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ATTI
DELL'ACCADEMIA
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ATTI
ACCADEMIA
DI
SCIENZE E LETTERE ^ ÈJu O^t,
DI PALERMO
NUOVA SERIE.
VOLUME I.
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PALERMO
DA PlETKd MOKVILLO APPALTATORE DELLA R. "STAMPERIA
Nella Man Formaggi nuin. iH.
1845.
STATUTI
DELL' ACCADEMIA
STATUTI
DELL' ACCADEMIA
Art. i. L'Accademia Palermitana di Scienze e belle Lettere, già delta del
Buon-Gusto , resterà sotto la proteziene dell'eccellentissimo Senato Palermi-
tano, da cui riconosce la sua esistenza; perlocchè il Pretore di Palermo, du-
rante la sua carica, avrà il titolo di Socio Onorario, Promotore dell'Accademia.
2. Il corpo accademico è formato dai Soci Attivi, Onorari e Corrispondenti,
e dai Collaboratori.
3. Le corporazioni letterarie, che vorranno collegarsi all'Accademia Paler-
mitana, potranno farlo o come Socie, o come Colonie.
4. La classe dei Soci Attivi, relativamente alla distribuzione de' suoi lavori,
sarà partita in tre Sezioni.
5. Il corpo accademico sarà retto dalla Magistratura, scelta dal comune con-
senso nel suo seno.
i STATUTI DELL'ACCADEmA.
6. Le radunanze di tutto il corpo accademico presedute dal Magistrato co-
stituiscono le sedute accademiche.
7. Le deliberazioni cbe interessano l'intera Accademia saranno prese dal cor-
po accademico legalmente i-adunato.
8. L'Accademia si occuperà dell'avanzamento delle scienze e delle lettere. I
lavori degli accademici, letti nelle sedute, si conserveranno in Archivio; e tra
questi saranno scelti quelli, che dovranno essere pubblicati sotto il titolo di
Atti dell' Accademia Palermitana di Scienze e belle Lettere.
9. L'amministrazione degli averi dell'Accademia apparterrà al Magistrato.
La formazione dello stato discusso, e l'approvazione dei conti apparterranno
all'intera Accademia.
TITOLO PRIMO
Del Corpo Accademico.
10. Il Corpo Accademico sarà composto dai Soci e dai Collaboratori.
H. I Soci saranno classificati in Attivi, Onorari, e Corrispondenti.
i2. I Soci Aitivi saranno settanlacinque; cioè sessanta Residenti in Palermo,
sei Nazionali, e nove Stranieri. Il loro numero è inalterabile.
13. I Soci Attivi danno propriamente l'esistenza dell'Accademia; hanno essi
esclusivamente il dritto alle votazioni, alle cariche, ed agli emolumenti acca-
demici, e sono strettamente soggetti a' rispettivi doveri indicati dai presenti
Statuti.
14. Coloro tra i Soci Residenti, che faranno costare all'Accademia la legit-
timità delle cagioni per cui non potranno corrispondere a tutti i doveri di So-
cio Attivo, potranno ottenere dall'Accademia di essere annoverati in un'altra
classe di Soci
15. Coloro tra i Soci Residenti, che dopo di avere lette almeno quattro me-
morie nelle sedute, o di averne date due giudicate meritevoli di essere inse-
rite negli Atti Accademici, faranno costare legittime le cagioni, per le quali
non si troveranno più in grado di corrispondere a tutti i doveri di Socio At-
tivo, saranno dichiarati Soci Emeriti. Il posto che rimarrà vuoto sarà occu-
pato da un nuovo eletto. Ciò non di meno il Socio Emerito potrà interve-
nire nelle sedute, leggervi de" lavori, e conserverà il dritto di concorrere alla
carica di Presidente, e a quella ancora di Anziano della Sezione a cui appar-
teneva.
16. L'Accademia conferirà il grado di Socio Onorario, Nazionale o Estero,
STATUTI DELL'ACCADEMIA. S
allo porsonc di merito distinto, che si renderanno ad essa benemerite. Un Sb-
eio Onorario Nazionale potrà venire eletto Presidente dell'Accademia.
17. L'Accademia conferirà il gradò di Socio Corrispondente a quei Dotti Na-
zionali o Esteri, che, per opere date alla luce, si distinguono in un ramo qua-
lunque dell'umano sapere.
18. L'Accademia conferirà il titolo di suo Collaboratore a quelle persone, che
distinguendosi per cognizioni o per lavori scientifici o letterari, saranno giu-
dicati meritevoli di essere aggregati al suo corpo.
TITOLO SECONDO
Delle Corporazioni letterarie collegate all' Accademia Palermitana.
19. L'Accademia accetterà come Socie tutte quelle corporazioni letterarie,
che vorranno in questa qualità collegarsi con essa, all'oggetto di promuovere
di concerto lo avanzamento delle scienze, e delle lettere per lo mezzo di una
regolare corrispondenza.
20. Quei dotti, che sosterranno le funzioni di Presidente, e di Segretario
Generale nel momento dell'associazione, saranno di dritto dichiarati recipro-
camente Soci Corrispondenti, e si contraccambieranno i Diplomi.
21. Tutti i membri attivi dell'Accademia Socia potranno, ove gli Statuti del
loro Corpo noi vietassero, inviare all'Accademia Palermitana le loro memorie
per esservi lette, ed anche inserite negli Atti Accademici, ove possano avervi
luogo.
22. Quelle corporazioni letterarie di Sicilia, che vorranno più intimamente
appartenere all'Accademia Palermitana , adottandone gli Statuti ed i metodi
di lavoro, saranno dichiarate sue Colonie.
25. I Presidenti, ed i Segretari Generali delle Colonie, durante la loro ca-
rica, saranno considerati come Soci Corrispondenti.
24. Le Colonie faranno conoscere all'Accademia Palermitana per mezzo di
una regolare corrispondenza i lavori de' loro Soci, all'oggetto che l'Accade-
mia li abbia nella dovuta considerazione.
2o. Le Colonie saranno nel dovere di eseguire quei lavori scientifici o let-
teiarì, ai quali saranno invitati dall'Accademia Palermitana; questi lavori , e
qualunque altro delle Colonie, dopo di essere stati letti nell'Accademia, sa-
ranno inseriti negli Atti ove si crederanno di questo meritevoli.
26. I Soci Attivi delle Colonie , quando saranno in Palermo , nell' Accade-
mia Palermitana goderanno le distinzioni dei Collaboratori; ed all'incontro il
6 STATUTI DELL'ACCADEMIA.
Socio dell'Accademia Palermitana, che interverrà in una Colonia, sarà ripu-
tato come Socio Attivo della medesima.
TITOLO TERZO
Sezioni dell' Accademia.
27. La Classe de' Soci Attivi, relativamente alla distribuzione de" suoi la-
vori, sarà partita in tre Sezioni, ciascuna delle quali sarà composta di venti
Soci Residenti, di due non Residenti, e di tre Stranieri, e degli Emeriti della
Sezione.
28. La prima Sezione si occuperà delle Scienze Esatte, Naturali, e di quelle
che ne dipendono.
29. La seconda Sezione si occuperà delle Scienze Ideologiche, Morali, e Po-
litiche.
50. La tei'za Sezione si occuperà dell'Archeologia, delle belle Lettere, della
Teoria delle belle arti, ed in generale di qualunque erudita ricerca non com-
presa negli oggetti presi di mira dalle altre due Sezioni.
TITOLO QUARTO
Della Magistratura Accademica.
31. L'Accademia Palermitana gode attualmente dell'onore di riconoscere per
suo Mecenate S. A. R. il Conte di Siracusa, Luogotenente di Sua Maestà (D. G.)
in Sicilia.
32. La Magistratura del Corpo Accademico sarà costituita dalle seguenti ca-
riche:
Presidente.
Vice-Presidente.
Segretario Generale.
Tre Direttori di Sezione.
Tre Segretari di Sezione.
33. Il Presidente è il Capo del Corpo Accademico; presiede in tutte le se-
dute; le apre e le chiude; conserva l'ordine, e mantiene la esatta osservanza
dei regolamenti.
34. Il Vice-Presidente in mancanza del Presidente ne esercita le funzioni.
35. Il Segretario Generale è l'organo della corrispondenza interna ed esterna
STATUTI DELL'ACCADEMIA. 7
dell Accademia; è a lui affidata la legalità delle deliberazioni e votazioni; è
responsabile della custodia del sigillo, dei lavori, dei libri, della segreteria, del-
l'archivio, e di qualunque altro oggetto appartenente all' Accademia ; è inca-
ricato della redazione, stampa, e spedizione degli Atti, e delle carte accade-
miche.
36. La Magistratura di Sezione sarà composta da un Direttore, un Segreta-
rio, e due Anziani, scelti tra i Soci componenti la Sezione.
37. Il Direttore è il Capo della Sezione, e della sua Magistratura. Presiede
ai radunamenti di Sezione, li apre, e li chiude, e vi conserva l'ordine.
38. Il Segretario di Sezione mantiene la corrispondenza interna della Se-
zione; è a lui affidata la legalità delle deliberazioni, e votazioni della mede-
sima; è incaricato, ed è responsabile della custodia della Segreteria, e di tutte
le carte appartenenti alla Sezione.
39. In ciascuna Sezione saranno scelti due Anziani tra i suoi componenti,
i più riputati pei loro lumi e probità, e sarà loro incombenza nella Sezione
di dar parere dei lavori accademici, e sopratutto di ciò, di cui potranno essere
incaricati per affari relativi alla Sezione.
40. Ciascuna Sezione avrà inoltre un Vice-Segretario, Coadjutore del Segre-
tario Generale e del Segretario di Sezione.
41. Nelle funzioni della Magistratura, in mancanza suppliscono in ordine, al
Presidente il Vice-Presidente, ed in mancanza il più provetto dei Direttori.
— Al Segretario Generale il più provetto dei Segretari delle Sezioni.
— Al Direttore il più provetto dei due Anziani.
— Al Segretario di Sezione il Vice-Segretario.
42. Il Presidente, ed il Vice-Presidente dureranno in carica per cinque anni.
Il Segretario Generale per dieci anni. I Direttori, i Segretari, e i Vice-Segre-
tari di Sezione per tre anni. Gli Anziani per un anno.
45. Nessuno potrà essere alla fìue della Carica rieletto nella stessa, meno-
chè il Segretario Generale, e gli Anziani.
44. La Magistratura del Corpo Accademico si riunirà indispensabilmente due
volte all' anno, nella prima metà dei mesi di gennajo e luglio. Il Presidente
però potrà straordinariamente convocarla ove ne conosca il bisogno.
45. La Magistratura è legalmente radunata quando de' nove individui che
la compongono, sei almeno saranno presenti , tra i quali il Segretario Ge-
nerale; il quale in caso di legittimo impedimento vi inviterà il più provetto
dei Segretari di Sezione.
46. La Magistratura del Corpo Accademico invigilerà sulla osservanza dei re-
golamenti, e sullo andamento generale dell'Accademia. Fisserà, regolerà, e di-
8 STATUTI DELL'ACCADEMIA.
stribuirà i giorni delie sedute ordinarie e straordinarie. Deciderà tutte le con-
troversie che potessero insorgere relativamente allo interesse generale dell'Ac-
cademia. Piglierà conoscenza dei reclami che si porteranno avverso le deli-
berazioni della Magistratura di Sezione. Nei casi gravi, non previsti dai rego-
lamenti, potrà provvisoriamente risolverli, rimettendosene alla tinaie deter-
minazione dell'Accademia. Eserciterà la censura sopra tutti i funzionari del-
l'Accademia, potrà ordinarne la sospensione, e provocare dalla intera Acca-
demia la remozione di un funzionario, o di un Socio qualunque.
47. La Magistratura di Sezione si radunerà tre volte all'anno, nelle prime
metà dei mesi di aprile, agosto, e dicembre. Il Direttore potrà straordinaria-
mente convocarla ove ne conosca il bisogno.
48. La Magistratura di Sezione s'intenderà legalmente radunata quando in-
terverranno il Direttore, il Segretario ed uno dei due Anziani.
49. Questo Magistrato regola l'andamento della sua Sezione; decide le con-
troversie sopra articoli che l'interessano; e prepara ed invia tuttociò che si
vuol portare alla conoscenza della Magistratura del Corpo Accademico.
50. Le deliberazioni della Magistratura del Corpo Accademico, e di quelle
delle Sezioni, saranno prese a maggioranza di voti; e nel caso di parità il voto
di chi presiede è decisivo.
51. Gli Anziani delle tre Sezioni riuniti, e preseduti dal Vice-Presidente, for-
meranno il Comitato degli Anziani dell'Accademia.
52. Questo Comitato terrà le sue radunanze nelle ultime metà dei mesi
di gennajo, maggio, e settembre, e in tutte le volte, che vi sarà invitato dal
Magistrato Accademico.
53. È legittimamente radunato quando oltre il Vice-Presidente saranno pre-
senti almeno quattro Anziani, il più giovine dei quali farà da Segretario.
54. Il Comitato degli Anziani esaminerà, e darà il suo parere motivato al
Magistrato dell'Accademia sulle Memorie che dovranno stamparsi negli Atti;
sulle carte che gli verranno da quello rimesse per essere giudicate; sulle me-
morie, che aspirano ad un premio; su i conti e sulle regolarità delle eroga-
zioni; sulle ammissioni di nuovi Soci, e su coloro che dovranno essere re-
mossi, o che dovranno passare tra gli Emeriti. Per adempiere a questi oggetti
potrà richiamare li rischiarimenti che gli bisogneranno dai rispettivi Segretari.
TITOLO QUINTO
Delle Sedute Accademiche.
55. Le Sedute Accademiche sono costituite dalla riunione dei Soci Attivi pre-
seduta dal Magistrato.
STATUTI DELL'ACCADEMIA. 9
56. Le Sedute Accademiche ordinarie, clie si terranno nel corso di un anno,
non saranno meno di venti; e nel principio di ciascun anno il Magistrato de-
stinerà quelle in cui si tratteranno gli affari d'interesse generale dell'Accade-
mia, e quelle che saranno impiegate alla lettura dei lavori accademici. Il Pre-
sidente potrà secondo il bisogno convocare straordinariamente l'Accademia.
57. Nelle Sedute destinate a trattare gli affari d'interesse generale dell'Ac-
cademia potranno intervenire i soli Soci Attivi ; ed allora la Seduta s'in-
tenderà legalmente radunata quando il numero degl'intervenienti supera la metà
dei Soci Attivi Residenti.
58. Nelle Sedute destinate alla lettura dei lavori accademici potrà interve-
nire chiunque; esse saranno legalmente radunate quando almeno interverranno
dieci Soci Attivi.
59. Ciascun Magistrato di Sezione però potrà radunare i Soci della rispettiva
Sezione per trattare degli affari ad essa relativi. Allora la radunanza sarà le-
galmente costituita quando il numero degl'intervenienti supera la metà dei Soci
Attivi della Sezione.
TITOLO SESTO
Delle votazioni, e delle elezioni.
60. Nelle Sedute destinate a trattare gli affari generali dell'Accademia le de-
liberazioni saranno prese a maggioranza assoluta di voti, e si faranno a bussolo
o a polizze segrete. É proibita qualunque deliberazione per acclamazione.
61. Quando nella prima votazione non si ottenga la maggioranza assoluta,
le due opinioni che avranno avuto più voti delle altre saranno poste a nuova
votazione, e tutti i votanti saranno obbligati a determinarsi per una di esse.
— Se nella prima votazione più di due opinioni risultino con maggior nu-
mero di voti uguali, la sorte escludendole le ridurrà a due, e la seconda vo-
tazione caderà su di esse.
— Se nella prima votazione l'opinione che per numero di voti ottiene il se-
condo luogo, ne ha delle altre uguali, la sorte escludendole le ridurrà ad una,
onde farsi la seconda votazione sempre su due.
— Nei casi estremi di parità di voti, la sorte escluderà le diverse opinioni,
e le ridurrà ad una sola.
62. Per provvedere le cariche del Magistrato Accademico ciascuna Sezione,
convocata in privata Seduta dal suo direttore, formerà una nota di raccoman-
dazione per quei soggetti che nel suo seno crederà meritevoli di occupare la
VoL. I. 2
10 STATUTI DELL'ACCADEMIA.
carica TacaiUe. Queste note saranno inviate ai Segretario Generale, il quale ne
larà spargere le copie preventivamente tra tutti i Soci Attivi presenti nella Se-
duta Generale, prima della votazione definitiva dell'Accademia.
G3. Per provvedere al posto di Socio Attivo, la Sezione a cui appartiene,
convocata in Seduta privata dal suo Direttore, farà una nota di non meno di
tre eligibili, coli' indicazione dei loro meriti rispettivi; sentito quindi il parere
del Comitato degli Anziani, convocato all'uopo, e tenute presenti le osserva-
zioni del medesimo, compirà una nota definitiva e motivata, che rimetterà al
Magistrato Accademico per esser proposta. L'elezione dell' Accademia sarà cir-
coscritta ai soggetti messi in nota.
64. Ciascun Socio attivo ha dritto esclusivo di proporre dei soggetti per far
parte del Corpo Accademico, con farne dimanda motivata da lui sottoscritta.
11 Presidente, al quale devesi presentare, la rimetterà al Comitato degli An-
ziani per averne il parere. Indi la Magistratura del Corpo Accademico, tenendo
presente il parere del Comitato, ne farà, ove abbia luogo, pel solito mezzo
del Segretario Generale, una proposta ragionata di ammissione , come Socio
Onorario, Corrispondente, o Collaboratore, all'intiera Accademia, per passarsi
alla votazione.
TITOLO SETTIMO
Dei Lavori Accademici.
65. 1 Soci appartenenti a ciascuna Sezione si occuperanno principalmente
delle materie che le sono attribuite, e saranno in obbligo di leggervi una me-
moria almeno in ogni tre anni. Potranno però secondo le circostanze nel trien-
nio essere dispensati dal Magistrato Accademico , qualora abbiano presentato
un lavoro di materie appartenenti ad altre Sezioni.
6G. Nella prima radunanza che terrà in ogni anno la Sezione si discuteranno
e proporranno i temi sopra i quali sono invitati i Soci Attivi a leggere dopo
due anni. Al principio di ogni anno si suppliranno con nuovi temi quelli che
sono stati esauriti dalle letture dell'anno precedente, e si fisserà l'ordine con
cui debbonsi succedere le letture dei discorsi su di essi. Sarà a cura del Se-
gretario di Sezione, che per qualunque imprevista circostanza si trovino sem-
pre pronte due o tre memorie. Sarà a cura del Direttore di eccitare lo zelo
de' Soci per leggere nelle Sedute nel primo triennio a partire dall'esecuzione
di questi Statuti.
67. Ciascun Socio Attivo dovrà scegliere un tema per leggere su di esso al
tempo fissato; purché non prescelga di occupare la Seduta con altre memorie
STATUTI DELL'ACCADEMIA 11
-SU di altri temi, attorno ai quali avrà lavorato. Sarà però sempre un titolo
di benemerenza presso l'Accademia se oltre le memorie di obbiigo se ne leg-
geranno delle altre di libera scelta.
68. Le Sedute Accademiche saranno dal Magistrato Accademico destinate in
giro per leggervisi esclusivamente delle memorie appartenenti alle materie di
una sola Sezione. Qualunque Socio potrà leggervi delle memorie, purché non
trattino di materie diverse da quelle proprie della Sezione.
09. Qualora uno o più Soci avranno fatto dei lavori poetici , che il Magi-
strato Accademico crederà meritevoli di pubblica lettura, potranno destinarsi
tre Sedute straordinarie in ciascun anno, nelle quali chiunque de' Soci e dei
Collaboratori vorrà leggervi delle composizioni poetiche di libero tema, potrà
praticarlo; purché ne ottenga il permesso dal Presidente, inteso prima il pa-
rere degli Anziani della terza Sezione.
70. Radunata l'Accademia sotto la presidenza del Magistrato vi funzionerà
quel Segretario di Sezione cui spetta, il quale leggerà il verbale della Seduta
precedente della propria Sezione, ed il sunto dei lavori che vi sono stati letti.
Quindi si passerà alla lettura delle memorie, e se taluna di esse sarà troppo
lunga , chi presiede ne differirà la continuazione ad un'altra Seduta. Termi-
nata la lettura di una o più memorie che si leggeranno nella Seduta, si con-
segneranno gli autografi al Segretario della Sezione; e dove gli Autori desi-
derassero ricuperare il loro originale , il Segretario Generale a richiesta del
Segretario di Sezione disporrà il conveniente per farne esemplare la copia, che
deve restare nell'archivio dell'Accademia.
71. I Segretari di Sezione non potranno ritenere presso di sé gli autografi
e gli esemplari delle memorie lette, oltre il tempo della seduta seguente della
propria Sezione, nella quale dovranno leggerne il sunto, ma dovranno conse-
gnarli insieme col sunto al Segretario Generale per restare nell'archivio.
72. Durante la lettura delle memorie non sarà permessa veruna discussione.
75. Saranno pubblicati in successivi volumi sotto il titolo di Alti dell'Acca-
demia Palermitana di Scienze e belle Lettere, tutti quei discorsi, che dopo es-
sere stati letti nelle Sedute saranno giudicati degni della stampa.
74. Nel corso dell'anno, a cura del Segretario Generale, si raduneranno suc-
cessivamente i Magistrati delle Sezioni per sciegliere tra 1 lavori ricuperati in
archivio quelli che giudicheranno degni di esser pubblicali, o nella maniera
come si sono letti, o con quei cambiamenti e riforme, che di accordo col-
l'Autore stimeranno opportuno di farsi. Senza il consenso dell'Autore non
sarà permessa veruna riforma.
75. Le memorie lette nell'Accademia divengono di lei piena proprietà , e
12 STATUTI DELL'ACCADEMIA.
gli Autori di esso non ne potranno pubblicare se non i semplici sunti; meno-
chè fossero state di già escluse dagli Atti Accademici.
76. Se le memorie lette contengano nuove osservazioni , o sieno di tale
importanza , che la loro pronta pubblicazione interessi l'avanzamento delle
Scienze e delle Lettere, o l'onore dell'Autore, il Magistrato Accademico di-
spenserà alle disposizioni del precedente articolo, dovendo però nella pubbli-
cazione che va a farne l'Autore inserire il permesso del Magistrato.
77. L'Autore di qualunque lavoro scientifico o letterario potrà, rimettendone
un esemplare all'Accademia, chiederne il parere.
78. Ciascuno Autore avrà gratuitamente dieci copie della sua memoria in-
serita nel volume.
79. Le copie di ciascun volume degli Atti Accademici saranno distribuite gra-
tuitamente a S. M. il Re (N. S.), al Mecenate, al Promotore, all'Intendente,
alle Accademie Socie e Colonie, alla Biblioteca del Senato, e a quelle della
Regia Università, dell' Olivella, del Collegio Massimo della Compagnia di Gesù,
e del Reale Osservatorio, ed all'Archivio della Commessione di Pubblica Istru-
zione; come ancora ai Soci Attivi, Residenti , non Residenti , e Stranieri che
si troveranno al momento della pubblicazione. Il Magistrato Accademico an-
cora determinerà il destino di poche altre copie che dovranno dispensarsi a
qualche alto personaggio, o a coloro che si saranno resi benemeriti all'Acca-
demia con donativi, e dotazioni. Le restanti copie si venderanno a quel prezzo
che stabilirà il Magistrato.
80. All'oggetto di promuovere gli utili lavori scientifici e letterari, 1' .acca-
demia potrà proporre de' premi, ai quali tutti potranno concorrere menochè
i Soci Attivi.
81. L'Accademia distribuirà in ogni tre anni tre medaglie, una per Sezione,
in premio di quelle fra le memorie lette dai Soci Attivi, le quali otterranno
il voto di aprrovazione.
TITOLO OTTAVO
Dell' Amministrazione degli averi dell' Accademia.
82. L'Amministrazione degli averi dell'Accademia apparterrà al Magistrato,
il quale regolerà gli esiti a norma dello stato discusso, che in ciascun anno
stabilirà l'Accademia colla superiore approvazione.
83. Il danaro di pertinenza dell'Accademia si terrà nel pubblico banco a nome
dell'Accademia Palermitana delle Scienze e belle Lettere, e non potrà l'itrarsi
STATUTI DELL'ACCADEMIA. 15
dal banco se non a polizze firmate dal Presidente e dal Segretario Generale,
o da chi in caso d'impedimento ne sostiene le veci.
84. L'Accademia eleggerà un Tesoriere, che terrà i conti d'introito ed esito,
ed a cui favore solamente si possono spedire le polizze di espensione.
85. Presso il Tesoriere si terrà sempre la somma di once dieci per occor-
rere alle spese giornaliere dell'Accademia.
86. Il Tesoriere non potrà fare veruna erogazione senza il mandato espresso
firmato dal Presidente e dal Segretario Generale. Sarà cura sua ritirare i ri-
cevi corrispondenti, e controllare le polizze per tenerne conto nel suo registro.
87. 11 Presidente ed il Segretario Generale però non potranno ordinare
qualunque erogazione straordinaria al di là del titolo fissato per le spese im-
prevedute, senza una deliberazione del Magistrato. E dove essa superi le once
dieci, sarà nacessaria la deliberazione dell'Accademia.
88. In ogni mese di dicembre il Tesoriere darà i suoi conti al Magistrato,
il quale coli' intervento degli Anziani ne farà l'esame, e vi aggiungerà il suo
conto morale nelle partite che ne abbisognano; e nel seguente mese di gen-
najo si presenteranno questi conti all'Accademia per riportarne la sua appro-
vazione, onde passarli alle autorità competenti per averne la finale quietanza.
89. La carica di Tesoriere durerà per un anno, ma egli potrà essere rieletto.
DISPOSIZIOM GENERALI.
90. Per tutto ciò che riguarda il servizio interno dell'Accademia, il numero
e gli obblighi dei registranti, e degli uscieri, la tenuta delle segreterie, e del-
l'archivio, e per qualunque altro oggetto di dettaglio per lo esatto adempi-
mento di tutte le superiori disposizioni, l'Accademia stabilirà dei regolamenti
che saranno obbligatori.
91. Chiunque sarà eletto a Socio Attivo per occupare il posto di un So-
cio defunto sarà in obbligo di leggerne l'articolo necrologico la prima volta
che sederà in Accademia.
92. Ogni Socio è in obbligo di presentare all'Accademia una copia dei libri
e memorie che dà alla luce.
95. L'Accademia non si rende garante delle opinioni, e delle dottrine con-
tenute nelle memorie dei suoi componenti. Ne sono essi personalmente re-
sponsabili colle Scienze e col Governo.
9't. Le trasgressioni a doveri di Accademico stabiliti in questi regolamenti
si riputeranno come una formale dichiarazione di non volere appartenere
al Corpo Accadeinico; quindi l'Accademia , inteso il rapporto del Gomitalo
a STATUTI DELL'ACCADEMIA.
degli Anziani ed il parere del Magistrato, delibererà se siavi luogo a rerao-
zione dal Ruolo Accademico , o a passaggio in altra Classe , e ad elezione
del successore.
9o. S. A. R. il Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in Sicilia, Augusto
Mecenate dell'Accademia, è implorata ad eleggere per la prima volta i ses-
santa Soci Attivi Residenti, 1 quali sotto la Presidenza di colui che più pia-
cerà a S. A. R. procederanno all'esecuzione del presente Regolamento.
I presenti Statuti vennero approvati da S. A. R. il Principe D. Leopoldo Conte di
Siracusa, Luogotenente Generale di S. M. (D. G.) in Sicilia nel Consiglio del 24 gen-
naro 1832.
SOCJ ATTIVI
DELL' ACCADEMIA
S. A. R. IL PRINCIPE D. LEOPOLDO
CONTE DI SIRACUSA, Mecenate.
Il Pretore di Palermo Marchese di Spedalotto
Socio Onorario Promotore.
Principe di Granatelli Presidente.
Prof. Michele Fodera' Vice-Presidente.
Prof. Can. Alessandro Gasano Segretario Generale.
PRIMA SEZIONE
SCIENZE NATURALI ED ESATTE.
Emmandele Estiller Direttore.
Barone Andrea Bivona Segretario.
Dott. Pietro Calcara Vice-Segretario.
Dott. Giovanni Salemi r » • ■
„ . ^ , > Anziani,
rroi. Giuseppe ìnzenga
Hi
Prof. Michele Fodera'.
Onofrio Cacciatore.
Prof. Gaetano Algeri.
Prof. GiovAN Battista Gallo.
Prof. Giovanni Gorgone.
Dolt. Salvatore Romano.
Prof. Pasquale Pacini.
Ab. Gaetano Dileo.
Prof. Carlo Giachery.
Prof. Can. Alessandro Gasano.
Prof. Gaetano Cacciatore.
Dott. Agostino Todaro.
Prof. Mariano Pantaleo,
Prof. Federico Napoli.
Prof. Giuseppe Albegiani.
Cav. Agatino Sammartino.
Prof. Carlo Gemmellaro.
„ „ _, _ ,, I Non residenti na-
Cav. Giovanni Federigo Guglielmo Herschel.
^ , -- / zionali ed esteri.
Barone Alessandro Humboldt.
Macedonio Melloni.
SECONDA SEZIONE
SCIENZE MORALI E POLITICHE.
Padre Benedetto d'Acquisto Direttore
Cav. Raffaele Busacca Segretario.
Yice-Segrelario
Padre Alessio Narbone » . • •
) Anziani.
Prof. Can. Salvatore Mancino
17
Dolt. Emjunuele Viola.
Prof. Cav. Embrico Amari.
Padre Vincenzo Garofalo.
Cav. Niccolò Lanza Branciforti.
Dott. Vincenzo Cacioppo.
Prof. Ab. Antonio Criscuoli.
Filippo Villari.
Dott, Gaspare Parlatore.
Can. Francesco Bagnara.
Can. Gaspare Rossi.
Barone Giovanni Calefati.
Doti. Pasquale Calvi.
Can. Salvatore Calcara.
Francesco Ferrara.
Dott. Carmelo Martorana.
Prof. Giovanni Bruno.
Francesco Orioli.
Cav. Giuseppe Niccolini.
Barone Pasquale Galluppi,
Prof. Placido De-Luca. ( ^'«nali ed esteri.
ì
Non residenti na-
TERZA SEZIONE
LETTEEATIBA/
Gaetano Daita Direttore.
Vincenzo Errante Segretario.
Principe di Calati Giuseppe De-Spucches Vice-Segretario.
Tesoriere.
VOL. I. ."i
18
Francesco Perez ì . . .
\ Anziani.
BERNARDO BERIO j
Monsignor Giuseppe Crispi.
Duca di Serradifalco Domenico Lo-Faso Pietrasanta.
Agostino Gallo.
Principe Di Scoruìa Pietro Lanza Branciforti.
Prof. Can. Emmanuele Vaccaro.
Dott. Giovanni Schirò.
Principe di Granatelli Franco Maccagnone.
Giuseppe Spab afora.
Prof. Giuseppe Bozzo.
Prof. Ab. Niccolò Di-Carlo,
Prof. Giuseppe Caruso.
Ab. Pasquale; Pizzuto,
Vito Beltrani.
Prof. Ab. Gregorio Ugdclena.
Ab. Michelangelo Raibaudi.
M. ' Raoul Rochette.
Alessandro Manzoni.
Massimo D'Azeglio. f Non residenti na-
Marchese Giuseppe Ruffo. ( »onal' ed esteri.
Baldassare Romano.
socio exerito
Abate Giuseppe Bertini.
SOCJ OrfORAlìJ NAZIONALI ED ESTERI
Commend. Carlo Afan de Ri vera.
1»
Cav. Antonio Alessandrini.
March. Comm. Francesco Saverio D'Andrea.
Cav. Niccolò Ansalone.
Francesco Giovan Domenico Arago.
Duca D'Ascoli Sebastiano Marulli.
Conte Prospero Balbo.
Cardinale Tommaso Bernetti.
Giuseppe Bianchi.
Cav. Pietro Bianchi.
Giorgio Airv Biddel.
Principe di Bisignano Pietrantonio Sanseverino.
Giovanni De Bordon.
Michele Bordon.
Lord Arrigo Brocgham Vaux.
Principe di Campofranco Antonio Lucchesi-Palli.
Commend. Giuseppe Caprioli.
Principe di Cassaro Antonio Statella.
Duca di S. Cesario Gennaro Marulli.
Prof. Filippo CorridI.
Giuseppe Cascio Cortese.
Cav. Paolo Cumbo.
Duca di CuMiA Marcello Fardella.
Barone Guglielmo Damoiseau.
Commend. Giovanni Daniele.
Maresciallo di Campo Marchese Francesco Saverio
Delcarretto.
Monsignor Benedetto Denti.
Maresciallo di Campo Cav. Roberto Desauget.
Barone Dupin
Alarchese delle Favare Pietro Ugo.
20
Prof. Finn Magnusen.
Principe di Fitalia Pietro Settimo.
Commend. March. Arrigo Forcella.
Cav. Antonino Franco.
Monsignor Gaspare Grassellini.
M.' GuiZOT.
Conte De Heyden.
Cav. Francesco Paolo Lanza Brancifortk
Duca di Laurenzana Onorato Gaetani.
Cav. GlAMBATISTA MaGISTRINI.
Ferdinando Malvica.
Cav. Antonio Mastropaolo.
Duca di MoNTALBo Stefano Sammartino.
GlAMBATISTA NlCCOLIM.
Principe Pietro Odescalchi.
Cav. OOVAROFF.
Princ. di Palagonia Fr. Paolo Ferdinando Gravina.
M." Pariset.
Cav. Niccola Parisio.
Barone Camillo Pellegrino.
March, di Pietracatella Gius. Ceva Grimaldi Pisanelli.
Cav. Gabriele Qdattromani.
M.' JosiAH Qdiney.
Marchese di Raddusa Francesco Paterno Castelli.
Consigliere Rafn.
Marchese Luigi Rangoni.
Monsignor C amili o Ranzani.
Cav. Geminiano Ricciardi.
Marchese Cosmo Ridolfi.
Tenente-Gen. Filippo Salluzzo.
toi
21
Cav. Arcidiacono Luca De Samuele Cagnazzi.
Cav. Niccolò Santangelo.
Ten.-Gcn. Priiic. di Satriano Carlo Filangeri.
Principe di Scilla, Fulco Ruffo Di Calabria.
Monsignor Cav. Angelantonio Scotti.
Retro-Ammiraglio Cav. Ruggiero Settimo.
Duca di S. Teodoro Carlo Luigi Caracciolo.
Principe di Torrebruna Gaetano Parisi.
Principe di Trabia Giuseppe Lanza.
Principe di Yalguarnera Pietro Valguarnera.
Duca di Ventignano Cesare della Valle.
Commendatore Carlo Vecchioni.
Commendatore Antonino Venuti,
Cardinale Francesco Di-Paola Villadicane.
Rrigadiere Cav. Ferdinando Visconti.
Cav. De Vysznewsky.
Nel seguente volume si darà la nota de' Soci Corrispondenti e Collabon
Gli autori delle seguenti memorie di cui non è indicato il grado accade-
mico sono Soci Attivi.
e©e®©®8®©s®s©ss©®®esse©©®©ee®®®©©©®s©s©0©©®®©eG©©©®©Q®®ea
TAVOLA DELLE MEMORIE
CONTENUTE
NEL PRESENTE VOLUME
Delle vicende dell'Accademia; Discorso del Presidente Principe di Granatelli.
S C I E IV Z G.
Dimostrazione generale e completa dell'equilibrio di tre forze; Memoria di Emmanuelc
Estiller.
Memorie geog:nostiche e mineralogiche; del Prof. Pietro Calcara :
1" Osservazioni geognostiehe sopra Caltavuturo e Sclafani.
2" Ricerche geologiche sulla dolomite giurassica del landro presso S. Caterina.
3» Sopra una nuova giacitura della calce carbonata in Sicilia.
'(■* Nuove forme cristalline di alcune minerali di Sicilia.
Esposizione de' Molluschi terrestri e fluviatili de' dintorni di Palermo del medesimo
Prof. Calcara.
D'una mostruosità di un insetto dell'ordine de' Coleotteri; Osservazioni del Prof. Bal-
dassare Romano.
Rariorum plantarumminusve recte cognitarum in Sicilia sponte provenientium decas
prima auctore Augustino Todaro.
Osservazioni Meteorologiche fatte nel R. Osservatorio di Palermo nell' anno 1844.
Su r indole, la misura ed il progresso della industria comparata delle nazioni ; Studi
di Emerico Amari.
li E T T E B E.
Sulla istruzione pubblica nei secoli xvi e xvii in Sicilia; Discorso di Bernardo Serio.
Elogio di Domenico Scinà scritto dal Prof. Federico Napoli.
Elogio di Niccolò Cacciatore scritto dal Prof. Gaetano Cacciatore.
DELLK VICr:NDE
IHvLL' ACCADEMIA
DISCORSO
IIBL PRESIDE»TR
PRINCIPE DI GRANATELI,!
I ETTO I> RNTRARE IN t FM<:ii>
nella tornala del 1(1 novembre ISiS.
i)ELLE VICENDE
DELL' ACCADEMIA
Non senza viva commozione rammento la prima volta che
muovo a voi la parola dall'onorevole seggio a cui mi avete
voluto chiamare il giorno in cui questa nostra Accademia
restaurata ad esempio dei più illustri istituti, pi-esente l'Augu-
sto Principe Luogotenente del Re , e le Supreme Autorità
della Sicilia, pendea dal lahro di Tommaso Gargallo. Ignari
allora di quanta sventura si preparava al nostro paese, apri-
4 DELLE VICENDE DELL' ACCADEML\.
vamo il cuore alla bella speranza di vedere rapidamente pro-
gredire il rinascente istituto. Che se ciò la fortuna non vol-
le , dobbiamo sì rallegrarci che l'antica Accademia che riu-
nendo quante celebrità letterarie, potè vantare tra noi il ca-
duto secolo, segnò qualche onorata pagina nella storia della
nostra letteratura; ancora sussista. E di questa patria istitu-
zione e dei bei travagli dei nostri maggiori e dei bei sforzi
dei nostri contemporanei tendenti ad inalzarla , vi piaccia
oggi riandare meco la storia, e desumere indi incitamento a
calcare il sentiero da loro segnato con passi alacri e sicuri.
Palermo che nella reggia di Federico Imperatore vide sor-
gere la prima Accademia italiana, pei cui studi su la lingua
e la poesia segnò le prime linee della rinascente letteratura,
iolta ai gentili ozi dalla guerra del vespro e poi dai furori
> (3).
Mancati il marchese di Giarratana e il Caruso altri valen-
tuomini da quegli educati frequentavano l'Accademia, Gio-
vanni di Giovanni, Michele e Domenico Schiavo, Salvatore ed
Evangelista Di-Blasi, Gabriele Lancellotto Castelli principe di
Torremuzza. Momi altamente riveriti ne' nostri fasti lette-
rari ! Ed é bello il ricordare che fu a lei consaciato l' ultimo
lavoro del Caruso 1' elogio del Giarratana, e che in essa il
Torremuzza mostrò i primi frutti del potente suo ingegno
leggendovi la sua dissertazione sopra una statua di marmo
scoverta nelle rovine di Alesa, e si sa che quelle rovine de-
staron in. lui il genio dell' antiquaria.
Tra le loro fatiche son da annoverare il discorso di Mi-
(l) Del Iiuon posto.
(8) Dei comeiitt-ìrl sul liallato del buon gusto del Muratori.
(3) Slor. Leti, del ser. IS.
6 DELLE VICENDE DELL' ACCADEML\.
chele Schiavo sulla costante soggezione della nostra antica
chiesa al patriarca di Roma , e quei del Di Giovanni sui
Templari e sulle fondazioni ecclesiastiche di Sicilia, e più sui
nostri antichi riti ecclesiastici. Questi che erano il fondo della
grand' opera che poi pubblicò De Divinis Siculorum officiis
segnano un' epoca nella nostra letteratura, poiché se il Caruso
producendo la sua Bibliotheca historìca avea dimostrato
l' incremento che potea avere la nostra storia del medio evo, per
la illustrazione dei monumenti dei tempi; questo fecondo prin-
cipio non era stato applicato agli annali ecclesiastici, e que-
sta parte di storia rimanea ancora come a' tempi del Pirri.
Questa nuova scuola che nell' accademia era rappresentata dal
Di Giovanni vi avea un forte oppositore nello Schiavo, poiché
in quel tempo di vanità nazionale teneasi dai settatori del-
l'antico a delitto che il Di Giovanni avesse messo in forse
la fondazione apostolica della chiesa di Palermo, e che con
i monumenti avesse provato che dall'ottavo secolo alla metà
dell' undecimo noi eravamo soggetti non al patriarca di Ro-
ma, ma a quello di Costantinopoli , e che greca era la no-
stra liturgia, come greca la lingua dei libri ecclesiastici. Non
fa al proposito dire di quai rancori gli fu cagione quest' ope-
ra, che poi proruppero in aperta persecuzione alla pubblicazione
dell'altra Codex diplomaticus per sventura delle nostre let-
tere proscritta ed interrotta, ma è di onore all'Accademia,
che in essa nuovi canoni di critica si fossero arditamente det-
tati ai ricercatori di antichità ecclesiastiche siciliane e che per
tal via gli studi ecclesiastici bruttati di scolasticismo si fossero
andati rivolgendo alle cose storiche, ed è bello pensare che
mentre allora la più parte delle Accademie italiane non ei'aho
che poetiche, questa volgea a più alto scopo i suoi studi.
Era già il teuipo in cui ad alto grado iunalzavasi lo stu-
filo dell a nostra archeologia. Mentre il Cassinese Vito Amico
fondava un muse;) in Catania il principe di Riscari miuii-
DELLE VICENDE DELL' ACCADEVA. 7
iìcontemente scavandone il suolo ne dissotterrava il tealro ,
i bagni, l'odèo, la basilica, i fori, i sepolcri, e da quegli
scavi , e da altri praticati in Centuripe e in Leontini dis-
seppelliva i preziosi avanzi, con che creava e arricchiva al-
tro superbo museo, il ccnte Cesare Gaetani discopria in Si-
racusa e terme e celle vinarie e poliandri , riconoscea nel
porto minore l'arsenale, e nuovi studi aggiungea a quei già
famosi del Bonanno e del Mirabella su la topografia di (juclla
sovrana città e il caso scopriva in Solunto e in Palermo dei
sepolcreti fenici, ed altri musei qui si fondavano il Gesui-
tico, dal Salnitro, ed il Martiniano dal Requesens, e dal Di
Blasi.
Ed il Di Blasi mirando ad illustrare questa collezione in-
cominciava dal leggere nell'Accademia delle osservazioni su
di un lacrimatojo, e in quelle ebbe il merito di raddrizzare
alcune iscrizioni rapportate dal Muratori, e di attaccare l'opi-
nione che volgarmente correa intorno all'antico uso di cotali
urne (1).
Ma l'Accademia a più duratura gloria aspirava quando nel
1755 pubblicò il suo primo volume di atti (2). Deesi principal-
mente quésta pubblicazione allo zelo di quei due instanca-
bili promotori della nostra cultura in quel tempo lo Schiavo
e il Di Blasi, dei cui lavori è fregiata. Fra i quali me-
rita singoiar lode la dissertazione del Di Blasi sopra un vase
greco-sicolo di quel museo perchè rinvendica un vanto alla ci-
viltà delle nostre greche colonie. « Questo discoi'so, » dice lo
Scinà » è da ricordarsi con onore perchè il Di Blasi prese primo
a dimostrare che quei tanti vasi che in Sicilia si rivengono
furono nella Sicilia lavorati.... perlocchè tutti questi vasi che
sino allora col nome erano stati distinti di vasi etruschi volle
che chiamati fossero greco-sicoli e questo nome fu d'allora in
(1) Scinà op. cit.
(2) Saggi di disscrlazioiii dell' Accademia Palermitana del buon gusto. Palermo ItSS per Bentivenga.
8 DELLE VICENDE DELL' ACCADEMA.
poi usato dai dotti. « Quanto era diflicile « dice il Lanzi » can-
giare a quei vasi un nome che gli davano di concordia quei
principi dell'antiquaria il Buonarroti, il Gori, il Carli ec. !....
Il P. Di filasi Benedittino fece conoscere i vasi greco-sicoli > —
" E dopo il Gori « ripiglia lo Scinà » « i vasi greco-sicoli fu-
rono riconosciuti dal Winkelman dal Millin, dal Millingen,
dal can. Bianconi, dal De Rossi, dal Lanzi, e da altri ri-
nomati antiquari. « Altri ingegnosi discorsi uno dello Schia-
vo intorno a due tazze e un'altro di Gaetano Barbaraci so-
vra un vase istoriati anco di fatti Siciliani corroborano i
classici pensamenti del Di filasi. Taccio di altre due minori
memorie dello Schiavo istesso ma a lui si dee precipua lode
per la illustrazione d'un talismano degli eretici fiasiliadi, che
per essa opponendosi con grave sapere ad un' opinione del
dotto archeologo di Pesaro Passeri mostra quanto autorevole
era divenuta la sua voce. Commendevoli per contemporanea
utilità sono le dissertazioni di Niccolò Gervasi su le leggi
e del Santacroce su le Università di Sicilia che davano un
quadro della storia del nostro dritto e della nostra istru-
zione, mentre l'intera storia nostra letteraria era ancor ver-
gine, e quella di Agostino Tetamo cui è scopo richiamare lo
studio delle cose naturali che tanto grido avea levato in Si-
cilia neir antecedente secolo pcgli Odierna pei Boccone pei
(dipani e che con quei grandi era mancato.
Meritamente questi lavori accademici furono da per tutto
ricevuti con ammirazione e con lode (1).
Ma questa pubblicazione che dovea essere il principio di
giorni gloriosi fu come la fine d'una esistenza onorata.
Di tale decadimento, dell'arrestata pubblicazione degli atti,
dell'allontanamento dei zelatori non sapremmo dir le cagioni,
ma già Domenico Schiavo nel 1756 compilava altra opera pe-
li) Scinà op. cit.
DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. 9
l'iodica le memorie da servire alla storia letteraria di Si-
cilia, e Salvadore Di Blasi nel 1758 l'altra più grande che
ei durò per venti anni degli opuscoli di autori Siciliani. La
stessa sua fama nocque all'accademia poiché in quel torno
molte altre società letterarie si eressero, né si pensava al dan-
no della divisione delle forze intellettuali, ed alla vanità si sa-
crificava la gloria. E veramente meditando sulla nostra storia
letteraria dopo il 1750 scorgiamo evidente questo vero.
Molte accademie erano allora in Palermo delle quali se nin-
na salì alla rinomanza della nostra, piene erano d' alti spiriti
e frequentate da valentuomini. Era vi quella del cassinese An-
tonio Requesens ascritta alla Colombaria di Firenze che avea
a scopo r illustrazione delle patrie istorie per via dei mo-
numenti e tra i cui soci noterò gli Schiavo, i Di Blasi, il fi-
lologo Pasqualino, il Torremuzza. La galante conversazione
Accademia poetica fondata dal gentile poeta Antonio Lucchesi-
Palli principe di Campofranco allettava i cultori delle geniali
discipline il Cari il Natale il Meli ancor giovanetto. Aduna-
vansi contemporaneamente delle Accademie ecclesiastiche delle
quali una occupava il dotto orientalista Francesco Tardia che
vi leggeva un corso d'istituzioni ermenentico-critiche, e quel-
la che prevenendo i tempi fu nel 1752 fondata dal duca di
Prato-ameno col nome di Accademia delle scienze e delle arti
composta di 60 soci, risguardante tutto il sapere. Operosa era
anco quella che adunavasi nella biblioteca comunale, di cui
era istituto rischiarare la nostra storia letteraria e l'ecclesia-
stica, tenendo a testo il Mongitore ed il Pirri, la quale al dir
dello Scinà « può vantar tra i suoi fasti che dirizzò i pri-
mi passi della gloriosa carriera che indi percorse nelle lettere
Rosario Gregorio » (1).
L'Accademia nostra intanto caduta in una turba di medio-
(1) Op. cil.
VoL. I. 2
IO DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.
cri conduceva una oscura esistenza e appena nelle memorie
dei tempi se ne riscontra alcun pregiato lavoro che sia ve-
nuto fino a noi: tali le memorie del B. Giuliano Majale di
Salvadore Di Blasi pubblicate negli opuscoli Siciliani.
Nel 1791 l'Accademia che nelle sale dei benemeriti Filan-
geri principi di S. Flavia ancora avea stanza, più stabile ed
onorata sede ottenea nel palagio pubblico, dal Senato della
città (1). E di così bella protezione che da undici lustri al gra-
do l'innalza di pubblica istituzione, è da dar lode a questo
splendidissimo municipio e al principe di Caramanico viceré
che aperto favore concedea alle scienze e alle lettere. Rinno-
vavasi r illustre esempio del senato istesso e di Garzia de To-
ledo pel cui congiunto favore, una grande Accademia di let-
tere e di armi innalzavasi nel 1567! (2).
Nell'epoca stessa del traslatamento l'Accademia riformava
l'antico statuto ma in ciò non ebbe pari fortuna. Fonda-
mento di quello era stato la cultura degli studi patri. Bello
è leggere nello Schiavo il comento di quella legge fondamen-
tale che circoscrivea annualmente metà dei lavori dell'Acca-
demia « ai punti più dubbi della patria storia ecclesiastica
naturale e civile che per la di lei nobiltà, e la vetusta sua
origine dovrebbe certamente ti'attarsi con più di esattezza di
quanto fecero i nostri scrittori nello scorso secolo (1600) per
mancanza di monumenti e di critica giudiziosa e più sag-
gia » (3). Or queste leggi che ben mostrò il fatto, quanto erano
(1) Olire la stanza nel palagio Comunale il Senato largisce fin dal 1791, un' assegnamento all'Ac-
cademia del quale dal palriottismo del Decurionato è da sperare un'aumento perchè potesse ad altro
•plendore innalzarsi questo patrio istituto.
(2) Il Senato protesse generosamente questa Accademia assegnandole scudi 500 annui per la stanza,
che era il palazzo della famiglia Ajntamicristo. Ivi ella stette fino all'anno 1(5-20 donde il Senato istesso
la trasferi nella casa Comunale a fronte del palazzo pretorio, la quale eresse all'uopo dalle fondamenta,
erogandovi scudi 12500. L'Accademia s' estinse nel 1636. Villahianca Sic. nob. voi. 1, pag. 25.
(3) Schiavo Saggio sopra la Slor. Leti, e le ant. Acc. di Palermo premesso alle dissertazioni della
Accademia del buon gusto voi. I.
DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. H
in queir età opportune non rispondeano più ai nuovi biso-
gni intellettuali del paese nel 1791. E pure si mancò tanto
di senno in quella riforma che non si pose mente alle mu-
tate condizioni della cultura e invece di rivolgersi l'Accade-
mia a più alti studi di che il paese mancava stranamente si
ti-asformava in una riunione di Arcadi (1). Che la poesia di-
venne parte essenziale dei lavori accademici non pensandosi
alla dii'lìcoltà di quest'arte divina, che non è il retaggio dei
più, né alla gloriosa missione a cui l'aveano già volta il Pa-
nni e l'Alfieri, missione che da pochi eletti può assumersi,
non dalle numei'ose congreghe dei dotti.
Ben altri erano gli studi a cui su la fine del secolo avreb-
be dovuto consacrarsi l'Accademia.
Il principio per lo innanzi troppo oltre spinto dai dotti Si-
ciliani e dalle accademie di rivolgere i loro studi alle patrie
illustrazioni avea prodotto nobili effetti nella storia, e nell' ar-
cheologia. Questi studi antichi in Italia, e di cui molte delle
maggiori città della penisola erano onorate sedi poteano facil-
mente, e con successo coltivarsi tra noi, poiché i nostri dotti era-
no allora in frequente relazione col Muratori, e con una schie-
ra di valentuomini in Toscana, coi quali scambiavano lumi, e
gareggiavano di travaglio , e di zelo. E le greco-sicule anti-
chità, fino allora non illustrate davano uguale importanza in
Europa ai lavori del Biscari, del Gaetani, di Domenico Schia-
vo, di Salvatore Di Blasi, del Torremuzza, che le etrusche a
quei del Gori, e del Lanzi, e le cronache noi'manne ne aveano
data altrettanta alle pubblicazioni del Caruso che le longobarde
a quelle del Muratori, e questi studi accano agevolato il sen-
tiero al Gregorio onde dettare la sua egregia opera sul dritto
pubblico siciliano e continuare le diplomatiche pubblicazioni
(1) Nei iinovi Slaluli dell' Accademia promessi ai Saggi di Dissertazioni dell' Acc. Palcrmilana del
buon guslo dopo la sua reintegrazione l'anno 1791, voi. 2. Pai. per Selli 1800 — si legge all'art. 0
« Ogni Accademia sarà composta di un discorso in prosa e di alcuni componimenti poetici.
12 DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.
del Caruso, e introdurre nel paese lo studio delle lettere arabe.
Or questo fervore rivolto tutto a questi rami di sapere avea
prodotto in fine il danno di ritardare il corso di varie disci-
pline. Così era delle scienze speculative e di quelle del calcolo.
E pure se i nostri non davano in queste lavori di grido, segui-
vano il progresso europeo, non così in altre come nell'eco-
nomia pubblica, nell'agricoltura, nella fisica, nell'astronomia,
nella chimica, nella storia naturale. Che queste scienze o nate
o ingrandite al di là delle Alpi, e in quel secolo, erano pressoché
interamente in Sicilia neglette, e si sentì su la fine dell)cttccento
il bisogno di promuovere i viaggi del Balsamo del Tineo del
Piazzi in Francia e in Inghilterra.
Ciò cambiò la faccia della nostra cultura, poiché un giardino
botanico e il famoso osservatorio astronomico indi fondavansi,
la cattedra di economia ad onore innalzavasi per il Balsamo,
e quella di fisica per lo Scinà, uomo che per forza d'ingegno
uguagliava i tempi: ciò ha renduto memorabile nei nostri fasti
il governo del viceré Caramanico.
Altre scienze rimasero abbandonate, che venendo a morte
quel viceré altri nobili concetti, che sarebbero stati utili al
nostro progresso intellettuale mancarono di esecuzione e di ma-
turità.
Fra questi incompiuti disegni dee annoverarsi la riforma
dell' Accademia. Mentre della conoscenza di tanti studi teo-
retici si mancava , ristringeasi ancora alle patrie applicazioni
la maggior parte degli studi di lei !
Per la dissennatezza di quella riorganizzazione 1' Accademia
non venne in amore a quei valentuomini, ch'erano alla testa
della letteratura, e quando ella nel 1800 pubblicò un secondo
volume di Atti (1) né di vigore, né di opportunità di studi die
segno. In esso non si scorge né quella magisti'ale trattazione
(tj Saggi di Disserlaziooi voi. ì, cit.
DELLE VICENDE DELL'ACCADEUHA. 13
né quei nomi illustri che aveano fatto l'onore del primo: e
comechè in alcuno di quei lavori si vegga opportunità d'ar-
gomento rispondente alla coltura dei tempi, in ciò non era
che una vana apparenza! Mentre il Siciliano Gioeni destava
di se le maraviglie come gran vulcanologista per la sua me-
moria su l'eruzione deU Etna ^ e per la sua litologia vesu-
viana \ Accademia in tali materie non pubblicava che una
volgare dissertazione su l'origine dei fenomeni, e dei fuochi
vulcanici, e mentre il Balsamo nelle sue dotte, e copiose le-
zioni svolgea tutta la scienza economica dei tempi e magistral-
mente l'applicava alla Sicilia , e liberamente indagava molte
delle cagioni politiche del deperimento della nostra agricoltura,
e mostrava che essa era da promuoversi a preferenza che le al-
tre industrie, in una delle memorie dell Accademia sui miglio-
ramenti dell'agricoltura di Sicilia dettata in occasione della
provvida legge che ordinava la concessione enfiteutica, in pic-
cole tenute, delle terre comunali, con inopportune e illiberali
vedute si agita la quistione dell'utilità della grande, e della
piccola proprietà: e in un'altra sul lanificio di Sicilia si fanno
degli sterili voti per migliorare qualche meschino opificio che
era allora tra noi. Taccio delle altre dissertazioni ma l'unica
forse che merita di ricordarsi non senza onore è la prima
parte della storia della medicina Siciliana del Bettoni che co-
mechè incompiuto lavoro non ha i comuni vizi delle altre,
futilità d'argomento, o pochezza d'ingegno.
Tra la fine del caduto secolo e il principio di questo si ma-
turava una gi'an riforma nelle Accademie. Varie erano in que-
gli anni di smania riformatrice, le opinioni degli uomini in-
torno all'utilità di queste vecchie istituzioni.
Sorte in tempi di altra civiltà, in gran parte erano rima-
ste stazionarie, poche erano progredite coi lumi; però guar-
date in generale poteano sembrare inefficaci, in tanto maravi-
glioso progresso della tipografia, in tanta potenza del gior-
U DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.
nalismo , in tanto accrescimento di biblioteche. Seguendosi
all' incontro il corso delle più progressive scorgeasi che nel
liOO, fine del medio evo, le Accademie italiane vmiche allora
in Europa, la Pontaniana in Napoli, la Platonica in Firenze,
l'Aldina in Venezia, la Romana occupavansi dello studio di
disseppellire gli avanzi dell'antica sapienza, onde compiasi il
rinascimento dei lumi, preparavansi i tempi di Colombo e
di Galileo, che nel 17° secolo poiché il Galileo avea rige-
nerate le scienze fisiche , e videsi quanta utilità da questa
parte di sapere dagli antichi negletta potea derivare al vi-
ver civile le si consacrò un' Accademia , quella del Cimento
che si rendè tanto gloiiosa, che poco dopo pei tempi avversi che
erano incominciati all'Italia le sue molte Accademie letterarie
invilivansi, quella del Cimento periva, ma il gran pensiero
fruttificò oltremonte, e tre anni dopo l'italiana, sorse la So-
cietà Reale di Londra, e dodici dopo quella delle scienze di
Parigi, che grande in fine fu il pensiero del Leibntz riunire
le scienze, e le lettere nell'Accademia di Rerlino, seguito poi dal
Lagrangia e dagli altri grandi fondatori di quella di Torino
e dal Direttorio francese, che le uguagliò l'Istituto.
Concentrate nell' Istituto le antiche Accademie letterarie e
scientifiche di Parigi i\i evidente l' importanza della nuova
a fronte delle antiche istituzioni, e si vide quanto può la mas-
sima associazione dei dotti, quanto un corpo che tutti signo-
reggi i mezzi dell'intelligenza, quanta solidità può dare ai gen-
tili studi il consorzio delle scienze, quanta popolarità a queste,
l'intluenza dei primi. In un secolo di umanità, di gentilezza,
ma eminentemente vitilitario, che nelle scienze e nelle lettere chie-
de altezza di scopo civile, questa era la forma che prender do-
veano le Accademie.
Per tanta sapienza, di concetto, e per la prepotenza delle
idee francesi in Europa su queste basi modificavansi presso
che tutte le vecchie Accademie del continente.
DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA. 13
Così nel 1832, per zelo di benemeriti soci, e coli' augusto
favore di S. A. R. il Conte di Siracusa ricostituivasi la no-
stra Accademia (1).
Qui incomincia la nostra epoca contemporanea.
È nostro vanto avere eseguito una bella rigenerazione: molti
dei nostri più valorosi hanno consacrato all'Accademia belle e
generose fatiche : (2) indi ella avrebbe dovuto salire a gran ri-
nomanza. Pure come io movea lamento dapprima i nostri voti
sono stati delusi. Un savio statuto, delle egregie letture, sono
parte dei mezzi, ma non sono tutti quei, che abbisognano
per rendere illustre un' Accademia. Ciò che ha posto una delle
più gran differenze tra le antiche e le nuove Accademie è stata
l'instancabilità di queste nella pubblicazione dei loro lavori.
Io non parlo dell'Istituto di Francia né della Società Reale
di Londra ne delle Accademie di Rerlino e di Pietroburgo
(1) Ebbero molta parie !n questa riforma i eh. Filippo Fodera, Luigi Garofalo, (lelidonio Errante,
Agostino Gallo, che da alcuni anni andavano rimettendo in onore l' Accademia leggendovi dei dotti
lavori, e più Nicolò Cacciatore che ne fu primo Segretario Generale e S. E. il principe di Trabia
che ne fu primo Presidente.
(2) Fra le memorie lette, in questo periodo all' Accademia, meritano speciale ricordo quelle di Nicolò
Cacciatore sui pozzi artesiani, di Filippo Parlatore su d'un novello fenomeno meteorologico, sudi
una lìovclla specie di piante siciliane, su la geografia botanica di Palermo, di Andrea Bivona su
di alcuni molluschi dei dintorni di Palermo, di Pietro Calcara su le conchiglie fossili d' Altavilla,
e su d' un minerale della Piana dei Greci, di Antonino Greco su di alcuni esperimenti circa lo sviluppo
dei girini, del prof. Giovanni Gorgone su la cistotomia quadrilaterale e su la natura dei denti
«ma»!, del prof. Michele Fodera su le abitudini, del P. D'.\cquisto su la formazione delle idee, del
principe di Scordia su la pubblica beneficenza, su gli asili infantiti, su l' educazione del popolo, del
P. Narbone sul soggetto istesso, di Francesco Scovazzo e di Gaetano Daita direttori l'uno dopo l'altro
delle scuole di mutuo insegnamento sui pregi e i possibili miglioramenti di questo metodo d' istru-
zione, di Leonardo Vigo e del Daita istesso sul progetto di compilazione d'un dizionario siciliano, di
Luigi Garofalo sn la republica di Cicerone e sui musaici normanni della cappella della reggia, del
Duca di Serradifalco su d' un ceppo trovato nel teatro di Siracusa, del prof. Gaetano Algeri su la
medicina legale nei secoli 16 e 17 ridotta primamente a dottrina in Sicilia, di Bernardo Serio su
la nostra letteratura del secolo 16, di Antonio Di Giovanni Mira su quella del 17, del Serio istesso
i« lo studio delle cose patrie, su l' influenza della filosofia d' Àristippo in Siracusa, e gli elogi del
Panormita, del Mongitore, del Natale, del Pisani, del Di Giovanni Mira, di Michele Amari l'elo-
gio di Paolo Di Giovanni, di Agostino Gallo quello dell' Haus, di Andrea Bivona e di Gaetano Cac-
ciatore quei degV illustri loro padri, di Ferdinando Malvica quei di Svina e di Cicognara , e l'ora-
zione inaugurale del Gargallo il cui solo nome è un elogio. Lavori che in massima parie publicati
hanno onoralo gì' illustri autori
16 DELLE VICENDE DELL'ACCADEMIA.
ma le minori Accademie di Edimburgo di Dublino di Sto-
colma di Copenaghen di Monaco di Amsterdam di Bruxelles
di Torino di Lisbona, alla pubblicazione degli atti devono la
loro celebrità, in essi consiste oggi l'onorevole vita delle dotte
assemblee, per essi a più alto scopo sene indirizzan gli studi,
a provocare i consigli, a meritare i suffragi dello straniero
gli uni e gli altri più che la passionata lode di pochi com-
patriotti potenti a sospingerle nell' ardua carriera.
11 cominciamento di una costante pubblicazione di lavori
avrebbe dovuto segnare quella nostra rigenerazione ma a que-
sto onorevole fine a cui sono stati diretti i decennali voti
dell'Accademia, e lo zelo dei miei illustri predecessori, infiniti
ostacoli e direi quasi una fatalità, quella stessa che nello scorso
secolo per due volte arrestava questa onorata opera, si sono
opposti !
Ma noi torneremo all'impresa con più d'ostinazione e di
ardore.
Adempito questo sacro ufficio mediteremo poi sui restanti
modi che possano anco onorare e rendere utile l' Accademia.
Allo zelo dei Giarratana, dei Caruso, dei Di Giovanni degli
Schiavo, dei Di Blasi , dei Torremuzza, sposiamo i maggiori
lumi dell'età nostra, e pensiamo che la patria aspetta da noi
che questa istituzione creata ad accrescerne lo splendore, a pro-
muoverne i miglioramenti, dopo un secolo e più d'esistenza,
dopo onorati travagli, dopo una degna restaurazione, omai si
incammini a più alti destini.
DIMOSTRAZlOl^E
GENERALE E COMPLETA
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE
MEMORIA
i DI EMMANUELE ESTILLER
UIBETTORE DELIA 1" SEZIOSE.
iSrrilla nel 1835, p Iella nell' Accademia il ìi novembre \an\
DIMOSTRAZIONE
GfflKMLE E COMPLETA
DELL'EQUILIBRIO DI TRE FORZE
Sono quasi ventidue secoli che il siracusano Archimede con-
cepì e pose in effetto la suhlime idea di applicare le matema-
tiche pure alla fisica. Pria di lui questa scienza vagava nuda,
misteriosa, ed anche ingannatrice sulle sponde del Nilo, del-
l'Eufrate e della Grecia. Era disprezzata dai filosofi come dot-
trina che si avviliva considerando la materialità delle cose,
e non si sublimava alle considerazioni della spiritualità; e se
A DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
alcuni di essi la onoravano, la vestivano però di attributi
nella loro immaginazione solo esistenti.
Le opere maravigliose degli antichi prima del geometra di
Siracusa erano dovute più tosto al caso, all'azzardo, ed al ge-
nio che alla cognizione perfetta delle leggi della natura. Sol-
tanto dopo Archimede cessò il mistero, si dileguò l'inganno,
e divenendo la meccanica scienza sperimentale e rigorosa, con-
tribuì non poco ad accrescere l' industria e le ricchezze dei
popoli.
Disgraziatamente però l'edifizio fondato dal sapiente dì Si-
racusa lentamente fu proseguito, ed ì suoi successori sino al
secolo dì Galileo, sia per poca libertà d'ingegno, sia pei pre-
giudizi della scuola, sia infine per soverchio rispetto allo stesso
Archimede tributato, poco o nulla vi aggiunsero. Galileo pri-
ma e poi Ne\^ton, scoprendo le leggi della natura, ed esten-
dendo ì limiti delle matematiche pure, accrebbero l'edilìzio
dì Archimede, ma per dirsi quasi compito dobbiamo discen-
dere sino al presente secolo. Oggi le scienze naturali sono co-
nosciute e rigorosamente dimostrate coU'esperienza e col cal-
colo, e la loro applicazione ha prodotto un rapido progresso
nella industria umana, e quindi un aumento straordinario
nelle ricchezze delle nazioni incivilite.
Se tanto bene è dovuto alla esperienza ed alla applicazione
della matematica alla fisica, cosa indispensabile ella è che la
meccanica, elemento dì tutte le scienze naturali, poggi sopra
base certa al pari della geometria, o in altri termini che le
sue fondamenta siano la geometria medesima e pochissimi
principi semplici ed incontrastabili.
Si sa che dietro ì lavori de' geometri del decimottavo secolo
la dimostrazione della meccanica e delle sue applicazioni de-
riva da pochissime formole generali, e che queste poggiano
sulla dimostrazione dell'equilibrio di tre forze applicate ad un
punto materiale o ad una retta materiale infinitamente sot-
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE S
tilt'. Quindi è indispensabile, se scienza esatta si vuole la mec-
canica, che la dimostrazione dell'equilibrio di tre forze sia
generale, semplice, e rigorosa. Sin dai tempi di Archimede
si occuparono i dotti di questa interessante ricerca, ma dob-
biamo convenire che, chi più chi meno, tutti hanno assunto
per principi incontrastabili cose che meritano dimostrazione,
o pure, volendo adottare il rigore geometrico hanno dovuto
discendei'e dalla teoria generale a casi particolari e più sem-
plici per poi rimontare al caso generale. Nella prima classe
vi sono i geometri più illustri, cioè Archimede, Newton, e
i loro discepoli: nella seconda si trovano quasi tutti i mo-
derni. Archimede ammise come assioma l'equilibrio della leva
quando ad uguali distanze dal punto di appoggio pendono
due corpi ugualmente pesanti. Questo principio però non è
evidente da se stesso, poiché bisognerebbe prima dimostrare
come la gravità de' due corpi agisca reciprocamente per mez-
zo della leva e sì distrugga , e tutto al più questo fatto si
potrebbe ammettere come un principio fondato suU' espe-
rienza. Maggiori difficoltà s'incontrano allorché si vuol dimo-
strare la condizione di equilibrio di due corpi di differenti
pesi applicati alla leva; e a malgrado gli sforzi di Stevin, di
Huyghens, di Galileo, ed altri, nello stato attuale della scienza,
il principio di Archimede non conviene adottarsi come base,
tanto più che indipendentemente dai suoi difetti, non sarebbe
applicabile immediatamente al caso di tre forze applicate ad
un punto.
Newton assunse per principio della meccanica la composi-
zione di due forze che simultaneamente ed istantaneamente
agiscono sopra un punto materiale. Egli considerò che se cia-
scuna delle due forze agisse isolatamente farebbe percorrere in
ugual tempo uno spazio in linea retta proporzionale alla forza
medesima, e quindi conchiuse, che la risultante veniva espressa
in grandezza e direzione della diagonale del paralellogrammo
6 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
formato colle due rette esprimenti la direzione e spazio che
in ugual tempo ciascuna delle componenti avrebbe percosso.
Questa dimostrazione si rese più evidente supponendo, che
mentre il punto materiale si muove lungo la retta che in-
dica una delle sue direzioni, la retta medesima si muova pa-
ralellamente a se stessa. Comunque semplice sia questa enun-
ciazione, pure la necessità di ammettere la idea del movi-
mento composto r ha fatto considerare come poco adatta a
servir di fondamento per la meccanica, e quindi alle scienze
fisiche colle matematiche miste. Ma indipendentemente dal peso
che possa meritare questa obbiezione, nella ignoranza in cui
siamo della natura e modo di agire delle forze, noi non pos-
siamo dire assolutamente che l' effetto di due forze che simul-
taneamente agiscono sopra un punto materiale, in direzioni
diverse e non contrarie, debbasi considerare come l'effetto del
movimento di un punto in una retta la quale si muove pa-
ralellamente a se stessa, poiché si restringerebbe la genera-
lità della proposizione ad un caso ipotetico ed idealmente spe-
rimentale. Oltre a ciò volendo passare alla dimostrazione del-
l' equilibrio di tre forze unite tra loro invariabilmente con
una retta materiale si è dovuto considerare il punto di ap-
plicazione ad una distanza infinita, o considerare l'effetto delle
forze in un punto della loro direzione, principio, oggi per
necessità generalmente adottato, ma che a mio credere non
è evidente, e, come vedremo, la dimostrazione dell'equilibrio
di tre forze è dal medesimo indipendente.
Sebbene io abbia fatto vedere che i principi adottati da Ar-
chimede e da Newton non siano evidenti a segno da servir
di base alla fisica matematica, non intendo perciò attenuare
il rispetto giustamente dovuto a questi due sommi sapienti,
poiché alla loro mente soltanto infiammata dalla divina scin-
tilla non potè negare la gelosa natura di squarciare il velo
e scoprire le sue eterne bellezze; e dobbiamo convenire che
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 7
senza l.i esistenza di Archimede e poi di Newton, forse oggi
la natura sarebbe ancora misteriosa, ed io sarei inabilitato a
leggere questa memoria.
Negli ultimi tempi si è conosciuto che il principio della
composizione delle forze è preferibile a quello della leva, ma
parecchi geometri hanno creduto trovare una imperfezione
adottando l'idea del movimento per dimostrare una propo-
sizione di statica, ed hanno considerato che le forze essendo
suscettibili di aumento e diminuzione si possono rappresen-
tare con linee rette , o simboli algebrici senza impiegare la
nozione di moto. Inoltre hanno pui'e stabilito come propo-
sizioni da se stesse evidenti: 1" che due forze uguali e con-
trarie si distruggono e perciò producono l'equilibrio al punto
dalle medesime sollecitato ; 2" che se due forze simultanea-
mente sollecitano un punto materiale nella stessa direzione,
la forza risultante sarà uguale alla somma delle componenti;
3° che se un punto materiale è simultaneamente animato da
due forze comunque d limette la direzione della risultante sarà
nello stesso piano della direzione delle componenti; 4" che la
intensità della forza si può trasportare in un punto qualun-
que della retta matematica ch'esprime la sua direzione; 5" fi-
nalmente che se le due forze componenti sono uguali la di-
rezione della risultante dividerà per metà 1' angolo formato
dalle direzioni delle componenti. Con questi principi che si
adottano come assiomi dai moderni meccanici dimostrano pri-
ma qual sia la intensità della risultante di due forze uguali.
Poi si elevano al caso che le forze siano disuguali ma che
l'angolo formato dalle loro direzioni sia retto. In fine avendo
premesse queste dimostrazioni risolvono il caso generale di
due forze qualunqui formando le loro direzioni un angolo
qualunque. Stabilita la teoria della composizione e scompo-
sizione delle forze applicate ad un punto, ed impiegando il
sopracitalo 4° principio, trovano le condizioni per l'equilibrio
8 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
di tre forze paralelle ligate invariaLilmente tra loro con una
retta materiale infinitamente sottile.
Con questa memoria io mi propongo dimostrare a dirit-
tura quali debbano essere le condizioni per l' equilibrio di
tre forze, qualunque rispettiva intensità abbiano, e qualunque
angolo formino le loro direzioni, sia quando sono applicate
ad un punto materiale , sia quando sono applicate ad una
retta materiale infinitamente sottile ; rettificando prima la
idea sul modo come concepire la intensità della forza , ed
adottando solamente il 1°, 2» e 3" de' principi adottati dai
moderni. Questa maniera di presentare la base fondamentale
della fisica matematica la reputo preferibile perchè stabilita
sopra principi veramente e\identi e rigorosi come la geome-
tria medesima, e perchè più generale allo stesso tempo. Seb-
bene facilmente si comprenda il motivo di siffatta preferenza,
pure conviene dire circostanziatamente le ragioni che m' in-
ducono a rendere più chiara l'idea della forza, ed a rinun-
ziare al 4" e 5° de' summentovati assiomi dai moderni adot-
tati.
Noi dobbiamo ammettere nella materia la inerzia, ossia una
assoluta incapacità a muoversi da se stessa. Questa verità viene
ammessa da tutti i sapienti; e se qualche metafisico ha vo-
luto gratuitamente asserire, contro la esperienza, che proprietà
insita della materia è il movimento, ha dovuto ammettere
che per effetto delle forze estranee è in equilibrio ed appa-
risce inerte, e quindi non ha potuto negare che nello stato
in cui si trova è incapace a muoversi da se stessa, ed ab-
bisogna una forza per pronunziarla al movimento. Ciò es-
sendo non vi è difficoltà veruna per considerare la materia
inerte. Ma che cosa è la forza ? come agisce ? Ecco una que-
stione che difficilmente sì potrà risolvere. Si sa che un corpo
in movimento urtando un altro in riposo gli comunica il
moto , ma s' ignora come si trasmetta la forza. Si sa dopo
DELL" EQUILIBRIO DI TRE FORZE 9
Newton che la materia si attrae ed alle volte sì respinge, ma
non si sa, e difficilmente si saprà, come spiegare questo fe-
nomeno. Ignorando dunque la natura delle forze e come agi-
scono siamo costretti a considerarne gli effetti, i quali altro
non sono che gli spazi trascorsi in linea retta dal mobile
cui la forza medesima viene impressa, e quindi noi non pos-
siamo formarci una idea della forza se non dal suo effetto,
cioè dal movimento. Non era dunque da disprezzare quanto
suir obbietto fece Newton. Quando si vuol dire che le in-
tensità di due forze sono in una data ragione, diciamo im-
plicitamente che i loro effetti, ossia gli spazi percorsi in ugual
tempo dai mobili cui furono impresse sono nella data ragione.
Conviene dunque rettificare le idee e non assumei'e alla spen-
sierata che indipendentemente dalla nozione di moto si possa
stabilire la grandezza delle forze. Il più semplice ed unico
mezzo è quello di paragonare gli spazi percorsi in tempi uguali
da im punto materiale, o da due punti materiali nello stesso
tempo. È indubitato che se le forze sono omogenee e gli spazi
uguali le forze sono uguali, perchè uguali sono gli effetti. Se
poi uno spazio è maggiore dell'altro, allora la forza impressa
al primo punto materiale sarà maggiore di quella impressa
all'altro, perchè tali sono gli effetti. I meccanici per proce-
dere con più chiarezza e precisione rapportano gli effetti delle
forze ad una unità di misura , dimanierachè stabilendo per
unità la forza necessaria perchè un punto materiale percorra
un determinato spazio, osservano che il movimento di un
altro punto materiale ha una maggiore o minore intensità
secondochè percorre uguale spazio in minore o maggior tem-
po, di manierachè presa per unità di tempo quello consu-
mato dal primo punto materiale gli spazi percorsi nella stessa
unità di tempo dai due punti saranno come le rispettive in-
tensità di movimento, o velocità. Sotto questo punto di ve-
duta le velocità e gli spazi percorsi sono sinonimi, ed asse-
VoL. L 2
10 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
gnando i rapporti delle Aclocità non facciamo altro che as-
segnare i rapporti delle forze. Bisogna però distinguere le forze
istantanee dalle continuate. Per le prime la velocità è costante
e quindi proporzionale alla forza, per le seconde non si può
verificare questa proporzionalità, perchè la velocità è il ri-
sultamento di tutti gì' impulsi della forza ricevuti dal punto
materiale, e non già da un solo impulso. Ma nella questione
che forma il soggetto di questa memoria si considera un unico
impulso istantaneo.
Non è ammissibile senza dimostrazione il principio che la
intensità di una forza si può trasportare in un punto della
sua direzione, perchè attesa la condizione della nostra niente
noi non abbiamo idee chiare sulla essenza della forza e come
si trasmetta, e per conseguenza, senza la continuità delia ma-
teria, ossia senza ammettere una successione non interrotta
di punti materiali in linea retta, non sappiamo concepire la
trasmissione della forza, viceversa non è difficile comprendere
che la forza acquistata da un punto materiale venga da questo
comunicata al suo vicino con cui è in contatto; e così suc-
cessivamente. Conosciutosi che senza ammettere la continuità
della materia non è principio evidente da se stesso quello di
trasportare la forza in un punto della sua direzione, cadono
tutte le dimostrazioni che sul medesimo si appoggiano, e tra
le altre la dimostrazione del paralellogrammo delle forze di
Duchayla.
11 principio che la direzione della risultante di due forze
uguali divide per metà V angolo dalle direzioni di queste for-
mato è evidentissimo, non essendovi ragione perchè la risul-
tante si avvicini piuttosto alla direzione di una delle com-
ponenti che a quella dell' altra. Ma questo principio serve per
dimostrare un caso. particolare ed il piìi semplice della com-
posizione delle forze, ed io mi propongo in questa memoria
trattare il caso generale, motivo per cui diviene inutile.
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE H
Ciò premesso ecco gli assiomi che servono di base alla mia
teoria :
1" se iin punto materiale è sollecitato a muoversi da due
lorze uguali e contrarie rimarrà immobile , o come si dice
in equilibrio, perchè le forze distruggono scambievolmente
il loro effetto. Da ciò ne deriva che se le forze fossero disu-
guali il punto si muoverebbe con una forza uguale alla loro
differenza e nella direzione della maggiore;
2" se un punto materiale è simultaneamente sollecitato
da due forze uguali o disuguali nella stessa direzione, la in-
tensità della risultante sarà uguale alla somma delle compo-
nenti, e la sua direzione sarà la medesima di quella delle
componenti.
3° La risultante di due forze comunque dirette che sol-
lecitano un punto materiale, attesa la inerzia, sarà nel piano
che contiene le componenti, poiché non vi è ragione perchè
abbia una direzione diversa.
Con questi soli assiomi passo a dimostrare le condizioni
perchè tre forze siano in equilibrio, cominciando dal caso che
concorrano in un punto.
Sia il punto materiale 31 (fig. 1") in equilibrio per effetto
di tre forze J^ fi, C, le quali, agendo isolatamente, gli fareb-
bero percorrere le rette MJ, MB^ MC. Si domanda la relazione
tra queste tre rette e gli angoli che formano tra loro. Si pro-
lunghino queste rette in £■, in F, ed in Z), dimanierachè si
abbiano DIJ = ME, MB = MF, MC = MD.
Siano MA=x, MB=y, MC = z, e gli angoli ^j¥5 = «, JMD=v,
sarà BMD = o.—v. x, y, z esprimono come si è detto la inten-
sità e direzione delle tre forze che tengono in equilibrio il
punto M. Se supponiamo che una di loro sia nulla, per esem-
pio z, allora il punto M si dovrà muovere lungo la risul-
tante di X ed f, la quale si deve trovare nello stesso piano
che passa per x ed y (T princ.) e rappresentandola con MZ>,
12 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
è necessario per l'equilibrio che MD = z. Dunque le tre forze
che mantengono in equilibrio un punto materiale debbono
essere in uno stesso piano, e la risultante di due dev'essere
uguale ed opposta alla terza.
Siccome z è la risultante Ai x ^ y dovrà uguagliare una
funzione di ;c, y e l'angolo v, potendo implicitamente con-
tenere anche 1' angolo dato « eh' entra come costante, di ma-
nierachè potremo fare
In questa funzione x, y, v sono indipendenti, ma se si sup-
pone che z possa variare per effetto de' soli aumenti di x, y
in modo che v rimanga sempre costante, allora vi sarà una
relazione tale tra x ^A y che non si potrà supporre una di
loro costante senza ammettere la variazione di v , contro la
ipotesi : infatti se y diminuisse continuamente sino a dive-
nire nulla, rimanendo costante x , la terza forza z = MC si
avvicinerebbe continuamente ad ME sino a divenire uguale
e contraria ad x^ ossia dovrebbe variare v. Dunque nella fun-
zione assunta vi sarà una dipendenza tra x tA y nel caso
che y sia costante, dimanierachè in realtà una sola sarà va-
riabile indipendente. Questa dipendenza nel momento ci è
ignota, ma non interessa , e basta osservare che se si sup-
pongono nulle due delle tre quantità x^ y, z lo sarà anche la
terza , e si avrebbe F (v) = o cioè la espressione di z non può
contenere termini ov' entra la sola v, che per supposizione è
costante, e quindi potremo fare
Ciò posto conoscendosi dalla teoria del calcolo differenziale
che
f (.T,j) = AxJr ^'^' + ^"^' + ec. + By + B'j' + B"y^ + ec.
+ Cxy + C'xy + C'jr/' + ec.
z si potrà esprimere con questa serie, nella quale i coefficienti
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 15
non possono essere che funzioni di v, *, ed indipendenti da
x, f. Similmente se il punto materiale M fosse tenuto in equi-
librio da altre tre forze x\ y,' z' indipendenti da jc, jr, z, ma
tali che abbiano le medesime direzioni di queste ultime, ossia
che gli angoli «, v rimangono invariabili, si avrà pure
z'=F{x',j') = A.t' + A'x'- + J"x'^ 4-ec. +%' + B'f^ + B'j'^ + ec.
+ Cx'y + C'x' 'y + C"x'j' " + ec.
Immaginiamo che le quattro forze a:, /, a:', y' agiscono si-
multaneamente sul punto 17, cioè x^ x' nella stessa direzione
MJ; y, y' nella stessa direzione MB, rimanendo ferma la con-
dizione della invariabilità degli angoli «, y, è chiaro che la
risultante, che chiameremo r, dovrà essere uguale alla somma
delle risultanti z, z', cioè r = z + z', ossia, sostituendo i va-
lori di z, z' trovati sopra
r=J{x+x') + J'{x'+x'') + J"{x'+x'')-\-ec.+B(y+f) + B'(y'+y-)
+ 5"(j'+j'0 + ec. + C(:ij+x'f)+ C'{xy+x'y')+ C"(xy^+xy')+ec.
Ma la risultante r è anche l'effetto delle due componenti
x+x\y+y\ dunque mettendo x+x\ invece di x, y + y in-
vece di y nella espressione F{x, y) si avrà
r=^(x + x') + J'{x + xy + J"{x+x'y + cc.+B(y+y')+B'(y+yy
Comparando i due risultamenti di r, e riducendo otterremo
o=2J'xx'+3A"xx'{x+x')+ec. + 2B'yy' + 3B"yy'(y-\-y) + ec.
+ C{xy' + x'y) + C'[2xx'(y+y') + x'y+x'y'] + ec.
Si rifletta che questa equazione deve aver luogo indipen-
dentemente da X, y, x', y\ poiché queste quantità possono es-
sere qualunqui, purché gli angoli «, v rimangano gli stessi,
e tutto al più si può dire che questa condizione fa divenire
y, y' dipendenti da x, e da a;' rispettivamente, e che sono
della forma x/{x), x'J{x')^ ma in questo caso potendosi sup-
14 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
porr^ x'=s ed x variare tla o sino allo oc , la equazione me-
desima non potrebbe a\ er luogo senzachè i coeficienti fossero
nulli. Dunque-^ =.^"ec.=o, 5' = £"ec. = o, C=C" = C"ec.=-o
e perciò
z — Jx + Bj
Essendo J, B funzioni di «, v, potremo fare ^=<5>(y). Que-
sta ipotesi non restringe la condizione che la espressione di
A contenga pure », se abbisognasse, peixhè * non variando per
ipotesi si deve reputare come una costante. In tal modo il
coeficiente di x si esprime con una funzione dell'angolo adja-
cente v. Per la stessa ragione dovremo esprimere B con (*— v),
ed avremo.
s=a:9(v)+j(f(« — y)
Si è considerata z come uguale alla resultante di x ed /, si
può nello stesso modo considerare x uguale alla risultante di
z ed y; ed j- uguale alla risultante di x^ z, ma in tal caso
bisogna introdurre gli angoli BME=\%(y — a^, CME=-v; JMF
= 180°— «, CMF=o—v^ dimanierachè fatto 180°=^ avremo
le tre equazioni
a:=j^(7r— «) + ;(?,(v) (1)
y=xl}(^'K — «)-|-j;<^(« — v)
Si osservi che l'angolo « può avere secondo i casi i valori
compresi da o a ir inclusive : che supponendo «=o la BM
coinciderà con MJ^ ed MC con ME. In tal caso sarà v—o.
z^x + y., e sostituendo nelle equazioni (1) si troverà
.r+j=a;9(o)+j9(o), ,c=j(?,(7r)+(.r +j)(o), 7=.t 9 (ir) + 2:9(0) +79(0)
Dalla prima si ricava 9(0)= 1, dalla seconda i?('r)= — 9(0)=— 1,
la terza diviene identica. Se si suppone *='ff, la retta MB for-
merà il prolungamento di JM e secondochè x sarà maggiore
o minore di y la risultante z si dirigerà per MJ o per ME
e si avrà z^^±{x—f), ma nel primo caso v=o, e nel se-
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE i-i
condo v=:;a=7r: Or in ambitine i casi si troveranno i mede-
simi risultati di sopra, dunque, i limiti delle dette funzioni
tra »=o, ed «=* sono +1, e — 1. Ciò premesso ricavando
i valori di 9(v), 9(«— v), !?(«• — «) dalle equazioni (1) si troverà
/ N z^ + r' — if
3:zx
Si osservi che se x—f sarà (")= (»—"), ossia v^« — v, e quindi
v=|, e z=2a:(|), cioè quando le componenti sono uguali
la risultante dividerà per metà 1' angolo da loro formato.
Principio assunto da coloro che risolvono indirettamente il
problema.
Facendo per più semplicità (ir — a) =^ la terza delle equa-
zioni (2) ci fornirà l'equazione
2 " = .r ' -|- j ' — 2yj .r j (;})
Sostituendo nelle altre due equazioni si troverà
9(v)-^,(«-v)=^^ (4)
Per determinare la natura della fimzione espressa con 9 si
supponga che j aumenti di /, rimanendo x costante, z di-
verrà z + dz^ e la prima delle equazioni (1) ci fornirà
z-{-dz=^x<^(y + dy)-\-(y-\-dj)^(ci, — v — dv)
V aumenta di dv perchè aumentando f la direzione della ri-
sultante si avvicina ad il/6, e verrà espressa da Mm, di ma-
nierachè Mm = z+dz, DMm = dv.
Ma Mm^=z + dz è anche la risultante di MD-z e dell au-
mento dy di y. Dunque
z-\-dz^=zii^(dv)-\-dj^{a!. — v — dv)
Eliminando con queste due equazioni (*— v — dv) si otterrà
yz+ydz-\-xdyiif{v\-dv) — ^{dv){zy+zdy)=^o
i6 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
Si sa che '(y)+^ ^ nzdydv come infinitesimi di secondo ordine, si avrà
o:=^xdy(^'(y) — mzy — mzdy — nzydv
Ma in questa equazione non potendo essere né dy, né dv nulli
perchè non lo sono giusta la ipotesi, e non potendo sussi-
stere il termine finito mzy unitamente agli altri che sono in-
finitamente piccoli, dovrà essere m=o^ e perciò, o^=xdy(if'{v)— nzydv
Dalla equazione (3) si ricava
^'(y) ^ illìl = rf (^=^0 ^ -pzdy+p ydz-xdz
Sostituendo per z\ e dz i corrispondenti valori ricavati dal-
l'equazione (4) risulterà, dopo le riduzioni
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 17
Sostituendo nell'ultima equazione ed isolando dv^^ si avrà
nzi
estraendo la radice quadrata
Si rilletta : 1° che essendo /•=>(■«• — »), quando ff — « è =o,
o pure ^=ir, o sia quando «=ff, o pure nulla, si avrà p=1
nel primo caso, e nel secondo p = — ^ ; ed in questi due casi
rfv = o, come dev'essere, perchè x ed y + /k avendo la stessa
direzione o diversa ma secondo la stessa retta , v dev' essere
= o o pure = ff ed invariabile qualunque aumento si dia
ad y. 2" che quando « > o e < ^, /j' < 1 e perciò sarà yp^—i'
n
quantità immaginaria se n è positiva, quindi perchè il coe-
liciente del secondo termine dell' ultima equazione non sia
immaginario è necessario che n sia negativa, e noi, essendo
tuttora indeterminata , per fare sparire il radicale faremo
« ^ — q'- 3" Del doppio segno bisogna adottare il superiore
perchè v diviene v + dv. Dietro queste riflessioni sarà
Ma secondo la nostra ipotesi dv h differenziale parziale relativa
ad y. Dunque
t , ^ ^dyrT=r^ ■ (5)
dy ^ qz' ^ ''
Facendo variare x solamente, con simile analisi si perverrà a
— q'zx
Ricavando dalla seconda delle equazioni (4) il valore di 9'(« — v),
facendo costante/, sostituendo per z' e dz le loro espressioni
e riducendo, si avi^à
VoL. I. 5
18 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
Si adotta il segno negativo nel radicale perchè aumentando x,
V diminuisce; e siccome dv è differenziale parziale relativa ad x,
si farà
Sommando questa equazione colla precedente segnata (5) si
avrà la differenziale totale di v, cioè
Questa differenziale è completa ed integrabile immediatamente,
perciò integrando
j y — px y^px
y + c = - arco tang = ^. , quindi tang (q v-\-q e) = _^--
c è la costante che la integrazione inti'oduce. Per determinarla
si osservi che facendo 7=0 si avrà 5= -^ perciò v^o, e quindi
—p
tang a c=: rF=
Ma 1^ = tang (, v+, e) = ^-^z:::^z ,» ^^^^^^
Da questa equazione si ricava
tang a v = ttCllzÉ:
x — py
Cercando con questa equazione i valori di cos «7 v, sen q v,
si avrebbero altre due equazioni colle quali, e con quella se-
gnata (3) si troverebbero i valori di x, y, z, che sostituiti nella
prima delle equazioni (4^) si avrebbe 9 (v) espressa in funzioni
trigonometriche di q v. Ma limitandoci alla ricerca del coseno
si trova
cos 5 V = — : — = qj (v)
Resta indeterminata tuttora q. Per determinarla si osservi
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 19
che dovendo aver luogo qualunque siano x, y, v, ed «, avrà
anche luogo quando ar=j, nel qual caso si avrà come si è
detto z='2 .r cosai.
' 2
Se xzrzie, z sarà =o perchè x ed j sono uguali e diametralmente
opposte, quindi cos 5 ^ = 0. Per avverarsi è necessario che q
sia uno de' numeri della serie 1, 3, 5, ec, quindi potremo fare
^= le perciò 9(v)=cosv,9(a — v)=cos(«_v), (^(ir — «)=:cos('7r — «)=: — cosa.
Sostituendo nelle formule trovate si avranno determinate le re-
lazioni tra le quantità che entrano nella composizione delle for-
ze. Noi ci limiteremo alle seguenti
z=zx cos V -\-y cos (« — v) (6)
x' + x' — y , s s» + j;» — a»
Se si uniscono i punti A, D, B colle rette AD, BD, si avrà
AD = V(^'+-'— 2 z .V cos v)=y=MB; Z)iB= V[/'+-'— 2 - j cos(«— v)]
= M^. Dunque la figura MADB sarà un paralellogrammo la
di cui diagonale esprimerà per intensità e direzione la risul-
tante delle due forze espresse da MA, MB che formano tra
loro l'angolo AMB = ck.
Con le formule trovate si possono dedurre tutte le altre che
sono necessarie e che si trovano ne' libri di meccanica, le quali
non debbono trovar luogo in questa memoria: ma se il lettore
vorrà consultarle potrà leggerle nei miei elementi di fisica ma-
tematica, o nelle opere degli autori che trattano di questo ob-
bietto. Non posso però omettere il modo come scomporre una
forza in altre due. A tal uopo si rifletta che nel triangolo MAD
si ha
z : X : y :: seo MAD = sen (ir — «) = sen a : sen A DM = sen DM lì
= sen (« — v) : son AMD = sen v
Dunque
;sen Ji — v isenv
,r = ! ; y = ( i )
20 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
Ma sen (« — y) = sen (ir — BMC) = sen ^MC
sen y = sen (tt — JMC) = sen ^MC.
Dunque
: : x : j : : sen JMB : sen BMC : sen y^MC
Cioè, perchè un punto materiale sia in equilibrio è necessario
che le tre forze al medesimo applicate siano tra loro come i
seni degli angoli opposti, intendendo per angolo opposto ad
ima forza quello formato dalla direzione delle altre due.
Trovate le condizioni di equilibrio di tre forze applicate ad
un punto cerchiamo quelle di tre forze applicate ad una retta
inflessibile, inestensibile, infinitamente sottile ma materiale.
Sia JB (fig. 2) una retta siffatta, e siano alla medesima ap-
plicate le tre forze P, Q, R ne' punti J, B, C colle direzioni
qualunqui AP, BQ, CR. Sia l'angolo PJC=», QBC^^, RCA=y.
e le distanze CJ^ CB si esprimano con :r, y.
Immaginiamo che vi siano applicate ai punti J^ B, due rette
materiali Aa^ Ba che vadano ad incontrare una terza retta ma-
teriale Ca esistente nella stessa dii'ezione della forza R. Questa
ipotesi della esistenza delle rette fisiche infinitamente sottili
Aa^ Ba, Ca è momentanea, e non altro che una risorsa analitica
per agevolare la nostra mente a poter comprendere 1' effetto
delle forze date allorché Ca si fa nulla, e le Aa, Ba coinci-
dono colla data AB, ossia quando non sussiste che la sola AB.
soggetto della questione.
Si prolunghino le Aa, Ba, Ca in p, in «7, in r, e la AB
dall'una e l'altra parte in m ed n. Si faccia l'angolo CAa~.
CBa=oì. Si avrà
PAm = ff — a, PAa =^ a — 9, QBn = tt — /3, QBu = /3 — «e
p a }■ = CaA = R CA — CAa = y — 9
qar z= CaB = RCB — CBa = ir — 7 — ai
Si scomponga la forza P nelle due m, p; e la forza Q nelle
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE -2i
due n, (/. Usando la forinola (7) si avrà
PscnU — cp) i'sen*
sen f ' J^ sen cp
0sen(|3 — «) QseiijS
sen» ' ' sen»
Essendo Ja, Ba, Ca rette materiali le forze /9, ^, /? si pos-
sono trasportare in a. Chiamando r la risultante di y9, e di q^
ed usando la formola (6) si avrà
(3 sen j3 cos (y + ») Psen«cos(y — cp)
r = a cos a a r 4- V cos p ar =z — + — ^^^— ^—
■/ ^"'^ 1 ^ r y sen » ' sen ip
Perchè la retta AB rimanga in equilibrio è necessario che m — n^
r = R, ossia
Psen OH sen (« — q») =: Q sen 9 sen (/3 — as) (8)
P sen « cos [y — ly) Q sen j3 cos (y 4- ®)
sen (f sen «
Si può eliminare &•• introducendo le distanze a:, y. Infatti nel
triangolo CAa si ha, facendo Ca = h^ h =x — — -^ e nel trian-
" scn(y — cp)
, „^ V , sen(y + «) .
golo BCa sarà sen os=.n — z — •. ossia
sen oa = X
y
sen (p sen (y + «)
— '—T — r o pure
i/sen(y — tf) i
x sen 9 sen (v + ») = j sen « sen (7 — 9)
Sviluppando sen (7 + ») ed ordinando rapporto a sen ai, e cos ®,
si troverà
X sen 9 sen 7 cos as = sen aa (y sen (7 — 9) — a; sen 9 cos 7)
Elevando a quadrato e mettendo prima 1 — sen ' oj in vece
di cos • où, e poi 1 — cos ' (i) invece di sen ' a> si avranno due equa-
zioni per determinare sen ai, e cosa. Fatte queste sostituzioni,
sostituendo pure per maggior brevità M' invece di /' sen' (7 — 9)
— 2 .r j sen 9 C0S7 sen (7 — 9) + a;' sen' 9, e fatte le riduzioni, ed estra-
22 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
zioni di radici si otterrà
x seti !f sen y
sen ) = ^- jj ^ 2
i/cosysen(y — >/ sen /S sen ( v — 9)
e sostituendolo nell' ultima. Eseguito ciò e riducendo, sarà
P P[sen«cos(y — tp) — cosysen(» — tp)] Q[senj3 — cosyspn(|3-j-y)]
sentp seny
Sviluppando le funzioni trigonometriche, e dopo tutte le ri-
duzioni avremo
R= Pcos(a— 7)— Qcos(/3+7)
Espressione indipendente da 9 e per conseguenza da ». i^nt-
DELL' EQUILIBRIO DI TRE FORZE 23
sto risultato che apparisce non simmetrico lo può divenire
introducendo l'angolo RCB che faremo =?'; poiché RCB= 180"
— RCJ = ■TT — y = y, e perciò /3 + 7 = w + /? — y', cos (/3 + 7)
= cos (ir 4- /3 — y') = — cos (/3 — y')
e perciò
/?=Pcos(* — y) + Q cos {j3 — y)
La prima delle equazioni (9) dovendo aver luogo qualun-
que sia 9, avrà anche luogo quando sia infinitamente piccolo
e sparisca. Ma in questo caso le immaginate rette materiali
Ja, Ba si confondono colla AB e formano una sola, e la
terza Ca diviene nulla, dunque le condizioni di equilibrio
delle tre forze P, Q^ R applicate ad una retta, risultano dalla
prima delle equazioni (9) fatto 9=0, dalla espressione di R,
e dall'altra a; + f =alla lunghezza della retta materiale data
AB che chiameremo a, ossia
Px sen » = Qy sen (3
Rz= Pcos{» — y) — Q cos(jB + y)
« = a: + j-
Delle otto quantità che entrano in queste espressioni se ne
possono determinare tre, rimanendo le altre arbitrarie.
Senza entrare in tutte le conseguenze che si possono de-
durre da queste equazioni, secondo le varie ipotesi che si pos-
sono adottare sugli angoli «, |S, y diremo soltanto che sup-
ponendo « = 7 = ir — /3 ossia le direzioni delle forze paralelle,
si avrà
Rr^Qy;R = P+Q
Ecco come ho adempito al mio impegno usando tutto il ri-
gore matematico e non ammettendo che i tre principi evi-
dentissimi, cioè che due forze uguali e contrarie si distrug-
gano; che due forze nella stessa direzione producono una ri-
24 DIMOSTRAZIONE GENERALE E COMPLETA
siiltante uguale alla loro somma; che la risultante è nel piano
delle componenti. La meccanica diviene esatta come la geo-
metria avendo risoluto in generale e completamente il pro-
blema dell'equilibrio di tre forze.
Jjt^^^witrwt^ iW^>
MEMORIE
GEOGNOSTICHE E MINERALOGICHE
PIETRO CALCARA
..^-^«^z.
VICE SEGRETARIO DELLA 1^ SEZIONE, DOTT. IN MEDICINA, PROF. SOSTITUTO Di UlNERALOGIA E GEOLOGIA
NELLA R. università' DEGLI STUDI DI PALERMO E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE EC. EC.
OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
CALTAVUTLIRO E SCLAFANl
(Lette nella tornata ordinaria del di 7 gennaro 1844.)
Quale che sia il metodo che si vorrà adottare onde riu-
scire nello studio dei minerali , delle rocce, e dei terreni, fa
mestieri che il geologo rivolga il primo suo pensiere all'esatta
conoscenza dei differenti rapporti di giacitura che quegli ob-
bietti per avventura gli offrono. Ed in vero chi non sa di
quale vantaggio non sono state le descrizioni topografiche per
l'apprendimento della storia naturale! In tutti i paesi più colti
'„ OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
ed inciviliti d'Europa si sono dati a tutta lena i naturalisti
a porro in pratica un tal procedimento, e mercè di esso hanno
dato splendidissime geognostiche osservazioni. A me semhra
intanto che nell'eseguire siffatte indagini può dirsi aver loro
considerato la terra, non altrimenti che il corpo umano.
E venendo al fatto dell' analogia che passa tra lo studio
del corpo umano e quello della geologia (oggetto di presente
delle mie lucuhrazioni) giudico espediente doversi in primo
luogo comparare la mineralogia all' anatomia generale , la
quale come ciascun sa esamina i vari tessuti di cui compo-
nesi il corpo umano: 2" dai minerali passandosi allo studio
delle rocce, siccome dai tessuti agli organi, può compararsi
la geognosia all'anatomia descrittiva : 3" dalle rocce giungen-
dosi alla conoscenza dei terreni, è come dagli organi agli ap-
parecchi : h-° inoltre conosciuti i terreni, cercandosi di riunirli
a quelli di differente natura limitrofi, per conoscere così le
relazioni geognostiche, è nella stessa guisa con cui l'anatomico
differenziando un apparecchio da quelli contigui esamina le
di loro reciproche influenze: 5" finalmente il geologo elevan-
dosi con la geogonia a conoscere l'origine di formazione del
terreno che studia, hen si assomiglia a quello anatomico che
colla face della tisiologia arriva ad investigare le funzioni e
gli usi a cui la natura destinò gli apparecchi, dai quali risulta
la tessitura del corpo umano.
Di così diligente metodo mi sono giovato nel lavoro con-
cernente la geognosia di Caltavuturo e Sclafani, e di questo
argomento comunque esso sia da me trattato, penso quest'oggi
discorrervi egregi accademici, sicuro che ciascun di voi saprà
compatirne i falli, ed apprezzarne il pregio se mai ve ne sia.
SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. .">
GAP. I.
CALTAVUTURO.
Allorché ebbi occasione di visitare nella scorsa està le feraci
contrade delle Madonie, affm di conoscere geologicamente quel
suolo, mi si presentò benanche il destro di osservarne le
contrade limitrofe, e così le sue geognostiche relazioni. Però
mi trovai in grado di tessere un breve lavoro geognostico
concernente con ispecialità Caltavuturo e Sclafani.
La geognosia di Caltavuturo aggirasi massimamente sull'e-
same del calcareo che ne costituisce la montagna, la quale
sovrasta l'odierno paese : puossi questa dividere in due por-
zioni, cioè la più bassa situata verso il lato nordico di Calta-
vuturo, conosciuta col nome di terra vecchia, e l'altra più
alta situata al lato opposto della prima detta della Sciara :
quest'ultima levasi sull'attuale pelo del mare secondo la misu-
razione eseguita dal chiarissimo HofFmann 3328 piedi pari-
gini.
Adunque la montagna di Caltavuturo, che ho tutta ragione
di reputare come secondaria, sovrasta su tutte le altre che le
stanno d'intorno. Queste che possonsi riguardare come al-
trettante colline formate di rocce , appartengono anche esse
al terreno secondario : e però unica posso affermare essere
la fisica e geognostica struttura di tutta questa contrada della
Sicilia.
Però il calcareo di Caltavuturo appresentasi di color grigio
scuro, leggermente fetido, abbenchè questi fisici caratteri bene
spesso a seconda i differenti siti trovansi variabili, siccome
ancora variabili ne sono i caratteri geognostici: di fatti nel
sito di terra vecchia e precisamente nel filo delle grotte bian-
che, vedesi il calcareo orizzontalmente stratificato, a differenza
6 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
degli altri siti, i quali non offrono un manifesto indizio di
stratificazione. Ho creduto conveniente d'indicare questa par-
ticolarità riguardo al detto sito, mentre in onta alle più di-
ligenti ricerche, non ho rinvenuto, né anche nelle Madonie,
il calcareo secondario disposto a strati orizzontali.
Né dubbio alcuno parmi che si possa arrecare sull'esistenza
della cennata stratificazione, poiché gli strati che offrono i
lastroni sono per 1' ordinario attraversati negli interstizi da
sostanze meno coerenti, la qual circostanza giusta i principi
della geognosia serve a distinguerle dalle fenditure , e dalle
scomposizioni, con le quali a prima giunta possonsi le dette
stratificazioni confondere.
E qui notisi che gli strati calcarei delle grotte bianche, ap-
pariscono più profondi verso la parte superiore, mentre al
contrario quegli inferiori si presentano poco profondi, e direi
quasi come a fogl lette.
La montagna di terra vecchia presenta all'occhio del geo-
grafo fisico il carattere della salita murale, che per quanto ho
potuto scorgere non é assolutamente proprio e caratteristico
del calcareo jurassico delle Madonie, ma sibbene delle contra-
de tutte della Sicilia, le quali sono di questa fisica e geogno-
stica struttura: la salita murale poi di questa montagna fa
meglio vedere ancora il capo, propriamente detto, della stra-
tificazione, sicché non durerà fatiga il geologo a rilevare che
sonovi taluni strati decomposti e rotti dall'azione degli agenti
meteorologici costantemente in forme romboidali, a somiglianza
dei cristalli di calce carbonata. Indi mi sembra che la natura
avesse voluto mostrarci l'istesso fenomeno, che osservasi nelle
piccole e sottili masse, nelle più grandi altresì, quali sono
appunto le rocce.
Mi è toccato di scorgere esaminando i rombi degli strati
calcarei che dessi sono locati simmetricamente all'estremità
con i loro angoli diedri, aventi gli angoli piani situati nella
SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFAM. • 7
linea mediana. Sebbene oggidì non si ammetta comunemente
dai geologi, che le forme cristalline delle rocce, dipendano
dalle leggi d'attrazione molecolare, e da quelle forze che con-
corrono alla formazione dei cristalli propriamente detti, pure
io non posso pretermettere che la roccia quadersenstein se-
condo il celebre de Buch, la quale mostrasi ordinariamente
cristallizzata, sembra che dipenda dalle leggi della cristallo-
grafia, e non lo sia per semplice accidentalità.
L' istesso fenomeno noi osserviamo nel grès di Fontaìnebleau
e par che dai geologi moderni , venga riputato come dipen-
dente dall'isomorfismo piuttosto, anziché dalle forme proprie
del grès calcarifero. Che che ne sia di tali pensamenti, se io
dovessi dar giudizio su questa intralciata materia, mi unifor-
merei piuttosto al sentimento di coloro che reputano la forma
cristallina delle rocce, siccome prodotta dalle leggi proprie della
cristallizzazione, e non già come meri e semplici accidenti.
La grotta nera forma ancora il lato nordico della montagna
calcarea di terra vecchia^ e questo sito, siccome il precedente,
mostra non solo la salita murale , ma ancora l' identifi-
ca stratificazione. Il piano inferiore di questo calcareo risulta
da strati aventi 5 in 6 pollici di profondità: negli interstizi
dei lastroni si ritrova la marna, con il ferro idrato di color
giallo , bigio , o verdastro, varietà di colori tutti dipendenti
dai differenti gradi d' ossidazione del ferro: inoltre negli in-
terstizi , trovasi il quarzo piromaco bigio o bianchiccio , e
questo latto mi fa con certezza inferire, che la marna di sopra
citata, provenga dalla scomposizione del piromaco.
Talvolta gli strati invece d'essere diretti orizzontalmente, in
questo sito si trovano arcuati, ed allora sembrano dipendere
se mal non mi appongo da avvallamenti prodotti dai tre-
muoti avvenuti, in alcuni punti superiori delle rocce stesse
calcaree: la ragione che mi spinge a stabilire così la spiegazione
di questo fatto sta riposta , nell' osservare che la roccia di
8 OSSERVAZIONI GEOGÌNOSTICHE
questi siti presenta, non solo segni di fenditure longitudinali,
ma perchè taluni strati superiori della roccia in esame mo-
sti-ansi tra loro nei margini discordanti.
Per ultimo conviene dichiarare che il calcareo di questo
sito contiene non di rado entro la sua pasta dei pezzi angolosi
di piromaco o diaspro nero bigio o gialliccio, con la super-
ficie incrostata di stallattiti.
Se inoltre il geologo vorrà osservare il calcareo della mon-
tagna di rocca della Sciara, posta al sud-est di Caltavuturo,
e che forma continuazione con quella di terra vecchia, lo
troverà identico perfettamente a quello delle Madonie poiché
esso non presentasi stratificato, e mostra la superficie scre-
polata e tinta di quel bigio rossastro che tanto piace alloc-
chio, e che i pittori s'ingegnano d'imitare.
Lo stesso carattere presenta il calcareo della contrada Brio
sito verso la parie australe di Caltavuturo, il quale va a con-
finare con l'altra di S. Bartolomeo, che pur essa è di natura
calcarea : della stessa indole presentasi ancor il calcarlo della
serra, il quale signoreggia gran parte del lato orientale di Cal-
tavuturo, e finalmente come calcaree si dovranno caratterizzare
Milardo , Vera luce, Cabeci, porzione di Boccazzo nero il
quale si va a congiungere con la catena delle Nebrodi.
In tutti quei siti poi i quali guardano sud-est, sud-ovest
si osserva la marna sopramessa al calcareo da noi descritto,
mentre sorgono qua e là delle rocce di calce carbonata con
i caratteri che abbiamo sopra menzionato, per il qual fatto,
non puossi rivocare in dubbio che il calcareo sia stato ri-
coperto, in epoche differenti dalla marna.
Ma la marna ancora senza le condizioni esposte, in comp.!-
gnia della psammite non lascia di costituire tutto il basso
ed i terreni inclinati dei contorni di Caltavuturo, i quali sendo
a cultura , mostrano bene spesso pezzi erratici di calcareo ,
rotolati dall'alto.
SOPRA CALTA VUTURO E SCLAFANI. 9
Non di rado però la marna del piano di Dorico contiene
il diaspro, precisamente la varietà rosso-scura macchiata di
bianco. La marna delle Barriere ancora rinserra qualche pezzo
di diaspro, il suo colore è il rosso mattone, ed apparisce stra-
tosa.
Da Caltavuturo sino al piccolo comune della Sciara, si rav-
visa la marna con ciottoli rossastri di psammite, a Cerda però
essa apparisce colorata blu con delle venature di spato cal-
careo, e presso la via che conduce a Termini, racchiude degli
strati contornati di gesso.
I resti organici fossili che non si riducono che a conchi-
glie, abbondano in vari punti del territorio di Caltavuturo:
essi spettano a mio osservare a due differenti epoche.
Le conchiglie di Gancitano al sud-est, ed alla distanza di
circa tre miglia di Caltavuturo, giacciono nella argilla cal-
carifera terziaria, la quale mi sembra della stessa natura di
quella di Ficarazzi presso Palermo, se non che contiene più
argilla di questa ultima e spettano nella massima parte a spe-
cie identiche a quelle che vivono nei nostri mari; poche sono
sconosciute.
Questa formazione terziaria giace sul terreno marnoso, ed
ordinariamente s'impiega da quegli abitanti per la costruzione
delle figule , le quali riescono forti, e di buona condizione ,
per la molta quantità d'argilla che una tal formazione con-
tiene.
Questi depositi terziari abbondano sopratutto verso i lit-
torali. Essi alla Roccella (1) e negli ex-feudi di Bonn ali gi ^
e S. Giorgio^ contengono in una prodigiosa quantità i resti
organici, per lo più molluschi, nella massima parte ridotti
a concomorfiti: i Coni^ le Lime, le Modiole, le Venerupidi e le
Saxicave sono i più ovvi : \^^ stesso tufo terziario contiene
(1) Calcara Ctnno topografeo dei contorni di Termirii p. 19.
VoL. I. -2
IO OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
in qualche punto dei frammenti angolosi di gneis verdastro,
il quale certamente par che sia pervenuto , dalle montagne
peloritane.
Di differente epoca sono i resti organici che il naturalista
osserva al nord-est di Caltavuturo , presso il villaggetto di
vScillato, nei siti che comunemente appellansi S. Giovannello^
Piano di Dopìco^ e S. Venera. Questi sono al certo di spe-
cie già estinta : vi abbonda sopratutto la Gryptiaea arcuata
Lamk G. incurva Sowerby (1) tanto che darei al calcareo che
(1) Nella famiglia naturale degli Oslracci Lamarck annovera il genere Grifea, il quale
dai suoi predecessori era confuso con quello che comprendeva le ostriche. Questa nuo\a
divisione nacque dallo scorgersi la conchiglia molto ineguale, libera con la valva infe-
riore grande e pressoché concava, 1' apice molto sviluppato, curvo indietro, terminato
da parecchi volgimenti spirali, mentre la valva superiore addimostrasi per lo contrario
picciola appiattita simile ad un opercolo.
Oltre a siffatti caratteri si osserva nelle grifee il cardine del tutto sprovvisto di
dentature, la fossetta cardinale allungata, e l' impressione musculare unica. Or da questi
caratteri delle grifee, chicchesia può scorgere quanto differisce questo genere non solo
dalle ostriche, ma ancora dalle vulscUe che in certo modo conservano caratteri di scam-
bievole analogia.
Al contrario intanto il chiarissimo Deshaies in una eccellente nota al Lamarck ha
mostrato altra volta la ragionevolezza di omettere questo voluto nuovo genere , e di
rifonderlo in quello dell' ostrica o nell' altro dell' exogira ammesso e stabilito dal
Say.
Da queste controversie è chiaro a nostro parere che sempre inesatte saranno le di-
visioni allorquando sono stabilite su poco rilevanti caratteri esteriori. L' attento esa-
me all'opposto della conformazione anatomica del mollusco abitatore è quello che uni-
camente può mettere in chiaro le più importanti quistioni di questa natura. Tornando
alle grifee dirò che essendosene rinvenuta una specie vivente nelle regioni pelagiche,
la quale conservasi nel musco di Parigi , e chiaro che le specie fìn'ora esaminate
spettano a genere attualmente esistente.
Dai saggi di grifee raccolti nel terreno liasico di Caltavuturo mi sembra che taluni
individui differiscano essenzialmente nei caratteri della grifea arcuata di Lamarck, per
la qual cosa ho giudicato utile alla scienza descrivere in questa nota i caratteri che
contradistinguono così la specie, che le rinvenute principali varietà.
Gryphaea arcuata Lamarck.
Gr. testa obìonga, incurva, trasversim rugosa, unco magno subobliquo.
Lamk. Anim. sans vert. deux. edit. Bruxelles p. 77.
SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. H
la contiene, il nome di calcareo a grifiti, o per meglio dire
con Omalius calcareo a grifea arcuata. Esso costituisce il ter-
reno liasico , e molto somiglia a quel terreno del sud-OAest
della Francia che giace sotto il calcareo dei Pirenei e si reputa
dai geologi e sopratutto dal Boue' giurassico. Ora il calcareo
a grifiti di Caltavuturo è bigio terroso marnifero sti'atificato, e
trovasi sottostante al calcareo giurassico delle Madonie: sicché
potrà chiunque scorgere di quanto interesse sia una esatta de-
terminazione dei caratteri di questo gruppo per la nebrodese
geologia, e per quella parte che io sto qui descrivendo.
Non riuscirà difficile leggendo accuratamente le opere dei
più valorosi geognostici , e sopratutto dell' Omalius e Bro-
gniart il classificare tra i terreni secondari la formazione lia-
sica di Caltavuturo. Si potrà anzi meglio di leggieri rilevare,
il perchè taluni autori sian caduti nell'abbaglio di riguardare
il terreno liasico identico al giurassico o terreno oolitico di
Gryphiles. L. Muss. tessin. p. 92 d. pi. 5' f. 9 — Bouquet. Petr. part. 2 d. IH,
pi. 60 f. 1, -2.
Gryphaca incurva. Sovv. Condì, min. n. 20 t. 112, f. 1.
Parkinson orga. rem. l. 3 p. 209, pi. 15' f. 3.
Blainv. Malac. p. 59 f. 4. Defr. dici. se. nat. f. 19 p. 636.
Desh. Encyclop. méth. vers. t. 2 p. 303, n. 44, Ostrea arcuata.
Idem. Cog. carat. p. 98, n. 5. pi. 12 f. 4, 5, 6.
Sovv. genera of shells. f. 3, Ostrea.
Goldf. Petrif. t. 2 p. 28, pi. 82, f. 1.
(rryphaea incurva. Zielen. Petrif. Wurt. pi. 4-9, t. 1.
Var. 1. Gryphaea affims. N.
Gr. testa ohlongo — suhincurva , transversim subrugosa, unco miinmo tuh obliquo ,
valva superiori concentrice profunde sulcata
Var. 2 Grvphaea plicata minor. N.
Gr. testa oblonga incurva, longitudinaliter plicata, plicis divcrgcntibus, valva supe-
riori marginibus concentrice sulcatis, longiludinalitcrque plicata, unco magno subobli-
quo.
Var. 3 Gryphaea plicata major. N.
Gr. testa magna oblonga incurva, longitudinaliter plicata, plicis transversim rugosit.
valva inferiori omntnu concentrice sulcata, unco magno sububliquo.
12 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
la Beche, stantechè trovasi nelle circostanze di sua locale gia-
citura neir identifico modo di formazione.
Taluni geologi parlando del terreno liasico si fanno a di-
viderlo in 3 piani : il primo secondo il loro avviso , viene
caratterizzato dai Belemniti, il medio dalle Grifee, ed il terzo
ossia r inferiore dalle Plagiostome , ma a dire il vero, co-
munque sia utile una tale divisione, riesce difficile percor-
rendo i paesi, di attendervi con esattezza, per lo che si mosse
il Gemmellaro a dire che sia più proficuo alla scienza il re-
caie gli esempì.
Dal fin qui esposto chiaro s' intende che il Lias di Calta-
vuturo per l'abbondanza delle Grifee che contiene, si possa
rapportare al piano medio del liasico propriamente detto, anzi
per i sopradetti caratteri a me sembra che dovesse riferirsi
al terreno della stessa natura descritto egregiamente dal signor
de Gerville nella bassa Normandia, ed in ispecialità al calca-
reo a grifiti di Bayeux, nel quale il signor Caumont ha rin-
venuto tra gli altri resti organici la Grifea incurva di Son'v erby
e la Grifea dilatata di Lamie. Lo stesso autore riferisce di
averle pur ancora trovate nel calcareo di Valoques.
Il terreno a Grifiti di Auxois formato di calcareo e marna
è stato dai geologi al lisiaco riferito per 1' abbondanza della
Grifea arcuata: anzi convien qui notare, che il sistema infe-
riore di questa formazione nel detto sito si osserva essere for-
mato di psammite e macigno, principalmente di arcose. Le
prime rocce però abbondano sopratutto nel terreno liasico
di Caltavuturo.
In Cevennes abbonda più il terreno del lias, il piano me-
dio contiene la caratteristica grifea arcuata, secondo rilevasi
dalle osservazioni del sig. Dufrenoy.
Il chiarissimo Brogniart riporta il lias in generale , nel
terreno abissico, e gli fa corrispondere il sinonimo di terreno
di sedimento inferiore, situandolo al di sopra delloolite infra
SOPRA CALTAVUTURO E SCLAFANI. 13
jurassica. Ciò riesce facile l'osservare nell'Alemagna occiden-
tale, nell'Inghilterra ed in tutta la Francia.
L'origine di formazione del sistema liasico è proveniente da
meccanici agenti e la pasta della roccia che la costituisce sic-
come appunto osservasi in Caltavuturo, contiene dei cristalli
di spato calcareo, i quali al certo v'indicano l'influenza del-
l'azione chimica, e della cristallizzazione.
Per un solo carattere sembrami che differisca il terreno di
Caltavuturo dal liasico, in quanto cioè manca quello di vene
metalliche , e specialmente della galena di piombo , le quali
per l'ordinario si rinvengono nel lias, ma intorno a ciò pende
tuttavia indecisa la quistione se la mancanza delle vene me-
talliche, debba piuttosto fare appartenere al cretaceo il ter-
reno di cui trattiamo, anziché al jurassico.
Sol qui mi giova osservare che la determinazione di una
teorica esatta su questo geologico argomento, potrà servir di
norma onde conoscere se il terreno di Caltavuturo, ed altresì
le catene delle montagne di Taormina, Artesino, Nicosia Ma-
donie, Termini, Palermo, sino all'Erice debbansi piuttosto
contare fra i terreni cretacei o pure tra i giurassici.
L'esaminare qui una sì astrusa materia porterebbe a lungo
eccedendo i limiti e l'indole d'un discorso accademico. Mi farò
altrove ad entrare per quanto è in me su questo argomento,
allorché tratterò della geologia Nebrodese.
In generale giova farvi conoscere che avuto riguardo alle
relazioni esistenti tra le rocce di Caltavuturo e quelle della
serie delle montagne prossime al detto comune, il geologo le
riguarderà come appartenenti allo stesso periodo di formazio-
ne, cioè le montagne del Landro e di S. Caterina che s' innal-
zano al sud-est, delle quali quest ultima levasi poco su quella
di Caltavuturo ed è formata dallo stesso calcareo contenente
però a differenza dei resti organici nello stato di fossilizzazione.
Delle Madonie del lato opposto che si legano ancora con le
14 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
montagne di Caltavuturo, la più vicina a queste siccome esposi
si è quella di Roccazzo nero , che forse a mio osservare ne
è una continuazione. Continuazione ne reputo ancora le mon-
tagne di S. Calogero, Busambra, e finalmente quelle di Pa-
lermo, della Piana de' Greci, di Favarotta e di altri siti con-
tigui alle surriferite contrade. Tutte queste montagne osser-
vate in massa dirette si trovano da est ad ovest : quindi non
vi ha luogo a dubitare, la loro formazione doversi alle stesse
leggi e agli agenti stessi che cooperarono a costituire questa
amenissima contrada della Sicilia.
Finalmente non vi sarà discaro o Signori il sapere che le
acque le quali scaturiscono nelle contrade di Caltavuturo, sono
tutte di ottima qualità e salubri, e contengono molto carbo-
nato calcareo ed acido carbonico. Infatti comunissime in quelle
contrade si ravvisano le concrezioni stallattittiche. Il dì 1°
dello scorso luglio (18i3) alle ore 21 d'Italia allorquando l'aria
conteneva gradi 20 R. di calorico il termometro immerso nel-
l'acqua della fontana detta del Bastonello segnava 14 gradi di
temperatura.
GAP. 11.
SCLAFANI.
Esaurite in tal guisa le osservazioni geognostiche in Calta-
vuturo volli spingere oltre le mie indagini, e con pari accu-
ratezza mi diedi ad osservare la roccia che sta sottoposta al
piccolo e ripido comune di Sclafani situato all'ovest ed a po-
che miglia dall'anzidetto: essa elevasi 2363 piedi sull'attuale
livello del mare secondo HofFmann. La sua forma verso la
parte superiore è pressoché conica, mentre la base si appre-
senta in forma triangolare : guardata dal lato nordico quella
porzione che sostiene l' antico castello si vede patentemente
giacere su straticelli di piromaco bigio-nerastri, che in alcuni
SOPRA CALTAVLTURO E SCLAFANI. IS
siti trovansi ridotti a marna. Rinvenni ivi ancora sebbene
scarsamente degli strati marnosi bianco-sudici con dendriti.
Gli strati sono diretti obliquamente da est ad ovest, ed av-
vene dei contornati e ripiegati.
Il calcarlo di questo sito trovasi in istrettissima relazione
con il terreno psammitico e marnoso dell'exfeudo di Brignoli^
il quale appresenta in tutta quanta la sua estensione la psam-
mile scomposta. Tra le sue varietà più distinte convien no-
verare la friabile bianco-gialliccia granellosa: avvi ancora la
gialla rossastra, ma la più caratteristica si è quella simile
molto alla pudinga, la quale risulta da ciottoli di quarzo un
pò grossetti, riuniti da un cemento d'argilla. Questa varietà
è reperibile vicino uno stagno detto impropiamente gorgo di
Brignoli.
In generale i massi psammitici sono stratificati obliquamente,
taluni appariscono in pezzi erratici ritondati e senza appari-
scente stratificazione.
Inoltre torna conto alla scienza il far qui riflettere che la
marna e la psammite , che giacciono verso la parte orien-
tale della montagna di Sclafani, trovansi soprastanti al calca-
reo sebbene quest'ultimo spetta ad un periodo più antico. Di
fatti il livello della formazione marnosa in questo sito, ri-
mane superiore alla pendice del summentovato calcareo. Però
mosso da questa peculiare osservazione mi credo in grado di
stabilire, che le rocce sottoposte alle colline, appartengono ad
un epoca più antica del secondario.
Pertanto il geologo volgendo attorno lo sguardo precisa-
mente nella contrada di Sclafani, non tarderà molto ad osser-
vare che il terreno marnoso e psammitico si estende per tutti
i dintorni di quel comune nella direzione di ovest, vedrà in
lontananza la montagna di Cammarata la quale è di calcareo
interposto in larga estensione fra le stesse rocce che si scor-
gono nel basso di Sclafani, di Caltavuturo, e delle Madonie.
16 OSSERVAZIONI GEOGNOSTICHE
cioè psammite, marna, calcareo subordinato ed in minor co-
pia idrosolfato calcico: troverà infine costituito dallo stesso
terreno Vicari, Valle d'Olmo, Alia e varie altre contrade di
questa porzione di Sicilia.
L'acqua termo-minerale che scaturisce a pie della monta-
gna di Sclafani, è quella tanto celebrata per la sua nota virtù
contro le malattie della pelle.
Quest'acqua dal punto ove scaturisce dividesi in due por-
zioni : una meno abbondante va ad introdursi nel sudicio ed
angusto locale de bagni 1' altra riunendosi con l' acqua re-
flua de' bagni si scarica in largo bacino, serve poscia svian-
dosi da questo sito a far muovere un contiguo molino. In
seguito del suo corso dà origine al fmmicello salato il quale
solcando le contrade di nord-ovest di Caltavuturo, ed alti'e
ancora più lontane , si va a scaricare nel mare prossimo cioè
in quello di Bonfornello.
L'analisi chimica dell'acqua termo-minerale di Sclafani ese-
guita dal eh. prof. Antonino Furitano (1) fa conoscere che i
principali componenti ne sono oltre dell' acido idrosolforico e
carbonico, in proporzione decrescenti l 'idroclorato sodico, cal-
cico, e la calce carbonata, ha di più l'acqua un sapore nau-
seoso, un odore epatico per il gas idrosolforico che contiene,
e che esala incessantemente dalla sua superficie.
Inoltre è degno di osservare che le acque scorrendo nelle
vasche dei bagni offrono un color lattiginoso sporco, dappoi-
ché l'acido idrosolforico come si mette in contatto dell'aria,
si va decomponendo, e così lascia nell'acqua lo zolfo idroge-
nato (Soufre thermogène di Hauy), che le rende perciò latti-
ginose. Però il calorico il quale sprigionasi dall'acqua pro-
viene dalla scomposizione dell'acqua stessa; e la quantità d'a-
cido idrosolforico che le acque contengono è l'effetto del pas-
(1) Analisi dell'acque termali di Sclafani, di Cefalà-Diana, Termini ec.
SOPRA CALTAVUTITRO E SCLAFANl. 17
saggio che fa il gas idrogeno, che si esala nell'atto della scom-
posizione dell'acqua attraverso Io zolfo.
Ulteriori indagini e più esatte descrizioni potrebbero certa-
mente apportar maggior luce alla storia naturale geologica di
queste contrade, e rettificare forse in parte il primo abozzo,
delle mie rapide osservazioni, le quali se non ad altro, gio-
vei'anno certamente a diffonder l' amore di questo ramo di
scienze naturali il di cui pregio dalla moltitudine viene cieca-
mente ammirato, da voi però dottissimi accademici profonda-
mente sentito.
Palermo i luglio 1845.
wocooooooaxxwooooocowwcoc^^
RICERCHE GEOLOGICHE
SlLl.A
DOLOMITE GIURASSICA DEL LANDRO
S. CATERINA.
(Lene nella tornata ordinaria del à4 marzo 1844.)
Lo stadio della geologia che, col favore delle scienze ausi-
liarie, fa di presente dei rapidi progressi, riguarda massima-
mente l'esposizione dei fenomeni che ci presenta la superficie del
nostro globo, e la spiegazione dei medesimi.
Gli antichi filosofi trascurando la parte dell'esposizione,
che io reputo la base essenziale dì qualunque investigazione
geologica, si attennero a spiegare, per via di principi astratti
20 RICERCHE GEOLOGICHE
e speculativi tirati dal fondo della propria immaginazione ,
i più sorprendenti fenomeni che la superficie della terra a
dovizia presenta. In quell'epoca, chiunque era dotato di fan-
tasia poteva di leggieri dichiarare le più intralciate cagioni
che contrihuiscono alla formazione dei fatti che la natura ci
offre : ma queste arhitrarie idee furono di positivo ostacolo
al progredimento di una scienza così importante quale si è
la geologia. Però dai giudiziosi pensatori veniva questa scienza
ahhorrita , derisa ; né si poteva in verim conto profferire il
nome di geologia, come esprimesi il Cuvier, senza eccitare le
risa.
Ma grazie ai principi haconiani , i moderni hanno reso
grandi servigi alla geologia raccogliendo colla più scrupolosa
esattezza e con metodo più confacevole al nostro limitato in-
tendimeno i fatti: usando moderatamente, e fondando sulla
fisica e sulla chimica le ipotesi e le congetture che pur ({ual-
che volta ahhisognano onde spiegare i fenomeni. Indi come
tutte le fisiche discipline la geologia anch essa ha suhilo la
sua rivohizione.
In questi ultimi anni poi non pochi henemeriti scrittori
hanno promosso lo studio della geologia, ciò che chiaramente
addimostrano gli estesi viaggi di Humholdth i solertissimi la-
vori di Murchinson, di Bukland di Lyell, di Duheny del la
Beche, e d'Omalius. È dovuto a questi illustri naturalisti se
nella scienza sono state shandite le idee dei plutonisti, e dei
nettuniani, se è stato dato nel modo il più semplice l'ordine
cronologico dei differenti terreni dei quali la crosta del gloho
si compone, se tale sposizione presenta alla nostra vista un
quadro così esteso d'investigazioni e scoperte, che al dire del
nostro Gemmellaro, hene a ragione la geologia richiama in
Europa l'attenzione degli scienziati e dei governi, e gli uomini
insigni che la coltivano sono senza tema d' esagerazione dei
più distinti ed eminenti personaggi, in tutte le nazioni le più
incivilite.
SULLA DOLOMITE GIURASSICA DEL LAÌNDRO. 21
Sulle tracce di questi valentuomini mi sono io dato allo
studio della varia struttura e qualità dei terreni che offre la
nostra bella isola, e avendo già reso di pubblica ragione al-
cun mio travaglio di questo genere, penso ora intertcnere la vfH
stra attenzione egregi accademici sulla dolomite giurassica del
Landro presso S. Caterina. Avanti ogni altra cosa è di sommo
rilievo l'osservare che le rocce, e i terreni prossimi alla con-
trada del Landro sono spettanti al terziario periodo di for-
mazione, il che giova massimamente a dar conto delle relazioni
geognostiche, e dèi modo di giacei'e della dolomite giurassica
di cui è parola.
Ed in vero il rinvenimento nelle contrade meno elevate
dell'argilla calcarifera conchigliare contenente dei cristalli mi-
croscopici d'acido silicico nel paese di Vallelunga, e l'esistere
contigua a questa tritoniana formazione la marna e la psam-
mite in vario modo di struttura disposti, ci danno chiaro ad
intendere che la dolomite giurese del Landro per la massima
elevazione in cui tro\asi, sia stata formata in epoche anteriori
ai terreni che le stanno contigui, cioè all'argilla calcarifera
alla marna e alla psammite.
Sottoposta alla dolomite giurese del Landro e precisamente
nella serra del fondo di Fiandaca, è reperibile la marna ges-
sosa stratificata contenente il calcarlo decomposto , ed è ri-
marchevole in tale sito che la detta stratificazione apparisce
arcuata ed irregolare, e non già orizzontale ed obblicjua, come
d'ordinario suole mostrarsi, in altri pimti della stessa for-
mazione.
Un tal fatto principalmente ci fa supporre, che questa for-
mazione marno-gessosa non ebbe luogo nello stato di perfetta
tranquillità, ma viceversa dovette affettuirsi stante un pertur-
bamento nell'azione chimica e meccanica, allora quando questa
roccia si andava tratto tratto consolidando.
In casi di simil fatta siccome provano gli sperimenti del
22 RICERCHE GEOLOGICHE
sig. James Hall possiamo fondatamente supporre che la pres-
sione laterale sugli strati allora orizzontali abbia prodotto il
vario contorcimento di essi , e che per ragion d urto mec-
canico dovè succedere che gli strati superiori fossero stati più
suscettibili di cedere e incurvarsi sino ad un certo grado.
Onde poi spiegare come sia fisicamente avvenuto quel che te-
sté abbiamo indicato, forza è concepire che il terreno sottoposto
alla pressione abbia dovuto di necessità poggiare su d'un corpo
duro e resistente. A tal uopo servì acconciamente a mio cre-
dere la roccia della dolomite giurassica del Landro, la quale
trovandosi contigua alla marna gessosa dovette con la sua forza
costrignerla in modo che ne venne il contorcimento degli strati
nella direzione di ovest ad est.
Scorto questo primo dato geologico sul terreno di cui è pa-
rola, e datomi in seguito all'esame della struttura della do-
lomite giurassica, mi trovai al fatto di ravvisare che essa per
ogni punto di quel territorio si protrae estesamente signo-
reggiando tutte le altre formazioni, ed apparendo su di esse
simile a tanti ciglioni. È spesso orizzontalmente stratificata ,
e per un argomento d' analogia mi sembra che sia della
stessa natura del calcarlo giurassico di Francavilla, la Placa,
Monte di Caronia, e di altri punti della Sicilia.
In generale non avvi in tutta la superficie della terra for-
mazione più rimarchevole per l'ahhondanza dei resti organici,
quanto la giurassica, sicché al giorno d'oggi con l lumi della
Paleontologia i geologi hanno nel modo II più esatto analiz-
zato e descritto questo secondarlo periodo del nostro globo.
Gli antichi geognostlcl denominarono giurassica questa for-
mazione per r analogia che hanno l suol caratteri con quel
della catena del Giura , ma l moderni dietro la scorta del
signori La Beche, e Smith riconoscono piuttosto la formazione
giurassica nell'osservare In un terreno alternanza d'argille sab-
bie marne e calcarei. Così il terreno giurassico oramai bisogna
SULLA DOLOMITE GIURASSICA DEL LANDRO. ^>5
considerarsi come un tipo primordiale a cui si riportano varie
specie di formazioni e tra le altre la giurassica propriamente
detta.
E ritornando al nostro argomento cioè alla dolomite giu-
rassica del Landro, l'esame paleontologico di essa mi fé' scor-
gere chiaramente che la sua pasta che è di tessitura com-
patta qualche volta lamellosa di color hianco e higiastro rin-
serra dei resti oi'ganici , riferibili a specie interamente per-
duta. Essi ne incrostano la superficie, e appartengono al ge-
nere madrepora.
Pare dalla indicata particolarità potersi caratterizzare la do-
lomite giurassica del Landro secondo gli attuali lumi geologici
identica al terreno giurassico del piano medio descritto dal
Thui'mann, il quale denominasi calcareo corallico, o coral-
rag del Conybeare e che trovasi in istrettissima relazione con
la serie inferiore detta Oxfordìene e oolitica, per distinguersi
dal piano superiore appellato dai geologi m^X^si Por flondstone.
Secondo il prof, la Beche il modo come si formò il coral-
rag dimostra qualche carattere di potenza traumatica che me-
scolò il calcarlo oolitico. Tanti rottami di coralli dimostrano
ancora un sedimento formato in un lungo soggiorno dell'acque
del mare di quella epoca secondaria del nostro globo.
Ma a tale proposito pretermettere non posso che la giacitu-
ra della dolomite giurassica del Landro, per quel che riguarda
la sua geogonia, a me sembra, che abbia avuto luogo mercè
la lenta opera del tempo nel ritiramento progressivo delle
acque del mare, anziché siccome avvisano comunemente i geo-
logi per r azione di quella potenza traumatica che rinseri'ò
nella pasta della dolomite, e del calcareo, amendue d'epoca giu-
rassica, i rottami dei coralli.
Se questa ipotesi dai geologi si volesse applicare alla spie-
gazione della geogonia del calcarlo corallico d'Inghilterra me-
ridionale, io non sai'^i lontano dall'abbracciarla, giacché ella
24 RICERCHE GEOLOGICHE
presenta tutti i caratteri di probabilità e di verisimiglianza,
ma il volerla estendere a tutti gli altri fatti di simil natura
è al certo un metodo di generalizzazione troppo precipitato e
conducente alla falsità. Per fermo le mie osservazioni sulla
dolomite giurassica del Landro fanno chiaramente conoscere
che quei zoofiti sono nella loro struttura intieri e ben con-
servati, a differenza di quei che trovansi sparsi nelle regioni
oltramontane le quali per l'ordinario trovansi ridotti a mi-
nuzzoli : inoltre quelli del Landro sono disposti sulla super-
ficie della dolomite, e nei punti più elevati della montagna.
Ciò mi fa supporre con certezza che primitivamente quel ter-
reno sia proveniente dall'azione dell'acqua del mare, ed al-
tresì che un tal sito sia stato il primo a sorgere nel nostro
orizzonte dalla superficie del mai'e , mediante il progressivo
sollevamento della terra , giusta i principi tanto al giorno
d'oggi abbracciati del chiarissimo Elie de Beaumont.
Per la qual cosa è da dire che la superficie della dolomite,
sendo in contatto con le acque del mare serviva di soggiorno
ad una quantità di specie oggi sconosciute di Astrea, Madre-
pora, Cariofillo, Lunulite, Flustra ec, appunto siccome av-
viene al dì d' oggi nei nostri littorali, e come di recente è
stato osservato nelle coste sterminate del mar rosso in quelle
dell' Isole della Polinesia , e dell' Australasia , che costitui-
scono i recinti così detti corallici, e che figurano in geologia
tra i terreni moderni formati da resti organici marini di tale
indole.
Dietro d'avere esaminato la roccia della dolomite giurassica
coral-rag del Landro, non solamente per rapporto alla sua
geognostica struttura ma parimente per la sua più probabile
origine; mi viene facile lo stabilire principalmente, che questa
specie di terreno giurassico forma elemento essenziale per lo
studio della natura geognostica secondaria della nostra Sicilia,
e ci spiega con certezza l'essenza dei terreni giurassici , che
che in contrario ne pensino taluni moderni geologi.
SULLA DOI-OMTTL GIURASSICA DEL LANDRO. 2^i
Or a me sembra dimostrato che la dolomite del Landro re-
putar debbasi come la più antica che esistita fosse in Sicilia sì
per la massima elevazione cui giunge sull'attuale livello del
mare, che per la natura dei resti organici che in seno e nella
superficie appresenta: e sarei pienamente soddisfatto se potessero
tali mie osservazioni, spingere i nostri geologi a studiare la
vera giacitura del terreno secondario della nostra isola, e a
stabilirne dei paragoni con tutti gli altri della medesima na-
tura coevi nell'origine, e identici per la chimica e fisica natura.
Col favore di replicate osservazioni ne' vari punti della Si-
cilia potrassi alla fine stabilire su solida base una teoria che
di presente io concepisco, come assai probabile e verisimile,
cioè che lo stato primigenio della Sicilia sia stato una serie
di isolette calcarle ravvicinate fra loro. È credibile che, col
progressivo volgere dei secoli e mediante l'azione di vari fe-
nomeni geologici e meteorologici, tra quelle isolette siasi ita
formando altra serie di terreni, dei quali il primo a sorge-
re fu il gruppo cretaceo , indi il terziario o sopra cretaceo ,
formato da rocce frammentarie, e che dopo tale formazione
mercè il detrito nacquero i blocchi erratici, o terreno dilu-
viale e di trasporto, ed il terreno moderno. Esso che si con-
serverà nello stato in cui al presente lo veggiamo, finché si
manterrà l'equilibrio degli agenti esterni che modificano l'at-
tuale crosta del globo, dovette formarsi allorquando terminò
la diluviale formazione, così che il gruppo moderno puossi
riguardare come una continuazione di quello, formatosi dopo
il terziario.
Palermo 2 agosto I8-i2.
Voi.. 1.
"■^iwwSt" "*5i?XC'o£'' ^wJfwC"' "v^wS^ ^SwK'w''' ^«w^w^" '^.j'A'i.y'''' ® °%wvyS* "SwCyS" "SSww?-"* "^ctvs^^ "^^i^wSe^ *^^X®C" **^'K'?C®^
SOPRA UNA NUOVA GIACITURA
CALCE CARBONATA IN SICILIA
(Memoria Il-IUi nella lornata ordinaria dei '■29 dicembre 1844.)
La prodigiosa quantità delia calce carbonata che osservasi
in qualunque terreno della scorza solida del nostro globo ,
diede agio a moltissimi minerologi di studiare non che le
svariate sue forme, il modo di sua locale giacitui'a. E queste
ultime nozioni non v'ha nissuno che ignori di quale impor-
tanza sieno state per indicare accertatamente le cause della sua
geognostica formazione.
28 SOPRA UNA NUOVA GIACITURA
Piacemi qui discorrere intanto della giacitura di un tal mi-
nerale sullo zolfo : ciò che è stato da me di recente osservato
su dei pezzi estratti da una delle zolfatare, delle quali il no-
stro suolo va ricco.
Varie sono le forme cristalline proprie del calcano che in-
crosta lo zolfo : vi si osserva allo spesso il dodecaedro a
triangoli isoscili, non che il rombo, con i clivaggi e gli an-
goli della sommità inclinati sugli spigoli a gradi 78, 30 mi-
nuti primi, e coi diedri a 101" 30'. Per tale geometrico ca-
rattere puossi paragonare alla tavola 3 figura 16 del Beudant.
Apparisce inoltre sebben di rado in perfetti rombi, cioè con
i clivaggi paralelli alle facce , a 105" 5', cogli angoli diedri
a Ti" 55'. Numerose in somma sono le modificazioni delle sue
forme comechè dipendenti tutte dal rombo che è quella che
appellasi primitiva. I cristalli altresì mostransi di varia gran-
dezza, e misti ancora con il solfato calcico idrato. Questo a
guisa di lamine spesso poliedriche che si possono appellare
deformazioni de' cristalli, s'interpone ora agi' interstizi dello
zolfo, ora ai cristalli della calce carbonata la quale in questo
caso copre in parte lo zolfo, oscurandone le forme che le son
proprie.
Sarebbe lungo qui annoverare tutte le forme cristalline della
calce carbonata. Io sono intanto d'avviso che istituendosi un
diligente esame nel sito ove questo calcarlo si rinviene, po-
trassi arrivare non senza molta sorpresa a distinguere buona
parte delle numerose forme che i cristallografi hanno finora
ravvisato nella calce carbonata.
La maggior parte dei cristalli di calcarlo che incrostano lo
zolfo, è degno qui d'avvertirlo, presentansi in aggruppamenti
regolari diretti , poiché manifestano il carattere di riunirsi
con le loro facce nella medesima posizione relativa , e negli
spigoli omogenei della medesima estensione.
Dietro ciò rimarrebbe a conoscersi se la formazione del
DELLA CALCE CARBONATA IN SICILLV. 29
calcarlo sia anteriore, posteriore ovvero simultanea alla esi-
stenza dello zolfo: ma poiché lo esaminare una sì astrusa ma-
teria, eccederebbe l' indole di questo mio articolo; soltanto mi
farò ad annunziarvi per ora o Signori, come una ben fondata
congettura, il calcarlo posteriormente essere stato ingenerato
sullo zolfo. Ciò ho potuto rilevare da tutti gli esemplari che
ho avuto finora agio di porre sotto la mia speciale disami-
na, che incrostati dimostransi di questo ossisale: stimo inoltre
che probabilmente non ebbe luogo la formazione d'una tale
sostanza che per l'azione delle acque cariche di calcarlo nei
geodi dello zolfo, cioè nei punti ove noi troviamo abbondare
il calcarlo suddetto.
Se poi volesse paragonarsi la formazione della calce carbo-
nata con quella del gesso , della celestina , e dell' aragonite,
apparirebbe probabile la simultanea formazione del calcarlo
con quella dello zolfo. Ma la sovrapposizione di questo ossi-
sale sul metalloide zolfo è ciò, ripeto, che le mie ricerche mi
han fatto a preferenza determinare.
Or questa nuova giacitura della calce carbonata di che ho
fatto cenno è osservabile nelle ricche zolfare della provincia
di Girgenti , ad una certa profondità , e massimamente nei
geodi delle rocce che contengono lo zolfo di perfetta purezza.
Palermo 20 settembre 1843.
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NUOVE FORME CRISTALLINE
ALCUNI MINERALI DI SICILIA
(Memoria comunicata in dicembre 18A'i.
1. — ZOLFO.
Lo zolfo che trovasi abbondantissimo ne' terreni ammonici
o secondari della Sicilia, e con ispecialità nella marna gessosa
bleìi, per le numerose forme cristalline che presenta, ha in ogni
tempo destato le incessanti ricerche degli orittognosti deside-
rosi di apprezzare scientificamente le varie modificazioni dei
suoi poliedri.
Ma dopo molte indagini si discopriva che la forma primiera
oi NUOVE FORME CRISTALLINE
di questo minerale si è appunto l'ottaedro a base romba con
gli angoli di 106» 38' e di Si° 58' ne vari piani d una me-
desima sommità, e di MS" 17' per ogni faccia della sommità
sulle altre, comunque esse sieno semplici o modificate.
Però avviene spesso che gli ottaedri di una forma seconda-
ria, mercè d'una regolare modificazione, fan passaggio al do-
docaedro ed al prisma, o ad altre forme affini, comechè tutte
si generino dalla cennata già primitiva.
La monografia del chiarissimo prof. G. Maravigna riuni-
sce un numero prodigioso di queste forme cristalline, descri-
vendo le quali ei seppe assegnare i caratteri di alquante nuo-
ve varietà non riportate dai suoi predecessori.
In questi ultimi tempi fra alcuni saggi estrattine dalle ricche
miniere della provincia di Girgenti, mi si è presentata la fe-
lice occasione di scoprirne quattro forme, che per quanto io
sappia , non sono state descritte finora da nessun minero-
logo , e che io credo potersi diagnosticare coi seguenti ca-
ratteri.
1. Ottaedro a base romba, spuntato e smarginato secondo
le creste delle due basi, e spuntato negli angoli solidi supe-
riori ed inferiori, v. fig. 1.
2. Ottaedro a base romba allungato , cuneiforme , tagliato
nella cresta superiore ed in quattro creste laterali opposte due
a due, V. fig. 2.
3. Ottaedro bibasico troncato nelle creste, ed indicanti l'u-
nione delle due piramidi, v. fig. 3.
4. Prisma troncato da più piani, e smarginato, v. fig. 4.
2. — GESSO, O SOLFATO DI CALCE IDRATO.
Questa roccia, la quale quasi sempre in Sicilia accompagna
lo zolfo la marna calcarifera ed argillosa , si trova ancora
nei terreni d'un' epoca più recente del secondario. Si cristal-
DI ALCIM MINERALI DI SICILIA. 33
lizzo ordinariamente in tavole romboidali spuntate di vario
modo sui bordi, generate dal prisma obliquo romboidale che
appresenta la base inclinata all'asse circa 113" 67', è divisi-
bile con faciltà in foglie lisce e lucenti paralelle alle due facce
laterali.
La forma che io reputo non descritta, si può classificare
fra le prismatiche con la seguente caratteristica.
Prisma retto esagonale tioncato, v. fig. 5.
3. — CELESTINA O SOLFATO DI STRONTIANA.
In gran copia nella parte superiore dei terreni ammonici,
si rinviene la celestina che a gran tratti si associa col gesso,
e lo zolfo: le varietà cristalline descritte dal lodato professor
Maravigna, e da altri mineralogisti non includono le forme
nuove che io qui offro alla speciale disamina dei dotti.
Il prisma romboidale si è appunto la forma primitiva per-
tinente a questa specie di minerale, la quale forma si troverà
di leggieri modificata in ottaedro allungato, in varie guise,
ma che poi è suscettibile di ridursi in prisma diritto rom-
boidale di circa 104" 30, e 75" 30'.
Dopo esatte ricerche cristallografiche da me istituite sulla
nostra celestina mi è toccato ritrovare le forme qui appresso
descritte.
1. Tetraedro semplice o pure spuntato regolarmente verso
l'estremità, v. fig. 6.
2. Prisma esagonale troncato obliquamente da due piani che
s'incontrano secondo la diagonale dell'esagono di base, v. f. 7.
3. Prisma romboidale tagliato obbliquamente da due piani
che non s' intersecano secondo la diagonale della base del pris-
ma, ma paralellamente ad essi, v. fig. 8.
i. Prisma romboidale terminato a cuneo, e spuntato nei
due angoli solidi teti'aedri, v. fig. 9.
Voi.. 1. 5
54 NUOVE FORME CRISTALLINE
È da avvertire infine che sebbene la descrizione di queste,
quali che sieno nuove forme cristalline di minerali siciliani
da me esposte, sieno mancanti di calcolo geometrico, ciò si
deve all' assoluta deficienza di esatti goneometri. Però è fuor
di dubbio, che se queste forme verranno riputate nuove dai
cristallografi, avrò io avuto il piacere di avere arricchito la
scienza di alquante specialità utili al suo avanzamento.
Palermo 10 giugno 1844.
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ESPOSIZIONE
MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
DEI DINTORNI DI PALERMO
DI PIETRO CALCARA
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VICE SEGRETARIO DELLA P SEZIONE, DOTT. IN MEDICINA, l'ROF. SOSTITCTU HI MINERALOGIA E GEOLOGIA
NELLA n. CNIVKRSITA' DEGLI STUDJ DI PALERMO E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE BC. EC.
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CENNO
GEOGNOSTICO E GEOLOGICO
DINTORNI DI PALERMO.
La pianura di Palermo che coronata da monti qucà e là
interrotti da piccole \alli, apresi in ampio amenissimo teatro,
viene, per quanto io mi sappia, costituita dalle tre specie di
terreno dette dai geologi d'alluvione, terziario, e secondario
guirassico.
Il terreno d'alluvione fluviatile che chiaro si manifesta agli
occhi dei riguardanti nei siti bassi ed avvallati, nelle sponde
A CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO
dei fiumi, in Balda a Billiemi , ai Colli a S. Ciro, vicino
Musica d'Orfeo, ai Ciaculll, risulta da piccole masse mobili
composte di ciottolini calcarei e di psammite, in mezzo a cui
spesso si scorge qualche corpo organico nello stato di sub-
fossilizzazione. Da per tutto ovunque volgasi lo sguardo si
incontrano i più marcati segni del detrito.
In questo terreno di alluvione fluviatile sembrano avvolte
le brecce ossee di Billiemi e di Maredolce, fatto degno d'os-
servazione che tempo fa è stato da me diligentemente illustra-
to (1).
A questi moderni terreni d' alluvione quelli stan sotto di
origine più antica ai quali dai recenti geologi il nome si dà
d'antiche spiagge e di deposito di conchiglie sollevate. Si esten-
dono essi di lungo in largo per tutta quasi la pianura di
Palermo, compongonsi d' argilla calcarifera e di tufo calcareo
conchigliare, presentansi ora riuniti, ed ora isolati, e così alter-
nandosi, e taluna volta riunendosi al terziario tritoniano. Van-
no sino alle falde dei monti, ed alle sponde del mare.
Varia è però la consistenza del tufo calcareo, la cagione di
che è da riferirsi alla sua maggiore o minore antichità, alle
mutabili e frequenti vicende degli agenti meteorologici . alle
condizioni dei luoghi ove giace.
Fra le sue varietà molte si destinano alle costruzioni. Una
sopra le altre vuoisene ricordare quella AtW Acqua dei Cor-
sari la quale composta di ciottolini silicei, o qualche volta
calcarei, somiglia mollo alla pudinga ed è così dura e resi-
stenle da poter servire ad uso di mola. Il tufo calcareo conchi-
gliare conosciuto sotto nome di pietra AeW Aspra è più are-
noso e quindi meno compatto e meno duro del primo. L'istesso
tufo calcareo conchigliare ci presentano le falde del monte
(1) Calcara Osservazioni geognostkhe sulle ossa fossili di Mare-dolce e Billiemi. Gior.
r Osservatore, prima serie, fas, 1 2 e 3.
SUI DTNTORM DI PALERMO. 5
Pellegrino, se non che esso, di formazione più recente di
quello che in altri siti s' incontra di questa pianura , è più
arenoso e più friabile ancora. È da deplorarsi che non sia
generalmente introdotta la macchina di pressione usata dagli
architetti francesi per cui si possono a calcolo matematico
rilevare i vari gradi di resistenza dei tufi , e la preferenza
a dar loro nelle varie costruzioni. Molti e svariati sono i
resti organici che in questi tufi rinvengonsi, tra i quali le ossa
fossili del Mastodonte (1), un gran numero di conchiglie di
zoofiti ed echini (2), calcinate alcune, altre pietrificate, altre ben
conservate. Vuoisi qui non preterire trovarsi diìFicarazzi^ in ^"o-
lunto^ in Altavilla ed altrove, depositi argillosi di larga esten-
sione formati dalla sopradetta argilla calcarifera conchigliare,
entro la quale, le conchiglie che s'incontrano differenti non
sono gran fatto da quelle dei tufi.
Seguendo il sistema paleontologico del Leyl i depositi ter-
ziari tritoniani si possono riferii'e a due maixati periodi, cioè
al tritoniano Miocene ove i resti organici sono in maggior
quantità pertinenti a specie perdute, ed in Pliocene ove so-
vrabbondano le specie viventi nei mari d'intorno.
Signoreggia finalmente nel suolo di Palermo il calcareo com-
patto di color grigio d'epoca secondaria al quale si dà il sopra-
nome di giurassico. È compatto, lamelloso, contenente nell'in-
terne sue cavità dei piccoli cristalli di spato calcareo, e sce-
vro, se quello si eccettua di monte Gallo, di resti organici
fossili.
Tra i componenti chimici del paese che descriviamo oltre
alla calce carbonata si trova la magnesia carbonata, la quale
sembra prevalere come principale elemento.
(1) Calcara Di alcune ossa fossili di Mastodonte . rinvenute nella contrada d'Acqua
dei Corsari. Effeni. Scien. e Lett. n. 75.
(2) Idem, Memoria sopra alcune conchiglie fossili riniemtte nella contrada d' Alta-
rilta. Palermo 1841.
6 CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO
In monte Cuccio vicino le Quattro-aje esiste quella terra
purgativa tanto celebrata dagli antichi sotto nome di terra di
Baida, e creduta solforosa dal Boccone, la quale non è altro
che la dolomite terrosa. Osservasi anco il ferro idrato nel me-
desimo monte Cuccio, nella collina di J^iW Abate ^ ed in altri
punti di questo suolo.
Né mancano gli scisti marnosi le psammiti i macigni i quali
si distinguono sopratutto vicino il fiume della Porcara^ dietro
la montagna di Misilmeri^ a Buonriposo e sotto monte Cuc-
cio, né le agate i diaspri la selce piromaca, la ftanite i quali
più si fanno vedere nella Scala del Mezzagno, nel monti-
cello della Grazia ed alla Favara tra CiacuUi e Vili' Abate,
minerali tutti che danno chiaro indizio della transizione tra
le formazioni secondarie e quelle d'origine più recente, vale
a dire tra i tufi conchigliari e la calce carbonata delle mon-
tagne. Però giacciono o sulle falde di esse o su delle piccole
collinette.
Per tanto ove pongasi mente alla natura dei monti, alla
giacitura del suolo, al calcarlo, allo scisto, alla psammite, ai
tufi, all'argilla, all'arena, alle conchiglie ec, di cui esso è com-
posto chiaro apparisce questo amenissimo anfiteatro essere sorto
dal mare. E di vero il calcarlo giurassico considerato dal basso
sino alle più alte cime dei monti, forato si presenta, e pieno
entro i suoi fori d'un gran numero di litodomi. Singolaris-
sima è poi r analogia che si osserva e nella stratificazione e
nell'andamento di questi monti con quei di Cefalù, delle Ma-
donie, di Taormina, nei quali in grande numero s'incontrano
le conchiglie nello stato di fossilizzazione. Per le quali con-
siderazioni siamo indotti ad opinare che questo calcarlo giu-
rassico sia esistito pria nell'acqua nei suoi elementi disciolto, che
siasi assai lentamente poi consolidato, e lunghissimo tempo
dimorato sotto la superficie dell'acque, da dove in fine pel
naturale loro ritiramento sia sorto sull'orizzonte.
SUI DINTORNI DI PALERMO. 7
Quanto alla fertilità naturale, che la rende propria alla col-
tivazione, può la campagna di Palermo in quattro distinte va-
rietà essere considerata.
La prima è la terra da bosco la quale sovrabbonda nei monti
di S. Martino e Abate, nel bosco di Chìarandà ed in altri
simili luoghi selvaggi. È questo \ humus degli agronomi, la
quale da un miscuglio risulta di sostanze vegetabili decom-
poste, e d' una piccola porzione di terra.
Sieguono le terre cretose, prodotte dalla decomposizione della
marna, il cui elemento predominante è la silice combinata con
una certa quantità d' allumina e di calce. In gran copia ed
ampiamente si estendono queste per la Porcara, vicino Mi-
silmeri, ai Colli, vicino il monte Billiemi, ed in luoghi dove
sia deposta alcuna massa terziaria come alla Vaddunaria.
Alla terza varietà è da riferirsi il terreno fluviatile e quello
sabbionoso e marittimo che largamente si estende per le spiagge
di Mondello di Sferracavallo e AtW'Jrenella. Risultan questi
da moltissimi ciottolini silicei, o talvolta calcarei; e sono vol-
garmente chiamati, terreni caldi, perciocché l'acqua non vi
dimora un istante. Potrebbero meglio appellarsi aridi.
La quarta Aarietà è il terreno sabbionoso argilloso, il piìi
ferace della campagna di Palermo. Componesi di un mescuglio
di sabbia e d'argilla, e dove questi due elementi s'incontrano
in eguale proporzione, ivi la vegetazione è nella più florida
condizione. Di tal natura sono la massima parte dei terreni
di Misilmeri, Abate, Ficarazzi, e pochi della Bagaria e dei
Colli.
Le acque sono abbondantissime nei dintorni di Palermo. Il
fiume Greto che scaturisce sotto il Parco, le sorgive della Fa-
\ aia. dei Ficarazzi, di Bocca di Falco, Maredolce ed altre, ir-
rigano una gran parte della nostra pianura ed alimentano
non poche ricche piantagioni.
F noto che esse come quelle dei numerosi pozzi che s'in-
8 CENNO GEOGNOSTICO E GEOLOGICO
centrano dappertutto sono di ottima qualità e salutari, e che
contengono molto carbonato calcareo. In fatti permeando at-
traverso le grotte ed i monti calcarei generano le stallattilidi.
L'acqua dei pozzi di Vili' Abate è magnesiaca e quasi termale,
e quella dell' Jcqua santa contiene del solfato di magnesia, ed
è per sifatta qualità che è purgativa ed amara.
Questo cenno geognostico che ho creduto necessario pre-
mettere alla mia malacologica esposizione, mostra dovere ab-
bondare non poco di molluschi i circondari di Palermo. Che
se la popolazione e l'agricoltura d'una grande città non ne di-
struggessero incessantemente quelle specie che sono nocive
alle piante o che si destinano a cibo dal basso popolo pochi
luoghi potrebbero vincere le nostre campagne, per copia di
molluschi.
In fine, non è qui il luogo di dire delle abitudini di al-
cuna o più specie di questi animaletti, ma in un cenno geo-
gnostico mi pare doversi osservare, che taluni elici, e precisa-
mente la ritirugìs Menke, forano le pietre calcaree. Questo
fenomeno , par che dipenda da un' azione elettro-magnetica ,
che si svolge dalla superficie di questi molluschi, che è ca-
pace di scomporre e corrodere le rocce calcaree ove si nas-
condono. I fori infatti che si trovano nelle nostre montagne,
in parte son cagionate dai litofagi , in parte dagli elici. Le
rocce calcaree di Billiemi, monte Pellegrino e Abate, mostrano
a preferenza di questi forami.
\
k
GASTEROPODI.
Fam. — CALITTRACEA. Limr.
AyCYLVS. Ge>. Geof.
AnXTLCS FIDVIATILIS. MuLLEB
A lesta conoidea, mucrone certicis excentrico: apertura ovata.
Mailer verm. p. 201, n. 36. Phylip. Enum. Moli. Sic. p. UO. Id. v. 2, p. 93.
Pfeiff. p. 107, t. i, f. ti. Mandralisca Cat dei moli, ter, e lluv. delle Ma-
Drap. Moli. p. 42, pi. 2, f. 23 il. doDie ec. p. 9.
Mich. Compi, p. 90. Patella fluvialilis. Gmel. p. 3711, n. 98.
Lamk. .\nim. sans vert. v. vi. ì pari., p. 27. Patella cornea. Poir. Prod. p. 101, n. 2.
Brard p. 200. Ancylus ripoTius. Desm. Nouv. Bull, des scieii.
Tori. n. 125. 18U, p. 19, pi. 1, f. 11.
Bnillet. p. 73.
Var. I, testa lateribus campressa. A. linei. Biv. f. Nuovi molluschi ter. e
Quviat. p. 4, var. 2, t. glabrata, var. 3, t. longitudinnliter striata, var. 4, all>o-
lornea, var. o, ulbo-caerulea.
Trovasi comunissimo nel beveratoio sopra il convento di Balda, ed in quello
presso la montagnuola di s. Isidoro, ed al fiume Greto.
VOL. I. • 2
10 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Lunghezza 4 linee e mezza, larghezza 3 ed un terzo. Volg. Palcddn a fini-
ridduzza.
Pam. — LIMACEANA.
LIMÀX. Gkn. Drap. ^
1. LlMAX SCIICLTZII. BlV. F. 0
L. carpare nigricante, silicata; clypeo clangalo; cauda calcala; testa arata-oblonga.
tenui, planulata. l'ix convexiuscula.
llìv. f. Le tre specie di Parmacelle ec. p. 5. Parmacella virescens. Schult. in Philip, op. cil.
p. 125 t. vili, f. 2. Idem voi. 2, p. 101.
Var. carpare minori, fere castanco. Biv. f.
Si trova sul monte Cuccio sotto le pietre. La descritta varietà rinviensi nelle
sponde del fiume Greto, e nel bosco di Rebbuttone.
Lunghezza 2 pollici e mezzo. Volg. Mammaluccu niuru.
2. LlMAX MGRICANS. ScUULZ
L. carpare cinerea, vel griseo, rei fusco, ì^el nigra, clypeo punctato-crispato, macHlii
qualrilatera, dorso carinata, sulcata; testa irregulari, crassa, rugosa planulata.
Limax marginatus. Drap. p. 103. Mullcr Hist. verm. p. 10.
Biv. f. op. cit. p. 6, 7. Blainv. Dici. p. 430.
Parmacella nigricans. Schultz in Phylip. op. Limax cinereus. Gmel. , Sjsl. nal. pag. 3102.
cit. p. 125, t. vili, f. 1. Idem V. 2, p. 102.
Var. 1, albo, var. 2, nigra.
Comune nei giardini e sulle montagne come p. e. di monte Cuccio e del-
l'Abate, la varietà seconda fu trovata dall' egregio signor bar. Andrea Bivoua
nel bosco di Rebbuttone.
Lunghezza 3 pollici e mezzo. Volg. Mammaluccu biunnu, a hiancu.
3. Ll.MAX VARIEGATUS. DrAP.
L. carpare magno, lutcsccnte, fuscoque variegato , pede lutea, marginibus croceis; ten-
laeulis inferìDrihus decoloratis , superioribus alba-caeruleis , clypeo brevi postice ro-
tundato; testa ovato-oblonga, tenuissima, planulata, versus apicem subincrassata.
Drap. Hist. p. 127, n. 9. Parmaeelìa variegata. Phylip. op. cit. p. 125.
Biv. f. op. cit., p. 9. Limax umbrosus. Idem voi. 2, p. 102.
Turi, sj'st. nat. voi. S. p. 73. Limax flavus-maculaliis. L. Faun. suec. p. 365
Blainv. Dici. I. 26, p. 430. n. 1280.
Barbut. gen. ver. pi. 3, f. 4.
Abita da per tutto dentro gli acquidotti.
Lunghezza 4 pollici. Volg. Mammaluccu di yiarra d'acqua.
DEI DINTORNI DI PALERMO. H
TESTACELLA. Gen. Faubb Biqcet.
TeSTACEIIA UALIOTIDEA. FjVRE BlGVET
Test, tcfita minuta, externa, subauriformi, apice obsolete spirata; apertura amplissima
orati, obliqua, effusa, labio sinistro involuto.
Faur. Big. Bull, dcs scien. num. 61. Tcsfacc/fa europea. DeRoissy. Buff. de Moli. t. .■>.
Drap. Moli. p. 121, pi. 8, f. 43. Plivlip. voi. 2, p. 216.
Daudeb. mélh. conch. p. 40. Mandr. nota di talane specie di Moli. p. 10.
Cuvier .^nn. du Mus. 5, p. 440 pi. 29, f. 6, 7.
Abita sotto monte Cuccio.
Lunghezza 3 linee e mezza, larghezza 2 ed un terzo. Volg. Tistacetla.
riTBINA. Gen. Drap.
VlTRINA ElONGATA. DrAP.
V. testa parva, tenui, flavo rufescente, subauriformi, depressa, spira brevi, superne ter-
minata, ultimo anfractu maxima; apertura magna ovato-elliptica obliqua, labio in-
voluto.
Drap. Moli. p. 120, pi. 8, f. 40 42. i7e;ico;imaxe;o»!gafa.Fèr.His.desMoll.pl.9,f.l.
Lamk. Anim. sans. veri, denx ed. t. 7, p. 729. Mandralisca cat. cit. p. 12.
Pfeiffer Sjst. anord. p. 48, pi. 2, f. 3. Tesiacella Siculo. Biv. f. op. cit. p. 6.
Abita alle sponde dell' Oreto vicino il ponte della Grazia, presso Boccadi-
falco accanto la fonte, sotto la raontagnuola di s. Isidoro, ai Colli vicino la
Casina del Duca Sammartino.
Lunghezza 2 linee e mezza, larghezza circa 1 linea e mezza. Volg. Babbalu-
ceddu.
Fam. — ELICEA. Lamr.
HELIX. Gen. Lin. Lauk.
1 . Heiix planospira. Lamk.
H. testa orbiculato-depressa, subtus convexa, umbilicata, glabra, corneo-lutescente; spira
plana, ultimo anfractu fascia castanea rufo-marginata, cincia, labro margine reflexo,
albo.
Lamk. Anim. sans. Tcrt. denx edit. t. 7, p. 286. Desh. Encyclop. mélh. vers. t. 2, p. 212, n.l3.
Calcara Cat. dei moli. ter. e lluv. di Termini, Phjlip. op. cit. p. 130.
nel cenno topografico p. 23. H. jonafa. Daudeb. Hisl. des Moli. n. 165, pi. 68.
Poli test. t. 3, pi. 53, f. 35, 36. H. macrostoma. Muhlf.
Mich. compi, a Drap. p. 35, n. 50, pi. 14, f. 3, 4. Phylip. voi. 2, p. HI.
Payr. cat. p. 98, p. 198.
12 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUMATILI
Var. 1, testa lonijìtudinalitcr striata, var. 2, albo-flava, var. 5, flavo-corma,
\ ar. 4, cornco-coeridea, var. 5, corneo-virescente, var. 6, castaneo- fulva, albo-fa-
sciata, var. 7, apertura solida.
Abita nelle sponde del Mmn Greto, in monte Cuccio, ed in luoghi piani ed
umidi.
Diametro un pollice e 10 linee. Volg. Oricchiu di Judeu.
2. Helix calcarae. ^iiàdas, e Mag.
H. lesta orbiculato-subdepressa, umbilicata, tenui, pellucida, cornea, spira obtusa, labro
simplici, acuto.
Aradas e Maggiore Calai, p. 85, \. atti dell'Acc. Phjlip. voi. 2, p. 218.
Gioenia, Mem. 3. H. Maurolici. Benoit, Rie. malac. p. 8. f. 3.
Iletix olivetorum. Gmel. valde affinis, sed miniti umbilicata, unicolore, apertura
ovato-oblonga, et ab H. fuscosa, testa laevi.
Abita sul monte Cuccio verso l'altura.
Diametro un pollice e 5 linee. Volg. Babaluciu cu l'armali turcliinu.
3. Heiix cellaria. Muller
H. testa orbiculato-convexiuscula , subplanata , umbilicata , tenui, pellucida , tenuiter
striata, supra pallide cornea, subtm lactea, labro simplici, acuto.
MuUer Verm. p. 28, u. 230. Mandralisra Cai. eit. p. 20.
Daudeb. Hist. des Moli. n. 212. H. nitida. Drap. Moli. pi. 8, f. 23 a 25.
Calcara Cai. cit. p. 23. H. nilidula. TtTip.yar. testa minore fì.S.f. -21, ìì.
Pfeif. Syst. anord. p. 42, pi. 2, f. 29, 30. H. nitens. Alien. Sjst. p. 58, pi. 5, f. 10.
Desh. Encycl. méth. vers. t. 2, p. 214, ii. 20. H. lucida. Des Moul. Cai. des cog. p. 11, n. 20.
Phylip. op. cit. p. 131. Idem voi. 2, p. 108. Tart. Man. p. 56, n. 39, pi. 4, f. 31).
Abita nei luoghi umidi di Mare-dolce, sulle sponde dell' Greto, in Carini
e presso Sampolo.
Diametro 6 lineo. Volg. Babbaluciu furchinu d'acqua.
4. Helix nitida. Muller
H. testa orbiculato-depressa, umbiculala, tenui, pellucida, minulissimr striata, t-ornen-
fusca, labro simplici acuto.
Muller ver. p. 32, n. 234. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 86.
Daudeb. Hist. des moli. n. 218. H. nitens. Gmel. p. 3633, n. 66.
Pfeiff. syst. anord. p. 35, n. 14, pi. 2, f. 14. Mich. Compi, a Drap. p. 44, pi. 15, I. I, 5.
Lamk. anim. sans veri, deus edit. p. 293. H. lucida. Drap. moli. pi. 8. f. 11. 12.
.\bita sebbene di rado nei luoghi umidi di Mare-dolce. .\n. specimin. /uvc-
nis. Helix celiarla. Muller"?
Diametro 3 linee.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 15
5. HeIIX STRIOIATA. PfEIFF.
H. testa orbiculato-depressa , late umbilicata, eleganter striata, corneo-fusca, immacii-
lata; apertura oi^ato-depressa, labro simplici.
Pfeiff. V. 3, p. 28, t. 6, f. 8. H. flavidula. Ziegl.
Phylip. op. cit. p. 129. Phylip. voi. 2, p. lOG.
Mandralisca Cai. cit. p. 21. H. filograna. Villa in Ut.
Abita nelle falde di monte Pellegrino, all' Uditore, e presso le sponde del-
l' Oreto.
Diametro 5 linee.
6. Helix striata. Drap.
H. testa globoso-depressa , conoidea vel planuìata, subtus convexa, umbilicata, argute
striata, albida ad peripheriam subwngulala, rufo-fasciata, labro simplici.
Drap. Moli. pi. G, f. 18 a 21. Phylip. op. cit. p. 132. Idem v. 2, p. 109.
Poir. Prodr. p. 73, n. 8. Mandralisca Cat. cit. p. 16.
Brard Hist. des moli. p. 3S, pi. 2, f. 5 , 6. Helix intersecta. Poir. Prodr. p. 81 n. 16.
Daudeb. Hist. des moli. n. 278. Mich. Comp. a Drap. p. 30, pi. li, f. 33 3i.
Monteg. Brit. zool. l. 2, f. 11. Bouill. Cat. des cog. de la Auv. p. 35.
Desh. Encycl. méth. vers. t. 2, p. 222, n. 41. /Tedx oam/iditto. Daudeb. Ilist. des moli. n. 279.
Idem Exsped. de Morèe moli. p. 161, n. 235. Helix caperata. Turt. Man. p. 42, n. 32, pi. 4,
Lamk. Anim. sans vert. deux ed. v. 3, p. 295. f. 32.
Var. ì , testa subgtobosa, var. 2, t. magis depressa , var. 3 , t. striis obsoli'-
/(.s, var. 4, t. striis magis imprcssis, var. li, alba, var. 6, albo-flava, var. 7,
albo-sordida, fusco-caslanea, aut fulvo-viaculala, var. 8, fascis pluribus mox in-
Imiptis aut confluentilms , aut evanescentibus, mox una fascia cincta.
Abita nelle sponde dell' Oreto presso i luoghi umidi della Favara, nel lit-
torale;la varietà prima trovasi quasi esclusivamente nei luoghi incolti dell'Aspra
sotto il monte Catalfano e Carini.
Diametro G linee. Volg. Babbaluccddu xlriatu.
7. Helix vauiabilis. Drav.
H. testa orbiculato-conoidea, umbilicata, tenui, albida , subfasciata, fascis rufo-fusris:
spira subconica, apice fu^ca, labro simplici, margine interiori rubro.
Drap. Moli. pi. 5, f. 11, 12. Phylip. op. cit. p. 132. Idem v. i. p. 109.
.Mich. compi, a Drap. p. 16, n. 14. Idem Cat. .Mandralisca Cat. cit. p. 14.
des test. d'.Alg. p. 5, n. 10. Calcara Cat. cit. p. 24.
Desh. E\p. de Morée .Moli. p. 162, n. 2iO.Idem //. virgata. Turi. .Man. p. 40, pi. i. n. 31.
Enc\flop. méth. vers. t. 2, p. 23Ì-, n. 70. //. siihnll/iila. Poir. Prodr. p. 83, n. ts.
l.anik. Anim. sans veri. deu\ edil. p. 2S9.
14 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Vai'. 1, alba, \ar. 2, albo-castanea, fusco- fasciata, ^av.Z, alba, f alvo- fasciala.
Abita nelle sponde dell' Oreto, all'Abate e nelle falde di monte Pellegrino,
trovasi molto frequente.
Diametro 7 linee. Volg. Babbaluceddu sciuriatu.
8. Helix CESPiTUM. Drap.
H. testa orbiculato-convexa, sub-depressa, late umbilicata, tenuiter striata, alba aiit In-
tescente, fusco-fasciata; spira sub-prominula, labro simplici.
Drap. Moli. p. 6, f. li, 15. IT. faseiolata. Poir. Cog. prodr. p. 79. n. l.>.
Desìi. E\pèd. de Morée moli. p. 163. ii. 240. Phjlip. v. 2, p. 109.
Poli Tesi. t. 3, p. .53, f. 37, 38. Mandralisca Cai. cit. p. 14.
Mich. Cai. des lesi. d'Alger. p. 3, n. 4. Calcara Cai. cil. p. 24.
Lamk. Anim. sans. Tert. deux edil. v. 3, p. 289. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 83.
n. ericétorum. PfeilT. l. 2, f. 23.
Var. 1, alba, var. 2, alba caslaneo-fusca fasciata, var. 3, alba fulvo-fasciata.
Abita in vicinanza del fiume Oreto, all'Abate, e nelle falde di monte Pel-
legrino ove trovasi comunissima.
Diametro 1 pollice. Volg. Babbaluciu tatinu.
9 Hei.ix ericétorum. Muller
II. testa orbiculato-depressa . tate, umbilicata, striata, albido-rufa , avt fusco-fasciata,
labro simplici.
Muller Verm. p. 33, n. 236. Phjlip. op. cil. p. 133.
Drap. moli. pi. 6, f. 10. Mandralisca Cai. cil. p. 15.
Turi. man. p. 54 n. 37. pi. 4, f. 37. Calcara Cai. cit. p. 24.
Desh. Encyclop. mèi. Ters. t. 2, p. 215, li. 23. Aradas. e Mag. Cai. cit. p. 82.
Idem E\péd, de Morée. Moli. p. 163, n. 241. H. cespitum. Pfeiff. pi. 2, f. 24, 25.
Lamk. Anim. sans. veri, deux ed. V. 3, p. 190.
Var. I, alba, var. 2, alba castaneo-fmca fasciata, var. 5, major, var. 4, mi-
nor, var. 5, labro albo atit fusco violaceo.
.Vbita nei luoghi coltivati presso il fiume Oreto.
Diametro 6 a 7 linee.
Fossile, nel tufo calcareo d' alluvione fluviatile d'Altavilla.
10. Helix carthusiana. Drap.
H. testa orbiculato-convexa, depressiiiscuta , perforata, glabra, pellucida, alba, a\tt (jriseo-
cornea, spira brevi, labro margine subreflexo.
Drap. moli. pi. 6, f. 33. Lamk. Anim. sans. veri, deux edil. v. 3, p. 290.
Mieli. Cai. des tesi. d'Alger. p. 6, n. li. Plijlip. op. cil. p. 131. Idem Tol. 2. p. lofi.
Daudeb. Hist. des raoU. u. 258. Mandralisca Cai. cil. p. 15.
Turi. man. p. 30, n. 26, pi. 3, t. 26. Calcara Cai. cil. p. 23.
Desh. Encyclop. mèi. vers. l. 2, p. 226, n. 58. H. cantiaiia. Mout. test. Brit. p. 422, pi. 2:1, f. 2.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 15
Var. i, (està major, var. 2, t. minor, var. 3, anfraclibus elevalis, var. 4, an-
fraclibiis magis depressis, var. li, alba, var. 6, albo-flava, var. 7, cornea.
Abita in generale presso i luoghi umidi, come nel fiume Greto, alla Por-
cara, e presso il Parco.
Diametro 8 a 9 linee. Volg. Babbalucht scurii.
11. Hf.lix Olivieri. Mica.
H. testa orbwulato-convexa, depressiuscula, cornea, pellucida, nitida, perforata, l'ima
umbilicali per angusta; anfractibus senis convexis, apertura subrotunda, .labro mar-
ginato, intus fusco, extus aìbido subreflexo; apice papillato.
Mich. Compi, a Drap. p. 25. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 94.
Calcara Cai. cit. p. 23. Phylip. voi. 2, p. 105.
Mandr. Nola di lalune specie di moli. p. G.
Var. 1, testa depressa, \ar. 2, l. siibglobosa, var. 3, alba, var. 4, albo-cornea,
var. 3, corneo-fusca.
Abita a S. Ciro, al fiume Oreto ed in quello della Porcara ec.
Diametro 5 in G linee. Volg. Babbaluciu d'umilu.
12. HeLIX CRISTALIINA. MvLLER
lì. testa minima, perforata, depressa; candida, nitida, laevigata, diaphana, labro sim-
plici.
Mullcr Verm. t. 2, p. 23, n. 223. Goup. Hist. des moli, de la Sartha p. 24, ii. Ih.
Drap. Moli. p. 118, ii. 56 pi. 8, f. 13 a 20. Lamk. Anim. sans. veri, deus edil. t. 3, p. 299.
l'cr. Prodr. p. 41, n. 223. Mandralisca Cat. cit. p. 22.
Pfeifl'. Sjst. anord. p. 46, pi. 2, f. 36. Aradas, e Mag. Cat. cil p. 91.
Turi. Man. p. 258, r. 4, pi. 4, f. 42. Phylip. v. 2, p. 108.
Mieli, compi, a Drap. p. 46, n. 79.
Abita presso il fiume Oreto, sul monte Cuccio, a monte Pellegrino in vici-
nanza del santuario, ed a Carini.
Diametro 2 e mezzo. Volg. Babbaluceddu cristallinu.
13. HeLIX PIILCIIEI.I.A. MlLLER
H. testa minuta, orbicithilo-depre.i.ia, timbilicata, alba, aut cinerea, calde diaphana, la-
bro margine cra.^so, albo re/leso.
SluUer verm. p. 30, n. 232. Dcsh. Euevclop. mélh. vcrs. l. 2, p. 213, u. 16.
PfeifT. Sjsl. auord. pi. 2, f. 32. Lanik. .\nim. sans vert. deus edil. y. 4, p. 295.
Drap. moli. pi. 7, f. 30 a 32. Mandralisca Cat. cit. p. 23.
Daudeb. liist. des moli. ii. 273. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 95.
Turi. Man. p. 63, n. 49, pi. 5, f. 49.
16 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Abita nei luoghi umidi di Mare-dolce, nel pantano di Mondello ed al fiume
Greto.
Diametro una linea. Volg. Oricchiu di judeu nicv.
14. Helix Brocchi. Calcara
li. lesta depressiusrula, parva, albo-cornea, nitida; anfractibus -2 a 3 cylindraceis, >»-
luris excavatis , ultimo, longitudinaliter tenuissime striato, sublus conrexa , qlalira,
ìimbiìicata, apertura rotundata, labro si>nplici. — [An specim. jurenis?)
■ Phjlip. V. 2, p. 220.
Abita nelle alture di monte Cuccio, precisamente nel sito denominalo serra
della Ciacca, sull' Origanum viride, ed alla Molara.
Diametro tre terzi di linea.
15. Helix Desiiayesii. Calcara
H. testa minutissima, sub-conoidea, corneo- fuha; anfractibus quatuor convexiusculis,
longitudinaliter elegantissime striato-costulatis, subptus rotundata, late umbilicala, la-
bro simplici, acuto.
Calcara , Supl. all'Enum, Mot. Sicil. per ciò ec. H. ZaneIHo? Teiia, due nuove specie di con-
p. 3 e 8. chiglie ec. f. 2.
Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 92. Phjlip. v. 2, p. 219.
Phylip. V. 2, p. 218. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 102.
Abita le sponde dell' Greto, precisamente nel cosi detto ponte di Corleone a
Soorcia-denaro, e nelle montagne di S. Martino presso le serre.
Diametro un quarto di linea.
16. Helix Parlatoris. Bir. f.
fi. lesta parva, fulvo-fusca, supra plana, punctulata. scabra, .suhtus conrexa, late iim-
bilicata, pilosa, apertura subrotundata, labro simplici, atuto.
Biv. f. Nuovi moli. ter. e fluT. p. 15. Rossmasler xi. p. 2, f. 688.
Phylip. V. 2, p. 107.
Var. \, testa parviore, supra convexiusctila, var. 2, anfractibus siibangulalis.
Abita sul monte Cuccio ed in quello di Busambra.
Diametro 3 linee.
17. Helix lenticula. Fèr.
H, testa orbiculata, 'planala, late umbilicala, striata, subptus pallidiore ; apertura se-
milunala, labro albo, tenui reflexo.
Fèrr. Prodr. p. 37, n. 154. Mandralisca Cat. cit. p. 22.
Caracolla lenticula. Phylip. op. cit. p, 136. Calcara Cai. cit. p. 24.
Idem V. 2, p. 107. Aradas, e Mag, Cat. cil. p. 96.
DEI DINTORNI DI PALERMO. H
Abita alle falde del Pellegrino, al fiume Oreto, a monte Ciiceio, e presso le
Ci'oci a Carini.
Diametro A linee. Volg. Babbatticeddti lintiniusu.
18. Helix conspurcata. Dbap.
II. testa orbicKÌato-convexa, subdepressa, umbilicata, striata, squalide allia, hispidiiln.
labro simplici. '
Drap. moli. pi. 7, f. 23 a 25. Mandr. Cai. cìt. p. 21.
DaudoI). Hisl. des moli. n. 277. Calcara Cai. cit. p. 2i.
Pajr. Cat. p. 101 n. 215. .\radas, e Mag. Cai. cit. p. 80.
Desh. Encjcl. méthot. vers. t. 2, p. 217, n. 26. Phjlip. op. cit. p. 133. Idem v. 2, p. lOd.
Lamk. Anim. sans. veri, deux edit. v. 3, p. 295. .\n. H. radiolatae. Andr.
Var. 1, lesta major, var. 2, t. minor, var. 3, alba apice lanlum obsiitriori
ver. 4, anfractibus primis fxisco-maculatis, ultimo siibtus obsolete fasciato.
Abita comunemente alle falde del Pellegrino, e neiralture della medesima
montagna, all'Abate sugli alberi e sui cespugli, lungo il littorale dell'Acqua dei
Corsari, presso le Croci, a Carini ed alla Bagaria.
Diametro 3 linee. Volg. Babbaluceddu sirpiatu wi pocii piiuseddu.
19. Helix rotund.\ta. Muller
//. testa suborbiculata depressa, convexiuseula , late umbilicata, striata, qrisea , aiit
rufescente, spira obtusissima, labro si»iplici.
Muller verm. p. 29, n. 231. Desh. Encjclop. mélh. vers. t. 2, p. 223, ii. 48.
Drap. moli. pi. 8 f. 4 7. Lamk. anim. sans. veri. 2 edit. p. 294.
Daudeb. Hisl. des moli. n. 196 pi. 79 f. 2 a 3. Phjlip. op. cit. p. 129. Idem v. 2, p. 107.
PfcifT. Sjst. anord. p. 44, pi. 2, f. 33 34. Mandralisca Cai. dei Moli. ter. e fiuvial. delle
Turi. Man. p. 59, ii. 44, pi. 5, f. 44. Madonie p. 21.
Var. testa squalide alba.
Diametro 4 linee.
Abita nei luoghi umidi del ponte della Grazia, e al monte Occhio. Volg. Lin-
liccliiedda.
20. Helix Scuwebzenbachii. Calcara
//. testa minuta, orbieuìatu , tenui pellucida , glabra , curneo-fulra , late umbilicata .
anfractibus 3, convexis, ultimo magno infialo, apertura rotundala patula, labro sim-
plici acuto.
Calcara Monografie dei Gen. Spirorbis e Sue- Phylip. v. 2, p. 218.
cinea ec. p. 8.
Diametro 1 terzo di linea.
VoL. 1. 3
18 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Trovasi a Bellolampo, nelle sponde dcll'Oreto presso la Guadagna.
21. Helix pignaea. Drap.
H. testa depressa itmbiìicata , sublilissime striata , supra convexiuscula immaculala ,
corneo-fusca; anfractibus qualuor terelìbus, umbilico patentissimo, labro simplici.
Drap. moli. p. Hi, pi. 8, f. 8 9 10. Mandralisca Catalogo dei molluschi ter. e llu-
Turt. Man. p. 01, u. 4G, pi. 5, f. i6. " vialili delle Madonie p. 23.
Fèrr. prodr. p. 40, u. 200. Calcara Suppl. all'Enum. Mollus.Siciliac cto. p. 3.
Lamk. Anim. sans. veri. 2 edit. p. 299. Phjlip. v. 2, p. 219.
Diametro 1 linea.
Abita a Bellolampo sotto le pietre.
22. Helix Cupani. Calcaka
il. lesta parca , orbicnlato-depressa , corneo-fulva , inferne convexa, late itmbilicala ,
anfractibus 2 ad 3 , suturis impressis , superficie punclulato-scabra, .. cai. t. 2, p. 946, n. 132. Lanik. Anim. sans veri. 2 edit. p. 281.
Poli test. t. 3, pi. 54, f. 24 25. Phjlip. op. cil. p. 126. Idem voi. 2, p. 103.
HeUjc naticoidcs. Drap. moli. pi. 5, f. 26 27. Mandralisca Cai. cil. p. 14.
Blain. malac. pi. 40, f. 6. Calcara Cai. cit. p. 23.
Desh. Encjcl. métli. vers I. 2, p. 235, n. 73.
Var. 1 , lesta anfractibus rotiiiidalif, var. 2, anfradibus deprcssis, var. 3, testa
lenuissima, var. 4, cornco-vircsccnti , var. 5, cornea, var. G, corneo-flavidttla ,
var. 7, corneo-castanca, var. 8, anfractibus svperioribus (lavidnlis, var. 9, testa
ultimo anfractu linea alba cincto.
Lunghezza o linee, larghezza 1 pollice e 2 linee.
Si rinviene da pertutto principalmente nei luoghi piani ed incolti. Volg.
Attuppatcddu.
Trovasi fossile nel tufo calcareo di Brancaccio e di altri siti.
3G. HeLI.\ RITIBUGIS. MeNKE
n. testa subglobosa, ventricosa, imperforata, tenui, longitudinaliter rugosa, spira exerta,
apertura ampia.
Menke p. 14. Phylip. Knum. moli. sic. p. 126. Idem voi. 2,
E«jp. Coq. p. 2, f. 2. p. 103.
Helix aspersa, var. Rossm. f. 205 296. Calcara Cai. cil. p. 23.
Helix Mazzulìii, Jan. Cosp. mélh. lesi. 1830. Mandralisca Cai. cit. p. 13.
Var. 1, testa magna rotundala, var. 2, spira oblonga, var. 3, rugis obsole-
ti, var. 4, rugis undcctis , var. 5, rugis lamellosis crispatis. Helix crispata.
Costa Cat. dei test. p. 406, var. 6, alba, var. 7, albo-flavidula, var. 8, flavo-
cornea, var. 9, idem castaneo-fusca fasciata.
Lunghezza 10 linee, larghezza ì pollice e mezzo.
Trovasi a monte Pellegrino, monto Cuccio, al Roccazzo, vicino Balda, Pie-
trazze e Billienii. Volg. Saura liscia, rucciulusu, o striatu.
Fossile nella breccia ossea di Billiemi , e nel tufo calcareo di monte Pel-
legrino.
37. Helix cincia. Moller
H. testa globosula, ventricosa subptus convexa, imperforata , fucescenti . zonis duabus,
tribusve fmco-nigricantibus cincia , spira conoidea , longitudinaliter transversimque
striata, apertura margine fusea.
Muller Verm. p. 58, n. 251. Poli. test. 1. 3, pi. 54, f. 3, 4.
Desh. Encjclop. méth. vers t. 2, p. 238, ii. 78. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 207.
Idem Esped. de Morée moli. p. 160. Calcara sappi. all'Eiium. moli, sicil. p. 2.
Mich. Compi, a Drap. p. 17. n. 22, pi. 5, f. 2. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 89.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 25
Lunghezza 9 linee, larghezza 1 pollice.
Il chiarissimo proL F. Schwerzenbach mi assicura di aver rinvenuto vari esem-
plari di questa specie sul monte Gallo. Volg. Crastuni fasciatu.
38. Helix aspersa. Muller
H. lesta globosa, imperforata, rugosiuscula , griseo-lutescenti , fìammulis fusc.is in zn-
nas dispositis, labro margine interiori albo, refìexo.
Muller Vcrm. p. 49, n. 253. Helix grisea. Dillw. Cai. t. 2, p. 'Ji3, ii. 12.
Drap. moli. pi. 5, f. 23. fìelij; variegata. Gmel. p. 3650, n. 190.
Daudob. Hist. des moli. pi. 18, 19, 21. B. fo- Lamk. auim. sans veri. 2 edit. p. 280.
glio 6, 7. Calcara Cat. cit. p. 23.
Mich. Cai. des tesi. d'Alger. p. 2, n. 1. Mandralisca Cat. cit. p. 13.
Polì. test. t. 3, pi. Si, f. 17, 18. Phjlip. op. cit. p. 126. Idem v. 2, p. 103.
Turi. Man. p. 52. n. 35, pi. i, f. 35.
Var. 1, testa magna, var. 2, spii'a depressa, var. 5, anfractibus ventricosis ,
var. 4, glabra, var. 5, striata an spec. Iiybrida ex Ilelice rilirugi Menke? var. 6,
tota tuteola, var. 7, flava castaneo-fusca fasciata, var. 8, castaneo-fusca albo-flava
fasciata et maculala, var. 9, flavo-luteola castaneo- fasciata , fasciis inlerniplis ,
var. 10, caslanca flavo-lineata.
Lunghezza I pollice, larghezza 1 pollice e mezzo.
Trovasi da pcrtutto nei siti montuosi. Abate, Grifone, Monreale, Ragaria,
e Carini. Volg. Saura.
Fossile iu Rrancaccio, Billiemi, Altavilla, Roccazzo, ed al Parco.
39. Helix vebmiculata. Mulleii
H. testa subglobosa, depressiuscula, imperforata, albido-grisea, vel pellucida fulva, sub-
fasciata, puntis lineisque albis, minimis adspcrsa, spira brevi, labro margine interiori
albo.
Mailer Ver. p. 20, n. 219. Idem. Esp. de Morée moli. p. 160, n. 227.
Drap. moli. pi. 7, f. 7 8. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 281.
Mich. Cat. des. test. d'Alger. p. 0, ii. 13. Mandralisca Cat. cit. p. U.
Daudeb. Hist. des moli. p. 37 , ec. pi. 39 , a Calcara Cat. cit. p. 23.
f. 5 6. Phjlip. op. cit. p. 126. Idem v. 2, p. 103.
Desh. Encjclop. méth. vers t. 2, p. 242, n. 85.
Var. i, monslruosa, var. 2, major, var. 3, minor, var. 4, anfractibus influtis,
var. 5, anfractibus dcpressis, var. G, alba, var. 7, albo-flavidula, var. 8, albo-
sordida cornea-maculata, var. 9, corneo-albo- fasciata, var. 10, castanea albo-fa-
sciata, var. \ì, alba castaneo-f asciata. Idem fasciis albo-maculatis, var. ■12, alba
flava longitudinaliier fusco-castanea lineala, var. 13, cornea longitudinuliter flavo-
grisea lineala.
24 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Lunghezza 1 pollice, larghezza 1 pollice e 9 linee.
Da periti Ito, le varietà 3 e 4, si trovano frequentemente nelle campagne di
Capaci e Carini. Volg. Cmuluni. Muntimi (Capaci).
l'ossile in Brancaccio, Billierai, Altavilla, Mondello, al Parco.
AO. HeLIX PBAETEXTA-. J XN .
H. testa subgìobosa, imperforala nilida. alba, labro lato, protracto subreflexo.
Jan. loc. cit. Phylip. op. cil. p. 129, I. 8, f. 12 13.
Helix platycheìa. Menke p. 125. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 78.
Yar. 1, alba, var. 2, alt>a rìifo-fulva fasciata, var. 3, alba castanea fasciata,
fasciis interruptis.
Diametro ìì linee.
Abita a monte Cuccio, nella montagna dell'Abate, ai Ciaculli. Volg. Ruccalorv.
Fossille a Billiemi.
41. Helix clobularis. Ziegl.
H. testa orbìculato-convexa, imperforata, alba, maculìs rufis sire fiiscis variegata; an-
fractibus rolundalis, labro reflexo albo.
Ziegl. Mus. R. Berol. Helix carsoHana. Fèrr. pi. 41, f. 1.
Phylip. op. cit. p. 127. Idem v. 2, p. 104. Helix muralis. Var. a Fèrr. li. 70, pi. 41, f. 5.
Calcara Cai. cit. p. 23. Helix vieta. Rossm. vi, p. 7, pi. 17, f. 232.
lUandralisca Cat. cit. p. 19.
Var. 1, testa tota alba, var. 2, alba iiitus fulva, var. 5, alba flavo-fusca ma-
culala, var. 4, alba fusco-castanea maculala, maculis angulosis. Helix tindala. Mich.
Drap. p. 23, pi. 14, /. 9 10, var. ."i. Idem maculis irregvlaribiis, subtus casta-
neo-fusca fasciala , var. 6 , alba ftilvo-castanea fasciata , var. 7 , testa glabra ,
var. 8, testa longitudinaUter striata, var. 9, anfractibus inflatis, var. 10, an-
fractibus magis deprcssis.
Diametro 7 linee.
Ovviissima specie, ordinariamente trovasi attaccata sui muri dei giardini, sulle
rocce delle nostre montagne, e sugli alberi in Billiemi, all'Abate, ai Ciaculli,
nel piano de' Porrazzi, lungo il fiume Greto e Carini. Volg. Ruccaloru di vturu.
Fossile nel tufo calcareo d'alluvione lluviatile d'Altavilla.
42. Helix Sicana. Fèrb.
H. lesta conica, globosa, imperforala, nilida. zonata, ani alba, lubm albo, exten.w .
subre/lero. columella giba.
Fèrr. p. 2S, U. f. 27. Helix soluta. Ziegl. Mus. Reg. Ber.
Lamk. vui, p. 130, n. 215. Calcara Cat. cil. p. 23.
Rossm. VII, f. 447. Phylip op. cil. p. 129, I. 8,f. 15. Id. y.2, p. 1U4.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 23
Var. 1, lesta alba, var. 2, alba info- fulva fasciata.
Diametro 9 lince e mezzo.
La var. 1 abita in vari siti del monte Pellegrino, e presso il molo, la va-
rietà 2 trovasi nella stessa montagna vicino il Santuario. Volg. Ruccaloni nann
di munii Piddirinu.
43. Helix CANDiDissni\. Drap.
Jl. testa subglobosa, perforata, striata, subtus planiuscula, et laeriori alba, spira liir-
gidula, obtusa, labro simplici.
Drap. moli. pi. 13. f. 19. Lamk. anim. sans veri. 2 edit. p. 287.
Mich. Cat. des test. d'Alg. p. 3, n. 46. Phylip. op. cil. p. 129. Idem v. 2. p. 104.
Desti. Encydop. iiiélh. vers t. 2 p. 214, n. 89. Calcara Cat. cit. p. 23.
Fèrr. Prodr. p. 30, n. 50. Mandralisca Cat. cit. p. 14.
Var. striis longiludinalibus impressis, suluris subcarinalis.
Diametro 9 a 10 linee.
Trovasi comunissima nelle laide dei Pellegrino. Volg. Caracolla.
Fossile in Altavilla.
44. IIeLIX PIS.4NA. MuLl.ER
II. testa globoso-depressa, perforata, tenui, albida, lineis variis luteis fuscisque intenijì-
tis cincta, labro simplici. margine interiori roseo.
Muller Verm. p. 60, n. 255. Mich. Compi, a Drap. p. 16 n. 16.
Helix rhodostoma. Drap. moli. pi. 5, f. 14 15. Idem Cat. des test. d'Alger. p. 4, n. 9.
Belix pettiolaia. Oliv. Adr. p. 178. Desh. Encyclop. méth. ver t. 2, p. 232, n. 66.
Helix strigata. Dillwn. Cat. t. 2, p. 911, n. 57. Lamk. anim. sans vert. 2 edif. p. 2H9.
Helix pisana. Daudeb. Hist. des moli. n. 290. Calcara Cat. cit. p. 24.
Poli Test. t. 3, p. 54, f. 26 27? Phjlip. op. cit. p. 131. Idem i. 2, p. 109.
Var. 1, testa omnino alba, var. 2, anfractibus superioribvs albis, inferioribus
fiisco-fa-uiatis , var. 3, albo-sordida flavo-cornca maculala, ultimo anfractu linea
atbo-cincta , var. 4, alba caslaneo-fusca cincia, var. 5, idem fusciis numerosis,
var. 6, idem ì-amosis, var. 7, idem fasciis numerosis et ramosis.
Diametro 9 linee in 10.
.\bita ovunque nei luoghi bassi ed incoiti. Volg. Babbaluciu.
Fossile in Altavilla e Brancaccio.
* 45. Helix spiiaeroioea. Philip.
H. testa glohoso-conira, imperforata: anfractibus ìaevibus sensim crcscenlibus, apertura
suborbiculari . labro re/lexo.
Pbylip. op. cit. p. 133, I. 8, f. 19. Idem v. 2, Xb. var. II. praete^ta. Jan?
p. 217.
Voi.. I. i
2G MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Lunghezza IO linee, larghezza 12.
Trovasi esclusivamente fossile nel tufo calcareo conchigliare di monte Pel-
legrino.
PUPA. Gefc. Drap.
1 . Pupa rupesiris. Bir. f.
P. lesta cylindraceo-conica, fusco-riifescente, striala, rei rugoso-striata; anfractibus con-
vexis, sutura profuìida dicisis, apertura tridentata, margine vix reflexo.
Biv. f. Mono?r. sul gen. Pupa p. 9, f. 4 5. Verligo Dupoteti. Terver Cai. dcs moli. terr. e
Calcara Cat. cit. p. 2i. fluviat.
Mandralisca Cat. ciL p. 26. BuUmus rupestris. Phjlip. op. cit. p. 141 ,
Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 129. t. viii, f. 15. Idem t. 2, p. 113.
Var. 1 , lesta parviori conica, apertura unidenlata, vel edentuta Biv. f. Pupa
occulta. Parreysse Phylip. v. 2, p. 114, var. 2, testa rugosa, var. 5, testa lamel-
losa, var. 4, testa anfractibus 5, var. 5, testa anfractibus 7.
Abita la varietà 1 sul monte Pellegrino, monte Grifone, e nella montagna
dell'Abate; le altre sono reperibili a monte Cuccio, Billiemi, fiume Greto, Ca-
rini e alla Molare.
Lunghezza circa 2 linee. Volg. Trummetta striata.
"2. Pupa avena. Drap.
P. testa elongata conica, striata, rufo-fusca, apertura septemdentata, margine albo re-
flexo.
Drap. moli. pi. 3, f. 45 46. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 117.
Lamk. Hist. des Anim. vi, 2 ed. p. 100. BuUmus avenaceus. Brugh. dict. n. 67.
Desh. Encyclop. méth. p. 401. Scac. Cat. p. 16.
Biv. f. Monogr. cit. p. 7, f. 2. Phylip. v. 2, p. 114.
Mandralisca Cat. cit. p. 25.
Abita a Marineo, nella montagna di Busambra, e nel bosco della Ficuzza.
Lunghezza 3 linee e mezzo.
3. Pupa subulata. Bif. f.
P. testa cylindraceo-conica; subulata, striata, corneo- flavescenti, anfractibus 6 convexis;
suturis impressis, apertura rotundata 6 ad 8 dentata, margine reflexo.
Biv. f. Monogr. p. 11, f. 7. An Pupa granum. Drap?
Mandralisca Cat. cit. p. 26. .Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 130.
Abita sopra le pietre delle sponde deirOreto,al piano de' Porrazzi, alla Molara.
Lunghezza 2 linee.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 27
4. Pupa umbilicata. Drjv.
P. testa cylindracea, apice valde obtusa, pellucida, cornea; anfractibus convexis, aper-
tura semi-ovata, unidentata; margine reflexo, albido. latiusculo, plano, umbilico pa-
tulo.
Drap, inoli, pi. 3, f. 39 40. Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 127.
Lanik. anim. sans veri, vi, 2 ed. p. 111. Hed'j «m6i7ica(a. Daudeb. Hist. desmoll. n. 474.
Biv. f. Monogr. p. 11, f. 6. Phjlip. v. 2, p. 114.
Mandralisca Cai. cit. p. 25.
Abita nei siti umidi di Maredolcc.
Lunghezza 5 linee e mezzo. Volg. Bammina.
5. Pupa muscorum. Làdik.
P. testa parva, subcylindrica, obtusa, albo-cornea; anfractibus 5 ad 6 convexis sul-uris
impressis, apertura unidentata, vel edentata, vet tridentata, margine albo reflexo.
Lamk. anim. sans veri, vi, 2 ed. p. 111. Vertigo musconim. Mich. Compi, a Drap. p. 70.
Biv. f. Monogr. p. 12, f. 8. Helix miiscorum. Muller Verni, p. 105, ii. 304.
Mandralisca Cat. cit. p. 25. Daudeb. Hist. des moli. n. 475.
P. marginata. Drap. moli. pi. 3, f. 26 27. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 128.
Turbo muscorum. L. Gmel. p. 3611. Phylip. v. 2, p. 220.
Trovasi a Maredolee, al fiume Orato presso la Guadagna, e nel fango di Mon-
dello priva dell'animale.
Lunghezza ì linea.
(j. Pupa pygmoea. Drap.
P. testa valde parva, ovata, pellucida, cornea; apertura 4 vel 5 dentala, latere destro
sinuoso, margine reflexo, umbilico palalo.
Drap. moli. pi. 3, f. 30, 31. Mandralisca Cat. cit. p. 26.
Vertigo pigmoea. Mich. Compi, a Drap. p. 71. Aradas, e Mag. Cat. p. 128.
Biv. f. Monogr. p. 13, f. 9. Phjlip. v. 2, p. 221.
Abita nel fiume Greto presso il ponte della Grazia e a Mondello.
Lunghezza 3 terzi di linea.
7. Pupa pusilla. Bif. f.
P. lesta valde parva, ovato-conica , apice obtusa, corneo-rufescente, anfractibus i, .'>, con-
vexis , suturis impressis, apertura 6 rei 7 dentata , latere dextro sinuosa , margine
reflexo.
Biv. f. Monogr. p. 14, f. 10. Mandralisca Cai. cit. p. 26.
Aradas, e Maggiore Cai. cit. p. 131.
Abita nel fiume Greto propriamente presso il ponte della Grazia.
Lunghezza mezza linea.
28 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
8. PuTA CALLICUATIS. Sc.tCCIll
P. testa minima, cylindrica, flava, striata, anfractibus 5 rotundatis, suluris excavatis.
apertura edentata, unidentata, bidentata, vel tridentata, margine albo reflexo.
Scacchi Cat. Conch. Regn. Neap. p. 16. Aradas, e Mag. Cat. p. U8.
Turbo Callicralis. Scac. Osserv. zoolog. p. 11. Phjlip. v. 2, p. 220.
Bìv. f. Monogr. p. 15, f. 11. Pupa Ferrari. Porro Malac. ter. e fluv. Coma-
Mandralisca Cai. cit. p. 26. sca p. 57, l. 1, f. 4.
Trovasi nel monte di Catalfano, monte Cuccio, monte Pellegrino, e fiume
Greto.
Lunghezza circa mezza linea.
9. PlIPA CONTORTA. CàLCARÀ.
P. testa cylindraceo-conica, striata, corneo-cinerascenti; anfractibus plano-convexis, ul-
timo ante finem nobiliter contorto, apertura alba octidentata, margine crassiusculo sub-
re flexo.
Calcara EfTem. seleni, e lei. per la Sicil. n. 74, Biv. f. Monogr. p. 8. f. 3.
p. 101. Aradas e Mag. Cai. p. 132.
Abita sebbene di rado nei dintorni di Palermo.
Lunghezza 5 linee.
CL AUSI UÀ. Gen. Drap.
1. Clausilia Gbohumanini. Pjnrs.
C. testa fusiformi, ventricosa; saepissime decollata, rimala, sordido-alba, exsquisite stria -
to-costulata; anfractibus 7, 8; costis creberrimis, apertura ovata, auriformi, patula 6 aut
7 plicata; plica parietali, parva, valde compressa; columellari maxima; subcolumellari
parva; basilari magna; suturalibus duabus tribusve e callo enascentihus: peristomate
continuo, reflexo,
Rossm. Ili, f, 160. Calcara Monografie dei Gener. Clausilia e Bu-
Cani. op. cit. p. 152. Phylip. v. 2, p. 116. limo ec. p. 12.
Clausilia Syracusana. Phjlip. op. cit. p. 139, Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 138.
t. vili, f. 23.
Si trova nelle fessure delle rocce calcaree di monte Pellegrino, Gallo, Per-
pignano, e Carini.
Lunghezza 8 in 9 linee, larghezza 5. Volg. Trummittedda di munti Piddirinu.
2. Clausilia septemplicata. Pbylip.
C. testa fusiformi, ventricosa, cornea, medio, sublaevi , anfractu ultimo striato , supe-
rioribus saepe ad suturas papillatis, apertura 7 plicata, peristomate valde dilatalo.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 2!»
Phjlip. op. cit. (. vili, f. ì. Idem v. 2. p. 116. Pupa sinistrorsa. Calcara supplimcnto all'Enu-
Calcara Monografie cil. p. 51. IdomCat. cil.p. 2i. meratio moli. ec. p. 4, 8 (specim. juveuis).
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. lio.
Var. testa castanea suturis punctatis.
Abita dapertutto nelle nostre montagne, e con ispecialitìi a monte Cuccio,
e montagne di Abate, e Carini.
Lunghezza 10 linee, larghezza 2 e mezzo. Volg. Trummitleddn di munii.
Fossile nella breccia ossea di Billierai, e al Parco.
3. ClAUSILIA PAPILLARIS. DiìlP.
e. testa fusiformi, venlricosa, pellucida, longiludinaliler striala, corneo-fucescenti; su-
turis linea fusra marginatis, papillisque albis crenulatis, apertura biplicata, plicis pa-
rietali coìumelìarique magnis, subcolumellari vix conspicua, peristoinate reflexo, al-
bido, continuo.
Drap. moli. pi. 4, f. 13. Cant. op. cit. p. 151.
Phjlip. op. cit. p. 138. Idem v. ì, p. 116. Turbo bidens. Gmel. Lin. Syst. nat. p. 649.
Calcara Monografie cit. p. 10. Idem Cat. cit. Dillw. Cai. 2, p. 878, n. 141.
P- *i- Bulimus papillaris. Brugh. Encjcl. méth. p. 94.
Mandralisca Cai. cit. p. 27. Poir. Prodr. p. 59, n. 27.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 136. He/ijpapjJIarw. Daudeb. Hist. des moli. n. 528.
Var. 1, testa magis infiata, var. 2, t. anguslata, var. 5, t. corneo-fucescenti ,
var. 4, t. sordido-cinerea.
Trovasi ovunque attaccata nei muri dei luoghi bassi ed umidi, a monte Pel-
legrino, alla Molara, all'Oreto, a Dingoli.
Lunghezza 8 linee e mezzo, larghezza 4 ed un sesto. Volg. Trummittedda di
muru.
Fossile nel tufo d'alluvione fluviatile d'Altavilla , e nella breccia ossea di
Billiemi.
BVLIMVS. Gen. Bbugh.
COLUMELLA BASI INTEGRA.
1. BuLlMUS DECOLLATUS. BnUGH.
B. testa cylindraceo-turrila , tenuissime striata , albido-cornea, apice truncato consoli-
dato, labro simplici.
Brugli. dici. n. 49. Mandralisca Cat. cil. p. 2S.
Drap. moli. pi. 4, f. 27 28. Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 143.
Mich. Cog. d'.ilger. p. 7, n. 1. Helix decollata. L. Sjst. nai. p. 1247.
Desh. Espéd. de Morée zool. p. 164, n. 248. Olivi Adriat. p. 176.
Phylip. op. cit. p. 139, pi. 8, f. 14. Idem v. 2. Daudeb. Hist. des moli. n. 381, pi. 140, f. I 8.
p. 112. Dillw. Cat. t. 2. p. 947, n. 136.
Calcara Monogr. cit. p. 25. Idem Cai. cil. p. 24. Cupani Panphylon. voi. 1. t. 178.
so MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Specie comuuissima nelle nostre campagne , e precisamente nelle sponde
(loirOreto, e a Carini.
Lunghezza 1 pollice e mezzo, larghezza 5. Volg. Mammaluccu.
Trovasi anco fossile nel terreno d'alluvione fluviatile di Musica d'Orfeo,
nella breccia ossea di Billiemi, in Altavilla e al Parco.
2. BuiiMus ACUTus. Brvgh.
B. testa obtnnrjo-conica , solida subperforata , tenuiter striata , alba: slrigis rujis aiit
nigris, lon(jitudinaliter ornata: anfractibus convexis, suturis coarctato-concavis, aper-
tura subrotundala, simplici.
lirugh. dici. n. i2. • Aradas, e Mag. Tal. cil. p. Hi.
Drap. moli. pi. 4, f. 29, 30. Turbo fasciatas. Peunal. Brit. zool. t. 82, f. 119.
Mifh. Coq. d'.41ger. p. 9, n. 4. Ilelix acxita. Gmel. p. 336, n. 136.
Dcsh. Espéd. de Morée zool. p. 164, n. 250. Daudeb. Hist. n. 378.
Lamk. anim. sans veri. p. 125. Bw?tm«5 /"«scrnh/x. Turi. Man. p. 54, n. 66, f. 67.
Phylip. op. cil. p. 140. Idem v. 2, p. 112. Cupani Panphjlon y. 1, t. 2.
Yar. 1, testa parva anfractibus tnagis rotundatis, var. 2, t. omnino alba, var. 5,
/. albo-cinerea, var. 4, (. alba aut cinerea fulvo-fmca fasciata, var. 5, idem sed
fasciis inlerrvptis albidis, var. 6, t. slrigis rvfis longilvdinaliter ornata, var. 7,
t. cornea cum strigis rufo-fnscis et albidis ornata, var. 8, l. alba anfractibus rti-
fo-punctatis, var. 9, t. alba sed fascia unica in ultimo anfractu pietà.
Trovasi comunissima aderente ai cespugli, all'Abate, alla Favara, al fiume
Greto al monte Pellegrino, e nel littorale.
Lunghezza 7 a 10 linee. Volg. Trummetta di marina.
Fossile nei siti precitati.
3. BuLlMUS PUPA. BlìVGH.
B. testa ovata, oblonga, albido-cornea, subumbilicala, et peristomate lacteo, subrejlexo,
apertura superne, ad angulum tinituberculata.
Brugli. Encjclop. méth. t. t, p. 3, 4, n. 80, Aradas, e Mag. Cai. cil. p. 145.
non Linnei. Phylip. op. cil. p. 140, pi. 8, f. 21. Idem v. 2,
Butimus tuberctilatus. Turi. Zool. Jur. (.2, p. 113.
p. 363, pi. 13. Bulimiis emaryinatus. Desh. Esspéd. de Morée
Calcara .Monogr. cil. p. 30. Idem Cai. cil. p. 24. Zool. p. 165, n. 253.
Mandralisca Cat. cil. p. 28.
Var. 1, testa minori angustata, var. 2, t. magis infiala strigis elevatis, var. 5,
t. alba, var. 4, t. albo-cornea.
Abita nei luoghi argillosi, e sulle alte montagne, all'Abate^ in Misilmeri,
monte Pellegrino, Monreale, e Carini.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 31
Lunghezza 9 linee, larghezza 4 in 5. Volg. Pupa.
Fossile nei siti precitati.
4. BuLInVS CXLINDRACELS. C.4LCAH4
R. lesta parva, cylindracea. apice obtusa, laevi nitida, alba subdiaphana, anfriirlilitix ó
planis, suturis vix impressis, apertura rotundata, labro simplici.
Calcara Monogr. cit. p. 33. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. ti8.
Lunghezza 3 linee, larghezza mezza linea.
Abita nel fiume Oreto presso il ponte di Corleone, sempre priva dell'animale.
COLUMELLA BASI TBUNCATA.
5. El'LIMUS AIGIRL'S. BltUGH.
B. testa ovato-oblonga; subturrita, tenui, fragili, pellucida, apice obtusa, longitudina-
ììter tenuitcr striata; anfractibus convexiusculis, columella subarcuata basi truncata.
Brugh. dici. p. 3C4, n. 100. HeKx Poeretii. Ferrus. Prodr. p. 50, u. 3S8.
Calcara Monogr. cil. p. 33. Idem Cai. cit. p. 24. Mich. Coq. d'Alger. p. 9, n. 1, f. 19, 20.
Aghatinaalgira. Vesh. Eupéi. de Motée p. 165. Pfeiff. in, p, 34, t. 7, f. 3,4.
Phylip. op. cit. p. 141. Polyphemus dilatalus. Ziegl.
Mandralisca Cat. cit. p. 29. Cochlicopa algira, Brugh. Phjlip. v. 2, p. 11.'».
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 151.
Lunghezza 18 linee, larghezza 7.
Abita lungo il fiume Oreto, in monte Cuccio e Misilmeri. Volg. Mammaluccazzv
d' umitu.
6. BuLIMUS FOLLICUIUS. Calcaiìa
B. testa cylindraceo-turrita; ìaeri, diaphana, nitida, apice acuminata, alba aut corneo-
tutescenti]; anfractibus convexo-planis , apertura basi dilatata, columella basi com-
pressa, truncata.
Calcara Monogr. cit. p. 134. Idem Cat. cil. p. 24. Fèrr. lab. n. 373.
Aghatìna foUirnlus. Lanik. vi, p. 133. Pìnjsa scaturiginiim. Drap. moli. p. 50, n. 4.
Phylip. op. cit. p. 141, I. 8. f. 27. Idem v. 2, pi. 3, f. 14 15.
p. 114. Turi. Man. p. 119, n. 102, f. 102.
Mandralisca Cai. cit. p. 29. Fernisneia Grenoviana. Risso f. 27.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 152. Pupa splendidula. Costa p. 114, u. 30.
Helij: follicubis. Gmel. p. 3654.
Lunghezza ìi linee, larghezza 2.
Trovasi alle falde di monte Pellegrino, in Billienii, S. Ciro, ai Colli, al liume
Oreto, a Carini. Volg. Puzzolenti cu t'armali virdonicu.
Fossile in Altavilla nel terreno d'alluvione fluviatile.
32 MOU.USCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
7. BCLIJIUS ACICUl-A. Br.VGII.
lì. lesta minuta, tereti, acuta, laevi, nitida, alba, apertura spiram subaequanli.
Urugli. dict. n. 22. Sow. moli, of Madera p. 59, ii. 63.
Poir. Prodr. p. 48, n. 16. Buccìnum acicula. MuIUt ver. Hist. p. 150.
Pfeiff. I, p. 51, t. 3, f. 8, 9. Helijc pusilla. Scacchi Osser. zool. p. 26.
Drap. moli. p. 73 t. 4, f. 25, 26. Aghatina acicula. Lamk. vi, 2 ed. p. 133.
Millet. moli, de Maine et Loire p. 40. Turi. n. 71.
Calcara Monogr. cil. pag. 35. Idem Cai. cil. Phjlip. op. cil. p. 142. Idem v. 2, p. 115.
p. 24. Mandralisca Cai. cil. p. 29.
Helix acicula. Fèrr. Svst. conch. p. 77. Aradas e Mag. Cai. cil. p 153.
Daudeb. Hist. des moli. n. 371. Helix oclona. Gmel. p. 3653, n. 120.
Vai', testa minori.
Liiiigliezza 2 liiipe, larghezza un quarto tli linea.
Si trova fra le fenditure delie montagne di Catalfano, Billiemi, di monte Cuc-
cio, e nei luoghi umidi della Guadagna, d'Oreto, e della Molara. Volg. Virmiizzii.
S. BULIIIIS IIELICOIDES. CaLCAHA
B. testa orato-elliptica, ventricosa, glabra; anfractibus 5 conveoris, ultimo magno, co-
lumella laevitcr intorta, spira exerta, apertura ovata, patula, labro simplici acuto.
Aghatina kelicoides. Calcara Memoria sopra Bulla helicoides. Broc. Concliiol. p. 281, 1. 1,
alcune conch. fossili rinvenute nelle con- f. 9 a.
Irade d'.\ltavilla p. 43.
Lunghezza circa 2 pollici.
Trovasi fossile nel terreno terziario d'Altavilla.
COLIJIEI.LA BASI DENTATA.
0. BuLIML'S MINIMUS. BrL'GH.
B. lesta minima, ovato-oblonga , apice obtuso, [aeri diaphana, albìdu, apertura bis rei
terdentata, labro margine reflexo.
Calcara Monogr. p. 71. Cari/c/iiummjniwiMin. Muller Ver. p. 125, n. 821.
Aradas e Mag. Cat. cil. p. 154. Fèrr. Syst. Conch. p. 54, n. 1.
Auricula minima. Drap. moli. p. 3, f. 18, 19. Mich. Compi, a Drap. p. 74, ii. 3.
Phviip. v. 2, p. 222. r«r(io cari/p/iiwjH. Dillw. Cat. t. 2, p. 880, n. 155.
Mandralisca Cat. cit. p. 30.
Lunghezza 1 linea circa.
Trovasi nel fiume Greto presso il ponte della Grazia, in monte Cuccio, e alla
Molara. Volg. Pizzutedda.
svccl^^E.^. Gk>. Dhap.
Slcci>ea amphibia. Drap.
S. testa ovato-oblonga, tenuisima, pellucida, /laridula, spira breri. apcrlnra iHfenie di-
latata, subverticali.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 55
Drap. moli. p. 3, f. 22, 23. Bulimus succineus. Brulli, dict. n. 18.
PfeilT. 5, p. 67, t. 1, f. 36, 38. Helix putrls. h. Gmel. p. 3639.
Phylip. op. cit. p. 142. Daudeb. Ilisl. des moli. pi. 11, f. 4.
Calcara Monografie dei generi Spirorbis e Sue- Sticcinea Levantina. Desh. Mor. zool. p. 17n,
cinea p. 5. pi. 19, f. 25 27.
Mandralisca Cai. cit. p. 30. Succinea Pfei/feri. Rossni. 1, f. 46.
Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 108.
Lunghezza 8 linee, larghezza 4.
Abita nel fiume Oreto e a Maredolce. Volg. Birritluncddi chi xtanmi xupra li
crisciuni.
HELICOPHAKTÀ. Gen. Fèkb.
Helicoi'iianta brevipes. Diìap.
IL lesta transversa, dilatala, siibauri formi; aperhira spiram ler acquante.
Helix brevipes. Drap. p. 119, I. 8, f. 30, 31. Phjlip. v. 2, p. 102.
Lunghezza 2 linee, larghezza 1 linea ed un terzo.
Abita nei dintorni di Palermo.
CYCLOSTOMA. Gen. Lamk.
1 . CvCLOSTOM.'l ELEGANS. DraP.
C. testa ovato-subconica, perforata, slriis transversis tenuibtis elegantissime exarata, al-
bido-cinerea, anfractibus quinis convexis.
Drap. moli. pi. 1, f. 5 e 7. Calcara Cai. cit. p. 25.
Lamk. vi, 2 ed. p. 148. Mandralisca Cat. cit. p. 31.
Pteiff. 1, p. 74, t. 4, f. 30, 31. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 172.
Turi. n. 75. Turbo elegans. Gmel. p. 3606, n. 74.
Phjlip. op. cit. p. 143. Idem v. 2, p. 119. Nerita elegans. Mullcr Verm. p. 177, n. 363.
Var. 1, albido-cinerca, var. 2, idem rufo-violacea fasciata et maculata.
Lunghezza 8 linee, larghezza 3 e mezzo.
.\bila sul monte Grifone, monte Cuccio, e a Carini. Volg. Buccuni sciurialu.
Fo.ssile in Altavilla, Billiemi, Brancaccio, e al Parco.
'2. Cyclostoma sdlcatum. Drap.
e. testa ovato-conica, perforata, striis distantibus tranversim sulcata, subdecussata, rvfa,
peristomate producto soluto.
Drap. p. 33, t. 13, f. 1. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 173.
Pbjlip. op. cit. p. 144. Idem v. 2, p. 119. Cyclostoma affine. Risso n. 243.
Calcara Cai. cit. p. 25.
Lunghezza 9 linee, larghezza 5 e mezzo.
VOL. I S.
34 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Trovasi al fiume Greto, e nei monti Cuccio, Grifone, e dell'Abate. Volg.
Buccuni d'umitu striati!.
Fossile in Altavilla, e nella breccia ossea di Billiemi.
3. CvCLOSTOMA MACULATUM. DrAP.
e. testa oblongo-conica, subturrita, longitudinaliter subtilissime costulata, albo-cinerea,
apertura rotundata, peristomate dilatato, patentissimo, subplano.
Drap. moli. p. 39, pi. 1, f. 12.
Klaiidralisca Cat. cit. p. 32.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 17*.
Pfeiff. ni, p. 43, t. 7, f. 30.
Cyclostoma turriculalum. Menk. Synop. p. 40.
Phylip. op. cit. p. li*.
Pomatias maculatum. Drap. Porro Malac. p. 74.
Cyclostoma striolatum. Porro Phjlip. v. 2, p. 1 19.
Var. 1, mandata, var. 2, immaculata.
Lunghezza 5 linee, larghezza 2 e un quarto di linea.
Abita nei monti Pellegrino, e Billiemi, all'Oreto, alla Guadagna, e a Carini.
Volg. Trum-metta.
PVPVLÀ. Gen. Agassiz.
1 . PUPULA LINEATA. PfEIFF.
P. testa parva, flavidula, attenuata, cylindracea, apice obtusa, anfractibus 7 convexo-
planis, labro incrassato.
Bulimus lineatus. Drap.
Bulimus subdiaphanus. Biv. f. dqovì mol-
luschi terrestri e llaviatili dei contorni di
Palermo p. 20, f. 10.
Acmea lineata. Pfeiff.
Calcara Monogr. cit. p. 32.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 1*9.
Cyclostoma? lineatum. Drap. Porro Malac. p. 76.
Lunghezza 2 linee, larghezza un terzo di linea.
Trovasi nel fiume Greto, presso il ponte della Grazia, alla Guadagna, ed a
Mondello.
Fam. — LINNEACEA. Lamk.
PLANORBIS. Gen. mcller
1 . Planorbis complanatcs. Lm.
P. testa discoidea, complanata, utrinque umbilicata, corneo fusca, ad peripheriam an-
gulata; anfractibus supra angulum rotundatis, apertura subrotunda.
Calcara Cat. cit. p. 25.
Mandralisca Cat. cit. p. 32.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 159.
Belix eomplanata. L. p. 1242.
Diametro 5 linee e mezzo.
Planorbis marginatus. Drap. moli. p. 45, pi. 2,
f. 11, 12, 15.
Pfeiff. I, p. 75, pi. 4. f. 1, 2.
Phylip. op. cit. p. 145. Idem V. 2, p. 119.
Planorbis carinatus. Costa p. cvii, n. 30.
DEI DINTORNI DI PALERMO. S.S
Abita nel fiume Oreto, nell'acque del beveratojo di Castellana presso monte
Cuccio, a Mondello, a' Ficarazzi ed al Parco. Volg. Funnidduzza.
2. Pl-ANORBIS SPIRORBIS. MuLLER
P. testa discoidea, utrinque piano-depressa , cornea; anfractibus subcontrariis , ultimo
obsolete angulato.
Muller Ver. p. 161, n. 347. Calcara Cai cit. p. 25.
Drap. moli. pi. 2, f. 6, 7. Mandralisca Cat. cit. p. 82.
Lamk. aiiim. sans vcrt. t. 6, 2 ed. p. 133. Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 160.
Diametro 6 linee.
Trovasi a Boccadifalco ed al lago di Dingoli.
PBYSA. Gen. Drap.
PlIYSA FONTI>ALIS. DhaP.
Ph. testa sinistrorsa, ovali, diaphana, laevi, luteo-cornea, spira brevissima, acutiuscula.
Drap. moli. p. 54, pi. 3, f. 8, 9. Planorbis bulla. Muller Verm. p. 167, n. 353.
Mandralisca nota p. 9. Bulla fontanalis. Lin. Gmel. p. 3427 , n. 18.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p, 171. Cnpani Panphjton v. 1, t. 2.
Bulimus (ontanalis. Brugh. dict n. 17.
Lunghezza 6 linee.
Abita lungo il fiume Oreto al ponte delle Teste, presso il ponte di Corleone,
e alla Guadagna.
LYMnAEVS. Gen. Lame.
I. LilMNAEUS PALUSTRIS. DkAP.
L. lesta elliptico-oblonga, subturrita , longiludinaliter tenuissime striata, corneo-fusca ,
imperforata; anfractibus teretibus, spira aperturam superanti, conico-acuta; apertura
ovato-elliptica.
Drap. t. 2, f. 40, 42 t. 3, f. 1, 3. Aradas, e Mag. Cai. cit. p. 162.
Lamk. anim. sans veri. t. 6, p. 160. Belix frayilis. L. Gmel. p. 3658, n. 129.
Phjlip. op. cit. p. 146. Idem v. 2, p. 120. Bucciniim palustre. yiol\er\eno. f. 131, n. 326.
Calcara Cat. cit. p. 25. Bulimus paluslris. Bnigh. dici. n. 12.
Mandralisca Cat. cit. p. 33. Copani Panphjton v. 1, t. 2.
Var. 1, minor corneus peliucidus aut subdiaphanus, var. 2, meditis corneits, fii-
scus, aut cinereus.
Lunghezza 9 linee.
Trovasi a Maredolce, Ficarazzi, Boccadifalco ed all'Orcio, la var. 1 abita esclu-
sivamente nel fiume Oreto vicino il ponte della Grazia. Volg. Appizzaluredda.
Fossile in Brancaccio, al Parco e a' Ficarazzi.
5(> MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
2. LYM^AEl'S PEnEGER. DraP.
L. testa ovato-oblonga, tenui, pellucida, longitudinaiiter striata, pallide cornea; anfratti-
bua convexis, suluris excaratis, spira mediocri, acuta.
Drap. moli. pi. 2, f. 34, 37. Buccmumpcrejfrum. Mullcr Ver. p. 130, n. 324.
Phjlip. op. cil. p. 146. Idem >. 2, p. 120. Bulimus peregrus, Brugh. dici. n. 10.
Mandralisca Cai. cit. p. 33. Belix peregra. Gmel. p. 3659, n. 133.
Lymnaea pereger. Lamk. aniai. sans veri. t. 6,
•2 ed. p. IBI.
Lunghezza 7 lineo.
È reperibile al liunie Greto.
3. Lymnaeus minutcs. Drap.
L. testa orato-conica, acuta, tenui pellucida, cinerea aut corneo-fusca, umbilicata, an-
fractibus 5 conveTts, suturis excavatis, apertura orata.
Drap. moli. p. 53, t. 3, f. 5, 7. Lymnaea minuta. Lamk. anim. sans veri. I. li.
Pfeiff. I, p. 93, t. 4, f. 27. a ed. p. 162.
Phjlip. op. cit. p. 147. Idem v. 2, p. 121. Helix limosa. L. syst. nat. p. 1249.
Mandralisca Cai. cit. p. 34. Helix triincatula. Gmel. p. 3659.
Aradas, e Mag. Cat. cil. p. 167. Bulimus truncatus. Brugli. dicL n. 20.
Bulimus obscurus. Poir. Prodr. p. 35 , n. 3.
Lunghezza 4 in 5 linee, larghezza 2 linee.
Abita nel fiume Greto negli stagni di monte Pellegrino presso il santuario,
alla Molara, ed alla Piana dei Greci.
!l . LlM>AELS OVATUS. DbJP.
L. testa subampulacea, orali, perforata, pellucida, albida substriata, spira brevi acuta,
apertura ovato-oblonga.
Drap. moli. p. 50, t. 2, f. 30, 31. Lymnaea ovata. Lamk. anim. sans veri. t. 6,
Pfeiff. 1. p. 89, t. 4, f. 21. 2 ed. p. 161.
Phylip. op. cit. p. 145. Idem v. 2, p. 120. L. auricularius. Costa p. cvii, n. 39.
Calcara Cat. cit. p. 25. Belix teres. L. Gmel. p. 3667.
Mandralisca Cat. cit. p. 33. Bulimus limosus. Poir. Prodr. p. 39, n. 7.
Aradas, e Mag. Cat. cit. p. 164.
Var. 1, testa ampulucca iiiflata; anfractibits superioribus angustatis, apertura
ampia aii Lymnaeus aurkularius'ì Drap. moli. pi. 2, f. 50, 31, var. 2, diaphana,
var. 3, albo-cornea.
Lunghezza 8 in IO linee.
Abita nel fiume Greto.
5. lilMNAEUS MINIMU.*. C.iLC.IIlJ
L. testa minima ovata, obtusa, infiala, laevi , pellucida, nitida, diaphana; anfracli-
bus -2, 3 convexis, ultimo magno, sutura sub-excavata, apertura ovato-patula.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 37
Calcara supplimenlo all'Enuracralio moli. Si-
ciliae p. 6, 8.
Lunghezza un terzo di linea.
Trovasi al fiume Greto presso il ponte di Corleone.
Pam. — PERISTOMIANA.
VALYATA. Gejì. Miller
Valvata Bocconi. Calcara
V. lesta parila, discoidea, alba, plano-convexiu^cula, sublut: umbilicata , anfractibus 3
longiludinalitcr oblique slriatif:, peristomate simplici, acuto.
Calcara Cenno topografico dei contorni di Ter- Mandralisca nota di talune specie di molluschi
mini. Appendice. ter. e fluv. p. 10.
An. la/i'Ufa cri'slnfa. Mullcr Ver. p. 198, n. 38i. An. Valvola plaìiorbis. Drap. moli. p. 41.
Diametro 5 linee.
.Vbita esclusivamente a Mondello nel fango sprovvista dell'animale.
PAIUDIKÀ. Gen. Lame.
1 . PaLIDINA RUBENS. MeNK.
P. testa ovato-conoidea , perforala, Uteri, pellucida, corneo-rubella, anfractibus .5 ralde
conrexis, sutura profunda, apertura rotundato-ovata.
Menk. Sjnops. p. 134. Aradas, e Mag. Cai. cil. p. 179.
Phjlip. op. cit. p. 148. Idem v. 2, p. 122. /'aJwrfiiia /'errui/mea. De Crist. et Jan. Cai. test.
Mandralisca Cai. cil. p. 35. Paludina infiala. Parreyss. (Phylippi).
VaF. ì, corneo-flava albo-fasciata, var. 2, (lavo-crocca , var. 3, corneo- fusca,
var. A, testa parva, var. .'>, testa conoidea, var. G, lesta varicosa.
Lunghezza 5 linee, larghezza 3 ed un quarto di linea.
Trovasi alla Favara, a' Ficarazzi, a Maredolce, alle sorgive del Gabriele,
e al fiume Greto presso la Guadagna. \o\g. Buccuneddu a paludina.
2. Paludina acuta. Desìi.
P. testa oblongo-conica, pellucida, laevi subslriata, apertura ovata.
Desh. I. e. p. 521. Paladina stagnorum. Tari. Man. p. 13t>, n. 123,
.4radas, e Mag. Cai. p. 183. f. 123.
Cyclostoma aculum. Drap. moli. p. 40, n. 15, Bulimus pusillus. Brugh. ann. de Mus. I. 15,
pi. 1, f. 23. pi. 23, f. 3.
Cycl. pusilla. Ferr. Man. Geol. n. 8. Basi. Cogn. foss. du sud-ovest de la Fiauce.
Lunghezza 2 linee, Larghezza 1.
-Vbbondante nell'acque del pantano di Mondello.
38 MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
3. Pall'dina MUssoNii. Calcara
V. testa minima subglobosa, laevi, nitida, cornea, subumbilicata, anfractibus 3, ultimo
rentricoso apice obtuso.
Calcara Monografie dei generi Spirorbis e Sue- Aradas, e Mag. Cai. p. 185.
cìnea p. 9. An. Paltidina rubens. Menk. specim. juvenisf
Lunghezza mezza linea.
Abita nel lago di Dingoli vicino la Pinna dei Greci.
3. Paludina iDRiA. Ferbus
P. testa minuta, ovata, obtusa, imperforata, subrufa, diaphana; anfractibus rotundalis,
apertura rulundato-ovata, spiram subsuperanti.
Férr. seciind. Terver. Cat. des moli. ter. e Phjlippi voi. 2, p. 122.
Duv. au nord de l'Afrique Paris 1839, p. 37, P. fluminensis. Ziegl.
t. 4, f. 18, 19. p. parata. (Say) Menk. syn. p. 42.
Lunghezza 1 linea ed un terzo, larghezza mezza linea.
Abbondante nelle sorgive della Favara, a s. Ciro, a s. Isidoro presso Castel-
lana, e airOreto.
Fossile a Brancaccio.
Fam. — NERITACEA. Lamk.
NERITA. Gfn. L. Gmel. NERlTiyA. Gen. Lamk.
MERITA BAETICA. LaMK.
N. testa ovato-semiglobosa, fusco-nigricanti, aut testa nigra, spira prominula, apice eroso,
apertura angustata, labro simplici acuto.
V
Lamk. anim. sans vert. 2 ed. v. vi, p. 188. Phylip. v. 2, p. 138.
Calcara Cat. cit. p. 25. Costa Cat. dei testacei p. 116.
Mandralisca Cat. cit. p. 35. Nerita meridionalis. Var. 1. Phjiip. o. e. p. 160.
Var, 1, testa parva, var. 2, nigra albo-maculata, var. 3, nigro-violacca.
Lunghezza 3 linee, larghezza 4 e mezzo.
Comunissiraa alle sorgive della Favara e del Gabriele, a Maredolce, e lungo
11 fiume Greto. Volg. Linficchiedda.
ACEFALI.
Fam. — OELLE CONCHE FLCVIATILI LaMK.
CYCLAS. Gen. Bbbgb.
1. CVXLAS OBTllSAllS. LaMK.
C. testa ovali, tunitdmscula , ralde obliqua, pellucida fragili, aptcibus integris obtusis-
simis.
DEI DINTORNI DI PALERMO. 39
Lamk. voi. v, p. 5S9. Pisidium obtusale. Pfciff. syst. anord. p. 125,
Calcara Cat. cit. p. 25. t. 5, f. 21, 22.
Mandralisca Cat cit. p. 31. Pis. australe. Phylip. op. cil. p. 39. Idem v. 2.
Cardium Casertanum. Poli Test. t. 16, f. 1. p. 131.
Var. ì, testa pellucido-cornea, var. 2, testa tumida corneo-v io Iacea.
Luiigliczza 1 linea e mezzo, larghezza 2 e mezzo.
Abita al fiume Oreto, in Rocca di Falco, e nei ruscelli sotto monte Cuccio,
Volg. Arcidduzza d'acqua.
Fossile a Brancaccio.
2. Cyclas fontinalis. Drap.
C. testa globoso-depressa subinaequilaterali . cornea nigrescenti , natibus prominenti-
bus acutis, lunula disHncta.
Drap. moli. p. 130, pi. 10, f. 9, 12, 13. Mandralisca Cat. ciU p. 38.
Lamk. anim. sans vert. voi. v, p. 559. Pisidium foìitinale. Pfeiff. Phjiip. op. cil.
Pfeiff. syst. anord. p. 125, I. 5, f. 15, 16. v. 2, p. 31.
Lunghezza 2 linee, larghezza 2 e mezzo.
Trovasi in un vivajo poco profondo del piano di Castellana.
3. Cyclas calycul.ata. Drap.
C. testa subromboidea, subdepressa, pellucida, pallido-virescenti , disco fasciis obscuris.
natibus prominentibus, tuberculosis.
Drap. moli. p. 130, pi. 10, f. li, 15. Phylip. v. 2, p. 2U.
Lamk. aniro. sans vert. t. 5, p. 559. Mandralisca Cat. cit. p. 37.
Pfeiff. syst. anord. t. 5, f. 17, 18. Cyclas DingoU. Biv. f. nuovi molluschi ter.
Calcara Sup. all'Enum. moli, di Phylip. p. 6. e fluv. p. 3, f. 1, a, b.
Lunghezza 5 linee ed un terzo, larghezza 4 ed un terzo.
Abita il lago di Dingoli presso la Piana dei Greci.
CYRENA. Gen. Lame.
* Cyrena panormitana. Bir. F.
C. testa trigona, subaequilatera, antice rotundata, postice angulata (transverse striata)
disco depressa, apicibus acutis, incurvis; dentibus cardinalibus duobus ulrinque valva,
lateralibus lamelliformibus perpendiculariter striatis, quatuor valva dextera, duohun
sinistra.
Biv. f. nuove sp. di conch. ter. e lluv. p. 21,
f. 11 a, b.
Lunghezza H, altezza 8, spessezza circa 5 linee.
Trovasi fossile esclusivamente nel tufo calcareo delle falde del Pellegrino.
APPENDICE.
MOLLUSCHI TEUllESTRI E FLUVIATILI
SI RINVENGONO IN ALTRI SITI DELLA SICILIA.
A.NCVL15
lacuslris. Mailer
LlMAX
rufus- L.
VlTRINA
pellucida. Drap.
»
Maravignae. Mandi
»
Musignani. »
)1EL1X
Terveiii. Mieli.
»
pomalia. L.
"
Algira. Lamlì.
»
Aradasii. Mandr.
»
incarnala. Midi.
Nebrodensis. Mandr.
Voi,. I.
Cefalii conllada s. Nicolo,
Bosco di Caronia.
Madonie nella contrada Filati dimmenzu.
Ivi neir exfeudo Caslellara, ed al passo della bolle.
Bosco di Caronia eifeudo Lavanche.
Siracusa.
Catania contrada s. Pietro.
Piana di Catania.
Messina presso il Faro.
Madonie alla neviera dei greci , Cefali) , e sulla
montagna di Gratteri.
Madonie al pizzo della principessa piano della bat-
taglia e pressa Castelbuono.
G
42
APPENDICE Al MOLECSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Helix
lefeburiana. Fèrr.
Termini sopra s. Calogero, e nelle Madonie.
»
obvolula. iU»((.
Messina vicino il Faro, e nella plaia di Catania.
>)
inuralis. »
.Madonie, Caltavuluro, e .\lcamo.
»
serpenlina? Fèrr.
Madonie.
j)
scabriuscula. Desk.
Monte Erice, Selinunte, Segesta, e s. Vito.
)}
rugosiuscala. Mìch.
Catania e montagna di Asaro.
»
Assorinensis. Calcara [i].
Asaro.
„
aelegaos. Gmel.
Pantelleria. Girgenti? e plaia di Catania.
y*
limbata. Drap.
Girgenti e Catania.
n
Gargoltae. Phijìip.
Sicilia.
„
Nortoni. Calcara (2).
Ustica presso il mulino a vento e boschi di Calalalimi
}>
Uslicensis. » (3).
Ustica.
»
horlcnsis- JUulter
Plaia di Catania.
n
apicina. Lamk.
Ivi.
»
minuta. Villa
Ivi.
»
mariiima. Drap.
Plaia di Catania.
»
glabella. »
Ivi.
»
Orsini. Porro
Fiume Simeto.
))
obscurala. »
Militello.
)>
hoobscurala. »■
Sicilia.
»
albella. L.
Plaia di Catania.
..
Lapicida. »
Ivi.
»
nemoralis. »
Catania, Messina.
»
arbustorum. »
Catania nella plaia.
»
splendida. Drap.
Ivi.
»
dolopida. De Crisi.
Ivi.
(1) II. test] orbiculata, subconoidea, umbilicata, fulva, caslanea, albo-maculata : anfractibus o plano-
convexis, lungitudinaliter oblique striatis.
Diametro cijca 3 linee, alTine all'Flice delle Rupi.
Calcara descrizione di alcune nuove conchiglie siciliane. V. Gior. dell'Occhio anno V. num. 142.
(2) H. 01 bicnlato-subdepressa cornea, subdiaphana, anfractibus 6 tenuiler striatis, umbilicata, aper-
tura ovato-depressa, labro simplici acuto.
Diametro 3 linee.
Helix celiarla. MuUer var. lesta convcxiuscula anfractibus numcrosis. Calcara descrizione dell'isola
d'Ustica p 54. Specie intermedia all'H. striolata. PfeilT. ed all' 11. cespitum. Drap. Giorn. dell'Occhio
anno V. num. Ii3. U. Canini. Benoit ricerch. malac. p. 10, t. 2, f. 10. II. Phjlippi? Testa.
(3) H. testa orbiculari, sub depresso-conica, cinerea, fusco-maculata , longitudinalitcr striata la-
mellosa. subtus conveia, umbilicata; anfractibus 3, ultimo magno cannato, apertura ovato-trigona la-
bro simplici acuto.
Caracolla Selinuntina. Pbylip. aut H. scabriuscula Desh. atfinis sed differt prò umbilico el labro.
An specim. juvcnilia?
Diametro 5 in 6 linee.
Calcara descrizione dell' isola di Ustica p. 33.
Phylip. V. 2, p. 219.
I)KI DINTORNI DI PAI.ERMO.
IltLIX
l'ri'A
Claisii.ia
Bl'LIMCS
Succise A
»
CVCLOSTOMA
Planobbis
PavsA
sjiliei'oidca. Phylip.
rufj'osa. Ànid. Minj
convexa. » »
Gemiiiollarii. "
peregrina? liossm.
nilcns. Mich.
Rizzae. Arad.
olivelorum. Gmcl.
qualridens X>r«;/.
anliverligo. »
tridens. »
frumentuin. »
doliulum. »
marginala. »
fragilis. »
adinis. AraJ. Maij.
granum Drap.
verligo. »
cinerea. »
anconosloma. Loiec
secale Drap.
alTinis. l'hijliii.
panciata. Mieli,
bidcns. Drap.
Manicrtina. Jlcnoit
horJaceus. brutjìt.
Mandralisci. Calcara
delrilus- Desk.
Collinz? Mich.
PfeilTeri. Jìossm.
lubricus. Bruijli.
patulum. Drap.
pygmaeuni. Mich.
cristalus. Drap.
conlorla. .Mich.
il)-
Ivi.
Caltagirone.
Cill.igirone, e Casliglionc
riaia di Catania.
Catania.
Madoaie.
Siracusa.
Castiglione, Termini, e Mudunir.
Plaia di Catania.
Ivi.
Ivi.
Ivi.
Paterno eifeudo Cannizzoli, Siracusa nelle colline
di Belvedere, Primosolc vicino il fiume (iiarretta,
e Girgenli.
Plaia di Catania.
Madonie nelle contrade Nepilaho, e l'il.iti dimmien-
2U, Nicolosi, e Nicosia sulle rupi di Pietralonga.
Catania.
Ili.
Ivi.
Ivi.
Ivi.
Trapani.
RalTadali nel fondo di Quastanella precisamente nei
terreni diretti a mezzogiorno.
Madonie.
Mascalucia.
Messina.
Madonie contrada Nepitaha.
Sicilia.
Ivi.
Fossile in Aci Castello.
Sicilia.
Plaia di Catania.
Siracusa e Melilli.
Plaia di Catania.
Fiume Anapo presso Siracusa.
Siracusa nel lìuine Anapo.
(1} B. lesta cylindracea sub rusiformi, diapbana flava, obtusa longitudinaliter lenuissime striala;
anfraclibus 7, convexo-planis, sutura profunda divisis, apertura oblongo-ovata, labro simpliei.
Aghatina Mandralisci. Calcara EITemcridi scienliDcbe e letterarie per la Sicilia num. 82.
Bulimus Mandralisci. Calcara Monografie de' generi Clausilia e Bulimo p 36.
Lunghezza 0 linee. Larghezza 2 ed un seslo, altezza dell'apertura 2 linee.
APPENDICE AI MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI
Physa
»
LTXNASrs
n
»
Valvata
Paludina
Nerita
CVR^.NA
I'mo
AXODONTA
Cyanca. Mandr.
rivolaris. Phylip.
aarkularius. Drap.
stagnalis. »
Marginalus. Mich.
depressa. Pfeiff.
striata. Phyìip.
tentaculata. Desk.
siinilis. MicU.
Benzi. Àrad. May.
viridis. Lamk.
Porri. Calcara (1).
Salinasii. Arad. e Calcara (2).
nicridionajis. Phylip,
Gcniniellari. Phylip.
Gargottae. Phylip.
liltoralis. Drap.
Turtonii. Payr.
anatinum ? Lamk.
Nella fonte Cyane presso Siracusa.
Siracusa.
Catania.
Agosta.
Ivi.
Neir.\napo presso Siracusa.
Fossile nell'argilla di Cifali presso Catania.
Sicilia.
Anapo presso Suracusa.
Messina.
Piala di Catania.
Catania.
Pantelleria e Catania.
Siracusa.
Fossile in Cifali.
Fiume presso Mazzara.
Ivi.
Catania.
Sicilia Boreale.
(1) P. testa minuta, conico-lurrita acuta, laevi, nitida rufn-fusca; anfractibus qiiatuor conveiis, su-
tura profunda divisis, apertura rotundata, labro simplici acuto.
Calcara Giorn. dell'Occhio anno V. num. 142.
Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 184'
Abita nell'isola di Pantelleria, e nei contorni di Catania all' firmisi.
(2) P. lesta solida, fusiformi, turrita, acuta, lacvigata, nitida, llava, anfractibus 6 convexo-planis,
suturis obsoletis, submarginatis, subtus subperforala, apertura ovata, labro simplici acuto.
Calcara, e Aradas Monografie dei generi Thracia e Clavagella seguita p. lo.
Aradas, e Maggiore Cat. cit. p. 184.
Abita all'.lrmis! presso Catania.
Lunghe/za circa due lince.
OPERE CHE TRATTANO DEI MOLLUSCHI
TERRESTRI E FLUVIATILI DELLA SICILIA.
Abadas, e Maggiore.
Catalogo ragionalo delle condì, viven. e foss. di Sicilia ec. Catania , eslratlo dagli atti dell'Ac-
rademia Gioenia.
BlVOXA BARONE .\NDREA.
Le tre specie di l'armacelle pubblcate dal phylippi sono invece tre specie di Limaci. Palermo Ti-
pografia Scili ISiO.
Prima Monografìa di malacologia per servire alla fauna siciliana. Palermo Tipografìa Roberti 1840.
Nuovi molluschi terrestri e fluviatili dei dintorni di Palermo. Palermo Estralli dal Giornale Lette-
rario 1839.
Bexoit Luigi.
Ricerche malacolo;,'iehe. Messina Stamperia Capra 1845.
Calcara Pietro.
Monografia dei generi Clausilia e Bulimo con l'aggiunta di alcune nuove specie di conchiglie Si-
ciliane. Palermo Stamperia Muratori 1840
Supplimento all'Enumeralio molluscorum Siciliae del prof. R. A. Phjlippi per ciò che riguarda
i molluschi terrestri e fluviatili. Estratto dal Giornale Letterario. Palermo 1° maggio 1841.
Nuove specie di conchiglie. Efl'emeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia.
Monografie dei generi Spirorbis e Succinea seguite da alcune nuo\e specie di conchiglie siciliane
Palermo. Esiratte dal Giornale Letterario num. 225 1841.
Memoria sopra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada d'Altavilla. Palermo Stamperia
Muratori ISit.
Esposiiione dei mnlluschi terrestri e fluviatili dei contorni di Palermo. Palermo Stamperia Roberti
e Clamis 1842. (Il primo foglio).
Nuove ricerche ed osservazioni sopra vari molluschi siciliani Giorn. Maurolico fase. xiii. luglio
1842 p. 9.
Cenno topografico dei dintorni di Termini. Palermo Slamperia Roberti. 1842.
Descrizione dell'isola di Istica. Palermo Estratla dal Giornale Letterario num. 229. 1842.
Descrizione di alcune nuove specie di conchiglie della Sicilia Giornale dell'Occhio an. v. n. 142-143.
Nuove specie di conchiglie microscopiche gior. Imparziale 19 aprile 1841,
Osservazioni geoguoslicbe sopra le ossa fossili di Maredolce e Billiemi. Gior. l'Osservatore v. ),
I. 1, 2, 3.
Calcara Pietro e Andrea Aradas.
Monografie dei generi Ihracia e Clavagella per seriire alla Fauna di Sicilia. (.Nuova specie di Pa-
ludinaj Catania Tipografia Scinta 1843.
Manoralisca Enrico P/raino Barone Di-
Catalogo dei molluschi terreslri e fluviatili delle Madonie e luoghi adiacenti. Palermo Stamperia
Oreiea 1840.
N'ota di talune specie di molluschi terrestri e fluviatili di Sicilia. Palermo Estratto dal Giornale
Letterario num 230. 1842.
Phylippi R. a.
Enumeratio moUuscorum Siciliae etc. Berolini 1836. Idem v. 2. Halis Saxonum. 1844.
Testa Douenico.
Due nuove specie di conchiglie rinvenute nei dintorni di Palermo.
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA.
Helix Calcarae .
» Brocchi.
" Deshayesii.
» Scheverzenbachii.
» Cupani.
» Dlbenedicti .
w Assorinensis.
» Nortoni .
M Usticensis.
Pupa contorta.
11. Bulimus cylindraceus.
12. » Mandralisci.
13. Limnaeus miniiniis.
14. Valyata Bocconi.
15. Paladina Mussonii.
1G. » Porri.
17. « Salinasii.
'S-
1.
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2.
yi
3.
»
4.
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5.
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6.
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7.
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8.
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9.
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10.
(Memoria comunicata in dicembre 1841).
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3 7:
^ i^«&»3^ d^ a, ^>fzt::
D'UNA MOSTRUOSITÀ
IN UN INSETTO
DELL ORDINE DE' COLEOTTERI
OSSERTAZIOISI
DEL PROF. BALDASSARE ROMANO
'«yT
SOCIO CORRISPONDESTE DELL' ACCADEMIA, E MEMBRO DI \ ARIE AMBE ACCADEMIK
NAZIONALI E STRANIERE.
VOL. I.
D'UNA MOSTRUOSITÀ
IN UN INSETTO
DELL'ORDINE DE' COLEOTTERI
(Osservazioni comunicate in dicembre 18'iA,i,
Quando in antichissimi tempi generalmente non ancora pen-
savasi che dall'indagar l'intima struttura dei corpo umano
grand'utile dovea all'uom derivarne, alcuni straoi'dinarì in-
telletti, come un Ippocrate più d'ogni altro, a tale indagine
consecravansi, e lasciavano ai posteri l'esempio, e i frutti che
ne conseguivano. Più tardi, mentre nemmen sospettavasi che
la stessa indagine estendendosi agli altri animali, sarebbe lutile
4 D- UNA MOSTRUOSITÀ' IN UN INSETTO
assai maggiore, un nuovo sapiente colla vastità del suo genio
vi si applicò, e dopo la notomìa umana surse nei volumi del
famoso institutor d'Alessandro la notomia comparata; scienza
(he eretta con assai grandi preludi, giacque per un lungo
corso di secoli nelle tenebre, quasi direi, inavvertita, finché
a nostri giorni fu ad un altezza e con tal solidità di fonda-
menti sospinta, da potersi dire gigante: e il nome del Cuvier
restò fra quelli de' più benemeriti alle naturali scienze.
Così una volta già non credeasi che lo studio di quegl'in-
dividui del regno animale che allontanansi, in una o più delle
sue parti, dalla conformazione che costituisce il tipo della loro
specie, sia di molta importanza; ed osservavansi le mostruo-
sità a solo fine di curioso diletto, supponendole meri giuo-
chi o stravaganze della natura; e cento errori ed opinioni
superstiziose invadeano le menti e si tramandavano. Sul ca-
dere del 17° secolo e al cominciar del 18° da tale 'studio più
ampio, più diligente, più dotto ne scaturirono teoriche sal-
de, soddisfacenti, le quali son giunte di questi dì a sì splen-
dido grado, ch'esso è riconosciuto oramai importantissimo ;
come quello che offrì alla fisiologia generale le considerazioni
dell'ordine il piìi elevato. Da Vinslove, Vallisnieri, Morga-
gni, Haller, ec. a Geoffroy-Saint-Hilaire, a Serres, a Meckel,
a Tiedmann, si è in ciò camminato a gran passi. E come della
zoologia , il ramo meno inteso presso gli antichi fu quello
degli animali che or diconsi articolati^ fra cui sono gl'insetti,
sì perchè la piccolezza apparente suole attirarsi la non cu-
ranza o il disprezzo, e sì perchè mancaron gli antichi di quei
meccanici strumenti la cui invenzione svelò incredibili mera-
viglie; così nella notomia e nella fisiologia comparata questi
animaluzzi non aveano allora alcuna inlluenza. Ma dopo le
ammirabili fatiche di tanti illustri, dopo im Leon Dufour. un
Lyonnet, un Lamarck, un Geoffroy-Saint-Hilaire, un Milne
Edwards ec, conosciuta sì ampiamente lintima organizza-
DELL' ORDINE DE' COLEOTTERL »
zione di tali esseri e le funzioni più eminenti della lor vita,
la notomia e la fisiologia comparata trasser grande profitto, la
zoologia fissò quasi un' era novella.
Quindi è che dallo studio delle mostruosità quelle degli
animali articolati non vogliono affatto essere omesse: ed es-
sendomi caduto sott' occhio un esempio poco fa che attirò
piacevolmente la mia attenzione, io a voi lo espongo, o Si-
gnori, con alcune rapide considerazioni che credo non inutile
il sottomettervi.
Fra parecchi coleotteri che io aveva im giorno raccolti, nei
contorni di Termini, uno ne scorsi della famiglia de' pedi-
niti ch'è appunto il Bendarus Hybridus dei moderni {Castel-
neaii hist. des iiisect. coléopt., Paris 1840, t. 2 pag. 209.
Dendarus de lieliophylus di Latreille, gener. t. 2 pag. 165),
il quale avea qualche cosa di più al dinnanzi nella testa. Lo
segregai. Io fisai attentamente, e scoprii con un vivo piacere
nellantenna sinistra un'anomalia che presentasi graziosa e biz-
zarra. Imperocché dopo il terzo articolo la detta antenna si
tripartisce, e appare a guisa d'im gran tridente; mentre l'an-
tenna destra è unica, in tutto normale, secondo i caratteri
della specie. Esaminata nelle singole parti l'anomala cioè la
sinistra, ha il primo e secondo articolo senz'alterazione ve-
runa, il terzo che dilatasi molto ali estremità anteriore per
servire di base al quarto, il (juale è ben più ampio dell'an-
tecedente, e fendesi in tre, ognuno de quali sostiene il quinto
di ciascheduna delle tre aste in cui l'antenna da quel punto
dividesi : continuano indi gli altri articoli tutti, i quali non
tutti sono però degnai numero; poiché l'asta interna ed esterna
ne hanno otto, la media sette, in modo che questa coi tre ar-
ticoli del tronco comune ne ha in tutto dieci, le altre, un-
dici, quanto sono gli articoli del genere e della famiglia.
Osservatelo, o Signori, vi prego, nella figura (1).
(1) 1 Dendarus IJybridus di grandezza naturale. 2 Anlemia sinistra ingrandita.
(; D'UNA MOSTRUOSITÀ" IN UN INSETTO
Da numerosi fatti sulle mostruosità raccolti, scrutinati, con-
frontali fra loro, sonosi dedotte alcune leggi colle quali co-
stantemente opera la natura. Mi è grato il rilevare, o Signori,
come eziandio nell'insetto da me postovi innanzi, siffatte leggi
veggonsi per la più parte non trasgredite. Le cito secondo
Bégin (1).
1. « Le mostruosità, per quanto gravi e considerevoli sieno
non giungono mai a segno che facciano del tutto uscir l'in-
dividuo dalla serie degli esseri cui appartiene. Questa legge,
manifestamente esatta pel complesso di ciascun individuo, è
pure applicabile a ciascuna delle parti dell'ordine normale,
vale a dire che in niun caso gli organi mostruosi provano
tali alterazioni da non potersi più riconoscere. »
Tutto ciò si avvera nel caso nostro. La mostruosità in que-
st' insetto non fa eh' esso non sia un coleottero , e un vero
Dendaro Ibrido; né, quel ch'è più, l'antenna così triplicata,
così alterata com'è, non lascia d'esser l'antenna caratteristica
della specie , poiché conserva in due aste il numero, e in
tutte e tre, come altresì nel tronco, la figura e le proporzioni
degli articoli della specie istessa oltre ai colori e tutt'altro. E
quegli articoli anche, quali sono il terzo ed il quarto, che han
delle alterazioni, riconosconsi tuttavia per quelli che si con-
vengono.
2. « Le mostruosità sembrano essere più frequenti a sinistra,
che a destila. »
La mostruosità nel caso nostro é a sinistra.
3. « Le mostruosità per esuberanza sono più frequenti nella
metà superiore del corpo, che nell'altra. >
Nel caso nostro la mostruosità è per esuberanza, e nella
metà superiore del corpo.
A. « Le mostruosità in quanto alla situazione seguon le nor-
(1) Diction. de médecine etc. Paris — art. monstruosité.
DELL' ORDINE DE' COLEOTTERI. 7
me delle parti ove prodiiconsì. Meckel notò che quando ^ i
sono due lingue, esse non si trovano collocate da ciascun iato,
ma luna al di sotto dell'altra. "
Nel caso nostro le tre aste in cui si dirama l'antenna, non
sono l'una al di sotto dell'altra, ma accanto, cioè orizzon-
talmente; poiché le due antenne negl' insetti, destra e sinistra,
stanno in linea orizzontale.
Non trovasi nel nostro Dendaro mostruoso quel hilancia-
mento eh' è spesso fra gli organi colpiti da mostruosità e gli
altri; bilanciamento in ragione del quale l'eccesso o la man-
canza di sviluppo in alcune parti sono accompagnati da uno
stato opposto in altre. L'antenna destra è perfettamente nello
stato normale, né alcuna mancanza esiste in ogni altra parte
dell'individuo che compensi l'eccesso dell'antenna sinistra.
L'esempio descrittovi, o Signori, concorre a potere accoglier
la ipotesi che riferirebbe una mostruosità di tal genere ad
una esagerazione della forza plastica, del nisus formatwus^ il
quale presiede, come i promotori dell'ipotesi vogliono, all'e-
voluzione o all'accrescimento degli organi?
Questa ed altre quistioni lascio all'altrui disamina. Solo
piacemi notar qui di passaggio che la scienza delle mostruo-
sità con quella degl'insetti congiunta, discuopre o conferma,
se non m'inganno, a chi vi medita, nuovi lumi nuovi ri-
sultanienti. L'una, esempigrazia, c'insegna, da costanti osser-
vazioni, che le acefahe sono sempre accompagnate negli in-
di^ idui ove accadono, dalla mancanza assoluta dei polmoni,
e dall'assoluta o quasi assoluta mancanza del cuore. Gl'in-
setti son quasi acefali; essi non han che un ganglio in luogo
di cerebro nella testa: e gl'insetti mancano di polmoni; il si-
stema loro respiratorio poggia sopra ben altri apparecchi. Così
gì' insetti son quasi sprovveduti di cuore ; non hanno essi
invece se non un vaso dorsale; e quel che più parmi con-
siderabile poi si è, che in uomini acefali si è trovato talvolta
8 DUNA MOSTRUOSITÀ' IN UN INSETTO
nel sito del centro circolatorio dentro il petto, al dinnanzi
del rachis, un gonfiamento vascolare, analogo^ come lo at-
testa il Serres, al vaso dorsale degl'insetti. Or questi fatti ci
rilevano un'intima, grande, arcana relazione tra il cerebro,
i polmoni ed il cuore negli animali, e chi sa di quante ve-
rità potranno esser fecondi al fisiologo, e in genei-ale al fi-
losofo? Chi sa molti e molti altri fatti non bene avvertiti,
non ben considerati finora, di quanta utilità sono o saranno?
In somma facciamo ogni opera, o Signori affinchè le cose
apparentemente piccole non sieno fra noi riputate indegne
dell'attenzione, delle ricerche, e delle contemplazioni de' savi,
facciamo, ciò che slimo vero e grave debito nostro, facciamo
che molte scienze, molti utili studi oggi floridissimi altrove
sieno spinti o sollevati fra noi. E in quanti rami, chi vuole
attendervi, non trova né cattedre in questo suolo, né gabi-
netti, né musei, né libri! onde giovani per intelletto e per
animo capaci di grand' imprese , o non avviansi, o avviati
ritraggonsi; e se qualche lampo sfavilla pure in chi sa op-
porre i sacrifizi e la prepotenza d'un deciso volere agl'innu-
merevoli ostacoli, non ha forse né anco uno sterile applauso
da noi , non diremo dallo straniero , il quale ebbro di sua
fortuna ignora o finge ignorare l'altrui dura vicenda.
RARIORUM PLANTARUM
MINCSVE RECTE tOGMTABL'M
IN SICILIA SPONTE PROVENIENTIUM
DECAS I.
tUCTOKK
AU6USTINO TODAHO
D. J. DOCT. ACADEMI/E GIOEN. PELOR. GEORG. FLORENTIN/E AGB. PISADB. NAT. CUR. FRANC.
SOC. CONRESP. INSTITDII SIC. SOC. HONORARIO
fi@@@@@#,#@@#ii)@###i@@@)@i@a@#@#@@(@#'t#@ii)@
PLA^T^ mi% VEL MINUS mMU
IN SICILIA SPONTE PROVENIENTES
1. Romulea bllbocouilm.
R. foliis lineari-subulalis, canaliculalis, prectis, roiurvisvc, scapo longioribus; spathae
valva supcriore late nionibranacco-niarginala , laciniis coroUae dimidio breviore; pi-
stillo staminibus plcruniquc longiorc; scapo subunifloro.
Ixia bulbocodium Linn. sp. pi. 1 , p. 5i, et tnant. p. 320. Sav. jl.pis. 1, p. 28, et
hot. etnis. 2, p. 7. Ucria h. pan. p. 47. Sibth. et Smith, fi. graec. prod. i, p. 15.
n. 86, et fl. graec. p. 26, t. 36. Desf. (l. atl. i, p. 3%. Guss. fi. sic. pr. 1. p. 31.
Presi, pr. fi. sic. p. xi. Lnmk. ili. gen. t. 31. Ten. fi. neap. i , p. 12, et fi. pari,
di Nap. 1, p. 22, n. 8i, cxcl. var. et syll.p. 25., n. 1. Ait. h. kew. ed. 2, \, p. 82.
Jacq. ic. pi. rar. lom. 2, w. 6, tab. 271. Curt. hot. mag. t. 265. Schrad. fi. germ. 1,
p. 100. Smith, cngl. hot. r. 36, tab. 25V9.
4 RARIORUM PLANTARUM
Ixia bulbocodium var. y Vahl. cnum. 2, p. 50, Roetn. ci Schult. mjsl. vcg. i , p. 373.
Triconema bulbocodium Gawl. min. of. boi. 1, p. 222. Smith, engl. p. 1, p. 8i. Mo-
ris stirp. nani, dench. fase. 1, p. 45.
Romulea bulbocodium Scb. el Maur. fi. rom. prod. p. 17. Ten.mem.p. 116. Bert.
fi. Hai. I, j). 220. Pari. fi. pan. 1, p. 37. Gmss. «yn. /?. sic. 1, p. 33.
Crocus vernus angustifolius violaceo flore Clus. hist. 1, p. 208, /. 1.
Sisyrincliium asprcnsium angusto folio alU-rum Coìum. ecphras. 2, p. 5, t.l, f. 1.
Sisyrinchium minus angustilulium Cup. h. cath. supp. ali. p. 83.
Bulbocodium crocifolium flore magno albo fundo luteo Tour. cor. p. 50, var. fl.
albo.
Bulbocodium crocifolium flore magno purpurasccnte , fundo luteo Tour. cor. p. 50.
Romulea spatula intra calycem inserta Marall. pi. rom. H satur. eie. p. 17, I. 2,
excl. var. 5.
Romulea spatula unica ad florem simul cuni calycc florem amplcxante in basi ca-
lycis duabus foliolis alternis cincto Marall. fi. rum. 1, p. 32, excl. var. fl. parvo va-
riegato.
p LiNARESiANA : pistillo staminibus plerumque breviore, scapo ramoso subtrifloro.
Ixia ramiflora liiv. herh. ! non Ten.
Homulca Linarcsii Pari. fl. pan. \,p. 38, lab. 3, et pi. nov, p. 25. Bert. fl. pan. 4 ,
p. 779. Guss. sìjn. fl. sic. 1, p. 33.
Crocus vernus angustifolius Clus. hist, 1, p. 207 , f. \? quoad caulem ramosum.
Floret Februario, Aprili.
Habitat var. « in pascuis apricis demissis voi montosis totius Siciliae; legi Palermo
ad Ambleri, alla Pizzuta, a Gibilrossa, Busanibra , Ficuzza; habui ex pascuis mon-
tosis di Caslelbuono ab amicissimo Francisco Minà-Palunibo: var. (Sin herbosis ma-
ritimis mari contiguis, et forsan verni tempestate aquis salsis , undis fluctuantibus,
aspersis; legi Palermo alla Rinella, alla Vergitie Maria, a Mondello, a Sferracavallo,
dietro monte Gallo; hujus loci eliam vidcntur plantae in Ustica, et in insulis Aeolicis
a ci. Gussonio collectae.
Bulbus ovato-subrotundus grossi cieeris, vel parvae nucis aiellanae magnitudine, so-
lidus, albus, cxtus tunicis membranaceis castaneis, vel e castaneo fucescentibus , vel
fuscis tectus, et ex cjus basi fibrac albidao simplices dependunt. Scapus ex uno latere
semiteres ve! angulatus, ex altero aliquando, praecipuè in var. (3, vix canaliculatus,
interdum fere striatus, a (5 lineis usque ad tres pollices altus, quae statura elatior sae-
pius in var. (3 occurrit, erectus ac post anlbcsin sacpissime, ut et rami in statu di-
viso, recurvus; in var. a plerumque simplex uniflorus, raro divisus, ac indi biflorus,
et aliquando etiam S-i-florus; in var. p plerumque divisus 2-3-florus, raro 4-florus,
rarissime simplex uniflorus; sed in ambobus varictatibus , si divisus occurrit , ad di-
visionem foliatus. Vaginae communes albae, aculiusculae aliquando fere obtusae. Folla
lineari-subulata, scapo longiora, piimuni eroda, subinde recurva, vel distorta, ut prae-
cipuè in var. ,ì, antico canaliculata, cum marginibus tam arcté conniventibus, ita ut com-
HECAS I. 5
pressa ac siiporne suUala a[iiiari'nt, ad Mtrnm(iue lattis bisulca; laulina radicalibiis con-
formia. Spatha bival\is Hore hrevior, valMilis omnibus concavis ovalo-lanccolatis, vel
lanieolatis, ovarium vap:inaiitibus, allitudine subacijualibus, superiore tanieii brcviori
acutiusculà, dorso \ iridi, margine colorato, lato, mcnibranaeeo cincia, inlerduni slriis
rubris longitudinalibus , ^('l raro maculis purpureis notala, apice inlerdum precipue
in \ ar. ,3 sublridenlato ; inl'eriorc , quac inlerdum per grados transil a forma ovaio-
lanceolata in formam fere lanccolntam vel lineari lanceolatam ac inde inacquali» ratione
vahae superioris, acuta, viridi cum margine membranaceo. Flores solitari! terminales
sessiles aliquando parcc odorati. Corolla 8-li lincas longa, limbo patenti sexfido , la-
ciniis lanceolatìs, vel oblongo-lanccolatis, plus minusve acutis , tribus ijilerioribus vix
minoribus, aut raro in var. x sacpius in var. ^ aequalibus; nunc tribus exlerioribus
dorso luteis, lineis ramosis atropurpurcis percursis, nunc apice tantum >iolaceis, extus
viridibns, interioribus inlus elinferne etiam violaceis, extus et superne viridi-aureis lineis
simplicibus, ramosisve usque ad apiccm protraclis percursis, quo ultimo statu var. ^
praecipuc occurrit, et in eà aliquando corolla purpurea cum fauce atropurpurca, vel
cum laciniis venis purpureis ramulosis etiam usque ad apicem protraclis percursis ob-
scrvatur: rarissime fere totis albis, ut in speciminibus var. « prope Palagonia ab ami-
cissimo Heldreichio coUectis, quae fere omncs varictates per grados una in alteram
transeuntes passim in codcm loco occurrunt. Stamina in var. « plcrumque pistillo bre-
viora, raro aequalia; in var. ^ pistillo plcrumque longiora, raro aequalia, fdamenlis
luteis inferne villosis, antheris luteis albidisve, sagittalis. Stylus glaber, albus, superne
magis quam inferne compressus, angulatus. Stigma album, vel pallide violaceum, tri-
partilum, laciniis linearibus bifidis inlus sub lente vix villosiusculis.
Quibus certis notis Romulea Linaresii Pad. a R. biilbocodio diffcral adhuc inve-
nire non potui; caulis eliam in var. a ramosus, et in var. ^ simplex; staminum cum
pistillo proportio infirma ut repetita obscrvalio nos edocet; in coeleris nullum di-
scrimen.
Color laciniarum coroUae cum apud nos niagnopere hidibundus, et transitus per
grados fit, et gradationes omnes cultura persiani, ita ci. lierlolonii scntentiam amplcctere
haud possum; nani, si in contraria scntentia disccssisscm, coactus fuerim ad sejungendum
a specie tot varietates, quot lusi nimis innumeri colorum laciniarum in locis natalibus
passim observantur ; quod potius in pcrniciem , quam in utililatem scienliae, facere
potuisse mibi visum est.
2. Uoill'LEA PURPllnASCENS.
R. foliis lineari-subulatis , canaliculatis erectis recur>isque; spatbae valvis anguste
marginatis, coroUis vix brevioribus; pistillo slaminibus bre\iore; scapo subunifloro.
Ixia purpurascens Ten. /!. ìicaji. 1, p. 13, lab. 3. et syll. n. 25, n. 3? Guss. fi.
fic. proci. \, p. 31. Presi, proci, fi. xir. 1, p. xi.
6 RARIORUM PLANTARUM
Romulea piirpurasccns Ten. meni. p. 117, n. 2? Pari. fi. pan. 1, p. 39. Ben. fi.
Hai. 1, j>. lìl. Guss. syn. fi. sic. 1, p. 34.
|3 Ramifloba : scapo ramoso.
Romulea ramidora Ten. in fi. ncap. prod. ad. et emend. et in app. ad ind. sem.
ami. 1827, p. 3, et descr. della Romulea a scapo ramoso in mem. p, 13, t. 7. Pari,
jl. pan. I, p. 40. Bert. fi. ital. i, p. 223. Guss. syn. fi. sic. 1, p. 34.
Ixia ramillora Ten. fi. neap. syll.p. 25, n. ì, et fi. neap. 5,p. 214, n. 2231, l. 203,
f. 1. Guss. fi. sic. pr. suppl. 1, p. 7.
Crocus vernus angustifolius Clus. hist. 1, p. 207, f. -2?
Habitat in coUibus et in pascuis apricis deprcssis vel montosis ncc non in iiorbosis
maritimis , et in pascuis subhumidis ; legi var. a et j3 Palermo a monte Cuccio , alla
Pizzuta, tra Monreale ed il Parco, ad Ambleri, et passim in cacteris montibus panormi-
tanis, et della Piana dei Greci; var. ^ legi Palermo a Mondello, al Roccazzo, ai Fi-
carazzi; var. « obtinui ex coUibus di Caslelbuono, ab amie. Minà-l'alumbo; ci. Guss.
legit in montibus di Trapani, el di Cammarata; var. ^ amie. Iloldrcich legit in col-
libus di Aci-Castello, ci. Guss. reporit in Girgenti, Pantelleria, Favignana.
Bulbus precedente minor , magisque rotundatus. Folia etiam anteccdentis , tanien
caulina radicalibus breviora. Scapus trigonus vel semiteres nunc simplex nunc divisus
ramis alternis axillaribus, plerumque subteretibus, raro Irigonis , crectis subinde re-
llexis. Spathae valvae oblongo-lanceolatae vel ovato-lanceolatae totae virides, raro striis
rubris notatae , acutae , margine perangusto cinctae , corolla plus minusve broviores.
Corolla 4-7 lin. longa violacea, a basi usque ad medium citrina, laeiniis acqualibus,
lanceolatis plus minusve angustis aeulisque, tribus exterioribus dorso luteolis, vel vi-
ridibus, vel ex viridi-luteis cum tribus lineis ramulosis atropurpureis; interioribus dorso
violaceis, lineis tribus longitudinalibus simplicibus fuscis percursis; intcrdum color vio-
laceus pallescit, efficiturque dilutior, fereve albidus, inde eodeniquo modo lineae atro-
purpureae, quae in dorso laciniarum exteriorum extant, pallescunt, fiuntque purpureae,
ac ramuli earumdem fere evanescunt, ut et duo lalerales prope apicem, et illae laci-
niarum interiorum cademquc ratione minus evidentes apparent, in lioc statu, si cum
caule diviso occurrit, ab auctoribus sub nomine Romuleae ramifnrae describitur. Sta-
mina subtrigona, vel semitcretia subcanaliculata, vel plana, inferne vel per totum vil-
losa. Antherae sagittatae luteae. Pistillum stnminibus acquale, vel pauUo brevius stylo
angulato, stigmate trifido laeiniis bifidis vel rarissime irregularitcr laciniato; et mihi
una vice tantum simpliciter trisectum, alias simplieitcr quadrisectum occurrit.
Scapus apud nos passim nunc simplex nunc divisus ramis axillaribus, inde nuUi-
mode Romulea ramijlora a R. purpurescenle diversa, sed vix varietas ; coelerac diffe-
rentiae ab auctoribus indigitatae nolationc vix dignae. Adunc mibi latet an hujus
loci sit Romulea purpurascens Ten. vel potius pianta ab aurlore descripta, atquo icone
illustrata sub'innumeris R. bulbocodii varietatibus rccensenda. Romulea purpurescens
Guss. Bert. ac Pari, certe eadem ac nostra ; et in hac llores minores non majores
quam in Romulea bulhocodio.
DECAS I. 7
3. Ornithogaii'm NEBnonENSE.
0. foliis radicalibus binis Gliforraibus superne sulcato-canaliculalis , floralibus oppo-
silis alternisve, lineari-lancoolatis, elongatis, flores superantibus; bracleis ciliatis pedun-
calo longioribus; scapo ramoso paucidoro; petalis linearibus oblusiusculis pcduuculisque
villosis, stylo capsula triplo longiorc.
Fiord Aprili Majo.
Habitat in clatioribus nionlosis. Habui ex Nebrodibus al pizzo delle case ab amicis-
simo Minà-Palumbo.
Bulbus parvus ]ii.si magnitudine , saepc inlcr Gbras numerosas varie intcrtcxtas in-
clusus, fere iUas O. GrnnaldU Pari, emulantes, scd minus crassas , nec ita numerosas.
Folla radicalia duo fililormia, glabra, scapo longiora, distorta, et recurva superne in
spcciminibus siccis sulcato-canaliculata, Illa 0. 5oftpm ì'n' omnino aemulantia; nescio an
in vivo aliquo caractorc difTorant; in siccis differentias non invcnio: lloralia saepe duo,
lineari-laiiceolata, glabriuscula , flores etiam supcrantia, canaliculata, rare opposita,
plerumque alterna , radicalibus ad basin triplo latiora, in apice sensim attenuata et in
acumen filiforme 1/4 lineae vix lato desinentia; bracteae ad basin pedunculorum sitae,
lineares. acutae, ciliatae, apice non attenuatae, pedunculis longiores, flores subaequantes.
Scapus inferne puberulus, ex sicco angulatus videtur, inde sensim pubes se auget ita
ut ad apicem villoso-lanatum, superne a foliis floralibus usque ad pedunculos angulatus
non videtur, 2-i florus: pedunculi breves, villoso-lanati. Sepala oblonga obtusiuscula
interne lutea glabra , externe viridia pubescentia. Antherae ovato-rotundatae polline
aureo. Stylus subulatus staminibus vix , capsula triplo longior. Ovarium videtur
ovoidco-trigonum; et capsula immatura non videtur emarginata.
Species ob formam sepalorum ab 0. bohemico, et ob foliorum formam aliasqu^ notas
ab O. arvensi satis distincta.
4. OflNlTnOCALUM FOLIOSIM.
O. foliis radicalibus binis glabris linearibus canaliculatis, floralibus lanccolato-linea-
ribus, oppositis alternisve glabris vel ciliatis; scapo paucifloro, pedunculis bracleis ci-
liatis longioribus, petalisque oblongis obtusis, glabriusculis.
Ornithogalum foliosum Presi, del. prag. p. t49.
O. chrysantbuni Jan. elen. p. 5. Guss. suppl. p. 100, et syn. fi. sic. p. iOl. Beri. fi.
'Ini. '(., p. 91.
,3 \'iLLosiM : pedunculis subcorymbosis villosis; pe'alis externe glabris vel puberulis
foliis lalioribus.
Oniitliogalum villosum Guss. prod. fi. sic. 1. p. 411, et syn. fi. sic. ì. p. 400-401
an exclusis synonimis ad 0. arvense spectantibus ?
Floret Aprili Majo.
Habitat in pascuis apricis montosis. Speciem legi a Biisambra; obtinui ex Nebro-
dibus al Ferro soprano a Minà-Palumbo, var. |3 : legi Panornii alla Pizzuta; ci. Gus-
sonius speciem invenit Polizzi alle nocelle, monte di Cammarata, Busambra, Madonie.
8 RARIORUM PLANTARUM
Bulbi plus minusque exigui tunicati sacpius proliferi. Folia radicalia semper bina
observavi, numquani unicum, uti Gussonio ociurrit, in var. « scapum aequant, in ,3,
quia pianta in stata luxurianti , superant; numquam fistulosa ideoque nulla ratione,
et nonnisi fortuita menda cum 0. fiituloso var. j3 associata; noe semiteretia, sed sim-
pliciter Intc canaliculata, inde ab 0. anensi a Bertolonio descripto var. j3 differre vi-
detur; ab una linea usque ad tres lincas lata, acutiuscula, vel subobtusa; floralia ple-
rumque alterna, raro opposita, basi aliquando subspathacea floribus breviores in var. »,
subaequantes in var. ,3, in utraque glabriuscula, subciliata, vel ciliata; bracteae linea-
rcs acutae pedunculis breviores vel subaeqaaiites. Scapus nunc brevissimus, nunc usque
ad septem pollices ascendit, obscure angulatus, interne glaber, superne plus minusque
pubescens, corymbus terminalis ab uno usque ad triginta flores in variis speciminibus
numeravi. Pedunculi nunc glabri, nunc puberuli, nunc villoso lanati. Sepala longiu-
scula a '/j lineac usque ad 1 '/a lata, inferne aliquando vix angustiora, interne glabra
lutea, dorso vircntia, praeserlim inferne pubescentia, saepe glabra, acuta vel obtusiu-
scula cum mucronulo. Filamenta basi dilatala, stylo aequilonga, vel breviora; stylus su-
bulatus petalis brevior, ovario duplo longior. Capsulam perfecte mainram non vidi, in
speciminibus, quae corani habeo, videtur basi angustata, et apice emarginata.
Nescio an varietas ,3 sit 0. arpensi' Pcrs. syn. i, p. 365, nam a descriptione Ber-
tolonii videtur discedere foliis non semiteretibus; attamen ex speciminibus e Germania ac-
ceptis nullam differentiam Inter ea invenio , si eadem species tunc var. ^ species, et
var. « 0. arvense var. chrysanthuni appellandum.
Nescio quibus certis nolis 0. i-illo^iim (hi^s. ab 0. chrysantho ejusdem diCferat ;
nobis O. villosum videtur insignis varietas in statu luxurianti, habet omnes partes ma-
jores, firmiores, folia magisque elongata, et specimina, quae legi alla pizzuta habent
scapum multiflorum ita ut in uno specimine triginta flores numeravi ; haec varietas
mihi occurrit in axillis pedunculorum bractearumve bulbilligera; ludit pube nunc ma-
Jori, nunc minori, nunc fere nulla et tunc 0. villosum ^. pedunculis glahris Guss.
Var. « a nobis descripla certe est O. chrysanthum Jan. quod etiam ludit pedunculis
puberulis; et in boc statu nuUimode ab 0. villoso Guss. var. ^ separandum; inde opti-
me Prcslius pedunculos glabriusculos dixit, nam non semper glabros; folia in hoc an-
gustiora; sed adsunt specimina intermedia , quae salis superque denioslrant transitum
ab una in aliam varietatem. Ob pedunculorum notas buie potius quam ad lusos 0. vil-
losi Guss. pedunculis glabris videtur perlinerc 0. fuHosum Presi.
5. Orchis Gussomi.
0. foliis inferioribus oblongo-lanceolatis , acutiusculis; spica obconica densa brevi;
bracteis lanceolatis aculis ovario brevioribus; perigonii laciniis exterioribus connivcn-
tibus acutis acuminatisque; labello tripartito, laciniis lateralibus subinlegris, oblique
truncatis, media duplo latiori ac longiori obovala, lobulis rotundatis mucrone inter-
jecto; calcari dependenti acutiusculo ovarii diniidium acquante.
Orchis commutata p, angustifolia Tod. orch. sic. p. 2i.
DECAS I. 9
Orrllis conica fìiiss. sijìi. fi. sic. 2, p. 538.
Orrhis montnna purpurea hilaritcr sanguineo punctato flore gallinae alas, caudain-
que oxlcnsas rcferenle Cup. h. cath. p. 156, et panph. 2, t. 225, et ex Ubi. cat. I.
139??
Florct Aprili Majo.
Habitat in herbosis montosis Cnslrogiovanni (Guss.) Etna (Tin.)
Potius 0. commulalac quam 0. conicae proxima, ab hac reccdit foliis non ovatis, flo-
ribus majoribus, lobo medio labelli bilobo atque latiori et brcviori , et forsan labello
plano. Ab 0. commutala labello angustiori, lobulis laciniae niediao rolundalis, dum in
illa ampliato, et lobulis truncatis exquisile serrulatis. .\n tamen varietas? ex sicco re-
petita obscrvata ob formam labcIli nobis distincta \idotur; an nota satis firma sit in
vivo dignoscenda; uti speciem ab 0. commutala distinclam hic trado ne cum 0. co-
nica confudatur, a qua certe aliena.
6. Oncnis iactea.
0. tubcribus ovatis, foliis inferioribus oblongo-ellipticis obtusiusculis ; spica ovata
brevi; bracteis lanceolatis acuminatis ovarium subaequantibus vel superantibus; peri-
gonii laciniis exterioribus acuminatis ovalo-lanccolatis, infernc conglutinato-conniven-
tibus, labellum subaequantibus; labello tripartito depcndente punctato-variegato ovarii
dimidium subaequante, laciniis lateralibus linearibus latiusculis subdivergentibus argute
serrulatis, media obovata cuneata exporrecta obcordata, vel obsolete biloba, laeviter den-
ticulata (saepe) cum denticulo brevi in sinu laciniaruni interjecto ; calcari dependente
labello longiori ovario paullo brcviori.
Orchis Iactea Poir. in dict. enc. 4, p. 59'^, (1796) Tod. orch. sic. p. 27.
Orchis acuminata Desf. fi. ali. 2, p. 328, t. 247, (1799) Reich. fi. germ. exc. 1,
p. 124, n. Sii.
0. tenoriana Guss. syn. fi. sic. 2, p. 533, 53Ì-. excluso synonimo Cupani.
0. radicibus subrotundis spica brevissima labello leviter quadrifido circumserrato
punctato Hall. helv. n. 1275, t. 30, ex Hook, in hot. mag. nov. ser. n. 3t26.
Floret Aprili Majo.
Habitat in pascuis stcrilibus montosis vel submontosis. Palermo, Castelbuono: Avola
(Bianca), Cammarata, Vicari, Alia , Castrogiovanni, Lercara , Caltanissetta, (Guss.)
Paìazzuolo, (Kamphow).
Flores parvi 0. commutata minores O. coriophora majores.
De ca in Orchidcis siculis sic scripsi.
(I Nescio quibus certis characteribus 0. acuminata Desf. ab bac nostra differat. CI.
Gussonius inspectis spcciminibus authenticis ab ipso Desfontainesio acceptis putat a no-
stris discedere, perigonii laciniis exterioribus in acumine duas lineas circitcr longo at-
tenuati», labello angustiori; sed cum in spcciminibus, quae coram habco, labellum plus
minusque latum , atque acumen laciniarum perigonii nunc sesquilineam longum con-
spiciuntur, ideo 0. tenoreanam Guss. ab 0. acuminata Desf. haud differre putavi. In
VoL. I. 2
10 RARIORUM PLANTARUM
monte sancii Juliani prope Pisas stirpem hanc invenit ci. Bivòna Bernardius , ut pa-
lei ex speciminibus herbarii ejusdem mibi a filio Andrea hisloriae naturalis siciliensis
cultore meritissimo benevole comunicalis.
«An haec slirps ab aucloribus flore ilalicae cura antecedente confusa, et inde Or-
chis variegata eorum ad Orch. lacteam refcranda ? »
In notis addidi quae de synonimo Halleri scripsit Hookerius redarguens Decandol-
lium sub 0. simia hanc iconera citasse — « Dccandolle has certainly a wrong synonym
in quoting Hall. Helv. n. 1-27Ó tab. 30 which hyalip quite differcnt from our plant;
and in reality 0. acuminata of Desfontaines. »
Deinde prodita jam opella speciem in slatu macriori ad nos misit amicissimus Parla-
lorius sub nomine Orchidis RicasoUanae in Etruria in monte Massa coUectam.
Optabam ci. Gussonii lloram siculam edituri super observationes, et dubitationes no-
stras juditiura audire.
lUe de hac re sic scripsit « comparato specimine a ci. Desf. dato eximie diEfert ,
spica dcnsiori, apice latiore non ut in ilio angustiori, bracteis parum longioribus pe-
talis exterioribus acuminatis, sed minime in setulam fere bilinearem produclis, Libello
duplo fere latiore apice non rotundato sed truncato. »
Sed quibus certis notis differat ab 0. lactea a Poiretio dcscripta in die. enc. 4 ,
p. 594- non tradidit. Nobis pianta sicula ab illa Poiretii nuUimodo ditferre videtur;
an eadcm ac illa Desf. sit, nobis latet: tamen de notis, quibus pianta sicula ab illa di-
scriminatur haec observo. — NuUius momenti esse notam a spica plus minusve den-
siore petitam , nil mirum in unico specimine dato a Desf. spicam minusque densam
esse; idem dicendum de illis a bractcarum longitudine, ex latitudine labelli, ex acumine
laciniarum exteriorum perigonii desumplis; bracteae plus minusve longiores, perigonii
laciniae plus minusve acuminatae ita ut in setulam usque productae, labellum plus mi-
nusve latum passim observantur, nec notatione digna. Gravioris momenti forsan illae e
forma spicae, et ex apice labelli desumptae; sed obstat observavisse labelli apicem ali-
quando fere rotundato etiam in nostris speciminibus, et spicae apicem angustiorem po-
tius ex statu macriori , et inde graciliori speciminis a Desf. dati quam ex nota per-
sistenti potuisse oriri. lis addo, 0. acuminatam in Calabria ortam ci. Reich. in fl.
gcrm. exc. 1 , p. 12'(- ab 0. acuminala Desf. non separai, et Smithius Bivonam mo-
nuil nostrum 0. acuminatam Desf. esse.
Quid interim de synonimo Hall. l. 30 ab Hookio ad O. acuminatam Desf. aman-
dalo? Hallerius certa de pianta Desf. non loquilur , si illa ab hac nostra re vera di-
stincta, inde hujus loci esse videtur. Nihil de eo affirmare audeo; sed si revera buie
pertinet nostra est certa 0. variegata Ali. non Jacq. antiquior illa Desf. et Poir. At-
tamen Reich. de sua 0. acuminata sic ait « confunditur cum 0. variegata, cujus statu-
ram refert » et sub sua 0. variegata refert synonima Hall. tab. 30, Rupp. jcn tab. 6,
Jacq. ic. var. t. 599 et bot reg. 369. Inlerea ci. Guss. sub Orchide nostra commutata
citat iconcs Jacq. et excludit iUam Hall. tab. 30, cujus operae defectu, quid de hac
re dicendum nobis latet: iUi, quibus fas est operara ejusconsulere, judicium proferant.
DECAS I. Il
Hic monco ut ne uniplius auttorcs iconcs propriis oculis non ispcctas inlor s>iioniina rc-
ccnscant, ex hoc ineslricabilis in scientiae pcrniciem confusio. Iconcs Ilallcrianae scdulo
illuslrandae, ci praccipuc illa, quac Orchidcarum sectioncm labello tripariito lacinia me-
dia latiori ac longiori rcspiciunt, ut spcoics primacvae rite dignoscantur. Ex hoc nos
de nitidis iconibus Vaillantii utile crcdidimus observationes nostra hic tradcre.
ANIMADVERSIONES IN ICONES VAILLANTIANAS BOTANICI PARISIENSIS
TAB. XXXI. FIO. 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29.
Fig. 21 jam a Linn. in fi. sv. ed. 2, p. ,310 ad Orchidem miUtarem rclata; deinde
in species plantarum hoc synonimon, nescio qua ratione, fuit omissum.
Nullo jure a WUldmovio in «/>. pi. 4; p. 23 a Tcnorio in fl. neap. 2, p. 293, et a
Pollinio in fi. ver. 3, p. 12, ad 0. fuscam amandatum; iis errorem praebuit ipse Vail-
lantius, qui in opera citata sic tradedit. « Le 25 may 1721, j'en ay trouvé des pieds
dans le pare de St. Maur dont la lleur rasscmbloit par ses jambcs longues et etroites
a la lleur du Simia referens; j'ai fait dessiner celle lleur. »
Inde denuo a Jacq. in coli. 2, p, 268, et a Reich. in (l. gemi. exc. 1, ;j. 125, sub
0. militari relata, an jure merito ? NihiI affirmare possum , quia mihi sunl ignotae
0. mililaris var. a Linn. sp. pi., Jacq., et Smith, cngl. hot. 1873.
Quae sii 0. mililaris var. a Linn. sp. pi. difficiliima res est. Descriptio Linneana
omnibus varietatibus convenire potest. Inde varietates ex synonimis enucleandac.
Ex synonimis res ila se habct.
Var. |3 videlur 0. fuscae Jacq. austr. 307 varielas moravica, seu 0. maravica ejus-
dem ic. rar. t. 182, 0. militaris Engl. hot. l. 16, ex synonimo Orchis magna latis
foliis galea fusca vel nigricanle Kaj angl. 3, p. 378, t. 19, f . 2 a Smithio in fi. britt. 3,
p. 922 ibi relalo.
Var. r est certe Orchis a Vaillantio in icone 31, f. 22, 23, et 24 depicta de qua
infra.
A'ar. S abs(|ue ullo dubio est Orchis fusca Jacq. aust. 307.
Var. i est 0. Simia Lam. 0. tephrosanlhos Vili.
Var. « difficillime recognoscenda nam synonima ibi relala icones pessimas adducunl.
Quis ex icone et descriplione J. Bauhini audet Inter lol species Inter se afiines re-
cognoscere plantam ab auclore indigitatam? Iconem 0. galea et alis cinereis J. B. 2,
p. 755 , et synonimon C. B. più. p. 80 , Cynosorchis hianle cuculio major pari jure
referri possunt lam ad 0. galeatanì, quam ad 0. mililarem a Reich. in fi. germ. exc.
descriplas; nisi spica brevis densissima ab icone J. Bauhini aliena suadeat potius re-
ferrc eam ad 0. mililarem, quae habet spicam pyramidatam.
Quae sii Orchis militaris Jacq. adhuc nescio defectu operae illius.
In coli. 2, auctor sic ait labium quadritobum cum denticulo medio, lobis inlegerrimis
obtusis, et saturale purpureis, quae descriptio iconi vaillantianac, quae ab auclore ci-
talur, optime respondet.
12 RARIORUM PLANTARUM
Orchis mililaris Smith, fi. brit. 3, p. 922, ci engl. hot. tab. 1873 etiam mihi inco-
gnita; ilii auctor citat synoninion Columnae Ecphr. 320 f. 2, et Vaili, bot. par. tab.
31, f. 21 et 26, et Hall. helv. tab. 28, f. 1.
Icon Hall, a me adhuc non visa est certo 0. Rivini Gou. quae quantum ab 0. mi-
litari diffcrat rcs incerta est.
Illa Columnae certe 0. simiae pertinet sicut ac illa Vaillantii fig. 26.
Atlamen Hookius in boi. mag. nov. ser. n. 34-26 ait 0. militarem Smith, engl. bot.
tab. 1873 esse 0. tephrosanthon ab ipso Hookio in fi. lond. n. 5, evulgatam cum icone,
quae uti optima a Reich. in fi. germ. exc. p. 124 sub 0. tephrosanlho citatur. Ibi
in adnolationibus ab O. cinerea Schrank , et ab O. cercopitheca Poir. haud esse di-
lersara tradidit, quae postrema sententia nobis, quoad respicit 0. cercopithecam, videtur
valde dubia.
Interea ci. Bertolonius sub sua Orchide militari, quae ex laciniis lateribus linearibus
intermedia divergenti biloba videtur Orchis a Vaili, fig. 22 et 23 et forsan 24- descripta,
refert ex recentioribus synomima Linn. sp. pi. et Smith, fi. britt. 3, p. 922, et Engl.
boi. lab. 1873, et ex antiquioribus, excludens synoninion Columnae a Smithio relato, re-
feri lìall. hely. n. 1277 tab. 28 loquens esse bonam, ctSeg. ver. 2, p. 127, fab. 15, f. 9,
quae icon quaravis valde rudis et mala non est certe O. florem simiam referens B.
Pin. 82, nec 0. altera etc. Colum. ecphr. 1 , p. 320, sed nobis videtur 0. mililaris
a Berlolonio descripta, et ad 0. tephrosanthon non pertinet uti ex Pollinio in fi. var. 3,
p. 11; buie potremae speciei amandanda est 0. flore nudi hominis effigiem reprae-
sentans mas Seg. ver. 2, p. 126, n. 10.
Deniquc Reich. in fi. germ. exc. 1, p. 12'(., el 126, uti dìversas species enumerai 0.
tephrosanthon Vili. 0. galeatam Lam. 0. militarem Linn. 0. hijbridam Bonningh 0. mo-
raricam Jacq. et 0. fuscam Jacq.
Ad 0. tephrosanthon adfert synonima anliquiorum Columnae ecphr. 1, *. 320, Mo-
risonii sec. 12, tab. 12, f. 3, Vaili, t. 31, fig. 25 et 26 huic speciei absque ullo dubio
pertinenlia, et Seg. lab. 15, f. 9, de qua supra exposuimus certe non pertinere ad
0. simiam multoqnc minus ad 0. tephrosanthon Reich. habenleni lacinias labelli late-
rales elongatas acutas, dum in icone Seguerii certe obtusa videntur; recentiorum O.
militarem var. s. Linn. 0. simiam DC. 0. zoophoram Thuill.
Ad O. galeatam Lam. amandavit cum dubitationis signo fig. 22, 23, et M, Vaili,
t. 31, et synonima recentiorum 0. mimusops Tlunll. 0. simiae b. Lois. et cum dubi-
tationis signo 0. signiferae Vest. quae omnino nobis incognita.
Sub Orchide militari recensuil synonima anliquiorum Hall. helv. t. xxvn sinistra
et Vali. bot. par. t. 3, f. 21; recentiorum Jacq. ic. rar. 1. 598, Sm. bot. 340, Engl.
bot. 1873, nobis incognitae, et ex auclorilate Linn. adfert O. galea et alis cinereis
J. B. ulpote 0. mililaris Linn. pianta notissima sii, oblitus nuUimode recognoscenda
nisi ex synonimis sub ea relatis.
Descriplio illius ad figuram VaiUantianam bene respondet labelli lacinia intermedia
obtuse bifida cum mucrone interjeclo.
DECAS I. 15
Sed senlentia ci. aiictoris quomodo associanda cum illa Hookerii qui sub 0. tephro-
sanlhi citai tabulam 1873 Smith, in enij. hot. 0. miìitarem Linn. O.cineream Schrank
0. simiam Lam. 0. Zoophoram Thuilì. ita ut 0. militaris Smith, ab 0. simia non
separai.
Sententiam Hookerii favet habere Smithium in fi. brit. loc. cit. ad suam 0. miVi-
tarem rclalum synoiiinion Columnae et fig. '26 Vaili., quae ad Orchidem simiam abs-
que ullo dublo pertinent : obstant illa quae ab ipso Smithio in dcscriptione loquunlur
omnimodo 0. fuscam suae 0. militaris varielatem esse, dum 0. simia Lam, ab 0. (li-
sca toto coelo diversa nec certe illius varietas.
Hisce positis fig. 21 , cui spcciei pcrtinet? An forsan respondet iconi Orchidis mi-
litaris Engl. hot. tab. 1873, et fi. brit. 3, p. 922, nani tam Smithius quam Vaillan-
tius putant varietatem Orchidis fuscae esse? An 0. militaris Smith, sit illa Jacqu.
io. rar. t. 598 nobis latet.
Orchis militaris, quam obtinuimus ex Helvetia ab amicissimo Parlatorio, recedit ab
icone Vaiilantii laciniis, laciniae mediac laciniis latcralibus labelli difformibus, in icone
vaillantiana conformibus , et valde proxima illae a Vaillantio in figuris 22, 23, et 24
depicta ac 0. yaleatae Lam. a qua etiam recedit bracteis brevissimis et laciniis laciniae
mediae non ita divaricatis.
Xeon data ab Hookerio Orchidis tcphrosanthi in loc. cit. tab. 3i26, nonnisi labelli
laciniis angustioribus a fig. 21 recedit; nam laciniae apice etiam in pianta Hooke-
riana obtuso , quo caractere ab 0. simia auctorum recedere videtur; an tamen va-
rietas ?
lis addo, quae de 0. militari, et tephrosantho scripsit PoUinius in fi. ver. 3, p. 812-813
« 0. lephrosanthos fi. ver. p. 11. sive 0. militaris s Linn. sp. 1334, et 0. militaris fi. ver.
p. 12, sive 0. militaris X Linn. sp. 1333 mea sententia sunt varietates ejusdem speciei.
Discrimcn enim intcr 0. tephrosanthum et 0. mililarem sunt labelli laciniae in prima li-
neares, et fero filifornies, sicut in Coliimn. ecphr. t. 320 fuj. ini. exprimuntur; in altera
latiores cum intermedia biloba obtusa ut videro est in Seg. ver. 2, tab. 15, f. 3. At aprili ,
et majo nuper practcrilis tuni 0. tcphrosanthi tum 0. militaris magna manu simul prove-
nicnlium in nemoribus coUinis di S. Ambrogio, et dell' Ospitaletto specimina plura lege-
bam labelli laciniis modo lalioribus modo angustioribus, quae transitum ex una in alte-
ram aperte ostendebant ».
Fig. 22, et 23 nobis videntur 0. galeata Lam. O. militaris Bort. 11. alp. apuan. 300
et forsan plur. auct. fi. ital., ab O. simiae dijecta Libello tripartito, lobulis laciniae
mediae abbreviatis divaricatis laciniis lateralibus difformibus;nulIa rationo ad Orchidem
variegatam a Willdenovio amandata.
Huic et seguenti pertinct 0. militaris var. y, Linn. !
Fig. 2i videtur Orchidis galealae var. vel spocies propria. Forsan osi O. galcatn
eorum, qui ajunt 0. galeatam forsan varietatem 0. militaris esse, nam ipsi 0. galea-
14 RARIORUM PLANTARUM
tam prò 0. militari deseribunt; ab antecedente differt lobulis laciniae mediae late-
ralibus brevioribus , magisque divaricatis fere horizontaliter invicem protensis , et si
pcrsistenles eae notae sunt 0. vaillantiana appellanda.
Plurimi auctorcs fi. ital. forsan hanc varietatem vel speciem prò 0. militari deseribunt
et sinipliciter Dg. 2i referunt.
Fig. 25, et 26, certe sunt 0. simia Lam. Hujus specie! adsunt bonae icones in
Tour. hist. rei herb. tab. 2i8, Gg. A.
Huic pertinet 0. militaris s Linn. !
Fig. 27 et 28 sunt certe 0. fusca Jacq., cujus jam optimae icones evulgarunt Tour.
Ice. cit. fig. B et Seg. fi. ver. 2, tab. 15, f. 2.
Huic pertinet 0. militaris s Linn. I
Fig. 29. Ab omnibus recentioribus nuUibi citata. Forsan Jacq. de hac loquebat sub
sua 0. variegata in coli. 2, p. 268, sed typographus excudit 27, quae ad 0. fuscam
pertinet: nostrae O. coinmulatae valde proxima, et ci quadraret si labium magis serru-
latum , et laciniae exteriores magis acuminatae forent.
7. COPPOLEBIA.
Ervi spccies L. sp. pi. p. 1040.
Lathjri species Will. sp. pi. p. 1083.
Viciae species Desf. fi. ali. 2, p. 165.
Calyx persistens tubulosus aequaliter semiquinqucfidus. Corolla longc exerla vexillo
explanato ascendente. Stylus sub stigmate terminali glabro incrassatus. Stamina dia-
delpha. Legumen subtorulosum oblongum oligospermum. Semina compressa globosa.
Pianta annua, stipulae iiberae difformesl, folla pinnala, flores axillares pedunculati
ex albo caerulescentes.
Genus naturalissimum primo intuitu ab ailinibus stipulis difformibus dignoscendum.
Ervo, et Viciae proximum , accedit ad Ervos stigmate glabro , recedit corolla longe
exerta. A Viciis, cum quibus corolla congruit, eximie differt stigmate glabro; stami-
nibus apice non dilatatis etiam ab Orobella diversum.
Dixi in honorem Stephani Coppoler rei herbariae culloris praestantissimi , scienliae ni-
mis pracmature obrepti.
COPPOLERIA MONANTIIA.
Ervum monanthos Linn. sp. pi. p. 1050. Sturm fl. germ. 1 , fase. 32. DC. prod.
syst. nat. 2, p. 369. Ten. fl. neap. 5, p. 122, n. 25M. Reich. fi. germ. exc. 2, p. 526.
Vicia monantha Desf. fl. ali. 2, p. 165. Moris. fl. sarà. 1, p. 563. Guss. syn. fl.
sic. 2, p. 292.
I
DECAS I. lo
Lalhyrus monanlhus Wiìl. sp. pi. 3, /). 1083.
Vicia arliculata Will. h. berol. p. 76V, Loii:. jl. yall. 2, p. 149.
Vicia mullifula Walt. fi. hai, suppl. 3, p. 85.
Floret Aprili Majo.
Habitat in collibus herbosis prope agros cultos. Legi Bagheria a Cataìfano presso
la Casina di Parisi, nei giardini tra il Parco e Monreale, nelle colline dell' Ogliasiro.
Pianta glabra. Caulcs basi ramosissimi superne subsimplices. Cirri bi-trifidi inferio-
res rarissime simplices. Folia 5-7 jugis, foliolis oblongis lincaribus, subcunealis, retuso-
emarginatis vel truncatis cum mucronulo. Stipulae difformes, altera lineari integerrima,
altera palmato-muHifida, laciniis capillaceis. Pedunculi uniflori plerumque aristati folia
subaequantes. Calyx semìquinqueDdus laciniis linearibus subaequalibus tubo longio-
ribus. Corolla longe axerta , pallidissime caerulea , vel alba vcnis caerulescentibus
percursa, alis dilutioribus, carina apice fusco maculata. Lcgumcn oblongum :2-4, sper-
mum , glabrum , vix transverse rcticulatum, subtorulosum. Semina compresse-globosa
majuscula laevia, glabra, rufescentia vel nigro maculata. .
CI. DC. hic refert Viciam articulalam Willdsp. pl.p. 1109, sed Viciam articulatam
in species planlarum Willdenovii frustra quaesivi , et in loco citato adest Vicia mo-
nantha Retz ( Vicia calcarata Desf. ) pianta a C. monantha loto coelo diversa , nunc
a Decandollio sub 0. viciacformi relata.
Commoncrc autem puto, quod etiam mihi latet qua ratione Lathyrus Monanthos Will.
sp. pi. non cnum. hujus loci haud esse ut a CI. Decandollio asseritur; pianta Willde-
noviana quantum ex diagnosi speciQca elidere liceat ab. E. monanlho Linn. non vi-
detur differre ci. Willdenovius in enumeratione suam speciem plantarum citai, inde unam
eamdem speciem esse videtur.
8. SciRPUS MlNA/E.
S. culmo foliisque setaceis subteretibus strialis; spica elongata scssili obtusiuscula in-
volucro brevissimo longiori.
Floret Scptenibri Octobri.
Habitat in uliginosis. Legi Palermo nel vallone di S. Martino.
Proximus S. Sarii sed spica una , namquam duo vel Ires , elongata, 1 lin. lata,
ì-ó lin. longa, obtusiuscula, gracilis; glumae nec virentes nec carina viridi lateribus
fuscis, sed dilutissime ex flavo badiae; semina ovoideo-triquetra sub lente vix tuber-
culata; habitus totius plantac Seirpo Savii gracilior, et elatior.
Dixi in honorem Francisci Mind-Palumbo historiae naturalis cultori» fervidissimi,
qui plantas in Ncbrodibus ab eo collectas nobis benevole comunicavit.
9. RaNL'INCULUS PAINORMITANIIS.
R. adprosse hirsulo-pubescens; radice tuberoso-fibrosa ; caule erecto multilloro , fo-
liis interioribus cordato-orbiculatis tripartito-trilobis, lobis varie inciso-dentatis, supe-
rioribus subsessilibus 3-partitis integrisve , laciniis lanceolato-linearibus; pedunculis
i6 RARIORUM PLANTARUM
slriatis; calyce redexo; seminìbus tuberculatis sparse pilosis; stylo longiusculo incurvo
utrinque cannato terminatis.
R. heucheracfolius ^ verruculosus Guss. supp. -2. p. 185.
R. pratensis Guss. syn. /?. sic. 2, p. 47: non Presi.
Floret Aprili Majo.
Habitat in herbosis sylvaticis. Legi Palermo sopra S. Ciro, Monte Cuccio; in Terrano-
va invenit ci. Gussonius.
Ranuncuìus pratensis Presi, del. prag. p. 9 , et fi. sic. 1, p. 18, est R. philonolis
var. £ Guss. syn. fi. sic. 2, p. ÌS , qui mihi etiam ocurrit seminibus undiquc tuber-
culatis. Nescio quo jurc ci. Guss. R. pratensem Presi, hic traxit, in nostra caulis sem-
per crcctus, et radix tuberoso-Dbrosa.
10. Calendula arveivsis.
C. herbacca foliis remote denticulatis, inferioribus oblongo-lanceolatis in petiolum
altcnuatis, caulinis ovato-lanceolatis amplexicaulibus mucronulatis, seminibus exterio-
ribus dorso cristatis, aliis sigmoideis immarginatis, aliis cymbaeformibus margine sub-
scarioso integro intus revoluto cinctis.
Calendula arvensis Linn. sp. pi. 1305? Ucria h. pan. p. 376! Guss. syn. fi. sic. 2,
p. 522.
j3 ! PABviFLORA : floribus croceis, seminibus exterioribus dorso cristatis cymbaeformi-
bus margine scarioso lato subconcavo denticulato cinctis, nonnullìs sigmoideis submar-
ginatis intcrmixtis.
C. parviflora Raf. carat. p. 83, DC. pr. 6. p. 452, Guss. syn. fi. sic. 2, p. 523.
C. sicula Will. en. p. 934.
Floret per totum annum mensibus aestivis exceptis.
Habitat in arvis, in vincis, in cultis, in coUibus herbosis, ad viarum margines.
Species quam maxime ludibunda florum colore, ligularum longitudine , et seminum
forma ! Miror ut apud omnes notae specificae Calendularum desumptae ex seminum for-
ma; in Sicilia semina revera proteiformia prcsertim in bac specie, et ad dignoscendas
et separandas species nuUimode inserviunt. Si nostra revera a C. arrersis Linn. et
auct. baud diversa, icones et descriptioncs eorum flctiliae. Var. ^ a.specie nullimode
separanda.
Pro reliquis confer optimas observationes Gussonii in loco citato.
(Exhibita ab auctore mense dlrenib. 18i4>
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE
FATTE NEL
R. OSSERVATORIO DI PALERMO
NELL ANNO ISU
saagSDinpr^aagsaas»^^
•! 1% Tf. If.C'^'^*'^*'^'' ''■'^'"•'
OSSEUVAZIOM METEOROLOGICHE
NKL KEALE OSSERA ATORIO DI P.AXER3I0
NELL'ANNO \SH
Lf osservazioni iiieteorolof^iche che seguono sono state fatte
quattro Nolte il gioi'no, ossia la Matlina a un di presso inez-
z ora dopo il sorgere del Sole: a Mezzodì: la Sera mezz'ora
dopo il tramontare del Sole, e sulla Mezzanotte.
Si sono eseguite cogli strumenti e eoi metodi seguenti:
Barometro— Yj costruito da Ramsden , e diviso in pollici
inglesi. Un termometro sulla graduazione di Fharheneit at-
taccato al barometro serve per la correzione della colonna ba-
rometrica. Si mantiene più basso di quello della Società Reale
di Londra di Op, 027; e laltezza del galleggiante sul medio
livello del mare è di metri 74 e mezzo.
Il Barometro osservato è stato ridotto a zero. Ove si vo
gliano correggere le quantità dagli effetti della capillarità, fa
d' uopo aumentarle della quantità costante 0,02G8.
Termometro — y. parimenti di Ramsden, e diviso sulla scala
di Fharheneit. Trovasi esposto al Nord, all'aria libera e di-
leso dai raggi del Sole.
4 OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
Pluviometro — E un vase piramidale rovesciato di ferro la
cui superficie è un quadrato di 400 pollici inglesi quadrati,
0 di 20 pollici per lato.
La quantità dell'acqua caduta è data in pollici inglesi , e
contiene anche quella l'isultante dallo scioglimento della neve,
della grandine, ec. Ove si vogliano i pollici cubici effettivi di
pioggia misurata, fa d'uopo moltiplicare le quantità per 400.
Sismografo — Yu un piccolo recipiente circolare lateralmente
forato in otto parti indicanti i quattro punti cardinali e gli
intermedi. Sito in un piano perfettamente orizzontale, è ri-
pieno di mercurio che lambe i fori, e che per conseguenza
può versarsi ad ogni lievissima oscillazione, e nel senso del-
l' oscillazione medesima. Altrettanti vasellini quanti sono i
fori, e a questi sottoposti, ricevono il mercurio che si versa,
il quale può indi rimettersi nel recipiente. Il mercurio ver-
sato in vasellini opposti indicherà le scosse ondulatorie dei
tremuoti , e ne segnerà le succussorie, qualora trovisi ver-
sato o in tutti o nella maggior parte di essi.
Nuvole — Se ne indica il Folume^ la Densità e la Massa.
Si ottiene il Folume supponendo l'emisfero visibile diviso in
100 parti , e slimando quante di queste parti restino occu-
])ale delle nuvole. Si ha la Densità supposta 1 la massima,
0,1 la leggiera nebbia, 0,2 quella alquanto più densa, ec.
Dal prodotto del Folume per la Densità si ottiene la Massa.
renio — La forza del vento stimata si ottiene supponendo
1 la massima, 0,1 una lieve auretta appena sensibile ec.
Stato del Cielo — Viene espresso colle parole: Lucido o Lue...
Bello o Bel., Nuvoloso o Nuv.., Misto, Coperto o Cop., Oscu-
ro o Ose, Nebbioso o Nebb., relative alla maggiore o mi-
nor quantità di nuvole che ingombrano il Cielo: le lettere
e. p., e. g., e. n., che accompagnano queste parole, indicano
con pioggia^ con grandine., con neve; e l'espressioni Nuv.
var., Cop. var.., Ose. var. servono a mostrare la varia den-
sità delle nuA'ole.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
f>euuai'o.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENHEIT
1 Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio
Minim.
Mattina 29,954
29,64816
29,312
35,3
48,722
36,2
Mezzodì 29,923
29,63393
29,264 Mass.a 6 matl. 29.934
1
58,1
31,938
40,8
Mass.a 7 mezzodì 38,1
Min.allmatt. 36,2
Sera .... 29,858
29,63377
29,277 Min. a 17niezz. 29,264
36,4
49,922
37,9
Di (Tei
il
»nia 91 n'I
Notte ...
Medi...
29,8B9
29,63338
29,292
Differenza 0,690
36,6
47,677
37,7
29,90130
29,63781
29,28623
1
36,600 49,364
38,130
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO 1
Mattina
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
a 2
o g i Forza
.!: = media
<=■§
ervazioni
Lucido
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3
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1
39,516
0,619 37,912
OSO.
0,232
»
Mezzodì
63,938
0,596 40,619
ONO.
0,240
■e
o
))
3
6
i>
18
3
1
Sera
59,996
0,638 42,167
NO.
0,229
S
S
n
2
9
1
13
3
1
Nolte ...
Medi...
62,387
0,638 44,634
i
NO.
0,361
2
»
6
6
31
10
57
10
20
»
3
6I,'<59
0,628 41,338
NO. 0,265
Totali
»
13
GIORNI
01
Totali
Pioggia..
2.3.4.5.7.89.10.11.16.17.18.19.21.23.27.28.30.
18
Quantità di acqua caduta in pollici
Neve
9.10.11.17.27.28.30.
7
inglesi 3,8480.
Grandine
«
»
Tuoni ....
n
)i
Vento ...
3.10 13.13.18.20.22.23.27.28.29.30.31.
13
Vento massimo a 28 notte NNE 0,8.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
Febbraro.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FAHRENHEIT 1
'Massimo Medio
j 1
Minimo
Mass.
Medio Minim.
Mattina 30,039 29,57796
29,148
60,0
51,396 38,3
Mezzodì '30,035 29,37765
29,117
Mass.al9mat.30,039
73,2
55,641 '44,2
Mass.
a 12
iiezz.73,2
Sera.... 29,549 29,38957
29,282
29,248
Min.a28n
Diffe
aezz.29,117
49,8
65,4
47,286^44,5
30,576 42,7
1
Min.
a 2 r
Diffei
nati. 38,3
Notte ...
Medi...
29,967 29,37958
1
renza 0,922
enza 34,9
29,89750 29,53119 29,19875
1
62,100 31,223 42,425
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIEL
0
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
SI
Forza
media
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1
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62,931
0,379
41,268
ONO.
0,293
))
6
4
»
15
4
f>
Mezzodì
54,793
0,535
33,762
ONO.
0,310
•0
0
»
5
7
n
10
4
3
Sera ....
33,571
0,571
35,071
ONO.
0,300
Ci
5
D
»
1
2
»
2
1
1
Notte ...
34,093
0,517
21,137
NO.
0,303
z
«
16
3
»
5
3
2
Medi ..
31,347
0,335 32,809
ONO.
0,301
Totali
» 28
16
»
32
12 6
GIORNI
DI
Totali
12
Quantità di acqna ca
duta
in pollici
Pioggia..
1.2.4.7 13.14.13.16.22.24.25
29.
Neve
1.2.7.14.15.16.29.
7
inglesi 1,9430.
Grandine
»
)>
Tuoni....
2.
1
Vento ....
1.2.3.7.8.10.11.12.20.26.27.2
8.29.
13
Vento massimo a 1
notte
NO 0,8.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
jflarzo.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENHEIT
Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio
Minim.
Mattina 29,890
29,63313
29,154
63,4
83,523
46,3
Mezzodì 29,878
29,63731
29,244
Mas. a 29 mail. 29,890
65,9
36,333
43,8
Mas.a 17 mezzodì 65,9
Sera 29,864
Notte... 29,875
1
29,63756
29,64536
29,274
29,258
Min.a7n
Dille
latt. 29,154
58,3
61,0
34,812
31,326
47,3
43,2
Min. a 9
DifTet
notte 43,2'
renza 0,736
enza 22,7
Medi... 29,87673
1
29,64389
29,23230
62,700
54,004
43,650
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO 1
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
Forza
media
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«
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2
56,000
0,573
33,073
NO.
0,246
Mezzodì
35,419
0,571
34,343
ONO.
0,345
»
6
8
»
13
1
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Sera ....
35,600
0,332
21,048
NO.
0,180
S
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10
6
1
6
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Notte ...
Medi ..
41,433
0,336
26,686
NO.
0,233
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11
7
0
7
3 1)
47,113
0,533
29,288
NO.
0,236 Totali
1
29
33
2
37
11
2
GIORNI
DI
Totali
Pioggia .
1.2.6.9.10.19.20.21.22.27.31
11
Quantità di acqua caduta in pollici
Neve
1.2.10.20.22.
3
inglesi 2,0625.
Grandine
»
»
Tuoni...
20.
1
Vento ...
3.7.8.12.13.22.23.26.27.
9
Vento massimo a 12 notte NO 0,7.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
Aprile.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENHEIT
Massimo
1
Medio
Minimo
Mass.
IMedio
Minim.
Mattina 30,120
29,81117
29,476
67,9
37,792
49,4
Mezzodì
30,105
29,84272
29,309
Mas.aiOmatt.30,120
67,6
59,586
51,7
Mass. a 30 matt. 67,9
Sera ....
Notte...
29,913
30,068
29,79466
29,83907
29,496
29,451
Min. a 4 i
Diffe
lotte 29,431
61,7
63,8
53,616
53,700
49,9
45,3
Min. a 2 n
Diffe
otte 43,3
renza 0,669
renza 22,6
Medi...
30,05200
1
29,87940
29,48300
65,250 36,673
49,073
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
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3
41,250
0,360
21,607
so.
0,135
Mezzodì
45,620
0,421
23,321
NNE.
0,258
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35,000
0,483
33,067
NNE.
0,183
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1
1
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Notte ...
25,553
0,363
14,783
NE.
0,163
Z
4
13
4
»
4
1
1
Medi ..
41,836
0,406
23,693
NNE.
0,184
Totali
17
25
13
2
13
13
6
-
GIORNI
DI
Totali
Quantità di acqua caduta io pollici
Pioggia.
1.2.7.8.20
.21.
6
Neve ....
»
»
inglesi 0,3973.
Grandine
1.
1
Tuoni...
»
»
Vento ...
5.13.
2
Vento massimo a 13 notte NNE 0,6.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
Iflag^io.
BAROMETRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI LNGLEbl
TERMOMETRO FARHENHEIT 1
Massimo
1
Medio
Minimo
Mass.
Medio
Minim.
Manina 29,808
29,60777
29,338
67,4
62,630
56,3
1
Mezzodì 2U,8oS
1
29,39033
29,344
Mas. a 16 none 29, 884
69,8
64,373
56,4
Mas.a 31 mezzodì 69,8
Sera.... 2'J,8(i2
29,38818
29,396
Min.aUimczz 29,344
64,9
61,518
57,7
Min. a 2 uolte 31,2
Nelle...
Medi...
29,881
29,3893!
29,373
niffercnza 0,510
63,7
69,436
31,2
Differenza 18,6
29,S0SOO
29,59394
29,36773
66,430^62,039
35,430
Manina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO
Volume
medio
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media
Massa
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0,590
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0,140
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Mezzodì
53,800
0,390
33,663
NNE.
0,210
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31,390
0,372
19,527
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1
2
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44,743
0,556
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NO.
0,176 Tolali
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34
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1
27
11
2
GIORNI
DI
Tolali
Pioggia. 1.4.5.6.8.9.10.11. 22.23. 26. 28
12
Quanlilà di acqua caduta in pollici
Neve
"
inglesi 3,2723.
Grandine 3.
1
Tuoni... S.8.9.22.26.
3
Vento... 4.17.
2
Vento massimo a 17 notte ONO 0,6.
10
OSSERVAZIOiM METEOROLOGICHE.
(jiillgllO.
II
BAROMETRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENUEIT 1
Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio
Minim.
Hattiaa
29,975
29,79314
29,438
80,7
71,733
64,3
Mezzodì
29,980
29,73377
29,114
Mas.aOmezz. 29,980
83,2
73,745
68,0
Mass.a28mezz. 83,2
Sera ...
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29,962
'29,936
29,80828
29,78446
29,423
29,419
Min. a 4
Dille
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73,2
78,4
70,800
70,369
66,4
62,0
Min. a 7 i
Diffe
otte 62,0
ronza 0,866
renza 21,2
Medi...
29,96823
1
29,78341
29,33400
1
78,875 72,136
1
65,175
1
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO
Volume
medio
Densità
media
Massa
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3,428
SO.
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Mezzodì
12,318
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4.
1
Quantità di acqua caduta in pollici
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Grandine
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Vento ...
3.20.
2
Vento massimo a 20 mattina NO 0,5.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
11
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BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENHEIT
Massimo
Medio
Minimo
Mass.
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Mattina
29,968
29,72558
29,858
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78,200 73,0
Mezzodì
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Notte...
29,880
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29,888
29,70876
29,70422
29,547
» »
29,530
Mass.allmat.29,968
86,7
93,0
78,723
73,7
Mass. a 7
Min. a 13
notte 93,0
notte 70,0
Diffe
renza 0,438
73,558 70,0
Medi...
29,91200
29,71283
29,54300
88,667 77,494 73,367
1 1
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
11
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Totali
25
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Vento ....
3.7.
2
Vento massimo a 7 notte SO. 0,3.
12
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE,
Agosto.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO F.4RHENHE1T 1
Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio
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Manina 29,878
1
29,70937
29,319
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76,347
71,4
Mezzodì 29,856
29,70133
29,496
Mas.a23matl.29,878
83,8
78,082
68,4
Mass. a 8 sera. 83,4
Sera..., 29,820
29,68011
29,68317
29,336
29,518
Min alln
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77,961
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1
Mattina
NUVOLE
VENTO
ST.ATO DEL CIELO II
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
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Totali
12
61
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1
2
GIORNI
DI
Totali
Qatntità di acqua caduta in pollici
Pioggia. 14.20.
1
2
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ingleii 0,3375.
Grandine
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Tuoni...
14.
1
Vento. ..'«.19.
a
Vento massima a 14 meiiodi Ntt 0,6.
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
13
Setteiiilire.
BAROMliTRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI INGLESI
TERJIOMETRO FAHRENHEIT 1
.Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio Minim.
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73,330 90,1
Mezzodì
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Mass.al3mal.29,98o 90,7
79,203 72,8
Mass. al9mezz.90,7
Sera ....
Nolte ...
29,8i6
29,872
29,7BSI;ì
29,77208
29,679
29,648
Min. a 4 n
DifTe
otte 29,64
8 76,7
j
75,113 72,1
76,228 70,7
Min. a 2 matl. 70,1
Differenza 20,6
renza 0,33
7 82,0
Medi...
29,891j0
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medio
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15,833
0,250
8,583
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1
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Notte...
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0,412 20,416
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4
31,140
0,385
13,014
so.
0,182
Totali
6 24
15
»
22
2
9
GIORNI
DI
Totali
Quantità di acqua caduta in pollici
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3.15.16.17.
1
4
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inglesi 0,2750.
Grandine
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Vento ....
20.27.
2
Vento massimo a 20 matt. SO 0,6.
14
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
Ottobre.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FAHRENHEIT
Massimo Medio
Minimo
Mass.
Medio Minim.
Manica 29,948 29,69329 29,319
1 '
79,3
70,373 S9,4
Mezzodì 29,94J 29,64317 29,482
Mass. a6matt. 29,948
87,0
73,562 64,0
Mass. a 7 mezz. 87,0
Sera ....29,943 29,73027 29,470
Min.aie
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82,3
73,821 60,4
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69,882 60,2
Min- a30i
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natt. 39,4
Notte ...
29,942 29,69842
1
29,331
renza 0,478 81,3
enza 27,6
Medi...
29,94300 29,69128
29,30030
82,473
1
72,439 61,000
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
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7.10 16.19.20.22.24.28.
8
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OSSERVAZIOM >[ETEOROLOGICHE.
lo
Novembre.
BAROMETRO RIDOTTO A 0" IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENHEIT
Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio
Minim.
Mattina 30,071
1
29,79734
29, 'il 4
73,5
60,872
51,6
1
Mezzodì 30,071
29,77282
29,406
Mas.a 14 notte 30,074
83,8
66,596
33,1
Mas. a 9 mezzodì 83,8
1
Sera .....30,073
29,76860
29,76836
29,439
29,435
Min.aOmezz. 29,406
Differenza 0,668
77,0
74,2
58,634
61,916
32,9
52,4
Min. a 30 1
Differ
nati. 51,6
Nolte...
30,074
enza 32,2
Medi...
30,07225
29,77678
29,42330
77,775
61,979
33,000
Mattina
NUVOLE
VENTO
STATO DEL CIELO 1
Volume
medio
Densità
media
Massa
media
o 2
5|
Forza
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Mezzodì
60,507
0,527
33,348
NNE.
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41,347
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Notte ...
34,500
0,434
20,500
NO.
0,230
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12
6
»
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1
»
Medi..
44,631
0,306
26,378
NO.
0,218
Totali
))
33
26
3
29
9
6
GIORNI
DI
Totali
Pioggia .
4.23.24.26.28.29.
6
Quantità di acqua caduta in pollici
Neve
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»
inglesi 1,7550.
Grandine
»
M
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Tuoni...
»
)>
Vento ...
1.3.4.5.6.9.23.
7
Vento massimo a o mezzodì SO 0,7.
16
OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE.
Dicembre.
BAROMETRO RIDOTTO A 0° IN POLLICI INGLESI
TERMOMETRO FARHENHEIT
Massimo
Medio
Minimo
Mass.
Medio Mlnlm.
1
Mattina
30,119
29,66632
29,319
63,3
54,348 50,3
Mezzodì 30,072
29,63928
29,252
Mass.allnol.30,179 69,5
68,964 51,7
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si va per via di esame, e senza stabilire a priori qaal'è il vero
concetto d' industria si trova quello che non può essere; me-
todo critico e d'eliminazione che dalle condizioni negative giu-
gne, se può, alle positive.
Comincerò dal circoscrivere la sfera dei fatti economico-
morali dentro ai quali può aggirarsi l'idea d'industria; cioè
stabilirò in certo modo l' assunto della ricerca.
L'industria è opera dell'uomo, e come tale deve far parte
di scienza operativa; tutto ciò che viene esclusivamente e gra-
tuitamente dalla natura, perchè indipendente dall'uomo, non
entra nell'economia sociale se non come semplice dato di fatto.
— L'uomo però è nella natura, non agisce che sulla natura
e per la natura; l'industria adunque non può essere che il
risultato dell' opera dell' uomo sugli elementi che gli appresta
la natura. Essa intanto non si piega ai bisogni dell'uomo,
se non vinta , direi , dalla di lui volontà guidata dalla sua
forza. — Una forza che segue il volere guidato dalla intelli-
genza dicesi lavoro. L' industria adunque non può essere che
l'esercizio dell'umano travaglio sugli elementi apprestati dalla
natura.
Questi si possono chiamare i primi lineamenti del concetto
fondamentale astratto — industria — i quali però non presen-
tano se non l'embrione da cui poi si svilupperà una definizione
dell' industria, che per esser completa ha di bisogno di altri
elementi.
Se r industria umana non avesse che rapporti teoretici ed
astratti quelli mi basterebbero, ed io direi, come dissero molti,
industria è travaglio (1) ; ma l' industria , come risultato di
(1) Da Smith, a Blanqui lutti gli economisti con parole più o meno diverse, senza scendere ad una
definizione logicamente rigorosa diedero questo senso sfumalo alla parola industria. Il solo Saj riconobbe
espressamente eh' essa abbraccia dei concetti pei quali l' idea di travaglio sarebbe troppo ristretta .
ma intanto nella sua definizione questi concelli nuovi non son compresi : egli la definisce infatti
nella sua Epitome, cb'è la parte più severa e precisa del suo trattato. « L'aclion des force? phvsi-
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Traiie d'Economie Poiitique 6' edilion Bruielles l»il. — Epitame dei principes (ondammlaux dt
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DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. 17
forze di volontà e d' inlelligenza, è cosa tutta pratica ed ope-
rativa, vi si bisogna adunque considerare rapporti ed elementi
pratici; e per tal riguardo si presenta un principio capitale,
che mi mette in un punto di vista molto diverso dalle opi-
nioni finora dominanti in economia pubblica : « L' industria
non è fine, ma mezzo di aggiugnere ai grandi fini, a cui è
destinata l' economia delle genti umane, cioè il godimento mas-
simo delle cose desiderabili esteso al massimo numero degli
uomini ".
Questo è uno di quei principi, il quale se fu posto in dub-
bio dall'ascetismo, o dalla violenza in altre discipline morali,
in economia pubblica (spesso dimenticato) non fu pei'ò mai
apertamente contrastato. Vogliasi o non vogliasi , chi parla
economia lo dee ammettere come postulato supremo di tutta
la scienza. L'economia non parla che di ricchezze, non può
tendere dunque a far poveri i popoli ed infelici, e appunto
perchè detta pubblica o sociale, non intende far ricco un uo-
mo, una casta, una nazione, ma tutti; ha per teatro il mon-
do, dicea egregiamente P. Rossi.
Un principio sì semplice è assai fecondo nell'analisi che io
tento.
Se l'industria non è fine, ma mezzo al massimo godimento
dei beni, industria e lavoro non sono più sinonimi, ne basta
che una nazione lavori per dii"si industre; fa d'uopo avanti
tutto che il lavoro abbia qualche effetto. Lavorare per lavo-
rare è la più dura di tutte le pene; ridurrebbe una nazione
a condizione più vile degli Iloti e l' avvilii'ebbe più di quanto
l'ha avvilita l'economia degl'inglesi; per essa almeno l'uomo
è macchina utile, per la teoria del lavoro pel lavoro la terra
diventerebbe un gran penitenziario^ in cui l'umana famiglia
verrebbe condannata al Tread-mill^ invenzione che dall'in-
ferno delle Danaidi e degl' Issionni è stata trasportata nella
terra della libertà. Lavorar sempre e non produrre mai.
VOL. I. .-
18 STUDI SU LINDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
Ma chi ha sostenuto che l'uomo debba lavorare per lavo-
rare? non è lo stesso che crearsi apposta un nemico imagi-
nario per aver la satisfazione d' un facile trionfo — chi? tutto
il mondo.
Non è vero che il sistema protettore dove più dove meno
domina dapertutto? Ora esso, togliendo l'impostura delle pa-
role, come noi l'abbiam testé dimostrato, non si riduce ad
altro, fuorché a produrre con più lavoro lo stesso prodotto
che un'altra nazione ottiene con meno; questo soprappiù di
lavoro inutile qual pretesto ha? Dar lavoro alla propria na-
zione. Montesquieu desiderava aboliti i mulini ad acqua per
conservare il lavoro a più persone, che volgevano la mola,
precisamente come ultimamente in Francia si proibì 1 entrata
del lino inglese filato al filatojo meccanico, per non togliere
il lavoro alle filatrici a mano. Dunque che vollero i legislatori
protezionisti? far lavorare per lavorare. Il maresciallo Bu-
geaud, quantunque soldato e conservatore, cioè pessimo po-
litico, non potè astenersi di far rilevare quest'assurdità colla
sua eloquenza di corpo di guardia.
La camera dei deputati proibiva alle sue colonie di por-
tare zucchero raffinato dall'America in Francia, perchè diceva
esso ? per mantenere l' industria della nostra marina di lungo
corso che ha bisogno di carichi voluminosi per sostenersi, e
lo zucchero grezzo ne dà il doppio del raffinato. Bene, rispose
Bugeaud, lasciate libero il commercio delle Antille, e ogni anno
caricate le nostre flotte di pietre e fate eseguire loro un mese
di evoluzioni, e avrete ottenuto l' intento senza rovinar le Co-
lonie.
Dunque per non esser barbari o assurdi nel definir l'in-
dustria, al lavoro bisogna aggiungere un primo elemento, cioè
lavoro produttko.
Produrre rigorosamente parlando significa creare un effetto
qualunque, sia o no utile; produrre un cattivo effetto è co-
DELLINDISTRIA COMPARATA DELLE NAZIONL 19
ninne espressione; ma per gli uomini di senno e per 1 eco-
nomia sociale tanto vale non produrre nulla, quanto produrre
cose inutili. E producevano pure, e producevano miracoli in-
tere nazioni di schiavi in Egitto , quando consumavano le
generazioni per fabbricare una piramide; ma producevano e-
terni monumenti d'insana superbia, e non utilità, seppure
utili non si vogliono chiamare quei monumenti che ci tra-
mandano dopo quaranta secoli una lezione severa di quanta
miseria e viltà sia capace una nazione che ha perduta la li-
bertà.— Travagliano e producono coloro i quali non sapendo
come occupare un ozio forzato o volontario consumano tempo
e forze nell' opere più strane del capriccio. Questa non è pro-
duzione industriale, ma distruzione industriale.
Questo principio è importante perchè, come diremo appresso,
ci darà la regola, onde giudicare tra diversi lavori produttivi
quale sia veramente industria e quale no. — Quando io dico
utilità in genei'ale vi comprendo necessariamente qualunque sia
utilità da qualunqne specie d'opera umana sia prodotta: e
così sparisce l'antica ridicola distinzione, tra agricoltura, arti,
commercio; v'è utilità pi'odotta da lavoro? dunque eie in-
dustria, e s'adopri in terra in mare alla campagna o alla città.
Dicendo utilità senza distinzione, ho evitato l'errore comune
in qualche modo sino a Smith, di limitar l'industria all'u-
tilità detta materiale ; per me l' ideale l' immateriale vi si
comprende interamente.
Qualunque lavoro, purché soddisfaccia un bisogno dell'uo-
mo, sia fisico, sia morale, sia reale, sia imaginario, sia di ne-
cessità, sia benanco del così detto lusso (purché non sia di-
sonesto come or ora dirò) è un' industria; così mi sono di-
stricato dalle lunghe contestazioni sui prodotti materiali o im-
materiali , sul lavoro produttivo o improduttivo , e di tanti
altri di questi vecchi e nuovi scolasticismi che hanno gittato
tenebre invece d'arrecar luce nell'economia delle nazioni. La
20 STUDJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
trasfigurazione non darà pane agli affamati, ne vesti a' nudi,
ma il genio divino di Raffaello pi-odusse una maravigliosa
utilità , quando schiuse agli uomini fonte sconosciuta della
contemplazione del bello.
Perchè adunque vi sia industria fa d'uopo che vi sia la-
voro produttivo d'utilità; ecco la condizione primitiva e so-
stanziale della industria. L'analisi della porola lavoro ci sco-
prirà altre condizioni non meno importanti dell'industria.
Forza intelligenza e volontà sono i tre elementi del lavo-
ro. Forza intelligenza e volontà sono pure i tre fattori del-
l' industria. Noi Europei del secolo xix a dir vero facilmente
non ci formiamo un' idea d' industria senza intelligenza; ma
pure bisogna confessare che la massima parte del lavoro, a-
nimato da principio da un raggio di genio , poscia passato
nella pratica, diventa una specie di meccanismo, il quale dove
non sia ravvivato continuamente dallo sviluppo contempo-
l'aneo dell' intelligenza non merita più il nome d' industria ,
seppure non si voglia supporre che l'industria umana sia ugua-
le all' industria delle api delle formiche e de castori.
E di questo ci dobbiamo oggi più che mai guardare, poi-
ché ad onta della nostra superbia di sapere il sistema dello
automatismo industriale comincia a predominare dapertutto,
e i terrori di Sismondi non son tutti panici; si direbbe che
r artigiano è diventato macchina: fa molto senza saper che
faccia : in compenso però ne' paesi di grande industria . se
1 artigiano è degradato a macchina, l' intraprcnditore si è sol-
levato a scienziato ; ma l' eccesso annunzia un grave difetto
neir organizzazione industriale de' tempi nostri ; e se questa
considerazione può sembrare di poco momento nel determi-
nai-e il concetto assoluto dell' industria, diventa, come appi'esso
mostreremo, essenziale nel relativo. Se per alcuni importa poco
che un popolo di un milione di uomini che in im dato tempo
produce cento milioni di valori, agisca con intelligenza ov-
DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONL 21
vero da automa, e lo chiameranno sempre industre, impor-
terà molto se si voglia paragonare con un altro popolo, e
principalmente in vista dei suoi futuri progressi industriali;
allora questa considerazione diventa decisiva : poiché cento uo-
mini macchine che oggi pi"oducono un milione forse eterna-
mente produrraimo lo stesso milione, ma cento uomini intel-
ligenti che oggi producono cento , domani produrranno un
milione: l'intelligenza sola deciderà se la China e l'India, che
producono tele e porcellane da due mila anni sempre uguali,
siano o no piti industriose della Francia e dell' Inghilterra,
che due secoli sono appena conoscevano quei prodotti, ed ora
ogni anno maravigliano il mondo con nuove bellezze e nuove
utilità. — L'intelligenza è il fondamento e l'anima del pro-
gresso industriale, io quindi ne fo un elemento della indu-
stria.
Oltra l'intelligenza vi ha la volontà, ma la volontà nel-
l'uomo senza la libertà non è che istrumento passivo ed iner-
te. La forca, la fame, il bastone faranno d'un popolo d'uo-
mini un armento di bestie da soma, ma non costituiranno
mai una nazione industriosa. Gli schiavi sono fra tutti gli
strumenti industriali , il più imperfetto il piìi costoso , e il
meno produttivo ; prova ne sia tutto il mondo fra gli an-
tichi, e l'America ira i moderni: « Nel mondo antico appunto
« perchè la schiavitù era vm fatto generale, si può dire che
« non vi era quello che noi chiamiamo lavoro. In fatti io
« dimando, chiamate voi lavoro, quello che fanno i vostri
« cavalli e i vostri bovi? Quando si porge un manipolo di
" fieno a uno di quegli animali, dite voi forse: Ecco il sa-
« lario del mio cavallo o del mio bove? Quel cavallo e quel
« bue è forse un lavorante? No è solamente una porzione
" del vostro capitale » (1). I popoli veramente industriosi han-
(I) P. Rossi Icz. XIV.
22 STUDI SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
no compreso queste verità , ed hanno abolito la schiavitù.
Si è invocato l'evangelio nell'opra d'emancipazione, è vero,
ma l'Evangelio da 18 secoli avea santificato in Gesiì Cristo
la libertà e la dignità dell'uomo, e la schiavitù durava, e
dura ancora; fu l'economia sociale meglio compresa e l'a-
mor della ricchezza che l'abolì presso la nazione più illumi-
nata della terra ; e gli uomini per farsi più ricchi hanno
sciolto quelle catene che la cupidità della ricchezza avea fab-
bricato. Così nelle vie segrete della provvidenza anche le u-
mane passioni giovano al giusto, e la buona novella eterna
sta a traverso dei secoli, e passa trionfale sui vizi e le fol-
lie degli uomini.
Il lavoro adunque per creare industria vera dev'essere non
solo intelligente, ma libero ancora.
Dall'intelligenza e dalla libertà spunta per necessità quel-
l'elemento eh' è la gloria dell'uomo e la corona dell'indu-
stria, cioè la onestà e la probità. Gli economisti della scuola
si rideranno di me che vo cercando probità nell'industria ;
e veramente questa parola non è molto familiare a' libri di
economia, e in nissuno ho trovato che se ne faccia elemento
dell'industria; ciò nondimeno ciò che è vero sarà sempre
vero, sia insolito e deriso, e fortunatamente questo mi sem-
bra tal vero da cui grandi conseguenze e forse attuali de-
rivano.
Dapprima si rifletta che qualunque industria o sia qua-
lunque lavoro che produca una satisfazione all'uomo, ma
sia poi dannosa fisicamente o moralmente a lui o agli altri,
noli dee chiamarsi industria, perchè finalmente se fa godere
un uomo ima classe una nazione nuoce ad altri, e in vece
di accrescere i godimenti al massimo numero possibile ne ac-
cresce i patimenti; cioè le manca la condizione essenziale da
cui noi ci siamo partiti, che l'industria è mezzo all'umana
felicità e non fine ; inoltre siccome la vera probità non va
DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONL 23
disgiunta dall'utilità vera, anzi sono tutt'uno, un'industria
immorale non può essere mai fonte di prosperità ; per la
qual cosa la probità del travaglio è elemento essenziale del
concetto industria. — Da ciò si vede il difetto degli econo-
misti che l'hanno trascurato, ed il grave errore in cui cadde
il Rossi, quando nella foga d'una bella lezione sull'assunto si
lasciò scappare una parola che può portare a terribili conse-
guenze. Dimostrando, e bene, che qualunque lavoro che so-
disfa un desiderio d'un uomo è produttivo, sia materiale, o
no, durabile, o fuggevole ec. aggiugne: « l'economie politi-
« que ne recherche pas si ce désir est naturel ou factice, loua-
" ble ou non > Dunque il lavoro che alimenta un vizio è
produttivo, e contasi nell'industria delle nazioni, come quello
che alimenta una virtù? Teoria spaventosa. Non vedete che
a questo modo si chiamerà industria quella del sicario che
assassina il vostro nemico e quella della cortigiana che vi
corrompe il cuore: l'uno e l'altra fanno cosa aggradevole ai
vostri desideri : soddisfano i vostri bisogni. Ma questa del
Rossi fu più che inavvertenza, e divenne sistema quando ap-
presso aggiungeva : « che se questo bisogno è condannevole,
<' assolutamente l' economia non ha che opporvi ; e non è
« men vero che quegli che lo soddisfano producono qualche
cosa, e la prova è che voi li pagate (1). Perchè dunque si paga,
chi satisfa una voglia infame è un produttore un industrioso?
Quando l'uom fatale strascinava metà d'Europa per trucidar
l'altra metà e farla schiava, certamente la vecchia guardia
satisfaceva ad un suo bisogno, ed ei la pagava pur troppo;
ma che produceva? Desolazione!
E lasciando stare queste industrie nelle quali 1 improbità
è evidente , perchè evidente è la loro natura distruggitrice ,
in quelle pure che apparentemente producono ricchezza co-
{») Lei. XIII.
24 STUDJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
Illunemente detta, spesso l'improbità non è meno essenziale.
Privati che si fanno ricchi per industria disonesta sventu-
ratamente son tanti che vi ha un intero codice per punirli;
ma questo delitto non si restringe ai soli privati, anzi è più
comune ai popoli sebbene impunito, e spesso glorificato: in-
fatti molta parte d'ammirata industria anche nei popoli più
industriosi del mondo è fondata sulla disonestà. Il lavorar
molto e con intelligenza in opra iniqua spesso produce as-
sai, eppure questa non è industria ma iniquità. La prima
industria di tutti i popoli della terra fu il furto. Tunica dei
selvaggi è il furto, furto la conquista, furto il feudalismo,
ed ora... ora non vi è più industria sul furto fondata? Vo-
lesse il Cielo ! Ma i fatti dicono il contrario. Il sig. Buxton
nell'opera sulla schiavitù dimostrò che l'infame mercato di
carne umana chiamato tratta dei negri , dà attualmente un
profitto del 30 per 100 sul capitale; profitto smisurato! Chia-
mate industriosi se avete il cuore quegli armatori che per far
questo detestabile guadagno, di 560 schiavi non ne portano
al mercato che 360 : il resto è divorato dai patimenti del viag-
gio. E se manca la violenza il furto resta ed è generale co-
me prima. La sola differenza è che i tempi più cortesi e gen-
tili hanno ingentilito il nome; ma la cosa è turpe come pri-
ma, e forse più turpe ancora, perchè vi s'aggiunge l'impo-
stura. Che cosa sono tutti i monopoli, i contrabandi orga-
nizzati di nazione a nazione? Che sono i famosi atti di na-
vigazione, i privilegi industriali, i trattati insidiosi di com-
mercio, i blocchi continentali, le rappresaglie? Furti decorati.
I signorotti del medio evo dai loro castelli sulle cime dei
monti, dove stavano annidati , piombavano come uccelli di
preda e svaligiavano i mercanti che passavano. Tutti li chia-
mavan ladri. Appresso cambiarono sistema ; invece di sva-
ligiare imposero gravi balzelli al mercante pel passaggio. Che
vi è di diverso? Nulla; la cosa restò, mutò solamente il
DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. 25
nome, e il furto si chiamò dritto di transito, di pedaggio ec. ec.
Proibire, come non è guari facea l'Inghilterra, che una na-
zione non potesse con altra commerciare, coll'India per es.,
che cosa è, se non impedirle l'uso di onesta industria, e to-
gliere la sussistenza a milioni d'uomini per arricchirne cento?
Che cosa è dunque? Furto. Il dazio sui cereali (parlo sem-
pre dell'Inghilterra perchè è il non plus ultra dell'industria),
ha per iscopo mantenere alto il prezzo per far guadagnare
i proprietari, cioè toglier per forza al povero il mezzo di pro-
cacciarsi il pane a buon mercato e vendergli per forza dieci
quello che vale uno. Vi può essere furto più manifesto? Esa-
minate attentamente tutte le leggi simili (e forse non v'ha
oggi nazione che non n'abbia zeppi i codici) e ben presto
sarete convinti, che sotto titoli speciosi al fondo non v'è che
un'appropriazione ingiusta, che fa un uomo una classe una
lìazione di parte della ricchezza dell'altra. Laonde l'industria
che ne deriva, comunque ricca e gloriosa in apparenza, non
merita nome d'industria, come non merita tal nome quella
dell'elegante borsajuolo che con inchini e abbracciamenti ti
tira l'oriuolo dalla tasca.
Questa considerazione è di una influenza infinita nel giu-
dicare comparativamente dell'industria e dell'avvenire d'un
popolo industrioso, poiché l'industria improba dura tanto
quanto dura la violenza propria e l'ignoranza altrui; ma
nella terra non v'ha cosa più labile e passeggiera della vio-
lenza e dell'inganno; e questi popoli che oggi vi abbagliano col-
l'oro ricavato dalla fraude, domani non saranno più che un
branco di mendici affamati. Ecco passai e più non erano!
L'Inghilterra nuota nell'oro, ma conta a milioni i suoi po-
veri. Terribile dimostrazione! Dunque questa probità che pa-
reva cosa sì estranea all'industria n'è pui'e elemento indispen-
sabile.
Ora raccogliendo quanti elementi f analisi ci ha fatto sco-
Voi,. I. 4
2G STUDJ SU L'INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
vrire, noi troviamo che l'idea d'industria sì semplice ed evi-
dente in apparenza, è ben complessa in realtà; e che l'in-
dustria di una nazione si può, se non completamente defi-
nire, almeno ragionevolmente determinare così:
// travaglio nazionale, produttivo d'utilità^ intelligente^
libero, onesto. Questa per me è l'industria.
Tale concetto determinato ci farà possibile lo scovrire i prin-
cipi che ne determinano il criterio comparativo, cioè quello
che indica fra due popoli qual'è il più industrioso.
DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI.
III.
DELLA MISURA DELL'INDUSTRIA
Ql'ALK IL POPOLO PIÙ INDISI HIOSO?
« We desire lo promole, noi nalional induslry,
«bui in a measure even nalional idlcncssmol lo
così Pietro V'er-
ri (D-
Gli uomini che si credon dotti perchè sanno che l'economia
politica tratta della produzione, distrihuzione, e consumazione
delle ricchezze mi grideranno addosso, ch'io qui fo una mise-
ra confusione tra produzione eh' è industria, e distrihuzione di
ricchezza: che il modo vizioso di distrihuire i frutti dell indu-
stria non ha che fare col criterio della potenza industriale.
A questi signori scolastici io ho già risposto quando ho chia-
rito il mio punto di partenza , cioè d' idea fondamentale , che
tanto r industria quanto le ricchezze non sono fini ma mezzi
ai fini supremi dell' umanità, eh' io studio la scienza viva del-
l'economia politica, non la scienza morta dell'anatomia descit-
tiva delle ricchezze. Purnondimeno volendomi chiudere entro
r angusto cerchio della scienza de' crematisti, la mia teoria re-
sta pure inoppugnahile, cioè che la maniera come sono distri-
buiti i frutti sì materiali che morali dell'industria, sia elemen-
to essenziale del criterio comparativo della industria, ne spero
difficile il provarlo.
Vincoli e privilegi conservati da ignoranza o da leggi inique
possono produrre una viziosa distribuzione di ricchezza. La
natura abbandonata al suo libero sviluppo non può che distri-
buirla bene. La natura è giusta perchè è l' opera della prov-
videnza ; ed essa ha dettato la formola suprema d' ogni equa
distribuzione: a ciascuno secondo la propria capacità e le sue
opere; mentre all' opposto una viziosa distribuzione si compen-
dia in queste poche parole : che vi ha degli uomini i quali go-
dono più profitto di quello che meritano secondo l'opera loro e
la capacità, ed altri che godono meno mentre all' universal van-
ti) § VI, p. il.
DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIONI. 59
taggio contribuiscono più coli' ingegno e colla mano. Se \i ha
cosa di vero e grande nelle dottrine di Saint-Simon, di Fourier
e di tutti i moderni riformatori^ sì leggermente trattati, è la
dimostrazione viva ed evidente di questo principio: in una di-
stribuzione iniqua adunque v'ha un consumatore che consu-
ma più di quanto produce, un produttore men retribuito di
quanto merita. Da ciò ne viene naturalmente che il consuma-
tore è inclinato a produrre quanto meno può, e il produt-
tore gradatamente ridotto all'indigenza finisce col non pro-
durre più ; quindi o pernicioso sprecamento, o più perniciosa
diminuzione di produzione: cioè a dire una distribuzione di-
fettosa agisce come impedimento preventivo e distruggitore del-
l'industria. Il migliajo di sterlini che il duca inglese spende in
un pranzo, che non erano il prodotto del suo lavoro o di quello
accumulato legittimamente ed equamente toccatogli sul patri-
monio dei suoi, ha tolto la vita a cento artigiani, e il capitale
ad una macchina a vapore.
Dopo ciò non mi sembra dubbioso che una distribuzione ini-
qua non sia una causa potente dell'indebolimento e spesso del-
l' annientamento dell' industria.
Il secolo xviii che creò la scienza economica comprese pro-
fondamente questa verità : infatti una delle grandi conquiste
della rivoluzione del 1789 dalla Francia comunicate all'Euro-
pa non fu l'equa distribuzione delle ricchezze, mediante la giu-
sta ed eguale ripartizione delle successioni , Io svincolamento
delle proprietà territoriali, l' abolizione dei dritti signorili, e dei
privilegi delle arti ? E la stessa violenta nuova distribuzione
delle proprietà francesi per la vendita de beni nazionali non
ebbe l'istessa giustificazione, o almeno l'istesso pretesto?
E qualunque sieno stati i motivi di quelle leggi, comunque
condannabile l' esecuzione e detestabile l' imitazione , è innega-
bile che molto se non tutto l' onore dei progressi attuali del-
l' industria a quelle si concede. Inoltre sarebbe utile agli eco-
40 STUDJ SU LLNDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
nomisti scolastici che gittassero uno sguardo fuori della scuola
e guardassero il mondo. Qual' è la quistione minacciosa , pal-
pitante, gravida di pericoli, che agita i popoli e turha i sogni
dei pastori dei popoli? La quistione de' salari dei lavoranti.
La quistione da cui dipende non che l' avvenire dell' industria
ma di tutto l'incivilimento umano a giorni nostri qual' è.'' La
quistione dell' equa distribuzione dei profitti dell' industria tra
il capitalista, il proprietario della terra ed il lavorante.
Né il problema è vana speculazione di teste disoccupate come
si chiamano gli scienziati, ma è ima discussione pratica a cui
chiamano ad ogni istante gl'incendi degli opifici, e la distru-
zione delle macchine ; e dove le passioni sono più frenate gli
argomenti più pacifici sono le coalizzazioni di artigiani , la
sospensione simultanea dei lavori (strikes) , la rovina delle
fabbriche e la disperazione degli artigiani.
In mezzo a queste convulsioni, che ogni momento vengono
a funestare lo spettacolo brillante dell' industria attuale, e me-
scere all' esclamazione di gioja del fabbricante che arricchisce,
le grida disperate dell' artigiano affamato , l' industria è scossa
e indietreggia.
Da questi fatti clamorosi che succedono con funesta celebrità
sotto agli occhi nostri (1) è manifesto, che se i benefici effetti
industriali si possono contendere alla distribuzione giusta, non
vi è chi contrasti i dannosi all' ingiusta. Una voce concorde
ed universale oggi levano tutti gli economisti contro i mali
sempre crescenti, la miseria i vizi i delitti de' lavoranti, e chi ne
accusano autore? l'iniqua distribuzione dei profitti tra il ca-
pitalista e r artigiano, cosichè dolorosamente trovasi foraato ad
esclamare uno de' più valenti economisti di Francia, Blanquì
" che lo stato dell' industria al presente è assolutamente contro
(1) Non son che pochi mesi che la Slesia e la Sassonia ruroiio minacciate da una riroluzione di
artigiani, e mentre io scrivo, a Parigi sono sospesi tutti i lavori di costruzione per una coaìiizaziont
ostinala dei fallegnimi.
DELL'INDUSTRIA COMPARATA DELLE NAZIOÌSI. 41
natura >> (1); e per rimedio unico si sente da pertutto ripetere la
parola un po' misteriosa organizzazione dell' industria., cioè
associazione di profitti tra capitali e lavoro.
Così im'idea che parea o una confusione di principi, o una
astrazione senza pratiche tendenze viene a dimostrarsi come il
risultato finale e il piìi avanzato di tutti i progi'essi a cui sia
giunta l'economia politica a giorni nostri.
Ora riassumendo la nostra analisi potremo dire con fi)nda-
mento, che il criterio dell'industria tutto dipende dal suo fine,
che questo non consiste nel massimo lavoro o nel massimo
possibile di produzione di beni fisici e morali, ma nel godi-
mento massimo di questi beni esteso al massimo numero pos-
sibile d'individui per mezzo del minimo lavoro possibile: e
però lungi dal dirsi più industrioso il popolo che più lavora,
o più produce, io direi quel popolo che lavorando il meno che
può ottiene pel numero massimo dei suoi membri la massima
quantità dei beni materiali e morali. Si è gridato troppo lun-
gamente agli uomini travagliate travagliate : si gridi almeno
una volta riposatevi e godete (2).
(1) Des dangcrs dn regime prohibilif. Journal des économisles voi. 1, 1842.
(2) Durpéliaux. — Erano già da molto tempo meditate e scritte queste idee quando ebbi l'occa-
sione di leggere la beli' opera del sig. Dncpétiaui. De la condition physiqve et morale des Jeunes
Ouvriers. Bruxelles 1843, e con gran satisfazione osservai che in molle idee e massime in queste finali
si perfettamente c'incontravamo, che parea l'avessi avuto sotl' occhio quand'io scrivea. Io ho la co-
scienza della proprietà del mio pensiero, ma noi dico per vanità d'autore; solo il rammento perchè
mi sembra grande presunzione di verità quando due uomini, qualunque sia la differenza della loro
potenza intellettuale, partendosi da principi diversi e con intenti diversi, vanno a coincidere senza
saperlo nella medesima idea essenziale.
Io invito i miei lettori a leggere e meditare l'introduzione all'opera citata: io solo arrecherò i
seguenti frammenti nei quali in certo modo si compendiano tutte le sue idee.
M Le travail doit ètre organisè et rclribuè de manière à assurer et à faciliter pour V homme l'accora-
plissement de la loi de son développement et la salisfaction de ses besoins lègilimes. — Aiosi, il faul
qu' il favorise la sante loin d'y porter atteiute; il faut qu' il puisse se concilicr avec l' excercice de
l'intelligence, les besoins de l'éducation et l'oeuvre du perfectionnement moral desindividus. — Pour
réaliser ces vucs et coopérer à 1' oeuvre qu'il s" agit d'accomplir, l'organisation du travail doit réunir
les conditions snivantes : »
'< Produire le plus possible et de la manière la plus parfaite avec le moins de fatigue et dans le
moindre espace de temps; »
VoL. I. 6
42 STUDJ SU L' INDOLE, LA MISURA ED IL PROGRESSO
Il mio sistema noi dissimulo va diametralmente incontro
alia corrente del maggior numero degli economisti e dei mo-
ralisti ancora; per essi non v'ha che incoraggiamento esorta-
zioni e laudi al lavoro, e sia pure quello che distrugge ed abru-
tisce; per me al riposo onesto che satisfa il cuore e nobilita la
intelligenza.
Ciò non ostante bisogna confessare che il principio ben com-
preso può pure satisfare i più rigorosi materialisti della scien-
za; imperciocché il riposo giusto e moderato invece di dimi-
nuire, tutto ben calcolato, accresce la produzione industriale,
e spesso il lavorar meno aumenta il prodotto del lavoro. " Un
gran fatto irrecusabile basta a convincerli: cioè che al di là di
un certo limite ragionevole, il lavoro dell'uomo cessa dall'es-
ser produttivo (1) ». Questo principio sì strano in apparenza è
destinato omai a passare in pratica ad onta della tremenda re-
sistenza che vi oppone l'egoismo dei capitalisti, l'ignoranza dei
governanti, e la fame pessima consigliera de' lavoranti. Ma la
sorte del vero è di trionfar di tutto ; e questo pure trionferà:
l'uomo riposerà.
Da più anni in Inghilterra si è tentato di limitare per mezzo
d'una legge il massimo del lavoro degli artigiani da 10 a 11 ore
al giorno. L'Inghilterra per due volte ha visto vacillare il mi-
nistro più potente, che l'abbia governato da Pitt in qua, sir
Roberto Peel, per la piccola quistione delle 10 ore del lavoro,
e non so se il vedrà cadere, a meriochè non cede prudentemente
al tempo , come suole , poiché lord Ashley è invincibile nella
EI.I,A BKGIA UNIVERSITÀ' DI PALERMO.
ELOGIO
DOMENICO SCINA
(Comunicalo in tlicenibre islii.
Domenico Scinà è uno degli uomini di cui la Sicilia po-
trà in ogni tempo onorarsi altamente. Nato povero e oscuro
ei vinse solo per virtù dell'ingegno l'ingiustizia della for-
tuna: ebbe agi, onori, fama, e dopo morte vero ed universale
il compianto.
A ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
Allorché nella sua giovinezza già dedicatosi per domestiche
necessità al chiericato, avviossi agli studi; trovò questi presso
noi nella più meschina condizione.
La filosofia guasta dalla scolastica, le scienze fisiche e na-
turali pressocchè sconosciute, non aveano nel puhblico inse-
gnamento quell'importanza, che sempre han meritato presso
le nazioni incivilite.
Non vi erano in questi rami del sapere professori che ne
meritassero il nome, non buoni libri, non macchine, non
gabinetti; e la condizione stessa della Sicilia, per la scarsezza
dei commerci separata di quei tempi quasi del tutto dalle al-
tre nazioni; impediva che l'eccellenza di questi studi presso
gli stranieri, potesse dare fra noi quelf impulso, che l'agevo-
lezza delle comunicazioni, ha in questi ultimi tempi prodotto.
Ma per fortuna nei primi anni della sua vita ei s'ebbe a
maestro il can. Rosario Gregorio. Gregorio che per l'inge-
gno e pei soavi costumi fu caro al paese e a quanti lo av-
vicinarono; laborioso, paziente della fatica, che spese le sue
lunghe ed indefesse premure a raccogliere e studiare i docu-
menti, da cui si potessero ritrarre i fatti e le cagioni delle
nostre passate vicende ; e che ebbe la gloria di creare dal
nulla il diritto pubblico di Sicilia.
Costui conosciuto l'ingegno del suo allievo lo confortò nel-
l'avviamento ai buoni studi; e lo educò di buon'ora a quel-
la severità di metodo, a quella critica vasta e profonda, che ca-
ratterizzarono in appresso le più belle tra le sue opere.
Studiò giovinetto le scienze sacre, studiò le latine lettere e
le greche nelle quali fu chiamato a supplire nel 1788 il \i-
viani professore dell'Accademia palermitana; ma prese «opra-
tutto vaghezza delle scienze fisiche, vinse colla sua longani-
mità col buon volere, le difficoltà che gli offriva in siffatti
studi il paese; e le scienze fisiche furon quelle, che gli schiu-
sero il varco agli onori ed alla fortuna.
ELOGIO DI DOMENICO SCINA". o
Concorse in sulle prime alla cattedra di agricoltura ma gli
fu preferito Paolo Balsamo. Indi lesse alcun tempo in quella
di matematiche sublimi che fu poi occupala da Domenico Ma-
rabitti. Infine in quella di fisica eletto sin dal 1796 a sostituto
del P. Eliseo fu dopo vari anni professore.
Allora ei colti\ò questa scienza con assiduità infinita, stu-
diò nei moderni i nuovi metodi le nuove scoperte, fu il pri-
mo che facesse veder macchine ed esperimenti nella Università
palermitana. Il suo corso fu seguito sempre da numerosi al-
lievi, tratti dalla facilità della parola che in lui era grandis-
sima, dalla vaghezza della scienza che ei sapeva esporre con
metodo logico semplice lucidissimo; e la conoscenza della fi-
sica che occupa un posto così importante nel pubblico inse-
gnamento, fu d'allora in poi riguardata come base di ogni
buona istruzione scientifica.
Il primo dei lavori che ei mandò alla luce nel 1803 fu
\ Introduzione alla Fisica sperimentale. Essa ebbe più edi-
zioni, il Silvestri la comprese nella sesta classe della sua Bi-
blioteca scelta, r autore stesso la ristampò migliorata in fronte
della sua fisica.
Questo lavoro che va tra i più celebrati comprende la sto-
ria e la logica delle scienze fisiche. In esso determinando il
vero oggetto della fisica, e i tre strumenti di cui essa si av-
vale per la conoscenza e la spiegazione dei fenomeni, l'osser-
vazione cioè gli sperimenti ed il calcolo; ei va delineando la
differenza che corre tra gli antichi e i moderni. Poiché i pri-
mi sdegnando le osservazioni e gli esperimenti, mancai'ono
dei mezzi per conoscere i fenomeni caratterizzarli e dedurne
le cagioni; e volendo tutto spiegare colla loro imaginazione fu-
rono piuttosto romanzieri che fisici.
La fisica dei moderni rischiarata dai consigli di Bacone da
Verulamio, che primo avvertì gl'ingegni dei loro traviamenti
ed accennò i metodi che potessero condurre alla conoscenza
6 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
del vero; fu condotta a dignità di scienza da Galileo che ne
viene a buon diritto riguardato come fondatore e padre. Spinta
a grande altezza da Newton che creò l'ottica, e che poggiando
sulle scoperte di Galileo di Hugenio di Keplero ridusse la spie-
gazione dei fenomeni dell' Universo ad un gran problema di
meccanica e di geometria; essa ha poi ricevuto un impulso
potente per la sua stretta unione colla chimica negli ulti-
mi tempi opei'ato. Delineate come in un quadro queste va-
rie fasi della storia della scienza, l'autore viene in seguito
dettagliatamente favellando dell' arte di osservare e di speri-
mentare, di cui essa si giova nella raccolta dei fatti; e come
poi l'analisi operando sugli elementi raccolti dall' osservazione
e dalla esperienza, va ritraendo le cagioni fisiche dei fenomeni
ciò che ad altro non equivale che alla loro riduzione.
In questa parte del suo lavoro ei va con molta lucidità
esponendo le regole raccolte da' fisici i più celebrati, e che
sono state formulate nell'egregio libro dei principi del Newton.
Indi si fa a ragionare delle ipotesi che a conforto della no-
stra mente servono per dare un legame fattizio a que' fatti
di cui ancora non ha potuto operare la riduzione; in che esse
differiscano dalla teoria, fin dove debbano ammettersi nella
scienza; in che possano divenire nocevoli, e come giovare al
suo progresso.
Ei passa inoltre a far parola degl' immensi vantaggi che
han ritratto le scienze fisiche, nella loro unione colle mate-
matiche.
Il calcolo ci ha insegnato a dileguare gli errori, che per
la debolezza dei nostri organi o l'imperfezione dei nostri stru-
menti s' introducono nelle osservazioni; ci ha insegnato a mi-
surare i rapporti dei fenomeni ed esprimerli per mezzo di ior-
mole semplicissime; ad interpolare i dati delle osservazioni
per ottenere quei termini che non si hanno direttamente.
Il calcolo è la prova la più evidente della verità di una causa
ELOGIO DI DOMENICO SCINA". 7
fisica, accennata dall' induzione e dall analogia; allorché posl.i
questa causa come dato i risultati del calcolo concordano con
quelli dell'osservazione.
Il calcolo scuopre talune leggi che 1' esame attento dei feno-
meni non ha ancora potuto sa elare, esso è linguaggio, è stru-
mento potentissimo; l'accordo delle matematiche colle scienze
fisiche ha prodotto i più felici risultati; e la fisica non solo
presenta un problema di analisi e di geometria nella meccanica,
nel sistema del mondo, nellottica ma si è già ancora arric-
chita della teoria matematica, del calore dell'elettricità del ma-
gnetismo.
Queste ed altre verità che riguardano lo scopo, i metodi,
lo stato della scienza, egli espone nell' Introduzione.
Il linguaggio ne è semplice maschio elegante; il lavoro si
rende ammirevole per l'esposizione logica natui'ale comples-
siva, e se esso non presenta delle novità mostra la elevatezza
di una mente ordinatrice: che conosce profondamente e sa de-
lineare come in un quadro la sloria e la logica della scienza.
All' Introduzione seguirono nello stesso anno gli Elemeiili
di Fisica Generale^ poi nel 1809 il primo volume della Par-
ticolare., infine nel 1828 e 29 vennero fuori compiuti tutti
gli elementi di tale scienza.
Per dare un ordine a vari trattati che compongono f in-
sieme della scienza ; classificò i fenomeni della natura in ce-
lesti, atmosferici, e terrestri.
Alla fisica celeste prepone la meccanica che insegna le leggi
dell'equilibrio e del movimento, e serve come di lemma alla
spiegazione del sistema del mondo. Indi passa all'esposizione
dei fenomeni del cielo, i quali ad altro non si riducono che
ai moti apparenti degli astri; e come siffatti moti presentano
varie anomalie e complicazioni le ([uali stanno lungi dalla
semplicità della natura, ei va ricercando la cagione di ta-
li irregolarità; e la rinviene nella posizione del la terra che
8 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
non è immobile nel centro dell" universo come i sensi falla-
cemente ne additano, ma muove intorno al Sole insieme a tutti
gli altri corpi del sistema planetario.
In tal guisa riduce i moti apparenti ai reali e dileguate
le anomalie che erano una illusione dei sensi, trovate le vere
leggi del movimento dei corpi planetari, si fa a ricercarne l' a-
gente; e rinviene la gradtazione la quale opera in ragion
diretta delle masse e nella inversa dei quadrati delle distanze.
La meccanica e la fisica celeste compongono la fisica gene-
rale.
Nella fisica particolare comincia dal premettere ai fenomeni
atmosferici gli agenti luce calorico elettrico ed aria atmosfe-
rica, che debbono ancora servire alla spiegazione dei feno-
meni terrestri; ed accenna ciò che finora si è dichiarato in-
torno a' problemi, che la meteorologia non è pervenuta a ri-
solvere che in piccola parte.
Infine ei parla dell' acqua nel suo stato di aggregazione e nei
suoi movimenti; ed in tal guisa la luce il calorico l'elettrico
l'atmosfera le meteore e l'acqua, che sono più o meno agenti
dei fenomeni terrestri; formano come i preliminari di quelle
scienze che si occupano delle vicende e rivoluzioni del globo.
Nei vari trattati addita le principali applicazioni delle dot-
trine dichiarate agli usi del viver civile; e come per far piii
lieti gli allievi nel riguardare il cammino già fatto; ei fa se-
guire taluni epiloghi in cui come in un quadro son dise-
gnate le verità a poco a poco ritratte.
Questi elementi furono accolti con gran favore in Italia; il
celebre prof. Libri ne lodò il piano ed il metodo (Annali uni-
\^ersali di Statistica di Milano iol. 36 pag. \\K) ed uno dei
più egregi fisici italiani, f'incenzo Antinori^ scriveva: che stu-
pirà più d'uno a ragione, come in Italia potesse farsi una
opera che stesse totalmente a livello delle cognizioni attuali, in
materie nelle quali più che tra noi si lavora oltremonte ; ed
ELOGIO DI DOMENICO SGNA'. 9
accrescerà lo stupore quando si rifletta che quest'opera tu scritta
in una delle piìi segregate provincie d Italia.
Dell'eruzione etnea del 1811 ei rese conto in due Lettere
scritte da Catania a Monsignor Grano in Messina^ che fu-
rono inserite nei giornali di (|uel tempo. Anche in quel torno
stampò la Memoria su' fili reflui e i vortici apparenti dello
Stretto di Messina.
Nel canale che separa la Sicilia dal vicino continente, il
mare si muove con una corrente, che alterna la sua direzione
giusta il periodo della marea, ora verso settentrione ed ora
verso mezzodì.
In più punti dello stretto le acque pigliano un movimento
tumultuoso, su cui l'imaginazione degli antichi poeti favo-
leggiò di Cariddi e di Scilla ; e gli storici parlarono di un
vortice, che girando tutto ingoja e dentro se assorbisce.
Spallanzani il primo distrusse colle sue osservazioni la fallace
credenza del vortice, ma non giunse a spiegare i moti tumul-
tuosi delle acque. Scinà la spiegò in questo modo.
A parte della corrente principale che i Messinesi additano col
greco nome di rema ; chiamandola rema discendente allorché
viene da settentrione, e rema montante allorché entra da mez-
zogiorno; si osservano sempre non lungi dalle spiagge più fdi
di acqua, che veloci si muovono a traverso o pure in senso
contrario della corrente.
La causa fisica di questi fili che ei chiamò reflui, la pose
nelle sponde stesse del canale, le quali vicinissime alla punta
del Faro, si slargano successivamente come procedono verso
Messina, e mostrano i loro contorni pieni di sinviosità.
Ora le acque della corrente che s'imbattono obliquamente
in una cavità, si riflettono e danno origine ad una corrente
secondaria, che incontrandosi colla principale può produrre
un movimento verticoso. Ed egli è chiaro che il medesimo
filo di acqua imbattendosi successivamente in più sinuosità,
Voi,. I. 2
10 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
per le successive riflessioni inclina sempre più colla direzione
primitiva, insino a concepire un movimento direttamente con-
trailo.
Questo suo pensamento cercò di afforzare per mezzo delle
osservazioni; e venne a spiegare i fenomeni di movimento che
presenta un naviglio, allorché inavvedutamente s'imbatte in
taluno di quei vortici.
Allorché nel 1818 assunse nome ed occupazioni di storio-
grafo; perito come egli era nelle cose natui-ali volle prima far
la storia del suolo dove sorge Palermo e descriverne tutte le
fisiche condizioni: il perchè pubblicò allora la Topografia di
Palermo e dei suoi dintorni.
Nobilissimo pensiero lo spinse in questa ardua intrapresa.
Le scienze naturali che oggidì vantano presso noi dei cul-
tori, non solo nelle grandi città ma in tutti i punti dell'i-
sola; ei vedeale con dolore neglette. E nell'introduzione di
quest' opera rimprovera la pigrizia dei nostri ; che abban-
donando ai forestieri le produzioni naturali di cui è fecondo
il paese, si scusavano colla querela volgare della mancanza di
incoraggiamenti: mentre la botanica, la sola che ci avesse for-
niti dei titoli incontrastabili di gloria; era stata coltivata con
gran successo da uomini, in cui solo il buon volere supplì
alla scarsezza dei mezzi.
Con pochi ajuti, ei diceva, potremo di leggieri studiare le
produzioni di Sicilia, e queste illustrando guadagnare una
gloria che non ci potranno rapire gli stranieri perché noi
saremo i primi ad arrivarla. Come esempio e sprone diede
la Topografia di Palermo; perchè il medesimo lavoro ripeten-
dosi nei vai'ì punti dell'isola, si potessero avere delle descri-
zioni molto dettagliate delle sue differenti regioni ; le quali
fornissero un dì gli elementi da cui raccogliere la Storia Na-
turale della Sicilia.
E benché presentiva che il suo lavoro dovesse riuscire in-
ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. 11
completo; pure, non si arrestò dal pubblicarlo sotto il modesto
titolo di abbozzo: stimando che gli si dovessero perdonare i
falli in cui fosse incorso , al desiderio di ottenerne un buon
frutto.
In quest'opera incominciando dal descrivere la situazione di
Palermo viene in seguito divisando l' indole e la natura dei
monti che l'attorniano, del suolo su cui posa, dei terreni, delle
acque, dell' atmosfera, della coltura dei campi, delle produzioni
del mare che bagna questa egregia città.
Dei monti palermitani datane la descrizione segna le al-
tezze ricavate dalle osservazioni barometriche, le produzioni ab-
bondanti della fiorita coltura delle loro coste, e le poche piante
che vengono sulle nude loro creste.
Indi ragiona della natura calcare di questi monti, delle va-
rietà della calce carbonata di cui si compongono; e come essi
sieno piccoli rami di una catena di monti che va sino all' E-
rice e parte dalle Madonie (Nebrodes degli antichi); punto cen-
trale a cui si attengono più montagne siciliane.
E poi come tenta la geologia elevasi ad indagar curioso
per quali cangiamenti lo stato presente, provenne dallo stato
primitivo dell'isola; quando essa unita al continente altro non
mostrava che il granito, e le acque di questo immenso lago
qual'era allora il mediterraneo, ricuoprivano questo granito
che era la base della futura Sicilia.
Dai monti scendendo alla pianura la divide in due per-
chè in due parti è fisicamente separata; delle quali luna è
un deposito del mare e qua e là mostra la terra di allu-
vione; nell'altra al contrario abbonda il terreno di trasporto
e vi sono più rari i depositi del mare.
Va segnando i limiti dell'antica riva, quando le acque ri-
cuoprivano la pianura; e i depositi che ritirandosi vi lasciò
il mare nei quali abbondanti si osservano i fossili delle con-
chiglie marine : i cangiamenti che vi apportarono le acque ,
12 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
che scendendo dai monti givano depositando successivamente,
il terreno di trasporto; ed infine quelle che la mano dell' uo-
mo operò nello spazio, che oggi è base alla città.
Parlò del terreno vegetale e ne operò chimicamente l'ana-
lisi, delle acque potabili e ne stabilì le gravità specifiche, e
gli elementi che le compongono.
Dalle osservazioni meteorologiche di molti anni che potè rac-
cogliere, tentò di stabilire un anno medio; dal quale si potes-
se ricavare l'indole e i caratteri del clima palermitano: e se-
gnò l'andamento del barometro, della temperatura nei vari
mesi dell'anno; parlò dello stato del cielo, della pioggia, della
neve, dei fulmini , dei venti che dominano nelle varie sta-
gioni. Le differenze climateriche stabilite in tal guisa con al-
tri paesi di vicine regioni , cercò di afforzare colle osserva-
zioni delle piante che vegetano presso noi: poiché dopo i tra-
vagli deìV Humboldt^ la botanica è divenuta una scienza di
cui grandemente si giova la geografia fisica.
Descrisse infine la coltura dei nostri campi, le usanze dei
nostri coltivatori, i prodotti che vi fioriscono; parlò del mare
e degli animali che lo abitano. Ei diede in tal guisa com-
pleto il quadro della topografia di Palermo; e sebbene difetti
e lacune si osservano nei dettagli ; pure ciò non toglie a lui
la gloria che gli è dovuta, come a chi primo si pose in un
aringo così vasto e difficile, né da altri primi tentato: e tale
che si mostra il suo lavoro è degno di servire a modello delle
più insigni topografie.
Instancabile dalla fatica non tralasciò mai alcuna congiun-
tura, che gli porgesse il destro di illustrare il paese, o di
instruirlo.
Nel 1822 pubblicò ne\V Iride Sicula due lettere al P. Piaz-
zi intorno a Girolamo Settimo matematico palermitano, che
danno saggio di un'opera di lui intorno alle unghiette ci-
lindriche.
ELOGIO DI DOMENICO SCINA". 13
E nell'anno appresso, allorché fu spedito dal governo nel
territorio dell' Ogliastro, ad esaminarvi gli effetti di un tre-
muoto, e gli sconcerti perciò sopravvenuti nelle acque ter-
mali di Termini; scrisse due Rapporti che trovansi nel to-
mo r del Giornale di Scienze Lettere ed Arti.
Ma nel 1830 diede più splendida prova del suo sapere nelle
scienze naturali ; allorché nelle vicinanze di Palermo ove è
la campagna di Mar-dolce a piedi del monte Grifone , fu
scoperto un immenso deposito di ossa fossili; avanzi di ele-
fanti, ippopotami ed altri animali.
Fuvvi in quei dì chi andò fantasticando, che la mano del-
l'uomo sepellì quegli elefanti venuti coli' armata cartaginese;
allorché cartaginesi e romani, si disputarono in battaglia cam-
pale sulle nostre pianure, il dominio della Sicilia.
E fuvvi chi imaginò che quelle ossa fossero di animali pro-
pri della Sicilia e della vicina Africa; deposti durante il do-
minio degli arabi in Sicilia, che padroni ancora dell'Africa
qui li condussero per allevarli nei loro parchi o serragli: e
che vi ebbe un palagio di Emiri a Mar-dolce.
Queste idee volgari e lontane da ogni lume di scienza fu-
rono combattute da Antonino Bivona egregio botanico e na-
turalista siciliano; il quale rinvenne in altri punti ossa fos-
sili, ed un altro deposito con ispecialità a Billiemi nella costa
opposta a Mar-dolce, il quale evidentemente non potea attri-
buirsi all'opera dell'uomo.
Ed intanto che il Cuvier riponeva nel gabinetto del Re a
Parigi le ossa che di qui gli si mandavano dichiarandole fos-
sili ; Scinà pubblicava un suo Rapporto sulle ossa fossili
di Mar-dolce e degli altri contorni di Palermo.
In questo colla guida della Paleontogi-afia, va cercando di
ritrarre dalle forme e dalle dimensioni delle ossa gli animali
cui esse appartennero; e tenta di spiegare l'origine di quei
depositi.
14 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
Ei ritenne che i deposili di Mar-dolce e di Billiemi son dif-
ferenti l'uno dall'altro, ed avvenuti in epoche diverse; ma
non seppe cogliere i veri caratteri dai quali si mostra la va-
rietà delle epoche; e come quella di Billiemi è anteriore al-
l'altra di Mar-dolce. Si credette inoltre che il deposito ai pie-
di del Grifone fosse stato opera di una corrente marina , e
vide nell'altro i caratteri di concenti terrestri; mentre e l'uno
e l'altro a quest'ultima cagione sono evidentemente da at-
tribuirsi.
Il suo Rapporto intanto è rimarchevole per la perspicacia
con cui è condotto , e rende onorata testimonianza del suo
sapere.
Altri fossili si rinvennero in Siracusa, ed ei ne die' noti-
zie nel Giornale di scienze sopraccennato.
In fine due articoli inseriti nelle Effemeridi furono gli ul-
timi suoi lavori scientifici: il Brei>e ragguaglio del novello
vulcano allorché nell'acque di Sciacca sorse un'isola che poi
scomparve, e V esperienze e scoverte sull' Elettromagnetismo
che riguardano gli esperimenti di Nobili ed Antinori sulla
forza e lettromotrice del magnetismo e la loro teoria sul ma-
gnetismo di rotazione.
Passando ai lavori storici dello Scinà: riguardano essi o la
vita e le opere di alcuni insigni Siciliani antichi e moderni,
o la letteratura in generale della Sicilia.
Nei campi della biografia colse palme gloriose ; poiché
non solo narrò egregiamente le gesta dei grandi uomini dei
quali scrisse, ma fu delle loro opere espositor degno, inter-
petre solenne, e talvolta eziandio buon traduttore. Scrisse
dapprima di Francesco Maurolico uno dei sommi che fiorì
nel secolo xvi il quale fu ad un ora geometra astronomo arit-
metico ottico poeta; e sulla cui tomba con giusta baldanza potè
fare incider Messina: Lei averlo prodotto perchè la Sicilia
unicamente chiara ed illustre non fosse per un solo Ar-
chimede.
ELOGIO DI DOMENICO SCIX.V. IS
Considerò il Messinese in rapporto ai secolo in cui visse ,
secolo nel quale perduto il gusto delle cose geometriche, altro
non si ebbero che poche versioni di Euclide di Apollonio e
di altri greci libri; ma così sconce e piene di errori che po-
co giovar poteano all'umano sapere. Ed egli a rislaurare la
scienza cominciò dal comentare e leggere pubblicamente i libri
di Euclide; e correggendo gli antichi originali, riparando le
lacune dove eran manchevoli, dalle opere di Euclide: Mene-
lao, Teodosio, Sereno, Apollonio, Archimede, formò una com-
piuta ed esatta biblioteca dei greci maestri in geometria. Il bio-
grafo sa valutare con molto intendimento i cangiamenti che
ei fece nelle dimostrazioni delle verità ritrovate da Archimede
e ciò che supplì dove il greco maestro accenna solo o sup-
pone già noto ; 1' estensione che diede alla teoria dei centri
di gravità determinandoli nei solidi, e particolarmente nella
piramide nell'emisfero e nella conoide parabolica. Sa valutare
ciò in cui fé' progredire la trigonometria; ciò che aggiunse alle
sezioni coniche di nuove verità e di nuovi metodi, allorché
prese a comentare i libri di Apollonio Pergeo, di cui ricostruì
colla sola forza dell' ingegno il quinto e sesto libro, tra i quat-
tro che erano smarriti. E parla dei suoi lavori geometrici nella
gnomonica; delle sue scoperte in aritmetica in cui stese un
bel trattato sulle quantità commensurabili ed incommensura-
bili, e considerò 39 serie tra le quali quelle che risultano da
numeri che potendosi disporre in figure geometriche diconsi
dei numeri figurati: delle quali andò ricercando il termine
generale e tentò di raccogliere le somme.
Disse del suo sapere in Astronomia, della sua teoria delle
imagini negli specchi concavi, di quella intorno alle lenti con-
vesse, e delle prime idee che ei gittò intorno alle caustiche
in cui precesse Tschirnausen: fece parola della sua Storia di
Sicilia e di altri lavori di minor conto.
L'elogio dell'esimio siciliano dato alle stampe dallo Scinà
16 ELOGIO DI DOMENICO SCIX.V.
nel 1808 se di più viva luce sparse il lodato, non illuslrò
meno il lodatore; che fu chiarito enciclopedico quanto il Mes-
sinese, e giusto estimatore mostrossi della parte che quegli
ebhe ai progressi delle scienze matematiche.
Cinque anni di poi, nel 1813, si pose nuovamente nel bio-
grafico aringo ed un nuovo alloro vi colse; allorché stampò
le quattro Memorie sulla vita e sulV opere di Empedocle Ger-
gentino.
Nella prima ragionasi dell'età in cui visse Empedocle, nella
seconda della vita, nella terza della filosofia, nella quarta dei
frammenti delle sue opere.
Investigando con gran senno le memorie pervenuteci da
sì remota antichità, stabilì che Empedocle nacque verso la
75 Olimpiade , che fu allievo di Parmenide ed Anassagora ;
maestro di Gorgia; e coetaneo di Melisso, Zenone, Democrito.
Vissuto nell'epoca in cui la sua patria scosso il giogo della
tirannide si riduceva a libertà, egli ebbe gran parte nelle ci-
vili vicende, e nell'ordinamento della repubblica. Seguace della
filosofia pitagorica, dedito alla teologia teurgica, illibato nella
vita e nei costumi ; si adoperò cogl' insegnamenti e coli' e-
sempio a rendere migliori i suoi concittadini , che vedea
con dolore rotti nella mollezza nei piaceri nei vizi, che mi-
nacciavano col progi-edire, l'esistenza della libertà e della patria.
Vide Agrigento travagliata dall'insolenza e dalla superbia de-
gli ottimati; Siracusa dalla ferocia e dalla licenza popolare.
Ond'ei che per l'inlluenza acquistatagli dal suo sapere e dalla
virtù, ebbe impero sul volere dei suoi concittadini, e gran
parte nei civili uffici: concepì di equilibrare la potenza dei no-
bili con quella del popolo, e tutti far partecipare dell'am-
ministrazione della repubblica. E quando il popolo preso alle
grandi cose oprate in favor della patria gli offriva lo scettro;
generosamente ricusò, e torna\a alla vita semplice e mode-
sta di privato cittadino.
ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. 17
Nella terza memoi'ia il biografo studiando nei frammenti dì
due soli poemi che ci restano, tra i molti del filosofo Agri-
gentino, quello della natura e l'altro delle purgazioni; va
investigando entro ad essi il suo sapere nelle scienze natu-
rali, e nella metafisica.
Ei crede di ravvisare nelle due forze della natura amore
ed oclio^ con cui quegli tentò spiegare l' Universo; 1' affinità
e la repulsione dei moderni.
Espone il suo sapere nella medicina e nell' astronomia, le sue
dottrine intorno alle piante; e come rivolgendo le conoscen-
ze naturali a pratica utilità, operò prodigi che gli valsero
presso il volgo il titolo di mago.
Nella filosofìa fu pitagorico , ma non seguì ciecamente le
dottrine del maestro che modificò in varie guise; e la tras-
migi'azione stessa delle anime cardine della pitagorica filo-
sofia, fu da lui riguardata con vedute pii'i sottili e più filo-
sofiche che non fece Pitagora.
Intorno alla sua morte la tradizione ci narrò che Empedo-
cle gittossi nell'Etna; ma l'autore ricorreggendo coi documenti
e la critica la tradizione, smentisce quell' antica opinione; seb-
bene incerto rimanga il vero modo in cui sia perito il fi-
losofo d'Agrigento.
La quarta memoria è serbata ai frammenti dei due poemi;
frammenti che vengono dichiarati e recati in italiano.
Nel 1821 ristampandosi i discorsi intorno alla Sicilia di Ro-
sario Gregorio ei vi premise una biografia, breve perchè col-
locata come prefazione; ma che pure in quei limiti si mostra
un lavoi'o compiuto.
Prese quindi a trattare altro più ampio ed arduo subbietto
scrivendo la vita di Archimede; in cui studiasi di far co-
noscere il valore di quell'altissimo intelletto desumendolo dal-
le opere del gran Siracusano. E benché il Discorso intorno
ad Archimede pubblicato nel 1823 succede a non poche no-
Voi.. I. 5
18 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
tevoli scritture sullo stesso argomento; pure non manca di
pregi. E piace colla sua scorta l'andar contemplando come il
maggior geometra dell' antichità, slanciandosi al di là di quello
che gli altri avean fatto vinse la gloria della scuola di Ales-
sandria, e i nuovi metodi che egli introdusse, e le difficoltà
vinte nei prohlemi che imprese a risolvere, e le sue grandi
scoperte nella geometria nella statica nell'idrostatica.
Il biografo si mostra apprezzator giusto e profondo di quel
divino, e ad un tempo felice scrittore.
Ancora lo ravvisiamo valentissimo filologo nel suo libro
intorno ad Archestrato (1 frammenti della gastronomia di
Archestrato, Palermo, 1827>. Ivi egli narra la vita del poeta,
lo purga dalle calunnie che gli appiccaron gli antichi , la
sapienza civile di lui e le intenzioni oneste ne espone, rac-
cozza i frammenti del suo poema, li traduce in italiano, li
comenta. I versi come quelli del volgarizzamento di Em-
pedocle sono adattati al soggetto, scorrevoli, puliti ma man-
cano di quel fuoco che abbella la poesia: Scinà non era poeta.
Quanto allo stile in generale di queste scritture, siccome
ne sentenziò il Giordani, se pure taluno vi desiderasse al-
quanto più di purità di faciltà di grazia, niuno sarà che vi
desideri chiarezza, precisione ed efficacia quanta a filosofo è
richiesta.
Dopo avere illustrato tanti egregi siciliani ei divenne lo sto-
rico della siciliana letteratura.
Noi avevamo in tal genere dei raccoglitori di notizie, de-
gli scrittori di cenni biografici; ma niuno che per lo metodo
di esposizione e per la critica meritasse il titolo di storico.
Scinà riguardò la storia letteraria con vedute e con intenti
più alti, che fin allora non s'era fatto. Ei comprese che la
cultura di un popolo è uno degli elementi dello stato sociale
che strettamente si annoda con tutti gli altri, dipende dagli
ordinamenti civili e reagisce su quelli : e che però bisogna
ELOGIO DI DOMENICO SCINA'. 19
tener conto di tali elementi, allorché si vogliono dichiarar le
vicende e le cagioni della letteratura di un paese.
Con tali principi scrisse innanzi tratto e pubblicò nel 1824-27
il Prospetto della storia di Sicilia nel secolo xvm.
L'opera offre tre stadi differenti dell'epoca che descrive; nel
])rinio osservansi errori ed oscurantismo ; nel secondo sor-
gono desideri di progresso, si conoscono gli errori e si fanno
sforzi per vincerli. Nel terzo stadio infine in cui vissero gli
uomini morti la più parte nel nostro secolo, si abbatte la fi-
losofia del Peripato, si fondano i nostri più grandi stabili-
menti scientifici, le scienze della natura si studiano per mezzo
dell'osservazione e dell' esperienza, i classici tornano in ono-
re; la letteratura prende un carattere più gentile, e gli stu-
di in generale divengono migliori e più comuni.
Queste vicende sono rannodate maestrevolmente colle con-
dizioni civili della Sicilia ; e riguardando la storia lettera-
ria come r espressione della società si fa espositore della
coltura generale, e i letterali considera come mezzi di quella,
non come unico fine alle di lui indagini.
Con sana critica scrutò i titoli di ciascuno alla fama, con
vasta erudizione e sagacia squisita, giudicò ogni maniera di
opere; e produsse in tal guisa un vero modello di storia let-
teraria.
Ovunque essa pervenne se ne comprese l'eccellenza, e i gior-
nali d'Italia di Francia d'Inghilterra ne lodarono a cielo l'au-
tore.
Già molto oltre negli anni non rifuggì da un impresa più
grave; e prese a scrivere della civiltà di Sicilia all'epoca greca;
disegnando forse di trattare poi le epoche che la seguirono,
e condurla in tal guisa sino ai dì nostri.
A siffatta storia ei fece precedere una Memoria nella ([uale
rischiarando i tempi anteriori, prese a dimostrare che (tale
è il titolo di essa) / popoli che abitarono la Sicilia prima
20 ELOGIO DI DOMENICO SCINA'.
delle rnlonie elleniche non furono scienziati, ma giunsero
(li mano in mano allo stato di civiltà sociale.
VA comincia dal ricordare le indagini degli eruditi per
distinguere i Ciclopi favolosi dagli storici, e fissa l'origine il
mestiere e l'abitazione di costoro. Combatte l'opinione vol-
gare che un dì la Sicilia fosse stata abitata da Giganti, e narra
come l'isola venne occupata a poco a poco da varie razze di
nomini che tragittaron lo stretto Sicani, Sicoli, Cretesi, Eli-
mi, Morgeti; i quali diversi di linguaggio di costumi d'in-
teressi non fecero progredirne la civiltà.
E come infine ella si fosse avanzata nello stato sociale col
continuo commercio dei Fenici che erano desti, inciviliti, ed
ovunque lasciavano i loro usi, i loro dogmi religiosi, le loro
arti. Ma né questi furon sapienti; ed è vana l'opinione di co-
loro che pretesero trasformare un pugno di mercanti in ma-
tematici ed astronomi.
La vera storia letteraria di Sicilia comincia dagli Elleni e
l'autore sotto il titolo di storia della letteratura greco-sicula
la ripartì in tre periodi; dall'arrivo delle colonie elleniche sino
alla morte del primo Cerone: da Cerone alla cacciata di Dio-
nigi secondo : da quell' avvenimento all' espugnazione di Si-
racusa.
Pubblicò i primi due periodi negli ultimi anni della sua
vita; ma rimase incompiuto il terzo per la morte dell'autore,
e fu poi pubblicato dopo la sua morte fin dove egli il con-
dusse imitaniente all'introduzione ed all'altre due memorie.
Ei fa manifesti in quest' opera i passi di quei popoli nei
costumi, nelle leggi, nell'idioma, nelle arti nelle dottrine, e
in tutto ciò che costituisce la vita intellettuale delle nazioni.
Innestando la storia civile colla letteraria ei nulla trascura
che giovi a chiarir la sapienza di quelle età, nulla che valga
a dar contezza degli eccelsi ingegni che in quei tempi fio-
rirono in cui massimo fu certamente lo splendore della Tri-
nacria.
!• LOGIC) DI DOMENICO SCINA'. 21
Tanta serie di opere e così egregie diedero allo Scinà altis-
sima fama in Sicilia ed altrove ; né è da meravigliare cer-
tamente che egli ebbe tal venerazione appo noi, cui altri nei
moderni tempi giammai non ])ervenne.
Fu colmo dai Principi di incarichi e di onori. Infatti nel
1822 venne scelto a Cancelliere dell'Università di Palermo ed
a membro perpetno della Commessione di Pubblica Istruzione
ed Educazione in Sicilia; di cui fu fin d'alloiM regolatore e
guida.
In quel medesimo anno attese per ordine del Governo ed
in compagnia del chimico Puritano a sopravvedere il disep-
pellimento dei cadaveri onde riboccavan le fosse della chiesa
della Kalsa che doveasi abbattere: opera in cinque giorni com-
piuta senza che alcun detrimento la pubblica sanità ne pa-
tisse. Nel 1823 eletto Deputato della pubblica libreria del Co-
mune di Palermo, essa fu per suo mezzo nobilmente deco-
rata ed arricchita di libri. Destinato anche in quell'anno a
reggere V Educaridario delle nobili donzelle ei lo ridu,sse dalla
squallidezza a prosperevole fortuna. Da pari decadimento e
con successo eguale rilevò il collegio detto Carolino Calasanzio
quando nel 183i vi fu preposto unico Deputato.
In premio di tante fatiche di pubblica utilità Francesco F
nel 1828 gli conferì l'abbazia di S. xVngelo di Brolo, e nel-
l'anno di poi le insigne di cavaliere dell'ordine che è del
suo regio nome intitolato.
Le più illustri Accademie fecero a gara per decorarlo dei
loro diplomi; e benché ei fosse sdegnoso di questi vani ti-
toli, l'Accademia Palermitana allorché nel 1832 l'iformò i suoi
ordinamenti ed assunse il titolo di Accademia di scienze e belle
lettere si onorò di accoglierlo nel suo seno ; il suo nome ,
il più illustre della Sicilia, ne pose in cima al catalogo dei
soci attivi residenti nazionali, e quando moriva in solenne
memoranda tornata ne celebrò la memoria.
22 ELOGIO DI DOMENICO SCINA".
L'invidia e forse anco l'alterezza dell'animo, gli concita-
rono nemici, detrattori, e guerre letterarie, le quali ei non
seppe spregiare e tacersi.
Ma io non dirò delle sue opere polemiche; poiché l' ira non
vive al di là della tomba, ed in siffatte contese fin la vittoria
è vergogna.
Alto e robusto ei fu della persona, piacevole nel conver-
sare, franco sino alla ruvidezza, leale e tenace nelle amicizie,
amorevole della sua famiglia, ignaro di bassezze.
Nato in Palermo nel 1765 vi morì di cholera il 13 luglio
1837, quando migliaja de' suoi concittadini perivano.
Il suo nome sarà onorato in Sicilia, finché il sapere e la
gloria vi saranno in pregio; e l'Italia non isdegnerà di ac-
cogliere nelle sue storie, uno dei figli più illustri di questa
terra.
ELOGIO
NICCOLO CACCIATORE
DA GAETANO CACGIATOBE
PROF. DI ASTRONOMIA, MRBTTORE DEI. R. OSSERVATORIO DI PALERMO, SOCIO DELLA R. SOCIETÀ
ASTRO?iOMICA DI LONDRA, E DI VARIE ALTRR ACCADEMIE.
ELOGIO
NICCOLÒ CACCIATORE
(Lello il di 6 marzo 18121.
Quando con nobile invito, egregi Accademici, affidaste a me
il mesto ufficio di tessere l'elogio al mio genitore, non pen-
saste forse che in me potria sembrarvi sospetta la lode, pe-
rocché dire di coloro ai quali in vita ci legava immenso amore,
eli' è oltre ogni credere impresa assai dura. — E pur troppo
sento in me di esser figlio per quanto mi studi soffocare l' in-
4 ELOGIO DI MCOLO- CACCIATORE.
terno contrasto , ed oggi eh' io torno col pensiero ai tempi
trascorsi, alle gioie seco divise, alle fatiche insieme sostenute,
alle angosce comuni , con più forza mi s' inasprisce la piaga
recente, e una lagrima cade sulle pagine, ch'io vo segnando
onde onorarne la memoria. — Ma se questo universal desi-
derio, se questo compianto dei buoni, se le benedizioni di
quanti lo praticarono bastano a infondermi fiducia di rac-
contarne francamente i pregi, spero non mi acccuserete di
parzialità se vorrò mostraivi in lui il vero cittadino, il buon
padre di famiglia, l'egregio scienziato.
Per chi trasse vita oscura e senza fama i primi anni— gli anni
della gioia e dei tripudi, nei quali non si ricorre al passato,
perchè breve e inosservato, non si medita sull'avvenire, perchè
i travagli della vita non ci han peranco colpiti— non lasciano
travedere che comuni trastulli, comuni tendenze, gli stessi mo-
tivi di dolore, gli stessi slanci all'esultazione, ma per l'uomo
che seppe sollevarsi sulla classe dei suoi simili, e attrarre uno
sguardo di ammirazione primeggiando o nelle armi o nelle ci-
vili discipline o nei rami del sapere, quella prima età rendesi
anch' essa importante, e ferma l'attenzione del filosofo, che ne-
gl infantili inizi discopre i germi di quelle passioni, che poscia
rilevatesi di tanto, il dominarono per tutta la vita, e lo condus-
sero ad egregi fatti, o a sublimi pensamenti. — Ricordando a-
dunque l' infanzia di Niccolò Cacciatore oggi che il nome suo
è nome di onore alla patria, ben riesce utile il sapere che non
curando i giuochi giovanili e i fugaci sollazzi, di buon'ora co-
minciò a formar suo diletto dei libri e delle utili occupazioni,
onde ebbe a credersi dai suoi parenti chei fosse venuto a ma-
turità pria che gli anni lo comportassero.
Il paesetto ov'ei sortì la culla è nella Provincia di Girgenti sul
pendio del monte Pecoraro, ed ha nome Casteltermini: se non
vanta antiche rimembranze, gli abitatori produce arguti e pre-
sti d' intendimento. — Giovanetto il tormentava un'ansia di
ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 5
conoscere, di confrontar le cose che più fortemente il colpi-
vano, e quindi era in lui un frequente dimandare, un insiste-
re, un continuo obiettare: Aenuto oltre negli anni, già dopo
letto qualche libro, le sue idee s' ingigantivano quanto più ri-
stretta era la sfera in cui vivea, e progrediva negli studi senza
maestri. Mancando di chi gì' insegnasse a meditare, avvezzavasi
a meditare da se medesimo. — Quando coi coetanei vagava su
pei monti e per la pianura sottoposta, o sorvegliava i campe-
stri lavori, ogni oggetto avea pei suoi occhi un ufficio, im lin-
guaggio, un incanto; nella campagna gremita di fiori, nel canto
degli uccelli, nella rugiada dei prati, nel magnifico spettacolo
del Sole nascente ravvisava que' quadri sublimi, che tanto lo
aveano scosso alla lettura dei classici latini ed italiani, e sen-
tiasi ravvivare d'un' estasi sovrumana e vi si beava. Destinato
al sacerdozio, su tai libri facea tesoro di precetti e di forme, e
cominciavasi ad iniziare nel greco idioma e nelle teologiche
dottrine.
Quando però gli cadde alle mani una geografia sentissi tras-
portato in una sfera più ampia: conobbe allora che il paesello
nativo era un punto in confronto alla grandezza della terra :
quanto fanciullo avea inteso raccontare di lontane contrade,
d'una immensa estensione di acque, di popoli differenti, di dif-
ferenti costumanze, gli si mostrò nel suo vero aspetto; si diede
a riandare i fatti, a farne confronto, a coordinarli: d" allora in
poi la geografia formò il suo studio prediletto.
Se non che quell' occupazione sì dilettevole divenne tormento
dell animo suo, allorché fu a capo di sperimentare il bisogno
delle altre scienze, che a quella dan mano e la reggono : co-
minciò a vagheggiare la fisica, le matematiche: cercò libri, cercò
chi l'ammaestrasse: mancavano i libri, mancava l'uomo che
potesse se non altro porlo in via, mancava nei parenti la vo-
lontà di secondarlo, destinato avendolo al sacerdozio. — Per av-
ventura nei polverosi armadi d' un suo congiunto vennegli fatto
6 ELOGIO DI NICOLO* CACCIATORE.
rinvenire un antico trattato d' algebra e di geometria: lo ghermì
allora colla avidità di un bene a lungo desiderato, lo fece og-
getto delle sue giornaliere occupazioni, da se solo diedesi ad ap-
prendere la scienza delle quantità, a scoprirne i rapporti, a se-
guirne il progresso. D'allora in poi egli abbandonò le teolo-
giche discipline, di che rammaricavansi i genitori, perocché ogni
ambizione che in lui riponessero era quella di vederlo profes-
sore di lingua greca nel seminario di Girgenti.
E a tale scopo disegnarono farlo trattenere per alquanti anni
nella capitale, onde approfondirsi in quella lingua sotto il loro
concittadino De Cosmi, nome che è segnato onoratamente nella
siciliana letteratura.
Correva l'anno 1789 ed egli dato il saluto che pensava do-
ver essere ultimo alle sue montagne, baciata per l' ultima volta
la terra dei suoi padri, veniva in Palermo fra i vortici d' una
immensa società, in mezzo ai tumulti d' un popolo, fra i con-
trasti di mille passioni tutte diverse ed opposte fra loro. Su
quanti oggetti nuovi inaspettati gli si offerissero, ei fermava il
pensiero, meditava, ne traea partito pel suo avvenire. — Vide
il magnate gonfio di una potenza, che la viltà dei molti gli ac-
cordava, attirarsi lodi comprale e immeritati encomi, e lo sprez-
zò; vide l'astuto farsi sgabello del retto e dell'onesto e con sozzi
modi o con turpi vergogne salire a cariche luminose, e lo sprez-
zò: prestò culto quasi divino agli uomini che brillavano per
r ingegno e pel sapere , ma a quei soltanto, nei quali il franco
dire e la santità dei costumi non avean deturpato il ministero
delle lettere e delle scienze, quei soli gli sembravano esseri di
altra sfera, in essi specchiavasi, alla gloria di quelli agognò con
tutte le forze; se vi sia pervenuto i fatti il diranno.
Un fortunato accadente avealo di già strappato alle pedan-
tesche ricerche, e riposto in seno alle scienze e alla contempla-
zione degli astri. Il Piazzi conosciutolo in casa del De Cosmi,
sei tolse per allievo, per compagno delle sue fatiche, ed emulo
ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 7
della sua gloria. — Era questo il posto che il Cielo gli avea as-
segnato, e in cui ei dovea mietere una palma. Da semplice as-
sistente, guadagnandosi pei suoi meriti la comune fiducia, giunse
a levare tal lama di se, che attiratasi gli sguardi degli astro-
nomi stranieri; le ricerche le più astruse, i calcoli più intricati
Ibrmavan suo diletto, e di quelli esclusivamente si occupava.
Le speranze di Piazzi non andarono quindi fallite: quel gran-
de gioiva dei progressi del suo giovane allievo, e di quell'ardore,
di quella attività di mente che lo distingueva, e di che la dotta
Europa è stata in seguito testimone.
Piazzi intanto spiccava il volo a più alte intraprese. I dubbi
insorti e a lui e agli altri astronomi che la posizione di Atair
e delle altre stelle del Maskelyne potesse trovarsi viziata di er-
rori più o meno considerevoli, gli suggerirono l'immensa idea
di rifare il suo catalogo sin dalle fondamenta. Lo animavano a
quel vasto concepimento le vive istanze del suo allievo, che
se ad alta gloria recavasi il poter con tant'uomo ai vantaggi
della scienza collaborare, l'ardentissima brama ad un tempo di
illustrare il suo nome per proprie fatiche lo spingeva ad ad-
dossarsi quel difficile lavoro, e Piazzi di buon grado gliene
cedeva la cura.
Non si curò Cacciatore di rinnovare le osservazioni intorno
alle sole 36 stelle fondamentali del Maskelyne, egli l'estese sino
a 120, e l'opera rimase compita negli anni 1803, 1804 e 1805,
e da Piazzi pubblicata nel libro vi del Reale Osservatorio. Ivi
il sommo astronomo confessa che osservazioni e calcoli furono
interamente del suo assistente. « Le volume, •> dice De Lambre,
« n'a que 80 pages, mais on voit combien elles sont pleines. Tous
les astronomes désireront se les procurer, et nous avons beau-
coup à espe'rer encore des efforts réunis de M. Piazzi, et de son
digne assistent M. Niccolò Cacciatore ».
Per le nuove determinazioni di Cacciatore delle fondamen-
tali stelle si resero certezza i dubbi che gli astronomi avean con-
8 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE.
cepito sulle posizioni stabilite dall'astronomo inglese; posizioni
sulle quali erasi ordinato il primo catalogo. Quindi il Piazzi
s' indusse a rinnovarne le osservazioni. Ma essendo egli da grave
malattia agli occhi travagliato, Cacciatore solo continuò quel
gigantesco lavoro. Osservazioni , calcoli , tutto compiutosi da
costui, il catalogo interamente rifatto vide la luce nel 18U. —
'. Abbracciai, » dice Piazzi nelle sue lezioni, « sì ardua impresa,
secondato e sostenuto dal mio assistente signor Cacciatore, che
tutta v'impiegò l'opera sua nelle osservazioni non meno che
ne' calcoli ».
Veniva intanto il Piazzi richiamato in Napoli, ed a Caccia-
tore restava affidata la direzione del nostro osservatorio; quin-
di un più vasto campo d'innalzare la sua fama. L'apparizione
della cometa del 1819 gli offrì il destro di render palesi i suoi
pensamenti sull'origine del sistema solare.
Il Cacciatoi'e prese in quel lavoro ad esporre i suoi divisa-
menti su questione di tanto peso: la teoria di Buffon, di quello
eloquente ed ingegnoso pittor della natura, non lo soddisfacea,
come quella che non ispiega tutt' i fenomeni, e con molti tro-
vasi in opposizione; le ipotesi di Newton e di Delisle gli par-
vero del tutto inammessibili , perchè sempre contradette dai
fatti : vagheggiò però le idee dell' immortale autore della mec-
canica celeste, vagheggiò quelle del Piazzi sulla formazione delle
comete, e conciliando le une colle altre, mostrò nascere i pia-
neti da una esplosione generale del corpo solare, e dal conden-
samento in diverse zone dell'immensa atmosfera, che intorno
a lui erasi distesa, prodotto dalla successiva mancanza del ca-
lorico; e formarsi le comete da quelle materie, che per le loro
tisiche circostanze non poterono far parte dei corpi che di zona
in zona si formavano, e che restarono sparse nello spazio im-
menso, che il fluido solare avea occupato.
Quelle idee fux'ono accolte con applauso dai fisici e dagli a-
stronomi, e le lodi che da ogni banda gli pioveano coronarono
ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 9
felicemente le sue meditazioni. — In proposito di questa memo-
ria leggesi nella biblioteca universale di Ginevra : « L' auteur
de l'ouvrage que nous avons sous les yeux a succede dans l'ob-
servatoire de Palermo au célèbre Piazzi, et un tei maitre pou-
voit et devoit avoir un tei élève etc. >>.
La fama del suo predecessore era tale da oscurare chiunque
il seguisse, non pertanto ei si scoraggiava; l'esempio di quel
grande incitavalo a nuovi lavori, e a meditazioni più profonde,
onde seguirlo nell'intricata carriera.
Ed avea concepito un piano di ricerche lungo, interessante,
che grande utile recar dovea alla moderna astronomia: avea
di già fatto tesoro di un gran numero di fatti, frutto di più
anni di fatiche durate fra il rigore di notti invernali, e sotto
la sferza dei raggi cocenti di soli estivi. Ma i tempi difficili si
appressavano. Ardimentose speranze, nuovi desideri, audaci
passioni concitavano vm popolo ; egli infuriava , insaniva per
le vie, a gran folla traea al palazzo dei Re. Rompeansi i can-
celli, atterravansi le porte, le soglie sin allora immacolate ve-
nian contaminate dal piede ardito e scalzo del contadino, dalle
incallite mani dell'artigiano: ai'redi, mobilie, supellettili, tutto
andava in rovina. — L' osservatorio sito in quel luogo non
isfuggì alla furia popolare; quanto il direttore serbava del suo,
carte, libri furon distrutti e dispersi, e così un cieco accanimento
rese vane le fatiche di tanti anni. Fu portento dei Cieli se gli
strumenti restarono intatti da quell'impeto primo e forsennato.
Ed avrian patito la comune sventura se il Cacciatore non a-
vesse difeso quel luogo eh' ei guardava come il suo tempio a
costo della propria esistenza.
Il giorno 27 luglio del 1820 egli era tratto per le pubbliche
vie a furia di percosse, colle braccia legate, colle membra la-
cere e peste; una turba insanita lo premea ai fianchi. Io mi-
nacciava, mostravagli un capo mozzo e insanguinato, l'esecrato
nome di traditore gli suonava d'intorno; e pur sapea di amare
V(U. I. 2
10 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE,
la patria sua come la cosa più cara che si avesse , ed esser
pronto a darle tutto il suo sangue purch'ella si rialzasse a mi-
gliori destini. Confortollo in quell' istante la memoria d' un
grande, vittima della rivoluzione di Francia; rammentossi d'un
sommo italiano soffrente fra l'orrore dell'inquisizione; e solo
gli strinse il cuore il pensiero della donna sua, de' figli che
teneramente amava. — Pure si acquetò, e invocando dal Cielo
voglie più sante nei suoi persecutori, sostenne in pace gl'in-
sulti, le minacce, il carcere doloroso. — Così un popolo spes-
so s'inganna nei suoi giudici, e pone in alto chi dee trarlo in
rovina, e lascia nella trascuranza o vuol perdere i suoi veri di-
fensori.
Quella catastrofe luttuosa avea dunque reso infruttuose tante
fatiche, alle quali egli affidava la sua gloria futura — Grande-
mente sen dolse, ma non pertanto volle desistere dal suo no-
bile scopo di non scemar dramma alla riputazione dello sta-
bilimento.— Con maggiore attività, con più ostinata fermez-
za si diede a rifare quanto avea perduto, ad accumulare nuove
osservazioni, e a trarne nuovi risultamenti; e a capo di pochi
anni e precisamente nel 1826 fu in istato di pubblicare un
volume, che dovea contenere la storia dell'astronomia sicilia-
na da quell'epoca in poi. Con mirabil modestia volle nomi-
narlo: libri 7" 8" e 9" del R. Osservatorio, quasi formassero
seguito ai sei libri del suo insigne maestro.
Vi trattò delle opposizioni dei pianeti, delle occultazioni, de-
gli ecclissi osservati dal 179i sino a quel giorno, delle osserva-
zioni del sole negli equinozi e nei solstizi, riunì gli esami che
avea impreso sulle posizioni e i movimenti propri delle stelle
con metodi nuovi, acconci e precisi, e seppe dedurne impor-
tanti resultamenti.
Da gran tempo una differenza tra l'obbliquità estiva e ver-
nale agitava le menti degli astronomi, ne sospettavano la causa
nella influenza rispettiva degli elementi del calcolo sulle osser-
ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 11
vazioni medesime: fu da alcuni modificata l'altezza del polo,
affm di metterle d'accordo; altri l'attribuivano all'incertezza delle
rifrazioni, perlochè il Cassini, il La Calile, il Bradley, il La Place
e i più grandi astronomi costruirono tavole di correzioni : né
per tanto il fenomeno svaniva.
• All'astronomo di Palermo nacque sospetto ch'esso potesse pro-
venire dalla differente temperatura del metallo: replicati i saggi,
e maturata l'idea, fecesi a dimostrare, che l'influenza del calo-
rico sui grandi strumenti è una quantità finita, cui bisogna
valutare ; che la differenza fra le due obbliquità lungi dal do-
versi far disparire, o adottando diverse rifrazioni, o toccando
altri elementi, fa d'uopo lasciarla quale è data dalle osserva-
zioni, ed intanto esaminare s'essa non provenga da una ca-
gione del tutto termometrica; che bisogna piuttosto aggiugnere
alle divisioni dello strumento quel di più di dilatazione, che
necessariamente per lo maggior calore si opera sul metallo. —
Pertanto adattò termometri al gran cerchio di Ramsden , e
facendo quindi le opportune cori'ezioni, le osservazioni estive
ed invernali del sole gli offrivano quei risultamenti uniformi,
che per la natura della cosa doveansi aspettare.
La novità e l'importanza del lavoro gli fruttarono gli enco-
mi dei contemporanei, e molti ebbero a congratularsi seco di
aver risoluto un difficile problema. — I risultamenti ottenuti
vennero adottati dagli astronomi, ed il celebre Carlini dovendo
stabilir la nutazione terrestre per dedurne quindi la massa lu-
nare, come il più certo adotta il valore da Cacciatore osser-
vato e calcolato.
Né egli si ristava alle semplici ricerche astronomiche ; ma
convinto dei vantaggi che le scienze fisiche debbon ritrarre
dalle osservazioni meteorologiche, prendeasi cura di stabilirne
nel nostro osservatorio un corso ordinato e preciso, e ne pro-
inovea l'uso cogli scritti e coli' esempio, ove potea, pei vari
siti dell'isola.
j2 ELOGIO DI NICOLO" CACCIATORE.
Ed infatti debbon sembrare elementi inapprezzabili pei pro-
gressi della chimica, dell'agricoltura, della medicina que' re-
gistri che contengono il prospetto delle vicende atmosferiche,
e le variazioni d'un fluido, che inviluppa da ogni banda gli
uomini e le cose.
Si avvisava però che in fatto di scienze solo la comparazione
simultanea d'un gran numero di fatti ne mostra il collega-
mento ed i rapporti, e la comparazione di diversi rapporti dà
nascimento alle teorie generali : si avvisava che di poco o niun
giovamento sarebbe l'accumulo di tante osservazioni fatte in
differenti punti del globo, ove non fossero comparabili fra loro,
e ridotte ad unico sistema. — Però questo sistema dovea esser
semplice, piano, non particolare ad un popolo, onde non in-
correre in gai-e nazionali. Uno ne prescrivea di sua invenzio-
ne, che riuniva tutti que' requisiti, che la sperienza di tanti
anni aveagli fatto conoscere. Consiste questo suo metodo nel
proporre che si adotti per punto convenzionale la spiaggia
del mare; che nel fissare la scala barometrica non si ricorra
a misura sinora praticata, ma si scelga la lunghezza del pen-
dolo che batte i secondi: rigettava però il pendolo sessagesi-
male , perchè poco differente dal metro , ed atteneasi al cen-
tesimale, come quello la cui lunghezza non è prossima a mi-
sura sin' ora conosciuta : si denomini questa lunghezza tipo
meteorologico, e la sua centesima parte normola barome-
trica. — Quanto al termometro l' intervallo fra i due punti
invariabili del ghiaccio fondente e dell' acqua bollente volea
si fosse diviso in 100 parti, fissando il numero 100 alla di-
visione inferiore, e il termometro così costruito prendesse il
nome di meteorologico: con ugual chiarezza e semplicità as-
segnò i metodi di segnare i venti , lo stato del Cielo , e tutte
le altre vicende atmosferiche , che possono influire al progres-
so delle scienze. Oltre a che gli surse l'idea che la grandez-
za arbitraria della superficie, che riceve l'impulso del vento.
ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. 13
rende gli anemometri lutti non paragonabili fra loro ed insuffi-
cienti, perlochè uno ne fé' costruire di sua invenzione, il quale
dà contemporaneamente la direzione, la forza relativa, e l'in-
clinazione assoluta del vento al piano orizzontale.
Tante e siffatte idee espose in un'opera, che volle scrivere
nel latino idioma, pei'chè l'ignoranza del linguaggio non fosse
di ostacolo alla generale riforma.
Fra le tante memorie da lui scritte merita particolar men-
zione quella sulla misura dell'altezza del monte Cuccio. Può
questa, come dice il celebre baron De Zach, servir di modello
per misurar trigonometricamente le altezze delle montagne. Fu
a lui dato il primo vanto di aver misurato 1' altezza d' ima
montagna per mezzo di osservazioni simultanee del suo angolo
di elevazione e di depressione — 11 monte Cuccio, per la sua po-
sizione ed il svu) isolamento , e pel vantaggio d' una determi-
nazione cotanto esatta della sua altezza, venne allora reputato
come monte unico in Europa , ed indicato come modello a
tutte le sperienze barometriche per la determinazione dei coef-
ficienti della dilatabilità dell'atmosfera e della rifrazione ter-
restre.
Non verrò più oltre tessendovi un elenco circostanziato di
tutte le sue opere, che molte ne scrisse nelle quali mentre si
occupava delle materie più gravi ed astruse trovava modo di
spaziarsi nei vasti campi del bello ; che se non era nei suoi
scritti somma castigatezza di lingua , vi scoprivi sempre un
profondo sentire, una tal vivezza d'immagini, un'arguzia di
concetti, che dilettavati mentre t'istruiva.
Eletto nel 1810 esaminator generale dei corpi facoltativi in
Sicilia coir incarico d'istruir nella geodesia superiore gli uffi-
ciali del R. Officio Topografico, fece loro con analo^^lii stru-
menti, onde meglio informarli delle teorie, misurare una base
secondo i metodi del Gen. Le Roy, e compiere una triangoliz-
zazione dei contorni di Palermo.
14 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE.
Molto studio egli pose sulla compilazione del Codice Metrico
Siculo, e fu collaboratore a Piazzi in tutti i travagli che all'uopo
si fecero, e nella divisione in distretti della Sicilia.
Voi ben sapete, illustri Soci, come ei chiamato dai vostri
voti a Segretario Generale di quest'Accademia, ne avesse assunto
la riforma , e come con analoghe e nuove istituzioni da sem-
plice Accademia Letteraria riducendola alla foggia delle altre
assemblee scientifiche e meglio costituite, l'avesse istradato a
migliori destini.
Veniva egli nel 182-4 sostituito a DeLambre nella R. Società
Astronomica di Londra, e nel 1835 eletto uno dei Quaranta
soci attuali della Società Italiana : mentre in varie epoche avea
ricevuto i diplomi dell'Istituto di Francia e delle piìi distinte
Accademie.
Nel 1837 giacca nel letto del dolore, dibattendosi fra le an-
gosce del comune flagello ; il morbo noi distrusse , ma acca-
gionò la sua salute, consunse le sue forze, lo rese innanzi tratto
cadente. Da indi in poi la sua vita fu una lunga serie d'in-
fermità, di pene, di giorni tormentosi. Pure non ismettea dal
lavorare, e quando i suoi mali avean posa, se non colla stessa
potenza, tornava collo stesso zelo alle antiche contemplazioni.
Fu tenero delle siciliane glorie, amante di questo suolo, che
ei chiamava l'Eden di natura; colla voce, cogli scritti, col-
r esempio franco sostenitore d' ogni suo dritto — Chi ebbe a
convivergli a lato, chi sapea scrutinare nel più riposto dei suoi
pensieri potea tosto convincersi di quale e quanto amore a-
masse la patria sua — Spogliato nella roba , minacciato nella
vita dai suoi stessi concittadini, non nutriva odio contr" essi ,
non tramandava quell'odio ai figli: che anzi que' compiangeva
perchè illusi, ingannati, tremava solo pei loro danni, e ago-
gnava ai giorni della speranza.
Straziato dai tormenti del crudele flagello, ei non tremava
per la sua vita: palpitava pei giorni della sua compagna, pai-
ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE. ià
pitava pei figli suoi ! Piangea la perdita di tanti illustri ; do-
glia immensa recavagli la morte dell' insigne Scinà, e l' irrepa-
rabil danno alle siciliane lettere gli colmava l'animo di duolo
intensissimo — Quelle lagrime sincere cancellino una trista pa-
gina dalla storia dei due grandi!
Spesso le lettere e le sciente ove si appiglino a cuori mal-
nati riescono funeste all' umana razza : l' egoismo, la noncu-
ranza del proprio onore, l'abbandono della famiglia, degli af-
fetti pili santi, se non sono conseguenza di esse, ne ricevono
impulso e ingrandimento. Chi ha meditato ha potuto col fatto
riconoscere sì funesta verità.
L' agghiacciato numismatico stassì placidamente nel suo
studio a vagheggiar una moneta rosa e arruginita dal tempo
mentre nella stanza contigua la sua famiglia è in seno alla de-
pravazione; lo scienziato tutto immerso nelle sue speculazioni,
spesso obblia le affezioni più care e a ere e i doveri i più im-
preteribili.
Ei leggea però in altra guisa nei sacrari del sapere: tenea
gli studi come mezzi potentissimi di accrescere i beni della so-
cietà, e di migliorare gli uomini — Era unico suo pensiero ren-
der felice la sua donna; istradare i figli alla cristiana pietà, alle
virtù cittadinesche, alla carità fraterna: rallegravasi della loro
concordia, non era gioia che pareggiasse il contento di vedersi
fra loro — Nelle ore di ozio, quando la natura chiedea riposo
del lungo affaticarsi, formava suo diletto della musica : le me-
lodie del Bellini sovra tutte il beavano, le assomigliava al canto
degli augelli, all'armonia de' celesti; ma la voce di una figlia
che sapesse ripeterle al gravicembalo avea per lui tale incanto,
una tal soavità da vivificargli l' udito che da gran tempo avea
già guasto.
Il giorno 28 gennaro del \Siì era cadavere: i malori che da
più anni l'affligeano, lentamente esacerbandosi, lo condussero al
suo termine; ritugge il pensiero di ritornare a quegl' istanti do-
16 ELOGIO DI NICOLO' CACCIATORE
lorosi a chi gli fu al fianco nei lunghi patimenti , gli impresse
sulla fronte l'ultimo bacio, ne raccolse l'estremo sospiro.
Lo seguì r universale commiserazione, e le lagrime della sua
desolata famiglia inaffieranno eternamente il suo cenere.
La fredda salma di chi onorò la sua patria e le cinse una
corona giace fra la turba delle altre confuse: l'ignaro, l'idiota,
e forse il delinquente gli dorme al fianco. Né un memore sasso,
né una pietra che ne segni il nome gli ergeva la cura de' suoi
concittadini : però la sua memoria avrà sempre un altare nel
cuore di quanti infelici beneficò, dei molti che da lui ritras-
sero conforto di sovvenzioni e di consigli (1).
(1) Oggi per cura della famiglia le di lui ceneri riposano in un modeslo monumenlo sito nella
Chiesa di Sanla Maria di Gesù.
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