W)c((Ajc|StOC^ :i ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI Affi DELL ACCADEMIA PONTIFICIA DE M LINCEI PUBBLICATI CONFORME ALLA DECISIONE ACCADEMICA del 22 dicembre 1850 E COMPILATI DAL SEGRETARIO TOMO XV. - ANNO XV. (1861-62) TIPOGRAFIA DELLE BELLE ARTI Piazza Poli n 91. y ELENCO DEI SOCI ATTUALI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI DAL 3 LUGLIO 1847, EPOCA DEL SUO RISORGIMENTO, FINO A TUTTO DICEMBRE DEL 18GI. BOSS ©SlBIUiàSl EPOCA DELLA ELEZIONE 9 gennaio 1853 ASTOLFI abate OTTAVIANO , professore di matematica nel collegio di Propaganda Fide. 3 luglio 1847 BONCOMPAGNI D. BALDASSARRE dei prin- cipi di PIOMBINO. » w CALANDRELLI D. IGNAZIO, professore di ot- tica e di astronomia neH’università di Roma. » » » » 2 marzo 1856 6 febbraio 1859 CAVALIERI SAN BERTOLO NICOLA, profes- sore emerito di architettura statica e idraulica nell’università di Roma. CHELINI rev. p. DOMENICO delle Scuole Pie, professore di meccanica e idraulica nell’uni- versità di Bologna. FIORINI contessa ELISABETTA. LATINI VINCENZO, già collaboratore di chi- mica, e professore di farmacia nella universi- tà romana. v , v /«; / J? { ( ? /ZbT. VI EPOCA DELLA ELEZIONE 30 giugno 1850 3 luglio 184-7 » » i 6 febbraio 1859 3 luglio 184-7 )) » 1 1 maggio 1 848 22 aprile 1849 22 febbraio 1852 30 giugno 1850 3 luglio 1847 » » » » MAGGIORANI dott. CARLO, professore di me- dicina politico-legale nell’università di Roma. MASSIMO duca D. MARIO. MAZZANI canonico D. TOMMASO., professore di meccanica , e idraulica nell’università di Roma. NARDI monsignor FRANCESCO , geografo fisico. PIANCIANI rev. p. GIAMRATTISTA , della compagnia di Gesù, già professore di fisico- chimica nel collegio romano. PIERI GIULIANO , professore d* introduzione al calcolo sublime nell’università di Roma. PONZI dott. GIUSEPPE, professore di anatomia e fisiologia comparativa nell’ università di Roma. PROJA D. SALVATORE, nominato professore di elementi di matematica nell’ università di Roma. SANGU INETTI dott. PIETRO , professore di botanica nell’università di Roma. SECCHI rev. p. ANGELO, della compagnia di Gesù, direttore dell’osservatorio astronomico nel collegio romano. SERENI CARLO, professore di geometria de- scrittiva, e idrometria nell’università di Roma^ SPADA DE’ MEDICI conte LAVINIO. TORTOLINI D. RARNARA, professore di cal- colo sublime nell’università di Roma. VII EPOCA DELLA ELEZIONE 3 dicembre 1854 3 luglio 1847 20 aprile 1856 5 febbraro 1860 VIALE dott. cav. BENEDETTO, professore di clinica medica nell’università di Roma. VOLPICELLI dott. PAOLO, professore di fisica sperimentale nell’università di Roma. 1MS81IMQV1K Sig. Duca D. MARIO MASSIMO. Burnii 33M h WWtoùM Sigg. Dott. cav. BENEDETTO VIALE. Dott. GIUSEPPE PONZI. Prof. D. IGNAZIO CALANDRELLE Prof. D. SALVATORE PROJA. Vili EPOCA DELLA ELEZIONE 3 luglio 1847 7 giugno 1857 3 luglio 1847 » » Sig. prof. PAOLO doti* VOLPICELLI. ( Con- fermato nella carica di segretario pel secondo decennio , nel 7 giugno 1857). Sig. prof. GIUSEPPE PONZI. Sig. principe D. BALDASSARRE BONCOM- PAGNI. iDHiasatDiaa mm& kpmndm ììqviekdscdiiiikbìi Sig. Prof. D. IGNAZIO CALANDRELLE ÌX EPOCA DELLA ELEZIONE SOCI CORRISPONDENTI ITALIANI 14 settembre 1848 3 dicembre 1854 » » 11 maggio 1851 5 ottobre 1848 4 febbraio 1849 5 ottobre 1848 2 maggio 1858 19 dicembre 1 852 6 maggio 1860 11 maggio 1851 AMICI cav. GIO. BATTISTA, R. astronomo in Firenze. BELLAYITIS GIUSTO, professore di matema- tiche superiori nelFuniversità di Padova. BERTOLONI cav. ANTONIO , professore di botanica nell’università di Bologna. BETTI ENRICO, professore di matematica nel liceo di Firenze. BIANCHI cav. GIUSEPPE , direttore del R. osservatorio astronomico di Modena. BRIGHENTI MAURIZIO, già professore di geo- metria descrittiva nella scuola degl’ ingegneri di Roma, ispettore emerito di acque, e stra- de, ec. in Bologna. CARLINI cav. FRANCESCO, direttore del R. l VL- (y osservatorio astronomico di Milano. c<. ^ 2- DE-GASPERIS professore ANNIBALE, astro- nomo a Napoli. FLAUTI cav. VINCENZO , professore di ma- tematiche, segretario perpetuo della R. ac- cademia delle scienze di Napoli. LOMBARDINI ELIA , ingegnere idraulico in Milano. MAINARDI GASPARE, professore di calcolo sublime nella R. università di Pavia. % A X EPOCA DELLA ELEZIONE 5 ottobre 1848 4 febbraio 1849 4 febbraio 1849 1 aprile 1860 11 maggio 1851 5 ottobre 1848 4 febbraio 1849 » » 14 settembre 1848 4 febbraio 1849 » » 6 maggio 1860 4 febbraio 1849 » » MARIANINI cav. STEFANO, professore di fisica sperimentale nella università di Modena. MATTEUCCI cav. CARLO, professore di fisica nella R. università di Pisa. MENARREA LUIGI FEDERICO, membro della R. accademia delle scienze di Torino. MENEGHINI GIUSEPPE geologo in Pisa. MINICH SERAFINO, professore di matemati- che superiori nelPuniversità di Padova. MOSSOTTI cav. OTTAVIANO FARRIZIO , professore di fisica matematica, e meccanica celeste nella R. università di Pisa. PARLATORE FILIPPO , professore di bota- nica , e di fisiologia vegetale, nel museo di fisica e storia naturale in Firenze. PIRIA RAFFAELE , prefessore di chimica in Torino. PLANA barone commendatore GIOVANNI , direttore del R. osservatorio astronomico di Torino. PURGOTTI dott. SEBASTIANO, professore di chimica nelPuniversità di Perugia. SANTINI cav. GIOVANNI, direttore dell’ I. R. osservatorio astronomico di Padova. SAVI PAOLO geologo in Pisa. SCACCHI ARCANGELO, professore di mine- ralogia nella R. università di Napoli. S1SMONDA cav. ANGELO, professore di geo» XI EPOCA DELLA ELEZIONE 6 maggio 1860 4 febbraio 1849 1 aprile 1860 4 febbraio 1849 logia , e di mineralogia nella R. università di Torino. SISMONDA EUGENIO, geologo in Torino. TARDY PLACIDO, professore di matematiche. VILLA ANTONIO, geologo in Milano. ZANTEDESCHI abate cav. FRANCESCO, già professore di fìsica nell’ I. R. università di Padova. XII EPOCA DELLA ELEZIONE SOCI CORRISPONDENTI STRANIERI 10 luglio 1853 17 novembre 1850 » » » v )) » 2 maggio 1858 10 luglio 1853 17 novembre 1850 10 luglio 1853 17 novembre 1850 » » » » AGASSIZ L. , professore di storia naturale a Boston. AIRY G. B., direttore del R. osservatorio astro- nomico di Greenwich. BIOT cav. G. B. , membro dell’ accademia delle scienze dell’I. istituto di Francia. J & CHASLES MICHELE., membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. DE LA RIVE AUGUSTO, professore di fisica in Ginevra. DESPRETZ CESARE, fìsico e membro dell’acca- demia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. DU BOIS REYMOND E., fisiologo a Berlino. DUPERREY L. I., membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. ELIE DE BEAUMONT GIAMBATTISTA, se- gretario perpetuo dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. FARADAY MICHELE , membro della R. so- cietà di Londra. FLOURENS G. P., segretario perpetuo dell’ac- cademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. FORBES G. , professore di fisica in Edim- burgo. XIII EPOCA DELLA ELEZIONE 17 novembre 1850 » )> » » » » » » » 10 luglio 1853 » » » )» 17 novembre 1850 10 luglio 1853 » » » » 4 febbraio 1849 10 luglio 1853 FOUCAULT LEONE , fisico nell’ osservatorio astronomico di Parigi. FORCHIIAMMER GIORGIO , segretario della società delle scienze in Copenaghen. FRIES ELIAS, segretario della R. accademia delle scienze di Upsala. GROYE G. R., professore di fisica in Londra. HANSEN P. A. , direttore dell’ osservatorio astronomico di Gotha. HENRY, segretario dell’ istituto Smitsoniano in Washington. IACORI, professore di chimica in Pietroburgo. KUMMER , professore di matematica nell’uni- versità di Rreslavia. KUPFFER, direttore dell’ I. R. osservatorio di s. Pietroburgo. LAMÉ G., membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. LIAIS E. , già nell’ I. osservatorio di Parigi astronomo aggiunto. LIERIG barone GIUSTO, professore di chimica in Monaco. LITROW , direttore dell’ I. e R. osservatorio astronomico di Vienna. MALAGUTI M. J. , professore di chimica in Rennes. MALMSTEN dott. C. G. , professore di mate- matica nell’università di Upsala. EPOCA DELLA ELEZIONE 10 luglio 1853 » )) » )) ( 8 ^ 17 novembre 1850 10 luglio 1853 » » » » 2 maggio 1858 » » » » » » MITSCHERLICH R., professore di chimica in Berlino. MURCHISON cav. R., presidente della società geologica in Londra. NEUMANN, dott. professore di matematiche, e fisica nell’università di Kònisberg. OHM dott. M., professore di matematiche nel- l’università di Berlino. OSTROGRADSKY , membro dell’ I. R. acca- demia delle scienze di s. Pietroburgo. POUILLET C. , membro delFtaccademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. QUETELET cav. A., segretario perpetuo della R. accademia delle scienze, lettere, e belle arti del Belgio in Brusselles. REGNAULT V., membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. REMON ZARCO DEL VALLE dott. ANTO- NIO , presidente della R. accademia delle scienze in Madrid. ROBERTS G. , professore di matematica nel collegio della Trinità in Dublino. SABINE, fisico e membro della R. Società di Londra. STEINER I., professore di matematica in Ber- lino. THOMSON G., professore di filosofia naturale nell* università di Glasgow. WEHLBERG , segretario della R. accademia delle scienze di Stockolm. EPOCA DELLA ELEZIONE XV 17 novembre 1850 3 dicembre 1854 12 gennaio 1849 16 gennaio 1856 25 maggio 1848 » » 1 aprile 1855 3 luglio 1847 1 aprile 1855 25 maggio 1848 » » WHEATSTONE, membro della R. società di Londra. WOEPCKE F., matematico in Berlino. SOCI ONORARI CAETANI commendatore D. MICHELANGELO, principe di TEANO. RATTI dott. FRANCESCO, professore di chi- mica, e di farmacia nell’università romana. SOCI AGGIUNTI BETOCCHI ALESSANDRO, ingegnere. CUGNONI IGNAZIO, ingegnere. DELLA PORTA conte AUGUSTO. DES-JARDINS dott. FELICE MARIA. FABRI dott. RUGGERO. PALOMBA dott. CLEMENTE. VESPASIANI abate D. SALVATORE, già sup- plente alla cattedra di fisico-chimica nel se- minario romano. MACCHINISTA XVI SOCI DEFUNTI ALESSANDRINI cav. Prof. ANTONIO nel 6 di aprile 1861. BERTINI Rev. P. MICHELE nel 9 di agosto 1861. CARPI Prof. Cav. PIETRO nel 22 di agosto 1861. CIUFFA monsignor LEANDRO nel 22 di gennaro 1862. LORENTE Prof. MARIANO nel 15 di marzo 1861. TADDEI Cav. Prof. GIOACCHINO nel 29 di maggio 1860. TENORE Cav. Prof. MICHELE nel 19 luglio 1861. ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI 11 " SESSIONE |.” DEL 1 DICEMBRE 1861 PRESIDENZA DEL SIC. DECA D. MARIO MASSIMO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI OBDIMABI E DEI CORRISPONDERTI1 2! Cenni biografici di Gioacchino Pestiti letti da A. Coppi nell' Accademia Tiberina nel di 17 Decembre 1814. 1. IL accademia Tiberina avendo tra le sue attribuzioni quella di raccogliere le memorie degli illustri personaggi morti in Roma dopo la sua istituzione, oggi adempio al doloroso officio di annunziare quelle che potei raccogliere di Gioac- chino Pessuti col quale ebbi per varii anni amichevoli correlazioni. Nascita. 2. Gioacchino Pessuti era nato in Roma agli undici di aprile del mille settecento quarantatre- I genitori erano di bassa condizione, ma fortunatamente in circostanze sufficienti per potere avviare il fanciullo alle pubbliche scuole. Favorito dalla natura di felice ingegno, nei primi anni della giovanezza aveva di già imparato tanto da potere insegnare ad altri e col dare private lezioni lucrava quanto fosse bastante al suo sostentamento ed a proseguire gli studi. 1 — 2 — Professore a Pietroburgo. 3. Applicossi specialmente alle scienze matematiche» e vi progredì co- tanto che non compiuto ancora il quinto lustro dell’età sua, gli fu proposto di recarsi ad insegnarle neH’imperiale collegio dei cadetti a Pietroburgo. Vi andò; ma il clima rigidissimo ed i costumi dispotici di quella Capitale 1’ in- dussero a ritornare presto alla sua patria. Professore nell' archiginnasio della Sapienza. 4. Ripigliò 1’ officio di professore privato. Ma dopo alcuni anni Nicola Maria Nicolci, Sostituto di Camera ed il prelato Fabrizio Buffo, che ne co- nobbero il merito speciale , lo raccomandarono a Pio VI. , il quale in fine gli conferì un’ onesto collocamento. Concesse la giubilazione al professore Gaudio (Scolopio) che insegnava le matematiche applicate nella Università della Sapienza e vi nominò il Pessuti. Consultore della buonificazione Pontina. Stipendi. 5. Essendo allora tenuissimi gli stipendi dei professori dell’archiginnasio, Ruffo e Nilolsi procurarono che avesse l’incarico di consultore per i lavori della buonificazione Pontina e per tale titolo meramente onorifico avesse un’as- segnamento di quindici scudi mensili. E quivi accennerò che fra discepoli privati ebbe il principe Giulio Ce- sare Rospigliosi, il quale per poche lezioni prese, gli pagò l’onorario vitalizio di annui scudi cento. Articoli letterari. 6. Se risse molti articoli nei giornali letterari e specialmente in quelli ehe sul fine dello scorso secolo e principio del presente, si pubblicarono in Roma colle denominazioni di antologia e di effemeridi. 11 primo di questi acquistò tal fama, che fra lettori assidui vi era Giorgio 111, Re della Gran Brettagna, il quale suoleva tenerlo eontinuamente sul suo tavolino. - 3 — Lincei . 7. Nel 1786 varii studiosi delle scienze fisiche e matematiche incomin- ciarono ad unirsi in società privata nel collegio Umbro-Fuccioli e prosegui- rono con varie vicende le loro adunanze in quel locale e nel vicino palazzo di Francesco Caetani, duca di Sermoneta- Fra essi naturalmente si fu il Tes- suti e nel 1801 ne fu eletto presidente. Ai 16 di aprile vi lesse un discorso col quale raccomandò V amore delle scienze fisico-matematiche- In tale cir- costanza accennò l’alta rinomanza dell’accademia dei Lincei fondata nel 1603 da Federigo Cosi e col tempo sciolta, propose d’ imitarla e denominarla par- ticolare adunanza dei Nuovi Lincei. La proposta fu adottata e la denomina- zione fu conservata sino al 1804., nella qual epoca lasciato l’epiteto usò sem- plicemente quella di Lincei. Consolato 1798. 8. Allorquando ai 15 febbraio 1798 Cervoni, Generale francese, dirigendo una turba di Faziosi romani rovesciò il Governo pontifìcio e promulgò la re- pubblica, vi nominò sette consoli- Fra questi fu il Tessuti ; (1) ma brevis- simo fu quell’officio, poiché ai venti del seguente mese di marzo, il Generale Dallemagne neminò altri consoli (2) e collocò Tessuti fra membri del nuovo Senato (3)- E quivi deggio riferire che quella repubblica e quelli onori non lo avevano punto abbagliato e suoleva dire « repubblica di Matti » repub- blica di tre giorni » (4). Brevissima di fatti fu quella repubblica; ma dopo pochi anni Roma fu soggetta a nuovi sconvolgimenti. Senatore. 9. Nei rivolgimenti del 1809 , si stabilì un nuovo Senato composto di membri cinquantuno, scelti fra principali della città (5). Fra questi fu anno- verato Pessuti. (1) Annali d’Italia 1798 §. 29. (2) Ivi §. 38. (3) Carte della rep. Romana. Tom. I. num. 102. pag. 242, (4) Memorie particolari. (5) Annali d’ Italia 1809 §. 47. — 4 — Rettore dell' Università Romana- 10. Poco dopo fa nominato Rettore provvisorio della Università che il Governo francese ideava d’ istituire in Roma. Cavaliere dell'ordine delle Due Sicilie- 11. Ai 19 gennaio 1814 il re Gioacchino occupò Roma evi stabilì un Governo provvisorio coll’ idea di estenderlo poscia a tutta 1’ italia. Coi consigli del ministro Giuseppe Zurlo conferì onorificenze ad alcuni ragguardevoli personaggi (1) e fra questi decorò Pessuti dell’ordine delle Due Sicilie (2). Con decreto dei ventuno di ottobre Gioacchino lo annoverò fra membri deH’accademia delle scienze di Napoli , unendosi una pensione di annui du- cati duecento. Allorquando però fu sottoscritto questo decreto , Pessuti non era più fra viventi. Morte 20 ottobre 1814- 12. Infermiccio da qualche tempo con lenta febbre, ai venti ottobre del mille ottocento e quattordici rese tranquillamente lo spirito al creatore- Consorte- 13. Negli anni giovanili si era ammogliato con Anna Maria Mignucci , di condizione pari alla sua e non ebbe figli. Morendo la istituì erede del suo tenuissimo patrimonio. Legati . 14. Lasciò legati di libri a suoi principali amici, cioè Al dottore Gioacchino Oddi quelli di matematica. Al dottore Moriebini quelli di chimica. Al prelato Nicola Maria Nicolai quelli di pubblica economia e di amena letteratura. (1) Annali d’Italia 1814. 29-30. (2) Gior. polit. del Dipartimento di Roma 1814 num. 13. 1. ° Osservazioni analitiche dell’abbate Giacchino Pessuli, già professore di matematiche nel collegio dei cadetti nobili di Pietroburgo sopra una let- tera scrittagli dal sig. abbate conte Vincenzo Riccati, ed inserita ultimamente nella nuova raccolta di opuscoli scientifici e filologici , stampati in Venezia nell’anno scorso. Livorno 1777 nella stamperia enciclopedica in 8.° pag- 62. 2. Opuscoli due all’ idrodinamica, appartenenti il primo sulle teorie delle trombe idrauliche , il secondo sulla legge della velocità delle acque irrom- penti da piccoli fori dei vasi. Roma Pagliarini 1789. 3. Descrizione, maneggi ed usi del teodoli to, istromento più di qualun- que altro sicuro, spedito ed universale per tutte quasi le occorrenze di un In- gegnere. Roma Zempel 1794. 4. Descrizione di un’orologio solare orizzontale, senza centro, senza linee orarie e senza gnomone. Inserita nell’effemeridi astronomiche. Addizione alle tavole invariabili 1802. 5. Nuove considerazioni su di alcune singolari proprietà de’ conficienti della nota formola del binomio neutoniano (atti della soc. Ital. tom. XI). 6. Sopra un metedo di approssimazione proposta senza dimostrazione da Simpson per la risoluzione numerica d’ogni specie di equazione (ivi tom. XIII). 7. Teoria dell’azione capillare del sig. De la Place, ridotta alla più sem- plice ed elementare geometria. Ivi tom. XIV. 8. Nuovo metodo per la trigonometria sferica. Ivi tom. XV. 9. Considerazioni su di un problema meccanico. Ivi tomo XXIII. — 6 — SOMMARIO introduzione §. 1 Nascita ed educazione » 2 Professore di Matematiche a Pietroburgo » 3 » , Nell' Archiginnasio della Sapienza » 4 Consultore delle Buonificazioni Pontine. Stipendi » 5 Articoli letterari. . » 6 Lincei » 7 Consolato » 8 Senatore » 9 Pittore della Università Romana » 10 Cavaliere dell' Ordine delle Due Sicilie » 11 Morte. » 12 Consorte » 13 Legati » 14 Opere. ...» 15 7 Astronomia. — Passaggio di Mercurio avanti al sole il giorno 12 novembre 1861. Osservato alla specola del Collegio Romano : con aggiunta di altre osserva- zioni diverse. Memoria del P. A. Secchi. P oca speranza avevamo di riuscire a fare nna buona osservazione , perchè il tempo era guasto da varii giorni, e non vi era prospetto che si rimettesse. La mattina stessa del 12 (tempo civile, come sempre inteaderemo) il cielo era coperto, e solo al momento delia levata del sole si potè, in un intervallo di nubi, vedere che il pianeta era veramente sul disco, come si era predetto, ma un denso velo di nubi impedì ogni osservazione fino dopo le 7 ore antim. D’ aliora in poi si andò di tanto intanto vedendo il sole per brevi istanti, ma non mai senza velo. Noi profittammo di questi momenti per fare di- verse osservazioni delle misure del diametro del pianeta e della sua distanza al lembo del sole. Finalmente un poco, di largo si fece, benché sempre ve- lato fosse, presso il fine, e si potè contro ogni espettazione osservare fuscita del pianeta con ogni desiderabile precisione. Siccome in una osservazione di questo genere tutto è utile , quindi daremo per esteso tutte le osservazioni che le sono relative. 1. Determinazione del tempo. Le osservazioni furono fatte con ogni attenzione nei pochi momenti di tempo chiaro che si ebbero nei giorni precedenti, e furono le seguenti 5 Novembre (civile) passaggio di a Vergine (M) Gire. Ovest. 13A17m36.* 9 coll. . 0/501 55. 3 livello . 0. 287 13. 0 azimut . 0. 841 30. 6 48. 2 correz. -n i. 329 5. 7 23. 1 Gli errori stru- mentali di colli- Medio 13 18 30. 400 inazione ed azi- Corr. -+-1. 329 mut furono deter- minati dietro le Pass. 13*18 31. 729 seguenti osserva- A.R. 17 54. 86 zioni della pola- re, che sono state Er.pend. = — 36. 869 inav. ridotte dal P. Rosa 6 Novembre pass, di « vergine (M). 13*17m37. 3 36. 0 13. 4 31. 0 48. 1 3. 9 23. 3 Medio 13 18 30. 771 Corr. +1. 329 Pass. 13 18 32. 100 A lt = 17 54. 87 Er.pend. —37,23 coll. =+0/501 livello. =-i-0. 287 azimut — -1-0. 541 corr. h-1. 329 illiv.al.W.=-H-4. 397 al. E.=-t-6.”925 8 — 9 Nov. Pass, di n Boote (M). 13*47m46.< 1 collim. = = 4-0.' '522 5. 8 liv. 4-0. 451 24. 2 azimut •+• o. 276 42. 3 0. 8 corr. 4-1. 249 18. 9 37. 0 Medio 13 48 42. 157 corr. +1. 249 Pass. 13 48 43. 406 A.R = = 48 6. 00 Er. p, —37. 41 10 Nov. v Aquario (R) 22*28™ 0.; *2 coll.= :-4- 0/ 496 18. 6 liv. 0. 339 36. 1 azim. ■+■ 0. 458 53. 1 29 10. 4 4- 1. 289 27. 6 44. 8 Medio 22 28 53. 029 corr. 4-1. 289 Pass. 22 28 54. 318 AR. 28 16. 710 Er. p. —37. 608 11 Nov. Pass, della polare sup. (S) Circolo alrEst. 0fe35ro38.*0 47 15. 0 58 50. 5 1 10 20. 0 21 59. 4 33 45. 8 46 9. 0 Medio 1 10 33. 957 Livello -t-7. 629 1 10 41. 586 collim. -19. 872 1 10 21. 714 Er. azim - -19. 740 Pass. 1 10 1. 974 AR. 1 9 24. 42 Err. del pend. ■37. 55 « Boote (S) 14,J 9“ l.»2 collim. = 4- 0/524 20. 9 liv. = -4-0. 456 39. 5 azimut = = 4-0. 267 58. 1 16. 1 corr. -4-1. 247 34. 2 52. 7 14 9 57. 523 -4-1. 247 14 9 58. 770 9 21. 21 -37. 56 o Aquario (R) 22 9 16. 6 coll . = -t- 0/ 496 34. 9 liv. = -4- 0. 305 52. 6 azim. = 4- 0. 525 10. 4 27. 6 corr. -4- 1. 326 45. 0 2. 5 22 10 9. 857 4-1. 326 22 10 11. 183 9 33. 77 -37. 41 10 Nov. Polare sup. (M) Circ. all’Ovest. 0*34m15.'0 46 36. 0 58 22. 0 1 10 0. 5 21 32. 0 33 7. 5 44 44. 0 1 9 47. 930 liv. 4-12. ,764 Pass. 1 10 00. 694 and. pend. 4-0. 120 pass. all’O. 1 10 00. 814 pass. all’E. 1 10 41. 586 2 Coll. 40. 772 collim. 4-20. 386 Da queste osserv. della polaresi ha la collima- zione strumentale con circ. Ov=4-7."73.9 — 9 li Novembre « Ariete Circ. Est (R). Combinando la polare con a Ariete si ha Azimut =h— 10 '10 Pass. 1*59» 7.*0 25. 8 Riassunto And. Pend. 44. 4 5 Nov. a 13*18m — 36. 87 3. 1 6 » » » » — 37. 23 21. 9 9 13 49 — 37. 41 40. 9 » 14 10 — 37. 56 1. 0 10 22 9 — 37. 41 10 22 29 — 37. 61 med. 203. 443 11 2 0 — 37. 54 liv. e coll. —0. 252 Azim. -t-0. 230 Donde si conclude pel giorno 12 a 0A pass. = 2 0 3. 42 Err. Pend. D. = — 37/ 51 AR = 1 59 25. 88 Andam. Diurno = — 0. 019 Err. Pend. —37. 54 Nota. Una piccola diversità nelle osservazioni può derivare dalle equa- zioni personali, essendo stati diversi gli osservatori, come consta dalle lettere iniziali apposte a ciascuna osservazione. i confronti del cronometro Dent col pendolo del meridiano furono presi più volte nei giorni precedenti e lo stesso dì prima e dopo l’osservazione. Questi confronti diedero per errore del cronometro al momento di uscita del pianeta in tempo siderale: Err. cron. -+- 2.m 49/ 69 in ritardo Andamento diurno — -+- 2% 65 Per notare il tempo del fenomeno fu preferito il metodo degli appulsi, perchè l’esperienza ha fatto vedere che in tali circostanze l’osservatore corre facilmente rischio di sbagliare contando da sè; e se pure non vi fosse questo pericolo , è certo che la mente sta più occupata contando , onde non può attendere a quegli altri fenomeni fisici che pure sono importanti in questa ma- teria, e che era di necessità avvertire con ogni attenzione, come p. e. la ma- niera con cui l’anello si rompeva, la forma delle punte appena rotto, la loro intensità luminosa ecc. Onde per sicurezza e per maggior libertà di fare le altre osservazioni fu preferito di tenere un secretano assai vicino all’osser- vatore e dargli il segnale con un lò. La pratica fa vedere che quando l’assi- stente sia assai esercitato, come fortunatamente potevamo aver noi, la differenza è nulla in confronto di quel che si avrebbe contando da sè. Il P. Rosa fece le sue osservazioni all’equatoriale di Cauchoix, di 6 poli, di apertura libera, al quale essendo adattato il solito meccanismo per deli- 2 neare le macchie solari, vi prese pure più volle, nei lucidi intervalli, la posi- zione del pianeta per proiezione su di un foglio di cartoncino bianco entro un circolo del raggio di 12 centim. Al momento però della fine lasciate le osservazioni grafiche, guardò direttameute il sole con oculare della forza di 80 volte e ad offuscante variabile. Stando quest’ equatoriale vicinissimo alla camera del meridiano, il F. Marchetti servì a lui di segretario e i tempi si presero direttamente al pendolo Dent del meridiano. Io osservava all’equatoriale di Merz con apertura intera di 9 pollici e in- grandimento di 400 volte ad offuscante giallo pure variabile, che fu di gran giovamento attese le continue varietà di luce dovuta alle nubi. Il P. Mancini si prestò a contare al cronometro posto a me vicinissimo, uffizio al quale è da gran tempo molto esercitato. Esporrò le osservazioni secondo l’ordine della loro importanza, anziché de’ tempi in cui furono fatte. 2- Osservazione delVuscita. Alcuni minuti prima della uscita del pianeta dal disco del sole le nubi si diradarono con qualche stabilità , e benché non fosse senza qualche velo pure il sole era chiaro quanto poteva desiderarsi. Al momento dell’aprirsi delle nubi fimaginedel sole parve agitata, ma si calmò ben presto (1) e si videro gli orli del disco tanto del pianeta quanto del sole mirabilmente terminati, talché rare volte ho veduto quest’astro con tanta tranquillila. II filo luminoso che separava i due orli vedevasi assottigliare a mano a mano, ma insieme rileva- vasi in esso una maggior diminuzione di luce secondo che andava restringen- dosi: fenomeno da aspettarsi attesa la molta debolezza della luce solare all’orlo del disco. Finalmente dopo di esser divenuto tenuissimo si ruppe, ma in tal atto nulla si vide che non fosse conforme alla più precisa legge di regolarità; cioè non vi fu alcun ritiro subitaneo del filetto lucido come in altre occasioni (1) Anziché attribuire tale* agitazione all’aria esterna, forse è più ragionevole attribuirla alla irregolarità della refrazione nella massa d’aria chiusa dentro il tubo, ed al riscaldamento stesso dell’obbiettivo allo squarciarsi delle nubi: altrimenti non si capisce come si potesse calmare sì presto: fenomeno che si ripetè più volte in questa mattina. La massa d’aria entro il tubo ha grande iufluenza nelle osservazioni delicate: così per le stelle doppie il solo passare il tubo da una posizióne ad un altra turba le imagini , e bisogna aspettare qualche tempo prima che la colonna d’aria interna sia tranquillata. Si avrebbe vantaggio con tubi a giorno e formati di verghe separate? Merita la prova. — 11 — taluno ha notato , nè verun salto: ma le punte restarono acutissime e con- tigue e vennero separandosi progressivamente al procedere del pianeta, con- servando le loro corna taglienti e ad angolo acuto , finché non fu uscito il centro, dopo il qual momento l’angolo divenne ottuso, ma le cuspidi non fu- rono spuntate, e tanta fu la tranquillità dell’aria che si potè continuare a vedere fino all’ultimo distacco del pianeta, quando appena un piccolissimo segmento intaccava il lembo. Se l’aria fosse stata meno tranquilla, certo questa osser- vazione non poteva avere alcun valore. Ecco pertanto i tempi da me osservati per ciascuna fase dell’uscita. Contatto interno Tempo sid. Roma 13A 35™ 6/ 29 = Tm. 10or 9'" 9/ 45 Centro stimato 36 10. 19 Contatto esterno 37 14. 09 Per stimare il centro con più precisione, io avea fatto dianzi alcune mi- sure del diametro, e, posti i fili a metà della distanza, avea preso pratica alla stima di esso, e infatti si vede che il medio degli estremi nei tempi coincide col tempo del mezzo. Il P. Rosa diede i suoi appulsi ai tempi seguenti : Contatto int. T. sid. 13A35m12/ 49 =Tra.lOor 9m 15^.65 Centro stimato . 36 56. 39 Contatto esterno . 37 9. 29 Là differenza è sensibile nel primo appulso, che il P. Rosa diè 6/ 2 più tardi, e io dall’equatoriale sentii il suo segnale quando già le punte per me erano bene distaccate; ciò si deve evidentemente attribuire alla minor forza ed ingrandimento del cannocchiale di cui esso faceva uso e sembra confermato dal combinare che fa coi miei la somma del suo primo ed ultimo appulso- E in- fatti, come ho accennato sopra, la debolezza dell’ intensità luminosa del filetto esterno al momento della rottura, non permette di vedere egualmente bene con tutti gli strumenti quando esso si rompe, e perciò si deve trovare una diversità coi varii strumenti; e non è da trascurarsi la equazione personale in tali cir- costanze, ma è curioso che coi minori strumenti si trova un ritardo. (V. oss. di Altona Astr. Nach • num. 1335). 3.° Diametro del pianeta. Questo è un elemento importante anche per la correzione dell’orbita di - 12 — Mercurio (1). Si crede che le misure sul disco del sole abbiano l’ inconve- niente della irradiazione, la quale ne diminuirebbe il diametro, ma del re- sto possono prendersi colla massima precisione. 11 diametro poi oltre alle mi- sure micrometriche, può concludersi in queste circostanze anche dalla durata dell’uscita del pianeta dal disco, ogni qual volta le osservazioni siano fatte ad aria tranquilla, e il loro confronto può essere importante. Ecco pertanto le osservazioni micrometriche per esteso (2) : Misure doppie in parti della vite. 12/ 10.m 1/ 201 peso 5 aria buona 1. 203 1 ar. cattiva 1. 217 3 med. 1. 283 1 aria agitata 1. 277 2 med. 12/ 30 .« 1. 281 3 med. 1. 261 4 buon. 13. 14. 1. 225 5 buon. 1. 207 4 buon. Medio 1. 2394 Una rivoluzione della vite ha per metà del suo valore 7." 7293, e sot- traendo la spessezza de’ fili = 0/5023, resta per Diametro di Mercurio osservato = 9. "077 Coll’errore probabile di . ... zh 0,"1896 La durata dell’uscita del pianeta , dalla differenza de’ due appulsi dati di sopra è = 127/45 di Tm. : dividendo questo pel numero 13/9 che è il tempo assegnato nella efemeride di Berlino cui impiega un secondo in arco per uscire dal disco solare, si ha (1) Y. Leverrier ann. de l’Obs. de Paris T. V. pag. 93. (2) Durante il passaggio, il disco ci apparve talora anche in momenti quieti non perfetta- mente rotondo e con qualche irregolarità permanente. Io credo ciò una illusione ; però le misure sono state fatte sempre secondo il circolo di declinazione, cioè mettendo i fili paralleli al moto diurno. Diametro di Mercurio = 9. "165 Colla differenza di . . . 0,"088 dal precedente. Questa differenza è dentro i limiti dell’errore probabile delle precedenti misure. Certo esse non sono così ben d’accordo come potrebbe desiderarsi , ma sono le migliori che si poterono avere adoperando molta pazienza. Benché si siano notate con peso diverso, pure nella riduzione abbiamo dato a tutte peso uguale, perchè quantunque l’aria fosse ora buona ora cattiva, noi non appuntavamo il filo altro che nei momenti tranquilli, e si aspettava di nuovo a verificarlo in un’ altro momento quieto. Malgrado tali avvertenze è facile che sia scorsa inesattezza. Le osservazioni sono prese in tre intervalli diversi di tempo, onde sono scevre da que’ vizi che influiscono sempre su una stessa serie fatta consecutivamente- 11 nostro diametro combina con quello trovato da M. Hind nel 1848 (Aslr. Nach. n.° 655 pag. 110) che ridotto alla distanza attuale è 9. "230 Questo diametro è notabilmente diverso da quello delle tavole. Infatti Leverrier dà IO. "08 L’almanacco nautico 9. 56 L’ef- di Berlino 9. 90 La differenza è dunque quasi un secondo, e quasi mezzo secondo nel raggio il che può portare 6/ 9 di tempo nel momento del contatto: ad ogni modo credo che come per le ecclissi solari sembra doversi usare un diametro lunare e solare diverso da quello delle osservazioni meridiane, e dedotto dalle ecclissi, così anche per i pianeti inferiori deve valere la stessa ragione. È importante il confrontare questo diametro con quello che si ha dalle misure dirette micrometriche: ma anche in questo vi sono grandi incertezze. Primieramente queste misure sono fatte di giorno, e l’aria deve esser assai limpida per vedere bene il pianeta, e allora è assai raro di avere definizione ben precisa agli orli : 2.° si deve fare sempre mentre il pianeta ha una gran fase per averlo lontano dal sole, e allora si è costretto a collimare alle punte delle corna, che sono sempre mal terminate. 3.° finalmente sembra che attesa la sua atmosfera Mercurio sia un poco sempre mal terminato- Il giorno 2 maggio 1857 feci una serie di 6 misure che diedero il diametro osser- vato = 6. "22 , e che ridotto alla distanza di Mercurio nell’ attuale passaggio diventa = 8. "91- — 14 — 11 p. Rosa ai 15 nov. 1859 trovò da 5 misure 5, "817, che ridotto alla di- stanza = 1, diventa = 7. "061. Ai 21 dello stesso mese il diametro = 6, "0289 che ridotto alla distanza — 1 dà 6- "6898 da (7 mis). 11 medio delle due serie (avuto riguardo al numero delle misure) sarà 6 ."844 che ridotto alla distanza attuale viene ad essere D= 10." Ili cioè un poco maggiore di quello di Le- verrier, e molto diverso dal mio. Però devo avvertire che il p. Rosa misurò mettendo uno de’ fili dentro e 1’ altro fuori del disco del pianeta per elimi- nare direttamente la spessezza de’ fili, il qual modo è diverso da quello usato communemente. P, Rosa . 10. Ili P. Secchi 8. 91 Il medio 9. 51 cioè combina colfAlmanacco Naut-, ma non combina nè con le misure sul disco, nè col tempo del passaggio. Se si adottasse 9.5 per valore definitivo del dia- metro di Mercurio, veduto fuori del sole resterebbe per effetto dell’ irradiazione 9,5 — 9,1 2 Ma se vi fosse stata una sensibile irradiazione, il filetto si sarebbe rotto mentre appariva dilatato, e il pianeta nell’uscire sarebbe sparito ad un tratto, mentre il disco solare era ancora intaccato: ora io posso assicurare che nessuno dei due effetti ebbe luogo, e che il filetto si ruppe quando fu ridotto ad una linea infinitamente sottile e che bisognava aguzzar bene rocchio per vederla, e questa osservazione la stimo di gran peso per la gran quiete dell’aria in quel mo- mento, e pel forte ingrandimento usato che è molto contrario a tale irradia- zione- Concludiamo che non sarà fuor di luogo fare novelle misure del pia- neta fuori del Sole in circostanze più favorevoli. 4. Osservazioni diverse. Per completare l’esposizione di tutte le osservazioni fatte, daremo la serie delle distanze di Mercurio dall’orlo solare, benché tali misure siano inutili ora che si è ottenuto lo scopo della osservazione principale. Il P. Rosa si occupò a disegnare Mercurio graficamente sulla imagine del disco solare di 245.""” — 15 — di diametro, tracciato come si è detto, su di una carta fissa sull’apparato elio- grafico annesso all’equatoriale di Cauehoix, su cui si disegnano quasi ogni giorno le macchie. La direzione conclusa dalla \-a ed ultima osservazione fatte a 124 24m 08 . 1 e a 137i 13"' 24*3 di T. Sid. che assai bene concorda colle altre, dà una linea inclinata al moto diurno di 22° 59' e di 67° 1' al circolo di declinazione che passa pel centro del sole. Le seguenti sono le distanze del lembo del pianeta Mercurio al lembo solare. In queste misure (tranne l’ultima) si è sempre collimato mettendo uno dei fili tangente esteriormente al lembo solare, e l’altro tangente pure esteriormente al lembo del pianeta, più vicino all’orlo solare onde così resta eliminata la grossezza de’ fili, ma deve aggiun- gersi il raggio di Mercurio. Si è procurato pure che il filo fosse ben tangente al lembo e che la linea di misura riuscisse ad esso perpendicolare , ma per le grandi distanze ciò è un poco diffìcile- Si danno gli angoli di posizione per cautela. Distanze del pianeta Mercurio al lembo solare. T.'1 del cron. sid. Distanza dei lembi in par- ti della vite Dist. dei lem- bi in arco Direzione apparente non corr. stato d’aria 12* 32m 22.* 5 18/ y.263 3' 55." 94 270.° 45' buona 12 35 9 13. 870 3 34. 41 266. 22 12 46 12 11. 600 2 59. 32 252. 15 med. 12 47 14 11. 422 2 56. 57 262. 15 12 54 43 10. 656 2 44. 73 258. 0 12 55 29 10. 520 2 42. 62 258. 0 12 57 18 9. 223 2 22. 57 259. 15 13 2 45 7. 835 2 1. 12 255. 28 13 4 41 7. 385 1 54. 16 255. 53 13 7 0 6. 865 1 46. 12 254. 48 13 9 49. 5 6. 095 1 34. 22 255. 3 13 11 10 5. 875 1 30. 82 255. 37 13 11 57 5. 222 1 20. 72 254. 57 13 18 27. 6 3. 830 0 59. 21 252. 20 13 14 12. 8 3. 613 0 55. 85 252. 3 13 15 56. 0 1. 780 0 27. 52 250. 0 buona 13 16 23. 0 1. 630 0 25. 20 id 13 17 43. 0 1. 268 0 19. 60 id 13 18 19. 5 1. 150 0 17. 78 id 13 30 33. 8 1. 245* 0 19. 25 249. 0 * Quest’ ultima è presa collimando all’altro orlo esterno del diametro del pianeta, onde è maggiore di un raggio del pianeta e dei fili. — 16 — Una riv. della vite del micrometro = 15". 45858 A tutte le direzioni si sottragga l’angolo di. . . 92° 27'. che comprende l’errore delio zero micrometrico H- 90°. I tempi sono al cronometro e si correggeranno dietro l’errore e 1’ anda- mento dato di sopra. 5.° Differenza di longitudine ed errore delle tavole di Mercurio. Per confrontare la nostra osservazione con quelle degli altri luoghi bi- sognerà conoscerne la differenza de’ meridiani. Questa fra Roma e Greenwich si fonda su molte osservazioni antecedenti esposte più volte nelle memorie dell’osservatorio. Una serie di distanze della luna che trovasi pubblicata nelle memorie stesse del 1851 e 52 e nell’Asfr. Nach. n.° 858 recentemente discussa e confrontata dal P. Rosa colle tavole di Hansen mostrerebbe la necessità di qualche correzione, e invece di 0A49'" 54," 7 E sarebbe da prendersi 0 49 56, 33 E donde quella da Parigi ........... 0 40 35, 67 E Ecco questa serie di risultati Longitudine dell' osservatorio del Coll. Romano relativamente a quello di Greenwich dedotta dalle Osservazioni della Luna fatte nel 1851 10 Aprile 0*49ra59/ 37 Peso 1 Dedotta dalle osserv. di Roma e Greenv. 14 Aprile 57. 85 » 1 . 13 Maggio 53. 19 » 2 . 10 Luglio 58. 94 » 3 12 Luglio 58. 92 » 4 . 30 Luglio Medio 49 52. 94 » 2 . 0.* 49« 56/ 16 Peso 13 15 Marzo 0*54 60. 74 Peso 1 Dedotta dalle Osserv. di Roma e Oxford. 13 Maggio 56. 24 » 3 12 Luglio 59. 57 » 5 . 31 Decembre 60. 84 ,, 3 . Medio rapporto a Greenwich 0.* 49."* 56/ 56 Peso 12 — 17 — 11 Aprile 0A49m31. 03 Peso 4 Dedotta dalle osserv. di Roma e Cambridge 13 Maggio (27. 12) » 3 . 10 Luglio 33. 66 » 3 . 12 Luglio 33. 13 » 3 2 Decembre 36. 02 » 2 . Medio rapporto a Greenw. 0/' 49."1 36. •* 29 Peso 12 Risultato delle tre serie 0^ 49™ 06/ 33 Confronto di alcuni passaggi della Luna con le tavole di Hansen supposta la differenza di longitudine tra Roma e Greenw. 49m 36/ 33. 1861 T. M. di Grenv. AR. app. Lun . Osserv.- n. 9 Marzo 4* li« 23/ 10 4 h 8m 19/ 70 I.L — 0/ 06 10 Aprile 6 44 37. 28 8 48 8. 75 1.L -+- (2. 18) 14 Aprile 10 25 00. 17 12 44 54. 06 I.L — H 0. 41 12 Giugno 10 26 00. 32 16 38 31. 12 I.L -+- 0. 62 11 Luglio 10 4 40. 12 18 15 27. 59 I.L H- 0. 45 4 Settembre 6 48 52. 46 18 31 58. 28 I.L -+- 0. 16 3 Settembre 7 39 52. 74 19 27 3. 50 I.L — 0. 14 15 Decembre 17 43 46. 63 12 10 48. 59 II.L — 0. 12 16 Decembre 18 33 58. 16 13 5 4. 91 II.L + 0. 17 17 Decembre 19 24 23. 99 13 59 35. 59 II.L -+■ 0. 19 Ciò premesso può facilmente dedursi 1’ errore delle tavole del sig. Le- vender. Esso nei C. Rendus tom. LUI pag. 747 ha dato la foratola dalla quale risulta che al tempo proprio pel centro terrestre dell’ul timo contatto interno deve aggiungersi per Roma 49/43 Il tempo suddetto è ........ . 9A27m37. 80 Longitudine da Parigi 40 35. 67 Contatto calcolato .......... 10 9 2. 90 Osserv. dal P. Secchi ........ 10 9 9. 44 Diff. C— O —6. 55 Se si supponga il diametro di Leverrier troppo grande di 0.' 50 il contatto dovrà anticipare dietro il calcolo di ..... h- 6/ 9 Donde la diff. del calcolo sarebbe -+- 0. 35 ed è probabile che tale correzione sia necessaria. Quindi le tavole nulla la- sciano da desiderare* salvo che dimostrare colla pura teoria la correzione di 38" che il eh-0 autore ha trovato indispensabile pel perielio di Mercurio dietro le sole osservazioni. 3 6. Considerazioni diverse Finirò con alcune osservazioni fisiche relativamente a questo fenomeno. La prima riguarda la grande nerezza del pianeta sul disco solare , che non ha nessuna proporzione con quella che è propria de’ nuclei delle macchie. Sfor- tunatamente grandi macchie non vi erano, ma solo un gruppetto di piccole presso al mezzo del disco, onde riusciva difficile fare un confronto esatto e sicuro. Ma dalla qualunque abitudine contratta da me in tali osservazioni, risulta che esso appariva molto più nero. Ciò non deve sorprendere, essendo stato già rilevato da altri che anche nelle ecclissi solari la luna appare più nera dei nuclei (1) , e che la fotografia protratta un poco dà pure i nuclei impressi quanto il resto del disco; noi avevamo fatto tutti i preparativi necessari per fotografare il sole, ma la incertezza dell’atmosfera che ci imponeva di usare di ogni breve intervallo ad utilità della scienza più esatta, non ci permise di profittare della gentilezza del sig. Alessandri che vi si era cortesemente pre- stato. Avremmo forse così veduto come la lunghezza maggiore del tempo di esposizione poco o nulla nuoceva a produrre il pianeta mentre rendeva bian- chi i nuclei. La seconda animadversione è intorno alla debolezza della luce dell’orlo solare. È ormai incontrastabile tale diminuzione, ma non si accordano tutti nella sua cagione. La spiegazione più naturale è di attribuirla ad uria atmo- sfera assorbente: ma chi combatte l’atmosfera solare, pretende che derivi solo dalla legge del seno dell’angolo de’ raggi emergenti. Anche questo può esser vero senza distruggere però l’atmosfera. Ma quello che mi ha sorpreso è stata la estrema precisione di Mercurio presso l’orlo solare, e di quel filetto sì te- nue, mentre le macchie presso all’orlo del disco sono sfumatissime. Chiun- que ha osservato con forti ingrandimenti , e con attenzione molte e molte volte le macchie e non accidentalmente qualche volta, può esser sicuro della enorme sfumatura che esse presentano in tal vicinanza, la quale non è mero effetto dello scorcio, perchè i nuclei di alcune assai grandi hanno spesso suf- ficiente estensione da apparire assai larghi. Non credo nemmeno che tutto debba rigettarsi in colpa all’atmosfera terrestre, avvegnaché diverse volte ho avuto occasione di osservare ad aria tranquillissima, e sole sommamente preciso quanto almeno questa volta. Tengo adunque che la indecisione delle macchie all’orlo del lembo solare, maggiore che al centro sia cosa di fatto e reale, mal- ti) Dembowscki. Milano 1861. — 19 — grado il sentimento contrario esternato da altri astronomi, e spero che se vi faranno attenzione, tutti quelli che hanno buoni strumenti converranno meco pienamente. Resta adunque con ciò stabilita da novella prova l’esistenza della atmosfera solare, che per la sua enorme agitazione deve turbare le immagini delle macchie e farle ciò più fortemente ove appare più densa, cioè presso Torlo del disco, mentre essa non poteva evidentemente agire su) contorno di Mer- curio. Inoltre, che queste sieno per sè stesse un poco mal terminate, anche quando sono al centro è evidente dalle quotidiane osservazioni, ed è fatto sol- tanto più manifesto dal paragone del piccolo pianeta che meglio assomiglia un nucleo di una macchia che non può fare il disco lunare. ALTRE OSSERVAZIONI Saturno Sono stale fatte al Coll. Rom. dopo le ultime sessioni alcune altre os - servazioni importanti che con questa occasione sottometto all’Accademia. L’anello di Saturno è ora sparito per la terra: il giorno in cui noi lo ve- demmo l’ultima volta fu il dì 21: ai 23 non si vedeva più, o al più scorgevasi una piccola traccia di nebulosità nella sua direzione, indicata sul pianeta da una forte zona scura, dovuta parte all’ombra dell’anello sul pianeta, parte alla oscurità e poca forza riflettente dell’anello stesso. A dì 21 l’anello era largo non più di 1/8 di secondo in arco, del che me ne assicurai col mettere i fili distanti di tal quantità e pure l’anello era più fino di questa tenuissima zona. 11 giorno 30 nov, sono riuscito a vedere due dei punti già osservati daBond nel luogo della divisione dell’anello che egli crede esser l’orlo illuminato dell’anello che si vede attra- verso le sue varie divisioni. L’osservazione loro è assai difficile, e piu ancora la misura. Per vederli e insieme assicurarmi micrometricamente del loro posto ho messo nel campo dell’oculare che ingrandisce 600 volte un diaframma che lo copre per metà lungo un diametro, che così resta semicircolare. Quando con questo si occulta il pianeta, si vede al luogo dell’anello il puntino, di- stante circa un raggio del pianeta. Per assicurarmi che questa distanza era giusta ho messo il filo micrometrico a distanza dall’orlo del diaframma di un raggio esatto del pianeta: posto quindi il pianeta fuori e tangente al lembo rettilineo del diaframma ho veduto che l’altro filo cadeva sensibilmente sul puntino e l’occultava. Dalle proporzioni note dell’anello e del globo risulta che la divisione maggiore è distante appunto un raggio del pianeta dall’orlo di questo e quindi che i suddetti puntini corrispondevano realmente alla divisione prin- cipale dell’anello di Saturno- Gli altri due veduti da Bond non si sono potuti vedere per tali oggetti il nostro refrattore benché di 9 pollici è piccolo e bisogna usare industrie speciali per vederli. Comete. In quest’anno sono apparse 3 comete: la prima scoperta a Nuova York sui primi mesi dell’anno, fu trovata tardi , e non potè seguitarsi pel tempo cattivo. Eccone due osservazioni OSSERVAZIONI DELLA COMETA 1.® DEL 1861. T.m. Roma 1861 Aa A§ AR. com. Deci. com. Maggio 10. g 10*48*40., (a) — 4™ 48.* SO (a) — t— 2' 4 "68 8h 56™ l.'ll -4- 22° 38' 39." 3 12. 9 40 33. (i b ) — 4 42, 65 (6).-+- 4 7. 37 8 45 13. 41 — h 16 10 45. 8 STELLE DI CONFRONTO (a) = | Cancro. ( b ) — o2 Cancro, sempre dal XII. y. cat. La cometa è visibile ad oc- chio nudo e apparisce grande quanto la nebulosa del presepio, con un rudimento di coda. Le molte osservazioni della gran cometa del giugno saranno soggetto di un’altra comunicazione. Per ora mi limiterò a dire che essa si seguita an- cora a vedere abbastanza bene, ed è del diametro di almeno 2 minuti , ma sfumatissima. Il suo diametro reale però è ingrandito , poiché ai 30 agosto sottendeva circa 3,JL/3 mentre distava dalla terra appena di una unità, e ora che è distante 3 unità e 4/3 (3,332) dovrebbe esser ridotta a un minuto solo, e invece lo troviamo almeno di 2' onde essa è raddoppiata di volume. La cometa di Encke è stata più volte osservata : ma essa è debolissima: è una pallida sfumatura senza nucleo affatto, benché pare che vada crescendo: ha un diametro di circa 3 minuti, ma le osservazioni sono assai difficili. Cometa, di Eriche. 1861 Tm. Roma A. AR. com.app. A Deci. AR. app. Deci. 26 Nov. 27 28 7*38”44/ 7 7 11 5. 51 6 27 29. 25 *x — 4/ 87 *y -t- 22. 76 *z — lm38. 58 *x — 2'41."40 *y— 2 54. 87 *z — 6 25. 69 22*29” 9/ 36 22 28 16, 43 22 26 32, 26 -+.7° 31' 00 "1 h-7 19 45. 0 -4-6 58 52. 6 Stelle di confronto £ = Weisse XXAII.601. y = anonima AR «.y = 22* 27m 53/ 67 Deci.?/ = -h 7° 22' 39/ 9 determinata rapporto b Santini zona V. n.° 293 ossia Weisse XXII/ 739 z = Lalande H.C. 44006: AR. app. = 22*24*63/68 deci. h- 6° 58'52."60. Asteroidi. Soggiungiamo finalmente le osservazioni di Esperia scoperta dal sig. Schia- parelli a Milano e fatte al grande equatoriale. 22 — RISULTATI DELLE OSSERVAZIONI DEL PIANETINO ESPERIA NUMERATO 69 (*) FATTE ALL’EQUATORIALE DI MERZ. 1861 T.m. Roma Aa colla stella AS co Maggio 7.g 9/z21m20.* (a) — 0™ 2/ 337 [a] 8 8 26 22. ( a ) 4- 0 30, 918 [a] — 9 8 39 57. ( b ) — 0 18, 792 (b) 4- 10 8 18 14. ib) 4- 0 17, 471 (b) 4- 11 8 38 7. (c) — 0 20, 461 (c) — 12 9 0 59: C«) -4- 0 18, 750 (c) — 13 9 3 .... (c) 4- 1 1, =4= (c) — 14 9 4 51. (/) 4- 1 39, 88 (e) — 15 9 35 33. (d) -1- 0 13, 159 (d) -t— 20 10 31 24. ( e ) — 0 18, 90 (e) 4- 21 8 47 19. (e) ■+■ 0 26, 18 [e] 4- 23 9 6 41. (e) -+■ 2 3, 42 ( e ) 24 9 9 17. [«) H— 2 54, 15 ( e ) 26 8 52 00. (f) -t- 2 o, 18 (/) - 27 9 8 51. (9) 4- 1 54, 24 (9) 4- 28 9 0 5. (9) 4- 2 47, 27 (, 9 ) 4- Giugno 3 9 39 43. lg') — 1 33, 444 ( 434. - 0. cruenta « (3 FI. Rom • Prod. p. 207. n. 719. Super radices Thymi Serpilli, et T. Zigis in montibus et in demissis. S. Polo , M. Vettore , Solfatara di Tivoli • Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores intense ferruginei intus cruenti. 1260. pruinosa Guss • FI. Sic • Prod. t . 2* p. 181. Pubescenti-glandulosa. Caule elato sulcato, basi bulboso-squamoso, squamis lanceolato-linearibus apice distantibus: spica saepius densa, floribus majusculis venosis: bracteis squamis conformibus, floribus aequalibus: foliolis calycinis ovato-acuminatis, acumino elongato simplicl vel 2-fido: corolla tubulosa, lobis omnibus latis rotundatis margine crispis, superiore integro, inferioribus subaequalibus: staminibus circa basim tubi ortis, filamentis apice piloso-glandulosis: stigmatis lobis divaricati purpurei. 0. pruinosa Bert. FI. It. t. 6. p. 437. - 0. caryophyllea Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 207. n. 718. - 0. major Caryophyllum olens Ilort. Rom. t. 3. tab. 11. In cultis ad radices leguminosarum nimis frequens. Perenn. Flor.Majo. Flores spurco-albi rubro lineati, caryophyllum redolentes- — 27 — Vulgo. Malerba , Lupo di Fava. 1261. caivescens Ten - FI- Nap. t. 5. p. 43* Pubescens. Caule erecto fisto- loso basi-bulboso: squamis ovato-lauceolatis Janceolatisve superius laxis infe- rius approximatis : spica terminali densiflora pubescenti-glandulosa : bracteis squamis superioribus conformibus, corollae subaequalibus: foliolis calycinis lan- ceolato-acuminatis, acumine simplici vel 2-fìdo inacquali: corolla tubulosa, la- biis erenulato-crispis, superiore retuso, inferioris lobis rotundatis, medio ma- jore : staminibus prope basino corollae ortis, filamentis villosis, villo apice glan- duloso : stigmatis lobis di varicato-dilatatis. 0- canescens Bert. FI. It. t. 6. p ■ 442. In locis umbrosis. Perenn. Fior. Aprili Majo. Flores Albo-flavidi. ** Calyce monophyllo 4-5- fido- 1262. ramosa L. Sp. PI- p. 882. Tenuiter pubescens, pubescentia florurn glandulifera- Caule ut plurimum ramoso basi bulboso: squamis ovato-lanceola- tis obtusis remotis: floribus pedunculatis in spicis laxis densisve: bracteis squa- mis conformibus, floribus multo brevioribus: calyce ut plurimum 4-fido: co- rollae tubo elongato, basi dilatato ore constricto : limbi laciniis ovato-obtusis, labio superiore 2-lobo inferiore 3-lobo : staminibus secus basini tubi ortis basi glandulosis, latere interno pilosis: stigmatis lobis papillosis. 0. ramosa Seb. et Maur- FI. Rom. Prod. p. 208. n. 271. - Bert. FI. II. t- 6- p. 452. - Hort. Bora- t. 3. tab. 12- In sylvis, muris ad radices plurium plantarum. Perenn. Fior. Majo. Flores purpureo-cyanei. LATHRAEA. 1263. squamaria L- Sp- PI- p. 844. Caule subterraneo ramoso squa- moso radicante, supra terram brevi simplici: floribus racemosis pendulis se- cundis : labio inferiore corollae 3-fido^ L. squamaria. Seb - et Maur- FI- Rom- Prod- p. 206. n. 716 - Bert. FI. II. t. 6- p- 310 - Dentaria major oupiìXog Orobanchae facie Barrei le- 80. In sylvis opacis. Alla Riccia , ad Ostia ec. Perenn. Fior. Majo- Flores albo-purpurascentes. ACANTHUS. 1264. molli s L- Sp. PI- p. 891- Caule nudo: foliis radicalibus sinuato- — 28 — pinnatifìdis, laciniis oblongis acutis inaequaliter dentatis inermibus: spica elou- gata densa. A. rnollis Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p . 206 n. 715- - Beri. FI. It . t. 6. p . 458. - A. sativus Hort. Rom. l. 3. tab. 13. In collibus circa IJrbem, et in Amphiteatro Flavio. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores albidi. Vulgo. Acanto , Brancha orsina , Carciofolaccio. Usus. In materia medica Linnaei Brancae Ursi folia enumeraatur, cune ex usu medico deleta. Species addendae. MYOSOTIS. 1265- alpestris • Wild. En • t. 1 ■ p. 175. Tuberculoso-scabra. Radice repente lignosa: foliis inferioribus longe petiolatis oblongo-spathulatis, superio- ribus sessilibus lanceolati : racemis simplicibus conjugatisve nudis , floribus secundis , pedicellis floribus ut plurimum aequalibus : calycibus inaequaliter 5-partitis in fructo campanulato hjantibus : limbo corollino plano, tubum lon- gitudine superante: colliculis brevibus. M. alpestris Sang. Cent, tres p. 27- n. 53. - Bert. Fi It. t ■ 2- p. 258 - Lycopsis montana coerulea, seu Buglossum minimum mont. Barrei le. 404. In alpinis apricis Umbriae. Perenn. Fior. Junio Augusto. Flores grandiusculi rosei dein coerulei. 1266. arvensis. Roth . FI. Germ. t . 2. par. 1. p. 222. Molliter villosa. Radice ramosa laterali ter fibrosa: foliis inferioribus spathulatis breviter petio- latis, caulinis lanceolati sessilibus, omnibus integerrimi apice callosi: racemis terminalibus nudis simplicibus conjugatisve: floribus secundis in fructo patenti- deflexis: calycibus campanulati 5-fidis hirsutis, pilis patentibus hamatisve: limbo corollino concavo tubi longitudine: colliculis acutis glabris. M. arvensis Seb. et Maur • Fi Rom. Prod. p- 92- n. 237 . - Bert . FI. It. t. 2. p. 261. Ad vias in arvis nemoribus vulgatissima Annua. Fior. Majo. Flores coerulei fauce lutea. DAUCUS. 1267. maximus Desf. Fi Alt. t. 2. p. 241. Caule erecto scabro bicubi- tali alterne ramoso: foliis inferioribus 3-pinnatis, foliolis ovatis acutis inciso- dentati, dentibus mucronulatis, superioribus 2-pinnatifidis angustioribus pe- 29 — tiolis jamdudum hirsutis : umbella magna involucri numerosls pinnatifìdis , pinnis lineari-aeuminatis: involucellis 3-fucatis umbellulis brevioribus : cre- mocorpio ovoideo hirto, aculeis apice glocbidiato-stellulatis brevissimi. D. maximus. Bert. FI It. t. 3. n. 162. Ad Hostiam Tiberis prope oram maritimam sull' ingresso del lommoleto. Bienn. Fior. Majo. Flores albidi. LINUM. 1268. campa nu latum L. Sp. PI. p. 400. Glauco-virens. Caule erecto sub- angulato strido : foliis radicalibus obovato-spathulatis obtusissimis% superio- ribus lanceolato-acutis, omnibus basi attenuata sessilibus: floribus dichotomo- corymbosis: sepalis lanceolatis acuminato-subulatis tenniter membranaceo-ser- ratis glandulosoque-ciliatis: sepalis obverse cuneatis in aestivatione convolutis apice crenulatis: capsula majuscula calyce breviore. L. campanulatum Seb. et Maur. Fior. Piom. Prod. p. 120. n. 183 -Bart. FI. It. t. 3. p. 548. Hinc illie erraticus tam in montibns quam in demissis. Presso Subiaco nelle vigne per andare da Ponte Molle ad Acqua traversa eco. Perenn. Fior. Junio- Flores lutei. FRIT1LARIA. Orsini ana Pari . Fior ■ It. v. 2. pari. 2. p. 41 1 n. 609. Obs. Fritillaria nostra montana curo synonimis perfcinefc ad hanc specie»]. CLASSìS XY TETRADYNAMIA Ord. I. Synclitae SlLICULAE AUT SILIQUAE 1NDEHISCENTES, 296. NESLIA Desv. Calyx 4*phyflus liber foliolis conformibus erectis : corollae cruciferae petala aequalia erecta calyce duplo longiora, laminis obo~ vato-spathulatis: staininum filamenta nuda: antherae sagittatae: Stylus longiu- sculus persistens: stigma obtusum: silicula subglobosa dura, septo evanido 1- locularis 1-sperma : semen subrotundum erectum. 297- CALEPINA Desv- Calyx liber 4-phylIus foliolis conformibus erecto- patetibus: corollae cruciferae petala calyce doplo longiora, laminis obovatis duo- bus externis paulo majoribus: staminum filamenta nuda, duo externa altiora, qua- tuor altiora infernae alata: antherae sagittatae: Stylus brevis persistens: stigma — 30 — sessile: silicula ovoidea rostellata evalvis 1-Iocularis 1-sperma: semen globosum truncatum ex apice pendulum. 298. MYAGRUM L . Calyx Iiber 4-phyl!us, foliolis conformibus erecto- patentibus : corollae cruciferae petala caìyce longiora, laminis obverse-Ian- ceolatis : staminum filamenta nuda, altiora basi connata: antherae oblongae basi sagittatae: Stylus crassiusculus persistens: stigma subretusum: silicula cu- neata, apice compresso, 2-locularis, loculis superimpositis vacuis, basi tamen 1-locularis 1-sperma: semen oblongum ex apice pendulum. 299. RAPISTRILM All. Calyx Iiber 4- phyllus, foliolis conformibus erecto- palentibus : corollae cruciferae petala calyce duplo longiora , ungue strido elongato, laminis obovatis: stamium filamenta nuda : antherae oblongae basi sagittatae : Stylus elongatus persistens: stigma 2-lobum : silicula apice ovata basi cylindrica 2-locularis, loculis superimpositis 1-spermis: semina pendula. 300. CARILE Tourn . Calyx Iiber 4-phylìus, foliolis erectis externis basi gibbis: corollae cruciferae petala calycem multo superantia, laminis obovatis; staminum filamenta nuda: antherae sagittato-acuminatae: stigma sessile capi- tatum: silicula pungioniformis 3-articulata, articulis superimpositis maturitate separabilibus, superiore ensiformi, inferiore conico-truncato, utroque 1-spermo: semen articuli inferiosis pendulum, superiori erectum. 301. SENERIERA Poir. Calyx Iiber 4-phyIIus, foliolis conformibus pa- tentibus: corollae cruciferae petala parva quandoque nulla, laminis obovatis: stamina aliquando tetrandra, diandra, fìlamentis nudis, [antheris minusculis glo- bosis : Stylus brevissimus: stigma capitatum : silicula didyma 2-valvis 2-lo- cularis, valvis ventricosis vel subcarinatis inseparabilibus, loculis 1-spermis: semina subrotunda erecta- 302. BUN'IAS Brow. Calyx Iiber i-phyllus, foliolis conformibus erecto- patentihus: corollae cruciferae petala longe unguiculata, calyce duplo longiora, laminis obcordatis : staminum filamenta nuda : antherae sagittato-oblongae , auriculis contiguis: Stylus elongatus persistens: stigma fere 2-lobum: silicula coriacea tetraedra ad angulos cristata, septis binis altero verticali, altero ho- rizontali, 4-locularis, loculis 1-spermis: semina compressa erecta. 303. RAPHANUS L. Calyx Iiber 4-phyllus , foliolis erectis , binis basi laeviter saccatis: corollae cruciferae petala calyce duplo longiora, ungue tenui elongato, laminis obovatis: staminum filamenta nuda: antherae elongatae: Stylus rostriformis persistens: stigma capitatum: receptaculum 4-glandulosum. siliqua torosa articulata articulis superimpositis 1-locularibus 1-spermis: semina glo- bosa pendula. — 31 - 304. CLYPEOLA Goert. Calyx liber 4-phyllus quandoque persistens, fo- liolis conformibus erecto-patentibus: eorollae cruciferae petala calyce-subae- qualia, laminis integris brevitei* unguiculatis : staminum fìlamenta 1 -dentata antherae oblongae : stigma sessile : silicula orbieulata plana, margine alata, 2-valvis valvis vix dehiscentibus, 1-locularis 1-sperma : semen centrale com- pressimi pendulum. 305. ISATIS L. Calyx liber 4-phylIus, foliolis conformibus patentibus : eorollae cruciferae petala aequalia calyce longiora, laminis obovatis, unguibus angustis brevibus: staminum fìlamenta nuda: antherae oblongo-lineares: Stylus nullus: stigma subcapitatum : silicula subelliptica saepe basi angustata 1 -Io— cularis 2-valvis, valvis naricularibus vix dehiscentibus, 1-sperma: semen ob- longum pendulum. 306. B1SCUTELLA L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus sub- patentibus duobus quandoque basi 2-corniculatis : eorollae cruciferae petala calyce longiora, laminis orbicularibus integris, unguibus longiusculis: staminum fìlamenta nuda: antherae oblongae: Stylus elongatus persistens: stigma capi- tatum depressum: silicula plana 2-valvis 2-locularis, valvis oppositis orbieuia- ribus conduplicato-applanatis, septo brevi, late secedentibus, loculis monosper- mis: semen subrotundum centrale compressum: funiculum umbilicale orizontale. ORDO li. SIL1CULOSAE. Si IICULOS AE DEHISCENTES. 307. LUNARIA L. Calyx liber 4-phyllus, foliolis erectis subconniventi- bus, duobus basi saccatis: eorollae cruciferae petala subintegra, calyce duplo longiora, unguibus angustis, laminis obovatis: staminum fìlamenta nuda: an- therae lineares: Stylus fìliformis persistens: stigma capitato-2-lobum : silicula grandis plana oblonga vel elliptica, tecaphoro filiformi imposita, 2-valvis 2-lo- cularis, valvis plams, septo argentino-diaphano, parallelis, loculis polyspermis: semina reniformia compressa alato-marginata, funiculo umbilicali orizontali a nervo placentario dissita. 308. KONIGA Broivn. Calyx liber 4-phyllus, foliolis conformibus con- cavis: eorollae cruciferae petala calyce longiora, unguibus brevibus, laminis obo- vatis integris: staminum fìlamenta nuda: antherae minusculae sagittatae: Sty- lus tennis persistens: stigma capitatum: glandulae octo in receptaculo: silicula ellipsoidea subplana 2-valvis 2-locularis : valvis planiusculis, septo tenui pa- rallelis: loculi 1 -spermi: semina plana alata, e funiculo umbilicali basi anato, pendula. 309. ALYSSUM L. Calyx liber 4-phyllus, foliolis conformibus ovatis concavis, quandoque persistens: corollae cruciferae petala calyee parum lon- giora , unguibus brevibus , laminis oblongis integris vel emarginatis : sta- minum filamenta modo nuda , modo dentata , aliquando setis aut squamis donata: antherae oblongae : Stylus tenuis persistens : stigma capitatum de- pressum : silicula rotunda centro infiala margine depresso-piana 2-valvis 2-locularis valvis septo paralleli, loculis ut plurimum 2-spemis semina sub- plana ovata tenniter alata, e funiculo umbilicali apici aduato, pendula. 310. HUTCHINSIA Brown. Calyx liber 4-phyllus, foliolis conformibus ere- cto-patentibus : corollae cruciferae petala calyce duplo longiora, laminis obo- vatis integris: staminum filamenta nuda: antherae ovato-oblongae: Stylus elon- gatus brevis vel nullus : stigma capitatum retusum : siliqua elliptica com- presso-tumidula 2-valvis 2-locularis, valvis navicularibus septo oblongo utrin- que acuminato, oppositis loculis 2-oo -uspermis: semina oblonga, e funicolo um- bilicali apice adnato, pendala. 311. IBER1S L • Calyx liber 4-phyllus, foliolis conformibus erecto-paten- tibus: corollae cruruciferae petala inaequalia, calyce longioria, laminis ovato- oblongis in ungue productis , duo majora radiantia: staminum filamenta su- bulata nuda: antherae oblongae : Stylus persistens saepe elongatus: stigma 2- lobum : silicula ovato-compressa apice emarginata 2-valvis 2-locularis, valvis septo contraris, apice in ala productis, loculis monospermis: semina oblonga, vel subrontunda compressa, e faniculo umbilicali in latus septi orto, pendula. 312. TEESDALIA Brown. Calyx liber 4-phyllus, foliolis conformibus pa- tentibus sero deciduis: corollae cruciferae petala parva, calyce sublongiora ut- plurimum aequalia, quandoque duo majora, unguibus angustis, laminis obo- vatis : staminum filamenta basi gianduia petaloidea donata: antherae tennes: stigma subsessile: silicula planiuscula apice vix emarginata 2-valvis 2-locu- laris, valvis carinatis, septo irregulari contraris, carina tenuissime alata, loculis 2-spermis: semina subrotunda plana e funiculis umbilicalibus in latus septi ortis, pendula. 313- LEPIDIUM L. Calyx liber 4-phyllus , foliolis conformibus paten- tibus : corollae cruciferae, quandoque defìcientis, petala aequalia calyce lon- giora, laminis oblongis : stamina numero, et longitudine ludibunda, filamen- — 33 - tis nudis, antheris oblongis : Stylus elongatus persistens , quandoque subnul- ìus : stigma rotundato-depressum : silicula ovalis compressa vel tumida sub- emarginata 2-valvis, 2-locularis: valvis navicularibus, septo subirregulari, con- trariis, loculis monospermis: semina oblonga arcte funiculo umbilicali, in latus septi orto, ad fisa. 314. AETHIONEMA Brown. Calyx Iiber 4"phyllus foliolis erecto-pa- tentibus, duobus externis basi subsaccatis : corollae eruciferae petala aequalia calyce majora , laminis obovatis integris : staminum fìlamenta longiora aut inter se connata, aut intus dentata, breviora basi 2-glandulosa: antherae late- rales acuminatae: Stylus longitudine varius persistens: stigma capitatum: si- licula suborbicularis compressa emarginata 2-valvis, 2-locularis : valvis navi- cularibus dorso alatis, septo hinc contraeto, contrariis, loculis olygospermis: semina oblonga, e funiculo umbilicali in latus septi orto, dependentia: silicula, ex abortu, quandoque 1-locularis indheiscens. 315. FARSETIA Desv. Calyx 4-phyllus liber foliolis conformibus erectis basi saccatis: corollae eruciferae petala calyce subduplo longiora, laminis lan- ceolatis integris, unguibus elongatis: staminum fìlamenta nuda: antherae oblon- go-acutae : Stylus brevis persistens: stigma obtusum : silicula elliptica com- presso-piana, margine incrassato, 2-valvis, 2-locularis: valvis septo paralle- lis, loculis polyspermis: semina suborbiculata, compressa margine alata bise- rialia, e funiculis umbilicalibus, ex utroque latere septi ortis, pendula, 316. YESSICAR1A Lamk. Calyx 4-phyllus liber foliolis erectis conniven- tibus, duobus externis quandoque basi saccatis: corollae eruciferae petala ca- lyce duplo longiora laminis obovatis integris, unguibus elongatis: staminum fìla- menta nuda, breviora raro 1-dentata : antherae laterales acuminatae : Stylus elongatus persistens: stigma capitatum: silicula globosa 2-valvis, 2-locularis: valvis hemisphaeriis convexis, septo plano membranaceo marginante, para Ilelis, loculis olygospermis: semina ovato-subrotunda alata, e funiculo umbilicali a basi septi orto, dependentia. 317. DRARA L • Calyx 4-phyllus liber foliolis conformibus concavis ere- cto-patentibus : corollae eruciferae petala calyce sublongiora, laminis obeor- datis integris emarginatis aut 2-fidis, unguibus brevibus: staminum fìlamenta subulata nuda, antherae subrotundae: Stylus ludibundus persistens: stigma cras- siusculum obtusum : silicula ovalis aut oblonga plana 2-valvis, 2-locularis : valvis septo parallelis , loculis polyspernis : semina ovalia parva 2-serialia , e funiculis umbilicalibus elongatis in latus septi ortis, pendula. 5 — 34 — 318. CÀPSELLA D.C. Calyx 4-phyllus liber foliolis conformibus ere- cto-patetibus: corollae cruciferae petala parva calyce paulo longiora, laminis obovatis integrisi starninum filamenta brevia nuda: antherae subrotundae: Sty- lus brevissimus persistens: stigma capitatum depressum: silicula triangularis ex- quisite emarginata planiuscula tumidula 2-valvis, 2-locularis: valvis carinato- compressis, septo augusto lanceolato, contrariis ab ipsoque sero secedentibus: loculis polyspermis: semina oblonga inordinata , e funiculis umbilicalibus in latus septi ortis, dependentia. 319. THLASPI L. Calyx 4-phyllus liber foliolis conformibus erecto-pa- tentibus: corollae cruciferae petala calyce passim longiora, laminis obovatis in- tegris, unguibus abbreviati : starninum filamenta nuda: antherae oblongae la- terales: Stylus longitudine varius persistens: stigma rotundato-depressum: sili- cula ut plurimum ovoidea compressa insigniter emarginata 2-valvis 2-locu- laris, valvis navicularibus membranaceo-alatis septo, ovali-oblongo contrariis, loculis polyspermis raro dispermis: semina ovoideo-compressa uniserialia, e fu- niculis umbilicalibus in latus septi ortis, pendula. 320. BERTEROA Brown. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus con- niventibus : corollae cruciferae petala calyce longiora, laminis bifidis, ungui- bus brevibus: starninum filamenta breviora basi intus dentata: antherae oblongae: Stylus longus persistens: stigma capitato-depressum: silicula elliptica 2-val- vis, 2-locularis, valvis modo planis modo convexiusculis, septo parallelis, lo- culis polyspermis : semina rotundata immaginata vel anguste alata biseriala, e funiculis umbilicalibus in latus septi ortis, pendula. 321. COCHLEARIA L. Calyx liber 4-phyllus foliolis subconformibus con- cavis patentibus: corollae òruciferae petala calyce duplo longiora, laminis obo- vatis: starninum filamenta nuda: antherae ovatae: Stylus brevissimus persistens: stigma depressum vel capitatum : silicula subglobosa ovata aut oblonga 2- valvis 2-locularis, valvis ventricosis septo subrotundo parallelis, loculis 2-oo- spermis: semina ovata compressiuscula margine septi adnata. ORDO III. SILIQUOSAE SlLIQUAE DEHISCENTES- 322. NARTURTIUM Broivn. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus patentibus : corollae cruciferae petala calyce longiora , quandoque defìcentia. — 35 - unguibus brevibus, Jaminis obovatis : staminum filamenta nuda, breviora basi glaudulifera: antherae sagittatae: Stylus varius persistens: stigma 2-lobum: si- liqua nunc abbreviata oblonga, nunc linearis, jamdudum 2-valvis, 2-locularis, valvis subconcavis septo parallelis , loculis polyspermis : semina ovalia parva 2-serialia e funieulis umbilicalibus tenuibus , ex utroque latere septi ortis , pendula. 323. DENTARIA L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus erectis : eorollae cruciferae petala plus duplo longiora, unguibus elongatis, laminis obo- vatis: staminum filamenta nuda, antherae oblongae: Stylus brevis acutus per- sistens: stigma tenue capitatum: siliqua sesssilis lanceolato-linearis compressa, 2-valvis, 2-locularis: valvis, planis septo parallelis, ipsoque angustioribus, eia- sticea basi ad apicem dehiscentibus, revolutis: loculis polyspermis: semina ovata uniserialia, funieulis umbilicalibus alatis, ex utroque margine septi alternatim ortis, adpensa. 324. CARDAMINE L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus erecto- patulis, modo basi gibbis: eorollae cruciferae, inox deficientis, petala calyce longiora, laminis oblongis: staminum filamenta nuda: antherae breves : Stylus teres brevis modo brevissimus : stigma retusum 2-lobum : siliqua sessilis li- nearis compressa, 2-valvis, 2-locularis, valvis planis septo parallelis, ipsoque angustioribus, elastice a basi ad apicem in dehiscentia revolutis, loculis poly- spermis: semina oblonga aut ovata uniserialia, funieulis umbilicalibus tenuibus, ex utroque latere septi ortis, adpensa. 325. PTERONEURUM DC. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus erectis patentibus: eorollae cruciferae petala calyce longiora, unguibus angu- sti, Jaminis obovatis : staminum filamenta nuda : antherae oblongae : Stylus compressus anceps: stigma retusum: siliqua lanceolato-linearis rostrata 2-valvis, 2-locularis, valvis planis septo parallelis ipsoque angustioribus, a basi ad api- cem, in dehiscentia revolutis: loculis polyspermis: semina^oblonga uniserialia, e funieulis umbilicalibus dilatato— alatis, ex utroque latere septi alternatim ortis, pendula 326. CHEIRANTHUS L. Calyx liber 4-phyllus foliolis erectis conniven- tibus, duobus basi saccatis: eorollae cruciferae petala, calyce plus duplo lon- giora, unguibus elongatis, laminis obovatis : staminum filamenta nuda, bre- vioribus, gianduia anulari imposita: antherae lineares: Stylus brevis: stigma per- sistens 2-lobum, lobis recurvatis: siliqua torosa compressa elongata, 2-valvis, 2-locularis, valvis convexiuseulis septo parallelis: loculis polyspermis: semina - 36 — oblonga immarginata uniserialia, funiculis umbilicalibus ex utroque latere septi alternatim ortis, adpensa. 327. MATTIOLA Broivn. Calyx liber 4-phylIus foliolis erectis conniven- tibus, duobus externis basi saccatis : corollae cruciferae petala, calyce duplo longiora, unguibus elongatis erectis, laminis obovatis vel obverse lanceolatis integris emarginatisve : staminum filamenta nuda: anlherae oblongae : Stylus subnullus: stigma 2-lobum, lobis conniventibus dorso incrassatis aut cornieu- latis: siliqua teres vel compressa, 2-valvis, 2-locularis, valvis convexiusculis septo parallelis , loculis polyspermis : semina oblonga marginato-alata raro immarginata uniserialia, funiculis umbilicalibus crassiusculis, ex utroque latere septi alternatim ortis, adpensa. 328. MALCHOM1A Brown. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus angustis erecto-conniventibus, quandoque duobus basi saccatis: corollae cru- ciferae petala, calyce duplo longiora, unguibus strictis elongatis, laminis obo- vatis integris aut emarginalis: staminum filamenta nuda, antherae sagittatae: Stylus brevis: stigma simplex vel 2-lobum lobis acutis conniventibus: siliqua teres ant compressa apice attenuata, 2-valvis, 2-locularis, valvis convexiusculis septo parallelis, loculis polyspermis: semina oblonga immarginata uniserialia, funiculis umbilicalibus tenuibus ex utroque latere septi ortis, adpensa. 329. HESPERIS L. Calyx liber 4-phyllus foliolis erecto-conniventibus duobus basi saccatis : corollae cruciferae petala calyce duplo longiora , un- guibus elongatis strictis , laminis obovatis integris ant emarginatis : sta- minum filamenta nuda, gianduia anulari brevioribus imposita: antherae ob- longae sagittatae: Stylus brevissimus: stigma 2-lobum lobis cartilagineis con- niventibus : siliqua teres ant anguiosa elongata, 2-valvis, 2-locularis, valvis subconcavis, vel subcarinatis, septo parallelis, loculis polyspermis: semina ob- longa subtriquetra uniserialia , funiculis umbilicalibus tenuibus brevibus ex utroque latere septi ortis, adfixa. 330. S1SYMBRIUM L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus paten- tibus vel erectis: corollae cruciferae petala ut plurimum calyce longiora un- guibus brevibus, laminis obovatis integris: staminum filamenta nuda, antherae cordato-oblongae: Stylus crassus modo subnullus: stigma 2-lobum vel capitato- depressum : siliqua longa teres modo tereti-compressa, 2-valvis, 2-locularis, valvis planis ant convexis septo parallelis, loculis polyspermis: semina parva ovata aut oblonga uniserialia, funiculis umbilicalibus ex utroque latere septi ortis, pendula. 37 — 331. ERYSIMUM. L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus erecto- eonniventibus, quandoque duobus basi saccatis: corollae cruciferae petala, ca- 3yce plus duplo longiora, laminis obovatis integris, unguibus elongatis exertis: staminum fìlamenta nuda: antherae oblongae: Stylus pcrsistens raro elongatus: stigma subsimplex 2-lobum 2-fidum: siliqua tetragona, 2-valvis, 2-locularis, valvis carinatis septo parallelis, loculis polyspermis: semina ovalia uniserialia, e funiculis umbilicalibus ex utroque latere septi orti, pendula. 332. BRÀSSIGA L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus erectis: corollae cruciferae petala , calyce duplo longiora , laminis obovatis integris : staminum fìlamenta nuda: antherae sagittatae: Stylus brevis: stigma obtusum: receptaculum 4- glandulosum: siliqua teres vel tetragono-anceps, 2-valvis, 2-lo- cularis, valvis convexis vel navicularibus, septo in rostro producto et in loculo seminifero saepe basi inflato, parallelae: loculi polyspermi: semina subglobosa uniserialia, funiculo umbilicali tenui alternatim ex utroque latere septi ortis, appensa. 333. ERUCA L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus erectis: co- rollae cruciferae petala, calyce duplo longiora, laminis obovatis integris: sta- minum fìlamenta nuda: antherae sagittatae : Stylus brevis: stigma obtusum : siliqua crassa oblonga tetragona , dissepimento in rostro aspermio producto, coronata, 2-valvis, 2-locularis, valvis navicularibus septo parallelis, loculis po- lyspermis: semina globosa 2-serialia, funiculis umbilicalibus ex utroque latere septi ortis, appensa. 334. SINAP1S L. Calyx liber 4-phyllus foliolis conformibus patentibus: corollae cruciferae petala, calyce duplo longiora, laminis obovatis: staminum fìlamenta nuda: antherae oblongae: Stylus elongatus: stigma retusum vel 2- lobum : receptaculum 4-gIandulare : siliqua teretiuscula vel compresso-tetra- gona, 2-locularis, 2-valvis, valvis convexis vel navicularibus, septo in rostro elongato, et saepe iu loculo seminifero basi inflato, parallelis, loculis olygo- polyspermis: semina subglobosa uniserialia, e funiculis umbilicalibus crassiu- sculis ex utroque latere septi ortis, pendentia. 335. DIPLOTAX1S 1)C. Calyx liber 4— phyllus foliolis conformibus pa- tentibus, vel erecto-patentibns : corollae cruciferae petala calyce duplo lon- giora, laminis abbreviati, unguibus strictis: staminum fìlamenta nuda, antherae oblongae : Stylus brevis: stigma capitatum 2-lobum, ant depressum emargi- natum: siliqua compressa lineari, thecaforo crassiusculo saepe, imposita, 2- valvis, 2-locularis, valvis planis medio nervosi, septo in rostro conico 1-2-sper- — 38 — mio vel aspermio, paralleli, loeulis polyspermis: semina ovata parva 2-seriaIia, funiculis umbilicalibus, ex utroque latere septi ortis, appensa. Ex abortu, uti dicunt, semina quandoque inordinata. Tetradynamia-Synelistae. NESLIA. 1269. paniculata DC. Prod. Syst. nat. t. 1. p. 202. Foliis scabris, ra- dicalibus lanceolatis subdentatis, caulinis sagittatis amplexicaulibus : siliculis reticulato-rugosis. N. paniculata Bert. FI. ìt. t. 6. p. 592. - Rapistrum paniculatum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 212. n. 727. In montanis inter segetes frequens. A Riofreddo , ai Piano grande del Castellacelo in Nursinis etc. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores lutei. CALEP1NA. 1270. Corvini DC. Prod. Syst. nat. t. 1 . p. 225. Glaueo-virens. Foliis radicalibus pinnatifìdis runcinatisve, caulinis oblongis amplexicaulibus, omnibus grosse dentatisi siliculis glabris. C. Corvini Bert. FI. II. t. 6. p. 600. - Myagrum erucefolium Seb. En. PI. Ampli. Flavi p. 59. n. 162. - Lelia chocleariodes Seb . et Maur. FI. Rom . Prod. p. 211. il- 726- - Myagrum supinum album Erucaefoliis Barrei . le. 1552. In marginibus viarum frequens. Ann. Fior. Majo. Flores albi. MYAGRUM. 1271. perfoli atu ni L. Sp. p. 893. Glaueo-virens. Foliis glaberrimis, ra- dicalibus obverse-lanceolatis integris vel sinuatis, caulinis lanceolatis basi sagit- tatis: siliculis laevibus- M. perfoliatum Seb, et Maur. FI. Rom. Prod. p. 211. n. 723. - Bert. FL It. t. 6- p. 609. - M. monospermum latifolium Hort. Rom. t. 4. tab. 3. Ad margines viarum in arvis frequens. Ponte Molle , Ponle Salara etc. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores lutei. RAPISTRUM. 1272- orientale DC. Prod. Syst. nat. t- 1. p. 227. Substrigosum glaucum. Foliis inequaliter dentatis, radieaiibus lyratis lobo terminali maximo, caulinis oblongis basi attenuatisi siliculis laevibus sulcatis. — 39 R. Orientale. Bert. FI. II. t. 6. p. 605 - Myagrum orientale Fior. Gioì, dei lett . di Pisa t • 17. p. 124- In aquosis mare versus. Ostia , Terracina, Canali pontini etc, Ann. Fior. Aprili— JVlajo. Flores, lutei. 1273. rugosum DC • Prod • Syst ■ nat • t. 2. p. 212 Hispidum. Foliis an- gulato-dentatis, inferioribus lyratis lobo supremo ampio, superioribus indivisis: siiicula sulcata rugosa. R. rugosum Bert. FI. II. t. 6. p. 606. - Sebast. En. Pb . Ampli. Flavii p . 59. n. 161. - Seb. et Maur. FI. Boni. Prod. p. 211. n. 722. In sterilibus ad margines viarum vulgare. Ann. Fior- Junio-Julio. Flores lutei. CAKI1E. 1274. mariti ma DC. Prod. Syst. nat t. 4. p. 185. Glauco-virens, car- nosa. Foliis pinnatifidis laciniis integris pinnatisque, radicalibus rosulatis longe petiolatis: siliculis ovatis laevibus. C. maritima. Seb- et Maur . FI. Rom. Prod. p. 211- n. 724 - Bert. FI. II. t • 6- p • 613 - Bunias Cabile Hort. Bora • t • 4. lab. 49. In arena maritima abbunde. Ostia, Fiumicino, Civilavcchia. ecc. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores dilute-violacei. 1275- latifolia Poir. Enc, t. 2. p. 88. Glauco-virens carnosa. Foliis ovato-oblongis dentatls, inferioribus incisis, pinnatifìdisve lobo superiore ma- jore: siliculis majusculis corniculis insignioribus. C. latifolia Bert. FI. It. t. 6. p • 615. In mariti mis cum precedente at rarius. Ostia, Terraciua. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores dilute violacei. SENEB1ERA. 1276. Coronopus Poir. Enc. t. 7. p. 74. Glabra glaucesens prostrata. Foliis pinnatifidis , laciniis difformibus integris dentatis vel pinnatifidis : sili- culis subreniformibus rugoso-cristatis. S. Coronopus Bert. FI. It. t. 6. p. 531. - Coronopus Ruelli Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 212- n. 731 - Nasturtium sylvestre capsulis cri- statis Hort. Rom. t. 4. lab. 9- In marginibus viarum campestrium frequens. Ann. Fior. Majo-Junio Flores Albi parvi. BUNIAS. 1277. Erucago L. Sp. Pb. p. 935- Tuberculato-scabra. Foliis radicali- — 40 — bus runcinatis, lobo impari parimi majore oblongo, lateralibus acutis dentatis, caulinis paucis remotis oblongis- B- Erucago Seb. et Manr. FI. Rom • Prod. p. 211. ». 725. - Bert. FI - It • t. 6- pi 617 - Hort . Rom. t • 4- tab . 48. In arvis vulgaris. Ann. Fior. Junio. Flores lutei. RAPHANUS. 1278. sativus L. Sp. p. 935. Glaucescens , vix hispidus. Radice napi- formi: foliis radicalibus lyratis , superioriobus lanceolatis : siliquis teretibus ovalibus, rostro acuminato, longioribus, siccis venoso-sulcatis, raro torosis. in viridaris suburbanis et in arvis haud infrequens. Villa Borghese , Monte Mario ecc- Ann. vel Bienn. Fior. Majo-Junio. Flores pallide, vel intense violacei. Obs. Pianta ex Asia occidua nobis aliata, nunc spontanea circa Urbem. Plurimae varietates huius speciei forma colore consistentia apud nos colun- tur, vulgo notae sub nominibus Ravanelli Rafanelle , Ramoraccie ■ Pianta diu- reta saporis acri in uso medico non raro usurpata. 1279- Piaphanistrum L. Sp. PI. p. 953. Pilis raris prostratis hispidulum. Radice gracili fusiformi: foliis inferioribus lyratis pinnis interruptis, caulinis ovato-lanceolatis dentatis: siliquis moniliformibus multilocellatis, siccis profude suicatis, rostro elongato subulato. R. Raphanistrum Sebast • En. Pb. Ampli. Flavii p. 66. n. 193 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 221. n. 775. - Bert. FI. It. t. 6. p. 177. - Rapha- nistrum segetum flore albo vel pallido. Hort . Rom. t • 4. tab . 43. Ann- Fior. Majo-Junio- Flores lutei Vulgo- Rapacciale , Ramoraccie sabatiche . In arvis passim. Usus. Folia cocta edulia. 1280. Landrae DC ■ Prod. Syrt. nat. t. 1. p. 229. Pilis raris portratis hispi- dulus. Radice gracili fusiformi: foliis inferioribus Iyrato-pinnatifìdis, superioribus lanceolatis subintegris: siliquis crassis mooiliformibus paucilocellatis siccis lae- viter striatis, rostro subulato-elongato. R. Landra Bert. Fi It. t. 6- p - 179- In arvis presaertim mare versus. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores lutei deinde albati , quandoque violacei, petalis venis saturationibus saepe donatis. — 41 — Nomen vulgare et usus praecedentis. CLYPEOLA. 1281. Jont h laspi . L. < Sp. Pi p. 910. Pube stellata canescens. Caulibus diffusis resurgentibus : foliis spathulato-linearibus : pendunculis gracilibus in fructu arcuatis: floribus in capitulum densum congestis: siliculis pendulis apice emarginatis. C. Jonthlaspi. Sang. Cent. tres. p. 88. n. 199. - Bert. Fi lt. t. 6, p. 518. In ruderibus antiquis, et locis petrosis. Quadaqmlo . Ann. Fior. Majo. Flores parvi flavidi. 6 42 — Astronomia. — Passaggio di Mercurio sul disco solare , osservato in Roma nel 12 novembre 1861, da M. Massimo. L’ interesse che la scienza astronomica ripone nelle osservazioni de’ passaggi di Mercurio sul disco del Sole , pel perfezionamento di ciò che risguarda la teorica di quel pianeta , e le raccomandazioni fatte dal sig. Le Verrier (1) perchè l’egresso di quest’astro, visibile in Europa, nel suo passaggio annun- ziato pel giorno 12 novembre del corrente anno 1861, venisse osservato con ogni possibile accuratezza, mi determinarono ad eseguire questa osservazione nella mia specola privata. Nella mattina pertanto dell’ indicato giorno, sebbene lo stato dell’atmo- sfera facesse disperare da principio di poter eseguire la osservazione suddetta, tuttavia le dense nubi che ingombravano il cielo , spinte da vento di sud , lasciarono di quando in quando travedere il Sole , che per fortuna rimase visibile per pochi istanti , leggermente adombrato da vapore , nel momento appunto del contatto interno dei lembi, e mi permisero osservare questa parte più importante del fenomeno. Gli strumenti da me adoperati furono un telescopio di Dollond, con ob- biettivo di 97 millirn. cui applicai 1’ ingrandimento di sole 70 volte, attese le enunciate circostanze atmosferiche , ed un cronometro di Dent , regolato esattamente sul tempo siderale, e confrontato col pendolo della vicina specola della romana università, diretta dal eh. sig. prof. Calandrelli, sul quale notai con sicurezza il seguente tempo sidereo del contatto interno dei lembi corrispondente a h m s 13. 35. 04, 50 , h m s J0. 09. 07, 68 tempo medio in Roma del mio osservatorio, il 12 novembre 1861. Subito dopo, le nubi si addensarono nuovamente, e sebbene vi fossero dei lucidi intervalli durante l’egresso, tuttavia non mi fu possibile osservare il contatto esterno con abbastanza esattezza, da allontanare ogni probabilità di errore. (1) Comptes rendus des séances de l’acad. des Sciences, tom. 53, pag. 7 47— Paris 1861. — 43 - Seguendo le indicazioni del sig. Le Yerrier trovo, per l’enunciato tempo, gli elementi notati qui appresso. Longitudine apparente del Sole. . . O = 230°. or. 05", 08 Latitudine del Sole . . . . . A -+■ 0 , 27 Semi-diametro appar. del Sole. . . |D = 16.10 ,53 Parallasse orizzontale del Sole. . . . . . . . P 8 ,67 Log- disi, della Terra dal Sole . . — 9,9952095. Inoltre Longitudine geocentrica di Mercurio ..... L * 229°. 50'. 55", 23 Latitudine geocentrica di Mercurio \ -+- 12.34 ,03 Semi-diametro appar. di Mercurio àd = 5 ,04 Parallasse orizzontale equatoriale di Mercurio, p 12,68 Log. dist. di Mercurio dalla Terra. = 9,8303331, e ciò nella supposizione essere la longitudine della mia specola dal meridiano di Parigi, in tempo m s 40. 34, 32 E. Ritenendo poi la obliquità dell’eclittica w — 23°. 27'. 27", 61 [(1) , lo schiacciamento della Terra 1 7 = 299,475 ’ e la latitudine geografica del mio osservatorio Z = 41°. 53'. 35”, 9 (3) , (1) Nautical Almanac 1861. (2) Mémoires de l’Acad. I. des Sciences de S. Petersbourg, VII serie, toni. l,num. G. Essai d’une détermination de la verit. figure de la Terre, par. T. F. Schubert. (3) Opuscoli astronomici. Roma 1824. — 44 — ho determinata la parallasse orizzontale di Mercurio, alla latitudine sopra indicata, p' = p — vp sen }l = 1 2", 66 , l’angolo della verticale 9 =11'. 25”, 84 , e la latitudine geocentrica del medesimo osservatorio Z = 41°. 42'. 10”, 06 . Con questi dati, chiamando N la longitudine, ed h l’altezza del nonage» simo, trovo primieramente N = 180°. 56'. 27”, 80, ed h= 43 .06.27 ,36 . Quindi, per mezzo delle note formole, ho determinate le parallassi, IT di longitudine, e n di latitudine di Mercurio, che comprendono anche gli effetti della parallasse solare, come segue n = h- 2”. 05 7t = - — 2 .89 . Indicando poi con A la differenza dei semi-diametri apparenti del Sole, e di Mercurio, il cui disco non subisce alcuna sensibile alterazione per effetto della parallasse, e ponendo A' = A — A , la distanza £ di Mercurio dalla congiunzione apparente, al momento del con- tatto interno nell’egresso, verrà espressa da |/-[A2 _ (A' -H Ti)2] = 10.' 06”, 94 = «. Finalmente se intendasi per e ' la elongazione data dalle tavole, l’errore dg in longitudine geocentrica sarà £_4_n — £' = — .0”, 86 = % . La sopradetta piccola differenza, che rimane affetta dall’errore in latitu- dine , e dall’ errore probabile dell’osservatore , prova che la osservazione di questo passaggio si accorda in modo soddisfacente col luogo di Mercurio ri- cavato dalle tavole dell’encomiato sig. Le Verrier (1). (1) Annales de l’observatoire 1. de Paris par Le Yerrier, toni. V. Paris 1859. — 46 — Sulla polarità elettrostatica — Quinta comunicazione (1) del prof . P. Volpiceli /, con appendice islorico- critica. Il principio che mi ha condotto a riconoscere la polarità elettrostatica perma- nente, di cui vado a parlare , la quale ha luogo sia nel getto igneo di una fontana di polvere pirica , sia nel getto di vapore acquoso della macchina idro-elettica di Armestrong , sia finalmente nel disco vitreo della macchina elettrica, con un solo paio di cuscinetti , nel miglior modo isolati, è il se- guente. L’andamento di ogni fenomeno della natura è dotato di continuità ; cosicché sempre può esso riguardarsi come una funzione continua di qualche suo elemento: perciò se in un sistema idioelettrico svolgasi ad un tempo Luna e l’altra specie di elettricità , non è possibile che in questo fenomeno dalla negativa si passi alla positiva, senza incontrare lo stato elettrico neutrale, o viceversa; perchè altramente cesserebbe la continuità nel fenomeno supposto. Ciò si verifica nella pila voltaica isolata, la quale può considerarsi come un sistema idioelettrico, in cui si svolgono le due contrarie elettricità ; ed in fatti si trova nel mezzo di essa lo stato elettrico neutrale. Dicasi altrettan- to dei cristalli piro-elettrici, nei quali , variando la temperatura , sviluppansi le due contrarie elettricità , presentandosi la permanente polarità elettrosta- tica negli estremi loro, ed una sezione mediana, in cui si verifica lo stato elet- trico neutrale. Fontana di polvere pirica. Nella mia seconda nota sulla elettricità dell’atmosfera (2), feci già osser- vare (15.°), che i fenomeni elettrostatici di una fontana di polvere pirica, si asso- migliano a quelli della macchina idro-elettrica di Armestrong ; cosicché riu- nendo molte fontane insieme di tal polvere, si poteva sotto altra forma ot- tenere un equivalente di questa macchina. Isolando una di queste fontane , si trova in fatti , che il cilindro , nel quale si contiene la materia infiammabile, riducesi tutto negativo, mentre il getto igneo si mostra positivo. Ma pel principio sopra esposto, non è possi- bile che questo getto, o dardo di fuoco, sia positivo in tutta la sua esten- sione ; giacché dal cilindro, negativo in tutte le sue parti, non si può passare (1) Per le precedenti comunicazioni v. questi atti, T. XII, p. 143, an. 1839. — T. XI, p. 143, an. 1858. — T. Y, pag. 751, an. 1852. (2) Y. questi atti, T. XIY, p. 270, an. 1861. — 47 bruscamente al positivo, come vi si passerebbe, se il getto fosse positivo in tutta la sua estensione. Perciò il getto medesimo deve mostrarsi negativo nelle vicinanze del cilindro, deve quindi ammettere una sezione di stato elettrico neutrale , per poi ridursi positivo allontanandosi maggiormente dal cilindro stesso. Laonde questo dardo di fuoco deve presentare, come realmente presenta, una polarità elettrostastica permanente, quando il cilindro si tenga isolato; ed essa consiste in uno sviluppo di elettricità negativa, che nel dardo di fuoco si estende per circa due centimetri, contando dal foro da cui spicca il dardo medesimo, ed in uno sviluppo di elettricità positiva, che occupa tutto il re- stante del cono igneo, eccetto una ristrettissima sezione del cono stesso, la quale si|trova nello stato di elettricità neutrale. La polarità medesima si riconosce, mediante un filo di metallo bene iso- lato, che però non possa fondersi pel calorico del getto igneo, nel quale deve collocarsi. Questo filo per tanto dovrà esser di platino, erto circa un milli- metro, e lungo tre o quattro decimetri ; cioè quanto basta onde il calorico non diminuisca l’ isolamento del coibente, applicato agli estremi del filo me- desimo. Finché dura la combustione della polvere, il filo stesso dovrà isolato rimanere col suo mezzo dentro il getto di fuoco , alla distanza di circa un centimetro dal foro del cilindro della fontana, ossia dall’origine del getto stesso. Cessata la combustione della polvere, questo cilindro isolato, che corrisponde ad un piano di prova, si porterà subito a contatto del bottone di un elet- troscopio a pile secche, il quale darà segni manifesti di elettricità negativa, crescenti coll’avvicinamento del filo al foro da cui spicca il dardo della fon- tana, e decrescenti colfallontanamento dal foro stesso : da ciò discende che nel getto di fuoco esiste una sezione di elettricità neutra, vicina molto all’ori- gine del getto medesimo. Sarà utile che le fontane di polvere sieno composte in guisa, da produrre la combustione loro quanto più si può completa , diversamente i residui di questa potrebbero ingrossare il filo di platino immerso nel getto, per la qua! cosa il filo medesimo giungerebbe in contatto del cilindro che contiene la pol- vere, Io che sempre dovrà evitarsi. Le fontane colle quali ho sperimentato, avevano la canna o cilindro delle dimensioni seguenti: lunghezza . diametro interno diametro del foro . 0,' 125, 0, 038, . . 0, 005. — 48 — La composizione poi della materia infiammabile contenuta nella canna, risultava come siegue : polvere pirica di gradi 8 %kil • 900, limatura di ferro non ossidata ... 0, 725, zolfo pesto 0, 090. La polvere pirica era composta di nitrato di potassa purificato 100 parti. carbone di nocchia 18 » zolfo purificato 10 » . Peso totale del mescuglio infiammabile per ogni fontana 0*, 056. Non si deve ritenere che le riferite misure di capacità e di peso, deb- bano essere perfettamente costanti per ogni fontana ; giacche i cilindri o le canne, sebbene scelte il più possibile uguali fra loro , tuttavia naturalmente diversificano alquanto l’una dall’altra, però questa diversità è compresa fra li- miti molto ristretti. Dicasi lo stesso del diametro del foro, da cui deve uscire il getto di fuoco, e della composizione che deve brugiare. Queste variazioni possono diminuire od aumentare lo sviluppo delle due contrarie elettricità nel fenomeno in discorso, ed anche la distanza della sezione neutrale dall’origine del getto di fuoco. Però si potrebbero le circostanze medesime rendere assai meno variabili, adoperando sempre, ad ottenere la indicata polarità perma- nente, uno stesso cilindro, formato con opportuno metallo, e praticando in un disco di piantino il foro per l’escita del getto igneo- 11 seguente quadro contiene i risultamenti delle sperienze, istituite per de- terminare i limiti, fra i quali deve trovarsi la sezione di elettricità neutrale, nel getto igneo delle fontane isolate, aventi le dimensioni e la composizione che sopra indicammo. Numero progressivo delle ) * a sperienze \ 2.a 3.a 4.a 5.a 6.a 7.- 8a. Distanza del filo di platino 1 nm dal foro della fontana S u ’ 0m, 009 0m, 010 0m, 012 0m,015 0m, 018 0m, 020 0m, 023 Natura dell’elettrico ^ — a a -* — a | 0 0 +a Poiché i negativi ottenuti si trovarono sempre decrescenti, perciò dal ri- — 49 - portato quadro discende, che nel getto di fuoco, a partire dal foro della fon- tana, sino alla distanza di O^OIò circa, l’elettrico del getto medesimo è ne- gativo; e che alla distanza di 0m,023 dallo stesso foro, l’elettricità del getto stesso è positiva, la quale cresce sino ad una certa maggiore distanza , per poi diminuire, tornando finalmente nulla. Perciò dovrà esservi, lungo il dardo di fuoco , una senzione corrispondeute al massimo di positivo. Inoltre nello nello spazio compreso fra 0m,015, e 0m,023, contando dal foro, vale a dire in un tratto di O'^OOS, si troverà la sezione di elettricità neutrale del dardo me- desimo, bene inteso nelle fontane che avranno tanto le dimensioni, quanto la composizione sopra espressa. Dopo cessato il dardo di fuoco, se l’ involucro della fontana isolato si porti presso l’elettroscopio a pile secche, si manifesterà l’elettrico negativo restato nell’ involucro medesimo. Ho verificato che quando l’ involucro della fontana si trovi metallicamente in comunicazione col suolo umido, il dardo di fuoco, sino ad una certa di- stanza, di circa un centimetro e mezzo dal foro, è nello stalo di elettricità neutrale; circostanza che non deve passare inosservata: tutto il resto poi del cono igneo trovasi elettrizzato positivamente. Quindi allontanandosi da questo estremo neutrale, si ha un positivo crescente sino ad un certo limite, oltre il quale il positivo decresce. Conosciuto per tanto il fenomeno elettrostatico dei razzi o fontane di polve- re pirica, pel quale il getto riesce nella maggior parte positivo, e l’involucro della polvere, purché isolato, riesce in tutto negativo; apparisce chiaro che i razzi stessi non possono servire alle sperienze elettro-atmosferiche : giacché questi sono essi medesimi sorgenti di elettricità positiva e negativa contemporaneamente. II P. Giambattista Beccaria (1) consiglia valersi di questi razzi, per fare spe- rienze sulla elettricità dell’ atmosfera ; ed esso ne fece col Dr. Cigna , lan- ciandoli dalla sommità di una torre, congiunti ad un filo, raccolto dentro un vaso isolato di vetro. Però le conseguenze cui giunse il celebre nominato elettricista, sperimentando a questo modo, non furono rimarchevoli, e non ri- guardano nè la natura, nè la quantità dell’elettrico, ma soltanto la sua esisten- za nell’aria. E se pure avessero avuto qualche importanza, ora cesserebbero di appartenere al dominio della scienza elettro-atmosferica, dopo essersi conosciuto che i razzi o fontane di polvere, sono una doppia sorgente di elettricità, si» (1) Dell’elettricismo, opere del P. Giamb. Beccaria, T. 2°, Macerata 1793, p. 14, ; 44, lettera prima al Dr. Bartolomeo Beccari. 7 33... — 50 — mile ad ogni macchina elettrica. Il Belli (1) dice, che non convengono questi razzi se non in mancanza di altri mezzi migliori; ma ora siamo costretti a dire che non convengono essi mai, per le ricerche sulla vera elettricità dell’aria. Macchina idro-eletlica di Armestrong. In questa uuova sorgente di elettricità, quando la caldaia sia perfetta- mente isolata, e contenga dell’acqua pura, essa caldaia sino agli estremi dei tubi, dai quali esce il vapore, si trova elettrizzata negativamente; però il getto di vapore acquoso ad una certa distanza dai fori dei tubi medesimi, si tro- va elettrizzato positivamente. Dunque non è possibile che il getto di vapo- re sia positivo in vicinanza dei fori di escila , perchè altramente manche- rebbe la continuità nel fenomeno, Per questa ragione fa d’uopo che il nega- tivo dei tubi si estenda pure nel getto vaporoso, e per un certo tratto con- tinui negativo, diminuendo sempre fino ad una sezione di elettricità neutrale, per divenire poscia positivo crescente sino ad un certo massimo, ed appresso il positivo di questo getto dovrà diminuire, tornando ad essere nullo a distanza maggiore dai fori stessi. Ciò appunto si verifica mediante un filo di metallo, che in questo caso non occorre sia di platino, purché rimanga perfettamente isolato, non avendosi qui a temere la fusione, come nel caso del getto di fuoco. Il filo medesimo dovrà essere sufficientemente lungo, affinchè il vapore acquoso escendo dai forellini dei tubi aggiunti alla scatola refrigerante della macchina, non di- minuisca l’ isolamento del coibente, che trovasi annesso agli estremi del filo metallico, il quale anche qui fa l’officio del piano di prova. Il filo indicato si pone in modo stabile a traverso il cono di vapore, fa- cendo angolo di 90.° coll’ asse del cono medesimo , ed in modo che non oscilli per 1’ urto del getto ; quindi portato nell’ isolamento presso il bottone dell’ elettroscopio a pile secche , dimostra lo stato elettrico posseduto dal getto vaporoso, in quella sezione occupata dal filo metallico. Per tanto col- lo sperimentare in così fatta giusa , facilmente si riconosce in questo getto la stessa polarità elettrostatica, già trovata in quello della fontana di polve- re pirica ; poiché il getto vaporoso manifestasi negativo per un tratto di 0m,08 a contare dalla origine sua , cioè dai fori dei tubi dì escita , mentre in tutto il resto esso mostrasi positivo , ed in un sottile tratto conserva (1) Corso elem. di fis. sperim. T. 3°, Milano 1838, p. 694, §. 1517 — 51 10 stato di elettricità neutrale. Quindi anche in questo caso trovasi una se- zione di elettricità neutra, oltre a tutte le altre circostanze elettrostatiche, le quali come indicammo, accompagnano il dardo di fuoco della fontana di pol- vere. Quando la caldaia sia metallicamente in comunicazione perfetta col suolo umido, il getto vaporoso, per un breve tratto dalla sua origine, mostrasi neu- trale , circostanza pure questa che merita essere avvertita , come nel caso precedente della fontana ; ed affinchè ciò si verifichi, fa d’uopo stabilire di- rettamente la comunicazione anzi detta cogli estremi di ogni tubo di escita : 11 resto poi del getto medesimo è tutto positivo. Allontanandosi dall’ indicato tratto neutrale, cresce il positivo del getto, per giungere ad un massimo, e poi descrescere per tornare zero. Macchina elettrica col disco di vetro, e coi cuscinetti bene isolati. Allorché i cuscinetti di una macchina elettrica sono bene isolati, sappiamo che, ruotando il disco di vetro, essi divengono in tutta la estensione loro ne- gativi, e il disco diviene positivo. Però non può accadere che dal negativo dei cuscinetti si passi al positivo del disco, senza incontrare lo zero, altramente il fenomeno sarebbe discontinuo; dunque poiché i cuscinetti sono in tutta la su- perficie loro negativi, dovrà lo zero, vale a dire la sezione di elettricità neu- trale, trovarsi sul disco di vetro. Perciò questo dovrà essere negativo in vi- cinanza dei cuscinetti bene isolati, e pur essi negativi ; dovrà quindi essere neutrale, per poi divenir sempre più positivo col crescere della distanza dai cu- scinetti medesimi. Tutto ciò viene confermato dalla sperienza, fatta da me fino ad ora con una piccola macchina elettrica, costrutta nel modo che apparisce dalla (fìg.), in cui abh rap- presenta il disco di vetro, del diametro ab — 0ra,4475, es- sendo cdg il manubrio per far girare il disco intorno un asse cz orizzontale , so- stenuto dalle colonne ex, zy di legno. Rappresentano m, n, due cuscinetti so- stenuti da una colonnetta di vetro pq , ricoperta di cera lacca: così essi rimangono — 52 - isolati meglio che in qualunque altro modo. I medesimi possono più o meno stringersi al disco di vetro, mediante opportune viti, applicate ad un elastico, il quale li congiunge all’isolatore pq, mediante la guarnizione metallica pk. Viene indicato con liof il pettine a punte, mentre ut rappresenta il conduttore, so- stenuto da una colonnetta rs di vetro, coperta di cera lacca. Facciasi ruotare nel senso della freccia il disco di vetro, anche per una sola circonferenza, quindi appena terminato il giro, se con due piani di prova ugualissimi fra loro, si tocchi contemporaneamente sul disco il punto v ed il punto v', il primo vicinissimo ai cuscinetti, l’altro lontano dai medesimi, e poi questi piani di prova si portino, uno dopo l’altro, a contatto del bottone di un elettroscopio a pile secche, si vedrà che il punto v era negativo, ed il punto v' positivo. I punti del disco che dai cuscinetti escono, finché sono in vici- nanza di questi , si trovano nelle medesime circostanze delle molecole del getto , sia di fuoco , sia di vapore acquoso , allorché sono vicine ai fori dai quali escono; perciò quei punti debbono essere negativi come sono queste molecole, per quindi nel progresso del moto loro divenire positivi. Se invece di prendere coi piani di prova la elettricità dei punti v , v' nel semidisco in- feriore ai cuscinetti, cioè dopo che questi punti sono esciti dai medesimi, si prenda nel semidisco superiore ai cuscinetti, cioè prima che i punti stessi en- trino in essi, avremo la stessa polarità, però meno intensa della prima. Dun- que nel disco di vetro della indicata macchina elettrica, coi cuscinetti assai bene isolati, si verifica quella stessa polarità elettrostatica, la quale ha luogo nel getto di fuoco della fontana isolata di polvere, e nel getto di vapore acquoso della caldaia isolata della macchina idro-elettrica. Il fenomeno della polarità ora indicata, esige per essenziale condizione il migliore isolamento possibile dei cuscinetti; ed è perciò che la macchina elet- trica foggiata come nella (fig. 1), manifesta sempre bene questo fenomeno. Se l’aria sia molto secca, la polarità descritta si manifesta pure nel disco di ve- tro di macchine elettriche diversamente costrutte coi cuscinetti isolati. Però nelle giornate un poco umide, se in queste macchine j cuscinetti sieno tal- mente collocati, da essere vicini troppo alle aste di legno, traversate dall’asse intorno cui ruota il disco, allora i cuscinetti medesimi non saranno più ba- stantemente isolati, ed il fenomeno della polarità in così fatte macchine non potrà ottenersi. La polarità di cui parliamo si verifica, tanto se il conduttore della mac- china non abbia le punte, quanto se questo si tolga del tutto, facendo restare solo il disco di vetro. >* - 53 — Altri fatti si ottengono dalla macchina elettrica già descritta, e sono i seguenti, che a me sembrano pure osservabili, e non avvertiti ancora. a) Se i cuscinetti sieno perfettamente in comunicazione metallica col suolo umido, ed il conduttore ut sia isolato, il disco si mostrerà tutto positivo, lo che già era cognito ; però deve osservarsi che la distribuzione dell’elettrico sul disco di vetro va crescendo dai cuscinetti, ove risulta minima, sino alle parti del disco più lontane dai medesimi, ove si trova massima. Questo risul- tamento sperimentale si verifica, tanto se il conduttore abbia o no le punte, quanto se tolgasi del tutto, facendo restare solo il disco. b) Se i cuscinetti sieno perfettamente isolati, ed il conduttore ut non lo sia, cioè se questo comunichi metallicamente col suolo umido, e nel miglior modo , in tale caso il disco di vetro si manifesta negativo in tutta la sua estensione , ma più nei suoi punti che sono vicini ai cuscinetti, e meno in quelli più lontani da essi: ciò costituisce il rovescio del fatto precedente a). c ) Inoltre abbiamo già veduto che, i cuscinetti essendo isolati, ed il con- duttore pur esso isolato, abbia o no le punte, od anche se venga tolto, la elet- tricità del disco sarà negativa presso i cuscinetti, e positiva nel resto. d) Se tanto i cuscinetti quanto il conduttore non sieno isolati, cioè co- munichino tutti metallicamente col suolo umido, e nel miglior modo, il disco si manifesta positivo in quei punti suoi che sono vicini ai cuscinetti, e ne- gativo nei punti più lontani: ciò costituisce nel disco una polarità elettrosta- tica permanente, ma rovesciata rispetto quella già riferita c). Anche qui deve osservarsi che il positivo è maggiore nelle parti del disco, le quali sono al- lora escite dai cuscinetti , di quello sia nelle parti di esso prossime ad en- trare nei medesimi. e) Se tanto i cuscinetti quanto il conduttore sieno isolati, e se, dopo che il disco di vetro ha cessato la sua rotazione, si esplorino subito i cuscinetti medesimi con un piano di prova, toccando con questo il bottone metallico isolato k dei medesimi, si troveranno essi negativi; ma continuando questa esplora- zione, si vedrà che diminuiscono sempre più la intensità loro negativa, giun- gono allo zero, e quindi cominciano a manifestarsi positivi, giungono ad un massimo di positivo, e poscia diminuendo questa intensità positiva si ridu- cono allo stato neutrale. La durata del negativo nei cuscinetti è minore di quella che appartiene al positivo nei medesimi. Tutto ciò si verifica tanto se il conduttore abbia o no le punte, quanto se tolgasi del tutto. Allontanando il conduttore coll’annesso pettine, in guisa che la macchina sia costituita solo dai due cuscinetti e dal disco di vetro, Auei ^att* r*~ feriti, nei quali si deve il conduttore trovare isolato, si verificano egualmente riguardo però alla qualità, ma non riguardo alla quantità. Per maggior chia- rezza riepiloghiamo nel quadro seguente le sperienze a), b), c), d), e) che ora esponemmo. Cuscinetti Disco Conduttore a) non isolati b) isolati c) isolati — — f- isolato (colle punte o senza) ed anche tolto, non isolato, isolato (colle punte o senza) ed anche tolto, d) non isolati -+- — non isolato. e) Cuscinetti isolati, polarità successiva nei medesimi, essendo il conduttore isolato, abbia o no le punte, od anche se venga tolto. È curioso vedere in questo quadro che i risultamenti sperimentali ri- spetto alla natura della elettricità sul disco di vetro, corrispondono alle per- mutazioni fra loro dei segni -+- e — , comprese le ripetizioni del segno me- desimo. Affinchè le sperienze col disco di vetro della macchina elettrica riescano bene, debbono farsi quando V aria è molto secca ; si deve impiegare una sola coppia di cuscinetti, deve il piano di prova essere piccolo, e fissato perpendi- colarmente al suo manubrio isolante; deve finalmente avere la sna faccia di di contatto, almeno in parte, coperta da un pezzo di carta bagnata , e ciò affinchè il vetro possa cedergli facilmente la elettricità sua propria ; poiché i coibenti elettrizzati cedono a stento l’elettrico loro ai metalli che li toc- cano, mentre la carta bagnata è il mezzo più acconcio perchè la elettricità sia per contatto ceduta dal coibente al piano di prova, come pel primo ha dimostrato l’ illustre Marianini. Si averta eziandio che, ad eseguire con ogni esattezza queste sperienze, bisogna preparare molti piani di prova, forniti ognuno di un pezzetto di carta bagnata ; perchè quando il coibente di uno di questi piani sia divenuto in- fluenzato dairelettrico, si possa tosto cangiare in un altro, che si trovi per- fettamente nello stato neutrale. Si riconosce poi con grande facilità se il coi- bente di un piano di prova sia divenuto elettrizzato, avvicinando il coibente stesso al bottone dell'elettroscopio a pile secche. — 55 — Osservazioni relative ai precedenti falli di polarità elettrostatica I. Se il getto della fontana o della caldaja, isolate ambedue, si ponga in perfetta comunicazione col suolo umido, facendo che a tre o quattro decimetri dalla origine di esso incontri una lamina di ferro non isolata, il negativo del- P involucro della fontana o della caldaja si trova più intenso, ed il tratto ne- gativo del getto medesimo riesce più esteso, di quello sarebbe se il dardo co- nico si diffondesse nello spazio, senza incontrare a poca distanza un condut- tore metallico non isolato. Ciò costituisce un fatto simile a quello riferito nel nel b) relativo alla macchina elettrica. II. Riflettendo che la polarità, della quale abbiamo discorso, fu da noi spe- rimentata per mezzo del piano di prova, dobbiamo concludere che il negativo mostrato dal piano medesimo è proprio di quella sezione del getto, o del punto del disco di vetro, in cui si collocò il piano stesso. Poiché questo negativo non può essere prodotto dalla induzione negativa, sia delPinvolucro della fontana, sia della caldaia della macchina idroelettica, sia dei cuscinetti isolati dalla macchina a disco di vetro. In fatti sappiamo che delle due elettricità accidentali (t), una at- tuata ossia omologa della inducente, l’altra indotta ossia contraria della inducente stessa, la prima sola può disperdersi, e non la seconda, mentre dura la induzio- ne; da ciò discende che se la elettricità mostrata dal piano di prova fosse l’effetto della indicata influenza elettrica negativa, questa elettricità dovrebbe od es- sere nulla, se non vi fosse stata dispersione alcuna riguardo all’attuata, ov- vero, ed è questo il caso concreto, dovrebb’essere positiva. Imperciocché am- messa una qualche dispersione dell’ attuata negativa , il piano di prova sot" tratto alla influenza, e portato nell’ isolamento in contatto dell’elettroscopio, dovrebbe risultare positivo, dovendo in esso la positiva superare la negativa, e dovendo nel medesimo trovansi queste ambedue libere, dopo sottratto il piano alla induzione. Possiamo giungere alla stessa conclusione sperimentando in quest’ altro modo: abbiasi uno scanno metallico non isolato, e di sufficiente ampiezza, da po- tere difendere il piano di prova dalla induzione negativa dell’involucro, sia della fontana, sia della macchina idroelettrica. Lo scanno medesimo abbia un foro in guisa da permettere liberamente per esso il passaggio del getto : questo foro dovrà essere circolare per la fontana, e longitudinale per la macchina idro- fi) Belli Corso elem. di fìs. sper. Milano 1838 voi 3.° p. 129 56 — elettrica. La estensione del medesimo dovrà essere giustamente quella necessa- ria, perchè il getto nel traversarlo non incontri li orli dello scanno, e perchè la influenza negativa, che da ogni parte dei due recipienti procede, non traversi sensibilmente pel foro, e perciò non giunga sul piano di prova immerso nel getto, ad una piccola distanza dalla sua origine. Inoltre questo scanno dovrà col- locarsi a pochissima distanza dalla escita del getto, però senza che possa ve- nire in contatto dell’uno o dell’altro dei recipienti. Ciò eseguito, se il piano di prova immerso nel getto, ad una distanza di circa 0m, 01 dall’ origine, si porti nell’ isolamento presso il bottone dell’elettroscopio, manifesterà esso una carica elettro-negativa, sebbene per lo indicato apparecchio sperimentale, non possa la negativa induzione, procedente da ogni parte dell’uno o dell’altro re- cipiente isolato, giungere al piano di prova; giacché non può essa induzione traversare le superficie metalliche comunicanti col suolo, e neppure può tra- versare pei fori angusti. Non occorre poi spendere parole a dimostrare, che li negativo trovato dal piano di prova, sulle parti del disco di vetro, vicine ai cuscinetti bene iso- lati della macchina elettrica, non può attribuirsi alla induzione negativa dei medesimi. Dunque nuovamente concludiamo, che la elettricità negativa ottenuta col piano di prova, immerso nelle sezioni del getto vicine molto all’origine di esso, è propria delle sezioni stesse, cosicché dalle medesime viene al piano di prova comunicata. E poi singolare vedere che quelle molecole stesse, le quali ad una certa distanza, o dal foro della fontana, o dai fori del refrigeratore nella mac- china idro-elettrica, o dai cuscinetti isolati della macchina a disco di vetro, si trovano in istato di elettricità neutra; quelle medesime divengono elettriz- zate positivamente, appena si allontanano alquanto più dalla origine del moto. III. Se volesse opporsi alla polarità del disco di vetro nella macchina elet- trica, con un solo paio di cuscinetti bene isolati, che il negativo mostrato dal piano di prova in quei punti del disco medesimo poco lontani dai cuscinetti, è un effetto illusorio della negativa dispersione procedente da questi, dovrebbe osservarsi che ciò non può essere per le seguenti ragioni. 1. ° Più 1’ aria è secca , e meno avvi dispersione ; ciò non ostante più manifesto in questo caso è il negativo che si ottiene dal piano di prova, po- sto in contatto del disco, e vicino ai cuscinetti bene isolati; ad ottenere il quale, basta in questi casi che il disco ruoti per solo un quarto di circonferenza. 2. ° Crescendo la umidità dell’aria, cresce la dispersione dell’elettrico, e ciò non ostante si trova che diminuisce la manifestazione del negativo sopra — 57 — indicato sul disco di vetro; cosicché se la umidità stessa cresca sino ad un certo grado, la polarità del disco più non si manifesta, ed esso diviene tutto positivo. 3. ° Sul disco, ad una certa distanza dai cuscinetti, si trova col piano di prova una tensione nulla; quindi allontanandosi col piano medesimo sempre più dai cuscinetti, va crescendo la manifestazione del positivo sul disco stes- so; in guisa che sul medesimo si trova, e un crescente negativo assai vicino ai cuscinetti, su quella parte del disco che dai medesimi esce, o in essi entra, per la rotazione di questo, e un massimo di positivo in quella parte del disco più lontana dai cuscinetti. Tali fasi elettrostatiche del disco, e specialmente quella corrispondente alla sezione zero, la quale sebbene variabile di luogo, sempre però esiste sopra e sotto i cuscinetti sul disco che rota , mostrano chiaro , che la polarità in proposito è reale sopra il disco, e non in modo alcuno appa- rente. Così fatta realtà discende particolarmente da quella fase delle indicate, che riguarda il crescere del positivo sul disco rotante, sino a divenir massimo nella parte più lontana dai cuscinetti, e il diminuire di questo positivo in quelle parti del disco le quali, rotando esso, accostansi ai cuscinetti. 4. ° La negativa dispersione dei cuscinetti, concorre a rendere negative realmente le parti del disco di vetro, nell’escire che fanno esse dai medesimi bene isolati. Ed in fatti la dispersione rende negativa l’aria in vicinanza dei cuscinetti, dunque renderà negativo anche il disco in quelle sue parti che sono vicine ai medesimi: e se vogliasi che quelle parti escano positive, tanto più dovranno per la indicata dispersione divenir negative realmente, perchè dovran- no forte attrarre il negativo che si disperde dai cuscinetti. Da ciò discende che anche supponendo positive le parti del disco appena escite dai cuscinetti, la dispersione dei medesimi le dovrà in realtà costituire negative; le quali poi divengono realmente positive coll’allontanarsi dai cuscinetti medesimi. Dunque ad onta della dispersione, il disco vitreo rotante della macchina elettrica, coi cuscinetti bene isolati, possiede realmente la polarità elettrostatica, e la dis- persione dei cuscinetti può concorrere a produrre questa reale polarità. Però la dispersione non è necessaria nella genesi di questo curioso fenomeno, per- chè come già osservammo, più è secca l’aria in cui viene prodotto il feno- meno stesso, e meglio questo si ottiene. 5°. La induzione negativa dei cuscinetti esiste sempre, siavi o no la di- spersione per la umidità dell’ambiente : questa influenza negativa deve pro- durre uno stato elettro-positivo nelle parti del vitreo coibente assai prossime 8 58 - ai cuscinetti medesimi ; e siccome ciò non ostante queste parti , per mezzo del piano di prova , manifestano il negativo , anche allorché 1’ aria essendo moltissimo secca, pochissima è la dispersione, o sensibilmente nulla; perciò deve riconoscersi, nel disco rotante una reale polarità elettrostatica, quale da noi fu indicata, e non apparente. Se poi riflettasi che il piano di prova difende dalla induzione quelle parti da esso coperte, ne viene che questo piano dovrebbe, se vi fosse, render libera nelle parti medesime la indotta positiva, e dovrebbe riceverla, manifestandola poscia per mezzo dell’elettroscopio. Però il piano me- desimo invece manifesta la negativa ; dunque appunto questa si trova libera nelle parti del vetro da esso piano toccate in vicinanza dei cuscinetti. 6°. II cangiamento del negativo in positivo, e quindi l’aumento di questo sul disco, sono fasi elettrostatiche, le quali s’incontrano col far progredire sul medesimo il piano di prova, dalle parti più vicine ai cuscinetti, a quelle più lontane dai medesimi. Ora se quel cangiamento volesse attribuirsi allo svin- colarsi del positivo, indotto e simulato dalla influenza negativa dei cuscinetti, nelle parti del vetro ad essi molto vicine, il qual positivo si svincolerebbe acqui- stando sempre più libertà, quanto più si allontanasse dai cuscinetti; farebbe d’uo- po ammettere, che altrettanto si dovrebbe verificare sul piano di prova, quando esso allontanasi dai cuscinetti per appressarsi all’elettroscopio. Ma in questo allontanamento vediamo sempre che si manifesta nel piano stesso il negativo; dunque il cangiamento del negativo in positivo , e quindi l’aumento di que- sto sul disco, non deve attribuirsi allo svincolamento del positivo indotto dai cuscinetti nelle parti del disco ad essi molto vicine; perciò quel negativo, e quel suo cangiamento in positivo crescente, costituisce una reale polarità elet- trostatica permanente sul disco di vetro, per effetto di quella indicata legge di continuità, che accompagna qualunque naturale fenomeno. 7.° Una ragione ulteriore per assicurarsi che il negativo del disco è realmente sul medesimo, allorché vi si produce la polarità elettrostatica, trovasi riflettendo che il disco diviene negativo in tutto, quando, i cuscinetti essendo bene iso- lati, si tiene il conduttore in comunicazione metallica e perfetta col suolo umido, come fu indicato nel b) relativo alla macchina elettrica. In fatti poiché nel caso b) il disco manifestasi senza dubbio negativo in tutto realmente , così nel caso della polarità, il suo negativo in parte deve ancora essere non ap- parente ma reale, potendo considerarsi uno di questi due casi conseguenza dell’altro, in riguardo alla legge di continuità, per la quale nel caso b) la se- — 59 zione di elettricità neutrale sta fuori del disco, mentre nel caso della polarità si trova dentro al medesimo. 8. ° Quando un piano di prova, coperto in parte di carta umida, si ap- plichi sopra un coibente elettrizzato per confricazione , prende la elettricità propria del coibente stesso, manifestando perciò questa, e non la contraria. In fatti potrebbe solo allora mostrare la contraria, perdendo l’altra per dispersione mentre subisce la influenza del coibente, al che si oppone il coibente stesso elettrizzato; perciò nel piano di prova deve crescere la omologa della indu- cente, quindi sul piano stesso, tolto dal contatto, non potrà verificarsi una ca- rica di natura opposta rispetto quella del coibente medesimo. Per tale ri- flesso il piano di prova portato sul disco di vetro della macchina elettrica , prenderà senza dubbio la elettricità di cui questo è carico. Ma il piano di prova portato su quei punti del disco medesimo, i quali sono prossimi ai cu- scinetti bene isolati , fornisce un risultamento elettro-negativo ; dunque ne- gativa è pure la carica del disco di vetro in vicinanza dei cuscinetti, quan- do sieno perfettamente isolati. E siccome questi, nell’isolamento loro, sono sempre negativi mentre il disco gira, ed anche alquanto dopo cessato il gira- re di esso, così la induzione dei medesimi sul piano di prova posto sul disco, e vicino ai cuscinetti, non può avere altro effetto che diminuire il negativo co- municato dal vetro a quel piano , provocandone la dispersione. Dunque non può negarsi che il disco di vetro possegga, nelle parti toccate dal piano di prova, quella elettricità che mostra il piano medesimo allo elettroscopio ; e perciò non può negarsi che il disco, in vicinanza dei cuscinetti bene isolati, sia negativo realmente. 9. ° Dopo quanto abbiamo riferito potrebbe, mi pare, a buon diritto so- spettarsi, che il positivo, il quale s’ incontra alquanto lungi dall’origine del- l’attrito, sia nel getto di fuoco, sia nel getto di vapore acqueo, sia finalmente nel disco di vetro, non venga ceduto, nè dall’involucro della fontana, nè dalla caldaia , nè dai cuscinetti. Poiché se primieramente il positivo fosse ceduto come ora dicemmo, non si potrebbe, quando la fontana non è isolala, veri- ficare nello stato di elettricità neutra tutto quel tratto , che dal vertice del getto di fuoco, si estende fino a 0",015 nel getto stesso; ma si dovrebbe avere il getto medesimo del tutto positivo ; questo dovrebbe riescir massimo al- l’origine del getto, per quindi andare sempre diminuendo: invece si verifica precisamente il contrario, come abbiamo già riferito, p. 49. Così pure se il po- sitivo fosse dalla caldaia, quando non è isolata, ceduto al vapore acquoso, non dovrebbe riescir zero presso la origine del getto, e poi crescere allontanandosi - 60 — dalla medesima, come già indicammo avvenire, pag. 51, ma dovrebbe verificarsi l’opposto. Dicasi lo stesso in quanto alla distribuzione del positivo sul disco di vetro , che dovrebbe , a partire dai cuscinetti non isolati , diminuire an- dando verso il conduttore isolato, mentre invece si produce il rovescio, come fu già osservato a), pag. 53. Neppure dovrebbe, allorché tanto i cuscinetti, quanto il conduttore non sono isolati, trovarsi essere il disco positivo presso i cuscinetti, e negativo nel resto, come fu già notato aver luogo, pag. 53 d), ma questo dovrebbe tutto essere positivo. Secondariamente, nel caso in cui si mantenga isolata, o la fontana , o la caldaia , od i cuscinetti , se il positivo dei rispettivi getti , o del disco fosse comunicato dai relativi recipienti , o dai cuscinetti , non si dovreb- be avere il negativo nè sui getti , nè sul disco , ma invece quelli e questo dovrebbero mostrarsi elettrici positivamente in tutta la estensione loro, con- tro quanto la sperienza dimostra. Pare dunque che i due contrari stati eletrici esistano, sia nei getti, sia nel disco di vetro, come propri dei medesimi, e costi- tuiscano una polarità elettrostatica permanente, simile forse a quella prodotta dalla variazione di temperatura nei cristalli piro-elettrici; ovvero a quella che si ottiene dall’attrito, esercitato nel mezzo delle verghe metalliche, ricoperte negli estremi loro di un coibente, o delle verghe tutte di coibente (1). Quindi non sarà forse troppo azzardato il dire, che le molecole, sia dei getti, sia del disco di vetro, escendo quelle dei rispettivi fori, e queste passando fra i cuscinetti, gli uni e gli altri bene isolati, divengano a cagion di moto elettronegative, però in guisa da tornare, forse a cagione di moto contrario, positive, allontanandosi dall’origine del negativo. Tutto ciò riguarda strettamente la essenza dell’elet- trico, e forse potrà interessare chi si occupa della intrinseca natura di esso. Questa natura od essenza , viene definita in tre ipotesi , la prima delle quali è quella di Franklin , l’altra è dell’ inglese Symmer , la terza è quella cui la fisica maderna fu condotta , e che consiste nel riguardare 1’ elettrico quale modificazione dinamica di un fluido imponderabile, che riempie lo spa- zio, traversando i corpi, e che dicesi etere. I lavori di Joung, e di Fresnel sulle interferenze, e sulle diffrazioni, oltre quelli di Fizeau, e gli altri di Foucault sulla velocità della luce nei diversi mezzi, hanno fatto abbandonare la ipotesi newtoniana della emissione, per adottare l’altra delle ondulazioni eteree nel defini- ti Vedi la mia prima, e seconda comunicazione sulla polarità elettrostatica in questi Atti, T. V, p. 751, an. 1852. — Gi- re la essenza della luce, e nello spiegare i fenomeni dell’ottica fisica- Simil- mente i lavori del Melloni sul calorico raggiate, conducono alla medesima conse- guenza riguardo al calorico : e sembra oggi non potersi più riguardare questo imponderabile come una emissione, ma bensì anch’esso come una modifica- zione dinamica della materia eterea. Inoltre molti fìsici moderni , fra’ quali anche i signori Becquerel , e De La Rive , hanno spesso fatto uso nei loro trattati di elettricità di frasi , tendenti ad ammettere implicitamente , che il moto vibratorio dell’ etere, sia cagione dei fenomeni elettrici. Dal sig. Peltier fu ritenuto, che positivamente i fenomeni elettrici non sono dovuti nè ad uno , nè a due speciali fluidi , ma bensì a due modificazioni diverse di un fluido medesimo. Avendo egli separato del tutto i fenomeni elettro- statici dagli elettrodinamici , dimostrando l’andamento dei primi essere op- posto completamente e quello dei secondi (1), ne concluse che gli statici non erano, nè potevano essere altro, fuorché l’effetto della ineguale distribuzione della sostanza eterea stessa nei corpi ; e i dinamici altro che l’effetto della propagazione di questo etere, fra gl’ interstizi molecolari di corpi conduttori, per tornare l’equilibrio fra quei che ne posseggono più, e gli altri che ne pos- seggono meno. Dall’azione dei corpi comburenti, che danno sempre il segno negativo alle sostanze colle quali si combinano; dalla presenza costante della materia ponderabile in ogni fenomeno elettrico; e dalla considerevole negativa tensione del globo terrestre, concluse l'autore medesimo, che lo stato nega- tivo indica un’ accumulazione maggiore di etere , e che lo stato positivo cor- risponde ad un concentramento minore di etere, rispetto quello che appartiene allo stato naturale dei corpi. In quanto all’ applicazione delle voci negativa e positiva per le due manifestazioni della elettricità di attrito, il sig. Peltier riguarda queste voci opposte ai fenomeni elettrostatici, secondo che li ravvisa egli , e preferisce le voci resinosa e vifrea per le due specie di elettricità , come voci più insignificanti. Però avendo io dimostrato che dal vetro , non meno che dalle resine (2), si ottiene l’una e l’altra elettricità, per un attrito prodotto solo da maggiore o minore quantità di moto, senza più; così è chiaro che le voci vitrea e resinosa non convengono affatto alla elettricità di frizione. Ora le sperienze sulla polarità elettrostatica , riportate in questa quinta , e nelle altre mie precedenti note su tale argomento , avvalorano la probabile (1) Ann. de china. et de phy., t. 67, an. 1838, p. 422. (2) V. questi Atti, T. XII, sessione 3.a del 6 feb. 1859, p. 143. — 62 - ipotesi , che l’essenza dell’eleltrico sia risposta nella dinamica della sostanza eterea, e non in altro; perciò abbiamo fatta questa digressione sulla essenza medesima. 10.° Secondo la osservazione curiosa di Bennet , la creta in polvere , lanciata da un soffietto contro il piatto di un elettroscopio, fornisce la elet- tricità positiva , se il piatto si trovi a 0"\1 2 dal soffietto , e la negativa se questo sia collocato a 0"\15 dal medesimo (1). Si è spiegato il fatto di- cendo, che la creta subisce due sorta di attriti : uno contro il tubo del sof- fietto che la rende positiva, l’altro contro il piatto dell’eìettroscopio, che la rende negativa; quindi, secondo la distanza, è l’una o l'altra delle due elettri- cità che prevale. Per dare a questo fenomeno una soddisfacente spiegazione, bisognerebbe riconoscere prima quale sia la elettricità, che nello stesso feno- meno sviluppa il soffietto isolato, e quale sia quella delle polveri quando esso non sia isolato. In secondo luogo, poiché rattrito che genera il negativo, è sempre molto più forte di quello che nella medesima sostanza genera il po- sitivo, si trova difficoltà nelfammettere che il negativo delle polveri di creta debba essere quello sviluppato da esse, per l’attrito che subiscono incontrando il piattello dell’ elettroscopio ; giacché questo attrito è necessariamente mi- nore dell’altro, che le polveri medesime subiscono nel tubo del soffietto. In terzo luogo farebbe d’uopo sperimentare se , cadendo le polveri di creta su! piattello dell’elettroscopio , con quella medesima velocità che hanno quando vi giungano spintevi dal soffietto , divengano veramente negative , lo che non si è indagato- Se poi la spiegazione data fosse giusta , si avrebbe nel- f indicato sperimento di Bennet un fatto analogo a quelli, da me dimostrati nelle mie precedenti ricerche sulla polarità elettrostatica alternativa, dai quali risulta che la sola diversa energia di attrito fra due medesime sostanze, pro- duce in alcuni casi elettricità di natura diverse; in fatti nel caso, attriti per energia diversi fra due madesime sostanze, polvere di creta e metallo, pro- durrebbero elettricità diverse nella creta. Però nelle stesse ricerche ho sempre incontrato, che l'attrito debole corrisponde allo sviluppo di elettricità positiva, mentre l’attrito forte a quello di elettricità negativa; lo che si accorda coi fatti sperimentali, ottenuti da Despretz, da Becquerel, e da qualche altro fìsico, in- torno alla natura della elettricità prodotta da frizione. Ma questo accordo non si verifica riguardo alla indicata sperienza di Bennet, nella quale come osservam- eli De la Rive, Traité d’étectricité, T. 2°, Paris 1856, p. 558. ino, l’attrito forte produrrebbe nella creta il positivo, ed il debole darebbe luogo al negativo, come da me fu trovato avvenire nello spato d’ Islanda, il quale a a mio parere in tanto fa eccezione alla legge riconosciuta generalmente, in quanto che lo spato medesimo è sostanza cristallizzata e non amorfa, come sono le polveri di creta, e le altre sostanze che furono sottoposte ad attriti pel* ener- gia diversi. Tornando a sperimentare con maggiori cautele, probabilmente si trove- rebbe, che il fatto riferito presenta un altro caso di polarità permanente, si- mile a quello del getto della fontana di polvere, ed all’altro del vapore acquoso della macchina idroelettrica ; e che il piatto dell’elettroscopio, fa le veci di un piano di prova, come il filo metallico isolato nei due getti medesimi. Ho qui brevemente indicato, ed analizzato la riferita sperienza di Bennet, non solo per mostrare la sua probabile simiglianza con quelle tre che for- mano il soggetto di questa quinta comunicazione ; ma eziandio perchè si comprenda più facilmente , che la polarità da noi riconosciuta nel getto , sia di fuoco, sia di vapore, non può attribuirsi alla elettricità che potrebbe supporre taluno sviluppata di natura diversa , pel diverso attrito che dalle molecole de! getto subisce il filo metallico isolato , le quali producono in esso uno strofinio tanto più energico e copioso, quanto più il filo è collocato vicino alla origine del getto medesimo. Ed in fatti se riflettasi che l’attrito de! getto sul cilindro non varia quando 1’ involucro della fontana , o la cal- daia della macchina idroelettica si pongano in perfetta comunicazione col solo, ma che ciò nulla ostante il filo isolato possa nello stato di elettricità neu- trale, se venga posto assai vicino alla origine del getto; si vedrà che la po- larità permanente del getto, manifestata dal filo isolato, che fa le veci del piano di prova, non può attribuirsi all’attrito diverso che il filo subisce dalle molecole del getto medesimo. In fatti se potesse così attribuirsi, dovrebbe que- sta polarità manifestarsi anche quando i recipienti da cui deriva il getto, fos- sero in comunicazione col suolo ; ma ciò non avviene punto. Si asserisce che un grande numero di sostanze, prese nello stato di fili, o di semplici frammenti, e tenuti nel getto di vapore per mezzo di un iso- lante, quindi fatti nel tempo stesso comunicare con un elettroscopio a foglie d’oro, tutte furono negative a diversi gradi (1). Questa proposizione, dopo le sperienze riferite, deve rettificarsi dicendo, che se i fili più o meno conduttori, (1) De la Rive, Traité d'électricité, T. 2.°, Paris 1836, p. 366. 5 — 64 — si pongono nel getto, molto vicini alla sua origine, diverranno essi negativi, e se pongansi non assai vicini all’origine medesima, diverranno positivi. Per tanto possiamo a buon diritto nuovamente concludere, che oltre una polarità elettrodinamica, esiste pure una polarità elettrostatica, la quale si ma- nifesta in certi casi pel calorico cioè per azione fisica, ed in certi altri per attrito, cioè per azione meccanica, lo che in varie guise fu da me riconosciuto: ciò a ben riflettere conduce ad una nuova correlazione fra il calorico e la forza. Appendice istorico-critica. Fra le notizie sui manoscritti inediti di Alessandro Volta, inserite negli atti del R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arti, voi. II, fascicoli X e XI , tornata del 28 giugno 1860, Milano tipografia Bernardoni 1861 , si legge, a pag. 256, il seguente brano «... si è trovato un foglio autografo )) (del Volta), contenente un paragrafo, in cui, dopo avere l’autore mostrato )) che l’ istesso corpo idioelettrico si elettrizza quando in piùt quando in meno » secondo le circostanze soggiunge: e secondo anche si adopera un » forte e serralo , od un leggero o blando strofinamento ». Quindi subito, il re- dattore delle indicate notizie, seguita così a dire « L’ importanza di questa os- » servazione emerge anche dal riflesso, che si riferisce ad esperienze da alcuni » odierni fisici date per nuove ». Per tanto mi è indispensabile fare qui osservare, che le sperienze degli odierni fisici, cui mira il riflesso medesimo, sono quelle da me pubblicate (1) nella mia terza e quarta comunicazione sulla polarità elettrostatica ; nelle quali, ed in particolare nella quarta, facevo conoscere : 1. ° Che la cera di Spagna, la gommalacca, e la resina scialappa, stro- picciate ognuna con qualunque siasi tessuto, fornivano, elettricità positiva se lo stropicciamento era lieve, e negativa se il medesimo era forte. 2. ° Che la produzione di questa polarità elettrostatica alternativa , si po- (1) Vedi — Atti dell’accademia pontificia de’ Nuovi Lincei, T. XI, sessione 3.\ del 7 feb. 1858, p. 143. — T. XII, sessione 3.a del 6 feb. 1859, p. 143. — Comptes R., Voi. 48, num. 20, séance du 16 mai 1859, p. 954. — Cosmos voi. 14, mai 1859, p. 580, e p. 686. — Institut 27.e année, n. 1324, p. 157, ed anche n. 1333, p. 236. — Archives des scien. phy. et nat. de Genève , T. 5, nouvelle période 1859, p. 174. — Nuovo Cimento, T. X, an. 1859, p. 292. — Philosophical magazine, quarta serie, luglio 1859, p. 26, n. 117, voi. 18. - 65 — leva continuare indefinitamente, sempre collo stesso mezzo, e colle medesime sostanze. 3. ° Che le altre resine, da cui non avevo potuto conseguire l’ indicato fenomeno, esigevano una temperatura meno elevata per divenire plastiche; inol- tre indicavo la qualità delle medesime. 4. ° Che un tenue aumento di temperatura nelle resine, contraria pel mo- mento in esse lo sviluppo del positivo, e favorisce quello del negativo ; ma tornardo la temperatura a diminuire, torna eziandio il fenomeno della polarità nelle medesime. 5. ° Che la polarità elettrostatica permanente , cioè la coesistenza del po- sitivo e del negativo, si ottiene da un bastone di cera di Spagna, lungo circa un metro. 6. ° Che tutte le manifestazioni delle indicate polarità, si ottenevano per mezzo dell’ elettroscopio a pile secche, anche quando esso era nel vuoto bo- lieano, corrispondente alla pressione manometrica di 0^,001 circa. 7. ° Che le aste di vetro, lunghe circa un metro, stropicciate con pellicce, davano pur esse la indicata polarità. 9. ° Che anche dalle aste di vetro facilmente si ottiene la polarità elet- trostatica permanente, ovvero simultanea. 10. ° Che lo zolfo , e l’ambra non avevano mai presentato il fenomeno della polarità in discorso. 11. ° Che lo spato d’ Islanda, e la selenite, producevano la polarità al- ternativa indefinitamente protratta, ma rovesciata rispetto quella delle resine e del vetro. Cioè nelle nominate sostanze cristallizzate, il negativo nasceva dal debole strofinio, mentre il positivo si otteneva stropicciando forte, a motivo forse della cristallizzazione. 12. ° Esponevo pure in questa mia quarta comunicazione, altre molte cir- costanze osservabili, e non ancora conosciute sull’ indicato fenomeno; quindi passavo alle conseguenze parte razionali, e parte pratiche, tutte discendenti dal fenomeno stesso. Dopo questa indicazione compendiosa di quanto esponevo nelle citate mie comunicazioni, terza e quarta, sulla polarità elettrostatica, è facile ve- dere che il riferito brano inedito del Volta, doveva riescirmi del maggiore possibile gradimento. Infatti esso dimostra che le indicate mie sperienze, sono in accordo perfetto con un opinamento, sconosciuto fino al 28 giugno 1860, del più gran fìsico italiano. A questo si aggiunge che le sperienze medesi- 9 me non perdono affatto il merito di novità , e priorità loro dovuto ; per- chè la pubblicazione di esse fu da me cominciata fin dal 7 febbraro del 1858, e continuata con maggiore sviluppo nel 6 febbraro del 1859 , vale a dire assai prima che fosse cognito per le stampe l’ indicato autografo di Volta ; cioè assai prima del 28 giugno 1860, quando ebbe luogo l’adunanza del R. Istituto lombardo, nella quale fu comunicato quel brano inedito del Volta: e qui si avverta che gli atti dell’adunanza medesima , furono pubblicati anche più tardi, cioè nella prima metà del 1861. A buon diritto adunque detti per nuove quelle mie sperienze ; giacché nuovo in fatto di scienza per una data epoca , è tutto ciò che non trovasi pubblicato per le stampe all’ epoca medesima. Oltre a ciò il merito di una invenzione si deve, tutti ne convengono, a chi la dimostra vera, o per via di sperimenti, o per mezzo di raziocini, e non a chi semplicemente l’ebbe col maggior laconismo asserita, e non affatto dichiarata. Ora il concetto indicato del Volta in quel suo brano inedito, non solo è una semplice generale asser- zione laconicissima , senza veruno sviluppo , e senza veruna dimostrazione , ma neppure manifesta quale dei due attriti, uno forte l’altro debole, sia ca- gione della elettricità positiva, o della negativa. Quello poi che più monta si è , che il concetto medesimo del Volta, anche supposto dimostrato e svilup- pato molto più assai delle indicate mie comunicazioni , ciò nulla ostante, solo perchè dato in luce dopo le medesime, non potrebbe mai togliere ad esse il merito di novità che loro appartiene. Galileo nel 1641, cioè nell’ultimo anno di sua vita, concepito aveva il progetto di applicare il pendolo agli orologi meccanici, per moderare e re- golare la discesa del peso motore dei medesimi. Tutte le disposizioni per mandare ad effetto questa sua idea si erano concepite dal gran filosofo ita- liano, il quale per essere allora privo della vista, ne affidò la esecuzione al suo figlio Vincenzo, che pare l’abbia realizzata effettivamente dopo la morte di suo padre, però senza pubblicarla (1). Quindi è che all’olandese Cristiano Huyghens, il quale molto più tardi, cioè nel 1657 perfezionò, eseguì, e pub- blicò l’applicazione medesima, si deve a parere dell’ illustre Biot (2), la glo- (1) V. le opere di Galileo Galilei, prima ^edizione completa. Firenze 1855 , T. XIV, p. 352. (2) Comptes Rendus, Voi. 47, settembre 1858, pag. 433. — Journal des Savants, no- vembre 1858, p. 661, ove si trova un analisi chiara, completa, e dottissima di quanto si ri- ferisce a Galileo e ad Huyghens, sul merito dell’applicazione del pendolo all’orologio. 67 ria di questo trovato, e la gratitudine esclusiva dell’astronomia, e di tutte le altre scienze di osservazione pel medesimo. Certamente si accresce la stima che noi dobbiamo ad uno qualunque di quei luminari che furono , quando possiamo far conoscere avere egli veduto più di quello abbia pubblicato ; e sono meritevoli di molta lode coloro, i quali così facendo, nuove prove arre- cano dell’ ingegno inventivo, e del valore di quei sommi che ci precedettero. Ma non per ciò verrà mai diminuito il merito della novità , che taluno acquistò, pubblicando per la prima volta un qualche vero, anteriormente con- cepito da chicchesia, senza però che questo l’abbia reso di pubblico diritto: nè qualunque autore di registro manoscritto , ma non pubblicato per le stampe, può ragionevolmente ottare alla priorità rispetto quei fatti, che, sebbene si contengano in quel registro, videro però la pubblica luce per mezzo di altro autore, comecché questo li abbia posteriormente scoperti. — 68 — CORRISPONDENZE Il Sig. prof. Giuseppe Meneghini, col suo foglio del 22 novembre 1861, ringrazia l’accademia per la nomina conferitagli di socio corrispondente ita- liano. L’accademia reale delle scienze di Lisbona, per mezzo del suo segretario generale , sig. L M- Latino Coelha , ringrazia per gli atti dei Nuovi Lincei da essa ricevuti. L’accademia delle scienze dell’ istituto di Bologna, per mezzo del suo se- gretario perpetuo sig. Domenico Dr. Piani, ringrazia come sopra. La reale accademia economico-agraria dei Georgofili di Firenze , me- diante il suo segretario signor profess. Targioni Tozzetti, ringrazia per lo stesso motivo. La società di acclimazione, e di agricoltura in Sicilia, per mezzo del suo presidente sig. Francesco Anca, propone all’ accademia nostra di porsi con quella in relazione, mediante l’ invio reciproco delle pubblicazioni di am- bedue : nel tempo medesimo invia tre fascicoli de’ suoi atti, come dal bol- lettino bibliografico in fine. I congiunti del defunto nostro corrispondente italiano, sig. Michele Te- nore, comunicano la perdita irreparabile di questo illustre botanico, avvenuta in Napoli nel 19 luglio 1861. COMITATO SEGRETO Il sig. presidente comunicò, che il defunto sig. Dr. Pietro Carpi, nostro benemerito socio ordinario, aveva per testamento legato all’accademia scudi mille, affinchè il frutto annuo di questo capitale venga erogato per un pre- mio , alla migliore dissertazione, che sarà letta nelle adunanze annuali dei Lincei. - 69 - Il presidente medesimo annunziò, che 1’ Emo e Riho sig. Cardinale Al- tieri, protettore dell’accademia, col suo pregiato foglio del 13 sett. 1861, N. 3296, partecipò che l’accademia veniva dal superiore goveno autorizzata ad accettare il riferito legato, e che in quanto al modo di erogarne l’annuo frutto, desiderava conoscere il parere del corpo accademico deliberante. Il comitato accademico, propose per mezzo del segretario , e l’accade- mia unanimemente approvò, che una iscrizione sia collocata nella sala delle tornate dei Lincei, per testimoniare in perpetuo la gratitudine dei medesimi, verso il defunto loro collega Dr. Pietro Carpi. Il segretario, a nome del comitato accademico, propose, per la scelta di un corrispondente straniero, la terna seguente, ex aequo , e per ordine alfabetico. Signori Becquerel A. C. fisico a Parigi Le Verrier astronomo id. Montagne G. botanico id. Fatta la votazione per ischede risultò Voti Becquerel 3, Le Verrier 10, Montagne 5. Quindi, essendo 18 i votanti, fu eletto il sig. Le Verrier socio corri- spondente straniero, per la maggioranza dei voti da esso conseguita. In seguito dal segretario, a nome del comitato accademico, fu proposta per la scelta di un socio ordinario, la terna seguente, ex aequo , e per ordine alfabetico. Signori Cadet dott. Socrate, prof, di fisiologia nella università romana, Cialdi Commend. Alessandro, comandante la marina pontificia, Diorio dott. Vincenzo, prof, di Zoologia nella università medesima. Nel primo turno di squittino, fatto per ischede, si ebbe Voti Dott. Cadet. . 5, Com. Cialdi. ............ 5, Dott. Diorio. 8. — 70 — Essendo 18 i votanti, e niuno avendo ottenuto la maggioranza dei voti, si procedette ad un secondo turno di squittino, e si ottenne Voti Doti. Cadet 5, Com. Cialdi 6, Dr. Diorio 7; e poiché niuno dei proposti ottenne la necessaria maggioranza di voti, l’ac- cademia differì alla prossima tornata questa elezione. L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana, si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. M. Massimo — G. Ponzi — 0. Astolfi — N. Cavalieri S B. — P. San- guinetti — S. Proia — I. Calandrali — A. Coppi — D. Maggiorani — F. Nardi — S. Pieri — A. Secchi — C. Sereni. — - G. B. Pianciani — E. Fiorini — P. Volpicelli. — L. Ciuffa — B. Tortolini. Pubblicato il 12 febbraio 1862. P. V. OPERE VENUTE IN DONO Di alcune maniere di applicare V elettricità ad una persona isolata, con avver- tenze circa l'uso della boccia di Leida nello scuotere le persone, e relazione di cure eseguite coll ’ elettricità somministrata dalla macchina elettrica. Me- moria del prof. Stefano Marianini. Modena 1861; un fase, in i.° Memorie dell'accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna. Tomo XI fase. 2.° e 3.° 1861. Rendiconto dell' Accademia suddetta. Anno Accademico 1860-61. Reise Viaggio della fregata austriaca « Novara » negli Anni 1857, 58-59 , sotto il comando del commend. Wullestorf-Urbair. 2 volumi in 8.° Vienna, 1861. A Lunar. . . Dimostrazione della esistenza delle Maree lunari sui laghi del- l'America del Nord ; del tenente colonnello J. D. Graham. Cambridge (Stati Uniti), 1861; un fase, in 8.° — 71 — Non più zolfo, ma fuliggine per medicare la malattia dell' Uva. Memoria del D. P. Cecchini . Arezzo, 1861; un fase, in 8.° Dei lavori dell ' Accademia Agraria di Pesaro nell' ultimo quinquennio , per Luigi Guidi. Pesaro 1861; un fase, in 8.° Sulla virtù degli Antidoti chimici. Sludii di Gio. Batt. F asoli. Venezia 1861; un fase, in 8.° Atti dell'hip • Reg. Istituto Veneto di scienze, lettere ed Arti. Disp. 5. 6. 7. 8. Memoires. . . Memorie dell accademia I. delle scienze di S. Pietroburgo. Tomo 3.° N.° 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. Bulletins- . . . Bullettini dell' Accademia suddetta. Tomo 2.°, N. 4. 5. 6. 7. 8; e Tomo 3° N. 1-5. Memorie dell' Accademia R. delle Scienze di Torino. Serie 2.a, Voi. XIX. Torino, 1861. Memorie del R. Istituto Lombardo di scienze , lettere ed arti. Voi. 8.° II. 0 della serie II.a Milano, 1861. Atti del R. Istituto suddetto. Voi. 2.° fase. 12, 13, e 14. Milano 1861- Atti della Società' di acclim azione e di agricoltura in Sicilia, fondata il 21 aprile del 1861. Tomo 1° n.° 1-3. Palermo, 1861. Elenco dei Giornali e delle opere periodiche che possiede il R. Istituto Lom- bardo di scienze, lettere ed art i a Milano, compilato da L. Dell’Acqua. De la. . . . Della necessità di una sistema generale di osservazioni Nautiche e Meteorologiche • Lettera di M. Maury ad A • Quetelet. Brusselle; un fase, in 8-° Annuaire- Annuario dell' Accademia R. delle scienze , lettere ed Arti del Belgio pel 1860. Brusselle; un fase, in 12.° Bullettins- .... Bullettini dell' Accademia suddetta pel 1859 e 1860. Voi. 4, in 8.° Memoires. . . . Memorie coronate, ed altre memorie pubblicale dall' Accademia suddetta. Tomo 9. e 10, Brusselle 1859 e 1860. Sur. . . . Sul Congresso internazionale di Statistica, tenuto a Londra il 16 lu- glio 1860; per A. Quetelet. Un fase, in 4.° Sur Sulla differenza di longitudine degli osservatori di Brusselle e di Berlino, determinata nel 1857 col telegrafo elettrico. Un fase, in 4.° Denkrede. .... Biografia di Alessandro Humboldt ; di C. F . Martius. Un fase, in 8°. Monaco, 1860. — 72 — Abhandlungen. . . . Atti dell' Accademia delle scienze di Monaco. Classe di matematica e fisica. Monaco, 1860- The Le transazioni della R. Trish Accademia. Voi. XXIV, Parte 1.“ Scienze. Dublino 1860. Un fase, in 8-° Behnter. . , . . Conto reso dell ' Istituto ginnastico ortopedico di Berlino, redatto dal D. Berend. Un fase, in 8. Berlino 1861. Second. . . . Secondo rapporto della ricognizione geologica delle coste meri- dionali di Arkansas, durante gli anni 1 859, e 1860, per D. D. Owen. Filadel- fia, 1860. Un voi. in 8.° Smithsonian. . . . Memorie delVIsTiTuro Smitsoniano di Washington. Voi. XII; in 4.° Annual Rapporto annuale delVIsmuTo suddetto del 1859. Un voi. in 8.° Etudes . . . Studi sopra le ghiacciaje naturali ; di M. Thury. Ginevra 1861; un fase, in 8.° Comptes Conti resi dell' Accademia delle scienze dell Istituto di Francia, in corrente. Programma dell' Accademia delle scienze dell Istituto di Bologna, pel con- corso al premio Aldini sul Galvanismo, per l'Anno 1862. Programma del R. Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti di Mi- lano, per comprare quanto rimane di manoscritti, strumenti , e suppellettili scientifiche di Alessandro Volta. Sid sistema degli Appennini. Discorso del prof. G. Ponzi. Roma , 1861 ; un fase, in 8.° IMPRIMATUR Fr. Thomas Cianciarelli Ord. Pr. S. P. A. Mag. Socius IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Russi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Vicesgerens. ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI SESSIONE II.a DEL 5 GENNAIO 1062 FRESIDEZA DEL SIG. DUCA D. MARIO MASSIMO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI Astronomia. — Sulle tavole lunari di Hansen. Nola del Profes. Ignazio Ca- lan duelli presentata aWaccademia nella sessione del 5 Maggio 1861. l.° Era già da gran tempo che gli astronomi desideravano, che la nuova teoria del nostro satellite sviluppata dai sommi geometri ed analisti del nostro secolo, servisse di base alla costruzione di nuove tavole lunari. L’enorme di- scordanza che si trovò fra l’osservazione, e il calcolo nell’ eclisse solare del 28 luglio 1851 , dimostrò evidentemente che le antiche tavole lunari erano incompatibili coi progressi della scienza. Nel 1857 il cel. Hansen publicava le sue tavole lunari. Con questo incomparabile lavoro, che costò ben trentanni di fatica, i desidèri degli astronomi vennero soddisfatti. Si aspettava da tutti con impazienza l’eclisse solare del 18 luglio 1860 onde pronunziare un giu- dizio sulla esattezza delle nuove tavole. 2.° A mio parere, colle osservazioni di un’eclisse solare non si potrà mai dare un esatto giudizio sulla precisione delle tavole della Luna. Le osserva- zioni fatte nello stesso luogo da diversi astronomi mostrano evidentemente quale incertezza si abbia nel precisare il tempo di uno stesso contatto. Un fenomeno ben visibile ed istantaneo, come l’immersione di una stella di nota posizione, esclude ogni incertezza nel tempo della ossservazione, ed è perciò 10 — 74 il mezzo il più sicuro per determinare il così detto errore delle tavole. Questo mezzo è poi sicurissimo, quando lo stesso fenomeno siasi osservato in altri luoghi, e quando dal calcolo si abbiano risultati prossimamente identici. 3. ° Appena questo Pontiticio osservatorio della romana università ebbe in grazioso dono le tavole di Hansen , volli calcolare l’immersione di una pic- cola stella del cancro osservata nel giorno 8 maggio 1859 al tempo medio di Roma 10/ 24.” 36/0- Dal calcolo ottenni Long, vera della luna 127.° 4.' 57. "20 Dalle tavole .... 127. 4. 57. 04 La stessa immersione fu osservata dagli astronomi di Pulkova. Tempo medio della immersione 1 1 \ 5”. 51*. 92 Long, vera della luna 126.° 47.' 10. "40 osserv. 126. 47. 10. 30 tav. 4. ° Dopo questo risultato, neH’approssimarsi il 1860, intrapresi a calco- lare col massimo rigore il tempo del principio e del fine dell’eclisse del 18 luglio 1860 ed ebbi Primo contatto 2/58.m31/76 t. m. a Roma Ultimo contatto 5. 5. 29. 10. L’ osservazione corrispose esattamente ai tempi indicati dal calcolo ; che anzi, relativamente al tempo dell’ultimo contatto, il quale è visibile ed istan- taneo, come l’immersione di una stella, vidi con piacere che tre osservatori in tre diversi luoghi di Roma, notarono il tempo indicato dal calcolo. Leg- geva poi nel giornale di Altona, che gli astronomi di Zurigo osservarono il primo contatto al tempo indicato dal calcolo fatto colle tavole di Hansen. Ma ciò non basta. Presi a calcolare le osservazioni dell’eclisse solare del 28 luglio 1851, e limitando il calcolo al tempo dell’ultimo contatto, trovai un perfetto accordo fra le tavole, e le osservazioni. Ora ciò è più che sufficiente per affermare che le tavole sono esatte. Nell’ultimo passaggio di Mercurio (1) dalla sola osservazione del secondo contatto interno, noi deducemmo che le tavole di questo pianeta calcolate da Le Verrier erano esatte. Quale indizio (1) Essendosi pubblicata questa nota nel 1862 ho potuto fare delle aggiunte, citando le osservazioni del passaggio di Mercurio. 75 — dunque più sicuro di questo si può avere nella scienza, onde provare che la teoria della Luna sviluppata nelle tavole dij Hansen è di quella perfezione che domandava il progresso della scienza? E non si potrà forse asserire con tutta ragione che le tavole del nostro satellite sono oramai più perfette di quelle dei pianeti primari? 5. ° Nulladimeno non sono mancati dubbi sulla esattezza delle nuove ta- vole. Nel Cosmos del 27 luglio 1860 leggeva: M. Hind écrit au Times qu il rì a pas pu observer l'instant prècis clu premier contact , mais que celai-ci doit Sire arrivò 20 au 30 secondes apris le moment prèdit par le calcul , ce qui pourrait s'expliquer par les erreurs de tables. Questo dubbio promosso dal si- gnor Hind è stato da me discusso e confutato ( atti dell’acc. de’ nuovi Lin- cei anno XIV, ses. II del 13 gen. 1861 ). Ma altri dubbi sono stati in se- guito promossi, i quali hanno dato luogo a questa nota. 6. ° Il chiariss. P. Secchi nella sessione del 7 aprile 1861 comunicava all’accademia alcune riflessioni del sig. de Aguilar astronomo del reale osser- vatorio di Madrid. Si trovano queste pubblicate nell’ annuario del medesimo osservatorio per l’anno 1861. Nell’appendice di questo annuario, l’insigne astronomo ha voluto dare non solamente una storia dei grandi lavori fatti dai più celebri astronomi di Europa i quali si portarono in Spagna per os- servare l’eclisse totale del 18 luglio 1860, ma una scientifica narrazione dei fenomeni osservati , corredata di utili riflessioni e di dotte discussioni sulla spiegazione de’ detti fenomeni. Analizza egli con sano accorgimento le diverse ipotesi: esamina i diversi pareri degli astronomi, ne paragona le varie con- clusioni. Con questo lavoro l’astronomo di Madrid si è reso benemerito della scienza, la quale in questa circostanza ha mostrato all’Europa tutta quale in- teresse debbano prendere gli astronomi nella parte astronomica, e nella parte fisica di un fenomeno che formerà una delle più belle pagini nella storia della moderna astronomia. 7. ° Il P. Secchi si limitò a citare due fatti di questo interessante lavoro dell’astronomo di Madrid, i quali sembrano in qualche modo escludere quel perfetto accordo , che è stato da me indicato fra le tavole di Hansen e le osservazioni, accordo che gli astronomi non avrebbero mai immaginato, as- suefatti, come erano, a trovar sempre una discordanza fra il calcolo e l’os- servazione. Mi sarà dunque permesso di discutere questi due fatti. 1. Limiles de la zona de la totalidad del eclipse , ó invesligacion de los puntos donde la oscuridad total fué casi instantànea. II. Duracion del eclipse total , cerca especialmente de la linea de cenlr alidada Relativamente al primo, l’astronomo di Madrid conclude: que la zona de la totalidad del eclipse sin cambiar de anchura , no ha coincidido exactamenle con la senalada por la teoria , habiendose ti'asladado un poco hacia el NNE- Relativamente all’ altro , la tavola che egli riporta in cui si trova notata la durazione dell’eclisse totale osservala e calcolata , acusa una disminucion en el liempo total de la oscuridad muy superior al error que tota observacion en- vuelve. La differenza infatti monta dai 12/ ai Yl\ risultando sempre la du- razione osservata minore della calcolata. 8.° Al primo fatto si può rispondere colle stesse riflessioni dell’ astro- nomo di Madrid. Egli pensa che si debba sospendere ogni giudizio definitivo, finché non si conosca esattamente la posizione geografica dei luoghi limiti della zona: il sig. de Aguilar presterà un gran servizio alla scienza, se come sembra promettere , vorrà occuparsi di questa determinazione. Si può dire con Maelder che le calcul le plus soigneux ne pouvrait marquer jìisqu au der - nier kilomètre ces limiles. Intanto però è cosa degna di considerazione che dagli astronomi calcolatori siensi trovati questi limiti ora più ampli, ora più ristretti; a sentimento poi dell’astronomo di Madrid la zona non avrebbe cambiato di larghezza sin cambiar de anchura. Hirsch di Vienna pone Pamplona e Lerida nella zona totale: Wolfers di Berlino esclude Bilbao e Tortosa dalla zona to- tale: Maedler di Dorpat esclude Pamplona e Lerida, e include Bilbao, e Tor- tosa. Nè qui si tratta di luoghi vicini ai limiti della zona, giacché come può vedersi nella carta pubblicata da Maedler , Pamplona e Lerida si trovano al di là del limite boreale: Bilbao e Tortosa si trovano compresi tra il limite boreale, e la linea centrare. Come dunque spiegare queste anomalie? Maedler e Wolfers si sono serviti degli stessi identici elementi ricavati dalle tavole di Hansen : l’astronomo di Russia ha calcolato per 112 luoghi : la posizione geografica di 42 di questi luoghi è stata ricavata da una carta speciale della Spagna : finalmente ambedue convengono nel tracciare la linea centrale. Su questa coincidenza della linea centrale , Maedler così si esprime: cet accord élait nèeessaire , car V agrandissement parallactique du rayon apparent de la lune que M. Wolfers a negligé n’a aucune influence sur cette ligne. Quant aux li- miles de la zónet la chose change de face. Prenant en considèration cet agran- dissement on oblient des limites beaucoup moins resserrées . Ora questo ingran- dimento del semidiametro apparente della Luna , come risulta dal calcolo , — 77 — monta dai 12" ai 15"; dunque siegue 1’ astronomo di Russia , beaucoup des lieux non compris dans la zone de M. Wolfers se trouvent dans la mienne. Saviamente dunque scriveva l’astronomo di Dorpat: dans se voisinage des li- mites de la zòne on fera bien de noter , si Veclipse se présente totale ou non. S ’ il s' agii de quelqae ville de grandeur considerale il faut indiquer la rue , ou la maison ou V observation est faite polir avoir ime dèlermination complète et utile pour la Science. Se dunque alla incerta posizione geografica dei luo- ghi compresi, o limiti della zona totale, si aggiunge una certa approssima- zione che suole usarsi dagli astronomi nel calcolo di tali fenomeni , si può dar ragione di quella non perfetta coincidenza notata dall’astronomo di Ma- drid fra la zona segnata dagli astronomi, e la zona segnata dalla teoria. 9.° L’altro fatto è certamente più notabile: la differenza di 1 2' ai 17* è molto grande. La durata dell’ eclisse totale , o per dir meglio delia totale oscurità altro non è che la differenza dei tempi dei due contatti interni. Su di questa Maedler così si esprime: La durata dell’ eclisse totale est inevitable- ment la plus vague de toules : 3.™ 20* est ( pour VEspagne et pour celle écli- pse ) le maximum qui a lieu pour la Vigne centrale. Nella carta di questo astro- nomo si trovano due luoghi vicinissimi alla linea centrale, Calatayud al N , Reynosa al Sud, e per ambedue si nota: durala dell’ eclisse totale 3™. 19*. L’ incertezza di cui parla Maedler di valutare esattamente questa fase, deve dipendere dalla incerta posizione geografica dei luoghi per i quali ha calcolato. Maedler cita tre soli luoghi fra li molti contemplati dall’astronomo di Madrid, cioè Burgos , Campvey , Vittoria. Ora stando al calcolo del sig. de Aguilar si trova Burgos. Durata calcolata 3.m 17* Campvey 3-26 Vittoria . 2. 58 Pel calcolo di Maedler si ha Burgos. Durata calcolata ....... 2.ra 54* Campvey ..3. 18 Vittoria 2. 50 Se queste differenze non si vogliono attribuire ad errore di calcolo, converrà dire che i luoghi presi da Maedler sieno ben differenti dalle stazioni nelle quali — 78 — il fenomeno è stato osservato. Maedler prende per Burgos la posizione della gran piazza; la sommità del monte per Campvey, e per Vittoria non si cita luogo particolare. Io però sono di parere che si debba tener conto non tanto delle differenti posizioni geografiche, ma di un calcolo non molto esatto per dar ragione delle notate differenze. 10. ° Maedler afferma che il maximum della durata dell’eclisse totale può giungere a 3.m 20/ De Aguilar trova che per alcuni luoghi della Spagna vicinissimi alla linea centrale, la durata calcolata giunge ai 3.m 32/ Nell’al- manacco nautico del 1860 si trova che per un luogo che sia di 17.'" 20/ all’O. di Greenwich , e che abbia 4-3.° 27.' di latitudine N, la durata del- l’eclisse totale nella linea centrale deve porsi di 3.m 32/ Ora Briviesca è cerca de la linea centrai , si trova di 13.m 18/ all’O. di Greenwich, ha 42.° 33.' di latitudine N , dunque la durata dell’eclisse totale doveva essere di circa 3.™ 30/ Se r astronomo di Russia avesse nella sua carta notato Briviesca e ne avesse conosciuta la sua posizione geografica, quale è stata determinata dal sig. Petit si sarebbe avveduto che presso la linea centrale il maximum per la Spagna poteva ben superare 3.m 20/ 11. ° Siene pure giuste queste riflessioni, sieno incerte le posizioni geo- grafiche dei luoghi della Spagna, sia il calcolo delle diverse fasi non molto esatto, come suol comunemente farsi in queste circostanze , rimane sempre a spiegarsi per qual ragione la durata osservata differisce dalla calcolata, ri- sultando sempre l’osservata minore della calcolata. 12. ° A questa questione si deve rispondere in un modo decisivo : essa tende ad escludere ogni accordo fra le osservazioni e il calcolo , e siccome questo accordo è stato già constatato dal calcolo di molte osservazioni de! primo e dell’ultimo contatto, così è d’ uopo indagare per qual ragione non debba verificarsi nelle osservazioni dei due contatti interni, nei quali si pre- senta una differenza presso che la medesima nella quantità e nel segno, ciò che porterebbe a sospettare un errore costante nelle tavole. Si potrebbe in- vocare la ipotesi della esistenza di una atmosfera lunare. Questa ipotesi è stata già discussa dall’ astronomo di Madrid- Ammessa 1’ atmosfera lunare , y de aqui provendria, così il lodato astronomo, un retardo en el principio de la ocullacion de aquel astro , y un adelanto en sa reaparicion : es decir , una disminucion en la noche repentina del eclipse. Ma molti sono gli argomenti che si hanno nella scienza per escludere una atmosfera lunare : le occulta- zioni delle stelle fìsse-, l’ultima occultazione di Saturno del 8 maggio 1859 — 79 - studiata sotto questo aspetto dai più celebri astronomi di Europa: le occul- tazioni delle macchie solari osservate con ogni diligenza nel nostro eclisse escludono ogni atmosfera lunare somigliante a quella che circonda la nostra terra. 13. ° Si potrebbe anche invocare quella incertezza che si pretende da molti astronomi sulla misura dei semidiamentri del Sole e della Luna. Ma questa pretesa incertezza può giungere ad 1." o 2." circa, e con queste pic- cole correzioni non si potrà mai eliminare la gran differenza che risulta fra il calcolo, e l’osservazione. 14. ° Escluse queste due cause, la differenza deve cercarsi nei dati del- 1’ osservazioni , cioè nei tempi dei due contatti interni. Che in ogni eclisse solare il tempo del primo contatto sia sempre più incerto del tempo dell’ul- timo contatto, è una verità della quale non si può più dubitare. Si nota il tempo del primo contatto, quando già è sensibile la sopraposizione del lem- bo oscuro della Luna sul lembo chiaro del Sole. Si nota il tempo dell’ulti- mo contatto, quando accade lo stacco visibile ed istantaneo del lembo della Luna dal lembo de/ Sole. Nel tempo del primo contatto il ritardo non è mai più piccolo di sette o otto secondi; e giunge qualche volta ai dodici e quin- dici secondi. 11 ritardo nel tempo dell’ultimo contatto è sempre piccolissimo, giunge appena ai due o tre secondi, e per lo più è nullo. Se dunque si po- tesse provare che nel notare i tempi dei due contatti interni si ha sempre un ritardo, ma il primo maggiore dell’ altro , cioè il ritardo nel tempo del primo contatto interno principio della totale oscurità maggiore del ritardo nel tempo del secondo contatto interno fine della totale oscurità , in ogni eclisse totale si troverebbe sempre, durala totale osservata minore della cal- colata. Per un luogo di ben cognita posizione geografica sieno T e T' i tem- pi dedotti dalle tavole di Hansen de’ due contatti interni, sieno t, t' i tempi dati dalle osservazioni, e 0 e 9' i ritardi supposti e 9^>9\ avremo 9 — 0'=H-r, e quindi t — 0 = T t' — 9'= T' t! — 9' — t -+- 0 — T' — T, owero t’ — t-hr=T~T, cioè f — * zìone magnetica o previa o concomitante: viceversa nessuna perturbazio- » ne accade senza che si manifesti un qualche cambiamento, o successivo , » o contemporaneo nell’atmosfera , benché non sempre sia da noi di grave » momento ». Per bene intendere la forza di questa legge è necessario definir con pre- cisione che cosa io intenda per perturbazione magnetica. Essa è qualunque deviazione notabile dallo stato medio degli strumenti , e non già solamente le convulsioni o agitazioni straordinarie che qui da noi sono rarissime. Ge- neralmente parlando tutti e tre gli strumenti differenziali ne sono influen- zati, ma più sensibili riescono nel bifilare per la sua maggior delicatezza, e il declinometro o più rare volte ne è affetto, o sono minori le variazioni : probabilmente perchè l.°, la terra può dare una direzione speciale alle cause r/,Cl 'T-' '-Y- i jH 4 I — 109 — perturbatrici giusta la risultante generale del magnetismo di tutta la sua massa; 2o per la natura stessa dello strumento , che non può variare di un minuto in arco , se la forza non cambia di 0,00029 della componente per- pendicolare al meridiano magnetico , mentre il bifilare ha sensibilità molto maggiore: nel nostro una divisione della scala è = 0,000096 della compo- nente orizzontale, il verticale in quest’ anno ha mostrato delle irregolarità permanenti forse dovute a grandi perdite della sua forza, ma ancor esso non ha, mai mancato di seguire gli altri due. È vero che questi due strumenti devonsi correggere della temperatura per avere dei risultati comparabili, ma come ho avvertito in altri luoghi per i brevi periodi che discutiamo , le variazioni di temperatura interna degli strumenti sono piccolissime , mante- nendosi la stanza sì ben custodita che i termometri non variano mai un in- tero grado di Fahrenheit in un giorno, il che non porta nemmeno una di- visione delle scale, e invece le variazioni sono di 10, 15 e perfino 30 divi- sioni in poche ore (1). 7. Le perturbazioni poi degli strumenti sono di due specie ben distiate. l.° Negative, cioè quando manca una delle solite escursioni, come p. e. nel declinometro il solito massimo alle \h \ pom. o il minimo alla mattina, e nel bifilare il fare le sue escursioni molto ristrette. 2.° Positive quando una delle solite escursioni è diminuita enormemente , ovvero ambedue. Si potrebbe aggiungere per terza specie lo spostamento delle ore del minimo o del mas- simo, ma ordinariamente questo è connesso con alcuna delle due precedenti. Malgrado 1’ escursione ora allargata ora ristretta; la media del declinometro non varia che poco ; all’ incontro nel bifilare , oltre la variazione diurna (la quale talora è ristrettissima, e spesso quasi svanisce avanti alle grandi per- turbazioni) si osserva più abitualmente una grande caduta nell’intensità pri- ma delle burrasche atmosferiche: ma è degno di considerazione il fatto, che le discese si fanno in brevissimo tempo, p. es. uno o due giorni, e le salite per compensazione ne impiegano sempre uno assai più lungo e non mai meno che doppio. All’ arrivare delle grandi burrasche la calata è spesso di 30 divis. della scala in poche ore. Un simile carattere ancora si osserva nel (1) La grande variazione di temperatura a cui erano soggetti gli strumenti negli osservatorii coloniali inglesi rende tali confronti difficilissimi a fare, e molto faticosi, quindi non ho potuto profittarne che assai poco a cagione dell’ immenso lavoro che avrebbero richieste tali correzioni: in essi spesso la variazione per la tempe- ratura supera la variazione reale della forza ed e in senso opposto, ne si può mollo fidare su tutti i coefficienti di riduzione, onde la meglio è tener gli strumenti a temperatura costante. sy. ( v > . i * \. e- r-yy^o <'Y)< -J z a - i r > r C irvi tt-'L.p • a , / n ■ > ' w 'U, Uo 'fi* IfrUsK* tr /C' Vfc . . - jui c. 5 I , A 1 , // « A. £ V \* *JU dai telegrafisti come correnti di terra nei loro fili, sono là prova di que- » sto e sono prodotte dalla scarica dell’ elettricità della superfìcie terrestre » fra due punti che hanno tensione differente. Questo flusso continua finché » sia ristabilito 1’ equilibrio delle tensioni. Durante la presenza delle Aurore » Boreali queste compensazioni elettriche camminano in modo incessante e » talora salgono a una scala magnifica. Vasti torrenti di elettrico fra la terra « e l’oceano, incalzatisi l’un l’altro nella maniera la più capricciosa, i flussi » essendo talora così vasti da empire le line telegrafiche di correnti pari in » forza a quelle di una batteria di 300 o 400 coppie ». Così egli. Chi deside- rasse ulteriori notizie su queste correnti vegga nella citata opera le informa- zioni de’ più distinti telegrafisti ed elettricisti, dalle quali apparisce, che real- mente i fili telegrafici non ne sono mai vacui. Esse trovansi avere un certo periodo diurno, ma tutti combinano in ciò , che è assai diffìcile fissarne la legge, la quale sembra diversa per i diversi luoghi e nelle varie stagioni. Se- condo il sig. Varley (2) queste correnti sembrano arrivare ad un massimo alle 2.or 4Q.m pom. e alla stessa ora tanto dopo mezzodì che dopo mezzanotte. Che queste correnti siano realmente circolanti nella terra si prova da ciò che tolti i fili di terra e sostituiti pel ritorno i fili aerei , la perturbazione delle macchine telegrafiche svanisce quasi affatto (n.2913). Nè vi è bisogno (1) Report of thè joint Committee for submarine telegraphs. London 1861 pag. 293. (2) Op. cit. pag. 151 n. 2910. — 132 — di fili molto lunghi, bastando a rivelarle, in alcuoi casi un solo paio di mi- glia di linea (n.367). 51 signor Preeee (n.2789) testifica che in tutte le ore del giorno essi vedono tali correnti e solo sembra che presso il mezzodì siano meno forfi. Alla mattina vi è una direzione costante generalmente op- posta a quella della sera , e le più forti sono di buon ora nel mattino e circa alle fi della sera, e la corrente mattutina è generalmente parlando in direzione opposta alla vespertina , senza legge costante , ma probabilmente molto dipendente da circostanze locali e dalla direzione di fili telegrafici. 3. Per ridurre a leggi tali correnti, il sig. Latnont direttore dell’osserv. di Monaco, ha teso in due direzioni rettangolari alcuni fili telegrafici , uno secondo il meridiano magnetico, e l’altro ad esso perpendicolare, ed è stato condotto alla conseguenza che la direzione della corrente principale è per- pendicolare al meridiano astronomico, mentre continue piccole ondate si muo- vono da Nord a Sud e viceversa sul meridiaoo, ma senza che si possa dire esservi corrente polare permanente dimostrabile coi suoi mezzi. Desideroso io di verificare qualcuno di questi fatti, e formarmi una idea di queste cor- renti ho pregato il Sig. Mingazzini direttore de’ telegrafi pontificii a conce- dermi per qualche tempo l’uso di un tronco di filo telegrafico che corre tra Roma e Castel Gandolfo , e che in attività solo in certe circostanze molto rare; egli ha gentilmente condisceso alla domanda , e ne ho ottenuto qual- che risultato che basta per formare una idea di questi fenomeni. La lunghezza di questo filo è di circa 22 chilometri, e la sua direzione è di 60° col meridiano astronomico da Sud verso Est. Il luogo di Castello è ad ima altezza di 4-00 metri circa sul mare e nella amena posizione a tutti nota. Per circa una settimana di tempo bello asciutto e di tramontana, non ebbi che insignificanti indicazioni di correnti: ma dopo qualche giorno, fattosi un poco meno regolare il tempo cominciarono a manifestarsi nume- rose, e mi parvero più copiose nelle ore di notabile movimento del bifilare e maggiori nelle perturbazioni (1). Intanto è certo che per la maggior parte della giornata si ha una corrente diretta da Castello a Roma cioè da levante , e che la sua variabilità fa rilevare non esser di origine chimica: di più le sue variazioni apparendo per le ore affatto indipendenti dalla temperatura , fa vedere che non è questa la sua origine. Sospettai che l’umidità potesse far (1) Dopo Ietta questa memoria all’acc. de’Lincei ebbi realmente occasione di verificare più volte correnti notabilL (V. Giorn, di ftoma 23 Genn. 1862). — 133 — derivare dagli isolatori la corrente principale del servizio, ma ho veduto tali correnti esistere in giornate ed ore asciutte, e mancare in tempi ad ore umi- de: credo adunque che queste siano quelle di cni parlano i sopra citati au- tori. Ma spero di poter continuare le ricerche ulteriormente e allora ne farò una ragionata discussione. La corrente abituale però è debole e non supera quella di una pila ad acqua di 30 elementi di una pollice quadrato di zinco immerso. Nessun segno di tensione statica ho mai avuto da questo filo, ma le deviazioni sono spesso sostenute per qualche tempo e pari a una cor- rente 10 volte maggiori della pila suddetta. I caratteri di queste correnti le distinguono affatto da quelle che gli anteriori fisici chiamarono telluriche , ma che in fondo non erano che di piccole azioni chimiche , e per ciò co- stanti, mentre queste sono variabilissime. 4. L’ esistenza di tali correnti essendo un fatto , resta ad indagarne la causa, ora io non saprei quale potergli più ragionevolmente indicare fuori di quella assegnatagli dal Sig. Clark cioè della diversa tensione elettrica delle varie parti del globo dipendentemente dalla sua atmosfera, in fatti la loro variabilità non ha altro di analogo che le vicende meteorologiche, onde non possovo ascriversi a nessuna causa regolare ; esse sono più forti durante le aurore e le pioggie, e sappiamo che durante queste la elettricità è assai for- te (1). Barlow fin dai primi tempi dei telegrafi scoprì che andavano di ac- cordo coi periodi aurorali, e magnetici: fissò anche l’ora delle 9 antem. co- me una in cui sono assai forti e ne mostrò la connessione coi moti del- l’ago magnetico (2). Questo fatto fu in Italia pel primo verificato in ampia scala dal prof. Matteucci il quale nell’aurora del 17 Novembre 1848 osservò lo stabile magnetizzamento degli elettromagneti telegrafici in Pisa, e poscia ottenne segni così forti di elettricità atmosferica che ad ogni istante la fo- glia dell" elettrometro andava battendo contro la colonnetta. Finalmente le scosse e le decomposizioni chimiche furono ottenute da queste correnti nelle famose giornate del 29 e 30 Agosto 1859 e 4 Settembre seguente in Italia a Torino, e in America (3) dove queste correnti servir poterono a far lavo- rare i telegrafi stessi (V. Ann. telegraphiques 1860). E inutile il ricordare le grandi perturbazioni magnetiche avute in quell’epoca, essendo noto che le perturbazioni osservate in Roma furono contemporanee all’aurora veduta alla (1) Sono poi fortissime e permanenti durante i temporali come ho verificato appresso. (2) V. Philos. trans. 1847. (3) V. Loomis on thè great Auroral exhibilion 1859. — 134 — Gutdalupa (1). Aggiungerò solo che finora parecchie perturbazioni sono ac- cadute durante forte tensione elettrica, come si può vedere nell’estratto della parte preced., e basterà citare le date 27 Genn. 21 e 22 febraio , 11 Giu- gno 21 Settembre. È vero che nei climi polari fu da molti osservata l’aurora senza trovar traccia di elettricità, ma ciò potè derivare o dalla imperfezione degli strumenti , o dalla maniera di osservare o da altre cause ben difficili ad indovinare, ma ora nessuno più dubita che l’aurora non sia fenomeno elet- trico, come ha provato il Sig. De la Rive, e io spero poter in altro scritto chiarire qualche circostanza non ancora ben ponderata che l’accompagna. Ma per poter discutere con più di fondamento questa materia, era evi- dente che non bastavano i fatti straordinarii, bisognava studiarla anche nei fatti consueti: tale era il fare un confronto preciso delle variazioni periodi- che dell’elettricità atmosferica , e degli strumenti magnetici. È noto che i fìsici hanno stabilito certo periodo elettrico diurno, il quale ha qualche ana- gia col magnetico in ciò, che ha un massimo nel mattino ad un altro nella sera, e che si connettono tali periodi collo stato de’ vapori (2). Cercai dunque di stabilire una serie comparativa di tali osservazioni cogli strumenti magne- tici, mettendo in attività dopo varii tentativi un apparato elettro-atmosferico. 5. II metodo di osservazione da me preferito è quello del conduttore mobile del prof. Palmieri, modificazione importante ed utile del metodo usato dai più celebri elettricisti recenti, cioè Peltier, Quetelet, Lamont, Duprez, ecc. per studiare i periodi elettrici. L’ apparato è collocato in una torretta alla sommità della chiesa di S. Ignazio alta 40,n sul piano della strada, e 21 so- pra le case sottoposte dal lato di ponente, ed è alto di 2 m 50 sopra il co- mignolo della fabbrica- Il conduttore consiste in un tubo di ottone Pp del diametro di 20 millim. sormontato alla cima da una palla di 14cm di dia- metro, sotto alla quale a poca distanza è un cappello pure di ottone di 12 centim. di diametro, destinato ad impedire quando è calata la verga che la pioggia entri nella stanza. L’asta è fissata in cima ad un isolatore piantato in testa ad un’asta di legno KK' che si muove verticalmente tra due guide equilibrala con un peso. Il foro dei tetto è assai ampio perchè 1’ asta non possa toccarlo nel suo moto. Adopro e tengo tuttora in attività un condut- tore fisso terminato in un ventaglio di 18 punte, perchè trovai colle mie (1) V. Comples Rendus voi. XLIX pag. 490. (2) V Kaemlz meteorolog. e altri autori. peoprie esperienze che più punte aumentavano s segni della tensione, ma vidi che con questo non si potevano aver misure assolute comparabili in intensità essendo quella dispersa dalla umidità : tuttavia , me ne sono servito in molti casi per determinarne la natura, e con questo operai pri- ma del cond. mobile (1). Ho anche sperimentato il conduttore a fiamma usato a Kiew e l’ho tro- vato ottimo, ma per altro ha l’inconveniente di non dare misure esatte comparabili, per la ra- gione indicata pel conduttore fisso e per l’agi- tazione del cono caldo di aria prodotta dal vento che ora sale più, ora meno. La fiamma è real- mente un conduttore perpetuamente mobile , e che fa 1’ uffizio della ruota elettrica atmosferica inventata dal Palmieri e da altri. Ma col vento fa come se i raggi della ruota si allungassero ed accorciassero alternativamente. Gel resto il prof. Palmieri ha abbastanza vendicato la teoria e l’uso del conduttore mobile onde rimetto i lettori alle sue dotte memorie (2). 6. Per avere risultati comparabili col con- duttore mobile è mestieri avere una misura co- stante di tensione, ingrandita sufficientemente, e una costante di elevazione. A misura costante della tensione, per quanto è possibile averla in questa materia , ho scelto quella di una pila ad acqua di 30 elementi for- mati ognuno di una lastra di zinco di un pollice circa di superfìcie immersa nell’ acqua comune , e di altrettanto di rame. 1 bicchieri sono a forma (1) Il conci, fisso usato dal 15 giugno al 15 Xbre diede sempre il massimo diurno elettrico verso mezzodì, ora è noto che il vero massimo è alla sera. Appresso si discontinuarono quelle del fisso potendo servirsi del solo mo- llile tenuto alto collo stesso effetto utile. Cosi si è verificato in effetto quanto dicevami in una sua lettera il sig. Palmieri che col conduttore fisso avrei perduto tempo e fatica, e cosi è stato. (2) V. Annali dell’Oss. Vesuviano, voi. I. e il Poliorama Pittoresco, anno XV. n.° 23. 24. 25. Napoli. — 136 — di calice con piede invernicialo alto 15cm, del diametro di 6 centimetri e di 7 di profondità: tutta la pila sta entro una cassa chiusa perfettamente, onde l’aria vi si conservi con costante umidità, e non comunica coll’elettrometro che mediante due corti fili coperti di mastice isolante. Questa pila da due mesi continui che sta in azione mi ha sempre data la stessa intensità di forza qualunque fosse lo stato dell’atmosfera (1). Posso adunque credere di avere un principio di misura se non perfetta, almeno sufficiente , e per ciò ogni giorno più volte si verifica lo stato dell’elettrometro colla detta pila. Per ingrandire i segni, ho preferito ai mezzi che richiedono grande pre- cisione meccanica, e al condensatore (che diffìcilmente può dare risultati di misure comparabili, anche qualora fosse privo di altri inconvenienti) i mezzi di ingrandimento ottico, mediante un microscopio che aumenta circa 30 volte e nel cui piano focale dell’oculare è disposta una serie di fili paralleli ed equidistanti che formano la scala delle misure. L’ esperienza mi ha provato che se le deviazioni non si estendono al di là di 3 in 4 millimimetri stando le pile separate di 5 centimetri, esse, sono proporzionali alle forze- Ciò l’ho dedotto l.° dal numero delle coppie di una pila ad acqua per farla deviare di 1, 2, 3 divisioni che doveano essere 30, 60, 90.: 2.° dalla altezza a cui si deve sollevare successivamente il conduttore per avere tensione, doppia , tripla ecc. La misura della corsa è comunemente un metro, ed è limitata da osta- coli fissi nell’asta: ma quando 1’ aria è molto carica come nelle belle serate dell’inverno, un tale spazio percorso fa già andare la foglia fuori del limite di misura proporzionale, allora si alza solo per metà, e poi si scarica, indi si alza 1’ altra metà , e si fa la somma delle due : 1’ esperienza ha provato che può anche limitarsi la corsa alla metà sola, o al terzo, e poi raddop- piare, o triplicare la cifra, e il risultato è lo stesso nelle due diverse ma- niere di operare. 7. Su questi principii sono basate le misure di intensità; ma siccome un punto di tanta importanza non dovea stabilirsi con metodi che sembrar po- tessero troppo esclusivi degli altri, quindi si è tenuto la pratica costante di osservare anche le indicazioni del conduttore fìsso. Da principio si usò quello fornito di punte, ma dopo si vide che aveasi lo stesso dal mobile, tenendolo (1) Poscia durante una serie di giorni umidissimi da 1,0 discese a 0,6 ma poi risali a 1,0: però ciò lo credo effetto di perturbazione nelle pile zamboniane e non nella pila ad acqua. — 137 — sollevato per qualche tempo in alto, cioè circa 3 minuti; ma in fine si vide bastava guardare ogni volta di quale elettricità era carico il conduttore pri- ma di fare l’operazione deH’innalzamento. Infatti il conduttore resta abitual- mente alto circa 45 centimetri colla sua sommità sopra il tetto di lavagna della torretta, ed essendo perfettamente isolato, ciò basta per avere nei gior- ni asciutti una carica permanente di almeno mezza divisione nella stagione attuale. Comunemente questa può dirsi l/lQ di quella che si ha poscia a con- duttore mobile, ed è sempre dello stesso segno . Nei giorni umidi però la pro- porzione nella tensione non è la stessa, e quasi svanisce affatto a conduttore fisso per le ragioni indicate dal Peltier e dal Palmieri. Operando dietro queste principii e con queste precauzioni ho ottenuto i risultati del periodo elettrico che dò nel seguente quadro, avvertendo una volta per sempre che ri tratta di elettricità e che sono escluse le gior- nate temporalesche , in cui è frequentemente — a , come si sà avvenire nei temporali- Presento all’accademia i quadri completi giornalieri risultanti dalle osservazioni costanti fatto alle 7, 6, 11 ant. mezzodì, 1§, 3, 6, e 9 pome- rid. , avvertendo che molte altre osservazioni intermedie , ma non costante- mente fatte ogni giorno sono ommesse in questi quadri, L’ora 10| ant. è un medio comunemente del risultato tra le 10 e le 11, così l’ora 6| pom. è un medio di quella che si fa tra le 6 e le 7. QUADRO A Dei periodi elettrici osservati a conduttore mobile 1861 Mese Giorni 7 a. 9 a. 10 in 11 12 Hp- 3 9 Sett. 18 a 30 1.33 1.83 1.52 1.52 2.05 2.01 2.70 2.55 Ott. 1 alO 2.83 2.97 3.64 3.33 3.22 3.39 5.25 4.42 11 a 21 3.1 3.5 3. =fer 3.2 3.0 3.2 5.3 3.6 22 a 31 2.5 3.9 3.5 3.7 3.9 3.8 4.99 4.3 medio 2 .44 3.05 2.88 3.91 3.02 3.07 4 56 3.96 Nov. 1 alO 1.9 2.3 ® o 2.0 1.9 1.9 2.8 2.1 11 a 20 1.2 1.2 1.1 1.2 1.7 1.9 1.2 21 a 30 2.75 4.17 3.70 4.12 3.35 3.55 5.62 3.82 medio 1.95 2.55 . . 2.41 2.15 2.32 3.44 2.37 Dee. 1 alO 5.1 5.3 5.8 5.3 5.0 4.8 8.1 5.8 11 a 20 4.2 5.2 4.9 5.2 5.3 8.0 8.6 5.8 21 a 31 3.34 4.39 4.14 4.06 4.56 4.4 7.26 4.83 medio 4.21 4.96 4.94 4.85 4.95 5.09 7.99 5.47 1 cl ? ■e_^) « c /cj. f V - 138 — IN. Da questo quadro risultano le seguenti conclusioni 1. ° Vi è un periodo elettrico diurno che nei mesi caldi ha mostrato due massimi diurni principali, e un terzo intermedio non permanente. I due massimi costanti accadono nei mesi di Settembre e Ottobre tra le 9 e le 10 ant. e le 6 e le 7 pomeridiane. Spesso v’ ha un abbassamento dopo le 10 ant. e un rialzamento presso del mezzodì e 1* pom. poscia un altro abbassamento verso le 3 e le 4 pom. e finalmente il secondo massimo de- finitivo- Quindi si hanno spesso tre massimi. Il massimo intermedio , che chiamo secondario svanisce quasi affatto nel risultato medio decadico e men- sile, ma nei giorni belli e caldi è assai distinto come può vedersi nei qua- dri interi che daremo in altra occasione. 2. ° Nei mesi freddi non si ha che un massimo molto poco rilevato alla mattina, verso le 9 ant. dopo il qual tempo si fa una piccola calata, e con- tinua l’elettricità ad esser quasi costante finché verso la sera si ha il mas- simo principale assai forte tra le 6 e le 7 pom- 3. ° Oltre queste variazioni diurne vi sono delle variazioni notabili nella intensità assoluta , per cui durante parecchi giorni la tensione cresce pro- gressivamente, per calare poi repentinamente quasi ad un tratto e di un gran salto. L’aumento si fa progressivamente nei giorni belli calmi e sereni , la caduta nei giorni piovosi o di forte vento- Le epoche di maggior tensione sono state le seguenti- Verso i 21 di ottobre arrivò a 9rf: ai 5 Novembre a 8: ai 28 Novembre a 8: ai 10 Decembre a 15rf: ai 17 detto a 28rf; negli ulti- mi dello stesso mese si mantenne per più sere a 24d. Dopo queste grandi tensioni è sempre venuta la perturbazione, e poi il tempo cattivo, come ai primi Gennaio del corrente anno. Questa tavola si presterebbe a molte ri- flessioni meteorologiche, ma aspetteremo a farle dopo raccolti più elementi: Da ciò si rileva quanto debba esser difficile comparare la tensione elet- trica assoluta ottenuta in siti lontani, come già ha fatto osservare il signor Quetelet. 4. ° Si ricava facilmente dai nostri quadri che i mesi caldi sono meno elettrici che i freddi come già si sapeva dai lavori di Quetelet , Lamont , Duprez ecc. ma per stabilire il periodo annuo bisognerà aspettare che più di un anno sia compiuto, ed è perciò che io avea tardato a pubblicare que- sti parziali lavori, e il detto qui non deve servire ad altro che a pigliar data. 9. Per vedere l’analogia del periodo elettrico coll’andamento del bifilare, ossia dell’intensità magnetica orizzontale , ho estratto dai registri magnetici - 139 Se cifre di intensità notate alle stesse ore di osservazione , e le presento in altrettanti quadri simili ai precedenti, avvertendo solo che ho escluso i po- chi giorni e le ore di notabile perturbazione che avrebbero troppo alterato i medii, secondo che insegna di dover fare il Gen. Sabine. Del resto questi giorni perturbati sono per lo più i temporaleschi e trovansi esclusi anche dai quadri elettrici. QUADRO B. Andamento del bifilare nella medesima epoca delle precedenti osservazioni di elettricità atmosferica Mese Giorni 7or a 9or 10or in 11 12or l°v 30m 30r 6ori 9°r terni. Fahr. d d d d d d d d Sett. 18 a 30 104.01 99.73 100.05 103.14 105. 57 104.58 106.30 105.96 73.48 Ott. 1 alO 108. 18 105.80 106.15 109.06 110.76 110.70 111.38 110.76 73.04 13 a22 109.92 105.05 103.57 105.02 106.66 106.71 109.83 111.06 70.57 23 a 31 111.78 109.85 109.50 109.50 109.88 108.70 111.56 110.13 67.93 medio 108 42 105.11 104.69 106.93 108.22 105.19 109.77 109.23 71.25 Nov. la 10 118.50 115.63 115.27 115.55 115.56 113 97 116.98 117.65 64.15 11 a 20 120.42 116.51 117.10 112.13 112.23 110.80 115.33 116.21 64. 67 20 a 30 124. 03 123.60 121.28 120.29 118.91 119.09 119.41 120.03 60.52 medio 120.98 118.58 117.88 115.99 115.56 114.62 117.24 117.96 63. 11 Dee. la 10 125.86 125.70 122.17 120.65 120.97 120.49 121.79 123.07 56. 02 11 a 20 129.79 128.52 125. 55 124. 25 124.79 123.33 127.73 126.45 53.62 21 a 31 131.02 132.19 129.35 128.64 128.66 129.93 131.11 131.12 51.25 medio 128.89 128.14 125.69 124.51 124.81 124.58 126.88 126.88 53.63 Da questo quadro risulta quanto segue 1. ° Il bifilare ha un minimo principale al mattino tra le 9 e le 10, e spesso un secondo minimo, ma meno sensibile verso le 4 pom-, e finalmente un massimo assoluto alla sera. 2. ° Il massimo intermedio ai due minimi svanisce nell’inverno, e la curva mostra un solo minimo, o piuttosto un lungo tratto di depressione dalle 10 ant. alle 5 pom. 3. ° Cresce la forza assoluta notabilmente nei gioroi belìi e poi cala tutta ad un tratto al venire del tempo cattivo- 4. ° Nell’inverno cresce assai il valore assoluto del bifilare, ma questa — 140 — cresciuta può essere illusoria dovendosi correggere della variazione di tem- peatura : fatta tale correzione la differenza rimane piccolissima e insignifi- cante (1). 10. Il confronto di queste fasi mentre ha dalle notabili somiglianze, col periodo elettrico, ha anche delle importanti differenze. E notabile lo sva- nire del massimo secondario nel bifilare a mezzodì quando svanisce nell’elet- tricità: ed è pure notabile che l’ora del massimo alla sera sia la stessa, per le due classi di fenomeni: così pure và d’accordo l’aumentare delle intensità magnetiche , colle tensioni della elettricità : e questi sono i punti di somi- glianza. La divergenza si mostra in ciò che l’ora del massimo mattutino del- 1’ elettricità è quasi affatto quella del minimo del bifilare , mentre gli stru- menti si accordano alla sera con solo un piccolo ritardo. Di questa differenza non saprei dare la ragione : essa può prevenire o da un semplice ritardo di ore, ovvero da ciò che il sole (il quale in ulti- ma analisi o direttamente o indirertamente è la causa di questi movimenti) si trova alla mattina dalla parte opposta del meridiano magnetico da quella delia sera: onde le correnti diurne elettriche da esso destate , o la sua in- fluenza magnetica devono agire in senso opposto, benché siano in ambedue i casi nel massimo di azione, e quindi diminuire l’intensità al mattino e au- mentarla alla sera. Quale delle due spiegazioni sia la vera non oso decidere perchè le osservazioni sono troppo poche. Il dettaglio poi dei singoli quadri diurni specialmente estivi mette fuor di dubbio la coincidenza dol triplice periodo elettrico diurno col doppio pe- riodo magnetico, il quale diventerebbe ancor esso a triplice massimo pren- dendo in senso opposto il minimo mattutino • Ulteriori ricerche faranno chiara questa teoria, ma per ora mi sembra avere stabilito abbastanza che le variazioni elettriche dell’atmosfera sono in tanta relazione colle variazioni della intensità magnetica orizzontale , da far comprendere che tale studio merita tutta l’attenzione dei fìsici , e che non è forse impossibile che tutte le variazioni magnetiche siano un giorno ri- chiamate a questa causa meramente meteorologica, come principale, restan- do solo una piccola parte alle cause astronomiche di alcune delle quali non sembra potersi dubitare. I cambiamenti fisici poi che succedessero nel Sole (1) V. Mem. dell'oss. del Coll. Rom. anno 1859 pag. 215. — 141 — non potrebbero a meno d’influire anche su questi elementi terrestri sia di» rettamente sia indirettamente. Ma per ora è prematuro pronunziare la sentenza: ed è per ciò che ho intitolato questa 2.a parte congetture , benché raccogliendo insieme tutti i fatti esposti in questa memoria, tale congettura mi paia assai fondata, nè io pre- tenda che questa causa sia unica ed esclusiva. 11. Abbiamo discusso ciò che spetta la forza orizzontale, simile discorso si applica all’ altra componente della verticale , la quale talora è perturbata senza dall’altra. Di ciò è facile dar ragione dietro la direzione possibile nelle correnti le quali in certe direzioni non possono influire su tutti e due gli strumenti. 11 verticale però generalmente parlando poco si mostra turbato per le variazioni diurne irregolari di breve durata, le quali è forza dire che devono esser rare, perchè se esistessero frequentemente e fossero proporzio- nali alle altre, non potrebbero a meno di non influirvi essendo che le forti perturbazioni del bifilare molte volte superano in intensità la variazione diurna, quindi resta ad esaminare in quali circostanze si possa effettuar una tale in- fluenza. Ma rifletliamo che questo campo è nuovo e quindi per ora conten- tiamoci del frutto raccolto- RETTIFICAZIONE Nelli atti dell’Accademia voi. XIII pag. 88 ho dato alcuni numeri re- lativi alla intensità magnetica di varii luoghi dei contorni di Roma dedotti dall’ago di inclinazione col metodo di Lloyd. Nel rifare i calcoli di quelle cifre ad occasione del doverle inserire nelle Memorie dell’osservatorio, mi ac- corsi di un errore sfuggito nel calcolare le formole: quindi que’ numeri dal nuovo calcolo corretto risultarono diversi e li diedi nelle Memorie istesse an- no 1859 pag. 209 in fine e devono quindi correggersi così quelli della citata memoria dell’Accademia. Roma intensità .... . . 1. 0000 Norcia (fosso di Patino) • . . 1. 0017 Spoleto ...... 9916 Galloro ...... . . 0. 9904 S. Pastore . . . . • . . 0. 9896 — 142 — Prendo questa occasione per dire che nell’Autunno passato trovai per la inclinazione dell’ago a Civitavecchia 59° 16', 35- Il luogo era avanti la casa detta S. Spirito proprietà del Sig. Guglielmotti in una porzione che spetta alla nuova città entro la nuova cinta, al nord dalla stazione della strada fer- rata ma distante assai per non sentirne l’influenza. 143 - Determinazione di alcuni integrali definiti. — Nota del prof P Volpicelli Sì ia proposta la ricerca dell’ integrale definito J"»7T cos (a -f- nO) cos ( b -4 -pO) sen|(c -+■ q9)d9 , nel quale a, b, c, n, p, q sono costanti qualunque. Primieramente, poiché abbiamo dalla trigonometria COS X CGS tf .7= —jj^COS ( X -4- cos (x — ?/)J , cosi avremo cos (a -4- nO) cos (b - f- p9)|sen (c q9) = 7j"£C0s [« -4- b -t- (n -4-p)S] -4- cos [a — b -4- (n —p)9] Jjsen (c -4- q9) • Secondariamente, siccome la trigonometria ci porge cos x sen y = -^-£sen (x -4- y) — > sen (x — y) J , perciò sarà eziandio cos (a -4- n9) cos (b -\~p9) sen (c h- q9) 1 r — 4TLSen [a ^ c -ì- (n -4- p -4- q)9 ] — sen [a -4- b — c -4 ~(n-hp — ed integrando fra i limiti n e 0, eoi riflettere che si ha generalmente C 1 Jsen (A -+- B#) dx ~ — — cos (A -t- Ba;) , J' cos (a -4- nO) cos ( b -+» p9) sen (c -+- q9) dO avremo = — ir 4L 1 rcos [a-+-6-4-c-H(n-f-p-t- q)9] cos [c — a — b -+- (q — n — p)9] n -H p -+- q q — n — p cos [a — b •+• c -+- (n — p q)0] cos [6 -)- c — a -4- (p -4- q — n)9]'V ^ ' '' ^ Jo 5 n — • p h- q p -4- q — n ed introducendo i limiti sarà J* cos (a -4- n9 ) cos (b p9) sen (c q5) d9 1 rcos (a -+- b -+- c) — cos [a -+- è -4- c -4- (w -t- p-4- g) n ' (i) n H- p -+- q cos (c — a — b) — cos [c — a — b -h- (q — n — p)?r] q — n — p cos (a — b -4- c) — cos [a — è c -t- (n — p -+- g)n] n — p -+- q cos (b -+- c — a) — cos \b c — a-4-(p-4-q — n)n^ J p -4- q — n integrale definito che volevamo determinare- Questa formula vale sempre; ma quando uno o più denominatori si annul- lino, il suo secondo membro acquista la forma indeterminata jj : per giun- gere a determinarla, rappresentiamo con cos A — cos (A -+- Bt:) B » - 145 — uno qualunque dei quattro termini del secondo membro della (!)• Derivando in tale ipotesi numeratore e denominatore di questa espressione rapporto a B, otterremo (2) cos A — cos (A B Brc) 0 = - = rcsen (A -+- Btt) == rcsenA dunque se il denominatore B di qualunque termine del secondo membro del- la (1) si annulli, dovremo sostituire a quel termine l’altro corrispondente rcsen A. Ora supponiamo che le quantità «, p , q sieno intere, saranno interi an- che i denominatori B, = ti+p + (| , B2 = q — n — p , B 2 = n-p-+-q, B4=p-t-q — n; quindi riflettendo alla cos(A H- B7:)=cos Acos Brc =( — 1) cos A , sarà facile vedere, che la (1) si riduce nella r\TT f cos (a h- nS) cos ( b -+-p9) sen (c q0)d9 ! J p' 1 — (— l)Bjl] cos (a -+- b -4- c) [1 ■ — (— 1)B2]cos (c — ■ a — b) {ó) { “sL" b; k [1 — ( — l)Bs] cos (a — b -+- c) ^ [1 ■ — (— l)B4]cos [b c — - a B„ B, ] Quando uno qualunque dei denominatori del secondo membro di questa equa- zione divenisse nullo, esso prenderebbe la forma indeterminata ~ , per libe- rarlo dalla quale si dovrà sostituire al termine corrispondente l’altro u sen A, come fu dimostrato nella (2), essendo A qualunque dei trinomi ognuno affetto dal simbolo cos. Supponendo a = b — c -- 0 , avremo dalla (3) la 19 — 146 (4) J' cos n$ cos p9 sen q9d9 1 pi „ ( — 1 — ( — 1)b2 1 — ( — 1)b3 ]— (-1)1 -l 4L B. B„ B, B, ]. Se in questa formula uno qualunque dei denominatori divenisse nullo, si dovrà sostituire lo zero in luogo del corrispondente termine, come apparisce dalla (2). Pongasi q — 1, sarà dalla (4) p 7T I cos n9 cos p9 sen 9d9 1[ ^ |^ra+p+l 1 — 1)1~«— A» 1 ( |yì-P+i , 1 — (— 1)p+l' 4l . il -+- p -+- 1 A 1 — n — p n — p -+- 1 p - 1- 1 — n 1 (1 — n — p)[\ — (— 1 Y+p+1] + (n+p + l)[l-(- I 4L 1 — (» ~*~pY [p -+- 1 •— n)[ 1 — (— l)*-r+1] (n — p -4- 1) [1 — (■— 1 — (n — p)2 1 ri — n — p — (1 — n — p)( — n -+-p -t-1 — [n H-p + 1)( — 1 y-*-p ] {[ 41 p -+- 1 1 — (uh- p)2 ■ n — (p -f- 1 — w)(— 1 Y~p+i H-n— p-i-1— (w — p-(- 1 )(— 1 )p+1-" 1 — (n — p)2 \ r2 — ( 1 — n — p)(— 1 )n+r+i — (?j H- /) -t- 1 )( — 1 )1“n~p 4L 1 »— (n -4- pY ] 2 — (p -+- 1 — ro)(— 1)"-^+1 — (w — p -+- 1)(— l)p+l1 1 — (n — pY 1 r2 — (1 — n — p -4- n p 1)( — \y-n-p :] -f 4L 1 — [n- 4- p)2 2 — (p -4- 1 — n -+•' w — p -+- 1)(— t)p+1_ra 1 — (n — pY ] r2 — 2(— 2 . — 2( — l)r+i-'l-i L 1 — (n-+-p)2 1_(n_p)2 J — 147 — e finalmente C71 1 r (5) J cos nO cos pO sen 9dQ = - 1 ■ 1 rl _ 1)ì-»-j» 1 — (— l)*»+i-"q| 1 (n -+- p)2 "+” 1 — (n — p)2 J Se in questa formula pongasi avremo come già è noto. Supponiamo n — p = 0 , J" sen OdO = 2 , c = ’ <ì = ~ 9 saia sen (c> qO) = sen^ — c' — q'O cos (c' -+- 0 ; niuno dei denominatori sarà nullo, e perciò dalla (7), o dalla (8) avremo — 149 - (9) Inoltre sia J' cos hiOdQ = 0 q’ — 0 . sara B4 = n h- p , B2 = — n — p , B3 = w — p , B4 = p — n , e se niuno di questi denominatori sia nullo, si avrà dalla (7), o dalla (8) (10) f cos nS cos pQdO = 0 . Ma se anche pongasi n = P , avremo Bs = B4 = 0 , dalla (8) quindi otterremo (11) f cos2 nQdO = \ n , Se abbiasi eziandio sarà e dalla (8) si avrà risultamento evidentemente cognito, ma che abbiamo voluto dedurre dalla cor- rispondente formula generale, in conferma della sua esattezza. Sembra che gl’ integrali definiti (1), (3), (4), (5), (6), (7) e (8) ora determi- nati, non s’ incontrino nell’eccellente raccolta del sig. D. Brierens de Haan , intitolata « Tables d'intégrales défmies , Amsterdam 1858 ». Gl’integrali me- desimi occorrono per assegnare 1’ accumulazione dell’ elettrico sulla superfì- cie di uno sferoide, poco differente dalla sfera, seguendo il secondo dei due metodi, assai laconicamente indicati dal Rev. Murphy al § 30, pag. 75, della sua pregìevolissima, e poco diffusa opera (1) sulla elettricità statica e dinamica. (1) Elementary principles of thè theories of electricisy, ecc. Cambridge 1833. — 150 — CORRISPONDENZE Il segretario comunicò il dispaccio di Sua Ema. Rma. il sig. cardinale Al- tieri, protettore delPaccademia, del 14 dicembre 1861, num- 3352, col quale si partecipava l’approvazione sovrana, per la nomina del sig. Le Verrier a socio corrispondente straniero. COMITATO SEGRETO L’ accademia procedette a nominare una commissione, perchè riferisse intorno al consuntivo del 1861, ed intorno al preventivo pel 1862; quindi lo squittino, fatto per ischede, stabilì questa commissione composta dei signori: prof. N. Cavalieri S. B. (relatore), monsig- Leandro Ciuffa, prof. D. Salvatore Proja, Inoltre fu seguitata la votazione, per la nomina di uno dei trenta soci ordinari, sulla terna proposta dal comitato nella sessione precedente, in cui niuno dei candidati ottenne la maggioranza di voti richiesta dallo statuto. Dallo squittino fatto per ischede, i votanti essendo quattordici, risultò come siegue : Signori Voti Dott- Cadet 4, Comm. Cialdi 5, Dott. Diorio 5. Continuando a mancare la maggioranza di voti , l’accademia procedette alla proposta elezione, non più per ischede, bensì per mezzo di voti bianchi e neri, ed il risultamento di questo quarto squittino, i votanti essendo tredici, fu il seguente : — 151 — Voti Signori Bianchi neri Dott. Cadet 6 7 Comm. Cialdi 8 5 Dott. Diorio 7 6. Per conseguenza il sig. comm. Cialdi, avendo conseguito la maggioranza dei voti, fu dichiarato eletto membro ordinario Linceo, salva l’approvazione so- vrana. L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana, si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. M. Massimo — P. Sanguinetti — G. Ponzi — L. CiufFa — C. Maggiorana — N. Cavalieri S. B- — E. Fiorini — F. Nardi — B. Tortolini — C. Sereni — 1. Calandrali — S. Proia — A. Secchi — P. Volpiceli. Pubblicato nel 18 marzo 1862. P. V. OPERE TENETE IN DONO Philosophical .... Transazioni filosofiche della Società' R- di Londra. Voi. 150. Parte 1I.“ Proceedings .... Bullettini della sudd. Società ’• Voi* XI. num. 44. 45- 46- Comptes .... Conti resi dell' Accademia delle scienze dell I. istituto di Francia, in corrente- Memorie dell ' L R. Istituto di scienze , lettere ed arti di Venezia. Voi. IX. Parte 3.a Atti dell' Istituto suddetto . Dispensa 9/ - 1 860-6 1 • Risullamento di studi idrodinamici, nautici e commerciali sul Porto di Livorno, e sul miglioramento ed ingrandimento del medesimo ; pel Comm. Alessandro Ci aldi. Un fase, in 8." Milano 1861. Sintesi di fatti per dimostrare come il moto ondoso del mare , anziché la cor- rente litiorale , è la cagione precipua e della ostruzione de' porti , applicandone il risultamene all' ingresso del Bosforo di Suez nella rada di Pelusio ; del medesimo • Un fase, in 8.° Roma, 1860. Cenni sul molo ondoso del mare. Lettera al conte Domenico Paoli ■ del sudd. Un fase, in 8-° Pesaro 1856. Sul Porto-Canale di Pesaro. Lettera de 1 sudd. al F. F. Gonfaloniere Paolo Giorgi. Un fase, in 8.° Pesaro 1857. Osservazioni idraulico-nautiche sui Porti Neroniano ed Innocenziano , del me- desimo• Un fase, in 8.° Roma 1848- Sul Tevere : sulla linea più conveniente per la unione dei due mari ; e sulla marina mercantile dello Stato Pontifìcio. Schiarimenti del sudd. al dott. C. Frulli . Un fase, in 8 ° Roma 1847- IMPRIMATUR Fr. Hieronymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Russi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Vicesgerens. ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI Su— SESSIONE III aDEL 2 FEBBRARO 1862 PRESIDENZA DEL SIG. DUCA D. MARIO MASSIMO MEMORIE E COMUNICAZIONI BEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI Geologia applicata. — Catalogo ragionato di una Collezione di materiali da co- struzione dello Stalo Pontificio, da esibirsi aW Esposizione universale di Lon- dra dal Ministero del Commercio, Industria, e Lavori pubblici, nell'anno 1862. Lia cognizione dei prodotti minerali del suolo destinati agli usi economici è uno degli articoli più interessanti di statistica. Questa verità ben intesa dal nostro Ministero del Commercio già da qualche tempo iniziava una raccolta di tali materie , onde collo studio e conoscenza di esse venisse promossa e più favorita l’ industria del paese. In occasione della universale esposizione di Londra che va ad effettuarsi in quest’anno conoscendone l’interesse, ha stimato opportuna l’esibizione di un saggio di quelle materie che oggi si adoperano specialmente in Roma alla costruzione degl’edifìzi, ed alla loro decorazione, e che si resero celebri nei Monumenti della romana grandezza Affidatane a me la cura, misi tutto l’ impegno possibile a corrispondere a così onorevole incarico. Percorsi i contorni di Roma con un Aggiunto da- tomi dal Ministero istesso e in brevissimo tempo potei riunire 100 articoli di materiali da costruzione, e 36 marmi da decorazione, tutti di cave capaci a somministrare un notevole profitto. Ne presento ora il Catalogo ragionato alla nostra Accademia, perchè quei materiali messi a cognizione del mondo scientifico, vengano meglio distinti ed apprezzati. 20 — 154 — I. MATERIALI DA COSTRUZIONE. Questi sono tutti dei contorni di Roma Calci I principi calcari destinati alla composizione delle malte ordinarie ven- gono somministrati dalle roccie calcari degli Appennini di diversa formazione geologica, per cui differenti risultano nel grado di forza nelle varie contrade da cui vengono estratte. Esse sono cotte in fornaci generalmente poste sul luogo delle cave, ma talune si trasportano in Roma dove in appositi stabili- menti ed in fornaci espressamente costruite con più economia si liberano dal- l’acido carbonico e si riducono all’uso. Sono le medesime adoperate dagli an- tichi; ma la celebrità moderna si attribuisce alle calcarie dei monti Cornico- lani e Tiburtini, per cui vengono dette di Monticelli- 1. Calcare di Monticelli. Questa calcare è bianca compatta e dura: di formazione liassica, e si estrae dalla roccia su cui è posto il paese di Monticelli. 2. Calce di Monticelli. Estratta dalla precedente entro fornaci, sul luogo dove si cava. Sostiene un’ industria molto attiva, ed è ricercata a preferenza per il nome che porta. 3. Calcare di S. Angelo in Capoccia. Questa roccia è analoga alla precedente essendo la continuazione dei me- desimi strati liassici; ha perciò le medesime proprietà. Viene dal Monte di S. Angelo contiguo a quello di Monticelli. 4. Calce di S. Angelo. 11 sasso precedente viene condotto in uno stabilimento posto in Roma, dove si cuoce e si distribuisce col nome di calce di Monticelli. 5. Calcare di Tivoli. Questa calcare appartiene alle formazioni oolitiche dei monti di Tivoli , che sono ancor essi una continuazione dei Cornicolani. 6. Calce di Tivoli. La roccia calcare di Tivoli si cuoce nello stabilimento di ferriera, appro- fittando del calorico perduto dei fuochi dei fucinali. Se ne fa molto uso nei contorni ed in Roma, essendo ancor essa eccellente. — 155 — 7. Calcare argillosa di Tolfa. In moltissimi luoghi si trova la calcare atta a fabbricare la calce idraulica. Ma la calcare detta palombina della Tolfa, è fin qui la meglio conosciuta: Essa appartiene alla formazione della Scaglia eocenica. Della Croce di Bura sulla strada di Tolfa. Pozzolane Tutte le pozzolane che si adoperano in Roma si cavano dai prodotti vulcanici che ricuoprono tutta la Campagna romana. Esse risultano di due specie, che sono: le pozzolane rosse derivate dai vulcani sottomarini dei Ci- mini intercalate a banchi di tufi pumicei distesi sopra grandi superfici: e le pozzolane nere spettanti ai vulcani atmosferici del Lazio, e circoscritte entro l’area dei monti Laziali. * Pozzolane rosse. Queste sono sempre di un colore più o meno rosso e risultano di un aggregato di lapilli e scorie cariche di ferro, ed in decomposizione. Tutto il lato settentrionale e occidentale della campagna di Roma , è ricoperto di grossi banchi di tufi litoidi, sotto de quali si trovano queste pozzolane, che si estraggono ovunque si vuole, e dove le condizioni del suolo lo permettono. Tali prodotti sono pliocenici Queste pozzolane furono adoperate dagli antichi nei loro monumenti, ed anche oggi sono celebrate per la loro bontà, e se ne fa uso di tutte egual- mente. 8. Pozzolana detta di S. Paolo- Eguaglia in bontà le altre: ma di essa si fa un maggior commercio per il nome che porta. Si estrae dai monti di S. Paolo. 9. Pozzolana di Tre fontane. Continuazione della precedente. Si cava dietro la Chiesa di Tre fontane alle acque Salvie. 10. Pozzolana degli Spiriti- Si scava vicino la casa degli Spiriti sulla via Appia nuova, non molto lon- tano d’Acqua Santa- - 156 — 1 1 . Pozzolana del Portonaccio. Proviene da una Cava moderna aperta per la costruzione della ferrovia , nella Tenuta detta del Portonaccio sulla via Tiburtina. 12- Pozzolana della Marranella. Della Marranella fuori la Porta Maggiore. 13. Pozzolana di Acqua bollicante. Ad Acqua bollicante sulla via di Tor tre Teste fuori la Porta Maggiore. 14. Pozzolana di Monte Rotondo. Cava recente, aperta per uso della ferrovia prossima alla Città di Monte Rotondo. 15. Pozzolana di Monticelli. Si estrae a Casal Battista sotto Monticelli a fianco delle pianure tiburtine. ** Pozzolane Nere Sono costituite dalle ceneri e lapilli incoerenti caduti nelle eruzioni dei vulcani atmosferici del Lazio dell’ epoca diluviale , vi si contengono ancora amfigeni vetrose, pirosseni e granati. Si distinguono dal loro colore cenerino più o meno tendente al nero. Sono ancor esse ottime nelle costruzioni, seb- bene alquanto più leggiere delle rosse. Gli antichi ne fecero uso come i mo- derni con buon successo come è attestato dai loro monumenti. 16. Pozzolana della Cecchignola. Si cava a destra della Via Appia nella tenuta della Cecchignola, dove esi- ste una vecchia bocca vulcanica estinta. 17. Pozzolana del Divino Amore - La prossimità di questa Cava alla precedente indica la medesima origine e natura del materiale. 18- Pozzolana di Galloro. Si estrae dirimpetto la Chiesa di Galloro fra Aricia e Genzano. 19. Pozzolana di Aricia. Presso il paese di questo nome sui monti Laziali. 20. Pozzolana di Marino. Di S. Rocco presso Marino. 21. Pozzolana di Frascati. Della Chiesa di Capo Croce sotto Frascati. — 157 — 22. Pozzolana del Tufeolo. La Cava di questa pozzolana è nella Villa Aldobrandini sul Monte del Tuscolo. Tutte queste pozzolane si adoperano nelle costruzioni delle città prossime, non convenendo il trasporto in luoghi lontani. Tufi» I conglomerati vulcanici formati dalle acque marine sono costituiti da lapilli, ceneri, scorie, pezzetti di lava scoriacee e pomici a cui si uniscono amfìgeni farinose, pirosseni etc. eruttati dai Vulcani pliocenici dei Cimini nel Viterbese. Tali conglomerati si offrono spesso duri e compatti da potersi lavorare come pietra, per muri e da taglio. Resistono alle intemperie e perciò anche per uso asteriore vennero ado- perati dagli Antichi. Esistono molte vecchie latomie , di cui ancor oggi si fa uso per impiegare i tufi tanto in frammenti quanto in pezzi tagliati, a costru- zioni di tutte specie- 23. Tufo della Vigna Pia. Tufo a fini elementi della Vigna Pia fuori la Porta Portese. 24. Tufo di Monte Verde. Tufo a più grossi elementi , di Monte Verde , continuazione delle roceie precedenti. 25- Tufo deir Aventino. Dell’Aventino sotto S. Prisca. 26- Tufo di S. Paolo- Dirimpetto la basilica nuova di S. Paolo- 27. Tufo di S. Agnese. Ricercato perchè più adatto al taglio. Di S. Agnese sulla Via Nomentana. 28- Tufo di Tre teste. Cava recente prossima al monumento antico detto di Tre teste sulla Via Gabina, o dell’Osa. 29. Tufo del Ponte di Nona- Cava dei Romani aperta per la costruzione di quel ponte sulla via suddetta. 30- Tufo di Pratalata- — 158 — Nella tenuta di Pralalata: cava nuova. 31. Tufo del Divino Amore - Grosso banco che rieuopre la pozzolana del Divino Amere , e perciò si estrae dalla medesima cava. 32. Tufo della Marcigliana. Alla Marcigliana sulla Via Salaria. Cava aperta per uso della ferrovia. 33. Tufo di Porto d' Anzio. Si cava nel fosso di Foglino a Porto d’ Anzio, e si adopera nelle costru- zioni del Porto. 34. Tufo di Monticelli. Si cava sotto Monticelli. 35. Tartaro di Tivoli. Non si deve trascurare il travertino spugnoso di formazione moderna, co- me pietra da muri. Esso appartiene ai sedimenti recenti delle acque del- l’Aniene, e perciò viene chiamato Tartaro di Tivoli , il quale fa un’ eccel- lente presa, e rende più leggieri i muri. Dei piani di Tivoli. Argille Tutto il materiale che serve all’arte figulinaria venne tratto sempre dalle marne plioceniche o subappennine. Gli Etruschi ed i Romani si servirono di questi materiali estraendoli dalle contrade dove si trovano allo scoperto. Presso Roma, tutta la base dei monti Vaticano e Giannicolo è costituita di queste marne, ed in quantità da soddisfare a tutti i bisogni. Quivi è perciò che si rinven- gono grandi lavorazioni di mattoni, tegole, condotti etc. come pure fabbrica- zioni di vasellami ed ogni altra specie di stoviglie ordinarie. In Frascati v’ha uno stabilimento dove si fà ogni lavorazione di questa specie, provvedendosi dei lapilli e ceneri vulcaniche del Lazio nello stato di decomposizione e che si scavano sui fianchi del monte del Tuscolo, e continenti molto ferro. * Argille per mattoni e stoviglie 36. Marna del Vaticano. Questa si estrae da una Cava aperta dietro la Basilica Vaticana, dove si co- struiscono tutte le specie di materiali occorrenti per fabbricare. — 159 — 37. Mattone fatto colla stessa marna. 38. Marna del Giannicolo. II Giannicolo, continuazione del Vaticano rende le stesse marne, ed è quivi che si rinvengono moltissime lavorazioni. Serve agli stessi usi. 39. Marna di Mentana. Prossima al paese di Meutana (l’antico Nomentum) si estrae ancora questa medesima materia per impiegarla agli stessi usi. 40. Mattone fatto colla stessa. 41. Mattoni fatti a macchina di un grande stabilimento in Roma colle marne suddette. 42. Terra del Tuscolo. Materia argillosa vulcanica formata da materie in decomposizione , che si adopera colla seguente. 43. Varietà , dello stesso luogo. È ima varietà della precedente colla quale mescolata si fabbricano mate- riali per fabbricare. 44. Mattone fatto colle precedenti. ** Argille per mattoni da pavimenti e vasellami 45. Terra delle mine- Si cava sul monte del Tuscolo sotto gli avanzi dell’antica Città, perciò detto delle ruine. 46. Terra di Lenci. Varietà della precedente e che a quella si unisce per fabbricare mattoni per pavimenti e vasi. 47. Mattone fatto colle due precedenti terre. 48. Mattoni majolicati a fiori. 49. Detti unicolori. 50. Vasi diversi fatti colle dette terre. Gessi Le Seleniti da cui si estrae il Gesso per gli usi economici si presentano in masse disposte attorno i mammelloni di Trachite nelle provincie del Pa- trimonio, che sono una riduzione, o metamorfismo delle marne subappennine - 160 — per emanazione solforosa. La loro facilità di riduzione in gesso , le rende suscettibili ad essere torrefatte negli stessi forni ordinari dopo avervi cotto il pane , ovvero sul luogo istesso della cava con piccole fornaci fatte di terra e sassi. In Roma il consumo del gesso è enorme , non tanto per fabbri- care, quanto per la scoltura, e perciò ne viene anche importato dalla Toscana. 51. Selenite di Corneto- E una riunione di cristalli di solfato basico di calce , cementati da una materia argillosa, e forma grandi masse sulle sponde del fiume Marta sotto la città di Corneto , dove si scava a cielo aperto. Essa gode riputazione nell’arte muraria, specialmente nella costruzione di certe volte. 52. Selenite di Civitavecchia. A grana cristallina, e minuta, bianca e compatta. Si estrae dalle vicinanze della Torre d’Orlando sulla via di Corneto, nel luogo detto la Cava del Gesso. 53. Selenite di Tolfa- Tutto il bacino che si distende al piede del monte trachitico di Tolfa è ripieno di questa Selenite dove si cava su varii punti. E bianca, cristal- lina , e compatta ; nella sua composizione varia alquanto dalle altre, es- sendo un solfato neutro di calce, di modo che per essere ridotta in gesso ha bisogno di più forte cottura. 54. Selenite di Canale - Anche il mammellone trachitico del monte Virginio offre la Selenite nelle vicinanze di Canale sulla via che conduce alla Tolfa. Esso ancora deriva da una cava recentemente aperta. 55. Selenite del Sasso. Questo viene da una cava nuova, ed è il cappellaccio di una grande massa posta alle radici del Monte trachitico del Sasso, vicino la ferrovia di Ci- vitavecchia. 56. Marmi artificiali fatti coi suddetti. Pietre da taglio Ricchissimi sono i contorni di Roma in pietre che si tagliano per fab- bricare, e per decorazioni esteriori. Queste sono i travertini, i peperini, le lave, i macchi, e le arenarie. — 161 - * Travertini Sono questi le calcarie di acquadolce che si rinvengono nel fondo dei bacini che servirono a contenere le acque diluviali. Questi formano roccie di tessitura diversa ; da una sabbia calcare , ad una compattezza marmorea , e queste sono appunto quelle che si adoperano come pietre da taglio. Varii di questi bacini si rinvengono presso di noi , specialmente quello dell’Aniene e quello del Tevere dai quali vennero estratti, tanto dagli antichi quanto dai mo- derni, per farne con la sega e con lo scalpello massi quadrati ovvero scalini, stipiti di porte, cornici ec. 57. Travertino delle Caprine. Nella contrada denominata le Caprine sulla via di Monticelli vedonsi an- cora le grandi escavazioni fatte dai Romani per estrarre le pietre dei loro monumenti. Il Bernini Fuso nella costruzione del Colonnato di S. Pietro, e tuttora si adopera nelle fabbriche moderne. 58. Travertino delle Fosse. Un’altra cava di questo travertino trovasi nelle pianure di Tivoli nel luogo denominato le Fosse. Esso è analogo al precedente ed è impiegato agli stessi usi. Questi due travertini vennero formati dall’ impaiudamanto delle acque dell’Aniene nei tempi quaternari, e si distinguono per un colore più bianco. 59. Travertino di Fiano. Ha i caratteri del Travertino compatto come gli altri, ed è adoperato nella stessa maniera. Si cava presso Fiano a destra del Tevere. 60. Travertino di Monte Rotondo. È analogo al precedente, e le sue cave sono sotto Monte Rotondo a sini- stra del Tevere. Ambedue appartengono alla dilatazione diluviale del Tevere, e si di- stinguono da un colore più oscuro. ** Peperini I peperini sono formati dalle correnti fangose dei vulcani del Lazio e segnatamente del cratere del lago Albano, trovandosi tutti sparsi all’ intorno, alternanti con ceneri e lapilli incoerenti. Formano dei grossi letti risultanti 21 — 162 — da un’ impasto di dette ceneri e lapilli mescolati a cristalli di amfigeni ve- trose , di pirosseni neri , di mica , pezzi di lave di ogni specie , calcarie , e tante altre svariate roccie erratiche- Variano a grana più grossa ed a grana più fina. 61. Peperino di Marino. Gli enormi letti di questa pietra che trascorrono sotto la città di Marino, e la sua buona qualità vi hanno determinate le numerose cave, che lo re- sero celebre. L’economia vi trova l’utile e perciò se ne fa un’ impiego molto esteso come dei travertini, dedicandolo ai medesimi usi- 62. Peperino degli Squarciarelli. Moltissime cave di peperini esistono intorno il lago Albano, oltre quelle di Marino. Àlli Squarciarelli fra Grottaferrata e Frascati si presenta la conti- nuazione del precedente, e si estrae egualmente per essere adoperato nel circondario. 63. Peperino Gabino. Presso l’antica Gabi , sui bordi dello stesso cratere che contenne fino ai giorni nostri il lago Gabino, trovasi un peperino formato di brecciole vul- caniche strette da un cemento spatico che gli dà molta durezza- Questo re- siste meglio alle intemperie dei precedenti. Venne usato dai Romani , ed un esempio se ne ha nelle sostruzioni del Tabulario. 64. Peperino di P aliano. Sotto Paliano in contrada detta Vallerano si rinviene un tufo formato da un’ impasto di materie vulcaniche derivate dai Cimini che porta il nome di Peperino, per la somiglianza di colore. Non contenendo altro che fine ce- neri impastate con qualche cristallo di amfigene farinosa, questa roccia si rende più omogenea nelle lavorazioni, e perciò viene impiegata nelle cor- nici più fine, ed in altri lavori delicati. *** Lave Di queste ancore si utilizza come pietre da taglio prestandosi più o meno bene nell’arte di fabbricare- Sperone del Tuscolo. Lava risultante da un’aggregato di parti scorificate , con qualche cristallo — 163 — di amfigene sparso qua e là nella massa. Sembra una lava alterata dai va- pori idroclorici. La città ed i giardini di Frascati sono tutti costruiti con questa pietra. L’Acropoli del Tusculo è fondata sopra una gran massa di questa lava. 66. Sperone di Monte Porzio. Dal Monte Fienaro si estrae un’ altra specie di Sperone della medesima origine. Questo però è più compatto o meglio si presta nelle lavorazioni , e resiste più all’aria. 67. Lava di Bagnorea. Lava granulare analoga al Nenfro spettante ai vulcani Cimini , e che si cava presso la Città di Bagnorea nel Viterbese. Di questo materiale si è fatto uso ancora nel medio evo, oggi si estrae e si lavora come pietra da scalpello. **** Macchi Col nome di Macco si distingue una Calcaria granulare, pliocenica bianca che si distende in larghe formazioni lungo la spiaggia del Mediterraneo, e che si cava per impiegarlo in tutte maniere per costruzioni. 68- Macco di Porto d' Anzio- Le formazioni di questa pietra sono molto estese a Porto d’ Anzio dove forma le coste scogliose e rilevate. Riesce benissimo per le strade di cam- pagna, come per altri usi. 69. Macco della Fiora. Analogo al precedente : della Fiora presso Monte rotondo- 70. Arenaria di Paliano . Può riportarsi a queste roccie per l’uso che se ne fa, l’arenaria della rocca di Paliano che si lavora come pietra da taglio , e si adopera sul luogo nelle costruzioni. Selci. Le cave basaltine tanto dei vulcani Cimini che laziali servono in tutte le provineie del Patrimonio a formare le strade tanto di Città, che di Cam- pagna. Si tagliano in cunei detti volgarmente Selci che si connettono o con sabbia o con malta; se ne fanno chiusini scanza-carri etc., i quali lavori rie- scono bene per la durezza notevole del materiale. Le scaglie s’impiegano pa- — 164 — rimenti per le strade alla Mac-Adam. Occorre però che quei lavori siano eseguiti in cava altrimenti la materia non si presta più al taglio. Si distinguono in due specie di Selci, una a tessitura più fina e omo- genea, e che meglio si presta al lavoro: chiamata gentile: l’altra più gros- solana detta porcina. 71. Lava di Acquacelosa- Nella tenuta di Acquacetosa sulla via Ardeatina trovasi giungere il ramo compagno della corrente della Via Appia che si dividono alle Frattocchie. Colà una grande cava venne aperta da cui si estraggono molti lavori, pre- standosi bene per la sua tessitura gentile anche al taglio. 72. Lava di Capo di Bove- Lungo la via. Appia condotta su tutta l’estenzione della corrente suddetta fino alle Frattocchie, vedonsi una quantità d’escavazioni dalle quali i Ro- mani estrassero questa lava per le loro vie. Le cave moderne che parimenti vi sono in esercizio traggono il nome di Capo di Bove per la prossimità del sepolcro di Cecilia Metella guernito di bucranii. Tale lava è quasi tutta porcina, e da essa si cavano molti dei selci adoperati in Roma- 73. Lava Gabina deWOsa. All’ osteria dell’ Osa sulla via che conduce a Poli passa una corrente di lava scaturita dal prossimo cratere Gabino, sul cui ciglio fu fabbricata l’an- tica Gabi. Con questa sul luogo si fannn muri a secco che servono di cinta alle possessioni campestri. È stata un tempo adoperata, come ancora si adopera quella che si estrae a Lunghezza: tenuta posta sulle sponde del- l’Aniene con cui confina. 74. Lava del Laghetto della Colonna. 11 luogo di escavazione è una cava dei Romani che ha servito sempre e serve ancora oggi, perchè è di natura gentile e più facile a trattarsi in ogni specie di lavoro. E questa una corrente derivata dal cratere della Colonna. 75- Lava di Marino. Sotto la città di Marino havvi altresì altra cava di Selci , che li traspor- tano nei contorni per uso delle strade. 76. Lava di Vermicaio. Sulla via tusculana , sotto Frascati questa lava forma una gran corrente — 165 — proveniente dal cratere di Frascati, da cui si estrae il materiale tanto a Vermicino, quanto al Crocifisso per gli usi del paese. 77. Lava di Grottaferrata. Sull'opposto versante dei monti Tusculani trovasi un’altra corrente forse della stessa origine, da cui si estrae il materiale per farne selci. 78. Lava degli Squarciarelli- Sulla strada fra Marino e Frascati, nella contrada detta degli Squarciarelli trovasi anche un’altra cava di selci aperta su di una corrente del cratere della Molara. Sabbie e Ciottoli. Le Sabbie e le breccie adoperate specialmente per la costruzione delle strade, sono tratte tanto dai terreni subappennini di sedimento marino, quanto dai quaternari di trasporto fluviale. Sebbene tutta la campagna di Roma e Viterbese sia coperta di un grosso strato vulcanico; ciò non ostante le ghiaje e le arene subappennine sottostanti, in moltissimi luoghi si trovano allo sco- perto per usarne in prossimità nelle occorrenze senza aver cave determinate. Le materie poi di trasporto quaternario essendo raccolte entro le vallate diluviali da fiumi si traggono dove i depositi si prestano meglio- * Sabbie 79. Sabbia gialla del monte delle Crete. Sabbia silceo -calcare tinta in giallo dall’assido idrato di ferro. È sottopo- sta ai tufi vulcanici. Delle formazioni subappennine, nella continuazione del monte Mario, al monte delle Crete. 80. Sabbia di monte Verde. Formata da tutte specie di detriti mescolati per azione di corrente fluviale, e specialmente dei materiali delle sabbie plioceniche, a cui si aggiungono ogni specie di prodotti vulcanici derivati dal logoramento dei tufi. Giac- ciono sopra i tufi medesimi. Della Cava del monte Verde presso Roma nella Valle del Tevere. 8). Sabbia dell' Aventino. Analoga alla precedente, di una vecchia escavazione ai piedi de/l’Aventino sotto S. Prisca. Queste Sabbie servono a commettere i selci delle vie. — 166 — ** Ciottoli 82. Breccie cT Acquatraversa - Plioceniche marine: della stessa natura delle sabbie di quel tempo. Si tro- vano sopra le dette sabbie gialle, e sotto gli strati vulcanici. Grandi esca- vazioni di esse si fanno ad Acquatraversa sulla via Cassia un miglio so- pra il Ponte Molle. 83. Breccie di Ponte Molle. Dei depositi fluviali quaternarii che riempiono il fondo della grande valle tiberina. Sono formate da un secondo trasporto delle ghiaje e sabbie plio- ceniche con cui si mescolarono le materie vulcaniche. Si cavano in pros- simità del Ponte Molle. 84. Breccie del monte Sagro. Analoghe alle precedenti. Della Valle deH’Aniene al Monte Sagro. 85. Breccie della Mar cigliano. Parimenti analoghe. Estratte da una cava nuova alla Marcigliana a sini- stra del Tevere sulla via Nomentana. Tutte queste Sabbie sono destinate alla costruzione delle strade di campagna che diconsi imbrecciate. 86. Breccie conglomerate del Vaticano. Le stesse breccie allorché si trovano conglomerate o legate da una mate- ria calcare si adoperano per farne letti stradali di campagna che diconsi massicciate sui quali poi si stratificano le breccie sciolte miste ad un poco di sabbia. Materie refrattarie * Trachili Le pietre resistenti al fuoco che vengono adoperate per costruire i fo- colari ordinarj, sono le trachiti che si traggono dai mammelloni eruttivi nelle provincie del Patrimonio. 87. Trachite della Manziana- L’ uso comune di questa pietra è per i fuochi ordinarj come quelli dei camini , forni a pane etc. Essa però non resiste a fuochi molto violenti. Risulta formata da una pasta feldspatica , contenente cristalli di albite e talvolta dei pirosseni; tutti però nello stato di semidecomposizione. Si cava in grande abbondanza a Canale sotto il Monte Virginio, e se ne fa gran commercio. 88. Trachite di Vetralla. Questa è una varietà della trachite che si avvicina al piperno : se ne fa un uso eguale a quella di Manziana, e si estrae alle falde del monte tra- chitico di Vetralla. ** Argille 89 Caolino della Tolfa • La decomposizione delle trachiti della Tolfa è l’origine del nostro Caolino. Quest’ argilla è bianchissima ed è riuscita eccellente nella fabbricazione delle porcellane , ed anche come materia refrattaria , resistendo a fuochi elevatissimi. Si estrae dai monti traehitici della Tolfa, e se ne fanno i mat- toni per i forni fusori del ferro, crogiuoli etc., con eccellente riuscita, per ciò oggi se ne fa un vistoso consumo. 90. Mattone refrattario dello stesso. Questo è un mattone ordinario, comunemente usato. SI. Argilla della Valle dell Inferno. Presso Roma alla valle detta dellTnferno si cava tale argilla per certi usi più limitati, quali sono intonachi di fornaci a vetro ed altre applicazioni. Asfalto 92- Calcaria bituminifera di Castro. La sola vallata del Sacco rende questo prodotto in diversi luoghi. Nei tempi passati si cavava l’asfatto per usi farmaceutici, e si conosceva col nome di Pece di castro, ora abbandonato quell’uso, si estrae per essere im- piegato specialmente contro l’umidità dei muri, per pavimenti nei piani terreni, e per copertura delle case. 93. Asfalto preparalo- Estratto dalla roccia precedente e ridotto ad essere impiegato. Pietre da Molino Sebbene i materiali di pietre da molino siano molti e diversi nelle va- rie contrade pure dobbiamo distinguere quelli che meglio delle altre rie- scono a tale uso. — 168 — 94. Macigno delle Frattocchie - Questa è una lava vulcanica del Lazio di una corrente che dirigendosi alle Frattocchie si divide per formare quella della Via Appia e della Via Ardeatina. Questa lava riesce ottima nelle pietre da molino. 95. Arenaria quarzosa dell' Ago sta. Sulla Via Sublacense , e sotto il paese dell’ Agosta si estrae un’ arenaria miocenica formata di granellini quarzosi legati da un cemento argilloso duro, la qual serve a far pietre da molino adoperate nei contorni. 96. Pietra detta delle macine di Tolfa. Questa è una trachite quarzosa che viene usata sul luogo e nelle vicinanze col miglior risultato. Sabbie terebranti Per la lavorazione dei marmi, sìa nella segatura, sia nella riduzione , si adoperano varie specie di sabbie. 97. Arenaria di S - Marino. Quest’arenaria quarzosa, essendo costituita da finissimi elementi, riesce otti- ma per pulimentare i marmi, e perciò si adopera molto nelle ordinarie la- vorazioni. 98. Sabbia dell' Adriatico. Questa Sabbia viene depositata dopo le burrasche sopra certi scogli del mare Adriatico , dai quali si raccoglie per essere impiegata come sabbia terebrante. È adoperata anche per le pietre le più dure, come a pulimen- tare i metalli. 99. Sabbia di Monticelli- I sedimenti liassici di Monticelli contengono anche una Sabbia silicea che come la precedente viene impiegata nei lavori dei marmi, tanto nella sega che nella levigatura. 100. Sabbia di Bravetla. Fra le Sabbie plioceniche a Bravetta trovansi intercalate, alcune di esse, con- tenenti maggior dose di silice, e perciò riescono sufficientemente nella la- vorazione delle pietre tenere. II. MARMI DA DECORAZIONE Questi Marmi sono delle vicinanze di Roma , o delle provincie meri- dionali dello stato pontifìcio ; e tutti di cave moderne capaci di dar molto profitto; alcuni di essi sono stati adoperati con eccellente successo. 1. Breccia policroma di Tivoli. Questa è una formazione quaternaria dell’ Aniene di cui fu fatto anche uso nei passati tempi come marmo da decorazione. 2. Alabastro xiloide di Tivoli, Roccia di un’origine più recente dell’Aniene, distribuita in banchi dei quali può tirarsi un qualche partito. 3. Carnagione venata di Tivoli . Nelle formazioni giurassiche dei monti tiburtini sotto S. Polo. Si trae que- sto marmo in grosse masse da ricavarne tavole. 4. Palombina spatica di Monte Gennaro. Ancor essa viene dalle formazioni giurassiche cerne la precedente. Ha una tessitura gentile e vaghezza per le venature spatiche e ferree. 5. Breccia appennina di Monticelli. La calcaria rossa del lias appennino dà questo marmo, brecciato dalle numerose ammoniti in decomposizione. Si cava sotto Monticelli. 6. Carnagione bigio giallastra di Monticelli. Viene dagli strati oolitici sovraposti ai precedenti, vicino il paese di Mon- ticelli. 7. Breccia verdastra di S. Maria. Agglomerato di breccie policrome di una roccia cretacea dei Monti di Cave, presso la chiesa di S. Maria da cui trae il nome. 8. Calcare ippuritico, Occhio di Pavone, di Rocca di Cave. Marmo variegato di bianco rosso e carnagione contenente Ippuriti , Ra- dioliti ecc. della sommità del monte della Rocca di Cave. 9. Calcare nera fiammata di Manganese. Fra le altre roccie della stessa contrada trovasi anche questo bel marmo di tinta nera, sulla quale si spandono macchie a fiamme tinte in rosso dall’ossido di manganese. 10. Erborina rossa. 22 — 170 — Anche- questa proviene da quei medesimi monti cretacei ; presenta sopra un fondo rosso di gensola, delle dindriti disseminate. 11. Erborino, gialla. È la stessa roccia con macchie più decise a forma di dendriti sopra un fondo giallo. 12» Erborino cenerina. Marmo cinereo dendritico e variegato della stessa contrada. 13. Alabastro policromo di Civitavecchia . Formazione travertinica delle acque dei Bagni, detti di Trajano, che offre una grande varietà di colori e macchie: per cui ebbe il nome di policrcmo. 14. Breccia minuta. Della stessa formazione contenente minute breccie. 15. Necrolite nera. Di una tinta nera con grandi macchie porfiroidi dette vermiglioni. Dei monti di Allumiere in masse grandissime. 16. Necrolite bigia. Varietà della stessa roccia : della Tolfaccia ove vi esiste un gran mam- mellone. 17. Bigio morato. Calcaria silicea di un bigio quasi nero , che si cava in abbondanza sui monti di Tolfa- 18. Alabastro del Bagnarello. Calcaria d’acquadolce a zone tinte dall’ossido di ferro. Del Bagnarello sotto la Tolfa. 19. Bosso fiammato di S ■ Polo. Calcare rosso venato di bianco imitante il Fior di persico, detto anche Cot- tanella per analogia con quello di Sabina. 20. Breccia corallina degli Arci. Breccie terziarie impastate in una calcaria tinte dall’ossido di ferro. Degli Arci presso Tivoli. 21. Breccia rossa appennina del Lucretile « Analoga a quella di Monticelli. 22. Alabastro fortezzino di Collepardo. Formazione d’ acquadolce con macchie angolari imitanti fortificazioni mi- litari. Della grotta di Collepardo- 23. Alabastro listato. 171 — Onice, varietà del sudetto. 24. Breccia dendritica di Trisulti. Marmo variegato e brecciato seminato di dendriti. 25. Breccia corallina di Cori. Marmo brecciato formato da breccie bianche legate da un cemento rosso. 26. Breccia verde di Cori. Marmo variegato e brecciato di color bigio verdastro. 27. Breccia policroma di Cori. Marmo brecciato e variegato delle formazioni cretacee dei Monti Lepini presso Cori. 28. Calcare ippuritica verdastra, Occhio di pavone, di Terracina - Marmo con Ippuriti cretacee dei monti di Terracina. 29. Carnagione giallastra . Marmo grigio giallastro o varietà del precedente. 30. Alabastro cotognino di S. Felice. Formazione d’acquadolce del Monte Circeo. 31. Rosso di Licenza. Calcare liassica del monte di Licenza nella Valle Ustica. 32. Alabastro cotognino scuro. Formazione d’ acquadolce, o alabastro di Palombara. 33. Palombino venato. Formazione appennina colitica, di S. Angelo sui monti Cornicofani. 34. Bianco e nero- È analogo a quello di Perugia; delle colline sopra le mole civiche di Ci» vitavecchia. 35. Carnagione venata. Calcaria appennina oolitica color carne con vene lineari. Frequente sugli appennini di Subiaco. 36. Rosso Appennino. Calcaria liassica dei monti di Vicovaro. 172 — Sulla utilità che può ritrarre la scienza astronomica da un metodo uniforme di calcolo e di osservazioni. Memoria del prof. L Calandrelli , presentata all’accademia nella terza sessione del 2 febb. 1862. PARTE PRIMA l.° » debet videri astronomie problema, illud saepe dictum, ne- » que tamen in unoquoque casu satis confirmatum, quam diligentissime exa- » minare an theoria cum experientia semper consentiat » : cosi scriveva il cel. Bessel nel 1829. Questo diligente esame è un canone fondamentale non so- lamente della scienza astronomica, ma in genere di tutte le scienze sperimen- tali. Bene applicato con uniformità di metodo nella parte pratica e teore- tica della scienza è stato e sarà sempre fecondo di nuove ed utili cognizioni. La parte pratica non può essere disgiunta dalla parte teoretica, ambedue si sostengono vicendevolmente , e per diverse vie fanno progredire la scienza. Se la pura osservazione precede nello addittare una serie di fenomeni : que- sti vengono spiegati dalla teorica che si fonda sulli principi stabili e certi della scienza: ma la parte teoretica si spinge oltre i confini additati dalla osser- vazione: accenna a nuove serie di modificazioni, indica fenomeni reconditi: questi che sarebbero rimasti involti per lunga serie di anni senza il soccorso della parte teoretica, vengono poi verificati dalla osservazione. Ma per qual ragione nella scienza astronomica l’osservazione non consente colla teoria ? Bessel parlando degli errori o differenze che risultano dal paragonare le po- sizioni dei pianeti calcolate colle posizioni che si ottengono direttamente dalle osservazioni , è di parere che i detti errori non possano avere origine dalle osservazioni, specialmente quando queste in speculis et beile instructis et recle administratis sint instilulae , e quando il numero delle medesime sia tale, ut consensus earum mutuus a fortuitis vitiis eas liberas esse doceat. Conclude dun- que saviamente che questi errori tribuendi sint aul ralioni observationes redu- cendi , aut tabulis. 2.° Conosco pur troppo che i moderni astronomi non sono pienamente di accordo col parere di Bessel : essi pensano che con un gran numero di osservazioni si possano eliminare gli errori accidentali ( vitia fortuita) di Bes- sel, ma sostengono che le osservazioni sono soggette ad alcuni errori che chia- — 173 — mano sistematici, personali . . • i quali le rendono imperfette, e cagionano quella differenza che si trova fra le posizioni dei corpi celesti osservate e calcolate. 3. ° Su di questa questione non credo di dovermi attenere in tutto a ciò che scrive Le Verrier (pag. 98 tom- V. des ann. chap- XV). « Les observations » des bords du soleil et de la lune , des bords ou du centre des planétes » soni en outre sujettes à des incertitudes spéciales, différentes selon l’obser- » vateur, selon Lastre, et mème suivant la partie de l’astre à la quelle se rapporte » fobservation »• Tutto ciò è vero, anzi verissimo, quando colla osservazione si deve determinare lo istante dei contatti interni o esterni dei corpi cele- sti, ma non mi sembra egualmente vero, quando l’osservazione sia destinata ad ottenere i passaggi dei lembi dei corpi celesti ai fili del micrometro di uno strumento de’ passaggi , ovvero quando colla osservazione voglia deter- minarsi l’altezza meridiana dei lembi dei corpi celesti; che anzi, relativamente ai sole, di cui sono visibili ambedue i lembi, penso che si possa avere colla osservazione accurata dei due lembi, il tempo del passaggio del centro al me- ridiano con quella precisione con cui può ottenersi il tempo del passaggio al meridiano di una stella fìssa. Rispetto poi a quei corpi celesti dei quali non può osservarsi che un lembo, sono certo che P incertezza della osservazione si debba attribuire alla incertezza dei loro diametri. Ora senza una esatta co- gnizione di questi, non sarà mai possibile di ottenere nè l’esatto tempo del passaggio del centro al meridiano, nè la vera altezza meridiana del centro, osservata che sia quella del lembo. Lo stesso Le Verrier che nelle sue ta- vole prende 2 r = 32.' 0." 0 alla distanza media del sole dalla terra , nous , dice, emploierons dans les réduclions, polir calculer la durée du passagge, le diarnèlre 2 r — 32.' 3." 4 qui résulle d'un gran nombre d' observations de pas- sages faites par divers observateurs. Finora ho inteso parlare di quei corpi ce- lesti che presentano un diametro sensibile, giacché relativamente ad Urano, Nettuno, e a tutti gli asteroidi, credo che con un ottimo circolo meridiano se ne possa avere la posizione rispetto all’ equatore con quella facilità colla quale si ottiene la posizione delle fìsse. 4. ° Ma tutte le osservazioni dei corpi celesti abbisognano di riduzioni. Bessel è di parere che una delle sorgenti degli errori possa aversi nel modo di ridurre le osservazioni, e l’altra nella imperfezione delle tavole dei moti pla- netari. Mi sia dunque permesso di discutere queste due cause di errori e darò principio dalla seconda. 174 — Imperfezione delle tavole. » Quae tabulae, così il lodato Bessel , vel in elementis ellipticis, vel in » positis planetat um perturbantium massis, vel in formulis perturbationes ad » calculum revocantibus minus perfectae esse possunt, aut obscuras significaci » causas motum perturbantes ad quas theoriae lumen nondum accesserit ». Ora la storia dell’astronomia ci presenta le grandi fatiche sostenute dagli astro- nomi del nostro secolo , sia per rettificare gli elementi ellittici delle orbite planetarie, sia per stabilire nel miglior modo possibile le masse dei pianeti, sia finalmente per somministrare le eleganti formole pel calcolo delle per- turbazioni, forinole che si fondano sulla più sublime analisi della meccanica celeste. Nulladimeno Bessel nel 1829 scriveva : « Praesens cognitio motuum » systematis Solaris non eos fecit progressus, quos polliceri videbatur et in - » gens numerus et bonitas observationum quae inde a Bradleji temporibus circa » solem et lunam et planetas sunt insti tutae ». Lascio di parlare delle fatiche sostenute dagli astronomi Oriani , Delambre , Burkhardt , Bonnard , Conti per rettificare gli elementi ellittici dell’orbita di Urano, e nel costruire le tavole dei movimenti di questo pianeta. Le osservazioni di Urano non potevano in quell’epoca essere di accordo colla teoria, perchè esisteva ignota causa mo- tum perlurbans ad quam theoriae lumen nondum accesserat. 5. ° Colle tavole dei pianeti, si calcola, come è noto, per un dato istante il luogo eliocentrico dell’astro che si considera. Data la posizione eliocentrica si deve passare alla geocentrica: questo passaggio non si può fare senza l’esatta cognizione della posizione del sole per lo stesso istante. Questa posizione geo- centrica che dicesi calcolata è quella che si paragona colla osservata dopo tutte le riduzioni che si debbano fare alle osservazioni. Se ora poniamo che la po- sizione del sole sia erronea, la posizione geocentrica del pianeta calcolata ri- sulta inesatta , quando anche la eliocentrica sia esattissima. Ma sulle tavole solari così si esprime lo stesso Bessel : « Tantum abest, ut tabulae observa - » lionum praecisioni semper respondeant , ut ipsae tabulae solis , quas ini tia » hujus saeculi de Lambre et de Zach dederunt, a tabulis meis anno 1828 » editis, quae nunc cum observationibus consentimi , 10" saepe discrepent ». 6. ° Sei o sette anni avanti l’epoca 1828 di Bessel, il profes. Ricche- bach colle moltissime sue osservazioni solari fatte dalla metà di Decembre 1818 fino al 4 Luglio 1824 aveva notato un errore medio di circa 7" sulle tavole solari di Carlini costruite sugli elementi di Delambre, per cui si poteva sta- — 175 bilire che le longitudini del sole ricavate dalle tavole erano in difetto di 6", 60. Nelle memorie di questo astronomo pubblicate in Roma negli anni 1822 e 1824 si possono vedere le grandi cautele usate onde rendere esatte le osservazioni, ed immuni dal così detto errore personale giacché le mede- sime osservazioni si facevano a vicenda da tre osservatola, e nello stesso giorno da due, e sempre collo stesso risultato. Nulladimeno prima di pronunziare de- finitivamente il suo giudizio siili' errore delle tavole solari così scriveva nel 1824. » Voleva intitolare errori delle tavole le differenze da me ottenute colle os- » servazioni degli anni 1818 . . . 1821, ma fui trattenuto e dallo scarso nu- » mero delle osservazioni (i giorni delle osservazioni sono 301) e dal rispetto )> che professo alla opinione di tanti celebri astronomi , i quali sembra che » abbiano creduto, e forse ancor credano che le tavole solari sieno presen- » temente giunte all’apice della esatezza : indotto da questi motivi giudicai w espediente di premettere alla colonna delle anzidette differenze il modesto » titolo di differenza tra la distanza osservata e calcolata. Di tanto maggior » peso poi era presso di me, il sentimento degli astronomi suddetti, in quanto » che dandosi i medesimi moltissime premure per coreggere gli elementi » delle tavole dei pianeti, sebbene i luoghi osservati di questi differiscano di )) pochi secondi dai luoghi calcolati coll’ajuto delle tavole, giudicava che non » avrebbero intrapreso il perfezionamento delle tavole planetarie, se non fos- « sero certissimi sulla esattezza delle tavole solari fondamento di quelle , e che » perciò non avrebbero sofferto in queste ultime un errore di circa -+- 7" » sulla longitudine del sole, quale appunto sembrava indicato dalle più volte » rammentate differenze ». Questa gran verità pronunziata dall’astronomo ro- mano è stata bene intesa da Le Verrier, il quale così scrive nel toni. IV dei suoi annali : <( La theorie de la terre est en astronomie d’une fort grande » importance, non seulement en elle mème, mais parce que c’est sur la terre » que s’observent les phénoménes célestes : Sa posilion mal cornine , s’oppo- » serait à une discussion précise de ces phénoménes. Nous donnerons donc » à cette theorie un soin particulier ». 7.° L’astronomo romano colle osservazioni dell’altro triennio , cioè dal 1821 al 1824, le quali con quelle del primo triennio sommano 13000 e più, conferma che i luoghi del sole nella eclittica osservati, sono più avanzati di circa 7" relativamente ai luoghi che al medesimo vengono assegnati dalle ta- vole di Carlini , per cui il lodato astronomo conclude che le già nominate differenze si potrebbero eliminare, e moltissimo attenuare, se nel calcolo si 176 — introducesse la longitudine del sole corretta del sopra esposto errore. Bessel nel 1829 trova un errore anche più grande; la teorica dunque del sole era imperfetta , e con tale imperfezione non poteva servire di base e di fon- damento a quei fenomeni celesti i quali non si possono calcolare senza la esatta cognizione della posizione della terra da cui si osservano. E qui giova notare che Bessel parlando delle sue tavole solari pubblicate nel 1828 dice : quae nunc cum observationibus consentiunt. Con queste parole sembra che egli fosse di quella opinione che sostengono molti altri astronomi, cioè che le ta- vole dei moti planetari cessano di rappresentare convenientemente le osser- vazioni a mano a mano che si discostano dall’epoca per cui vengono fissati gli elementi su i quali sono costruite. In tal caso , se gli errori non si vo- gliano attribuire ignotis causis motum perturbantibus , si dovranno attribuire alla imperfezione e difetto della fissata teorica. 8°. Le osservazioni dell’astronomo romano nel più gran numero, si ri- feriscono alle distanze zenittali meridiane del centro del sole determinate con un circolo ripetitore di un piede parigino di diametro, lavoro del cel. Reiche- bach di Monaco. Non è qui il luogo di indicare l’elegante e scrupoloso me- todo usato da questo astronomo per dedurre da queste osservazioni l’errore notato di circa 7" nelle longitudini del sole ricavate dalle tavole di Carlini. Debbo però indicare le altre osservazioni, le quali, se sono in minor numero delle prime, devesi attribuire alle vicende dei tempi, che lo distolsero dagli studi astronomici. Conosceva benissimo l’astronomo romano che sulle osser- vazioni delle distanze meridiane del sole poteva influire un errore sistematico nella latitudine geografica delTosservatorio, e un qualche difetto nella teoria della rifrazione. Stimò dunque per T importanza della ricerca di rivolgersi ad altro genere di osservazioni, cioè alla determinazione della ascensione retta del sole: questa che non dipende dai due indicati elementi, dipende però mol- tissimo dall’elemento del tempo e dai passaggi dei bordi solari per i fili del micrometro dello stromento dei passaggi. Per attenuare l’errore che poteva commettersi sulla stima dello istante in cui i lembi del sole , e le stelle di confronto traversavano i fili del micrometro , i tempi erano notati da due osservatori in due ottimi pendoli* Le altre cautele usate da questo astronomo onde rendere immuni le osservazioni dei passaggi da ogni errore sono de- scritte nella memoria pubblicata in Roma nel 1824* 9.° Queste seconde osservazioni sono 278 colle quali viene determinata l’ascensione retta del sole per ciascun mese dell’anno, cioè dal Giugno 1823 — 177 — fino al maggio 1824. Le belle stelle fondamentali ed altre di minor gran- dezza servirono per termine di paragone. 11 cel. Le Werner fissa gli elementi dell’orbita solare pel mezzodì medio di Parigi del i. Gen. 1 850. Le sue ta- vole sono pubblicate nel 1858. Un esame di queste osservatimi mi portava a giudicare sul peso che può avere l’opinione citata (7°) eoe che le tavole sogliono presentare degli errori , quando il calcolo si discosta dall’epoca dei fissati elementi- Doveva infatti rimontare ad un epoca «astante di più di un quarto del secolo dal 1850. Debbo però confessare che questo stesso esame mi ha indotto a scrivere questa memoria nella quale mi studierò di dimo- strare V utilità che può ritrarre la scienza astronomica da un metodo uniforme dì calcolo e di osservazione , essendomi convinto che gli errori come pos- sono avere origine dalla imperfezione delle tavole, così anche possono avere origine dal metodo di ridurre le osservazioni. Passo dunque a discutere que- st’altra sorgente di errori. Metodo di ridurre le osservazioni 10.° Le osservazioni dei pianeti sogliono farsi alle grandi macchine equa- toriali : sono queste fornite di micrometri di varia costruzione : per termine di confronto si prendono delle stelle che sieno vicine in ascensione retta , e in declinazione al pianeta che si osserva, onde dopo le riduzioni si possa avere per un dato istante l’ascensione retta e la declinazione apparente del centro del corpo celeste- La varia costruzione dei micrometri esigge una diversa ri- duzione più o meno complicata onde ottenere definitivamente la differenza di ascensione retta e di declinazione tra la fissa , e il pianeta. Raro è il caso in cui le fisse di paragone sieno di quelle che si dicono fondamentali : spes- sissimo sono stelle di piccola grandezza le quali quando anche si trovino no- tate in qualche catalogo , le loro medie posizioni per una data epoca risul- tano da un piccolo numero di osservazioni : questa media posizione coll’an- nua precessione e moto proprio, deve riportarsi all’epoca della osservazione ; la medesima deve ridursi ad apparente, ed ecco il calcolo dell'aberrazione e della nutazione luni-solare. Ora tutte queste riduzioni si fanno forse dagli astronomi cogli stessi elementi. E quando anche si potesse avere il vantag- gio di paragonare il pianeta con una stella fondamentale, dopo tante e tante osservazioni, le posizioni medie od apparenti di queste stelle combinano forse fra loro, prese che sieno nei diversi cataloghi, e nelle diverse effemeridi? Che 23 — 178 se poi parliamo delle osservazioni dei pianeti fatte ai grandi stromenti meri- diani, si ottengono certamente alcuni non piccoli vantaggi sul metodo di os- servare , e sulle riduzioni. Per la determinazione della ascensione retta , l’astronomo può prendere le stelle a suo piacimento , bisogna però che sia sicuro del tempo, e della variazione diurna del suo pendolo , specialmente quando le stelle siano state osservate molto tempo prima o dopo il passag- gio del pianeta al meridiano. Ma anche in questo caso sarebbe ben da de- siderarsi un metodo uniforme di calcolo nella riduzione delle stelle di para- gone. Per la determinazione della declinazione l’astronomo deve tener conto della latitudine geografica dell’osservatorio, deve calcolare con molla esatezza la rifrazione , e la parallasse. Sembra a prima vista che , mentre coi circoli meridiani l’ascensione retta dei pianeti si possa avere con tanti paragoni quante sono le stelle osservate, la declinazione non possa aversi che colla sola osser- vazione dell’altezza meridiana osservata e corretta della rifrazione e parallasse, e coll’aiuto della latitudine geografica dell’osservatorio, ma se l’astronomo nelle osservare i passaggi delle stelle di paragone, simultaneamente ne determini l’altezza meridiana e la corregga della rifrazione, cognite che sieno esattamente le ap- parenti declinazioni di queste stelle, potrà ottenere tante diverse declina- nazioni apparenti del pianeta, quante sono state le stelle osservale, e ciò con un metodo semplicissimo indipendente dalla latitudine, e dal principio di nu merazione. Come dunque si può prendere il medio delle ascensioni rette os- servate , così si potrà prendere il medio delle declinazioni. Si è dovuto no- tare che in questa discussione non ho parlato delle cautele che si debbono avere nella rettificazione degli stromenti, dei micrometri . . . , parlo di os- servazioni le quali suppongo che sieno fatte in speculis et recte institutis et bene administratis. 11°. Discusse ampiamente le due cause di errori, passo allo esame delle osservazioni del profes. Ricchebach e mostrerò che il difetto era realmente e nella imperfezione delle tavole solari, e nella riduzione delle osservazioni. Difatti, dopo tutte le cautele usate dal detto astronomo, non mi poteva persuadere che le ascensioni rette del sole nello stesso giorno determinate col paragone delle diverse fìsse potessero differire fra loro di 15 e 22 secondi in arco, cioè di l,e 1,5 in tempo. Rifletteva poi che in quell’epoca le medie posizioni delle stelle non potevano essere molto esatte, rifletteva che in quell’epoca non si davano le posizioni apparenti delle principali stelle , come si usa presente- mente : considerava anche ai piccoli cambiamenti che hanno ricevuto gli eie- menti con cui si riducono le posizioni medie delle fisse da un epoca all’al- tra , e gli elementi per convertirle in apparenti , e mi proposi di ricercare qual risultato avrebbero dato queste osservazioni coi mezzi della moderna astronomia. Darò un saggio di questa ricerca nelle osservazioni del 30 Giu- gno 1823. Le stelle osservate furono 11 delle quali tre sole fondamentali. Presento intanto nella prima tavola le medie posizioni di queste stelle pel 1. Gen. 1820 epoca vicinissima alle osservazioni. In una appendice a questa memoria darò un catalogo di tutte le stelle osservate dal 30 Giugno 1823 fino al 4 Maggio 1824 riportate all’epoca medesima 1° Genn- 1820. Questa prima tavola non ha bisogno di spiegazione. Nella colonna preces. an . tot. si intende che si è aggiunto il moto proprio. Tavola I. Nome e grandezza Ascens. retta Preces. an. tot. Dist. p. N Preces. an. tot. a Boote 1 14.* 7.m27/ 216 H— 2/ 733369 69.° 50/ 34. "62 19.01111 x Centauro 3 14. 47. 29. 742 3. 853175 131. 22. 26. 54 14.92326 fi Boote 3 14. 55. 9. 974 2. 263790 48. 53. 39. 16 14.52661 § Boote 3.4 15. 8. 14. 670 2. 421103 56. 0. 29. 25 13.75180 y Lupo 3 15. 23. 11. 069 3. 952631 130. 33. 6. 27 12.84640 « cor.bor. 2.3 15. 27. 4. 133 2. 537018 62. 40. 25. 52 12.48929 £ cor.bor. 5 15. 32. 35. 950 2. 270252 52. 46. 25. 51 12.12749 % Lupo 4 15. 39. 32. 751 3. 781238 123. 4. 9. 86 11.5956! 9 Lupo 4.5 15. 54- 47. 854 3. 913350 126. 18. 7. 66 10.49914 y Ercole 3.4 16. 13. 58. 946 2. 643469 70. 25. 2. 89 8.89988 a Scorp. 1 16. 18. 23. 203 3. 659881 116. 1. 21. 12 8.63691 Nella seconda tavola le stelle medesime sono notate co’ numeri progres- sivi (1) (2) (3), e si danno le posizioni medie pel giorno stesso della osser- vazione, e nella quarta colonna si pone la aberrazione e nutazione luni-solare in ascensione retta, la quale solamente serve per la proposta ricerca. - 180 — Tavola li. Epoca 30 Giugno 1823 Ascens. retta Dist. p. N. aber. e nut.luni solare (t) 14.* 7.-36/763 69.° 51/ 41. "02 "+• 1/ 545 (2) 14. 47. 43. 200 131. 23. 18. 66 2. 035 (3) 14. 55. 17. 881 48. 54. 29. 90 1. 935 (4) 15. 8. 23. 126 56. 1. 17. 28 1. 909 (5) 15. 23. 24. 876 130. 33. 51. 14 2. 299 (6) 15. 27. 12. 994 62. 41. 9. 14 1. 931 (7) 15. 32. 43. 879 52. 47. 7. 87 2. 038 (8) 15. 39. 45. 958 123. 4. 50. 36 2. 256 (9) 15. 55. 1. 523 126. 18. 44. 33 2. 413 (10) 16. 14. 8. 179 70. 25. 33. 97 2. 050 (11) 16. 18. 35. 986 116. 1. 51. 29 2. 336 Finalmente nella tavola terza , denotando le stelle coi numeri progres- sivi (1) (2) (3) . . . , si trovano le ascensioni rette apparenti delle stelle me- desime quali risultano dal mio calcolo notato C, e quali risultavano dal cal- colo fatto nel 1823 notato C' , e la differenza C— *(/. Tavola III. Stelle Ascens. app C Ascens. app . C' C- -C' (1) 14.* 7.-38/ 308 14.* 7.' ‘38/ 218 -4-0/ 090 2) 14. 47. 45. 235 14. 47. 45. 335 — 0. 100 (8) 14. 55. 19. 816 14. 55. 19. 316 —i—0. 500 (4) 15. 8. 25. 035 15. 8. 24. 850 +0. 185 (5) 15. 23. 27. 175 15. 23. 27. 260 —0. 085 (6) 15. 27. 14. 925 15. 27. 14. 342 H-0. 583 (7) 15. 32. 45. 917 15. 32. 45. 669 H-0. 248 (8) 15. 39. 48. 214 15. 39. 48. 302 — 0. 088 (9) 15. 55. 3. 936 15. 55- 3. 884 -4-0. 052 (10) 16. 14. 10. 229 16. 14. 10. 172 H-0. 057 ai» 16. 18. 38. 322 16. 18. 38. 406 — 0. 084 181 — 12. ° Le differenze C — C' non sono le sole che hanno potuto influire sul risultato del profes. Ricchebach , ma a queste si devono aggiungere le altre differenze che non ho indicato , fra le medie posizioni delle stelle date da me tav. II, e quelle date dallo stesso astronomo. Per ottenere le ascensioni rette del sole pel mezzodì vero al meridiano di Roma basterebbe sottrarre dalle ascensioni rette apparenti delle fisse , la differenza in tempo data dal- l’astronomo romano- Si avrebbero dunque 11 ascensioni rette del sole, e col prendere il medio si otterrebbe il risultato finale. Si può giungere a questo in un modo il più breve. La somma numerica delle differenze C — C' = + ls 357 ; questa divisa per 11 darà -t- 0% 123. Ora l’ascensione retta del sole determinata dal calcolo di riduzione fatto dal Ricchebach è 6A 33m 55% 235 ; sarà dunque dal nuovo calcolo 33m 55* 358. 13. ° Resta ora a vedere se questo risultato della osservazione combina colla teoria sviluppata nelle tavole solari di Le Verrier • Dal calcolo ottenni: 1823, 29 Giugno 23A. t. m. a Parigi Longit. del Sole . . . 97° 46' 23" 95 30 Giugno 0* . . 97 48 47 09 30 Giugno \h . . 97 51 10 08 Latit. del sole -+- 0(' 39. Obliq. dell’ecl. app. a = 23° 27' 48" 74. Intanto si può notare che nelle conoscenze dei tempi del 1823 si ha dalle tavole di Delambre. 30 Giugno a mezzodì vero long, del sole 97° 48' 47" 0. Ma l’equazione del tempo 3'" 3* 887 porta che la differenza tav. di Le Verrier meno tav. di Delambre — -+- 7", 30 errore già constalo dal- l’astronomo romano. Dalle longitudini del sole trovate di sopra, si trovano le seguenti ascen- sioni rette colla correzione dovuta alla latitudine. 29 Giugno 23A t. m' a Parigi 6/i33m51J424 30 Giugno 0. 6 34 1 792 30 Giugno 1 6 34 12 148 Sarà“dunque 1823. 30 Giugno a mezzodì vero di Parigi Ascensione retta del sole . . . 6.A34.m 2/ 321 e quindi al mezzodì vero di Roma ... 6. 33. 55. 321 - 182 — Ma risulta dalla osservazione ...... 6. 33. 55. 358 dunque calcolo — osserv. = 0/ 037 ( — ). Se si stesse al calcolo del Ricchebach si avrebbe calcolo — osserv. = 0/ 086 (-+-) l’errore dunque sarebbe più grande e cambierebbe di segno. 14.° Dalle ascensioni rette passando alle longitudini, si ottiene 1823. 30 Giugno a mezzodì vero di Parigi Long, del sole . . . 97.° 48.' 54.'' 39 a mezzodì vero di Roma 97. 47. 17. 70 calcolata 97. 47. 18. 17 osserv. Calcolo — osserv. = 0." 47 ( — ). Dopo ciò che ho esposto mi sembra di aver diritto d’ inferire esser verissimo quanto asseriva Bessel cioè che gli errori si debbano attribuire o al modo col quale si riducono le osservazioni , o alla imperfezione delle tavole. Non in- tendo però con questo di affermare che tutte le osservazioni possano avere lo stesso peso, ma intendo di sostenere che allora solamente potremo giu- dicare della bontà e dell’esattezza delle osservazioni quando la riduzione delle medesime basi sopra gli stessi elementi, e sia uniforme presso gli astronomi, ciò che è lo scopo principale di questa memoria, come procurerò di svilup- pare nella seconda parte. — 183 — Florae ronfiarne Prodromas exhibens plantas circa Romani, in Cisapenninis Pon- ti fìciae dictionis provinciis, et in Piceno sponte veniente s. Alidore Petro Sanguinetti. (Continuazione) (*). B. vulgaris fi Bert. FI. It. t. 7. p. 76 - Erysinum Barbarea Seb. et Maur . FI. Rom. Prod. p. 218. n. 760. In humidis ad ripas fossarum vulgaris. Perenn. Fior. Majo-Junio- Flores lutei. Vulgo- Erba di S. Barbera - Obs- Sapor plantae amarus ingratus, quod evenit etiam in aliis speciebus hujus generis. 1342. arcuata Reich. in Spr. Syst. veget. t. 2- p. 894. Glabra. Caule erecto sulcato: foliis auriculatis dentatis, inferioribus pinnato-lyratis, superio- ribus lyrato— pinnatifìdis, lobo terminali jamdudum rutundato: floribus in co- rymbo terminali, fructibus in racemo longiusculo: siliquis linearibus arcuatisi seminibus suborbiculatis. B. arcuata Sang. Cent, tres p. 92. n- 208 - B. vulgaris x Bert. Fi II. t. 7 p. 76. Ad ripas fluminum, et circa aquosis non infrequens. Perenn. Fior- Junio. Flores lutei. 1343. bracteosa Guss - Fior. Sical. prodr . t. 2. p - 257. Glabra, glauca Caule erecto: foliis laxe dentatis auriculatis, inferioribus lyratis, lobo medio rotundato, superioribus pinnatifidiis, lobo medio oblongo: floribus corymbosis, fructibus racemosis : siliquis linearibus abbrcviatis strictis: seminibus subor- biculatis, B. bracteosa Bert. FI. It. t. 7- p. 78. In humidis apenninorum. Laghetto del Castelluccio di Norcia • Perenn. Fior. Junio- Flores lutei- CHEIRANTHUS. 1344- Cueiri L. Sp - p • 924- Adpresse pilosus. Caule erecto ramoso , ramis confertis angulatis: foliis integerrimis lanceolatis acuminatis: floribus co- (*) V. sessione II, del 5 gennaio 1862. - 184 rymbosis, fructibus in racemo elongato: siliquis compressis crassiusculis fere ancipitibus, stigmate 2-lobo, Iobis revolutis, coronatis. Ch- Cheiri Sebast. En. Plant. Amph. Flavii p. 35. n. 60 - Seb. et Maur. Fi Rom. Prod. p. 218. n. 762 - Bert. FI It. t. 7- p. 96 - Leucojum lu- teum minus fruticans Barre! le. 1228. In muris antiquis communis. Suffrut. Fior. Februario. Flores lnteo-ferruginei suaveolentes. Vulgo. Viole gialle. Usus. Flores Cheiri jam in medicina invaluerunt nunc oblivioni traditi- Ob vim anodynam in nervosis et spasmis usurpabantur. MATTHIOLA. 1345- incana DC. Prod. Sijsl. nat.t. \.p. 132. Incana tomento stellato densiusculo. Caule erecto alterne ramoso: foliis lanceolatis obtusis integerrimis sinuatisve: floribus corymbosis : fluctibus racemosis: petalis integris : siliquis linearibus compressis glandulosis, stigmate 2-dobo, inter lobos utrinque gibe- roso, coronatis. M* incana Bert. FI. It. t. 7. p. 98 - Cheirantus incanus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 218. n. 763 - Leucojum purpureum vel rubrum Hort. Rom. t. 4. tab. 26. In maritimis fraequens. Ostia , Terracina etc. Suffrut. Fior. Aprili -Majo. Flores purpurei quandoque albidi suaveolentes. Volgo. Viole rosse , Violacio celie, Viole di Pasqua. Usus. Ubique colitur, nam flores duplices vel pieni et tunc elegantissimi, facile evadunt. 1346- rupestiìis Guss. FI. Sicul Prod. t. 2. p. 246. Incano-virens, to- mento laxiusculo. Caule erecto ramoso, ramis sparsis: foliis lanceolatis acu» minatis basi in petiolum angustatis integerrimis: floribus corymbosis, fructibus racemosis: petalis emarginatis : siliquis subteretibus longissimis eglandulosis , stigmate bilobo, inter lobos utrinque gibberoso, coronatis. M. rupestris Bert. FI. It. t. 1. p. 100. In maritimis ad rupes. Sulle rupi di Grottamare nelle Marche. Suffrut. Fior. Julio. Flores purpurei inodori. 1347. s innata DC- Prod . Syst. nat- t- 2- p. 167. Incana, tomento denso stellato subinde glanduloso. Caule ramoso, ramis patulis: foliis densis lanceo- latis obtusis superioribus integris, inferioribus radicalibusque sinnatis: floribus racemosis, racemis in fructu elongatis, pedicellis brevissimis tandem incrassatis: — 185 — petalis integrisi siliquis tereti-compressis subtorulosis, stigmate 2-lobo, inter lobos utrinque giberoso, coronatis. M. sinuata Bert ■ FI. It. t. 7. p • 101 - Cheiranthus sinuatus Fior, in Gior. Arch. t. 18- p. 166 In litore marino. Ostia Terracina etc. Ann. Fior. Majo, Junio- Flores roseo - purpurei vespere odori. 1348. tristis DC. Prod. Syst. nat. t. 2. p. 134. Albo-tomentosa, tomento brevi adpresso. Caule caespitoso , ramis erectis : foliis lanceolato-linearibus basi longe productis , inferioribus quandoque pinnatifidis : racemo in fructu elongato : petalis angustis undulatis : siliquis longissimis modo glandulosis : stigmate acute-2-lobo, lobis utrinque giberosis, coronatis. M. tristis Bert. FI. It. t. 7 . p. 105 - Cheiranthus tristis Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 219. n. 764- Leucojum minus Lavandulae fol. obsoleto fior- angustifoi. Bocc. Mus. di piani, p. 148. tab. Ili - Barrel. le ■ 803, et L. minus angustifolium luteum. Bocc. Mus. di piant. fig • infer. In montibus sterilibus elatis ad saxa- Monte Calvo presso Subiaco- Suffrut. Fior. Junio-Julio. Flores ferruginei vel luride lutei noctu odo- rosissimi. MALCHOM1A. 1349- maritima DC. Prod • Syst. nat. t. 1 . p. 187. Virens laxe pilosa. Caule diffuso e basi ramoso: foliis spathulatis in petiolum attenuatis obtusis subintegerrimis: racemo terminali paucifloro in fructu laxato: floribus maju- sculis: calycis foliolis externis exquisite saccatis: petalorum laminis obcordatis, unguibus erectis calycem superantibus : siliquis teretiusculis longe subulato- acuminatis. M. maritima Bevi. FI. It. t. l.p. 108 - Cheiranthus maritimus Seb. En - PI. Ampli. Flavii p. 36. n. 61 - Hesperis maritima Maur. Cent. 13. p • 32 - Lcu- cojum majus fior, violaceo Barrei . Ic. 1127- In litore marino. Ostia , Fiumicino et in Amph. Flavio- Ann. Fior. Majo. Flores purpureo-violacei. Ob. In hortis colitur oh floris praestantiam. 1350. Orsi ni ama Ten. FI. Nap. t. 5- p. 67- Lete-virens, laxe et adprese pilosa. Caulibus decumbentibus erectisve superius ramosis: foliis oblongis acu- tis in petiolum longe attenuatis laxe serrulatis: floribus parvis confertis in ra- cemo terminali saepe basi foliato , in fructu elongato: foliolis calycinis ex- 24 186 — \ ternis tenuiter saccatis: petalorum laminis obovatis obtusis, unquibus erectis calyce subrevioribus: siliquis subcompressis subulato-acuminatis. M. Orsiniana Sert. Fi II. t. 7. p. 109. In sterilibus apenninorum Umbriae. Ann. Fior. Julio. Flores purpureo-violacei. 1351. litorea DC. Prodi. Syst. Nat. t. 1 . p. 187. Tomento stipalo ad- presse incana. Caulibus confertis erectis ramosis, ramis alternisi foliis lanceo- latis obtusis, inferioribus repando-dentalis supremis subintegris: floribus sub- majusculis corymbosis, corymbo in fructu subelongato: foliolis calycinis ex- ternis basi saccatis: petalorum laminis obovatis emarginatis, unguibus erectis calyce longioribus: siliquis teretibus erecto-patulis exquisite mucronatis. M. litorea Bert . FI- It. t. 7. p. 110 - Cheiranthus litoreus Fior . in Gior. Arch- t. 18. p- 166. In litore maris Mediterenei. A Terracina abbunde. Suffrut. Fior. Aprili-Martio. Flores purpureo-violacei. 1352. parviflora DC. Prod. Stjsl. nat. t. ì.p. 187* Molliter pubescens, pube stellata. Caule erecto basi valde ramoso, ramis patulis : foliis obtusis, inferioribus petiolatis oblongis subrepandis saepe margine revolutis, superio- ribus sessilibus elongatis: floribus minusculis in racemis terminalibus pauci- multifloris in fructu elongatis: foliolis calycinis externis basi vix saccatis sero deciduis: petalorum laminis obovatis obtusis, unguibus latiusculis calycem su- perantibus: siliquis teretibus subtorulosis accumine brevi, M. parviflora Bert. Fi. II. l.l . p. 111. - Hesperis parviflora Seb- et Maur. FI. Rom. Prod. p • 219. n. 768. In maritimis arenosis. Da Castel Fusano alla spiaggia d' Ostia. Ann. Fior. Julio. Flores purpurei. HESPERIS. 1353. laciniata Wild. Sp. pi. t. 3. p. 530. Glanduloso-hirta. Caule adscendente superius ramoso: foliis dentatis, radicalibus runcinato-pinnatifidis integrisque, superioribus ovato-ianceolatis: racemo terminali laxo, in fructu la- xissimo, pedicellis calyce brevioribus: petalorum unguibus calycem superan- tibus, laminis obverse-oblongis: siliquis subtetragonis aneipitibus vix torulosis. /3 hirsuta. Caule hirsuto, foliis ciliatis carinaque villosis Beri . H. laciniata /3 Bert. Fi ìt.t • 7. p. 113. •/ glutinosa. Hirsuta erebreque piloso-glandulosa, glutinosa Bert. H. laciniata x Bert.l. c. - Leucojum saxatile alterum obsoleto flore Column ■ Ecphr • 1. p. 261. - et L. corniculatum saxatile obsoleto, flore l c- p • 262. fig. — 187 In pratis alpinis Umbriae. fi Monte de' Fiori ex Castellnccio di Norcia. Bienn. Fior. Junio- Flores lutei, vel luteo-purpurescentes. Vulgo- Viola matrona. 1354. H ■ matron ali s L. Sp. PI 927. Lete virens. Caule erecto ramoso, ramis adscendentibus: foliis sparsis ovato-oblongis lanceolatisve acuminatis re- mote-dentatis, dentibus callosis: floribus corymbosis, fructibus laxe racemosis: pedicellis calyci aequalibus, petalorum unguibus calyce duplo longioribus, la- minis obovatis emarginatis: siliquis teretibus exquisite torulosis. H- matronalis Seb. et Manr. FI. Rom. Prod . p. 219. n. 766- Rert FI- It, t. 1- p- 115 - H. montana, floribus roseis odoratissimis, foliis serratis Hort. Rom. t. 4. tab- 27. fi eterophylla. Petalis obverse ovato-oblongis Beri. H. matronalis fi Beri • l. c- In montium umbrosis sylvaticis. In copia nei monti Albani, fi in Monte de' Fiori. Bienn- Fior- Majo-Junio. Flores purpurei. Obs. Flores vespere et noctu tantum odori. SISYMBRICM. 1355- Thalianum Gay in Annal • des Scienc- nat- t. 7- p- 399. Pilosum. Caule erecto ramoso, ramis patulis: foliis radicalibus rosulatis ovato-oblongis in petiolum attenuatis, caulinis remotis sessilibus laneeolatis: floribus corym- bosis: fructibus laxe racemosis: pedicellis patentibus, siliquas tcretiusculas, sub- aequantibus. S. Thalianum Bert. FI. It- t- 1-p. 48 - Arabis Thaliana Seb. et Maur . FI. Rom. Prod- p • 219. n. 769 - Draba angustifolia minima I media II Parrei. Ic. 269. et D. angustifolia major. Ic. 270. In locis arenosis, ad vias, muros frequens. Ann. Fior. Aprili. Flores albi. 1356. polyceratium L. Sp. Pi p. 918. Glabrum intense virens. Caule erecto vel adscendente ramoso: foliis confertis sinuato-pinnatifidis acuminatis irregulariter dentatis, laciniis triangularibus, petiolis successive abbreviatisi flo- rihus axillaribus fasciculatis : siliquis subsessilibus teretibus subternis apice subulatis. S. polycetatium Seb. et Maur. FI. Rom. Prod . p. 277. n. 757 - Bert. Fi It. t- 7. p . 53 - Erysimum polyceration vel corniculatum Hort. Rom. t . 4. tab. 38. — 188 - In ruderatis et ad vias Urbis comrnunis. Ann. Fior- Majo-Junio. Flores lutei. Obs- Herba foetens. 1357- officinale Scop. FI. Cam - ed- 2- t. 2. p- 26. Glabrum, aliquando hispidum. Caule erecto subangulato superius ramoso, ramis patentibus rigi- dis: foliis runcinatis inacquali ter dentatis lobo impari maximo, inferioribus pe- tiolatis, superioribus sessilibus : floribus terminalibus corymbosis, in racemis fructiferis admodum elongatis productis: pedicellis brevissimis, siliquis tereti- bus subulatis arcte rachidi adpressis. S. officinale Beri. FI. II. t. 7. p- 54 - Erysinum officinale Sebast- En. PI. Ampli. Flaviip- 43- n 47 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod- p. 218. n- 759 - E. vulgare Hort , Rom. t - 4. tab. 34- In ruderatis et viis ubique- Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei- Obs. Herba Erysimi in asthmate et tussi jam adhibita- 1358. Irio L. Sp, PI. p. 921- Glabrum. Caule erecto simplici ramosove: foliis runcinato-pinnatifìdis, laeiniis acuminatis irregulariter dentatis: floribus in corymbis terminalibus, fructibus dense racemosis: siliquis teretibus erecto- patentibus, pedicellis plus duplo longioribus. S. I rio Sebast. En. Plant- Ampli. Flaviip. 70. «.213- Seb- et Maur- FI. Rom. Prod. p. 218- «. 758 - Beri- FI. It. t. 7. p- 58 - Irio laevis Apulus Erucae folio. Column. Ecphr. 1. p. 264 et I. Apulus alter laevifolio Erucae/. c.p. 265. Ad muros sul Colosseo et ad ripas Tyberis al passo della barchetta del Cefalo. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1359. Column ae Jacq. FI. Ausi- t- 4- p. 12. tab. 323. Incano-pubescens. Caule erecto superius ramoso: foliis inferioribus runcinatis lobis dentatis in- tegrisque, mediis runcinato-sagittatis lobo extimo elongato, ultimis linearibus: floribus in corymbis terminalibus, fructibus racemosis: siliquis teretibus lon- gissimis subtorulosis pedunculatis. S. Columnae Sang- Cent, tres p. 93- n- 210 - Bert- FI. It. t- 7 - p- 60 - Rapistrum montanum Irionis folio p.axp(jì.£nTozpyTGv Column- Ecph. ì- p- 266 et R. sylvestre Irionis folio /. c. p. 268- lu ruderatis et viis montium Latii. Guadagnolo- Ann. Fior. Majo. Flores flavi. 1360. pannomicum Wild. Sp- PI. t- 3. par. 4- p. 502- Inferne hispidum. Caule erecto ramoso , ramis strictis : foliis inferioribus pinnatifido-runcinatis laeiniis lanceolatis dentatis, superioribus pinnatisectis laeiniis linearibus inte- 189 - gerrimis: floribus corymbosis: fructibus longe racemosis: siliquis teretibns ere- ctis, pedicello divaricato, triplo longioribus. S. pannonicum. Bert. FI. It. t.l.p.63. In ruderatis apenninorurn Umbriae. Castelluccio di Norcia. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores pallide flavi. 1361. Sophia L. Sp • PI p. 920. Cinereo-pubescens- Caule erecto, ramis patulis: foliis bipinnatis, pinnis oblongo-linearibus subincisis: floribus in co- rymbo solitario terminali, fructibus in racemo elongato laxo: siliquis teretibus laeviter torulosis patentibus erectisve pedicellorum longitudine. S- Sophia Sang. Cent. Ires p. 93. n. 209 - Bert. FI- It • t . 7. p. 65- In ruderatis circa pagos montium Latii. Serrone, Piglio. Ann. Fior. Junio-Julio- Flores flavi. Vulgo. Sofia, Erba Sofia. Usus- In materia medica Linnaei semina Sophiae inter adstringentia an- thelmintica, et vulneraria enumerabantur: sapore admodum amaro donantur. Nane obi ita - ERYSIMUM. 1362- lanceolatum Ait . Hort. Kew . ed. 2. t. 4. p. 116. Adpresse pilo- sum. Caule simplici ramosove ungulato sulcato : foliis lanceolati vel lineari- bus subintegerrimis: floribus corymbosis: fructibus in racemo elongato: peta- lorum lamina subrotunda : siliquis subtetragonis elongatis patulis , stigmate capitato-bilobo. E. lanceolatum Bert. FI. It. t. 7. p. 85 - E. cheiranthoides FI. Bom. Prod. p. 218- n. 761 - Leucojum minus Lavandulae folio obsoleto flore. Bocc. Mas . di piani, p. 148. tab. 111. f incanum. Siliquis abbreviati adpressis. In siccioribus petrosis commune. Nemi, Castel Gandolfo, Norcia. (ì alla Solfatara di Tivoli . Bienn- Fior. Junio-Julio. Flores flavi- 1363. Alliari a L • Sp. PI. p. 922. Glabrum. Caule erecto strido su- perne ramoso: foliis cordatis inequaliter dentati: floribus in corymbo termi- nali: fructibus laxe racemosis: petalorum lamina oblonga obtusa: siliquis te- tragoni nervosi subadscendentibus: stigmate brevi subrotundo centro depresso. E. AUiaria Bert. FI. It. t . 7. p- 90 - Hesperis Àlliaria Seb. et Maur. FI. Rorn. Prod. p. 219. n. 766. In umbrosis vulgaris. Bienn. Fior- Majo-Junio. Flores albi. — 190 — Vulgo. Alliaria. Usus. Inter diuretica olim enumeratimi, nunc oblitum. Obs. Folia contrita Album redolente 1364- alpinum DC . Prod. Syst. nat. l. 1. p. 199. Glabrum , glaucum. Caule simplici erecto : foliis radicalibus petiolatis ovatis, caulinis sagit- tato-amplexicaulibus elongatis adscendendo acuminatis: floribus in corymbo ter- minali depauperato: fructibus laxe racemosis: petalorum ungue elongato, lamina obvese oblongo-lanceolata obtusa: siliquis elongatis gracilibus eompsesso-te- tragonis adscendentibus strictis: stigmate orbiculari depresso. Fi. alpinum Bert. FI. It. t. 7. p. 92. In pratis alpinis Umbrie. Monte la ventosa. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores albi. 1365. orientale Ait- Hort. Kew . ed- 2. t. 4. p . 117. Glauco-virens. Caule erecto simplici parceve ramoso: foliis obovatis obtusis sessilibus, radicalibus basi angustatis, inferioribus subamplexicaulibus , superioribus auriculato-am- plexicaulibus auriculis convergentibus : floribus in corymbo terminali depau- perato: fructibus in racemo laxo: petalorum ungue elongata, lamina obverse lan- ceolata obtusa: siliquis tetragonis longissimis strictis: stigmate capitato-convexo. /3 austriaca. Abitu paulo grandiore et robustiore , floribus saepe satu- ratius luteis. E. orientale /3 Bert. FI. It. t. 7. p. 93. In editis montium Umbriae. Monte de ’ Fiori. Ann. Fior. Juuio-Julio. Flores albido-luteoli. BRASS1CA. 1366. ole race a L. Sp. PI. p- 930 oc Glabra glauca. Caule erecto superius ramoso : foliis carnosulis repando-Iobatis, inferioribus lyrato-pinnatifìdis, su- perioribus oblongis obtusis : floribus in corymbo congesto cito ramoso: fru- ctibus in racemis elongatis: siliquis teretibus tandem torulosis erecto-patulis, stylo conico subulato, stigmateque capitato-convexo, coronatis. B. oleracea Bert ■ FI. It ■ t. 7. p. 146. In maritimis ad rupes calcareas et speciatim in monte Anconitano. Bienn. Fior. Majo-Junio. Flores majusculi lutei. Obs. Species inter Olera etiam ab antiquitus celebratissima, ex qua va- rietates innumerae prodierunt in hortis cultae, et apud Italos notae sub nomi- nibus Broccolo, Cavolo bolognese, Cavolo cappuccio, Cavolo verde, Cavolo ar- boreo etc. Ex seminibus hujus speciei et congenerum oleum elicitur in ae- conomicis praestantissimum. — 191 1367. incana Ten. FI Nap. Pvod. p. 59. Pube molli canescens. Caule erecto superne ramoso: foliis inferioribus peliolatis lyratis, lobo terminali ma- ximo dentato, caulinis oblongis eroso-auriculatis sessilibus: floribus in corymbis ramosis, fructibus in racemis elongatis, stylo subulato, stigmateque capitato- convexo, coronatis. B. incana. Sang. Cent, trcsp ■ 93. n. 211 - Bert. FI. It. t. 7. p. 150. Jn rupibus ad radices montis Circaei. 1368. Gravinae Ten. FI. Nap. t. 2. p. 8. lab. 62. Subhispida. Caule so- litario nudo quandoque superne ramoso: foliis radicalibus confertis, primordia- libus spatbulatis dentato-Iobatis , reliquis lyrato-pinnatifìdis : floribus in co- rymbo congesto, fructibus laxe racemosis: siliqui s angustis subteretibus, stylo tenui acutiusculo elongato, stigmateque capitato-subilobo, coronatis. B. Gravinae Bert. Fi II- t. 7. p. 158 - Leucojum terrestre majus frigid. regionum- Colarmi. Ecphr. \-p. 260, et L. terrestre majus 1. c. p. 262. In l'upestribus alpinis Umbriae. Vettore , Monte de ’ Fiori etc. Pei'enn. Fior. Junio-Julio. Flores lutei, majuseuli. 1369. fruticolosa Cijrili PI. Neap. Fase. 2- p. 7. tab. 3. Glauca. Caule basi subfruticuloso hispido ramoso, ramis numerosis teretibus elongatis: foliis ly- rato-pynnatifidis, laciniis paucis, impari maxima elongata: floribus in corym- bis congestis, fructibus laxe racemosis: siliquis tereliusculis angustis tandem torulosis, stylo conico-subulato, stigmateque tenui convexo, coronatis. B. frucliculosa Beri. FI. It. t. 7. p. 1 60- In rupertribus prope mare. Al promontorio Circeo presso Terracina. Suffrut. Fior. Vere et Aestate. Flores parvi odori pallide flavi. ERUCA. 1370. sativa DC. Prod. Syst. nat. l. l.p. 223. Subglauco- virens hirsuta. Caule erecto alterne ramoso: foliis lyrato-pinnatifìdis inaequaliter acute den- tatis: floribus corymboso-racemosis: fructibus laxe racemosis: calycibus facile deciduis: siliquis oblongis tetragonis tumentibus hirsutis glabrisve- E. sativa Bert. FI lt. t. 4 • p- 161 - Brassica Eruca Maur. Cent. 13. p. 33 - Eruca latifolia alba Hort. Bom. t. 4. tab ■ 33' In ruderatis, et incultis. Ann. Fior. Junio-Julio, Flores albo-flavidi venis fuseis. Vulgo. Fughetta. Usus Pianta acri saporis at tamen non ingrati; apud nos in acetaris com- — 192 muniter usurpata, qua de causa in hortis colitur. Semina inter pharmaca enu- merabantur ad paralysim linquae, et apoplexiam corrigendam , uunc prorsus oblita- Apud veteres aphrodisiacae famam habuit. SINAPIS. 1371- incana L. Sp. PI p • 934. Hispidula pilis reflexis. Caule valde ramoso ramis erecto-patulis: foliis inaequaliter dentatis, inferioribus lyrato-pinnatifìdis lobo medio maximo, superioribus lanceolatis linearibusve: floribus in eorymbis terminalibus: fructibus in racemis longissimis striclis: siliquis teretibus biar- ticulatis , articulo inferiore subtoruloso gracili , superiore minore ovali 1-2- spermo, rostrum sistente. S. incana Bert. FI. It. t. 7. p. 168 - S. Nigra Maur. Cent. 13. p. 33. In agris praesertim ab occidente Urbis frequens. Porta Portese , Marci- liana, Mezzo cammino, Ostia etc. Ann* Fior. Junio-Julio. Flores lutei. 1372. arvensis L. Sp- PI. p • 939. Hispidula. Caule ramoso, ramis al- ternis patulis: foliis ovatis lanceolatisve inaequaliter dentatis, inferioribus ly- rato-pinnatifìdis runcinatisve lobo medio maximo: floribus in eorymbis tesmi- nalibus : fructibus in racemis longis laxis : siliquis tertibus turgìdis torulosis adpressis, rostro longe subulato basi 1-2-spermo, terminati s- S. arvensis. Maur. Cent. 13. p. 33 - Bert. FI. It. t. 7. p. 172. In arvis maritimis et montanis. Villa Melimi presso Monte Mario, al Ca- slelluccio di Norcia etc. Ann. Fior. Majo. Flores lutei. 1373- alba L ■ Sp. PI. p- 933. Setoso-hispida. Caule ereeto sulcato ra- moso, ramis patulis: foliis lyrato-pinnatifìdis, pinnis latìs inequaliter dentatis, impari saepe subtrifìdia : floribus in corymbo congesto : fructibus in racemo elongato laxo: siliquis crassis hispidissimis torulosis patentibus, rostro ensi- formi striato ut plurimum asperrimo, brevioribus. S. alba Scbast. En. PI Amph. Flavii p- 70. n. 216 - Seb. et Maur. FI. Bom. Prod. p. 220. n . 773 - Bert • FI. It. t- 7. p- 174. In tectis muris, ageribus vulgatissima. Ann. Fior- Februar- Mart. Flores flavi. Vulgo Senepa bianca. Semina S. albae inter medicamenta nuperrime ab Anglis enumeranta sunt. Cocblear seminis integri ingestum ad stomacum corroborandum predicabatur: citissime obsolevit. — 193 — DIPLOTAXIS. 1374. erucoides DC. Prod. Syst. nat. I. 1. p. 222 n. 5. Setis retrorsis raris hispida. Caule erecto e basi ramoso: foliis lyrato-pinnatifidis, laciniis ob- longis irregulariter dentatis: floribus in corymbis terminalibus: fructibus laxe racemosis, pedicellis tenuibus subpatulis: siliquis linearibus compressis theca- phoro brevissimo impositis, stilo ensiformi conico-compresso aspermio quan- doque monospermio, coronatis. D. erucoides Bert. FI. It. t. 7- p • 68 - Sinapis erucoides Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p • 71* n. 217 - Seb- et Maar. FI. Rom. Prod. p. 220. n. 774 - Eruca sylvestris flore albo Italica Parrei. Ic. 132 - Hort. Rom. t. 4. tab. 35. In agris, vineis, marginibus viarum comunissima. Ann- Fior, fere toto anno. Flores albi. 1375- tenui foli a DC- Prod. Syst. nat. t • 1. p. 222. n. 8. Viri di-glau- cescens. Caule caespitoso-ramoso, ramis adscendentibus virgatis subundis: foliis pinnatifìdis, laciniis linearibus integris dentatisve: floribus in corymbis termi- nalibus: fructibus in racemis elongatis laxis, pedicellis elongatis patulis: siliquis linearibus compressis, thecaphoro brevi vel nullo, stilo aequali aspermio, co- ronatis. D- tenuifolia Bert. FI- It. t. 7. p. 70 - Sisymbrium tenuifolium Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 70- n. 214 - Seb - et Maur. FI. Rom. Prod. p. 217. n. 756 - Eruca perennis tenuifolia flore luteo Hort. Rom. t. 4. tab. 34. / 3 integrifolia- Foliis omnibus lanceolati acutis integerrimis Bert. I. c. Ad muros rupes vias frequens, /3 A Tor di Quinto sotto la rupe. Ann- Bienn. Fior. Junio-Julio. Flores lutei. Obs. Tota pianta Erucam sativam redolet. 1376. murali s DC- Prod. Syst. nat ■ t. 1. p. 222- n ■ 9. Caule decum- bente caespitoso, ramis assurgentibus erectisve virgatis nudis: foliis radicalibus pinnatifìdis, laciniis brevibus dentatis impari majore: floribus in corymbo de- pauperato: fructibus laxe racemosis: peduncolis elongatis patulis: siliquis li- nearibus compressis erectis, tecaphoro brevissimo mox nullo, impositis, stilo aequali aspermio, coronatis. D. tenuifolia x Bert. FI. It. t. 7. p. 71 - Sisymbrium murale Maur. Cent . 13- p. 32 - Eruca viminea Iberidis folio luteo flore Barrei le. 131. In muris, maceriis frequens et ad ripas Tyberis. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores lutei. 1377. viminea DC. Prod. Syst. nat. i. 1 . p. 223. n. 12. Glabra subglauca 25 — 194 — Caule simplici nudo, quandoque inferne subramoso parceque folioso: foliis ly- rato-pinnatifìdis, laciniis brevibus subrotundis: corymbo terminali paucifloro: fructibus in racemo depauperato laxo: pedicellis brevibus erectis: sili quis li- nearibus compressis, tecaphoro brevissimo impositis, stilo subconico, coronatis. D. viminea Bert . FI. It. t. 7. p. 74 - Sisymbrium vimineum Seb ■ et Maur. Fi Rom. Prod. p. 217- n . 755 - Eruca pumila Bursae pastoris folio BocC‘ PI Sic. n- 19 et E. sicula Bursae pastoris folio l • c- p. 18. tab. 10. fig • IL c. In maritimis. Ai ponticelli d ’ Ostia. Ann. Fior, aestate. Flores lutei- CLASS1S XVI. MONODELPHIA. Ordo I Triandria. CuCURBITAC EAE L. 336. MOMORDICA L. Flores monoici. Masc. Calycis tubus campanulatus brevis 5-fìdus : corolla campanulata calyci adnata 5-partita : stamina 3 (5- aliorum) ex antheris connatis monodelpha: filamenta tria distincta: antherae uni- loculares e loculo longitudinali meandriformi dehiscentes. Foem. Calycis tubus ovario adnatus: fìlamenta 3 sterilia: reliqua ut in mare: stilus brevis trifidus, stigmataque oblonga crassa: pepo globosus vel oblongus saepe muricatus 3-lo- cularis, maturitate basi elastice dissiliens unilocularis evadens : semina com- pressa aristata vel nuda. 337. BRYONIA L. Flores monoici vel dioici. Masc . Calyx campanulatus 5-fidus tubo brevissimo : corolla campanulata 5-fida calyci adnata , ipsoque duplo major: stamina 3 (5aliorum) ex antheris adnatis manodelpha: fìlamen- ta tria: antherae lineares flexuosae meandriformes sulco dehiscentes. Foem. Ca- lyx et corolla maris : stilus simplex apice trifidus : stigmata 3 emarginata : bacca globosa infera 3-locularis, loculis olygospermis: semina ovata vix com- pressa plus minus marginata. Smilaceae Vent. 338. RUSCUS L • Flores dioici ligula saepe sulfulti. Masc. Perigonium mo- - 195 nosepalum 6-partitum, partibus alternis minoribus : androphorum tubulosum apice antheras gevens. Foem • Perigonium maris: androphorum (nectarium alio- rum) nudum: stilus brevis crassus: stigma obtusum ex androphoro exertum: bacca globosa supera 3-locularis 3-sperma, quandoque ex abortu 1-2-sperma. Ordo li. Pentandria. Geraniaceae Bartl. 339. EJRODIUM Herit. Calyx 5-sepalus liber persistens , sepalis aequa- libus oblongis saepe aristulatis: corolla 5-petala, petalis patentibus regulariter vel irregulariter dispositis: staminum fìlamenta 10 basi connata, 5-antherifera cum staminibus sterilibus brevioribus basi glandulossis, alternantia: antherae oblongae 2-loculares versatiles : tecaphorum rostriforme in stilo filiformi , stamina superante, producto : dieresilis e capsellis 5 obovatis apice caudatis: capsellae et caudae barbatae, sulco tecaphoris exeptae maturitate exsilientes, caudis tandem in spiram volutis : capsellae 1-2-spermae» Ordo 111- Deca.ndria- Geraniaceae Bartl- 340- GERANIUM L. Calyx 5-sepalus liber persistens, petalis aequalibus saepe aristatis : corolla 5-petala, petalis patentibus aequalibus regulariter di- spositis : staminum filamenta 10 basi connata, altrena breviora basi glandu- liferae : athrerae oblongae 2-loculares versatiles : tecaphorum rostriforme in stilo filiformi, stamina superante, producto : dieresilis e capsellis 5 oblongis vel subrotundis apice caudatis: capsellae et caudae nudae, sulco tecaphori ex- ceptae, maturitate exsilientes, a basi ad apicem revolutae, tamdem sejunctae: capsellae 1-spermae. Ordo IV. Polyandria. Malvaceae Jull. 341. MALOPE L. Calyx duplex liber persistens, exterior 3-sepalus, se- palis cordato-ovatis, interior 5-partitus, partibus lanceolatis : corollae malva- — 196 ceae Iaminis cuneatis : androphorum columnare in filamenta plurima capillaria apice divisum : antherae reniformes 1-loculares : stili filiformes numerosi inferius in unum coaliti ; stigmata capitellata : dieresilis globosa ex eapsellis 4— spermis transversim rugosis , inferioribus in orbem dispositis , superiori- bus conglobati. 342. MALVA L. Calyx duplex liber persistens exterior 3-sepalus, sepa- li lanceolati linearibus, interior l-sepalus 5-fìdus : corolla malvacea Iaminis cuneiformibus emarginatis vel incisis: androphorum columnare in filamenta plu- rima capillaria, stilo breviora : antherae reniformes 1 -loculares : stili filifor- mes inferius in unum coaliti : stigmata capitellata: dieresilis subrotunda cen- tro depressa ex eapsellis semilunatis in orbem positis : capsellae 1-loculares ut plurimum monospermae. 343. LAVATERA L. Calyx duplex liber persistens, exterior 2-fidus la- ciniis subinde incisis, interior 5-fìdus: corollae malvaceae Iaminis emarginatis vel truncatis: androphorum columnare in filamenta plurima capillaria stilo breviora: antherae reniformes 1-loculares: stili filiformes inferius in unum coaliti : stigmata capitellata : dieresilis obiculari-depressa ex eapsellis semi- lunatis unilocularibus monospermis in orbem dispositis. 344. ALTHEA L. Calyx duplex liber persistens , exterior brevis 8-9- fidus : corolla membracea , Iaminis obeordatis vel truncatis : androphorum culumnare in filamenta plurima eapillaria, stilo breviora: antherae subrenifor- mes 2-loculares : stili plurimi filiformes inferius in unum coaliti : stigmata subcapitellata : dieresilis orbiculari-compressa ex eapsellis semilunatis l-lo- culoribus 1-spermis in orbem dispositis. 345. SIDA L. Calyx simplex monosepalus liber 5-fidus : corolla malvacea, Iaminis saepe inaequaliter 2-fidis : androphorum columnare, in filamenta plu- rima capillaria antherifera, apice solutum, basi dilatata ovarium obtegens: an- therae 2-loculares: stili plures filiformes modo liberi, modo in unum coaliti: dieresilis e eapsellis 1-locularibus olygospermis in orbem dispositis : capsellae compressae vel tumidae, basi inter se adhaerentes, apice liberae , ex angulo interno superius dehiscentes, antice muticae vel 2-aristatae. Taxineae Rich. 346. TAXUS L. Flores dioici vel monoici. Amenta masculina subglo- — 197 — bosa brevissima e squamis obtusis imbricatis, supremis stamina includentibus: stamina 5-10 filamentis inferme coalitis : antherae peltatae 5-8-locures, lo- culis subtus dehiscentibus, effetae planae. Amenta foeminea conformia at bre- viora : ovarium involucro calyciformi cintum : stigma sessile simplex : nucula 1 -sperma apice libera, involucro acereto carnoso, cinta. Monadelphia Triandria. MOMORDICA. 1378. Elaterium. L. Sp . pi p. 1434. Strigis albis hispida. Caule prò» strato ramoso : foliis, cordatis obtusis margine crispo-undulatis supra nudis: floribus masculis racemosis, foemineis solitaris lateralibus. M. Elaterium Seb. et Maur. FI. Rom . Prod. p. 332. n. 1175 - Bert. FI Il ■ t. 10- p - 283 * Cucumis sylvestris asininus dictus Hort. Rom. t. 2- tab. 64. In ruderatis passim. Ann. Fior, tota aetate. Flores luteo-albidi. Vulgo et in ofìicinis Cocomero asinino. Usus. Radix, extractum, resina Cucumeris asinini olim in medicina in- valuerunt ad hidropem, asthmatem, strumas curandas: nunc rarissime usur- pantur. Drasticum caute hadibendum. BRYONIA. 1379- dioica Jacq. Fior. Aust. p. 59. tab. 199. Caule bispido, precipue inferne ramoso, cirris scandente : foliis scabris palmato-7-lobis, lobis angu- latis dentatis, in foliis superioribus subintegris : corymbis masculis Ionge, foe- minis brevius peduuculatis : bacca globosa matura coccinea disperma, semini- bus superpositis. B. dioica Seb. et Maur. FI. Rom . Prod . p. 332. n. 1176 -Bert. FI. It . l. 10- p. 287 - B. aspera seu alba baccis rubris. Hort. Rom. t. 1. tab. 58. Ad sepes vulgaris. Perenn. Fior, a- Majo in aestatem. Flores Albi pallide flavi. Vulgo. Brionia, Vite bianca , et apud nos radix communitei*. Radice di vite nera. Usus. Rhizoma magnum irregolare figuranti humanam saepe referens. Species distincta a B. alba L. at ijsdem usibus apud omnes reservata , imo prò ipsa habita. Extracto, baccis, seminibus at praesertim feculae vis purgans althelmintiea emenagoga tributa est ; ideo in verminationibus hydrope mor» - 198 - bisque nervosi usurpata- De radice hujus plantae fabulae multae adhuc enar- rantur- Vulgus, frustulis radicis, ad superficiales sanguinis congestiones dissi— pandas, utitur. RUSCUS. 1380. aculeatus L ■ Sp. PI- p. 1474. Glaber , intense vivens , rigidus. Caule erecto ramoso: foliis eoriaceis ovatis, basi distorta, verticalibus, apice mucronato-pungentibus: floribus epiphyllis subgeminatis ligula destitutis: bacca rotunda maturità te rubro-corallina. R. aculeatus Seb- et Maur - FI. Rom. Prod. p. 339. n. 1200- Bert. Fi It. t. 10. p. 397 - R. myrtifolius aculeatus- Hort. Rom - t. 1. lab - 8. In umbrosis sylvaticis communi. Frut. Fior. Aprili, Flores albo-virentes. Usus- Ramis scopas conficimus, quibus ab Araneorum telis domos expur- gamus, unde nomen vulgare, Scacciaragno : item ab horreis Topos prohibemus, ex quo nomen triviale Pungitopo • P*adix inter quinque radices aperitivas a aie- dicis enumeratur. 1381- mi croglossu m Bert. FI. It- t. 10- p. 401. Glaber , virens , flexi- bilis. Caule simplici flexuoso subramoso : foliis lanceolati acuminati : flori- bus epiphyllis raro polyphyllis fascicolati breviter pedunculatis, ligula acuta augusta, tectis: bacca rotunda maturiate rubro-corallina- R. hypoglossum Sang- Cent - tres p. 132- n- 300 - Radix hidaea, Hypo- glossum etc- Column • Phyt. ed Neop ■ p • 64 fig. et Hypoglossi alia species ligulata , Ecph. i. p ■ 167-Ruscus latifolius , fructo folio innascente. Hort. Rom • t. 1. lab. 9. In nemoribus suburbani. Villa Pamfili. Perenn. Fior. Decembri. Flores ocbroleuci. Usus. Turiones edules ad instar Asparagorum. Monadelpiiia Pentandria. ERODI CM. 1382. romanum Wild ■ Sp- PI t. 3. p. 1. pag. 630. Hirsutum. Acaule: foliis radicalibus rosulatis pinnatis , pinnis ovatis pinnatifìdo-serratis : serti radicalibus multi-pauci-radiatis Ionge pedunculatis erectis , quandoque soli- tariis: petalis regulariter dispositis, calyce plus duplo longioribus: rostro brevi: capsellis adpresse hirtis : caudis facie interna parce setosis- 199 — E. romanum Sebast. En. PI Ampli. Flavii p. 43. n. 94 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p ■ 223 n. 778 - Bert. FI. ìt. t. 7- p. 181 - Geranium Myr- rhinum tenuifolium ampio flove purpureo Parrei. Ic. 1245. In plateis ageribus pascuis vulgatissimum. Perenn. Fior. Martio ad Junium. Flores purpurei. 1383. cicuTARiuiii Wild. Sp. PI- t. 3. p- 1 . p. 629. Piiis canis hirsutum. Caule ramoso prostrato: foliis pinnatis, pinnis ovatis, pinnulis acuminatis den- tatis : sertis axillaribus longe pedunculatis pauci-multifloris radiis breviuscu- Jis : petalis sub-irregulariter dispositis calycem subaequantibus: rostro tenui : capsellis adpresse hirtis : caudis facie interna parce setosis. E- cicutarium Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 223- n. 777 - Bert. FI. It. t. 7. p. 182. In aggeribus ad vias commune- Perenn. Fior. Aprili-Majo. Flores purpurei. 1384. laciniato m Sibili, et Smith. FI. Graec. Prod. l. 2. p. 36. Piiis albicantibus hirtum- Caule prostrato diffuso alterne ramoso: foliis radicalibus cordato-ovatis trilobis dentatis, caulinis palmato-partitis, partibus pinnatifìdo- lacinulatis, lacinulis linearibus acutis: sertis terminalibus axillaribusque 4-8- floris longe pendunculatis: petalis regulariter dispositis calyci subaequalibus : rostro tenui: capsellis adpresse hirsutis, caudis facie interna parce setosis. /3 hispidurn. Caule inferne retrosum hispido, glabrove, foliis minoribus, laciniis lacinulisque brevibus. E. laciniatum /3 Bert. FI. It. t • 1-p. 187 - E. laciniatum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 223. n. 780. In pascuis maritimis secus Ostia. Ann. Fior. Majo. Flores purpurascentes. 1385. Botrys Spreng • Syst ■ Vegel . t ■ 3. p. 34. Piiis canis retrorsis hir- tum. Caule decumbente ascendentove parce ramoso : foliis sinuato-Jobatis , lobis inciso-dentatis in inferioribus obtusis in superioribus acutis: pedunculis elongatis axillaribns terminalibusque 2-pedicellatis: pedicellis 1-floris: petalis regulariter dispositis, calycibus paulo longioribus: rostro longissimo: capsellis basi hirsutis apice sulcatis: caudis facie interna dense setosis. E. Botrys Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 224. n- 781 - Bert. FI. It. t. 7- p. 188 - Geramium supium, Botrys folio acu sursum spedante Bocc. Mus. di Piani, p ■ 145, et G. Botrys folio l. c ■ tab. 109- — 200 — In apricis et pratis maritimis. Villa Borghese , Albano , Tivoli, Terracina, Tolfa etc. Ann. Fior. Majo- Flores purpurascentes. 1386. ALPiivuM Wild • Sp ■ PI. t. 3. p. 1. 628. Laeviter pilosum. Caule prostrato parce ramoso: foliis 2-pinnatifidis laciniis linearibus inciso-dentatis: sertis radicalibus axillaribus terminalibusque 7-9-floris longissime peduncu- latis : petalis regulariter dispositis, calyce triplo longioribus: rostro elongato : capsellis patenti-hirsutis: caudis facie interna dense sétosis. E- alpinum Sang . Cent. tres. p • 94. n. 212 - Bert - FI. It. t. 7 . p. 191. In apennis elatis Umbriae. Vettore. Perenn. Fior. Junio. Flores purpurei- — 201 Diffusione geografica della vile. Memoria di monsig. F. Nardi Linneo creò la geografia botanica, Humboldt le diede la sua vera forma scientifica, tracciando le varie regioni popolate dai principali gruppi e famiglie di piante; Schouw ne compì, direi quasi, 1’ ossatura, dividendo il globo in venti- cinque zone litografiche- Seguirono Meyen, Griesebach, Meyer, lussieu, Bois- sier, Brog niart, Fitz-Boy, de Candolle aggiungendo sempre novelle ricchezze, che Berghaus e Iohnston in gran parte raccolsero nei loro stupendi atlanti fisici. Se non che anche questa scienza crebbe talmente, che già i suoi cul- tori disperano di poterla trattare nella sua interezza. Onde parte li vedo li- mitare i loro studii botanico-geografici ad una sola regione, come p. e- fecero Willkommen rispetto alla Spagna, i fratelli Schlagintweit al Tùbet e all’ Hi- malaya; parte invece restringersi a monografie delle varie piante , indican- done la diffusione geografica sul globo. Fu quest’ ultima più modesta via che io tenni, occupandomi delle sole piante utili all’uomo, ed oggi della sola vite. Nemico, come siam tutti, dei preamboli, entro subito in materia. A chi guardi il limite polare della vite sulle carte di Berghaus e di lohn- ston, si presenta una linea alta verso l’occidente d’Europa, bassa verso l’oriente; nè ciò ci sorprende, sapendosi come le linee isoterme, cioè rappresentanti le medie temperature, s’ abbassino tutte progredendo verso 1’ oriente d’ Europa per cause notissime. Ciò che riesce invece più malagevole a spiegare si è lo strano ondeggiamento e tortuosità della linea stessa, che interseca più volte non solo i medesimi paralleli, ma le stesse linee isoterme, o in altre parole il vedere che i limiti polari della vite non solo non istanno in rapporto costante colle la- titudini, ma neppure colle temperature medie. Prendiamo un’esempio. Irlanda ha una temperatura media di 10° C.° , da cui poco o nulla differisce quella di Londra (10°, 4'); Dresda non ha più che 8,° 5' , pure Irlanda non ha viti, e i contorni di Dresda ne hanno, sovratutto sulle sponde dell’ Elba. La causa è questa. Irlanda ha una temperatura mite tutto l’anno, e assai più mite che Sassonia, benché le sia più settentrionale di tre a quattro gradi, onde l’an- nua media di Dresda è inferiore a quella d’ Irlanda. Ma Dresda ha per quat- tro o sei settimane un calore assai più intenso di quanto possa aver mai J’Ir- 26 — 202 landa, e appunto di questo forte caldo ha bisogno la vite per maturare. Ond’è che quasi per regola costante si può asserire, che non la media annua, cioè 1’ isoterma, ma la media estiva, cioè risolerà, dia norma a stabilire l’estremo limite settentrionale della vite. Ben s’ intende però che neppure ad essa que- sto limite rimane sempre fedele, essendoché le sponde de’ fiumi, delle quali è amica la vite, il pendio delle falde verso mezzodì, il calore riflesso, la qua- lità del terreno, 1’ altezza dal livello del mare, i venti, le meteore, la vici- nanza dei boschi, esercitano sulla pianta un’azione varia, determinandone resi- stenza, o almeno la prosperità. Ora venendo ai particolari, il limite polare della vite in Europa, per quanto potei raccogliere da studii, carte, e proprie osservazioni sui luoghi, mi sem- brerebbe poterlo con sicurezza determinare così. La linea che segna il suo limite polare entra nel Continente europeo all’ estrema falda meridionale della Brettagna francese , alquanto a nord della Loira. Uscita di Brettagna s’ in- nalza alquanto verso il 49° e 50°, onde comprende tutti i dintorni di Parigi che danno ancor vino, il famoso petit Bordeaux di poco gradita memoria. La linea rade il declivio meridionale del Belgio, inchiude alcuna parte delle falde meridionali delle Ardenne, che tra Namur e Liegi producono un vino tollerabile. Si abbassa di nuovo con una curva occupata dal gruppo centrale delle Ar- denne per subito rialzarsi verso il Reno, salendo oltre il 52° di latitudine, grado, che a mio credere, non raggiunge in nessun’ altra parte del globo. Dopo il Reno si ripiega verso sud, e prosegue quasi parallela ai gradi di latitu- dine tenendosi poco lontana dal 51°, toccando Dresda, e qualche tratto di Slesia meridionale, dove sovrattutto sulle rive dell’Oder, alligna non infruttuosa la pianta. Dopo Slesia il limite polare discende verso sud-est, seguendo la spina dei Carpati, de’ quali le falde settentrionali non hanno vigne, mentre le meri- dionali danno uno dei vini più generosi d’ Europa. In Ungheria 1’ estrema li- nea vitifera già si appressa al 49°, e più a Oriente in Valacchia non passa il 481/2 . Nella Russia meridionale il limite corre alquanto a nord di Mohilew sulle rive del Dnjester, e di Iekaterinoslaff su quelle del Dnjeper, entrambi a cir- ca 48°. Ad Astrachan, ch’è a 46°, 20', giunge al Caspio, ed entra in Asia. Di tal modo primieramente resta fuori del limite estremo vitifero tutto il gruppo delle Isole brittaniche. Invero trovai in Inghilterra qualche vite con frutto come p. e. ad Hampton-Gourt, ma sotto vetri. In pien’ aria non ne vidi che nelle vicinan- ze di Londra, e in qualche parte del Surrey, però con soli pampini e senza trac- — 203 — eia di frutto. Senza viti è pure quasi tutta la Brettagna francese, tranne, come dissi , le sponde della Loira ; senza viti tutta Normandia , Piccardia , e le provincie del Belgio, meno quei brevi tratti del Namurese che accennai. A molto maggior ragione ne mancano Olanda, e i tre Regni scandinavi. Nella Zelanda danese a Friedrichsborgo, vidi invero una vite in pien’ aria nel giar- dino del Castello reale, ma sebbene fossimo oltre a mezzo settembre, non avea che larghi pampini, e alcuni viticci senza vestigio di grappoli. Di Sve- zia e Norvegia non occorre parlare. In Germania settentrionale stanno fuori del confine vitifero i Ducati danesi, 1’ Oldenburgo, i due Mecklenburgo, e quasi tutte le provincie orientali di Prussia, la quale invece dalle occidentali, ossia dalle provincie renane, raccoglie uno dei migliori vini del mondo. Berghaus nel suo Atlante fisico fa passare il limite vitifero per la sua Berlino, ma è un complimento, e non una verità. Nè Berlino, nè tutto il Brandeburgo hanno viti, quando non si volesse portare ad esempio certa pianta cachetica, che mena infruttuosa e povera vita a Potzdam nella così detta Villa italiana. Fuori del limite vitifero resta tutta Polonia nel più largo senso della parola, e la massima parte di Russia, tranne, come dissi, le provincie più vicine al Mar Nero, Bessarabia, Crimea, e Astrachan, dove però la vite alligna così facil- mente da fornire oltre a 10 mil. d’ettolitri di vino per nulla inferiore a quel- li di Francia. Anzi i grappoli d’ Astrachan sono per grandezza ed eccel- lenza stimati fra i primi del mondo, e n’ è causa di nuovo la breve ma fer- ventissima estate del Caspio, che fa salire il Centigrado sino a 46.° Passando in Asia, i dati ci riescono più incerti, e piuttosto saltuarii, che continui. Se- condo Humboldt, la vite cresce in Armenia, Persia ed Assiria affatto spon- tanea e selvaggia, e raggiunge un’ altezza e grossezza considerevoli. Le su- perstizione mussulmana si oppone per gran tratto d’ Asia alla sua coltura, considerandola un’ infrazione del Corano, ma dove si transige con esso, come in Armenia, nel Caucaso, e nel Bokkhara, quindi nei paesi non mussulmani, quali sono il Tùbet, e la Cina, la vite è coltivata anche oltre 46° di lat. Però larga e lieta cultura non ha in Asia fuori delle provincie della Transcaucasia , e massime della Georgia. Nel Tùbet, nella Cina, e nell’ Indie la vite non è col- tivata che assai poco, e dà incerto e scarso frutto, del quale si preparano be- vande alcooliche, ma raramente si fa vino. Gli Europei bevono dapertutto vino d’ Europa. Il nuovo Continente sembra ancor piu nemico della vite, poiché non solo essa non vi alligna sotto le temperature e gradi d’ Europa , ma anche — 204 — più a mezzodì rende scarso , e mediocrissimo fratto , cosa tanto più singolare che il nome dato all’ America , o almeno ad alcuna sua pro- vincia dai Normanni, primi scopritori del Continente, fu quello di Vin- land , cioè -paese del vino. Questo Vinland dovea essere la Virginia o la Pennsilvania , nè v’ ha dubbio che quando i Normanni approdarono vi ritrovassero quella pianta, che ad essi parve degna di dar nome al paese. Presentemente nella Virginia, Pennsilvania, Carolina, e lungo le falde degli Alleghany, si coltivano delle viti, ma con poco successo, e le stesse piante importate da Europa presto degenerano e tralignano. Qual’ è la causa per cui il nuovo Continente, anche nelle latitudini più favorevoli, consente alla vite si scarsa e infelice coltura? Lasciando altre ragioni, quali possono essere le qualità del terreno, io credo riscontrarne una nell’ indole mite, umida, e temperata del clima americano , che i geografi chiamano giustamente insu- lare, mentre invece la vite vuole un clima piuttosto asciutto e trascorrente ad alcun eccesso di caldo. Nell’ Emisfero australe troviamo scarsissima la coltura delle viti , fuor-1 chè nella colonia del Capo, che dà un vino eccellente, e in alcun tratto della bellissina isola Vandiemen e d’ Australia. Però anche colà si osserva costante- mente il fatto del tralignamento della nostra pianta portatavi d’ Europa, come del pari vediamo tralignare in Europa dopo uno o due anni la vite recatavi sia dal Capo, sia dalle Azzorre. Il limite equatoriale della vite è piu facile a stabilirsi. Nel nostro Emi- sfero il punto, nel quale s’accosta più alla linea meridiana, credo sieno le isole del Capo-Verde poste presso il 15° di latitudine, onde comprende non solo quasi tutte le isole di questo nome, ma tutte le Canarie e le Azzorre- Però toccato ap- pena il Continente s’alza verso il polo sino verso il 30°, e segue l’Atlante comprendendo l’Algeria, ma escludendo il Sahara ; ma scarsissimo è il pro- dotto del vino in Algeria. La pianta o cessa affatto, o è assai rara nel Tunisi , Tripoli, e Barka, e solo ricomparisce in Egitto. Nel Basso e Medio Egitto alli- gna, anzi i nostri bravi missionari]' la coltivarono persino in Chartum a 14°, ma gli acini ne riescono così spugnosi e polposi che poco o niun vino se ne può trarre. Sembra mancare affatto nella penisola Arabica. In Persia, Afghanistan , India , Tùhet e China , il limite non discende mai sot- to il 20.° In generale io credo, che tranne l’ isole del Capo Verde, dove il calore trapicale è mitigato dai venti oceanici, dopo il 18° di latitudine la vite o non s’ incontri, o almeno sia pompa di foglie o non altro. — 205 — Riassumendo, mi sembra poter dedurre, che il limite polare della vite non superi mai il 52°, e generalmente coincida nell’ Europa centrale col 49.° Quanto al limite equatoriale già dissi, che almeno nell’antico Continente, io non saprei protrarlo oltre il 18.° La zona dove la vite prospera maggiormente può stabilirsi dal 36° al 45°. Che alcuni fatti particolari ed isolali possano ad- dursi in contrario non esito a sospettarlo- Ma dove si tratta di scienze così vaste , e che abbracciano tutto il globo, alcuna singolare eccezione non sa- prebbe in nessun modo accettarsi come ragione sufficiente per abbando- nare una regola suggerita del massimo numero dei fatti. COMUNICAZIONI Fu comunicata dal sig. presidente la morte di monsignor Leandro Ciuffa, uno dei trenta soci ordinari lincei, che avvenne improvvisamente nel 22 di genna- io 1862; gli accademici furono assai dolenti per la perdita di questo loro distinto collega. Il R. P. A. Secchi presentò la discussione dell’osservazione deU’ecclisse solare, fatta il 31 dicembre pp. al collegio romano ; e inoltre espose alcuni risultamenti del confronto tra le correnti elettriche circolanti nei fili telegra- fici, ed i moti delle magneti dell’osservatorio, concludendo apparire tra le prime e i secondi la relazione precisa di causa ad effetto. RAPPORTI La commissione precedentemente nominata per esaminare il consuntivo del 1861, ed il preventivo pel 1862, lesse, mediante il suo relatore sig. profess. Nicola Cavalieri S. B., i due rapporti sull’ uno e 1’ alto argomento ammini- strativo, concludendo che tanto il consuntivo quanto il preventivo sopra in- dicati, si riconoscevano perfettamente regolari, e che perciò se ne proponeva l’approvazione. L’accademia per mezzo dello squittino segreto, fece su queste conclusioni, e nel tempo stesso accordò la somma necessaria per la iscrizione, da collocarsi nella sala delle tornate, relativamente al premio Carpi. CORRISPONDENZE Il segretario diede lettura del dispaccio del I febb. 1862, N. 3378, in- viato al signor presidente dall’ Eminentissimo e Reverendissimo sig- Cardi- nale Altieri, protettore dell’accademia, col quale si fa noto che S* Santità non mette ostacolo alla nomina di socio ondinario Linceo, conferita nella tornata — 207 — precedente, al signor Com. Alessandro Cialdi: egli perciò fu invitato dal sig. presidente a prender posto fra suoi colleghi. / Il sig. A. T. Kupffer, direttore dell’osservatorio fisico-centrale di Russia, invia un esemplare del suo rendiconto per l’anno 1859 e 1860. Per ordine di S. E. il sig. Knajévitch, ministro di finanze, l’accademia ricevè un esemplare degli annali dell’osservatorio fisico-centrale di Russia, pub- blicati dall’amministrazione imperiale delle miniere per l’anno 1858. Il nominato sig. direttore dell’osservatorio medesimo, ringrazia per gli atti de’ Nuovi Lincei da esso ricevuti- La R. Società delle scienze di Copenaghen, mediante il suo segretario sig. Forchhammer, ringrazia per lo stesso motivo. COMITATO SEGRETO Il segretario, a nome del comitato accademico, propose per la elezione di uno dei trenta soci ordinari, la terna seguente ex aequo , e per ordine al- fabetico. f Azzauelli prof. Mattia, Signori / Cadet prof. Socrate, \ Diorio prof. Vincenzo. Dallo squittino, fatto per ischede, si ebbe la seguente votazione, essendo quindici di numero i votanti : Nomi Voti ÌAzzarelli 9, Cadet . 3, Diorio . 3. — 208 — Il sig. prof. M. Azzarelli avendo conseguito la maggioranza dei voti, fu dichiarato eletto socio ordinario linceo, salva l’approvazione sovrana. Inoltre, a nome del comitato stesso, fu dal segretario proposta, per la ele- zione di uno dei settanta soci stranieri, la terna che siegue, per ordine alfa- betico, ed ex aequo- Recquerel Antonio Cesare, fisico a Parigi, Brewster David, fìsico in Edimburgo, Montagne Gio. Francesco Camillo, botanico a Parigi. Mediante lo squittino, eseguito per ischede, i votanti essendo quindici, ri- sultò la votazione che siegue: Nomi Voti ( Becquerel 10 0 Il sig. Becquerel avendo conseguito la maggioranza dei voti, fu dichia- rato eletto uno dei settanta soci corrispondenti stranieri, salva l’approvazione Sovrana. Signori Brewster Montagne Signori L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana, si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. M. Massimo — A. Coppi — P.Sanguinetti — F. Nardi — B.Boncompagni — E. Fiorini — P. Volpicelli. — I. Calandrelli — B. Tortolini — C. Maggiorani — S. Proia — C. Sereni — A. Secchi — S. Pieri — Cavalieri N. S. Bertolo. Pubblicato nel 18 aprile 1862. P. Y. — 209 — OPERE TENUTE IN DONO Traité .... Trattato di medicina legale , e di giurisprudenza della medicina per A. D ambre. Verzeichniss .... Lista dei membri della R. Accademia delle Scienze di Monaco • Un fase, in 8.° - 1860. Denkrede .... Biografìa di G • H ■ Schubert; del dott. A. Wagner. Un fase, in 8.° Monaco 1861- Abhandlungen .... Atti della R. Accademia delle scienze di monaco. (Classe di matematica e fisica) Tomo IX. 1861. Kongliga .... Viaggio intorno al mondo sopra la Fregata svedese « l'Eugenia )> eseguito durante gli anni 1851-1853, sotto il comando di C. A - Virgin. - Osservazioni scientifiche pubblicate per ordine di S. M. il Re Oscar - Idem .... Atti della R ■ Accademia svedese delle scienze. Nuova serie, voi. 3, l.° fase. Stockholm, 1861. Oversigt .... Atti della R. Società ' danese delle Scienze nell’anno 1860- Idem .... Atti della R. Accademia delle Scienze di Stoholm nell’anno 1860. Annales .... Annali deW Osservatorio fisico centrale di Russia per A T. Kupffer. Anno 1858 n.° I. e li. Compte .... Conto-reso annuale del sig. A. T. Kupffer al ministro delle finanze- Anno 1859 e 1860. Memoires .... Memorie della L Accademia delle Scienze di S- Pietroburgo Tomo 111, n-! 11. 12- 13* Bulletlin .... Bulletlino della /• Accademia suddetta. Tomo III- n.! 6, 7, 8; e tomo IV, n-° 1 e 2. Comptes .... Conti resi dell ’ Accademia delle Scienze dell ’ Istituto di Francia, in corrente. Annuaire .... Annuario dell' Accademia R. delle Scienze, lettere ed arti del Belgio pel 1861. Intorno ad alcuni scritti di Erone Alessandrino. Notizie tratte da' codici va- ticani, e raccolte da Giuseppe Spezi. Un fase, in 8.° 1891- Roma. 27 IMPRIMATUR Fr. Hieronyraus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Russi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Yicesgerens. ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI SESSIONE ir DEI 9 MARZO 1862 PRESIDENZA DEL SIG. DECA D. MARIO MASSIMO MEMORIE E COMUNICAZIONI D £ I SOCI ORDINARI E DEI C O B R I 9 P O KD E KTI Florae romanae Prodromus exhibens plantas circa Romam , in Cisapenninis Pon- tifìciae dictionis provinciis, et in Piceno sponte veniente s. Alidore Petro Sanguinetti. (Continuazione) (*). 1387. ciconwm Willd. Sp. PI t 3. p. l.p-629. Hirtum viscidum fae- tens. Caule adscendente parce ramoso: foliis interrupte 2-pinnatifidis, laciniis dentatisi sertis axillaribus terminalibusque multiradiatis , pedunculis longitu- dine variis: petalis subregulariter disposi tis, calyce ampliato, sqbaequalibus: rostro elongato: capsellis patenti-hispidis, caudis facie interna dense setosis. E. cieonium Seb. et Manr. FI- Rom. Prod. p. 222. n. 776 - Bert. FI. It.t.l.p. 193 - Geranium apulum Coriandrifolium Coluta Ecphr. 1 . p. 407 et G. apulum Coriandrifolium alterurn odorum p. 131 - G. Chrysanthemi eretici folio Neapolitanum Bocc. Mus. di piant.p. 93. tab • 83 et G. Cicutae folio erecturn Romanum p. 93, et G. Cicutae folio Romanum tab. 82. In marginibus herbosis et in montibus ad vias. Ville suburbane , S. Polo etc. Ann. Fior. Aprili. Flores eaeruleo-violacci. 1388. moscate m. Willd. Sp. pi t. 3- p- 1 . p. 631. Villoso- glandulosum viscidum moscatum. Caule decumbente erectove saepe caespitoso: foliis pin- natis, pinnis ovatis basi inaequalibus subpetiolatis inciso-dentatis: sertis mul- tiradiatis radicalibus axillaribus terminalibusque ut plurimum longissime pe- dunculatis: petalis irregulariter disposi tis calycis longitudine: rostro longissimo: capsellis breviter hispidis, caudis facie interna parce setosis. (*) Y. sessione III, del 2 febbraio 1862. — 212 — E. mosca tum Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 43. n. 95 - Seb • et Maur- Fior. Rom. Prod. p. 223- n. 779 - Bert. FI- It. t. 7. p. 194. In ageribus plateis viis frequens. Ann. Fior. Martio. Flores purpurascentes. Obs. Herba Geranii moscati ex materia medica Linnaei anodyna vulne- raria etc. nunc oblita. 1389. malacoides Willd . Sp. pi. t . 3- p. 1 . p- 639. Pubescens subvisci- dum. Caule decumbente erectove alterne ramoso: foliis cordato-ovatis obtusis trilobo-dentatis: sertis axillaribus 3-8-floris longe pedunculatis, radiis tenuibus breviusculis : petalis parvis regulariter dispositi calyci subaequalibus : rostro tenui: capsellis breviter hirsutis apice unifoveolatis, caudis facie interna parce setosis. G. malacoides Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 42. n- 93 - Seb. et Maur. Fior. Rom. Prod. p. 224. n. 782 - Bert. FI It. t. 7. p. 197. In marginibus herbosis commune. Ann. Fior. Martio ad Junium* Flores purpureo-violacei. 1390. mariti mu m Willd. Sp. pi t. 3. p. 1. p. 639. Gracile, pubescens. Caule decumbente caespitoso-ramoso: foliis cordato-ovatis obtusis inciso-den- tatis: sertis axillaribus terminalibusque gracilibus 1-pauciradiatis , pedunculis inaequalibus: petalis regulariter dispositis quandoque deficientibus , calyce exi- guo, brevioribus: rostro tenuissimo: capsellis laxe setosis, caudis glabris. E. maritimum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p- 224- n.783 - Bert. FI. It. t. 7. p. 203. In arena marina. Ostia. Ann. Fior. Majo. Flores carnei parvi fugaces. MONADELPHIA DECANDRIA. GERANIUM. 1391. sanguineum. L. Sp. pi. p. 958. Pilis patentibus hirsutum. Caule de- cumdente erectove alterne ramoso : foliis orbiculatis 5-7-partitis , partibus laciniato-subtrifìdis : pedunculatis axillaribus solitariis elengatis alternis 1-2- pedicellatis pedicellis 1-floris: petalis obcordatis , calyce aristalo plus duplo longioribos: capsellis apice setosis. G. sanguineum Seb. et Maur. FI. Rom . Prod . p. 224. n. 784 - Bert. FI. It • t. 7. p. 206 - G. Haematodes purpureum parvo flore Barre l. le. 67. In umbrosis sylvaticis montium Latii. Albano , monte Artemisio , monte Lucretile • etc- - 213 — 1392- tuberosum- L . Sp • p. 953. Pubescens, laete virens- Caule in- ferne nudo simplici, superne dicotomo ramoso : foliis palmato-multi-partitis, partibus irregulariter pinnati-sehtis, pinnis linearibus inciso-dentatis, inferioribus longissime petiolatis : pedunculis solitariis axillaribus alaribusque 2-pedicel- latis, pedicellis 1-floris: petalis profunde obcordatis, calyce breviter aristato, plus duplo longioribus: capsellis sursuin villosls. G. tuberosum Fior. Gior . dei Letter. di Pisa t. 17- p. 125 - Bert. Fior. II. t. 7- p. 209. In viridariis suburbanis. Villa Medici. Perenn. Fior- Majo. Flores coeruleo-violacei. 1393. macrorrhizum L. Sp. pi- 953. Villoso-glandulosum pilis simpli- cibus interjectis. Caule basi suffruticoso, superius dichotomo articulato : foliis longe petiolatis 5-Iobis, lobis inaequaliter inciso-dentatis : pedunculis axilla- ribus 2-pedicellatis, pedicellis 1-fioris: petalis integris, calyce innupto globoso, triplo longioribus: capsellis carinatis glabris apice circulariter rugosis. G. macrorrhizum Sang. Cent. 3- p. 94. n. 213 - Bert. FI. II. t. 7. p. 210. In umbrosis ad sepes circa Interannam. Caduta delle Marmore. Perenn. Fior, aestate. Flores purpurei speciosi odorati. 1394. reflexum. L. Mant. Alt. p. 257. Pilosum, pilis inaequalibus. Caule terete subsimplici decumbente erectove: foliis 5-7-fìdis, segmentis inciso-den- tatis, radicalibus longe, caulinis successive brevius petiolatis: pedunculis axil- laribus vel oppositifoliis 2-pedicellatis , pedicellis 1-floris: petalis eroso-den- tatis calyci subaequalibus, sero cum calyce retroflexis: capsellis pilosis apice circulariter sulcatis. G- reflexum Beri • Fior. It. t. 7. p. 24 - G. Phoeum Seb- et Maur. FL Rom . Prod. p. 225. n. 785 - G. Batrochoides FI. purp. reflex. Italicum Barrei . le. 39 - G. columbinum majus. Hort. Rom. t. 5. tab. 19. In montibus Latii ad sepes. Guadagnolo, Pelrella. etc. Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores purpurei. 1395. nodose m L. Sp. pi. 953. Pubescens. Caule erecto superne ramoso» corymboso : foliis 5-7 -partitis, partibus inciso-dentatis: pedunculis axillaribus alaribusque ut plurimum 2-pedicellatis, pedicellis jamdudum 1-floris: petalis obovatis, calyce aristato, triplo longioribus: capsellis tenuiter pubescentibus. G. nodosum Bert. FI. It. t. 7. p. 214. G. Colombinum majus flore mi- nore coeruleo. Hort. Rom. t. 5. tab. 19. In sylvaticis apenninorum Umbriae. M. la Rosa , M. Vettore etc. Perenn. Fior. Majo in Autumnum. Flores violacei striis saturationibus. — 214 - 1396. sylvaticum L. Sp. pi. p. 954. Pubescens- Caule erecto superne ra- moso-corymboso: foliis 5-7-partitis irregularibus acutis: pedunculis axillaribus alaribusque ut plurimum 2-pedicellatis, pedicellis jamdudum 1-floris: petalis obo- vatisjcalycibus aristatis duplo longioribus: capsellis caudisque villoso-glandulosis G. sylvaticum Bert. FI. It. t. 7- p • 219. In Sylvaticis apenninorum. Monte Vettore in Umbria. Perenn. Fior. Julio-Augusto. Flores purpureo-violacei. 1397. argenteum L. Sp. pi. p. 954. Sericeo-argenteum. Caule annotino tenui abbreviato: foliis orbiculatis 5-7-partitis, partibus profunde 3-fidis, la- ciniis acutis ovato-lanceolatis lanceolatisve: pedunculis radicalibus axillaribusque 1-2-floris , pedicellis jamdudum 1-floris: petalis late-obcordatis, calyce aristu- lato, plus duplo majoribus: capsellis caudisque pilosis. G. argenteum Bert. FI It. t. 7. p. 224. In elatis apenninorum. Al settentrione del Vettore , monte delle fonti. Perenn. Fior. Julio Augusto. Flores rosei venis purpureis. 1398. pyrenaicum L ■ Mani • 1. p. 97. Pubescens, pilis glanduliferis nu- disve. Caule decumbente adsendente erectove simplici ramosove, ramis dicho- tomis adscendentibus : foliis reniformi-rotundatis 5-9-lobis , lobis cuneatis inciso-dentatis: pedunculis axillaribus terminalibusque soli tariis 2-pedicellatis, pedicellis 1-floris in fructn divaricato-declinatis: petalis bifìdis, calyce subari- stato plus duplo longioribus: capsellis rotundatis laevibus. G. pyrenaicum Bert. FI. It. l. 7. p. 227 - G. mont. rotundifol. perenn flor. purp. majore. Bocc. Mus. di Piant. p. 81. tab. 72- Barrel. le. 40. In montibus Latii- A Guadagnolo. Perenn. Fior- Majo. Flores violacei striis saturatioribus. 1399. rotundifolium L • Sp • pi. p. 957. Yiscidum pubescens, pilis glan- duliferis, simplicibus interjectis. Caule decumbente vel erecto dichotomo-ra- moso quandoque simplici: foliis longe petiolatis reniformi-rotundatis 5-7-fidis, segmentis latis breviter obtuseque dentatis, caulinis oppositis: pedunculis so- litariis axillaribus, solitariis 2-pedicellatis, pedicellis 1-floris in fructu deeli— natis: petalis breviter emarginatis vel integris, calyce aristato, subaequalibus: capsellis aristatis laevibus. G. rotundifolium Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 46. n. 108 - Seb. et Maur . Fior. Rom . Prod • p. 226. n. 790 - Bert. FI. Il- t. 7. p. 229- In marginis viarum, plateis, ad muros commune. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores pallide rubri. 1400. molle L. Sp. PI. p. 953- Pilis canescentibus mollibus patentibus — 215 liirsutum. Caule decumbente saepe caespitoso parce ramoso , ramis dichoto- mis: foliis longissime petiolatis remiformi-rotundatis 5-9-fìdis, segrnentis cu- neatis profundiuscule inciso-dentatis, caulinis superioribus alternis: peduuculis axillaribus solitariis 2-pedicellatis 1-floris in fructu declinatis: petalis 2-fìdis, calyce breviter aristato, subaequalibus: capsellis carinatis. G. molle Sebcist. En. Plani. Ampli. Flaviì p. 46. n. 109 - Seb - et Maur. FI. Rom. Prod. p. 225. n. 787 - Bert. FI- It. t. 7. p. 23 1 - In marginibus viarum, ad sepes, et in sylvatieis vulgatissimum. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores rubro-violacei venis purpureis. 1401. pusiLLUM L. Sp- PI. p. 957- Pallide virens, pilis brevibus pube- scens. Caule decumbente erectove , superius parce dichotomo-ramoso : foliis reniformi-rotundatis 5-7-fidis, segrnentis cuneatis 3-fidis , inferioribus longe petiolatis, superiorum petiolis sucessive brevioribus, segrnentis angustioribus, sinubus profundioribus: pedunculis solitariis axillaribus, quandoque alaribus, 2- pedicellatis, pedicellis 1-floris in fructu declinatis: petalis emarginatis calyci subaequalibus: capsellis carinatis adpresse pilosis. G- pusillum Bert. FI. It- t. 7. p. 233. Ad margines viarum campestrium in Piceno- Montefortino- Ann- Fior. Aprili-Majo. Flores sub coerulei. 1402. luci du m L. Sp. PI. p. 955. Nitidum, saturate virens- Caule ut plu- ritnum adscendente dichotomo-ramoso: foliis reniformi-rotundatis 3-fidis, seg- mentis late cuneatis breviter inciso-dentatis, inferioribus longe petiolatis: pe- dunculis axillaribus 2-pedicellatis, pedicellis 1-floris: petalis integris, calyce exi- guo, acuminato, longioribu§: capsellis carinatis exquisite adpresso-pilosis. G. lucidum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 225. n. 786 - Bert. FI. It. t. l.p. 235 - G. rotundifolium saxatile montanum. Ecph • 1. p. 137 et G. al- terum montanum rotundifolium l. c. p. 138. In montium saxosis praesertim ad rupes umbrosas roridas- Intorno Al- bano, Gemano, Nemi etc. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores rosei- 1403- columbinum L ■ Sp. Pl.p. 956. Adpresse pilosum. Caule decumbente simplici ramosove, ramis alternis: foliis 5-partitis, partibus multifido-lacinatis, laciniis linearibus, inferioribus longe petiolatis: pedunculis axillaribus folio lon- gioribus 2-pedicellatis, pedicellis l-floris longiusculis in fructu divaricato-ad- scendentibus: petalis , calyce longe aristato, triplo longioribus , ungue longa angusta exerta, lamina obvese oblonga: capsellis carinatis laevibus. — 216 — G. columbinum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 225. n. 788 - Bert • FI. It. t. 7. p. 237. In nemorosis, montanis, collinis commune. Ann. Fior. Majo. Flores pallide coerulei. 1404- DissECTUM. L. Sp. PI- p. 956- Hirsutum pilis caulinis retrorsis, in partibus fructificationis, patentibus glanduliferis- Caule erecto superius dicho- tome ramoso, ramis infractis: foliis orbiculatis 5-7 -par titis, partibus flabellato- laciniatis, laciniis superiorum linearibus integris, inferiorum incisis dentatisve: pedunculis axillaribus folio brevioribus 2-pedicellatis, pedicelli 1-floris, fructi- feris deelinatis: petalis subemarginatis, calyce breviter aristato, subaequalibus: eapsellis carinatis. G. dissectum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod : p. 226. n. 789 - Bert. FI. ìt. t. 7. p- 238. In pratis humidis, et marginibus umbrosis viarum campestrium frequens. Ann. Fior- Aprili. Flores purpurei. 1405- Roberti anum. L • Sp. PI. p. 955. Laete virens, sero rubescens, hir- cum olens- Caule decumbente erectove alterne ramoso: foliis ternatis quina- tisve, foliolis 2-pinnatifido-dentatis: pedunculis axillaribus quandoque oppositi- foliis folio sub longioribus 2-pedicellatis 1-floris erectis approximatis : petalis obovatis integris, calyce decagono plus duplo longioribus: eapsellis reticulatis. Caule partibusque fructificationis molliter pilosis, pilis elongatis crispis, bre- vibus glanduliferis interpositis. G. robertianum Sebast. En. Plani. Ampli. Flavii p. 46. n. 110 - Seb. et Maur. Fior. Rom. Prod. p. 226. n . 791 - Bert. FI. It- t. 7- p. 240 /3 purpureum. Corolla minore, petalis calycem vix superantibus. G. robertianum /3 Bert. I. c- p. 241. In sylvaticis, muris umbris, et ad sepes vulgatissimum, /3 minus freqùens. Ann- Fior* Junio Julio. Flores purpurei. ORD. IV. MON ADELPH I A DEGAN DRI A MOLOPE. 1406. malacoides. L . Sp. PI p. 974. Pilosa pilis raris solitaris germi- natisve. Caule solitario vel caespitoso erecto: foliis longe petiolatis ovatis oblon- gisque inaequaliler crenatis, supremis sinuatis trifìtisve: stipulis lanceolato-li- nearibus: floribus solitariis axillaribus longe pedunculatis: petalis obtusissimis, calyce triplo longioribus. M. malacoides Seb. et Maur. FI. Rom. Prod . p. 228. n. Ì801 - Bert. FL — 217 — It. t. 7- p. 281 - Alcaea Betonicae folio, flore purpureo-violaceo Barrel. Ic. 1189 - Malva Betonicae folio Bocc- Sicil. p • 15- lab. 8. fìg- Eli- Hort. Rom-t. 1 . tab. 50. In agris mare versus. A Ponte Galera, Corneto, Civitavecchia etc. Perenn. Fior. Junio. Flores rubri venis violaceis. MALVA. 1407. rotun di foli a. L. Sp. PI. p. 696. Pilosiuscula pilis simplicibus fa- sciculatisve- Caulibus procumbentibus prostratisve : foliis longe petiolatis re- miformi-rotundatis obtuse 5-7-lobatis, lobis crenatis: stipulis lanceolatis acutis: florum fasciculis axillaribus, pedunculis longiusculis in fructu erecto-patulis: petalis emarginatis, calyce, ultra duplo longioribus: dieresili orbiculata depressa: capsellis vix reticulatis margine integris. M. rotundifolia Bert. FI II- t. 7. p. 253. In pratis alpi nis Umbriae et Piceni. Caslelluccio di Norcia etc. Ann. Fior- Junio-Julio. Flores albo-rosei, venis saturationibus. 1408. niceaensis. All. FI. Ped- t-2.p. 40. Hirtula pilis stellatisi Caulibus prostratis, erectisve ramosis, ramis alternis flexuosis: foliis longe pedunculatis reniformi-rotundatis 5-7-lobis, lobis inferiorum obtusis, quandoque evanidis, superiornm acutis, omnibus dentatis: stipulis ovatis obtusis: florum fasciculis axillaribus, pedunculis breviusculis inaequalibus 1-floris in fructu erectis: pe- talis emarginatis , ealycem , paulo duplo superantibus : dieresili orbiculato- depressa, capsellis exquisite reticulato-rugosis. M. niceaesis Fior. Gior . dei Lett. di Pisa t. 17. p. 126 - Bert. FI. It. t. 7. p. 257 - M. rotundifolia Seb. et Maur- FI. Bom. Prod. p. 227. n. 795. In ruderatis plateis herbosis passim. Ann. Fior. Junio in Octobrem. Flores carnei striis saturatioribus, 1409. sylvestris. L. Sp. PI. p. 969. Hirsuta pilis simplicibus fascicu- tisve. Caulibus prostratis adscendentibusve alterne ramosis: foliis longe petio- latis, inferioribus reniformi-rotundatis obtuse 5-7-lobis : superioribus fìabelli- formibus et exquisite 3-5-lobis, omnibus inaequaliter dentatis: stipulis ovatis acutis minusculis: floribus axillaribus fasciculatis quandoque solitariis, pedun- culis inaequalibus 1-floris erectis: petalis 2-fidis 2-lobisque, calycem, multo superantibus: dieresili depressa, capsellis reticuto-rugosis. M. sylvestris Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 54. n. 144 - Seb. et Maur . FI. Rom. Prod. p. 227. n. 796 - Bert . Fi It. t. 7. p. 258. mauritiana. Petiolis in latere superiore tantum pilosis - M. sylvestris mauritiana Bert. I. c. p. 269 - M. mauritiana Sebast. En. Pi Ampli. Flavii p. 54. n . 145. » i — 218 — in ageribus, herbidis, ruderatis commune. Perenn. Fior. Majo- Flores purpurescentes. Usus. Malvae onines valgo cognitae sub nomine Malva mucillaginosae sunt, ideo emollientes laxativae et in usu medico obviae. Veteres comedebant Mal- vas ex auctoritate Horatii ad ventrem laxandum. Hodierne flores usurpantur ad tisanas , folia ad cataplasmata , et clysteria. Flores officinarum ex malva praesertim sylvestri desumuntur : M. sylveslris et niceaensis folia suppeditant, nam M. rotundifolia L. in planitiebus et jugis inferioribus non descendit. 1410. alt h aeoi des Cavan. lcon • et Descr. 2- p. 30. tab. 135. Hirsuta pilis patentibus. Caule erecto simplici quandoque basi ramoso : foliis inferio- ribus longe petiolatis reniformi-rotundatis obtuse lobatis superioribus palmato- 3-5-fidis ultimis 3-5-partitis, omnibus dentatis: stipulis ovatis acutis: floribus axillaribus solitariis folia superantibus: foliis calycinis externis corollam sub- aequantibus: dieresili orbiculata: caspellis maturitate rugnlosis. M- althaeoides Fior. G ior. de ’ Leti, di Pisa l. 17. p. 126 - Beri. Fi It. t. 7. p. 261. In montanis prope Mare. Al M. Circeo presso Terracina. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores pallide coerulei. 1411. Alce a L. Sp . PI p. 971. Pilis simplicibus stellatisve scabrida. Caule erecto alterne ramoso: foliis petiolatis, petiolis elongatis sucsssive bre- vioribus, inferioribus reniformi-rotundatis lobatis, lobis crenati s denlatisque, superioribus palmatis, laciniis cuneatis pinnatim lobatis, incisis dentatisve: sti- pulis parvis acuminatis : floribus pedunculatis solitariis axillaribus cum ter- minalibus saepe fasciculatis : petalis majusculìs emarginati calyce plus triplo longioribus: dieresili calyce teda: capsellis dorso carinatis. M- Alcea Seb et Maar. FI. Rom. Prod. p. 227* n. 797 - Bert. FI. It. t. 7. p • 262. In montibus etiam elatis ad sepes et vias umbrosas frequens. Ad Albano , la Fajola , i Cimini, nell ’ Umbria e nel Piceno. Perenn. Fior. Junio ad Oclobrem. Flores violacei. Vulgo- Alcea. 1412. moschata L. Sp. PI. p. 971. Pantenti-hirsuta pilis simplicibus , geminatisve. Caule erecto parce ramoso: foliis inferioribus reniformi-rotundatis obtuse lobatis, superioribus palmato-partitis anguste 2-pinnatifìdis ; petiolis elongatis adscendendo abbreviati : stipulis linearibus longiusculis : floribus axillaribus subsolitariis, terminalibusque fasciculatis fastigiatis, omnium pedi- 219 cellis folio jamdudum longioribus: petalis 2-lobis 2-fidisque crenulatis: foliolis calycinis externis lineari-acutis, triplo longioribus: dicresili calyce tecta: ca- psellis carinatis dense villosis. M. moscata Bert. FI. It. t. 7. p. 265. In ericetis apenninorum Umbriae. Vettore- Perenn. Fior. Julio-Augusto. Flores roseo-rubri speciosi inodori. Obs. Moschum redolet. LAVATERA. 1413. arborea L. Sp. PI. p. 972. Lete virens , molliter villosa. Caule elato erecto alterne ramoso , ramis patulis: foliis longe petiolatis reniformi- rotundatis plicatis 5-7-lobatis dentatis, lobis inferiorum rotundatis, superiorum acutis : floribus axillaribus fasciculato-consertis, pedunculis breviusculis inae- qualibus: calyci exerni segmentis subrotundis, interni triangularibus : petalis 2-fidis calyce triplo longioribus: capsellis reticulato-rugosis. L. arborea Manr - Cent. 13- p- 34 - Bert. FI. It. t. 7* p. 268. In ruderatis et muris antiquis- Al Colosseo , alla Grotta di Nettuno presso Tivoli etc. Frut- Fior- Majo. Flores purpurei, striis sanguineis, fundo atro-sanguinei. Vulgo. Malva arborea. 1414. ni spi da Desf. FI. All. t . 2. p. 118. tab. 171. Albo-virens, h irta pilis longis fasciculatis, brevibus stellatis interpositis. Caule erecto elato alterne ramoso inferius denudato: foliis longe pedunculatis reniformi-rotundatis 5-7- lobatis crenatis, lobis inferiorum rotundatis, superiorum acutis: floribus solitariis axillaribus brevissime pedunculatis: segmentis calycis aequalibus: petalis 2-fidis, calyce, quintuplo et ultra longioribus: capsellis tomentosis. L. hispida Seb. et Maur. FI. Bom. Prod- p. 227. n. 798 - Bert. FI. It - t. 7. p. 270. In umbrosis sylvaticis. Tra Nemi , e Gemano. Frut- Fior- Julio. Flores purpureo-violacei. Obs- Odor piante saponaceus. 1415. sylvestris Brot. FI. Lusit. t. 1. p. 277. Glauco-virens , hirsuta pilis fasciculatis. Caule erecto alterne ramoso : foliis inferioribus reniformi- rotundatis 5-7-lobis, lobis rotundatis, superioribus, basi truncatis acute 3-5- lobis, omnibus dentatis : fasciculis florum axillaribus, pedunculis abbreviati : calycis externi segmentis late ovatis obtusis, interni ovato-acuminatis: petalis 2-fìdis, calyce, triplo vel quadruplo longioribus: capsellis hirsutis. 29 — 220 L. sylvestris Bert. FI. It • t. 7. p. 275 - L. triloba Sebast ■ En. PI. Amph Flavii p. 51. n- 133 - Seb. et Maur. Fi Borri. Prodi, p. 227. n. 799 - L. eretica Sang . Ceni • 3- p • 95. n. 214 - Althaea virens rutundifolia fi- ampi, purpurascente Barrei le. 479* Ad vias mare versus, et in in ruderibus urbanis. Ostia , Fiumicino , An- fiteatro Flavio etc. Ann. Bienn. Fior. Majo-Junìo. Flores pallide coerulei- 1416. tri ni est ri s L ■ Sp • PI p. 974- Laete virens, hispida pilis stellatis vel retrorsis- Caule erecto saepe alterne ramoso, ramis patuiis: foliis inferio- ribus reniformi-rotundatis laeviter barbatis, superioribus 3-fidis, lacinia media elongata, in supremis cuspidata, omnibus dentatis: pedunculis solitariis axilla- ribus 1-floris longe pedunculatis: calycis laciniis ovatis, externi obtusis, interni majoribus acutis : petalis emarginatis calyce quadruolo longioribus: capsellis rugosis. L. trimestris Bert- Fi II. t. 7- p. 277 - Alcea minor variis fol- Barrei . le. 1201. Ad vias et ad ripas Tyberis. Ad Acqua Acetosa. Ann. Fior. Junio. Flores violacei- 1417- pu notata Wild . Sp. pi t. 3. p. 1. pag. 797. Tuberculis piliferis scabra, pilis omnibus stellatis. Caule erecto ramoso, ramis patuiis: foliis in- ferioribus remiformi-rotundatis obtuse sublobatis , mediis acute 5-angulatis , superioribus hastato-trifidis, cuspide medio elongato, omnibus serrati*: floribus solitariis axillaribus longissime pedunculatis: calycis externi segmentis dentato- angulatis, interni ovato-acuminatis, brevioribus: petalis subemarginatis, calyce, subduplo longioribus: capsulis dense rugulosis. L. punctata Seb. et Maur. FI. Rom. Prod- p. 228 . p. 800 - Bert. FI. II. t. 7. p. 279. In aggeribus viarum ad sepes communis. Ann. Fior. Junio Julio. Flores dituie purpurei. ALTHAEA. 1418. officin ali s L. Sp. pi. p- 966. Mollisime tomentosa. Caule erecto simplici vel parce ramoso, ramis alternis : foliis brevissime petiolatis ovatis, inferioribus sublobatis, superioribus angulatis, omnibus irregulariter dentatis : florihus in racemulis axillaribus brevissime pedunculatis: laciniis utriusque ca- lycis acumiuatis : petalis obeordatis, calyce duplo quadruploque longioribus: dieresili depressa: capsellis compressis. — 221 — A. officinali Seb- et Maur. FI. Rom. Proci- p. 226. ». 792 - Bert. FI. It. t. 7. p- 246 - A. Dioscoridis et Piini Hort. Rom. t. 1. tab. 46- In pratis depressis communis. Perenn- Fior. Julio Augusto. Flores carneo-purpurascentes. Vulgo et in officinis Altea. Usus- Radix et folia mucillaginosa sunt et communiter utuntur in tus- sibus, raucedine, et in morbis inflammatoriis ad tisanas praesertim confìcendas. 1419. cannabina L. Sp. PI- p. 966. Cinereo-virens, scabrida, pilis brevibus stellatis. Caule erecto valde ramoso, ramis alternis erecto-patulis: foliis inferiori- bus quinquefidi, intermediis palrnato-3-partitis, superioribus 3-partitis, lacinia media elongata, laciniis in omnibus irregulariter dentatis incisisve: pedunculis elongatis 1-3-floris: laciniis calyciniis externis lanceolatis, internis ovato-lan- ceolatis, omnibus acutis: petalis obcordatis, calyce duplo longiorihus: dieresili centro depressa: capsellis incurvi. A. cannabina Seb- et Maur. FI. Pioni . Prodi- t. 227. ». 793 - Bert. FI. It. 7. p. 249 - A. vulgaris major flore ex rubro-roseo Hort- Rom . t. 2. tab. 48. In pascuis ageribus, et sylvarum oris frequens. Perenn. FI. Junio-Julio. Flores resei. 1420- n irsuta L. Sp. PI- p. 966. Seti patentibus hirta. Caule erecto adsendentove ut plurimum ramoso, ramis patentibus: foliis inferioribus reni- formi-rotundatis obtuse 5-lobis, lobis obtuse dentatis, supremi palmato- 3-par- titis, partibus inaequaliter serratis: pedunculis axillaribus 1 -fiori folio longio- ribus: partibus utriusque calycis lanceolatis acuminato-subulatis: petalis trun- catis, calyce, paulo longioribus: dieresili depressa: capsellis tansverse rugosis. A. h irsuta Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 226. n- 794 - Bert. FI. It. l. 7. p. 251 - A. hirsuta minima fi. caes. hisp. Barrel. Ic- 1169- In montami ad vias sepes etc. Monte Gennaro, Riofreddo etc. Ann. Fior Junio. Flores roseo-coerulescentes. SIDA. 1421. àbutilon L. Sp. PI. p. 963. Mollissime tomentosa. Caule erecto superius ramoso : foliis cordato-subrotundis cuspidati crenati : pedunculis uni-paucifloris solitariis axillaribus folio brevioribus apice articulati : petalis obcordatis, lacinias calycinas ovatas acutas paulo superantibus: capsellis troncati extus 2-rostratis- — 222 — S. Abutilon Fior. Gior. Arch. t. 18. p. 166 - Bert. FI. lt. t. 7. p. 244- Abutilon Hort. Rom. t. 1. tnb. 52- In pratis aquosis. Alle paludi pontine. Ann. Fior- aestate in autumnum. Flores flavi- TAXUS. 1422- baccata L. Sp. PI. p. 1470. Ramis sparsis patentibus , ramulis pendulis: foliis linearibus disticis: baccis globosis. T. baccata Seb. et Maur - FI. Rom. Prod. p. 339- n- 1199 - Bert. FI- It. t. 10. p. 389. In montanis sed non frequens. Subiaco. Arb. Fior. Aprili. Flores herbacei. Vulgo. Tasso. Albero della morte. Usus- Arbor gigantea aeterna, cujus lignum durissimum rubrum praestans in operibus tornatis, topiariis et ad supelletiles. Experientia docti, inter fa- bulas recensemus, laetolem animantibus esse , si sub ea dormierint. Tamen magna copia ingesta equos necavit, bovesque ab ea refugiunt. In arte medica uti deprimens felici exitu periclitata est loco Digitalis purpureae. CLASS. XVII D1ADELHPIA. Ord. I Hexandria. Fumariaceae DC. 347. FUMARIA L. Calyx membranaceus liber 2-sepalus, sepalis aequa- libus: corolla irregularis 4-petala , petalis tribus superioribus basi connatis , medio calcarato, lateralibus apice coalitis, quarto inferiore libero: androphora plana 3-antherifera: antherae laterales uniloculares, media bilocularis: stilus fili- formis deciduus : stigma 2-lameliatum: fructus drupaceus parvus subglobosus tandem exuccus: nucula 1-locularis 1-spermia: semen reniforme parieti ad- fixum. 348. CORYDALIS DC. Calyx parvus liber 2-sepalus deciduus : corolla irregularis 4-petala, petalum supremum basi calcaratum, inferius carinatum: androphora plana 3-antherifera: antherae laterales uniloculares, media biloculari: stilus subulatus persistens : stigma 2-lamellatum lamellis divaricatis : fructus — 223 siliqueformis compressus 1-locularis 2-valvis polyspermius: semina reniformia strophiolata alterne suturis adfixa. OrD. II. OdANDRIA Polygalaceae Rìch. 349. POLYGALA L. Calyx liher persistens 5-sepaIus, sepalis 3 externis minoribus, 2 internis grandioribus parallelis coloratis: petala 3-5 basi cum an- dropboro connata, corollam papilionaceam, vexillo 2-petalo, carina 1-2-petala, referentia: androphorum 2-partitnm, partibus 4-antheriferis: antherae tubu- ìosae 1-loculares basifixae apice poro dehiscentes : stilus tubeformis, stigma 2-lobum capsula elliptica compressa obovata ant obcordala 2-locularis 2- valvis, loculis 1-spermiis: semen pendulum pubescens prope hilum strophio- latum. Ord. III. Decandria. Leguiuinosae L . Sect. I. Stamina monodelpha. * Leguminibus t-olygo-spermiis. 350. SPARTIUM L. Calycis 1 -sepali liberi spathaceo-membranacei tubus campanulatus, limbus 1-labiatus 5-dentatus , vel 2-labiatus , labio superiore 2-dentato vel 2-fido, inferiore 3-dentato: corollae papilionaceae vexillum sub- rotundum reflexum, alae ovato-oblongae erectae vexillo breviores, carina acu- minata deflexa bipartibilis, saepe vexillo acqualis: antherae cordatae, auriculis barbatis: stilus deflexus, staminibus longior: stigma sublaterale: legumen plano- compressum, basi styli coronatum: semina subrotunda vel oblonga, umbilico saepe strophiolato. 351. ONONIS L . Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus campanulatus limbus 2-labiatus , labio superiore 2-partito , inferiore 3-fido , laciniis subae- qualibus: corollae papilionaceae vexillum patens deflexum, alis carinaque lon- gior: alae oblongae, carinae rostratae 2-partibilis adpressae: antherae oblongae: Stylus brevis tenuis: stigma orbiculato-depressum : legumen oblongum com- ■ — 224 — presso-tumens rostratum saepius olygospermium: semina reniformia scabra vel granulata quandoque laevia. 352. ANTHYLLIS L. Calycis 1 -sepali liberi persistenti tubus ventricosus apice basique constrictus, limbus 2-Iabiatus labio superiore 2-dentato inferiore 3-dentato, denlibus filimormi-subulatis: corollae papilionaceae petala parva longe unguiculata, vexillo subrotundo, alis et carina, longiore, alis oblongis, carina 2- petala obtusa, petalis apice connatis: stamina quandoque diadelpha antheris oblongis: Stylus tìlimormis, staminibus longior : stigma oblongum obtusum: le- gumen breve 1-2-spermium inter semina constrictum, calyce acereto tectum: semina laevia remiformi-rotundata. ** Leguminibus polyspermiis. 353- GENISTA L. Calycis 1 -sepali liberi persistenti tubus obconicus, lim- bus 2-labiatus, labio superiore 2-partito inferiore sub-3-fido: corollae papilio- naceae vexillum oblongum erectum, carinae 2-petalae detlexae aequale, alae erectae vexillo, carinaquae breviores: antherae oblongae versatiles: Stylus apice incurrus, stamina superans: stigma obliquum: legumen oblongum compresso- tumens rostratum polyspermium, quandoque olygospermium: semina subrotunda laevia. 354. CYTISUS L Calycis 1 -sepali liberi persistenti tubus saepe cam- panulatus, limbus 2-labiatus, labiis subaequalibus, superiore 2-dentato, inferiore 3- dentato 3-lobo vel integro: corollae papilionaceae vexillum obovatum patens: alae oppositae, carinae aequales, carina obesissima: antherae sagittatae: Stylus subulatus staminibus longior: stigma capitato-depressum: legumen plano-com- pressum rectum vel faìcatum, rostro tenui, coronatum: semina subrotunda com- pressa laevia saepe ad hilum strophiolata. 355. ULEX. L. Calycis 1 -sepali liberi persistenti tubus brevi, limbus profonde 2-labiatus, labio superiore 2 inferiore 3-dentato: corollae papilionaceae erectae vexillum ìate-ovatum alis oblongis , carinaque 2-petala soblongior : antherae sagittatae auriculis abreviatis : Stylus filiformi basi incurvus apice involutus: stigma orbiculare obtusum: legumen oblongum breve turgidum oly- gospermium: semina oblonga strophiolata, basi quodamodo cordata, apice fere triangularia, laevia. 356. A DENOCORPUS DC. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus obco- nicus, limbus 2-labiatus, labio superiore breviore 2-partito, inferiore 3-fido, 225 — lacinia media longiore: corollae papilionaceae vexillum obcordatum, alis ovatis carinaque rotundata genitalia occultans, brevior: antherae sagittato-acuminatae: Stylus subulatus staminibus longior: stigma puntiforme: legumen lineare plano- compressum polyspermium apice obtusum quandoque breviter rostratum, glan- dulis undique scabrum: semina subrotunda laevia nitentia. 357. LUP1NUS L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus brevis, faux quandoque bracteata, limbus profunde 2-labiatus, labiis divaricatis, superiore ut plurimum integro, inferiore ut plurimum 3-dentato: corollae papilionaceae vexilli latera deflexa, alae latae margine superiore conniventes inferiore pa- tentes: carina rostrata inferne 2-partita: antherae 5 subrotundae parvae, 5 ma- joribus reniformibus serius evalutis, alternantes: Stylus filiformis: stigma su- brotundum barbatum : legumen lato-lineare compressum oblique torulosum : semina subrotunda compresso-turgida saepe grandia, hitsmis inclusa. Sect. II. Stamina diadelpiia * Leguminibus 1-Iocularibus A. Foliis abrupte-pinnalis cirrlio aut seta terminatis. 358- PISUM. L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus campanulatus, limbns 2-labiatus, labio superiore 2-fido, inferiore 3-fido: corollae papilionaceae vexillum amplum reflexum basi intus 2-lamellatum : alae obovatae breviter stipitatae conniventes , carinam breviorem dorso acutam tegentes : antherae lineari-elongatae: Stylus basi geniculatus, apice barbatus: stigma pubescens , barba stylo lateralis: legumen lato-lineare compressum rostratum polyspermium: semina laevia subglobosa. 359. OROBUS. L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus subcampa- nulatus, limbus 2-labiatus, labio superiore multo breviore 2-dentato quandoque 2-fido , sinn lato interposito , labio inferiore 3-fìdo : corollae papilionaceae vexillum reflexum, alis oblongis stipitatis conniventibus , carinaque rostrata inferne 2-partita, longior : antherae oblongae : Stylus adsendens latere altero canaliculatus: stigma laterale pubescens in canaliculo styli decurrens: legumen oblongo-cylindaceum polyspermium: semina subglobosa saepius laevia. 360. LATHYRUS L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus campanu- latus basi qnandoque angustatus, limbus 5-fìdus, laciniis lenceolatis, superio- — 226 ribus brevioribus sinuque profundiore partitis: eorollae papilionaceae vexillum rotundatum patens, saepe basi interna 2-lamellatum vel 2-colIiculosum: alae oblongae concavo-conniventes, vexillo breviores: carina obtusa ungue 2-par~ tito, alis ut plurimum brevior: stamina quandoque tnonadelpha antheris oblongis: Stylus rectus basi geniculatus apice dilatato-complanatus: stigma obtusum vel rostratum villosum in stylum decurrens: legumen oblongum planiusculum ro- stratum polyspermium: semina globosa vel angulata, laevia vel tuberculata. 361. V1CIA. L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus campanulatus, limbus 2-labiatus, labio superiore saepius breviore 2-dentato vel 2-fido, in- feriore 3-fìdo: eorollae papilionaceae vexillum ovatum erectum carinatum in lateribus deflexum late unguiculatum: alae variabiles, vexillo breviores: carina obtusa ungue 2-fìdo, alis brevior : stamina quandoque monadelpha , antheris ovatis : Stylus fìliformis rectangulo adsceendens : stigma obtusum dilatatum , infra apicem in latus barbatum vel pilis undiqne cintum, barba in parte in- feriore styli descendente: legumen lineare compresso-tumens aliquando teres rostratum polyspermium: semina subrotunda angulata aut oblonga raro scabra. 362. ERVUM. L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus campanulatus vel turbinatus , limbus 2-labiatns, laciniis utriusque lobii subaequalibus , vel duabus tubi superioris quidquam brevioribus, ad lacinias labii inferioris appro- ximatis : eorollae papilionaceae parvae vexillum obovatum subreflexnm , alis et carina longior: antherae oblongae: Stylus rectangulo adsendens: stigma ca- pilellatum minute puberulum : legumen lineare breve tumidum mono-olygo- spermium: semina subglobosa utplurimum laevia. b- Foliis impari-pinnatis. 363. COLUTEA L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus late-campa- nulatus, limbus 2-labiatus 5-dentatus, dentibus duobus labii superioris brevio- ribus, inferiore 3-dentato: eorollae papilionaceae vexillum latum emarginatum patens in lateribus quidquam recurvum, alis oblongis subsulcatis, carinaque dilatata obtusa, longior: antherae 2-lobae lobis cuneatis: Stylus subulatus in latus internum barbatus : stigma uncinatum : legumen ovato-eymbiforme inflatum subtil'iter uncinatum , tecaphoro impositum , polyspermium: semina reniformi» laevia. 364. GALEGA L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus compani- formis, limbus 5-partitus, laciniis subaequalibus subulatis: eorollae papilionaceae — 227 vexillum obovatum, carinam obtusain, paulo superans, alae carina subreviores: stamen decimum latere andropbori adnatum, ideoque stamina monadelpha: an- therae tenues Iineares: Stylus filiformis: stigma puntiforme : legumen gracile teretiusculum torulosum oblique striatum polyspermium : semina cylindracea «trinque obtusa laevia. 365. HYMENOCARPOS Savi. Flores exigui- Calycis 1-sepali liberi per- sistentis tubus campanulatus, limbus 5-dentatus 2-labiatus, dentibus setaceis subaequalibus, unico breviore : corollae papilionaceae vexillum obovatum re- curvum, alis oblongis erectis, aequale, carina apice truncata rostrata, vexillo sublongior: stamina monadelpha vel diadelpha, filamentis superne incrassatis, antheris ovatis: Stylus incurvus: stigma clavatum: legumen planum reniformi- orbiculatum, margine dentato-spinulosum vel inerme, 2-spermium: semina re- niformia laevia, placentae basilari, adfixa. 366. PHAGA L. Calycis 1-sepali liberi persistenti tubus saepe campa- nulatus, limbus 2-labiatus 5-dentatus, labii superioris dentibus remotis: co- rollae papilionaceae vexillum obovatum patens, lateribus recurvum, alas ob- longas, carinamque obtusam paulo superans: antherae minuta© elongatae: Stylus filiformis apice incurvus : stigma tenue capitatum: legumen semiovatum in- ilatum, tecaphoro impositum, rostro exili, coronatum: semina reniformia laevia. 367. OXYTROPIS DC. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus saepe campanulatus, limbus 5-dentatus, dentibus acutis, 2 labii superioris quidquam brevioribus : corollae papilionaceae vexillum patens, lateribus replicati, alis carinaque longior , alae obtusae unguibus angustis , carina 2-unguiculata summo dorso rostellato-mucronata, alis brevior: antherae ovato-acuminatae: Stylus filiformis incurvus : stigma capitellatum : legumen teres raro tumens, sutura superiore raro et inferiore introflexa, dissepimentum jamdudum incom- pletum sistente, polyspermium: semina 2-serialia reniformia laevia. 368. GLYCYRRHIZA L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus cylin- dricus, limbus 2-labiatus 5-fidus, labii superioris lacinis duabus brevioribus, laciniis lateralibus labii inferioris ad lacinias labii superioris approximatis: co- rollae papilionaceae vexillum oblongum angustum retusum alis linearibus lon- gior: carina acuta 2-unquiculata vel 2-petala alis brevior: filamento elongata basi tantum in androphorum connexa: antherae subrotundae: Stylus subulatus: stigma obliquum puberulum: legumen ovali-compressum aut lato-lineare echi- natum, glandulosum vel glabrum, 1-olygospermium: semina reniformia laevia. 30 — 228 (5 Foliis trifoliatis. 369. LOTUS L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus campanulato- turbinatus, limbus 2-labiatus, labio superiore 2-fido, inferiore 3-fido, laciniis omnibus subaequalibus erectis: corollae papilionaceae vexillum late-obovatum recurvum, ungue dilatato, alis carinaque longior: alae obovatae concavae sur- sum conniventes breviter auriculatae: carina rostrata 2-unguiculata alis sub- aequalis : filamenta longiora apice dilatata, antherae ovato-sagittatae : Stylus rectus exilis : stigma capitatum : legumen elongatum erectum vel arcuatum rostratum teres vel compressum quandoque torulosum polyspermium: semina reniformi-oblonga vel rotunda laevia, dissepimentis ineompletis horizontalibus interposita. 370. TETRAGONOLOBUS DC. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus turbinatus, limbus 2-labiatus laciniis subulato-oblongis erectis, 2 labii supe- riori brevioribus: corollae papilionaceae petala unguiculata, vexillum obovaturn recurvum, ungue apice dilatata, alis carinaque, longior : alae obovatae breviter unguiculatae sursum conniventes , carina recta rostrata 2-unguiculata alis subbrevior: filamenta longiora apice dilatata, antheris erectis vix auriculatis: Stylus rectus : stigma capitellatum : legumen elongatum erectum rostratum, modo quadrangolum tetrapterum, modo teres suturis breviter alatis, polysper- mium : semina reniformi laeva, dissepimentis horizontalibus ineompletis, in- terposita. 371. BONJEANEA Reich. Calycis 1-sepali liberi persistentis, tubus cam- panulatus senio in latus ab apice ad basini apertus, limbus 2-labiatus 5-fìdus, laciniis subulatis subaequalibus: corollae papilionaceae vexillum obovaturn pli- catum, alis ovato-obtusis carinam occultantibus, brevior: alae, carina recta ero- strata, longiores: petala omnia anguste unguiculata, androphori filamenta apice incrassata, antheris ovatis: Stylus subulatus, stigma capitellato-depressum : le- gumen teres breve rectum tandem deciduum, polyspermium: semina tumidula reniformia laevia, dissepimentis horizontalibus ineompletis dissita. 373. TRIGONELLA L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus cylin- dricus vel campanulatus, limbus sub-2-labiatus 5-dentatus, dentibus labii su- perioris approximatis quidquam longioribus : corollae papilionaceae vexillum obovaturn obtusum , alis erectis patentibus subaequale , carina minima ob- tusa: antherae minutae oblongae: Stylus brevis : stigma capitatum: legumen 229 — oblongum compressimi vel cylindricum saepe falcatimi, valvis reticolato-venosis, rostro tenui, polyspermium: semina oblonga laevia vel granulata. 374. MEDICAGO L. Galycis 1 - sepali liberi persistenti tubus turbinatus, libus 2-Iabiatus laciniis acuminatis ut plurimum subaequalibus: corollae pa- pilionaceae pelala longitudine aequalia: vexillum obovatum margine revolutum, alae oblongae concavae, carina obtusa a vexillo alisque tandem, evolutione ovarii, recessa: antherae minimae: Stylus tenuis denuo incrassatus: stigma puntiforme vel dilatatum : legumen semilunatum ant anulare saepius cochleatum, modo inerme, modo, spiris margine externo distice spinosis vel tuberculatis, arma- tum, polyspermium: semina reniformia laevia. 375. MELILOTUS L. Calycis 1-sepali liberi persistenti tubus brevi saepe campanulato-turbinatus, limbus 2-labiatus, dentibus 2 labii superiori appro- ximatis, 3 labii inferiori quidquam majoribus : corollae papilionaceae petala longitudine subaequalia: vexillo ovato-oblongo, alae lineares obtusae, cum carina integra subfalcata complicatae: androphori fìlamenta subulata, antheriis ovato- acuminatis: Stylus incurvus: stigma puntiforme: legumen oblongum obtusum calyce longior aegre dehiscens 1-loculare 1-3-spermium : semina subrotunda laevia vel granulata. 372. DORYCHNIUM DC. Flores exigui. Calycis monosepali liberi persi- stenti tubus subcampanulatus superius gibbus, limbus 2-labiatus 5-dentatus, dentibus triangularibus, 2 labii superiori sublongioribus: corollae papiliona- ceae vexillum obovatum recurvum, alis erecto-palulis, longior, carina obtusa fere mutica, alis brevior: androphori fìlamenta subulata, antheris minimis: Stylus brevi subincurvus : stigma capitatimi: legumen subrotundum mucronulatum calycis longitudine, ex abortu nonullorum ovulorum 1-spermium, maturitate deciduum: semen fere globosum totum loculum implens. 376. TRIFOLIUM L. Calycis 1-sepali liberi persistenti tubus cylindricus vel campanulatus, faux saepe fungosa, limbus 2-labiatus, labio superiore 2-fido laciniis aequalibus, inferiore 3-fìdo lacinia media longiore: corollae papiliona- ceae petala modo coalita modo libera, alis vexillo, carina integra alis breviore: Stylus incurvus: stigma tenue: legumen ovatum calyce brevius 1-2-spermium, vel oblongum calycem superans 3-4-spermum, semper 1-loculare, aegre vel nunquam dehiscens : semina ovalia vel subreniformia laevia , granulata , aut minute luberculata. — 230 — ** Leguminibus 2-pluri-Iocularibus. 377. ÀSTRAGALUS L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus cylin- dricus tandem dilatalus et in latere apertus, limbus 2-labiatus, dentibus plus minus elongatis, 2 labii superioris inter se distantibus: corollae papilionaceae vexillum obovato-oblogum emarginatum in lateribus replicatum erectum vel incurvum alis oblongis obtusis longior, carina obtusa alis brevior: Stylus fi- liformis incurvus: stigma obtusum: legumen forma et longitudine varium se- pius rostratum, a sutura inferiore quandoque et ab utraque introflexa 2-lo- culare olygo-polyspermium: semina reniformia laevia. 378. BISERRLLA L. Flores exiqui. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus campanulatus, limbus 2-labiatus 5-partitus, laciniis aequalibus apice at- tenuatis: corollae papilionaceae petala obtusa, vexillo oblongo, alis linearibus longiore, carina omnibus breviore: Stylus subulatus: stigma capitellatum: le- gumen lineare depresso-planum 2-loculare 2-vaIve, valvis carinatis, dissepi- mento angusto, contrariis, carinis uniformiter sinuato-dentatis sinubus rotun- datis, polyspermium: semina reniformia laevia dentium numero. *** Leguminibus indehiscentibus ut plurimum articulatis Lomentis dictis. 379. PSORALEA L • Calycis j -sepali liberi persistentis tubus campani- forrnis , limbus 2-labiatus 5-partitus, partibus acuminato-attenuatis , media labii inferioris latiore et longiore: corollae papilionaceae petala longe unguicu- lata: vexillum oblongum erectum in latus replicatum, alis linearibus obtusis, paulo longior, carina obtusissima angue 2-fìdo alis multo brevior vel subaequa- lis: stamina quandoque monadelpha, antheris oblongis: Stylus brevis: stigma rotundato-depressum: lomentum ovatum compresso-tumens saepe rostratum, vix e calyce exertum, 1-loculare, 1-spermium: semen oblongum. 380. ONOBRYCHIS Scop. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus brevis turbinato-campanulatus, limbus 2-labiatus 5-partitus, laciniis angustis subae- qualibus elongato-acuminatis: corollae papiHonaceae vexillum ovatum erectum, carinam compressam dilatatam rectangulo truncatam , ungue 2-fido , subae- quans, alae carina breviores quandoque brevissimae: anlherae tenues ovatae: Stylus fil'iformis: stigma obtusum: lomentum semiorbiculare compresso-tumens echinatum cristatum vel alatum 1-loculare 1-spermium: semen reniforme laeve. — 231 — 381 HEDYSARUM L. Calycis 1 -sepali liberi persistenti tubus campa» nulatus vel turbinatus, limbus 2-labiatus 5-fìdus, laciniis acuminatis, 2 labii superioris distantibus: corollae papilionaceae vexillum latum oblongum emar- ginatimi, alis acuminatis, longior, carina grandis compressa 2-unguicuIata re- ctangulo incurva fere vexilli longitudine: stamina, stylusque filiformi ad instar carinae incurvus : antherae ovatae : stigma obtusum: lomentum compressum multi-articulatum, articulis subrotundis 1-spermiis inermibus costati vel echi- nati: semina reniformi. 382. HIPPOCREPIS L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus brevi campaniformi, lirnbus 2-labiatus 5-fidus, laciniis 2 labii superioris quidquam brevioribus: corollae papilionaceae vexillum obovatum marginibus revolutum, alis longior: alae ovato-obtusae: carina 2-unquiculata falcato-rostrata alis bre- vior, ungues in omnibus calyce longiores : antherae minimae ovatae : Stylus incurus apice al^enuatus: stigma obtusum: lomentum piano-lineare rectum vel curvatum apice tenuiter rostratum pluri-articulatum , articulis , ferri equini ad instar plicatis, polyspermium: semen elongatum eylindricum aut compressum, in quovis articulo ita positum, ut curvaturam sinuum prorsus sequatur: hilum in medio curvaturae. 383. SECURIGERÀ DC. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus brevis campanulatus , limbus exquisite 2-labiatus 5-dentatus , dentibus 2 labii su- perioris brevioribus : corollae papilionaceae vexillum ovale emarginatum in latus recurvum, alis ovato-oblongis, subaequale: petalorum ungues longiusculae tandem e calyce exertae: antherae parvae oblongae: Stylus subulatus incurvus: stigma puherulum capitatum: lomentum planum depressum longe rostratum articulatum, articulis, oh suturis marginalibus incrassatis, inseparabilibus, dia- phragmatibus inter semen et semen, multiloculare: semina 8-10 parallelopi- peda lumidiuscula, hilo laterali. 384. CORONILLA L. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus brevis late campanulatus, limbus 2-labiatus 5-dentatus, dentibus brevibus, 2 labii superioris basi eonnatis: corollae papilionaceae petala ut plurimum longe unguì- culata, vexillum obovatum reflexum emarginatum, alas oblongas latere superiore conniventes , parum supertante , carina appianata arcuata rostrata 2-ungui- culata alis subaequalis: andropohri fìlamenta elongata ad inxtar carinae curvata: antherae ovato-acuminatae : Stylus subulatus : stigma puberulum : lomentum gracile teretiusculum elongatum stylo uncinato coronatum, articulis oblongis compresso-tumidis 1-spermiis: semina oblonga obtusa, hilo laterali — 232 — 385. ORNITHOPUS Desv. FJos exiguus. Calycis 1— sepali liberi persistentis tubus cylindricus vel turbinatus, limbus 2-Iabiatus 5-dentatus, dentibus sub- aequalibus, 2 labii superiori basi connatis : corollae papilionaceae vexillam obovatum erectum patens, alis oblongis conniventibus, longior, carina com- pressa obtusa, alis multo brevior, ungues petalorum calyce inclusae : Stylus subulatus: stigma depressum: lomentum lineare compressum arcuatum longe rostratum, articulis parallelopi pedis vel ovatis sero secedentibus 1-spermiis : semina oblonga compressa hilo laterali. 386. ASTROLOB1UM Desv. Calycis 1 -sepali liberi persistentis tubus cy- lindricus, limbus 2-labiatus 5-dentatus, dentibus 2 labii superioris inferne con- natis : corollae papilionaceae vexillum ovatum patens , alis oblongis obtusis conniventibus, vix longior, carina . compressa rostrata 2-unguiculata, alis bre- vior, ungues petalorum vix e calyce exertae: Stylus subulatus: stigma pube- rulum depressum: lomentum lineare subangulatum arcuatum, articulis oblongis aequalibus truncatis 1-spermis: semina elongata, quandoque subincurva laevia, hilo laterali mediano. 387. SCORP1URUS L. Calycis 1-sepali liberi persistentis tubus turbi- nato-campanulatus, limbus 2-labiatus 5-fidus laciniis aequalibus acutis: corollae papilionaceae vexillum late ovatum recurvum, alas ovato-oblongas superans, carina 2-unguiculata acute rostrata alarutn longitudine , petalorum ungues e tubo calycino exertae: androphori filamenta 4 altiora 5 longe breviora, antheris oblongis: Stylus adscendens: stigma depressum: lomentum elongatum sulcato- costatum pluries involutum, costis inermibus squamulosis turberculatis vel aeu- Jeatis, articulis arcuatis 1-spermiis: semina ovalia vel semilunata laevia, hilo parvo dorsali. Diàdelhpia Hexandria. FUMARIA. 1423. offìcinalis L. Sp. PI. p. 984. Glauco-vìrens. Caule diffuso ramo- sissimo, ramis alternis: foliis supradecompositis, foliolis cuneato-flabellatis la- ciniis linearibus planis: floribus racemosis: foliolis calycinis ovatis lanceolatisve tubo corollino, angustioribus : pedunculis fructiferis erecto-patulis : drupeolis subglobosis apice retusis laevibus* F. offìcinalis Sebast. En . pi. Àmph. Flavii p. 45. n. 105 - Seb . et Maui\ FI • Rom . Prod. p. 232. n • 806 - Bert. FI . Jt . t. 7* p. 301. / 3 densiflora. Racemis densis. F. offìcinalis (3 Bert. I. c. p. 302. x subemarginata. Caule altiore, petiolissubcirrosis, drupeolis subemarginatis. — 233 - F. officinalis x Bert. I. c. $ Yaillantii. Caule altiore, petiolis subcirrosis, drupeolis non emarginati. F. officinalis § Bert. I. c. In cultis ad vias ad muros ubique vulgatis etiam varietates. Ann. Fior. Martio in aestatem. Flores dilute vel intense rosei apice ut plurimum saturatiore. Vulgo. Fumaria , Erba fumaria. Usus. Herba et semina Fumariae in veteri medicina plurimum valuerunt ad sanandum scorbotum arthitides aliosque morbos, nunc fere oblita, nam uti depurativa sub forma decocti herba simpliter aliquando usurpatur. 1424. agraria Lag. Gen. et Spec. p. 21. n. 282. Glauco-virens. Caule diffuso ramoso, ramis altero is : foli is supradecompositis, foliolis cuneato-fla- bellatis laciniis latiusculis obverse lanceolatis: floribus grandiusculis laxe ra- cemosis: foliolis calycinis ovato-lancenlotis serratis, tubo corollino, sublat.io- ribus : pedunculis fructiferis erecto-patulis : drupreolis grandiusculis subglo- bosis retusis tuberculato-scabris. F. agraria Bert. FI. It. t. 7. p. 305. In cultis non rara, et prò officinali indiscriminatim lecta. Ann. Fior. Martio-Junio. Flores lete rosei apice fere rubro. 1425. capreolata L. Sp. pi. p. 985. Glauca. Caule angulato alterne ra- moso, petiolis cirrosi, alte scandente- foliis bipinnatis, foliolis ternatis 2-3-fidis, laciniis latiusculis incisis dentatisve : floribus in racemo denso, peci icellis fru- ctiferis inferioribusque floriferis recurvis: foliolis calycinis late-ovatis sero per- sistentibus: drupeolis subglobosis laevibus. F. capreolata Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p 45. n. 104 -Se#. et Maur. FI. Bom. Prod. p. 232. n. 805 -Bert. Fior. It. t. 7. p. 306. Ad sepes ubique frequens. Ann. Fior. Aprili ad Junium. Flores albo-carnei apice atro sanguinei. 1426. parvi flora Lamck dict . 2. p. 567. Intense glauca. Caule decum- bente ecretove saepe ramosissimo, ramis patulis alternis : foliis tri pinnatis , foliolis flabellati varimode partiti, partibus angusto-linearibus canaliculatis: floribus parvi in racemo laterali vel terminali tandem laxato : foliolis caly- cinis ovatis: drupeolis globosis maturiate tubercolato-scabris. F. parviflora Seb • et Maur. Fior. Bom. Prod. p. 232. n. 807 - Bert. FI. It. i l p.3I0-F. exilis Romana folio Sopbiae tennissimo. Bocc. Mus. di Piani. p. 107, et F. exilis Romana l. c. t. 81, et F. minor Foenieuli tortuosi foliis flore albo macula ruhente, l.c.p. 144 et F. Phoeniculi tortuosi folio Romana l.c.tab. 202. — 234 — In cultis, vineis, viridariis, viis frequens. Ann. Fior. Aprili ad Augustum- Flores albi apice purpurei. CORYDALIS. 1427. tuberosa DC • Prod. Syst. nat ■ t. 4- p • 127. n. 9. Radiee tuberosa cava , fìbrillis numerosis : caule simplici subflexuoso inferne nudo , inferius 2-foliato: foliis biternatis, foliolis inaequaliter fixis lobatisve: floribus in ra- cemo terminali simplici: bracteis late ovatis integrisi calcare apice curvo- C. tuberosa Bert. Fior. It. t. 7. p - 290 - C. bulbosa Seb • et Maur. FI. Rom - Prod. p. 232. n • 802. In montium sylvis frequens- Copiosamente sul monte Cavi , vicino Rocca di Papa ect. 235 — Sulla utilità che può ritrarre la scienza astronomica da un metodo uniforme di calcolo e di osservazioni. Memoria del prof I. Calandrelli , presentata all'accademia nella terza sessione del 2 febb. 1862. (Continuazione, e fine). PARTE SECONDA l.° .Le molte ed esatte osservazioni del cel. Bradley direttore del reale os- servatorio di Greenwich, le quali contano già 110 anni dalla epoca presente, indussero il sommo geometra La Place a fissare nell’anno 1750 l’epoca dei rinnovamento dell’ astronomia. Saggio divisamento fu questo, giacché prima della scoperta, dovuta allo stesso Bradley, dei due movimenti periodici, dai quali appariscono animate le stelle, che noi diciamo fisse , la scienza non co- nosceva che la quantità dell’annua precessione, e forse non con quella esattezza colla quale è stata in seguito determinata, per mezzo della quale, se in ogni anno le longitudini aumentano di questa quantità, così, con semplici forinole, si può calcolare l’annuo movimento progressivo delle stelle nelle due coor- dinate ascensione retta e declinazione. Attesa dunque la ignoranza di questi due movimenti periodici , le osservazioni delle stelle fatte coi migliori stra- nienti, non potevano servire a fissarne con esatezza la posizione media delle medesime , nè potevano contribuire allo scuoprimento di altri piccoli movi- menti, i quali dipendono dalla esatta posizione media delle stelle, e non da quella apparente quale viene data dalle osservazioni. 2.° Scoperti però questi piccoli movimenti periodici, scoperta che si deve alla osservazione, era d’uopo indagare le cause, dalle quali erano prodotti: era d’ uopo collegarle coi noti principi della scienza ; in una parola era d’ uopo rimontare alla parte teoretica di questi due movimenti. L’annua retrograda- zione dei punti equinoziali era forse già nota ai tempi d 'Ipparco, ma la teorica di questo movimento era collegata col principio della universale gravitazione. Sviluppato questo principio e messo in evidenza dal sommo genio di Newton , la meccanica celeste dimostrò che 1’ annua precessione dei punti equinoziali era dovuta alla attrazione della Luna, del Sole, e dei pianeti sullo sferoide terrestre. La terra, la cui figura non è perfettamente sferica, ravvolgesi in- torno all’asse dell’equatore, ora le dette attrazioni danno origine ad una oscil- lazione dell’asse di rotazione intorno ad una media posizione, e gli imprimono 31 236 — un moto lentissimo intorno all’asse della eclittica , da cui viene prodotto il fenomeno della precessione. Da questa però non si ha nelle stelle fìsse che un moto progressivo annuo, quasi costante nelle longitudini, e quasi nullo nelle latitudini, variabile nella ascensione retta e nella declinazione per ogni stella dipendente dalla varia loro posizione relativamente al piano dell’equatore, e variabile anche lentamente col tempo nella stessa fissa, come risulta dal cal- colo della variazione secolare dell’annua precessione in ascensione retta, e in declinazione. Ma le stelle vanno soggette ancora, come si è detto, a piccoli movimenti periodici ben distinti dal movimento progressivo , e lo sviluppo delle cause dalle quali sono prodotti, si deve al genio sublime dello stesso Bradley che fu il primo a scuoprirli. 11 perfetto accordo fra la teoria fissata dall’astronomo inglese , e le osservazioni mostrò ad evidenza che egli aveva indicato le vere cause , e atteso lo stato in cui si trovava la meccanica in quel tempo, stato molto inferiore certamente a quello a cui è stata elevata dai sommi analisti e geometri dei nostri tempi, non si può non ammirare il felice successo della parte pratica e teoretica della scienza astronomica nello indicare che le osservazioni, tenendo conto del solo movimento progressivo, presentavano nella posizione delle stelle alcune ineguaglianze, che erano do- vute a questi due movimenti periodici, e che si eliminavano, collo spogliare le posizioni osservate dai detti movimenti. 3. ° Stabilitala parte teoretica dei movimenti progressivi e periodici delle stelle: cogniti i movimenti propri di molte di esse (questi si considerano come progressivi e proporzionali al tempo: la scienza tace ancora sulla teorica di questi piccolissimi movimenti), era anche necessario di tradurre gli elementi teoretici in formole colle quali si potesse calcolare la quantità dei detti mo- vimenti- Poco tempo dopo la scoperta Clairaut , D' Alembert, Euler , Lambert, La Caille, Manfredi, e in seguito Maskehjne, Delambre, Gauss, Zach, Bessel si sono occupati di questa parte pratica della scienza , immaginando anche tavole generali, onde renderne più breve e più facile il calcolo. Bessel final- mente dopo una profonda discussione delle osservazioni di Bradley le quali paragonò colle proprie, nella sua opera Fundamenta aslronomiae, e nell’altra Tabulae Regiomonlanae gittò i fondamenti della moderna astronomia , pren- dendo per epoca quella fissata già da La Place l.° del 1750. 4. ° La natura del calcolo che deve instituirsi , e degli elementi che lo compongono portava seco la necessità di fissare una data epoca. Gli astro- nomi, come è noto, chiamano posizione media o vera di una stella quella che — 237 — è spogliata dai due movimenti periodici o ineguaglianze che vengono sotto i nome di aberrazione e di nutazione lunisolare : questa media posizione si suol fissare per una data epoca o principio di un dato anno. La scienza poi in- segna il modo di ottenere la media posizione per un’altra epoca qualunque anteriore o posteriore alla data, calcolandone l’annua precessione in ascensione retta, e in declinazione colle note formole Aa = m -+- n sen.a tang.S Ao ~ n cos.a avvertendo di tener conto dei moti propri, e di non trascurare le più scru- polose cautele nel calcolo, quando specialmente dall’epoca tQ per la quale è data la posizione media della stella si debba rimontare ad un’altra epoca =±= tt molto distante dalla prima. 5. ° I valori numerici di m ed n variano col tempo in virtù della dimi- nuzione annua della obliquità dell’ eclittica, quindi è che i valori di m ed n fissati per un epoca t0 si debbono correggere di alcune piccole variazioni an- nue, onde ottenere i valori corrispondenti all’epoca db tt per la quale si vuole instituire il calcolo. Ma ciò non basta: i valori di m ed n dopo i progressi della scienza hanno sensibilmente variato. Ecco pertanto i valori che si sono adottati dai diversi astronomi, riportati alla stessa epoca 1850 n- tr m = 45."90642 -+- 0."0Q0265 t, n = 20. 00881 — 0. 000023 t, ( Zach ) m = 46. 05910 + 0. 000308645 1, n = 20. 05472 — 0. 0000970204 tt ( Bessel ) m, = 46. 06010 h- 0. 00028373 tt n = 20. 05240 — 0. 00008663 tt (Le Verrier ) Le variazioni dei valori di m ed n sono piccolissime , ma nelle delicate ri- cerche dei movimenti propri e delle parallassi possono influire in modo da rendere i risultali incerti e di segno contrario. Quale utilità dunque potrebbe ritrarre la scienza, se si definissero una volta questi valori ? 6. ° Ottenute col calcolo di A« e le annue precessioni, le quali so- „ t o / gliono calcolarsi per 1’ epoca media — ^ — - si avrà la media posizione di una stella per 1’ epoca tt cognita la media posizione per 1’ epoca t0, assumendo i — 238 — valori di m ed n, di « e 3 corrispondenti all'epoca media. La difficoltà che suole incontrarsi in questo calcolo dipende da quella incertezza in cui siamo ancora della quantità dei moti propri di molte stelle , sia perchè non sieno stati ben determinati, sia perchè non siano ancor conosciuti per mancanza di osservazioni. È poi fuori di ogni dubbio che nei diversi cataloghi si trovano notati per la stessa stella movimenti propri ben differenti, e spesso contra- dittori. Questa incertezza, questa diversità nel segno e nella quantità influisce grandemente su tali riduzioni, e in modo particolare quando il moto proprio sia sensibile, e l’epoca t{ molto distante da t0. 7.° In alcuni cataloghi si danno le variazioni secolari delle annue pre- cessioni in ascensione retta, e in declinazione. Queste si sogliono calcolare per 1’ epoca medesima del catalogo, e dipendenti come sono da quantità variabili col tempo, debbono necessariamente variare da un’epoca all’altra. Se queste variazioni secolari date in un catalogo potessero usarsi in tutte l‘epo- che tf anteriori, o posteriori all’ epoca to del catalogo, si avrebbe immedia- tamente la precessione in ascensione retta e in declinazione corrispondente all’ epoca media senza aver bisogno di ricorrere ai valori di m ed n, di a e § corrispondenti all’epoca medesima. Sia l’epoca media 1820; questa è la medesima, sia ohe colle posizioni medie delle stelle pel l.° del 1805 date da Zach si voglia calcolare la media posizione delle stesse stelle pel 1.° del 1835; sia che dalle posizioni medie pel l.° del 1850 date nel catalogo delle associazione britannica si vogliano ottenere le medie posizioni pel l.° del 1790, colla sola differenza che trovate le annue precessioni p e p' pel 1820 nel primo caso 0 = 30 anni ; e nell’altro 0 = 60 anni. Si prenda una stella qualunque, per esempio, 1’ oc del Pesce australe, ed avremo oc Pesc.aus. Epoche Ascens. retta media Preces. tot. Variaz. sec- Dist. p. N Preces. tot. Variaz. sec. 1805. Zach 22/46. "50/68 -4-3/ 3425 -0/0216 120.°39.'7."8 -1S."831 -0."150 1850. C.B 22. 49. 20.77 -+-3. 3350 -0. 0231 120. 24. 55.8 -18. 960 -0. 146 11 segno meno dato alla variazione secolare indica, che dopo l’epoca del ca- talogo la variazione è negativa. Ora per 1’ epoca 1820 si dovrà verificare -t- 3/3425 — 0/ 000216.15 = -+- 3/ 3350 -1-0/000231.30 — 239 — — 18. "831 — 0- "00 150-1 5 = — 18 '960 -+■ 0/00146.30. Dal calcolo risalta 1820. /> = -+- 3/33926 p' — — 18-"8535 (Zach) (I) p = -4- 3-34193 p' = — 18.9162 ( Cat . bùi.) (2). Al contrario coi valori di m ed n, di « e 5 dati negli annali di Le Verrier sì trova 1820. p = h- 3.' 340062 (3) p' = ~ 18- "89864 i quali valori si discostano da quelli che si sono ottenuti colle variazioni secolari. Moltiplicando i valori (1) per 30, e aggiungendo il prodotto alla posizione media del l.° Gen. 1805 si avrà l.° Gen. 1835 17.° Fissati in tal maniera gli elementi del calcolo quali si debbono usare nello stato presente della scienza, passo alla discussione delle formole che so- gliono darsi dagli astronomi per calcolare le ineguaglianze della aberrazione e della nutazione Luni-Solare delle stelle in ascensione retta e in declinazione. Formole pel calcolo della aberrazione. Le formole generali sono le seguenti. Afsen.a sen.S-t- cos.c,, cos.^ cos.S) Ax = — — L cos.ò — — A(cos.a sen.S — cos.w sen.ctcos.S) sen.ò — A sen. = 23/ 25.' 31. "85 Se ora supponiamo che 1’ ascensione retta della polare si mantenga la me- desima di 90° dall’equinozio di autunno fino al solstizio jemale nei quali punti — 256 — S = 1 80°, S = 270°, avremo dalla formola generale Au = 0 Aa — -^-5 = 2*40/ 79 cos.o che è quanto dire che la polare nell’ equinozio di autunno del 2102 passerà al meridiano sei ore dopo il punto di Ariete, e nel solstizio jemale 6'‘.2.m40. "79 dopo il punto medesimo , e ciò in virtù della sola aberrazione ; il massimo aumento o decremento del tempo per S=18Q°, 270°, 0°, 90°, sarà di 2.” 40/ circa. 28. ° Calcolando col metodo di Zach pel l.° del 2100, si ottiene (S') in a= 181.° 43.' 57. ”35 log.C = 3. 3819443 (2. 2058530 in tempo) e quindi per S = 0°, 180° non sarà mai A a. — 0, ma A a = =p 4/ 86 . Cogli argomenti dunque di Zach calcolati pel l.° del 2100, dopo circa 3 anni l’errore è di 4/ 86. Ciò prova sempre più Futilità, e la necessità di un cal- colo uniforme presso tutti gli astronomi. Le forinole generali bene adoperate coi convenienti valori di w, a, ò, S, £2 daranno riduzioni rigorose , che non potranno mai aversi o con tavole , o con altri metodi nei quali si debbono considerare costanti quelle quantità che sono di loro natura variabili. 29. ° Un astronomo di gran nome mi diceva un giorno che quando an- che per 50 anni si trascurassero le osservazioni, la scienza non avrebbe da que- sta mancanza a risentirne alcun danno: contemporaneamente leggeva nei conti resi della imperiale accademia delle scienze di Parigi il progetto che faceva un altro astronomo di sopprimere gli osservatori almeno per ciò che riguarda le osservazioni meridiane del Sole. Mi confesso l’ultimo fra gli astronomi, ma a me pare che non possa sostenersi nè la proposizione dell’ uno , nè potersi abbracciare il progetto dell’altro. E cominciando da questo, è una vera fol- lia voler sostituire agli esseri intelligenti , gli essere meccanici e materiali , sieno questi quanto si vogliano perfetti , essi sono privi d’ intelligenza , per cui all’astronomo parigino mi contento di rispondere colle seguenti parole di W. Strave « Ce ne sont ni les dimensions de 1’ instrument , ni la précision » des divisions qui décident de 1’ exacti tude des observations ; c’ est plutòt » V intelligence et V adresse de F astronome, dirigées à éviter toute influence — 257 — )> extérieure désavantageuse et à éliminer les sources d’ erreurs costantes ; » c’est enfin l’application de tous les inoyens qu’offrent Vanalyse et le calcul » qui peut seule mener à des résultats dignes de confiance ». Alla proposi- zione dell’ altro astronomo risponda per me Le Verrier (annali dell’ osserv. tom. 1). « La vie d’ un homme est trop courte pour rassembler les materiaux » indispensables à la solution des grands problémes astronomiques; et lorsq’ » à chaque instant nous recucillons le fruit des travaux de nos devanciers, ne » comprendrions-nous pas que nous avons à remplir un devoir sacré , celili de » laisser , à nolre tour , à la posterità , les malériaux dont elle aura besoin pour » penétrer plus avant dans les secrels de la nature ? ». E in altro luogo nello stesso tomo. « Voilà, certes, d’admirables résultats tirés de l’observation des » positions des étoiles, et qui laissent présager ceux qu’on a droit d’en at- » tendre, à mesure qu’on lui donnera plus de précision»: precisione che al- lora solamente si potrà sperare quando presso tutti gli astronomi si potrà otte- nere uniformità di osservazione e di calcolo ; « car la Science est sans bornes, » et c’est lorsqu ’ on serait tentò de la croire arrivée à ces derniéres limites , » qii elle prend tout à coup un nouvel essor ». — 258 — Sulla seconda lettera di Galileo a Marco Velseri. Appendice del prof. Volpicela . La seconda delle tre lettere , che sulle macchie solari diresse Galileo a Marco Yelseri, e che posseggo in originale, fu da me pubblicata nel 1860 in questi atti (1), perchè si trovano in essa molte varianti, e parecchi brani, che mancano in quella corrispondente, inserita nella collezione (2) di tutte le opere di quel sommo filosofo, resa di pubblico diritto per cura del eh. sig. Eugenio Alberi- Da ciò apparisce che Galileo due volte scrisse questa seconda lettera sull’ indicato argomento di astronomia fisica, facendovi dei mutamenti, che io per disteso allora diedi alle stampe- Tra i brani che si trovavano inediti nell’originale da me pubblicato, avvene uno il quale per la importanza supera tutti gli altri, e consiste nel concetto espresso primitivamente dal Galileo, che le masse dei pianeti possano influire nelle macchie solari. Gioverà qui riportare nuovamente il brano medesimo : dice per tanto Galileo « Resterà per 1’ avvenire campo ai fisici di specolare )> circa la sustanza, e la maniera del prodursi, ed in brevi tempi dissolversi » moli così vaste (le macchie solari), che di lunga mano superano alcune di » loro in grandezza, e tutta l’Affrica, e l’Asia, e l’una e l’altra America, in- » torno al qual problema io non ardirei affermar di certo cosa alcuna, e solo » metterei in considerazione a gli specolatori, come il cader, che fanno tutte » in quella striscia del globo solare, che soggiace alla parte del cielo per cui » trascorrono, e vagano i pianeti, e non altrove, dà qualche segno, che essi » pianeti ancora possin’ esser a parte di tal effetto. » Dopo ciò feci allora osservare nella nota (G) di quella mia pubblicazione, che la influenza dei pia- neti sulle macchie solari, primitivamente concepita dal nostro Galileo, fu con molto successo coltivata dal sig. prof. Rodolfo YVolf , per quella parte ri- guardante l’effetto che potrebbe appartenere alla massa dei pianeti sulla pro- duzione delle macchie stesse. Leggendo tutta la mia citata nota (G) si vede, (1) T. XIII. sessione del 4 marzo 1850, p. 295. (2) Le opere di Galileo Galliei, prima edizione completa, T. 3.° Firenze 1853, p. 400, — 259 — che il primo concetto di Galileo, trovò una valevole conferma nei lavori dei Wolf di Zurigo. Ma questo primitivo concetto dell’ illustre filosofo italiano, riceve oggi un’ altra conferma dai lavori moderni, eseguiti dai signori Greg ed Henshall che noi qui riproduciamo fedelmente dal giornale L’ Institnt (1). È possibile determinare la causa che produce il ritorno periodico del mas- simo nel numero delle macchie che presenta il disco solare, posto che questa periodicità si ammetta una volta ? In ciò consiste la quistione che si è pro- posta il sig. Greg, e per 1’ esame di essa fece ricorso alla cooperazione del sig. Hanshalh La conclusione delle ricerche di ambedue su questo argomento di astronomia fisica, si è che questo ritorno periodico può spiegarsi conside- randolo come prodotto da una influenza planetaria, che cercarono essi di as- segnare- I signori Wolf, Carrington, e Walker avevano avuto già questa idea, senza però affermar nulla in proposito. Il sig. Wolf in una nota inviata da esso all’accademia delle scienze di Parigi, ha dato uua formula (2) esprimente il numero degli anni della frequenza media delle macchie solari, mediante i seni degli angoli che dipendono dalla rivoluzione di Venere, della Terra, di Giove, e di Saturno attorno al Sole. I coefficienti dei primi termini di questa formula sono, in ciascun caso la massa del pianeta divisa pel quadrato della sua distanza media. Per questa formula le macchie sono determinate, quanto al numero ed alla frequenza delle medesime, dalla posizione di questi quattro pianeti: Giove predomina, e determina la lunghezza e l’altezza dell’ondulazione della curva ; l’azione di Saturno si manifesta per piccole variazioni ; Venere (1) An 1862, N.° 1464, p. 31. (2) La formula del sig. Wolf è la seguente: M = 50,31+3,73 ^1,68 sen 585,°26f-+4,00 sen 360.°f-t-12.63sen 36°,35H-1,12 sen 12,22$) nella quale rappresenta M il numero degli anni decorsi dall’epoca t di una frequenza media * m di macchie; i coefficienti dei quattro seni rappresentano i valori che prende , quando per m ed r si pongano le rispettive masse e distanze medie dal sole dei pianeti Venere , Terra , 360 Giove, e Saturno; mentre gli angoli dei quattro seni significano i valori che prende — , T ponendo per * * rispettivamente i tempi delle rivoluzioni dei citati quattro pianeti ( Comptes R. T. XLVIII, gennaio 1839, p. 231). Un altra nota del sig. Wolf sul periodo delle macchie solari, dipendentemente dalle variazioni medie in declinazione magnetica, si trova nei Comptes R. T. XLVIII, febbraio 1859 p. 396. 34 — 260 e la Terra trasformano la linea di semplice ondulazione in una vibrazione a zigzag. Ma il sig. Greg fa rimarcare che la riferita formula sembra essere del tutto empirica. Esso aggiunge: L’eccesso di sette od otto mesi nel periodo siderale di Giove, sul periodo supposto delle macchie solari di 11,1 anni, giunge ad essere uno spostamento considerevole nel corso di un piccolo numero di anni ; le congiunzioni più favorevoli di questi astri con altri pianeti, non sembrano accordarsi assai co- stantemente coi periodi dati del massimo delle macchie solari nel presente secolo. Di più i periodi di Giove al perielio, supponendo che questa posizione favorisca naturalmente un accrescimento dell’azione magnetica o attrattiva del sole, non si accordano; il contrario sembra pure aver luogo coi periodi più ravvicinati del massimo delle macchie solari. Per esempio Giove trovavasi al perielio in Giugno 1809 1816 Maggio 1821 1828 Aprile 1833 1837 Febbraio 1845 1848 Dicembre 1856 1860 Anni di massimo delle macchie solari Si trova dunque difficoltà grande a rendersi conto del periodo delle mac- chie solari di 11,1 anni, supponendo che sia regolato da quello siderale di Giove di 11,8 anni. Ciò nulla ostante profondamente convinto, che le influenze planetarie deb- bano necessariamente produrre in una od in altra maniera qualche effetto snlla costituzione fisica del sole, e che le medesime agiscano probabilmente sul fe- nomeno della periodicità del massimo delle macchie solari, ho pregato persona moltissimo versata negli studi e nei calcoli matematici ed astronomici (il sig. Henshall) a ricercare se potesse trovassi qualche periodo sinodico, rispondente al termine periodico di 1 1,1 anni. Pregai di esaminare innanzi tutto il pe- riodo di Giove, e le sue congiunzioni con Saturno, la Terra, e Venere; poscia di prendere in particolare considerazione le posizioni di questi pianeti nelle orbite loro, avuto riguardo alla minore distanza del Sole, ed ai tempi nei quali si fossero trovati nel piano dell’equatore di tale astro. Il sig. J. Henshall prima rispose che malgrado tutte queste ricerche, non aveva egli potuto scuoprire alcuna cosa nella disposizione dei pianeti, che po- tesse render conto del ciclo delle macchie solari di 11,1 anni, se non era — 261 — il ritorno di Giove al medesimo punto della orbita sua una volta in dodici anni circa: ma siccome non è noto se quest’epoca coincide sia colla congiunzione, sia colla opposizione di qualcuno degli altri pianeti, perciò non se ne poteva concludere alcun che di certo. Più tardi il sig. Henshall così scriveva : « Cercando in qualche disposizione dei pianeti la causa del ciclo delle macchie solari, ho scoperta una congiunzione che mi sembra molto rimar- chevole ». Supponendo che il sole faccia una rivoluzione sul proprio asse in 25 giorni ed 8 ore, cioè in 25,3 giorni, Mercurio nel tempo che l’astro medesimo farà 160 rivoluzioni sul proprio asse, farà quasi esattamente 46 rivoluzioni nell’orbita sua , e Venere 18: questa singolare congiunzione si riprodurrà in periodi di circa 11 anni e 31 giorni, o presso a poco di 11,08 anni, ciò che non differisce sensibilmente dal ciclo delle macchie solari di 11,1 anni, ed eccone il quadro. Rivoluzioni. Tempo della rivo.6 giorni Sole 160 (sul proprio asse)x 25,30 = 4048 Mercurio 46 (nell’orbita sua) X 87,97 = 4047 Venere 18 » » X 224,70 = 4045 Terra 11,08 » » X 365,25 = 4047. Si vede adunque che nel periodo di 11,08 anni, una congiunzione di Mer- curio e di Venere ha luogo, nella quale la medesima parte del Sole presen- tasi ai nominati pianati. Questo fenomeno può aver luogo su diversi punti del- l’ecclittica, di cui si trovi uno essere al perielio dell’orbita di Mercurio , ed anche a qualche giorno soltanto del suo passaggio pel nodo ascendente. Ora l’orbita di Mercurio si mostra essenzialmente più eccentrica di quella di ogni altro pianeta, per lo meno di un quinto della metà del suo grand’asse; dun- que un aumento considerabile nella sua forza di attrazione, dovrà in quel punto particolare della sua orbita verificarsi. Questa circostanza, unitamente al fatto che il pianeta medesimo si trova pressoché in linea coll’ equatore del sole , (esso è quasi nel nodo) , e combinata inoltre colla congiunzione di Venere , deve tendere ad aumentare l’attrazione che agisce in tal momento sulla su- perfìcie solare. La indicata singolare congiunzione potrà essere qualche volta — 262 — rafforzata da quella degli altri pianeti ; ma questo caso non può presentarsi altro che accidentalmente. Per esempio nella ultima congiunzione, avvenuta in marzo 1860, Giove trovavasi a meno di 30° da quel punto dell’ecclittica, egli dunque avrebbe potuto esercitare qualche influenza. Nel prossimo ritorno del periodo, Giove sarà quasi, se non del tutto, in congiunzione con Mercurio e Venere, ciò avverrà in aprile del 1871- Il quadro seguente dimostra l’epoche nelle quali questo fenomeno ebbe luogo: Novembre 1815 Dicembre 1826 Gennaio 1838 Febbraio 1849 Marzo 1860. Questi anni, mi sembra, non corrispondono esattamente con quelli del massimo delle macchie solari, ma essi avvicinansi bastantemente ai medesimi, per destare l’attenzione sulla coincidenza, e per condurre a supporre che in qualche modo influiscono sul fenomeno- Se così è, sarei disposto a credere che 1’ in- contro delle macchie del sole, in un minor grado, debba essere più frequente ad intervalli di 88 giorni, tempo impiegato da Mercurio per tornare al suo perielio. .... » Il Sig. Greg risponde: « Se continuando queste ricerche si arrivasse a dimostrare, che questa congiunzione particolare di Mercurio e di Venere, presenta qualche cosa di più che una semplice coincidenza riguardo all’ intervallo di 1 1,1 anni, esistente fra i massimi delle macchie solari, senza dubbio recherebbe sorpresa che due pia- neti così piccoli, possano avere sul sole una manifesta influenza bastantemente grande, da regolarizzare la periodicità dell’azione, cui sono dovute le macchie di tale astro. Sarebbe più naturale supporre che la intensità del turbamento planetario, vale a dire l’effetto suo, dovesse, almeno sino ad un certo punto, essere proporzionale direttamente alle masse, ed inversamente ai quadrati delle distanze. Si può supporre solamente che Mercurio (e probabilmente anche Ve- nere, sebbene in minor grado) per la grande sua densità possegga una costi- tuzione metallica, favorevole assaissimo all’azione magneto-elettrica, e possa costituire intrinsecamente una magnete molto più energica che gli altri pia- neti tutti uniti. La sua vicinanza riguardo al Sole; la molta eccentricità del- — 263 Forbita sua; e la inclinazione considerabile di quest’orbita sulla ecclittica, pos- sono tendere a favorire la sua forza magnetica diretta o riflessa nel sole; mentre che in generale si potrebbe forse riconoscere, che l’azione magnetica , qua- lunque sia, fra un pianeta ed il Sole, sarà molto più potente, quando un pia- neta è in uno de’ suoi nodi nel piano dell’equatore solare- Ciò almAno è quello che noi saremmo portati a credere, se i poli magnetici del Sole coincides- sero con quelli del suo asse di rotazione, e conseguentemente si trovassero in una direzione perpendioclare alle supposte linee di forza magnetica pla- netaria. Egli è rimarchevole molto che Giove passò pel suo nodo ascendente, verso il primo di settembre 1859, presso a poco nell’epoca dei grandi tur- bamenti segnalati dalla frequenza delle aurore boreali ; a questa medesima epoca erano le macchie della superficie di questo pianeta notevolmente nu- merose e distinte; ed in fine, presso a poco nel medesimo tempo, le macchie solari erano al massimo ». Il sig. Carrington si dichiara eziandio dispostissimo a credere, come il sig. Henshall, all’ influenza sul Sole delle congiunzioni di Mercurio e Venere. Il sig. Greg terminando la nota, qui per estratto riportata, fa osservare che tentando egli di rannodare le influenze, che i pianeti possono esercitare mediante l’attrazione delle masse, alla causa che produce il ritorno periodico dei massimi e dei minimi delle macchie solari , non deve perdersi di vista che questi periodi non sono precisamente fìssi e regolari, almeno per quanto se ne può giudicare dall’esame istituito sino ad ora. E per verità il termine medio, preso innanzi al 1800 sino al 1860, dà secondo il sig. Wolt un periodo di 11,1 anni; ma dal 1826 al 1850 le osservazioni del sig. Schwabe dimo- strano, che il periodo è stato decennale coi massimi nel 1828, 1837 e 1848; e coi minimi ne! 1833 e 1843- Da ultimo il sig. Sabine stabilisce, che du- rante il medesimo periodo , le variazioni magnetiche solari dimostrano pure un periodo decennale, che coincide giustamente colle macchie del Sole ». Da quanto abbiamo riferito apparisce, che il primitivo concetto di Galileo sulla influenza dei pianeti nella produzione delle macchie solari, concetto da me rinvenuto in quella citata lettera, va ricevendo conferme sempre più va- levoli dai lavori moderni degli astronomi, lo che aggiunge non poco alla gloria scientifica del nostro antico Linceo. — 264 — Sulle Mummie di Ferentillo , Notizie raccolte dal prof- C. Maggiorani, accom- pagnate daWanalisi chimica della terra di quel Cimitero istituita dal Chimico Farmacista signor Vincenzo Latini. Il rispetto avuto ai trapassati da ogni colta nazione , la vanità dei Potenti intesa ad allontanare dal corpo degli avi le disgustose conseguenze della morte e il commun desiderio di mantenere incorrotte le care spoglie dei congiunti hanno suggerito in ogni tempo artifizii acconci a sottrarre questa nostra parte organica dall’ impero delle leggi chimiche che la condannano al disfacimento. Ma intanto che l’uomo con un mezzo o coll’altro procaccia di ottener questo fine, la natnra o sola, o con pochi ajuti dell’ arte lo raggiunge talora com- pletamente, raccogliendo un complesso di circostanze , per le quali sian te- nute lontane o tutte , o alcune almeno dellle condizioni necessarie a deter- minare il processo putrefattivo. Stimo superfluo il rammemorare i noti esempi di conservazione spontanea dei cadaveri, ma non credo indegne della vostra attenzione le mummie di Ferentillo che al pan di quelle di Venzone nell’alto Friuli, presentano il più ammirabile esempio di diseccamento. Nel territorio di Ferentillo (distretto dì Spoleto) e precisamente nella par- rocchia di Precetti esiste il cimitero in cui mostrasi 1’ accennato fenomeno. Esso è fabbrica del secolo undecimo o duodecimo che destinata in principio all’officio di chiesa fu convertita circa un ducento anni fa in abitazione dei morti, quando un nuovo tempio le fu edificato al di sopra. 11 sotterraneo ri- posa immediatamente sul masso vivo del monte, senz’altra aggiunta che della terra che vi fu allora trasportata all’oggetto di seppellirvi i cadaveri. Le sue dimensioni sono in Lunghezza Met. 23: cent. 90 Larghezza 8: 75 Altezza 2: 50 Il luogo è elevato di circa 30 metri dalla sottoposta pianura, l’aria fresca ed asciutta. Larghe feritoie praticate al mezzodì del quadrangolo assicurano al cimitero una libera ventilazione, e una volta reale lo garantisce dall’influsso della umidità. 1 corpi dei defonti sepolti vestiti, e talvolta anche incassati , alla profondità di tre piedi si rinvengono dopo circa un anno mummificati , e — 265 - con tal perfezione da conservarsi interi i lineamenti del volto, e potersi dopo un lungo intervallo di tempo determinare la identità della persona. Havvi una mummia centenaria in cui i discendenti ravvisano a colpo d’occhio le fattezze di famiglia, e se facesse d’uopo dichiararlo innanzi il Foro si potrebbe sta- bilire se fosse Tizio, o noi fosse. La cute disecca ma non si incolla del tutto alle ossa , donde avviene che 1’ abito del corpo si allontani meno da quello che fu in vita. 11 colore delle nostre mummie che inclina al giallognolo si diparte poco dalla tinta naturale dei cadaveri, e perciò non inspira il disgusto che sogliono eccitare i corpi morti conservati coi mezzi dell’arte. I capelli , la barba, le ciglia , le sopraciglia, i peli delle ascelle e del pube, le unghie rimangono ad ornare le regioni ove sono distribuite» Diseccati e rasciutti i tessuti tutti, le articolazioni irrigidiscono di maniera che impugnate le gambe tu puoi trattare il cadavere a guisa di un palo*. La quale operazione è tanto più facile ad eseguirsi per la singoiar leggerezza a cui pervengono cotesti corpi; ai quali si crederebbe!' sottratti non solo i due terzi che consiston di acqua ma sippure alcuni solidi materiali. II sig. D. Poletti, medico condotto in quella Terra, a cui debbo molte notizie sul fenomeno in questione, afferma che co- testi cadaveri perdono oltre a sei settimi del loro peso» Un brano di mummia secolare tagliato dalla regione pelvica, e consistente di cute, e di alquanto strato muscolare fu sottoposto a qualche indagine chi- mica dal nostro socio sig. V. Latini, e ne risultò quel che siegue « La pelle mummificata posta su carboni accesi si comportò come so- stanza cornea, emanandone odore simile, e producendo carbone voluminoso. » « Il macerato nell’acqua distillata non alterava affatto le carte reattive, ma produceva precipitato bianco col tannino (gelatina) e leggeri fiocchi col nitrato d’argento, solubili nell'ammoniaca (cloruro, probabilmente di sodio). » « Il medesimo nell’acqua dist.“ acidula per acido cloroidrico acquistò color giallognolo; si osservò manifesta effervescenza su tutta la superficie del pezzo immersovi; e l’ammoniaca vi occasionò leggera opalescenza , 1’ ossalato però di detta base vi produsse abbondante precipitato bianco; per cui poco fosfato, e molto carbonato di calce. Si conclude che la pelle mummificala risulta di gelatina essiccata , di poco fosfato di calce, e cloruro di sodio; molto carbonato di calce, e di fi- bra organica. » Le osservazioni microscopiche instituite sullo stesso frammento di mummia del sig. D. Gualandi dimostraron scomparse le forme primitive dei tessuti , — 266 — e rimanenti solo le traecie del connettivo, in mezzo al quale scoprivansi sporuli' e miceli appartenenti ai mucedi che sogliono manifestarsi sulle sostanze or- ganiche in istato di alterazione. Le mummie di Ferentillo sorpassano per ogni verso quelle che osservansi nel cimitero dei nostri P.P. Cappuccini. Anche qui alcuni corpi sono preser- vati dalla corruzione, ma la tinta nereggiante della pelle , e 1’ aggrinzarsi e irrigidirsi di questa, e il suo incollarsi alle ossa tolgono loro gran parte della naturalezza che distingue le mummie in discorso. Un cappuccino mummifi- cato è oggetto anch’esso di curiosità, dacché dopo lunghissimo tempo vi si possono riconoscere i tratti della fisonomia , ma non regge al paragone con una mummia centenaria di Ferentillo. Del resto i cadaveri dei P.P. Cappuccini non possono essere esaminati che nel volto e nelle mani, il rimanente del corpo rimanendo inviolabilmente coperto dalla tonaca. Il narrato fenomeno di spontanea mummificazione non potrebbe essere interpretato scientificamente senza la conoscenza della terra in cui sotterransi i cadaveri , e dove se ne compie il diseccamento. Tolse già questo assunto il Conti distinto Farmacista e aiuto di chimica in cotesto Archiginnasio Ro- mano, e credesi che il risultamento delle sue ricerche fosse deposto nell’Ar- chivio del Camerlengato , ma le più scrupolose indagini pel ritrovamento di f questo scritto sono andate fallite. A riparare tal perdita, e a raggiungere me- glio il fine coi mezzi più delicati, e più esalti che possiede oggi la scienza analitica il prelodato sig. Vincenzo Latini in servizio dell’Accademia si è sob- borcato all’ incarico di esaminare la terra in questione, ed cccone il sunto. Analisi Chimica della terra del Cemeterio di Ferentillo fatta da Vincenzo Latini Chimico Farmacista. La terra del Cemeterio di Ferentillo presenta un colore grigio : osser- vata attentamente si rinviene formata di detriti di calcaria appennina , con frammenti di qualche volume della calcaria stessa , non che di frantumi di ossa, più alcune pelurie animali e vegetali. Ha sapore salato-amarognolo piut- tosto pungente; gettata su’ carboni accesi emana odore di sostanze organiche miste e si annerisce: in tal punto fà vedere qualche scintilla, forse prodotta da esili sostanze vegetali non decomposte. 267 — Ciò osservato , porzione di detta terra fu bene immischiata ad uguale volume di polvere di carbone vegetale , e posta in crogiuolo si portò al- F arroventamento; dopo il raffreddamento vi si affuserò delle goccie di acido cloroidrico che manifestar fece forte odore di idrogeno solforato (solfato di calce cambiato in solfuro). Nel peso quindi di oncie tre , essa terra già pria diseccata , e passata per staccio, fu posta a bollire nell’ acqua distillata; tosto emanossi odore di terriccio ben nauseante : eseguita 1’ ebullizione fu posto tutto su filtro e ne uscì un liquido limpido sì, ma colorato in giallognolo, avente sapore amaro-salato e non alterante affatto le carte reative. Questo liquido fu diviso in due porzioui ; sull’ una agissi con svariati reattivi onde scuoprirvi quali sostanze avea potute sciogliere l’acqua. 1. ° L’ammoniaca pura vi produsse leggero dealbamento , che dopo ventiquattr’ ore depositossi in tenue pulviscolo bianco (magnesia). 2. ° Il carbonato della detta base produsse abbondante precipitato bianco, ed abbondante eziandio ve ne produsse 1’ ossalato d’ ammoniaca, (calce). 3. ° Il nitrato d’ argento vi occasionò pure precipitato bianco , quale interamente solubile nell’ammoniaca, (cloruri). 4-° I sali di barite vi produssero leggerissima opalescenza. ( solfato calcare ). 5.° Mescolata tal soluzione eziandio a calce idrata in polvere, in modo da rimanere allo stato asciutto , fè sentire odore d’ammoniaca , e produsse densi bianchi fumi coi vapori dell’ acido cloroidrico, (sali ammoniacali). 6°. Col solfato acido di protossido di ferro dava origine a coloramento rossastro (nitrati). Dalle suddette reazioni adunque ne consegue , che l’acqua avea disciolti i nitrati di calce, di magnesia, e d’ ammoniaca, più i cloruri di dette basi , e 1’ esile quantità ancora di solfato calcare suscettibile di esser soluto dall’ acqua. L’ altra metà fu posta ad evaporare in capsula di porcellana : condotta a secchezza il residuo pesossi , e si rinvenne esser dramma una , per cui nell’ intera soluzione sarebbero dramme due. Tale residuo scintillava fortemente su i carboni accesi, e produceva ab- bondanti vapori rossi col rame ed acido solforico, (nitrati) ; protratto an- cora oltre il prosciugamento cominciò ad annerirsi (sostanza organica) ; ri- preso allora con acqua distillata si sciolse in totalità , meno piccolissima 35 — 268 — quantità sotto l5 aspetto di pulviscolo biancastro (solfato calcare;) su questa soluzione si operò per accertarsi maggiormente della magnesia , ed infatti si ottenne alio stato di fosfato ammonioo-magnesiaco, ma in poca quantità re- lativamenfe alla calce. L’ avanzo insoluto nell’ acqua restato sul filtro trattossi con acido cloroidrico diluto ; ebbe luogo una vivissima effervescenza prodotta da acido carbonico, e non si desistette d’ aggiungere acido cloroidrico se non al ter- mine dello sviluppo dell’ acido suddetto; quindi tutto gettossi su filtro, non trascurando le lozioni necessarie , e ne uscì un liquido limpido colorato in giallastro, che si pose in serbo. Ciò che restò sul filtro sì pose a diseccare a lieve calore, quindi pesato trovossi essere in peso dramme quattordici, per conseguenza la quantità soluta nell’ acido cloroidrico fu dramme otto ; un tal residuo si pose in crogiuolo, quale arroventossi e si mantenne rovente fino alla distruzione totale delle sostanze organiche : ripesato di nuovo allora l’avanzo si trovò diminuito di dramme cinque (humus). Porzione di tale avanzo che aveva un color biancastro, fu assoggettato all’azione dell’acqua regia bollente, e se n’ebbe una soluzione parziale; nella quale costatossi con facilità l’ esistenza dell’ allumina, e del ferro. Su ciò che ricusò dissolversi nell’ acqua regia si affuse un’eccesso d’acido solforico allungato, e la soluzione risultante precipitava abbondantemente col- 1’ ossalato d’ ammoniaca ; prova manifesta dell’ esistenza del solfato di calce passato allo stato di bisolfato. Ad onta dei trattamenti, e coll’acqua regia, e coll’ acido solforico, una parte nullameno restonne insoluta, (acido silicico); onde ne consegue che il residuo insoluto nell’ acido cloroidrico, ed indecomponibile dal fuoco, era co- stituito da silicati di allumina e ferro e di solfato calcare. Portato a termine tutto questo si diresse 1' attenzione sulla soluzione cloroidrica messa in serbo, quale certamente dovea risultare di calce, e ma- gnesia, esistenti nella terra allo stato di carbonati come se n’ ebbero mani- feste prove dal forte e prolungato svolgimento dell’acido carbonico : più al- lumina e ferro, se vi fossero esistiti in uno stato diverso dal silicato, più ar- senico, più fosfato calcare per i frantumi ossei della quale, come si accennò, era la terra disseminata. Tal soluzione adunque in due parti fu divisa ; la prima di questa fra- zionossi per assoggettarla ai reattivi propri, onde affermare od escludere la presenza dei su indicati principi, meno l’arsenico per il quale la seconda rì- servossi* Eseguiti i saggi opportuni si concluse con certezza 1’ abbondanza della calce e del fosfato calcare, la poca magnesia , e la non esistenza dell’ allu- mina e del ferro, per il che resta confermato, che questi due ultimi esistono nella terra allo stato di silicati, solubili nell’acqua regia a caldo, e non nel- l’acido cloroidrico a freddo. La seconda metà, che come si disse, dovea servire per rintracciarvi l’ar- senico fu fatta evaporare, e portata a secchezza trattossi con acido solforico; quindi eliminato, per mezzo del riscaldamento 1’ acido clorodrico, il residuo si riprese con acqua, che, a piccolo volume ridotta s’ introdusse nell’ appa- recchio del Marsh ; quale nnlla affatto produsse di macchie sulla porcellana bianca; dunque non arsenico. Riassumendo ora la composizione della terra del Cemeterio di Ferentillo si trovano in oncie tre, ossia dramme ventiquattro i principi ». nitrati di calce ] di magnesia I dramme ........ 02 cloruri di ammoniaca | di dette basi carbonati di calce ) fosfato silicati di magnesia di calce di allumina | dramme . ........ 08 solfato di ferro di calce > dramme . ....... 09 sostanza organica (humus) \ dramme . ........ 05 dramme 24 1 risultamenti ottenuti dal nostro Socio sulla terra del Cimeterio di Fe- rentillo spiegano a bastanza il fenomeno della mummificazione spontanea dei ca- daveri che vi sono sepolti, e ne dissipano ogni aura di maraviglia- Abbon- dano in fatti in quella terra i sali di calce avidi tutti, qual più qual meno, di acqua. Il nitrato in ispecie, e il cloruro di quella base la sottraggono pron- tamente, e perennemente a ogni corpo che ne contenga, senza eccettuarne i 270 — tessuti organici. La terra in discorso è ricca inoltre di argilla , igroscopica anch’essa, e ben acconcia ad acquistare al terreno una certa porosità, che la rende atta a trasmettere facilmente il vapore acquoso da uno strato all’altro. La scarsità dell’ humus è pure una condizione assai favorevole a ciò che la terra non s’ impasti, e rendasi così impermeabile al passaggio dell’acqua: ciò che potrebbe agevolare la putrefazione , piuttosto che impedirla. Aggiungasi che il sito del cimitero è fresco ed asciutto , l’ interno dell’ambiente rima- nendo ventilato dì e notte per feritoie sempre aperte. Ciò posto intendesi di leggieri come l’acqua, condizione essenziale al disfacimento , venga sottratta lentamente ai cadaveri dei sali igroscopici circostanti , e ripresa successiva- mente dagli strati superiori, ascenda di grado in grado e senza ostacoli a fior di terra, ove una libera evaporazione la ripara in seno all’atmosfera. È chiaro pure come il continuo rinnovarsi dell’aria nell’ambiente del cimitero concorra per la sua parte all’opera del diseccamento dei corpi morti- È da credere che nel primo stabilimento del cimitero i cadaveri non an- dassero esenti da putrefazione- La presenza dei nitrati e del fosfato di calce in quella terra accenna chiaramente a distruzione di corpi organici. I piccoli frammenti di ossa umane che vi si trovano sparsi servono a confermare il giudizio. Non è nostro officio di ventilare in questo luogo le dottrine diverse che intendono a spiegare la nitrifieazione: al nostro bisogno basta che nel ci- mitero di Ferentillo non potessero mancare le condizioni propizie alla forma- zione dell’ acido nitrico, e che fatti una volta i nitrati, si avessero in questi i mezzi efficaci all’assorbimento dell’acqua. Il solo carbonato di calce, comun- que aggiuntavi una certa quantità di solfato e di silicati, non avrebbe saputo determinare quel diseccamento che distingue le nostre mummie. Cotesti sali fan parte spesso dei terreni, senza che perciò i corpi che vi si sotterrano pre- sentino il fenomeno di cui ci occupiamo. La facoltà igroscopica del gesso e dell’argilla non si esercita a quel grado, e modo che si richiede per sottrarre ogni umidore dal cadavere, innanzi che possa iniziarsi il processo di corru- zione. Era adunque necessaria 1’ aggiunta dei nitrati , e del cloruro di calce per ottenere una perfetta diseccazione dei corpi, come in fatti ora avviene. E stato accennato di sopra come anche nel cimitero de’ nostri P.P. Cap- puccini alcuni cadaveri siano preservati dalla putrefazione. Si manca per ve- rità di un’analisi regolare della terra che li accoglie , e a cui la tradizione attribuisce origine esotica, ma pure all’esame dell’occhio essa apparisce com- mista a molto calcinaccio, e qnalche saggio istituitone vi mostrò la presenza ~ 271 — di nitrati. Del resto le condizioni fisiche del luogo sono anch’esse favorevoli al diseccamento dei corpi per la libera ventilazione che costantemente vi regna. Perciò è verisimile che le medesime cause, sebbene ad un minor grado di perfezione , agiscano nel cimitero di Roma , come in quello sopra citato a conservare i cadaveri. Le mummie adunque di Ferentillo ci offrono , almeno in Italia , il più limpido e il più perfetto esempio di conservazion de’ cadaveri per via di di- seccamento, ottenuto dalla qualità igroscopica di più sali, che hanno agio di ceder subito all’atmosfera l’umidità assorbita. Questa maniera di conservazione non ha alcuna somiglianza con quella operata unicamente dal freddo , e in cui le carni dopo lungo tempo sono ancor comestibili; nè con la saponifica- zione che avviene nei cadaveri sepolti sott’acqua, di modo che l’aria vi abbia difficilissimo accesso ; e nemmeno si dee confondere con que’ casi nei quali la putrefazione procede lentissimamente per essere stata arrestala da qualche causa nel suo primo ordinario processo. In questi infatti benché il cadavere possa essere preservato per mesi ed anni dalla totale colliquazione , il fetore però che ne esala e il facile distacco dei peli, e della pelle dimostrano chia- ramente trattarsi di lenta putrefazione. Finalmente è a dirsi come le mummie di Ferentillo avanzino in perfezione gli stessi cadaveri imbalsamati, in cui i tessuti penetrandosi delle sostanze antisettiche, a lungo andare mutano in gran parte e forma e natura. Sorge ora un dubbio che merita di esser discusso: la terra in cui si opera la ridetta mummificazione de’ cadaveri è indigena o esotica ? La popolare credenza fondata sulla tradizione la dice importata dalla Palestina, ma l’analisi chimica del nostro Socio tende piuttosto ad escludere tale opinione che a con- fermarla. Ed in fatti, se ne eccettui i prodotti della decomposizione organica, tutti gli altri principii appartengono alla calcarea degli appennini , che può ben essere stata la matrice della terra in questione. Un’altro argomento ne- gativo deducesi dalla mancanza dei sali di soda , i quali abbondano in vece nella terra di Palestina e che erano indicati dagli antichi scrittori col nome lilron. Sarebbe finalmente difficile il conciliare la importazione di essa lena da remoti paesi collo stato infelice delle strade di Ferentillo che certo due secoli fa, allorché si fondò il cimitero, non potevano trovarsi in condizione migliore dell’attuale. La diseccazione che avviene spontaneamente nei ridetti cadaveri per via di sali igroscopici può essere provocata ad arte nelle carni commestibili — 272 — al fine di conservarle. Gaylussac conservò per molti anni senza alcuna alte- razione della carne di bue sospesa entro una campana, il cui piano era oc- cupato dal clroruro di calcio che andava assorbendo F umidità dell’ aria a misura che evaporava dalla carne. E parimenti il P. Bertazzi, a cui dob- biamo alcune dotte ricerche su questo argomento , soleva preservare dalla putrefazione le carni commestibili involgendole in una tela di cottone asciutto, e così disposte collocandole entro un vaso contenente fino alla metà della sua altezza del cloruro di calcio deacquifìcato, e versandovi sopra una quan- tità di cloruro fino al labro del recipiente. Replicata quattro o cinque volte questa pratica nel giro di 48 ore gli riusciva di trovare F involto asciutto , e la carne priva di acqua, e capace perciò di resistere alla corruzione. Sarebbe forse da riporre fra le utopie il desiderio che le condizioni con- servatrici dei cadaveri in Ferentillo fossero studiate con scrupolosa diligenza fino al segno di riprodurle di tutto punto, per giovarsene all’uopo di preser- vare i defonti dalla putredine ? Quando leggiamo in Plutarco che gli Egiziani nei più solenni conviti distribuivano intorno il cenacolo i cadaveri inbalsa- mati degli Avi, il molle animo nostro rifugge alla tetra immagine di que’ban- chetti sepolcrali, e si è indotti a tacciare il costume di barbaro. Ma che le spoglie di molti congiunti, invece di essere condannate a divenir pastura di vermi, fossero, senza pericolo pei vivi, conservate sì fattamente da rigoderne dopo lungo tempo la effigie, e da spargervi sopra qualche lagrima di tenera ricordanza nei giorni di afflizione, è pensiero che da niuno potrà esser messo in deriso. Le precedenti notizie eran già state communicate all’Accademia quando ci pervenne il fascicolo 63 del Politecnico di Milano contenènte una Memoria del Sig. D. Pierviviano Zecchini che ha per titolo « Della mummificazione artificiale e naturale , ed in particolare delle mummie di Venzone ». Non è nostro officio F occuparci della prima parte , che è tutta opera di erudi- zione ; ci corre bensì il dovere di far qualche cenno della seconda, come quella in cui F A. propugna una dottrina eh’ egli dice applicabile a tutte le mummificazioni spontanee, e che differisce sostanzialmente dall’altra che noi abbiamo adottato per illustrare le mummie di Ferentillo. « La mummifica- zione dei cadaveri di Venzone ( sono parole del D. Zecchini ) pare a me dipenda da una causa non già fisica, nè chimica, ma vitale, cioè da un essere organico , vivente e vegetabile , da una pianta del genere delle crittogame. A mente mia avviene ai cadaveri di Venzone ciò che avviene ai — 273 - bacili da seta quando affetti dal calcino si convertono in mummie, vuoi che siano attaccati dal parassito durante la vita, vuoi che lo siano come è più facile dopo la morte, checché dicane Agostino Bossi su questa seconda parte della mia proposizione. L’ odore fungoso delle mummie di Venzone , odore che emanando dai filugelli morti di calcino, attestò a Confìgliacchi e Brugna- telli la mummificazione in que’ vermi dipendere da una specie di fungo, non che la bianca efflorescenza di cui sono coperte le loro membra, ecco i prin- cipali argomenti che mi condussero a stabilire la suddetta ipotesi ecc. « E appresso » Il fungo che produce la mummificazione ne’ cadaveri di Venzone pare a me debba essere l'Hypha bombicina Pers. la quale non meno che la botride, riguardo ai vermi, copre di una biancastra lanugine l'esterna super- ficie di cadaveri. » E dopo aver procacciato di combattere alcune obbiezioni riguardo alla comunanza di origine fra lo snaturamento del baco per calcino e la mummificazione de' cadaveri conchiude. « Guidato dall’ analogìa e dal raziocinio pare a me dunque che il disseccamento e la trasformazione in mummie spontanee dei corpi umani nelle tombe di Venzone non si debba che all’atto , vegetatilo del fungo che ricopre que’ cadaveri , il quale me- diante i suoi semi o sporule ivi aleggianti penetra nella pelle per 1’ adipe sottostante che tosto gli serve di alimento per la germinazione dei talli , e questi subentrando agli organi animali convertono la sostanza morta dell’ in- dividuo umano in sostanza viva, cioè in sostanza propria. » Non abbiamo in animo di investigare exprofesso se la teoria del D. Zec- chini si tenga a prove di ben fondate ragioni, e se l’argomento di analogia tratto dai filugelli morti di calcino sia invocato opportunamente a spiegare il fenomeno della mummificazione umana ; è però nostro debito 1’ osservare che nelle mummie di Ferentillo non si verifica alcuno di quei caratteri che il D. Zecchini afferma di aver notato nei cadaveri di Venzone , e dai quali gli è stata suggerita la sua dottrina della mummificazione spontanea per mezzo di un fungo. Ed infatti le mummie di Ferentillo non sono punto friabili, nè apparisce sulla lor superficie alcuna lanugine biancastra o d’ altro colore ri- feribile ad una crittogoma, e non esala da esse l’odore fungoso di cui fa men- zione il prelodato autore quanto alle mummie di Venzone- Il sopra citato D. Poletti che esercita attualmente la medicina in Ferentillo ci è garante di tali asserzioni. Ed egli pur ne assicura non essersi mai rinvenuti nei contorni del cimitero in questione animali mummificati, come il D. Zecchini narra essere avvenuto a Venzone- Possiamo dunque affermare con piena fidanza che la teoria — 274 — del prefato autore non è applicabile alla illustrazione delle mummie di Fe- rentillo. Ma avràssi perciò ad escludere totalmente ? Noi non siamo di que- sto avviso. Rammentiamo infatti che se il medico di Ferentillo non iscorse alcuna crittogama visibile ad occhio nudo sulla superficie di quelle mummie, il microscopio però del D. Gualandi vi scoprì sporuli e micelj; e benché essi offrissero le apparenze dei noti mucedi, soliti a manifestarsi sui corpi orga- nici in istato di alterazione, e riguardati più quali effetti che cause della medesima , tuttavia niuno potrebbe affermare che anche questi esseri non esercitino qualche parte nella mummificazione. Potrebbe cioè avvenire che i sali di calce si opponessero alla putrefazione del cadavere sottraendone a poco a poco tutta 1’ umidità , e che appresso la crittogama ne invadesse i tessuti per operarne la ulteriore trasformazione. Imperocché nelle mummie i tessuti organici non sono unicamente diseccati, ma sono inoltre convertiti in una materia somigliante all’ esca. Saranno necessarie altre indagini innanzi di giudicare se la presenza di un fungo contribuisca a questa trasformazione , e intanto teniamo a mente che la più parte dei fenomeni che si allontanano dall’ andamento ordinario della natura dipendono dal concorso di molte cause. — 275 — COMUNICAZIONI Cenno biografico dell ’ illustre G. B. Biot redatto dal prof. P. Volpicelli. L’ accademia nostra perdette non ha guari per sempre, uno de’ suoi più dotti corrispondenti stranieri, colla morte di Gio B. Biot; e il dolore per que- sta perdita irreparabile fu generale presso tutte le colte nazioni. Egli nacque a Parigi nel 21 di aprile del 1774, studiò nel liceo di Louis -le -Grand, prese quindi servizio in artiglieria, e nel 1794 fu ricevuto alla scuola politecnica. Escito da questa egli rinunciò alla militare carriera, e poco dopo fu nomi- nato professore nella scuola centrale di Beauvais , quindi nel 1800 ebbe l’ in- carico della cattedra di fisica nel collegio di Francia. Nel 1803 , avendo solo venti otto anni, fu eletto membro dell’accademia delle scienze, per oc- cupare il posto di Delambre, divenuto segretario perpetuo della medesima. Al- lorché nel 1804 il primo console sollecitò presso l’istituto, un voto che fosse favorevole allo stabilimento dell’ impero, Biot ricusò di votare per convinci- mento, che l’accademia dovevasi astenere da qualunque dimostrazione politica; 10 che se non sempre, al certo nella maggior parte dei casi è il meglio, ed è 11 più conveniente che possan fare i corpi scientifici. Per lo stesso motivo ricusò egli nel 1815 di aderire all’atto addizionale: in quest’epoca fu eletto associato straniero della società reale di Londra. Nel 1804 appartenne Biot all’osservatorio di Parigi, quindi all’uffizio delle longitudini, e in quel torno con Arago continuò le ricerche sui poteri di ri- frangenza dei gas , già incominciate da Borda. In agosto dello stesso anno accompagnò Gay-Lussac nella sua prima ascensione aereostatica, giungendo sino all’altezza di 4000 metri. Passò in Ispagna con Arago nel 1806, per conti- nuarvi la triangolazione del meridiano, interrotta dopo la morte di Méchain: sul finire dell’anno tornò per poco tempo in Francia, poi raggiunse Arago a Va- lensa , e lo accompagnò a Formentera. Tornato definitivamente nel 1808 in patria, si ebbe nel 1809 la nomina di professore di astronomia fìsica presso la facoltà delle scienze; e nel 3 di maggio del 1849 la decorazione di com- mendatore della legion di onore; ma nel 1817 fece un viaggio alle isole Or- cadi, per correggervi le osservazioni astronomiche relative alla misura del me- ridiano. Una bronchite in pochi giorni pose fine alla esistenza di questo filo- sofo, il quale nel 3 di febbraio 1862, cessò di vivere quasi nonagenario, ed 36 — 276 — avendo posseduto sino agli ultimi momenti della sua mortale carriera, una in- telligenza portentosamente lucida, ed operosa, che di continuo spese a vantaggio della scienza. Il carattere ammirabile di questo grand’ uomo sarà manifesto a chiun- que, allorché rifletta non aver mai voluto egli essere altro fuorché scienziato. Avrebbe creduto egli mancare ai doveri congiunti coll’esercizio della scienza, se avesse accettato qualunque incarico fuori della medesima; e disapprovava quei non pochi de’ suoi colleghi, che toglievano una parte del tempo alla ricerca delle verità, per darlo alle occupazioni sieno politiche, sieno amministrative. Col suo spirito elevato, attivo, generoso, e gentile interessava tutti alle sue ri- cerche, incoraggiava gli altri nelle loro, e non diminuiva punto il merito di al- cuno, che altramente avrebbe contradetto alla nobiltà del suo carattere. Leale sempre e coscienzioso, si astenne da qualunque intrigo, e 1’ invidia non albergò mai nel suo petto, nè tradì mai la verità. Pronto sempre a comunicare i suoi lumi, profittava nobilmente degli altrui, adoperandosi con ogni sforzo non ad impedire i lavori loro, ma bensì a farli prosperare; cosicché può esser egli ci- tato come il modello dell’uomo di scienza. Libero nello scegliere i suoi sup- plenti, egli profittò sempre per questa scelta degli uomini più eminenti, e cia- scuno di essi oggi occupa nell’accademia delle scienze in Parigi una elevata posizione. Il seguente aneddoto manifesterà sempre più la nobiltà del carat- tere, posseduto dall’ illustre nostro corrispondente straniero, e l’amore suo per la scienza, e pei cultori di essa. Avendo Biot conosciuto per mezzo del matema- tico distintissimo sig. Bertand, che il sig. Bour era un giovane geometra di alto merito, e possedendo egli un unico esemplare di tutte le opere di La- grange, che non furono ancora mai raccolte, lo spedì al sig. Bour con questo indirizzo « Offert par Lagrange à Condorcet - par Condorcel à Lacroix - par Lacroix a M. Biol - par M. Biot à M- Bour - par M. Bour à » Volendo indicare colla mancanza dell’ ultimo nome la intenzione sua, che il prezioso legato doveva continuarsi a trasmettere completo al geometra più degno (1). Nel giornale della scuola politecnica si trova di Biot una memoria sur V in- tégnation des équations aux differences partielles , ed al medesimo si debbono molte ricerche di ottica e di astronomia. Tra queste ultime non possono di- menticarsi: le ricerche fatte con Arago sui poteri di refrazione dei gas ; gli studi fatti col celebre fisico Pouillet sugli anelli colorati delle placche non sottili , e sulla diffrazione ; le indagini con Arago sui fenomeni di colo- (1) Cosmos Voi. 20, an. 1862, p. 323. — 277 razione, prodotti dal passaggio della luce polarizzata per le lamine dei cristalli birefrangenti ; ed altre da Biot istituite sulle proprietà ottiche del quarzo ; sui poteri rotatori della essenza di trementina, delle soluzioni zuccherine, dell’acido tartarico; ecc. Dobbiamo eziandio ricordare le molte memorie dell’illustre defunto sulla costituzione molecolare dei corpi, mediante la luce polarizzata; sulla po- larizzazione lamellare; ed un considerevole numero di rapporti presentati al- l’accademia sulla invenzione di Daguerre, e sui perfezionamenti di essa; oltre alle memorie sulle rifrazioni astronomiche, ed alla dotta e lunga discussione sullo stesso argomento, contro i signori Faye, e Le Verrier negli anni 1854, e 1855. 11 chiarissimo Biot fu anche autore in letteratura, e ciò gli valse l’ammis- sione tanto nell’accademia delle iscrizioni e belle lettere, quanto nell’accademia francese (1856). Tra suoi lavori di questo genere, i più interessanti vertono sulla storia dell’astronomia; sono però anche da segnalarsi un Èloge de Montaigne (Paris 1812) che ottenne onorevole menzione dall’accademia francese al con- corso , nel quale il sig. Villemain riportò il premio ; ed una Notice sur Gay-Lussac , letta da esso nella tornata anniversaria della R. Società di Lon- dra del 1851; Le numerose produzioni scientifiche di Biot si trovano nelle Mémoires e nei Comptes Rendus dell’accademia delle scienze dell’ istituto di Francia; nel journal des Savanls , di cui per molti anni egli ha redatto la parte matema- tica. Nel volume 47 di questo giornale an- 1858, p. 651 egli pubblicò una interssante analisi chiara, completa, e dotta di quanto riferisce a Galileo ed a Cristiano Huyghens, sul merito dell’applicazione del pendolo all’orologio. Le opere speciali pubblicate dal celebre nostro defunto sono: Analyse dii trailé de la mécanique còleste de Laplace (1801, in 8.°) Trailé analytique des courbes et des surfaces du second degré (1802 in 8-° opera sovente ristampata sotto il titolo « Essai de géomélrie analytique ap- pliqnée aux courbes et surfaces de second' ordre (8.“ edizione 1834). Essai sur Vhisloire générale des Sciences pendant la revolution (1803, inH.) Relation d'un voyage fait dans l'Orne pour constater la réalité d'une mé~ téore tombe a l'Aigle (1803) Trailé élémentaire d'astronomie physique (1805 ; 3.“ edit. considerevol- mente aumentata, 6 voi. in 8.° con atlante). Recherches sur les refractions ordinaires qui ont lieu prés de l'horizon (1808) Tables baromélriques portatives (1811 in 8.°) 278 — Recherches expérimentales et mathématiques sur les mouvements des mo- lecules de la lumière auleur de leurs centres de gravitò (1814). Traité de physique expérimentale et malhématique (1816, 4. voi • in 8-) Preeis élémentaire de physique expérimentale (1811, 2. voi. in 8; 3 ediz. 1824, che fu prima pubblicata nel 1807). Recherches sar plusieurs poinls de V astronomie égyptienne (1823, in 8). Recueil d'observations géodésiques astronomiques et physiques (1821 in 4.) con Arago. Notions élémentaires de statislique (1828 in 8) Letlres sur V approvisionnement de Paris 1835. Traduction annotò de la physique mécanique de E. G • Ficher (1830, 4 ediz). Mélancjes scientifiques et litléraires (1858, 3 voi. in 8.) Il sig. principe D. Baldassarre Boncompagni presentò un esemplare del voi. intitolato « Scritti di Leonardo Pisano matematico del secolo decimo terzo , pubblicati da Baldassarre Boncompagni » voi. 2. (Leonardi Pisani practica geo- metricae, Roma tipografia delle scienze matematiche e fìsiche 1862) Questo volume contiene 1» un’opera di Leonardo Pisano intitolata Pra- ctica Geometricae ; 2° gli scritti del medesimo autore che furono pubblicati nel volume intitolato « Opuscoli di Leonardo Pisano » pubblicati da D. Bald. Boncompagni seconda edizione Firenze , tipografia Galileana di M. Cellini e C- 1856 : col volume stesso rimane compiuta la edizione del testo latino degli scritti di Leonardo Pisano. CORRISPONDENZE Il segretario fece la comunicazione del dispaccio di S. E. Rma, il sig. Car- dinale Altieri del 15 febbr* 1861 num. 3386, col quale veniva sovranamente approvata la elezione del sig. prof. Mattia Azzarelli a socio ordinario dell’acca- demia. Fu comunicata eziandio la lettera di ringraziamento del sig. commen- datore Alessandro Cialdi, per la nomina da esso ricevuta di uno dei trenta membri ordinari Lincei. — 279 — Si annunciò altresì la morte dell’ illustre Biot , nostro corrispondente straniero, partecipata dai parenti del medesimo. Si fece noto il programma del R- Istituto lombardo di scienze lettere ed arti, pel premio di lire mille, che per voto e generosità del sig. cav- Pietro Strada, deve conferirsi nel 1862 alla migliore memoria sulla migliore orga- nizzazione degli studi medico-chirurgici, ecc. COMITATO SEGRETO Il signor presidente, secondo il disposto nel dispaccio dell’ Emo. e Riho, sig. Cardinale Altieri (1), invitò l’accademia ad esternare il suo parere, sul modo col quale intendeva che il premio Carpi dovesse conferirsi, richiamando la di- sposizione testamentaria della chiara memoria di questo nostro collega , il quale si espresse come segue « lascio mille scudi all ’ accademia detta dei Lincei , il di cui frutto annuo sia erogato per un premio alla migliore disser- tazione, che sarà letta nelle adunanze annuali dell' accademia medesima ». In seguito di questo invito, ed essendosi unanimamente deciso non con- venire agli accademici concorrere a premi conferiti dall’accademia loro, si com- pilarono quattro proposizioni, le quali furono inviate all'Emo. e Riho. sig. Car- dinale Altieri, per essere sottoposte alla sovrana decisione. L’accademia riunitasi legalmente a un’ora pomeridiana, si sciolse dopo due ore di seduta. M. Massimo — G. Ponzi — C. Maggiorani — P. Sanguinetti — B. Tortolini — A. Coppi — M. Azzarelli — A. Cialdi — N. Cavalieri — E- Fiorini — B. Boncompagni — A. Secchi — I. Calandrali — C- Sereni — F. Nardi — S. Proia. — P. Volpiceli Pubblicato nel 31 Maggio 1862. P. V. (1) Y. pag. 69 di questo voi. 280 — OPERE VENUTE IN DONO Atti della Società' di acclimazione e di agricoltura in Sicilia. Tomo 1° n. 8. Atti dell ’ /. R . Istituto Veneto di Scinze , Lettere , ^«77- Dispensa 10a del 1860-61; e dispensa V del 1861-62. Atti del R. Istituto Lombardo di Scienze , Lettere , ed Arti • Voi. 2,° fase. XV-XVIII. Memorie dell ' Istituto suddetto. Voi. VIII.°-II della serie IL* fase. VI.° Comptes .... Conti resi dell' Accademia delle Scienze dell'I. Istituto di Francia in corrente. Scrìtti di Leonardo Pisano , matematico del secolo decimoterzo , publicali da Baldassare Boncompagni. Volume II. (Leooardi Pisani practica geometriae ed opuscoli): Un Volume in 4° grande. Roma 1862: IMPRIMATUR Fr. Hieronymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Yicesgerens. ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI SESSIONE V-a DEL 6 APRILE 1862 PRESIDENZA DEL SIG. DECA D. MARIO MASSIMO Per l’assenza del medesimo 'presiedette il sig. prof. G. Ponzi. MEMORIE E COMUNICAZIONI SEI SOCI ORDINASI E DEI CORRISPONDENTI Florae ronfiarne Prodromus exhibens plantas circa Romarn , in Cisapenninis Pon- tificiae dictionis provinciis, et in Piceno sponte veniente s. Auclore Petro Sanguinetti. (Continuazione) (*). Perenn. Fior. Aprili-Majo. Flores albidi vel saturate rosei. Usus. Linnaeus in sua materia medica mentionem facit de hac pianta sub nomine Aristalochiae fabaceae , referens radicem inter emenagogos. Nunc oblita. 1428. bulbosa PC- Prod. Sgst- nat. t. 1. p- 127. n. 11. Radice tube- rosa solida: caule subsimplici inferne unisquamato, superne 2-3-folioso: foliis biternatis, foliolis integris vel 2-3- partitisi floribus in racemo terminali sim- plici: bracteis cuneato-palmatifldis: calcare recto. C. bulbosa Beri- FI. II. t. 7. p. 293 - C. digitata Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 232. n. 803. In montium sylvis. Presso Monte Compatri. Perenn. Fior. Majo. Flores rosei vel albidi. 1429. och roleuca Bert- FI It- t. 1- p. 297. Radice fusiformi: caule an- gulato diffuso ramoso , ramis refractis : foliis triternati , foliolis ovatis vel ovato-cuneatis integris vel inciso-lobati: racemo paucifloro tandem laxo: bra- cteis lanceolati: calcare obtusissimo. C. lutea Seb ■ et Maur. Fi Rom. Prod - p. 232. n. 804. In montanum sylvis. Sul monte Gennaro. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores flavi. DI ADELPllI A OCTANDRIA. PALYGALA. 1430. vulgaris L - Sp . PI- p. 986. Pallide virens. Caulibus adscenden- (*) V. sessione IY, del 9 marzo 1862. 37 — 282 — tibus é basi ramosis, ramis patulis : foliis lanceolato-linearibus, inferioribus abbreviatis obovatis : racemo terminali longiusculo : foliolis calycinis internis ovato-acuminatis nervoso-venosis, corollae subaequalibus, capsula longioribus: capsulis subrotundis basi angustatis apice retusis pendulis : tecaphoro bre- vissimo. P. vulgaris Seb- et Maur. FI. Rom. Prod. p.233.n.808 - Bert. FI /.7.p-314. In apricis montanis. Monte Gennaro, presso Bagnaja ete- Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores coerulei. 1431. major Jacq. FI. Aust. t- 5. p. 6. t. 43. Pallide virens, pilosiuscula Caule adscendente erectove dense folioso: foliis lineari-lanceolatis, inferioribus ovatis basi angustatis: racemo ut plurimum abbreviato densifloro: foliolis ca- lycinis internis amplis nervoso-multi-venosis, corolla brevioribus, capsula lon- gioribus: capsulis ellipticis emarginatis pendulis: tacaphoro evoluto. P- major Seb. et Maur- FI. Rom- Prod. p.233. n-811 - Bert-Fl-ìt t-1 - p.3\8. In jugis subapenninis. Presso Subiaco, et in apenninis. Sul Vettore- Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores pulehre rosei. 1432. flavescens Sebast - Rom.pl. fosc- 1- p- 6> tab. 1. fìg- 1. Pallide vi- rens. Caulibus caespitosis adscendentibus : foliis linearibus lanceolati, infe- rioribus obovatis: floribus in racemo elongato subconferto : foliolis calycinis internis oblongis utrinque acutis nervoso-venosis, corolla capsulaque longio- ribus: capsulis ellipticis exquisite marginati tandem pendulis : tecaphoro brevi. P. flavescens Seb- et Maur. FI - Rom- Prod. p. 233. n- 810 - Beì't. FI. It. t. 7. p. 319- In agri sterilibus frequens. Roma, Corneto, Tivoli, Subiaco, Ostia etc. Perenn. Fior. Aprili, Autumno. Flores lutei. 1433. monspeliaca L- Sp- PI- p- 987- Pallide virens. Caule erecto sim- plici vel parce ramoso : foliis inferioribus lineari-lanceolatis acutis subcon- fertis, inferioribus lineari-acuminatis remotiusculis: floribus in racemo elongato sublaxo subsecundo: foliolis calycinis internis oblongis utrinque acutatis ner- voso-venosis, corolla capsulaque, longioribus : capsulis oblongis emarginatis, pendulis tecaphoro brevissimo. P. monspeliaca Seb. et Maur. FI- Rom. Prod. p. 233. n. 809 - Bert. FI. It. l. 7. p- 319. In pratis sterilibus, collis muris circa Romani et in rnaritimis. Ostia. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores dilute lutei. 1434. amara L- Sp. PI- p. 987. Saturate virens. Caulibus caespitosis as- — 283 — surgentibus: foliis inferioribus obovatis majusculis, superioribus lineari-Ianceo- latis: floribus racemosis: foliolis calycinis internis ellipticis corollam aequanti- bus, capsula sub longioribus: capsulis obcordatis : tecaphoro brevissimo. P. amara Sang. Cent, tres p. 96. n • 205 - Bert. Fi It. t. 7. p. 321. In montanis subapenninis. Monte Calvo presso Subiaco , Monte Gennaro » et in apenninis. Vettore. Perenn. Fior. Junio. Flores cyanei- Vulgo. Poligaia amara. Usus. Apud nonullos herba uti expectorans in cronicis affectionibus pe- ctoris usurpatur. DI ADE LPH I A DECAPI DRI A. SPARTIUM. * Inermes. 1435. junceum L- Sp - Pi p • 905. Glauco-virens. Caule arborescente » ramis sparsis, coadunatisque virgatis: foliis paucis sparsis obverse-lanceolatis cito deciduis: floribus in racemo terminali: calycibus 1 — labiatis: leguminibus elongatis rostratis. S- junceum Seb. et Maur - Fi Rom - Prod. p. 234- n- 812 - Bert. Fi It. t. 7. p. 327. In ericetis, collibus arenosis, sterilibus comunis. Frut. Fior. Majo-Junio. Flores lutei - Vulgo. Ginestra. Usus- Flores grate redolentes ab Apibus desideratissimi. Rami optimi ad ligandum, in operibus agricolis usitatissimi: cortex macerationis ope dat ma- teriam tessilem sub nomine Lino ginestrino. Tota pianta Alkali Potassa ab- bundat, unde cineres et decoctio corticis diuretica. 1436* radi atum L. Sp- PC p • 966. Glaucum. Caule erecto ramosissimo, ramis oppositis striatis abbreviati : foliis ternati, foliolis linearibus petiolo persistente: floribus in fasciculis terminalibus: calycibus 2-labiatis: legumini- bus ovalibus rostratis. S. radiatum Bert- Fi It. t. 7. p. 333- - Spartum minimum montanum triphyllum C olumn. Ecphr. 1. p. 295, et S. aequicolorum minimum monta» num 'cpapollou i c- p. 294. In alpestribus australibus montis Vettore sopra S- Gennaro . Frut- Fior Junio-Augusto- Flores lutei. — 284 — 1437- scopariu m L - Sp ■ PI- p - 966. Glabrum virescens. Caule arbores- cente angulato , ramis alternis erectis virgatis : foliis ternatis , foliolis obovatis , superioribus simplicibus : floribus axillaribus solitariis : calycibus 2-labiatis: leguminibus oblongis subfalcatis, rostro incurvo, suturis exquisite villosis. S. scoparium Seb • et Maur - FI. Porri. Prod. p. 234. n. 813 - Bert. FI. Il t. 7. p. 334. In eriectis, collibus sylvaticis, aggeribus viarum passim. Frut. Fior. Àprili-Majo- Flores flavi. Vutgo. Scopiglio , Ginestra dei Carbonari- Usns- Dat pecori gratum pabulum : rami juniores ad ligandum aptis- simi , et a carbonariis praesertim usurpati ad saccos ligandos , unde nomen vulgare: Scopas quoque conficimus ad marmorea pavimenta praesertim pulienda. ** Armati. 1438. spinosum L- Sp- PI. p. 997. Glabrum. Caule humili lignoso ra- moso, ramis divaricatis crebre valideque spinosis: foliis parvis petiolatis ter- natis, foliolis ovatis : floribus solitariis, pedunculis lateralibus approximatis : leguminibus oblongis brevibus recte mucronato-rostratis, sutura superiore utrin- que breviter alata. S. spinosum Bert. Fi It. t. 7. p. 342- In sepibus montanis Umbriae. Frut. Fior. Aprili-Majo. Flores lutei. 1439. v illosum Poir- Voy. 2. p- 207. Tomento brevi canescens. Caule arborescente striato, ramis divaricatis inordinatis spinescentibus, spinis vali- dis: foliis petiolatis ternatis, foliolis obverse cuneatis apice rotundatis: pedun* culis lateralibus fasciculatis 1-floris: calycibus truncatis: leguminibusque brevi- rostratis dense lanatis. S. villosum Seb- et Maur- FI. Rom. Prod. p. 234. n- 814 - Bert- FI. It- t. 7. p. 334. In ericetis et collibus maritimis. Secus Civitavecchia abbunde. Frut. Fior. Aprili-Majo. Flores lutei. 1440. s pi n esc ens Spr. Syst. veg. t. 3. p. 225. Cano-pubescens, pilis se- ricei. Caule humili lignoso adscendente vel erecto ramosissimo, ramis inor- dinatis spinescentibus: foliis petiolatis ternatis, foliolis obovato-oblongis: fio- — 285 — ribus lateralibus solitariìs petiolatis : calyce 2-labiato : ieguminibus oblongis subfalcatis oblique rostratis. /3 ramosissimum. Legumibus glabris vel laeviter pilosis in sutura inferiore hirsutis. S. spinescees /3. Bert. FI It. t. 7. p . 345. In sepibus sylvarum Piceni. Frut. Fior- Aprili-Majo- Flores lutei. ONONIS. 1441. antiquorum L ■ Sp. PI. p. 1006. Pubescens, pilisque glanduliferis viscida. Caule decumbente erectove, ramis numerosis inordinatis tandem spi- nosi: foliis ternatis, foliolis ovato-oblongis obtusis dentatis, superioribus sim- plicibus: stipularum auriculis semiovatis dentatis: floribus axillaribus solitariis geminatisves: laciniis calycinis lanceolato-linearibus corolla multo brevioribus: Ieguminibus ovatis calyce brevioribus 2-spermiis: seminibus minute granulatis. 0. antiquorum Bert. FI. It. t- 7. p. 368 - 0. arvensis Seb. et Maur. Fior. Bom. Prod. p. 236. n. 824 - 0. spinosa Saruj. Cent, tres p. 97. n. 219. In campis ubique. Perenn. Fior- Majo-Junio. Flores intense rosei. Vulgo. Arresta bovi , Ononide. Obs. Herba faetida. Usus. Radix Ononidis inter quinque radices aperientes minores jam re- censita. 1442- arvensis Smith Engl. Fior. t. 3 • p. 267. Pubescens pilisque glan- duliferis viscidula. Caule decumbente saepius erecto , ramis adscendentibus alternis tandem spinosis: foliis ternatis, foliolis ovali- oblongis acutis dentatis, superioribus simplicibus : stipularum auriculis semiovatis dentatis : floribus axillaribus solitariis geminatisve: laciniis calycinis lanceolato-linearibus, corolla multo brevioribus: Ieguminibus ovatis calyce brevioribus 2-spermiis: semini- bus minute granulatis. 0. arvensis Bert. FI. It. t. 7. p. 371. In maritimis. Al Porto d' Ascoli in Piceno. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores intense rosei. 1443. mitissima L. Sp. PI. p. 1007. Laxe pubescens, pibs apice glan- duliferis. Caule ut plurimum erecto, ramis alternis adscendentibus: foliis ter- natis, foliolis obovatis obtusis serralis , impari longius petiolato : stipularum auriculis acutis approximatis: floribus terminalibus in spica densa abbreviata 286 — follata : foliorum floralium stipulis scariosis , arcte calycem amplexantibus , supremis aphyllis : laciniis calycinis ovatis acutis corolla subrevioribus: legu- minibus oblongis calyci subaequalibus: seminibus minute echinatis. 0. mitissima Bert. Fi It. t. 7- p. 374. In sabulosis mare versus. Macchia Mattel , Fiumicino etc. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores albi vexillo purpurascente. 1444. olygophylla Ten. FI. Nap . t. 2 ■ p. 136. tab • 67. Pubescens, pilis eglandulosis. Caule assurgente diffuso , ramis alternis adscendentibus : foliis simplicibus orbiculato-cuneatis obovatisve serrulatis; stipularum auriculis se- miovatis obtusis: floribus axillaribus solitari is longe pedunculatis: laciniis ca- lycinis lanceolato-linearibus acutis corolla breviorìbus : leguminibus obtusis calyci subaequalibus: seminibus minute muriculatis. 0. olygophylla Bert. FI. It. t • 7. p. 376. lo elatis apricis montium Umbria© et Piceni. Grun Sasso d' Italia , et prope Ascoli. Ann- Fior. Junio-Julio. Flores rosei, vel carnei. 1445. serrata Forsk. Fior. Aegyp. Arai. p. LXX. Pubescenti-viscida. Caule solitario vel caespitoso erecto , ramis alternis : foliis ternatis , foliolis obverse cuneatis argute serratis, dentibus inaequalibus : stipulis brevibus au- riculis ovatis acutis: floribus in racemo terminali foliato superne densifloro: foliis floraribus superioribus simplicibus angustatis : laciniis calycinis lanceo- lato-linearibus corollam subaequantibus: leguminibus calycem subaequantibus: seminibus granulato-scabris. 0. serrata Bert. Fi It. t. 7. p. 377 - 0. diffusa Fior. Gior. dei lett. di Pisa t. 17. p. 18 - Ononis non spinosa rotundifolia spinata purpurea hisp. Barrel. Ic. 258 - Bocc. Mus. di piant. p. 60. lab. 48. In maritimis arenosis. Ostia , Castel Fusano, Civitavecchia , Terracina etc. Ann. Fior. Majo. Flores albidi vexillo roseo. 1446. molli s Sav. Mem. della Soc. Ita! t . 9. p. 351. tab. 8. Villosa , pilis glandulifevis viscida. Caule erecto, ramis alternis patulis: foliis ternatis, obverse oblongo-cuneatis truncatis serrulatis: stipularum auriculis late trian- gulis: floribus pendulis in racemis terminalibus foliatis, pedicellis erectis sti- pula petioluloque longioribus: laciniis calycinis lineari-acuminatis corollam vix superantibus: leguminibus tereti-compressis calyci subaequalibus, pendulis: se- minibus scabris. 0. mollis Bert. Fi It. t. 2. p • 380 - 0. reclinata Seb. et Maur. Fi — 287 — Rom. Prod. p. 236. n. 828 - Ononis trifolia pallidis nutantibusque flosculis maritima Barrel. Ic ■ 761. In nemorosis, collibus circa Urbem. Monte Mario et in maritimis. Ostia, Fiumicino etc. Ann. Fior. Junio. Flores albi vexillo roseo. 1447. Cherleri L. Sp . Pi 1007- Pubescenti viscida, pilis glanduliferis. Caule erecto alterne ramoso, quandoque simplici: foliis longe petiolatis ter- natis, inferiorum foliolis subrotundis, superiorum ovato-oblongis, omnibus mi- nute arguteque serratisi stipularum auricuìis lanceolato-acuminatis: floribus in racemo densiusculo, petiolo foliorum floralium, brevioribus : laciniis calycinis lanceolatis longe acuminatis corollam superantibus: leguminibus ovalibus ere- ctis calycis longitudine: seminibus minutissime granulatis. 0. Cherleri Beri- FI. It. t. 7. p. 382 - 0. Columnae Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 236- n ■ 825 - 0. lutea sylvestris minima Column. Ecphr. 1. p. 304 - Ononis purpurea non spinosa Barrel. Ic. 1106. In sterilibus montanis. A Tivoli presso S. Antonio , sul monte della Croce, ad Albano etc. Ann- Fior. Majo-Junio. Flores flavi vexillo striis purpureis notato. 1448. minutissima L. Sp. PI. p. 1007. Minutissime puberula pilis apice glanduliferis. Caulibus caespitosis decumbentibus parce ramosis: foliis ternatis breviter petiolatis, foliolis obverse oblongo-cuneatis superne serrulatis, e stipula arcte cauli adnata, ortis: stipularum auricuìis lanceolato-acuminatis : floribus in racemis solitariis densiusculis foliatis, stipulis superioribus saepe aphyllis : laciniis calycinis lanceolatis longe arista tis corollam superantibus : legumini- bus oblongis erectis calyce brevioribus: seminibus minutissime granulatis. 0. minutissima Bert. FI- It • t ■ 7. p. 384 - Ononis lutea montana non spi- nosa minima Barrel. Ic. 1107. In apricis montium Lati i. Quadagnolo. SuffVutic. Fior. Junio-Julio. Flores lutei parvi. 1449. variegata L. Sp PI p- 1008. Pubescens pilisque glanduliferis vi- scida. Caulibus decumbentibus prostratisque parce ramosis , ramis alternis : foliis simplicibus obovatis plicatis breviter petiolatis: stipularum caulem am- plexantium auricuìis subovatis: foliis stipulisque insigni ter nervosis arguteque serratisi floribus axillaribus subsessilibus in racemo longo laxo : laciniis ca- lycinis lanceolato-acuminatis corollae brevioribus: leguminibus ovatis erectis, calycem vix superantibus : seminibus laevibus. 0. variegata Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 236. n. 826 - Bert . FI. I — 288 - It . u 7. p • 385 - Ononis maritima, mitis, folio lucido serrato Bocc. PI. Sicil. p. 70- tab • 38. fig . Ili - 0. lutea Trixaginis folio, maritima Barrel. Ic. 776. Io arena maritima frequens. OsJm, Fiumicino, Polo. Ann. Fior. Aprili-Majo- Flores lutei lineis purpureis percursi. 1450. cenisi a L. Manu Alt. p. 267. Glabra vel minutissime pilosa. Cau- libus caespitosis decumbentibus, superne parce ramosis, ramis alternis: foliis trifoliatis , foliolis obverse cuneatis superius argute serrulatis , inferius inte- grisi stipularum auriculis ovato-acuminatis profunde serratis petiolum brevern superantibus : floribus solitariis longe articulato-pedunculatis in apice caulis ramorumque super articulum cernuis: laciniis calycinis lanceolato-acuminatis corolla triplo brevioribus : leguminibus ovali-oblongis tandem erectis calyce duplo longioribus: seminibus granulatis. 0. cenisia Beru FI • It. u 7- p • 387 - Ononis lutea purpurea angusti- folia Hispanica Barrei le. 1104. In rupestribus alpiurn australium montis Vettore . Suffrutic. Fior. Julio. Flores, albidi vexillo purpureo piloso. 1451. viscosa L. Sp. PI p • 1009. Pubescenti-viscida, pilis nudis brevio- ribus glandulosis. Caule erecto ramoso, ramis patulis : foliis ternatis, foliolis ovali-oblongis superius minutissime serratis , supremis simplicibus : stipula grandi integra, auriculis subtriangularibus : pednnculis 1-floris axillaribus so- litariis filifórmibus aristatis, arista saepe elongata : laciniis calycinis lineari- setaceis, corolla ut plurimam longioribus: leguminibus teretibus calyce duplo longioribus pendulis: seminibus granulato-scabris. 0- viscosa Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 237. n. 827. - Bert. FI. lt. t. 7- p. 392 - Anonis lutea non viscosa latifolia Barrel. Ic. 1229. In collibus maritimis. Intorno Civitavecchia . Ann. Fior. Majo-Junio. Flores luteoli. 1452. Natrix L • Sp. PI p- 1008. Pubescenti-viscida, pilis glanduliferis. Caule erecto alterne ramoso r ramis patulis: foliis ternatis , foliolis oblongis obtusis superne serrulatis : stipularum auriculis lata basi lanceolatis: floribus solitariis axillaribus terminalibusque in racemo dispositi pedunculis breviter aristatis folium subsuperantibus, laciniis calycinis linearibus obtusiusculis, co- rolla multo brevioribus: leguminibus oblongis pendulis, calyce multo longio- ribus: seminibus granulato-scabris. /3 pinguis. Foliis oblongis lanceolatisve, serrulatis acutis obtusisve. 0. Natrix /3 Bert. FI. It. t. 7. p. 393. Ad margines fluviorum, et flumium. Al passo di Corese. — 289 — Ann. Fior. Februario in aestatem Flores flavi vexillo striis sanguinei notalo. 1453. bi flora Desf. Fior. Alt. t. 2. p. 143. Viscida, hirta pilis simpli- cibus glandulosive. Caule crasso erecto striato , ramis alternis patulis : foliis teroatis rnajusculis, foliolis oblongis obtusis obovatisve fere loto margine ser- rulatis: stipularum auriculis oblongis acutis remote serratisi floribus longe pe- dunculatis solitariis axillaribus cernuis aristatis: petiolis foliis subaequalibus : aristis longis infra calycem insertisi laciniis calycinis Iineari-angustissimis co» rolla fere duplo brevioribus: Ieguminibus teretibus pendulis, calyce triplo lon- gioribus i tecaphoro brevi: seminibus granuìato-scabris- 0. bitlora. Beri. FI. It. t. 7- p- 395. In maritimis. Fiumicino. Ann. Fior. Aprili. Flores ochroleuci pallidi, striis roseis in vexillo. ANTHYLLIS. 1454. tetraphylla L. Sp. PI. p. 1011. Pubescens, intense virens. Caule prostrato simplici ramosove : foliis irregulariter impari-pinnatis 4-foliolatis , foliolo terminali maximo , caeteris minoribus inaequalibus alternatim dispo- sitis: floribus axillaribus sessilibus fasciculatis: Ieguminibus rectis oblongis ob- tusis 2-spermis: tecaphoro brevi: seminibus reniformi-subrotundis diafragmate distinctis. A. tetraphylla Seb. et Maur. FI. Bom. Prod. p. 237. n. 831 - Beri. FI. It- t ■ 7. p- 399 - A. leguminosa Vessicaria lutea Barrei • le. 534. In marginibus agrorum, collibus sterilibus non infrequens. Strada d'Ostia, alla Palanzana presso Viterbo , a Terracina etc. 1455. Vulneraria L. Sp. PI. p. 1012. Brevitcr pubescens. Caule adscen» dente solitario vel multiplo raro ramoso: foliis radicalibus longe petiolatis sub- simplicibus, caulinis impari-pinnatis sucessive brevius petiolatis, pinnis ova- tte vel lanceolatis, impari majore: floribus in capitulis terminalibus geminatis, involucro monophyllo digitato, laciniis lanceolatis acutis: Ieguminibus semi- ovatte 1-spcrmis: tecaphoro brevi: seminibus subreniformibus laevibus. A- vulneraria Bert. FI. It. t. 7- p. 401. /3 bicolor. Breviter pubescens corolla lutea vel pallente carina apice san- guineo-rubella. A. tetraphylla. /3 Bert. I. c. - A. tetraphylla «y Sebast . et Maur . FI Bom, Prod • p . 337, n. 832 - A. leguminosa lutea Italica Barrei le. 575- 38 — 290 — £ humilis. Hirsutissima pilis elongatis patentibus. A. Vulneraria £. Beri. I. c. p. 402. y heterophylla. Foliolis foliorum caulinorum inferiorum ovatis, flore pur- pureo-sanguineo. A. Vulneraria y Bert . I. c. - A. Vulneraria fi Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. I. c • - A. leguminosa montana coeruleo flore Barrel. Ic. 553. In montibus Latii, et in maritimis. fi Monte della Croce , s Monte Lucre- tile, Frascati , Civitavecchia , Corneto etc. Perenn. Fior- Julio-Augusto. Flores saturate lutei vel pallide flavi carina apice sanguinea, in y sauguineo-purpurea- Vulgo. Vulneraria. 1456- montana L • Sp . P/. p. 1012. Villosa. Caule decumbente tortuoso- ramoso, ramis numerosis alternisi foliis impari-pinnatis multiugis, foliolis ovatis acutis: floribus in capitulo solitario longe pedunculato involucrato : involucro diphyllo foliolis oppositis palmatifidis laciniis ovali-oblongis: leguminibus ob- longis calyce brevioribus 1-spermis : tecaphoro brevi : seminibus reniformi- bus Iaevibus. A- montana Seb • et Maur. FI. Rom. Prod. p. 238. n. 833 - Bert ■ FI . It- t.7. p. 405 - Astragalus incanus tomentosus pallido globoso fi- Italico. Bar - rei le. 722. In jugis subapennis et apenninis- Monte Calvo presso Subiaco , Vettore nel- V Umbria etc. Suffrutic. Fior. Julio-Augusto. Flores purpurei. GENISTA. 1457- sagittale L. Sp. PI. p. 998. Pilosiuscula. Caule prostrato lignoso, ramis herbaceis simplicibus adscendentibus utrinque alatis , alis interruptis : foliis simplicibus ovato-lanceolatis: floribus erectis aproximatis in racemo ter- minali: carinae costa, leguminibusque villosis. G. sagittalis Sang. Cent • tresp • 96. n. 217 - Bert. Fi It. I. 7* p • 347 - Cha- maespartium supinum caule folioso hisp. Barrel. Ic. 570- In pratis apenninis inter saxa. Vettore. Suffrutici. Fior. Julio-Augusto. Flores lutei- 1458. genuensis Pers. Syn. PI. t. 2. p. 287. Glabra. Caule erecto li- gnoso superne angulato , ramis alternis herbaceis intortis argute triquetris .' foliis simplicibus lanceolati margine cartilagineis : floribus solitariis axillari- bus in racemis terminalibus: corollis leguminibusque glabris. i — 291 — G. genuensis Bert. FI. It. t. 7. p.3 48 - G- januensis Seb ■ et Maur. FI. Rom . Prod. p. 234. n. 815. In montibus Latii Monte Cattilo, Monte Gennaro, et in apenninis Umbriae. Vettore . 1459- tinctori a L. Sp • PI. p. 998. Glabriuscula* lete virens. Caule erecto tereti striato basi lignoso paniculato-ramoso, ramis herbaceis teretibus: foliis simplicibus oblongis laneeolatisve ovatis: floribus solitariis axillaribus in ra- cemis terminalibus elongatis densis: corollis leguminibusque glabris. G. tinctoria Seb. et Maur. FI. Ram. Prod. p. 234. n. 816 - Bert. FI It. t. 7. p. 351. In collibus siccioribus et in dumetis monta nis et maritimis. Guadagnolo , Monte Gennaro, Ostia etc . Suffrut. Fior. Junio. Flores lutei. Vulgo Ginestrella. Usus. Semina flores herba Genistae jam ad diuresim promovendam ha- dibita , nunc obsoleta. Ex ramis junioribus et foliis color viridis aut luteus elicitur ad lintea tingenda. 1460. ovata Willd. Sp. t. 3. p • 2. p. 940. Hirsuta, intense virens. Caule ad- sendente erectove teriti striato lignoso, ramis alternis robustis erecto-patulis: foliis late-ovatis oblongisque acutis : floribus solitariis axillaribus in racemis terminalibus densis: corollis glabris, leguminibus hirsutis. G. ovata Seb. et Maur. FI. Rom . Prod.p. 234. n. 817 -• Bert . FI. It. t- 7. p. 354. In dumetis, et collibus sterilibus aud frequens. Suffrut. Fior. Majo. Flores lutei. CYTISUS. 1461. candicans Lamàrck. Enc . t . 2 -p. 246. Pubescens. Caule erecto, ra- mis angulatis: foliis petiolatis ternatis, foliolis obovatis subuniformibus suptus dealbatis: floribus in fasciculis lateralibus terminalibusque basi 2-bracteolatis, bracteolis linearibus: leguminibus rectis: seminum hilo strophiolato. G. candicans Bert • FI • It.t.l.p. 547- Genista candicans Sang. Cent tres p. 96. n. 216- In dumetis et collibus sterilibus. Macchia de ’ Mattei etc. Frut. Fior. Junio-Julio- Flores lutei. 1462. Laburnum L. Sp. PI. p. 1041. Caule arborescente elato erecto ramoso, ramis sparsis: foliis ternatis, subtus pubescentibus, foliolis ovato-ob- — 292 — longis ovatisve obtusis mucronulatis, superioribus acutis: floribus numerosis ma* jusculis in racemo elongato pendulo: leguminibus falcatisi hilo minuto. C. Laburnum Seb. et Maur - FI- Rom. Prod . p- 235- n. 819 - Bert. FI- It - 1-7 . p. 547, In montibus Latii et Sabinae frequens. Arbusc. Fior. Majo- Flores lutei. Vulgo. Maggio pendulino, Laburno , Avorniello. Usus. In viridariis ad ornamentum colitur. Liguum durum maculatane tor- natoribus, et topiariis optimum. Folia pecoribus, flores apibus, quod non modo dici debemus de hac Cytisi specie, sed de omnibus. 1463. sessilifolius L. Sp- PI- p. 1041- Glaberrimus. Caule erecto, ra- mis sparsisi foliis ternatis superioribus sessilibus, foliolis subrotundis mucro- nulatisi floribus in racemis terminalibus abbreviatis, pedicellis bracteatis, bra- cteis subtrifillis: leguminibus glabris erectis vel parvum curvatisi hilo minuto strophiolato. C. sessilifolius Seb- et Maur- FI- Rom. Prod. p- 235. n- 821 - Beri- FI- It. t. 7. p. 552. In montibus fraequens. Sulli Monti Tiburtini- Frut. Fior. Majo. Flores lutei. 1464. triflorus Heril- Stirp. nov. fase - 7- p- 184. Hirsutus. Caule erecto valde ramoso, ramis sparsis : foliis petiolatis trifoliatis , foliolis subsessilibus ovato-oblongis mucronatis: floribus axillaribus fasciculato-subternis nutantibus, pedunculis 1 —fiorisi calycibus abbreviatis i leguminibus subarcuatis villosissi- misi hilo parvo, strophiolo intorto. C. triflorus Seb- et Maur. FI. Rom- Prod- p. 235. n. 822 - Bert. FI- It. t- 7- p- 555. In ericetis, et collibus sylvaticis circa Urbem frequentissimus. Frut. Fior. Aprili. Flores lutei. 1465. prostratus Scop- FI- Cam. ed. 2. t. 2- p- 70. Pilis patentibus hir- sutus. Caule terete decumbente simplici vel alterne ramoso! foliis ternatis lon- giuscule petiolatis , foliolis obovatis oblongisve obtusis i floribus axillaribus breviter petiolatis vel subsessilibus subgeminatis in racemo longo foliato: ca- lycibus tubulosis elongatis: leguminibus falcatisi hilo strophialato. C. prostratus. Bert. FI. Il- 1. 7-p. 556 - C. supinus. Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 236. n. 823. In montium dumetis. Monte Albano , Gennaro etc- 293 Frut- Aprili-Majo. Flores lutei, basi tandem sanguinei. 1466. argenteus L ■ Sp • Pi. p. 1043. Adpresse argenteo-sericeus. Caullbus adsendentibus erectisve dense ramosis basi lignosis : foliis ternatis petiolatis, foliolis oblongo-lanceolatis, stipulis lateralibus lanceolatis basi auctis: floribus terminalibus subgeminis lateralibus soli tariis: leguminibus erectis: se- minibus carnuculatis. C. argenteus Sang . Cent, tres p. 97. n. 218 - Beri. FI. it. t. 7. p- 563. In syl vaticis ad sepes. Presso Terni , e sul Vettore. ULEX. 1467. eu ropaeus L. Sp. PI. p. 1045. Spinosissima , spinis validis ra- mosis fasciculatisve. Caule erecto valde ramoso, ramis sparsis: foliis lanceo- lato-linearibus canaliculalis pubescentibus pungentibus : tloribus solitariis, vel fasciculatis in racemo terminali composito: bracteis ovatis concavis: dentibus calycinis obsoletis conniventibus. U. europaeus Seb. et Maur. FI. Rom. Prodi • p. 235. n. 818 - Bert • FI. It. t. 7. p. 366. In ericetis, sylvis, sepibus etiam circa Urbem. Frut. Fior. Februario ad aestatem. Flores lutei. Vulgo. Gineslrone. Usus. Lignutn durissimum operibus topioriis optimum. ADENOCARPUS. 1468. parvi folius OC- Fi Frane » t • 5. p. 550. Caule decumbente ere- dove, ramis divaricati: foliis ternatis, foliolis oblongis conduplicatis planisve: stipulis lanceolatis : floribus subracemosis laxis, racemo terminali elongato : calycibus glandulosis. A. parvifolius Bert. FI. It. t. 7. p. 566 - Cytisus divaricatus Seb. et Maur , FI. Rom. Prod. p. 235. n. 820. In collibus circa Urbem, et in montium dumetis presso Frascati , presso Viterbo eie. Frut. Fior. Julio-Augusto. Flores lutei. LUPINUS. 1469. alrus L Sp. PI. p. 1015. Brevitei* pubescens. Caule erecto simplici vel alterne ramoso: foliis digitati, foliolis quininis septenis obovato-oblongi, basi cuneatis: stipulis setaceis: floribus sparsis in racemi terminalibus ebra- cteatis: calycis labiis subaequalibus integri, dente setaceo utrinque interjecto: leguminibus teretibus crassis sericeis. — 294 — L. albus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p * 237. n. 829 - Bert. FI. It. t. 7- p. 412. In arvis etiam sterilibus frequens. Ann. Fior. Majo. Flores albi. Vulgo. Lupino. Usus. Semina olim uti anthelmintica , nunc inter quatuor farinas resol- ventes tantum enumerantur. Cocta et pluries Iota amarorem admittunt , in cibum pauperum. Pianta in re agraria utilissima, nam herba sepulta, agros mirifice stercorat; in latifundis nostris, ad semina exportanda, colitur. 1470. hirsutus L. Sp. PI. p. 1015. Hirsutissimus , pilis longis rigidis. Caule erecto snperius ramoso, ramis patulis: foliis digitatis, foliolis quinis senis septenis obovato-spatulatis: stipulis setaceis elongatis: floribus alternis in ra- cemis solitariis terminalibus : bracteolis fìliformibus : calycis labio superiore 2-partito, inferiore 3-fìdo: leguminibus lato-linearibus villosissimis. L. hirsutus Sang. Cent, tres p. 98. 220 - Bert • FI. It • t • 7. p. 413. In collibus mare versus. Terracinay Monte Circello etc. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores coerulei. 1471- angust i FOLius L. Sp. PI. p. 10l5. Breviter et adpresse pilosus. Caule adscendente erectove alterne ramoso: foliis digitatis, foliolis subseptenis lineari-lanceolatis obtusis planis: stipulis linearibus: floribus sparsis in raeernis terminalibus longiusculis: bracteis ovato-lanceolatis cito deciduis: calycis labio superiore 2-fìdo, inferiore integro vel breviter 3-dentato, lacinula utrinque in- terposita: leguminibus tumidis pubeseentibus. L. angustifolius. Seb • et Maur. Fi Rom. Prod. p. 237. n. 830 - Bert. FI. n.t.i.p.m. In arvis praesertim maritimis haud infrequens. Ann. Fior. Aprili. Flores coerulei vel albidi. 1472. luteos L. Sp • PI. p. 1015. Sericeo-villosus. Caule adscendente erectove simplici ramosove, ramis alternis: foliis digitatis, foliolis ut plurimum novenis obverse-lanceolatis: stipulis angusto-linearibus acutis : floribus verti- cillatis in racemo tandem interrupto : bracteis ovatis cito deciduis : calycis laciniis subaequalibus, labio superiore 2-partito inferiore 3-dentato: legumi- nibus lato-linearibus hirsutis. L. luteus Fior. Gior. de' Letter. di Pisa t. 17. p. 127 - Bert. FI. It. t. 7. p. 416. In agris maritimis. Alle Paludi Pontine . — 295 — Ann. Fior. Junio- Flores lutei odorati. PISUM. 1473. arvense L. Sp. PI. p. 1027. Glaucum tandem glabratum. Caule obtuse aDgulato fistuloso elato cirris scandente: foliis alternis 1-3-jugis grandi- stipulatis, foliolis ovalibus dentatis integrisve: stipulis basi dentatis: petiolis, cirro 3-fido vel pinnato, terminatis : pedunculis axillaribus sub-2-floris folio brevioribus vel aequalibus: leguminibus teretibus. P. arvense Seb. et Maur. FI. Rom. Prod.p. 243. n . 860 - ì Beri. FI. It. t. 7. p. 419. In aivis et ad oras nemorum commune. Ann. Fior. Majo- Flores rosei, alis atro-purpureis. Vulgo. Pisellina , Pisello salvalico. OROBUS. 1474. vernus L. Sp. PI. p. 1028- Glaber. Radice repente: caule subra- moso aptero: foliis subtrijugis, foliolis ovatis lanceolatisve acuminatis 3-ner- viis : stipulis integerrimis ovato-aeuminatis, auriculis lanceolato-acuminatis : floribus axillaribus terminalibusque in racemis laxis longe pedunculatis: laci- niis calycinis quidquam inaequalibus, omnibus tubo brevioribus: leguminibus linearibus reticulato-venosis, incurve rostratis. 0. vernus Beri. FI. It. l. 7. p. 422 - 0. verous a. Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 240. n. 848. In memorihus suburbanis, et in montibus Latii. Quadagnolo • Pesenn. Fior. Martio-Aprili. Flores purpureo-coerulei. 1475. v ari egatus Ten. FI. Nap. t. 2. p. 144. tab. 68. Glaber. Radice tu- berosa : caule simplici subflexuoso aptero : foliis sub-3-jugis , foliolis late— ovatis lanceolatisve acuminatis sub ciliatis, nervis alternis: stipulis integerrimis ovato-acutis, auriculis breviter acuminatis: floribus axillaribus terminalibusque in racemis densis longe pedunculatis : lacinis calycinis angustis acutis longi- tudine tubi: leguminibus linearibus reticulato-venosis, recte rostratis. 0. variegatus Sang. Cent, tres p. 98. n. 221 - Bert. FI. It. t. 7- p. 424 - 0. variegatus /3. Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 240. n. 848 - Astragalus Dio- scoridis, Column. Phytob. p. 59. et Astragalus l. c. p. 60. In memoribus circa Urbem, et in montanis communis- Perenn. Fior. Martio-Aprili. Flores purpureo-coerulescentes. 1476. niger L . Sp. Pi. p. 1028. Saturate viridis , exiccatione niger. Radice fusiformi longa: caule erecto angolato subflexuoso valde ramoso: fo- — 296 — liis 4-6-jugìs, foliolis ovalibus vel ovali-oblongis alterne venosis: stipulis lan- ceolato-acuminatis, auriculis horizontalibus: floribus in racemis axillaribus densis longissime pedunculatis , lacinis calycinis inaequalibus , lobis labii inferioris tubo brevioribus: leguminibus linearibus subturnidis reticulato-venosis incurve rostratis. 0. niger Seb • et Maur. FI. Rom. Prod. p. 241. n. 849 - Bert. FI lt. t. 7. p. 436. In montanis. Monte Artemisio, la Tolfa • etc. Perenn. Fior- Majo- Flores coeruleo-purpurei. LATHYRUS. * annui. 1477. Aphaca L. Sp. PI. p. 1029. Glauco-virens. Caule gracili saepe multiplo, cirris scandente: cirris filiformibus ut plurimum simplicibus aphyllis: stipulis majusculis bastato-ovatis: pedunculis elongatis 1 raro 2-floris parum sub floribus articulatis, e cirri axilla ortis: leguminibus subfalcatis: seminibus ovatis laevibus. L. Aphaca Seb. et Maur. Fi Rom • Prod.p. 241. n. 850 - Beri. FI. lt. t. 7. p. 439 - Aphaca Hort. Rom. t. 7. tab. 22- In incultis secus vias communis. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores lutei. 1478. Nissolia L. Sp. PI. p. 1029- Virens suhlaucus. Caule erecto ut plurimum simplici: foliis sessilibus alternis lineari-elongatis : stipulis exiquis lineari-subulatis nullisve : cirris nullis : pedunculis axillaribus solitariis 1-2- floris folio brevioribus, parum sub flore articulatis: leguminibus lineari-elon- gatis: seminibus ovalibus granulato'sccbris. L. Nissalia Seb ■ et Maur. FI. Rom. Prod ■ p. 241. n- 851 - Bert. FI. It. t. 7- p. 441. In arvis sterilibus et in montanis. Alla Crescenza, Marco Simone etc. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores rubelli, vexillo saturate rubro. 1479. Ochrus DC. Prod. Syst. nat. t. 2. p. 275. n. 51. Lete virens. Caule simplici prostrato , cirris scandente : petiolis dilatato-foliaceis in alas eaulis decurrentibus, imis muticis eaeteris cirriferis, inferioribus aphyllis superioribus foliatis , foliolis 1-5 ovalibus mucronatis : cirris simplicibus vel 2-3- partitis : floribus axillaribus solitariis cernuìs , pedunculis supra medicum articulatis , petiolo brevioribus : leguminibus lato-linearibus incurvis , sutura seminifera breviter 2-alata: seminibus subglobosis laevibus. — 297 — L. Ochrus Seb. etMaur. FI. Rom • Prod. p. 241. n ■ 852 - Bert. FI. It. t. 7. p. 442 - Ochrus folio integro capreolos emittente Hort. Rom. t. 7. tab. 19. Inter segetes passim. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores pallide flavi. 1480. Cicera L. Sp . PI. p. 1030. Glauco-virens, odor ingratus. Caule assurgente firmiusculo ancipiti 2-alato: foliis unijugis petiolatis stipulatis, pe- tiolis cirro 3-4-fldo terminatis: stipulis semisagittatis ciliatis petiolum subae- quantibus: foliis lineari-acuminatis : floribus solitariis axillaribus erectis: pe- dunculis, supra medium articulatis, folio brevioribus: leguminibus oblongis, sutura seminifera utrinque incrassata: seminibus angulatis laevibus. L. Cicera Fior. Gior. de' Lett. di Pisa t. 17. p . 127 - Bert. FI. It ■ £.7.p.444 - L. sativus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 241, n. 853. In arvis ad vias et in montibus mare versus. Terracina . Ann- Fior. Junio. Flores purpurascentes vel albi. Vulgo. Cicerchia. 1481. sativus L. Sp. PI. p. 1030. Glauoo-virens, laeviter ingrate redo- lens- Caule exili diffuso assurgente ancipiti 2-alato : foliis unijugis , foliolis lineari-acuminatis : stipulis semisagittatis , petiolo cirro 3-4-fido terminato, parvum brevioribus : floribus solitariis axillaribus erectis : pedunculis juxta florem articulatis folio longioribus: leguminibus lato-ovatis, sutura seminifera 2-alata: seminibus triquetris laevibus. L. sativus Bert. FI. It. l. 7- p. 446. In arvis sed minus frequens- Presso Fiumicino. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores majusculi coeruleo-purpurei,vexillo pallidiore Vulgo. Uti praecedens. 1482. auriculatus Bert. Rar. It. PI. dee. 2. p. 38. n. 7. Caule decumhente inferne ramoso ancipiti cirris scadente: petiolis inferioribus truncatis aphyllis, superioribus foliosis cirro simplici vel ramoso terminatis, omnibus utrinque alatis , alis in caulem decurrentibus : foliis 2-5-jugis , foliolis lanceolato-li- nearibus saepe alternis in petiolum coartatis: stipulis semilunatis: pedunculis axillaribus solitariis folio subaequalibus 2-4-floris: leguminibus lato-linearibus, sutura seminifera crassiuscula: seminibus ovali-angulatis breviter tomentosis. L. auriculatus Bert. FI- II. t. 7. p. 447 - L. articulatus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod ■ p. 242. n- 857. In herbosis collibus sylvaticis passim. « Ann. Fior. Mnjo-Junio. Flores purpureo-rosei, tandem coeruleL 39 298 — 1483. setifolius L.Sp.Pl.p . 1031- Glaber , glauco-virens. Caule exili prostrato cirris assurgente, inferne ramoso : foliis brevirer petiolatis unijugis stipulatis: foliolis angustis lanceolato-linearibus mucronati: stipulis angustissimis petiolo subaequalibus: cirris longis trifìdis raro simplicibus: pedunculis axillari- bus 1-floris folio brevioribus parum sub flore articulatis: leguminibus ovato- oblongis reticulatis: seminibus globosis granulato-scabris. L. setifolius Fior. Gior. de ’ Lett. di Pisa J.17.p.l28 - Bert.Fl-Il-t.l .p.451. In montanis propre mare. Terracina , e sul Circello. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores rosei. 1484. angulatus L. Sp. PI. ] o. 1031- Viridi-glaucescens glaber. Caule caespitoso adscendente tetragono dense ramoso: foliis petiolatis stipulatis eir- rosis unijugis: foliolis ensiformibus: petiolis, stipulis angustissimis semisagitta- tis, subaequalibus longioribusque: cirro simplici recto vel intorto: pedunculis axillaribus 1-floris folio brevioribus sub flore articulatis aristatis: leguminibus subtetragonis laevibus. L. angulatus Bert. Fi It. t. 7 . p. 453 - L. coccineus Seb.et Maur. FI. Bom. Prod . p. 242. n. 854. In pratis ad margines communis- Ann. Fior. Majo. Flores coccinei. 1485. annuus L. Sp Pi p ■ 1032. Glaber, glauco-virens. Caule decom- bente ancipiti, cirris assurgente, parce ramoso, ramis alternis: foliis petiolatis stipulatis unijugis: petiolis longiusculis alatis, cirro simplici bifido pinnatove terminatis, alis in caulem decurrentibus: stipulis semisagittatis linearibus an- gustissimis, petiolo multo brevioribus: foliolis ensiformibus elongatis: pedun- culis axillaribus 1-floris folio brevioribus sub flore articulatis : leguminibus majusculis linearibus venoso-reticulatis: seminibus globosis rugosis. L. annuus Seb. et Maur. Fi Bom. Prod. p. 242. n. 855 - Bert. Fi lt. t. 7. p. 456- In arvis ad sepes frequens. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1486. hirsutus L. Sp. Pi p. 1032. Vjridi-glaucescens. Caule ancipiti prostrato cirris assurgente ramoso: foliis petiolatis stipulatis unijugis: petiolis longiusculis alatis cirro simplici vel 3-fìdo terminatis, alis in caulem decur- rentibus: stipulis semi-sagittatis acuminato-subulatis petiolo brevioribus: foliolis lanceolato-linearibns vel oblongo-lanceolatis jamdudum obtusis mucronulatis: pedunculis axillaribus 1-4-floris folio longioribus sub flore articulatis: legumi- — 299 — nibus oblongis tuberculato-pilosis hirsutisve : seminibus globosis granulato- scabris. L. hirsutis Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 242- n. 856 - Bert. Fi It. t. 7. p. 458. In pratis subhumidis ad fossas et in umbrosis ad montes. Al Portonaccio , a S. Polo etc. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores purpurascentes tandem viridi-coerulei. 1487. bithynicus Lamark Enc • melh. boi. t. 2. p. 698. Laxe pilosus. Caule decumbente prostratove cirris scandente inferne ramoso: foliis , inferioribus unijugis superioribus 2-jugis, foliolis petiolulatis in foliis imis ovatis in suces- sivis ovalo-lanceolatis, in oaeteris lanceolato-linearibus, omnibus mucronulatis: stipulis dilatatis semisagittatis irregulariter argute dentatisi cirris simplicibus vel ramosis: pedunculis 1-floris raro 2-floris abbreviatis mox folium aequan- tibus, sub flore articulatis: leguminibus oblongis compresso-turgidis villosis: seminibus subrotundis laevibus. L. bithynicus Bert. FI. It. t. 7. p. 459 - Vicia bitynica Sebast. En. PI. Amph. Flavi p. 80. n. 259 - Seb. et Maur. Fior. Rom . Prod. p. 247- n. 877. In sylvaticis et sepibus frequens circa Urbem. Villa Borghese , Pamfdi > Fiumicino , Albauo etc. et in montibus Umbriae al Castelluccio di Norcia. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores albidi vexillo purpureo-violaceo. ** perennes. 1488. sylvestris L.Sp ■ Pl.p. 1033- Glaber glauco-virens. Caule prostrato cirris scandente bialato simplici ramosove: foliis unijugis, foliolis subcoriaceis laneeolato-elongatis multinerviis : petiolis utrinque alatis, alis in caulem de- scendentibus: stipulis semisagittatis lanceolato-linearibus apice basique acumi- natisi cirris 2-fidis pinnatisve: pedunculis axillaribus solitariis folio longioribus multifloris: floribus in racemo laxo: leguminibus linearibus compresso-tumen- tibus: seminibus subglobosis rugulosis. L. syvestris Seb. et Maur. FI. Piom. Prod. p. 234. n. 859. - Bert. FI. It. t. l.p. 464. j3 ensifolius. Foliolis anguste linearibus acuminatis plerumque elongatis Bert. I. c. p. 465. In nemorosis dumetis communis specìes et varietas. A Villa Pamfili , alla Crescenza , a Ponte Numentano etc. - 300 — Perenn. Fior. Junio. Flores majusculi speciosi roseo-purpurei, vexillo sa- turatore, carina subvivente. 1489. PRATEivsrs L. Sp . PI. p. 1033. Saturate virens subpilosus- Caule prostrato cirris scandente parce ramoso : foliis unijugis , foliolis lanceolati acuminati petiolatis anguste alatis , alis in caulem descendentibus : stipuli majusculis semisagittatis lanceolato-acuminatis petiolum subsuperantibus: cir- ris 2-3-fidis simplicibusve: pedunculis solitariis axillaribus folio multo lon- gioribus: floribus in racemo terminali laxiusculo : leguminibus linearibus ve- noso-reticulatis: seminibus ovalibus laevibus. L. pratensis Seb - et Maur. FI Rom. Prod. p. 243- n. 858 - Beri. FI It. t • 7. p • 469. In prati humidis et secus fossas communi. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. YICIA. * Floribus racemosis. 1490. dumetorum L. Sp. PI. p. 1035. Subpilosa. Caule debili subalato alterne ramoso, cirris ramosi alte scadente: foliolis alterni suboctonis ovati mucronati reticulato-venosis: stipulis semisagittatis acuminato-setaceis auri* culis inaequaliter dentatis : pedunculis folio longioribus : leguminibus recti longe rostrati. V. dumentorum Beri. FI. It. t. 7. p. 475. In salvatici montium etiam elatiorum. Albano , Valle Canelra secus Nursiam, etc. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores albidi apice purpurascentes. 1491. cassubica L. Sp- PI. p. 1035. Pilosa. Caule prostrato angulato fle- xuoso-ramoso, rami alternis : foliis multijugis, cirro simplici ramosove ter- minati: foliolis elliptico-oblongis lanceolatisve: stipulis angustatis semihastatis superioribus exauriculatis: pedunculis folio brevioribus : leguminibus rombeis breviter rostratis. Y. cassubica Bert. FI - It. t. 7. p. 479 - V. tenuifolia Seb. et Maur. FI. Rom ■ Prod. p. 244. n. 863- In sylvis montium elatiorum. M. Compalri, M. Gennaro , Riofreddo etc. Perenn- Fior. Junio. Flores coerulescenti-violacei. 1492. Gerardi DC. Prod. Syst. nat. t. 2. p. 357 . Pilis patentibus villosa. Caule erecto exquisite angulato flexuoso simplici ramosove : foliis multijugis, — 30! - cìrris simplicibus ramosisque terminatis , foliolis oblongis lanceolatisve mu- cronulatis: stipulis linearibus semisagitatis, superioribus exauriculatis: pedun- culis folio longioribus: floribus numerosis secundis : leguminibus incurve ro- stratis. V. Gerardi Maur. Cent. 13. p. 34 - Bert. FI. It- t. 7. p. 481. In syl vaticis montium Latii, et apenninorum. Albano , Frascati etc- Bosco del Cavaliere, e Monte Rivo in Umbria. Perenn. Fior. Junio. Flores purpureo-violaeei carina et alis apice rubris. 1493. dasycarpa Teli' Viac/' in Abruz- p. 81. n. 711. Glabriuscula. Caule prostrato longe diffuso ramoso, cirris simplicibus ramosisque scandente: foliis sub-10-jugis, foliolis lineari-oblongis obtusis mucronulatis : stipulis linearibus semihastatis superioribus exauriculatis: pedunculis multifloris folio sublongio- ribus: floribus laxiusculis secundis: leguminibus oblongis, rostro incurvo. V. dasycarpa Sang. Cent- tres p. 99. n. 22 - V- Cracca Sebast. En- PI. Ampli- Flavii p. 80. n- 256 - Seb. et Maur. FI. Boni. Prod. p. 243. n. 862. In sepibus et ad messes vulgaris. Roma, Ostia, Terracina etc. Ann. Fior. Majo. Flores violacei, tandem purpurascentes. 1494. P seu do-c racc a Bert. Bar. It. PI. dee. 3. p. 58. Glabra, modo laxe pilosuscula- Caule prostrato inferne ramoso cirris simplicibus ramosisve scan- dente: foliis sub-10-jugis, foliolis oblongis lanceolatisve mucronulatis: stipulis lanceolatis semihastatis: pedunculis axillaribus folio longioribus: floribus nu- merosis laxiusculis secundis cernuis: leguminibus oblongis, rostro incurvo. V. Pseudo-cracca Seb. et Maur. FI- Rom. Prod. p. 244. n. 864 -Bert. FI. It t. 7 p. 487. In marginibus agrorum praesertim mare versus. Ostia, Castel Fusano, Ter- racina, Albano. 1495. onobryc/i toi des L Sp.Pl. p. 1036. Lete virens subglabra. Caule erecto flexuoso, ramis alternis : foliis sub-10-jugis, cirro simplici ramosove terminatis, foliolis linearibus retusis mucronulatis: stipulis hastato-Ianceolatis, auriculis laciniatis vel dentatis, superioribus exauriculatis: floribus axillaribus majusculis laxis subsecundis erectis vel cernuis longissime pedunculatis: legumi- nibus cultriformibus basi angustatis apice rostratis reticulato-venosis. V. onobrychioides Seb- et Maur-FL Rom ■ Prod - p. 243. n. 861 - Bert. FI. II. i- 7. p- 491. In montium arvis. Lungo il Beverone presso Tivoli . Perenn. Fior. Junio. Flores violacei. — 302 — 1496. atropurpurea Desf. FI. Atl. t. 2. p. 164. Patenter villosa. Caule angulato decumbente, cirris simplicibus ramosisve, scandente, inferne ramoso: foliis sub-8-jugis , foliolis oblongo-lanceolatis mucronulatis : stipulis semisa- gittatis lanceolatis, auriculis dentatis integrisve: pedunculis axillaribus folio sub longioribus, floribus subconfertis cernuis secundis: leguminibus oblongis, ro- stro incurvo. V. atropurpurea Seb- et Maur. FI. Rom. Prodi, p. 244. n. 866 - Bert. FI. It. t. 7. p. 449. In maritimis. Ostia , Palo, Civitavecchia etc. Ann. Fior. Aprili. Flores atropurpurei. 1497. pan non Ica Wild. Sp- PI. t . 3. p. 2. pag. 1107- Pilosa- Caule angu- lato flexuoso assurgente alterne ramoso: foliis, cirro breviusculo simplici vel ramoso, terminatis sub-8-jugis, foliolis oblongis obtusis retusisve mucronulatis: stipulis ovato-lanceolatis integris saepe exauriculatis immaculatis: pedunculis axil- laribus brevissimi 2-4-floris: floribus cernuis secundis: leguminibus cultrifor- mibus pendulis, rostro incurvo. V. pannonica. Bert . FI. It • t. 7. p. 496. In pascuis alpinis inter segetes. Presso Ascoli, a Valle Canetra etc. Ann. Fior. Aprili-Junio. Flores pallide ochroleuci vel fere albi. 1498. x/ELANOPs Sibth. et Smith. FI. Graec. Prod. t. 2- p. 72. Villosiuscula, cinereo-virens. Caule angulato prostrato , cirris simplicibus ramosisve scan- dente, inferne alterne ramoso: foliis sub-10-jugis, foliolis ovalibus oblongisve obtusis emarginatisve mucronulatis : stipulis parvis ovatis integris maculatis, inferioribus semihastatis : pedunculis axillaribus brevibus 3-4-floris : floribus cernuis secundis : leguminibus cultriformi-oblongis pendulis tecaphoro impo- sitis, suturis tuberculato-pilosis. V. melanops Bert. FI. It. t. 7. p. 498 - V. tricolor Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 245. n. 868. Ad sepes ageres oras nemorum vulgaris circa Romam et in montibus. Capo di Bove, Caffarella, Acqua bollicante , presso Civitavecchia, e sui monti Albani, e Tusculani. Ann. Fior- Majo. Floris vexillum virens, alae fuscae, calyx purpurascens. 1499. glauca Presi, del. Prag • p. 37- Glaucescens et teuuiter adpresse pilosa. Caule angulato tenui decumbente vel assurgente inferne parce ramoso: foliis sub-8-jugis , totum petiolum vestientibus , foliolis ovalibus oblongisve mucronulatis venoso-ramosis: cirris filiformibus brevibus npice incurvis sim- — 303 plicibus vel superioribus 2-fìdis: slippulis exiguis integris semihastatis macu- latisi pedunculis axillaribus terminalibusque folio sublongioribus 2-8-floris: floribus laxiusculis seeundis cernuis: leguminibus cultriformi-oblongis, rostro tenui incurvo. V. glauca Bert. FI. It. t. 7- p. 499. lu alpestribus montium Umbriae. Monte Regina. Perenn. Fior. Aprili-Junio. Flores pallide carnei, vexillo purpureo-striato, carina apice sanguinea. 1500. Ervilla. Willd • Sp ■ Pi t. 3- p. 2. pag. 1103- Glabra. Caule e basi ramoso, ramisque erectis: foliis 8-12-jugis, cirro brevissimo subsimplici terminatis: foliolis oblongo-lanceolatis obtusis retusive mucronulatis : stipulis semihastatis superioribus integris, inferiorioribus subulato-lacinulatis: pedun- culis axillaribus soli tariis folio multo brevioribus 1-2-paucifloris aristatis: flo- ribus cernuis: leguminibus maturis moniliformibus pendulis. V. Ervilla Bert. FI. It. t. 7. p • 500. Inter segetes in Piceno. Montefortino. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores pallide coerulescentes, striis violaceis. Vulgo. Moco. Usus. Intel* quatuor farinas resoìventes semina enumerabantur. Herba ad Boves alendos optima, semina ad nutriendos Columbos a nonullis hadibentur. 1501. s e piu m L. Sp. PI. p- 1038. Glabra. Caule sulcato prostrato, cirris exilibus simplicibus ramosisve, scandente, parce ramoso: foliis 3-7-jugis, in- feriorum foliolis subrotundis, superiorum ovali-oblongis lanceolatisve, omnibus obtusis mucronulatis: stipulis parvis ovato-lanceolatis maculatis exauriculatis: pedunculis axillaribus soli tari is brevissimis inferioribus 1-2-floris, superioribus, sub-6-lloris: floribus aproximatis cernuis: leguminibus oblongis erectis, rostro tenui. V. sepium Seb. et Maur. Fi Boni. Prod. p. 247, n. 876 - Bert. FI. It. t. 7. p. 506. In sylvaticis praesertim montanis. Tivoli , Frascati , Albano etc, Perenn. Fior. Junio. Flores purpureo-cyanei. . 1502. narbonensis L. Sp. PI p. 1038. Caule erecto tetragono parce ramoso angulis flirto : foliis sub-3-jugis, foliolis late ovalibus obtusis integris serratisve: stipulis majusculis semisagittatis superioribus profunde serratis in- ferioribus integris: cirris elongatis simplicibus ramosisve: pedunculis axillari- bus brevissimis, inferioribus solitariis geminatisve 1-floris, superioribus 2-6- — 304 — fiorisi floribus cernuis secundis: legurninibus lato-linearibus elongatis suturis calloso-setosis. V. narbonensis Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. oc et (3 p. 244. n. 867 - Bert. Fi It t. 7. p. 508. In sepibus non rara. Alla Caffarella , a Capo di Bove , ad Ostia etc. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores atro-sanguinei. Vulgo. Fava sabatica. ** Floribus axillaribus sessilibus vel pedunculatis, peduncolo simplici. 1503. sàtiva L . Sp. PI. p. 1037. Pubescens. Caule angulato prostrato, cirris exilibus ramosis scandente , inferne ramoso : foliis 3-7-jugis , foliolis obovatis oblongisve inaequaliter profunde emarginatis mucronatis: stipulis se- misagittatis acuminatis maculatis , auriculis profunde dentatis : floribus sub- sessilibus subgeminis: legurninibus oblongis subtorulosis, maturitate reticulato- venosis, rostro incurvo. V. sativa Seb. En. PI. Amph. Flavi p. 80. n. 257 - Seb. et Maur. FI. Rom • Prod. p . 245- n. 869 - Bert. FI. It. t. 7. p. 512 - V. vulgaris sativa Hort. Rom ■ t. 7. tab. 23. aobovata Sering. Foliolis obovato-cordatis pilosis legurninibus pubescentibus (2 segetalis Sering. Foliolis oblongis truncato-acuminatis pilosis, legumi» nibus pubescentibus. In segete arvis nemoribus ubique circa Romam, /3 Villa Pamfdi. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores purpurei vel subviolacei. Vulgo. Veccia , Veccia bona. Usus. Pianta ab antiqui tus culta, nana herba ad Boves, semina ad Colurn- bos alendos optima. In agro romano mime colitur, imo semina efrumeuto sedulo dividimus prò bono farinae. 1504. angusti foli a Forst • in Trans. Limi. Soc. V. 16. p. 1. pag. 149. Caule gracili angulato prostrato , cirris exilibus ramosis scandente , inferne ramoso: foliis 2-6-jugis, foliolis inferioribus obcordatis, sucessivis linearibus truncatis, ultimis lineari-acuminatis, omnibus mucronulatis: stipulis semiha- statis integris dentatisve: floribus subsessilibus subsolitariis: legurninibus li- neari-elongatis rectis, rostro incurvo. V. angustifolia Seb. et Maur • FI. Rom ■ Prod. p. 246. n- 870 - Bert. FI t. 7- p. 516. In sterilibus inter segetes non infrequens. — 305 — Ann. Fior Majo-Junio. Flores purpurei. 1505. Lathyroides L. Sp. Pl.p- 1037. Villis patentibus pubescens. Caule decumbente ascendentove caespitoso parce ramoso: foliis abrupte pinnatis, cirro exili brevi vel elongato ramoso, terminatis, inferiorum foliolis 1-2-jugis ob- cordatis, superiorum 4-6-jugis obovato-acuminatis truncatis, omnibus mucro- nulatis: stipulis semihastatis subintegris: floribus sessilibus solitariis: legumi- nibus subcylindricis elongatis erectis pendulisve, rostro incurvo. V. Lathyroides Seb • et Maur • FU Rom . Proci • p • 246- n- 872 » Beri. FI II t. 7- p. 517. In pratis herbosis vulgaris. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores coerulescenti-violacei. 1506. peregrina L • Sp. PI. p. 1038. Caule debili prostrato, cirris fìli- formibus simplicibus ramosisve scandente, inferius ramoso : foliis 3-6-jugis , foliolis linearibus truncato-emarginatis obtusisve mucronulatis : stipulis se- mihastatis subintegris : floribus solitariis breviter pedunculatis : leguminibus late linearibus subtorulosis saepe adpresse pilosis erectis vel pendulis, rostro incurvo. V. peregrina Seb- et Maur. FI. Rom. Prod. p. 246. n. 871 - Bert. FI. lt. t- 7. P. 521. In sterilibus collinis ad sepes frequens. Villa Meliini, Villa Borghese etc. Ann- Fior- Majo-Junio. Flores intense violacei, 1507. lutea. L. Sp- PI p. 1037. Subpilosa. Caule exili ungulato decum- bente, cirris simplicibus ramosisve, scandente: foliis 3-6-jugis, imorum foliolis obovatis, caeteris linearibus, omnibus obtusiusculis mucronulatis: stipulis bre- vissimi semihastatis ovato-acuminatis, superioribus exauriculatis, inferiorum auriculis 1-2-dentatis : floribus solitariis subsessilibus erectis denuo cernuis : leguminibus oblongis compressi declinatis vel pendulis tuberculato-pilosìs , rostro incurvo. V. lutea Maur. Cent. 13. p. 35 - Bert. FI. It. t. 7. p. 523. Ad sepes et margines viarum campestrium frequens circa Romana. A Pratalata. Ann. quandoque perenn. Fior. Junio. Flores sulphurei. 1508. hirta Pers. Syn . PI. t. 2. p. 308- Pili patentibus rigidi hirta. Caule angulato erecto vel adscendente parce ramoso: foliis, cirris filiformibus simplicibus ramosisque terminatis, 3-8-12-jugis, inferiorum foliolis obovatis integris retusisve, superiorum oblongis lanceolatisve acuti, omnibus mucro- 40 306 — nulatis: stipulis brevissimis semihastatis, lanceolato-acuminatis maculatis su- perioribus exauriculatis, auriculis 1-2-dentatis: floribus solitariis subsessilibus declinatis: leguminibus lato-linearibus abbreviati hirsutissimis pendulis, rostro brevi adunco. V. hirta Seb • et Maur. FI Rom. Proci- p. '246- n- 874 - Bert. FI- II. t. 7. p. 524. In ageribus viarum agris ad sepes communis. Ann. quandoque perenn. Fior. Majo-Junio. Flores citrini. 1509. HYBiiiDA L. Sp. PI. p. 1037. Caule exili angulato prostrato, cirris simplicibus vel ramosis scandente: foliis crebris 4-8-jugis, foliolis parvis obo- vatis exquisite marginatis mucronulatis petioluni usque ad basim vestientibus: stipulis semihastatis integris dentatisve superioribus auriculatis: floribus soli- tariis subsessilibus, vexillo extus villoso, alis angustis, subaequali: legumini- bus oblongis incurve rostratis, molliter pilosis suberectis. V. hybrida Sebast. En. PI Ampli. Flavii p. 80. n. 258 - Seb. et Maur. FI. Rom- Proci, p. 246. n- 874 - Bert. FI. It. t • 7- p. 526. Inter segetes, marginibus viarum et ad sepes communis. Ann. quandoque perenn. Fior. Majo-Junio. Flores luteoli vexillo extus subgriseo. 1510. spuria DC. Proci. Syst. nat • t. 2. p. 363. Caule angulato sulcato glabro cirris rubustiusculis simplicibus ramosisque scandente : foliis grandiu- sculis remotis 2-6-jugis, inferiorum foliolis obcordatis, superiorium oblongis obtusis integris retusisve, omnibus mucronulatis pilosis, basi petiolorum nuda: stipulis parvis semihastatis lanceolatis albo-maculatis , inferioribus exauricu- latis: floribus solitariis breviter pedunculatis, vexillo ampio extus villoso, alis superne dilatatis, multo Iongiore : leguminibus oblongis incurve rostratis re- troflexis pilosis. V. spuria Bert ■ FI. It. t. 7. p • 527- In viridariis suburbanis et circa Romam. Villa Pamfìli etc. Ann. quandoque perenn. Fior. Martio-Aprili. Flores canarini vexillo sa- turatiore. Obs. Nostra species peculiarem praesefert habitum facile a proxima distin- quenda his notis. Caule robustiore glabro, foliis foliolisque majoribus et inter se magis distantibus ut laxa evadant, parte inferiore petioli foliolis denudata, magnitudine proportione et colore petalorum. 1511. grandiflora Scop. FI. Cam. ed. 2. t. 2. p. 65. lab. 42. Glabra — 307 — lete virens. Caule angulato fìstuloso prostrato, cirris elongatis ramosis scan- dente, inferne ramoso: foliis 3-6-jugis, foliolis obcordato-subrotundis oblon- gisve subretusis mucronulatis: stipulis latiusculis semihastatis grosse dentatis superioribus exauriculatis, omnibus areola umbilicali notatis : floribus subge- minis altero sessili altero brevissime pedunculato: corolla glabra: leguminibus cultriformì-elongatis erectis incurve rostratis. V. grandiflora Seb. et Maar. Fi Rom. Prod. p . 247. n . 875 - Bert. FI. lt . t. 7. p. 528. In umbrosis nemorosis vulgatissima. Ann. quandoque perenn. Fior. Majo-Junio. Flores pallide flavi gran- diusculi. 1512. pi mpinelloides Maur. Rom. PI. Cent. 13. p. 37. t ab. 1. Lete vi- ridis subhirsuta. Caule angulato prostrato, cirris filiformibus ramosis scandente, basi ramoso: foliis 4-5-jugis, superiorum foliolis ovalibus integris, inferiorum irregulariter inciso-crenatis, omnibus retusis mucronulatis: stipulis semihastatis maculatis superioribus exauriculatis, auriculis 2-fidis aut dentatis, floribus sub- geminis brevissime pedunculatis erectiusculis : leguminibus linearibus erectis incurve rostratis tandem glabris. V. pimpinelloides Bert. FI. It. I. 7. p. 531. In umbrosis non infrequens. Albano , Castel Gandolfo , Macchia di Ma- rino etc. Ann. quandoque perenn. Fior- Aprili-Majo. Flores rubro violacei. ERVUM. 1513. t et ras permu m L. Sp. Pi p. 1039. Glabrum gracile. Caule pro- strato, cirris ramosis scandente, inferius valde ramoso: foliis inferioribus 1- 2-jugis, superioribus 3-6-jugis, foliolis oblongis obtusis retusisve mucronu- latis: stipulis linearibus sernisagittatis ut plurimum integris, superioribus exau- riculatis : pedunculis axillaribus filiformibus elongatis t-6-floris, floribus re- motis cernuis : leguminibus compresso-cylindricis subtorulosis vix rostratis subtetraspermis. E. tetraspermum Seb. et Maur. Fi Rom. Prod. p. 248. n. 880 - Bert. FI. It. t. 7. p. 533. In memoribus, herbosis frequens. Villa Pamfili , Macchia Mattel , alle ra- dici dei Cimini etc. /3 gracile. Foliis omnibus linearibus elongatis acuminatisi E. gracile Seb. et Maur . i c. n° 881. — 308 — In nemoribus herbosis viridariis frequens; varietas minus communis. Villa Parafili, Fiumicino etc. Ann. Fior. A prili-Junio. Flores coeruleo-purpurei, in (3 albo-violacei. 1514. hirsutum L. Sp. PI. p. 1039. Gracile intense viride. Caule pro- strato ramoso, cirris ramosis scandente, ramis numerosis confertis: foliis imis 2-3-jugis superioribus 4-8-jugis, foliolis ovato-oblongis lanceolatis linearibusve retusis breviter mucronulatis: pedunculis axillaribus solitariis folio subrevio- ribus 1-7-floris: floribus cernuis secundis : leguminibus abbreviatis tumidiu- sculis 2-spermiis inter semina strangulatis breviter hirsutis vix rostratis. E. hirsutum Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 42. n. 92 - Seb- et Maur. FI. Rom. Prod. p. 247. ». 878 - Ben. FI. II. t. 7. p. 536. In segete, herbosis commune. Ann- Fior- Majo-Junio. Flores albidi. 1515. unifloruiìi Ten • Fi Neap . Prod- suppl. 2. p. 68. Puberulum. Caule adscendente erectove basi ramoso: foliis 1-3-jugis, cirris brevibus aristeformi- bus terminatis: foliolis superioribus obcordatis, sucessivis ovalibus lanceolatis linearibusve, omnibus retusis mucronulatis: stipulis semihastatis integris, supe- rioribus exauriculatis: pedunculis axillaribus solitariis 1-2-floris folio longio- ribus cernuis: leguminibus compressis abbreviatis 2-spermis, rostro brevi. E. uniflorum Sebast. Rom . PI. Fas. alter p. 13. tab. IV - Enum. PI. Ampli. Flavii p. 42. n. 91 - Seb . et Maur - FI. Rom. Prod. p. 248- n. 879 - Beri. FI. II. t. 7- p. 589. In muris et ruderibus antiquis nec non in maritimis. Colosseo , Terme di Diocleziano, Palo etc. Ann. Fior. Majo. Flores subcoerulei. COLCTEA. 1516. arborescens L. Sp. PI. p. 1045. Caule erecto alterne ramoso : foliis 3-5-jugis, foliolis ovalibus obtusis retusisve: racemis axillaribus solitariis folio brevioribus. C. arborescens Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 37. ». 69 - Seb. et Maur . Fior. Rom. Prod. p. 248. ». 882 - Ben. FI. It. t. 7- p. 569. In muris antiquis, romanis moenibus et in sylvalicis. Frutex. Fior. Junio-Julio- Flores lutei. Vulgo. Sena nostrale , Sena dei poveri , Sena falsa. Usus. Praestat ad sylvulas artificiales ornandas- Villici foliis utuntur loco foliis Cassiae Sennae, nam leviter purgat. — 309 — GALEGA. 1517. offici i\ ali s L. Sp . PI. p. 1062. Glabra, intense viridis. Caule erecto flexuoso alterne ramoso: foliis 7-9-jugis, foliolis oblongis lanceolatisve insi- gniter mucronulatis: floribus in racemis elongatis terminalibus axillaribusque: leguminibus erectis longitudinaliter striatis. G. officinalis Seb • et Maur. FI- Rom. Prod. p- 248- n. 883 - Bert. FI. It. l. 8- p. 19 - G. vulgaris floribus coeruleis H ori. Rom. t. 7. tab. 26 et G. vulgaris /. c tab. 25. In pratis depressis vulgatissima. Perenn* Fior. Junio-Septembri. Flores subcoerulei. Vulgo, et in offici nis Ruta Capraria. Usus. In materia medica Linnaei Galegae herba enumeratur uti antipe- stilen tialis. Nunc a materia medica deleta. Obs. Herba amara ingrati saporis bobus admodum ingrata. HYMENOCARPOS. 1518. ci rci n n at a Sav • FI. Pis. 2 . p- 205. Molliter villosa- Foliis 2-4-jugis, foliolis ovatis integris, terminali maximo ovato-oblongo : stipulis nullis : pe- dunculis soli tariis axillaribus folio ut plurimum longioribus 3-8-floris, floribus subfasciculatis: leguminibus reniformibus, margine externo ciliato-spinulosis. H. circinnata Bert. FI. It. t. 8. p. 253 - Medicago circinnata Seb. et Maur . FI- Rom. Prod. p. 260- n • 935. - Anthyllis lunaria flore luteo Barrel. le. 576. In pascuis ageribus viarum passim circa Urbem. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. PHACA. 1519. australi s L Mant. p. 103. Glabra. Caule caespitoso adscendente basi liquescente: foliis 6-8-jugis, foliolis lineari-lanceolatis impari sessili: flo- ribus capitato-spicatis, pedunculis folio longioribus : alis apice 2-fìdis , ca- rina longioribus: leguminibus ovoideis demum glabris. Ph. australis Sung. Cent, tres p. 102- n. 230 - Bert. FI. It. t . 8. p . 25. In apricis montium elatiorum Umbriae. Monte Corona. Perenn. Fior. Julio, Flores purpurei. OXYTROPIS. 1520. montana DC. Astr. p. 58- n. 1. Pilis patentibus hirsuta. Caule abbreviato decumbente saepe caespitoso, quandoque ramoso : foliis confertis 6-15-jugis, foliolis ovatis vel ovato-lanceolatis : pendunculis axillaribus folio — 310 — longioribus : racemo multifloro oblongo: bracteis lanceolati acutis pedicello longioribus: leguminibus oblongis tumidulis tenuiter rostratis. 0. montana Bert. FI. It. t. 8. p. 30. In saxosis apenninorum Umbriae. Vettore. Suffrutic. Fior. Julio-Agusto. Flores intense rosei, tandem coerulescentes. 1521. uralensis DC. Aste. p. 55. n. 3. Dense sericeo-villosa. Caule ab- breviato crasso decumbente: foliis sub-12-jugis, foliolis ovato-lanceolatis acu- tis: pedunculis axillaribus erectis folio subaequalibus: floribus in racemo brevi denso: bracteis oblongo-lanceolatis calyce subrevioribus: leguminibus inflatis ovato-acuminatis tenuiter rostratis. 0. uralensis Bert. FI. It. t. 8. p. 32. In aridis apenninorum. Al Sasso Borghese. Suffrutic. Fior. Julio-Augusto. Flores purpurei tandem coerulescentes. 1522. campestris DC. Astr. p. 59. n. 10. Mollitei* villosa. Caule abbre- viato crasso decumbente: foliis 9-15-jugis, foliolis lanceolati acutis: pedun- culis axillaribus erectis folio subaequalibus : floribus in racemo denso brevi tandem laxo: bracteis ovato-lanceolatis , calyce vix brevioribus: leguminibus inflatis oblongis breviter rostratis. 0- campestris Bert ■ FI. It • t. 8. p. 34. In apennino piceno Sasso Borghese , secus Ascoli etc. Suffrutic- Fior- Julio-Augusto- Flores pallide ochroleuci , apice tandem violacei. 1523. pilosa DC. Astr. p. 73. n. 27. Pilis mollibus incanis villosa. Caule adsendente erectove saepe ramoso: foliis alternis sub-10-jugis, foliolis lanceo- lati acutis: pedunculis axillaribus folio longioribus: racemis multifloris oblongis densiusculis: bracteis ìineari-acuminatis tubum calycinum superantibus: legu- minibus cylindricis subulatis erectis. 0. pilosa Bert. FI. It. t. 8. p. 36. In pratis maritimi et ad oram mari Adriatici. Sai littorale di Fermo , a S • Benedetto etc. Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores pallide ochroleuci. GLYCYRRHIZA. 1524. glabra L • Sp. PI p - 1046- Faetens viscida, gianduii conici ad- spensa. Caule erecto ramoso: foliis inferioribus 2-3-jugis, foliolis ellipticis ob- ìongisque subretusis, impari petiolato : stipuli nullis : floribus axillaribus in — 311 — racemis spicatis laxifloiis, folio brevioribus: leguminibus late linearibus iner- mibus. G. glabra Beri. FI. It. l. 7. p. 572. In litore marino Piceni, et praesertim abbunde prope. S. Benedetto. Perenn. Fior. Junio. Flores purpurei. Vulgo. Liquirizia, Begolizia. Usus. Radice extractum confìcimus eS commercio tradimus sub nomine Succo di Liquirizia. Radix substantia saccarina peculiari abbundat, qua de re ejus decoctio uti edulcarans plurimis in morbis late usurpatur. LOTUS. 1525. edulis L. Sp. PI. p. 1090. Villosus. Caule caespitoso decumbente adscendentove alterne ramoso: foliolis cuneato-obovatis: stipulis obovatis obli- que subcordatis : peduneulis 1-2-floris, folio lóngioribus: bracteis 1-3-phyllis foliolis conformibus: laciniis calycinis linearibus tubo multo longioribus, corollam subaequantibus: leguminibus turgidis arcuatis sutura superióre canaliculatis. L. edulis Fior. Gior. de ’ Leti, di Pisa l. 17 . p. 128 - Beri. FI. It. t. 8 p. 215. In agris Pontinis. Ann. Fior. Junio. Flores lutei odori. 1526. cytisoides L. Sp. p. 1092. Subnudus vel cinereo-villosus. Caule caespitoso decumbente ascendentove, alterne ramoso: foliolis ovato-cuneatis: stipulis acutis , inferioribus ovatis. superioribus lanceolatis : peduneulis folio multo longioribus: floribus sol itariis, binatisve vel 5-6 sertulatis: bracteis 3- pbyllis foliolis conformibus : lacinis calycinis tubo subaequalibus , corollaque multo brevioribus: leguminibus cylindricis patulis declinatisve. L. cytisoides Seb. et Maur. FI. Boni. Prod ■ p. 258- n. 928 - Beri. FI. It. t. 8. p. 216 - L. siliquosa maritima lutea Cytisi facie Barrel. Ic. 1031. In maritimis Presso Civitavecchia, Terracina etc. Suffrutic. Fior, aestate. Flores lutei. 1527. coni mbricensis Brot. Fi. Lusil. t. 2. p. 118. Glaberrimus ciliatu- sve. Caule gracili humili caespitoso ut plurimum erecto basi parce ramoso: foliolis obverse rombeo-cuneatis: stipulis subcordatis obtusis: peduneulis soli- tariis brevissimi 1-floris: bracteis 3-phyllis, foliolis ovato-acuminatis: laciniis calycinis tubo subaequalibus corollaque parum brevioribus : leguminibus cy- lindricis elongatis arcuatis apice acuminatis. L. conimbricensis Beri . FI It t. 8- p. 220. 312 — In herbidis et viridariis suburbanis- Monti di S • Paolo , Villa Borghese etc- Fior- Aprili-Majo- Flores albi vel pallide rosei. 1528. corniculatus L ■ Sp • PI. p. 1042. Glaber pilosusve. Caulibus cae- spitosis decumbentibus simplicibus ramosisve: foliolis obovatis: stipulis oblique ovatis acutis: pedunculis axillaribus elongatis 3-7-floris, floribus sertulato-pa- tentibus: bracteis 3-phyllis foliis superioribus conformibus : laciniis calycinis tubo subaequalibus, corollaque multo brevioribus: leguininibus cylindricis lon- giusculis patulis. L. corniculatus Sebast. En. PI. Ampli. Flavii - Seb - et Maur. FI. Rom. Prod. p. 258. n. 927. « y [3 - Beri. FI. It. t • 8. p. 222. In demissis, in montauis, et in jugis apenninorum frequens. Roma , Monte Gennaro , Riofreddo etc. Perenn. FI. aestate- Flores aurei exiccatione versicolores. 1529- tenuis Wald. et Kit. in Wild. En. t. 2. p. 797. Caule elongato decumbente ut plurimum ramoso: foliolis brevibus inferioribus obovato-obtusis superioribus lanceolatis linearibusque : stipulis lanceolati acutis: pedunculis axillaribus elongatis paucifloris: floribus sertulatis: bracteis 1 -3-phyllis foliis subconformibus: laciniis calycinis tubo subaequalibus, corollaque multo bre- vioribus: leguminibus exilibus cylindricis patulis. L. tenuis Bert • FI. It. t. 8. p. 227. In maritimi agri Piceni. A Grotte amare. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores aurei. 1530. angustissimus L. Sp. PI. p. 1090. Patenti-pilosus. Caule decum- bente ut plurimum caespitoso basi ramoso: foliolis inferioribus obovatis ob- tusis, superioribus lanceolatis: stipulis stipitati foliis conformibus: pedunculis axillaribus 1-2-floris: bracteis 1-3-phyilis, foliolis lanceolato -linearibus: laciniis calycinis tubo longioribus, corollaque brevioribus: leguminibus teretibus exi- libus longiusculis subtiliter rostratis- L- angustissimus Bert . FI. It. t. 8. p. 228. Ad oras sylvarum. Alla Lucchìna, Macchia Matlei etc. Ann- Fior, aestate. Flores intense lutei. 1531. hispidus Desf. Cat. Hort. Paris- p. 190. Pilis patentibus hirsutus. Caule diffuso e basi ramoso: foliolis obovato-lanceolatis, stipulis oblique ova- tis: sertulis 3-4-floris longe pedunculatis: bracteis angustissimis 3-phyllis: la- ciniis calycinis linearibus tubo longioribus corollaque brevioribus: leguminibus patentibus compressiusculis punclatis. L. hispidus Sanrj. Cent, tres p. 105. n. 238 - Bert. FI. It. t. 8. p. 230 - L. diffusus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 257. n. 924. In collibus oris sylvaticis circa Urbem frequens. Alla Cacarella, a Villa Madama, alla Lucchina , ad Albano presso i Capuccini. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores lutei vexillo saturatore. 1532. orlVithopodioides L- Sp.Pl.p. 1091. Pubescens raro glaber. Caule saepe diffuso decumbente prostratove ramoso: foliolis obverse rombeo-ovatis: stipulis romboideis acuminulatis : pedunculis solitariis axillaribus 2-5-floris folio longioribus : bracteis 3-phylIis foliis conformibus : laciniis calycinis sub- aequalibus quinta minore: corolla calyce longiore: leguminibus linearibus erecto- patulis arcuatisve subcompressis torulosis declinatis. L. ornithopodioides Sebast . En. PI. Ampli. Flavii p ■ 53. n. 140 - Seb . et Maur. FI. Piom . Prod. p. 257. n. 923 - Bert. FI. It. t. 8- p. 233. In sterilibus communis. Al Colosseo, a Testaccio in copia etc. (Continua). — 314 — Necrologio cenno intorno al R. P. Gio. Batt. Pianciani. Compilato dal prof. P. Volpicelli. Un officio doloroso assai debbo compiere oggi, registrando negli atti di questa nostra sessione accademica , la perdita irreparabilmente da noi fatta , colla morte del R. P. Gio. Battista Pianciani, uno dei trenta soci ordinari lincei, che per virtù e per dottrina si distinse altamente. Compiva egli l’anno 78 di età, quando cessò di vivere nel collegio romano, il 23 di marzo 1862, alle alle ore 5 pomeridiane , avendo ivi professato la fisica sperimentale , con molta utilità della scienza, e de’ suoi numerosi allievi. Ebbe , il nostro dotto collega , nobilissimi natali nella città di Spoleto addì 27 di ottobre 1784, e da giovane, dopo avere ricevuto a Siena nel col- legio Tolomei la prima educazione, si diede nel 1805 alla compagnia di Gesù, ove apprese le scienze naturali, le scienze morali, e la superiore letteratura; unendo a tutte queste dottrine una vastissima erudizione, frutto della sorpren- dente memoria di cui natura lo aveva dotato. In tutti questi rami dell’umano sapere si distinse assaissimo. Per le scienze naturali ne fanno prova i tre vo- lumi delle sue istituzioni fisico-chimiche, pubblicate in Roma nel 1833 e 1835, come pure i due volumetti degli elementi di fisico-chimica, che pubblicò prima in Napoli nel 1840, poscia in Roma nel 1844. E qui cade m acconcio tribuire al Pianciani la meritata lode, avendo egli primo congiunto nelle citate opere la chimica razionale alla tìsica pel pubblico insegnamento ; ed altresì aven- do solo, e con grande fatica superate le difficoltà non lievi, che si opponevano alla compilazione delle opere medesime nell’ italiano idioma , destinate alla istruzione della gioventù nel collegio romano. Le istituzioni e gli elementi ora citati, da tutti si riconobbero portate a livello delle cognizioni fisico-chimiche dell’ epoca in cui videro la pubblica luce ; cosicché noi ci affrettammo a farne un’ analisi nel giornale arcadico in diversi articoli, uno dei quali fu letto nel 1834 in quest’accademia, quando essa era di privata istituzione- Ciò ne porse il mezzo di conferire spesso coll’ illustre defunto, di conoscerne più da vi- cino il merito grande, e di profittare de’ suoi lumi non comuni, quando, vivendo i celebri pp. De-Vico e Caraffa, noi frequentavamo spesso il collegio romano. INelle citate opere, se tolgasi quanto riguarda la dottrina delle ondulazioni lu- minose, col trattatalo, così dall’autore chiamato, di meccanica, ove si lascia molto a desiderare, il resto è dato con tale generalità di principii, che certo debbono le opere stesse, aver contribuito molto al progresso della fisica in Italia. — 315 — Un altro merito delle istituzioni fisico-chimiche del Pianciani, fra i tanti, è pur questo: di avere cioè associato egli lo studio del raggiamento calorifico a quello del raggiamento luminoso, e di avere compreso questi due rami della fisica degl’ imponderabili sotto il titolo unico di piroslatica. I raggi calorifici sono eziandio luminosi, ed i luminosi sono eziandio calorifici; soltanto la limitazione dei sensi può esser causa che noi non vediamo luce in certi raggi riscaldanti, e che non sentiamo calore in certi rischiaranti, come a modo di esempio nei raggi della luna, i quali, prima delle belle sperienze di Melloni, sembravano sensibil- mente di calorico privi. Quei raggi calorifici che sono sensibilmente oscuri per l’uomo, sono luminosi per altri animali : calorico e luce vanno sempre uniti fra loro. E siccome i raggi calorifici sieguono le stesse leggi dei raggi luminosi , perciò 1’ autore volle giustamente trattare pari passo nella piro- statica, P una e P altra specie di raggi nelle sue fisico-chimiche istituzioni. A questo modo introdusse pel primo in Italia la dottrina del raggiamento , come già il celebre Ampère P ebbe professata in Francia , nella distribu- zione delle sue lezioni di fìsica. Un giorno conversando col P. Pianciani, volli domandargli perchè non aveva separatamente trattato i raggi calorifici dai luminosi ; ed egli graziosamente mi rispose : Quod Deus conjunxit homo non separet. Risposta veramente filosofica; in fatti vediamo sempre la luce al calo- rico unita, cosicché si è riconosciuto essere le quantità di calorico proporzionali a quelle di elettrica luce sviluppate con esso (1). Così tutti sanno che nello svolgimento della elettrica luce, il polo carbone (-+-.0) è sempre più caldo, ed è perciò anche più luminoso, del polo zinco ( — °) (2); cosicché la intensità luminosa, prendendo norma dai poli, crescerebbe procedendo contro l’andare della elettrica corrente , come più ampiamente dimostrerò in una prossima pubblicazione su tale argomento. Intanto a prender data, mi valgo di questa occasione per manifestare, che il carbone positivo, all’aprirsi del circuito di elet- tricità, si estingue sensibilmente più tardi del negativo; ciò conferma che il polo positivo gode maggiore intensità luminosa del negativo. Sembrami che questa osservazione sia fin’ora sfuggita fra le tante istituite sulla luce elettrica, e che in appresso non debba trasandarsi. L’ autore mostra nei riferiti suoi lavori, come anche negli altri di simii argomento, esser egli un fisico filosofo, e non un fisico poeta; cosicché la sua morte ha prodotto un vuoto anche nella società religiosa cui appartenne per (1) De la Rive, Traitè d’électricitè, Paris 1856, T. 2.°, pag. 260. (2) Idem pag. 232, 233, 234, 252, c 253 — Vedi anche R. P. A. Secchi nel Nuovo pimento, T. 4.°, anno 1856, p. 395, lin. 2. - 316 - lungo tempo, della quale, sia detto a sua gloria, fu zelantissimo sostenitore Ma il R. P. Provenzali che degnamente lo rimpiazza, e per dottrina, e per zelo nell’ insegnamento della fisica sperimentale, riempie in gran parte quel vuoto: primo avulso non deficit alter. Forse gli scolari non sempre, nelle istituzioni del Pianciani, troveranno quella esposizione facile, che tanto è utile alla prima istruzione loro; però essi col progredire nella scienza dovranno vie più am- mirare i concetti elevati, filosofici, e sovente originali, che nelle opere stesse di tratto in tratto spargono luce, per sollevare la mente di chi vi medita sopra. Altra prova del valore che distingue il Pianciani nelle scienze naturali, si ritrae : l.° dalle sue osservazioni sulle due memorie del sig. Pouillet riguardo alla elettricità nelle operazioni chimiche, e alla origine della elettricità del- J’atmosfera: 2.° della sua memoria su trasporto delle materie ponderabili, col mezzo delle scariche elettriche: 3 ° dalle sue ricerche sulla elettricità eccitata pel contatto: 4.°dalla sua nota sulla meteorologia dell’anno 1828: 5. °dal ragionamento sulle scoperte, e sulle opere di Alessandro Volta: 6.° dalle osservazioni sulla teo- rica della elettricità voltaica: 7.° dalle sue sperienze ed osservazioni sul magne- tismo: 8-° dalla memoria intorno alla grandine: 9.° dalle sue indagini sul vapore vescicolare, sui cristalli termo-elettrici, e su talune ossa fossili: 10.° dal saggio sui fenomeni d’induzione magneto-elettrica: 11.0 dal saggio di applicazione del prin- cipio dell’ induzione elettrodinamica ai fenomeni elettro-fisiologici, ed in partico- lare a quelli delle torpedini: 12.° dalle sperienze e eongettre sulla forza magnetica: 13 ° dalle sue ricerche sul freddo prodotto dalla elettrica corrente: 1 4.° della sua cronaca di scienze naturali: 15.° e dal suo ragionamento intorno alle forze motrici. Caldo ammiratore del nostro Volta, e a buon diritto, il Pianciani assai speculò per sostenerne la teorica del contatto, nella produzione della elettricità mediante il piliere di quel sommo, contro l’altra teorica dell’azion chimica, sostenuta specialmente dal De la Rive, cui contraddisse adducendo argomenti mollo ingegnosi, tra i quali riportò il seguente, relativo alla sperienza fondamen- tale del gran fìsico di Como. Se la coppia rame e zinco, questi metalli saldati fra loro, si tenga isolala per l’estremo zinco, e si porti l’estremo rame a con- tatto del condensatore, si avranno segni di elettricità, purché la lastra sia molto grande, o communichi coll’uncino di una boccia di Leida nè carica, nè isolata nella parte esterna, onde possa dare o ricevere sufficiente copia di elettrico (1). Ma è da notare, che questa sperienza non riesce punto; in fatti mi sono as- sicurato che la coppia voltaica, saldata, e bene isolata, cioè tenuta con due (1) Istituzioni fìsico-chim. Roma, 1*34, voi. 3, p. I, pag. 100, lin. 11. — 317 — vetri coperti di cera lacca per l’estremo zinco, ed applicata coll’estremo rame sul disco pure di rame del condensatore a pile secche, il più sensibile fra tutti gli elettroscopi, col quale certo il nostro autore non ebbe sperimentato, pro- duce un effetto nullo. Valente in tutto il Pianciani, ma più assai filosofo ragionatore, di quello elle sperimentatore, se avesse posto mente ad un canone di fisica razionale, con- fermato sempre dalla sperienza, e che mi sembra non essere stato fino ad ora sufficientemente valutato nella quistione in proposito: cioè, non potersi pro- durre un effetto continuo , senza un continuo dispendio di forza ; certo egli avrebbe molto diminuita la influenza che volle accordare al semplice contatto, come causa dello sviluppo elettrico procedente dalla pila del Volta. Infatti la quantità di elettrico sviluppata con questo mezzo, è in ogni caso proporzionale alle azioni messe in giuoco, e spese per isvilupparlo; ed una data quantità di travaglio molecolare, sia meccanico, sia fisico, sia chimico, non può produrre quantità di elettrico maggiore di quella equivalente al travaglio messo in giuoco, e speso : in ciò consiste la teorica generalmente oggi adottata sulla equivalenza delle forze fìsiche. Ora se unicamente la durazione del solo con- tatto potesse produrre continua elettricità , già si sarebbe contromandato il canone riferito, non essendo possibile riguardare la durazione del solo con- tatto come un continuo dispendio di forza. Non si opporrebbe certo a questo canone chi ritenesse, che il contatto senza più fra corpi eterogenei sia cagione di sviluppo elettrostatico fra i medesimi ; purché s’ intenda questo sviluppo essere momentaneo, e non continuo- Che se il contatto, come nella sperienza fondamentale di Volta, fatta coi due piattelli rame e zinco isolati , si vada ripetendo, potranno rinnovarsi gli sviluppi di elettrico, ed aggiungersi gli uni agli altri nel condensatore, senza mai potersi ridurre in uno sviluppo continuo col cessare la ripetizione del contatto- Ma nel caso attuale, se da una parte avvi successiva produzione di effetto, dall’altra si deve riconoscere successiva ripetizione di contatto. Se poi , durando il contatto , congiungasi questo ad un'azione chimica, in tal caso, poiché un’azione così fatta è da riguardare come un continuo dispendio di forza , può benissimo concepirsi dall’ azione medesima un continuo sviluppo di elettrico. Se i corpi che sono in contatto fra loro nella pila, non hanno l’uno per 1’ altro affinità chimica , o almeno uno di essi per qualche corpo nel quale il sistema elettromotore si trova immerso, non si formerà corrente alla chiu- sura del circuito , nè si accumulerà elettricità di tensione ai poli , se il cir- cuito della pila resti aperto. Molti fenomeni dimostrano che nel contatto fra — 318 — due corpi eterogenei sviluppasi elettricità, senza, che abbiavi azione chimica- Se- condo la opinione di Faraday e di Schoenbein (1), due diversi corpi all’occasione del contatto fra loro , acquistano uno stato elettrico di tensione, prima che siavi azione chimica: questa polarità elettrostatica di contatto , devesi alla forza elettromotrice od elettrotismo, che decompone 1’ elettrico neutro, se- parandone gli elementi, uno elettro-positivo, l’altro elettro-negativo. Affinchè però le due elettricità si sviluppino in modo permanente, necessita che vi sia rottura continua dell’ equilibrio elettrico molecolare dei corpi , e ciò si ef- fettua per mezzo della elettrolitica decomposizione. Perciò la elettrica cor- rente devesi a un fenomeno chimico ; ma la elettricità che precede questa corrente, non è affatto sviluppata dalla forza chimica, bensì dalla forza elet- tromotrice. La corrente deve riguardarsi come il risultamento della rottura di equilibrio delle molecolari elettricità, continuamente ripetuta, per la elettrolisi. Quindi è che noi concludiamo: 1° essere probabile uno sviluppo continuo di elettricità da sostanze eterogenee, per la sola tendenza loro a combinarsi 1’ un l’altra chimicamente, sviluppata nell’occasione del contatto fra esse: 2° essere certo che i fenomeni elettrici continui della coppia voltaica e della pila, sono do- vuti all’esercizio dell’azion chimica: 3° essere ammissibile che il contatto, senza più, specialmente fra metalli eterogenei, sviluppi elettricità statica, però solo nel momento in che il contatto medesimo avviene: 4.°la corrente elettrica si sviluppa non pel contatto, bensì all’occasione del contatto fra loro di due corpi etero- genei ; non è altro il contatto fuorché l’occasione favorevole alla produzione della corrente: 5.° esaminando da vicino le due ipotesi, quella cioè del con- tatto , l’altra dell’azione chimica , esse differiscono meno Luna dall’altra , di quello può sembrare a primo aspetto. Introdotta per la prima volta in Roma da Londra, la macchina magneto-elet- trica di Newman, dal sig. duca D. Michele Caetani nel 1835, questi gentilmente invitò ad esaminarla in sua casa i signori professori Mossotti,Pianciani,e Barlocci, oltre al sig. duca Massimo che fu pure con me invitato- In questa riunione l’illustre Mossotti rese conto chiaramente della teorica dell’ indicato congegno, sul quale scrisse tosto un articolo, assai bene sviluppato, che io conservo. 11 Pianciani apprezzando il valore di siffatta macchina, subito ne fece l’acquisto, e ad un tempo l’oggetto principale de’ suoi studi; perchè, come spesso a me ripeteva, in essa trovava egli una stretta dipendenza fra i quattro imponderabili, ov- vero, come oggi si direbbe, una correlazione fra i principali fìsici agenti. (1) Miiller Fortschritte der Physik, p. 2.38. — 319 — il ragionamento dell’ illustre defunto intorno alle forze motrici, pubbli- cato da esso nel 1859, è l’ultimo suo lavoro di fisica razionale. Pieno esso di dottrina e di erudizione, dovrebbe meditarsi da coloro specialmente che, poe- tando sulla natura , pretendono spiegare con ardite ipotesi le cause più re- condite dei fenomeni cosmici, per esempio il modo col quale la gravitazione universale propagasi a distanza, giungendo in istante dal sole sino alla estre- mità del sistema , e cose simili. Le verità sulle quali verte questo ragio- namento, sono quelle che qui riportiamo, perchè torna utile assai ricordarle. « Il moto è fenomeno universale della materia, cosicché nella natura tutto a moto riducesi, o alla tendenza per esso; deve perciò esistere necessariamente un primo motore immobile e spirituale. Forza motrice dicesi quanto è cagione prossima dei movimenti, e perciò di tutti quanti sono i fenomeni materiali. Dal- l’ intimo senso conosciamo che il voler nostro è forza motrice; cosicché se non sentissimo in noi una cagione atta a produrre qualche effetto, forse non avremmo acquistata mai 1’ idea della forza motrice. Se poi ci fosse noto come la vo- lontà muove il nostro corpo, sapremmo tutto; però se l’ intimo senso potesse ingannarci, non vi sarebbe per noi verità di sorta. Estendendo per analogia queste dottrine a gli altri animali , si conclude che la forza consiste nella volontà efficace, donata dal Creatore all’animale, accompagnata o no dallo in- telletto. Ma tutti gli altri movimenti non prodotti nè dall’uomo nè dai bruti, non potendo avere la volontà come forza produttrice dei medesimi, a quale altra ca- gione si dovranno attribuire ? « Qui risponde il nostro fisico filosofo: » se vi è cosa evidente per lo spirito umano non prevenuto, è che i movimenti del- l’universo non possono spiegarsi con leggi meccaniche, vale a dire senza un volere intelligente; laonde in ogni caso deve riconoscersi la forza nella vo- lontà creata ed increata : la materia bruta non può volere. II moto è sem- pre un effetto, e la sua causa è una forza, ovvero una volontà, non già un altro moto: alla quiete basta la mancanza di cagione, perchè la quiente è un effetto negativo. La forza, e la sua cagione non in altro differiscono, se non perchè colla prima voce s’ intende la sola potenza, e colla seconda l’atto della potenza stessa. La impenetrabilità è causa efficiente la collisione dei corpi, ed appartiene alla essenza della materia. Senza veruna impenetrabilità il corpo non sarebbe materia; però esso la possiede per volontà del Creatore, i feno- meni tutti naturali del moto, sono dipendenti unicamente dalla volontà libera del medesimo. Quindi è che da questa suprema volontà, dipender debbono i fenomeni apparentemente prodotti da corpi operanti a distanza, come quelli — 320 — della gravitazione. La dottrina dell’ impulso assai frequentemente si mostrò infe- conda, non adatta per la spiegazione dei fenomeni, e bisognosa di ricorrere a mere ipotesi, ed a cercare degli esseri, che sebbene non ripugnino, esistono per av- ventura soltanto nella immaginazione di chi li ebbe concetti. Comunque sia, la causa efficiente del moto, è nella volontà e potenza del Creatore. « Ammettendo nei corpi una propria ed intrinseca forza di operare nel- V urto , non è necessario tribuire all’ urto la continuazione del moto che si fa in altro tempo, ed in altro luogo. Nè giova ricorrere alla inerzia, che quella non è forza, come lo hanno dichiarato Euler, e d’Àlembert ». Qui deve ag- giungersi anche Poisson il quale dice : L’ impossibilità nella quale, senza il soccorso di una forza, sono i punti materiali, niuno escluso, di muoversi o di cangiare il moto che loro fu comunicato, è la inerzia della materia. Questa voce non significa che la materia non sia capace di agipe; perchè al contra- rio ciascun punto materiale trova sempre nell’ azione degli altri punti ma- teriali, ma giammai trova in se stesso, il principio del suo moto- Prima di mostrare come debba tenersi conto delle masse, per paragonare le forze che agiscono sopra i diversi mobili , è importante rettificare una espres- sione inesatta, che s’ impiega spesso, e che deriva da una confusione d’ idee. Immaginiamo che un corpo sia collocato sopra un piano orizzontale, senza in- contrare veruno attrito ; se voglio farlo scorrere su questo piano, bisognerà, per la inerzia della materia , che io produca un certo conato. Se a questo corpo se ne aggiunga un secondo , un terzo, ecc., bisognerà sviluppare una forza di più in più crescente per produrre lo stesso moto. Avrò in ciascun caso il sentimento del conato che dovetti fare ; ma non dovrò affatto con- cludere che la materia oppone al mio conato veruna resistenza , e che nel corpo esiste ciò che dicesi assaissimo impropriamente forza d ’ inerzia. Quando si usi questa espressione, si viene a confondere il sentimento avuto, risultante dal conato posto in atto, colla sensazione di una resistenza che non assiste punto » « Allorché il corpo esercita un attrito contro il piano, avvi realmente una resistenza contro 1’ orizzontale suo moto, e non è possibile spostare il mobile sul piano, senza produrre un conato superiore alla resistenza medesima. Si- milmente, allorché voglio innalzare il mobile verticalmente, avvi eziandio una resistenza contro questo moto, che debbo vincere mediante un conato che la sorpassi. Nell’uno e 1’ altro caso non si produrrebbe alcun moto, fintanto che non facciasi un conato maggiore del peso di esso mobile, o dell’adesione sua 321 sull’ orizzontale piano. Ma se non abbiavi nè peso, nè attrito, si darebbe moto al corpo, esercitando un conato debole quanto si voglia, qualunque sia la gran- dezza della massa del corpo. In questo caso, sentendo che bisogna produrre un conato maggiore, per comunicare ad un corpo lo stesso movimento comu- nicato ad un altro, se ne concluderà che il primo si compone di una quan- tità di materia, maggiore di quella che possiede il secondo. E se potessi paragonare con precisione fra loro le grandezze dei conati prodotti, sareb- be il rapporto dei medesimi, quello eziandio delle masse dei corpi. Sopra considerazioni di tal natura è fondata la misura delle masse , dietro la grandezza delle forze che le mettono in moto ; e reciprocamente la mi- sura delle forze, riguardo alle masse ed alle velocità loro » (1). Queste dottrine di Poisson sulla inerzia della materia, sono perfettemente in accordo con quelle del Pianciani sullo stesso argomento, ed abbiamo pro- fittato di questo accordo, per nuovamente produrre il vero concetto filo- sofico, di ciò che deve intendersi per inerzia dei corpi, onde una volta per sempre sia disgiunta da essa 1’ idea della forza, contro quello che impropria- mente si vede ancora praticato in parecchi corsi di fìsica e di meccanica, sebbene moderni. Continuando l’epitome incominciata sulle dottrine del nostro autore ri- guardo alle forze motrici, dobbiamo aggiungere quanto siegue. « Il mezzo per la comunicazione del moto può ripetersi dalla impenetrabilità, ma la trasfu- sione del moto a guisa di liquido , da uno in altro corpo è un assurdo. 11 continuarsi del moto preconcetto suole attribuirsi all’ inerzia; ma è manifesto errore immaginare $he un corpo si conservi da per se nel moto, nè sia d’uopo di una causa che glielo conservi con una permanente azione, la quale deve rico- noscersi nella volontà di Dio. Perciò non deve sorprendere se ogni altra causa, da certi fisici di viva immaginazione assegnata, per la continuazione del moto, riesca del tutto insufficiente. Nella permanenza del moto, in quelle azioni che sembrano eseguirsi a distanza, nella gravitazione universale, nelle affinità, nelle attrazioni e ripulsioni elettriche, magnetiche, elettromagnetiche, ecc. non altra cagione possiamo assegnare, fuorché la volontà increata. Poiché se nelle indagini relative al moto prescindiamo dall’Uno, cioè dal Motore primo, non abbiamo se non effetti senza cagione. Perciò dobbiamo a quell’Uno restar contenti nell’asse- gnare la origine dei fenomeni del moto, e in riguardo alla sua comunicazione, e (1) Poisson, Traité de mécanique, Paris 1833, p. 221, e 222. 42 — 322 - in riguardo alla sua conservazione; poiché: causas rerum naturalium non plures admitti debere , quam quae et verae sint , et earum phoenomenis explicandis suf- ficiant. È d’uopo escir dalla natura per comprender questa ; è d’uopo giun- gere ad un atto differente dalla natura, e dalle azioni sue, per vedere la causa dei fatti che da essa derivano; i quali, essendo necessari, debbono la primitiva loro genesi da un principio libro e soprannaturale. La vastità delle cognizioni possedute dal nostro illustre defunto, si rileva eziandio dalle sue pubblicazioni di argomento misto, come appunto sono i suoi scritti l.° sulla filosofìa del cristianesimo; 2.° sul preteso spiritus corporeus di s. Agostino;3.° sulla geologia e mineralogia di W. Buckland, considerate nelle re- lazioni loro colla teologia naturale; 4.° sulla cosmogonia egiziana; 5.° sopra taluni punti di zoologia mistica negli antichi vetri dipinti; 6.° sulla memoria di H. B. j Waterkeyn, intitolata «Della geologia e sue relazioni colle verità rilevate; 7.° sul- l’opera dei .signori H. de Blainville, ed F. L. M. Maupied, intitolata « Storia delle scienze, della organizzazione, e dei loro progressi siccome base della filosofia; 8.° sulla cosmogonia naturale comparata colla genesi ; 9.° osservazioni sulla cosmogonia e sul magnetismo animale. Fanno prova del valore che il nostro collega possedeva nelle scienze fi- losofìco-morali le opere da esso pubblicate che sono: Saggi filosofici - Nuovi saggi filosofici - Rivista dell’opera di Rossetti sullo spirito antipapale, ec. - Sull’opera di A. F. Ozanam, prima e seconda edizione intitolata « Dante o la filosofìa cattolica del secolo decimoterzo. - Sulle altre due di Zannelli che hanno per titolo, una » Intorno allo spirito religioso di Dante Alighieri, ec.; l’altra « Testimonianze a favore della religione, tratte dalle opere di G. Boccaccio - Considerazioni sulla vita di Arnaldo da Brescia, e - Nuove considerazioni sul medesimo - Analisi dell’opera di Carlo Lyell, intitolata « Dello spirito catto- lico di Dante Alighieri. Il merito filologico del R. P. Pianciani si manifesta chiaro nelle seguenti sue dotte produzioni « Di una nuova opinione intorno all’anno in cui Dante fìnge d’aver fatto il suo poetico viaggio — Dichiarazione del salmo CHI in- torno all’ esamerone mosaico — Rivista dell’ opera del p. Bresciani « Vita del giovane egiziano Abulcher Bisciarah » — Della gloria a Roma acquistata da’ s. Martiri — Analisi dell’opera « Istoria della caduta dell’ impero romano di C. L. S. de Sismondi — Lettere intorno agli Stati uniti di America, nelle quali si tratta della religione, della libertà dei culti, della città di Washington - — Sull’ opera di Monsignor Marini « Galileo e l’ inquisizione — Viaggio di S. Santità Papa Pio IX a Portici. — 323 — Oltre le opere che qui abbiamo ricordato, e che sono le principali, alcune altre minori ne pubblicò il Pianciani; ma chi volesse conoscerei titoli di tutte le sue produzioni, ed in che modo furono stampate, dovrà leggere V elenco degli scritti del p. Gio. B. Pianciani , pubblicato in Roma nella tipografia delle scienze matematiche e fisiche (via lata, n. 211 an. 1862) per cura del sig. principe D. B. Boncompagni. Abbiamo veduto come il Pianciani fosse valente in fìsica, in filosofia, ed in filologia, le quali scienze venivano accompagnate in lui da erudizione assai vasta; egli fu inoltre modello di ogni virtù. Docile, ma sostenitore del parer suo fin che l’argomentazione glielo permetteva; compassionevole delle altrui miserie, mansueto, pietoso, affabile con tutti, e sempre coscienzioso; non fu molesto ad alcuno, lo che assai monta, e seppe farsi amare e stimare da chiunque lo co- nobbe. Semplice di modi, sempre ingenuo, e sempre cortese, la sua esemplare modestia non diminuì mai per gli onori cui meritamente l’esercizio della scienza, lo condusse. I suoi desideri non furono mai rivolti alla rinomanza, ma solo a conseguire le verità, o fìsiche o morali, ed unicamente per esse amava la scienza; perciò fu questo illustre defunto, e sarà sempre il modello degli scien- ziati virtuosi. — 324 — COMUNICAZIONI il sig. prof. Ponzi comunicava una parte delle scoperte, fatte dal sig. abate Rusconi; cioè di sei denti umani, e dei resti di altri diversi animali dell’epoca dilu-, viale, racchiusi nei travertini di Tivoli, ed estratti dalle cave di essi alle Ca- prine, sotto Monticelli. Mostrava egli pure talune selci , tagliate a modo di frecce, trovate nella campagna romana. Le quali cose sembrano potersi riferire alle grandi scoperte fatte in Francia, sull’antichità della razza umana. L’autore si riservò tornare in altra sessione su questo argomento. 11 R. P. Secchi presentò i tre primi numeri del Bullettino Meteorologico, che si è cominciato a pubblicare dall’osservatorio del Collegio Romano, per la generosità del principe Boncompagni, e intrattenne l’accademia sopra il giro delle principali onde atmosferiche, che hanno dominato sull’Europa nel primo trimestre di quest’anno. Il sig. principe D. B. Boncompagni presentò uno scritto intitolato « In- torno ad un trattato di aritmetica, stampato nel 1478, e indicò del mede- simo, gli esemplari esistenti. CORRISPONDENZE L’ Emo. e Rmo. sig. Cardinale Altieri, protettore dell’accademia, col suo pregiato dispaccio del 15 marzo 1862, N.° 3409, faceva noto che la s. con- gregazione degli studi, aveva completamente approvato il consuntivo accade- mico del 1861. Lo stesso Eminentissimo, col suo pregiato dispaccio del 5 aprile 1862, N." 3424, comunicava che S. Santità, udito il parere delPaccamdemia, ester- nato per voti nella sessione IV del 9 maggio 1862, relativamente al mandare ad effetto la disposizione testamentaria della chiara memoria del dott. P. Carpi, che fondava un annuo premio alla migliore dissertazione, letta nelle adunanze generali dell’ accademia, si degnò stabilire quanto siegue : Dovrà erogarsi il premio lasciato dal dott. Carpi in legato , all’autore della dissertazione, che dall’accademia sarà in ogni anno giudicata migliore, su di un tema da pub- - 325 — blicarsi, invitando al concorso gli estranei alla medesima, potendo gli acca- demici astenersi dal concorrervi, qualora tale astenimento sia risoluto, e sta- bilito dalla maggior parte di essi, con segreto suffragio. L’accademia riunitasi legalmente a un’ora pomeridiana, si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti . A. Coppi — C. Maggiorani — P. Sanguinetti — B. Tortolini — S. Proja — E. Fiorini — G. Ponzi — M. Azzarelli — A. Cialdi — B. Bon- compagni — I- Calandrali — P Yolpicelli — C- Sereni — G. Pieri — A. Secchi — N. Cavalieri. Pubblicato nel 23 agosto 1862. P. V. IMPRIMATUR Fr. Hieronymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Vicesgerens. ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI SESSIONE VI. a DEL 4 MAGGIO 1862 PRESIDENZA DEL SIG. DUCA D. MARIO MASSIMO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI geologia dell’ italia centrale. — Dell ’ Amene e dei suoi relitti • Del Prof. Giuseppe Ponzi. L’ antichità della specie umana è un argomento che in questi ultimi tempi ha molto richiamata 1* attenzione dei geologi. Le brillanti scoperte teste fatte in tante contrade dell’ Europa dell’ associazione di opere umane a reliquie di animali nei conglomerati diluviali, sono del più alto interesse perii mondo dei dotti; avvegnaché spingon le nostre cognizioni a squarciare il velo delle epoche favolose, per iscorger 1’ uomo nomade e feroce, scorridore delle fo- reste per provedere alla propria sussistenza. A quelle singolari scoperte fanno eco e rispondono presso di noi le av- venturose invenzioni fatte dal sacerdote D. Carlo Rusconi, il quale si è reso benemerito della scienza geologica per la copiosa raccolta di fossili giuresi e terziari con interessanti osservazioni, raccolte sui monti Cornicolani, special- mente nel territorio di Monticelli sua patria. Sono già vari anni che oggetto di sue indagini furono i travertini lasciati dall’ Aniene nella laguna tiburtina, ricchi di spoglie organiche di animali mammiferi, uccelli , molluschi terre- stri e d’ acquadolce, insieme a specie svariatissime di vegetabili. I larghi ta- 43 — 328 — gli fatti sa tali pietre fin dall’ epoca dei Romani per impiegarle agli usi economici, molto contribuirono a quelle scoperte, e tanta n’ èia quantità di fossili ora ricavati, che possono essere riguardati quali ubertose miniere dalle quali si estraggono le prove di fatti i più irrefragabili atti a farci un qua- dro di tempi rimotissimi e anteriori alle profane tradizioni. Il 13 Gennaro 1859, fra tanta messe raccolta, nella contrada detta le Caprine, posta sotto il paese di Monticelli, alle cave stesse di travertino, gli venne fatto estrarre due denti umani, associati a denti e ossa di Jene, Cani Cinghiali ed altri animali di specie diversa. Comunicatomi quel fatto ed esaminati i resti umani, mi pre- sentai sulla faccia dell’ luogo per conoscerne la giacitura, e i rapporti colle altre roccie continenti. Quivi vidi tanti avanzi di antiche generazioni rac- chiuse entro uno strato di materie rosse interposto a potenti banchi di tra- vertino quaternario bianco e compatto. L’ osservazione dei denti umani mi richiamarono allora alla memoria, certe pietre silicee tagliate a modo di frec- cie rinvenute sui piani della campagna romana , e i tanti oggetti di questa specie rinvenuti in altre contrade d’ Italia , cioè pietre d’ ascia dardi col- telli ed altri istromenti, scoperti e pubblicati fin dal 1850, dallo Scarabelli nell’ Imolese. Non era giunto ancora il tempo in cui le scoperte fatte ad Amiens e Abbeville da Boucher de Perthe hanno poi dato motivo a calorose discus- sioni, laonde non volendo precipitare un giudizio, mi limitai ad incoraggiare il Rusconi a non desistere da sifatte ricerche, perchè accumulasse ulteriori fatti, dai quali sarebbero derivate interessanti conseguenze. Laonde accintosi a questa impresa con tutta la sua diligenza ed energia, e portate le ricerche anche alle contrade circostanti dilatando il campo delle osservazioni, s’ im- bettè in certi filoni di riempimento stipati di travertino rosso con fossili ana- loghi a quelli delle Caprine , racchiusi nelle calcarie giurassiche del monte su cui è posto il paese di Monticelli, ed altri in contrade circostanti, non che depositi di travertino fossilifero alla contrada detta del Cupo, e in quella detta Campeconi , ove si trovarono eziandio avanzi d’ Ippopotami avvolti in una materia incoerente, e sabbiosa. Che se a tutti questi acquisti scientifici si aggiungano le altre scoperte fatte lungo il corso dell’ Aniene nelle materie di trasporto, si avrà una quan- tità di organiche reliquie atte a somministrarci oramai una facies sicura delle Fauna e Flora dei tempi quaternari di questi luoghi. Ma per formarci un giusto criterio di quell’ epoca e una idea dello stato di tali contrade con- — 329 — viene porre sott’ occhio, come in un quadro, tutta la storia naturate di quel fiume, poiché essendo la laguna tiburtina parte integrale del suo sistema idrau- lico, questa non può esser divisa dai rapporti che hanno le parti col tutto. I. Il fiume Àniene spiega il suo corso sul piovente appennino che conduce le acque nel sottoposto mare tirreno, e precisamente trovasi in relazione con quella cospicua catena che divide le sue acque da quelle del Turano e del Lòri, rappresentata dagli alti cuspidi dell’ Autore, del Cotente, della Trinità, della Meta e del Giglio, che segnano non meno di 5, in 6,000 piedi sul livello del mare. Su di tali altitudini si notano certe ampie cavità determinate dai rilievi dei loro controforti, entro le quali prendono origine i due tronchi su- periori che poi riuniti insieme costituiscono 1’ Aniene. Sull’ alto dei bacini di Valle pietra e di Filettino saltano fra scogli da terra con impeto le acque, mercè tanti sbocchi, distribuiti più o meno nel senso della generai direzione dei monti, indicanti 1’ andamento di un meato longitudinale, o di una frat- tura della crosta terrestre prodotta dal sollevamento appennino. Dalle con- dizioni di quei luoghi, cioè dalla forma del suolo, dalla disposizione delle masse rocciose, dai pozzi assorbenti rinvenuti nell’opposto versante, colla mancanza totale di acque sorgive, ci sembra lecito sospettare che le acque corran sotterranee, e a modo di tanti sifoni risaliscano, per uscire di terra su quelle alte regioni. È uno spettacolo sorprendente nel bacino di Valle pie- tra fatto a modo d’ anfiteatro, vedere a colpo d’ occhio, otto torrenti di ac- que limpidissime e fresche precipitarsi spumeggianti, e saltare sui scogli spor- genti di roccie gigantesche, per riunirsi nel fondo della valle , a formare il primo braccio dell’ Aniene che tortuoso procede per uscire da quella cavità. Altrettanto avviene nel bacino di Filettino, se non che quivi la vista viene più ingombrata dalle sporgenze delle roccie che nascondono le sette o otto ricche scaturigini, che come le altre si raccolgono a formare i\ secondo tronco. Scorre questo fin sotto Trevi, e poco dopo incontra un altro torrente che gli conduce le acque piovute sulle montagne del Passo del diavolo Pozzotello, e Campocatino. Riunite queste acque guadagna le radici del monte di Ar- cinazzo , dove incontrato il braccio di Valle pietra le acque si riuniscono e così il fiume viene del tutto costituito. Acquistato il suo essere, 1’ Aniene s’ impegna in un angusta valle lungo — 330 — la quale si dibatte fra scogli per arrivare sotto il paese di Jenne. Quivi ve- donsi le vestigia di un antica cateratta , ora abbandonata dall’ acqua per un taglio fatto naturalmente sul fianco sinistro di quella balza. Quivi è pure che il fiume guadagna un’ altra massa considerevole d’ acqua che sorge fuori da una grotta , detta degl’ Informilli e aperta sulla sponda istessa del fiume. Seguita questo il suo travagliato cammino, e compiendo il suo primo tronco giunge sotto il famoso eremo di S. Benedetto , dove superate le strette , montane , si getta al largo nel bacino di Subiaco che racchiude ancora le vestigia, non solo di un vasto lago, ma eziandio di una seconda caduta, che a varie riprese faceva scendere il fiume ad un livello inferiore. Ma questa scomparve altresì per l’azione corrosiva di un’agitata corrente che ridusse il fiume a procedere entro una stretta fossa. All’ epoca dei Romani lago e caduta doveano essere già scomparsi per- chè le restituirono al di sopra dell’ antica, per alzare le acque e condurle in Roma per uso potabile, mercè una muraglia costrutta allo sbocco del fiume sotto il moderno ponte di S. Mauro sulla strada Alfilana. Ma anche questa chiusa artificiale è oggi scomparsa; laonde il fiume cammina facendosi strada fra tutte quelle ruine ravvolgendovi capricciosamente. Il sublacense bacino si viene restringendo , e conduce 1’ Aniene a ri- cevere la Cona che gli porta le acque dei Monti di Civitella e di Affile. Poi fra Marano e 1’ Agosta si apre una via per entrare in altro largo aperto sotto Arsoli, dove sono le copiose scaturigini dell’ acqua Marcia, altre volte con- dotte in Roma con opera mirabile, ora restituite alle Aniene che le incontra prossime alla loro sorgente. Quivi l’Aniene forma un angolo attuso ripiegandosi alquanto a sinistra per procedere fra le angustie delle masse montane del S. Elia e del Monte Ruffo, dalle quali uscito, sotto Cantalupo (1’ antica Mandela), riceve il fiume Digentia oggi di Licenza che gli conduce le acque della valle Ustica. A S. Co- simato scende un gradino, e poi ricevuto il fosso di Sambuci passa alle ra- dici di Vicovaro per uscire nella spaziosa valle degli Arci , ad arricchirsi delle acque di Ciciliano che gli giungono col fosso di Empoli, e quelle dell’al- ture di S. Gregorio. Con un largo arco , il fiume piega a destra per strin- gersi fra le roccie del Catillo e di Ripoli, le quali lo conducono fino a Ti- voli dove gli forman barriera. Giunto a Tivoli 1’ Aniene manda un ramo artificiale condotto dall’ uomo a deviare dal suo cammino per far 1’ ufficio di motore ad una quantità di — 331 — stabilimenti operativi, dopo i quali, sotto la villa detta di Mecenate forma le scherzose cascatelle , saltando di balza in balza , precipitandosi da sorpren- denti e maravigliose scogliere. Il grosso del fiume dopo quella emanazione entra in due spechi artificiali che attraversano il Monte Catillo , e al loro sbocco è costretto a fare la più bella mostra con una sorprendente e pitto- resca caduta- Esso si precipita in una spaventosa voragine la quale si con- tinua entro una immensa fossa fino ad uscire dai monti, nel fondo della quale le acque travagliate al più alto grado si mostrano bianche e spumose- Quella fossa gira attorno la città di Tivoli posta sulla spianata di un avancorpo , nel cui lato opposto trovansi le cascatelle, dove le acque del braccio deviato tornano a riunirsi col tronco principale da cui furono separate. Questi giuochi dell’ acqua non doveano essere in origine; poiché sembra che 1’ Àniene nell’ abbandonare le roccie calcari scendesse quivi sul dorso dei monti come sopra un piano inclinato , e che tutta quella fossa sia 1’ opera erosiva delle sue acque agitate. Se si rimonti dal ponte dell’ Acquoria fino alla moderna caduta si vedranno di tratto in tratto i segni di una serie di successive cadute sempre più grandi, dimostrando così quello che si vede an- che alla caduta del Velino detta delle Marmore, che è costume delle acque, tosto che si sono costituite in caduta , distrugger questa per forza erosiva loro inerente, e formarne inaddietro una seconda , quindi una terza. Questa potenza distruttrice si manifesta anche a giorni nostri nella stessa caduta at- tuale, avvegnaché le acque sembrano minacciare già di distruzione la soglia artificiale da cui precipitano. A questo modo trovasi 1’ Amene abbassato di livello, e raggiunto quello delle campagne romane che trascorre col ultimo suo tronco. Nel qual tra- gitto assume quel carattere proprio dei grandi fiumi che attraversano vaste pianure, cioè trovasi compreso entro un alveo maggiore scavato da antiche fiumane, nel fondo delle quali si raggira con numerose spire , che ne arre- stano la velocità e lo rendono più placido. Peraltro sotto Tivoli quella fossa maggiore si offre così dilatata e aperta sulla destra sponda da circoscrivere le vaste spianate che diconsi piani di Tivoli , che si distendono fino a rag- giungere le radici dei monti Cornicolani e per Tor de Sordi e Castel Arcione si chiudono per ricomporre la vallata dell’Aniene. Tali distese chiaramente di- mostrano avere il suolo permesso alle acque dell’ Aniene una dilatazione a forma di vasto lago ove restarono tranquille per lunghissimo tempo , ante- riore alle storiche tradizioni. Nel restante P Aniene si dirigge verso Roma, — 332 — mantenendosi sempre tortuoso nel fondo del grande alveo; ma giunto al di sopra di questa città incontra il Tevere nel quale corre a mescere le sue acque, quivi il grande alveo dell’ Aniene si apre ancor esso in quello che con- duce il Tevere, dimostrando cosi essere questi fiumi gli avanzi di vetuste e portentose correnti. II. Se diamo uno sguardo generale a lutto il sistema idraulico dell’ Aniene e ai rapporti che questo presenta colle masse dei monti fra i quali scorre, non sarà difficile vedere disegnar sulla carta 1’ andamento delle principali frat- ture che subirono le roccie nel sollevamento degli Appennini, le quali in ori- gine gli servirono di canali per determinarvi a correre le acque, e che i ba- cini di Subiaco, di Arsoli, e degli Arci sono costituiti dall’ incontro di vari di quelli dislocamenti. Noi vedremo altresi le relazioni che questo stesso fiume ha colle roccie su cui scorre, le quali ci danno argomento a tessere la storia di sua formazione. Dopo 1’ emerzione degli Appennini, durante, 1’ epoca pliocenica, il corso dell’ Aniene, dovea essere ristretto solamente al suo primo tronco; avvegna- ché questo, tutto si conduce su di roccie calcari di natura cretacea , e non è che nel bacino sublacense che entra in relazione colle materie plioceniche Laonde possiamo argomentare che il mare subappennino fattasi strada per quelle stesse fratture, percorse poi dall’ Aniene, si portasse fino a Subiaco per condurre entro quel catino tutte le ghiaje a stratificazione marina, che oggi in- contransi nel salire ai Cappuccini, e formano tutti quegli addossamenti che scorrono sui fianchi dei monti fin verso la Cervara. Così nell’ epoca plioce- nica 1’ Aniene mise foce nel mare al suo sbocco sotto il convento di s. Be- nedetto. Ma al declinare di quei tempi questo stato dovea essere già cangiato , imperochè i tufi vulcanici che si distendono sopra le breccie e sabbie plio- ceniche, arrestandosi presso Vicovaro, accennano che il mare che le depositò era già ristretto al quel punto, divenuto nuova foce dell’ Aniene, che col suo allungamento ne seguiva il ritiro. Tale scoprimento del suolo indica un in- nalzamento o un lento sollevamento, che sembra fosse prodotto da quelle spinte che i vulcani del viterbese esercitarono su tutta 1’ Italia , per l’aper- tura dei loro vasti crateri, e localmente dalle violenze spiegate contro il suolo dal piccolo vulcanetto di Val di Cona sotto Rocca s. Stefano, forse contem- poraneo di quelle gagliarde eruzioni. — 333 — Se cronologicamente seguiamo i tempi geologici, noi troviamo un ge- nerale abbassamento delle acque marine, o un rilevamento di tutta 1’ italiana penisola , per il quale si formarono i due littorali Adriatico e Tirreno. È chiaro adunque che un fenomeno di tal natura, portasse tutto lo svolgimento del restante dell’ Aniene, o il prolungamento del suo corso che lo condusse a non aver più relazione diretta col mare ma a terminare nel Tevere. Così tutto si compose il suo sistema idraulico quale oggi osserviamo Ma duranti questi tempi lunghissimi in cui si svolsero così maravigliosi avvenimenti cosmici, altre vicende dovettero spiegare una potenza modifica- trice sul portamento dell’ Aniene. Rimontando alle sorgenti dalle quali que- sto fiume trae i suoi bracci di origine , noi le troveremo comprese entro bacini o cavità fatte a foggia di amfiteatri, specialmente quello di Vallepie- tra, che a prima vista richiama all’ idea quei circhi delle Alpi da cui deri- vano i torrenti e che nel periodo glaciale, che segna 1’ epoca quaternaria o diluviale, altro non furono che recipienti di acque gelate , o ghiacciaj oggi scomparsi, per una rilevazione della temperatura della Terra. Non abbiamo fin qui osservazioni dirette a riconoscere gli effetti dei ghiacci sulle roccie contenute in quelle cavità; ma però dalle cognizioni che abbiamo di quel fiume, e dalla forma notata di certe valli in altri luoghi dell’ appennino, per analogia possiamo con franchezza supporle. Conciossiachè assoggettata la Terra ad attraversare un periodo di raffreddamento notevole, seguito da un rista- bilimento di temperatura fin presso a poco al gredo attuale, tutte le regioni della penisola dovettero essere sottoposte alle stesse condizioni. L’ escava- ndone dell1 alveo maggiore entro cui ristretto corre l’aniene, e le vestigia delle grandi correnti che vi passarono, certamente non sarebbero se le acque fossero state sempre nella quantità che oggi vediamo. Ammettinmo perciò volentieri che la fusione dei ghiacciaj appennini siano stati la causa delle ingenti fiu- mane quaternarie, che vennero poscia scemando colla intera loro consuma- zione, e tanto più volentieri ammettiamo questi avvenimenti, perchè con essi abbiamo una spiegazione soddisfacente di tutto quello che oggi troviamo en- tro gli stessi alvei diluviani. Apparisce chiaro da ciò che tutte quelle comparse e scomparse di ca- teratte e laghi che fece 1’ Aniene nel suo decorso, sono riferibili alla immensa massa delle acque, e alla loro potenza distruttrice spiegata contro le roccie fra le quali scorreva, e che i detriti di esse sottoposti ad un lungo attrito ve- vissero rotolati, trascinati lungo il letto del fiume, e distesi iu tutto l’ infe- — 334 — riore cammino. Si comprende eziandio come tutte quelle acque nello spie- garsi a largo , frenato 1’ impeto della corrente, dovettero far tregua e porsi quasi in riposo nelle successive lagune. Quivi come in altri luoghi del loro decorso poste sotto condizioni diverse, invece di deporre ghiaje, depositarono piuttosto quelle materie calcari tenute in chimica soluzione , sotto forma di travertini, in banchi più o meno potenti. Tale è a vedersi in tutto il decorso del fiume, ma specialmente nei bacini dei laghi suhlacense, degli Arci, e ti- burtino, dove quelle formazioni segnano ancora il livello delle acque dilu- viali che gli diedero origine. Tale a noi sembra sia stata la produzione delle roccie sedimentarie dell’ Aniene nei tempi quaternari. Consumati i ghiacciaj e diminuito il volume delle acque tutti questi de- positi furono messi in secco ; avvegnaché fu allora che tutto il suolo prese 1’ aspetto che tuttora conserva. Nel progresso dei tempi moderni l’Aniene non ha interamente abbandonate quelle sue facoltà, conducendo ancora ghiaje e depositando materie calcari. Ma se si faccia un confronto nella quantità di tali dejezioni si troverà una notabilissima diminuzione, specialmente nei tra- vertini, ridotti ora ad incrostazioni tartarose che a preferenza si gettano sui vegetabili, che in quelle acque menano la loro esistenza. III. Fatta la storia naturale dell’ Aniene o delle vicende che lo ridussero allo stato attuale , conviene che ci volgiamo a quei suoi relitti , perchè con una più speciale analisi delle materie componenti e dei fossili contenuti possiamo meglio argomentare delle circostanze dei tempi e dei luoghi. In questa in- vestigazione noi vedremo quanto giusta e severa sia la divisione già fatta delle dejezioni di trasporto, da quelle lasciate per sedimento chimico , rife- rendosi esse a due ordini di fenomeni naturali , assolutamente peculiari e distinti. Le sabbie e le breccie non son generali a tutto il letto del fiume, ma solo appartengono ed una parte di esso; imperocché essendo questi i fram- menti delle dure roccie appennine divelti per violenza delle acque dai monti da cui esse derivano, è chiaro venissero trascinati nel tratto più inferiore del fiume, dove perduta la forza traslativa le lasciarono stratificandole per via. Al contrario avviene nei travertini, i quali si precipitarono in tutti i luoghi che gli offrirono condizioni opportune. Così vediamo formazioni calcari di acqua — 335 — dolce qua e là lasciate in tutto il corso del fiume , ma più particolarmente in quelle dilatazioni ove l’acqua si rendeva stazionaria e tranquilla, come al contrario le materie di trasporto occupano a preferenza il fondo del grande alveo che trascorre la campagna romana ove le acque spiegarono tutta la loro forza traslativa. . , Se ci affacciamo alle cave di breccie, che si estraggono per gli usi eco- nomici , sia in quella aperta alla Rebbibia presso il Ponte Mammolo , o al Monte Sagro presso il Ponte Salario, sempre ci sarà dato scorgere una suc- cessione di letti sovrapposti gli uni agli altri in direzione più o meno oriz- zontale. Peraltro questi non sono mai così potenti , rettilinei , o largamente ondulati come quelli di stratificazione marina delle assise plioceniche; ma in falde corte strette ed embricate disordinatamente le une sulle altre , da di- mostrare una sedimentazione fluviale, o il movimento delle acque ristrette e scorrenti entro un canale. L’ irregolarità poi delle alternanze di materiali grossi e minuti, concorrono altresì a provare queU’avvicendamento delle piene e delle inagre proprio delle acque dei fiumi maggiori, che equivale alla diversa forza di trasporto. La composizione di queste breccie fa vedere una quantità di rocce di natura diversa in frammenti rotondati per attrito, rimescolate insieme e tra- volte da un’ acqua limacciosa e tinta dall’ ocra. Di esse può farsi una divi- sione : alcune mostrano aver soggiaciuto ad un logoramento più lungo , e perciò più rotondate, altre offrono angoli più sporgenti e appena smussati. Alla prima appartengono calcarie di varia specie e focaje ; all’ altra catego- ria, pezzi di differenti tufi vulcanici, i quali offrono il carattere dei prodotti dei vulcani Cimini; tutti poi disseminati e conditi di cristalli di pirosseni neri più o meno grandi, più o meno intieri. Uno studio di confronto istituito fra queste breccie e quelle dei Ietti plinocenici marini del bacino sublacense, ha dimostrata una perfetta identità colle rocce calcari e colle focaje, ed una de- ficienza totale dei materiali vulcanici. Che se poi questo confronto vogliasi spinger più oltre , e paragonare le roecie componenti con quelle delle con- trade circostanti, anche in questo caso si troverà un analogia fra loro. Im- perciocché una raccolta monografica delle breccie plioceniche ha dimostrato essere costituite dalle stesse calcarie cretace e focaje dei sovrastanti appen- nini, e una seconda fatta colle breccie dell’Àniene ha dato per risultato, essere composte di tutte quelle , più i tufi e gli altri materiali vulcanici sui quali scorre una gran parte di quel fiume. 44 — 336 — Si argomenta da ciò che tutte le materie trascinate dall’Aniene o le brec- cie costituenti i depositi di questo fiume, sono in origine le stesse rocce dei sovrastanti appennini, che cadute in detriti per intemperie atmosferiche e per la forza erosiva delle acque caddero, prima nel mare subappennino dove l’at- trito dj una perenne fluttuazione le ridusse alla forma rotonda e le depositò a costituire i banchi pliocenici, quindi riprese dalle acque delle fiumane e con un secondo trasporto condotte e rimescolate colle materie vulcaniche incon- trate per via. La qual cosa accenna a due tempi diversi: all’epoca pliocenica che precedette il vulcanismo e all’ epoca quaternaria o diluviale che ne fu posteriore. Opportunissima combinazione che ci dà il carattere differenziale fra le breccia terziarie, e le quaternarie. Gli elementi mineralogici componenti i letti di trasporto dell’ Aniene trovansi spesso cementati da un sugo calcare che li strinse fra loro, e ridusse a conglomerati duri e compatti. Io non saprei attribuire questo fenomeno se non alla materia stessa che diede origine ai travertini, contenuta ancora in soluzione nelle acque, la quale trovandosi in circostanze opportune si de- positò colle breccie e le legò insieme. I fossili spettanti ai resti organici contenuti in queste rocce di rime- scolamento meccanico, sono una prova manifesta delle successive vicende a cui andarono soggette le rocce componenti , esposte di sopra. La quantità di ossa di Elefanti, Ippopotami e Rinoceronti che si rinvengono disseminate ia quelle breccie, vengon notate, e meravigliano anche i meno istrutti delle cose naturali. Esse non ismentiscono il criterio geologico, che quei grossi pa- chidermi signoreggiarono il mondo nell’ epoca pliocenica , dopo il solleva- mento degli Appennini, quando cioè, un clima eguale su tutta la superficie terrestre era tale, quale oggi è quello che permette a sifatti esseri di vivere sotto i tropici. Lo scheletro di Elefante trovato a Rignano nelle marne plio- ceniche: le ossa elefantine di Ragnorea: le ossa di Elefanti Bovi e Cervi e Cavalli delle Sabbie gialle di Ripatransone sull’ Adriatico: i denti e le reli- quie elefantine rinvenute ora a Subiaco, e all’ Isoletta sul Liri in quell’istesso terreno: gl’ Ippopotami estratti dall’ ab. Rusconi nella valle Campeconi sotto s. Polo, parimenti nelle sabbie plioceniche: le ossa e denti di Elefanti, delle ghiaje di Acquatraversa presso Roma: i denti di Mastodonte estratti dai de- positi lacustri di Montoro, dell’ epoca dei vulcani cimini: ci danno esempi , della loro esistenza durante tutta 1’ epoca pliocenica , allorché il mare bat- teva le radici degli Appennini, e l’Aniene era solamente ristretto al tronco - 337 — superiore. (1) Se numerose mandrie di quelli animali trascorrevano le bosca- glie che rivestivano i monti emersi, è naturale il credere che le spoglie dei loro estinti fossero dalle acque condotte a cadere nel sottoposto mare, la cui placida ondulazione poco le discostava dal lido. Assoggettata la Terra ad attraversare un periodo di raffreddamento tale, che le acque dei monti tutte si gelarono, gli animali organizzati per un cielo più caldo non potendo reggere a quella fase terrestre è chiaro che venissero tutti estinti, ed estinti per sempre presso di noi. Imperochè il rialzamento di temperatura diede solo alle zone equatoriali il privilegio dei grandi pa- chidermi Elefanti Rinoceronti ecc. Per quel ristabilimento nell’ ordine di Na- tura i ghiacci appennini si fusero e le grandi correnti diluviane ebbero ori- gine. Le quali correndo precipitose si aprirono un alveo rimescolando dentro tutti i materiali incontrati per via, che produssero i sedimenti di trasporto di sopra esaminati. Ora qual sarà stata la sorte di tutte quelle carcasse rac- chiuse nei sedimenti pliocenici ? La madesima di questi, ossia il loro rime- scolamento nelle breccie quaternarie insieme alle materie vulcaniche; di modo che possiamo con franchezza asserire che le ossa dei grossi pachidermi nei depositi di trasporto dell’ Anione sono derivati pliocenici, e non i testimoni, che quegli animali vissero nell’ epoca posteriore o quaternaria. Varie prove concorrono a confermare si fatta assertiva e queste sono : 1. ° Che quelle vestigia ossee non compongono mai scheletri intieri o le loro parti conservate, come quelli dei sedimenti marini, veramente pliocenici dimostrati dall’ Elefante di Rignano , dal Mastodonte di Montoro ec , ma così logorate frantumate e disperse da forza fluviale, che spesso le vedi ri- dotte in breccie come quelle che lo contengono: 2. ° Che la loro giacitura e quasi sempre lungo il filo della corrente, dove le acque spiegarono una forza traslativa maggiore , e non sulle sponde dei- fi alveo dove quella forza molto più debole le avrebbe lasciate in posto: 3. ° Che quelle organiche reliquie non si rinvengono mai , prima che il fiume non raggiunga i terreni che le contenevano : 4. ° Che queste incominciano a comparire e procedere in serie crescente dopo che il fiume venne a guadagnare le assise plioceniche, perchè le quan- tità maggiori si verificano sempre verso Roma o nell’ultimo tronco del fiume: 5. ° Finalmente che nei travertini rappresentanti i veri depositi di quel tempo mai si sono veduti i resti quelli animali, meno per qualche caso spe- ciale o per circostanze locali. — 338 — Per siffatti ragioni adunque crediamo dover escludere dall’ epoca qua- ternaria li grossi pachidermi, benché le loro ossa si rinvengono nelle breccie di quel tempo, per essere riferiti all’ anteriore epoca pliocenica da cui sono derivati, per un secondo trasporto. Le specie di tali esseri ricavati dalle lavorazioni di escavazione pratticate nelle breccie dell’ Aniene sono : L’ Elefante primigenio. Euelephas primi genius Blum. L’ Elefante antico. Euelephas anliquus Falc. L’ Elefante meridionale. Loxodon meridionalis Nesti. Il grande Ippopotamo. Hippopolamus major Cuv. Il Rinoceronte megarino. Pdiynoceros megarhynus Crist. Ma non sono questi i soli animali le cui reliquie vennero raccolte nelle breccie plioceniche, altri ve ne sono, le cui ossa sebbene disperse come quelle, pur si distinguono per essere comuni anche ai travertini, questi sono: 11 Bove primigenio. Bos primigenius Cuv. Il cervo comune. Cervus elaphus Lin. Un altra specie di Cervo. Cervus intermedius Geoff. ? Il Cavallo. Equus fossilis Il Castoro. Caslor fiber. Lin. Vari Carnivori Canis Hgaena etc. » Si fatti animali devono essere considerati ancor essi quali spettanti alla fauna pliocenica come i pachidermi, ovvero sono i rappresentanti della qua- ternaria e contemporanei alla formazione delle ghiaje ? Ad un quesito di tal natura io non azzarderei una risposta sicura, ma solo mi limiterei a far ri- flettere che se tutti o taluni furono pliocenici , devono aver attraversato il periodo glaciale, e forse salvati nelle caverne dove si rinvennero eziandio le loro vestigia, perchè potessero riuscire alle loro abitudini. Però di questo ar- gomento meglio avremo luogo a parlare in seguito , quando tratteremo dei fossili dei travertini. 339 — IV. Dai sedimenti di trasporto passando ora a quelli di natura chimica , ci si presentano in primo luogo queste assise, quali vere formazioni del tempo che intercorse dalla fusione dei ghiacci fino a noi. E come tali vedonsi su tutto il decorso del fiume fino alla sua foce nel Tevere. Un indagine gene- rale ci dirà a colpo d’ occhio che i travertini non sono distribuiti a capric- cio, ma dove le acque si trovarono nelle condizioni ad effettuare quel depo- sito. Noi le vedremo dove esse precipitarono in cadute , come in condizione contraria dove arrestata la loro violenza, stazionarono nelle lagune. Ma i ri- sultati ne furono diversi; perchè nel primo caso non si produssero che tra- vertini spugnosi, mentre nell’ altro i travertini risultarono compatti e lapidei. In genere però tutti questi fenomeni meglio si rinvengono nella parte supe- riore dell’ Aniene, piuttosto che nella inferiore , dove soverchiano le materie di trasporto. Per questa ragione distribuiti in gran copia si rinvengono nelle svariatissime circonvoluzioni che quel fiume percorre entro i bacini da cui trae origine, come nel suo decorso verso Arcinazzo e sotto Jenne. Il bacino di Subiaco è ripieno di essi come i larghi sotto Arsoli, dove si versa l’acqua Marcia. L’ avancorpo su cui venne eretta la città di Tivoli è di tra- vertino; ma sopratutto corrono ad imgombrare tutta l’estenzione della laguna che si dilatò in un tempo ai piedi di quella città. Poi scompariscono o al- meno si fanno rari. I travertini sono le deposizioni di quel carbonato di calce che le acque sciolsero probabilmente nell’ attraversare le rocce di tal natura, e che si rese solubile per eccesso di acido carbonico emanato dalla terra. Le acque Albule che sorgono nel mezzo delle pianure tiburtine contengono una quantità di questo principio calcare e non lo depositano fino a tanto che non hanno per- duto una quantità trabocchevole di acido carbonico e idrogeno solfo-arseni- cale. I numerosi vegetabili impastati nei travertini sembran annunziare aver essi molto contribuito a quella deposizione colla sottrazione dell’ acido car- bonico esuberante , impiegandolo ad alimentare la loro vita. Una quantità di spoglie di animali vi si associano quali compagni inseparabili delle piante. Laonde ricchi risultano i travertini di fossili , e perciò mirabilmente atti a somministrare un idea della Flora e della Fauna, caratteristiche del tempo di lor formazione. — 340 — Non istaremo ora a dare un minuto esame di tutti i luoghi che offrono deposizioni travertiniche, ne delle loro varietà dipendenti dalle circostanze, perchè troppo lungo e nojoso risulterebbe questo discorso. Noi ci restringiamo a parlare soltanto di una contrada che ci sembra poter essere adottata come tipica, o di orizzonte geologico, e questa è la laguna stessa sotto Tivoli, dove fin dall’ epoca dei Romani sono state aperte larghe cave per estrarre il lapis tiburtinus, o travertino per gli usi economici, sulle quali leggesi a chiare note il portamento di quelle acque dolci nei tempi delle grandi fiumane, derivate dalla fusione dei ghiacci quaternari. Ed eccoci a soddisfare lo scopo che ci siamo da principio proposti, di dar conto cioè delle operazioni fatte dal dotto e benemerito D. Carlo Rusconi nella contrada delle Caprine, è in altri luoghi circostanti , al quale interamente si devono le relative cognizioni. Corrispon- dente alla sponda settentrionale della laguna vedesi il tufo vulcanico derivato dai crateri cimini circondare quasi tutta la periferia dei travertini per modo da far credere che la loro continuazione serva di letto ai depositi di acqua dolce. Questi si succedono dal basso in alto nel modo seguente. 1. ° Sorge da sotterra, un grosso banco compatto, di cui non si conosce la potenza, ma che sembra sia notevole, e variabile a seconda delle acciden- talità del suolo su cui posa: 2. ° Succede a questo uno strato di terra vegetale rossa ocracea, poco coerente, con delle masse compatte di travertino tinto dello stesso colore, dello spessore di M. 0. 71. In questo strato sono pure comprese materie vulcani- che, specialmente cristalli di pirosseni di cui sono privi i travertini bianchi : 3. ° Un banco di travertino bianco compatto simile al primo, erto M. 0. 70. A poca distanza dal punto in cui sono state prese le proporzioni esse sono già variate, perchè lo strato 2° si trova ridotto a M. 0. 15, e il 3° o superiore diviso in banchi minori si è accresciuto di M. 2. 85. Alle Fosse di Tivoli vicino al canale nuovo, si ha la seguente successione: 1. ° Al livello dell’ acqua un travertino bianchissimo d’ enorme spessore: 2. ° Un letto di argilla nera forse carbonosa che sfuma in un’ argilla o marna turchina : M. 0. 24. 3. ° Un grosso strato di travertino bianco compatto che si risolve in letti minori, dello spessore di M. 2, 00. 4. ° In ultimo terra vegetale. Questi travertini assolutamente quaternari servono di letto in genere ad altri travertini più recenti, leggieri e spugnosi che portano la dominazione — 341 di Cordelline, i quali parimenti si estraggono per servire nell’ arte muraria a costruire muri leggeri. Succedono finalmente a questi, quelle concrezioni tartarose o incrosta- zioni di vegetabili o di qualunque altro oggetto formate dalle acque moderne per le quali si fece celebre il lago de Tartari , ovvero le acque albule che abbiamo già detto sorgere entro il bacino di quella laguna. Nel trattare dei travertini quaternari che rivestono il bacino della laguna tuburtina non possiamo preterire quei filoni di riempimento che vennero no- tati da principio, e che crediamo avervi molta attinenza. Sorgono i monti Cornicolani per rappresentare un brano distaccato di quelle rocce giuresi che formano la massa del monte Gennaro. Sono costituiti da tre principali pro- minenze coniche, fra loro separate e distinte che portano le denominazioni di Monticelli, Poggio Cesi, e s. Angelo in Capoccia. 11 primo di essi innalza due cuspidi: uno dei quali vien detto monte Albano, che sostiene un con- vento; T altro è occupato dal paese di Monticelli. Separati fra loro da un intermozio denominato la Forcella. La base di questo monte, si risolve in vari poggi concatenati e depressi; tutti costituiti da una successione di rocce inclinate all’ esterno nella direzione italiana ; di maniera che scavalcando il monte in traverso s’ incontrano tutte sovrapposte nel modo seguente: 1. ° Si vedono in basso delle calcarie bianche cristalline con V Ammoni- tes bisulcatus che ne accusa la formazione del lias inferiore: 2. ° Risalendo il monte si vedono succedere altre calcarie bianche in grossi banchi piene di Terebratule, spettanti al lias medio: 3. ° Sull’ alto e attraverso il paese di Monticelli , trascorre una zona di calcarie rosse argillose piene di Ammoniti e Trococere, che la dichiarano rap» presentante del lias superiore : 4. ° Tutto l’opposto lato del colle risulta di letti piuttosto sottili di cal- carie simili al marmo majolica, di un color d’ avorio attraversate da spesse venature spatiche candide, con nodi di focaja, e contenenti Aptici che le col- locano fra le roceie colitiche. Su vari punti di queste masse montane i dislocamenti delle loro rocce compatte hanno dato luogo a molti filoni di riempimento, formati da acque dolci penetrate in quelle fratture. Al Monte Albano a Monticelli a Fossavota s’ incontrano nelle spaccature che attraversano il Lias medio, a Carcibove, a Collelargo a Collegrosso, in quelle dell’oolite. Tutti sono fossiliferi, e le loro pareti sono tappezzate di strati alabastrini, e fra esse le materie contenute sono — 342 — molto analoghe a quelle dello strato di travertino rosso compreso nel tra- vertino bianco delle Caprine. Oltre ai filoni , la superficie del monte offre analoghe formazioni depo- sitate entro antichi canali, o fossi che un di discesero per condur via le acque. Anche questi sono riempiti delle stesse materie rosse dei filoni, per modo da non errare se attribuiamo una contemporaneità o medesima origine a tutte queste formazioni : contemporaneità altresì provata dai fossili contenuti. I resti delle generazioni quaternarie racchiusi in questa rocce sono i seguenti : Alle Caprine l.° Nel travertino bianco com- patto che forma il banco inferiore: Vertebrati Canis familiaris fossilis » Vulpes Lepus Arvicola Molluschi Helix conica Drap. Poliphemus dilatatus Ziegl. Planorbis Spirorbis Muli. Canis familiaris fossilis » Vulpes Ursus Meles fossilis Erinaceus europaeus Lepus Arvicola Altri rosicanti Sus aper Bos primigenius Cervus elaphus » sp. < Equus fossilis Loxia Altre specie di Uccelli Molluschi Vegetabili Arundo donax 2.° Nel travertino rosso che suc- cede superiormente. Vertebrati Homo Vespertilio Hyaena Felis Ignx Limax maximus Lin. Helix pomatia Lin. » cornea Drap. » cellaria Muli. » obvolula Muli. » naticoides Drap. » carthusiana Drap. » pisana Muli. » rotundata Muli. » conica Drap. » ericetorum Muli. » neglecta Drap. » cespitum Drap. — 343 — Clausilia papillari Drap. Bulimus aculus Brug. » decollatus Brug. Paludina sp. 3. ° Travertino superiore bianco Helix pomatia Lin. » rotundata Muli. » cespitum Drap. )> ericetorum Muli. » cellaria Muli. » conica Drap. » naticoides Drap. » trocoides Poir. » sp. )> sp. » sp. Bulimus decollatus Brug. » aculus Brug. » sp. Pupa tridens Drap. » doliolum Drap. » dolium Drap. » polyodonta Drap. Succinea amphibia Drap, w oblonga Drap. Bythinia similis Stein. Limnaea ovata Lam. » truncatula Goup. » palustris Flem. 4. ° Cardelline (Mancano ancora) 5. ° Tartari moderni Molluschi Succinea amphibia Drap. Vegetabili Foglie di Carpinus ì) Ulmus » Quercus etc. I fossili dei filoni sono: l.° Filone meridionale del Monte Albano- Vertebrati Bos primigenius Cervus elaphus » sp. (come alle Caprine) Lepus Anas fidigula Molluschi Helix pomatia Lin. » pisana Muli. » rotundata Muli. » ericetorum Muli. » obvoluta Muli. » lapicida Lin. » cellaria Muli. » cespitum Drap. » neglecta Drap. Bulimus aculus Brug. » detritus Desh. » acicula Brug. » decollatus Brug. Cyclostoma elegans Drap. » Sulcatum Drap. Lymnaeus stagnalis ? Clausilia sp. Pupa tridens Drap. » sp. Poliphemus dilatatus Ziegb Altri indeterminati 45 Vegetabili Molluschi Frutti di Micia Frammenti di legni. Helix obvoluta Muli. )) cellaria Muli. 2.° Filone orientale del Monte Albano » cespitum Drap. Helix rotundata Muli. Vertebrati » conica Drap. )) lapicida Lam. Clausilia papillaris Drap. Hyaena Canis Arvicola Sus scropha Bos primigenius Ossa di moltissimi uccelli indeterminati Lacerta agilis Cyclostoma sulcatum Drap. Vegetabili Frutti di Vicia 4.° Filone di Carcibove Molluschi Vertebrati Zonites lucidus Leach. Helix rupe stris Drap. » sp. Cyclostoma sp. Bythinia brevis Dup. Clausilia sp. Arvicola Vespertilio Molluschi Bulimus decollatus Brug. Insetti 5.* Filone di Colle largo Julus ovalis Lin. Glomeris Latr. Molluschi Vegetabili Helix conica Drap. Frutti di una Crucifera (Neslia ?) 6.° Filone di Colle grosso 3.° Filone di Fossa vota Vertebrati Vertebrati Bos primigenius Arvicola Una vertebra di piccolo mammifero — 345 V. Dalle rocce e fossili dei travertini ora esaminati quali deduzioni possono trarsi ? I resti organici contenuti presentano una fisionomia, e questa può ri- tenersi come la vera facies della Fauna quaternaria, succeduta alla scomparsa pliocenica distrutta dal periodo glaciale. Conciossiachè le assise travertiniche non sono i terreni di trasporto, dove tutto venne rimescolato, ma il prodotto di tranquille operazioni mantenute inalterate fino a noi. Egli è un fatto, ora- mai bastantemente costatato presso di noi, che quei grandi pachidermi che fecero tanta figura negli anteriori tempi pliocenici, sono del tutto scomparsi nei travertini. Io non sò a che le osservazioni mi condurranno in appresso, ma oggi egli è certo che mi persuadono ad escludere affatto gli Elefanti e gl’ Ippopotami dai tempi pliostocenici , perchè presso di noi vennero intera- mente estinti dall’ insopportabile freddo preceduto. Questa medesima conclusione tratta dai travertini della laguna tiburtina, viene confermata dalle osservazioni fatte su tanti altri luoghi che contengono formazioni di quella natura, le quali tutti ripetono lo stesso argomento. Sotto il castello di Vitriano: presso il fontanile del Cupo: alla valle Campeconi: contrade comprese nello spazio fra Tivoli , Monticelli e Marcellina , rinven- gonsi larghe falde di travertini quaternari ricchi di fossili palustri, Planorbis , Limnaea , Paluclina etc, che tuttora vivono negli stessi luoghi , addossati al terreno pliocenico, senza contenere verun indizio di quei grossi mammiferi. Anzi ai Gampeconi, i resti dell’ Ippopotamo rinvenuti nella sabbia gialla subap- pennina, che a prima vista si prenderebbe per una sovraposizione ai traver- tini, è in vece una formazione anteriore marina , che serve d’ appoggio ad una posteriore d’ acqua dolce. Dunque anche i travertini confermano le de- duzioni tirate dai terreni di trasporto. Ma quello che dicesi dei grossi pachidermi può anche applicarsi agli al- tri mammiferi ? Io credo di nò, avvegnaché vari di essi si mostrano in a m- bedue le epoche plioconica e quaternaria. A Campeconi lo stesso terreno che somministrò i resti d’ Ippopotami, associava quelli di grossi Cervi. Alla Ri- patransone sull’ Adriatico ossa numerose di Elefanti stavano insieme a quelle di Bovi e Cavalli. Laonde è giusto il credere che vari animali pliocenici pas- sassero ad essere quaternari, per dare origine a molte delle specie viventi. Ma dove e come si salvarono ? Per rispondere a questo quesito facciamo appello alle osservazioni fatte nelle caverne ossifere, le quali coi loro fossili — 346 — si prestano a far credere servissero di riparo agli animali scompigliati da un cambiamento di cielo. Se le loro vestigia si rinvengono in quelle spelonche, certo è che vi perdettero la vita; ma come molti di essi vi perireno, altri possono avervela scampata, e così riuscire per adattarsi ad un nuovo ordine di cose. Ma torniamo alle Caprine per cercare una spiegazione allo stato dei suoi numerosi fossili. Tutte le rocce di quel luogo si riducono a questo : che un gran deposito di travertino bianco formato da un’ acqua tranquilla viene attraversato da una zona o letto di terra vegetale , e travertino rosso ; tutti contenenti i medesimi fossili, colla differenza che questo n’ è più ricco, e quasi tutti sono terrestri. Da questa giacitura v’ è tutto il luogo a credere che durante il periodo della deposizione calcare, si verificassero delle piog- gie dirotte su quei monti, le di cui acque trascorrendo le circostanti cam- pagne trascinassero la terra vegetale insieme alle spoglie degli animali , di cui era disseminata, entro la laguna sottostante. 11 loro stato di frazioni senza logoramento indica violenza e un breve trasporto da quelle vicinanze, come eziandio dà una prova 1’ associazione confusa di essi colla terra vegetale e coi travertini istessi la cui deposizione venne disordinata da un tale rime- scolamento. Compiuta la fase di questo avvenimento, e ristabilita la calma , tornò la deposizione regolare a ripristinarsi, e così si formarono i travertini bianchi superiori. ’Una coincidenza cronologica potrebbe renderci ragione delle probabili pioggie dirotte avvenute in quei tempi. Se consideriamo che circa quell’epoca il Lazio fatto preda del fuoco vulcanico, faceva la più gran mostra di se con tremende eruzioni, crediamo non isbagliare, se a questa attribuiamo quegli squilibri atmosferici spessissimo compagni di un attivo vulcanismo. VI. Volgendosi ora a parlare delle umane vestigia comprese nello strato rosso interposto ai travertini bianchi delle Caprine, potrebbe da taluno formularsi il quesito; se nei depositi quaternari si racchiudono Bovi Cervi etc, derivati dalla Fauna pliocenica, esclusi sempre i grossi mammiferi, sarebbe egli pos- sibile che fra quelli si comprendesse anche 1’ uomo ? Sebbene logica questa domanda, perchè il clima plioconico più caldo potrebbe essere stato soppor- tato dall’ uomo, come lo è oggi sotto i tropici; pure il non aver mai ritro- vato, resti umani nei terreni pliocenici , come nel vero quaternario mai gli avanzi dei pachidermi maggiori, a buon diritto possiamo credere, almeno fin qui che questi siano di pertinenza pliocenica, quello facente parte della Fauna quaternaria- Laonde noi riteniamo che 1’ epoca antropica incominci colla qua- ternaria, e che 1’ uomo fin da quelle rimotissime epoche sia stato compagno di tutti gli animali accusati dai travertini, la maggior parte dei quali ancora vivono nella contrada , meno quei pochi che coll’ andare dei secoli , o emi- grarono, o vennero distrutti, forsanche dall’ uomo medesimo. La gran quantità di pietre silicee tagliate a modo di freccie che, come in molte altre contrade italiane, si raccolgono continuamente nelle regioni che comprendono tutto il sistema idraulico dell’ Aniene fin nel paese dei Marsi, ci danno argomento a credere che nella prima età di sua esistenza f uomo vivesse colà allo stato selvaggio. Non conosciamo fin qui per osser- vazioni dirette la giacitura di quelle armi perchè semplicemente raccolte nella terra vegetale tanto volte rimossa dal ferro agricoltore ; ma il rinvenirle per valli e per monti fanno sospettare aver 1’ uomo trascorsi quei luoghi, dopo che il fondo del mare subappennino li ebbe messi in secco, vale a dire nel- 1’ epoca quaternaria quando la superfìcie della Terra si riduceva all’ aspetto attuale (2). In quei tempi gli Appennini, e i subappennini già scoperti dalle acque doveano essere rivestiti di dense e intricate foreste , nel seno delle quali f uomo senza alcuna dimora fissa dovea aggirarsi in cerca del suo sostenta- mento. E siccome la caccia e la pessca dovettero necessariamente essere le prime occupazioni dell’ uomo; così quelle armi fabricate avanti che, si tro- vasse il modo d’ impiegar metalli, furono probabilmente adoperate prima a quel fine, poi impiegate all’ uso della guerra, pugnata fra gente incivile e fe- roce. Queste deduzioni tirate oggi dai fatti vennero già pensate dagli anti- chi scrittori, i quali parlando dei tempi più rimoti, rappresentano queste no- stre contrade ricoperte di folte boscaglie abitate da razze selvaggie fino alla comparsa di Saturno e Giano, personaggi reali, primi istitutori dell’ agricol- tura e delle leggi. Quella fu 1’ età dell’ oro, o 1’ età prima dalla quale pre- sero radici la civiltà e la coltura dello spirito. Chiudiamo questo brano della storia terrestre col seguente quadro di tutti i cosmici avvenimenti dell’ Italia centrale argomentati dalle osservazioni, per epilogare e mettere solt’ occhio tutto quello che abbiamo detto delle re- gioni per le quali trascorre 1’ Aniene. — 348 — Quadro cronologico delle vicende cosmiche avvenute nell' Italia centrale dall'ultimo sollevamento appennino fino a noi. EPOCA MIOCENICA Terziario medio. Ultimo e il più vasto dei sollevamenti appennini, dopo che il mare al finire dei tempi miocenici avea depositate le arenarie compatte o i macigni contenenti ligniti ed altri fossili. EPOCA PLIOCENICA Terziano Superiore. Succeduta all’ ultima emerzione degli appennini, e corsa tranquilla fino al suo declinare. Durante quest’ epoca il clima è eguale in tutta la superficie terrestre, mancando ancora le linee isotermiche: il calore è molto più elevato di quello che ora si sperimenta presso di noi, variante solo entro una scala, determinata dall’ umidità e dall’ elevazione del suolo, 1 monti emersi sono molto più scabrosi e rivestiti di folti boschi. Gli agenti atmosferici e la vegetazioni ne alterano le rocce più elevate che ca- dano in disfacimento, e i monti si rotondano. Le pioggie vi determinano i primi torrenti che sono i rudimenti dei fiumi moderni. Esse trascinano i detriti dei monti nel mare sottoposto, e fra questi trovasi l’Aniene col solo suo primo tronco, cioè dalle sue sorgenti alla foce nel mare nel bacino di Subiaco. Formazione dei primi travertini, lungo il corso delle acque dolci- Le acque marine corrono ad infrangersi su tutte le radici dei monti appennini, rientrano fra loro per seguirne l’andamento, e della costa italiana vien fatto un vero arcipelago. Si depongono dal mare le marne subappennine con stratificazione marina. Queste vengono inseguito dislogate per effetto di terremoti concomitanti la comparsa dei mammelloni trachitici. Tolfetano , Cimino, Virginio, del Sasso etc. - 349 — Con questi hanno origine le emanazioni solforose, producendo solfatare o gessaje. Si depongono le sabbie gialle che indicano un leggiero movimento delle acque marine. Gli appennini sostengono una vegetazione più meridionale che non è al presente, distesa in dense foreste. Esse vengono abitate da stuoli numerosi di animali , dei quali pochi ne sono restati viventi. In tutta 1’ epoca pliocenica signoreggiano i Pachidermi maggiori: Ele- phas anliqum , E. Meridionalis , E. Primigenius. Hippopotomus major , Rhynoce- ros megarhynus , ai quali si associano il Bos primigenius , Cervus etc- i cadaveri dei quali sono trascinati dalle acque e mescolate alle sabbie di sedimento marino. Il mare è popolato da un’ infinita quantità di conchiglie e zoofiti, una gran parte dei quali vive ancora. La Natura si dispone ad un’azione cosmica. Burrasche sui monti, le masse d’ acqua che vi si rovesciano trascinano nel mare i detriti più grossi di roc- ce appennine , il quale più mosso le trasporta a varia distanza dalla spiag- gia formando i depositi di brecce che si sovrappongono alle sabbie gialle. Duranti queste vicissitudini un lento sollevamento ha messo allo sco- perto una gran parte dei subapennini, molte isole si sono unite al continenete e 1’ arcipelago a poco a poco scomparisce. L’ Aniene prolunga il suo corso fino a Vicovaro seguendo il ritiro delle acque. Periodo vulcanico. Cresce l’agitazione di Naturale forze interne della Terra si concentrano nei tre punti di minor resistenza di una lunga frattura intercorrente, para- rella fra gli appennini e la catena littorale. Agitazioni e terremoti gravissimi che producono dislocamenti e faglie in tutte le assise plioceniche, in relazione a quei tre centri d’ azione. Il mare è sempre più mosso. Si aprono le tre bocche vulcaniche situate al N. 0. di Roma; Vulsinia Cimina e Sabatina, sotto le stesse acque marine. Queste si pongono in uno stato di continua burrasca che infierisce colle eruzioni. — 350 I confini del mare sono più ristretti a causa degl’ innalzamenti prodotti dalle spinte vulcaniche, e formano un grandissimo golfo comprendente le pia- nure romane e viterbesi. Le correnti che irraggiano dai centri eruttivi spandono le materie vul- caniche fin dove giungono le acque marine, e si formano i tufi vulcanici con stratificazione marina. Gli esseri viventi del Continente sono gravemente turbati dagli sconcerti atmosferici che accompagnano le eruzioni, i marini sono estinti e scompari- scono. Si sollevano i crateri per sovraposizione delle materie eruttive in forma di coni schiacciati, molti dei quali emergono a modo d’ isole eruttanti lungo la linea mediana del golfo. In virtù di tante materie eruttate diminuisce il fondo del mare , e per effetto delle spinte dal basso in alto contro la crosta terrestre, il suolo s’ in- nalza e le acqne si ritirano verso i confini attuali. Si allungano perciò i fiumi e compongono i loro sistemi- Così 1’ Aniene raggiunge il Tevere e vi si versa. I vulcani pliocenici a poco a poco si estinguono , e con essi declina e finisce 1’ epoca pliocenica. Periodo glaciale. Ahbassamento notevole della temperatura terrestre. Condensamento delle acque atmosferiche che cadono sotto forma di pioggie e di nevi. Formazione dei ghiacciai appennini. Costernazione generale di tutti gli esseri viventi ed estinzione di tutti i grossi pachidermi. Le caverne sono di rifugio e molti animali, una gran parte vi si salvano: ma molti di essi poi vi vengono spenti, e perciò le spelonche sono divenute ossifere. Per tutto regna morte e desolazione. Dopo un certo tempo torna ad innalzarsi la temperatura della Terra per giungere lentamente fino al grado presso a poco attuale. Per essa avviene la fusione dei ghiacci. Trasporto di grosse masse di calcaria appennina per effetto di frane o di zattere di ghiaccio. — 351 — Origine delle correnti diluviane. EPOCA PLEISTOCENICA Quaternario — Diluviale — Antropica- Le masse delle acque cadendo precipitose dai monti, si gettano sulle pia- nure, sbaragliando tutto ciò che incontrano. Per esse vengono scavati i grandi alvei dei fiumi maggiori. Si forma la caduta dell’ Aniene a Tivoli, e il fiume sotto di essa si apre in una vasta laguna, dove si depositano i travertini che la rivestono. Dall’ impetuosa fiumana viene aperto il grande alveo nel terreno plio- cenico della campagna romana, dove ora corre F Aniene, sull’ andamento delle precedenti fratture. Entro di essa vi sono rimescolati dalla corrente le sabbie e le ghiaje plioceniche colle numerose ossa dei pachidermi che contengono, e culle ma- terie vulcaniche loro sovrapposte. Le quali materie tutte vengon distese sul fondo con istratifìcazione fluviale. Colla fusione dei ghiacci per innalzamento della temperie, si rianima la vita negli esseri organizzati. Il suolo si riveste di vegetazione: quel residuo di animali per avventura salvati nelle spelonche esce in libertà ; con questi compariscono nuovi esseri, e la vita generale assume un carattere particolare attinente al nuovo ordine di cose. La terra e le acque sono a poco a poco ripopolate intieramente di piante e di animali. Comparisce 1’ uomo a compi- mento della Fauna quaternaria, che per la prima volta si manifesta selvaggio nelle foreste. Decorre F epoca quaternaria. II vulcanismo spento coll’ epoca pliocenica si riaccende nel Lazio nel seno dell’ atmosfera, producendo il cono laziale coi suoi crateri di eruzione, e la cui azione si spiega in tre periodi, distinti da altrettanti di tregua o riposo. Per effetto di questo vulcanismo il suolo lentamente siegue a sollevar- si, di modo che le acque ancora si ritirano nei confini attuali, lasciando sco- perta la zona delle spiaggie emerse. I ghiacciai sono intieramente consumati, le fiumane diminuite, le acque si abbassano, e si restringono a serpeggiare nel fondo dei grandi alvei dilu- viani. 46 — 352 — Così si scolano i loro spandimenti, la laguna dell’ Aniene sotto Tivoli scomparisce lasciando scoperti i travertini, e i piani del suo fondo. Si estinguono i fuochi nel Lazio, e i crateri si riempiono d’ acqua pio- vana dando origine ad una quantità di laghi. Molti di questi coll’ andar del tempo si colmano e seompariscono lascian- dovi i loro sedimenti. L’ uomo si costituisce in società si civilizza, e colla sua opera finisce di ridurre il suolo delle nostre contrade all’ aspetto che tuttora presenta. 353 — NOTE (1) I resti di Elefanti, Ippopotami, Mastodonti etc. Sebbene comunissimi nei terrreni di trasporto fluviale quaternario, non s’ incontrano tanto facilmente in quelli di trasporto marino pliocenico , da cui ebbero origine i materiali traslati e le ossa istesse. A prima vista questo fatto si presenta contraditto- rio, però si consideri che quella scarsezza non è assoluta, ma relativa al piano dei tufi vulcanici per una gran parte disteso a ricuoprire e nascondere , le sabbie e le ghiaje plioceniche. Non vi voleva che la potenza abrasiva delle acque per disfare i tufi, mettere allo scoperto quelle rocce e i loro mate- riali insieme alle vestigia organiche contenute, e trascinarli lungo il loro corso nel fondo degli stessi alvei fluviali. La tavola annessa dimostrante la giacitura di quelle reliquie di cui possiamo dar contezza certa , fa veder chiaramente che le ossa di tali animali, o si rendono manifeste dove il pliocene non venne mai ricoperto dalle materie vulcaniche, ovvero nelle fiancate dei fiumi dove le acque misero allo scoperto le testate dei banchi pliocenici. Se poi taluno domandasse perchè i tufi vulcanici , ancor essi marini e pliocenici, non comprendano ossa di Elefanti, noi faremo riflettere che non solo le ossa dei grandi Pachidermi non si rinvengono racchiuse in quelle roc- ce; ma eziandio quelle degli altri vertebrati, di cui appena si vedono traccio. E qui noi crediamo richiamar l’attenzione ai crateri eruttivi aperti sotto le stesse acque marine, e alla più energica attività di un vulcanismo giovane, che fu capace di aprire enormi voragini, quali son quelle ora rappresentate dai bacini dei laghi Vulsinio , Cimino e Sabatino. Le acque marine perciò che trasportavano le materie eruttate fino alla distanza di 30 o 40 miglia , do- veano essere in uno stato di perenne tempesta, e i loro flutti correre furio- samente su tutte le spiaggie di quel tempo, per rigettare tutto quello che gli veniva condotto dalle terre emerse. Ed ecco perchè può dirsi, i tufi non contenere in genere fossili, ad eccezione di qualche piccolo dente come quello del Rivo spettante a un Roditore, e a frantumi di conchiglie o resti di vege- tabili terrestri, malmenati entro una certa zona scorrente lungo il littorale d’ allora. Ma questo difetto delle ossa di pachidermi nei tufi, non esclude la presenza di quegli animali durante 1’ epoca vulcanica , imperochè i denti del — 354 — Mastodonte rinvenuti a Montoro erano compresi in un deposito d’ acqua dolce contemporaneo alle eruzioni dei Cimini. Peraltro se quelle reliquie organiche non possono fin qui, essere citate in un numero grande , nondimeno sono tali e tante da poter argomentare dell’ epoca e della quantità degli esseri di cui trattiamo. Da questi ritrovati adunque si vede che gli Elefanti i Rinoceronti i Ma- stodonti etc. esistevano fino dai tempi in cui si deponevano le marne, subito dopo r ultimo sollevamento degli Appennini, e una prova nè siano lo sche- letro dell’ Elephas anliquus trovato in quelle assise entro il fosso di D. Au- relio presso Rignano , associato a fuchi e a conchiglie marine di quel tem- po. Fig. 1. A , e i denti e le ossa di un altro Elefante nelle marne di Ba- gnorea. Sono ormai vari anni che trovandomi col Conte Alessandro Spada e il prof. Orsini a percorrere le colline subappennine sul littorale Adriatico, a de- stra della via che da Grottamare salisce a Ripatranzone , c’ imbattemmo in un cimitero di ossa racchiuso nella sabbia gialla pliocenica , fra le quali si distinguevano le elefantine, e quelle di Bovi, Cavalli, Cervi etc. Fig. 2. B. Alla contrada detta Campeconi sotto s. Polo de Cavalieri, P Abate Ru- sconi nelle sue indagini scuoprì i denti e le mascelle de\V Ippopotamus major , in quella stessa roccia pliocenica sovraposta alle marne. Fig. 4. C. Sono vari anni che P Ingegner Provinciali nell’ estrarre la ghiaja per la manutenzione della via Cassia mise a giorno sulle colline d’ Acquatraversa a tre miglia da Roma molte ossa e mascelle elefantine, ora conservate nella collezione del sig. Ceselli. Fig. 5- E. Al finire del passato aprile di quest’ anno 1862 nella città di Subiaco, sulla strada dei Cappuccini, nel rimuovere le sabbie e ghiaje plioceniche, che un proprietario faceva per certe sue costruzioni è stata rinvenuta una difesa e varie ossa di un Elefante. Fig. 3. D. Nei lavori che attualmente si eseguiscono sulla linea della ferrovia di Napoli e precisamente sulle sponde del Liri all’ Isoletta, son pochi giorni che vennero fatte palesi le difese di un Elefante racchiuse nelle breccie plioce- niche che in quella regione formano estese colline , e dalle quali vennero estratti in altri tempi, interessanti fossili. Comparisce in fine il Mastodonte di Montoro i cui denti molari e difese furono trovate in un deposito lacustre contenente eziandio elici e conchi- — 355 — glie palustri di un aspetto alquanto diverso dalle moderne, e che accennano a tempi diversi- Fig. 6. F. Se a tutte queste scoperte si aggiungano tutte quelle di cui fin qui non si tenne conto, si avrà un numero tale di quelle reliquie da poter argomen- tare, che il terreno pliocenico trascorrente sotto il gran letto di tufi vulca- nici, è disseminato di cadaveri e di ossa di quei grossi mammiferi, non meno che i Parnpas di Buenos Ayres. Di questa quantità danno una prova le stesse brecce fluviali quaternarie, avvegnaché le correnti che le trasportarono por- tate via le materie vulcaniche, rimossero una quantità grande di ossa plio- ceniche e per un secondo trasporto le rimescolarono colle medesime brecce e coi detriti vulcanici, distendendole finalmente nel fondo delle fosse in cui correvano. Fig. 7. La qual cosa manca in tutti i travertini di quel tempo che sono i veri rappresentanti dell’ epoca quaternaria, come dimostrano quelli della laguna tiburtina. Fig, 8. g. La fossilizzazione eziandio ha qualche cosa speciale di caratteristico nelle ossa veramente plioceniche, e questa è in ragione delle rocce entro cui sono contenute. Oltre 1’ integrità, si rinviene generalmente la sola sottrazione della parte organica, mentre nelle quaternarie o di secondo trasporto, non solo si ha 1’ alterazione meccanica, ma altresì la penetrazione di tante altre sostanze con cui vennero messe in contatto. Tutto adunque si combina a far credere e confermare quello che abbiamo annunciato, che i grandi pachidermi Ma- stodonti, Elefanti, Ippopotami e Rinoceronti, che presso di noi rinveniamo, appartengono alla Fauna pliocenica, a non alla quaternaria nella quale, si trovano solamente per combinazione. (2) Comunissime sono le punte di freccie in pietra focaja, disseminate nelle nostre campagne. Un pregiudizio negli agricoltori li ha portati a far credere essere queste punte di saette cadute dal cielo considerando in esse quella forma che i pittori sogliono dare ai fulmini. Un tal pregiudizio ha dato luogo ad un secondo, e questo è che tenute in dosso li preserva dai fulmini, e perciò vengono da essi custodite gelosamente nelle loro tasche. Oggi però queste false credenze sono quasi del tutto scomparse avendo conosciuto che quel talismano non li salva da un pericolo comune a tutti. Le focaje di cui sono formate sembrano quelle stesse che sui nostri ap- pennini accompagnano le formazioni della creta, e che una volta venivano anche da noi estratte per farne pietre da fucile. Queste armi hanno una forma triangolare, alcune allungatissime , altre raccorciate, e si rinvengono sempre nella terra vegetale , ove le acque non ebbero forza di trasportarle; la qual cosa ci conduce a credere, la forma del del suolo aver poco variato da quei prischi tempi quaternari fino a noi. La quantità poi in certi punti è così grande da farvi supporre o una fabricazione di esse, ovvero un qualche combattimento fra quei primi inquilini della con- trada . — 357 — Florae romanae Prodromus exhibens plantas circa Romana, in Cisapenninis Pon- ti ficiae dictionis provinciis , et in Piceno sponte veniente s. Auclore Petro Sanguinetti. (Continuazione) (*). TETRAGONOLOBUS. 1533. siLiQoosus DC. Prod. Syst. nat. t. 2. p. 215. Glaucescens glabe r pilosusve, pilis patentibus- Caule decumbente ramoso: foliolis stipulisque obova- tis acutis: pedunculis solitariis axillaribus 1-floris folio multo longioribus: bra- eteis 3-phyllis lanceolato-acuminatis, foliolis stipulis bracteisque nigro-puncta- tis: laciniis calycinis tubo brevioribus: corolla grandi, calyce multo longiore: leguminibus tetragonis erectis, angulis angustissime alatis. T. siliquosus Bert. FI- lu t. 8. p. 208 - Lotus siliquosus oc fi Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 257. n. 921. In pratis umidis, et in maritimis. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1534. purpureus DC. Prod. Syst. nat • t. 2. p. 215. Hirsutus. Caule cae- spitoso decumbente erectove saepe ramoso: foliolis stipulisque rombeo-obo- vatis: pedunculis solitariis axillaribus folio brevioribus vel subaequalibus 1 raro 2-floris: bracteis 2-3-pbyllis ovato-acuminatis brevissime stipitatis: laciniis ca- lycinis tubo subaequalibus, corollaque multo brevioribus: leguminibus erectis elongatis crassis tetragonis, angulis alatis. L. tetragonolobus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p • 257. n. 922 - Bert. FI. It. l. 8. p‘ 211 - Lotus rubra siliqua anguiosa Hort. Rom. t. 7. tab. 26. In collibus maritimis nec non in sterilibus circa Urbem. Ann. Fior. Junio. Flores purpurei. 1535. Requi eni Maur. in Ten. Viagg. Abr. p. 81. Hirsutus. Caule pro- cumbente alterne ramoso: foliolis obovatis integris: stipulis semicordatis pe- tiolum superantibus: pedunculis folium subaequantibus: floribus solitariis con- jugatisve, bractea 3-phylla, brevioribus: vexillo calycem superante: legumini- bus elongatis rectis teretibus apteris, suturis prominulis- W Y. sessione V, del 6 aprile 18&2. — 358 — L. Requieni Sang. Cent, tres p. 106. n. 939 - Bert. FI. II. t. 8. p. 214. In aggeribus viae Portuensis septimo ad Urbe miliario. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores coccinei. BONJEANEA. 1526. h irsuta Retili. Exc. t . 2 . p. 507. n. 3265. Hirto-canescens. Caule decumbente erectove ut plurimum alterne ramoso: foliolis inferioribus obovatis obtusis, superioribus oblongo-lanceolatis acutis: stipulis majusculis ovatis pe- tiolo multo majoribus: pedunculis axillaribus folio longioribus 7-8-floris, flo- ribus fasciculatis, bracteis 3-phyllis foliis superioribus conformibus: legumini- bus rectis crassis cylindraceis calyce longioribus. B. hirsuta Bert. FI. It. t. 8. p. 236 - Lotus hirsutus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 258- n. 925 - L. Haemorroidalis fi. albo et subrubesc. Barrei . Ic. 1033. In collibus sterilibus circa Urbem communis- Monte Mario etc. Perenn. Fior. Majo. Flores albo purpurascentes. 1537. regta Reich. Exc. t. 2. p. 507. n. 3264. Molliter villosa. Caule erecto valde ramoso, rarriis patulis: foliolis obovato-acuminatis apiculatis: sti- pulis oblique ovatis acutis breviter stipitatis: pedunculis axillaribus folio lon- gioribus sub-20-floris, floribus capitatis: bracteis 1-2-phyllis foliolis ovato-lan- ceolatis: leguminibus teretibus recti s calyce longioribus. B. recta. Bert. FI. It. t. 8. p. 239 - L. rectus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 258. n» 926 - L. coronatus latifolius sii iquis nigris Barrel. Ic. 544. In nemoribus ad sepes umbrosas solo arenoso. In copia sul Monte Mario. Suffrut. FJor. Junio-Julio. Flores purpurascentes. DORYCHNIUM. 1538. herbaceum Vili • Dauph- t. 3.p. 417- tab. 141. Lete virens. Caule terete erecto vel prostrato valde ramoso: foliolis oblongis mucronulatis: stipulis foliis conformibus : pedunculis axillaribus terminalibus elongatis multifloris : floribus parvis in capitulo denso: dentibus calycinis tubo brevioribus: legumi- bus ovalibus erectis- D. herbaceum Bert. FI. It. t. 8. p. 241 - D. suffruticosum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod • p- 258. n. 929 - D. monspelicum Hort . Rom. t. 7. tab. 34. In dumetis nemorosis sterilibus frequens. Sui colli della Farnesina, Villa Madama, Macchia Maltei etc. Perenn- Fior. Junio. Flores albi, carina atro-purpurea. — 359 - TRIGONELLA. 1539 corn iculata L. Sp. PI p. 1094. Glabra. Caule erecto ramoso: fo- liolis inferioribus obovatis, superioribus cuneato-oblongis, omnibus toto mar- gine denticulatis: stipulis lanceolato-acuminatis integris lacinulatisve: floribus racemosis longe pedunculatis: dentibus calycinis acuminatis tubo brevioribus: leguminibus arcuatis pendulis transverse venosis : seminibus parvis ovato- acutatis laevibus ferrugineis. T. corniculata Sebasl. En. PI. Amph. Flavii p • 73. n. 227 - Seb ■ et Maur ■ Fior. Rom. Prod. p. 259. n. 930 - Bert. FI. It . t • 8- p. 245. In siccioribus communis: Sul Colosseo ete. Ann. Fior- Majo-Junio. Floses flavi- Obs. Tota pianta faetens etiam dum sicca. 1540. Pes-avium Bert . FI. It. t. 8. p . 247- Subglabra. Caule tenui ad- scendente parce ramoso: foliis obcordatis basi constrictis apice mucronulatis superne argute denticulatis: stipulis lanceolato-acuminatis, auriculis laciniatis: pedunculis solitariis axillaribus sub-4-floris, floribus sertulatis: laciniis caly* cinis subulato-acuminatis tubo subaequalibus: leguminibus compressis subar- cuatis transverse venosis: seminibus oblongis laevibus utrinque rotundatis sub- eroceis. In ruderatis. Sul Colosseo, lungo la Porta S. Sebastiano etc. Ann- Fior. Aprili-Majo- Flores flavi. 1541. monospeliaca L. Sp. PI p - 1095- Pubescens. Caule prostrato ve! erecto-patulo: foliolis obovato-cuneatis apice denticulatis: stipulis lineari-Iam ceolatis dentatis integrisve : laciniis calycinis lanceolato-subulatis tubo cam- panulato longioribus: leguminibus arcuatis obtusiusculis transversim nervoso- reticulatis: seminibus parvis obovatis granulati. T. monospeliaca Sang. Cent, tres p. 107- n. 241 - Bert - Fi It . t. 8. p. 248. Ad margines agrorum in apricis et in aridis maritimis. Ostia • Ann. Fior. Majo-Junio. Flores pallide flavi. 1542. gladi at a Slev. Cat. Hort • Goren. 1808. p. 112- Hirsuta. Caulibus procumbentibus: foliolis obovato-oblongis cuneiformibus argute serratis : sti- pulis basi connatis, apice lanceolato-acuminatis: floribus solitariis sessilibus : calycis pilosi dentibus subulatis longitudine tubi : leguminibus falcatis 5-6- spermis rostro eìongato longioribus : seminibus parvis ovato-subreniformibus punctato-rugosis. 47 — 360 — T. gladiata Bert • FI. It. t. 8. p • 252 - T. prostrata Sang. Cent, tres p. 107- p. 240. In sterilibus ad margines viarum. Fiumicino , Tivoli , iVarwj etc. Ann. Fior. Janio- Fior, luteoli. MED1CAGO. * Lesuminibus semilunatis. 1543. lupulina L. Sp • PI. p. 1047- Pubescens- Caule prostrato ramoso: foliolis subrotundis ovatisve retusis mucronulatis apice denticulatis : stipulis ovato-lanceolatis acutis integris dentatisve: pedunculis folio longioribus: flo- ribus in capitulo depauperato tandem elongato: laciniis calycinis inferioribus corollam subaequantibus: leguminibus parvis semilunatis inermibus subtiliter reticulato-venosis monospermiis: seminibus subreniformibus. M- lupulina Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 54- n. 145 - Seb. et Maur. Fi Rom. Prod. p • 259. n- 933 - Bert. FI. It. t. 8. p. 258. In pascuis et marginibus viarum etiam in Urbe vulgatissima. Ann. Fior. Majo-Junio- Flores lutei, 1544. Cupaniana Guss. Syn. t. 2. p • 362. Pubescens. Caule prostrato adscendentove caespitoso ramoso : foliolis ovato-euneatis apice denticulatis : stipulis acutis lanceolati: pedunculis elongatis: floribus in spica racemosa bre- viuscula tandem elongata : laciniis calycinis corolla duplo longioribus : legu- minibus parvis reticulato-arcuatis hispìdulis : seminibus irregulariter renifor- mibus. M. Cupaniana Bert • FI- It- t- 8. p» 260 - M. Willdenovii Sang. Cent, tres p. 108. n. 242. In pratis herbosis nec non in collibus calcarei. Perenn. Fior. Majo. Flores parvi lutei. 1545. obscura Retz. Obs. t- 1. p. 24. tab. 1. Subhirsuta. Caule prostrato ramoso: foliolis obovato-cuneatis rombeisve insigniter nervosi argute dentatis: stipulis lanceolati laciniatis: pedunculis elongatis: floribus in racemo saepius depauperato : laciniis calycinis subulatis subaequalibus tubo longioribus , co- rollaque brevioribus: leguminibus parvis dispermiis semilunatis et,cornibus super- impositis rotundatis, radiatimi venosi, venis circa marginem integrum anasto- masantibus: seminibus reniformibus. M. obscura Seb. et Maur. Fi Rom. Prod. p . 259. n . 934 - Beri. FI. Il t. 8. n. 260. — 361 — in maritimis arenosis. Ostia, Fiumicino etc. Ann. Fior. Majo-Junio. FI. lutei. 1546. falcata L. Sp. PI. p. 7096. Pubescens. Caule decumbente valde ramoso, ramis adscendentibus: foliolis lanceolato-cuneatis apice argute dentatis: stipulis lanceolatis integerrimis: pedunculis tandem elongatis: floribus in racemo spicato laxo : laciniis calycinis subulatis tubo longioribus corollaque multo brevioribus : leguminibus minusculis falcato-cochleatis inermibus : seminibus reniformi-oblongis. M. falcata Seb . et Maur . FI. Rom. Prod. p. 259. n. 934 - Bert. Fi 11 • t. 8. p. 260. In pascuis sterilibus, aggeribus viarum communis. Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores lutei. ** Leguminibus laxe cochleatis- 1547- prostrata Jacq • tìort. Vind. t • 1. p. 39 . tab. 39. Glabra pilosave. Caule humili prostrato: foliolis obverse lanceolatis linearibus apice argute den- ticulatis: stipulis semihastatis, auriculis irregulariter laciniatis: pedunculis bre- vibus: floribus in racemo depauperato laxo tandem corymboso : laciniis ca- lycinis tubo longioribus corollaque brevioribus : leguminibus parvis tenuiter reticulatis inermibus, cyclis 2-3 destrorsis: seminibus irregulater reniformibus, maturitate nigris. M. prostrata Bert. Fi II. t. 8- p. 263. In pratis alpinis Umbriae. Vettore. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores lutei parvi 1548- sativa L. Sp. Pi p. 1096. Subpilosa. Caule erecto ramoso : fo- liolis oblongo-cuneatis obtusis apice argute denticulatis : stipulis lanceoìato- acuminatis subintegris: pedunculis elongatis: floribus in racemo oblongo la- xiusculo: laciniis calycinis tubo longioribus corollaque multo brevioribus: le- guminibus mediocribus inermibus, cyclis 2-3 laxis sinistrorsis: seminibus cor- dato reniformibus. M. sativa Seb. et Maur. Fi Rom. Prod . p. 259. n. 931 - Bert . Fi It. t. 8. p. 265 - M. major erectior Hort ■ Rom. t . 7. tab. 41. In pratis non infrequens. Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores coerulei. Vulgo. Erba medica, Erba Spagna. — 362 Usus. Prata artificialia hac pianta conficimus ad Boves et Jumenta alenda, quae prata pluries in anno seeantur. Herba tamen sicca adhibenda. 1549- Helix Willd. Sp. PI. t. 3. par. 2- p • 1409. Pilosiuscula. Caule humili prostrato parce ramoso*, foliolis obovato-cuneatis nervosis apice denticulatis: stipulis anguste laciniatis: pedunculis folio subaequalibus: floribus in racemis axillaribus terminalibusque depauperatis: laciniis calycinis tubo subaequalibus corollaque brevioribus: leguminibus parvis planis, cyclis 2-3 sinistrorsis iner- mibus, venis exilibus nervo marginali anastomasatis: seminibus reniformibus. M. Helix Ben. FI. It. t. 8. p. 266. In arenosis mare versus. Ostia. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores parvi flavi. 1550. orbicularis Willd. Sp. PI. t. 3. p. 2. pag. 1407. Glabriuscula. Caule prostrato caespitoso-ramoso: foliolis obeordatis obovatisve denticulatis: stipulis profunde laciniatis: pedunculis folio subaequalibus: racemis pauciflo- ris: laciniis calycinis lanceolato-acuminatis inaequalibus tubo longioribus co- rollaque duplo brevioribus: leguminibus mediocribus orbicularibus planis iner- mibus, cyclis 3-5 destrorsis venoso-ramosis: seminibus irregulariter renifor- mibus. M. orbicularis Seb. et Maur. FI. Rom. Prod • p. 260. n. 936 - Bert. FI. It. t. 8. p • 269. In herbosis pascuis viis suburbanis communis. Ann. Fior- Màjo. Flores lutei. 1551. marginata Willd . En. p. 802. Laeviter pubescens. Caule decum- bente erectove e basi ramoso: foliolis late obverse-cuneatis insigni ter nervosis: apice argute dentatis: stipulis setaeeo-mullifidis: pedunculis brevissimis 1-2- floris: laciniis calycinis lanceolato-acuminatis tubo longioribus corollaque bre- vioribus : leguminibus majusculis orbiculatis piloso-glandulosis radiatim ve- nosis, venis secus marginem subundulatum anastomasantibus, cyclis 4-5 de- strorsis: seminibus irregulariter reniformibus. M. orbicularis /3 leguminibus amplis pubescen ti bus Maur. Cent . 13. p. 37. Ad margines agrorum secus Corese. Ann. Fior. Junio. Flores lutei. 1552. apiculat a Willd. Sp . PI. t . 3. p. 2- pag. 1414. Glabra. Caule pro- strato ramoso: foliolis obcordato-euneatis apice denticulatis: stipulis multifido- lacinulatis: pedunculis folio longioribus 4-5-floris: laciniis calycinis tubo lon- gioribus corollaque parum brevioribus: leguminibus mediocribus planis, cyclis — 363 — 2-3 destrorsi exquisite reticulato-venosis , margine duplici et opposita tu- berculorum serie ornato: seminibus reniformibus. M. apiculata Manr. Cent. 13. p • 37 - Bert. FI. It. t. 8- p. 274. In herbidis ad margines viarum prope Amph. Flavium, et in locis pro- ximis. Ànn. Fior. Majo. Flores lutei. 1553. de nt icu lat a Willd. Sp. PI. t. 3- p. 2. pag. 1414. Glabra. Caule prostrato ramoso: foliolis obcordatis obovatisve apice denticulatis: stipulis sub- tiliter laciniatis: pedunculis folio longioribus pauci-multifloris: dentibus caly- cinis tubo subaequalibus corollaque multo brevioribus: leguminibus subcylin- dricis mediocribus, cyclis 2-3 dextrorsis exquisite reticulato-venosis, margine angusto, spinis longis hamatis divergentibus disticis, armato: seminibus reni- formibus. M. denticulata Sebast. En . PI. Amph. Flavii p. 54. n. 148 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 261. n. 942 - Bert. FI. It . t. 8. p. 275. In pascuis et marginibus viarum etiam in Urbe- Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1554. praecox DC • Cat. Hort. Monsp. p. 123. Subpilosa. Caule prostrato caespitoso-ramoso: foliolis obcordatis obtusis apice irregulariter dentatis: sti- pulis subtiliter laciniatis: pedunculis 1-2-floris folio brevioribus: laciniis ca- lycinis tubo longioribus corollaque subaequalibus : leguminibus parvis, cyclis 2-4 destrorsi reticulato-venosis glabris pilosisve, margine plano, spinis disticis longis subulato-uncinatis, armato: seminibus reniformibus maturitate ferrugineis. M. praecox Bert. FI. It. t. 8. p. 276. In herbidis et ad margines viarum. Tivoli , Viterbo , Roma etc. Ann. Fior. Martio-Aprili. Flores flavi. 1556. nigra Willd- Sp. PI. t - 3. p. 2. p. 1418- Pilosa. Caule prostrato vel adscendente erecto ramoso: foliolis delthoideis vel obverse cordato-cunei- formibus nervosis apice denticulatis: stipulis inaequaliter laciniatis: pedunculis 1-3-floris folio sublongioribus : laciniis calycinis longe-acuminatis tubo lon~ gioribus corollamque subaequantibus: leguminibus minusculis cylindraceis pla- nis, cyclis 3-5 destrorsis laxe reticulatis, margine angusto, spinis longis di- vergentibus uncinatis, armato: seminibus reniformi-elongatis ferrugineis. M. nigra Seb. et Maur. FI Rom. Prod. p - 261. n. 944 - Bert. FI 11 t. 8. p. 279. In pascuis frequens. 364 — Ann. Fior- Majo. Flores lutei. 1556- maculata Willcl. Sp. PI. t. 3- p. 2. pag. 1412. Subpilosa. Caule prostrato ramoso: foliolis obcordatis obovatisve apice denticulatis nigro ma- culatisi stipulis majusculis apice acuminati margine dentatisi pedunculis sub- 5-floris petiolo longioribus: dentibus calycinis acuminato-elongatis tubo lon- gioribus corollaque duplo brevioribus: leguminibus subglobosis, cyclis 4-5 de- strorsi reticulato-venosis, margine nervoso, spinis longis canaliculatis disticis divaricato-intertextis, armato: seminibus subreniformibus. M- maculata Sebast • En . PI. Amph. Flavii p. 54- n- 147 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p • 261. n. 941 - Bert. FI. II. t. 8- p. 283. Vulgatissima in herbosis et marginibus viarum etiam in Urbe. Ann- Fior. Majo-Junio. Flores lutei. Vulgo. Trifolio macchiato. *** Leguminibus arcte cochleatis. 1557. marina L ■ Sp- Pi p. 1097. Dense tomentosa , tomento tandem fiavido. Caule prostrato: foliolis obovato-cuneatis breviter denticulatis: stipulis lanceolati integri : pedunculis folio longioribus : racemi pauci-multifloris : dentibus calycinis tubo subaequalibus, corollaque multo brevioribus: legumi- nibus parvis cylindricis, cyclis 3-5 destrorsi obscure venosis, margine crasso, spinis brevibus remotis obtusis distice armato : seminibus reniformibus ma- turiate ferruginei. M. marina Seb- et Maur . FI. Rom. Prod. p. 260. n - 938 - Bert. FI. It> t. 8- p- 284. In oris maritimi- Ostia, Fiumicino etc. Perenn. Fior. Majo-Junio- Flores lutei. 1558. Gerardi Willd. En - PI. t. 3- p- 2. pag. 1415. Pubescens. Cau- libus prostrati ramosis : foliolis obovato-cuneatis apice denticulatis: stipulis multifido- laciniati : pedunculis folio multo longioribus 1-2-floris : laciniis calycinis tubo subaequalibus corollaque parum brevioribus: leguminibus ova- libus mediocribus hirsutis enerviis , cyclis 5-7 destrorsi , margine crasso , spinis subulato-uncinatis remotis distice armato: seminibus reniformibus. M. Gerardi Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 360. n • 937 - Bert. FI. It. t - 8. p. 387. In pascuis non infrequens circa Urbem- Ann. Fior. Martio-Aprili. Flores lutei. 1559. tribuloides Willd . Sp. pi t. 3. p - 2. pag. 1416. Pilosiuscula. Caule decumbente flagellare ramoso: foliolis obovato vel obcordato-cuneatis: stipulis lanceolatis, auriculis laciniatis: pedunculis folio brevioribus 1-2-floris: laciniis calycinis tubo longioribus corollamque subaequantibus : leguminibus mediocribus subglobosis, cyclis 4-7 sinistrorsis, margine crasso convexo, spi' nis conico-subulatis apice uncinatis distice divaricato-intertextis, armato: se- minibus majusculis reniformibus turgidis maturitate flavidis. M. tribuloides Sebasl. En. PI. Amph. Flavii p. 55. n. 149 - Seb . et Maur • FI Rom. Proci- p- 261* n. 943 - Bert. FI. Il- t. 8. p. 288. In pratis et ad viarum margines. Ann. Fior. Majo. Flores lutei- 1560. cylindracea DC. Cat. Hort. Monsp . p. 123- n. 129- Subpilosa. Caule decumbente inferne ramoso: foliolis cuneatis truncatis retusisve apice denti- culatis: stipulis lanceolatis, auriculis laciniatis: pedunculis folio duplo longio- ribus 1-5-floris: laciniis calycinis lanceolato-linearibus , tubo sublongioribus corollaque multo brevioribus : leguminibus parvis cylindricis utrinque planis, cyclis 5-7 crassis sinistrorsis margine plano, tuberculis brevibus remotis apice spinulosis, distice armato: seminibus reniformibus maturitate flavidis. M. cylindracea Bert . FI It- t. 8. p. 290. In arenosis et pascuis maritimis. Terrracina, Ostia etc. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores lutei- 1561. sph aerocarpos Bert. Bar- It. pi. Dee. p- 60‘ n- 7- Glabra. Cau- libus caespitosis decumbentibus inferne ramosis: foliolis rombeo-obovatis ner- vosis apice denticulatis: stipulis dentato-laciniatis: pedunculis folio multo lon- gioribus 1-5-floris: dentibus calycinis subulatis tubo parum longioribus co- rollaque dimidio brevioribus : leguminibus mediocribus ovali-oblongis, cyclis crassis 5-7 sinistrorsis, margine depresso, spinis brevibus deflexis, distice ar- mato: seminibus reniformibus maturitate subferrugineis. M. sphaerocarpos Sebast. Fas. alter Rom - PI- p- 15- tab- 3. et En PI Amph. Flavii p. 55. n. 151 - Seb. et Maur. FI. Rom- Prod- p • 262. n. 945 - Bert. FI It- t- 8- p- 293. In pascuis aridis, et in collibus circa Urbem aud infrequens. Amfìteatro Flavio, Monte Mario, Villa Borghese etc. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei- 1562. tuberculata Willd- Sp- pi. t- 3. p. 2. pag. 1410- Pubescens. Cau- — 366 — lìbus procumbentibus basi ramosis: foliolis rombeo-obovatis dentatisi stipuli^ lanceolato-dentatis : pedunculis folio parum longioribus 1-2-floris : dentibus calycinis subulatis tubum subsuperantibus, corollaque dimidio brevioribus: legu- minibus mediocribus cylindraceis, cyclis 6-8 sinistrorsis, margine crasso cri- stato, tuberculis brevibus spinulosis disticis cristae parallelis, ornato: semini- bus reniformibus, lobo altero irregulari. M- tuberculata Sang. Cent - tres p - 108- n. 243 - Beri. FI. Il • t. 8- p. 296. In marginibus viarum circa Romam et Tiburirn at non frequens- Grotta di Nettuno. Ann. Fior. Majo- Flores lutei. 1563- di sci formi s DC. Cat. Hort. Monsp. p. 224- n. 131. Pilosa. Cau- ìibus caespitosis ramosis: foliolis parvis obconico-dentatis: stipulis lanceolati dentatis: pedunculis 1-4-floris, folio duplo longioribus: dentibus calycinis tubo subaequalibus corollaque multo brevioribus: leguminibus mediocribus orbicu- lato-depressis glabris , cyclis 4-5 destrorsis , margine canaliculato utrinque spinoso, spinis radiantibus subulato-uncinatis, cyclo ultimo inermi: seminibus reniformi-ovalibus maturitate vitellini. M. disciformis Sang. Cent • tres p- 110- n. 247 - Bert. Fi It. t. 8- p - 297 In prati prope Fiumicino. Ann. Fior- Majo. Flores lutei- 1564. muricoleptis Tilt. Rar. PI. Sic. pug. 1. p. 18* n. 14. Glabra. Caule prostrato ramoso : foliolis parvis obverse cuneatis apice denticulatis : stipulis dentato-setaceis: pedunculis folio brevioribus 1-2-floris: dentibus ca- lycinis subulatis tubo sublongioribus, corollaque multo brevioribus : legumi- nibus mediocribus planis orbiculatis, cyclis 2-4 destrorsis laxe reticulato-ve- nosis, margine utrinque spinis remotis brevibus arcuatis radiantibus, armato, in cyclo ultimo et quandoque edam primo brevissimis vel nullis: seminibus reniformibus maturitate nigris. M. muricoleptis Sang. Cent, tres p- 108. n. 244 - Bert. FI. It. t. 8 ■ p. 297. In arvis pascuis et inter segetes non rara. Ann. Fior- Majo-Junio. Flores parvi flavi. 1565- Decandollei Guss • Syn. t - 2. p- 369- Glabra. Caulibus prostratis ramosis, foliolis obcordatis abrupte cuneatis apice denticulatis: stipulis laci- nulatis: pedunculis folio subaequalibus 1-3-floris: dentibus calycinis triangulo- acutis tubo aequalibus corollaque dimidio brevioribus: leguminibus majuscu- lis orbiculato-depressis, cyclis 4-6 destrorsis reticulato-venosis, margine spinis — 367 — numerosis longis arcuati disticis subintertextis, armato : seminibus renifor» mibus maturitate nigris. IVI- Decandollei Beri- FI. It. t. 8. p. 298. In pascuis mare versus. Civitavecchia. Ann. Fior- Aprili-Majo. Flores lutei. 1566- Echinus DC. Prodi, t. 2. p. 181- n. 77. Glabra. Caule prostrato ramoso: foliolis obovatis rombeisve loto margine denticulatis: stipulis laciniatis dentatisve: pedunculis pauci-multi-floris folio brevioribus: dentibus calycinis acutis tubo subaequalibus corollaque duplo brevioribus : leguminibus maju- sculis subglobosis , cyclis 7-8 destrorsis tenuibus , margine spinis longis in- curvis disticis adpressis dense intertextis, armato: seminibus reniformibus lobo altero abbreviato. M. Echinus Beri - FI. Il . t • 8. p. 300 - M. intertexta Seb. et Maur. FI. Piorn. Prod . p. 261. n. 940. In pascuis marginibus viarum campèstrium, et in montanis. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1567- Mure's. Willd Sp. pi. t. 3. p. 2. pag. 1410- Villosa. Caule caes- pitoso prostrato: foliolis cuneato-delthoideis apice denlatis: stipulis lacinulatis dentatisve : pedunculis sub-3-floris folio brevioribus: laciniis calycinis acutis tubo duplo longioribus, corollaque parum brevioribus: leguminibus minusculis cylindraceis utrinque planis glabris, cyclis 3-5 destrorsis, margine 3-nervoso, nervo medio prominulo subinermi, lateralibus depressis, spinis brevibus su- bulatis reflexis disticis subintertextis, armato: seminibus reniformibus , lobis truncatis. M. Murex Sang. Cent, tres p. 109. n. 246 - Bert. FI h. t. 8. p. 301., Inter segetes sed non frequens- Terracina. Ann- Fior. Majo. Flores lutei- 1568. litorali s Rhod. in Loia. Desi. Not. p. 118. Pubescens. Caule prostrato ramoso: foliolis cuneato-obcordatis apice serrulatis: stipulis dentato- laciniatis: pedunculis 4-5-floris folio sub-brevioribus: laciniis calycinis elongatis tubo duplo longioribus corollamque subaequantibus : leguminibus minusculis cylindricis utrinque planis, cyclis 3-5 sinistrorsis, margine crasso, spinis ra- riusculis brevibus uncinatis distice divaricato-reflexis, armato : seminibus re- niformibus lobis abbreviati . M. litorali Bert. FI. It. t. 8- p. 301. - M- litorali oc brevi seta Maur- Cent. 13. p • 37. 48 — 368 — In litore arenoso maris nostri. Ostia , Fiumicino, Palo etc. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1569. Braunii Gren ■ et Godr. FI. de Frane, t. 1. par. 2. p. 393. Glabra, et quandoque pilosa. Caule procurnbente caespitoso-ramoso: foliolis obeordato- ovatis apice denticulatis: stipulis lacinulatis: pedunculis 1-4-floris folium sub- aequantibus: dentibus calycinis acutis tubo subaequalibus, corollaque brevio- ribus: leguminibus parvis cylindricis utrinque planis, cyclis crassiusculis 3-5 destrorsi, margine spinis raris brevibus modo brevissimis distice divaricato- reflexis, armato: seminibus parvis reniformibus lobis truncatis. M. Braunii Bert. FI, II. t. 8. p • 303- In litore marino cum precedente- Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei- 1570. minima Desv ■ in Enc • meth • bot. ed. de Pad. t. 3. p. 609. Pu- bescens. Caule decumbente ramoso: foliolis obeordatis apice dentatis: stipulis ovato-lanceolatis integrisi pedunculis pauci-multifloris, folio modo brevioribus modo longioribus : laciniis calycinis subulatis tubo subaequalibus corollaque parum brevioribus: leguminibus parvis globosis cyclis exilibus 3-5 destrorsis, spinis longiusculis uncinatis utrinque canaliculatis distice armato: seminibus reniformibus lutescentibus, lobis truncatis. M. minima Bert. FI. It. t. 8. p • 304 - M- minima /3 Seb. et Maur. Fi Rom • Prod • p. 260- n. 939- (iì Brachyodon. Spinis leguminum longissimis. M. minima fi Beri. I. c . - y Recta- Spinis diametro leguminis longioribus Beri. I c. M* minima « Seb. et Maur. I. c. p ■ 261. In marginibus viarum frequens species et varietates. Ann. Fior. Majo-Junio. FI. lutei. MELILOTUS. * Leguminibus reticulato-rugosis. 1571. italica Pers. Syn • Pi l. 2- p. 348. Glabra. Caule erecto fisto- loso alterne ramoso: foliolis obovatis subrotundis denticulatis quandoque in- tegri brevissime mucronulatis: stipulis lanceolato-acuminatis integrisi floribus in racemis axillaribus pedunculatis, folio longioribus : corollis grandiusculis , vexillo, alis et carina, longiore: leguminibus ovalibus obtusis rugoso-lacunosis pendulis 1-2-spermis: seminibus minute granulatis. M. italica Sebast • En • Pi Amnh , Flavii p. 56> n. 152- Seb . et Maur . — 369 — FI. Rom. Prod. p. 249- n - 887 - Bert • F/- It. U 8- p • 81 - M. italica foì- liculis subrotundis Hort. Rom • f- 7. JaF 37. In agris hortis et etiam in Urbe, Amfiteatro Flavio , frequens. Bienn. Fior- Aprili-Majo- Flores lutei. Obs. Anthoxanthum odoralum fortiter redolet. 1572. arvensis Wallr. Sched. crit. p. 391. Glabra. Caule decumbente erectove caespitoso-ramoso : foliolis in inferioribus rombeo-subrotundis , in superioribus ovato-oblongis: stipulis subulatis integerrimis: floribus in racemis elongatis: corollis mediocribus, vexillo alis carinaque paulo longiore: legumi- nibus ovatis obtusis apice convexis breviter mucronulatis tranverse rugoso- reticulatis pendulis 1-2-spermis: seminibus subrotundis laevibus- M. arvensis. Bert - FI. It. t. 8. p - 83. In pratis Piceni praesertim mare versus- Bienn. Fior. Martio-Aprili. Flores lutei. Obs. Intense, et grate redolens etiam in sicco. 1573. officinalis Willd. En. t. 2. p. 799. Glabra. Caule angulato ere- cto alterne ramoso: foliolis io inferioribus obovatis oblongisve, in superiori- bus lanceolato-linearibus: stipulis subulatis integerrimis: floribus densis in ra- cemis breviusculis tandem elongatis: corollis mediocribus, petalis aequalibus: leguminibus obovatis acuminatis breviter costatis adpresse pilosis reticulato- rugosis pendulis 1-2-spermis: seminibus subreniformibus laevibus. M. officinalis Bert. FI. It. t ■ 8- p. 84- Ad margines viarum. Tivoli, Albano , Viterbo etc- et in maritimis Ostia , Piceno etc- Bienn- Fior- Junio— Julio. Flores lutei- Vulgo. Melilato. Usus- Semina et flores hujus speciei et praecedentis uti resolventia jam adhibita, nunc parum in usu. Herba uti praecedens redolet etiam in sicco, at minus intense, ad jurnenta alenda prestantissima- 1574. vulgaris Willd. En. t. 2. p. 790. Subglauca. Caule erecto alterne ramoso: foliolis truncatis remote denticulatis in inferioribus obovatis, in su- perioribus oblongo-lanceolatis: stipulis subulatis integerrimis: floribus fructi- busque in racemis elongatis longe pedunculatis laxiusculis : corollis parvis , vexillo, carina alisque longiore : leguminibus ovatis leviter acutatis obsolete rugoso-reticulatis pendulis 1-spermis: seminibus ovatis laevibus. M. vulgaris Sang - Cent, tres p. 103. n- 232 - Bert. FI. It - t. 8. p. 86 - — 370 — M. vulgaris Sebast. En. PL Amph. Flavii p. 56» n. 152 - Seb. et Maur- Fi Rom • Prod. p. 249. n. 885. Ad vias agrestes et in Urbe- Bienn- Fior- Majo-Junio. Flores lutei- 1575. neapolitana Ten - FI. Nap. I. i. in Prod. suppi 1. p. 62- Glabra, vel pilosiuscula- Caule erecto alterne ramoso: foliolis in inferioribus obovatis in superioribus oblongis obtusis, omnibus basi attenuatis apice dentatis: sti— pulis integerrimis lanceolato-linearibus: floribus laxiusculis erectis racemosis, racemo denuo elongato : corollis parvis, petalis subaequalibus : leguminibus subglobosis erectis rostellatis retieulato-rugosis 1-spermis raro 2-spermis: se- minibus orbiculatis minutissime granulatis. M. neapolitana Bert. Fi It . t. 8. p. 88 - M- indica Sebast. En- Pi Amph. Flavii p. 55- n- 154 - Seb. et Maur - Fi Rom. Prod. p. 249- n- 887. In maritimis arenosis et in Amph- Flavio. Ann- Fior. Majo-Junio. Flores lutei* 1576. parvi flora Desf • FI. Ali t. 2. p. 192- Pilosiuscula. Caule erecto angulato-striato alterne ramoso: foliolis in inferioribus obovatis integriusculis, in superioribus cuneato-oblongis truncatis, basi excepta, laxe dentatis: stipulis integerrimis lanceolato-acuminatis : floribus reflexis in racemis densis denuo sublaxatis: corollis exiguis, petalis aequalibus: leguminibus parvis subrotuodis obtusis pendulis laxe reticulato-venosis 1-spermis: seminibus subrotundis mi- nutissime granulatis. M. parviflora Fior. Gior. de lett. di Pisa t. 17. p. 128 - Bert. FI. lt t. 8- p. 89 - M. longifolia Seb • et Maur. Fi Rom. Prod. p. 250- n- 889. In locis maritimis. Ostia, Terracina etc. Ann. Fior. Aprili-Majo. Flores lutei. * Leguminibus spiraliter rugosis. 1577. solcata Desf. Fi All • t. 2. p. 193. Glabra. Caule erecto alterne ramoso, ramis inferioribus subdecumbentibus: foliolis cuneato-oblongis obtusis lato-margine argute serrulatis: stipulis lanceolato-acuminatis inferioribus basi laciniatis: floribus in racemis pedunculatis densiusculis, tandem sublaxatis: co- rollis majusculis, vexillo carinae subaequali , alis vexillo et carina breviori- bus: leguminibus subrotundo -obovatis obtusissimis pendulis rugoso-cocbleatis 1-spermis: seminibus subrotundis. — 371 — M. silicata Bert. FI. It. t. 8. n. 93. In montanis mare versus* Sul Circeo presso Terracina. Ann. Fior. Aprili Majo* Flores lutei. 1578. compacta Ten. FI Nap. t. 5. p. 138. Glabra. Caule caespitoso ere- cto parce ramoso : foliolis cuneato-oblongis truncatis arguteque serrulatis : stipulis longe acuminatis basi laeinulatis: floribus in racemis densiusculis fo- lio multo longioribus: corollis parvis: carina, alis vexilloque, breviore: legumi- nibus subrotundis obtusis pendulis rugoso-cochleatis 1-spermis : seminibus ovato-rotundatis minutissime granulatis* M. compacta Bert - FI. It - t - 8. p- 91 - M. dentata Seh. et Maur • Fi Borri . Proci- p. 249. n. 888* In maritimis copiosa. Ostia. Ann. Fior. Majo-Junio Flores lutei. 1579. messanensis Pers. Syn. pi. t. 2. p. 347* Glabra. Caule erecto , basi caespitoso-ramoso: foliolis cuneato-elongatis obovatisve apice denticula- tis : stipulis lata basi lanceolato-acuminatis : floribus laxiusculis in racemis axillaribus folio brevio ribus : corollis parvis : alis carina vexilloque parum brevioribus: Ieguminibus majusculis semiovatis pendulis utrinque acutis dense et subtiliter rugoso-cochleatis ut plurimum 1-spermis: seminibus ovalibus ma- jusculis minute granulatis. M. messanensis. Bert- FI. It- t . 8* p. 95. In arena maritima. Ostia- Ann. Fior* Majo. Flores lutei. Obs. Herba etiam sicca ingrate redolens. TRIFOL1UM. * Fiorei in spicis oblongis basi ebraeteatis: calyces villosi post anthesim immutati. Lagopus Ser. 1580. angusti folium L. Sp. PI. p. 1083. Pilosum. Caule erecto ut plu- rimum simplici: foliolis lineari-lanceolatis integerrimis supra nudis : stipulis connatis, caudis erectis lineari-setaceis, spicis conico-cvlindricis : calycibus striatis , laciniis setaceis ciliatis subspinescentibus apice nudis , infima lon- gìore corollam monopetalam subaequante : Ieguminibus 1-spermis calyce inclusis. — 372 — T. angustifolium Sebast. En . PI. Ampli ■ Flavii p. 74- n. 233 - Seb ■ et Maur. FI. Rom. Prod. p. 253 n- 906 - Bert . Fi II. t. 8- p. 172 - T. AIo- pecourum angustifolium elatius Barrel. Ic. 698- In pascuis sterilibus, viarum aggeribus coramune. Ann. Fior. Junio- Flores carnei. 1581. rubens L- Sp. PI p. 1081. Glaberrimum. Caule strido erede : foliolis oblongis obtusissimis exquisite nervoso-denticulatis : stipulis connatis majusculis caudis lanceolatis : spicis oblongo-cylindricis quandoque globosis terminalibus subgeminis: calycibus striatis, laciniis setaceis brevissimis piloso- patentibus , infima elongata corollam monopetalam aequante : leguminibus 1-spermis calyce inclusis. L. rubens Sang . Cent, tres p- 103- n , 233 - Bert ■ FI. It. t. 8. p. 170. In apricis secùs Interamnam. Perenn. Fior. Majo. Flores rubei. 1582. incarn atum L. Sp • Pi p. 1083. Molliter villosum. Caule erecto simplici ramosove : foliolis obeordatis obovatisve: stipulis connatis, auriculis brevibus obtusis : spicis conico-oblongis , ovalibusve : calycibus striatis sub fauce constrictis, laciniis lineari-setaceis tandem patentibus, corolla monope- tala brevioribus: leguminibus 1-spermis calyce inclusis, T. incarnatum Seb. et Maur. Fi Riom. Prod. p. 251. n. 896 - Bert. Fl- it. t. 8. p. 178 - T. Alopecourum latifolium spica longa Barrei le. 697. In agris pascuis marginibus viarum commune. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores albidi vel carnei. 1583. arvense L. Sp. PI. p • 1083. Molliter pubescens. Caule ramoso, ramis diffusisi foliolis superioribus linearibus basi angustatis apice rotundatis sub-3*dentatis, mediis abbreviatis, infimis obovatis: stipulis Connatis brevibus, caudis elongato-setaceis : spicis cylindricis ovatisve : calycibus dense et mol- liter villosis, laciniis aequalibus setaceis tubo corollaque polypetala longiori- bus: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. arvense Seb. et Maur. FI. Rom- Prod . p. 250- n- 891 - Bert. Fi It. t. 8. p. 175 - Lagopus angustifolia minor erectior Barrei le- 901. In agris et marginibus viarum commune. Ann. Fior. Junio. Flores subrosei. 1584. ligusticum Balb. in liti, et Elench. in Accad. di Tor. t. 23. p. 112. Pilosum. Caule erecto alterne ramoso: foliolis late obovatis obeordatisve apice — 373 — obsolete denticufatis subretusis quandoque mueronulatis: stipulis connatis ner- vosi, caudis anguste lineari-acuminatis : capitulis obovatis oblongisve longe pedunculatis solitariis vel geminis: calycibus costatis hirtis, laciniis subulatis aequalibus tubo subtriplo corollaque polypetala multo longioribus : Iegumini- bus 1-spermis calyce inclusis. T. ligusticum Seb. et Maur - FI. Rom- Prod. p. 251. n. 898 - Bert. FI. li. t. 8. p. 152. In nemorosis solo sterili. Al settentrione del M. Mario, Palazuoìa etc. Ann. Fior. Junio. Flores rosei. 1585. lappaceum L. Sp. PI. p. 1082. Pilosurn. Caule erecto quandoque pro- strato, ramis patulis: foliolis oblongo-obovatis obovatisve apice vix dentatis: stipulis connatis nervosis , caudis lanceolato-subulatis laxe longeque ciliatis : capitulis pedunculatis globosis ovatisve: calycis 20-nervii dentibus aequalibus subulatis rigidis laxe setosis , tubo turbinato triplo longioribus, corollamque polypetalam subsuperantibus, setis dentibusque patentibus: leguminibus 1-sper- mis calyce inclusis. T. lappaceum Sebast. En. PI. Ampli- Flavii p. 74. n. 232 - Seb. et Maur- FI - Piom- Prod. p- 250. n- 892 - Beri. FI. It. t. 8. p- 140 - T. ne- morosum capite ovato villoso rubescente Barrel. le. 871. In pascuis, secus vias, in collibus. Sul monte Mario, a Villa Madama etc. Ann- Fior. Majo-Junio- Flores pallide rosei. ** Flores in capitulis ovato-conicis saepe bracteatis, calyces post anthesim immutati. Phleastruui Ser. 1586. Bocconi Spr. Syst. Vecj. t. 3. p. 216. Pubescens. Caule erecto sim- plici vel alterne ramoso, ramis divaricatis: foliolis in inferioribus obovatis, in superioribus obverse cuneato-oblongis , omnibus subintegerrimis : stipularum caudis setaceis elongatis laxe ciliatis: capitulis sessilibus ovatis oblongisve bra- cteatis axillaribus terminalibusque, terminali ultimo axillari approximato: ca- lycis 10-nervii laciniis subulato-aristatis erectis tubo sublongioribus , corol- lamque aequantibus: leguminibus l^spermis calyce inclusis. T. Bocconi Bert. FI- II. t- 8. p- 128 - T. Boccone Seb. et Maur . FI. Rom- Prod. p. 251. n- 897 - T. nodiflorum turbinatimi Bocc. Mas- di Piant. p- 142, et T. nodiflorum l c ■ tab . 104. — 374 — In ericetis, et ad aras nemorum circa Urbem. Ann- Fior- Julio- Corolla rosea, alis albidis. 1587. striatum L. Sp. PI p. 1085- Molliter villosum. Caule caespitoso decumbente erectove, ramis alternis : foliorum inferiorum foliolis obcordatis obovatisve, superiorum obverse oblongo-cuneatis, omnibus apice denticulatis: stipulis membranaceis connatis, caudis triangularibus apice longe acuminatisi capitulis oblongis ovalisve sessilibus terminalibus axillaribusque bracteatis: ca- lycis laciniis inaequalibus erectis apice subulato-spinosis, tubo 10-nervi tan- dem inflato fauceque constricto, subaequalibus corollamque vix superantibus: leguminibus membranaceis 1-spermis calyce inclusis. T. striatum Seb. et Maur. FI. Porri. Prod. p. 252. n. 899 - Beri . FI. It. t. 8. p. 122 - T. minus villosum purp. capite parvo echinato Parrei, le. 869. in nemorosis. Nella macchia di Marco Simone. 1588. scabrum L. Sp. PI p. 1084- Villosum, villo tandem rigido, sca- brum. Caule prostrato e basi ramoso: foliolis obovatis nervosis denticulatis: stipulis membranaceis connatis, caudis lanceolato-acuminatis: capitulis ovatis sessilibus axillaribus terminalibusque ebracteatis: laciniis calycinis erectis inae- qualibus, tubo 10-nervoso corollaque, brevioribus in fructu patenti-recurvis ri- gidis: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. scabrum Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 75. n. 234 - Seb. et Maur. Fior • Bom. Prod ■ p • 252- n. 901 - Bert. FI. It- t. 8- p . 124 - T- minus ca- pite subrotundo parvo albo et echinato Barrel. Ic. 870. In aridis, et sterilibus ad margines, nec non in muris Urbis. Amfiteatro Flavio. Ann. Fior- Junio. Flores albi vel rosei- *** Flores in capitulis ovatis saepe bracteatis ; calyces villosi post anthesim immutati. Eutrihpyllum Ser. 1589. mariti mum Huds. FI. Augi. ed. 1. p. 284. Patenter pilosum. Caule erecto, ramis patentibus : foliorum superiorum foliolis obverse-oblongis, infe- riorum obovatis, omnibus vix crenulatis : stipularum caudis lanceolato-linea- ribus: capitulis sessilibus vel breviter pedunculatis: laciniis calycinis inaequa- libus nervosis lanceolatis, tubo 10-nerveo corollaque? brevioribus, tandem di- « — 375 — ìatatis rigidis patentibus, infima longiore deflexa: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. maritimum Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 75. n. 235 - Seb. et Maur. FI Rom. Prod. p. 252. n. 900 - Beri. FI. It . t. 8. p. 143- In pascuis et viis frequens- Ann. Fior. Majo-Junio. Flores albidi. 1590. supinum Sav . Obs. p. 46. n. 20. fig. 2. Caule prostrato piloso dichotomo-ramoso: foliolis obovatis oblongisve in foliis inferioribus abbreviati, omnibus ciliatis. stipulis membranaceis subinflatis, caudis lanceolato-linearibus divergentibus: capitulis pedunculatis subrotundis tandem ovalibus: laciniis ea- lycinis inaequalibus rigidis remote ciliatis in fructu patentibus, tubo 10-ner- vo longioribus, corollaque duplo brevioribus : leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. supinum Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 75. n. 236 - Seb. et Maur . FI. Rom. Prod. p. 252- n. 902 » Bert. FI It. t. 8- p. 147. In pascuis omnibus vulgare. Ann. Fior. Junio-Julio. Flores purpurascentes vel albido-rosei. 1591. och roleucu m L. Syst. nat. t. 3. p. 233. Pilosum. Caule decom- bente erectove alterne ramoso: foliis distantibus, foliolis inferioribus ovatis , sucessivis ovato-ellipticis, ultimis ovato-lanceolatis, omnibus emarginati: sti- pulis elongatis, caudis lineari-Ianceolatis : capitulis terminalibus breviter pe- dunculatis globosi ovatisve : laciniis calycinis inaequalibus lineari-acuminatis tandem rigidis, quinta divaricato-deflexa tubo 10-nerveo longiore: corolla ca- lycem duplo superante: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. ochroleucum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod ■ p. 253. n. 907 - Bert. FI. It. F. 8. p. 158. In umbrosis sylvaticis circa Urbem commune. Perenn. Fior. Junio. Flores ochroleuci. 1592. alpestre L. Sp. PI. p. 1082. Breviter pubescens. Caule simplici erecto : foliolis coriaceis oblongis lanceolatisve obtusis acutisve tenuiter ve- nosi denticulatis: stipulis latiusculis, caudis acuminato-attenuatis: capitulis glo- bosi subsessilibus solitariis quandoque geminati: laciniis calycinis inaequa- libus plumosis, quinta tubo 20-nerveo multo longiore: corolla monopetala ca- lycem multo superante: leguminibus membranaceis 1-spermis calyce inclusis. T. alpestre Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 253. n. 905 - Bert. FI. It. u 8. p. 168. 49 376 — In montibus subapenninis frequens. Monte Gennaro etc. Perenn. Fior. Junio Flores saturate purpurei. 1593. medium L . Faun. Suec. ed ■ 2. p - 558. Laxe pilosiusculum. Caule flexuoso refracte ramoso: foliis longe pedunculatis, foliolis elliptico-oblongis venulosis minute denticulatis: stipulis membranaceis arcte caulem amplexan- tibus, caudis lineari-lanceolatis erectis: capitulis globosis subsessilibus, floribus laxiusculis: laciniis calyeinis tìliformibus plumosis, quinta longiore tubum 10- nerveum superante: corollae monopetalae segmentis subaequalibus calyce duplo longioribus: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. medium Maur. Cent. 13. p. 26. - Bert. FI. It. t. 8. p. 166. In montibus calcareis Latii* Felettino etc. Perenn. Fior. Junio. FI. purpurei. 1594. pratense L. Sp. PI. p. 1082. Glabriusculum. Caule decumbente adscendentove e basi ramoso : foliolis foliorum superiorum ovatis lanceola- tisve inferiorum obcordatis : stipulis membranaceis ovato-oblongis , caudis brevibus triangulo-acuminatis : capitulis solitariis globosis ovatisve sessilibus vel breviter pedunculatis: laciniis calyeinis tìliformibus patenti-plumosis, quinta calyce 10-nerveo longioribus: corollis calycem subtriplo superantibus: legumini- bus 1-spermis calyptratis calyce inclusis. T. pratense Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 73. ». 250 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p: 253. »• 904 - Bert. FI. It. t. 8. p. 161. In pratis viis omnium vulgatissimum. Perenn. Fior. Aprili in Julium- Flores purpurei. Vulgo. Trifoglio bolognese. Usus. Omnium utilissimuin, ideo ad Boves alendos plurimis in Italiae locls late colitur. 1595. n ori cu m Widf. in Roem. Ardi. 8. p. 387. Molliter villosum. Caule decumbente abbreviato parce ramoso: foliorum inferiorum foliolis obovatis, supe- riorum oblongis: stipulis membranaceis caulem amplexantibus, caudis breviu- sculis triangulo-acuminatis: capitulis globosis sessilibus vel breviter pedunculatis ut plurimum solitariis: laciniis calyeinis inaequalibus tìliformibus dense patenti- plumosis, quinta calyce 10-nerveo parum longiore: corollis calycem duplo su- perantibus: leguminibus 1-spermis quandoque 2-spermis calyce inclusis. T. noricum Bert . FI. It. t. 8. p. 164. In sylvaticis rupestribus montis la Rosa secus Nursiam. Perenn. Fior. Julio- Flores albi. — 377 — 1596. palli du m Walld . et Kit • PI. rar. Ung. ì . p. 35. tab. 36. Pilosum Caule decumbente erectove, ramis diffusisi folio 1 is obovatis subrotundisve in- tegerrimis: stipulis albido-membranaceis, caudis setaceo-aristatis: capitulis sub- sessilibus globosis ovatisve solitariis : laciniis calycinis subaequalibus e basi triangula Jonge setaceis pateDter pilosis, tubo 10-nerveo longioribus: corolla calycem duplo superante: leguminibus ut plurimum 1-spermis calyce inclusis. T. palliduin Sebast. En. PI. Ampli. Flaviip. 74. n. 231 - Seb. et Maur. Fi Rom ■ Prod. p ■ 251. n • 895- Bert . FI. il. t. 8. p- 165. In pascuis abbunde. Ann. Fior. Aprili Majo. Flores Àlbidi vel rosei. 1597. h irtu m All. Alici, p. 20- Patenter villosum. Caule adscendente ei'ectove alterne ramoso: foliis inferioribus longe petiolatis, petiolo adscen- dendo abbreviato, ultimis sessilibus , foliolis obovatis emarginatis crenulato- denticulatis: stipulis albo-membranaceis inferioribus oblongis, caudis lanceo- lato-acuminatis adscendendo sucessive dilatatis caudisque abbreviatis : capi- tulis solitariis sessilibusve semiovatis globosis stipulis involucralis : laciniis calycinis filiformibus dense plumosis tandem erecto-patulis tubo multo lon- gioribus: vexillo anguste lanceolato, alas carinamque multo superante, alis et carina calyci aequalibus: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. hirtum Beri. FI. II. t. 8. p. 138. In montibus umilioribus ad margines viarum. Monti Cimìni- Ann. Fior. Junio. Flores rubenles. 1598. cherleri L. Sp. PI. p. 1037. Molliter denseque villosum. Caule caespitoso decumbente prostratove ramoso: foliolis obcordatis in foliis inferio- ribus obovatis, omnibus obsolete denticulatis: stipulis membranaceis nervosis, caudis breviusculis e basi triangula acuminatis : capitulis sessilibus globosis densis, stipulis accretis dilatatis foliosis vel aphyllis involucratis: laciniis ca- lycinis filiformibus plumosis erectis tubo 20-nerveo duplo longioribus : co- rolla calycem raro superante. leguminibus 1-spermis inclusis. T. cherleri Seb. et Maur. FI. Rom. Prod.p. 251. n. 893- Bert. FI. II. t. 8. p. 137 - Lagopus minor supin. molli et compresso capite fi. albo Barrel.Ic. 859. In sterilissimis marginibus et arenosis frequens. Ann. Fior. Junio. Flores albo-sordidi. 1599. stellatum L. Sp. PI p- 1083- Molliter patenterque villosum. Cau- libus caespitosis erectis ut plurimum simplicibus : foliolis obcordatis apice denticulatis : stipulis membranaceis exquisite nervosis basi brevi ter connatis — 378 — apice dilatato-rotundatis dentatis: capitulis globosis terminalibus longe pedun- culatis: laciniis calycinis aequalibus lanceolato-acuminatis stellatim patentibus tubo 20-nerveo plus duplo longioribus: corolla calycem vix superante : legu- minibus 1-spermis calyce inclusis. T. stellatum Seb • et Maur.Fl. Rom. Prod. p. 251. n. 894-Berf. Fl.It.t. 8. p.l34-Lagopus minor erectus capite globoso stellato fi. purpureo. Barrel.Ic. 860. In sterilibus et marginibus viarum obvium. Ann- Fior. Junio-Julio- Flores rosei. **** Flores in capitulis globosis saepe post antesim deflexis : calyces immutati. Tri fogli ast rum Ser. 1600. suffocatum L. Amaen. Acad. t. 4. p. 285. Glaberrimum. Caulibus caespitosis abbreviatis procumbenti-rosulatis : foliis longe petiolatis , foliolis obcordato-cuneatis apice dentatis: stipulis late ovati, caudis lanceolato-acu- minatis divergentibus : capitulis subrotundis in axillis stipularum sessilibus : laciniis calyciniis recursis tubo 10-nerveo corollaque brevioribus: leguminibus 2-spermis calyce vix exertis. T. suffocatum Maur. Cent. 13. p. 36. - Bert. FI. It. t. 8. p. 119 - T. arvense supinum verticillatum Barrel. Ic. 882. In siccis circa Urbem non infrequens. Ann. Fior. Aprili-Junio. Flores albi. 1601. glomeratu.1i L. Sp. PI- p. 1084. Glabrum, laete virens. Caule pro- strato simplici alterneve ramoso : foliis inferioribus longe petiolatis , foliolis obovatis argute dentatis: stipulis membranaceis, caudis lanceolato-acuminatis: capitulis sessilibus globosis axillaribus terminalibusque: laciniis calycinis cor- dato-ovatis aristatis patenti-recurvi tubo 10-nerveo brevioribus: corolla calyce sublongiore: leguminibus 1 -2-spermis calyce tectis. T. glomeratum Seb. et Maur. FI. Rom . Prod. p. 253. n. 908. - Bert. FI. It. t. 8. p. 117. In arvis et collibus circa Urbem non infrequens. Ann. Fior. Majo-Junio- Flores rosei. 1602. strictum L. Amaen. Acad. t. 4. p. 285. Glabrum. Caule erecto alterne ramoso: foliolis foliorum inferiorum obeordatis obovatisve , superio- rum lanceolati: stipulis subcoriaceis late rombeis breviter acuminati: foliolis omnibus stipulisque nervosis serrulato-glandulosis : floribus congestis in ca- — 379 — pitulis globosis longe pedunculatis: laciniis calyciniis lineari-subulatis calyce exquisite 10-nerveo longioribas, quinta patenti-deflexa : corolla calycem ac- quante: leguminibus 2-spermis calyce exertis. T. strictum Seb. et Maur . FI. Rom.Prod. p. 256. n. 920 -Bert. Fl.It.t.S.p.99. In apricis. Albano et in Foro Romano. Perenn. Fior. Majo. Flores albo-carnei. 1603. repens L • Sp • PI • p. 1080. Glabrum. Caule diffuso repente, basì ramoso: foliis longe petiolatis, foliolis obcordatis obovatisve apice denticulatis saepe maculatis: stipulis membranaceis elongatis, caudis lanceolato-acuminatis: capitulo globoso depresso longe pedunculato: florum pedicellis elongatis tan- dem deflexis : dentibus calycinis erectis inaequalibus tubo 10-nerveo multo brevioribus: corolla calyce duplo longiore: leguminibus torulosis 3-4-spermis. T. repens Seb. et Maur. Fi Rom. Prod. p . 254. n. 913 - Bert. Fi It . t. 8. p. 106. fi pusillum. Caule abbreviato foliis minoribus. T. repens fi Bert. i c. p. 107. Yulgatissimum in viis et pascuis praesertim pinguibus, fi minus frequens. Perenn. Fior. Majo ad Junium. Flores albi, subvirides, vel carnei. 1604. nigrescens Vi v. FI. lt. Frag. fase. 1 . p. 12. tab. 13. Glabrum. Caule caespitoso adscendente e basi ramoso: foliis longe pedunculatis, foliolis cuneatis obcordatis obovatisve : stipulis brevibus late ovatis , caudis breviu- sculis divergentibus: capitulis subglobosis longe pedunculatis: floribus laxiu- sculis tandem deflexis: dentibus calycinis inaequalibus erectis-patulis, tubo 10- nerveo brevioribus: corolla calyce plus duplo longiore: leguminibus compresso- torulosis exertis 4-spermis. T. nigrescens Bert. FI. It. t. 8- p. 113 - T. hybridum Sebast. En. Pi Amph. Flavii p • 73* n. 228 - Seb. et Maur. FI Rom. Prod. p. 255. n. 914. In viis et pratis vulgare. Ann. Fior- Majo-Junio. Flores albidi denuo fusci. 1605. cAESpiTosuM Reyn. Mém • pour Vhisl. nat. de la Suiss. 1. p. 162. Glaberrimum. Caule caespitoso abbreviato prostrato: foliolis late obovato-cu- neatis nervosis apice serrulatis : stipulis membranaceis laxiusculis connatis , caudis lanceolato-acuminatis: capitulis subglobosis longe pedunculatis: floribus confertis, externis tandem patentibus: laciniis calycinis acuminatis subaequalì- bus tubo 10-nerveo quidquam longioribus: corolla calyce triplo longiore: le- guminibus 4-spermis calyce inclusis. — 380 — » T. caespitosum Sang , Cent, tres p. 104- n. 235 - Bert. Fi lt. t. 8 .p- 230. In pratis alpestribus Umbriae. Veitoretto. Perenn. Fior. Julio. Flores albi roseo variegati. 1606. montafwm L • Sp- Pi p. 1087. Pubescens. Caule erecto subsim- plici: foliolis lanceolati utrinque acutis serrulatis valde nervosi: stipuli lan- ceolati acutissimi: capitulis pedunculatis globosi, floribus demum deflexis: laciniis calycinis linearibus muticis erectis tubo 10-striato longioribus corol- laque brevioribus: leguminibus 1-spermiis calyce inclusis. T. montanum Sang. Cent, tres p. 104- n. 234- Beri. Fi lt. t. 8- p. 149. In pratis alpini Umbriae. Vettore. Perenn. FI. Junio-Julio- Flores albi. 1607. latinum Sebast. Bom. PI. Fas. 1. p- 7. lab. 1. Glabriusculum vi- rens. Caule decumbente dichotomo: foliolis lanceolato-acuminatis: stipulis gla- briusculis, caudis triangulo acutis ciliatis: capitulis subconicis : dentibus ca- lycinis linearibus rigidi tubo enerveo multo longioribus: corolla calyce duplo Jongiore: leguminibus 1-spermis calyce inclusis. T. latinum. Seb. et Maur. FI. Rom. Prod - p - 252. n. 903 - Bert . FI. It. t. 8- p. 148. In sylvaticis. Macchia Matlei. Ann. Fior- Junio. Flores atro-i ubelli. ***** pjores jn capitulis densi; labium superius calycis post anthesim inflatum. Vessicastrum Ser. 1608. subterraneum L. Sp. PI. p. 1080. Pilosum pilis subpatentibu s. Caule prostrato inferne ramoso: foliis longe petiolatis, foliolis obcordatis cu- neatisve saepe maculatis : stipulis ovato-oblongis distinctis acuminati: capi- tulis 2-6-floris longe pedunculatis, pedunculis in fructu hypogaeo recurvati: laciniis calycinis filiformibus ciliatis, tubo cylindrico subaequalibus corollaque multo brevioribus: leguminibus 1-spermis inclusis, laciniis calycinis revoluti accretis, bracteisque hysteranthiis coronatis. T. subterraneum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 250. n- 890 - Bert- Fi II- t - 8. p. 132 - Trif- prat, sup- v.cxQòl 3te

+* — 1 f -1 dl J o 1 t Poniamo t p k — n , r = 0 , donde n — k=p , e dt — n9n~ld9 ; ora, osservando che i limiti, per queste condizioni, non cambiano, avremo i r1 « 1+6— i , f 1 1 * — i , ^ r*— 1 in r1 e"”*’1— < /. T=r-*=J0 ìttf® H, — i=* 1 gn— *— 1 gn— 1 d0 perciò sarà (2) 1 f 1-+-* — 1 lgP-l__0»-l X -T^7-* = ”J T=r d9 . Decomponiamo la funzione frazionaria e razionale, contenuta sotto il secondo simbolo integrale, nelle corrispondenti frazioni più semplici e reali, di primo e secondo grado. Per tanto, dalla teorica, dell’equazioni binomie sappiamo, che due qualunque fattori coniugati, oltre i reali, dell’equazione 1 — 9n—o , sono rappresentati (*) con (3) „ . 2 m 2 m 0 -—(cos — - n ± sen n. 1/ — 1 ) = o , n n ove la m deve ricevere inclusivamente, uno dopo l’altro, gl’ interi tutti da o fi | fi _ ( sino ad — — — , se la n sia impari; e sino ad—, se la n sia pari- Ciò posto, jL z consideriamo primieramente il caso di n impari, ed avremo (i) Qp- 1 1 — 0» B, 9 — 1 . , 2 2 ,, , ,2 2 .. 9 — (cos - 7r-h-sen - rc. 1/ — 1) & — (cos- rc — sen n.v — 1) n n r ' n n A B„ 4 4 4 4 0 — (cos — tfH-sen - n.]/~ — 1) 0 — (cos -n — sen - rc.l/* — 1) n n r ' ' n n v ' (*) Volpicelli, Annotazioni al Caraffa. Parte 2.a, Roma 1840, pag. 136, formula prima delle (olx). 385 — + A. B„ . , 2m 0 (COS 7r n + . 2 m 2m .. sen — n.y — 1) 0 — (cos — n — sen — n-y — 1) n n “2” B n 2 . , n — 1 n — 1 . , 6 — (cos ft-t-sen — — n-y — 1) n n _ . n — 1 n — 1 .. 0— (cos n — sen n. - \ ) ove A0 ) Aj ) A2 > • • An_j , Bj ) B2 i » Bn_j ) sono quantità costanti, che non dipendono da 0, e che si debbono determinare. Ma qualunque di esse, corrispondente ad una certa radice, uguaglia il numera- tore della funzione frazionaria data, diviso per la derivata del suo denomina- tore, dopo sostituito in questo quoziente, alla variabile Q, la indicata radice del denominatore stesso (*). Per tanto, essendo a 0 la unità, od una qualun- que delle radici coniugate, relative all’ indice m , avremo Bp' -1 (5) \d[ 1 — ey dQ ar~l __ 1 „ (Aw Z*P m » — na n espressione rappresentante il valore di quel coefficiente che corrisponde alla 1 radice a; quindi per a=1, sarà A0= . n Ad avere gli altri coefficienti, basterà determinare i due generali coniugati A mi Bm; quindi per eliminare la immaginarietà, prenderemo la somma dei ris- pettivi termini coniugati generali; dalla quale, mediante le numeriche sostitu- zioni all’ indice m, discenderanno tutte le altre simili somme. Sostituendo per tanto nella (5), in luogo di «, primieramente 2 ni COS 7T II 2m _ . sen — ti. y — 1 n secondariamente 2 m 2 m . . cos — n — sen — n.if — 1 , n 11 {*) Cauchy, Resumé des lecons sur le calcul infìnitésimal, T. 1°, Paris 1823, pag. 78, formula (10). — 386 — avremo . 1/ 2m 2 m _ A \ A m = — — i cos — tx -t- sen — n.y — 1 il \ n n ! 1 / 2m 2 m . —1 cos — n — sen — . tx.]/ — 1 \ n v n n / B Valendoci ora del teorema di Moivre (*), sarà = cos n L 2 [p — n)m tx -4- sen ■2i izmt. 1/ 2»m 2pm _ . \ cos — — 7T -4- sen ti.iT — 1 ; n ' n n ' e similmente otterremo B„ = — i( ri \ 2 pm 2 pm cos — — 7x — sen — — tx.]/' — 1 ) . nx n n ’ n — 1 . in luo Ponendo in queste due ultime formule successivamente 1, 2, 3, — — so di m , avremo gli altri coefficienti tutti del secondo membro della (4) V,r> !.. .1. . IL come fu detto. Inoltre sarà (6) A s~( 2 m 2 m cos — * sen « n 2 pm 2pm . JLUUI - cos — 7:H-sen-i— n. \f— 1 n n v 2rn , \ / zm xm \ — r.. V — 1) 6 — I cos — n — sen — — 1 n / \ n n > 2 pm 2 pm \ cos tx — sen— — tx. IL — 1 ) n / e — n / 2 m 2m _ . / 2m 2m \ cos — n-t-sen — tt.\T — 1) 9 — ( cos — tx — sen — tx.w — 1 \ n n v ) \ n n ’ 2 pm _ 2 m 2 pm „ 2 pm 2 m - tx — 2cos tx cos— — tx — 2sen tx sen tx n n n n il 29 cos / 2 m x2 2 m ( 9 — cos — tx ) -f-sem — tx \ ni n 2 pm (p — \)m 9cos TX — cos 2 — TX 2m 02 20 cos TX n (*) V. le citate annotazioni al Caraffa, parte 2.a, pag. 130, prima formula delle (0") - 387 — n — - 1 Sostituendo in questa formula successivamente 1, 2, 3,..., — - — in luogo dell’ indice m, avremo tutte le somme dei termini coniugati, appartenenti al secondo membro della (4); quindi sarà facile vedere, come da essa ottengasi la seguente uguaglianza QP~ 1 (7) 1— 0“ 2 (p — 1 ) 2 p 4(» — 1 ) 4 p 1 cos -n — 0 cos— 71 cos tc — - 0 cos — n 1 n n n n '2(0 — l)4- = ■" 02 — 20 cos — 7r-f-l -+- 02 90 COS — 7T-t~ 1 n 2 (p — 2pm COS 7T — 0cos n n n L2m 02__ 29 cos— 71 —Hi n (n—\)(p — 1) (rc-lìp cos — tt— 0 cos -n n n 02 — 20 cos — jrc -+- 1 Da questa formula, cangiando p nella n , avremo 0ra_1 (8) r 2 » 1 1— 0" 2(7Z — 1 ) „ n 4 (fi — 1) COS ,7 — 0COS2JT COS — 5 7t — 0 COS 4/7 « • 2(0 — 1) ~2 02 — 20COS 77— t— 1 n e2 20 COS 5T— f— ] 11 2 (n 1 )m COS 7 0 COS 2m7T (n — l)(n — 1) cos 2 n — 0cos(w — 1 )n n m 2m 02 20 COS 71 -+- 1 n 4 e2— 2e cos (— -+- 1 2 1 2 COS -7— 0 II 2(0 — 1) +- cos — ?r — 0 n 02 20 COS — 7T -H 1 02- — 20 COS — 7T -f- 1 n n 2m cos — n — 0 n n — 1 cos n — $ n -+■ — 388 Sottraendo la (8) dalla (7), quindi moltiplicando per dO , avremo Qp-i (9) 1 — 9n ■ — /4 2» , 2(» — 1) 2 (1 — cos — n)9 cos — n — cos — n n n n 02 — 20cos 1 n .. &P HP 1) 4 (1 — cos — n)9 cos — — n — cos — n il n n 02 20COS — 7T —4— 1 n 2 mp _ 2 m(p — 1) 2 m (1 — COS -n)9 -4- COS 7r COS 7T n n n 02— 20COS 7T -+- 1 II {n—.\)p . (n— l)(p — 1) (n — 1) -i (1 — cos- —7t)0-+- cos- — n — cos -n n n n - 02 — 25cos^ -+- 1 d9 Per integrare questa equazione tra i limiti o ed 1, prendiamo l’integrale del termine generale del suo secondo membro, e da questo si avranno gl’ integrali di tutti gli altri termini- Per tanto, poiché abbiamo ih r «T7T» = irLoS[> — ®) P ì H 3 arctang - ■+■ C ; (x — a)2-+- /32 /3 perciò, paragonando questo con quello dell’ indicato termine generale, cioè con I , .. 2mp 2m(p — 1) 2 m i (1 — cos — - 7r)0 h- cos - ti — cos — rc n il n Q2 — 20cos ~ 7T — t— 1 •d9 , (*) Duhamel, Cours d’analyse, T. I, p. 227. 389 — dovremo stabilire le seguenti relazioni . 2 mp -, 2 m(p — 1) 2 m x — 0 > A — 1 — cos — ~3T, B = cos 7r ■— cos n ìi n n 2 m 2m « = cos — n > /3 = sen — ■ rr , w n e per conseguenza otterremo la ., ( 1 _ CO. *2 , Wcos ' n ' 1 2m(p—i ) 2 m 7T — cos 7t n n 02 2$COS^^ 7T-4-1 n -cos(^-)5 2sen|0 senr0; cos 7^9 — cos (16) 2sen§0 394 — Facciasi avremo (17) 2p n — 1 0 = — n, r = — ^ — , ». 2 2p 4» 6» (» — 1)» sen — re h- sen — re -+- sen — » -4- ... -t- sen —re n n n n P V cos —re — cospre cos- re — ( — IV n n 2sen - re 2sen — re Tornando sulla (12), e sostituendo in essa i valori delle (15) e (17) ora trovati, sarà (18) cos - re — ( — l)p n P sen — n n ì P , .. cos — re n ( — IV re n ti p — — = r = — COt — ti P sen — re n P sen — ti n n La prima S4 delle due serie contenute nella (11), facilmente si trasforma nella somma di tre serie, come siegue : (19) S4 =|^1 — cos (~~n — cos — re j-t- . . h-(1 — cos-~ n ) -+- ....-f-(l — cos — ■ -~n^ n jjLog2-t-^Log sempre *+■ Log sen^- n -+- r m ...-+- Log sen —?r n n — 1 •Log sen ^ n)~ ; 2p 1 4p _ 2 — ( cos ~reLogsen- re -+- cos — reLog sen - re \ n n n n 2pm _ m (n-ì)p _ » -+* cos — — jx Log sen — n cos re Log sen — n ° n n 2 n — 395 - A motivo di brevità, indichiamo rispettivamente con , s2 le somme delle prime due serie, contenute in questo valore di S4, e riteniamo, com’è di uso, il noto simbolo sommatorio per la terza serie, contenuta nello stesso valore, avremo 2 pm m S, = s, -+- s9 — > cos tc Los sen — n 1 1 z n n 772=1 XI - | Per assegnare la somma s1 della prima serie, composta di — - — termini, dobbia- mo ricorrere alla (13), nella quale ponendo, . 2 p n — 1 sarà 2 p 4 p 6 p (n-])p COS — 7T — t— COS — 71 -+- COS — 77 COS ‘ -71 __ n n n n „ p 2 2 senprr 1 1 2sen — k n dunque _/u-l lv 1 I 2 2/ Los2- wLog2 Per trovare la somma s2 della seconda serie, contenuta nella (19), la dob- biamo scrivere a questo modo: 1 2 E3 sen-JTsen ■ — rcsen — rc . n n ii n — 1 x sen— ') Ma dall’analisi trigonometrica sappiamo (*), per n impari, essere 1 2 3 n — 1 | f ii sen — ti sen — tc sen — tc ... sen — — n = , n n n 2 n ^ZL1 2 2 (*) v. Lotteri, Lezioni d’introduzione al calcolo sublime, T. 1°, p. 407, Pavia 1821 formula [a). — 396 — perciò , \fn » — 1 _ s2 = Log = 2LoSm 2 — Los2 è4- 5 I) 2 quindi sarà nLog2 1 ^ + *2 -og2 1 f /» — lv 1 1 0 2 *- ^ Lo§w ~ (— 2“-) L°g2 = - Logu -+- ^ Log2 rrL0g2» , e finalmente (20) o 1 T o V 2pm in ^i=^Log2n— >,cos - — jrLog sen — n • ^ •“ n n n — 1 Introducendo nella (11) i valori di S4, S2 trovati colle (20), (18), avremo .i gp-i__0*-i (21) /» 0' — 0'1 = Log2n -+- ~ cot -n — n\2 4 n w ' JW=1 2pm _ m \ cos— - — 7i Log sen— rc n n ) S. 2. Trovato il valore dell’integrale (11), pel caso di n impari, passiamo in secon- do luogo a trovare quello dell’ integrale medesimo, pel caso di n pari. Perciò ri- flettiamo che, oltre i due reali, due qualunque fattori coniugati della 1 — Q'l=o, sono espressi dalla (3), ove la indeterminata m deve ricevere inclusivamente, uno ìl dopo l’altro, gl’interi tutti da o sino ^ , come già fu indicato. La teorica £ della decomposizione in frazioni più semplici, pel caso attuale di n pari, for- nisce ep_1 a„ ba (22) 1—6* 0-1 9- hi H- - 397 — A, B. 6 — ( cos - n H- sen - n . I f— lì 6 — ( cos ~ n — sen — n. I/- -1 ) ' n n v / ' n n ' + / 4 4 \ ' 4 6 — ( cos _ 7r-f-sen — 77 • L/- — li 0 — ( cos - n — sen ' n n / . n - *V- 1 ) n > A, Bw a / 2m 2m _ . \ . / 2m 2m _ , > * — (cos — 7r-)-sen — tt. 1/ — l 0 — cos — 7i — sen — 7r- 1/ — 1 ' n n ' ' n n i B„ 2'1 i*1 / n — 2 n — z - . / 5 — (cos TT-t-sen tt. 1/ — 1 1 0 — cos \ n n i v n — 2 n— 2 7r— sen- n — 2 *r-i) ove, per determinare le costanti *0 5 •A, , A 2 , • . • A,t j B0 , B. , B2 , . . . , B„ , 2"1 2 1 dovremo valerci della (5), in modo simile del tutto al precedente caso di n impari. Laonde per a — 1 avremo 1 A0= , e per « = — 1 sarà B0 (- 1)* -p (- 1 y n a cagione di n pari. Seguendo interamente il calcolo già fatto pel caso di n impari, vedremo che la somma dei due termini coniugati generali della (22), avrà la stessa forma della (6), solamente la indeterminata m dovrà, pel no- stro caso, ricevere inclusivamente, uno dopo l’altro, i valori tutti dal sino ad n , n — 1 1, mentre pel caso precedente, il maggiore valore di m doveva essere — - — - Da ciò facilmente rilevasi che la (7), pel caso attuale, diverrà qp-i 2 1 — On n 1 2(6 - 1) (-ìy 2(6 h-1) 2 (p — 1) 2 p COS — ^ TC — 0COS — IX n n 62 — 26cos — 7T-+-1 — 398 — cos r-faA 2(p — l)m 2 pm cos— — n — 0cos — — n n n 0 2— 2^cos — 77-4-1 ii e2 - 20COS !t -I- 1 n -K... (n — 2)(p — 1) (n— 2)p COS- — 7 — 0COS — 77 Il II .••••“» — — 5 92~ 20cos(^— - — ^77 -I- 1 ed in questa formula cangiando p nella n pari, avremo il valore della frazione Qn-l 1 -0* ’ Moltiplicando poi per dQ la differenza delle due frazioni così trovate, otterremo QP-l_ Qn- 1 2 n 1 — 0* 2 p de. i-(-i)7 2(0 h- 1) (\ - cos ^77)0 V ?7 ' 2 (p - 1) 2 COS — £ 7T — COS —77 n n (l — COS — 77 ^0 s2 02— 20COS 77— t— 1 11 4 (p — 1) 4 COS 77 — COS — 77 77 77 4-.... 02 — 20COS — 77 -+- 1 77 (l — COS 77 ^0 -+* COS 2(p — l)m 2/77 — — 77 — COS 77 77 77 02 — 20COS -77-4-1 77 / (77— 2 p \ (77 — 2 (p — 1) ( 1 COS - 77 )0-t— COS - — -77 \ 77 > 77 e2— 29coslÌ^n-t-t 77 2 ~S COS ^ 77 77 d0 — 399 — Ad integrare fra i limiti o ed 1 questa equazione, dovremo adoperare la for- mula (10), nella quale si ha da sostituire ad m successivamente 1,2,3,...,|-1 . per avere, tranne il primo, tutti gl’ integrali del secondo membro dell’equa- zione medesima. Questo primo integrale si ottiene riflettendo che fo 2(0-h l)d9=[2Log(0H“ *} ]<,~ 2 Log2 5 per conseguenza sarà / 1 2 — : (IV — — i — en ìi [1__ (_ l)e] 1 Log2 cos ) Log (2sen i a ) (l- cos — n ) Log (2sen — n )-f-. . 1 — cos n ) Log (2sen — n ) n ' x n ' \ ni ' n ' (l_ — (n“2^ COS- n QLo*(2sen2l^n)]- in — 2^ 2» n — (“ar) 7isen~i71 ^ ~2ii kp ~ rcsen — n In n n — 2 m 2mp 2 (u-2)p . . . h- ^sen 7r — t— . . rcsen n z w n Zn n indicando come nel caso che precede , rispettivamente con S't , $'2 le due serie, ognuna contenuta fra parentesi, nel secondo membro di questa equa- zione, avremo /I r\P— 1 (Qrc— I 9r- 1 -,_8. «» = -[[1 -(- 1)1gLog2 S-, — i— S',J ■ La seconda S'2 di queste due serie, si scriva nel modo seguente: (24) S'2 = sen — rc-^-sen ~n . . . 1 l\ n n 2mp (n — 2 )p -+- sen — -7r-K . .-+-sen ' n 52 TX il — 400 — nf * 4p 2mp n — 2 (n — 2 p sen — n -+-2sen — n -+-•*•-!- wtsen — -n h seri 1 n\ n n n 2 ?■) Per ottenere la somma della seconda di queste altre due serie, dobbiamo porre nella (14), ed avremo . 2p n — 2 0 = — n , r — — - — n 2 2 p „ 4p 6p sen — n -+- 2sen —n -+- ;isen — n n n ( n — 2 )p n — 2 (n — 2)» — -- — sen — r. * sen 1 n 2 P senz - ti jt ^ (n — .2)cos 4 _ 1 )p p sen - jt sen ( Pn — ~ 77 ) (n — 2)cos ( Pn — ) 2 P sem — 7 r n P sen — n n — 2( — l)pcos^7r — (n — 2)|j — l^cos ^ it J P sen- n n 7 (— l^COt.^R Si otterrà poi la somma della prima serie contenuta nella (24), sostituendo 2 p n 9—— n , r — — n — 2 2 nella (16), ed avremo 2p 4p òp (n — 2)p sen — 7r-f-sen — n h- sen — tt-h. . .-t-sen Jt n n n n P {n — l)p p , i- p ~~~ — 7r COS -7T — ( l)pCOS-7f cos - n — cos n n 1— (— 1) 2sen -7r n Perciò sarà P 2sen — j: n P cot - Jt. n (25) SV=|[[I— (-IKJcoA-t- (— tycoon ]=| dotali . — 401 — La prima S''4 delle due serie, contenute nel secondo membro della (23), si potrà scrivere a questo modo: (26) S',=^ 1 — cos ^ n ) -+- ( 1 — • cos — n ( 1 _ cos 32 » )-k . 1 _ eos S2E „ )] Log2 ( n-2)p ( 1 2 r m n _ 2 ì - Log.sen-7r -h Losj.sen -7H-..-4-Log.sen — 7r-+-..n-Log*sen — - — n [ v n n n In ) (2p 1 — cos — rcLog.sen - n l u n 4 p T 2 -+- cos — rcLog. sen — rcH- .... n n 2pm , m cos - — 7: Log. sen — n n n (n-2)p , n ■— 2 'l cos -s?Log. sen — - — n \ ovvero (27) m—l c, , , V' 2pm m o 4 = s\ -+- s 2 — 2_t cos “ — rcLog.sen — n. ®5B* Tt li fi - ^ Per avere la somma s\ della prima serie, composta di — — — termini, dovre- 2 mo valerci della (13), ponendo in essa ed avremo w n — 2 “ 2~ ’ 2p 4 p 6 p (n — 2)p cos — n -+- cos — n H- cos — rc -+■ . . . . -+- cos— — n n n n n sen {n—\)p 2sen - t: n 1 P 2sen — rc n Laonde sarà 402 r=[— 2 ^]Lo§2 n — 1-4- (— 1)a Log2 . Per trovare la somma s'2 della seconda serie contenuta pure nella (27), po- tremo stabilire , » / 1 2 3 n — 2 \ s„ = Log( sen-rc sen-rc sen-* . . . . sen — n): 2 \ n n n 2 n / ma dall’analisi trigonometrica (*) sappiamo, per l’attuale caso di n pari, essere 1 2 3 n — 2 I \fn sen ~n sen — n sen- n ... . sen — - — rc— Z , n n n 2 n n — 1 2 2 perciò , , \Z~n 1 n — 1 s* = L°gJb5 =2L°gn 2 — L°g^ ' 2~r~ Sostituendo nella (27) i trovati valori delle s\ , s'2, e riducendo, avremo «— 2 m= 2 ( — l)pLog2-}-Log?« 2 prn _ ni S'. == — | 2. __ \ cos— — n Log.sen — n . 1 9 M ° J?. Eliminando dalla (23) le S'4, S'2 mediante le (28), (25), otterremo , = (-^Log2±Logn . g v /Jo 1 — 0“ nL 2 2 4 n X2pm m ~\ cos — — n Log. sen — n 1= n n J m*= 1 T 2 2r 1 , rt 7t p 2Pm r m 1 - p- Log2n -Hr cot — jt — > . cos « Log.sen — tt I nL 2 ® 4 n n n J ;n=l (*) y. Lotteri, opera citata, T. l.°, pag. 407, formula (6). - 403 — $• 3- Paragonando fra loro gl’integrali (21), (29), il primo per n impari, ed il secondo per n pari, vediamo che differiscono l’uno dell’altro, solo pei va- lori superiori degl’ indici di ambo i termini sommatori. Quindi facilmente si vedrà che potremo abbracciare i due casi colla seguente formula, 2 pm mi — -7rLog.sen — ti ; n n - J nella quale si deve intendere che l’indice m abbia da ricevere tutti gl’ in- teri minori della quantità - . Vero è che pel caso di n pari, si potrebbe scri- vere m=.^, cioè si potrebbe prendere per m, anche 1’ intero ma il ter- mine corrispondente sarebbe nullo, perchè il logaritmo deH’unilà è zero. Dunque tornando alla proposta (2), concluderemo essere r1 ( 1t ■ — 1 , _ „ n p ^ Apm m | dt = Lo£ì2rc -I- ~ cot -tt — 2> cos /rLoe.sen — n J 1 — t 2 n ** n n 0 m= I — 1 n m < — 2 2 pm n E siccome abbiamo perciò finalmente sarà (31) n = k(b h- 1) , p = kb 1 t 1+6 _ | | — r dt — Jo 1 — t =Log2/c(ò— i-1 )~t~2 cot J k[b- (-1) m<~T~ b _ V 2òm ;7T — 2 cos — — ■rcLog. sen m m=l -+- 1) r tt, formula che volevamo trovare, la quale quando sia dato b , e per conseguen- za kt si potrà facilmente calcolare. h — 404 — S- 4. Applicazioni • l.° Dalla formula generale (30) si possono per corollario, come già in principio fu detto, dedurre gl’integrali che Poisson indica nella secon- da sua memoria « Sur la distribution de Vélectricité , ec. (*). Per tanto suppo- niamo in primo luogo p — 1 , ed n = 4 ; dalla (30) si avrà In secondo luogo abbiasi p — 3 , ed n — 4 ; dalla stessa (30) otterremo 02 — £3 m M T « n 3 \ 3 r n 2.° Il rapporto delle spessezze A, B costanti dello strato elettrico, distribuito sopra due sfere metalliche di raggio 1 e b, viene da Poisson determinato nella prima delle due citate memorie, pag. 59, mediante la seguente formula, (32) 1 P = p-h n cot- J*1 f IH-fr - — : o t — — 1 dt t — t dalla quale, sostituendo in essa il valore trovato colla (31), avremo la n (33) /s=| = - JT COt 1 m stico degli abitanti di quelle contrade tanto nei tempi presenti, come nei » passati. (1) (1) W. 7. Edwards, des charactéres physiologiques des races humames considérées dans leurs rapports avec 1’ histoire. Paris 1829. 411 — Ciò posto intorno la conformazione generale del cranio romano cerchiamo ora di investigare i particolari, ponendolo a confronto coll’ etrusco, come fu fatto nel primo Saggio. Le tavole 2. e 3. sono destinate a porre di nuovo sotto gli occhi del Lettore le differenze fra le due stirpi. La faccia anche considerata a parte nel Romano è più ampia. La lar- ghezza della fronte presa a livello della gobba nasale è minore negli Etru- schi (T li F. 1 e 4 DC.) Sono anche meno sporgenti in questi la gobba na- sale e gli archi sopracciliari. Il processo inalare dell’ osso frontale scende più in basso nell’ Etrusco , ed il suo margine esterno che fórma la linea di divisione fra la fossa temporale e la faccia è un pò rotondato in modo che i due piani, frontale cioè e temporale, non hanno un limite reciso di sepa- razione : così pure la linea per J’ inserzione del muscolo temporale , che è un seguito di detto margine, riesce poco sensibile o presto volgersi a for- mare un arco. Al contrario nel Romano il ridetto margine è più tagliente, e la nominata linea ascende più in alto percorrendo una linea ben definita e men curva. Le orbite del Romano sono più grandi, più quadrate, e orizzon- talmente disposte. Il piano formato dall’ osso inalare scende alquanto obliquo nell’ Etrusco mentre nel Romano è quasi verticale. L’apofisi inalare del fron- tale sporge molto all’ infuori nel Romano e sì unisce in linea perpendicolare colf osso inalare, e quest’osso che nell’ascendere a congiungersi col frontale converge leggermente co Isuo pari nel cranio etrusco (T 13 F. 4 EG) conserva il retto andamento nel romano (T. Il F. 1 EG). L’arcata alveolare è nei Ro- mani più grande e più rotondeggiante, i denti vi si trovano più grossi e me- glio conservati. Osservando la faccia rispetto al cranio la troviamo negli Etru- schi più piccola, e diresti che sia impiantata più in basso distando maggiormente dal cranio nella sua parte inferiore. Nel cranio etrusco senza mascella infe- riore posato sopra un piano orizzontale osservasi che i soli due ultimi mo- lari poggiano nel piano medesimo, e che gli altri tutti gradatamente ne di- siano (T. IL F. 11 e V); mentre invece nel romano i denti poggiano tutti sul piano, o pochissimo almeno ne distano. Questa differenza non ha altra origine che il maggiore sporgimento della mascella negli Etruschi , Ed in- fatti 1’ angolo faciale di Camper suol esser piu aperto nei Romani- Se lo spazio compreso dalla faccia si racchiude fra tre linee la prima delle quali RC (T. II f. 2 e 5) sia tirata dal punto mediano alveolare della mascella superiore al punto intermedio degli archi sopracciliari ; la seconda B A da questo punto al bordo anteriore de! foro occipitale , e la terza A C — 412 — da questo al punto alveolare avremo un triangolo ABC che negli Etruschi ha 1’ angolo ABC corrispondente allo spazio intermezzo delle sopraccilia più aperto, ed invece più chiuso l’angolo ACB che corrisponde al punto alveolare Il primo angolo poi ABC è di tanto più aperto quanto è più chiuso il se- condo ACB. La base AC di questo triangolo che misura la distanza fra il foro occipitale e gli incisivi è sempre più estesa negli Etruschi (V fig. 2 e 5); come pure è maggiore la distanza Cb fra gli incisivi e 1’ estremità dell’apo- fisi basilare, ove questa si unisce collo sfenoide. Il cranio esaminato separatamente dalla faccia ci offre una maggior ca- pacità nei Romani (T. I.) Osservandolo per di sopra ci si presenta come un avoide, il cui apside anteriore apparisce negli Etruschi più stretto; ciò che meglio dimostrasi dalle misure prese nella circonferenza del cranio nel modo seguente. Si faccia una sezione orizzontale del cranio nella direzione di un piano che tagli per meta le gobbe frontali ed occipitali; la satura fronto- parietale interseca questo piano in due punti DC (T II fig. 3 e 6) che de- notano la larghezza dell’ apside anteriore. Questo piano è intersecato ancora da due rette tirate dalle gobbe parietali alle apofisi mastoidee e questi altri due punti d’ intersezione EF indicano la larghezza dell’apside posteriore del- 1’ ovoide. Ciò posto troviamo nei Romani più estesa la linea periferica di questa sezione e 1’ asse anteriore DC più lungo che negli Etruschi. Guardato il cranio di profilo si osserva che il lato dell’ ovoide su cui s’ impianta la faccia ossia la porzione ove riposano i lobi anteriori e medii discende più in basso nei Romani di quel che non sia negli Etruschi ; ciò che equivale ad uno svolgimento maggiore di essi lobi. Tale osservazione è posta più in chiaro dalle figure 2 e 5 ove è rap- presentata la misura della curva di esso lato; la misura poi è stata presa così. Fatta una sezione verticale del cranio si fissino sul suddetto lato del- 1’ ovoide due punti A. b i quali sono le due estremità dell’ apofisi basilare , 1’ una b ove si unisce collo sfenaide, 1’ altra A ove forma il bordo anteriore del foro occipitale. Da questi punti si tirino delle rette; cioè dal punto A la retta Aa, AB ; del punto b le rette b a , e bB , che gli uniscono colla cre- sta occipitale, e col punto intermedio degli archi sopraciliari. Abbiamo così sui detti punti due angoli che misurano il grado di curvatura di questo lato. Questi due angoli a A B, a b B essendo meno ottusi nei Romani ne risulta una dimostrazione di quel che è stato detto di sopra, cioè che questo spa- zio, in cui sono compresi i lobi medii e gli anteriori è più sviluppato nei — 413 — Romani. La maggior curvatura di questa linea fa sì che il piano della fronte denotato dalla linea B c col piano B b che dal punto intermedio degli archi ciliari va all’ apofìsi basiliare formino fra loro un angolo c B b, più aperto. Se si misura 1’ arco fronto-occipitale cominciando dall’ unione del frontale colle ossa nasali percorrendo poi la linea mediana fino al foro occipitale, si trova che di questa lunghezza parte riguarda il frontale, parte le ossa perietali, e parte la porzione dell’ osso occipitale che si estende dalla sua sommità al foro occipitale. Nei Romani la porzione di questa dimensione che riguarda il frontale ed i parietali è di tanto più lunga , per quanto è più corta la porzione rimanente che riguarda 1’ occipitale. Guardando il cranio nella sua base si trova, come è stato già indicato 1’ arcata alveolare più ro- tonda e più grande nei Romani. Il foro occipitale negli Etruschi rimane più in dietro nella linea antero-posteriore ciò che dipende dalla maggior projet- tura della mascella superiore; le apofisi mastaidee sono un poco più distanti fra loro nei Romani Pochi sono i miei crani antichi ai quali vada unita la mascella infe- riore, ma pure quelle che si conservano sono tutte a indicare una diffe- renza cospicua nelle due stirpi. La mandibula inferiore del Romano è più grande, più lontani fra toro i rami ascendenti e la forma ne è decisamente parabolica. Al contrario nell’ Etrusco la mandibula è più piccola ed ha fi- gura quasi triangolare. Oltracciò 1’ apofisi del mento suol essere in questo più sporgente. Se ammettesi una certa espressione anche nell’ arido cranio può dirsi che il romano presenti un aspetto più maschio dell’ etrusco- Le sue ossa sono più ruvide, le apofisi più rilevate, gli angoli più decisi, le creste più ta- glienti, le suture più addentellate. Notabile è anche la spessezza delle ossa proprie nel cranio romano; ecco le misure di sei nelle gobbe: parietali — frontali millim. 8 11 9 8 9§ 9f 11 10 11 11 131 9| — 416 — Sulla seconda cometa del 1862. Nota del Profes. I. Calandrelli. 1° Questa cometa venne annunziata dagli astronomi del collegio romano nel giornale di Roma del 26 luglio. Nella stessa sera fu osservata in questo Pon- tificio osservatorio della romana università. Le osservazioni furono continuate fino al giorno 3 agosto. Alcuni necessari restauri che si dovevano eseguire nella camera in cui è collocato il circolo meridiano impedirono le altre os- servazioni- La fortunata combinazione di potere osservare la cometa nel suo passaggio inferiore al meridiano, mi pose nella fiducia, non ostante il pic- colo numero delle osservazioni, di fissare la teoria di questo astro con suf- ficiente approssimazione- Le osservazioni meridiane delle comete , quando si possono avere, sono preziose: esse sono indipendenti dalle posizioni delle stelle di confronto: sono indipendenti da quelle lunghe e penose riduzioni che sono annesse ai diversi micrometri che si usano: esse finalmente sono tali che debbono meritare la fiducia degli astronomi, giacche se, attesa quella ne- bulosità che suole accompagnare questi astri; se, in virtù di quella indeci- sione che presenta il nucleo circondato sempre da una atmosfera, non pos- sono le osservazioni meridiane essere esenti da piccoli errori, né possono equipararsi alle osservazioni delle stelle fisse, e dei piccoli asteroidi, sono però sempre da preferissi alle altre che si fanno ai grandi equatoriali, nelle quali rimane la indicata indecisione del corpo cometario, e di più sono esse soggette a molte riduzioni. * Osservazioni della cometa fatte al circolo meridiano di Ertel- 2.° La cometa si osservava coi fili chiari a campo oscuro- Nella totale oscurità l’atmosfera sembrava sempre più grande- La semplice illuminazione dei fili diminuiva sensibilmente la luce dell’ atmosfera: il nucleo però si mante- neva chiaro abbastanza, e si potevano notare i tempi ai sette fili del mi- crometro, quando ogni filo divideva per metà il piccolo diametro del nucleo, il quale impiegava non più di due o tre secondi a passare al meridiano. Colle osservazioni della polare, e di altre stelle si aveva ogni giorno la posi- zione dello stromento: il tempo si notava ad un accedente cronometro di Beni regolato sul tempo siderale. Questo cronometro è di proprietà di S. E. il — 417 - sig. Duca Massimo che gentilmente mi presta all* uso delle mie osservazioni. In tal maniera posso essere sicuro delle posizioni osservate della cometa, giac- ché non ho trascurato quelle cautele, che si debbono usare nelle più delicate osservazioni, cautele che si sogliono comunemente porre in non cale, quando si tratta di osservazioni cometarie. 3.° Su questo proposito mi piace di far notare qual precisione si può ottenere nello stabilire 1’ ascensione retta apparente di questi astri nelle os- servazioni meridiane. Riporto dunque i tempi ai sette fili del micrometro in alcuni giorni delle osservazioni. Luglio 27. l.° filo . . 17/37.-17/0 t. sid. 2. 3- 4. 5. 6. 7. 38. lì. 5 39. 7. 0 40. 1. 5 40. 57. 0 41. 53. 0 42. 45. 0 Medio. . . Fi!, merid . 17. 40. 1. 69 1. 50 Luglio 30 l.° filo 17/46.-21/5 2. 3. 4. 5. 6. 7. 47. 23. 0 48. 20. 0 49. 23- 0 50. 20. 5 51. 17. 0 52. 16. 5 Medio. . • Filo merid. . 17- 49- 20. 562 23. 000 55 — 418 — Agosto 3. l.° filo . 2 3. . . . . 4 5- . . . . 0. • . . . 7. , . . . Medio. Filo merid- . 18. A 4.m39/0 5. 56. 5 6. 54. 0 8. 1. 5 9. 7. 5 10. 06. 5 11. 26. 0 18* 8- 1. 562 1. 500 Lo stesso può dirsi delle altre osservazioni. 4.° La massima differenza si è ottenuta nella osservazione del 30 Lu- glio. In questo stesso giorno si hanno tre osservazioni non meridiane. Colla riduzione dei tempi al meridiano di Roma, si ottiene: Altana. Luglio 30. 477222 AR = 5.A 50.'"20/ 98 D = 72.° 29/ 22. "2 Copenaghen. 30. 417561 ... 5-50. 7- 46 . . . 72. 27. 50. 7 Firenze. 30. 409380 . • • 5. 50. 6. 88 . . . 72. 27. 41. 9 Tutte le mie osservazioni, come si dirà in seguito, sono ridotte allo stesso tempo 9.* 17.“ 16* 8 t. m. Applicando le note formole di La Grange, dalle dette tre osservazioni si avrebbe la così detta posizione normale . Luglio 30. 387 AR = 5-* 50.m 6/ 864 D 72.° 27.' 22." 35 la qnal posi- zione differisce dalla mia di 1/ 478 in AR, e di -+- 20." 41 in D. Inol- tre dalle tre osservazioni può ricavarsi il moto orario della cometa in AR e in declinazione. Si ottiene dunque: Altona e Copenaghen. 9-* 44 in AR . . 63."9 in D. Altona e Firenze. 8-50 ..... 62. 2 Copenaghen e Firenze 2-95 44-8 Questo moto orario risulta dalle osservazioni meridiane del 29 al 30 di 419 — Ss 54 in AR e di 76.” 3 in declinazione. Dopo ciò mi decisi di ritenere la mia posizione pel giorno 30 Luglio: le mie poche riflessioni provano evidentemente la grande differenza che può aversi nel prendere le osserva- zioni isolate e usar di queste, senza un preventivo esame, nel calcolo degli elementi. 5.° Quando le osservazioni di questi astri possano aversi quasi tutte allo stesso tampo, di modo che la differenza dei tempi corrisponda quasi alle 24 ore di tempo medio , giova moltissimo di ridurle coi noti metodi allo stesso tempo. Tali sono le mie poche osservazioni meridiane- La prima del giorno 26 Luglio cadde alle 9.A21mdi tempo medio, e l’ultima del 3 agosto alle 9/ 20m circa. 11 tempo preso da me è prossimamente il medio. Da questa riduzione si hanno molti vantaggi, cioè di avere il moto della cometa in 24* di tempo medio in ascensione retta e in declinazione ; di conoscere la variazione diurna di moto nelle due coordinate; finalmente di scuoprire una certa legge nel moto irregolare di questi astri. Questa legge però si cerca indarno anche nelle osservazioni meridiane le più esatte , e prendendo le differenze prime seconde, e terze si presentano alcune ano- malie che ebbi già luogo di notare nelle osservazioni della cometa del 1858, le quali o si debbono attribuire alla inesattezza delle osservazioni, o ad una reale variazione del moto, o finalmente alle perturbazioni cui vanno sog- gette le comete. Comunque sia la cosa, ecco nella tavola I le osservazioni me- ridiane ridotte allo indicato tempo. TAVOLA I. Mesi e giorni 1862 AR apparente Declin. bor. app. Luglio 26. 387 5.A38.m 9/060 70 0 32/ 45. ”81 27 5. 40. 44- 760 70. 59. 26. 62 28 5. 43. 34. 090 71. 27. 18. 31 29 5. 46. 40. 237 71. 56. 30. 00 30 5. 50. 15. 386 72. 27. 1. 94 31 5. 53. 52. 824 72. 59. 3. 71 Agosto 1 5, 58. 7. 966 73. 32. 31. 93 2 6. 2. 55. 440 74. 7. 35. 75 3 6. 8. 22. 068 74. 44. 22. 24 — 420 — Orbita 'parabolica della Cometa 6.° Con un primo calcolo fondato sulle osservazioni dei giorni 27 , 30 Luglio, e 2 Agosto si ebbero i seguenti elementi. Passag. al perielio giorni dell’ anno 236. 1721 1 t. m. Roma. Long, del perielio 292. 48. 29. 60 \ \Equin. med. del 1862,0 Nodo 137. 26. 7. 19 ) Inclinaz.. 113- 34. 5- 31 Long. q= 9. 9763410 Questi elementi rappresentavano le osservazioni in modo plausibile, e se avessi adoperate altre osservazioni si sarebbero sostenuti, ma trattandosi di osser- vazioni meridiane mi era proposto di fissare tali elementi che rappresentas- sero plausibilmente tutte le mie osservazioni, che anzi dal vedere che gli er- rori in alcune osservazioni erano appena di un primo e pochi secondi , mi venne il sospetto che si dovesse ricorrere all’ orbita ellittica. Prima però volli correggere questi elementi. Il metodo che ho tenuto è quello di La Place riportato da Pontécoulanl nel tomo 2.° della sua teoria analitica del sistema del mondo. 7.° Sia V T angolo compreso fra due raggi vettori r,° r, il quale corri- sponde alla differenza fra le due anomalie v° v, calcolate nelle ipotesi degli elementi dati; sia V' P angolo compreso fra i raggi vettori r,° r,' corrispon- dente alla differenza fra le due anomalie v,° v.' Coi dati delle osservazioni , cognita la longitudine del Sole, e la distanza del Sole dalla terra, e cogniti i raggi vettori r°, r, r' si può calcolare la longitudine, e la latitudine elio- centrica della cometa, se dunque diciamo f>°, ' ~ 17,1 - 435 — 1638. ci liata Spr. Syst. Veg. t. 3. p • 323. Caule prostrato vel adseendente parce ramoso : foliis alternis impari-pinDatis 2-7-jugis , foliolis angustis cu- neato-oblongis: pedunculis terminalibus axillaribusque folio tandem quidquam longioribus: floribus serlulatis: lomentis planis arcuatis raro rectis glandulosis glabrisve, dorso hispido-glandulosis. H. cibata Fior, in Gior • dei lett. di Pisa t. 17. p. 127 - Bert. FI. II. t. 7. p. 602 - Ferrum equinum alterum nclvyjpyrov Column. Ecph. t. 1. p.300. In maritimis montanis. Sulle rupi di Terracina presso il Circello. Ann. Fior, a Februar. in Mari. Flores lutei* 1639. MULTisiuQuosA L. Sp. PI. p. 1 050. Caule ut plurimum erecto parce ramoso: foliis alternis sub-8-jugis, foliolis cuneato-obìongis: pedunculis axil- laribus terminalibusque folia aequantibus sub-3'floris, tloribus sertulatis : lc- mentis distincte arcuatis glabris, margine et curvaturis scabridis. H. multisiliquosa Seb. et Maur. FI- Piom. Prod. p. 239. n. 841 - Bert. FI. Il t. 7. p. 602. Ad margines in viis montium. Sul Monte Gennaro , Ann. Fior. Majo-Junio. Flores lutei. 1640. comosa L. Sp. PI. p. 1050. Caule decumbente adscendenteve ra- moso: foliis impari-pinnatis 3-6-jugis foliolis obovatis: pedunculis axillaribus terminalibusque folium multo superantibus: sertis sub-7-floris: lomentis repan- do-sinuatis granulato-scabris. H. comosa Beri. FI. It. t. 7. p • 603 - Ferrum equinum capitatum Co- lumn. Ecphr. 1. p. 301. In rupestribus apenninorum Umbriae. Vettore . Perenn- Fior. Majo-Junio. Flores lutei. SUCURIGERA. 1641. Coronilla DC. Fior. Frane, t. 4. p. 609. Glabra. Caule solcato prostrato ramoso: foliis impari-pinnatis 3-7-jugis foliolis cuneato-oblongis. S. Coronilla Seb. et Maur. FI. Bom. Prod. p. 23S- n. 837 - Bert. FI. It. t. 7. p. 598 - Coronilla Securidaca Sebast. En. PI. Ampli. Flavii p. 38. p. 72 - S. lutea major. Hort. Piom. t. 7. tab. 27. In marginibus viarurn et pratis vulgaris. Ann. Fior- Majo-Junio- Flores lutei. CORONILLA. 1642. Emerus L. Sp. PI. p • 1046. Glabra sublauca. Caule fruticoso erecto ramis angulatis: foliis 2-4-jugis, foliolis obovato-cuneatis ut plurimum — 436 — emarginatisi stipulis minutisi pedunculis axillaribus solitariis geminatisve folium superantibus sub-3-floris, floribus sertulatis: unquibus petalorum calyce multo Iongioribus: lomentis teretibus, articulis sero secedentibus. C. Emerus Seb. et Maur. FI. Rom. Prodi, p. 238- n. 834 - Bert. Fi II. t. 7. p, 575. In collibus, ad muros, super Urbis moenia. Frut. Fior. Martio-Majo. Flores lutei. Vulgo. Emero, Maggio piccolo. 1643. Valentina L. Sp. PI. p. 1047. Glabra glauca. Caule fructicoso erecto, ramis sulcatis: foliis 3-4-jugis, foliolis obcordato-cunealis breviter mu- cronulatis : stipulis majusculis suborbiculatis deciduis : pedunculis axillaribus terminalibusque solitariis, foliis multo Iongioribus, ut plurimum multifloris : floribus sertulatis denuo pendulis: unguibus petalorum calycem subaequanti- bus: lomentis tumido-compressis, articulis ovalibus, cito secendentibus. C. Valentina Fior. Gior. dei leu. di Pisa t. 18. p. 167 - Bert. FI. II. t. 7. p. 578. Frut- Fior. Februario-Majo- Flores intense lutei. 1644. minima L. Amoen. Accad • ed. 2. t. 4. p. 324. Glauca. Caule suf- fruticoso humili prostrato, ramis alternis sulcatis: foliis 2-4-jugis foliolis cu- neato-oblongis obovatisve margine subcartillagineis: stipulis minusculis opposi ti- foliis acuminatis denuo deciduis: pedunculis terminalibus axillaribusque soli- tariis, folio subriplo Iongioribus sertis 4-8-floris, floribus incurvis : unguibus petalorum calyce duplo Iongioribus: lomentis 4-gonis articulis oblongis facile secedentibus. C. minima Bert. FI. It. t. 7. p. 583 - Polygala montana italica Barrel. Ic. 721. In aridis apennini Piceni. Monte Birro. Suffrut. Fior. Junio-Julio. Flores intense lutei. 1645- varia L. Sp. PI. p. 1048. Glabra. Caule herbaceo prostrato an- gulato, ramis patulis: foliis sub-10-jugis foliolis oblongis mucronatis: stipulis parvis distinctis acuminatis: pedunculis solitariis axillaribus multifloris termi- nalibusque folium ut plurimum superantibus: floribus sertulatis pendulis: unqui- bus petalorum calyce duplo Iongioribus: lomentis tetragoni erectis, urticulis oblongis maturitate facile secedentibus. C. varia Seb. et Maur. Fi Rom. Prod. p. 238. n. 835 - Beri. FI. It. t. 7. p. 585. — 437 — Ad margines et sepes frequens circa Urbem. Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores albi roseo et violaceo variegati. 1646. cretica L. Sp. PI. p. 1048. Glabra. Caule herbaceo prostrato , ramis alternisi foliis longe petiolatis 5-7-jugis, foliolis obovato-cunealis, sti- pulis minimis distinctis lineari-acutis: pedunculis solitariis axillaribus termi - nalibusque foliis saepe longioribus 3-6-floris , floribus sertulatis cernuis: un- guibus petalorum calycem pauìo superaotibus: lomentis obscure tetragonis gra- cilibus erectis, articulis oblongis sero secedentibus. C. cretica Sebast. En. PI. Ampli ■ Flavi i p • 38. n. 78 - Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 238. n. 836 - Beri. FI. II. t. 7. p. 587. Ad viarum margines et in ageribus herbosis communis. Ann. Fior. Majo-Junio. Flores rosei. ORNITHOPUS. 1647. compressus L. Sp. PI. p. 1049. Villosus. Caule decumbente ere- ctove, foliis 5-15-jugis, foliolis ellipticis breviter mucronulatis: stipulis nuli is: pedunculis axillaribus terininalibusque : serlis paucifloris, folio hnpari-pinnato involuci'atis : lomentis compressi arcuatis longe aristatis reticulato-venosis , articulis parallelogramis maturitate separabilibus. 0. compressus Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 238. n. 838 - Bert. FI. II. t. 7. p. 595 - Ornithopodlum scorpioides siliqua compressa Hort. Rom. t. 7. p. 28. In sterilibus, collinis montanis, ad margines viarum, oras nemorum fre- quens. Ann. Fior- Apri Ii-Majo. Flores lutei. ARTROLOBIUM. 1648. scorpioides Desv. Journal, de Bat. t. 3. p, 121. Glabrum glaucum. Caule decumbente erectove ramoso: foliis inferioribus simplicibus, caeteris tri- foliatis , foliolis subrotundis impari maximo : stipulis minimis oppositifoliis : pedunculis terminalibus axillaribusque folio longioribus: floribus terminalibus solitariis ve! sertulatis: lomentis subtetragonis arcuatis rostratis, articulis ob- longis maturitate separabilibus. A- scorpioides Bert. Fi It - t. 7. p- 589 - Ornithopus scorpioides Sebast . En. PI. Ampli. Flavii p. 60. n. 166 - Seb. et Maur. FI. Rom ■ Prod. p. 239. n. 839. In sterilibus et muris frequens- In copia al Colosseo , Testacelo etc- Ann. Fior. Aprili-Majo- Flores lutei. — 438 1649. ebracteatum Desv. in Journal de Boi. l- 3. p. 121 • Glabrum. Caule decumbente erectove ramoso: foliis uniformibus longe peliolatis impari-pin- natis, foliolis elliptico-oblongis : stipulis petiolaribus minimis: peduticulis ter- minalibus axillaribusque subaequalibas sertis paucifloris: lomentis teretibus ar- cuatis breviter rostratis, articulis cylindricis tandem separabilibus. A. ebracteatum Bert. FI. lt. t.l.p. 592 - Ornithopus ebraeteatus Sang. Cent, tres p. 99- n. 224. In arenosis secus mare. Fiumicino. Ann. Fior. Julio. Flores lutei. SCORPIORUS. 1650. subvillosa L. Sp. PI. p. 1050. Subvillosa pilis palentibus albis. Caulibus saepe caespitosis prostratis adscendentibusve: foliis oblongo-spathulatis in petiolum productis: stipulis membranaceis saepe elongatis: pedunculis axil- laribus terminalibusque, sertis 4-6-floris cernuis: lomentis involutis intorto- plicatis multicostatis , costis uncinato -aculeatis articulis arcuatis aegre se- cédentibus. S. subvillosa Seb. et Maur. FI. Bom. Prod. p. 239. n. 842 - Bert. FI. lt. t. 7. p. 608. In sterilibus et ageribus viarum frequeus. Ann. Fior- Majo-Junio Flores lutei. CLASSIS XVIII POLYADELHPIA OrD. III. P OLYANDR1A. 388. ANDROSAEMUM All. Calyx liber 5-partitus inaequalis: corolla ro- sacea: stamina in androphoris basi tantum coalita: antherae parvae biloculares: stili tres: stigmata depressa: capsula carnosa indehiscens, dissepimentis incom- pletis, unilocularis polysperma. 389. HYPER1CUM L. Calyx liber 5-phyllus, foliolis inaequalibus basi plus minus coalitis: corolla rosacea: stamina basi in androphoris pluribus connata quandoque libera: antherae parvae 2-locuIares: styli 3-5: stigmata depressa: capsula membranacea dehiscens polysperma, loculis valvisque stilorum numero. 439 — PoLY ADELPH I A - PoLYANDRIA. ÀNDROSAEMUM 1651. officinale All. Fi Ped. t. 1. p. 47. Caule erecto valde ramoso: foliis late ovatis: floribus in cytnis terminalibus: foliolis calycinis ovatis ob- tusis inaequalibus: stilis staminibus brevioribus- Hypericum Androsaemum Seb. et Manr. FI. Rom. Prod.p. 179. n. 603 - Beri. FI. II. t. 8. p. 308 - Androsaemum maximum frutescens Hort. Rom. t. 4. tab. 80. In nemorosis etiam secus Urbem- Monte Mario , Villa Madama etc. Frut. Fior. Junio- Flores aurei- Vulgo- Androsemo, Ciciliano, Erba santa- Usus. Pianta ab antiquitus a vulgo et a villicis amata. Oleum per infu- sionem a floribus et fructibus elicitum ad vulnera sanando, et ad superficiales congestiones sanguinis dissipandas communiter usurpabatur , et jamdiudum usurpatur. Apud Medicos anthelminlici, et adslringentis famam habuit. In arte tinctoria jam quoque valuit ad Ianas colore aurantiaco tingendas. HYPERICUM. 1652. h i nei nu m L. Sp. PI. p- 1103. Caule erecto valde ramoso, ramis alatis: foliis ova to-lanceolatis sessilibus margine glandulosis: pedunculis sub- trifidis: floribus in cyma pauciradiata: foliolis calycinis lanceolatis inaequali- bus: staminibus corolla longioribus, stilis ut plurimum ternis: capsulis ovali- oblongis. H. hircinum Fior. Giorn. dei Lelt- di Pisa t - 17- p. 122 - Bert. Fi It. t. 8. p. 311. In humentibus. Alle Paludi Pontine. Frut. Fior. Junio-Julio- Flores lutei. Vulgo. Ruta muraria. 1653. quadrangulum L. Sp. PI. p. 1170- Caule erecto valde ramoso le- tragono-tetraptero quadratum : foliis ellipticis nervosis pellucido-punctatis : cymis multifloris caulis ramisque terminalibus: foliolis calycinis subaequalibus lanceolato-subulatis: bracteis linearibus: staminibus corolla atro-glandulosa bre- vioribus: stilis ternis: capsulis oblongis. H. quadrangulum Maur. Cent. 13. p. 27 - Bert. Fi II- t. 8. p. 312. In humentibus secus fossas circa Urbern et in montanis. Porla Angelica Pratalala , Fontano bella etc. - 440 - Perenn. Fior. Aprili-Junio. Flores flavi. 1854. perforatum L. Sp. PI. p. 1105. Caule erecto ancipiti decussate ramoso: foliis oblongis obtusis pellucido-punctatis : floribus terminalibus cy- oioso-paniculatis 2-bracteatis: foliolis calycinis Ianceolato-linearibus acurninatis: staminibus corolla brevioribus : stilis ternis : petalis antberisque atro-glandu- losis: capsulis conoideis. H. perforatum Seb. et Maur. FI. Rom. Prod. p. 280. n. 604 - Beri. Fl- it. t. 8. p. 316 - H. vulgare Hort. Rom. t. 4. tab. 89 - H. vulgare guttis sanguineis Bocc. Mus „ di Piant. p. 25. tab. 1 1 . In arvis et ageribus vulgare. Perenn. Fior. Junio-Julio. Flores flavi. Vulgo et in officinis. Ipperico. Usus uti in Androsaemo officinali. 1655. Richeri Vili. Dauff. t. 3. tab. 44. Caule terete procumbente sim- plici basi perennante : foliis amplexicaulibus oppositis ovatis margine atro- punctatis: floribus 3-9 in corymbo cymoso: calycibus bracteisque ovato-acu- minatis ciliatis crebreque punctatis: corolla pariter punctata calyce triplo ma- jore: stilis 3-5: capsulis oblongis. II. Richeri Sang. Cent, tres p. 110. n. 248- Bert. FI. It. t. 8. p. 319. In apenninis Umbriae. Vettore. Perenn. Fior. Julio-Augusto. Flores lutei magni speciosissimi. 1656. elegans Wild. Sp. PI. t. 3- p . 1469. Caule vix ancipiti adscen- dente erectove: foliis oblongo-lanceolatis pellucido-punctatis superioribus an- gustatis: floribus in cyma terminali: foliolis calycinis bracteisque lanceolatis ciliato-glandulosis: staminibus corollam subaequantibus: petalis oblongis laxe glandulosis, calyce triplo majoribus: stilis ternis: capsulis ovoideis. H. elegans Beri ■ FI. It. t. 8. p. 222. In pratis apenninorum Umbriae. Vettore. Suffrut. Fior. Junio-Julio. Flores luteo-aurei elegantissimi. 1657. li n ari foliu m Vahl. Sijmb. t.ì. p. 65. Caule adscendente erectove vix ancipiti: foliis oblongis obtusis impunctatis: pedunculis subtriehotomis: floribus in cyma depauperata: foliolis calycinis lanceolatis bracteisque mar- gine subnudis : staminibus corolla duplo brevioribus : petalis oblongis atro- glandulosis: capsulis conicis calycem duplo superantibus. H. linearifolium Bert. FI. It. t. 8. p. 323 - H. dubium Maur. Cent. 13. P- 27. — 441 — In nemoribus et dumentis prope Urbein frequens. Perenn. Fior. Àprili-Junio. Flores lutei. 1658. perfori afu u L. Syst. nat. ed. 12. t. 2. p. 510. Caule erecto an- cipiti ramis striatis: foliis ovatis basi arnplexicaulibus nitidis dense pellucido- punctatis margine cartilagineis: floribus in panicula terminali cymosa: foliolis calycinis bracteisque ciliatis atro-glandulosis: staminibus corolla parum bre- vioribus: petalis oblongis patentibus maculis atro-purpureis: stilis ternis di- vergentibus: capsulis turbinato-elongatis calycem superantibus. H. perfoliatum Manr. Cent. 13. « /3 - Bert. FI. It. I. 8. p. 327 - Andro- saemum ampio perfoliato folio Bocc. Mus ■ di Piant. p. 164 , et A. Sambac perfoliato folio tab. 127, et Hyperieum Myrti, acuto folio , Siculum p • 1 33- lab. 91. 92. In sylvaticis et maritimis. Macchia Matlei , Monte Gennaro , Civitavecchia. Perenn. Fior. Majo-Junio. Flores flavi. 1659- montanum L. Sp. PI. p- 1105- Caule subsimplici tereti erecto : foliis ovato-oblongis arnplexicaulibus pellucido-punctatis in margine crebre atro-glandulosis: floribus in cyma corymbosa: foliolis calycinis bracteisque lan- ceolatis ciliato-glandulosis: staminibus corollam aequantibus: petalis lanceolatis eglandulosis: stilis ternis: capsulis conico-elongatis calyci aequalibus. H. montanum Seb. et Maur. FI- Bom. Prod. p. 180. n. 605 - Bert. FI. It- t. 8. p. 329 - Androsaernum Campoclarense Column. Ecphr. t • ì. p. 73. f. p. 74 - A. montanum minus Barr. Ic . 490 - Bocc • Mus. di Piant. p. 50. t. 44. In nemorosis et syl vis montium commune- A Castel Gandolfo, Albano, Monte Gennaro , Civitavecchia etc. Perenn. Fior* Junio-Julio. Flores flavi. 1660. hirsutum L. Sp. PI. p. 1(05* Villosum. Caule tereti erecto, ra- mis alternis brevioribus: foliis ovato-oblongis pellucido-punctatis: cymis axil- laribus terminalibusque longe pedunculatis : foliolis calycinis bracteisque an- guste lanceolatis ciliato-glandulosis staminibus corollam subaequantibus: stilis ternis: capsulis obverse turbinatis calyce longioribus. H. hirsutum Seb. et Maur. FI. Bom. Prod. p. 180. n. 606 - Bert. FI. It. t. 8. p. 331 - H. alterum hirsutum Column . Ecph . t. 1- p- 75. f * p ■ 74. In nemorosis circa Urbem. Macchia Maltei. Perenn. Fior. Junio- Flores flavi. 1661. hyssopifolium Vili. FI. Dauph. t. 3. p. 505. tab. 44. Caule erecto obscure ancipiti, ramis numerosis brevibus: foliis linearibus lanceolatisve mar- 58 — 442 — gine revoluti, ramulorum angustissimis fasciculatis : cymis axillaribus pau- cifloris in racemo elongato: foliolis calycinis oblongis bracteisque lanceolati dentato-glandulosis: staminibus corollam reticulato-perforatarn margine glan- dulosam subaequantibus : stilis ternis divaricati : capsulis ovoideo-conicis ca- lyce duplo longioribus. H. hyssopifolium Bert. FI. It. j. 8. p. 337. In pratis apenninorum Piceni. Sasso Borghese. Perenn. Fior- Julio-Augusto- Flores pallide lutei- ( Continuerà ) — 443 Alcune rimarchevoli formule, che si ottengono da un integrale definito, relativo alla elettrostatica. Nola del prof. P. Volpicelli. ■\r li ella formula (31) della memoria precedente, intitolata « Determinazione di un integrale definito relativo alla elettrostatica , ed applicazioni del mede- simo (*), il rapporto b si espresse per mezzo di due interi p, k, cosicché fu stabilito t=l. Perciò in quella formula il denominatore k, può rappresentare qualunque mul- tiplo intero del minimo valore che appartiene al denominatore stesso, cioè di quello corrispondente alla espressione più semplice del rapporto indicato. Sieno k , kf due diversi multipli interi di quel minimo , avremo dalla stessa (31) la seguente uguaglianza k{b- 1-1) Log2ft(è-+-i)-4--£ cot t ^_/;7r — 2 $]CQS m= 1 fcxtfH-l) 2bm m 7 7rLog.sen — T- 1 -+- b ° k(b + 1) m< Log2A,(6 -t-1) cot -^—b * — 2 V 2 bm , m cos r rcLog.sen Ai 1-1-6 W=1 K(b + t) dovendo il valore dell’indice m, giungere dalla unità sino a quell’intero, che più è prossimo alle quantità date k(b - 1-1) kfib 1) 2 quindi sarà Log m< fe(6-+- 1) 7ct(fe_j_ i) , VI 22cosi m=l 2bm m - rcLog.sen k(b -t- 1) « — 2 >cosT m=l 2 bm m — rcLog.sen — b b y[b — f n (*) Vedi gli A-tti della sessione precedente, p. 403. — 444 — k{b- 1-1 , 2 bm C0SI^T /fx(bM- 1) = 2HHSeDÌ(^)’,ì * -2^Log[se„ m=l m= 1 Indicando, per maggior semplicità, col simbolo m fei(6 h- I ) -] 2 bm cos- - w 1-4-0 m it l-HÒ (*>-+- 1) T m 1 .[““(ìhTÌ) J 2bm cos- — - ir 1-^— b m—1 Ma dalla trigonometria sappiamo essere k m< ~ 2 w • • ■ II[senr'I]=|/'(i^)’ m=i equazione che, come facilmente si vede, riunisce in una sola formula, e com- pendiosamente , le due (a) , (b) di Lotteri (. Introduzione al calcolo sublime , T. I, pag. 407, Pavia 1821). Nella (a3), quando k sia impari, dovrà il mag- giore valpre di m essere k — 1 k ~ 2~ <2 ’ cioè l’ intero più prossimo di k 2 9 se k k poi /c sia pari, dovrà il maggiore valore di m essere ~ — 1, od anche = - che si avrà sempre Jo stesso prodotto. Dividendo la (a2) per la (o3), avremo («4) • • fe(6— 4— 1) _ 2 bm 2cos re 1-4-6 2^-1 _ m=-l m< (6^-1) m < — 26m 2 2cos -‘re l-f-6 <+ m-T-] m= 1 m=i perciò il secondo membro di questa equazione , rappresenta una qualunque potenza intera di 2, giacche può k essere pari, od impari. Supponendo b = 1 nella (a2), sarà \ — 446 — mrn -■(— 1>"* m= 1 1 i “»a* i i "°a" 3 Scns * sen a* "s* ( k — 1 \<— 1)*“ sen 2k k— 1 x<-i’*-1 ") ■K) 1 3 e per /c pari avremo K) • • • = 2 sen2l"-sen 2?-8611®"- 6 sen 2^n.sen ^rc-sen ^ n ... sen ^ n "“a'-8” l^en2^---sen^7r Questa equazione si ottiene assai più speditamente, dividendo la formula (è) per la (d) , le quali si trovano dimostrate da Lotteri nel T. I.°, pag. 407, e 408 della sua citata introduzione al calcolo sublime. Ma la formula (a5) può compendiarsi nel modo seguente : k— 2 m -| senT”J k< m—1 k— 2 Supponiamo k impari, sarà K) . • . té = m= 0 k — ì seuJkn‘*enMn‘Sen2kn‘''Sen 2 k 1 3 5 & — 2 sen 2fe7T'Sen2fe7r’Sen2fc 77 ' • ‘ sen 2 fc ed anche questa equazione si ottiene più speditamente, col dividere (a) per (c), che sono due formule dimostrate nella riferita introduzione al calcolo, pag. 407 447 e 408 ; per altro la formula (a6) può anch’essa compendiarsi come siegue k — 1 ~2 IIHì*)] tè == m= 1 fe— 3 m-M o m=0 Sostituendo al b nell’ (a2) successivemente 2 e 3 , avremo altre espressioni di tè , che potranno anche ottenersi, ma non tanto speditamente, coll’ aiuto delle citate formule di Lotteri; però, supposto 3, pare che la formula ottenuta dalla (o2) pel valore di tè , non sempre sarà facile a raggiungersi, mediante le indicate formule del citato autore. Per tanto facciasi b = 4 nella (a2); e suppongasi primieramente k im- pari, avremo 5 _ m < — k 2 sen m 5& 77 J 8 ni cos n 5 K) ki = m=l 8 cos-11 / 1 \ 5/ 2 \ (sen 5^; (sen-j*) 16 COS Tt 5 donde 8 16 8 16 : / 1 \cos5 * / 2 COS— IT \ 5 1 COS- TT / 1 \ 5 / 2 COS— - 7T tj COS' \ 5 / 3 \ sen- n 1 (sen^TT I — = sen-—: r. \ 1 sen— ir sen— 7r ) \ 5 > ' 5 / ' 5/c / V 5/c ' V 5/c / , 4 r?’/ 5 ,cmTe'/ 6 , 54-13 \cosl“-13)5’ (sen54 * * K'J (sen5fc ) ••••(senT-5 Tn> ( sen 5/c— 11 ^cos(5fc 11]ln , 5/i- — 9 CÙS(5* — 9) 5A: — 7 x 008(56 V 2 . 5 A: 77 ) / O K — U > 1 5 / D/C— i v ("“175T*) (sen2~ 5T71) 5/i; — 5 xCos(5ft-5)-^ 5/,__3 5*_1 xCos(5fe-l)^ , O/C — 0 \ v 5 / . (SGn 2.5/c77) *sen 2 . 5/c \ 5 / ' ^ Isen- 2 . 5/c / — 448 — Ma sappiamo essere o (a 2 v 2 COS g n = COS(27r - 7T J = COS -g 7T , 8 5 16 5 24 COS -p- 7T = COS COS (37T-(— g 7T )= COS ^ 7T , 24 1 \ 1 — 7T = C0S^5jt — 7T j = COS ^ 7T , 32 COS /, 2 V 2 »r= cosi 07:-+- p re j == cos - n , 40 COS — 7T = 1 , o cos 48 /D 8 \ 5 z — rc=:COS( 07T-I-- 7T j = COS- 7T = COS - 7! , u ' O ' D O 8 8 ig, 4 52. 52 , 2\ 2 13) - 7T =COS(4/c7T — 7r)=C0S— 7:— COSI 1 0-+-- )^=COS - 7T , O D D \ D' o 4 44 44 / 1\ 1 li) - n— cos(4 kn~ — t:)=cos— - tt— cosi 9 — r J77— — uos - n , D O O D Q 4 . 36 , 36 / - 1\ 1 9) — 7T=: COS(4/C7r — 7r;=C0S— 7T=COSl 7 — f— — )7r= cos - 71 , O DO OD 4 ... 28 . 28 /„ 2\ 2 cos(5 k cos(5 k cos(5fc j 4 ,,, 28 . 28 /„ 2\ 2 cos[ok — 7) -p n—cosftkn — 7r)=cos— 7:=cos( o — -)n=cos - n , O O O ' D O 4 cos(5& — 5) ^ 7i = cos(4A: — 4)tt = 1 , cos(5/c cos(5 k q,4 ... 12 12 2 3)-rc= cos(4 kn ^-7r)=cos —n—cos - n , 4 4 4 1 — 1) - 7: = cos(4A;7r — -7r)=cos ^ n — — cos - n — 449 — Sostenendo questi valori trigonometrici nella precedente uguaglianza, e collo- cando uno sotto 1’ altro, in cinque verticali colonne i fattori, di numero | — - — , che costituiscono il secondo membro della medesima , otterremo la 2 | cos -71 fc(sen = 7r) 2 .cos'5r (sen — n) 2 cos-77 5 / 1 \ ^ / 2 \ 5 / 3 \ ={Sea5kn ) (sen5A * ' ' (“"ST ) COS— 71 5 — cos- 2 /. cosr-71 O V 5 (sca5k« ) ’ (sen5Ì,r) w ~“C0S -« 7 \ 5 8 ^~cosf (""SE*) / 4 \ COS-77 5 / i ^ \ K”, 1 1 2 iseoMn) / 9 ^ COS— 77 5 , io > (Sen5 V> 1 * ! ^sen5 k n ) 5/i— 13 \cos?"/ 5/r— 11 ;C0S5V 5 A: — 9 ì cos— 77 2 5/i— la \ "\/ 5/i— Il & / 5/i — 9 \ / 5/i — 7 v00^"/ 5&— 5 , {senT7WK> {sen27Wn) vsen2T 5Tff) (“"arar") \sen27ùn) 5&— 5 ( 5fc — 3 ,cosS" sen 2 . 5/i \ 0 / rc 1 (sen- 5A: — 1 2.5fc *) ì 1 COS — 17 5 Introducendo in ogni prodotto, corrispondente ad una di queste cinque ver- ticali colonne, il convenuto simbolo, e portando nel denominatore le due co- lonne con esponenti negativi, avremo più compendiosamente 2 ^ COS-7T ks( sen — n) o 2 . c°4 71 (sen - n) 59 450 k—i k — 3 2 COS— 77 5 nw-i)3 5- n[sen(ro^^] 6- m-a /c 1 2 ,n=~2T COS— 71 m— 0 »r=0 m— 1 fc— 1 /£— 3 „ m= 1 2 2^ncos'57T nn-sa 5 • m— 0 m= 0 Ma la (a3), pel caso attuale di k impari, coincide col terzo fattore del nume- ratore, appartenente al secondo membro dell’equazione ultima; perciò dividendo questa per la (a3), e riducendo, avremo ì .COS-L71 K) *-l ' ' 2 2 = k— 1 A— 3 2 I COS- 77 . <. [“(m+ 50 5 • U[8en(m + zS\ * (sen5*) 2 1 4 COS— 77 r» COS- 77 x7TT 5 / 2 \ 5 m— 0 m=0 k — 1 7c — 3 «i ■ . COS-77 2 2, Tri 5 ì COS— 77 2 COS-77 5 r / 5 irr / 3v7t-, 5 / i v Lsenr-h5)iJ • llpen(m + g)-J (sen -g . ) m— 0 m— 0 11 secondo membro di questa equazione, sarà sempre una intera potenza di % per qualunque valore impari dato alla k. Supponendo secondariamente k pari, la (a,) si trasformerà nella 16 8 16 8 16 24 1 COS-77 .cos— 77 1 cos-71 Q COS—77 Q cos— 77 “(""S") '(""5*) =(sen5 s") (""Sp) "“fel*) 16 s— 77 32 cos— 57 5 40 cos — ' 77 / cos— v r COS— “ /? (Sen5fc 11 ) (""SS*) (sen5& " ) 48 cos— 77 5 5* — 12 cos(5fe — 12)-;7r/ ^ IQ cos(5fc— IO)-77 g cos(5fc — 8) sen- sem 2.5* a 2.5*8 *). \ 57 i re J (sen- 2.5* 1 sen- 2.5* -re 5* — 6 cos(5ft ®l'g7t/ 5 A: — 4 cos(5/c — 4) — 77 ^ cos(5 k 2) — 77 sen- 2. 5* \ 5 / i re 1 (sen- 2.5* ■re) — 451 — Si ridurranno tutti questi coseni a quelli contenuti fra 0 e-^-, servendosi e del- le prime sei formule trigonometriche riportate innanzi, e delle seguenti : 4 48 48 2\ 2 cos(5 k — 12) - n — cos(4fc7r — — n) = cos — t = cos(10 — - gj7r=cos~ n. cos(5 k — 10) - Tt = cos(4 kn — 40 7r) = 1 , i) ,,, 32 32 i a 2\ 2 cos(5 k — o) - n — cos(4Att — — = cos — rc = cosi o -+- - j7r=cos - n, 4 24 24 / 1 \ 1 cos(5& — 6) - tt = cos(4Att— — ?:) = cos ~n = cosi 5 — - — )t:= — cos — O O i) ^ O O / - , n 4 16 16 / „ 1\ 1 COS(5« 4) ^ 7T = C0S(4ft;: — Ti) = COS — TT = COS^ 3 -+- -|7r=— COS - n, cos(5 k — 2) - n = cos(4A:7r — ~ tt) = cos = cos( 2 — f ta=cos 7r. •j 5 5 'o/5 Sostituendo i trovati valori trigonometrici nella precedente uguaglianza, e col- locando uno sotto l’altro, in cinque distinte verticali colonne, i fattori di nu- 5k — 2 mer° — 2 — ’ C^6 cost*t;u]Scono il secondo membro dell’equazione medesima, otterremo : hi sen *= n \ D ( 2 V sen 5 R 2 cos-' ) 1 cos-1 ) 1 2 COS-77 V 5 / 2 ' 1 — COS— 77 l « 1 o COS-71 / O \ 5 2 / cos-17 , 5 sen5 k\ ) h* * , ) Kit* ) (Sens * ) 1 • 6 2 COS-71 \ 5 ! 7 1 — cos— 77 \ 3 1 / 8 2 n cos-77 / 9 \ 5 / 10 sen5Ì * ; VeD5Ì * ) (sen — tt \ 5/c — 452 — 2 / 5/t— 18 /V/ 5/t— -16 v “"5/ 5/t— 14 , “5"/ 5/t — 1^ \~“5 / ' (sen— 23À- * ' (“-IsT') (sen 23fc 11 ) ("“isr*/ (sen‘ 5/t — 16 fC0SK 5/t- 14 ■“471/ 5/t— 12 cos'7r sen- j 5/t— 8 V~"5 / 5/t — b \ 5 / 5/t— 4 \ / 5/t — 2 \ (senwv (^w") Hw*) r0!»’) Poiché la prima e la quarta di queste cinque colonne si riducono in una, e così pure la seconda e la terza; perciò avremo ancora ~cos^ 5/t— 4 \ cos-^ 5* — 2 \cos5Tt 2 cos-71 5 /ei( sen ^7r ) r- / 2 x^S" (sen.*) 5/t — 10 2.5/t / 1 4 ' C05-7T V 5 / 2 3 ! — COS -71 1 5 / 5 \ vsen 5Tsen 5 kn , ) 2 (sen-^.sen 5/t 71 > 1 1 (seVi”) / 6 9 \ cos-71 5 / ' 7 8 \ — COS-7T / 10 , (sen w.sen 5/t71 / • ( sen— 7:.sen ‘ o/t 5* ' (sen5Ì 11 ) 5/t— 18 5/t— 12 sen — rrr: — Tr.sen 2 cos-* 5 io* 10* \ 5 / * 7r j isen- 5/t— lb 5*— 14 ì COS^TT 5 10* -7T. sen- io* -) 5*— 10 x sen~m~n) / 5* — 8 5* — 2 (seniòr ff-senTir r sen- 5/t — 6 TÒT 7i. sen 5/t— 4 10/t S’ introduca in ognuno di questi due prodotti, rispettivamente corrispondenti alle tre colonne verticali qui espresse, il simbolo convenuto , e si porti nel denominatore il simbolo che rappresenta la colonna cogli esponenti negativi, avremo compendiosamente - 453 k ^ sen ^ n ) 2 \cos5 ( sen 5«) 2 C03- n 5 Zc— 2 riH-te-i-si 5 -ni- a m= 0 m=l k— 2 2~ D /£— 2 [Sen(m+ |)" sen (m -4)j] 1 COS-71 m=0 Osservando che il secondo fattore di questo numeratore coincide col primo membro della ( a% ), perciò sostituendo e riducendo sarà k— 2 m =- K) 2*"1 = TT vi 1\7t l :"l 5 , 2 . I 1 sen m-+- - 7 sen m H-— h 1 ( sen- 71 \ ilL ' 5'k v 5'1 U V 5 ) m= 0 fc— 2 ì / 3yrVC0S5 , 1 2 2cos- 71 \ 5 sen (m -+-^)/-J ^sen- ti ) m= 0 nella quale il secondo membro, per valori pari di h, rappresenta esso pure una potenza intera di 2. Esempio 1>° Pongasi k= 4 nella (a5), ed avremo 1 sen — n 4 1 3 sen — 7r.sen^ n o o 1 1 1 2sen — ttt.costt 7r 2cos ^ rc o o o ì 3 sen -rr.sen— 7r o o = 2 3 sen-^ 7r o Esempio 2.° Pongasi k = 3 nella (a6), ed avremo ^3 = 1 . 1 1 sen -ti 2sen-^7r.cos— n — == - = 2cos^7t = 2cos30°=2.||/r3 — JA3- sen -7i sen - n o o — 454 — Esempio 3-° Pongasi & = 2 nella (a9), ed avremo 2 | ^ 2cos 2 2 (sen^.sen^Tr) 5 ( sen-rc) 2 = 2 3 \ 2cos T" — 2 . 2cos -, / 2 O \ 5 / t \ » (sen^TT.sen^Tr ) ( sen-rc ) 2 3 La terza di queste tre identità si verifica, riducendo sen — rc, e sen -n col- la nota relazione fra il seno di un arco doppio e 1’ arco semplice oltre ad osservare che 2^ cos ^ n — cos^rc )=^cos36° - — cos72°) = 1 . j 2 COMUNICAZIONI Il P. Secchi espose alcuni studi sulle correnti elettriche, che si manife- stano nei fili telegrafici durante i temporali, le quali sembrano avere la di- rezione verso il luogo della pioggia, e cominciare molto prima. Accennò ancora ad una scoperta, fatta dal suo collega R. P. Rosa, sopra i veli che si vedono talora coprire le macchie solari. Finalmente accennò all’esistenza di un gran cratere vulcanico, esistente nella provincia di Frosinone sotto Patrica, che egli credeva non ancora de- scritto; ma che merita di esser studiato per la singolare giacitura de’ peperini. Il sig. principe D. B. Boncompagni, presentò all’accademia una copia del- l’opera che s’intitola Catalogo di manoscritti ora posseduti da D. Baldassarre Boncompagni , compilato da Enrico Narducci. Tipografia delle scienze matema- tiche e fisiche, via Lata, num.° 211 A. Roma 1862, in 8.° CORRISPONDENZE Fu ricevuto il programma pel decimo congresso degli scienziati d’ Ita- — 455 — ìia , che avrà luogo in Siena, ove comincerà nel 14 del prossimo settem- bre 1862, per finire col 27 dello stesso mese. COMITATO SEGRETO Si discusse quanto concerne il conferimento del premio Carpi ; quindi fu nominata una commissione coll’ incarico di proporre, tanto un tema di scienze matematiche pel concorso a questo premio, quanto il relativo pro- gramma contenente le condizioni relative al conconcorso medesimo. I com- missari nominati furono i signori professori : N. Cavalieri S. Bertolo — C. Sereni — D. B. Tortolini — G. Pieri — R. P. A. Secchi — M. Azzarelli — D. B. Boneompagni — - D. S. Proja, oltre ai mem- bri dell’attuale comitato. L’accademia riunitasi legalmente a un’ora pomeridiana, si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. M. Massimo — I. Calandrali — ■ S. Proja — P. Volpiceli i — G. Ponzi P. Sanguinetti — C. Maggiorani — A. Coppi — M. Azzarelli — B. Torto- lini — E. Fiorini ■ — N. Cavalieri. — C. Sereni — G. Pieri ■ — B. Boncompa- gni — A. Secchi — Monsignor Nardi. Pubblicato 29 novembre 1862. P. V. OPERE VENUTE IN DONO Trattato della malattia dominante nella vegetazione , e rimedj, per la vite , gelso , e baco , di Mariano Crespi. Milano 1862 un fase, in 8.° La Biblioteca Palatina proprietà assoluta dei Granduchi di Toscana . Anonimo, Firenze 1862, un fase, in 8-° — 456 - Bulleltino Meteorologico deW Osservatorio del Collegio Romano con corrispondenza, e bibliografia per V avanzamento della fisica terrestre . N.° 6 — 15 mag- gio 1862. Memoire Memoria salla restaurazione del Canto Gregoriano del sig. ab. I. Raillard. Parigi, 1862, un fase: in 8.° Sur .... Sui quarti del tono del graduale « Tibi Domine », del medesimo. Parigi 1860, un fase, in 8.° Chant . . . . Canto Gregoriano instaurato', del medesimo • Parigi 1861, un fase- in 8.° Examen. . . . Esame di qualche problema di Meteorologia. Spiegazione nuova, e completa dell'arco baleno , del medesimo • Parigi 1857 un fare, in 8.° Cosmogonia induttiva del D. Medardo Martinelli, S. Oreste 1862, un fase, in 8.° Lecons. . . . Lezioni del calcolo differenziale, e del calcolo integrale, compilate sui metodi, e su le opere pubblicale , ed inedite di A. L. Cauchy , del sig. abate Moigno. Tomo 4°. Primo fase. Calcolo delle variazioni. Parigi 1861. Notices .... Notizie su i rapporti delle Sessioni del R. Istituto della Gran Brettagna . Parie XI 1860-61. List . . . Nota dei membri, ed addetti al R. Istituto della Gran Brettagna per l’anno 1860. Procedings . . . • Rapporti della R. Società ' di Londra, voi. XI, N. 47. Rcport ....... Rapporto dell’ Associazione Brittanica per l avanzamento delle scienze della XXX riunione. Londra 1861, un voi. in 8.° Comptes • . • . Conti resi dell' Accademia delle scienze dell I. Istituto di Francia, in corrente. Dell'Oro, o il primo metallo conosciuto dall' antichità, per D. G. Crespi. Mi- lano 1862; un fase, in 12. Catalogo di manoscritti ora posseduti da D. Baldassarre Boncompagni , com- pilato da Enrico Narducci. Roma 1862, un fase, in 8.° Sur Sulla moltiplicazione dei numeri congruenti. Lettera diretta a S.E. il sig . Principe D. Baldassarre Boncompagni ; per F. Woepcke. Roma 1862- Un fase, in 4 ° ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI — «s:;^ SESSIONE Vili8 BEI 6 LUGLIO 1862 PRESIDENZA DEL SIG. DECA D. MARIO MSSIMO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI CORRISPONDENZE La R. accademia delle scienza di Lisbona , per mezzo del suo segretario generale sig. Latino Coelho, annunzia l’ invio delle sue memorie- L’ accademia stessa ringrazia collo stesso mezzo, per gli Atti de’ Nuovi Lincei da essa ricevuti. COMITATO SEGRETO Dal prof. Volpicelli, a nome della commissione pel premio Carpi, fu letto il rapporto relativo al conferimento del premio stesso, e le conclusioni dei commissari furono approvate dall’accademia, per mezzo di segreto squittino. Quindi fu decretato pubblicare, tanto in italiano, quanto in francese, il pro- gramma seguente, compilato dalla nominata commissione , e d’ inviarne co- pia come ai membri corrispondenti , così alle corporazioni scientifiche ; lo che fu eseguito col 31 luglio 1862. 60 458 — PROGRAMMA PEL PREMIO CARPI Affinchè abbia luogo il conferimento dei premio annuale, fondato per ge- nerosa testamentaria volontà dal defunto socio ordinario dott. Pietro cav. Carpi, 1’ accademia propone a svolgere il seguente TEMA. Riassunto del metodo di Eulero per la ricerca delle radici immaginarie in una equazione qualunque , e sua applicazione all’ equazioni superiori al 2.° grado. Natura dei risultamenti ai quali conduce 1* analisi proposta: di- scussione completa ed accurata dei medesimi: leggi generali che ne derivano: conclusione finale sulla natura, e sul valore del metodo euleriano nello stato attuale della scienza. ( Introduclio in analysin infinitorum , auctore L. Eulero, T. I, cap. IX, p. 107, Lugduni 1797) DILUCIDAZIONE 1! sommo Eulero dopo avere, colla consueta sua maestria, dalle trascen- denti circolari dedotto un metodo nuovo per la ricerca dei divisori immaginari di una equazione qualunque, a dichiararne l’uso e la efficacia, poste da parte le altre, 1* ebbe rivolto alle equazioni binomie , e derivative trinomie, assegnan- done la generale soluzione, non senza accennare alle derivative di maggior nu- mero di termini : il tutto come ampiamente rilevasi dal capo IX della sua mirabile introduzione all’analisi degl’infiniti. Untale contegno suggeriva spon- tanea la idea di far prova del metodo stesso nell’equazioni di grado successiva- mente superiore al secondo, affinchè ne fosse posta in chiaro la indole, e il valore nelle questioni di analisi algebrica. Con questo intendimento fu compilato il tema; pel quale, tenuto fermo il principio euleriano, ma giovandosi poi nell’attuazio- ne, e completa discussione dei risultamenti, d’ogni ulteriore sviluppo dell’arte analitica e trigonometrica, è proposto definire con adeguato giudizio la esten- sione ed i limiti di quel metodo nello stato presente della rcienza : da ciò, deve risultare il principal pregio della richiesta memoria. Quantunque siffatto studio sia diretto al perfezionamento dell’ analisi, tuttavia non è da riputare affatto estraneo ai progressi della geometria, stante il mutuo rapporto che intercede fra i fattori immaginari dell’equazioni, e le prò- — 459 — prietà omologhe delle sezioni angolari ; come in parte si rivela dai celebri teoremi ciclometrici di Cotes, e di Moivre. La Accademia nel richiamare in tal guisa i giovani cultori delle mate- matiche, massime in Italia, alla sempre feconda meditazione dei classici, con- fida vedere per opera loro confermata nuovamente la verità , colla quale il gran filosofo annunziava ai geometri della età sua quell’ originale trattato » Tanta materiarum diversitas in plura volumina facile excrescere potuisset; sed omnia , quantnm fieri potuit , tam succinole propositi , ut ubique fundamenlum durissime quidem explicaretur , uberior vero amplificano industriae Lectorum relinqueretur ; quo habeant , quibus vires suas exerceant , finesque Analyseos ul- terius promoveant. Neque enim vereor profiteri, in hoc Libro non solum multa piane nova contineri ; sed etiam fontes esse detectos unde plurima insignia in- venta adirne hauriri queant. » (Eulero, nella prefazione dell’opera citata, pag. X). CONDIZIONI 1. ° Le memorie sul riferito argomento dovranno essere scritte o in ita- liano, o in latino, o in francese, escluso qualunque altro idioma. 2. ° Ciascuna memoria porterà un’ epigrafe sul frontespizio, che si ri- peterà sull’esterno di una scheda, entro la quale sarà scritto e suggellato il nome dell’autore, col suo domicilio. 3. ° Si aprirà solo quella scheda corrispondente alla memoria premiata. 4-° Se gli autori delle memorie che avranno conseguito una lode per giudizio dell’ accademia , vogliano il nome loro pubblicato , dovranno farne richiesta, nel termine di mesi quattro, dall’epoca in cui fu conferito il pre- mio ; trascorso il qual termine, le schede chiuse con suggello saranno bru- ciate. 5. ° Per decisione dell’accademia, eccetto i trenta membri ordinari di essa, chiunque, o nazionale, o straniero potrà concorrere a questo premio. 6. ° Ogni memoria accompagnata dalla relativa scheda, chiusa con sug- gello, dovrà franca di porto giungere aH’accademia, prima dell’ultimo di giu- gno 1863; termine di rigore, passato il quale rimarrà chiuso il concorso- 4 — 460 — 7. ° Il premio sarà conferito dall’accademia nella prima sua tornata del dicembre 1863, e consisterà in una medaglia d’oro, del valore di cinque cento 8. ° La memoria premiata verrà tosto alla pubblica luce negli atti del- l’accademia, e l’autore ne riceverà in dono cinquanta copie* Roma 31 luglio 1862* PROGRAMME POUR LE PRIX CARPI L’aeadémie dans le but de conférer le prix annuel, fonde par la géné- reuse disposition testamentaire d’un de ses membres ordinaires, feu le che- valier docteur Pierre Carpi, propose de développer le thème suivant. THÈME » Résumé de la méthode d’ Euler pour la recherche des racines imaginai* » res dans une équation queiconque, et son application aux équations supé- » rieures au 2° dégré. Examen de la nature des résultats aux quels conduit » l’analyse proposée : discussion complète et approfondie de ces résultats : » lois générales qui en dérivent : conclusion finale sur la nature et la valeur » de la méthode eulérienne dans l’état actuel de la Science. [Introducilo in » analysin infinitorum , auctore L. Eulero , T ■ /, cap. IX, p. 107, Lugduni 1797). ÉCLAIRCISSEMENT L’ incomparable Euler , après avoir avec son habileté ordinaire, déduit des transcendentes du cercle, une méthode nouvelle pour la recherche des diviseurs imaginaires dans une équation queiconque , pour en constater l’usage et l’effìcacité, laissées de coté toutes les autres, l’appliqua aux équations binòmes et dérivatives trinómes, en donnant leur solution générale, aecompagnée de quelques indica tions sur les dérivatives d’un plus grand nombre de termes, ainsi qu’il est plus amplement expliqué dans le chap. IX de son admirabìe intro- duction à 1’ analyse des infinis. Un tei procédé inspirait spontanément la — 461 — pensée d’essayer cette raéthode dans les équations d’un dégré successivement supérieur au second , afin d’ en mettre en lumière le earactère et la va- leur dans les questions d’ analyse algébrique. C’ est dans ce but qu’ a été redige le théme par lequel, tout en maintenant le principe d’EuLER, mais pro- fitant dans son application et dans la discussion complète des résultats , de toutes les nouvelles ressources de la Science analytique, et trigonométrique, i! est propose de definir, au moyen d’un jugement raisonné, l’étendue et les li- mites de la dite méthode, dans l’état actuel de la science. De là doit ressortir le principal mérite du mémoire en question. Bien que cette étude paraisse presque uniquement se rattacher au per- fectionnement de 1’ analyse, elle n’est néanmoins pas étrangère aux progrès de la geometrie, d’ après le rapport mutuel qui lie les facteurs imaginaires des équations aux propriétés homologues des sections angulaires; ainsi qu’en partie le révèlent les célèbres théorèmes ciclométriques de Moivre et de Cotes. L’Académie, en ramenant sur ce point les jeunes mathématiciens, princi- palement en Italie, à la méditalion toujours féconde des classiques, a la con- fiace de voir confirmée de nouveau,par leurs travaux la véri té que le grand phi- losophe annon^ait aux géomètres de son siècle avec son trai té originai « Tanta materiarum diversilas in plura volumina facile excrescere potuisset ; sed omnia, quantum fieri poluit, tam succinole propositi, ut ubique fundamenlum durissime qui- dem explicarelur, uberior vero amplificatio industriae Leclorum relinqueretur; quo habeant , quibus vires suas exerceant , fìnesque Anahjseos ulterius promoveo.nt. Neque enim vereor profiteri, in hoc Libro non solum multa piane nova conti- neri; sed etiam fontes esse detectos unde plurima insignia inventa adhuc hau- riri queant. » (Euler, dans la préfaction du mème ouvrage, p. X). CONDÌTIONS 1. ° Les mémoires sur l’argument proposé devront ótre rédigés en italien, ou en latin, ou en francais : nulle autre langue n’ est admise. 2. ° Chaque mémoire porterà sur son frontispice une épigraphe, qui sera répétée à l’extérieur d’une enveloppe cachetée, dans laquelle se trouveront le nom, et 1’ adresse de 1’ auteur- 3. ° On ouvrira seulement 1’ enveloppe correspondante au mémoire qui aura obtenu le prix. — 462 4. ° Si les auteurs, qui auront obtenu une mention honorable, désirent que 1’ académie publie leur nom , il faudra qu’ ils en fassent la demande dans les quatre mois qui suivront le jour où le prix aura été dècerne; ee terme expiré les enveloppes seront brulées sans ètre décachetées. 5. ° L’académie a decide que, à l’exception de ses trente membres ordi- naires, chacun, quelle que soit sa nationalité, pourra concourir pour ce prix. 6. ° Chaque mémoire avec 1’ enveloppe cachetée correspondante , devra ètre envoyé franco à l’académie, avant le dernier jour du mois de juin 1863, date de la clóture du concours. 7. ° Le prix sera dècerne par 1’ académie dans la première séance de dé- cembre 1863, et consisterà en une médaille d’ or de la valeur de cinque cents francs. 8. ° Le mémoire couronné sera publié dans les Atti de 1’ Académie, et r auteur en recevra cinquante exemplaires. Rome 31 Juillet 1862. L’accademia riunitasi legalmente alle ore 5 pomeridiane si sciolse dopo 2 ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione • i M. Massimo. — P. Sanguinetti. — P. Volpiceli. — A. Secchi. — A. Coppi. — I. Calandrella — G. Ponzi. — C. Maggiorani. — B. Tortolini. M. Azzarelli. — S. Proja. — B. Boncompagni. — C- Sereni. — N. Cava- lieri S. B. — G- Pieri. Pubblicato nel 29 novembre 1862. P. V. OPERE VERTUTE IN DONO Memorias .... Memorie della Reale Accademia delle scienze di Lisbona. — 463 — Prima classe Tomo i, parte 1 e II. Tomo II, parte I e II. Seconda classe Tomo I, parte I e II. Tomo II, parte I. Lisbona sette volumi in 4.° Mémoires Memorie coronate e memorie degli scienziati esteri , pubblicate dall' Accademia Pi. di scienze lettere e belle arti di Brusselles. Tomo XXX - Brusselles 1858-61 un voi. in 4.° Mémoires-.... Memorie dell' Accademia suddetta, Tomo XXXIII. Brusselle 1861 un voi. in 4.® Mémoires Memorie coronale ed altre memorie pubblicate dall' Accademia suddetta. Collezione in 8.°, Tomo XI e XII. Brusselle 1861-62, due vo- lumi in 8.° Bulletins .... Bidletlini dell' Acgademia suddetta, anno 30, serie 2.a Tomo XI e XII. Brusselle 1861 due volumi in 8.° Bulletins .... Bidletlini delle sedute della classe delle Scienze, dell' Accad. sud.11 Anno 1861. Un volume in 8.° Annuaire Annuario della R. Accademia delle Scienze lettere , e belle arti del Belgio pel 1 862- Un volumetto in 12- Ballettino Meteorologico dell' Osservato rio del Collegio Romano, con corrispon- denza e bibliografia per l'avanzamento della fisica terrestre. N.7, 8, e 9. Memorie della Piegia accademia di scienze lettere ed arti di modema - Un voi. in 4.°, tomo 3.° Memorie dell' Accademia delle dell'Istituto di Bologna, Tomo XII. fase- I. Base Viaggio della fregata Austriaca « Novara » intorno il Globo, negli Anni 1857, 58, 59, comandata dal Commodoro B. di Wuellerstorf - Ur- bair, Vienna 1861, un voi. in 8.° Comptes ..... Conti resi dell' Accademia delle scienze dell'L Istituto di Francia, in corrente. The dispensatory . . . Ricettario degli Stati Uniti di America, del sig - Giorgio B. Wood, e Franklin Bach e. Edizione 11, Filadelfia, 1858. Un voi- in 8.° : ' ^ W- : .jfM*-' ' . --- 465 — mi« Pilli difilli DEL XV VOLUME (1861-62) Elenco dei soci attuali dell’ accademia sino a tutto il dicembre del 1861 pag. V. . .XVI MEMORIE E COMUNICAZIONI Cav. Coppi Antonio, socio ordinario - Cenni biografici di Gioacchino Pessuti. . . pag. 1 Prof. R. P. Secchi Angelo , socio ordinario - Passaggio di Mercurio avanti al sole, nel 12 novembre 1861, osservato alla specola del col- legio romano, con aggiunta di altre osservazioni diverse. . . » 7 Prof. Sanguinetti Pietro, socio ordinario - Florae romanae prodromus exhibens plantas circa Romam, et caet. » 25-88-183-211-281-357-427 Duca D. Mario Massimo, socio ordinario, e presidente - Passaggio di Mer- curio avanti al disco solare • ...» 42 Prof. Volpicelli Paolo , socio ordinario, e segretario - Sulla polarità elet- trostatica; quinta comunicazione, con appendice islorico -critica. . » 46 Prof. D. Ignazio Calandrelli, socio ordinario, astronomo, e membro del comitato - Sulle tavole lunari di Hansen » 73 Fiorini-mazzanti Contessa Elisabetta, dei soci ordinari - Rettificazione di una nuova Diatomea . .......... ...» 83 Prof/ Maggiorani Carlo, socio ordinario - Sulla penetrazione delle particelle solide a traverso i tessuti della economia animale. . ...» 85 Prof. R. P. Angelo secchi , - Intorno alla relazione che passa fra i fe- nomeni meteorologici, e le variazioni del magnetismo terrestre. » 105 Prof. Paolo Volpicelli - Determinazione di alcuni integrali definiti. » 143 Prof. Giuseppe Ponzi socio ordinario , vice segretario, e membro del comitato - Catalogo ragionalo di una collezione di materiali da co- struzione dello stato pontificio ecc » 153 Prof. D . Ignazio Calandrelli - Sidla utilità che può ritrarre la scienza astronomica , da un metodo uniforme di calcolo , e di osservazio- ni ...» 172-235 61 466 — Monsignor F. Nardi ; socio ordinario - Diffusione geografica della vile.» 201 Prof. Paolo Volpicelli - Appendice alla seconda lettera di Galileo a Marco Velseri » 258 Prof, Carlo Maggiorami - Sulle Mummie di Ferentillo. Notizie accompa- gnate dall'analisi chimica della terra di quel cemetero , dal chimico sig. F Latini , socio ordinario » 264 Prof. G- Ponzi - Dell' Amene e suoi relitti. » 827 Prof. P. Volpicelli - Determinazione di un integrale definito, relativo alla elettrostatica ; ed applicazioni del medesimo » 383 Prof. Carlo Maggiorami - Continuazione degli studi craniologici sull'antica stirpe romana, e sulla etrusco . • • . » 409 Prof. D. Ignazio - Sulla seconda cometa del 1862 » 416 Prof. P. Volpicelli - Alcune osservabili formule, che si ottengono da un integrale definito relativo alla elettrostatica » 443 COMUNICAZIONI Il sig • presidente comunica la morte del socio ordinario monsignor Leandro Gaffa. » 206 Il B. P. A • Secchi , suU'ecclisse del 31 dicembre 1861, e sul magneti- smo terrestre • . » id. Cenno biografico dell' illustre G. B. Bi or, redatto dal prof. P. Volpicelli .» 275 Scritti di Leonardo Pisano, pubblicali dal principe D. B. Boncompagni socio ordinario archivista e bibliotecario- 278 Volpicelli prof. Paolo, Necrologico cenno intorno al B • P- Gio. B. Pian- ciani • » 314 Ponzi Giuseppe, Sulle ricerche geologiche del sig . abate Busconi. . » 324 R. P. A. Secchi, Sul giro delle principali onde atmosferiche sull'Europa, nel primo trimestre di quest'anno » id. Il sig. principe D ■ B. Boncompagni, Sopra un trattato antico di aritmetica .» id. Il B • P- A . Secchi, Delle correnti elettriche nei fili telegrafici. - Di una scoperta del B. P. Bosa - Di un gran cratere vulcanico. . . » 454 Il sig. Principe D ■ B . Boncompagni, Catalogo dei manoscritti da esso pos- seduti .-..)) id. RAPPORTI Approvazione del consuntivo del 1861, e del preventivo pel 1862. . » 206 CORRISPONDENZE Ringraziamento del sig. prof. Giuseppe Meneghini • ...... 68 467 — La società reale delle scienze di Lisbona ; V accademia delle scienze dell'isti- tuto di Bologna ; e la reale accademia economico-agraria dei Geor- gofili di Firenze , ringraziano per gli atti de'Nuovi Lincei dalle me- desime ricevuti » 68 La società di acclimazione , e di agricoltura in Sicilia » id. Annunzio della morte dell ’ illustre corrispondente italiano sig. Michele Tenore » id- Approvazione sovrana della nomina del sig. Le Verri e r » 150 Niun ostacolo per la nomina del sig. Commend. A. Cialdi a socio ordi- nario Linceo id. Il sig. A. T. Kupffer, direttore dell'osservatorio fisico centrale di Russia. » id. La R. Società delle scienze di Copenaghen ringrazia « id. Approvazione sovrana della nomina del prof. M. Azzarelli , a socio ordinario » 278 Ringraziamento del sig. Comm. A- Ciardi » id. Annunzio della morte dell illustre Biot , socio corrispondente straniero. » id. Programma del R. Istituto Lombardo » 279 L'Emo. e Rmo. sig. Cardinale Altieri, protettore dell'accademia, parteci- pa l' approvazione superiore del consuntivo accademico , relativo al 1861 ' » id. Lo stesso Eminentissimo comunica la sovrana deliberazione , riguardo al conferimento del premio Carpi » id- Pubblicazioni, con una medaglia, inviate dalla università di Cristiania. » 406 Ringraziamento del sig. Le Verrier. • » id. Idem del prof. M. Azzarelli id. Programma del X congresso degli scenziali italiani » 454 Annunzio d'un invio di memorie della Pi. accademia delle scienze di Lisbona .» 457 Ringraziamento della medesima » id. COMITATO SEGRETO Legalo di scudi mille del benemerito e defunto socio ordinario D.r Cav. Pie- tro Carpi - » 68 Si autorizza V accettazione del riferito legato • » 69 Elezione del sig. U- G- Le Verrier a corrispondente straniero. . . » id. Terna per la elezione di un socio ordinario » id. Questa elezione viene differita, essendo mancata la maggioranza dei voti.)) 70 Nomina di una commissione pel consuntivo del 1861, e pel preventivo del 1862 • » 150 Votazione per la nomina di uno fra i trenta soci ordinari - ...» id- - 468 — Elezione del sig. prof. M. Azzarelli, a socio ordinario linceo , salva l'ap- provazione sovrana ...» 208 Elezione del sig. A. C. Becquerel a socio corrispondente straniero , salva r approvazione sovrana » id. Il sig. presidente chiede il parere dell' accademia , sul conferimento del premio Carpi » 279 L'accademia decide che i soci ordinari Lincei , non possono concorrere al premio Carpi 406 Il comitato riceve l'incarico di compilare il programma pel premio Carpi.» id. Commissione pel premio Carpi » 454 Conclusioni del rapporto della commissione pel premio Carpi. . . » 457 Programma in italiano , ed in frances^ pel premio stesso » 458 Soci ordinari presenti alle diverse sessioni.)) 70-151-208-279-280-407-455-462 Opere venute in dono » 70-151-2Q5S-280-407-455-462 Indice delle materie contenute nell'attuale volume XV. I ■ . . » 465-468 IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus Archiepiscopus De Petro Yicesgerens. *