgeti; i quali diversi di linguaggio di costumi d'in- teressi non fecero progredirne la civiltà. E come infine ella si fosse avanzata nello stato sociale col continuo commercio dei Fenici che erano desti, inciviliti, ed ovunque lasciavano i loro usi, i loro dogmi religiosi, le loro arti. Ma né questi furon sapienti; ed è vana l'opinione di co- loro che pretesero trasformare un pugno di mercanti in ma- tematici ed astronomi. La vera storia letteraria di Sicilia comincia dagli Elleni e l'autore sotto il titolo di storia della letteratura greco-sicula la ripartì in tre periodi; dall'arrivo delle colonie elleniche sino alla morte del primo Cerone: da Cerone alla cacciata di Dio- nigi secondo : da quell' avvenimento all' espugnazione di Si- racusa. Pubblicò i primi due periodi negli ultimi anni della sua vita; ma rimase incompiuto il terzo per la morte dell'autore, e fu poi pubblicato dopo la sua morte fin dove egli il con- dusse imitaniente all'introduzione ed all'altre due memorie. Ei fa manifesti in quest' opera i passi di quei popoli nei costumi, nelle leggi, nell'idioma, nelle arti nelle dottrine, e in tutto ciò che costituisce la vita intellettuale delle nazioni. Innestando la storia civile colla letteraria ei nulla trascura che giovi a chiarir la sapienza di quelle età, nulla che valga a dar contezza degli eccelsi ingegni che in quei tempi fio- rirono in cui massimo fu certamente lo splendore della Tri- nacria. !• LOGIC) DI DOMENICO SCINA'. 21 Tanta serie di opere e così egregie diedero allo Scinà altis- sima fama in Sicilia ed altrove ; né è da meravigliare cer- tamente che egli ebbe tal venerazione appo noi, cui altri nei moderni tempi giammai non ])ervenne. Fu colmo dai Principi di incarichi e di onori. Infatti nel 1822 venne scelto a Cancelliere dell'Università di Palermo ed a membro perpetno della Commessione di Pubblica Istruzione ed Educazione in Sicilia; di cui fu fin d'alloiM regolatore e guida. In quel medesimo anno attese per ordine del Governo ed in compagnia del chimico Puritano a sopravvedere il disep- pellimento dei cadaveri onde riboccavan le fosse della chiesa della Kalsa che doveasi abbattere: opera in cinque giorni com- piuta senza che alcun detrimento la pubblica sanità ne pa- tisse. Nel 1823 eletto Deputato della pubblica libreria del Co- mune di Palermo, essa fu per suo mezzo nobilmente deco- rata ed arricchita di libri. Destinato anche in quell'anno a reggere V Educaridario delle nobili donzelle ei lo ridu,sse dalla squallidezza a prosperevole fortuna. Da pari decadimento e con successo eguale rilevò il collegio detto Carolino Calasanzio quando nel 183i vi fu preposto unico Deputato. In premio di tante fatiche di pubblica utilità Francesco F nel 1828 gli conferì l'abbazia di S. xVngelo di Brolo, e nel- l'anno di poi le insigne di cavaliere dell'ordine che è del suo regio nome intitolato. Le più illustri Accademie fecero a gara per decorarlo dei loro diplomi; e benché ei fosse sdegnoso di questi vani ti- toli, l'Accademia Palermitana allorché nel 1832 l'iformò i suoi ordinamenti ed assunse il titolo di Accademia di scienze e belle lettere si onorò di accoglierlo nel suo seno ; il suo nome , il più illustre della Sicilia, ne pose in cima al catalogo dei soci attivi residenti nazionali, e quando moriva in solenne memoranda tornata ne celebrò la memoria. 22 ELOGIO DI DOMENICO SCINA". L'invidia e forse anco l'alterezza dell'animo, gli concita- rono nemici, detrattori, e guerre letterarie, le quali ei non seppe spregiare e tacersi. Ma io non dirò delle sue opere polemiche; poiché l' ira non vive al di là della tomba, ed in siffatte contese fin la vittoria è vergogna. Alto e robusto ei fu della persona, piacevole nel conver- sare, franco sino alla ruvidezza, leale e tenace nelle amicizie, amorevole della sua famiglia, ignaro di bassezze. Nato in Palermo nel 1765 vi morì di cholera il 13 luglio 1837, quando migliaja de' suoi concittadini perivano. Il suo nome sarà onorato in Sicilia, finché il sapere e la gloria vi saranno in pregio; e l'Italia non isdegnerà di ac- cogliere nelle sue storie, uno dei figli più illustri di questa terra. ELOGIO NICCOLO CACCIATORE DA GAETANO CACGIATOBE PROF. DI ASTRONOMIA, MRBTTORE DEI. R. OSSERVATORIO DI PALERMO, SOCIO DELLA R. SOCIETÀ ASTRO?iOMICA DI LONDRA, E DI VARIE ALTRR ACCADEMIE. ELOGIO NICCOLÒ CACCIATORE (Lello il di 6 marzo 18121. Quando con nobile invito, egregi Accademici, affidaste a me il mesto ufficio di tessere l'elogio al mio genitore, non pen- saste forse che in me potria sembrarvi sospetta la lode, pe- rocché dire di coloro ai quali in vita ci legava immenso amore, eli' è oltre ogni credere impresa assai dura. — E pur troppo sento in me di esser figlio per quanto mi studi soffocare l' in- 4 ELOGIO DI MCOLO- CACCIATORE. terno contrasto , ed oggi eh' io torno col pensiero ai tempi trascorsi, alle gioie seco divise, alle fatiche insieme sostenute, alle angosce comuni , con più forza mi s' inasprisce la piaga recente, e una lagrima cade sulle pagine, ch'io vo segnando onde onorarne la memoria. — Ma se questo universal desi- derio, se questo compianto dei buoni, se le benedizioni di quanti lo praticarono bastano a infondermi fiducia di rac- contarne francamente i pregi, spero non mi acccuserete di parzialità se vorrò mostraivi in lui il vero cittadino, il buon padre di famiglia, l'egregio scienziato. Per chi trasse vita oscura e senza fama i primi anni— gli anni della gioia e dei tripudi, nei quali non si ricorre al passato, perchè breve e inosservato, non si medita sull'avvenire, perchè i travagli della vita non ci han peranco colpiti— non lasciano travedere che comuni trastulli, comuni tendenze, gli stessi mo- tivi di dolore, gli stessi slanci all'esultazione, ma per l'uomo che seppe sollevarsi sulla classe dei suoi simili, e attrarre uno sguardo di ammirazione primeggiando o nelle armi o nelle ci- vili discipline o nei rami del sapere, quella prima età rendesi anch' essa importante, e ferma l'attenzione del filosofo, che ne- gl infantili inizi discopre i germi di quelle passioni, che poscia rilevatesi di tanto, il dominarono per tutta la vita, e lo condus- sero ad egregi fatti, o a sublimi pensamenti. — Ricordando a- dunque l' infanzia di Niccolò Cacciatore oggi che il nome suo è nome di onore alla patria, ben riesce utile il sapere che non curando i giuochi giovanili e i fugaci sollazzi, di buon'ora co- minciò a formar suo diletto dei libri e delle utili occupazioni, onde ebbe a credersi dai suoi parenti chei fosse venuto a ma- turità pria che gli anni lo comportassero. Il paesetto ov'ei sortì la culla è nella Provincia di Girgenti sul pendio del monte Pecoraro, ed ha nome Casteltermini: se non vanta antiche rimembranze, gli abitatori produce arguti e pre- sti d' intendimento. — Giovanetto il tormentava un'ansia di ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 5 conoscere, di confrontar le cose che più fortemente il colpi- vano, e quindi era in lui un frequente dimandare, un insiste- re, un continuo obiettare: Aenuto oltre negli anni, già dopo letto qualche libro, le sue idee s' ingigantivano quanto più ri- stretta era la sfera in cui vivea, e progrediva negli studi senza maestri. Mancando di chi gì' insegnasse a meditare, avvezzavasi a meditare da se medesimo. — Quando coi coetanei vagava su pei monti e per la pianura sottoposta, o sorvegliava i campe- stri lavori, ogni oggetto avea pei suoi occhi un ufficio, im lin- guaggio, un incanto; nella campagna gremita di fiori, nel canto degli uccelli, nella rugiada dei prati, nel magnifico spettacolo del Sole nascente ravvisava que' quadri sublimi, che tanto lo aveano scosso alla lettura dei classici latini ed italiani, e sen- tiasi ravvivare d'un' estasi sovrumana e vi si beava. Destinato al sacerdozio, su tai libri facea tesoro di precetti e di forme, e cominciavasi ad iniziare nel greco idioma e nelle teologiche dottrine. Quando però gli cadde alle mani una geografia sentissi tras- portato in una sfera più ampia: conobbe allora che il paesello nativo era un punto in confronto alla grandezza della terra : quanto fanciullo avea inteso raccontare di lontane contrade, d'una immensa estensione di acque, di popoli differenti, di dif- ferenti costumanze, gli si mostrò nel suo vero aspetto; si diede a riandare i fatti, a farne confronto, a coordinarli: d" allora in poi la geografia formò il suo studio prediletto. Se non che quell' occupazione sì dilettevole divenne tormento dell animo suo, allorché fu a capo di sperimentare il bisogno delle altre scienze, che a quella dan mano e la reggono : co- minciò a vagheggiare la fisica, le matematiche: cercò libri, cercò chi l'ammaestrasse: mancavano i libri, mancava l'uomo che potesse se non altro porlo in via, mancava nei parenti la vo- lontà di secondarlo, destinato avendolo al sacerdozio. — Per av- ventura nei polverosi armadi d' un suo congiunto vennegli fatto 6 ELOGIO DI NICOLO* CACCIATORE. rinvenire un antico trattato d' algebra e di geometria: lo ghermì allora colla avidità di un bene a lungo desiderato, lo fece og- getto delle sue giornaliere occupazioni, da se solo diedesi ad ap- prendere la scienza delle quantità, a scoprirne i rapporti, a se- guirne il progresso. D'allora in poi egli abbandonò le teolo- giche discipline, di che rammaricavansi i genitori, perocché ogni ambizione che in lui riponessero era quella di vederlo profes- sore di lingua greca nel seminario di Girgenti. E a tale scopo disegnarono farlo trattenere per alquanti anni nella capitale, onde approfondirsi in quella lingua sotto il loro concittadino De Cosmi, nome che è segnato onoratamente nella siciliana letteratura. Correva l'anno 1789 ed egli dato il saluto che pensava do- ver essere ultimo alle sue montagne, baciata per l' ultima volta la terra dei suoi padri, veniva in Palermo fra i vortici d' una immensa società, in mezzo ai tumulti d' un popolo, fra i con- trasti di mille passioni tutte diverse ed opposte fra loro. Su quanti oggetti nuovi inaspettati gli si offerissero, ei fermava il pensiero, meditava, ne traea partito pel suo avvenire. — Vide il magnate gonfio di una potenza, che la viltà dei molti gli ac- cordava, attirarsi lodi comprale e immeritati encomi, e lo sprez- zò; vide l'astuto farsi sgabello del retto e dell'onesto e con sozzi modi o con turpi vergogne salire a cariche luminose, e lo sprez- zò: prestò culto quasi divino agli uomini che brillavano per r ingegno e pel sapere , ma a quei soltanto, nei quali il franco dire e la santità dei costumi non avean deturpato il ministero delle lettere e delle scienze, quei soli gli sembravano esseri di altra sfera, in essi specchiavasi, alla gloria di quelli agognò con tutte le forze; se vi sia pervenuto i fatti il diranno. Un fortunato accadente avealo di già strappato alle pedan- tesche ricerche, e riposto in seno alle scienze e alla contempla- zione degli astri. Il Piazzi conosciutolo in casa del De Cosmi, sei tolse per allievo, per compagno delle sue fatiche, ed emulo ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 7 della sua gloria. — Era questo il posto che il Cielo gli avea as- segnato, e in cui ei dovea mietere una palma. Da semplice as- sistente, guadagnandosi pei suoi meriti la comune fiducia, giunse a levare tal lama di se, che attiratasi gli sguardi degli astro- nomi stranieri; le ricerche le più astruse, i calcoli più intricati Ibrmavan suo diletto, e di quelli esclusivamente si occupava. Le speranze di Piazzi non andarono quindi fallite: quel gran- de gioiva dei progressi del suo giovane allievo, e di quell'ardore, di quella attività di mente che lo distingueva, e di che la dotta Europa è stata in seguito testimone. Piazzi intanto spiccava il volo a più alte intraprese. I dubbi insorti e a lui e agli altri astronomi che la posizione di Atair e delle altre stelle del Maskelyne potesse trovarsi viziata di er- rori più o meno considerevoli, gli suggerirono l'immensa idea di rifare il suo catalogo sin dalle fondamenta. Lo animavano a quel vasto concepimento le vive istanze del suo allievo, che se ad alta gloria recavasi il poter con tant'uomo ai vantaggi della scienza collaborare, l'ardentissima brama ad un tempo di illustrare il suo nome per proprie fatiche lo spingeva ad ad- dossarsi quel difficile lavoro, e Piazzi di buon grado gliene cedeva la cura. Non si curò Cacciatore di rinnovare le osservazioni intorno alle sole 36 stelle fondamentali del Maskelyne, egli l'estese sino a 120, e l'opera rimase compita negli anni 1803, 1804 e 1805, e da Piazzi pubblicata nel libro vi del Reale Osservatorio. Ivi il sommo astronomo confessa che osservazioni e calcoli furono interamente del suo assistente. « Le volume, •> dice De Lambre, « n'a que 80 pages, mais on voit combien elles sont pleines. Tous les astronomes désireront se les procurer, et nous avons beau- coup à espe'rer encore des efforts réunis de M. Piazzi, et de son digne assistent M. Niccolò Cacciatore ». Per le nuove determinazioni di Cacciatore delle fondamen- tali stelle si resero certezza i dubbi che gli astronomi avean con- 8 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. cepito sulle posizioni stabilite dall'astronomo inglese; posizioni sulle quali erasi ordinato il primo catalogo. Quindi il Piazzi s' indusse a rinnovarne le osservazioni. Ma essendo egli da grave malattia agli occhi travagliato, Cacciatore solo continuò quel gigantesco lavoro. Osservazioni , calcoli , tutto compiutosi da costui, il catalogo interamente rifatto vide la luce nel 18U. — '. Abbracciai, » dice Piazzi nelle sue lezioni, « sì ardua impresa, secondato e sostenuto dal mio assistente signor Cacciatore, che tutta v'impiegò l'opera sua nelle osservazioni non meno che ne' calcoli ». Veniva intanto il Piazzi richiamato in Napoli, ed a Caccia- tore restava affidata la direzione del nostro osservatorio; quin- di un più vasto campo d'innalzare la sua fama. L'apparizione della cometa del 1819 gli offrì il destro di render palesi i suoi pensamenti sull'origine del sistema solare. Il Cacciatoi'e prese in quel lavoro ad esporre i suoi divisa- menti su questione di tanto peso: la teoria di Buffon, di quello eloquente ed ingegnoso pittor della natura, non lo soddisfacea, come quella che non ispiega tutt' i fenomeni, e con molti tro- vasi in opposizione; le ipotesi di Newton e di Delisle gli par- vero del tutto inammessibili , perchè sempre contradette dai fatti : vagheggiò però le idee dell' immortale autore della mec- canica celeste, vagheggiò quelle del Piazzi sulla formazione delle comete, e conciliando le une colle altre, mostrò nascere i pia- neti da una esplosione generale del corpo solare, e dal conden- samento in diverse zone dell'immensa atmosfera, che intorno a lui erasi distesa, prodotto dalla successiva mancanza del ca- lorico; e formarsi le comete da quelle materie, che per le loro tisiche circostanze non poterono far parte dei corpi che di zona in zona si formavano, e che restarono sparse nello spazio im- menso, che il fluido solare avea occupato. Quelle idee fux'ono accolte con applauso dai fisici e dagli a- stronomi, e le lodi che da ogni banda gli pioveano coronarono ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 9 felicemente le sue meditazioni. — In proposito di questa memo- ria leggesi nella biblioteca universale di Ginevra : « L' auteur de l'ouvrage que nous avons sous les yeux a succede dans l'ob- servatoire de Palermo au célèbre Piazzi, et un tei maitre pou- voit et devoit avoir un tei élève etc. >>. La fama del suo predecessore era tale da oscurare chiunque il seguisse, non pertanto ei si scoraggiava; l'esempio di quel grande incitavalo a nuovi lavori, e a meditazioni più profonde, onde seguirlo nell'intricata carriera. Ed avea concepito un piano di ricerche lungo, interessante, che grande utile recar dovea alla moderna astronomia: avea di già fatto tesoro di un gran numero di fatti, frutto di più anni di fatiche durate fra il rigore di notti invernali, e sotto la sferza dei raggi cocenti di soli estivi. Ma i tempi difficili si appressavano. Ardimentose speranze, nuovi desideri, audaci passioni concitavano vm popolo ; egli infuriava , insaniva per le vie, a gran folla traea al palazzo dei Re. Rompeansi i can- celli, atterravansi le porte, le soglie sin allora immacolate ve- nian contaminate dal piede ardito e scalzo del contadino, dalle incallite mani dell'artigiano: ai'redi, mobilie, supellettili, tutto andava in rovina. — L' osservatorio sito in quel luogo non isfuggì alla furia popolare; quanto il direttore serbava del suo, carte, libri furon distrutti e dispersi, e così un cieco accanimento rese vane le fatiche di tanti anni. Fu portento dei Cieli se gli strumenti restarono intatti da quell'impeto primo e forsennato. Ed avrian patito la comune sventura se il Cacciatore non a- vesse difeso quel luogo eh' ei guardava come il suo tempio a costo della propria esistenza. Il giorno 27 luglio del 1820 egli era tratto per le pubbliche vie a furia di percosse, colle braccia legate, colle membra la- cere e peste; una turba insanita lo premea ai fianchi. Io mi- nacciava, mostravagli un capo mozzo e insanguinato, l'esecrato nome di traditore gli suonava d'intorno; e pur sapea di amare V(U. I. 2 10 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE, la patria sua come la cosa più cara che si avesse , ed esser pronto a darle tutto il suo sangue purch'ella si rialzasse a mi- gliori destini. Confortollo in quell' istante la memoria d' un grande, vittima della rivoluzione di Francia; rammentossi d'un sommo italiano soffrente fra l'orrore dell'inquisizione; e solo gli strinse il cuore il pensiero della donna sua, de' figli che teneramente amava. — Pure si acquetò, e invocando dal Cielo voglie più sante nei suoi persecutori, sostenne in pace gl'in- sulti, le minacce, il carcere doloroso. — Così un popolo spes- so s'inganna nei suoi giudici, e pone in alto chi dee trarlo in rovina, e lascia nella trascuranza o vuol perdere i suoi veri di- fensori. Quella catastrofe luttuosa avea dunque reso infruttuose tante fatiche, alle quali egli affidava la sua gloria futura — Grande- mente sen dolse, ma non pertanto volle desistere dal suo no- bile scopo di non scemar dramma alla riputazione dello sta- bilimento.— Con maggiore attività, con più ostinata fermez- za si diede a rifare quanto avea perduto, ad accumulare nuove osservazioni, e a trarne nuovi risultamenti; e a capo di pochi anni e precisamente nel 1826 fu in istato di pubblicare un volume, che dovea contenere la storia dell'astronomia sicilia- na da quell'epoca in poi. Con mirabil modestia volle nomi- narlo: libri 7" 8" e 9" del R. Osservatorio, quasi formassero seguito ai sei libri del suo insigne maestro. Vi trattò delle opposizioni dei pianeti, delle occultazioni, de- gli ecclissi osservati dal 179i sino a quel giorno, delle osserva- zioni del sole negli equinozi e nei solstizi, riunì gli esami che avea impreso sulle posizioni e i movimenti propri delle stelle con metodi nuovi, acconci e precisi, e seppe dedurne impor- tanti resultamenti. Da gran tempo una differenza tra l'obbliquità estiva e ver- nale agitava le menti degli astronomi, ne sospettavano la causa nella influenza rispettiva degli elementi del calcolo sulle osser- ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 11 vazioni medesime: fu da alcuni modificata l'altezza del polo, affm di metterle d'accordo; altri l'attribuivano all'incertezza delle rifrazioni, perlochè il Cassini, il La Calile, il Bradley, il La Place e i più grandi astronomi costruirono tavole di correzioni : né per tanto il fenomeno svaniva. • All'astronomo di Palermo nacque sospetto ch'esso potesse pro- venire dalla differente temperatura del metallo: replicati i saggi, e maturata l'idea, fecesi a dimostrare, che l'influenza del calo- rico sui grandi strumenti è una quantità finita, cui bisogna valutare ; che la differenza fra le due obbliquità lungi dal do- versi far disparire, o adottando diverse rifrazioni, o toccando altri elementi, fa d'uopo lasciarla quale è data dalle osserva- zioni, ed intanto esaminare s'essa non provenga da una ca- gione del tutto termometrica; che bisogna piuttosto aggiugnere alle divisioni dello strumento quel di più di dilatazione, che necessariamente per lo maggior calore si opera sul metallo. — Pertanto adattò termometri al gran cerchio di Ramsden , e facendo quindi le opportune cori'ezioni, le osservazioni estive ed invernali del sole gli offrivano quei risultamenti uniformi, che per la natura della cosa doveansi aspettare. La novità e l'importanza del lavoro gli fruttarono gli enco- mi dei contemporanei, e molti ebbero a congratularsi seco di aver risoluto un difficile problema. — I risultamenti ottenuti vennero adottati dagli astronomi, ed il celebre Carlini dovendo stabilir la nutazione terrestre per dedurne quindi la massa lu- nare, come il più certo adotta il valore da Cacciatore osser- vato e calcolato. Né egli si ristava alle semplici ricerche astronomiche ; ma convinto dei vantaggi che le scienze fisiche debbon ritrarre dalle osservazioni meteorologiche, prendeasi cura di stabilirne nel nostro osservatorio un corso ordinato e preciso, e ne pro- inovea l'uso cogli scritti e coli' esempio, ove potea, pei vari siti dell'isola. j2 ELOGIO DI NICOLO" CACCIATORE. Ed infatti debbon sembrare elementi inapprezzabili pei pro- gressi della chimica, dell'agricoltura, della medicina que' re- gistri che contengono il prospetto delle vicende atmosferiche, e le variazioni d'un fluido, che inviluppa da ogni banda gli uomini e le cose. Si avvisava però che in fatto di scienze solo la comparazione simultanea d'un gran numero di fatti ne mostra il collega- mento ed i rapporti, e la comparazione di diversi rapporti dà nascimento alle teorie generali : si avvisava che di poco o niun giovamento sarebbe l'accumulo di tante osservazioni fatte in differenti punti del globo, ove non fossero comparabili fra loro, e ridotte ad unico sistema. — Però questo sistema dovea esser semplice, piano, non particolare ad un popolo, onde non in- correre in gai-e nazionali. Uno ne prescrivea di sua invenzio- ne, che riuniva tutti que' requisiti, che la sperienza di tanti anni aveagli fatto conoscere. Consiste questo suo metodo nel proporre che si adotti per punto convenzionale la spiaggia del mare; che nel fissare la scala barometrica non si ricorra a misura sinora praticata, ma si scelga la lunghezza del pen- dolo che batte i secondi: rigettava però il pendolo sessagesi- male , perchè poco differente dal metro , ed atteneasi al cen- tesimale, come quello la cui lunghezza non è prossima a mi- sura sin' ora conosciuta : si denomini questa lunghezza tipo meteorologico, e la sua centesima parte normola barome- trica. — Quanto al termometro l' intervallo fra i due punti invariabili del ghiaccio fondente e dell' acqua bollente volea si fosse diviso in 100 parti, fissando il numero 100 alla di- visione inferiore, e il termometro così costruito prendesse il nome di meteorologico: con ugual chiarezza e semplicità as- segnò i metodi di segnare i venti , lo stato del Cielo , e tutte le altre vicende atmosferiche , che possono influire al progres- so delle scienze. Oltre a che gli surse l'idea che la grandez- za arbitraria della superficie, che riceve l'impulso del vento. ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 13 rende gli anemometri lutti non paragonabili fra loro ed insuffi- cienti, perlochè uno ne fé' costruire di sua invenzione, il quale dà contemporaneamente la direzione, la forza relativa, e l'in- clinazione assoluta del vento al piano orizzontale. Tante e siffatte idee espose in un'opera, che volle scrivere nel latino idioma, pei'chè l'ignoranza del linguaggio non fosse di ostacolo alla generale riforma. Fra le tante memorie da lui scritte merita particolar men- zione quella sulla misura dell'altezza del monte Cuccio. Può questa, come dice il celebre baron De Zach, servir di modello per misurar trigonometricamente le altezze delle montagne. Fu a lui dato il primo vanto di aver misurato 1' altezza d' ima montagna per mezzo di osservazioni simultanee del suo angolo di elevazione e di depressione — 11 monte Cuccio, per la sua po- sizione ed il svu) isolamento , e pel vantaggio d' una determi- nazione cotanto esatta della sua altezza, venne allora reputato come monte unico in Europa , ed indicato come modello a tutte le sperienze barometriche per la determinazione dei coef- ficienti della dilatabilità dell'atmosfera e della rifrazione ter- restre. Non verrò più oltre tessendovi un elenco circostanziato di tutte le sue opere, che molte ne scrisse nelle quali mentre si occupava delle materie più gravi ed astruse trovava modo di spaziarsi nei vasti campi del bello ; che se non era nei suoi scritti somma castigatezza di lingua , vi scoprivi sempre un profondo sentire, una tal vivezza d'immagini, un'arguzia di concetti, che dilettavati mentre t'istruiva. Eletto nel 1810 esaminator generale dei corpi facoltativi in Sicilia coir incarico d'istruir nella geodesia superiore gli uffi- ciali del R. Officio Topografico, fece loro con analo^^lii stru- menti, onde meglio informarli delle teorie, misurare una base secondo i metodi del Gen. Le Roy, e compiere una triangoliz- zazione dei contorni di Palermo. 14 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. Molto studio egli pose sulla compilazione del Codice Metrico Siculo, e fu collaboratore a Piazzi in tutti i travagli che all'uopo si fecero, e nella divisione in distretti della Sicilia. Voi ben sapete, illustri Soci, come ei chiamato dai vostri voti a Segretario Generale di quest'Accademia, ne avesse assunto la riforma , e come con analoghe e nuove istituzioni da sem- plice Accademia Letteraria riducendola alla foggia delle altre assemblee scientifiche e meglio costituite, l'avesse istradato a migliori destini. Veniva egli nel 182-4 sostituito a DeLambre nella R. Società Astronomica di Londra, e nel 1835 eletto uno dei Quaranta soci attuali della Società Italiana : mentre in varie epoche avea ricevuto i diplomi dell'Istituto di Francia e delle piìi distinte Accademie. Nel 1837 giacca nel letto del dolore, dibattendosi fra le an- gosce del comune flagello ; il morbo noi distrusse , ma acca- gionò la sua salute, consunse le sue forze, lo rese innanzi tratto cadente. Da indi in poi la sua vita fu una lunga serie d'in- fermità, di pene, di giorni tormentosi. Pure non ismettea dal lavorare, e quando i suoi mali avean posa, se non colla stessa potenza, tornava collo stesso zelo alle antiche contemplazioni. Fu tenero delle siciliane glorie, amante di questo suolo, che ei chiamava l'Eden di natura; colla voce, cogli scritti, col- r esempio franco sostenitore d' ogni suo dritto — Chi ebbe a convivergli a lato, chi sapea scrutinare nel più riposto dei suoi pensieri potea tosto convincersi di quale e quanto amore a- masse la patria sua — Spogliato nella roba , minacciato nella vita dai suoi stessi concittadini, non nutriva odio contr" essi , non tramandava quell'odio ai figli: che anzi que' compiangeva perchè illusi, ingannati, tremava solo pei loro danni, e ago- gnava ai giorni della speranza. Straziato dai tormenti del crudele flagello, ei non tremava per la sua vita: palpitava pei giorni della sua compagna, pai- ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. ià pitava pei figli suoi ! Piangea la perdita di tanti illustri ; do- glia immensa recavagli la morte dell' insigne Scinà, e l' irrepa- rabil danno alle siciliane lettere gli colmava l'animo di duolo intensissimo — Quelle lagrime sincere cancellino una trista pa- gina dalla storia dei due grandi! Spesso le lettere e le sciente ove si appiglino a cuori mal- nati riescono funeste all' umana razza : l' egoismo, la noncu- ranza del proprio onore, l'abbandono della famiglia, degli af- fetti pili santi, se non sono conseguenza di esse, ne ricevono impulso e ingrandimento. Chi ha meditato ha potuto col fatto riconoscere sì funesta verità. L' agghiacciato numismatico stassì placidamente nel suo studio a vagheggiar una moneta rosa e arruginita dal tempo mentre nella stanza contigua la sua famiglia è in seno alla de- pravazione; lo scienziato tutto immerso nelle sue speculazioni, spesso obblia le affezioni più care e a ere e i doveri i più im- preteribili. Ei leggea però in altra guisa nei sacrari del sapere: tenea gli studi come mezzi potentissimi di accrescere i beni della so- cietà, e di migliorare gli uomini — Era unico suo pensiero ren- der felice la sua donna; istradare i figli alla cristiana pietà, alle virtù cittadinesche, alla carità fraterna: rallegravasi della loro concordia, non era gioia che pareggiasse il contento di vedersi fra loro — Nelle ore di ozio, quando la natura chiedea riposo del lungo affaticarsi, formava suo diletto della musica : le me- lodie del Bellini sovra tutte il beavano, le assomigliava al canto degli augelli, all'armonia de' celesti; ma la voce di una figlia che sapesse ripeterle al gravicembalo avea per lui tale incanto, una tal soavità da vivificargli l' udito che da gran tempo avea già guasto. Il giorno 28 gennaro del \Siì era cadavere: i malori che da più anni l'affligeano, lentamente esacerbandosi, lo condussero al suo termine; ritugge il pensiero di ritornare a quegl' istanti do- 16 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE lorosi a chi gli fu al fianco nei lunghi patimenti , gli impresse sulla fronte l'ultimo bacio, ne raccolse l'estremo sospiro. Lo seguì r universale commiserazione, e le lagrime della sua desolata famiglia inaffieranno eternamente il suo cenere. La fredda salma di chi onorò la sua patria e le cinse una corona giace fra la turba delle altre confuse: l'ignaro, l'idiota, e forse il delinquente gli dorme al fianco. Né un memore sasso, né una pietra che ne segni il nome gli ergeva la cura de' suoi concittadini : però la sua memoria avrà sempre un altare nel cuore di quanti infelici beneficò, dei molti che da lui ritras- sero conforto di sovvenzioni e di consigli (1). (1) Oggi per cura della famiglia le di lui ceneri riposano in un modeslo monumenlo sito nella Chiesa di Sanla Maria di Gesù. ... ■ : ili '/■ /. '-. ^ /* '^^ ■ •*- l'I' ■ '■ / ' y -s^as**" y É %>^- / \\> -^=^>-