iaiisK fll*^ ■spi %g£ Cip * ■' ■■Ci<4R£ ;' ■$! MMt vm?%.*^. : ,*u* - **:%3P IsiÈM^! B * t» . * M -- . ?»1 S jÉMÉv /"jw jfittflL - ■ jj BR Vt* ifef ,si 9U: ' t : p ' SKt - y % Kgisa ■ <• « 4 HPNr ^3 w *** n ré «H ESTi^gl jHp n??. ìH^mmSK || ►|jg^Ì|L#r .S E 4r*3| 4 " K •Wk?t~ «J ÉL ' ' Mvjft'; tA • «^ l**J^nÉK WiS/V^U^r+k ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI 1 f f s DELL ACCADÈMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI PUBBLICATI CONFORME ALLA DECISIONE ACCADEMICA del 22 dicembre 1850 E COMPILATI DAL SEGRETARIO TOMO XYI. - ANNO XVI. (1862-68) ROMA 1868 TIPOGRAFIA DELLE BELLE ARTI Piazza Poli n. 91. A v -- i /* ' .. _ ELENCO DEI SOCI ATTUALI DELL’ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI DAL 3 LUGLIO 1847, EPOCA DEL SUO RISORGIMENTO, FINO A TUTTO DICEMBRE DEL 1862. soci op.diktaiu EPOCA DELLA ELEZIONE 9 gennaio 1853 ASTOLFI abate OTTAVIANO , professore di matematica nel collegio di Propaganda Fide. 2 febbraio 1862 AZZARELLI prof. MATTIA. 3 luglio 1847 BONCOMPAGNI D. BALDASSARRE dei prin- cipi PIOMBINO. ~=f= 4 /Ztf'S i) )) CALANDRELLI D. IGNAZIO, professore di ot- CWe/- A/, dea e di astronomia nell’università di Roma, ?~CZ' J -, )) )) CAVALIERI SAN BERTOLO NICOLA, profes- * sore emerito di architettura statica e idraulica ** ** nell’università di Roma. » » CHELINI rev. p. DOMENICO delle Scuole Pie, professore di meccanica e idraulica nell’uni- . versità di Bologna. 5 gennaio 1862 CI ALDI Comm. ALESSANDRO. ^ . < M 2 marzo 1856 FIORINI contessa ELISABETTA. „ / 1 , r<3=p o—o ■“ Zi" -K l' ‘V c V /V-T4: / C oZiOn 0 t'C t ^ ^ Wk < gg x jet <, _ „ OS > •x.yy» /trs, ZcU-L- o> ùii- c */"c ✓ «-A. /i'j fi V J' et . 4L ^ e ^ I! *uk f EPOCA DELLA ELEZIONE MAGGJOIU^UdotlT^GAdVI^^rofeswe-dwne- ' — dici-mr p oH tic o-Ieffide-mdUn nive r s ità di-Rom». 3 luglio 1847 » » MASSIMO duca D. MARIO. MAZZANI canonico D. TOMMASO., professore di meccanica , e idraulica nell’università di Roma. 6 febbraio 1859 NARDI monsignor FRANCESCO , geografo fìsico. 3 luglio 1847 PIERI GIULIANO , professore ds introduzione al calcolo sublime nell’università di Roma. 11 maggio 1848 PONZI dott. GIUSEPPE, professore di anatomia 22 aprile 1849 e fisiologia comparativa nell’ università di Roma. PROJA D. SALVATORE,, nominato professore di elementi di matematica nell’ università di Roma. !2 febbraio 1852 « SANGU1NETTI dott. PIETRO , professore di botanica nell’università di Roma. >0 giugno 1850 SECCHI rev. p. ANGELO, d. C. d. G., diret- tore dell’osservatorio astronomico nel collegio romano. 3 luglio 1847 SERENI CARLO, professore di geometria de- scrittiva, e idrometria nell’università di Roma. )> » SPADA DE’ MEDICI conte LAVINIO. » » TORTOLINI D. RARNABA, professore di cal- colo Sublime nell’università di Roma. 3 dicembre 1854 VIALE dott. cav. BENEDETTO, professore di clinica medica nell’università di Roma. EPOCA DELLA ELEZIONE VOLPICELO dott. PAOLO, professore di fìsica sperimentale nell’università di Roma. 3 luglio 1847 &) aprile- rDttea— Dr -MARRE MASSIMOr /f ^ t C( ( 0 3 30 ftrrrrifi S'i y aQJÀ^7, 3 4 mannaia ©ai (bmusmip® / tyr 5 febbraio 1860 Prof. cav. BENEDETTO dott. VIALE » )> Prof. GIUSEPPE dott. PONZI. » » Prof. D. IGNAZIO CALANDRELLE » » Prof. D. SALVATORE PROJA. EPOCA DELLA ELEZIONE 3 luglio 1847 7 giugno 1857 3 luglio 1847 » » i- — vili — Prof. PAOLO doti. YOLPICELLI. (Confermato nella carica di segretario pel secondo decennio 9 nel 7 giugno 1857). TOIMSmimM© Prof. GIUSEPPE doti. PONZI. m Mommm, Principe D. BALDASSARRE BONCOMPAGNI. ©osaM qipib(B(dm mvmudqiikbà Prof. D. IGNAZIO CALANDRELLE i\ IX — EPOCA DELLA ELEZIONE SOCI CORRISPONDENTI ITALIANI 14 settembre 18b8 3 dicembre 1854 » )) 11 maggio 1851 5 ottobre 1848 4 febbraio 1849 2 maggio 1858 19 dicembre 1852 6 maggio 1860 li maggio 1851 5 ottobre 1848 AMICI cav. GIO. BATTISTA, R. astronomo in Firenze. BELLAVITIS GIUSTO, professore di matema- tiche superiori nelFuniversità di Padova. BERTOLONI cav. ANTONIO , professore di botanica nell’università di Bologna. BETTI ENRICO, professore di matematica nel liceo di Firenze. BIANCHI cav. GIUSEPPE , direttore del R. osservatorio astronomico di Modena. BRIGHENTI MAURIZIO, già professore di geo- metria descrittiva nella scuola degl’ ingegneri di Roma, ispettore emerito di acque, e stra- de, ec. in Bologna. DE-GASPERIS professore ANNIBALE, astro- nomo a Nàpoli. FLAUTI cav. VINCENZO , professore di ma- tematiche, segretario perpetuo della R. ac- cademia delle scienze di Napoli. LOMBARDINI ELIA , ingegnere idraulico in Milano. MAINARDI GASPARE, professore di calcolo sublime nella R. università di Pavia. MARIANINI cav. STEFANO, professore di fisica sperimentale nella università di Modena. VV ex /i r * i f So f rx.^/ /g-(T3 />' , cyl ucjhC , f" — X — EPOCA DELLA ELEZIONE 4 febbraio 1849 4 febbraio 1849 1 aprile 1860 11 maggio 1851 5 ottobre 1848 4 febbraio 1849 » » 14 settembre 1848 4 febbraio 1849 » » 6 maggio 1860 4 febbraio 1849 » » MATTEUCCI comm. CARLO, professore di fi- sica nella R. università di Pisa. MENARREA LUIGI FEDERICO, membro della R. accademia delle scienze di Torino. MENEGHINI GIUSEPPE geologo in Pisa. MINICH SERAFINO, professore di matemati- che superiori nell’università di Padova. MOSSOTTI cav. OTTAVIANO FABRIZIO, professore di fisica matematica, e meccanica neA celeste nella R. università di Pisa. tu f PARLATORE FILIPPO , professore di bota- nica , e di fisiologia vegetale, nel museo di fisica e storia naturale in Firenze. PIRIA RAFFAELE , prefessore di chimica in Torino. PLANA barone commendatore GIOVANNI , direttore del R. osservatorio astronomico di Torino. PURGOTTI dott. SEBASTIANO, professore di chimica nell’università di Perugia. SANTINI comm. GIOVANNI, direttore dell’ I. R. osservatorio astronomico di Padova. SAVI PAOLO geologo in Pisa. SCACCHI ARCANGELO, professore di mine- ralogia nella R. università di Napoli. SISMONDA cav. ANGELO, professore di geo- logia , e di mineralogia nella R. università di Torino. XI EPOCA DELLA ELEZIONE 6 maggio 1860 4 febbraio 1849 1 aprile 1860 4 febbraio 1849 SISMONDA EUGENIO, geologo in Torino. TARDY PLACIDO, professore di matematiche in Genova. VILLA ANTONIO, geologo in Milano. ZANTEDESCHI abate cav. D. FRANCESCO , già professore di fisica nell’ I. R. università di Padova. EPOCA DELLA ELEZIONE — XII — SOCI CORRISPONDENTI STRANIERI 10 luglio 1853 17 novembre 1850 2 maggio 1858 10 luglio 1853 17 novembre 1850 10 luglio 1853 17 novembre 1850 /o AGASSIZ L. , professore di storia naturale a Boston. AIRY G. B., direttore del R. osservatorio astro- nomico di Greenwich. CHASLES MICHELE., membro delPaccademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. — DE LA RIVE AUGUSTO, professore di fisica in Ginevra. DESPRETZ CESARE, fisico e membro dell’acca- demia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. DU BOIS REYMOND E., fisiologo a Berlino. DUPERREY L. L, membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. ÉLIE DE BEAUMONT GIAMBATTISTA, se- gretario perpetuo dell’accademia delle scienze dell’!, istituto di Francia. FARADAY MICHELE , membro della R. so- cietà di Londra. FLOURENS G. P., segretario perpetuo dell’ac- cademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. FORBES G. , professore di fisica in Edim- burgo. FOUCAULT LEONE , fìsico nell’ osservatorio astronomico di Parigi. /V6c> ò<2~ Cc^yDcrll^- CU-fmaSu t n 0 v c A il / 3 * XIII EPOCA DELLA ELEZIONE 17 novembre 1850 FORCHHAMMER GIORGIO , segretario della società delle scienze in Copenaghen. » » FRIES ELIAS, segretario della R. accademia delle scienze di Upsala. » » GROVE G. R., professore di fisica in Londra. » » HANSEN P. A. , direttore dell’ osservatorio astronomico di Gotha. » « HENRY, segretario dell’ istituto Smitsoniano in Washington. 10 luglio 1853 IACORI, professore di chimica in Pietroburgo. » » KUMMER , professore di matematica nell’uni- versità di Breslavia. » » KUPFFER, direttore dell’ I. R. osservatorio di s. Pietroburgo. 17 novembre 1850 LAMÉ G., membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. 1 dicembre 1861 LE VERRIER U. G. direttore dell’ 1. esser- 10 luglio 1853 vatorio di Parigi. LIAIS E. , già nell’ I. osservatorio di Parigi astronomo aggiunto. « » LIEBIG barone GIUSTO, professore di chimica in Monaco. » » LITROW , direttore dell’ I. e R. osservatorio astronomico di Yienna. 4 febbraio 1849 MALAGUTI M. J. , professore di chimica in Rennes. 10 luglio 1853 MALMSTEN dott. C. G. , professore di mate- matica nell’università di Upsala. EPOCA DELLA ELEZIONE 10 luglio 1853 » » » » » » » » 1 7 novembre 1 850 10 luglio 1853 » » » » 2 maggio 1858 » » » » » » MITSCHERLICH R., professore di chimica in ^ Berlino. d n % MURCHISON cay. R., presidente della società geologica in Londra. NEUMANN, dott. professore di matematiche, e fisica nell’università di Kònisberg. OHM dott. M., professore di matematiche nel- l’università di Berlino. POUILLET C. , membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. QUETELET cav. A., segretario perpetuo della R. accademia delle scienze, lettere, e belle arti del Belgio in Brusselles. REGNAULT V., membro dell’accademia delle scienze dell’ I. istituto di Francia. REMON ZARCO DEL VALLE dott. ANTO- NIO , presidente della R. accademia delle scienze in Madrid. ROBERTS G. , professore di matematica nel collegio della Trinità in Dublino. SABINE, fisico e membro della R. Società di Londra. StII^ER I., professore di matematica in Ber- lino. ■ — ' THOMSON G., professore di filosofia naturale nelFuniversità di Glasgow. WEHLBERG , segretario della R. accademia delle scienze di Stockolm. EPOCA DELLA ELEZIONE XV 17 novembre 1850 WHEATSTONE, membro della R. società di Londra. 3 dicembre 1854 WOEPCKE F., matematico in Parigi. SOCI ONORARI 12 gennaio 1849 CAET ANI commendatore D. MICHELANGELO, principe di TEANO. 16 gennaio 1856 RATTI dott. FRANCESCO, professore di chi- mica, e di farmacia neH’università romana. SOCI AGGIUNTI 25 maggio 1848 » » 1 aprile 1855 3 luglio 1847 1 aprile 1855 25 maggio 1848 » )> BETOCCHI ALESSANDRO, ingegnere. CUGNONI IGNAZIO, ingegnere. DELLA PORTA conte AUGUSTO. DES-JARDINS dott. FELICE MARIA. FABRI dott. RUGGERO. PALOMBA dott. CLEMENTE. VESPASIANI abate D. SALVATORE, già sup- plente alla cattedra di fisico-chimica nel se- minario romano. MACCHINISTA XVI SOCI DEFUNTI BIOT cav. G. B., nel 3 febbraio del 1862. CABLINI comm. FRANCESCO nel 29 di agosto 1862. LATINI VINCENZO, nel 3 di giugno del 1862. OSTROGRADSKY , nel 1 di gennaio 1862. PIAN CIANI p. GIAMBATTISTA, nel 23 marzo 1862. £ , n I v A T T I DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI SESSIOSE Ia DEL 7 DICEMBRE 1862 PRESIDENZA DEL SIG. DECA D. MARIO MASSIMO Per l’assenza del medesimo presiedette il sig. prof. cav. B. Viale. MEMORIE E COMUNICAZIONI X> E X S O C X ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI Intorno acl un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Baldassarre Boncompagni (*). Nel presente scritto mi propongo di dare alcune notizie intorno ad una edi- zione fatta in Treviso nel 1478 d’un trattato d’aritmetica. Questa edizione chia- mata più oltre per brevità « edizione del 1478 » (Vedi lin. 43 della presente pagina, e più oltre, pag. 2, lin. 5-6, 12, 31, 38; pag. 3, lin. il; pag. 5, lin. 33; pag. 7, lin. 3; pag. 14, lin. 27, 33; pag. 16, lin. 13; pag. 21, lin. 27; pag. 23, lin. 15; pag. 25, lin. 17- -18, 2i; pag. 27, lin. 33; pag. 28, lin. 31; pag. 33, lin. 29; pag. 35, lin. 36; pag. 36, lin. n-12, 15-16; pag. 38, lin. 4i; pag. 39, lin. io; pag. 42, lin. 27, 33, 42-43; pag. 43, lin. 25; pag. 45, lin. 31, 40; pag. 47, lin. 22, 50; pag. 48, lin. 52; pag. 49, lin. io; pag. 50, lin. 34; pag. 51, lin. 1, 28; pag. 52, lin. 9; pag. 53, lin. 22; pag. 58, lin. 27; pag. 59, lin. 15; pag. 60, lin. 25; pag. 61, lin. 15; pag. 64, lin.4o) e un volume, in 4?, composto di 62 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1— 20 del recto della prima di queste 62 carte, si legge : Jncommtncia vna ptactica molto bona et vtilei a ctafcbaduno chi vuole vpare lai te vela mercba' dantia.cbtamata vulgavniemelarte'oe iabbacbo. P fregato pia e piu volte tu alchuni 5ouamarm molto Dilecti flim j *. li quali pjetendeuano atwuer voler fare la mercbadautiaicbe pei- lozo amozemepiaceffe aflfadiganne v no puocbo:De 'Dargli in fmtto qualche fundaméto cerca larte De arifmetrica-.cbianiata vulvarmente labbacbo. linde io conflretto per ainot dì I020: et etiadio ad ntilitaDi tutt chipmcndmo aquellarfe gondola pieola intelligemia Del ingegno mio-.bo deliberato fe non in tutorm parte lame fatiffare a lozo.acio che loio virtuofi Dcfideru vale frutto re ceuere poffeauo.Ju nome dì dìo adoncba : toglie per pticipio mio el Ditto De algo2ifmo cofi di cèdo, t Hte quelle cofeicbe Da la pzima origine bailo imbuto pzoducimétoiper rapite De numero fono (la formade. Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione del 1478 dalla parola (*) Vedi «ATTI |] DELL’ACCADEMIA PONTIFICIA II DE’NUOVl LINCEI II COMPILATI DAL SEGRETARIO || » anno xv || sessione va del 6 aprile 1862 )) pag. 324, lin. 14—16. 1 — 2 — « 'Pregato » alla parola « dicendo » mostra 1? Ché alcuni giovani bramosi di dedicarsi alla mercatura pregarono l’autore del suddetto trattato d’aritmetica a volere scrivere per loro uso alcune lezioni elementari di questa scienza) 2? Ch’egli da tali preghiere fu indotto a comporre il trattato medesimo. Nelle ultime cinque linee del recto della 62a ed ultima carta della suddetta edi- zione del 1478, si legge : £be$uou4 la virtù a tOiente OOO Ciò che si legge in qnesto passo della suddetta edizione del 1478 dalla parola « A Triuiso » fino a « 1478 » mostra che l’edizione medesima fu terminata nel giorno 10 di Decembre del 1478. Questa edizione non ha nè richiami nè segnature. Ciascuna delle pagine 2% 6% 10% 13% 16% 18a-20% 23a-27% 33% 34% 37% 40% 41% 4oa- 48% 5S% 60% 61% 116% 117% I20a dell’edizione medesima contiene trentadue linee (ì). Nelle linee 16-27 del rovescio della 6ia carta della suddetta edizione del 1478, si legge : e Cco miei cari funi fornita loperajcó defi.% derio grande t>ami recbiefta. La quale fe co tanto ftudio -oerfereti: co quanto Iba impetrata li v offri ardenti ’oefider iù non “mbito vi repoztara incredibile frutto. Oon ebe ytale obla tiene pero ai* dùca ^uocare alcbuno in quella ptactica Dotto ne ejrpmo(cbe a loto lamia Dottrina non fabi fogna) ma folo a uuie ciafcbaduno ebe t>i tale eruditione Hate ‘oefiderofi. <£t a ciò ebe a votivo voto fe non t tuto C par tentarne cojrefpodala mia fatica per vui graciofamete fufceptaive ipiomìtto t>effa fperata utilità. :: tfinis n Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione del 1478 dalla parola « Ecco » fino alla parola « vtilita » sembra essere indirizzato a quei medesimi ‘giovani menzionati nel passo della Carta prima della edizione medesima riportato di sopra nelle linee 19-30 della presente pagina 2 (Vedi sopra, pag. 1, lin. 26-27, 43, e linee 1-4 della presente pagina 2). Più oltre (pag. 3, lin. 21-28) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, (1) Più oltre nella pagina numerata 64 a del presente fascicolo trovasi riprodotto in litografia un fac-simile delle carte prima redo, e 62a recto della suddetta edizione del 1478. — 3 — intitolalo Second Day’s Sale, Tuesday, March 3. » No. 220 — 434. Livres Francois continues, Pa. 10 — 16. » Third Day’s Sale, Wednesday, March A. » No. 435—630. Livres Francois continues, Pa. 17—21. — English Books, » Pa. 22. » Fourth Day’s Sale, Thursday, March 5. a No. 631 — 854. English Books, continued, Pa. 23, 24 — Libri Belgici, « ih. — Libri Germanici, ih. — Libri Espanoli, Pa. 24,25. — Biblia » Sacra volgarizzata, Pa. 25, 26. — Santi Padri volgarizzati, Pa. 20. » 27. — Teologia; Autori Italiani, Pa. 27—31. » Fifth Day’s Sale, Friday, March 6. « No. 855 — 1044. Teologia, Autori Latini volgarizzali Pa. 31 , 32.. — « Autori Francesi e Spagnuoli tradotti, ih. — Giurisprudenza e Politica, » Pa. 32 — 34. — Filosofia, Pa. 34 — 39. « Sixth Day’s Sale, Saturday, March 7. « No. 1045 — 1256. Medicina, Notomia , Chirurgia, Botanica, Storia Natu- ri vale, Pa. 39—42. — Matematiche, Pa. 42—45. — Architettura, Pit- » tura, e Scultura, Pa. 45 — 47. a E da credere che in questo passo del suddetto catalogo intitolato « bibliotheca » pinelliana » , ecc. leggasi per errore di stampa « 1779 » in vece di « 1789 » (Vedi sopra, j>ag. g, lin. 24). Sembra per tanto che secondo l’ordine delle vendite chiamato nel passo medesimo « ordo venditionis » (Vedi sopra, pag. g, lin. 23) l’e- semplare della suddetta edizione del 147S indicato nel passo riportato di sopra (pag 6, lin. 12-13) della pagina numerata "0 della precitata « bibliotheca pinel- » liana » ecc. si sarebbe dovuto vendere nel Sabato 7 di Marzo del 1789. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 4 23. f. 12 », cioè « Scansia 123, palchetto f, numero 12 progres- » sivo deVolumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare del suddetto catalogo intitolato « bibliotheca pinelliana », ecc. Un altro esemplare di questo catalogo trovasi in un altro volume ora posseduto dalla medesima Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 821. g. 13», cioè « Scansia S21, palchetto g, numero 13 progressivo de Volumi ora collocati in questo » palchetto ». Un esemplare del medesimo catalogo trovasi anche in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Bodleiana d’Oxford, e contrassegnato « Mus. Bibl. » III. 8.v0 117 », cioè « Sala chiamata “ Mus. Bibl. ”, scansia III, numero 117 pro- » gressivo de’volumi ora collocati in questa scansia in 8?, ». Un esemplare dello stesso catalogo trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, c contrassegnato (c in 8vo. Q. non porte ». Un esemplare del medesimo catalogo trovasi in un volume ora jjosseduto dalla Biblioteca Reale di Berlino, e contrassegnato pose to examine it, and immediately of- )> fered a price which thè cxecutors and )) trustees found it tlieir interest to accept; » and it has been conveyed to England , » at thè great hazard of thè sea , during )) thè late severe weather. — The many ce- » lebrated Jibraries that have been sold by » auction on thè Continent , and particu- » larly that of thè Duke de Valierc, drew » not a little money out of England, and » would have drawn more, had not thè » spirit of thè French prevailed to outbid » them, and keep thè best books and ma- » nuscripts at home. The tables , it is to » be hoped, are turned, and that many of )) thè rarest editions will take up their final » residence in our libraries both public and » private. The reputation of thè Pinelli » Library througliout Europe , for thè » number and scarcity of its valuable ar- » .ticles, renders it needless to expatiate on » *t, would our limits permit. A Cata- » Jogue of it was published, in 6 volumes » 8vo, by thè Abbé Morelli; and abstract « of whose preface is prefìxed to this sale » catalogue. It has been near 200 years » forming by thè family , and contains a » complete collection of thè earliest and » rarest editions of thè classic and other » authors , some in capitai letters ; and » among its manuscripts reckons a speci- » men of thè true Papyrus, a deed of sale, » written at Ravenna, A. D. 572, and ab » most in perfect preservation, first noticed, » and in part engraved, by Philip a Turre, » in bis Dissertatio Apologetica de Annis Im- » perii M. Aurelii Antonini Elagabali, &c. » Patav. 1713, p. 141. Maffei gaveatran- » script of thè whole, while it was in thè » hands ofFontanini ( Istor.Diplom . p.163). » After it passed into those of Zucconi at » Venice, Zannetti published thè whole, in )) Dichiarazione di un Antico Papiro scritto » nell’Anno Imo dell’ Imperio di Giustino il )) giovine , &c. Venice , 1768 , folio; from » whence Morelli engraved a specimen of » tlic date, thè name of thè seller, thè sub- » scription of one of thè witnesses, and » that of thè notary . It is preserved in a » frame, betwen two glasses , so as to be » seen on both sides , and is in length 7 » Venetian feet and an half, and 11 Vc- » netian inches wide. This paper is not » uncommon in thè public archives of » France and Italy ; but in a private col- » lection may be esteemed a very great ra- » rity. The Pinelli MSS. of thè llth « century are, St. Austin on thè Gospel of » St. John, and a copy of thè Laws of thè » Lombards , from Ring Rothairc to thè « Emperor Henry III. A. D. 1002, and » of their judicial Formulai ; from which » manuscript thè printed copies may be » materially improved : Orosius of thè » 1 3th century ; Boetius and Horace of » thè 14th ; Tully De Officiis , Valerius » Maximus , Justin , Pliny Nat. Hist. Ca- )> tullus, Horace, Ovid, Juvenal, Persius, )> Aulus Gellius , P. Festus , Priscian , of « thè 14th; besides a variety ofBreviaries n and Offices. )) Among thè printed books, one of thè » most valuable articles appears to be a » rare and inestimable copy upon vellum » of thè Complutensian Polyglott , of » which ónly three copies were so print- » ed ; thè other two are in thè libraries » of bis Catholic Majesty and thè King » of Sardinia. A curious dissertation on » this famous edition , by Mr. De Missy , » may be seen in thè “ Origin of Print- » ing, ” 1776, p 53. » The sale of this magnifìcent collec- )) tion was.proposed to have been begun » at 12 o’ clock on Monday March 2 , to » have continued 22 days ; and recom- » mencing on Monday Aprii 20, to have » continued 36 days. From thè unfore- » seen delay in thè arrivai of thè books , » thè sale is now to begin on thè 20tk of « Aprii with thè second part first. We » shall note thè produce of thè most curi- » ous articles , and lay them before our n readers when thè whole is over. » *** Index Indicatorius in our next. » Da questo passo del suddetto volume intitolato « thè [] Gentleman s Magazine : || » and [] Historical Chronicle. j] Volume LIX. jj Fop. thè year mdcclxxxix, [| part thè « first », ecc. apparisce 1? Che la Biblioteca di Maffeo Pinelli menzionata di so- pra nelle linee 10-12 della pagina 3 fu acquistata dai Signori Edwards e Robson librari, e da essi trasportata a Londra; 2? Che la vendita di questa Biblioteca in Lon- — 9 — dra non fu incominciata nel Lunedì 2 di marzo del 17S9, come si dice nel titolo ri- portato di sopra (pag. 5, lin. 38-46; pag. 6, lin. 1-s) della suddetta bibliotheca pi- nelliana (Vedi sopra, pag. a, lin. 45-46; pag. 6, lin. l), e nel passo della pagina nu- merata xxiii della medesima bibliotiieca pinelliana riportato di sopra nelle linee 23 -43 della pagina 6); 3? Che a motivo di un imprevisto ritardo dell’ arrivo in Londra - di questa collezione la vendita della collezione medesima si sarebbe incominciata nel giorno 20 di Aprile del medesimo anno 1789. Il suddetto volume intitolato « the|| » Gentleman s Ma gazine : Jj and Historical Chroniele. || Volume LIX.||for thè yeab » mdcclxxxix, (| part the first », ecc. è diviso in sei fascicoli, il primo de’quali è in- titolato (c thè || Gentleman s Magazine : || For january, 1789. |j being tue first num- » ber of yol: lix. part. i. ». Ciò che si riporta di sopra fra virgole in due colonne nella pagina 8, fa parte di questo Magazine : || and Historical Chro- » nicle|l| Volume LIX. [| For the year mdcclxxxix || part thè second, ecc. » è diviso in sei fascicoli, il terzo de’quali intitolato « thè || Gentleman s Magazine : || For 2 — IO — » SEPTEMBER , 1789. ,|| BEING THE THIRD NUMBER OF VOL. LIX. PART II » COlltidlC dò die si riporta di sopra nelle linee 34-43 della pagina 9. Dal passo riportato di sopra (pag. 9, colonna i% lin. 1 — io; colonna 2a, lin. 1 — io) della pagina numerata 837 del medesimo volume apparisce i? Che nel Settembre del 1789 niuno de’libri italiani compresi nella suddetta Biblioteca di Maffeo Pinelli era stato ancora venduto dai detti Signori Edward» e Robson; 2? Che la vendita di tali libri e d’altri libri della Biblioteca medesima si sarebbe incominciala nel Lunedì primo di Febbraio del 1790. 11 titolo riportato di sopra (pag. 9, lin. 40, e linea prima della presente pa- sente pagina io) trovasi nelle linee 1, 30 c 31 della pagina 279a non numerata del suddetto volume intitolato « ’iw^Gentlemarì s Magazine, ||ecc. volume ux.||For thè] j » YEAR MDCCLXXXIX [| PART THE SECOND », eCC. Un esemplare del suddetto volume intitolato « riiEljGent/eman’s Magazine: || » and Historical Chronicle.||VoLUME LIX.||part tue second. » è ora posseduto dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 2090. c. », cioè (c Scansia 2090, palchetto c ». Un esemplare del medesimo volume è ora posse- duto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « 8? N. 809 + c ». Più oltre (linee 44—47 della presente pagina io, e pag. n, lin. 1—3) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato « l’esprit |) des |) journaux, || Francois » et e'trangers. || par urie sociéte de gens-de-lettres . || de'dié jj A son Altesse Sè- » l ènissime Monseigneur le Plànce |J re'gnant de la Tour et Tassis, &c.&c.||Octobre, » 1788. || Tome X. || Dix-septième anne'e. I| A Paris, || Chez la veuve Valade , Im- » primeur-Libraire; || rue des Nojers, vis-à-vis Saint— Yves , Óc pour |) les Pajs- » Etrangers, à Liège, chez J. J. Tutot [| Avec Approbation et Privilege du Roi. » » Questo « Tome X. » è composto di 432 pagine, delle quali le ia— 3% 425a non sono numerate, e le 4a— 424a, 426a— 432a sono numerate coi numeri 4-424, 426-429, 40, 431-432. Nelle linee 11-22 della 407a di queste 432 pagine, numerata col numero 407, si legge : « Jugement des savans de Goettingen, sur plusieurs » livres imprimés hors de V Allemagne. » La Bibliotheca Maphwi Pinelli Veneti, catalogue « dressé par M. Jacques Morelli, garde de la Biblio- « thèque de St. Marc; à Venise, ibid. chez Palesi , « 1787, tome I — VI, iu — 8vo , contient près de 8000 » articles, entre lesquels il y en a beaucoup de rares. » Mrs. Robson & Edwards 1’ ont achetee en bloc » 6000 guinées, et le transport doit leur en coùter » encore 1000. Pinelli est mort en 1785 , àgé de 49 » ans, ainsi qu’il est marqué sur son portrait à la tète » du catalogue. » Da questo passo del suddetto volume intitolato « l’ esprit j] des j| journaux , || » ecc. [) Octobre 1788 || Tome X. «apparisce che la suddetta Biblioteca di Maffeo Pinelli fu comprata tutta in corpo dai Signori Robson ed Edwards per la somma di ottomila Ghinee. Un esemplare del suddetto volume intitolato « L’ESPRiT||DEs||jouRNAux,||Octobrc, » 1788. Tome X. » è ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, già contras- segnato « 8? Q. » ed ora contrassegnato « 8? Z. n. p. (non porte) ». Un esem- plare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca di S. Genovefa (Sainte — 11 — Geneviève) di Parigi, e contrassegnato « ^ 3°ji3 », cioè « Scansia ^ , numero 9S » progressivo de’ volumi collocati in questa Scansia, numero 34G3 progressivo » de’ volumi ora posseduti dalla Biblioteca medesima. » Più oltre (lin. 32-3" della presente pagina il) sono indicati due esemplari d’un volume, in s?, intitolato « Gottingische [| Anzeigen || von|| gelehrten Saclien || unter » der Aufsiclit || der Konigl. Gesellscliaft der Wissenschaftefl. || Der zweyte Band , j | » auf das Jalir 17S8. j| Gottingen, || gedruckt bei Johann Christian Dieterich. » Questo Zweite Band » (Secondo volume) è composto di 714 pagine, delle quali le ia e 2a non sono numerate, e le 3a-7i4a sono numerate coi numeri GS9-1400. Nelle linee 25-36 della I77a di queste 714 pagine, numerata col numero 8G3, si legge : « Bibliotheca Maphaei Pinelli Veneti magno iam » studio collecta a Jacobo Mnrellio , Bibliolbccae » Venetae D. Marci Custode, descripta et annotatio- » nibus illustrata. To. I — VI. 1787. bey Palesi, gr. 8. » Die Nachricht, welche wir neulicli in den unenti. » Blattern lasen, dasz diese Bibliotkek nach England » an die Herren Robson und Edwards fur 6000 Gui- » neen, vermuthlich zum Verkauf im Einzelnen, uber- » lassen sey (Transport=und andere Kosten durften » nodi 1000 dazu betragen), bewog uns, diesen an- » sehnlichen und mitbetrachtlichen Kosten gedruckten » Catalog genauer einzusehn. » lì medesimo secondo volume è composto di 71 « Stuck » (Fascicoli) numerati 69- 139, il 17? de’quali è intitolato « Gottingische || Anzeigen || von j| gelehrten Sachen|| » unter der Aufsiclit [j der konigl. Gesellscliaft der Wissenschaften. || 86. Stuck. j| » Den 31. May 1788. » Ciò che si riporta nelle linee il— 22 della presente pagina 9 fa parte di questo « 86? Stuck. » Dal passo del medesimo « 86? Stuck » riportato di sopra nelle linee n-22 della presente pagina 9, apparisce essere stato annunciato in pubblici Giornali anteriormente al 31 di Maggio del 1788, che la suddetta Biblio- teca di Maffeo Pinelli sarebbe stata trasferita in Inghilterra per seimila Ghinee dai Signori Robson ed Edwards. Un esemplare del suddetto volume intitolato « Gottingische jj Anzeigen, |] etc. » zweyte Band » è ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contras- segnato « s? Z. 2424. G- 9 » Un esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Ducale di Gotha, e contrassegnato « Eph. 8? 217. II. Lit. », cioè « Scansia contenente Epliemerides in 8? , pagina 217 del volume intitolato Hi- » storia Literaria del Catalogo della Biblioteca medesima. » Nelle linee 1—38 della pagina numerata 42 del suddetto volume ora posseduto dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 123. f. 12 » (Ve- di sopra, pag. 7, lin. 6-9), si legge: < Moltiplicar p crosetta » nel margine late- rale esterno della pagina 37% > Questa pars //. è composta dÌ40S pagine, delle quali le ia-5% 69% 223% 235% 275% 32ia, 393% 407% 408a non sono numerate, e le 6a-68% 70a— 222% 224a— 234% 236a— 274% 276a— 320% 3221— 392% 394a— 406a sono numerate coi numeri 482-544, 546-620, 126, 622-698, 700-710, 712-750, 752-796, 798-840, 481, 842-868, 870-882. Nella linea I4a della colonna seconda della 326a di queste 408 pagine, la qual pagina 326a è numerata col numero 802, si legge : « Arte dell’Abacho. 78. 88. » Nel suddetto volume intitolato « annauvm||typographicorvm [j v. cl. michaelis mait- » taire || svpplementvm. ecc. pars ii. » ecc. (pagina 32ia non numerata, colonna 1% — 17 — linee 1— 24, colonna 2% linee 1-253 pagine 322a— 392a, numerate 798-840, 4SI, S42-S6S) tro- vasi un indice intitolato « index bibliographicus. » Ciò che si riporta di sopra nella linea 43 della pagina 16 fa parte di questo indice. Il titolo riportato di sopra (linea 2 della presente pagina 17) dell’indice medesimo trovasi nella prima linea della pagina 32ia del suddetto volume intitolato « annalivm || typographicorvm || y. » cl. michaelis maittaire || supplementvm, ecc. pars li. » ecc. Nelle linee 2—5 della medesima pagina si legge: GERARD. TEN RAEM. 96. » Sine Nom. Typogr. 99. « Delphis. » Sine Nom. Typogr. 98. » Goudae. » GERARD LEEV. 92.98. 99. « Mantuae. » Paul Joh. de Puzbach. 95. « Mediolani. » Benin. et Joh. Ant. de Hona- » te. 93. » Christoph. Valdarfer. 89. « Neapoli. « MATH. MORAVVS 91. « Sine Nom. Typogr. 98. » Norimbergae. « Frid. Creussner 88. 94. 99. » Patavii. » Petr. Maufer. 88. « BERNARDIN. CELER1VS. » 92. » JOH. Hcrbort DE SILGEN- » STADT 93. » Romae. » Udalr. Gallus, 93. 94. 99. » Georg. Lauer. 89. « Vit. Puecher. 97. )) ARNOLD. BVCKINCK. 98. )) Sine Nom. Typogr. 90- » T arridi. « MICH. MANZOLVS. 99. )> Sine Nom. Typogr. 88. » Nel suddetto volume intitolato « annalivm || typographicorvm || v. cl. michaelis » maittaire || svpplementvm, ecc. || pars il. » (pagina 236% non numerata, colonna ia e 2a3 pagine 237a— 274a, numerate 712—750) trovasi un indice intitolato « index » CHRONOLOGICUS, Il QUO MAITTAIRIANUS TOMI V. ANNALIUM TYPOGR. || SUPPLETUR ET EMEN- )> datur. « 11 passo della pagina numerata 716 della medesima pars 11. riportato di sopra nella presente pagina (cobi3, lin. 1— 203 col. 2% lin. 1—21) fa parte di questo « index CHRONOLOGicus «.Quindi è chiaro che il numero 88 posto in questo passo sotto « mcccclxxviii « Tarvìsii e presso alle parole « Sine Nom. Tjpogr. » vale « pagina «numerata 88 del volume intitolato annalivm||typographicorvm||v. cl. michaelis mait- « taire||svpplementum, ecc.lJpAfiS 1. «, cioè indica il passo della medesima pagina nu- 3 — 18 — melata 88, riportato di sopra nelle linee 30—32 della pagina 17, niun altro libro stam- pato in Treviso nel 1478 trovandosi indicato nella medesima pagina numerata 88. Il titolo riportato di sopra (pag. 17, lin. 42-44) del suddetto « index chronologi- » cus » ecc. trovasi nelle linee 1-3 della pagina 435% non numerata, del suddetto volume intitolato « annalivm [| typographicorvm || v. cl. michaelis maittaire |] supple- » MENTUM, ecc. PARS II. » Un esemplare del suddetto volume intitolato « annalivm||typograpiiicorvm|| v. cl. » michaelis maittaire || supplementvm, ecc. pars li. » ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « C. III. 84 », cioè «Scansia C, Palchetto III, numero 84 progressivo [de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Un esemplare della medesima pars //. è ora posseduto dalla Biblioteca Corsinia- na di Roma, e contrassegnato « Q. II. io », cioè « Bancone quarto, Sezione Q, Pal- » chetto II, numero io progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Più oltre (linee 34-41 di questa pagina ìs) sono indicati due esemplari d’uu volume, in 4?, intitolato « annales || typographici || ab artis inventae origine || ad » ANNVM MD || POST j| MAITTAIRII DENISII || ALIORVMQVE DOCTISSIMORVM VIRORVM CVRAS || IN » ORDINEM REDACTI EMENDATI ET AVCTI || OPERA || GEORG1I VVOLFGANGI PANZER || CAPITVLI » ECCLES. CATHEDRAL. AD D. SEBALD. NORIMBERg! [| PRAEPOSIT1 SOCIETATIS FLOR1GERAE AD » PEGNESVM || PRAESID1S; § VOLVMEN TERTIVM. (| NORI MBE RGAE\\lMVE^SlS JOANNIS EBERHARDI » ZE II, BIBLIOPOLAE || MDCCXCV. » Questo VOLVMEN TERTIVM è composto di 574 pagine, » delle quali le ia— 5a non sono numerate, e le 6a-574a sono numerate coi numeri 2-160, 761, 168-490, 493, 492, 493, 496, 497, 496-570. Nelle linee 15-17 della 40a di que- ste 574 pagine, numerata col numero 36, si legge: « 26. L’Arte del abbacho, Practica molto bona et utile a chiachaduno qui vuole » uxare l’arte merchadantia. Treviso MCCCCLXXVIII. 4. » Denis Suppl. p. 88. Catal. Bibl. Pinell. IV. p. 73. » Nel suddetto volume intitolato « annales jj typographici, ecc. || opera |j georgii vvolf- » gangi panzer ecc. || volvmen tertivm » (pagina numerata 31, lin. 8-4 i; pagine nu- merate 32—42; pagina numerata 43, linee 2—21) trovasi un catalogo di libri stampati nel secolo decimoquinto in Treviso intitolato « clxiii. tarvisu. » e composto di 68 articoli numerati 1-68, il 26? de’quali contenuto nel passo riportato di sopra (lin. 24 —26 della presente pag. 18) della pagina numerata 36 di questo « volvmen tertivm » è numerato « 26 » nel passo medesimo (Vedi la linea 24 della presente pagina 18). Un esemplare del suddetto volume intitolato « annales||typoc-raphici |] ecc. vo- » lvmen tertivm |j» ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « E. III. 51. in CC. », cioè « Scansia E, Palchetto III, numero 51 » progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto, nelle Camere ». Un altro esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato «P =11= 8 », cioè « Baincone Quarto, Sezione P,Pal- » chetto II, numero s progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag 19, lin. 34-40) sono indicati due esemplari d’un volume, in 4?, intitolato « ANNALES II TYPOGRAPHICI II AB ARTIS INVENTAE ORIGINE || AD ANNVM MD || POST || A MAITTAIRIj DENISII || ALIORVMQVE DOCTISSIMORVM VIRORVM CVRAS || IN ORDINEM REDACTI >i EMENDATI ET A V C T 1 1 1 OPERA j| GEORGII WOLFGANGI PANZER [| CAPIT VLI ECCLES. CATHEDRAL . » AD D. SEBALD. NORIMBERG. || PRAEPOSITI SOCIETATIS FLORIGERAE AD PEGNESVM [| PRAESI- » DIS. j| VOLVMEN OVINTVM. || NORIMBERGAE [| IMPEN3IS JOANNIS EBERHARDI ZEII, BIBLIOPO- » lae [| mdccxcvii. » Questo volvmen QViNTVM è composto di 560 pagine, delle quali le ia— 7% 469a— 4"i% 50ia— 503a, 537a non sono numerate, e le 8a— 468a, 472a— 500a, 504a— 536% 538a— 560a sono numerate coi numeri 4—145, 461, 147—464, 468—496, 500—532, 534—543, 554— 566. Nelle linee 26-27 della seconda colonna della 56a di queste 560 pagine , la qual pagina 56a è numerata col numero 52, si legge : . « Arte dell Abacho » Tarvisii, 1478. 4. III. 36. 26. » Nelle pagine 7a-468a del suddetto volume intitolato , eCC. trovasi UH indice intitolato « INDEX PRIMVS II BIBLIOGRAPHICVS [| SECVNDVM ORDINE M ALPIIABETI ». Ciò die » si riporta di sopra nelle linee 9 e io della presente pagina 19 fa parte di questo index primvs. 11 titolo riportato di sopra del medesimo index primvs trovasi nelle linee 1— 3 della quinta pagina non numerata del medesimo volume intitolato « an- » nales typograpiiici, ecc.| | volvmen QViNTVM »|| ecc. Nelle linee 6-13 della terza pa- gina del volume medesimo, si legge : « Trado tibi ergo L. B. » conspectum totius litteraturae seculi primi typograpiiici, ita quidem instructum et » dispositum ut cuivis facillima opera liceat monumenta virorum sui temporis cla- » rissimorum, quae hoc seculo ex officinis typographorum variis in urbibus sensim » sensimque prodierunt , quorumque notitia ad nos peruenit , invenire sibique vel » quasi ante oculos ponere. Libris ipsis , concinno, ut puto, ordine dispositis, » ubique et locum et annum impressionis, nomina typographorum et niimeros vo- » luminum addidi. » Quindi è chiaro che nel passo riportato di sopra (lin. 9— io della presente pagina 19) della pagina numerata 52 del suddetto volume intitolato « annales typograpiiici|| » ecc. || volvmen qvintvm » ecc. « III. 36. 26 » (Vedi la linea io della presente pagi- na 19) vale « ANNALES TYPOGRAPIIICI, |j ecc. OPERA il GEORGII WOLFGANGI PANZER. |] VOLV- » men tertivm, [| ecc. pagina 40a, numerata 36, articolo 26 del sopraccitato catalogo » intitolato « clxiii. tarvisii » (Vedi sopra, pag. 18, lin. 29-3i), cioè indica ciò che si riporta di sopra nelle linee 24-27 della pagina is. Un esemplare del suddetto volume intitolato geometrica Ragione, et con la presente || opera ognuno Le potrò » Imparare impochi giorni p j| lo amaistramento, || ragione, et |j Essempli, come » Qui seguente || vedrai || Opera del tagliente novamente || composta cum gratia » nel anno di nra salute || mdxxxxxiiii ». Questa edizione è composta di 26 carte, nella prima delle quali (74a del suddetto volume Y 3, 3 recto , linee 11) trovasi il titolo riportato di sopra nelle linee 32—37 della presente pagina 23. La Biblioteca Capitolare di Treviso possiede un catalogo manoscritto di libri stampati anonimi posseduti dalla Biblioteca medesima, quando essa era unita alla Biblioteca del comune di Treviso, che presentemente ne è separata. Questo ca- — 24 — talogo è un volume, in foglio grande composto di 39 carte, scritto a due colonne. Nelle linee 1—24 della prima colonna del recto della terza di queste 39 carte, si legge : Arlotto Piovano, ved. Mainardi 1 Armonia delle Muse nella partenza del Podestà Michieli 8. Trevigi 1610. CV. 196 ~ id — di Soavi accenti 12. Trevigi XCI. 53 Armonico pratico, ved. Gasparini Arra o complimenti delle Matrone di Vicenza alla Capitania Mocenigo. 4. Vicenza 1610. Arrest, du Parlement. 8. 1768. CCVIII. 12 Ars metrica. 12. Lugduni 1708. LXIII. 208 Ars poetica. 4. Lucg 1713. C.2 12 Ars notariatus. 8. Ven. 1549 LXIV. 156 Ars id. 8. Ven. 1583. T. 2. voi. 1. LXXXIX. 20 | Ars dirigende mentis. 8. Ven. 1739. T. 4. CCCVII. 58=6l| Ars Rethorica. 8. Verone 1577. Artamene ved. Bisacioni Art de la guerre. 8.° XXXII. 21. ~ id ~ ved. Mallet. CXLV. 124 ~ id Militaire. ved. Encyclopedie Art de verifier les dates. f:° Paris 1770. CLXXXVII. Art d’enseigner la langue Francoise 12. CL. 275 ~id — ved. Grammatica Art de plaire dans la conversatoli. 12. Paris. 1690. CXLV. 33 Arte d’Amar Dio. 8. Siena 1775. ciii 81. Arte dell’Abaco. 8 Treviso 1478. v. 136. Nelle linee 1-21 del rovescio della carta sesta del suddetto catalogo di libri stam- pati anonimi si legge : Cabala j Speculum Artis, seu Alchimie 4. Auguste. 1667. LXV. 60 Cabula Comedia 4 Padova 1741 D.7 8. La Caduta 1 | di Bellisario, opera tragica. 12. Ven. 1691. CLXXIX. 201 Il Caduceo o Panegirico del Card, e Principe Mau- rizio di Savoja. 4-.° CLXXVI. 90 C^remoniale Romania ad vsum Fratrù Sl Francl 4. Rome. 1640. CX1. 157 Simile ad usum Ecclesie Romane, ved. Marcello Simile prò Basilica Assisiensi. ved. Benedetto XIV. Simile majoris hgbdomadg 12. Rome 1725. 1 Simile F.piscoporù. 4. Rora?. 1600. XIX. 103 4. Ven. 1600.L LXXXIII. 35 ■ 4. Rome 1651. CLXX. 115 Cagioni Cagioni dell’espulsione de'Gesuiti dalle Spagne. 8. Ven. 1767. LXXXV. 16 Cagioni deH’imminente guerra col Turco, 4. Vicenza 1737. CII. 147 Cajo Mario dramma J) musica. 8. Ven. 1774. CLIV. 76 Calendario Polinoniano ved. Kalendaria ved. Lunarj. Calendario perpetuo 4: Ven. V. 136 11 suddetto catalogo di libri anonimi è composto di quinterni slegati e non nu- merati coperti da un cartone coperto da carta di color verde scuro. Nella prima faccia esterna di questo cartone vedesi incollato un cartellino bianco nel quale si trova scritto « Anonimi ». Più oltre (pag. 26, lin. 13-20), sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « MEMORIE TREVIGIANE || SULLA TIPOGRAFIA [] DEL SECOLO XV. [] PER SERVIRE || ALLA » STORIA LETTERARIA [j E DELLE BELLE ARTI D’iTALIA. § VENEZIA [| PRESSO FRANCESCO AN- » dreola [| Con Regia Permissione , e Privilegio. || 1805. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 226 pagine, delle quali le ia-2a non sono numerate, — 25 — e Je 3a— 2261 sono numerate coi numeri m-xx, 1-206. Nelle linee 4-12, 35-39 della 93* di queste 226 pagine, numerata col numero 73, si legge : « In questo medesimo anno pubblicò il Manzolo = Ab- » baco ossia maniera facile per apprender ogni conto = Incomin- « eia = una pratica molto bona et utile a cascheduno che vuole » uxare l’arte della Marchadantia chiamata volgarmente l’arte deli’ » Abacho in 4.1° Extat Tarvisii in Capitulari. Vi sono molte fìgu- » re Xilografiche e numeri Arabici in quadrati , e triangoli per le » operazioni Aritmetiche = in fine = a Treviso = Adi 10. De- » cembre : : 1478. (46) Lo Stampatore non è segnato , ma di certo » fu il Manzolino. » (46) L’autore di questo Libro vi pre- » mette una Lettera, dalla quale s’impara a che egli insegnava questa Aritmetica in » volgare, e che da suoi Scolari fu prega- » to a scriverne diffusamente le regole e la » pratica delle operazioni tutte e pubblicare » l’opera con le stampe. E tauto si esequì « in Trevigi. Questa edizione è la prima. Ciò che nella nota (46) di questo passo delle suddette « memorie trevigiane » , ecc. è chiamato « una Lettera » (Vedi sopra, la linea seconda della prima colonna della medesima nota (46) ) sembra essere un passo della suddetta edizione del 1478 riportato di sopra nelle linee 26—39 deHa pagina ì. Questo passo che in- comincia « p Regato » (Vedi sopra, pag. ì, lin. 26), e finisce « cosi dicédo » (Vedi sopra, pag. 1, lin. 39) trovasi nelle linee 4— 17 del recto della prima carta della medesima edizione del 1478. Nelle pagine numerate 1 — 184 della suddetta edi- zione intitolata « memorie trevigiane », ecc. trovasi un’ opera divisa in tre parti, la seconda delle quali è intitolata « della j] tipografia trevigiana || nel secolo xv. || » parte seconda. || De libri Stampati, e degli Stampatori, || che furono in Tre - » vigi. » Il passo della pagina numerata 73 delle medesime dans le Diclionnaire, et un grand nombre d’autres || Ouvrages uliles,mais cl’un » prix ordinaire, qui n’ont pas du ètre placés au rang (les livres ou rares ou pré- )) cieux. || PAR JACQUES— CHARLES BRUNET. || QUATR1ÈME ÉDITION ORIGINALE, ENT1ÈREMENT » REVUE PAR L’AUTEUR, QUI Y A REFONDU LES NOUVELLES ]] RECHERCHES, DÉJÀ PUBL1ÉES » PAR LUI EN 1834, ET UN GRAND NOMBRE d’aUTRES RECHERCHES || Qu’lL A FAITES DEPUIS. || » TOME PREMIER. , I A PARIS, || CIIEZ SILVESTRE, LIBRAIRE, RUE DES BONS— ENFANTS, N° 30. jj ,) 1842 ». Questo tome premier è composto di 860 pagine, delle quali le ia — 1 ia, 33% 36% 37% 860a non sono numerate, e le i2a-32% 34% 35% 38a-859a sono numerate coi numeri ii-xxii, xxiv, xxv, 2-823. Nelle linee 5-28 della colonna prima della 37a di queste 860 pagine, si legge : '< abaco ( incomincia ) , ossia maniere facile » per apprender ogni conto: una pratica » molto bona ed utile a cascheduno che » vuole uxare larte della marchaclantia , » chiamata volgarmente l’arte dell’ Aba- » elio (in fine) a Treviso Adi io decembre » 1478, ili— 4. [786l] » Ce traile d’arithmétique est, à ce que nous croyons. » le premier de ce genre qui ait «paru imprimé ; il » a précédé de plusieurs années celui de Pierre » Borgo, publié en 1484 (voy. Borgo) , et par con- » séquent celui de Phil. Calandro qui est de 1491 » ( voy. Calandro). L’ édition ne porte pas de nom » d’ imprimeur ; mais les caractères sont ceux de » Michel Manzolo , qui exercait alors à Trévise. » Nous en donnons le titre d’après Federici ( Memo- ri rie trevigiane, p. 73) , lequel a remarqué dans ce » traité nombre de figures en bois , et des chiffres » arabes disposés soit en carré soit en triangle » pour les opérations d’ arithmétique. Pour un au- » tre ouvrage ancien sur l’ arithmétique , intitulé » Compendio de lo abaco , voy. Pellos ; et pour un » traité d’arithmétique en catalan imprimé en 1482,. » voy. Climant (Fr. de). » Ciò che in questo passo del suddetto volume intitolato « manuel (| du libraire [j » et || de || l’amateur de livres || ecc. |] tome premier » dicesi osservato dal Fe- derici intorno alle figure in legno, ed alle cifre (Vedi le linee 32—36 della presente pagina 30) trovasi in fatti notato nel passo riportato di sopra (pag. 25, lin. 3— lo) della pagina numerata 73 della suddetta edizione intitolata « memorie trevigiane || » sulla tipografia||del secolo xv » leggendosi in questo passo « Vi sono molte figure » Xilografiche e numeri Arabici in quadrati e triangoli per le operazioni Aritmeti- » clic »(Vedi sopra pag. 25, lin . 7-9). È da notare 1? che ciò che si legge nel passo riportato di sopra (pag. 30, lin. i“—40) della 37a pagina del suddetto volume intitolato « MANUEL [) DU LIBRAIRE [| Et( | DE l’aMATEUR DE LIVREs||eCC. TOME PREMIER » dalla parola » abaco » (Vedi sopra, pag. 30, lin. 17) fino alla parola « Abacho » (Vedi sopra, pag. 30, lin. 21-22) è identico con ciò che si legge nel passo riportato di sopra (pag. 25, lin. 3—7) della pag. numerata 73 della suddetta edizione intitolata « memorie|| » trevigiane » ecc., dalla parola « Abbaco » (Vedi sopra, pag. 25, lin. 3—4) fino alla parola « Abacho » (Vedi sopra, pag. 25, lin. 7), salvo le varietà seguenti : p*g- lin. ME3IORIE TREVIGIANE sulla tipografia etc. 1805. Pag- col. lin. MAN. DU LIBR. ctc. 4e. ÉD. TO. l.er 1842. 73 4—5 Ab-ìbaco 37 1 5 ABACO (incomincia) ; 5—6 maniera facile per appre ider ogni 5—6 maniere facile | per apprender ogni conto = Incomin |cia = conto 6—7 cascheduno che vuole | uxare l'arte 7—8 cascheduno che | vuole uxare larte della Marchadantia della marchadantia. 7—8 l'arte dell' | Abacho 9—10 l’arte dell’Al>a-|cho 2? che ciò che si legge nel passo medesimo della suddetta pagina numerata 73 da « in » (Vedi sopra, pag. 25, lin. 9) fino a « 1478 » (Vedi sopra , pag. 25, lin. io) è identico con ciò che si legge nel passo riportato di sopra della pa- gina 37a del suddetto volume intitolato « manuel [| du libraire || et || de l’ ama- » teur || de [| livres, ecc. tome premier » dalla parola « in » (Vedi sopra, pag. 30, lin. 22) fino a « 1478 » (Vedi sopra, pag. 30, lin. 23), salvo le varietà seguenti : rag- lin. MEMORIE TREVIGIANE SULLA TIPOGRAFIA etc. 1805. Pag- col. lin. MAN. DU LIBR. etc. 4.e.ÉD. TO. l.er 1842. 73 10—11 = a Treviso = Adi 10. Dc-|ccmbre 37 1 a Treviso Adi 10 de cem bro Un esemplare del suddetto volume intitolato « manuel [| du libraire || et j] de l » amateur de livres, Il ecc. tome premier II ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « ZZ. 13. 15 », cioè « Scansia ZZ, Palchetto » 13, numero 15 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto ». Un esemplare del medesimo tome premier è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « P = 11 = 21 » , cioè « Bancone Quarto, Sezione P, » Palchetto 11 , numero. 21 progressivo de’ volumi ora collocati in questo pal- » chetto ». Più oltre (pag. 32, lin. 44-47; pag. 33, lin. 1-3) sono indicati due esemplari d’un volume, in s?, intitolato «manuel || du libraire || et [| de l’amateuu de livres, || con- » tenant: Il i°un nouveau dictionnaire bibliographique, Il Dans lequel sont de'crits » les Livres rares , pre'cieux, singuliers, et aussi les ouvrages les plus estime's en » tout || genre, qui ont paru tant dans les langues anciennesque dans les principa- » les langues modernes, depuis || l’origine de l’imprimerie jusqu’a nos jours; avec » l’histoire des diffe'rentes e'ditions qui en ont e'te' faites; || des renseignements » nècessaires pour reconnaitre Ics contrefa^ons, et collationner les anciens livres. » On y (j a joint une concordance des prix auxquels une partie de ces objets ont » e'te' porte's dans les ventes publiques || faites en France, en Angleterrc et ail- — 32 — » leurs, depuis plus de soixante ans, ainsi que 1’appre'ciation approxi-||mative des » livres anciens qui se rencontrent fre'quemment dans le commerce; || 2° une ta- » ble en forme de catalogue raisonné, || Où sont classe's me'thodiquement tous les » ouvrages portes daus le Dictionnairc, et un grand nombrc d’autres || Ouvrages » utiles, mais d’un prix ordinaire, qui n’ont pas du ótre place's au rang des livres » ou rares ou précieux. (| par jacques-charles brunet. || quatrième édition origi- » N ALE, ENT1ÈREMENT REVUE PAR l’aUTEUR, QUI Y A REFONDU LES NOUVELLES [| RECIIER- » CHES, DÉJÀ PUBLIÉES PAR LUI EN 1834, ET UN GRAND NOMBRE d’àUTRES RECHERCHES jj )) Qu’lL A FAITES DEPUIS. || TOME CINQU1ÈME. || A PARIS, jj CHEZ SILVESTRE, LIBRAIRE, RUE » DES BONS— ENFÀNTS, N° 30. || 1844 ». Questo TOME C1NQU1ÈME è Composto di 884 pa- gine, delle quali le ia— 5% I9a, 36a, 37% 736% 737% 835% 867% 881% 883% 884a non sono numerate, e le 6a-i8% 20a— 35a, 38a-735a, 738a— 834a, 836a— 866a, 86Sa— 880a, 882a sono nume- rate coi numeri ij— xiv, xvj— xxxj, 2-224, 5, 226-699, 702-798, 800-830, 832—844, 846. Nelle linee 53-54 della colonna seconda della 205a di queste 884 pagine, la qual pa- gina 205a è numerata col numero 169, si legge : « 7861 Abaco, ossia maniere facile per apprender » ogni conto. Treviso, 1478, in — 4. » Nelle pagine 37a—735a del medesimo volume intitolato « manuel||du libraire||et|| de » l’amateur de livres, || ecc. tome cinquième » ecc., la prima delle quali non enu- merata e l’ultima è numerata col numero 699, trovasi una tavola intitolata « ta- » ble méthodique IJ en forme de (] catalogue raisonné ». 11 titolo riportato di sopra di questa tavola trovasi nelle linee 1—3 della pagina 37a del medesimo « tome » cinquième. » Questa tavola è composta di 31872 articoli numerati 1—31872. Ciò che trovasi nel passo riportato di sopra della suddetta pagina 205% numerata 169, dalla parola « Abaco » fino a « in— 4 »; forma il 7861? di questi articoli, numerato nel passo medesimo col numero 7861. Nelle linee 3-12 della pagina 36a non numerata del suddetto volume intitolato « manuel [| du libraire || et |) de l’amateur de livres, ||ecc. » tome cinquième », ecc., si legge : » Le Dictionnaire bibliographique, qui compose les quatre premier? volumes de ce » Manuel, et la présente Tabìe, en forme de Catalogue raisonné, qui en est le complé- » ment, son liés l’un à l’autre par une doublé concordance, dont l’utilité ne saurait ètre » contestée : ainsi, le Dictionnaire renvoie à la Table pour le classement et la rcunion » des matières, comme la Table renvoie au Dictionnaire pour le détail des éditions ; » c’est ce que nous allons expliquer par un exemple. Yeut-on savoir dans quelle sèrie » doivent ètre placées les OEuvres d’Aristote indiquées à la page 175 de notre premier » volume; le n° 3375, mis entre deux crochets, à la suite du titre Aristotelis opera, » etc., annonce que l’ouvrage occupe le mème n° 3375 dans la Table méthodique, et « que par conséquent il fait partie de la division des Philosophes anciens. » Quindi è chiaro che nel passo riportato di sopra (pag. 30, lin. 17-40) della pagina 37* del suddetto volume intitolato « manuel || du libraire [J et || de l’amateur de » livres, [| ecc. [| tome premier », ecc. « [786i] » (Vedi sopra, pag. 30, lin. 23) ri- chiama ciò che si riporta di sopra linee 16-17 della presente pagina 32, cioè l’arti- colo 7861 della suddetta « table méthodique ». Un esemplare del suddetto volume intitolato « manuel (j du libraire || et [| de » l’amateur de livres, [| ecc. tome cinquième. ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « ZZ. 13. 28 », cioè « Scansia ZZ, Palchetto » 13, numero 28 progressivo de’volurai ora collocati in questo palchetto ». Un ^ 33 — esemplare del medesima tome cinquième è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « P=I1=25 », cioè « Bancone quarto, Sezione P, palchetto » II, numero 25 progressivo de Volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 34, lin. li— 1") sono indicati due esemplari d’un volume, in 4?, intitolato « TRÉSOR || DE [| LIYRES RARES ET PRÉCIEUX || OU II NOUVEAU DICTIONNAIRE BI- » BLIOGRAPH1QUE || CONTENANT || PLUS DE CENT MILLE ARTICLES DE LIVRES RARES, CURIEUX » ET RECHERCHÉS, d’oUVRAGES DE || LUXE, etc. AVEC LES SIGNES CONNUS POUR DISTINGUER » LES ÉDÌTIONS ORIGINALES DES CONTRE-||fACONS QUI EN ONT ÉTÉ FAITES, DES NOTES SUR » LA RARETÉ ET LE MÉRITE DES LIVRES CITÉS |) ET LES PRIX QUE CES LIVRF.S ONT ATTEINTS » DANS LES VENTES LES PLUS FAMEUSES, ET Qu’lLS || CONSERVENT ENCORE DANS LES MAGA- » SINS DES BOUQUINISTES LES PLUS || RENOMMÉS DE l’euROPE, || PAR [| JEAN GEORGE THÉO- » DORÈ GRAESSE, |j CONSEILLER AULIQUE, BIBLIOTIIÉCAIRE DU FEU ROI FRÉDERIC— AUGUSTE » II, DIRECTEUR DU MUSÉE JAPONAIS À DRESDE, |] ET AUTEUR DE l’iIISTOIRE LITTÉRAIRE » UNIVERSELLE. || TOME PREMIER. j| A-B. || DRESDE, || RUDOLF KUNTZE, LIBRAIRE — ÉDITEUR.|| » GENÈVE, || LIBRAIRIE II. GEORG. || LONDRES, || DULAU & COMP., LIBR. || 37 SOIIO SQUARE. || » PARIS, || C. REINWALD, LIBR.— COMMISS. |j lo RUE DES SAINTS— PÈRES. |) 1859. » Questo tome premier è composto di 628 pagine, delle quali le ia-7a, I03a-i06a, 203a-206a, 303a— 306a, 403a— 406a, 51 3a — 516a, 625a— 628a non SOUO numerate, e le 8a— 102% 107a— 202a,207a — 302a, 3073— 40i% 407a— 512% 5l7a— 624a sono numerate coi numeri 2-588. Nelle linee 53—58 della prima colonna della 7a di queste 628 pagine, non numerata, si legge : « Abaco (incomincia), ossia maniere facile per apprender ogni » conto : una pratica molta bona ed utile a cascheduno » che vuole uxare l’arte della marchadantia; chiamata vol- » garmente 1’ arte dell’ Abaclio. (In fine), a Treviso A di » 10 decembre 1478. in — 4? Fig. en bois. » Voy. Federici, Memorie Trevigiane p. 73. » E da notare 1? Che in questo passo del suddetto volume intitolato « trésor (| » DE | livres rares ecc. || tome PREMIER » ecc. dalla parola « Abaco » fino a « en bois » è indicata l’edizione del 1478 menzionata di sopra nelle linee 12-21 della pagina 1; 2? Che ciò che si legge nel passo medesimo dalla parola « Fe- » deridi » fino a « 73 » è una citazione relativa al passo della pagina numerata 73 della suddetta edizione intitolata che cingono il Lario. » Nel villaggio menzionalo in questo passo del suddetto opuscolo intitolato « de- » scrizione||della yilla||ghirlanda— silva, ecc. » trovasi la suddetta Biblioteca Silva. Nelle linee 9 — 19 della i8a pagina, numerata 16, del suddetto opuscolo intitolato « descrizione|[della yil i a |j ghirlanda — silva ecc. » si legge : « Alla destra del Gabinetto descritto, sta la Bi- » blioteca, preziosa raccolta delle piu rare edizioni , » oltre a non pochi manoscritti , alcuni de’ quali in » pergamena con isquisite miniature, cosicché sono » anche preziosi monumenti dell’arte cristiana. Si di- » stingue in questa Biblioteca la Bibbia di guttemberg, » il primo libro che venisse stampato; ognuno sarà » compreso da vera ammirazione dinanzi a questo » libro, riflettendo che fu la prim’ opera di un' arte » che assicura al mondo in perpetuo il patrimonio della » sapienza umana. » La raccolta chiamata in questo passo della suddetta lune di esse non si sono più riprodotte e perchè sono )> il monumento più certo della storia della stamperìa, » 1’ uno de’ principali rami della bibliografia. Nella re- » pubblica letteraria quindi sono state sempre tenute in » gran pregio e diligentemente consultate all’occasione » di nuove gastigate edizioni d’ impegno. Questi esem- » plari da un dato tempo con difficoltà si consumano » e di tratto in tratto ne appajono altri e singolarmente » in questi giorni per l’avvenuta totale soppressione de’ » corpi religiosi; avvertendosi però, che il loro numero » originariamente era scarso , non essendosene d’ ordi- » nario tirate al di là di circa 300 copie per ciascuna edizione. Il loro prezzo è in ragione della loro ra- « rità, dell’esecuzione e correzione della stampa , della )) conservazione del libro e dell’importanza del soggetto. » Queste qualità formano la base dell’effettiva loro va- » Iuta , ma finora sono state abbandonate a prezzi ar- 6 — 42 — » bitrarj e d’ affezione , e tali sono quelli notati ne’ » cataloghi de le Bure , di Sema Santander , di 5-C » Brunet ec. , prodotti in Parigi ed a Londra per » 1’ effetto di parziali incanti ed in tempi ne' qual i ve » n’ era in commercio un numero minore , forse una » più smaniosa ricerca e maggior denajo in giro e per » essere ancora d’ ordinario colà legate con infinito » lusso. Avvi tuttavia un giusto modo di convcniente- » mente apprezzarle in conformità delle surriferite osser- » vazioni e conoscenze e relativamente alle attuali no- » stre circostanze ; ed è appunto sotto questo doppio » aspetto, che qui abbiamo aggiunta la presente tabella » de’ verosimili prezzi di quelle enunciate in questo » catalogo , supponendo con ciò di fare cosa grata ai » dilettanti delle medesime e di porli d’ accordo co’ » mercatanti in fissando in parte un così vago oggetto. » » NB. Nella fissazione de' prezzi in lire italiane si » sono considerate per complete e ben tenute quelle , » che si danno per imperfette nel catalogo, e tutte per » passabilmente bene legate. » La tabella di prezzi menzionata in questo passo del suddetto volume « LXXI. » F. 49 » trovasi nelle pagine 4i7a— 42Sa del medesimo volume. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 1-33 della pagina 41 fa parte di questa tabella. Dal leggersi « 540 | 19 « nel passo riportato di sopra della pagina 4221 del sud- detto volume contrassegnato « LXXI. F. 49 » apparisce che nella tabella suddetta fu attribuito un prezzo di dieci lire al soprammentovato esemplare della sud- detta edizione del 1478 ora posseduto dalla Biblioteca Silva in Cinisello, ed in- dicato sotto il numero 540 nel sopraccitato i N! 1227 Abaco 1478 porté dans notre catalogue de l’année 1S59. » Le livre n’est inserii que dans la caisse, il a été payé comptant. Nous croyons que c’est Mr. Libri ;> qui l’a acheté. » Da questo passo della suddetta lettera del Signor Edwin Tross apparisce che l’esemplare della suddetta edizione del 1478 indicata nel passo riportato di sopra della suddetta « quatrième suite du catalogue de la librairie tross » ecc. fu cer- tamente venduto dalla Libreria Tross, e probabilmente al Sig. Guglielmo Libri. Più oltre (pag. 47, lin - 51; pag. 48, lin. 1-8) sono indicati due esemplari d’un volu- me, in 8? intitolato « catalogue || or tue U Mathematica!, Uistorical, Bibliographical » and Miscellaneous |[ portion of || tue celebrated library || of m. Guglielmo libri, || >) INCLUDING j| MANY SCARCE PUBLICATIONS RELATING TO AMERICA; || RARE JUNTA AND ALDINE » editions; || Ancient Musical Treatises ; Books written in various Dialects; || im- » PORTANT WORKS RELATING TO ITALIAN I1IST0RY & TOPOGRAPIIY; ||'A lai’ge Collectioil of early Italian Giornali, and other Works illustrating thè Literary History || and Bibliography of Italy; scarce English Books printed abroad; French Face- « ti se; || fine hor/e and otiier manuscripts upon vellum; j| Numerous Publications » relating to thè Ilistory of thè Sciences; || An extraordinary Collection of tue » rarest Treatises in existence respecting [| Ancient Arithmetic, Algebra, Astro- » nomy and Geometry, || Comprisi ng originai Editions of thè scarcest Writings of » Tyciio Braiie, Bombelli, Sorelli, Cardanus, (| Cataldi, Galileo, Giietaldi, Ghaligai, » Kepler, Benedetti, Pacioli, Cavalieri, Torricelli, || Grimaldi, Fermat, Euler,La- » grange, Laplace, Gauss, Abel, Jacobi, Cauciiy, Legendre, [| Delambre, Copernicus, » Leibnitz, IIuygiiens, &c. &c. Avith a || very complete and unique series of WORKS » relating to Galileo; || and || A most Interesling Collection of Books Avitli Auto- >' graph Annotations, || Written by Illustrious Men; including Galileo, Kepler, — 44 — » Ferrari, Torricelli, Borelli, |] Henricus Stephanus, Melancthon, Campanella, Ra- » mus, Flamsteed, La Monnoye, || Buffon, Huygiiens, &c.&c. [[ Part tue first, a— l.|| » in which re found || Guicciardini Histoire clTtalie (Paris, B. Turrisan (Aide,) 1568, » in folio) unknown to all bibliographersy || Ferrari e Tartaglia, Cartelli di Di- » sfide, 1547, uniquey II Viaggio fatto dagli Spagnivoli attorno al Mondo, (Ve- )) netia, 1536, in 4to.) extremely rare ; Abbacho (Treviso, 1478, in 4to.) thè first » book j| on Aritlimetic ever publishedy Borgi Aritiimetica (Venetia, 1484, in 4to.) )> extremely rare , Ortega, || (Lyon, 1515, in 4to.) thè first book on Arithmetic pu- » blislied in Frenchy Stephani, Abbaco, ari unpublished 1 1 Manuscript of thè » XFth Century, ; La Théorique des Cielz (Paris, 152S, in folio), thè first book » on |] Astronomy published in Frenchy Tiiurecensis de Cometis, (i4"4, in 4to.), )> thè first work published on [| Coinetsy Commune Sanctorum, exquisitely written » hy thè celebrated Jarry ; Evangelia Armenice, || with 20 beautiful illumina- » tionsy Firdousi, Shall Namab, a magnificent manuscript with splendid || il- y> luminationsy The scarcest Editions of thè Sacro Arsenale della Santa Inqui- » sizione; Colucci, || Antichità Picene, (31 volumes, in folio); Graevii Thesaurus » Antiquitatum Italia, (45 || volumes, in folio), uncuty Giulini, Memorie di Mi- )) l ano, (12 volumes, in 4to.); Fantuzzi, [| Scrittori Bolognesi, (9 volumes, in folio); » Bandini et Assemanni, Catalogus BibliothecjE [| Medicea, (12 volumes, in folio); » Catalogue de la Bibliotheque du Roi (io volumes, in folio); &c. J| Which will be » Sold by Auction,|| by messrs. || s. leigii sotiieby & joiin wilkinson, || auctioneers » OF LITERARY PROPERTY AND WORKS ILLUSTRATIVE OF THE FINE ARTSy ||^4T THEIR HOU- » SE, 13, (late 3) WELLINGTON STREET, STRAND, W. C. || On TIIURSDAY , thè 25tll of » april, 1861, & Eleven following Days , j] at one o’clock precisely each day , » (SuNDAYS EXCEPTED.) || -MAY RE VIEWED TIIREE DAYS PRIOR, AND CATALOGUES IIAD. |) PRIN- )) TED BY J. DAVY AND SONS, 137, LONG ACRE, LONDON. Questa TART THE FIRST (PAR- TE prima) è composta di 520 pagine delle quali le ia-7% 34a-43a, 5i8a-520a non sono numerate, e le 8a— 33a, 44a-517a sono numerate coi numeri vi-xxxi, 2-475. (1). Nelle linee 49—55 della 95a di queste 520 pagine , numerata col numero 53, e nelle linee 2-22 della 96a di queste 520 pagine numerata col numero 54, si legge : « 47oAritiimetic. Abbacho. Incommincia vna practica molto bona et vtile: » a ciaschaduno chi vuole vxare larte dela mercha-dantia. chiamata » volgarmente larte de labbacho » probably unique, as it is thè only copy known . hto, » A. Triviso :: A .di. 10. Decèb'i. :: 1478 (1) Nelle 520 pagine menzionate di sopra (lin. 27 della presente pagina) del suddetto volume in- titolato (c catalogue || of |] the Matliematical, Historical, Bibliographical and Miscellaneous || por- » tion. || part the first. || » ecc. si contano come pagine la e 2a il recto ed il verso della prima coperta stampata di questo volume, e come pagine 519a e 520a il recto ed il verso della seconda co- perta stampata del volume medesimo. — 45 — « The earliest Arithmetic ever published, apparently never seen by Dr. » Peacock, Professor De Morgan ( who mentions it only on thè autho- » rity of other bibliographers) and other AVriters on thè subject. The » only bibliographer who appears to have been personaìly acquainted with » its cxistence was Federici, who descrìbes thè work in his Memorie Trevi- » giane (p. 73), and ascribes it to thè press of Michiele Manzolo, one of thè » earliest of thè Treviso jprinters. As thè copy mentioned by Federici has » been lost or mislaid, subsequent bibliographers have doubted or denied its » existence, and looked upon his statement as some blunder, tlie more espe- « ciallv, as in spite of thè most diligent search by Brunet and other philo- » biblists , no copy can be discovered in thè Bibliothèque Imperiale , thè » British Museum, or any other library, public or private. To thè Mathe- » MATICIAN, OR COLLECTOR OF RARE BOOK.S, THIS IS UNDOUBTEDLY A GEM » OF EXTR AORDINARY INTEREST. » The work is printed in a semi-gothic letter, with 32 lines to a full page, » and is without signatures, catchwords, or pagination. The entire volume )) contains 62 leaves, thè reverse of thè last (containing only Registro and » imprint) being blank. The numerals throughout are Arabie. » In thè case of thè present volume, as in other similar cases , when we » state that a hook was unknown to M. Brunet, Professor Be Morgan, or M. » Fétis, it is only to prove thè great rarity of a work which has escaped thè i) notice of such eminent bibliographers , and not at all with any criticai » intention of ccnsuring thè invaluable labours of these cclebratcd men. » E da notare che in questo passo del suddetto volume intitolato « catalogue |] » of thè || Matheinatical, Historical, Bibliographical and Miscellaneous || portion » OF [| THE CELERRATED LIBRARY || OF M. GUGLIELMO LIBRI |/ eCC. PAP.T THE FIRST )) , eCC. si legge: « thè copy mentioned by Federici has been lost or mislaid » cioè « la co- li pia menzionata dal Federici è stata perduta o smarrita », il che non è vero, es- sendosi avvertito di sopra (pag.23, lin. 13—15; pag. 28, lin. 30-36) 1? Che in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Capitolare di Treviso, e contrassegnato « Y 3, 3» trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1478 (Vedi sopra, pag. 23, lin. 13—15); 2? Che il Signor Andrea Tessici’ in un passo riportato di sopra (pag. 28, lin. 1-29) d’una lettera da lui scrittami in data di « Venezia 29 Marzo 1862 » chiaramente dimo- stra questo esemplare essere quello stesso di cui il P. Domenico Maria Federici fa menzione, scrivendo nelle suddette memorie trevigiane », ecc. curious and elegant woodeuts of the best Fiorentine School , including » that of “ Pictagoras Arithmetrice Introductor , ” wanting in Fari » Spcncer’s copy » extremely rare , printed in semi — gothic letter, in the originai richly » ornamented binding , usually found on books coming from the Library » of the Medici Family square 8 vo. Firenze, 1491 » Probably one of thc rarest of Arithmetical Books, thus alluded to by. Prof. » De Morgan, no mean authority on the subject: — “ This book, which very » few bave mentioned at all, and fewer stili from inspection, is a part of the » rich bequest by the late Mr. Grcnville to the nation, &c. ” In the Gren- » ville Catalogue , on the authority of Laire , this is stated to be the first » work printed on aritbmetic, but that assertion is disproved by thè Abbaco » printed in 1478 ( see No. 470 of the present Catalogue ). Dr. Dibdin has » descrided another, “ a very indifferent copy, ” ivanting thè title-page, in bis » Supplement to the Catalogue of Earl Spencer’s magnifìcent Library , and » has given facsimiles of thc method “ of tcaching numbers by means ofthe » position of thc fingers, ” and of several of the other woodeuts. Judging » from the binding, this was probably thè dedication copy to Julian, Son » of thè Magnifico Lorenzo de Medici. » L’edizione chiamata in questo passo della suddetta pagina numerata 61 « thè Ab- « baco printed in 1478 » (l’Abbaco stampato nel 1478) è l’esemplare della sud- detta edizione del 1478 descritto di sopra nelle linee 30—45 della pagina 42. Un esemplare del suddetto volume intitolato « catalogue |] of || tue Mathe- — 48 — » matical. Iiistorical, Bibliographical and Miscellaneous || portion of thè celebra- » TED LIBRARY ]| OF M. GUGLIELMO LIBRI jj , eCC. TART TIIE FIRST », eCC. è Ora pOS- » seduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « E. III. 100 », cioè « Scansia E, Palchetto III, numero 100 progressivo de’volumi ora collocati » in questo palchetto ». Un esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Cat. 359. f » , cioè « catalogo » intitolato Nummernrepertorium , volume intitolato Catalogi , numero 359 f » progressivo de’libri stampati indicati in questo volume ». Posseggo un esemplare d’un volume intitolato « bulletin j| de |] bibliographie, » d’hISTOIRE [| ET DE || BIOGRAPIIIE MATHÉMATIQUES, || PAR. M. TERQUEM , '[] Officier de » l’Universite', Docteur ès Sciences, Professeur aux Ecoles impe'riales d’Artille- » rie, [j Officier de la Le'gion d’honneur. [| tome septième || paris [] mallet-baciie- » UER, IMPR1MEUR-LIBRAIRE || DU BUREAU DES LONG1TUDES, DE l’éCOLE IMPÉRIALE POLY- » technique, [| Quai des Augustins, 55 [| 1861. » Questo tome septième è compo- sto di 105 pagine, delle quali le ia— 7% I03a— I04a non sono numerate, e le 8a— I02a sono numerate coi numeri 2—96. Nelle linee 10—29 della 58a di queste 104 pagine, numerata col numero 52, e nelle linee 1— io della 59a delle medesime 104 pagine, numerata col numero 53, si legge: (C PREMIER OUVRAGE d’aRITHMÉTIQUE IMPRIMÉ (1478). » Abbacho. Incommincia una practica molto bona et » utile a chiascheduno che vuole uxare larte della merca- )> dantia , chiamata vulgarmente larte de labbacho. A » Trevisio, 10 deceb. 1478. » En lettres demi-gothiques, 32 lignes par page, en tout » 62 feuillets , sans pagination, sans signature, sans ré- )> clames. Lesnombres sont en chiffres arabes; exemplaire » unique, fait partie de la cèlebre bibliothèque Libri, dont « la vente a lieu maintenant à Londres (Catalogne, p. 53, » ii? 470). Aucun des bibliographes qui en font mention » ne l’a vu, excepté Frédéric dans son ouvrage Memorie » Trevigiane ; il le décrit (p. 73) et l’attribue à rimprimeur )> Michele Manziolo, un des plus anciens imprimeurs de » Trévise. Comme l’exemplaire mentionné par Frédéric a » été perdu ou égaré, les bibliographes subséquents ont » douté de son existence et plusieurs ont regardé cette an- » nonce comme une mystification. Car,malgré les recher- » ches les plus soignées de Brunct et d’autres bibliophiles, i) on n’a pu décoiivrir aucun exemplaire, ni dans la Biblio- » thèque Impériale, ni au Musée Britannique, ni dans au- lì cune autre bibliothèque publique ou particulière. » Les conservateurs de la Bibliothèque Impériale de- li vraient, pour acquerir un si précieux monument typo- » graphique, mettre autant de zèle qu’ils en déploieraient » s’il s’agissait d’un pont-neuf du moyen àge ou d’ une ma- li zarinade du temps de la frivole et ridicule Fronde. On » fait souveut des dépenses excessives pour des productions » qui ne profitent pas à l’esprit humain pour la valeur d’un » centime. » Nel presente scritto (Vedi sopra , pag. 14 lin. 31-33 ; pag. 23 lin. 13-15 , pag. 35 lin. 36-39, pag. 42 lin. 30-45, e più oltre pag. 50 lin. 31-34 pag. 51 , lin. 26—28; pag. 52, lin. 7-9) sono indicati, come fu notato di sopra (pag. 45 , lin. 37-40) sette esemplari ora esistenti della suddetta edizione del 1478 , uno de’ quali è (Vtedi sopra pag. 45, lin. 45-46) quello che nel passo riportato di — 49 — sopra (pag. 48, lin. 19-48) delle pagine numerate 52, 53 del suddetto volume in- titolato « BULLETIN [j DE BIBLI0GRAPH1E, o’iUSTOIRE || ET DE B10GRAPHIE MATHÉMATIQUES, » ecc. tome septième » , ecc. è chiamato « exemplaire unique » (Vedi sopra, pag. 48, lin. 2G-27). Quindi è chiaro che questo esemplare è chiamato erroneamente « uni- » que » (unico) nel passo medesimo. Nelle parole « l’exemplaire mentionne par Fre'de'ric a e'te' perdu ou e'garé » di que- sto passo del suddetto volume intitolato « bulletin |] de |j bibliographie, d’iiistoi- » re || et de biographie mathématiques », ecc. (Vedi sopra, pag. 48, lin. 33-34) trovasi un altro errore già notato di sopra (pag. 45, lin. 24— 3i), cioè che l’e- semplarc della suddetta edizione del 1478 citato dal P. Domenico Maria Federici scrivendo « Extat Tarvisii in Capitulciri » (Vedi sopra, pag. 25, lin. 7) sia per- duto o smarrito. Da ciò che si è detto di sopra nelle linee 22—50 della pagina 25, e nelle linee 1-44 della pagina 26) apparisce, che la persona chiamata « Fréde'ric » (Vedi sopra, pag. 48, lin. 30) nel passo medesimo del suddetto volume intitolato « bulle tin|| de IjpiBLiocRAPHiE ecc. tome septième » è il Padre Domenico MariaFederici nato in Verona nel 1739, e morto in Treviso nel 1808. Più oltre (lin. 46-50 della presente pagina 49) sono indicati due esemplari d’un volume, in s?, intitolato gli docti arismetrica si chiama » ** qual di tal scientia voi vegnir I fama » Lega zio che segue dreto a questa charta. » Nelle linee 1-7 del rovescio della carta 66% antepenultima guardia del medesimo vo- lume, si trova scritto di carattere del secolo decimoquinto « A yho xpo maria Adi 20 marzo Mcccc°lxxx| » Iste liber est meus petrus marcellus che sta Jn la cètra de santo » pantalo che sta cola magnificetia de messer antoni marcello » che se governator grado I queste magnificha Cita » Falla la scritura sopra ft gche questo libro sie » de zuà fed. boncia dalzan da berg0 ». Nelle linee 8-10 del rovescio della carta 67a , penultima guardia del medesimo volume, si trova scritto : « Aue maria ho vergine gloriossa piu eh hognia altra dna stia beata » Sopra li anzoli siti degnitossa et da dio patre si dileta giamata » Voi siti madona tato gratiossa eh da li dodeci Cieli fosti Icoronata ». La prima guardia del suddetto volume contrassegnato « Sala Prima N Fila f. » N? 31 » è tagliata nel mezzo, mancandone la meta superiore. Frale due prime guardie del medesimo volume apparisce un resto d’altra carta tagliata. Alla se- conda coperta del volume medesimo è attaccato un resto di fermaglio d’ottone sul qual resto è effigiata una pecora con bandiera. In un pezzetto superiore di pelle formante il dorso di questo volume e rovesciato neH’interno della seconda guardia del volume medesimo sono scritte di carattere del secolo decimoquinto alcune parole poco intelligibili essendo assai scura la pelle sulla quale sono scritte. — 5 3 — La Biblioteca Pubblica Comunale di Bergamo possiede un catalogo manoscritto inedito de’ libri stampati e manoscritti ora posseduti dalla Biblioteca medesima, per materie ordinato , ed intitolato « catalogo jj- generale || Della Pubblica Co- » munale || biblioteca [| Della Regia Città || di (| Bergamo |] compilato per studio » e fatica [| del [| C. B. Secco Suardo » . Questo catalogo è composto di dieci volumi cartacei ciascuno de’quali è legato in cartone coperto di carta colorita a marmo con dorso di pelle verde. Il decimo di questi dieci volumi è composto di 444 pagine, delle quali le ia— 6% 20Sa, 364a-444a non sono numerate, e le 7a-207% 209a-363a sono numerate coi numeri 3—203, 223—316, 318—380. Nelle linee 22—30 della 30a di que- ste 444 pagine, numerata col numero 26, si legge : «• Arte De L’Abbaclio. A Triviso a Di 10: » Decèbr: 1478. in 4. Voi: I. (Il Libro inco = » mincia una practica molta bona et uti- « le a cinschaduno chi vuole uxare larte « de la merchadantia chiamata vulgar- » mente larte de l’abbacho = E in fondo all’ « ultima pagina si legge : = Che muova » la virtù a chi non se affadica ? Niente. » A Triviso :: A di 10. Decèbr :: 1478.) » Questo passo del suddetto volume decimo è relativo certamente al precitato esem- plare ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica Comunale di Bergamo della suddetta edizione del 1478. Ciò che si legge in questo passo del suddetto volume decimo dalla parola « incomincia » (Vedile linee 42—13 della presente pagina 53) fino alla parola « abbacho » (Vedi la linea 16 della presente pagina 53) è identico con ciò che si riporta di sopra nelle linee 23—25 della pagina 1, salvo le varietà seguenti: ca, lin. LARTE DE LABBACHO etc. 1478. PaS- lin. CAT. GEN. (per materie) D. B. p. c. DI BERGAMO VOL. X. l.a r. 1 Incommincia vna 26~ 23—24 inco-|mincia una .1 vtile. 24—25 uti-|le 2 vxare 25 uxare a dela merchadantia. 26 de la merchadantia 3 lahhacho. 27 l'ahhacho Ciò che si legge nel passo medesimo del suddetto volume decimo dalle parole Niente » Osservazioni » A Triviso : : A di .10. Decébr: : : 1478. SALA I. SCANSIA CASELLA Numero progress? dei Volumi N. 1 31. Più oltre (pag. 56, lin. 6-9) sono indicati due esemplari d’una edizione inti- tolata « SULLA || BIBLIOTECA PUBBLICA || DI BERGAMO || E CIRCA || IL DECRETATO TRASLO- )> camento di essa || Cenni Storici || di || Giacomo bini [| socio attivo dell’ ateneo « PATRIO |j E || MEMBRO CORRISPONDENTE DI VARIE ILLUSTRI ACCADEMIE, || BERGAMO |] DALLA » tipografia sonzogni || mdcccxxxix. « Questa edizione è un opuscolo, in 4?, com- posto di 36 pagine, delle quali le ia— 5% 30a-36a non sono numerate, e le 6a-29a sono numerate coi numeri iv— xxvn. Nelle linee 4-27 della ottava di queste 36 pagine, numerata col numero vi, e nelle linee 1—3 della nona delle medesime 36 pagine, numerata col numero vii, si legge : « La sala però in cui si trovava conservata la » Municipale libreria era angusta ed incomoda, nè » abbastanza capace di contenerne tutti i libri. Volen- « dosi perciò procurare al pubblico una più ampia » Biblioteca, con un locale atto a capire tutti que’ » libri, che per le circostanze politiche erano divenuti » di pubblica pertinenza, e di comunale proprietà, )> la Municipalità provvisoria nel 1797, con quel po- li tere di cui in allora era investita, avocò a questa i> nazione la Biblioteca Capitolare della Cattedrale. » Questo decreto unitamente a quelli con cui » furono assegnate all’Ospitale ed all’Orfanotrofio del « Conventino le sostanze di alcuni monasteri, ebbe » forza di legge, c fu dal Governo supremo di que’ » tempi solennemente sanzionato col noto decreto 9 « Novembre 1797 (6 Brumale anno VI) in cui si » dichiara = che i decreti emanali dai Governi prov- » visorj riporteranno la loro -piena esecuzione. » Resa così di proprietà pubblica la predetta Bi- li blioteca Capitolare, furono nel locale di questa . i) siccome abbastanza vasto, traslocati i libri della » Città, vi fu trasportata tutta intera la Biblioteca ii de’Benedettini d’ Argon, ricca molto e per pregio » di opere e per numero di volumi ; ed ivi pure « furono riunite le librerie dei Domenicani , degli i) Agostiniani, e di varj altri monasteri soppressi a i) quell’epoca dal Governo Cisalpino. i> Da questo passo del suddetto opuscolo intitolalo chiifres les figures de l’Abaco (2). » (1! More AraLum de simil arte pratica primi inventori secondo alcuni unde per igno- » rantia el vulgo a corropto el vocali ulo dicendo la Abaco : cioè modo arabico. Che loperare » suo : e muodo arabico : e cliiamasc Abaco : over secondo altri : e dieta Abaco dal greco voca- » IjuIo. (Lucas Pacioli, Siimma de Aritlimetica , etc., secunda distinctio; tractatus primus; fol. 19 » de l’edit. de 1523.) — Abaco , ossia maniere facile per apprender ogni conto : una pratica a molto bona ed utile a cascheduno che vuole uxare larte della marchadantia9 chiamata volgar - a mente l'arte dell' Abacho . A Treviso Adi, 10 decembre 1478, in — 4.° » Nel suddetto volume intitolato « comptes rendus j| HEBDOMADAiREs||ecc., tome dix- « septième », ecc. (pagina 147% numerata 143, linee 24-36 ; pagine I48a— 157% nu- merate 144-153; pagina 158% numerata 154, linee 1-25) trovasi stampato uno scritto intitolato « histoire de l’arithmétique. - Recherche des traces du sj stèrne de [] /’ » Abacus, après que cette méthode a pris le noni eTAlgorisme. - Preuves || qua « toutes les époques, jusquau XVI® siècle, on a su que l' Arithmétique [] vulgaire « avait pour origine cette méthode ancienne ; par M. Chasles. » Ciò che si è ri- portalo di sopra nelle linee 1— 10 della presente pagina 57 fa parte di que- sto scritto. Il titolo riportato di sopra dello scritto medesimo trovasi nelle linee 20-23 della pagina 147% numerata 143, del suddetto volume intitolato Lucha Antonio de Uberti fe in Yinetia S. D. » è certamente una delle sette edizioni menzionate di sopra nelle linee 16—19 della presente pagina 59, ovvero un’altra edizione priva di data del suddetto trattato di Girolamo Tagliente. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e con- trassegnato cl^,oe^ena.0^na/ fcc n am ero mi]ctO’Scnui elfuo numero twuenafca to*.e faina la tje^cna-.per l'ongere a la moltiplicatóe ■oe la T>e£tna-et a quefto modo farai in luti luogù poi moltiplica e\ nuero moltiplicatole conia na.poi col ccntenaro.ccofi'oltra^pcedendo per oi* dine. Oì fia foimato vno esempio. jCbite fconvandaffe :cbe fa.2f.fia.9 x 7 9 .fa cofu moltiplica.3.fìa.9.fa.7 z.fci'iui.l.e tien.7. poi *1 .7.fia.y.fa*5 6.e.7.cbetcmui.fa.6 ^fmui.^.etierv .6. poi ’oira.i.fia. o .fa.i 6.e.f.cbetenùufa.i- &« fermi. a. e tien.i.poi moltiplica. "8 .fia. 9 . fa . 7 x.e ,4.cbeteniuifa.7 4-fci'iuipaimo.4.e può. 7. per* fo la ntan 3ancba.e monta.74 x 3 1 . È da notare 1! che in questo passo della suddetta edizione del 1478 dalle pa- role « E per mazor » ( Vedi le linee 32—33 della pagina 60) fino alle parole , ecc. il Padre Abate Giovanni Be- nedetto Mittarelli mostrasi persuaso che il numero « m. cccc. Ixliiij a (Vedi sopra, pag. 62, lin. 4) contenuto nel passo riportato di sopra della carta 308a della sud- detta « Stima de Aritlnnetica Geo-||metria », ecc. (Vedi sopra, pag. 61, lin. 31—41; pag. 62, lin. ì-s) deesi intendere « 1494. » In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « AD. III. io », cioè (( Scansia AD, Palchetto III, numero io progres- si sivo de’volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « bibliotueca f| codicum manuscriptoruji |j monasteri! |) » s. michaelis YENETiARUM », ecc. Un esemplare della medesima edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « ZZ. 20. 3 », cioè « Scansia ZZ, Palchetto 20, numero 3 progressivo de’volumi » ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 64, lin. 12-19) sono indicati due esemplari d’un’ edizione inti- tolata « NOTIZIE I DELLA LIBRERIA [| De’pADRI f| DOMENICANI || DI S. ROMANO DI LUCCA || » RACCOLTE || DAL PADRE [| FEDERIGO VINCENZO |[ DI POGGIO [| BIBLIOTECARIO || DELLA ME- » desina. || in lucca m dcc x c li. [[ Presso Filippo Maria Benedini j] Con Approva- » zione. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 216 pagine, delle quali le 1% 2a non sono numerate, e le 3a-2i6a sono numerate coi numeri 3 — 2i 6. Nelle linee 14—32 della I2ia di queste 216 pagine, numerata col numero 121 , si legge : « MCCCCLXXXXI V . » 118. Summa de Aritmetica, Geometria, » Proporzioni e Proporzionalità. » Tanto si legge nella prima pagina. L’Opera è tut- » ta italiana, e dopo alcuni fogli, in frontespizio Lene or- » nato, e in Lettere rosse di cinabro si legge == Ad il lu - 3- strissimum Principem GUIUBALDUM URBINI DU- » CEM , Montisferetri ac Durantis Comitem. Grecìs^ la- » tinisque literis ornai issìmum mathematica discipline » cult or em ferventissimum , Fra tris LUCE DE BURGO S. » Sepulchri Orda Minorimi , iy> Sacre Theologie Magistri , » in artem aritmetico , Geometrie Prefatio. Peraltro » questa Prefazione è in lingua italiana, ed è brevissima. » In ultimo, in un lungo squarcio , che al di sopra » ha Distinctio octava si legge essere stampata l’Opera » in Venezia da Paganino Paganini nell’ anno 1494. a » 10. di Novembre. L’ edizione è in foglio, carattere » gotico , ed è stata rammentata dal P. Orlandi alla pag. » 358., e dal Cav. Tirahoschi nella Stor. Leti. T. VI. P. I. Il Padre Federigo Vincenzo di Poggio in questo passo della sua opera suddetta intitolata « notizie || della libreria [| dei padri domenicani]!/)/ s. romano di lecca » dicendo «■ In ultimo, in un lungo squarcio, che al di sopra ha Distinctio octavci » si legge essere stampata l’Opera in Venezia da Paganino Paganini nell’ anno — 64 — » 1494. a io. dì Novembre. » (Vedi le linee 5—8 della quarta colonna della pa- gina 63) mostra di tenere per certo che « M.cccc.lxliiij » nel passo riportato di sopra della carta 308a della suddetta edizione intitolata « Sùma de Arithmetica Geo— 1| » metria », ecc. vale 1494. Ora se coi Padri Mittarelli e di Poggio, e coll’autore del suddetto « catalogue |j des livres, imprimés et manuscrits, |l de i.a birliothe- » que || de feu monseigneur (| le prince de soubise », ecc. si crede che nel passo medesimo della suddetta (c Sùma de Arithmetica Geo-||metria », ecc. «M.cccc.lxliiij » valga « 1494 », dal leggersi in questo passo « Negliani de nostra Salute M. cccc. » lxliiij. adi .io. de nouébre. » (Vedi sopra, pag. 62, lin. 3-4) sembra doversi de- durre che l’edizione citala di sopra nelle linee 23—24 della pagina 61 fu terminata nel giorno io di novembre del 1494. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contras- segnato « T. I. 15 », cioè « Bancone quinto, Sezione T, Palchetto I, numero 15 » progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « notizie || della libreria || de’padri || domenica- » ni || di s. romano di lucca ». Un esemplare della medesima edizione è ora posse- duto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « 17. 2. 6 », cioè « Stanza 17, Palchetto 2, numero 6 progressivo de’volumi ora collocati in questo » palchetto ». Nelle linee 2-15 del rovescio della 35a carta, numerata nel suo recto col numero 27, della suddetta edizione del 1494, si legge : « De tertio modo multiplicandi dicto colùna. Articulus sextus. » |S "N L terco modo edetto multiplicare a colonna onero per tauoletta eusase fare vt » . HJ plurimum quando auesse doi numeri di qualluno fosse grande elaltro alquà » fi ’ j to picolo che con lamente sipossa trauagliare si commo a dire .13. via .4685. che » JsL^é sj fa e] xnenore tutto a un tratto: si còrno fosse vna sola figura. Edicise .13. via .5. » fa .65. pon. 5. etien .6. E poi .13. via .8. fa .104. e .6. che teniui fa .lOO.pon nulla apresso .5. sotto la- » riga etieni .11. epoi .13. via .6. fa .78. e .11. che teniui fa .89. pò. 9. etieni .8. epoi .13. via. 4. fa .52. e .8. » che teniui fa .60. epò .60. tutto perche se in capo. Ese piu durasse elnumero vs; in Ifinitfi sem » pre porresti qlche auesse sopra dicine : etiristi le dicine e alultimo metaresti ogni cosa. Donca » dirai che facia ditta multiplicatione .60905 la proua si fa còrno in le precedéti dicémo siche » multiplicare atauoletta ouero a colòna voi dire tenere fermo améte vno didoi multiplicàti » e quello tutto multipjicare via ciascuna figura che sonno I laltro si còrno in qsto auemo fat » to. Ma per seguire qsto modo conuiense bene auere li libriti améte còrno hào lifìorétini eh » acùabulis lìparano e g qsto auancano ciascunaltri I uelocita. t sic insimilib9 ». In questo passo della suddetta edizione intitolata « Sùma de Arithmetica Geo— 1| » metria Pro-||portioni t Proportionalita » trovasi chiamato « multiplicare a co- » lonna ouero per tauoletta » ed applicato alla moltiplicazione di 13 per 4685, quello stesso metodo che nel passo riportato di sopra delle carte 16% I7a della suddetta edizione del 1478 è chiamato « moltiplicare per colona » (Vedi sopra , pag. 60, lin. 29). (Sarà continuato.) ^ncommincia vna pjactica molto bona et rtilei a ciafcbaduno cbt vuole tatare lai te Dela mercba' dantia.cbiamata vulgavm ente latte ’oe iabbacbó. p fegato pur e piu volte Da alchur.i 50uani ami molto Dilecttflim» *. li quali p:etendeuano aDouer voler fare la mercb adattila: che per loto mo2emeptaceffeatfadigarme v no puocbo:De Dargliin fcritto qualche funòaméto cerca larte De arifmetrica: chiamata vulvarmente labbacbo. tlnde io confi retto per amoz dì I020: et etiadio ad militaci tuti cbi pretendano aquellatfe gondola picola intelligentia Del ingegno mio:bo deliberato fe uon in tutoan parte tante fatiffare a lozo.acio cbe loto tnrtuofi Defiderii vtile frutto re ceuere poffeauo.Jn nome dì dìo adoncba : toglie per p: triplo mio el 'Ditto De algo2ifmo cofi Diredo, t Ute quelle cofetcbe Da la p2ima origine bano babuto p2oduciméto:per ra^one De numero fono fta formade.^cofi comefo* notbano Da fir cognofcude/pero ne la cognitione De tute le cofetqueft a p2actica e neceffaria . -6 per imrarnel^pofito rtubtprimo fapi lecto2e:cbe qn* to fa al propofito noftroaQumero e vna moltitu- dine congregata ouero infcm biada Damoltevni- tade.et al meno Da Do vnitade. come e.i . tl quale e lo patino e menoze numerorcbe fe truouaXa v> nitade e quella cofa : Da la quale ogni cofa fi Ditta vna. <5 egódari 0 fapùcbe fe truoua numeri De tre maniere. £1 pzimofe chiama numero fimpìice.lal tro numero articulo . 4;lter$ofe chiama numero / // /Sforna ue/M'e/s/ /JU (/vcrt/Vc^ o/^ira 3C-JS ^/^/yir/a/'na ^2 . Q uefto e lo regiftvo uè li quaderni *oe la p:e)tf»ite + + opera. + ^ncommincù /vv 0e.>.e tia.dela Segondo £ per interi fe onja.ù numero: pteccdente /\/\/ /\/\/ cbe.z.edt Xaterjra fegon'do lo.ìJ.poi i ^94 cauavetma 3 bob? /\/\/ /\/\/ longeve a fa. 5. fiche aiuolo meli e 2>etu vo i ) i 0 ? i 5 i ? /\/\/ /\/\/ piuoua t>e -6 quanta aptedo.4 i. Jonti a .urbe auanja Uno maran ? 8T 7 f et>ouem £be5uoua la virtù a cbiuanfeafifadiea:' + tftiente -t r N \/ &£nuifo :; &dwò.£>ò£bf :: .1^.75. or/? /'a' ■ZrOoS/r ■ ?7? r ri :c/r~r?c?oZc^ /, 7?t /Z £, ■CO /Z /-4 c/c//a /ta<7 °>/C ?/??? OZ. — 65 — Sui più recenti progressi della Geografìa. Memoria di monsignor F. Nardi , socio ordinario. La geografia si fece in pochi anni tale scienza da poterne appena seguire il rapido volo. Ne accennerò soltanto gli ultimi, e massimi progressi, poiché a discorrerne paratamente ci vorrebbero dei volumi. Oggi soltanto di quelli che riguardano il mare. Per averne un saggio basti un fatto. Il più operoso, diligente e sagace dei geografi marittimi è fuor di dubbio il Maury, e la sua Geografìa fìsica del mare , sarà sempre memorabile nella storia della scienza. Ebbene, questo li- bro famoso ebbe negli ultimi 6 anni 9 ristampe, tutte variate, delle quali 3 possono dirsi nuovi lavori. Anche le tavole sono tutte corrette , aumentate , rifatte , e massime quelle che rappresentano le varie profondità dell’ Oceano , le sue isoterme, il quadro dei venti dominanti, le medie barometriche sotto le varie latitudini, e il loro diagramma fondato sopra un milione di osserva- zioni, a raccoglier le quali vi avrebber voluto, come ben riflette Maury, 100 anni di tempo, e una flotta di 10 navi. Invece si ebbero in 7 ad 8 anni al più. Come accadde questo ? Noi lo dobbiamo alla Conferenza meterologica ma- rittima tenutasi a Brusselle nel 1853. In essa si concordò un sistema di uguali osservazioni da farsi sul mare da tutte le nazioni navigatrici, e in pochi anni tanta fu la copia dei dati, da occupare assiduamente le Commissioni di Wa- shington , Londra , ed Amsterdam , che li raccolsero e ordinarono per trarne principii, o almeno serie di fatti conséguenti. Tutti i geografi marittimi consacrarono le prime cure al massimo elemento delle navigazioni, i venti; onde gli alisei, i monsoni, la mutevole regione equa- toriale delle calme, i tremendi tifoni dei mari cinesi, i tornados e gli uragani delle Antille furono studiati nelle loro origini e leggi, per quanto è possibile parlar di leggi in meteorologia. A fianco dei preziosi lavori del Maury qui pri- meggiano quelli del prussiano Dove , e dell’ olandese Andrau. Il meteorologo prussiano , che forse ora non ha l’eguale , studiò le correnti atmosferiche nel rapporto al loro grande motore che è il calorico, e costrusse quelle sue tavole mensili , alle quali credo si potrà aggiungere , ma non mutare. Esse ab- bracciano tutto il globo, rettificando e compiendo quelle dateci da Berghaus, e da Johnston. Invece Andrau tenente della marina olandese , e direttore di quella sezione meteorologica marittima, studiò spezialmente l’Atlantico, e con 9 — 66 — maggior cura l’Oceano Indiano, ove fece o raccolse 10,000 osservazioni sulla varia origine, natura, forza, direzione e durata dei venti, così da poter trac- ciare al navigante di quei mari le migliori vie da seguirsi nei varii tempi del- l’annQ. Buoni lavori sui venti e burrasche ebbimo pure da Reid , Redfìeld , Piddington, Hopkins (1), e Jinman (2). Gli uragani dei mari orientali dal 1854 al 1859 furono studiati da Buist (3); le correnti, i venti, i tifoni che imper- versano lungo le coste del Giappone da Mac Donald (4). 11 Maury e il Com- modoro austriaco Wiillerstorf (5), che commandò la fregata Novara nell’ultima navigazione intorno al globo, indagarono con la maggior cura le famose tem- peste circolari dette cicloni , rispetto alle quali confermarono (spiegandolo bensì variamente) il fatto che il loro centro è in calma, mentre la curva cicloidale è fieramente agitata. Le stesse navi che raccoglievano i dati meteorologici, esaminavano a un tempo le correnti marittime. La più celebre fra loro il famoso Gulf Stream, ebbe in Kohl uno storico diligente che n’espose le vicende dei tempi di Be- niamino Franklin in poi (6), e in Bache capo della misurazione delle coste set- tentrionali americane un diligentissimo esploratore e misuratore (7) , che ve- ramente non lasciò cosa a desiderare per quel tratto che investigò. Peraltro non possiamo nasconderci, che alla Geografìa rimangono qui tuttora dei desi- derii. I termini orientali e settentrionali di questo gran fiume, come lo chiama giustamente il Maury, il quale partendo dal Golfo del Messico, traversa l'Atlan- tico avviandosi verso Europa, sono ancora assai incerti, e sarebbe, per esempio, hello il sapere, se sia ad esso che noi dobbiamo , almeno in parte , il mare sgombro di ghiacci , e la temperatura comparativamente più alta in quei 6 o 7 paralleli, che stanno tra il Capo Nord e la Spitzberga, mentre le stesse latitudini hanno altrove temperature spaventose, e mari affatto chiusi. Il capitano norvegio Irminger (8) studiò le correnti, e il movimento dei ghiacci lungo le co- (1) Winds and storms, with an essay on weather. London 1860. (2) Winds and their courses. London 1860. (3) Hurricanes in thè Eastern seas from 1854 to 1859. (4) Winds and Currents on thè Coasts of Japan. (5) Beitrag zur Theorie der Luftstromungen und der Yertbeilung der Winde von Comm. Wiillerstort ecc. . . . Wien 1858. (6) Aeltere Geschichte der Afìantischen Stromungen, und namentlich des Golfstromes bis auf Benjamin Franklin. (7) Lecture on thè Gulf stream. Àmer. journal of Science and arts. Nov. 1860. (8.) Die Stromungen und das Eistreihen bei Island. (Dal norvegiano in tedesco per Etzel). — 67 — ste islandesi, e trovò le fredde correnti polari prevalere lungo le coste setten- trionali ed orientali dell’ isola, le calde atlantiche lungo le meridionali e occi- dentali. Di qui la maggior navigabilità di queste ultime aperte anche nell’ in- verno. Le correnti andavano circa 1 miglio geografico 1’ ora a giudicarne dai ghiacci gallegianti. 11 tenente Andrau, di cui dicemmo, esplorò la corrente af- fricana S. E. detta Agnillas , e conobbe che giunta al Capo , non si ritorce lungo la spiaggia occidentale del Continente, ma voltasi per breve tratto verso mezzodì , tosto si ripiega ad Oriente perdendosi nel Pacifico. Codesta strana sinuosità è però comune a molte altre correnti. Colle correnti del mare ha stretta attinenza la varia temperatura delle sue acque. Questa, com’ è di ragione, cambia a diverse stagioni, latitudini e profon- dità , però non trovammo su quest’ argomento essersi raccolta recentemente molta messe di fatti nuovi, e un buon termometrografo, che resista alla pres- sione delle grandi profondità, è tuttora un desiderio. È celebre il fatto di Du- mont d’ Urville che chiuso ermeticamente un termometro in una sfera d’ottone, e calatolo a più migliaia di piedi, lo ritrasse infranto dall’acqua, schizzata tra- verso le pareti, benché grosse un pollice. Molti studii si fecero pure sulla di- versa gravità, salsedine ed elementi dell’acqua marina, ma pur qui senza giun- gere a risultamenti gran fatto diversi da quelli già noti alla scienza. Dotto lavoro sulla fosforenza del mare scrisse il D.r Mòbius (1) in Amburgo, osser- vando, classificando e ritraendo in tavole i diversi animali marini , causa del fenomeno da lui spiegato sagacemente. 11 Capitano Trébuchet della Capri- cieuse (2) vi aggiunse una bellissima osservazione. Venti leghe marine ad OSO. di Amboina gli accadde di vedere , quanto girava l’occhio , quel mare luminoso, che i Francesi e i Tedeschi dicono mar di latte , e gli Olandesi mare d ’ inverno. Credette da prima fosse il riflesso della luna , ma s’ accorse del- l’errore, quando tramontata questa, il fulgore s’accrebbe. Attinse di quell’acqua, e in un vaso da 5 a 6 litri numerò coll’aiuto della lente 200 piccoli animali di uguale grandezza, che mandavano luce fìssa. Aveano da 4/10 a 1 2/10 di mil- limetro di lunghezza , il corpo era oblungo e a nodi , e una delle estremità s’attenea a quelle d’altri corpi, formando gruppi di circa 20 animaletti. (1) Mòbius D.r Cari. Das Meerleuchten mit Abbildungen der leuchtenden Seethiere. Hamburg 1869. (2) Bulletin de Géogr. unìv. 1860. — 68 — Ma dell’Oceano non è animata la sola superfìcie, e mentre i1 2 3 4 Trébuchet raccoglieva gli animaletti fosforescenti delle Molucche, il Capitano Brookes fra le Filippine e le Marianne, a 18° 8' lat. N. 128° 11' long. or. Greenw., traeva dall’enorme fondo di 19,800' un limo giallo-bruno, che esaminato da Ehrenberg mostrava niente meno che 108 forme d’ infusorii in gran parte diverse dalle conosciute (1). La vita organica potea dunque reggere sotto l’enorme pressione di quell’acqua, e senza luce apprezzabile. Altre preziose prove della vita ani- male negli abissi dell’ Oceano scopriva lo stesso insigne zoologo nel limo del fondo su cui scorre la corrente del Golfo presso Florida, dove ad un tempo si riconobbe, che a 500' non eravi più nè la corrente calda, nè la controcor- rente fredda, nè moto d’onde (2). Altre nuove forme organiche trovò Ehren- berg nel limo, che Mac Clintok trasse da varie profondità, anche di 12500' fra Groenlandia e Labrador (8). Ma dove la Geografìa marittima fece più importanti conquiste, si è, a mio credere, nella misura delle profondità , poiché per avventura lo scandaglio mai fu tanto operoso in tutti i mari del mondo, come in questi due ultimi anni. Esso è sempre quello di Brooke, che abbandona il peso appena tocca il fondo, ma ebbe dall’ingegnere Steil, dal D.r Wallich, e dall’ inventore stesso, pre- ziosi miglioramenti, sia per impedire che le correnti o Tonde sviino la corda dal suo tragitto verticale, sia per meglio afferrare e custodire non solo il limo, ma le stesse pietre del fondo. Le favolose profondità già annunziate da Parker (4) ed altri di 40, 000' e 50, 000' non ebbero esempio che le confermino , e lo scandaglio non discese mai in nessun mare oltre quel saggio che io v’ in- dicava , di circa 20,000 piedi inglesi. Volendo tener ferme le profondità già prima annunziate da Maury a Sud di Terranova, avremmo al più 28,000' piedi, che è insieme a un dipresso la massima elevazione dei monti al di sopra del livello del mare. Nel Pacifico le maggiori profondità notate dal tenente Brookes sono : (1) Ehrenberg etc. Monathsbericbt der k. preus.. Akad. der Wissenschaften. Nov. und Dee. 1860. (2) Ehrenberg, Beitrag zur Uebersicht der Elementedes tiefen Meeresgrundes inMexica- nischen Golfstrome bei Florida. Monathsbericht der k. preuss. Ak. der Wissenschaften. Januar. 1861. (3) Lo stesso. Februar. 1861. (4) Improved machinery for deep sea soundings. London 1861. — 69 — 19,800' a 18° 3' lat. N. 129° 11' long. or. Greenw. 15,600' » 20° 52' » » 151° 50' » occ. » ), » 30° 51' )> » 130" 8' » » » Assai minori, ma più importanti, sono le altezze misurate dal Cap. Pullen nel Mar rosso , l’anno 1858. Quel mare che pel vicino perforamento dell’istmo, tornerà ad essere la gran via alle Indie, è veramente una grande insenatura, fiancheggiata da due minori , da lei divise per due banchi di corallo e ma- drepore. Le due vallate laterali, che servono alla navigazione di cabotaggio, misurano da 200 a 300' di fondo ; la mezzana, che è la via del commercio Indo-Europeo, ne ha generalmente da 2400 a 3600, e solo in alcuni luoghi scende a 6,000 , e in uno a 6,300. Dopo il promontorio del Sinai la costa cala rapidamente saltando da 240 a 1800'. Invece presso la uscita meridio- nale, quindi presso Massaua , Chodeide , Moka, e Perim il terreno s’ innalza di nuovo, e lo scandaglio non misura più di 600'. Com’ era naturale , i più frequenti e accurati scandagli si son fatti nel- 1’ Atlantico. La compagnia del telegrafo transatlantico avea imparato a sue spese, quanto fosse necessario studiar bene il fondo, prima di posarvi la corda. Gli scandagli di Dayman e Berryman, de’ quali ebbi l’ onore di parlarvi altra volta , avean servito d’ appoggio al primo lavoro che riuscì così infelice. Nè potea avvenire diversamente, poiché dove il misuratore americano trovava fondo F inglese notava altura, e così per converso. Ma ciò che più mosse fu il ri- schio di una corda sommersa a tanta profondità, e per sì lungo tratto, onde si pensò ad altra via. Mac Clintok , l’ illustre scopritore del passaggio Nord- Ovest, fu incaricato d’ investigare quella parte dell’Atlantico , dove l’antico e il nuovo continente più s’accostano, quindi il mare tra Norvegia, le Fàr-Oér, Islanda, Groenlandia, e Labrador. Navigando sul Bulldog, compiè l’incarico, e ne consegnò i profitti in una preziosa memoria (1). Fra le Fàr-Oér e Islanda, non trovò più di 4,000' di fondo; tra Islanda e il Capo Farewell, punta me- ridionale di Groenlandia 7500' , e circa 12,000' tra Groenlandia e Labrador. Questa ultima profondità è quasi la stessa misurata lungo 1’ antica via tra Irlanda e Terranova, ma v’ è la differenza, che nella via di Mac Clintock quella massima altezza è di breve tratto , quindi che tutta la corda immersa nel- 1’ Oceano, non giunge a metà dell’antica, e che nelle stazioni delle Fàr-Oér , (1) North Atlantic Telegraph surveys of H. S. M. Bulldog etc. — 70 — nelle due d’ Islanda , in quelle di Groenlandia e Labrador , si avranno altret- tanti riposi e riscontri a conoscere ed emendare i possibili danni della corda. Restano i pericoli dei ghiacci galleggianti, e restano a trovarsi dei telegrafisti per le deliziose stazioni d’ Islanda, Groenlandia e Labrador; ma si sapranno schi- vare i primi , e mediante 1’ onnipossente sacra fame dell’oro si troveranno i secondi. D’un’ importanza più scientifica, che commerciale, sono gli scandagli fatti da Dayman nella Baia di Biscaglia. Trovò che mentre le sponde atlantiche verso Francia e Inghilterra s’ innalzano lasciando all’ Oceano poca profondità, la Baia di Biscaglia s’avvalla singolarmente. Tra i gradi 45° 6' e 46° 41' di lat. N., etra il 5° e il 10° di long. occ. Greenw., misurò generalmente 13,000 e 14,000', in due luoghi, giunse a 15,000', e in uno sino a 15,750'; quindi assai più che al centro stesso dell’Atlantico tra Irlanda e America, dove lo scandaglio non di- scese oltre ai 13,000'. Invece all’altra estremità d’ Europa troviamo il fenomeno d’un mare bas- sissimo nell’antica palude Meotide, o Mare d’Azow. (Jn idea s’era impradonita alcuni anni sono del Ministero , o meglio dei naviganti russi, che quel mare scemasse sempre, sopratutto dov’ è il suo massimo approdo presso Taganrog. E chi ne accusava le sabbie menate dal Don, chi la zavorra gettata in mare dai legni per alleggiarli, onde ordini severissimi di non farlo sotto gravi pene. Credendosi che il male aumentasse, fu nel 1860 stabilita una Commissione, che ne indagasse le origini, e proponesse i rimedii. L’Accademia Imperiale di Geo- grafia di Pietroburgo, che mi onora delle sue communicazioni, fu incaricata di un voto e d’istruzioni, le quali già contengono preziosi cenni. L Accademia, e l’Ammiraglio Lutke suo vicepresidente, non credono all’abbassamento crescente delle acque , e ancor meno che abbia potuto avervi parte il getto delle za- vorre. L’ acqua s’abbassa o cresce pel vento che soffia or da terra, or verso terra, ed è il vento furioso delle steppe pontiche. Forse anche vi avranno altre cause geologiche o meteorologiche simili a quelle che innalzano o abbassano il livello dei laghi. Ma non v’ è diminuzione costante, e da Polibio e Strabone in qua, il fondo non si è alzato notevolmente. I geografi greci dissero il mas- simo fondo 7 "Opyuia che sono 42§ piedi, di P., e gli scandagli del 1854 ci diedero da 44 a 40 piedi, almeno per lji del mare. Infine, se vi ha inalzamento del fondo, non può essere, che di qualche tratto, e di lieve importanza (1). (1) Morskoi Sbortiik n. 5, 1861 S. Petersburg. — 71 A rendere più evidenti le diverse profondità del mare sopratutto nei porti, un mio amico, il Direttore dell’Accademia nautica di Trieste, Cav. Littrow costrusse queste ingegnose tavolette coperte di cartoncini sovrapposti a varie gradazioni dello stesso colore. È certo che l’ordinario metodo di numeri stampati così fit- tamente nei portolani, e carte marittime, mette non lieve oscurità ed incer- tezza sopratutto di notte, o col mal tempo, e che nulla può immaginarsi di più chiaro del metodo di Littrow. A dare stabili basi alla geografìa, e massime alla meteorologia marittima, 1’ instancabile Maury in Washington, e il prof. Prestel in Emden (1) suggeri- scono il gran principio di associare e collegare ampliamente le osservazioni con- temporanee di molti luoghi anche lontanissimi. Bell’esempio ne danno gli Stati Uniti, dove mediante la benemerita Istituzione Smithsoniana, ogni mattina alle 10 antim. giungono a Washington per dispacci telegrafici, i dati meteorologici da una gran parte dell’ immenso territorio, e subito sono registrati con segni simbolici sopra una gran carta degli Stati Uniti, così che a colpo d’occhio il Presidente può vedere, che tempo fa in gran tratto della Confederazione. Notano sapientemente Maury e Prestel che le osservazioni singolari e isolate, e mas- sime le barometriche , prese come pronostici, spesso falliscono. Che se mi fosse permesso di addurre un mio proprio esempio noterò come nel passato ottobre durante il tragitto da Trieste a Civitavecchia sul Yacht imperiale il Greif, che certo era munito d’ottimi strumenti, m’avvenisse di ve- dere immobili due barometri, uno aneroide, l’altro a mercurio, benché il tempo d’ottimo si mutasse in pessimo , e nel Golfo di Taranto avessimo perfino il magnifico, ma non gradito spettacolo d’una tromba. Avrei dubitato degli stru- menti , ma vecchi uomini di mare , che avevano servito su molti legni , mi dissero ciò esser loro avvenuto più volte. Di simili fatti ragiona il Commodoro Maury nel suo prezioso lavoro The barometer at sea (2), dove raccolse gran messe d’osservazioni dirette sopratutto a prevedere burrasche , e nota il fatto sin- golare di bassissimi stati barometrici senza evidenti ragioni, massime nelle alte latitudini australi. Prestel, forse troppo ricisamente, dichiara esser vero il detto popolare: « potersi dai meteorologi dire il tempo che fa od ha fatto, ma non » il tempo che farà dipendendo le condizioni locali dell’atmosfera da quelle (1) Ueber die meteorologischen Beobachtungssysteme zu maritimeli Zwecken. — Pre- stel, Emden, October 1861. (2) Nautical Monographs N.° 2 Washington 1861. de’ luoghi circostanti, e potendo le mutazioni provenire da lontanissime cause. Anch’esso si unisce a Maury nell’ invocare una colleganza di dati meteorologici telegrafici contemporanei. Ora che il filo elettrico va non interrotto da Lisbona a mezzo la Siberia, e ogni dì più s’accosta alla frontiera Cinese, per cui certo fra breve ricingerà il globo, l’ idea d’ una tale unione si presenta spontanea. E siccome in cielo e sul mare , ci sono bensì tempeste , ma non politiche , così spero che le discordie di quest’ultimo genere non impediranno d’attuare un giorno il gran disegno d’un centro d’osservazioni meteorologiche, fors’anche per tutto il globo abitato. Possa questo stabilirsi a Roma, di cui nessun’altea città ha un nome più glorioso, e dove nell’opera d’un’ illustre collega (1) già abbiamo un nobilissimo principio. (1) P. Secchi. Bullettàio meteorologico — 73 — Note sur de noveaux spectroscopes par M. J. Janssen de Paris. Presntée par M. P. Volpicelli. Le premier de ces instrumens est un spectroscope à vision directe dont voici la description: derrière la lunette qui porte la fente et qui sert de collimateur ( Spectoscope à vision directe , à rèflexion.) (*) se trouve un prisme de flint comme à l’ordinaire , mais ce prisme est suivi d’un prisme réflecteur de crown dont les faces sont normales au faisceau réfracté à son entrée et à sa sortie; la face de ce prisme ou s’opère la réflection totale, est inclinée de telle sorte sur les faces d’entrée et de sortie que le faisceau sort parallèlement à l’axe du collimateur. Un second sy stèrne de deux prismes crown et flint, parfaitement semblable au premier, et disposé d’une manière symé- trique, a pour effet de doubler la dispersion du faisceau et de le faire sortir non plus seulement parallèlement, mais dans le prolongement mème de l’axe du collimateur. Chaque prisme de flint est solidaire avec son prisme de crown, et une vis de rappel règie le mouvement des deux systèmes de prismes de telle (*) (*) FF prisme de flint à 60°. CC de prisme crown à rèflexion totale. AA' lunettes. f fente. B lunette portant l’échelle. C échelle. 10 — 74 — sorte que les prismes actifs se presenterà toujours dans la position du mini- mum de déviation; ce mouvement a pour effet, en outre, de faire passer chaque partie du spectre au milieu du champ de la lunette d’ exploration. Les autre parties de l’ instrument sont construites comme à l’ordinaire. Ce spectroscope, d’un usage très facile, joignant à un grand pouvoir dispersif une facilité de con- struction qui permet de le livrer à un prix très moderò, me parait appelé à rendre des Services à cette partie de l’analyse chimique fondée sur l’optique, et qui prend tous le jours de sì rapides développements. Le second instrument est un spectroscope de poche (*), il est e'galement à „ Vision directe, et for- A ^ /» " - 0 0 ' — -me une très petite lu- jj nette. Le redresse- ment du faisceau est obtenu au moyen d’un prisme compose construit sur le principe de celui de M. Amici , qui est forme , comme au sait , d’un prisme centrai en flint très dispersif accolé à deux prismes de crown à sommets opposés au flint et qui redressent le faisceau. Cette ingénieuse disposition a seulement l’ inconvenient de ne pas donnei1 une dispersion aussi énergique qu’on pourrait le désirer, à cause de l’action des prismes de crown, qui tendent à achromatiser le faisceau. Pour remedier à ce défaut sans augmenter de'mesurement la longueur de la lunette, j’ai employé deux prismes de flint extra dispersif à 90% faisant corps avec trois prismes de crown taillés sous les angles convenables ponr procurer le redressement du faiseau. Ce système jouit d’un pouvoir dispersif considerale, et conserve au faisceau presque tout son pouvoir lumineux, à cause de la faible valeur des réflexions intérieures. La lunette qui sert à explorer le spectre porte deux objectifs placés à faible distance l’ un de l’autre. Cette disposition , qui augmente beaucoup le champ de la lunette, permet d’embrasser le spectre d’un coup d’oeil. Enfìn une échelle gravée sur verre sert à mesurer la position des raies dans les spectres qu’on étudie. (*) CCC prismes de crown. FF prismes de flint à 90°. o, o', o" objectifs de 50 à 60mm de foyer. f fente. 0 oculaire. e échelle gravée sur verre. Avec ce petit instrument, on peut voir le spectre solaire pour ainsi dire en tout temps, la plus faible lumière, diffuse suffit pour l’obtenir. Il devient très facile de suivre les progrès des bandes obscures que l’atmosphère terrestre fait naìtre dans le spectre solaire à mesure que cet astre descend sur 1’ ho- rizon. En substituant ce spectroscope à 1’ oculaire d’une lunette de quelques pouces d’ouverture , et dirigeant l’ instrument sur la Lune , on obtient un spectre lunaire dans lequel on peut reconnaìtre les raies de Fraùnhofer , et mème, si l’astre est peu élevé sur 1’ horizon, quelques bandes atmospheriques terrestres. Mais c’est surtout pour l’analyse des flammes que ce petit instrument me parait appelé à rendre des Services. Je citerai comme exemple la fiamme d’une bougie, dans la quelle on reconnait de suite la raie du sodium et celles que donne le gaz oxyde de carbone en brùlant dans l’oxygène. Le prisme de ce spectroscope place devant l’oculaire d’une lunette peut servir à obtenir des spectres trés vifs, des étoiles, mème dans les grandeurs inférieures. Ces jours dernièrs le révérend pére Secchi ayant en V obligeance de mettre à ma disposition le bel équatorial de l’observatoire du collège Ro- main j’ai eu le plaisir de lui montrer avec quel éclat de couleurs les spectres stellaires se présentaient par ce moyen. On comprend desuite l’ intérèt de cette méthode pour la comparaison et 1’ étude des couleurs des étoiles. Rapporti fra le accumulazioni elettriche, sopra due sfere conduttrici di raggio cognito, assegnati generalmente in termini finiti. — Nota prof. P. Volpicelli. S- 1- Una parte de’ miei studi sperimentali sulla ifluenza elettrica, fu già pubbli- cata negli Atti di quest’accademia, e fuori della medesima. Da tali pubblicazioni risulta che la indicata influenza, base fondamentale di tutta la elettrostatica* non può continuarsi ad ammettere, come nei corsi di fìsica oggi si ritiene; ma bensì come venne formulata, in prima da parecchi fisici della Germania, e po- scia nel 1854 (1) dal Melloni. L’altra parte degli studi medesimi, è già pronta per venire in luce, colla quale .sarà tolta ogni difficoltà riguardo al nuovo concetto sulla induzione elet- trostatica ; e dovrà finalmente riconoscersi che la elettricità, da noi chiamata indotta (2) , e dal sig. Riess detta di prima specie (3) , si trova essere del tutto priva di tensione. Il ritardo a pubblicare queste ultime sperimentali mie ricerche , ha per causa l’ aver io dovuto esaminare a fondo una difficoltà , emessa in pro- posito da un eminente fisico, mio amico; il quale, da una parte valutando molto le sperimentali mie dimostrazioni, già pubblicate in favore della nuova dottrina da me sostenuta sulla influenza elettrica, dall’altra incontrava difficoltà nell’ab- bracciarla, perchè a lui sembrava opporsi alle teoriche stabilite da Poisson, colle due celebri sue memorie (4), circa la distribuzione della elettricità sulle superfìcie dei conduttori. A rimuovere del tutto questa difficoltà, certamente ragionevole, ho dovuto istituire un’esame coscienzioso, tanto su queste due memorie, quanto su quella del distinto geometra inglese Rev. R. Murphy (5), da noi quasi per nulla co- nosciuta, e sull’altra del chiaro fìsico Belli (6), ambedue riguardanti l’argomento (1) Comptes Rendus. T. 39, an. 1854, p. 177. (2) Belli, Corso elem. di fisi. sper. Milano 1838, voi. 3.°, p. 129. (3) Questo dotto fisico chiama elettricità d’ influenza, l’una e l’altra delle due prodotte dalla influeute; nomina di prima specie f attratta, e di seconda la respinta dalla influente stessa. V. Trattato di elett. Berlino 1853, T. l.°, p. 184, fin. 10 (4) Mém. de mat. et de phy. de P Institut imp. de France, an. 1811, p. 1, e p. 164. (5) Elementary principles of thè theories of. electricity, ecc. Cambridge 1833, in 8.° di pagini 102. (6) Mem. della Società italiana. Modena 1839, T. XXII, parte fisica, p. 111. — 77 — medesimo. Così fatto esame , non ancora compiuto, e non disgiunto dal con- sultare la dotta, e sublime memoria del sig. baron Plana sulla indicata distri- buzione (1), mentre da un lato mi ha condotto a compilare una nuova me- moria fisico matematica, sulla elettricità equilibrata; dall’ altro mi ha fino ad ora impedito di continuare la pubblicazione delle mie ultime sperienze sulla in- fluenza elettrica; le quali però spero poter dare presto alle stampe, colla storia critica di quanto fu detto, sia favorevolmente, sia contrariamente alla nuova teo- rica sulla influenza medesima, e prima che fosse dal Melloni riprodotta, e dopo che, per la morte di questo illustre italiano (2), io ne incominciassi la difesa (8). In tanto gli studi da me fatti sulle citate due memorie fìsico matemati- che di Poisson, relative alla elettrostatica, mi hanno condotto a concludere, che le medesime non si oppongono menomamente alla nuova dottrina sulla influen- za elettrica, come dimostrerò a suo luogo; e mi hanno fornito parecchi svi- luppi analitici , che arrecano importanza e chiarezza maggiore alle memorie stesse. Tre di questi furono già da me pubblicati negli Atti dell’ accademia nostra: il primo col titolo Determinazione di alcuni integrali definiti (4) ; il secondo col titolo: Determinazione di un integrale definito relativo alla elet- trostatica ed applicazioni del medesimo (5): il terzo col titolo: Alcune osser- vabili formule che si ottengono da un integrale definito relativo alla elettro- statica (6). Oggi ho l’onore di presentare un quarto risultamento di questi miei studi, che ha per oggetto la determinazione generale, in termini finiti, di alcuni rapporti fra le spessezze, od accumulazioni elettriche, sopra due sfere condut- trici di raggio dato. S- 2. Nella prima memoria di Poisson, intorno alla distribuzione della elettri- cità sulla superficie dei corpi conduttori (7) , furono espresse con A , B , le spessezze od accumulazioni degli strati elettrici, che ricuoprono uniformemente le superficie di due sfere metalliche di raggio 1 , e b , allorché, dopo caricate (1) Mém. de l’acad. des scien. de Turili, T. VII, sèrie 2.e, 1845. (2) Avvenuta nell’ 11 di agosto del 1854. (3) Comptes Rendus, T. 40, séance du 29 janvier, 1855, p. 246. (4) T. XV, g. 143.1 (5) T. XV, p. 383. > an. 1862. (6) T. XV, p. 443.) (7) Mémoires de l’ institut imperiai de France, an. 1811, § 24, p. 57. — 78 — mentre si toccavano, furono sottratte del tutto alla scambievole influenza loro. Inoltre in quella stessa memoria (§28, pag. 64) vengono denotate con Y e Z le accumulazioni elettriche massime, sulle sfere metalliche rispettivamente di raggio 1 e b; vale a dire le accumulazioni ai punti o poli delle medesime, che a dirittura si oppongono al punto del contatto fra loro, quando esse toccando- si, rimangono ancora sottoposte alla reciproca influenza. Finalmente il rapporto, fra l’accumulazione massima Z della sfera di raggio b, e l’accumulazione A media dell’altra di raggio 1, fu dall’autore medesimo espresso (1) con Ciò dichiarato, proponiamoci primieramente di assegnare la formula gene» rale finita, corrispondente all’ indicato rapporto 7, che non fu data da Poisson, ed in ciò seguiremo una via più elementare, e più esplicita di quella seguita dall’ illustre Plana (2). L’ integrale contenuto nel denominatore della (aA), fu già da noi trovato generalmente (3) ; perciò resta solo ad assegnare l’ integrale, che per brevità indicheremo con M, del numeratore della stessa ( a t). Pongasi a questo fine quindi K) 1 -t- b = n , 62n = t , sarà dt = 2 nQ2n~l 2 3 dQ , ri , 0-2* i x i M = 4kSJ J ! ^ar) r* Lo«- J ■ 02"’’ dS=* l/ 02n-2b-2 ù2n-, 2. 1 C1 / 1 - 02b \ 1 4re2/ ( 1_0». — )Lo§- è ù = ***j. (l7Tp-.)Lo«- e de ■ Ma possiamo stabilire 1 _ 02* ! _ 02. -(i —e2b) = (1) Memoria citata, § 29, p. 66. (2) V. § XII della citata memoria di questo autore. (3) V. questi Atti, T. XV, an. 1862, pag. 403, formula (31). — 79 — = (ì— 92ì)(1-+-02,m- 9in-+- ... -4- Q2rn-h . . .) = i-t-e2n-t- oin^- ... -4- e2"M-... . Q2b Q2b+2ìi q2 b+irt 02b+2rn j j Q2+2b | Qj+jb | | fì2r+2rb | Q2 b £2+4 b Q\-r6b _ _ Q2r+2btr+l) . perciò, sostituendo nella (a2), avremo (a3) M — 4 n2 w Log. jd9-t- f' s!+2i Log. jdB-hj'el+lt Log. i de -h . . . ■ . . -h/V*** Log. jd$-h... — ( jV Log. i de -t-jV"Log. '-de -t- jV+6iLog.ìdS-t-...-Hj'V+w'-+*1 Log. jde+ ...)] . Per eseguire tutte queste integrazioni, dobbiamo procurarci l’integrale se- guente jon Log. ^ dO = ■ — Jìm Log .0 dO : a questo fine, mediante la integrazione per parti, sarà jTLog.e. dO =jLog.SX9m^Log.0j^d0— f{f9’"dQ)j= _Gm+l Log.0 0m+l m — i— 1 (m - 4- l)2 Introducendo i limiti 1 e 0, vediamo che il primo termine di questa integra- zione, per 0=0, diviene °/0; perciò, a determinarne il valore colla solita regola, si avrà 9m+l Log.0 = & m e derivando avremo 1 dLog.01 _T “0 IT 1 i d.0-m“1Jo |_-(m-+-l )0-(ct+2> J0 L — (m -4- l)0-(m+1> J0 ' Pongasi 0 = 0 in questa formula ; poiché nel caso nostro m -+- tivo, perciò si vede che sarà 1 è posi- / — 80 — perciò avremo laonde K) r Qm Log .QdQ J o * (m -4- 1 )2 ’ jVLog.1 * = 5^, Si ponga successivamente 0, 2-f-2ò, 4-4-46, .. . , 2r-t-2r6, . . . 26 , 2 -4- 46 , 4 -4- 66 , . . . , 2r -4- 2(r -4- 1)6 , . . . in luogo di m nella (a4), ed avremo le ri i i r1 i i J' * • • • J. 9”Lo^=p^ /> " Lo«- • j>+6i Lo*' ? * = (66 -h 5)2 ’ ‘ " J1e2r+26(r-H, Log> 1. dQ [26(r -4- 1) -4- 2r -t- l]2 Sostituendo questi valori nella (a3), otterremo 6 k)-m =jy 7jt, h (2r6-4-2r*-4-l)5 -( 1 (26-h3)2 (46— 4-S)5 1 1 (26— 4—1 )2 (46— 4— 3)2 • (66— 4— 5)5 ■ ...)]_ [26(r— 4— 1 )— 4— 2r-— 4-1 r= oo r= oo 4(1 -4-6) |^^2r6-4-2r-4-l)2 ÌS{26(r-4-l)-+-2r-4-l]2] r— 0 — 81 — Inoltre facciasi per brevità Log. 2 k(b -t- 1) H — ~ cot - — - — -7T = N , L 1 + o avremo dalla (31) della già citata memoria (1) k[b-t- 1) 2 bm rcLog. sen tc(b-+-l) e sostituendo nella (at) i valori delle (a5), (a6), sarà finalmente (1 + 6) W 7 = 1 r=oo r— oo [2(2r6-»-2r-Hl)2 “X[2&(r-+-i)-t-2r-M]2] fc(6lH-l) b2 1VT «V» 2àm m N-22 cosTT6':Lo«-sent(6^Tj’:J Questa formula, che corrisponde a quella riportata da Poisson, § 29, pag. 66, della sua prima citata memoria, rappresenta in termini finiti il rapporto y, fra l’accumulazione massima Z sulla sfera di raggio b, e l’accumulazione media A sull’altra di raggio 1 . S. 3. Siccome poi nella nota precedente (2), trovammo il rapporto - r- in tèrmini finiti, cioè il rapporto fra le accumulazioni medie, una B sulla sfera di raggio b, l’altra A su quella di raggio 1 ; così potremo similmente, per mezzo della (a7), e della citata (31), che trovasi, come già è detto, alla pag. 403 della nota medesima, ottenere anche in termini finiti, l’altro seguente rapporto: (1) Vedi questi Atti, T. XV, p. 403. (2) Idem, p. 404, formula (33). 1 K) 7 Z B che rappresenta quello fra l’accumulazione massima Z sulla sfera di raggio 6, e l’accumulazione media B sulla medesima sfera. Inoltre abbiamo dalla citata prima memoria di Poisson (§ 31,pag. 68) la seguente formula esprimente il rapporto fra T accumulazione massima Y della sfera di rag- gio 1, quando essa è in contatto con quella di raggio b, e l’accumulazione A media della prima. Il citato autore non assegna generalmente in termini finiti questo rapporto; però noi, valendoci delle precedenti formule, potremo asse- gnarlo. 1 Infatti nell’ integrale (a5) ponendo - in luogo di bi avremo J»1 _j_ 1)- 1— t A ~ ì)tm+b) 1 Ma è facile vedere che dev’essere 83 — e dividendo per i -+- b avremo 1 -+■ 1-HÒ quindi mediante la (a6) sarà rti b _±_ i [ ti+*__iv y / Ti+b — O ' ì~t ' l~ J o 1— i t dt ; *(fc+- 1) Ki) 1 6 / /* l+b 1\, 6 P-, 26ni r W 1 W. (-T=r)*=rTiL ^ cos- T^,rLog-senI(6TT)': j Sostituendo gl’integrali (a10) ed (au) nella formula (o9), avremo finalmente r — QO r flft 1 Y (“-> A 1* 2r2(rH-l)-t-(2r. ^[2r-f-(2r-t-l)ò]2 ^[2(r-Hl)H-(2r-+-l)6]2 =0 r=0 k[b-+-i) m < — ' 2 ^ 2òm _ m N - 2 > cos - — - tfJLog.sen — 77- n m= 1 k(b-+-r cioè la espressione generale in termini finiti del rapporto fra l’accumulazione massima Y della sfera di raggio 1, e l’accumulazione media A della medesi- ma sfera. Giova qui osservare che , ciascuno dei sommatori delle precedenti for- mule, presi fra ® e 0, rappresenta una serie convergente; poiché facendo nei medesimi 6=0, essi divengono : («13) |(2r -+- 1 )2 ièr I 22(rH_l)2 ’ i quali, come facilmente si vede mediante la serie (i) di Cauchy (1), rappre- sentano serie convergenti. Da ciò si deve concludere che i sommatori, da cui qnesti furono dedotti, esprimono serie ancora più convergenti , perchè i loro denominatori superano rispettivamente quelli dei sommatori (a13). (1) Cours d’analyse, etc. Paris 1821, p. 137. COMUNICAZIONI Il sig. prof. D. Ignazio Calandrelli comunicò una seconda nota sulla cometa del luglio 1862, in cui prese a discutere le osservazioni che se ne fecero dai diversi astronomi , per dedurne la teorica esatta. Questa nota sarà pubbli- cata cogli atti della sessione seguente. Il sig. Jansen, col permesso del sig. presidente, fece la comunicazione che siegue, intorno alle sue ricerche di analisi spettrale. J’ai l’honneur de communiquer à l’académie les premiers résultats qui vien- nent d’ètre obtenus sur les spectres des étoiles avec le spectroscopè (dit de- poche) que je présente. Sur T invitation gracieuse et toute cordiale du révérend pére Secchi, le spectroscope a été applique au foyer du grand équatorial de l’observatoire du collège Romain. (Le R. P. s’ était chargé de faire confectionner le tube qui était nécessaire pour cela) et nous avons tourné l’ instrument sur l’ étoile Wega de la Lyre. Nous avons vu alors un spectre avec de belles couleurs; trés étroit du coté du rouge, trés développé du coté du violet: de plus, ce spectre pré- sentait l’aspect d’un triangle dont le sommet aurait été tourné vers le rouge, et la base vers le violet. Lette circonstance s’explique perfaitement, et montre que la lumière qui vient de cette étoile est très riche en rayons violets, et de- vient de plus en plus pauvre à mesure qu’on marche vers le rouge. Ou sait du reste que cette étoile est bleuàtre. L’analyse spectrale explique donc par- faitement l’apparence de 1’ étoile. Nous avons constatò aussi une lacune de ra- yons dans la region bleue violette. — La lunette a été tournée vers l’ étoile jaune « d’Orion, et comme l’ illumination n’ était pas encore suffisante, j’ai eu l’ idée d’enlever la lunette du spectroscope. Quand on re tire la lunette de l’ in- strument c’ est l’oeil lui mème qui en fait fouction, le spectre est plus petit mais aussi beaucoup plus lnmineux. C’est alors que nous avons vu un magni- fique spectre aux couleurs vives, et avec de larges raiès notamment dans le rouge orangé. L’ heure ne nous a pas permis d’aller plus loin, mais je compte demander au révérend pére Secchi la permission de continuer avec lui cette belle étude et j’aurai 1’ honneur de faire part à l’académie des résultats obtenus. Je prie le révérend pére Secchi de recevoir ici publiquement le témoi- gnage de ma gratitude pour son extrème obligeance, et son précieux concours. — 85 — Il prof» P. Yolpieeìli comunica la dimostrazione geometrica della (1) cos86° — cos72° = \ . Nella mia nota , la quale ha per titolo « Alcune rimarchevoli formule che si ottengono da un integrale definito relativo alla elettrostatica (a) » per l’e- sempio 3.° mi sono valso della (1), che si riconosce vera, o servendosi delle tavole dei seni e coseni naturali , o del ragionamento geometrico, che ora siegue. L’ angolo centrale del pentagono regolare, iscritto ad un cerchio di rag- gio r, ha per misura un arco di 72°, mentre sappiamo dalla geometria, che fra il lato ln di un poligono regolare di n lati, ed il lato l2,L di un altro si- mile poligono del doppio numero di lati, esiste la relazione (2) hnV^r*— l\n) S Facendo nella (2) n = 5, sarà V» ts*- (3) i hoW1* — 1*") e poiché dalla geometria sappiamo essere *io= 2 ( — ’ 1 ■+■ V 5) » . Il prof, medesimo, terminata questa comunicazione, fece osservare, che non a lui , bensì al duca di Ceri D. Baldassare Odescalchi , deve imputarsi questo errore, di qualche ora, sull’epoca della indicata morte. In fatti lo stesso duca nel 1806 , quando pubblicò le memorie istorico-critiche dell’ accademia dei Lincei, a pag. 196 dice « perciocché nel giorno 2 di agosto dello stesso » anno 1630, in giorno di venerdì, alle ore 21, passò egli (Federico) da questa )) ad una vita più felice, nel suo Feudo di Àcquasparta, nella sua età di anni 45 » ed appresso continua Odescalchi dicendo « Federico Stelluti .... ai 17 di » agosto, vale a dire 15 giorni dopo la morte del suo signore ed amico (Fede- » rico), scrisse a Cassiano del Pozzo, ecc. » Ora come mai non fidarsi di questa data, che ci viene con tante circostanze dall’Odescalchi, occupato sempre con ogni studio nelle ricerche intorno la vita di Federico Cesi ? Non sono dunque da im- putare di errore tutti quelli che, avendo scritto dopo l’Odescalchi, non hanno con lui data la vera epoca della morte di Federico Cesi. Essi, come giustamente il eh. Alberi (1) osserva riguardo a Litta, copiarono Odescalchi a buon diritto. Quindi non solo Volpicelli, ma eziandio Litta, Rinalli, e la Eniyópedia popolare di To- rino, che scrissero la vita del Cesi, copiarono ugualmente. Del resto, vero è che il nostro Federico Cesi morì nel dì 1° di agosto 1630; ma ciò risulta da un documento, pubblicato nel 1852 (2), che il prof. Volpi- celli non poteva conoscere nel 1851, quando scrisse l’epoca di questa morte (3) seguendo l’Odescalchi, dal quale fu erroneamente fissata nel 2 di agosto 1630. (1) Opere complete di Galilei T. IX Firenze 1852 p. 198 nota (2) Opere complete di Galileo Galilei T. IX, Firenze 1852lp. (3) V. T. l.° di questi atti, p. 13. / (2) 198. L — 88 — Dunque la notizia oggi data dal sig. ab. Rusconi, sull’epoca della morte di Federico Cesi, è una conferma di quanto già si conosceva da irrefragabile do- cumento, per lo meno fin dal 1851. Perciò non deve oggi dirsi pare certo; ma bensì, è certo , che il nostro fondatore morì nel 1° di agosto 1680. Il prof. Volpicelli si riservò di tornare su questo argomento nella pros- sima sessione, anche per dimostrare, che i Nuovi Lincei non si ristanno dal rac- cogliere quanto ha rapporto colla vita del principe degli antichi Lincei. Le notizie inviate ora gentilmente dal sig. ab. Rusconi, si riuniranno in archivio alle altre già dal medesimo trasmesse all’accademia (1), e giova sperare che vorrà egli proseguire queste utili sue ricerche, risguardanti la vita del celebre patrizio romano , che fu primo a fondare accademie puramente scien- tifiche, in Roma e fuori, strettamente in relazione fra loro. Il prof. Volpicelli fece noto che la Santità di N. S, Pio IX, con quella generosità senza esempio nella storia, colla quale ha illustrato il suo glorioso pontificato, fece dono al museo di fisica della università romana, di una pila alla Danieli, composta di 2 1 elementi, ognuno dei quali porta in oro lo stemma delle chiavi , e tutti sono contenuti dentro una cassa di legno nobilissimo , egregiamente scolpito. Questa pila è detta eleo-ermetica ; perchè a fine di evitare, tanto la evapora- zione dei liguidi che contiene, quanto la produzione dei sali arpicanti, che ri- cuoprendo i vasi fanno comunicare gli elementi fra loro, a danno della corrente, il sig Joly di Grenoble ricoperse i liguidi della pila stessa con uno strato d’olio di 3, ovvero 4 millim. di spessezza. Nel resto ciascun elemento di questa pila alla Danieli, è della forma di quelli detti a globo, e prima di caricare questa pila sarà utile stropicciare con un pannolino grasso la parte, tanto del Vaso po- roso, quanto del vaso di vetro, che deve restare a contatto coll’olio, affinchè questo aderisca perfettamente formando uno strato del tutto ermetico. Quanto al solfato di rame che dev’essere contento nel globo vitreo, dovrà prima pol- verizzarsi, ed umettarsi con acqua. La capacità di ogni globo è ordinaria- mente di un litro. Il prof. Volpicelli fece altresì noto, che l’Emo e Rmo sig. Cardinale An- tonelli, oltre ai vari pregievoli doni da esso fatti ai musei di mineralogia, e (1) V. T. VII di questi atti, sessione V.a del 18 giugno 1854, p. 286. — 89 — di zoologia della romana università, ne aveva recentemente inviato uno non meno pregievole al museo di fisica della della università medesima, consistente in un orologio elettro-dinamico. Questo congegno suntuosissimo , ed elegantissimo , fu costruito in Ravenna, dal valente artefice sig. Augusto Ricci, ora macchi- nista del gabinetto fìsico di quella città. La misura del tempo mediante que- st’orologio si fa indipendentemente dalla maggiore o minore energia della cor- rente elettrica, ottenuta da un piccolo elemento alla Danieli ; così la misura stessa riesce molto esatta, prescindendo dalle variazioni di temperatura, le quali per essere il pendolo assai corto, divengono nulle, o poco apprezzabili. Fra le opere venute in dono, il prof. Volpicelli fece osservare quella uti- lissima, lavoro di lunghi e sublimi studi del sig. Regnault, intitolata « Rela- » zione delle sperienze intraprese per ordine di S. E. il sig. ministro dei la- » vori pubblici, e dietro la richiesta della commissione centrale delle macchine » a vapore, per determinare le leggi, e i dati fìsici necessari al calcolo delle « macchine a fuoco » Richiamò egli pure 1’ attenzione dell’accademia sulla dotta memoria del sig. prof. A. De la Rive, la quale ha per titolo « Nuove ricerche sulle aurore boreali ed australi, e descrizione di un apparecchio che le rappresenta, coi fe- nomeni che le accompagnano. Di questa memoria, cui molti giornali scientifici fecero plauso, si dà un sunto chiaro ed a bastanza esteso nel periodico 11 Nuovo Cimento, T. XYI, an. 1862, p. 158. ..163. Il prof. Volpicelli fece osservare, che nella sala delle tornate accademiche, si trovava già stabilita la seguente iscrizione, colla quale i Lincei vollero perpetuare tanto la memoria del dono fatto all’ accademia dal defunto ed illustre Linceo Dott. Pietro cav. Carpi, quanto la gratitudine loro pel dono medesimo: QUOD PETRUS . CARPIUS EX . COLLEGIO . LYNCEOR . XXX ACCADEMIAE CENSUM . TESTAMENTO . LEGAVERIT QUO . DISSERTATIONI . PRAECIPUAE PRAEMIUM . QUOTANNIS . DECERNATUR BENEMERENTI M. 12 90 — Il sig. principe D. Baldassarre Boneompagni presentò un esemplare del- 1’ opera intitolata « Alcuni scritti inediti di Michelangiolo Poggioli pubblicati, per cura di Giuseppe avv. Poggioli » e si espresse nel modo seguente: Ho l’onore di presentare all’accademia un esemplare d’ un’ edizione inti- tolata « ALCUNI SCRITTI INEDITI |J DI |J MICHELANGIOLO POGGIOLI || PUBBLICATI PER CURA j| DI || GIUSEPPE AVV .POGGIOLI j| ROMA |j COI TIPI DELLA S. C. DL PROPAGANDA FIDE || 1862.» In questa edizione trovansi 1 ,° cinque scritti inediti in prosa italiana del sig. dott. Michelangiolo Poggioli, che sono i seguenti: I. » esposizione || Di una delle tavole fitosofiche del principe Federico Cesi |J recitata || nell’accademia de’lincei. » (pag. 19 non numerata, e pagine nu- merate 2-18), II. » DISSERTAZIONE || CONTRO IL MATERIALISMO DEL^CABANIS |] RECITATA |j NELLA ME- DESIMA accademia. » (pag. 38 non numerata, e pagine numerate 16-30), III. » DISSERTAZIONE || INTORNO I VANTAGGI DEL METODO NATURALE DI BOTANICA » |j SOPRA GLI ARTIFICIALI || RECITATA j| NELLA MEDESIMA ACCADEMIA » (pag. 49 non numerata, e pagine numerate 32-47), IY. » DISSERTAZIONE || INTORNO GLI OSTACOLI CHE SI OPPONGONO || ALLA PERFE- » ZIONE DELLA CLINICA IN ROMA, || E INTORNO I MEZZI PER VINCERLI [| RECITA NELLA ME- » desima accademia » (pagina 67 non numerata, e pagine numerate 50-65), Y. « DISSERTAZIONE || INTORNO L’ANALOGIA DEI VEGETALI [| CON GLI ANIMALI (| RE- » citata || nella medesima accademia » (pag. 85 non numerata , e pagine nu- merate 68-83); 2° Otto componimenti inediti in versi latini del medesimo sig. dott. Mi- chelangiolo Poggioli. Trovansi anche nella suddetta edizione (pagine 107 non numerata, e pagine numerate 90-94, 100-104, 106, 108, 110, 111) eleganti traduzioni in versi italiani dei suddetti componimenti latini. Queste traduzioni sono opera dei sigg. P. Tommaso Borgagno C. R. S., P. Ginseppe Giacoletti D. S. P., Antonio Can. Somai, ab. P. Barola, Giuseppe Cocchi di Todi, dot- tore in legge, P. Enrico Yalle professore di Rettorica nel collegio Romano, e prof. G. B. Toti. Nelle pagine, 9 non nemerata, e numerate X-XYI dell’edizione suddetta, trovasi anche un elogio intitolato « elogio [| di || michelangiolo poggioli || pubbli- » CATO PER OPERA DELLA SOCIETÀ’ MEDICO-CIIIRUGICA || DI BOLOGNA (*). || In qnesto elo- gio trovansi i titoli di sette dissertazioni che il sig. dottor Michelangiolo Poggioli (*) V. Bullettino delle scienze mediche Anno XXIV Serie III. voi. XXI. — 91 — avea presentato all’accademia de’Lincei. Due sole per altro di tali dissertazioni sono state stampate. Una trovasi nelle pagine numerate 9-23 del volume inti- tolato « opuscoli || scientifici |j Tomo primo || Bologna || coi tipi di annesio nobili » || 1817; nel qual volume (pagina numerata 9, lin. 1-11) essa ha il titolo se- )> guente : « della influenza |j che ha || il raggio magnetico || sulla [| vegetazione )) DELLE PIANTE || MEMORIA || DEL DOTTORE || SEBASTIANO POGGIOLI || PROFESSORE DI B0- )> tanica || nell'archiginnasio romano |j Recitata in Roma nell'accademia de'Lin- )> cei. » È da notare che in questo titolo trovasi per errore « Sebastiano », in vece di « Michelangelo ». L’altra delle due dissertazioni medesime, trovasi stampata nelle pagine 18-29 del volume intitolato « giornale || arcadico || di » SCIENZE, LETTERE, ED ARTI || TOMO VI. || APRILE , MAGGIO, E GIUGNO || MDCCCXX. |j » roma nella stamperia de romanis jj Con licenza dei sup. » nel qual volume (pagina numerata 18, linee 1-4) essa ha il seguente titolo « Illustrazione delle » tavole filosofiche del principe Federico || Cesi-Memoria inedita del dott. Mi- ti chel'angelo Poggio. |j li prof, di Botanica nell'Università della Sapienza ; J| )> letta all' accademta de' Lincei. » I prof. Volpicelli fece cenoscere, che aveva egli pel primo introdotto in Roma, fin dall’ 1 1 di novembre testé decorso, lo spettroscopio dei signori Bun- sen e Kirchhoff, unitamente ad un apparato per la luce Drummond, costruito dal sig. Duboscq secondo gli ultimi perfezionamenti del sig. H. Dehray (1). Il professore medesimo con questi mezzi, e tanto col gas della illuminazione, da esso procurato gratuitamente al Museo di fisica della università romana, quanto col gas idrogene puro, potè riconoscere, che la luce Drummond pre- senta uno spettro discontinuo. Questo risultamento sperimentale, da essa più volte verificato, non si ac- corda con quanto è detto nell’opera che s’intitola Francia , in corrente. — 100 — Bibliografia sul Trattato della malattia dominante nella vegetazione , e dei ri- medi per la vitey gelso , e baco di M. Crespi di Vertova. Programmi del R, Istituto Lombardo Scienze lettere ed arti in Milano \ foglio. Sulla necessità d'istituire regolarmente le cure preservative , e sul dovere che corre ai medici d' inculcarle , del prof. Carlo Maggiorana Roma 1862 ; un fase, in 8.° Oscillarina delle Miniere di Cornelo , della contessa Elisabetta Fiorini-Maz- zanti ; un fase, in 8. Alcuni scritti inediti di Michelangiolo Poggioli pubblicati per cura di Gius. Avv. Poggioli, 1 voi. in 8. Roma 1862. IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Villanova Castel lacci Archiep. Petrae Yicesgerens. — 101 — ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI SESSIONE ir DEL 4 GENNAIO 1863 PRESIDENZA DEL SIG. DUCA D. MAGIO MASSIMO Per l’assenza del medesimo presiedette il sig. prof. cav. B. Viale. MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI O E D IN AHI E DEI C O R & I S p o N B E N T I I/Enijn? < I iiììo Siu. Cardinale Altieri, protettore dell’Accademia, onorò la medesima con assistere a questa sessione. Intorno ad un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Baldassarre Boncompagni. (Continuazione. Vedi sessione I, pag. 64). Nelle linee 11-30 del recto della isa carta della suddetta edizione del 1478, e nelle linee 1—2 del rovescio della carta medesima, si legge : i iQtefo per ti- (colare iipn'mo modo Del inciti pltca.re.30e per colcna : attendiDiligétamente a lo fegondo modo:5oe moltiplicare per crocetta uni ' plice.elqualmodo nafceiquado le ba De multipli- care vnapollaDe do figure cótma altra polla De do figure, comefaraue aure : ebe fa.ii .tia.i 1. Ouella e la foa regala, primo moltiplica n uero co intero. De la quale moltiplicauonefci iuiDe quel lo ebe nafee ilnuerote faluala Depena.poimolupli ca eludevo de una polla co la Dejeena De laltrapo* llain crepe. e iougi a quella moltiplicatione la De- peno, che teniui itela prima moltiplicattoneie De tu to quello fcrtut elnùero nafento: e falliate Dettene,. poirnoluphcaDejtena con Deaeriate longile t>ejce ne ebe te mia, e fcriui tuto quello, e fata compita. >Cbf te Doman da ffetebe fa.i i.fia.ij.fa cofi.moltù* plica.x.fia 3.fa.ó.e fcriui quello. 6. lotto li numeri e tien mente: perche altro nonfe. poi moltiplica in croce Dicendo.i.fia^.fa.j.et.i.fia.i.fa.a.iongi-z, e.3.fa.5 Scrini quello.^.fotto le Dejcene poi molti- 14 — 102 — 2 Per .7, 2 Proua. .4- Crocetta. overo cassella. plica X fui. i.fa.i. Termi q nello, i. tu feto el .f.verfo la manjancba.e l'ara, i f 6. È da notare 1? Che in questo passo della suddetta edizione del 1478 dalla pa- rola « iNteso » (Vedi sopra, pag. ioì, lin. 46) fino alle parole « sara compita » ( Vedi sopra, pag. 404 , lin. 30 ) trovasi esposto un metodo di moltiplicazione chiamato nel passo medesimo te figure si voglia. El ql modo vole alfpto piu fantasia e ceruello che alcùo » 9 ^ 1 dgli altri g li molti incrociaméti eh ci iteruègào: emaxie còrno si passano tre fi- » gure e fassi ì qsto modo. Eprla q>do lù nùo elaltro ane doi figure di che sorta si » vogliano: poi faremo g tre figure: e poi per quatro : e poi per clque acio meglio de mano in » mano apréda el modo. Emetiamo còrno di sopra che abiamo amultiplicare .37. via .37. Pri- » ma asetta lù sotto laltro còrno vedi: e coméca dale prime figure. Edi .7. via .7. fa 49. pò .9. so » tolariga e tié .4. gle dicie. Epoi falcroci e dig vn verso .3. via. 7. fa .2l.Epoi glaltro verso .3 » via .7. fa .24. giogniin siemi queste doimultiplication: cioè .21. e. 21. fa .42. e.4. che teniui ale » mani fa.46.pon.6. etieni .4. Epoi multiplica le vltime figure: cioè .3. via .3. fa .9. e .4. che teni- » ui fa .lS.epon tutto. 13. apresso el. 6. e. 9. che prima ponesti stara cosi. 1369. Etanto fa. 37. via. » 37. La proua fac vt supra. E aquesto se multiplica esùma a vn tratto ogni cosa in una riga: » e dele figure 3 qlli nói tati versi a multiplicato luna gto laltra: si còme se regiede in ogni » multiplicatione. » In questo passo della suddetta edizione intitolata a moltiplicare al meno t>o figure ce- tra tre figure. e piu fi$ure:fegondo ebeleade 1 prò' polito, ignota bene.cbe le tufauera bene ntoltipli cave per eolona : meramente tu fauerà moltiplica# re perfcacbiero. perche tu non bai afare altro : fe non una eolona per ciafcbaduna figura t>el molti- phcatore.cormnaado aferiuere quelletcìafcbduua fottoelfuo moltiplicatoze.e procedendo verfo la man jancba.come poiai cedere per esemplo. >Cbite,oomadafieìcbefa.r4.fia.'Sr % 9. fa primo la colonaper el.4.t>icendo.4.fia.9*fa.5 é. fermi. 6 e tien.3.poiTi.a.fia.4.fa.5.e.5.cbe teniui fa. 1 i, fcriui.i.e tié.u poi 151.4. fia.S’.fa.^ z-eXche teniui fa .3 3,'oe fcriuere tato ne litbiluogi.ela fomma'oe quella colonna e.$ ? i 6x quella latta metterai in torma cofi. — 103 — y i ^ ) èjkl. 3 3 I ó 1 ■poi fa laltra colorta.joe moltiplica.^ a p.per.a. t? t>i.a.fia.9.fa.i 3\fcriui.2Ùfbtto el.a.joc tn lego àe latieyenaietierte.i.poi t>ùi.fìa.a.fa.4-e.i.cbe tertiuifao.fmuiqudlo.Lverfo laman ^àcba.poi dt^.fia.S'.fa.i 6.fmuituto.i é.tferfo la man 5an^ cba.ete fatta.mettiadoncbatute fco quelle coione iti formicoli. y 2 jf I Jogi mo quelle t>o coione ut una ìbmmatal modo cbe tubaitpara tongere.obe Tara t foma.i 9 S 9 6 ■£fetula uoleflVp2uouare:mettilo tuofcacbiero C fo2ma cefi. y z, 9 j v 4 1 ^ 3 3 1 6 | *6 5 y 1 i 9 6| 6 È da notare che il metodo chiamato in questo passo della suddetta edizione del 14"S « moltiplicare per scaddero » (Vedi sopra, pag. 102, liti. 41) trovasi applicato nel passo medesimo alla moltiplicazione di 24 per 829 dalle parole « Chi te do- » madasse » (Vedi sopra , pag. 102 , lin. si) fino a « 19896 | 6 » (Vedi la linea 23 della presente pagina 103). Per mezzo di questo metodo è poscia eseguita nel- l’edizione medesima (carta 20a verso , lin. 4-32; carta 2ia recto , lin. 1-16 ) la moltiplicazione di 314 per 934. In un volume, ora posseduto dal Sig. Professore Augustus de Morgan, e da lui conservato nella sua abitazione in Londra, 41. Chalcot Villas, Adelaide Road, Ila- verstock Hill, trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1494. Questo esem- plare è composto di 308 carte, delle quali le ia— 9a non sono numerate, e le ioa — 308a sono numerate nei recto coi numeri 2-5, 9, 7-12, 15,15, 16, 16-19, 10, 21,22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46, 46-166, 168, 168-210, 981, 981, 213-224, 1-21, 19, 23-32, 40, 34-44, 44, 46—76. Un fac simile del recto della nona di queste 308 carte trovasi ripro- dotto in litografia più oltre nella pagina 228 B. Nelle linee 15-57 del recto della 34a di queste 308 carte, numerate nel medesimo suo recto col numero 26, e nelle lineje 2-35 del rovescio della carta medesima si legge : « Ora e da dire e mostrare in quanti modi qsto acto de multiplica- » re per la pratica operatiua se costumi fare. Per la qual cosa dico che simili acto de multipli » care si costuma fare principalmente in octo modi : di quali el primo e detto multiplicare ■ » scachieri in vinegia ouer per altro nome per bericuocolo in firenca. El secondo modo Multiplicandus. Producentes. 9 Multiplicans. 6 Ir % 1 8 I 8 1 8 1 8 1 4j 1 7 1 9 1 0 | 0 1 8 | 6 i 9 | 1 | 3 1 2 t schachieri Pruductum. Multiplicatio. Superfìcies. Retangulum. M | é 1 9 | 2 j 5 | 6 |BericuocoIo a. 6 7 0 4 8 1 6 4. j> .1. Scontro de la proua. Noìa_ sinono- ma q idem im- portant. — 104 — » di multiplicare e detto castellucio. E1 terco e detto multiplicare £ colóna ouer atauolet » ta. E1 quarto modo de lo multiplicare e detto g crocetta: e altraméte g cassella. E1 ■» qnto modo e detto g qdrilatero. El sexto modo e detto g gelosia ouer graticola. E1 « septimo modo e detto g repiego. Loctauo modo e detto multiplicare a scapecco. De li » quali modi ordinatamente qui sequente te darò noticia còrno vederai e con exempli chiari » e manifesti. Or piglia el primo modo chiamato scaddero o voi bricuocolo che prima mo » s tra remo commo si fa tc. « Multiplicatio bericocoli vel scacherij. Arti. 29. Ultiplicare g scachieri ouer bericuocolo si possono ogni grò numeri : e fassi cosi. Metiamo cb tu vogli multiplicare .9876. via .6789. che tate figure a luno quà- te a laltro prima te còuiene al manco el discorso de luno via vno hauere amente senca el quale discorso e ìpossibile sapere praticare. Nel quale se contengono li 8 trauagliamenti de tutti li numeri de .10. ingiù : cioè de tutte le figure vna per laltra e g loro 8 stesse ì tuti li modi reuoltate •. si còrno fornito chio aro dimostrare li ditti modi ti porro de- 8 rieto ditto vno via vno : còrno se intende insiemi ancora cò li libretti che asai grande aiuto 8 dano a loperàte auerle amente còrno hano li fiorentini. Auéga che ogni cosa si possi haue- 8 re con la péna : nò dimeno chi piu ha amemoria meglio e: e piu ageuilmente senca dubio se 8 faràno logatiòi: si cb legerale bé iui date. Auuto qsto tal discorso asetta li nói vno sotto lai 8 tro el magiore per piu acòcio lo melerai di sopra elomenore disotto auenga còrno sestieno 8 nò faci caso : ma ragioneuelméte prima fo el picolo chel gride e Ipero nel peno ciò e piu bas 8 so luogo se deue situare : e cosi nel chiamare al multiplicare, prima e da chiamare el picolo 8 chel gride vnde piu conueniente cosa e a dire .3. via .4. che a dire .4. via .3. béche tato faci- 8 no a vna via quito alaltra. Ma se deue chiamare pma qllo che prima fo si che fo pma .3. 8 che .4. tc. E la ragione potissima e qsta : che el numero cresci a linsu g ordinata serie vnde 8 cotanto nò diciamo .10. 9. 8.7. 6. 5. 4. 3. 2. e .1. Ma .l. 2. 3. 4. 5. tc. augumentidolo comécido 8 dal minore ascédendo còrno nel primo articolo di qsta secòda. di. ì pneipio te mostrai. Dò 8 ca metti .9876. disopra secòdo le sue defferentie : e sotto lui poni .6789. cioè numero sotto nu » mero : e dicina sotto dicina : béche al multiplicare si possi tenere li numeri disparati: ma pu- » re e piu .bello e piu còmodo cosi. Poi incomenca dali numeri e multiplica vno in laltro di » cendo .6. via .9. fa .54. el quale ene numero e dicina : e in qstarte le dicine sempre se giùgano » ale sequéti dicine quado vi sonno : se nò ala fin se metano in tauola cò laltro numero : si eh » poni .4. sotto la riga de la multiplicatione che la diuide dali multiplicanti acio non sabino » a mescolare insiemi. Le quali linee al ragionieri bisogna molto' hauere amano g le summe » g li sotrari : e g li multiplicari: e partiri. E tirai quel .5. e poi tenédo saldo qsto .9. lo multipli- » carai cètra tutte le figure del numero disopra. Donca di per lo .7. che e laltra figura che se- » quita doppo el .6. 7. via .9. fa .63. e .5. eh teniui ale mani fa .68. poni .S.sotto la riga apresso el .4 » e tié .6. E poi di .8. che sequita via .9. fa .72. e .6. che teniui fa .78. poni .8. apresso laltre e tié .7. » E poi sequita ej .9. che dirai .9. via .9. fa ,81._e .7. che teneui fa. 88. E metti .88. tutto: gche se giò- » to in capo e ql .9. a còbattuto cétra tutte qlle figure e a facto questa multiplicatione .S8884. » Ora acio nò te abagli se depéna el ditto :9. cò vna lanciata a questo modo .9. Poi se pi- « glia lo .8. che lo segue e similméte si fa còbatterlo cétra qlle tutte figure: si còrno liane facto « el .9. depénato : e la sua multiplicatione si coméca a ponere sotto qlla del .9. Ma se digrada i) vna figura: cioè che si coméca a mettere sotto le* dicine : si còrno .8. che se multiplica ene dici i) na. Donca dirai .6. via .8. fa .48. e poni .8. sotto la secòda figura dela multiplicatiòe del .9. cò- i) mo vedi in la dispositione e tié .4. E poi .7. via .8. fa .56. e .4 che teniui fa .60. poni nulla aps- » so quello .8.successiuamente e tié .6. E poi .8. via.8. fa. 64. e .6. che teniui fa. 70. poni .0. a alordi- i) ne e tié .7. E poi .8. via .9. fa .72. e .7. che teneui fa .79. e pò .79 tutto gche se I capo: e la lancia » .8. si còrno festi el .9. gche nò sa Ipaciare piu e stara cosi .9. Poi piglia laltra figura eh seque » che e .7. ql similiter a acòbattere cétra tutte qlle disopra si commo a facto lo .8. el .9. eia sua » multiplicatiòe se coméca mettere sotto la_ terca figura de la multiplicatione del .9. gche seri » no cétinara : euirra essere degradata da qlla 3 lo .8. g vna fia còrno vedi I la dispositiòe. Dò » ca di .6. via .7. 42. pò .2. còrno vedi e tié .4. E poi .7. via .7. 49. e .4. che teniui .53. pò .3. e tié .5. » E poi. 7. via .8.56. e. 5. che teniui fa .61. pò .1. e tié. 6. E poi .7. via .9.63. e .6 che teniui fa. 69. e pò » .69. tutto gche se infine elida el .7. cosi .T. acio nò timpaci. Poi piglia el .6. che seqta e simil n mente opera cétra tutte le sopra poste figure si còrno hai facto de laltre: e comenca a pone- » re sua multiplicatione sotto la qrta figura de la multiplicatione del .9. cioè vna figura piu » bassa e degradata che la multiplicatione del .7. e Di .6. via .6. 36. pon .6. còrno vedi I la dispo- » sitionc: e tié .3. e poi .6. via .7. fa .42. e .3. che teneui fa .45. pò .5. successiue ordiate e tié .4. E poi » .6. via .8. 48. e .4. che teneui .52. pò .2. e tié .5. E poi .6. via .954. e .5. che teneui .59. e pon .59. tul- » to poi che se I capo. E qsto .6. nò si costuma lanciare ne depénare gche e lultima che altre » nò sequano che qsta ci habia a impaciare ne abagliare se altre figure seguissero la depéne- » rèmo còrno laltre. Ora e finita tutta la multiplicatiòe bisogna mo qste si facte multiplica- » tioni summarle isiemi sotto vna riga tirata dabasso : e comécare a recogliere dal numero cò — 105 — » mo tc insegnai. E di .4. pò .4. sotto la riga dela summa. E nò guardare che qste quàtita et » hai a recogliere nò sieno pare derieto : cioè che nó siano asettate numero sotto numero e di )> cina sotto dicina; si còrno dissi nel summare sempre douersi fare. Ma nel multiplicare g le » force de li numeri conuiési ponere cosi : si che qlla regola exceptua questa del multiplicare. » Pero recogliédo qste multiplicatiòi va pur deritto a filo g filo e ciò cnjtroui sòma : e ciò eli » hai sopra dicina poni e le dicine tieni : e a lultimo metti ogni cosa. E qlla tale summa che ha » uerai sira la multiplicatione che fa a multiplicare .9876. via 6789. Trouerai che fara I sum » ma .67048164. e cosi farai le simili magiori e minori di questa. Or piglia la proua quale e )) maestra, vtilissima a cognoscer se hai facto bene o male. Ma prima chiaramo cb voi dir via » che susa a questo multiplicare e anche fia. » 11 metodo di moltiplicazione che in questo passo della suddetta edizione intitolata « Sòma de Arithmetica », ecc. è chiamato M/l cosi. Metiamo che tu vogli multiplicare .9376. via .6789. che tate figure a » VI luno quòte a laltro prima te cóuiene aimàco el discorso de luno via vno ha- uere améte senza clqle discorso e ìpossibile sapere praticare. Nel qle se con- « tengono li trauagliamenti de tutti li nùeri da 10. ingiù: cioè de tutte le fignre (sic) vna £ » laltra e per loro stesse in tutti li modi reuoltate : si còrno formito chio aro dimostrare )> li ditti modi ti porro dcrieto ditto vno via vno : còrno se intéde insiemi ancora cò li li )> bretti che asai gràde aiuto dóno aloperàte hauerle amente còrno hano li fiorentini. )> Auéga che ogni cosa si possi hauere cò la péna : nò dimeno chi piu ha amemoria me )> glio c : e piu ageuilméte senza dubio se faràno logationi : si che legerale ben iui date. » Hauto qsto tal discorso asetta li nùeri vno sotto laltro el magiore £ piu acòcio lo me )) terai disopra e lo menore disotto auéga còrno se stieno non faci caso : ma ragioneuel >, méte pria fo el picolo chel gràde e ìpero nel pmo ciò e piu basso luogo se deue situare », e cosi nel chiamare al multiplicare, pria e da chiamare el picolo chel gràde vnde piu * i )> còueniéte cosa e a dire .4. via .4. che a dire .5. via .3. ben eh tato facino a vna via fjto )> alaltra. Ma se deue chiamare pma qllo che pria fo si che fo pria .3. che 4. t c. E la ra- )( giòe potissima e qsta : che el nùero cresci alinsu £ ordinata serie vnde còtando non di » ciamo 10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. 1. Ma .1. 2. 3. 4. 5. tc. augumétàdolo comézàdo dal mi nore ascédèdo còrno nel prlo articolo di qsta secòda di. in pneipio te mostrai. Donca » metti .9876. disopra secòdo le sue differélie: e sotto lui poni .6789. cioè nùero sotto }) nùero : e dicina sotto dicina : benché al multiplicare si possi tenere li nùeri disparati : }) ma pure e piu bello e piu còmodo cosi. Poi incoméza dali nùeri e multiplica vno in laltro dicédo 6. via 9. fa 54. elqle ene nùero e dicina : e in qstarte le dicine sempre se }) giùgano ale sequéti dicine quàdo vi sonno: se nò ala fin se metano I tauola cò laltro }) numero : si che poni 4. sotto lariga dela multiplicatione che la diuide dali multipli- )( canti acio nò sabino a mescolare insiemi. Lequali linee al ragionieri bisogna molto )} hauere amano per lesumme per li sotrari: c£ li mbtiplicari : e partiri. E tirai quel 5. » e poi tenendo saldo qsto 9. Io multiplicarai ?tra tutte le figure del numero disopra. » Donca di g lo .7. che e laltra figura che secata doppo el 6. 7. via .9. fa 63. e .5. che teni n ui ale mani fa .68. poni .8. sotto la riga apresso el 4. e tien 6. E poi di 8. che seq;ta via. » 9. fa. 72. e .6. che teniui fa 78. poni .8. apresso laltre e tien .7. E poi secata el 9. che di- » rai .9. via .9. fa .81. e 7. che teneui fa .88. E metti .88. tutto: £ che se gionto in capo e » quel 9. a còbatutto contra tutte quelle figure e facto questa multiplicatiòe .88884. » Ora acio nò te abagli se depéna el ditto .9. cò vna làciata a qsto mò Poi se piglia j )> Io .8. che io segue e similméte si fa còbatterlo ?tra qlle tutte figure; si còme hanc facto n el .9. depénato: e la sua mulliplicatiòe (sic) si coméza a ponere sotto qlla del .9. Ma se di- « grada vna figura : cioè che si coméza a mettere sotto le dicine; si còrno .8. che se multi » plica ene dicina. Donca dirai .6. via .8. fa .48. e poni .8. sotto la seconda figura dela I » multiplicatiòe del .9. còrno vedi! la dispositióe e tie .4. E poi .7. via .8. fa .56. e .4. eh » teniui fa .60. poni nulla apsso qllo .8. successiuaméte e tien .6. E poi .8. via .8. fa .64. e 1 » 6. che teniui fa 70. poni .0. a alordine e tie .7. E poi .8. via 9. fa .72. e 7. che teneui fa » 79. e pò 79. tutto gche se ì capo : e la làcia .8. si còrno festi el 9. pche nò sa ipaciare piu » e stara cosi .■&. Poi piglia laltra figura eh seque che e 7. ql sibr a acòbattere ?tra tutte » qlle di sopra si còrno a facto lo .8. el .9. eia sua multiplicatiòe se coméza mettere sotto » la terza figura dela multiplicatiòe del .9. gche seràno cétinara : euirra essere degrada ( » ta da qlla de lo 8. g vna figura còrno vedi I la dispositióe. Dòca di 6. via .7. 42. pò .2. i » còrno vedi e tie .4. E poi 7. via 7.49. e 4. che teniui .53. pò 3. e tié 5. E poi 7. via 8. 56 » e .5. che teniui fa .61. pò .1. e tié .6. E poi 7. via 9. 63. e 6. eh teniui fa .69. e pò .69. tut- ; » to gche se in fine e làcia el 7. cosi .7". acio nò timpazi. Poi piglia el .6. eh segta esimil- 16 Multiplicàdus. Producentes. 9 Multiplicans. 6 8 I 8 | 8 | 4j 0 | 0 | 8 | I 6 | 9 f 1 | 3 | 2 Iscachieri 9 2 1 8 16 | Bericuocolo. summa. 6 7 0 Productum. Multiplicatio. Superficies. Retangulum. Scontro de la proua. Noia_ sino no- ma qidé im- portant. — \ 1 8 — » mete opa ?tra tutte le sopraposte figure si còrno hai facto de Ialtre : e comèza a pòere » sua multiplicatioe sotto la qrta figura dela multiplicatióe del 9. cioè vna figura piu » bassa e degradata eh la multiplicatióe del 7. e di .6. via 6. 30. pò 6. còrno vedi I la di » spositióe: e tiè 3. e poi 6. via 7. fa 42. e 3. eh teneui fa 45. pò 5. successiue ordi ate e tic » 4. E poi 0. via 8. 48. e 4. che teneui 52_. pó 2. e tiè 5. E poi 6. via 9. 54. e 5. eh teneui.- » 59. e pó 59. tutto poj che se I capo- E qsto 6. nò si costuma làciare ne depénare pebe c » lultìa che altre nó seqno che qsta ci habia a Ipaciare ne abagliare se Ialtre ligure se- » guissero la depénerémo còrno Ialtre. Ora e finita tutta la multiplicatióe bisogna mo » qste si facle multipl icatiói stimarle isiemi sotto vna riga tirala dabasso: e comèzare a » recogliere dal nùero còrno te Isegnai. E di .4. pò .4. sotto la riga dela summa. E non » guardare eh qste 5tita eh hai a recogliere nò sieno pare derido : cioè che nò siano ase » tate nùero sotto nóero e dicina sotto dicina : si còrno dissi nel sàmare sèpre douersi fa » re. Ma nel multiplicare £ le forze de li nùeri ?uièsi ponere cosi: si eh qlla regola exce » ptua qsta del multiplicare. Pero recoglièdo qste multiplicatiòi va pur deritto a fi- » lo p filo e ciò eh troui sùma: e ciò eh hai sopra dicina poni: eie dicine tieni e a lultimo :» metti ogni cosa. E qlla tale sòma che hauerai sira la multiplicatióe che fa a multipli » care .9876. via 6789. trouerai che l'ara i sòma .67048164. e cosi farai le simili ma » giori e minori di qsta. Or piglia la pua qle e maestra vilissima a cognoscere se hai fa- ^r cto bene o male. Ma pria chiaramo eh voi dir via che susa a qsto multiplicare e an- » che fìa. » Questo passo del suddetto volume ora contrassegnato « 531. m. 16 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 103, lin. 42-45; pag. 104, lin. 1-63; pag. 105, li ri. ì — io) della carta 54a del suddetto volume ora posseduto dal Sig. De Morgan, salvo le varietà, seguenti : c,r. lin. ESEMPLARE DE MORGAN. car. lin. BRITISH MUS. 531. m. 16. car.j lin. ESEMPLARE DE MORGAN car. lin. BRITISH MUS. 531. m. 16. 267. 15 in quanti 267 16 T qua ti 2677 34 auerle 26 r. 34 hauerle 16 per j) E 35 con 35 cò » operaliua » opati ua £ ag-euilmente 36 ageuilmite » qual 17 qi 36 lobati òi » i lopationi » che 2) eh iì » che 17 principalmente in » pncipalmète T £ Li » ben quali 18 qli £ Auuto 37 Hauto »' primo » P » nói » nùeri 18 !n. » 37 per » E » per » E » auenga 38 auega £ per 19 E 38 nò £ non » secondo » sedo £ prima 39 pria 20 quarto modo 20 qrto mo 39 situare: £ situare » cassella 21 cassela £ prima 40 pria 21 modo » md 40 conueniente. 40—41 còueniùte 22 seplimo modo 22 septìo mo » .3. via .4. 41 .4. via*. 4. » modo 23 mo £ .4. via .3. Leche » .5. via .3. ben eh »- scapecco » scapezo 41 quàto » qto 2.3- quali £ qli » prima 42 pria » ordinatamente D ordinatamète » pma D pria - a sequente i> sequète 42 ragione 42—43 ra-jgioe » con esempli 24 cò exepli £ numero 43 nucro 24 primo n pmo 43 cotanto nò £ còtando non 25 conuno 25 còrno 43 .2. e .1. 44 .2. 1. 26 scacherij. Arti. 26 scachierij. Ar. £ augumentadolo i » augumetadolo 27 E 27 per 44 ascedcndo 45 ascédido » numeri . £ nùeri £ primo » prìo 28 eh 28 che « £ • di. I £ di. in 29 al mancò 29 almàco 44—45 Dò|ca » Donca » amente 30 amète 45 differentic 46 differetie 30 quale » qle » numero » nuero » quale M qle 45—46 nujmero 47 nóero 31 n umeri 31 nùeri 46 biche £ benché a figure JD fignre » numeri » uóeri » per » E 47 incomenca 48 incomeza £ E 32 per £ numeri » nùeri 32 1 tuti in tutti 47—48 dicendo 49 dicedo » fornito » formi to 48 quale £ qle 33 intende 33 in tede » numero £ * grande 34 gride 49 in 50 - 119 — car | lin. ESEMPLARE DE MORGAN car | lin. BRITISH MUS. 531. m. 16. j car* lin. ESEMPLARE DE MORGAN car. lin. BRITISH MUS . 531. m. 16. 26 r eh 26 ;■ 51 che 26 c. 17 co menca 26... 18 comeza 1 50 non 52 no 17—18 pone-|re » p'oere 51 E 53 per 18 multipìicatione 19 multiplicatioe 52 E 11 per » multipìicatione » multiplicatioe multiplicari j, mFtiplicari 19 che 20 eli » tenèdo 54 tenendo 9 multipìicatione A multiplicatioe 53 co tra A ?tru » Di » di A 55 £ » non » no 53—54 se-| roba tu to coirà » coliatulto contra altre » laltre » file » quelle 24—25 multiplicationi 26 multi plicatiòi sù- e a facto 9 e facto summarle marle » multiplicalionc 9 ■ multiplicatioe 25 1 numero 27 11 u ero » P. 2 lanciata A P. 2 làciata 26 | insegnai >» 7 segnai p questo modo 9 f.;to mò * 1 nò A noli 3 còtra 3 £lra >1 clic 28 eh 4 mulliplicationc 4 multiplicatioe a Iquatita A Jtita 6 secòda 6 seconda 27 derieto A denoto 7 in 7 7 asettate numero 28—29 ase|tate nùero dispositionc » dispositive numero 29 nò ero a che 9 eh 28 summare sempre « sàmare- sepre 8 quella 8 filo 29 force 30 forze A successiuamente 9 successiuamcte A numeri conuiesi A nùeri ?uièsi tie „ tien J) che )> eh C 9 lancia 10 làcia A questa 31 qsta 11 similiter 11 sifr 31 poni c 32 poni : e p cornino 12 corno A tieni: c A tieni e 12 comèca 9 comèza A summa 33 sòma A multipìicatione 13 multiplicatioe 32 multipìicatione A multiplicatioe 13 eh seqta A prima 36 pria 16-17 simil| mente opera 17—18 >imil|mète oj>a ^trajj 35 questo qsto Un facsimile del passo riportato di sopra (pag. 117, lin. 2-62; pag. ns, lin. 1-20) della carta 34a numerata 26 del sopraccitato esemplare posseduto dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra della suddetta edizione del 1494 è riprodotto in litografìa più oltre nelle pagine 228, G, H. Le 308 carte delle quali si è detto di sopra (pag. 116, lin. 37-38) essere composto questo esemplare sono legate con quat- tro guardie, due delle quali precedono le medesime 308 carte, e due le seguono formando cosi un volume di 312 pagine, cioè il suddetto contrassegnato «53i.m.i6». Più oltre (pag. 120, lin. 3, 15, 24, 30, 38-39; pag. 121, lin. 3-4, 10, 18-19, 27-28, 36; pag. 122, lin. 3, 10—11, 13, 17—18) sono chiamati « esemplari B » diciannove esemplari della suddetta edizione del 1494. In ciascuno di questi diciannove esemplari, il recto della carta nona della edizione medesima è identico col fac simile riportato più oltre nella pagina numerata 228 F, e menzionato di sopra nelle linee 41—42 della pagina 116. Nelle linee 15-59 del recto della carta 34a, numerata 26 della prima numerazione di carte di ciascuno di questi diciannove esemplari, e nelle linee 2—37 del rovescio della carta medesima trovasi ciò che si è riportato di sopra nelle linee 2-62 della pagina 117, e nelle linee 1—20 della pagina 118. — 120 — In un volume ora posseduto dalla Biblioteca del Monastero di S. Gregorio al Monte Celio, de’Padri Camaldolesi di Roma, e contrassegnato scachieri ouer bericuocolo si possono ogni gran nùeri. e fassi cosi. n m Meliamo che tu volgi multiplicare .9876. via .6789. che tante figure a luno 5) quante a laltro pria te ^uiene al manco el discorso de luno via vno hauerc a mé » te senza el quale dicorso e ipossibile sapere praticare. Nel quale contengono » li trauagliamenti de tutti li numeri da .10. ingiù, cioè de tutte le figure vna laltro e per loro » stesse in tutti li modi reuoltate. si corno fornito chio aro dimostrare li ditti mòdi ti porro derie — 1 23 >; to ditto vno via vno. còrno se intende insiemi ancora có li libretti che assai grande aiuto dan ;> no a loperante auerle amente còrno liàno li fiorentini. Auenga che ogni cosa si possi hauere » con la péna, nò dimeno chi piu ha amemoria meglio e. e piu ageuilmcnte senza dubio se farà » no loperatìòi. si che legerale bé iui date. Auuto questo tal discorso asotta li nùi vno sotto laltro » elmagiore per piu acòcio lo meterari di sopra elo menore disotto auenga còrno sestieno non « faci caso, ma ragioncuelmente prima fo el picolo chel grande e Ipero nel primo cioè piu baso » luogo se deue situare, e cosi nel chiamare al multiplicare, prima e da chiamare el picolo chel » grande vndc piu conucniente cosi e a dire .3. via .4^chea dire .4. via. 3. benché tato facino a » vna via quanto alaltra. Ma se deue chiamare prima qllo che prima fo si che fo prima .3. che » 4. tc. E la ragione potissima e qsta. che el numero cresci a I insù per ordinata serie vnde còtan 3> to non diciamo. 10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. e .1. Ma .1. 2. 3. 4. 5. tc. augumentandolo comenzando » dal minore ascendédo còrno nel primo articolo di questa secòda. di .épncipio te mostrai. Dò » ca metti .9876. disopra sccòdo le sue differentie. e sotto lui poni .6789. cioè numero sotto nu- » mero, e dicina sotto dicina. benché al multiplicarc si possi tenere li numeri disparati, ma pu- lì re e piu bello e piu còmodo cosi. Poi incomenza dali numeri e multiplica vno in laltro di- » cendo .6. via .9. fa .54. el quale ene numero e dicina. e in questarte le dicine sempre se giùgano i) ale sequcnti dicine quando vi sonno, se non ala fin se metano in tauola cò laltro numero, si eh pi poni .4. sotto la riga dela multiplicatione che la diuide dali moltiplicanti acio non sabino a i) mescolare insiemi. Lequalilinee al ragionieri bisogna molto hauere amano per le summe £ pi li sotrari c per li multiplicari, e partiri. E tirai quel .5. e poi tenendo saldo questo .9. lo multipli bi carai còtra tute le figure del numero disopra. Donca di perlo .7. che e laltra figura che segta p> doppo el .6. 7. via .9. fa .63. c .5. cheteniui ale mani fa .68. poni .8. sotto la riga apresso el .4. e » tien .6. E poi di .8. che sequita via .9. fa .72. e .6. che teniui fa .78. poni .8. apresso laltre e tié .7. :» E poi secata eL6. che dirai .9. via .9. fa .SI. e .7. cheteneui fa .88. E meti .88. tutto, perche se giò il to in capo e ql .9. acóbatuto còtra tutte quelle figure e a facto questa multiplicatione .88884 » Ora acio nò te abagli se depéna el ditto .9. cò vna lanciata a questo modo Sr. Poi se pi- li elia lo .8. che lo segue e similméte si fa còbatterclo ^ qlle tutte figure, si còme hàe facto » el .9. dpénato. e la sua. multiplicatione si coméza a pòere sotto qlla .di .9. Ma se digrada a vna figura, cioè che si coméza. a mettere sotto le dicine, si cornino .8. che se multiplica ene ,i dicina. Donca dirai .6. via .8. fa .48. e poni .8. sotto la secòda figura dela multiplicatiòe « del .9. còrno vedi in la disposinone c tié .4. E poi .7. via .8. fa .56. c .4. che teniui fa .60. poni i nulla apsso quello .8. successiuaméte e tié .6. E poi .8. fa .64. e .6. che teniui fa .70. poni .0. .) e alordine tié .7. E poi .8. via .9. fa .72. e .7. che teneui fa .79. e pò .79. tutto gche se i capo e n la làcia .8. si còrno testi cl.9.gch n sa Ipaciare piu e^ stara cosi Poi piglia laltra figura eh 3' seque che e .7. ql similiter acòbattere contra tutte qlle disopra si còrno a facto lo .8. el .9. > eia sua multiplicatiòe se coméza mettere sotto la terza figura de la multiplicatione di .9. » gche serào cétinara. euirra essere degradata da qlla dio .8. p vna fìa. còrno vedi I la dispo > sitiòe. Dèca di ,6. via .7. 42. pò .2 ?mo vedi e tié .4. E poi .7. via .7. 49. e .4. eh téiui .53. » pò .3. tié .5. E poi .7. via .8. 56. e .5. che téiui fa .61. pò .l.c tié. 6. E poi .7. via .9.63. e .6. che téiui > la .69. e pò .69. tutto pelle se in fine e làcia el .7. cosi .7. acionò timpaci. Poi piglia e. el .6* > che seg;ta e similmente opera còtra tutte le sopra poste figure si còrno hai facto de laltre. I> e comenza a ponerc la multiplicatione sotto la qrta figura 3 la multiplicaticatione [sic) del. > 9. cioè vna figura piubassa e degradata che la multiplictione {sic) del .7. e. Di .6. via .6. 36. pò i 6. cornino vedi I la disposinone, e. e tié .3. e pai .6. via .7. fa .42. e .3.che teneui fa .45. pò. 5. i successine ordlatce tié .4. E poi. 6. via .8. 48 e. e .4. che teneui .52. pò .2. e né .5. E poi .6. via. P 9. 54. e .5. che teneui .59. e. tutto poi che se I capo. E qsto .6. nò si costuma làciare ne depé ) nare pebe c lultima che altre nò sequano che qsta el habia a Ipaciare ne abagliare se altre > figure seguissero la depénerémo còrno laltre. Ora c finita tutta la multiplicatiò bisogna > ino qste si facte multiplicationi summarle Isiemi sotto vna riga tirata dabasso. e comé j> zare a recoglierc dal numero còrno te insegnai. E di .4. po .4. sotto la riga dela summa i E nò guardare che qste qualità che hai a recogliere nò sieno pare derido, cioeche nò si i ano asettare numero sotto nìiero e dicina sotto dicina. si còrno dissi nel summare sempre i douersi fare. Ma nel multiplicarc p le forze de li nùeri conuiési ponere cosi, si che qlla re i gola exccptua questa del multiplicare . Pero recogliédo qste multiplicatiòi va pur derit i to a filo p filo e cip eh troui sòma e. cioch hai sopra dicina poni eie dicine tieni, e alultimo i metti ogni cosa. E qlla tale summa che haucrai sira la multiplicatione che fa a multiplica i re .9876. via_ .6789. Trouerai che fara in stimma .67048164. e cosi farai le simili magiori ? c minori de qsta. Or piglia la proua quale e maestra, vilissima a cognoscer se hai facto be ’ ne ornale. Ma prima ehiaramo eh voi dir via che susa a questo multiplicare e anche fìa. a Multiplicandus. 9876 Producentes. 6789 1 Multiplicans. S8884 79008 69132 schachieri 59256 Bericuocolo sfilila. 67048164. p 1 Productum. Scontro de Multiplicatiò. la proua Supertìcies. Noia si nono Rectangulum. ma qidem im- portane Questo passo elei suddetto volume contrassegnato « VI. 17 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 103, lin. 41—44; pag. 104, lin. t— 63 e margine laterale esterno; pag. 105, lin. 1 — io) della carta 34a numerata 26 del sopraccitato esemplare posseduto dal Sig. De Morgan della suddetta edizione del 1494, salvo le varietà, seguenti : — 124 — car. lin. j ESEMPLARE ' | DE MORGAN j lin. UNI V . DI TORINO/ vi. 17. car. lin. ESEMPLARE DE MORGAN car. lin. U NI V. DI TORINO, vr. 17. 26 r 1 16 jche 26 r 16 de 28 r. 51 E 26 e. 5 L per 17 modi: 17 modi » so trari : 52 sotrari. 18 E 2> per » E » per 19 g colona 19 per colonna » multiplicari : » inultiplicari. 20 J3 crocetta : 20 per crocetta. 52 tenedo 2) tenendo 1 * altraméte p » altramente per » qsto » questo qnto 20—21 a» Ito 53 tutte 53 tute » p qdrilatero 21 per quadrilatero 53-54 se-|quita 2) seqta 21 E 22 per 54 eh 54 che 22 E 2) per 55 tiè 55 tien 24 corno 23 commo 56 s equità el .9. 56 seqta cl .6. 2) con 24 co a tutto : pelle 2) tutto, perche 25 fcc 25 tc » V» 2 ditto • 2) V. 2 ditto. 26 scacherij 26 scachierij 2—3 pi-lglia 2—3 pi|elia 27 grà numeri 27 gran nueri 3 cohatterlo cétra 3 cobatterelo o 28 cB 28 che a figure : j, figure. C » vegli » volgi a hane 2) hiie » tate 2) tante 4 depènato . 4 depenato. 28—29 qua- |te 29 quante » comica » comeza 29 prima » pria a ponere » poere » couiene D puiene a del 2) di amente 29 — 3C ame| te 5 figura 5 figura. 30 se 30 1> a » dicine. 31 ingiù : 31 ingiù. a ' cònio » commo » per laltra S p 1 altro 8 successiuamente 8 successiuamète 9 E » per a " .8. via .8. fa n .8. fa 32 1 tuti 32 in tutti 8—9 alordi-|ne e tie 9 alordiiic tiè 9 reuoltatc : » reuoltate. 9 capo: 9 capo 33 vno : 33 vno a lancia 10 làcia » asai >1 assai 10 |>che nò 2) pi-B n 34 di no 33—34 dan|no 11 còtra. li contra » loperate » loperante a commo 2) còrno j, hano 34 hàno 12 del ji di ,, Auega » Auenga 12—13 sarà Ino cètinara : 13 serao cètinara. 35 pina : 35 pena. 13 fia 2) fi.a 9 e ; 2) e: 14 cònio 14 pmo 36 lonatiòi : 36 loperatiòi. a die teniui 9 efi tèiui » cH » che a .3. a tiè 15 .3. tiè 2) qsto 2) questo 15 teniui » tèiui » asetta 2) asotta a .63. .6 37 meterai 37 mete rari a teniui » tèiui 38 nò 2) non 16 piglia el 16 piglia e. el 7) caso : 38 caso a seqta 17 seqta » ragioneuelmete ragioneuelmente 17 altre : » laltre. 1) • gride 2) grande 18 de 18 d » ! pmo 3) primo a multiplicatione 9 mulliplicaticationc 38—39 bas|so 2) haso 19 multiplicatione 19 multiplictione 39 situare : 39 situare. a pon. .6. còrno 19—20 pò | 6. cornino 40 grade 40 grande 19-20 dispo-|sitione : e 20 dispositione .e. e j) l)è che » Ihen che 20 e poi 9 e. pai 41 quato 41 quanto 21 .48. e 21 .48 e. e 2) pma 2) prima » tie 2) ne }, pnm 2) prima 21—22 e pon .59. tut- 1 to 22 • e tutto 42 t c. 42 tc. 22 lanciare 9 laciare 2) qsta : 2) qsta. 23 ci 23 el 2) E 2) per a impaciare » Tpaciare » no 43 non 24 multiplicatiòe 24 multiplicatiò 43 t tc. 25 dahasso : 25 dahasso 33 augumentadolo co- D augumcntandolo co1 26 pò 26 po mècàdo menzando » cH 27 che 44 ascèdendo 44 ascendedo 27 derieto : » derieto . 2) qsta 2) questa a asettate 28 asettare » i a è a numero 2) nuero 45 differentie : 45 differentie. 28 dicina : 2) dicina. 45-46 nu|mero: 45—46 nu-|mero. 29 numeri 29 nuèri 46 dicina: bèche 46 dicina .henche » cosi : 9 cosi- >, disparati : 2) disparati. 30 sòma: e ciò eli 31 sòma e. ciocH 48 dicina : 48 dicina. 31 tieni : 2) tieni- » qstarte » questarte 32 i * 33 lo 49 sequéti 49 sequenti a di questa 34 de qsta y> quado » quando 2) sonno : 2) sonno. 2) nò Cf non 0 numero : * numero. — 1 25 — Le 308 carte delle quali si è detto di sopra (pag. 122, liti. 24) essere composto l’esemplare della sopraccitata edizione del 1494 contenuto nel suddetto volume «VI. 17» sono legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 308 carte, e l’altra le segue, formando cosi un volume di 310 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « VI. 17. ». Più oltre (linee 15,24,35,43 della presente paginai25; pag. 126, lin. 5, 14,22,27,31-33) $ono chiamati « esemplari G » otto esemplari della suddetta edizione deh 1494. In ciascuno di tali esemplari il recto della carta nona della edizione medesima è identico co\ facsimile riportato più oltre nella pagina numerata 228 I. Nelle linee 15—57 del recto della carta 34% numerata 26 della prima numerazione di carte di ciascuno di queste sette esemplari, e nelle 2— 35 del rovescio della carta medesima trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 32-49 della pagina 122, e nelle linee 1-59 della pagina 123. In un volume già posseduto dal Sig. Commendatore Francesco De Rossi, ora conservato nella Casa Professa del Gesù di Roma, e privo di segnatura, trovasi uno degli esemplari C della suddetta edizione del 1494. Questo esemplare è com- posto di 308 carte, delle quali le i*-9*, 29*, 233* non sono numerate, e le io*— 28*, 30*— 232*, 234*— 308* sono numerate nei recto coi numeri 2—5, 9, 7-12, 51, 15, 16, 16-19, 10, 22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46, 46-166, 168, 168-210, 981, 981, 213-224, 2-21, 19, 23-32, 40, 34—44, 44, 46-76. Queste 308 carte sono legate con otto guardie, delle quali quattro precedono le medesime 308 carte, e quattro le seguono, formando cosi un volume di 316 carte. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca di S. Pantaleo di Roma, e con- trassegnato « bb. 1 », cioè « Scansia bb, numero 1 progressivo de’volumi ora » collocati in questa scansia » trovasi uno de’ suddetti esemplari C. Questo esem- plare mancante delle carte 183*, 212% 215*, 251% 254*, 308* della edizione medesima è composto di 302 carte, delle quali le i*— 9*, 29*, 230*, 242* non sono numerate, e le io*— 28*, 30*, 30*— 229*, 231*— 241*, 243*— 302* sono numerate nei recto coi numeri 2—5, 9, 7-12, 51, 15, 16, 16-19, 10, 22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46-164, 166, 168, 168-203, 205, 206, 208-210, 981, 981, 213-224, 2-12, 14-18, 20, 21, 23-32, 40, 34-44, 44, 46-75. Queste 302 carte sono legate con una guardia, che precede le medesime 303 carte, formando cosi un volume di 303 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « bb. 1 » . In un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Università di Bologna, e contrassegnato « A. V. A. II. 31 », cioè « Aula quinta, Scansia A, Palchetto II, » numero 31 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi uno de’suddetti esemplari C. Questo esemplare mancante delle carte 292*, 293* della edizione medesima è composto di 308 carte, delle quali le 1*— 9*, 30*, 233* non sono numerate, e le io*-29*, 31*, 234*-308* sono numerate nei recto coi numeri 2-5, 9, 7-12, 51, 15, 16, 16-19, 10, 21, 22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46, 46-166, 168, 168-210, 981, 981, 213—224,2—21, 19, 23—32, 40, 34—44, 44, 46—76. Queste 308 carte sono legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 308 carte, e l’altra le segue, formando cosi unvolumedi 310 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato «À.V. A. II. 31». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « VI. 17 » trovasi uno de’suddetti esemplari C. Intorno a questo 17 — 126 — esemplare si sono date notizie di sopra nelle linee 21-49 della pagina 122, nelle pagine 123—124, e nelle linee 1-5 della presente pagina 125. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca del Museo Correr di Venezia, e contrassegnato « n? 390 » , cicè « numero 390 progressivo de’ volumi ora posse- » duti da questa Biblioteca» trovasi uno de suddetti esemplari C. Questo esem- plare e composto di 307 carte, delle quali le ia-9a, 29a, 233% 245a non sono numerate, e le ioa— 28% 30a— 232% 234a-244% 246a-307a sono numerate nei recto coi numeri 2-0, 9, 7-12, 51, 15, 16, 16-19, 10, 22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46, 46-166, 168, 168-210, 981, 981, 213-224,2-12, 14-21, 19, 23-32, 40, 34-44, 44, 46-75. Queste 307 carte sono legate con tre guardie, delle quali due precedono le medesime 307 carte, c l’altra le segue, forman- do cosi un volume di aio carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « n? 390 ». In un volume ora posseduto dall’l. R. Biblioteca di Mantova, e contrassegnato « II. D. 25 », cioè « Scansia II, Palchetto D, numero 25 progressivo de’volumi ora » collocati in questo palchetto » trovasi uno de’suddetti esemplari C. Questo esem- plare è composto di 308 carte, delle quali le ia— 9% 29% 60% 233“, 245a non sono numerate, e le ioa— 28% 30a— 59% 6ia— 232% 234a-244% 246a— 308a sono numerale nei recto coi numeri 2-5, 9, 7-12, 51, 15, 16, 16-19, 10, 22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46, 46-51, 53-166, 168, 168-210, 981, 981, 213-224, 2-12, 14-21,19, 23-32,40, 34-44,44, 46-76. Queste 308 carte sono legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 308 carte, l’altra le segue, for- mando cosi un volume di 310 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « li. D. 25 » . In un volume ora posseduto àdXY’Astor Library di New-York , e contrasse- gnato « Vest 4e T. B. 62 », trovasi uno de’suddetti esemplari C. Questo esemplare è composto di 308 carte, delle quali le ia-9% 29% 233% 243a non sono numerate, e le ioa— 28% 30a— 232% 234a-242% 244a-308a sono numerate nei recto coi numeri 2-5, 9, 7-12, 51, 15, 16, 16-19, 10, 22, 24, 24-34, 34, 36-44, 46, 46-166, 168, 168-210, 981, 981, 213 -224, 2-10, 12-21, 19, 23-32, 40,34-44, 44, 46-76. Uno de’suddetti esemplari C è ora da me posseduto, e contrassegnato Novamente impressa In Toscolano su la riva dii Benacense » et unico carpionista Laco : Amenissimo Sito : de li antique » et evidenti ruine di la nobil cita Benaco ditta illustrato: Cum » numerosità de Imperatorii epithaphii di antique et perfette )) littere sculpiti dotato: et continens * finissimi et mirabil coione » marmorei : inumeri frammenti di alabastro porphidi et ser- » pontini . Cose certo lettor mio diletto oculata fide miratu digne » sotterra se ritrovano. ” Folio in fours (ON). » Thesc are thè full titles of thè two editions of this celebrated » work. Both editions are by one printer, Paganino of Brescia, and » are beautifully printed: thè type of thè second being a good instance » of thè black letter in its state of approach to what is now called Ro- » man letter. The work itself has been described by Hutton, Mon- » tucla, Peacock, Libri , &c. ; but it would yet require a volume of « description to do it justice. It is sometimes called thè first work on » arithmetic printed; but Calandri, Peter Borgo, three already men- » tioned in thè Introduction, and perhaps more, take precedence. But » it is certainly thè first printed on algebra, and problably thè first on )) book-keeping. P. 414, 424, 429 8tc., 432 &c., 451, 460, 462; Hut- » ton, Tracts, voi. ii. p. 201. )) On comparing my copy of thè first edition with that in thè British )> Museum, I found one of those phenomena Avhich so frequently n occur in very old printed books. The first leaves of thè two copies, « to thè number of about thirty, and thè first leaf of thè geometry, » are not from thè same setting up. The endings of thè pages, and « thè ornaments of thè capitai letters, are different in thè two. Nor » docs either of them agree with thè second edition. A part of thè ii first impression may bave been lost, so that a second setting of » types was required to replace that part. Several mathematica! biblio- )> graphers of note enter Pacioli as Lucas di Borgo, and even as Bor- » godi, Lucas, and some do not mention thè first edition. » È da credere 1? che 1’ esemplare della sopraccitata edizione del 1494 chiamato « my copy » in questo passo della suddetta edizione intitolata « aritiimetical » books», ecc. (Vedi la linea 29 della presente pagina m) sia quello che si è detto di sopra (pag. 103, lin. 31-33) essere ora posseduto dal Sig. Augustus De Mor- gan; 2? Che l’esemplare dell’edizione del 1494 indicato nel passo medesimo colle pa- role « that in thè British Museum » (Vedi le linee 29—30 della presente pagina 127) sia quello che di sopra (pag.116, lin. 34-37) si è detto essere ora posseduto dalla Biblio- teca del British Museum (MuseoBritannico) di Londra, e contrassegnato < Fra Luca Pacioli » volesse indicare il recto della carta nona dell’esemplare che di sopra (pag. 103, lin. 31-33) si è detto essere ora posseduto dallo stesso Sig. De Morgan della suddetta edizione del 1494, ed il recto della carta nona, dell’esemplare di questa edizione medesima che di sopra (pag. 116, lin. 34-37) si è detto essere ora posseduto dal Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 531. m. 16 ». Ciò che il Sig. De Morgan nel passo medesimo chiama « a third » (Vedi sopra, pag. 12S, lin. 25—26), cioè Ma per seguire qsto mó condense bene hauere li libreti amente còrno hanno li fiorentini : che » a cunabulis limparano e j> qsto auanzano ciascunaltri in velocita, t sic in similibus Questo passo della suddetta edizione del 1523 è identico col passo riportato di sopra (pag. 64, lin. 22-35) del rovescio della carta 35% numerata 27, del soprac- citato esemplare posseduto dal Sig. De Morgan della suddetta edizione del 1494, salvo le varietà seguenti : car. lin. ESEMPLARE DEL SIG DE MORGAN car. lin. EDIZIONE DEL 1523. car. lin. ESEMPLARE DEL SIG. DE MORGAN car. lin. EDIZIONE DEL 1523. 27 ». 2 De 27 ». 2 (T 27 ». 10 qlche 27». 10 qualche » dicto » ditto » dicine: etiristi » dicine, e tirresti 3 tauoletta eusase 3 tauoletta. E vsase 11 la 11 La 4 auesse 4 hauesse còrno » commo 4—5 alqua|to picolo. « alquanto picolo : 1) precediti dicimo » precedenti dicemmo. 5 trauagliare 5 trauagliare: siche si che 6 un 6 vn 12 ouero a colina 12 ouero colonna u còrno s commo )> amite » amente 7 pon » poni » multiplicàti » multiplicàti. » tien a tieni 13 tutto 13 tuo >1 teniui 7 tiniui )) I laltro » in laltro : 7—8 la-|riga » la riga 14 auere 14 hauere >, teniui » tiniui » libriti amite » lihreti amente » pò « pon i) hio » hanno 9 teniui 8 tiniui » fioritini cE » fiorentini : che » pò a pon 15 cùabulis lTparano 15 cunahulis limparano » vs; 9 vsijj » 1 uelocita T) in velocita » àfinitù « infinitum » simili!)’ » similihus Nelle linee 16-30 del rovescio della carta 35a numerata 27 della suddetta edizione del 1523, si legge : — 131 — » (["De quarto mó multiplicandi ditto crocetta siue casella. Arti, septimus. « L quarto modo si dici multiplicare per crocetta ouero multiplicare per casella . e tassi » §1 de quante figure si voglia. E1 qual modo vole alquanto piu fantasia eceruello che alcuno « de glialtrì per li molti incrociameli che ci interuengano : e maxime c5mo si possano tre » figure c fassi in qsto mó. E prima qn lun n? e laltro ane doi figure di che sorta si vogliano: poi )> faremmo per tre figure : e poi per quatro. E poi per cinque accio meglio de mano in mano » aprenda el modo. E metiamo commo di sopra che habiamo a multiplicare .37. via .37. )> Prima asetta lun sotto laltro còrno vedi : e coméza dale prime figuri. E di .7. via .7. fa .49. pò. 9 » sotto la riga e tien .4. £ le dicinc. E poi fa in croci e di j> vn verso .3. via .7. fa 21. E poi j> laltro » verso .3. via .7. fa .21. giongi insiemi qste doi meationi : cioè .21. e .21. fa .42. e .4. che tiniui ale )> mani fa .46. pon .6. e tieni .4. e poi multiplica le vltime figure: cioè .3. via .3. fa .9. e .4. che teniui » fa .13. e pò tutto .13. apresso el .6. e .9. che prima ponesti stara cosi .1369. E tato fa .37. via .37. » La proua fac vt supra. E a questo si multiplica e svmma vn tratto ogni cosa in vna riga, e de » le figure de quelli numeri tati versi a meato luna (fto laltra : si cóme se rechiede in ogni mul- » tiplicatione. » Questo passo della suddetta edizione del 1523 è identico col passo riportato di sopra (pag. 102, lin. 16-30) della carta 35a numerata 27 della suddetta edizione del 1494 intitolata » Arti, septimus. « alziamo » hahiamo 17 £ 17 per 23 là 23 lun » T) casella >. per casella : figure » figuri 18 gte 18 quante 23—24 so| to 24 sotto » ’L » qual 24 tic » tien « aljfto » alquanto « » dicTe » dicine 18—19 almo | Sgli 18—19 alcuno J de gli » 7 » in 19 E 19 per 25 giogni fi giongi j) eli » che « queste » qste » 7 temè gii o fi interuengano fi multiplication multiplication i » » maxime » teniui 27 tiniui » passano » possano 27 pon fi p6 20 7 20 in » tanto 28 tato a> modo 7) mó 28 sàma a vn » summa vii » pr7a epìo là nuo « prima qn lun n.° D riga : 29 riga. 21 faremo J) 21 faremmo per 29 4 qtli nui » de quelli numeri » quatro : e » quatro. E » multiplica to « meato c7que acio * cinque accio 0 |regiede » rechiede Nelle linee 15—57 del recto della carta 34% numerata 26, della suddetta edizione del 1523, c nelle linee 2—35 del rovescio della carta medesima, si legge : « Ora e da dire e mostrare in quàti modi questo acto del mul- » tiplicarc per la pratica operatiua se costumi fare. Per la qual cosa dico che simili acto de mul- » tiplicarc si costuma fare principalmente in octo modi : di quali el primo e detto multiplicare » per scachicri in vinegia ouer per altro nome per bericuocolo in Firenza. El secondo modo » di multiplicare e detto castellucio. El terzo e detto multiplicare per colona ouer a tauolet- » ta. El quarto modo de lo multiplicare e detto per crocetta : e altramente per cassella. El » quinto modo e detto per quadrilatero. El sexto modo e detto per gelosia : ouer gratiola. » El septimo modo e detto per repiego. Loctauo modo e detto multiplicare a scapezzo. » De li quali modi ordinatamente qui sequente te darò noticia commo vederai e con exempli » chiari c manifesti. Or piglia el primo modo chiamato scachiero o voi bricuocolo : che prima » mostraremo commo si fa tc. » ff Multiplicatio bricuocoli vel scacherij. Articulus secundus. » il UI tiplicarc per scachicri : ouer bericuocolo si possono ogni gran numeri : e fassi cosi. J) VI Metiamo che tu vogli multiplicare .9876. via .6789. che tante figure a luno : quante » LtJL a laltro : prima te conuiene al manco el discorso de luno via vno liauere amente sen- » za el quale discorso : e impossibile sapere praticare. Nel quale se contengono li trauagliamenti » de tutti li numeri da .10. in giu: cioè de tutte le figure vna per laltra: e per loro stesse in tutti li » modi rcuoltate : si commo fornito chio haro dimostrare li ditti modi ti porro derieto ditto » vno via vno : commo se intende insiemi ancora con li libretti che assai grande aiuto danno a 37 2 Per. 7. 37 2 1369 4. Proua. .4. 13 6 9 Multiplicandus 9 8 7 6 Producendus. Multiplicans. 1 8 | 8 | 8 | 8 j4 1 r 7 1 '9 | 0 1 0 1 8 1 | 6 I 9 | 1 | 3 | 2 |scachieri 1 5 1 9 | 2 | 5 1 6 Ibericocolo. Productum Multiplicatio. Superile ies Retangulum I 1 6 4 g .1. Scontro de la proua. Noìa_sinono- ma q idem im portant. 132 — » loperante auerle amente commo hanno li fiorentini. Aucnga che ogni cosa si possi hauere ?» » la penna: non dimeno chi piu ha a memoria meglioe: e piu ageuilmenle (sic) senza dubio se laran » no logationi : siche legerale ben iui date. Auuto qsto tal discorso asetla li numeri vno sotto lai )> tro el magiore per piu aconcio: lo melerai disopra e lo menore disotto: auèga còrno sestieno n§ » faci caso : ma ragioneuolmentc prima fo el picolo chel grande e ìpero nel pmo cioè piu basso )> luogho se deue situare : e cosi nel chiamare al multiplicare prima e da chiamare el picolo: elici » grande vnde piu conueniente cosa e a dire .3. via .4._che a dire .4. via .3. benché tanto facinoa )> vna via quanto alaltra. Ma se deue chiamare prima qllo che prima fo: si che fo prima .3. che » 4. le. E la ragione potissima e questa : che el numero cresci alinsu per ordinata serie: vnde con- « tando non diciamo .10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2- 1. Ma .1. 2. 3. 4. 5. le. augumentandolo comenzac )) do dal minore ascendendo còrno nel primo articolo di qsta secòda. di. in principio te mostrai )> Dòca metti .9876. disopra secondo le sue differentie : e sotto lui poni .6789. cioè numero sotto » numero : c dicina sotto dicina : benché al multiplicare si possi tenere li numeri disparati : ma « pure e piu bello : e piu còmodo cosi. Poi incoméza dali numeri: e multiplica vno in laltrodi- « cendo .6. via .9. fa .54. elquale ene n° e dicina: e in questarte le dicine sempre se giongano alese- » quenti dicine qn di sonno: se nò ala fin se metano in tauola con laltro numero: siche poni » sotto la riga dela multiplicatione che la diuide da li multiplicanti: acio non sabino a mescola » re insiemi. Lequali linee al ragionieri bisogna molto hauere a mano per le summe per li in )> trari : e g li multiplicari: e partiri. E tirai quel .5. e poi tenendo saldo qsto .9. lo multiplicarai, » contra tutte le figure del numero di sopra. Donca di per lo .7. che e laltra figura che serpa dop « el .6. 7. via .9. fa .63. e 5. che teneui ale mani fa .68. poni .8. sotto la riga apresso el .4. e tien 1 » E poi di .8. che sequita via .9. fa .72. e .6. che tiniui: fa .78. poni .8. apresso laltre: e tien .7. E poi « sequita el .9. che dirai .9. via .9. fa .81. e .7. che teneui fa .88. E metti .88. tutto: perche se giótoin » capo, e quel .9. a combatuto contra tutte quelle figure e a facto questa multiplicatione .88881, )> Ora acio non te abagli se depèna el ditto .9. cò vna lanciata questo modo .9. Poi se piglialo » 8. che lo segue: e similmente si fa còbaterlo contra qlle tutte figure: si còme hane facto el .9. depè » nato : e la sua multiplicatione si comenza a ponere sotto quella del .9. Ma se digrada vna figo )> ra. cioè che si comenza a metere sotto le decine: si còrno .8. che se multiplica ene dicina. Donca » dirai .6. via .8. fa .48. e poni .8. sotto la seconda figura dela multiplicatione del .9. còrno vedi i » la dispositione e tien .4. E poi .8. via .8. fa .56. e .4. che teniui fa .60. poni nulla apresso quello! )) successiuamente e tien .6. E poi .7. via .8. fa .64. e .6. che teniui fa .70. poni .O.a lordine, e tien! » E poi .8. via .9. fa .72. e .7. che teniui fa .79. e poni .79. tutto gche se in capo: eia lancia .8. si con )) mo festi el .9. perche nò sa Ipaciare piu e stara cosi. .#. Poi piglia laltra figura che seque che é.ì » qual similiter a combatere contra tutte qlle disopra si còrno a facto lo .8. el .9. e la sua multipli » catione se comenza mettere sotto la terza figura de la multiplicatione del .9. perche seranno » centinara : e virra essere degradata da qlla de lo .8. g vna fì.a còrno vedi in la dispositione. Dò » ca di .6. via .7. 42. pon .2. còrno vedi: c tien .4. E poi .7. via .7. 49. e .4. che teniui .53. pon .3.e tié » 5. e poi .7. via .8. 56. e .5. eh teniui fa. 61. pò .l.e tiò.6.e poi.7.va .9. 63. e 6.ch teneui fa .69.epò » 69. tutto perche se in fine e làcia el .7. cosi .7". acio nò timpaci. Poi piglia el .6. che seg.ta: e simil- » mente opera ? tutte le sopraposte figur si còrno hai facto de laltre: e coméza a ponere sua mul- » tiplicatione sotto la quarta figura dela multiplicatione del cioè vna figura piu bassa e degra » data che la multiplicatione del?.7. e di .6. via .6. 36. poni .6. còrno vedi in la dispositione: e tien n 3. e poi .6. via .7. fa .42. e .3. che teneui fa .45. poni .5. successiue ordinate e tien .4. E poi! « via .8. 48. e .4. che teniui .52. poni .2- e tien .5. E poi .6. via .9. 54. e .5. che teneui. 59. e pò .59. tal » to poi che se in capo. E qsto .6. non se costuma lanciare ne depénare gche e lultima che altre » non seqno che in qsta ci habia a impaciare ne abaghare se altre figure seguissero la depenaremo » commo laltre. Ora e finita tutta la multiplicatione bisogna mo queste si facto multiplicatio- » ni summarle insiemi sotto vna riga tirata dabasso : e comenzare a recogliere dal numero có- » mo te insegnai. E di .4. poni .4. sotto la riga dela sòma. E non guardare che queste qualità che » hai a recogliere non sieno pare deritto: cioè che non siano asettate numero sotto numero: e ili » cina sotto dicina : si còrno dissi nel summare sempre douersi fare. Ma nel multiplicare per le » forze de li numeri conuiensi ponere cosi : Siche quella exceptua questa del multiplicare. Pero » recogliendo queste multiplicationi va per diritto a filo g filo : e cioche troui sùmare: e ciochc , « hai sopra dicina poni eie dicine tieni: e a lultimo metti ogni cosa. E quella tale sòma che haue » rai : sera la multiplicatiòe che fa a multiplicare .9876. via .6789. Trouerai che sera in suina « 67048264. e cosi farai le simili magiori e minori di questa. Or pilia la proua quale e maestra j » vtilissima a cognoscere se hai facto bene o male. Ma prima chiaramo che voi dire via che su » sa in questo multiplicare e anche fia. » Questo passo della suddetta edizione del 1523 è identico col passo riportato di sopra (pag. 103, lin. 4t-44, pag. 104, lin. 1-63, e margine laterale esterno; pag: 105, lin. 1-10) della carta 34% numerata 26, del sopraccitato esemplare posseduto dal Sig. De Morgan della suddetta edizione del 1494, salvo le varietà seguenti : 133 car lin. ESEMPLARE DEL SIG. DE MORGAN car lin. EDIZIONE DEL 1523 car. lin. ESEMPLARE D EL SIG. DE MORGAN car. lin. EDIZIONE DEL 1523 26 r 17 E 26 r 18 per 26 r- 48 numero 26 r, 48 n! 18 firenca. ?» Firenza 2> qstarte questarte 19 2 colona 19 per colona ?» giugano » giongano 20 E 20 per 49 sequeti 48—49 se-|quenti £ altramete p ?> altramente per 2> quàdo vi 49 qn di 21 qnto 21 quinto 2) cò 8 con 2> p gdrilatero ?» per quadrilatero ?> si cE 2) siche 8 E ?» per 50 multiplicanti 50 multiplicanti: 2> gelosia » gelosia : 51 E Ti per 2> graticola. ?» gratiola 52 £ » per 22 E 22 per 2> tenedo 52 tenendo 23 corno 23 coramo 53 còtra 53 contra 24 bricuocolo 24 bricuocolo : 53—54 se-|quita 8 seqta 26 Multiplicatio beri- 26 (T Multiplicatio 54 doppo el 53—54 dop-|el cocoli bricuocoli 8 cE teniui 54 che teneui a Arti. 29- 8 Articulus secundus. 55 tiè 8 tien 27 p scachieri 27 per scachieri: 2) teniui 55 tiniui : 8 gra 8 gran » laltre e tii 8 laltre : e tien 28 cE 28 che 56 pelle 56 perche » late » tante 57 capo e ql 57 capo, e quel 28—29 luno qua-lte 8 luno : quante » còbatuto còtra 8 comhatuto contra 29 laltro 29 laltro : 2) qUe 2) quelle » couiene » conuiene ?» V. 2 K V. 2 non 30 discorso 30 discorso : 8 ditto : 8 ditto. » ìpossibile » impossibile 2) lanciata a questo 8 lanciata questo 31 lai tra e 2 31 laltra : e per 3 segue e similmite 3 segue: e similmente 32 1 tuti J> in tutti i) còbatterlo còtra 2) còkaterlo contra 2> corno 32 commo 4 co mica 4 comenza 33 còrno 33 commo » |1U - 8 quella » co 8 con 5 4—5 ; figu|ra 34 dà no 8 danno 8 comica 5 comenza ?» loperàte 34 loperante 2) mettere 2) metere a còrno hano D commo hanno 8 dicine 8 decine » Auéga 2) Auenga 6 secòda 6 seconda 35 con ?» cò 2» multiplicatiòe ?> multiplicatione pena 35 penna 7 in 2> 7 » nò » non 8 tiè 7 tien 36 fa ri no lopatiòi: si 35—36 faran-|no lopationi: 7—8 nps-lso 8 apresso cE siche 8 tiè 8 tien he 36 ben 9 tiè 8 tien » nui » numeii 8 tencui 9 teniui 37 acòcio 37 aconcio : 8 pò 8 poni » disotto auenga » disotto: auiga 8 8 in 38 ragioneuelmète 38 ragioneuolmente 10 còrno 9—10 com|mo ?» grade s grande » Jiche 10 perche » ciò e D cioè 8 cB » che 39 luogo 39 luogho 11 9» 11 qual » multiplicare. 8 multiplicare a a acobattere co tra 8 a comhatere contra » picolo » picolo : 8 commo 8 còrno 40 gride 40 grande 12 multiplicatiòe 11—12 multipli|catione » bè che tato benché tanto 8 comèca 12 comenza 4L quato 41 quanto 12—13 |>che sera|no cèti- 12—13 perche seranno | ?> pma » prima nara : euirra centinara: e virra » fo 8 fo : 13 a 13 de * pma » prima 8 e» 8 fi.a 42 qsta 42 questa 8 i 8 in » E. » per 8 dispositiòe » dispositione ?» serie 8 serie ; 14 pò 14 poti 43 cotanto nò 42 — 43 constando non 8 8 vedi: e tien j> .2. e .1. 43 .2.1. 8 pò 8 pon ?» augumentadolo co- 43—44 augumentandolo 14 — 15 5. | E 15 5. e mècido comenzan|do 15 che cB 44 s iscèdendo 44 ascendendo E ?» i pncipio ?» in principio via 8 a mostrai. mostrai che teniui cB teneui 45 secòdo 45 secondo 16 ; gche 16 ] perche 46 : biche 46 benché seqta » s seqta: 47 bello 47 bello : 17 i còtra 17 5 _ ìncomencaì incorni za j> i Sgure figur numeri numeri : i» ( :omcnca some Za 18 car. lin. ESEMPLARE del SIG. DE MORGAN car. lin. EDIZIONE DEL 1523 car. j lin. ESEMPLARE DEL SIG. DE MORGAN car. lin. EDIZIONE DEL 1523 26 v. 18 qrta 26 v 18 quarta 26 v. 26 cR 26 v. 26 che » del .9. cioè » del ci oe » nò 27 non a Di » di 27 derieto deritto 19 pon’ 19 poni » nò i non » 1 » iti n numero » numero : 20 tie » tien 28 £ 28 per » P5 20 poni 29 coninosi 29 conuicnsi » ordiate « ordinate » si che qlla regola » Siche quella cxce- » tiè » tien exceptua ptua 21 ten eut 21 teniui 30 recoglièdo qste 30 recogliendo queste » pò « poni multiplicatiòi multiplicationi » tie » tien l> filo i filo: » pon » pò J ciò cR n cioche 22 I 22 1) sòma i sòmare » nò si 7) non se lì ciò cR » cioche 23 nò sequano 23 non seqno 31 qlla 31 quella 23—24 depène-|remo còrno 23—24 depenaremo| cornino » summa D sòma 24 multiplicatiòe 24 multiplicatione 32 multiplicatione 32 multiplicatiòe » qste » queste 32-33 T sum| ma. 670481 64. 32—33 in sòma|67048264. 25 isiemi 25 insiemi 33 piglia 33 pilia » come care » comenzare 34 maestra. » maestra 26 pò 26 poni » cognoscer 34 cognoscere y> sumnia » sòma » cR i che » nò » non a dir i dire * qste » queste 35 a 35 in In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « Y. Y. 79 », cioè « Scansia Y, Palchetto V, numero 79 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo Palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1523. Questo esemplare è composto di 308 carte, delle quali le ia-9% 67% 90% I09a non sono numerate, e le ioa — 66a, 68a— 89a , 9ia— I08a , noa— 308a sono nu- merate nei recto coi numeri 2-56, 64, 58, 60-81, 83-93, 93, 95-100, 102-144, 45, 146—224, 1-10, 12, 12-61, 63, 63, 64, 63, 66-76. Queste 308 carte sono legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 308 carte, e l’altra le segue, formando cosi un volume di 310 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « Y. V. 79 ». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Barberini di Roma, e contrasse- gnato « N. IX. 11 », cioè « Scansia N, Palchetto IX, numero 11 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1523. Questo esemplare è composto di 308 carte, delle quali le ia— 9% 67% 90% 1091 non sono numerate, e le ioa-66% 6Sa-S9% 9ia-l08% H0a-308a sono numera- te nei recto coi numeri 2-56, 64, 58, 60-81, 83-93, 93, 95—100,102-144, 45,146-224, 1-10, 12, 12-61, 63, 63, 64, 63, 66-76. Queste 308 carte sono legate con quattro guardie, delle quali due precedono le medesime 308 carte, e altre due le seguono, formando cosi un volume di 312 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « N. IX. 11 ». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Lancisiana di Roma, e contrasse- gnato « LXII. 1 », cioè la fin de ce siede, a la renaissance des mathematiques eu Europe. » C’e'toit un franciscain, qui paroit avoir voyage' dans l'Orient, soil » par gout pour ces Sciences , soit par ordre de ses supe’rieurs. » Il les enseigna ensuite a Naples et à Venise , ainsi qu'a Milan , » où il remplit le premier uuè chaire de mathematiques , fonde'e » par Louis Sforce , dit le More ; il eut beaucoup de disciples , a dont il donne dans ses ouvrages le nombreui catalogue ; il a traduisit Euclide en latin, ou plutót il revit la traduction de a Campauus , qu’il corrigea et augmenta de ses notes ; mais cet a ouvrage ne vit le jour qu’en 1509, in — -fi. Son livre principal est a sa Stimma de arithmetica, geometria , proporzioni è propor- a tionalita , e'crite d’un style Italien, fort corrompu , et imprime'e a pour la première Ibis à Venise, en 1494, in, fi. Je n’ai jamais a STI cette e'dition , qui est une rareté de la bibliographie. Mais a cornine la seconde , qui est de 1523 , n’est guère moins rare , a et est remarquable par quelques singularités , je vais la de'crire a Son titre est Stimma de arithmetica , geometria , proportioni è a proportionalità , nuovamente impressa in Toscolano su la a riva dii Benacense e unico carpionista Caco : amenissimo a sito de le antique e evidenti mine de la nobil cita Benaco » ditta illustrato con numerosità di imperatorii epitaphii di a antique e perfette littere scalpiti dotato : e cum finissimi e a mirabil colonne marmorei , innumeri fragmenti di alabastro » e serpentini : cose certo lettor mio diletto, oculata fide miratu a degne soterra si ritrovano ; et a la fin du livre , on lit apròs a l’inscription de la date de la première e'dition de 1494 , par a Paganino de Paganinis de Brescia : è per esso Paganino di a novo impressa in Tusculano sulla riva dii laco Benacense , a nel proprio luoco e sito dove già esser solea la nobile cita ditta a Benaco, regnante il Serenissimo Principe Andrea Gritti inclito a duce di Venecia , finita a di 20 decembre 1523. L’ouvrage a est imprime' en caractères de ce temps , semi-gothiques , et avec a beaucoup d’abre'viations. a È da notare 1? Che novantanove esemplari ora esistenti sono indicati di sopra (pag. 103, lin. 31-44; pag. 104-115; pag. 116, lin, 1—29, 34-43; pag. 1 19, lin. 53-61; pag. 120-121; pag. 122, lin. 1-29, pag. 125, lin. 6-43; pag. 126, lin. 1-26) dell’edi- zione chiamata « une rarete' de la bibliographie » (Vedi la linea 16 della prima colonna della presente pagina 139) in questo passo del suddetto volume intitolato « histoire || des[| MATHÉMATiQUES, ecc. tome premier » ecc.; 2° Che trenlasei esemplari ora esistenti sono indicati di sopra (pag. 134, lin. 28-53; pag. 135-137; pag. 13S, lin. 1-24) dell’altra edizione che il Montucla dice nel passo medesimo non essere « guère » moins rare». (Vedi la linea 17 della prima colonna delta presente pagina 139). Un esemplare del suddetto volume intitolato « histoire [) des || mathematiques ecc. » NOUVELLE ÉDITION eCC. PAR J. F. MONTUCLA eCC. TOME PREMIER » eCC. è Ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contrassegnato « A. o. 1 », cioè « Scansia » A, Palchetto o, numero 1 de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecliiana di Firenze e contrassegnato « I. 2. 66 » cioè « Stanza I, Palchetto 2, numero 66 » progressivo dei volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 141, lin. 15— 19; pag. 142, lin. 12— 17. 27— 23) sono indicati tre esem- plari d’una edizione intitolata « LIBRO || de abaco che insegnia a fare ogni raxone » mar-||cadantile & apertegare le terre con larte di la || giometria & altre nobilis- » sime raxone straordi||narie cò la tarifa come raspondeno li pexi & || monete de » molte terre del mondo con la incli||ta citta de. Venetia. E1 qual Libro se chiama|| » Texauro vniuersale Concesso per lo Serenissi||mo Dominio Venetiano per anni » diexe.||cù gra ». Questa edizione, chiamata più oltre (pag. 140, lin. 19—20, 26, 37, 41 ; pag. 141, lin. 4, 16-17; pag. 142, lin. 15, 28; pag. 143, lin. 2) & cù qsta regula sagai multiplicar ogni grà nùero. )> Il metodo di moltiplicazione chiamato in questo passo della suddetta edizione del 1515 « Multiplicare per schachier » (Vedi la linea 3 della presente pagina 140) ed applicato nel passo medesimo alla moltiplicazione di 23 per 456 è lo stesso metodo che nel passo riportato di sopra (pag. 102, lin. 39-57; pag. 103, lin. 1-23) delle carte I9a e 20a della suddetta edizione del 1478 è chiamato « moltiplicare per scaddero » (Vedi sopra, pag. 102, lin. 4i) ed applicato nel passo medesimo alla moltiplica- zione di 24 per 829. Nella suddetta edizione del 1515 (carta seconda segnata « A 2 » verso, lin. 10-24, carte 3a-75a, carta 76a recto , lin. 1-28) trovasi un trattato d’aritmetica e di geome- tria che incomincia : tioue cioè a sapere cognosere & releuare le figure » del numero. » Antonio Taiente prouisionato per sue virtù dal » Serenissimo dnio Venetiano. vedere con ogni stu » dio & diligenza diuerse oppere fabricate per exce/ » létissimi auctori. & nò có poca mia fatica & indù / » stria ho voluto cùmulare fe cóponere la psséte op » pera . la qualle insegna & amaestra lucidatamente » cù grSde breuita & facillita dal principio perfino » al necesario bisogno de sapere fare conti fe ogni » Raxione de mercantie de tute maniere, la qualle e » necesaria vtile & bisognosa, Afrati. Preti. Studenti » Doctori. Gentilhomini. Artesani. Et. maxime ali » fioli di ciascù padre che desidera il bene del suo ^ » prio figliolo e tutti ne receueràno molta vtilitade / » Apresso demostraremo Larte dela Giometria la » qualle demostra el modo de gtegare le terre & mu / » ri & Afare altre nobelissime Raxone con Regule e » modi da impararle in pochi di. La quale Scora e » vnaltra de le sette Arte liberale. Ancora dimostra/ » remo la tarifa g la quale poterete intendere la na/ » tura de diuerse sorte di moneole & pexi di venetia » & etis corno li pexi sotili & grosi di venetia raspon — 141 — dano in molte citta & lochi del mondo & etiam » xoé potrai sauere li guadagni ouer perdite de tute Pexi sotili & grosi de ditte cita raspódano in vene- « mercantie che andarano ouer vegnirano in ditta tia Et mediante la ditta Tarifa nel fare de le tue ra- » cita di Venetia. & Cetera. » Da questo passo della suddetta edizione del 1515 apparisce 1? che la persona chiamatasi nel passo medesimo « Io Hieronimo taiéte Citadin venetiano » (Vedi sopra pag. 140, lin. 46—47) compose il trattato d’aritmetica e geometria menzionato di sopra (pag. 140, lin. 26—34); 2? che lo stesso « Hieronimo taiéte » nella sua verde e giovanile età volle vedere coH’aiuto della persona chiamata in questo passo più oltre « mio clarissimo còsanguineo & pceptore Meser Iouani Antonio Taiente » prouisionato per sue virtù dal Serenissimo dnio Venetiano » (Vedi sopra, pag. 140, lin. 52—55) varie opere composte da illustri autori. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Bodleiana d’Oxford, e contrasse- gnato « 8? Art. Q. 63 », cioè « in ottavo, Spazio chiamato “ Artes ”, divisione Q, nu- » mero 63, progressivo de Volumi collocati in questa divisione », trovasi un esem- plare della suddetta edizione del 1515. Questo esemplare è composto di 76 carte legate con due guardie una delle quali precede, e l’altra segue le medesime 76 carte, for- mando così un solo volume di 78 carte, cioè il suddetto contrassegnato «8?Art.Q.63 ». Più oltre nella pagina 228 Q sotto il numero i è riprodotto in litografia un fac- simile del recto della prima carta di questo esemplare. Il suddetto volume contrassegnato « s? Art. Q. 63 » è legato in cartoncino or- dinario con dorso coperto di carta gialla sporgente sulle parti esterne de’cartoni della legatura medesima. Nella parte superiore del dorso di questa legatura è in- collato un cartellino nel quale si legge « Abaco ».Nel recto del primo cartone della legatura medesima è scritto a penna « 4407 ». In una carta incollata sul rove- scio del medesimo primo cartone trovasi scritto « 4407 |J Art. || 8° 2. 23. » Nel recto della prima guardia del suddetto volume contrassegnato « 8? Art. Q. 63 » è scritto (c Q. 6. 0.47+ 25d‘ || 8? Art. 2. 63». La Biblioteca Bodleiana d’Oxford possiede un catalogo a schede contrassegnato « P. 4407 » de’ libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesima. In una delle schede componenti questo catalogo numerata col numero 58, si legge : (( Taiente, (Hieronymo) » Libro de abaco, che insegnia a fare ogni » raxone mercadantile » Venetia, 1515. 8,v° » 8° Q. 63. Art. » P. 4407. 58, » Nelle carte 3a— 72a, numerate nei recto col lapis coi numeri 1-70, d’un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Società Reale di Londra, e contrassegnato « 12 » g 42 » , cioè « Scansia 12, palchetto g, numero 42 progressivo dei volumi ora » collocati in questo palchetto » , trovasi un esemplare mutilo della suddetta edizione del 1515. Questo esemplare composto di 72 carte, numerate nei margini superiori dei recto col lapis coi numeri 1—72, è mancante delle ultime quattro carte della edizione medesima. Il suddetto volume contrassegnato e tié .1. poi dirai .3. fia .5. fa .15. & yno eli tenesti fa .16. » che sono vno cétenaro & 6. dexine & meteraile de- » xìe a suo loco e dirai .6. e tié vna poi di .3. fia .4. fa .12. p e .1. eli tenesti fa .13. e meti de soto apsso el .6- & harai » fornito la multiplicatióe di la pma figura di soto » Hora da nouo multiplicarai el nùero di sopra g le » dexle del nùero di soto & dirai .2. fia .6. fa .12. cTi e .1. )) cétenaro. e .2. dexine g eli le multiplicatione si fano » per le dexine & pero metterai le dexine soto el .6. eli » atié Iogo de le dexine 8 : dirai .2. & tié .1. poi di .2. fia. » 5. fa .10. & .1. che tenesti fa .11. che sono vno milia- » ro & vno cétenaro & meterai il cétenaro soto el .3. )> efi atié logo di cétenaro e di .1. etié .1. poi di .2. fia .4. )) fa .8. & vno che tenesti fa .9. & meterai .9. mo ci resta » a sumar Isieme qste doi multiplicationi fate. Hora » tirerai vna virgula di soto comenzarai da la bada » drita a sumar & dirai 8. & meterai .8. di soto ala li- » nea poi seguédo ale dexine dirai .6. & .2. fa .8. et me- « terai ancora .8. in logo de le dexine poi ali centena « ra dirai .3. e .1. fa .4. & meterai .4. in logo dy cétenara )> poi ali miliara .1. e 9. fa .10. & meterai .10. apsso el.4. « & hauerai .10488. & tato fa nottiplicato .23- fia .456. n & cù qsta regula sagai multiplicar ogni grù nùero. » Questo passo della suddetta edizione del 1520 è identico col passo riportalo di sopra (pag. 140, lin. 1-is), delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin.J libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXVj ecc. ca„ libro dabaco, ecc. in Venelia, ecc. MDXX, ecc. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. libro dabaco, ccc. in Venetia, ecc. mdxx, ecc. 9a 3 Prociedi 9%. 3 Procedi ¥V. 18 dexine 9a v. 18 dexle 7 numero 7 numero » che eh 8 nùero 8 numero 19 per che 19 p eli 9 nùero 9 numero » multiplicatióe » multiplicatione » seniore » semp 20 meterai 20 metterai 10 che * 10 eh 21 che atien 20—21 eli 1 utili 10—11 de|xina 10—11 de| xla 24 che 24 eli 11 nùeri 11 26 queste 26 qste 12 tien 12 tiè 27 còmézarai 27 comenzarai 13 c h 13 che 27—28 ban-|da » Hda 13—14 dejxine 13—14 de- 1 xìe 10ar. 6 .10488. 10 3r. 5 .20488. 15 apresso 15 apsso » multiplicato » ml'tiplicato 16 prima 16 pma In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e con- trassegnato « III. 6. 602 », cioè « Stanza III. Palchetto 6, numero 602 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1520. Questo esemplare è composto di 80 carte legate con due guardie, una delle quali precede le medesime 80 carte, e l’altra le segue, formando cosi un solo volume di 82 carte, cioè il suddetto contrassegnato « III. 6. 602 ». Più oltre nella pagina 228 Q sotto il numero 2 è riprodotto in litografia un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare. Il suddetto volume contrassegnato « III. 6. 602 è legato in pergamena coperta internamente di carta bianca. Nella parte superiore del dorso di questa legatura è scritto a penna « Taiente || Li- » bro || d’Abaco ». Più sotto nel medesimo dorso è incollato un cartellino nel quale si legge tenesti fa .11. cH sono vno milliaro & vno centenaro : » & metterai il centenaro sotto el .3. che tien il luogo » di cétenaro .edi .1. e tien .1. poi di .2. fia .4. fa .8. c vno » che tenesti fa. 9. & metterai .9. Mo ti resta a somma- » re insieme queste doe multiplicationi fatte. Hora ti- » rerai vna virgola disotto : e cominciarai dalla banda » dritta a sòmar: fedirai .8. & metterai .8. disotto aliali )) nea, poi seguédo a le desene: dirai .6. fe .2. fa .8. & met » terai anchora .8. in luogo de deseno; poi alli centena » ra dirai .3. e .1. fa .4. fe metterai .4. in luogo di cétena » ra: poi alli milliara .1. e .9. fa. 10. & metterai .lO.appsso )) el .4. fe hauerai .10488. & tanto fa moltiplicato .23. » fia .456. & con questa regola saperai moltiplicare » ogni gran numero. » Questo passo della suddetta « edizione di Venezia 1541 » e identico col passo ri- portato di sopra (pag. 140, lin. ì-is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. iidxv, ecc. car. lin. libro Dabaco, ecc.| in Vinegia, ecc. mdxxxxi, ecc. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Vcuetia, ecc. MDXY, ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. mdxxxxi, ecc. y* v. i n 9af . i Numero Ì9%. 16 di soto 9ae. 19 disotto. » multiplicar 2 moltiplicar 1 17 nouo multiplicarai » nuouo moltiplicarai » schachier n Scachier nùero 20 numero 2 Multiplicare 3 Moltiplicar » E » per 2—3 schachier | Prociedi 3—4 acachier. j Procedi 18 desine » desene 3 modo 4 modo » nùero disoto « numero disotto : 5 meterai 6 metterai 19 cétenaro 21 centenaro » toi 7 tuoi desine » desene : 6 corno come 19 multiplicatiùe 22 moltiplicationi 6 — 7 dalato me|tèdo 8 da lato: mettendo 19—20 fa-|no ì) fanno 7 magior de sopra 9 maggiore disopra : 20 dexine » desene : 7—8 di|soto da poi a disotto : dopoi a meterai 23 metterai 8 nùero di sopra mul- 9—10 nu-|mero disopra : „ desine soto el » desene sotto il tiplicarai moltiplicarai 21 lego » luogo 9 nùero di soto 10 numero disotto » dexine 23—24 de|sene : » còmezàdo 11 commenzando 22 che 25 eli 9—10 nùe-|ro » numero 22—23 mi-|liaro « milliaro 10 qsto 11—12 que-|sto 23 cetènro » centenaro : 10—11 de|xina 12 desena » meterai 26 metterai. 11 nùeri 13 numeri : n cétenaro soto » centenaro sotto * meterai » metterai 24 atié logo tien il luogo » nùeri di soto a numeri disotto: !> cétenaro 27 cétenaro. 12 e a & J tié p tien » eh 14 che 25 & e 13 eli a che meterai 28 metterai » cétenaro a centenaro » mo ci n Mo ti 13 dexine 15 desene : 26 sumar ìsieme 28—29 soinma-|re insieme » meterai » metterai ,, doi multiplicatione 29 doe multiplicationi 13—11 de|xine 16 desene fate fatte 14 loco a luogo : 27 virgula di soto co- Oli-. 1 virgola di sotto: e -» tié vna j> tien vna. mézarai da la cominciarai dalla 15 cR 17 che 28 drita 2 dritta 15 meti d: soto apresso 17—18 metti disotto ap- » sumar sùmar pres-|so i, meterai j) metterai 16 multiplicatiùe di 18 moltiplicatione de 28 ( di soto ala | 2—3 disotto alla li|nea, 10 r. 2 1 linea — 148 — car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. libro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. MDXXXXI, ccc. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, eec. car. lin. libro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. mdxxxxi, ecc. 10 r. » f dexine 10 r. 3 desene : 10 r. zi meterai 10 r. D metterai 2—3 me|terai ancora 3—4 mesterai anchora à apsso » appsso 3 logo de le dexine 4 luogo de desene: 6 tato 7 tanto » ali » alli » multiplicato Sì moltiplicato 4 meterai 5 metterai 7 cù qs fa regula sajai 8 con questa regola Sì logo » luogo multiplicar saperai moltiplicare )) cétenara 8 — 6 cètena|ra : « grà nùero 9 gran numero 5 ali miliara 6 alli milliara Nelle, linee 1-30 del rovescio della carta 79a della suddetta edizione di « Venezia 1541 » si legge : « GIOVANNE ROCHA » ALLO LETTORE. ETRA che la natura in molti animali irrationali nello insegna , li quali de vno medemo genere cò gregati insieme viueno se accorda no, & secondo il loro naturai instin to se accarezzano. Alli huomini ve » ramente, li quali de ragione se dico » no esser dotati, comandaméto diuino e dato, che lun )) laltro adiutar si debbe. Laqualcosa havendo io con- » siderato, mi parrebbe commettere vno grande erro- » re, & de graue supplicio degno, se (possendo) non ha » uesse il prossimo in qualche cosa adiutato. Onde es- » sendomi venuto alle mani il Thesoro, non quello dii 0 » vecchio Euclione per timore ascoso, ne quello, che « nelle uene della fertile terra della potente natura » alli industriosi ingegni e riseruato. Ma vno il quale » di questo precioso nome ornato, sporco, & da diuer- )) se macole fedato uolitaua per le mani de molti del- » la arithmetica arte studiosi. Questo al presente cò stu » dio, & diligenza nò mediocre da noi espurgato se of » ferisce alli discreti, & moderati giouani, alliquali pia » cera (remosso ogni liuore) con diligentia studiarlo, & » ritrovando molti luochi accòtiati, lassai cose a que » sto pertinente aggionte, hauendone con il piacere, » còmoda utilitate, se degnerano render gratiealesu » Christo, il quale ne ha concesso poter a commune be » neficio de buoni operare. « IL FINE. » In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrasse- gnato « Col. 143 = A = 7 », cioè « Colonna 143, Palchetto A, numero 7 progres- » sivo deVolumi ora collocati in quosto palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione di « Venezia 1541 ». Questo esemplare mancante delle carte ia— sa, 33a, 40a, 49a dell’edizione medesima, è composto di 80 carte numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80, legate con due guardie interamente bianche, una delle quali precede le medesime 80 carte, e l’altra le segue, for- mando cosi un volume di 82 carte, cioè il suddetto volume « Col. 143 = A = 7 ». Questo volume è legato in cartone coperto esternamente di carta fiorata. Sul dorso di questa legatura si troyasi scritto « Rocca || Aritm. |) Ven. 1541. » Nel rovescio del primo cartone della legatura medesima trovasi scritto a penna monede de molte [| terre del mondo conia inclit-|jta Citta di Yinegia. || ElqualeLi- » hro se chiama The-||sauro vni-||uersale. » Questa edizione, chiamata più oltre (linea 42 della presente pagina 151; pag. 152, lin. 49; pag. 153, lin. 12, 46; pag. 154, lin. io) « edizione del 1547 » è un volume, in 8?, composto di 80 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1— 13 del recto della prima di queste 80 carte trovasi il titolo dell’edizione medesima riportato di sopra nelle linee 10-14 della presente pagina 151. Nelle linee 22—23 del rovescio deH’ultima di queste 80 carte, si legge: cc Stampato » in Milano per Io. Antonio da Borgo. || Nell' anno del .M.DXLVII. » Nelle linee 1—30 del rovescio della nona di queste 80 carte segnata « B » nel margine in- feriore del suo recto , e nelle linee 1—6 del recto della decima di queste 80 carte se- gnata « B ii » nel margine inferiore del medesimo recto , si legge : 1 « nume .8. A moltiplicare per schachiero. » t Moltiplicare per scachiero. 4 5 6 ! » \ Procedi in questo modo se 2 3 » volesti sapere che fa .23. fia 13 6 8 I » 456. Prima metterai li tuoi nume- ‘J 1 2 » ri informa come vedi qui da lato 1 0 4 8 8 » mettendo lo numero maggiore di sopra & Io minore i » di sotto , dapoi lo numero di sopra moltiplicarai per ! » Io numero di sotto sempre comenzando da lo minor » numero in questo modo dirai .3. fia .6. fa .18. che so- ! » no vna desina & .8. numeri, & metterai li numeri di I » sotto. & dirai .8. e tien .1. puoi dirai .3. fia .5. fa .15. & 1 » vno che tenesti fa .16. che sono vno centenaro & .6. de » sine, &: metterai le desine a suo luogo edirai .6. e tien | « vna poi di .3. fia. 4. fa. 12. et. 1. che tenesti fa. 13. emetti di ! » sotto appresso el .6. & barai fornito la moltiplicatione » de laprima figura di sotto. Hora di nono (sic) moitiplicarai I » el numero di sopra p le desine del numero di sotto, & » dirai .2. fia .6. fa .12. che .1. centenaro e .2. desine, per- » che le moltiplicatióe si fano per le desine, &c pero met- » terai le desine sotto el .6. che atiè luogo de le desine & » dirai .2. & tien.l. poi di.2.fia .5. fa .10. & .1. che tenesti fa. » 11. che fano vno miliaro & vno centenaro, & met- » terai il centenaro sotto el 3. che atien luogo di cente- » nat o e di .1. e tien .1. poi di .2. fia .4. fa .8. e vno che te- » nesti fa .9. & metterai .9. Mo ci resta a sommare insie- » me questi doi moltiplicationi fatte. Hora tirerai vna » virgola di sotto , e comenciarai da la banda dritta a « sommare, & dirai .8. & metterai .8. di sotto a la li- » nea poi seguendo ale desine, dirai .6. & .2. fa .8. & met » terai anchora .8. in luogo de le desine poi alli centena » ra dirai 3. e .l.fa .4. & meterai .4. in luogo di centenara, » poi alli miliara .1. e .9. fa .10. &c metterai .10. appresso el » 4. & hauerai .10588. & tanto fa moltiplicato .23. fia » 456. &c con qsta regola saperai moltiplicare ogni gra (sic) « numero. » Questo passo delia suddetta edizione del 1547 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140 , lin. 1-I8) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : J lin. ' | libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV. ca. lin. LIBRO DE ABACCO, ecc. in Milano, ecc. MDXLVII. car. lin. LIBItO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV. car. lin. LIBRO D E ABACCO, ecc. in Milano,e,cc. MDXT.VII. 1 " 8 9av. 1 nume .8. 9a o. 2 Multiplicare 9a y. 2 Moltiplicare 1 » multiplicar moltiplicare schachier » scachiero. 1 » schachier • scachiero 3 Prociedi 3 Procedi — 152 — car. lin. libro de abaco,ecc. in Venetia, ecc. MDXV. car. lin. LIBRO DE ABACCO, eco. in Milano , ecc. M.DXLVII. car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV. car. lin. LIBRO DE ABACCO, ecc. in Milano , ecc. M.DXLVII. wv. 5 prima me turai 9* e. 5 Prima metterai 9" v- fi meterai 9%. 20—21 met| temi » tuoi 1 dexine soto 21 I desine sotto 6—7 me| té do 7 mettendo 21 atien logo ; atiè luogo 7 magior de » maggiore di « dexine desine » minor » minore * tie 22 ; tien 8 soto 8 sotto. 23 cètenaro 23 ! cetenaro. » nùero fi numero » meterai 24—24 met- |terai » multiplicarai » moltiplicarai 7) cètenaro soto 24 centenaro sotto 9 nùero 9 numero 24 atiè logo » j tien luogo j, soto » sotto » cètenaro 24 — 25 cen te- 1 naro » come za do fi comenzando » tiè 25 tien 9—10 nue-|ro 10 numero 25 & e 10 qsto 7) questo « meterai 26 metterai 10—11 de| lina 11 desina » mo « Mo 11 nùeri » numeri. 26 sumar isieme queste 26—27 sommare insie|me n meterai » metterai * questi » nùeri » numeri » multiplicatione fate 27 moltiplicatione fatte » soto 12 sotto. 27 virgula 28 virgola 12 poi » puoi » soto còmèzarai » sotto, e comenciarai eh 13 che 28 drita y> dritta 13 eh » che » sumar 29 sommare. » cètenaro & centenaro » meterai » metterai » desine 13—14 de|sine. j> soto » sotto * meterai 14 metterai 10 r. 2 seguèdo 30 seguendo 13—14 de|xine » desine » dexine » desine 14 loco » luogo 2—3 me Iterai ancora )> ) met | » tie » tien 10 r. 1 \ terai anchora 15 eh 15 che 3 logo » luogo » meti » metti » desime » desine 1. soto apresso 16 sotto appresso D ali » alti 16 multiplicatiùe di 16—17 moltiplicatione j de 4 logo 2 luogo V soto 17 sotto » cetenara » centenara, 17 da nouo multiplica- » di nono moltiplica- 5 ali 3 alti rai rai » meterai » metterai » nùero 18 numero » apsso » appresso 18 desine » desine 6 .10488. 4 .10588. nùero D numero » tato J) tanto * soto » sotto. » multiplicato » moltiplicato 18—19 che e .1. | cètenaro 19 che .1. centenaro 7 cu 5 con 19 desine » desine. 7) saj>ai multiplicar » salerai moltiplicare » multiplicatiùe 20 moltiplicatiùe » gra nùero 5—6 gra | numero 20 desine 1 desine. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « Q. Vili. 98 », cioè « Scansia Q, Palchetto Vili, numero 98 pro- » gressivo de Volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1547. Questo esemplare è composto di 80 carte legate con due guardie, una delle quali precede le medesime 80 carte, e l’altra le segue formando così un volume di 82 carte, cioè il suddetto « Q. Vili. 98 » Più oltre nella pagina 228 R sotto il numero 5 è riprodotto in litografia un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare. Nel recto della prima carta di questo esem- plare trovasi scritto a penna « Gio. Symone Alamanni » Il suddetto volume con- trassegnato to-. mettendo lo numero maggiore » di sopra : lo minor di sotto , dopoi lo numero di sopra » moltiplicarai per lo numero di sotto sempre com- » mézàdo da lo minor numero ì qsto modo dirai .3. fia « 6. fa .18. che sóno vna desena & .8. numeri: & mette- » rai li numeri di sotto: & dirai .8. & tien .1. puoi di- » rai .3. fia .5. fa .15. & vno che tenesti fa .16. che so- » no vno centenaro & .6. desene : & metterai le desene )> a suo luogo : e dirai .6. & tien vna. poi di .3. fia .4. fa. » 12. e .l.che tenesti fa .13. & metti disotto appresso el » 6. & barai fornito la moltiplicatione de la prima » figura disotto . Hora da nuouo moltiplicarai el nu- )> mero disopra per le desene del numero disotto: & di- )> rai .2. fia .6. fa .12. che e .1. centenaro e .2. desene, per » che le moltiplicationi si fanno per le desene: & pero » metterai le desene sotto il .6. che atien luogo de le dc- » sene: & dirai .2. &tien .1 . poi di .2. fia .5. fa .10. & .1. eli » tenesti fa .11. che sono vno.milliaro & vno cétenaro: » & metterai il centenaro sotto el .3. che tien il luogo » di centenaro e di .1. tien .1. poi di .2. fia .4. fa .8. e vno » che tenesti fa .9. & metterai .9. Mo ti resta a somma » re insieme queste doe multiplicationi fatte. Hora ti- » rerai vna virgola di sotto : e cominciarai dalla banda « dritta a sommar: & dirai .8. & metterai .8. di sotto alla » linea, puoi seguendo, a le desene : dirai .6. & .2. fa .8. & » metterai anchora .8. in luogo de desene, poi alli cen- » tenara dirai .3. e .1. fa .4. & metterai .4. in luogo di cen » tenara : poi alli milliara .1. e .9. fa .10. & metterai .10. » appresso el .4. & hauerai .10488. & tanto fa moltipli- )) cato .23. fia .456. & con questa regola saperai molti - » plicare ogni gran numero. >) 4 5 6 2 3 1 3 6 8' 9 1 2 114 8 8 Questo passo della suddetta edizione del 1548 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1 — 18) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. LIBRO de abaco, ecc. 1 in Venetia, ecc. .m D.xv. ecc. | ear. lin. LIBRO Deabacho, ecc. i in Vinegia, ecc. 1 M. D. XXXXVIII. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LiBnoDe abacho,ec. in Vmegia, ecc. M. I). XXXXVIII. 9“ i n 8 9a„ i Numero .8. 9ao. 19—20 fa |no 9d v. » fanno multiplicar 2 moltiplicar 20 dexine 8 desena : S Scachier. » meterai 23 metterai 2 Multiplicare 3 Moltiplicar » dexine soto cl desene sotto il 2 3 3—4 scachier. | Procedi 1 21 logo }ì luogo 3 4 modo : p dexine 23—24 de- 1 sene : 5 6 metterai » tie 24 tien Ini S tuoi 22 che » eh 6 7 come 22—23 mi-|liaro 25 milliaro 6—7 lato me|t5 da meno moltipli- » meterai » metterai carai carai « apsso 7 appresso >, nùero 19—20 nu-|mero 6 tato » tanto » J> 20 per. » moltiplicato 7—8 moltipli-|cato 18 dexine )> desene 7 cù qsta regula sa- 8—9 con questa regola a nu»ro disoto » numero di sotto: ltai multiplicar saperai molti- 19 c-tenaro 21 centenaro plicare i dexine A desene, A gra nuèro 9 gran numero. " multiplicatide 22 moltiplica tioni Nelle linee 1— 30 del rovescio della carta 79a della suddetta edizione del 1548 si 0 legge : « GIOVANNE ROCHA ;> ALLO LETTORE. LTRA che la natura in molti a- nimali rationali ne lo insegna , li// quali de uno medemo genere con// gregati insieme uiueno , se accorda// no, & secondo il loro naturai instin- to se accarezzano. A li huomini ue » ramente, liquali de ragione se dico// » no esser dotati, comandamelo diuino e dato, che lun « laltro adiutar si debbo. Laqualcosa hauendo io consi// « derato, mi parebbe commettere vno grande errore, » & de graue supplicio degno, se (possendo) nonhaui s// « se il prossimo o in qualche cosa adiutato. Onde essen// » domi uenuto a le mani il Thesoro, non quello dii uec Questo passo della suddetta edizione dei » chio Euclione per timore nascoso, ne quello, che ne se » uenc de la fertile terra da la potente natura a li indu- » striosi ingegni e riseruato. Ma uno ilquale di quello » precioso nome ornato, sporco, & da diuerse macole » fadato uolitaua per le mani de molti de la arithmeti- » ca arte studiosi. Questo al presente con studio, & dili- )> gentia non mediocre da noi espurgatorio se offrisce a )> li discreti, & moderati giouanni, a liquali piacerà (re^ » mosso ogni furore) con diligentia studiarlo, & ritro- n uando molti luochi acconciati (sic), & assai coseaquisto » pertinete aggionte, hauendone con il piacere, com- )> moda utilitete(sfc),se degneranno render gratia a Iesu » Christo, il quale ne ha concesso poter a commune be- )) neficio de buoni operare. « IL FINE. )) 1548 è identico col passo riportato di — \ 56 — sopra (pag. 148, lin. 14—28) della carta 79a verso della suddetta edizione di « Venezia, » 1541 », salvo le varietà seguenti: car. lin. LlBlto Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. MDXXXXI. car. lin. libro De abacho, ecc. in Vinegia, ecc. M. D. XXXXVIII. car. lin. LIBRO Dabaco, ccc. In Vinegia, ccc. MDXXXXI. car. lin. LIBRO De abacbo,ecc. in Vinegia, ecc. M. ». XXXXVIII. 79 v • 4 irrationali nello 79 4 l'ationali ne lo 797! 18 vno 79». 18 uno 5 vno 5 uno 19 questo » quello 5 — 6 cò|gregati 5 — 6 eon-|gregati 20 fedato 20 fadato 6 viueno 6 uiueno 20—21 del -|la » de la 8 Alli 8 A li 21 co 21 con 8—9 veramente 8—9 ue|ramente , 22 nò 22 non 14 prossimo in 14 prossimo o in espurgato a espurgatorio 15 venuto 15 uenuto 22—23 offerisce alli 22—23 ottrisce a | li 16 vecchio 15-16 ueclchio 23 giouani, alli 23 giouanni, a li » ascoso 16 nascoso 24 liuore 24 furore 17 nelle » ne se 25 accòtiati 25 acconciati 2 della 17 de la 25—26 que|sto pertinente 25—26 quisto | perlinete » dalla » da la 27 còmoda utilitadc 26—27 com-|moda utilitctc 18 alli a li » degnerano 27 degneranno Un esemplare della suddetta edizione del 1548 trovasi nelle carte 79a— i59a di un volume ora posseduto dalla Biblioteca Bodleiana d’ Oxford , e contrassegnato « Seld. S. 76. Art. », cioè «Selden (Raccolta di libri lasciati alla Biblioteca Bodleiana » da Giovanni Selden), Divisione S, numero 76 progressivo dei volumi ora collocati » in questa divisione, Spazio Art. (Artes) ». Più oltre nella pagina 228 R sotto il numero 6 trovasi riprodotto in litografia un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare. Il suddetto volume contrassegnato « Seld. S. 76. Art. » è com- posto di 362 carte, e contiene sette libri stampati, il terzo de’quali è l’esemplare che di sopra (linee 20-24 della presente pagina 156) si è detto trovarsi in questo volume della suddetta edizione del 1548. Questo volume è legato in cartone co- perto di pelle rossa con quattro cordoni che dividono il dorso medesimo in cinque scompartimenti, nel primo dei quali è scritto in bianco « 76». Nel terzo degli scompartimenti medesimi sono impresse le lettere « M. S. », cioè « Mi- » scellanea » . Più oltre (pag. 157, lin. 1-8) sono indicati due esemplari d’una edizione inti- tolata « CATALOGUS ||. IMPRESSORUM LIBRORUM || BIBLIOTHECjE || BODLEIANA l| IN [| ACADEMIA|| » oxoniensi II Cura & Opera Trombe Hyde è Coll. Reginae Oxon. |j Protobibliothe- » carii. || oxonii, [| e tiieatro sheldoniano. || m. dc. lxxiv. » Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 762 pagine, delle quali le ia-i2a, 76la, 762a non sono numerate, e le I3a-760a sono numerate coi numeri 1-234, 239, 236, 237, 242, 239-264, 259, 266-390, 393-477, 480, 1-272. Nelle linee 60-64 della colonna seconda della 6S2a di queste 762 pagine, la qual pagina 682a è numerata col numero 202 si legge: « Thesoro » Thesoro universale de Abacho mercantile , con l’Arte della » Geometria, & con la Tariffa come respondeno li Pesi » & monede de Molte cittade. Venet. 1538. 8° S. 76. » Art, Seld. » È da notare 1? che in questo passo della suddetta edizione intitolata ,ecc. trovasi indicato l’esem- plare della suddetta edizione del 1548 menzionato di sopra nelle linee 20—24 della presente pagina 156; 2? che per errore nel passo medesimo trovasi « 1538 » in vece di « 1548 ». Nelle linee 4-8 della pagina nona del suddetto catalogo intitolato « ca- » TALOGUS [| IMPRESSORUM LIBRORUM [| BIBLIOTHECaE (| BODLEIANaE », eCC. SÌ legge : « (ìlarissimi seldeni libros, qui seorsim in intimo recessu simul collocati insigne Bibliothecae Bodlejan® Auctarium » constituunt, in hoc Catalogo sub eodem ordine cum Bodlejanis conjunxi , (ad- » dità distinctionis Notula Se/d. ) ut hoc modo Studiosi citra geminatum evol- » vendi laborem, velut uno intuitu, librum quemque quaesitum reperire possint. » Da questo passo del suddetto « catalogus || impressorum librorum (| bibliothecae [j » bodleian'aE », ecc, apparisce che « Seld » nel passo riportato di sopra (pag. 156, lin. 42-46) della pagina numerata 202 del medesimo Catalogo indica essere stato posseduto da Giovanni Selden l’esemplare della suddetta edizione del 154S ora contrassegnato * Moltiplicar per schachier. 4 5 6 « A Procedi in questo modo: „ » » Se volesti sapere che fa .23. rr-^ » fia -456. prima metterai li tuoi nu // 13 6 8 » meri in forma come vedi qui da la// 9 * 2 » to mettendo lo numero maggiore 1 0 4 8 8 » di sopra : lo minor di sotto: dapoi lo numero di sopra i )) moltiplicarai per lo numero di sotto sempre com// » mézado da lo minor numero I qsto modo dirai .3. fìa )> 6. fa .18. che sono vna desena & .8. numeri: & metterai « li numeri di sotto: & dirai .8. & tien .1. puoi dirai .3. fìa. j) 5. fa .15. & vno che tenesti fa .16. che sono vno » centenaro & .6. desene : & metterai le desene a suo » luogo: e dirai .6- & tien vna. poi di .3. fìa .4. fa .12. )) e .1. che tenesti fa .13. et metti disotto apresso el .6. & )> harai fornito la moltiplicatione de la prima fìgu// » ra disotto , Hora da nuouo moltiplicarai el numero Questo passo della suddetta « edizione disopra (pag. 140, lin. 1 — 18) delle carte del 1515 , salvo le varietà seguenti : » disopra per le desene del numero disotto : 8t dirai .2. « fia .6. fa .12. che .e. 1. centenaro .2. desene , per » che le moltiplicationi si fanno per le (desene: & pero » metterai le desene sotto, il .6. che a tien luogo de le de » sene: & dirai 2.& tien .1. poi .2. fìa .5. fa .10. & .1. che » tenesti fa .11. che sono vno milliaro & vno cétenaro: » & metterai il centenaro sotto el .3. che tien il luogo » di centenaro e di .1. tien .1. poi di .2. fìa .4. fa .8. e vno » che tanesti (sic) fa .9. & metterai .9. Mo ti resta a somma )) re insieme queste doe multiplicationi fatte. Hora ti// » rerai vna virgola di sotto e cominciarai dalla banda » dritta a sommar. & dirai .8. & metterai .8. di sotto alla » linea, puoi seguendo ale desene: dirai .6.& .2. fa .8. & » metterai anchora .8. in luogo de desene: poi alli cen// » tenara dirai .3. e .1. fa .4. & metterai .4. in luogo di cen// « tenara: poi alli milliara .1. e .9. fa .10. & metterai .10. )) appresso el .4. & hauerai .10488. & tanto fa moltipli// » cato .23. fìa .456. & con questa regola saperai moltipli » care ogni gran numero. « del 1550 » è identico col passo riportato nona e decima della suddetta edizione car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV , ecc. car. lin. LIBRO D’al)aciio,ecc. in Vinegia, ecc. 1VT . J> . L . car. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV , ecc. car. lin. libro D’abacho, ecc. in Vinegia, ecc. M. D. L. 9a v. 1 n 9a v. 1 Numero ?V- » E ya v. 20 per » multiplicar 2 moltiplicar 18 dexine » desene » schachier 0 Schachier » nùero disoto » numero disotto : 2 Multiplicare 3 Moltiplicar che 21 che. 2—3 schachier | Prociedi 3 — 4 schachier. J Procedi 19 cetenaro e .2. de- D centenaro .2. dese- 3 modo 4 modo : xine ne. 5 meterai 6 metterai » multiplicatiòe 22 ; moltiplicationi n toi » tuoi 19—20 fa-|no D fanno 6 corno 7 come 20 dexine » desene : 6—7 me-|ledo 8 mettendo meterai 23 metterai 7 magior de sopra & 8—9 maggiore | disopra: » dexine soto el » desene sotto, il lo lo 21 logo » luogo 8 soto da poi ' 9 sotto, dopoi » dexine 23—24 de|sene : » nùero n numero » tié 24 tien » multiplicarai 10 moltiplicarai 22—23 mi|liaro 25 milliaro 9 nùero a numero 23 cétenaro i> cétenaro : » soto D sotto » meterai 26 metterai » còmezado 10—11 com|mézado a cétenaro soto centenaro sotto 9—10 nùe-|r’o in 11 numero 1 24 atié logo J, tien il luogo 10—11 dejxina 12 desena » cétenaro 27 centenaro 11 nùeri numeri : » .1. e tié 7) .1. tien » meterai » metterai 25 & vno )) e uno » nùeri 13 numeri » tenesti 28 tanesti ìi soto a sotto : » meterai » metterai 12 e n & » mo » Mo a poi J> puoi 26 sumar Tsieme 28—29 somma|re insieme li cÙ 14 che j> doi multiplicatione 29 doe multiplicationi 13 eh » che fate fatte » cétenaro 15 centenaro 27 virgula di soto cò- 10r. 1 virgola disotto e co- » deiine » desene : mézarai da la minciarai dalla » meterai „ metterai 28 drita 2 dritta 13—14 de|xine ,, desene a sumar » sommar 14 loco 16 luogo : » meterai ». metterai j tié vna » tien vna. » i soto ala | 2—3 sotto alla | linea , 15 eh 17 che lOr. 2 ( linea poi seguédo puoi seguendo D e meti di soto „ & metti disotto a dexine 3 desene : 16 multiplicatiòe di 18 moltiplicatione de 2—3 me|terai ancora 4 metterai anchora i di soto 19 disotto. 3 logo de le dexine » luogo de desene : 17 nouo multiplicarai » ■ nuouo moltiplicarai » ali « alli 1 nùero » numero 4 meterai 5 metterai 22 — 166 — car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXVj ecc. car. lin. libro D’abacho,ecc. in Vinegia, ecc. ea. lin. Libb o de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. libro D’abacho,ecc. in Vinegia, ecc. M. ». L. io » logo 10 r. » luogo ÌÒ7. 6 tato lOr. » tanto » cetenara 5—6 cen-|tenara : » multiplicato 7—8 moUipli-|cato 5 ali miliara 6 alli milliara 7 cu qsta regula sa'gai 8—9 con questa regola su- » meterai » metterai multiplicar perai moltipli-|care ” apsso 1 7 appresso » gra nù ero 9 gran numero Nelle linee 1 — 30 del rovescio della carta 79a della suddelta edizione del 1550 0 « GIOVANNE ROCHA » ALLO LETTORE LTRA che la natura in molti a// minali rationali ne lo insegna, li// quali de vno medemo genere con// gregali insieme viueno , se accorda no, & secondo il loro naturai instin// to se accarezzano. A li huomini ue// » ramente, li quali de ragione se dico// » no esser dotati, comandamelo diuino e dato, che lun » laltro adiutar si debbe. Laqualcosa hauendo io consi// » derato, mi parebbe commettere vno grande errore , » & de graue supplicio degno, se (possendo) n5 haues » se il prossimo o in qualche cosa adiutato. Ondeessen// » domi venuto a le mani il Thesoro non quello dii vec// » chio Euclione per timore nascoso, ne quello che ne se » uene de la fertile terra de la ponente natura a li indù » striosi ingegni e riseruato. Ma vno il quale di quello » precioso nome ornato sporco, & da diuerse macole )) fadato volitaua per le mani de molti de la arthmeti// )) ca arte studiosi. Questo al presente con studio, & dili// » gentia non mediocre da noi espurgatorio se offrisce a » li discreti, & moderati giouanni, a liquali piacerà (re// » mosso ogni furore) con diligentia studiarlo, & ritro// » uando molti luochi acconciati, & assai cose aquisto » pertinete aggionte, hauendone con il piacere, com// » moda vtilitate , se degnerano render gratie a Iesu » Christo, il quale ne ha concesso poter a commune b e » nefìcio de buoni operare. » IL FINE. )> Questo passo della suddetta edizione del 1550 è identico col passo riportato di sopra (pag. 148, lin. 14-28) del rovescio della carta 79a della suddetta edizione di « Venezia 1541 », salvo le varietà, seguenti : lin. LIBRO Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. M D XXXXI. car. lin. libro D’abacho,ecc. in Vinegia, ecc. M. D. L. car. liu. LIBRO Dabaco, ecc. In Vinegia, ecc. MDXXXXI. car. lin. libro D’abacho, ecc. In Vinegia, ecc. M. D. L. 4 irrationali nello 79 v. 4 rationali ne lo 79 v. 19 questo 79p. 18 quello 5 — 6 cogregati 5—6 con-| gregali » ornato. 19 ornato 8 Alli 8 A li 20 fedato uolitaua 20 fadato volitaua 8—9 ve|ramente 8—9 ue-| ramente 20—21 del- 1 la arithmetica i 20—21 de la arthmeti-lca 13 non 13 nò 21 co 21 con 14 prossimo in 14 prossimo o in 22 diligentia nò 21—22 dili-lgetia non 15 alle 15 a le n espurgalo 22 espurgatorio Thesoro, » Thesoro 22—23 of} ferisce alli 22—23 offrisce a|]i 16 ascoso 16 nascoso 23 giouani , alli 23 giouanni, a li » quello, D quello 24 livore 24 furore 17 nelle » ne se 25 accòtiati 25 acconciati ' a. della 17 de la 25—26 que[sto pertinente 25—26 quisto | pertinete !> dalla potente da la ponente 27 còmoda utilitade 26—27 com-|moda utilitate 18 alli a 1 a li * 1 degnerano 27 degnerano In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 21, l », trovasi un esemplare della detta edizione del 1550. Questo esemplare è composto di 80 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80, e legate con sei guardie, delle quali tre precedono le medesime so carte, e tre le seguono, for- mando così un volume di 86 carte, legato in semplice cartoncino. Un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 R sotto il numero 7. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato (c 2), 2 », trovasi un esem- plare della suddetta edizione del 1550. Questo esemplare è composto di 80 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80, e legate in pergamena. — 167 — In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 21, 3 », trovasi un esem- plare mutilo della detta edizione del 1550. Questo esemplare mancante delle carte 4% 5% I9a— 22% 25a, 57a— 59a della edizione medesima, è composto di 70 carte, nume- rate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri i-70, e legato con due guardie, una delle quali precede le dette 70 carte, e l’altra le segue, formando cosi un volume di 72 carte, legato in cartoncino coperto esternamente di carta scura. Più oltre (pag. 169, lin. 14— 48; pag. 170, lin. 1 — 1 6) sono indicati sei esemplari ora esistenti d’una edizione intitolala « LIBRO [| De abacbo il quale insegna fare ogni || » ragione mercantile: t pertegare le |j terre con larte della Geometria, x al/jjtre no- » Bùissime ragione straordina/||rie con la Tariffa come respòdeno li [| pesi t monede » de molte cittade tpaejjsi con la ìclita citta di Vinegia II qua/ [|le Lib. se chiama » Tliesoro vniuersale. » Questa edizione, chiamata più oltre (linea 41 della presente pagina 167; pag. 168, lin. 39, 56; pag. 169, lin. 17, 22, 31, 41, 48; pag. 170, lin. 7) « edi- » zioue del 1554 », è un volume, in s?, composto di 80 carte, niuna delle quali è nu- merata. Nelle linee 1-9 del recto della prima di queste so carte, trovasi il titolo riportato di sopra di questa edizione. Nelle linee 4—7 del recto della 80a ed ultima di queste 80 carte, si legge: « (TStampatain Vinegia per gli heredi [j di Giouanni » Padouano. Nell’an//]|no del Signore. || m d liiii. » Nelle linee 1—29 del rovescio della nona di queste 80 carte, segnata « B » nel margine inferiore del suo recto , e nelle linee 1-9 del recto della decima di queste 80 carte, segnata nel margine in- feriore del medesimo recto « B ii » , si legge : « Numero .8. » A moltiplicar per Scachier. » Moltiplicar per scachier. 4 5 6 » £ Procedi in questo modo: 2 3 » /fk Se volesti sapere che fa .23. t 3 g 3 » fìa .456. prima metterai li 912 »-*■-**■ tuoi nùeri I forma eòe vedi t ■' 7 » z » 5 da lato: mettédo lo numero u ‘ 8 » maggiore disopra : lo minor disotto : dopoi lo nu// » mero disopra : moltiplicarai per Io numero disotto » sempre commenzando da lo minor numero in que// » sto modo dirai .3. fìa .6. fa .18. che sono vna desena & » tien .1 poi dirai .3. fìa .5. fa .15. & vno che tenesti fa .16. » che sono vno centenaro & 6. desene : & metterai le » desene a suo luogo: & dirai 6 & tien una, poi di .3 fìa » 4. fa .12. e 1. che tenesti fa .13. & metti disotto apres// » so el .6. & harai fornito la moltiplica tione de la pri// » ma figura disotto. Bora da nuouo moltiplicarai el » numero disopra p le desene dal numero di sotto: & » dirai .2. fìa 6. fa .12. che e .1 centenaro e 2 desene: per » che le moltiplicationi si fanno per le desene : & pero » metterai le desene sotto il 6. che atien luogo de le de » sene: & dirai .2: & tien .1 poi di .2. fìa .5. fa .10. & 1 . che » tenesti fa .11. che sono uno milliaro & uno centenaro » & metterai il centenaro sotto el .3. che tien il luogo » di centenaro. e di 1. e tien 1. poi di .2. fìa .4 fa 8. e uno » che tenesti fa 9. & metterai .9. Mo ti resta a somma » re insieme queste doe moltiplicationi fatte. Hora ti » rerai vna virgola disotto : e cominciarai dalla banda » dritta a sommar : & dirai 8. & meterai .8. disotto alla li// » nea, poi seguendo alle desene: dirai .6. & .2. fa .8. & met » terai anchora .8. in luogo de desene : poi centenara » dirai .3. e .1. fa .4. & metterai .4. in luogo di cente- » nara, poi alli milliara .1. e .9. fa .10. & metterai .10. ap- » presso el .4. & hauerai .10488 & tato fa moltiplicato » 23. fìa .456. & con questa regola saperai moltiplicare » ogni gran numero. » Questo passo della suddetta edizione del 1554 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1 — is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515. salvo le varietà seguenti : car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MMT, ecc. car. lin. libro De abacho,ec. in Vinegia, ecc. M D Lini. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia , ecc. MDXV, ecc. car. lin, libro De abaco, ec. in Vinegia, ecc. M D Lini. 9a v. 1 n 9a v. 1 N unterò 9a v. 5 1 meterai 9a v. 6 metterai » multiplicar 2 moltiplicar [toi numeri in 7 tuoi nùeri ì )) schachier » Scachier 6 corno » eòe 2 Multiplirare 3 Moltiplicar 6—7 qui dalato me|tòdo 8 <£ da lato: mettèdo 2 — 3 schachier | Prociedi 3—4 scachier j Procedi 7 1 magior de sopra & Io 9 maggiore disopra: lo 3 ,modo 4 modo : 7—8 1 di|$oto da poi » disotto : dopoi \ 68 car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LlBRoDe abacho,ec. in Yinegia, ecc. M D LIIII. car. lin. libro de abaco/ecc. in Yenetia, ecc. mdxv, ece. ca. lin. libro De abacho,ec. in Vinegia, ecc. M D Lini. 9a v. 8 (lucro di sopra mul- 9a c/. 9—10 nu-|mero disopra: 9a v. A dexine 9ao. 23—24 de|sene : tiplicarai multiplicarai A tiè 24 tien 9 nuero di soto 10 numero disotto 22—23 vno mi-|liaro 25 uno milliaro A còmèzado 11 commenzando 23 vno cètenaro a uno centenaro 9—10 nùe-|ro » numero A meterai 26 metterai 10 qsto 11—12 <[ue-|sto A cètenaro soto a centenaro sotto 10—11 de|xina 12 desena 24 atiè logo a tien il luogo 11 nùeri 13 numeri : A cètenaro 27 centenaro. ». raeterai « metterai A tiè a tien » nùeri di soto A numeri disotto: 25 & vno a e uno 12 e A & A meterai 28 metterai a cR A che ,, mo ci a Mo ti 13 eli 15 che 26 sumar ìsieme 28—29 somma|re insieme » cètenaro A centenaro ». * doi multiplicatione 29 doe moltiplicationi » dexine A desene : fate fatte » meterai A metterai 27 virgula di soto cò- 10 r. 1 virgola disotto : e 13—14 de|xine 16 desene mèzarai da la cnminciarai dalla 14 loco e A luogo : & 28 drita 2 dritta A e tiè vna A & tien una. » sumar a sommar : 15 cR 17 che » idi soto ala 2—3 disotto alla li-|nea. A emeti di soto » & metti disotto 10 2 • linea 16 multiplicatióe di 18 multiplicatione de A seguèdo ale dexine 3 seguendo alle desene : » di soto 19 disotto: 2—3 me|terai ancora 3—4 metterai anchora 17 nouo mul tiplicarai À nuouo moltiplica rai 3 logo de le dexine 4 luogo de desene: poi » nuero 20 numero poi ali centcnalra • centenara 18 dexine dei nuero A desene dal numero 4 meterai 5 metterai disoto disotto : A logo a luogo 19 cetenaro 21 centenaro A cetenara 5—6 cente-|nara. A dexine A desene: 5 ali miliara 6 alli milliara « multiplicatióe 22 moltiplicationi A meterai a' metterai 19—20 fa-|no A fanno A apsso el .4. 6—7 ap-lpresso el, 4 20 dexine A desene: 6 multiplicato 7 moltiplicato » meterai 23 meterai 7 cù qsta regula sa|>ai 8—9 con questa regola sa- A dexine soto el A desene sotto il multiplicar persi moltiplicare 21 Iogo » luogo grà nuero 9 gran numero Nelle linee 1— 30 del rovescio della carta 79a della suddetta edizione del 1554, si legge : 0 « GIOVANNE ROCHA. » ALLO LETTORE LTRA che la natura in molti ani mali rationali ne lo insegna, liquali de vno medemo genere congregati insieme viueno, se acordano. & se// con do il loro naturai instinto se acca rezzano, Alli huomini veramente , » liquali de ragione se dicono esser do » tati , comandamento diuino e dato, che lun laltro » adiutar si debbe. Laqualcosa hauendo io considera// » to, mi parebbe commettere vno grande errore , & » de graue supplicio degno, se (possendo) no hauesse » il prossimo o in qualche cosa adiutato. Onde essen// » domi venuto alle mani il Thesoro non quello dii vec » chio Euclione per timore nascoso, ne quello che ne » seuene della fertile terra da la ponete natura alli in// » dustriosi ingegni e riseruato. Ma vno il quale di quel » lo precioso nome ornato sporco, & da diuerse maco » le fadato volitaua per le mani de molti della arthme » tica arte studiosi. Questo al presente con studio, & di « ligentia nò mediocre da noi espurgatorio se offrisce » alli discreti, & moderati giouanni, alli quali piacerà » (remosso ogni furore) con diligenza studiarlo, & ri// » frollando molti luochi acconciati, &. assai cose aqui// » sto pertinente aggionte hauendone con il piacere , » commoda vtilitate , se degneranno render gratie a )) Iesu Christo, ilquale ne ha concesso poter a commu » ne beneficio de buoni operare. » IL FINE. » Questo passo della suddetta edizione del 1554 è identico col passo riportato di sopra (pag. 148, lin. 14-28) della carta 79a verso della suddetta edizione del 1541, salvo le varietà seguenti : car. lin. libro Dabaco, ecc. in Yinegia, ecc. M D XXXXI. car. ]in. LIBRO De abacho,ec. in Vinegia, ecc. M D Lini. car. lin. libro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. M D XXXXI. car. lin. LIBRO De abacho,ec. in Vinegia, ecc. M D Llllt. 79o. i ROCHA 79 v. i ROCHA. 797: 6—7 'accordai no 79 v. 6 accordano 4 irrationali nello 4 rationali ne Io 10 comandamelo 10 comandamento 5—6 cèlgregati 5 congregati 13 1 non 13 no 169 — ea. lin. LIBRO Dabaco, ecc. in Vinegia, eec. M D XXXXI. ca. lin. LIBRO De abacho, ec. in Vinegia, ecc. M D Lini. car. lin. libro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. 1 M D XXXXI. car. lin. libro De abacho, ec. in Vinegia, ecc. M D Lini. 79 v. 14 prossimo in 79 v. 14 prossimo 0 in 79^. » CO 79^. 21 con 15 Thesoro, 15 Thesoro 22 espurgato 22 espurgatorio 16 ascoso 16 nascoso 22—23 of| ferisce » offrisce » quello. » quello 23 gionaui 23 giouanni 17 nelle 16—17 ne | se 24 liuore 24 furore a dalla potente 17 da la ponete 25 accòtiati 25 acconciati 19 questo 18—19 quel- 1 lo 25—26 que|sto 25—26 qui-lsto » . ornato, 19 ornato 26 aggionte. 26 aggionte 20 fedato uolitaua 20 fadato volitaua 27 comoda utilitade 27 commoda vtilitate 21 arithmetica » arthme|tica » degneràno » degneranno In un volume ora posseduto dalla Regia Biblioteca di Brera di Milano, e con- trassegnato «Z+ YI. 17 », cioè « Scansia Z +, Palchetto VI, numero 17 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della sud- detta edizione del 1554. Questo esemplare è composto di 77 carte legate con due guardie, una delle quali precede queste 77 carte, e l’altra le segue, formando con esse un solo volume di 79 carte, cioè il suddetto insegna fare ogni ragione mercantile , e per- » in 8. Ridotto con diligenza , et espurgato di « tegare le terre con 1’ Arte della Geometria , » varj errori da Giovanni Rocca con una pre- » et altre Nobilissime ragioni estraordinarie » fazione al Lettore. » Se in questo passo del suddetto volume intitolato « Catalogo || della Biblioteca |] » Veneta, ecc. Tomo IV. » si trovasse per errore « 1557 » in vece di « 1554 » do- vrebbe credersi indicata nel passo medesimo l’edizione descritta di sopra nelle linee 7—18 della pagina 167. Se per altro « 1557 » non fu scritto per errore nel passo mede- simo si potrà giustamente asserire che una edizione della soprammentovata opera di Girolamo Tagliente (Vedi sopra, pag. 140, lin. 26-34; pag. 141, lin. 4-n) corretta ed accresciuta da Giovanni Rocca (Vedi sopra, pag. 148, lin. 14—28, e linee 3— 9 della pre- sente pagina I7i) fu fatta in Venezia con data del 1557 per gli eredi di Giovanni dovano. Non mi è noto alcun esemplare ora esistente di questa edizione. S’essa esiste è da crelere che vi si trovi con varietà il passo riportato di sopra (pag. I40,lin. i-i8) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, e forse anche il passo ri- portato di sopra (pag. 148, lin. 14—28) del rovescio della carta 79a della suddetta edi- zione di Venezia 1541. 11 suddetto volume intitolato « Catalogo |j della Biblioteca [| Veneta, ecc. Tomo » IV. » è il quarto volume d’un esemplare posseduto dal Signor Cavaliere Em- manuele Antonio Cicogna d’un opera composta da Gian Paolo Gasperi Veneziano. Questo esemplare è diviso in quattro volumi, il primo de’quali è intitolato « Ca- » talogo || Della Biblioteca || Veneta. || Ossia degli Scrittori Veneziani || divisa in » Tomi IV. || Raccolta nel corso di trenta e più || Anni |] da Gio: Paolo Gasperi » figlio di Tommaso Domenico di Giovanni Teodoro Zavattar || (fratello di Pietro, e » Giacomo) |] Pittor, ed Architetto Veneto, || nato nella Parrocchia di S. Maurizio » l’anno 1712.26. Giugno, e morto |] in Monaco di Baviera || l’anno 1775. prho Marzo; » dove fu per anni 26. al || servizio [| di quell’Elettore. || Tomo I. || Che compren- » de le Lettere || A. B. C. [| * ». Questo « Tomo I. » è composto di 396 pagine, delle quali le ia-2a, 5a-i2% 36a-42a, 395a-396a non sono numerate, e le 3a-4a, I3a — 35a, 43a— 394a sono numerate coi numeri i-xxv, 1-352. Il titolo riportato di sopra (linee 26—33 della presente pagina i7i) del medesimo « Tomo I. » trovasi nelle linee 1—21 della terza di queste 396 pagine numerata col numero i. Il secondo de’quattro volumi menzionati di sopra nella linea 26 della presente pagina 171 è intitolato Questo passo della suddetta edizione del 1561 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. i-is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. libro De abacho,ec. in Venetia, ecc. MDLXI. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv. ecc. car. lin. LlBBoDe abacho, ec. * in Venetia, ecc. MDLXI. 9at>. i n 9*7. i Numero 9*7 14 loco 9a t>. 16 luogo . a raultiplicar 2 moltiplicar » tiè « tien a schachier a Schachier 15 eh 17 che 2 Multiplicare 3 Moltiplicar « .13. emeti di soto » 13. metti disotto 2—3 schachier | Prociedi 3-4 schachier. | Procedi 16 multiplicatioe di 18 moltiplicatione de 3 modo 4 modo » di soto 19 disotto, 5 meterai li toi 6 metterai tuo 17 nouo multiplicarai » nuouo moltiplicarai 6 corno 7 come » nùero » numero 6—7 me] tèdo 8 mettendo » E 20 per 7 magior de sopra & 8—9 maggiore 1 di sopra: 18 dexine » desene lo lo j> nùero disoto » numero disotto : 8 soto da «poi 9 sotto, dopoi 19 cètenaro e .2. dexine 21 centenaro 2 desene. » nùero » numero » multiplicatioe 22 moltiplicationi » multi pii carai 10 moltiplicarai 19—20 fa] no 9 fanno 9 nùero a' numero 20 dexine fi desene : a soto a sotto « meterai 23 metterai » còmèzàdo 10—11 com-|mèzado « dexine soto el « desene sotto il 9— 10 nùe-|ro in 11 numero 1 21 logo fi luogo 10—11 de|xina 12 desena » dexine 23—24 de|| sene : 11 nùeri a numeri : » tiè 24 tien » meterai a metterai 22 tenesti fa .11. 25 tenesti 11. a nùeri 13 numeri 23 cètenaro n centenaro » soto a sotto : « meterai 26 metterai 12 e » & cètenaro soto fi centenaro sotto » poi » puoi 24 atié logo « tien il luogo » eh 14 che « cetenaro' 27 centenaro 13 eh a che n .1. e tiè 1 tien a cètenaro 15 centenara 25 & fi e » dexine » desene : 1) meterai 28 metterai a meterai » metterai fi mo ci fi Mo. ti 13-14 delxine » desene 26 sumar ìsicme 28—29 somma |re insieme 23 — 174 — car. lin. libro de abaco, ecc. in Vcnetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO De abacho, ec. in Veneti a, ecc. Hi DI. XI. car. Uri. libro de abaco, ecc. in Vcnetia, ecc. MDXV, ccc. car. lin. LiBRoDe abacho, ec. in Venetia, ecc. MDLXI. 9“ v. » doi multiplicatione 9J v. 29 doe multiplicationi. 10 r. » ali 10/-. » alli fate. fatte. 4 meterai 5 Metterai 27 virgola 10/-. 1 virgola » logo » luogo » soto còmézarai da la » sotto e cominciarai dalla » cetenara 5—6 cen-|tenara : 28 di-ita 2 dritta 5 ali miliara 6 alli milliara ». suolar » sommar, » meterai » metterai » meterai » metterai » ajjJsso 7 appresso « soto » sotto 6 tato tanto 40 r. 2 linea poi seguédo 3 linea, puoi seguendo 7> multiplicato 7—8 moltipli-|cato ale dexine alle desene: 7 cu qsta regola sagai 8—9 con questa regola su- 2—3 metterai ancora 4 metterai anchora moltiplicar perai moltipIi|care 3 logo de le dexine ” luogo de desene ; * |gr-a nuero * gran numero Nelle linee 1— 28 del rovescio della carta 79a della suddetta edizione del 1561, si !egge : 0 « GIOVANNE ROCCHA )) ALLO LETTORE. LTRA che la natura in molti ani mali rationali ne Io. insegna, li qua// li de vno mcdemo genere congre// gati insieme viueno. se accordano, & secondo il loro naturai instinto » se accarezzano. Alli huomini vera// » mente, li quali de ragione se dicono » esser dotati, comandamento diuino c dato, che l’un » l’altro adiutar si debbe. Laqual cosa hauendo io có// « siderato, mi parrebbe còmettere vno grfide errore , » & de graue supplicio degno, se (possendo) nò haues// )> se il pssimo o in qualche cosa aiutato. Onde essendo » mi venuto alle mani il Tesoro nò quello dii vecchio » Euclione j> timore nascoso, ne quello che ne le vene » della fertile terra da la ponete natura alli industriosi » ingegni e riseruato. Ma vno, il quale di quello peioso » nome ornato sporco, & da diueerse (sic) macole fadato » volitaua per le mani de molti della Arithmetica arte » studiosi. Questo al psente co studio, & diligentia non » madiocre(s*c)da noi espurgatorio se offerisce alli discre// » ti,&moderati giouani,alli quali piacerà, remosso ogni « furore, cò diligéza studiarlo, & ritrouàdo molti luo// » chi acconciati, & assai cose a questo perlinète aggiòte » hauédone cò il piacere, còmoda vtilitate, se degnerà » no render gratie a Iesu Christo, il quale ne ha còces// » so poter a commune beneficio de buoni operare- « IL FINE. » Questo passo della suddetta edizione del 1561 è identico col passo riportato di sopra (pag. 148, lin. t4 — 28) della carta 79a verso della suddetta edizione di « Ve- » nezia 1541 », salvo le varietà seguenti : car. liti. lJbro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. MDXXXXI. car. lin. libro De abacho, ec. in Yenetia, ecc. MDLXI. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. MDXXXXI. car. lin. LlBRoDe abacho, ec. in Venetia, ccc. MDLXI. 79 ?. 1 ROGHA 79 v. i ROCCHA 79 v. 18 vno 79 e. 18 vno. 4 irra li oliali nello 4 rationali ne lo. 19 questo precioso » quello peioso 5—6 co-|gregati 5—6 congre-|gati » ornato. 19 ornato 10 comandamèto 10 comandamento 19—20 diuer-|se » diueerse 10— u lun | laltro 10—11 l’un | l’altro 20 fedato uolitaua 19—20 fadato | volitaua 11-12 co n-| siderato 11—12 co-|siderato 21 arithmetica 20 Arithmetica 12 commettere 12 còmettere » presente 21 piente » grande a gride 22 nò mediocre 21—22 non [ madiocrc 13 non 13 no a espurgato 22 espurgatorio 14 prossimo in 14 pssimo o in 23—24 quali pia|cera ( 23 qual piacerà, a adiutato a aiutato 24 liuore)con diligentia 24 furore, co diligéza 15 Thesoro, non> 15 Tesoro no 25 litro uando » ritrouàdo 16 per 16 P a uccotiati 25 acconciali » ascoso ». nascoso 26 pertinente aggionte. 25—26 pertinete aggiòte | » quello, » quello hauendone con hauédone co 17 nelle uene » ne le vene 27 utilitade 26 vtilitate » dalla potente 17 da la ponete 28 concesso 27—28 cóces-|so In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Silvestriana di Rovigo e collocato nella fda N? 2 della Scansia N? 91 di questa Biblioteca, trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1561 . Questo esemplare, mancante delle carte 57a— 77a, soa della edizione medesima, è composto di 58 carte legate con due guardie inte- — 1 75 — ramente bianche, una delle quali precede queste 58 carte, e l’altra le segue, for- mando cosi un volume di 60 carte legato in cartone bianco. Sul dorso di questa legatura è scritto a penna « Arit-[jmeta || vec... » in un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 23, 1 » trovasi un esem- plare della suddetta edizione del 1561. Questo esemplare è composto di so carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 80, e legate con due guardie , delle quali una precede le medesime 80 carte, e l’altra le segue, formando cosi un volume di 82 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « 23,1 ». Un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare trovasi riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 S sotto il numero 9. 11 suddetto volume con- trassegnato « 23, 1 » è legato in cartoncino coperto sul dorso di carta turchina, spor- gente nelle parti laterali del medesimo volume. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 23, 2 » trovasi un esem- plare mutilo della detta edizione del 1561. Questo esemplare mancante delle carte 73a e soa della edizione medesima è composto di 78 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1 — 78, e legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 78 carte, e l’altra le segue, formando cosi un volume di 80 carte, cioè il suddetto contrassegnato « 23, 2 » legato in semplice cartoncino. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 23, 3 » trovasi un altro esemplare mutilo della detta edizione del 1561. Questo esemplare, mancante delle carte 64a— 80a della edizione medesima, è composto di 63 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1—63, e legate con tre guardie, due delle quali precedono le medesime 63 carte, c l’altra le segue, formando cosi un volume di 66 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « 23, 3 », legato in semplice cartone, Più oltre (pag. 177, lin. 38-42; pag. 178, lin. 17-36) sono indicati tre esemplari d’una edizione intitolata « LIBRO || De abaclio ilquale insegna fare ogni |] ragione » mercantile: t pertegare le ter||r'e con larte della Geometria: t altre || nobilissime » ragione straordinarie con || la Tauola come respondeno li pesi: t || Monede de » molte cittadc t paesi || con la Inclita Citta di Vinegia. || llqnale (sic) Libro se » Chiamano (sic) || Thesoro vniuersale. » Questa edizione, chiamata più oltre (pag. 176, lin. 12, 63; pag. 177, lin. 16, 4i; pag. 178, lin. 8, is, 30) fV Procedi in questo modo: 2 3 [> Se volesti sapere che fa 23. FILTT > fia 456. prima metterai tuo nu/v 9 ^ 2 ) meri in forma come vedi qui da la |> to mettendo lo numero maggiore 1 8 » di sopra, lo minor di sotto, dopoi lo numero di sopra » moltiplicarai per lo numero di sotto sempre corame » zàdo da lo minor numero in questo modo dirai 3 fia » 6 fa 18. che sono vna desena & 8. numeri, Se metterai (sic) » li numeri di sotto, & dirai 8. & tien 1 puoi dirai 3. fia » 5 fa 15. & vno che tenesti fa 16. che sono vno » centenara & 6. desene , & metterai le desene a suo » luogo , e dirai 6. & tien vna poi di 3. fia 4. fa 12. » c 1 che tenesti fa 13. metti disotto appresso el 6. & — 176 — » harai fornito la moltiplicatione de la prima fìgu- » ra disotto , Hora da nuouo moltiplicarai el numero » disopra per le desene del numero disotto, & dirai 2 , 9 fìa 6 fa 12. che e 1. centenaro 2 desene. Per// » che le moltiplicationi si fanno per le desene, & perho )) mettaraile desène sotto il 6. che a tien luogo de le de// » sene, & dirai 2 & tieu (sic) 1 poi di 2. fia 5. fa 10. & 1 che » tenesti 11. che sono vno miliaro & vno centenaro , j> & metterai il centenaro sotto el 3. che tien il luogo » di centenaro e di 1. tien 1. poi di 2 fra 4. fa 8. e vno ìì che tenesti fa 9 & metterai 9 Mo ti resta a somma/' » re insieme queste doe multiplicationi fatte. Hora ti// » remi una virgola di sotto e cominciarai dalla banda » dritta a sommar, dirai 8. & metterai 8. di sotto alla » linea, puoi seguendo alle desene: dirai 6. & 2. fa 8. & » metterai anchora 8. in luogo de desene : poi alli cen// » tenara dirai 3. e 1. fa 4. & Metterai 4. in luogo di cen// » tenara, poi alli milliara 1. e 9. fa 10. & metterai 10. » appresso el 4. & hauerai 10488. & tanto fu moltipli// » cato 23. fia 456. & con questa regola saperai moltipli- » care ogni gran numero, a Questo passo della suddetta edizione del 1564 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1 — is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxy, ecc. car lin. libro Deabacho,ec. in Yenetia, ecc. M D LXIIII. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXY, ecc. car. fin. libro De abacho,ec. in Venetia, ecc. M D LXIIII 9a v. i n 9a v 1 Numero 9a v. 9 multip licatiùe 9a v- 22 moltiplicationi ( » multiplicar 2 moltiplicar 19—20 ' fa-ino fanno » schachier » Schachier 20 desine a desene. 2 Multiplicare 3 Moltiplicar » pero meterai 22—23 perho | mettarai 2—3 schachier | Prociedi 3—4 scachier. | Procedi 9 desine soto el 23 desene sotto il 3 modo 4 modo : 21 logo a luogo 5 meterai li toi 6 metterai tuo 9 desine 23—24 de-|sene. 6 corno 7 come 9 tie 24 tieu 6—7 me|tédo 8 mettendo 22 tenesti fa .11. 25 tenesti 11. 7 magior de sopra & lo 8—9 maggiore|di sopra,lo 23 cetenaro » centenaro 8 soto da poi. 9 sotto, dopoi » meterai 26 metterai » nùero » numero 9 cetenaro soto ». centenaro sotto ” multiplicarai 10 moltiplicarai 24 atié logo » tien il luogo 9 nùero » numero 9 cetenaro 21 centenaro » soto 9 sotto 9 .1. etiè » 1. tien a comezàdo 10—11 commè|zàdo 25 & » e 9—10 nùe-ro 11 numero 9 meterai 28 metterai 10 qsto J> questo 9 mo ci » Mo ti 10—11 de[iina 12 desena 26 sumar isiehie 28—29 somma-tre insieme 11 nùeri » numeri. 9 doi multiplicatione 29 doe multiplicationi » meterai » metterai fate fatte » nùeri 13 numeri 27 virgula 10 r. 1 virgola » soto sotto, 9 soto cùmézarai da la u sotto e cominciarai 12 e 9 & dalla ■j> poi » puoi 28 drjta 2 dritta » cB 14 che 9 sumar » sommar. 13 cH a che 9 meterai ». metterai » cetenaro 15 centenara 9 3 soto ala j 2—3 sotto alla | linea. » desine meterai a metterai ale desine alle desene : 13—14 decine . 9 desene 2—3 me|terai ancora 4 metterai anchora 14 loco 16 luogo. 3 lego de le desine » luogo de desene : » tiE 9 tien i 9 ali » alli 15 cB 17 che 4 meterai 5 Metterai » .13. emeti di soto a .13. metti disotto 9 logo » luogo a presso appresso cètenara 5 — 6 cen | tenara 16 multiplicatioe di- 18 moltiplicattone de 5 ali- miliara 6 alli milliara a di soto 19 disotto, meterai » metterai 17 nouo multiplicarai » nuouo moltiplicarai apsso 7 appresso 1 nùero » numero 6 tato fa multiplieato 7—8 tanto fu moltipli-| » E 20 per cato 18 desine » desene 7 cù qsta regula sapai 8r-9 con questa regola » nùero di soto » numero disotto. Il multiplicar saperai moltipli-| 19 cetenaro e .2. de- 21—22 centenaro 2 desene. Il care sine per che Per-|che jj » grà nùero 9 gran numero Nelle linee 1-28 del rovescio della carta 79a della suddetta edizione del 1564, si legge : — 177 < GIOVANE ROCCHA » ALLO LETTORE ETRA che la natura in molti ani// Ornali rationali ne lo insegna , liqun/ li de vno medemo genere congre/ gati insieme viueno , se accordano & secondo il loro naturai instinto se accarezzano. All! liuomini vera- mente, liquali de ragione se dicono esser dotati, comandamento diuino e dato, che l’un l’altro adiutar si debbe. Laqual cosa hauendo io con// siderato, mi parrebbe cómettere vno grande errore, de graue supplichi degno, se (possendo) non haues// se i lassiamo in qualce (sic) cosa aiutato. Onde essendo// mi venuto alle mani il Tesoro non quello dii vecchio » Euclione g timore nascoso, ne quello che ne le venne » della fertile terra da la ponete natura alli industriosi » ingegni e riseruato. Ma vno, il quale di quello pcioso « nome ornato sporco , & da diuerse macole fadato » volitaua per le mani de molti della Arithmetica arte » studiosi. Questo al psente co studio, &■ diligenza non » madiocre da noi espurgatorio se offerisce alli discre- » ti, & moderati giouani, alliqual piacerà, remosso ogni » furore, cò difigéza studiarlo, & ritrouàdo molti luo- » chi acconciati, & assai cose a questo pertinéte aggiòte )> hauèdone cò il piacere, còmoda vtilitate, se degnera- « no render gratie a lesu Christo, ilquale ne ha conces// )i o poter a commune benefìcio de buoni operare. » IL FINE. » Questo passo della suddetta edizione del 1564 è identico col pasvo riportato di sopra (pag. 148, lin. 14-28) della carta 791 verso della suddetta edizione di « Ve- li nezia 1541 », salvo le varietà seguenti : car. lui. LIBRO Ddliaco, ecc. in Vinegia, ecc. M D XXXXI. car. Hn. libro De abacho,ec. in Venetia, ecc. Itr D LXIIII. car. lin: libro Dibaco , ecc. iu Vinegia, ecc. M d xxxxr. car. lin. libro De abacho, ec. in Venetia, ecc. M D LXIIII. 79 x. 1 GIOVANNE ROCH A 79 v. 1 GIOVANE ROCCHA 79 v. 19 questo precioso 79 v . quello hauendone con hauèdone co 17 nelle vene » n« le venne 27 utilitade 9 26 vtilitate » dalla potente 17 da la ponete 28 concesso 27—28 conces- |o 18 vno 18 vno, In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrasse- gnato « Col. 143 = A = 7 » , cioè « Colonna 143, Palchetto A, numero 7 progres- » sivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1564. Questo esemplare è- composto di 6u carte, numerate nei màrgini superiori dei recto coi numeri ì— 60 legate in pergamena. La Biblioteca Corsiniana di Roma possiede un catalogo manoscritto alfabetico intitolato <( bibliotiieca [| corsiniana || index || Secundum Auctorum Cognomina [| » Alphabetice distributus. » Questo catalogo è formato di venti volumi, in fogliosi duodecimo de’quali è composto di 293 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 36—47 della seconda colonna del rovescio della i6ia di queste 293 Carte, si legge : « LIBRO || Dabaco che insegna a fare ogni ra- H gione mercadàtile: t a gtegare le ter- 1| re cò larte » di la geometria : t altre no- 1| bilissime ragione straordinarie cò la || Tariffa come » respòdeno li pesi t mo II nede de molti paesi del mòdo con la || inclita citta di » Uinegia. E1 qual Lib || bro se chiama Thesauro vniuersale. = In fine = » Stampato in Vinegia per Venturino || Roflìnello. Nell’anno || del Signore. Il » M. D. XXXXI. in 12? = Col = 143 = A = 6 » LIBRO || De abacho il quale insegna fare ogni || ragione mercantile : X pertegare » le ter || re con larte della Geometria = t altre || nobilissime ragione straordina- n rie con || la Tauola come respondeno li pesi : X || Monete de molte cittade » t paesi || con la Jnclita Citta di Uinegia. || 11 quale Libro se Chiamano || Theso- » ro vniuersale. = In fine = Stampato in Venetia per Francesca || de Leno » M.D. LX1III. in 12? = Col = 143 = A = 7.» — 178 — In questo passo del suddetto catalogo intitolato « bibliotiiec«|[corsiniaNìe|| index », ecc. dalle parole « libro [| Dabaco » (Vedi sopra, pag. 177, lin. 48) fino a « Col = » 143 =A = 6 » (Vedi sopra, pag. 177, lin. 53) è indicato l’esemplare della sud- detta edizione di Venezia 1541, che di sopra (pag. 148, lin. 29—32) si è detto tro- varsi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e con- trassegnato « Col = 143 = A = 6 ». Nel passo medesimo dalle parole « libro||Dc » abacho » (Vedi sopra, pag. 177, lin. 54) fino a « Col = 4 43 = A =7 » (Vedi sopra, pag. 177, lin. 59) è indicato l’esemplare della suddetta edizione del 1564, che di so- pra (pag. 177, lin. 38—4i) si è detto trovarsi in un volume ora posseduto dalla me- desima Biblioteca Corsiniana, e contrassegnato « Col = 143 = A = 7 ». Il primo vo- lume del suddetto catalogo alfabetico della Biblioteca Corsiniana è composto di 254 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-5 del recto della prima di queste 254 carte trovasi il titolo riportato di sopra (pag. 177, lin. 44-45) del cata- logo medesimo. Nella linea 12 della colonna seconda del recto della quinta delle medesime 254 carte, si legge: « Abaco et Abacho = Vide libro = », il che richiama ciò che si riporta di sopra nelle linee 48—59 della pagina 177. Nelle carte 891— I68a d’un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 24, 1 » trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1564. Questo esemplare è com- posto di so carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1—8O, e col lapis coi numeri 89—168. Un facsimile del recto della prima di queste 80 carte trovasi riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 S sotto il nu- mero io. Nel margine superiore del recto della prima di queste 80 carte del suddetto volume contrassegnato « 24, 1 » numerata « 89 » nel suo recto col lapis è scritto a penna « Ex libris Giorgius Ghufer da Chempla ». Il suddetto volume contrasse- gnato « 24, 1 » è composto di 169 carte numerate nei margini superiori dei recto col lapis coi numeri 1-169, e legato in tavola coperta esternamente di cartapecora con tre cordoni sul dorso formanti quattro scompartimenti, nel primo de’quali è scritto a penna: « Dialogo [j di tutte le || cose che sono j| in Venetia ». Nelle carte r-8% i7a-80a d’un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 24, 2 », trovasi un esemplare mutilo della suddetta edizione del 1564, cioè man- cante delle carte 9a-i6a dell’edizione medesima. Questo esemplare è composto di 72 carte numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-8, 17-80, c legate con dieci carte, delle quali una interamente bianca precede queste 72 carte, un’altra interamente bianca le segue, ed otto stampate, e numerate a penna coi numeri 9— 16 sono tra le 8a e I7a delle medesime 72 carte, formando cosi un volume di 82 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato linea, puoi seguendo alle desene, dirai 6. Se 2. fa 8. Se » metterai anchora 8. in luogo de desene poi al li cen- n tenara dirai 3. e 1. fa 4. Se Meterai 4 in luogo di cen- » tenara, poi alli miliara 1. e 9. fa 10. Se metterai 10. ap- )> presso el 4. Se hauerai 10487. Se tanto fu moltiplicato » 23 fia 56. Se con questa regola saperai moltiplicate (sic) )) ogni gran numero. » Questo passo della suddetta edizione del 1567 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. i-is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. car. lin. LIBRO DI ABACHO, ecc. in Venetia, ec.. MDLXVI I . car. LIBRO de abaco,ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. liti . LIBRO DI ABACHO , ecc. in Venetia, ecc. MDLXVII. 9a v. i n 9a v. 1 Numero 9a y. V vno cétenaro 9ao. 14—15 uno | centenara » multiplicar 2 moltiplicar B dexine 15 dèsene. schachier » Schachier B meterai » metterai 2 Multi pii care 3 Moltiplicar 13— i4 de|xine >. desene 2—3 schachier | Prociedi 3- — 4 scachier. | Procedi 14 loco 16 luogo, 3 modo 4 modo : p tiè vna p tien una 5 meterai li toi 6 metterai tuo 15 eh 17 che 6 corno vedi 7 come uedi B .13. emeti di solo » i 13. metti disotto 6—7 me | lèdo 8 mettendo apresso appresso 7 magior de sopra & 8—9 maggiore | di sopra, 7) harai 18 hauerai lo lo 16 multiplicatióe di 7) moltiplicatione de 8 soto da poi 9 sotto, dopoi n di soto 19 disotto. 1 1 nuero » numero 17 nouo multiplicarai p nuouo moltiplicarai » multiplicara» 10 moltiplicarai p nuero » numero 9 nùero » numero » E 20 per !) soto » sotto 18 dexine 7) desenc » còmezado 10—11 commen (zando * nuero di soto P numero disotto. 9—10 niie|ro 11 numero 19 cétenaro e .2. de- 21—22 centenaro 2 desene. lo ifsto 1 questo xine per che Per- |che » .3. » tre » multiplicatióe 22 moltiplicationi 10—H vna de|xina 12 una desena 19—20 fa-|no p fanno 11 nùeri » numeri 20 dexine B desene » meterai 12—13 mer- (terai » pero meterai 22—23 petho | metterai » nùeri 13 numeri » dexine soto el 23 deseue sotto il » soto » sotto, , 21 logo D luogo 12 poi » puoi » dexine 23—24 de-|sene » vno cE. 14 uno che » tiè 24 tien 13 efi 5 che 22 tenesti fa .11. [ 25 tenesti 11. 180 — car. lin. libro deabaco, ecc. in Vènetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DI ABACHO, ecc. in Venetia, ecc. MDLXVII. j -car. lira. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DI ABACHO, ecc. in Venetia, ecc. MDLXVII. 9*.-. 22—23 vno mi-|liaro •9aK. D uno migliaro 9ao. » soto ala | 10r. 2—3 sotto alla | linea. 23 vno cètenaro » uno centenaro 10 r. 2 /linea poi seguèdo puoi seguendo alle » meterài 26 metterai * àie dexine desene j> cètenaro soto 3) centenaro sotto 2—3 me|terai ancora 4 metterai anchora 24 atiè logo « tien il luogo 3 logo de le dexine » luogo de desene. cètenaro 27 centenaro » ali 11 alli » .1. etti » 1. rien 4 meterai 5 Meterai 25 & vno » e uno ' » logo a luogo 3) meterai 28 metterai » cètenara 5-6 cen-|tenara, » mo ci » Mo ti 5 ali miliara 6 alli milliara 26 stimar isieme 28—29 somma-jre insieme » meterai a metterai • a doi multiplicatione 29 doe multiplicationi ! » apsso 6-7 ap.q presso fate fatte 6 .10488. 7 .10487. 27 vna v irgul a 10 r. 1 una uirgola » tato fa multiplicato a tanto fu moltiplicalo » soto còmezarai da a sótto e comincierai » .456 8 56. la dalla 7 cu qsta regola sapai a con questa regola 28 drita 2 dritta multiplicar sapersi moltiplicate » sumar » sommar. » grà altiero 9 !gran numero * meterai » metterai 1 Nelle linee i-29 del rovescio della carta 79a della suddetta edizione del 1567, si legge : « GOVANE (sic) ROCHA » ALLO LETTORE. » LTRA che la natura io molti ani » mali rationali ne lo insegna , liqua- >' J à li de uno medemo genere con gre/ n IH gati insieme uiueno , se accordano » & secondo il loro naturai instinto » se accarezzano. A li huomini uera- » mente, liquali de ragione se dicono » esser dotati, comandamento diurno e dato, che l’un » l’altro adiutar si debbe. Laqual cosa hauendo io con- » siderato, mi parebbe còmettere uno grande errore, » & de graue supplicio degno, se (possendo) non haues/ » se il ^ssimo 0 in qualche cosa aiutato. Onde essendo/ » mi uenuto a le mani il Tesoro non quello dii uecchio » Euclione g timore nascoso, ne quello che ne le uenne » de la fertile terra da la ponente natura alli industriosi » ingegni e riseruato. Ma uno, ilquale di quello peioso » nome ornato sporco , & da diuerse macole fadato » uoltaua per le mani de molti de la Arithmetica arte » studiosi. Questo al psente co studio, & diligentia non » mediocre da noi espurgatorio se offerisce a li discre- » ti, & moderati giouani, a liqual piacerà, remosso ogni a furore, cò diligenza studiarlo, & ritrouàdo molti luo- » chi acconciati, & assai cose a questo pertinente aggióte » hauèdone có il piacere, còmoda utilitate, se degneran- » no render gratie a Iesu Christo, ilquale ne ha conces- » so poter a commune beneficio de buoni operare. » IL FINE. » Questo passo della suddetta edizione del 1567 è identico col passo riportato di sopra (pag. 148, lin. 14—28) della carta 79a della suddetta edizione di « Venezia » 1541 », salvo le varietà seguenti : lin. libro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. M D XXXXI. car. lin. | LIBRO DI ABACHO, iecc. in Venetia, ecc. MDLXVII. car. lin. libro Dabaco, ecc. in Vinegia, ecc. M D XXXXI. « lin. LIBRO DI ABACHO, ecc. in Venetia, ecc. M D LX VII. 1 GIOVANNE ROCHA 79 c. i I GOVANE ROCCHA 79 V. 17 nelle uene della 79 v. 16—17 ne le uenne | de la 4 irrationali nello 4 rationali ne lo » dalla potente 17 da la ponente 5 vno 5 uno 18 vno 18 uno, 5—6 cò-|gregati 5—6 congre-|gati 19 questo preciòso » quello peioso 6 viueno 6 uiueno » ornato. 19 ornato 6—7 accorda-|no, » accordano 20 fedato uolitaua 19—20 fadato | uoltaua 8 Alli 8 A li 20—21 del-|la arithmetica 20 de la Arithmetica 8—9 ve|ramente 8—9 uera-|mente 21 presente 21 psente 10 comandamelo 10 comandamento. 22 no non 10—11 lun | latro 10—11 l’un | l’altro 8 espurgato 22 espurgatorio 12 parrebbe commette^ 12 parebbe còmettere 23 alli » a li re vno uno 23—24 alli quali pia|cera { 23 a liqual piacerà, 14 prossimo in 14 pssimo 0 in 24 liuore) con diligentia 24 furore, co diligenza » adiutato 3 aiutato 25 ritrouando » ritrouàdo 15 venuto alle 15 uenuto a le » aceotiati, 25 acconciati >' Thesoro, » Tesoro >26 aggionte, hauendone 25—26 aggióte | hauedone 16 vecchio » uecchio con có » per 16 » 27 utilitade 26 utilitate a 'ascoso » nascoso » degneràno 26—27 degneran-lno | a Iquello, | a | quello • ]| — 181 — Nel recto della carta terza del suddetto volume contrassegnato f > 93-104* Nelle linee 5-12 del rovescio della i07a di queste ili carte, numerata nel suo recto col numero 101, si legge: « Roccha (Giovanni) » 8505. a. Libro di Abacho, il quale insegna a fare ogni » ragione mercantile e pertegare le terre. Con » l’arte della Geometria ed altre nobilissime ragioni » straordinarie. Con la tavola come rispondeno i » pesi e monede di molte città e paesi con la inclita » città di Venetia. Il quale Libro si chiama Tesoro » Universale. QEdited by G. R.] Venetia, 1567. 8? » Il suddetto volume 17? è legato in cartone coperto di carta con dorso di pelle. Sul dorso di questa legatura si legge in caratteri dorati « 17||catalogue|[robertu.||rocc. » Posseggo un esemplare d’un catalogo intitolato« a. asher & cie> [| Berlin & Lon- » DRES. |j CATALOGUE || d’uNE COLLECTION DE LIVRES RARES & CURIEUX (| OFFERTS AUX BI- » BLiopiiiLES au prix màrqués. || berlin, 1854. » Questo catalogo è un volume, in 8?, composto di 192 pagine, delle quali le ia— 3a, I9ia— I92a non sono numerate, e le 4a— I90a sono numerate coi numeri 3-188. Nelle linee 27—32 della I87a di queste 192 pagine, numerata col numero 179, si legge : « 3868. (Roccha.) Libro di Abacho, il quale insegna a fare ogni ragione mer- » cantile e pettegare(sfc)le terre. Con l’arte della Geometria Scaltre nobilissime ra- » gione straordinarie. Con la tavola come rispondeno i pesi & Monede di molte » Citta Se Paesi, cò la inclita citta di Venetia, il quale libro si chiama Tesoro » Vniuersale. 60 ff. non chiffrés. fig. e b. très bizarres. pet. in 8vo. Venetia, » Fr. de Leno, 1567. Très rare. 30 fr. » 24 — 182 — In questo passo del suddetto catalogo intitolato « a. asher & cie* [| Berlin & Lon- » DRES»,ecc. trovasi indicato un esemplare della suddetta edizione del 1567. In una lettera a me diretta, firmata barai fornito la moltiplicatione della prima figu- » ra di sotto, Hora da nuouo moltiplicarai el numero » di sopra per le desene del numero di sotto, |& dirai 2. » fia 6. fa 12. che e 1. centenaro 2. desene, per- » che le moltiplicatione si fanno per le desene , & pero » metterai le desene sotto il 6. che a tien luogo delle de- » sene, & dirai 2. & tien 1. poi di 2. fia 5. fa 10. & 1. che » tenesti 11. che sono vno miliaro , & vno centenaro, » & metterai il centenaro sotto el 3. che tien il luogho » di centenaro e di 1. tien 1. poi di 2. fia 4. fa 8. e vno » che tenesti fa 9. & metterai 9. Mo ti resta a somma- » re insieme queste doe moltiplicationi fatte. Hora ti- » rerai vna virgola di sotto , e cominciarai dalla banda » dritta a sommar, & dirai 8. & metterai 8. di sotto a la » linea, puoi seguendo alle desene, dirai 6. & 2. fa 8. & » metterai anchora .8 in luogo de desene, poi a li center » nara dirai 3. e 1. fa 4. & Metterai 4. in luogo di cente-i » nara. poi alli miliara 1. e 9. fa 10. & metterai 10. api » presso el 4. & hauerai 10488. & tanto fa moltiplicai » to 23. fia 456. & con questa regula saperai moltiplica » re ogni gran numero. » Questo passo della suddetta edizione del 1570 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1 — 18) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : 4 5 6 2 3 13 6 8 9 12 1 0 4 8 8 183 car. lia. j libro de abaco, ecc. ili Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DI ABACHO, ecc. in Venetia, ecc. AI D LXX. car. lin. libro de abaco, ecc* in Venetia, ecc. mdxv, ecc. lin. LIBBO DI ABACHO , ecc. in Venetia, ecc. M D LXX. Qa .. 1 n 9a*<. 1 Numero |9a <<. 19 cetenaro e .2. de- 9a 21 centenaro 2. desene. 2 moltiplicare xine j) Schachier » multiplicatioe 22 moltiplicatione 2 3 moltiplicar 19—20 fa-|no » fanno 2—3 scliachier | Prociedi 3—4 schachier, | Procedi 20 dexine » desene. 3 4—5 modo, j se » meterai 23 metterai 6 metterai tuo » dexine soto el » desene sotto il 6 7 come 21 logo de le dexine 23—24 luogo delle de-|sene. 6—7 datato me| tedo 7— S da la-|to. mettendo » tiè 24 tien 7 8—9 maggiore. | di 22 ha » sia » sopra & lo 9 sopra, lo 22—23 mi- |liaro 25 miliaro , 8 S) sotto, dopoi 23 cetenaro fé» eentenaro. » » numero » meterai 26 metterai B multiplicarai 10 moltiplicarai » cetenaro soto » centenaro sotto 9 n itero » numero 24 atii logo » tien il luogo goto » sotto » cetenaro 27 centenaro » comézado 10—11 commen|zaudo » .1. e tiè » 1. tien 9— 10 nùe-|ro 11 numero 25 & » e 10 qsto » questo » meterai 28 metterai 10—11 defxina 12 desena » mo ci » Blo ti 11 n iieri n numero. 26 sumar Tsieme 28—29 somma-|re insieme melerai 12-13 mette) rai 7) doi multiplicatione 29 doe moiliplicationi „ n ueri 13 numeri fate fatte » soto & O sotto, e 27 virgula 10 v. 1 virgola 12 e » & D soto còmèzarai da la » sotto, e cominciaraì poi » puoi dalla eli 14 che 28 drita 2 dritta 12—13 .16. I cR » 16, che » sumar i. sommar. 13 cetenaro 15 centenara » meterai » metterai dexine » desene, » soto » sotto meterai » metterai 10 r- 2 linea poi seguèdo 3 linea, puoi seguendo 13—14 de|xine » desene ale dexine alle desene 14 loco 16 luogho. 2—3 me|terai ancora 4 metterai anchora e tic vna » & tien vna 3 logo de le dexine » luogo de desene. 15 e 17 & 4 meterai 5 Metterai » cR » che » logo » luogo » .13- e meti jj 13. metti » ceteuara 5—6 cente-|nara. » soto » sotto 5 ali 6 alli 16 multipliplicatioe di 18 moltiplicatione « meterai » metterai la della 7) apsso 6—7 ap-lpresso » soto 19 sotto 6 tato 7 tanto 17 nono multiplicarai a nuouo moltiplicarai » multiplicato 7 — 8 moltiplica-[to » nuero » numero 7 cù qsta 8 con questa » J> 20 per » >aj>ai multiplicar 8—9 saperai moltiplica|re 18 dexine » desene » gra nuero 9 gran numero 1 » nuero disoto l ' » numero di sotto. 1 Nelle linee 1-2S del rovescio della carta 79a « GIOVANE ROCCHA « ALLO LETTORE. ETRA cbe la natura in molti ani mali rationali ne lo insegna , liqua/ li de uno medemo genere congre/ gati insieme uiueno , se accordano & secondo il loro naturai instinlo se accarezzano. Alli huomini uera- » mente, liquali de ragione se dicono » esser dotati, comandamento diuino e dato, che l’un » l’altro adiutar si debbe. Laqual cosa bauendo io con- » siderato, mi parebbe commettere uno grande errore, » & de graue supplicio degno, se possendo) non haues » se il jssimo o in qualche cosa aiutato. Onde essendo- » mi uenuto a le mani il Tesoro non quello dii ueccbio 0 della suddetta edizione deli570, si legge: » Euclione £ timore nascoso, ne quello che nelle uenne » de la fertile terra dalla ponente natura alli industriosi » ingegni e riseruato. Ma uno, il quale di quello precio- » so nome ornato sporco, & da diuerse macole fadato, » uoltaua per le mani de molti della Aritmetica arte stu- )> diosi. Questo al presente con studio, & diligentia non » mediocre da noi espurgatorio se offerisce alli discreti » & moderati giouani, a liqual piacerà, remosso ogni fu » rore, con diligenza studiarlo, & ritrouando molti luo » chi acconciati & assai cose a questo pertinente aggion » te hauèdone c5 il piacere comoda utilitate, se degne- » ranno render gratie a Iesu Christo, ilquale ne ha con » cesso poter a commune beneficio de buoni operare. » IL FINE ». Questo passo della suddetta edizione del 1570 è identico col passo riportato di sopra (pag. 148, lin. 14-28) della carta 79a verso della suddetta edizione di aiutato 24 liuore) 23—24 fu|rore. 15 venuto alle 15 uenuto a le a diligentia 24 diligenza » Thesoro, >, Tesoro 25 accotiati, 25 acconciati 16 vecchio » uecchio 26 aggionte, hauendone 25—26 aggion|te hauèdone ” per 16 P con co ascoso » nascoso » piacere. 26 piacere quello. » quello 27 utilitade militate 17 1 uene della 16—17 uenne | de la 1 1 degneràno 26—27 degne-| ranno In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contras- segnato « A b 32 », cioè (( Scansia A, Palchetto b, numero 32 progressivo dei vo- lumi ora collocati in questo palchetto » , trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1570. Questo esemplare è composto di 80 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80, e legate con tre guardie, delle quali una precede queste 80 carte, e due le seguono, formando così un solo volume di 83 carte, cioè il suddetto volume contrassegnato « A b 32 ». Un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare trovasi riprodotto in litografia più oltre nella pa- gina 228 S sotto il numero 12. Il suddetto volume contrassegnato « Ab 32 » è legato in cartone coperto esternamente di cartapecora. Nel dorso di questa legatura è in- collato un cartellino nel quale si legge « A||b: 32 ». Altro cartellino al tutto simile trovasi nel rovescio del primo cartone della legatura di questo volume. Nel mede- simo rovescio sotto questo cartellino è scritto a penna « S b 32 » il che sembra (Vedi più oltre, pag. 187', lini 50-52; pag. 188, lin. 1-4) un’antica segnatura cancellata del suddetto volume, ora contrassegnato « A b 32 ». La Biblioteca Alessandrina di Roma possiede un catalogo intitolato « index || » ALPHABETICUS [| LIBRORUM IMPRESSORI^! || BIBLIOTIIEIA ALEXANDRIA [j VNIVERSITATIS » romana ». Questo catalogo è formato di dieci volumi, in foglio, il sesto de’ quali è composto di 488 pagine, delle quali le ia-2a, I52a-I62a, iS7a-202a, 470a-488a non sono numerate, e le 3a-i5i% I63a-I86a, 203a— 469a sono numerate coi numeri 1-149, 1-24, 1-266, 1. Nelle linee 13-17 della 348a di queste 488 pagine, numerata col nu- mero 146, si legge : « Libro di Abacho il quale insegna a fare ogni ragione mercantile, e per- » tegare le terre. Con l’arte della Geometria, et altre nobilissime ragioni » straordinarie, Con la tavola, come rispondono i pesi, e monede di mol= » te Città et Pesi con la inclita città di Venelia. E1 quale libro si chiama » Tesoro Universale — Venetia .1570. per Frane, de Leno — in 8° A. b. J 32. » Il sesto volume sopraccitato del suddetto catalogo alfabetico de’libri stampati della Biblioteca Alessandrina è legato in cartone coperto esternamente di carta- pecora con cinque cordoni sul dorso formanti sei scompartimenti. Nel secondo di questi sei scompartimenti è incollato un cartellino di pelle rossa nel quale si legge « INDEX || BIBLIOT . ALEXAN. || TOM. 6. || I-L ». Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e con- — 185 — trassegnato « XXI. E. 2 » è un volume, in foglio, composto di 254 carte, numerate nei recto coi numeri 1-252. Nelle linee 1-4 della colonna prima del recto della seconda di queste 254 carte, si legge: (c Abaclio Mercantile || o tavola de Monete|| » In 12 1| S b 32= » . Nelle carte numerate 1-247 del suddetto manoscritto « XXI. E. 2 », trovasi un indice di libri stampati posseduti dalla Biblioteca Ales- sandrina ordinato per materie. Ciò che si è riportato di sopra nelle linee 3—4 della presente pagina 185 forma le prime quattro linee di questo Indice. Il suddetto volu- me contrassegnato . 1 n 9a r. 1 nume 9a v. „ dexine 9a r. 13 desine. » multiplicar » moltiplicare » meterai » metterai » schacliier a scachiero 13—14 de|xine » desine 2 Multiplicare 2 Moltiplicare 14 loco » luogo 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachiero. | Procedi 7) tiè vna 13—14 tien | una. 4 volesti 4 uolesti 15 cH 14 che 5 prima 5 Prima » meti « metti » toi » tuoi » soto apresso 14—15 sotto [ appresso 6 corno vedi 6 come uedi 16 multiplicatiòe di 15 moltiplicatione de 6—7 mejtèdo 7 met tendo j> soto 16 sotto. 7 magior de sopra » maggiore di sopra, 17 da » di a minor » minore » multiplicarai » moltiplicarai 8 soto 7—8 sot-|to, » nuero » numero ,1 nuero 8 numero 18 dexine 17 desine » multiplicarai » moltiplicarai « nuero » numero 9 nuero a numero » di soto « di sotto. 1, soto 9 sotto 18—19 che e 1. | cètenaro 17—18 che | un centenaro 1, cómezado „ comenzando 19 dexine 18 desine. 9—10 niie-|ro » numero » multiplicatiòe » moltiplicationi 10 qsto a questo 20 dexine 19 desine. 10—11 vna decina 10 una desina. h meterai » metterai 11 n fieri 11 numeri. » dexine soto a desine sotto « meterai 11 metterai 21 logo 19—20 luo|go 1, uberi » numeri « dexine 20 desine. u • soto >1 sotto » tiè tien 12 jvno cfi 12 uno che 22 .1. » un 13 eli che » vno 21 uno » 'vno cètenaro » |uno centenaro 23 vno cètenaro 1 » uno centenaro, 25 — 190 — car. Jin. libro de abaco, ecc. in Venetia., ecc. MDXVj ecc. car. j LIBRO DE ABBACO, lin. lece. In Milano, ecc. 1570. car. lin. LIBRO de abaco, ecc. ili Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO SE ABBACO, ecc. In Milano, ecc. 1570. 9ae. D jmeterai 9ar. | 22 jnietterai W7. 3) dexine 9 ar. » desine. 3) cetenaro soto 1 » jeentenaro sotto 2—3 inciterai ancora .8. 28 metterai 8. 24 atiè logo j » latien luogo 3 Ioga 3) luogo JJ cetenaro 22 — 23 centena-|ro. » dexine 3) desine. ,) tie 23 ! tien » ali J> alli 25 & vno t |e uno 4 .1. 29 un » & metarai 23 — 24 & | & metterai » meterai j, metterai » mo 24 Mo 3) logo 3) luogo 26 sumar ìsieme a ! sommare insieme » cetenara 3) centenara. » multiplicatione fate 24 — 25 moI-|tiplicationi fatte 5 ali 3) alli 27 ! [vna virgula di soto 25 — 26 una uirgola disotto e » meterai 30 metterai cbmézaraf da Li comin-lciarai dalla » apsso 3) appresso 28 deità 26 dritta 6 .10488. 3. 10588. s umar » sommare. » tato 31 tanto » melerai a ^ metterai » multiplicato » moltiplicato » S soto ala | 27 sotto alla linea, 7 eù ijs ta regula sapai 3) S con questa tegola j 10 r. 2 1 1 inea | multiplicar 9ae. 1 1 sapersi moltiplicare » seguèdo » [seguendo 8 grà nùero 8 gran . numero In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 26, 1 », trovasi un esem- plare della suddetta edizione « di Milano 1570 » . Questo esemplare è composto di 80 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80. Un facsimile del recto della prima di queste 80 carte è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 T sotto il numero 13. Queste 80 carte sono legate con due guardie, delle quali una precede le medesime so carte, e l’altra le segue, formando così un volume di 82 carte, legato in cartoncino coperto esternamente di pergamena. Sul dorso di questa legatura è incollato un cartellino di pelle verde nel quale si legge in caratteri dorati « libro || de || abbaco \\ 1570 ». In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 26 , 2 » , trovasi un altro esemplare della detta edizione di « Milano 1570 ». Questo esemplare è composto di 80 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80, e legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 80 carte, e l’altra le segue, formando così un volume di 82 carte, legato in carta scura. Posseggo un esemplare d’un catalogo intitolato « catalqgue [| des livres rares|| » ET PRÉCIEUX || PROVENANT DE LA COLLECTION || DE M. G. G DE BR (| » EDITIONS DES ELSEVIER |J ANCIENS POÈTES FRANCAIS ET ITALIENS [| ÉDITIONS ORIGINALES » DES CLASSIQUES FRANCAIS (] ROMANS, CONTEURS ET FACÉTIES || BELLES RELIURES ANCIENNES » ET MODERNES || PARIS || L. POTIER, LIBRAIRE [] QUAI MALAQUA1S, 9 || 1860. » Questo Cata- logo è un volume, in 8?, composto di 176 pagine, delle quali le ia-5a, I3a, I70a— 171% I74a-l76a non sono numerate, e le 6a— I2a, I4a-l69a, I72a, I73a sono numerate coi nu- meri vi-xn, 2-157, 160, 161. Nelle linee 12-15 della 35a di queste 176 pagine, nu- merata col numero 23, si legge : « 138. Libro de Abbaco che insegna a fare ogni ragione » mercadantile. In Milano, per Valerio et fratelli da » Meda, 1578, in— 8 , fìg. sur bois , vélin blanc. » (Lortie) )). Se in questo passo del suddetto catalogo intitolato « catalogue || des livres rares [| » ET PRÉCIEUX || PROVENANT DE LA COLLECTION || DE M. C. G DE BR » eCC. non trovasi per errore lato mettendo lo numero maggiore di sopra, & lo mi- » nore di sotto, dapoi lo numero di sopra molti plicarai « per lo numero di sotto sempre comézando da lo minor » numero in questo modo dirai 3. fia 6. fa 18. che sono una » desina, & S. numeri, k metterai li numeri di sotto, & dirai » 8. e tien 1. poi dirai 3.fia 5. fa 15. & uno che tenesti fa 16: » che sono uno centenaro, k 6. desine, & metterai le desi- li ne a suo luogo, e dirai 6. e tien una, poi di 3. fia 4. fa 12. « e 1. che tenesti fa 13. e metti di sotto appresso el 6. & barai « fornito la raoltiplicatione de la prima figura di sotto. » Hora di nouo moltiplicarai el numero di sopra per le de 11 sine del numero di sotto, & dirai 2. fia 6. fa 12. che un ce- li tenaro e 2. desine, perche le molliplicationi si fanno per « le desine, & péro metterai le desine sotto el 6. che atien » luogo de le desine, k dirai 2. & tien 1. poi di 2. fia 5. fa 10: » k un che tenesti fa 11. che sono uno miliaro & uno cen- » tenaro, & metterai il cètenaro sotto el 3. che atien luogo 11 di centenaro, e di 1. e tien 1. poi di 2. fia 4. fa 8. e uno che « tenesti fa 9. & metterai 9. Mo ci resta a sommare insieme 11 queste doi mol tiplicationi fatte. Hora tirerai una uirgo- » la di sotto e comincierai dalla banda dritta a sommare, « & dirai 8. & metterai 8. di sotto alla linea, poi seguendo 11 a le desine, dirai 6. & 2. fa 8. k metterai 8. in luogo de le » desine, poi alli centenara dirai 3. e un fa 4. & metterai 4: ii in luogo di centenara, poi alli miliara 1. e 9. fa 10. & met- 11 terai 10. appresso el 4. & hauerai 10488. k tanto fa mol- li tiplicato 23. fia 456. k con questa regola saperai limiti- li plicare ogni gran numero. 11 Questo passo della suddetta edizione del 1586 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1— 18), delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti: car. lin. libro de abaco, ecc.. in Venetia, ecc. MDXV, ccc. car. lin. LIBRO DE ABBACO, ecc. in Milano, ecc. M. D. LXXXVI. car. lin. LIBRO de abaco, ecc in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. LIBRO DE ABBACO, ecc. In Milano, ecc. M. D .LXXXVI. 9a v. 1 n 9a r. 1 Nume. 9a 8 solo 9a /•. $ sotto, » multiplicar a moltiplicare „ riderò » numero a schachier n scachiero » multiplicarai » moltiplicarai 2 Multiplicare 2 Moltiplicare 9 intéro 9 numero 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachiero. | Procedi „ soto S sotto 4 volesti 4 uolesti » come z ado » ! comézando 5 prima 5 Prima 9—10 nùe-|ro 10 numero 6 corno vedi 6 come uedi 10 qsto » questo 6—7 me|tèdo 7 mettendo 10-11 vna de|xina 10—11 una | desina. 7 magior de sopra » maggiore di sopra. 11 n uèri 11 numeri, " minor 7—8 mi-|uore » meterai 1 a metterai — 192 car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDX v, ecc. car. lin. LIBRO DE ABBACO, ecc. In Milano, ecc. IVI. D LX XX VI. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDX v, ecc. | car. lin. libro de abbaco, ecc. In Milano, ecc. M. D. LXXXVI. yao. 7) n ueri 9a r. » numeri 9a 24 atiè logo 9d r. » atien luogo 12 vno eli 12 uno che 7) cè tenaro 24 centenaro, 13 cH 13 che 7) tie fi tien 1) vno cètenaro fi uno centenaro 25 & vno » e uno i) desine )) desine. » meterai 25 metterai fi meterai fi metterai » IDO » Mo 13—14 de|sine 13—14 desiane 26 sumar Isieme » sommare insieme 14 loco 14 luogo. » multiplicatione fate 26 moltiplicationi » tie vna » tien una. fatte 15 eli 15 che 27 vna virgula 26—27 una uirgo-|la » meti » metti 7) soto còmizarai da 27 sotto c comincierà 11 soto apresso » sotto appresso la dalla 16 multiplicatiòe di 16 moltiplicatione de 28 drila » dritta « soto » sotto 7) sumar » sommare 17 da 17 di meterai 28 metterai » multiplicarai 7) moltiplicarai fi soto ala » sotto alla » nuero » numero 10 r. 2 seguèdo 7) seguendo a £ » per 1, dexine 29 desine, 18 desine 17 — 18 de-|sine 2—3 me| terai fi metterai i) nùero 18 numero 3 logo fi luogo » soto » sotto. » desine 30 desine. » che e .1. « che un fi ali » all! 19 desine 19 desine. 4 1. » un » multiplicatiòe a moltiplicazioni )» meterai » metterai 19—20 fa-|no » fanno » logo 31 luogo 20 desine 20 desine. » cètenara d centenara. » meterai « metterai 5 ali a alla » desine soto » desine sotto a meterai fi V. » 5 met-| 21 logo 21 luogo ! ( terai * desine fi desine. 7) apsso fi appresso » tiè » tien 6 tato » tanto 22 .1. 22 un multiplicato 1—2 mol-|tiplicato a> vno » uno 7 cù qsta regula safiai 2—3 con questa regola sa- 23 vno cètenaro 22—23 uno cen-|tenaro. multiplicar persi molti-|plicare 7> meterai 23 metterai » grà nùero 3 gran numero » soto 1 » sotto In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e con- trassegnato « S. C. L. 1. io », cioè « Sala Custodi, Scansia L, Palchetto I, numero » io progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esem- plare mutilo della suddetta edizione del 1586. Questo esemplare mancante delle carte 56a— 80a dell’edizione medesima è composto di 55 carte legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 55 carte , ed una le segue , formando cosi un volume di 57 carte, cioè il suddetto « S. C. L. i. io ». Nel margine inferiore del recto della seconda di queste 57 carte, la qual carta è la prima dell’esemplare medesimo, è scritto a penna « Dono del Dr. Brigati Vice Pref.t0 dell’||Ambrosiana 23. » Settembre 1803 » il che indica che la Biblioteca Ambrosiana divenne proprietaria di questo esemplare per dono fattone alla Biblioteca medesima dal Sig. Dottore Bri- gati nel giorno 23 di Settembre del 1803. Il suddetto volume contrassegnato « S. C. » L. I. io » è legato modernamente in cartone coperto esternamente di carta colorata con dorso di pergamena. Su questo dorso è incollato un cartellino di pelle verde nel quale si legge « Libro||d’Abaco ». Nella parte superiore del rovescio del cartone anteriore della legatura del suddetto volume contrassegnato «S.C.L.I. io », è scritto a penna « Visto Ghidolli », il che indica che il Sig. Abate Don Francesco Ghidolli incaricato della verificazione de’libri posseduti dalla Biblioteca Ambrosiana e della legatura de’libri medesimi, osservò questo volume e lo trovò qual’è presentemente. La Biblioteca Ambrosiana di Milano possiede un catalogo manoscritto alfabe- — 193 — tico in foglio, dall’A al Z, di libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca mede- sima, composto di 93 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linea prima del recto della prima di queste 93 carte si legge : « Abbaco = Libro d’Abbaco. 8 Mi- » lano 1586 B. ì. 39 ». È da notare 1? cbe in questo passo del catalogo medesimo è indicato il volume ora contrassegnato « S. C. L. I. io», e menzionato di sopra nelle linee 40-43 della pagina 1923 2° che nel passo medesimo è attribuita a questo volume la segnatura « B. 1. 39 ». La Biblioteca Ambrosiana di Milano possiede un manoscritto intitolato « Sup- » plemento al Catalogo Volume IV. Lettere H. I. K. L. » Questo volume e com- posto di 182 carte, niuna delle quali è numerata. Nella linea prima del recto della seconda di queste 182 carte trovasi il titolo riportato di sopra del volume medesimo. Nelle linee 20-23 del recto della I47a delle medesime 182 carte, si legge: jeudi 8 janvier 1857 et jours |] suivants, à 7. heures précises du soir || Rue » des Bons-Enfants, 28 (maison Silvestre) Par le ministère de Mr boulouze, com- » missaire-priseur |] Rue Riclielieu, 67. |j paris (| chez l. potier, libraire |) quai ma- » laquais, 9 [j- 1856. » Questo catalogo è un volume, in 8?, composto di 268 pagi- ne, delle quali la ia-5% 13% 266% 267a non sono numerate, e le 6a-i2% i4a-265% 268a sono numerate coi numeri vi-xii, 2-253, 256. Nelle linee 28-31 della 60a di queste 268 pagine, numerata col numero 48, si legge : (( 380. Libro de Abbaco che insegna a fare ogni ra- » gione mercadantile, et pertegare le terre con l’arte » della geometria... In Milano, per Valerio Meda » 1586, pet. in-8, fig. sur bois, vél. » Nelle carte I97a-330a di un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « Mise, in 8? 1047 » trovasi un esemplare del suddetto catalogo intitolalo « catalogue Ij de ]| livres rares », ecc. Un esemplare del catalogo medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « T. A. 38 », cioè « Bancone T, Sezione A, numero 38 progressivo de’volumi oracol- » locati in questa sezione », Più oltre (pag. 195, lin. 52-62; pag. 196, lin. 1-9) sono indicati due esemplari ora esistenti cì’una edizione intitolata « libro || de abbaco che insegna [| A fare ogni » ragione mercadantile, & perte-||gare le terre con l’arte di la Geometria, || & altre » nobilissime ragione straordi-||narie con la Tariffa come responde-||no li pesi & » monede de molte [| terre del mòdo con la inclit— 1 1 ta Citta di Vinegia. (| Elquale » Libro se |] chiama The-Jjsauro vni-||uersale. » Questa edizione, chiamata più oltre (pag. 195, lin. 1, 54; pag. 196, lin. 2) « edizione di Milano, Borgo senz’anno », è un volume, in 8?, composto di 80 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1— 13 del recto della prima di queste 80 carte trovasi il titolo riportato di sopra nelle linee 20-24 della presente pagina 194. Nelle due ultime linee del rovescio della 80a di que- ste 80 carte, si legge: le desine del numero di sotto , & » dirai .2. fìa .6. fa .12. che .1. centenaro e .2. desine, per- » che le moltiplicatiòe si fano per le desine , & pero met » terai le desine sotto el .6. che atié luogo de le desine & » dirai .2. & tien .1. poi di .2. fìa .5. fa .10. &.l.che tenesti fa. » 11. che sono vno miliaro & vno centenaro , & ìnet- » terai il centenaro sotto el .3. che atien luogo di cente- » naro e di .1. e tien .1. poi di .2. fia .4. fa .8. e vno che te- » nesti fa .9. & metterai .9. Mo ci resta a sommare insic » me questi doi moltiplicatione fatte. Hora tirerai van » virgola di sotto , e comenciarai da la banda dritta a » sommare, & dirai .8. & metterai .8. di sotto a la li- » nea poi seguendo ale desine, dirai .6. & .8. fa .8. & met » terai anchora .8. in luogo de le desene poi al li centena « ra dirai .3. e .1. fa .4. & meterai .3. in 1 uogo di centenara, » poi alti miliara .1. e .9. fa .10. & metterai. 10. appresso el » 4. & hauerai .10588. & tanto fa moltiplicato .23. fia » 456. & con qsta regola saperai moltiplicare ogni grS » numero. » — /95 — Questo passo della suddetta « edizione di Milano, Borgo, senz’anno « è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. i-is) delle carte nona e decima della sud- detta edizione del ìoio, salvo le varietà seguenti : lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DE ABBACO, ecc. Milano, ecc. per Io. Antonio Borgo. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. 1 lin. LIBRO DE ABBACO, ecc. Milano, ecc. per Io. Antonio Borgo. 1 n v . i nume. 9a v. 19 dexine » desine. « multi plicai- » moltiplicare » multiplicatiòe 20 multiplicatiòe n schachier » scachiero 20 dexine » desine. 2 Multiplicare 2 moltiplicare » meterai 20—21 mesterai 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachiero. | Procedi » dexine soto 21 desine sotto 5 prima melerai 5 Prima metterai 21 atien logo atiè luogo » toi » tuoi a dexine » desine 6 corno 6 come » tie 22 tien 6—7 me|tèdo 7 mettendo 23 cètenaro 23 centenaro. 7 magior de sopra » maggiore di sopra, » meterai 23—24 met- 1 terai !) minor » minore » cètenaro soto 24 centeuaro sotto 8 soto 8 sotto, 24 atiè logo » atien luogo O nuero 2 numero » cètenaro 24—25 cente-|naro » multiplicarai » molliplicarai » tiè 25 tien 9 nùero 9 numero 25 & » c soto j> sotto » meterai 26 metterai » comèzadu » comenzando a mo » Mo 9-10 nuè-|ro 10 numero 26 sumar isieme queste 26—27 sommare insie|me 10 qsto » questo questi 10-11 dejxina 11 desina » multiplicatione fate 27 moltiplicatione fatte 11 aneri » numeri. 27 virguU 28 virgola meterai » metterai a soto comèzaraì » sotto, e comenciarai 2> n ùeri » numeri 28 drita » dritta » soto 12 sotto. 7> sumar 29 sommare, 12 poi 7) puoi » meterai » metterai jì eli 13 che a soto » sotto 13 eh » che 10 r. 2 seguèdo 30 seguendo » cètenaro » centenaro » dexine » desine. » dexine 13—14 dejsine 2—3 me|terai ancora 10 r. » ; < met-| » meterai 14 metterai 1 ( terai aneli ora 13—14 de|xine desine 3 logo » luogo 14 loco a luogo )) dexine » desine n tie » tien » ali D alli 15 eh 15 che 4 logo 2 luogo » meti » metti a cètenara » centenara. » soto apresso 16 sotto appresso 5 ali 3 alli 16 multiplicatiòe di 16-17 moltiplicatione | de » meterai » metterai T) soto 17 sotto a apsso » appresso 17 da » di 6 .10488. 4 .10588. » multiplicarai » moltiplicaraì a multiplicato « moltiplicato » nùero 18 numero 7 cù 5 con 18 dexine » desine a regula sapai multi- » regola saperai mol- » nùero » numero plicar tiplicare » soto j » sotto. a nùero 6 numero |18 — 19 jche c .1. | cetenaro [ 19 che .1. centenaro 1 1 In un volume ora posseduto dalla Biblioteca del fu Commendatore Francesco De Rossi, e presentemente conservato nella Casa Professa del Gesù di Roma, tro- vasi un esemplare della suddetta « edizione di Milano, Borgo senz’anno » . Questo esemplare è composto di 80 carte legate con dieci guardie interamente bianche , cinque delle quali precedono le medesime 80 carte e cinque le seguono, formando cosi un volume di 90 carte. Questo volume è legato in cartone coperto interna- mente di carta turchina, ed esternamente di pergamena con fregi dorati sul suo dorso. Nella parte superiore di questo dorso è incollato un cartellino di pelle verde nel quale si legge in caratteri dorati « libro || d’||abaco ». Nella parte inferiore di questo dorso è incollato un altro cartellino nel quale si legge anche in caratteri dorati « Milano s. a. » — 196 — In un volume ora da me posseduto , e contrassegnato nobilissime raggioni straordi//||narie, con la Tariffa come responde-||no gli pesi, & » monede de molte |] terre del mòdo con la Inclit-|Jta Citta di Vinegia. || Elcjnal libro » si chiama Tbesoro vniuersale. » Questa edizione chiamata più oltre (linea 43 della presente pagina 197, pag. 198, lin. 48, 59-60; pag. 199, lin. 2) « edizione di Milano, » De Girardoni », è un volume, in 8?, composto di 80 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1 — 10 del recto della prima di queste 80 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linee 11-15 della presente pagina 197) di questa edizione. Nelle tre ultime linee del rovescio della 80a di queste 80 carte si legge: « In Milano per » Vicenzo de Girardoni, [| ad instantia de M. Matheo [] da Besozzo. » Nelle linee 1-31 del rovescio della nona di queste 80 carte, segnata « B » nel margine inferiore del suo recto, e nelle linee 1-5 del recto della decima di queste 80 carte, segnata « B ii » nel margine inferiore del medesimo recto, si legge : •< nume 8. A moltiplicare per scachiero. AMoltipl icare per scachiero. Procedi in questo modo se volesti sapere che fa 23. fia 456, Prima metterai li tuoi nume/ ri in forma come vedi qui da lato 4 5 2 3 1 3 6 9 1 2 1 0 4 8 8 mettèdo lo numero maggiore di sopra , & Io minore 0 di sotto, dapoi lo numero di sopra moltiplicarai per > lo numero di sotto semprf comenzando da Io minor > numero in questo modo dirai 3. fia 6. fa 18. cbe so- ) no vna desina , & 8. numeri , & metteraili numeri di li sotto , & dirai 8. e tien I. poi dirai 3. fìa .5. fa 15. & > vno che tenesti fa 16. che sono vno centenaro & 6. de 1 sine, & metterai le desine a suo luogo, e dirai -6. e tien > vna, poi di 3. fia 4. fa 12. e 1. che tenesti fa 13. e metti i di sotto appresso el 6. & barai fornito la moltiplica/ > tione de la prima figura di sotto. Hora di nouo mol/ » tiplicare ogni gran numero. » > tiplicarai el numero di sopra per le desine del numero » di sotto , & dirai 2. fia 6. fa 12. che vn centenaro e 2. » desine, perche le moltiplicationi si fano per le desine , » & pero metterai le desine sotto el 6. che atien luogo » de le desine, & dirai 2. & tien 1. poi di 2. fia 5. fa 10. » & 1. che tenesti fa 11. che sono vno miliaro & vno » centenaro , & metterai il cétenaro sotto el 3. che atien » luogo di centenaro , e di 1. e tien 1. poi di 2. fia 4. fa « 8. e vno che tenesti fa 9. & metterai 9. Mo ci resta a » somare insieme queste doi moltiplicationi fatte. Ilo/ » ra tirerai vna virgola di sotto c cominciarai dalla ban- » da dritta a sommare , & dirai 8. & metterai 8. di sot/ » to alla linea , poi seguendo a le desine, dirai 6. & 2. » fa S. & metterai 8. in luogo de le desine , poi alli » centenara dirai 3. e vn fa 4. & metterai 4. in luogo » di centenara, poi alli miliara 1. e 9. fa 10. & metterai )> 10. appresso el 4. & hauerai_ 10588. & tanto fa mol- » tiplicato 23. fia 456. & con qsta regola saperai mol- Questo passo della suddetta « edizione di Milano De Girardoni senz’anno » è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1 — 18) delle carte nona e de- cima della suddetta edizione del 1 515, salvo le varietà, seguenti : car. lin. libro de àbaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DE ABBACO, ecc., Milano, De Girardoni car. lin. | LIBRO de aliaco, ecc. in Venetia , ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DE ABBACO, ecc., Milano, De Girardoni ¥V. 1 n 91 0. 1 nume 9a v. ! 5 prima melerai 9a v. 5 Prima metterai » multiplicar » moltiplicare » toi » tuoi j schachier » scachiero 6 corno 6 come 2 Multiplicare 2 Moltiplicare 6—7 me|tédo 7 mettèdo 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachiero. | Procedi 7 magior de sopra » maggiore di sopra, 26 — 198 car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO DE ABBACO, ecc. Milano, De Girasdoni car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. libro de abbaco ecc» Milano, De Girardoni 9ao. » minor 9a v. D minore 9ao- » dexine 9a v. 22 j desine. 8 soto 8 sotto, » tie ; tien nùero » numero 23 cètenaro 24 1 centenaro, » multiplicarai » moltipiicarai » meterai metterai 9 nùero 9 numero » soto * 1 sotto » soto n sotto 24 atiè logo 24 — 25 atieo 1 luogo » còme z ado » comenzando ,, cètenaro 25 centenaro, 9—10 nSe|ro io numero » tiè » tien 10 meterai 14 metterai » meterai » metterai 13—14 de|xine » desine » solo ala I 29 — 30 sot-|to alla linea. 14 loco » luogo. 10r. 2 linea » tie vna 14—15 tien | vna, a seguedo 30 seguendo 15 cH 15 che » dexine » desine. D meti 9 metti 2—3 me|terai ancora .8. 31 metterai 8. » soto apresso 16 sotto appresso 3 logo » luogo 16 multiplicatiòe di 16—17 moltiplica-|tione de » dexine » desine. » soto 17 sotto ali )> alli 17 da 9 di 4 meterai 10r. 1 metterai » multiplicarai 17—18 mol-|tiplicarai » logo » luogo » nùero 18 numero » cètenara » centenara, a E » per 5 ali 2 alli 18 dexine » desine » meterai » metterai » nùero » numero » apsso 3 appresso » soto 19 sotto. 6 .10488. » 10588. 18-19 che e .1. | cètenaro » che vn centenaro a tato B tanto 19 dexine 20 desine. a multiplicato 3—4 mol-|tiplieato » multiplicatiòe 9 moltiplicationi 7 cù 4 con 20 dexine 9 desine » regula sapai multi- 4—5 regola saperai | mol- » melerai 21 metterai plicar tiplicare » dexine soto 9 desine sotto » gra nùero 5 gran numero 1 21 logo luogo In un volume ora posseduto dal Sig. Michele Chasles Membro dell’Istituto di Francia (Acade'mie des Sciences) e presentemente conservato nella sua, abitazione in Parigi « Rue du Bac, Passage Sainte Marie, n? 3. », trovasi un esemplare della suddetta « edizione di Milano De Girardoni ». Questo esemplare è composto di 80 carte numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80 , e legate in semplice cartoncino coperto esternamente di carta grigia senza alcuna guardia. Nel margine inferiore del rovescio della 78a di queste 80 carte è scritto a penna « Iste liber est meus qui vocor |] Joannes fai) de santo martino ». Nel mar- gine inferiore del recto della 79a delle medesime 80 carte è scritto a penna che sono vna desina & .8. numeri: & metterarli (sic) nume// » ri disotto: & dirai .8. e tien .1. puoi dirai .3. fìa.5. fa .15. & » vno che tenesti fa .16. che sono vnocentenaro & .6 de// » sene : & metterai le desine a suo luogo: e dirai .6. e tien » vna poi di .3. fia.4.fa. 12. e. 1. che tenesti fa. 13.e metti (sic) di ,, sotto appresso el .6. & barai fornito la moltiplicatione » de la prima figura disotto . Hora da nouo moltiplicarai » el numero disopra per le desine del numero disotto : & » Questo passo della suddetta « edizione A pra (pag. 140, lin. i-is) delle carte nona 1515, salvo le varietà seguenti : dirai .2. fia .6. fa .12. che .1. centenaro e .2. desine: per// che le moltiplicatione si fano per le desine : & pero met terai le desine sotto el .6. che atien luogo de le desine: & dirai .2. & tien .1. poi di .2. fìa .5. fa .10. & .1. che tenesti fa .11. che sono vno milliaro & vno centenaro : & met// terai il centenaro sotto el .3. che atien luogo di cente// naro. e di .1. e tien. 1. poi di .2. fia .4. fa .8. e vno che te// nesti fa .9. & metterai .9. Mo ci resta a sommare insie// me questi doi moltiplicatione fatte. Hora tirerai vna virgola disotto : e comenzarai da la banda drit// ta a sommar : & dirai .8 & metterai ,8. disotto a la li// nea : poi seguendo a le desine : dirai .6. & .2. fa .8. & met- terai anehora .8. in luogo de le desine: poi ali centena// ra dirai .3. e .1. fa .4. & meterai .4. in luogo di centenara: poi alli milliara .1. e. 9. fa .10. & metterai .10. appresso el 4. & hauerai A0488. & tanto fa moltiplicato .23. fia1 456. & con qsta regola saperai moltiplicare ogni gran numero. » » è identico col passo riportato di so- e decima della suddetta edizione del ca„ lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. libro Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE A. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. libro Dabaco, ecc* (senza data) EDIZIONE A. 9a v 1 n 9a v- 1 nume 9a v- J) nueri 9a«. 11—12 nume-|ri » multi pii cat* a moltiplicar )) soto 12 sotto : » schachier » scachier 12 cB 13 che 2 Multiplicare 2 Moltiplicar 13 cB » che 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachier. | Procedi D desine 13—14 desejne : sapere saper )) meterai 14 metterai 6 corno vedi 6 come 13—14 de|xine » desine 6—7 lato me- 1 lèdo 7 lato : metando 14 loco D luogo : 7 magior di sopra » maggiore di sopra : » tiè 1, tien 8 soto 8 sotto : 15 cB 15 ohe » nùero D numero » meti jj metti » multiplicarai 8-9 moltiplicajrai » soto apresso 15—16 sot-|to appresso 9 nùero 9 numero 16 multiplicatioe di 16 moltiplicatione de » còmezado » commenzando » di solo 17 disotto. 9—10 nùe-Iro 10 numero 17 multiplicarai » moltiplicarai 10 jqsto » questo » nùero 18 numero 10—11 Ivna de|xina 11 desina » E s per 11 nùeri » numeri : 18 dexine » desine B 'me terai li 1 metterarli D 1 nùero di soto * numero disotto : — 200 ca. lin. libro de abaco.ecc in Venetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. libro DaLaco, ecc. (senza data) EDIZIONE A. car. lin. libro de abaco, ecc. in Veneti«j ecc. mdxV, ecc. car. lin. LIBRO Daliaco, ecc. (senza data) EDIZIONE A. 9a v. » cètenaro 9a Vi 19 centenaro 9ae. 28 drita 9a v. 28—29 drit|ta 19 dexine » desine : » sumar 29 sommar ; » multiplicatioe 20 moltiplicatione » m etera i » metterai 20 desine a desine » di soto » disotto ine ter ai 20-21 met-|terai 10 r. 2 linea JD ili | » dexine soto 21 desine sotto 10 r. 1 inea: 21 Ioga ij luogo i> scguedo » seguendo » dexine » desine : i) dexine » desine : tié 22 tien 2—3 me|terai ancora 1-2 met-|terai anchora 23 cètenaro 23 centenaro: 3 logo 2 luogo » cètenaro soto 24 centenaro sotto » dexine » desine : 24 atiè logo a atien luogo 4 meterai 3 metterai cètenaro 24—25 cente-|naro D logo » luogo » etiè 25 e tien fi cetenara » centenara : 25 » e 5 ali miliara 4 alli milliara mo 26 Mo » meterai » metterai 26 sumar ìsieme que- 26—27 sommare insie-|me » ajJsso » appresso ste . questi 6 tato 5 tanto » multiplicatione fate 27 moltiplicatione fatte 7 cù qsta regula sa- 6 con questa regola 27 virgula di soto co- 28 virgula disotto: e gai multiplicar saperai moltiplicare mèzarai comenzarai 8 grà nùei*o 8 gran numero Nelle carte 223a-302a d’un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato » Miscellanea T. 97 » trovasi un esemplare della sud- detta « edizione A. » Un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 U sotto il numero 17. Il sud- detto volume contrassegnato «Miscellanea T.97 » e, contenente sette libri stampati, il settimo de’quali è questo esemplare, si compone di 303 carte legate in cartone co- perto esternamente di pergamena. Nella parte superiore del dorso di questo volume è impastato un cartellino nel quale trovasi scritto a penna « 291 T » . Più sotto nel medesimo dorso e scritto a penna « Miscellanea T. 97 ». La Biblioteca Magliabecliiana di Firenze possiede un catalogo intitolato « Mi- » scellanea », e contenente un indice alfabetico di libri stampati che trovansi ne’volumi di Miscellanee posseduti dalla Biblioteca medesima. Questo catalogo è un volume, in foglio, composto di 360 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-2 del recto della 326a di queste 360 carte, si legge « Luca Ant. de +vberti. Li- » bro d’Abaco, che si chiama Thesauro|| Universale. Venezia senz’anno^ 8? M. 97. » In questo passo del suddetto catalogo intitolato « Miscellanea » è indicato I’esem- plare della suddetta «edizione A »che di sopra (linee 25— 27della presente pagina200) si è detto trovarsi in un volumeMagliabecliiano contrassegnato «Miscellanea T. 97. » La Biblioteca Magliabechiana possiede un catalogo a schede compilato dal Sig. Cavaliere Giuseppe Molini de’libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesi- ma. In una delle schede componenti questo catalogo si legge « Mise. XCVII. 7 [| » raro [| Uberti (Luca Antonio de) [| Libro d’Abaco che insegna [| a fare ogni ra- » gione mercantile [] ec. al qual se chiama Tesauro || universale. Ven. S. A. in 8. |] » col. reg. A-K || Libro curioso con molte || fig. e fregi ine. in legno ». In questo passo del suddetto catalogo Magliabechiano a schede è indicato l’esemplare della suddetta « edizione A » che di sopra (linee 25-27 della presente pagina 200) si è detto trovarsi nel sopraccitato volume contrassegnato « Miscellanea T. 97 ». In una delle schede componenti questo catalogo si legge: « 5 L. io raro || Libro di » abaclio il quale (| insegna a fare ogni ragione |] mercantile, ec. detto Tesoro || uni- » versale. Ven. Francesco [| di Leno, 1570 in 8. || Con curiose fig.in leg.[|3.0 . 6. 602.[j — 201 — » ? Vedi Tagliente ? j) ? -s Uberti? || Mise. XCVII. 7 » È da notare 1? Che in questo passo del catalogo medesimo l’esemplare Magliabechiano della suddetta «edizione A» menzionato di sopra (pag. 200, lin. 25—2") è indicato così « Mise. XCVII. 7 » (Vedi so- pra, linea 1 della presente pagina 201); 2? Che nel passo medesimo da « 5 L. 10 » (Ve- di sopra, pag. 200, lin. 52) a « leg. » (Vedi sopra, pag. 200, lin. 54) è indicato l’esem- plare della suddetta edizione di Venezia 1570 che di sopra (pag. 1SS, lin, 15-17) si è detto essere contenuto in un volume Magliabechiano contrassegnato « 5. L. 10»; 3? Che nel passo medesimo l’esemplare della suddetta edizione del 1520 che di sopra (pag. 145, lin. 39-42) si è detto trovarsi in un volume Magliabechiano ora contrasse- gnato « III. 6. 602 » e indicato così « 3. 0. 6. 602 » (Vedi sopra pag. 200, lin. 54). In un volume, ora posseduto dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 530 a 13» cioè « Scansia 530, palchetto a, numero 13 progressivo de’ » volumi collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta « edi- » zione A ». Questo esemplare è composto di 80 carte, numerate nei margini su- periori dei recto col lapis coi numeri 1— 80 e legate con due guardie, una delle quali precede, e l’altra segue queste so carte , formando così un volume di 82 carte legato in cartone coperto di carta colorita a marmo con dorso di pelle. Il dorso di questo volume è diviso in due scompartimenti nel primo de’quali si legge in maiu- scolette dorate « libro || d’abbaco ». Nel secondo di tali scompartimenti si legge « Venezia || s. a. » Presso l’angolo esterno superiore d’una carta incollata nel primo cartone della legatura del suddetto volume contrassegnato « 530. a. 13 » è scritto col lapis « 5S » . Nel rovescio della prima guardia del volume medesimo è scritto a mano col lapis « Gal. 9 B || 530. a, 13 || U. K [j Uberti (L. A. de) ». Nel rovescio della se- conda carta di questo volume è scritto col lapis « 37 j| 9 || 28 || 140 ». La suddetta Biblioteca del Museo Britannico di Londra possiede un catalogo de’libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesima intitolato « old catalo- » gue » (catalogo antico) e formato di 82 volumi, in foglio. Il 77? di questi 82 volumi è composto di 136 carte, delle quali le ia-2% 64% 82% I35a — 136® non sono numerate, e le 3a-63% 65a-8i% 83a-i34a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-61, 63-79, 81-132. Nella linea I6a del rovescio della 6ia di que- ste 136 carte, la qual carta 6ia è numerata nel margine superiore del suo recto col numero 59, si legge « Gal. 9. B. e. || .530. a. 13 || UTerti (Lucha Antonio de) Li- » bro dabaco || s? Ven. » In questo passo del suddetto « old catalogue » da « 530 » fino a « Ven. » è indicato l’esemplare della suddetta « edizione A » che disopra (linee 11-14 della presente pagina 204) si è detto trovarsi in un volume ora possedu- to dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « 530. a. 13. » Il volume 77? menzionato di sopra nelle linee 27-28 della presente pagina 201 è le- gato in cartone coperto esternamente di pelle. Sul dorso di questo volume si legge (C 77 || OLD || GENERAL |] CATALOGUE U. || - VIGN. » In un volume ora da me posseduto e contrassegnato « 30, 1 » trovasi un esem- plare mutilo della detta « edizione A ». Questo esemplare, mancante della prima carta della edizione medesima è composto di 79 carte, numerate a penna nei mar- gini superiori dei recto coi numeri 1—79, e legate con due guardie, delle quali — 202 — una precede le medesime 79 carte, e l’altra le segue, formando cosi un volume di 81 carte, legato in semplice cartone. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 30, 2 » trovasi un altro esemplare mutilo della suddetta « edizione A » . Questo esemplare, mancante delle carte 4ia-54% 57a-63a, 65a, 67a— 79a della edizione medesima è composto di 55 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-55 e legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 55 carte, e l’altra le segue, for- mando così un volume di 57 carte, legato in semplice cartoncino rosso. Nel mar- gine inferiore del recto della seconda di queste 57 carte è scritto a penna « questo » libro sia (f zan francisclio et pozzo ». Più oltre (pag. 203, lin. 19-50 ; pag. 204 , lin. 1—35) sono indicati sei esem- plari ora esistenti d’ una edizione intitolata nel margine inferiore del mede- simo recto , si legge: « nu. 8. A multiplicar per scachier. » A Moltiplicar per scachier. ^ 2 3 « /• Procedi in questo mo: se - — » /“» volesti sage che fa. 23. fia oro i) 456. pria mieterai li toi 9 * 2 )> numeri in forma come vedi qui 1 0 4 8 8 » da lato : metàdo lo numero maggiore disopra : k Io » minor disotto : dopoi lo numero disopra moltiplica }> rai per lo numero disotto sempre còmenzàdo da lo )> minor numero in questo modo dirai .3. fia .6. fa .18. » che sono vna desina & .8. numeri: & meterai li nu- li meri disotto: & dirai .8. e tien .1. poi dirai .3. fia .5. fa. » 15. & vno che tenesti fa .16. che sono vno centenaro » & .6. desine : & meterai le desine a suo luogo: e dirai » 6. e tien vna. poi di .3. fia .4. fa .12. e .1. che tenesti fa 11 13. e meti disotto ap'psso el .6. & harai fornito la mol- li liplicatione de la prima figura disotto. Hora da no- li uo moltiplicarai el numero disopra per le desine del 11 numero disotto: & dirai .2. fia .3. fa .12. che e .1. cente- 11 naro e .2. desine: per che le moltiplicatione si fano g Questo passo della suddetta « edizione C » è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1— is) delle carte nona e decima della suddetta! edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. j Ha. 1 LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lsn. LIBRO Dai/aco, ecc. (senza data) EDIZIONE C. car, lin. libro de abaco, ecc* in Venetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. libbo Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE G. 9a v. 1 n 9*K. 1 nu. !9*77 » E 9*./. „ per » multiplicar » moltiplicar 18 dexine » desine » schachier » scachier » nùero di soto 19 numero disotto : „ 2 Multiplicare 2 Moltiplicare 19 cétenaro 19—20 cente-|naro 2—3 schachier | Prociedi 2 — 3 . scachier. J Procedi » dexine 20 desine : 3 modo 3 mò » mùltiplicatiòe « moltiplicatione 4 sapere 4 sape 20 per » E 6 conio 6 come » dexine 21 desine I 6-7 Iato me|tédo 7 lato: metido » dexine soto » desine sotto 7 magior de sopra maggiore di sopra : 21 atien logo 21—22 atié J luoso i 7—8 di | soto da poi 8 disotto : dapoi « dexine 22 desine : 8 nùero a numero 13 tiè » tien » multiplicarai 8—9 moltiplica |rai 22—23 mi-|liaro 23 milliaro 9 nùero di soto 9 numero disotto 23 cetenaro 24 cétenaro ; a còmézado » còmenzàdo » soto 1, sotto 9—10 nùe|ro 10 numero 24 atie logo 25 atien luogo 10 . qsto » questo >/ cétenaro » centenaro. 10—11 de | sin a 11 desina 25 & 26 e 11 nùeri. a numeri : mo i Mo » nùeri di soto 11—12 nu-|meri disotto : 26 sumar 27 sòmare 12 eh 13 che » queste qsti 13 eh » che T) multiplicatione fate > moltiplicatióe fatte » cétenaro » centenaro 27 di soto comézarai 28 disotto: e comézarai j, dexine 14 desine : 27—28 ban|da drita 28—29 bida | dritta 13—14 de|xine a desine 28 sumar 29 sòmar : 14 loco a luogo : 3) di soto i, disotto ,1 tiè vna 15 tien vna. lOr. 2 linea ,, pi 1 15 eli » che 10/. 1 ( nea : 1, di soto a presso 16 disotto appsso >, dexine ,, desine 16 mùltiplicatiòe di 16—17 mol-|tiplicatione de 3 ancora 2 anchora » di soto 17 disotto. 3) logo ,, luogo 17 multiplicarai 18 moltiplicarai 3 dexine 2 desine : » 1 nùero » numero 3—4 centena|ra 2—3 cétena jra 11 le desine : & pero meterai le desine sotto el .6. che atie i) luogo de le desine : k dirai .2. &tien .1. poi di .2. fia 11 5. fa .10. k .1. che tenesti fa .11. che sono vno milliaro i) & vno cétenaro: & meterai il cétenaro sotto el.3. che ii atien luogo di centenaro. e di .1. e tié .1. poi di .2. fia » 5. fa .10. & .1. che tenesti fa .11. che sono vno milliaro » k vno cétenaro: & meterai il cétenaro sotto el .3. che 33 atien luogo di centenaro. e di .l.etié .1. poi di .2. fia )• 4. fa .8. e vno che tenesti fa .9. & meterai .9. Mo ci re- )> sta a sòmare Isieme qsti doi moltiplicatióe fatte. Ho » ra tirerai una virgula disotto: e comézarai da la bada » dritta a sómar: & dirai .8. & meterai .8. disotto a la li » nea: poi seguédo a le desine: dirai .6. & .2. fa .8. & me- » terai anchora .8. in luogo de le desine: poi ali cétena » ra dirai .3. e .1. fa .4. & meterai .4. in luogo di cétena- » ra poi ali milliara .1. e .9. fa .10. & meterai .10. appres- )) so el .4. & hauerai .20488. & tato fa moltiplicato .23. )> fia .456. & con qsta regola sapersi moltiplicare ogni 3) gran numero. 3) 27 — 206 — lin. LlBRO.de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE C. car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car . lin. LIBRO Dabaco, ecc- (senza data) EDIZIONE C. 10 r. 4 logo 10 r. 3 luogo 10 r. » multiplicato 10 r. » moltiplicato 5 cètenara 3 — 4 cétena-|ra; 7 cù 6 con » miliara 4 m ili ora » regula sapai multi- a regola sapcrai molti- » apsso 4—5 appresso plicar plicare 6 .10488. 5 .20488. » gra nuero 7 gran numero , » mulliplicato » moltiplicato Nelle carte I73a-252a d’ un volume ora posseduto dalla Biblioteca del Museo Britannico di Londra, e contrassegnato « A29_f922 », cioè « Scansia 529, palchetto » b , numero 22 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto, Miscella- » nea formata di nove libri stampati » trovasi un esemplare della suddetta « edi- » zione C. » Un facsimile del recto della prima carta di questo esemplare è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 U sotto il numero 19. Il sud- detto volume contrassegnato « -5 29_9 --- » è composto di 279 carte legate in car- tone coperto esternamente di pelle con cinque cordoni sul dorso formanti sei scompartimenti. Nel primo di tali scompartimenti è incollato un tassello ovale di carta cenerina nel quale è impresso « 259||M ». Nel secondo di questi scompartimenti è incollato un tassello di pelle rossa nel quale si legge in carattere maiuscoletto dora- to « mathemat.||tracts.||lond. 1649 ». Nel margine superiore del recto della carta I73a del suddetto volume contrassegnato « ■■ 5291_f9 2 -■ » è scritto col lapis « 529 6 ~ » il che forma la segnatura dell’esemplare della suddetta « edizione C », che di sopra (linee 10-14 della presente pagina 206) si è detto trovarsi in questo volume. Nel mar- gine laterale esterno del medesimo recto è scritto col lapis « K Uberti (L. A. de) ». Più oltre (linee 33-40 della presente pagine 206) sono indicati due esemplari d’un volume, in foglio, intitolato « librorum impressorum || qui in (| museo britannico || ad- » SERVANTUR |] CATALOGUS. || VOL. II. [j L0ND1NI. MDCCLXXXVII. » Questo « VoL. Il » è composto di 482 pagine, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 62-63 della se- conda colonna della 4Ha di queste 482 pagine, si legge : » UBERTI, (Luca Antonio de) Thesauro Uni- » versate. Ven. 8° » Un esemplare del suddetto volume intitolato « librorum impressorum [| qui in || » MUSEO BRITANNICO |j ADSERVANTUR [| CATALOGUS || .VOL. II. » , eCC. è Ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « V. 1. 36 », cioè « Scansia V, Palchetto 1, numero 36 progressivo de’volumi ora collocati in » questo palchetto ». Un altro esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « V-52 » , cioè two-thirds Avere compiled by Dr.Maty » of them are, no small portion of thè » and Mr. Harper ; thè remainder by » “ Librorum Impressorum quiinMu- )) Mr. Ayscough. » » seo Britannico adservantur Catalogus, Da questo passo del suddetto volume intitolato « thè || Gentleman & Magazine ecc. » part the second » ecc. apparisce i°. Che circa due terzi del catalogo menzio- nato di sopra nelle linee 41—44 della pagina 206, furono compilati dai Signori Dot- tore Maty ed Harper; 2°. Che il rimanente del catalogo medesimo fu compilato da Samuele Ayscough morto nel giorno 30 di ottobre del 1804 in età di 59 anni (ì). Più oltre (linee 31-38 della presente pagina 207) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato « librorum impressorum, || qui in || museo britannico || » adservantur, [| catalogus. || vol. vii. || Londini |j mdcccxix. » Questo « VOL. VII. » è composto di 574 pagine, niuna delle quali è numerata. Nella linea I4a della 2i6a di queste 574 pagine, si legge: « UBERTI (luca Antonio de) Thesaiiro Universale. 8? Ven. » Un esemplare del suddetto volume intitolato « librorum impressorum || qui in J| « museo britannico, (J adservantur, Il catalogus, Il vol. vii. ». ecc. e ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato « 1, 7, 1, 1 »,cioè « Stanza 1, » Scafìale 7, Palchetto 1, numero 1 progressivo de’volumi ora collocati in questo » palchetto. » Un altro esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblio- teca della Regia Università di Genova, e contrassegnato « li. IX. 25 », cioè «Scansia » PI, Palchetto IX, numero 25 progressivo de’volumi ora collocati in questo pal- >• chetto ». Il suddetto volume intitolato « librorum impressorum, || qui in j| museo bri- (1) Nelle linee 54 — 57 della prima colonna della pagina 5I2a del suddetto volume intitolato « the|[ » Gentleman’s Magazine, ecc. For the year mdccciv. || Volume lxxiv. |] part thè second », ecc.' la qual pagina 512a è numerata col numero 1094, si legge : ic His death happened on the 30th ot 3 British Museum, Ly a dropsy in his i> OctoLer, 1804, at his apartmonts in the » chest, at the age of 59 ». Da questo passo del suddetto volume intitolato « thè || Gentleman’ s Magazine-. || and || Historical Chro- » nicle. Il For the year mdccciv. H part thè second », ecc. apparisce che Samuele Ayscough morì nel giorno 30 di Ottobre del 1804 in età di 59 anni. — 208 — » tannico J|adservantur || catalogus || vol . vii. » ecc. è l’ultimo volume di un catalogo composto di sette volumi, in 8?, il primo de’quali è intitolato «librorum impressorum|| » qui in|[museo britannico I adservantur || catalogus. || vol. i. || Londini. [| MDCCCXIII. ». Si è detto di sopra (pag. 201, lin. 25-28) 1? che la Biblioteca del British Mu- ti eum (Museo Britannico) di Londra possiede un catalogo de’ libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesima intitolato « old catalogue », e composto di 82 volumi, in foglio; 2? che il 77? di questi 82 volumi è composto di 136 carte. Nella linea I6a del recto della G3a di queste 1 36 carte, la qual carta 63a è numerata nel suo recto col numero 61, si legge: « 530. a. UBERTI (luca Antonio de) Thesauro Universale. S? Few..., 529 .b. ». S Ciò che in questo passo della medesima carta 63a si legge a sinistra della pa- rola oc uberti », e a destra della parola rai per lo numero di sotto sempre commenzando da )> lo minor numero in questo modo dirai .3. fia .6. fa 18. « che sono vna desina & 8. numeri & metterarli (sic) nume » ri disotto: & dirai 8. e tien 1. puoi dirai 3. fia 5. fai 5. & « vno che tenesti fa 16. che sono vno centenaro & 6. de » sene: Emetterai le desine a suo luogo : e dirai 6. e tien )) vna poi di 3. fia 4. fa 12. e .1. che tenesti fa 13. e metti di )> sotto appresso el 6. & barai fornito la moltiplicatione » de la pria figura disotto. Hora da nouo moltiplicarai » el numero di sopra g le desine del numero di sotto: & » dirai .2. fia .6. fa .12. che 1. centenaro e 2. desine: perche » le moltiplicatione si fano per le desine: & pero mette// » rai le desine sotto el 6. che atien luogo de le desine & » dirai .2. & tien 1. poi di 2. fia 5. fa 10. & 1 che tenesti fa. » 11. che sono vno milliaro & vno centenaro: & met- )> terai il centenaro sotto el .3. che atien luogo di cente- » naro -e. di .1. e tieni, poi di 2. fia 4. fa 8. e vno che te )> nesti. fa.9.& metterai 9. Mo ci resta a sommare insie- » me questi doi moltiplicatione fatte. Hora tirerai vna )> virgola disotto : e comenzarai da la banda drit- » ta a sommar : & dirai 8. & metterai .8. disotto a la li- » nea: poi seguendo a le desine: dirai 6.&2. fa 8. & met )) terai anchora 8. in luogo de le desine poi ali centena )> ra dirai 3. e 1. fa 4. & meterai 4. I luogo di centenara: » poi ali milliara .1. e 9. fa 10. & metterai 10. appresso elj « 4. & hauerai_ 10488. & tanto fa moltiplicato 23. fia. » 456. & con qsta regola saperai moltiplicare ogni grà » numero. » Questo passo della suddetta « edizione D » è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1 — is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : «■ lin. libro de abaco, ecc. in Yenetia, ecc. • md xv , ecc. r lin. LIBRO Dabaco , ecc. (senza data) EDIZIONE D. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MBIT, ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc (senza data) EDIZIONE D. 9*7! 1 n 9a v. 1 nume . 9a v. 13 — 14 delxine 9ao. » desine » multiplicar » moltiplicar . 14 loco » luogo : » schachier » scachier j) tié » tien 2 Multipli care 2 Moltiplicar 15 cE 15 che 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachier. [Procedi » meli » metti 4 sapere 4 saper » soto apresso 16 sotto appresso 6 corno 6 come 16 multipli<^iti5e di 16—17 moltiplicatione | de 6—7 lato méjtedo 7 lato ; metando » prima 17 pria 7 magior de sopra » maggiore di sopra : » disoto » disotto 8 solo 8 sotto : 17 multiplicarai » moltiplicarai » nùero » numero i> nuero 18 numero » multiplicarai 8—9 moltiplica] rai 18 desine » desine 9 nùero 9 numero » nùero di soto » numero disotto : » solo » sotto I8—19 che e .1. cetenaro 19 che 1. centenara „ còmèzado » commenzando 19 dexine » desine : 9—10 nùe-|ro 10 numero 5) multiplicatiòe 20 moltiplicatione 10 ijsto » questo 20 desine » desine 10—11 de| xina 11 desina » meterai 20—21 mette-] rai 11 nùeri » numeri : » dexine soto 21 desine sotto » meterai li nùeri di 11-12 metterarli nume] ri 21 logo „ luogo soto di sotto : » dexine » desine 12 pòi 12 puoi 7) tié 22 tien » efi 13 che 22—23 mi[liaro 23 milliaro 13 eli » che 23 cetenaro » centenarò : » cétènaro < » centenaro » meterai 23—24 met- Iterai » desine 13—14 de|senc : » cetenaro soto 24 centenaro sotto »- meterai 14 metterai 24 atié logo » atien luogo — 211 car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Yenetia, ecc. MDXVj ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE D. cac. Un. | LIBRO de abaco, ecc. in Yenetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE D. 9a„. cètenaro 9^. 24—25 cente-jnaro 10 r. a seguèdo 10 r » seguendo 25 tien )) dexiue » desine : 25 & » 6 2—3 me Iterai ancora 1—2 mesterai anchora mcterai 26 metterai 3 logo 2 luogo a Mo » dexine a desine 26 su mar Tsieme queste 26—27 sommare insie-|me 4 in logo 3 i luogo questi » cetenara n centenara : multiplicatione fate 27 molliplicatione fatte 5 meterai 4 metterai 27 1 viratila di soto co 28 virgola disotto : e » apsso appresso mèzarai comenzarai 6 tato 5 tanto 28 drita 28—29 dritjta 7 cù 6 con sumar 29 sommar a regula saj>ai multi- » regola saperai mol- metera i » metterai plicar tiplicare » sotò ? sotto » nùero 7 numero 10 r. 1 linea » UH lOr. 1 l nea : Un esemplare della suddetta « edizione D » è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Math. P. 1. » cioè « Mathematica Particularis, nu- » mero i progressivo de’ volumi ora collocati in questa classe » e composto di 80 carte legate in cartoncino senza alcuna guardia. Un facsimile del recto della prima di queste so carte è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 U sotto il nume- ro 20. In un cartellino incollato nella parte superiore del dorso del suddetto volume contrassegnato « Math. P. 1. » è scritto a penna « Libro d’|| Abacó|| Vinegia s. a. ». In un altro cartellino incollato nella parte inferiore di questo dorso è scritto a penna « Math. P. 1. » il che è anche scritto a penna nel rovescio del primo cartone della legatura del medesimo volume contrassegnato « Math. P. 1. » La Biblioteca Reale di Monaco possiede un catalogo per materie composto di 151 filze, numerate nel dorso coi numeri 1— 15 1 . La I04a di queste 151 filze numerata col numero 104 è composta di 121 carte numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1—121. Nelle linee 1-13 del recto della noa di queste 121 carte, si legge: Rechenkunst. Peurbachii (G.) Institutiones in Àrithmeticam : i513- — = — Math. P. 400. (8.) 4°. Algoritkmus linealis Proiectilium: de integris perpulchris Aritb- metice artis regulis: earundemque probationibus eia- ris exornatus: — i5i4. » (9.) ( Stromer , H.) Algorihmus linealis .i5i6. » )) » (13.) » Algorismus novus de integris. de minutijs vulgaribus. de mi- nutijs physicis, addita regula proportionum .... i520. )> » » (i5.) )) Remmelini (I.) Animadversio (....) Jn Brown Johann Trutzru Manuductionem ad Numerum Geometricum iC22... » » » (i8.) » Furst (I.) Novus (...) Algorithmus .... i5i2. » )> » (2il.) )) Abaco Libro d’(...) (In fine = “Opus Lucha Antonio » de Ubcrti fe in Vinetia. ”) s. a. )> )> i. 8.° In questo passo della filza medesima dalla parola « Abaco » (Vedi sopra la linea 44 della presente pagina 211) fino a « i. 8? » (Vedi sopra la linea 45 della pre- sente pagina 211) è indicato l’esemplare della suddetta « edizione D » che di ! — 212 — sopra (pag. 211, lin. 19-22) si è detto trovarsi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Math. P. 1 ». In un volume ora posseduto dal Sig. Pietro Bigazzi e conservato nella sua abi- tazione in Firenze, trovasi uu esemplare della suddetta « edizione D ». Questo esemplare, mancante delle carte 9% 10% I5a, 16% 25% 32a è composto di 74 carte legate con due guardie, delle quali una precede le medesime 74 carte, ed una le segue, formando così un volume di 76 carte. Questo volume non ha alcuna legatura, salvo due strisce di cuoio sul dorso che ne tengono le cuciture. Nelle carte ia-80a di un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 33 » trovasi un esemplare della delta « edizione D ». Questo esemplare è composto di 89 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 80. II suddetto volume contrassegnato « 33 » è composto di 144 carte numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1—144, e legate in pergamena. Più oltre (pag. 213, lin. 36-39; pag. 21G, lin. 4-6) sono indicati due esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata 20 per 20 E 3 Prociedi 3 Procedi 0 dexine 20—21 de|sine : » modo « mo » pero 21 j>° 4 sapere che 4 sape cR » dexine soto » desine sotto 5 prima 5 pria 21 che atien » eh ati'é 6 corno 6 come » dexine 22 desine; 6—7 qui dalato nie|tèdo 6—7 5 da | lato: mctàdo 22—23 mi-|liaro 23 milliaro » sopra 7 sopra : 23 cètenaro 24 cètenaro . 7 — 8 di | soto 8 disotto : a soto » sotto 8 n riero » numero 24 atié » atien 1 9 nriero di soto sem- 9 numero disotto semp » cètenaro 25 cètenaro : | pre crimèzado còmezando 26 sumar 27 sumar 9—10 nrie-|ro 10 numero » queste » qstc 10 qsto modo » questo mri fate » fatte 10—11 de|xina 11 desina 27 di soto còmèzarai 28 disotto : e cómèza- 11 nueri D - numeri: rai nrieri di soto 11-12 nu|meri disotto : 27—28 han | da » bada 12 tien 12 ti~* 28 sumar 29 stimar „ cR 13 che a di soto « disotto 13 eh a che 10 r. 2 dexine 10 r. 1 desine : » dexine 14 desine : 3 ancora 2 anchora 13—14 de|xine » desine a dexine « desine : 14 loco » logo . 2-4 centena|ra 2-3 cétcna|ra 15 eh 15 che 4 in 3 ì » di soto apresso | 16 disotto apsso a cétenara » cèteàra : 16 multìplicatide 16—17 mul|tiplicatione 5 apsso 4 appsso » prima ! 17 pria 6 .10488. 5 .20488. » di soto disotto > tato » tanto 17 n riero 18 numero 7 cri qsta 6 con questa 18 dexine 1 » desine » sapai multiplicar » sapersi multiplicare * disoto 1 19 disotto : “ gra nriero 7 gran numero. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Math. P. ia », cioè « Mathematica Particularis numero ia progressivo de’volumi » ora collocati in questa classe » trovasi un esemplare della suddetta « edizione E » composto di so carte. Un facsimile del recto della prima di queste 80 carte è ri- prodotto in litografia più oltre nella pagina 228 V sotto il numero 21. Queste 80 carte sono legate con due Sguardie interamente bianche, una delle quali precede le me- desime 80 carte, e l’altra le segue, formando così un volume di 82 carte, eh’ è il suddetto contrassegnato « Math. P. ia. » legato in cartoncino. In un cartellino in- collato nella parte superiore del dorso di questa legatura si legge « d’Abaco che » in||segna a fare [| ogni j| rasone j] mercan[|tile ». In un cartellino incollato nella parte inferiore del dorso medesimo si legge « Math. P. i.a ». La Biblioteca Reale di Monaco possiede un catalogo manoscritto alfabetico deìibri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesima intitolato « Catalogus » nominalis librorum impressorum » , e composto di sessanta volumi in foglio. Il primo di questi 60 volumi è composto di 530 pagine, delle quali le ia— 14% 529a, 530a non sono numerate, e le I5a-528a sono numerate coi numeri 1-246, 245-512. Nelle linee 2-5 della 2ia di queste 350 pagine, numerata col numero 7, si legge: Abbaco Libro d’abaco che insegna a fare ogni ragione mercadantile . . . s. I. et a. 8. Math. P. 1. — Id. op. (non dupl.) s. 1. et a. 8. Math. P. I3- Id. op. ree. Milano, 1541. 8. Math. P. lb. È da notare i° Che in questo passo del suddetto « Catalogus nominalis », ecc. da « Abbaco » (Vedi sopra, linea 53 della presente pagina 213) fino a «P. 1» (Vedi sopra 28 j — 214 — pag. 213, lin. 54) è indicato l’esemplare della suddetta « edizione D », che diso- pra (pag. 211, lin. 19-22) si è detto trovarsi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Math. P. 1 »; 2? Che nel passo medesimo da « id. op. (non dupl.) » fino a « ia. » (Vedi sopra, pag. 213, lin. 55) è indicato l’esemplare della suddetta « edizione E » che di sopra (pag. 213, lin. 36-39) si è detto trovarsi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Math. P. i.a »; 3? Che nel passo medesimo da « Id.op. ree. » fino a « ily. » (Vedi sopra, pag. 213, lin. 56) è indicato l’esemplare della suddetta « edi- » zione di Milano 1541 » che di sopra (pag. 150, lin. 46—49) si è detto trovarsi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnalo «Math. » P. 1L. » 11 sopraccitato volume primo del suddetto « Catalogus nominalis », ecc. è legato in cartone con dorso di pelle. Sul dorso di questa legatura si legge: « Li- » brorum impressorum ||Bibliothecae || Regiae [| Monacensis || Catalogus nominalis|| » Tom. I.||Aanmerk-Alcmarianus ». Il volume 39? del suddetto « Catalogus nomi- » nalis»,ecc. e composto di 646 pagine, delle quali le ia-4a, 645a— 646a non sono nu- merate, e le 4a-644a sono numerate coi numeri 1-640. Nelle linee ia-i3a della 474a di queste 646 pagine, numerata col numero 470, si legge : Libro de Palmcrin de Oliva. (hisp.) cf Palmerin del Infante D. Pedro de Portugal. Sevilla, 1553 2. P. 0. hisp. 29« (por Estevan Gomez.) llamada: E1 porque . . . para la conservacion de la salud ... Burgos, 1554. 4. » 47 Trad. de Toscan intitulado : Los problcmas de Al cala, 15S7. 8. Path. 758. Villalobos Saragossa, 1564. 2. P. 0. hisp. 36 — de refranes. ib. (Caragoca), 1549 4. H. As. 16* — de los siete Sabios de Roma. d’abaco. qu. Abbaco. (ital.) Burgos, 1554. » Ph. Pr. 39" 3 In questo passo del precitato « Catalogus nominalis », ecc. le parole « d'abaco. ||qu. » Abbaco, (ital.) » (Vedi sopra, linee 29-30 della presente pagina 214) richiamano ciò che si riporta di sopra nelle linee 53—56 della pagina 213. 11 precitato volume 30? del suddetto « Catalogus nominalis », ecc. è legato in cartone con dorso di pelle. Su questo dorso si legge «Catalogus libror.impress.Tomus XXX.Leger-Liskovius» . La Biblioteca Reale di Monaco possiede anche un catalogo intitolato « Num- » mernrepertorium ou catalogue des sous-classes », e composto di 180 volumi, in foglio. Uno di questi 180 volumi, contenente il catalogo di una classe chia- mata « Mathematica particularis », è un volume composto di 65 carte, delle quali le ia-2a non sono numerate, e le 3a-65a sono numerate nei margini superiori dei recto col lapis coi numeri 1— 63. Nelle linee 1-4 del recto della 29a di queste 65 carte, numerata nel margine superiore del suo redo col numero 27, si legge: Math. P. in 8° 1. Abaco che insegna a fare ogni ragione mcrcadantile. s. 1: s. a. a . b (1.) | — 215 — Iu questo passo del suddetto « Numernrepertorium », ecc. sono indicati i tre sud- detti volumi conti-assegnati « Math. P. 1. » , el .6. eh atiè logo » de le dexine & dirai .2. & tié .1. poi di .2. fia .5. fa .10. (1) Il detto Sig. Chasles si è compiaciuto d’ inviarmi i tre volumi che di sopra (pag. 114, lin. 24 — 31; pag. 198, lin. 45 — 48, e linee 4—6 della presente pagina 216) si è detto essere da lui posse- duti, e mi ha gentilmente permesso di ritenerli qui in Roma presso di me per lungo tempo. Credo mio dovere il far qui nota la mia viva riconoscenza per questo favore notabilissimo. — 217 — » & .1. che tenesti fa.il. che sono vno miiiaro & vno « nea poi seguédo ale dexine dirai .6. &. 2. fa .8. & me » cétenaro & meterai il cétenaro sotto el .3. che atien » terai ancora .8. in logo de le dexine poi ali centena- » logo di cétenaro e di .1. etié .1. poi di .2. fia .4. fa .8. « ra dirai .3. e .i. fa .4. & meterai .4. in logo di cétéara » & vno che tenesti fa .9. & meterai .9. mo ci resta a su » poi ali miliara .1. e .9. fa .10. & meterai 10. apresso el » mar insieme queste doi multiplicatione fate. Hora » 4. & hauerai .20488. & tanto fa multiplicato .23. » tirerai una virgula di sotto comenzarai da la banda » fia .456. & cum questa regula saperai moltiplicar » drita a sumar & dirai .8. & meterai .8. di sotto ala li » ogni gran numero. » Questo passo della suddetta « edizione F » è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1-18) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. LIBRO de abaco , ecc. ia Venetia, ecc. MDXV, eoe. car. lin . LIBRO Dahaco, eco. (senza data) EDIZIONE F. car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venctia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO Daliaco, ecc. (senza data) EDIZIONE F. 9a 1 a 9a v- 1 nu. 15 cB 9dn. 3 che 2 Multiplicare per 2 Muftiplicar p » apresso 16 apsso 3 Prociedi 3 Procedi 16 multiplicatiòe di 16—17 mul|tiplicatione de » modo » mò 3 soto 17 sotto. 4 sapere che A sape che 17 E 18 per 5 prima 5 pria 18 soto 19 sotto 6 qui 6 5 19 per che 20 £ che 6— T me|tèdo 7 metando 20 per » E 8 soto 8 sotto 3 pero meterai 21 pò metterai » nùero 3 numero 3 soto » sotto 9 n fiero 9 numero 21 che atien » eh atiè » soto sempre conr?- » sotto semp comcn- 23 soto 23 sotto zado zando 24 atiè » atien 9— 10 nùe-lro 10 numero 26 Tsieme 27 insieme 10 qsto modo » questo raò 27 soto còme z arai 28 sotto comenzarai 11 n fieri 11 numeri 28 soto 29 sotto 3 n fieri 11-12 nu|meri 10 r. 4 ce tè tiara 10 r. 3 cètèara » soto 12 sotto 5 apsso. 4 apresso 12 eh 13 che 6 .10488. 5 .20488. 13 cB » che » tato tanto » cétenaro » centenaro 7 cù qsta 6 cum questa 3 dexine 14 dezine >1 sapai » saperai 14 tie 15 tien 1 3 grà nirero 7 gran numero In un volume, ora posseduto dal Sig. Cavaliere Emmanuele Antonio Cicogna, e conservato nella sua abitazione in Venezia trovasi un esemplare della suddetta <( edizione F ». Questo esemplare composto di 80 carte è legato con sei guardie, tre delle quali precedono le medesime 80 carte, e tre le seguono, formando cosi un volume di 86 carte legate in cartone coperto esternamente di carta verde con dorso di pergamena. Sul dorso di questo volume è scritto a penna « Libro |f d’||Abaco ». In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 34, 1 » trovasi un esem- plare della suddetta edizione F. Questo esemplare è composto di 80 carte, nume- rate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 80. Un facsimile del recto della prima di queste 80 carte è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 V sotto il numero 22. Queste 80 carte sono legate con quattro guardie, delle quali due precedono le medesime 80 carte, e due le seguono, formando cosi un volume di 84 carte legato in cartone, coperto esternamente di carta colorita a marmo con dorso di pelle nera. Nel dorso di questo volume sono quattro cor- doni che dividono il dorso medesimo in cinque scompartimenti nel secondo de’ quali si legge in lettere dorate « uberti j| abbaco ». Nel recto della seconda guardia di questo volume è scritto a penna numero .8. A Moltiplicar per Scachier. ^23 Procedi in questo modo ^ se volesti sapere che fa 23. fia. 13 6 8 456. prima metterai gli tuoi nu ò 1 2 meri in forma come vedi qui 1 0 4 8 8 da lato, metàdo lo numero maggiore di sopra, & lo minor di sotto , dapoi lo numero disopra moltiplica// rai per lo numero di sotto sempre comenzando da lo minor numero in questo modo dirai .3. fia .6. fa .18. ehe (sic) sonò vna desina & .8. numeri, & metterai gli nu'/ meri disotto, & dirai .8. e tien .1. poi dirai .3. fia .5. fa .15 & vno che tenesti fa .16. che sono vno cétenaro & .6. desene , & metterai le desine a suo luogo , e dirai .6. e tien vna poi di .3. fia .4. fa .12. e .1. eh tenesti fa .13. e me ti disotto appresso el .6. & barai fornito la moltiplica// tione della prima figura disotto. Hora da nouo mol tiplicarai el numero disopra per le desine del nume// » ro disotto, & dirai 2. fia .6. fa .12. che c .1. centenaroe 2. » desine, perche le moltiplicatione si fanno per le desi « ne, & pero metterai le desine sotto el .6. che atien luo )) go de le desine, & dirai .2. &tien .1. poi di .2. fia .5. fa .10 » & .1. che tenesti fa .11. che sono vno miliaro & vno c èn » tenaro , & metterai el centenaro sotto el .3. che atien » luogo di centenaro e di .1. e tien .1. poi di .2 fia .4. fa .8 » e vno che tenesti fa .9. & melerai .9. Mo ci resta a som » mare insieme questi doi moltiplicatiòe fatte. Hora ti )> rerai vna virgola disotto, e comenzarai da la banda n dritta a sommar , & dirai .8. & metterai .8 disotto a la )) linea, poi seguédo a le desine, dirai .6. & .2. fa .8. & rnet- » terai anchora .8. in luogo de le desine, poi ali centena « ra dirai .3. e .1. fa .4. & metterai .4. in luogo di centena » ra, poi alli milliara .1. e .9. fa .10. & metterai .10. appres » so el .4. & hauerai .10488. & tanto fa multiplicato .2:5 » fia .456. & con questa regola saperai moltiplicare 0- » gni gran numero. Questo passo delia suddetta ai 6 con questa regola » soto 19 disotto multiplicar saperai moltiplicare 19 cètenaro « ccntenaro |] » grò nùero 7 1: gran numero. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato nel margine inferiore del suo recto , e nelle linee 1—7 della decima di queste 80 carte, segnata « B ii » nel margine inferiore del medesimo recto si legge : 4 5 6 2 3 A moltiplicar per scachier. A Moltiplicar per scachier. Procedi in questo modo : se uolesti sapere che fa. 23. fia .456. prima meterai li toi numeri in forma come uedi qui 1 0 4 8 8 da lato : metando Io numero maggiore di sopra 13 6 8 9 1 2 lo )> minor di sotto : dapoi lo numero di sopra moltiplicarai » per lo numero disotto sempre commenzando da lo » minor numero in questo modo dirai .3. fia .6. fa .18. » che sono una desina & .8,. numeri: & metterai li numeri » disotto: fedirai .8. e tien .1. poi dirai .3. fia .5. fa .15. &uno » che tenesti fa .16. che sono uno centenaro & .6. desine: & » meterai le desine a suo luogo: e dirai .6. e tien una. poi » di .3. fia .4. fa .12. e .1. che tenesti fa .13. e meti disotto ap- » presso el .6. & barai fornito la moltiplicatione de la pri- » ma figura disotto. Hora da nouo moltiplicarai el nu- » mero di sopra per le desine del numero disotto : fe di- » rai .2. fia .6. fa .12. che e .1. centenaro e .2. desine: perche ff » le moltiplicatione si fano per le desine : & pero mete- .f » rai le desine sotto el .6. che atien luogo de le desine: & * » dirai .2. & tien .1. poi di .2. fia .5. fa .10. & .1. che tenesti » fa .11. che sono uno miliaro & uno centenaro : & mete- » rai il centenaro sotto el .3. che atien luogo di centena- ' » ro. e di .1. e tien .1. poi di .2. fia .8. e uno che tene- » sti fa .9. & meterai .9. Mo ci resta a sommare insie- » « me questi doi moltiplicatione fatte. Hora tirerai una » uirgula disotto : e commenzaaai (sic) da la banda drit// » ta a sommar : & dirai .8. & metterai .8. disotto a la li- )) nea : poi seguendo a le desine: dirai .6. & .2. fa .8. & met- » terai anchora .8. in luogo de le desine : poi ali centena- ! » ra dirai .3. e .1. fa .4. & metterai .4. in luogo di centena- : » ra : poi alli milliara .1. e .9. fa .10. fe metterai .10. appres- » so el .4. & hauerai .20488. & tato fa moltiplicato .23. » fia .456. & co questa regola saperai moltiplicare ogni » gran numero. » H » è identico col passo riportato di Questo passo della suddetta « edizione sopra (pag. 140, lin. 1 — 18) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. libro de abacò, ecc. in Venetia, ecc. mdxy, ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE H. car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. 9av. 1 n 9av. 1 nume 9a v. 17 nùero 9a v. 17—18 » multiplicar » moltiplicar « £ 18 a schachier » schachier 18 dexine a 2 Multiplicare 2 Moltiplicar D nùero » 2—3 schachier | Prociedi 2—3 scachier. | Procedi » disoto 11 3 modo 3 modo : 19 cètenaro 19 4 volesti 4 uolesti » dexine » 6 corno vedi 6 come uedi » multiplicatiòe 20 6—7 lato me|tèdo 7 lato : metando 20 dexine » 7 magior de sopra » maggiore di sopra : » dexine soto 21 8 soto 8 sotto : 21 logo » >, itu ero » numero ; » dexine 11 » multiplicarai » moltiplicarai » tie 22 9 nùero di soto 9 numero disotto 23 vno cètenaro a » cèmèzàdo » commenzando » cètenaro soto 24 9—10 nùe-|ro 10 numero 24 atiè logo a 10 qsto » questo « cètenaro 24—25 10—11 vna de|xina 11 una desina » tiè 25 11 n ùteri » numeri 25 & vno » n meterai » metterai j> mo 26 » nuert di soto 11—12 numeri | disotto 26 sumar Tsieme queste 26—27 12 vno eli 12-13 uno J che 13 eli 13 che » multiplicatione fate 27 » vno cètenaro a uno centenaro 27 vna virgula di soto 27—28 I }> dettine a desine : còmèzarai 113—14 de|xine 14 desine 28 drita 28—29 14 loco » luogo : M sumar 29 » tiè vna 11 tien una 1) di soto » 15 eli 15 che „ » di soto apresso 15—16 disótto ap-j presso 10 r. 2 linea 10 r. 1 16 multiplicatiòe di 16 moltiplicatione de A seguèdo » » dj soto 17 disotto » dexine » LIBRO Dabaco, ecc. (senza data) edizione H. n u- 1 mero per desine numero disotto : centenaro desine : moltiplicatione desine : desine sotto luogo desine : tien uno centenaro : centenaro sotto atien luogo centena-lro tien e uno Mo sommare insie-|me questi moltiplicatione fatte una | uirgula disot- to: e comenzarai drit-|ta sommar : disotto seguendo desine : ! — 221 car. lin. LIBRO de abaco, ecc. inVenetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. I.IBKO Dabaco, ecc. (senza data) EDIZIONE H. car. lin. LIBRO de abaco , ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. LIBRO Dabaco, ecc (senza data) EDIZIONE H. 10 r. 2—3 ni e |terai ancora IÓ7. 1—2 met-lterai anchora 10 r. » apsso 10 r. 4—5 appres-|so 3 IogO 2 luogo 6 .10488. 5 .20488. desine » desine : » multiplicato » moltiplicato 4 meterai 3 metterai 7 cu qsta regula sapai 6 ed questa regola sa- s logo » luogo nmltiplicar persi moltiplicare „ cètenara 3—4 centena-|ra : grà uuero gran numero 5 ali miliara 4 alli milliara a meterai » metterai In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 36, 1 » trovasi un esem- plare della suddetta « edizione li ». Questo esemplare è composto di 80 carte, nu- merate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri ì— so. Un facsimile del recto della prima di queste 80 carte è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 228 V sotto il numero 24. Le medesime 80 carte sono legate con due guar- die , delle quali una precede le medesime 80 carte, e l’altra le segue, formando così un volume di 82 carte, legato in semplice pergamena coperta internamente di carta. Nelle linee 1-8 del rovescio della prima guardia del suddetto volume contrassegnato nùero » numero JD tié 25 tien a multiplicarai 8—9 moltiplica|rai » mo 26 Mo 9 niiero di soto 9 numero disotto 26 sumar isieme queste 26—27 gommare insiejj|me » còmézado » commenzando questi 9—10 nùe-|ro 10 numero » multiplicatione fate 27 moltiplicatione fatte 10 qsto » questo 27 vna virgula di soto 27—28 una | uirgula disot- 10—11 vna de| lina 11 una desina còmézarai to: e come zarai 11 nùeri » numeri : 28 d rita 28—29 drit(J| ta » meterai » metterai « sumar 29 sommar : » nùeri di soto 11—12 nume//[ri disotto: » meterai iì metterai 12 vno eli 13 uno che a di soto a disotto 13 cE » che 10,-. 2 linea a \ li„| » dexine 13—14 dese|ne : io--. 1 « nea : » meterai 14 metterai y> seguédo a seguendo 13—14 de|xine ;> desine » dexine iì desine : 14 loco 1, luogo : 2—3 me-| terai ancora 1—2 met-lterai anchora » tié vna » tien una 3 logo 2 luogo 15 cE 15 che . » dexine » desine : » meti di soto apresso 15—16 metti disot-|to ap- 4 : meterai 3 metterai presso » logo » luogo 16 multiplicatiòe di 16 moltiplicatione de » cétenara » centenara : » di soto 17 disotto. 5 ali miliara 4 alli milliara 17 multiplicarai » moltiplicarai » meterai » metterai » niiero 18 numero » apsso appresso » per 6 tato 5 tanto 18 dexine » desine 7 cu qsta regula sapai 6 con quésta regola » niiero disoto a numero disotto : multiplicar saperai moltiplicare 19 cétenaro 19 centenaro a grà n riero 7 gran numero 8 dexine » desine : In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 37, l » trovasi un esem- plare della suddetta « edizione I ». Questo esemplare è composto di 80 carte , numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-80. Un facsimile del recto della prima di queste 80 carte è riprodotto in litografìa più oltre nella pagina 228 W sotto il numero 25. Queste 80 carte sono legate con otto guardie interamente bianche, delle quali quattro precedono le medesime 80 carte, e quat- — 223 — tro le seguono, formando cosi un volume di ss carte, legato in cartone coperto internamente di carta bianca, ed esternamente di pergamena. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 37, 2 » trovasi un esem- plare mutilo della suddetta « edizione I ». Questo esemplare, mancante delle carte 9% I6a, 25% 26% 31% 72a— 80a di questa edizione è composto di 66 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-66, e legate con due guardie, che precedono le medesime 66 carte, formando così un volume di 68 carte le- gato in semplice pergamena. La Biblioteca Casanateuse di Roma possiede un supplemento al catalogo stam- pato de’libri impressi ora posseduti dalla Biblioteca medesima. Questo supple- mento è composto di sei volumi, in foglio manoscritti, il primo de’quali è in- titolato « Supplementum Genera16 || Literae A & B ». Questo volume è composto di 366 carte, delle quali le ia-3a non sono numerate, e le 4a-3i9% 335a-33Sa sono nu- merate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-13, isa, 14—25, 25a, 25b, 26— 42,42a, 42. b., 43, 44, 2, 3, 20, 45-49, 4, 50-59, 6, 60-62, 8, 63% 9, 10, 63% 64, 11, 65-70, 80 -88, 88-130, 131, 131-133, 132-145, 12, 146-185, 185a, 186, 186-189, 13, 14, 190-214, 214, 214-258, 15, 259-270, 17, 271-284, 284, 284, 284-296, 21, 315, 315, 316. (l). Nelle linee 1—2 del recto della seconda carta di questo volume si legge il titolo del medesimo volume riportato di sopra nella linea 12 della presente pagina 223. Nelle linee 9— 12 della colonna seconda del rovescio della quarta di queste 366 carte, la qual carta è numerata nel suo recto col numero 2, si legge: « Abaco che insegna, a fare ogni » Edit. Veneta Saec. XVI. A. V. VII. in » ragione mercantile &c. in 8? » 3C. » Il volume indicato in questo passo del suddetto supplemento al catalogo stam- pato de’ libri impressi Casanatensi non trovasi presentemente nella Biblioteca Ca- sanatense. È da credere che il volume medesimo fosse un esemplare di una delle sopraccitate edizioni « A— I » o d’altra edizione senza data della suddetta opera di Girolamo Tagliente , e che per ciò si leggesse nell’esemplare medesimo pro- babilmente con varietà ciò che si riporta di sopra nelle linee 1-18 della pagina 140. Posseggo un manoscritto contrassegnalo « n? 97 », ed intitolato « index jj biblio- » THECjE 11 FAMILLE BARBARO || SANCII || VITALIZ I] ANNO |J MDCCLXXXV. » Questo mano- scritto è un volume, in foglio, composto di 528 pagine cartacee , numerate coi numeri i-iv, l— 81, 81—523. Nelle linee 1—7 della terza di queste 528 pagine, nu- merata col numero ni, trovasi il titolo riportato di sopra (linee 30-31 della presente pagina 223) del manoscritto medesimo. Nelle linee 1-2 della 92a di queste 528 pagine, numerata col numero 87, si legge : « Arm. Col.10 Num° » 2=C I 3 Dabaco Tesauro universale. Venezia, in 8° » Nella parte superiore del dorso di un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 31, 1 » descritto di sopra nelle linee 1—5 della pagina 204, è scritto a penna « 2:C|| » 1:3.» il che mostra che questo volume è quello stesso indicato nel passo riportato di sopra della pagina numerata 87 deisuddetto mio manoscritto contrassegnato «n? 97». (1) Le pagine 640—668, 678 — 732 del suddetto volume intitolato « Supplementum Gencrale 11 Li- » terae A & B » sono numerate coi numeri 297—316, 305 — 314, 317—372. — 224 — Più oltre (linee 22-28 della presente pagina 224) sono indicati due esemplari d’un catalogo intitolato « catalogo jf di manoscritti || ora posseduti |] da d. Baldassarre » BONCOMPAGNl f) COMPILATO || DA ENRICO NARDUCCI [| ROMA [| TIPOGRAFIA DELLE SCIENZE MA- » tematiche e fisiche [| Via Lata N° 211 A. || 1862. » Questo catalogo è un volume, in 8?, composto di 242 pagine, delle quali le ia-2% 199% 200% 242a non sono numerate, c le 3a— 198% 20ia— 24ia sono numerate coi numeri in— xxii, 1—176, 179-219. Nelle linee 54-41 della 64a di queste 242 pagine numerata col numero 42, e nelle linee i-s della 65a delle medesime 242 pagine, numerata col numero 43, si legge : « 97. ANONIMO, indice barbaro san vitale. » Volume in foglio grande, di 528 pagine cartacee, numerate coi numeri I— » IV, 1—81, 81—523. Scritto nel secolo XVIII. Contiene: )> Pag. Ili : Titolo ìndex bìbliotecae famìlìje barbaro sakctì vìtalis » anno mdcclxxxv . Intorno a questo titolo trovasi incollato un meandro )) a figure cd ornati inciso in rame. )) Pag. 1—81, 81—509. Catalogo alfabetico per nomi d’ autori dei 1 ibri compo- » nenti la biblioteca indicata nel soprarrecato titolo. » Sulla pag. numerata II trovasi incollata un’incisione in rame rappresentante i) la figura allegorica della fama , un vecchio laureato avente uno scettro » nella destra ed un libro nella sinistra, e due puttini alati ». In questo passo del suddetto « catalogo [( di manoscritti », ecc. è descritto il suddetto mio manoscritto contrassegnato « n? 97 » In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina o dell’Università di Roma, e contrassegnato « XVI. e. 33», cioè « Scansia XVI,, Palchetto e, numero » 33 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esem- plare del suddetto « catalogo II di manoscritti », ecc. Un altro esemplare del ca- talogo medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contras- segnato « T. A. 37 », cioè « Bancone T, Sezione A, numero 37 progressivo de’vo- » lumi ora collocati in questa Sezione ». In una lettera scrittami dal Sig. Andrea Tessier in data di « Venezia 17 feb- » braio 1862 », si legge : « Ieri, sentendomi alquanto ristabilito in salute, fu mia cura gradita quella di riepilogare le pra- » tiche, che aveva interrotte, per ottenere il Catalogo della già Libreria de’Signori Conti Barbaro da » S. Vitale di Venezia, mentre il proprietario di esso Catalogo era affatto alieno di privarsene, molto » più che simile ricerca eragli stata fatta da alcune Biblioteche, fra cui la Marciana, nonché di pa- » recchi bibliografi , fra i quali il Sig.r Cav. Emmanuele Cicogna, sendo che la detta Libreria de’ » Conti Barbaro da S. Vitale rimarrà sempre di storica importanza, per la singolare preziosità di non » pochi libri che la rendeva degnissima di quella cospicua famiglia. Trovai modo alla fin fine d’in- » durre il detto proprietario a cedermi il summentovato Catalogo, il quale è tutto manuscritto ( e non » fu mai stampato) di pagine numerate dalla 1. a tutta la 523, in foglio imperiale, legato in tutta per- » gamena. Ha un’antiporta figurata incisa in rame , la quale sta nel verso della prima carta non nu- » merata, indi segue un’altra carta non numerata, sul cui recto sta il frontispizio formato da eleganti » contorni e fregii similmente intagliati in rame ed incollati sul sottopostovi foglio bianco, entro i quali » contorni e fregii sta scritto quanto segue, index || bibliothecae || familijE barbaro || sancti || vi- » talis || anno || mdcclxxxv. Alla pagina 87 lin. \ — 2 sta descritto il Libro Dabaco, che alcuni anni » fa veniva in possesso di V. E., mediante vendita fattane dal librajo e Direttore scolastico di qui , » Sig.1' Giovanni Paoletti, col mezzo del Signor Professore Francesco Longhena di Milano. Vi si trova » descritto come segue — “ Arm. 2. C. || Col.to 1. || Num! 3 || Dabaco (sic) Tesauro universale. Ve- » nezia. in 8° ” » Da questo passo della lettera medesima del Sig. Tessier in data di «Venezia 17 fcb- » braio 1862 » apparisce 1? Che il suddetto volume ora da me posseduto, e contrasse- gnato « 31, 1 » fu acquistato dal Sig. Giovanni Paoletti libraio e Direttore scolastico in Venezia, e venduto quindi a me dal medesimo Sig. Professore Francesco Longhe- na dimorante in Milano (Vedi sopra, pag. 223, lin. 30-38); 2? Che questo esemplare — 225 — fu venduto al Sig. Giovanni Paoletti libraio in Venezia, e dal medesimo libraio a me per mezzo del Sig. Professore Francesco Longhena. Più oltre (linee 32—38 della presente pagina 225) sono indicati due esemplari d’ un catalogo intitolato « 107. || Biicher— Verzeichniss || von || r. friedlander » & sohn. || Berlin, Kurstrasse No. 9.j|Elftes Verzeichniss einer Auswhal von ausgezei- » chnetenBùchern,||Pracht-undKupferwerken zuherabgesetztenPreisen.|jBerlin 1S62. » Questo catalogo è composto di 100 pagine, delle quali le ia-2a non sono numerate, e le 3a— I00a sono numerate coi numeri 3-100. Nelle linee 1—7, 10 della prima di que- ste 100 pagine trovasi il titolo riportato di sopra (linee 4—6 della presente pagina 225) di questo catalogo. Nelle linee 1—8 della seconda di queste 100 pagine si legge: » Abaclio — Libro Dabaco che insegnia a fare ogni raxo ne merca- Thlr. Sgr. » dantile etc. — In fine: Opu lucha atonio de Uberti fe i vinetia, s. d. » pet. in — 8. fig. 80 pg. d. rei. Bel exempl. 18 « Editionrarissimerestéeinconnueauxbibliographcs;elleestimprimceau » commencement du 16. siede vers 1510. » ■ Libro Dabaco che insegna a fare ogni ragione mercadantile ctc. S. » 1. et. a .pet. in 8. 80 pg. fig. 16 » Imprimé probablement à Vénise vers 1520, inconnu au bibliographes. » Il libro stampato descritto in questo passo del suddetto catalogo intitolato cement du 16. siede vers 1510. — Cheque page de V ouvrage est encadreè et orneé » de gravures en bois d'un gros travail. Une édit. impr. par les mémes presses en 1548 » fut vendue 155 fr. Libri , une autre s. d. 105 fr . » In una lettera a me diretta in data di « berlin, Kurstrasse 9. |j 1. Octobre » 1862. », e firmata nario ». Questo catalogo è un volume, in 8?, composto di 484 pagine, delle quali le ia— 2a non sono numerate, e le 3a-484a sono numerate coi numeri 3—212, 113, 214—484. Nelle linee 1—3 della terza di queste 484 pagine, numerata col numero 3, si legge: « A Baco, che insegna a fare ogni ragione Mercantile, ed » 11 a pertegare le Terre ec. Senza Luogo , ed Anno 8. » con figg. » 1: 10 )) Questo passo del suddetto -/0 ©eabacboilquale infegna fare 0501 ragione mercantile:? pme#are le ter re coti (arre bella geometria % altre] nobilitarne ragione ftrao2dmarie con la T auola come refpondeno li pcft tt uDonedc be molte cittade % paefT. con la inclita citta bi Bine ma. Jfl quale Xit>20 fe Chiamano Èhefo2o 1 vmuerfale . LIBRO COc- »x£a.«&a, eco . i»v ct/cì/p s/c «■ , Z0-21 /£-* Af.tfwWs//7v70. j EID l UDRÒ UE ABBACK *■' 'fll*. Ux no ecc. M.D.LXXXVI.(cc t\fsuo '/fftf LIBRO? DE ABBACO CHE INSEGNA A fare ogni ragione mercadantile, Aperte- gare le terre con Parte di la Geometria, èl altre nobiliffjme ragiotje ftvaordi- navìc con la Tariffa come refponde - no li peli & monede de molte terre del modo con la inclita ta Citta di Vinegia» Elquale Libro fe chiama The- l’auro vni- uerfale. yyzyy \ UBRO m L I B R O» DE ABBACO, CHE INSEGNA A fare ogniragione mercadantile , 8C pertes gare le terre conl’àrte della Geometria, & altre nobilisfime raggioniffraordi- narie,con la Tariffa come refponde/ no gli pefi,& monede de molte terre del modo conia Inclita ta Citta di Vinegia» Elquallibro fi chiama Theforo vnìueriale — 228. V LIBRO (BaWo L JiVlS». ) ÒOl". ! A ( colico. Ir recto ) 'sne&s ^ bic fc chiama Xbefattro vniuerfale> (boi /feloni C ^ f/cl/jj. f>ay/n(r 2 08 li SD abaco cbemfegnaa fare o gru ra K a gione merendatile:* a ptegare le ter I xlrecòl arte ti la geometria: taltre tio y I biliffimeragioneflraordinane cóla1! f Z'arifFacomerefpódenolipefi tmo | /fnedeoemolteterreocl mòdo con la K inclita citt a be&ìnc già j£l qual lib bto fe chiama £befauro vniucr fale. w i jtmì >M1KR 5 oJkV\VA ° JSsgstl \ V\/y\ LIBRO OclBcic fWuv àaXòu ) £> alatoti e B (ooL.xAxx.tr recto) Dabaco che infegnia a fare ogni raxo ^ ne marcadantile 6C apertegare le ter/ . Nre c on iarte di la giometna Maitre no b \ liOime taxone lira oidin a rie con la tarifacomerefpondenolipexi& mo / netedemoiteterredelmondoconla Jclita citta de V enetia* Eiqual Lib ro fe chiama fhefanro umweifale. / i K LIBRO fflo^ixco -c csr I f /?/,02c etsdzfe x/e/ /w s?.ee^23 2.S -èfiruS/nci0&' ZZi^^-*3.9z4-fl ZZèt//u>ytnaZ/3 zò y — LIBRO (Oofoxco, ecc.low-vO. Oat*x j & Dizione- F (va rdùa,.\? recto) ' '^zr<>ss//{/r s/c óo/f^Z y* icZié' fi.ref< Z/Z /taq/Mir Zi j' colane t>i la geometria; t altre no iliffimerafoneftraotdinarie có " iriffa comerefpódeno l i peli ? rr lìflime rafone ftraotdinar ti riffa comerefpódeno li peli te be molte terre bel mòdo < ita cittabe Genetta, j£lqual biama^efauroTmiuer^ co la tmo 1 mòdo con UNI j£lquallib:c ^ vuiucY\a\e 0 aiare ogni raxo ... marcadantile &apertegarele w 're con larre di la giometm & altre no B bi liffim e raxon e Óraordinaric con la r tan'fa come refp ondeno li pexi &C rno /J' ne te de molte terre del mondo con la iclita citta de Venetia: Elqual Libro le chiama Thefauro uniuerfale* LIBRO Gbo&acó, ecc-t^^vw. àvXcu) Ù Ùixiou*- (r . (vaAAZaAr recto ) ’ZJì z/^' ^i/zy/zur /fz/ff imbaco ebe infegna a fare ogni raffio ne mercadantilc : a a pmegarele terre con latte di la -Geometria:'! altre nobi liffime ragione flraotdinarie có la Za/ riifaconic lefpondeno lipefi t mone* de be molte terre Del mondocó la in clita atta ti Llincgia. j£lqual Zibzo fe chiama Zhefauro vniuevfale.tiligente mente reuiflo t coi etto. B^{ £ BRO 6^<\&aw, eoe. yz>£A\r^OJ ,0 ZZI jfeabacocbcmfegnaafareogmra' m gione mercadàtile: x aptegarele ter M re có larte bi la geometria:? altre no y biliffime ragioneftraotdinamcóla Xarifla come refpòdeno lipefi tino ntdeoemoiteterre bel mòdo conia \ inclita citta bi &inegia. fSlqual Zib' bio fecbiama Zbcfauro vninerfale. ZZ& w — t /U~\ „ \ LIBRO (5>cv0oco ^f.É iv-v merna](Mopomom % U>zo' poztìonalita. Continenti* Detuttalopera. he numerie mifure in tutti modioccurrenti. l^opojtionteppouioalitaanotitia bel. y? tee Cucii dee tee tutti li altri follici. £biaui ouero euidentie numero, is.ple #tita conti' nue^poitioali teel.6fe.7t De£uclideextratte. /tutte le gii belalgojifmouioe releuare. gtir. multi' plicar.fiimare.efotrare co tutte lue «pueifauie rot' ti.c radiciepsogreffion.i. Ò e la regola mercanterà Ditta teel^e foifodameiv ti concafi esemplari per cf mf S>(g >guadagni*,perdi teuranfpoztationi: e iuuefh'te. ^artir.multjplicanfummar.e fotrar De lep?opo2tio nie Detutte folti radici. fee le.3.regole Del catayu Dittapofitioe e tua oiigìe. Cuidentie gencralioucr eondufioni rtf66.abfolucre qgmcafocbeperregokoidinarienó fi podeffe. Cutre foue binomi] e reciti c altre linee irratioaliDel , Decimo De Cuclide. Cune regole De algebra Ditte »c la tota e lo: fab?i' ebe e fondamenti. Compagnie v tutti modi.elo2 partire. Siocide De b dimmi, c I02 partire 5ùt tùpefciòir c ottimi: liuell i: l ogag ion i: egodimen t i, baratti i tutti modifemplicucompoftùe col tempo. Cambi realife ccbi.t ittitij .e D immuti ouer comuni, liberiti femplici e a capo Danno e altri termini. fteili.faldi.fconti.de tempo eDenari ede recare a un di piu partite* 02Lar gèti. ellojo affinare, ecarattare ifllòolti cafi e ragioni ftrao2dinarie varie c Diuerfe a tutte occurentie contino nellafequente tauola ap / pare 02dinatamente De tutte, fidine a faper tener ogni coto eferipture e Del qua derno in.vinegia. 1TaviflaD£tuttevfaw;ee coltrimi mercantefcbiintut toel mondo. fatica e tbeo2ica De geometria e De li.5 .co2pi regu- lari e altri Dependenti. £ molte altre cofe 5 grandiffimi piacer i e frutto cój mo Difufamente per lafquente tauola appare. — , '{QJ:oqó:<«V -WW .eftfcoomoq , ■ ■$*um ;>•»*> ' . ■ •■■■;■■■ : ' : . • . ■ . ... .'l3mftov,.i;Ù7.aì^^^ ■ v : .. . jì. >r'i ' ■] >'•> ■ Sd\llurtnf1ìmum'^:indpenv ^uù^baldum turbini &uce dbontrèfe retri:ac&urantÌ3ComiUm.0misUtmifq$ Uttms tbematice Pifcipline cultoiem tmumtitrtmum: fratrie X-ucc Pe^urgofan. cXi&epulchziiÒidix\i$ mino^:afacrcXbeologìe ^agiftru Jnart e$ antb- mctice; u6eometrie . *fàKfatio* B quantità Magnanimo ^>uca: e fi rubile x eccellete cofacbemolti pbvloiòpbi perque' do Ibar.o giudicata alalubftantiapara: ecòeffacoeterna. l^erocbe bario cognofciuto per vera modo alcuna cefo inremnaturafencaleinÒpotere evidere.^er laqualco' f&Deleritédo (còlaiuto se coluicbeli noftrifenfi reggi) tractarne:noncbepebaltripnfcbi c antiebi pbylofopbi nonnefia copiofamentc trattatole in tbconca e pzatica. jQfra per ebe \oi Dicti già ali tempi no il ri fonno mol/ to obfomfe Pamolti male api efi:e ale pzatiebe vulgarinra le applicati: Piebei I020 operationimolto variano: e con grandi elabotiofi affanni mettano in operarti Penumeri corno Demiliire: vnde Pi lei parlando non intendo fe nonquàto ebe alap2aticae operare fia medierò: nrefeo landocifecodo iluogbi opoduni anco2alatbeo2ica;eemifaPetale operare: fi Denu- meri conto pe gcomctna.^^ap2imaaccio meglio qllo ebefequitafe babia app2ebé- dere: dia quantità Piuidrremo fecòdo elnortro p2opofito: cdiùidendola aeiafcun Imo ruembto adegnaremo fuap2op2iaeveraPiffmitione e Pefcriptione. £ alo2a foiic' quira quello cbeBrift. biciin fecundo pofter- jCucenimmajcmefcitnr aliqutdeum babeturfuum quid dite. iMffinitionce r Puufio Piicretc t continue quantitatis : articulus pnmus p2Ìme ' 9 —f^oadoca. X a quatita effere imediate bimemb2e:cioe continua cbifcreta. continua e quellalecbuipartiformo copulate e gionte acerto termine comune: còme tono legni; ferro: e fatate. jtabifereta oneramele nume ro : e qUalecuipartinofóno gioteadalmno tennine eoe: còrno e. 1 4.3. tre- biche p2ima Pela Pifcreta: cioè Pel numero: e poi Pela continua cioè geometria; qua 7 to alo intento afpecta cbiaramente tractaremo. biffinolo nummp2op24Ìfuna: artkulus feaindus . . „ ' i~— i tJmero’.c (fecondo ci alcuno pby]ofopbate)vnaimutitudine be vmtaco ^ poda:et erta vnita nòe numcro:ma ben p2incipio De ciafcun numero.edc ! qllamediate laqle ogni cofa e Pietà effere vna.j£ fecòdo clfeuerin )6 oetio ì tira mulicà: e 1 avnit a ciafeu nucro i pot etia: x parti? ì la fua aribmetica Ifte gina e fondamento Pogninumerolapella.laqual piu magnificandola in le eofe na turali biffe in quello ebe fa Pe vnitate x vii ornine quod dltideo di: quia vnum nu- mero ed. 4:ne ancoia el numero in infiniti menrtm Piuifo; per quel ebe erto iìnfto. Pive: cioè. 5nquid infmitum dtinumerus dt.£ perla tcr^a petitione Pelfeptimo Pe £uclide:lafua ferie in infinito potere p2ocedere;etquocuq5 numero Dato: Pari pot maio2:vnitatem addendo, noi piglieremo quelle partianoipiu notee accomo- date./£pero Pico con glialtrialcuuo effere p2imo:edc quello ebe folo Pala vnitae mi merato: e non ba altro numero: ebe integralmente aponto lo parta. Bltro e ditto co- perto: ede quello ebe Da altro numero emdùrato:ouero numerato, pèplum pumi Como.?. 7.1 1 .13.0.1 7. tc.fict mplufecùdi.£omo.4.cbelPoilo rnefume numera: cg. ebel.i.e.4.£l»i.i 41 8-efiniili:tuttifòno pitti numeri eomportùnÒ folo ebe confini o a . ..... ' . - . ... > UJMlflt ■ . ' ' . ì.hd'l cUalcr'^Zc' 'f&e^/c -Cwzeè. 2S- 5>

er laqual cofa©ico che fimili'acto ©e multipli care fi cort urna fare pnnripalmen te m octo moduli quali riprimo e Detto multiplicare g fcacbieri in vinegia ouer per altro nomeper bericuocoloinfiren^a. £1 fecondo modo •di multiplicare e Detto caftellucio. £l ter<;o e ©etto nuiltiplicare4p cotona ouer atauolet tcu £Ì quarto modo Belo multiplicare e ©etto £ crocetta:e altramete p cafìella. £1 cjuto modo e ©etto j> qdrilatero. £lfevto modo e ©etto g gelofia ouer graticola. £1 feptimo modo e ©etto g repiego. £octauo modo e ©etto multiplicare a fcape^o. 6 e li quali modi oj dirutamente quifequcnte te ©aro noticia corno vedenti e con er empii chiari e manifefti.Or piglia d primo modo chiamato fcacbicro o voi binocolo cbe prima mo ftraremocommoufa tc. Cifbultiplicatio bericocolv vel icacberij.#rti.2p. Ultiplicareg icacbieriouerbericuocolo li poffono ogni grà numerùefalTicofi. Chetiamo ciò tu vogli muitiplicare.9876.via.6789.cbe tate figure alano qua' te aìaltro primate cdu iene al manco el ©ifcotlo ©eluno via vno bàuereamente l’enea el quale ©ifcorfo e ipoffibile fapere praticare. Pìc\ quale fe contengono It trauagliamenti ©e tulli Iv numeri ©a. i o.ingiu:cioe ©etutte le figure vna per laltra e g loro fìeffe x tati li m odi reuoltate- fi co mo fornito cb io aro oimottrareli ©itti moditiporro ©e' rietobitto vno via vnoicóm ofe intende infiemi ancora co li libretti cbe afai grande aiuto ©ano aioperate auerle ammtecomo bano b'|fio;mtini.Suéga cbe ogni cofa fipoffi baue^ reconlapènamd ©imenocbipiuba amemoria meglio e;epiuageuilmentefen£a©ubio fe farano logatioùfi cb legerale bè iui,©ate.£luuto qfto tal ©iicorfoafetta li nuivnofotto lai tro el magioteper piuacocio lo melerai ©ifopra elomenore ©dotto auenga conio feltieno no faci cafoima ragioneuelméte prima foel picolo cbel grade eìpero nel pmo ciò e piubaf ibluogofe©euefituare:ecofinelcbiamarealmultiplicare.p?ima e ©a cbiamareel picolo cbel grade vnde piu conueniente cofa e a ©ir e. 3. via 4.cbe a ©ire.4.via.3.be cbe tato faci' itoavmavia quato alaitra.dfcafebeuecbiamarep'maqllocbeprimafoficbe fo pma.3. cbe. 4. 7C. irla ragionepotiffima e q ila: cbe eljnumero crefaa linfug ordinata ferie vnde cotanto no ©iaamo.io.9.g.7.6.5'.4.3.2.e.i.d!éa.t .2.3.47,70. augumentadolo come^àdo ©al minore ^cèdendo corno nel primo articolo ©i qfta fecóda.©u pudpio te moftrai.ò 5 cci metti.j?S76.©ifopraf ecodo le fuedifferenti'e: e fotto luiponi.6789. ciò e numero fotto nu rneroiedicmafotto dicinalbécbe al multiplicare fipoffitenereli numeri difparatuma pu' re e piu bello e piu comodo cofi. jboi incomen^adalinumeri e multiplica vno in laltro di cendo.ó.via .^.fadq-clqualeeneniuTiero edicinatein filartele dicmefempre fe giugano ale fequéti dùmequàdo vifomtoìfeno alafinfe metano in tauola co laltro numero: fi eia pom.4,fottolarigadeìa multiplicatione cbe la diuidedali multiplicanti acio non fabino a mcfcolareinfiemiXequalilineealragionieribifogna molto bauere amano p le fumine p li fotrarùe p li multiplicarùe partiri.£ tiraiquelf.e poi tenédo faid 0 qflo .9.I0 multipli' carni cetra tutte le figure del numero difop2a.£>onca diper lo. 7. cbe c laltrafigura ebefe' quitadoppo d:6.7.via.9.fa.é3.c.5‘.cb temili ale mani fa-és-poui sdotto larigaaprdfoel.4. c t ie-6.£ poidi-8.cbefequita via.9.fa.72.e.6.cbe teniui fa.78.poui.8 apreffo laltre e tic 7. £ poifequitael.£).cbedirai.9.via.9..fa.8 ioi piglia 1 altra figura cft feque cbe e. 7- q l fin nliter a abbattere cètra tutte qlle oifoptafi commo a facto lo. s.el.p.ela fua multiphcatioefe conica metterefotto Interna figura Dela multiplicationeDel.p.pcbefcra no cetinaraieuirra edere Degradata Da qllad lo.g.p vnaff conto vedi! la DiTpontióe. £>o caDi.é,via.7.42.po.i.como vedie ug.4./époi.7.via.7.49.e.4.cbe temiti.??. p£.$.e tiéj. j^poi.7.via.8.5'ó.e.5‘.cbetemiiifa-6i.pó.i.etie.6.?a e finita tutta la multiplicatioe bifogna mo qrtefi facte multiplica' tiomfummarle ifiemifotto vnariga tirata Babafio:e compare a recogliere Dal numero co moteiiifegnai{£Di.4.po.4.fottolangaDelafumma.6nógiiardare cbeqfte quanta cft baia recogliere no fieno pare oeneto: cioè cbe uofiano afettate numero folto numero e dì aita fotto Dicinaii conto mflt nelfummare lcmp2eDouerfifare.if|fòa nel multipUcarep le foz$e De li numeri conuiéfiponerecofnficbeqlte regola exceptua querta Del multiplirare, ^erorecogliédoqfbmultiplicatioivapur Deritto afilo p filo e ciò cfttroui fuma: e cu> cfi baifop2a Diana poni eie bicine tieni; e alultimo metti ogni cofa.£ qllatalefumma cbe ha nevai ficaia multiplicatione cbe faa mult1pl1xare.9876.via 6789.ZVouéim cbefarai finn ma. 6 70 4 8 1 64 - e cofìfarai le fintili magùme mmo2Ì bi quella. Ò2 pigliala p2oua qualee .maeftra.vtilifftmaa co gnofcerfe bai facto beneomale.jflfcapziiua cbiaramo cB voi Dir via cbefufa a querto multiplicare e ancbefia. 2 2er cbemediatelozo aiuto e fanone ta/ ta comodità be volumi aluniuerfo e confequitaXon fpefa e biligeutia. £ opifitio bel ptu- dentebomo Paganino be Paganini ba /Cefcia. ìRella e/celfaLata bevinegia co gra pel ùoe/celfo òc minio cbe per anm/.p^oximnrullaltro in quello lapotTi reftàpare nealti'oue lapata in quello poetarla fotte penam pitta gratia cotenuta, fi eghànt oc udirà Salute Ofbxccedxliuj.adijo:benouèbte.©ottod.felicifl'imo 5ouerno belò.ò.be venti iam. Hu ereiiiffimo qSdncipebi quello- frater 'Lucae ce #urgo fancti Se guftino )i5arbadico tulcbzi <0?dims mmo2u -ift facre tbeologie bumilis pWefMuoparuo ingenio iguane copatieno- banefummam Br itb mence r Geometrie fàropodionuqs % ^ponionalitiledi/ dii. ilcipteffonbus aflidens die noctuqs p2opoffe manu pz opzia caftigauit. t ii n é * e e. . ■ ■ , ■ . •? . . > ' ■ ■ * ' ' — t tò F. . - ^actolt .<$umtua .Pettcda, \U%-[K/^meo- ^Ón^mrcr,S3 /. sn. /f^ car^F 0 ’ ucto. C ® il luftritìimu ?incipéi6ui.f!bal dii 0rbini &u u ^ontisferttrirac rantisJComitc:«6reci6 Utmifqs Irttertei^naudimusiD^atbematice Difcipline cu\u>2l femetifìimu: fra tris Zuce ve Teurgo fancti 0epulcbn'; ladini s mino?; tfacrc £beologie ^agvilrt.^nart^aritbinetice.-xi^eoirietn^ ptefatio. a quatto ^bagnammo Duca eiinobilexercelléte cofacbemolti pbilofopbi t> 4ib Ibano giudicata ala fubftatia para: e co/ meffa coeterna . peroebe bario cognofciuto p verdmodo alcuna cofain re? natura fenja lei nòpotere eriltere.pcrlaqual colaDelentédo ( có laiuto ve coluicbeli noftrifenfi reggi) tra/ ctarncmócbep altripnfcbi e antichi pbylofo/ pbi none ila copiofaméte trattato: ei tbeo2Ìca e piatita. $2ap cbelo: Ditti già alitepi noftri Tono molto obf curi: c Da molti male ap2efi: e ale pzatiebe vulgarimale applicati: Dicbein I020 opationimolto varianoie cogrddi elaboiioftaf Tanni mettano in opa: il Denueri corno De mifu re-.vndc tulci parlado nò mtedo Te nò quato ebe alapjatica copare ila meftìeronne fcolàdoci Tecódo iluogbi opouuni ariana la tbeo2ica*.e caufa ve tale oparedi ve un meri cònio ‘oeigeomctria.^apiiaacio meglio qllo che (equità fc babia appbcnde reieffaquatitaDiuideremofecòdo elnfo ppofito: ediuidédola anaTcunTuomélno afìegnaremo Tua «pptiaevcra tùfllnttiòe eDefcriptiòr.SsaUtfapoifequiraqllo ebe 2nrt.&iain Te aldo pofterXuc cui maxime fcif aliqd cu babet Tuu^ qd eft 7c. . ©iffinitiones x biuifio Dif crete t continue. quantitatisiarticulus pnmtispiimc tnftmctionis. 03 co adòca . Ua quatita edere imediatc biniembi e: cioè cotinua c D ifcreta. Sa continua e quetlalccbui parti Tonno copulate e gionte a certo termine comune: còme fono legni: ferro: e Tarate. ìia Difcreta oueraméte nuero: e quella lecuipartinò Tonno giòte adalcuno termine còeicomoe.i .z.^.xc. iBicbe p2ima Dela Difcreta:cioc v et nuero: e poi v eia continua aoegeometriatqud toalo intento afpecta chiaramente trattarono. ©iffuutio numeri p2op2Ùfr.ma.articulu6fecundus. Hmero e(fecodo ciafcunopb^lofopbate) vna multitudùte D e unita co po/ ila:et eflavnitanó e numeroima benp2Ìnapio Ve ciafcunnumero:ede qlla mediate laquale ogni cofa e Ditta effere vna.z£fecodo elfeuerin gòoetio in Tuamufica: eia vmta ciafcunuero ipotetiaiz paflTigi Tua aritbmetica tlVegi naefondaméto Dogninumero lapella.Xaqualpiu magnificada m le cote naturali DiiTe in qllo ebefa Devnitate*vno.0 mneq$ eftùdeo eft:q2 vnu nuero eft, Igne a n/ cola elnuero imftnitimébiiDiutfo:j! quel ebe eiTo Slrifto.Dùce: cioaj2>iqd iilnitum eftmuerus eft.JSplatergapetitioe Ddfeptio ve zEudiderlafuaferie in inulto potè/ re p cedere: et quocuq3 nùero DatotDaripot maio? vnitateaddedo.£0auoi piglia^ remo quelle parti anoipiu noteeaccomodate.i£pero Dico co glialtri alcuno edere p2Ìmo:ede quello cbeTolo Data vinta enueratoienòba altro nuero:- ebe itegralmf/ te apoto lo parta. filtro editto copoftoiedeqllo ebe Da altro nuero emefuratoiouc yo nuerato.i6réptup2imi^5mo.3,7, 1 uj.e.i 7 . ic. JS^eplu 1 e cadi. /£om 0.4 . cb el DoilomeTuraenuera:e.8.cbel.2.e.4.J£l.i 2,1 4.1 8,e ilmilùtuti tono Ditti mìert co poftimó Tolo ebe codino ejc Digito 2 avticulo ( fecondo i acro bufeo in Tuo algojifmo) mapebe itegralmc'te paltrinueri Ti poffano mefurare eptireifecòdo el fefo Debacli de in Teptio ancbe.2 0. 3 0.40. ebe Tonò meri arti culi:# effofono Ditti cop oliti. 9SX> cunifono mìeri còtrafe piimùxTono qlli (corno e Detto; cb e p fola vnita fono meTu/ rati e nuerati: còme fono. 1 1.1 3.1 7.1 ^.cbelunoalaltroejlaltroalunoepmomec reliquup altera itegrabter Diuidipòt vtpjitueti.^e qli alcunopo efferacopofto e laltro piimo eluno laltro po efler pnmo: còrno p la. a 4 . Del. 7 0 Ti Dimoftra. (Exéplu} a ' . t **mu—** mmm ■ '/ * • V • # .t < « • ■ ii j avi ijfilhi.n 3 f u ni J rro *, « 3 ' I 1 * : v V-';.- “••$., . . Kr«sq! É ■ É .•-■'•■ Vi ••> ;:fW£ft> ^ s ÙB *q4 : ; KìhiV ISìftlHl i' f L , ’ » ■ ùljfc: ; 3i I ÌÌ.GÙW. nt. % tfw iùq J'iflfctafiq . . tn jJv; vOicfiur v>fo: TK’f ^ v m ,yv? ;.oif»ò3»imi: § ;ff| I f .:?3 m-riiìiirf onàftoq il v- 4&<|i£ìmJjL i ' ••»icrv ùìsgcifusimir. 'Vio ^j^f.OKQs.^d3«e9Ì|>4^ . ., . V.{ ■ i ì >\ i II Ut'itóiH . ( ' ; • f <\V J*<* sJ^iaii^ì nlb oqèitb} c^»J ” . *,r baciati uhi uui ^Vme ùa .USA f ' 6 Jrùtaee. d/)sifa 7/////rcc , o.) /. tf '/ XUjI// /(/ oA" ■ V - ^Ariee-- £6 ~A& .de^bl/w^-na. //& ©tfhnaiofecudaXmctatuefiCciIdue. T* 16 (berla^l cefalico eh fintili acto t>e multiplicare fi cofìuma farepriapalméte i octo todv.biqlì elp° e petto multipUcarepfcacbiem vinegia ouer p altro noniep beri' uo colo infirma dtlfcbomodo pi multiplicare e cetto cali ellu ciò* /6l terso e i etto multiplicare p colóna ouer a tauoletta* drl gito mo celo multip licare e b et op crocetta: e altraméte p calfda. 0 quinto mo e bettop qdnlatero. j£ l fe^to aodo e bettep gelofia ouer graticola. iBl feptfo m5 e betto p repiego, £octauo ao e betto multiplicare afeapeso.^ e li qli modi o2duutamétequifequetetebaro oticia corno vederai e co exepli chiari e mamfeftù £)2 piglia el pmo modo chiama ' 0 Icacbiero o voi b2icuocolo che puma moli rare mo corno fifa tc. ^ultiplicatio bericoli vel fcacbierij.^r. t9. ^Uiplicar e per fcacbieri ouer b ericuocolo fi polfono ogni gra uu eri \ e faffi [ ! lcofu^etiamocbetu'vogUmultiplicare.9876.via.678 9 *cb e tate figure a inno q nate a laltro pi ima te cóuieneaimà eoe! bifcoifobe limo via vnoba/ uereaiuetefensaelqle’Difcozfoeipolfibilefaperepeaticare.l^elqlefecon' engouolitrauagliamenti be tutti linuertba 1 o. ingiù: cioè t>e tutte le figure vnap altra eperlozoftelfeiiituttilimodireuoltate*. fi còrno fozmito cbioaro xrimoflrare 1 tutti mediti po2vo berieto bino vno via vno: còrno fe intede infiemiaucoia co lili •2 etti ebe afai grade aiuto bario a loperàte bauerle amente corno bario li fi 02 entiui* Suégacbeogni colafi poffibauere cola paiamo bimeuo cbtpiubaamemozia me lio e: e piu agemini ét efensa bubio fe farauo lopationi: fi cb e legeraleben lui bate. dauto qflo talbifco2fo afettalinueri vnofotto laltro el magio2 ep piu a co ciò lo me ;‘rai bifop2a e lo meno2e bifotto auéga corno fé fileno non faci cafb:ma ragioneuel .. rete pna fo el picolo cbel grade e ipero nel|pmo ciò e piu baffo luogo fe beue fituare cofmel chiamare al multipli car e. piva e da chiamare elpicolo cbel grade vnde piu pueitietc cofa eabire.4.via.4.cbeabive.^.via.3 .bcuclótàtofaciuoavna vinato ; .altra, i^afedeue cbianmre^ma^Uocbepiiafoftdoefopzia^ .cbe.4-tc.dr lara/ ioepotiffima e qfta:cbe eluderò cvefcialinfu/p 02 dinata ferie vnde cótandouon bi amo 1 a. 9 . 3 . 7 . 6 . $ . 4. 3 . t . 1 . g® a . > . t . 3 . 4. $ . tc. augumèta dolo cornando bai mi ;p2eafcédédo corno nclp2Ìo articolo biqilafecóda bi. mancipio te inoltrai. Colica ietti.98 7d*bifop2afecòdolefuebifferltie*4efottoluiponi.ó 78 9. cioè microfono uerotedicinafotto dicina’.bencbealmultiplicarelipoffiteuerelinùeri bifparatii lapureepiubello epiu comodo cofi. *j|b 01 mcomésa bali nuer i e multip lica vuo in Utrobiccdo 6* via 9. fa 5 4*clqle eite nnero e bicina: e in qflarte ledtcine fempie fe ifigan ale fequeti mane quàdo vifonno: f e nó ala fin fe metanoitauola cólaltro umero:fi ebe poni 4 -fotto la riga bela multiplicat ione chela dónde dall multipli' inti acio nò fabino a mef colar e mfiemi. Squali linee al ragionieri bifogna molto altere amano per lefummeper lifotrari:eplimttiplicari:epartiri.i£ tiraiqnel 5 • poi tenendo fai do qlto 9 .lo multiplicarat 3 tra tutte le figure del numero tufop2a 5onca bip lo. 7. ebe elaltra figura cbefeqtaboppo el 6. 7. via. 9. fa 6 3 .e.^ . che teru ale mani fa. 6 g. poni. 8. fono la rigaap2effo el 4-etien 6.t£ poi dis.cbefeqta via» fa. 7 2 .e. 6 . cb e teniuifa 7 8 .poni. 8 . ap2 effo laltr e e tien. 7. dr poi feqta el 9 . ebe du ,9.via,9.fa.8 1 .ei7.cbeteneuifa.88* /Smetti. 8 8-tutto:p che fegionto in capo c ■ el 9r.a.có barn ito contra tutte quelle figure efacto quella multiplicatióe. 88884* D tì TJjultiplicadus -jModucentes. XDuUiplicanS, 8 7 * 7- S 9r 1 8 | 8 >, 8 j SU l 30 | 7 I 9 I °1° i8 1 1 6 j 9 I 1 1 ? \_t±^cbiivi tf 1 6 1 ^ericuocolo. iumma. 67048 1 6 4* '/? , ,?/ U 'actolA,cytiui nux, vetie^ia. [•.seuMeo' tA/ruamucv:,a.t-f. ./wyty •.w u ^ ' {J '/reeJ$!>' ^nouca ©irai. 6. via, g.fa. 48. epom.84fotto la feconda figura bela multiplicatioeT)el.9,c6inovediiladifpofitiÓeetie.4.i£poit7.via.8‘fu.^ 6. e. 4.cbc temuifA.6o.poriinullaapffoqllo.8.fuccetfiuaméteetien.6.iépoi.8.via.8.fa.^4.e d. cbé teniuifa 70.pom.o.aalo2diiieetié*7./£:poi.8.via 9,fa.7Z.e 7. cbeteueuifa 7 9 . e pó 7 9. tutto pcbe fe i capo: e la lacia. 8.fl cónto f etti el 9 .pcb e 116 fa ipaciare piu eftara cofi.^Ofboi piglia lai tra figura cbfeque cbe e 7.4I llfr a acob attere pira tutte qlle tnfopsaficómo a facto lo. g.ei. 9.ela fua multiplicatióefe cometa metterefotto taterja figura tielamultiplicatióebel.p.pcbeferano cetirvara:euirra efiere degrada taba-qllabelo 8-1? vita figura conto vediUaoifpofitióeJ^ócaTu 6 .via. 7. 41. pó. a. corno vedi e tié. 4. C poi 7. via 7,49.e4.cbeteuiui,^ «po^ .etiè ytizyoi 7. via 8. 5 <5 e. 5 .cbe teniuifa. 6 1 .po« 1 . e tié. d j£poì 7. via 9, d 5 .c e5.cB teniuifa. 69.6 pó.6 topcbefe infine e latta el 7.0^1.7^010110 timpa3i.‘|fboipiglia el.d.clafegtae iimil/ méte opa gtra tutte le lbp2apofte figure fi conto bai facto de laltre: e coméja apóere fua multiplicatióefotto la qrta figura dela multiplicatióe bel 9.cioe vita figura piu balia e degradata cl5 la multiplicatióe bel 7. e bnd.via 6.$ 6.pò 6. cónto veduta vi fpofitióeretie' ; «e poi d.via 7 fa 4i.e 3 .ciò teu cui fa ^ .po 5«fuccef1iue 02dfate etié 4.i£poi ó.via8*48.e4.cbeteneui5a.p6z.e tié^./époid.via 9.54.0 5.cl5tmeui. 5 9«epó 5 9.tuttopoicbefeicapo.sSqfto d.nóficoftumalaciarenedepénarepcbee lultia cbe altre nò feqno cbeqfta ci babia a ipaciare ne abagliare fe laltre figure fi/ guiderò la bepénerèmo cónto laltre.C^a e fmitatuttala multiplicatióe bifognamo 3 Ite fi fact e multiplicatióifùmarle ifiemifotto vita riga tirata 0 a baffo: e compare a recogliere bai numi cónto te ifegnai.f6bi«4«pó.4.fottolariga delafumma. t£ non guardare cb qfie qitita c]5 bai a yecoglierc no fieno pare berioto: cioè cbe no fiano afe tate nuovo fotto nuero e bicinafotto bicinaifi cónto biffi nel fumare fep2e bouerfifa re«^)anelmultiplicareplefo23e t> e li nu eri pu i éfi p on e re cofi: f; cl5 qllaregola elee ptua qfla bel multiplicave.ifrerorecoglie'do qftenmltiplicatiói va pur bentto a fi/ lo p filo e ciò cb troni fumaie ciò cbbaifoptabiciuaponiielebiciuetieme alultimo mettiogni cofa.^qlla tale fuma cbe baueraifira la multiplicatióe cbe fa a multipli care. 9 8 7 6. via 67 8 9.troueraicbefaraifuma* d 7048 1 64. e cofi. farai le fintili ma gioii e mmo2tbiqfia.02 piglia la mit£fn 0reci£ latini!^ Interim J0matiiTimu m.t iJlbatbematiee biTdpl i ne culto» mtdueutiffu nu 1 n fratria ÌLuct be Burgo fanrt i^epuldiw L t0idinitì mino2u.tfàtre£beolo5ie^lba^rù JnartctarUbiiietice.t^ecmctric. 'Jòrdàtio. T iH quantità d^agnanimo s>uca. t’fi nobile t obliente colà ebe molti pbf lofopbi per que / fio ihono giudicataalatubtiantùipara. ecoueffa coturno* '71^ eroebebano cognofciutQ. per ventili modo alcuna colà 1 in erum natura femalei non potere exìfteve. Ili) er la qual I cofa &e lei intendo ( co 1 aiuto b t colui ebe li notil i ferì fi reg gO tractarne.noncbeper altri prifebi e antichi. pbylofopbi nonne lia copiofamente tractato.e in tbeonca e pratica- z/fba per ebe lo? bicti già di tempi notili Tonno mol/* to obfcuiie òamolti male aprefneale praticbevulgari ma leapplieatibiebe in lo?o operotioni molto variano, econ grandi elabojio fi affanni mettano in opera, fi t>e numeri collimo beni Mure, vndeoi lei parlando non intendo fenoli quautoebe ala piatiai e operare lia me fluirò, mefeo Tandoci fecondo iluogbi opoumu ancorala tbeo2ica.e cauto belale operare.fi òe nume riconimo be geometria, zflbapiima odo meglio qllo ebe feffuitafe babia apptebende re.etìa quantità biuidiremo fecondo ei notilo pio polito' ediuidendola aciafcun fuo membtoaffegnaremofuaptopiiae veraoiffuiitioucebifcriptioiie. £ alci a poi fequi ra quello ebe Strili, bici in feci indo polier.Xuncemiu maxime feitur aìiquid curii bei betur fuuni quid eli tc. ^iftinldoiieótMuifio bifevete t continue quàtitattò ar ticuìus p?imus prime 5C0 adonca.Xa quantità tffereimediate.6imemb2e.doe continua e bilcreta^ b Xa continua e quellalecbuipartìfonno coputateegioi ne a certo termine co mune.comme foiuiolegm ferro.e faxa tc.Z&bifcreta oueramente numero, equellakcuipartinoiifoniiogionfeadaicmiotermiuccde còrno eu j.-tc* Cicrac puma bdat>ucreta.cioe beluumeroepoibela continua cioè geometria, quan to alo intento afpecta.cbiaramentetmctaremo. iS»iflini(io numeri propri ffi m 9 .a n u ulus fecundus. Ornerò, effe cundo riafetmo pb?lofopbante)vna multitudme tre vnitaco ti potia-et effa viritaiion e numero. ma ben pundpio be aafcun numero, ede quella mediante Taqle ognuofa e bictaeffére vna 0 fecondo elfeueriuBoe tioiHtuamufica.etaviiitaciaicu nueroinpotétia tpaffirninla fua ambine tira. ‘iReginaefoudamentobogninumerolapella.Xaqualpiumagniticandolam lece ieiumirali oifié in quello ebe fa bevmtatet vuo.^mne quodefi- ideo eli. quia vnum numero elicne ancomeì immero tninfinitimembùbiuiio. per quel ebe elfo Sritlo. Dive cioe.^>iquidinfimfumeli,numeru6 eli. £per la ter3a. petìtione bel fepHiiio be J£u elide, la fua ferie ni infinito potere procedereetquocucp numero òato. bari poreft maio? vnitatem addendo, ii&a noi pigliaremo quellepartia noi piu notee accomo dare l£ pero bico con glialtri alcuno eff ere pumo.edequello cbefolo cala vuìta enu 1 nerato.e non ba altro numeroebe integrai mente aponto lo parta. Bit ro e ditto com polio ede quello ebe baahro numero cmefuralo.ouero numerato- ^emplum primi Cómo.3.7.iMi-e.i7 te£xemp1ufecudi.£omo.4.cbel boilo mefura e numera e 8. ebeli.e.4.i0 nz4.I8.efimiii.tutti lonnobitti numeri compotii.nonfoìo ebe cófHno a -- ■> . * .*■ . . ». . . y-: -Xw * fc . . ; y^Of ‘i'fOiìV : ■ ■j? - »)• 1 ■ •'•*••31 - •• :-4l^ . . . - ■ • * . . .* ' * ©ilìùictio fccunda.Xractatus fccundue. 16 1|berlaqual cofabico befimili actobe multiplicare fi co ftumafarepnndpalmenteinoctomodi,biqualiel pumoebetto multipli care per kacbieri in vinegiaouerperaltro nome per bericuocolo in fircma. 0 fecondo modo bi multipli/ care e betto cartellario. 0 rerjoebetto m ul tiplica re per colonna oucr atauoletta. Squarto modo belom ultiplicare e petto per croceua.ealtramenfcpercalfella. £l gpi to modo ebetto per quadrilatero. «£l fe^to modo e bette pergelofia ouer graticola- 0 fcpùmo modo e Detto per ripiego. Xoctauo modo t bette ni ultiplicare a fcapewo. 32>elt quali modioidinatamentequilequentetebaronotiriacommo vedevaiecó esempli chiari e manifefti. fài piglia dpumo modo cbianiatofcadoiero o voi bzicuocolo che prima mollraremo cornino fi fa zc. .n^ultiplicatiobericocolivel fcacbierij. £lrti. z9% Ultiplicare p fcacbieriouer berieuocolo fi poflònoogni grati nuert e fafft cefi, m «fl&etiamocbetu volgimultiplicare.987d.via 67 89.cbe tante figure aluno quante alaltro puatepuime al manco el bifcoifc bellino via vtiobauereamé te femori quale bifeodo e 1 porti bilefapere piaticene. iRriqualeg? contengono litrauagfiamemibetuttiUnumcriba io.ingiu cioebctutteleilgurevnaplaltro eperlcro Orile intuttiUmodiveuoliate.fi cómofbmitocbioaro bunortrarelibittimodi tipoito berie to bitte vno viavno.cómofeintendeinfieniiancoiacóUUT>ietticbe affai grande aiuto ban 110 a loperanteauerle ainentecómobànoU fiorentini. 2fuengacbeogni colali poffi bauere con lapèna.nó bimeno cbi piu ba amemoùa meglio e .epiu ageuilmenlefema bubio fe fard noloperatiói.fubelegeralebéiuibate.t^itutoquellotalbifcotfoafottftlinùivnofottolaltro elmagioieper piuflcoàoloiivetct'anbifopia elo rnenote bifotto auengacómo fdtieno non fàcicafo.maragtoneueliiientepnmafo el picelo cbelgrandee (pero nel piimo cioepiubafo luogo fe Deue fituare.ecofi nelcbiamare almUltiplicare.pnrna eba cbiamareel picelo cbel glande vndepiuconueiiicntecofa e abire.3. via. 4. che a pire. 4. via. 3. ben chetato facinoa vna via quanto alaltra.-rilbafeOeue chiamare ptimacjllo che puma fo fi che io pii ma 3 .che 4.rc.É£la ragionepotirtìnia e Éjfla.cbc el numero creici a 1 infu per otd inata ferie vnde cótan Tononbiriamc.io.9.8.7.6.5.4..$<2.e.i. 2-3.4f.7c, augumentandolo comentando balminote afeendedo cómo nel plinto artìcolo biquertafccodabiépncìpiotemortrai^S camettì.9876. bifopta fecodole fue bitferentic.efottoluiponi.6789 .cioenumerofottonu/' mero.e bicina lotto bicinabencbealmultiplioire fipolfi tenere Il numeridifparati.mapu' l'eepiu bello epiu còmodo cofu^oiincomema dalinumerieinultiplicavno in labro di -' cendo6v1a9.faf4.elqualeenem1meroedidna.ein quertarte le dicinefenipiefe giùgano ale fequentidkine quando vi fonno.lè non ala fin fernet anoin tauol a cól altro numero, fi cb poniq-fottola rigadriamultiplicationecbela diuide dali multipUcaiif i acìo non fàbinoa mefcolare infiemi • Xequalili nee al ragìonieribifognamoltobaueveamano perle fummep li lotrarì eper li multiplicari-epaitiriClirai quel. $.epoitenendolaldo quefto.9-lomulripli carni cótta tutelefigure de] numero difopta.^onca di pevlo- 7 ebe elaltfa figura che feqta boppoel 6-7.via.9.fa 63.e.5.ebeteniuialenianifii.68.poni.8.fotto la riga apieflò el . 4.e tien.6£poibi.8.cbefequitavia.9fa-7ze.6.cbetemuiiar8poni8.apiefiblaltreetiè7. f£poifeqtael.6.cbedirai.9.vìa.9.fa 8i.e.7.cbeteneuilà 88.^meti 88.tutto.percbefegió toin capo eql . 9.acóbatitto cótratutte quelleligurc e afàctoqueftamuluplicatione. 888 84 d i) Tl^ultiplicandus. 9 8 7 6 “Jjàtoducentes. 6*7 8 9 ibultiplicano. 8 8 684 7 5>oo8 69132 febari 9 9 2 5 6 3£ericuoi fuma- 6 7 0 4 8 1 6 4* f contri T^joductum. ^pr zilbtiltìplicntìo. 'fàcili fi no é upeiiicitó. ma q idem \ ‘Iftectangnlum. poitant. — — , S \kjw\m ,1 J< 9 4 f l$/$Méèinz/ ^/tr/eeraTTo/j/t 17Z^/7) /Cafàt tSA'vito*. /c//r. ©ili' lidio fecuda.Xractatu* teriiue. i0:aacio no tcabaglife fcepena tl Pitto. 9.cóvnaìandata a quello modo y. qp cifepi eìia to 8 cbelo fegue t fimìlmete fi fa cóbatterelo pqlle tutte figure. lì come bae bcto e[.9-6pénato.e la tìici multiplicatione fi cornea a póere fotte* qlla.t>1.9- dlba le digrada vria figura. cioè ebe fi comma mettere fotto le fcicine.fi commo.8 cbefemult plcaene fcìcina borica fcirai ó.Tia.8.fa.48.epotii.8.fotto la fecóda figura fce’a multiplicatióe bel.^.como vediiula fcifpofitione e tié.4.£poj.7. via. 8-fà $ó.e.4-cl:e teiiiui fa. do. poni nulla affilò quello, S.fucceffiuamete e tié.6.i£poi.8fa.64 e.6.cbetenful tà 70.poni.o. aalo?ameUé.7./Sp^.8.via.9ii-7ie.7.cfceteneiiifà.TPep5-79tuttopcbefeicapo e la lana 8 .fi cónto felli el.qpcfrii fa ipaciare piu ellara cofi . g. qpb oi pigi alaìtra figuraci feque ebee. 7.ql ftmiliìer abbattere con ira 1 tutteqlle fcifoptafi cornea tàctolo. 8- el.9. da fua multiplicatióefeconieiamettere fattola teda figura fce la moltipl catione 81.9. pebe ferao minata euirra elTere degradata daqffa &fo.8p vna fil comovedi Ua fcifpo fitioe ^*óca fci d.via. 7 4x.po.a.pmo vedi' e tié 4 epo'.T- Via .7. 49- e- 4- cfctèiui.53. p5 3 t.é.5.j!£poi.7.via.8.5^'5-cbetéiuift.6i.po r etié.d.£poi.7iv.o.9.d .eócbetéùiì fà-ó9.epó.d9.tuttopcbe fe ìli finee làciael.7 ,cofi ^.acnnótimpaci.'lfcoi piglia c elò, ebe lèqia e fmiiliueiite opera cótta tu ite le fopta polle figure fi conio bai facto delaìtre. e cementa a ponerefua multiplicatione fattola qrta figura & la m ul tiplteatication. e&eh 9 cioè vna figura piubaffa e degradata chela mul tiplictione bel . 7. e . • d. vla.6. 3 éjpó 6. cornino vedi f la &ifpofitione.e.elié.3.e.pai.d.via.7ià.42 e 3. ebe teneuifa.45.po.5- fiieceffiueotdiateetié.4(£poi.d vìa.8.48 e.e,4.cbeteneui.52pó-2.ené.5J£poi.6 via. 9.54 e 5 ebctencui.59 e.timo poiché lei capo. j£ q fio. 6. no fi coftuma lariare nebepé nare pebe e Inforna tbeaTtrc.no fequano ebe qfta d babia a Cpaciarene abagliareiè altre ligure feguifièro fa deputeremo cónto laltre.f0?a e finita tutta la multplieafiò bifogna ri io qile lì bete muli 1 plico tieni fu m m ari e ffiemifotto tu a riga tirata fcabaiìb.e comi tare a fecogliere fcal numero cónto te infegnai.é sl^po. 4/fottola riga oda funi ni a- ènó gualcare cbeqile quatita ebe bai a recogliere no fieno pare fcerieto. cioecbe no fi ano jfetrarenumero fot to nùero e fcicinafotto diana-fi còrno biffi nelfummare feiupte bouerfi fare. Mfe>a nel multiplieare p le fotte beli nuericonniéfi ponerecofi.fi ebe cjlla re gola e;tcep tua quella fcelmultiplicare/lfbero recogliedo qfte multiplicatióivp pur fcerit to a fi lo p filo e ciò cj5 troui fuma e. dodi bai io pia fcicina poni d e fcicine tieni, e a lutti ino metti ogni cola. iBqllatalefumma ebebauerai fira la multiplicatione ebefa a multiplica re.9870 via.d789.Xroueiaiibefaramfumma.ó7o48id4.ecofifarailefim:Iimagioù C tirinoti fce q Ha. pigliala pioua quale emaellra.vtfiiffima a cognofcerfe bai facto be ne ornale, .dfea pò ma chiara modo voi oirvia ebe futa a quello multìplicare e anebe ita. ©umiliale Hritbmetica geo metria . 'Ubiopontont : et pjopojtioualitat italamente impiesfa Tofcolano fu la nua t>il jlBenaccnfe et vuicocarpicmifta’laco : Smentirne Sito: beli antique ^ addenti mine bilanobil cita lòenaco bitta illuftva- to: £um numerofita be Jmpatorii epit(?apl?i) bi antique z perfette littere fculpiti ba- tato: t ai? fini stimi t mirabil co- lerne marmorei: inumcri frammenti oialaba< tiro pozpfrdi z ferpentini.Cofe certo letto: mio tnletto oculata fi- de mirata bibite fotc terra ferftro uano. &c numeri e mite in tutti modi occorrenti. Ifcaopoitioni e «pportionalita a notitia nel 5 ? be £uclide: e be tutti li altri ibi libri. Cbiauùouero fU(dctie numero. » 3 .per le quantità continue qjportionalt bel 6 e 7? be Euclide fratte. Sfritte le parti be lalgon’smo: cioè releua repartire:multiplicare:mmare: eto- trareicon tutte fue ,pue in fani e rotti e radici e p2ogreffioni. ©e la regola mereantefa bitta bel. j. e foi fondaméti co cafi exeplari p c°. m° ^(o.giiadagni:perdite:tranfportatio- ni:einuellite. •j^artirimiiUiplicar; sumar.* e fotrar be le .pportioni: e be tutte forti radici. &c le tre regole bel iCatayn bitta pofi- rione: e fua origine- Cufde ritte generalùouer conclufioni nu mero. 6 6 .abfoluere ogni cafo cT?e per regole ordinarie noufi podeffe. Tutte fotte binomu erecifu ealtrelince irrationali pelbecintobe Euclide. Tutte regole be&lgebrabitte belacofa £ontinentia be tutta loperd: elorfabricfr e fondamenti. Copagnie in tutti modi: e lor partire, doride be bdliami:e lor partire. fittipricioni:cottimidiueUi:logagidni: e godimenti. baratti in tutti modi femplicùcompo- (tire col tempo. Cambi realrfeccfri: fittiti;: e biminuti: 01 ter communi. (termini Ulceriti femplici e a capo hanno: e altri lfteftùfaldùfcontùbe tépo e benari: e be recare a vn di piu partite, «largenti: el loro affinare: ecarattare, eKSolticafi e ragioni (Iraordinarie: va- rie e biuerfe a tutte oceurrctie: corno nella fequente tauola appare ordina- tamentebe tutte. ©rdiue afaper tener ogni cotore fcriptu rete bel quaderno in tmtegia. Tariffa be tutte e coftumi mer— cant e(c(?i in tutto el mondo, pratica e tbeorica be geometria: e be li cinq5 corpi regulari: e altri bepédenri molte altre cofe t>e grandiffimi piace ri:e frutto jcommcbiffiifamente per la fequente tauola appare. bwmNMfiH*» • ' . ass« & m i: • ' * ' ' ■■ ■ ’ :TK ■ ■ >ty l’k vtfòtmso &mì .àiitKxnhòV* i i’<'.d5b»rti.. "r'\contra qlle tutte figure:fi còme hane facto el.^'oepé nato: elafua multiplicatione fi comeusa aponerefotto quella Del. 9. dicale Digrada vuafigu ra. cioè cf?e fi comenja a meterefotto le decineifi còrno. 8. chete raultiplicaene diana. &onca dirai.6.via.8.fa.48.epom.8.fotto la feconda figura dela multiplicatione del. 9. còrno vedi i la difpofitione e tien.4.£ p0i.-7.via. 8.fa. 5 6. e. 4-cT?e teniui fa.-6 o.poni nulla aptejfb quello. 8. fucceffiuamente e tien. 6 •£ poi.8.via.8.fa.6 4X.6.che tmiuifa.7o.poni.o.alo2dme,etien, 7 £poi • 8 . via. 9 .fa.7 2 . e. 7. che teniui fa. 7 9 .e poni.7 9-tutto gche fé in capo:e la lancia. 8 . fi con1, mofefli e'. 9. perche nò faipaciare piue tiara cofi-S-.i^oipiglialaltrafigura chefeque cT?e e.7 qual funiliter a combatere contra tutte qlle difopzafi còrno afacto lo. 8 -el. ra e finita tutta la multiplicatione bifognamo quefte fifactemultiplicatio'1 ni fummarle infiemi fotto vna riga tirata Daba$fo:ecoinemare areCogliereDalnumerocòi mo te infegnai. £ dì. 4.poni. 4-fotto la riga Dela sòma. £ non guardare che quefte quotila chi hai a recogliere non fieno pare Deritto.xioe cl?e non fiano afettate numero fotto numero: e Di cina lotto Dtdnarfi còrno Ditti nel fummare femp2e bouerti tare . dft>a nel multiplicare per le; fone De li numeri conuienfiponere colbioiche quella exceptua quella Del multiplicare . ifàero recogliendo quefte multiplicatiom vàpur Deritto afilo p filo:e ciocT?e trouifìimare: e ciochi hailopta Didna poni eie Diane tienix a lultimo metti ogni cofa. £ quella tale fuma cT?e barn rat : fera la multiplicatiòe chefa a multiplicare. 9876.v1a.678 9. Crouerai che fera in fum 6704826 4-e cofi farai le firn ili magioti e mino2Ì dì quefta- $2 pilla laproua quale e maeftr vtilittima a cognofcerefe haifacto bene ornale. dfba prima chiar amo cl?e volture via cTpeft fa in quello multiplicare e anche fa. ,-26 — 22: ^ixcloCt.è'u m i iuv3Tidcitf*x*u> VtfZà.cos/ta/ 308\q*)Co ■'• 7ó P£ruenutiC3dio laudato £ il Serapfjyco patriarca Defanctapoucrta. padre e fondatole Del noflro l'acro ozdvne slftefer fan Jrancefco benedetto ) al cefide- rato fine- te lo intento noflro in quella vhlilìima opera cementato . filtro ale voline laudabili esercitanti cfyanta. in remuneratione- te tante fadigbe.£umil feruo dì quelle non Dimandale non per lui laltiflìmo li piaccia ptegare : d?e con quel felici fine cbeogni buon e piano befideraafe lo cbiami. i£ interim in lo cur riculo dì quella cala- rnitola vita con fua grana lo gouerm e guidi. £ non maco per lo Degno e ido pio- uano ce l'aneto Sportolo Di venegiadOefer pte yfedoto JòagnuoU. «ri fintile per lo tfiDagnificoe iflobile De laescetfalftepublica Di vinegia patrttio e in le fcicutie drt>a- trematici fondatili! rno.£ De tutti virtuofi colonna firmilTima dMer dlVarco S’ali- nuto quondam ilftagnitici Donami ^rancifci.peixbe mediante loto aiuto e fauote ta ta commodua ce volumi aluniuerfo econiequita.Confpefae biligmtia.£ opifitio Del prudente T?omo paganino oe paganim Da )i3tefd a. Ili ella eveelfa cita Di Qei icgia co gratin cel tuo eycelfo dominio cT?e per anni . i o. pesimi nuilaltro in quello lapoffi re lìampave ne altroue flampata in quello posala lotto pena in Ditta gratin contenuta . iReli anni De nortra Salute, iifi.cccc.lsliiij.adi. io.DeiHouembje.^ottoelfeltdllìmo iSouernoDd ^.^.De ^emtiani Suguftino j^arbadico Sereniamo p2incipe dì quello, jratev £ucas De iQurgo fancti 2>epulcT?n <%2&\ra& minomirw £r fàcre titolo gie bumilis p2ofe$foz:fuo paruo ùrgerne ignaris compatiens banefummam Uriti? ✓ metice z geometrie pzopoztionumqj Dpzopomonalìtum edidit. He impzejforibus afirtens Die uoctuqr p;opo$fe manu- pzopna caftigauit . €t pereto paganino Di nouo impala. $n Cufculauofula viua Dii laco sSenacenfe; nel pzopzio Inoro et 2>ito:boue già e/fer folea la nobile cita bitta igenaco. iReguaiv te il Serenifìtmo p?indpe.^>.B.Bndrea^ntti Quelito Duce dì ^enecia. finita adi.if. ©ecembze. ifs*. UB.5 & € 0. . U i J r. .. ■ , ■ r ; / ■ . ‘ p LIBRO 3*. a& a^.ecc. U -VWeRa,. ree . M.D. XV., roo.ira.vteL Ureeto) 7t€t /Mf de abaco che infegnia afare ogni raxo ne mar/ cadantile &c apertegare le terre con lartedi la giometria &altrenobilifiìmc raxone ftraordi riarie có la tarifacomc rafpondeno lipcxi& monete de molte terre delmon do conia inoli ta citta de, Venetia Gl qual Libro fe chiama Texauro'vniuerfalc Conce/To pel- lo Scremili mo Dominio Venctiano per anni diexe. - 22 8. Q - f LIBRO ^xva&xro reo. w, eco . M.D.ir„MO .UlVl*Ìl jtfi %J " ’ da abaco eh mfegnia afare ogni raxone mar cadantile & apertegare le terre con larte dila gio metria &c altre n ob ihflìme raxone ftraordi nane con la tarifa come rafpondeno li pexi& monete de molte terre del mondo conia indi ta citta de Venetia EI qual Libro fe chiama Tefauro vnmerfale Concetto per lo Scremili mo Dominio Venetiano peranni diexe. reftampata nouamente del. 1 520. Etagiotoli pi altre belliffime &c vtile ragione fabrìcatt p Io autor de la predente opra. fcM C LIBRO DARAI O, eco . iu, TlLl£a«.o 1U . M.D.XLI . ( mxaXax ve et < LIBRO fflattuw.ecc. «l V WyA.ecc. MD XJOQCI . ( Mwfe, « recto) -r/e&a. ytay/na fé) abaco clx*infegna a fare ogni 1 vj gionc merendatile:-! a pregare tc 1 y re có larte t>ilageometria.*altreno J/' 1 bMme ragione (foraoidinarie có la r X arifia come refpódeno lipcfi tino ,/f nedebe molte ten e del mòdo con la inclita citta bi &inegìa.i£l qual £ib bio fe chiama 3Tbefauro vnmerfale. LIBRO D ABACO CHE IN SEGNA A FARE Ogniragione mercadantilc , te pertegare le terre có l’arte di la Geometria, & altre no bilifsime ragione Ara- ordinarie có la Ta^ riffa come refpon deno li peli 86 Monedede molte terredel mon- do con la inclita citta di Vene- gia. Elqual Libro fc chiama Thefauro vniuerfalc. ' V . . « ~Z2S.Il — r LIBFiO DE ABBACCO.rcc. v« t>TUè )V'- ■ ' • ] — 229 — Sulla cometa del luglio 1862. Nota //, del prof. Ignazio Calandrelli. l.° In una memoria inserita negli atti della nostra accademia che aveva per litoio « Utilità che può ritrarre la scienza astronomica da un metodo uniforme di calcolo e di osservazioni » non stimai necessario di trattenermi a discutere le osservazioni delle comete. Sulla riduzione di queste osservazioni aveva già parlato nella memoria della bella cometa del 1858, nella quale presi ad esa- minare 315 osservazioni fatte dai più celebri astronomi di Europa , notando nello stesso tempo che da queste 315 si potevano, coi metodi che sommini- stra la scienza, ricavare 109 posizioni della cometa corrispondenti ai 109 giorni, che contati dal 7 giugno fino al 25 ottobre, si era potuta osservare nel no- stro emisfero. Ora è un fatto certissimo, che le 109 posizioni della cometa da me ottenute si succedono per la maggior parte per lunghe serie di giorni di 24* in 24A, ma è un fatto egualmente certo che se nelle dette serie si prendano le differenze prime, seconde, terze ... si presentano certe anomalie, le quali sono incompatibili coi movimenti variabili dei corpi celesti. Quindi è, che qua- lunque sistema di elementi parabolici od ellittici non potrà mai soddisfare a tutte le singole osservazioni, come ho dimostrato nella citata memoria. 2.° Si deve però confessare, che quasi tutte le osservazioni della cometa del 1858 furono fatte fuori del piano del meridiano, eccettuando sette sole os- servazioni meridiane fatte dagli astronomi di Pulkova , le quali certamente deb- bono preferirsi alle altre , come notai nella detta memoria. Non è però così nella nostra cometa del luglio 1862. Abbiamo un numero di 69 osservazioni meridiane le quali formano una serie non interrotta di posizioni della cometa dal giorno 26 luglio fino al 20 agosto, escluso il giorno 16 agosto del quale non si hanno osservazioni. Le 69 posizioni meridiane sono date nella tav. I. Nella tav. II presento alcune osservazioni fatte fuori del piano del meridiano. Queste possono essere utili quando si vogliano paragonare colle posizioni me- ridiane corrispondenti agli stessi giorni. Di più le osservazioni dei giorni 22, 23, 24, 25, 26 agosto comprendono il tempo del passaggio della cometa pel perielio, e le osservazioni del settembre sono nelle vicinanze del passaggio della cometa pel nodo discendente. 30 — 280 — TAY. J. Osservazioni meridiane. Mesi e giorni t. m. a Roma Asc. retta app. Declinaz. app. Luoghi delle osserv. Luglio 26.387000 5. 4 38." * 9/06 70.° 32/ 45/' 81 Roma. Campidoglio 26.389662 5. 38. 12. 33 70. 32. 45. 42 Roma. Coll, romano 26.628924 5. 38. 47. 78 70. 39. 4. 26 Dudley 27.387000 5. 40. 44. 76 70. 59. 26. 62 Roma. Campidoglio 27.388715 5. 40. 46. 70 70. 59. 19. 34 Roma. Coll, romano 27.628007 5. 41. 24. 87 71. 5. 52. 61 Dudley 28.387000 5. 43. 34. 09 71. 27. 18. 31 Roma. Campidoglio 28.387905 5. 43. 33. 32 71. 27. 14. 24 Roma. Coll, romano 29.387000 5. 46. 40. 24 71. 56. 30. 00 Roma. Campidoglio 29.387312 5. 46. 38. 37 71. 56. 25. 00 Roma. Coll, romano 30.387000 5. 50. 5. 39 72. 27. 1. 94 Roma. Campidoglio 30.386928 5. 50. 1. 68 72. 26. 50. 95 Roma. Coll, romano 30.626389 5. 50. 54. 41 72, 34. 19. 40 Dudley 31.387000 5. 53. 52. 82 72. 59. 3. 71 Roma. Campidoglio 31.386828 5. 53. 48. 93 72. 59. 6. 48 Roma Coll, romano Agosto 1.376282 5. 58. 1. 75 73. 32. 11. 40 Vienna 1.387000 5. 58. 7. 97 73. 32. 31. 93 Roma. Campidoglio 1.387035 5. 58. 4. 04 73. 32. 28. 86 Roma. Coll, romano 2.376898 6. 2. 49. 82 74. 7. 18. 50 Vienna 2.387000 6. 2. 55. 44 74. 7. 35. 75 Roma. Campidoglio 2.387641 6. 2. 53. 13 74. 7. 43. 82 Roma. Coll, romano 2.627355 6. 4. 7. 77 74. 16. 21. 18 Dudley 3.386148 6. 8. 20. 31 74. 44. 38. 30 Rerlino 3.387000 6. 8. 22. 07 74. 44. 22. 24 Roma. Campidoglio 3.388703 6. 8. 21. 67 74. 44. 47. 73 Roma. Coll, romano 3.628552 6. 9. 47. 98 74. 53. 48. 77 Dudley 4.390352 6. 14. 41. 11 75. 23. 22. 31 Roma. Coll, romano 4.407945 6. 14. 47. 49 75. 24. 6. 80 Ginevra 4.630362 6. 16. 21. 31 75. 32. 44. 72 Dudley 5.381987 6. 21. 59. 42 76. 3. 25. 00 Vienna 5.390151 6. 22. 0. 06 76. 3. 43. 60 Rerlino 5.392733 6. 22. 3. 95 76. 3. 54. 49 Roma. Coll, romano 5.410324 6. 22. 10. 17 76. 4. 24. 90 Ginevra 6.346204 6. 30- 15. 36 76. 43. 58. 20 Pulkova 6.395999 6. 30. 43. 51 76. 45. 57. 17 Roma. Coll, romano — 231 — (Continua la TAV. I.) Mesi e giorni t. m. a Roma Asc. retta app. Declinaz. app. Luoghi delle osserv. Agosto 6.413634 6/ 30.' *53.' 51 76.' “46.' 44. 1 70 Ginevra 6.636457 6. 33. 2. 52 76. 56. 17. 46 Dudlej 7.389670 6. 40. 56. 77 77. 29. 23. 50 Vienna 7.400434 6. 41. 4. 57 77. 29. 45. 54 Roma. Coll, romano 8.403843 6. 53. 33. 12 78. 14. 52. 40 Re ri ino 8.404512 6. 53. 35. 90 78. 14. 55. 87 Roma. Coll, romano 8.647583 6. 56. 59. 63 78. 25. 57. 60 Dudley 9.364212 7. 8. 5. 75 78. 58. 53. 30 Pulkova 9.414276 7. 8. 56. 61 79. 1. 4. 13 Roma. Coll, romano 9.431999 7. 9. 14. 25 79. 1. 51. 50 Ginevra 10.374561 7. 26. 58. 79 79. 44. 53. 10 Pulkova 10.424766 7. 28. 1. 33 79. 46. 58. 56 Roma. Coll, romano 10.667288 7. 33. 19. 76 79. 57. 47. 82 Dudley 11.388262 7. 50. 44. 19 80. 29. 22. 60 Pulkova 11.438678 7. 52. 3. 80 80. 31. 25. 86 Roma. Coll, romano 11.456630 7. 52. 31. 30 80. 32. 5. 40 Ginevra 12.406337 8. 20. 46. 76 81. 9. 43. 20 Pulkova 12.456996 8. 22. 27. 35 81. 11. 29. 72 Roma. Coll, romano 12.474923 8. 23. 2. 66 81. 12. 2. 70 Ginevra 12.701667 8. 30. 51. 45 81. 20. 1. 50 Dudley 13.429735 8. 58. 31. 64 81. 41. 52. 60 Pulkova 13.480667 9. 0. 34. 69 81. 43. 00. 41 Roma. Coll, romano 13.498707 9. 1. 19. 84 81. 43. 28. 40 Ginevra 13.726737 9. 11. 0. 01 81. 48. 45. 20 Dudley 14.458770 9. 44. 23. 82 81. 59. 49. 00 Pulkova 14.509974 9. 46. 50. 26 82. 0. 6. 88 Roma. Coll, romano 15.492136 10. 36. 30. 22 81. 56. 14. 50 Pulkova 15.791289 10. 52. 5. 58 81. 50. 8. 95 Dudley 17.557925 12. 19. 21. 89 80. 22. 49. 20 Pulkova 17.855197 12. 32. 15. 59 79. 59. 7. 19 Dudley 18.652795 13. 3. 32. 04 78. 43. 19. 30 Ginevra 18.879697 13. 11. 34. 68 78. 18. 36. 32 Dudley 19.898732 13. 43. 0. 37 76. 10. 35. 99 Dudley 20.903247 14. 7. 50. 09 73. 36. 36. 11 Dudley — 232 — TAV. II. Osservazioni fuori del meridiano. Mesi e giorni t. ra. a Roma Asc. retta app. Declinaz. app. Luoghi delle osserv. Luglio 26.476932 5.*38.“28.»10 70.° 35.' 27. ”80 Firenze j 27.517726 5. 41. 7. 23 71. 2. 58. 00 Copenaghen 27.550205 5. 41. 13. 41 71. 3. 55. 70 Copenaghen 28.415590 5. 43. 39. 16 71. 28. 8. 20 Copenaghen 29.441257 5. 46. 48. 15 71. 58. 2. 30 Copenaghen 30.477222 5. 50. 20. 98 72. 29. 22. 20 Altona 30.417561 5. 50. 7. 46 72. 27. 50. 70 Copenaghen 30.409380 5. 50. 6. 88 72. 27. 41. 90 Firenze 31.421540 5. 53. 57. 65 73. 0. 8. 50 Lipsia 31.453449 5. 54. 7. 02 73. 1. 7. 50 Lipsia 31.413492 5. 53. 55. 08 72. 59. 57. 50 Berlino Agosto 1.573912 5. 58. 59. 05 73. 38. 59. 80 Lipsia 4.420174 6. 14. 44. 33 75. 24. 29. 10 Copenaghen 5.538514 6. 23. 18. 32 76. 9. 51. 60 Lipsia i 5.427460 6. 22. 17. 11 76. 4. 58. 80 Greenwich (1) | 5.399229 6. 22. 5. 33 76. 4. 3. 30 Berlino 6.410774 6. 30. 52. 98 76. 46. 17. 10 Firenze 14.504064 9. 46. 35. 95 82. 0. 29. 30 Greenwich 15.536799 10. 38. 50. 71 81. 55. 3. 00 Greenwich 18.406572 12. 54. 24. 60 79. 8. 42. 10 Greenwich 18.412655 12. 54. 37. 06 79. 8. 7. 70 Greenwich 22.429934 14. 35. 48. 21 68. 58. 10. 70 Greenwich 22.554733 14. 37. 43. 63 68. 32. 13. 30 Greenwich 23.490495 14. 50. 38. 49 65. 7. 29. 60 Greenwich ! 23.394949 14. 49. 19. 08 65. 31. 20. 30 Liverpool j 23.440708 14. 49. 59. 01 Ginevra 24.556130 15. 2. 44. 51 60. 46. 22. 60 Greenwich 24.590953 15. 3. 6. 47 60. 37. 19. 00 Greenwich 24.620523 15. 3. 33. 50 60. 29. 35. 30 Greenwich 5 24.442712 15. 1. 32. 12 Ginevra ♦ (1) Le osservazioni notate Greenwich sono state fatte dal sig. Romberg nel giardino di Leyton in Londra. — 283 — ( Continua la TAV. IL) Mesi e giorni t. m. a Roma Asc. retta app. Declinaz. app. Luoghi delle osserv. Agosto 24.443509 61.° 15.' 14." 20 Ginevra 25.450780 15. 11. 9. 61 Ginevra 25.491508 15. 11. 32. 63 56. 32. 40. 70 Greenwich 25.514444 15. 11. 44. 36 56. 26. 4. 90 Greenwich 26.269581 15. 17. 50. 72 Atene 26.296699 15. 18. 2. 94 Atene Settem. 7.367271 16. 3. 5. 89 —9. 43. 3*. 16 Roma. Coll, romano 7.275507 16. 2. 56. 70 9. 24. 37. 10 Atene 7.345578 16. 3. 4. 07 9. 39. 24. 30 Firenze 8.261292 16. 4. 41. 19 12. 42. 25. 50 Atene 8.354918 16. 4. 54. 87 12. 59. 42. 30 Firenze 9.284703 16. 6. 21. 40 15. 47. 23. 97 Atene 9.359270 16. 6. 25. 32 15. 59. 53. 60 Firenze 10.340867 16. 7. 57. 35 18. 39. 31. 38 Roma. Coll, romano 10.478695 16. 8. 0. 19 18. 46. 30. 40 Liverpool 10.569397 16. 8. 17. 56 19. 14. 16. 50 Cambridge S. U. 10.264373 16. 7. 50. 66 18. 27. 38. 80 Atene 11.536380 16. 9. 37. 94 21. 33. 8. 20 Cambridge S. U. 11.275154 16. 9. 16. 48 20. 56. 56. 35 Atene 12.355392 16. 10. 44. 95 23. 21. 7. 60 Firenze 12.322305 16. 10. 40. 07 23. 18. 48. 18 Roma. Coll, romano 12.260056 16. 10. 34. 94 23. 8. 48. 70 Atene 13.320226 16. 11. 53. 88 25. 17. 14. 80 Roma. Coll, romano 13.278019 16. li. 51. 56 25. 12. 26. 90 Atene — 284 — Esame delle osservazioni. 8.° La discussione, che intraprendo delle osservazioni di questa cometa, servirà per rispondere ai seguenti quesiti. I. ° Quesito. Date più posizioni di una cometa osservata in diversi tempi dello stesso giorno, ridotti allo stesso meridiano, si può, senza un preventivo esame, fissare la media posizione corrispondente al medio dei tempi ? II. 0 Quesito. Date più posizioni di una cometa meridiane e non meridiane osservate nello stesso giorno si possono aggruppare le une alle altre, senza un preventivo esame , e fissare la media posizione corrispondente al medio dei tempi ? III. 0 Quesito. Date più posizioni di una cometa osservate al meridiano e fuori, in diversi giorni e tempi, si può, cecamente, avere una posizione pel giorno medio corrispondente ad un dato tempo ? Relativamente a questo terzo quesito si può osservare, che la posizione della cometa si ottiene colla interpolazione, ed è questa posizione che suol chiamarsi normale, ma accade spesso che questa posizione sia erronea, e fittizia, e non cor- risponda affatto alla osservazione diretta dello stesso giorno. Premesse brevemen- te queste cose, passo all’esame delle osservazioni meridiane. Questo consiste nel determinare, quando sia possibile, il moto orario della cometa nelle due coordinate nel tempo delle osservazioni. Questi moti orari, come è chiaro, debbono seguire una certa legge, dalla quale si può facilmente dedurre la esattezza delle osservazio- ni. Se si potessero determinare questi moti orari con molta precisione, senza bi- sogno della interpolazione, si potrebbe passare dalla posizione data pel tempo t all’altra pel tempo t' non molto distante da t. In tal maniera si può verifi- care l’osservazione col paragonare la posizione della cometa ottenuta colla in- terpolazione pel tempo t' con quella che si otterrebbe col moto orario. Que- sto esame preventivo è necessario onde ottenere le vere posizioni della cometa sulle quali deve basare il calcolo degli elementi, ed è perciò che trascurando queste indagini, allo apparire di una cometa, gli astronomi vengono, dirò così, inondati di elementi e di effemeridi: elementi che, come appunto nella nostra cometa, differiscono di due o tre giorni nel fissare il tempo del passaggio al perielio: che differiscono di 800 anni nel tempo periodico: effemeridi, che sono ben lontane dalle posizioni che si hanno dalle osservazioni; quindi è che nel catalogo delle comete si registrano elementi, tenendo conto del nome dell’os- — 233 — servatorio o dell’ astronomo , e ponendo in non cale la esattezza e la preci- sione della teoria. 4.° Ma rispondiamo direttamente ai proposti quesiti. Luglio 26. La media delle due osservazioni romane è Luglio 26. 888331 «= 5.*38.ra10/69 9 = 70.°32.' 43. "62 . Dal paragone di questa con quella di Dudley si ottiene mot. orar, in « = 6/ 42 .... in § = 65." 56 . La media delle tre osservazioni meridiane è la seguente tav. III. Luglio 26. 468528 «= 5.*38.m23/05 3 = 70.°34.' 51 "83 . Colla interpolazione delle posizioni dei giorni 26, 27, 28 luglio tav. Ili, si ottiene Luglio 26.5 a = 5.*38.OT27/76 tav. IV. § 70.° 35.' 41. "09 . Se ora col moto orario si voglia passare dalla posizione della tav. Ili a quella della tav. IY si ha Luglio 26. 5 oc — 5. *38. "*27/ 90 3=70.°35.,41."01 . Per lo stesso giorno si ha l’osservazione di Firenze tav. IL Luglio 26. 476932 « = 5.*38.OT28/10 3 = 70.° 35.' 27. "80 . Dal paragone di questa posizione colla meridiana si ha mot. orar, in « = 25/ 04.' !... in 3=1 78." 34 ! La posizione dunque di Firenze è incompatibile colle osservazioni meridiane. Se, come è costume, si aggruppasse con quelle, si avrebbe una posizione falsa e anormale. (Quesito II.°) Luglio 27. Con analogo calcolo dalle osservazioni meridiane si ha — 286 — Luglio 27. 467574 «= 5/40.m58/ 77 tav. III. 5 = 71.° 1.' 82. "85 . Dal loro confronto si trova mot. orar, in « = 6/ 79 .... in 5 = 67." 60 . Dalla interpolazione risulta Luglio 27. 5 «= 5/41."* 4/06 tav. IV. 5 = 71.° 2.' 26. "1 6 . Se col moto orario si vuol passare dalla posizione della tav. Ili, a quella della tav. IV, si ottiene Luglio 27. 5 «= 5/41“ 4/05 5 = 71.° 2.' 25. "45 . Da queste due osservazioni si ottengono i moti diurni della cometa, cioè mot. diurno in « = 2.“ 86/ 15 .... in 5 = 26.' 45." 15 mentre dalle due osservazioni romane si ha mot. diurn. in « = 2.“ 85/ 04 .... in 5 = 26.' 87." 86 e ciò prova evidentemente l’aumento progressivo del moto nelle due coordi- nate. Per questa ragione nella riduzione dei tempi al meridiano di Roma ho voluto conservare sei cifre decimali. Nello stesso giorno si hanno due osservazioni di Copenaghen tav. II. Dal paragone della media di queste colla media delle osservazioni romane si ottiene mot. orar, in » = 7/ 01 .... in 5 = 69." 5 ciò che dimostra sempre più l’aumento progressivo dei moti orari. Ecco il solo caso (quesito II. °) in cui si possono aggruppare le osservazioni meridiane colle altre. Da questo aggruppamento risulta Luglio 27. 500769 «= 5/41“ 4/54 5 = 71.° 2.' 29. "85 la qual posizione combina con quella della tav. IV. Questo caso è ben raro. — 237 — s. Luglio 28. Le osservazioni romane sono uniformi. Dalla media si ha Luglio 28. 387402 «= 5/43.-33/ 70 tav. III. 3 = 71.°27.'16."27 . Colla interpolazione si ottiene Luglio 28. 5 « = 5/43.-53/41 tav. IV. &==71.°30.'29."77 . Confrontando la posizione meridiana con quella di Copenaghen tav. II, si ha mot. orar, in a = 8/ 07 .... in 5 = 76.” 8 . Se con questi moti orari si passi dalla posizione della tav. Ili, a quella della tav. IV, si avrebbe Luglio 28. 5 «= :5.*43.“55.' 51 5 = 71.° 30.' 43. ”81 per cui si vede che i moti orari sono troppo forti. Luglio 29. Dalla media delle due osservazioni romane risulta Luglio 29. 387156 «= 5/46.-39/ 30 tav. III. 5 = 71.° 56.' 27. ”50 . Dal confronto di questa posizione con quella di Copenaghen tav. II, risulta * mot. orar, in oc — 6/ 80 .... in d = 72.” 9 . Questi movimenti sono incompatibili colla legge del progressivo aumento di già scoperta. La posizione dunque di Copenaghen non può rigorosamente ag- grupparsi colla posizione meridiana. Colla interpolazione poi si ottiene Luglio 29. 5 «= 5/47.- 1/ 46 tav. IV. d = 71.° 59.' 49. ”95 . 5.° Prima di passare ad altri confronti sarà bene di esaminare le osser- vazioni romane. Da queste si ha , nella ipotesi che sieno date per lo stesso tempo, ciò che prossimamente si verifica 31 Luglio 26 . 27 . 28 . 29 . — 238 — « = 5.A38 -10/ 69 § . . 5. 40. 45. 73 . . . 5. 43. 33. 70 . . . 5. 46. 39. 30 . 70.° 32.' 45."62 70. 59. 22. 98 71. 27. 16. 27 71. 56. 27. 50 Ora le ascensioni rette danno una serie a differenze terze costanti, e le de- clinazioni a differenze seconde costanti. Questa legge prova che le osservazioni sono esatte : ma questa legge che è ammissibile nei moti variabili delle comete si altera coll’ introdurre la posizione del giorno 30. 6.° Luglio 30. Le osservazioni romane non sono uniformi. Dal loro con- fronto colla posizione meridiana di Dudley si avrebbero moti orari incompa- tibili colla scoperta legge. Bisogna dunque rinunciare alle romane posizioni (que- sito 1 .°), e ritenere quella di Dudley , avremo dunque Luglio 30. 626389 a = 5/50.-54/ 41 tav. III. 5 = 72.° 34.' 1 9. "40. Nello stesso giorno si hanno tre osservazioni tav. II. L’ unico confronto che può farsi è con quella di Altona , e si ottiene mot. orar, in « = 9/ 34 . . . in § = 83." 0 . Dalla interpolazione si ha Luglio 30. 5 «== 5/ 50.-27/ 1 5 tav. IV. d = 72.° 30.' 22."60. * Se ora cogli indicati moti orari si voglia passare dalla posizione della tav. III. a quella della tav. IV si avrebbe Luglio 30. 5«= 5/50.-26/ 08 d = 72.° 30/ 7. "64. Luglio 31. Le osservazioni romane sono prossimamente uniformi. La media è Luglio 31. 386914 a== 5.A 53.-50/ 87 tav. III. 5 = 72.° 59.' 5. "09 Dalla interpolazione risulta — 289 — Luglio 31. 5 « = 5/ 54/M 7/ 88 tav. IV. 5 = 78.° 2.' 46. "71 Nello stesso giorno si hanno tre osservazioni tav. II. La posizione meridiana è affatto incompatibile colla media delle tre suddette osservazioni. Il moto ora- rio in « risulta minore di 9/, e quello in 5 minore di 79."; ciò ripugna alla legge del progressivo aumento dei moti orari. L’ aggruppamento delle, osser- vazioni meridiane colle tre della tav. II, darebbe una posizione falsa (quesito IL0). Agosto 1. Dalla media delle osservazioni meridiane si ha Agosto I. 383489 « = 5.A58.m 4/59 tav. III. § = 73.° 32.' 24. "06. Dal paragone di questa con quella di Lipsia tav. II, risulta mot. orar, in «=11/88 . . .in §=86." 6. Colla interpolazione si ottiene Agosto 1. 5 «= 5/ 58.m37/ 07 tav. IV. § = 73.° 36.' 24. "21 Coi moti orari si avrebbe Agosto 1. 5 «= 5/ 58.ra37/ 82 § = 73.°36.'26."32. La posizione dunque di Lipsia si può aggruppare colla meridiana (quesito li.0). Agosto 2. Se si prende la media delle tre prime osservazioni meridiane, si trova Agosto 2. 383846 « = 6/ 2.m52/ 79 § = 74.° 7.' 32. "69. Dal paragone di questa colla quarta di Dudley si ottiene mot. orar, in a=12/82 ... in § = 90." 4. Dalla interpolazione risulta Agosto 2. 5 «= 6.* 3.m28/ 46 tav. IV. § = 74.° 11.' 45. "22. — 240 — La posizione complessiva delle osservazioni meridiane è Agosto 2. 444723 « = 6.A 3/41/54 tav. III. 3 = 74.° 9.' 44. "81. Coi moti orari si passa da questa a quella della tav. IV, e si ha Agosto 2. 5 « = 6.A 3. '"28/ 54 3 = 74.° 11.' 44."74. L’accordo colla posizione ottenuta dalla interpolazione è ammirabile. Agosto 3. Le tre prime osservazioni danno Agosto 3. 387284 a = 6/ 8.^21/35 d = 74.° 44.' 36. "09. Dal confronto di questa colla 4 di Dudley , si ottiene mot. orar, in a =14/ 96 . . . in 3 = 95." 4. La complessiva posizione è Agosto 3. 447601 a —6/' 8.m43/ 01 tav. III. 5 = 74.° 46.' 54. "26. Coi moti orari si ottiene Agosto 3. 5 «= 6.A 9.m 1/82 5 = 74.° 48.' 54. "23. Colla interpolazione Agosto 3. 5 «= 6.a 9.w 1/50 tav. IV. 3 = 74.° 48.' 53. "54. Agosto 4. Dalla media delle prime due si ha Agosto 4. 399148 a = 6.A 14. *44/ 30 § = 75.° 23.' 44. "55. Se confrontiamo questa colla 3 di Dudley si trova mot. orar, in «=17/48 . . . in 3 = 97." 3. Colle osservazioni complessive si ha — 241 — Agosto 4. 476219 « = 6.A 1 5.™1 6/ 64 tav. III. 5 = 75.°26.'44.”68 Coi moti orari si avrà Agosto 4. 5 «= 6.A 15.“26/ 61 5 = 75.°27.' 40. ”21 e colla interpolazione Agosto 4. 5 a = 6.A15.m26/28 tav. IV. 8 = 75.° 27.' 41. ”00 Dalle osservazione di Copenaghen tav. II, si avrebbe Agosto 4. 5 « = 6.A15.m17/81 ! 5 = 75.°27.' 35. ”51 . Agosto 5. Le osservazioni meridiane di Vienna e del Collegio romano sono incompatibili colla legge dei moti orari. L’ unico confronto che si può fare , limitandosi alla sola ascensione retta, è Berlino e Ginevra , e si avrebbe mot. orar, in « = 20/88 nella declinazione però si avrebbe mot. orar, in 5 = 85. ”30 che è troppo piccolo. L’osservazione di Berlino tav. II, è quasi contempora- nea alla meridiana tav. I. Dal paragone risulta mot. orar, in a = 24/ 18 ... in 8=90." 4 . Finalmente se quella di Greenivich tav. II , si paragoni colla meridiana di Ginevra tav. I, si ottiene mot. orar, in «=16/87 . . .in 5 = 82.” 4 . Si può dunque conchiudere che con sette posizioni della cometa pel giorno 5 agosto, delle quali quattro meridiane, non può aversi una posizione esatta. Nella tavola III, è notata la sola osservazione di Ginevra. Agosto 5. 410324 «= 6.A22.m10/17 5 = 76.° 4/ 24. ”90 . — 242 — Essendo però esatte le posizioni dei giorni 3 e 4 ed esattissima quella del giorno 6 come diremo in seguito, si trova colla interpolazione Agosto 5. 5 a = 6.* 23.m 0/32 = 76.° 8.' 13. "00 . Attesa la legge dei moti orari può dedursi prossimamente pel giorno 5 agosto mot. orar, in a. = 20/ 7 in 5 = 99." 8 . Se ora supponiamo esatta la posizione di Ginevra, si avrà Agosto 5. 5 a = 6.A 22.m54/ 72 tav. IY. S = 76.° 7.' 59. "69 . In ogni caso toccherà alla teoria di verificare questa posizione. Nella tav. IV, ho ritenuto questa, giacché sono contrario alla interpolazione, quando non s’ in- clude l’osservazione del giorno stesso per cui si vuole la posizione. 7.° Mentre mi occupava di queste indagini giunse il giornale di Altona n.° 1396. Il sig. Teodoro Oppolzer di Vienna si è anche esso con somma lode occupato delle stesse indagini; se non che vidi che colla interpolazione notata (quesito III0) ha determinato sette posizioni normali, e quella specialmente del giorno 5 agosto, facendo concorrere le posizioni meridiane e non meridiane dei giorni 3, 4, 5, 6, 7. Nelle posizioni del giorno 5 include le osservazioni di Vienna , Berlino , Roma da me escluse per le addotte ragioni. La posizione normale dell’astronomo di Vienna è la seguente Agosto 5. 0 t. m. a Green wich . Longitud. 91.° 55.' 24." 9 lat. 52.° 24.' 2." 2 . Riportando la longitudine allo equinozio apparente , e calcolando l’ascensione retta, e la declinazione si trova. Agosto 5. 0 t. m. a Greenwich a appar. 6.M9.w19/38 S appar. 75.° 49.' 30."00 Se ora prendiamo la media delle posizioni del giorno 5 di Vienna, Berlino bis f Roma, Ginevra, si avrà — 243 — Agosto 5. 854 t. m. a Greenwich « = 6/22.-3/78 a = 76.° 8.' 54. "26 . Ora coi moti orari fissati e modificati onde riportarli al tempo intermedio fra lo 0/, e 0,354, si avrebbe Agosto 5. 0 t. m. a Greenwich a = 6/19.- 9/ 61 5= 75.° 49.' 50. "61 L’astronomo di Vienna usa di due sole decimali nella riduzione dei tempi al meridiano di Greenwich, per cui si trova che le osservazioni di Roma e quelle di Ginevra dei giorni 5, e 6 agosto differiscono di 24/ medie. Ciò posto dalla tav. I, si ricava mot. diurno in « = 8.-39/ 56 Roma 8. 43. 34 Ginevra mot. diurno in § = 42. 2. 68 Roma 42. 20. 50 Ginevra Questi non sono realmente i moti diurni, giacché dai tempi delle osservazioni risulta la differenza di 1/0033. Nulladimeno prendendo il medio e supponendo il moto proporzionale al tempo si ottiene mot. in 12/ in a. = 4.-20/ circa in § = 21.' 6. "circa In questa ipotesi si ha, partendo dalla mia posizione tav. IV, Agosto 5. 0 t. m. a Greenwich «= 6/18.-51/81 § = 75. 48. 16. 31 . 11 calcolo non è esatto, ma prova che la posizione del giorno 5 agosto è sem- pre dubbia. 8.° Ma torniamo allo esame delle osservazioni. Agosto 6. Le osservazioni meridiane sono eccellenti. La media delle tre — 244 — prime è la seguente Agosto 6. 385279 a = 6/ 30.-37/ 46 3 = 76.° 45.' 33."36 . Dal paragone di questa colla 4 di Dudley risulta mot. orar, in a— 24/ 06 ... in §=106.'' 8 . L’osservazione complessiva è tav. Ili Agosto 6. 448073 «= 6/' 31.-13/ 72 3 = 76.° 48.' 14." 38 . Colla interpolazione si ottiene Agosto 6. 5 a= 6/ 31. “43/ 30 tav. IV. § = 76.° 50.' 28." 19 Coi moti orari risulta Agosto 6. 5 a= 6.* 31 .*43/ 70 § 76.° 50.' 27. "48 . Nella tav. II, si trova pel giorno 6 agosto l’osservazione di Firenze. Dal pa- ragone di questa colla meridiana posizione, si avrebbe mot. orar, in oc — 27/ 32 ... in 3 = 77." 6 . Questi sono incompatibili colla legge dei movimenti già determinati. L’osser- vazione dunque di Firenze non può aggrupparsi colle meridiane (quesito II0}. Agosto 7. Dalla media delle due osservazioni meridiane risulta Agosto 7. 395052 «= 6/41- 0/67 tav. III. § = 77.° 29.' 34."52 . I moti orari sono incerti mot. orar, in a = 30/ 19 troppo forte in 5 = 85. "31 troppo debole . Dalla interpolazione si ottiene Agosto 7. 5 «= 6/42.-11/ 39 tav. IV. « = 77.° 34.' 15.":il . Questa posizione si terrà come dubbia. — 245 — Agosto 8. La media delle due osservazioni meridiane di Berlino e Roma è la seguente Agosto 8. 404177 «= 6.* 53.*34/ 51 5 = 78.° 14/ 54." 13 . Paragonando questa con quella di Dudley risulta mot. orar, in « — 35/ 11 .... in § = 1 13." 6 . Dalle tre osservazioni si ha Agosto 8. 485313 « = 6.A54.m42/88 tav. III. 5 = 78 ° 18/ 35-"29 . Dalla interpolazione si ottiene Agosto 8. 5 «== 6.A54.OT54/ 86 tav. IV. 5= 78.° 19/ 15. "76 . Coi moti orari Agosto 8. 5 «= 6.A54.m55/ 26 5 = 78.° 19/ 15. 1 "33 . Agosto 9. Le posizioni meridiane paragonate fra loro si accordano quasi perfettamente nella ascensione retta. La media è Agosto 9. 403496 «= 7.A 8.ra45/ 54 tav. III. 5=79.° 0/ 36/'31 . mot. orari in oc = 41/ 97 . Colla interpolazione si ottiene Agosto 9. 5 «= 7.M0.“22/ 68 tav. IV. 5 = 79/ 5/ 3."74 . Col moto orario si ha Agosto 9. 5 « = 7/ I0.m 22/ 75 . Mentre il moto orario in oc va rapidamente aumentando, il moto orario in 5 dopo il giorno 9 sembra che vada lentamente diminuendo. Supponendo dunque moto orar, in d = 115." 2 si trova Agosto 9. 5 5 = 79/ 5/ 3." 12 . 32 — 246 — Dalle osservazioni però risulta mot. orar, in £ = 1 10." 0 . Agosto 10. Le osservazioni meridiane sono esatte. Dal loro paragone risulta mot. orar, in » = 54/ 22 .... in £ = 110." 3 questo moto in declinazione prova ciò che ho detto di sopra. La media delle osservazioni meridiane è Agosto 10. 488872 « = 7/29.-26/ 63 6 = 79/49.' 53. "16 . Colla interpolazione si ottiene Agosto 10. 5 a = 7/29.-40/ 59 £ = 79/ 50.' 23. "78 . Coi moti propri risulta Agosto 10. 5 « = 7/29-41/11 £= 79/50.' 22."62 . Dalla posizione normale del sig. Oppolzer del 10 agosto si ottiene Agosto 10. 0 t. m. a Green wich « = 7/20.-14/58 6 = 79/ 29.' 45/' 64 . Se si prenda la media delle due posizioni meridiane di Pulkova e Roma si ha Agosto 10. 365 t. m. a Greenwich « = 7/27.-30/ 06 6 = 79/ 45.' 55. "83 . Ora il moto orario che risulta da queste due posizioni è il seguente mot. orar, in «=51/91 . . . . in 6 = 104." 1. Con questi moti orari si avrebbe Agosto 10. 0 t. m. a Greenwich « = 7/ 19.-54/ 32 £ = 79. 30. 41. 82 . _ 247 — Agosto 11. Le tre osservazioni meridiane possono dirsi esatte. Dalla me- dia risulta Agosto 11. 427856 « = 7/51.-46/ 43 tav. III. $ = 80.° 30.' 57. "95 . Dal loro confronto si ottiene mot. orar, in a = 65/ 28 ... in 5=106.'' 3 . Dalla interpolazione si ha Agosto 11. 5 « = 7/53.-40/ 63 tav. IV. 5= 80/34.' 5. "83 . Coi moti orari Agosto 11. 5 « = 7/ 53.-39/ 46 § = 80/34.' 2. "00. Agosto 12. Le quattro osservazioni meridiane sono eccellenti. La media di tutte è Agosto 12. 509981 oc = 8/24. “17/05 tav. 111. 5 = 81/ 13.' 19. "28. Limitando il calcolo alle sole centesime parti del giorno, si potrebbe ritenere questa posizione per la mezzanotte del giorno 12 agosto. Nulladimeno colla interpolazione si trova Agosto 12. 5 oc = 8/23.-56/ 97 tav. IV. 5 = 81/ 12.' 56. "88. Col confronto delle medesime posizioni si ha mot. orar, in «= 86/ 14 .... in 5 = 88.' 39." e con questi moti orari si ottiene Agosto 12. 5 oc— 8/23.-56/ 42 5=78/12.' 58. "11. Gli astronomi tagliano all’ ingrosso, quando si tratta di comete , ora quando il movimento orario è molto forte, come nel nostro caso, anche nelle mille- sime e dieci millesime parti del giorno influisce sensibilmente sulle posizioni che date per un tempo t si vogliono riportare ad un tempo t' molto prossimo Agosto 13. Le posizioni meridiane sono esatte. La media è la seguente Agosto 13. 533961 «= 9/ 2*51/54 § = 81.° 44.' 16. "65 . Dal paragone risulta mot. orar, in a— 105/27 ... in § = 57." 9 Dalla interpolazione si ottiene Agosto 13. 5 a = 9/ 1.-25/30 9 = 81/ 43/ 21. "73 . Coi moti orari si trova Agosto 13. 5 « = 9/ 1*25/74 9 = 81/43/ 29/46 . Agosto 14. La media delle due osservazioni meridiane è la seguente Agosto 14. 484372 oc — 9/ 4 5. TO37/ 04 tav. III. § = 81/59.' 57. "94 . Dal loro confronto risulta mot. orar, in a=119/65 ... in §=14." 5. Dalla interpolazione si ha Agosto 14. 5 «= 9/46.-21/68 tav. IV. § = 82.° 0.' 3. "81 Coi moti orari si ottiene Agosto 14. 5 «= 9/46.-21/92 §=82.° 0.' 3. "38 accordo ammirabile. Nella tav. II si trova l’osservazione di Greenwich Agosto 14. 504064 ct= 9/46.-35/ 95 § = 82/ 0.' 29. "30 . Trascurando le millesime parti del giorno, questa posizione differisce dalla cal- — 249 — colata di 14/ in « e di 26." in d. Ora per apprezzare quanto sia nocivo que- sto metodo, si può avere coi moti orari assegnati la posizione per la mezza- notta del 14 agosto, cioè Agosto 14. 5 «= 9/46.-24/28 d = 82.° 0/27. "89 . Aggruppando dunque questa posizione colla meridiana si guasta la meridiana, e si ottiene una posizione fittizia. Agosto 15. Dalle osservazioni meridiane risulta Agosto 15. 641712 « = 10/ 44."*17/ 90 tav. III. ò = 81.° 53/ 11." 72 Colla interpolazione si trova Agosto 15. 5 « = 10/36.-43/ 37 tav. IY. 6 = 81/ 55/ 33. "06 . Coi moti orari non si può soddisfare a questa posizione in «, si soddisfa egre- giamente in §, risultando mot. orar, in a = 42." 55 ( — ) e si ha Agosto 15. 5 5= 81/ 55/ 35." 44 . Dalla osservazione di Greenwich tav. II, non si può ottenere un risultato plau- sibile; quindi la nostra posizione del giorno 1 5 agosto si dirà dubbia almeno nella ascensione retta. Dopo questa epoca, come si è veduto dal nostro esame, le declinazioni vanno diminuendo, e i moti orari che decrescono in ascensione retta, vanno crescendo rapidamente in senso negativo in Manchiamo della osservazione del giorno 16. Agosto 17. I tempi delle ultime quattro osservazioni sono troppo distanti dalla mezzanotte. La riduzione dunque allo stesso tempo sarà 17. 8 e così delle altre. Dalle due osservazioni meridiane si ottiene Agosto 17. 706561 a = 12/25.m48/ 74 tav. III. d = 80/ 10/ 58. "19 mot. orar, in a = 107/ 8 in ò = 199." 3 ( — ) . — 250 — Dalla interpolazione si ricava Agosto 17. 8 « = 12/29.-49/ 59 tav. IV. 5 = 80.° 3.' 22. ”17. Coi moti orari si avrebbe Agosto 17. 8 «= 12/ 29.-50/48 5 = 80.° 3/31/25. Agosto 18. Dalle osservazioni meridiane si ottiene Agosto 18. 766246 «=13/ 7.-33/ 36 tav. III. 6 = 78.° 30/ 57. "81 . mot. orar, in a = 88/ 63 ... in § = 272." 3 ( — ) . Dalla interpolazione si ha Agosto 18. 8 oc = 13/ 8.-43/ 62 tav. IV. § = 78.° 27/ 13. "62. Coi moti orari si ottiene Agosto 18. 8 a = 13/ 8.*45/16 §= 78/27/ 17. "22. La media delle due osservazioni di Green wich tav. II è la seguente Agosto 18. 409613 a = 12/54.-30/ 83 a = 79/ 8/ 24. "90. Se questa si paragona colla meridiana tav. Ili, si avrebbe mot. orar, in « = 91/42 ... in § = 262/' 54. e quindi, partendo da quella di Greenwich Agosto 18. 8 a = 13/ 8.-47/42 § = 78/27/ 25. "12. Agosto 19 e 20. Le posizioni meridiane sono isolate. Non si può dunque ottenere il moto orario. Avremo dunque Agosto 19. 898732 a= 13/43.™ 0/37 tav. III. § = 76/ 10/ 35. "99. — 251 — Colla interpolazione Agosto 19. 8 a = 13/ 40.“ 7/86 tav. IV. $ == 76.° 23.' 29. ”49 . Agosto 20. 903247 « = 14/ 7 “50/ 09 tav. III. d = 73.° 36.' 36. "11 . e eolia interpolazione Agosto 20. 8 « = 14/ 5.ro17/13 tav. IV. ^ =73.° 53.' 9. "97 . 9.° Dalle cose esposte nello esame delle osservazioni meridiane risultano le due seguenti tavole. — 252 — TAY. III. Mesi e giorni t. m. a Roma Ascens. retta Declinaz. boreale Luglio 26.468528 5.» 38 23. s 05 70.° 34.’ 51." 83 27.467574 5. 40. 58. 77 71. 1. 32. 85 28.387402 5. 43. 33. 70 71. 27. 16. 27 29.387156 5. 46. 39. 30 71. 56. 27. 50 30.626389 5. 50. 54. 41 72. 34. 19. 40 31.386914 5. 53. 50. 87 72. 59. 5. 09 Agosto 1.383439 5. 58. 4. 59 73. 32. 24. 06 2.444723 6. 3. 11. 54 74. 9. 44. 81 3.447601 6. 8. 43. 01 74. 46. 54. 26 4.476219 6. 15. 16. 64 75. 26. 44. 68 5.410324 6. 22. 10. 17 76. 4. 24. 90 6.448073 6. 31. 13. 72 76. 48. 14. 38 7.395052 6. 41. 0. 67 77. 29. 34. 52 8.485313 6. 54. 42. 88 78. 18. 35. 29 9.403496 7. 8. 45. 54 79. 0. 36. 31 10.488872 7. 29. 26. 63 79. 49. 53. 16 11.427856 7. 51. 46. 43 80. 30. 57. 95 12.509981 8. 24. 17. 05 81. 13. 19. 28 13.533961 9. 2. 51. 54 81. 44. 16. 65 14.484372 9. 45. 37. 04 81. 59. 57. 94 15.641712 10. 44. 17. 90 81. 53. 11. 72 17.706561 12. 25. 48. 74 80. 10. 58. 19 ) 18.766246 13. 7. 33. 36 78. 30. 57. 81 ! 19.898732 13. 43. 0. 37 76. 10. 35. 99 il 20.903247 14. 7. 50. 09 73. 36. 36. 11 — 253 — TAV. IY. Giorni Ascen. retta Differenza Declinaz. boreale Differenza Luglio 26.5 5. *38/ "27/ 76 H- 70. ‘ ’ 35.' 41. ''09 2/ "36/30 -h26.' 45." 07 27.5 5. 41. 4. 06 2. 49. 35 71. 02. 26. 15 28. 3. 61 28.5 5. 43. 53. 41 3. 8. 05 71. 30. 29. 77 29. 20. 18 29.5 5. 47. 1. 46 3. 25. 69 71. 59. 49. 95 30. 32. 65 30.5 5. 50. 27. 15 3. 50. 73 72. 30. 22. 60 32. 24. 11 31.5 5. 54. 17. 88 73. 2. 46. 71 4. 19. 19 33. 37. 50 Agosto 1.5 5. 58. 37. 07 4. 51. 39 73. 36. 24. 21 35. 21. 01 2.5 6. 3. 28. 46 5. 33. 04 74. 11. 45. 22 37. 8. 32 3.5 6. 9. 1. 50 6. 24. 78 74. 48. 53. 54 38- 47. 46 4.5 6. 15. 26. 28 7. 26. 75 75. 27. 41. 00 27. 45 40- 5.5 6. 22. 53. 03 76. 8. 8. 45 8. 50. 27 42- 19. 74 6.5 6. 31. 43. 30 76. 50. 28. 19 10. 28. 09 43- 46. 92 7.5 6. 42. 11. 39 12. 43. 47 77. 34. 15. 11 0. 65 45* 8.5 6. 54. 54. 86 15. 27. 82 78. 19. 15. 76 47. 98 45- 9.5 7. 10. 22. 68 79. 5. 3. 74 19. 17. 91 45- 18. 88 10.5 7. 29. 40. 59 24. 0. 04 79. 50. 22. 62 43. 21 43- 11.5 7. 53. 40. 63 30. 16. 34 80. 34. 5. 83 51. 05 38- 12.5 8. 23. 56. 97 37. 28. 33 81. 12. 56. 88 24. 85 30- 13.5 9. 1. 25. 30 44. 56. 38 81. 43. 21. 73 42. 08 16- 14.5 9. 46. 21. 68 82. 0. 3. 81 50. 21. 69 — 4- 30. 75 15.5 10. 36. 43. 37 81. 55. 33. 06 17.8 12. 29. 49. 59 80. 3. 22. 17 38. 54. 03 l.° 36.' 8." 55 18.8 13. 8. 43. 62 31. 34. 24 78. 27. 13. 62 2. : 3. 44. 13 19.8 13. 40. 7. 86 76. 23. 29. 49 25. 9. 27 2. 30. 19. 52 20.8 14. 5. 17. 13 73. 53. 9. 97 33 In questa tav. IY. l.° Tutte le osservazioni dal giorno 26 luglio fino al 15 agosto sono state riportate alla mezza notte di tempo medio al meridiano di Roma. 2.° Le ultime quattro che appartenevano a tempi maggiori sono state riportate alle ore 19/ 12.™ di tempo medio, e ciò per applicare i moti orari corrispondenti prossimamente alle ore delle osservazioni, onde potere con maggior sicurezza paragonare le posizioni ottenute dalla interpolazione con quelle che risultano dai moti orari. 3.® Sono state notate le differenze diurne in ascensione retta, e in declinazione, le quali mostrano chiaramente la legge di aumento e di di- minuzione quale più e più volte è stata da me avvertita nel detto esame. Ben- ché queste differenze possono sembrare regolari, nulladimeno non sono tali in tutta l’estensione delle osservazioni, anzi è cosa degna di essere rimarcata, che quando s’introduce una di quelle posizioni che nello esame si disse dubbia si turba alquanto la legge. Diffatti una osservazione dubbia è quella del 30 luglio, l’altra è del 5 agosto ec. Ora la posizione dubbia influisce nelle differenze, e colla posi- zione del giorno che la precede, e colla posizione del giorno che la segue, ma da queste due differenze prime risulta la differenza seconda, quindi la legge di queste seconde differenze viene alquanto alterata. Non ostante queste piccole variazioni , si deve confessare che le posizioni meridiane della tav. IY sono eccellenti , giacché è tutto ciò che si può desiderare dalle osservazioni delle comete. È dunque su di queste posizioni vere e reali della cometa che si deve stabilire il calcolo degli elementi, e non già su di quelle, alle quali suol darsi lo specioso nome di posizioni normali , che per la maggior parte sono posizioni fittizie risultanti da uno accozzamento di osservazioni senza un preventivo esame. E qui mi piace di ricordare agli astronomi un curioso anedoto , il quale mi sembra di aver letto, o mi fu raccontato da autorevole persona. Un astronomo di testa amena finse le osservazioni di una cometa, e ne calcolò gli elementi: publicata questa teoria gli astronomi avevano un bel fare a cercare la cometa che non esisteva. Tali a un di presso sono gli elementi che si pubblicano dopo le prime osservazioni: la cometa esiste e si trova, ma con variare le posizioni della macchina, meno che V astro non sia visibile ad occhio nudo, giacché in questo caso sono inutili gli elementi e le effemeridi. Le osservazioni debbono essere diligentemente discusse, si debbono eliminare le osservazioni dubbie, e dare la teoria dopo un preventivo esame di tutte le osservazioni : una posi- zione erronea che s’ introduce nel calcolo degli elementi è capace di renderli ben lontani dal soddisfare alle altre osservazioni. Così è avvenuto a me in- troducendo T osservazione del giorno 30 luglio , benché sul dubbio della mia 255 — osservazione avessi consultate tre altre osservazioni dello stesso giorno alle quali dovetti rinunziare per le ragioni addotte nello esame da me istituito. (Veggasi il n.° 4 della prima nota). Venute però a mia cognizione tutte le os- servazioni ho stimato cosa opportuna di sottometterle ad una rigorosa discus- sione , e tanto più volentieri , perchè voleva essere coerente a ciò che pub- blicai in altra memoria sulla utilità che può recarsi alla scienza astronomica da un metodo uniforme di osservazioni e di calcolo; utilità che si è manife- stata evidentemente dal mio esame , utilità che si raccomanda in vano agli astronomi del nostro secolo , nel quale sembra , che anche nelle scienze che richieggono somma pazienza e molta fatica, tutto voglia regolarsi colla celerità e forza del vapore. Esame delle osservazioni fatte fuori del piano del meridiano. IO.0 Poche sono le osservazioni scelte da me nella serie di quelle che sono state fatte fuori del piano del meridiano. Le osservazioni meridiane della tav. IV sono più che sufficienti e pel loro numero e per la loro esattezza , onde calcolare una plausibile teoria di questa cometa. Siccome però non si cessa di raccomandare agli astronomi , quando ciò sia possibile , le osserva- zioni nelle vicinanze del perielio e dei nodi , così ho voluto sottomettere ad un esame quelle sole che si trovano in queste circostanze. È cosa certa che tali osservazioni potrebbero confermare , o rettificare i risultati della teoria , ma quale esattezza, quale precisione sarebbe necessaria nelle osservazioni onde giungere a questo scopo ? E questa precisione, questa esattezza si può spe- rare nelle osservazioni delle comete ? Nulladimeno, ecco le osservazioni da me scelte, le quali si danno nella tav. V e VI. 256 — TAV. Y. Osservazioni nelle vicinanze del Perielio. Mesi e giorni t. ra. a Roma Asc. retta app. Deci. app. boreale Moti in a orari in 6 Agosto 22.492333 23.442722 24.531617 24.532016 25.482612 25.502976 14/36-45/ 92 14. 49. 58. 78 15. 2. 32. 81 15. 11.’ 26. 98 68.° 45.' 12." 05 65. 19. 24. 95 -h 38/ 53 34. 63 28. 44 22. *74 —519." 97 623. 91 60. 52. 24. 75 643. 21 56. 29. 22. 80 719. 03 Giorni t. m. a Roma Posizioni colla interpolazione Posizioni coi moti orari Ascens. retta app. Deci. app. boreale Ascens. retta app. Deci. app. boreale Agosto 22.5 23.5 24.5 25.5 14/36.-52/ 80 14. 50. 42. 22 15. 2. 13. 05 15. 11. 35. 66 68.° 43.' 38." 53 65. 6. 6. 95 61. 0. 41. 08 56. 30. 13. 34 14/36.-53/01 14. 50. 46. 38 15. 2. 11. 23 15. 11. 36. 47 68.o 43.' 36." 38 65. 5. 7. 28 61. 0. 38. 99 56. 30. 14. 17 — 257 — TAY. YI. Osservazioni nelle vicinanze del nodo discendente. Mesi e giorni t. m. a Roma Asc. retta app. Deci. app. aus. Moti in ex orari in 5 Settem. 7.321389 16.* 3.m 1/29 9.° 33.' 50." 13 4/17 H-502." 22 8.308105 16. 4. 48. 03 12. 51. 3. 90 6. 08 461. 41 9.321986 16. 6. 23. 36 15. 53. 38. 78 2. 19 418. 88 10.462986 16. 8, 5. 03 18. 53. 26. 09 7. 98 765. 37 11.405767 16. 9. 27. 21 21. 15. 2. 27 1. 83 346. 42 12.291680 16. 10. 37. 50 23. 13. 48. 39 3. 43 401. 27 13.299122 16. 11. 52. 72 25. 14. 50. 85 2. 29 284. 21 Giorni t. m. a Roma Posizioni colla interpolazione Posizioni coi moti orari Ascens. retta app. j Deci. app. aus. Ascens. retta app. Deci. app. aus. Settem. 7.4 16. ; ‘ 3/ -10. 30 9.° 50.' 15. "32 16/ ' 3. 71 9. f 16 9.° 49.' 37."64 8.4 16. 4. 56. 84 13. 3. 34. 57 16. 5. 1. 49 13. 8. 3. 87 9.4 16. 6. 30. 37 16. 6. 13. 86 16. 6. 27. 46 16. 6. 43. 06 10.4 16. 8. 1. 36 18. 42. 28. 09 16. 7. 52. 97 18. 34. 9. 10 11.4 16. 9. 27. 17 21. 14. 20. 05 16. 9. 26. 97 21. 14. 1. 91 12.4 16. 10. 45. 75 23. 27. 31. 25 16. 10. 46. 43 23. 31. 11. 55 13.4 16. 11. 59. 94 25. 26. 8. 00 16. 11. 58. 22 25. 26. 18. 95 — 258 — 1 1 . ° Tavola V. I moti orari seguono la legge indicata nello esame delle osservazioni meridiane , cioè una diminuzióne nel moto orario in ascensione retta, e un aumento rapido in senso negativo nel moto orario in declinazione; la loro determinazione però non è così esatta, come nelle osservazioni meri- diane; la massima differenza di un minuto primo in arco in ascensione retta e in declinazione si manifesta nella osservazione del giorno 23 agosto, para- gonando le posizioni ottenute colla interpolazione, e coi moti orari. Le altre differenze non sono molto grandi, quindi le osservazioni possono essere utili a confermare i risultati della teoria. 12. ° Tavola VI. Una semplice occhiata che si dia ai moti orari dimostra chiaramente che da quelle osservazioni non si può dedurre una plausibile po- sizione della cometa, quindi è che cogli elementi i più esatti non si potranno mai rappresentare le osservazioni della tav. VI, e che sarebbe follia rettificare colle medesime gli elementi. Si prendano per esempio le osservazioni dei gior- ni 11 e 12 settembre e riducendo i tempi al meridiano di Greenwich , e le longitudini all’equinozio medio del 1 gennaro 1862, avremo Sett. 11.36533 L = 244.° 22.' 5. "04 X == — ■ 0.* 12.' 28."5 12.36533 L = 245. 4. 25. 24 X = — 2. 20. 3. 5 dalle quali si ottiene moto diurno in L = 42.' 20. "20 in X = 2.° 7.' 35." 0 . Si avrà dunque Sett. 12.0 t. m. a Greenw. L ~ 244.° 48.' 57."2 X = — 1. 33. 26. 9 . Dalla posizione normale del sig. Oppolzer si trova L = 244.° 49.' 27. "9 X = -^ l.° 34.' 30." 4 . Gli elementi dunque ellittici dell’astronomo di Vienna che soddisfano egregia- mente alla sua posizione non potranno soddisfare all’altra, e l’errore sarà di 30" — 259 — in L, e di 1.' 3.” in A. Tanto è difficile di calcolare elementi delle orbite co- metarie, che possono soddisfare a tutte le osservazioni, quando specialmente queste senza un preventivo esame risultino da un accozzamento o aggruppa- mento di molte posizioni ! 12." Un rigoroso esame era dunque necessario, ed io l’ho voluto tentare cercando i movimenti orari della cometa in ascensione retta, e in declinazione prossimamente nei tempi nei quali hanno avuto luogo le osservazioni , e in tal maniera ho avuto la compiacenza di vedere che le posizioni ottenute colla interpolazione erano quasi identiche a quelle che risultavano dai moti orari : ho avuto la compiacenza di fissare un sufficiente numero di vere , ed origi- nali posizioni sulle quali 1’ astronomo può basare il calcolo degli elementi , i quali se plausibilmente rappresenteranno queste osservazioni, nulla importa che non ne sieno soddisfatte molte altre: il difetto sarà nelle osservazioni, e non già nella teoria. Il mio esame procede di giorno in giorno sulle osservazioni, scopo principale dell’astronomia: tace però sulle varie apparenze che ha presen- tato la cometa, scopo anche esso lodevole, ma di mera curiosità. Oh sì che que- sta cometa ha mostrato in tutta l’apparizione fenomeni capricciosi, e bizzarri ! Quella che fra le tante e variate apparenze sorprende, fu certamente una su- bitanea accensione, e repentina estinzione della materia cometica che formava l’atmosfera e la coda. E qui giova ricordare una ipotesi di un astronomo del- Ualtro secolo, il quale supponeva che le comete fossero di natura molto ignea, e quindi spiegava la formazione delle code per una combinazione chimica dei vapori cometici coll’etere , o altro fluido aeriforme che si voglia immaginare diffuso negli immensi spazi del cielo. Le cose però degli astronomi del secolo XVIII sono troppo rancide al delicato palato degli astronomi del secolo XIX ! I moderni amano di volare troppo in alto , e penetrare , se fosse possibile , nello interno dei corpi celesti. Buon per noi, che finora il Sole non presenti metalli preziosi, oro ed argento, giacché non mi farebbe meraviglia di vedere instituita una commissione di dotti, accompagnata da una turba immensa di minatori coll’ intenzione di portarsi al Sole, onde scavare le miniere di que- sti due metalli Solari. Ma quella immensa luce che vivifica, quel calore che benefica tutti gli esseri creati, non sono forse di maggior pregio di qualunque prezioso metallo ? E questo grande luminare causa di questi ammirabili ef- fetti non mostra l’opera della infinita sapienza e provvidenza del supremo Crea- tore ? Ma i cieli per sentimento di un professore di Bologna non manifestano — 260 — nel nostro secolo la grandezza e la gloria di Dio, ma bensì le quattro grandi tendenze del tempo nostro scienza , industria , libertà , fratellanza ; scienza che non edifica, ma distrugge, industria che ci spinge a cercare le miniere solari, libertà senza freno, senza pudore, di pensiero, e di culto; fratellanza non già di mutua cristiana carità, ma di pensiero , di massime, di costumi. Ecco le quattro tendenze del nostro secolo, che ne formano il decantato progresso ! La nota III, nella continuazione. — 261 — Exirait d'un mémoire sur les raies telluriques (1) du spectre solaire, presentò à VAcadémie de' Nuovi Lincei par M. J. Janssen , de Paris. J*) ai l’honneur de communiquer à l’Académie de’ Nuovi Lincei de Rome les principaux résultats des observations que je poursuis depuis le mois d’ Àvril dernier sur les raies telluriques du spectre solaire. Sans vouloir faire dans cet extrait 1’ historique de ce sujet, je rappel- lerai seulement que ces lignes singulières ont été l’objet des travaux de phy- siciens éminents en Angleterre, en Italie, en Allemagne, sans que cette ques- tion ait reCie*; Ce* loie» 'teiCu'li t|4te* d'axMtówrf .pttl- tu.- iAà •lofaite* ptoplJMM-c-ii-t dite* 1> oivt 44.44. coivtt conte di Tagliacozzo , e scritto in pergamena , si legge , aggiunto di altra » mano: )> A dì 24 giugno 1630 morse in Roma l’eccmo. sig. Federico Cesi pri- » mo duca d’ Acquasparte, et Prone, della Terra di santo Polo. » A dì primo di agosto 1630 morse in Acquasparte l’eccmo. sig. Fede- » rico Cesi, secondo duca di Acquasparte et Prone, della terra di s. Polo, che » N. S. Iddio l’abbia ricolti in Paradiso il Padre et figlio. Germano Sciarra scrisse. » Nota del medesimo sig. ab. D. C. Rusconi. » Nell’archivio di Monti- » celli il pagamento delle messe, dette per la b. m. del sig. duca Cesi, è » registrato sotto il dì 1 agosto 1630. Ciò fece credere che la sua morte » avvenisse prima dell’ agosto ; perchè essendo morto in Acquasparta, non » poteva giungere in Monticelli la nuova il giorno stesso. Ora deve dirsi » che il danaro fosse pagato all’arciprete qualche giorno dopo del 1 agosto, » e si desse la data della morte al giorno del pagamento. 11 documento » monticellese potrebbe anche riferirsi alla morte di Federico padre , avve- » nuta in Roma poco più di un mese prima. Ma è più probabile che appar- ii tenga a Federico figlio.» Per tanto concludiamo che il documento qui riferito, e trovato per cura del eh. sig. abate Rusconi, conferma quello che già il De Nelli aveva pubbli- cato nel 1793, ed anche l’Albèri nel 1852, come sopra è detto; cioè che la morte di Federico Cesi, secondo duca di Acquasparta, si verificò nel l.° di ago- sto del 1630. Ma dobbiamo eziandio concludere da quanto fu esposto, che — 271 non solo non debbono imputarsi di errore coloro che, seguendo l’Odescalchi, scrissero essere avvenuta la indicata morte nel 2 di agosto, ma neppure al- l’Odescalchi stesso deve attribuirsi questo errore, come quegli che copiò quanto in proposito è scritto nel codice Varia principis Caesii , etc., cui dovette a buon diritto prestar fede. L’errore in proposito deve oggi attribuirsi, come già dissi, a colui che appose l’epoca della morte di Federico nelle citate due pagini del sudetto codice. Non sono perciò da riprendere per aver errato, nè Litta, nè Ranalli, nè l’Enciclopedia popolare di Torino, nè io stesso, che tutti a buon diritto copiammo l'Ode- scalchi prima del 1852 , cioè prima che venisse in luce la inedita lettera dello Stelluti, riportata di sopra. Nella sessione precedente, difendendo tutti quelli che, nel riportare l’epo- ca della morte di Federico Cesi, copiarono l’Odescalchi, dall’errore nel quale incorsero , dovetti attribuire a questo l’errore medesimo ; però mi riservai (pag. 88) tornare su tale argomento, perchè volevo fare indagini ulteriori sul codice nominato, appunto per trovare modo, se fosse stato possibile, di to- gliere anche all’Odescalchi la responsabilità dell’errore stesso; lo che mi riesci fatto con quanto sopra è narrato. Nella medesima sessione (pag. 88) mi riservai pure tornare sul proposi- to, per mostrare che i nuovi Lincei non si ristettero mai dall’ indagare noti- zie della vita del principe degli antichi; cosicché i posteri anzi che far cadere sopra i nuovi accademici la colpa del vuoto rimasto nella vita di Federico, avranno invece a lodarsi per le continue pratiche, spese dagli ac- cademici stessi , a fine di conservare e riunire le memorie non ancora per- dute degli antichi , e del fondatore loro. Se mancherà qualche cosa per queste notizie, certo sarà o di poco valore, o del tutto smarrita; e onde ognu- no di ciò si convinca, basta ricordare: 1 . ° Le memorie istorico-critiche dell’ accademia dei Lincei, e del princi- pe Federico Cesi, scritte dall’Odescalchi ; 2. ° Il manoscritto contenente le tavole fitosofìche del principe Federico Cesi, ordinate ed illustrate dal sig. dottor Niccola Martelli, per cura dell’Ode- scalchi medesimo, e conservate nell’archivio di sua famiglia. 3. ° Il manoscritto assai voluminoso del Cancellieri , esistente nella bi- blioteca vaticana. Questo lavoro è la storia più completa che possa farsi dell’ accademia dei Lincei , e dell’ istitutore di essa. Un prospetto delle ma- terie tutte contenute nel medesimo, fu già da me riprodotto nel primo — 272 — volume di questi Atti, pubblicando il mio Ragionamento istorico sull' accade-* mia dei Lincei , dal terzo suo risorgimento nel 1795, sino alla istituzione sua governativa nel 1847 (1). (1) Nel citato manoscritto di Cancellieri, al capo IX, trovasi un elenco degli autori che hanno trattato di Galileo Galilei; però vi manca il R. P. Pietro Casreo (Casraeus, altri scrissero Cazraeus) gesuita; come pure manca la menzione di questo autore nella raccolta intitolata - Opere di Galileo Galilei, prima edizione completa diretta dal sig. cav • Eugenio Albóri. - Una delle prime critiche ingiuste alla teorica di Galileo sulla discesa dei corpi lungo un piano inclinato, fu quella che comparve col titolo « Petri Casraei e societate lesu physica demonstrativa, qua ratio, mensura, modus, atque potentia accelerationis motus in naturali descensu gravium determinatur, adversus nuper excogitatam a Galilaeo Galilaei fiorentino de eodem motu pseudoscientiam. Ad clar. vir. Petrum Gassendum Ecclesiae Diniensis Prae- positum. Parisiis apud lacobum de Bruii, 1645, in 4°.» Leggendo la biografia che di questo religioso gesuita fu pubblicala nell’opera -Biblio- theca scriptorum societatis lesu, Romae 1676, p. 666 -si trova in fine quanto siegue- scri- psit docte et accurate multa de disciplinis philosophicis, theologicis, mathematica, physi- cis , quibus plurimum delectabatur , sed nihil publici iuris fecit praeter » Demonstrationem physicam qua ratio mensura modus ac potentia accelerationis motus in naturali descensu gravium determinatur : - e qui fu soppressa l’ultima parte di questo titolo, che abbiamo in- tegramente riportato di sopra; cioè fu soppresso - adversus nuper excogitatam a Galilaeo Galilaei fiorentino de eodem motu pseudoscientiam , et caet. - L’autore medesimo energicamente si oppone alle dottrine di Galileo, tanto sul moto moto dei gravi cadenti, come dimostra il titolo della opera citata, quanto sul moto della terra, come apparisce dalla prima lettera di risposta del Gassendi. Però le ragioni del pa- dre Casreo sono così poco valevoli, che nel medesimo anno in cui furono scritte vennero dal filosofo Gassendi totalmente abbattute. Il nominato p. gesuita si contradice in più luo-* ghi, ed inoltre sostituisce alla legge trovata da Galileo l’altra , secondo cui le velocità dei gravi cadenti sarebbero in ragione diretta degli spazi percorsi; assurdo evidente. 11 Gassendi si mostra caldo sostenitore delle dottrine di Galileo, distruggendo con molto criterio gli argomenti opposti al medesimo riguardo al moto, sia dei gravi, sia della terra. La difesa di Galileo contro il Casreo, pubblicata dal Gassendi, ha per titolo « Petri Gassendi Ecclesiae Diniensis Praepositi Epistolae tres de proportione, qua gravia decidentia accele- rantur, quibus ad totidem epistolas R. P. Petri Cazraei e societate lesu respondetur. » Queste tre lettere si trovano in- Petri Gassendi opera omnia, Tomi VI in fol. Lugduni 1658; e precisamente a pagina 564. . . .650, del tom. III. La prima di queste tre lettere, nella quale si difende la dottrina galileana sul moto della terra, è dell’8 dicembre 1642, cioè circa undici mesi dopo la morte di Galileo, che si verificò nel mercoledì 8 di gennaio del 1642, alle ore 4 di notte (v. opere di Galileo Galilei, Firenze 1856, To. XV, p. 384). È dunque probabile che il p. Casreo, anche vivente Galileo, abbia manifestato la sua opposizione alle dottrine di questo gran filosofo. Le altre due delle medesime lettere portano, una la data del 15 marzo 1645, la seconda del 7 maggio 1645, e difendono la dottrina di Galileo sul moto dei gravi cadenti. — 273 — 4.° L’abate D. Feliciano Scarpellini, facendo risorgere l’accademia dei Lin- cei, molto anch’ esso concorse a fare che le memorie della origine di questa fossero in più guise ricercate. Anche il Baliani Gio. Batt. colla sua opera intitolata - Brevis introductio in doctri- nam de descensn corporum gravium, Genuae 1646 - si mostra oppositore del Galilei sulla dottrina del moto dei gravi cadenti, ma nella medesima opposizione apparisce di maggior abilità e scienza del suo precursore gesuita Casreo. Si sforza egli persuadere con molto in- gegno, essere false le leggi delle dottrine galileane per l’indicato argomento, edificando sulle ruine di queste, nuove leggi, a suo credere, più esatte riguardo alla caduta dei gravi. Con tre diversi argomenti cerca lo stesso Baliani dimostrare il teorema, sostenuto anche dal Casreo, cioè che le velocità sono in rapporto diretto cogli spazi: lo che se fosse vero, già si avrebbe la forza sollecitante , proporzionale alla velocità del grave cadente; ciò essendo, nel moto uniformemente vario, un chiaro assurdo. Infatti dalle formule generali del moto, abbiamo ds Tt ’ donde v ì ds dv' Ma per ipotesi dev’ essere (1) « = Ai , donde ~ — ~ , dvk essendo A una costante; quindi sarà == A.V, equazione assurda, perchè nel moto uniformemente vario la forza sollecitante 9 non può variare; mentre per la ipotesi fatta varierebbe colla velocità del grave. L’assurdità della ipotesi (1) potrebbe anche più generalmente dimostrarsi colla da cui si ottiene — = Adì , donde Log.s == Af. h~ C . Ma quando s — 0 dev’essere anche t — 0 , dunque avremo C = — 00 , assurdo anch’ esso evidente. Niuno dei citati oppositori di Galileo, riguardo al moto dei gravi cadenti, si è dato pensiero di esaminare il caso della discesa per una serie di piani contigui diversamente inclinati fra loro. Se il nominato religioso della compagnia di Gesù, avesse preso a considerare in Galileo questo caso, avrebbe trovato miglior argomento alle sue critiche contro la indi- cata dottrina di quel sommo astronomo e filosofo italiano. In questo caso consiste il solo difetto della dottrina medesima, ed il sacerdote Pietro Yarignon fu il primo ad osservare « 274 — S.° Le opere di Galileo Galilei, prima edizione completa, pubblicata dal eh. sig. Eugenio Alberi, che sono una fonte preziosa di notizie, relative tanto a Federico Cesi, quanto all’accademia sua. il difetto stesso in una sua memoria, che ha per titolo « Des poids qui tombent ou qui montent le long de plusieurs pian contigus (Mém. de l’académieR. des Sciences, T. X, Paris 1730, p. 301).» Il secondo a fare questa giusta critica' su tale argomento, fu il camaldolese Guido Grandi, nelle sue Note al trattato di Galileo del moto naturalmente accelerato, Firenze 1718. Ambedue questi ecclesiastici e geometri distintissimi, dimostrarono che un grave cadendo per piani diversamente inclinati fra loro, nel passare da uno all’altro contiguo, perde una parte della velocità che acquista nel fine della sua caduta pel primo di questi piani. Tale perdila fu trascurata da Galileo, nè fu avvertita dal p. Casreo, nè dall’altro gesuita che die- de in luce l’opera intitolata - R. P. Claudii Francisci Milliet Dechales e societate Iesu. Cursus seu mundus mathematicus , Lugduni 1690; poiché questo secondo autore, nel to. II della indicata opera, p. 302, prop. XXIX, corol. 1, cade nello stesso errore, nel quale s’im- battè il Galileo. L’autore medesimo avendo scritto nel 1690, cioè prima del Yarignon e del Grandi, non potè profittare delle indicate rettificazioni fatte giustamente da questi ; egli quindi ha il solo difetto di avere seguito Galileo sul riferito argomento. Però gli autori che hanno trattato questa materia dopo i due nominati geometri, ed hanno tuttavia trascurata quella perdita di velocità, si mostrano doppiamente difettosi. Vedendo che, anche fra i moderni scrittori di meccanica e di fisica, non mancano di quelli che, trascurano la perdita di velocità sopra indicata; ed inoltre vedendo che il caso del moto rettilineo uniformemente vario su piani fra loro diversamente inclinati, non erasi da veru- no fino ad ora con generalità trattato, fui da ciò condotto ad esporre la dottrina di questo moto, in una memoria che ha per titolo - Del moto rettilineo lungo un sistema di piani diversa- mente inclinati e contigui (1). Equi non posso dispensarmi dal cogliere questa occasione, per eliminare quache rilievo critico, fatto da un dotto mio amico e geometra distintissimo, alla indicata mia memoria, cioè dal eh. sig. prof. Bellavitis, il quale si esprime in questi termini:« Anche una que- » stione ovvia e molto semplice, può dar origine ad una lunga memoria, quando si voglia consi- » derare l’argomento in tutta la generalità; quantunque l’autore tratti soltanto del moto lungo » la retta di massima pendenza. Credo che il lavoro sia da considerarsi piuttosto come un » esercizio di calcolo, poiché in quanto all’applicabilità, parmi più attendibile l’ipotesi del » Galileo, secondo cui la velocità si conservi invariata nel passaggio da un piano all’altro, » di quello che supporre, che una parte della velocità rimanga distrutta.» (V. Atti dellTmp. Reg. istituto Veneto di Sien. let. ed ar., T. 7, serie 3, dispensa 3, an. 1861-62, pag. 254). Debbo pertanto riflettere in primo luogo, che il moto rettilineo di un grave lungo un piano inclinato, lo che forma l’unico soggetto della mia citata memoria, può evidentemente sol- tanto aver luogo sulla retta della massima pendenza, cioè sulla perpendicolare che dall’origine del moto, guidasi alla intersecazione del piano stesso coll’orizzonte; altramente il moto non sarebbe mai rettilineo sul piano inclinato, e perciò non dalla sola gravità prodotto. Questo moto rettilineo, sebbene trattato in tutte le meccaniche, non fu ancora dichiarato con quella (1) V. questi Atti, T. XIII, p. 417, p. 478, T. XIV, p. 107, p. 181. — 275 — 6. ° 11 sig. duca Massimo ha raccolto non pochi libri che appartenevano alla biblioteca di Federico Cesi , e perciò anche all’ accademia dei Lincei : il eh. sig. professore N. Cavalieri S. Bertolo, esso anche ha riunito parecchi libri della origine medesima: ed io pure ne ho raccolto qualcuno, e ne andiamo tutti raccogliendo quando l’occasione ci si presenta. 7. ° Il sig. duca medesimo ha procurato che l’accademia possedesse il codice che s’ intitola « Varia principis Caesi et Lijnceorum accademiae » il quale perciò fu donato ad essa dal sig. D. Carlo conte di Castelbarco (1), e le materie contenute in questo codice, trovansi registrate nel seguente indi ce, posto in fronte al codice medesimo; c ioè: Lynceographum quo norma studiosae vitae Lynceorum philosophorum exponitur. Arbor incompletus familiae Caesiae. Liberculi in carta pergamena in quibus nomen, cognomen, patria, aetas uniuscujusque accademici Lyncei propria manu est conscriptum. Notulae illorum qui proponebantur in accademia Lynceorum. Colloquia accademicorum Lynceorum. generalità ed analisi , eolia quale io lo esposi nella memoria stessa , che perciò non è un mero esercizio di calcolo; ma bensì è la generalizzazione e rettificazione di una teori- ca, la quale fin dall’epoca di Galileo restò sempre incompleta presso tutti, oltre che difettosa presso molti. Ed infatti non potrà mai negarsi, essere un errore in teorica ed in pra- tica, il trascurare la perdita di velocità che incontra un grave, quando passa da un pia- no all’ altro contiguo, non essendo infinitesimo l’angolo che fanno i due piani fra loro. Non potrò dunque mai concedere che sia più attendibile la ipotesi di Galileo, secondo cui la velocità si conserva invariata nel passaggio del grave da un piano inclinato all’altro suc- cessivo. Questo concetto è in opposizione chiarissima col fatto, ed è un errore volerlo ri- guardare alla realtà conforme; concetto giustamente criticato e corretto dal Varignon pel pri- mo, ed in seguito da molti altri, fra quelli che rigorosamente hanno data la dottrina di questo moto. La esposizione della dottrina medesima potrebbe riguardarsi ovvia e molto semplice , quando sia trattata nel solito modo, sempre incompleto, ed in alcuni casi difet- toso; ma non quando sia sviluppata con tutta la generalità ed esattezza richiesta dalla meccani- ca razionale, volendosi anche di un principio, non ancora messo a profitto in questo argomento, come appunto si verifica nella mia memoria sopra citata. Se i perfezionamenti sono apprezza- bili nelle dottrine trattate da pochi, molto più debbono esserlo in quelle già trattate da molti, qual’è la dottrina del moto di cui parliamo. (1) Vedi questi Atti, Voi. X, p. 52. — 276 — Sequunlur alia pertinentia ad dictam academiam. Varia prò describenda vita Virginii Cesarmi. Alia prò vita Philippi Salviati. Pro vita Io. Baptae. a Porta. Pro vita Marci Velseri. Pro vita Antonij Persij. Notula operum Galilei Galilei et aliorum. Varia instrumenta pertinentia ad dictam academiam. Sequuntur multae receptae bibliopolarum ac imprimitorum. Apiarium Caesium. De Caeli unitate et tenuitate, fusaque et pervia stellarum motibus na- tura ex sacris litteris ad Illmum. et Rev. D. D. Robertum Bellarminum S. R. C. Cardinalem Amplissimum, Epistola Federici Caesij. 8.° Il medesimo sig. Duca riesci ad acquistare un altro codice cartaceo, relativo all’accademia dei Lincei, che ha per titolo « Lettere di molti accade- mici Lincei scritte al sig. principe Cesi fondatore di detta accademia. » Le lettere contenute in questo codice sono delle persone indicate nell’indice se- guente, posto in fronte al medesimo, cioè: Adone Campello da Spoleto — Cassiano dal Pozzo — Carlo Muti — Cesare Marsili — Claudio Achillini — • Cosimo Ridolfi — Diego de Utrech — Fabio Colonna — « Francesco Stelluti — Filesio di Costanzo — Filippo Pan- dolfìni — Filippo Salviati — Galileo Galilei — Gio. Fabri — Gio. Fran- cesco di Costanzo — Gio. Remis — Gio. Ecchio — Gio. Batta della Porta — Gio. Ciampoli — Giuseppe Neri — Gio. Ricquio — Luca Valerio — Marco Velseri — Nicolò Ant. Stelliola — Teofilo Molitore — Virginio Ce- sarmi — Vincenzo Mirabella. 9.° L’altro codice « Gesta Lgnceorum » è anch’ esso in possesso dell’ac- cademia nostra, prezioso dono del nominato sig. duca Massimo (1). (1) V. questi Atti, T. XI, p. 61.. — 277 — IO.0 Ho potuto anch’io salvare dalla perdizione due altri codici, apparte- nenti pur essi alPaccademia dei Lincei, dei quali uno, intitolato Astronomia, porta in principio il seguente indice di materie: De maculis in sole animadversis, et tamquam ab Apelle in tabula spe- ctandum in publica luce expositis Batavi, dissertatiuncula ad amplissimum no- bilissimum virum Cornelium Yander-millium, academiae Lugodinensis curato- rem vigilantissimum. Meteorologica tractatio, in qua omnia physice, mathematice , historice , praesertim vero logice examinantur, tum analitica tum synthetica metodo, Iois. Terentij. Observationes et descriptiones duorum cometarum, qui anno Domini 1618, mense novembri usque ad fìnem anni currentis, in aetherea regione visi sunt, et de materia, forma, causa, et effectu utriusque. Per D. Joannem Remum Quietanum Thuringum, Suae Caes. M. medicum, et mathematicum. Lettere due di Marco Yelsero a Galileo Galilei. Risposta del Galileo. Altra lettera del Galileo al medesimo. Idem. Altra lettera dei Galileo a Madama Ser. di Toscana. Discorso della nuova stella vedutasi nel Sagittario. Antonii Persij disput. habita in domo Iosephi Salviati cum Octavio A- maltheo, in qua tenet primum orbem non moveri a Deo effective. Antonius Persius Octavio Ornai theo philosopho et medico eruditissimo S. P. D. Epistola Thodori Angelutij Antonio Persio. Risposta di Antonio Persio a Teodoro Angelucci. De saporibus quae in lingua sentiuntur, et quid sit sapor. Iudicium de epistola F. Pauli Antonii Fuscarini de mobilitate terrae. Defensio epistolae F. Pauli Antonii Fuscarini. Risposta del cardinale Bellarmino al Fuscarini. Discorso sopra la medesima materia. Altro discorso sopra la medesima materia. Altro discorso. 36 — 278 — Sieguono due altri fogli in subiecta materia. Responsio I. Kepleri ad Ingoli disputationem de systhemate. Francisci Ingoli de situ et quiete Terrae. Risposta del Galileo all’Ingoli. Altra lettera del Galileo. Altra risposta del Galileo all’Ingoli. 11 secondo di questi due codici da me conservati, ha per titolo « Mi- scellanea completa et incompleta ut plurimum ad Lynceorum academiae per - tinentia » L’indice del codice medesimo è quello che siegue. Apes Dianiae in monimentis veterum noviter observatae elegiacum poema Sanctiss. Princ. Urbano Vili. Pont. Opt. Max. sacrum, auctore Iusto Riquio Belga, cum notis. Sonetto di Mastro Angelo Cortesi domenicano nella morte della signora Mergherita Sarrocchi. Altro del medesimo per la medesima. Distico di Luca Valerio per la stessa. Elegia qua inscribi debet fonti Acquaspartae, composita a Virginio Cesarino. Epigramma ad Urbanum Vili. P. M. Lucae Valerii Lyncaei elegia. In Sorbonam parisiensem epigramma. Aurea Pithagoreorum carmina. Io. Curterio interprete. Ad Galilaeum Galilaei Epigramma. Tractatus de peste et remediis pestis tempore abhibendis. Alter tractatus de peste. Dialogus de argumentatione . Folia imperfecta et mutila de caelo et firmamento. Lettera risponsiva di N. ad N. Fogli confusi ed imperfetti su varie materie filosofiche e matematiche. Lettera di Angelo de’Filiis Linceo, a Filippo Salviati Linceo. — 279 — Angelo de’Filiis Linceo al lettore. De mundi pernicie ac haereticorum insania quae apud Belgas et Germa- nos maxima est, cum foliis multis imperfectis ad res mathematicas, et astro- nomicas spectantibus. Piogge prodigiose occorse in diversi tempi. De bilente tubo quaesita. Soggetti proposti per essere ascritti nell’accademia dei Lincei. Exemplum privilegii a Rege Christianissimo obtinendi prò impressione libri medici philosophici, quem editurus est Franciscus Stellutus Lyncaeus: De medicamentis mexicanis. IO.0 Inoltre sapendosi quanto Federico Cesi trova vasi legato in amicizia coi cardinali Berberini, ricercai se nella ricca biblioteca di questa nobilissima famiglia romana, esistevano ancora lettere del medesimo, e trovai fortunatamente che il chiaro bibliotecario sig. D. Sante Pieralisi, ne aveva raccolte tredici, le quali per sua gentilezza potei leggere a mio bell’agio. Quindi, avutone il permesso dal- l’ottimo sig. principe D. Enrico Barberini, potei copiare tutte queste lettere, favorito dall’amichevole ed intelligente assistenza del bibliotecario medesimo : esse poiché riguardano la vita domestica e scientifica di un uomo di tanto merito, il nostro Federico; perciò mi è sembrato utile pubblicarle qui appresso. Le medesime lettere onorano molto la famiglia Barberini, perchè come si vedrà in leggendole , manifestano chiara la protezione che il cardinale D. Francesco Barberini, ed il suo zio Urbano Vili, accordavano al secondo duca di Acquasparta Federico Cesi. Le due lettere, una del 24 luglio 1620, l’altra del 1 .° di agosto 1 620 , sono dirette al cardinale Maffeo Barberini , che fu assunto al pontificato nel 6 di agosto 1623 , col nome di Urbano Vili. La lettera del 24 di ottobre 1.624, è diretta a D. Carlo Barberini, generale di S. Chiesa, e fratello di Urbano Vili. Le altre dieci lettere sono tutte dirette al nominato cardinale D. Francesco Barberini. Illmo. et Rmo. Sig. mio Prone. Colmo. Piacque a N. S. Dio che la mia Sig. Principessa partorisse hieri circa le 14 hore una figlia con bonissima sua salute, e del parto, e poiché io ho — 280 — professato sempre una vera oss.“ divotione verso V. S. Illma , e desiderato insieme la sua gratia, e protettone, ho preso ardimento supplicarla col mezzo di questa, come faccio con tutto l’affetto, che si compiaccia ordinare sia levata al sacro fonte del battesimo in suo nome; ho incaricato Monsignore mio fratello ( 1 ) che sia da Y. S. Illma. a far’anco questo officio seco in mia vece, e per pi- gliar l’ordine necessario e ricever il suo comandamento intorno a ciò, et starò aspettandolo con desiderio , mentre per fine bacio a V. S. Illma. riverente- mente le mani. D’Acquasparta li 24 Luglio 1620. Di Y. S. Illma. e Riha. Humliss. e Devotis. Serv. Federico Cesi Principe di S. Angelo Iilmo. e Rmo. Sig. mio Pne. Colmo. Hieri l’ultimo del passato, monsignor mio fratello (1) effettuò l’ordine datoli da Y. S. Illma. in levare dal sacro fonte del battesimo la mia 3.a figlia, alla quale per rinovar i nomi antichi di casa mia , fu posto nome Firmina , ho voluto dunque col darne conto a Y. S. Illma. conforme al mio debito, ren- derle anco con mezzo di questa, quelle gratie maggiori, che devo del favore che s’è compiaciuta farmi, e tanto più devo farlo, quanto che ha voluto ho- norar detto mio fratello in darle questo carico; onde se prima io le vivevo hu- milissimo e dmo. servitore, aggiuntovi hora questo vincolo, continuerò in una perpetua obbligatone, et di una dispostissima volontà di servir sempre Y. S. Illma. dalla quale starò attendendo con parzialissimo desiderio i suoi coman- (1) Federico principe dei Lincei ebbe più fratelli, dei quali alcuni morirono bambini, e due giunsero ad età matura. Di questi uno chiamavasi Giovanni, l’altro Angelo, che fu ve- scovo di Rimini, che visse a tutti carissimo , e che lasciò memoria onorata di se, oltre alla fama di santità per le cristiane virtù dal medesimo praticate. — 281 damenti, e resto facendole humilissima riverenza, e pregandole da N. S. Dio ogni contentezza. D’Acquasparta il 1 d’ Agosto 1620. Di Y. S. Illma. e Rma. Humiliss.0 et Obblig.mo. Ser.re Federico Cesi principe di S. Angelo lllmo. e Rmo. Sig. mio Pne. sempre Colmo. Subito giunto in questa solitudine , mi posi a veder il libro Mexicano , che si stampa; e scorrendo le delitie di quella Piantai Natura, feci scelta di quelle, che mi parvero più degne, d’essere dal autorità di V. S. Illma. fatte venire, distendendone le accluse note. Una de’nomi, e paesi per potersi in- viare: l’afra in signifìcatione delle cause, che m’ hanno mosso in caparle, e credo che non solo col mezzo de’Padri Gesuiti, o Dominicani dal Mexico, e paesi proprij, ma anco da Siviglia stessa, ove è lo sbarco e commercio; per diligenza de ministri di Spagna : potranno ad un semplice cenno di V. S. Illma. facilissimamente condursi. Nè come hoggi si suole, per semplice diletto del occhio , vi saranno solamente bellezze di fiori; ma oltre di queste che su- pereranno molte delle nostrali, s’haverà l’utilità medicinale mirabile, e la cu- riosità di specie rare, e molto differenti da quelle che o neìibri, o nelli horti si veggono al presente. Onde venendo per benefìtio di Y. S. Illma. che tanto possiede , giova, e favorisce per ogni verso le buone lettere; traspiantata in queste nostre parti si bella squadra di Vegetativi, ne sarà non poco illustrato, et accresciuto questo studio, non meno nobile anzi regio; che abandonato. Nel quale come V. S. Illma. molto meglio di me haverà osservato, è la maggiore, e più util parte delle naturali considerationi. Ricordo con questa occasione a Y. S. Illma. Tinfiniti miei obblighi, e divotione; che ancorché di persona mi trovi assente, mi tengono però sempre presente, con l’animo riverentissimo; et ambitiosissimo della sua gratia; della continuation della quale, e del honor — 282 — de suoi commandamenti, supplico la benignità di V. S. Illma. facendole hu- milissama riverenza. D’Acquasparta li 25 9bre. 1623. Di Y. S. Illma. e Rina. Humlmo. e Di votino. Serv.re Oblino. Federico Cesi Illmo. et Rmo. sig. mio e Pne. Colmo. La divotione mia verso V. S. Illma. quanto più è grande, et accompa- gnata da maggiori obligationi, tanto più ricercha eh’ io m’affatighi di farlene dimostratione in ogni tempo, e se più volentieri effettuassi questa mia pronta volontà con l’opere, che con le parole, testimonio me ne sieno le gratie in- finite che ho ricevuto fin qui e ricevo giornalmente della benignità di Y. S. Illma, a quali volendo corrispondere non posso se non col servirla, e mentre non ne ho l’opportunità; supplirà l’umilissimo affetto mio, col quale siccome desidero a V. S. Illma. continue prosperità, così in questo s. tempo della na- tività del Signore, vengo ad annunziargliele con tutto l’animo, col quale sup- plicandola a mantenermi nel numero de suoi più obligatissimi servitori a Y. S. Illma. riverentemente m’inchino. D’Acquasparta li 22 di Xbre. 1623. Di Y. S. Illma. e Rina. Humilmo. e De votino. Serv. Obbligatasi . Federico Cesi Illmo. et Rmo. Sig. e Pne. mio sempre Colmo. La somma benignità di Y. S. Illma. verso di me è cagione di questo ar- dire, la quale, sebben non permette, che io le raccomandi il sig. Gio: Fa- — 283 — bri (1), essendo più che certo quanto si sia compiaciuta giovarle, e favorirlo sem- pre, e quanto lo faccia al presente; tuttavia ammetterà questa mia in semplice ri- ti) Gio: Fabri figlio di Gaspare di Bamberga, partì nel 1598 per condursi a Roma, e fu ascritto fra i Lincei nel 1611, in età di anni 37. Il principe Federico Cesi a’25 di otto- bre 1611 partecipò allo Stelluti: « sabato credo che darò la lince al dottor Fabri. Forse Y. S. » lo conosce, è filosofo, medico, poeta, e filologo assai buono, e diligente». Difatto il Fabri fu ammesso linceo quattro giorni dopo: egli è fottavo accademico nel primo catalogo originale in cui sottoscrisse a questo modo - Ego Ioannes Faber Lynceus, Gasparis filius Bambergensis, aetatis anno XXXVII, salutis 1611, die XXVIIII octobris, Romae manu propria scripsi. - Si trova ripetuta questa sua sottoscrizione nel 2.° nel 3.° nel 5.° e nel 6.° catalogo, in cui trovasi ancora il sigillo come nel primo. Nell’adunanza del 18 di luglio 1612 egli propose per accademico Marco Yelsero; in una precedente del 7 di aprile 1612 fu dichiarato cancelliere generale dell’ordine, ed in quella del 20 di febbraio 1613 fece le veci del bibliotecario Angelo de Filiis infermo. Manifesta monsig. Marini nel ruolo de’ professori dell’archiginnasio romano per l’an- no 1514, p. 77, che nel ruolo del 1601, nel posto di Andrea Bacci, trovasi nominato Gio: Fa- bri di Bamberga con 50 fiorini di onorario; benché il Carafa, De gymnasio romano , p. 363 fino dal 1600, assegni al Fabri 160 fiorini. Aggiunge poi nelT. I degli archiatri, p. 459, che Michele Mercati si trova nei ruoli dei medici palatini, col titolo di semplicista, cioè di cu- stode dell’ orto botanico, sotto Pio V, e Sisto Y, così il Fabri esercitò questa carica sotto Paolo Y, ed Urbano Vili, quantunque mai sia stato loro archiatro; e di esso parla pure il Renazzi nel T. 3, p. 44. Nell’adunanza del 26 gennaio 1616 il Fabri si fece merito di proporre Giusto Riquio, che quantunque ancor giovane, predisse che avrebbe fatto grande onore all’accademia. Il Bianchi, p. 33 ne fa i più grandi encomi, e l’Odescalchi ne parla, p. 104, 249, 267, 273, dimostrando ch’egli arricchì colle sue note fisiche, mediche, ed anatomiche l’opera messi- cana, specialmente nella parte che riguarda il regno animale, e che inoltre diede alla luce le seguenti opere: I. ° De Nardo et Epithymo adversus Iosephum Scaligerum ad Gasparem Scioppium disputatio. In qua plantarum istarum vera descriptio continetur. Dioscoridis, Propertii, et O- vidii loca declarantur, et a corruptela defenduntur; Medicorum denique, et pharmacopolarum honos a Scaligeri calumniis vindicatur. Ad perillustrem et reverendissimum dominura Vi- ctorium Marullium prothonotarium apostolicum, et S. D. N. Pauli V medicum cubicularium. Romae ex typographia Gulielmi Facciotti 1607. Di questo archiatro, nato in Sassoferrato, ci ha dato le più squisite notizie Mons. Ma- rini, T. I, Archiatri 488. II. ” Illustrium iraagines ex antiquis marmoribus, numismatibus, et gemmis expressae, quae extant Romae, maior pars apud Fulvium Ursinium, editio altera, etcet. Antuerpiae ex offi- cina Plautincana 1606, apud Io: Morettum, 4.° III. ° Animalia mexicana descriptionibus scholiisque exposita, seu aliorum novae Hispa- niae animalium Nardi Antonii Recchi immagines et nomina, cum expositione et scholiis Io: Fabri Lyncaei Bambergensis Philosopbi, medici, publici professoris romani, et summo Pon- tifici ab herbariis studiis, Romae apud Iac. Mascardum 1628 fol. et in Rer. Medicar. Novae Hisp. Thes. Nardi Ant. Recchii ibid. 1631, fol. p. 460. — 284 cordo di ciò, e significatione del benefìtio, che in Lui ricevo ancor io, e del obbligo che s’aggiugne al cumulo de miei infiniti; nelle occasioni presenti nello studio di Roma. Ove per la vacanza del Lagalla intendo vi sarà augumento ; et in breve anco per la lettura ch’il Sig. Croce intendo non ha animo di conti- nuare. Nel’una e nel altra di queste humilmente rappresento a Y. S. Illma. l’aver il Rubri letto ventiquattr’ anni, et esser di quella dottrina , che Y. S. Illma. molto meglio di me conosce. Nella quale unisce una universal cognitione della Natura, e buona filosofia, e medicina, fondate nella reai esistenza delle cose , insieme con ogni ornamento di eruditone : congiugne la sodezza della esperienza con la pienezza delli Logismi e ragioni, trovandosi bellissime fati— IV'0 Praescriptiones Lynceae Acaderaiae, curante Ioanne Fabro Lynceo Bambergensi, sim- pliciario pontificio , Academiae Cancellano , praelo subiectae. Interamnae ex typograph. Guerrerii 1624, 8.° V. ° Nella biblioteca Albani esisteva una sua orazione ms. ad Cardinalem Cobellutium. VI. 0 Io: Fabri Oratio, qua ignis et metallorum exemplo quam parum sciatur, demon- stratur. VII. 0 Io: Fabri Lincei de animalibus mexicanis ad cardinalem Franciscum Barberini. Vili.0 Suoi pure sono gli elogi di principi ed uomini illustri d’Italia, Yen. 1690, 4 fig. ; però diversi dagli altri stesi in latino e sopra indicati; ed anche la conchiglia celeste. IX. 0 Nell’accademia del 24 marzo 1616 lesse un’ iscrizione, premessa alla sua opera botanica De horto Heinstetensi, da lui mandata in dono al principe Federico, per le feste di Natale. X. ° Antepose al Trattato del Saggiatore, scritto in varie lettere a Virginio Cesarini da Roma nel 20 di ottobre 1623, e ristampato in Bologna nel 1655, dopo la morte del Galilei, un’ elegia con questo titolo: - Ad Galilaeum Galilaei Lvnceum florentinum, mathematicorum saeculi nostri principem mirabilium in coelo per telescopium novum naturae oculum inven- torem, Io: Faber Lynceus Bambergensis, medicus romanus, simpliciarius pontificius. - Finalmente il Fabri, con biglietto del 15 agosto 1625, avvisò il principe Federico Cesi del privilegio concesso dall’imperatore Federico li, ed ottenuto per la mediazione del car- dinale De Zoller, il quale poco dopo cessò di vivere. Avendo perciò il Fabri perduta un’an- nua pensione, che quel cardinale gli pagava, fu costretto ad implorare dal Papa l’aumento del suo onorario, non avendo a bastanza per mantenersi. In una lettera del 7 di ottobre 1625, il Fabri manifestò al principe dei Lincei, che monsignor Ingoli, segretario di Propaganda fide, aveva intrapreso a tradurre un’opera di fra Gregorio di Buliver, il quale aveva somministrato ai Lincei molti lumi circa le produzioni dell’India, dove aveva egli viaggiato. L’esposizioni del Fabri alla storia naturale del Messico sono da esso terminate, p. 839, con quest’ altra data: - Ex museo meo, ad B. V. super Minervam, 16 martii, anno Redem- ptoris nostri 1628, aetatis vero meae quinquagesimo tertio. - Da ciò si comprende che il Fabri dimorava nella via, che in Roma, dalla Minerva conduce alla Rotonda. — 285 — ghè, et osservationi. Ma non ha potuto sin hora far al pubblico quel giova- mento con la voce e con i scritti per la scarsezza dello stipendio e gravezza della famiglia, essendo Germano, e poco provisto ancorché Romano di tant’anni di stanza e servitù. Onde essendo nelle predette occasioni con ogni possibil avantaggio per lui come la supplico e spero da Y. S. filma. provisto, sba- veranno utilissime conpositioni da Lui, e frutti di molto rilievo al publico de studiosi, onde non solo lui, et io restiamo anco in ciò da Y. S. lllma. bene- ficati per la gratia notabilissima, ma anco in universale tutte le buone disci- pline, e particolarmente le Naturali, tanto utili, e si poco coltivate. Nè credo che altri che pretendessero potranno portar avanti titoli di si longa servitù nello studio Romano, oltre 1’ altre qualità. Sarà però tutta gratia mera di Y. S. lllma., la quale insieme supplico de’suoi commandamenti ricordandomele hu- milissimamente serv.re e di vera e perpetua divotione. E faccio humilissima riverenza, e prego da N. S. Dio a Y. S. lllma. ogni maggior contentezza. D’Acquasparta li 27 Feb. 1624 Di Y. S. lllma. e Rma. Humlmo. e De votino, servitore Oblino. Federico Cesi lllino. e Riho. Sig. mio e Pne. sempre Colmo. Non potendo colla persona come vorrei, vengo con la presente a fare humilissima riverenza a Y. S. filma, e con la voce viva dell’ Esibitore a esporre alla benignissima protettone, che si compiace tener di me ; alcuni miei travagli ; nelli quali sò quanto per sua mera gratia, e di N. S. sono stato sempre giovato e compatito. Supplico perciò Y. S. filma, a sentire il tutto, e favorirmi con la sua somma benignità verso di me; supplicandone anco la S. di N. S. acciò come quel vero servo, che le sono, e carico di perpetui obblighi, e benefitij; sempre ricevuti; con la solita beneficenza venga sottratto e liberato; da quelle aversità di fortuna, che tanto m’ hanno sem- pre danneggiato. Nè altro puoi farmene respirare che la gratia di tali Padro- ni ; quale sola mi dà ardire di ricorrere e supplicare. Con questo humilmente 37 — 286 — a V. S. Illma. faccio riverenza, desiderosissimo sempre dell’ honor de suoi commandamenti, e le prego da Sua Divina Maestà ogni contentezza. D’Acquasparta li 1 6 marzo 1624. Di Y. S. Illma. e Revma. Humlmo. e Dino, sempre Obbmo. Federico Cesi Illmo. e Rmo. Sig. mio Padrone sempre Colmo. Vengo col mezzo della presente a rendere infinite grazie a Y. S. Illma. della benignissima protettione, che si compiace tener di me, e cumulati fa- vori fattomi in sentir humanissimamente le mie avverse occorrenze ; et in esse sommamente giovarmi con i suoi benefizi). Non posso a bastanza con parole esprimere, nè gli miei obblighi, nè meno la divotione, ma solo accen- nar l’infinità del una , e degl’ altri accompagnate dalla contentezza grande , che mi dà la gratia di Y. S. Illma, sotto la quale lieto, libero d’ogni trava- glio, e contentissimo vivo. E con quel più vero e riverente affetto che poi capir 1’animo mio ricordandomele quel perpetuo servitore che le sono, prego a Y. S. Illma. da Dio benedetto, felicissime le prossime Sante feste con al- tre moltissime appresso, e desiderosissimo sempre del honor de suoi comman- damenti, le faccio humilissima riverenza. D’Acquasparta li 2 Aprile 1624 Di Y. S. Illma. e Rma. Humilmo e Devmo Servo Obbmo Federico Cesi Illmo e Rmo Sig. mio e pne Colmo Mi trovo confinato dalla necessità da questa assenza inchiodato di modo, che non posso lasciare un momento la principessa mia consorte, che è nel ottavo mese di gravidanza fastidiosissima , e doi informatissimi che facevano — 287 — i miei negotij sono partiti di Roma ammalati. Onde quelli che mi hanno sempre danneggiato e gravato, e per li quali patisco tanto, non avendo al- cun riguardo alli pesi di ogni sorte di che son carico, e particolarmente di figlie e famiglia , presa questa occasione, procurano dopo haver con li loro evidentissimi torti straccati molti giudici, per altre vie tentare di più e più oltre caricarmi. Onde io che non ho altro rifugio della protettione di Y. S. Illma, benignissima sempre verso di me, la supplico a sentire insieme con questa per mia parte quello m’occorra, e compiacersi ricordare il tutto alla San- tità di N. S. e giovarmi con li suoi soliti benefìcij e gratie, dalle quali ho goduto e godo, e spero godere pienamente la liberazione da miei infiniti tra- vagli, et humilissimo et obbligatissimo sempre faccio a Y. S. riverenza, pre- gandole da Dio benedetto ogni contentezza. D’Acquasparta 80 Agosto 1624. Di V. S. Illma. e Riha. Humo. e Dmo. Serv.re Obbmo- Federico Cesi Rimo, e Rmo. Sig. mio Sig. e Prie. Colmo. Essendomi riuscito far tavolino di pezzo solido, del legno minerale che ho ritrovato in queste parti; la somma humanità di V. S. Rima, et il virtuosis- simo diletto che ella prende nelle Naturali osservationi, rn’ hanno dato animo ch’io glie l’invii come quello che meglio potrà rappresentarle la Natura della cosa, con la varietà delle sue vene e consistenza. Supplico V. S. Rima, fa- vorir la mia perpetua divotione con la sua gratia, et honor de suoi coman- damenti, mentre del continuo benefitio della sua protettione che mi libera sempre d’ ogni travaglio, le rendo hora con questa infinitissime gratie, come faccio e devo far sempre con l’animo, e come farò di persona subito subito ch’io sia libero dalla cagione che forzatamente mi rattiene al presente, che mi par ogni hora mill’anni di ricorrer a quella benignità nella quale sola spe- ro ogni rimedio, e la mia total quiete. Intanto carico di perpetui obblighi » — 288 — faccio a Y. S. Illma. humilissima riverenza, e le prego da N. S. Dio ogni mag- gior contentezza. D’Acquasparta li 29 7mbre. 1624. Di Y. S. Illma. e Riha. Humiliss.0 e Divotiss.0 Serv. Obblig.0 Federico Cesi Illiho et Eccmo. mio Pne. Oss.° Non posso di presenza passar con Y. E. quell’ufficio che vorrei per l’oc- casione presente , e mi doglio anche che la distanza del luogo mi priva di esercitarmi verso 1’ E. Y. in quella servitù che devo per infinite cagioni ; si compiaccia dunque la sua benignità d’ammetter per hora la presente, finché ha- verò più opportuna comodità di supplire al mio debito , et spero in breve , colla quale vengo a reccomandarle il Sig. Curzio Cittadini, gentiluomo di Terni per il Capitanato di detta Città, di cui intendo si debba in breve far provi- sione ; propongo all’ E. Y. questa persona, conosciuta da me da molti anni, sperando che per le sue buone qualità, e della sua casa, sia per farsi honore, e dar ogni compita soddisfazione, ed io riceverò dalla benignità di Y. E. que- sta grafia nella mia persona propria; conchè ricordandomele de votino, e oblino, servitore, le bacio per fine affine, le mani. D’Acquasparta li 24 8bre. 1624. Di Y. E. Devmo. e Oblino. Servo etc. etc. Federico Cesi Principe d’Acquasparta — 289 — Illmo. e Rmo. sig. mio sig. e padrone Colmo. Ho seguitato in quel poc’ozio, che le molestie de negotij m’ hanno trala- sciato, le Fisiche osservazioni, e particolarmente nella nuova specie di mez- zana natura fra le piante e metallici , del legno di Miniera ondato, e vario , discoperto da me 1’ anni passati in queste parti ; che già ne portai a V. S. Illma., e dopo averne ricercate e viste molte differenze , piene di curiosità ; et eccessi sì smisurati nella grandezza, che nel genere di composti simili su- perarebbono anco quella proporzione, che fra li sensati hanno l’ istessi Cetacei, a quali pare che sino nelle sacre lettere s’attribuisca per propria la notazione de grandi: n’ ho ritrovati de petrificati con molta varietà, cioè di totalmente impetriti , e questi di sostanza o di sasso , o di testi come Lateritia ; overo misti parte rimanenti di legno, e parte di pietra, o simil conditione, con me- scolanza interiore, et esteriore di molte foggie. Quello poi che più m’ha data occasione, prima di meraviglia, poi di con- templatione, è stato il trovar sino de Legni metallifìcati, e questi similmente o in tutto , o in parte ridotti in metallo , e stranamente alterati. Cosa che credo sia per arrivar molto inaspettata a Naturalisti; siccome molto grata la mescolanza sopradetta, e varij progressi del impetrimento; quale a non pochi restava ancor molto dubbio e diffìcile, per esser forse più naturale che sco- lastico. Inoltre la communicazione di queste Terranee nature tra di loro, credo che n’aprirà- molt’oltre la strada alla piena cognizione di esse, sin hora molto scarsa e confusa. Perchè oltre alle mezzanità sopradette, ho trovati de corpi molt’ambigui fra di quelle , che diversamente dimostrino miscugli : di legno e terra: di legno e pietra: di legno pietra, e metallo insieme: di legno e suc- chi minerali: tirati in sostanza egualmente partecipante, in corpo quasi neu- trale, o piutosto desse cose ridotte a ben apparente unità, composto d’ onde l’oscurissima natura di quei terrestri fluori che chiamiamo Bitumi, possa ri- cever non poca chiarezza. Fra questi ho veduti i nascimenti del Gagate, an- corché lontano dal Gange, del Aetite ad esso prossimo, nel che venga lodato Plinio, e liberato dalla calunnia , che communemente se l’è data , d’ haverli insieme congionti, similmente la natura del Acciavaccio che dicono, del Ebano fossile, del Litantrace, e simili. Nè l’Agalloco sì celebre e pregiato per l’odore come incognito per l’origine, quasi gareggiasse col Nilo, mentre non sapendo- sene la nascita, solo se ne raccontava la traportatione dalle inondazioni ; sarà forse lontano da questo nuovo e maraviglioso genere de Metallofìti, quale con 290 — le sopradette cose son andato e vado tuttavia discoprendo , procurando anco per quanto mi lece scorrerne con la penna, non solo 1’ historica veduta a pieno, ma ogni naturai considerazione, e discussione, che ho potuta farne, nel ricer- carne le cagioni, et esaminar quanto circa questi suggetti possa occorrere, o da essi ritrarsi, e concludersi. Ho osservato anco con tal occasioni, Fornaci accese dalla natura, i loro modi, et i loro solfi, ne solo in questa nuova classe i fìorimenti sulfurei ma anco saligni, di* Vetriolo, e di christallo; confirmando con particolar sodisfatta in questi spontanei fuochi , molte mie speculationi , già di mol t’ anni , circa l’essenza e raggioni delli ardori, che sì poco conosciuti mi son sempre parsi, e ben ascosti all’ humani intelletti, ancorché per lo più ben carchi di luce(l). Del tutto seben sopra modo desidero , e spero personalmente dar rag- gueglio a V. S. Illma. la seguente settimana, già che non m’è possibil prima per i pesi della famiglia che sostengo ; ho voluto anco conforme al mio de- bito, premetter questa signifìcationcella al presente ; con un tronco impetrito nel qual ambidoi le sostanze sono assai ben evidenti ; un pezzo del Ebano fossile semplice; et una scheggia d’altra sorte di esso molto più solido, e va- rio, nel quale sono intercette vergole di metallo: simili alle quali, molto più appariscono, in alcuni pezzetti aggiunti, di corpo assai più fragile, e disciolto, di natura propinqua al Litantrace, sperando che alla somma virtù di V. S. Illma. et al diletto che ella prende nelle naturali discipline, che sì ampiamente possiede, non possa se non esser grata, e massime al humanissimo affetto col quale sempre si compiace proteggermi e favorirmi con gratie cumulatissime. ' (1) Per tanto è osservabile che l’ incendio di materie combustibili presso la terrestre su- perficie, ricfliamò 1’ attenzione del fondatore dell’ accademia dei Lincei fin dal 1624 ; e fin d’allora questo filosofo nou vedeva necessario per la produzione di tal sorta d’ incendi, che quelle materie venissero accese artificialmente; ma in vece fin da quell’epoca egli riguardava, con sano giudizio, essere gl’ incendi medesimi prodotti naturalmente; laonde volle chiamarli fornaci accese dalla natura , od anche spontanei fuochi. Il fe#meno dal Cesi osservato, fu quello stesso, che due secoli e mezzo dopo circa, si mostrò nel monte delle Piche, a cinque miglia da Roma, nel settembre del 1862; ed era sufficiente vedere appena questo fenomeno, perchè non potesse ingerire nè timore, nè mera- viglia, nè divenir soggetto di nuove scientifiche ricerche.. — 291 — Et con questo faccio a Y. S. Illma. umilissima riverenza, pregandole da Dio ogni contentezza. D’Acquasparta il p.° Decembre 1624. Di V. S. Illma. e Rma. Humil.m° e dev.m0 serv.re obl.mo Federico Cesi Illmo. e Rmo. Sig. mio Sig. pne. Colmo. Ronis anzi optimis Apibus - N. S. Dio conceda a Y. S. Illma. felicissi- mo viaggio e ritorno con quella prestezza e contentezza che le desiderano i suoi veri servitori fra quali di devotione et obbligo non cederò ad alcuno mai. La carta che viene con questa, grande per la materia, tenue per la penna, rappresenti almeno a Y. S. Illma. quello che mi resta impresso in perpetuo nella mente, e sia in un istesso tempo ritratto ancorché debolmente abozza- to, della grandezza dell’oggetto, e della riverenza del Contemplante ; mentre le sarà concesso venir in mio luogo avanti Y. S. Illma. qual supplico ammet- terla con la solita sua somma benignità verso di me, e gradir con essa solo il divoto affetto, scusando l’effetto provenuto in questi doi mesi travagliatis- simi per me. Con che humilmente me le inchino supplicandola della sua gra- tia, comandamenti, e protettione, sotto la quale liberato possa e nella contem- plativa e nell’attiva impiegarmi con tutte le forze e servire come devo (1). Di Roma 1 Febbraro 1625 Di Y. S. Illma. e Rma. Hmo. Dino. Servitore Obbmo. Federico Cesi Principe d’Acquasparta (1) Questa lettera fu scritta in occasione che il cardinale D. Francesco Barberini partì da Roma, legato a lettere di Urbano Vili, per la Francia. L — 292 — Illmo. e Riho. Signor mio e Pne. sempre Colmo. Non ho havuto ardire sin hora comparir con mie lettere nelle gravissi- me occupationi di Y. S. Illma. restandomi nel riverirla con l’animo, e con tutto l’affetto di esso pregarle da Dio benedetto ogni compita contentezza, e sentire continuamente godimento delle buone nuove della sua salute. Ma hora con l’avviso avuto del presto ritorno, non ho potuto contenermi non venir col mezzo della presente a farle riverenza, et inviar alla Y. S. Illma. l’ac- cluso foglio fatto al presente in picciol segno, ma di grandissima divotione et obbligo. Supplico Y. S. Illma. gradir l’affetto, e desiderosissimo del honor de’ suoi commandamenti, et ambitiosissimo sempre della sua gratia, humilmente me l’inchino, pregandole da Dio N. S. ogni felicità e contento. Di Roma li 4 8bre 1625 Di Y. S. Illma. e Rina. Humo. e Demo. Servitore Obbmo. Federico Cesi Dopo quanto abbiamo esposto in questa nota istorico-critica, ognuno conce- derà che i posteri, non avrannno di che lagnarsi degli attuali Lincei (1), nè di che incolpare i medesimi, per quello riguarda il raccagliere e conservare le memorie di Federico , Cesi e dell’accademia da esso fondata; che anzi dovranno assai per- ciò lodarsi di loro. Imperciocché, tutto quello più interessante relativo a Federico ed all’accademia sua, fu già raccolto dai Lincei, ed il resto, non ancora tro- vato, sebbene meno interessante, sarà certamente rinvenuto per le cure di quelli che amano la scienza, e le glorie del nostro bel paese, fra quali uno è cer- tamente il sig. ab. D. Carlo Rusconi, da cui ci furono promesse, oltre quelle già inviate all’accademia nostra, ulteriori notizie intorno a Federico Cesi. Molta lode si deve al nominato sig. abate per questo suo zelo, mai troppo, riguardo alle ricerche in proposito , e sarebbe utile che l’accademia, com’egli propone , desse a taluno l’ incarico di continuare le ricerche già tanto lode- volmente intraprese dal medesimo. Giova sperare che non vorrà egli desi- (1) Vedi questi Atti, sessione I.a del 7 dicembre 1862, voi. XVI, pag. 87, lin. 3, e seg. — 298 stere dal ricercare in simil modo, per accrescere la gratitudine che ogni Lin- ceo gii professerà certamente. Però coloro che amano vedere quando che sia tributarsi onore al merito ed alla virtù, specialmente di quelli che in vita dalle avversità furono trava- gliati, lamenteranno sempre che il nostro Cesi ancora non abbia neppure una pietra sepolcrale , onde ricordi la sua dottrina , il sublime animo suo , ed il bene grande procurato da esso alla scienza, ed ai cultori di essa. È da spe- rare che la nobiltà romana, cui Federico appartenne in primo grado, vorrà dare opera, perchè a quésto celebre suo luminare si erigga un monumento, come fu eretto a tanti poeti, che certo non furono utili alla società più del fondatore dei Lincei. Se questo mio voto potrà un giorno realizzarsi , tutti vedranno che al merito è riservato sempre un alloro non perituro, e che quando taluno, come lo stesso Federico, impiega le ricchezze a vantaggio della scienza, può con certezza esclamare : non omnis moriar. — 294 COMUNICAZIONI Il prof. Volpicelli propose di scrivere una lettera al sig. ab. D. Carlo Ru- sconi, ringraziandolo delle ricerche utilissime da lui fatte, nel raccogliere le me- morie di Federico Cesi fondatore degli antichi Lincei, e pregandolo nel tempo stesso a continuare nelle medesime, oltre a volere compiacersi d’ inviare quelle che tutt’ ora esistono presso di lui. L’ accademia unanimente approvò tale proposta . Monsignor Nardi, per mezzo del presidente sig. Duca Massimo, fece sapere che stando egli malato, non poteva essere presente a questa sessione. CORRISPONDENZE La R. società di Londra, per mezzo del suo segretario sig. W. H. Miller, ringrazia per gli Atti de’ Nuovi Lincei. L’ Istituto di scienze lettere ed arti residente in Venezia, mediante il suo segretario sig. dott. Giacinto Namias, ringrazia per lo stesso motivo. Per ordine di S. E. il sig. ministro delle finanze, l’osservatorio fìsico cen- trale di Russia, trasmette in dono un esemplare de’ suoi Annali, pubblicati dal- ramministrazione imperiale delle miniere per l’anno 1859. Il sig. Senoner, bibliotecario dell’ I. Istituto geologico di Vienna, prega l’ac- cademia a nome delle seguenti società scientifiche, onde gli Atti dei nuovi Lin- cei sieno invitati anche alle medesime, che sono: la società geografica di Vienna, - la R. società fisico-economica di Konisberga nella Prussia, - la società di scienze naturali a Viesbaden nel Nassau, - la società zoologica botanica di Vienna, - la I. società di naturalisti a Mosca, - la società di scienze naturali di Breslavia, - e quella di Neubrandenburgo. L’accademia risolvette di trasmettere a queste società scientifiche gli Atti che dalla medesima verranno pubblicati. — 295 — La R. accademia delle scienze di Berlino invia, per mezzo del suo segre- tario sig. Trendelenburg, il rendiconto mensile del 1861. L’ I. accademia delle scienze di Vienna, mediante il suo segretario gene- rale sig. A. Schrdtter, ringranzia per gli Atti ricevuti dalla medesima, ed invia parecchie sue pubblicazioni, come risulta dal bullettino bibliografico posto in fine. COMITATO SEGRETO Il sig. presidente invitò i suoi colleghi a procedere, mediante la votazione per ischede, alla elezione di uno fra i soci ordinari, che a forma degli statuti gli debba succedere nella presidenza. Dalla indicata votazione, ì votanti essendo 16, risultò, che il sig. prof. Nicola Cavalieri S. Bertolo, ebbe dodici voti, avendone avuti due il sig. prin- cipe D. Baldassarre Boncompagni, uno il sig. prof. D. Ignazio Calandrella ed uno il R. P. Angelo Secchi. Laonde il sig. prof. N. Cavalieri S. Bertolo fu nominato presidente, salva l’approvazione sovrana. Il professore medesimo ringraziò l’accademia dell’onore che gli volle com- partire con questa elezione, assicurandola della sua profonda gratitudine, non che dell’interesse grande che avrebbe posto egli nell’esercitare la presidenza. Il sig. Duca Massimo in seguito fece i più vivi ringraziamenti all’accademia, per averlo confermato più volte nella carica di presidente, e per l’utile concorso di essa in tutta la durata della sua presidenza. Finalmente sua Emza. Rma. il sig. Cardinale Altieri protettore, colse que- sta occasione per lodare l’esercizio accademico dei Nuovi Lincei, promettendo che da quanto era in lui, non avrebbe mai cessato di cogliere tutte le occasioni favorevoli a giovare l’accademia, ed a proteggerla quando il bisogno lo avesse richiesto. Il segretario, a nome del comitato, propose, per la elezione di un socio ordinario, da farsi anch’essa per ischede, la terna seguente con ordine alfabetico: ^ Dott. Socrate Cadet, prof, di fisiologia umana nella università di Roma. Signori ) Dott. Vincenzo Diorio, prof, di zoologia nella università medesima. [ Dott. Ettore Rolli, prof, sostituto di botanica nella università stessa. * — 296 — Il sig. prof. Maggiorarli propose in vece che la indicata votazione si ese- questo mezzo per eleggere i soci ordinari. Il prof. Volpiceli!, sostenendo la votazione per ischede , ,e così anche il sig. presidente, fece osservare, mediante gli Atti stampati, che l’accademia nelle ultime due votazioni (1), relative anch’ esse ai signori professori Cadet, e Diorio, aveva proceduto per ischede, non già per bossolo; e dette le ragioni che sembravano ad esso plausibili, per così fatto modo di accademica votazione. Il sig. prof. Cavalieri, profittando di questo disparere, propose che deci- desse l’accademia, quale dei due modi voleva che fosse adottato per le future votazioni. Per tanto, essendosi posta questa proposizione a partito, risultarono tredici voti contro l’uso delle schede, e tre a favore delle medesime: i votanti erano sedici. Quindi fu stabilito che le future votazioni pei membri ordinari, e pei corrispondenti, si sarebbero fatte per bossolo, con voti bianchi e neri. Dalla votazione fatta in questo modo sulla terna riferita, i votanti essendo sedici, risultò rispettivamente pei Per la eguaglianza di voti fra i due professori sig. Cadet, e sig. Diorio, si tornò a votare pei medesimi, e si ebbe da questa seconda votazione rispettivamente pei Quindi restò eletto a socio ordinario il sig. dott. Socrate prof. Cadet, salva l’approvazione sovrana. (1) T. IV , sessione I.a del 1 dicembre 1861 , pag. 69 ; e sessione II.a del 5 gen- naio 1862, p. 156. guisse per bossolo; facendo riflettere che l’accademia in passato erasi valsa di Voti Bianchi 9 Neri 7, 9 8 18. Voti Bianchi 10 Neri 6, Signori 7 9. — 297 — Il sig. presidente pregò l’accademia, perchè nominasse una commissione, ad oggetto di riferire sul consuntivo del 1862. Dalla votazione, fatta per ischede, risultò la commissione stessa composta dei signori : Prof. Carlo Sereni, Prof. Carlo dott. Maggiorani, Prof. Mattia cav. Azzarelli (relatore). L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana , si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. B. Viale. — P. Sanguinetti. — G. Ponzi. — P. Volpicelli. — M. Mas- simo. — C. Maggiorani. — I. Calandrella — A. Coppi. — C. Sereni. — N. Cavalieri S. Bertolo. — E. Fiorini. — M. Azzarelli. — B. Boncompagni. — A. Secchi. — B. Tortolini. Pubblicato il 12 di aprile 1863 P. V. OPERE VENETE IN DONO Philosophical .... Transazioni filosofiche della R. Società ’ di Londra , per Vanno 1861, Voi. 151; p. 1.® 2.® e 3.®, Londra 1861. The . ... Le transazioni della R. Accademia irlandese , Voi. 24.°, p. 2.® — Scienze — Dublino, 1862. Proceedings .... Conti resi della R. Società’ di Londra , Voi. XI e XII , num. 48 e 49. Contents .... Indice della corrispondenza degli uomini scienziati del XVII secolo , compilalo dal prof. Augusto De Morgan. Oxford, 1862. Sitzungsberichte .... Conti resi della I. Accademia delle Scienze di Vienna. Tomo 43.° 1.® parte — fascicoli num. 1-8. — Classe Matem., e Scienze Nat. Idem .... Parte 2.® — Num. 2-9. — 298 — Idem .... Tomo 42.° — 28-29. Idem .... Tomo 86.° — Classe filosof.-istor. — Num. 1-10. Register .... Indice dei volumi dal 31 al 42 dei Conti resi della I. Acca- demia SUDDETTA. Almanach .... Almanacco della I. Accademia suddetta, pel 1861. Fontes rerum austriacarum .... Sorgenti storiche austriache. — Commis- sione storica della I. Accademia suddetta. Vienna, 1859. — Tomo 19.° Archiv Archivio per le cognizioni delle sorgenti isloriche austriache della I. Accademia suddetta. — Volumi 26.° e 27.° Monatsberichte .... Rapporti mensili della R. Accademia prussiana delle Scienze di Berlino. Anno 1861 — da Gennaro a Giugno. Berlino, 1862. Annales .... Annali dell' Osservatorio fisico centrale di Russia. An- no 1859; num. 1 e 2, del sig. A. T. Kupffer. S. Pietreburgo, 1862. Memorie dell' I. R. Istituto Veneto di Scienze lettere ed arti , Voi. X; p. l.a e 2.“ — Anno 1861-62. Memorie dell' Accade mi a delle scienze dell'istituto di Bologna. — Serie II, Tomo I.°; fase. 4.° Bullettino Meteorologico dell'Osservatorio del Collegio Romano, in corrente. Comptes Conti resi dell' Accademia delle Scienze dell'I. Istituto di Francia, in corrente. IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Villanova Castellacci Archiep. Petrae Yicesgerens. — 301 ATTI DELL ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI SESSIONE Iir DEL i: FEBBRAIO 1863 PRESIDENZA DEL SIG. PROF. N. CAVALIERI SAN BERTOLO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI L’Emo, e Riho sig. Cardinale Altieri, protettore dell’accademia, onorò la medesima con assistere a questa sessione. L’illustre porporato stesso fece noto, che la San- tità di N. S., nella udienza del 15 gennaio teste decorso, erasi degnata dare la so- vrana sua sanzione all’accademico atto, col quale il chiarissimo sig. cav. prof. Ni- cola Cavalieri San Bertolo, fu eletto a presidente de’ Nuovi Lincei (pag. 295).. Dopo questa partecipazione, l’Emo protettore invitò il prof. Cavalieri ad occu- pare la sedia della presidenza. Intorno ad un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Bal- dassarre Boncompagni. ( Continuazione . Vedi sessione II, pag. 228). P iù oltre (pag. 302, lin. 6-10) sono indicati due esemplari d’ un volume, in 8?, intitolato « catalogue [| des livres (j de la bibliotiièqoe || de feu m. j. b. de bearzi II première partie » (1). Questa première partie è composta di 234 pagine, delle quali le ia-5a, i3a non sono numerate, e le 6a-i2a, I4a— 234a sono numerate coi numeri vi— xii, 2—222. Nelle linee 9 — 16 della H8a di queste 234 pagine, numerata col numero 106, si legge : « 1228. Libro d’ Abaco che insegna a fare ogni ragione mercadantile « con l’arte di la geometria, el qual libro se chiama Thesauro uni- )) versale. Venetia, Lucha Ant. de liberti S. d. Pet. in-8, fìg. en » bois. Peau de tr. » d Titre imprimé en rouge et noir. Sur les ff. A 3 et 4 se trouve : 1* Abaco 0 de gli antichi con le dita de la mano. Cet ouvrage , compose de 78 ff , est de » le plus grande rareté. Le méme volume contient 2 pièces en italien sur "Venise » et Brescia. » (1) Nelle linee 1 — 20 della pagina terza del suddetto volume intitolato « catalogue || des li- » VRES 11 DE LA BIBLIOTHÈQUE |1 DE FEU M. J. B. DE BEABZI || PREMIÈRE PARTIE )) SÌ legge: « CATALO- )> GUE || DE || LIVRES RARES || ET PRÉCIEUX || COMPOSANT LA BIBLIOTHÈQUE || DE FEU || M. 1’ abbé Jean- » Baptiste Chevalier || de bearzi, Il protonotaire apostolique || et chargé d’affaires de s. m. le » roi des deux-siciles || a la cour de Vienne, || Dont la v ente aura lieu jeudi3\ mai 1855, et jours » suivants, || à 7 heures précises du soir, rue des Bons-Enfants , n° 28. || sai le da premier ( Maison » Silvestre). || Commissaire-Priseur: Me boulouze, |) 67, rue Richelieu. || a paris, || chez edwin tross, » LIBRAIRE, Il 11, PLACE DE LA SOURSE. |l 1855. » 39 — 302 — In questo passo del suddetto volume intitolato « catalogue [| des livres [| de la bi- » bliothèque || de feu m. j. b. de beap.zi [] première partie » è indicatomi esem- plare d’una delle edizioni chiamate di sppra , Abaco » insegnia i, insegna 2—3 mar|cadantile & 32 mcrcadannti le et 4 giometria & 33 geometria et * li pexi ” il presi Nelle linee 9-39 della colonna seconda della pagina I7a del suddetto volume intito- lato « MANUEL || DU LIBRAIRE, eCC.||ciNQUIÈME ÉDITION, eCC. TOME PREMIER »,eCC. SÌ legge: « Libro dabaco che insegna a fare ogni ragione « mercadantile e a pertegare le terre, con l’arte di la » geometria, el qual libro se chiama thesauro univer- » sale. Venetia, Lucha Ant. de' Uberti ( senz ’ anno) ! » pet. in — 8 de 78 ff. avec fig. sur bois. » Ce doit ótre unc nouvelle édition de 1’ ouvrage ci-des- « sus; elle parait avoir ete imprime'e pendant la prc- )j mière moitie du XVi.e siede. Le titre est en rouge » et noir, et sur les ff. A 3 et 4 se voit Y Abaco degli » antichi con le dita de la mano 105 Fr. Libri — Ca- ie rucci, et avec deux pièces en ital. sur Venise etBres- « eia, tout a fait étrangòres a l'Abaco , 139 fr. de Bearzi. » Libro de Abbaco che insegna a fare ogni ragione | » mercantile, (à la fin): Stampato nell’inclita citta È da notare 1? Che in questo passo del « LIBRAIRE, ecc. CINQUIÈME ÉDITION, eCC. T » di Milano per Io. Antonio Borgo ( senz ’ anno ) , ' » pet. in-8 avecfigures en bois, feuillets non chiffrés, » sig. A— K par 8. Le dernier f. est blanc. » Édition du milieu du XVI. c siede, et dont le titre est a » peu près cornine dans celui de 1515, mais autremetit » orthographie 41. fr. en mai 1859. » Une e'dition de Venise, de Uberti , 1548, in 8, fig., est » porte'e a 155 fr. dans le calai. Libri, 1857; — une » autre de Milant per Valerio et fratelli da Meda , » 1578, in 8. 27 fr. Gancia en 1860. » Le méme ouvrage a ete réimprimé in Milano per » Valerio Meda , 1586, pet. in — 8°, fig. 25 fr. Riva — » Voy. Feliciano de Lasesio et Leonardo Pisano. suddetto volume intitolato « manuel [| du ime premier, ecc. dalle parole « Une e'di- — 304 » tion » (Vedi sopra, pag. 303, col. 2a, lin. 42) fino a « 1857 » (Vedi sopra, pag. 303, col. 2% lin. 43) è indicata l’edizione del 1548 descritta di sopra nelle linee 13-25 della pagina 154;2? Che nel passo medesimo dalle parole « libro de Abbaco » (Vedi sopra, pag. 303, col. 1% lin. 48) fino a « blanc » (Vedi sopra, pag. 303, col. 2% lin. 38) è indicata l’edizione di « Milano Borgo senz’anno» descritta di sopra nelle linee 19-26 della pagina 194; 3?Che nel passo medesimo dalle parole « Le méme » (Vedi sopra, pag. 303, col. 2% linea 46) fino alle parole « in— 8? » (Vedi sopra, pag. 303, col. 2% lin. 47) è indicata l’edizione del 1586 descritta di sopra nelle linee 6-15 della pagina 191; 4? Che nel passo medesimo da « 105 Fr. Libri » (Vedi sopra, pag. 303, col. 1% lin. 45) fino alla parola « Bearzi » (Vedi sopra, pag. 303, col. 1% lin. 47) sono indicati gli esemplari di edizioni prive di data della suddetta opera di Girolamo Tagliente menzionati di sopra nelle linee 43-46 della pagina 228, e nelle linee 2-4 della pagina 302. Più oltre (pag. 305, lin. 26-39; pag. 310, lin. 18-26, 38-46; pag. 311, lin. 31-40; pag. 313, lin. 36-51; pag. 314, lin. 9-38; pag. 315, lin. 1—10) sono indicati dieci esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata « Opera che |] insegna || A fare ogni » Ragione || deMercatia |j ET a pertegare le Terre || Con arte giometrical |j Intito- » lata Componimeto || di arithmetica j] Con grati3 & preuilegio || m. d.xxv. » Questa edizione, chiamata più oltre (linea 43 della presente pagina 304; pag. 305, lin. 26, 33; pag. 310, lin. 22, 24-25, 40; pag. 311, lin. 34; pag. 313, lin. 38; pag. 314, lin. 10, 18, 26, 32; pag. 315, lin. 1, 21-22) « edizione del 1525 », è un volume, in 8?, composto di 92 carte, niuna delle quali e numerata. Nelle linee 1-10 del recto della prima di queste 92 carte, trovasi il titolo di questa edizione riportato di sopra (linee 16— 18 della presente pagina 304). Nelle linee 17-34 del rovescio della ottava di queste 92 carte, e nelle linee 1-15 del recto della nona delle medesime 92 carte, segnata •>' practica » V. Tartaglia Nicolò » V. Gemma phrysius » S d 53 : 54 » S b 33 » =• Mercantile » = Mercantile » V. Tagliente Girolamo » S g 22 ». Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e con- trassegnato « XXI. E. 20 » è un volume, in 4?, composto di 500 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-500. Nelle linee 4-6 del recto della 276a di queste 500 carte, numerata nel medesimo recto col numero 276, si legge : « Tagliente Jeronimo » Opera per ogni ragione di Mercanzia » in 12 ... . 1525. S- g- 22 ». Nelle linee 1-2 della seconda colonna del rovescio della carta 43% numerata 43, di un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, contras- segnato « XXI. F. 2 », e descritto di sopra nelle linee 32-38 della pagina 1S6, si si legge : « della Mercantia. uedi Tagliente » Hieronimo, Venusti Antonio. » t Nelle linee 1— 32 della pagina 54% numerata 50 , d’ un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, contrassegnato « XXI. F. 3 », e descritto di sopra nelle linee 41—43 della pagine 186, e nelle linee 1—5 della pagina 187, si legge: (c N" » + 1. » -f 2 ... 5. » + 6. » + 7. » + 8. » + 9. » + 10. » + 11. « + 12. » + 13. » + 14. » + 15. » 4- 16. ..ie. » + 20. ..24. » -f 25. A- g Pleix (du) Scipion = La Metaphysique = Lyon 1620. S. Rigaud. 8? p. Rena u dot Eusebe = Recueil generai des questions traictes en conferences du Bureau d’Andresses sur toutes sortes de Matieres == Paris. 1656. L. Chamhoudry. Tomes 4—8. p- Trivisano Giacomo = Memoriale di Abbaco == Venetia. 1597. 8? p. Casus Johannes = Speculum qu®slionum moralium etc. Francofurti. 1589. N. Basseus — 8° Martelli Ugolinus = La chiave del Calendaro Gregoriano. Lione. 1583. M a r t e 1 1 u s Hugolinus = De anni integra, in integrum resti- tutione una eum apologia etc. Lugduni. 1582. F. Conradus — 8° A u r e 1 i u s a Linario = De Logica tractatus = Fiorenti®. 1576. B. Sermartellius — 8° p. Piccolomini Alessandro = Della filosofìa naturale partt: 2. Venetia. 1565. G- de’Caualli — 8? H i p e r i u s Andreas = Compendium Physices Aristotele® = Basile- ®. 1585- Ex off: Oporiniana. 8? p. H e d r ® u s Benedictus = Nova .... Astrolabii Geometrici structu- ra = Lugduni Batavorum. 1643. V. C. Boxius. 8? p. Aphrodiseus Alexander = Qu®stiones naturales, de anima. morales lib- IV. = Basile®. 1548. I. Oporinus — 8° et aliud opus N e v f u i 1 1 e (de) Gerhardus = Theorica et practica arithmetica me- thodice disposita etc. Brem®. 1624. Typ. Villerianis. 8? p. JoannesdeS. Thoma ègkArtis logie® partes IV. Rom®. 1636. M. Manelphius. 12° Id: Naturalis philosophie partt: IV.’ = Rom®. 1637. Ut supra. Tomi 4. Voli. 5 — 12? Tagliente Hieronimo = Opera che insegna a fare ogni ragio- ne de’Mercantia etc 1525 12? » — 307 — Nelle linee 8-9 della colonna seconda del rovescio della carta 280% numerata 278, di un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, contrassegna- to « XXI. F. 6 », e descritto di sopra nelle linee 43-44 della pagina 18", si legge: cc Taglienti' Flier:0 Della Mercantia » * 4 d 37 S g. 22 ». Si è detto di sopra ( pag. 184, lin. 38—40 } che la Biblioteca Alessandrina di Roma possiede un catalogo generale alfabetico de’ libri stampati appartenenti alla Biblioteca medesima, e composto di dieci volumi , in foglio. Il decimo di questi volumi intitolato « index [| librorum impressorum [| bibliotheCjE alexandrin.e|| » vniversitatis romante || tomus decimus » è composto di 614 pagine, delle quali le 220a— 228% 26Sa— 276% 479a-488a, 529a— 536% 544a— 548% 551a— 556a, 602a-614a non Sono nu- merate, e le la— 219% 229a— 267a, 277a-478a, 489a-528% 537a-543% 549a-550a, 557a-601a SOUO numerate coi numeri i— iv, 1— 214, 1, 1— 38, 1, i— 200, 1, 2, 1—40, 1—6, 1, 1, 2,1—44, 1. Nelle linee 1—5 del recto della seconda di queste 541 carte , numerata nel medesimo redo col numero 2 , trovasi il titolo di questo manoscritto riportato di sopra nelle linee 9-10 della presente pagina 307. Nelle linee 7-10 della I2a di queste 614 pagine, numerata col numero 8, si legge : « Tagliente Hieronymo » Opera ch’insegna a fare ogni ragione de Mercantia , et a pertega- » re le terre con arte giometrical, intitolata Componimento d’arithmetica » . . . . 1525 .... in 12° » A.g.25 ». Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e con- trassegnato « XXI. D. 11 », cioè Ducum magna omnis generi (sic) manuscriptorum copia refertissi- « mam, cuius iacturam Vrbinatibus largò rependit. Aliam vero » impressorum librorum Bibliothecam eorumdem Ducum , quae )> Vrbaniae in situ atque inter blattas iacebat, pensalo pariter ciui- « bus damno, Archigimnasio Romano donauit. » BiMiothe- cas Ducù Urhini ad VrLem transiert. Da questo passo del suddetto volume intitolato a vitae, et res gestae || ponti- » ficvm || romanorvm, ecc. tomvs qvartvs », ecc. apparisce 1° che il Sommo Pon- tefice Alessandro VII. donò all’Archiginnasio Romano una raccolta di libri stam- pati già posseduta dai Duchi d’Urbino, e conservata in Urbania; 2? Che il me- desimo Pontefice diede un compenso alla citta d’Urbania per risarcirla della per- dita ditale raccolta. Questa raccolta è certamente la medesima che nel passo ri- portato di sopra (linee 7-13 della presente pagina 309) della carta numerata 10 del suddetto manoscritto ora posseduto da Monsignor Gaetano Leonardi è chiamata « la stimatissima e riguardeuole libraria della Felice e S.ta Memoria del già Sig/ » Duca d’Vrbino » (Vedi sopra, linea 9 della presente pagina 309). 40 — 310 — Un esemplare del suddetto volume intitolato « vitae, et res gestae || ponti- » ficvm II romànorvm, ecc. tomvs qvartvs » , ecd. è ora posseduto dalla BibliotecR Alessandrina di Roma, e contrssegnato « H. o. 8 », cioè « Scansia H, Palchetto » o, numero 8 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato rum Cognomina » trovasi manoscritto in due volumi, in foglio, ora posseduti dall’ Archivio Decemvirale di Perugia e contrassegnati « Credenza XXII , Numeri » 5—6 ». Il secondo di questi due volumi contrassegnato = muri con Arte » Giometricale || come nellopera || ue dere\\te. » Questa edizione, chiamata più oltre (pag. 317, lin. 1, 63-64; pag. 318, lin. 38) « edizione del 1526 » è un volume, in 8?, composto di 16 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee i-is del recto della prima di queste 16 carte trovasi il titolo dell’edizione medesima riportato di sopra (linee 6—13 della presente pagina 316). Nella linea 30 del rovescio della iea di queste 16 carte , si legge : « Stampata in Venetia. A di. vii. De Ottobre » m. d. xxvi. » Nelle linee 9—26 del rovescio della quinta di queste 16 carte, e nelle linee 1-15 del recto della sesta delle medesime 16 carte, si legge : « A moltiplicare per ogni numero. » A moltiplicar per ogni numero prociedi in questo modo, se uolesti sapper » che fa .23. fia .456. prima metterai li toi numeri in forma come uedi qui » di sotto mettédo lo numero magiore di sopra moltiplicarai per lo numero » di sotto sempre comenzàdo dal minor numero py in questo modo dirai .3. » fia .6. fa .18. che sonno una dicina py .8. numeri py metterai li numeri di » sotto py dirai .8. py tieni .1. py poi dirai .3. fia .5. fa .15. py » uno che tenesti fa .16. che sonno .1. centenaro py .6. dicine py met- ri lerai le dicine a suo loco py dirai .6. py tiene una py poi dirai .3. » fia .4. fa .12. py una che tenesti fa .13. p> metti di sotto apresso il » 6. py barai fornita la moltiplicatione di la prima figura di sotto. Hora » da nouo moltiplicarai lo numero di sopra per le dicine del numero di » sotto py dirai .2. fia .6. fa .12. che e uno centenaro py .2. dicine » perche le moltiplicatione si fanno per le dicine py pero metterai le dicine » sotto il .6. che tene loco di le dicine py dirai .2. py tiene uno py poi » dirai .2. fia .5. fa .10. py .1. che tenesti fa .11. che sonno uno miglia- li) ro py uno centenaro py metterai el centenaro sotto il .13. che attiene » loco di rentenaro (sic) py dirai .1. py tiene .1. poi dirai .2. fia .4. fa .8. » py uno che tenesti fa .9. py metterai .9. Hora ne resta a summare » insieme dua moltiplicatione fate , hora tirerai una ungula di sotto py » comenzarai dalla banda dritta a summare py dirai .3. py metterai .3. » di sotto della linea poi seguendo le dicine dirai .6. py .2. fa .8. et V) metterai anchor .3. in loco delle dicine py poi alli centenara dirai .3. » py .1. fa .4. py metterai .4. in loco di centenara poi alli migliora .1. » py .9. fa .10. metterai .10. apresso el .4. py hauerai .20488. » py tanto fa moltiplicato .23. fia .456. py con questa regola saperai » moltiplicare ogni gran numero come qui di sotto uederai una ragione in » forma. » . » Libre 456 de Zucari » Abaiocchi 23 la Libra » . . . » 1368 1 . 2 » 912 2.4 » Monta baiocchi 10488 » » — 317 — Questo passo della suddetta « edizione del 1526 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. ì-is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : lin. LIBRO de abaco, ecc. iu Venetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. Opera noua, ecc. iti Venetia , ecc. .M.D.XXTI. car. lin. libro de abaco, ecc. in Venetia, ecc. mdxv, ecc. car. lin. Opera noua, ecc. in Venetia , ecc- -M.D.XXvI. 1—3 n 8 A moltiplicar 5ae. 9—10 A moltiplicare per 9a^ 22—23 sono vno mi-|liaro 5%. 24—25 sonno unomiglia- | per schachier. | A osai numero. | A ro multiplicare per moltiplicar per 23 vno cètenaro 25 uno centenaro schachier | Prociedi ogni numero prò- » meterai il cètenaro » metterai el cente- aedi soto el .3 naro sotto il .13. 3 modo 10 modo , 24 atie logo 25—26 attiene | loco 4 volesti sapere » nolesti sapper » cètenaro e di 26 rentenaro dirai 5 meterai 11 metterai » etiè » tiene 6—7 da lato me|tedo 12 di sotto mettèdo » di » dirai 7—8 magior de sopra & « magiore di sopra 25 vno 6a r. 1 uno lo minor di | soto moltiplicarai » meterai » metterai dapoi lo nùero di » mo ci « Hora ne sopra mulliplicarai 26—27 sùmar Tsieme queste 1—2 summare | insieme 9 nùero » numero doi multiplicatione dua moltiplica- » solo » sotto late. Ro|ra tione fatte , hora » còmezado da lo 13 comenzado dal 27 vna virgula 2 una uirgula 9—10 nùe|ro in qsto » numero in que- » soto còmèzarai da 2—3 sotto foo [ comen- sto la zarai 10—11 sono vna de|xina 14 sonno una die ina 28 drita 3 dritta 11 nùeri » numeri » sumar » summare » meterai » metterai » meterai » metterai » nùeri » numeri » soto ala 4 sotto della » soto » sotto lOr. 2 seguédo ale dexine » seguendo le dicine 12 tien .1. poi 15 tieni 1. o poi a Ili naro tenaro 4 e 6 &> £ dexine a dicine D meterai » 1 > meterai 16—17 met-\terai )> logo ,) loco 13—14 de|xine 17 dicine » cètenara cent e tiara 14 e tie vna poi di » 15 e .1. efi 18 una che a .10. & meterai » .10. metterai e meti 19 iy> metti )) apsso » apresso » soto » sotto 6 .10488. » .20488. » el » il » tato 8 tanto 16 fornito » fornita » multiplicato 3) moltiplicato » moltiplica tiòe » moltiplicatione 7 cù qsta regula sagai 8—9 con questa regola » soto » sotto multiplicar superai | moltipli- 17 multiplicarai el 20 moltiplicarai lo » care nùero numero gra nùero 9—10 gran numero come » E . » per qui disotto uede- 18 dexine » dicine rai una ragione • )> . nùero disoto 20 — *21 numero di j sotto in forma 18—19 .1. | cètenaro e 21 uno centenaro foo 11—19 Queste linee 11-19 19 dexine di ci ne contengono ciò che « multiplicatioe 22 moltiplicatione si legge nelle linee 19—20 fa-|no fanno 49 — 53 della pagina 20 dexine » dicine 316 in vecediciò che » meterai 7) inietterai si legge nel margine )> dexine soto el 22—23 dicine \ sotto il laterale interno del 21 atien logo de 23 tene loco di rovescio della carta » dexine » dicine nona della suddetta tie .1. poi di 23—24 tiene uno fot poi | edizione del 1515 dirai Più oltre nella pagina 364 B sotto il numero 2 e riprodotto in litografia un facsi- mile del recto della prima carta dell’esemplare che di sopra (pag. 316, lin. 4-13) si è detto essere ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco della suddetta edizione del 1526 e contrassegnato « Mere. 103*». Questo volume è legato in cartoncino grezzo. Nel redo del primo cartone di questa legatura è incollato un cartellino nel quale è scritto a penna « Mere. i03b-4° ». Nel rovescio del medesimo cartone si legge: « Mere. 103* -4°- Mere. 7im ». Si è detto di sopra (pag. 213, lin. 47—49) che la Biblioteca Reale di Monaco pos- 41 — 318 — siede un catalogo intitolato « Catalogus nominalis librorum impressorum », ecc. composto di 60 volumi, in foglio. Il 51? di questi 60 volumi è formato di 550 pa- gine delle quali le ia-4a , 549a— 550a non sono numerate, e le 5a- 54Sa sono numerate coi numeri 1-544. Nelle linee 15 — 16 della 80a di queste 550 pagine, numerata col nu- mero 76, si legge : [Tagliente] Opera che insegna a fare ogni ragione di mercantia. Venetia 1526^ || Mere. jl03 | '(Girci.) | In questo passo del suddetto volume 51? è indicato 1’ esemplare che di sopra (pag. 316, lin. 4—19) si è detto essere ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco. Il suddetto volume 51? è legato in cartone coperto di pelle di vitello color marrone con quattro cordoni sul dorso formanti quattro scompartimenti, nel primo e secondo de’quali è impresso in oro « Librorum || Impressorum [| Bibliothecae |] Regiae Mo- » nacensis j| Catalogus nominalis ». Si è detto di sopra (pag. 214, lin. 36-38) che la Biblioteca Reale di Monaco possiede un catalogo intitolato « Nummernrepertorium » e composto di 180 vo- lumi, in foglio. Uno di questi 180 volumi intitolato « Mercatura » è composto di 98 carte, delle quali le ia, 98a non sono numerate, e le 2a-97a sono numerate col lapis nei margini superiori dei recto coi numeri 1-96. Nelle linee 1— 16 del ro- vescio della 2ia di queste 98 carte, numerata nel suo recto col numero 20, si legge : Mere, in 4° 101"1 Surland (Joh. Jul.) Rechtder Deut- schen, nach Jndien zu handeln Cassel 179 ~ 102 Tabellen. (Zur Berechnung dei* Frankfurter Wechsel-Course. Frkft. 1802 102f Tableau du comerce et de la navigation de la province du Canada pourl’annce 1850 103 Taiente (J. Ant.) Quanto è neces- saria cosa da tenere conto de livro dopio. Venet. 1525 103* [Taiente Girol.] Opera nova che insegna! a fare ogni ragione di mercantia ( Venetia 15261 1 In questo passo del suddetto volume intitolato « Mercatura » da « 103* » (Vedi sopra, linea 33 della presente pagina 318) a » 1526 » (Vedi sopra, linea 35 della presente pagina 318) è indicato l’esemplare della suddetta edizione del 1526 che di sopra (pag. 316 , lin. 4-19) si è detto essere ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco. Il suddetto volume intitolato « Mercatura » e legato in car- — 319 — Ione coperto esternamente di pelle di vitello colór marrone. Sul dorso di questo volume si legge in lettere dorate « Mere » . Si è detto di sopra (pag. 211, lin. 29- 3o) che la Biblioteca Reale di Monaco possiede un catalogo chiamato « Realkataloge » cioè « catalogo per materie », composto di mezzi fogli divisi inioi filze numerate 1— tal. Una di queste tot filze ora numerata 63 è composta di 141 carte numerate col lapis nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 141. Nelle linee ì— 31 del recto della I29a di queste 141 carte, numerata nel medesimo recto col numero 129, si legge : tinger (Chph. AchazJ tiandbuch Heyne (G. Gottlob) Kriiger ( Clin. Gottli Kruse (Jiirg Elert) Landò (Gio. Giac.) Lange (LudolphHerm. La Porte (de) Leuchs (J. Mich.) Magelsen (H.) Manzoni (Domin.) Monier de Claire — Opera Kaufmannsrechnutigen. Schatz. — Kammer italianischen Buchhaltens, .... i654. fiir Ivaufleute , vermoge dessen man auf eine sebr leich- te Art wissen kann , wie viel i Più oltre (pag. 320, lin. 60-61; pag. 321, lin. 1-19) sono indicati tre esemplari ora esistenti duna edizione intitolata « Opera nova che || insegna a fare [| ogni ra- » gione || di mercantia. || Et prima a sapper releuare ogni numero, Poi a Mol-|| ti- plica re, Partire, Somare, Sottrare con le sue proue, [| la Regola del tre con la- » quale si può fare ogni ragione || di Mercatia, cioè come saria a dire, Se la libra, » el cen-||tenaro o uer el migliaio di una Mercanzia uale tanti || danari, che ualera » tante libre. || Et anebora a sapper fare le Ragioni delle || Compagnie & baratti » con altre molte |) ragione, Et a pertegare le terre & || muri con arte Giometri- » cale || come nellopera || uederete. » Questa edizione, chiamata più oltre (pag. 320, lin. 32, 61; pag. 321, lin. 8, 14; pag. 322, lin. 30, 48) « edizione del 1527 », è un volume, in s°, composto di 52 carte, nella prima delle quali (recto, lin. 1-16) trovasi il titolo riportato di sopra (linee 41-48 della presente pagina 319) dell’edizione medesima. Nella linea 26 del recto della 52% ed ultima di queste 52 carte, si legge: « (T Sta- — 320 — » pado j> Bernadin Venetian Di Vidali. m, d, xxvii. » Nelle linee 14-36 del rove- scio della settima di queste 52 carte, e nelle linee 1—5 del recto dell’ottava delle medesime 52 carte, si legge : » « » » « » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 4 5 6 2 3 13 6 8 9 1 2 (t CT A multiplicar per schachier. A Multiplicare per schachier Prociedi in questo modo se volesti sapere che fa .23. fia .456. pri-- ma meterai li toi numeri in forma corno vedi qui Da lato metendo lo numero magior De sopra &_ lo minor Di soto Da poi lo numero Di sopra multi- 1 0 4 8 8 plicarai per lo numero Di soto sempre comenzàdo Da lo minor nu mero in qsto modo Dirai .3. fia .6. fa .18. che sono vna Dcxina & .8. numeri & meterai li numeri Di soto & Dirai .8. e tien .1. poi Dirai .3. fia .5. fa .15. & vno che tenesti fa .16. che sono vno centenaro & .6. Dexine & meterai le Dexine a suo loco e dirai .6. e tien vna poi Di .3. fia .4. 12. e .1. eli tenesti fa. 13. e meti Di soto apresso el .6. & barai fornito la multiplicarione (sic) Di la prima figura Di soto Hora Da no// uo multiplicarai el numero Disopra per le Dexine Del numero Di soto & Dirai .2. fia .6. fa .12. che e .1. centenaro e .2. Dexine per che le multiplicatione si fano per le Dexine & perho meterai le Dexine soto el .6. che atien logo Delle Dexine & Dirai .2. & tien .1. poi Di .2. fia .5. fa, 10. & .1. che tenesti fa .11. che sono vno miliaro & vno cente naro & meterai il centenaro soto el .3. che atien logo Di cètenaro edi .1. etien .1. poi Di .2. fia .4. fa .8. & vno che tenesti fa .9. & meterai .9. mo ci resta a sumar insieme queste Doi multiplicatione fate. Hora tirerai vna virgula Di soto comenzarai Dalla banda Drita a sumar & Dirai .8. & meterai .8. Di sotto alla linea poi seguendo alle Dexene Dirai .6. & .2. fa .8. & meterai anchora .8. in logo Delle Dexe ne poi alli centenara Dirai .3. e .1. fa .4. & meterai .4. in logo Di cen// tenara poi alli miliara .1. e .9. fa .10. & meterai .10. apresso el .4. & hauerai .10488. & tanto fa multiplicato .23. fia .456. & con questa Regula saperai multiplicar ogni gran numero. » Questo passo della suddetta edizione del 1527 è identico col passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 1-is) delle carte nona e decima della suddetta edizione del 1515, salvo le varietà seguenti : car. lin. libbo de abaco, ecc. in Venetia, ecc. MDXVj ecc. car. lin. Opera nova, ecc. M, D, XXVII. car. lin. LIBRO de abaco, ecc. in Yenetia, ecc. MDXV, ecc. car. lin. Opera nova, ecc. M, D, XXVII. 9*7 1 n 8 A 7at>. 14 C A 9a v. 23 cètenaro 7“ v. 31—32 cente|naro 6—7 me|tedo 18 metendo » cètenaro 32 centenaro 8 nùero 19 numero 24 atiè „ atien 9 nùero 20 numero » tiè 33 tien » còmèzado » comenzàdo 26 7sieme 34 insieme 9—10 nuè|ro 20—21 nu|mero 27 còmèzarai da la 35 comenzarai Dalla 11 nùeri 22 numeri 28 soto ala 36 sotto alla » nùeri » numeri 10 r. 2 seguèdo ale dexine » ) seguendo alle 12 eli 23 che 8a r. 1 t Dexene 13 eh » che 3 ancora a anchora » cètenaro » centenaro » dexine 1—2 Dexelne 14 tii 24 tien a ali 2 alli » .4. fa .12. 25 A. 12 4 cetenara 2-3 cen- 1 tenara 16 multiplicatioe 26 multiplicarione [sic) 5 ali 3 alli 17 nùero 27 numero » apsso a apresso » V. » per 6 tato 4 tanto 18 nùero » numero 7 cù (jsta regula saj)ai 4—5 con questa [ Regula 19 cètenaro 28 centenaro saperai » jnultiplicatiòe 29 multiplicatione a grà nùero 5 gran numero 20 pero » perho N.B. jfe questa ecLizit 21 de le 30 Delle ' tutti i D iniziali » 1 tiè « tien sono maiuscoli . In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 39, 1 » trovasi un esem- plare della suddetta « edizione del 1527 ». Questo esemplare è composto di 52 — 321 — carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1-52. Un fac- simile del recto della prima di queste 52 carte e riprodotto in litografia più oltre nella pagina 364 B sotto il numero 3. Queste 52 carte sono legate in car- tone con dorso di cartapecora. Nel rovescio del primo cartone del suddetto vo- lume contrassegnato « 39, i « si legge : Nel dorso del medesimo volume è scritto a penna « Ari-|jtme-||tica ». In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « 39, 2 » trovasi un esem- plare della suddetta « edizione del 1527 ». Questo esemplare è composto di 52 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 52, e legate con due guardie, una delle quali precede queste 52 carte, e l’altra le segue, formando così un volume di 54 carte , legato in cartone coperto internamente di carta Bianca, ed esternamente di carta fiorata. In un volume ora da me posseduto , e contrassegnato « 39, 3 » trovasi un esemplare della suddetta « edizione del 1527 ». Questo esemplare è composto di 52 carte numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 1—52 , e legate con due guardie, una delle quali precede le medesime 52 carte, e l’al- tra le segue , formando cosi un solo volume di 54 carte legate in semplice cartone. Nel recto della prima guardia di questo volume è scritto a penna « In » dialetto semiveneto ». Più oltre (pag. 322, lin. 13-19) sono indicati due esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata « saggio [| di || bibliografia veneziana |) composto (| da [] emmanuele » ANTONIO CICOGNA eCC. VENEZIA, [| DALLA TIPOGRAFIA DI G. B. MERLO. [| MDCCCXLVII. » (Vedi sopra pag. 172, lin. 7—15). Si è detto di sopra (pag. 172, lin. 15— 16) che questa edizione è un volume in 8? composto di 976 pagine. Nelle linee 29—35 della 250“ di queste 976 pagine, numerata col numero 218, si legge: » 1511. Opera che insegna a fare ogni ragione de Mercantia, » di Hieronimo Tagliente, 152 5, in 8, fìg. » L’autore fu aiutato a scrivere quest’opera da Giannantonio Taglien- » te suo consanguineo. Ne abbiamo una edizione anteriore , cioè del 1520 1» del mese di septembrio , in 12, fig. Il terzo libro contiene una Tariffa di » monete et pesi sutili e grossi di Venetia9 et come li diti pexi de Venetia » sotili et grossi respondano in molte citta del mondo. » L’edizione del 1525 indicata in questo passo del suddetto « saggio (| di || biblio- » grafia veneziana », ecc. è certamente quella stessa descritta di sopra nelle linee 16— 22 della pagina 304. È da credere che l’edizione chiamata nel passo me- desimo si di Venetia & etià come li dicti pexi de Venetia « sotili & grossi raspondano in molte citta del mon- ■ » do. Et è opera necessaria & bisognosa per ciascun » mercadante. » La <( Tariffa » menzionata in questo passo della suddetta edizione del 1520 è cer- tamente quella stessa citata dal Sig. Cavaliere Emmanuele Antonio Cicogna nel passo riportato di sopra (pag. 321, lin. 26—32) del suddetto « saggio || di || biblio- » grafia veneziana », ecc. (Vedi sopra, pag. 321, lin. 30—32). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contras- segnato « 1. 8. 2. 18 », cioè « Stanza 1, Scaffale 8, palchetto 2, numero 18 pro- » gressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « saggio || di || bibliografia veneziana », ecc. Un altro esemplare del medesimo impressi surìt || apud filios || vin- » CENTII PAZZINI CARLI j| SENARUM BIBLIOPOLAS. || SENIS |) MDCCLXXVII. » Questo Catalogo è un volume, in 8.°, composto di 36S pagine, delle quali le 1% 2% 367% 368a non sono numerate, e le 3a-366a sono numerate coi numeri 3-141, 421, 143-283, 288, 2S7-366. Nelle linee 31-32 della 320a di queste 368 pagine, numerata col numero 320, si legge : « Tagliente (Hieronimo) Libro de Aritmetica Geometria. Vene- » zia 1324. 8. » Se non trovasi per errore « 1324 » in vece di altro numero in questo passo del suddetto catalogo intitolato 1 tri || mercatanti el laudabile modo de tenere conto de li\\bro dopio cioè, el sornale, el Libro conlalpha-\\betto se- ri condo el consueto de questa incli\\ta Citta di Venetia, io qui seguendo \\ con lagiuto del mio Carissimo \\ compagno » maestro Allùse |] da la Fontana, ui da ramo lo amae-\\straméto \\ che con facilita lo potrete imparare, laqual opera e ancor Sara di molta utilità Vniuersal-\f nenie ad ogniuno, come ne || lopera Vedereti. » E da credere che la persona chiamata da sè medesima « io Ioanni Antonio Ta- li iente » in questo passo del suddetto volume contrassegnato « 49 a. » sia quella stessa che in un passo riportato di sopra (pag. 140, lin. 41-56; pag. 141, lin. 1-3) — 324 — della carta segnata « A 2 » della suddetta edizione del 1515 è chiamato « Meser » Iouani Antonio Taiente » (Vedi sopra, pag. 1 40, lin. 50-51 ). Nelle linee 1-11 del recto della carta I05a del suddetto volume contrassegnato « 49 a. », numerata a penna col numero 105, si legge: Serenissimo Dominio Venetiano , con ogni debita cura di- to mostrato a fare diuerse Partite di ragione mercantile con to le sue regole secondo el consueto delti pratichi mercatanti , » Et sforzatomi di narrare quato e stato il bisogno della to Inclita citta de Venetia , (foa se per alcuno mio diffet - La persona chiamata lin. 32, colonna ia) è quello stesso metodo di moltiplicazione che nel passo riportato di sopra delle carte 191 e 20a della suddetta edizione del 1478 e chiamato « moltiplicare per scaddero » (Vedi sopra, pag. 102, lin. 41, 45— 46) , salvo una sola differenza, cioè che nel medesimo passo del volume intitolato « encyclopjewa metropolitana, ecc. volume i. « ciascuna delle cifre indicanti i prodotti parziali che si hanno nella moltiplicazione di 9876 X 6789 = 67048164 è chiuso in un piccolo quadrato, mentre in vece nel passo riportato di sopra (pag. 102, lin. 39-57; pag. 103, lin. 1-23) le cifre indicanti le unita dei prodotti parziali ottenuti nella moltiplicazione di 829 X 24 = 19896 non trovansi chiusi in quadrati ma sono scritti. Nelle pagine 437a— 59ia del suddetto volume intitolato « encyclop^dia metropo- » litana, ecc. volume i » , delle quali la prima non è numerata, e l’ultima è nu- merata col numero 523, trovasi uno scritto intitolato « arithmetic ». Cièche si riporta di sopra nelle linee 22—76 della pagina 325, e più oltre nelle linee 11-34 della pagina 329 fa parte di questo scritto. Nelle linee 1—10 della pagina terza del suddetto volume intitolato « encyclo- » PA3DIA metropolitana, ecc. volume i. », si legge : (C CONTENTS TO VOL. I. » GENERAL INTRODUCTION. A PRELIMINARE TREATISE ON METHOD. By S. T. COLERIDGE, Esq. PAGE » grammar By Sir John Stoddart, LL. D.,Judge of thè Vice-Admiralty Court, Malta, » 1 » Logic By Rev. Richard Whately, d. d., Principal of St. Alban’s Hall, Oxford » 193 » rhetoric By thè same » 241 » geometry .... By Peter Barlow, Esq., r. r. s., Professor at thè Royal Military Academy, » Woolwich . . .* » 304 » arithmetic i By Rev. George Peacock, m. a., Fellow and Tutor of Trinity College, » Cambridge » 369 » Nelle linee 5-7 della pagina numerata xiii del suddetto volume intitolato « en- » cycloPìEdia metropolitana, ecc. volume i. », si legge : « The elaborate Treatise on Arithmetic, by thè present Dean of Ely (Dr. » Peacock), Lowndian Professor of Mathematics in thè University of Cambridge, is interest- » ing alike to thè scholar, thè mathematician, and thè speculator in metaphysics. » Da questo passo del suddetto volume intitolato « encyclop£:dia metropolitana, ecc. » volume i. » e dal passo riportato di sopra (linee 20-29 della presente pagina 326) della pagina terza del medesimo volume, apparisce che il suddetto scritto inti- tolato volume i. » è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Enc. 7.m 3? », cioè « indicato nel volume intitolato Encyclopaedia 7. m del Num- » merurepertorium sotto il numero 3 »■ Un altro esemplare del volume medesimo è ora da me posseduto. Più oltre (pag. 32S, lin. 22-44) sono indicati tre esemplari d’ un volume , in 4.°, intitolato (c LA PRIMA PARTE DEL || GENERAL TRATTATO DI NV//||mERI, ET MISVRE DI » NICOLO TARTAGLIA , || NELLAQVALE IN DIECISETTE || LIBRI SI DICHIARA TVTTI GLI ATTI » operativi, || pratiche, et regole negessarie non soLA-||mente in tutta Parte ne- » gotiaria, & mercantile, ma anchor in ogni altra |] arte, scientia, ouer disci - » piina, doue interuenghi il calculo. [| con li svoi privilegii. |) In Ciliegia per » Curdo Troiano de i Nauò. || m d lvi. ■ » Nelle linee 49-54 del recto della carta 29a di questa prima parte, la qual carta 29a è numerata nel medesimo recto col numero 23, e nelle linee 2—30 del rovescio della medesima carta, si legge : « Del secondo modo di multiplicare detto per Scachero, » ouer per Baricocolo, ouer per Organetto. 4. Il modo di multiplicare qual è detto communamente per Scachero è vn modo generalissimo da » nostri antichi pratici ritrouato, & piu di alcun’altro vsitato , perche per quello si possono tutti li » grandi, & piccoli numeri, & d’ogni qualità multiplicare, hor poniamo per essempio , che tu vogli )> multiplicare 4567. per 4326. prima ti conuien assettar li detti numeri l’uno sotto a l’altro, & per « piu conuenientia metter il maggior di sopra, & il menor di sotto, auenga, che non facci caso, come » dissi nel atto del sommar, & cosi in quello del multiplicar, cioè che tato fa al vn modo, come all’al » tro, il che dimostra Euclide nella 17. propositione del settimo, inteso adonque questo & assettati li » detti numeri, secondo che di sopra ti ho detto, cioè l’un sotto a l’altro, & di sotto a quelli tirar vna » linea, come di sotto appare, dapoi tu dei multiplicare prima tutto il numero di sopra per la prima » figura del numero di sotto verso man destra qual’è 6 (secondo che nel multiplicar per li numeri di- » giti fu mostrato) dellaqual multiplicatione ne peruenira .27402. il qual numero si debbe scriuere » ordinatamente sotto alla linea già tirata, secondo che nelli primi multiplicari fu detto, & come di » sotto appar in figura, & dapoi el si debbe anchora multiplicare tutto il detto numero di sopra per » la seconda figura del numero di sotto, cioè per le decene, lequali in questo caso sono 2. cioè multi- )) pliear 2. fia 4567. si come fu fatto nel multiplicar g li numeri digiti, laqual multiplication fara 9134 » & perche il multiplicatore è stato decene, il primo numero verso man destra sara decene, e pero bi » sogna ponerlo dritto sotto alle decene del primo numero, cioè sotto al 0. come di sotto appar in fi » gura, & il resto delle altre figure andarle assettando ordinariamente di grado in grado sotto alle al » tre, dapoi tu dei multiplicar pur tutto il numero di sopra g la terza figura del numero di sotto (cioè « per quelli 3. centenara) & faranno centenara 13701. da scriuere sotto alla seconda multiplicatione » scapolando pur vna figura, cioè poner il numero di questa terza multiplicatione (qual è 1) sotto » al 3. della detta seconda, & le altre consequentemente, come di sotto appare alli suoi debiti luo- « ghi. Dapoi multiplica pur tutto il numero di sopra la quarta figura del numero di sotto, cioè per » li 4. meara faranno milliara 18268. da scriuere sotto alla terza multiplicatione alli suoi debiti luo- » ghi, cioè scapolando vna figura della detta terza multiplicatione, cioè ponendo la prima figura di » questa quarta multiplicatione, qual è 8. sotto alla seconda de l’altra, cioè sotto alla 0. & le altre con- » sequentemente, come di sotto appare. Et fatto che hauerai dette multiplicationi tirerai sotto vna li e le 4a — 12a, 14a — 299% 302a — 501% 503a — 639% 641a — 828% 830a — 833a sono numerate coi numeri iv — xii, 2— 287, 2— 201, 203— 339, 341— 528, 530— 533. Nelle linee 40—41 della colonna seconda della 739a di queste 846 pagine, la qual pagina 739a è numerata col numero 439, sotto * moltiplicare per fcacbierotli quali daffare al Rudi 0 tuo:mettendo li esempli foifolamente in fo:ma. come potai vedere qui lotto 0: togli be farelopzcdittofcacbicro.joe.} 14* {ia.9 3 4. e nota bc farlo per li quatro modi come qui t>a lotto. 9 3 4 9_ 3 4 F07R4 ìjjÉLi 4! i 3^30/4 9 3 4/i z. S o z/ 5 Z f 3 Z 7 6 2 951^6 fT|Sj.oJtj y T7fó7r?-7 1 2. / ?/ 9\/Z I 3 r 9 5 ± °/l° /\° /\ 9 / 9 |/5'/4h‘ 5\/6 \/z\/6 |4 2, 1 ' 6 9 5 4 |\6 l\i \\6] | |*V<\| i\l 4! 6 Somma, 2, — 331 — Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca imperiale di Parigi ora contrassegnato « Fon ds Latin n° 10252 », ed anteriormente contrassegnato « Sup- » plément Latin n°. 113 » è un volume, in foglio, composto di ìsi carte, delle quali le ia — 3a, I79a — I8ia non sono numerate, e le 4a— I78a sono numerate nei mar- gini superiori dei recto coi numeri 1—175. Nelle linee ì — 19 del recto della 128* di queste 181 carte, numerata nel medesimo recto col numero 125, si legge : « Sii te fosse dieta alcuna ragione de multiplicare .5. figure contra 5. » corno sera a dire Multiplica 34657. via .12873. faray cosi. Comenza in primo alti numeri et » di .3. via .7. fa .21. poni .1. et tene .2. » Et poy di .3. via .5. fa .15. et .2. tenj. fa » 17. pone .7. et tene .1° Et poy di .3. via » .6. fa .18. et vno tenj fa .19. pone -9. » et tene .1? Et poy di .3. via .4. fa .12. » et .j° tene fa 13 pone .3. et tene .j? et » poy di .3. via .3. fa .9. et .]? tene fa. 10. » pone .10. hora accomenza a le decine » et multiplica con li numerj. da la riga da » p.‘a et va cosi seguendo tutte quelle » ligure de la riga da sopra, et di .7. » via .7. fa .49. pone .9. de sotto ala riga. » et tene .4. et va cosi sequendo per ordine » corno bay facto deli numerj. fa dele decine Multiplicatione a scaletta .t. aggregatione a bericocolo 4 6 5 _[ 1 0 3 9 7 1 l~2 4 2 5 9 9 | 2 7 7 2 5 6 _J 69314 ! 3 4 6 5 7 4 4 6 1 la proua per .9. de la somma de sotto e .3. la soma de sopra e. 7. e Z.via-'i.fa 21. la proua .e. 3. 5. Siche sta bene. » et poy dele centenara. et poy dele miglara. et poy dele decine » de miglara comenciando chiascaduna in lo suo grado corno vede » qui designato. In questo passo del suddetto manoscritto ora contrassegnato « Fonds Latin , n°. » 10252 » è chiamato « Multiplicatione a scaletta .t. aggregatione a bericocolo » ed applicato alla moltiplicazione di 34657 X 12873 = 446139561 il metodo di moltipli- cazione che trovasi applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276 nella pri- ma delle quattro figure contenute nel passo riportato di sopra della carta 2ia della suddetta edizione del 1478, cioè nella figura seguente : 9 3 4 3 7 3 6/4 9 3 4/' 2 8 0 2 / 3 2 9 3 2 7 6 salvo una sola differenza poco importante, cioè che nella figura contenuta nel passo riportato di sopra (linee 7-26 della presente pagina 331) del suddetto codice contras- segnato « Fonds Latin n? 10252 » le cifre del moltiplicatore 12873 sono scritte lungo una linea verticale, mentre in vece nella prima delle figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 330) della carta 2ia della suddetta edizione del 1478 le cifre del moltiplicatore 314 sono scritte lungo una linea inclinata. Questo metodo è esposto in un opuscolo intitolato été portés dans Ics ventes publiques faites en France , en Angleterre || et ailleurs, depuis près d’un » siede, ainsi que l’ appréciation approximative des livres anciens qui se rencontrent || fréquemment )> dans le commerce ; Il 2° une table en forme de catalogue raisonné || Où sont classés , selon » l’ ordre des matières , tous les ouvrages portés dans le Dictionnaire, et un grand nombre || d’autres » ouvrages utiles, mais d’un prix ordinaire, qui n’ont pas dù ètre placés au rang des livres ou rares || » ou précieux; |) par jacques-charles brunet || Chevalier de la Légion d’honneur || cinquième édi- » TION ORIGINALE ENTIÈREMENT REFONDUE ET AUGMENTÉE D’UN TIERS || PAR l'aUTEUR [| TOME QUA- — 335 — 6-43; pag. 126, lin. i-26) novantanove esemplari ora esistenti d’una edizione in- titolata « Sùma de Aritbmetica Geo/||metria Pro-||portioni t Proportionalita », ecc. Si e mostrato di sopra (pag. 61, lin. 26-2?) che questa edizione terminata nel giorno io di novembre del 1494 (Vedi sopra, pag. 61, lin. 23-41; pag. 62-63; pag. 64, lin. 1 — li) è un volume, in foglio, composto di 308 carte. Nelle linee 52-57 del recto della 36a di queste 308 carte, numerata nel medesimo recto col numero 28, e nelle linee 2-36 del rovescio della medesima carta 36% si legge : « De sexto modo multiplicandi dicto gelosia siue graticola, ar. .99. » N L sexto modo de multiplicare e chiamato gelosia ouer per graticola. E chiama » BJ se per qsti nomi : perche la dispositione sua quàdo si pone I opera torna a modo » H ' i di graticola ouer di gelosia. Gelosia intendiamo quelle graticcile eh si costumo » -H ^ no mettere ale finestre de le case doue habitano dòne acio nò si possino faciime » e (sic) vedere o altri religiosi. Diche molto abonda la exeelsa (sic) cita de vinegia. E nò e maraueglia » chel vulgo habi trouato questi vocabuli a tali operationi : peroche ancora li astronomi hà » no asùpto el nome de molte stelle e siti loro : da animali e forme terrestri materiali. Unde » chiamano. Tauro. Leo. Cancro. Pesce. Sagittario. Capricorno . Scorpione . Libra tc. » Chiamano ancora la chioca certa quàtita de stelle : e chiamano el carro : e chiamano. Lorsa » tc. E questo fanno mossi da certa similitudine che hano quelli tali dispositioni di stelle con » simili cose materiali. Cosi a simili hano facto li pratici ragionieri dando el nome aloperatio » ne secondo che aqualche cosa materiale sa simeglia la sua dispositione. Si còrno el primo » modo di multiplicare chiamano. Bericuocolo ; perch pare la figura de qstibricuocoli : o co » fortini che si vendano ale feste. E scachiero lo chiamano perche capo piedi recògiòta la sua » operatione fanne vna figura che sasimiglia al scachieri da scachi. Or torniamo al pro- » posito di questo modo el quale I parte se fa con lo precedente ditto quadrilatero. Ma in ql- » lo se teniua le decine e in questo se mette sempre tutto e poi se recogli: pure in eschinciocò- » mo el quadrilatero. Pongote exemplo e metto che habi a multiplicare .987. via .987. farai » vn quadrato diuisa la sua costa in tante parti quòte sonno figure cioè I .3. E sopra ciascuna » parte poni vna figura e vna per lato dacosto còrno uédi I la figura qui segnato E di .7. via » .7. 49. e pò tutto senca tenere amente le dicine: ma fa che metti vna de quelle figure: cioè el » numero sopra el diametro di quel quadretto e laltra desotto cioè le dicine. E poi dirai g lal- » tra .7. via .8. 56. e porrai in lo quadretto sequente: el .6. sopra el diametro el .5. desotto commo » festi in laltro. E poi sequi per ciascuna deialtre figure I modo che ciascuna hara el sno qdret » to per alogare loro multiplicationi poste còrno vedi q dalato E finito eh barai tutte le mu! » tiplicàtioni depenando le figure còrno sopra festi in li bricuocoli summarali per ìschlcio cò- » mencando da la prima .9. e mettile a linscontro g lor filo epon .9. E poi dirai g laltra righet » ta .6. e .4. e .6. fan .16. e pon .6, a suo répetto e tieni una per la dicina e poi sequi subsequetér e » uirra bene : facendone proua ?mo disopra e ditto tc. Per unaltro modo si fa ditta gelo- » sia ; cioè contrario. Al già ditto còrno uedi qui la figura e pur multiplicando tutto si pone » senca tenere amente alcuna cosa e tutti staran bene e tutti doi questi mo se recolgano Tschin » ciò e poili fare gradi e picoli a tuo modo che son belle tc. » Il Sig. Francesco Woepcke in una lettera ch’egli si è compiaciuto di scrivermi » TRIÈME..[| PARIS || LIBRA1RIE DE FIRM1N DIDOT FRÈRES , FILS ET CIE || IMPRIMEURS DE L’iNSTITUT , » rue jacob, 56 || 1863. » Nelle linee 38—54 della colonna numerata 475 di questo volume iv si legge: » 1492 ad Di 28 de septembrio, pet.in-4. » goth. de 80 ff. chifl'r. sign. a — k, avec » fig. [7863] « PELLOS ( Fr. ). Sen segue de la arte de » arithmetica, et semblatment de ieume- » tria dich’ho nominatz còpendió de lo » abaco ( compilada es la opera per Fr. » Pellos). — Impresso in Thaurino lo » present còpendiò de abaco per meistro » Nicolo benedeti he meistro Jacobino » luigo de sancto germano. Nel anno » Ce livre, ecrit dans le dialecte de Nice, n’est indiqué » ni par Panzer , ni par Hain. Il s’en trouvait un » exemplaire a la première vente Reina, faite a Paris, » en 1834, lequel, après avoir ète vendu 20 fr., a ete » revendu 4 fr. seulement, parce qu’il y manquait « 4 ff.; un autre, non reliè, 70 fr. Libri-Carucci. » L’edizione indicata in questo passo del suddetto volume intitolato « manuel || de libraire || et || de » l’ amateur de livres , ecc. tome quatriéme. paris , 1863 » dalla parola « pellos » (Vedi sopra, linea 44 della presente pagina 335 [colonna la, lin. 1]) fino a «fig. » (Vedi sopra , linea 46 della presente pagina 335 [colonna 2% lin. 3] ) è quella stessa descritta di sopra nelle linee 9—25 della pagina 332. — 336 — in data de’2" di marzo del 1863, avverte 1? die in questo passo della suddetta edi- zione intitolata « Suma de Arithmetica Geo/||metria Proportioni t Pro/j|portiona- » lita », ecc. dalle parole « Pongote exemplo » (Vedi sopra, pag. 335, lin. 26) fino alle parole « euirra bene: facendone proua ?mo di sopra e ditto » (Vedi sopra, pag. 335, lin. 36—37) è applicato alla moltiplicazione di 987 X 987 = 974169 lo stesso metodo che trovasi applicato all’esempio 934 X 314 = 293276 nella quarta delle quat- tro figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 330) della carta 2ia della suddetta edizione del 1478, cioè nella figura seguente: 9 3 4 nella prima delle due figure che fanno parte del passo riportato di sopra (pag. 335, lin. 9— 40) della carta 36% numerata 28, della edizione intitolata « Sòma de » Arithmetica Geo/||metria Proportioni t Pro/||portionalita », ecc. salvo una sola varietà poco importante, cioè che in questa figura le cifre del moltiplicatore sono scritte fuori, ed a sinistra del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 987 per 987, mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le cifre del moltiplicatore sono scritte fuori, ed a destra del rettangolo espri- mente la moltiplicazione di 934 per 314. Nella seconda delle due figure contenute nel passo riportato di sopra della carta 36% numerata 28, della suddetta edizione intitolata « Suma de Arithmetica Geo-||metria Proportioni x. Pro-||portionalita »,ecc. è applicato alla moltiplicazione di 987 X 987 = 974169 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 trovasi applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276. Questa applicazione è indicata nel passo medesimo dalle parole « Per un altro modo » (Vedi sopra, pag. 335, lin. 37) alle parole « alcuna cosa » (Vedi sopra, pag. 335, lin. 39). Il metodo di moltiplica- zione menzionato di sopra nelle linee 6—8 della presente pagina è esposto nel suddetto opuscolo intitolato « sur quelques |] anciennes méthodes |] de multiplica- » tion » ecc. (pag. 8, lin. 21-40; pag. 9, lin. 1-42; pag. 10, lin. 1-14) (1). Sono indicali di sopra (pag. 134, lin. 28-53, pag. 135-137; pag. 138, lin. 1— 24) trentasei esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata mo vedi qui dalato. E finito che harai tutte le multiplicationi depennando le figure còrno so- » pra festi in bricuocoli summarali per inschincio : comencando da la prima .9. e mettile a lincò- » tro per lor filo e pon .9. E poi dirai per laltra righetta .6. e .4. e .6. fan .16. e pon .6. a suo rem= ), petto e tieni vna per la dicina. e poi sequi subsequenter e virra bene facendone proua commo » disopra e ditto tc. Per vnaltro modo se fa ditta gelosia : cioè contrario. Al già ditto com- )> mo vedi qui la figura e pur multiplicando tutto si pone senca tenere amente alcuna cosa etut » ti staran bene e tutti doi questi mo se recolgano inschincio e poi li fare gradi e picoli a tuo mo- » do che son belle tc. » Questo passo della suddetta edizione intitolata « Sòma de Arithmetica geo-|| » metria Proportioni et proportionalita », ecc. e identico col passo riportato di sopra (pag. 335, lin. 8-40) della carta 36a, numerata 28, della suddetta edizione in- titolata « Sòma de Arithmetica Geo/||metria Proportioni t Pro/ ||portionalita »recc., salvo le varietà seguenti : car. lin. PÀCIOLI , SUMMA, ecc. 1494 car. lin. ' PACIOLI , SUMMA, ecc. 1523 28 r. 52 De 28 .ri 51 (T De » gelosia „ gelosia : » ar. 9.9 » Articulus nonus. 53 gelosia ouer 52 gelosia, ouero 54 asti 53 questi * quido " quando 55 graticola ouer 53—54 grati (cola: ouero » eli 54 che 55—56 costumo|no „ costumano 56 case. 55 case » dóne » dòne : » nò D non 56—57 facilmè|e vedere » facilmente vedere : 57 excelsa 56 excelsa ” vinegia » Vinegia » nò » non » v. 3 asùpto » V. 2 asumpto j, Un de 3 Uno 4 Cancro » Càcro 5 quàtita 4—5 quan-|tita >, stelle : 5 stelle 6 li ano 6 hanno a di „ de 7 hano „ hanno 8 sa simeglia 7—8 sa|simiglia » còrno 8 commo car. lin. PACIOLI , SUMMA , ecc. 1494 car. lin. PACIOLI , SUMMA, ecc. 1523 28 v. 9 multiplicare 28 v- » multiplichare. » percli 9 perche » qsti » questi 9—10 co j fortini » confortini 10 scachiero 9—10 schachie-|ro » recògiòta 10 recongionta 11 scachi 11 sachi 12 7 » in 12—13 ql-|lo 12 quello 13 decine » dicine 13—14 cófmo 13 commo 14 quadrilatero » quadrilate “ exemplo » exemplo: 15 7 15 in 16 còrno uèdi 7 15—16 eom-|mo vedi qui in 17 pò 16 pon 18 quadretto 17 quadretto : » £ 18 per 19 s eque n te : 18—19 s eque | te 20 7 20 in 20—21 qdret|to » quadretto 21 còrno 20—21 com|mo » 4 21 qui » eh » che 22 depènando » depennando * in li bricuocoli 22 in hricuocoli — 338 — car. Un. PACIOLI 9 SUMMA, ecc. 1494 car. lin. PACIOLI , SUMMA , ecc. 1523 car. lin. ! PACIOLI , summa 9 ecc. 1494 car. lin. PACIOLI , summa , ecc. 1523 28 p. 22—23 ìschìcio co-|men- 28 p. » inschincio; comen- 28 p. » subsequoter 28 p- a subsequenter cando cando 25 uirra Lene : a virra bene 23 linscontro j> 22—23 lineò |tro per a Jmo a commo » £ 23 per » unaltro 25 vnaltro 24- rispetto 23—24 rem | petto 26 còrno uedi 25—26 coni- |mo vedi » una 24 vna 27—28 Ischin|cio 27 inschincio Posseggo un esemplare d’una edizione intitolata « thè || piiilosophy || of [| aritii- » METICj [| EXH1BITING [J A PROGRESSIVE VIEW || OH THE || THEORY AND PRACTICE OF CAL- » CULATION, [f WITH || AN ENLARGED TABLE OF THE PRODUCTS OF NUMBERS |J UNDER ONE » HUNDRED. (| BY [| JOHN LESLIE, F. R. S. E. || PROFESSOR OF MATHEMATICS IN THE UNI- » versity [j of Edinburgh. || edinburgh: [| Printed bj Abernethy óc Walker, [| for » ÀRCHIBALD CONSTARLE AND COMPANY, EDINBURGH; [| AND LONGMAN, HURST, REES, ORME, » and brown, [| london. |J 1817. )> Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 246 pagine, delle quali le ia-3a, 5a-7a, 21% I09a, 2i5a non sono numerate, e le 4a, 8a— 20a, 22a— I08a, U0a-2i4a, 2i6a-246a sono numerate coi numeri iv, 2-14, 16-102, 104-208 , 210-232, 232, 234-240. Nelle linee 28-32 della I59a di queste 246 pagine, numerata col numero 153, e nelle linee 2-18 della I60a delle medesime 249 pagine, numerata col numero 154, si legge : a 4. The last forati of Multiplication which deserves any » particular notice, is what was styled by Lucas de Burgo, » thè Latticed, or Rhomboidal. In this operation, thè products « of all thè digits are severally dispersed in lozenges, or in « square cells divided by diagonal lines, a form of procedure « by which thè fatigue of carrying to thè higher places is » entirely spared. The method , however , admits of some )> variation. 1. The multi- 3 6 9 8 5 » plier and multiplicand may « be written along thè top, « and down thè left hand side » of an oblong, which is sub- ii divided into square cells , » these again being parted by » diagonals running obliquely » downwards from right to left. The multiplication begins ». at thè left corner above, and thè successive products are i) inscribed in thè cellular triangles of each horizontal zone. )) The summation is then performed along thè diagonal lines. « This figurate process was followed by thè Hindus and « Persians , among whom it obtained thè technical name )) of Shabakh. » Il metodo di moltiplicazione che il Sig, Leslie in questo passo della suddetta edizione intitolata « thè || philosophy || of [| arithmetic, ecc. london, || 1817 » dice essere stato chiamato « Latticed » (Vedi sopra, linea. 24 della presente pagina 338) da Fra Luca Pacioli e certamente quello stesso che nel passo riportato di sopra (pag. 335, lin. 8— 40) della carta 36% numerata 28, della suddetta edizione del 1494 dicesi « chiamato gelosia ouer per graticola » (Vedi sopra, pag. 335, lin. 9). Nella figura contenuta in questo passo della suddetta edizione intitolata « tue |] phi- — 339 — » losophy; || of || arithmetic, ecc, london || 1817 » è applicato alla moltiplicazione di 36985 X 6428 = 237739580 il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276. Posseggo un esemplare d’una edizione intitolata « thè || philosophy || of || arith- » METIC; |] EXHIBITING || A PROGRESSIVE VIEW [) OF THE || THEORY AND PRACT1CE OF CAL- » CULATION , || WITH || TABLES FOR THE MULTIPLICATION OF NUMBERS || AS FAR AS ONE » THOUSAND. [| BY [| JOHN LESLIE, EsQ. [| FORMERLY PROFESSOR OF MATHEMATICS, AND NOW » OF NATURAL PHILOSOPHY || IN THE UNIVERSITY OF EDINBURGH. || SECOND EDITION, IM- » proved and e nlarged. || Edinburgh: |] Printed by Abernethy óc Walker , || for » WILLIAM AND CHARLES TAIT, 78. PRINCe’s STREET; jj AND LONGMAN, HURST , REES, ORME, » and brown, || london, \\ 1820. » Qnesta edizione è un volume, in 8?, composto di 264 pagine, delle quali le i1— 5% I9a, I07a, 2i3a, 263a, 264a non sono numerate, e le 6a— 18% 20a— 106% I08a— 2l2a, 2i4a-262a sono numerate coi numeri 2-14, 16-102 , 104-208, 210-232, 232, 234-258. Nelle linee 28-32 della I57a di queste 264 pagine , numerata col numero 153, e nelle linee 2-I8 della i58a delle medesime 264 pagine, numerata col numero 154, si legge ciò che si riporta di sopra nelle linee 22-43 della pagina 338, senza alcuna varietà.. Nel suddetto volume intitolato of houses inhabited by ladies , so that they may not » easily be seen. as well as by other nuns, in which thè » lofty city of Yenice greatly abounds ; and it is not » surprising that thè vulgar have found such names for » this operation , inasmuch as astronoiners , even in our » days, have assumed thè names and positions of many » stars from animals and terrestrial material forms. 55 » The method in question will be understood from thè » subjoined example, and bis clearly thè same as one of » those noticed above as in common use amongst thè » Hindoos, Arabians, and Persians. « To multiply9S7 into987: La figura riportata in questo passo del suddetto volume intitolato « encyclop^- » DIA metropolitana; [| OR, || universal dictionary of knowledgi;, ecc. VOLUME I. Il » london: Il 1845 » è la prima delle figure riportate di sopra nel margine laterale interno della pagina 335. Nel medesimo passo del suddetto volume intitolato « en- » CYCLOP^EDIA METROPOLITANA; || OR, | UNIVERSAL DICTIONARY OF KNOWLEDGE, eCC. VOLU- » me 1. || london: JJ 1845 » dalle parole Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 470 pagine, delle quali le ia-9a, 33% 93a, 96a, 113% 150a, 189a, 192a, 193a, 195% 198% 204% 215% 220% 221% 248% 262% 277% 299% 319% 337% 360% 367% 369% 417a non Sono numerate, e le 10a-32% 34a-92% 94% 95% 97a-112a, 114a— 149% 151a— 188a, 190a, 191a, 194a, 196a, 197% 199a-203a , 205a-214a , 216a-219a , 222a- 247a , 249a— 261a, 263a-276a, 278a-298a, 300a-318a, 320a-336a, 338a-359a, 361a-366a, 368a, 370a — 4i6a 4i8a— 470a sono numerate coi numeri ii-xxiv, xxvi— lxxxiv, 2, 3, 5-20, 22-57, 59-96, 98, 99, 102, 104, 105, 107-111, 113-122, 124-127, 130-155, 157-169, 171-184, 186- 206, 208-226, 228-244, 246-267, 269-274, 276, 278-324, 326-378. Nelle linee 21-22 della 99a di queste 470 pagine, numerata col numero 7, si legge : (c 1 The following scheme of thè process of multiplication is exhibited » in Ganesa’s commentary. 1 2 16 2 0 Da questo passo della suddetta edizione intitolata « algebra, [| with || arithmetic » and mensuration, ecc. london, 1817 » apparisce che in un comento di Ganesa matematico Indiano ad un’ opera di Bhascara Acharya intitolata « Lilavati » trovasi la figura seguente 1 2 16 2 0 In questa figura è applicato alla moltiplicazione di 135 X 12 = 1620 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 924 X 314 = 293276, salvo una piccola varietà, cioè che nella figura riportata di sopra tra le linee 20-21 e 24-25 della presente pagina 340 le cifre del moltiplicatore 12 sono collocate fuori, ed a sinistra del rettangolo rap- presentante la moltiplicazione di 135 per 12, mentre in vece nella figura riportata (1) Vedi sopra, pag. 329, lin. 47 — 50; pag. 330, lin. 1- — 341 — di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le cifre del moltiplicatore 314 sono col- locate fuori ed a destra del quadrato rappresentante la moltiplicazione di 934 per 314. Nelle linee 10-22 della pagina 34a, numerata xxvi della suddetta edizione in- titolata « ALGEBRA; Il WITH || ARITHMETIC AND jfENSURATION, eCC. LONDON: 1817» SÌ legge: Viswanat’ ha on thè Grahalaghava. His commeRtary » on thè Lilavati bears thè tit'e of Buddhivilasini, and date » of 1467 Saca, or A. D. 1545. It comprises a copious » exposition of text , with demonstrations of thè rules ; » and has been used throughout thè translation as thè best » interprcter [sic) of it. He, and his father Cesava, and nepheW » Nrisinha , as well as his cousin Lacshmidasa , Avere » authors of numerous Avorks both on astronomy and divi- « nation. The most celebrated of his OAvn performances, thè » Grahalaghava, bears date 1442 &aca, ansAvering to A.D. )) 1520. » Questo passo del suddetto volume intitolato « miscellaneous essays [] by || h.t. cole- » brooke., vol. i. ecc. London, ecc. 1837 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 341, lin. 5-17) della pagina numerata xxvi dell’edizione intitolata « algebra, || with|| » arithmetic and mensuration, ecc. london , 1817 », salvo le varietà seguenti : Pag- lin. ALGEBRA WITH ARITHMETIC, ecc. LONDON 1817. Pag- lin. MISCELLANEOUS ESSAYS VOL. II. LONDON, 1837. XXVI 10 Cesava 451 26 Cesava 10—11 Naìidi-\grama 27 Nandi grama 12 Sidd' hanta -siro- 29 Siddhanta siro- * mani mani 13 Nrisinha ; 30 Nrisinha , 16 Budd’ liivilàsini 452 4 Buddhivilasini 17 rules : 6 rules ; I 18 interpreter 8 interprcter Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « Fonds Latin n? 7378 A » è un volume, in foglio, composto di 147 carte, delle quali le ia, 2a, I46a, I47a non sono numerate, e le 3a-l45a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-95, 97-144. Tra le linee 14% I5a della seconda colonna del recto della 56a di queste 147 carte , numerata nel medesimo recto coi numero 54, si trova la figura seguente : j 2295580792406 .4. .5. 6 .9. 2 .0. 2 In questa figura è applicato alla moltiplicazione di 4569202 X 502403 = 2295580792406 — 343 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333, è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276, salvo una varietà poco importante, ciocche il prodotto totale 22955S0792406 della moltiplicazione di 4369202 per 502403 nella figura riportata di sopra tra le linee 31 e 32 della pagina 342 è scritto in una sola linea sopra questa figura nella colonna seconda del recto della carta numerata 54 del suddetto codice contrassegnato « Foncls Latin n° 7378 A » , mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le pri- me tre cifre del prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 sono scritte fuori ed a sinistra del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e tre altre lungo il lato inferiore del rettangolo medesimo. Nelle linee 15—37 della colonna seconda del recto della carta 56a del suddetto codice contrassegnato <( Fonds Latin n? 7378 », la qual carta è numerata col numero 54, si legge : « (f Hic notandum quod multiplicando Mias. per Mias. dum Reducuntur ad idem genus aliquando » magnum mimerum faciunt quia oportet multotiens annotare ; Ideo ponitur hic modus quem pos- » sumus facilius operari et etiam cum modo certiori quem non deficiamus scribatur numerus mul- » tiplicandus per suas differentias et formatur quadrilaterum continens quadrata partialia secundum » numerum multiplicandi superius scripti et multiplicantis scripti in latere dextro descendente tee » due primam multiplicantis in singulas multiplicandi quod prouenient scribe in quadrato in directo » multiplicantis et multiplicandi contento et quia quilibet quadratus est diuisus in duo equalia per » diametrum si excrescat digitus scribatur in parte quadrati , si articulus scribe .0. in parte inferiori » et in superiori digitum articuli, si numerus compositus scribe in inferiori parte digitum et in supe- » riori eiusdem quadrati articulum.Ita fac ducendo singulas multiplicantis in singulas multiplicandi deinde » intellige addendo figuras que sunt inter duas lineas dyametrales contente ad invicem incipiendo a cono » inferiori versus dextram quia illa figura que ibi equatur et prima summe prouenientis post multiplica- » tionem et sicut due. vt patct in exemplo et proueniet numerus ille qui scriptus est superius. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , n? 7378 A » è de- scritto il modo col qual e è eseguita la moltiplicazione di 4569202 X 502403 = 2295580792406 nella figura riportata di sopra tra le linee 31 e 32 della pagina 342. Sono indicati più oltre (pag. 344, lin. 25-31 ) due esemplari d’ un volume , in foglio, intitolato « catalogus || codicum || manuscriptorum (| bibliothecìE regiag. || » PARS TERTIA. [] TOMUS QUARTUS. [| PARISIIS, [| E TYPOGRAPHIA REGIA, [| M. DCCXLIV. » Questo Toiius quartus è composto di 676 pagine, delle quali le ia-3a, 539a non sono numerate, e le 4a— 538% 540a— 676a sono numerate coi numeri 2—60, 16, 62-536, ij-cxxxviij. Nelle linee 40—56 della colonna seconda della 35ia di queste 676 pa- gine, la qual pagina 35la è numerata col numero 349 , e nelle linee 1-40 della prima colonna della 352a delle medesime 676 pagine, la qual pagina 352a è numerata col numero 350, si legge : « vii M CCCLXXVIII. A. » Codex membranaceus, olim Colbertinus. » Ibi continentur : » 1° Practica geometria; , ordinata per » Magistrum Dominicum de Mastinario Cla- » naxio ■ » 2° Tractatus brevis & utilis de propor- » tionalitate motuum ccelestium : authore Ni- » calao Oresme, Normanno. » 3° Anonymi fragmentum de quadra- » tura circuii. » 4° Euclùlis libcr de speculis •• initium » desiderato. » 5? Ejusdem perspectiva. » 6° Anonymi liber de crepusculis. » 7? Liber Jordanis de triangulis. » S° Ejusdem liber de ponderibus. » 9° Libri duo de musica. » 10° Joannis de Lineriis canones primi » mobilis. • » 11? Canones minutiarum , sive fraetio- » num arithmetica. » 12° Magistri Leonis , Hebraei , tractatus » de harmonicis numeris. . » 13° Ars nova; musicae. » 14? Ars cujusvis compositionis de mò- — 344 — » tetis, compilata à Philippo de Vitry, Magis- » tro in musica. » 15° Prognosticatio Magistri Leonis, Ju- » daei, super conjunctione Saturni, Jovis & » Martis. » 16? Prognosticatio Magistri Joannis de » Muris, super eodem argumento. » 17? Prognosticatio Magistri Firmini de » Bellavalle, de eodem argumento. » 18? Planispheerium Nicolai Jude. » 19? Tractatus brevis de compositione » & usu cylindri. » 20° Epistola Petri Peregrini de Mari- » court ad Sigermum de Foucaucourt , de » 21° Compositio tabula; quae saphea di- » citur, sive Astrolabium Arzachelis. » 22° Tractatus de optica, dioptrica & » catoptrica. » 23? Ganones astrolabii. » 24? Varia; receptae medicinales. » 25? Plantarum usitatarum nomina, or- » dine alphabetico disposita. » 26° Ànonymi fragmentum de visione. » 27? Propositiones notabiles octo libro- » rum Aristotelis de physica auscultatione. » 28? Dieta super libros ejusdem' de coelo « & mundo. » Is codex decimo quarto saeculo videtur » exaratus. » » magnete = ibi reperias delineationem vete- » ris pyxidis nauticse. .11 codice che in questo passo del suddetto volume intitolato « catalogus |] co- » dicum |( manu script orum || bibliothecjE regia:, ecc. PARisns, m. dccxliv » dicesi sem- brare scritto nel secolo decimoquarto è il suddetto codice manoscritto ora con- trassegnato « Fonds Latin n? 7378 A». Delle 147 carte formanti il suddetto co- dice contrassegnato « Fonds Latin n? 7378 A » le 3a-i45a sono membranacee, e le la— 2% I46a— i47a cartacee. Questo codice è legato in cartone coperto di carta co- lorita a marmo con dorso di pelle. In un tassello di pelle rossa incollato su questo dorso si legge « geometria », Un esemplare del suddetto volume intitolato « catalogus || codicum || manuscri- » PTORUM j| B1BL10THECA3 REGI/E || PARS TERTIA || TOMUS QUARTUS, eCC. PARISIIS, M. DCCXLIV.» è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « ZZ. 19. lo », cioè « Scansia ZZ, Palchetto 19, numero lo progressivo de’volumi ora collocati » in questo palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « N. il », cioè « Banco- » ne N. numero il de’volumi ora collocati in questo Bancone ». In una lettera che il Sig. Francesco Woepcke si è compiaciuto di scrivermi in data de’27 di Marzo del 1863, si legge : « Il y a d’abord, relativement au passage de M. Libri une observation à faire sur deux des mé- » thodes de multiplication dont on trouve des exemples sur la page facsimile signeé “ Arte de lab- » bacho. Inviso 1478, feuillet 21e verso ” et collée sur la feuille ci-jointe signée A. » Il est évident que les deux derniers tableaux de cette page quoique présentant des différences » dans la manière d’exécuter la multiplication proposée, offrent aussi de grandes analogies , et peu- » vent par conséquent ètre considérées connue représentant deux expèces differentes d’un méme geme » de méthode. » La figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333, e la figura ri- portata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 sono chiamate « les deux der- » niers tableaux de cette page » (Vedi sopra, linea 37 della presente pagina 344) in questo brano della suddetta lettera del Sig. Woepcke in data de’27 di Marzo del 1863. 11 passo che nel brano medesimo è chiamato « passage de M. Libri » (Vedi sopra, linea 34 della, presente pagina 344) è riportato più oltre nelle linee 41-47 della pagina 349, e nelle linee 1-4 della pagina 350. Sono indicati più oltre (pag. 346, lin. 23-27) due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato (C H1STOIRE |] DES || SCIENCES MATHÉMATIQUES [] EN ITALIE [j DEPUIS LA RENAIS- »• SANCE DES LETTRES (| JUSQu’a LA FIN DU XVII6 SIÉCLE. Jj TAR GUILLAUME LIBRI. [| TOME » PREMIER. [| PARIS. || LIBRAIRIE DE PAULIN, || RUE DE SEINE, N? 33. |) 1835 ». Questo TOME — 345 — » premier è composto di 444 pagine, delle quali le la-9% 22a-27a, 219% 220% 44ia- 444a non sono numerale, e le ioa-22a, 2Sa-2i8a, 22ia-440a sono numerate coi numeri ij-xiv, 2-17, 81, 19-192, 195-414. Nelle linee 30-33 della 36Ga di queste 444 pagine, nu- merata col numero 340, e nelle linee 1-n, 15—18 della 367a delle medesime 344 pagine, numerata col numero 341, si legge : « Dans le neuvième livre, il y a quelques exemples d’élimi- » nation entre deux équations à deux inconnues (ibid. , » liv. IX. f. 8 et 9). Le dernier livre contient un exemple de » multipiication selon la méthode indienne , par laquelle on « écrit séparement, dans les deux triangles d’une mème case » rectangulaire, les dizaines et les unités (ibid, liv. XII, f. 4). » Cette méthode qui se trouve exposée dans lestraités d’algè- » bre indienne ( Brahmcgupta and Bhascara, algebra, p. 7), avait » aussi pénétré, très anciennement en Europe, et nous l’avons » vue employée dans des manuscrits latins fort anciens (MSS. » latins de la bibl. du roi, n° 7378 A, in — 4°, Geometria, f. 54). » Elle concourt, avec les autres preuves que nous avons ras- » semblées dans le Discours préliminaire , à démontrer l’ in- » fluence que les Sciences des indiens ont exercée au moyen- » àge en Occident (1). » (1) Cette forme de multiplic ition s’est conservee en Italie jusqu’au u seizième sicc-le . Oli la trouve encore dans Ics ouvrages de Pellos » et de Lue Paciolo ( Pellos 9 compendion de lo Abaco , f. 3 » Lucas de Purgo , -stimma de arithmetica , geometria , etc.9 f. 28). » Si è dimostralo di sopra 1? Che il metodo applicato nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276 è applicato, salvo una differenza poco importante, alla moltiplicazione di 4569202 X 502403 = 2295580792406 in una figura che trovasi nel recto della carta numerata 54 di un codice della Biblioteca Imperiale di Parigi contrassegnato « Fonds Latin n? » 7378 A « (Vedi sopra, pag. 342, lin. 26—32; pag. 343, lin. 1-10), la qual carta è citata cosi « MSS. latins de la bibl. du roi , n° 7378 A, in— 4°, Geometria , f. 54 » (Vedi sopra, linee 15— 16 della presente pagina 345) nel passo riportato di sopra delie pagine numerate 340, 341 del suddetto volume intitolato « iiistoire |) des||scien- » CES MATHÉMATIQUES || EN ITALIE, eCC. TOME PREMIER, || PARIS, 1835 » (Vedi SOpi’a, pag. 342, lin. 26-32; pag. 343, lin. 1 — io); 2° Che questo metodo è anche applicato alla moltiplicazione di 12345678 X 12345678 == 152415765279684 in una figura che trovasi nel rovescio della carta numerata 3 della suddetta edizione intitolata « Sen segue de la » art de arithme/||ticha et semblàtment de ieume/||tria dicli ho nominat || Còpendio|| » de Io abaco », ecc., (Vedi sopra, pag. 333, lin. 1— 8) la qual carta è citata cosi (t Pellos , compendion de lo Abaco, f. 3 » (Vedi sopra, linea 23 della presente pagina 345) nel passo medesimo del suddetto volume intitolato « iiistoire |] des || » SCIENCES MATHÉMATIQUES || EN ITALIE, eCC. TOME PREMIER. J PARIS, 1835.; 3? Che questo metodo è applicato alla moltiplicazione di 987 X 987 = 974169 in una figura conte- nuta in un passo riportato di sopra (pag. 335, lin. 8— 40) della carta numerata 28 della suddetta edizione intitolata « Sùma de Arithmetica Geo//[|metria Proportioni x. » Proportionalita ». ecc. (Vedi sopra, pag. 336, lin. 17—24), la qual carta è citata cosi ; 5? Che nella prima delle due figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 335, lin. 9-40) della suddetta edizione del 1494 intito- lata cc Suina- de Arithmetica Geo//||metria », ecc. è applicato alla moltiplicazione di 987. X 987=974169 il metodo che nella figura riportata eli sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è applicato alla moltiplicazione di 933 X 314 = 293276 (Vedi sopra, pag. 335, lin. 4i; pag. 336, lin. 1— 17). Sembra per tanto doversi tenere per certo col Sig. Woepcke (Vedi sopra, pag. 344, lin. 34-36), che il Sig. Libri scrivendo nel passo riportato di sopra (pag. 345, lin. 6-24) del suddetto volume intitolato « histoire||des || » SCIENCES MATHÉMATIQUES || EN ITALIE, eCC. TOME PREMIER. (| PARIS, 1835 » « me'tliocle » indienne, par laquelle on e'erit separe'ment, dans les deux triangles cl’une mème » case rectangulaire, les clizaines et les unite's » (Vedi sopra, pag. 345, lin. 9— n ) ha voluto parlare di un genere di metodo del quale sono due specie diverse il me- todo applicato alla moltiplicazione di 934 per 314 nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 ed il metodo applicato alla moltiplicazione stessa nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336. Un esemplare del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences matiié- » matiques || en Italie, || ecc. tome premier [| paris, 1835 » è ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato « C. 6. 2. 6 », cioè « Stanza C, » Scaffale 6, palchetto 2, numero 6 progressivo de’volumi ora collocati in questo » palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora da me posseduto (ì). Nelle linee 1-13 della pagina numerata 339 del suddetto volume intitolato « histoi- » Re||dEs||sCIENCES MATHÉMAT1QUEs||eN ITALIE, eCC. TOME PREMIER. || PARIS, 1835 », SÌ legge: « Forcés d’omettre ees passages intéressans, nous nous » se trouve à la bibliothèque du roi. Ce traité (qui est 'daté » arréterons cependant un instant sur un ouvrage chinois » de l’an 1593 de l’ère clirétienne, et qui est le seul ou- » dont nous devons la connaissance à M, Edouard Biot. Il » vrage cbinois de mathématique, connu en Europe, auquel » s’agit ici du Souan— fa— tong—tsong, ouvrage de mathé- » n’aient pas contribué les Missionnaires) contient à la fois » matiquespartagé en six cahiers et en douze livres, qui » de l’arithmétique, de la géométrie et un peu d’algebre.» In questo passo del suddetto volume intitolato « histoire [| des |] Sciences mathé- » matiques || en Italie, ecc. tome premier. || paris, 1835 » è citata un’opera in lin- gua cinese intitolata « Souan— fa— tong-tsong » datata del 1593 dell’Era Cristiana, divisa in dodici libri, il duodecimo de’quali è quello che nel passo riportato di sopra (pag. 345, lin. 6—24) delle pagine numerate 340, 341 del medesimo volume è chiamato « dernier livre » (Vedi sopra, pag. 345, lin. 8). Ciò che nel passo ri- (1) Si dimostra più oltre’(pag. 350, lin. 32—53; pag. 351, lin. 34—41 ) 1° Che pochi esemplari rimangono del suddetto volume intitolato « histoire || des 11 Sciences mathématiques || en Italie , » ecc. tome premier II paris, 1835 »; 2°. Che tutti gli altri furono distrutti da un incendio. i. — 347 — portato di sopra delle medesime pagine numerate 340, 341 si legge dalle parole superius scripti: et quot prouenient scribe in quadrato in directo multiplicantis et multiplicandi conten- » to. Et quia quilibet numerus quadratus diuisus est in .2. equalia per dyametrum : Si crescat di- » gitus, scribatur in inferiori parte quadrati. Si articulus: scribe .0. in inferiori parte eiusdem quadrati. )> Si numerus compositus; scribe in inferiori parte digitum: et in superiori articulum. Et ita fac du- )> cendo singulas multiplicantis in singulas multiplicandi. Deinde recollige addendo figuras que sunt » inter duas lineas dyametrales ad inuicem. incipiendo a cono inferiori versus dextram, quia illa fi- li gura que ibi erit prima erit summa proueniens post multiplicationem. Et sic consequenter. Vt pa- li tet in exemplo et proueniet numerus qui est inferius. » Ciò che si legge in questo passo del suddetto codice n? 10252 dalle parole 56. mette in la prima casella. Etpoy di .8. » via .4. fa .32. et mitte in la .2.a casella. Et » dapoy di .8. via .3. fa .24. et mette in la )) 3a. casella. Et poy di .8. via .5. fa .40. » et mette in la .4a. casella. Ancora te conuene Multiplicare le decine » con le medesime figure de sopra, et mettere cosi distesamente questa )> multiplicatione in la casella dela riga .2a. come tu hay facto la )) prima in la prima, et di .3. via .7. fa .21. et ponici, et .3. » via » .4. fa .12. et pone .12. Et .3. via .3. fa .9. et pone .9. Et .3. via » .5. fa .15. et poni .15. et fa si distesamente le centenara con li « numerj. et mette in la casella .3. et di .2. via .7. fa .14. et pone )) 14. Et .2. via .4. fa .8. et pone .8. Et .2. via .3. fa .6. et pone » .6. Et .2. via .5. fa .10. et pone .10. Hora fa la .4a. figura : cioè » le .M.a con le figure de sopra, corno hay facto con le altre: et » mette in la .4. casella, et di ,6. via .7. fa .42. mette .42. Et )) 6. via .4. fa .24. et mette .24. Et .6. via .3. fa .18. et « et mette .18. Et .6. via .5. fa .30. et mette .30. poy la summa )) comencando dalla, prima casella, et di .6. et mette .6. et poy — 349 — » ala .2a. 2. et 5. fa .7. et .1. fa .8. et mette .8. Et poy .4. 3. 2. 2. 4 j) che fan .15. mette .5. et tene .la. xa., et cosi per ordine. » De questa multiplicatione a scachero. la proua per .9. dela summa » de sotto e .1? la la sùma de sopa. 1° » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin n? 10252 » è applicato alla multiplicazione di 5347 X 6238 = 3354586 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336, è applicato alla molti- plicazione di 934 per 314, salvo una sola differenza poco importante, cioè che nella figura contenuta nel passo medesimo tutte le cifre componenti il prodotto totale della moltiplicazione di 5347 per 6238 sono scritte sotto il rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee s e 9 della pagina 336 le prime tre delle sei cifre componenti il prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 sono scritte lungo uno de’lati del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e tre sotto un altro di questi lati. È da notare che in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin n? » 10252 » èchiamato « multiplicatione a scachero » (Vedi la linea 3 della presen- te pagina 349 ) il metodo applicato nel passo medesimo alla moltiplicazione di 5347 per 6238; cioè il metodo stesso che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è applicato alla moltiplicazione di 934 per 314. Nelle linee 11-18 del recto della carta I30a del suddetto manoscritto contrassegnato « Fonds Latin n? 10252 », la qual carta I30a è numerata col numero 127 , si legge : « Qui de sopra te ho mostrato tre modi de multiplicare, ciò .e. de multiplicare a casella, et mul- » tiplicare a scaletta, et multiplicare a schachero. Et per conseguente te ho mostrato tre modi de » partire ciò e partire adanda. partire a galea, et partire per la ragione deio multiplicare et detra- » here. et tutte sono belle regole. Tu deue pigiare quella che piu te piace, che tutte le ragione de » partire et multiplicare se poteno fare per chiacaduna delle tre ragione 0 regule. » In questo passo del suddetto manoscritto contrassegnato « Fonds Latin n? 10252 » è chiamato Tusculan., | 1523, in — 1 | fol, f. Un esemplare del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences mathé- « matiques (| en Italie, ecc. tome premier || paris, 1838 » è ora posseduto dalla Bi- blioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « li, III. 328 », cioè « Stanza » II, Palchetto III, numero 328 progressivo de’volumi ora collocati in questo pal- » chetto. Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblio- teca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « Q. Vili. 325 » , cioè « Scaffale Q, Palchetto Vili, numero 325 progressivo de’volumi ora collocati in » questo palchetto ». (ì) Più oltre (pag. 352, lin. 15-22) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato « histoire [| des || Sciences mathématiques || en Italie, (j depuis la renais- » SANCE DES LETTRES [j JUSQu’a LA FIN DU DIX— SEPTIÈME SIÈCLE, || PAR GUILLAUME LIBRI. || » TOME SECOND. |] A PARIS, | CHEZ JULES RENOUARD ET Cie, LIBRA1RES, |i RUE DE TOUR- » non, n? 6. [| 1838. » Questo tome second è composto di 542 pagine, delle quali (1) Nelle linee 11 — 16 della pagina numerata xxvn, del suddetto volume intitolalo « histoire || » DES i| SCIENCES MATHÉMATIQUES || EN ITALIE , || TOME PREMIER || A PARIS, eCC. 1838 », SÌ legge : « Le. premier volume de cet ouvrage venait à peine d’étre a ment la librairie de Paris, Il n’en e'chappa qu’uu petit nom- 3 imprime', que toute l’e'dition, encore en feuilles, fut détruite » bre d’cxemplaires , qui avaient e'te' distribue's avant que » dans l’incendie qui , vers la fin de 1835, frappa si cruelle- » l’ouvrage fòt mis en vente. » Da questo passo del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences mathématiques || en ita- » lie, ecc. || tome premier || a paris, ecc. 1838 » apparisce l! che un incendio circa la fine del 1835 distrusse la maggior parte degli esemplari del suddetto volume intitolato « histoire || des || scien- » ces mathématiques || en Italie, ecc. tome premier || paris, ecc. 1835 (Vedi sopra, pag. 344, lin. 49 — 51);|2? Che di questo volume non rimasero che pochi esemplari distribuiti prima che il medesi- mo volume fosse posto in vendita. In un numero del tc moniteur universel » intitolato tc le moniteur universel. || dimanche, » 13 Décembre 1835. » (pagina prima, colonna terza, linee 64—65), si legge : « Aujourd’hui, a neuf heures du matin, le feu s’est desiare » rue du Pot-de-Fer, n° 14, dans une imprimerle ste'reotype. » In un numero del « Journal des débats politiques et littéraires » intitolato « 13 décem- » bre 1835. || Journal des débats || polytiques et littéraires. || dimanche. » (pagina seconda, co- lonna seconda, linee 31 — 32), si legge : c Un inccndie conside'rable à eclaté ce matin, à dix heures et demie, » rue du Pot-de-Fer, n° 14. » Dal questo passo del « journal des débats », e dal passo del « moniteur universel » riportato — 351 — (C le ia— 9% 293% 294% 525% 530% 531% 539% 54ia non sono numerate, e le ioa-292a, 295a -524, 526a— 529% 532a-538a, 540a, 542a sono numerate coi numeri 2-284, 287-516, 518- 521, 524-530, 532, 534. Nelle linee 17-25 della 529a di queste 542 pagine, numerata col numero 521, si legge : Page 390, note (1). — Voyez aussi un mannscrit de » ployée comrae preuve de la multiplication. On » la bibliothèque royale (Supplément latin, n° 113), » trouve la mème multiplication à échiquier dans le » où cette opération est intitulée : Multiplicatione a » Thesoro universale de Abacho , imprimé a Venise » scachero. Dans le mème traité , qui a été écrit en » en 1548, in 8? » » Italie au quinzième siècle, il y à la règie du 9 em- II Sig. Libri colle parole « cette opération » (Vedi la linea 7 della presente pagi- na 351, col. ia) sembra indicare in questo passo del suddetto volume intitolato « ms- » TOIRE || DES || SCIENCES MATHÉMATIQUES || EN ITALIE, eCC. TOME SECOND.||a PARIS, 1838 » lo stesso genere di metodo ch’egli nel passo riportato di sopra (pag. 349, lin. 41—47; pag. 350, lin. 1—4) delle pagine 389,390 del suddetto volume intitolato « histoire || des |[ » SCIENCES MATHÉMATIQUES || EN ITALIE, eCC. TOME PREMIER. [| A PARIS, 1838 » chiama « mul- » tiplication selon la me'thode indienne » (Vedi sopra, pag. 349, lin. 44-45, col. ia). Scrivendo anche nel passo medesimo « où cette opération est intitule'e: « Multi- » plicatione a scachero » (Vedi sopra, linee 7—8 della presente pagina 351 , colonna ia) pare ch’egli alluda ad un passo riportato di sopra (pag. 348, lin. 27—53; pag. 349, lin. 1—4) della carta numerata 125 d’un codice della Biblioteca Impe- riale di Parigi contrassegnato « Fonds Latin n? 10252 », nel qual passo è chiamata « multiplicatione a scachero » (Vedi sopra, pag. 349, lin. 3,) il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 trovasi applicato alla moltiplicazione di 934 per 314. Nelle linee 6-17 della pagina 4i5a numerata 387 del suddetto volume intitolato « HISTOIRE [| DES [| SCIENCES MATHÉMATIQUES [| EN ITALIE, eCC. TOME PREMIER. (] A PARIS, » 1838 », si legge : « Force cL* omettre ces passages interessans s nous nous arréterons cependant un instant sur le Souan — fa- long — tsong, traite de mathe'matiques partage' en six ca- hiers et en douze livres, qui se trouve a la bibliothèque du roi (1). Ce traite (qui est le seul ouvrage chinois de mathe'matiques , connu en Europe , auquel n’ aient pas contribuì le Missionnaires ) porte une date qui correspond a l’ an 1593 de 1’ ere chre'lienne , et il contient a-la-fois de 1’ arithme'tique , de la geome- trie et un peu d’ algebre. Ne pouvant pas en donner ici un extrait de'taille' , nous nous contenterons d’en in- diquer quelques-uns des points les plus curieux ». di sopra nelle linee 44—45 della pagina 350) apparisce che nella mattina dei 13 di Decembre del 1835 un incendio scoppiò in Parigi nella rue du Pot-de-Per n° 14. In questo incendio avvenne la di- struzione menzionata di sopra (pag. 350, lin. 37—39) della maggior parte degli esemplari del suddetto volume intitolato tc histoire |] des || Sciences mathématiques || en Italie, ecc. par guillaume li- » bri || tome premier || paris, ecc. 1835. » Altre notizie intorno a questo incendio, ed ai danni che n’ebbero vari librai di Parigi sono dati nei precitati numeri del « moniteur univep.sel ( dimanche » 13 Décembre 1835) », pag. 1% colonna 3% linee 65—104) e del « Journal des débats 13 décem- » bre 1835 » (pag. 2a, colonna 2a, linee 33—84). Sono indicati di sopra ( pag. 60, lin. 20—24 ) due esemplari d’una edizione intitolata <( arith- » metical books, ecc. || by || augustus de morgan », ecc. Si è anche detto disopra (pag. 59, lin. 43, pag. 60, lin. 1—3) che questa edizione è un volume, in 8°, composto di 156 pagine. Nelle linee 9—15 della 127a di queste 156 pagine, numerata col numero 95, si legge : « Paris, eighteen-thirty-eight, thirthy-eight, forty, forty-one » The first volume of this work was printed. Paris, eighteen-thirty- » Guillaume Libri. 4 Histoire des Sciences Mathématiques » fivè, «cU™, Rufit wsShwver sold; thè whole impres»ion («cept a » en Italie, depuis la renaissance dès lettres jusqu’à la fin du » few coi)ies ^wi]juted; as Tresents> was hurnt- * » x’ iie siècle. 5 Ottavo. Il Sig. De Morgan scrivendo in questo passo « thè whole impression (except a few copies distributed » as presents) was burnt. » (Vedi sopra, linee 47—48 della presente pagina 351, colonna seconda) al- lude alla distruzione che di sopra ( linee 35—38 della presente pagina 351 ) si è notato essere avve- nuta nel suddetto incendio della « rue du Pot de Fer n? 14 » d’ una gran parte degli esemplari del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences mathématiques || en Italie, ecc. par guil- » LAUME LIBRI II TOME PREMIER || PARIS, eCC. 1835 ». — 352 — Questo passo del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences mathéma- » tiques || en Italie, ecc. tome premier || a paris, 1838 » è identico col passo ri- portato di sopra (pag. 346, lin. 30-34) della pagina numerata 339 del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences mathématiques (| en Italie, ecc. tome » premier || a paris, 1835 «, salvo le varietà seguenti: Pag- lin. LIBRI, HISTOIRE, ecc. TOME PREMIER, 1835. Pag- lin. LIBRI , HISTOIRE ecc. TOME PREMIER, 1838- 339 1 Force's 387 6 Force' 2—4 un ouvrage chinois dont nous devons la connaissance 'a M. Edouard Biot. Il s'agit ici du 7 le 4 ouvrage 8 trai té 6—7 qui est date de l’an 1593 de l’ère chre'tienne et qui 19 qui est est 9 Missionaires) conlient a la fois 12—14 Missionnaires) porte une date qui | correspond a l’an 1593 de l’ère chre'tienne et il | contient a-la-fois Un esemplare del suddetto volume intitolato « histoire || des || Sciences ma- » thématiques || en Italie, ecc. tome second || a paris, 1838 » è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze , e contrassegnato «c II. III. 328 » , cioè « Stanza II, Palchetto III , numero 328 progressivo de’ volumi ora collocati in )> questo palchetto». Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino , e contrassegnato « Q. Vili. » 326 », cioè « Scaffale Q, Palchetto Vili, numero 326 progressivo de’volumi ora » collocati in questo palchetto ». Sono indicati di sopra ( pag. 156 , lin. 20-24 ; pag. 159, lin. 22-45 ) quattro esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata « libro || De abacho il quale in- » segna a fare ogni ragione mercantile », ecc. (Vedi sopra, pag. 154, lin. 13-is). Si è anche detto di sopra (pag. 154, lin. 18-21) 1? Che questa edizione è un vo- lume, in 8?, composto di 89 carte; 2? Che nelle linee 4-7 del recto della 80a di queste 80 carte si legge : « Stampata in Vinegia per Giouanni || Padouano. Nell’ » anno del || Signore .m.d.xxxxviii ». Nel rovescio della medesima carta 80a si legge: Ol^rlurbaàtomodcubevirilviuhicDa — 353 — Nel secondo de’due rettangoli contenuti in questo passo della suddetta edizione intitolata « libro || De abacho », ecc. è applicato alla moltiplicazione di 934 x 314 = 293276 il metodo stesso che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla medesima moltiplicazione. Nel primo di questi due rettangoli è applicato alla moltiplicazione di 55555 X 55555 = 3086358025 il meto- do, che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è appli- cato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276. Nel recto della carta undecima della suddetta edizione del 1548, la qual carta nel margine inferiore del medesimo recto è segnata zione del 1561 » (Vedi sopra, pag. 172, lin. 51-52), « edizione del 1564 » (Vedi sopra, pag. 175, lin. 30-31), « edizione del 1567 » (Vedi sopra, pag. 178, lin. 43-44; pag. 179, lin. 1), « edizione di Venezia 1570 » (Vedi sopra, pag. 182, lin. 17-19); 2? di ciascuna delle edizioni chiamate di sopra « edizione di Venezia 1541 » (Vedi sopra, pag. 146, lin. 38-39), « edizioni A-F » (Vedi sopra, pag. 199, lin. 12-14; pag. 202, lin. 16-18; pag. 204, lin. 41-42; pag. 210, lin. 1-2; pag. 212, lin. 19-20; pag. 216, lin. 24-25), « edizioni H, I » (Vedi sopra, pag. 220, lin. 1-2; pag. 221, lin. 38-39), salvo che l’ultima pagina di ciascuna di queste nove edizioni ha per errore 3 in vece di 2 per nona cifra del prodotto totale della moltiplicazione di 55555 X 55555, e 13 in vece di 12 nella terza casella del secondo rettangolo. Ciò che si riporta in litografia di sopra nella pagina 352 trovasi anche nella penultima pagina di ciascuna delle edizioni chiamate di sopra « edizio- ne di Milano 1570 » (Vedi sopra, pag. 189, lin. 3—5), « edizione del 1586 » (Ve- di sopra, pag. 191, lin. 12-13), nell’ultima pagina di ciascuna delle edizioni chiamate disopra « edizione di Milano 1541» (Vedi sopra, pag. 149, lin. 19-20), « edizione del » 1547 » (Vedi sopra, pag. 151, lin. 14-16), « edizione di Milano, Borgo, senz’anno » (Vedi sopra, pag. 194, lin. 24-25), « edizione di Milano, De Girardoni, senz’anno» (Vedi sopra, pag. 197, lin. 15-17), salvo 1° che le parole « Opus luchaatonio de uberti » fe ì uinetia » non sono in alcuna di queste sei edizioni; 2? che la penultima pagina della edizione chiamata di sopra « edizione del 1586 » ha « quadrato » in vece di « Quadrato » , e l’ultima pagina della edizione chiamata di sopra « edizione di Mi- » lano, Borgo, senz’anno » ha « Multiplica » invece di « Moltiplica ». Tutto ciò che si riporta di sopra in litografia nella pagina 352 è anche nell’ultima pa- gina dell’edizione chiamata di sopra «edizione G », (Vedi sopra, pag. 218 , lin. 21—23 ) , salvo 1? che per errore nella medesima ultima pagina trovasi 8 in vece di 2 per nona cifra nel prodotto totale della moltiplicazione di 55555 X 55555, q in vece di 1 nella seconda cifra del moltiplicatore 314, lungo il lato destro del secondo rettangolo, 13 in vece di 12 nella terza casella del rettangolo mede- simo, q in vece di 9 nella quarta casella, q in vece di 4 nella sesta casella; 2? che la prima cifra 3 del prodotto 4 X 9 = 36 manca nella settima casella di questo se- condo rettangolo. Nelle carte numerate a penna 20—37 d’un volumetto da me ora posseduto, e con- trassegnato « 17 » trovasi un esemplare mutilo d’una edizione intitolata « libro || » Dabaco che insegna a fare ogni ragio||ne mercadantile: t a pertegare le terre || » con larte di la Geometria: ■£ altre nobi||lissime ragione straordinarie cò la Ta-[ » riffa come respondeno li pesi t mone-||de de molte terre del mondo cò la in-j — 355 — » clita citta di Vinegia. Elqual Libro se |] chiama Tliesauro vniuersale: diligente|| » mente reuisto « corretto. » Questo esemplare è composto di 55 carte, numerate a penna nei margini superiori dei recto coi numeri 20-74. Nelle linee 1-3 (uniche) del recto della 55a di queste 55 carte, numerata nel medesimo recto col numero 74, si legge : « Stampata in Yineggia per Aluise Torti |j Nel .M.D.XXXV. Del » Mese || De Zenaro. » , il che mostra che la edizione menzionata di sopra nella linea 41 della pagina 354 fu impressa in Venezia nel Gennaio del 1535. Nel rovescio della medesima carta 55a si legge : Multiplica per modo d t quadrato . MvDOQCXV* Questo passo della suddetta « edizione del 1535 » è interamente identico coll’ul- tima pagina citata di sopra (pag. 354, lin. 32-33) della suddetta « edizione G » sal- vo che le parole « Multiplica p modo de Qudrat » e la data « M.D.XXXV. » non sono nella medesima ultima pagina della suddetta « edizione G ». Più oltre (pag. 357, lin. 27-34) sono indicati due esemplari ora esistenti d’una edizio- ne intitolata ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edi- zione intitolata 11: scribe igitur l,sub sequenti versus » laeuam quadrangulo, dena in mente » reseruata. Et dicito rursum, 8 & 2 fa// » ciunt 10, & 2 efficiunt 12, & 5 constituunt 17, quibus adde vnitatem prò » nuper obseruata dena, fient 18: subscribes ergo 8, in tertio laeuorsum /) ordine. Item prò reseruata dena|, adde 1 succedentibus numeris, & col// )> ligentur 13. vnde si notaueris 3, & denam rursum prò vnitate ad viti// » mum traduxeris ordinem, consurgent 9: quibus suo loco designati, )) habes vniuersum numerum ex hac multiplicatione productum, 93810. Questo passo della suddetta edizione intitolata « orontii |J finei delphin. regìi || » MATIIEMATICARVM (| PROFESSORIS : il ARITHMET1CA || Practica , CCC. PARISIIS , 1535 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 356, lin. 9-52) delle carte numerate « fo. 6-FO. 7 » della suddetta edizione intitolata « orontii || finei del-||phinatis, » LIBE-||rALIVM DISCIPLINARVM PROFESSO-||rIS REGII, il PROrOMATHESIS:, ecc. PARISIIS ANNO jj Nu. multiplicans. — 359 — » 1532 », salvo le varietà seguenti : -.1 li- FINEI* PROTOMATHESISj 1532 car. lin. FINEI . ARITHM. PRACT. 1535 car. lin. FINEI , PROTOMATHESIS, 1532 car. lin. FINEI 3 ARITHM. PRACT. 1535 10 SVBN ECTERE 10v. 8—9 sVBlnectere F- Di'. 37 trigonum. 10 V. 39 trigonum. il & in ijs 9 & ijs 37— -38 con|sequètcr 40 consequenter B còducens 10 conducente 38 secùdo a secundo 13 nè$ 12 neqne 38—39 primu deue|niédo 40—41 primunideueniendo 14 plserunquè 13 plerunque multiplicàtis ele- multiplicantis ele- 15 itàqj 14 i taque mètù. Dcmu mentum. Demum 16 admodum 15 admodum 40 numeros ad inuici 11 r. 2 inuicem numeros 17 comprpehendat 16 comprehendat 42—43 li-|ncuncula 3—4 li-|neola 18 raultiplicando. 17 multiplicando : 43 at4?. 4, atq^ j, uerò n vero 43—44 quadrangu|lo 4 — 5 quadra |gulo 19 lineuncula 19 lineola 44 Deinde 5 DeTde 20 uerò 20 vero » 4 6 quatuor » figura» a figurg 46 sequéti uersus lse- 7—8 sequenti versus | lae- 21 ut 21 „ vt uà quadràgulo uam quadrangulo 22 ultimum 22 vltimum 47 faciùt 9—10 fa-|ciunt 23 ueniat 23 veniat 49 unita tem 10 vnitatem 24 postraodum 24 postmodum » 18 il 18 : 29 Sit 30 sum multiplica 4, producentur 24: scribe igitur 4 intra inferiorem, & » 2 intra superiorem dextri & secundi ordinis quadranguli trigonum. » Et ita consequenter de reliquis : ex secundo ad primum deueniendo » multiplicantis elementum . Demum absoluta multiplicatione, adde » inuicé numeros ex singulis multiplicationibus prouenicntes: in hunc modum . Sub intima contexturae li// neola, & dextro, atq; inferiori quadrane gulo, pone tzipbram 0. Deinde dicito , quatuor & 2 faciunt 6, & 5 conficiunt 11: scrihe igitur l, sub sequenti versus lae uam quadrangolo, dena in mente reser// nata. Et dicito rursum, 8&2 faciunt 10 « & 2 efficiunt 12, & 5 constituunt 17, quibus adde vnitatem prò nuper )) obseruata dena, fient 18: subscribes ergo 8, in tertio laeuorsum ordine. )) Item prò reseruata dena, adde 1 succedentibus numeris: & colligètur » 13. vnde si notaueris 3, & denam rursum prò vnitate ad vltimum tra// » duxeris ordinem, cósurgent 9: quibus suo loco designatis, habes vni// )) uersum numerum ex bac multiplicatione productum, 93810. )> Exemplum. Questo passo della suddetta edizione intitolata « orontii [| finei delphin. re//[|gii » MATIIEMATICARVM j| PROFESSORIS: [j AR1TI1MET1CA || PRACT1CA, eCC. PARISIIS, 1542 )) è iden- tico col passo riportato di sopra (pag. 356, lin. 9—52) delle carte numerate « fo. » 6— fo. 7 » della suddetta edizione intitolata « orontii J finei del-||phinatis, libe-|| « RALIVM DISCIPLINARVM PROFESSO-||rIS REGII,||pROTOMATHESIS:, eCC. PARISIIS ANNo|| 1532 » , salvo le varietà seguenti : «■ lin. FINEI , PROTOMATHESIS, 1532 car. lin. FINEI , ARITHM. PRACT. 1542 car. lin. FINEI, PROTOMATHESIS, 1532 car. lin. FINEI, ARITHM. PRACT. 1542 f.6p. 10 SVBNECTERE 10 V. 27—28 svB-|nectere f.Gm. 16 admodum io... 34 admodum 11 facillimum: &in ijs 28 facillimù : & ijs 17 compnehcndat 35 comprehendat » còduccns 29 . conducente 18 multiplicando, 36 multiplicando : 12—13 nu-|merorum 30 numererà » uerò ■ » vero 13 nc'(f 31 neque 19 quadrangulum 37 quadrangulum. 14 plaerunquè 32 plerunque » lineuncula 38 J incoia 15 ità^ 33 itaque 20 raultiplicans uerò 39 multiplicàs vero — 361 — car. lin. FINEI, PROTOMATHESIS, 1532 car. liu. FINEI , ARITHM. PRACT. 1542 car. lin. FINEI , PROTOMATHESIS, 1532 ear. lin. FINEI , ARITHM- PRACT. 1542 T.&V. 21 Ut ilo. 40 vt f.6o. 40 numeros ad inuicè 11 r. 21 inuicG numeros 22 ultimum 41 viti munì 42—43 li-|neuncula 22—23 li-|neola 23 ueniat angulum 11 r. 2 veniat angulù 43 atq;5 23 24 postm odimi 3 postmodum 44 4 25 quatuor 27 transuersalìter 7 tràsuersaliler 46 sequéti uersus Ifeuà 26 sequenti versus Ire- | 28 quadrangolo 7—8 quadrà-lgulo quadràgulo uam quadrangolo 29 Sit 9 (T s;t 47 faciùt 10, 28 faciunt 10 30 locutisquè 10 locatisquè 49 unita tem 29 vinlatcm ueluti 10—11 ve-|luti » 18, 30 18 : 31 primum 11 primìim F.7r. 2 It5 31 Itcm 32 Postea 12 Postea, » numeris » numeris : 33 itaquè 13 itaque 2—3 col!igen-|tur » cnlligttur » supremo sucedent s 14 supremo succedentis 3 linde 32 vnde 34 Rursum » Rursum, a unitate a vnitate 35 postmodum 16 postmodum » ultimum » vltimum 36 multiplica. 17 multiplica 3—4 or-|dinè, consurgent 33 ordinem, còsurgent 37 trigonum. 18 trigonum . 4 uniuersum 33—34 vni-|uersum 37—38 con-|sequéter 19 consequenter f.6o. nella fi. Multi plicaild^ nella fi. Multiplicàdus 38 secùdo » secundo j> Numeri Iproducti. » pdueti. | Numeri 38—39 primu deue|nièdo 19—20 primum deueniendo| multiplicàtis eie- multiplicantis ele- mi; tu. Demi mentum. Demum In un volume ora posseduto dalla Biblioteca della -.Regia Università di Torino, e contrassegnato « Q. 1.53 », cioè che grandemente gioua » à coloro che per debolezza di mente sono sdimentichi. Mediante il » qual modo ciascune figure de numeri resultati , sono manifestissime » a gl' occhi-. (jjy> non bisogna ritenere, ò riserbare li articoli nella men- ti) te, mediante lo sdimenticarsi de quali occorre che alcuna volta si erri. » Ma andian via dietro à questa cosa. Propostici adunque duoi numeri da » multiplicarsi l'vno l'altro : rizza sopra la tua Tauola vna certa figura » di linee diritte fatta di quadrangoli piccoli, la lunghezza della quale » si distenda in tanti quadrangoli , quante sono le figure del numero | 1 — 362 — » da multiplicarsi, la larghezza per quante sono le figure del mul- ti tiplicante: di poi qual si voglia quadrangolo si diuida in due parti » con vna linea schianciana, ouero à schiancio. Preparate le quali cose » in questa maniera, scrinasi di sopra il numero da multiplicarsi, » il multiplicante si collochi al destro lato della figura ; ma in quel » modo che ciascuna figura dell’vno , dell’ altro sieno collocate ne » loro quadrangoli, (£>> la ultima figura del multiplicante, venga allo ti angolo retto comune con la prima figura del numero da multi- ti plicar si, ponendo gl’ altri per ordine allo in giù. Multiplichinsi dipoi n ciascuna figura del numero da multiplicarsi, per ciascuna figura del » multiplicante, tjjy* i numeri che ne vengono si ponghino sotto ne' pro- ti prij quadrangoli: i Diti, cioè sotto la schianciana, gli articoli sa- zi pra. Raccolghinsi finalmente tutti li ordini de numeri, separati per » il trauerso da esse linee à schiancio, cominciando dal destro, più ti inferiore quadrangolo : (fate ne risulterà da tal multiplicare il nu- li mero che te ne viene. Siaci per esempio che il numero 354. si hab- ii hi à multiplicare per il numero 265. fatta adunque la forma delle » linee, posti i numeri à luoghi loro, come si vede per la di sotto n dimostra, tione : multiplica la pri n ma cosa 4. per 2. fa* barai 8. )) poni questo 8. dentro al triango- li lo di sotto del quadrangolo de- li stro superiore . Multiplica di n poi 5. per 2. & te ne verrà 10. « di è numero articolo : poni adu- li que il 0. nel di sotto triangolo, n <&> lo 1. nel di sopra del qua- li drangolo che segue . Multipli- n ca di nuouo per esso dua il 3. » <&> tene verrà 6. <&> ponto al suo luogo-. Va di poi al 6. che è la fi- li gura del mezo di esso multiplicante, multiplica per essa il 4. te n ne verrà 24 . poni adunque il 4. entro al triangolo di sotto, il 2. n entro al triangolo di sopra del quadrangolo che dalla destra è il se- n condo: cosi conseguentemente de gli altri, procedendo dalla secon- n da sino alla vltima figura del multiplicante. « Vlhmamente finita la multiplicatione. Raccogli tutti i numeri in- n sieme che ti son venuti di ciascuna multiplicatione in questo modo, n Sotto la più bassa linea della figura fatta di linee, <& nel quadran- ti goto destro , più basso , raccogliendo secondo le stranciane , po- ti ni il zero 0. Di poi dirai 4. 2. fa 6. et 5. fa 11. poni adun- n que 1. à man sinistra sotto il quadrangolo che segue, ritenendo nella ti tua mente la decina. Et dì di nuouo 8. & 2. fa 10. <£>> 2. fa 12. & « 5. fa 17. al qual numero aggiugni la decina che tu ritenesti à men- tì te poco fa, (jjp> te ne verrà 18. porrai adunque 8. nel terzo quadran- ti goto verso la sinistra. Di nuouo mediante la ritenuta nella mente a decina aggiugni vno 1. à numeri che seguono, te ne verrà 13. don- » de se tu porrai 3. (fey di nuouo trasporterai la decina mediante quella » vnità, nell' ultimo ordine, te ne verrà 9. i quali posti à loro luoghi il harai tutto il numero che da questo multiplicare ti sarà vniuersal- » mente venuto, che sarà 93810. )) da multipl i carsi 3 5 4 °/e */. °/a . . % % 2/, v ^ / / % i 9 3 8 1 0 In questo passo della suddetta edizione intitolata « opere || di || orontio fineo [j » del delfinato, ecc. In frenetici, 1587 » è tradotto in lingua italiana ciò che si riporta di sopra nelle linee 9-52 della pagina 356. La figura contenuta in questo passo della suddetta edizione intitolata « opere [| di |j orontio fineo || del delfi- « nato, ecc. In Venetia , 1587 » è identica con quella contenuta nel passo ri- portato di sopra (pag. 356, lin. 9—52) delle carte numerate « fo. 6, fo. 7 » della suddetta edizione intitolata « orontii [j finaei del-||phinatis , libe-||ralivm discipli- >i NARVM PROFESSO-||RIS REGII, f PROTOMATHESISL, eCC. PAR1SIIS ANNO 1)^532 ». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma , e con- trassegnato « A. e. 36 », cioè «Scansia A, palchetto e, numero 36 progressivo de’ — 363 — » volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « opere [| di||orontio fineo [] dei, delfinato, ecc.In Venetia , 1387. Un altro esemplare di questa edizione è ora posseduto dalla Biblioteca Casana- tense di Roma, e contrassegnato « M. XII. 86 », cioè « Scansia M, Palchetto XII, » numero 86 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 364, lin. 43—48) sono indicati due esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata « opere [| di orontio [| fineo |j del delfinato: Jf Diuise in cinque » Parti; [| Arimeiicci , Geometria , Cosmografia , e Orinoli, |f tradotte || da cosmo » bartoli, |J Gentilhuomo, & Academico Fiorentino: |] Et gli Spechi, \\ Tradotti dal » Caualier ercole bottrigaro Gentilhuomo Bolognese. || Nuouamente poste in » luce. [] venetia, m. dc. lxx. || Presso Gio: Giacomo Hertz. || con licenza de sv- » periori, <& privilegio. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 392 pagine, delle quali le ia-2% 4a-i6a, 331% 388% 432a non sono numerate, e le 3% I7a— 330% 332a— 387% 389a-43ia, 433a-592a sono numerate coi numeri 3, 1— 153, 142, 155-296, 279, 298-312, 31C, 314, 316-334, 336, 337, 337-349, 334, 351-371, 573-394, 396, 396-415, 417-456, 477, 458-576. Nelle linee 47-53 della 29a di queste 592 pagine , numerata col numero 13, e nelle linee 2-44 della 30a delle medesime 592 pagine, numerata col numero 14, si legge : «li Piacemi finalmente soggiugnere vn’altro modo di multiplicare, facilissimo; & » certissimo più di tutti li altri: & che grandemente gioua à coloro che per debolezza » di mente sono sdimentichi. Mediante il qual modo ciascune figure de numeri risul- « tati, sono manifestissime à gli occhi : & non bisogna ritenere , ò riserbare li artico- » coli nella mente , mediante lo sdimenticarsi de quali occorre che alcuna volta » si erri. Ma andian via dietro à questa cosa. Propostici adunque duoi numeri da » multiplicarsi l’vno de l’altro : rizza sopra la tua Tauola vna certa figura di linee dritte » fatta di quadrangoli piccoli, la lunghezza della quale si distenda in tanti quadrangoli, » quante sono le ligure del numero da multiplicarsi, & la larghezza per quante sono le » figure del numero da multiplicarsi , & la larghezza per quante sono le figure del » multipllcante (sic): di poi qual si voglia quadrangolo si diuida in due parti con vna linea » scianciana?ouero a schiancie.Preparare(sfc) le quali cose in questa maniera, scriuasi di so- » pra il numero da multiplicarsi , & il multiplicantc si collochi al destro lato della fi- » gura; ma in quel modo che ciascuna figura dell’uno, & dell’altro sieno collocate ne » loro quadrangoli, k. la vltima figura del multiplicante , uenga allo angolo retto & » comune con la prima figura del numero da multiplicarsi, ponendo gl’altri per ordine » allo in giù. Multiplichinsi di poi ciascuna figura del nomero da multiplicarsi, per ci- » ascuna figura del multiplicante , & i numeri che ne uengono si ponghino sotto ne’ » proprij quadrangoli; i Diti, cioè sotto la schianciana, & gli articoli sopra. Raccolghin- » si finalmente tutti li ordini de numeri, separati per il trauerso da esse linee a schian- » ciò, cominciando dal destro, & più inferiore quadrangolo: & te ne risulterà da tal » multiplicare il numero che te ne uiene. Siaci per esempio che il numero 354. si hab- » bi a multiplicare per il numero 265. fatta adunque la forma delle linee, & posti i nu- » meri a luoghi lore, (sic) come si vede per la di sotto dimostratione: multiplica la prima co- » sa 4. per 2. & barai 8. poni questo 8. dentro » al triangolo destro superiore. Multiplica di )) poi 5. por 2. & te ne uerrà 10. ch’è numero )ì articolo: poi adunque il 0. nel di sotto trian- « golo , & lo I . nel di sopra del quadrangolo » che segue. Multiplica di nuouo per esso dua « il 3. & te ne uerra 6. &: ponlo al suo luogo ; » Va di poi al 6. che e la figura del mezo di » esso multiplicante, & multiplica per essa il 4. » & te ne uerrà 24 poni adunque il 4 entro al a triangolo di sotto, & il 2. entro al ttiangolo (sic) » di sopra del quadrangolo che dalla destra e il « secondo : & cosi conseguentemente de gli altri ; » vltima figura del multiplicante. da multiplicarsi 3 5 4 X* °/c 1 / / 0 7s „o X 7s /o 2/< / % 2 / / 5 2 / /o ì~ 3 8 1 0 procedendo dalla seconda sino alla — o' 6 È 5 Suma — 364 — » Vltimamente finita la multiplicatione, Raccogli tutti i numeri insieme che ti son » venuti di ciascuna multiplicatione in questo modo. Sotto la più bassa linea della fìgu- » ra fatta di linee, & nel quadrangolo destro, & più basso, raccogliendo secondo le stran » ciane, poni il zero 0. Di poi dirai 4. & 2. fa 6. & 5. fa 11. poni adunque 1. a man sioi- )) stra sotto il quadrangolo che segue, ritenendo nella tua mente la decina. Et dì di nuo- » uo 8. & 2. fa 10. & 2. fa 12. & 5. fa 17. al qual numero aggiugni la decina che tu ri- » tenesti a mente poco fa, & te ne uerrà 18. porrai adunque 8. nel terzo quadrangolo » uerso la sinistra. Di nuouo mediante la ritenuta nella mente dicina aggiugni vno I. » a numeri che seguono, & te ne uerrà 13. donde se tu porrai 3. & di nuouo traspor- » terai la decina mediante quella unità , nell’ ultimo ordine , te ne uerrà 9. i quali » posti a loro luoghi barai tutto il numero che da questo multiplicare ti sarà uni- » uersalmente, uenuto, che sarà .93810. ». Questo passo della suddetta edizione intitolata « opere || Dt orontio || fineo || dee » delfinato:, ecc. venetia, m. dc. lxx. », ecc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 361, lin. 46—55; pag. 362, lin.i-50) delle carte numerate io, il della suddetta edizione intitolata « opere || di [| orontio fineo || del delfinato, ecc. In » Venetia , 1587 », salvo le varietà, seguenti : car. lin. FINEO, OPERE, YEN. 1587 PaS- lin. FINEO , OPERE, YEN. 1670 car. lin. FINEO, OPERE, YEN. 1587 PaS- lin. FINEO, OPERE. YEN. 1670 10.,. 3 resultati 13 49—50 risul-|tati to delquadralo 4 gl' occhi 50 gli occhi de-\stro 7 53 de 10 «. 33 verrà 14 21 uerrà 8 diritte » dritte 34—35 poni adunque 22 poi adunque 10—11 del mulAtiplicante 14 4—5 del numero da mul 39 25 uerrà tiplicarsi, & la lar- » e 26 e ghezza per quante 11 r. 2 verrà 28 uerrà sono le figure del | 3 triangolo 29 tliangolo multi pllcan te » e 30 e 12 schiancianu 3 scianciana 11 à 36 a s a schiancio j> a schiancie 13 à 39 a 15 vno 8 uno 14 verrà » uerrà 16 venga 9 uenga 15 verso 40 uerso ■ 19 numero 11 nomero 16 à 41 a 20 vengono 12 uengono » verrà uerrà 21 quadrangoli : 13 quadrangoli ; 18 vnità 42 unità 23 à schiancio , 14 a schiàn-|cio ; » vltimo a ultimo 25 viene 16 uiene j> verrà » uerrà 26 a 17 a n à 43 a 1 27 à 18 a 19—20 vniuersal - 1 mente 43—44 uni-| uersalmente . 1 B loro » lore venuto uenuto 130-32 trian%o-\lo di sot- 20 triangolo destro 20 sarà 44 sarà. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contras- segnato « Col. 141 = E ^ 2 », cioè « Colonna 141 , Palchetto E, numero 2 pro- » gressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « opere || di orontio |] fineo j| del delfinato, ecc. » venetia, m. dc. lxx. ». Un altro esemplare di questa edizione è ora da me pos- seduto, e contrassegnato « 98 ». Più oltre (pag. 390) sono indicati due esemplari ora esistenti d’una edizione intitolata « orontii || finali Delphi -||natis , Regij Mathe//|fmaticarù Lutetiae |j Professoris, || a- » rithmetica || Practica, in compendia per Authorem [| ipsum redacta, mul- » tiscj ; accessionibus || locupletata : Ijs qui ad liberam quàuis , |j nedù Ma- » thematicà adspirant philoso-\\phià perutilis, admodumq ; necessaria. [| lvte- » tiae PARisiouvM || Apud Simonem Colinaeum. || 1544. || Virescit vulnere virtus. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 97 carte, delle quali le ia , 96a, 97a non sono numerate, e le 2a-95a sono numerate nei recto coi numeri 2-95. (Sarà continuato ). Astronomia stellare. Nuove ricerche sul moto proprio delle stelle con applica- zioni. Memoria del prof. I. Calandrelli. PARTE PRIMA l.° Quando nel 1857 presentava all’accademia le prime mie ricerche sul moto proprio delle stelle, notava le grandi difficoltà, che sogliono incontrarsi in que- ste indagini , le quali , tacendo finora la teoria sulla natura di questi piccoli movimenti, debbono fondarsi sulle osservazioni. Ma questo unico dato, a sen- timento di tutti gli astronomi, è sempre incerto, attesi gli errori inevitabili ai quali vanno soggette le osservazioni fatte coi più delicati stronfienti dai più grandi astronomi. A questi errori si debbono aggiungere quelle piccole diffe- renze che hanno origine da un metodo non uniforme e stabile di calcolo per la riduzione delle osservazioni, e da quelle piccole variazioni che, da un se- colo a questa epoca, sono state introdotte negli elementi del calcolo (1). Se è vero però che queste piccole variazioni poco possono influire sulla quantità dei movimenti propri, bisogna anche ricordarsi che essi in quasi tutte le stelle sono piccolissimi; che essi vengono confusi con quei movimenti apparenti che la scienza insegna a ben calcolare, per cui non basando il calcolo di riduzione su di un metodo uniforme, e sugli stessi elementi, le piccole differenze pos- sono alterare la piccolissima quantità dei movimenti propri, finché la scienza non insegna teoricamente il modo di separare questi dagli altri che si sanno calcolare. In ogni caso la cattiva determinazione dei movimenti propri dipende dagli errori delle osservazioni, e quando anche si conceda che le due posizioni medie che si paragonano sieno state ridotte alle epoche dei cataloghi con un metodo uniforme di calcolo, gli errori delle osservazioni bastano per alterare la quantità dei movimenti propri. Con savio ‘ accorgimento dunque il cel. Oriani , astronomo del passato secolo, rinunziò ai movimenti propri di 80 stelle determi- ni Le cautele che si debbono usare per ridurre le antiche osservazioni coi recenti ele- menti di calcolo introdotti nella scienza, sono state sviluppate nella dottissima memoria del sig. Peters di Pulkova sulla parallasse di alcune stelle. (Pietroburgo 1848). 47 — 368 — epoca, differenze molto più notabili, nulladimeno ho voluto limitare le mie ri- cerche a queste piccolissime differenze 1 .° per dimostrare che la scienza pos- siede tali posizioni medie delle stelle che soddisfano egregiamente alla (1) nel fissato limite : 2.° per farmi strada a discutere la interressante questione sulla variabilità del moto proprio di alcune stelle. Difatti ammesso il mio postula- timi, a me sembra che si debbano ammettere i seguenti corollari. 1. ° Si devono dire esatte le osservazioni dalle quali risultano le medie posizioni P°, P', Q°, Q'; per l’epoche fissate t° e t' (a). 2. ° Le riduzioni alle epoche fissate debbono basare prossimamente sugli stessi elementi di calcolo. 3. ° I moti propri sono ben determinati, e di loro natura uniformi, spe- cialmente quando 0 sia un numero molto grande. 3.° Prima di venire alle applicazioni debbo notare l.° che le precessioni p e p' sono state rigorosamente calcolate per l’epoca media , prendendo per la stessa epoca i valori di m ed n ricavati dalle ultime determinazioni di Le Verrier. 2.° che le medie posizioni P°, Q° pel 1750 sono state prese dagli annali dello stesso astronomo, e le P', Q' dal catalogo di Greenwich nel quale sono date le posizioni delle stelle per l’epoche l.° gen. 1840-45. In caso con- trario si citeranno i cataloghi dai quali sono state prese le une e le altre. 3.° Che nelle precessioni si sono conservate cinque e sei decimali. 4.° Final- mente che le varie applicazioni verseranno su quelle stelle che hanno insen- sibili movimenti propri sia in ascensione retta, sia in declinazione; su quelle che hanno moti propri sensibili: su quelle delle quali, se una ha un moto pro- ( a ) In questo corollario ho dovuto fissare le epoche t°, e t' per le quali sono date quelle posizioni, e forse doveva fissare anche i cataloghi dalle quali si prendono, giacché non escludo che, prendendo le posizioni in altri cataloghi per altre epoche ed anche per le stesse epoche possa non verificarsi la (1) negli assegnati limiti. Essendo poi nella (A) le differenze P' — P°, Q°— Q', dalla somma delle quali risulta la A, questa potrebbe restare la medesima, quando le posizioni P° e P', o Q°, Q' fossero affette dello stesso errore: questa ipotesi non è pro- babile, tanto più che le posizioni P' e Q1 non si deducono dalle P° e Q°, ma risultano da osservazioni consegnate in altro catalogo differente da quello in cui si trovano P° e Q°. Il mio scopo è di verificare le osservazioni dalle quali risultano quelle posizioni, e mi guarderei bene di prendere per l’epoche t°, V le posizioni medie che si danno in qualunque effeme- ride, nelle quali fissate una volta le posizioni medie P° e Q° per l’epoca t°, sieno esse buone, o cattive, si passa alle posizioni P' e Q' di anno in anno colla addizione della precessione totale. — 369 — prio sensibile in una delle coordinate, l’altre l’ ha quasi nullo nella coordinata dello stesso nome. Applicazione I. 4.° Le stelle y Pegaso, « Scorpione hanno un moto proprio piccolissimo in ascensione retta. p = -+- 0/ 00065 (Pegaso) f i — — 0. 00059 (Scorpione) Sarà dunque 1750 y Pegaso « = 0.A 0.m23/515 = P° 1840 a= 0. 5. 0. 140 = P' 1750 a Scorp. a=16. 14. 7. 441 = Q° 1840 a = 1 6. 19. 36. 380 = Q' Epoca media 1795 , Q = 90 anni, m — 46." 04449, n = 20.” 0571 6 , p = 3/073565, p'= -+• 3/655892, p-h^= 3/074215, p'n-^'=3/655302, e dal calcolo si trova A = — 52/ 314 A' = -+- 52. 297 Colla differenza — 0/017. E qui si osservi che nel cat. britan. si trova p = -r- 0/ 005 (Pegaso) p,'=-t-0. 004 (Scorpione) cioè i movimenti propri dieci volte più grandi, e ambedue addittivi, per cui in virtù del moto proprio ogni cento anni le ascensioni rette di queste due stelle aumentano di circa 0/ 4, mentre nell’altra ipotesi ogni cento anni l’ascen- sione retta di 7 Pegaso aumenta di 0/ 06, e quella di tx Scorpione diminuisce della stessa quantità. In questa prima applicazione ho trascritti minutamente tutti gli elementi del calcolo. Nelle altre saranno notate le posizioni medie , e le precessioni calcolate per epoca media. Applicazione IL L’oc del Cigno , e 1’ a dell’ Orione hanno un moto proprio sensibilmente nullo in distanza polare. 1750 a Cigno § = 45.° 36.' 5."2S = P° 1840 8 = 45. 17. 19. 1 1 = P' 1750 a Orione 8 = 82. 89. 49. 86 = Q° 1840 8 = 82. 37. 44. 73 = Q' Per l’epoca media si ha p = — 12. "51646 (Cigno) p'= — 1. 39236 (Orione) Dal calcolo risulta A = — 16.' 41. "04 A'=h- 16. 41. 16 La differenza -t- 0." 12 . Applicazione III. L’a di Boote, e la /3 della Vergine hanno un movimento sensibile in ascen- sione retta. p = — 0/07812 (Boote) jti'=-+-0. 04949 (Vergine) 1750 a Boote . « =14/ 4.ral 5/ 986 = P° 1840 « = 14. 8. 21. 870 = P' 1750 /3 Vergine a = 11. 37. 40. 404 = Q° 1840 a = 11. 42. 21. 600 = Q' Per l’epoca media si trova jp = -4- 2/ 81122 , p' = H- 3/ 07557 , p-hfi = 2/ 73310 , p'-hfi' = 3/ 12506. Dal calcolo risulta — 871 — A = — 85/ 314 A'= -+- 35. 276 La differenza — 0/038 Applicazione IV. L’oc Boote e l’« del Cane minore hanno moti propri sensibili in distanza polare. Questi sono stati determinati da me paragonando le osservazioni dei più celebri astronomi. = 1." 97822 (Boote) /x'=-+-l. 03177 (Procione) 1750 « Boote § = 69.° 30.' 1 8."40 = P° 1840 §= 69. 58. 54. 48 = P' 1750 Procione § = 84. 9. 18. 87= Q° 1840 § = 84. 22. 12. 57 =Q' Per l’epoca media risulta /> = *+- 17." 08708 , ]/ = -+- 7." 55908 , p -+. [x = 1 9." 06530 , p' n- p! = 8." 59085 e dal calcolo si ha A = -t- 15.'42."38 A' = — 15. 42. 70 Differenza — 0." 32 . Nota. Il moto proprio di Procione è diverso nei cataloghi. jtt'=r-t-0."98 (Cat. brit.) = 1. 0235 (Le Verrier) Col mio moto proprio la (1) si verifica nei limiti fissati. — 372 — Applicazione V. L'oc Boote ha un moto proprio sensibile in ascensione retta (applicaz. Ili], la y Pegaso ha un moto quasi nullo (applicaz. I). 1750 « Boote a = 14/4.m15/ 986 = P° 1840 «■= 14. 8. 21. 870 = P' 1750 y Pegaso oc — 0. 0. 23. 515 = Q° 1840 a= 0. 5. 00. 140 = Q' Ritenendo dunque p + / 1 per Voc Boote, e p1 -+- p.' pel y Pegaso , si ottiene A = — 30/ 741 A'= -+- 30. 700 Differenza = — 0/ 041 . Applicazione VI. Si è veduto nella nota alla applicazione IY che col moto proprio di Pro- cione da me fissato si soddisfa alla (1) nei limiti assegnati, si suppone però ben determinato il moto proprio di oc Boote, merita dunque di verificare i moti propri sensibili di queste due stelle oc Boote , oc Cane minore con una stella il cui moto proprio in distanza polare è nullo. Abbiamo tutti i dati nelle su- periori applicazioni, e dal calcolo risulta oc Boote relativamente ad « Cigno A = — 47. '22. "25 À'= — 47. 22. 35 Differenza H-O/'IO a Cane minore relativamente ad oc Cigno A = — 31 .' 39. "87 A = -4- 31 . 39. 66 Differenza — 0."21 . 5.° Nelle sei applicazioni sono inclusi tutti i possibili casi dei moti pro- pri. Molte altre applicazioni si potrebbero fare, le quali proverebbero sempre — 373 — più la mia proposizione, essere cioè difficile verificare completamente la (1), ed essere di somma necessità fissare alcuni limiti dentro i quali si dica veri- ficata. E quale è mai quello astronomo anche di classico nome europeo che nella determinazione del tempo sia coll’uso di eccellenti cronometri , sia con altri mezzi meccanici (ai quali rinunzio di buona voglia), possa ripromettersi di precisarlo anche nelle centesime di secondo ? Quale è mai quello osserva- tore il più abile e il più esercitato fornito dei più perfetti stronfienti, che nella lettura degli archi sia col mezzo dei noni, sia col mezzo dei microscopi possa ripromettersi di precisarli dentro i limiti di 1 o 2 secondi ? I limiti dunque da me fìssati sonò giusti, avendo riguardo non già alla abilità dell’osservatore, ma al numero delle osservazioni, dalla media delle quali risulta la posizione notata nei cataloghi. 6.° Intanto però dalle cose esposte mi sembra che si possa legittimamente dedurre, che la scienza possiede posizioni medie di molte stelle per 1’ epoca t° = 1750 e tali che da queste con rigorosa riduzione si può passare alle me- die posizioni delle medesime per l’epoche t', t ”, t'" . . . senza bisogno di ri- correre alle osservazioni o ad altri cataloghi, sia perchè il loro moto proprio è sensibilmente nullo, sia perchè il moto proprio è esattamente determinato. Ora la scienza insegna il modo di risolvere il seguente problema. Date le medie posizioni di una stella per l'epoche t°, t\ t". . . e data la posizione media di un altra stella per la sola epoca £°, trovare le posizioni medie della medesima per l'epoche t\ t", t"1 . . . . La soluzione del problema è data dalla (A) (2°). L’ incognita è Q'. E qui si osservi che se la P' all’epoca t\ si deduce dalla P°, si può trascurare, qua- lunque esso sia il moto proprio , per la natura stessa del problema : che se poi la P' per l’epoca t' si prenda da qualche catalogo si deve introdurre ne- cessariamente il moto proprio; quindi siegue che quando l’astronomo sia sicuro della posizione media P° per 1’ epoca t° , può partire da questa per avere la P' per 1’ epoca t1 trascurandone affatto il moto proprio , e deducendo in tal maniera la P' usando della sola precessione. La P° si dirà stella di confronto , la Q' per l’epoca t1 si dirà posizione calcolata , la quale si potrà paragonare colla Q' osservata nella stessa epoca, e apprezzarne o l’esattezza, o l’errore. Dopo ciò si vede chiaramente, che la soluzione del proposto problema dipende dalla scelta della P°, dalla Q°, e dal moto proprio che le si attribuisce. Nelle molte applicazioni per la P° ho scelto l'oc del Cigno che nelle due coordinate ha un moto proprio sensibilmente nullo, e l'oc di Boote il cui moto proprio nelle due 48 — 374 — coordinate è sensibile, ed è un fatto che a partire dal 1750 le posizioni medie di queste due stelle calcolate per 1’ epoche t', t", t'". . . combinano esatta- mente colle osservate nelle stesse epoche in modo che la differenza calco- lo— osservazione non supera i fissati limiti. Ciò prova ad evidenza che le medie posizioni di queste due stelle pel 1750, e i loro moti propri sono benissimo determinati. Ma qui domanderei agli astronomi per qual ragione tanta coinci- denza fra il calcolo e le osservazioni di queste due stelle, e forse di altre, e tanta discrepanza in molte altre ? Non è tempo di rispondere a questa inter- rogazione, mi basta di aver dimostrato che la scelta della P° nelle due indi- cate stelle è quale deve essere per la soluzione del problema, e che per con- seguenza la P' per un epoca qualunque t' dedotta da quella, trascurando il moto proprio, è esatta. Tolto ogni dubbio sulla P° e P', la differenza calcolo — osser- vazione dipenderà esclusivamente dalla Q° e dal suo moto proprio. 7.° Analizzato in tutte le sue parti il problema passo alla soluzione. Nel recentissimo catalogo Radcliffe in Oxford dalle osservazioni di « Auriga risulta 1858 a Auriga . . . a = 5.4 12/ 310 = Q'. Si prenda p = -+- 0/ 00985 (Le Verrier) il quale benché piccolo dopo 108 anni porta 1/ 064. Determiniamo Q' calcolato. Stella di confronto a del Cigno 1750 « Cigno . a = 20. 4 32.w54/ 956 = P° 1858 a = 20. 36. 35. 396 = P' 1750 * Auriga a — 4. 58. 15. 971 = Q° 1858 «= = Q' Epoca media 1804, 9 = 108 anni, m — 46." 04705, n = 20." 05638, ^ = 0, p! = -f- 0/ 00985, p = -4-2/ 0411 13, p' = -f- 4/ 400495, p'-H/x' = 4/ 410345 . Dal calcolo si ottiene 1858 Q' = 5.* 6.-12/ 288 calcol. Q' = 5. 6. 12. 310 osserv. Calcolo— osservaz. — — 0/ 022 . Nello stesso catalogo si trova 1858 a Toro . . . a 4. 4 27“ 46/ 570 = Qr 375 — Stella di confronto a Cigno. Poniamo /x' = -t- 0. 00550. Per l’epoca media si ha p' == ■+■ 3/ 42291 , p' H— p'-\- 3.* 42841. 1750 « Toro « = 4/21 .m36.4 31 1 = Q° 1858 . . . . «= = Q' Ritenendo dunque per oc Cigno i valori trovati si avrà 1858 Q' = 4.* 27.m46/ 579 calcol. Q' = 4. 27. 46. 570 osserv. Calcolo — osservazione = -+- 0/ 009, accordo ammirabile, ma rarissimo. Passiamo ora ad esaminare le distanze polari di queste due stelle notate nello stesso catalogo. Abbiamo dunque 1858 oc Auriga § = 44.° 9.' 6." 10 = Q' Stella di confronto « Cigno. Avremo dunque 1750 « Cigno 6 = 45.° 36. ( 5."28 = P° 1858 6 = 45. 13. 31. 30 = P' 1750 « Auriga 6 = 44. 17. 20. 01 =Q° 1858 6= = Q' Poniamo p! = -f- 0.” 4250 (Le Terrier). Questo moto proprio, dopo 108 anni, porta 45." 90. Per l’epoca media si ha oc Cigno p = — 12. "536894 , p = 0 oc Auriga p = — 4. 999826 , p'-\-p.' = — . 4." 574826 Col calcolo si ottiene 1858 Q' = 44.°9.'5."93 calcol. Q' = 44. 9. 6. 10 osserv. Calcolo — osservaz. = < — 0." 17 Per Yoc Toro si ha dal catalogo 1858 a Toro S = 73.° 46/ 46." 10 = Q' — 376 — Stella di confronto a Cigno si ponga pj — -+- 0." 17390 (Le Verrier), e per l’epoca media avremo Quindi p'=_8." 10261 , p' H-p' = — 7." 92871. 1750 a Toro 3 = 74.° 1 4. "31 = Q° 1858 = Q' Se dunque riteniamo per a Cigno i valori trovati, avremo 1858 Q' = 73.° 46.' 48. "01 calcol. Q' = 73. 46. 46. 10 osserv. Calcolo— osservaz. = -+- 1." 91. Si potrebbe ora dimostrare che, prendendo per stella di confronto la Boote, e trascurandone il moto proprio nella P', si avrebbe il medesimo risultato. Mi limito alle osservazioni di a Auriga. Sarà dunque 1750 a Boote « = 14.*4.m15/ 986 = P° 1858 .... a = 14. 9. 19. 608 = P' Per l’epoca media si ha p = -H 2/ 81 1315, ed essendo p. — 0 per conven- zione, coi valori di « Auriga già trovati, si ottiene 1858 Q' = 5.A 6.m 12/288 valore identico a quello che si ebbe relativamente ad « Cigno. Abbiamo anche 1750 a Boote 6 = 69.° 30.' 1 8. ”40 = P° 1858 .... S = 70. 1. 1. 70 = P' ed avendosi p = -+- 17." 067600, e p = 0 per convenzione, ritenendo il va- lore trovato di p' -+- p.', si avrà 1858 Q' =44.° 9.' 5." 93 identico all’altro che si riferisce alla « Cigno. Sia dunque che la P° pel 1750 si riferisca alla « Cigno, sia che la P° si riferisca alla a Boote, e si trascuri nella P' il moto proprio, noi otteniamo lo stesso identico valore di Q' pel 1858. — 377 — 8.° Dalle cose esposte si può intanto dedurre che la media posizione della « Auriga per l’epoca 1° = 1750 è esatta: che il suo moto proprio è ben de- terminato: che di sua natura lo dobbiamo credere uniforme essendo 9 = 108 anni, che finalmente 1’ oc Auriga può entrare nella classe di oc Cigno, e di a Boote, o ciò che vale lo stesso, Yoc Auriga può prendersi per stella di para- gone. Lo stesso deve dirsi dell’ oc Toro , relativamente alla ascensione retta. Nella distanza polare però si trova una differenza di circa 2.", la quale supera i limiti assegnati: questa differenza può avere origine dalla Q° e dal suo moto proprio , o da un errore di osservazioni. Relativamente al moto proprio si osservi che nel catalogo britannico si trova /*' = -+- 0." 15, sarà dunque p'-\-p!= — 7. "95261, mentre nel nostro calcolo si suppose p'-+-p'= — 7. "92871. La piccola differenza — 0." 0239 che si potrebbe trascurare dopo 10, 20, 30... anni, non è più trascurabile dopo i 40 , 50... anni, e dopo 108 anni porta — 2." 58. La calcolata dunque sarebbe Q' = 73.° 46.' 45. "43 Q' = 73. 46. 46. 10 osserv. Calcolo — osservaz. = — 0." 67. La differenza dunque cambia di segno , e entra nei limiti assegnati , e tutto ciò ha origine da una minima differenza di 0." 02 fra i due moti propri che si sono attribuiti alla stella. In questa incertezza del moto proprio di oc Toro in distanza polare, la quale, a sentimento di tutti gli astronomi, dipende dalle due posizioni Q°, Q' che si paragonano , resta sempre un dubbio sulle posi- zioni medesime. Diffatti pel 1840 si trova oc Toro Q' = 73.° 49/ 6. "56 Le Verrier Q' = 73. 49. 6. 17 Greenwich Media = 73. 49. 6. 36 . Ora se riportiamo questa con calcolo rigoroso al 1858 nella ipotesi di jtz=0."l 739, e di p = 0." 15 si avrà Q' = 73.° 46/ 47. "39 Q' = 73. 46. 45. 42 per cui , se poniamo esatta l’osservazione del 1858 , il moto proprio 0." 15 sembra più esatto dell’altro. 880 — Se ora supponiamo esatta la posizione di Bradley pel 1750, si vede a colpo d’occhio che i moti propri dati nel cat. brit. e in quello di Greenwicli sono affatto incompatibili colle osservazioni : che i moti propri benché piccoli dati negli annali non si possono trascurare nelle riduzioni (1): che della distanza polare data nel cat. Radcliffe deve dirsi ciò che diceva Biot di quella di Piazzi , cioè que son écart de toutes les autres décele corame très-probablement fautive : che finalmente le differenze in « e in ò , conservando i piccoli moti propri sono quasi tutte nei limiti assegnati. 11.0 Non è dunque l’oc1 2 Capricorno una stella che parait ètre absolument fixe dans la sphère còleste ; a mio parere la preferenza si deve dare alla oc del Cigno. Questa stella osservata dalla più alta antichità non ha mai mostrato un moto proprio nelle due coordinate. Relativamente poi alla sua distanza polare della quale specialmente debbo occuparmi nelle mie applicazioni dirò, che il sig. Peters nelle sue ricerche sulla parallasse delle stelle (Pietroburgo 1848), al quale premeva molto di fissarne i moti propri, che sono capaci di alterare le delicatissime ricerche delle parallassi, colle osservazioni di Bradley , Bessel , W. de Struve , Argelander , Busch , Airi/, e la propria , fìssa per Yoc del Cigno /u, = — f- 0. 0004 in distanza polare , che è quanto dire la distanza polare di oc Cigno data da Bradley pel 1750 in virtù del solo moto proprio, aumenterà nel 2750 di 0." 4. Si parta pure dalla media posizione di questa stella data per t° = 1750, e colla sola precessione si passi alle posizioni medie per repo- che t', t ", t'". . . si troverà sempre un accordo ammirabile colle osservazioni fatte nelle stesse epoche. E qui vorrei che gli astronomi intendessero bene il mio raziocinio. La differenza calcolo — osservazione non supererà mai i limiti da me assegnati nel poslulatum. Questi limiti sono ristrettissimi , e se mai qualche astronomo scrupoloso non li volesse ammettere , e pretendesse che dalle differenze nelle centesime di secondo in tempo, e di decimi di secondo (1) Biot nel ridurre le osservazioni di Bradley , Bessel , Argelander , Airy al 1800 tra- scura ogni moto proprio. La posizione di Bessel essendo data pel 1800, e quella di Bradley pel 1755, il fattore a era 30, 40, 45 anni, e, attesa la piccolezza di ^ il prodotto tp poco poteva influire nella riduzione. Nel mio caso la posizione di Bradley essendo data pel 1750, il fattore 9 era 50, 80, 90, 100, e 108 anni, e il prodotto 9/* non era trascurabile. Così, per esempio, trascurando il moto proprio nella riduzione della posizione di Argelander si avrebbe 1750 « = 20.,'4.m 10/055, e si è ottenuto « = 20. 4. 9. 790, essendo Bradley «=20. 4. 9. 796 . — 381 — in arco si possa dedurre un moto proprio, gli dirò francamente che non co- nosce la scienza, o che vuole attribuire agli astronomi l’ infallibilità. Così per esempio pel l.° gennaio 1858 si trova 1858 « Cigno 5 = 45.° 13/ 31. "30 calcol. 1858 « Cigno d = 45. 13. 31. 90 osserv. Ora a quale astronomo può venire in capo di cercare il moto proprio di a Ci- gno in distanza polare dalla piccola differenza di — 0." 6 ? E non si potrà dire che il calcolo e l’osservazione sono in perfetto accordo ? L’astronomo ita- liano voleva che la differenza fosse almeno di 15." in 50 anni, e nel nostro esempio è di — 0." 6 in 108 anni. Lo stesso deve dirsi di altri paragoni che si possono fare, e siccome la differenza può essere ora positiva, ora negativa, così si direbbe da qualche astronomo il y a dono ime oscillation , ime flu- ctuation dans le mouvement propre de Vétoile a du Cygne ; mentre le capric- ciose differenze trovate nelle distanze polari di a1 2 Capricorno , a sentimento di Biot , non possono servir de fondement pour attribuer à Vétoile un mou- vement propre appréciable. Ma lasciamo che sogni chi brama di sognare. L’astro- nomia è una scienza positiva, basa sul calcolo, e sulle osservazioni, tutto ciò che deriva da questi due fonti, relativamente alle posizioni dei corpi celesti (1), è un fatto positivo, il calcolo e le osservazioni si aiutano a vicenda; se pre- cede l’osservazione , il calcolo deve verificarla ; se precede il calcolo , questo deve essere verificato dalla osservazione; avvi però una differenza: il calcolo basa sopra elementi certi e sicuri, le osservazioni dipendono da mezzi mecca- nici che possono essere, o diventare difettosi; il calcolo dunque deve preferirsi alla osservazione. Nello stato attuale dell’astronomia, l’unico ostacolo alla pre- cisione del calcolo è l’incertezza dei moti propri: questi benché piccolissimi crescono col tempo , e possono alterare la posizione calcolata , per cui resta sempre il dubbio, se la differenza fra il calcolo e l’osservazione si debba at- tribuire più all’ uno che all’ altra. La scienza però porge i mezzi sicuri onde eliminare l’equivoco, somministra un giusto criterio per giudicare sulla esat- tezza delle osservazioni, e scartare, sopprimere quelle che, allontanandosi molto (1) La limitazione relativamente alle posizioni dei corpi celesti è necessaria. Si fanno egualmente delle osservazioni su i corpi celesti , onde congetturare qualche cosa sulla loro natura e fisica costituzione, ma tali osservazioni non sono soggette al calcolo, ma ad ipotesi colle quali si cerca di spiegare i fenomeni per lo più variabili che si osservano. 49 — 882 — dalle altre , introdotte nel calcolo possono alterare sensibilmente le quantità dei moti propri (1). Si supponga, per un momento, che voglia determinarsi il moto proprio annuo di a2 Capricorno in distanza polare colle medie posi- zioni di Bradley 1750 , e di Radcliffe 1858, che noi abbiamo soppressa: dal calcolo si avrebbe = 0." 035888 cioè cambierebbe di segno, e molto più grande in senso negativo di [x = — 0." 0028 il quale finalmente soddisfa alle osservazioni degli altri astronomi. C'est alors seulement , conchiuderò con Biot questa prima parte della mia memoria, que l'on pourra effectuer , avec une entière sureté , des épreuves analogues à celles doni je viens de presénter Vexemple , ou en déduire les véritables valeurs des mouvements propres , et former enfin , pour une mente époque , un catalogue des étoiles aussi parfait que le permette la nature , encore récente , des données précises que Von peut faire concourir à sa confection. fi) Si consulti la citata memoria del sig. Peters. In essa si veggono eliminate le os- servazioni di Piazzi , e anche alcune delle proprie sulla esattezza delle quali poteva muoversi qualche dubbio. (Sarà continualo) — 388 — COMUNICAZIONI Il sig. principe D. B. Boncompagni, presentò un opuscolo del sig. Stein- schneider, scritto in tedesco, e pubblicato a Berlino, sopra la letteratura pseudo- epigrafica, particolarmente delle scienze ordinarie del medio evo. Fu letta dal prof. Volpicelli , una lettera del segretario perpetuo dell’ac- cademia di agricoltura in Pesaro , sig. L. Guios , colla quale si partecipa la risoluzione presa dalla medesima, d’ inviare una copia delle sue pubblicazioni alla biblioteca dei Lincei, di mano in mano che verranno alla luce; inviando frattanto i volumi già pubblicati, e manifestando il desiderio di ricevere una copia dei nostri Atti. Dopo questa lettura , fu risoluto che l’accademia nominata , fosse posta nel novero di quelle, cui sono spediti gli Atti della nostra. Il segretario fece noto, che la elezione accademica del sig. dott. Socrate prof. Cadet a membro ordinario Linceo, aveva ricevuto la sovrana sanzione. Il medesimo notificò altresì, che il sig. dott. Vincenzo prof. Diorio, avendo riportato anch’esso la maggioranza dei suffragi, nella votazione fatta sulla terna proposta dal comitato per la elezione di un socio ordinario (vedi pag. 296), la Santità di N. S. si era degnata ordinare, che il nominato professore fosse istallato in uno dei seggi, ancora vacanti fra i trenta membri ordinari dell’ac- cademia. Il sig. Janssen comunicò le sue ricerche, relative alle strie prodotte nello spettro solare dall’atmosfera terrestre. Le ricerche medesime, dal nominato au- tore intraprese fin dall’ aprile prossimo decorso, trovansi pubblicate cogli atti della precedente sessione, p. 261. Il prof. Volpicelli prese ad esame il fenomeno elettrostatico, prodotto da una punta metallica mentre, comunicando col suolo, avvicinasi ad una fiamma, posta sopra il conduttore di una macchina elettrica in azione. L’autore con- cluse che questo fenomeno, inverso di quello riportato da ogni trattatista di elettricità, era dimenticato; che il solo sig. Ganot lo considera nell’edizion/ di- verse del suo trattato elementare di fìsica (1); ma che non lo espone in tutte nell’attrazione fra la fiamma e la punta; finalmente che il fenomeno stesso per nulla dimostrava essere la indotta dotata di tensione. L’ autore medesimo si riserva dare maggiore sviluppo a questo argomento, nella comunicazione sulla elettrostatica influenza, che quanto prima sarà pubblicata in questi Atti. La istituzione Smithsoniana residente in Washington, invia, per mezzo del segretario sig. G. Henry, parecchie sue pubblicazioni, che si trovano registrate nel bullettino bibliografico posto in fine. La R. società geografica, mediante il suo segretario sig. Norton Shaw , spedisce in dono il voi. 81, del giornale della società medesima. La commissione composta dei signori professori Maggiorani, Sereni, ed Az- zarelli (relatore), lesse il suo rapporto sul consuntivo accademico del 1862, con- cludendo che trovava regolare il consuntivo medesimo. Le conclusioni dei no- minati commissari furono approvate dall’accademia per mezzo dello squittino segreto. Il comitato accademico propose la terna seguente, per ordine alfabetico, a fine di eleggere il tesoriere : le sue fasi , mancando fra queste anche quella interessantissima consistente CORRISPONDENZE COMITATO SEGRETO f Ottaviano prof. Astolfì, (1) Traité élem. de phy. par A. Ganot, Paris 1862 dixième édition, p. 583, fig. 454. — 385 Mediante la votazione segreta, fatta per ischede, i votanti essendo dici- sette, compreso 1’ Emo Protettore, si ebbero : Voti pel sig. 0. Astolfì 2, » A. Coppi 0, » Duca Massimo 15. Perciò il sig. duca Massimo fu eletto a tesoriere dell’ accademia, salva 1’ ap- provazione sovrana. L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana , si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. C. Maggiorani. — A. Coppi. — P. Volpicelli. — S. Proja. — M. Mas- simo. — A. Cialdi. — E. Fiorini. — P. Sanguinetti. — M. Azzarelli. — I. Calandrella — B. Tortolini. — C. Sereni. — A. Secchi. — F. Nardi. — B. Boncompagni. — N. Cavalieri S. Bertolo. Pubblicato il 3 di maggio 1863 P. V. OPERE VENUTE IN DONO Annuario del R. Osservatorio di Madrid. Anno IV, pel 1863. Memorie dell' Accademia delle scienze dell ' Istituto di Bologna. Tomo XII, fascicolo 4.° Rendiconto dell' Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche della R. Società' di Napoli. Fase. 7.° e 8.° pel 1862. Esercitazioni dell ' Accademia Agraria di Pesaro. Anno XII , semestre II , e Anno XIII, semestre I. Bullettino Meteorologico dell' Osservatorio del Collegio Romano, in corrente. 386 — Comptes . . . Conti resi delV Accademia delle Scienze dell ' I. Istituto di Francia , in corrente. Smithsonian . . . Collezioni miscellanee Smitsoniane. Voi. 4.° in 8.° Results . . . Risultameli delle osservazioni meteorologiche fatte sotto la direzione delV Istituto Smitsoniano per Vanno 1854 al 1859. Voi. I, in 4.° gr. Annual . . . Rapporto annuale dei reggenti dell Istituto suddetto , per Van- no 1860. Un voi. in 8.° Annal . . . Rapporto annuale pel colonnello Graham sopra il miglioramento dei porli di Lakes Michigan , St. Clair , Evie, Ontario, e Champlan ; per Vanno 1858, 60, 61. Tre fase, in 8.° Thirteenth . . . Tredicesimo rappoi'to annuale dei reggenti della Università' dello stato di New York. Un fase, in 8.° — Albany 1860. Report . . . Rapporto sopra la rivista geologica dello stato di Wisconsin. Vo- lume I. in 8.° 1862. Transaction . . . Transazioni della Società ' filosofica americana residente in filadelfia. Parte I. Voi. XII. — Nuova serie pel 1862. Proceedings . . . Processi verbali della Società' suddetta. Voi. Vili, n. 65, e 66. The ... Il Giornale della R. Società' Geografica di Londra. Voi. XXXI. Pubblicato dal doli. Norton Shaw. — 1861. Proceedings . . . Processi verbali della R. Società' di Londra. Voi. XII , n. 51, pel 1862. Zur . . . Sopra la letteratura pseudo-epigrafica, particolarmente nelle scienze ordinarie del medio evo, del sig. Steinschneider. Berlino 1862 ; un fase, in 8.° « — 389 — ATTI DELL ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI SESSIONE ir DEL ì MARZO 1863 PRESIDENZA DEL SIG. PROF. N. CAVALIERI SAN BERTOLO MEMORIE E COMUNICAZIONI Intorno ad un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Bal- dassarre Boncompagni. ( Continuazione . Vedi sessione III, pag. 364). (i) N elle linee 24-31 del rovescio della na di queste 97 carte, numerata nel suo recto col numero li, e nelle linee 2-24 del recto della I2a di queste 97 carte, numerata nel medesimo recto col numero 12, si legge : Aiius mui (p His addere iuuat, alium multiplicandi mo // 7 tiplicandi dum, qU0 nuuus reseruatur articulus: ijs qui la mo usfon? borant memoriae labilitate, admodum gratù. limus. Parandus est in primis abacus ( vt rem ipsam « acu tangamus) lineis inuicé parallelis in qua// » drangula distinctus : vnoquoq? quadrangulo , » per lineolas transuersales diagonaliter subdi// )> uiso. Suprascripto postmodum multiplicando « numero : ipsius multiplicantis dementa dex// i) trorsum, instar gnomonis , prò quadrangulorù » ordine distribuatur. Tàdem singola multipli// » candì numeri , in singula multiplicantis eie// (li Errata. = Corrige pag. 332 lin. 4 — 9: lin. 1 — 14). Questo metodo differisce da quello leggasi lin. 1 — 14). menzionato di sopra nelle linee 27 — 32 della pa- Più oltre gina 331, solamente nel trovarsi le cifre del mol- tiplicatore 314 lungo una linea verticale nella se- conda delle figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 330) della carta 21a della suddetta edizione del 1478, e luuso una linea inclinata nella prima di tali figure. Più oltre 344 a 35 : facsimile » 39 . connue » — : expéces differentes I> 40—41: méthode. La figura » 353 a 7 : 336. Nel a facsimile'e « comme n espèces differentes ti me'thode. Il me semble hors de doute que M. Libri en di- sant: dizaines et les unités, a a voulu parler de ce genre de méthode, mais je n'osérais pas affir- mer laquelle des deux espèces de ce genre de méthode il a eue en vue. La figura : 336, salvo una disposizione diversa delle cifre del prodotto totale. Nel 49 — 390 — Multiplican/ 3 5 4 dus Dii. Producti 0 / y 6 1 P / 0 y 'Z 2 ? _ 3 numeri^/ 1 / / 8 V„ y 6 | / 1 X / 5 y y 5 “ 1 » I 3 S 1 0 Siima | menta ducan tur : & produ// cti numeri, in communi lo // centur qua// drangulo , di// giti quidem infra diago// nalem , arti// culi vero su// » pra. Componantur tandem singulorum nume » rorum ordines , sub ipsis diagonalibus lineis » transuersaliter cóprehensi , à dextro & omniù )> infimo quadrangulo , exordio sumpto. Resul// » tabit enim numerus, ex propositi multiplica// » tione generatus. Yt ex obiecto, & de indù// » stria repetito, cóspicere licet exemplo: In quo )> numerus 354, per 265 multiplicatus , producit » rursum 93810. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « orontii || fin^i DELPHi-||natis, » ecc. arithmetica jj Practica, ecc. lvtetiae parisiorvm [] 1544 » dalle parole Nicolai Fratris hce- » redes. || anno m. d. lxix. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 336 pagine, delle quali le ia-i7a, non sono numerate, e le I8a-336a sono numerate coi numeri 2-255, 250, 257-317, 310, 319, 320. Nelle linee 4-7 della I4ia di queste 336 pagine, numerata col numero 125, si legge : « Mercatorum qui// » dam libri speciem multiplicationis praeterea continent, abaco tot quadrangu// » lis in triangula sectis longo, quot notae fuerint multiplicandi, lato autem quot » fuerint multiplicantis, ubi colligùtur summae sequédo diagonios, ut hic vides. Mu.ltiplica.ndus. > t / 3 9 4 §! 0 / / 6 1 / / 0 0 / / 8 2 3 1/ / ì /Q 2/ /4 6 1 /// 1 / ,/5 2 / 2 / /o 5 | 9 3 8 | 1 | 0 Summa • Nella figura contenuta in questo passo della suddetta edizione intitolata « p. ra- » MI SCH0-||LARVM MATHEMATlCA-||ftVA/, LIBRI , eCC. |J BASILEAE, ecc. ANNO M. D. LXIX » è applicato alla moltiplicazione di 354 X 265 = 93810 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla mol- tiplicazione di 934 x 314 = 293276 , salvo che nella prima di queste figure due delle diagonali che incontrano il lato sinistro del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 354 per 265 sono prolungate finche incontrino il lato inferio- re prolungato del rettangolo medesimo , ed il prodotto totale 93810 di questa moltiplicazione trovasi lungo il medesimo lato inferiore prolungato , mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le tre prime cifre del prodotto totale della moltiplicazione di 934 per 314 tro- vansi lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e le tre altre lungo il lato inferiore del rettangolo medesimo. Nella prima linea orizzontale della figura contenuta nel passo riportato di sopra della pagina nu- merata 125 della suddetta edizione intitolata « p. rami scho-||larvm mathematica//|| » rvm, libri , ecc. || basileae, ecc. anno m. d. lxix » si legge per errore « 9 » in vece di it 5 ». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma , e con- trassegnato « A. e. 3 », cioè « Scansia A, Palchetto e, numero 3 progressivo de’vo- » lumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edi- zione intitolata « p. rami scho-||larvm matiiematica-||bfìi/, libri vnvs et f| triginta.|| — 395 — » basileae, ecc. anno m. d. LXix. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino , e contrassegnato « Q. V. io », cioè «Scansia Q, Palchetto V, numero io progres- » sivo de Volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 396, lin. 13— 20) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « PETRl RAMI II SCHOLARVM || MATHEMAT1CARVM, |j LIBRI VNVS ET TR161NTA. |j A » Lcizaro Schonero recogniti (& emendati. || francofvrti, || Apud Andreae We- » cheli heredes, (] Claudium Marmimi, & Ioannem Aubrium.||M. d. xcix. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 336 pagine, delle quali le Ia-16% 33ia-336a non sono numerate, e le I7a-330a sono numerate coi numeri 1-135, 126, 137-314. Nelle linee 35-38 della I35a di queste 336 pagine, numerata col numero 119, e fra le linee 1 e 2 della i36a delle medesime 336 pagine, numerata col numero 120, si legge : « Mercatorum quida libri speciem » multiplicationis praeterea continent, abaco tot quadrangulis in triangula sectis )) longo, quot nota; fuerint multiplicandi, Iato autem quot fuerint multipìicantis, » ubi colliguntur summae sequendo diagonios, ut bic vides. Multipli candus . // 3 9 4 j* 0 / / 6 1 / /% 0 / /8 2 2 /8 5 / / 4 2 / /h 6 1 /// 1 / /5 4 / / 5 2/ /o 5 | 1 0 4 4 1 0 Summa . • Nella figura contenuta in questo passo della suddetta edizione intitolata « petrj » RAMI || SCHOLARVM || MATHEMATICARVM, |) LIBRI VNVS ET TRIGINTA » eCC. è applicato alla moltiplicazione di 394 X 265 = 104410 lo stesso metodo che nella figura ripor- tata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276, salvo che nella prima di queste due figure due delle dia- gonali che incontrano il lato sinistro del rettangolo rappresen tante la moltipli- cazione di 394 per 265 sono prolungate finche incontrano il lato inferiore prolungato di questo rettangolo, ed il prodotto totale 104410 della moltiplicazione medesima tro- vasi su questo lato inferiore prolungato ; mentre in vece nella figura ripor- tata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le prime tre cifre del prodotto totale della moltiplicazione di 934 per 314 trovansi lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e le tre altre lungo il lato in- feriore del rettangolo medesimo. Il passo riportato di sopra (linee 14— 17 della pre- sente pagina 395) delle pagine numerate 119, 120 della suddetta edizione intito- lata « PETRl RAMI jl SCHOLARVM |j MATHEMATICARVM, eCC. FRANCOFVRTI, eCC. M. D. XCIX » è identico col passo riportato di sopra (pag. 394, lin. 13 — 16) della pagina numerata 125 della suddetta edizione intitolata « p. rami scho-||larvm mathematica^Havj»/, libri » vivvs et I] triginta. || basileae, ecc. anno m. d. lxix », salvo le varietà, seguenti: — 396 — PaS' lin. RAMI, SCHOLARVM, 1569. ras- lin. RAMI, SCHOLARVM, 1599. 125 4—5 6 7 qui-|dam sectis, colligutur sequèdo 119 35 36 38 quidà sectis colliguntur sequendo nella fi. cas. 3.a 1 / / 0 120 nella fi. cas. 3.a 1 X /8 cas. 5.a /o cas. 5.a 5/ / i cas. 8.a HT/I / 5 1 cas. 8.a 4V / 5 prodot. 93810 prodot. 104410 In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Gorsiniana di Roma, e contras- segnato « Col. ut = E = 8 », cioè « Colonna 141, Palchetto E, numero 8 progres- » sivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « fetri rami || scholarvm |] mathematicarvm, ecc. fran- » ■ cofvrti, m. d. xcix. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un vo- lume ora posseduto dalla Biblioteca Barberiniana di Roma, e contrassegnato « N. » VII. 25 », cioè locuple- » tati. |] francofvrti ad moenvm, [| Typis & Sumptibus Wechelianorum, apud » Danielem & Da-||videm Aubrios & Clementem Schleichium. [| anno m.dc.xxvii. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 336 pagine, delle quali le ia— I6a, 33ia— 336a non sono numerate, e le I7a-330a sono numerate coi numeri 1-135, 126, 137-314. Nelle linee 35— 38 della i35a di queste 336 pagine, numerata col numero 119, e fra le linee 1 e 2 della I36a delle medesime 336 pagine, numerata col numero 120 , trovasi senza alcuna varieté ciò che si riporta di sopra nelle linee 14 — 17 della pagina 395. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e con- trassegnato « Fonds Latin n? 7352 » è un volume, in foglio, composto di 151 carte, delle quali le ia-3a, I50a, I5la non sono numerate, e le 4a-l49a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri i— lxxix, imxx— imxx xvj, nnxxxviij, 98-196. Nel rovescio della H7a di queste 151 carte, numerata nel suo recto col numero 114, nella nsa di queste 151 carte (pedo e verso) numerata nel suo recto col numero U5, e nel recto della ii9a delle medesime 151 carte, numerata nel medesimo recto col numero ne, si legge : 1 0816010 \ 2 5 X 1 / /6 /h 3 / / 2 5 o / / 7 1 / / 4 y/ X 6 0 1/ 1 ./■ 1 / 2 / 7 /6 1 / 2 /8 /\ 0 / 1 / i y 2 / e / O / ) / 5 /o 0 — 397 — « ([ Et pource que a multeplier si grans nombres lun par lautre À long tret. et peut onfaillir » souuent en assembler on. en oublier ce que on auoit retenu, corame mesmes je auoie failli en la » derreniere Celle de .4 figures contre .4 autre figure de lautre coste de ce mesmes feullet, A este » tres soutillement et utilement trouuee Ja primiere par les sages, Vne table par la quelle tres aisie- » ment et sansfaillir ou peut multeplier Si grant nombre par si grant nombre cornale on sauroit nommer , » Et por miex entendre Je feray ceste table por multeplier 1234 contre .8765- lesquelz ont Ja este » multepliez de lautre coste de ce feullet Et veez Cy la table Toute autelle Multiplication est faite par ceste table. Et se tu le veux bien aprendre et repeter por bien entendre Tu sauras bien Multeplier si grant nombre comme il le plaira.et plus grant que toy ne autre ne por- riez nommer de bouche, et sans faute car la preuue le te confermerà. Et vecy la practique et la maniere (X primiers tu dois Multeplier la fi- gure de 4. qui est en la primiere celle par dessus a destre contre la figure de .5. qui est en lautre celle a destre, et quatre fois .5. sont .20. Si dois escrire, les dis .20. en la derreniere celle pardes- soubz en lopposite de la figure de 4 ainsi que tu le vois yci. et les celles sont parties de belliut. Et puis dois multiplier celle mesmes figure de .4. contre la figure de .6. et .4. fois .6. sont 24. Si doibt estre escripte 24 en la penultime celle dessoubz en lopposite de la figure .4. Et puis dois multeplier celle mesmes figure de .4. contre la figure de .7. et .4. fois .7. sont .28. Si dois escrire ces .28. en la seconde celle en descendent en lopposite de la ditte figure de .4. apres doibs multeplier Celle mesmes figure de .4. contre la figure de .8. et .4. fois .8. sont .32. Si les doibs escrire en la primiere » Celle dessoubz la figure de .4. Apres tu doibs Multeplier la figure de .3. contre la figure de .5. « et .3: fois .5. sont .13. Si les doibs escrire en la deueme celle dessoubz en lopposite de la figure )) de .3. Et puis doibs Multeplier celle mesmes figure de .3. contre la figure de .6. et .3. fois .6. sont )) .18. si les doibs escrire en la penultime Celle dessoubz en lopposite de la figure de .3. Et puis doibs » Multeplier celle mesmes figure de .3. contre la figure de .7. et .3. fois .7. sont 21. Si les doibs » escrire en la seconde selle en Descendant en lopposite de la figure de .3. Et puis doibs multiplier )) celle mesme figure de .3. contre la figure de .8. et .3. fois .8. sont .24. Si les doibs escripre en » la primiere Celle en descendant en lopposite de la figure de .3. Apres doibs multeplier la figure « de .2. contre la figure de .3. et .2. fois .3. sont .10. si les doibs escrire en la derreniere Celle des- ìi soubz en lopposite de la figure de .2. Et puis doibs Multeplier celle mesmes figure de Deux con- » tre la figure de .6. et .2. fois sont .12. si les doibs escrire en la penultime Celle dessoubz en lop- » posite de la figure de .2. Et puis dois Multeplier Celle mesmes figure de .2. contre la figure de » .7. et .2. fois .7. sont .14. si doiuent estre escript en la seconde Celle en descendant en lopposite » de la figure de .2. Et puis dois Multeplier icelle mesmes figure de .2. contre la figure de .8. et .2. fois .8. sont .16. si les doibs escrire en la primiere Celle en descendant dessoubz en loppo- )> site de la figure de deux. Et puis doibs Multeplier la figure de .1. contre la figure de .5. et )> vne fois .5. sont .5. si dois escrire ces .3. en la derreniere Celle a senestre de ceste table par » dessoubz en lopposite de la figure de .1. Et puis doibs Multeplier celle mesmes figure de .1. )) contre la figure de .6. et vne fois .6. sont .6. si les dois escrire en la penultime dessoubz en lop- « posite de la figure de .2. Et puis doibs Multeplier Celle mesmes figure de .1. contre la figure de » .7. et vne fois .7. sont .7. Si les doibs escrire en la seconde Celle en descendant en lopposite de » la figure de .1. Et puis doibs multeplier la figure de .1. contre la figure de .8., et vne fois .8. sont » .8. Si les doibs escrire en la primiere Celle en descendant en lopposite de la figure de .l.(]fEtpuis » tu nas plus que multiplier. Si dois requeiller le nombre qui est es lignes qui sont de belliut, et ;> doibs commencier en la celle par dessoubz a destre ou est. Chiffre, Si dois escrire icelle chiffre par » dessus la table Et chascunne Celle sert a. 2. lignes qui sont de belliut. Et puis doibs recueillir » lautre ligne qui commence en la Celle par dessoubz en lopposite de la figure de .3. ou est .5. et )> puis .2. ce sont .7. et puis .4. ce sont .11. Si doibs escrire par dessus la table le digit qui est .1. » et tenir larticle qui est .1 ([ Et puis doibs Recueiller la tierce ligne, et tu tiens 1. et .l.que tu « y treuues ce sont .2. et puis .8. ce sont .10. et puis .2. ce sont .12. et .8. ce sont .20. Si doibs » escrire par dessus la table chiffre, et tiens larticle qui est .2. et .5. que tu treuues en la quarte » ligne ce sont .7. et puis .1. ce sont .8. et puis .2. ce sont 10. et puis .1. ce sont .11. et puis.l. « ce sont .12. et puis .2. ce sont .14. et puis .2. ce sont .16. Si doibs escrire par dessus le digit qui )) est 6. et tenir larticle qui est .1. Et .6. que tu treuues en la quinte ligne ce sont .7. et .1. ce sont .8. et .4. ce sont .12. et .2. ce sont .14. et .4. ce sont .18. et .3. ce sont .21. Si doibs escrire par )> dessus le digit qui est .1. et tenir larticle qui est .2. et .7. que tu treuues en la 6. mu ligne ce sont » .9. et .1. ce sont .10. et .6. ce sont .16. et .2. ce sont .18. Si doibs escrire par dessus. le digit qui » est .8. et tenir larticle qui est .1. et .8. que tu treuues en la septime ligne ce sont .9. et .1. ce « sont .10. si dois escrire par dessus .10. sans tenire par ce que tu nas plusque recueillir 50 — 398 — >',([ En cette celle ad destre est tous li nombres digis Multipliez lun contre lautre j 97 5 461057789971041 2^) preuue par sept | 9 8 7 6 5 4 3 2 1 °D P1'eneufPar 9 8 7 6 5 4 3 2 1 Il XD Preuue Par neu^ 974074065 2 1 123456789 0 / / r 1 / /4 2 1/ / l 2 !/ /% /5 4 y/ / 2 4 y/ /9 5 1/ / 6 6 / / 3 9 o / / 8 1 / /6 2 1// /4 X 4 / /o 4/ / 8 X 6/ /4 X 8 0 l / /Q 1 / 2/ /6 4 / /5 5 / /4 6 y/ /2 8 / /I 7 (]f Multeplier .3. figures contre autres .9. figures ([ Multeplier trois figures contre dis autres figures I 6 Preuue Par -6- 6613.675612332 9754.683794 .5 y/ / i 4/ / 2 \ CO o\ % 3 / / 6 4/ /8 1 X / 8 4 / / 2 5/ / 4 2/ / l 6/ / 3 4/ / 2 3 / / 5 X 4 y/ /2 5/ /e 2 1/ / 1 y /9 ^6/ 2 y/ / 3 7 / 5 i/ / 3 4 y/ /0 3 ì/ / 2 4/ / 8 6/ ,/4 2 / /4 1 5 i / / 5 7X /2 3/ / 2 6 7 8 preue par sept J) preuue par neuf. 975461057789 9 71041 i — 399 — In questo passo del suddetto. codice contrassegnato « Foiuls Latin n? 7332 » dalla parola « primiers » (Vedi sopra, pag. 397, lin. 11) alla parola « recueiller » (Vedi sopra, pag. 397, lin. 62) è applicato alla moltiplicazione di 1234 X 8763 = 10816010 lo stesso metodo applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276 nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333. Nelle quattro figure conte- nute nel medesimo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin n? 7352 » questo metodo e anche applicato a ciascuno degli esempi seguenti : 1234 X 8765=10816010, 123436789 X 789=97407406521, 9754683794 X 678=6613675612332, 987654321 X 987654321=975461057789971041, salvo che in questo passo del codice « Fonds Latin n? 7352 » ciascuno de’prodotti totali, 10816010, 97407406521 , 6613675612332, 975461057789971041 è Scritto ili una Sola li- , nea sopra il rettangolo rappresentante la moltiplicazione dalla quale si ha il prodotto medesimo, mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le tre prime cifre del prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 sono scritte lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante questa mol- tiplicazione, e tre altre lungo il lato inferiore del rettangolo medesimo. Sono indicati di sopra (pag. 344, lin. 25—31) due esemplari d’un volume , in foglio, intitolato « catalogus [| codicum |) manuscriptorum || BIBLIOTIIECvE regime. || pars » TERTIA. j] TOMUS QUARTUS. || PARISIIS, || E TYPOGRAPHIA REGIA. || M. DCCXLIV. » Si è è detto di sopra (pag. 343, lin. 32) che questo tomus quartus e composto di 676 pagine. Nelle linee 48-55 della colonna seconda della 347a di queste 676 pagine, la qual pagina 347a è numerata col numero 345, e nelle linee 1-3 della colonna prima della 348a delle medesime 676 pagine, la qual pagina 34Sa è numerata col numero 346, si legge : vnM CCCLII. olim Colbertinus. Ibi » Codex chartaceus, » continentur : » 1° Joannis de Bassigniaco prognostica » tioncs, ab anno 1352. ad annum 1373. » 21 Anonymi prognosticatio contra An- » glos, edita anno 1436. » 3? La roué de fortune, en vers francois. » 4? Traité de l’algorisme. » Is codex decimo quinto sseculo videtur » exaratus. » Il codice che in questo passo del suddetto volume intitolato « catalogus |j co- » dicum |J manuscriptorum || BIBLIOTHEC.E regime », ecc. dicesi sembrare scritto nel secolo decimoquinto è il suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin n? 7352 » e descritto di sopra nelle linee 35—42 della pagina 396. Posseggo un esemplare duna edizione intitolata « apercu historique [| sur l’ori- » GINE ET LE DÉYELOPPEMENT |] DES MÉTHODES EN GÉOMÉTRIE j || PART1CULIÈREMENT || DE » CELLES QUI SE RAPPORTENT A LA GÉOMÉTRIE MODERNE, || SUIVI d’uN (j MÉMOIRE DE GÉO- » MÉTRIE |j. SUR DEUX PRINCIPES GÉNÉRAUX DE LA SCIENCE, LA DUAL1TÉ ET l’iIOMOGRA- » PRIE; |] PAR M. CHASLES, |[ ANCIEN ÉLÈVE DE l’éCOLE POLYTECHNIQUEè 1! BRUXELLES, Il M. » hayez, imprimeur de l’académie royale. [| 1837. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 856 pagine, delle quali le ia-5% 274% 275% 547% 564% 565% 567% 576a— 579% 853% 85 6a non SOnO numerate, e le 6a-273% 276a-546a, 548a— 563a, 566a, 568a— 575a, 580a— 852% 854a, 855a SOnO numerale coi numeri 2-269, 272-542, 544-559, 562, 564-571, 576 —848, 850, 851. Nelle linee 20—35 della 537a di queste 856 pagine, nnmerata col numero 533, e nelle linee 2-25, 35-44 della 538a delle medesime 856 pagine, numerata col numero 534, si legge : — 400 — « Il nous reste à parler de Lucas Paccioli, connu généralement sous le nom de Lucas de » Burgo, dont l’ouvrage principal appartieni; à la fin du X'Ve siècle et peut ètre regardé » cornine l’origine de I’école italienne qui a produit Cardan et Tartalea, et qui a contribuc )) si puissamment à donner aux Sciences mathématiques la forme nouvelle qu’elles ont prise, » dès la renaissance, et qui résultait de l’alliance de l’algèbre des Ilindous et de la Géométrie » des Grecs. Cet ouvrage est intitulé : Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e « Proporiionalita. Il à été imprimé pour la première fois en 1494 par Paganino de Paganinis » de Brescia, et a eu une seconde édition en 1523. Nous avons eu occasion de le citer sou- » vent, et de dire déjà l’influence qu’il a eue sur le renouvellement des Sciences; aussi nous )) nous bornerons à en donner ici une analyse briève, dont nous nous dispenserions mème » si cet ouvrage était moins rare et plus connu. » Il est divisé en deux parties principales: 1’ une , relative à la Science du calcul, com- » prend Parithmétique et l’algèbre , et l’autre traite de la Géométrie. Les ouvrages dont « l’auteur annonce s’ètre servi pour composer le sien sont ceux d’Euclide, de Boèce, de » Léonard de Pise, de Giordano Biagio de Parme, de Sacro Bosco, et de Prosdocimo de « Padoue. » La première partie est un traité complet de I’arithmétique spéculative, qui considère les » propriétés des nombres, et de l’arithmétique pratique. » L’arithmétique spéculative est dans le genre des ouvrages de Nicomaque, de Théon, de » Boèce et de Jordan Nemorarius. Mais elle est terminée par une partie sur le nombres » carrés, qui ne se trouvait pas dans ces ouvrages et qui est très-remarquable. C’est une » suite de questions qui appartiennent aujourd’hui à l’analyse indéterminée du second » degré. Lucas de Burgo en donne seulement les Solutions sans démonstration; il les em- » prunte, dit-il, du Traité des nombres carrés de Léonard de Pise, où elles étaient démon- » trées par des considérations et sur des figures géométriques. Ces Solutions , particulière- » ment celle qui se rapporte à l’équation x2 + y2 — A , sont différentes de celles de )) Diophante, et sont les mèmes que celles qu’ou trouve dans les ouvrages indiens, et qui » ont été imaginées dans le siècle dernier par Euler, ainsi que nous l’avons déjà dit en par- li lant de la Géométrie de Brahmegupta. » L’arithmétique pratique commence par l’exposition du système de numération, “ dont » les premiers inventeurs, suivant quelques-uns, dit Lucas de Burgo, sont les Arabes; ce » qui fait que cet art a été appelé abaco pour dire el muodo arabico; mais d’autres, ajoute- » t-il, font dériver ce nom d’un motgrec. 1 ” On trouve les quatre opérations fondamentales 3 de l’arithmétique; 2 la théorie des progressions, et l’extraction des racines carrées et cubi- » ques des nombres, arithmétiquement et géométriquement ; puis le calcul des fractions; » les règles de trois: celles de fausse position que l’auteur appelle, d’après Léonard de Pise, » règles d ’Helcataym, et qu’il attribue aux Arabes, mais qui Ieur venaient des Indiens; et » l’arithmétique commerciale, traitée avec une grande profusion de questions et d’exemples: » cette partie de l’ouvrage a été imitée par beaucoup d’auteurs allemands, dans la première » moitié du XVIe siècle. » « 2 L’auteur donne plusieurs proce'de's pour chaque ope'ration. Parmi ceux de la multiplication se trouve une » me'thode indienne donne'e par Ganesa dans ses commentaires sur 1 e Lilavati de Bhascara, qui consiste à ecrire » le produit de chaque chiffre du raultiplicande par chaque chiffre du multiplicateur , en placant se'pare'uient , » dans les deux cases triangulaires d’un carré, les chiffres, des unités et des dixaines. Cette méthode ingénieuse » sur laquelle reposc celle des bdtons de Neper , parait avoir été très-usitée dans le moyen àge et au XVI® siècle;. » car on la trouve dans plusieurs manuscrits (voir les n°s 7378. A et 7352 des manuscrits de la bibliothèque royale » de Paris) et dans plusieurs ouvrages imprime's , dont nous citerons le Compendiali de lo abaco de Pellos; a l’ arithmetica practica d’Oronce Fine'e; X arithmetica practica de Peverone, et les sellala: mathematica de » Ramus. M. Libri l’a trouvée aussi dans un ouvrage chinois. ( Histoire des Sciences mathématiques en Italie, » t. I, p. 341.) » È da credere che il metodo chiamato « me'thode indienne » (Vedi sopra, linea 42 della presente pagina 400) in questo passo della suddetta edizione intitolata « apercu » IIISTORIQUE [| SUR L’ORIGINE ET LE DÉVELOPPEMENT || DES MÉTHODES EN GÉOMÉTRIE, », eCC. sia quello stesso genere di metodo del quale il Sig. Woepcke nel passo riportalo di sopra (pag. 344, lin. 34-40; pag. 389, lin. 33-40, col. 21) d’ una lettera a me diretta in data de’27 di febbraio del 1863 dice potersi considerare rappresentate due specie diverse nelle figure terza e quarta del passo riportato di sopra (pag. 330) del rovescio della carta 2ia della suddetta edizione del 1478 (Vedi sopra, pag. 344, lin. 37-40). Si è in fatti dimostrato di sopra 1? Che in una figura contenuta nel rovescio della carta terza , numerata 3 , d una edizione intitolata « Sen segue , ecc. Cò- — 401 — » pendio de Io abaco » è applicato alla moltiplicazione di 12345678 X 12345678 = 1524157652"9684 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5e6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276 (Vedi sopra, pag. 333, lin. 1-5); 2? Che questo metodo è anche applicato alla moltipli- cazione di 987 X 987 = 974169 nella seconda delle due figure contenute in un passo riportato di sopra (pag, 335, lin. 8-40) della suddetta edizione del 1494 intitolata (c Sòma de Arithmetica Geo||metria Pro//||portioni t Proportionalita » (Vedi sopra, pag. 336, lin. 17-22); 3? Che questo metodo è applicato alla moltiplicazione di 354 X 265 = 93810 in una figura contenuta in ciascuna delle cinque edizioni de- scritte di sopra (pag. 355, lin. 13—17; pag. 356, lin. 1—5; pag. 357, lin. 12— 16, 35-43; pag. 358, lin. 1; pag. 359, lin. 39-47; pag- 364, lin. 49-56; pag. 390, lin. 28-34) del testo latino dell’ « arithmetica practica » di Oronzio Fine (Vedi sopra, pag. 356, lin. 53—57), ed in ciascuna delle due edizioni descritte di sopra (pag. 361, lin. 33-43; pag. 363, lin. 6-16) d’una raccolta contenente una traduzione italiana della medesima 7. II quinto modo di multiplicare è detto Quadrilatero qual è assai bello, perche in quello n5 vi occor » re a tener a mente le decene. Ma sempre tutto quello che l’huomo ha di moltiplicatione si mette » a quadretto p r quadretto, & tassi in questa forma. Prima si assettano li numeri l’uno sotto l’altro » secondo il solito, & sotto a quelli immediate si fa vn quadrilatero lineato, che sempre sia tanti qua- » dretti in longo, quante sono le figure del maggior numero, & per la larghezza habbia anchora » tanti quadretti quante figure sono nel menor numero, come di sotto appare per essempio, nel- « quale pongo , che vogliamo multiplicare 326. fia 4567. Prima designaremo vno quadrilatero sot- » to di detti numeri, qual sia di quattro quadretti longo, & solamente tre largo, & a cadauno qua- « dretto tiraremo il suo diametro, come di sotto appare , poi cominciaremo a multiplicare dalle » prime figure secondo il solito digando 6. fia 7. fa 42. & questo 42. lo poneremo giu tutto nel pri- « rno quadretto, cioè metteremo il numero, ciò e il 2. 4 5 6 7 3 » di sopra del diametro del detto primo quadretto , » & le 4. decene di sotto , & cosi procederemo, & fa 3 2 6 4 » remo , nella multiplicatione delle altre figure di vna » in vna , a quadretto per quadretto , & dapoi che ha » ueremo finito tutte le dette multiplicationi le sum- » maremo diametralméte , attorno al detto quadrila- » tero, come di sotto vedi et venira 1488842. la prò « ua si fa si come le altre , alcuni costumano a mettere » li duoi numeri , che si hanno da multiplicar attorno » del detto quadrilatero , cioè il maggior p longo , & » il menor per la larghezza, ma per esser cosa piu per fara 14 8 8 » bizaria , che per alcuna vtilita , ouer commodita la- » scio di porui altro essempio della sequente , voglio » che ti supplisca anchora per questa. Per vn’altro modo si fa anchora la detta gelosia, la quale è al contrario della precedente, perche in » quella le decene si pongono sotto lo diametro delli lor quadretti, & li numeri di sopra, & in que- » sta si tirano li diametri di detti quadretti al contrario, 4 5 6 7 » & anchora li detti numeri , & decene si pongono qua- » si al contrario , & nel quadretto inferiore , & non su- » periore, il quale satisfare alcuni curiosi, i quali si dilet- » tano di queste nouita anchora che non siano quasi di » niun frutto, pongo lo sottoscritto essempio , & con li » medesimi numeri di 326. fia 4567. li quali numeri gli )) ho posti, ouero assettati, non l’uno sotto a l’altro , co- » me nella figura precedente, ma a torno a tal quadrila- » tero come di sopra dissi , che costumano alcuni, & que » sta si summa pur diametralmente, si come la passata, » saluo che si comincia a summar al primo quadretto » verso man destra nel corso piu basso, come di sotto appare. » 1 X 1 / i X 2 / X2 / 5 /8 /i l 0 /8 x 1 / / 2 /i 2 X 3/ 3 x 4 X /4 /o / 6 /2 8 8 4 2 In questo passo del suddetto volume intitolato trattato di n.v//||meri, et misvre di Nicolo tartaglia », ecc. dalle parole « 11 » quinto modo » (Vedi, sopra , linea 3 della presente pagina 403) lino a , eCC. Posseggo un esemplare d’un volumetto, in 8?, intitolato « bulletin || de || biblio- » GRAPHIE , d’hISTOIRE [| ET DE [| BIOGRAPHIE MATHÉMATIQUES, || Par M. TERQUEM, || Offi- » cier de PUniversite', Docteur ès Sciences, Professeur aux Ecoles impe'riales d’Ar- » tillerie, [| Officier de la Légion d’honneur. || tome sixième. || paris, |] mallet-ba- » CHELIER, IMPRIMEUR-L1BRAIRE [| DU BUREAU DES LONGITUDES, DE l’ÉCOLE IMPERIALE POLV- » technique, |] Quai des Augustins, 55. || 1860 ». Questo volumetto è composto di 104 pagine, delle quali le ia-7a, I03a, I04a non sono numerate , e le 8a-i02a sono nume- rate coi numeri 2-96. Nelle linee 14-22 della I9a di queste 104 pagine, numerata col numero 13, e nelle linee 1—27 della 20a delle medesime 104 pagine; numerata col numero 14, si legge : (C PROCÉDÉS DE MDLTIPL1CATION AU MOYEN AGE » EN ITALIE. » 1? La figure explique suffisamment le procède. C’est » la multiplication de 4567 par 326. On fait les additions » diagonalement. Le produit écrit autour est 1488842. 2 4 8 » Ce procédé se nomine per gelosia. La figure simule les » jalousies d’une fenètre. » Notre procédé actuel portait ces trois noms ; » 2° Per scacchero, par échiquier : » Per baricocolo, espèce de petits gàteaux ronds ; » Per organetto, petit orgue. » » Il y avait encore les procédés : » 3? Per colonna. On multiplie de tète tout le mul- » tiplicateur par chaque chiffre du multiplicande et on » n’éerit qur les unités en retenant les excédants ; de sorte » qu’on obtient tout de suite le produit sans avoir recours » aux produits partiels. » 4? Per repiego , par composition ; plutót par décom- » position en facteurs. » 5? Per crosetta , en croix. On additionne de téte » toutes les unités, les dizaines, les centaines , etc. , ce qui » oblige de multiplier en croix , et on obtient le produit » sur une seule ligne. Ce procédé est encore en usage dans » la multiplication par approximation. \4 \° 2\ 3\ \8 \° o\ l\ \2 \5 l\ 1 \ — 405 — » 6° De Fiorentini , des Florentins. On fait la multi- » tiplication de gauche à droite. » 7? Per spezzatamelo , par morcellement. On décom- » pose le multiplicateur par voie d’addition ; ce qui rend » l’opération moins pénible. Exemple : « 20 = 3 -f 4 + 5 -f 8; » le produit par 6 se conclut de celui par 3; 8 de celui par » 4, et 5 n’exige qu’une dimidiation. » ( Tartaglia , General Trattato di numeri , libro se- » condo , p. 26 ). Cet ouvrage de 1546 contient beaucoup » de prix de denrées et de marchandises qui présentent de » l’intérèt pour les économistes. » La figura riportata in questo passo del suddetto volume intitolato « bulletin || » de j| bibliographie, ecc. tome sixiÈME. |] paris , || 1860 » è identica colla prima delle due figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 403, lin. 1—42) della carta numerata 25 del suddetto volume intitolato « la prima parte del || General » TRATTATO DI NW/[|mERI, ET MISVRE DI NICOLO TARTAGLIA », eCC. Nel medesimo passo del suddetto volume intitolato « bulletin || de || biblio- » GRAPHiE,ecc. tome sixième. || paris, || ecc. 1860 » si legge per errore « 1546 » (Vedi la linea io della presente pagina 405) in vece di C' (/e/%b fura/ na //./ %. %ifo io t»c Slbaco nouamente --****— comporto per magiaro Fmccfco dola zdio Ve/ ronefeelquale infegna afare molte rafone merchantile &c comerefpódano li pre et 2e monete nouaméte Rapato. j .3* e.C’f’o.cfvc.ere'V^c^i.afcto. ecc.M.l). xix . ( co-Oo t« recto) ) ■ ^M,sc*£ ct&£ó Jt ^-T€iy^u-^y /#'// /tay/ »» TLibio oc Sbbacbo nouamen tecopolto per magiRro Fràcefcho dalazefi'o ve ronefet ilqualc infegna afare molte ragione mercantile: & come refpondanoli pre// cn:& mone te nouamente Stampato. Sitilo Àe clB-occÀo1, ecc !\^Lvteo^ux> eoe . -/cT A?r r ecto ) r-t/cU& de -Oi^i^rce /rtdd / d % dd%a, fteup/ntt Jf jIBRO D e AJBACO, eoe :aio. ecc . ( -ccc-cCcl- recto ) r-e&l/ -étètèe/ifT 6 de&a '^om >i«Jf // Xtbzo&e^bacbo nouamente comporto per magifìro Fràcefcho da Lazefio ve ronefe : 1! quale infegna afare molte ragione mercantile :& come rifpondeno li Pre/ cìi \ìl Monete nouamente Rampato. LIBRO DE ABACO Nouamente Comporto per maeflro Francetco da La zefio Véronefe,intìtu]at o sparto de. mercadanii,iL/ quale infegna a fare molte ragioni,&> come refpó deno le monet^co alcui giochìpiaceuohp uia de numerici! modo dimeliirar le terresti modo de laureo numerose lapata,& la indinone delli nodari in perpetuo . — 409 — Questo passo della suddetta edizione del 1524 è identico col passo della suddetta edizione del 1519 riportato di sopra in litografia tra le linee 6 e 9 della pagina 40", salvo ì? che nel passo riportato di sopra dell’ultima pagina della suddetta edizione del 1524 si legge per errore « 7 » in vece di « 2 » sotto la settima ca- sella del secondo rettangolo contenuto in questo passo; 2? che i fregi che cir- condano i due rettangoli contenuti nel passo medesimo sono diversi dai fregi che circondano i rettangoli contenuti nel passo riportato di sopra (pag. 408) dell’ul- tima pagina della suddetta edizione del 1519. L’esemplare della suddetta edizione del 1524 citato di sopra nelle linee 16-21 della pagina 108 è composto di 20 carte numerate a penna nei margini supe- riori dei recto coi numeri 1-20. Un facsimile del recto della prima di queste 20 carte è riprodotto in litografìa più oltre nella pagina 452 A sotto il numero 3. Queste 20 carte sono legate con sei guardie interamente bianche, tre delle quali precedono queste 20 carte, e tre le seguono, formando cosi un volumetto di 26 carte, cioè il suddetto contrassegnato « 43 » legato in cartone coperto esterna- mente di carta verde con dorso di cartapecora. E indicato di sopra (pag. 225, lin. 39) un esemplare d’un catalogo intitolato « Vente publique de MM. R. Friedlànder & Sohn, Kurstr, 9., a Berlin, || le 17. » Juin 1861. || catalogue || de |] livres || Mathe'matiques, Physiques, et Astronomi- » ques », ecc. (Vedi sopra, pag. 225, lin. 38-44; pag. 226, lin. 1-2). Si è anche detto di sopra (pag. 226, lin. 2-3) che questo catalogo è composto di 100 pagine, in 8? Nelle linee 30-33 della na di queste ìoo pagine, numerata col numero 9, si legge: u Abacho. — Libro de Ab acho nouam. composto per Fracescho da Lazesio » veronese : il quale insegna a fare molte ragione mercantile etc. — In fine : com- » posuit hunc lib. 1517. Stampato : Vineggia Bindoni 1524. pet. in —8. fig. e. b. 273 » Tris-rare. L'èdition de Vènise 1518 vendu 80 fr. Riva, 1857. » In questo passo del suddetto catalogo intitolato stro Francesco da La|]zesio Veronese, intitulato Spasso de mercadanti, il//[|quale » insegna a fare molte ragioni, & come respò||deno le monete, co alcùi giochi » piaceuoli p uia |] de numeri, & il modo di mesurar le terre, & il jj modo de » laureo numero, e la pata, & la || inditione delli nodari in perpetuo. » Questa edizione chiamata più oltre (linea 20 della presente pagina 410; pag. 411, lin. 3) « edi- « zione del 1550 » è composta di 24 carte, in 8°. piccolo, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-8 del recto della prima di queste 24 carte trovasi il titolo della edizione medesima riportato di sopra (pag. 409, lin. 44, e linee 1-4 della presente pagina 410). Nelle linee 25-30 del rovescio della 23a di queste 24 carte, si legge: <( Cf Fraciscus Felicianus .q. Dominici de Scholaribus|j de Lazesio Gardesane Arith- » meticus ac Geome//||tricus composuit hunc Libellum Die deci//||mo octauo Iulii. » i5i7.Etdie deci//|Jmo Martii. 1532. Per iplemet(Mc) || fuit reuisus & ampliatus. «Nelle linee 1-6 del recto della 24a ed ultima delle medesime 24 carte, si legge: « (T Stam- « pato nella inclita Citta di Vinegia a santo [| Moyse, al segno de lanzolo Raphael, » per Fran||cesco di Alessandro Bindoni & Mapheo || Pasini compagni. Nel anno del « Si//||gnore. m. d. l. j| Del mese di Decembrio. » Nel rovescio della medesima carta 24a si legge : CMultìplicaper modo de Quadrato. La figura contenuta in questo passo della suddetta edizione del 1550 è iden- — 411 — tica colla figura contenuta nel passo dell’ultima pagina della suddetta edizione del 1524 riportato di sopra in litografia nella pagina 408. L’esemplare della suddetta edizione del 1550 citato di sopra nelle linee 43, 44 della pagina 409 è composto di 24 carte numerate a penna ne’margini superiori dei recto coi numeri ì— 24. Un facsimile del recto della prima di queste 24 carte è riprodotto in litografia più oltre nella pagina 252 A sotto il numero 4. Queste 24 carte sono legate con sei guardie, delle quali tre precedono queste 24 carte, e tre le seguono, formando cosi un volumetto di 30 carte, cioè il suddetto con- trassegnato « 44 » e legato in cartone coperto internamente di carta colorita a marmo, ed esternamente di marrocchino scuro con cinque cordoni sul dorso che dividono questo dorso in sei scompartimenti, nel secondo de’quali si legge in let- tere dorate « libro || de || abaco ». Nel terzo di tali scompartimenti si legge in cifre dorate « 1550 ». In ciascuno de’ i?, 4?, 5?, 6? di questi sei scompartimenti trovasi un fiore dorato. È anche dorato il taglio delle carte del sopraccitato volumetto contrassegnato « 44 ». Più oltre (linee 34-40 della presente pagina 4ii) sono indicati due esemplari d’un catalogo intitolato « nouveau catalogue || de [| livres choisis [| en divers ge.n- » RES || A VENDRE |j A LA LIBRAIRIE DE L. POT1ER || PARIS || L. POTIER, LIBRA1RE |] QUAI » malaquais, 9 || 1860. » Questo catalogo è un volume, in 8?, composto di 358 pa- gine, delle quali le ia-5% 340% 341% 348% 349a non sono numerate, e le 6a-339% 342a— 347% 350a— 358a Sono numerate coi numeri 2-335, 338-343, 346-353, 534. Nelle linee 24-31 della 6ia di queste 358 pagine, numerata col numero 57, si legge : « 512. Libro de Abaco, novamente composto per maestro Fran- » cesco da Lazesio Veronese, intitolato Spasso de Mercadanti, il » quale insegna a fare molti ragioni, et come respondeno le » monete, con alcuni giochi piacevoli per via de numeri... Vi- » negia , per Fr. di Alessandro Bindoni et Mapheo Pasini , » 1550, pet. in — 8, fig. sur le titre, mar. br. ornement, tr, dor. » (Hardy.) 100 fr. u Volume rare. Bel eiemplaire- » In questo passo del suddetto catalogo intitolato « nouveau catalogue, ecc. pa- » ris || l. potier, || 1860 » è indicato il volumetto che di sopra nelle linee 43—44 della pagina 409 dicesi essere da me posseduto, e contrassegnato a 44 » , Un esemplare del suddetto catalogo intitolato « nouveau catalogue [] de || li- » vres choisis», ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contrassegnato « XVI. e. 35», cioè pre'cieux, singuliers, et aussi les ouvrages les plus estime's en tout genie || qui » ont paru tant dans les langues anciennes que dans les principales langues moder- » nes, depuis l’origine de || l’imprimerie jusqu’a nos jours; avec l’histoire des diffe- )> rentes e'ditions qui en ont e'te faites; des renseignements || ne'cessaires pour re- » connaitre les contrefacons, et collationner les anciens livres. On y a joint une )> concordance || des prix auxquels une partie de ces obiets ont e'te' porle's dans les « venles publiques faites en France, en Angleterre || et ailleurs, depuis près d’un » siede, ainsi que l’appre'ciation approximative des livres anGiens qui se rencon- » trent || fre'quemment dans le commerce; || 2? une table en forme de catalogue » raisonné || Où sont classés, selon l’ordre des matières, tous les ouvrages portes « dans le Dictionnaire, et un grand nombre || d’autres ouvrages utiles, mais d’un » prix ordinarne, qui n’ont pas dù ètre place's au rang des Livres ou rares || ou pre- » cieux; [| par jacques-chap.les brunet || Chevalier de la Lègion d’honneur. j| cin- QUIÈME ÉDITION ORIGINALE ENTIÈREMENT P.EFONDUE ET AUGMENTÉE d’ UN TIERS [| PAR » l’aUTEUR. li TOME DEUX1ÈME [| PARIS || LIBRAIRIE DE FIRMIN D1D0T FRÈRES, FILS ET C1E|| » imprimeurs de l’institut, rue jacob, 56 [] 1861.» Nelle linee 41— 61 della colonna numerata 1203 di questo tome deuxième, e nelle linee 1—11 della colonna nume- rata 1204 del medesimo tome deuxième, si legge . « feliciano ( Frane. ) Libro de Abaco » nouamenle composto per magistro Fran- » cesco da la zesio veronese, el quale in- » segna a fare molte rasone merchantile t, » come respondano li preci t monete no- » uamente stàpato. (au recto du dern. f.): » Franciscus Felicianus .q. dominici de » schoiaribus de Lazisio Gardesane arith- )) meticus ac geometricus composuit Lune » libeilum die decimo octauo Iulii 1517. » Stampato in Venetia , per Nicolo Zo- » pino e Vincentio suo compagno del n m. d. xviii, adi 27 Agosto, pet. in— 8. de » 20 ff. non chiffrés, sign. A— C. [7865] » fr. Riva. » Opuscule rare, sur le titre duquel se retrouve la ménie » jolie vignette en Lois qui est sur le titre d' une e'di- a tion des Voyages de Varthema , impr. a Ve ni se en » 1518 (voy. Vauthema). a On a pu voir par le developpement que nous avons a donne au titre ci-dessus que Lazisio ou Lazescio » n’est nullement un nom propre , conime F ont cru a quL'lques BiLliographes. » — Libro de Aliaco , novamente composto per maestro a Francesco de Lazesio Veronese, intitolato Spasso de a Mercandanti , il qual insegna a fare molte ragioni , » et come respondeno le monete , con alcuni giochi a piacevoli per via de numeri . . . Vinegia per Fr. di a Alessandro Bindoni et Mapheo Pasini, 1550, pet. a in — 8. fig. sur le titre. a Un Bel exemplaire cu mar. Inr. 100 fr. Nouv. cata- a logue de L. Potier, 1860, n° 512. a In questo passo del suddetto volume intitolato Il existe plusienrs reimpr. du Libro di Aritlimetica e Geome- » trio, speculativa 3 sayoir : Veti»* Bindoni 1545. in-4? Av. fi g. (90 » fi*. Bearzi. ) ib. id. 1550. in-4.° ( 10 fi*. Libri-Carucci ) et sous » le titre de Scala Grimaldelli ... libro ristampato , accresca di molte » cose da M . FU. Macario 9 con la gionta della regola del Catani. » Padova 1629. in-4.° Av. fig. » Libro de Abaco nouamente composto per magistro » Francesco de la zesio veronese , el quale insegna a fare » molte rasone merchantile u come respondano li preci fc » monete nouamente stampato ( 4 la fin-. ) Franciscus Fe- » licianus q. dominici de scholaribus de Lazisio Gardesane » arithmeticus ac geometricus composuit Lune libellum die » decimo octavo Juliì 1517. Stampato in Venetia per Ni- » colo Zopino e Vicentio suo compagno del M. D. XVIII. » adi 27 Agosto, pet. in— 8? (20 ff. non eh. ) 80 fr. Riva. » Il en existe une réimpr. Vinegia per Fr. Aless. Bindoni et » Mapheo Pasini 1550. pet. in-8.° Av. fig. (100 fr. Poti'er.) » In questo passo del suddetto fascicolo intitolato « trésor j| de || livres rares et » précieux, ecc. livr. ii. (xix) », ecc. dalla parola se sola signifi-||ca numero : de ogni numero , » si debbe || Intendere da vno insino a noue. » La seconda carta della suddetta edizione intitolata « Libreto de Abacho » è nel margine inferiore del suo recto segnata « A 2 ». La terza carta della edizione medesima è nel margine inferiore del suo recto segnata « A iii » (ì). Nelle carte H4a-I2ia d’un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Univer- sità di Bologna, contrassegnato « Aul. Y. Tab. I. L. III. N? 171. », e gi'a citato di sopra (pag. 310, lin. 18—26) trovasi un esemplare d’ una edizione intitolata De 56 o De oj 0 De 70 o De 77 o 5 5 5 5 * t 77 77S 2 77 775 l 77 77 5 X 77 775 277 775 GXa;puap7ea FINI S. Stampato iti Venetiapcr Gtoanne Fadoano ScVcnturìtio di Ruffnidli* m. d xxxv; La figura contenuta in questo passo della suddetta edizione intitolata « Libretto » de Abacho » è identica colla figura contenuta nel passo riportato di sopra (pag. 408) dell’ultima pagina della suddetta edizione del 1524 intitolata « Libro de Aba- » elio nouamente [| composto per magistro Fracescho da Lazesio », ecc. , salvo 1? Che nella terza casella del secondo rettangolo della figura contenuta nel passo riportato di sopra tra le linee 1 e 29 della presente pagina 417) dell’ultima pagina della suddetta edizione intitolata « Libretto de Abacho » trovasi per errore « 15 » in vece di « 12 » ; 2? Che i fregi di questa figura sono alquanto diversi dai fregi della figura contenuta nel passo riportato di sopra (pag. 408) dell’ ultima pagina della suddetta edizione del 1524. Nelle linee 2—4 del recto della prima carta della suddetta edizione intitolata « Libretto de Abacho », si legge: se sola si-||gnifica numero de ogni numero: si de||be in- » tendere da vno insino a noue. » La seconda di queste otto carte nel margine in- feriore del suo recto è segnata « A ii ». La terza di queste otto carte nel margine inferiore del suo recto è segnata « A iii ». La quarta delle medesime otto carte nel margine inferiore del suo recto è segnata « A iiii » . L’esemplare che di sopra (linee 1-2 della presente pagina 418) si è detto essere ora da me posseduto della suddetta edizione priva di data, ed intitolata « Libreto de abacho » è composto di otto carte legate con due guardie, una delle quali precede queste otto carte, e l’altra le segue, formando cosi un volumetto di dieci carte legato in cartone coperto internamente di carta bianca, ed esternamente di carta verde con dorso di pergamena. E indicato di sopra (pag. 225, lin. 39) un esemplare d’uri catalogo intitolato « Vente publique de MM. R. Friedlànder & Sohn, Kurstr. 9., a Rerlin, [| le 17. Iuin » 1861. [| catàlogue || de [| livres || Mathe'matiques, Physiques et Astronomiques || » provenant des || bibliothèques [| de || M. Lejeune Dirichlet de Goettingue », ecc. (Vedi sopra, pag. 225, lin. 39-45; pag. 226, lin. 1-2). Si è detto di sopra (pag. 226, lin. 2—3) che questo catalogo è composto di 100 pagine, in 8? Nelle linee 48-49 della nona di queste 100 pagine, numerata col numero 9, si legge: « — Libreto de abacho. — Sans I. ni d. (du XVIième siècle). 12. lettres ital. » 8 ff. cari. 276 ». In questo passo del suddetto catalogo intitolato « Vente publique de MM. R. Fried- » lander & Sohn; Kurstr. 9., a Berlin, |] le 17. Juin 1 861 . », ecc. è indicato un esem- plare della suddetta edizione intitolala « Libreto de abacho ». Questo esemplare è quello stesso che di sopra (linee 1-2 della presente pagina 418) si è detto trovarsi in un volume ora da me posseduto, e contrassegnato firenze. )> Arithmetica in qua Geometriae » Algebrae, Geographiae, Astro- » nomiae chronologiae et Nauticae praecepta » quedam reperiuntur a fol. 8 ad » finem Cod. Praeit auctoris Praefatio )) quae ine. Tutti gli uomini secondo che » dice Aristotile nel principio della me « tafisica. In fine Calendaria vulgo « Lunari ab anno 1418 ad 1444. occurrunt » ex quibus eruitur circa ann. 1418. )) vel 1419 Cod. scriptum fuisse. Adce- » dit tandem ars auri et argenti » separandi vulgo partire quae » Rubricami LXI operis postremam » complectitur desinitque, lo conio » sia di calderone vecchissimo. Nota- » tur ad calcem Deo gratias amen : » In questo passo del suddetto codice Magliabecbiano contrassegnato « Classe X, y> n? 76 » dalla parola « Saec. » (Vedi sopra, col. ia della presente pagina 422, lin. 5) a « circa 1419 » (Vedi sopra, col. ia della presente pagina 422, lin. 8) si dimostra che il suddetto codice Magliabecbiano contrassegnato lità, ripartendone i Codici , se- » condo la diversità delle materie, » alle due Librerie, Laurenziana, » e Magliabechiana, ed ai pubbli- » ci Archivj. )> Da questo passo del suddetto volume intitolato « novelle || letterarie, ecc. vo- li lume decimosettimo, ecc. in Firenze. )(mdcclxxxvi », ecc. apparisce che i codici manoscritti già componenti la Biblioteca Strozziana furono per ordine di Pietro Leopoldo di Lorena Granduca di Toscana ripartiti secondo le diversità delle ma- terie alle Biblioteche Mediceo-Laurenziana e Magliabechiana di Firenze, ed ai pub- blici Archivi della medesima città dopo il 1 7 di Marzo del 1784. (1). Da ciò che si (i) Più oltre (linee ot—56 della presente pagina 423) sono indicati due esemplari d’un volume, in foglio, intitolato « BIBLIOT1IEC A II LEOPOLDINA LAVRENTIANA || SEV || CATALOGVS MANVSCRIPTORVM|jQVl IVSSV || » PETRI LEOPOLDI || ARCH. AVSTR. MAGNI ETR. DVCIS || NVNC AVGVST1SSIMI IMPERATORIS || GERM. HVNG. » ET BOIOHEM1AE REG1S ETC. |f IN LAVRENT1ANAM TRANSLATI SVNT || OVAE IN SINGVLIS CODICIBVS CON- )) T1NE.NTVR 11 AD QVODVlS LITTER ATVRAE GENVS SPECTANTIA || ACCVRATISSIME DESCRIBVNTVR [| EDI- » TA SVPPLENTVR ET EMENDANTVR || ANGELVS MARIA BANDIN1VS |] S. C. M. REGIVS BIBLIOTHECAE PRAE- » FECTVS || RECENSVIT ILLVSTRAVIT EDID1T || TOMVS I. || FLORENTlAE TYPIS C AESAREIS MDCCXCI. || » praesidibvs adnventibvs. )) Questo tomvs i. è composto di 400 pagine, delle quali le 6a — 16a , 367a — 399a sono numerate a pagine coi numeri vi— xvi, 701—733. Nelle linee 27 — 40 della 15a di queste 400 pagine, numerata col numero xv, si legge : » Pone sequenter Codices Bibliothecae Strozzianae, quos Carolus Senator Strozza, » Palatinus Comes , vir omni laude X X X X X /e X X l)- X X X X 4 X X 5 X 3 X X ° X 4 X X 0 l)- x^ 2 / X o X X i x X 6 2 X X 4 X 3/ *■)• •0 X I X X 5 X X X X X X4 E)- X X X X X 0 X X 8 X 0 X X 4 X x)- x / 2 4 / X 0 5 / X 6 X 2 3 X X 2 4 X X si i x X 6 6 X X 4 x). Lx 2 1 3 1 V3J 'XJ 9 1 8 1 4 0 1 • ••«•••• « Questo quadrato uiene a moltiprichare queste fighure | cioè | 45794628 | uia | 97654328 | hora a » multiplichare ticonuiene comincare come uedi posto di sopra et dire | 9. uie | 8. fa .72 | et cosi » poni come uedi posto di sopra posto nel detto quadrato | et cosi seguitando fa lauanzo chennai le « exenplo in questo quadrato e cosi fa tutte lesimili ragioni | a questa. » Questo passo del suddetto codice contrassegnato « Additional Manuscripts n? » lo, 363 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 420, lin. 17-27) della carta 23a del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI, n? H9 », salvo le varietà seguenti : — 428 — car. lin. COD. MAGLIABECH. CLASSE XI, N.° 119. car. lin. ADDITIONAL 1 MANUSCRIPTS n.° 10363 car. lin. COD. MAGLIABECH. CLASSE XI, N.° 119. car. lin. ADDITIONAL MANUSCRIPTS N.° 10363. 32 r. i Ila ,vij. 18 v. 3 Manca. 32 r. nella fi. Le caselle laterali 19 r. nella fi. Le caselle laterali 2 Multiprichare 19 r. 1 moltiprichare esterne del quadrato esterne del quadrato 3 figure 2 fighure | sono triangolari sono semicircolari » via » uia sormontate dapunti. 4 Ora » hora ed inoltre ai quattro » multipricare 3 multiplichare angoli del medesimo » cominciare » comincare quadrato vi sono 5 uia 4 uie quattro caselle qua- 6 uedi di 5 uedi posto di drate con uno zero 8 come ai lassempro 6—7 chennai le | exemplo nel mezzo. 9 fa e simili a questo 7—8 fa tutte l|esimili ra- gioni a questa Nelle carte 3a— 232a del suddetto codice contrassegnato « Additional Manu- » scripts, n? 10,363 » trovasi un trattato anonimo d’aritmetica, d’algebra, di geo- metria e d’astronomia che incomincia : « Qui inchomincia el proemio di questo » libro ~ || Tvcti gli uomini secondo che dicie a||ristotile nel principio della men- » ta||fisicha naturalmente desiderano di || sapere ma tutti quanti non disidera||no » di sapere ad un fine », e finisce: « et poi fondi largiento egietta |] tanto quanto » e uno crecie sopra ^ archo || lo conio sia dichalderone uechissimo’ll.—U finis deo » grazias-||.». Ciò che si riporta di sopra nelle linee 15-19 della pagina 427 e tra le linee 15 e 16 della pagina medesima fa parte di questo trattato. Ciò elle si riporta di sopra nelle linee 18-21 della presente pagina 428 leggesi nelle linee 1-6 del recto della carta terza del suddetto codice contrassegnato « Additional Manuscripts , » n? 10,363 » la qual carta terza nel suo recto è numerata col numero 1. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 21-23 della presente pagina 428 leggesi nelle linee 17—20 del rovescio della carta 232a del codice medesimo, la qual carta 232a nel suo recto è numerata col numero 230. Il suddetto manoscritto n? 10,363 e legato in cartone coperto di pelle scura con cinque cordoni sul dorso formanti sei scompartimenti. Nel secondo di questi sei scompartimenti è incollato un tassello di pelle rossa nel quale si legge in maiuscolette dorate « libro || d’arithmetica, || mathematica, ||etc. » Nel terzo di questi sei scompartimenti è incollato un tassello di pelle rossa nel quale si legge in maiuscolette dorate « mus. brit. || jure || emptionis. » Nel quarto dei medesimi sei scompartimenti è incollato un tassello di pelle rossa nel quale si legge in cifre e maiuscolette dorate « 10,363. || plut. cxxxix. f. » il che mostra che il suddetto manoscritto n? io, 364 è collocato nel Palchetto F della Scansia CXXXIX. Nell’estremità inferiore del dorso di questo manoscritto è inrpresso in oro il nnmero « il », il che indica che questo manoscritto è collocato sotto il nnmero il progressivo de’volumi collocati nel medesimo Palchetto F. Nelle linee 1—2 del recto della seconda carta del suddetto manoscritto contrassegnato « Additional » Manuscripts, n? 10, 363 » è scritto a penna Mvitiplichisi per quadrato .1125899906842624. In se medesemo. Cioè per 1125899906842624 fac- » ciasi vna linea sopra la quale si segni .1125899906842624. ponendo le fighure larghe in modo si possa infra quelle me- nare elrigho. E dipoi farai vnaltra linea la quale cholla stremita della prima faccia elian- to diretto cioè retto et sopra quella si segni an- chora 1125899906842624 E porrà le fighure an- chora larghe in modo infra quelle si possa ri- ghare. et dipoi farai .2. altre linee al dirimpetto di quelle in modo che tu conpongha vno gran- de quadrato . E dipoi infrale .2. fighure mena vna linea infino dallal- tro lato et quando tutte le linee arai menate tu arai chonstituito vno quadrato diviso in mol- ti quadrati picholi e- quali quadrati divide- rai in .2. parte chol dia- metro. E questo fatto e tu piglierai vna figbura cioè la prima o dclluno o dellaltro numero cioè o di quello de sopra o di quello dallato che nulla fa Madiciamo pi- gliassimo la figura di sopra cioè la fighura posta nel primo grado del numero di sopra che .e.4.E moltipliche- rai .4. vie tutto laltro numero. Cioè vie 1 125899906842624. di- cendo .4. vie .1° fa .4. et segnialo neiquadrato picholo allato al .1° et disotto al .4. ponendolo disotto al diameatro {sic) et di sopra per segnio )) delle dicine porrai 0. E dipoi dirai .4. vie .1? che segue el detto vno fanno .4. elquale segnia nel » quadrato picholo allato al detto vno disotto al diameatro et disopra .0. E dipoi dirai .4. vie .2. » fanno .8. Cioè el 2 che segue .1° et segnerai .8. nel quadrato picholo allato al .2. E dipoi disoprai « diametro segnerai .0. nelluogho delle dicine. E multiplicherai .4. vie 5. che segue .2. fanno 20. e » segnerai .0. di sotto al diametro del quadrato picholo che .e. allato al .5. et di sopra al diametro )> segnia .2. per le dicine. E dipoi multiplicherai .4. vie 8. fanno .32 E segnerai disotto al diametro )) del quadrato picholo che .e. allato al .8. el .2. E disopra al diametro segnerai .3. per le dicine. E » dipoi multiplicherai .4. vie .9. che segue .8. fanno .36. delquale segnia .6. disotto al diametro del » picholo quadrato cheallato al .9. E disopra al diametro segnia .3. per le dicine. E dipoi dirai 4 uie « .9. fanno .36. E segnerai el .6. e il .3. chome dicemo. nel .9. seguente E chosi Anchora perlaltro » .9. Edipoi farai 4. vie .0. E segnerai chosi di sopra chome di sotto al diametro .0. cioè nel qua- » drato piccholo che .e. allato al .0. E dipoi multiplicherai .4 vie .6 che seguita el 0 fanno .24. del » quale segnia .4 disotto al diametro et .2. di sopra del quadrato picholo che .e. allato al .6. E poi » multiplicha .4. vie .4. che seguita el .6. fanno .16. E segnerai .6. disotto al diametro et vno de » sopra del quadrato picholo che .e. allato al .4. E dipoi multiplicherai. vi 4. e. 2. che segue el .4. 1 1 2 5 j 8 9 9 9 0 6 8 4 2 6 2 4 0 / X l 0 / X 1 0/ X 2 0/ /S 0 / /8 X 0 / ./ 9 0 X °Xi Xo °x X 5 0 X X8 0 X /A °x X 2 0 X X9 X 0 X X4 - 0 / X 0 / X 1 X 0 X x> 0/ / 8 o / /9 0 / /9 0 \./ X9 0/ X9 0 / Xs °x X8 X X 0 X Xé 0/ X2 0 X X4 0 / / 2 0/ / 2 0 i/ /a “l X Xo 1 / /6 1 / /8 1 / /8 1 X /8 0 / x° X 1 / X9 °x X8 °x X4 V / 2 0 X X4 0/ X8 to 0 / 0 X 1 / 2 / 4/ A/ 4i 4 / 0/ 3 / 4X 2/ 1 / 3 X 1 X 2 X 01 / 5 /5 /o X> / o /$ /5 / 5 m X9 Xo X9 X9 Xo x° /Q pJÉ /8 0 X / 8 /6 A/ /o 6 / /A 7 / /2 /%■ 7/ / 2 0 X X9 4 X X8 X 3 X X2 1 X X9 4 X X8 1 x X9 X OO 0/ 0 / 1 / A/ 7 / 8 8 X 8 / oj 5/ 7/ 3 / 1 x 5/ y 3 x CO /» / 9 / 8 / i /2 /i /l Xf X 3 /a X2 X6 X8 /A X8 X9 0/ X9 0 / /9 1 x /» A / | 7 / /2 8 / /I / 1 V /i 0/ X9 5 / /A 7 X X 2 3/ X9 1 x X8 5 X X4 1/ X8 X co 0 X 0 X i / 4/' 7 / 8/ 8 / 8 / 0 / 5 / 7 / 3 / 1 / 5 X 1 X 3 x co /% /9 /% /5 / 1 / 1 X 1 X9 X 4 X X9 X 8 X4 X8 X9 0 / /o u X / ) 0/ /0 X 0 / /o °/ /o X °X X9 0 / X ) °X x° 0 / x> °x X9 0 \ 0 X X9 0 X x° 0 x x° 0 0 X 0 1/ 1 X 3 / A/ 5 / 5 / 5/ 0 / 3 1 JÉj 4 / 2 X 1/ 3 X y y 0 / 3 / 5 /2 /O /% /4 /4 /A Xo X6 X8 X4 X2 X9 X 2 X4 0 1/ /8 0 / X 1 1 / /6 A/ /o X X 7 / /2 7 / X2 0 /' x° A/ X8 6/ X4 X2 1 x X9 A/ X 8 1 X X9 X OO 0 X /A 0 / /a U / /8 2 / /O 3/ /2 X 3 / /6 3/ X 5 °x Xo X 3 / X2 I X X 0 x X8 2 X X4 °x /0 X yX X °x X8 X X 1 x X9 9 4 0 i A 9 6 7 0 3 2 0 5 3 7 6 — 431 — » fanno .8. E segnerai .S. di sotto al diametro et de sopra .0. per le dicine- E dipoi multiplichcrai » .4. vie .6. che segue el .2. fanno .24. del quale segnia .4. disotto al diametro et disopra .2. del » quadrato picholo allato al .6. E dipoi multipliclierai .4. vie .2. che segue el .0. fanno .8. etsegne- » ralo di sotto al diametro et disopra .0. del quadrato picholo che .e. allato al .2. E dipoi multi- » plicherai .4. vie .4. che .e. seguente al .2. fanno .16. Esegnerai .6. desotto al diametro odi sopra » .1° del quadrato picholo che .e. allato al .4. E chosi arai pieno luna parte de quadrati picholi equa- » Ij sono sotto al .4. Edipoi piglierai el .2. che seguita al .4. E multiplicheralo per lo detto modo » per tutte le fìghure del .1125899906842624. che .e. dallato e quello che fanno segnia nepicholi qua- » drati disotto stanti al .2. E di sotto al diametro segnia le unita et di sopra le dicine. E dipoi pi- « glia el .6. et per lo detto modo lo multiplicha et chosi fa di ciaschuna fighura infino allutimo gra- » do. E chosi tauerra che arai pieni tutti epicholi quadrati. Onde e dibisogniò lefighure de gradi » simili agugnere insieme. E chominciati a! quadrato che .e. allato al .4. del numero posto dallato » sotto el diametro dicendo .6. et pon .6. E depoi seguita a diametro a diametro andando verso Mano « sinistra Cioè .8. et .1° et .8. fanno .17. del quale poni .7. etien .1° allamano cholquale agugni le » figure del seguente diametro cioè .4. et .4. et .4. fanno .13. del quale poni .3. nel t° grado et ser- » ba .1° E dipoj alle seguente fìghure cioè del seguente diametro diciendo .1° alle manj et 8. et .2. » et 2- et .2. et .2. et .8. fanno .25. del quale segnia .5. e tieni .2. Elquale agugni alle fìghure che seno » (sic) nel seguente diametro et chosi a diametro a diametro verrai rachogliendo. E arai ridotto In )> una somma 1267650600228229401496703205376. E tanto .e. il detto produtto et chosi vsa In simili. » In questo passo del suddetto codice L. IV. 21 dalle parole In questo passo del suddetto volume intitolato « la biblioteca pubblica || di sie- » NA [| DISPOSTA SECONDO LE MATERIE || DA LORENZO ILARI, eCC. TOMO TERZO || SIENA 1845 » è descritto il suddetto codice L. IV. 21. Un esemplare del medesimo volume intitolato « la biblioteca pubblica || di sie- » na, ecc. tomo terzo. || siena 1845 » è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabe- chiana di Firenze, e contrassegnato « II. 2. 45 », cioè « Stanza II, Palchetto 2, numero » 45 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Un altro esemplare del medesimo tomo terzo trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « V. IV. 7 », cioè « Scansia V, Palchetto IV, » numero 7 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Un codice manoscritto ora da me posseduto, e contrassegnato « n? 14 » è un volume, in foglio, composto di 324 carte numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-2, I-CCCxxn. Nelle linee 39-51 del recto della I3a di queste 324 carte, numerata nel medesimo recto col numero xi, nel rovescio di questa carta 13% e nelle linee 1—15 del recto della i4a delle medesime 324 carte, numerata in que- sto recto col numero xn , si legge : « El modo a multiplichare per quadrato e questo che prima disegnerai .la. linea diritta sopra la » quale porrai .1? numero che uoi multiplichare ponendo le figure large in modo chessi possa in fral- » luna e laltra figura menare .la linea e in capo della g.a linea nefarai unaltra la quale faccia con » quella angholo retto] e difuora daquella segnerai le figure dellaltro numero ponendole large in modo » che infralloro si possa metterui el rigo e rigare elle .2. linee chiudi a modo della figura del quadrato « e infraciaschuna figura cosi delluno numero come dellaltro farai .1? righo| e uerratti in modo chel » grande quadrato larai diuiso in piccholi quadrati! e quali piccholi quadrati gli diuiderai per lo mezzo » diuidendogli dal diamitro| e questo hordinato ettu piglia .la figura di qual uoi de .2. numeri cheai » a multiplichare! e quella multiplicha a figura a figura per tutte le figure dellaltro numero| ella multi- — 433 — » plichatione di ciaschuna figura segna nel quadrato piccholo che) e| dirimpetto a ciaschuna delle .2. » figure! ponendo ledicine di sopra al diamitrol elle unita di sotto al diamitro| e questo fatto ettu piglia » unaltra figurai e dipoi laltra infino chellarai prese tutte| e arai inciascliuno quadrato piccholo po- » sto .2. figure e dipoi ragiungnerai incominciando al quadrato piccholo disotto posto nellultimo e se- » gnerai la figura che sotto al diamitro ponendola nel g° grado e dipoi piglia la figura che e disot- « to al diamitro del secondo quadrato piccolo| e| altre figure chessono in diritto a quelle e della som- )> ma poni le unita nel secondo grado elle dicine serbai e cosi ua rachogliendo le figure infine allul- « timo piccholo quadrato e quelle figure che ai racolte fia el detto produtto. Ex. » Mvltiprichi per quadrato 1125899906842624. in se medesimo cioè per 1125899906842624. facciasi » . la. linea sopra alla quale si segni .1125899906842624. ponendo le figure large in modo si possa in- « fra quelle menare il rigo| e dipoi farai unaltra linea laquale con la stremita della prima faccia canto « diritto cioè retto| e sopra a quella sisegni ancora .i 125899906842624. e porrai le figure ancora larghe » in .modo infra quelle si possa rigare| e di poi farai .2. altre linee dirimpetto di quelle in modo chettu » conpongha .1° grande quadrato| e dipoi infralle .2. figure mena .la. linea infino dallaltro Iato | e » quando tutte le linee arai menate| tuarai chostituito .1° quadrato diuiso in molti quadrati piccholj | » equalj quadrati diuiderai in .2. parte col diamitro| e questo fattoi ettu piglierai una figura cioè la » prima o delluno o dellaltro numero cioè o di quello di sopra| o di quello dallato che nulla fa| ma di- » damo pigliassimo la figura di sopra| cioè la figura posta nel primo grado del numero di sopra| che] » e. 4. e multiplicherrai .4. uia tutto laltro numero cioè uia 1125899906842624. dicendo .4. uia .1. )) fa .4. e segnalo nel quadrato piccholo allato al .1. e di sotto al .4. ponendolo disotto al diamitro| » e disopra per segno delle dicine porrai .0. e dipoi dirai .4. uia.l? che segue el detto .1? fa .4. elqual a> segna nel quadrato piccholo allato al detto .1? disotto al diamitro| e di sopra .0. e dipoi dirai .4. ;> uia .2. fanno .8. cioè el .2. che segue .1? e segnerai .8 nel quadrato piccholo allato al .2. e dipoi » disopra al diamitro segnerai .0. nelluogo delle dicine e multiplicherai .4. uia .5. che segue .2. fan- ai no .20. e segnerai .0. disotto al diamitro nel quadrato piccholo che| e| allato al .5. e disopra al dia- a> mitro segna .2. per le dicine | e di poi multiplicherai .4. uia .8. fanno .32. esegnerai disotto al » diamitro del quadrato piccholo| che| e allato al .8. el .2. e disopra al diamitro segnerai .3. per le » dicine | e dipoi multiplicha .4. uia 9. che segue .8. fanno .36. del qual segna .6. disotto al diami- » tro del piccolo quadrato che e allato al .9. e disopra al diamitro segna .3. per le dicine| e dipoi dirai a> 4. uia .9. fanno .36. e segnerai come dicemo di sopra] e cosi ancora per laltro .9. e dipoi farai .4. » uia .0. e segnerai nel quadrato piccholo .0. e disopra .0. e dipoi multiplicherrai .4. uia .6. che seguita fanno .24. del qual segna .4. disotto al diamitro| e .2. di- sopra delquadrato pic- cholo che e allato al .6. e dipoi multiplicha .4. uia .4. che seguita el .6. Canno .16. e segne- rai .6. disotto al dia- mitrol e .1° disopra del quadrato piccolo che. e. allato al .4. e dipoi mul- tiplicha 4. uia.2.che se- gue el .4. fanno .8. e se- gnerai .S. disotto al dia- mitrol edisopra .0. per le dicine| e di poi mul- tiplicha .4. uia .6. che segue el .2. fanno .24. del quale segna 4. di- sotto al diamitro| e di- sopra per le dicine .2. e di poi multiplicha .4. uia .2. fanno.8.esegne- ralo disotto al diami- tro | e disopra .0. nel quadrato piccholo che allato al .2. e di poi multiplicherrai 4. uia .4 che e| seguente al .2. fanno .i6.e segnerai di- sotto al diamitro .6. e disopra .1? delquadra- to piccolo che e allato al .4. e cosi arai pieno luna parte de quadrati piccholi equa li sono sotto al .4. e dipoi pi- glierai el 2. che seguita al .4. e multiplicheralo per lo detto modo per tutte le figure del .1125899906842624. che e dallato e quello chef- fanno segnia ne pie- — 434 — » clioli quadrati disotto stanti, al .2. e disotto al diamitro segnia le unita| e disopra le dicine| e di- » poi piglia el .6. per lo detto modo lo multiplicha| ecosi fa di ciaschuna figura infino allultimo grado| » e cosi tauerra che arai pieni tutti epiccholi quadrati. Onde e di bisognio le figure degradi simili. » agiungnere insieme| ecominciati al quadrato che| e| allato al .4. del numero posto dallato sotto el » diamitro| dicendo .6. e poni .6. e poi seguita a diamitro a diamitro andando uerso mano sinistra, » cioè .8. 1. 8. fanno ,17. del quale poni .7. e tieni .1? alla mano , col quale agiungni le figure del » seguente diamitro cioè .4. 4. 4. fanno 13. del qual poni 3. nel t° grado e serba .1? e dipoi al seguente » diamitro dicendo .8. 2. 2. 2. 2. 8. fanno .25. del quale poni .5. e tieni .2. elquale agiungni alle fi- » gure chessono nel seguente diamitro| e cosi a diamitro a diamitro uerrai rachogliendo| e arai ridotto » in una somma .1267650600228229401496703205376. e tanto| e| il detto produtto| e cosi usa in simili » Questo passo del suddetto mio codice contrassegnato « n? i4 » e identico col passo riportato di sopra (pag. 429, lin. 33— 48; pag. 430; pag. 431, lin. 1-19) delle carte numerate 15, 16 del suddetto codice contrassegnato « L. IV. 21 », salvo le va- rietà seguenti : car. lin. CODICE L. IV. 21. DELLA BIBL. CO- MUNALE DI SIENA. car. lin. CODICE N? 14. DA ME POSSEDUTO car. lin. CODICE L. IV. 21. DELLA BIBL. CO- MUNALE DI SIENA. car. lin. CODICE N? 14. DA ME POSSEDUTO 15 o. 4 vna XI r. 39 .ia. 15v. 17—18 ragugne|rai Incho- XI r. » ragiungnerai inco- 5 vno » .1? minciando minciando » uuoi 40 uoi 18 picholo » piccholo » larghe » large a nellutimo et » i>. 1 uellultimo e » che si fi chessi » fighura » figura 6 infra luna et fi infralluna e 19 el » al » fighura » figura » E » e » vna 41 .i.a u fighura 2 figura » E fi e 20 picholo et laltre fi- 2> piccolo e altre figure » linia fi linea ghure che sono chessono 7 vnaltra fi unaltra » et 3 e « chon fi con 21 E le » elle » Angholo fi angholo » E chosi va e cosi ua » et 42 e a fighure 4 figure 8 larghe » large 21—22 al|lutimo picholo 2> allultimo piccholo d in fra loro 42—43 in|fralloro Quadrato. E quadrato, e meterui 43 metter ui 22 fighure )) figure 9 righo et righare. E » rigo e rigare elle a arai racholte » ai racolte le •22—23 producto. Exenp|li » produtto. Ex. a fighura A figura chausa. a E 44 e 24 Mvltiplichisi 5 Mvltiprichi Ì0 fighura chosi » figura cosi a In » in J) chome & come a medesimo. Cioè n medesimo cioè fi vno 2 .1? 25 vna 6 • la. E verratti » euerratti a la » alla 11 diviso 45 diuiso 25—26 fighure | larghe « figure large » picholi fi piccholi 27 el righo. E 7 il rigo, e a E » e 28 vnaltra 2) unaltra picholi » piccholi 29 cholla » con la a dividerai diuiderai 30 chanto 8 canto 12 mezo dividendogli 46 mezzo diuidendogli 31 et sopra quella » e sopra a quella a A » e 32 anchora » ancora a ordinato. E tu fi hordinato ettu 33 E porrà 9 e porrai a vna fighura » • la. figura » fighure anchora » figure ancora 13 vuoi & uoi 35 righare. et » rigare, e a E 47 e 36 al dirimpetto 10 dirimpetto « fighura » figura 37 che tu » chettu a fighura » figura 38 vno a .1? a fighure » figure a E » e 14 E la i) ella 39 infra le 11 infralle a fighura segnia 48 figura segna a fighure » figure a picholo » piccholo 40 vna » ■la. 15 fighure 49 figure 41 et » e ì 16 et le vnita E ;; elle unita 16 r. 42 1 } chonsti| 1 tuito vno 12 chostituito .1? ! » et tu » ettu a diviso » diuiso 1 „ vnaltra fighura E 50 unaltra figura e a picholi » piccholi 116-17 che | larai d chellarai a dividerai 12—13 di|uiderai ; 17 E ,, e a chol 13 col 1 „ picholo 5i piccholo 2 E » e 1 „ fighure. E » figure e 1 a e tu i> Èttu — 435 — car. lin. CODICE L. IV. 21. DELLA BIBL. CO- MUNALE DI SIENA. car. lin. CODICE N.° 14. DA ME POSSEDUTO car. lin. CODICE L. IV. 21- DELLA BIBL. CO- MUNALE DI SIENA. car. lin. CODICE N.° 14. DA ME POSSEDUTO 16 r. » vna fighura XI v. » una figura 16 r. » E XI v. 39 e 3 Ma 14 ma a multiplicherai a multiplicha 4 fighura 15 figura » vie 40 uia « E multiplicherai 16 e multiplicherrai 22 E 41 e » vie D uia n et de 42 e di 5 Cioè vie » cioè uia » E c e » vie » uia 22—23 multipliche|rai 43 multiplicha » et segnialo 17 e segnalo 23 vie a uia 5—6 pijcholo » piccholo » Segnia 44 segna 6 et » e 23—24 et disopra | .2. del 45—46 e di sopra | per le » diameatro et 18 diamitro, e quadrato picholo dicine .2. e )) segnio segno allato al .6. E 7 E » e 24 multiplicherai 46 multiplicha » vie » uia » vie .2. che segue el 47 uia .2. fanno » vno fanno 19 .1? fa • 6. fanno a quale segnia » qual segna » et » e 8 picholo » piccholo 25 et 48 e vno » .1.° » del 49 nel « diameatro et 19-20 diami [tro e » picholo che .e. » piccholo che h E 20 e » E 50 e j> vie » uia 26 vie 51 uia 9 Cioè » cioè » E Xijr. 1 e » et « e V .6. disotto al dia- » disotto al diamitro * picholo 21 piccholo mitro .6. » E » e 27 picholo » piccolo io luogho * luogo D E chosi 2 e cosi » E 22 e 27—28 picho|li » piccholi vie » uia 28 E e 11 del » nel » E 3 e picholo 23 piccholo 29 fighure >, figure a et « e » che fanno 4 cheffanno 11—12 diametro se] gaia » diametro segna 30 picholi » piccholi 12 E » e )> E » e a vie 24 uia » et 5 e a E » e 31 E » e » diametro » diamitro » .6. et per .6. per 13 picholo » piccholo » et chosi 6 e cosi a E 25 e » fighura a figura » diametro » diamitro 32 allutimo i allultimo a E » e j > E chosi » e cosi 14 multiplicherai « multiplicha » picholi 6—7 pi-|ccholi » vie » uia 33 fighure 7 figure » quale segnia 26 qual segna D agugncre a agiungnere a picholo » piccolo 7) E chominciati 7-8 e cominciati 15 che allato 26—27 che | e allato 34 et pon 8-9 e | poni a E 27 e » E depoi 9 e dipoi a diametro segnia « diamitro segna 35 verso Mano » uerso mano >. E » e Questo libro tratta darismetricha (sic) e geometria. » Yoraus ein Capitelverzeichniss. Bl. 8 a fàngt das Werk » selbst an. Die Arithmetik schliesst Bl. 80 b, und BI. 81 a » beginnt die Geometrie mit vorausgeschicktem Capitelver- » zeichniss. Sie schliesst Bl. Ili b. — Leon. Fibacci aus » Pisa fiihrte im 13. Jahrh. in Italien zuerst[die arab. Ziffern » und die Algebra ein. Eine Schrift von ihm iiber die Arith- » metik vom J. 1202 und eine andre iiber die Feldmesskunst » liegen bandschriftlich in der Magliabech. Bihl. zu Florenz, « s. Tozzetti relazioni d’alcuni viaggi I, 345. Foscarini della » lett. Venez. Lib. I. p. 82. Sowohl von seinem Werke » als von dem ahnlicken des Giov. de’ Danti di Arezzo , In questo passo della suddetta edizione intitolata « Geschichte und Beschreibung || » der||Kòniglichen||òffentlichen Bibhothek||zu || Dresden», ecc. è descritto il codice (( O. 11 » della Biblioteca Reale di Dresda citato di sopra nelle linee 38-41 della pa- gina 436. Per errore, forse di stampa, si legge nel passo medesimo (c Fibacci » (Vedi sopra, linea 11, col. ia della presente pagina 439), in vece di « Fibonacci ». Ciò che si legge di sopra nelle linee 12—17, col. 2a della presente pagina 439, dalla parola «Questo» (Vedi sopra, linea 12, col. 2a della presente pagina 439) a « 1346» ( Vedi sopra, linea 17, col. 2a della presente pagina 439 ) è identico col passo riportato di sopra (pag. 438, lin. 31—34) della carta 108% numerata 110, del suddetto codice O. 11 della Biblioteca Reale di Dresda, salvo le varietà, seguenti : » (vgl. Bandini Catal. V, 13) scheintunser Ms. verschieden » zu seyn. s Auf Papier, 112 vom Schreiber selbst bezifferte Èli. (wovon » jedoch 1. 20 u. 43 fehlen) in klein Folio, im Jahr 1346 in » Italien geschrieben , mit unfleissigen Federzeichnungen in » der Geometrie- Das Jahr 1346 ergib't sich aus folg. Stelle » Bl. 110 b. : Questo sie l’amaestramento di sapere trouare la » indictione, sapiendo che alcuna charta testata non uale niente » se la indictione non ui fosse, e se la indictione ul fosse e non i> fosse uerace, quella charta uon uarrebbe niente; donde settu a uuoli trouare la indictione buona e liate, fachosie piltia » lianni del nostro signore, li quali siano mopresente nel 1346 » etc. Von Brunnelli in Bologna zur konigl- Bibl. verkauft. (Elect. 552 b. Regia C, 130.) Pag- lin. EBERT, GESCHICHTE, eco. LEIPZIG, 1822. car. lin. COB. O. 11. BELLA BIBL. PUBBL. BI BRESBA 397 6 lamaestramento 110 v. 1 lamaiestramento 1 alcuna 2 alchuna 10 liate 6 liale 10—1.1 piltia | lianni f pillia liannj portato di sopra (linee 6— 19 della presente pagina 439) della suddetta edizione in- titolata « Geschichte und Beschreibung || der || Kòniglichen || Òffentlichen Biblio- » thek||zu ||Dresden »,ecc. « Das Jahr 1346 ergibt sich aus folg. Stelle Bl. 100 b. » (Vedi sopra, linee 6—7 della colonna seconda della presente pagina 439), deduce da ciò che si riporta di sopra nelle linee 31-34 della pagina 438, che tutto il suddetto codice contrassegnato « O. 11 » è stato scritto nel 1346. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contras- segnato « Hhh. A. 36 », cioè « Bancone filili, Palchetto A, numero 36 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della sud- detta edizione intitolata « Geschichte und Beschreibung || der |] Kòniglichen || òf- » fentlichen Bibliothek || zu || Dresden. », ecc. Un altro esemplare di questa edi- zione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e con- trassegnato « 1. 7. 1. 14 » , cioè « Stanza 1, Scansia 1, Palchetto 1, numero 14 pro- » gressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 440, lin. 29—33) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « BESCHREIBUNG || DER II KÒNIGLICHEN ÒFFENTLICHEN II BIBLIOTHEK il ZU || DRESDEnII — 440 — » VON -|| KARL FALKENSTEIN, || KÒNICL. SACHS. HOFRATH UND OBER-BIBLIOTHEKAR) MITGLIED » DES KÒNIGL. || SACHS. CENSUR-COLLEGIUMS UND DES DIRECTORIUMS DES STATISTISCHEN » VER-||EINS FUR DAS KÒNIGREICH SACHSEN, - DER ALLGEMEINEN SCHWEIZERISCHEN || GESELL- » SCHAFT FUR DIE GESAMMTEN NATURWISSENSCHAFTEN, DES KÒNIGL. || SACHS. VERE1NS FUR » ERFORSCIIUNG UND ERHALTUNG VATERLANDISCHER AL-||tERTHUMER DER OBERLAUS1TZER » GESELLSCHAFT DER W1SSENSCHAFTEN ZU GÒR-||l,1TZ, DER DEUTSCHEN GESELLSCHAFT ZU » ERFORSCHUNG VATERLANDISCHER SPRA-]|cHE UND ALTERTHUMER ZU LEIPZIG UND DER GE- » SELLSCHAFT FUR NATUR— UND || HE1LKUNDE ZU DRESDEN ORDENf LICIIEM, DER KURLAND1- » SCHEN GESELLSCHAFT || FUR LITERATUR UND KUNST ZU M1TAU, DER ,, SOC1ÉTÉ DE l’hIS- » TOIRE DE FRANCE u || SOWIE DES ,, 1NST1TUT H1STORIQUE ”zu PARIS CORRESPONDIRENDEM » UND DER || ,, P.OYAL GEOGP.APH1CAL SOCIETY ” ZU LONDON EHREN— M1TGL1EDE.||dRESDEN,|| » Walther’ sche Hofbuchiiandlung. || 1839. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 898 pagine, delle quali le ia-7% 11% 834% 835% 898a non sono nume- rate, e le 8a— 10% I2a— 833% 836a— 8971 sono numerate coi numeri il— ìv , 2—823, 826 -887. Nelle linee 38-49 della 45ia di queste 898 pagine, numerata col numero 441, si legge : « Questo libro tratta darismetricha(sic)etG eo- » dem ahnlichen des Giovanni de’ Danti aus Arezzo ( Ban- » m e t r i a. » dini, V. 13.) verschieden zu sein. Mit geometrischen Feder- » Scheint sowol von des Pisaner’sLeo Fibacci’s Wer- » zeichnungen. » ke, welcher im 13. Jahrh. zuerst die arabischen Ziffern und » pap. — Hdschr. d. 14. Jahrh. (iaut. bi. U0l>. v. J. 1346) von » die Algebra in Italien einfuhrte, und dessen Schriften in der » 109 Bit. denn von der friìheren Paginìrung 112 fehlen Bl. 1. 20. » Magliabe chisch,'e|n Bibliothek zu Florenz liegen, alsvon • un<1 43. s. Ebert, 296. (o. il) » In questo passo della suddetta edizione intitolata « beschreibung || der j) kònigli- » chen òffentlichen |] bibliothek || zu || dresden » ecc., il codice della Biblioteca Reale di Dresda contrassegnato « 0. n », e descritto di sopra nelle linee 38-41 della pagina 433 è chiamato « Hdschr. d. 14 Jahrh. » (Vedi sopra, linea 4 della colonna seconda della presente pagina 44o), cioè « Handschrift des 14 Jahrhundert », cioè « Manoscritto del secolo decimoquarto » (ì). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contras- segnato « filili. A. 37 », cioè a Bancone Idilli, Palchetto A, numero 37 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « beschreibung || der || kòniglichen òffentlichen [| bibliothek ||zu|| » dresden ». Un altro esemplare di questa edizione è ora da me posseduto. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze, e contrassegnato « PLuteas XXX. Codex XXVI. » è un volume, in foglio, composto di 86 carte, delle quali, secondo una numerazione moderna, le la— 24% 42% 45% 47a— 50% 52% 53% 55a— 58a, 60a-63% 69% 71% 73% 77% 78% 82% 85% 86a non sono numerate, e le 25a-41% 43% 44% 46% 51% 54% 59% 64a-68% 70% 72% 74a-76% 79a— 81% 83% 84a sono numerate nei recto coi numeri 21-39, 41, 46, 49, 54, 59-63, 65, 67, 69—71, 74—76, 78, 79. Nel rovescio della decima di queste 86 carte, nu- merata nel suo recto con un antico numero 6, si legge : (1) Per errore nel passo -riportato di sopra (linee 17—22 della presente pagina 440) della pagina numerata 441 della suddetta edizione intitolata « beschreibung || der || kòniglichen òffentlichen [| » bibliothek || zu || dresden », ecc. il celebre Leonardo Pisano detto Fibonacci è chiamato « Leo Fi- » bacci » (Vedi sopra, linea 3 della prima colonna della presente pagina 440). _ 441 — « 6 (T Questa ene la regola ad amaestrare de @ a scacchieri ongni quantità de figure. » (f La regola dice secondo larte uecchia che tu dei incominciare dal numero dele figure poste nel » filalo di sopra nella casella, e tenere quella medesima regola che si tiene a @ a brichuocolo. )> sa|Uo che non si tiene ala mano nulla Ancho se mecte in ciaschcuno (sic) quadro de Io scachieri i) quello che fa luna figura combactuta collaltra. bene che ciascuno quadro deio scachieri. siadi- » uiso per mezzo chome uedi figurato qui disopto e nella meita del quadro dallato disopto se pone n il numero e illaltra meita di sopra si si pone le dicine e per questo uedi che non si tiene ala « mano nulla. Ora torniamo a nostro proposito e di .1. via -9. fa .9. e poni .9. nel primo qua- li dro da pe del cantone poi di .1. via .7. fa .7. e poni .7. longo il 9. da piedi poi di .1. via .5. li fa .5. e poni .0. lonuo il .7. poi di .i. via .4. fa .4. e poni longo il .5. poi di .1. via .3. fa » .3. e poni .3. longo il .4. poi di .1. via .2. fa .2. e poni longo il .3. poi di .1. via .1. fa .1. » e poni .1. longo il .2. poi di .1. via .1. fa .1. poni .1. longo .1. ora ai combactuto da .1. a tucte » le figure di sopto, ora lascia .1. e pilglia il .2. che glie da lato, e combacti con tucte quelle » di socto .a una. e di .2. via .9. fa .18. c poni .18. nel quadro sopra, il 9 poi di 2 via 7 fa « 14 poni .14 longo il 18 poi di 2 via 5 fa 10 e poni longo .14 poi di 2 via 4 fa 8 e poni longo » il 10 poi di 2 via 3 fa 6 e poni longo 8 poi di 2 via 2 fa 4 e pollo longo il 6 poi di 2 via « 1 fa 2 e pollo longo il 4 e poi di 2 via 1 fa 2 e pollo longo il 2 Ora pilglia il 3 e combacti )> cimilemente con tucte quelle di socto a una a una e pollo nella tertia riga de lo scachieri. e » similemente fa del 4 e del 5 e del 6 e del 7. e del 0 se elgli ciachade e poni nello scacchieri « per ordine come facesti le prime figure e facto questo sara pieno lo scacchieri. Ora racolgliamo » la decta casella facti al 9 e poni 9 poi di 7 e 8 fa 15 poni 5 e tieni 1 poi di 1 e 5 e 4 e 1 « e 7 fa 18 poni 8 e tieni 1 e cosi racolgli per scincio e trouarai che 07654321 via 11234579 )> fanno 8 5 9 9 307396585 9. e cosi fanno le similglianti rasgioni. che te fosero decte In questo passo del suddetto codice contrassegnato « PluteusXXX. CoclexXXVI » dalle parole (Vedi sopra, linea 2 della presente pagina 44i) alla pa- rola quanti minuti lo Sole sia intrato infra la detta ti Pianeta. ti Vili. pag. ead. Tavola dela imagine del ti mondo. ti IX. pag. 70. Trattato dele Pianete , e dei ti dodici Segni del Cielo , e dela loro natura , e ti quante sono le stelle, che se possono sapere , e ti de la mesura , e del grandore della Terra , e ti dele dette Pianete, e Segni secondo Tolomeo nel ti Libro dela Malgesta. Ine. L’ Onnipotente Sig. ti Idio fattore e Creatore di tutte le cose fase. Des. « cotanti dei abactere dei gradi. ti X. pag. 72. b. Tractato de sapere quando la ti Luna è in tale Segno , è buono fare molte cose, ti e de molte guardarsi , cum figuris in margine ti duodecim Signorum Zodiaci. Ine. Quando la ti Luna sarà nel segno d’ Ariete. Des. nè niuno )> medicamento a’piedi nè a talloni. ti XI. pag. 73. b. Dela proprietà de le nature * del’ ordine de le Pianete , e del dì dela septi- » mana. ti XIII. pag. 74. Ammaestramento di sapere ti quale ora è buona, e quale nò secondo la varie- » tà de' Pianeti , cum tìguris in margine. Ine. )> Quando V ora di Saturno. Des. <£>> la sua da- ti de ene in trenta anni. ti XIV. pag. 75. b. Del grandore del Sole, e ti del altre Pianete fac. ti XV. pag. 77. b. Regole a ritrovare il pun- ti to della Luna nuova, e in che segnale. ti XVI. pag. 78. Regola di ritrovare la Pa- ti squa de Risorresse , la quale viene in Luna ti nuova, cioè il primo martedì di Luna nuoua di ti Febrà, si è Carnesciale. ti XVII. pag. ead. b. Della natura e l’età ti delle Pianete. ti XVIII. pag. 79. Ventiquattro Stelle nomate, ti le quali fanno fortuna d’acqua , e di vento, e ti massimamente in mare, cioè quando elle se lie- ti vano. ti XIX. pag. ead. b. E dì della Luna prima, ti nei quali è buono fare, e guardarsi di molte ti cose, & altre proprietà. ti Codex Membranac. MS. partim Lat. par- li tim Ital. in fol. Saec. XIV. in quo pag. 5. b. ti figura quaedam occurrit , qua auctor disel- li pulum arithmeticam docens exhibetur : ad- ii sunt , etiam variae manuum , & digitorum li inflexiones ; pag. 61. Christi in Cruce pen- ii dentis effigies ; pag. 7. b. in disco litterae il initialis legitur : 1553 : yhs io Agnolo Grazzini il Cononico di Empoli studiai questo libro del mese ii di Febraio. Coustat foliis scriptis 79. s (2) In Montfaucon. Catalogo perperam legitur 370. o- » misso numero millenario. Consule Argelat. loc. cit. » Tom. I. pag. 171. not. (o) ul>i tamen error inrepsit in » citatione Plutei , Codicis , & paginae Indicis Montfau- » coniani. » (3) In hoc Libello Italice converso ab Ioanne de Dan- n tibus Arretino , anno circiter MCCCLXX. Magrobonus a Arabs , Tullium , Terentium , Sallustium , Senecam , a Persium, Iuvenalem , Boethium , Cassiodorum , Au- lì gustinum , & Magnum Ambrosium saepe numero usur- » pat. u (4) Hoc anno dicitur incidisse Pascha in diem XV. a Aprilis. u (5) Quo Anno incidit in diem VII. Aprilis » In questo passo del suddetto volume intitolato la qual carta nel mezzo del margine superiore del suo recto è numerata col nu- mero 13, trovasi la figura seguente: In questa figura è applicato alla moltiplicazione di 279354186 X 374956847 = 104745764778811542 il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276. Nelle carte numerate 3-65 del suddetto codice contrassegnato « II. III. 198 » 56 — 446 — trovasi un trattato d’aritmetica diviso in 19 capitoli, il terzo de’quali è intito- lato cc Delle libre Mine magiori cap° nj ». Ciò che si riporta di sopra tra le linee 9-51 della pagina 444, e tra le linee 1 e 2, 7 e 8 della pagina 445 fa parte di questo capitolo. Il titolo riportato di sopra (linea 2 della presente pagina 446) di questo capitolo trovasi nella linea na del rovescio dalla carta settima del suddetto codice II. III. 198 numerata nel mezzo del suo recto col numero 7. Nelle linee 1-5 del recto della carta terza numerata nel mezzo del margine superiore del medesimo recto col numero 3 del medesimo codice contrassegnato «II. III. 198 », è scritto in inchiostro rosso: « Al nome di dio amen In questo libro intendiamo scriuere Secondo che » Iddio ciconciedera di gratia E1 modo e lordine dinsegnare arismetricha cioè » abacho secondo lordine e usanza di firenze distinguendo ciaschuna materia per » se cominciando nelanno Mccclxxxx » . Da questo passo del suddetto codice con- trassegnato disotto del quadrato doue segue ,pa che e .4. E ponsi nella canterella .Ste. che confina seco. Poi se- ti guita la racolta dal .6. che e appresso a quella e va ala insù per trauerso doue si troua per quel- » la .6. 5. 3. che. fa .14. el perche si pone nela seguente camera .4. E alle mane se tiene vno. E poi » se piglia la sequente tenendo sempre a mano sinistra, che si troua per quella strada .4. 3. 2. 6. e « 5. che fanno .e. à le mane tenemo .1. e fa .21. perche se de ponere nela canterella tonda .1. e ale « mane tenere .2. e cosi seguitando el modo de lacogliere, e del ponere perfino a tanto che si per- » uegna à quella cammera triingula che confina con la camera tonda dela .h. E riducte insieme » quelle figure poste nele canterelle .Ste. si trouera che montaranno .805. 335722024144. Et tanto t> monta la multiplic. preposta e desegnata nel quadrato disotto. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato cc N. IV. 28 t> dalle parole « E » segnato » (Vedi sopra, linea prima della presente pagina 449) alle parole « qua- t> drato disotto » (Vedi sopra, linea 19 della presente pagina 449) è applicato alla moltiplicazione di 25783469 X 31234576 = 805335722024144 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla molti- plicazione di 934 X 314=293276. Questo metodo è anche applicato alla moltiplica- zione di 25783469 X 31234575 = 805335722024144 nella figura riportata di sopra nella pa- gina 448. Il suddetto codice N. IV. 28 è legato in cartone coperto internamente di carta bianca ed esternamente di cartapecora. Nella parte superiore del dorso di questa legatura si trova scritto « IV. 27 ». In un cartellino di carta bianca incollato più sotto su questo medesimo dorso si trova scritto « IV. 28 » . Nella parte infe- riore del dorso medesimo si trova scritto « L. III. 33 ». Sono indicati di sopra (pag. 448, lin. 18-24) due esemplari d’un volume, in foglio , intitolato « jianuscriptorum || codicum [| bìbliothecae [] regii taurinense » ATMENAEi || pars altera || Comjdectens Latinos, Italos, & Gallicos. » Si è detto di sopra (pag. 447, lin. 29) che questa pars altera è composta di 542 pagine. Nelle linee 1—43 della prima colonna della 443a di queste 542 pagine, la qual pa- gina 443a è numerata col numero 437, si legge : (C CODEX LXXXVI.Z. HI. 33. » Charlaceus, habens folia 242. saeculi » XV. in quo primum multa sunt ad » Arithmeticam, (fy Geometriam spectan- » tia. » Fol. 201. Kalendarium, quod elegan- » tissimis typis cusum fuit Venetiis anno » MCCCCLXXVIII. cui praemittitur se- » quens Italicum epigramma, ex quo di- » gnoscitur, autorem Kalendarii esse Joh. » de Monte Regio. » Questa opra da ogni parte e un libro d’oro » Non fu pia preciosa gemma mai » Dii Kalendario : che tratta cose asai » Con gran facilita : ma gran lavoro. » Qui numero aureo-, e tutti i segni fuoro » Descripti del gran Polo da ogni lai » Quando ti Sole : e Luna Eclipsi fai : » Quante terre se reQe a sto thexoro: » In un istante tu sai qual hora sia : » Qual sara tanno : giorni: tempi: e mexe: » Che tutti ponti son d’ astrologia, » Ioanes de Monte Regio questo fexe : » Coglier tal frutto accio non grave sia » In breve tempo : e con pochi penexe. » Chi teme cotal spexe. » Scampa virtù. I nomi di Impres- » sori. » Son qui da basso di rossi colori, » Fol. 231. Est ratio perpetua Luna- » tionum. » Fol. 236. Astronomicae rationes poe- — 4 óO — II » )> ticis numeris descriptse , quarum ini- » tium : » Allo Padre e a lo Figlio lo Spirito )> Sondo » Per ogni secorso sia gloria e honore » E benedicto sia lo suo nome quanto n Tutte le creature anno valore » Laudato e regreziato in ogni canto )) Con pura mente con divoto core » E confessata sia sua boutade e di 5 uia 7 fano 35 e poni 35. mo se de fare la proua del 795 sie 3 e di 5 uia 3 fa 15 la proua » sie 6. La proua de la riga del 5 si de eser 6 e de auer 7 — © 5 ® 9 , © » dapoe chello scacero e tutto plleno e se moltiplichado si se de far la proua e poe se de arecae » leffegure chese in tro le rige che se per si e poni li pizoli e ten le desene, e da poe che sono arràsto [sic}- » si deuemo fare la proua e dir Ila proua de 795 sie 3 e dir 3 uia 3 fa 9 la proua de 9 e 0 doncha » Ila proua de 9 sie 0 ella proua de lasuma si de eser 0 ten. a mente chomo sta qui de soto 7 9 5- \5 \ 5 \5 3\ 4\ 2 \ \3 \i \ 5 6\ 8\ 4\ V 9 4\ 6\ V In questo passo del suddetto codice Riccardiano n? 2161 dalle parole « se tu » — 451 — (Vedi sopra, pag. 450, lin. 20) a li I OS H © 00 1750—1840 A'= -h 31 . 39. 66 — 0. 52 A = — 33. 5.88 1750—1844 A'= -h 33. 4. 31 — 1. 57 A = — 33. 26. 29 1750—1845 A '= -+- 33. 26. 74 -t-0. 45 A = — 35. 12. 96 1750—1850 A'=-h 35. 13. 98 -H 1. 02 — 480 — Le differenze 5 superano quasi tutte i limiti fìssati, e mostrano una qual- che oscillazione nel moto proprio. Queste oscillazioni o fluttuazioni che credo dovere ammettere nel moto proprio di Procione in distanza polare , presen- tano la vera idea della variabilità, nè bisogna ricorrere ad un salto di circa 0." 6 come ho notato in Sirio. Era cosa però necessaria fissare i limiti degli errori probabili delle osservazioni, i quali errori però quando superano di molti secondi i fìssati limiti, mi sembra che non possano somministrare alla scienza un criterio sicuro, onde giudicare su di questa interressante questione, come, a mio parere, male giudicherebbe un astronomo della variabilità del moto pro- prio, quando le differenze d si tengono dentro i fissati limiti, i quali nel mio postulatimi sono talmente piccoli che esiggono un certo sforzo, onde persua- dersi che la pratica astronomia sia giunta a tanta perfezione. Dopo ciò con- chiudo con questo dilemma : o si ammette il mio postulatum o non si am- mette. Se si ammette ho fatto vedere nelle discussioni delle osservazioni di Procione, che esso può condurre ad un sicuro giudizio sulla nota questione, sempre però con quelle necessarie restrizioni che vanno congiunte colla vera idea della variabilità: se non si ammette dirò apertamente che non si trova stella nel cielo della quale il moto proprio possa dirsi uniforme. E questa ipotesi non è forse probabile ? In virtù della universale gravitazione , questi movimenti propri che abbiamo supposti uniformi non potrebbero col tempo andar soggetti a piccole variazioni e modificazioni ? Leurs attractions muluel- les (così John W. Herschel) , quoique prodigieusement affaiblies par la di- slance , et contrebalancées chacune en plus grande partie par des attractions qui s'exercent en sens contraires, devraint suffire pour produire dans le laps des temps certains mouvements , certaines modifications dans V arrengement de ces corps : sans aucun doute , siegue Le Verrier, chacun de ces soleils, obéis- sant à l'attraction de tous les autres , se meul dans V espace qui les séparé de la mème maniere qui se meuvent les planétes en vertu de leur action mu~ tuelle , et de celle du soleil. E prima anche di questi due grandi astronomi il Lambert distingueva due grandi sistemi, quello di primo ordine cioè il no- stro sole intorno al quale sì ravvolgono i pianeti e le comete, e 1’ altro di secondo ordine cioè l’ammasso di tutte le stelle, ad eccezione delle nebulose e della via lattea , le quali corteggiate dai loro pianeti e comete, immaginò che si movessero intorno ad un corpo centrale di cui la masse et la gran- deur, doivent ètre en proportion de Vétendue du système ; e quindi segue a dire: Le corps centrai peut avoir une lumière propre mais faible , s’ il n'est pas — 481 plutót un corps opaqne , éclairé par le soleil ( stella ) qui lui est la plus voi- sin. Si les soleils sont destinés à éclairer d'autre corps célestes , le corps cen- trai est opaque , mais illuminò comme un planète. Dans ce cas , il y a une rassemblance frappante enlre l'arrangement du système de l'amas, et celili du système solaire , vu qu' il n'existe à Vexceplion de Véchelle , quune seule dif- férence. Dans le petit système , des corps opaques circulent autour du corps centrai luisant , tandis que dans le grand système , ce sont des corps luisants qui font leurs orbites autour du corps centrai opaque. Ipotesi azzardosa ma bella che sola basterebbe a dar ragione della variabilità dei moti propri delle stelle: ipotesi degna del genio di questo grande filosofo, il quale non volendo alterare l’ordine, e la semplicità delle leggi naturali stabilite dal creatore dei- fi universo , si vide costretto ad ammettere questo corpo centrale giacche si nous voulions admettre un système du second ordre, un amas des soleils ( des éloiles) sans corps centrai , les mouvements dans ce système, produits par la combinaison de millions d'attractions différentes, seraient trop compliqués et ne conviendraient plus à un système doni l'étendue et la stabilité requiérent un principe simple. Ed è appunto nell’ordine , e nella semplicità delle leggi na- turali, che il filosofo deve riconoscere fi infinita sapienza , e provvidenza del supremo Creatore. — 482 — Note sur les spectres par projeciion , par J. Janssen de Paris. V J ai T honneur de présenter à l’académie une note sur une modifìcation que je propose d’ introduire dans le mode d’expérience que l’on a coutume de sui- vre pour obtenir les spectres par projection, comme par exemple, ceux qui sont destinés à ètre montrés à un grand nombre de personnes dans un am- phitéatre. La méthode sui vie généralement aujourd’ hui est à peu près celle qui a été employée par Newton dans ses admirables expériences d’optique. On place la lentille à une distance de la fente lumineuse égale au doublé de sa distance focale principale; le spectre se forme à égale distance de l’autre coté. Dans cette disposition la lentille se trouve placée précisement au milieu entre la fente et le spectre ; le prisme se place soit avant soit après cette lentille. Or j’ai reconnu qu’ il était très impor tant pour avoir de bons spectres que les rayons qui tombent sur le prisme fussent rigoureusement parallèles, et cette condition n’est pas évidemment satisfare dans la disposition que je cite ici, puisque les rayons, au sortir de la lentille, vont former une image réelle de la fente. Il est donc très préférable d’employer deux lentilles, et de piacer le pri- sme au milieu. On place la première a une distance de la fente égale à sa distance focale principale, alors les rayons qui en sortent sont parallèles en- tr’eux , la seconde lentille sert à faire converger les rayons à leur sortie du prisme, et à former ainsi l’ image du spectre. Dans ces conditions le spectre a une pureté plus grande, et 1’ on peut y distinguer un plus grand nombre de raies quand la lumière émployée les comporte. Le R. P. Secchi m’ a fait remarquer avec raison que M. Zantedeschi avait déjà amployé , vers 1858 cette disposition des deux lentilles dans son spectromètre. il parait mème que ce mode d’expérience est encore plus ancien: car M. le professeur Volpicelli, m’a montré une planche manuscrite, remon- tant à l’année 1850, dans laquelle sont fìgurées diverses expériences que M. Duboscq fait de temps en temps dan son atelier, et qui contient la dispo- sition expérimentale en question. Quoiqu’ il en soit à cet égard, et n’ ayant — 483 — pas encore en mains de documens positifs, je ne me prononcerai pas sur la question de priorité, je me contenterai seulement de dire que mes expérien- ces personnelles m’ont démontré l’excellence de cette disposition, et qu’il serait désirable de la voir employée universellement dans les expériences de cours. Si au lieu de se servir d’un prisme simple on prend un des prismes re- dresseurs, que j’emploie dans les spectroscopes que j’ai présentés à l’académie (7 dee. 1862), on obtiendra alors un spectre en ligne droite, disposition très commode dans la pratique, et de plus, le grand pouvoir dispersif de ces pri- smes permettra, d’avoir des spectres très dilate's dans un locai très petit. Ces divers avantages seront j’espère appréciés des physiciens. J’ai l’ honneur de faire hommage à l’académie d’un mémoire de physique physiologique sur la propriété importante que possedent les milieux de l’oeil, chez l’ homme et les animaux supérieurs, d’absorber les radiations de chaleur obscure, et de ne laisser parvenir à la retine à peu près que les rayons de lumière qui sont nécessaires à la vision. Le but physiologique de cette pro- priété des milieux est évidemment de protéger la rètine contre l’action calo- rifique des rayons de chaleur obscure que le cristallin y concentrerait, et qui compromettraient l’existence de cette membrane nerveuse si délicate. Ces rayons de chaleur obscure sont, en effet en proportion considérable dans la plus part des sources de lumière. Dans les meilleures lampes modéra- teurs ils forment encore plus des a/10 de la totalité des rayons émis. Je fais aussi hommage à l’académie d’un mémoire sur 1’ ophthalmologie fait en commun avec M. Follin professeur à la faculté de médecine de Paris. — 484 — . Sulla elettrostatica induzione. Ottava comunicazione del prof. P, Volpicelli. s- *• Ho sempre continuato nella ricerca di nuove sperienze, per dimostrare che la elettricità indotta, o di prima specie , come viene chiamata da Riess (1), non possiede veruna tensione, secondo quanto pensarono parecchi fisici di Germa- nia (2), e più recentemente il celebre Melloni (3): alcune di tali sperienze ora vengono pubblicate nella presente mia comunicazione ottava (4). (1) Die Lehre von der Reibungselektricitàt von Peter Theophil Riess. Berlin 18S3 , T. I.°, p. 184, lin. 9. (2) Per etere fin da ora un breve cenno, secondo l’ordine cronologico, di alcuni autori, che prima di Melloni (1854) hanno discusso intorno la elettricità indotta, ovvero influenza di prima specie, dobbiamo richiamare alla memoria quanto sieguè - De-Luc (1787), Nouvelles idées sur la méteorologie, p. 336, concluse chela indotta è priva del tutto di mobilità. — Pfaff (1831), Schweigger Journal , T. 61, p. 393; pubblicò una prima memoria, nella quale l’autore ha esposto la sua teorica, per negare alla indotta qualunque tensione. — Ohm (1832), Schweigger Journal , T. 65, p. 129; combatte De Lue mediante le sue proprie sperienze , come ancora la teo- rica di Pfaff.— Mohr (1835), Poggendorff Amalen , T. 36, p. 221; sostiene la teorica di Pfaff.— Riess (1836), Poggendorff Amalen , T. 37, p. 642; combatte Mohr e Pfaff, immaginando nuove sperienze: questa memoria si trova ripetuta, e la questione riassunta dallo stesso autore nel Repertorium der Physik, T. 2.°p. 33, pubblicato da Dove, ecc. — Pfaff (1838), Poggendorff Annalen. T. 44, p. 332; « Ancora una parola sulla elettricità dissimulata» nega la giustezza delle osservazioni di Riess, e combatte la maniera colla quale Mohr ha ripetuto le sue spe- rienze. — Knochenhauer (1839), Poggendorff Annalen , T. 47, p. 444; dubbi a favore della indotta dissimulata. — Fechner (1840), Poggendorff Annalen , T. 51, p. 321; combatte la teorica di Knochenhauer. — Knochenhauer (1843), Poggendorff Annalen , T. 58, p. 31; sostiene da capo l’assunto. Daremo in seguito una storia molto più estesa dei lavori pubblicati nella Germania ri- guardo al riconoscere se la indotta possegga o no tensione; intanto da questo rapido cenno, vedrà ognuno facilmente, quanto sia rilevante la quistione di cui ci occupiamo fin dal 1854; e quanto in fallo si appongano coloro, che autorevolmente soltanto vogliono giudicarla, senza sperimentare, seuza leggere, senza profondamente sulla medesima ragionare. (3) Comptes Rendus, T. 39, séance du 24 jqllet 1854, p. 177. (4) Per le sette precedenti comunicazioni , vedi questi Atti , T. XI , sessione del 13 gno 1858, pag. 411, e nota (2). — V. Comptes Rendus, t. XLVIII, séance du 27 juin 1859, 485 — Questa comunicazione ha per oggetto: primieramente di presentare altre sette sperienze , da ognuna delle quali si deduce che la elettricità indotta è priva di tensione: secondariamente di analizzare certi fatti elettrostatici , per provare che i medesimi si possono bene intendere , senza supporre che la indotta possegga tensione: in terzo luogo di esaminare alcune delle più im- portanti fra le molte pubblicazioni, tanto italiane quanto straniere, su questo argomento , riservando l’esame di quelle che restano ad altro tempo. Le sperienze da me fin qui pubblicate, per dimostrare che la indotta non tende, sono undici, come rilevasi dalla settima comunicazione che ho fatta su tale oggetto (1), non contando però quelle, indicate nella memoria sulla elettro- statica induzione, da me letta nella Società di fisica e storia naturale in Gi- nevra , nel 14 di ottobre 1858 (2); laonde, riguardo alle sperienze seguenti, continuerò la già incominciata numerazione. S- 2. Duodecima sperienza. Una sfera metallica, isolata mediante un filo di seta, venga chiusa dentro due emisferi metallici vuoti, ed isolati anch’essi, per mezzo di due manubri di vetro, verniciati con cera lacca. Il raggio della sfera in- terna sia molto minore di quello appartenente agli emisferi che la chiudono, dovendo i centri delle due sfere coincidere insieme. Fatto ciò, si carichi di elettricità la sfera esterna, facendola comunicare, per due minuti circa, metal- licamente col conduttore di una buona macchina elettrica in azione; ovvero meglio, scaricando più volte sulla sfera stessa una bottiglia di Leida; però sem- pre quando l’aria sia bastantemente secca. Eseguita la indicata carica, si tolga prima la elettricità dai due emisferi, facendoli perciò comunicare metallicamente col suolo, quindi si separino l’uno dall’altro. La sfera interna, rimasta isolata e pendente dal filo di seta, si porti nell’ isolamento a toccare il bottone del- l’elettroscopio a pile secche, troveremo che la medesima è carica di elettricità contraria di quella che si comunicò alla sfera esterna. p. 1162, et note (1). —V. Archives des Sciences phy. et nat. Genève , nouvelle période, t. V, p. 265, et note (1). Le sette comunicazioni sulla elettrostatica induzione, da me pub- blicate in questo giornale, si richiamano tutte in una nota che viene appresso. (1) Comptes Rendus, T. 48, séance du 27 juin 1859, p. 1162. (2) Archives des Sciences phy. et nat. de Genève, nouvelle période, année 1858, t. 3.°, p. 347. 62 — 486 Poiché la elettricità, equilibrata sulla superficie di qualunque conduttore, non agisce affatto sopra un punto interno al medesimo (1); perciò dal risul- tamento che si ottiene mediante la riferita sperienza, concludiamo quanto siegue. 1 . ° Una parte della elettricità che all’esterna superficie della sfera mag- giore fu comunicata, passò nella interna sua superfìcie, traversando pel con- giungimento degli emisferi. L’inverso di questo fatto, già da me precedentemente verificato e riferito al- l’accademia, cioè che una parte della elettricità comunicata alla interna super- ficie di un conduttore, non si trasporta sulla esterna di esso, ricevè conferma dal sig. Bourbouze (2), riguardo alla sperienza di una sfera vuota, munita di un foro circolare, per introdurre nell’ interno di essa un piano di prova. Ho tutte ripe- tute le sperienze diverse che leggonsi nei corsi di fisica, per dimostrare che la elettricità si porta tutta , dalla interna sulla esterna superficie dei corpi con- duttori; e mediante un elettroscopio a pile secche ho trovato, che la elettricità non tutta dalla interna si porta sulla esterna superficie dei corpi conducenti. Dunque il principio che la elettricità si trasporta interamente alla esterna superfi- cie dei conduttori, e che si riguarda (3) come il teorema fondamentale della elettrostatica, non è rigorosamente vero; lo che si dimostra con quelli stessi emi- sferi, adoperati comunemente per provare l’opposto. Però siccome la quantità di elettrico che si trasporta dall’ interna sulla esterna superfìcie, supera di molto quella che resta nella interna; per ciò quel teorema potrebbe forse riguardarsi come un limite di approssimazione. Il teorema stesso fu riconosciuto dà Ca- vendish circa nel 1775 (4), prima cioè che Coulomb, nelle memorie dell’ac- cademia delle scienze di Parigi pel 1786, p. 73, lo esponesse. 2. ° Questa interna elettricità, influì sulla sfera minore ; perchè, se così non fosse ; certo la sfera stessa non possederebbe carica contraria di quella , che la macchina elettrica diede alla sfera maggiore. 3. °. Mentre la elettricità, distribuita uniformemente sulla interna super- ficie della sfera maggiore, influisce sull’elettrico neutrale della minore, separan- done il positivo dal negativo, la sola omologa della inducente si disperde in parte nello spazio compreso fra le due sfere, non già la indotta; la sfera mi- li) Poisson, Sur la distribution de l’électricité à la susface des corps; Ména, de l’ Istituì Imp. de France, année 1811, pag. 3, li. 22. (2) Ganot, Traitè élém. de phy, Paris 1862, p. 554. (3) Nuovo Cimento, T. 4.°, an. 1856, p. 266. (4) Lecons élém. de phy. par W. Snow Harris. Paris 1857, p. 25. — 487 — nore si trova perciò carica di elettricità contraria della inducente, quando, ces- sata la influenza, si porta sul bottone dell’elettroscopio a pile secche. Da ciò deriva che la indotta non tende. 4.° La elettricità indotta nella sfera minore, non possiede veruna tensione, an- che perchè altramente avrebbe dovuto neutralizzarsi colla omologa della inducen- te; quindi la sfera minore non avrebbe potuto acquistare carica di sorta. In fatti la elettricità comunicatasi alla interna superficie concava della sfera maggiore, si deve trovare distribuita uniformemente sulla medesima, perciò la sua influen- za sopra la sfera minore interna, dev’essere uniforme su ciascun punto di essa. Quindi non potrà in questo caso esservi linea neutra nel senso dell’antica teo- rica; cioè dovrà in ogni punto della sfera contenuta, trovarsi e la indotta, e la omologa della inducente. Inoltre tali elettricità contrarie dovranno in ogni punto essere di quantità eguali fra loro. Se la dispersione non avesse luogo per parte della sfera minore, questa, durante la influenza, si mostrebbe neutra in ogni punto della sua superfìcie, quando si potesse con un geometrico piano di prova toc- care, ovvero se nell’ isolamento si portasse a toccare il bottone di un elet- troscopio. Ciò posto, se la indotta possedesse tensione, dovrebbe necessaria- mente sulla sfera minore neutralizzarsi coll’altra, e non si avrebbe carica ve - runa sulla medesima sfera, come già dicemmo. La interna superficie dei due metallici emisferi vuoti, può anche caricarsi di elettricità, introducendo acconciamente un filo metallico nei medesimi, quando sono chiusi ed isolati con in mezzo la piccola sfera, sostenuta da un filo di seta. L’estremo del filo metallico, introdotto nell’ intero degli emisferi chiusi, deve a questo fine terminare in una piccola calotta concentrica rispetto alle due sfere; mentre l’altro estremo deve congiungersi al conduttore della mac- china elettrica in azione. Prima di aprire gli emisferi per esaminare all’elet- troscopio la carica della sfera internamente isolata, si dovrà scaricare la sfera esterna, ponendola metallicamente in comunicazione col suolo umido, e la in- terna si troverà carica nel modo che fu indicato. Alcune volte avviene che la sfera interna non mostra veruna carica ; ciò vuol dire che in questi casi la dissipazione della omologa della inducente non fu grande a bastanza. Queste sperienze si debbono fare con una macchina elettrica di molto effetto , ed in giornata secca : per tali condizioni non ho mai trovato che la carica della sfera interna fosse o di elettricità omologa della inducente, o nulla. Ciò dimostra nuovamente, che questa sola elettricità può di- sperdersi durante la influenza elettrica, e non mai la indotta, cioè la contraria — 488 — della inducente; perciò quella sola è libera , ovvero possiede tensione , non già questa, che invece si trova completamente vincolata, ed incapace di agire sulla omologa della inducente colla quale si trova unita. Chiunque possegga gli emisferi detti di Magdeburgo , potrà facilmente isolarli , e sospendendo, mediante un filo di seta, nei medesimi una minore sfera metallica, elettrizzerà con una energica macchina elettrica, ed in aria secca questi emisferi chiusi , quindi verificherà tosto il fatto, pel quale ve- demmo che non può la indotta possedere tensione durante la influenza. L’esperimento riferito può anche riprodursi con due vuoti emisferi di vetro, elettrizzati nell’ interno ben bene uniformemente per istrofinio; quindi se una sfera metallica, isolata con un filo di seta, sia posta concenticamente negli emisferi stessi, ed ivi rimanga per circa due minuti, la sfera stessa, portata nell’isola- mento a toccare il bottone dell’ elettroscopio, manifesterà una carica negativa. Ciò vuol dire che fu essa influita , e che la indotta non tende; perchè se così non fosse, le due contrarie elettricità sulla piccola sfera, non si sarebbero potute disgiungere, attesa la uniformità della influenza sulla medesima. Dun- que la indotta non tende , conclusione che potrebbe giustamente dedursi dal solo fatto, che la indotta non si disperde mai durante la induzione, ma bensì la sola omologa della inducente, In altro modo ancora possiamo raggiungere lo stesso effetto, cioè ricuo- prendo la interna superficie dei due emisferi di vetro collo stagno, ponendo la piccola sfera metallica nel centro degli emisferi stessi , mediante un filo di seta , introducendo un estremo del filo metallico nell’ interno della sfera maggiore a contatto dell’ armatura sua metallica , nel modo identico a quello già indicato, e ponendo l’altro estremo di questo filo in comunicazione col conduttore della macchina elettrica mentre agisce. La superficie sferica me- tallica interna sarà caricata uniformemente di elettricità, la quale indurrà sulla minore sfera isolata, e vi decomporrà il fluido naturo; però senza che il po- sitivo possa occupare un luogo diverso da quello che occupa il negativo. La dispersione della elettricità omologa della inducente, come già vedemmo nelle precedenti simili sperienze , farà sì che sulla minore sfera la quantità della in- dotta superi la omologa di quella che induce; quindi scaricati gli emisferi, ed aperti, la sfera minore mostrerà una carica di elettricità indotta, cioè contraria della inducente. Ciò non potrebbe verificarsi quante volte la indotta possedesse tensione; perchè non potendo tanto in questo, come negli altri simili speri- menti, le due contrarie elettricità essere allontanate l’una dall’altra sulla sfera mi- — 489 — »ore, se la indotta non fosse priva di tensione, non potrebbe affatto succe- dere la decomposizione del fluido naturale della sfera stessa. Dunque si con- ferma che la indotta non tende. Questa ultima sperienza ci è sembrata preferibile alle altre , per la quantità dell’ effetto. Se poi vogliasi praticare un piccolo foro isolato in uno degli emisferi tanto conduttori quanto coibenti , ed introdurvi un sottil filo metallico, per togliere tutta la omologa della inducente alla piccola sfera iso- lata mentre sta sotto la induzione, allora la elettricità indotta su questa sarà molto maggiore. S- 3. Decima terza sperienza. Sul fondo interno di una bottiglia di Leida, si stabili- sca verticalmente una punta, e su questa si ponga il noto mulinello elettrico; quindi si carichi al solito per l’armatura interna, tenendone la esterna metal- licamente in comunicazione col suolo umido. Appena cominciata la carica, tosto il mulinello concepirà un moto rotatorio ; perchè 1’ elettrico nelle punte del medesimo avendo maggior tensione, carica fortemente le molecole dell’aria in contatto colle punte stesse, quindi ha luogo una repulsione reciproca, per la quale il mulinello ruota. Ora si faccia la carica del tutto all’opposto; cioè la superficie interna della bottiglia si ponga metallicamente in comunicazione col suolo umido, e la esterna superficie si carichi, facendola comunicare col conduttore della mac- china elettrica. Per quanto il disco di questa macchina si faccia ruotare, non si vedrà mai che il mulinello concepisca il precedente moto rotatorio; tuttavia, se con un piano di prova si esamini lo stato elettrico delle sue punte, si tro- veranno tutte cariche di elettricità negativa, cioè di elettricità indotta, e così pure tutta l’armatura interna della indicata bottiglia che circonda il mulinello stesso. Da ciò chiaro apparisce che questa elettricità, non può, come l’altra della precedente carica, cioè come la inducente, elettrizzare le molecole d’aria che sono prossime alle punte, affinchè nasca la ben cognita repulsione, causa del moto rotatorio del mulinello. Dunque la elettricità indotta non tende af- fatto, perchè altramente il mulinello, in questa seconda carica della bottiglia, dovrebbe ruotare come ruotava nella prima. S- 4- Decima quarta sperienza. Tolgasi dall’ indicata bottiglia di Leida il mu- — 490 — lineilo , ma si lasci al suo posto , cioè nell’ interno dell’ armatura stessa , la indicata punta metallica verticale. Quindi si carichi la bottiglia per que- st’ armatura , mettendola perciò in comunicazione col conduttore della mac- china elettrica in azione. Mentre succede questa carica, si approssimi alla punta stessa un’ala delle quattro che formano il mulinello dell’anemometro delica- tissimo di Combes (1) , il molinello stesso concepirà subito un moto rotato- rio per effetto dell’aria elettrizzata e respinta dalla punta carica di elettricità inducente. Ora si faccia comunicare 1’ armatura esterna della bottiglia stessa col conduttore della macchina elettrica, e pongasi una comunicazione metal- lica fra il suolo umido , e 1’ armatura interna della medesima nella quale già si trova la punta. Per quanto si continui a caricare, non potrà mai quel mulinello dell’ indicato anemometro, concepire una benché minima rotazione; tuttavia la punta, saggiata con un piano di prova, si mostra fortemente carica di elettricità indotta, la quale adunque non può elettrizzare le molecole dell’aria vicine ad essa, e perciò non possiede tensione affatto. s- »■ Decima quinta sperienza. Si versi dell’acqua dentro una bottiglia di Leida, tanto che non superi l’armatura interna della medesima, e si ponga in essa un areometro a galleggiare. Osservato di quanti gradi questo istromento emerge dall’ acqua , si carichi la bottiglia, facendo che l’acqua comunichi opportuna- mente col conduttore della macchina elettrica in azione, e l’armatura esterna metallicamente col suolo umido. Non appena la carica giunge ad una certa tensione, che tosto l’areometro s’ innalza di tre o quattro gradi, per effetto della elettrica repulsione, ossia della tensione che appartiene alla interna ca- rica inducente. Si ripeta la medesima sperienza, ma invece facciasi comunicare metalli- camente 1’ acqua col suolo umido , e 1’ armatura esterna della bottiglia col conduttore della macchina elettrica in azione. Per quanto la carica in tal modo prodotta si accresca , non avverrà mai che 1’ areometro salga meno- mamente , cioè il medesimo grado della scala di questo istromento coin- ciderà sempre col livello dell’acqua, come coincideva prima che fosse ca- ricata di elettrico 1’ armatura esterna della bottiglia. Se in questo caso con (1) Y. Pouillet Élem. de phvs. expér. Paris 1836, T. 1°, p. 174. — 491 un piano di prova si tocchi 1’ acqua contenuta nella bottiglia , e quindi si porti esso a contatto coll’ elettroscopio , si troverà carico di elettricità con- traria della inducente. Inoltre se, tolta la comunicazione dell’acqua col suolo, si faccia solamente comunicare col medesimo l’armatura esterna della bottiglia, l’areometro emergerà di qualche grado. Concludiamo adunque che la in- dotta non ha forza di sollevare l’areometro, e che perciò non respinge se stessa menomamente ; dunque la indotta non possiede tensione alcuna. Fin dall’ aprile del 1851, il sig. R. Charault (1) aveva osservato, che quando si elettrizza un liquido nel quale sta immerso un areometro, questo si eleva immediatamente per effetto della elettrica repulsione fra 1’ uno e l’altro, e che scende subito all’initiale livello, appena il liquido sia scaricato. Però l’autore stesso non osservò che l’innalzamento riferito, non aveva luogo quando la carica elettrica del liquido era indotta in vece di essere inducente. S- 6. Decima sesta sperienza. Si carichi una bottiglia di Leida per l’armatura interna, tenendo in perfetta comunicazione col suolo l’armatura esterna di essa. Quindi si ponga la bottiglia medesima, sopra un tavola coibente, cioè di «olfo, di resina qualunque, od anche di vetro verniciato con cera lacca; poi molto presso all’armatura esterna si ponga il bottone di una pistola di Volta, la quale seb- bene giunga in contatto dell’ armatura esterna medesima , non esplo- derà mai. Però se una mano si avvicini quanto fa d’uopo al bottone dell’ar- matura interna della bottiglia, la carica indotta, cioè quella contenuta nell’arma- tura esterna, darà una scintilla, e la pistola esploderà tosto. Da ciò si conclude a buon diritto, che la indotta non possiede tensione finché rimane tale, cioè fin che sta sotto il dominio della inducente , e che subito l’acquista quando si riduce in elettricità, che ho già chiamato di abbandono (2) , vale a dire quando viene abbandonata dalla inducente. Nè dicasi che questo caso, e così pure quelli precedenti, sono diversi dall’altro ben cognito, in cui consiste la spe- rienza fondamentale della elettrostatica induzione; poiché in tutti si tratta di due metalliche armature divise da un coibente, che ora è una lamina di ve- (1) Comptes Rendus, T. 32, an 1831 , p. 357. — Poggendorff Anaalen, T. 83, an. 1851, p.' 288. (2) Comptes Rendus, T. 41, p. 553, année 1855. — 492 — tro, ed ora uno strato d’aria; perciò se in un caso è dimostrato che l’indotta non ha tensione, lo dovrà essere pure in tutti gli altri. S- 7. Decima settima sperienza. Abbiasi un elettroforo elettrizzato debolmente, come quello che da più giorni subì la confricazione : la sua faccia resinosa si avvicini di circa un centimetro, ed anche meno, alla punta del conduttore metallico di un elettrometro a pagliette. Queste divergeranno, e la divergenza loro si conserverà per molto tempo la stessa , purché non cangi la distanza della faccia resinosa dalla punta dell’ indicato istromento , e purché 1’ aria si mantenga molto secca. Da questo fatto si conclude che la punta non può togliere all’elemento riguardato sulla resina, la elettricità debole da esso posseduta, e che ritiene tenacemente. Si conclude inoltre che il conduttore puntaguto su- bisce la induzione dalla elettricità della resina, e tutto ciò fu riconosciuto da Yolta (1). Ma dobbiamo inoltre concludere, che la elettricità indotta nella punta, cioè la contraria della inducente, non può nè punto nè poco passare dalla punta sulla resina; perchè altramente la elettricità di questa non solo diminuirebbe, ma eziandio si annullerebbe. In fatti se invece della punta indicata, si avvi- cini alla resina dell’ elettroforo il bottone di una bottiglia di Leida , carica internamente di elettricità positiva , non solo diminuirà quella che aveva la resina sull’elemento riguardato dal bottone stesso, ma si annullerà, ed anche si cangerà da negativa in positiva ; lo che sarà manifesto avvicinando allo stesso elemento della resina, di tanto in tanto, l’estremo di un filo conduttore isolato, e congiunto al bottone di un elettroscopio a pile secche. Adunque, poiché la punta, sebbene subisca la induzione dalla elettricità debole della resina di un elettroforo, tuttavia non riesce a diminuire questa elettricità medesima; perciò ne viene che la indotta non ha tensione, e che dalle punte non esce la in- dotta stessa per neutralizzare la inducente, contro quanto generalmente si ri- tiene avvenire da parte delle punte, che formano il pettine presso al disco delle macchine elettriche. S- 8. Decima ottava sperienza. In una giornata di atmosfera secca, ho contato (1) Collezione delle opere di Volta, T. I, parte 2.\ Firenze 1816, p. 162, e 163. _ 498 — quanti giri del disco di vetro della macchina elettrica erano necessari, afììn- che un elettrometro, posto convenientemente sul primo conduttore della me- desima, giungesse al maximum di deviazione, tanto allorché le punte del pet- tine si trovano scoperte, quanto allorché ciascuna di esse venga chiusa dentro un globetto metallico; e prima di passare da una sperienza all’altra, ho ridotto sempre la macchina nello stato neutrale. Avendo ripetuto più volte 1’ una e l’altra sperienza, ho trovato che in ognuna di esse, la deviazione dell’elettro- metro, era sempre corrispondente al medesimo numero medio di giri del disco. Inoltre facendo scoccare la scintilla dal primo conduttore della macchina sullo spinterometro alla massima distanza (1), ho trovato che il numero medio dei giri del disco, affinchè si producesse questo effetto, era sempre lo stesso, tanto se le punte dei pettini della macchina erano tutte scoperte, quanto se ognuna era contenuta dentro un globetto di metallo. Finalmente ho contato il numero medio delle scintille, che passano per lo spinterometro, in ogni tre giri del disco della macchina elettrica, ed ho trovato che questo numero era lo stesso, tanto se le punte sieno tutte nude, quanto se sieno coperte ognuna da un globetto metallico. Tale maniera di speri- mentare fu adottata da Priestley, per conoscere la copia di elettricità che una macchina elettrica può somministrare (2). Dai tre ora narrati sperimenti discende, che la copia dell’elettrico som- ministrato da una macchina, non dipende in guisa dalle punte del pettine, che queste, come da molti è creduto , somministrano al disco di vetro il nega- tivo indotto nelle medesime; perciò la elettricità indotta non ha tensione. Per vedere meglio se le punte abbiano influenza o no sulla copia dell’elet- trico svolto dalla macchina, mi sono anche servito dell’elettrometro scarica- tore di Cuthberton (8). La bottiglia di Leida, che fa parte di questo istro- mento, comunicava l’armatura interna col conduttore della macchina, ed i due globi che si dovevano attirare per produrre la scarica della bottiglia, furono posti alla massima distanza per la scarica medesima. Contando il numero dei giri del disco della macchina per ogni scarica dell’elettrometro indicato, e fra dieci sperienze, fatte prima colle punte nude, poi colle medesime coperte in ogni fila da un cilindro solo, trovai che il numero medio di tali giri, era maggiore (1) V. Belli, Corso element. di fisica. Pavia 1838, T. 3.°, p. 55. (2) Luogo citato. (3) Lecons élémentaires d’électricité, par W. Snow Harris. Paris 1857, p. 120. 63 — 494 — per le punte nude, che per le stesse coperte dal cilindro indicato. Quindi anche da questa ricerca, forse più concludente delle altre, si dimostra, che le punte non sono necessarie pel miglior effetto della macchina elettrica, lo che distrugge 1’opinione mal fondata, che dalle punte l’elettrico indotto esca per neutraliz- zarsi coll’ inducente del disco, e che la indotta tenda. L’ elettrometro scaricatore , immaginato circa il 1767 da Tommaso Lane, medico in Londra (1), fu da me applicato a questa ricerca, e mi ha pure condotto alla medesima conseguenza. Van Marum non si serviva di punte per le sue macchine elettriche, le quali ancora godono molto credito (2). Pfaff dice che torna meglio sostituire alle punte un filo metallico molto fino (8). Pouillet descrivendo le macchine elettriche , non parla delle punte , le quali neppure sono disegnate nelle ri- spettive figure (4). La macchina elettrica di Van Marum descritta da Jamin (5), non possiede punte , come vedesi dalla figura. Nella macchina elettrica mo- derna di Oertling, in cui gli estremi biforcati del conduttore che abbracciano il disco di vetro, possono mediante un opportuno congegno avvicinarsi od al- lontani dal disco medesimo, non vi sono affatto punte (6), Nella macchina di Van Marum descritta da Riess (7), il conduttore della elettricità non è fornito di punte. Per provare, forse meglio, che dalle punte della macchina elettrica, non esce la negativa indotta, si applichi lateralmente ad una di queste punte un’altra minore assai, la chiameremo punta di prova; cosicché gli estremi puntaguti delle me- desime sieno allo stesso livello. Facendo quindi agire la macchina, se men- tre dura quest’azione, si porti la punta di prova isolata presso un elettrosco- pio, si troverà carica della elettricità del disco. Ciò dimostra che dalle punte non esce la indotta, e che perciò questa non ha tensione, perchè il positivo trovato sulla brevissima punta di prova , deve necessariamente occupare lo stesso luogo che occupa sulla medesima il negativo indotto, il quale se avesse tensione si sarebbe dovuto manifestare alfelettroscopio. (1) De la Rive, Traité d’ éléctricité.. Paris 1854 , T. l.°, pag. 114. — Lecons élém. d’éléctricité par W. Show Harris, Paris 1857, p. 119. (2) Gehler, T. 3.°, p. 439. (3) Gehler, idem, p. 450. (4) Elérn. de phy. Paris 1856, T. 1,°, p. 468. (5) Cours de phy. Paris 1858, T. l.°, p. 417. (6) Riess, Trattato della elettricità di attrito. Berlino 1853, T. l.°, p. 288, tavola 5, a„ fig. 68. (7) Opera citata, p. 283, fig. 66. — 495 — S- 9* Mi fu dato il consiglio di abbandonare la difesa della teorica riprodotta da Melloni riguardo alla influenza elettrica, e invece di rivolgermi ad altro studio (1). Se questo consiglio fosse conseguenza di un ragionamento, da cui discendesse che quella teorica non può verificarsi, non esiterei punto ad ab- bracciarlo. Ma fino ad ora le mie sperienze per difendere la teorica medesima, non furono da veruno dimostrate incapaci a farla prevalere all’ altra comu- nemente adottata sulla influenza elettrica ; perciò fino ad ora mi corre l’ob- bligo di non seguire quel consiglio. E l’obbligo medesimo tanto più mi stringe, in quanto che il decidere quale delle teoriche sulla induzione debba ritenersi per vera, è di grande importanza per la spiegazione dei fenomeni che appar- tengono alla elettricità di attrito. Laonde continuerò sempre nella indicata di- fesa, fino a che non sieno dimostrate false le conseguenze che sul proposito deduconsi da’ miei sperimenti. Inoltre il dotto ed illustre fisico ginevrino, mio rispettabilissimo amico, che mi dette assai cortesemente quel consiglio, un altro me ne aveva già dato, col dire che le mie nuove sperienze sulla elettrostatica induzione: 1 .° erano rimar- chevoli, 2.° meritavano di essere studiate più da vicino, 8.° dovevano raccoman- darsi all’attenzione dei fisici, 4.° avevano aperto un nuovo campo d’ investiga- zioni, 5.° l’attenzione mia si doveva sulle medesime diriggere maggiormente (2). Questa lode, che da lodatissimo scienziato procede (8), mi onora molto, ed è il solo compenso che io mi abbia per le fatiche da me sostenute fin dal 1854, e che ancora sosterrò a dimostrare la verità della nuova teorica sulla in- fluenza elettrica. Per tanto mi trovo, e con ragione, più disposto a seguire il primo dei due consigli datimi dal De la Rive, cioè di continuare le mie ricerche sulla influenza elettrica, di quello che ad arrendermi al secondo, cioè (li abbandonare (1) Archives des Sciences phv. et nat. Genève, nouvelle période, T. 4.°, février 1859, p. 199. (2) De la Rive, Traité d’éléctricité théorique et pratique, voi. 3.e, Paris 1858, p. 686. (3) L’ illustre sig. E. Becquerel, alludendo al Traité d' électrité théorique et pratique del De la Rive , dice « L’ autore di questo trattato è uno dei dotti più distinti di Europa » di cui le scoperte, e le viste ingegnose hanno più contribuito ai progressi della elettricità. » Quest’opera è redatta con chiarezza, precisione, imparzialità, e benevolenza tale, che non » s’incontra sempre nelle opere di questo genere ». ( Becquerel , Traité d’éléctricité et de ■magnetisme. T. l.°, Paris 4855, p. Vili , Un. 21, introduzione ). — 496 — le ricerche stesse, quantunque il chiarissimo Matteucci abbia fatto eco al fi- sico di Ginevra, consigliandomi anch’ esso a fare l’indicato abbandono (1). E qui riflettasi che il dotto fìsico di Pisa, prima di pubblicare la ripetizione del consiglio medesimo, erasi manifestato assai favorevole alla teorica del Melloni sulla indicata influenza dicendo « La carica di elettricità contraria svolta nel » corpo indotto , appunto perchè è attratta dalla elettricità inducente, non » esercita altra attrazione esterna. Si potrebbe dire che la tensione di que- » sta carica indotta è massima per la carica inducente , nulla per il re- » sto » (2). Secondo questo concetto la indotta non può far divergere gl’ in- dici degli elettrometri, non può indurre, non può comunicarsi, finalmente non tende, perchè tutta è dissimulata dalla inducente; cioè si riconosce vera la teo- rica del Melloni. Avendo io seguito l’ indicato concetto primitivo del Matteucci, non posso abbandonarlo unicamente per abbracciare un suo posteriore consi- glio, senza dimostrazioni; bensì l’abbandonerò quando lo richieggano il razio- cinio congiunto alla sperienza. S- io- In due classi dobbiamo distinguere i fìsici, che dopo la morte di Mel- loni si opposero alla nuova teorica sulla influenza elettrica: una classe com- prende quelli che nell’opporsi alla teorica medesima portarono ragioni, e speran- ze. Fra questi si trovano il Belli (3), il Della Casa (4), ed il Riess (5); ai primi due rispose vittoriosamente il prof. Ruggero Fabri di Ravenna (6), ed al terzo fu da me risposto (7) , senza che abbia fino ad ora egli replicato. Le oppo- (1) Nuovo Cimento, T. 9.°, an. 1 859, p. 65, lin. 28. (2) Nuovo Cimento, T. 3.°, an. 1856, p.. 223, nota (1). (3) Corrispondenza scientifica, num. 2. Roma 1857, voi. 5.°, p. 9. — Nuovo Cimento, T. V, an. 1857, p. 153.— Idem T. VII, p. 97, gennaio 1858. (4) Corrispondenza scientifica, T. IV, settembre 1855, num. 16, p. 130. — Vedi pure il Rendiconto delle sessoini dell’accademia delle scienze dell’ Istituto di Bologna, an. 1854-55, p. 12, — ed anche, Memorie dell’accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, T.X, fas. 3.° p. 461.— Idem, T. XI, an. 1861, p. 138— Vedi anche, Rendiconto idem, anno 1858-59, p.75. 5 (5) Annalen derj)hyfik von Poggendorff, T. CV, p. 486, Leipzig 1858. — Archives des Sciences phy. et nat. Genève, T. IV, nouvelle période, février 1859, p. 187. — Anna- nales de chim. et de phy., 3.e sèrie, T. 56, an. 1859, p. 125. — Vedi ancora idem, T. 42, an. 1854, p. 373, e 376. (6) Atti dell’accademia pontificia de’ Nuovi Lincei, voi. X, an. 1857, pag. 331. — Idem, Voi. XI, an. 1858, p. 405. - Idem, Voi. XIV, an. 1861, p. 325. (7) Comptes Rendus, T. 48 séance du 27 |uin 1859. p. 1162.— Ann. de chim. et de phy. T. 57, p. 415.— Archives des scien. phy. et nat. nouvelle période. Genève 1859, p. 265. — 497 — sizioni fatte dagli altri di questa classe, verranno da me analizzate, dopo che avrò terminato la esposizione di tutte le ancora inedite mie sperienze, colle quali viene confermata la verità della dottrina che io sostengo , e dopo che avrò fatto meglio conoscere qual’era lo stato della quistione sull’argomento in proposito, prima che Melloni riproducesse la medesima dottrina. La seconda classe comprende quei fisici , che manifestarono dogmatica- mente, senza più, la opposizione loro alla teorica di Melloni sulla elettrica in- fluenza: fra questi è compreso il R. P. A. Secchi, da cui si ha quanto siegue: « Qualche confusione sembra essersi introdotta nel linguaggio in questi ultimi anni seguendo certe teorie d' induzione delle quali ora non vogliamo giudi- care » (1). Tale pretesa confusione si riferisce alla nuova maniera di ravvi- sare il fatto della elettrostatica induzione, e di spiegarne gli effetti. Questa nuova maniera è da me sostenuta, come già dissi , fu proposta prima da parecchi fisici della Germania, poscia dal Melloni, e non sono solo a sostenerla. Ma non perchè si trovano adottati due diversi modi per ispiegare lo stesso fenomeno, si può col P. A. Secchi asserire che una confusione si è in- trodotta nel linguaggio; e tanto meno può aver luogo tale assersione, ciascuno di questi diversi modi appariscj^-ben chiaro e distinto dall’altro, come appunto si verifica nel caso in quistione. I diversi modi per ispiegare la natura dell’elettrico , la natura della luce , quella del calorico, la origine della elet- tricità dinamica, eccetera, non hanno introdotta mai confusione nel linguaggio; anzi appunto perchè quei modi erano diversi , hanno giovato molto al pro- gresso della scienza , provocando ricerche utilissime per escludere uno , e far prevalere l’altro dei modi stessi. Dunque non è da concedere che in questi ultimi tempi siasi qualche confu- sione introdotta nel linguaggio, per essersi messa in campo una dottrina nuova e ben chiara , distinta essenzialmente dall’ antica per la spiegazione della elettica influenza. Il nominato chiaro astronornd/^£^rchc per ora non vuole -L giudicare fra queste due teoriche ; però egli qui si contradice, in favore della teorica da noi sostenuta , perchè invece P autore medesimo aveva già , nel- 1’ ottobre del 1861 , dato il suo giudizio sulle teoriche stesse , dichiarandosi contro quella del Melloni , ed ecco le sue parole : « Alcuni fisici hanno su questa teorica (s’ intende la comune della induzione elettrostatica) elevato dei dubbi : noi riteniamo .il modo di parlare ricevuto da tulli gli altri che ci c*- \y\ n-v 2 ‘ (1) Y. num. 2 3 del Ballettino meteorologico delfosservatorio del collegio romano del 15 dicembre 1862, p. 183, lin. 47. pare mollo più vero (1). Non sono dubbi, ma sono dimostrazioni quelle che ho fin’ora pubblicato a mostrare tanto la verità della teorica sulla induzione, adottata da De Lue, Pfaff, Mohr, Knochenhauer, Melloni, Nobile, Fabri, ed altri , quanto la falsità di quella , che ora il P. Secchi asserisce vera , sen- za dimostrazione. Noi lo preghiamo a voler entrare direttamente , ed espli- citamente in questo interessante argomento elettrostatico , ed a volerci for- nire non già le sue semplici asserzioni , ma bensì le sue ragioni contro la teorica del Melloni, che apprezzeremo assaissimo, ed alle quali noi ci arrenderemo volentieri, se potranno esse distruggere le moltissime, da noi già pubblicate, per difendere la teorica medesima, e le altre simili che verranno fra poco in luce. Questa medesima preghiera fu da noi diretta pure al R. P. Pianciani, ma non produsse F effetto desiderato ; perchè questo dotto fìsico gesuita si limitò ad intendersela sul soggetto in quistione col prof. Belli, senza mai pubblicare i motivi pei quali credeva falsa la nuova teorica sulla elettrica influenza. Così noi rispondiamo alle due citate obbiezioni del R. P. A. Secchi, osser- vando inoltre che , se a taluni è lecito l’obbiettare , corre a tutti Fobligo di rispondere; quindi se potremo astenerci dal fare obbiezioni, non sarà mai che ci asterremo dal fare a suo tempo le risposte. (1) Osservatore romano, Anno I (1861), num. 87, pag. 348, nota (1). ( Continuerà ) — 499 — COMUNICAZIONI Il R. P. Secchi diè conto di alcune misure del satellite di Sirio, da esso fatte all’osservatorio del collegio romano. Inoltre il medesimo socio descrisse un alone con parelii e circolo parelico, osservato nel 23 di febbraio, e notò la coincidenza più volte incontrata di questo fenomeno colle perturbazioni ma- gnetiche. CORRISPONDENZE L’ Emo e Rmo sig. cardinale Altieri, protettore dell’ accademia, coll’os- sequiato suo dispaccio del 23 febbraio 1863, num. 3630, comunica l’approvazione sovrana della elezione a tesoriere, fatta dall’ accademia nella persona del sig. duca D. Mario Massimo. Il sig. duca medesimo , ringrazia per la partecipazione da esso ricevuta di questo beneplacido sovrano. Il sig. prof. Vincenzo Diorio , ringrazia per la nomina da esso ricevuta di membro ordinario Linceo. Il sig. prof. Socrate C.adet ringrazia per lo stesso motivo. Il sig. Wiedmann, bibliotecario delle R. accademia delle scienze di Mo- naco, ringrazia per gli Atti de’ Nuovi Lincei dall’accademia stessa ricevuti. La R. accademia delle scienze di Amsterdam similmente ringrazia , me- diante il sig. Vrolik segretario generale di essa. COMITATO SEGRETO L’ accademia risolvette, che il preventivo del corrente anno 1863, fosse — 500 rimesso alla commissione stessa, che già fu incaricata di rivedere il consuntivo, la quale si compone dei signori professori Sereni, Maggiorani, Azzarelli. L’ accademia procedette , a forma degli statuti , alla nomina del nuovo comitato accademico. Dalla votazione fatta per ischede risultarono confermati, i signori professori, Calandrelli, e Proja, e nominati i signori professori R. P. Secchi, e cav. M. Azzarelli, previa l’approvazione sovrana. L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana , si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. G. Ponzi. — P. Sanguinetti. — P. Volpicelli. — S. Cadet. — M. Az- zarelli. — E. Fiorini. — C. Maggiorani. — S. Proja. — D. Diorio. — B. Boncompagni. — I. Calandrelli. — C. Sereni. — M. Massimo. — A. Secchi. — B. Tortolini. — 0. Astolfì. — N. Cavalieri S. Bertolo. Pubblicato il 7 di giugno 1863 P. V. OPERE TENETE IN DONO Atti del R. Istituto Lombardo di Scienze lettere Ed Arti. Voi. III. Fase. V-VIII. Memorie del R. Istituto suddetto. Voi. IX; III della serie II. Fase. II. Rendiconto dell Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. Anno II. Fase. I. — Cenn. 1863. Posizioni medie di 2246 stelle distribuite nella zona compresa fra li 12° 30', e li 15° di Declin. Austr. dedotte dalle osservazioni fatte dal sig. Trette - nero nell' I. R. Osservatorio di Padova negli anni 1 857-1 86L Memoria del prof. Santini. Un fase, in 4.° Venezia, 1862. Cenni storici intorno alla misura delVArco del Meridiano 25° 20, eseguite in Russia dal 1812 al 1852. Relazione accademica del prof . sudd. Padova, 1862. — 501 — Sulla fondazione di una Società Meteorologica per la Lombardia. Rapporto- programma approvato dal R. Istituto Lombardo di Scienze Lettere ed Arti. Milano, 1862. Un fase, in 8.° Sidla caduta dei proiettili sperimentata dalV Accademia del Cimento. Esame analitico di Giuseppe Serra-Carpi. Roma, 1868. Un fase, in 8." Atti della fondazione scientifica Gagnola dalla sua istituzione in poi. Voi. Il e III. Milano 1860 e 1862. Rullettino Meteorologico dell' Osservatorio del Collegio Romano , in corrente. Comptes Conti resi dell' Accademia delle Scienze dell'I. Istituto di Francia, in corrente. Sitzungtberichte . . . Atti della R. Accademia delle scienze di Monaco , dal 1860 al 1862, — Fase. 18. Proceedings . . . Atti della R. Società ' di Londra. Voi. XII , n. 50. •Jaarboek . . . Annuario della R. Accademia delle scienze di Amsterdam del 1861. Verslagen . . . Memorie della R. Accademia suddetta. — Sezione — Lettera- tura — Voi. VI. Idem , . . Memorie della R. Accademia sudd. — Sezione — Scienze Natu- rali — Voi. XIII, XIV. Ofversigt , . . Atti della R. Accademia delle Scienze di Stochkolma. Voi. 18° del 1861, Handlingar . . . Memorie della R. Accademia suddetta. Voi. III. Secondo se- mestre 1860, Meteorologiska .... Memorie Meteorologiche della R. Accademia suddetta. Voi. II, 1860. Rettificazione di un errore di storia intorno i primordi della medicina legale ; del prof. Maggiorana Roma 1868; un fase, in 8.° Sulle condizioni diverse dell' urina in animali omogoni con milza e senza. Lettera del prof. C. Maggiorani, all'eccmo. sig. prof. Socrate Cadet. Ro- ma 1863, a/2 foglio. Considerations . , . , Considerazioni fisiologiche sulla visione e applicazioni all' esame oftalmoscopico del dott. Janssen , e del prof. E. Follin. Pari- gi, 1861; Un fase, in 8.° Memoire ..... Memoria sull'assorbimento del calore raggiante oscuro nei mezzi dell'occhio ; del sig. Janssen. Parigi. Un fase, in 8.° 64 IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Villanova Castellaci Archiep. Petrae Yicesgerens. — 503 — alia difcrentia multipli candì ATTI DELL ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI SESSIONE V' DEL li AERILE IMS PRESIDENZA DEL SIG. PROF. N. CAVALIERI SAN BERTOLO MEMORIE E COMUNICAZIONI Intorno ad un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Bal- dassarre Boncompagni. ( Continuazione . Vedi sessione IV, pag. 452). u. n codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, e contrassegnato « C. 7. n? 2645 », cioè « Scaffale C, Palchetto 7, numero » 2645 progressivo dei codici Magliabecliiani provenienti dalle Biblioteche de’Con- » venti Soppressi » è un volume, in foglio, composto di 93 carte, numerate ne’mar- gini superiori dei recto coi numeri 1— 93. Nelle linee t— 24 del rovescio della quarta di cpieste 93 carte, numerata nel suo recto col numero A, si legge : « Alia diferentia multiplicandi ■. 6 7 5 4 9 » /-^Eqnitur de multiplicatione in alio modo. Volo multi- » plicare .67549. per .57498, que ponuntur in iscfcache- » ^ rio sicut in presenti exterius posito apparet. et ofebe- » tur incipere a .5. multiplicare per .6. postea .5. per .7. » postea .5. per .5. postea .5. per .4. postea .5. per .9. et » ponere singulariter ut iscacherio habetur et ita de omni- » bus aliis sequentibus post .5. Et cum multiplicatum fue- » rit debent aduneri figure que sunt iscacherio incipiendo » a duobus in prima inferioribus domo positis uersus de- » xtrum. et istos .2. ponere ut habetur sub scacherio in » primo loco uersus dextrum. et. postea procedere ad aliam » domum scilicet que continet .2. 7. 1. et unus super alium » aggregari qui fiunt .10. quibusque posuicifram ut habetur » secundo loco iuxta .2. uersus sinistrali et unitate aggre- » gari numeris tertie domus scilicet que continet .0. 3. 6. 8. 6. qui unus super alium aggregati cum » predicta unitate fiunt .24. quibusque posui .4. tertio loco iuxta cifram uersus sinistrum. et duodena- » rium scilicet 2. aggregari numeris quarte domus. et ut predictum est unum super alium iterum aggre- » gari. et qui prouenit digitus posui iuxta 4. scilicet quarto loco uersus sinistrum et qui remanet » prò decenario similiter uersus numeris quinte domus. aggregatur. et sic per ordinem procedendo » usque in finem. et fit summa .3883932402. ut patet sub scacherio predicto: — » In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « C. 7. n? 2645 » è applicato alla moltiplicazione di 67549 X 57498 = 3883932402 lo stesso metodo che 65 ( 3883932402 diferentia ultiplicandi — 504 — nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276. Questo metodo è anche applicato alla mol- tiplicazione di 67549 X 57498 = 3883932402 nella figura riportata di sopra tra le linee 15 e 31 della pagina 503, salvo che in questa figura il prodotto totale 3883932402 è scritto in una sola linea lungo il lato inferiore del rettangolo rappresentante la moltiplicazione medesima; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le prime tre delle sei cifre componenti il prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 sono scritte lungo il lato sinistro del rettan- golo rappresentante questa molti plicazione, e le tre altre lungo il lato inferiore di questo rettangolo. Nelle linee 10-36 del recto della 7a carta del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « C. 7. n? 2645 », la qual carta nel medesimo recto è numerata col numero 7, e nelle linee 1— 17 del rovescio di questa carta, si legge: 5 6 7 8 9 4 5 5 4 6 3 7 2 8 1 4 0' 4 8 a 6 6 4 7 "~2 3 5 4 2 4 ~9 5 "6 6 ~~3 3 0 3 6 4 ~2 4 ~8 5 4 2 5 3 0 3 5 4 0 4 5 « Alia diferentia multiplicandi : . ~ » \ Ha differentia multiplicandi volo multiplicare » .56739. per .56789. facias tabulerium. et ponas » multiplicandas. fìguras scilicet primam significatio- » nem super tabulerium. et alteram super dextrum » latus ut. hic habetur. et multiplica .9. super prima » (sic) domum dextri. lateris positum per alium .9. » super eandem domum ut nouies .9. qui fiunt .81. » et ponas in predicta domo hoc modo scilicet digi- » tum scilicet i. in superiori angulo uersus dextrum. » et articulum scilicet .8. in alio inferiori per indi- » rectum uersus sinistrum postea. predictum .9. per » .8. super secundam domum positum. ut nouies .8. » qui fiunt .72. et ponas in secunda domo superioris » linee ut predictum est scilicet digitum. in superiori » angulo ipsius domus ut .2. et articulum in alio in- 3224990521. » feriori angulo per indirectum uersus ut .7. Et iterum predictum .9. per .7. positum super terliani » domum predicte superioris linee, vt. nouies .7. qui fiunt .63. et ponas in predicta tertia domo sci- » licet .3. digitum in superiori angulo uersus dextrum. et articulum scilicet .6. in inferiori per in- » directum uersus sinistrum. Et postea iterum predictum .9. per .6. super quartam domum predicte » linee positum. qui nouies .6. fiunt 54. et ponas in predicta domo digitum scilicet 4. in superiori » angulo uersus dextrum et articulum scilicet 5. in inferiori per indirectum uersus sinistrum. Et ite- » rum 9. per .5. super ultimam domum positum. vt nouies .5. qui fiunt .45. et ponas in predicta » ultima domo superioris linee scilicet 5. digitum in superiori augulo uersus dextrum. et articulum » scilicet .4. in inferiori per inderectum (sic) uersus sinistrum. Et cum ita domos predicte linee » expleueris reuerteris adextru (sic) et accipies .8. super prima domo secunde linee, positum. et multi- » plicaris. per .9. super prima domum (sic) superioris linee positum. Vt octies .9. qui fiunt .72. quos » in predicta prima domo secunde linee destri lateri posueris scilicet 2. digitum in superiori angulo. » et articulum scilicet .7. in inferiori uersus sinistrum per indirectum. ut de aliis predictum est. et » sic per totum tabulerium opereris done (sic) totum isto modo perficiatur. ([ postea incipiens a prima » domo superioris line uersus dextrum aggregaueris omnes multiplicationes per indirectum ordinem. » ut .1. et posueris a dextro ut habes sub tabulerio. quo facto, acceperis. 2. prime domus secunde » linee ab eodem latere. et aggregaueris cum .8. et .2. per indirectum sibi positis qui fiunt .12. po- » sueris ergo digitum scilicet 2. iuxta predictam unitatem uersus sinestram et. articulum scilicet 1. » aggregaueris numero scilicet 3. tertie domus eiusdem lateris. et aliis sibi per inderectum positis » scilicet 7. 4 7. et .2 qui fiunt .25. quorum digitum scilicet 5. posueris iuxta predictum .2. uersus » sinistrum. et articulum scilicet 2. addideris 4. in quarta domo positos. quos cum aliis numeris sibi » per indirectum positis per dicto modo aggregaueris seper (sic) digitum qui perueniret ut predictum « est ponendo, et articulum alteri aggregationi addendo donc (sic) omnia aggregaueris. Et fiet summa » .3224990521. ut sub tabulerio habetur. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « C. 7. n? 2645 » è applicato alla moltiplicazione di 56789 X 56789 = 3224990521 lo stesso metodo che nella figura ri- portata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è applicato alla moltiplica- — 505 — zione di 934 X 314 — 293276. Questo metodo è anche applicato alla moltiplicazione di 56789 X 56789 = 3224990521 nella figura riportata di sopra tra le linee 12 e 29 della pagina 504, salvo che in questa figura il prodotto totale 3224990521 di questa moltiplicazione è scritto in una sola linea lungo il lato inferiore del rettangolo rap- presentante questa moltiplicazione, mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 le prime tre cifre del prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 sono scritte lungo il lato inferiore del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione , e tre altre lungo una linea retta paral- lela al lato destro di questo rettangolo. Il suddetto codice contrassegnato « C. 7. » n? 2645 » è legato in assicine coperte esternamente di pelle scura. La Biblioteca Magliabechiana possiede un manoscritto, in foglio, scritto di mano del Sig. Abate Don Tommaso Gelli, e composto di 77 carte, delle quali la prima non è numerata, e le 2a-77a sono numerate nei recto coi numeri 2-77. Nelle linee 27—28 del rovescio della 33a di queste 77 carte, la qual carta nel suo recto e nu- merata col numero 33, si legge : « I2645.IC 7. IPractica Arithmeticae, Geometriae et Algebrae. Cod. chart. in fot. cum fig. »‘ « Fior. | | | Nelle carte 2a— 50a del manoscritto menzionato di sopra nelle linee li — 13 della pre- sente pagina 505 , trovasi un catalogo intitolato « Catalogo [| Dei Manoscritti » scelti nelle Biblioteche Monastiche del || Dipartiménto dell’Arno dalla Commis- » sione degli Oggetti || d’Arti, e Scienze, e dalla medesima rilasciati alla Pub- » blica || Libreria Magliabechiana. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 16—17 della presente pagina 505 fa parte di questo catalogo. Il titolo riportato di sopra (linee 19— 22 della presente pagina 505) del catalogo medesimo trovasi nelle linee 1-5 del recto della carta seconda, numerata 2, del manoscritto citato di sopra nelle linee 11—13 della presente pagina 505. La Biblioteca Magliabechiana di Firenze possiede anche un manoscritto inti- tolato « Indice dei Manoscritti scelti nelle Biblioteche Monastiche 1 del Dipar- timento dell’Arno dalla Commissione degli Oggetti [| d’Arti e Scienze, e dalla x medesima rilasciati alla Pubblica (| Libreria Magliabechiana. » Questo Indice scritto interamente di mano del Sig. Federigo Bencini è un volumetto, in foglio, composto di 184 carte, niuna delle quali enumerata. Nelle linee 11-12 del recto della I26a di queste 184 carte, si legge: « Badia Fior. 2645. Practica Arithmeticae, Geometriae et Algebrae. Cod. chart. in fol. cum » fig. C. 7. « Questo passo del suddetto « Indice dei Manoscritti scelti », ecc. è identico col passo riportato di sopra (linee 16-17 della presente pagina 505) del manoscritto ci- tato nelle linee il— 13 della presente pagina 505, salvo le varietà seguenti: car. I Un. Catalogo || dei Manoscritti, ecc. lin. |lndice dei Manoscritti, ecc. 33 r°. 27 2645. | C. 7. | Practica fig- |l26.r| 11 12645. Practica | 12 |fig. C.7. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, e contrassegnato « II. IV. 166 », cioè «■ Stanza II, Palchetto IV, numero » 166 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » è un volume, in — 506 — foglio, composto di 132 carte, delle quali le ia— 4a, ioea— I32a non sono numerate, e le 5a— I05a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 33, 35 -37, i-5l, 1-14. Nelle linee 2-29 del recto della nona di queste 132 carte, nume- rata nel medesimo recto col numero 5, si legge: quadro 7 4 3 8 6 9 8 * 2 2 4 7 5 6 9 4 3 2 3 5 3 8 5 4 6 Nella figura contenuta in questo passo del suddetto codice n? 269 è applicato — 514 — alla moltiplicazione eli 7438698 X 4756943 = 35385462380214 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è applicato alla mol- tiplicazione di 934 X 314 = 293276, salvo che nella figura riportata di sopra tra le linee 18 e 19 della pagina 513 il moltiplicatore 4756943 è scritto sotto il moltiplicando 7438698 al disopra del lato superiore del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 7438698 per 4756943, ed il prodotto totale 35385462380214 lungo i lati inferiore e destro del rettangolo medesimo; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 il moltiplicatore 314 trovasi lungo il lato destro del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 934 per 314, e le tre ultime cifre 276 del pro- dotto totale 293276 trovansi lungo una retta parallela al medesimo lato destro. Nel suddetto catalogo intitolato « catalogo [| di manoscritti |] ora posseduti\\ » da d. Baldassarre boncompagni », ecc. (pagina 144% numerata 122, lin. 5-7), si legge : « 269. MARCHESI (gio. Domenico), trattato d’aritmetica. » Volume, in 8?, di 96 carte cartacee, numerate nel recto coi numeri 1 — 96. » Scritto nel secolo XVI. » In questo passo del suddetto catalogo intitolato « catalogo || di manoscritti || ora » POSSEDUTI || DA D. BALDASSARRE BONCOMPAGNI » , eCC. il precitato Codice n? 269 dicesi « Scritto nel secolo XVI. » (Vedi sopra, linea 17 della presente pagina 514). Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca dell’Università di Bolo- gna, e contrassegnato fa 2 poni 2 zoe lo .0. di sopra fa 2 uia 2 fa 4 poni. 4 zoe lo zero di sopra lo 4 di soto chomo » uidi posto e senpre poni le dizine di sopra lunitta di sota fa 2 uia 0 fa 0 poni zero e di sopra e » 0 di sopra fa 7 uia 2 fa 14 poni 14 e senpre poni per lo lungho toi lo 5 fa 5 uia 7 fa 35 poni 35 » e 5 uia 1° Ta 5 poni .5 fa 5 uia 2 fa 10 poni 10 e 5 uia 0 fa 0 poni .0 e 5 uia 7 fa 35 poni 35 » ora fa per lo 6 fa 6 uia 7 fa 42 poni 42 poni 42 (sic) soto lo 6 fa 6 uia 1° fa 6 poni G fa 6 uia » 2 fa 12 poni 12 fa 6 uia 0 fa 0 e poni 0 fa 6 uia 7 fa 42 poni 42 ora fa lo 4 fa 4 uia 7 fa 28 poni » 28 e 4 uia 1° fa 4 poni 4 fa 4 uia 2 fa 8 poni 8 fa 4 uia 0 fa 0 poni .0. e 4 uia 7 fa 28 poni 28 » ede fata chosi che tu cholnenzi dalato di soto zoe del mezo schacho e fa chosi che tu dirai 4 poni »4e poi rechare. li mezi scachi che sono alato del mego schacho del 4 dirai 5 e 1 e 0 fa 6 poni 6 » ripiia laltre 5 mezi che sono alato aquisti 3 megi schachi e non ai recholto zoe 2 e 3 e 0 e 0 e 4 » fa 9 poni 9 rechoie zoe 8. 4. 0. 0. 0. 0 2 fa 14 poni 4 etiene 1° rechoie zoe 2. 0. 0 2. i. 5. 04 » sono e 1° tiniui sono 15 poni 5 e tiene 1° e poi rechoie .0. S. 1. 6. 0. 5. 1° sono 21 e 1° tiniui » sono 22 poni 2 e tiene 2 rechoie zoe .0. 4. 0. 2. 3. sono 9 e 2 tiniui sono 11 poni 1° e tiene 1° » fa. 8 e 4 sono 12 _e_ 1° tiniui sono 13. poni 3 e tiene 1° e poi fa 2 e 1 tiniui sono 3 poni 3 ora » abiamo che a multi 4652 uia 71207 si fa 331254964 ora al proua » Se lasta bene sapi imprima che la proua di 4652 le 8 e la proua di 71207 le 8 multi 8. uia 8 fa » 64 la proua di 64 le 1“ la proua de esere 1° ora sapi che la proua d ((sic) sota zoe 331265964 le » 1° se che sta bene ede fata per questo modo farai li similiante raxone ». In questo passo del suddetto codice « n? 1612 » dalle parole « Ti uoio mostrare » (Vedi sopra, pag. 514, lin. 28) a « 2 uia 7 » (Vedi sopra , pag. 514 , lin. 32) e da « fa 14 » (Vedi sopra, pag. 514, lin. 33) a « si fa 331254964 » (Vedi sopra, linea 15 della presente pagina 515) è applicato alla moltiplicazione di 71207 X 4652 = 331254964 il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pa- gina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276. Questo metodo è anche applicato alla moltiplicazione di 71207 X 4652=331254964 nella figura riportata di sopra tra le linee 32 e 33 della pagina 514, salvo che in questa figura il prodotto totale 331254964 della moltiplicazione di 71207 per 4652 è scritto in una sola linea sotto il lato inferiore del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le prime tre delle sei cifre componenti il prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 sono scritte lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e le tre altre sotto il lato inferiore di questo rettangolo. Fra le linee 7e8 del rovescio della carta 5ia del suddetto codice n? 1612, numerata nel — 51 6 — suo recto col numero 46, trovasi la figura seguente : 8 / / 1 y y= y y y 2 / / 7 y y y y 5 / / 6 4 / / 8 4 / / 0 y y i y y 6 y % */. y y 3 / y 5 y 2 / y i y y y /s y 3 / / 6 y y y y ° y y 6 % 4 / y o y y y y y y. y 3 / / 6 % y y 2 X y o 1 y y 6 y y y y y y y y i / y 2 y y y % y y /2 y y y y y 0 / / 9 0 / / 8 0 / 0 / / 6 y y ° y y s y y 975461057789971041 Inquesta fìguraè applicato alla moltiplicazione dÌ9S765432ix98765432l=97546i05778997i04i il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314= 293276, salvo che nella figura ripor- tata di sopra tra le linee 1 e 2 della presente pagina 516 il prodotto totale 975461057789971041 della moltiplicazione di 987654321 per 987654321 è scritto in una sola linea sotto il lato inferiore del rettangolo rappresentante questa moltipli- cazione; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le prime tre delle sei cifre componenti il prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 924 per 314 sono scritte lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e le tre altre lungo il lato inferiore di questo rettangolo. Il suddetto codice n? 1612 è legato in cartone, coperto ester- namente di carta colorita a marmo, con dorso di pelle. Nel rovescio della pri- ma coperta di questa legatura trovasi scritto i Potenze Alleate nell’anno 1815, e collocati nella || Biblioteca della Pontificia Uni- » versita di Bologna, [| indi per Decreto di SS. Papa Leone XII. feli=|| cernente » regnante ritornati ai RR. Canonici [] Regolari del SS. Salvatore l’Anno 1828 » Questo manoscritto è un volume, in foglio , composto di 26 carte , niuna scil. 0; deinde 6, 4, faciunt 10; » scribe 0, et defer 1: rursus 1, 2, « 8, 5; 4, faciunt 20; scribe 0, et « defer 2. et sic de reliquis; liabe- )) bis Summam 3641000 ualorem )) baiocorum traditum à magno » Turca. (Burg. 24. Seal. Grim. 27) » Poteris etiam alio modo distri- buere craticulam ut in Tab. 51. » et Tab. 52. ( Yid. Oron. Fin. » p. 10.) ». In questo passo del suddetto codice « 524. ND. 7 » da « V.a est vulgo » (Vedi sopra, linea 12 della presente pagina 520) a « tradita a magno Turca » ( Vedi sopra , linee 43—44 della presente pagina 520) è applicato alla moltiplicazione di 2648 X 1375 = 3641000 il metodo di moltiplicazione che nella figura riportata di so- pra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 =293276. Nel passo medesimo questo metodo dicesi chiamato volgarmente moltipli- care « per gelosia, o graticola » (Vedi sopra, linee 12 e 13 della presente pagina 520). Magnus Turca emit Cocolate pondera 2648. , et prò singulis dat baioc. 1375. 1 2 1 6. 1 4. i 8. | X /i. / h /ef / 1 / v 2 \ / / 3- /8. /2 / 4 1. jf 4 / 2 / 5./ / 4 X 2 A /6.\ 1 / 3/ 2/ 4 ■/[ /o / 0 / a A ! 1 1 1 , 0 1 1 0 |( X X X X \4 l\ \2 4\ X X X \8 2\ \2 1\ \4 2\ \2 \6 X X Summa- — 521 — Nella prima delle tre figure riportate di sopra nella pagina 520 questo metodo è anche applicato alla medesima moltiplicazione di 2G48 X 1375=3641000. Nella terza di tali figure questo metodo è applicato alla moltiplicazione medesima , salvo che in questa figura tre delle diagonali che incontrano il lato sinistro del rettan- golo rappresentante la moltiplicazione di 2648 per 1375 sono prolungate , fin- che incontrano il prolungamento del lato inferiore di questo rettangolo, ed il prodotto totale 3641000 di questa moltiplicazione è scritto lungo il lato infe- riore medesimo prolungato ; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 le prime tre cifre 293 del prodotto totale 293276 della moltiplicazione di 934 per 314 trovansi lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, c le tre altre lungo il lato inferiore del rettangolo medesimo. Nella seconda delle figure contenute nel passo riportato di sopra del suddetto codice « 524. ND. 7 » è applicato alla moltiplicazione di 2648 X 1375 = 3641000 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314= 293276, salvo che nella seconda delle figure contenute nel passo riportato di sopra del suddetto codice 524. ND 7 il moltiplicatore 1375 è scritto lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 2648 per 1375, e le ultime quattro cifre del prodotto totale di questa moltiplicazione sono scritte lungo il lato de- stro del rettangolo medesimo; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 il moltiplicatore 314 è scritto lungo il lato de- stro del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 934 per 314, e le tre ultime cifre del prodotto totale di questa moltiplicazione trovansi lungo una linea pa- rallela al medesimo lato destro. Nelle carte 89a— 354a del suddetto codice contras- segnato « 524. ND.7 » trovasi un opera intitolata « Mathesis (| Ferrariensis || Scien- » tia || Omnium llumanarum || Prestantissima [| Civitatis Ferrarie decori Agrique » Ferrariensis [| utilitari accomodata: |] qua | BeneficentissimisPatronis|jS. S.Geor- » gio Et Maurelia || In Amoris Et Grati Animi Obsequium || 0. D. C. Ab Hippo- » lyto Sivieri S. I. conscripta ». Ciò che si riporta di sopra tra le linee il, 49 della pagina 520 fa parte di questa opera. Il titolo dell’opera medesima riportato di so- pra (linee 25—29 della presente pagina 521) trovasi nelle linee 1—12 della pagina 177* del suddetto codice contrassegnato « 524. ND. 7 ». Questo codice è legato in car- toncino del suo colore. Sul dorso di questo codice è scritto col lapis 1 / / 5 1 X /\ 1 /2 Uj col. lin. CODICE ANCIEN FONDS LA- car. col. i lin. CODICE AMBROSIA- NO, C. 241. PARTE INF. ca. col. In. CODICE TIN, N.° 7378- A. car. col. .lin. CODICE AMBROSIA- NO, C. 241. PARTE INF. 2 15 Hic notandum 31 K. 2 3 Hic est notandum 54 r. 2 » fcc~7 31 v. ' 2 12 et 16 magnum numerum 4—5 contingunt magnum | » primam 13 vltimam faciunt quia numerum ita quod 23 singulas multipli- 13—14 vltimam | multipli- 17 multons annotare 5 multociens anteriore candi quod proue- candi. et quod pro- 17—18 quem pos|sumus fa- 6-7 secundum quempos- nient uenerit cilius operari et e- sutnus cercius et 24—25 quadrai tus est diui- 17 quadratus diuisus tiameum modo cer- fa|cilius operari sus tiori quem non de- 25 diametrum 18 dyametrum ficiamus 26 excrescat a exereuerit 20 formatur 8 formetur « parte quadrati 18—19 parte | inferiori, qua- 1 21 partialia 9 particularia drati » numerum multipli- i> numerum singulo- 27 scribe .0. In parte 19 scribatur inferius | candi rum numeri mul- inferiori cyfra tiplicandi 28 in superiori digitum 20—21 superius digitus a 1 et multiplicantis 10—11 et numeri mul Iti- articuli quo denominatur plica ntis ille ar-lticulus 22 Jatere destro 11—12 destro | latere — 524 — La Biblioteca Ambrosiana di Milano possiede un catalogo intitolato « Manu- » ductio |] ad reperiendos MSS.0S Codices Am brosianos [| ordine alfabetico. » Que- sto catalogo è diviso in tre volumi, in foglio, il primo de’quali è composto di 191 carte, delle quali la I9ia non è numerata, e le ia — I90a sono numerate con lapis nei margini superiori dei recto coi numeri l— 190. Nelle linee 1-3 del recto della quarta di queste 191 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linee 1 e 2 della presente pagina 524) del catalogo medesimo. Nelle linee 1-5 del rovescio della 4ia di queste 191 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 41, si legge : 4. fa .14. e metti .4. e hai .1. e di .1. e .5. fa .6. e metti .6. e li a fa .42. e metti .42. nel secòdo quadretto e di .6. fia .8. fa .48. » fornito la sòma che e .64618668. e tato dirai eli fa ,65i » e metti .48. nel terzo quadretto e di .6. fia .9. fa .54. e metti » fia .9876. cioè fa .64618668. fatta kc. » In questo passo della suddetta edizione intitolata man sinistra, et poi da quelli di sotto prossimamente, fin che hauerai finita )> la tua operatione. et per essempio poniamo, che si debba multiplicare questi » doi numeri cioè 5696 fia 386. farai vno quadrato longo 4 quadretti et rr largo .3. perche le figure di sopra sono A et quelle di sotto sono 3 così . » Poi cominciando da man destra dirai 6 fia 6 fanno 36, et metterai 36 nel » primo quadretto da man destra , poi dirai 6 fia 9 fanno 54. Et metterai 54 nel quadretto sequente. et poi dirai 6 fia 6 fanno 36 et cosi metterai , » 36 nel prossimo quadretto, et poi 5 fia 6 fanno 30 et cosi saranno finiti li » quadretti fatti dal digito del numero di sotto , Poi comincia à multiplicar » l’altra figura nel secondo loco che è delle desene : et dirai 6 fia 8 fanno 48 » et metterai 48 nel prossimo quadretto della larghezza , poi dirai $ fia 9 » fanno 72 et metti 72, nel sequente quadretto : et poi dirai 6 fia 8 fanno 48 » metti 48 cò seguentemente : poi venirai alla A. figura, che è de centenara & » dirai 3 fia 6 fanno 18. et metterai 18, nel ultimo quadretto della larghez )> za del quadrato. Et poi dirai 3 fia 9 fanno 27 metterai 27 nel prossimo » quadretto : <£>= poi dirai 3 fia 6 fanno 18 metti 18, nel sequente quadrel- li to. <&• nel ultimo dirai 3 fia 5 fanno 15 <&, metterai 15, (jrp saranno for- rr niti tutti li quadretti del quadrato grande, Poi summarai le figure comin- )> dando dal primo triangolo oue è il 6. <& dal lato destro metterai 6. poi ue » nirai alli altri triangoli ascendendo per diametro dicendo 8 ^ 3 fanno 11 » 4 fanno 15, e metti 5 sotto al 6. dal lato medesimo la desena summa » rai con li seguenti dicendo 1 (^8 fanno 9. <£>s a fanno 13 <£>- 2 fanno 15 » 5. fanno 20 <&>> 6 che sono 26: <£>= metti 6. dal detto lato destro sotto al 5 » tieni 2 desene, le quali aggiongerai con li numeri detti ascendenti trian- )) goti per trauerso, dicendo 2 <&> una che fanno 3. (jjy> 7 fanno 10 <&> 7 che rr sono 17 8 fanno 25, 3. che sono 28. metterai 8 drio al 6. che po- ri nesti prossimamente, et tieni 2 desene, quali gionti con li 2. del prossimo » triangolo fanno A et & fanno 12. et A. fanno 16, et 3 che sono 19. et mette r> rai 9 similmente driò al 8 uerso la sinistra mano, et tieni una desena , » quale gionta al 1. del prossimo triangolo fava 2. et 5 fava 7 et 4 fanno » 11, et poni \ similmente drio al 9 et tieni una desena, la qual gionta con >> 1 del altro triangolo che restò solo farà 2, et metti 2 drio al 1, et hauerai » finita la summa : et faranno detti numeri multiplicati V uno con V altro » 2198656. et cosi farai le simili, et la prona farai come di sopra ne gli )) altri festi, et trouerai che la prona del maggior numero sara 5 et del mi- ri nor sara 1, quali multiplicati fanno 5, et tanto sara anchora la prona del n produtto, come uedi in figura. r) Et questo modo sarebbe il più bello et facile se li quadrati con li suoi dia « metri, che si chiamano graticole ouero gelosie si tuonassero fatte, » In questo passo del suddetto volume intitolato « de |) l’arithmetica j| vniversale || 68 — 528 — » del sic. || ioseppo vnicorno, ecc. || In Venetia, ecc. 1598 » dalle parole « NeI » multiplicar » (Vedi sopra, pag. 526, lin. 38) a « 3 così » (Vedi sopra, pag. 527, lin. ì), e dalle parole « Poi cominciando » (Vedi sopra, pag. 527, lin. 2) a « con » l'altro 2198656 » (Vedi sopra, pag. 527, lin. 30-31) è applicato alla moltiplica- zione di 5696 X 386 = 2198656 il metodo applicato all’esempio 934 X 314 = 293276 nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336. Questo metodo è an- che applicato alla moltiplicazione di 5696 X 386= 2198656 nella figura riportata di sopra tra le linee 1 e 2 della pagina 527, salvo che in questa figura le tre cifre del moltiplicatore 386 trovansi lungo il lato superiore del rettangolo rappresentante questa moltiplicazione, e al disotto delle cifre seconda, terza e quarta del molti- plicando 5696; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 il moltiplicatore 314 trovasi lungo il lato destro del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 934 per 314. Un esemplare del suddetto volume intitolato « de || l’arithmetica || vniversale[| » del sig. || ioseppo vnicorno, ecc. In Venetia , ecc. 1598 » è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « K. Vili. 61 », cioè « Scansia » K, Palchetto Vili , numero 61 progressivo de’ volumi ora collocati in questo » palchetto ». Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Bi- blioteca Alessandrina di Roma, e contrassegnato « A. c. 18», cioè « Scansia A, » Palchetto c, numero 18 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 529, lin. 20-27) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « opera || d’aritmetica jj e geometria |j Del Sig. Francesco Manelli Faenti- » no, (| nella qvale [| Con grandissima facilita, e breuita insegnansi i veri mo- » di || di sciogliere qual si voglia conto Mercantile, di Cambio, [] di Compagnie, » di Baratti, & altri, [| Col modo di misurare Terreni, Asse, Muraglie , Vasi, » A guglie, || Distanze, (&> il modo di riquadrare qual si voglia || Triangolo, » ds yc. j| E come si debbano conoscere i. vantaggi delle Monete sì d’Oro, |] come » d’ Argento, & alligare Ori, & Argenti insieme. (| Libro vtilissimo non solo à i> Mercanti, ma ancora à Banchieri, Tesorieri, || Zecchieri , Capitani, Orefici, » Computisti, Agrimensori, <& altri. || In Bologna, presso Gio. Battista Ferroni » 1659. Con licenza de' Superiori. 11 Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 184 pagine, delle quali le ia-8a non sono numerate, e le 9a-i84a sono numerate coi numeri 1-176. Nella 2ia di queste 184 pagine, numerata col numero 13, si legge: (( Moltiplicare per modo di Quadrato 11 |L moltiplicare per Quadrato 9 » 1 è ancora assai bello, come 3 i) vedrai, e sappi, che in quei qua- li dretti vi va sempre posto tutti li i) numeri, e mai si auanza cosa ve- li runa , eccettuato però nel som- » marlo; bora starai attento , che » ne vedrai vna moltiplicatione , :> come moltiplica 3472. via » 9685. assetta li tuoi numeri , co- li me vedi, e perche sono 4. fìgu- )) re, e tu farai 4. quadretti per 0- » gni verso, come vedi. 3 3 6 2 6 11 Moltiplicare per Gelosia _. » |L moltiplicare per Gelosia » I così vien chiamato , perche » nel formarlo propriamente pa- li re vna di quelle Gelosie, doue » stanno le Donne , per non esser li vedute; e và fatto alla similitu- 11 dine del passato , eccettuato pe- li rò , che il sommare vi và d’ in- 11 torno, e non da basso, come il 11 passato , come per esempio, mol- li tiplica 3583. via 4683. farai il » simile, e sta attento. 11 4683 » 3583 » (l 1 / / 2 1 / / 8 2 / / 4 0 / / 9 */. 3/o 4/o % % /s % % 1 / / 2 1 / l/8 % % — 529 — Nella prima delie due figure contenute in questo passo della suddetta edizione intitolata « opera [j d’aritmetica |J e geometria j| Del Sig. Francesco ManelliFaen- » tino, ecc. In Bologna, ecc. 1659 » è applicato alla moltiplicazione di 9685 X 3472 = 33626320 il metodo stesso che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X su = 293276, salvo che nella prima delle figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 528, lin . 34—47) della medesima pagina numerata 13, il moltiplicatore 3472 trovasi sotto al moltiplicando 9685 lungo il lato superiore del rettangolo rappresentante la mol- tiplicazione di 9685 per 3472, ed il prodotto totale 33626320 di questa moltiplica- zione trovasi lungo il lato inferiore di questo rettangolo; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333, il moltiplicatore 314 della moltiplicazione di 934 per 314 trovasi lungo il lato destro del rettangolo rap- presentante questa moltiplicazione, le prime tre cifre del prodotto totale di questa moltiplicazione trovatisi lungo il lato sinistro di questo rettangolo, e le tre al- tre cifre di questo prodotto trovansi lungo il lato inferiore del rettangolo me- desimo. Questo metodo è anche applicato senza alcuna varietà alla moltiplicazione di 4683 X 3583=16779189 nella seconda delle due figure contenute nel medesimo passo della pagina numerata 13 della suddetta edizione intitolata « opera ||d’aritmetica |] » e geometria II Del Sig. Francesco Manelli Faentino, ecc. In Bologna, ecc. 1659 ». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica di Faenza, e contras- segnato « 25. 3. 17 », cioè « Scansia 25, Palchetto 3, numero 17 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « opera || d’aritmetica || e geometria [| Del Sig. Francesco Ma- » nelli Faentino, ecc. In Bologna, ecc. 1659 ». Un altro esemplare di questa edi- zione è ora posseduto dalla Biblioteca Nazionale di Napoli , e contrassegnato ) sopra sinistro, il 2.di sotto; Poi 3.via 8. fà 24. ponédo il 2. di sopra, » & il 4. di sotto nel secondò Quadrato. Così 3. via 6. fà 18. po- » nendo 1. di sopra, & 8. di sotto nel terzo Quadrato per ordine, » & in questo modo s’opfra con gl’altri numeri, e sommati i pro- » dotti, cominciando dalla parte destra inferiore, verso la sinistra » sarà 17743860. prodotto totale. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « arimmetica || pratica, ecc. com- » POSTA [| DAL P. ALESSANDRO || DELLA PURIFICAZIONE, eCC. IN ROMA M. DCC. XIV. », eCC. la prima delle due figure contenute nel passo medesimo è chiamata « Esempio » V. » (Vedi sopra, linee 1—2 della colonna prima e linea 2 della colonna seconda della presente pagina 53i). In questa figura è applicato alla moltiplicazione di 4868 X 3645 = 17743860 il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee s e 9 della pagina 336 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314 = 293276, salvo che nella prima di queste figure il moltiplicatore 3645 trovasi al di sotto del moltiplicando 4868 lungo il lato superiore del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 4868 per 3645, e le ultime quattro cifre 3860 del prodotto totale 17743860 di questa moltiplicazione trovansi lungo il lato destro di questo rettangolo; mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 il moltiplicando trovasi lungo il lato superiore del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 934 per 314, il moltiplicatore 314 trovasi lungo il lato destro di questo rettangolo, e le ultime tre cifre del prodotto totale della moltiplicazione medesima trovansi lungo una retta parallela al medesimo lato destro. Nel passo riportato di sopra (pag. 530, lin. 33—36, e linee 1— 15 della presente pagina 53i) delle pagine numerate 28 e 29 della suddetta edizione intitolata « arimmetica (| pratica , ècc. in roma » m. dcc. xiv » è chiamata ecc. 1835 », cioè il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 8 e 9 della pagina 336 è applicato alla moltiplicazione di 934X 314=293276, è anche appli- cato 1? alla moltiplicazione di 5696 X 386 = 2198656 in un passo riportato di sopra (pag. 526, lin. 37-49; pag. 527, lin. 1-36) del sopraccitato volume intitolato « de [j l’ » arithmetica || vniversale || del sig, || ioseppo vnicorno , ecc. Parte Prima, ecc. In » Venetia , ecc. 1598 » (Vedi di sopra, pag. 526, lin. 25— 30); 2 °. alla moltiplicazione di 4567 X 326 = 1488842 nella seconda delle due figure contenute nel passo riportato di sopra (pag. 530, lin. 1—6) della suddetta edizione intitolata « ristretto |) arit- » metico || di || givseppe maria figatelli, ecc. In modana, ecc. 1664 » (Vedi sopra, pag. 529, lin. 29-38), salvo le varietà notate di sopra nelle linee 50-55 della pagina 403; 3? alla moltiplicazione di 4868 X 3645 1=| 17743860. in una figura intitolata « V », e contenuta nel passo riportato di sopra (pag. 530, lin. 33-36 ; pag. 531, lin. 1 — 15) della suddetta edizione intitolata multiplicand over each square in their proper order, and thè figures of thè multiplier » down thè left side of thè square in thè same manner. Then, agreeably to thè suc- » ceeding example, multiply thè thousands in thè multiplicand first by thè hundreds , » then by thè tens, and lastly by thè units, in thè multiplier, and put down each product » in thè triangular spaces opposite to thè multiplier, thè units being placed in thè low- » er triangle, and thè tens in thè upper one. After multiplying thè thousands in thè — 535 — » multiplicand by all thè fìgures in thè multiplier, proceed to multiply thè hundreds , » tens, &c. setting down thè results in thè manner above directed. When all thè fi- )> gures in thè multiplicand are multiplied, sum up thè diagonal lines of fìgures. hundreds 2 tens ir 5 units ~ 4 1 7 9 9 8 4 4 » The mode of operations is thus ; « 2 X 6 » 5 X 6 »4X6 )) 2 X 8 » 5 X 8 » 4 X 8 » 2 X 7 . product . 12 . 30 24 . 16 . 40 32 . 14 35 28 « EX A5IPLE. « Multiplicand. 0 8 6 1799844 « The Khalasat-ul-Hisab, howerer, directs thè operation to be performed from right to Ieft , multiplying thè units in thè multiplicand first by thè units , then by thè tens, and lastly by thè hundreds in thè multiplier; thus, » 4 X 6 » 4 X 8 «4X7 » 5 X 6 « 5 X 8 « 5 X 7 » 2 X 6 « 2 X 8 « 2 X 7 24 32 28 30 40 35 12 16 14 1799844 » An example of this method is given in Hutton’s tracts, and this learned mathe- « matician remarks, that it has some resemblance to thè operation by Napier’s bones. « Nella figura contenuta in questo passo della suddetta edizione intitolata « lila- « wati:, ecc. bombay ecc. 1816. « è applicato alla moltiplicazione di 7086 X 254 = 1799844 il metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 5 e 6 della pagina 333 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314=293276, salvo che nella figura ripor- tata tra le linee 4 e 5 della presente pagina 535 il moltiplicatore 254 trovasi lungo il lato sinistro del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 7086 per 254, ed il prodotto totale 1799844 di questa moltiplicazione trovasi in una sola linea sotto il lato inferiore di questo rettangolo; mentre in vece nella figura riportata di sópra tra le linee 5 e 6 della pagina 333, il moltiplicatore 314 è a destra del rettangolo rappresentante la moltiplicazione di 934 per 314, le prime tre cifre del prodotto totale 293276 di questa moltiplicazione trovansi lungo il lato sinistro del rettangolo medesimo, e le tre altre cifre del prodotto medesimo trovansi lungo il lato inferiore di questo rettangolo. Il metodo che nella figura riportata di so- 69 — 536 — pra tra le linee 4 e 5 della pagina 535 è applicato alla moltiplicazione di "086 X 254 = 1799844 trovasi esposto nel passo riportato disopra (pag. 534, lin. 36-47; pag. 535, lin. 1-30) della suddetta edizione intitolata quatre-vingt deux mille six cent vingt huit, ainsi : 182628. » (*) Le mot djadwal que je traduis ici par studio Michaelis Casiri Sjro-Maronitce, [| Presbiteri, » S. Theologice Doctoris , Begis à Bibliotheca , linguarumque Orientaliuni in- » terpretatione : (| caroli ih. regis opt. max.» || auctoritate atque auspiciis edita. || » tomus prior. || matriti |j Antonius Perez de Soto imprimebat || anno m. ncc. lx. » Questo tomus prior è composto di 5S4 pagine, delle quali le ia — I7a, 4ia non sono numerate, e le isa— 40% 42a— 584a sono numerate coi numeri u-xxiv, 2—544. Nelle linee 3—7 della colonna seconda della 329a di queste 584 pagine, la qual pagina 329a è numerata col numero 289, e nelle linee 1-2 della colonna prima della 330a delle medesime 584 pagine, numerata col numero 290, si legge : Arcana detecta (3) , auctore Ali Ben Mo- » Egira 881. Christi 1476. » » ii am ad Corascita, vulgo Alcalsadi, Gra- In una lettera che il Sig. Francesco Woepcke si compiacque indirizzarmi in data dei 20 di marzo del 1862, si legge : « Je crois que les mots « exaratusque die 10. Dilhagia anno Egira 881. » du passage ci-dessus cité » expriment que, à la date indiquée, fut terminée la copie du traité d’Alkalcàdì dans le Ms. dont il « s’agit. Le mot exaratus n’est pas employé que je sache, pour désigner la composition d’ un traité » par son auteur, mais seulement pour désigner l’action matérielle d’écrire. » Da questo passo della detta lettera del Sig. Woepcke in data de’ 20 di marzo del 1862 apparisce che il Padre Michele Casiri scrivendo nel passo riportato di sopra (linee 14—17 della presente pagina 539) del suddetto volume intitolato « Bi- li BLIOTHECA || ARABICO— IIISPANA j| ESCURIALENSIS, CCC. TOMUS PRIOR.\ | MATRITI, eCC. ANNO » m. dcc. lx. D « exaratusque die io. Dilhagia anno Egirae 881. » (Vedi sopra , linee 2—3 della seconda colonna della presente pagina 539) volle indicare secondo il medesimo Sig. Woepcke, che una copia del suddetto trattato d’aritmetica di Alkal- sadi (Vedi sopra, pag. 537, Iin. 38—39) contenuta in un codice della Biblioteca dell’ Escuriale fu terminata nel giorno io Dulheggiah dell’anno 881 dell’Egira. Un esemplare del suddetto volume intitolato « bibliotheca || arabico-hispana || » escurialensis. ecc. tomus prior , || matriti, ecc. anno m. dcc. lx. )> è ora pos- seduto dalla Biblioteca Casanalense di Roma, e contrassegnato « D. X. 51 », cioè logique des Maisons souveraines de l’Europe. || tome premier, [j a paris, || rue » DE LA VR1LL1ERE, N? 10, PRÈS LA RANQUE. (| VALADE, IMPRIMEUR DU ROl, RUE COQU1L- » lièRE. || 1818. » Questo tome premier è composto di 486 pagine, delle quali le ia— 5% 17% 33% 67% 69% 123% 124% 179% 312% 337% 339% 471% 485a non sono nume- rate, e le 6a— 16% 18a— 32a, 34a— 66a, 68a, 70a-122a, 125a-178a, 180a-3il% 313a-336a, 338a, 340a-470a, 472a— 484a, 486a sono numerate coi numeri ij-xij, ij — xvj , ij-xxxiv, xxxvj, 2-108, 110-241, 243-266, 268, 270-367, 378, 369-400, 402-414, 416. Nelle linee 4-10 della 1 2ia di queste 486 pagine, numerata col numero 53, si legge : « L’ère dont se servent les Arabes et tous les Mahométans , se » nomine Hégire. Elle a pour époque le jour que Mahomet s’enfuit :> de la Mecque à Medine; et ce jour répond , suivant l’usage ci- » vii, au vendredi, 16 juillet de Pan de Jésus-Christ 622: mais les » astronomes , et mèmes quelques historiens , la mettent au jeudi )> précédent, 15 juillet; ce qui avance d’un jour toute la suite de » pHégire. » Da questo passo del suddetto volume intitolato «l’art || de vérifier les dates, ecc. » tome premier. ||a paris, ecc. 1818 » apparisce che secondo l’uso civile arabo l’Egira incomincia nel giorno 16 di Luglio del 622 dell’Era Cristiana, e secondo gli astro- nomi ed alcuni storici, nel giorno 15 di Luglio dello stesso anno 622. Nelle linee 2-14 della pagina 276% numerata 206, del suddetto volume intitolato « l’art || de » VÉRIFIER LES DATES, eCC. TOME PREMIER. || A PARIS, ecc. 1818 )) , SÌ legge : | Ans de J. C. i Indictions. Ère mondai ne de Constantinople. | Ère des Séleucides, | ou des Grecs. Ère d’ Epagne. Ère des Martyrs. ÈRE de l’hégire. 1466 14 6974 1778 1504 1182 871 13 aoùt. F. 4 1467 15 6975 .1779 1505 1183$ 872$ 2 aoùt. F 1 1468 1 6976 1780 1506 1184 873 22 juill. F 6 1469 2 6977 1781 1507 1185 874 11 juill. F 3 1470 3 6978 1782 1508 1186 875$ 30 juin. F 7 1471 6979 1783 1509 1187* 876 20 juin. F 5 1472 5 6980 1784 1510 .1188 877# 8 juin. F 2 1473 6 6981 1785 1511 1189 878 29 mai. F 7 1474 7 6982 1786 1512 1190 879 18 mai. F 4 1475 8 6983 1787 1513 1191 * 880# 7 mai. F 1 1476 ~ 9 6984 1788 1514 1192 881 26 avril. F 6 — 541 — Da questo passo del suddetto volume intitolato « l’art || de vérifier les dates, » ecc. tome premier. [| a paris, ecc. isis » apparisce 1? che secondo il suddetto uso civile di porre il principio dell’Egira nel giorno 16 di Luglio del 622, il primo giorno dell’anno ssi dell’Egira sarebbe il 26 d’Aprile dell’anno 1476 dell’Era Cri- stiana; 2° che secondo il suddetto uso astronomico di prendere a primo giorno dell’Egira il 15 di Luglio del 622, il primo giorno dell’anno 8S1 dell’Egira sarebbe il 25 d’Aprile dell’anno 1476 dell’Era Cristiana (ì). Un esemplare del suddetto volarne intitolato « l’art || de vérifier les dates, » ecc. tome premier. || a paris, ecc. 1818 » è ora posseduto dalla Biblioteca Ales- sandrina di Roma, e contrasseguato « li. n. 6 »,cioè « Scrnsia 11, Palchetto n, nu- » mero 6 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare del volume medesimo è ora da me posseduto. Più oltre (linee 38-39 della presente pagina 54i; pag.542, lin. i-6)sono indicati due esemplari d’un volume, in 4?, intitolato « catalogo)|de’codici manoscritti orientali|| » DELLA [| BIBLIOTECA NANIANa|| COMPILATo[|D/1Zz’a.B.47’I? |j SIMONE ASSEMANI |] PROFESSORE DI » Lingue Orientali nel Seminario [j di Padova e Membro di molte Accademie || parte » SECONDA j| IN PAD0Va|| NELLA STAMPERIA DEL SEMINARIO || MDCCXCIl.||cO.V LICENZA De' SU- » peri ori. » Questa parte seconda è composta di 472 pagine, delle quali le ia— 6% 24% 334% 471% 472a non sono numerate, e le 7a— 23% 25a— 333% 335a— 470a sono numerate coi numeri vn-xxiii, 1-176, 179-186, 185-309, 311-446. Nella linea 19 della quinta di queste 472 pagine, e nelle linee 1-4 della sesta delle medesime 472 pagine, si legge: « I » nomi de’mesi Arabici sono Moharram di 30 gior., Safar » 29. Rabii primo 30. Rabii seeondo 29. Giomadi primo 30. » Giomadi secondo 29. Regeb 30. Sciaaban 29. Ramadan » 30. Sciavai 29. Dulcaadeh 30. Dulheggiah 29. » Da questo passo del suddetto volume intitolato « catalogo || de’codici manoscritti » orientali[| della] [biblioteca naniana, ecc. parte seconda|| in Padova, ecc. MDCCXCII » apparisce 1? che se il 1? Moharram dell’ssi dell’Egira e il 26 d’Aprile dell’anno 1476 dell’Era Cristiana, il io Dulheggiah dell’anno 881 dell’Egira è il 26 di Marzo dell’anno 477 dell’Era Cristiana; 2" Che se il 1? Moharram dell’anno 881 dell’Egira è il 25 d’A- prile dell’anno 1476 dell’Era Cristiana, il io Dulheggiah dell’anno 881 dell’Egira è il 25 di Marzo dell’anno 1477 dell’Era Cristiana; 3? Che per ciò erroneamente si legge « 1476 » (Vedi sopra, pag. 539, col. 2% lin. 3) in vece di « 1477 » nel passo riportato di sopra (pag. 539, lin. 15-I8) delle pagine numerate 289, 290 del suddetto volume intitolato « BiBLioTHEc a (I arabico— iiispana || escurialensis, ecc. Operd óc studio Mi- » chaelis Casiri, ecc. tomus prior. || matp.iti, ecc. m. dcc. lx. ». Un esemplare del suddetto volume intitolato « catalogo || de’codici manoscritti » ORIENTALI, ecc. COMPILATO || dall'abate II SIMONE ASSEMANI, eCC. PARTE SECONDA || IN (1) Nel suddetto volume intitolato « l’art || de vérifier les dates, ecc. tome premier », ecc. (pagina numerata 148, lin. 2, 3, 25—33; pagine numerate 150, 152, 154, 156, 158, 160 , 162 , 164. 166, 168, 170, 172, 174, 176, 178, 180, 182, 184, 186, 188, 190, 192, 194, 196, 198, 200, 202, 204, 206, 208, 210, 212, 214, 216, 218, 220, 222, 224, 226, 228, 230,232, 234, 236, 238, 240, trovasi una tavola intitolata « ère ed l’hégire », che indica in qual anno dell’Era cristiana, e mese e giorno di tale anno incomincia ciascuno degli anni 1—1421 dell’Egira. In questa tavola è posto a primo giorno dell’Egira il 16 di luglio del 622 dell’ Era cristiana. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 38—50 della pagina 540 fa parte di questa tavola. » Padova, ecc. mdccxcii. » è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « C. IV. 12. in CC », cioè « cioè . Ciò che si riporta di sopra tra le linee 20 e 39 della pagina 542 fa parte di questa traduzione. Nelle linee 2— 16 della pagina 82a della suddetta edizione in- titolata « Essenz der Rechenkunst », ecc. si legge: r Verfasser nennt sich in der Einleitung dieses Compendiums » schen Werke Sulafat— al— ’asr von N i z a m — eddinAhmed mit: ;lbst Bebà-eddtn Mohammed ben Alhosain Al-àmult ( ). » He was borri at Bàlbec, in thè month B’hi’lhaj, 953 Hijrì, and died at abere Bestimmungen iiber seine Person , seinen Geburtsort und » Isfahan in Shawàl 1035. Demnach ware er nach unsrer Zeitrech- ùn Zeitalter geben , wenngleich sparlich , Strachey im zwolften » nung geboren im Jahre 1547 , zwischen dem 22. Januar und dem ande der Asiatick Researclies (Calcutta 1816. p. 166) und der Pa- » 59- Februar Jul. Styls, und gestorben im Jahre 1622, zwischen dem iphrast der vorliegenden Abhandlung, Maulewi Ruschen Ali, » Aug. und 5. Sept. Greg. Styls % , und von Geburt ein Syrer ; n mit Strachey personlich bekannter Indisclier Gelehrter. Der » denn sowohl Baalbek (cìIaXaj) alsAmul (J.A.c) sind Syrische Stàdte. » rstere theilt iiber den Auctor folgende Noliz aus dem biographi- Da questo passo della suddetta edizione intitolata « Essenz der Rechenkunst, ecc. » Berlin, ecc. 1843 » apparisce che Mohammed Bella— eddin ben Alhossain autore dell’opera suddetta intitolata « Essenza dell’arte del calcolo » (Vedi sopra, linee 10-14 della presente pagina 543) nacque nell’anno 1547 dell’Era Cristiana tra il 22 di Gennaio, ed il 19 di Febbraio (stile Giuliano), e mori nell’anno 1622 dell’Era Cristiana tra 1’ 8 cl’Agosto, ed il 5 di Settembre (stile Gregoriano). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrasse- gnato « A. Or. 49m. in 8? », cioè « Auctores Orientales, in 8?, numero 49m » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « Essenz der Rechenkunst, ecc. » Berlin, ecc. 1843 ». Un altro esemplare di questa edizione è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Berlino, e contrassegnato « Mathesis Arithmetic. 1. coni. » Più oltre (pag. 544, lin. 32-36) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato (C NOUVELLES ANNALES [| DE || MATHÉMAT1QUES. || JOURNAL DES CANDIDATS || » AUX ÉCOLES POL YTECHNIQUE ET NORMALE, (| Redige par MM. || TERQUEM , || OFFIC1ER » DE l’uNIVERSITÉ, DOCTEUR ÈS SCIENCES, PROFESSEUR AUX ÉCOLES ROYALES d’aRTILLE- » RIE; Il ET II GERONO, || PROFESSEUR DE MATHÉMATIQUEs] || TOME CINQUIÈME. |) PARIS. || CA- » R1LIAN-GOEURY et vor DALMONT, ÉDITEURS J| LIBRAIRES DES CORPS ROYAUX DES PONTS » et chaussées et des mines, || Quai des Augustins, nos 39 et 41. Il 1846. » Questo tome cinquième è composto di 738 pagine, delle quali le ia— 5% H3a, H4a, 235% 236a, 381% 382% 455% 456% 633a-636% 737% 738a non sono numerale, e le 6a-112% 115a— 234a, 237a— 380a, 383a-454a, 457a-632a, 637a-736a sono numerate coi numeri 6-724. Nelle linee 19-32 della 278a di queste 738 pagine, numerata col numero 274, e nelle linee 70 — 544 — 1—12 della 279a delle medesime 738 pagine, numerata col numero 275, si legge : (c Mais si tu as un nombre composé à raultiplier par un nombre » composé, il y a d’autres méthodes, telles que celles du réseau , » de la ceinture , du vis-à-vis et autres ; mais la plus connue est » celle du réseau. Trace une figure à quatre cótés et divise-la » en carrés , et chaque carré en deux triangles, un supérieur » et un inférieur , par le moyen de diagonales , comme tu le » verras tout d’abord ; ensuite place f un des facteurs au-dessus » de la figure , chaque chiffre sur un carré , et 1’ autre à la » gauche , les unités en bas , au-dessus d’ elles les dizaines , » ensuite les centaines , et ainsi de suite. Après cela, multiplie » les chiffres séparément , chacun à chacun , et pose le produit » dans le carré ; s’il s’y rencontre deux chiffres , les unités dans » le triangle inférieur , les dizaines dans le supérieur , et laisse » vides les carrés auprcs desquels est placò un zèro. Maintenant » tout étant rempli , mets alors , sans y rien changer sous la » figure , ce qui se trouve dans le premier triangle en bas à » droite; s’il est vide , mets un zèro ; c’ est là le premier chiffre )) du produit ; ensuite additionne ce qui se trouve xiompris » entre deux transversales et pose le résultat à gauche tt » précédent ; si l’espace est vide , mets un zèro , absolurdj » comme dans l’ addition. Par exemple si nous voulons mij,i » plier 62374 par 207, voici le tableau de l’opération (10) : | 6 2 3 7 4 2 1 / / 2 X / 6 0 fi / / / / 7 4 / / 2 1 / / 4 Vi 4 / / 9 2 / V 8 9 1 1 4 1 8 « La preuve consiste en ceci, que l’on multiplie les baia tu » des deux facteurs Lune par l’autre ; si la balance de ce ■- » duit diffère de celle du résultat obtenu , c’ est que le calai « est faux. » In questo passo del suddetto volume intitolato ùma. 1001 Vó iT I7M°|3 I I IJ4I yjzj x £3 urna, Tooii '0 /jo / /•*!/* IO/ / J> i1 /('/ P^7 Mr/ /4|/< i* /I*/ 1/4 £ T7TT7 /S\/z 3/ *1 Nella prima delle quattro figure contenute in questo passo della suddetta edi — 551 — zione del 1478, cioè nella seguente : 5 6 7 8 9 2 2 7 1 5 6 /4 i 7 0 3 6 7 / 3 i i 3 5 7 8 / 2 5 6 7 8 9 /i Sùa 7 0 0 7 7 6 2 6 ) è applicato alla moltiplicazione di 56789 X 1234 = 70077626 lo stesso metodo che nella figura riportata di sopra tra le linee 32 e 33 della pagina 331 è applicato alla moltiplicazione di 934 X 314=293276. Nelle linee 20-21 della pagina 16% numerata 16, del suddetto opuscolo intitolato « sur quelques || anciennes méthodes || le multi- » plication, ecc. rome, ecc. MDCCCLxm. » (Vedi sopra, pag. 331, lin. 39-42), si legge: « A. La méthode du Tableau I de fol. 22 recto de l’Arte de labbacho Tri- )) viso 1478 est identique à la méthode du Tableau I de fol. 21 verso. » In questo passo del suddetto opuscolo intitolato « sur quelques || anciennes mé- » thodes [| de MULTiPUCATiON », ecc. si avverte che il metodo applicato nella fi- gura riportata di sopra tra le linee 1 e 2 della presente pagina 551, è identico col metodo applicato nella figura riportata di sopra tra le linee 32 e 33 della pagina 331. Nella seconda delle quattro figure riportata di sopra tra le linee 9 e 10 della pagina 550, cioè nella seguente : 5 6 7 8 9 i 2 3 4 2 2 7 i 5 6 i 7 0 3 6 7 i i 3 5 7 8 5 6 7 8 9 Sùma. 7007762 6 è applicato alla moltiplicazione di 56789 X 1234 = 70077626 un metodo identico con quello applicato a questa moltiplicazione nella prima delle medesime quattro figure, salvo che nella figura riportata di sopra tra le linee 1 e 2 della presente pa- gina 551 le cifre del moltiplicatore 1234 sono collocate lungo una linea obliqua, mentre in vece nella figura riportata di sopra tra le linee 14 e 15 della presente pagina 551 le cifre del moltiplicatore 1234 sono collocate in una linea orizzontale sotto le cifre seconda, terza, quarta e quinta del moltiplicando. Nel suddetto opu- scolo intitolato fi d modo p mi fcedarato. pefler a ti piu far il e. e qfto bada qtito alterco atto Ciò che si è detto di sopra nelle linee 15—28 della presente pagina 553, mostra che i metodi chiamati in questo passo della suddetta edizione del 1478 « soranotati cìqs » modi » (Vedi sopra, linea 32 della presente pagina 553) sono i cinque metodi di moltiplicazione menzionati di sopra nelle linee 18-28 della presente pagina 553. — 554 — Nelle linee 5-32 del recto della carta 23a della suddetta edizione del 1478, e nelle linee 1 — io del rovescio della medesima carta 23% si legge : Oipcr abbieiuare paroIe;t>ico cbe quanto balla a la pjactkaifono bo modi ve partire.joe.pcr colóa e per batello.£per qual modo tu bai toapailircibe fogna {empie cominciare va la figura cbe piu rep fcnta.joeba quella figura cbe fe truoua werfola man^ancha.e venn e atti$ado per ondine ver fo la tuan delira, furiando te.bcn che tu poi partir per battilo quelo cbe tu pani per colonatper piu bteui ta feiua lo battilo quanto tu potai, linde el modo de partire per colona e qudto.cbe tu guardi quate volte el tuo partitore fe truoua nella p:ima figura cbe fe truoua verfola man $ancbaifel pota itrare. e fcriuere la parte fotto quella.cbefe nó : leua olla figura per serenate bzaneba : infieme con quella s la feguente figurale cognofcuta la partettu la feri* uera fotto la meno: figura t>e qlle t>o, e fe auanjra qualche cofa : togli ciafcbadùa vnitadep beveria. e tuoli quelle ‘cesene colnuei orp^imofeguete ver vb la man dretta.e mejonade quelle figure i guar/ da quate colte el tu o par mote fe trouaé qlle bofi gure.e fcriui laparte fotto el nùero ve quele .e fata cofi fin a la briedana figura verfo la man bietta. Jèquado farai ionto a qllatmetuda la paite:fcriue lauago per mejo qlla figura fa$ado ma riga f me 50.efe au^ara.o.mettila bouc te bo bitto^n no/ me bi bio tuo lo piimo grèpio. et attedi bene, parti bucati. 7 6 14.. i do parte, joe per.z.e meri la tea fanone in fojma cori . lopaTtitoje.i. 7 6 1 4 J o lauanjo. la parte $ S i l j poi guarda el tuo partitotelo*, i.quate fiada fe truoua nel.7.bÌcendo.x .in.T.fe tvoua^.volte.fcri ui. ^.fotto el.%et auanga.i .el quale .1 .roman in fuo luogo.repjefentato col.ó.fa.i 6.e bi.x.i.i 6 Se ti 0* ua.5Vfiade.be le riuere fotto.ó.poi bi.x.in.i. intra .1 .fcriui quello.i.fotto.z.poi bi.i.in.tf.inrra.i .ve fcriuere fotto.4 .etaua^a.o.be fcruiere fiioza Ve la riga per mejo el.q-.ficbcla parte monta. $ 5 t x. Un metodo di divisione che in questo passo della suddetta edizione del 1478 è chiamato « modo de partire per colona » (Vedi sopra, linee 9 e 10 della colonna ia della presente pagina 554) è esposto nel passo medesimo dalle parole «che tu guardi ;> (Vedi sopra, linea 10 della colonna ia della presente pagina 554) alle parole « te » ho ditto » (Vedi sopra, linea 25 della colonna ia della presente pagina 554). Questo metodo è applicato alla divisione di 1~ =3812 nel medesimo passo da « Parti du- » cati .7624. » (Vedi sopra, linea 27 della colonna ia della presente pagina 554) a « monta .3812. » (Vedi sopra, linea 10 della colonna 2a della presente pagina 554). Più oltre nella medesima edizione del 1478 (carta 24 verso , linee 4-27) questo me- todo è applicato alla divisione di — = 12392. Più oltre (pag. 555, lin. 37-44) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « Qui comenza la nobel opera de || arithmethica ne laqual se tracta [| tute — 555 — » cosse amercantia pertinente || facta t compilata £ Piero Porgi [| da veniesia » . Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 118 carte, delle quali le 1% H8a non sono numerate, e le 2a-H7a sono numerate nel mezzo del margine superiore dei recto coi numeri 1—21, 32, 32, 24— 101 , 103, 103— 116. Nelle linee 1—5 del recto della seconda di queste 118 carte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 1, trovasi il titolo riportato di sopra (pag. 554, lin. 42, e linea 1 della presente pagina 555) della edizione medesima. Nelle linee 19—21 del rovescio della H8a ed ultima di queste U8 carte si legge: « Nela inclita cita de venetia a » sorni .2. || augusto .1484. fu imposto line ala pre-||sente opera. » Nelle linee 9-36 del recto della I8a di queste 118 carte, numerata nel medesimo recto col numero 17, si legge : « Como se die gtir g colona. » quente che e .3. simelmète e daueder quàte volte chade el gti- Oiando adoncha_ gtir : pina chominceremo el » dor: arai che vna volta elchade t auàca vno gche trato vna Vmodo g colona I qsta forma : se volesti gtir .23- » volta el gtidor dal .3. resta .1. ego sotto esso .3. meterai .1. poi 456. g .2. ouero I .2. gte. Nota che semg el se die » metto ql vno che auàco apsso el .4. dira .14. adòcha edaueder chómincar da qla figura che piu reprexèta che )> quante volte puoi chader el gtidor I .14. tarai che .7. volte el sono qla che posta v'so lama sinistra : gche qla » chade: perche se moltiplicherai el gtidor che e .2. in. 7. farano che e verso lama drita significa vnita : la segon » 14. ego sotto el .4. meterai .7. poi inel .5. vedi quàte volte puoi da dexena che e de macor significamo la dexena che la vnita » chader el gtidor: t arai che chade do volte: gche trato do voi poi cètenara tc. semg chressàdo ì significamo : corno inel ato » te el gtidor de .5. louancerano .1. egosotoel .5. meterai .2. poi del nùerar : ne hai visto lexépio . adócha chomlcieremo da la » messo quel . 1 . che auàco chó el .6. dira .16. inelql vederai quà- pma verso lama càcha che significa dexene demiara laql e .2 » te volte puoi chader el gtidor t arai chel chade otto volte: g- Inelql .2. e daueder quàte volte elgtidor puoi chader: t arai » che moltiplichato el gtitor in .8. fano apunto .16. e go sotto al che solo vna volta el puoi chader: gche tato e el gtidor quàto » 6. meterai .8. t chusi arai che partito .23456. in .2. parte ache- el nùero gtito: eoe ql .2. ego sotto esso .2. meterai .1. poi Ila se- » dauno tocherano .11728. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « Qui coutenza la nobel opera » de j| aritlimethica », ecc. è chiamato « Jttir £ colona » (Vedi sopra, linea 1 della colonna ia della presente pagina 555), e quindi « modo £ colona »(Vedi sopra, linea 3 della colonna ia della presente pagina 555) il metodo stesso che nel passo ripor- tato di sopra (pag. 554, lin. 3-30) della suddetta edizione del 1478 è chiamato « mo- li do de partire per colona » (Vedi sopra, pag. 554, col. ia, lin. 9 e 10). Questo metodo è applicato alla divisione di -2—~ — 11728 nel medesimo passo della suddetta edizione intitolata « Qui comenza la nobel opera de || arithmethica », ecc., dalle parole use volesti £tir » (Vedi sopra, linea 3 della ia colonna della pre- sente pagina 555) a « tocherano .11728. » (Vedi sopra, linea 14 della colonna 2a della presente pagina 555). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze , e contrassegnato « M. 6. 1. », cioè « Scansia M, Palchetto 6, numero 1 progressivo » de Volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della sud- detta edizione intitolata to quanto che representano quelle figure che di sotto hai messe. » Questo passo della suddetta edizione intitolata « Summa de || Arithmetica geo||ftie- » tria », ecc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 556, lin. 6-30) della carta 40% numerata 32, della suddetta edizione intitolata « Stima de Arithmetica » geo/||metria », ecc., salvo le varietà seguenti : car. lin. PACIOLI, summa, ecc. 1494. car. lin. PACIOLI, summa, ecc. 1523. car. lin. PACIOLI, SUMMA, ecc. 1494. car. lin. PACIOLI, summa, ecc. 1523. 3277 30 Di* 32 r. 30 O 32 r. » dissi 32 r. » dissi: » diuidèdi » diuidendi 45 auanca 45 auanza : » arliculus a Articulus » dicine » decine 31 regolo 31 regolo : 45—46 gio-jgni » giogni 32 | tauoletta. 32 tauoletta : 46—47 Ima-|ginato 46 immaginato : D modo : a modo. 47 de ni ce 46—47 de nanjze » £ a per 48 aponto 47—48 apd-]to 33 |>titore 33 partitore » uolte 48 volte » partire a £tire » auancate » auàzatc 34 co a » eh » che n dacanto 34 dacanto : 49 procedi » j>ccde » 7 » in 49—50 uedi quà-lte uolte 49 vedi quante volte 35 canto che „ canto cB 50 i eh uiua » che viua a vega 35 vega : » uolte 50 volte a corno a commo » sette ajisso » sette, apresso 37 loperare 36 locare » pria » prima a frano 37 hanno 51 giognere » giongere 37—38 sii [mare a summare * » Imaginata 51 immaginata 38—39 ha|uenga 38 hauèga 52 uedi » vedi 39 — 40 mi mijca ,39 man sinistra : » uolte 51—52 vol-|te 40 veniuan ventuan » uiua 52 viua a mi a man j> uolte » volte a eorù 40 eorum » pria » prima » Subtrais a Subtrahis 53 auàcate « auanzate 40—41 ade-lxtris a a dextris: j>tcdo 53 partendo 41 radice 41 radicem » T » per 42 comèci 42 comenzi 53—54 » neuen 43—44 quello .1. che te 43 quello, che auanza 54 gito 54 quanto aua-[ca » represètano qlle » representano quelle 44 dicina : 44 dicina. « eh » che Sono descritti di sopra (pag. 328, lin. 22-44) tre esemplari d’un volume, in 4?, intitolato (( LA TR1MA PARTE DEL || GENERAL TRATTATO DI NV//||mERI, ET MISVRE DI NICOLO » tartaglia », ecc. (Vedi sopra, pag. 327, lin. 7—12). Nelle linee 2— 23 del recto della carta 35a di questa « prima parte », la qual carta 35a è numerata nel mede- simo recto col numero 29, si legge : » a la dritta ) » is thè same operation , and is sometimes also termed » partire per testa, or division by thè head-, in this case » thè divisor is a single digit, or a number of two places, » such as 12, 13, &c. included in thè librettine, or Italian » tables of multiplication. 2 divisor 9876 dividend 4938 quotient 3478 16 12387 774 » “ This method of division, ” says Lucas de Burgo , » “ is called by thè vulgar thè rule, from thè similitude j » of thè figure to thè carpenter’s rule, which is made use » of in thè making of dining — tables , boxes , and other » articles, which rules are long and narrow. So likewise 1 » is thè scheme which is formed by thè scholar in this , » division, whose length consists of many figures, whilst » it is only one in breadth: it looks therefore like a rule, » since its themologia, or derivation, springs from thence.” » The second of these denominations arises from thè J » process being founded on thè librettine , or multiplica- » tion tables; and thè Iast, from thè operation beginning I » from thè left, and proceeding to thè righi; it is called i « by Tartaglia partire per cotona over di testa, over per )> discorso, over per toletta. The three first appellations » are easily understood; thè last is a popular corruption i » of tavoletta. » Ciò che si è detto di sopra, dalla linea 45 delia pagina 555 alla linea 24 della pre- sente pagina 558, mostra che il metodo chiamato misvre di Nicolo tartaglia », ecc. Ciò che si riporta di sopra tra le linee 27 e 45 della pagina 558, è ristampato nella ^Suddetta edizione intitolata « re-issue » in parts, ecc. ENCYCLOP/EDIA metropolitana; ecc. Part 6, ecc. aritiimetic », ecc. (ì) (pag. 66% numerata 432, col. 2% linee 46—64 ; pag. 67% numerata 433 , col. 1 , linee 1-15). Nelle linee 9—31 del recto della carta 25a della suddetta edizione dei 1478, nelle linee 1— 30 del rovescio di questa carta 25a , e nelle linee 1— 14 del recto della carta 26a della medesima edizione del 1478, si legge : 1 (Otefo ri primo modo ori partire :joe per co Iona : fta attento al fecondo modo. perche le imo poebo Difficile.Unde auariebe tu intri in qfto fa ebe tuffa molto agujoefeg uro Da intendere eljmodo piecedétetper mettere feguramete la par te.ctetiadiofacbe tu fia pjomto efeguro nel atto del molnplicare .‘etnei atto nel cauare. perche tuti quefìi atti ferueno a quelle.^ urtando te. ebe per do esempi te davo t»e partire per batellotquelo ebe potai partile per colonaiacio che tu porti piu facile mete comptendere.^ntendi adoneba oiligètemen te alotdine ne quello attotei quale te Darò nel pii tno epempio.el quale e quello. Bete accadere De voler partire J5 i 5. per.!.met tila maratone informa cofi. ; ■ >[■> IPetudo fotte. S\el tuo par titoje cbe.i.fa ebe tu gu ardi biligent am ente : quante fiade cbel.i. intra nel.3.e noto etcbel »tra.4.cbe e la parte che nafte del.5,»efci iuere fuota ve la rigatper me*© el.$. efara metuda la parte. (fatto quefto:moltiplica ql la parte cbe.q-.per lo partitole ebe .^.'oicendo.x. (I) Vedi sopra, pag. 329, lin. 47—50; pag. fia.4»fa.£.)Uttado quello. 5\ Da “Depenna al.r. e tiene bene a mente quello te nafeuto per latto t>e lo moltiplicarejoe.K.poi caua quello. 5. che baine lamentela laltro.JT.cbe fota lo, i. Dicendo. 2T. Da SS. e bagando De pennarDiroman.o.^cco lordine ebe fe De tenere.3r0e.in ptimo metudo e] to partito re fottola prima figuraiptimo tu bai cognofcuta la parte e fcritta nel lego fuo.poi tu bai moltiplica tola parte col partitoze.poi tu bai canato la ngu. ra ^pdutta per la moltiplicafióe Da la figura fi par tita.JBnota Defaluare quello oidinc. Sp ptocedere Da bngo:mettf qui fotto quello ebe fatto Da Iota in fot ma cofi. ih' ** ì Ox fatto queftotmet» el tuo partitole 50C.1 Sotto quello.ixWapzertblo.^.poi guarda quante fia. da quello. 2,.intra ne laltro.z.biccndo.!jn.z.itra .1 Defcriuere aptelfo el.q..verlblaman Dtetta ebe fara la pavte.i. fatto queflotmoltiplica quella par te cbe.i.per lo partitole ebe. z .Dicendo.i.fia.r .fa .z.leuando el.z .Da De penna al partitole: c eaua quello.z.pioduttoDa la moItiplicatioejDal.i.cbe aptelfolo.3. Dicendo.!. De.i.ebagando Da pena a quel.z.roman.o..£per procedere Da longoimet ti quifotto tuto quellojcbe fatto in fo ima cofù 5\4 « * X % * I Olfatto queflojmetfiil tuo parmoze ebe.i.fotto el.f.làoiai.z .in./.intra.z.metti queti.pei parte 72 — 560 — apuffo.4 1.« quello.!. che la pai-temi fcùmoltipli care colaparutoae clxt.z. fatto.}. twtfdo.i.fi'a.x. fa.4 .levando qud.4.r»a oc pena al partitole .e qh lo. 4. cavandolo ta.f.c 'oicendo.^'oa.i.'cepinan- do roman.i.e ■oic?do Tornan.i.fenuilo.i.fo* ura el.i.el qual.i. vien efler lauan^o. Undenota* cbc ogni fiada che ti avanzava qualche cofatcaua.' do una figura ha laltrasfcnui quello auarrjo foia la figura noue e nafcuto.come quu ? t f (4 i t X X x) £1 e compita la tua l'adone. Onde refponhLcbe a partire. TS z 5.perx.nafce peiparte.41 x. Un metodo di divisione che in questo passo della suddetta edizione del 1478 è chiamato « partire per loatello » (Vedi sopra, pag. 559, col. 1% lin. 9) è applicato alla divisione di 412 + | nel passo medesimo dalle parole « Se te accadesse » (Vedi sopra, pag. 559, col. ia, lin. 14) a « per parte .412. » (Vedi sopra, linea 14 della presente pagina 560). Sono indicati di sopra (pag. 555, lin. 37—44) due esemplari d’una edizione in- titolata (f Qui comenza la nobel opera de || arithmethica « , ecc. (Vedi sopra, pag. 554, lin. 42; pag. 555, lin. 1). Si è detto di sopra (pag. 555, lin. 2-4) che questa edizione è un volume , ia 4?, composto di 118 carte. Nelle linee 7—37 del recto della 2ia di queste ìis carte, numerata nel medesimo recto col numero 20, e nelle linee 1—34 del rovescio della medesima carta 21% si legge : (p Como sedie partir £ batelo chò lesuo pruoue. Oiando adoncha dar principio al partir per batelo : prima per dimonstrarti: che anche al partir che si fano per cbolona: si poriano me nar j> la uia de batelo: darò pncipio a vno nòe ro che già cholona auemo partito: che e apar tir. 56789. in. 36. parte: epma meterai li tuo nùe ri in forma cbomo vedi el nùero da esser partito disopra: X el partidor disoto : chominciàdo uerso lama zanella: pma vede mo quòte uolte el .3. puoi entrar inel .5. x chiaro che solo vna V )) volta puoi entrar : perche se uolesti entrar duo uolte el sora )> honderia: perche .2. uia .3. fa .6. che e mazorche .5. adoncha « dira che .3. in .5. entra vna uolta: epero meterai .1. fuora dela » linea: edira .1 . uia .3. fa .3. elqual trato de .5. resta .2. e da depe li na al .3. X al .5. e metti .2. che resta sopra el .5. poi dirai .1. uia » 6. fa .6. el qual tratto de .6. resta niente e da de pena a tutti » duo li .6. e de sopra meterai nulla : e chusi arai fornito vna ,) uolta eltuo partidor. Ora da nuouo rimeterai el partidor )) soto chomo uedi el .6. soto la prima figura che troui che i) e el .7. poi el .3. driedo sotto el .6. ora e da ueder quante volte » el .3. puoi entrar inel .20. che e disopra: eben che el poria en » trar .6. uolte: che .3. uia .6. fa .18. tamen perche el .6. che siegue )) non poria riusir dirai che lentra .5. uolte e meterai .5. fuora » chome uedi: poi dirai .3. uia .5. fa .15. el ql .15. hai atrar de )> 20. che e disopra chominciàdo dali numeri: cioè dal .5. e per » che tu non puoi trar .5. de .0. dirai .15. achompir per fina .20. » sono .5. e .5. me chópiael .20. elqual .5. meterai disopra la ri )) la : e depenerai la .0. X, el .3. e perche hai dito .20. che .e. 2. de; » ne dirai .20. de .20. eriman niente e depenerai la .2. e meteji » 0. di sopra. Ora per fornir el .6. dirai .5. uia .6. fa. 30. che sop » tre dezene apunto: epo dirai 0. de .7. erimà .7. e dara de pei » al .6. X al .7. emeterai .7. disopra: poi pche edito .30. dirai » de .50. erimà .20. edarai dapena al .5. emeterai :2. disopra f « che .20: sono .2. dexene. Et vnaltrauolta remeterai elpartid,* « sotto chomo vedi el .6. sotto la prima figura che troui che el » 8. poi el .3. driedo soto el .6. Óra edaueder quante uolte el . » puoi entrar inel .27. che edisopra: eben che el poria intrar J « uolte: X etià .8. uolte: tamé perche el .6. che siegue nò poria1. » usir ni per .9. ni etià per .8. dirai che lentra .7. uolte: e mctcìj » 7. fuora chomo uedi poi dirai .3. uia .7. fa .21. elqual .21. hai » trar de .27. che edisopra: chominciando dale vnita. edirai , » de .7. eriman .6. edepenerai el .3. X el .7. edisopra meterai .6. i. « riman: e perche edito .21. egia hai fornita launita bora ale i » xene dirai .20. de .20. eriman méte: edepenerai el .2.emetei » 0: disopra. Ora g fornir el .6. dirai .6. uia .7. fa .42. etoraileqi » ta e dirai .2. de .8. erimà .6. edepenerai el .8.X el.6. X sopra el j meterai .6. che riman: poi perle .4. dexene dirai .40. de .60. » due dexene. Et vnaltra uolta remeterai elpartidor sotto et » mo vedi el .6. sotto el .9. poi el .3. sotto el .6. Ora edaueder q|i « te uolte el 3. puoi entrar inel .26. che disopra-, eben chel poi|i » intrar .8. uolte: tamé perche poi el.6. nò poria riusir dirai et — 561 — 1 1 lentra .7. uolte: emetera .7. fuorachomo uedi: poi dira .3. uia » pra: poi p le .4. dexene dirai .40. de .50. eriman .10. edepenerai > 7. fa .21. elql hai atrar dequel .26. chominzàdo dala vnita: e » el .5. e meterai .1. disopra. E chusi arai fornito eltuo batelo: e Q dirai .1. de .6. eriman .5. edepenerai el .3. t el .6. emeterai .5. di » nota che quello che ti auanza disopra sono roti: epo li mete [| > sopra eperche edito .21. egia efornita la vnita: ora ale dexene » rai fuora disopra la linea chomo uedi : t el partidor disotto: i i dirai .20. de .20. erimT niète edepenerai el :2. emeterai .0. diso » echusi arai che partito .56789. in .36. parte totherano {sic) p ogni i pra Ora per fornir el .6. dira .6. uia .7. fa .42. etorai leunita: edi „ patqe .1577. II . » 1 rai .2. de .9. eriman .7. edepenerai el .6. t el .9. emeterai .7. diso . ‘ ' 86 In questo passo della suddetta edizione intitolata « Qui coutenza la nobel opera de|| » arithmethica », ecc. è chiamato « partir batelo » (Vedi sopra, pag. 560, col. 1% lin. ì) lo stesso metodo che nel passo riportato di sopra (pag. 559, col. ia, lin. 1-23, col. 2% lin. 1—30; pag. 560, lin. 1— 14) delle carte 25a e 26a della sud- detta edizione del 1478 è chiamato T praticare sotto diuerse parolle luna e laltra . Ma con la medesima sententia . E » AJ lun modo e questo che dici la regola del .3. voi che se multiplichi la cosa che lho « ! mo voi saper per quella che nò e simigliante e partire per laltra che e simigliate )) e quel che ne vene si ene de la nattura de quella che non e simigliate e sira la valuta de la co- « sa che volemo inquirere. E sempre el partitor conuien che sia de la similitudine 3 la cosa cTi 3) lhomo voi sapere. » Idem sub alijs verbis. 3) | Er laltro modo se dici. La regola del .3. voi eh se guardi la cossa métouata doi 3) F| volte de le quali la prima e partitore. E la seconda se moltiplica per la cosa men 3) toata vna volta. E quella tal multiplicatione se parta per ditto partitore. E qllo 3) I che ne vien de ditto partimento sira de la natura de la cosa métouata vna volta 3) E tanto varra la cosa che cercamo sapere aponto. E sempre la cosa métouata vna volta se 3 » ue mettere I lo mecco quando se opera. Siche in questi modi susa dirla. Unde el far ragio 3) ni per questa regola* da li antichi pratici e stato ditto far ragioni per la gran guisa. Del qual 3> modo pongo exemplo cosi dicendo per piu intelligentia videlicet. 3) In questo passo della suddetta edizione del 1494 è chiamata « regola ditta eli 3> .3. ouer de le .3. cose secondo grossi 3) (Vedi sopra, linee 9—10 della presente pagina 563), e più oltre anche « regula trium rerum » (Vedi sopra, linea 15 della presente pagina 563) e « regola del .3. 3> (Vedi le linee 17, 19, 25 della presente pagina 563) la medesima regola chiamata « regula de le tre cose 3> nel passo ri- portato di sopra (pag. 562, col. 1% linee 1-3 e col. 2% linee 1-19) della carta 30a della suddetta edizione del 1478 (Vedi sopra, pag. 562, col. ia, lin. 1). Nella suddetta edizione fatta in Toscolano nel 1523 della Summa di Fra Luca Pacioli, ed intitolata « Summa de (| Arithmetica geo||metria 3> , ecc. (carta 65a, nu- merata 64, recto , linee 2-27) si legge : « (^Distinctio .5.“ fc tractatus primus eiusdem. De modo ogandi qstionum. Arti. pmus. Xpediti li modi de sani e rotti /a saper còrno fra loro se habino / e mestie ro douer dire de loro operare / nelli casi / e ragioni occurenti. Neliquali de necessita se hàno a intremettere. E pero qui sequéte comézaremo a po- nere casi e domàde possibili occorrenti. Con li modi: vie: e regole: a farli: e soluerli. Ma prima mostraremo la regola ditta del .3. ouer de le tre co se secondo grossi. Per laqual ogni mercantesca ragione / se ha absoluere. E mostraremo donde la forza de tal regola jeeda. Siche fa bene tu la no ti. E poi successiuamente a ciascuno proposito e materia andaremo metté do casi : ouer domande : acio meglio aprehenda. 3> (T regula trium rerum : qua mediante omnes mercatorie questiones soluuntur. 3> -w A regola del .3. in doi modi si costuma farla : e màdar a memoria a chi in larte voi pra 3) I cticare sotto diuerse parole luna e laltra. Ma con la medesima sententia. E lun modo 3) e questo : che dici la regola del .3. voi che se multiplichi la cosa che luhomo voi saper per 3) quella che non e simigliante e gtire per laltra che e simigliante: e quel che ne viene / si ene de la — 564 — » natura de quella che non e simigliante : e sera la valuta de la cosa che volemo in li antichi practici / e stato ditto far ragione per la gran guisa. Del qual modo pongo exemplo : » cosi dicendo / per piu intelligentia : videlicet. )> Questo passo della suddetta edizione del 1523 e identico col passo riportato di sopra (pag. 563, lin. 4—32) della carta 65% numerata 57, della suddetta edizione del 1494, salvo le varietà seguenti : car. lin. PACIOLI, SUMMA, ecc. 1494. car. lin. PACIOLI, summa, ecc. 1523. car. lin. PACIOLI, SUMMA, ecc. 1494. car.. lin. PACIOLI, summa. ecc. 1523. 57 r. 2 Distinctiq .5. 64 r. 2 Distinctio ,5.a 5777 » partire 6477 7) f tire » eiusdes » eiusdem » simigliate » simigliante : » qstionù. articulus » qstionum. Arti. 19 vene si « viene / si 3 roti a sapere 3 rotti 1 a saper » nattura 17 natura 3—4 hahino ) e » liaRino ] e ». simigliate e sira » simigliante: e sera 4 operare neli casi : 4 operare / nelli casi / 20 inquirere » inqrere 4—5 occurlrèti. Ne li » occurrenti. Neli » el 18 il 5 d 5 de » pero 23 dici. La 20 dice la 5-6 se5n(te » sequète » cfi « che 6 poere 5—6 po | nere » cossa mètouata 7) cosa mentouata » occurrèti. co 6 occurrenti. Con 24 volte » volte : 7 vie : regole » vie : e regole » quali 21 quali : a farli 7) farli : » prima » prima / » ma 7 Ma 7) moltiplica s multiplica 8 di 7) del 24-25 menltoata j) mentouata » .3 77 tre 25 qllo 22 quello » laql 8 laqual 26 vien » viene 9 ragione se » ragione / se j> sira 23 sera 10 di 9 de » mètouata 77 mentouata » proceda » pceda » volta » volta. a Rene la J) Rene tu la 27 cercamo 24 cerchamo 10—11 succe-| sólamente 10 successiuamente D mètouata 7) mentouata 11 ridaremo 7) andaremo j, volta » volta / 11—12 ca|si 11 casi 27—28 djae 7) deue 12 domande » domande : 28 7) in » melgio 7) meglio 7) mecco » mezzo : 13 De 12 C »<= » susa 25 se vsa » rerum 7) rerum : 28—29 rasiolni 77 ragione 15 farla màdar 13 faria : e màdar 29 regola » regola / 16 praticare 13—14 pra | cticare D pratici 26 pratici 1 a parolle 14 parole » ragioni » ragione 17 questo 15 questo : 30 exemplo » exemplo : 17—18 lho|mo » luhomo j) dicendo 27 dicendo / 18 no 16 ■ non » intelligentia » intelligentia : Nel precitato volume intitolato « encyclop^dia metropolitana, ecc. volume i. » (pagina 518% numerata 450, col. 1% lin. 57— 6i) si legge : « (183.) The Rule of Three, emphatically called from its » great usefulness thè Golden Rule , both by ancient and » modern writers on Arithmetic, is so simple in principle, « that we can expect to fmd very few essential variations » in thè form in which it is stated. » (1) (1) Nella sopraccitata edizione intitolata «re-issue in parts, ecc. encyclop^dia metropolita- » na, ecc. Part 6, ecc. arithmetic », ecc. (pagina 82% numerata 450, col. 1% Iìd. 57 — 61) trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 57—61 della presente pagina 564. r — 565 — La regola menzionata in questo passo del suddetto volume intitolato « encyclo- » P/Edia metropolitana, ecc. volume i. » è quella stessa che nel passo riportato di sopra (pag. 562, col. i% lin. 1-3, e col. 2% lin. 1—19) della carta 30a della suddetta edizione del 1478 è chiamata « regula de le tre cose » (Vedi sopra, pag. 562, col. ia. lin. ì, col. 2a , lin. 17). Nel suddetto volume intitolato « encyclop/edia metro- » politana, ecc. volume i. » (pag- 519% numerata 451, col. 2% lin. 2S-45), si legge: « (184.) It was usuai, accordine to Lucas de Burgo , for » la natura de quella che non e simigliante e sia la valuta » students in Arithmetic, who wished to learn thè practice » de la cosa che vo lento inquirere. » of la regola del tre, (or la regola delle tre cose, as it was » 2. La regola del tre voi che si guardi la cosa mento- » designated with manifest impropriety by thè grossi or » vata doi volte delle quali la prima e partitore , E la » ignorant,) to commit to memory one or other of thè two » seconda si moltiplichi per la cosa mentovata una volta. » following rules : » E quella tal moltiplicatione si parta per detto partitore. » 1. La regola del tre voi che si moltiplichi la cosa che » E quello che ne viene de detto partimento sia de la « l’huomo voi saper per quella che non e simigliante e par- » natura de la cosa mentovata una volta ; si deve mettere )> tir per l’altra che e simigliante e quel che ne vene e de » in lo mezzo quando si opera. » (1) La denominazione di « regola delle tre cose » citata in questo passo del suddetto volume intitolato « encyclop^dia metropolitana, ecc. volume i. » (Vedi sopra, linea 3 della colonna ia della presente pagina 565) trovasi nel passo riportato di sopra (pag. 562, col. 1% lin. 1-3 e col. 2% lin. 1-19) della carta 30a della suddetta edi-* zione del 1478 (Vedi sopra, pag. 562, col. 1% lin. 1), salvo che in quest’ultimo passo leggesi « de le » (Vedi sopra, pag. 562, col. 1% lin. 1), in vece di « delle ». Ciò che si riporta nelle linee 7— 15 della presente pagina 565 è identico con ciò che si riporta di sopra nelle linee 19—22, 25—30 della pagina 563, salvo le varietà seguenti: car. lin. P ACIOLI , STIMMA ecc. 1494. Pag- col. lin. ENCYCL. MET- VOL. I. I car. lin. PACIOLlj SUMMA ecc. 1494. Pa8- col. lin. ENCYCL. METROP. VOL. I. 57 r. 17 .3. 451 2 34 tre |57 r. 25 multiplicatione se 45l 42 moltiplicatione si » se multiplichi si moltiplichi » ditto a detto 17—18 lho|mo 35 r/iuomo 26 vien 43 viene 18 partire 35—36 par-\tir p ditto » detto 19 vene si ene 36 vene e » sira sia » nattura 37 natura 1 26—27 volta | E tanto varrai 44 volta ; si sira n sia la cosa che cerca- 23 .3. 39 tre mo sapere aponto. » se si E sempre la cosa p cossa « cosa me.touata una volta 24 de le quali 40 delle quale se » se moltiplica 41 si moltiplichi 28 se 45 si' 24—25 men-|toata a men t ovai a 1 Nelle linee 15-22 del rovescio della carta 52a della suddetta edizione del 1478 sì legge : q ttanto ajla, quinta marniera tee la DiVedana impionuTfa^oe t>e ligi lDar$enh * *|>?imo tornando. tlnommbadante ba marcbe.4 6.ó$e.7«bar$en. torà liga t»e ou*e. 7. e j_ per mare ba . e vuol fare - 4- ' mcnedaicbe tegna % barato fino per marebat tornando quanto ne cotifolera.e quanto ramo ajongera. (1) Nella sopraccitata edizione intitolata . di muneta diremo si consolerà ». Nelle linee 21-23 del medesimo recto, si legge: « Anco™ uno / a / 8. libre di muneta a oh 6. E ancora / a/ 9 1É di muneta a on. 7. E uol di » quella casolare e comporre muneta a oh. 8. Adimandasi quàte libre di muneta si » consolerà » In ciascuno dei cinque passi riportati di sopra (linee 4-5, 8-9, 12-16, is-19, 21-23 della presente pagina 566 ) delle carte numerate lxxxx e lxxxxj del sud- detto mio codice n? 14 la parola « consolerà » ha lo stesso valore ch’essa ha nel passo riportato disopra (pag. 565, lin. 41-48) della carta 52a della suddetta edizio- ne del 1478 (Vedi sopra, pag. 565, lin. 47). Nelle linee 7—9 del recto della carta 131% numerata nel medesimo recto col rmmero 128, d’un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica Co- munale di Siena, contrassegnato « L. IV. 21 », e descritto di sopra nelle linee 25-30 della pagina 429, si legge: « Vienne 35 libre di rame E tanto rame .e. » di bisognio alquale agunto 7. libre dariento fanno 42. libre X 42 libre dimune » ta si chonsolera ». Questo passo del suddetto codice L. IV. 21 è identico col passo riportato di so- pra (linee 4-5 della presente pagina 566) della carta numerata lxxxx del suddetto mio codice n? 14, salvo le varietà seguenti : car. lin. CODICE N.° 14 DA ME POSSEDUTO car. lin. COCICE L. IV. 21 DELLA BIBLIOT. PUBB. COMUNALE DI SIENA LXXXX r. 47 bisogno 128 r. 8 bisognio 48 agiunto » agunto » e 7) t » consolerà 9 chonsolera Nelle linee 22-23 del medesimo recto si legge : (( Vno a .7. libre di rame t vuole battere muneta. a oh. 10. dariento g libra. Adi- » mandasi chol detto rame quanta muneta chonsolera. » Questo passo del medesimo codice L. IV. 2t è identico col passo del suddetto — 567 — mio codice n? 14 riportato di sopra (pag. 566, lin. s-9), salvo le varietà seguenti: cor. lin* CODICE N? 14 DA ME POSSEDUTO car. lin. CODICE L. IV. 21 DELLA BIBLIOT. PUBBL. COMUNALE DI SIENA LXXXX V. 8 e uol 128 r. 22 t, vuole » moneta » muneta 9 col 23 chol moneta consolerà » muneta chonsolera Nelle linee 32-37 del rovescio della carta I3ia, numerata 128, del suddetto co- dice L. IV. 21 della Biblioteca Pubblica Comunale di Siena, si legge : « E » dipoi lariento che .e. ì .11 libre a 4. on g libra che .e. 47. on |. E agugne » rai Isieme .60. on. e 38. on e .28. on. e 47 on | fanno 173. on j. Etanto .e. lariè » to di tutte le dette munete le quali dividerai g .3. on che .e. lariéto duna libra » della muneta cheuuole fare, che diviso .173^. in 3 | ne viene .54 e .||. E 54 » libre dimuneta si chonsolera. » Questo passo del medesimo codice L. IV. 21 è identico col passo del suddetto mio codice n? 14 riportato di sopra nelle linee 12—16 della pagina 566 , salvo le va- rietà seguenti : car. lin. CODICE N.° 14 DA ME POSSEDUTO car. lin. CODICE L. IV. 21 DELLA BIBLIOT. PUBBL. COMUNALF DI SIENA LXXXX r. 3 4 6 7 on. 4 _ agi ugnerai on. 38 oìi. 28 on.47 uuol _■ 27 uien .04 Yg consolerà 128 33 33—34 34 36 37 4. on j agugne |rai oh. e .38. on e. 28. oS. e 47 uuole viene .54 c. ■ 38 chonsolera Nelle linee 8-io del recto della carta 132% numerata 129 , del suddetto codice L. IV. 21 della Biblioteca Pubblica Comunale di Siena, si legge : « A » dunq> divideremo .90. I .7. Vienne 12 -% E tante libre di muneta diremo si chonso » lera ». Onesto passo del medesimo codice L. IV. 21 è identico col passo del suddetto mio codice n? 14 riportato di sopra nelle linee 18 — 19 della pagina 566, salvo le va- rietà seguenti : car. lin. CODICE N.° 14 DA ME POSSEDUTO car. lin. CODICE L. IV. 21 DELLA BIBLIOT. PUBBL. COMUNALE DI SIENA LXXXX j r. 17 18 .90. on. 7 m consolerà 129 9 9—10 .90. 7 libre |chonso|lera Nelle linee 14-16 del medesimo recto si legge : « Aschora vno a .8 libre di muneta a on. .6. £ Anchora a .9. libre dimuneta a on » 7 E vuole di qlla chonsolare %, chonporre muneta a on. 8. Adimandasi quante » libre dimuneta si chonsolera. » Questo passo del medesimo codice L. IV. 21 è identico col passo del suddetto mio codice n? 14 riportato di sopra nelle linee 21-23 delia pagina 566, salvo le varietà 73 seguenti : — 568 — ca. lin. CODICE N.° 14 DA ME POSSEDUTO car. lin. CODICE L. IV. 21 DELLA BIBLIOT.PUBBL. COMUNALE DI SIENA lxxxxj r. 21 Ancora 129 r. 14 ANchora » E ancora » Anchora » » libre » uol 15 vuole 22 casolare e comporre » cbonsolare •£ chonporre 23 consolerà 16 chonsolera Nelle linee 7-23 del rovescio della carta 53a della suddetta edizione del 1478, e nelle linee 1-18 del recto della carta 54a della edizione medesima, si legge : Scgondo ■©ornando* Unonimbadanteba marche.4 o. Dar$cnfo che tienoft.é-t i Dgfincja pennavcba. £tba mar z che.j tf.Detma altra Co :te:che tiene óf.f.ve fnre. 5 a per marcba.^ lui duo! fare oe turo ma mone-* datcbe teglia 05C.4. e i barjento fino p mare bar x ■nomando quanto ne coi ilo leva, e quato ramo a?o/ gcra. Jn quefla rayone tu Die pnmo guardare quanto argento U truoua in quelle -oo poftc.g.pii mo ne la polla De marebe.4 o .Dicendo. Se inai*/ «badane Da;on5e.ó.e i Dai jentorcbe me Dat i* marcbe.40. TL IDett* la regula in fotma cofi. i 2 6 | t _L_ 13 — ■ 4 0 f ~zT - — i 63e.5*»ai*5eiiio permarcba.e metri in regulacoft. i Cx _J_ — ~ * 6 i /\ , 1 moltiplica e partr.cbe ti ne Degnira on$e. z 8 o.tt iogere con leonjie. 2 6 o.cbe fa onjc./ 40. -6 tanto argento fino fe tvoua in tuta la quanta. Dia e Di be fogna De vedurlo aliga Deò3e 4. e 1 p marcba. i_ z pero tu Dira cofi.Uó o^e.^.e \ barato finente fa marcba.i.&ela tuta monedaiquantafe ne fara con òje. j 4 o. Zftetti la toa regula i fozma cofù i 4 r^~ *■ 9 *sv/ * Ho - — — - /x-- r — « IDohipHca epartnfegondo liojdim Ce la regula feel^.e oegnira tiiarcbe.iio.frtantafara la forn* raaDetuto elconfolare.Dela qual fom ma fe tu ca^ ua marche.? 6. 5oe le.40.e-5 é.cbe lui baueua in ptimoite ne reftara .x 4. £ tanto rame fata 5©nto ne le ditte marche.? 6.oeDofo2te:pfarle t>e ligia de ori j e. 4. e ì per marcba. x ZPoltf'pìica e parti : che te ne Degnira 3?e. 2 ^ o. poifara per la polla De marebe.5 6. le qle tiene Cioè eL ^“Dicendo £ ptimo per quellui t>a Roma. i i 1, l Si regula &e le t>ocofe ebe fe confonderlo e queftaXbe fe die moltiplicare le too cofe una per Ialtra:e partire lo piodutto p quel la moltiplicationet per la fomma ve tuti tooli tiùeri menjonadi. tempio. £\ tanto padre manda toa Roma a Ueneyio vno co2riero;comàdado a luùebel fiagonto a Uenejria in$ozni.'7.£\a illuiìrifTitnafignotia tot venera fi màda un altro cornerò a Romatcbelfia pronto a ■Roma 0150201.9. £t e toa Roma a vtwcft&ji 5 ©* miglia. Hapo e : ebe per ondine toe quelli fignou't li coi rieri fe moueno tuti too i unotempo afare Io fuo toia5otdomando{ quanti jomife feontrerano -4- X 2, 5 ol _* if 1 So\ $ 00 i 5 o é 3 ié) r 44 ** x jfhf o i 4 o x Vt'X x\ I S *7 5 o| r -r /Quellui ebe vieti toa Roma bauera fatto migli* -i 4 o.e poi mettila fiegula pei* 5 el co: riero toa Qenejcia* 1 44 9 ilo ~ i /V. “T" 4 5 i * y ti 4\ o 9 *44 44 1 *44 * . tledùcbe queluiebi va toa Denega a Roma : ba> uerafatto miglia.! o $.e 3 ~2T ‘perpiuouatguardafe I020 coniuncti renerò ba- uer fatto miglia/i fo.cofi. 1405 8 ion T“ Gomma *oe le miglia. l lo Cioè « La regola delle due cose che si congiungono è questa: Se si abbia simul- » taneamente y ■+■ z = a , b- - f , f = 1 > si avra ^ - FT7 • — 571 — » Esempio. - Il Santo Padre manda da Roma a Venezia un corriere comandan- >> dogli di giungere a Venezia in sette giorni. La illustrissima signoria di Venezia » manda un altro corriere a Roma, ordinandogli di giungere a Roma in nove giorni. » Roma dista da Venezia 250 miglia. Avviene che per ordine di questi signori i » due corrieri partono nel medesimo istante. Si domanda 1? in quanti giorni que- » sti due corrieri s’incontreranno; 2? quante miglia avrà fatto ciascuno di essi ? » Sia x il numero ignoto de’giorni ne’quali i due corrieri s’incontreranno, y il » numero delle miglia percorse dal corriere che viene da Roma, s il numero delle » miglia percorse dal corriere che va da Venezia a Roma. j> Essendo b = 7, c= 9, b + c = 7 ■+■ 9 = 16, si avrà. }) X ~ b^Tc = ttH) = il = 3 + 16 3 » per ciò i due corrieri s’incontreranno in giorni 3 + . » Essendo anche a = 250, | = £ , si ha « y = f =; 2|°*Jìi = = 140 4. ^ = 140 + | . talché il corriere che viene da Roma avrà percorso (140 + f) miglia. » Avendosi f = ? , sarà 54 144 » e però il corriere che va da Venezia a Roma avrà percorso (109 + “) miglia. » Prova. Essendo 140 + | + 109 + | = 250, l’eguaglianza y + z = 250 è soddisfatta )> per y = 140 + f- , z = 109 + f . » 11 Sig. Woepcke in una nota ch’egli si compiacque d’inviarmi intorno al passo delle carte 54 e 55 della suddetta edizione del 1478 riportato di sopra, tra le linee 6 e 42 della pagina 570, avverte 1? che in questo passo l’eguaglianza x - non è dimostrata; 2? che per altro questa eguaglianza si ottiene nel modo seguente. Se si ha simultaneamente y+ z=a, 7 = x » la prima di queste tre forinole a motivo delle altre due può essere scritta cosi X t x = a ; quindi *(£• + ±) = i; donde x = t 1 j- = -£-c . Dalle eguaglianze \ — f avendosi £ = £ , è chiaro che nel passo delle carte 54a e 55a della suddetta edizione del 1478, riportato di sopra tra le linee 6 e 42 della pagina 570 è, risoluto il problema seguente: « Si domandano due numeri y, z » tali che si abbia simultaneamente y + z = a , y- — » . Nel medesimo passo delle carte 54a e 55a della suddetta edizione del 1478 dalle pa- role «Fa segondo la riegula » (Vedi sopra, pag. 570, col. 2a,lin.2) a « miglia .109. ef » (Vedi sopra, pag. 570, col. 3a, lin. 2) sono applicate (Vedi sopra, linee 7-20 della pre- sente pagina 57i) al caso di a = 250, 6 = 7, c = 9 le formole (1) , (2) (3) ^^. Dalla (ì) avendosi “=5^, f le (2), (3) possono essere scritte così. to J = S7, («) • Queste due eguaglianze risolvono il problema indicato di sopra nelle linee 31 e 32 della presente pagina 571. — 572 — Più oltre (pag. 573, lin. 16-23) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata (C D10PHANTI || ALEXANDR1N1 || AR1THMETICORVM || LIBRI SEX , || ET DE NVMERIS » mvltangvlis || li ber vnvs. [j Nunc primùm Grasce dfy Latine editi , atque y> absolutissimis || Commentariis illustrati. || avctore clavdio gaspare bacheto || » MEZ1RIAC0 SEBVSIANO, V. C. [| LYTETIAE PARISIORVM , || SumptibllS SEBASTIANI CrA- » moisy , via || Iacobsea, sub Ciconiis. || im. dc. xxi. j| cvm privilegio regis. « Que- sta edizione è un volume, in foglio, composto, di 546 pagine, delle quali le ia— 12% 496% 497% 545% 546a non sono numerate, e le I3a— 495% 498a— 544a sono numerate coi numeri 1-32, 1-67, 60, 69-123, 120, 125-451, 2-24, 23, 26-58. Nelle linee 41-49 della 57a di queste 546 pagine, numerata col numero 13 , e nelle linee 2-19 della 58* delle medesime 546 pagine, numerata col numero 14, si legge : » vt ambo simul sequentur vnita- )t tibus 60. sed ambo composi- » ti sunt 4N. Proinde 4N. ag- » quales sunt vnitatibus 60. est » ergo lN. vnitatum 15. Quam- » obrem minor est 15. maior au- n tem 45. « QViESTIO li. « nROPOSiTYM numerum » X in duos partiri in ratione )) data. Constitutum sit numerum » 60. partiri in duos numeros in » ratione tripla. Statuatur minor « IN. igitur maior erit 3N. & est - )) maior minoris triplus. Superest » IN QVAESTIONEM II. » * liter etiam institui possunt positioncs. Statuatur maior 1. N. Ergo minor » | N. horum summa 1 § N. aequalis est 60. fit 1. N. 45. Tantus ergo est maior, » minor vero 15. vt prius. Ex utraque operatione formatur hic Canon. p Sume duos numeros in data ratione, per illorum summam diuide datum nu- li merum. Quotiens ductus sigillatim in sumptos numeros , exhìbebit qumsitas )> dati numeri partes. » Minimos numeros sumendos esse ait Xilander. Sed necesse non est , nisi facilitatis p gratia, quia minores numeri commodius tractantur. » Potest & haec quaestio extendi ad diuisionem dati numeri in quotlibet partes , datas » rationes seruantes , eritque eadem prorsus operatio , & idem Canon , vt superuaca- p neum sit id exemplis illustrare. » Cioè « PROBLEMA II. n Si domandano due numeri y , z tali che si abbia simultaneamente y •+■ z=a, » £ =s . Si abbia simultaneamente y + z = 60 , 3 z. Se z = N sarà y = 3N , » y + z = 3N + N = 4N = 60; quindi z=N=15,j-=3X 15 = 45. » INTORNO AL PROBLEMA IL a Questo problema può anche essere risoluto nel modo seguente . Se y = N a sara z = f N , jr + z = (1 + {) N = 60 ; quindi y^= N = 45 , z = 15. Da ciascuna » di queste due soluzioni si ha la regola seguente: Se si domandano due numeri » y, z tali che si abbia simultaneamente » y + z = a , f'=i | si prendano due » numeri le, e Ib si formino il quoziente ^ ^ , ed i prodotti ^77^; • 7.c , le = Ib ab Ib -f- le j )>& -f- le ' ’ ~ 6 -J- c 5 " le -(- le ’ w b -f- c » Lo filandro dice doversi prendere in vece di le, Ib i numeri minimi che sono nella stessa proporzione; il che non è necessario che per facilita; giacche i numeri più piccoli si adoperano più comodamente. Questo problema potrebbe — 573 — » anche estendersi alla divisione d’un numero in un numero qualunque di parti » che siano in date proporzioni; il che sara la medesima operazione e lo stesso » canone, talché è inutile dichiarare ciò con esempi. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « diophantì||alexandrini || aritii- » meticorvm j| libri sex, ecc. lytetiae parisiorvm, ecc. m. dc. xxi. » dalla parola » Pkopositvm » (Vedi sopra, pag. 572, col. 1% lin. 2) alla parola per illorum summam diuide datum numerum. Quotiens du- » ctus sigillatim in sumptos numeros, exhìbèbit qucesitas dati numeri partes. » Minimos numeros sumendos esse ait Xilander. Sed necesse non est, nisi facilitatis gratia , quia » minores numeri commodius tractantur. » Potest & hsec quaestio extendi ad diuisionem dati numeri in quotlibet partes, datas rationes ser- » uantes, eritque cadem prorsus operatio, & idem Canon, vt superuacaneum sit id exemplis illustrare. » — 574 — Questo passo della suddetta edizione intitolata « diophanti j| alexandrini |] arith- » meticorvm II libri sex, ecc. tolos^e, ecc. m. dc. lxx. » è identico col passo ripor- tato di sopra (pag. 572, lin. 12-31) delle pagine numerate 13, 14 della suddetta edizione intitolata « diophanti |j alexandrini || aritiimeticorvm, ecc. lvtetiae pari- » siorvm, ecc. m. dc. xxi », salvo le varietà seguenti : raS' lin. DIOPHANTI, ARlTHMETICORVM,eCC. lvt.par.ai. DC. XXI. l)ag- lin. DIOPHANTI, ARITMETICORVM, ecc. TOLOSaE, M. DC. LXX. 13 47 1 N 10 44 1. N » 3 N 45 3. N 14 5 1 N 49 1. N 16 maior 53 major 18 eritque 11 7 eritque In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « M. IV. 29 », cioè « Scansia M, Palchetto IV, numero 29 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « diophanti || alexandrini || aritiimeticorvm || libri sex, ecc. to- » losjE, ecc. m. dc. lxx. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un vo- lume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato » V - 73 », cioè « Scansia V, Palchetto in terra rappresentato dalla lineola - , » numero 73 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Posseggo un esemplare d’una edizione intitolata « Diophantus || von Alexandria|| » arithmetische Aufgaben || nebst dessen Schrift || ùber die || Polygon = Zahlen. || » Aus dem Griechischen ubersetzt nnd mit || Anmerkungen begleitet || von || Otto » Schulz,|| Professor àm Berlinisch=Còlnischen Gymnasium || zum grauen Kloster.|| » Berlin, *822. || In der Schlesingersclien Buch = und Musikhandlung. » Questa edi- zione è un volume, in 8?, composto di 702 pagine, delle quali le ia-3a, 54a-57a, 69% 117% 158% 192% 270% 332% 368a— 371% 39la— 393% 405% 493% 702a non sono numerate, e le 4a— 53% 58a— 68% 70a-116% 118a-157% 159a-191% 193a-269% 271a-331a, 333a-367%.372a — 390a, 394a— 404a, 406a-492% 494a-70ia sono numerate coi numeri 1 v— lui, 4-14, 16-62, 64-103, 105-137, 139-165, 167-177, 177-196, 195, 198-215, 217-277, 279-313, 318-336, 340 -350, 352-438, 440-647. Nelle linee 2-14 della 70a di queste 702 pagine, numerata col numero 16, si legge: « li. Aufgabe. » szere = 3x, also das Dreifache der kleineren sein. Die » Man soli eine gegebene Zahl in einem vor- » Summe beider Zahlen soli 60 sein , diese Summe ist geschriebenen Verhaltnisse theilen. » aber auch = 4x, folglich wird » Aufl&sung. » 4x = 60 und x = 15. » Die gegebene Zahl sei 60 ; diese soli so getheilt wer// » Die kleinere der beiden Zahlen ist also 15 , die grò// den, dasz die grSszere Zahl das Dreifache der kleineren sei. » szere 45. » » Man setzte die kleinere Zahl = x, so wird die grò// In questo passo della suddetta edizione intitolata « Diophantus || von Alexandria|| » arithmetische Aufgaben, ecc. Berlin 1822. », ecc. è tradotto in lingua tedesca ciò che si riporta di sopra tra le linee 11 e 20 della pagina 572, dalla parola « Qv^estio » (Vedi sopra, pag. 572, col. 1% lin. 1) ad « autem 45 » (Vedi sopra, pag. 572, col. 2% lin. 6-7). Nelle linee 16-24 della pagina 407% numerata 353, della suddetta edizione intitolata « Diophantus |j von Alexandria || arithmetische Aufgaben, ecc. Berlin » 1822. », ecc. si legge : — 575 — » Um die Aufgabe allgemein zu lSsen, nehme man J) = ”-^x- Da die Summe beider Stucke auch =a sein » an, die Zahla solle in dem Verhaltnisz n: m, oder was » musZ) so hat man die Gleichung » einerlei ist , in dem Verhaltnisz 1 getheilt werden. „ n_+_n} x __ L folglich x = an L n n n ’ 8 n + m ’ » Setzt man nun das eine der gesuchten Stucke =x, so » ist das andere II— x, und die Summe beider =x-f-— x n n In questo passo della suddetta edizione intitolata « Diophantus || von Alexandria|| » aritbmetische Aufgaben, ecc. Berlin, 1822. » ecc . si avverte che se si abbia si- multaneamente y + z = a, | ™ e pongasi y — x si ha, x = , cioè • Se in questa ultima eguaglianza si scrive b in vece di m, e c in vece di n, si ha la (4) (Vedi sopra, pag. 571, lin. 37). Se x + z = a, cioè x=a-2 l’eguaglianza x = 7-^7 da a— z = ,77777» donde z = 7^7- . Se in questa ultima eguaglianza si scrive b in vece di m, e c in vece di n, si ha la (5) (Vedi sopra, pag. 571, lin. 38). Nelle linee 7-27 del rovescio della carta 55a della suddetta edizione del 1478, e nelle linee 1-5 del recto della carta 56a dell’edizione medesima si legge : bornia quelli.! i $.patta:lù 5 o.Liqualiellieue robaueua be auar\ta$o;fava.y? geco come tra t\ colio bel lieuero ciò auantayo che lbauaua t ha fattotanfipafla:quantielcane.£cofi e compita. Viride nota oc fare per quitta via le fimile rarone \ SI liegula ©e le ©o cole ebe fé cacano t po fc cojon^eno e quella, cbt ft ©ie moltipìi care li bo numeri per el numerobe li patta aurati t partire per la bitterentia ebe ne lag^radeja ©eqlli ©o numeri. -Scempio. Uno lieuero e auati t»n cane;el qualeilcajaipafla ©*meyura.> 5 o.et in tanto cbel lieuero fa patta .t>.el cane ne fa patta.» o.feomandoiquanti patta bauera fatto el cane.-quando 3ongera al lieuero- Va bttterentia tra. 6. e .1 o.vten,a edere. 4. ebe par ntoze. O2 fa fecondo la regula a quello modo, t 5 0 | * o i £ patta. 5 7 5 -bauera fatto il i 5 o o | canejjoto cbelfara al lieuero patta. 375 Se tu la vuoi p:uouare:fa lagone quati patta ba* uera fatto el lieuero cofn 1 5 o] 6 ì * 900) £patta,-t 1 5-bauera fatto el patta. 2. "i 5 lieuerotquado ilcane fata 5010. Cioè : « La regola delle due cose che s’inseguono e poi si raggiungono è questa. » Se si abbia simultaneamente x- y — a, £=£, si avrà x = y— , y — -^-c. 74 — 576 — )> Esempio. Un lepre corre (1) dal punto B verso R percorrendo in un intervallo di tempo sei passi. Un cane cacciando questo lepre, e procedendo dal punto A verso R percorre nel medesimo intervallo di tempo dieci passi, e raggiunge il lepre nel punto R. Si ha AB = 450 passi. Si domanda AR = x , BR = j. A B » Essendo a = AB = 150 passi, b= io passi, c = 6 passi, b - c = io passi - 6 passi =4 passi, 150X10 _ 1500 = 225, si ha X = AR = 375 » passi, j = BR = 225 passi. In fatti essendo AB = 150 passi , BR = 225 passi , » AR = AB + BR sara AR = (150 + 225) passi = 375 passi. » Posseggo un esemplare d’una edizione intitolata « éléments || d’algèbre, |j a l’u- » SAGE )] DES CANDIDATS AUX ÉCOLES DU GOUVERNEMENTj || PAR S.-F. LACROIX, |] Mem- » bre de l’InstitudH vingt et unième édition, [) revue, corrigée, et annotée || Par » m. PROUHET,|j Professeur de Mathe'matiques. [] paris, || mallet-bachelier, imprimeur- » LIBRAIRE || DE l’éCOLE POLYTECPJIQUE, DU BUREAU DES LONGITUDES, ETC., || QUAI DES AU- » gustins, 55. || 1854. » Questa edizione è un volume, in 8?, compósto di 524 pagine, delle quali le ia-9a, I9a, 289a, 290% 393% 523% 524a non sono numerate, e le ioa-i8% 20a— 288% 29ia— 392% 394a — 522a sono numerate coi numeri vili— xvi, 2-372, 374—502. Nelle linee 24-33 della H3a di queste 524 pagine, numerata col numero 95, e nelle pagine H4a— 116% numerate 96-98 della edizione medesima, si legge : « 64. Deux courriers, pour aller à la rencontre l’un » de l’aùtre, partent en mérne temps de deux villes dont » la distance est donnée ; on sait combien de kilomètres « chaque courrier fait par heure, et l’on demande à quel » point de la route qui joint les deux villes, ces courriers » se rencontreront. )) Afìn de rendre plus évidentes les circonstances de la « question , j’ai eu recours à une figure dans laquelle » les points indiqués par les grandes lettres A et B, re- » présentent les lieux de départ des courriers. » De mème le second courrier , qui fait un nombre c « de kilomètres en une heure, emploiera à parcourir le « chemin y, un temps marqué par : » *. I L c ou aura donc » Les équations de la question seront par conséquent x + y = a , x y » J’exprimerai à l’ordinaire par de petites lettres les » données et les inconnues de la question. » a la distance des points de départ A et B, )> b le nombre de kilomètres que parco urt dans une » heure le courrier parti du point A, » c le nombre de kilomètres que parcourt dans le » mème temps le courrier parti du point B. » La lettre R étant placée au point de rencontre des » deux courriers, je nominerai x le chemin AR fait par » le premier, y le chemin BR fait par » le second; et comme » AR + BR = AB , » j’aurai l’équation x x + y = a. » Considérant ensuite que les chemins x et y sont par- » courus dans le mème temps , on remarquera que le » premier courrier, qui fait un nombre b de kilomètres » en une heure de temps , emploiera à parcourir l’es- » pace x, un temps marqué par — » En faisant disparaitre le dénominateur b de la se- )> conde, on aura by » x = — ; c )) mettant cette valeur de x dans la première, qui de- » viendra by » on en conclura » ty + cy + y m d’où + c » Remettant la Valeur da y dans celle de x, on ob- )) tiendra b ac abc » x — — X — , — 5 " b +c c[b+ c) (53) « ou enfìn ab ~+~c (38). (1) Vedi la figura ch’è tra le linee 4 e 5 della presente pagina 576. — 577 — » Puisqu’il n’entre aucun signe — dans les valeurs de » x et de y, il est évident que quelques nombres qu’on » prenne pour les lettres a, b, c, on trouvera toujours « pour x et pour y deux nombres affectés du signe -f- , 3) et que par conséquent la question proposée sera tou- » jours résolue dans le sens précis de son énoncé. En « effet, on concoit facilement que dans tous les cas où 33 deux courriers vont en mème temps l’un vers l’autre, 3> ils doivent nécessairement se rencontrer. 3> 65. Je suppose à present que les deux courriers ai 1- 3) lent dans le mème sens, celui qui part du point A cou- 3> rant après celui qui part du point B, et qui tcnd vers 3) un point C, situé au-delà du point B, par rapport au 3) point A. ~À T~ ÌT ~c 3) Il est évident que, dans cette hypothèse, le courrier 33 parti du point A ne peut rencontrer le courrier parti 3) du point B, qu’autant qu’il va plus vite que ce der- 3) nier; et le point de rencontre R n’est plus entre A et B, )3 mais au-delà de B, par rapport à A. 3> En conservant les mcmes données que ci-d'essus , et 3) en observant qu’alors 33 AR — BR = AB , 3> on aura P x — y — a. Nel passo riportato eli sopra (pag. 575, col. ia, lin. i-2i; col. 2% lin. 1-5) delle carte 55* e 56a della suddetta edizione del 1478 dalle parole 't 1A riegula 33 (Vedi sopra, pag. 575, col. ia, lin. 1) alle parole « do numeri 3) (Vedi sopra (pag. 375, col. ia, lin. 5) si avverte che se si abbia simultaneamente x — y = a^ =% si avrà (6) X = ^37 , ( 7) J ~ b^c ' Onesta soluzione applicata al caso di a = 150, b = 10, c — 6 nel medesimo passo della suddetta edizione del 1478 dalle parole « Vno lieuero 3> (Vedi sopra, pag. 575, col. ia, lin. g) alle parole « quàdo il cane sara zòto 33 (Vedi sopra, pag. 575, col. ia, lin. 21) è dimostrata nel passo riportato di sopra (pag. 576, lin. 19-47, e linee 1-24 della presente pagina 577) della suddetta edizione intitolata « élémeints || 3) d’algebre, ecc. || par s.— f. lacroix 33, ecc. dalle parole J’autre 33 (Vedi sopra, linea 17 della seconda colonna della presente pagina 577). Dalla eguaglianza f = ^ avendosi °~= h- è chiaro 1? che nel passo riportato di sopra (pag. 575, col. 1% lin. 1-21, e col. 2a, lin. 1—5) delle carte 55a e 56a della suddetta edizione del 1478 dalle parole « 1A riegula 33 (Vedi sopra, 575, col. ia, lin. 1) alle parole « do numeri 33 (Vedi sopra, pag. 575, col. ia, lin. 5) è data una soluzione del problema seguente : « Si domandano due numeri x , j tali che si abbia si- 33 multaneamente : X — j = a , f=~ » } 2° che questa soluzione è espressa dalle forinole (6), (7) ; 3? che nel medesimo passo riportato di sopra delle carte 55a e 56a della suddetta edizione del 1478 questa soluzione è applicata al caso di a = 150 , b = io , c = 6. Sono indicati di sopra (pag. 573, lin. 13—20) due esemplari d’una edizione in- titolata (( DIOPHANTI j| ALEXANDRI.M j| AR1THMET1COR VM || LIBRI SEX, eCC. LVTETI^ PARI- 33 La seconde équation y 33 n’exprimant que l’égalité des temps employés par les 33 courriers à parcourir les espaces AR et BR, ne change 33 point. 33 Les deux équations ci-dessus étant résolues coinme 33 les précédentes, donnent by — cy = ac , 33 et enfin ac y = b=-c’ ac _ abe b — c c[b — c) ab b — c 33 lei Ics valeurs de x et de y ne seront positives qu’au- 33 tant qu’on prendra b plus grande que c , c’est-à-dire 33 qu’on supposera que le courrier parti du point A va 33 plus vite que l’autrc. 33 — 578 — siorvm, ecc. m. dc. xxi. » (Vedi sopra, pag. 572, lin. 2-6). Si è detto di sopra (pag. 572, lin. 6-7) che questa edizione è un volume, in foglio, composto di 546 di queste 546 pagine, numerata col im- paglile. Nelle linee 18-34, 37-44 della su- mero 15, e nelle linee 2—9. della 60a delle mero 16, si legge : (C QViESTIO IV. » iste -n i r e duos numeros » 1 qui k datam rationem , k » datum seruent interuallum. » Mandatum sit maioré minoris )ì esse quincuplum , interuallum » autem ipsorum esse vnitates 20. » Statuatur minor lN. Maior er- medesime 546 pagine, numerata col nu- » dere IN , vnitatibus 20. Àt ho- )) rum interuallum est 4N. hoc )) igitur aequale est vnitatibus 20. » & fit 1 N. 5. Eritque minor nu- » merus vnitatum 5. Maior auté » vnitatum 25. ita maiore minoris » quincuplo existente , interual- » lum est 20. Cioè : « go erit 5N. Superest 5N. exce- » IN QVAESTIONEM IV. )> /~vV adrvpliciter institui potest operatio. Primo ut habetur apud Dio- » w phantum. » Secundò sic. Ponatur Maior IN. ergo minor | N. Horum interuallum | N. ae- » quatur 20. & fit IN .25. maior numerus. Ergo minor 5. vt prius. Ex vtraq; au- » tem harum operationum iste Canon elicitur. » Stime duos numeros in ratione data, per horum interuallum diuìde datum » interuallum, quotiens ductus in sumptos numeros, qucesitos exhibebit. » Tertiò sic operabere. Esto minor IN. ergo maior IN. -f- 20. qui cùm sit mi- » nor quincuplus , erunt 5N. aequales IN. -(- 20. & tandem 4N. aequantur 20. » vel IN. aequatur ~ N. -f- 4. & tandem | N. aequantur 4. & vtroque modo fit 1 » N.5. minor numerus. vnde maior est 25. vt prius. » Quarto, esto maior IN. ergo minor lN. + 20. qui cùm sit quinta pars maio- » ris, fiet|N. aequalis lN. — 20. vel lN. aequalis 5N. — 100. k vtraque aequatione » resoluta, fit lN.25. maior numerus, vnde minor est5.vt prius. Hinc etiam aliusCa- » non elici posset. Quod tibi considerandum relinquo. » « PROBLEMA IV. » Si domandano due numeri tali che si abbia simultaneamente x-y=a, | = | . Si domandino per esempio due numeri tali che si abbia simul- taneamente x = 57 , x -j =20. Se y = N sarà, x —, sN, x—y — 5N-N=20; ma 5N-N=4N, quindi 4N=20, e però y=5 , x=5jr=5 X 5=25. In fatti x-y=2 5-5 = 20. » INTORNO AL PROBLEMA IV. » Quattro soluzioni si possono dare di questo problema. La prima delle quali è quella data da Diofanto. La seconda è questa. Pongasi x = N sarà^^^N, x -y = | N = 20 ; quindi x = N = 25 , y = f 25 = 5 come sopra. Da queste due soluzioni si trae la regola seguente: Si prendano due numeri Ib, le; si avrà a . , ab a ^ ac » x = - — s- X^b= , y = ^-7 — r- X c = I • A 0 — AC b — C Ab — AC b r— C La terza delle quattro soluzioni soprammentovate è questa : Sia y = N, sarà x = N +20. Essendo x =sy si avrà 5N=N+20, donde 4N=20; od anche N= j N+4, cioè | N— 4, e però in ambedue i modi (cioè da ciascuna delle due eguaglianze 4N=20, ^=4) sijr=N=5, e quindi x=25. La quarta delle medesime quattro soluzioni è questa : Sia x = N, sarà j^=N+20. Essendo y= jX, sarà -| N =N — 20, cioè N=sN-ioo. Da ciascuna di queste due eguaglianze si ha x = N =25, e quindi y = 5. Da ciò può anche dedursi un altra regola che lascio considerare a te. » — 579 — In questo passo della suddetta edizione intitolata « diophanti f| alexandrini || » ARITHMETICORVM || LIBRI SEX, eCC. LVTÉTIjE PARISIORVM, eCC. AID. C. XXI)), dalla pa- iola cc Invenire » (Vedi sopra, pag. 578, col. 1% lin. 2) alle parole « seruent interual- » lum » (Vedi sopra, pag. 578, col. 1% lin. 4), è enunciato il problema menzionato di sopra nelle linee 43 e 44 della pagina 577. Nel passo medesimo delle pagine numerate 15 e 16 della suddetta edizione intitolata « diophanti || alexandrini || arithmgticorvm|| » libri sex, ecc. lvteti/E parisiorvm, ecc. m. d. c. xxi » dalla parola « Mandatum » (Vedi sopra, pag. 578, col. ia, lin. 5) a (Vedi sopra, pag. 578, lin. 22) è data una soluzione del problema menzionato di sopra nelle linee 42 e 43 della pagina 577. Questa soluzione è espressa da due eguaglianze che riduconsi alle (1), (2). Sono indicati di sopra (pag. 574, lin. 13—20) due esemplari d’una edizione in- titolata (C DIOPHANTI || ALEXANDRINI || ARITHMETICORVM || LIBRI SEX, eCC. TOLOSA, eCC. » m. dc. lxx » (Vedi sopra, pag. 573, lin. 22—26). Si è detto di sopra (pag. 573, lin. 27—29) che questa edizione è un volume, in foglio, composto di 468 pagine. Nelle linee 38-47 della 87a di queste 468 pagine, numerata col numero 11, e nelle linee 2-18 della 88a delle medesime 468 pagine numerata col numero 12, si legge : cc QViESTIO IV. » tNvenire duos numeros qui & da- )> 1 tam rationem, & datum seruent in- )> teruallum. Mandatum sit maiorem mi- » noris esse quincuplum, interuallum au- » tem ipsorum esse vnitates 20. statuatur » minor IN. Maior ergo erit 5N. Superest » 5N. excedere IN. vnitatibus 20. At ho- » rum interuallùm est 4N , hoc igitur » acquale est vnitatibus 20. & fit 1 N.5. » Eritque minor numerus vnitatum 5. » Maior autem vnitatum 25. ita maiore mi- )> noris quincuplo existente , interuallum » est 20. Q » IN QVAESTIONEM IV. Vadrvpliciter institui potest operatio. Primo vt habetur apud Diophantum. Secundò sic. Ponatur Maior IN. ergo minor | N. Horum interuallum |N.aequatur 20. & » fit IN. 25. maior numerus. Ergo minor 5. vtprius.Ex vtraque autem harum operationum isteCa- )) non elicitur. » Suine duos numeros in ratione data, tjc^perhorum interuallum diuide datum interuallum, quotieits j; ductus in sumptos numeros, quaesitos exhibebit. » Tertiò sic operabere. Esto minor IN. ergo maior IN. -{- 20. qui cimi sit minoris quincuplus, )) erunt 5 N. aequales 1N. + 20. & tandem 4N. aequantur 20. vel IN. aequatur | N. + 4. & tandem » ÌN. aequantur 4. & vtroque modo fit l.N.5. minor numerus. vnde maior est 25. vt prius. » Quarto, est maior IN. ergo minor IN. — 20. qui cum sit quinta pars maioris, fiet |N. aequalis » 1 N. — 20. vel 1 N. aequalis 5.N. — 100. & vtraque aequatione resoluta, fit 1N.25. maior numerus, » vndeminorestS.vtprius.HincetiamaliusCanoneliciposset.Quodtibi considerandum relinquo.)) Questo passo della suddetta edizione intitolata « diophanti [| alexandrini || arith- » meticorvm (| libri sex, ecc. tolos/E, ecc. , m. dc. lxx » è identico col passo ripor- tato di sopra (pag. 578, lin. 6-30) delle pagine numerate 15 e 16 della suddetta edizione intitolata « diophanti || alexandrini || arithmeticorvm |] libri sex, ecc. lvte- » tue parisiorvm, ecc. M- dc. xxi », salvo le varietà seguenti : — 580 Pag- lin. DIOPHANTI, ARITHMETICORVM, ecc. LVT. PAR. M. DC. XXI. Pag- lin. DIOPHANTI, ARITHMETICORVM, ecc- TOLOSJE, M. DC. LXX. UT 19 INVENIRE 11 38 ■ INVENIRE 22 maiore 41 maiorem ' 31 autè 12 3 autem 41 vtraq; 9 vtraque 16 4—5 1 | N. 15 1. N. 6 cùm 16 curii- 7 5 N. - 17 5. N. È indicato di sopra (pag. 574, lin. 21) un esemplare d’una edizione intitolata « Diophantus j| von Alexandria, ecc. Berlin, 1822 », ecc. (Vedi sopra, pag. 574, lin. I8-22) Si è detto di sopra (pag. 574, lin. 25-26) che questa edizione è un volume, in 8?, composto di 702 pagine. Nelle linee 16-24 della 7ia di queste 702 pagine, numerata col numero 17, e nelle linee 2-7 della 72a delle medesime 702 pagine, numerata col numero 18, si legge : « IV. Aufgabe. » Man soli zwei Zahlen suchen, die ein gege- » benes Verhaltnisz und einen gegeben Unterschied •» haben. « Auflosung. » Es sei z. B. vorgeschrieben, dasz diegroszere Zahl » das Funffache der kleineren , der Unterschied beider aber • » 20 sein solle. » Man setze die kleinere Zahl = x, so ist. die groszere » 5x. Der Unterschied der beiden Zahlen soli 20 sein, » dieser Unterschied ist aber auch 4x ; daher ist » 4x = 20 und x == 5. » Die kleinere Zahl ist also 5, und diè gr&szere 25. «Die groszere ist also wirklicli das Funffache der kleineren, » und der Unterschied beider ist 20. » In questo passo della suddetta edizione intitolata el nofìvo lignote Jefu brillo pera' qua li cozreno f quello anno nel quale tu cerchi laureo numero. -6 non mer^onando la partcjtuoli lo aua jo.e 5ontolu'.quello e aureo numero toe quello an no che tu lo cerchi. tempio. Zibetto caro che veglia Capere quale e aureo nùe. ronelanno pzerente.5ce.toe.i4 *7 5. fa coli, t A #$ * Sfil J 7 *7 * jJrccocbeauar^a.i f.jongili.i.efara.i ^.«quelle e lo aureo numero toel i 47?. cioè « Se a sia un anno dell’Era Cristiana, x il numero aureo di questo anno, e k » il resto della divisione di a per 19, sarà, x — k + i. Per esempio se si domandi » il numero aureo dell’anno corrente 1478. Essendo = 77 + M > 15 + 1 = 16, » sara 16 il numero aureo del 1478. » Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Parma, e con- trassegnato « HH. VI. 4», cioè « Scaffale UH, Palchetto VI, numero 4 progres- » sivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » , è un volume, in foglio, com- posto di 266 carte, delle quali le 1% 266* non sono numerate, eie 2*-265* sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1—9, 11— 146, 149—174, 17, 176, 178-195, 19, 197-268. Nelle linee 14-22 del recto della 216* di queste 266 carte , numerata nel medesimo recto col numero 219, si legge : tistici del tempo medesimo (3). A quanto sembra egli abit!a }> Giovanni de’Tedaldi da Parma. 11 quale scrisse un grosso » in Parma a questi dì. -4.” , che » (3) Questo volume i » non ha titolo speciale, ma che sembra » piuttosto una raccolta di regole di cal- i) colo, di misure e va dicendo, è stato » da me posto nella D.Bihl. l’anno 1840, » e si compone di carte 268 numerate (o » f. 536) scritte secondo ogni apparenza a di mano dell'autore, alcune delle quali » egli lasciò bianche verisimilmente per a farvi qualche giunta. Non è terminato, » e forse è mancante in fine di qualche » foglio. Al retto della carta 225 sta il > nome dell’ autore , ed il tempo in cui » scriveva. Al verso della 223 leggesi : fia- li xum (ragione, regola) de consiliare (che a spiega per miorare , migliorare) orienti a de più orienti. In fine a questa regola , a che termina in principio della pre- a detta carta 225 , leggesi : la qual regula a e destesa e cumponita (composta) per a mi Zouane de m (messer) polo de li te- li daldi da Parma arsmetrico de l'anno del a 1452 a di 13 de marzo. Subito dopo segue: a fiasum sopra al mesurare do le tère reduta a a una reghula breua .mi Zouan tedaldo a arsmetrico in parma de l'ano 1452, anno a accennato più volte anche a c. 219 , a ove parla dell’ aureo numero. A c. 209 e a 210 leggonsi le regole per misurar fieno , a irrigar prati e condurre canali a’ mu- a lini all’usanza della città di Piacenza, a Il volume descritto in questo passo del suddetto volume intitolato « storia || » DELLA CITTÀ || DI PAR1IA, eCC. TOMO TERZO^iWÒ— 1476.||pARMA, eCC. MDCCCXLVII » è il codice contrassegnato « IIH. VI. 4 » e descritto di sopra nelle linee 24—29 della pa- gina 581. Nelle linee 3-8 del recto della carta 222a del suddetto codice HH. VI. 4 , numerata nel medesimo recto col numero 225, si legge : « la qual reghula e destesa e cumponita / per mi zouane de fm polo de li tedaldi da parma » arsmetrico, de lanno del 1452. adi 13 de marzo » Rasunj sopra al mesurare de le terre reduta a vna reghula breue. per mi zouan tedaldo » arsmetrico In parma de lanno 1452 — » Questo passo del suddetto codice HH. VI. 4 è identico con ciò che si legge nel passo riportato di sopra (colonne 3% 4% 5a della presente pagina 582) della pagina nu- merata 91, del suddetto volume intitolato « storia || della città || di parma, ecc. » tomo terzo [| 1449-1476. || parma, ecc. mdcccxlvii » dalle parole « la qual regula » (Vedi sopra, linea 8a della colonna 4a della presente pagina 582) a « 13 de marzo » (Vedi sopra, linea ia della colonna 5a della presente pagina 582), e dalla parola « Rasum » (Vedi sopra linea 2a della colonna 5a della presente pagina 582) a « l'ano » 1452 » (Vedi linea4a della colonna 5a della presente pagina 582) salvo le varietà seguenti : pag- col. lin. PEZZANA, STORIA, TOMO TERZO. PARMA, MDCCCXLVII car. lin. CODICE HH. VI. 4. 91 2 12 regula 225 r. 2—3 re-|ghula 14 Zouane 3 zouane 15 Parma 4 parma » l’anno n lanno 17 Rasum 6 Rasuni 18 una 7 vna „ breua » breue Zouan\ » zouan 19 in 8 Jn * l'ano » lanno — 583 — Un esemplare del suddetto volume intitolato « storia || della città || di par- » ma, ecc., tomo terzo || 1449-1476. [| Parma , ecc. MDCccxLvn » è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « li. 7. 139 », cioè K Stanza II, Palchetto 7, numero 139 progressivo de’volumi ora collocati in questo » palchetto ». Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato « 5. 7.5. 5 », cioè « Stanza 5, « Scaffale 7, Palchetto 5, numero 5 progressivo de’volumi ora collocati in questo » palchetto » . La Biblioteca Reale di Parma possiede un manoscritto intitolato « Registro|| » De’Libri|| Acquistati | Per La [j Biblioteca Ducale ». Questo manoscritto è un vo- lume, in foglio, composto di 246 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-5 del recto della seconda di queste 246 carte trovasi il titolo riportato di so- pra (linee 9-10 della presente pagina 583). Nelle linee 1 — 11 del rovescio della 243a di queste 246 carte, si legge : DATA dell' entrata in Biblioteca AUTORE TITOLO Data delle Opere Sesto NUMERO OSSERVAZIONI Luogo Anno Stamp. dei Volumi degli Opuscoli dei fogli volanti 1840 Dal C. G. Simonetta Giugno 7 Litta Pompeo Famiglie celebri Italiane Milano 1840 Ferrano f.° » 2 » Fasi;. 45 e 46. Da A. Saccani Albertus Magnus De Secretis Mulierura c. commento Romae 1499 » 4° i » Dal C. Paolo Toschi 10 Bardi Luigi Galleria Pitti Firenze 1840 f.° » 3 » Fase 43—45 Da Bozzotti Ferdinando Zovane di Tebaldi Regule de Arismetica et dV Giometria Ms. Sec XV 4.° 1 1 » In questo passo del suddetto « Registro |] De’Libri [| Acquistati || Per La [| Biblio- » teca Ducale », dalla parola « Zovane » (Vedi sopra, linea 25 della presente pa- gina 583) a « Sec. XV || 4? » ( Vedi la linea medesima) è descritto il suddetto co- dice HH. VI. 4 della Biblioteca Reale di Parma. Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firen- ze, e contrassegnato « Classe Vili, n? 1282 (già Gaddiano n? 384) », è un volume, in foglio, composto di 109 carte, delle quali le ia, I09a non sono numerate, e le 2a— I08a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1, 1-106. Nelle linee 8—9 del rovescio della 5ia di queste 109 carte, numerata nel margine supe- riore del suo recto col numero 49, si legge : ad 11. vsque Novembris A. 1753., ex qvo ipsum » et Bibliothecae Publicae Maglia// » hunc syllabum, seu Catalogum contractum, » bechianae Praefectus. » Da questo passo del suddetto manoscritto contrassegnato « Fascio Num. 724 e 725 », ecc. apparisce 1? che il catalogo menzionato nelle linee 28 e 29 della presente pagina 584 fu compilato dal Dottore Giovanni Targioni Tozzetti; 2° che questo catalogo fu da lui incominciato nel giorno 12 d’ Aprile del 1725, e terminato nel giorno 11 di Novembre del 1753. Il suddetto manoscritto contrassegnato « Fascio Num. 724 e 725 della Filza 555 dell’ Archivio della Reggenza » è intitolato «Fogli riguardanti la com- — 585 — » pra fatta da S. M. I. della [) Libreria Gaddiana, di Proprietà del Sig.r Gaspero » Pitti y Gaddi, e distribuita parte nelle Riformagioni |] parte nella Libreria Lau- » rentiana, e parte || nella Magliabecliiana questo Anno || 1755 ». Questo titolo è scritto a penna nel recto della prima carta del Fascio medesimo. La Biblioteca Magliabechiana di Firenze possiede un catalogo di manoscritti ora posseduti dalla Biblioteca medesima compilato dal Dottore Giovanni Targioni Tozzetti, e composto di undici volumi, in foglio. Il terzo di questi undici volumi è composto di 498 carte, numerate ne’margini superiori de’rec£o coi numeri 1—498. Nelle linee 11—12 del recto della 482a di questo volume terzo, numerata nel me- desimo recto col numero 482, si legge : « 1282. var. Gad: Cod: 1282. 384. YAR: Opuscula, nempe. » Più oltre nel medesimo volume terzo (carta 482% numerata 482, recto , linee 12-27 ; carte 483a— 486% numerate 483—486) trovasi una indicazione di 30 opuscoli, che nello stesso volume terzo ( carta 486a, numerata 486, recto, lin. 25 ) diconsi « Omnia » ipsius Dominici Pollimi manu scripta. » Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « Classe X, n? 96 »,è un volume, in foglio, composto di 96 carte, delle quali le ia-3% 57% 59% 71% 92a-96a non sono numerate, e le 4a-56% 58% 60a-70% 72* — 9ia sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 85. Nelle linee 3—8 del rovescio della 30a di queste 96 carte, numerata nel suo recto col numero 27, si legge: « Cod: CCCLXXXIV. C: 8 .1282: » Belletti, e Molte Superstiziose » VAR. Opuscola, (sic) Nempe. » Con altri 29. Opuscoli Vari. » ANON. 1 = Varie Ricette di Medicine, » Cod: Chart: in f:° C:° » Il manoscritto chiamato « Cod. CCCLXXXIV. C. 8 .1282: » in questo passo del pre- citato codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X, n? 96 » e il suddetto codice contrassegnato « Classe Vili, n?i282, già Gaddiano n? 384». Nelle carte 4a-9la del sud- detto manoscritto Magliabechiano Classe X,n? 96 trovasi un catalogo intitolato « Cata- » logo dei Manoscrit-||ti della Libreria Gaddiana desistenti in questa Libreria||Maglia- » bechi] |i7S3 ». Ciò che si legge di sopra nelle linee 23-25 della presente pagina 585, e più oltre nelle linee 24-26 della pagina 588 fa parte di questoCatalogo.il titolo ripor- tato di sopra (linee 29—31 della presente pagina 585) e scritto a penna nelle linee 1—5 del recto della quarta delle suddette 96 carte, numerata nel suo recto col numero 1. Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « Classe X, n? 152 »,è un volume, in foglio, composto dì 482 carte, delle quali le ia-3% 80% 90% 112% 184% 284% 423% 451% 47 1% 481% 482a non sono nume- rate, eie 4a— 79% 81a— 89% 91a— 111% H3a-183% 185a-283% 285a-422% 424a-450% 452a-470% 472a — 480a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri d-470. Nelle linee 10—11 del recto della 235a di queste 482 carte, numerata nel medesimo recto col numero 228, si legge : « Cocl: CCCLXXXIV. C. 8. 1282. » VAR: Opuscula, nempe ». Più oltre nel codice medesimo (carta 235% numerata 228, recto , lin. 12—24 e verso lin. 1-6; carta 236% numerata 229, recto e verso-, carta 237% numerata 230, recto) sono indicati 30 scritti contenuti nel suddetto codice già Gaddiano n? 384. Nelle — 586 — carte 2a-482a del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X, n? 152 » trovasi una prima parte d’un catalogo intitolato « catalogvs |] codicvm |) manuscri- » ptorum || bibliothecìe |ì gaddian-e ». Ciò che si riporta di sopra nelle linee 40-41 della pagina 585, e più oltre nelle linee 38—48 della pagina 588 è compreso nella prima parte suddetta del catalogo medesimo. Il titolo riportato di sopra (linee 2-3 della presente pagina 586) di questo catalogo trovasi nelle linee 1-5 del recto della prima parte del precitato codice contrassegnato « Classe X, n? 152 ». Un codice manoscritto, ora posseduto dalla BibliotecaMagliabechiana di Firenze, e contrassegnato « Classe X, n? 154 », è un volume, in foglio, composto di 208 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-208. In questo codice (carta 68% numerata 68 verso, lin. 11— 38; carta 69% numerata 69 recto , lin. 1—27) è descritto il suddetto codice Magliabechiano ora contrassegnato «Classe Vili, n? 1282». Nelle carte 3a— 205a del suddetto codice Magliabechiano Classe X, n? \ 54 trovasi un catalogo inti- tolato « CATALOGVS || CODICVM MANVSCRIPTORVM|jBIBLIOTHECAE GADDIANAE. » La descrizione citata di sopra (linee 10-11 della presente pagina 586) del suddetto codice Classe Vili, n? 1282, e ciò che si riporta più oltre nelle linee 5-9 della pagina 589 fanno parte di questo catalogo. Il titolo riportato di sopra (linea 14 della presente pagina 586) è scritto a penna nelle linee 2—4 del recto della seconda delle suddette 208 carte. Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma, e con- trassegnato « Codice Ottoboniano, n? 3193 »,è intitolato « Catalogo de’Codici MSS|| » della Libreria Gaddiana ». Questo manoscritto è composto di 260 pagine, nu- merate coi numeri 1, 11, 1—258. In questo manoscritto (pagina 84% numerata 82, lin. 7-27; pagina 85% numerata 83, lin. 1-17) sono indicati 26 scritti contenuti nel suddetto codice già Gaddiano n? 384. Nel medesimo codice Ottoboniano n? 3193 (pagina 85% numerata 83, lin. 17) il suddetto codice gi’a Gaddiano n? 384 è chiamato « Cod. Cliart. fol. Script, manu ipsius Pollinij ». Il titolo riportato di sopra (linee 20-21 della presente pagina 586) del suddetto codice Ottoboniano n? 3193 trovasi nelle linee 1—2 della pagina 3% numerata 1, di questo codice. Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « Col.= 36 = E = 3, n. 1370 », cioè « Colonna 36, Palchetto E, nu- » mero 3 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto, numero 1370 pro- » gressivo dei codici ora posseduti dalla Biblioteca Corsiniana », è intitolato « Ca- » talogo della Biblioteca Gaddiana |J che Fù comprata, e unita alle Biblioteche )| » Laurenziana, e Magliabechiana di Firenze || dall’Imperator Francesco 1? come » apparisce [| dalle Novelle Letterarie di Firenze med.ma || dell’anno 1756 ». Questo manoscritto è un volume, in foglio, composto di 176 carte, numerate nei margini su- periori dei recto coi numeri 1— 176. In questo manoscritto (carta 57% numerata 57, recto , lin. ie-28, verso, lin. 1-3, carta 58% numerata 58, recto, lin. 1-2) sono indicati 26 scritti contenuti nel suddetto codice già. Gaddiano n? 384. Nel medesimo codice Corsiniano contrassegnato « Col. = 36 =E=3,n. 1370 » (carta 58% numerata 58, recto, lin. 3) il suddetto codice già. Gaddiano n? 384 dicesi essere «Cod: cliart: fol: scr. manu » ipsius Pollinij ».ll titolo riportato di sopra (linee 31-34 della presente pagina 586) del medesimo codice Corsiniano Col. 36=E=3, n? 1370 trovasi nelle linee 2-7 del recto della 2a carta di questo codice, numerata nel margine superiore del suo recto col numero2. \ è — 587 — Un codice manoscritto, ora da me posseduto, e contrassegnato « n? 61 », è intito- lato « Catalogo de’Codici Manoscritti |] della Libreria Gaddi passati || nella Libreria » Laurenziana (j di Firenze || trascritto l’anno 1755. da nn [| esemplare di Monsig. » Giovanni [j Bottari, j| al quale si è premesso l’Indice esatto [| degli Autori per » ordine|| drAlfabeto. » Questo manoscritto è un volume, in foglio, composto di 25S pagine, numerate coi numeri i—xvi, 1—242. In questo manoscritto (pagina 87% nume- rata 71, lin. 9—36) pagina 8S% numerata 72, lin. 1— 15) sono indicati 26 scritti contenuti nel suddetto codice già Gaddiano n? 384. Nel manoscritto medesimo (pagina 88% numerata 72, lin. io) il suddetto codice già Gaddiano n? 384 dicesi « Cod. Cliart: fol: » scr: manu ipsius Pollini] ». Il titolo riportato di sopra (linee 2-5 della presente pagina 587) del medesimo mio codice n? 61, trovasi nelle linee 1— io della prima pagina di questo codice, numerata col numero i. Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecliiana di Fi- renze, e contrassegnato « Classe XI, n? 75, Palchetto 2 (già Gaddiano n? 362) », è un volume, in foglio piccolo, composto di 114 carte cartacee, delle quali le i% 1141 non sono numerate, e le 2a-H3a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1—112. Nelle linee 5—9 del rovescio della 93a di queste 114 carte, numerata nel suo recto col numero 92, si legge: « Verbi grafia noy vogliamo sapere aquanti di sara la pasq ua 1484 e di marzo e daprile debby » prima sapere che aor numero corre in anno, parti 1484 In 19 e im su quello tauanza ponui 1° » sicché sara 3. laor numero ». Cioè « Per esempio si domandi in qual giorno di marzo o d’aprile del corrente » anno 1484 saia la Pasqua. Essendo ^7^= 78 + 2 + 1 = 3, il numero aureo del » corrente anno 1484 sarà. 3 ». In questo passo del suddetto codice Magliabechiano Classe XI, n? 75, Palchetto 2 è applicata al caso di a= 1484 la medesima regola per determinare il numero aureo d’ un anno dato dell’Era Cristiana, che nel passo della carta 57a della sùddetta edizione del 1478 riportato di sopra (pag. 58 1, lin. 3-19) trovasi esposta ed applicata al caso di a — 1478 (Vedi sopra, pag. 581, lin. 39-42). Il suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI, n? 75, Pal- » chetto 2 » è legato in pergamena. Sul dorso della legatura di questo codice tro- vasi scritto a penna « xi || anon [| 2 j| 369 || 75 », cioè « Classe xi, anonimo, Palchetto » 2, già Gaddiano n? 369, n? 75 (della Classe XI.)». Si è detto di sopra (pag. 585, lin. 6-s) che la Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze possiede un catalogo de’manoscritti ora appartenenti alla Biblioteca medesi- ma, composto di undici volumi, in foglio. Il quarto di questi undici volumi è com- posto di 290 carte numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1—128,128—289. Nelle linee 2—7 del rovescio della 248a di queste 290 carte, numerata nel suo recto col numero 247; nelle linee 10-29 del recto della 249a delle medesime 290 carte, nu- merata nel medesimo recto col numero 248, e nelle linee 1—3 del recto della 250a di queste 290 carte, numerata nel medesimo recto col numero 249, si legge : 75. ANON. » Cod. LXXV. » dato si chiama in linghua Arabia Alghoris- » Gad. 1. ANON: Trattato d’Abbaco. » simus sechondo la chostumanza delti Arabi, » 362. » Init: Sichome questo tractato intelletto e buo- » percioche furono trovati di questa scientia >' no ingiegnio sicci dona a sapere le grandi » Anche questo trattato è portato via dall’ Abba- » sodilitadi delle prof etie &c. — il nostro tra- » co di Leonardo Pisano. — 588 — » Vi sono regole similissime alle usuali Librettine » 2. Regole di misurare, cioè di Agrimensura, e » Stereometria » 3. Leghe di Monete d’oro, d’ Argento, e Rame »di varie zecche » 4. Regole del consolare le monete » 5. Regole de’Baratti, Società &c » 6. Tavole e Regole del merito , cioè del frutto )) del Cambio. » 7. Regole del recare a termine. » 8. Tavole, e regoleper trovare la Pasqua di Re- » surresso , le calende d’ ogni mese, 1’ Epatta » l’Aureo Numero, le nuove Lune &c : in che » segno del Sole e la Luna , a quante ore si )) leva il Sole, et quanto va di di 1473 » 9. Orologio solare. » 10. Varietà del Millesimo da Nazione, a Nazione. » 14. Notizie Istoriche di Firenze 1491 . si spo- » glino con tempo quelli segnati con un fre- » ghetto in margine — » 12. Morìe regnate in Italia, e massime in Firen- » ze si spoglino con tempo. = Nel 1444 .di Feb- » brajo si chominciò a murare il chasamenlo » di chosimo de Medici a San Lorenzo. » 2 Cod: Chart: in f° scr: duabusdiv: ma- )) nib. saec. XV. dim. et exe: M:a » In questo passo del sopraccitato catalogo di manoscritti Magliabecliiani, in undici volumi, il suddetto codice ora contrassegnato « Classe XI, n? 75 » dicesi essere scritto « duabus div: manib. saec. XV. dim. et exe:» (Vedi sopra, linee 12-13 delia colonna 2a della presente pagina 588), cioè « da due diverse mani, nella meta del » secolo decimoquarto, e sul finire del medesimo secolo. » Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecliiana di Firenze, contrassegnato « Classe X, n? 96 », e descritto di sopra nelle linee 18—22 della pa- gina 585, è composto , come fu detto di sopra (pag. 585, lin. 19) di 96 carte. Nelle linee 12— 16 del rovescio della 28a di queste 96 carte, numerata nel suo recto col numero 25, si legge : « Cocl. CCCLXIL C: 11. 75. » Cod: chart: in f°-. scr: duobus div: Manib: Saec: » ANON. Trattato d’Abbaco, Con altri tre Opu- » XV dim: exe: M:a » »scoli Vari In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Classe X, n? 96 » il preci- tato codice ora contrassegnato « Classe XI, n? 75 » dicesi « scr: duobus div: Ma- » nib: Saec. XV dim: exe: » (Vedi sopra, linee 1-2 della colonna 4a della presente pagina 58s), cioè « scritto da due diverse mani, nel mezzo del secolo XV, e sul finire di questo secolo. » Un codice manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, contrassegnato 1444 di Febraio si cominciò a murare il » 2. Varietà dal Millesimo da Nazione, a Nazione. » casamento di Cosimo de’ Medici a S. Lo- » 3. Notizie Istoriche di Firenze » remo. » 4. Morie Regnate in Italia , e massime in Fi- » Cod. car: fol. scr. saec: XV. » » renze. Vi si legge la seguente notizia: Nel In questo passo del suddetto mio codice contrassegnato « n? 61 » il precitato codice Magliabechiano ora contrassegnato « Classe XI, n? 75 » dicesi « scr. saec: » XV. » (Vedi sopra , linea 4 della colonna 2a della presente pagina 590), cioè « scritto nel secolo XV. » La Biblioteca Palatina di Firenze possiede un manoscritto intitolato « Notizie [| » del ristabilimento, e dei progressi |) delle Scienze Fisiche |[ in Toscana [| dall’e- » stinzione del Regno de’Longobardi, || fino a tutta la durata della || Repubblica » Fiorentina. [| del Dott. Giovanni Targioni Tozzetti [| Fascicolo I. » Questo ma- noscritto è un volume, in foglio, composto di 794 pagine, delle quali le ia, 2% 793a, 794a non sono numerate, e le 3a-792a sono nnmerate coi numeri 1-790. Nelle linee 16—is della 572a di queste 794 pagine, numerata col numero 570, nella 573a di queste 794 pagine, numerata col numero 571, e nella linea 1 della 574a delle medesime 794 pagine, numerata col numero 572, si legge : (c Nel Cod: Gaddiano N. 362., adesso N: 75. della Clas: XI. dei MSS: della Bibliot: Pubblica » Magliab. Cart: in f? scritto verso la fine del sec: XV. si ha in primo luogo un Trattato d’ Abbaco » senza nome di Autore, ma preso ancor esso dall’Aritmetica di Leonardo Pisano, e principia così: » Sichome questo tractato intelletto e buono ingegnio Sfeci dona a sapere le grandi soctilitadi delle » Profetie il nostro si chiama in Linghua Araba Alghorissimus, sechondo la chostumanza delti » Arabi, perciò che furono trovati (trovatori) di questa scientia &c. Vi sono in principio reghole si- » milissime alle usuali Librettine. 1 numeri Romani gli chiama Lettere. In terzo luogo vi sono le » Leghe di Monete d’Oro, d’ Argento, e di varie Zecche, 4° Regole del Consolare le Monete; 5° Re- » gole de’Baratti, Società &c. 6? Tavole e Regole del Merito cioè frutto del Cambio; 7? Regole del » recare a termine. » Il codice che in questo passo del suddetto volume intitolato « Notizie || del ri- » stabilimento, e dei progressi [j delle Scienze Fisiche, ecc. Fascicolo I. » è chia- mato « Cod: Gaddiano N. 362 » (Vedi sopra, linea 25 della presente pagina 590) e certamente il medesimo codice descritto di sopra nelle linee 13-17 della pagina 587. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, e contrassegnato « Classe XI, n? 120 (già Strozziano, in foglio, n? 563) » , è un volume, in foglio, composto di 33 carte, delle quali le 1% 2% 33a non sono numerate, e le 3a-32a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-30. Nelle linee 16-20 del recto della I4a di queste 33 carte, numerata nel medesimo recto col numero 12, si legge : « Per la predecta regola si può ritrouare la pasqua della resurretione in modo legieri cioè che » tu parta liani domini in 19 et quello che tauansa mette su 1° et quello sara laureo numero ». Cioè « Se a sia un anno dell’Era Cristiana, x il numero aureo dell’anno me- » desimo, k il resto della divisione di a per 19, si ha x = k + 1 ». In questo — 591 — passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI, n? 120 » è indicata la medesima regola per determinare il numero aureo d’un anno dato del- 1’ Era Cristiana , che nel passo del rovescio della carta 57a della suddetta edizione del 1478 riportato di sopra (pag. 581, lin . 3—19) trovasi esposta ed applicata al caso di #=1478 (Vedi sopra, pag. 581, lin. 39-42). Nelle linee 40-41 del recto della carta I4a, numerata 12, del sopraccitato codice contrassegnato « Classe XI, n? 120 », si legge : (c Verbi gratia poni ex0 ala.decta regola uoglio ritrouare la pasqua 1375 dobbiamo partire li anni » domini in 19 che tauansa 7 mette su 1° che fa 8 e questo e laureo numero ». Cioè , è un volume, in foglio, composto di 141 carte, delle quali le ia-5a, I33a-I39a, I4ia non sono numerate, e le 6a-i32a, I40a sono numerate nei margini superiori dei recto coi coi numeri 1-59, 62-129, 137. Nelle linee 14-16 del rovescio della 2ia di queste 141 carte, numerata nel suo recto col numero 16, si legge : « Si uis habere perfectam notitiam aurei numeri diuide annos domini per .xvnij. et adde .1. Et » quicquid supererit ultra .xvmj. erit aureus numerus illius anni ». — 593 — Cioè « Se a sia un anno dell’era Cristiana, x il numero aureo dell’anno medesimo, » k il resto della divisione di a per 19, si ha x = k + 1. » In questo passo del suddetto codice Magliabechiano Classe XXII, n? 22 è indicata la regola per deter- minare il numero aureo d'un anno dato dell’Era Cristiana che trovasi data ed appli- cata al caso di a=i47S nel passo riportato di sopra (pag. 581, lin. 3-19) della carta 57a verso della suddetta edizione del 1478 (Vedi sopra, pag. ssi, lin. 39-42). Il suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XXII, n? 22 » è legato in assieme coperte internamente di carta bianca, ed esternamente di vacchetta con impressioni a secco. Nella parte superiore del dorso di questo codice è incollato un cartellino nel quale è scritto a penna « 372 ». Più sotto nel medesimo dorso è incollato un altro cartellino più grande nel quale è scritto a penna « xxn || anon. || et alia. || 2». Nella parte inferiore del medesimo dorso è scritto a penna « 22 ». La Biblioteca Magliabechiana di Firenze possiede un manoscritto intitolato « Catalogo (| dei Codici della Libreria Strozziana || comprati dopo la morte di » Alessandro [| Strozzi da S. A. R. Pietro Leopoldo Gran-||duca di Toscana, e pas- » sati alla Pubbli-||ca Libreria Magliabechiana in conse-|jguenza del Reparto della » medesima ap-||provato dalla prefata A. S. Li 7 Luglio |) 1786: come costa dal Pro- » tocollo della [| Reai Reai Segreteria di Stato di quell’anno || segnato N. XXVlJj » Compilato dal Bibliotecario Propo-|[sto Ferdinando Fossi nel 1789 [| e trascritto » da Antonio Montela-||tici secondo Aiuto de’Custodi |] di questa Libreria |] T. II. » Questo manoscritto è un volume, in foglio, composto di 390 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 2— 18 del recto della seconda di queste 390 carte trovasi il titolo del manoscritto medesimo , riportato di sopra nelle linee 14-20 della presente pagina 593. Nelle linee 6-20 del rovescio della 22a delle medesime 390 carte, si legge : 7 OO c 22. ANON. Cod. XXII. » 6. Descriptio Terrae Sanctae Fratris BOR- Stroz. in Fol. 1 ANON. Liber Compiiti , et Calendarii et » CARDI de Monte Sion, a 1 0 7 . N° 372. » pertinentium ad illa nempe de signis Coe- » 7. Arbor Amoris , et tractatus de eodem » lestibus a_i. » arbore a 124. » 2. Profezie del Beato GIOVACCHINO con » 8. De Statu et Causis praesentis Schismatis » disegni a_Ai. » Fratris THEOPHORI a ili. » 3. Genealogia Jesu Christi ajn. » 9. Codex Membr. in Fol. Saec. XIV. » » 4. De Ludo Schaccorum a ss. » 5. Descriptio Ducum, et Principum Vene- » tiarum usque ad Annum 1423. a_£j2. In questo passo del suddetto manoscritto intitolato « Catalogo || dei Codici della » Libreria Strozziana, ecc.T. II. » il precitato codice contrassegnato «Classe XXII, » n? 22 » è detto « Codex Membr. in Fol. Saec. XIV. » (Vedi sopra, linea 7 della colonna 2a della presente pagina 593), cioè « codice membranaceo in foglio del » secolo decimoquarto ». Dal leggersi nel passo medesimo « Stroz. in Fol. N° 372 » (Vedi sopra, linee 27—28 della presente pagina 593 ) apparisce 1? che il suddetto codice contrassegnato « Classe XXII, n? 22 » era « Strozziano in Foglio, n? 372 »; 2? che per ciò è scritto «372» sul dorso di questo codice (Vedi sopra, linea io della presente pagina 593). Nelle linee 1-29 del rovescio della carta 289% numerata 856, del sopraccitato codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X, n? 76 » (Vedi sopra, pag. 421, lin. 43-44; pag. 422, lin. 1-6), si legge : Stroziano 372 22. Cod V » Liber compiili et Kalendarii cui plurima » alia adcedunt scripta. » Cod. membran. in fol. cum distinctione » columnarum titulis rubricati, initiali- » bus modo rubris modo ceruleis Saec.XV. » plagg. 137. Possessor Codicis hoc » pacto indicatur in plagula operibus » praecedenti Iste liber est Magnifici <&> » clarissimi domini Laurentii lauredano « .q. magnifici domini Marci lauredano » En operum elenchus. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Classe X, n? 76 » il so- praccitato codice contrassegnato « Classe XXII, n? 22 » è detto essere « Saec. XV » (Vedi sopra, linea 6 della colonna ia della presente pagina 594), cioè « del secolo » decimoquinto ». Più oltre nel medesimo codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X, n? 76 » (carte 289% numerata 856 verso-, carta 290% numerata 857, recto e verso-, carta 291% numerata 858 recto , e verso , lin. 1 — 15) sono indicati nove scritti contenuti nel medesimo codice contrassegnato « Classe XXII, 11? 22 », Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecliiana di Fi- renze, contrassegnato « Classe X, n? 78 », e descritto di sopra nelle linee 1 1 — 13 della pagina 592, è composto, come fu detto di sopra (pag. 592, linea 12) di 262 carte. Nelle linee 1-19 del recto della 96a di queste 262 carte, numerata nel mar- gine superiore del suo recto col numero 96, si legge : N? 372 Anon. Liber Compiiti, et » 1. Calendari^ et pertinentium ad ill« a 1. n 2. B. Giovacchino Profezie fìg. a_LL » 3. Genealogia Jesu Cbristi aJLL )) 4. De Ludo Scaccorù a_®l. » 5. Descriptio Ducù, et Principù Venetiarù » vsque ad annù 1473. a _££. » 6. Descriptio Terrae Sanctae Fratris liorgar- » di de Monte Sion a *07. » 7. Arbor Amoris , et Tractatus de eodé ar- » bore a_L!LA. » 8. De Statu, et Causis praesentis Schismatis » Fratris Theophori a_il£. » Cod. Membran. fol. Varia manu scriptus Saec. » XIV ». In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Classe X, n? 78 » il precitato codice contrassegnato « Classe XXII, n? 22, già Strozziano n? 372 » dicesi «Cod.Mem- » bran. fol. Varia manu scriptus Saec. XIV. » (Vedi sopra, linee 7 e 8 della colon- na 4a della presente pagina 594), cioè « Codice membranaceo in foglio scritto da » varie mani nel secolo XIV ». Nelle linee 22-24 del recto della carta 46a del precitato codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X, n? 160 » (Vedi sopra, pag. 592, lin. 32—34) e nelle linee 1— 9 del rovescio della medesima carta 46a è de- scritto il suddetto codice contrassegnato « Classe XXII, n? 22 ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, e contrassegnato «II. IV. 108», cioè « Stanza II, Palchetto IV, n? 108 » è un volume, in 4?, composto di 192 carte, delle quali le ia-i9% 191% I92a non sono numerate, e le 20a— I90a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri i(ia), i(23), 2-74, 74(bis), 75-91, 9i(bis) , 92-168. Nelle linee 16-19 del I20a di queste 192 carte, numerata nel suo recto col numero 98, si legge: « (T Ad trouare launumero. Parti glianni di ebristo per xvnvj. et piglia quello resto che rimane » cauati tucti e dicennoue Poi sopra quello resto giugne vno et quanto sara quello resto gionto vno » tanto e launumero ». Cioè « Se a è un anno dell’Era Cristiana, x il punterò aureo di questo anno, » k il resto della divisione di a per 19 , si ha x — k + 1 ». In questo passo del suddetto codice contrassegnato «Palchetto IV, n? 108» è indicata la regola j er determinare il numero aureo d’un anno dato dell’Era Cristiana, che nel passo ri- ■ — 595 — portato di sopra (pag. 581, lin. 3-19) del rovescio della carta 57a della suddetta edi- zione del 1478 è data ed applicata al caso di a = 1478 (Vedi sopra, pag. 581, lin. 39—42). Il suddetto codice Magliabechiano ora contrassegnato li. Trattato della maniera d’ » assaggiare, e di fare le coppel- )) le. Com. Io ho bolzone, &c. D III. Trattato di Geometria. )> Com. Primamente ti voglio am- » maestrare, &c. » IV. Trattato di Mascalcia, ope- » ra di Giordano Rosso di Cala- ci bria. CavalieredellTmp. Federi- »go .II . Com . Conciosiacosachè intra » tutti gli animali creati , &c. » Questo è un Volgarizzamento diffe- n rente da quello, che trovasi nell’altro » Codice riferito al n. XVIII, ed al Se- s colo XIV. appartiene. i) V. Lauda in onore della B. » Vergine Maria. Com. » Salve Reina, Salve, Salve tan- » to, &c. » Questa Lauda 5 eh’ è in terza rima, » non si trova in varie Raccolte di ta- » li componimenti , che furono date a n stampa. Sta ella in un Codice Zeniano, » nel quale ha per autoreFrat 'Antonio da a Ferrara. » VI. Sonetto in lode di Santa » Croce. Com. » O croce gloriosa d’onor degna, » &c. » Questo Codice apparteneva una volta » ai Signori Rosselli, già del Turco, eli » Firenze , e venne ragguagliato dal Si- li gnor Ah. Pelli con Lettera al Lami in- » serita nelle Novelle Letterarie di Firen- zi ze del 1759. a carte 467. Ma non è » poi esso scritto del 1321. come in quel- li la Lettera si riferisce; poiché alla fine a del Trattato di Mascalcia leggesi, che a lo fu nel 1381. in Firenze, a Il codice manoscritto del quale trovasi una descrizione in questo passo del sud- detto volume intitolato « biblioteca || manoscritta |j di || tommaso Giuseppe |( far- » setti )>, ecc. è (Vedi più oltre, pag. 603, lin. 1-") -il suddetto codice ora Mar- ciano contrassegnato «Classe XI. (de’manoscritti Italiani), n? XVIII. )>, e descritto di sopra nelle linee 13-16 della pagina 601. Nel passo medesimo trovasi per errore « sec. xvii. » (Vedi sopra, linea 2 della colonna ia della presente pagina 602), in vece di « sec. xiv. », il die si vedrà più oltre (pag. 603, lin. 7-12) essere avvertito dal Sig. Andrea Tessier in un passo d’ una sua nota riportato nelle linee 43-55 della presente pagina 602. Un esemplare del suddetto volume intitolato « biblioteca j| manoscritta || di (| » TOMMASO GIUSEPPE j] FARSETTI, eCC. IN VENEZIA |] M. DCC. LXXI. », eCC. è Ol’a posseduto dalla Biblioteca Magliabecbiana di Firenze, e contrassegnato «XI. 6. 73», cioè «Stanza » XI, Palchetto 6, numero 73 progressivo delle opere ora collocatein questo palchetto». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrassegnato « eE.V.I8217 », cioè «Scansia eE, Palchetto V, numero 18217 » progressivo de’volumi ora posseduti dalla Biblioteca medesima » . Posseggo un esemplare scritto interamente dal Sig. Andrea Tessier d’una Nota da lui composta, e firmata « Andrea Tessier ». In questa nota il Sig. Tessier par- lando del suddetto codice Marciano contrassegnato « Classe XI. (de’manoscritli » Italiani), n? XVIII », dice : « Le suddette cifre 1. V. 3. — C. 6. 4. debbono essere relative ad anteriori ubicazioni del presenté » Codice; le cifre 1C. indicano lo Scaffale od Armadio (N? 99) in cui attualmente esso Codice è collocato » nella Marciana , ed il N? 8 indica il Calto dello Scaffale od Armadio stesso. La Classe XI, ed il Cod. » XV III. sono relativi all' attuale classificazione (dei Codici Italiani ) ed all’ attuai numero progressivo nel » Catalogo dei Codici della suddetta Marciana. — Le parole scritte sullo schenale del Volume si riferiscono » a due titoli delle Opere comprese nel presente Codice miscellaneo; ed il N. 117 si riferisce al Catalogo » della celebre Libreria dei Veneti patrizii Farsetti di Venezia, a cui il Codice stesso apparteneva prima del )) passaggio di tutti i Codici della Libreria stessa nella Biblioteca Marciana di Venezia. Veggasi a pag. 301 — » 303 del T. 1. della Biblioteca manoscritta di Tommaso Giuseppe Farsetti patrizio Veneto e Bali del » Sacr Ordine Gerosolimitano. Venezia, 1771, Fenzo, in 12? ove appunto, sotto il progressivo N° romano y> CXVII., sta minutamente descritto esso Codice, eccetto che ivi, per errore di stampa, venne indicato ap- » partenere al secolo XVII., quando invece fuor di dubbio appartiene alla metà circa del Secolo XIV. come » il sottoscritto ha corretto a penna nel proprio esemplare della suddetta Biblioteca manoscritta. » — 603 — Ciò che si legge in questo passo della suddetta Nota del Sig. Tessier, dalla pa- rola « Veggasi « (Vedi sopra, pag. 602, lin. 50) alle parole « suddetta Biblioteca » manoscritta » (Vedi sopra, pag. 602, lin. 55) mostra che il codice Marciano contrassegnato «Classe XI. (de’manoscritti Italiani), n?XVIII. », e descritto disopra nelle linee 13—16 della pagina 601, è quello stesso descritto nel passo riportato di sopra (pag. 602, lin. 6-22) del volume intitolato « biblioteca || manoscritta || di ]( » tommaso Giuseppe jj farsetti, ecc. in Venezia || m.dcc. lxxi. », ecc. Nel medesimo passo della suddetta nota del Sig. Tessier dalle parole « eccetto che » (Vedi sopra, pag. 602, lin. 53) a « Secolo XIV » (Vedi sopra, pag. 602, lin. 54) è avvertito che nel passo riportato di sopra (pag. 602, lin. 6-22) del suddetto volume intitolato <( BIBLIOTECA jj MANOSCRITTA || DI jj TOMMASO GIUSEPPE |[ FARSETTI », eCC. SÌ legge per » errore « sec. xvii. » (Vedi sopra, pag. 602, col. 1% lin. 2) in vece di « sf.c. xiv. ». Si è detto di sopra (pag- 599, lin. 34-35), che l’I. R. Biblioteca Marciana di Venezia possiede un catalogo di manoscritti italiani ora posseduti dalla Biblioteca medesima, e composto di sei volumi, in foglio. Il sesto ed ultimo di questi sèi volumi, contrassegnato «P.n? 6 », è composto di 434 pagine, delle quali le ia, 2% 36a— I64a,252a— 434a non sono numerate, é le 3a— 35a, t65a— 25ia sono numerate coi numeri 1—33, 1 — ss. Nelle linee 6-7 della I73a di queste 434 pagine , numerata col numero 9 , si legge : xnx I Cod. XVIII. Cart. in f? Sec. XVIIII. Farsù CXVII. « alia. a. | libro L’Aritmetica. Com: Se ci fosse dato ec. » In questo passo del suddetto volume contrassegnato « P. n? 6 » il precitato codice Marciano contrassegnato « Classe XI. (de’manoscritti Italiani), n? XVIII » è descritto ed erroneamente detto del « Sec. XVII. » (Vedi sopra, linea 20 della presente pagina 603), giacché questo codice è del secolo decimoquarto (Vedi sopra, pag. 602, lin. 27-31, 53-54, e linee 7—12 della presente pagina S03). Sembra che nel passo medesimo la pa- rola abbreviata « Fars.1 » (Vedi sopra, linea 20 della presente pagina 603) valga « bi- » BLIOTECA || MANOSCRITTA || DI |j TOMMASO GIUSEPPE FARSE TTljj PATRIZIO VENETO, ||e BALI jj » Del Sagr’ Ordine Gerosolimitano || in Venezia, |j m. dcc. lxxi. || Nella Stamperia »Fenzo.]| con licenza de’superiori. », cioè indica che questo codice è descritto e detto del secolo XVII (Vedi sopra,pag.602, col. ia,lin. 2, e linea 20 della presente pagina 603) nel passo riportato di sopra (pag.602, lin. 6-22) del suddetto volume intitolato » è legato in cartone, co- perto esternamente di pelle verde. Sul dorso di questo manoscritto è impresso in caratteri dorati il titolo riportato di sopra (linea 21-22 della presente pagina 606) di questo manoscritto. La Biblioteca Imperiale di Parigi possiede anche un manoscritto contrasse- gnato « Catalogues 5i » ed intitolato « catalogue [| de l’ ancien || supplement || » N^f 365 - 579. » Questo manoscritto è un volume, in 4?, composto di 361 car- te, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1—8 del recto della 244a di queste 361 carte, si legge: « 461 en dedans .8. 9. 10. || in f? || pet. [| mar. r. fb Va- ti) Un’altra parte del suddetto « inventaire || des manuscrits », ecc. trovasi in un volume in- titolato « BIBLIOTHÈQUE |) DE L’ÉCOLE |1 DES CHARTES. 24e 11 ANNÉE. || CINQU1ÈME SÈRIE. || TOME QUA- » trième. || paris, || Ale. L. HEROLD, successeur de Franck, || Libraire de la Societé de l’École » Impériale des Chartes, || rue de richelieu, 67. li 1863. » (pagina 199a, non numerata; pagine 200a — 250a, numerate 186—236). — 607 — » ria Astronomica, jj et Arithmetica || Collòt || Trois. volumes. [| N? 111 = 113 ». Uno de’tre volumi che in questo passo del suddetto manoscritto contrassegnato « Ca- » talogues 5| » diconsi contrassegnati « N? 111=113 » è il precitato codice ora contrassegnato « Fonds Latin , n? 10252, gi'a Supplément Latin , n? 113 ». Il sud- detto manoscritto contrassegnato « Catalogues 5| » è legato in cartone coperto esternamente di carta colorita a marmo con dorso di pergamena. Su questo dorso trovasi il titolo riportato di sopra (pag. 606, lin. 36-37) del volume medesimo. La Biblioteca Imperiale di Parigi possiede anche un manoscritto contrassegnato « Catalogues 100 » ed intitolato « Manuscrits j| de la || bibliothèque|| royale ||Fonds || » divers. j| Supplement (| Latin j| I |J 1 À 200 ». Questo manoscritto è un volume, in 4? , composto di 243 carte , niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-4 del recto della i22a di queste 243 carte, si legge: « N? 113 lat. j| Suppl. 461 [| De Arith- » metica et Algorismo !| 1 voi. in 4? pap. 1476 » . II suddetto manoscritto contras- segnato vtile a ciascheduno, e particolarmente » Astrologò Fisionomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Barbieri, Distillatori, Alchi-|j » misti Agricoltori, Pittori, Musici, Nocchieri, Viandanti, Mastri di Campo , || » Sargenti Maggiori, Aiutanti, e qualunqu’altra persona curiosa. (| Con tre Ta- » uole, Vna delli Trattati nel principio, & l’altre due nel fine dell’Opera, || Vna » clelli Capitoli, e l’altra d’ alcune cose più notabili. || in ancona , Appresso il » beltrano, mdcliii. || con licenza de’ss. svperiori. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 400 pagine, delle quali le ia-i2a, 3i9a-334a, 39ia-400a non sono numerate, e le I3a-3i8a, 335a— 390a sono numerate coi numeri 1-30G, 327-382. Nelle linee 38—46 della colonna seconda della I40a di queste 400 pagine, la qual pagina I40a è numerata col numero 128, e nelle linee 1—2 della colonna prima della I4ia delle medesime 400 pagine, la qual pagina I4ia è numerata col numero 129, si legge: « Volendo sapere quanto habbiamo » giungete vno, quale era auanti alli an- » auanza 18. giungetene vno, che fann » (l’Aureo numero questo anno 1652. si » ni del nostro Saluatore, e quello sara I’ » 19 & 19 hauemo di Aureo numero, » farà così, partasi li detti anni 1652 per » aureo numero di quell’anno, come in » l’anno 1653 n’haueremo 1. » j » 19 & à quello numero, che vi auanza » questo si vede, che leuatene tutti li 19 Cioè « Se x sia il numero aureo dell’anno corrente 1652, essendo 18 il resto della » divisione di 1652 per 19 (giacche 86 + ||), ed avendosi 18+1=19, sarà x=i9, » e però 1 sarà il numero aureo del 1653 ». In questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco [| perpetvo||di rvtilio benincasa cosentino, ecc. in ancona, ecc. » mdcliii. » è applicata al caso di a = 1652 la regola per determinare il numero aureo d’un anno dato dell’Era Cristiana, che nel passo riportato di sopra (pag. 581, lin. 3 — 19) del rovescio della carta 57a della suddetta edizione del 1478 trovasi data ed applicata al caso di a = 1478 (Vedi sopra, pag. 581, lin. 39-42). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contras- segnato « in 8? V. 1372 A » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « ALMANACCo||PERPETVo|| DI RVTILIO BENINCASA COSENTINO, eCC. IN ANCONA, eCC. MDCLIII ». Un altro esemplare dell’edizione medesima è ora posseduto dalla I. R. Biblioteca di Vienna, e contrassegnato « 72. V. 68 », cioè « Scansia 72, Palchetto V, numero » 68 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 612, lin. 23-29) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « ALMANACCO |] PERPETVO (| DI RVTILIO BENINCASA || COSENTINO, || Illustrato, e di- » uiso in Cinque Parti, || da |] ottavio beltrano [| Di Terranoua di Calabria Ci- » tra, || Come segue nella seguente Pagina. |j Opera molto necessaria, e dilet- » teuole, come anco di gran || giouamento dsP vtile à ciascheduno , e particolar- » mente || Ad Astrologò Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Barbieri, |j Distillatori, » Archimisti, Agricoltori, Pittori, Nocchieri, || Viandanti, Mastri di Campo, Sar- » genti Maggiori, || Aiutanti, e qualunque altra persona curiosa, (j Con due co- — 612 — » piosissime Tauole di tutto quello che |] si contiene nel presente Almanacco. || » in venetia, m.dc.lv.||appresso i givnti.|| Con Licenza de' Superiori, e Priuilegio. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 694 pagine, delle quali le ia— 32a, 322a— 325% 55ia, 552a non sono numerate, e le 33a-32ia, 326a-550a, 553a-694a sono nume- rate coi numeri 1-289, 294-331, 323, 333-368, 367-459, *90 ( sic ), 461-504, 509, 506-508, 505, 510-516, 3-65, 64, 65, 68, 69, 68, 69, 72, 73, 72, 73, 76, 77, 76-142. Nelle linee 16—22 della 260a di queste 694 pagine, numerata col numero 228, si legge : otite ci ciascheduno , |{ e par- » ticolarmente, || Ad Astrologi, Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Bar-||bieri, » Distillatori, Archimisti, Agricoltori, Pittori, || Nocchieri, Viandanti , Mastri di » Campo, Sar-|[genti Maggiori, Aiutanti, e qualunque || altra persona curiosa. || » Con due copiosissime Tauole di tutto quello , che si (] contiene nel presente » Almanacco. || in venetia, m. dc. lxxi. |] Per Gio: Francesco Valuasense, || Con a licenza de' Superiori . » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 684 pagine, delle quali le ia— I6a, 306a— 309% 53ia— 534% 539a-546a non sono numerate, e le na— 305a, 3ioa— 530a, 535a— 538a, 547a— 6841 sono numerate coi numeri d — 218, 216, 220-221, 204, 225-255, 56, 257-266, 257, 268-281, 138, 283-289, 294-317, 762, 319-360, 353, 362- 368, 367-410, 413, 412-512, 3-12, 31, 14—65, 64, 65, 68, 69, 68, 69, 72, 73, 72, 73, 76, 77, 76, 77, 80, 79-94, 195, 96-98, 199, 100-102, 123, 104-142. Nelle linee 16-22 della 244a di queste 684 pagine, numerata col numero 228, si legge : « Volendo sapere quanto Gabbiamo d’ Aureo num. que- » num. di quell’anno, come in questo si vede che Ieuatenlutuil » sto anno 1652. si faran così, partasi li detti anni 1552. per 19. » li 19 auanza 18. ginngere (sic) vno, che fanno 19. & 19 ijleu » & a quello numero , che vi auanza giungete vno , quale era » di Aureo numero, e l’anno 1652. ne liaueremo 1. » » auanti alli anni del nostro Saluatore , e quello sarà l’aureo Questo passo della suddetta edizione intitolata > otite à ciascheduno , e particolarmente [] Ad Astrologi, Fisonomici, Medici, » Fisici, Chirurgi, Barbieri, (| Distillatori, Alchimisti, Agricoltori, Pittori, Noc- » chieri, [| Viandanti, Mastri di Campo, Sargenti Maggiori, Aiutanti, || & a qua- » lunque altra persona curiosa. |] Con due Copiosissime Tauole di tutto quello, » che si contiene nel (| presente Almanacco. || In quest’ vltima impressione da in- » finiti errori, che v’erano, |j massime nell’Aritmetica, espurgato, & emendato. || » in venetia, m. dc. lxxvi. [j Appresso Gio: Pietro Brigonci. || Con licenza de'Su- — 615 — mie il} » periori. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 688 pagine, delle quali le ia— 24% 543a— 546a non sono numerate, e le 25a— 542% 547a— 687a sono numerate coi numeri 1 — 149, 450, 151—174, 475, 176, 117, 178-186, 197, 188—368. 367-516, 3-79, 79— 94, 97—144. Nelle linee 16—22 della 242a di queste 688 pagine, numerata col nu- mero 228, si legge : « dolendo sapere quanto habbiamo d’aureo numero questo » di quell’anno, come in questo si vede, che leuatone tutti li 19. uno 1652. si faranno così, partasi li detti anni 1652. per 19. & » auanza 18. giungete vno, che fanno 19. & 19. hauemo di aureo quel numero , che ui auanza giungete vno , quale era auanti » numero, e l’anno 1653. ne haueremo 1. » gl’ anni del Nostro Saluatore , e quello sarà 1’ aureo numero Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || ferpetvo |] di ryti- » LIO BEN1NCASA [| COSENTINO, CCC. IN VENETIA, M. DC. LXXV1 » è identico Col paSSO riportato di sopra (pag. 611, lin. 19-22) delle carte numerate 128, 129 della sud- detta edizione intitolata « almanacco [| perpetvo |] di rvtilio benincasa cosentino, ecc . IN ANCONA, eCC. MDCL111 », salvo le varietà seguenti : BENINCASA, BENINCASA , BENINCASA , BENINCASA, PaS- col. lin. ALMANACCO, pag. lin. ALMANACCO, PaS- col. lin. ALMANACCO, pag. lin. ALMANACCO, ANCONA 1653. VENETIA 1676. ANCONA 1653. VENETIA 1676. nr 39 Aureo 228 16 aureo 128 ~2~ nostro 228 i> Nostro 40 farà 17 faranno » sarà D sara 41 quello 18 quel 45 leuatene 20 leuatone 42 » 129 46 giungetene 21 giungete giungete a giungere 1 1 Aureo » aureo » al 1 i 19 agl’ 2 n’haueremo | 22 ne haueremo In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Marciana di Venezia, e contras- segnato « n? 54186 », cioè (c numero 54186 progressivo dei volumi stampati ora posse- » duti dalla Biblioteca medesima » trovasi un esemplare della suddetta edizione in- titolata « ALMANACCO || PEP.PETVo||dI RVTILIO BENINCASA||cOSENTINO, eCC. IN VENETIA , M.DC. » lxxvi ». Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora pos- seduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « in 8? V. 2365+ A». Più oltre (pag. 616, lin. 15— 20) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata 10 1652. si faran così, partasi li detti anni 1552. (sic) per 19. & a » auanza 18. giungete vno , che fanno 19. & 19. hauemo di Au- ’Muello numero , che vi auanza giungete vno , quale era auanti » reo numero, e l’anno 1652. (sic) ne haueremo 1. » 'Olii anni del nostro Saluatore , e quello sarà 1’ aureo num. di 79 — 616 — Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo [| di rvti- » LIO BENINCASA |J COSENTINO, eCC. IN VENETIA, M. DC. LXXXI.» è identico Col paSSO riportato di sopra (pag. 6H, lin. 19-22) delle pagine numerate 128, 129 della sud- detta edizione intitolata « almanacco || perpetvo [| di rvtilio benincasa cosentino, » ecc. in ancona, ecc. mdcliii », salvo le varietà seguenti : Pag- col. lin. BENINCASA, ALMANACCO, ANCONA, 1653. Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA, 1681- Pag- col. lin. BENINCASA, ALMANACCO, ANCONA, 1653. Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA, 1681. 128 2 39 numero 228 16 num. 128 ~ 2 45 vede. 228 ”22 si faran così, partasi li detti anni 1552. (sic) per 19. & à quello » te vno, che fanno 19. & 19. hauemo di aureo numero, e l’anno 1653 •o , che vi auanza giungete vno , quale era auanti alli anni « n’haueremo 1 ». >stro Saluatore, e quello sarà l’aureo numer. di quell’anno. Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco [| perpetvo. [| di rvti- » LIO RENINCASA || CONSENTINO, eCC. IN VENETIA, eCC. M. DC. LXXXXI » è identico Col passo riportalo di sopra (pag. 6H, lin. 19—22) delle pagine numerate 128, 129 della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo jj di rvtilio benincasa cosentino, ecc. in ancona, ecc. MDCLiii », salvo le varietà seguenti : PaS- col. lin. BENINCASA, ALMANACCO. ANCONA, 1653 Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO. VENETIA, 1691. pag. col. lin. BENINCASA, ALMANACCO, ANCONA, 1653. PaS- BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA, 1691. 128 2 39 numero 228 16 numer ~128 _ 2 ~U numero ~228 » numer. 40 farà 17 faran 45 vede, 20 vede > 1652 » 1552. 46 giungetene 20—21 giunge-|te 41 a !> a 129 1 1 Aureo 21 aureo 43 sara 19 sarà Più oltre (pag. 618, lin. 11-I8) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « ALMANACCO [| PERPETVO || DI RVTILIO BENINCASA [| CONSENTINO, || Illustrato e » diuiso in Cinque Parti, [) da || ottavio beltrano [| Di Terranoua di Calabria » Citra, (| Come segue nella seguente Pagina. | Opera molto necessaria , e dilet- » teuole, come anco di gran |] giouamento , (b> vtile di ciascheduno, || e par- vi ticolarmente (| Ad Astrologò Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Bar-||bieri, » Distillatori, Alchimisti, Agricoltori, Pittori, |J Nocchieri, Viandanti, Mastri di » Campo, Sar-||genti Maggiori, Aiutanti, e qualunque jj altra persona curiosa. [| » Con due copiosissime Tauole di tutto quello, che si [| contiene nel presente » Almanacco. || in venetia m. dc. lxxxxvii. jj Per il Milocho. |] con licenza de' » svperiori. » Questa edizione è un volume , in 8% composto di 682 pagine , delle quali le ia-20% 23% 310% 31 1% 537a-544a non sono numerate, e le 21% 22% 24a —309% 3i2a— 536% 545a-682a sono numerate coi numeri 1, 2, 4-116, li, 118— 128, 133- 135, 16, 129-132, 141-144, 137-259, 250, 261-273, 278, 279, 276, 277, 274, 275, 280, 281, 286, 287, 284, 285, 282, 283, 288, 289, 294-322, 23, 324-368, 367-516, 3-80, 79-140. Nelle linee 16— 22 della 248a di queste 682 pagine, numerata col numero 228, si legge: Volendo sapere quanto habbiamo d’Aureo num. questo an- » quell’anno, come in questo si vede che leuatene tutti li 19. : 1652. si faran così, partasi li detti anni 1552. (sic) per 19. & ha » auanza 18 giungete vno, che fanno 19 & 19. hauemo di Au- lo numero, che vi auanza giungete vno, quale era auanti » reo numero, e l’anno 1652. (sic) ne haueremo 1. » 1 anni del nostro Saluatore , e quello sarà 1’ aureo num. di Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo [j di rvti- » Lio benincasa |j consentino, ecc. in venetia m. dc. lxxxxvii. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 611, lin. 19-22) delle pagine numerate 128, 129 della sud- — 618 — detta edizione intitolata « almanacco || perpetvo [| di rvtilio benincasa cosentino , ecc. in ancona, ecc. mdcliii », salvo le varietà seguenti : Pa8- col. lin. BENINCASA, almanacco, ANCONA, 1653. Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO. VENETIA, 1697. pag. col. lin. BENINCASA, ALMANACCO, ANCONA, 1653. Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA , 1697. 128 2 39 numero 228 16 num. 128 2 44 numero “228 a num. 40 farà 17 faran 45 vede 20 vede » 1652 1552. » 19 » 19. 41 19 !> 19. 46 giungetene 21 giungete 43 sara 19 sara 129 1 2 1653 n’haueremo 22 1652. ne haueremo In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Nazionale di Modena, e contras- segnato «A. LXV. I.12 », cioè « Sala Aggiunta, Scansia LXV, palchetto nono » segnato I, numero 12 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « almanacco |] perpetvo || » di rvtilio benincasa || consentino, ecc. in venetia m. dc. lxxxxvii ». Un altro esemplare della medesima edizione è ora posseduto dalla I. R. Biblioteca di Corte di Vienna, e eontrassegnato utile di ciasceduno (sic), e par- ti ticolarmente [| Ad Astrologi, Fisonomici, Medici Fisici, Chirurgi, Barbieri, [| » Distillatori, Alchimisti, agricoltori, Pittori, Nocchieri, j| Viandanti , Mastri di » campo, Sergenti, Maggiori, || Aiutanti , e qualunque altra persona curiosa. || » Con due copiosissime Tauole di tutto quello, che si |] contiene nel presente a Almanacco. |j Dedicato alFlllustriss. Sig. j| fra. Pietro fvlzes || Nob. di Beluno, » e Cavalier di Malta. || in ceneda, Nella Stamperia del Seminario |] Per Dome- a nico Louisa. (| Con Licenza de' Superiori, » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 690 pagine, delle quali le ia— 32% 298% 322a— 325a, 549a , 550a non sono numerate, e le 33a-297% 299a-32i% 326a-548% 55ia-690a sono numerate coi nu- meri 1, 4, 5, 4, 5, 8, 9, 8, 9, 12, 13, 12, 13, 16, 17, 16-131, 134, 133-135, 140, 141, 138, 139, 136-190, 291, 192-221, 215, 223-265, 267-289, 294-337, 38, 339-368, 367-475, 674, 477-516, 3-80, 79-140. Nelle linee 6-21 della 260a di queste 690 pagine, nu- merata col numero 228, si legge : (c Questo Aureo num. fìi formato da Giulio Ce- » sto mese nato il nostro Saluatore la S. M; Chiesa Romana 1 » sare quando formò il Calendario, e lo principiò al 1 di Gen- » ha perciò anco confermato , che dal detto mese habbia prin- » naro, come primo mese dell’Anno , e ben vero, che il primo » cipio l’anno 1652. si faran così, partasi li detti anni 1512.^ per » dell’anno anticamente principiaua dal mese di Marzo, così » 19. & a quello numero , che vi auàza giungete vno, qual’ era » fu ordinato da Romolo , ma sappiate , che all’ bora l’ano era ;> auanti alli anni del N: Saluatore; e quello sarà l’aureo num. » di diece mesi, ma da N. Pompilio, ve ne furono aggiunti due » di quell anno, come in questo si vede che leuatene tutti li 19. » altri mesi, e furono chiamati Gennaro, e Febraro, evolse, che » auanza 18 giungete vno, che fanno 19. & 19 hauemo di Au- » Gennaro fusse il capo dell’anno , e per esserui vicino a que- )> reo numero, e l’anno 1652 (sic) ne haueremo 1 ». Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolata «almanacco » perpetuo || di rutilio benincasa || consentino, ecc. in ceneda », ecc. da « anno » 1652. » (Vedi sopra, linea 3 della colonna 2a della presente pagina 619) fino a « ne » haueremo 1 » (Vedi sopra, linea 8 della medesima colonna 2a) è identico con ciò che si riporta di sopra nelle linee 19-22 della pagina 611, da « anno 1652. » (Vedi sopra, pag. 611, col. i% lin. 2) a « n’haueremo 1 » (Vedi sopra, pag. 611, col. 3% lin. 3), salvo le varietà seguenti : pag- col. lin. BENINCASA , ALMANACCO. ANCONA, 1653. Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO. ceneda(s£az’aaao ). Pag- col. lin. BENINCASA, almanacco, ANCONA, 1653. Pag- lin . BENINCASA, ALMANACCO, CENEDA (SENZ’ANNO). 128 2 40 fari 228 16 faran 128 ~ ~U numero ~228 » num. » 1652 » 1512. 9 quell’anno 19 quell anno 41 a 17 a 45 vede, » vede 9 auanza 9 auàza 9 19 D 10. 42 quale era 9 qual'era 46 giungetene 20 giungete 43 nostro Saluatore, 18 N: Saluatore; 129 1 1 19 & 19. 3) 19. & 19 . » sara sarà 1 2 1653 n’haueremo 21 1652 ne haueremo In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Parma, e contrassegnato « M. XI. 36 », cioè « Scansia M, Palchetto XI, numero 36 progressivo de’volumi » ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edi- zione intitolata « almanacco j| perpetuo |] di rutilio benincasa || consentino, ecc. in » ceneda », ecc. Un altro esemplare di questa edizione è ora da me posseduto, e contrassegnato « n? 133 ». ! — 620 — In un volume ora da me posseduto , e contrassegnato « n? 123 » trovasi un esemplare d’una edizione intitolata « almanacco || perpetvo |j di kvtilio benincasa|| » cosentino, [| Illustratole diuiso in Cinque Parti , [| da ottavio beltrano||Dì Ter- » ranoua di Calabria Citra, || Come segue nella seguente Pagina. || Opera molto » necessaria , e diletteuole, come anco di gran || giouamento, (&> vtile di ciasche- » duno , || e particolarmente [| Ad Astrologò Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, » Bar- ||bieri , Distillatori, Alchimisti, Agricoltori, Pittori, || Nocchieri, Viandanti, » Mastri di Campo, Sar-||genti Maggiori, Aiutanti, e qualunque || altra persona cu- » riosa. || Con due copiosissime Tauole di tutto quello, che si || contiene nel pre- » sente Almanacco. [| in venetia, m.dc.lxxxiiii. || Per Domenico Miloclio |j con Li- ft cenza de' superiori. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 684 pa- gine, delle quali le ia-24a, 3i4a-3l7% 4i6a, 54ia-544a non sono numerate, e le 25a-3i3a, 3i8a— 4l5a, 4i7a-540a, 545a-684a sono numerate coi numeri 1-205, 126, 207-242, 423, 244- 268, 290, 270-289, 294-298, 399, 300-381, 82, 383—391, 393-460, 46, 462-476, 447, 478-484, 475, 486-516, 3-80, 79-140. Nelle linee 16-22 della 2521 di queste 684 pagine, nu- meraa col numero 228, si legge : « Volendo sapere quanto habbiamo d’ Aureo num. que- )> num. di quell’anno, come in questo si vede che leuatene tuj » sto anno 1684. si faran così partasi li detti anni 1684. per 19. » li 19. auanza 12. giungere vno , che fanno 13. & 13. haueil )) & a quello numero , che vi auanza giungere vno , quale era » di Aureo numero, e l’anno 1685. ne haueremo 14. » » auanti alti anni del nostro Saluatore , e quello sarà 1’ aureo Cioè « Se x sia il numero aureo del corrente anno 1684, essendo 12 il resto della di- » visione di 1684 per 19 (giacche = 88 + jf ), ed avendosi 12 + 1 = 13, sarà, x = 13 » ed x + 1 = 14 il numero aureo dell’anno 1685 ». In questo passo della suddetta edizione intitolata Con due copiosissime Tauole di tutto quello , che si || contiene nel presente » Almanacco || in yenetia, mdcc. || Per Francesco Groppo. || Con licenza de'Supe- » riori. » Quest’edizione è un volume, in 8?, composto di 684 pagine, delle quali le ia— 24a, 104% 3i4a— 317% 543% 544% 547% 574a 576a non sono numerate, e le 25a— I07a , I09a— 313% 3i8a— 542% 545% 546% 548a-573a, 575a-684a sono numerate coi numeri 1—14, 5, 16-28, 92, 30-78, 59, 80-83, 85-233, 408, 235, 236, 234, 400, 239-283, 264, 285-289, 491, 401, 295-362, 36, 364-368, 367-516, 3, 4, 6-11, 2, 13-31, 33-80, 79-140. Nelle linee 16-22 della 252a di queste 684 pagine, numerata col numero 228, si legge : « Volendo sapere quanto habbiamo d’ Aureo num que » num. di quell’anno, e come in qnesto (sic) si vede che leuatene tut- ) anno 1684, si faran così partasi li detti anni 1684. per ig. » ti li 19- auanza 12. giungere vno, che fanno 13 & 13. hauemo la quello numero , che vi auanza giungere vno quale era » di Aureo numero, e l’anno 1685. ne hauremo 14. » . anti alli anni del nostro Saluatore , e quello sara l’aureo Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo |j di rvti- » lio benincasa || cosentino, ecc. in venetia, m. dcc. » è identico col passo ripor- tato di sopra (pag. 620, lin. 17-20) della pagina numerata 228 della suddetta edi- zione intitolata « almanacco [j perpetvo || di rvtilio benincasa || cosentino, ecc. in » venetia, m. dc. lxxxiiii. |j Per Domenico Milocho. », salvo le varietà seguenti : P3g- lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA, 1684. Pag' lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA, 1700. pag. lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENETIA, 1684. Pag- lin. BENINCASA, ALMANACCO. VENETIA, 1700. 228 16 num. 228 16 num 228 20 anno, come 228 20 anno, e come 17 19. 17 i9. » questo » questo 18 vno. 18 vno 22 haueremo 1 22 hauremo 19 sara 19 sara 1 1 In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrasse- gnato « 4. 3.42 », cioè « Scansia 4, Palchetto 3, numero 42 progressivo de’vo- » lumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo |j di rvtilio benincasa || cosentino, ecc. » in venetia, m. dcc. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un vo- lume ora da me posseduto, e contrassegnato « n? 126 ». Più oltre (pag. 622, lin. 24-31) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « almanacco II perpetuo IJ di rutilio benincasa || cosentino, || Illustrato , e » diviso in Cinque Parti |] da || ottavio beltrano (| Di Terranova di Calabria Ci- » tra; (| Opera molto necessaria , e dilettevole , come anco di gran || giovamen- » to, djy utile à ciascheduno , e particolarmente || Ad Astrologò Fisonomici, Me- » dici, Fisici, Cliirurgi, Barbieri, || Distillatori, Alchimisti, Agricoltori, Pittori, » Nocchieri, [) Viandanti, Mastri di Campo , Sargenti Maggiori , |) Ajutanti , e — 622 — » qualunque altra persona curiosa. j| S'è aggiunta in quest' ultima edizione una » nova ordinatane del far || della Luna, e suoi Aspetti , del Calendario, e de » Moti Celesti (| ad' uso degl’ Anni correnti , e narratione delle Historie , || e cu- » riosità del Mondo || Con due copiosissime Tavole di tutto quello, che si || con- » tiene nel presente Almanacco. f| in bassano, m. dccxx. || Per Gio: Antonio Remon- » ,dini. [| con licenza de' superiori. » Quest’edizione è un volume, in 4?, com- posto di 720 pagine, delle quali le ia-24a, 3i8a-32la, 577a, 578a non sono numerate, e le 2oa~3i7% 322a— 576% 579a— 720a sono numerate coi numeri 1-132, 137, 134—227, 260, 229-236, 234,238-291, 288, 293, 298-311, 112. 313-476, 377, 478, 479, 430, 481-503, 508, 509, 506, 507, 512, 513, 510, 511, 516, 513-528, 533-548, 545-552, 555-655, 556, 657-696. Nelle linee 17-23 della 255a di queste 720 pagine, numerata col numero 231, si legge: utile à ciascheduno, e particolarmente\\A.d Astrologò » Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Barbieri, || Distillatori, Alchimisti, Agricol- » tori, Pittori, Nocchieri, [| Viandanti, Mastri di Campo, Sargenti Maggiori, || Aju- » tanti, e qualunque altra persona curiosa. [| S'è aggiunta in quest’ ultima editione » una nova ordinatione del far della |] Luna, e suoi Aspetti, del Calendario, e » de Moti Celesti ad [| uso degl' Anni correnti, e narratione delle Historie, e || » curiosità del Mondo. || Con due copiosissime Tavole di tutto quello, che si [| » contiene nel presente Almanacco. || in bassano, mdccxl. [| Per Gio: Antonio Re- » mondini. || con licenza de' superiori. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 720 pagine, delle quali le ia— 24% 32% 3i8a— 321% 444% 577% 578a non sono numerate, e le 25a-3i% 33a-3i7% 322a-443% 445a-576a, 579a-720a sono numerate coi numeri 1-7, 9-61, 82, 63-144, 245, 146-216, 271, 218-250, 151, 252-258, 159, 260 -293, 298-314, 215, 316-398, 369, 400-419, 421-452, 353, 454-528, 533-536, 573, 538- 542, 545, 544-548, 545-552, 555-557, 528, 559-563, 568, 565-568, 560, 570-627, 434, 629 -638, 659, 640-670, 661, 672-696. Nelle linee 17-23 della 255a di queste 720 pagine, numerata col numero 231, si legge : « Volendo sapere quanto babbiamo d’Aureo nu. quest’ » quell’anno, come in questo si vede che levatene tutti li 19. a- >;nno 1720. si faran così, partasi li detti anni 1720. per 19. &a » vanza 10. giungete uno, che fanno 11. & 11. havemo di Aureo ) uello numero, che vi avanza giungete uno, quale era avanti » numero, e l’anno 1721. ne haveremo 12. » > illi anni del nostro Salvatore, e quello sarà l’Aureo numer. di Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || di ru- » TILIO BENINCASA || COSENTINO , eCC. IN BASSANO , MDCCXL. » è identico Col paSSO riportato di sopra (pag. 622, lin. 11-14) della suddetta edizione intitolata « al- » MANACCO II PERPETUO |%DI RUTILIO BENINCASA || COSENTINO, eCC. IN BASSANO, MDCCXX )), salvo le varietà seguenti : P2S- lin. BENINCASA, ALMANACCO, BASSANO, 1720. PaS' lin. BENINCASA, ALMANACCO, BASSANO, 1740. 231 17 num. 231 17 nu. 18 a 18 a 20 num. 20 numer. in un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « Q. Vili. 145 », cioè « Scansia Q, Palchetto Vili, numero 145 » progressivo fle’volumi ora collocati in questo Palchetto » trovasi un esemplare 80 — 624 — della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || di rutilio benincasa || » cosentino, ecc. in bassano, mdccxl ». Un altro esemplare di questa edizione è ora posseduto dall’I. e R. Biblioteca Marciana di Venezia, e contrassegnato « N? 54188 », cioè « numero 54188 progressivo de’ libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca » medesima ». Più oltre (linee 36—43 della presente pagina 624) sono indicati due Esemplari d’una edizione intitolata cc almanacco||perpetuo || di || rutilio benincasa || cosentino, || Illu- » strato , e diviso in Cinque Parti || da |j ottavio beltrano || Di Terranova diCala- » bria Citta; || Opera non meno dilettevole che necessaria a qualsivoglia genere || » di Persone , e particolarmente agli amatori delle\\belle Arti, e a tutti quelli che » si esercitano || nelle più nobili professioni. || In questa nuova Edizione aggiun- » tovi le Lunazioni, e Mo-||vimenti celesti, del perpetuo Calendario, e di varie [| » Istorie e Curiosità de’tempi antichi e moderni. || E con due Tavole di quanto » si contiene nell’Opera medesima. || in Venezia, |) mdccliv. |) nella stamperia re- » mondini. [| con licenza de’ superiori . » Questa edizione è un volume, in 8?, com- posto di 720 pagine, delle quali le ia— 24a 251% 3i8a-32i% 577a— 578a non sono nume- rate,e le 25a-250%252a-3i7%322a-576a,579a-720a sono numerate coi numeri i-106,10ì, (sic) 108-110, 107, 112-131, 131, 133-143, 54, 145-149, 250, 151-153, 304, 155-212, 223, 214-218, 229, 220-226, 228-232, 133, 342, 235-237, £23, (sic) 239-250,151,252-258, 159,260-286, 782, 288, 489, 290-293, 298-319, 310, 321-376, 577, 378-459, 490, 461-528, 533-538, 595, 540-548, 545-552, 555-644, 14«, 646-655, 56, 657-696. Nelle linee 17-23 della 255a di queste 720 pagine, numerata col numero 231, si legge : « Volendo sapere quanto abbiamo d’ Aureo nu. quest’ » quell’anno, come in questo si vede che levatene tutti lift i » anno 1754 si faran così, partasi li detti anni 1754 per 19 ed a » vanza 6 giungete uno , che farà 7 e 7 avemo di Aureftu » quel numero, che vi avanza giungete uno, quale era avanti » mero, e l’anno 1755 ne averemo 8 ». » agli anni del nostro Salvatore , e quello sarà l’Aureo numer. di Cioè « Se x sia il numero aureo dell’anno corrente 1754, essendo 6 il resto della divi- » sione di 1754 per 19 (giacché A|f| = 92 + ff), ed avendosi 6+1=7, sarà 7 il numero » aureo dell’anno corrente 1754, ed x + 1 = 8 il numero aureo del prossimo anno » 1755 ». In questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || » di || rvtilio benincasa, ecc. in Venezia, || mdccliv. »,ecc. è applicata al caso di a — 1754 la regola per determinare il numero aureo d’un anno dato dell’Era Cristiana, che nel passo riportato di sopra (pag. 581, lin. 3—19) del rovescio della carta 57a della suddetta edizione del 1478, trovasi data ed applicata al caso di a = 1478 (Vedi sopra, pag. 581, lin. 39-42). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e con- trassegnato « S. N. T. II. si », cioè « Sala Nuova, Scansia T, Palchetto II, nu- » mero 81 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « almanacco [| perpetuo || di || rutilio » benincasa || cosentino, ecc. in Venezia, || mdccliv. » Un altro esemplare di que- sta edizione è ora posseduto dalla 1. R. Biblioteca Marciana di Venezia, e con- trassegnato « XV. 2. n? 19921 », cioè «Armadio XV, Palchetto 2, numero 19921 » progressivo de’libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesima » . Più oltre (pag. 625, lin. 34-39) sono indicati due esemplari d’una edizione intito- ì i — 625 — lata avemmo di Aureo numero, e l’anno 1755 ne averemo 8 r. ingete uno, quale era avanti agli anni del Nostro Salvatore , Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo |] di || p.u- » mio benincasa || cosentino, ecc. in Venezia, |j mdcclxxxiv. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 624, lin. 23—26) della pagina numerata 231, della suddetta edizione intitolata li « i li i 22 avemo 23 avemmo 20 nostro 20 Nostro In un volume ora posseduto dalla I. e R. Biblioteca Marciana di Venezia , e contrassegnato « N? 54189 », cioè « numero 54189 progressivo de’libri stampati ora posseduti dalla Biblioteca medesima » trovasi un esemplare della suddetta edi- zione intitolata « almanacco || perpetuo || di || rutilio benincasa [| cosentino, ecc. in » Venezia, [| mdcclxxxiv. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « n? 131, 1 ». Più oltre (pag. 626r lin. 25— so) sono indicati due esemplari d’un volume , in 8?, intitolato « almanacco perpetuo || di || rutilio benincasa II cosentino I Illustra- to io e diviso in cinque Parti ||*da ottavio beltrano || di terranova di Calabria » citra; [| Opera non meno dilettevole che necessaria a qualsivoglia genere (| di » persone, e particolarmente agli amatori delle belle Arti, |j ai giocatori da Lotto, » ed a tutti quelli che si esercitano nelle || più utili e nobili professioni. || Edi- to zione novissima esattamente corretta, nella quale si vo-| [zzo aggiunte le Lu- to nazioni e Movimenti Celesti , il perpetuo Calendario, e varie Istorie e Cu- vede 7 e 7 — 626 — » riosità de tempi sì || antichi che moderni ; |] Con due Tavole di quanto si con- » tiene nell’Opera stessa || poste in fine dell’Edizione, f tomo i. || in Venezia J| dalla » tipografia molinari |] 1816. Jj A spese di Gaetano Martini. » Qnesto tomo i. è composto di 400 pagine, delle quali le 1% 2% 400a non sono numerate, e le sa— 399a sono numerate coi numeri 3, iv, v, 6, 7, vm, 9-82, 38, 84-399. Nelle linee 26—33 della 243a di queste 400 pagine, numerata col numero 243, si legge : « Volendo sa- » agli anni del nostro Salvatore, e quello sarà l’Aureo Ni pere quanto abbiamo d’ Aureo Numero quest’anno 1755 (sic) » mero di quell’anno, come in questo si vede che levatir si faran cosi : partasi i detti anni 1754 per 19, ed a quel » tutt’ i 19 avanza 6, giungete uno che farà 7 e 7 averr numero che vi avanza giungete uno , quale era avanti » mo di Aureo Numero, e 1 anno 1755 ne averemo 8. » Questo passo del suddetto volume intitolato « almanacco perpetuo || di [] rutilio » benincasa || cosentino, ecc. tomo i.||in Venezia, ecc. 1816 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 624, lin. 23-26) della pagina numerata 231, della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo [| di || rutilio benincasa (| cosentino, ecc. » in Venezia, || mdccliv. » , salvo le varietà seguenti : Pag- lin. BENINCASA , ALMANACCO, VENEZIA, 1754. PaS- lin. BENINCASA, ALMANACCO, T. I. VENEZIA, 1816. PaS- lin. BENINCASA, ALMANACCO, VENEZIA, 1754. pag- lin. BENINCASA 2 ALMANACCO. T. I. VENEZIA, 1816. 23Ì 17 11U. •243 27 Numero 231 20 numer. 243 30—31 Nu-|mero 18 1754 » 1755 21 levatene tutti li 31—32 levatine | tutt’ i » così 28 così : 22 6 32 6, » li D i » uno. j> uno » 19 i » 19, » avemo 32—33 avem-|mo d9 numero , 29 numero 22—23 nu-|mero 33 Numero Un esemplare del suddetto volume intitolato « almanacco perpetuo || di (| rutilio » renincasa |j cosentino, ecc. tomo i. |] in venezia, ecc. 1816. » è ora posseduto dalla I. R. Biblioteca dell’Università di Venezia, e contrassegnato « Astron. I. 108 », cioè « Astronomia in 4?, numero 108 dei volumi ora collocati nella classe degli in 4? di » Astronomia ». Un altro esemplare del medesimo volume è ora da me posseduto, e contrassegnato « u° 132, 1? ». Più oltre (pag. 627, lin. 39-44) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata (C HISTOIRE || DU II CALENDRIER f| ROMAIN || QUI CONTIENT SON ORIGINE [| ET LES » DIVERS CIIANGEMENS || QUI LUY SONT ARR1VEZ, [| PAR F. BLONDEL PROFESSEUR ROY AL || » en Mathematique <& en Architecture, de T Academie || Rojale des Sciences, » Maréchal de Camp a.ux Armées da || Roj, (& cj-devant Maistre de Ma- » thematique de Mon-'^seigneur le Dauphin. [| a paris, || Cliez \ || L’ Autheur au » Faux— Bourg S. Germain rue Jacob, || au coin de celle de S. Benoist. || Et Ni- » colas Langlois rue S. Jaques a la Victoire. || in. dc. lxxxii.|| Avec Privilege (tu » R.oj. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 326 pagine, delle quali le ia-3a, 156% 291% 3l5a-326a non sono numerate, !e le 4a-i55% i57a-290% 292a- 3i4a sono numerate coi numeri 2-153, 155-288, 190, 291-312. Nelle linee 7-22 della 265a di queste 326 pagine, numerata col numero 263, e nelle linee 2-21 della 266a delle medesime 326 pagine, numerata col numeri « t E Nombre d’ Or dans le Calendrier An- » .Li cien montroit les jours des Nonvelles » Lunes de chaque année, mais il ne sert dans » le Nouveau qu’à trouver les Epactes. Or il » est facile de le trouver si l’on divise le nombre » des années ou avant ou apres la Naissance de 264, SÌ legge : » Nótre Seigneur par 19 ; Car le Quotient de » la division fera conoitre le nombres des Revo- » lutions du Cycle Lunaire depuis l’année pro- » posée jusqu’à celle de l’Incarnation de Nótre » Seigneur. Et si vous ajoùtez 1 à ce qui reste » apres la division ou au diviseur mème si la I I )> division se fait sans reste, lorsque l’année pro- » posée est aprées (sic) N.S: ou si vous ostez ce mè- » me reste du nombre 21 si l’année est avant » N. S. La somme ou le reste sera le Nombre » d’Or que l’on demande. Comme pour scavoir » quel est le Nombre d’Or de l’année presente » 16S2, je n’ay qu’à diviser 1682 par 19 & le » Quotient 88 fait voir que le Cycle 4 » Lunaire s’ est revolu SS fois depuis 4 e 0 » le temps de l’Incarnation de N. S. 4 e ■& Z j SS » & ajoutant 1 au nombre 10 qui « reste apres la division, parce que « ce sont des années apres N. S. » j’aurai 11 pour le Nombre d’Or que je cher » che; Mais si c’estoit des années avant N. S. » il auroit fallu soustraire ce nombre 10 de 21 » pour avoir aussi 11 pour Nombre d’ Or de » l’année 1682 avant N. S. si l’on avoit voulu » feindre que ces années eussent eu un Nombre » d’Or. L’ on ajoùte 1 au reste de la division » parce que la premiere année de N. S. avoit 2 » pour Nombre d’Or, & partant c’est dans l’an- « née precedente que l’on suppose que le Cycle » du Nombre d’Or a eu son commencement. » 4 V » 4 Jn questo passo della suddetta edizione intitolata « histoire || du || calendrier |j ro- » MAiNj ecc. a paris, ecc. m. dc. lxxxii. », dalle parole (c Or il est » (Vedi sopra, pag. 626, col. 3a, lin. 4— s) alle parole « que l’on demande » (Vedi sopra, linea 5 della colonna ia della presente pagina 627), è indicata la regola per determinare il numero aureo d’un anno dato dell’Era Cristiana che nel passo riportato di sopra (pag. ssi, lin. 3-19) del rovescio della carta 57a della suddetta edizione del 147S trovasi data ed applicata al caso di a = 147S (Vedi sopra, pag. 581, lin. 39— 42). Questa regola è applicata al caso di a = 1682 nel medesimo passo riportato di sopra (pag. 626, lin. 44-49, e linee ì — 13 della presente pagina 627) delle pagine numerate 263, 264 della suddetta edizione intitolata « histoire [| du j| calendrier || romain, ecc. a pa- » ris, ecc. m. dc. lxxxii. » dalle parole ment. » Questo passo della suddetta edizione intitolata )», salvo le varietà seguenti: pag- lin. BLONDEL , HIST. DU CAL.ROM. PARIS* M. DC. LXXXII. Pag- lin. BLONDEL * HIST. DU CAL. ROM. A LA HAYEjM.DC. LXXXIV. Pag- lin. BLONDEL , HIST. DU CAL.ROM. PAR IS5 M. DC. LXXXII. Pag- lin. BLONDEL , HIST. DU CAL. ROM. A LAHAYEjM.DC. LXXXIV. 263 •2 LIVRE 336 2 LIVRE 6 revolu 10 re'volu 12 apres 14 apres 7 temps 11 tems 13 Car 15 car 8 ajoùtant » ajoùtant 14—15 Revo-|lutions 17 Re'volutions 9 apres 12 apres 18 apres 21 apre's 10 apres 15 apre's » méme 22 mème 12 Mais 17 mais 20 aprées 24 apre's a estoit étoit » ostez » ótez 17 division 24 division. 21 21 337 2 11 18 premiere 25 pre'mie're 264 2 scavoir 5 savoir » 2 26 1 3 presente 6—7 lpre'-| sente 20 precedente 27 pre'ce'dente 4 ay 7 (ai 263 7 19 336 9 19. Nelle linee 3-21 del margine laterale esterno della pagina 342% numerata 336, della suddetta edizione intitolata « histoire || du || calendrier || romain. ecc. a la haye, » ecc. m. dc. lxxxiv », si legge : Lunare dall’ anno proposto fin a quello dell’ In- » carnazione di N. S. Quindi se 1’ anno proposto è » dopo N. S. aggiungete 1 a ciò che resta dopo » fatta la divisione , o pure al divisore medesimo » se nulla resta ; ma se 1’ anno fosse avanti N. S. » levate ciò che resta dal num. 21 e la somma , » o il rimanente sarà il Numero d’ Oro che ricer- » cate. Così per sapere quale sia il Num. Aur. dell’an- )> no 1747 , basta eh’ io divida 1747 per 19 , ed )) il Quoziente 91 fa vedere che il Ciclo Luna- » re dal tempo dell’ Incarnazione di N. S. si è » rivoluto novantuna volta ; aggiungo poscia 1 » al num. 18 che avvanza dopo la divisione , 2-30 della 269a di queste 332 pagine, nu- 2-21 della 270a delle medesime 332 pagine, » per essere questo un’ anno dopo N. S. ed ave- » rò 19 per il Numero d’ Oro che cerco ; Ma 1 7 4 7 ( 91 1 9 3 7 1 9 1 8 1 1 9 » se il dato anno fosse avanti N. S. si dee sot- )> trarre il num. 18 da 21 per avere 3 di Nume- » ro d’ Oro nell’ anno 1747 avanti N. S. , vo- » lendosi fingere che anche allora fosse in uso il » Numero d’ Oro. Nel primo caso si aggiunge » 1 al rimanente della divisione , perchè il pri- » mo anno di N. S. avea 1 di Numero d’ Oro , » perciò si suppone , che il Ciclo del Numero Au- » reo abbia avuto il suo principio nell’ anno » precedente. » in questo passo della suddetta edizione intitolata « la || storia || del || calenda- » rio || romano, ecc. roveredo MDCCxLvn. » , dalle parole « Così per sapere » (Vedi sopra, linea 15 della colonna ia della presente pagina 630) alle parole « che cerco » (Vedi sopra, linea 2a della colonna 2a della presente pagina 630), è applicata al caso di a = 1747 la regola per determinare il numero aureo d’un anno dato dell’ Era Cristiana, che nel passo riportato di sopra (pag. 581, lin. 3—19) del rovescio della carta 57a della suddetta edizione del 1478 trovasi data ed applicata al caso di «=1478 (Vedi sopra, pag. 581, lin'. 39-42). Nel passo riportato di sopra (linee 5-24 della presente pagina 630) delle pagine numerate 247, 248 della suddetta edizione inti- tolata <( la || storia || del || calendario || romano » , ecc., dalle parole « Il Numero ,» Aureo » (Vedi sopra, linea 1 della colonna ia della presente pagina 630 ) alle parole « che ricercate » (Vedi sopra, linee 18-19 della medesima colonna ia), è tradotto in lingua italiana ciò che si riporta di sopra nelle linee 44-49 della pagi- na 626 , e nelle linee 1-5 della colonna ia della pagina 627 , dalle parole que les apparitions des groupes de taches sont sujettes à une certame pé- « riodicité: qu’ après s’ étre aecru pendant cinq à six ans le nombre décroit » ensuite par degrés, pendant un lap's de temps à peu près égal. Conséquem- » ment l’ intervalle compris entre deux maxima ou deux minima consécutifs, » serait de dix à douze ans. » Abbiamo dunque il terzo minimum avverato, che sarà stato pure avvertito dallo Schwabe , e confermatane insieme la pe- riodicità delle alternative coi maxima, compiendosene l’ intero periodo prossi- mamente fra li dieci e li dodici anni. Ora, come avviene egli, e per quali cagioni e forze, un tale avvicenda- mento e periodo ? Ammessa l’ ipotesi, attualmente più verosimile e compro- vata dalle sperienze sopra la polarizzazione della luce , che le macchie siano squarciature più o men ampie e profonde della fotosfera solare gassosa , di modo che restino scoperte o trasparenti all’occhio dell’osservatore alcune parti del corpo centrale, relativamente oscuro, e solido o liquido che sia, del Sole, il periodico alternarsi di frequenti , numerose e grandi macchie , e di rare , — 636 — isolate o disgiunte e piccole, accennerebbe ad un vasto movimento della fo- tosfera, indipendentemente dalla rotazione dell’ intero corpo, prodotto e rego- lato da forze , agenti per avventura dall’esterno , donde risultasse il periodo più o men vario e perturbato, in cui quello si compie; un movimento in una parola, che per analogia direbbesi la marea della fotosfera del Sole. Meccani- camente le dette forze non sarebbero da ricercarsi e costituirsi che , o nelle attrazioni del sistema planetario, o in una legge cosmica di vibrazioni dell’etere universale. Rispetto alla quantità del periodo completo e per media, o pros- simamente di undici anni e mezzo , essa combinasi e adegua il tempo della rivoluzione intera di Giove, la cui massa, com’è noto, supera 338 volte quella del nostro globo. Dalle posizioni e masse degli altri pianeti minori, potrebbero derivare le azioni perturbatrici del periodo principalmente dovuto al pianeta di massa maggiore, e di rivolgimento eguale al periodo stesso. Se non che tutto ciò considerato ed esposto meno che qual semplice congettura, e più presto come primo concetto di fantasia per la coincidenza di alcuni fatti, non sus- siste forse nè può ammettersi alla soluzione del quesito, che quindi rimane a trovarsi. Però se ne ignoriamo tuttora la cagione, l’effetto o il fenomeno della grande marea solare è posto fuor d’ogni dubbio dall’osservazione delle mac- chie, nella costante alternativa del massimo e minimo loro numero. Benché poi tanto siasi discusso e osservato, intorno alle macchie del Sole, a cominciar dal Galileo che discoprivale il primo, or trascorsero più che due secoli e mezzo, vi ha tuttavia questioni finora insolute, come quella se nelle diverse apparizioni le macchie maggiori osservate, siano state identiche per luogo geometrico alla superficie del Sole, donde conseguirebbe la forma di alte prominenze, e la solidità del corpo centrale oscuro. Ed altro fenomeno assai curioso e interessante, specialmente per la meteorologia, si è pur quello che rimarcava il sig. Nervander di Helsingfors, di un’ ineguaglianza di calore nelle varie parti della superfìcie solare, da lui misurata e riferita ad un primo me- ridiano eliotermico, indi confermata dall’ illustre Carlini, e che io pure veri- ficai (Y. Raccolta scientifica del Palomba, T. II. Roma, 1846, pag. 201, e seg.) Dal qual fenomeno, che per avventura collegasi col precedente e periodico delle massime e minime apparizioni di macchie, si trasse perfino una più esatta determinazione del tempo della rotazione solare; sì che a ragione il eh. Struve ebbe a dire « Nou§ voyons donc, pour la première fois, ce fait rémarquable: » que un phénomène appartenant à nótre système solaire a été determinò par » la meteorologie, la plus vague des Sciences physiques, avec une précision plus )> grande que celle qiT il ait été possible d’atteindre par des observations astro- » nomiques ». Io volli del resto richiamar l’attenzione degli astronomi e de’ fìsici sopra l’argomento delle macchie solari, per la connessione di esso allo studio della natura o costituzion fisica del Sole, oggetto precipuo e regolatore del nostro planetario sistema, e all’ influenza del Sole medesimo sopra la parte maggiore e più importante della meteorologia, scienza cotanto utilmente a’ nostri giorni coltivata e promossa, come ne rendon fede le corrispondenze telegrafiche all’uopo istituite, e sopra tutto le belle e ingegnose memorie del eh. P. A. Secchi pub- blicate nel suo pregevolissimo Bullettino meteorologico. — 638 — Sur la production de Vozòne par V Electrolyse et sur la nature de ce corps par M. J. L. Soret. Dans une note que j’ai publiée il y a déjà plusieurs années(i), j’ai signalé le fait que l’on augmente beaucoup la quantité d’ozóne obtenue par la décom- position electro-chimique de l’eau, quand on opère à une temperature très-basse. D’autres observateurs ont fait aussi la mème remarque, mais, à ma connais- sance du moins, sans effectuer de déterminations quantitatives. J’ai indiqué éga- lement les proportions d’ozóne que j’avais trouve'es alors, à l’aide d’une mé- thode analytique dont je mentionnais toutefois F imperfection. J’ ai entrepris récemment quelques nouvelles recherches sur ce sujet en me servant de la méthode beaucoup plus précise de M. Bunsen qui emploie l’acide sulfureux très-dilué et une dissolution titrée d’ iode pour doser les corps oxydants. Le gaz contenant une certaine proportion d’ozóne qu’il s’agissait de déterminer, était traité par une dissolution de iodure de potassium qui absorbe parfaitement F ozóne ; F iode mis en liberté était alors dosé par la méthode de M. Bunsen. J’ai réussi à obtenir par l’électrolyse de l’acide sulfurique dilué (1 volume d’acide concentré pour 5 volumes d’eau distillée) des proportions d’ozóne beau- coup plus considérables que lors de mes premières expériences. Les conditions que remplissaient les appareils à décomposition , et qui m’ont paru favoriser la production de cette substance sont les suivantes : 1 . ° — Les gaz dégagés à chaque póle etaient séparés F un de F autre. A cet effet l’électrode négative etait entourée d’un diaphragme en terre poreuse au-dessus duquel on pla^ait une petite cloche en verre terminée par un tube par lequel s’échappait F hydrogène. 2. ° — Les électrodes etaient formées de fìls très-fìns en platine iridié, al- liage très-difficilement oxydable que Fon emploie fréquemment aujourd’iiui. On sait qu’ avec des électrodes en platine pur , l’oxygène mis en liberté exerce souvent une action sur le métal; le platine s’oxyde d’abord, puis l’oxyde formé se décompose au contact de l’eau et l’électrode se recouvre ainsi d’un dépót noi- ràtre et friable qui paraìt détruire très-facilement l’ozóne. Avec le platine iridié on évite ordinairement cette oxvdation et F électrode reste brillante et unie. Mais lorsqu’ il arrive que ce métal, dans des circonstances particulières se re- (1) Archives des Se. Phys. et nat. 1854, t. XXV, p. 263. — 639 — ■ couvre d*un mème dépót poreux la proportion d’ozóne degagé diminue immé- diatement (1). 3.° — Le vase dans lequel se produisait la déeomposition avait un volume assez considérable. Dans ce cas, et particulièrement si l’électrolyse s’effectue dans les couches inférieures du liquide, l’échauffement résultant du passage du courant est très-faible, et la temperature ne dépasse celle du milieu ambiant que d’un petit nombre de degrés. — Il est possible aussi que l’emploi de grands appa- reils empèche une action perturbatrice de la part de 1’ eau oxygénée qui se produit également dans les mèmes circonstances comme l’a fait voir M. Meidinger. Dans ces conditions, en employant une pile de Bunsen de 1 0 à 1 2 éléments, et en refroidissant seulement Tappami dans de l’eau à 5° ou 6° C., j’ai obtenu déjà une proportion de près de 1 partie (en poids) d’ozóne sur 1 00 d’oxygène, degagé (en admettant qu’ à un équivalent d’ iode mis en liberté dans l’ iodure de potassium correspond un équivalent d’ozóne considéré comme une modi- fication allotropique de l’oxygène). — Cette proportion au reste n’est pas ab- solument constante et dépend de plusieurs circonstances. En entourant l’appareil d’un mélange réfrigérant de giace et de sei marin, et en faisant arriver immédiatement le gaz dans la dis solution d’ iodure de potassium, j’ai obtenu plus de 2 pour 100 d’ozóne. Si l’oxygène chargé d’ozóne était recueilli dans un ballon sur de 1’ eau distillée , ce chiffre devenait un peu moindre, et l’eau déplacée par le gaz contenait une quantité très-sensible d’ozóne en dissolution. Ces proportions sont beaucoup plus fortes que celles que M. Baumert (2) et M. Andrews (3) avaient obtenues par l’électrolyse et qui ne s’élevaient pas à plus de 2 ou 3 millièmes. (1) C’est à cette action que j’attribue le fait que l’oxygène dégagé par l’extra-courant d’un appareil de Ruhmkorff ne contient pas d’ ozòne. J’avais présumé que l’on obtiendrait une forte proportion de ce corps en employant cette disposition que M. de la Rive a fait connaìtre et qu’il a désignée sous le nom de condensateur éledro-chimique; en effet il se pro- duit dans ce cas des courants successifs, très-énergiques, mais de très-courte durée en sorte que l’électrolyte ne peut se réchauffer aussi rapidement que si le courant était Constant. Mais l’électrode de platine iridié se recouvre bientót d’une couche poreuse et il ne se dégage point d’ozòne. Et mème si plus tard on soumet le mème appareil à l’action de courants ordinaires, on trouve qu’ il a beaucoup perdu de sa faculté de produire de l’ozòne. (2) Poggendorff’s Annalen 1853, t. LXXXIX, p. 38. - 1856, t. XCIX, p. 88. (3) Philosophical transactions for 1856, part. I, p. 1. 82 — 640 — L’oxygène ainsi chargé d’ozóne pariat supporter sans altération la dessi- cation par 1’ acide sulfurique. Au contact de 1’ iodure de potassium il donne des fumées blanches très-persistantes. Cette possibilité de préparer facilement une quantité notable d’ozóne, doit permettre de donner une solution à quelques questions encore controversées. Les chimistes ne sont pas d’accord en particulier sur la nature de ce corps, dans le cas au moins où il est produit par Mectrolyse, les uns le considèrent comme un état allotropique de 1’ oxygène , les autres cornine un oxyde su- périeur d’ hydrogène, répondant à la formule HO3. Cette dernière opinion est principalement fondée sur un travail de M. Baumert, dont les recherches pa- raissent avoir été faites avec beaucoup de soin. L’expérience la plus concluante de ce savant est celle qu’il rapporte à peu près en ces termes (1): Sur les parois d’un tube de verre long et étroit, on opere un dépót léger d’acide phosphori- que anhydre. Si l’on fait arri ver dans ce tube l’oxygène électrolytique chargé d’ ozóne et préalablement bien desséché , on n’ observe aucune altération de l’acide phosphorique; mais si l’on vient à chauffer ce tube en un point, de ma- nière à détruire l’ozóne , on voit se liquéfler l’acide phosphorique au delà de la fiamme, tandis qu’ il reste intact en degù. — M. Baumert attribue cette li- quéfaction à une dissolution dans l’eau qui serait un produit de la décompo- sition de l’ozóne. — M. Marignac (2) a fait contre cette manière de voir l’obje- tion que rien ne prouve suffisamment que l’oxygène électrolytique ne soit pas mélangé d’une petite quantité d’ hydrogène qui aurait traversé par diffusion la paroi en terre poreuse par laquelle les électrodes étaient séparées; la formation d’eau après l’élévation de température se trouverait ainsi expliquée. J’ai cherché à décider cette question de la manière suivante. Il est facile d’obtenir un dégagement électrolytique d’oxygène chargé d’ozóne, sans qu’il se développe simultanément de 1’ hydrogène, et par conséquent sans diffusion pos- sible de ce dernier gaz. Il suffit pour cela de prendre un vase contenant de l’eau acidulée où l’on plonge directement l’électrode positive; dans ce vase on place un diaphragme poreux rempli de sulfate de cuivre en dissolution, et l’on y introduit une lame de cuivre comme l’électrode négative. En employant un appareil de cette nature et d’ un volume assez con- sidérable, dans lequel l’électrode positive etait formée d’un fìl fin de platine iridié, (1) Poggendorffs Annalen, 1853, t. LXXXIX, p. 39. (2) Archives des Sciences phys. et nat. 1853, t. XXIV, p. 384. — 641 soudé à l’extrémité d’un tube en verre recourbé, j’ai obtenu un dégagement d’oxygène qui etait chargé d’une forte proportion d’ozóne. Le gaz etait recueilli par une petite cloche en verre disposée au-dessus de Mectrode et terminée par un tube abducteur en verre qui lui etait directement soudé. Le gaz ne des- séchait complétement par son passage au travers de gros et longs tubes de verre, remplis d’acide sulfurique concentré et placés dans une position presque horizontale, de sorte que l’oxygène les traversait très-lentement et bulle à bulle. Au sortir de ces tubes il arrivait dans un petit vase d’où l’on pouvait le di- riger à volonté, soit dans une dissolution d’ iodure de potassium pour déter- miner la proportion d’ozóne , soit dans un tube revètu d’acide phosphorique anhydre pour répéter l’expérience fondamentale de M. Baumert. — Dans cet appareil le gaz n etait nulle part en contact avec des substances métalliques ou organiques; toutes les jonctions etaient effectuées avec du verre ou de l’acide sul- furique concentré. En opérant ainsi je n’ai pas pu constater la moindre altération du dépót d’acide phosphorique; et cependant la quantité d’ozóne déterminée par la mo- yenne de deux analyses faites au commencement et à la fin de l’expérience était considérable; dans une expérience par exempìe on aurait du obtenir plus de 1 8 miìligrammes d’eau en prenant les nombres au plus bas, si l’ozóne avait pour formule HO3. — Si l’on rempla^ait l’appareil à sulfate de cuivre par un volta- piètre ordinaire , où les gaz étaient séparés le mieux possible à l’aide d’une paroi poreuse, on voyait au contraire, au bout de peu d’ instants, s’opérer la liquéfaction de l’acide phosphorique. J’ai contrólé cette expérience en remplagant le tube à acide phosphorique par un simple tube en verre, chauffé en un point par une lampe à gaz, de manière à détruire l’ozóne. A la suite de ce tube était disposé un tube en U contenant de la pierre ponce imbibée d’acide sulfurique et préalablemente taré. — Au commencement de l’expérience on dirigait le gaz pendant une demi-heure dans une dissolution d’ iodure de potassium, et l’on dosait l’ iode mis en li- berté. Puis on faisait passer le gaz au travers du tube chauffé et du tube en U pendant quatre heures , durant lesquelles on observait de temps en temps la température de l’électrolyte, et la déviation d’une boussole de tangentes com- prise dans le circuit électrique, afin de s’assurer que les conditions de la pro- duction de l’ozóne restaient sensiblement les mèmes. A la fin de l’expérience on faisait encore passer le gaz pendant une demi-heure dans l’ iodure de po- — 642 — tassium pour déterminer de nouveau la proportion d’ozóne. Avant la seconde pesée du tube en U on en chassait l’oxygène par un courant d’air sec. Dans les premières expériences faites d’après cette méthode le tube en U n’a subi qu’une très-petite augmentation de poids(l milligramme environ) que l’on doit attribuer aux erreurs inhérentes au procede, car l’appareil destiné à pro- duce le courant d’air sec à la fin de l’expérience n’était pas aussi parfait que possible. — Mais dans les deux dernières expériences où l’on avait adopté une meilleure disposition qui permettait de faire passer le courant d’air sans dé- monter l’appareil, on n’a obtenu aucune augmentation de poids du tube en U. Or les poids d’eau que fon aurait dù trouver, dans 1’ hypothèse que l’ozóne correspond à la formule HO1 * 3, étaientde 0^,0201 et de 0gr,0195 pour ces deux expériences. Ces résultats me paraissent démontrer la réalité de l’objection de M. Ma- rignac et prouver que 1’ ozóne électrolytique n’ est pas un oxyde d’ hydro- gène (1). (1) Je dois témoigner ici toute ma reconnaissance à M. Bunsen qui a bien voulu me permettre de faire ces expériences dans son laboratoire à Heidelberg, et m’aider de ses pré- cieux conseils. Sulla elettrostatica induzione. Ottava comunicazione del prof. P. Volpicelli. (Continuazione) (*). S- Dopo avere confermato , mediante le precedenti sette nuove sperienze , che la indotta non tende, vediamo come debba spiegarsi qualche fatto elet- trostatico, nel quale taluno potrebbe illudersi, col riconoscere necessario am- mettere , che la indotta possegga tensione. Per tanto facciamoci a spiegare gli effetti prodotti da una punta metallica vicino ad una fiamma. I fìsici, an- tichi e moderni, un sol fatto hanno avvertito nel considerare la punta in vi- cinanza della fiamma; ed è che tanto nel caso in cui la fiamma non isolata si avvicini alla punta elettrizzata , posta sul conduttore della macchina elet- trica; quanto nell’altro in cui la punta non isolata si avvicini alla fiamma elet- trizzata, posta sul conduttore medesimo, sempre apparisce la fiamma respinta dalla punta. Invece , se attentamente si faccia la sperienza , sì trova in particolare nel secondo caso, che la fiamma è attratta o respinta dalla punta , secondo la distanza fra 1’ una e 1’ altra : cioè se questa distanza sarà sufficientemente piccola, si avrà l’attrazione; se poi sarà sufficientemente grande, si avrà la re- pulsione della fiamma rispetto la punta. Quante volte le ricerche da me fatte sieno state sufficienti , potrei dire che 1’ attrazione di cui parliamo , si trova solo indicata da Priestley. Se non erro , questo autore fu il primo , e forse l’unico a parlare di attrazione fra la punta e la fiamma, sebbene il medesimo riconosca V attrazione stessa in un caso diverso dal nostro , cioè quando la fiamma è posta fra due punte elettrizzate, una positivamente, l’altra negativa- mente; non già nel caso di una sola punta, del quale intendiamo esclusivamente parlare, come quello che presenta maggior interesse, perchè dalla sua spie- gazione discende quella tutti gli altri casi, relativi a questo genere di fatti. Del (*) V. sessione IV, del 1 marzo 1863, p. 484. — 644 — resto nè il Cavallo, nè il Beccaria, nè il Volta, nè il Gehler, nè il Belli, nè il Riess, nè il De la Rive, nè il Becquerel, nè altri da me consultati, fra mo- derni ed antichi nei loro trattati di elettricità , e nelle istituzioni loro di fì- sica, prendono a considerare l’attrazione sopra indicata. Ecco in qual modo il Priestley sul proposito si esprime (1). « En pla- fisica: questo è facilissimo, non ammette inganno, e non manca mai, quando » abbiasi una macchina elettrica di qualche forza. Io stesso ne feci una prova » colla nuova macchina del sig. Van-Marum, che ha un disco di 24 pollici di » vetro turchino, e di qualità eccellente, col quale si manifestano le due elet- » tricità nello stesso conduttore, mediante un facile cambiamento (3). Questa » macchina sorpassa la espettazione mia, sembrandomi acconcia tanto per la » dimostrazione, quanto per le speciali paragonate ricerche di ambedue le elet- » tricità. » L’esperimento, che molto è semplice, si eseguisce nel modo seguente. )> Si prenda un carbone acceso, un lume sopra un piatto di metallo, ovvero (lo » che riesce più facile e più chiaro) una candeletta d’odore, si metta prima so- » pra il conduttore positivo, e poi sopra il negativo, si muova ogni volta la » macchina egualmente, e le si avvicini da lontano, da \ ad 1 pollice, una (1) Annalen der Physik von L. W. Gilbert. Leipzig 1812, T. 41, pag. 93. (2) Traité élém. phy. X.e édi. Paris 1862, p. 883. (3) Annali citati di Gilbert, Halle 1806, Yol. XXIII, pag. 302. — 647 — » punta non isolata, per uguali distanze nei due casi. Tanto nell’uno come nel- » l’altro dei casi medesimi avrà luogo un soffiare dalla punta all’oggetto, e colla )> mia macchina riesce tanto forte, che una delle solite candele di cera, o di » sevo, giunge quasi a spegnersi. Poi si metta uno dei nominati oggetti sopra » qualche sgabello non isolato, e ci si tenga, movendo la macchina sempre ugual- » mente : una punta di metallo isolata , comunicando una volta col condut- » tore positivo, ed un’altra col negativo, alla distanza sopra indicata, manifesterà » in ambedue questi casi un medesimo soffiare dalla punta all’oggetto. Perciò » i quattro modi, che formano due a due un’opposizione, tutti danno eguali ri- » sultamenti della elettricità mossa ». » Non voglio dare nessuna spiegazione di tale sperimento, che non in- » giustamente lo trovo interessante, e che secondo il mio giudizio non am- » mette verun inganno, almeno con quella chiarezza che 1’ ho dato e spiegato » . » Un altro esperimento interessante, pel quale la stessa macchina indica » i mezzi, non posso ancora garantire, perchè lo debbo ripetere in circostanze » più favorevoli. Ho trovato sempre che le scintille della elettricità negativa » del primo conduttore , congiunto coi cuscinetti , sono un terzo o la metà » più piccole di quelle della positiva; ciò non ostante si caricò la bottiglia colla » stessa quantità di elettrico, e si conservò la stessa lontananza e gli stessi giri » della macchina; dalla qual cosa può concludersi che la intensità sia la stessa » Quando ciò si verifichi , come io mi ritengo di meglio esaminare , allorché » avrò il tempo buono, e più costante, il quale impedisce ogni dispersione della » bottiglia, questo ritrovato fenomeno apparterrebbe agl’ interessantissimi nello » studio della elettricità. » S- 13. A spiegare con maggiore sviluppo nel 2.° caso le fasi di attrazione e repul- sione fra la fiamma e la punta, senza ricorrere alla tensione della elettricità in- dotta, perchè questa n’è del tutto priva ; riflettiamo essere quelle fasi un effetto complessivo della attrazione fra la fiamma stessa eia punta non isolata, e della spinta che le molecole d’ aria producono sulla fiamma, perchè le medesime, scaricate dalla punta stessa , vengono attratte dalla fiamma , e perciò sta- biliscono una corrente d’ aria contro essa. L’ una o 1’ altra di queste forze prevalendo, si vede la fiamma piegare , o verso la punta , od in contra- rio. Quando la punta non è molto vicino alla fiamma», le molecole d’ aria , 83 — 648 — scaricate dalla punta non isolata, ed attratte dalla fiamma debbono percorrere uno spazio sufficiente, perchè giungano ad essa, con velocità capace da far pie- gare la fiamma in opposto alla punta, essendo in questo caso l’attrazione fra la fiamma e la punta , minore assai della spinta prodotta sulla fiamma dal- l’aria. Perciò se la punta non è molto vicino alla fiamma, la spinta dell’aria contro questa, supera 1’ attrazione di essa verso la punta; quindi la fiamma deve allontanarsi dalla punta , e sembrare che sia da questa respinta , ma invece la respingono le molecole d’ aria che sono attratte da essa. Viene in conferma di ciò l’osservare, che se invece della punta si avvicini alla fiamma un globo metallico non isolato, a qualunque distanza dalla medesima, questa sarà sempre attratta dal globo, cioè piegherà verso esso , perchè in tal caso l’at- trazione fra la fiamma ed il globo , è sempre maggiore della spinta che le molacole d’ aria possono produrre sulla fiamma. Se la causa della repulsione provenisse dalla tensione della elettricità indotta nella punta, dovrebbe, avvici- nandosi alla fiamma la punta , crescere la repulsione stessa ; ma ciò non si verifica , ed invece coll’ indicato avvicinamento succede che la repulsione si trasforma in attrazione, lo che ora dichiareremo. Quando la punta sia molto vicino alla fiamma , le molecole d’ aria in- terposte fra 1’ una e l’altra , sebbene scaricate dalla punta , ed attratte dalla fiamma, non possono giungere ad essa con quella velocità, colla quale vi giun- gerebbero, se fosse maggiore la distanza che intercede fra la prima e la se- conda. Inoltre 1’ attrazione fra la punta è la fiamma in questo caso è mag- giore per la distanza diminuita. Finalmente il calorico della fiamma, tende in questo caso a sollevare con maggior efficacia tutte le molecole interposte. Per siffatti motivi deve, nel caso in proposito, l’attrazione fra la fiamma, e la punta, superare la spinta dell’aria contro la fiamma, che dovrà perciò piegarsi verso la punta, ed obbedire all’ attrazione prevalente, che dalla influenza elettrica procede. S- i*. Interregato un sostenitore dell’antica teorica sulla elettrostatica induzione, se la fiamma elettrizzata sul conduttore della macchina elettrica, sia respinta sempre da una punta metallica non isolata che le si avvicini, risponderà egli affermativamente; perchè secondo esso la indotta è fornita di tensione. Però interrogato ancora chi sostiene la moderna teorica , cioè chi riconosce la indotta priva di tensione, risponderà invece distinguendo; e dirà che quando — 64-9 — la punta si avvicini molto alla fiamma , questa sarà non più respinta bensì attratta da quella; perchè a piccola distanza le molecole d’ aria fra la punta e la fiamma , non possono stabilire una corrente d’ aria tanto efficace con- tro questa , come nel caso di una distanza maggiore fra 1’ una e 1’ altra ; e perchè la indotta, priva com’è di tensione, qualunque sia la distanza indicata, non può mai spingere le molecole dell’aria. Se poi la distanza medesima sia grande a bastanza, la fiamma sarà dalla punta non più attratta, bensì respinta. Ma la sperienza conferma la risposta del secondo interrogato , e non quella del primo; dunque la indotta non tende. Similmente avvenne riguardo alla natura della luce ; poiché , indicando colle i , r la incidenza e la rifrazione , colle vt , vr le rispettive corrispon- denti velocità ; i seguaci dell’antica dottrina, cioè della emissione concludevano seni : senr = vr : vt , vale a dire che il raggio deve accelerarsi nel mezzo più rifrangente; ma in- vece i seguaci della moderna dottrina, ossia delle ondulazioni, deducevano seni : senr = vt : vr , cioè che il raggio deve ritardarsi nel mezzo più rifrangente: la sperienza de- cise a favore dei secondi. Ripetasi altrettanto sulla causa della forza elettro- motrice, fra i seguaci dell’antica ipotesi del contatto, e quelli della moderna basata sull’azione chimica; poiché anche in questo agone la sperienza decise pei secondi. Ecco dunque dimostrato , secondo quanto ci eravamo proposti , che le fasi di attrazione, o repulsione elettrica fra la punta e la fiamma, comunque sieno queste fra loro disposte , non hanno bisogno per essere spiegate , di ricorrere alla tensione della indotta ; la quale per le precedenti sperienze ne va priva: ciò tanto è vero a mio parere, quanto secondo quello di un grande numero di dotti; e solo alcuni fra i fìsici non sono dello stesso avviso (1). Nei precedenti paragrafi 11, 12, 13,el4 abbiamo esposta l’analisi completa delle azioni elettriche fra la fiamma e la punta; lo che forma il secondo fra i tre oggetti (§. 1) di questa ottava comunicazione. Ora dobbiamo passare ed esporre (1) Bibl. Univer. de Genève, Àrchives des Sciences phy.et nat., année 1856, T. 32, p. 62, li. 18.. ,22. — 650 — il terzo degli oggetti stessi; cioè l’esame di alcune delle più importanti fra le molte pubblicazioni, tanto italiane quanto straniere, sulla elettrica influenza. L’oggetto stesso fu già principiato a svolgere nei paragrafi 9 e 10, essendomi paruto più acconcio pel mio scopo, che i fatti narrati nei medesimi, venissero subito dopo riferite quelle sette sperienze nuove , dalle quali si conclude la indotta non essere dotata di tensione. S- 13- Allora la elettricità possiede tensione , quando abbia virtù d’ indurre o influire , cioè : l.° di decomporre Y elettrico neutrale ; 2.° di respingere i corpi carichi di elettricità omologa ; 3.° di liberamente distribuirsi sui con- duttori e scorrere lungo i medesimi ; 4.° di escire dalla superficie dei corpi conduttori sui quali si trova , e specialmente dalle parti acuminate dei me- desimi ; 5.° di portarsi lentamente verso la elettricità contraria da cui viene attratta se trovisi ad essa vicina; 6.° in fine di neutralizzarsi colla eteronoma. Se alla elettricità wffr qualunque di queste virtù -macchi-; le quali sono una conseguenza dell’altra, certo allora essa non possederà tensione di sorta. Ora il dire (1): « . . . sembrandoci da gran tempo stabilito , sia dalla » sperienza, sia dalla teorica, che la carica di elettricità contraria svolta nel » corpo indotto, appunto perchè è attratta dalla elettricità inducente, non eser- » cita altra attrazione esterna » vale quanto riconoscere la teorica di Mel- loni, sull’ influenza elettrica. Però il dire collo stesso giornale (luogo citato) » che la tensione di questa carica indotta, è massima per la carica inducente, )> nulla per il resto » non è a bastanza esatto. Poiché sebbene fra la indotta e la inducente siavi scambievole attrazione, ciò nulla ostante la indotta non possiede tensione neppure per la inducente ; in fatti essa manca di tutte le virtù o proprietà, le quali come ora indicammo costituiscono insieme la elet- trica tensione ; in fatti manca di quella proprietà che consiste nell’ obbe- dire all’ attrazione della inducente col portarsi lentamente verso essa , e col tendere verso la medesima; giacché la indotta non esce neppure dalle parti acuminate della superfìcie, su cui trovasi fissata dalla elettrica influenza. Del re- sto il Nuovo Cimento, colle riferite due parti della sua nota citata, riconobbe vera la nuova teorica sulla elettrica influenza. (1) Nuovo Cimento, T. 3.° Torino .1856, p. 223, nota (1). — 651 — Inoltre anche la riconobbe vera l’ illustre De la Rive, quando in una prima comunicazione su questo argomento si espresse dicendo « che le sperienze del » Melloni gli sembravano rendere conto in un modo soddisfacentissimo del feno- li meno della induzione elettrostatica, col dimostrare direttamente che la elettri- » cita contraria a quella del corpo elettrizzato, è sempre più o meno dissimulata, » ciò che dev' essere » ed avvalorava egli questa dottrina riflettendo « che )> quando la elettricità inducente abbia potere di decomporre la elettricità neu- » trale dell’ indotto, deve pur anco valere a dissimulare la elettricità indotta e » di contrario nome della inducente (1) ». Il eh. prof. Nobile di Napoli, si mostrò pur esso persuaso, in quattro sue pregievolissime pubblicazioni, che la elettricità indotta non tende. Molti con- cludentissimi argomenti e sperienze riportò l’autore in prova dell’assunto suo ve- rissimo, che potranno leggersi nelle pubblicazioni stesse, citate colla seguente nota (2). Giustamente pertanto egli a questo modo rifletteva : « Se nei coi- (1) Bibl. Univ. de Genève. Archives des Sciences phy. et nat. T. 26, Aout 1854, p. 323. iin. 24, nota 1. Di questa nota quella parte che abbiamo per brevità omessa, presenta una maggiore conferma del nostro assunto. Il primo a dichiararsi favorevole alla nuova teorica del Melloni sulla influenza elettrica, fu il chiarissimo De la Rive con questa sua nota. (2) Per la prima pubblicazione vedi Rendiconto della R. Soc. Borbonica, accad. delle scien. di Napoli, tornata del 15 dicembre 1854, p. 171, nota 1 (elogio storico di Macedonio Melloni). — Annali di scienze mat. e fis. Roma 1855, T. VI, p. 425. Per la seconda pubblicazione, la quale ha per titolo « Sul teorema fondamentale della in- duzione elettrostatica ». — v. Nuovo Cimento, Torino 1856, T. 3.°, p. 126, lin. 13. — v. anche Annali di scienze matematiche e fis. Roma marzo 1856 , T. VII , p. 89. ..99. — Antologia Contemporanea, Napoli 1856, anno l.°, n.° 2.° — Bibl. Univ. de Genève, Archiv. des scien. pbv. et nat. T. 32, p. 62. — Mem. della R. accad. delle scienze di Napoli , T. 2.° per gli anni 1855, 1856, 1857, pag, XXXIV. Per la terza pubblicazione, la quale ha per titolo « Intorno ai fenomeni della elettricità indotta nei conduttori non isolati, o isolati, dopo aver per poco comunicato col suolo »— v. to- mo 2.° delle memorie della R. accad. delle scienze di Napoli pubblicato nel 1857, per gli anni 1855, 1856, 1857, pag. 374. ..378, e seguenti. Per la quarta pubblicazione, che fu intitolata « Dell’ influenza dei conduttori isolati e non isolati, sui conduttori indotti ed isolati, e sullo stato elettrico di questi ultimi» — v. opera stessa, pag. 392, e seguenti. Queste ultime due memorie furono presentate dal Nobile all’accademia suddetta, nella tornata del 18 di novembre del 1855. Le medesime furono poi dall’autore pubblicate a Na- poli complessivamente sotto il titolo « Esame critico ed esperimenti intorno al principio di dissimulazione della induzione elettrostatica». Memoria di A. Nobile; la quale fu egualmente riprodotta nel Giornale Arcadico, Roma 1858, T. Vili, della uuova serie, p. 58. ..107. Oltre a ciò il Nobile, unitamente ai signori professori De Gasparis, e Palmieri ( relatore ) lesse un rapporto, relativo alla memoria di Melloni sulla induzione elettrostatica, che tro- — 652 — benti armati si ammette , nè può negarsi , che la elettricità , raccolta nella loro armatura comunicante col suolo , non possegga tensione di sorta , elet- tricità che si dice indotta o dissimulata , non può ragionevolmente negarsi che altrettanto avvenga della elettricità indotta, la quale per induzione viene attratta dall’ inducente ; cosicché questa deve riguardarsi tutta dissimulata nell’ indotto. Ed in fatti , soggiungeva il Nobile , l’ inducente forma coll’ in- dotto isolato, posti ad opportuna distanza l’uno dall’altro, un sistema, che si deve riguardare identico ad un coibente armato, ed in cui l'aria fa da coibente; quindi ambedue dobbono riprodurre i medesimi fenomeni elettrostatici (1) ». Il sig. Yerdet si mostrò esso ancora favorevole alla dottrina della in- fluenza elettrica da noi sostenuta, quando si espresse dicendo « In un grande » numero di trattati di fisica, la ipotesi della elettricità dissimulata non è in- » trodotta fuorché all’occasione del condensatore; ed i fenomeni generali della » elettrizzazione per influenza, sono spiegati senza che vi si abbia ricorso. Ma è vasi pubblicato nel Rendiconto della società R. Rorbonica, anno 1854, bimestre di settem- bre ed ottobre, articolo 2.° p. 93 e 94. In questo giudizioso e dotto rapporto si conclude « che le sperienze del Melloni, se non giungeranno a dimostrare falsa l’antica dottrina, fa- » ranno sentire per lo meno la necessità di esplicarla, o modificarla, e daranno occasione ai » fisici di versarsi in nuove ricerche per risolvere i dubbi dei quali fu innanzi discorso; « » però pensiamo che il lavoro del nostro illustre socio, di cui deploriamo la perdita, debba » essere pubblicato nei nostri atti »... Questi dubbi furono già risoluti dal eh. prof. A. Nobile , nelle quattro sue pubblica- zioni che abbiamo indicate. Noi però nella futura nostra comunicazione nona sul proposito, prenderemo ad analizzare il valore dei dubbi stessi, perchè meritevoli di essere considerati estesamente, onde non abbiansi a riprodurre. Da ultimo dobbiamo ricordare, che riguardo alla terza e quarta pubblicazoine del No- bile, si diede un rapporto alla R. accad. delle scienze di Napoli, dai chiarissimi professori Tenore, De Martino, De Gasparis, e Palmieri ( relatore ), inserito nel sopra citato tomo 2.° delle memorie dell’accademia stessa, pag. CIII...CVI. In questo dotto e prudentissimo rap- porto, si lascia indecisa l’attuale interessante quistione sul fenomeno della induzione elettro- statica, e si conclude che le indicate due memorie meritano di essere pubblicate negli atti di quella illustre accademia di scienze. Anche in questo rapporto si muovono dei dubbi con- tro la teorica del Melloni, che il Nobile ha già dileguato, e che noi torneremo a dileguare con ulteriori o sservazioni. Le quattro indicate produzioni del Nobile sono utilissime per la elettrostatica; sia per- chè mettono bene in chiaro , i fenomeni della induzione, od influenza elettrica ; sia perché hanno lo scopo di rendere irrefragabile la dottrina del celebre Melloni sulla induzione me- desima. Se non erro a me sembra, che questo duplice scopo, siasi perfettamente raggiunto dal chiaro autore delle quattro indicate produzioni. (1) Queste riflessioni del Nobile, si trovano ripetute nelle sue pubblicazioni, citate colla precedente nota (2). — 658 — » chiaro che una tale restrizione d ’ ipotesi non è punto fondata , e che se vi » abbia elettricità dissimulata sopra due dischi conduttori, vicini l’uno all’altro, » ve ne deve ancora essere, sebbene in minor proporzione, sopra due condut- » tori cilindrici o sferici , come quelli ordinariamente impiegati nelle sperien- » ze (1) ». L’ illustre fisico di Ginevra, sig. De la Rive, anche in una seconda pubbli- cazione sul proposito, si espresse favorevolmente alla nuova dottrina della in- fluenza elettrica da me sostenuta; ed ecco in qual modo « Nel mio soggiorno in » Roma (egli dice) vidi con piacere tutte le sperienze di cui parla il prof. Volpi- » celli nella sua memoria (2), e che questo distinto scienziato volle mostrarmi. » Ho potuto verificare la perfetta esattezza di tutti quei fatti descritti, ed anche » la maniera di sperimentare non meno ingegnosa che delicata del fìsico ita- » liano. Le conclusioni che il sig. Volpicelli deduce da tutte queste sperienze » sembrano incontestabili; tuttavia il principio da lui stabilito della esistenza » di una elettricità dissimulata, fu combattuto precedentemente da parecchi » dotti , quando si annunciò da taluni fìsici, ed ultimamente da Melloni. Il » sig. Riess in particolare ha cercato dimostrare, sia teoreticamente, sia spe- » rimentalmente, in occasione del condensatore, che questo principio non può » essere ammesso; vero è che non conosceva egli allora gli ultimi lavori del » sig. Volpicelli. Debbo confessare che queste ricerche , ed in particolare » gli sperimenti col piano di prova , fecero sid mio spirilo una grande im- » pressione ; ma bisogna riconoscere che il soggetto di cui si tratta, dev’essere » molto addentro esaminato, ed approfondito, prima che ammetter si possa « una opinione ben pronunciata ; spero poter fare più tardi questo esame , » a mente riposata; così per ora mi limito nel render giustizia riguardo alla » esattezza ed alla ingegnosa maniera di operare del sig. Volpicelli ». S- **• In una terza comunicazione su questo interessante argomento, il sig. De la Rive neppure si mostrò contrario alla nuova dottrina sulla influenza elet- (1) Annales de chim. et de phy. troisième sèrie, T. 42, novembre 1854, pag. 373 , e pag. 374, nota (1). — v. anche PoggendorlFs Annalen, T. 37, p. 642, an. 1836. (contro la elettricità dissimulata). (2) V. Bibl. Univer. de Genève, Archiv. des scien. pby. et nat., T. 35, an. 1857 , p. 30; ed alla p. 38, si trova la nota che qui riportiamo del De la Rive. — Per la citata meni, del Volpicelli, vedi anche, Comptes Rendus, T. 44, séance dii 4 mai 1857, p. 917. — Atti dell’accad. pont. de’ Nuovi Lincei, T. X, an^857, p. 280... 310. trica; poiché nel 1838 (i) egli si espresse dicendo « Pochi giorni prima della sua » morte Melloni, con una lettera diretta al sig. Regnault, ed inserita nei Conti » Resi dell’accademia delle scienze (2), fece conoscere una nuova teorica della )> elettrostatica induzione, fondata sul principio che la elettricità indotta sulla » parte più vicina del corpo inducente, e perciò di nome contrario a quello » della elettricità di questo corpo, è completamente dissimulata ; vale a dire « senza mobilità e senza tensione, se pure non rabbia per la elettricità in- » ducente; mentre che la elettricità libera è di queste proprietà dotata. Egli » così generalizzò il principio , che più o meno erasi ammesso nella teorica » del condensatore ; e spiegò la divergenza dei due pendoli posti a ciascuno )> degli estremi di un cilindro metallico isolato, e vicino ad un corpo elettrico, » attribuendo la divergenza dei due pendoli più vicini al corpo medesimo , » all’ attrazione della elettricità di questo, e non alla elettricità indotta, che » secondo lui, trovandosi tutta dissimulata, non poteva produrre tale diver- » genza » . » 11 sig. Riess ha felicemente modificata questa sperienza, per mostrare » che la spiegazione del Melloni non può ritenersi. Esso colloca sopra, e molto » vicino ad una sfera elettrizzata positivamente, un conduttore isolato, cilin— » drico e verticale, avente agli estremi dei piccoli pendoli di midollo di sam- » buco. I due pendoli divergono, quello in basso più fortemente di quello in » alto, senza che si possa ripetere questa divergenza dall’ azione della elet- » tricità di cui la sfera è caricata ; perchè quest’ azione non può essere ad » evidenza fuorché una forza verticale , mentre quella che fa divergere i » pendoli è orizzontale ; facilmente poi si dimostra che i due pendoli hanno » una elettricità contraria. Ognuno può nello sfesso modo assicurarsi, toccando » con un corpo conduttore isolato e di piccole dimensioni l’asta indotta, che )) la elettricità detta dissimulata, non ha perduto la proprietà di passare da » un conduttore sopra un altro » (3). (1) Traité d’électricité tbéorique et pratique, 3.e voi., Paris 1858, p. 681-686. (2) Comptes Rendus de l’académie des scien, t. 39, p. 177, juillet 1854. (3) Interrompiamo qui 1’ articolo del De la Rive , osservando che il Riess per nul- la modificò felicemente la sperienza fondamentale della elettrostatica induzione, collocan- do verticale il cilindro indotto , invece di tenerlo come si suole orizzontale ; perchè con questa sua modificazione non si raggiunge lo scopo da lui prefisso, cioè di mettere in chia- ro non essere la spiegazione del Melloni valevole a persuadere che la indotta non tende. In fatti colla indicata modificazione il Riess crede poter dimostrare, che i pendolini applicati — 655 — » Se non avvi affatto elettricità dissimulata, nello sperimento col quale » si dimostra la decomposizione della elettricità naturale di un corpo con- ai cilindro verticale nell’estremo suo più prossimo all’inducente, divergano per la tensione della indotta, e non per l’azione della elettricità inducente; giacché in questo modo di sperimentare, non può l’azione stessa essere altro che verticale. Ma ciò appunto è quello che io nego, e che negano tutti coloro, i quali con Faraday ammettono la influenza elettrica manifestarsi anche per linee curve ; lo che si dimostra vero in più guise (1). Perciò, nella sperienza indicata del Riess, i pendolini posti nell’estremo inferiore del cilindro indotto, divergono per effetto della induzione curvilinea, procedente dal globo che induce; non già per effetto di tensione della indotta, per- chè come abbiamo dimostrato in più modi, la indotta non tende affatto. Ritenendo questo per dimostrato , è facile convincersi che la divergenza degl’indicati pendolini, procede unica- mente dalla induzione curvilinea della inducente; perchè se con uno scranno metallico non isolato, s’impedisca sui pendolini medesimi l’effetto della curvilinea, essi non divergeranno più, sebbene la indotta si trovi e sul cilindro, e sui pendolini stessi. Dunque la modificazione appor- tata dal Riess alla sperienza fondamentale della induzione elettrica, non è felice; perchè non rag- giunge affatto lo scopo, che l’ illustre fìsico di Berlino erasi proposto colla modificazione stessa. Si troverà è vero che i pendolini superiori nel cilindro indotto verticale, sono carichi di elettricità contraria di quella che accusano gl’ inferiori, se con un piano di prova si tocchino i primi ed i secondi ; ma la elettricità dei primi è comunicata al piano stesso* perchè la medesima possiede tensione ; mentre la elettricità dei secondi non può affatto comunicarsi al piano di prova , non possedendo essa tensione di sorta. In tanto il piano indicato mo- strasi carico di elettricità contraria della inducente, in quanto subisce pur esso la induzione, quando viene applicato ai pendolini che sono in basso del cilindro verticale indotto. Per le stesse ragioni non può dirsi coll’ illustre De la Rive « che toccando con un piccolo corpo di prova l’estremo inferiore dell’ indotto, questo cede al medesimo la sua elettricità in- dotta, perchè il corpo stesso mostrasi carico di questa elettricità; e perciò la indotta non ha perduto la facoltà di comunicarsi.» Non può dirsi, perchè primieramente: se il corpo di prova sia piccolo quanto fa d’uopo, esso mostrerà una carica omonoma della inducente, come ho già per le stampe più volte dichiarato, e come lo stesso De la Rive si è compiaciuto vedere nel mio gabinetto più e più volte: secondariamente se il corpo stesso, non essendo a bastanza piccolo, mostrasse una carica di elettricità eteronoma della inducente, ossia di elettricità indotta, non la mostrerebbe già perchè questa fu ad esso corpo comunicata dal cilindro indotto; ma bensì perchè fu sviluppata sul corpo medesimo per effetto della inducente. Dunque niente avvi nella modificazione del Riess che possa dimostrare falsa la nuova dottrina, riprodotta dal Melloni sulla elettrostatica induzione da me sostenuta; e niente che valga per dimostrare falso essere la indotta priva di tensione (2). (1) Faraday, Experimental Researches, 2.a edizione 1849, 1. 1.°, p. 381, e seguenti. - V. De la Rive, Traité d’électricité. Paris 1854, t. 1 °, p. 138, e seguenti. - Gavarret, Traité d’élec. Paris 1857, t. l.°, p. 84, e se- guenti. - Volpiceli troisième lettre à M. Reguault sur l’ induction électrostatique, Comples Rendus, t. 43, séance du 13 octobre 1856, p. 719; ove si riportano molte sperienze per dimostrare la esistenza della induzione curvilinea. - idem, t. 47, séance du 18 octobre 1858, cinquième lettre à M. Reguault, p. 623. - Alti dell’accad. pont. de’ Nuovi Lincei, sessione VII del 13 giugno 1858, p. 411. (2) Il sig. Riess riferisce la sopra indicala sua modificazione, colla teorica da essa dipendente, nell’opera 84 656 — » duttore isolato , per induzione a distanza da un corpo elettrico ; neppure » ve ne dovrà essere negli apparecchi come sono la bottiglia di Leida, ed il Negli Annales de chim. et de phy., 3.e sèrie, T. 42, année 1854, si dice a p. 375, li. 16 » Se toccasi un punto qualunque del cilindro indotto con un altro cilindro lunghissimo ed isolato, » la divergenza del pendolo superiore , il più lontano dall’ inducente , diminuisce ; mentre >» quella del pendolo inferiore aumenta: questa è la sperienza cognita che si è voluta spie- » gare dicendo, avere la elettricità negativa dissimulata nell’ estremo inferiore dell’indotto, » perduto la proprietà di muoversi liberamente sopra esso ». Noi ritenendo che la in- dotta, cioè la negativa nel caso attuale, sia priva della facoltà di muoversi sull’indotto, cre- diamo che l’aumento della divergenza del pendolo inferiore, si debba spiegare coll’aumento della induzione curvilinea, prodotto dall’essersi la elettricità libera ed omologa della inducente, distribuita sopra una superficie molto più estesa, eguale cioè alla somma delle due superfi- cie cilindriche. In fatti quanto più la superficie indotta si accresca, tanto più si accrescerà la divergenza del pendolino inferiore posto sull’ inducente; cosicché questa sarà massima, quando si ponga l’indotto a comunicare col suolo. In tal caso la induzione, sia rettilinea, sia cur- vilinea, raggiunge il suo massimo, essendo stata priva il più possibile, della repulsione pro- cedente dalla omologa già distribuita sull’ indotto, dalla quale viene la induzione affievolita. Nel citato luogo degli Annales de chim. et de phv., p. 376, li. 1, si continua dicendo: » Ma se il conduttore col quale viene toccato T indotto abbia piccole dimensioni, se sia p. » e. una sfera metallica isolata, di un diametro eguale a quello del cilindro indotto, la spe- » rienza fornisce risultamenti del tutto diversi: la sfera si carica sempre di una elettricità » della medesima natura di quella esistente sul punto di contatto, e la divergenza del pen- » dolo più vicino alla sorgente della induzione diminuisce sempre. Si vede adunque che la » elettricità negativa (cioè la indotta), che taluno pretende sia dissimulata, non ha perduto la » proprietà di passare da uu conduttore sopra un altro ». Primieramente non è vero che se venga toccato l’ indotto in qualunque suo punto da una sfera metallica isolata di piccole dimen- sioni, essa prende sempre una carica della medesima natura di quella esistente, secondo l’antica teorica, sul punto di contatto. Poiché, se la sfera sia bastantemente piccola, come p. e. la testa di una spilla, toccando con questa bene isolata, quell’estremo dell’ indotto che all’ inducente più si avvicina, otterremo sulla sferetta di prova una carica omologa della inducente, vale a dire nel caso nostro positiva, cioè contraria di quella che, secondo V antica teorica unica- mente si trova sull’estremo stesso. Questo fatto non può negarsi; ognuno può verificarlo, ed io lo mostrai più volte a molti fisici, fra i quali anche all’ illustre De la Rive, che lo ha in più luoghi pubblicato. Se poi la sfera di prova non abbia] un raggio bastantemente piccolo, in tal caso toccando con essa l’ indicato estremo dell’ indotto , la medesima si caricherà di elettricità contraria della inducente, cioè nel caso nostro si caricherà della negativa; ma non in idioma tedesco intitolala «Dottrina della elettricità di attrito», Berlino l.°, p. 178. L’autore mede- /^3~ simo aveva già pubblicata questa sua modificazione nel PoggendostFs Annalen, t. 37, p. 642, anno 1836. La me- desima fu riportata negli Annales de chim. et de phy. 3.® sèrie, T. 42, année 1854, p. 373; e qualche corso mo- derno di fisica la riporta eziandio, come quello dei signori A. Boulan, e J. Ch. D’Almeida. Paris 1862, p. 382; e l’altro del sig. P. A. Daguin. Paris 1862, T. 3.°, p. 104. f » condensatore , per mezzo dei quali si ottiene la condensazione della elet- » tricità. Tuttavia per una contradizione mcredibile , la maggior parte dei » trattati di fisica , i quali nel primo caso non ammettono elettricità dissi— » mulata, nel secondo l’ammettono ; e pure fra i due casi medesimi non vi » sono altre differenze, fuorché quelle relative alla forma ed alla distanza dei » due corpi, uno dei quali è influente, l’altro influenzato (1) perchè la indotta possegga tensione, vale a dire abbia facoltà di passare da un conduttore so- pra un altro; bensì perchè la sfera di prova è di tali dimensioni , che per la induzione da essa nel contatto subita, il negativo indotto sulla medesima dalla inducente, supera il positivo libero che pure vi si trova, e che sta eziandio sull’estremo toccato. Da ciò discende che la sfera di prova, in tal caso, mostra una carica omologa della indotta; ma non mai la mostra perchè questa siavi dall’estremo stesso passata. Se i primi fìsici che , servendosi della sfera di prova , o del disco di prova nel- F analisi della elettrostatica induzione , avessero adoperato questi corpi di prova di pic- colissime dimensioni , come appunto esige 1’ uso ragionevole dei medesimi ; avrebbero to- sto riconosciuto , che su qualunque punto dell’ indotto , si trova pure la elettricità omo- loga della inducente. Quindi avrebbero subito ammesso che la indotta non tende, perchè coe- sistendo colla prima, non si neutralizza colla medesima; e non avrebbero, per ispiegare il prin- cipale fenomeno della influenza elettrica, immaginata una teorica, la quale contradicendo a quella dei coibenti armati, non può spiegare parecchie circostanze della influenza stessa , e non si accorda coi principii fondamentali della elettrostatica dottrina. Dobbiamo sempre avere in mente che, quando un corpo di prova, portato a contatto di un qualunque punto dell’indotto, ci mostra una delle due elettricità, non per questo sul punto medesimo dob- biamo escludere la esistenza della elettricità contraria. Questa esclusione sarebbe ragione- vole, quando non si fosse dimostrato a priori che la indotta non tende ; ma poiché ciò si è dimostrato, non possiamo escludere la coesistenza delle due contrarie elettricità, in un me- desimo punto dell’ indotto; perchè queste, sebbene coesistano, tuttavia non possono più neu- tralizzarsi fra loro, e non possono più generare durante la induzione il fluido neutro, dovendo a così fatta generazione indubitatamente concorrere due libertà, delle quali, nel caso nostro, una è dissimulata, cioè non può esercitarsi. È dunque sempre vero, che un corpo di prova, qua- lunque sieno le sue dimensioni e la sua forma, portato a toccare un punto dell’indotto, e poi sottratto alla induzione, manifesta una carica elettrica corrispondente alla risultante delle due cariche opposte, che insieme risiedono sul corpo di prova, e sul punto di contatto: que- sta risultante può essere in certi casi positiva, ed in altri negativa, dipendentemente dalle dimensioni, e dalla foggia del corpo di prova. Riguardo alla diminuzione della divergenza del pendolino più prossimo alf inducente, allor quando l’indotto venga toccato da una sfera che abbia, come dice il citato brano, un diametro eguale a quello del cilindro indotto , riflettiamo che se questa diminuzione av- venga , ciò sempre sarà perchè coll’ indicato contatto, si affievolisce la iduzione curvilinea sul pendolino stesso, dalla quale unicamente dipende la sua divergenza. (1) Questa contraddizione antica fra la teorica della influenza elettrica in distanza , e 658 » Il principio della elettricità dissimulata; generalizzato con ragione, quando » sia vero, da Melloni, ha trovato dei difensori abili, fra i quali uno dei più quella dei coibenti armati, di cui certo uno è il condensatore, ha origine Gn dall’ epoca in cui si vollero spiegare gli effetti di questi elettrostatici congegni. Non ho trovato nè un corso di Gsica, nè un trattatista di elettricità, che si mostri esente dalla medesima contradizione. Lo stesso Riess, nel suo trattato di elettricità per attrito, sembra pure cadere nella contradizione medesima, col dire (1): « Mettendo un elettroscopio in contatto con una semplice superGcie con- » ducente, allora lo strumento mostra se, o no quella superficie possegga elettricità. Ma quando » in vicinanza di questa superGcie se ne trovi un’altra, pure conducente, però non in co- » municazione colla prima, l’effetto sopra indicato non ha più luogo altro che condiziona- » tamente. Questa superGcie potrebbe appartenere ad una faccia del piattello condensatore, » ed un suo punto avente la densità zero , messo in contatto coll’ electroscopio , non lo » farebbe divergere, sebbene la indicata superGcie possegga elettricità. Dunque l’elettro- » scopio mostra a dirittura se una superGcie sia elettrizzata semplicemente, ma non mostra » quando sia caricata, intendendo a rigore con questo termine una elettrizzazione, allorché » nelle vicinanze del conduttore se ne trova un altro. ... ». Il sig. Riess nel 1848, riconobbe si fatta contradizione (2); ma pare, come ora vedemmo, che poi nel 1853, vi sia caduto anch’esso, almeno implicitamente. Questo distintissimo Gsico a toglierei coibenti armati, ed in particolare il condensatore, dalla dipendenza della ipotesi di una elettricità dissimulata, dette la dottrina di questo istrumento, senza valersi dalla ipotesi medesima (3). Però noi dimostrammo con molte sperienze, che questa elettricità dissimulata esiste in ognuno dei coibenti armati, fra i quali deve classiGcarsi anche il cilindro, sia verticale sia orizzontale, separato mediante l’aria da un inducente. Quindi a togliere la contradizione di cui parlammo, deve assolutamente in quest’ ultimo coibente armato, cioè nel cilindro in- dotto a distanza, e separato mediante l’aria dall’ indncente, riconoscersi la elettricità dissi- mulata. Non giova, onde togliere la contradizione di cui parliamo, dare una nuova dottrina del condensatore indipendente dalla elettricità dissimulata; perchè questa elettricità non potrà mai negarsi da qualunque teorica sui coibenti armati , altramente la teorica medesima sa- rebbe di necessità falsa , essendo un vero la esistenza della elettricità dissimulata. Se la nuova dottrina di Riess pel condensatore , fosse basata negando la esistenza dalla elettri- cità dissimulata nel medesimo , sarebbe falsa per le note sperienze che dimostrano esservi nelle cariche dei coibenti armati questa elettrica dissimulazione : noi torneremo su tale dot- trina. Se poi la teorica medesima fosse razionalmente e sperimentalmente indipendente dalla indicata esistenza, la contradizione di cui parliamo sussisterebbe ancora; perchè i Gsici che nel condensatore ammettono la elettricità dissimulata, e contradicendosi la negano nel cili- ndro indotto, potrebbero continuare in così fatto contraditorio modo, anche dopo accettata la stessa nuova dottrina del Riess. (1) Die Lehre von der Reibungselektricitàt. Berlin 1853, T. I.°, p. 360, lin. 4 salendo. (2) Poggendorffs Annalen der Physik und Chemie, T. 73, p. 367, febbraio 1848. - Annales de chim. et de phy., 3.e sèrie, t. XLII, p. 376. - De la Rive, Traité d’électricité théoretique et pratique, 3.® voi. Paris 1858, p. 681-686. (3) Idem. — 659 — » ardenti, e dei più ingegnosi è senza verun dubbio il sig. Volpicelli. Il dotto » fisico italiano conclude, per mezzo di più sperienze, le quali non possiamo qui » riportare (1), che la elettricità indotta non ha tensione; e che perciò du- » rante la influenza non può, nè far divergere gli elettrometri, nè produrre » una induzione sulla elettricità libera di segno contrario, nè può neutralizzarsi » con questa; per conseguenza che la elettricità libera medesima si deve distri- » buire sul corpo indotto, come se quella che vi si trova dissimulata non esi- » stesse, obbedendo alle ordinarie leggi della distribuzione, congiunte alla iu- » fluenza repulsiva, esercitata dalla elettricità induttrice di eguale natura ». » Fra le sperienze del sig. Volpicelli noi citeremo le due seguenti, che » ci sembrano le più semplici , e le più concludenti a favore della sua » tesi, specialmente la seconda. La prima, consiste in disporre verso l’estre- » mità del cilindro metallico isolato e indotto , 1’ estremo di un filo con- » duttore molto fino, isolato, e diretto perpendicolarmente all’asse del cilin- » dro , essendo F altro estremo del medesimo filo , congiunto con un elet- » troscopio. Mediante un filo di seta, si può mettere il primo estremo del filo, » facilmente in contatto colla superficie del cilindro indotto, da cui si allontana » soltanto di un mezzo millimetro. Con un grosso cilindro di cera di Spagna, » elettrizzato per attrito, si produce l’ induzione sul cilindro e sul filo, ambe- » due mettendoli a comunicare col suolo; quindi s’ interrompe questa comu- » nicazione, facendoli restare l’uno e l’altro isolati, e subito si porta l’estremo » del filo metallico in contatto col cilindro mediante il filo di seta; l’elettrosco- » pio non dà verun segno di elettricità, donde il Volpicelli conclude che la elet- » tricità indotta non ha tensione. Si ripete la medesima sperienza, mettendo il » filo conduttore , non il cilindro , in comunicazione col suolo mentre dura » l’induzione, quindi dopo averlo isolato si pone l’estremità del medesimo filo » in contatto col cilindro ; all’istante l’elettroscopio accusa l’elettricità libera » simile a quella dell’ inducente , qualunque sia stato il punto della superfi- » eie del cilindro indotto che fu toccato dall’estremo del filo conduttore; so- » lamente avvi meno elettrico libero nella estremità del cilindro più all’ in- » duttore vicina , che in quello più dal medesimo lontana . (1) Comptes Rendus de l’académie des Sciences, t. 41, p. 553, -t. 43, p. 719; - 1. 44, p. 917. — Archives des scien. phy. et nat. de Genève (B. Univ.) années 1856, et 1857. — v. anche in questi Atti la quarta comunicazione del Volpicelli sulla elettrostatica induzione, sessione IV del l.° marzo 1857, T. X, p. 280. ..310. — 660 — » Si può fare a questa sperienza 1’ obbiezione che quel filo conduttore, » il quale si fa comunicare col cilindro indotto, non può essere considerato » un semplice veicolo della elettricità; ma che trovandosi a contatto con que- » sto cilindro, costituisce con lui un nuovo sistema di conduttori, nel quale » la elettricità prodotta per influenza dalla cera di Spagna elettrizzata, deve » ricevere una nuova distribuzione, cui fa d’uopo attribuire, sulla estremità del » filo in contatto coll’elettroscopio, la presenza della elettricità di nome uguale a » quella inducente (1). » La seconda sperienza del Volpicelli, che anche c’ interessa riferire, tro- » vasi al coperto di questa obbiezione ; consiste la medesima nel toccare i « differenti punti della superfìcie del cilindro indotto, con un piano di prova » bastantemente piccolo, affinchè possa confondersi coll’elemento della superficie » su cui viene applicato. Un disco di ottone, avente al piu mezzo centimetro » di diametro, ed un quarto di millimetro di ertezza, fissato colla cera di Spagna » sulla estremità di un tubo di vetro sottilissimo, è soddisfacente alla indicata )) condizione. Dopo avere verificato che per l’aria non avvi trasporto sensibile » di elettricità fra l’ indotto e l’ inducente , verificazione sempre necessaria , (1) Se non erro a me sembra che tale obbiezione dell’ illustre De la Rive, possa evidente- mente superarsi, riflettendo come siegue. Non può il filo conduttore, che si fa comunicare col cilindro indotto nelle due sopra indicate sperienze, (cioè nella prima in cui tanto il cilindro, quanto il filo stesso comunicano col suolo, innanzi di venire in contatto fra loro; e nella seconda in cui si fa comunicare col suolo unicamente il filo, innanzi di farlo toccare il cilindro) far variare menomamente per questo suo contatto la elettrica decomposizione, pro- dotta già sul filo e sul cilindro prima del contatto stesso. Non può cioè per questo con- tatto, nè crescere nè diminuire la decomposizione dell’elettrico naturale dei due nominati corpi, già successa prima del contatto stesso. Ciò viene anche provato dalla prima delle indicate due sperienze, nella quale non si ha dall’elettroscopio verun segno di elettricità. Ed in fatti pel contatto del filo col cilindro, niuno di questi due corpi cangia la distanza de’suoi punti dal- l’inducente; laonde non può la influenza di questo produrre, ad onta del contatto, altra de- composizione, fuori quella già prodotta nei due corpi prima del contatto stessa. Tutti convengono che, supposta costante la induzione, allora solo gli effetti di essa re- lativi alla indotta dovranno cangiare, quando la distanza fra l’ inducente e qualche punto dell’indotto cangi, lo che non avviene jtff/tto nelle due nostre indicate sperienze. Concludiamo adunque che il filo conduttore a questo modo adoperato, deve conside- rarsi come un semplice veicolo della elettricità dall’estremo toccato sul cilindro indotto, al -Ripone dell’ elettroscopio. Moiti altri sono i riflessi che pure potrebbero condurci a que- sta conseguenza, i quali si trovano esposti nella mia quarta comunicazione sull’ elettrosta- tica influenza [a). [a) Atti dell’accademia pontificia de’ Nuovi Lincei, T. X. sessione IV del 1. marzo 1857, p. 280..310. § VII. — 661 » si tocca mediante il piccolo piano di prova l’estremità del cilindro indotto che » più alla inducente si avvicina, e vi si trova la elettricità omonoma della in- » ducente stessa. Questa medesima elettricità, collo stesso mezzo, si trova so- » pra ogni punto della superficie del cilindro indotto, da un estremo all’al- » tro del medesimo; donde si conclude che la elettricità indotta, cioè la ete- » ronoma della induttrice non tende affatto, e che quella omonoma, la quale » si trova libera, è distribuita su tutta la superficie del cilindro indotto, come » se questo niun’ altra elettricità possedesse. Quando le dimensioni del piano » di prova sieno grandi, allora si carica esso della elettricità eteronoma della indu- » cente; ciò avviene perchè il piano di prova subisce anch’esso la influenza, » e conserva sempre, dopo essere stato sottratto alla medesima, una porzione » della elettricità indotta, essendosi dissipata in parte per l’aria la omonoma » della induttrice (1). (t) La diversa natura dell’elettrico, di cui si carica il disco di prova sotto la influenza, secondo che le sue d mensioni sono piccole o grandi, è argomento di molto interesse, per bene intendere in che consistono gli effetti della elettrostatica induzione. Questa diversità di natura elettrica non fu avvertita mai finora dai fisici , quantunque facile a riconoscersi colla sperienza. Egli è certo che applicando qualunque corpo di prova sopra un conduttore indotto ed isolato, il corpo medesimo si carica delle due contrarie elettricità, cioè di una dissimulala ed è la eteronoma, e di un’altra libera ed è la omonoma della inducente. Sepa- rato il corpo di prova dal contatto coll’indotto , e quindi sottratto alla induzione , diviene in esso libera la dissimulata, che combinandosi colla contraria, rende il corpo di prova carico della elettricità risultante delle due contrarie, le quali sotto la induzione stessa possedeva in dosi diverse. Questa carica risultante sul corpo di prova, sarà omonoma della inducente, se le dimensioni del medesimo sieno a bastanza piccole; sarà eteronoma della inducente, se quelle sieno a bastanza grandi . Ma, dirà taluno, come si dimostra che p. e. nella estremità dell’indotto più all’inducente vicina, trovasi anche la omologa di questa? Rispondiamo si dimostra toccando con un pic- colissimo disco di prova l’estremità medesima, e verificando che questo disco per tale con- tatto si carica di una elettricità simile a quella che induce. Resta ora che si dichiari quali sono le cause, per cui la carica risultante del disco di prova sia, quando questo abbia dimensioni abbastanza piccole, omonoma della inducente; e quali sono quelle per cui la carica stessa, quando il disco medesimo abbia dimensioni ab- bastanza grandi, sia eteronoma della inducenle. Se il disco di prova sia di ertezza e di rag- gio sufficientemente piccoli, la quantità di elettrico simile alla inducente, distribuita sul medesimo disco deve, anche riguardo all’estremo dell’indotto che alla inducente stessa più si approssima, essere maggiore dall’altra quantità opposta di elettrico; perchè la cera lacca impiegata per isolare il dischetto di prova, deve assorbire una certa quantità di elettrico libero: per que- sto assorbimento, e per la picciolezza del disco medesimo, la indicata carica risultante dev’es- sere di natura eguale a quella inducente. Se il dischetto abbia pure un perno metallico puntaguto, per essere innestato colla cera lacca nell’ isolante suo manubrio, potranno ere- 3<^ — 662 — » Malgrado tutto quello che specialmente offre questa sperienza in favore » della tesi sostenuta dal Volpicelli, noi proviamo difficoltà, ci conviene con- » fessarlo, a comprendere uno stato di elettricità in guisa, che la medesima » possa perdere le sue proprietà ordinarie, salvo riguardo alla inducente (1). scere alquanto le dimensioni del dischetto stesso , che ciò nulla ostante la sua carica sarà omonoma della inducente; fatto rimarchevole molto, e non ancora osservato. Se il disco di prova sia di ertezza o di raggio sufficientemente grandi, la quantità di elettrico simile all’inducente, accumulata sul medesimo disco, dovrà nell’estremo indicato es- sere minore dell’altra opposta; perchè avuto riguardo alla grandezza delle dimensioni del di- sco, la indotta su questo deve superare la libera sul medesimo, non ostante l’assorbimento che possa fare la cera lacca, ed anche il perno col quale si connette il disco all’isolante suo ma- nubrio. Perciò avviene che in questo caso, la carica risultante del disco di prova, sarà di na- tura contraria della inducente. Riporteremo qui appresso in altra nota, con qualche nuova riflessione, quanto già pubblicammo più estesamente su queste interessantissime fasi del di- sco di prova, riguardato come analizzatore della influenza elettrica sopra un cilindro con- duttore isolato (a). Se nell’estremo dell’ indotto che all’ inducente più si avvicina, applichiamo un disco di prova sottilissimo, talmente incassato nell’indotto, da formare una continuazione della su- perfìcie di questo; il disco medesimo, dopo sottratto all’induzione mediante un delicatissimo filo di seta fissato nel suo centro, mostrerà una carica risultante di natura eteronoma della indu- cente; perchè in questo caso, atteso che il disco non emerge dalla indotta superficie, attesa la poca efficacia del coibente per assorbire la elettricità libera distribuita sull’estremo stesso, ed attesa la mancanza del perno puntaguto, la elettricità indotta sul dischetto incassato a livello, supera la libera sul medesimo distribuita. Dai fatti, non escluso l’ultimo, in questa nota riferiti , deve concludersi, che l’assor- bimento della elettricità libera prodotto dalla cera lacca, dal perno puntataguto, e dal dis- livello di superficie, porgono fortunatamente un mezzo assai valevole a manifestare vero, me- diante il piccolissimo disco di prova, trovarsi la omologa della inducente per tutto sull’in- dotto, e la contraria non possedere sul medesimo tensione veruna. Senza queste circostanze, riescirebbe assai difficile dimostrare sperimentalmente la ve:ità ora conclusa. (1) Ripetiamo ancora una volta che la indotta, non solo è priva di tensione, ovvero perde le sue proprietà ordinarie per ogni corpo diverso dall’inducente; ma le perde pur anco riguardo a questo, come abbiamo già dichiarato nel§. 15. La indotta non tende verso la indut- trice, ma unicamente fra loro avvi una vicendevole attrazione; la sola induttrice tende verso la indotta. Del resto la difficoltà che qui l’autore confessa d’incontrare, per comprendere uno stato di elettricità in guisa, che la medesima possa restare attualmente priva di tensione, ma non virtualmente ; cioè possa perdere, come dice l’autore, o meglio, dissimulare tutte le sue pro- prietà , non è difficoltà reale ma solo apparante ; perchè molti sono i casi tanto in fisica, n quanto in chimica, nei quali una sostanza perde attualmente in certe circostanze o dissimula le 'sue proprietà, ma non virtualmente; poiché le riacquista in certe altre. Per questo avviene secondo gli unitari, che l’elettricità, combinata colla materia, non esercita le sue proprietà; e poi (a) Bibl. Univ. Archives des scien. phy. et nat., T. 3., nouvelle période, Genève décembre 1858, pag. 347... 352. 3S — 663 — )> A noi costa rinunciare alle leggi dell’ equilibrio fra le forze di elettricità * » tanto semplici, e tanto generali, come furono stabilite da Poisson (1). Per le manifesta, quando per attrito viene separata dalla materia stessa. Per questo aviene secondo i dualisti, che le contrarie elettricità non agiscono, quando sono insieme combinate alla for- mazione del fluido elettrico neutrale; ma bensì quando sono l’una dall’altra per attrito di- sgiunte. Per questo avviene che l’elettrico non agisce magneticamente quando sta in equi- librio, ma bensì quando costituisce una corrente. Per questo avviene che il calorico non ri- scalda, quando serve a costituire l’aggregazione molecolare dei corpi. Per questo avviene che onde portare alla stessa temperatura due diverse sostanze di egual massa, fa d’uopo impiegare diverse quantità di calorico. Per questo avviene che i sette colori della luce scompariscono, quando sieno fra loro mescolati, e ricompariscono per la dispersione della luce stessa. Per questo avviene che tanto una base quanto un acido dissimulano le loro proprietà, quando co- stituiscono un sale neutro, ma le manifestano subito che cessano dal costituire la combina- zione salina. Per questo avviene che tanto l’ idrogeno , quanto l’ossigeno , dissimulano le proprietà di fluidi elastici nella formazione dell’acqua , e le manifestano quando questa si decompone. Se nei casi riferiti non s’ incontra difficoltà per concepire la relativa dis- simulazione, perchè si deve incontrare nel concepirla riguardo alla elettricità indotta? Inol- tre la elettricità dissimulatasi comprende nella bottiglia di Leida, nel quadro magico, nel con- densatore, ed in ogni coibente armato; perciò non può non comprendersi anche nella spe- rienza fondamentale della induzione, la quale non è altro fuorché una sperienza fatta con un coibente armato, questo essendo l’aria, interposta fra l’indotto el’inducente, che costituiscono le armature. (1) Il ritenere che la indotta sia priva di tensione, non conduce affatto a rinunciare alle leggi semplici e generali, stabilite da Poisson nelle due celebri sue memorie « Sur la distribution de l'électricité à la surface de corps conducteurs ( a ). L’ analisi contenuta in queste memorie, non contradice alla indicata mancanza di tensione; perchè non esclude la coesistenza delle contrarie elettricità in qualunque punto deU’indotto. L’analisi medesima nei suoi risultamenti deve interpetrarsi ritenendo, chele risultanti accumulazioni elettriche, assegna- te dalle formule, corrispondono sempre alla differenza delle due contrarie elettricità, una dis- simulata o indotta , l’altra libera od attuata , esistenti contemporaneamente sopra qualunque punto della superfìcie che alla induzione venga sottoposta. Ciò basta per concepire senza difficoltà, e conforme alla sperienza, il significato vero della linea neutra , e per ispiegare colla nuova teorica, meglio assai che coll’antica, ogni fatto relativo alla elettrica influenza. Ma se pur fosse che l’analisi di Poisson sulla elettrostatica, si opponesse al movo fatto, ignorato forse da questo illustre geometra, cioè che la indotta non tende, perci^do- vrebbe il fatto medesimo negar^ quantunque dimostrato vero ad evidenza? no certamente: ma si dovrebbe invece procurare la conciliazione dell’analisi colla sperienza; e questa con- ciliazione a me sembra potersi ottenere nel modo che qui sopra ho indicato. Così p. e. lutti ammettono quello, chegli accademici del Cimento pei primi hanno colla sperienza scoperto (à), e poi Faraday ha promulgato, cioè che la influenza elettrica non j^ssa (а) Mémoires de l’Institut imperiai de France, année 1811, p. 1...92, et p. 163. ..274. (б) Atti dell’Accad. pontif. de’Nuovi Lincei, T. XIV, sessione 3.a del 3 febbraio 1861 , p. 234, e 235 , oVe, pel primo, ricordai questa sempre dimenticata scoperta degli Accademici del Cimento. 85 )> tanto crediamo che, oltre a prendere in seria considerazione le sperienze » assai rimarchevoli di Volpicelli, bisognerebbe variarle ancora, studian- » dole più da vicino , per cercare se sieno esse realmente inconciliabili » coll’antica teorica: la sperienza del piccolo piano di prova, in particolare me- » riterebbe un sì fatto esame (1). Ci permettiamo di raccomandare all’atten- » zione dei fìsici questa ricerca, e sopra tutto a quella del Volpicelli stesso , » che aperse questo nuovo campo d" investigazioni (2) ». S* 17- Il dotto fisico di Ginevra nell’ interressante suo rapporto sui lavori della società di fisica e storia naturale di Ginevra, compresi dal luglio 1858 al giu- gno 1859, letto nella tornata di questa illustre società del 80 giugno 1859, per una quarta volta richiama l’attenzione sulla nuova teorica della influenza elettrica da me sostenuta, e si esprime colle seguenti parole (pag. 9) «Alla elettricità so- » pra tutto appartiene il maggior numero delle comunicazioni fatte in que- » st’anno, concernenti la fìsica propriamente detta. Queste sono in primo luogo » quelle del Volpicelli sulla induzione elettrostatica, una da esso medesimo letta » nel 14 di ottobre 1858, alla società di fisica e storia naturale in Ginevra (8), pei conduttori; ora è facile accertarsi che nell’analisi di Poisson si ammette in vece questo passaggio: ma forse dobbiamo perciò negare quanto la sperienza ci ha insegnato? no certamente; dobbiamo invece trovar modo per accordare l’analisi colla sperienza medesima, lo che a me sembra possibile anche in questo caso. Però fa meraviglia come quelli che temono tanto di offendere l’analisi di Poisson, in adottare la nuova teorica sulla influenza elettrica; non abbia- no poi verun timore per l’analisi medesima, quando adottano con Faraday, e con tanti altri, chela influenza stessa non può traversarei conduttori; e che si propaga pure in linea curva. Inoltre, sebbene i due fatti elettrostatici ora indicati, sconosciuti da Poisson , ai quali de- ve anche aggiungersi 1’ altro , che cioè la elettricità non tutta dalla interna superficie dei conduttori portasi alla esterna dei medesimi , fossero inconciliabili coll’ analisi di que- sto sommo geometra, non per ciò si potrebbero negare i fatti medesimi. Ogni teorica, ogni analisi, ogni calcolo deve cedere alle verità sperimentali; cosicché se le nuove scoperte con- tradicessero, senza mezzo di conciliazione, alle vecchie dottrine analitiche, non si dovrebbe punto esitare ad abbandonar queste. (1) Questo esame si trova esposto nella precedente nota (1), p. 661. (2) Dunque secondo il valutabilissimo parere del celebre fìsico di Ginevra, non è senza frutto per la scienza, discutere sull’argomento, che forma il soggetto de’miei studi fin dal 1854; perciò non sono lodevoli quei fisici che, giudicando assolutamente falsa la nuova teorica di Melloni da me sostenuta sulla induzione, ricusano di pubblicare le ragioni di questo loro as- solutismo scientifico, avverso tanto alla teorica medesima, quanto al secolo in cui viviamo. (3) Archives des Sciences phys. et nat. de Genève, nouvelle période, T. 3°, decembre 1858, p. 347. ..352. 665 — » le altre comunicate per mezzo del sig. Soret (1). Un grandissimo numero » di sperienze, mediante variati piani di prova, ed in diverse condizioni, sem- » brano confermare sempre più il Volpicelli nelle idee che sempre ha mani- » festato sulla teorica della induzione. Noi ci limiteremo ad osservare, senza » venire in altri particolari, che fu obbiettato al Volpicelli potersi queste spe- » rienze anche interpetrare favorevolmente all’ antica teorica ; cosicché es- » sendo tutte benissimo eseguite , non sono esse forse tanto concludenti , » quanto egli le presume, almeno sotto questo rapporto ». Ognuno qui vede che il De la Rive non fa sua questa obbiezione, ma la riporta come a lui pervenuta ; ed in fatti la obbiezione medesima giunse anche a me come proveniente dal R. P. Gio. Rattista Pianciani della compagnia di Gesù; ma da esso non fu mai colle stampe manifestata, sebbene il contrario si desiderasse, per conoscere le ragioni che inducevano quel dotto fisico a così giudicare nell’ attuale ricerca; le quali ragioni forse avrebbero potuto farmi cangiare parere. Del resto credo essere falso, che le mie sperienze possano interpetrarsi favorevolmente all’antica teorica sulla sta- tica induzione. Ghiunque vorrà leggere attentamente le sperienze medesime, si convincerà di quello che qui asserisco, e che svilupperò meglio in altra co- municazione, avvertendo che se una soltanto fra le sperienze stesse ve ne fosse, da non potersi coll’ antica teorica spiegare , già basterebbe per adottare la nuova. In tanto colla riferita obbiezione, chiunque sia che l’abbia prodotta , ciò si guadagna dai sostenitori della nuova teorica sulla influenza elettrica, cioè che almeno questa si riguarda valevole quanto l’antica; ma per la verità ciò non basta. Nelle quistioni scientifiche non è sufficiente l’autorità per decidere, perchè sono indispensabili e gli argomenti e le sperienze. Le opinioni valutabilissime del Pianciani, e di qualche altro suo confratello, assai competente anch’esso nell’ar- gomento in discussione, fatte modestamente circolare , indussero talun fìsi- co d’ Italia , come il chiarissimo Belli , a pronunciarsi colle stampe contro la nuova teorica sulla induzione, la quale in Roma pure talun altro avversò (1) Sono sette le mie comunicazioni sulla influenza elettrica, pubblicate fin’ora nel ci- tato giornale Archives ec., e furono inserite nei tomi-XXVlIl, p. 222, marzo 1855— XXX, p. 238, novembre 1855 — XXXII, p. 318, marzo 1856— XXXV, p. 30, maggio 1857 — III, nouvelle période, p. 60, settembre 1858 (questa quinta comunicazione si trova spezzata in due nei Comptes Rendus, t. XL VII, cioè a p. 624, ed a p. 664, anriée 1858) — idem, p. 347, décembre 1858 (questa sesta comunicazione non fu inviata all’accademia delle scienze dell’ istituto di Francia) — V, nouvelle période, p. 265, juillet 1859. 7 — 666 — più per progetto, che per convincimento (1). Ma non voglio qui tessere del tutto la storia di questi dibattimenti scientifici, la quale allora terminerò di sviluppare, quando avrò potuto rendere pubbliche tutte le ricerche ulteriori da me fatte su questo interessante soggetto. Nell’attuale comunicazione ottava, come già ho detto, mi sono proposto, riguardo alla parte istorica, svolgere soltanto alcuni punti della medesima fra i più rilevanti, e che ho stimato utile mandare in- nanzi. (1) Al Belli rispose il Fabri, vedi p. 496, §. 10, nota (6). ( Continuerà ) s 667 — Meteorologia. — Risposta ad alcune critiche fatte dal sig. Broun. Del P. A. Secchi. Ho l’onore di presentare all’Accademia alcuni fogli contenenti il registro me- teorografico perfezionato. Su questi è una curva doppia che rappresenta il ter- mometro secco ed il bagnato segnati ogni quarto d’ora , mediante un nuovo meccanismo elettrico che ho ultimamente aggiunto all’antico. I segni sono così chiari che può calcolarsi di grado. Con questa occasione credo necessario dire due parole su di una critica che il sig. Broun ha fatto nei Comptes Rendus (13 marzo 1863), alle mie de- duzioni sulla connessione delle perturbazioni magnetiche , colle vicende me- teorologiche. Le sue obbiezioni sono desunte da vari punti. Il primo è che avendo Esso discussi separatamente i giorni dei venti più forti non ha tro- vato corrispondere ad essi una perturbazione. Rispondo: che esso ha discusso la forza della quale io non ho guari parlato: io invece ho parlato della dire- zione come la più influente. Quindi non siamo sullo stesso terreno come esso pretende. 2. ° Dice di aver discusso delle burrasche per 10 giorni, e pure ha avuto risultato negativo. Rispondo che esso ha limitato a suo modo il tempo dell’ in- flusso, cioè un solo giorno prima e dopo, ma devesi sapere che questo non è sempre lo stesso, ma ora prima di uno, ora di due, ora di più giorni. E ciò è conforme a quanto deve accadere per le correnti elettriche generate durante tali vicende perchè esse viaggiano più presto assai che le burrasche. Esso poi ha confuso molti elemefiti che devonsi separare in una stessa vicenda, cioè il sa- lire e lo scendere de’ magneti secondo le direzioni della burrasca e del vento, e non fa quindi meraviglia che abbia trovato il contrario di quello che avrebbe fatto usando il mio metodo grafico comparativo. Esso non poteva in fondo trovare che quello che ha trovato, perchè in massa le quantità nel medio si compensano. Le medie per questo studio non valgono nulla. 3. ° Mi critica per non avere applicato la correzione di temperatura alle mie osservazioni del bifilare. Rispondo che anche fatta tal correzione sussiste 1’ irregolarità : tale correzione attesa la costanza di temperatura a cui stanno i magneti porta al più \ divisione e le mie leggi si fondano su non meno di 5 div.; ordinariamente 10 e 20. Non posso capire come si insista tanto su di ciò avendo già più volte accennato il perchè non le correggeva, non doven- dosi correggere i decimi ove trattasi di decine. — 668 — 4.° Rigetta in un fascio le mie conclusioni elettriche e magnetiche per*» chè non le trova in certi periodi conformi a quelle del Capo di Comorino. Rispondo che io fisso le leggi per Roma e non pel Capo di Comorino, e che l’obbiezione sua lungi dal far contro di me, fa anzi a mio favore, perchè derivando 10 tali perturbazioni dalle vicende meteorologiche, e nelle Indie il clima es- sendo ben diverso che da noi, si avranno certo colà periodi e leggi diverse. Per ciò che dice di certe conclusioni affrettate, quando saprò quali siano, al- lora risponderò. Ma prego che si distingua tra conclusione falsa e affrettata : 11 vedere qualche conseguenza dietro dati non evidentissimi, credo che non sia degno di nessun rimprovero, mentre non è gran merito il vedere ciò che è a tutti manifesto e palpabile, e non mostra grande acume chi ammette le verità quando sono divenute incontrastabili. E questo basti in risposta a queste cri- tiche essendo io persuaso che solo lo zelo della scienza induca 1’ abilissimo magnetista a tali insistenze. Un qualche altro poi che non avendo mai osservato strumenti magnetici nè discusso una osservazione di questo genere crede potere sentenziare in prò* posito, io lo inviterò a studiare prima i fenomeni. Ho l’onore inoltre di presentare all’Accademia alcune fotografìe solari ca- vate dalle matrici originali dell’ eclisse totale del 1860 che sono restate in Spagna inviatemi dal sig. Aguilar direttore dell’ osservatorio di Madrid: godo che esse siano se non bene, almeno sufficientemente conservate per verificare quanto ho detto nel mio discorso in proposito che tenni alla Tiberina e che avevo dedotto dalle mie proprie fotografìe ingrandite. Finalmente solo per pigliar data dirò che la bella idea del prof. Frisiani di spiegare le correnti elettriche indotte, parafi degna di somma attenzione. Questa consiste in attribuirle ad una diminuzione di pressione prodotta nei conduttori dell’elettrico simile a quella che si osserva nei tubi in cui scorrono i fluidi. La stessa idea mi si era presentata più volte e per meglio studiarla avevo chiesto al nostro collega idraulico il prof. Sereni l’operetta del Venturi sulla comunicazione sul moto laterale dei fluidi e vi ho trovato che la sfera di tali applicazioni di moti meccanici può anche estendersi oltre il caso del Frisiani, e in ispecie all’attrazione di due correnti parallele, e sopratutto alla corrente indotta sopra il filo stesso in cui circola la corrente che può ridursi al colpo d’ariete cui ho trovato aver luogo anche nei gas. In altra occasione darò il debito sviluppo a queste idee. Qui mi limiterò a citare un fatto cu- rioso di moto meccanico nei fluidi. Se in un lungo tubo barometrico di cri- — 669 stallo chiuso a fuoco da un capo, e con turacciolo di sughero dall’altra, pie- no d’acqua e tenuto orizzontale si imprigioni una bollicina d’aria nel mezzo; battendo con un pezzo di legno 1’ estremità chiusa a foco del tubo , la bol- licina , si accosta all’ estremità percossa , malgrado una inclinazione leggiera del tubo che la porta a salire nel verso opposto. La sola condizione per riu- scire nell’esperimento sembra essere che il tubo non sia assolutamente tutto pieno d’acqua, ma abbia una bolla discreta alla estremità chiusa dal sughero. La forma singolare che prende la bolla durante la percossa, sembra mostrare che entro al tubo si ha realmente una vibrazione longitudinale , e che questo è uno di quei fenomeni che giustificar posson le teorie emesse dai signori Keller nei Comptes Rendus del 18 marzo 1868 , ed assai opportuno per spiegare come una attrazione apparente possa nascere da urti longitudinali nei moti oscillatorii. Coi corpi più pesanti dell’ acqua ho veduto che il fenomeno non succede. Le conseguenze che possono derivare dalla spiegazione razionale di tali fenomeni , sono della massima importanza per la fìsica e per l’ astrono- mia, e perciò credo che meriti la pena di occuparsene. — 670 — Ricerche analitico-spettrali sull1 acqua Albula di Tivoli, sulla pozzolana , sut~ Vacido arsenioso, sulVidrogene, e sul carbonio, con una indagine sulla fu- sione del platino. Seconda nota del prof P. Volpicelli (a). S' *• 1 dell’acqua minerale di Tivoli, che dicesi Albula, ottenuto facen- dola^aporare al fuoco, se venga introdotto nella fiamma ossidrogenica dell’ap- parecchio perfezionato dal sig. H. Debray (b), presenta uno spettro assai bril- lante. Facendo coincidere la divisione 100 della scala millimetrica colla linea D dello spettro solare , come si usa per solito , allora le righe dello spettro sono le seguenti. Alla divisione 65 troviamo una riga fina, molto distinta, e rossa; egual- mente un’altra ne vediamo alla divisione 81 : certo è che queste due righe secondo i disegni degli spettri pubblicati da Bunsen (An. de Chim. et de phy., 3. e sèrie T. 62, an. 1861, pianelle 2) appartengono al Kalium (Potassium). Però in quanto alla linea 65 noi vedremo che probabilmente la medesima è caratteri- stica dell’idrogeno puro, col quale fu alimentata la fiamma. Contigua quasi a questa ultima riga comparisce una banda rossa, però d’intensità diversa ne’suoi vari punti, e particolarmente alla divisione 90 cresce d’intensità molto. An- che lo spazio fra 90 e 100 è quasi tutto empito di bonde rosse, che verso il 100 divengono gialle, assai vive. Al 100 troviamo la solita linea del Natrium (Sodium), e immediatamente dopo comincia lo spettro ad apparire sensibilmen- te continuo col mio spettroscopio, composto di un solo prisma ; lo che po- trà non essere quando si sperimenti con uno spettroscopio poliprisma, che aspetto dalla nota perizia del sig. Duboscq. Alla divisione al 105 troviamo una riga nel verde molto distinta, e dalla 110 fino alla 112 esiste una banda nel verde; poi troviamo a 118 una banda larga, ed assai debole. Sulla 135 s’incontra un’altra linea nel verde, alla 157 una nell’azzurro, a 188 un’al- tra nell’indago, ed a 206 una nel violetto. Crediamo per tanto che da tutte queste reazioni spettrali debba con- cludersi: 1) La presenza del Kalium dalle linee 65, 81 e 206. ( a ) Per la prima nota vedi questi Atti, T. 16., sessione l.a del 7 dicembre 1862, p. 91 ( b ) Annales de chi. et de phy., B.me sèrie, T. 65, juillet 1862, p. 331. insieme alle 1 18, e 135, secondo i signori Grandeau e Laugel (a). 2) La presenza del Natrium dalla linea 100. 3) La presenza del Calcium dalle reazioni spettrali comprese dal rosso e verde, cioè 90, 105, 110, e 112; indubitatamente però si rileva questo metallo dalla linea 188. 4) La presenza dello Strontium è assicurata dalla riga 157 nell’azzurro, e dalle citate reazioni spettrali nel rosso che cominciano dalla 80. Questo me- tallo, forse per essere in quantità tenue troppo, non potè manifestarsi albana- lisi chimica, egregiamente fatta di quest’acqua dai chiarissimi signori profes- sori D. B. Viale, e V. Latini; nè a quella pubblicata dai signori farmacisti Commaille, e Lambert ( b ). La scoperta dello Strontium nell’ acqua minerale di cui parliamo, è di molta importanza per la igiene. $• 2. La pozzolana, sottoposta essa pure col riferito mezzo, all’analisi spettrale, mi ha fornito due righe sul rosso, al 65 una, ed all’8 1 l’altra; quindi una debole banda nel verde a 118 , ed una riga nel violetto a 205, oltre la solita corrispondente al 100. Da ciò si conclude che, nella specie di pozzolana, ora spettralmente analizzata , eziandio si trova il Kalium , ed il Natrium. Però noi ci riserviamo ripetere l’analisi della pozzolana, con una fiamma di calore più intenso. S. 3. L’acido arsenioso sottoposto alla fiamma d’idrogene puro, e di ossigene, ci ha presentato sempre uno spettro sensibilmente continuo. Però siccome questo acido, anche minerale, si volatilizza rapidamente; così lo spettro da esso prodotto svanisce presto, lo che presenta qualche difficoltà per esaminarlo. Se adoperando uno spettroscopio poliprisma, e perciò di maggior efficacia, que- sto veleno desse reazioni spettrali caratteristiche, la presenza del medesimo (a) Revue des Sciences, et de l’industrie, année 1862, p. 176. ( b ) Sulle acque Albule presso Tivoli, vedi fanalisi chimica dei professori B. Viale, e V. Latini. Roma Tipografia di Gaetano Menicanti 18S7, pag. 33 — Vedi anche « Recherches sur les eaux potables et minérales du bassin de Rome , par MM. Commaille et Lambert, pharmaciens aides-majors, attachés à la division d’occupation à Rome, Paris 1860. Germer Baillière libraire-éditeur, rue de V école de médecine, 17, pag. 73. 86 — 672 — sarebbe facilmente riconoscibile, ancorché in frazioni più tenui di quelle te- nuissime, apprezzabili dai moderni processi chimici; e ciò arrecherebbe grande vantaggio alla medicina legale. Ho voluto esaminare anche lo spettro del metalloide arsenico , e 1’ ho trovato pure sensibilmente continuo. Il metalloide stesso, al calore della fiamma ossidrogenica, si trasformava tosto in acido arsenioso. Nel fare le ricerche spettrali sull’acido arsenioso, che introducevo nella fiam- ma ossidrogenica, mediante un piccolo cucchiarino di platino, mi accorsi che questo metallo presentava nella sua concava superfìcie i caratteri della fusione. Ridussi allora in minutissimi frammenti un filo di platino, e li mescolai col- l’acido arsenico in polvere. Questa mescolanza fu collocata in un crogiuoletto di calce viva, e il dardo della fiamma ossidrogenica fu diretto verticalmente dall’alto al basso contro l’ indicato mescuglio. I gas che producevano la fiamma, erano sottoposti alla pressione dell’ambiente atmosfera, oltre a quella di un deci- metro di mercurio. Per siffatto modo la fusione completa del platino, si ottenne in due minuti circa dalla fiamma stessa, coadiuvata dal fondente acido arsenioso; e così fu operata per la prima volta in Roma la fusione di questo metallo tanto refrattario. 11 metalloide arsenico, favorisce anche meglio dell’acido arsenioso la fu- sione del platino; poiché un briciolo di arsenico, posto nell’indicato cucchiaio di platino, produsse un foro nel medesimo, mediante il calore della fiamma os- sidrogenica, ed il platino si vide colare liquefatto. Spesso fa d’uopo nei gabinetti di fisica e di chimica, saldare insieme due fili di platino, e coll’indicato mezzo semplicissimo, queste saldature si otten- gono speditamente, introducendo nel crogiuoletto di calce viva i due fili a con- tatto coi loro estremi, contornandoli di acido arsenioso in polvere, o meglio di arsenico, e dirigendo verticalmente sovr’essi la fiamma ossidrogenica nel modo riferito. Però mi sono in appresso avveduto che l’applicazione dell’acido arsenioso, per facilitare la fusione del platino, era già cognita; poiché il mineralogo francese Brard, così esprime (1). « In Francia il sig. Yauquelin fu dei primi ad occuparsi » dei mezzi per trattare il platino ; ed ai lavori di questo dotto chimico è » dovuto principalmente, che i signori Teannety di Parigi sono giunti a ma- » nipolare questo metallo in grande. Il processo, che non è punto senza peri- (1) Minéralogie appliquée aux Arts, Paris 1821, T. l.°, p. 635. — 678 — » colo , consiste nella proprietà che possiede il platino di fondersi assai fa- » cilmente , quando si unisce ad una certa dose di ossido bianco di arseni- » co, e che colato in cilindretti poco erti , si può quindi purificare portan- » dolo ad una elevata e prolungata temperatura, che fa volatilizzare l’arse- » nico, mentre il platino rimane atto ad essere foggiato, e lavorato in di- » verse guise ». Ma secondo quanto riferisce il Brard nel citato luogo , non pare che la sorgente calorifica impiegata, fosse la combustione dell’idrogene coll’ossigene, sottoposti ad una sufficiente pressione, come fu da me sperimentato. La fiamma ossidrogenica insieme all’acido arsenioso, produrrà facilmente le salda- ture che occorrono alla costruzione dei vasi di platino , specialmente degli alambicchi destinati a fabbricare l’acido solforico concentrato. Queste saldature si operano attualmente coll’oro; ma i vasi a questo modo saldati, hanno l’inconvenien- te, che il cloro attacca facilmente l’oro delle saldature stesse. Reca poi maraviglia come nei diversi corsi di chimica applicata alle arti, non si faccia parola della proprietà dell’acido arsenioso, e del metalloide arsenico, di essere ambedue fonden- ti del platino. Non possiamo però dimenticare che i signori Sainte-Claire Deville e Debray, hanno pei primi ottenuto la fusione del platino in grandi masse, per mezzo della fiamma ossidrogenica, in un crogiuolo di calce viva, senza chiamare in soccorso nè l’arsenico, nè l’acido arsenioso (1). A noi sembra che l’associa- zione sia di quest’acido , sia di questo metalloide, riescirà sempre favorevole alla più sollecita, e completa fusione del platino. Ma tali sostanze pos- sono alterare la purezza dell’ indicato metallo , costituendolo un arseniuro ; poiché sebbene l’acido arsenioso non sia decomponibile affatto pel calorico (2), e sia volatile molto, per cui la fiamma ossidrogenica tosto lo converte in va- pori bianchi, dai quali bisogna ben guardarsi; tuttavia, poiché il platino è at- taccabile, sotto la influenza di una temperatura elevata, pure dagli ossidi che (1) Per la riduzione del platino mediante la moderna via secca dei signori Sainte-Claire Deville, e Debray, si consulti — Annales de Chim. et de phy., 3.® serie, t. 56, p. 385; et t. 61, p. 5 — Comptes Rendus, t. 54, p. 1139; et t. 56, p. 983 — Les progrés des Scien- ces en 1862, Annuaire scientifique par P.P. Dehérain, Paris 1863, 2.e année, p. 311, et l.e année 1862, p. 247 — Les Petites chroniques de la Sciences par S. fi. Bertoud, Paris 1863, 2e partie, p. 155. - Revue des Sciences et de f industrie, par L. Grandeau et Aug. Laugel, Paris 1863, p. 124. (2) Dumas, Trattato di chimica applicata alle arti, Milano 1829, Voi. I., p. 326, li. 17, — 674 — sono irreducibili al calorico (1), potrebbe questo metallo nel fondersi combi- narsi col metalloide arsenico. Però in tal caso riescirà facile purificare il pla- tino già fuso, col sottoporlo ad una temperatura di 300°, giacché sotto que- sta l’arsenico è volatile pur esso (2). Abbiamo anche voluto esaminare le reazioni spettrali dell’idrogene puro; quindi lo spettro prodotto dalla fiamma ossidrogenica, ci ha presentato una riga nel rosso estremo alla divisione 65. Se questa reazione si riguardi come caratteristica dell’ idrogene, lo che ci sembra molto probabile, ne viene per conseguenza che la medesima possiede due rappresentanze caratteristiche, una per l’ idrogene, l’altra pel Kalium. Inoltre si fecero delle ricerche spettrali sulla fiamma procedente dal carburo d’ idrogene , ossia gas della illuminazione. Lo spettro di questa fiamma ottenuto dalla base turchina della medesima, presentava cinque bande; la prima nel verde presso il giallo nella divisione 110, la seconda nel verde alla divisione 125, la terza nell’azzurro alla divisione 149, finalmente la quarta e quinta molto vicine fra loro, situate nel violetto, e rispettivamente nelle divi- sioni 176 e 179. Però la prima di queste due si manifestò molto debole : la banda corrispondente al 179 fu la più marcata di tutte. Per tanto lo spettro della fiamma ottenuta dal carburo d’idrogene, mi ha presentato una banda di più, oltre quelle rinvenute dal sig. dottore Attfield, in tutte le fiamme ove trovasi del carbonio (3). S- 5. Ripetendo l’analisi spettrale sul residuo prodotto con evaporare al fuoco l’acqua minerale Albula di Tivoli, mi avvidi che le righe dello spettro, mani- festate alla fiamma ossidrogenica del residuo medesimo, sono in maggior nu- mero e più durevoli, quando esso non sia portato a siccità completa, o per l’azione del fuoco prolungata , od anche per essere passato molto tempo fra (1) Cours de chimie générale par Pelouze et Fremy, t. 2.*, Paris 1848-1849, p. 715, li. 8. Per l’arseniuro di platino vedi Dumas opera citata, voi. 2.°, p. 132, 1. 13.. (2) Cours de chimie, idem, t. l.er pag. 49, lin. 25. (3) Cosmos, Voi. 22, livraison du ler mars 1863, p. 539. — 675 — la sua produzione, e l’analisi spettrale di esso. Quando luna o l’altra di que- ste due circostanze si verifichi, le righe nello spettro diminuiscono di numero, « di durata; poiché il residuo stesso diviene refrattario non ostante 1’ azione calorifica la più intensa. Laonde per la migliore analisi spettrale delle so- stanze fìsse di un acqua minerale , giova che il residuo dell’ evaporazione di quest’acqua, non sia diseccato completamente; inoltre che sia sottoposto all’a- zione calorifica della fiamma non molto dopo che fu ottenuto, affinchè le af- finità non abbiano tempo di produrre quelle aggregazioni molecolari, che si oppongono alla manifestazione delle righe spettrali, caratteristiche dei diversi metalloidi, o metalli. S- 6. Con ripetute sperienze ho trovato che le righe dello spettro solare, acqui- stano maggiore intensità, e crescono anche di numero coll’aumento degli strati diafani che deve traversare la luce per giungere al prisma dello spettrosco- pio ; cosicché la diminuzione di luce favorisce la produzione delle righe fino ad un certo limile , passato il quale cessa l’indicato vantaggio. Ho veduto al- tresì, che rimanendo costante lo stato igrometrico dell’atmosfera, e sperimen- tando alla medesima elevazione solare, le righe indicate si producevano sem- pre meglio, coll’aumentare fino ad un certo limite i diaframmi diafani sotti- lissimi, pei quali facevo passare la luce solare prima che giungesse allo spet- troscopio. Pare adunque che la intensità, ed il numero delle righe nello spet- tro solare, crescano fino ad un certo limite col crescere la resistenza del mez- zo, che deve la luce traversare, per giungere allo spettroscopio. L’analisi spettrale in sostanza consiste in un perfezionamento dell’altra piro- cromatica, già cognita, e che si ottiene dalla combustione; per la quale dai diversi colori della fiamma, si argomenta bene, in alcuni casi, la presenza di talune sostanze nella medesima. Però questo metodo nelle conseguenze dipendendo principalmente dalla visione, può con facilità ingannare per molte cause, fra le quali una è la composizione dei colori. Ora l’analisi spettrale presenta co- lori semplici, divisi, e ben determinati di posizione; cosicché questi, colle gra- dazioni loro, possono esattamente indicarsi per mezzo delle righe di Fraunhofer. Queste righe, di posizione costante nello spettro solare, hanno reso al- l’ottica pratica il vantaggio, di assegnare senza incertezza, tanto gl’ indici di rifrazione dei diversi raggi luminosi, quanto la forza dispersiva delle varie so- — 676 — stanze rinfrangenti; e ciò fissando la gradazione dei colori nello spettro, colla co- stante posizione delle righe medesime riguardo alla gradazione stessa. Un van- taggio del tutto simile hanno, le varie righe, colorate o nere, colla costante loro posizione, recato all’analisi qualitativa spettrale delle sostanze; poiché con queste righe i colori della fiamma, già separati dal prisma, si possono pre- cisare per mezzo del colore delle righe stesse, determinate dalla costante loro posizione. Così p. e. la fiamma del cloruro di sodio, è gialla di tale gradazione, come il giallo corrispondente al sito della linea D nello spettro solare. La fiamma del Tallium, è verde di tale gradazione, come il verde corrispondente al sito della riga 114 dello spettro stesso. COMUNICAZIONI Il R. P. Secchi fece osservare, che sarebbe un campo di vaste ricerche intrap rendere le analisi spettrali sui prodotti vulcanici del nostro suolo ; ed il prof. Volpicelli rispose, che aveva esso già concepito questa idea, quando sottopose all'analisi medesima varie sostanze calcaree dei nostri dintorni (1), e poscia la pozzolana, prodotto vulcanico abbondantissimo di ossidi metallici (2). 11 R. P. Secchi consegnò per essere conservate nell’archivio accademico, due tavole litografiche, rappresentanti le diverse fasi deH’ecclisse totale del 1 S luglio 1860. Il medesimo fece parola delle sperienze di analisi spettrale atmosferica del sig. Janssen, dichiarando interessanti e meritevoli di attenzione i risulta- menti ottenuti dal medesimo, e comunicando altresì aver egli osservato, che facendo progredire lo spettroscopio dal zenit all’orizzonte, aveva veduto pro- dursi le righe che appartengono all’atmosfera, di mano in mano che lo spet- troscopio si abbassava. 11 prof. Volpicelli associandosi al p. Secchi nel riconoscere il merito delle ricerche del sig. Janssen sull’analisi spettrale atmosferica, faceva osservare che nel N.° 1408 del giornale astronomico di Altona, intitolato Astronomische Na- chrichten del 26 marzo 1863, p. 253 , il sig. Steinheil aveva fatte tre os- servazioni critiche allo spettroscopio del sig. Janssen, le quali non sono ben fondate, specialmente quella che riferisce all’associazione di più prismi. Non è giusto negare la utilità di tale associazione; 1 ° perchè questi prismi sono uniti senza discontinuità mediante il balsamo del Canadà, laonde si riduce a ben poco la perdita di luce prodotta dalle riflessioni; 2.° perchè a bene a- nalizzare la luce spettrale, necessita ridurre le bande dello spettro a righe, quindi fa d’uopo molta dispersione di luce, lo che non si ottiene senza unire fra loro più prismi ; la quale unione perciò deve riguardarsi come il mezzo più felice, per distinguere tutte le righe di uno spettro, specialmente se trat- tisi dello spettro solare , di cui la luce si trova sempre a bastanza intensa per subire molta dispersione, senza cessare di essere sensibile quanto bisogna. (1) V. Questi Atti, T. 16, p. 91, sessione del 7 dicembre 1862. (2) V. idem, p. 671. ' — * 678 — 11 p. Secchi a confermare quanto egli asserì nella precedente sessione IY (1), cioè che il eh. prof. Zantedeschi era stato primo a stabilire il pri- sma fra due lenti, onde ottenere con maggior precisione lo spettro luminoso, presenta la memoria originale del medesimo fìsico, nella quale si dichiara que- sta maniera di produrre lo spettro indicato. Relativamente alla precedente comunicazione il prof. Yolpicelli si espresse dicendo « Mi sia permesso di osservare 1 .° che il prisma fra due lenti con- vesso-convesse fu adoporato dal eh. Zantedeschi al più presto nel 1852, però questo congegno veniva da esso pubblicato nel 1856 (2); 2.° chela indicata di- sposizione sperimentale da me si vide nel 1850 praticata del sig. Giulio Duboscq, distintissimo costruttore d’istrumenti ottici a Parigi; 3." che conservo tutt’ora una figura disegnata da questo valente meccanico, indicante il prisma fra due lenti, per la decomposizione e ricomposizione della luce; 4.° che il sig. Du- boscq fin dal 1837 eseguì la medesima sperienza, come da una sua lettera si rileva. Il sig. cav. Antonio Coppi presentò in dono una copia del suo discorso, letto all’accademia Tiberina, nel 10 di aprile 1863, cinquantennario della sua fondazione. CORRISPONDENZE Fu comunicato il programma per le oblazioni, a fine di erigere un mo- numento, al defunto fisico e geometra illustre Ottaviano Mossotti , le quali dovranno depositarsi nelle mani del sig, prof. D. Barnaba Tortolini. Con una lettera del signor professore Gio. Codazza, e del sig. ingegnere Siro Dell’Acqua, diretta al nostro sig. presidente, furono inviate parecchie co- pie del programma, pubblicato in Pavia pel monumento Bordoni, dalla com- missione composta dei signori (1) pag. 482, li. 7 salendo. (2) Descrizione di uno spettrometro....— Padova pei tipi di A. Sicca nel settembre 1856. - Y. anche Bullettino Meteorologico del collegio romano, Voi. 2.*, N.° 8, del 30 a- prile 1863, p. 59. Brioschi prof. Francesco, Brugnatelli prof. Tullio, Cavallini ingegnere Achille, Codazza prof. Giovanni, Dell’acqua ingegnere Siro, Leva ingegnere Antonio, Orlandi ingegnere Rinaldo. L’Emo. e Rmo. Sig. Cardinale Altieri, protettore dell’accademia, coll’os- sequiato suo dispaccio del 10 marzo 1863, N.° 3637, diretto al sig. presidente, fa noto che il comitato accademico, eletto nella tornata del 1° marzo testé decorso, pel nuovo triennio, veniva superiormente approvato. Perciò secondo il dispaccio medesimo l’attuale comitato si compone, oltre del sig. presidente, e del segretario, dei signori professori: Proia D. Salvatore, Calandrelli D. Ignazio, Secchi R. P. Angelo, Azzarelli prof. Mattia. Con altro dispaccio dello stesso Emo. Porporato, diretto al sig. presidente, si fa noto, che la S. Congregazione degli studi trovò regolare il consuntivo accademico pel 1862, e lo munì della sua superiore approvazione. Il prof. Volpicelli ricordò nuovamente, che i membri ordinari Lincei, quando vogliano le produzioni loro accademiche senza'ritardo pubblicate; potranno, ap- pena lette in accademia, spedirle alla tipografìa della medesima, per farne ti- rare le cinquanta copie che appartengono all’autore. Essendosi praticato sem- pre in tal modo, non difettò mai la sollecita stampa dei lavori scientifici, per quei Lincei che vollero profittare di questa disposizione. La R. Accademia delle scienze di Amsterdam, per mezzo del suo segre- 87 — 680 — tario generale sig. W. Vrolik, ringrazia per gli atti da essa ricevuti de 'Nuovi Lincei, mentre annunzia l’ invio di parecchie sue pubblicazioni. Fu comunicato il programma della R. accademia di scienze, lettere, ed arti di Modena, pel concorso ai premi di onore dell’anno 1863. L’imperiale accademia delle scienze di Vienna, col mezzo del sig. Litrow, ringrazia per gli atti de’ Nuovi Lincei ad essa giunti. COMITATO SEGRETO La commissione composta dei signori professori: C. Sereni, C. D. Mag- giorana e M. Cav. Azzarelli (relatore), lesse il suo rapporto sul preventivo, che presentò il comitato pel 1863, approvando quanto è proposto nel medesimo; però aggiungendo che 1’ annuale rendita pel premio Carpi , affinchè non ri- manga infruttifera, poteva essere depositata nel monte di pietà, o nella cassa di risparmio. Lo squittino segreto approvò le conseguenze del rapporto dei nominati commissari. L’accademia riunitasi legalmente a un' ora pomeridiana , si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. C. Maggiorani. — G. Ponzi. — P. Sanguinetti. — A Coppi. — B- Tor- tolini. — M. Azzarelli. — E. Fiorini. — P. Volpicelli. — D. Diorio. — S. Proja. — A. Secchi. — C. Sereni. — F. Nardi. — N. Cavalieri S. Bertolo. — S. Cadet. Pubblicato il 12 di agosto del 1863 P. V. — 681 OPERE VENUTE IN DONO Flora fossilis formalionis oolithicae. — Le piante fossili dell oolite, descritte ed illustrate dal barone Achille de Zigno. Puntata I e IL Padova, 1856 e 1858 in 4.° grande. SidVuredinea che in questo anno invase il frumento in più luoghi delle pro- vinole venete. Memoria del suddetto. Venezia 1862; un fase, in 8.° Sui terreni Jurassici delle Alpi venete, e sulla flora fossile che li distingue. Memoria del suddetto. Padova, 1852; un fase, in 8.° Nota intorno alla non promiscuità dei fossili fra il biancone e la calcarea ammonitica delle alpi venete, del suddetto. Venezia 1846; un fase, in 8.° Sopra due fossili rinvenuti nella calcarea dei monti padovani del suddetto. Padova, 1845; un fase, in 8.° Sulla costituzione geologica dei monti Euganei. Memoria del suddetto. Pa- dova, 1861; un fase, in 8.° Delle Alghe e delle Calumane dei terreni oolitici. Memoria del suddetto. Pa- dova, 1859; un fase, in 8.° Del terreno carbonifero delle alpi venete, del suddetto. Venezia, 1858 ; un fase, in 8.° Prospetto dei terreni sedimentarii del veneto, del suddetto. Venezia, 1858 ; un fase, in 8.° Nouvelles . . . Nuove osservazioni sui terreni cretacei delle Alpi venete ; del suddetto. Padova, 1850; un fase, in 8.° Istruzione intorno alla peste bovina , ed ai provvedimenti per impedire che si propaghi, di Luigi Guidi, prof, nell' accademia agraria di Pesaro. Un fase, in 8.°, 1863. Atti della R. Accademia de' Fisiocritici di Siena. Serie 2.a Voi. I.° Sie- na, 1862. Memorie della Società' Medico-Chirurgica di Bologna. Voi. 6.°; fase. 2.° Bo- logna, 1862. Un fase, in 8.° grande. Rendiconto dell' Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Bolo- gna. Anno 2.° Fase. 3.° — Marzo. 1863. Memorie dell' Accademia delle Scienze dell' Istituto di Bologna. Serie II. — Tomoli. — fase. I, 1863. Atti del R. Istituto Lomrardo di Scienze lettere ed Arti. Voi. III. Fase. IX-X. 1863. Bullettino Meteorologico dell’ Osservatorio del Collegio Romano, in corrente. Société . . . Società ’ delle scienze naturali del Gran Ducato di Lussem- burgo. Tomo Y. Anno 1857-1862. Un fase, in 8.° Yerhandelingen . . . Memoria della R. Accademia delle Scienze di Amster- dam.— Yol. IX. 1861. Yerslagen . . . Comunicazioni e Memorie della R. Accademia suddetta. — Se- zione — Scienze Naturali — Yol. X, XI, XII. 1860-61. Idem . . . Sezione di Letteratura — Yol. Y. — 1860. Jaarboek . . . Annuario della R. Accademia sudd. del 1859 e 1860. Catalogus . . . Catalogo delle opere pubblicate dall Accademia suddetta. Yol. I. fase. 2.° 1860. Comptes Conti resi dell' Accademia delle Scienze dell'I. Istituto di Francia, in corrente. Discorso letto da A. Coppi nella pontificia accademia Tiberina, il dì 10 apri- le 1 863. — Ginquantennario dalla fondazione. — Roma 1863; un fase, in 8.° IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Yillanova Castellaci Arohiep. Petrae Vicesgerens. — 683 — ATTI DELL ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI SESSIONE ir DEL • UCCI» Mi PRESIDENZA DEL SIG. PROF. N. CAVALIERI SAN BERTOLO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI OHDIKAKI E DEI C O R SI S P O NB E H T I Intorno ad un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Bal- dassarre Boncojupagni. ( Continuazione . Vedi sessione V, pag. 630). Nelle pagine 3i7a-368a di un volume ora posseduto dalla Biblioteca del British Mu- seum (Museo Britannico) di Londra, e contrassegnato Number VII. IJ In which are contain’d, || I. A Continuation of thè Extract of|| Mon- » sieur Blondel' s History of the||RoMAN Calendar.||II. The Labours of thè Learned. j| « london , || Printed for W. and J. Innys at thè West End of St. Paul's, j| and T. )> Woodward at thè Half-Moon over against St. Dun-\\stan’s Church in Fleet- » Street. MDCCXxiv.||Where may he had N° I. II. 111. IV. V. and VI. Price [j One » Shilling each. » Questo volume è composto di 52 pagine, delle quali le ia—4a, 52a non sono numerate, e le 5a-5ia sono numerate coi numeri 1-47. Nelle linee 13-18 della 3ia di queste 52 pagine, numerata col numero 27, si legge: To fìnd thè Golden Number, divide thè Years either be- » Golden Number for that Year : If it be before our Saviours’ re r after our Saviour’s Birth by nineteen. If it be after our )> Birth , subtract thè Remainder from 21 , and what remains af- vicr’s Birtb, add one to thè Remainder, and that gives you thè )> terwards shall be thè G. N. for thè Year. » In questo passo del suddetto volume intitolato « bibliotheca lite rari a, ecc. Number )i VII. », ecc., dalle parole cc If it be after » (Vedi sopra, linea 2a della colonna ia del- la presente pagina 683) alle parole « that Year )> (Vedi sopra, linea ia della colonna 2a della presente pagina 683), è indicata la medesima regola per determinare il nu- mero aureo d’un anno dato dell’Era Cristiana, che nel passo riportato di sopra (pag. 581, lin. 3-19) del rovescio della carta 57a della suddetta edizione del 1478 è data ed applicata al caso di a — 1478. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Vaìlicelliana di Roma, e contras- segnato « Q. II. 244 », cioè <( Scansia Q, Palchetto II, numero 244 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare d’una edizione intitolata « almanacco || perpetvo |] di rvtilio benincasa (| cosentino, (| Illustrato , e 88 — 684 — » diuiso in Cinque Parti , || da || ottavio beltrano || Di Terranoua di Calabria Ci- » tra, || Come segue nella seguente Pagina. [| Opera molto necessaria , e dilette - » uole, come anco di gran || giouamento, (& vtile di ciascheduno , || e parti- li) colarmente || Ad Astrologò Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Bar-|jbieri, Di- )) stillatovi, Alchimisti, Agricoltori, (sic) Pittori, [| Nocchieri, Viandanti, Mastri di » Campo Sar-||genti Maggiori, aiutanti, e qualunque || altra persona curiosa. || Coti » due copiosissime Tauole di tutto quello , che si (] contiene nel presente Al- vi manacco. || in venetia, m. dc. lxxxviii. || Presso il Miloco. |) con licenza de’sv- » periori. )) Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 684 pagine, delle quali le ia-24a, 3Ua-3i7a, 543a-546a non sono numerate, e le 25a-3i3% 3i8a-542a, 547a-684a sono numerate coi numeri 1-56, 7o, 58-205, 126, 207-236, 227 , 238-263, 299,- 270-289, 294-298, 399, 300-368, 367-476, 447, 478-484, 475, 486-516, 3-140. Nelle linee 16— 22 della 252a di queste 684 pagine, numerata col numero 228, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 17—20 della pagina 620. In un volume ora da me posseduto, e contrassegnato « n? 127, a » trovasi un esemplare d’una edizione intitolata utile à ciascheduno , e particolarmente |] Ad » Astrologi, Fisonomici, Medici, Fisici, Chirurgi, Barbieri, || Distillatori, Alchi- » misti, Agricoltori, Pittori, Nocchieri, || Viandanti, Mastri di Campo, Sargenti » Maggiori, || Ajutanti, e qualunque altra persona curiosa. || Con due copiosissime » Tavole di tutto quello , che si || contiene nel presente Almanacco. || in ve- » netia, m. dccxix. [| Appresso Christoforo Bortoli. || Con Licenza de’ Superiori, e » Privileggio. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 698 pagine, delle quali le ia-32a, 129% 324a-327a, 549a, 550% 697% 698a non sono numerate, e le 33a— 128% I30a— 323% 328a~548% 55ia— 696a sono numerate coi numeri 1 — 96, 98-144, 143-289, 294-516, 3-38, C9, 40-128, 120, 130-140. Nelle linee 16-22 della 260a di que- ste 698 pagine, numerata col numero 228, si legge : « Volendo sapere quanto habbiamo d’A. N. quest’anno 1652 » questo si vede, che levatene tutti li 19. avanza 18. giungete 1. » si farà così, partasi li detti anni 1652. per 19. & à quel nume- » che fanno 19. e 19.havemo di A. N. e l’anno 1653.n’havere- » ro,che vi avanza giungete uno, quale era avanti alli anni del » mo 1. )> » nostro Salvatore, e quello sarà l’A. N. di quell’anno, come in Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || di rutilio » benincasa || cosentino, ecc. in venetia, m. dccxix. », ecc. è identico col passo ri- portato di sopra (pag. 611, lin. 19-22) delle pagine numerate 12S, 129 della sud- detta edizione intitolata « almanacco || perpetvo || di rvtilio benincasa cosentino, » ecc. in ancona, ecc. mdcliii. », ecc. (Vedi sopra, pag. 610, lin. 31-45; pag. 611, lin. 1-13), salvo le varietà seguenti: PaS- col. lin. BENINCASA, ALMA- NACCO PERPETUO. ANCONA 1653. PaS- lin. BENINCASA, ALMA- NACCO PERPETUO. VENETIA 1719. PaS- eoi. lin. BENINCASA, ALMA- NACCO PERPETUO. ANCONA 1653. pagi lin. BENINCASA, ALMA- NACCO PERPETUO. VENETIA 1719. ~128 ~~T ~3ÌT Aureo numero questo 228 16 A. N. quest’ 128 2 44 aureo numero 223 » A. N. 40 ferii 17 far a 45 leuatene 20 levatene 41 quello 1 quel 46 auanza » avanza » auanza 18 avanza giungetene vno. a giungete 1. 42 vno » uno 129 1 1 & 21 e » auanti » avanti » hauemo » havemo 43 Saluatore 19 Salvatore a Aureo numero » A. N. » Sara » sarà 2 haueremo 21 — 22 bavere- |mo — 685 — Più oltre (linee 38—44 della presente pagina 680) sono indicati due esemplari d’un volume, in 4?, intitolato « astronomie. || Par m. de la lande, || Conseiller du Roi, » Lecteur Royal en Mathématiques-, Membre || de V Académie Royale des Scien- » ces de Paris ; de la Société || Royale de Londres ; de V Académie Imperiale de » Pétersbourg)\\ de V Académie Royale des Sciences óc Belles-Lettres de\Prusse ; » de la Société Royale de Gottingen-, de Vlnstitut de || Bologne ; de l' Académie » des Arts établie en Angleterre, di yc.^Censeur Royal. || tome premier. || a pa- » /?/s,|| Chez Desaint & Saillant, Libraires, rue||S. Jean-de-Beauvais.|[M. dcc. lxiv.|| » avec privi lege de roi. » Questo tome premier è composto di 866 pagine, delle quali le la-4a, 7a, 49% 77% 78% 275% 276% 369% 370% 419% 420% 483% 484% 613% 614% 709% 710% 747% 748% 773a-776% 82ia-823a non sono numerate, e le 5% 6% 8a-48% 50a-76% 79a —274% 277a— 368% 371a-418% 421a-482% 485a-612a, 615a-708a, 711a-746a, 749a-772% 777a-820% 824a— 866a sono numerate coi numeri v, vj, viij-x, ix, xi-xlviij, 2-65, 58, 59 68, 69, 62, 63, 72-274, 277, 276-332, 335, 334-358, 159, 360-533, 554, 535-621, 624, 623-752, 2-44. Nelle linee 31—37 della 670a di queste 866 pagine, numerata col numero 610, e nelle linee 2-9 della 67ia delle medesime 866 pagine, numerata col numero 611, si legge: « Toutes les fois que la nouvelle lune arrive le premier » née proposée : ainsi en 1764 après avoir ajoùté , l’on divi- jour de Janvier on commence un cycle lunaire, & l’on a 1 » sera 1765 par 19, le quotient sera 92 parce que le cycle lu- pour le nornhre d’or; voici la règie générale pour trou- » naire a recommencé 92 fois depuis J. C.; mais il resterà 17, ver le nombre d’or en tout temps. On ajoùte 1 à l’année de » & cela nous apprend que le nombre d’or en 1764 est 17; si notre Ere, parce que dans l’année qui précède la naissance » l’on ne trouve aucun reste dans la division, c’est une preuve de J. C. le nombre d’or a dù ètre 1: on divise la somme par » qu’on est à la derniere année du cycle & que le nombre 19; le reste, s’il y en a un, marque l’année du cycle lunaire » d’or est lg. » où l’on se trouve, ou le nombre d’ or qui convient à l’an- In questo passo del suddetto volume intitolato « astronomie, [| Par m. de la lan- » de, ecc. tome premier. || a paris, ecc. m. dcc. lxiv. », dalle parole « On ajoùte » (Vedi sopra, linea 4a della colonna ia della presente pagina 685) alle parole « arme'e » proposee » (Vedi sopra, linea 8a della colonna ia della presente pagina 685, e linea ta della colonna 2a della pagina medesima), è data la regola seguente: « Se a » sia un anno dell’Era Cristiana, x il numero aureo di questo anno, m la parte intera » del numero che si ottiene dividendo a+ 1 per 19, n il resto di questa divisione, » in guisa che abbiasi ~ =m+ —, saia x=n ». Nel passo medesimo del suddetto volume intitolato « astronomie, || Par m. de la lande, ecc. tome premier. || a paris, » ecc. m. dcc. lxiv. », dalla parola ainsi » (Vedi sopra, linea ia della colonna 2a della presente pagina 685) a « 1764 est 17 » (Vedi sopra , linea 4a della medesima colonna 2a), si avverte 1? Che se a = 1764, essendo ^ = — 16-'1— ■■ = » = 92 + ~ , sara 17 il numero aureo dell’anno 1764; 2? Che se 11 = 0 si ha x = 19. Un esemplare del suddetto volume intitolato « astronomie. || Par m. de la lande, » ecc. tome premier. [) a paris, ecc. m dcc. lxiv. » è ora posseduto dalla Biblio- teca Casanatense di Roma, e contrassegnato « Y. II. 79 », cioè « Scansia Y , » Palchetto II, numero 79 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca di Brera di Milano, e contrassegnato « RR. 14. 9 », cioè « Scansia RR, Palchetto 14, nu- » mero 9 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto. » (i), (1) Più oltre (pag. 686, lin. 39—44) sono indicati due esemplari d’un volume, in 4°, intitolato «astro- — 686 — In una lettera scrittami dal Sig. Professore Angelo Genocchi, in data di « To- » rino il Maggio 1862 »J si legge : ptno patfado.$oe in nouembrio, la quale fo a di.X 5.bote.S.pùcfi.4 o JT. Saputo quello metti l’otto quelli numerico* fotto. 2 $\ S |q-oF. tuta la teuratione tee vna lunaila quale fcurafeome ditto e teifopia) tojni.z o.bote.i’z.e puncti. 7 9 2. toa puo jongi quelli numeri : cominciando tea li puncri.li quali fono in fomma.i 1 o i.Unde quado la fomma tei puncti paffuta el numero t>i puncti tee una boia j (come qui fenui folto quell lipuncti tee vna bota.cbefono.io 5* o.e cauadoh teda fom ma fatta : lo retto cbe.i 1 ì.roman per lipuncti ©el mexe pi esente, con quella conteitioneicbe tu pottt per li puncti tee vna boia cauadrivna boia apietlo leboie tee 3ongere.3oe. apieltb.iz .e farano.i ^.e .S.fara.z f.lo numero tele boie. — 689 — a « 1080 » (Vedi sopra, pag. 688, col. 2% lin. 5), è anche asserito che un’ora. è com- posta di 1080 punti. Più oltre nel presente scritto trovansi notizie 1? Intorno aclsi manoscritti, in 56 de’quali è menzionata la suddetta divisione del mese lunare, ed in "S de’quali è menzionata la suddetta divisione dell’ora; 2? Intorno a 66 opere stampate, in 50 delle quali è menzionata la suddetta divisione del mese lunare, ed in 52 delle quali è menzionata la suddetta divisione dell’ora. Di tali manoscritti e libri stampati si riportano anche più oltre i passi ne’quali e menzionata una o ciascuna di queste divisioni dell’ora e del mese. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Mediceo— Laurenziana di Firenze, e contrassegnato « Pluteus XXX , Codex XXIV », è un volume, in foglio, composto di 136 carte, delle quali le ia— 7% I3a, I4a, 17% I9a-28a, 30a-43a, 45a, 46% 48a —52% 54% 56a— 58% 60a-66% 68a-72% 74a-75% 77% 79a-8i% 84% 85% 88a-98% 100a-102% 104a- 110% H2a— H6a, U8a— 120% 125% 127% I3ia-133% 135% I36a non sono numerate, e le 8a-i2% 15% 16% 29% 44% 47% 53% 55% 59% 67% 73% 76% 78% 82% 83% S6% 87% 99% 103% 111% 117% 121a —124% 126% I28a— 130% I34a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 8-12, 15, 16, 18, 29, 44, 47, 52, 54, 58, 66, 72, 75, 76, 80, 81, 84, 55, 97, 101, 109, 115, 119 -122, 124, 126—128, 132. Nelle linee 25—28 della colonna 2a del recto della 78a di que- ste 136 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 76, si legge: « (f" Notandum tamen est quod bora diuiditur a ptholoraeo in 64 partes. secundum Al$b. in .60. » minuta, secundum iudeosuero in 1080. gelacbim. idest partes. et sic unum minimum ualebit .18. gel '. » iudeorum. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV » è asserito 1? Che secondo gli Ebrei un’ora si divide in ìoso gelachim; 2? Che per ciò un minimo (minuto) vale 18 gelachim degli Ebrei. Nelle linee u— 16 delia prima colonna del recto della carta 8ia del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX . Codex XXIV » , si legge : « (f Et cum luna presit noeti sicut sol diei. Ideo ut dicit Jo. dies computationis lune ab occasu » solis incipere debent (T Consecutionis est spatium quod consumit recedens a sole, donec redeat ad eun- » dem/ et continet ut dlcunt. secundum ptolo.m et alfraganum. 29 dies .12. boras .44. mi X T. 16. » T./ Secundum iudeos .29. dies .12. boras .793. geb. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV » si afferma che secondo gli Ebrei un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 gelachim. Nelle linee 23-24 della prima colonna del recto della carta 78a del suddetto codice Mediceo-Laurenziano contrassegnato « Pluteus XXX, Codex » XXIV », la qual carta 78a nel margine superiore del medesimo recto e nu- merata col numero 76, trovasi scritto in inchiostro rosso « (F Incipit compotus » nouus magistri Johannis de || saxonia. qui distinguitur per .18. capitula. » Un esemplare dello scritto chiamato « compotus nouus magistri Johannis de sa- »‘ nia » in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex » XXIV » trovasi in questo codice (carta 78% numerata 76, colonna 1% linee 25-48; colonna 2% verso, colonne ia e 2% carte 79a— 85% carta 86% numerata 84, recto, col. i% col. 2% lin. 1-47). Questo esemplare è composto 1? Di un proemio che incomincia : « Omissis preter necessariis cum intentionis sit in boc epylogo compendium emendare/ vt ad un- » guem nuper a nobis minus deliberatum ob importunas precum instantias ad omne datum tempus » sine cyfra compilatum perutile uidebatur addere omnia secundum propositum utiliora. que decliuitas » ingenii freta dei. auxilio prò posse suppetunt colligere modo licito compendioso et moderno. ». e finisce con ciò che si riporta più oltre nella linea 17 della pagina 690, 2° Di 18 capitoli; l’undecimo de’quali è intitolato « (F Capitulum vndecimum de anno lunari — 690 — » et de mensibus lunajjribus. et de quantitate lunationis equalis secundum di- » uersos. et de || causa erroris anni. » Ciò che si riporta di sopra, nelle linee 27-30 della pagina 689, fa parte di questo capitolo undecimo. 11 titolo riportato di sopra (pag. 689, lin. 48, e linee 1-2 della presente pagina 690) del capitolo medesimo, trovasi scritto in inchiostro rosso nelle linee 1-3 del recto della prima colonna della carta 8ia del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXI V. » Nelle linee 43—44 della medesima prima colonna, si legge : « (fSed ab incarnatione domini elapsi sunt .1297. anni ». Da questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXI V » apparisce che lo scritto citato di sopra nella linea 38 della pagina 689, fu composto nel 1297. Ciò che si riporta di sopra, nelle linee 43-46 della pagina 689, si legge nelle linee 25—32 della prima colonna del recto della carta 78a del suddetto codice contras- segnato « Pluteus XXX, Codex XXIV », la qual carta 78a è numerata nel margine superiore del suo recto col numero 76. Nelle linee 45-49 della seconda colonna del recto della carta 86a del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex »XXIV 3>, la qual carta 86a nel medesimo recto è numerata col numero 84, si legge: « CEt hec || de ista questione post hisextum et de manuali compoto || coadiunctis aliis sufficiant. deo gratias compilata. Amen. 3> (C Explicit Compotus nouus magistri Johannis || de saxonia. » (l) Nelle linee 29-32 della prima colonna del recto della ssa carta del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV » si legge : « (f Notandum est .18. geb. et .1. minutum equipolent. quia si accipiantur .1080. geb. que sunt » partes unius hore apud iudeos. et diuidantur per .60. mi. tunc in numero quotiens exibunt octo- » decim. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV » è asseritoi?ChesecondogliEbreiun’orasidivideini080gelachim; 2° Che per ciò si li a gelachim=i8gelachim=unminuto. Nellelinee49-52dellaia colonna del rovescio dellacarta 95a del codice medesimo, e nelle linee 1-8 della 2a colonna del medesimo rovescio, si legge : « Et causantur. Accipe quantitatem anni Solaris, scilicet .365. dies. et .6. boras. et subtrahe » ab ea .354. dies .8. horas .876. geb. anni lunaris comunis. et remanebunt .10. dies .21. hore 204 3> geb. in quibus annus Solaris excedit lunarem comunem qui continet .354. dies .8. horas .876. geb. » et hoc patet sic. Accipe lunationem equalem scilicet .29. dierum .12. horarum .793. geb. Et mul- » tiplica per .12. Uinationes et primo multiplica .29. dies. per .12. et habebis .348. post hec multi- » plica .12. horas. per .12. et habebis .144. horas. quas diuide per .24. et habebis .6. dies. quos adde ' » diebus. et habebis .354. dies. post hec multiplica. geb. per .12. et habebis .9516. geb. que diuide » per .18. geb. et habebis .8. horas .876. geb. et per consequens quantitatem anni lunaris cotnunis. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV », dalla parola « lunationem » (Vedi sopra, linea 31 della presente pagina 690) a « 793 » gè1". » (Vedi sopra, la linea medesima), è asserito che una lunazione è composta di 29 giorni, 12 ore, 793 gelachim. Nel medesimo passo del suddetto codice contras- segnato « Pluteus XXX, Codex XXIV » , dalle parole « Accipe lunationem » (Vedi sopra, linea 31 della presente pagina 690) alle parole « quantitatem anni lunaris co- » munis » (Vedi sopra, linea 35 della presente pagina 690), si avverte, che essendo una lunazione =29 giorni +12 ore +793 gelachim, un anno lunare =12 lunazioni =12X29 giorni +12X12 ore+12X793 gelachim, i 12X29 giorni = 348 giorni, 12X12 ore =144 ore =6X24 ore =6 giorni, (348+6)giorni =354 giorni, 12 X 793 gelachim = 9516 gelachim = (8 X 1080 + 876) gelachim = 8 ore + 876 gelachim. (1) Ciò che si riporta di sopra nella linea 18 della della presente pagina 690 è scritto in inchiostro rosso nelle linee 48—49 della seconda colonna del recto della carta 86% numerata 84, del precitato co- dice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV. 3) — 691 saia un anno lunare = 354 giorni + 8 ore + 876 gelachim. Nelle linee 9—15 della seconda colonna del rovescio della carta 95a del suddetto codice Mediceo— Laurenziano contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV », si legge: (( Sed econtra annus embolismalis excedit annum solarem. in 18 . . 15. (1) horis .589. gel'. » apud iudeos. quod patet sic. accipe quantitatem anni lunaris comunis scilicet .354. dies .8. horas » 876. gef. quibus adde .29. dies .12. horas .793. gef. hoc est lunationem equalem. et habebis .383. » dies .21. horas .589. vel quantitatem anni embolismalis a qua quantitate subirahe quantitatem anni » Solaris, et remanebunt .18. dies .15. hore .589. gel', et sic patet propositum. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXIV » , da « 29 dies» (Vedi sopra, linea 8 della presente pagina 69i)alla parola « equalem » (Vedi sopra, la linea medesima), è asserito che una lunazione è composta di 29 giorni, 12 ore, 793 gelachim. Nel passo medesimo si avverte, che essendo un anno lunare = 354 giorni -f- 8 ore -f- 876 gelachim, una lunazione = 29 giorni -f- 12 ore + 793 gelachim , un anno embolismale = (354 giorni -f 8 ore -f 876 gelachim) + (29 giorni -f- 12 ore + 793 gelachim) = 383 giorni + 21 ore -f 589 gelachim, sarà anno embolismale — anno solare = 18 giorni -j- 15 ore -f- 589 gelachim. Nelle linee 1-3 della prima colonna del recto della carta 87a del suddetto codice Mediceo— Laurenziano contrassegnato « Pluteus XXX , Codex XXIV », la qual carta nel suo recto e .numerata col numero 55 , si legge in inchiostro rosso : = retro . Explieit compositio huius instru- » menti. » V- pag. 11. Anonymi ( forte eiusdem ) de » occasu , & ortu Signorum. Ine. Narremus — 693 — a itaque secunclum vestigio, eorum, qui pr decesse- v runt , ortus Signorum <£>>c. Des. postea iam n Dagirt. » VI. pag. ead. b. Anonymi (forte eiusdem ) » Trac.tatus Cylindri, quod Horologium dici- » tur viatorum , cum figuris , & additione in n fine. Ine. Investigantibus Cylindri disposino- li nem, qui dicitur Horologium viatorum. Des. n eadern quoque expositio. Tum subiicitur Ta- » buia. » VII. pag. 14. Domini Lincolniensis (3)Ka- » lendarium , cum expositione in principio , » quae ine. Ad habendam notitiam huius A 'a- » lendarii sciendum est, quod 19 litterae alphabe- v ti secundum ordinem alphabeti in 4. lineis prò « aureo numero ponuntur, ita quod a prò imitate, » b prò binario . c prò tertio , <& sic dein- » ceps ds>'c- Des. <£> > 22 minuta horarum. » Vili. pag. 15. Magislri Ioannis de Mu- « ris (4) Tabula ad sciendum quinque festa mo- » bilia. » IX. pag. 15. b. Anonymi Tractatus de » fluxu , & retluxu maris. Ine. Visis effectibus ; « quorum caussa latet eliam ingeniosissimos infede- li ctus. Desinit imperfecte inverbis: cum iis quae )) dieta sunt de augmento fluxus diminuitone n notandum est, quod cum dieta Zona .... » ablatae enim fuerunt paginae nonnullae , in » quibus fortasse continebatur Liber Vindemiae » a Domino Burgundio Pisano translatus de « Arabico in Latinum , qui innuitur in Codi- » ce pag. 9. b. post titulum Tractatus de um- n bra & de luce, & qui lineola quadam anti- )> quitus expunctus est. » X. pag. 18. Severini Boéthii de Disciplina » Scholastica , cum Commentario ad margi- » nem , glossis , & scholiis interlinearibus. Li- » ber ine. Vestra novit intentio. Des. ultima ve- li ro alterius saporis inquinamento permanebunt. n Comment. ine. Quoniam vita , qua fruimur » b re vis est. Des. ut eius libros legeret. Boé- » thio minus recte tribui communis hodie do- n ctorum sententia est , ut observat Fabricius » Bibl. Lat. Tom. II. pag. 158. » XI. pag. 29. Fratris Augustini de Cumis « Ord. Eremitarum Tractatus de oculo Mora- )> li. Ine. Si diligenter volumus in lege Domini a meditavi. Des. djC1 illue eriguntur . Ad istud D regnum nos perducat qui sine fine vivit dlPC. iì 'Fune adiicitur versiculus : n Hoc qui scribebat lohannes nomen ba- li bebat. ii Nihil de hoc scriptore occurrit apud Fa- » bric. loc. cit. Sed Dominicus Antonius Gan- » dolfus in Dissertatione historica de ducentis « celeberrimis Augustinianis Scriptoribus Ro- )> mae mdcciv. pag. 73. N. 29. haec habet : » Augustinus de Cumis Mediolanensis ....obiit cic- li ca annum mccccli. Opera , quae adhuc Me- li diolani in Marciana adservantur ex meo Rubeo, n sunt sequentia : De IV. Virtutibus Cardinalibus « Lib. De septem peccatis mortalibus Tracta- n tus I. , De oculo Mundi tractatus unicus ; Ser- n mones varii Lib. I. n XII. pag. 66. S. Ambrosii Episcopi de bo- n no Mortis Liber. Ine. Quoniam de anima su n periore libro sermonem aliquem conteximus. )) Des. ipse est decus , gloria , perpetuitas a n saeculis ([cp> nunc <£>> semper XIII. pag. 71. b. B. Augustini de Poeni- iì tentia Liber. Ine. Quam sit utilis <& necessa- ri ria poenitentiae doctrina, seu medicina. Des. n mors aeterna vitatur. Legitur Oper. Tom. » V. Part. IL cura Monachor. S. Mauri , & » est Sermo cccli. inscriptus De utilitate agen- n dae poenitentiae. n XIV. pag. 76. Magistri Ioannis de Saxo- n nia (5) Novus Computus , qui distinguitur per XVIII. Capitula , quorum praecedunt » argumenta.lnc. Omissis pr aeterne cessar iis quum n intentionis sit in hoc epilogo compendium emen - n dare (&C. Des. ^ haec de ista quaestione post n Bissextum de manuali Computo coadiunctis n aliis sufficiant, Deo gratias, compilata. Amen. ri XV . pag. 84 Eiusdem scriptum , seu Com- » mentarius super Novum Computum praedi- a ctum , compositus anno mccxcvii. Ine. Sicut. iì dicit Ptolemaeus in Almagesti disciplina ds^c. li Des. djF ideo merito ponetur finis huius libri, a Inde rubrica adscriptum est: Explicit scriptum iì super novum computum Magistri lohannis de n Saxonia compositum ab eodem Iohanne anno iì Domini 1297. n XVI. pag. 97. Canones super Calendarium )> Reginae scripti per Henricum de partibus iì Prussiae de anno Domini mccccix. xx. Kal. » Novembris , ut in fine legitur. Ine. Testati- li te Vegetio in libro suo de Re Militari, antiquis iì temporibus mos fuit bonarum artium studia man- ti dare litteris , atque in libros redacta off erre iì Principibus. Des. djy sic finiuntur Canones su- ri per Calendarium Reginae. Sequitur deinde « Calendarium duodecim mensium ; tum alia )> de effectibus Solis & Lunae , & aliorum pla- « netarum dominantium in prima bora noctis » primae dici mensis Ianuaiii , qui totius anni » apud Latinos caput esse probatur. Tandem lì versiculi quidam de vini potatione ; in dete- « riora sequentes ; de tribus viis difficilibus ; » ac denique de proprietatibus quatuor ven- » torum. Horum omnium initium est : iì Qui bona vina Mbit ad Paradisum tutius n ibit. Des. « Circius ac Aquila Boream stipare feruntur. ri XVII. pag. 109. Idem Tractatus ac supe- » rior , sed ad finem legitur : Explicit Canon n super Calendarium Reginae a Magistro Guillel- » mo de Sancto Dodoaldo. n XVIII. pag. 121. b. Anonymi Tabula ad « sciendum quantitatem crepusculi matutini . )) & vespertini cuiuslibet diei, & anni. )> XIX. pag. 122. Hali (l) libellus de pro- i) prietatibus Lunae in qualibet domo. Ine. n Luna cum fuerit in prima domo. Des. Aristo- ìì teles in libro Metereologicorum. — 694 — » XX. pag. ead. b. Eiusdem de temporibus » secundum conditionem cuiuslibet planetae » existentis , vel futuri sub radiis solaribus in » quolibet signo. Ine. Saturnus in Ariete. Des. » (£>» bonarn conditionem ostendit. » XXI. pag. 12-2, b. Eiusdem de effectibus » Solis , & aliorum planetarum dominantium » in prima nocte mensis. Ine. De effectibus So- )> lis. Des. esse viliores. » XXII. pag. 124. Eiusdem de opere & do- » minio planetarum in membris animalium per- » fectorum. Ine. Saturnus primo mense ■ Des. » ad coniunctiones planetarum. » XXIII. pag. ead. b. Anonymi de adspe- » ctibus planetarum , secundum Zehel , seu » Cebel Israélitam , versibus elegiacis. Prooe- » mium ine. Hic sunt adspectus planetarum. » Des. adspiciunt se. Versus ab adspectibus Lu- » nae, & Mercuri! sextilis ine. » Fortunata dies operum disponere formas. » Des. » Hac iter arripies, incipiesque librum. » XXIV. pag. 125. b. Anonymi Tabula de » diebus bonis, & malis. Ine. » Perniciosa dies, circulorum eius diver- » sorum. Occurrit etiam supra pag. 6. §. V. « sed finis diversus. » XXVI. pag. 128. Ioannis de Sacrobosco » Tractatus de Spbaera , ut supra pag. 54. » §. 1. » Codex partim membranac. partim char- » tac. Ms. in fol. min. Saec. XIV. & XV. va- » ria manu binis columnis exaratus. Constat » foliis scriptis 132. » (1) De hoc vide quae diximus supra pag. 5. in not. 2. a (2) Intelligi fortasse posset Raggius Florentinus, Arith- i> meticus & Astronomus , qui A. mdxii. scripsit de sìde- a rum. cursu , de proportione , de intellectu diviso , al- » que composito . sed Codicis scriptum , quae saeculuin a XIV. potius quam XV. sapit , hoc illi Opusculum adiudi- a care non sinit. a (3) De hoc vide notano 2. supra pag. 57. a (4) Montfauconius in suo Catalogo perperam legit a de Muzis. Vixit autem anno circiter mcccxxx. Vide a Fabric. loc. cit. Tom. IV. pag. 107. a (5) De hoc Ioanne mentioner» fecimus supra pag. a 6. in not. 3. a J « CATALOGVS |j COD1CVM L AT11SOP.Vm||biBLIO- ii., » ecc. contiene una descrizione del codice Mediceo— Laurenziano contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXI y » de- scritto di sopra nelle linee 8-16 della pagina 689. Nel passo medesimo questo codice dicesi essere « Ms. in fol. min. Saec. XIV. & XV. varia manu binis columnis exa- » ratus » (Vedi sopra, linee 12 — 13 della seconda colonna delle presente pagina 694), cioè « manoscritto in foglio piccolo, scritto ne’Secoli XIV. e XV., a due colonne, » da diverse mani ». Nel passo medesimo è chiamato « pag. 76 » (Vedi sopra, pag. 693, col. 2a, lin. 15) il recto della carta 78a di questo codice, numerata nel medesimo recto col numero 76 (Vedi sopra, pag. 689, lin. 33—37) e « pag. 84 » (Vedi sopra, pag. 693, col. 2% lin. 23) il recto della carta 87a di questo codice, erroneamente numerata nel medesimo redo col numero 55 (Vedi sopra, pag. 691, lin. 20—24). Ciò che si ri- porta in corsivo sotto i numeri XIV e XV di questo' passo (Vedi sopra , pag. 693, col. 2a, lin. 18-22, 25-31) è identico con ciò che si riporta di sopra nella linea 43 della pagina 689, dalia parola « Omissis » alla parola « emendare », nelle linee 1-3 della colonna ia della pagina 690, nella linea 28 della pagina 691, dalla parola « Sicut » alla parola «disciplina», nella linea 32 della pagina medesima, dalla parola «Et» alla parola «Amen », e nelle linee 43, 44 della stessa pagina 691, salvo le varietà seguenti: col. lin. CATALOGVS, ecc. TO- MVS II. FLORENTIAE ecc. CIO IOCC. LXXV. car. col. lin. COD. MED. LAUR. PLTJT. XXX , COD. XXIV. col . lin. CATALOGVS, ecc. TO- MVS II. FLORENTIAE ecc. ciò iocc. lxxv. car. col. lin. COD. MED. LAUR. PLUT. XXX , COD. XXIV. 82 50 Omissis praeter ,76 r. 1 25 Omìssìs preter ~W » Computo 86 r. 2 T) compoto » quum » cum 54 sufficia ut , Deo 47 suificiant. Deo 51 epilogo 28 epylogo 57 Sicut 55 r. 1 4 Sicut 52 fa* haec 86 r. 2 45 (£ Et hec » Ptolemaeus » ptolomeus » quaestione 46 questione 58 libri 97 r. 9 libri. Amen. 53 Bissextum » bisextum 83 1 computum 10 compotum Nelle linee 60-62 della colonna numerata 5 del suddetto volume intitolato « cata » LOGVS II CODICVM LATINORVm||biBLIOTIIECAE MEDICEAE LAVRENTIANAE, eCC. TOMVS Il.»,ecc. e nelle linee 55-67 della colonna numerata 6 del volume medesimo, si legge: — 695 — credunt, vixit A. MCXC de quo vid. Fabric. Bill. med. & inf. Lat. Tom. VI. pag. 222. Vide etiam Bruckerum Hist. Critic. Phil. Lipsiae MDCCXLIII. 4. T. III. pag. 69 a (3) Io. Danck, sive Danckonis de Saxonia Astrono- mia clarus circa A. mcccxxx. varia scripsit, ut videre est apud Fabric. 1. c. Tom. II. pag. 11. Eius Commen- tarius in Achabitium astronomum editus fnit Venetiis A. MUII. 4. » tc XI. pag. 123. b. Expositio super Alcabi- » tium de Ileg , ordinata Parisiis anno Domini » mcccxxxi. per Dominum Ioannem de Saxo- » nia excellentissimum (3), ut ex fine eruitur. » Ine. Auctor docet eligere Ilegh. Des. donec exi- » verit casurn suum. a (2) Thebites Astrologus & Mathematicus ben Cho- » rath Ex-Iudaeus, quem alii Hispanum , alii Anglum Da ciò che si legge nella nota (3) di questo passo del suddetto volume intitolato « CATALOGVS [| CODICVM LAT1NORVM |) BIRLIOTHECAE MEDICEAE LAVRENTIAINAE, ecc. TOHIVS » 11. », ecc. e nella nota (5) riportata di sopra nelle linee 26-27 della seconda colonna della pagina 694, apparisce che secondo queste due note la persona chiamata nella prima delle note medesime « Io. Danck, sive Danckonis de Saxonia » (Vedi sopra, li- nea 4 della colonna 2a della presente pagina 695) sarebbe autore tanto dello scritto menzionato di sopra nella linea 38 della pagina 689, quanto dell’altro scritto men- zionato di sopra nella linea 27 della pagina 691. Un esemplare del suddetto volume intitolato « catalogvs || codicvm latinorvm|[ » BIBLIOTHECAE MEDICEAE LAVRENTIANAE, eCC. TOMVS 11., eCC. è Ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « Da. i. 21 », cioè « Scansia Da, » Palchetto 1, numero 21 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto » . Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Ange- lica di Roma, e contrassegnato « ZZ. lo. 9 », cioè « Scansia ZZ, Palchetto lo, nu- » mero 9 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto. » Più oltre (pag. 696, lin. 3—7) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « Liber de Scriptori-||bus Ecclesiasticis. » Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 147 carte, delle quali le ia— 6a, I47a non sono numerate, e le 7a— I46a sono numerate nei margini superiori dei recto nel modo seguente : Fol. j-Fol. j 25, Fol. j23, Fol. j 27 — F ol . ]40. Nelle linee l e 2 del recto della prima di que- ste 147 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linea 25 della presente pagina 695) della edizione medesima. Nelle linee 20-22 del rovescio della I46a di queste 147 carte, numerata nel margine superiore del suo recto « Fol. j40 », si legge: « Explicitus est liber de Scriptoribus ecclesiasticis disertissimi patris domini Io- » hànis de Trittéhem abbatis Spanhemésis: Basile® : Anno domini Millesimo qua- » dringentesimo nonagesimo quarto. » Nelle linee 38-48 del rovescio della 90a delle medesime 147 carte, numerata nel suo recto « Fol. 84 », si legge : « Ohannes Danck de saxonia : natione teutonicus : lohànis de Lignerijs su- » i pradicti còtemporaneus : & studiorù eius cósocius : uir undecunq? doctissi » mus : philosophus & astronomus : inter omes sui temporis celeberrimus: » ingenio subtilis & praestans : Edidit multa praeclara & admiranda opuscula : quib9 » nome suum cù gloria transmisit ad posteros : Sed ego hucusq? paucissima inueni: » Canones eclipsales : li. j Eclipsis Solis quantitaté. » Canones tabularum : li. j Tempus quarti aspectus. » De astrolabio: li. j » De incensionibus : li, j » Claruit téporib9 Ludouici imperatoris quarti : & lohannis papae uicesimisecùdi : » Anno domini Millesimo. CCC. XXX. » L’ « i Ohannes Danck de saxonia », menzionato in questo passo della suddetta edi- zione intitolata « Liber de Scriptori-||bus Ecclesiasticis », ecc. (Vedi sopra, linea 37 della presente pagina 695) è la persona medesima che nel passo riportato di sopra delle colonne numerate 5 e 6 del suddetto volume intitolato « catalogvs || codicvm la- — 696 — » TINORVM |j BIBLIOTHECÀE MEDICEAE LAVRENTIANAE, eCC. TOJIVS II. )) , eCC. è chiamata « Io- Danck, sive Danckonis de Saxonia » (Vedi sopra, pag. 695, col. 2% lin. 4). Un esemplare della suddetta edizione intitolata « Liber de Scriptori-||bus Ec- » clesiasticis » è ora posseduto dalla Biblioteca del Collegio di S. Bonaventura nel Convento de’SS. XII Apostoli di Roma, e contrassegnato « ì.F. 3. 8 », cioè « Sala 1, » Scansia F, Palchetto 3, numero 8 progressivo de Volumi ora collocati in questo » palchetto ». Un altro esemplare di questa edizione è ora da me posseduto. Più oltre (pag. 697, lin. 27-33) sono indicati due esemplari duna edizione in- titolata ((. BIBLIOTHECA || ECCLESIASTICA, [| IN QUA CONTINENTUR [| DE |] SCRIPTORIBUS EC- » CLESIASTICIS || S. IIIERONYMUS || CUM VETERI VERSIONE GR®CA QUAM VOCANT [| SOPHRONII, » ET NUNC PRIMUM VULGATIS EDITORIS NOTIS, || HIERONYMUM CUM EUSEBIO ACCURATE CONFE- » RENTIBUS: ADJUNCT1S [| PR/ETEREA CASTIGATIONIBUS SUFFRIDI PETRI ET JO. MARCIANE, » NEC [] NON INTEGRIS ERASMI, MARIANI VICTORII, IIENR. GRAVII, AUB. MIRTEI, || WILH. ER- » NESTI TENTZELII ET ERN. SALOMONIS CYPRIANI || ANNOTATIONIBUS. |] APPENDIX DE VITIS » EVANGELISTARUM ET APOSTOLORUM, GR.ECE ET LATINE. j| APPENDIX ALTERA, QU® FERTUP. » JAM SUB TITULO IIIERONYMI || DE DUODECIM DOCTORIBUS, JAM SUB NOMINE BED® || DE LU- » MINARIBUS ECCLESI®. || GENNADIUS MASSIL1ENSIS, || ANNOTATIS LECTIONIBUS CODICIS ANTI- » QUISS. CORBE JENSIS, ET SUBJUNCTIS || VARIORUM NOTIS, SUFFRIDI PETRI, AUB. MIR®I, E- » SAL. CYPRIANI, |f S. ISIDORUS HISPALENSIS- [] ILDEFONSUS TOLETANUS. [] HONORIUS AUGUSTO- » . DUNENSIS. I SIGEBERTUS GEMBLACENSIS, || APPENDICES JULIANI AC FELICIS TOLETANI ET TER- » TIA |] ANONYMI AD ISIDORUM ET ILDEFONSUM. |] HENRICUS GANDAVENSIS. || ANONYMUS MEL- » LICENSIS || A R. P. BERNARDO PEZ NUPER VULGATUS. || PETRUS CASINENSIS (| DE VIRIS IL- » LUSTR1BUS MONASTERO CASINENSIS, CUM SUPPLEMENTO || PLACIDI ROMANI ET JO. BAPTIST® » MARI || ANNOTATIONIBUS [f JO. TRITIIEMII ABBATIS SPANIIEMENSIS || LIBER DE S. E. [| CUM » NOTIS EDITORIS. f) AUB. MIR®I || AUCTARIUM DE S. E. || ET A TEMPORE , QUO DESINIT » TRITHEMIUS, DE SCRIPTORIBUS || SjECULI XVI. ET XVII. LIBRI DUO. || CURANTE || JO- » ALBERTO FABRICIO, S. S. TIIEOL. D. || ET PROFESSORE IN GYMNASIO IIAMBURGENSI . || HAM- » BURGI j| Apud CHRISTIAN. LIEBEZEIT & THEODOR. CHRISTOPH. FELGINER. j| A. C. M DCC » xiix. » Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 1064 pagine, delle quali le ia-i4a, 437a, 438% 709% 8i9a non sono numerate, e le i5a-436% 439a-708% 7ioa- 818% 820a-i064a sono numerate coi numeri 9-98, 97, 100-117, 120, 119-127, 114 , 129-148, 159, 150, 151, 144, 153-168, 165, 165*, 166, 166*, 167, 167*, 168, 168*, 169, 169*, 170, 170*, 171-174, 177-228, 1-80, 18, 82-131, 140-168, 167-202, 1-76, 76-79, 81-260, 161, 262-270, 2-48, 94, 50-110, 112-175, 166, 177-340, 339, 342-356. Nelle linee 16-26, 63, 64 della 578a di queste 1064 pagine, numerata col numero 140, si legge : « DLXXXI. Johannes Bank, *) de Saxonia, natione Teutonicus, Johannis de Ligneriis » supradicti contemporaneus, & studiorum ejùs consocius , vir undecunque doctissimus, philoso- » plius, & astronomus inter omnes sui temporis celeberrimus, ingenio subtilis, & praestans. Edi- » dit multa prseclara, & admiranda opuscula, quibus nomen suum cum gloria transmisit ad posteros. » Sed ego hucusque paucissima inveni. » Canones Eclipsales, lib. 1. Eclipsis solìs quantitatem, » Canones tabularum lib. 1. Tempus quarti aspe- » De astrolabio, lib. 1. » De incensionibus lib. 1. » Claruit temporibus Ludovici Imperatoris quarti, & Johannis Papae XXII. Anno Domini, » MCCCXXX. « * Trithemius in Catalogo Virorum illustrium Germani* c. 104. vocat Johannem Danchonis . Ejus discipulus u Joannes Eligerus de Gondersleven laudatur infra, c. 616. a • _ 697 — Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolata « bibliotheca|[ » ecclesiastica, ecc. hamburgi , ecc. m. dcc xux », ecc. dalla parola « Johannes » (Vedi sopra, pag. 696, lin. 36) a « mcccxxx. » (Vedi sopra, pag. 696, lin. 46) è identico col passo della suddetta edizione intitolata « Liber de Scriptori-||bus Ecclesiasticis » riportato di sopra nelle linee 37—47 della pagina 695, salvo le varietà seguenti : lin. Liber de Scriptori-|| bus Ecclesiasticis , ecc. 1494. Pa3- . lin. BIBLIOTH. ECCLES. ecc. hamburgi , ecc. MDCCXIIX. car. Kn. Liber de Scriptori-j] bus Ecclesiasticis, ecc. 1494. Pag- lin. BIBLIOTH. ECCLES. CCC. HAMBURGI , CCC. MDCCXIIX. 38 i Ohannes Danek de 140 16 DLXXXI. Johan- 84 v. 42 cù 140 » cum saxonia nes Danck, *) de » posteros : » posteros. Saxonia, » hucusqj 20 hucusque » teutonicus : Iohanis » Teutonicus , Johan- « in ueni : » i nveni. nis 43 eclipsales : li. j E- 21 Eclipsales, lib. 1. E- » Lignerijs » Ligneriis clipsis solis quan- clipsis solis quan - 39 cotemporancus : 17 contemporaneus ti tate titatem. 39—40 studioru eius coso- 17—18 studiorum ejus con-| 44 tabularum : li. j 22 tabularum lib. I. cius: uic undecunqà socius , vir unde-[ Tempus quarti a- Tempus quarti a- doctissi|mus : phi- cumque doctissi- spectus. spe. losophus mus,philoso-Iphus, 45 astrolabio : li. j 23 astrolabio, lib, 1. 40 astronomus : 18 astronomus. 46 incensi onibus : li. j 24 incensionibus lib. 1. » omes » omnes 47 tèporib9 25 temporibus a celeberrimus . » celeberrimus. H » quarti, 41 subtilis » subtilis. » papte uicesimisecù- » Papee XXII. » praestans : » prastans. di : u prseclara 19 preclara. 48 domini Millesimo 25—26 Domini, | mcccxxx. 41—42 opuscula: quib^J no- » opuscnla,quibu3 no- .CCC.XXX. In un volume ora possi ?duto dalla Biblic )teca Casanatense di Roma, e contras- segnato « AD. 111. 46 », cioè « Scansia AD, Palchetto III, numero 46 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto » , trovasi un esemplare della sud- detta edizione intitolata « bibliotheca||ecclesiastica, ecc. hamburgi, ecc. m.dcc.xiix » . Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « I. 22. 14 »,cioè « Scansia I, Pal- » chetto 22, numero 14 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto. » Più oltre (pag. 698, lin. 5— il) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « Cathalogus illustrami viro^||germanià suis ingenijs et lu//||cubrationibus » omnifariam exornantium: dai iohannis |] tritemij abbatis spanhemensis ordinis » sancti benedicti:|| ad Iacobù Uimpfelingù sletstatinù theologum. » Questa edi- zione è un volume, in 8°, composto di ss carte, delle quali le ia— 6a, 83a— 88a non sono numerate, e le 7a-82a sono numerate nei recto coi numeri i— lxxv, lxxv. Nelle linee 1-5 del recto della prima di queste 8S carie • trovasi il titolo riportato di sopra (linee 36-38 della presente pagina 697) della edizione medesima. Nelle linee 30—35 del recto della 33a di queste 88 carte, numerata nel medesimo recto col numero xxvij, e nelle linee 1—6 del rovescio della carta medesima, si legge : « Ohànes danckonis de saxonia. vir vndecùqj » subiecta. Canones primi mobilis. li. i. Tabulas eiusdem » doctissimus. phus et astronomus omniùsui » li. i. De astrolabio plano li. i. De incensionibus quoq, li. i. » tgis eruditissimus. ingenio et eloquio clarus. » De eclypsibus li. i. De ventate t vtilitate scientie astrono// » astro1* scientia gallos parisienses mito tge do// » mice. li. i. Cetera q coposuit: ad noticià nre lectionis mi// » cuit. apud quos in maximo honore habitus fuit. Seri// » nime venerùt. Claruit téporib9 ludouici imgatoris qrti » psit quedà pclara opuscula: de quibus ego tantu repperi » et Iohanis. xxij: Anno dni .MilD. ccc. xxx. » Lo scrittore chiamato « Ohànes danckonis de saxonia » (Vedi sopra, linea ia della col.5a della presente pagina 697) in questo passo della suddetta edizione intitolata « Catha- » logus illustrili m viro^, » ecc. è il medesimo che nel passo riportato di sopra (pag. 695, lin. 37-47) della suddetta edizione intitolata « Liber de Scriptori-||bus Ecclesiasticis » — 698 — è chiamata « i Ohannes Danck de saxonia » (Vedi sopra, pag. 695, lin. 37). Giovanni Alberto Fabricio allude a ciò che si riporta di sopra nelle linee45— 50 della pagina 697, scrivendo « Trithemius in Catalogo Virorum illustrium Germaniae c. 104. vocat Jo- vhannem Danckonis. y) nella nota riportata di sopra nelle linee 47-48 della pagina 696. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Barberina di Roma, e contrasse- gnato quoq| li. 7—8 quo- [que lib. 31 omniù 5 omnium 3 De eclypsibus. li. i. de 8 de Eclypsibus li. 1. de 32 tpis eruditissimus.. » temporis eruditissi - 3—4 scientie astrono// [| 8—9 scientiae astronomiche mus. mise. li. i. Celerà q lib. 1. cheterà qu|| » et a & cóposuit composuit 32—34 clarus. |astrolf scien- 5 — 6 clarus , astrorum 4 noticià nrè 9 noticiam nostrae tia gallos parisien- scie- | tiam Gallos 5 venerut a venerunt ses m^to tpe do -| Parisienses multo 5—6 tèporib9 ludouici 9—10 temporibus Ludo- cuit. tempore docuit. impatoris qrti | et ui-|ci Imperatoris 35 queda pclara opu- '6 quaedam ptaeclara o- Iohànis. xxij. An- quarti & Iohannis scula : puscula. no dni. Milf. xxii. anno Domini mill. — 699 — Un esemplare del suddetto volume intitolato « johannis || trithf.mii || spanhei- >■ mensis, ecc. PKiMiC partis [| opera historica », ecc. è ora posseduto dalla Bi- blioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « M. V. 14 », cioè « Scansia M,Pal- » clietlo Y, numero 14 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » ■ Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « EE. 20.2 », cioè « Scansia EE, Palchetto 20, numero 2 » progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (linee 30-36 della presente pagina 699) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato « jo. Alberti fabricii § ss. theol. d. et prof. pupl. (sic) || » BIBLIOTHECA [| LATINA || MEDILE ET INFIMA jETATIS. || LIBER IV. V. & VI- |] ACCEDIT (j Do- » C TRINA D. SEVERINI || EPISCOPI. |j HAiUBURGI || SUMPTU VIDU.E FELGINERI^ j| EX OFFICINA » piscatoria!! m dcc xxxiv. » Questo volume è composto di 696 pagine, delle quali le ia— 7a non sono numerate, e le 8a— 696a sono numerate coi numeri 2—228, 129, 230-446, 457, 448-690. Nelle linee 29-30 della 36a di queste 696 pagine, numerata col numero 30, e nelle linee 2-5 della 37a delle medesime 696 pagine, numerata col numero 31, si legge : « Joannes DANCK, sive DANCKONIS, de » eclipsales, nec non de astrolabio, & de in » Saxonia , Astronomus clarus circa A. » censionibus. Vide quse notavi ad Trithe- » 1330. scripsit Canones tabularum, atipie » mium, c. 581 ». Lo scrittore chiamato « Joannes danck, sive danckonis, de Saxonia » in questo passo dei suddetto volume intitolato TUM,ecc. hamburgi, ecc. mdccxxxv. » dice essere rammentato dal «Sanderus» (Vedi sopra, pag. 700, col. 6a, lin. 1—2). Nella suddetta edizione intitolata « bibliotheca || belgica || manvscripta, ecc. in- » svlis, ecc. Anno m. dc. xli. » ( pagine 163a— 218a, numerate 151—206; pag. 219a, numerata 207, lin. 1—13) trovasi un catalogo intitolato: «index || librorvì \i mss. bibliothecje || monasterii || dv- » nensis , ordinis cistertiensis in flandria , Il in xi. classes divisvs, qvarvm || Prima, Comple- » ctitur sacram Scripturam, eiusque || Interpretes. || 2. Patres. || 3. Scholasticos. || 4. Casuistas, Summi- » stas, & Controuersias. Il 5. Concilia, Canonistas , luristas, & aliquot par-||ticul aria Pontificum Sta- li tuta. || 6. Concionatores. || 7. Historicos Sacros, St Prophanos. |J 8. Libros Spirituales, & Diuina Offi- » eia. Il 9. Medicos. || 10. Philosophos. || 11. Humanistas , & Vulgares Libros. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 8 e 9 dalla presente pagina 701 fa parte di questo catalogo. Il titolo riportato di sopra (linee 18—23 della presente pagina 701) di questo catalogo, trovasi nelle linee 2 — 20 della pagina 162a, numerata 150, della suddetta edizione intitolata « bibliotheca || belgica || manvscripta. ecc. » insvlis, ecc. Anno m. dc. xli. » In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « AD. VI. » 28 », cioè « Scansia AD, Palchetto VI, numero 28 progressivo de’ volumi ora collocati in questo » palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « bibliotheca || belgica || ma- )> nvscripta, ecc. insvlis, ecc. Anno m. dc. xli. » Un altro esemplare di questa edizione è ora pos- seduto dalla Biblioteca Cbigiana di Roma, e contrassegnato « M. XI. n. 6424 », cioè « Scansia M, » Palchetto XI, numero 6424 progressivo de’volumi posseduti dalla medesima Biblioteca Chigiana ». Più oltre (linee 56—61 della presente pagina 701) sono indicati due esemplari d’un volume, in 4°, » intitolato « jo. Alberti fabricii || lipsiensis || s. theologi^e inter suos d. et prof. publ. || biblio- » THECA LATINA || MEDILE ET INFIMA ZETATIS || CUM SUPPLEMENTO || CHRISTIANI SCHOETTGENII || EDITIO » PRIMA ITALICA || AD P. JOANNE DOMENICO MANSI || CLERICO REGUL ARI CONGR. MATR1S DEI LUCENSI || E » mss. editisque Codicibus correda, illustrata, aucta. || Accedunt in fine vetera plura monumenta tum a » Fabricio olim |) tradita , cum hic primo adjecta. || tomus iv. || patavii, Ex Typographia Seminarii. » mdccliv. || Apud Joannem Manfrè. || superiorum permissu, ac privilegio. » Questo tomus iv. è composto di 304 pagine, delle quali le la— 4a non sono numerate , e le 5a— 304a sono nume- rate coi numeri 1—300. Nelle linee 20—23 della colonna seconda della 139a di queste 304 pagine , la qual pagina I39a è numerata col numero 135, si legge: « Joannes de Saxonia Mathematicus. De » Ejus Canones Eclipsales MStos memo- » hoc supra, Dank, Tom. 2. pag. 11. seq. » rat Sanderus pag. 200. Bibl. Belgio. » Questo passo del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii, ecc. bibliotheca latina, ecc. » tomus iv. || patavii , ecc. mdccliv. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 700 , lin. 35 — 36) della pagina numerata 395 del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii , ecc. bi- » BLIOTHECA || LATINA |1 MEDILE ET INFIMA jETATIS. || VOLUMEN QUARTUM , eCC. HAMBURGI , eCC. » mdccxxxv. », salvo le varietà seguenti: Pag- lin. FABRICII, BIBL. LAT. YOL. QUARTUM. HAMBURGI , MDCCXXXV. pag.l col. lin. FABRICII, BIBL. LAT. TOMUS IV, PATAVII, MDCCLIV. 395 i Joannes 135 2 20 Joannes 5 banca I 21 Dank » 30. 1 » 11. Un esemplare del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii, ecc. bibliotheca latina, ecc. » tomus iv. Il patavii, ecc. mdccliv.» è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e con- trassegnato « AB. II. 68 », cioè « Scansia AB, Palchetto II, numero 68 progressivo de’volumi ora col- » locati in questo palchetto. » Un altro esemplare di questo volume è_ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « )kk|. 10. 9 » , cioè « Scansia |kk| , Palchetto 10, numero 9 » progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». — 702 — » 67 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esem- plare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e con- trassegnato « |rr|. io. 8 », cioè « Scansia |rr|, Palchetto io, numero 8 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (linee 31-37 della presente pagina 702) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata « libellvs ysagogicvs abdilaxi. (sic) id est ser-||vi gloriosi dei: qvi » DICITYR ALCHABITIVS |] AD MAGISTERI VM IVDITIORVM ASTRORVM: || INTERPRETATVS A IOAN- » NE HISPALENSI. SCRl||pTVMQVE IN EVNDEM A IOHANNE SAXONIE || EDITVM VT.ILI SERIE CON- » nexvm incipivnt. » Questa edizione è un volume , in 4?, composto di 98 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee i-6 del recto della seconda di queste 98 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linee 6-9 della presente pagina 702) della edi- zione medesima. Nelle linee 16-22 del recto della 98a di queste 98 carte, si legge: « Finit scriptum sug Alchabitiù ordinatù g Jolianné de || saxonia in villa parisiési anno .1331? Correda g artiù t tl medicine doctorem dominum Bartholomeum de Al-||ten de nasia. Impressum arte ac diligentia Erhardi rat-||dolt de Augusta Imperante Iohanne Mocenico Ve-||netiaru duce. Anno salutifere incarnationis. 1485. HVonetiis». Ciò che in questo passo della suddetta edizione intitolata « libellvs ysagogicvs » abdilaxi. (sic) »,ecc. si legge dalla parola « Finit » (Vedi sopra, linea 13 della presente pagina 702) fino a « 1331? » (Vedi sopra, la linea medesima) mostra che lo scrittore chiamato « Joannes Danck, sive Danckonis , de Saxonia » (Vedi sopra, pag. 700, col. 1% lin. 1—2) nel passo riportato di sopra (pag. 700, lin. 5-8) della pagina numerata 11 del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii, ecc. » bibliotheca latina II medle et infima ^etatis, ecc. tomus li. »,ecc. compose nel 1331 in Parigi un comento intorno all’operetta di Abdelazyz Alcahizio intitolata « li- » bellvs ysagogicvs, ecc. ad magisterivm ivditiorvm astrorvm. » (Vedi sopra, linee 6-7 della presente pagina 702). Questo comento intitolato « Còmentum. Johannis de » sa-||xonia super textu Alchabicii. » trovasi nella suddetta edizione intitolata « libellvs ysagogicvs abdilaxi. », ecc. (carta 36a, recto , linee 3-37, verso, lin. 1-39; carte 37a-97% carta 98% recto, lin. 1-15). Il titolo riportato di sopra (linee 25-26 della presente pagina 702) del comento medesimo, trovasi nelle linee 1-2 del recto della carta 36a della medesima edizione. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato (c M. VII. 44 », cioè « Scansia M, Palchetto VII, numero 44 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « libellvs ysagogicvs abdilaxi. (sic) », ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabe- chiana di Firenze, e contrassegnato « K. 6.58 », cioè « Scansia K, Palchetto 6, nu- » mero 58 progressivo delle opere ora collocate in questo palchetto » . Più oltre (pag. 703, lin. 25-30) sono indicati due esemplari d’una edizione intito- lata « LIBELLVS YSAGOGICVS ABDILAZI. (sic) IDEST SERVI GLo||rIOSI dei: QVI D1CITVR ALCHA- » BITIVS AD MAGISTe||rVM 1VDICIORVM ASTRORVM INTERPRETATVS A Io[[aNNE HISPALENSI » SCRIPTVMQVE IN EVNDEM A 1o||hANNE SAXONIE EDITVM VTILI SERIE CONNEXVM || INCI- » pivnt. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 82 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-6 del recto della seconda di queste 84 carte tro- — 703 — vasi il titolo riportato di sopra (pag. 702, lin. 39-42). Nelle linee 9 — 12 del rove- scio della 82a ed ultima di queste 82 carte, si legge : « Finitur scriptum super alchahitiù ordinata g Johùné de saxonia in uilla pa/||risièsi anno .i33i. » Correctù per artiù & medicinae doctorè dominò Bartholo/||meù de alte & nusia. Impressum uenetiis » g Iohàné & Gregoriù de forliuio ?ra 1 1 tres ano salutis .Mcccclxxxxi. in die .xxvi. lulii. » Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolata « libellvs ysa- » gogicvs abdilazi. (sic) jdest servi glo||riosi dei: », ecc. , dalla parola «Finitur» (Vedi sopra, linea 3 della presente pagina 703) alla parola « nusia » (Vedi sopra, linea 4 della presente pagina 703), è identico con ciò che si riporta di sopra nelle linee 13-14 della pagina 702, dalla parola « Finit » (Vedi sopra, pag. 702, lin. 13) alla parola « nusia » (Vedi sopra, pag. 702, lin. 14), salvo le varietà seguenti: car. lia. | ALCHABITII, LI- BELLVS YSAGOGI- CVS, YEN. 1485. car. lin. ALCHABITII , LI- BELLYS YSAGOG. ven. Mcccclxxxxi. car. lin. ALCHABITII, LI- BELLYS YSAGOCI- CYS, VEN. 1485. car. ALCHABITII , LI- BELLVS YSAGOG. ven. Mcccclxxxxi. 98 r’ 16 Finit 82 v. 9 Finitur 98 r. >. £ 82 v. » per suj) AlchaLiliù super alcliahitiù 18 medicine doctorem 10—11 medicina doctorè Joliamiè D Iohàné dominimi Bartho- dominù Bartholo-| 17 villa » uilla lomeum meù .1331.° 10 . i33i. 18-19 Al-|ten de 11 alte & Nelle linee 1-2 del recto della 27a carta della suddetta edizione intitolata « li- » BELLVS YSAGOGICVS ABDILAZI. (sic) IDEST SERVI GLo||rIOSI DEI: », eCC., SÌ legge: « C0- » mentvm iOHANNis de saxo||nia svper textv alchabicii. » Questo comento è intera- mente stampato nella edizione medesima (carta 27a recto , lin. 3—39, verso, lin. 1-39; carte 28a-8ia; carta 82a recto , lin. 1 — 38, verso , lin. 1-8). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica di Brera di Milano, e contrassegnato « AI. IX. 60 », cioè « Scansia AI, Palchetto IX, numero 60 pro- » gressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « libellvs ysagogìcvs abdilazi. (sic) idest servi » glo||riosi dei. », ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato «in 4? V.1433». Più oltre (pag. 704, lin. 17—22) sono indicati due esemplari d’ una edizione in- titolata « Alchabitius cum comento. |j Cum gratia et priuilegio. » Questa edizione, chiamata più oltre (linee 41, 46 della presente pagina 703, e pag. 704, lin. 13, 20) « edizione del 1502 », è un volume, in 4?, composto di 74 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-2 del recto della prima di queste 74 carte trovasi il titolo riportato di sopra ( linea 32 della presente pagina 703 ) dell’ edizione medesima. Nelle linee 1— 5 del rovescio della medesima prima carta, si legge : « Libellus isagogicus abdilazi. idest semi gloriosi dei : || Qui dicitur alchabitius ad Magisteriu? » iudiciorò astro-|jrum interpretatus a ioanne hispalensi scriptumque in-||eundem a ioanne saxonie » editum vtili serie connexum || incipiunt. » Nelle linee 17-20 del rovescio della carta 74a della suddetta edizione del 1502, si y, « d Finitur scripta sug alchabiciu ordinatum g Joàne de saxonia in villa pa//||risiensi .anno. i-33i. » Correctù g artiù t medicine doctoré magisl^ Bartholo//||meù de altem t nusia. Impressum Venetijs » g Joanem t Gregoriua de gre//||gorijs fratres. anno natiuitatis dni. M. ccccc. ij. die. xviij. Februarij. » Ciò che si legge in questo passo delia suddetta edizione del 1502, dalla parola « Finitur » (Vedi sopra, linea 43 della presente pagina 703) alla parola « nusia » (Vedi sopra, linea 44 della presente pagina 703) è identico con con ciò che si ri- — 704 — porta di sopra nelle linee 13-14 della pagina 702, dalla parola « Finit » (Vedi sopra, pag. 702, lin. 13) alla parola « nusia» (Vedi sopra, pag. 702, lin. 14), salvo le varietà seguenti : car. lin. ALCHABITII , U- BELLVS YSAGOGI- cvs, ven. 1485. car. lin. Alchabitius cum comento. Ven. M.ccccc.ij. 98 r. 16 Finit scriptum 74 n. 17 ([ Finitur scriptù » Alchabitiu ordinati 9 alchabiciù ordinatum a Johannè 9 Joànù 17 parisièsi 17—18 pa-|i isiensi. D .1331.° 18 .i33i- 18—19 Al-|ten de 19 altem Nella linea prima del rovescio della carta 24a della suddetta edizione del 1502, si legge: « Còmentum Joànis de saxonia super textu Alchabicij. » Questo comento trovasi stampato interamente nell’edizione medesima (carta 24a verso , lin. 2-43; carte 25a-72a; carta 73a recto, lin. 1-44, verso, lin. 1 — 16). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « A. V. 32. in CC », cioè « Scansia A, Palchetto V, numero 32 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto, in Cameris » trovasi un esemplare della suddetta edizione del 1502. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Berlino , e contrassegnato « Matti. III. Miscella. » Più oltre (pag- 705 , lin. 5-9) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « Alchabitius cum comento. || Cum gratia x priuilegio. » Questa edizione, chiamata più oltre (linee 33, 38 della presente pagina 704 ; pag. 705 , lin. 1, 8) « edizione del 1503 » è un volume, in 4?, composto di 72 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1—2 del recto della prima di queste 70 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linea 24 della presente pagina 704) dell’edizione medesima. Nelle linee 1-5 del rovescio della medesima prima carta, si legge : « Libellus isagogicus abdilazi. idest semi gloriosi dei : || Qui dicitur alchabitius ad magisteriù iu- » diciorù astro||rum interpretatus a ioanne hispalensi scriptumqj in//||eundem a ioanne saxonie edi- » tum vtili serie connexum || incipiunt. » Nelle linee 24-27 del rovescio della 72a carta della suddetta edizione del 1503 , si legge : « (f Finitur scriptù suj> alchabicium ordinatum n Ioané de saxonia in villa pa||risiensi .anno. » 1331. Correctù. £ artius x medicine doctorè magistiù Bartholo-||meui de altem t nusia. Impres- » sum Venetijs per Ioànem x Gregoriù de gre-[|gorijs fratres. anno natiuitatis dni. 1503. die 10. Augusti. » Ciò che si legge in questo passo della edizione del 1503, dalla parola bitij », ecc. fu terminata nel giorno 18 di Giugno del 1521. Nella linea prima del recto della 23a carta di questa edizione, la qual carta è numerata nel mede- simo recto col uumero 23, si legge: « Còme. Jo. de sax. suj) tex. Alchabi. », cioè « Commentum Joannis de saxonia super textu Alchabitii. » Questo comento è stam- pato nella edizione medesima (carta 23a recto , numerata 23, lin. 2-47, verso', carte 24a— 62a, numerate 24-62; carta 63% numerata 63, recto , e verso, lin. 2— 3s). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « II. XIII. 3, cioè tc Scansia II, Palchetto XIII, numero 3 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « Predai Summi in Astro^ Scientia Prin||cipis Alchabitij » , ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla medesima Biblioteca Casanatense, e contrassegnato « Mise, in 4? Voi. 442 », cioè « Miscellanea in 4?, Volume 442 ». Più oltre (linee 43-44 della presente pagina 706; pag. 707, lin. 1-6) sono in- dicati due esemplari d’una edizione intitolata « Predarti Suini in Astro-||rù Scien- » tia Principis Alclia-| [bitij Opus ad scrutanda Stellari || Magisteria isagogicù pri- » stino Can-||dori nuperrime restitutù ab Excellenj|tissimo Doctore Antonio deFantis » Taruisino. j| qui notabile eiusdé Auctoris Libelli de || Pianeta^? Còiunctiòibus » nusqT an-||tea Impressum addidit t pleraqs || scitu dignissima cuj casti] |gatissimo » Joanis de || Saxonia Cò-|jmenta-||rio || *||i52i |) Venetijs In edibus || Petri Liecli- » tenstein ». Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 64 carte, delle quali le 1% 2a non sono numerate , e le 3a-64a sono numerate nei margini supe- riori dei recto coi numeri 3-64. Nelle linee 1-17 del recto della prima di queste 64 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linee 29-35 della presente pagina 706) dell’e- dizione medesima. Nella linea prima del recto della carta 23a di questa edizione, la qual carta nel medesimo recto è numerata col numero 23, si legge: <1 Conienti! Jo- » anis de saxonia sup textu Alchabicij ». Questo comento è stampato interamente nell’edizione medesima (carte 23a— 63% numerate 23-63; car. 64% numerata 64, recto). Nelle carte 2i8a— 28ia d’un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contrassegnato « F. d. 4 », cioè « Scansia F, Palchetto d, numero 4 — tot — » progressivo de Volumi ora collocati in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « Preclarù Sùmi in Astro-] jrù Scientia Princi- » pis Alcha-||bitij, ecc. 1521 jj Yenetijs », ecc. Un altro esemplare di questa edi- zione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze , e contrassegnato « 1. 6.597 », cioè « Stanza 1, Palchetto 6, numero 59" » progressivo delle opere ora collocate in questo palchetto». (1) Più oltre (pag. 708, lin. 7-12) sono indicati due esemplari d’uria edizione in- titolata « (T Alcabitii ad magisterivm || iudiciorum astrorum Isagoge: Commenta-|| » rio loannis Saxonij declarata. || Parisiis. || (T Vsenundatur a Simone Colinaso » apud scbolas jf Decretorum. || 1521. » Questa edizione è un volume, in 4?, com- posto di 94 carte, delle quali la ia non è numerata, e le 2a— 94a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 2-9, 01, 12-15, 15-27, 82, 29-94. Nelle linee 1—7 del recto della prima di queste 94 carte trovasi il titolo della edizione medesima riportato disopra (linee 8—10 della presente pagina 707). Nelle linee ì-s del rovescio della medesima carta prima, si legge : « (TLibellvs isagogicvs ABDi-||lazi / idest serui gloriosi dei / qui dicitur Al'/||cabitius: ad ma- » gisterium iudiciorum [| astrorii; interpretatus a Ioanrie Hi||spalensi. scriptumq? in eundé || a Ioanne » Saxonie editò / || vtili serie connexum )| incipiunt. » Nelle linee 19—20 del recto della carta 94a della suddetta edizione intitolata « (T Al- » cabitii ad magisterivm || iudiciorum astrorum Isagoge: », ecc. , la qual carta nel margine superiore del medesimo recto è numerata col numero 94, si leggera il Excu- » debat parisiis Simon Colinseus: || Anno mdxxi. altera die Julij. »; il che mostra (1) Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma, e contrassegnato « Codice Vaticano n° 2880 », è un volume, in foglio, composto di 104 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1, 1, 2, 2 — 24, 32 — 89, 96— ilo. Nelle linee 35 — 37 della colonna se- conda del rovescio della 43a di queste 104 carte , la qual carta 43a nel suo recto è numerata col nu- mero 48, si legge : . Da questo passo del suddetto codice Vaticano n° 2880 apparisce che il comento menzionato di sopra nella linea 23 della pagina 702 fu composto in Parigi nel 1331 dal suddetto Giovanni di Sassonia , il che anche si raccoglie da un passo riportato di sopra (pag. 702, lin. 13— 15) della suddetta edizione intitolata « libellvs ysagogicvs abdilaXi », ecc., e ristampato anche con qualche varietà in altre edizioni del medesimo <( libellvs » (Vedi sopra, pag. 703, lin. 3 — 5, 43 — 45; pag. 704, lin. 35 — 37; pag. 705, lin. 22—24). Nel medesimo codice Vaticano n° 2880 (carte numerate 32—47, carta numerata 48, recto, col. la e 2a, verso, col. la , col. 2a, lin. 1—31), trovasi un esemplare del comento soprac- citato di Giovanni di Sassonia alla suddetta opera d'Alcabizio. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma, e contrassegnato « Co- » dice Vaticano n° 4077 », è un volume, in foglio, composto di 80 carte, numerate nei margini supe- riori dei recto coi numeri 1—80. Nelle linee 16—17 del rovescio della 80a di queste 80 carte, nume- rata nel suo recto col numero 80, si legge : « (p Explicit Scriptum Johanriis de Sasonia super Alca-||bitium co (sic) textu : ~ » Nel medesimo codice (carte ia — 79a, numerate 1—79; carta 80a, numerata 80, recto, verso, lin. 1—14) trovasi un Esemplare del comento citato di sopra nella linea 24 della pagina 702. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma, e contrassegnato a Co- » dice Vaticano n° 4084 », è un volume, in foglio, composto di 80 carte, delle quali le la— 80a non sono numerate, c le 2a— 79a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1—78. Nelle linee 41—42 del rovescio della 65a di queste 80 carte, numerata nel suo recto col numero 64, si legge: « Explicit scriptum iohavmis de || sasoria (szc) ». Nel medesimo codice Vaticano n° 4084 (carte 44a—64a, numerate 43— 63; carta 65a, numerata 64 , recto, verso, lin. 1—39) trovasi un esemplare del comento citato di sopra nella linea 23 della pagina 702. 91 — 708 — che questa edizione fu terminata nel giorno 2 di luglio del 1521. Nelle linee il— 12 del rovescio della carta 29a della edizione medesima, la qual carta 29a nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 29, si legge: « (T commmentvm [sic) » ioannis de sa//||xonia svper textv ALCABiTii. » Questo comento trovasi interamente stampato nella edizione medesima (carta 29% numerata 29, verso, linee 13— 393 carte 30a— 93a, numerate 30— 93; carta 94a, numerata 94, recto, lin. 1-I8). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e con- trassegnato « 1. 6. 194 », cioè « Stanza 1, Palchetto 6, numero 194 progressivo delle » opere ora collocate in questo palchetto », trovasi un esempla re della suddetta edizione intitolata « (T Alcabitii ad magisteiuvm || iudiciorum astrorum Isagoge: , ecc. Parisus, ecc. 1521. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « in 4? Y.J4^1 ». In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e con- trassegnato « V. il. 307 », cioè « Stanza V, Palchetto li, numero 307 progressivo » delle opere collocate in questo palchetto », trovasi un esemplare dhina edizione intitolata « (T Alkabitius Astronomie iu||diciarie principia tractàs cù Joannis saxo- » nij co j [métario ordine textus nuperrime distìcto. Ad//| [ditis annotatiòibus et in » margine t, in textu [] atq3 glossa per magistrum Petrù turrel|jlum Astrophilus » diuion. gymnasii re//||ctòrem: cum tractatulo de cogno//|jscendis infirmitatibus ap- » pme |f Medicis necessario e multis [) authorib9 per eùde3 extra//||cto. sine quo » revera sepi9 || intentionis sit 3 inteucionis sit sit 29 cyfra 8 cifra 26 'epylogo 4 epylogio 31 11 ausilio D emendare vt 5 emandare vtinam » suppetunt „ suppetiuit 27—28 deliberatimi 6 deliberatim 32 licito 12 lucido 28 1 importunas 7 inoportunas 1 Nelle linee 7-10 della seconda colonna del recto della carta 3ia del suddetto co- dice contrassegnato « R. 5. 55 », si legge : dedit dicere conor. tempore viuat. 14—15 sec|tari 15 sactari 10 Mil x> 12 M. xpi 15 thronum » tronum 12 decreuit 13 discreuit Nelle linee 4-5 della colonna seconda del recto della carta 2ia del precitato codice contrassegnato « R. 5. 55 », si legge : « Sed ab incar|lnacione domini elapsi sunt .1297. anni. » Questo passo del suddetto codice contrassegnato « R.5. 55 » è identico con un passo riportato di sopra (pag. 690, lin. 8) della prima colonna del recto della carta 8ia del suddetto codice Mediceo-Laurenziano contrassegnato « Pluteus XXX, Codex » XXIV », salvo il leggersi « incarnacione » nel primo di questi due passi, in vece di « incarnatone ». Nelle linee 26-30 della seconda colonna del rovescio della carta 20a del suddetto codice contrassegnato « R.5. 55 » si legge in inchiostro rosso : « Ca. ll.m de anno lunari || et mensibus lunaribus. et de quantitate || lunacionis eqùalis secun- » dum diuersos. || et de causa erroris || aurei. » — 718 - Questo passo del suddetto codice contrassegnato « R. 5. 55. » è identico con un passo riportato di sopra (pag. 689, lin. 48; pag. 690, lin. 1-2) della prima colonna del recto della carta si1 del suddetto codice Mediceo— Laurenziano contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXI » , salvo le varietà seguenti : car. col. lin. COD. MED.-LAUR. PLUTEUS XXX, X. XXIV. car. col. lin. CODICE R. 5. 55. dell’ hunterian MUSEUM. car. col. lin. COD. MED.-LAUR. PLUTBUS XXX, car. col. lin. CODICE R. 5. 55. DELL* HUNTERIAN MUSEUM. 8Tr. r i U Capitulum vn- 20 V. 2 'W Ca. 11. m 8 IT. ~T 2 iunationis 20 u. ~T ~28 lunacionis decimum 3 anni 30 aurei » et de mensibus 1 27 jet mensibus 1 « Press. Shelf. No. R. 3. 33. Nel suddetto codice contrassegnato « R. 5. 55 » (carta 16% recto, col. 1% linee 2-40; col. 2a, verso, col. 1, 2a; carte I7a-29a; carta 30a, recto, col. 1% col. 2% lin. 1- io) trovasi un esemplare dello scritto menzionato di sopra nella linea 38 della pa- gina 689. Questo esemplare incomincia con ciò che si riporta di sopra nelle linee 44-48 della pagina 716, e finisce con ciò che si riporta di sopra nelle linee 14 — 4 5 della pagina 717. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 10-12, 25-28 della pagina 716, e nelle linee 14— 15, 43 della pagina 717, fa parte di questo esemplare. La Biblioteca del The Hunterian Museum di Glasgow possiede un manoscritto intitolato (( Catalogue j) or (] Manuscripts || In The [| Hunterian Museum||Glasgow|| » 8.th June || .mdcccxx. || I. Hill. [| w. s. || And Catalogue of thè MSS in thè j) Li- » brary of thè University of Glasgow ». Questo manoscritto è un volume, in foglio, composto di 60 carte, delle quali le 1% 52a-60a non sono numerate, e le 2a— 51 a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15, 17, 19, 21, 23, 25, 27, 29, 31, 33, 35, 37, 39, 41, 43, 45, 47, 49, 51, 53, 55, 57, 59, 61, 63, 65, 67, 69, 71, 73, 75, 77, 79, 81, 83, 85, 87, 89, 91, 93, 95, 97, 99. Nelle linee 1—27 del rovescio della 29a di queste 60 carte, numerata nel suo recto col numero 55, si legge : » Title « Printed since at Leyden by » Golius » » 54 An Abridgement of D.r Nicholls » Anatomico Physiologicae leolures » read in London in 1742. — 4° — » 55 A Volume Containing » l.st Compotus novus editus a Iohanne » de Saxonia — with a Calendar pre » fixed The tables of which are very In questo passo del suddetto manoscritto intitolato « Catalogue || of || Manu- » Scripts », ecc. da « 55 A volume » (Vedi sopra, linea 6 della colonna 6a della presente pagina 7is) alla parola « Turkey » (Vedi sopra , linea 9 della colonna 7a della presente pagina 71 8) trovasi una descrizione del precitato codice contras- segnato « R. 5. 55», e descritto di sopra nelle linee 5-8 della pagina 716. Più oltre (pag. 719, lin. 30—37) sono indicati due esemplari d’ una edizione in- titolata (( CATALOGI 11 LIBRORUM MANUSCRIPTORUM, || QUI IN f] BIBLIOTHECIS GALLIAE, HEL- » VETIAE, BELGI1, || BRITANN1AE M., IIISPANIAE, LUSITANIAE || ASSERVANTUR, [| NU.XC PRIMUM » EDITI H A || D. GUSTAVO HAENEL. [| LIPSIAE, || SUMTIBUS I. C. H1NRICHS. ff MDCCCXXX. » Nelle linee 2-40 della colonna numerata 792 di questa edizione, si legge : 34. Bartholomaeus de proprietatibus rerum; mer A large collection of originai letters , addressed to thè 35. Petri Davetii lexicon Sinicum , Sinice con1 earl of Clarendon and other persons of distinction usum gymnasii Pekinensis a domino Parr during thè year 1671 and 1691. sionario in Sinis, et Bayero dedicatum. Shelf 5th 1 I. Strong M D. Praelectiones Me » dicae — 4t0 — » 52 Ano thè r Volume of Medicai Lec- not found » tures written in a fairer hand than May 1858 » thè above — ( It is not said by » whoml » 53. History of Timur in Arabie — 4t0 — » neatly written with this note on thè » neatly written. — » 2d Tractatus Primus dialogi » gistri de Conchis » est de constitutione mondi » Both are written in a very old » ornamented initials — on ve » in4.todouble margins — intersp » with neatly drawn Diag » very richly bound red Turkey — 719 — 36. SS. 39. 40. 41. 42. 45. 44b. Petrarcha de remediis utriusque fortunae; membr. 4. Duodecim capita, in quibus omnes literae et syllabae Scripturae Mangioricae continentur; dementa Cal- mucca; syllabarium Mangioricum , script, p. G. S. Bayer, a. 1731. Mubammed Handé history of thè royal house of Chughtai. Chroniques des rois de France; 4. Ioan. Ardern practica. Pauli Aemilii V'eronensis Franche antiquitates ; membr. 4. Psalterium; saec. XI. membr. 8. An Arabie ms.; 4. on astrology; 4. Prayers in verses with comments. Aristotelis politica et ethica. 45b. Traité sur les six jours de la création du monde, Syriace. 46. Richardi de S. Victore studium Sapientiae; membr. 4. — — 47. Descriptio idoli Tangutani auct. Bayer. 48. De Musica Sinica auctore tertio filio principe impe- ratoris Cam Hi. 49. Hegesippus de excidio Iudaeorum; membr. 4. 50. Directions how to mate such coloured and gilded let- ters as in old mss. are to be seen, transscribed from an old ms. ~ Il 52 ' !• Strong praelectiones medicae; 4. 53. Dr. Nicholls praelectiones anatomiae; 4. — — 54. History of Tunis in Arabie. 55. Ioan. de Saxonia computus. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « catalogi || librorum manuscri- » ptorum, ecc. editi || a [| d. gustavo haenel », ecc., da « 55. » (Vedi sopra, linea 15 della colonna t della presente pagina 719) alla parola « computus » (Vedi sopra, la linea medesima), è indicato il codice della Biblioteca del The Hunterian Museum di Glasgow ora contrassegnato « (1.5. 55 » e descritto di sopra nelle linee 5—8 della pagina 716. Nella suddetta edizione intitolata « catalogi |] librorum manuscriptorum, » ecc. editi || a ||n. gustavo haenel », ecc. (colonna numerata 786, linee 34-56, colonne numerate 787—798) trovasi un catalogo di manoscritti intitolato: « II. The Hunterian » Museum. » Ciò che si riporta di sopra, nelle linee 47-50 della pagina 718, e nelle linee 1—16 della presente pagina 719, fa parte di questo catalogo. Il titolo riportato di sopra (linee 24—25 della presente pagina 719) del catalogo medesimo trovasi nella linea 33 della colonna numerata 786 della suddetta edizione intitolata « catalogi || librorum » MANUSCRIPTORUM, eCC. E DI T l| j A || D. GUSTAVO HAENEL », CCC. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca daU’Àccademia delle Scienze di forino, e contrassegnato « FF. IX. 50 », cioè « Scansia FF, Palchetto IX, numero » 50 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esem- plare della suddetta edizione intitolata « catalogi j| librorum manuscriptorum, ecc. » editi || A || D. gustavo haenel », ecc. Un altro esemplare di questa edizione tro- vasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e con- trassegnato « S. M. M. VII. 1 », cioè «Sala Media, Scansia M, Palchetto VII, nu- » mero 1 de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana, e contrasse- gnato « Codice Vaticano n! 3112 » è un volume, in 4? piccolo, composto di 73 carte , numerate nei margini superiori dei recto coi numeri i-iii , 1-70. Nelle linee 20—24 della prima colonna del rovescio della 34a di queste 73 carte, la qual carta 34a nel suo recto è numerata col numero 31, si legge : « Notandum quod 18. chelachim et vnum minutimi equipollent. quia si aecipiantur. 1080. ghe- )> lachim que sunt partes vnius bore apud iudeos et dividantur per .60’. minuta tunc in numero » quociens exibunt .18.» Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3112 è identico col passo riportato di sopra (pag. 690, lin. 21-23) della prima colonna del recto della carta 88a del suddetto codice della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze, contrassegnato « Pluteus XXX, Codex XXI » salvo le varietà seguenti : — 720 — car. col. lin. CODICE MEDICEO- LAURENZIANO, PLU- TEUS XXX9 lf.° XXIV. « col. lin. CODICE VATICANO, n.° 3112. car. col. lin. CODICE MEDICEO- LAURENZIANO, PLU- TEUS XXX9 JV.° XXIV. car. col. lin. CODICE VATICANO, N.° 3112 . 88 r. t 29 (T Notandum est 31 0. 1 20 Notandum quod 88 r. 1 30 g et 31 v. 1 22 ghelachim j> ger. » chelachim » unius » vnius » •i. 21 vnum 31 quotiens 24 quociens * equipolent » equipollcnt » octodecim 1 1 ì 11 .18. Nelle linee 22-28 della seconda colonna del recto della carta 58a del suddetto co- dice Vaticano contrassegnato « n? 3112 », la qual carta nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 55, e nelle linee 1 — 12 della prima colonna del ro- vescio della medesima carta 58%si legge : « Et causantur accipe. quantitatem anni Solaris scilicet .365. di. et .6. horas et subtrahe ab ea » .354. dies .8. horas .876. ger. anni lunaris communis et remanebunt .10. dies .21. hore .204. geh. » in quibus annus Solaris excedit lunarem communem qui continet .354. dies .8. horas .876. ger. » et hoc patet sic accipe lunationem equalem scilicet .29. dierum .12. horas (sic) .793. get. et mul- » tiplica per .12. lunationes et primo multiplica .29. dies. per .12. horas et habebis .348. dies post » hcc multiplica .12. horas per .12. et habebis .144. quas diuide per .24. et habebis .6. dies quos » adde diebus et habebis .324. di. post hec multiplica get. per .12. et habebis .9516. gel\ que diuide » per .1089. gef. et habebis .8. horas .876. gel', et per consequens quantitatem anni lunaris communis. » Questo passo del suddetto codice Vaticano n! 3112, è identico col passo riporta- to di sopra ( pag. 690 , lin. 28-35 ) delle colonne prima e seconda del rovescio della carta 95a del suddetto codice Mediceo— Laurenziano contrassegnato « Pluteus » XXX, Codex XXIV » , salvo le varietà seguenti : car. col. lin. COD. MED. LAUR. PLUTEUS XXX9 N.° XXIV. car. col. lin. CODICE VATICANO, n.° 3112. car. col. lin. COD. MED. LAUR. PLUTEUS XXX 9 N.° XXIV. car. col. lin.f CODICE VATICANO, n.° 3112. 95V ~r 49 Accipe 55 r. 2 22 accipe 92 v. 2 » .348. post 55 p. 1 5 .348. dies post 49—50 dijes 23 di. 4 .144. horas. quas 6 .144. quas 2 2 horarum » V. 1 2 horas 5 .354* dies 8 .324. di. » Et 3 et 6 .18. 10 .1089. 3 .12. et 4 .12. horas et Nelle linee 15-27 della prima colonna del rovescio della carta 58a, numerata 55, del suddetto codice Vaticano n? 3112, si legge : « sed e contra annus embolismalis excedit annum solarem in .18. di. et 12. ho. 589. ger. apud iu- » deos quod sic patet accipe quantitatem anni lunaris communis scilicet .354. di. 8. ho. 876. geb. » quibus adde .29. di .12. ho. 793. gel\ hoc est lunationem equalem et habebis 343. di .12. ho. 589. » gel*, idest quantitatem anni embolismalis a qua quantitate subtrahe quantitatem anni Solaris et re- » manebunt 18. di .25. ho. 589. gel1, et sic patet propositum ». Questo passo del suddetto codice Vaticano contrassegnato n? 3112 » è identico con un passo riportato di sopra (pag. 691, lin. 5-9) della seconda colonna del rovescio della carta 95a del suddetto codice Mediceo-Laurenziano contrassegnato « Pluteus » XXX, Codex XXIV » , salvo le varietà seguenti : car. col. lin. COD. MED. LAUR. PLUTEUS XXX9 N.° XXIV. car. col. lin. codice vaticano, n.° 3112. car. col. lin. COD. MED. LAUR. PLUTEUS XXX 9 N° XXIV. car. col. lin. CODICE VATICANO, n.° 3112. 95 p. 2 10 .18. .15. horis 55 e. 1 16 .18. di. et 12. ho. 95 p. 2 » horas 55 e. 1 » ho. n patet sic 17 sic patet 13 .383. dies 21-22 343. | di. a dies 19 di. » horas .589. licet 22 ho. 589. gel* idest a horas a ho. 15 dies .15. hore 24—25 di. | 25 .ho. 12 dies 20 di. Nelle linee 1-8 della prima colonna del recto della carta 32a del suddetto codice Vaticano n? 3112, la qual carta nel medesimo recto è numerata col numero 29, si legge : cc icut dicit ptolemeus in almagesti. Disciplina hominis intellectus eius est socius et apud alios — 721 — » intercessor. cuius propositionis declaratio est quia societas ex quadam conuenientia est et compla- » centia contrahitur. Maxima autem conuenientia est homini cum scientia et disciplina cum ipsa » scientia sit proprius et naturalis finis eius ut uult aristoteles in prologo .s.1 phisicorum. » Questo pas'so del suddetto codice Vaticano n- 3112 je identico con un passo ri- portato di sopra (pag. 691, lin. 2S-31) della prima colonna del recto della carta S7% numerata 55, del suddetto codice Mediceo— Laurenziano contrassegnato W 'W -w o” u U £fi_ U_ U_ s S 1286 14 6794 1598 1334 1324 1002 685 27 févr. F 4 223 14 *n 5 33 i F 12 A A 14 23 1287 15 6795 1599 1335 1325 1003* 686* 16 févr. F 1 224 15 12 1 22 8 2 . E 1 A A 6 4 1288 1 6796 1600 1336 1326 1004 687 6 févr. F 6 225 *16 13 4 11 9 4 DC 21 M M 28 15 1289 2 6797 1601 1337 1327 1005 688 25 janv. F 3 226 17 *14 2 30 10 5 B 9 A A 10 26 1290 3 6798 1602 1338 1328 1006 689 14 janv. F 7 227 18 15 5 19 11 6 A 29 M Ia 2 7 1291 4 6799 1603 1339 1329 1007» ) 690 < 691 4 24 janvier. dècemb. F 4 F 5 1 228 *19 16 3 38 12 7 G 17 A A 22 18 1292 5 6800 1604 1340 1330 1008 692* 12 dèe. F 6 229 1 *17 5 26 13 2 FE 5 A A 6 29 129 3 6 6801 1605 1341 1331 1009 693 2 dèe. F 4 230 * 2 18 1 15 14 3 D 25 M M 29 11 1294 7 6802 1606 1342 1332 1010 694 22 nov. F 1 231 3 *19 6 34 15 4 C 13 A A 18 22 1295 8 6803 1607 1343 1333 1011* 695* 10 nov. F 5 232 4 1 2 23 16 5 B 2 A A 3 3 1296 9 6804 1608 1344 1334 1012 696 30 oct. F 3 234 * 5 2 5 12 17 7 AG 22 M M 25 14 1297 10 6805 1609 1345 1335 1013 697* 19 oct. F 7 235 6 * 3 3 31 18 1 F 10 A A 14 25 1298 il 6806 1610 1346 1336 1014 698 9 oct. F 5 236 7 4 6 20 19 2 E 30 M |A 6 6 Dal leggersi in capo alla I8a colonna di questo passo del suddetto volume intitolato « l’art || de vérifier les dates ecc. tome premier.)), ecc. « M mars, A avril.||Les Pà- » ques. », e nella linea I5a della colonna medesima Martium de-||notat » (Vedi sopra, pag. 727, col. 9% lin. 1—3), e nella linea ultima della colonna medesima « A. 6 » (Vedi sopra, pag. 727, col. 9a,lin. 21), non già «A.16», apparisce che, secondo questo passo, nel 1298 la Pasqua fu celebratane! giorno 6 (non 16) di Aprile. Sembra quindi che per errore, forse di stampa, si legga « 16 »(Vedi sopra, pag. 726, col. 9, lin. 65) in vece di « 6 » nell’ultima linea della nona colon- na del passo riportato di sopra (pag. 726) della pagina numerata 255, 256 del sud- detto volume intitolato « caroli Du fresne || Domini Du cange, ècc. glossarium |j ad )) SCRIPTORES MEDIAI & INFIMìeJ|lATINITATIS; eCC. FRANCOFU RTI Cld. MOENU M , eCC. M DCCX. )> Un esemplare del suddetto volume intitolato « glossarium || ad || scriptores j) )) MEDILE ET INFIMA (| LATINITATIS, eCC. TOMUS PRIMUS, eCC. PARISIIS, eCC. M. DCC. XXXIII. » e ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « AB. II. « 36 », cioè « Scansia AB, Palchetto II, numero 36progressivo de’volumi ora collocati » in questo palchetto ». Un altro esemplare del medesimo volume, è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « p. 10. io », cioè « Scansia p, » palchetto 10, numero 10 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Più oltre (pag. 729, lin. 13 — io) sono indicati due esemplari d’un volume, in a0., intitolato « glossarium |] medile et infima latinitatis [| conditum a carolo dufresne[| » DOMINO DU CANGE |) AUCTUM j| A MONACHIS ORDINIS S. BENEDICTI |] CUM SUPPLEMENTI 1N- » TEGRIS |] D. P. CARPENTERII || ET ADDIT AMENTIS ADELUNGII ET ALIORUM || DIGESSIT [| G. » A. L. HE NSC HEL . ] | T omUS Pl’imuS. [| PARISIIS, || EXCUDEBANT FIRMIN DIDOT FRATRES,||lN— » STITUTI REGII FRANCIA TYPOGRAPHI || 1840. » Questo « ToiUUS Pl’imuS » è COmpOStO di 908 pagine, delle quali le ia-5% 62a, 68a, 7la, 74a-77a non sono numerate, e le 6a— 6la, 63a-67% 69a, 70a, 72a, 73a , 78a-908a sono numerate coi numeri 2-57, 59-63, 65, 66, 68, 69, 2-543, 444, 545-832. Nelle colonne ia-9a della 360a di queste 908 pa- gine, numerata col numero 284, si legge : Anni Epoche Christi a Kalendis Januar Anni Periodi Julian Kalendis Januarii Anni Muncli juxta Grge- cos. I Anni Solares Epochse Ru- meae h. e. Graecse, seu Seleucidarum , a primo die Octobris cum feriis initialibns. fo P £ l. P Cyclus Solis Julianus, cum Litteris Dominicalibus. Cyclus Luna) Julianus. Indictio Romana. j Paschas dies .A. Aprilem. M. Martium denotai. ianae ii. An. An. An. Ann. F. Ann. An. An. 1291 4 6 1603 2 9 12 G 19 4 A 22 1292 6005 6800 1604 4 1330 13 FE 1 J> A 6 1293 6 1 1605 5 1 14 D 2 6 M 29 1294 7 2 1606 6 2 15 C 3 7 A 18 1295 8 3 1607 7 3 16 B 4 8 A 3 1296 9 4 1608 2 4 17 AG 5 9 M 26* 1297 6010 6805 1609 3 1335 18 F 6 10 A 14 1298 1 6 1610 4 6 19 E 7 11 A 6 numerata 231, 232, col. 1% lin. 25— 78, col. 2% lin. 27— 80; colonne numerate 235—255, 25, 257—264; pagi- na 281a, numerata 265, 266, colonne 1 — 15) trovasi una tavola cronologica divisa in due parti, la secom — 729 — Questo passo del suddetto volume intitolato « glossario! || medì/e et infima lati- » nitatis, ecc. Tomus Primus. || parisiis, ecc. 1840 » è interamente identico con ciò che si riporta di sopra nella pagina 727 tra le linee orizontali 22 e 23, e nelle linee 34-41 orizontali del suddetto volume intitolato « glossarioi, ecc. editio nova, » ecc. tomus primus», ecc. salvo le varietà seguenti : Pag- col. lin. GLOSSARIUM, ecc. TOMUS PRIMUS . PAR. M.DCC. XXXIII. Pag- col. lin. GLOSSARIUM, ecc. Tomus Primus PARISIIS, 1840. Pag- col. lin. GLOSSARIUM, ecc. TOMUS PRIMUS. P A R. M.DCC. XXXIII. Pag- col. lin. GLOSSARIUM, ecc. Tomus Primus. PARISIIS , 1840. 495—496 1 2 à Kal. Jan. 284 1 2 a Kalendis Januarii 495—496 284 seu | Seleucidarum, 2 2 a Kal. Januar. 2 1—2 a | Kalendis Januai'ii. a primo | dieOctoLris 4 1-2 Solares Seleuci-|da- 4 1—5 Soiares Epocliae Ru-| cumferiis initialibus. l rum à i. die Octol). 1 i meie h. e. Gracs:, 7 1 Lurìae. 7 1 Lume Julianus. Un esemplare del suddetto volume intitolato « glossarioi || medile et infima » latinitatis, ecc. Tomus Primus, ecc. parisiis, ecc. 1840 » è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « II. 2. 37 », cioè « Stanza » li, Palchetto 2, numero 37 progressivo delle opere ora collocate in questo pal- » chetto. » Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato « F. 4. 4. 14 », cioè « Stanza F, Scaffale 4, pal- » chetto 4, numero 14 » progressivo delle opere ora collocate in questo palchetto ». La Biblioteca Vaticana di Roma possiede un manoscritto intitolato « invet. » L1BR0RV. li LATINORVM. MSS. |] BIB. VAT. || TOMVS. QVARTVS. » Questo manoscritto è un volume, in foglio, composto di 804 pagine, delle quali le ia— 5Gia sono nume- rate a penna col numeri 1— 11, 1—559, e le 562a— 804a sono numerate con lapis coi numeri 560—802. Nelle linee 1—4 della quinta di queste 804 pagine, la qual pa- gina è numerata col numero 1, trovasi il titolo riportato di sopra (linee 20—21 della presente pagina 729) del medesimo tomvs qvartvs. Nelle linee 2-5 della 28ia di queste 804 pagine numerata col numero 279, si legge : <( 3112 Compvti lib. duo Anon. Cura sit intentio. » Jo: Alemanni de Pulchroriuo Coment, in suo lib. quem de » Computo ediderat. Sicut dicit Ptolomeus .29. » Ex pergameno. c. s. 67. Antiq. In viij? » in questo passo del suddetto volume intitolato « invÌt librorv |( latinorvm mss.|| » bib. vat. || tomvs qyartvs » dalla parola « Jo: » (Vedi sopra, linea 29 della pre- sente pagina 729) alla parola « Ptolomeus » (Vedi sopra, linea 30 della presente pagina 729) è indicato lo scritto menzionato di sopra nelle linee 23-25 della pagina 723. Nelle linee 23-25 della pagina 679a, numerata 677 del suddetto volume intitolato « invet. librorv.|| latinorvm. mss.||bib. vat. |] tomvs. qvartvs », si legge: (c Joannis Alemanni de Pulcroriuo commentarium in » suo libro quem de computo ediderat. 3111. 279. » E. Canones super tabulas Alphonsinas 3113. 279. » Ciò che si legge in questo passo del suddetto volume intitolato « invet. libro- da delle quali è intitolata « sequitur tabell/e chronologic/e pars || altera, continens praeterea » Epochas Cathaiorum, Arabum, ac Chovvarezmiorum, || ex traditionem Ulug Beigi, ad Periodimi Ju- » lianam Epocham, Christi vulga-\\rem Dionysianam, in annis expansis à Joanne Grado Anglo » reductas. » Ciò che si riporta di sopra nella pagina 726 fa parte di questa « pars || altera ». Ciò che nel passo riportato di sopra (pag. 724, lin. 24—53) delle pagine numerate 352 e 353 della suddetta edizione intitolata « sylloge i || variorvm || diplomatariorvm », ecc. chiamasi « Calendarium vetus » (Vedi sopra, pag. 724, col. 21a, lin. 8) altro non è che questa « pars 11 altera ». Il titolo di questa «.pars || altera » riportato di sopra (linee 42—45 della presente pagina 729) trovasi nelle linee 2 — 5 della pagina 269, numerata 241, 242 del suddetto volume intitolato «caroli Du fresne,ccc. glossarium», ecc. — 730 — » rv. || latinorvm. mss. || BiB. vaT. |] tomvs. qvartvs. » dalla parola « Joannis » (Vedi sopra, pag. 729, lin. 38) fino alla parola « ediderat » (Vedi sopra, pag. 729, lin. 39) indica lo scritto menzionato di sopra nelle linee 24—26 della pagina 729. Quindi è chiaro che nel passo riportato di sopra (pag. 729, lin. 39—40) della pagina 679% nume- rata 677 del medesimo volume trovasi per errore « 3111 » (Vedi sopra, pag. 729, lin. 39) in vece di « 3H2 ». Nelle pagine 563a-80i% numerate 561-799 del suddetto volume intitolato « invet. librorv. jj latinorvm. mss. [| bib. vat. [] tomvs. qvartvs. » trovasi un indice ' alfabetico degli scritti indicati nel volume medesimo. Questo indice incomincia : e finisce : (C A » A... de Pelagnia Card.lis de Paupertate Xpi, et Aplo% » 3740. 425. » (c E. de Vita Cyri, Poggio florentium (mc) interprete 3401. » 347. (( Laus Deo. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 38—40 della pagina 729 fa parte di que- sto indice. Ciò che si riporta di sopra nelle linee io— 12 della presente pagina 730, trovasi nelle linee 1-3 della pagina numerata 561 del suddetto volume in- titolato (( INVET. LIBRORV. [| LATINORVM. MSS- [| BIB. VAT. j| TOMVS. QVARTVS. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 14—16 della presente pagina 730 trovasi nelle linee 4—6 della pagina 799% numerata 797 del volume medesimo. La Biblioteca Vaticana possiede un inventario manoscritto de’codici manoscritti latini ora posseduti dalla Biblioteca medesima composto di dieci volumi, in fo- glio , due dei quali per altro sono in sesto minore degli altri otto. Il quarto di questi dieci volumi è quello intitolato « invet. librorv. || latinorvm. mss. (| bib. » vat. || tomvs. qvartvs. » è descritto di sopra nelle linee 21—24 della pagina 729. Il quinto de’medesimi dieci volumi è descritto di sopra nelle linee il — 13 della pa- gina 511. Nell’inventario menzionato di sopra ( linee 23-25 della presente pagina 730) sono indicati 8472 codici manoscritti latini ora Vaticani, contrassegnati 1—8472, uno de’quali è quello ora contrassegnato « codice Vaticano n? 3112 » e descritto di sopra nelle linee 38—40 della pagina 719. Più oltre (pag. 731, lin. 23-29) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « leonis allatìi |] apes vrbanae, (| siue || de viRis illvstribvs, || Qui ab Anno » mdcxxx. per totum mdcxxxu. || Romae adfuerunt, ac Typis aliquid euulgarunt. || « rom^, |] Excudebat Ludouicus Grignanus mdcxxxiii. [| svperiorvm permissv. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 276 pagine, delle quali le ia— 8a non sono numerate, e le 9a-276a sono numerate coi numeri 9-192, 293, 194-276. Nelle linee 10—37 della 22a di queste 276 pagine numerata col numero 22, e nelle linee 1—13 delle medesime 276 pagine numerata col numero 23, si legge : i ! I 1 « ALEXANDER RAYNALDVS I. V. D. ex loco Radiarli in Pelignis propè Ouidij Nasonis patriam, à pueris in Bibliotbeca Vaticana à suis maioribus in omnium disciplinarum genere edu- catus, post modum à Clemente Vili, eiusdem Bibliothecae Cu- stos deputatus , per triginta annis demandatum onus exercens dictae Bibliothecae instruendae in non modicum Sedis Aposto- » licae, & adeuntium commodum diligentem , & fidelem operam 1 » nauat. Ileroico inter alia scribendi genere dclectatur. Plora I » illius hinc indè typis. excusa leguntur. » De Syluestro Secundo Romano Pontifìce. » Encomiasticum in Leonem Allatium super editione Exahe- I » meri Eustathij Episcopi Antiocheni. — 731 » In Xuptijs Christophori Celtadij Nobilis Tridentini. Plura item penès se habet, » Triumphum Sanctissimi Vrbani Vili, ad Lateranù cquitàtis. » Parwneticon ad Leonem AUatium , quo eum hortatur ad vlteriorem defensionem Romane Apostolice Sedis super impo- stura loannse Papissa?. » Varia Epigrammata in Diuorum Laudem. » Opus grande , ac varium , llconomachiam iuscripsit quo persecutionem Sacrarum Imaginum expressit , & aduétum Mo- nialium Ordinis Sancii Basili)' Bvzantio ad Vrbem prò eàdem causa sub Zacharia Romano Pontifice. » Cum ageretur de referendo in Sanctorum numerum S. Ca- rolo Borromeo tractatum conscripsit , Quod ex Sacro Cardina- liurn Collegio omini fere tempore prodierint viri sanctitate prcs- » clan, dedifq; Paulo V. postmodum Federico Borromeo Cardi- » nali Ecclesia; Mediolanensis Archiepiscopo. » Enumerauit omnia Concilia Romae habita tum impressa » guam non impressa, adiecitq; ex Vaticanis Codicibus ab alijs » ignorata, vel derelicta , tradidit exemplar Scipioni Cobellucio » Cardinali tunc temporis S. R. E. Bibliothecario. » Collegit exempia varia de Romani Pontificis temporali po- ri testate à B. Petro vsque ad Paulum V. cui librum obtulit. » Pescripsit omnium Episcoporum seriem , & actiones quain » plurimas à Poniificatu Bonifacij IX. vsque ad haec tempora ex a varijs Originalibus. » Continuauit Indicevi Librorum Latinorum, qui calamo » exarati asseruantur in Bibliotheca Vaticana , addiditq; Indici » Sextum & Septimum Tomum , cum quinque priores confecti » essent à Dominico eius fratre dictae Bibliotheca; Custode. » Ciò che in questo passo della suddetta edizione intitolata Aliarum nonnullarum Urbis Ecclesiarum Historiam. » Anastasii Bibliothecarii varias lectiones : Floravan- tem Victorellus virum prudentem , foo in veteribus mo- numentis perqvirendis diligentem nuncupavit Addi tionibus in Ciacconu cujt labe diliones auctiores sopissimo fecit a. suas ipse Ad- Questo passo della suddetta edizione intitolata « leonis allatii || apes urbana, ecc. h amburgi , » a. mdccxi. » è identico col passo riportato di sopra (linee 19—24 della presente pagina 733) della pagina 100a, numerata 100, della suddetta edizione intitolata neren Massen auch systematische Zusammenstellungen. In den beiden ersten Bànden finden sich doppelte Nu- » mern : man scheint den lnhalt derselben zum Teil )> unter die spàter erworbenen Handschriften unterge- » stekt zu haben, viclleichf um in den ersten Schranken » melir Raum fùr griechische und orientalische Hand- » schriften zu gewinnen. In den lezten Banden schei- » ncr bl os noch lateinische Handschriften vorzukommen. » Die eigentlichen Verfasser dieses Katalog sin 1 die » Briider Raynald: Domenico, Kustos der Vati- )) kana , fertigte die ersten fiinf , und Alexander die » beiden lezten Bande. l70) Der Index zum dritten Bande » ist jedoch von einem Skriptor der Vatikana , An- » drònico Spinelli aus Padua, gefertigt worden. )) Das alfabetische Generalregister zu diesem Haupt- )) kataloge ist von einem anderen Skriptor, Fior ava n- » tes Martinellus aus Rom, angelegt worden; zuerst » im J. 1636 iiber die zweite Halfte des sechsten Ban- » des, dann 1637 iiber alle vorliergehenden Bande. Hier « haben wir also einen unmittelbaren Beweis, dass die a Vatikana im J. 1636 schon wenigstens 6025 Hand- » schriften zahlte ; nur den siebenten Band scheint » Martinelli noch nich gekant zu haben (vgl. S. 43.) » 170) -fLconis Allatii apes urbanae:“ (Alexander) u continuauit indicem librorum latinorum , qui cala- » mo exarati asseruantur in bibliotheca uaticana, ad- » diditque indici sextum et septimum tomum , cum » quinque priores confecti essent a Dominico eius fra- » tre, dictac bibliothrcae custode ” ». In questo passo del suddetto volume intitolato « iter italicvm;. [] von || d. frie- » DRicii blume, || ecc. dritter band. », ecc. è chiamato « dei' vierte » (Vedi sopra, linea 18 della colonna ia della presente pagina 734), cioè « quarto volume « (dell’ Inventario menzionato nel joasso medesimo), il suddetto volume intitolato « in- J) VÈT. LIBRORV . |j LATINORVM. MSS. || B1B. VAT. || TOMVS. QVARTVS. » (l). Un esemplare del suddetto volume intitolato « iter italicvm || von || d. frie- » drich blume, ecc. dritter band », ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Torino, e contrassegnato « in 8? 1. V. ». Un altro esemplare di questo volume è ora da me posseduto. (1) Ciò che si riporta di sopra nelle linee 21—25 della colonna seconda della presente pagina 734 è identico con ciò che si riporta di sopra nelle linee 12—15 della colonna seconda della pagina 731, salvo le varietà seguenti : ras- liti. |allàti4 apes vr- BANAE, ROMjE, MDCXXXIII. PaS- BLUME , ITER etc., BRITTER BAND, etc. p.. lin. 1 ALLATII, APES VR- BANAE, ROMA2, MDCXXXIII. PJS- Un. BLUME, ITER, etc., BRITTER BAND, etc. 23 10 Continuauit Jncli- 105 29 continuauit indicem 23 Sextum & Sepli- 1Ò5 sextum etscplimum cem Librorum La- librorum latino- mum Tomum tomum tinorum rum 13 a 32 a 11— 12 Bibliothccu Vaticana 30—31 Ibibliothcca uaticana fratre 32 — 33 1 fra- 1 tre, 1 1 1 addiditq ; | Indici! ad-|diditcjue indici » 4 iBibliothecie Custode 33 j liibliothecue custode — 735 — Più oltre (pag. 736, lin. 7-9) sono indicati due esemplari d’una edizione inti- tolata 1637 vollendet, wic er am Ende desselben selbst bezeugt mit » ten und siebenten Band, welch letzterer jedoch erst spater » den Worten : Indicem ex 6 Mss. librorum bibliothecae Vaticana? » vollendet und dasGanze mit einem acktenBande iiberdies vermehrt » voluminibus inventarium appellatis componebat FI. Martinellus » wurde. Diese acht Blinde machen das Inventarium der latei- » Romanus Bibliothecae Scriptor. 1637. — » » nischen Handschriften der Vatikana aus. Darin wcrden die Co- ll volume che in questo passo della suddetta edizione intitolata « spicilegiu m » vaticanum.», ecc. è chiamato « der vierte » (il quarto), e dicesi contenere una descrizione de’codici vaticani latini 2047-3915 (bis 3915) (Vedi la linea 7 della co- lonna 4a della presente pagina 735), è il suddetto volume intitolato « invèt. li- » brorv. (| l atinorvm. mss. || bib. vat. j| tomvs. qvartvs. ». Il catalogo generale al- fabetico che nel passo medesimo dicesi compilato da « FI. Martinellus » (Vedi le linee 9-15 della colonna 4a della presente pagina 735) e quello menzionato di sopra nelle linee 23-25 della pagina 730. Ciò che nel passo medesimo si riporta dalla parola « Indicem » (Vedi la linea u della colonna 4a della presente pa- gina 735) fino a « 1637 » (Vedi la linea 15 della medesima colonna 4a) è iden- tico col passo riportato di sopra (pag. 733, lin. 5-6) del recto della carta 453% nu- merata 453, del suddetto « index || inventarii || codd. mss. || bibliothecae [| vaticanae», ecc., salvo le varietà seguenti : 736 — ca. lin. INDEX INVENTA- MI, ecc. PaS- lin. GREITH, SPICILEGIUM, ecc. car. lin. INDEX INVENTA- MI , ecc. Pag- lin. GREITH, SPICILEGIUM, eCC. 453/- 17 indicem hiinc ex. sex . 7 ~ r Indicem ex 6 Mss. 45 3 r 19 alpabeticè coilapo- 7 » componebat FI. mss. libror Biblio- librorum bibliothe- nebam ego Flora- thecae cae uantes 18 Inuentarium 9 inveii tarium 20 An. 1637. 10 .1637.— In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e conti-assegnato « P. » 0. Germ. 529. f. » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « spicile- » cium vaticanum »,ecc.Un altro esemplare di questa edizione è ora da me posseduto. Nel passo riportato di sopra (pag. 729, lin. 28-3i) della pagina 28ia, numerata 279 del suddetto manoscritto intitolato « invet. librorv. || la inorvm. mss.||bib. vat. |) » tomvs. qvartvs. » lo scritto menzionato di sopra nella linea 36 della pagina 723, dicesi « Jo: Alemanni de Pulchroriuo » (Vedi sopra, pag. 729, lin. 29), cioè composto dalla persona, che in un passo riportato di sopra (pag. 722, lin. 35—36) della colonna 2a del rovescio della carta 35a, numerata 32, del suddetto codice Va- ticano n? 3112, è chiamata « Jo. alemannus de pulcro riuo » (Vedi sopra, pag. 722, lin. 35). Nel passo riportato di sopra (pag. 729, lin. 38-40) della pagina numerata 677 dello stesso tomvs qvartvs questo scritto dicesi « Joannis Alemanni de Pulcro- riuo » (Vedi sopra, pag. 729, lin. 38). Altre notizie intorno al medesimo Giovanni si danno più oltre (linee 21-44 della presente pagina 736; pag. 737—740). Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca del British Museum (Museo Britannico) di Londra, e contrassegnato « Old Royal Library 8. A. IX », cioè « Antica Biblioteca Reale, Classe 8, Palchetto A, numero IX progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », è un volume, in foglio, composto di 132 carte, delle quali le ia-3% I30a-I32a non sono numerate, e le 4a-i29a sono numerate ne’margini superiori dei recto coi numeri 1-126. Nelle linee 1-4 della colonna prima del recto della 76a di queste 132 carte, la qual carta 76a nel me- desimo recto è numerata col numero 73, e nelle linee 1-2 della seconda colonna di questo recto , si legge : tc (p Nota quod causa efficiens-'faukis operis fuit magister Iohannes de pulcro riuo (Fe‘ u's et di- » stinctio temporis secundum motum solis et lune (f titulus autem fuit sicut in aliis libris (ptitula talia » sunt incipit dict .co. manualis a magistro Iohanne de pulcro riuo editus super motum solis et lune.» È dà credere che la persona chiamata « magister Iohannes de pulcro riuo » (Vedi sopra, linea 30 della presente pagina 736 ) in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Old Royal Library 8. A. IX » sia la stessa persona che nel passo riportato di sopra (pag. 722, lin. 35—36) della colonna 2a del rovescio della carta 35% numerata 32, del suddetto codice Vaticano n? 3112 è chiamata « Jo. alemannus » de pulcro riuo » (Vedi sopra, pag. 722, lin. 35). Posseggo un esemplare d’un catalogo intitolato <- a [) catalogue |] of thè || ma- «NUSCRIPTS || OF THE || KINg’s LIBRARY: [| An APPENDIX tO thè CATALOGUE of thè [| CoT- » tonian Library; || Together with an Account of books burnt or damaged by a » late Fire : || One Hundred and Fifty specimens of thè Manner of Writing in |] » different Ages, from thè Third to thè Fifteentli Century, in || Copper-Plates: || » And some Observations upón mss, in a preface: j| By David casley , Deputy — 737 — n Librarian. |] london : || Printed for thè Author, and sold by him at thè said » Libraries, now || in thè old Dormitory of Westminster School; and also by Ro- » bert || Gosling, at thè Mitre and Crown in Fleet— Street-, and John || Brindley, » at thè King s-Arms in New Boncl-street. M. dcc. xxxiv. » Questo catalogo è un volume, in 4?, composto di 442 pagine, delle quali le ia— 2% 25% 385a— 386% 388a, 390a, 392a, 394% 396% 398% 400% 402% 404% 406'% 408% 410% 412% 414% 416a-442a non sono numerate, le 3a-24% 26a-384% 387% 389% 39i% 393% 395% 397% 399% 401% 403% 405% 407% 409% 411% 413'', 4i5a sono numerate coi numeri iii-xxiv, 2-360, n-xvi. Nelle linee 2-29 della i64a di queste 442 pagine, numerata col numero 140, si legge: « sA Y - XI. 8.vo » V. Homiliae in totum Annulli. De Adventu. Dominus prope est. XIV « VI. 1. Expositio brevis Orationis Dominicae, 10 Praeceptorum & 10 » Plagarum Aegypti. Pater <&c. Hoc nomine. XII « 2. Formularius Curiae Rothomagensis. « 3. Collectiones plures aliae, Theologicae, Philosophicae, Logicae &c. i) Liber quondam Willielmi de Clara, quem portavit ad S. Augustinum. » VII. 1. Gualteri Hylton, de militate Religionis, Liber. XV » 2. Ricardi Rolle, Heremitae de Hampole, de emendatione vitae, sive de « regula vivendi, Liber; sive (ut Baleus) de emendatione Peccatoris. « 3. Cursus de eterna Sapicntia; sive (ut Baleus) Officium nomi- » nis Jesu. Lib. I. » 4. in Lectiones Mortuorum, Liber. » Vili. Petri Comestoris, Allegoriae V. & N. Testamenti. XII » IX. 1. Speculum Ecclesiae; seu. Gemma Sacerdotum; cum Glossa. XIV » 2. Expositio in Orationem Dominicam & Symbolum Fidei. » 3. Cantilenae ad Deum & Virginem Mariam. » 4. Sententiae ex Patribus collectae. i) 5. Summa brevis in foro poenitentiali, extracta ex Summa Raymundi de » Peniafort. » 6. Berengarii Tusculanensis Episcopi, Casus, in quibus Sententia Excoflì- » municationis major fertur ex jure. » 7. Johannis de pulchro Rivo, Distinctio temporis secundum motum Solis » & Lunae. » 8. Petri Valriaci Clerici , 80 Hymnorum Liber; cum Glossa. Complevit » ipsos Tholose A. D. 1311. » Iste Liber quondam pertinuit Prioratui de Bushmede in Com. Bedeforde. » In questo passo del suddetto catalogo intitolato .) a « p. 353 » (Vedi sopra, linea 4 della colonna medesima) e indicato ciò che si legge in un passo riportato di sopra (pag. 724, lin. 38—49) delle pagine numerate 352, 353 della suddetta edi- zione intitolata « sylloge i jj variorum (] diplomatariorum », ecc. (Vedi sopra, pag. 724, lin. 24—30) dalle parole « de Cyclo solari » (Vedi sopra, pag. 724, col. 20% lin. 9) alla parola « concordet » (Vedi sopra, pag. 724, col. 21% lin. 12). — 739 — Un esemplare del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii, ecc. biblio- » theca |) latina, ecc. volumen sextum » , ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « AD. Vili. 56 », cioè « Scansia AD, Pal- » chetto Vili, numero 56 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare del medesimo volumen sextum è ora posseduto dalla Biblio- teca Angelica di Roma, e contrassegnato « |kk|. 7. 16 », cioè « Scansia |kr|, Pal- » chetto 7, numero 16 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Più oltre (linee 34-41 della presente pagina 739) sono indicati due esemplari d’un volume, in 4?, intitolato « jo- Alberti fabricii |] lipsiensis [| s. theologias inter suos » D. ET PROF. PUBL. || BIBLIOTHECA LATINA |) MEDI.E ET INFIMA ,ETATIS || CUM SUPPLEMENTO 1 1 » CRISTIANI SCHOETTGENII || EDITIO TR1MA ITALICA || A P. JOANNE DOMINICO MANSI || CLERICO » regulari congr. matris dei lucensi||e mss. editisque Codicibus correda, illustrata, » aucta.|| Accedunt in fine veteraplura monumenta tum aFabricio olim ^tradita, » cum hic primo adjecta. || tomus vi - 1| patavii, Ex Typographia Seminarii. mdccliv. » Apud Joannem Manfrè. [| superiorum permissu , ac privilegio. » Questo tomus vi. è composto di 404 pagine, delle quali le ia-4a, 354a-358a, 403a-404a non sono nu- merate, eie 5a— 353a, 359a— 402a sono numerate coi numeri 1-349, 3-46. Nelle linee 34—42 della colonna seconda della 26a di queste 404 pagine, la qual pagina 26a è numerata col numero 22, si legge : « Pulcherii Episcopi Opuscula varia sunt » già Londinensi. Montfaucon loc. cit. » in Bibl. Ambrosiana. Bern. de Mont- » p. 630. in Bibl. Moguntina inscribitur » faucon. Bibl. MSS. p. 513. » Compendium de Cyclo solari, teste Val. » Joannis de Pulchro-Rivo Distinctio tem- » Ferd. de Gudeno Sylloge I. p. 353. » » poris secundum moturn solis, in Bibl. Re- Questo passo del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii || lipsiensis , » ecc. tomus vi. || patavii, ecc. mdccliv. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 738, lin. 30—34) della pagina numerata 61 , del suddetto volume intitolato « JO. ALBERTI FABRICII, eCC. BIBLIOTIIECa||l ATINA, eCC. VOLUMEN SEXTUM. eCC. HAMBURGI, » ecc. mdcc xlvi. », salvo le varietà seguenti : Pag- lin. FABRICII, BIBL. LAT. VOLUMEN SEXTUM. HAMBURGI, MDCCXLVI. pag. col. lin. FABRICII, BIBL. LAT. TOMUS VI. PATAVII. MDCCLIV. "eT 16 19 PULCHERII PULCHRO-RIVO 22 2 34 37 Pulcherii Pulchro-Rivo Nelle pagine 325a-728a d’un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato a AB. II. 69 », cioè « Scansia AB, Palchetto II, numero » 69 progessivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » , trovasi un esemplare del suddetto volume intitolato « jo. Alberti fabricii, ecc. bibliotheca latina, ecc. » tomus vi. » ecc. Un altro esemplare di questo tomus vi. trovasi nelle pagine 325a— 728a di un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contras- segnato « |kk|. io. io », cioè « Scansia |kk]. Palchetto 10, numero 10 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e con- trassegnato « Fonds Latin , n? 7420 A », è un volume, in foglio, composto di 161 carte, delle quali le ia-3a, 108% 160% I6ia non sono numerate , e le 4a-i07a, I09a — I59a sono numerate col lapis nei margini superiori dei recto coi numeri 1 — 133, 95 — 740 — 133’ilf, 134—154. Nelle linee 12—15 della colonna prima del recto della 4ia di queste 161 carte, la qual carta 4ia nel medesimo recto è numerata col lapis col nume- ro 38, si legge : cc (7 Causa efficiens || huius operis fuit magister ihòes de pulcro riuo qui ad preces quorundam || sibi ami- )) corum uff! (sic) compendium compilauit et recollegit in ciuitate que pari|jzius appellatur ut ipse met in » fine huius operis astestatur (sic) ». E da credere che la persona chiamata « magister ihòes de pulcro riuo » in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , n? 7420 A » sia la stessa persona che in un passo riportato di sopra (pag.722, lin. 35—36) della colonna 2a del rovescio della carta 35a, numerata 32, del suddetto codice Vaticano contrasse- gnato « n? 3112 » è chiamata « Jo. alemannus de pulcro riuo » (Vedi sopra, pag. 722, lin. 35). Nelle linee 30-32 della prima colonna del recto della carta 4ia del suddetto codice contras segnato « Fonds Latin , n? 7420 A », la qual carta 4la nel medesimo recto è numerata col lapis col numero 38, si legge : « CC>m titulus Incipit || compotus jmanualis editus a magistro ihóe'dejnilcro riuo. super mo||tum » solis et lune ». L’opera che in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , » n? 7420 A » è chiamata et iste excesus » in uno ciclo decennouemnali esset 41 : 3 : 46 : 4 : et 40 : 5 : qui ciclus continet menses 235 et in 120 : » ciclis esset iste excessus : 1 : m : diei : 23 : 2 : 33 : 3 : 20 : 4 : que sunt 33 : m fio : 25 : 2 : 20 : 3 : » Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3380 è identico con un passo della colonna 2adel recto della carta eia, numerata 57, del suddetto codice Vaticano n?3098, riportato di sopra nelle linee 13—21 della pagina 74i, salvo le varietà seguenti: car. col. lin. CODICE VATICANO, n? 3098. car. col. lin. CODICE VATICANO, n? 3380. car. col. lin. COD. VATICANO, n? 3098. car. col. lin. COD. VATICANO, n.° 3380. 57 r? 2 30 nisi 12. m. 170 v°. 1 4 uisi in :12: rii : ! 5 7 r°. 2 37—38 quartis et .40. 170 o? 1 11 :T=40 :~et 31 lune 5 DO quintis et iste | in iste excesus 32 esse i esse esse excessus » compuctus ó computus 38 decennouienali 11—12 deceu-|nouemnal 35 puncta atribuendo 8—9 punctorum: attri- 39 quinta 12 :T: buenjdo 40 secunda 14 36 .2a. 10 : jT: 41 .3.a A :Y ; » • 3a. • 3 *• a quarta » » quarta > : 4 : » secunda » :T;' » compuctus ” computus ” tertia 15 :T ‘ _ 744 — Nelle linee 24-26 della prima colonna del rovescio della carta 173* del suddetto codice Vaticano n? 3380, la qual carta , come si è detto di sopra (pag. 743, lin. 27—28) e numerata nel suo recto col numero 170, si legge : « Et est notum quod 793 puncta que posuerunt antiqui sunt :44: m : hore/ et unum punctum/ » attribuendo uni hore 1080 : puncta. » Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3380 è identico con un passo ripor- tato di sopra (pag. 741, lin. 28-29) della seconda colonna del recto della carta 6 1 a, numerata 57, del suddetto codice Vaticano n? 3098, salvo le varietà seguenti: car. I col. I 1 iìn- 1 CODICE VATICANO, n? 3098. | car. 1 col. I lin. I CODICE VATICANO, a.0 3380. 57 »•? ri it Iposuerunt nostri antiqui | [atribuendo hore j 170 v.° 1 1 25 26 1 posuerunt antiqui attribuendo uni hore Nelle linee 1—21 della colonna prima del recto della carta 73a del suddetto codice Vaticano n? 3380, la qual carta nel suo recto e numerata col numero 71, si legge: « Hec ait leo de balneolis habitator aurayce Premissis bis que ad intentionem nostram necessa- » ria uidebantur et quorum scientia omitti non potuit in cognitione sequentium in quatuor partibus » libri nostri In hac parte quinta remanet nostra intentio inquirere quomodo debent poni orbes ce- » lestium corporum et numerus eorumdem ita ut ea que apparent nostris aspeclibus uideantur ueri- » tate submissa Et ut quantitas que diuersis temporibus eiusdem planete uidetur esse diuersa nobis » certa appareat ratione motu naturali quem opportet necessario confìteri saluato. Et adhuc in hac » parte amplius inquiremus scilicet causam propter quam istis planetis inest diuersitns motuum quam » uidemus in breuitate et tarditate in retrogradatione et directione et in diuersitate latitudinum suarum » uersus 7trionem et meridiein et generaliter de omnibus accidentibus que corporibus celestibus in esse » uidemus Et post hec in ista parie inquiremus que sit proportio intelligenti^' um mouentium ad in- » uicem et quem aspectum habent ad primum qui est deus per omnia benedictus Et propter hoc » pars ista in tres tractatus diuiditur. » Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3380 è identico con ciò che si ri- porta di sopra nelle linee 34-45 della pagina 741 , salvo le varietà seguenti: car. col. Un. CODICE VATICANO, n.° 3098. car. col. lin. CODICE VATICANO, n°. 3380. i car. col. lin. CODICE VATICANO , II.0 3098. [ car. col. lin. CODICE VATICANO, n.° 3380. 1° r. i 2 hijs 71 r.° 1 2 his la r. 1 9 nostris apparent 7*177° 1 7 apparent nostris 4 omictì 3 omitti 9-10 sub-|nissa 8 submissa 4—5 congnitione sequen-[ 3—4 cognitione sequen-j 11 seruato 11 saluato cium tium 15 diretione in 14 directione et i» 5 partibus precedenti- 4 partibus libri 17 inesse 17 inesse bus libri » parte et inquiremus 17—18 parte inqui-lremus 6—7 in|tencio 5 intentio 19 .1.» 20 ista 20 |3 ì 21 tres Un esemplare della quinta parte menzionata di sopra (pag. 741, lin. 49) dell’an- zidetta opera di « leo de balneolis » (Vedi sopra, pag. 741, lin. 46-49) trovasi nel codice Vaticano n? 3380 ( carte 77a— 232% numerate 75-82 , 82-229 ; carta 233% numerata 230, recto). Questo esemplare è composto di 110 capitoli, il 64° de’quali è intitolato « Cap.m 64 ». (l). Ciò che si riporta di sopra nelle linee 29—36 della (1) Nelle linee 40—44 della colonna seconda del recto della carta 173a del suddetto codice Vati- cano n° 3380, la qual carta 173a è numerata nel medesimo recto col numero 170, si legge : 1 (T Quoniam non possunms loqui perfecte de motu DO squali nisi prius sci.imus tempus medij mensis lunaris et quan- » titatem motus diuersitatis et cum experientijs nostris scire possimus que equalio prouenit ex motu diuersitatis in DO secun- » dum distantiam eius ab auge. a Questo passo del suddetto codice Vaticano n° 33S0 è identico con un passo siportato di sopra ( pag. 742, lin. 6—8) della 2a colonna del recto della carta 61% numerata 57 del suddetto codice Vaticano n° 309S, salvo le varietà seguenti: car. col. lin. CODICE VATICANO, N? 3098. car. col. lin. CODICE VATICANO, N.° 3380. 57 r. 2 18 .64. (£ Quoniam 170 r. 2 (£ Quoniam a lune s X . 21 luna 44 X Il capitolo 64? citato di sopra nella linea 41 della presente pagina 744 incomincia con ciò che si ri- porta nelle linee 44—46 della pagina medesima, e finisce con ciò che si riporta più oltre, nelle linee 40—41 della pagina 745. — 745 — pagina "43, e nelle linee 4-5 della pagina 744, fa parte di questo « Cap.m 64 ». Nelle linee 41—45 della colonna seconda del recto della carta I78a del suddetto co- dice Vaticano contrassegnato « n? 3380 », la qual carta 1782 nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 175, si legge : « Nam anno xpi 1333: die 24 : mensis Junij post equalem meridiem per :8: horas equales: et 7: m » lunarn cum corde scorpionis respeximus et eam in scorpione inuenimus 22: g: 16: m: 18: 57 » Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3380 è identico col passo riportato di sopra (pag. 742, lin. 24-25) della colonna ia del recto della carta 64% numerata 61, del suddetto codice Vaticano n? 3098, salvo le varietà seguenti: Nelle linee 45-49 della colonna seconda del rovescio della carta I73a del suddetto codice Vaticano n? 3380, la qual carta i73a nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 170, si legge : « quia locus solis in tempore nostro est per experientiam nobis notus quia inuenimus solem in » principio cancri anno xpi 1334 : in die lune : 13 : die mensis Junij 14 : bo : 53 : m : post equalem » meridiem in ciuitate aurayce. » Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3380 è identico col passo riportato di sopra (pag. 742, lin. 37-39) della colonna ia del rovescio della carta 60% nu- merata 57, del suddetto codice Vaticano n? 3098, salvo le varietà seguenti : car. col. lin. CODICE VATICANO, n.° 3098. car. col . lin. CODICE VATICANO, n.° 3380. 57 f . 1 60 .1334. 1707» 2 47 1334 : a 13. i :13: 60—61 14 hor | 53. m. 48 14 : fio : 53 : m: Nelle linee 1— 4 del recto della prima carta, numerata I, del suddetto codice Va- ticano n? 3380, si legge : (( 270. » Libro di mathematica scritto di mano di Pom- » ponio Cesio Card.le » Fui. Vrs. ». 11 suddetto codice Vaticano n? 3380 è legato in tavola coperta di cuoio rossastro. Il dorso di questo codice è diviso in quattro scompartimenti, nel primo de’quaii è incollato un cartellino. Su questo cartellino è scritto in inchiostro rosso « 3380 ». Nelle linee 19 — 22 della colonna seconda del rovescio della carta 174a del suddetto codice Vaticano nn 3380, la qual carta 173a è numerata nel suo recto col numero 170, si legge : « Et residuum siue motus in 1800. annis est .331. g. 50. in. 49. secunda .51. tertia .18. quarta .45. quinta/Et ordina- » bimus in tabulis mediorum motuum 30 lune hunc computum ut dictum est supra. j> Questo passo del suddetto codice Vaticano n? 3380 è identico con un passo riportato di sopra ( pag. 742, lin. 10—11) della prima colonna del rovescio della carta Gl3, numerata 57, del suddetto codice Vaticano n° 3098, salvo le varietà seguenti : CODICE VATICANO, CODICE VATICANO , car. col. lin. N.° 3098. car. col. lin. n.° 3380. 57 o. 1 39 motuum lune 170o 2 22 motuum 30 lune 40 1 supra. ’ supra : — 746 — Nelle linee 15-21 della pagina 345% numerata 343, del suddetto volume inti- tolato « INVET. LIBRORV || LATINORVM. MSS. |] BIB. VAT. |j TOMVS. QVARTVS », SÌ legge: « 3380. Theodosivs de Spheris cum comto Campani. Sphera est figura » Compositio Instrumentor. ad inuenienda vera loca » Planetar. et alia plura eiusdem generis Compositio Instrumento‘- 62. » Leo de Balneolis de Sphgra seu de corporibus ccele- » stibus, est imperfectus.1' Haec ait Leo de Bai. 71. » Item alia de eodem. Declarare volo. » Ex Pap. c. s. Mod. In folio. » Nelle linee 22-23 della pagina 699% numerata col numero 697, del suddetto « m- » VET. LIBRORV. jj LATINORVM. MSS. || BIB. VAT. [| TOMVS. QVARTVS. », SI legge: (c Leo de Balneolis de sphera seu &c 3380. 343. » De Astronomia. 3098. 274. » In questo passo del suddetto « invet. librorv. (] latinorvm. mss. || bib. vat. |j to- » mvs. qvartvs. », dalla parola « Leo » (Vedi sopra, linea 12 della presente pagina 746) a « 3380 » (Vedi sopra, la linea medesima) è indicato il codice Vaticano n? 3380 descritto di sopra nelle linee 24-26 della pagina 743; e dalla parola « De » (Vedi sopra, linea 13 della presente pagina 746) a « 3098 » (Vedi sopra, la linea medesima ) è indicato il codice Vaticano n? 3098 descritto di sopra nelle linee 7—10 della pagina 741. Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana intitolato « index || in- » VENTAR1I || CODD. MSS. || BIBLIOTIIECAE [| VATICANAE », e descritto di sopra (pag. 731, lin. 30; pag. 732, lin. 1-3), è composto , come fu detto di sopra (pag. 732, lin. 2), di 499 carte. Nelle linee 24—25 del rovescio della 27ia di queste 499 carte, nume- rata nel suo recto col numero 271, si legge : « 4 Leo de Balneolis de Sphera 3380. 343 » De Astronomia 3098. 274. » Questo passo del suddetto « index [| inventar» », ecc. è identico col passo ripor- tato di sopra (linee 12-13 della presente pagina 746) della pagina 699% numerata 697, del suddetto « invet. librorv. || latinorvm. mss. (| bib. vat.||tomvs. qvartvs.», salvo le varietà seguenti : Pas- lin. INVET. LIBRORV. TOMVS. QVARTVS. car. lin. INDEX INVENTARII codd. mss., ecc. 697 22 Leo sphera, seù &c 271 24 4 Leo Sphera Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e contrassegnato « D 327. Parte Inferiore » è un volume, in foglio, composto di 250 carte, delle quali le ia— 4% 247a-250a non sono numerate, e le 5a— 2461 sono nu- merate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-242. Nelle linee 26-34 del rovescio della I56q di queste 242 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 152 , e nella linea ia del recto della I57a delle medesime 242 carte, numerata nel medesimo recto col numero 153, si legge : « Et nos inuenimus iste computum ita ueritati propinquum, quod in toto decursu temporis a Ptol0 usque » ad presens non inuenitur defectus nisi 12. m. g. In quibus inuenimus distantiam lune a sole in tempore » nostro inaiorem quam esse deberet secundum computum Ptol‘ Et iste computus quasi consentit computo » cui consenserunt sapientes nostri antiqui qui ponebant tempus mensis lunaris 29. dies 12. horas » .793. attribuendo 1080. puncta bore cuilibet que sunt 29. dies .31. m. diei 6. 2. 8. 3a. 20. quarta qui — 7 Al — » computus excedit cojnputum Ptol1 in decem. Quartis et 40. quintis Et iste excessus in uno Cyclo decen- « nouienali esset .41. 3. 46. 4.ta 40. quinta qui ciclus continet menses .235. et. in 120. ciclis esset iste ex- » cessus l.m. diei .23. secunda .33. 3. 20. quarta / que sunt 33. ni. liore 25. secunda. 20. 3a. » Questo passo del suddetto codice Ambrosiano « D. 327. Parte Inferiore » è iden- tico con un passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 13-21) della colonna 2a del recto della carta 60% numerata 57, del suddetto codice Vaticano n? 3098, salvo le varietà seguenti : car. col. lin. CODICE VATICANO, j n.° 3098. j car. lin. COD. AMBROS. D. 327 PAR. INF. car. col. lin. CODICE VATICANO , n.° 3098. car. lin. COD. AMBROS. D. 327 PAR. INF. 5777 T” 30 ptolomeo 152 v. 27 Ptol0 57 r. 2 » compuctus 152 0. 32 computus » m 28 ni 37 Ptolomei » Ptol. 32 ptolomei 1 29 Ptol1 » .10. » decem 1 compuctus « computus 38 ciclo 33 Cyclo 33 computili » computo 38—39 4.a | et .40. » 4.ta 40. 35 atribuendo 30—31 attribu|endo 41 tertia 153 r. 1 3.a Nelle linee 7—9 del recto della carta I57a del suddetto codice Ambrosiano « D. « 327. Parte Inferiore », la qual carta è numerata nel suo recto col numero 153, si legge : « Et est notum quod 793. puncta que posuerunt nostri antiqui sunt 44. m. hore et unum pun- « ctum attribuendo hore 1080. puncta- » Questo passo del suddetto codice Ambrosiano « D. 327. Parte Inferiore » è iden- tico con un passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 2S— 29) della colonna 2a del recto della carta 60% numerata 57 del suddetto codice Vaticano n? 3098, salvo il leggersi nel primo di tali passi» attribuendo » (Vedi sopra, linea 20 della presente pagina 747) in vece di « atribuendo » (Vedi sopra, pag. 741, lin. 29). Nelle linee 1—35 del recto della carta quinta del suddetto codice Ambrosiano « D. 337. Parte Infe- » riore », la qual carta è numerata nel medesimo recto col numero 1, si legge : « secunda pars quinti libri De Diuinis pugnis et defensionibus » Alia tra prefationis » Inquit leui de balneolis, postquam in precedentibus tractatibus declarauimus id quod conuenie » bat prefari prò aliqua declaratione eorum que in hoc continentur libro, nunc proposuimus in hoc » tractatu inquirere, quonam pacto poterit poni dispositio corporum coelestium eorumque numerus, » ita ut perfecte habeatur ex hoc, motus eorum, qui nobis apparet : et conueniat cuna eo quod apparet » de diuersitate quantitatis planetarum in se, idque naturalibus quoque fundamentis correspondeat. « post hoc inuestigabimus , quare ii motus qui corporibus insunt eoelestibus ita se habeant, nempe, i) in uelocitate et tarditate retrogradatione et directione, et declinatione uersus septentrionem et meri- » diem, et quam ob causam etiam reliqua accidentia que corporibus insunt eoelestibus ita se habeant. » Mox inquiremus quonam pacto se habeant motores corporum coelestium inter se se, Deus quoque » gloriosus quo pacto, seu ordine, se habeat ad eos.et hoc prout uiribus nostris concessum fuerit. » et Ideo hic tractatus in tres diuidetur partes. )> In prima parte agetur de corporum coelestium atque de eorum numero Theoria. » In secunda reddentur cause omnium accidentium insequentium corpora coelestia, prout nobis » possibile fuerit. » In tertia inuestigabimus quonam pacto se habeant motores coeli inter se &c. » (V Hec ait leo de balneolis habitator Auraycg. Premissis his que ad intentionem nostram ne- » cessaria uidebantur, et quorum scientia omitti non potuit in cognitmne sequentium in quatuor par- » tibus precedentibus libri nostri, in hac parte quinta remanet nostra intentio inquirere quomodo » debent poni orbes celestium corporum, et numerus eorumdem ita uteaque nostris apparent aspe- » ctibus, uideantur ueritate subnixa. Et ut quantitates, que diuersis temporibus1” eiusdem, Planete uide- » tur esse nobis diuersa, nobis certa appareat ratione motu naturali quem oportet necessario confiteri » seruato. Et adhuc in hac parte amplius inquiremus scilicet causam propter quam istis planetis inest » diuersitas motuum, quam uidemus in breuitate et tarditate in retrogadatione (sic) et directione— ~ ~ « in diuersitate latitudinum suarum uersus septentrionem et meridiem et generaliter de omnibus ac- » cidentibus, que corporibus eoelestibus inesse uidemus. Et post hec in ista parte etiam inquiremus » que sit proportio intelligentiarum mouentium ad inuicem et quem aspectum habent. Ad primum >j qui est deus per omnia benedictus. Et propter hoc pars ista in tres tractatus diuiditur. » 96 — 748 — Ciò che si legge in questo passo del suddetto codice Ambrosiano « D. 327. Parte » Inferiore » dalle parole « Hgc ait » (Vedi sopra, pag. 747, lin. 45) alla pa- rola « diuiditur )> (Vedi sopra, pag. 747, lin. 56) è identico col passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 34-45) della colonna ia del recto delle carta quarta, nu- merata ì, del suddetto codice Vaticano n? 3098, salvo le varietà seguenti : car. col. lin. CODICE VATICANO, n 0 3098. car. lin. CODICE AMBROS. D. 327 PARTE INF. car. col. lin. CODICE VATICANO, n? 3098. car. • lin. CODICE AMBROS. D. 327 PARTE INF. 1 r.° i i Hec 1 17 4, 6-148, 152-338, 340-458, 462- 511, 516—532, 534—536; e le 55la— 620a sono numerate nei verso coi numeri ebraici 3—1^- Nelle linee 5—9, 31—38 della 51 C di queste 628 pagine, la qual pagina su ' è numerata col numero 497, nelle 5l2a-5i4a delle medesime 628 pagine, numerate coi numeri 498-500, e nelle linee 12-15 della 5l5a delle suddette 628 pagine, la qual pagina è numerata col numero 501, si legge : « Mais celui qui, comme » philosophc et exégète , obscurcissait tous ses contemporains , » fut Levi ben-Gerson de Bagnols , appclé maitre Leon , sans » contredit un des plus grands péripatéticiens du XlVe siede et » le plus hardi de tous les philosophes juifs (2). Ses ouvrages ont » (2) On ne connalt exactement ni 1’ année de sa naissance , ni » celle de sa mort. De Rossi affirme, sur la foi d’une date trouvée » dans un manuscrit de V Arithméticjae de Lévi ben-Gerson, que cet » auteur naquit en 1288, ce qui s’accorde bien avec les dates de la » composition de ses divers ouvrages. Une note que nous trouvons » à la fin d’ un manuscrit du commentane de Raschi sur la Bible » (fonds de la Sorbonne, n° 50) , peut faire naìtre des doutes à cet » égard; le copiste, David ben-Gerson , dit avoir écrit ce commentane » à l’usage de son frère, Rabbi Levi, Tan 5058 (1298), et s’il était » eu un grand succès parmi ses coreligionnaires ; ils ont été » presque tous publiés , quelques-uns mème ont eu plusieurs » démontré qu’il est ici question de notre Lévi ben-Gerson, il fau- » drait admettre, que celui-ci était déjà d’un certain àge, et que par » conséquent il était né avant l’époque indiquée par De Rossi. Mais » ce n’est peut-ètre ici quTme ressemblance fortuite de noms, d’autant » plus que T écriture du manuscrit en question a le type allemand » fortement prononcé , et qu’il est difficile de le supposer écrit en » Provence. — Selon le livre You hastn, Lévi mourut en 1370 ; mais » il n’est pas probable qu’il ait vécu jusqu’à cette époque; car ses » derniers ouvrages sont datés de 1338 , et les observations astrono- » miques dont il rend compte ne vont pas au-delà de 1340. Quoi » qu’il en soit, nous somrnes parfaitement renseignés sur sa carrière » d’écrivain, qui, d’aprés les dates qu’on trouve à la fin de ses ou- merata 57, del suddetto codice Vaticano n° 30g8, salvo il leggersi nel primo di tali passi «; lunae » (Vedi sopra, pag 748, lin. 53) in vece di « lune » (Vedi sopra, pag. 742, lin. 11). Il capìtolo menzio- nato nella linea 22 della pagina 748 incomincia con ciò che si riporta di sopra nelle linee 43— 45 della pagina 748, e finisce con ciò che si riporta di sopra nelle linee 52—53 della pagina medesima — 750 — » éditions; et ce succès est d’autant plus étonnant que l’auteur » reconnait ouvertement la philosophie d’ Aristote comme la » vérité absolue , et, sans prendre les réserves que Maì'monide » avait cru nécessaires, fait violence à la Bìble et aux croyances » juives pour les adapter à ses idées péripatéticiennes. Il parai- » tra i £ que ses mérites, comme exégète lui fìrent pardonner ses >) écarts comme philosophe et théologien , ou bieu qu’ à une » epoque où l’étude de la philosophie était tombée en dóCadencc » et ou les luttes avaient cessò, on lisait , sans en comprendre » tonte la portée, les vastes ouvrages de Lévi, attrayants par la » facilitò du style et la variété du fond. Il a écrit des commentaires » bibliqùcs tres développés, où il a fait une pari très-large à » l’ interprétation philosophique. Ses oeuvres philosophiques » proprement dites sont : 1° des Commentaires, non pas sur » Aristote (comme on le dit généralement dans les ouvrages de » bibliographie rabbinique), mais sur les commentaires moycns » et sur quelques-unes des paraphrases ou analyses d’Jbn-Roschd; » ils se trouvent en grande partie panni les manuscrits de la « Bibliothèque impériale. Ceux qui se rapportent ò l’Isagoge de » Porphyre, aux Catégories et au traité de V Interprétation, ontété » traduits en latin par Jacob Montino et imprimés dans le tome lor )) des deux éditions latines desOEuvres d’Aristote avec les commen- )) taires d’Averrhoès; 2? Mil’hamóth Adonai (Guerres du Seigneur), » ouvrage de philosophie et de théologie, où l’auteur développe » son systeme philosophique, qui estengénéral le péripatétismc(.«'c) » pur, tei qu’il se présente chez les philosophes arabes , et où il » cherche à démontrer que les doctrines du judai'sme sont par- » vrages, commence en 1321 et se termine en 1338 , bien que cer- }) taines parties de son Mil'hamotk Adonai fussent rédigées, ou tout )) au moins ébauchées, dès l’an 1316 ou 1317 (voy. l’édition de cet )) ouvrage , fol. 68 b ). Il debuta par un ouvrage d’ arithmétique )) (*1501211 TDD), termine au mois d’avril 1321 , et consacra tout le )> reste de cette année, et les deux années suivantes à l’explication de )) divers commentaires ou paraphrases d’ Ibn-Roschd sur Aristote ; )) il aborda ensuite 1’ interprétation de certaines parties de la Bible » qui lui permettaient de donnei- une libre carrière à son exégèse » philosophique, comme le Gantique des Cantiques, Job, les premiers )) chapitres de la Genèse et l’Ecclésiaste, et en mème temps il tra- n vaillaità son livre Mil'hamotk. Après avoir achevé cet ouvrage, il » commenta successivement les livres d’Esther et de Ruth, le Penta- )) teuque , les premiers Prophètes , Daniel , Ezra et Néhémia , les )) Chroniques, et en dernier lieu les Proverbes, qu’il acheva le 3 iyyàr » (23 avril) 1338. - Nous avons lieu de croire que Lévi avait fixè 1) sa résidence dans le comtat Venaissin; selon une note latine que » nous citerons plus loin , il habitait la ville d’ Grange. Nous le » trouvons aussi tantót à Avignon, tantòt dans une ville qu’il appelJe )> STISil "W (ville de l’Hysope), et qui a donné son nom à plusieurs » auteurs juifs, sùrnommés Ezobi. Bernard Devalabrègue, israélite » du Comtat, qui suivit peut-ètre à cet égard une tradition locale , )) traduit le nom de ville de l'Hysope par Vaison-, voy. la notice fran- )) caise en tòte du ms. hébr. n° 79 de l'ancien fonds. » faitement d’ accord avec ce système. Cet ouvrage , achevé le » 8 janvier 1329, est divisé en six livres, qui traitent de la nature » et de rimmortalité de l’àme ; de la connaissance des choses » futures et de l’esprit prophétique, de la connaissance que Dieu » a des choses particulières ou accidentelles (1) , de la Provi- » dence divine , des corps célèstcs et de la création; dans Fédi- )) tion qui en a été publiée à Riva di Trento en 1560, on a sup- )> primé la première partie du cinquième livre, qui forme à elle » seule un traité d’astronomie fort étendu et renferme des cal- » culs et des observations propres à l’auteur (1). )) (1) Cf. ci-dessus, pag. 319 et 362. » (1) Cet ouvrage, compose de 136 chapitres, existe dans trois )) manuscrits de la Bibliothèque impériale, dont d’un est incomplet. » Après des observations générales sur l’utilité et la difficulté de )) l’ astronomie, l’autetur donne la description d’un nouvel instrument )) inventò par lui pour les observations astronomiques , et auquel il » donne le nom de rPplQV FPSft ( dècouvrant les profondeurs). Au » chap. 9, il célébre cet instrument par deux pièces de vcrs. Dans » la suite de l’ouvrage , il expose les inconvénients du système de )) Ptolémée etdecelui qui avait été inventò par un astronome arabe, » désigné par l’auteur sous la dénomination de rtU/“in n313n » et qui n’est autre qu’Abou-Is’hàk al-Bitròdij (Alpetragius), de la fin » du XIIe sièclej son système avait fait une grande sensation, comme » on le voit dans le Yesdcl dlam (II. 9), où Al-Bitródij est désigné » par les mots MJiynQn (voy. ci-après, dans l’Appendice, la » note sur Alpetragius). Lévi, après avoir montré que ce système D est impojsible, expose longuement ses propres vues sur le systeme » du monde , en les appuyant des observations qu’ il avait laites à » diverses époques. Il acheva cet ouvrage le 21 kislew 5089 (24 no- )) vembre 1328); mais il lerevitplus tard et le complèta dans diffé- » rents endroits, en y inscrivant successivement ses nouvelles obser- , )) vations, qui' vont jusqu’à l’an 1340. Cet ouvrage, qui devrait occu- I » per une place dans l'histoire de Fastronomie, mériterait un examen )) approfondi de la part d’un savant spécial. Piede la Mirandole, qui )) le cite plusieurs foins dans ses Disputationes in Astrologiam, s ex- I )) prime en ces termes (liv. IX, chap. 8): Leo Hebrceus, vir insignis I » et celeber mathematicus , quasi veteribus parumjidens , exeogitavit » novum instrumentum, cujus vidimus canones mathematica subti- I » litate prcecellentes . C’est par erreur que Wolf ( Biblioth . hebr. , » t 1, pag. 436), applique ce passage à Leon Hebreu , fils d’ Isaac » Abravanel. La partie qui traité de F instrument inventò par Lévi I » ben-Gerson ( chap. 4 à li ) avait formé un ouvrage à part , qui | » fut traduit en latin, en 1342, pour le pape Clément VI.^ Cette tra- » dùction, qui se trouve à la Bibliotli. imp. (ms. lat. n. 7293) est h )) terminée par la note suivante : Explicit tractatus instrumenti j » astronomica magistri Leonis Judaei de Balneolis Jiabitatoris Aurayctx . )) Ad summum Pontificem dominum Clementem Vltranslatus de ite- )) braco in latinum anno incarnationis C/ir.1342 et pontijicatus dicti I) » domini Clementis anno primo. La ville désignée par le nom | il d ’Aurayca, est Grange, appelée en latin Aurasio, et qui, au moyen j » àge, portai t aussi le nom d’Aurasica (ou Aurasmorum civitas). « ( )■• Il filosofo e matematico che in questo passo della suddetta edizione intitolata « mé- ‘» LANGES |] DE j| PHILOSOPHIE JUIVE ET ARABE, eCC. PAR S. MUNK, eCC. PARIS, eCC. 1359 )> è chiamato a Le' vi ben-Gerson de Bagnols, appele maitre Leon » (Vedi sopra, pag. “49, col. ia, lin. 3) è certamente la stessa persona, che nel passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 34-45) della colonna ia del recto della carta 4 a, numerata ì, del codice (*) La nota (1) citata nella linea 5 della colonna seconda della presente pagina 750, trovasi nella linea 11 della medesima colonna seconda. ! — 751 — Vaticano n? 3098, è chiamata « leo de balneolis habitator aurayce » (Vedi sopra, pag. 741, lin. 34). Ciò che si legge nel passo medesimo, dalle parole « MiVhamót Ado- » nai » (Vedi sopra, pag. 750, col. 1% lin. 23) a « 1329 » (Vedi sopra, pag. 750, col. 2% lin. 2), mostra che lo stesso « Le'vi ben— Gerson de Bagnols » compose un’ opera intitolata « Guerre del Signore », e la terminò nel giorno 8 di gennaio del 1329. Ciò che si legge nella prima delle tre note contenute nel passo medesimo, dalle parole « II debuta » (Vedi sopra, pag. 750, col. ia, lin. 3i) a « 1321 » (Vedi so- pra, pag. 750. col. 1% lin. 32), fa conoscere ch’egli compose anche un trattato d’arit- metica, e Io terminò nell’ aprile del 1321. Nella nota (l) riportata di sopra nelle linee 12—51 della colonna 2a della pagina 750, si legge: «La ville de'sìgne'e par lenona d ' Au- » rcijca , est Orante, appelée en latin Aurasio, et qui, au moyen àge, portait aussi » le nom d ' Aurasica (ou Aurasinorum civitas ) ». (Vedi sopra, pag. 750, col. 2a, lin. 49—51). Quindi è chiaro che nel passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 34-45) del recto della carta quarta, numerata 1, del suddetto codice Vaticano n? 3098 le parole «ha- » bitator aurayce » (Vedi sopra, pag. 741, lin. 34) valgono « dimorante in Orange ». Nel suddetto volume intitolato « mélanges [| de [| philosophie juive et arabesco. Par » s. munk, ecc. Paris, ecc. 1859 » (pag. 475a, non numerata, lin. 4-30; pag. 476a-525% numerate 462-511) trovasi uno scritto intitolato « iv || esquisse historique || de |] la » philosophie chez les juifs ». Ciò che si riporta di sopra nelle colonne ia e 2a della pagina 749 , e nelle colonne ia e 2a della pagina 750 fa parte di questo scritto (i). 11 titolo riportato di sopra (linee 18-19 della presente pagina 751, si legge nelle linee 1-3 della pagina 475a del suddetto volume intitolato « mélanges |j » DE [] PHILOSOPHIE JUIVE ET ARABE, eCC. Par S. MUNK, eCC. PARIS, eCC. 1859. » In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contras- segnato « in 8? R. n. p. » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « MÉLANGES II DE II PHILOSOPHIE JUIVE ET ARABE, eCC., Par S. MUNK, eCC., PARIS, eCC. » 1859. » Un altro esemplare di questa edizione e ora da me posseduto. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « Fonds Latin, n? 7293 » è un volume, in foglio, composto di 67 carte, delle quali la 67a non e numerata, e le ia— 66a sono numerate ne’mar- gini superiori dei recto coi numeri 1— 66. Nella linea 30 della seconda colonna del recto della I7a di queste 66 carte, la qual carta è numerata nel medesimo recto col numero 17, e nelle linee 1-5 della prima colonna del rovescio della carta medesima, si legge : « (f Explicit tractatus instrumenti astronomie magistri leonis iudei de balneolis habitatoris au- » rayce. Ad summum pontifìcem dominum clementem .vjm. translatus de hebreo in latinum anno in- » carnationis x‘. 1342. et pontificatus dicti domini clementis anno primo : ~ » Ciò che si legge in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , » n? 7293 » è identico con ciò che trovasi riportato in carattere corsivo di sopra (1) Ciò che si riporta di sopra nelle colonne la e 2a della pagina 749, e nelle colonne la e 2a della pagina 750, si legge anche in un volume intitolato « archives israélites 11 revue mensuel- » LE, Il RELIGIEUSE, HISTORIQUE, BIOGRAPHIQUE, |1 BIBLIOGRAPHIQUE ET LITTÉRAIRE , |) PAR UNE SO- » CIÉTÉ d’hommes DE LETTRES, || SOUS La DIRECTION DE || S. CAHEN, || TRADUCTEUR DE LA BIBLE. || » ANNÉE 1848. — TOME I X. || PAIUS, || AUX BUREAUX DES ARCHIVES ISRAÉLITES, || RUE PAVÉE, N° 1, — 752 — nelle linee 45-49 della colonna 2a della pagina 750, salvo le varietà seguenti: FaS- lin. MUNK, MÉLANGES, ecc- PARIS, 1859. car. lin. CODICE ANCIEN FONDS LATIN, n.° 7293. Pag- lin. MUNK, MÉLANGES, ecc. PARIS, 1859. car. lin. CODICE, ANCIEN FOMDS LATIN, N.° 7293. 500 37 Explicit 17 r. 31 (£ Explicit 500 39 Clementem VI. l’Io. 3 clementem 38 astronomia ! astronomie » he- 1 s hebreo » Leonis Judcei » V. 1 leonis iudei 501 12 braso » Balneolis, » Iialneolis » Chr. 1342 4 x.i 1342. 38—39 Aurayca . | Ad 0 aurayce. ad 13 Clementis 5 clementis » au marais. || 1848 » (pag. 427% numerata 423, lin. 3 — 7, 24—54; pagine 428% 429% numerate 424, 425; pagina 430% numerata 428, lin. 14 — 17), salvo le varietà seguenti : PaS- lin. MUNK, MÉLANGES, eCC. 1859. PaS- lin. ARCH IV ES ISRAE- lites,année!848. TOME IX. PaS- lin. MUNK, MÉLANGES, ecc. 1859. Pag- lin. ARCHITES ISRAÉ- LITES,AHNÉE 1848. TOME IX. 497 7 maitre Leon 423 5 maitre Leon 498 26 Eccle'siaste 423 52 Éccle'siaste 9 (2) 7 (Ir 27 Mil’ hamóth 53 Milhamoth 499 6 me'rites comme exe'- 424 9—10 merites, comme | 30 iyyàr 4-24 27 Iyar gète exeg’ète, 32 residence 28—29 rési-|dance 9 12 cessé v Venaissin 39 Ve’naissin 17—18 Ibn-Roschd; | ils 20—21 Ibn-Roschd | (Voy. 500 5 imperiale 425 19 nationale Dict.t.III,p.l61);ils 14 Abou-ls’hàk al-Bi- 27—28 Abou-Ishak | al-Ba- 19 imperiale 22 nationale tròdji troudji » rapportent 22—23 rap-|porteut (sic) 14—15 de la fin | du XIIe 28 du 12e 21 Mantino 24 Mantino, 16 Yesód ’ólam . 29 Yesod Olam 22 OEuvres 25 OEuvres » Al-Bitródji 30 Albatroudji 23 Averrhoès. 425 2 Averrhoès; (voy. ci-après, dans a Levi » Mil' hamóth Ado- 2—3 Milhamoth\Adonai 17 1’ Appendice , la nai (Guerres du (Guerres du Sei- . note sur Alpetra- Seigneur) gneur) gius). Le'vi 27 judaisme 7 Judaisme kislew 33 liislew 29 livres 8 livres 21 comple'ta 34 compietti 32 accidentelles (1), 11—12 accidentelles, (voyez 22 devrait 36 devrail 35 (1) Cf. ci dessus, l'arti eie Arabes, 24 liv. 40 pag. 319 et 362 t. ler p. 173), 28 chap. a eh. 497 31 (2) 423 24 (»> » Hebraus, a Hebrteus » naissance , a naissance a t. 43 tom. 37 50) 29 50), 32 436) a 436), 38 copiste, 30 copiste » ben-Ge'rson (chap. 45 ben Gerson (eli. 4 » ben-Gerson , » ben-Gerson 34 4 a 11) 'a 11). 498 3 Rabbi 31 rabbi Biblioth- imp. 47 Bibliothèque nationale 10 Tou’ hasln. 38 Y uchasin 36 lat., 48 lat. 13 au dela 41 au-del'a a pontificem 50 Pontificem 17 Mil' hamóth 44 Milhamoth 39 Aurayca 426 15 Aurayca , 18 e'bauche'es. 45 èbauchèes 501 14 (ou 11 ou 22 comraentaires ou 49 commentaires 15 civitas). 11 civitas paraphrases » Ciò che si riporta di sopra, nelle linee 1 — 5 della colonna la della pagina 74g, nelle linee 1 — 2 della colonna 2a della pagina medesima, nelle linee 1 — 27 della colonna la della pagina 750, e nelle linee 4— 10 della colonna 2a della pagina medesima, trovasi anche in un volume intitolato « dictionn atre || » DES || SCIENCES PHILOSOPHIQUES || PAR UNE SOCIÉTÉ || DE PROFESSEURS ET DE SAVANTS |] TOME TROI- » SIÈME || PARIS || CHEZ L. HACHETTE ET Cie || LTBRA1RES DE L’ UNIVERSITÉ ROYAEE DE FRANCE || Rue » Pièrre — Sarrazin, 12 || 1847» (pag. 368% numerata 364, lin. 2—41), salvo le varietà seguenti : PaS- lin. MUNK, MÉLANGES, ecc. PARIS, 1859. P*8- lin. DICT.DES SC. PHIL. TOM. TROISIÈME, paris, 1847. PaS- lin. MUNK, MÉLANGES, ecc. PARIS, 1854. PaS- lin. PICT. DES SC. PHIL. TOM. TROISIÈME, PARIS, 1847. 497 7 maitre Leon 354 4 maitre L^on 499 23 Averrhoès. 2° Mil' 364 28—29 Averrhoès ; 2° Mil- 9 juifs (2). 6 juifs Amóth Adonai hamoth Adona‘i\ 499 3 Maimonide 10 Maimonide (Guerres du Sei- (Guerres du Sei- 6 me'rites 12 me'rites. gneur) gneur) a exe'gète 13 exe'gète, 25 péripatétisme 31 pdnpate'tisme 12 très large 18 très-large 29 livres, 34 livres 17 Ibn-Roschd; 23 Ibn-Roschd (Voyez 32 e 35 accidentelles (1), 36—37 accidentelles] (Voyez ci-dessus, p. 161); (1) Cf. ci-dessus ; l'article ARABE s, 19 impeciale 24 royale pag. 319 et 362. t. ler, p. 173), 21 Mantino 26 Mantino, 500 4 auteur (1) . 41 auteur | 22 OEuvres 26 OEuvres — 753 _ Nel sopraccitato volume intitolato « catalogus |) codicuìu || manuscriptorum [| bi- » rliotheCjE regiìE. || pars tertia. || tomus quartus. » (i) (pag. 338a, numerata 336, colonna 2a, lin. 8-22), si legge : « vnM CCXC1II. » dosi de Balneolis , ad summum Pontificem « 3° Anonymi postillae in epistolam ad « Codex membranaceus, olim Colbertinus. » Clementem VI. ex hebraica lingua in lati- » Romanos; & considerationes super passione » Ibi continentur : » nam anno Incarnationis 1342. conversus. » Domini &. Scriptura sacra. » V. Opus cujus is est titulus; tractatus « 2° Anonymi tractatus de Deo ab seter- » Is codex decimo quarto saeculo videtur » instrumenti astronomici Magistri Leonis Ju- » no, sive pars operis theologici majoris. » exaratus ». Il codice che in questo passo del suddetto volume intitolato « catalogus |) codi- » cum [| manuscriptorum », ecc. dicesi sembrare scritto nel secolo decimoquarto (Vedi sopra, le linee 4 e 5 della colonna terza della presente pagina 753) è il ma- noscritto contrassegnato « Fonds Latin , n? 7293 », e descritto di sopra nelle linee 28—31 della pagina 751 (2). Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma , e contrassegnato «Codice Ottoboniano, n? 309 » è un volume, in foglio piccolo, composto di 166 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1— ih, 1-163. Nelle linee 4 — 10 del margine laterale esterno della i5a di queste 166 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 12, si legge : « Nota quod Secundum. magistrum leonem cui adhibenda est fìdes equalis lunatio » continet 29 dies 12 / or 99 m. que sunt 29 dies et 12 / ore 793 m ex 1080 In / ora ». In questo passo del suddetto codice Ottoboniano, n? 309 dicesi 1? Che « secundum » magistrum leonem » una lunazione è composta di 29 giorni, 12 ore, 99 minuti; 2? Che 99 minuti equivalgono a 793 minuti; 3? Che 1080 di questi minuti formano un’ora. Questo « maestro leone » sembra essere la medesima persona che in un passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 34-45) della colonna ia del recto della carta 4% numerata 1, del suddetto codice Vaticano n? 3098 è chiamata « leo de » balneolis » (Vedi sopra, pag. 741, lin. 34). Nelle linee 1—7 del rovescio della carta seconda del medesimo codice Ottoboniano, n? 309, numerata nel margine su- periore del suo recto col numero 11, si legge: « Ott. 309. Cod. Ottob. [| S. 3. || L. » VI. 13. || Ex codicibus Ill.mi et Excell.mi Dni || Joannis Angeli Ducis ab Al- » laemps. || Calendarium ad inuenien. festa mobilia || Sphaera Epi Lincolnien., et » aliorum. » Da questo passo del suddetto codice Ottoboniano n? 309 apparisce che il codice medesimo fu posseduto da D. Giovanni Angelo Duca d’Altemps. Questo codice è legato in cartone coperto esternamente di cuoio nero, con tre cordoni sul dorso formanti quattro scompartimenti. Nei 1° , 3? , 4? di tali scompartimenti si legge in lettere dorate « ott. || calendar.|| fest. mob.||et spher.||varii avct. || 309 ». (1) Vedi sopra, pag. 343, lin. 30—31. (2) Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma , e contrassegnato « Codice Ottoboniano 1906 » è un volume, in foglio, composto di gl carte, numerate ne'margini su- periori dei recto coi numeri I— III, 1 — 30, 30 — 87. Nelle linee 1—7 del recto della quarta di que- ste 91 carte, numerala nel medesimo recto col numero 1, si legge : In nomine dei omnipotentis Amen: — ' » Liber sillogismi recti: quem composuit Excellentissimus philosophus Rabi || Leuj filìus Ghereson hebreus: cognominatus » Leo de Bagno-] {la : In quo aduersatur pluribus eorum : que in prioribus aristotelis || traduntur : - » Dixit Leui fili us gRreson : quoniam perspeximus in libro priorum || Aristotelis. j> La persona chiamata in questo passo del suddetto codice Ottoboniano n° I9O6 « Excellentìssimus philoso- » phus Rabi Leuj filius Ghereson hehreus: cognominatus Leo de Bagnola » (Vedi le linee 44 — 45 della presente pagina 753) è certamente la persona stessa che in un passo riportato di sopra (pag. 741, lin. 34—45) della colonna la del recto della carta 4% numerata 1, del suddetto codice Vaticaùo, n° 0O98 è chiamata « leo de balneolis » ( Vedi sopra , pag. 741, lin. 34). — 754 — La Biblioteca Vaticana possiede un volume, in foglio, intitolato « jnvehtarii(| » CODICVM. MANVSCRIPTORVM. LATINORVM.||biBLIOTHECJE. VATICAN.4ì|joTTOBONIAN.Aj||pARS. I. » Questo volume è composto di 311 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-5 del recto della prima di queste 311 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linee 1-2 della presente pagina 754) del volume medesimo. Nelle linee 20-25 del recto della 52a di queste 311 carte, e nelle linee 2—11 del rovescio di questa carta 52% si legge : « 309. » Calendarium, cum adjunctis tabulis cyclorum quatuor. Januarij. 2. » De Computo, et Scientia Temporum. Numerantur autem. 8. » De Sphaera l’ractatus brevis N. Episcopi Lincolniensis. Intentio nostra. 23. t. » Albategni Canones Astronomici. Quoniam cujusque. 28. t. » Tabulse Toletanae Astronomicae. Inventio. 44. » Joanuis de Sacro Bosco, ut videtur, Algorismus. Omnia que. ili. » Jordanis Nemorarii Tractatus duo de Numeris et de Minutiis. » Communis et consuetus. 114. » E. ut videtur, Elementa Arithmeticae. Cum minor. 120. » Planetarum Tbeoria, incerti auctoris. Circulus. 128. » Abualcasain Arabis liber de (Astrolabio interprete Platone Tybur- » tino. — Cum tnter. 136. » De Astrolabio, de Quadrante Tractatus duplex. Nomina. 144. » Hermanni Contracti de Astrolabio, ejusque utilità te. Hermanus. 152. » Cod. ex Memb. 4. C. S. 160. » In questo passo del suddetto volume intitolato « inventarii || codicvm. manvscri- » ptorvm, ecc. pars. i. » è descritto il precitato codice Ottoboniano n? 309. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecchiana di Fi- renze, e contrassegnato « Classe XI. n? 121, Palchetto 5, già Strozziano, n? 1127 » è un volume, in foglio, composto di 339 carte, della quali le ia-5% 48% 49% 120% 287a— 291% 322% 336a-339a non sono numerate, e le 6a-47% 50a-il9% 121a-286% 292a— 321% 323a— 335a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 22-63, 1-22, 64-261, 280-344. Nelle linee 39-40 del rovescio della carta I67a del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato «Classe XI, n? 121 », numerata nel suo recto col numero 158, si legge : « Nota che. ciascheduno lunare sie .29. di .12. ore .793. punti /e/ 1080. punti sono .la. ora /e/ » 24. ore sono .1? di naturale ». In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI. » n? 121 » è asserito 1? Che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti; 2? Che un’ora è composta di 1080 punti. Nelle linee 16-30 del recto della i68a carta , numerata 159 del suddetto codice Magliabechiano Classe XI, n°. 121, si legge : « E pero quando uorrai trouare la luna nuoua / prendi la luna ueccbia / doue se. E sia ueritiere. » E sopra quella luna sempre agiugni .29 di .12. ore .793. punti / e fa la somma / e auerai / di. / » e / ore / e / punti. E di questi .di. ore. e punti trai ouero getta tanti di quanti / e il mese doue » se / E nota lo resto / e con questo resto infralmese che viene apresso a tanti di / e tante ore / » e tanti punti / quanti ti uerranno / e tanto sara la luna nuoua apunto. Exempre conta il mese » tanti di / quanti egli / e / Verbi gra. nel .1339. mercoledì / a di .7. di luglio, fue nuoua la luna a » ore .14. e punti .856. E questo fue quando fue lecrisso del sole il detto di / e nota / Ennoi uoglian » sapere quando sara nuoua la seguente luna / siccome detto abbiamo di sopra / agiugni sopra .7. di » .14. ore .856. punti .iMunaro cioè .29. di .12. ore 793. punti siccome uedi di questa la diferentia » scripti / e trouerrai 37. di .3. ore .569. punti / e di questo abatti tutto luglio cioè .31. di / resta » .6. di .3. ore .569. punti / con questo numero / e sarai a di .6. dagosto a ore .3. e 569. punti / e » tanto sara la nuoua luna / secondo che adimandamo cioè adi .6. dagosto a ore .3. e 569. punti E » questo nota siccome mostriamo qui adpresso la diferentia /. » — 755 — Cioè « Se a sia l’istante in cui ha fatto la luna corrente, n il numero de’gior- » ni del mese corrente, x l’istante in cui farà, la luna nuova, sarà. » x = a + 29 giorni -f- 12 ore + 793 punti — n. » Esempio. Nel mercoledì 7 di luglio del 1339 ha fatto la nuova luna a ore 14, » e punti 756, cioè nell’istante medesimo nel quale fu osservato un eclisse solare. » Si domanda quando sarà la luna seguente. Essendo » (7 giorni + 14 ore + 856 punti) + (29 giorni + 12 ore + 793 punti) = 37 giorni-f 3 ore +569 punti; » 37 giorni + 3 ore + 569 punti — 31 giorni = 6 giorni + 3 ore + 569 punti; la luna nuova seguente sarà ai 6 d’agosto a ore 3 e 569 punti. ». In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI. n? 121 », da « 1? » lunare » (Vedi sopra, pag. 754, lin. 49) a « 793 punti » (Vedi sopra, la linea medesima), è asserito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti. Essendo un giorno = 24 ore, un ora = 1080 punti, si ha : I i un; -+- 856 punti *4- 12 ore -+■ 793 punti = 26 ore -t- 1649 punti = un giorno ^-2 ore -+- (1080-+-569) punti = un giorno -+-3 ore -1-569 punti e però (7 giorni + 14 ore + 856 punti) + (29 giorni + 12 ore + 7g3 punti)*= 37 giorni+ 3 ore + 569 punti. Ouesta ultima eguaglianza è data nel passo riportato di sopra (pag. 754, lin. 41-58) del recto della carta 168% numerata 159 del suddetto codice Magliabechiano con- trassegnato « Classe XI. n? 121 » (Vedi sopra, pag. 754, lin. 48-50, e linea 7 della presente pagina 755). Nelle linee 39—40 del recto della carta i6Sa del suddetto co- dice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI. n? 121 », la qual carta I68a nel margine superiore del suo recto e numerata col numero 159, si legge : « Ancora dicemo ciascheduno lunario sie .29. di .12. ore .793. punti/ e / 1080. punti sono .la. ora / e » .24. ore sono .1? di. naturale ». In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI. » n? 121 » è asserito 1? Che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti; 2? Che un’ora è composta di loso punti. Nelle linee 35—36 del rovescio della carta 170% del medesimo codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI, » n? 121 », la qual carta i70a nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 161, si legge : » La luna sie fredda / e umida / effa il suo corso in .28. di / està impacciata col sole .1? di .12. ore/ e .793. » punti. » In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI. n? » 121 » è asserito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti. Nelle linee 9-10 del rovescio della carta I72a del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe XI, n? 121 », la qual carta I72a nel margine superiore del suo recto e numerata col numero 163, si legge : 9. Tractatus de Impressionibus Ae- » ris Fra ALBERT1S. Praedi- » cat. a 207- » 10. Fragmentum Speculi ALBER- » TI a 222- » 11. Ex Compendio ALBERTI Ma- » gni Cap. 57. 58. 59. a 23 °- » 12. Discorso Sopra la Cometa del » 1472. a 235- » 13. Discorso di M.r Paolo Puteo » TOSCANELLA Sopra la Co- » meta del 1456. a 23 7 • » 14. Theorica Planetarum Andali » de Nigro. Deianua a 259- » 15. Discorso e Regole Astrologi- » che a 262- » 16. Visione di Fra Anton da RIE- » TI nel 1422 a _2l±_ » 17. Pianta ò Natività della Lega de » Veneziani e Duca di Milano » a_ilÌL » 18. Natività di Papa Clemente a£ii » 19. Sfera a 282- » 20. Profezie a 81 *• « 21. Sphera di Thoma L1NACO » Britanno Interpetre a 3*o- » 22. Trattato Filosofico de VENETI, » e Loro nomi Latini, e Greci » di Fra Ignazio DATI, a «32. » 23. Descrizione di un Istrumento » Murale per li Detti Veneti per » il sud. a 24°- » 5. Codex partim Chart., et part. » Memb. in Fol. Var Saec ». In questo passo del suddetto volume intitolato « Catalogo [J dei Codici della Li- » breria Strozziana , ecc; T. I. » il codice Magliabechiano ora contrassegnato sequenti opusculorum recensione. » I. Exemplum calculationis Latine » numerici tabulis constans cum 11 explicationibus quae earumdem 11 usumindicant a fol.23(nam fol. ab » 1 ad 22. modo inter. 63 et 64 » plagulas adsutae occurrunt ) ad li 63. Cod. in 4. Saec. XV exeuntis « Ine. De calculatione solis hocpa- » cto 1492. die 4 Septembris hora J> 2. noctis Des. 19. gradi di gemi- )) ni 43. minuti )) II Geomantia italice, a fol. 1 ad 22 » iuxta quod dictum est num. prae- » ced. Cod. in 4 oblongo saec. XV. » Operi praecedit initium Epistolae )> Francisci Petrarchae ad Nicolaum 11 Acciaiolum quod excipit index » capitum. Opus a Prologo ine. Dio 11 fattore delle chose el quale sanza » essemplo. Des. schemate lineari « operationi geomanticae postremae )> inservienti, verba autem postrema 11 sunt, tanto piu tardi quanti punti a sieno piu di 96. , » III De Eclypsi lunari anni 1377. ita- li lice a fol. 64. ad 72 Ine. Al nome » di dio tanno da la incarnatione » del nostro signore yesu Christo li 1377 secondo luso de fiorentini a adi 15 di dicenbre Char. coaevus. » IV De variis Eclypsibus intra Saec. » XIII et XIV. a fol. 74 ad 114. )> versum. cum aliis observationi- 11 bus italice. Ine. Anno christi (1229 11 ut videtur) 30 di giugnio la notte 11 seguente Adversaria autographa » Saec. XIV exeuntis quorum non- 11 nullis pagg. quaedam aliaena prae- » notata iam fuerant. )> V Tabula Planetarum aliquot an- » norum inter 1300 et 1400. a fol. « 115. ad 132. Pars Membranac. » Cod. Saec. XIV. » VI Almanach Planetarum Tabulis li numerici constans a fol. 133 ad » 140. Pars. Cod. in 4. membran. 11 Saec. XV. 11 VII Tabulae astronomicae a fol. » 141. ad .144. quae'numeris rubris 11 et nigris Constant. Pars. Cod. » membran. Saec. XIV. » Vili Schemata Spherica in fol. 145. » et 147. Membran. Saec. XV. cum 11 mobilibus circuì is chartaceis in » prima IX Domorum equationes secundum 11 Iohannem de Regio Monte ad 0- >1 rizontem Florentinum &c. a fol. 11 148. ad 153. Cod. Saec. XV. mem- » bran. X Astronomia et Astrologia italice » a fol. 155 ad 158. Ine. Disposi- ti tione de segni con la luna. Aries a a natura di fuoco. Des. Dies lu- ti ne ottima est sicut dies mercuri tt omnimode. Adcedit Tabula ad » sciendum in quo signo sit luna « qualibet die. Charact. Saec. XV XI Pauli de Abbaco de cursu Piane tt tarum italice a fol. 158. verso ad a 164 versum. Praeit titulus Questa tt e una opera ordinata e conposta tt zp lo Maestro paolo dell abaco, a 11 quale fu uno grandissimo Mae- n stro di giometria, levato e conpi- n lato da uno suo libro fatto nel a 1339 e parla del corso de pianeti a &c. Ine. Qui appresso mostreremo a siccome si rinuova la luna. Des. « a piu intelligentia d’ ogni perso- ti na. Char. idem ac praecedens XII Gerardi de Cremona Lìber Car- » candrey italice a fol. 165 ad 183 « Praecedit tabula de natura Si- n gnorum, sequitur initium operi a scil. Incipit liber Carcandrey e- n dictus (sic) 41 magistrum giurar- ti dum de cremona ex alfabeto ebrai- n £0 posto qui di sotto t ti gli alfa- » beti. Comincia lo nome dell’uo- 11 mo &c. Hoc astrologiae iudiciariae » opus des. la dottrina delle case tt della Luna, notatur ad calcem )) Explicit liber carcandrey editus » per Maestro (sic) gherardum de a cremona. Adcedunt a fol. 180 ver )) so ad 183. observationes et sclie- » mata eiusdem generis et argumen- » ti Char. idem ac praecedens. » XIII Tabulae ad lunam invenien- » dam &c. adcedunt observationes « astrologicae a fol. 184 ad 192. vcr- » sum. Infoi. 191. demonstratio Si- li gnorum Zodiaci liumano corpori a accommodatorum visitur. Praeit » alphabetum, deinde ine. opus A a volere trovare a quanti giorni, tt Observationes astrologicae desunt » ne di cavarne sangue jp neuno 11 modo. Additur bis manus ad in- » veniendum Pascha Char.Saec.XV. 11 XIV Liber Alcandrei Similis illi a Num. XII. sub titillo Carcandrey a sed latine a fol. 193. ad 206. A- 11 lium praesefert titulum scil. de fl- it guris celi et significata jp eas. a Membran. in 8. cum titulis et ini- n tialibus rubricati Saec. XIV.Ru a brica prima ad inveniendam re- ti gulam ad austrum hominis. Ine. a Accipiat nomen suum. In fine no- li tatur eodem ckaractere quo titil- li lus de figuris &c. et ab ilio Cod. 11 diversas Iste est magistri lolian- n nis magistri Ambrosii prò quodam 11 quaterno scripti apr. i> M Char. Saec. XIV meni- li bran. in 8. 11 XV Averrois Commentarium in li- 11 bros de generatione et corruptio- 11 ne Aristoteli a fol. 207 ad 216 ii versum. Ine. imperfectum ab hi- 11 sce verbis primi libri Ratiocina- 11 tiones autem dicuncium ( dicen- ii tium) partem esse quae cum edi- li tione Operum Aristotelis cum A 11 verrois Commentario Veneta 1489. 11 T. I. occurrunt fol. K 2 linea 3. 11 Des. differt primum a procedenti- » bus. a Fol. 216 principium Coni- li mentarii Averrois quod fol. 207. 11 deficit scriptum videtur Librarius- 11 que in utroque folio notavit suo 11 loco restituendum esse. Membran. « Saec. XIV 11 XVI Alberti Magni Tractatus de 11 impressionibus aeris a fol. 217. 11 ad 221. verso In. Passiones aeris. — 758 — » moediae Scoenas vel aliud his si - 11 mile repraesentant Quid revera 11 sint et cuius auctoris haud for- i) tasse difficile erit consideranti in- » venire Exstant inter fol. 295. et 11 296. Charact. saec. XVI. etaereis ii Tabulis antiquior XXVII Sphaera, italice a fol. 296 il ad 313. Ine. (Et tempo) chontiene n in se XII cose. Des di colore bene n puote essere rado. Char. Saec. » XV. circa initia. Adcedit initium » Odae Dantis Alighierii cuius prior » versus Le dolce rime A’ amor eh’ » i’ solia. XXVIII Proeli Sphaera Thoma Li- » nacro interprete a fol. 320 ad 330 il versum cum titulo Proeli diado - ii chi Sphera Thoma Linacro Bri- ri tanno interprete Ine. Axis mundi il vocatur. Des. supra horizontem » extante. Char. Saec. XVI. XXIX Egnatii Dantii Tractatus de il Ventis et Anemographia italice a » fol. 332 ad 341. Titulus praeit )> Trattato filosofico de Venti e loro ri nomi latini e Greci Anemografo n di F. Egnatio Danti. Ine. Tra- » ctatus I. Dovendo scrivere del » numero Des. qui produxit ventos ride thesauris suis. II. titulum prae- » sefert fabbrica dell ’ Anemoscopio n instrumento murale Ine. Essendo » nella vita degli huomini. Des. E » quello basti _p V Instrumento de ri Venti. Adcedunt nomina venta- li rum Graece, latine et Italice iu- » xta Graecos, latinos et Italos » Char. Saec. XVI. et fortassc au- lì togr. » In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X. )> n? 76 » è descritto il precitato codice Magliabechiano ora contrassegnato « Clas- » se XI. n? 121». Ciò che si legge nel passo medesimo, dalla parola « Questa » (Vedi sopra, pag. 757, col. 2a, linea 27) alla parola « pianeti » (Vedi sopra, pag. 757, col. 2% lin. 33), è identico con ciò che si riporta di sopra nelle linee 2—4 della pagina 756, dalla parola « Questa » (Vedi sopra, pag. 756, lin. 2) alla parola « pianeti 11 (Vedi sopra, pag. 756, lin. 4), salvo le varietà seguenti: car. lin. COD. MAGL1AB. CLASSE XI, N.° 121. car. lin. COD. MAGLI AB. CLASSE X, N.° 76. car. lin. COD. MAGLIÀB. CLASSE XI, N.° 121. car. lin. COD. MAGLIAB. CLASSE X, n.° 76. 158t> 3 Qvesta 699o 16 Questa 158 v 4 vno s » 18 u„o » l.a una u Iellato 19 levato » maestro , i 17 Maestro » co,H'pi1 scriptus. XVII Eiusdem Speculum Astrono- 11 miae a fol. 222 ad 226 Imperfe- » ctum ine. te deus. in libro >1 Iohannis hyspalensis Quac verba n in edit. citata ibid. fo 695. Ca- li pitis VI. sunt. Des. ambo inve- ii niantur ab eodem causata Nota- 11 tur in fine Explicit speculum Ai- ri berti. Char. Saec. XIV XVIII Ex eiusdem Compendio de 11 Theologia Capit. lvij de natura 11 Corporis humani excerptum a fol. i> 230 ad 234. Ine. Homo graece an- 11 tropos. Des. esse verum cordis nun- ii cium, in 4. Saec. XVI. XIX De Cometa anni 1472 a fol. 11 235 ad idem versum charact. au- 11 togr. coaevo. Ine. Quoniam non- ri nullos res novas cupientes video 11 de Cometa nunc apparente ali- li quid &tc. In fine nota tur VIIIJ linai, febr. 1472. XX Petri Boni A vogarii de Cometa » anni 1456 in fol. 357. Ine. Stelle ii cum caudis. Des. Asti Senegalia 11 Pensaurum &c. Notatur in fine 11 eodem charact. saec. XV. Die 17 11 Iunii 1456 Petrus bonus Avoga- » rius In priori Margine huius opu- 11 sculi etelencho Initio Cod. Paulo 11 de Puteo Tuscanelli Fiorentino li adiudicatur hoc opusculum et se- 11 quens velut unicum, sed fortasse .11 sequens tantum ad illuni pertinet. » XXI De eadem Cometa infoi. 238. » eodem. Praecedit Summarium in- » cipiens Ex precepto quorumdam 11 maiorum. Opusculum vero Quia i) anno cliristi currente 1456 die 6. 11 Iunii. Paulo post initium a libra- li rio imperfectum relrctum fuit de- li sinitque sed die lo Iunii. For- » tasse ad Paullum Florentinum de » quo num. praeced. pertinet 11 XXII Schaedae variae seu adversa- » ria astronomica in 4 et in fol. 11 saec. XV ad fol. 245. ad 258. » XXIII Andalonis de Nigro Theorica i) planetarum a fol. 274 ad 261 Char. » saec. XIV. Praeit titulus Incipit 11 theorica planetarum composita a » domino andato de nigro de ianua. 11 De figura et motu solis. Ine. Quo- » ni am in theoricis planetarum. 11 Des. de loto cùcùlo ut videtur i) XXIV Adversaria in fol. 230.281. 11 astronomica saec. XVI. i) XXV Tractatus Sphaerae sarec.XVI. 11 a fol. 382. ad 293 versum Ine. » Maior sphera est totum celum. li Des. reddit homines invisibiles. 11 Notulae quaedam fol. 295 verso » eiusdem manus exstant. » XXVI Theorica Planetarum Quin- i) que tabulis vel assulis papyraceis il vulgo cartoni in 4 constans qua- li rum postica pars uniuscuiusque » tegit figura vel tabula in aere coe- » lata illius generis quae vulgo all’ 11 acqua forte sculptae dicuntur que- ll madmodum plures videntur Ste- li phani della Bella , quaeque Co- — 759 — » ramente dall’esame dello scritto contenuto nelle carte numerate 158 verso— 164 verso di questo codice, » che i detti passi fanno parte di questo scritto. Altra ragione, che credo convenientissima, si c la seguen- » te: la parola “ conpilato ” scritta nella linea 4 del detto rovescio dalla carta numerata 158, è così cor- » retta, forse dal copista medesimo per quanto si può argomentare dalla qualità dell’inchiostro con cui è » eseguita questa correzione, “ ccbb" pi-Lato ”, per cui cassate le lettere n l viene a leggersi “ copiato » Per questa correzione si è certi che le parole “ copiato da un suo libro ” indicano che lo scritto » sopra menzionato, contenuto nelle carte numerate 158 verso — 164 verso del suddetto codice “Classe XI, « n° 121”, è copiato da un’opera di Paolo dell’Abbaco. A questa prova si aggiunge anche l’autorità del » dotto bibliotecario Ab. Vincenzio Follini, il quale nelle linee 14 — 25 della carta numerata G99 verso v del codice Magliabechiano contrassegnato “ Classe X, n? 76 ” e contenente una parte del suo cata- » logo a Classi dei codici già Strozziani, posseduti dalla Magliabechiana, ha indicato Io scritto conte- » mito nelle suddette carte numerate i 58 verso— 164 verso del codice Magliabechiano “ Classe XI , » n° 121 ” come opera di Paolo dell’Abbaco. » fu questo passo della lettera del Sig. Filippo Ricci, menzionata di sopra nelle linee 54-55 della pagina 758, è dimostrato, che tutto ciò che si riporta di sopra nelle linee 34-35, 41-53 della pagina 754, e nelle linee 23—24, 31—32, 38—39 della pagina 755 fa parte dell’opera, che in un passo riportato di sopra (pag. 756, liti. 1 — io) del rovescio della carta I67a, numerata 158, del suddetto codice Magliabe- chiano contrassegnato « Classe XI. n? 121 » è chiamata « ia. opera ordinata e con- » posta per lo maestro paolo dellabaco » (Vedi sopra, pag. Jj56, liti. 2). Tutto ciò che si legge nelle linee 14—25 del rovescio della carta numerata 699 del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe X. n? 76 », citate dal Sig. Filippo Ricci nel passo medesimo di questa sua lettera (Vedi sopra, linea 9 della presente pagina 759) è riportato di sopra nelle linee 25—37 della colonna seconda della pagina 757. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, contrassegnato 26—27 séchon|do J> luglio » luglo » dimandarne 27 dimandiamo 23 ore 16 hore » dagosto » daghosto » E » e » ore » hore » lecrisso 17 le* crissi 29—30 .569. punti | E 28 pvnti .569. e 24 Ennoi uoglian 18 E noi. voglamo 30 siccome » sichome » seguente 18—19 seghue|nte !» adpresso 29 apresso i» siccome 19 sichome » diferentia diferenzia « | abbiamo » auemo Nelle linee 14— 16 del rovescio della carta I07a del suddetto codice contrassegnato « Manoscritti Targioni n? 9 » , la qual carta I07a è numerata nel suo recto col numero 108_, si legge : « Anchora. diremo, ciascheduno, lunare, sie .29. di. e 12. hore e .793. punti, e. 1080. pvnti sono. » vna. hora e .24. hore. sono vno. di naturale ». Questo passo del suddetto codice contrassegnato « Manoscritti Targioni n? 9 » è identico con un passo riportato di sopra (pag. 755, lin. 23—24) del recto della carta 168% numerata 159, del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato II » » teca, e compilato secondo 1’ ordine col quale sono stati 11 terzo de’ « Yol. 3 in fog. » (Volumi tre in foglio) menzionati in questo passo del suddetto volume intitolato « la biblioteca pubblica||di siena, ecc. tomo vi. », ecc. (Vedi sopra, linea ia della colonna 2a della presente pagina 771) è il manoscritto ora contrassegnato » Z. II. 35 », e descritto di sopra nelle linee 26-30 della pagina 769. Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica Comunale di Siena, e contrassegnato (c E. IV. 7 », cioè « Scansia E, Gradino IV, numero 7 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo Gradino », è un volume, in foglio, composto di no carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1—5 del rovescio della 9Sa di queste 110 carte, si legge: « Libro di Astrologia, il quale comincia con alcune regole per trovare le Fasi della Luna, passa » quindi alle predizioni astrologiche, e termina con una Tavola oraria — evvi unita in fine una No- li velia in ottava rima — Codice in fo: in tutto di Ce; 35. del Sec:° XV. e che dall’Antica Numera- li zione rilevasi che formava parte d’altro codice più voluminoso il = L. VI. 30. = » In questo passo del suddetto manoscritto ora contrassegnato « E. IV. 7 11 il pre- citato codice ora contrassegnato « L. VI. 30 » dicesi « delSec:°XV. » (Vedi so- pra, linea 17 della presente pagina 771 ), cioè st’Indice forma volumi 100. a stampa che attualmente i) sta pubblica Biblioteca fino al presente anno 1841. di- « si va imprimendo saranno volumi .... 11 Uno de’ « volumi 100 » menzionati in questo passo del suddetto tomo vi. (Vedi ‘so- pra, linea 2 della colonna 4a della presente pagina 77i) è il manoscritto contrasse- gnato « E. IV. 7 », e descritto di sopra nelle linee 10-13 della presente pagina 771. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « Fonds Latin , n? 7293. A », è un volume, in foglio, composto di 77 carte, delle quali le U-3a, 74a-77a non sono numerate, e le 4a-73a sono nu- merate nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 70. Nelle linee 37—45 del rovescio della 5ia di queste 77 carte , numerata nel margine superiore del suo recto col numero 48, si legge : « In primis ergo sciendum est quod iudei habent annos lunares quorum unus annus continet .xij. » lunaciones secundum quod luna peragrat zodiacum et consequitur solem ab una coniunccione in aliam. » Et licet omnes lunaciones non sint equales sed quedam crescunt et quedam decrescuut secun- » dum aparenciam nostram ut dicunt ptolomeus et azarchel' et alii astrologi. que uocantur lunaciones « vere, tum lunaciones medie que sunt secundum coniunccionem solis et lune in celo(s«'c) semper sunt equa- » les regulariter et ideo in eis fundantur anni lunares et est quantitas unius lunacionis. 29. dies. et )i 12. bore et .793. puncta secundum quod tradunt nobis iudeorum compotiste et est quantitas horum » punctorum talis quod sicut astrologi diuidunt diem in .24. horas et horam in .60. minuta ita iudei » diuidunt horam in .1080. puncta que uocant chelachim et non in partes pauciores quia aliter non » posset ita bene inueniri quantitas lunacionis et computacio. In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin, n? 7293 A. », dalle parole « et est quantitas » (Vedi sopra, linea 42 della presente pagina 771) alla parola « chelachim » (Vedi sopra, linea 45 della presente pagina 77i), è chia- ramente detto 1? Che secondo vari calcolatori Ebrei una lunazione è composta 99 — 772 — di 29 giorni, 12 ore, 793 punti; 2? Che gli Ebrei dividono l’ora in toso di questi punti, da essi chiamati « chelachim ». Nelle carte 5ia-72a del suddetto manoscritto contrassegnato « Fonds Latin , n? 7293 A », le quali carte sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 48-69, trovasi un’opera che incomincia : « n nomine domini amen. In hoc tractatu breui et utili dicetur primo de concordia et ade- » quacione annorum x» et ebreorum et arabum et aliorum. Secundo de disposicione et motibus or- » bium celestium. Tercio de iunccione et adequacione planetarum et locorum suorum et in eodem » de effectu et influentia eorum ». e finisce : « Quod autem aliqui astrologi distinguere docent .28. domos lune et capiti drachonis et caude » assignant influencias que non sunt nisi puncta ymaginabilia nichil habencia probabilitatis ». Quest’opera è composta 1? D’un proemio formato delle parole riportate di sopra nelle linee 5-8 della presente pagina 772; 2? Di sei capitoli, il terzo de’quali è intito- lato « c.m 3m de annis iudeorum. » Cièche si riporta disopra nelle linee 37—46 delia pagina 771 fa parte di questo capitolo terzo. Il titolo riportato di sopra (linea 14 della presente pagina 772) di questo capitolo trovasi nelle linee 34-35 del rovescio della carta 5ia del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , n? 7293 » A », numerata nel suo recto col numero 48. Ciò chesi riporta di sopra nelle linee 5-8 della presente pagina 772 trovasi nelle linee 1-3 del recto della carta 51% numerata nel medesimo recto col numero 48, del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin, n? 7293 A ». Ciò che si riporta di sopra nelle linee 10— 11 della presente pagina 772 trovasi nelle linee 6-8 del recto della carta 72a del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , n? 7293 A », la qual carta nel medesimo recto e numerata col numero 69. Nella linea nona del medesimo recto si legge : « Explicit suma astrologie edita per fratrem Johannem de ordine Minorum ». L’opera che in questo passo del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin, n? 7293 »A. » è chiamata « suma astrologie edita per fratrem Johannem de ordine Minorum » è quella menzionata di sopra nella linea 4 della presente pagina 772. Sono indicati di sopra (pag. 344, lin. 25-31) due esemplari d’un volume, in foglio, intitolato « CATALOGUS '|| CODICUM || MANUSCRIPTORUM |] BIBLIOTHECjE REGLE.||i>ilflS » tertia. |] tomus quartus. », ecc. (Vedi sopra, pag. 343, lin. 30-31). Si è detto di sopra (pag. 343, lin. 32) che questo tomus quartus è composto di 676 pagine. Nelle linee 5— 15 della seconda colonna della 53ia di queste 676 pagine, la qual pagina è numerata col numero 529, si legge : « vnM ccxcni. a. » 2? Joannis Campani liber de sequationi- » bus planetarum. » Codex membranaceus, olim Baluzianus. » 3? Fratris Joannis , ordinis Minorum , » Ibi continentur : » summa de astrologia. » 1? Anonymi tractatus de compositio- » Is codex decimo quarto seeculo videtur » ne & usu astrolabii. » exaratus. » In questo passo del suddetto volume intitolato « catalogus || codicum |] manuscri- » ptorum || bibliotheCjE regime »,ecc. è asserito che il codice contrassegnato « Fonds » Latinyxi°. 7293 A. », e descritto di sopra nelle linee 31-34 della pagina 771, sem- bra essere del secolo decimoquarto. Per ciò e da credere che la suddetta « sum- » ma astrologie » sia stata composta prima dell’anno 1400 dell’Era Cristiana. Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contras- — 773 — segnato « Catalogues 1 30 », è intitolato « Catalogus {| Codicum manuscriptorum|| » Bibliothecae Baluzianae ». Questo manoscritto è un volume, in foglio, com- posto di 18S pagine, delle quali le ia, 2% i86a— i8Sa non sono numerate, e le 3a — I85a sono numerate coi numeri j — 183. Nelle linee i-3 della terza di queste 188 pa- gine, la qual pagina è numerata col numero 1, trovasi il titolo riportato di so- pra (linee i-2 della presente pagina 773) del manoscritto medesimo. Nelle linee 14-17 della 40a di queste 188 pagine, numerata col numero 38, si legge: 231 Tractatus de Compositione Astrolabij. » Stimma astrologia edita per fratrem Joannem de ordine fratrum » Joannis Antonii Campani Liber de aequationibus planetarum. » Minorum. » In questo passo del suddetto manoscritto contrassegnato « Catalogues 130 » è descritto il sopraccitato codice ora contrassegnato « Fonds Latin , n? 7293 A , già « n? 231 del Fonds Baluze » . La Biblioteca Imperiale di Parigi possiede un manoscritto contrassegnato « Ca- li talogues 35 »,ed intitolato IX. 62. Andrea (Frate) dell’ordine de’Predicatori. Cod. memb. in 4? « )) 63. Trattato di medicina e Ricette medicinali. Cod. cart. in 4° » » 64. Alberti Magni de mirabilibus mundis. Cod. cart. in 4’ sec. XV. » » 65. L’I s o 1 e Brittaniche. = 11 Sapere alle Prove = Salu- stij Frases = Cod. cart. in 8? del 1700 » )) 66. Rozzi Accademici. Poesie Cod. cart. sec. XVII. in 4° » » 67. O d e r i c o, Frate dell’ordine de’Minori. Istoria dei suoi viag- gi a Trebisonda. Cod. cart. in 4° sec. XIV. » » 68. Manuale Pietatis complectens Praeces matutinas. Cod. cart. in 4? » )> 69. C e c c h i. Gio. Maria. Lezioni sopra quel sonetto di M. Franco Berni. Cod. cart. in 8' del 1576 » » 70. Sannazzaro. Rime. Cod. cart. in 4? sec. XVI — » » 71. Pign a Gio. Batt. Le Rime. Cod. cart. in 4? sec. XVI » 72. Bonaventura da Bologna. La Representatione de santo Sebastiano in ottava rima. Cod. cart. in 4° » » 73. Michelozzi Donato. Libro dell’abbaco. Cod. cart. in 4? secolo XV. » In questo passo del suddetto « Inventario dei Manoscritti trovati nella già Bi- » bliote-||ca Palatina di Firenze », ecc. il codice ora contrassegnato « E. 5. 9. 73 », e descritto di sopra nelle linee 36—41 della pagina 775, dicesi essere del « secolo XV ». (Vedi sopra, linea 33 della presente pagina 777). Per errore trovasi nel jiasso me- desimo « Donato » (Vedi sopra, linea 32 della presente pagina 777) in vece di « Francesco di Donato » (Vedi sopra, pag. 776, lin. 28-35). La Biblioteca Palatina di Firenze possiede anche, come fu detto di sopra (pag. 508, lin. 4-5) un catalogo a schede de’manoscritti ora posseduti dalla Biblioteca medesima. In una delle schede componenti questo catalogo, si legge: « E. 5. 9. 73. jj » 885. 631 1| Michelozzi Donato libro dell’abbaco || Cartaceo in 4? Sec. XV. autogr.|| » GM ». In questo passo del suddetto catalogo a schede de’manoscritti della Biblio- teca Palatina di Firenze, il precitato codice ora contrassegnato « E. 5. 9. 73 » dicesi <( del secolo XV, » ed « autografo » (Vedi sopra, linea 43 della presente pagina 777). Sono indicati di sopra (pag. 352, lin. 15—22) due esemplari d’ un volume, in 8?, intitolato « HISTOIRE || DES || SCIENCES MATHÉMATIQUES [| EN ITALIE, eCC. TOME SE- » cond. || a paris, ecc. 1838. » (Vedi sopra, pag. 350, lin. 28-31). Questo volume — 778 — è composto, come fu detto di sopra (pag. 350, lin. 3i), di 542 pagine. Nelle linee 6-14 della 2i3a di queste 542 pagine, numerata col numero 205, si legge : « Au treizième et au quatorzième siècles toutes » on trouve Francois de Donat Michelozzi , Paul » les villes italiennes eurent des mathématiciens. » Gherardi , et frère Pierre Strozzi, qui tous ont » En Toscane Finfluence de Fibonacci ne fut point » écrit sur F arithmétique, et probablement sur » stèrile : après Léonard de Pistoja et F anonyme » l’algèbre. » » cité par Ximenes , dont nous avons déjà parlé , Nella suddetta lettera scrittami dal Sig. Filippo Ricci, in data di « Firenze 24 » Agosto 1863 » (Vedi sopra, pag. 776, lin. 26-27), si legge : « La persona chiamata “ frane0 di donato michelozi ” nella linea 2 del recto della carta numerata 1, » e nella linea 5 del recto della carta numerata 105 del menzionato codice “ E. 5. 9. 73 ”, credo sia » la medesima persona chiamata “ Francois de Donat Michelozzi ” nella linea 11 della pagina 205 » del volume intitolato “ Histoire des Sciences mathématiques en Italie ecc. Par Guillaume Libri, » tome second, A Paris, 1838 ”, per la cagione detta di sopra , cioè perchè non si conoscono altri » codici di Aritmetica di Francesco di Donato Michelozzi. » In questo passo della lettera del Sig. Filippo Ricci citata di sopra nelle linee 26—27 della pagina 776, è dimostrato che la persona chiamata « Francois de Donat » Michelozzi;) (Vedi sopra, linea 1 della colonna 2a della presente pagina 778) nel passo riportato di sopra (linee 3-7 della presente pagina 778) della pagina numerata 205 del suddetto volume intitolato è la stessa persona chia- mata « frane0 didonato michelozi » (Vedi sopra, pag. 776, lin. il) nel passo ripor- tato di sopra (pag. 776, lin. n— 15) del recto della carta terza, numerata 1, del suddetto codice contrassegnato « E. 5. 9. 73 », e chiamatasi anche da se stessa « me » frane0 didonato michelozi » (Vedi sopra, pag. 776, lin. 25) nel passo riportato di sopra (pag. 776, lin. 22—25) del recto della carta 105% numerata 105, di questo codice. Un manoscritto, ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, descritto di sopra nelle linee 16-21 della pagina 590, ed intitolato « Notizie||del ristabili- » mento, e dei progressi [) delle scienze Fisiche || in Toscana, ecc. Fascicolo I. » (Vedi sopra, pag. 590, lin. 16-19), è, come fu detto di sopra (pag. 590, lin. 20), un volume, in foglio, composto di 794 pagine. Nelle linee 17— 19 della 587a di que- ste 794 pagine , numerata col numero 585, si legge : « Nella Libreria del Reai Palazzo de’Pitti nel Codice Cartaceo in 4? Segnato di N. 135. vi era: » Libro (L'Abbaco di Francesco di Donato Michelozzi ». La persona chiamata « Francesco di Donato Michelozzi » in questo passo del suddetto volume intitolato « Notizie||del ristabilimento, ecc. Fascicolo I. » è (Vedi più oltre, linee 41—49 della presente pagina 778, e pag. 779, lin. 1-14) la medesima che nel passo riportato di sopra (pag. 776, lin. 11-15) del recto della carta terza, numerata 1, del suddetto codice contrassegnato « E. 5.9.73 » è chiamata « frane? » di donato michelozi » (Vedi sopra, pag. 776, lin. li). In una lettera scrittami dal Sig, Filippo Ricci, in data di « Firenze 17 Set- » tembre 1863 », si legge : « Credo che il codice citato nel passo seguente: Nella Libreria del Reai Palazzo de’Pitti nel » Codice Cartaceo in 4? segnato di N° 135 vi era : Libro d‘ Abbaco di Francesco di Donato Miche- » lozzi. " della pagina numerata 585 del codice della Biblioteca Palatina di Firenze intitolato “ No- » tizie II del ristabilimento, e dei progressi || delle Scienze Fisiche II in Toscana || dall’estinzione del Re- » gno de’Longobardi, || fino a tutta la durata della |) Repubblica Fiorentina. || del Dott. Giovanni Tar- » gioni Tozzetti || Fascicolo I. ” sia lo stesso codice Palatino ora contrassegnato « E. 5. 9. 73. », poiché » non si ha notizia che esistano altri codici di Aritmetica e Geometria di Francesco di Donato Mi- — 7Y9 — » chelozzi. Il numero 135 col quale è indicato nel passo suddetto pare che debba riferirsi alla sua » prima segnatura, prima cioè di passare , insieme a tutti i manoscritti di Scienze Fisiche e Mate- » matiche , nel Museo di Fisica e Storia Naturale , quando la Biblioteca Palatina fu smembrata dal » Governo francese in Toscana nei primi anni del presente secolo lg., il qual codice ritornò poi a » far parte della Biblioteca Palatina per le cure del Granduca Ferdinando III, che volle fossero re- » stituiti alla Biblioteca medesima tutti i libri stampati e manoscritti che ne erano stati tolti e col- » locati altrove. Infatti si trova tuttora nel recto della prima carta il bollo del Museo di Fisica e » Storia Naturale suddetto. » In questo passo della lettera del Sig. Filippo Ricci menzionata nelle linee 41—42 della pagina 778, è dimostrato che il codice chiamato e finisce : « E qvesto. ho schritto per la breuita di trouare d.a luna chonoscho e chosa turpe, e piu. tosto ma- li chula che. fiorischa iddio lauldato dongni opera assue. laude e lionore e della vergine maria e di tuta » la cielestiale corte del paradiso in sechula secholoro. amen videlicet ». Ciò che si è riportato di sopra nelle linee 20—23 della presente pagina 779, fa parte di quest’ opera. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 30—31 della presente pagina 779 trovasi nelle linee 1-5 del recto della carta quarta del suddetto co- dice Riccardiano contrassegnato « n? 2279 », la qual carta nel margine superiore del medesimo recto e numerata col numero 3. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 33-35 della presente pagina 779, trovasi nelle linee 16-23 del rovescio della carta I43a del codice medesimo, la qual carta nel margine superiore del suo recto e nu- merata col numero 142. Nelle linee il — 16 del recto della carta 86a del suddetto codice Riccardiano n? 2279, numerata nel medesimo recto col numero 85, si legge: « e de. fatta, questa Bagione Insino. a questo di p° di febraio .1512. qui. a firenze. non ci e chi » Iabbi schritta. tale rechola. cioè, chi labbia asoluta Ed io Giuliano dbndo [sic) damaiano al so- li pradetto modo lasoluo. videlicet || . || . || . » Da questo passo del medesimo codice Riccardiano n? 2279 apparisce 1? Che l’o- 100 — 780 — pera che di sopra (pag. 779, lin. 27-35) si è detto trovarsi manoscritta in questo co- dice fu composta dalla persona chiamatasi da se stessa in questo passo « io Giuliano » dbndo («c) damaiano » (Vedi sopra, pag. 779, lin. 46); 2° Che questa persona scrisse questo passo nel giorno chiamato nel passo medesimo « p? di febraio .1512. » (Vedi sopra, pag. 779, lin. 45). Secondo l’antico stile fiorentino, menzionato più ol- tre, d’ incominciare l’anno nel giorno 25 di Marzo, questo giorno sarebbe il primo di febbraio del 1513 dello stile comune. Nelle linee 8—32 del rovescio della carta quinta del suddetto codice Riccardiano n? 2279, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 4, si legge : « eriche elnumero demaestri assai suficienti sitruouino e non meno deglie ecielentissimi av- » tori pergli cimali chiara e difusamente di chui ongni arismetricho e preciettore a reghola niente » dimeno richonpensando. io. Giuliano dbenedet0 da maiano cittadino fiorentino chuanto a mie di- » scandenti e al presente a uoi Tommaso di bartolomeo sartini citadino fiorentino chommodo boi tre » alnaturale uostro fia di somma memoria e prudenzia auere apresso di se alchuno memoriale della » scienzia uolgharmente detta abaclio pero parte dichuella ui schriuerro le cimali saranno piu fruti- » fere dichiarando sotto breuita tutte chuelle chose che a essa materia sapartiene non chome chosa » nuoua e perche nato et aleuato sono nella citta difirenze di chuella ouero sechondo gliordini di » chuella parlerò e cimale fia chiamato spechio di merchanti niente di meno non esendo pero cimelio » che meriterebbe la uostra mangnificienzia chuale priegho non lopera in se ma la pronta volontà mia » buona ed inchrinatissima a ongni vostro honore echomodita piaccia acciettare e auere grata tale » opera ». Da questo passo del medesimo codice Riccardiano n? 2279 apparisce 1? Che la per- sona chiamatasi da se stessa nel passo medesimo « io. Giuliano dbenedet°da maiano» (Vedi sopra, linea 12 della presente pagina 780) compose l’opera menzionata nella linea 29 della pagina 779; 2? Che il medesimo Giuliano intitolò questa sua opera « spe- » chio di merchanti » (Vedi sopra, linea is della presente pagina 780); 3? Ch’egli nacque in Firenze; 4? Ch’egli fu educato nella medesima citta; 5? Ch’egli dedicò la sua opera suddetta alla persona chiamata nel passo riportato di sopra (linee 10—21 della presente pagina 780) del rovescio della carta numerata 4 del suddetto codice Riccardiano, n? 2279 « Tommaso di bartolomeo sartini citadino fiorentino » (Vedi sopra, linea 13 della presente pagina 780) (i). (1) Nelle linee 2—34 del recto della carta 5a, numerata 4, del suddetto codice Riccardiano n? 2279, e nelle linee 1 — 7 del rovescio di questa carta, si legge : (( infra la grande moltitudine delle chose la natura da diuerse uie e luno e achoncio naturalmente a vna » chosa e 1’ altro a laltra aristotile parlando de lasciare memoria dicie che piu lungha e piu famosa per » tuttolmondo e quella della lettera /o//ra io. assai giouane di circha danni xv fui leuato dal bancho et daf- » fatti di chanbiare e fare ragione e menat0 et posto a vn arte molto = (sic) e chuiui molte chose mi fu- » rono chontro alanimo pero che per lonesta e per gli chostumi e cliomposti atti lasciai la uirtu e presi il » disordinato ardimento et alarghamento di spendere e di donare a chi = e chueste chose erano in me e in » me potenzia avevauano (sic) le chuale chose auengnia chel mio animo schifassi e spregiassi sichome non » e vsato e non chonchordeuole chon chuelle tali arti niente dimeno la tenera mia età chorotta per deside- » rio dusanza in chuella era ochupata e istenuta choncio sia chosa che io da buoni chostumi daltrui dischor- « dassi. e dischonsentissi inpertanto chuel medesimo desiderio donore e di fama e chuella medesima inui- » dia che ne chonturbaua glialtri chonturbapa e ochupaua me ripieno lanimo mio di molte miserie e pericholi » e stato chosi incircha danni ,v. mi determinai laltra mia etade auere dilunghata di chotale inprese e pen- » sieri e non volere passare di chuesta uita chome pellegrino benché tardi mi sia raueduto el buon tenpo » chio preso aueuo di ghuastarlo e chonsumarlo e non passare leta in che tale operazione anzi alla ragione » delle chuale chominciato avevo in chuello medesimo ritornando diliberai chuanto amine fussi possibile i- » schriuerne pensando chuesta essere a chi nona lettera di memoria dengnia chonsiderando che elio misura » el cielo e pianeti fanno loro chorsi chome mostra Tolomeo e luomo fu ad essere chreato chon tutta mi- » sura chome mostra echride e chuesta essere di molta neciessita a tutta giente. » Da questo passo del suddetto codice Riccardiano n? 2279 si raccoglie 1° Che il Giuliano di Bene- detto da Maiano autore del sopraccitato «specchio di mercanti» fu leuato dal bancho » (Vedi so- pra, linea 36 della presente pagina 780) mentre egli era in età di circa quindici anni e posto ad un1 — 781 — Sono indicati di sopra (pag. 45i, lin. 28-35) due esemplari d’un volume inti- tolato «INVENTARIO j| E || STIMA |] DELLA || LIBRERIA RICCARDI », eCC. (Vedi Sopra, pag. 451, lin. 16-17). Questo catalogo è, come fu detto di sopra (pag. 451 , lin. 18), un volume , in 4?, composto di 250 pagine. Nelle linee 18-20 della seconda colonna della 49a di queste 250 pagine, la qual pagina 49a e numerata col numero 47, si legge « 2279 da Maiano, Giuliano, Memoriale della » Scienza de’Mercanti. Cod. cart. in fol. Sec. » XV. » In questo passo del suddetto « inventario [| e }| stima || della [| libreria riccardi », ecc. , è indicato il codice Riccardiano n? 2279, descritto di sopra nelle linee 15-17 della pagina 779. Per errore nel passo medesimo trovasi « Sec. XV. » (Vedi sopra , linee 7—8 della presente pagina 78i) in vece di « Sec. XVI. »; giacche nella linea 12 del recto della carta 86a, numerata 85, del medesimo co- dice Riccardiano n? 2279 leggendosi « Insino. a questo di p° di febraio. 1512. » (Vedi sopra, pag. 779, lin. 45), questo codice non può essere del secolo decimoquinto. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana , e contrasse- gnato « Codice Vaticano n? 5645 » è un volume, in foglio, composto di 201 carte cartacee, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1, 1-6, 6 bis, 7—25, 25 bis, 26, 26 bis, 27-33. 33 bis, 34-40, 40 bis, 40 ter, 41—47, 47 bis, 47 ter, 48, 49, 49 bis, 50-61, 61 bis, 62—79, 79 bis, 80-83, 83 bis, 84-111, 111 bis, 112-116, 116 bis, H7-124, 124 bis, 125-150, 150 bis, 151-184. Nelle linee 1-3 del recto della I37a di queste 201 carte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 122, si legge : « Secundum hunc numerum additamentum anni Solaris super annum lunarem, quod est epacta, » est D; 10. H: 2. | || ita enim diuidunt hebrei horas suas in scrupula p.a et .2a. dantes cui- » que horée 1080 pa. et cuique p° 76. secunda ». In questo passo del suddetto codice Vaticano n“ 5645 è detto che gli Ebrei di- vidono un’ ora in 1080 scrupoli primi, e ciascuno di questi 1080 scrupoli primi in 76 secondi. Nel suddetto codice Vaticano n? 5645 (carte 132*—I38a, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 117—123) trovasi uno scritto intitolato « Za- » chai’ise leuitse hebrei in Kalendarij || Romani reformationem ~ |j lucubrationes. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 24-26 della presente pagina 781 fa parte di questo scritto. II titolo riportato di sopra (linee 30—31 della presente pagina 78i) dello scritto medesimo trovasi nelle linee 1-3 del recto della carta I32a del suddetto codice n? 5645, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 117. Nelle linee 1-4 del recto della carta i38a, numerata nel medesimo recto col numero 123, del codice medesimo, si legge : « Si cui (quod fateor) paruus labor iste videtur, » Copia » Quid ? si non placeat, iam caruisse potest. » Zacharias leuita hebreus Genuensis ». È da credere che la persona chiamata in questo passo del precitato codice Va- ticano n? 5645 « Zacharias leuita hebreus Genuensis » (Vedi sopra, linea 2 della co- arte ; 2? Ch’egli poscia per qualche tempo condusse vita scioperata spendendo disordinatamente; 3° Che poscia ravvedutosi deliberò di scrivere alcuna opera a vantaggio degli studiosi; 4? Ch’egli recò ad effetto questo suo proponimento componendo il suddetto « spechio di merchanti » ( Vedi sopra, pag. 780 , lin. 18). — 782 — lonna 2a della pagina 780) sia 1’ autore della scritto menzionato di sopra nella linea 30 della pagina 781. La Biblioteca Vaticana possiede un manoscritto intitolato « invIt. librorv. || » LATINORVM. MSS. || BIB. VAT. || TOMVS. SEXTVS. » Questo TOMVS SEXTVS è Ull Volume, in foglio, composto di 466 pagine, numerate coi numeri i, ii, 1-464. Nelle linee 1—4 della terza di queste 466 pagine, numerata col numero 1, si legge il titolo riportato di sopra (linee 3-4 della presente pàgina 782) del volume medesimo. Nelle linee 12-14 della i9Sa di queste 466 pagine, numerata col numero 196, si legge: « 5645 De Calendario Romano restituen Tractatus ua// i) rij tempore Gregorij .XIII., quorum index est in princip. Aloysius Lilius Calab/1/. )) Ex Pap. c. s. Mod. In fol. » In questo passo del suddetto volume intitolato « invet. librorv. |j latinorvm. mss.|[ » bib. vat. | tomvs. sextvs. » è descritto il precitato codice Vaticano n? 5645. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica Comunale di Ferrara, e contrassegnato « 266. NC. io », cioè « numero 266 progressivo de’ mano- » scritti ora posseduti dalla Biblioteca medesima, Scansia NC, Palchetto io », è un volume, in foglio, composto di 36 carte, delle quali le ia-4a, 36a non sono nume- rate, e le 5a— 35a sono numerate ne’margini superiori dei recto coi numeri 1— 31. Nelle linee 1— 15 del recto della nona di queste 36 carte, numerata nel medesimo recto col numero 5, si legge . « Ogn’ora finalm.e subdividono in tante particelle, (come le dicon essi) non già secondo noi Cristiani » in 60 ma in 1080, e ciò dicono esser tenuti a fare per due ragioni, cioè per Mistero , e per co- » modo : per Mistero, perchè dicono ritrovarsi nel Paralipomenon al Cap.XII. ver. 32. misteriosam.e » un tal numero ; per iscoprire il qual mistero, basta osservare il Versetto sud? che secondo l’ebraica » verità cosi si legge. = Et de filiis Issachàr erant scientes intelligentiam temporum:=In quella pa- » rola temporum, che in Ebreo suona Ethìm particolarm.e vi stà il mistero cioè il n? 1080 in tal mo- » do. Alla Lettera ’Ain s’attribuisce il n? 70: alla Lett.aThaù il n? 400: alla Lett.a Jòd il n° 10 : » alla Lett.a Mèm finale il n! 600 quali uniti insieme sommeranno 1080 e questo n’ è tutto il Mi- » stero. Dissi poi per comodo, asserendo i med.mi essere un’tal fragmento più copioso di parti, che » non è il n° 60, onde più comodamen.e si può ridurre in 3.2i in 4.u in 5.tì in 6.u etc. » In questo passo del suddetto manoscritto contrassegnato « 266. NC. io » è asserito 1? Che gli Ebrei dividono l’ora in 1080 parti; 2? Ch’essi hanno adottato tale di- visione dell’ora per due motivi, cioè 1? per essere i oso = 70 + 400 + io + 600 = som- ma de’numeri attribuiti alle lettere componenti la parola Ethim; 2° per essere interi i numeri -^f-0- ^-pp ^-jp , ed interi anche altre parti di 1080. Nelle linee 6-16 del rovescio della na carta del suddetto manoscritto contrassegnato « 266. NC. » io », numerata nel suo recto col numero 7, si legge : « Dicono perciò scorrere la Luna tutto il Zodiaco andando, e ritornando al punto d’onde si partì » in giorni 27 § ma perchè ivi non può ritrovare più il Sole, atteso che nel mentre essa girò ii Zo- » diaco tutto, camminò anche il sole più oltre tanti gradi , quanti sono competenti alli giorni su- » detti 27 f ne avviene che a compire il di lei corso, che deve già essere di Congiunz.e in congiunz.e » gli converrà camminare più oltre anche per lo spazio di due giorni, et ore 6. part. 793 affine di ri- » trovare il Sole, e ricongiungersi con lui; onde si ritroverà per questo che la Luna da congiunz.e a » congiunz.e vi consumerà giorni 29. or. 12. part. 793. di quelle d’israelle. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « 266. NC. io » si dimostra che secondo gli Ebrei un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 parti d’ora ebraica. Nelle linee 23-26 del rovescio della carta na del suddetto codice con- trassegnato « 266. NC. io », la qual carta nel margine superiore del suo recto è nu- merata col numero 7, e nelle linee 1-9 del recto della carta I2a di questo co- — 783 — dice, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 8, si legge: « Ecco un esempio per far chiaro il tutto. Siansi E. G. congiunti questi due Luminari nel primo )) grado d’Ariete, e muovinsi parimenti ambidue nello stesso tempo, certamente ciò seguirà con tale » diversità di moto, che mentre il Sole se ne va scorrendo il proposto segno d’Àricte, girerà la Luna » tutto intero il Zodiaco . e ritoccherà essa il punto primo d’ Ariete , d’onde si partì dopo giorni 27f « in circa : ma perchè a far compito il di Lei giro non si considera . che essa sia gionta al d° pri- « mo grado d’Ariete, ma bensì quando avrà raggionto il Sole, però converrà alla Luna proseguire il » di lei viaggio per altri due giorni, ore 6. par. 793. verso il fine del Segno d’Ariete, affine di ritro- » vare il Sole : sicché da congiunz.e in congiunz.e vi consumerà in tutto giorni 29. or. 12. par. 793. » In questo passo del suddetto codice 266. NC. io si dimostra per mezzo d’ un esempio che secondo gli Ebrei un mese lunare dev’ essere composto di 29 gior- ni, 12 ore, 793 punti Nelle linee n— u del recto della carta I7a del suddetto ma- noscritto contrassegnato « 266. NC. io » la qual carta nel medesimo suo recto e numerata col numero 13, si legge : « In quanto a’Novilunj, vi è da notare in primo luogo (affine d’essere informato del fondamento » del calcolo) esser già stabilito appresso gli ebrei, che una intera Lunazione, come fu detto di so- » pra, consti di gior. 29. or. 12. part. 793. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « 266. NC. io » e asserito che se- condo gli Ebrei una lunazione è composta di 29 giorni, 12 ore, 793 punti. Nelle carte 5a-35a, numerate ne’margini superiori dei recto coi numeri 1 — 3 1 , del sud- detto codice contrassegnato « 266. NC. io » trovasi uno scritto intitolato « Rag- » guaglio sopra il Computo Astronomico usato |] dagli Ebrei per calcolare i Novi- » lunj, e con || quelli i capi di Mese, La Thekufòt, o siano j| quattro stagioni » dell’anno. La Pasqua, et al//| | tre solennità, Tratto da’migliori Autori Eb//|]brei, » e ridotto alla maggior chiarezza possibile, || per opera d’Agostino Botticini, revi- » sore de’ j] libri ebrei per il S.to Officio di Ferrara l’an=||no 1723; quale viene » dedicato divotam.6 dallo || stesso al M:° R. P. Carlo da Crevalcore Cappuccino|| » in materie Cronologiche eruditissimo, a Ciò che si riporta di sopra, nelle linee 21-30, 38-44 della pagina 782, e nelle linee 2-9, 15-17 della presente pagina 783, fa parte di questo scritto. Il titolo riportato di sopra (linee 21-28 della presente pa- gina 783) delle scritto medesimo , trovasi nelle linee 2—12 del recto della carta terza del suddetto codice contrassegnato « 266. NC. 10 ». La Biblioteca Pubblica Comunale di Ferrara possiede un catalogo manoscritto già citato di sopra (pag. 521, lin. 34), e diviso in due parti, la prima delle quali è intitolata « codices manuscripti || bibliotiiecae || pub. ferrariensis , ecc. pars » prima » (Vedi sopra, pag. 521, lin. 35-38). Questo catalogo è, come fu detto di sopra (pag. 521, lin. 39), un volume, in foglio, composto di 168 carte. Nelle linee 27—29 della colonna seconda del recto della I8a di queste 168 carte, e nelle linee 1—5 della prima colonna del rovescio della carta medesima, si legge . (( Botticini Agostino » celebrare i Novilunj ... e le quat » N° 188 = (n? 266 NC 10) » tro Stagioni dell’anno, la Pasqua, » Ragguaglio Sopra II Computo » ed altre Solennità &c. = orig. ined. » Astronomico usato dagli Ebrei per » fot. » In questo passo del suddetto catalogo di manoscritti della Biblioteca Pubblica Comunale di Ferrara è indicato il suddetto codice ora contrassegnato discussas studiosius autem Iector eas et siqua sunt alia in hoc libro pretermissa per se poterit in- )> uenire. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 28—29, 35—37 della pagina 787 fa parte di quest’ opera. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 42-43 della pagina 787 si legge nelle linee 1-8 della prima colonna del recto della carta quarta del suddetto codice Vati- cano n.° 3112, la qual carta quarta nel margine superiore del medesimo recto è nu- merata col numero 1. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 2-4 della presente pa- gina 788 trovasi nelle linee 3—9 della colonna seconda del rovescio della carta 30* del suddetto codice Vaticano n? 3112, la qual carta 30a nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 27. Nelle linee 9—10 della medesima colonna seconda, si legge : « Explicit compotus philosophicus nouus. » L’opera chiamata « compotus philosophicus nouus » in questo passo del suddetto codice Vaticano n? 31 12 è la stessa menzionata di sopra nella linea 41 della pagina 787. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vaticana di Roma, e con- trassegnato « Codice Ottoboniano n? 2252 » è un volume, in foglio , composto di 107 carte numerate con lapis nei margini superiori dei recto coi numeri 1-107. Nelle linee 18-26 del margine laterale esterno del recto della ottava di queste 107 carte, numerata nel medesimo recto col numero 8, si legge : « Et sciendum quod unum minutum est una pars de .1080. et hora est .1080. minutorum Et » dies est 24 horarum et mensis lunaris est 29. dierum et .12. horarum et 793. minutorum. secun- » dum quod receptum est a quodam antiquo qui fuit de domo dauid. » In questo passo del suddetto codice Ottoboniano n? 2252 dicesi 1? Che un’ora è composta di 1080 minuti; 2° Che secondo un antico scrittore « de domo dauid » , un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, e 793 minuti. Nelle linee 32-33 del margine laterale esterno del recto della carta 8a, numerata 8, del suddetto codice Ottoboniano n? 2252, si legge: dies. ho. ni. « ([ Mensis lunaris est 29 12 793 ». In questo passo del suddetto codice Ottoboniano n? 2252, si legge che il mese lu- nare è composto di 29 giorni, 12 ore, e 793 minuti. Delle 107 carte sopraccitate del suddetto codice Ottoboniano n? 2225 le ia, 2a, 7a, 30% 45% 46% 48a-54% 57a-66% 69a— 76% 79a— 87% 90a-98% ioia-i04% 106% i07a sono cartacee, e le 3a-6% 8a-29% 31a —44% 47% 55% 56% 67% 68% 77% 78% 88% 89% 99% 100°, I05a sono membranacee. Questo codice è legato in cartone coperto di cuoio rosso filettato d’oro, con cinque cor- doni sul dorso formanti sei scompartimenti. Nel secondo di tali scompartimenti si legge in cifre dorate « 2252 ». La Biblioteca Vaticana possiede un manoscritto intitolato « inventari! [| codicvm. » MANVSCRIPTORVM. LATINORVM || B1BLIOTHECO. VATICANA || OTTOBONIANO (| PARS. II. » Que- sto manoscritto è composto di 598 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-598. Nelle linee 1-5 del recto della prima di queste 598 carte, nu- merata nel margine superiore del medesimo recto col numero 1, si trova il ti- tolo riportato di sopra (linee 40-41 della presente pagina 788) della medesima pars. ii. Nelle linee 1-5 del rovescio della I88a di queste 598 carte, numerata nel margine — 789 — superiore del suo recto col numero 188, si legge : « 2252 Codex membranaceus in fol. exa||ratus Saeculo XIV. contine! || Plura ad Astronomiam » perti||nentia || Codex constai pag. XCII. » In questo passo del suddetto volume intitolato « inventaci j] codicvm. manvscri- » ptorvm, latinorvm, ecc. pars. n. » il codice Ottoboniano n? 2252, descritto di so- pra nelle linee 17—19 della pagina 788, dicesi « exaratus Saeculo XIY. » (Vedi so- pra, linea 2 della presente pagina 789), cioè « scritto nel secolo decimoquarto ». Nel soprammentovato volume intitolato « inventarti [] codicvm. manvscriptorvm. la- » TiNORYM, ecc. pars. il. » trovansi descritti i codici manoscritti Ottoboniani ora contrassegnati n.1 1677-3391. Questo volume è il secondo d’un inventario de’mano- scritti Ottoboniani-Yaticani ora posseduti dalla Biblioteca Vaticana, e composto di due volumi. La Biblioteca Vaticana possiede anche un catalogo alfabetico dei codici ma- noscritti Ottoboniani ora posseduti dalla Biblioteca medesima. Questo catalogo è un volume, in foglio, composto di 636 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1, 1-536, 556-634. Nelle linee 8-9 del recto della 46a di queste 636 pagine, numerata nel medesimo recto col numero 45, si legge : (c Astronomie Tractatus. Num° 1SP6. » pag. i. et 102, et Num? 2252. » 11 suddetto catalogo alfabetico de’manoscritti Ottoboniani è diviso in tre volumi legati in uno solo, il primo de’quali è intitolato Ciò che si riporta di sopra nelle linee 18— 19 della presente pagina 789 fa jiarte di questo tomus primus. Il titolo riportato di sopra (linee 21-22 della presente pagina 789) del medesimo tomus pri- mus trovasi nelle linee 1—5 del recto della seconda carta del suddetto catalogo alfabetico de’manoscritti Ottoboniani, numerata in questo recto col numero i. Nella linea 6a del medesimo recto si legge: « Primus Nuraerus indicai Codicem , Se- » cundum Paginam. » Sono indicati di sopra (pag. 736, lin. 7-9) due esemplari d’una edizione intitolata « SPICILEGIUM VATICANUM, eCC. Von (j CARI GREITH , eCC. FRAUENFELD, eCC., 1838 » (Vedi sopra, pag. 735, lin. 2-5). Si è detto di sopra (pag. 735, lin. 5) che questa edi- zione è composta di 324 pagine. Nelle linee 31—36 della 33a di queste 324 pagine, numerata col numero 15, e nelle linee 1— 24 della 34a delle medesime 324 pagine, numerata col numero 16, si legge : Die Bibliotheca Ottobuoniana war endlich die letzte •osse Sammlung, welche der Vatikana unter Benedikt XIV. 1740 — 1758 ) zu Theil wurde. Theils durch Vergabung , teils durch Ankauf kam die Sammlung des Alberto Pio, tzten Herrn von Carpi (1475 — 1531), an seinen Bruder abio, dann an denn Kardinal Marcello Cervini, endlich T den Kardinal S i r 1 e t 0 . Nach dem Tode des Letztern kaufte e der Kardinal Ascanio Colonna an , der sie noch mit ?r reichen Sammlung seines Verwandten Marc Antonio arsiglio Colonna, Erzbischofs von Salerno, vermehrte. ach Colonna ’s Tode kauft sie Herzog Gioanangelo ltaemps an, und sie erhielt daher der Namen Bibliotheca Itaempsiana. Ihr damaliger Katalog ist noch in den beiden andschriften der jetzigen Ottobuoniana 1872 und 2542 orhanden ; ein anderer Index Bibl. Altaempsianae ist auch in » der Barberinischen Handschrift 29S0 zu finden. Noch ehe der » Kardinal Ottobuoni zum Pabst erhoben ward, kaufte er die Alta- » empsiana an , fiigte ihr als Pabst Alexander Vili. ( 1689— » 91) hundert der vorziiglichsten Handschriften aus der Christina » hinzu, und uberliess sie seinem NefFen , dem jungern Kardinal » Ottobuoni, nach dessen Tode sie endlich Benedikt XIV. » fiir die Vatikana ankaufte. — jjber dreissig Jahre giengeu da- » hin , bis diese Sammlung auf der Vatikana geordnet und neu » beschrieben wurde ; das neue Inventar dariiber wurde in den « Jahren 1775—80 in drei Foliobanden abgefasst , welche die » Handschriften von 1 bis 3391 nach ihren Verfassern . ihrem » Inhalte und Alter u. s. f. ausfiilirlich angeben; zu diesem Inven. » tar kam spater auch ein alphabetischer Katalog in drei Folioban_ » den und ein andres Inventar fiir die griechischen Handschriften. » Ein Katalog der Sfortiana giebt die Ottob. Hdschrft. 2355 »* — 790 — L’Inventario che in questo passo della suddetta edizione intitolata cc spicilegium » vaticanuji », ecc. è chiamato cc das neue Inventar » (Vedi sopra, pag. 789, col. 2% lin. 9) è quello la cui cc pars ii. » è menzionata di sopra nelle linee 40-41 della pagina 788. Sembra per altro che erroneamente nel passo medesimo leggasi cc drei » (tre) (Vedi sopra, pag. 789, col. 2a, liuea io) in vece di cc swei » (due). L’indice chiamato nel passo medesimo cc ein alphabetischer Katalog in drei Foliobànden » (Vedi sopra, pag. 789, col. 2a, lin. 13-14) è quello stesso menzionato di sopra nelle linee 4 3 — 14 della pagina 789. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « 244. Col: 43 = B = 26 », cioè cc numero 244 de’codici manoscritti » già posseduti dall’Abate Niccolò Rossi, ed ora posseduti dalla Biblioteca Cor- » siniana. Colonna 43, Palchetto B, numero 26 progressivo de’volumi ora collo- » cati in questo palchetto », è un volume, in 8? grande, composto di 157 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri i, i — 151, 151-155. Nelle linee 24-29 del rovescio della 26a di queste 1 57 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 25, si legge : cc L’anno. E di 365 E1 di E ore .24. e lora. E 1080. punti. E 18 punti, fa. vn minuto. E 60 » minuti fa unora » OGni. lunare E di 29. ore .12. punti. 793. » In questo passo del suddetto codice Corsiniano ora contrassegnato « 244. Col: 43 = B = 26 » dalle parole illustri (47) ? » (43) L’elogio di Nicolò Rossio è scritto in latino, r nostro Amaduzzi, fu premesso al catalogus selectissi- » e porta questo titolo: » mae Bibliothecae Nicolai Rossii . Romae in typogra- d XLIII. De vita Nicotai Rossii commentariolum . j> phio Paleariniano 1786. in 8; ed il commentario in- » Questo piccolo commentario, senza però il nome del » comincia a pag. 3, e termina a pag. 14. » Da questo passo della suddetta edizione intitolata « elogio || dall’ abate || gio. cristofano ama- » duzzi, ecc. pavia mdccxciv. », ecc. apparisce che il suddetto scritto intitolato « de vita || nicolai » rossii || commentariolum. » (Vedi sopra, linee lg — 21 della presente pagina 791) è opera dell’A- bate Giovanni Cristofano Amaduzzi. Un esemplare della suddetta edizione intitolata « elogio || dell’abate || gio. cristofano ama- » duzzi, ecc. pavia mdccxciv. », ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze , e con- trassegnato «B.2.F. 14», cioè «Stanza B, Scadale 2, Palchetto F, numero 14 progressivo delle opere ora » collocate in questo palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblio- teca di Brera di Milano, e contrassegnato « OO. III. 104 », cioè « Scansia OO, Palchetto 111, numero » 104 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 792, lin. 42 — 47) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato « dizio- » NARIO II DI OPERE || ANONIME E PSEUDONIME || DI SCRITTORI ITALIANI || O COME CHE SIA AVENTI RE- » LAZIONE || ALL’ ITALIA || DI G. M. || TOMO I. || A— G || IN MILANO || COI TORCHI DI LUIGI DI GIACOMO — 792 — In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contras- segnato « Q. I. 20 », cioè « Bancone Q, Sezione I, numero 20 progressivo de’vo- » lumi ora collocati in questa Sezione » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « catàlogus |] selectissimae || bibliothecae|| nicolai rossii, ecc. bo- » mae, ecc. mdcclxxxvi. », ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrassegnato « cCc. II. 446 », cioè « Scansia cCc, Palchetto II, numero 446 progressivo de’volu- » mi ora jiosseduti dalla Biblioteca Riccardiana ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « n° 1254. Col: 41= E = 20 », cioè « numero 1254 di tutti i mano- » scritti ora posseduti da questa Biblioteca, Colonna 41, Palchetto E, numero » 20 progressivo de’manoscrilti ora collocati in questo palchetto » è un volu- me, in 4?, composto di 98 carte cartacee, delle quali le ia-3a, 98a non sono nu- merate, e le 4a— 97a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1—94. Nelle linee 8-12 della colonna seconda del rovescio della 77a di queste 98 carte, la qual carta 77a nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 74, si legge : « Et nota quod annus incipit a mense Januarij et dies incipit ab ortu solis Et scias quod dies » habet xxiiij horas et hora habet 1080 puncta. » In quésto passo del suddetto codice contrassegnato « 1254. Col: 4i = E=20» è asserito che un’ ora è composta di 1080 punti. Nelle linee 1 — 11 del recto della carta terza del suddetto codice ora contrassegnato « 1254. Col: 41 = E = 20 », si legge : ,« Cod. 1254. |] S. Antonini [| Arcchiepiscopi Fiorentini || Sumina Sacerdo- » talis [| Accedit ||Tabula Litterarum Dominicalium \\ et Lunationum [| Item |] Re- » gula Fratrum , et Sororum [| 3.‘ Ordinis Sancti Francisci || Mss. di carte 94 ». Questo codice è legato in cartone coperto esternamente di pergamena. In un car- tellino incollato sul dorso di questo codice è impresso in oro « 1254 ». Nel ro- vescio del primo cartone del codice medesimo è scritto a penna « Col=4i=E=20 ». Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, descritto di sopra (pag. 761, lin. 48; pag. 762, lin. 1-12), ed intitolato « INDICE || Gene- » rale || de’Libri Manoscritti || che si conservano nella Libreria || dell’ Ecc:ma Casajj » Corsini » , ecc. (Vedi sopra, pag. 761, lin. 48; pag. 762, lin. 1-6), è, come fu » pirola mdcccxlviii. » Questo volume è composto di 486 pagine, delle quali le la— 5a, 484a— 486a non sono numerate, e le 6a— 483a sono numerale coi numeri 2—479. Nelle linee 28—32 della prima colonna della 130a di queste 486 pagine, la qual pagina I90a è numerata col numero 186, si legge: (( Catalogus selectissimae bibliothecae Ni- * Dell’ al>.e Amaduzzi è il Commentarìolum de vita » colai Rossi. Romce , ex typogr. Fa- » Nieòlai Rossi, che precede questo catalogo. » » leariniano, 1786, in — 8? Da questo passo del suddetto volume intitolato 286/4° » 286/5° , 286/eo , 286/7°, 287-318, XIX, XX, 319-367, X-XIII, 368-399, XXI, XXII, 400-465, XXIII, XXIV, 466 -469, XXV, XXVI, 470-487, XXVII, XXVIII, 488-495, XXIX, XXX, 496-568 del suddetto « INDICE |j Generale », ecc, è intitolata « Parte III. [| Indice |] Delle cose Notabili|| » che si contengono ne’Libri Manoscritti, || 0 Scritture in essi raccolte della [| Li- » breria || Dell’ Ecc.ma Casa Corsini || Disposto con ordine di alfabeto. » Ciò che si » riporta di sopra nelle linee 23-33, 38, 42 della pagina 793 è compreso in questa Parte III. Il titolo riportato di sopra (linee 20-22 della presente pagina 794) della medesima Parte 111. si legge nelle linee 1-8 del recto della carta 2i8a del suddetto « INDICE || Generale », ecc., la.qu^l carta 2i8a nel margine superiore del suo recto è numerata col numero 210. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Barberina di Roma, e contrassegnato « XLY. 137 », cioè « Scaffale XLV, numero 137 progressivo de’ » manoscritti ora collocati in questo scaffale » e un volume, in foglio, composto di 82 carte, delle quali le ia-2a, 82a non sono numerate, e le 3a-8ia sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 2—8,0. Nelle 1-10 del rovescio della 75a di queste 82 carte, numerata nel suo recto col numero 74, si legge : « Questa sie la raxone di la luna per la tauola di salamone chome la se Rinoua E dura per senpre » inneterno ponamo che E1 chore 1430 quela let.a che a nome /S/ E achotanti di E a chotanteore/ » e a chotanti punti / si renoua chome tu trouarai schrito puossa 1431 chore quela lita che a nome /T/ » puossa / 1432/ chore quela/ lit.a che a nome R / E chossj honne anno piglia vna / lita in fine atorno » E1 tondo E po se Rechomenza E dura zaschadana lita vno /anno/ vna hora sie 1080 punti E vno » punto E 5 atimi. » In questo passo del suddetto codice Barberiniano contrassegnato « XLV. 137 », dalle parole « vna hora » ( Vedi sopra , linea 38 della presente pagina 794 ) a « 5 atimi » (Vedi sopra, linea 39 della presente pagina 794) è asserito 1? Che un’ ora è composta di ìoso punti; 2? Che ciascuno di questi 1080 punti è diviso in 5 citimi ; talché, secondo questa divisione, un’ora sarebbe anche composta di 5400 atimi o attimi. — 795 — Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Vallicellana , o della Chiesa Nuova, di Roma, e contrassegnato « D. 14 », cioè « Cassetto D, numero » 14 progressivo de’volumi manoscritti ora collocati in questo cassetto », è un volume, in foglio, composto di 326 carte cartacee, numerate nei margini supe- riori dei recto coi numeri i— ix, 1— 89, 99—326. Nelle linee 8—9 della colonna seconda del recto della il* di queste 326 carte, la qual carta na nel medesimo recto è numerata col numero 2, si legge: « E sappi che lora / e / 1080 / ponti ./. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « D. 14 » è asserito che un’ ora è divisa in 1080 punti. Nelle linee ì— 9 del recto della carta terza del mede- simo codice « D. 14 », la qual carta 3a nel medesimo recto è numerata col nume- ro ih, si legge: « De aritmetica |] Mercatura, dy> Agrimensoria. |] Commentaria || » seu insignis Tractatus || Avctoris anonymi || Arismetices Professoris in || Vrbe » Senensi. || Qui scribebat Anno 1445. || Codex XYI. Saeculi. » Questo codice è legato in cartone coperto esternamente di pergamena, con cinque cordoni sul dorso formanti sei scompartimenti, nel quarto dei quali è scritto a penna « D || 14 ». Nel margine superiore della parte interna della prima coperta di questo codice è scritto « Aritmeticg liber ». Nel margine inferiore della medesima parte interna è scritto a penna « D. 14 ». La Biblioteca Vallicellana suddetta possiede un catalogo manoscritto intitolato « iNDEx||Materiarum Praecipuarum || Omnium Codicum Manuscrij|ptorum||GR.'ECORu & » latinoru II Bibliothecg allicellang || Ordine Alphabetico |) Dispositus. || Anno » Domini mdccxlix. » Questo catalogo è un volume, in foglio, composto di 225 carte cartacee, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1—9 del recto della terza di queste 225 carte trovasi il titolo riportato di sopra (linee 21-23 della presente pagina 795). Nelle linee 2-3 del recto della decima di queste 225 carte, si legge: i ogniora .E. I89r 12 ore 136>> 29. E ore | .12. 16 ciascuna 2 ciaschuna 17 cosi 3 Echosi 16—17 a lunare 29 di e | 2—3 o vno lunare. A di. a corso * chorso Il suddetto codice ora contrassegnato « Classe VI. n? 93 » è legato con assicine co- perte di pelle scura molto lacera, e dorso di pelle color marrone sbiadito. Nella par- te superiore di questo dorso è incollato un cartellino nel quale trovasi scritto a penna « vi. |] senecae || Declam. Ital. [| int. Anon: || 4. 93. » Nella parte interna della prima coperta del suddetto codice contrassegnato « Classe YI. n? 93 » è incollato un cartellino nel quale sono stampate le parole seguenti: « francisci |] caesaris ay- » GVSTI || MVNIFICENTIA ». Si è detto di sopra (pag. 585, lin. 5—7) che la Biblioteca Magliabechiana di Firenze possiede un catalogo de’codici manoscritti Magliabechiani, compilato dal Dottore Giovanni Targioni Tozzetti, e formato di undici volumi, in foglio. Il primo di questi undici volumi è composto di 196 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-196. Nelle linee 26-30 del recto della i79a di queste 196 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 479, nel recto della I80a di queste 196 carte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 180, e nelle linee 1-4 del recto della I8ia delle medesime 196 carte, nu- merata nel margine superiore di questo recto col numero 181, si legge : — 799 — •e 93. SEN.« Cod. XCIII. || i. Altra Copia delle Declamazioni di SENECA volga//||rizzate ed esposte come nel Cod. » Gad. » 92. ]| Init. Nella prima Declamatane pone Seneca questa || Legge. I Figliuoli debbono in chaso di » 169. » necessità jj^c. H 2. ANON. Formulario di Soprascritte, e Socrizioni di || Lettere. || Vi sono nominati i »MS.VI.93. » seguenti || B.de Salviatis Archiep. Fior. || Cerboni Marchioni Montis S. Marie || Cavalier Mes. A. de « Pecori || Doctore di Leggie Mes. B. degli Adimari II Doctore Mes. I. de Bardi. Il Cav. e Dott. Mes. C. » Bonciani || P. de’Sachetti || P. de Branchadoris || in Medicina Doctore Magistro N. da Montebuoni. || » Maestro in Teologia Za: del Biada delI’Ord. de Frati Minori || Mes. Carlo d’Arezzo Conc. de nostri « M. S. Il Mes. M. da Luccha Abate della Badia di Septimo || Frate R. de Medici Guardiano del Con- » vento di S. Croce || in Firenze. || Mes. An. da Empoli Priore di S. Maria Maggiore. || Mes. An. degli « Agli Piovano di S. Maria Impruneta. || A. de Frolli Generale dell’Ordine de’ Frati Minori || F. A. da » Faenza Generale de Frati di S. Benedetto. || F. Al. da Genova dell’Osservanza de’ Frati Minori || » Predicatore in S. Maria del Fiore in Firenze. || Suor Lucia Abbadessa del Monastero di S. Jacopo » Maggior || Madonna L. donna di mes. B. Lanfreducci || Mona B. donna di Lippozzo Altoviti || 3. ANON. » Tachuino , cioè Tavole delle Lunazioni mese || ja mese pag: 136. || 4. ANON. Libro chiamato Rosarius » odore Vite ò raccolta || di Sentenze e apoftegmi di diversi Filosofi distribuiti || in Capi, secondo di- ai verse Virtù, ed azioni umane pag: 144. || Init. E’ nostri Savj antichi volsero che due vie || po- si tessimo acquistare il Sommo bene ejcpc. || 5. ANON. I Sette Peccati Mortali in Sonetti pag: 169. jl a> Init. Io sono la mala pianta di Superbia || Che. ’ngeneraidi ciascun vitio il Seme &c. || 4 Cod. chart. » in fol. Scr. Saec. XV. exe. C? a> In questo passo del suddetto catalogo Magliabechiano in undici volumi il sud- detto codice Magliabechiano contrassegnato « Classe VI. n? 93 » dicesi ir Scr. Saec. » XV. exe. a> (Vedi sopra, linea 19 della presente pagina 799), cioè « Scritto sul » finire del secolo XV. » Un Codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, contrassegnato « Classe X. n? 96, palchetto 1 », c descritto di sopra nelle linee 18—21 della pagina 585, è un volume, in foglio, composto di 96 carte. (Vedi sopra, pag. 585, lin. 19). Nelle linee 22-28 del recto della I6a di queste 96 carte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 13, si legge : « Cod: CLXIX. C : 6 : 93 = || 1: Altra Copia delle Declamazio//||ni di Seneca volgarizzate ed’ || esposte » come nel Cod: 92. — || Con altri 4. Opuscoli Vari || Cod: Chart: in foglio Scr: Saec: XV. exe. C:° » Anche in questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « Clas- « se X. n? 96 » il precitato codice contrassegnato « Classe VI. n? 93 » dicesi ‘>, dicesi Ugolini Peruzzii de Vertine. || I. IV. 20. » Anche in questo passo del suddetto catalogo Magliabechiano a schede il precitato — 809 — codice contrassegnato « I. IV- 20 « dicesi « Cod. chartac. in fol. Saec. XV. » (Vedi sopra, pag. 808, lin. 46), cioè . OVIDIO |j NASONE || METAMORFOSI |) VOLGARIZZATE ». Le Carte 10a-125a di questo codice formano un manoscritto acquistato dal Sig. Abate Vincen- zio Foliini per la Biblioteca Magliabechiana nel giorno 28 di Giugno del 1806, e venduto alla Biblioteca medesima dal Sig. Cavaliere Gaetano del fu Cava- liere Gino Capponi per mezzo del Sig. Gaetano Celiai (Vedi più oltre, pag. 812 , lin. 1-8 ). Ciò che si riporta di sopra nelle linee 3—9, 16-19 , 24-25 della presente pagina 811 fa parte di questo manoscritto. Le carte I26a-I93a del sud- detto codice contrassegnato « II. ih. 47 » formano un manoscritto contrasse- gnato « Classe VI. n? 142 (già Strozziano n? 258) ». Nel suddetto codice con- trassegnato K II. in. 47 » (carta H3a, numerata 104, recto , lin. 2-30, verso ; carte ii4a— 120% numerate 105-m ; carta 121% numerata 112 , recto , lin. 1-3 ) trovasi uno scritto intitolato « Tractato di abstrologia dalfonso ». Ciò che si riporta di sopra nelle linee 3-9 , 16-19 , 24-25 della presente pagina su fa parte di questo scritto. Il titolo riportato di sopra (linea 41 della presente pagina 811 ) dello scritto medesimo , è scritto in inchiostro rosso nella linea prima del re- cto della carta U3a, numerata 104 , del precitato codice II. ni. 47. Nelle linee 1—5 del rovescio della carta I2ia del suddetto codice Magliabechiano contras- segnato « II. III. 47 » , numerata nel suo recto col numero 112 , si legge : 104 — 812 — « Comprato per la Pubblica Libreria || Magliabechiana da me Vincenzio Follini j| » Bibliotecario il di 28 Giugno 1806. || Lo vendè il Cav. Gaetano del fu Cav.e j| » Gino Capponi per mezzo di Gaetano Celiai ». Da questo passo del suddetto co- dice contrassegnato « II. in. 47 » apparisce 1? che nel giorno 28 di Giugno del 1806 il Sig. Abate Vincenzio Follini Bibliotecario Magliabechiano acquistò perla me- desima Biblioteca Magliabechiana dal Cavaliere Gaetano del fu Cavaliere Gino Cap- poni per mezzo del Sig. Gaetano Celiai il manoscritto che di sopra nelle linee 30-35 della pagina sii si è detto trovarsi nel suddetto codice contrassegnato « II. in. 47 ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, contrassegnato « II. ni. 198 », e descritto di sopra nelle linee 3—7 della pagina 444, è, come fu detto di sopra (pag. 444, lin. 5-7), un volume, in foglio, composto di 167 carte. Nelle linee 16-18 del recto della I3ia di queste 167 carte, la qual carta è nume- rata nel mezzo del margine superiore del medesimo recto col numero 131, si legge: «Lanno e. 365. di. e 6 bore fatto e conposto per la tauola di sancta chiesa laquale fece sancto dionisio c » nel uero eglie me di .365. e 6 bore punti 193 dora concio sia cosa che 1080. punti siano vna bora ». in questo passo del suddetta codice II. ni. 198, dalle parole « concio sia cosa » (Vedi sopra, linea Ì5 della presente pagina 812) alla parola « bora » (Vedi la linea medesi- ma), è asserito che un’ora è composta di 1080 punti. Nelle linee 13 — 15 del recto della carta i32a del suddetto codice contrassegnato « II. 111. 198 », la qual carta è nu- merata nel mezzo del margine superiore del medesimo recto col numero 132 , si legge : (c nota che ongni bora si diuide in .60. minuti e ongni minuto si diuide in 1S punti, che uedi » che 1080 punti sono vna hora ». Cioè « Nota che essendo « un’ ora = 60 minuti, un minuto = 18 punti » sara » un’ ora = 1080 punti » Nelle linee 28-29 del rovescio della carta i34a del suddetto codice contrassegnato « II. ih. 198 », la qual carta è numerata nel mezzo del margine superiore del suo recto col numero 134, si legge : clicesi « Coti, chartac. in fol. saec. XV. » (Vedi sopra, pag. 814, lin. 46-4"), cioè (t Codice cartaceo in foglio del secolo XV. » Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, contrassegnato In questo passo del suddetto «inventario [| e [| stima || della [| libreria riccardi», ecc. il precitato codice Riccardiano n° 1592 dicesi « Cod. cartac. in quarto Sec. XV.» (Vedi sopra, linea 5 della colonna 2a della presente pagina 817), cioè « Codice car- » taceo, in 4?, del Secolo decimoquinto ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrassegnato « n? 1642 », è un volume, in foglio, composto di 87 carte, delle quali le ia, 5ia, 87a non sono numerate, e le 2a— 50% 52a— S6a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1— 84. Nella linea 21 del rovescio della 79a di queste 87 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 77, si legge : « lora .e. 1080 punti ». In questo passo del suddetto codice Riccardiano n? 1692 è asserito che un'ora è composta di 1080 punti. Nel suddetto catalogo intitolato « inventario [| e || stima (| della |] libreria ric- » cardi, ecc. (pagina 38% numerata 36, colonna 2% linee 48-50% si legge : « 1642 Cicerone dell’ Amicizia. Trattato di Con- » solazione &c. Cod. membr. in fol. Sec. XIV. sul » fine mancante in mezzo d’una sola membrana ». In questo passo del suddetto « inventario || e |[ stima jj della (f libreria riccardi », ecc. il suddetto codice Riccardiano n? 1642 dicesi « Cod. membr. in fol. Sec. XIV. sul » fine » (Vedi le linee 21—22 della presente pagina 817), cioè « Codice membranaceo, » in foglio, della fine del secolo decimoquarto » . Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrassegnato « n? 1696 », è un volume, in 4?, composto di 94 carte, delle quali le ia— 45% 48% 00% 67a— 90% 92a-94a non sono numerate, e le 46% 47% 49a-59% 6ia— 66% 9ia sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 42—60, 85. Nelle linee 25—27 del recto della 49a di queste 94 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 44, si legge : 7 OO « et sappi chogny lunare dura di xxvitij0 et hore xtj et punty setecento nouantatre hore xij et » punty 793 ». In questo passo del suddetto codice Riccardiano n? 1696 è asserito die il mese lunare è composto di 29 giorni , 12 ore , 793 punti. Nella linea 6a del rovescio della carta 56a del precitato codice Riccardiano n? 1696 , numerata nel suo recto col numero 51, si legge : « Sappy chongny hora .e. punty — 1080. » In questo passo del precitato codice Riccardiano n? 1696 è asserito che un’ora è composta di 1080 punti. Nel suddetto catalogo intitolato « inventario || e|||stima||della||libreria riccardi», ecc. (pagina 39% numerata 37, col. 2% linee 50-51), si legge : « 1696 Sermoni di S. Agostino volgarizzati. Cod. » eart. in quarto Sec. XV. » In questo passo del suddetto « inventario || e (| stima (| della. || libreria riccardi », — 818 — ecc. il suddetto codice Riccardiano u° 1696 dicesi « Cod. cart. in quarto Sec. XV. » (Vedi sopra, pag. 817, linee 44-45) , cioè « Codice cartaceo, in 4?, del Secolo » decimoquinto ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrassegnato autem haec adnotata leguntur. Die prima Marcii 1511. in || Civitate Austrie incepit sevissima pestis, » et die 26. predicti mensis || fuit terremotus incredibilis ita ut maxima pars hurbis (sic) coruit, || et « mortui sunt complures, et fuere CLXVItl. Duravit pestis usque ad || Purificationem Virginis, & mor- ii tui sunt complures usque ad tria || milia, et ex Canonicis Rì.dis et Sacerdotibus quadraginta terremo- i> tu ||semper durante, et qui vidit testimonium perhibuit, et testimonium || ejus verum est .In fine ul- » timae Partìs legitur Oratio adCrucem recen-\\tioris chirographi : explicit cum Officio S. Alexii , in ìi quo singularis est || hymnus : ultima pagina tergo clauditur prece quadam rythmica ad || B.M. V. In )i pagella affixa operculo ad an. 1521. notatur captum a Turcis || Ilety rad u m , eodemqu c anno die prima 11 Augusti terremotus , || et Rhodos expugnatio; atque ad an. 1525. die Dominica 19. Februarii terre- i) motus, || praelium ad Ticinum, et Francisci I. Galliarum Regis captivitas. » In questo passo del suddetto volume intitolato « catalogvs || codicvm mss [| lati- i) N0RV3I I BIBLIOTHECAE || ARCHIEPISCOPAL1S || VTINENSIS || CI013CCLXXXIV i> il precitato codice ora contrassegnato « Ot. 10. 1 » dicesi essere « haedinus XP", sec. codex i> (Vedi sopra, linea 17 della presente pagina 829), cioè « codice membranaceo del se- i> colo XV. i> Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato a Fonds Latin n? 7416 B », è un volume, in foglio, composto di 124 carte membranacee, delle quali le 1% 2a non sono numerate, e le 3a-i24a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-99, 101-122, 125. Nelle linee 1—4 del margine inferiore del recto della 44a di queste 124 carte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 42, si legge : « vicenas nonas luces. hora duodenas » continet equeue mensis lunatio queque « cum septingentis punctis nonaginta tribusque » hora fit ex mille punctis ac octuaginta » In questi quattro versi latini dicesi 1? Che una lunazione è composta di 29 giorni, 12 ore, 793 punti; 2° Che un ora è composta di 1080 punti. Il suddetto manoscritto m 830 — contrassegnato « Fonds Latin n? 7416 B » è legato in legno coperto esternamente di pelle. Sul dorso di questa legatura è incollato un Bollo nel quale si legge « LAT. || 7416 || B. )) Nel sopraccitato volume intitolato « catalogus || codicum || manuscriptorum |j bi- » bliothec.iE regime. || pars tertia. || tomus quartus. », ecc. (1) (pag. 356a, numerata 354, col. i% linee 53-55; col. 2a, linee 1—27), si legge : (c viiM CDXVI. lì. » Codex membranaceus, olim Colbertinus. » Ibi continentur: » 1? Profacii, Judaei, quadrans novus, cor- » rectus à Petro Dane de S. Audomaro. » 2? Joannis de Sacrobosco tractatus de » sphsera. » 3° Tractatus de algorismo. » 4? Joannis de Sacrobosco tractatus de « computo. » 5? Tractatus de quadrante veteri : au- » thore Joanne de Montepessulano. » 6? Alius tractatus de algorismo. » 7? Alius tractatus de quadrante. » 8? Tractatus de compositione cylindri. » 9? Tabulse astronomicae ; accedunt ca- » nones. » 10° Nomina instrumentorum astrolabii , » cum ejusdem usu & practica. » 11° Messahallach de compositione & » usu astrolabii. » 12? Thebit , ben Corath , de imagina- » tione octavae sphserae. » 13? Theorica planetarum : authore Ge- rì rardo Carmonensi. » 14° Fragmentum de astrologia judi- » ciaria. » 15? Fragmentum de chiromantia. » Is codex partim decimo tertio , partim » decimo quarto saeculo videtur exaratus. » In questo passo del suddetto volume intitolato « catalogus || codicum || manuscri- » ptorum || birliotheCjE regle. [| pars tertia. || tomus quartus. )> , ecc. , dalla pa- rola « ls )> (Vedi sopra, linea 14 della colonna 2a della presente pagina 830) alla parola « exaratus » (Vedi sopra, linea 15 della colonna medesima) è asserito che il suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin , n? 7416 B « sembra scritto in parte nel secolo decimoterzo, ed in parte nel secolo decimoquarto. Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contras- segnato k Catalogues n? 177 » è intitolato « Catalogus librorum Mss. bibliothecae y> Colbertinae. » Questo manoscritto è un volume, in foglio, composto di 486 car- te, delle quali le ia, 2% I8a, 63a, 75a, I39a, I60a, 229a, 486a non sono numerate, e le 3a-i7a, I9a-62a, 64a-74a, 76a-i38a, I40a-i59a, I6ia-228a, 230a-485a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-15, 17-59, 61-115, 117-122, 124-228, 123, 229-238, 240-259, 261-400, 402-418, 420-486. Nella linea prima del recto della terza di queste 486 carte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col nu- mero 1, trovasi il titolo riportalo di sopra (linee 29—30 della presente pagina 830) del manoscritto medesimo. Nelle linee 2-7 del rovescio della 2i3a di queste 486 carte, numerata nel margine superióre del suo recto col numero 212, si legge : « 2095. Prognosticationes Ioannis de Bassigniaco prò annoMCCCLIV. [| usque ad annumMCCCLXXIII.|J « Quaedam prognosticatio contra Anglos , delata Anno MCCCXXXVI. || Liure d’astrologie en » vers Francois. || Sphaera bestiarum. || Liure d’Algorisme. » In questo passo del suddetto manoscritto contrassegnato « Catalogues n? 177 » sono indicati cinque scritti contenuti in un codice ora posseduto dalla Biblioteca Im- periale di Parigi, contrassegnato « Fonds Latin, n? 7352 », già «Colbertinus n? » 2095 », e descritto di sopra nelle linee 36-39 della pagina 396. Nelle linee 3 -14 del rovescio della carta 407a del suddetto manoscritto contrassegnato « Catalogues » n? 177 »,la qual carta 407a è numerata nel margine superiore del suo recto col (1) Vedi sopra pag. 343, Un. 30—31. — 831 numero 407, si legge : cioè « n? 969 dell’inventario generale, Armadio DE, palchet- » to 6, numero 12 progressivo de’ volumi ora collocati in questo palchetto », è un volume, in 4?, composto di 7 carte, numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 1-7. Nella linea 61 del rovescio della prima di queste sette carte, nume- rata nel margine superiore del suo recto col numero 1, si legge : « Sed 2m iudeos hora est spacium mille et 80 elochim ». In questo passo del suddetto codice ora contrassegnato « g de 12 >' è asserito che (1) Vedi sopra, pag. 343, linee 30—31. — 833 — secondo gli Ebrei , un’ora è uno spazio di ìoso elochim. Nelle linee 31-35 del recto della carta seconda del medesimo codice contrassegnato « g DE l2 », la qual carta seconda nel margine superiore del suo recto e numerata col numero 2, si legge: « Item sciendum quod mensis lunaris est spacium in quo luna recedit a sole iterum rediens ad » ipsum et est teinpus ab vna coniunc.one ad aliam et continet hoc tempus 29 dies. 12. horas. 700. » elochim 93 quorum mensium in anno solari quandoque sunt .13. quandoque .12. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « £ De6i2 » è asserito che il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, e 793 elochim. Nelle linee 24—25 del ro- vescio della carta seconda del medesimo codice contrassegnato « 5' De9j2 » , la qual carta seconda è numerata nel margine superiore del suo recto col numero 2 , si legge : « Judei quamlibet horam naturalem in .1080. partes diuidunt. » In questo passo del medesimo codice contrassegnato « g D9692 » e detto che gli Ebrei dividono un’ora naturale in ìoso punti. Nella linea settima del rovescio della set- tima carta del suddetto codice contrassegnato « 0‘D9692 », la qual carta settima è numerata nel margine superiore del suo recto col numero 7, si legge : « Judei uero diuidunt horam in .1080. elochim ». In questo passo del suddetto codice contrassegnato « £‘„9692 » si legge c^ie gli Ebrei dividono un’ora in 1080 elochim. Più oltre (pag. 834, lin. 5-9) sono indicati due esemplari d’un inventario inti- tolato passo del . suddetto volume intitolato << cat BIBLIOTHÈQUE ROTALE j| DES DUCS DE BOURGOGNE, Me pudet audire Judaeum talia scire. ALOGUE || DES MAN-U- ecc. tome 11. », ecc. Vers Lat. In-folio. 1444 licesi che il sopraccitato codice n? 969 ha la data del 1444 (Vedi sopra, linea 9 ella colonna sesta della presente pagina 835), Un esemplare del suddetto volume intitolato « catalogne; jj des manuscrits || de la "Ibliothèque royale||des. ducs de bourgogne, ecc. tome ii. », ecc. è ora posseduto alla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato «1.5. 6. 5 »,cioè Stanza 1, Scaf- fale 5, Palchetto 6, numero 5 progressivo delle opere ora collocate in questo palchet- to ». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Impe- lale di Parigi, e contrassegnato « in fol. Q. n. p. », cioè « in folio, Q, non porte"». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e con- rassegnato « Cod. It. 220 — Cod. Vict. 105 », cioè « Codex Italicus 220 — Codex > Yictorianus 105 », è un volume, in 4?, composto di 61 carte, delle quali le ia-4;1 non sono numerate, e le 5-6ia sono numerate nei margini superiori dei recto :oi numeri 5-29, 32-39, 41-64. Nelle linee 20-24 del recto della 5ia di queste 61 ;arte, numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 54, si legge: « Et nota che ogni lunare contiene in se di 29 hore 12 Et punti 793 Ranno contiene in se di 365 > Et hore 6 che si contengono in vno anno /lunari 12 di 10 hore 21 Et punti 204 sicché in 19 anni » interuengono lunari 235 E hore 1 e punti 485 /. sappiendoche ogniora contiene in se punti 1080/. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Cod. It. 220— Cod. Yict.ios», dalla parola « nota » (Vedi sopra, linea 47 della presente pagina 835) fino a « punti » 793 » (Vedi sopra, la linea medesima), è asserito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti. Nel passo medesimo, dalla parola « sappiendo » (Vedi sopra, linea 49 della presente pagina 835) fino a « punti 1080 » (Vedi sopra, la linea medesima), è asserito che Fora è composta di 1080 punti. Nella linea settima 107 — 836 — del rovescio della carta 51% numerata 54, del suddetto codice contrassegnato «Cod. » It. 220- Cod. Yict. 105 », si legge : « Lora contiene in se punti 1080 ». In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Cod. It. 220 - Cod. Vict. » 105 » è asserito che un’ora e divisa in 1080 punti. Nelle lince 1 — 16 del recto della carta 6ia del suddetto codice contrassegnato « Cod. It. 220 — Cod. Yict. 105 », la qual carta Gla nel margine superiore del medesimo recto e numerata col numero 64, si legge : « ihus Catarina Roffl 17 feìir 1466 ex misthin.. (sic) » In ariete adi 15 et hore 12 de marso et d.. di 30 et hor 1 ~ ciò e » fi. adi 14 et hór 22§ de Aprile. » In tauro/adi 14 et hore ìì\ de Aprile fi a di 15 et hor .9. de mayo » In Gemini fi adi 14 et hor 19§ de giugno » In Cancer fi adi 15 et hor 6 de lullio » In lion fi adi 14 et hor 16| de Agusto. » In Virgo fi adi 14 et hor 3 de septcmLr: In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Cod. It. 220 - Cod. Vict. » 105», dalla parola « Soror»(Vedi sopra, linea 8 della colonna 2a della presente pa- gina 836) a « 793 » (Vedi sopra, la linea medesima',, è asserito che la luna e in ciascun segno 29 giorni, 12 ore, 793 punti. Nelle linee 8-12 del recto della carta 60% nume- rata 63, del suddetto codice contrassegnato «Cod. It. 220- Cod. Vict. 105 », si legge: « Et perche nel presente anno deglanni della salutifera Incarnatione del nostro Signor Jhu xpo » 1428 / la patta corre 14 si dee notare che lanno del 1429 che comincera ad marzo / la patta correrà » 25 conciosiacosa che ognanno soprai numero che la patta corre si dee porre 11 ». Ciò che si legge in questo passo del precitato codice contrassegnato « Cod. It. 220 - » Cod. Vict. 105», dalle parole « Et perche » (Vedi sopra, linea 22 della presente pa- sente pagina 836) a « 1428» (Vedi sopra, linea 23 della presente pagina 836), mostra che questo codice fu scritto nel 1428. Nelle linee 9-12 del recto della carta seconda del suddetto codice contrassegnato « Cod. It. 220 — Cod. Vict. 105 », si legge : « Questo libro dabbacho siediFran^0 dubaldino dnicholo dbartolo dchimenti istag (sic) Cittadino » fiorentino. J1 quale glilidono ms> Batista dealbito dlreame suo Conpare. In Roma. Lanno Mcccclxxv. » Lanno del giubileo, sotto di Sisto papa, mj? cioè frate franc0 della rouera da Saona di Genoua. » Da questo passo del suddetto codice contrassegnato « Cod. It. 220 — Cod. Vict. » 105 » apparisce che nel 1475 questo codice fu donato alla persona chiamata nel passo medesimo « Franro duhaldino dnicholo dbartolo dchimenti istag Citta- » dino fiorentino.» (Vedi sopra, linee 30-31 della presente pagina 836) dalla persona chiamata nel passo medesimo « Battista dealbito dlreame suo Conpare » (Vedi so- pra, linea 31 della presente pagina 836). Il suddetto codice contrassegnato « Cod. It. » 220 — Cod. Vict. 105 » è legato in cartone coperto esternamente di carta. Nella parte esterna del primo cartone di questa legatura è scritto a penna « Libro di » Aritmetica, e delle Lunazioni [| Scritto Fan. 1428 &c uedi la pag. 63. ». In questo passo del medesimo primo cartone il richiamo « uedi la pag. 63 » è relativo a ciò che si riporta di sopra nelle linee 22—23 della presente pagina 836, dalle parole « Et perche » (Vedi sopra, linea 22 della presente pagina 836) a « 1428 » (Vedi so- pra, linea 23 della presente pagina 836). Posseggo un esemplare d’uri volume, in 8?, intitolato « catalogus [| codicum |) ma- » NUSCRIPTORUM || BIBLIOTHECAE REGIAE || MONACENSE. [j TOMUS VII. [j CODICES GALLICOS, » HISPANICOS, ITALICOS, ANGUCOS, || SUECICOS, DANICOS, SLAVICOS, ESTHNICOS, || HUNGARI- » COS COMrLECTENS.||MON ACUII || A.M.D.CCC. LVIII.[| SUMPTIBUS BIBLIOTHECAE REGIAE. || PRO- » In libra fi adi 14 et hor 13| de ottoLr » In Scorpion fi 14 cioè tuctol di de. 14 de noueLr » In Sagictario fi adi 14 et hor 10j de decemtr » In Capricorno fi adi 13 et hor 21 de Zennaro » In Aquario fi adi 13 et hor 7| de febraro » In piscis fi adi 15 et hor 12 de marzo » In omni signo sta di 30 et hor 10| » Soror In Vnoquoque signo diebus 29 . horis duodecim punctis — 83T — » STAT MONACHII IN LIBRARIA REGIA PALMIANA, || PARISIIS APUD A. FRANO !C. » (l). Questo » tomus vii. è composto di 432 pagine, delle quali le ia— 5% 9% n% 85% 1Q3% 325% 335% 337% 343% 393% 397a-399% 409% 416% 430a-432a non sono numerate, e le 6a-8% 10% 12a— 84% 86a-102% 104—324% 326a-334% 336% 338a-342% 344“-392% 394a-396% 400a-408% 4iùa— 415% 4i7a-429a sono numerate coi numeri vi-vm, x, 2-74, 76-92, 94-314, 316-324, 326, 328-332, 334-382, 384-386, 390-398, 400-405, 407-419. Nelle linee 2-9 della 313a di queste 432 pagine, numerata col numero 303, si legge : 1070—1082. MATHEMATICA . PHILOSOPHICA. » Libro di Aritmetica e delle Lunationi. Alidore ignoto. « 1070. (Ital. 220.) „ Incipit post proemium ita: Tutti gluomini secondo che dice cliart., xv s., (a. 1428) 64 f. in 2.° Cod. Victor. 105. Putredine m - )> Aristotile nel prencipio della metafixica naturalmente desiderano di ìerc affectus vermiLusque arrosus. $ Sapere etc. » In questo passo del suddetto volume intitolato « catalogus || codicum l| manu scri- » PTORUM [j BIBLIOTHECjE REGI/E || MONACENSIS.||tQMUS VII., eCC. MONACHIi||a.M.D.CCC.LVIII. », ecc. il precitato codice contrassegnato nullus possit ìprimere neq5 ìprimi » facere || neqs uédere dictos libros sine licétia au||toris sub excòmunicationis latae| » sentétiae libroRjqs amittédorù || poena. quéadmodù patet ì||breui apostolico super | » hoc confecto, cuius |) exemplar in prin-||cipio operis || positum || est. » Nelle linee 33—39 del rovescio della 244a di queste 395 carte, e nelle linee 1— il della prima colonna del recto della 245a delle medesime 395 carte, si legge : (C sic enim inquit Gamaliel fcnpO “p bwb)22 p“l n?2N II D^p^n avi nym rrni imzn rreroai unti mna- mznn ■pam sns un numi Accepi a progenitoribus parentum meorum quod lunaris mensis || completur in diebus uiginti nouem cum dimidio adiunctis duabus H tertiis hora cum punctis, siue momentis, 73. cum ergo dies sin-||guli qualuor & uiginti constent horis, bora uero puncta mille II octuaginta complectantur, si dies predicti per dies hebdo- madaj diui||dantur. remanebit in residuo || dies una hora duodecim cum || duabus tertiis unius hora quae || constituunt puncta, siue mo-||menta 720. quibus si adiunxe-||ris reliqua momenta .73.resul-||tant momenta .793. sicq? men-|jsura residui ultra hebdomadas || integras proquolibet mése est || dies unus hore .12. momenta|| 793. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « Pavlina || de recta paschae || » celebratone: » , ecc. è avvertito 1? Che Gamaliele scrisse « Ho saputo da’pro- « genitori de’miei genitori che un mese lunare è composto di 29 giorni + giorno » + | d’ora + 73 punti o momenti; 2? Che essendo « un giorno = 24 ore, un’ora = 1080 punti, )> e però » i giorno = 12 ore , § d’ora = 720 punti, « Sara j) 29 giorni -f- \ giorno -f f ora + 73 punti = 29 giorni -f- 12 ore -f- 793 punti ». Nelle linee 9 — il del rovescio della carta 259a della suddetta edizione intitolata « Pavlina [| de recta paschae || celebratone: », ecc. si legge: « & uia quaelibet lunatio eoe » lestis còstat ex dieb9 .29. horis .i2. & pùctis .793. erùt dies totius cycli » 6939. hora .16. pùcta .595. » In questo passo della suddetta edizione intitolata m rilhmos lingua uernacula coactus amicorum precibus aedidi. Et cu » ^pene extremam manum operi dedissem: delatum est mihi breue Apo- » stolicù Sàtissimi Dni Nfi Leonis .P. X. In quo precipitTheologis & Astro » logis ut prò rformatione chalendarii iam collapsi Romana ad Lateranense » concilium accedant uel saltem scripto mandent consilia sua. Exquo igitur » iam opusculum compleui/ i quo inter cetera huiusmodi reformatio tradii : » Interrimi illud uernacula lingua descriptum ad te mitto : quousqj modum » & formam corrigendi chalendarium (ut quidam doctiores me rogauerùt ) » latino sermone describam. Accipe itaqj numera mea sponte tibi oblata. Si » cut .n. magi in Astronomica disciplina periti dno triplicata munera obtule » runt : ita & compendium nostrum in tres libros diuisum: & quélìbet librum » in tria membra destinctum tibi offero/ut corrigas quisquid(s«c)i eo uitiosuin in » ueneris. Vale .8. Idus lan. in Epiphania Dni Anno Eiusdem. 1514. » Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolata « (T compen- » DIO DI SPHERA ET |] MACHINA DEL MONDO [| NVOVAMENTE [| COMPOSTO », dalla parola « Epistola » (Vedi sopra , linea 28 della presente pagina 840 ) fino alla parola « aedidi » (Vedi sopra, linea 34 della presente pagina S4o) mostra 1? Che il Padre — 841 — Giovanni Maria Tolosani da Colle, dell’ordine de’Predicatori autore della lettera chiamata nel passo medesimo «Epistola F. Ioannis Mariae Tolosani de Colle Or- » dinis pd. », ecc. (Vedi sopra, pag. 840, lin, 31-32) compose anche il poema in tre libri menzionato di sopra nella linea 20 della pagina 840. Il titolo riportato di sopra (pag. 840 , lin. 21-22) del primo libro di questo poema trovasi nelle linee 2-6 della colonna prima del rovescio della carta seconda della suddetta edizione intito- lata « (T COMPENDIO DI SPHEP.A ET || MACHINA DEL MONDO [| NVOVAMENTE |)’COMPOSTO »,la qual carta nel suo recto è numerata col numero 2. Il titolo riportato di sopra (pag. 840, lin. 23) del Terzo Membro di questo primo libro trovasi nelle linee 10-11 della prima colonna del recto della carta ottava della suddetta edizione inti- tolata « (T COMPENDIO DI SPHERA ET || MACHINA DEL MONDO || NVOVAMENTE || COMPOSTO », la qual carta nel medesimo recto è numerata col numero 8. Nelle carte 6ia-83a d’un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, contrassegnato «XIX. 4. 33 », cioè « Stanza XIX, palchetto 4, nu- » mero 38 progressivo delle opere oi’a collocate in questo palchetto » trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « (T compendio di sphera et || ma- » china del mondo II nvovamente || composto ». Un altro esemplare di questa edi- zione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato «E. 6. 5.36 », cioè « Stanza E, Scaffale 6, palchetto 5, nume- » ro 36 progressivo delle opere ora collocate in questo palchetto ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca del Seminario Fiorentino, e contrassegnato « LL V. 20 », cioè « Scansia L4, jialchetto V, numero 20 pro- » ressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto », è un volume, in 4?, com- posto di 54 carte cartacee niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1— 14 del recto della prima di queste 54 carte, si legge : « Il P. F. Serafino M.a Loddi Dom° in un suo M.S. intitolato Monumenta S. Marci de Fioren- ti tia Ordinis Praedicatorum kc. fa memoria di F. Gio: M.a Tolosani da Colle alla p. 100. all’anno » 1549 con le seguenti parole. “ Die 22 Ianuarii òbiit in Contu S. Spiritus Senarum F. Ioannes M.a » Tolosani de Colle annis natus 61, qui morà integr itati junxit assidua literarum operam, praecipueq. » Astrologiae, de qua nonnulla scripsit, sicut etiam opus de Paschate rite celebrando, editum Venetiis: » et Cronicon Conventus S. Dominici de Fesulis usq. ad an. 1523. Pleraq. alia habes apudD. Echard » opuscula egregia M. S. et asservata inter M. S. Divi Marci. ” » Da questo passo del suddetto codice conti’assegnato « LL V. 20 » apparisce che il Padre Serafino Maria Loddi, nella pagina 100 d’un suo manoscritto intitolato « Monumenta S. Marci de Florentia Ordinis Praedicatorum », scrisse, sotto l’anno 1549, il Padre Giovanni Maria Tolosani da Colle essere morto nel giorno 22 di Gennaio nel convento di S. Spirito di Siena, in età di 61 anni. Più oltre (pag. 842, lin. 29-35) sono indicati due esemplari d’un volume, in 8?, intitolato « l’osservatore (| fiorentino || sugli edifizj || della sua patria II terza edi- » ZIONE II ESEGUITA SOPRA QUELLA DEL 1797, RIORDINATA [| E COMPIUTA DALL’AUTORE, COL- » l’aIIGIUNTA DI || VARIE ANNOTAZIONI DEL PROFESSORE GIUSEPPE || DEL ROSSO R. CON- » SULTORE ARCHITETTO, ASCRITTO || A PIÙ DISTINTE SOCIETÀ DI SCIENZE, E BELLE ARTI.|| » TOMO QUINTO || FIRENZE || PRESSO GASPERO RICCI || Coll Privilegio [| MDCCtfXXI. » Que- sto tomo quinto è composto di 224 pagine, delle quali le ia-3a, 33% 34% 203a, 204a, 224a non sono numerate, e le 4a-32a , 35a-202a , 205a-223a sono numerate coi nu- — 842 — meri 4-219. Nelle linee H-24 della 2i9a di queste 224 pagine, numerata col numeio 215, e nelle linee 1-20 della 220a delle medesime 224 pagine, numerata col numero 216, si legge : tana che allorquando è un poco sopra V orizzonte elevata. Dunque per la « falsa maniera di giudicare da noi contratta , dobbiamo reputarla maggiore » . Al che io ripeto non poter esser questa certamente la vera cagione del fe- nomeno, comecché illusorio, in discorso, e doversene cercar altra che abbia una fisica realtà per fondamento e appoggio consentaneo di applicazione. Co- munque contratta e radicata per abitudine una falsa e fantastica maniera di percepir la grandezza dell’ oggetto lontano e celeste , essa non potrebbe for- nirne a tutti gli osservatori una impressione, o illusione medesima; e d’altra parte una operazione della nostra mente, qual è la stima o il giudizio di quella grandezza non può confondersi nè costituire 1’ apparenza o immagine , quale si offre immediatamente al senso di ciascun osservatore. Pertanto io qui proponendomi la ricerca della più verosimil cagione del fenomeno, a procedervi con ordine e chiarezza comincio dal distinguere l’an- golare apparente grandezza della Luna veduta ne’ buoni cannocchiali e misu- rata con istromenti di precisione, e l’apparente grandezza medesima che of- fresi e misurasi complessivamente all’ occhio disarmato. Quanto alla prima , restringendosene la visione al solo campo ottico del cannocchiale , essa vien riferita necessariamente alla superfìcie della sfera celeste di raggio indetermi- nato, che in questo caso è la distanza incognita della Luna, e nel cui cen- tro l’osservatore credesi collocato. Se nella stessa notte di un plenilunio tale distanza non si cangiasse dalla posizion orizzontale all’altezza meridiana, e nel diametro verticale tenuto conto della rifrazione, dalle misure se ne troverei)* bero le angolari grandezze apparenti della Luna all’ orizzonte e al meridiano eguali. Ma di fatto la Luna riuscendoci, siccome è facile a vedersi, più lon- tana in quella posizione che in questa essa ci si offre a precision di misure e angolarmente quasi di 1/60 del raggio terrestre più piccola al sorgere dal- l’orizzonte che nel meridiano, come richiede la legge ottica dei diametri ap- parenti alle distanze paragonati. Ora in riguardo alla seconda e apparente gran- dezza della Luna, giudicata cioè aH’occhio semplice, avviene tutto il contrario, e vai a dire che la Luna ci apparisce, e alcune volte assai considerabilmente, più grande all’orizzonte che nel meridiano, e proporzionatamente in elevazioni minori. Ciò non potendo attribuirsi, come si è veduto, ad abitudine e fallacia di giudizio, è mestieri che ne sussista realmente una cagion fìsica , la quale a mio avviso è riposta nel rapportarsi il disco lunare dalla vista libera, e non ristretta al campo del cannocchiale , non più alla superficie sferica di raggio indeterminato e di centro nelhocchio, bensì a quella dell’apparente volta ce- leste, cui serve di base l’orizzonte sensibile, tuttora ritenuto dall’osservatore qual cerchio massimo della sfera, di cui egli si fa centro. Innanzi però di me- glio svolgerne e chiarirne il mio concetto per la spiegazione dell’ illusorio in- grandimento lunare all’orizzonte, o impicciolimento nelle crescenti altezze della Luna, mi giova esaminare e stabilire qual è propriamente e in qual modo for- masi per noi l’apparente configurazione della volta celeste nelle varie condi- zioni e circostanze dell’atmosfera terrestre che ne circonda. Immaginiamo 1’ osservatore posto in luogo elevato di una pianura cam- pestre , o anche alla superficie del mare sulla tolda di un vascello , donde tutt’ intorno gli si dispieghi alla vista, senza prominenze di oggetti più o men lontani, e sino al confine col cielo, il piano tangente al nostro globo in quel punto da sè occupato , e ch’egli naturalmente riguarderà siccome centro del piano stesso, terminato circolarmente e che dicesi orizzonte sensibile. Il Cielo gli apparirà sotto forma di una volta o cupola , poggiata come su base alla periferia del detto piano orizzontale, il cui diametro passando pel centro sarà per lui quello di un cerchio massimo della sfera celeste , che per una metà gli è visibile o sovrastante. E alla superficie di questa riferendo egli per al- trettanti raggi visuali d’ indefinita o indeterminata lunghezza, come quello del 1’ orizzonte, gli oggetti inaccessibili, quali sono gli astri, che gli risplendono, di primo giudizio egli potrà stimar emisferica la volta stessa, onde si scorge attorniato. Contuttociò non tarderà egli ad accorgersi e persuadersi che l’ap- parente forma di essa, schiacciata o abbassata nel senso verticale e allargata — 862 — nell’orizzontale non può essere quella di un emisfero , e molto meno quella di un segmento sferico minore, a cagione del cerchio massimo di base. E si noti che la detta forma apparente del cielo non ci è somministrata dal giu- dizio della maggior lontananza da noi dei punti di essa meno elevati dall’oriz- zonte per la ragione prospettica del maggior numero degli oggetti frapposti. Imperocché, ove uno si metta sdraiato al suolo, colla faccia e gli occhi all’alto in modo da non vedere la terra circostante , il cielo gli offrirà 1’ apparenza medesima di una volta depressa nel culmine e che allargasi discendendo, con regolarità e simmetria da rappresentargli la concavità di una superficie di ri- voluzione. Questa non potendo essere sferica per le addotte ragioni, egli è da credere che sarà quella di una paraboloide in genere, se non piuttosto in par- ticolare di una semielissoide generata dal rivolgersene il quadrante dell’ellisse intorno alla verticale dell’ osservatore, presa per semiasse minore, e assunto per semiasse maggiore il raggio orizzontale. A giudizio di verosimiglianza , tale mi sembra doversi ammettere la configurazione dell’apparente volta cele- ste, finché almeno esperienze e ragioni fisiche accurate non ne fissino la spe- cie, e più rigorosamente la dimostrino. Il celebre Arago nel suo ampio Trattato di Astronomia popolare dice la figura del cielo apparirci quella di una volta verticalmente schiacciata, e l’at- tribuisce alle note proprietà ottiche dell’aria, senzà però spiegarsi quali esse siano , e come la detta figura ne derivi. Egli è noto di vero che T aria in molta massa o a grande profondità di strato interposto ricevendo la luce d’ogni intorno diffusa, parte ne assorbe o trattiene, e ne riflette altra parte che ci fa comparire il turchino colore di essa, dipingendoci all’ occhio T azzurro dei monti e il cilestro del cielo. jVIa oltre ciò è da avvertire che nell’ atmosfera essendo pure disseminato il vapore acqueo in forma vescicolare che riflette la luce bianca, questo, per la crescente quantità d’aria interposta più che la no- stra visuale dallo zenit discende all’orizzonte, illanguidisce l’aerea tinta cerulea col mescervi la propria; laonde i monti più lontani ne biancheggian rispetto agli azzurri più vicini , e la volta celeste similmente ne scolora dal cilestro vivace delle alte regioni discendendo alle basse; il che apparisce a un modo e indipendentemente dal mirar insieme agli oggetti terrestri, quando cioè si guardi il cielo col volto all’ in su, e in un giorno di bel sereno. Una siffatta degradazione del colore della volta celeste dal vertice all’orizzonte ci dipinge dunque al senso, come per le montagne differentemente più lontane , l’ im- magine o 1’ apparenza di un raggio o di una maggiore distanza da noi delle — 863 — parti del cielo , quanto più queste all’ orizzonte si approssimano. E ciò tut- t’all’ intorno simmetricamente, se l’atmosfera sia in ogni parte visibile equa- bilmente pura e serena, e astrazion fatta dalle prominenze di edifìci, monti, o alberi che sorgano alla periferia dell’orizzonte. Quindi ecco spiegata l’appa- rente forma, parabolica, o ellittica, offertaci dalla volta celeste, nella quale per la parabola generatrice il raggio indefinito dell’orizzonte, considerato qual cer- chio massimo della sfera circoscritta, sarà il semiparametro, e per 1’ elisse il raggio medesimo sarà il semiasse maggiore , e la verticale apparente il se- miasse minore, intorno a cui ravvolgendosi la curva, se ne produca la semi- elissoide a base circolare. Se potesse istituirsi una serie di sperienze delicate e precise per conoscere in una data condizione di serenità dell’ atmosfera la quantità del vapore acqueo che a diverse altezze vi è disseminato e latente, e dedurne il grado di scoloramento che ne proviene alla tinta azzurra di una data massa d’aria, se ne troverebbe per avventura il rapporto dei due semi- assi anzidetti, e quindi 1’ eccentricità o lo schiacciamento della volta celeste. L’ indicata forma però di rivoluzione e il conseguente rapporto anzidetto dei semiassi non può non variare nei diversi tempi e luoghi, dipendentemente dalle diverse condizioni atmosferiche di temperatura e limpidezza dell’aria, e della qualità e copia di vapori orizzontali. Sotto un cielo perfettamente se- reno e in una data ora di un giorno estivo la depression verticale apparirà cangiata nello stesso luogo da quella di un cielo egualmente sereno e alla stessa ora di un giorno iemale, e vediamo poi del continuo quante variazioni apparenti vi accadono, secondo la differente disposizione nuvolosa o nebbiata dell’atmosfera. Quando a cagion d’esempio le nubi riveston l’ intera volta, ma rotte a falde e distribuite a eguali distanze fra loro e con decrescenti gran- dezze dallo zenit all’orizzonte, per la maggiore lontananza prospettica delle più basse falde la volta celeste all’alto ci apparisce più depressa. E così pure dalla fascia orizzontale de’ vapori, che sollevansi più o men densi nelle varie sta- gioni e diradansi a sfumatura verso le regioni sublimi e serene , alterata ne viene parzialmente 1’ apparente forma della detta volta. Malgrado tuttavia di tante e sì mutabili differenze , questa forma nella generalità dell5 aspetto ri- mane sempre quella che abbiam riconosciuta di una superfìcie ellittica di ri- voluzione, solo nei varii casi modificandosene, o la quantità della depression verticale o l’allargamento in alcune parti prossime all’orizzonte. Fissata e ammessa di tal modo 1’ apparente figura del cielo rendesi ora manifesta e di necessaria conseguenza la cagione che ci fa giudicare é apparir all’ occhio nudo ingranditi ne’ lor dischi e diametri i corpi celesti a misura o in proporzione eh’ essi veggonsi meno elevati sopra il nostro orizzonte sen- sibile. Infatti posto mente che il raggio di curvatura dell’ ellisse generatrice della volta celeste è assai minore all’orizzonte che allo zenit, e cresce grada- tamente da quel termine a questo , ne consegue che lo stesso diametro an- golare di un oggetto veduto dal centro deH’ellisse , o dall’ osservatore , deve comprendere un arco di curva celeste di maggiore ampiezza presso al primo termine che presso al secondo. In altro modo, e a spiegarci più chiaramente: poiché gli archi circolari simili stanno fra loro come i rispettivi raggi, lo stesso angolo centrale, riferito e misurato in arco di cerchio massimo della sfera cir- coscritta all’apparente volta celeste, dall’orizzonte trasportandosi allo zenit ri- sponderà nella detta volta a circolari archi successivamente minori; sì che ne scemeranno pure in proporzione gli archi intercetti della volta medesima, dai quali risultano effettivamente e concordi ai giudizii dell’ occhio disarmato le apparenti grandezze de’ corpi celesti di un sensibil diametro. Ecco dunque per- chè la Luna realmente ci comparisce di massimo disco al suo nascere, o piena, o mezza, o falcata che sia, dall’ orizzonte, valendo 1’ addotta spiegazione per ogni diametro, verticale, orizzontale o inclinato, e perchè innalzandosi essa ci sembra gradatamente impicciolire. Se, come abbiam riflettuto poc’anzi, asse- gnar si potesse con precise sperienze il rapporto dei due semiassi della volta celeste , non sarebbe che una facil determinazione di calcolo il dedurne la quantità e formula dell’ impicciolimento dell’apparente disco lunare al crescere dell’altezza , ma la continua e irregolare variabilità delle condizioni atmosfe- riche avvertite non permetterà forse mai una siffatta determinazione. Ci con- tenteremo perciò di osservare che i vapori orizzontali sollevantisi col polverìo più densi e copiosi al tramontar del Sole ne’ giorni de’ più forti calori estivi, contribuiscon per avventura ad ingrandire anche più apparentemente il disco della piena Luna sorgente; donde il notarsi da tutti e additarne la maggiore ampiezza della piena Luna d’agosto. Per un fenomeno consimile d’ ingrandi- mento orizzontale delle immagini io posso aggiungere che nella lunga serie dei passaggi meridiani di « Cocchiere sotto il polo, da me osservati nelle sere di estate al canocchiale del mio Circolo, io notai sovente 1’ immagine della stella offerirmisi con gran disco di pallido lume, il che non saprebbesi attribuire fuor- ché ai vapori orizzontali. Dalla figura verticalmente depressa della volta celeste trae pure spiega- zione un’ altra specie di apparenze dei corpi che in questa si presentano ai nostri sguardi, e voglio dire le altezze di quelli, e le distanze loro al vertice, — 865 — stimate e comparate per l’ istante medesimo all’occhio nudo. Nelle nostre la- titudini d’ Italia , con differenze di pochi gradi fra i luoghi estremi , guardisi di notte scura e con un cielo sereno alla stella polare. Giudicandone all’ ap- parenza istantanea, e riferendo la stella da un lato allo zenit per distanza, e dall’altro all’orizzonte per altezza, crederai quella o la distanza molto minore di questa o dell’ altezza , e circa di 80 gradi la prima e di 60 la seconda. Ora, com’ è noto e risulta dalle misure esatte, la visuale alla stella per noi prossimamente, o con piccole differenze conformi alla latitudine e al momento dell’osservazione, fa coll’orizzonte del pari che colla verticale angolo semiretto, o di 45°, sì che la vera distanza allo zenit eguagliar dovrebbe sensibilmente l’altezza. Se 1’ apparenza relativa o di confronto ci riesce tanto diversa , ciò appunto deriva e spiegasi naturalmente dal riferirsi a vista semplice l’angolo semiretto superiore alla parte depressa e verticale della volta celeste, e F in- feriore all’orizzontale o allargata. Quindi anche i congiungimenti e le distanze delle varie stelle visibili fra loro cangiano apparentemente all’occhio nelle di- verse ore della stessa notte serena , rispondendo alla relativa loro posizione archi della celeste volta semiellittica e differenti raggi di curvatura. L’aspetto generale del cielo stellato di conseguenza è mutabile in una notte medesima, o a notti disgiunte per le medesime stelle , secondo che queste appaiono in plaghe ed elevazioni diverse; e a darne un esempio, che io trascelsi in altra occasione e per altra controversia di apparenze ottiche, l’arco di cielo disteso e passante per le quattro belle stelle, Castore e Polluce, ossia « e fi Gemelli, la Capella e Menkalinan, ossia « e /3 Cocchiere, piegasi alla semplice vista e all’ immediato giudizio dell’occhio differentemente secondo la parte del firma- mento in cui lo vediamo. Però gl’ indicati e i somiglianti fenomeni hanno la ragione o spiegazion comune nell’apparente forma semiellissoidica della volta celeste ; ed io anzi fui tratto dalla considerazione dei variati rapporti di al- tezze e distanze apparenti delle stelle ad applicarne il comune principio di geometrico-fìsica spiegazione al fenomeno da tutti osservato della piena Luna, tanto più grande sorgente dall’orizzonte che ascendente e culminante nel me- ridiano. Come il disco lunare , quello pure del Sole ci offre simili variazioni di apparente grandezza dal meridiano discendendo all’orizzonte, e viceversa. Im- perocché, sebbene a qualche altezza nel ciel sereno il Sole non possa diret- tamente affissarsi dall’ occhio nudo per 1’ abbagliante sua luce , riguardandolo nondimeno, ed anche in molta elevazione, a traverso di un vetro piano for- 1 temente colorato, oppure quando esso traspare pallidamente bianco e ben con- tornato di mezzo ad una densa nebbia o rara nube, il suo disco certamente ci si mostra più piccolo assai di quando lo vediamo sorto appena e rosseg- giante fra i vapori dell’orizzonte, o sul punto di tramontarne e nasconderci si. Valgane a conferma la seguente osservazione or son pochi giorni da me fatta. La sera 22 dell’ ultimo passato giugno in sul cader del Sole , mentre io nel ricondurmi dalla città alla mia villa percorreva in cocchio la via d’argine alla sponda sinistra della Secchia , vedeva il Sole di fianco , e al di là della riva destra, che, dechinando celere al tramonto, sensibilmente e successivamente ingrandivasi nel suo disco di ben deciso contorno, e penetrato nella zona oriz- zontale de’ vapori, vieppiù grande e qual rossa fiamma vi appariva ; fin che rottane l’ immagine di mezzo alle frasche de’ lontani alberi cessai al tutto di vederlo. Poco dipoi spuntavami in Oriente la Luna, che solo alcune ore in- nanzi passato aveva il plenilunio, e offerivami, con circa egual disco di lume più languido, le stesse apparenze e variazioni di grandezza del Sole, ma con ordine inverso ; e vai a dire ch’essa visibilmente impicciolivasi , e maggior- mente splendeva più che andava crescendo in altezza. Ciò avvien similmente del Sole al suo nascere e successivo innalzarsi dall’orizzonte ; per il che ac- coppiando alla poetica vivacità descrittiva la fìsica esattezza e verità del lin- guaggio un illustre nostro poeta, il Pendemonte nel Mattino delle sue Poesie campestri, cantava che pervenuto il Sole a certa elevazione purgasi totalmente dai vapori, Onde men grande e più lucente è fatto. Se non che di tutte le apparenze ottiche sovraccennate ora mi sembra che non possa più rimaner dubbio della vera cagione che le produce , e princi- palmente almeno riposta nella forma e eonfìguranzion apparente della volta celeste che ne circonda. Rivolgiam da ultimo un riflesso alla diversità delle circostanze atmosfe- riche in cui avvengono il nascer e tramontare sì del Sole che della Luna, re- lativamente alla densità o condizion termometrica e alla distribuzione de’ va- pori orizzontali; donde hanno spiegazione alcune apparenze dei dischi de’ due maggiori luminari. Nella plaga celeste occidentale i vapori che fascian in vista l’orizzonte non sono molto densi tanto di sera che nel mattino, rarefatti come furono dal calor solare durante il giorno e sollevati alle regioni atmosferiche superiori, e all’alba in quella parte non essendosene ancora innalzati altri dal — 867 — suolo. Quindi è che in un dì sereno al tramonto vespertino il disco del Sole, e al mattutino quello della piena Luna, veggonsi nel velo vaporoso e uniforme sempre ben distinti e terminati. Altrettanto, e per la stessa ragione dei ra- refatti e sollevati vapori nel giorno , avvien pure la sera nella plaga celeste orientale dell’ orizzonte , e quindi il disco della piena Luna sorge da questo egualmente ben contornato: ma invece da questa parte al mattino svolgendosi dai primi raggi solari la novella evaporazion acquea, e col simultaneo abbas- samento di temperatura formandosene dense nebbiuzze o nuvolette , raro è che il disco del Sol nascente veggasi di nitido e tranquillo contorno , e ne appaion talvolta le più strane infrazioni e figurate metamorfosi de’ suoi lembi, quali furon quelle da me osservate la mattina del 5 luglio 1829, e che de- serissima pagina 347 del T. I. degli Atti del R. Osservatorio di Modena. Per somigliante cagione ed effetto, quando squarciatesi grosse nubi temporalesche ne vengon fuori , eziandio a grande altezza , i dischi del Sole e della Luna , sen veggono, e assai distintamente coi cannocchiali, ai lembi le più forti agi- tazioni e ondeggiamenti continui , che il raffreddato e condensato vapor ve- scicolare non può mancar di produrre all’orlo della nube proiettato su l’astro. APPENDICE Altri fenomeni di ottiche illusioni, prodotte dalla velocità del moto nel- 1’ occhio e al giudizio dell’ osservatore viaggiando per le strade ferrate , sono stati avvertiti e mi furono comunicati da chi vi pose attenzione. Scrivevami di recente il dotto mio amico e commendatore Carlini « Un’altra illusione ot- » tica assai singolare che mi si presenta viaggiando ne’ vagoni è questa, che « l’ immagine, riflessa dal cristallo che sta dalla mia parte, della finestra po- » sta di contro mi compare notabilmente più lontana di quel che dovrebbe » comparire, giusta la teoria degli specchi piani che è data nei trattati di ot- » tica. Questa immagine si crederebbe talvolta che fosse posta al di là delle » file di piante e dei muricciuoli, presso i quali si passa. Il vostro eccellente » amico (l’eccellenza del sig. marchese Raimondo Montecuccoli), che con un » raro esempio di puntualità fece tre volte in un giorno la strada fra Milano HI — 868 » e Modena, e che è avvezzo a porre mente ai fenomeni naturali che si pre- )> sentano, se ne sarà forse avvisto » . Cotal fenomeno spiegasi verosimilmente a mio avviso nel seguente modo. L’ immagine della finestra, opposta a quella presso cui è assiso e dalla quale pel cristallo riflettente l’osservatore vede con rapidità gli oggetti esterni e vicini trascorre a lui dinanzi , rimane simulta- neamente immobile, come appartenente al vagone. Scorgendo egli quindi che gli oggetti direttamente veduti oltre i vicini alberi e muricciuoli , ossia più lontani, gli appaion immobili, a questi, e molto al di là di quelli, riporta nel suo giudizio la detta immagine riflessa della finestra, balzata così fuori e lungi dal percorso cammino. Di specie alquanto diversa è 1’ apparenza che asserivami di aver notato l’ illustre astronomo e mio collega il commendatore Santini. Dicevami di aver osservato che i lunghi filari campestri degli alberi o delle viti, presso e nor- malmente disposti al corso della ferrovia, gli presentavan ciascuno una rota- zione intorno ad un loro punto che gli appariva immobile. Della qual appa- rente rotazione non è a stupire , e se ne concepisce facilmente la ragione , ove si consideri la quantità di reale cammino dell’osservatore veduta per an- golo parallattico dai punti successivamente più lontani ed esterni di una retta fìssa. Ma rispetto al punto immobile di questa nel giudizio dell’osservatore , o al centro della rotazione, esso non potrebbe costituirsi che nell’estremo del filare più lontano dalla ferrovia ; poiché se fosse un punto intermedio, al di là di esso, e vai a dire la parte posteriore del filare mantenendosi apparen- temente fìssa, formerebbe angolo o spezzamento variabile coll’anteriore e mo- bile, non potendosi concepir nè ammettere un moto apparente della prima nel senso medesimo del reale movimento dell’osservatore. Frattanto a chiudere l’attuale trattazione con un argomento che vi si ri- ferisce , e potrebbe dar luogo a questioni di fisiologia comparata , io penso quale e quanta dev’essere la squisita sensibilità e acutezza dell’organo visivo degli uccelli di rapidissimo volo , come rondini , falchi e simili , se la stessa e somma rapidità dei lor voli impicciolendo anche .per essi enormemente le apparenti immagini e grandezze de’ vicini e minuti oggetti, essi tuttavia di- stinguono e si slancian verso questi con tanta sicurezza di farsene preda, e provvederne i lor parti di nutrimento. È noto a cagion di esempio, e per le sperienze del celebre Spallanzani, che la rondine di nido trasvola senza posa in 7 minuti la distanza da Bologna a Modena, e quindi con una velocità circa — 869 — quadrupla di quella delle corse ordinarie del vapore. Contuttociò la rondine con ansia materna in cerca del cibo all’ impiume sua prole, che l’attende con larghe bocche e clamor di voci sporgendosi dal nido, ne’ suoi velocissimi rag- giramenti sà raggiungerlo e coglierlo nei minutissimi insetti del suolo e del- l’aria, che non le sfuggono. Quale sapienza, e quanta provvidenza dell’onni- potente Creatore ! Campogalliano 2 1 luglio 1861. — 870 — Intorno al total eclisse della Luna il i.° giugno ì 863. Lettera dell'astronomo Giuseppe Bianchi al prof. Volpicelli. lì ella notte dall’l al 2 corrente avvenne l’eclisse totale di Luna già prean- nunziato di momenti e circostanze da ogni effemeride astronomica. Io mi con- dussi e trattenni a contemplarlo dal principio sin presso al termine nell’ Os- servatorio domestico, novellamente compiuto e riccamente arredato di squisite macchine dal suo fondatore proprietario , 1’ E. del sig. marchese Raimondo Montecuccoli , il quale si piacque , insieme al suo architetto e ingegnere si- gnor Miselli, dividere continuamente con me quelle poche annotazioni del ce- leste spettacolo, che l’atmosfera nostra, ostinatamente nemica per nuvole, ap- pena ci permise di raccogliere. Benché di vero un tale fenomeno di oscura- mento non offra in sé l’ importanza degli eclissi del Sole, non essendo quello suscettibile di osservazioni esatte, attesa la sfumatura e indecisione di peri- metro dell’ ombra terrestre , cionullameno a favore di un sereno aere il ve- dere nel bel mezzo del Cielo e ad alta notte la piena Luna, senza cagion di nubi o nebbie atmosferiche poco a poco impallidirsi, scomparir poscia grada- tamente fino ad immergersi tutta nel cono ombroso e lungamente restarvi , uscirne da ultimo e riacquistarne con gradazione inversa l’ intero e argenteo suo chiarore, non può tutto questo non eccitar grandemente l’ammirazione, e non porgere altresì argomento di curiose o belle, se non utili considerazioni. Egli è perciò che a predisporre la mia e altrui attenzione al detto fenomeno del 1 ,° corrente, io ne richiamava le analoghe circostanze da me già notate nel total eclisse lunare del 2 settembre 1830, e che descrissi nella mia me- moria inserita fra quelle della Società Italiana, e pubblicata nella parte fìsica del T. XX. Ma questa volta, come diceva, l’atmosfera ci fu nemica, ingom- bra qual era di dense nubi, rotte bensì quà e là di tratto in tratto, ma che sembravan più spesso cumularsi e ravvolgersi intorno alla Luna. Però al co- minciare e durante la massima oscurazione il Cielo essendosi nella plaga au- strale e per alcun tempo rasserenato , io ne avvertii alcune particolarità di quest’eclisse, che non mi paion affatto prive d’ interesse, e che quindi pre- sento all’altrui giudizio. Accadendo pertanto il principio dell’ec fisse totale all’ istante in cui scom- pare o avvolgesi nell’ombra l’ultimo e più sottil filo del vivace lume lunare. — 871 — io lo stimai a 16/ 16.™ 49/ 8 di tempo siderale in Modena , che dedussi dal passaggio meridiano del Sole, osservato in quel giorno ad un bel circolo di Starke, e corretto dall’equazione di un eccellente pendolo di Frodsham. Debbo tuttavia confessare che il detto strumento appena collocato non avendo fin qui sostenuta la disamina delle sue deviazioni, e per l’incertezza eziandio dello sti- mato disparimento o adombramento dell’ultimo lembo lunare illuminato, V istante surriferito può ammetter dubbio di qualche secondo di tempo. Ma un’astro- nomica singolare circostanza, e degnissima di speciale annotamento si fu che, durante la massima oscurazione e nelle vicinanze della mezzanotte, due o tre piccole stelle dalla 10/ all’ 11/ grandezza si videro emergere assai distinta- mente dall’ Occidental lembo adom beato, e tuttavia ben visibile della luna, e che anzi altra stella più cospicua (mi sembrò almeno di 8/ in 9/) al tempo stesso venne realmente occultata dalla Luna per circa 20 minuti di durazione, e nella parte australe del disco. Io la seguiva tenendo l’occhio ad un cannoc- chiale di Merz coll’ingrandimento di 270; se non che le invide nubi fatali mi rapirono alla vista la stella e il distinto lembo lunare pochi secondi prima del- l’ immersione di quella in questo e , quasi osteggiandomi con intendimento , non mi permisero di rivedere la stella se non appena uscita dall’ emersione. Siccome però tale stella trovasi registrata e nota per avventura ne’ Cataloghi, e alcun osservatore in altro luogo può essere stato di me più felice a segnare l’esatta occultazione avvenuta, così mi è piaciuto di ricordarne qui almeno la singolare combinazione avveratasi di un occultamento di stella, e di un eclisse totale di Luna simultanei. Dalle misure del fenomeno passando a qualche fisica riflessione, l’eclisse attuale, avvegnaché interrotto e contrastato, me ne porse un argomento assai curioso, e che per novità di confronti e conclusioni relative parmi da non om- mettersi. La visibilità delle più minute stelle fin presso e anzi allo stesso con- tatto del lembo lunare appena e assai debolmente rischiarato si ha, e quasi ugualmente, tanto nell’eclisse totale al plenilunio, quanto tre o quattro giorni prima o dopo il novilunio, nella parte lunare occupata dal così detto lume ci- nereo. E a questo carattere o criterio della quasi eguale visibilità delle pic- cole stelle presso il lembo lunare, direbbesi che sian prossimamente o sensibil- mente d’eguale intensità o chiarezza il lume cinereo al novilunio e l'ombra che io nomai esterna , a differenza della penombra e dell’ombra centrale , (mia Mem. cit.) nell’eclisse totale al plenilunio. Però ad approfondir meglio la questione con- sideriamo come sian prodotte le indicate due incandescenze o intensità lumi- — 872 — uose nell’ombra lunare delle opposte fasi di nuova e di piena Luna. Il lume cine- reo al novilunio è prodotto, siccome è noto dalla spiegazione datane il primo da Galileo (Lettera al Sereniss. Principe Leopoldo di Toscana in proposito di ciò che discorre Fortunio Liceti sopra il candor lunare) , dal riverbero del- l’emisfero terrestre, allora pienamente illuminato dal Sole, e rivolto alla Luna che a noi lo rimanda. Il qual riverbero dev’essere ben forte comparativamente a quello del plenilunio per noi , e per essere in superficie il globo terrestre circa 18 volte maggiore del lunare, e per trovarsi, come avvertiva lo stesso Galileo (Lett. cit.) , la piena Luna più distante al Sole di quello che lo sia la terra nel novilunio, malgrado poi che nel riverbero terrestre avvenga per la Luna una maggior estinzione e assorbimento di raggi solari che nel lunare per noi a motivo del raddoppiato passaggio della luce in quello a traverso della nostra atmosfera per giungere alla Luna , il qual passaggio è semplice in questo per giungere alla terra. Immaginato quindi al novilunio un osser- vatore posto nella parte oscura e a noi rivolta della Luna, esso vedrebbe il gran disco terrestre pienamente illuminato, e ne avrebbe la sua notte mag- giormente rischiarata che non siano al plenilunio le nostre notti. Ora consi- deriamo che al plenilunio il total eclisse lunare per noi è un eclisse totale del Sole per l’osservatore situato alla Luna, e che questo ne avrebbe a lungo lo spettacolo del Sole intieramente ricoperto dal gran disco terrestre, una parte media e mobile del quale gli apparirebbe più oscura del rimanente, digrada- tole intorno a guisa di un’aurora o corona di colore albo-rosseggiante, e pro- dotta questa dai raggi solari lambenti il globo terrestre, e per forza rifrattiva della nostra atmosfera penetrati e diffusi nel cono dell’ombra vera o totale. Dalla sola fatta esposizione dei due fenomeni per l’osservator lunare, quello della luce cinerea nel pleniterrio, e l’altro dell’aurora o luce crepuscolare nella massima oscurazione del Sole al noviterrio , sembra naturalmente poter de- dursi che l’ intensità o chiarezza luminosa del primo debba esser maggiore o più notevole che del secondo. Ma se ne aggiunge a prova e conferma di fatto una reale osservazione, ed è che per l’osservator terrestre fin che non inco- mincia l’eclisse totale di Luna, e ne resti a coprirsi dall’ombra vera eziandio una strettissima falce lunare illuminata, l’ombra stessa, tutta di color piom- bino cupo e fuliginoso , non lascia menomamente distinguere nè il lembo o perimetro, nè l’aspetto interno della parte lunare coperta; e solo al disparire l’ultimo filo della fase luminosa pressoché repentinamente si rendi visibile e • ben distinta l’ intera faccia della Luna eclissata. Per lo contrario in prossimità — 873 — del novilunio il candor lunare o lume cinerino lascia distinguere , quasi velo trasparente, all’osservator terrestre, non che il perimetro o lembo, le interne configurazioni della parte lunare oscura, non ostante la vicina fase o falce lu- minosa di crescente vivacità e larghezza, e neppur bastando a togliere o sce- mare notevolmente quella distinzione la forte luce di crepuscoli diurni, ma- tuttino e vespertino: laddove per l’eclisse totale di Luna in ora di alta notte, quest’ultima opposizione alla visibilità dell’ombra terrestre non ha luogo. Dun- que io conchiuderò , e parafi dimostrato , che la forza o chiarezza del lume cinereo della Luna supera quella dell’ombra terrestre a eclisse totale di Luna; in altri termini che il riverbero terrestre nel pleniterrio alla luna è più forte o vivace del lume o dell’aureola crepuscolare dell’ombra terrestre, proiettata nel noviterrio alla Luna. Altra singolare apparenza, che ignoro se avvertita per altri, io rilevava, mirando alla Luna con un piccolo ma nettissimo cannocchiale di Fraunhofer, nelle prime sere seguenti all’ ultimo novilunio. La Luna vedendosi tutta nel campo, e distinguendosi benissimo il lume cinerino, la parte del disco lunare occupata da esso mi appariva di raggio circolare sensibilmente minore di quello della fase o del segmento luminoso ; come se questo , a foggia di callotta , abbracciasse quella, e le fosse alquanto eccentrico. Ciò non può essere in realtà, appartenendo ambi i segmenti, luminoso e semioscuro allo stesso Circolo. Ma senza dilungarmi per ora sopra tale apparenza dirò solo che io la ritengo ef- fetto in parte d’ illusion ottica, e spiegabile per l’altra parte coi riconosciuti e ammessi principii dell’ irradiazione, onde s’ ingrandiscon dal vero gli appa- renti diametri del Sole e delle stelle più fulgide. Modena 11 giugno 1863- Sulla elettrostatica induzione. Ottava comunicazione del prof. P. Volpicelli. (Continuazione) (*). S- 18- P rima che Melloni avesse riprodotta la nuova teorica sulla elettrostatica in- duzione, il sig. Riess aveva già combattuto la teorica medesima contro quei fisici della Germania, che forse pei primi l’ebbero immaginata (1). Pertanto il nominato fìsico di Berlino, vedendo la importanza che l’ illustre De la Rive, colle quattro precedenti sue pubblicazioni, volle accordare alle mie ricerche su tale argomento, si credette in dovere manifestare colle stampe la sua me- raviglia (2), per l’onore che mi faceva il chiarissimo fìsico di Genevra, nell’ap- prezzare le indicate mie ricerche. Inoltre lo stesso Riess pubblicò in pari tempo un articolo con alcune sue critiche, primieramente riguardo alle mie sperienze sulla polarità elettrostatica, ed agli effetti della influenza elettrica nei (*) Vedi sessione V.a del 12 aprile 1863, p. 643. (1) Veggasi la nota (2) del § 1, cui riguardo alle notizie degli autori, che prima di Mel- loni discussero sulla teorica della elettrostatica induzione, dobbiamo aggiungere i seguenti: 1. ° Petrina — Sulla inesattezza della dottrina che la induzione traversi pei corpi non isolati. Poggendorff’s Annalen 1844, voi. 61, p. 116. Questa memoria che, come si vede dall’argomento, entra nella quistione se la indotta possegga o no la facoltà di tendere, si oppone a Fechner, il quale tratta di due dischi paralleli, uno caricato e l’altro non isolato: prende la carica del piano di prova ponendolo sul secondo disco a diverse distanze dal primo: e spiega il massimo della influenza come il chiaro prof. Felici lo ha spiegato nel caso del cilindro coibente (a), senza cioè voler ammettere la induzione curvilinea. Però questa maniera d’ induzione oggi non si può più negare. 2. ° Munck of Rosenschòld — Ricerche sopra la induzione e vincolazione della elettri- cità. Poggendorff’s Annalen 1846, voi. 69, p. 44. Questa memoria, che si trova continuata nello stesso volume a pag. 223, tratta della induzione molto estesamente. 3. ° Knochenhauer — Sopra la distribuzione della elettricità libera snl filo di congiun- zione di una boccia di Leida. Poggendorff’s Annalen 1846, voi. 67, p. 468. (2) Archives des scien. phy. et nat. de Genève, t. 4.°, nouvelle pérìode, 1859, p. 189, li. 26. (a) Nuovo Omento, T. 4.°, an. 1856, p. 266.. .275. — 875 — corpi duri, come il vetro, ed il diamante; secondariamente sull’uso dei due (1) piccolissimi piani di prova, da me adoperati per dimostrare vera la moderna teorica sulla elettrica influenza. In quanto alle critiche intorno la polarità elettrostatica , e gli effetti della influenza elettrica sul vetro e sul diamante , per ora mi limiterò ad osservare , che i fatti da me riferiti sono veri , che molti ne furono te- stimoni , e che per negarli con qualche fondamento, bisognerebbe almeno avere una volta ripetute le mie sperienze, lo che non ha fattto il sig. Riess. Del resto in altra occasione tornerò su questo soggetto , a sempre più di- mostrare la verità delle mie conclusioni già pubblicate. Per quello poi si rife- risce alla critica del primo e secondo mio piano di prova piccolissimo, credo utile qui testualmente riportarla: essa consiste in ciò che siegue. » Un corpo elettrizzato, dice il sig. Riess (2), sviluppa in un conduttore » vicino isolato, una elettricità (influenza di prima specie) contraria di quella » che forma la sua carica, ed anche una elettricità (influenza di seconda spe- » eie) simile alla carica stessa. La prima di queste due elettricità, di cui qual- )) cuno attualmente mette in dubbio la esistenza (3), fu quella che innanzi tutto » si osservò , quando si fece la scoperta dei fenomeni d’ influenza ; non vi )> ebbe mai contestazione riguardo alla esistenza della seconda. Canton ha os- » servato pel primo, che due pendoli, al di sotto dei quali si colloca un asta di (1) Il mio secondo piano di prova, cui principalmente riferisce la critica del Riess, trovasi disegnato e descritto nella mia quinta comunicazione sulla elettrostatica induzione, pubblicata negli Atti dei Nuovi Lincei, T. XI, p. 411, sessione del 13 giugno 1858. Cotesto piano di prova è la base della decima delle mie sperienze, sull’argomento in proposito (opera citata, p. 420). Esso è formato di un piccolissimo disco metallico n (fig. 1) , il quale mediante uno strato coibente r, si trova centralmente annesso ad un altro dischetto metallico ba sottilissimo, saldato alla estrem ità b di un filo di ottone bc ; cosicché nello sperimentare il disco bc sta sempre in comuni- cazione col suolo , ed il disco n sempre isolato. (2) PoggendorfFs Annalen, t. 105, december 1858, p. 486. — Annales de chim. et de phy., 3.® serie, t. 56, mai 1859, p. 125. — Archives, des scien. phy. et nat. de Genève , nouvelle période, février 1859, t. 4.°, p. 187. (3) Niuno che io sappia negò mai la esistenza delle due contrarie elettricità d’ influenza sul corpo influenzato. Sarebbe assai redicolo immaginare, che una qualunque di esse non esiste sul corpo indotto, essendo assai facile dimostrare sperimentalmente la presenza di am- bedue sul medesimo durante la induzione. 112 — 876 — » vetro elettrizzata di positivo, e che divergono (1), sono caricati di elettricità » negativa. I fisici che si occuparono dopo Canton della elettricità d’ influenza, » Epino, Wilcke, Coulomb, Volta, non dubitarono mai della esistenza e degli » effetti della elettricità eteronoma di quella del corpo influente ; i primi » dubbi si mostrarono quando Lichtenberg produsse la infelice idea di un’ana- » logia fra questa elettricità ed il calore latente (2). Un’ altra sperienza più » propria per determinazioni esatte che quella di Canton, e che la fece presto j> dimenticare, contribuì ad accrescere questi dubbi. Epino, e più d’ogni altro » Coulomb, per istudiare lo stato dei corpi sottoposti alla influenza, si valsero » di un piccolo disco (8) metallico, col quale toccavano successivamente i di- » versi punti del corpo, e che dopo ciascun contatto mettevano in rapporto » coll’elettroscopio. Si trovò a questo modo, che sopra un cilindro isolato e » sottoposto alla influenza, la elettricità contraria di quella del corpo influente, » occupa una piccola parte della superficie più alla stessa influente vicina, che » tutto il resto è occupato dalla elettricità simile a questa, e che fra le indi- » cate due regioni esiste una linea neutra (4). Si riconobbe che lo sviluppo della » elettricità si otteneva tanto meglio, quanto più lungo era il cilindro, e che di- li) La divergenza dei pendolini può essere prodotta, o da una repulsione, che svilup- pasi fra i medesimi, e ciò avviene quando sono essi carichi di elettricità libera; o da un’at- trazione, che subiscono i detti pendolini, e ciò avviene quando, comunicando col suolo, sono carichi di elettricità indotta; cosicché sono essi allora costretti a divergere, per l’attrazione che su di loro esercità, per linea retta o curva, la elettricità inducente. La divergenza dei pendolini nello sperimento di Canton, qui ricordato dall’autore, viene prodotta, non già da re- pulsione fra essi, bensì dall’attrazione pei medesimi della elettricità positiva inducente, svi- luppata dall’asta di vetro ; giacché la indotta nei pendolini stessi non tende affatto, quindi non può produrre la divergenza loro. Veggasi su questo argomento la nota del prof. R. Fabri, pubblicata negli Atti dell’accademia pontificia de’ Nuovi Lincei, T. XI, sessione 7.a, del 13 giugno 1858, p. 405. Vedi anche nòta (1), pag. 888. (2) L’ idea di Lichtenberg non fu infelice, ma bensì fu giusta; perchè pur troppo esiste una elettricità latente a similitudine dal calorico latente. La elettricità indotta, cioè di prima specie, deve riguardarsi latente; inoltre una qualunque delle due elettricità, quando insieme costituiscono il fluido neutro, è pure latente. Veggasi la nota (7), pag. 885. (3) Non era tanto piccolo quanto sarebbe stato necessario, per giuugere a riconoscere i veri effetti della elettrostatica influenza. (4) Se il disco di prova fosse stato bastantemente piccolo, si sarebbe trovato il con- trario ; vale a dire si sarebbe trovato che per tutto sull’ indotto esiste la elettricità omo- loga della inducente , come ognuno può facilmente verificare , purché possegga un picco- lissimo dischetto di prova, un elettroscopio a pile secche, un cilindro metallico isolato, ed una macchina elettrica per caricare la bottiglia di Leida, che deve indurre sul cilindro indicato. — 877 — » veniva il più grande possibile, quando il cilindro era infinitamente lungo, ov- » vero, ciò che riviene allo stesso, quando esso non era isolato ; in tal caso » non si poteva naturalmente osservare fuorché la elettricità contraria di quella » del corpo influente. Questo sperimento (1) divenne ben presto un principio » fondamentale della teorica che riguarda la elettrica influenza. De Lue ne con- » eluse che la elettricità d’ influenza, contraria di quella del corpo influente, » aveva perduta tutta la sua mobilità; ma esso non le negò l’attitudine ad agire » per mezzo di repulsione, o di attrazione sopra se stessa, o sopra la elettricità » degli altri corpi (2). Pfaff le negò anche tale attitudine , rappresentandola » come assolutamente inattiva (3); vero è che rinunciò più tardi egli a questa » sua dottrina, per le obiezioni di Ohm, e mie (4). Recentemente Knochenhauer » ha sollevato dei nuovi dubbi, che furono interamente dissipati da Fechner, » e che per antiche sperienze di Faraday non permettevano essere molto am- » messi (5). Melloni, senza conoscere in verun modo questa discussione, ha » riprodotte le idee di Pfaff. Ha egli ammesso la sperienza fondamentale della » elettricità per influenza , ma pretese concluderne , che la elettricità con- » traria di quella del corpo induttore, non esercita verun’azione, finché il corpo (1) A giustamente parlare, si deve invece dire: questa sperienza, non in tutto bene inter- petrata, divenne ben presto un falso principio fondamentale dell’antica ed in parte falsa teo- rica riguardante la elettrica influenza. Dico Don in tutto bene interpetrata, perchè la sperienza medesima non dà esclusivamente diritto a concludere, che la elettricità omologa della indu- cente, non si trovi pure sull’ estremo dell’indotto che più sta vicino all’ ijutottOT Poiché la sperienza stessa doveva fin dai principio spiegarsi col supporre , che la omologa della in- ducente si trovava su qualunque punto dell’ indotto, ma che il disco di prova dava soltanto la differenza delle due contrarie elettricità, dalle quali, secondo le dimensioni del disco me- desimo, poteva nascere, o una risultante positiva, od una negativa: in ciò la verità di questo fenomeno consiste. (2) De Lue in questo caso vide a metà, ma tuttavia fece un passo considerevole verso il vero, negando alla indotta la mobilità, che tutt’ora le si accorda, contro quello che insegna la sperienza. (3) Ciò fu da me dimostrato vero con moltissime sperienze, parte in questa, parte nelle precedenti comunicazioni; ed il sig. Pfaff, se non si fosse ricreduto, come qui appresso ci narra il Riess, certo egli avrebbe il merito di essere stato primo a riconoscere la verità fondamentale della elettrica influenza. (4) Queste obiezioni saranno analizzate in una seguente comunicazione, con tutte le altre che furono dirette contro la nuova teorica sulla elettrica inflnenza. (5) Ci daremo carico di analizzare in altra pubblicazione, tanto i dubbi di Knochenhauer, quanto le sperienze di Fechner, colle quali ha egli creduto dissiparli. » medesimo è presente. Faraday ha cercato distoglierlo da questa opinione, ed )> è permesso credere, che se il distinto fìsico Melloni non fosse stato rapito da » una morte inopinata, egli avrebbe rinunciato alla ipòtesi concepita (1). » La principale sperienza del sig. Volpicelli, è quella sulla quale il sig. » De la Rive ha richiamato l’attenzione nel suo Traité de Vélecéricité (t. Ili, » p. 686). Essa consiste in toccare i diversi punti della superfìcie del cilindro » metallico isolato, e sottoposto alla influenza, con un piccolissimo piano di prova, )> fissato alla estremità di una sottile asticella di vetro. Il sig. Volpicelli pre- » tende avere così trovato per tutto, una elettricità simile a quella del corpo in- » fluente, anche nei punti che sono più vicini al corpo medesimo; ed egli vede » in questa osservazione una conferma della opinione di Melloni, per la quale si » esclude qualunque tensione propria della elettricità contraria di quella del corpo » influente. Questa sperienza non è altro che la fondamentale citata di so- » pra , colla differenza che per la prima volta , e contrariamente a tutte le » osservazioni precedenti senza eccezione , non altro si sarebbe trovato sul » corpo sottoposto alla influenza, fuorché la elettricità simile a quella dell’ in- « fluente (2). Se si ammettesse che il sig. Volpicelli ha sperimentato colle do- » vute cautele, la sua osservazione sarebbe interamente inesplicabile (8). Ma (1) A me non è mai riescito conoscere la lettera, di cui tutti quei che non ammet- tono la nuova dottrina sulla induzione parlano, senza forse averla mai letta, colla quale Fa- raday cercò distogliere Melloni dalla sua maniera di concepire la elettrostatica induzione. Ognuno deve desiderare non solo, ma cooperare, affinchè questa lettera venga pubblicata ; poiché la scienza guadagnerà sempre per le osservazioni del sommo fisico inglese. Del resto credo invece, contrariamente alla opinione del Riess, copiata da qualche altro fisico, che se Melloni avesse continuato a vivere, si sarebbe sempre più confermato nella opinione da esso adottata, perchè questa è unicamente la vera. (2) Non è vero che questa mia sperienza è quella stessa fondamentale citata di sópra; giacché la stessa mia sperienza esige per essenziale condizione , che il piano di prova sia piccolissimo ; e fino ad ora i piani di prova coi quali , cominciando da Wilck e Coulomb , si è sperimentato, furono sempre non piccoli a bastanza. Non è vero che dalla mia sperienza concludo, non trovarsi altro sull’ indotto isolato, fuorché la omologa della inducente: non è vero dico, poiché non ho mai negato sull’indotto la presenza della contraria, ma soltanto sostengo che questa non ha tensione; perciò può es- sere unita colla omologa della inducente, senza combinarsi con essa, finché dura la influenza. Non ho mai neppure sognato a negare la esistenza della indotta sul corpo sottoposto alla influenza. Dunque tutto questo periodo del Riess non può ammettersi affatto. (3) In primo luogo spero che per essere convinti, aver io sperimentato colle debite cau- tele , basti l’affermativa del De la Rive , il quale fu oculare testimonio di questa mia spe- — 879 — y> questa osservazione non deve punto essere certa; poiché noi vediamo nella >* sesta lettera del sig. Volpicelli al sig. Regnault, che ha egli variato il suo speri- » mentale processo (1). Invece del semplice piano di prova, fissato alla estremità » di un asta di vetro, esso attualmente adopera un piccolo cilindro di ottone, di » un millimetro di altezza, e di un millimetro di diametro, fissato colla gomma » lacca sopra un disco di ottone di cinque millimetri di larghezza, tenuto in )) mano con un asta di ottone. Non è sorprendente che, mediante un sistema » tanto complicato, si trovi la medesima specie di elettricità in ogni punto del « corpo sottoposto alla influenza. In fatti giustamente sull’estremo il più vi- » cino al corpo influente, la elettricità d’ influenza è più forte ; ed è facile » vedere che anche là il nuovo piano di prova del sig. Volpicelli non potrebbe » manifestarla. Quando si applica il piano di prova su questa estremità, il disco » di 5 millimetri di diametro, si elettrizza contrariamente al corpo influente, e » molto più del cilindro, perchè questo è isolato, mentre non lo è il disco. La » elettricità del disco deve sviluppare sul piano di prova una elettricità con- » traria, e per conseguenza simile a quella del corpo influente. L’esperienza » non è dunque netta, poiché il corpo che si studia, e il disco di 5 millimetri, » agiscono in sensi opposti sul piano di prova, e poiché si osserva la differenza » di queste due azioni (2). Se l’esperienza dà i risultamenti enunciati, essa mo- rienza ineccezionabile (si vegga il line del §. 15 di questa comunicazione). In secondo luogo, per essere ancora convinti che la mia sperienza non è inesplicabile, come pretenderebbe il Riess, leggasi di nuovo tutta la nota (1) del §. 16, p. 661, la quale comincia « La diversa natura... Finalmente domando perchè questa semplicissima sperienza non fu ripetuta dall’ illu- stre oppositore? Allora egli l’avrebbe trovata verissima, e lo avrebbe obbligato a darne la spiegazione, che sarebbe stata come quella medesima che io le diedi nella ora citata nota. Ciò posto, egli è chiaro che il sig. Riess a torto ritiene vera f antica teorica della elettrostatica induzione, per la quale si ammette che la indotta occupi sul corpo influenzato una regione, del tutto separata da quella che sul medesimo viene occupata dalla omologa della inducente. (1) È falso che il mio processo sperimentale siavariato; il mio piccolissimo primo piano di prova è sempre quello che adopero, quando nelle pubbliche lezioni, od in altre circostanze, voglio dimostrare che la nuova dottrina sulla influenza elettrica è unicamente la vera. Ho voluto poi sperimentare anche col mio secondo piano di prova fig. (1), non già, come pre- tende a torto il sig. Riess, perchè non sia bastantemente rigoroso lo sperimentare col primo, bensì per confermare la stessa verità in due diversi modi. (.2) Questo ragionamento del Riess perde ogni valore, quando facciasi una qualunque delle quattro seguenti osservazioni, cioè : l.° Che la indotta non tende, come fu da me dimostrato anche in questa ottava co- municazione. 7 / — 880 — » stra soltanto che la elettricità d’ influenza, contraria di quella del corpo in- » fluente, può agire pur essa per influenza, ciò che si conosce per altra parte » da molto tempo, e si dimostra in un modo più semplice (1). Il sig. Volpi- » celli si è servito di questa sperienza, per istabilire che la elettricità contraria » di quella del corpo influente, non possiede alcuna tensione finché dura la » influenza; egli dunque senza saperlo, ha dimostrato il contrario di ciò che » voleva dimostrare (2) ». 2. ° Che la influenza elettrica, come pei primi videro gli accademici del Cimento (nota 1, pag. 663, lin.5 salendo, ed ivi nota ( b }) non traversa i corpi conduttori, quindi non può la indotta, che sta sopra una faccia del disco di 5 pollici, traversare la ertezza del medesimo. 3. ° Che più cresce il raggio del disco indicato, e più diminuisce la omologa della in- ducente sul cilindretto di prova; cosicché poi cangia di natura, e diviene contraria della in- ducente stessa. 4. ° Che quando il cilindro indotto non è isolato, il cilindretto di prova n (fig. 1), non acquista elettricità veruna. Le quattro qui riferite osservazioni, si oppongono essenzialmente al modo, col quale il sig. Riess pretende spiegare la sperienza del secondo mio piccolissimo piano di prova. (1) Quelle sperienze che da molto tempo furono conosciute, dalle quali si è concluso per equivoco, chela indotta possiede tensione, sono totalmente illusorie, nè valgono punto a di- mostrare che la indotta possegga la facoltà di tendere. Se poi la sperienza cui qui riferisce l’ illu- stre oppositore, per la quale presume dimostrato in modo più semplice, che la indotta possiede tensione, fosse mai quella pubblicata da esso nella sua opera, in idioma tedesco, la quale ha per titolo «Dottrina della elettricità di attrito» Berlino 18S3, T. l.°, p. 178 (a), s’ingan- nerebbe di molto; perchè noi già dimostrammo (ò), essere insufficiente la indicata sperienza per l’assunto dell’oppositore stesso, e non differire in sostanza da quella del cilindro isolato a tutti cognita, dalla quale furono e sono ancora illusi quei fisici , che non ammettono la dottrina di Pfaff e di Melloni, da noi difesa perchè siamo convinti essere unicamente la ve- ra. Questi fisici, se avessero adoperato uno qualunque de’ miei due piccolissimi piani di prova, si sarebbero disingannati. (2) Ponderando bene le precedenti note , colle quali ho delucidato quella del sig. Riess , ed ho nel tempo stesso dissipate le obbiezioni del medesimo contro la nuova teo- rica sulla induzione, ognuno concederà, che questa sua conseguenza non è legittima, e che fu assai male dedotta. La frase poi colla quale fu espressa, cioè che «senza saperlo avevo io dimostrato il contrario di ciò che volevo» non è certo di quelle che sono ammesse da chiun- que imparzialmente ed urbanamente discute per la ricerca del vero. A proposito di dimostrazioni fatte senza saperlo, noi qui ne riporteremo una del chia- rissimo sig. Riess, dalla quale si deduce che la indotta non tende. In fatti dice questo illu- stre fisico nel suo Trattato di elettricità per attrito, in idioma tedesco, Berlino 1853, t. l.°, pag. 257, lin. 2 «una punta (quanto fa d’uopo) acuta, se a quell’estremo dell’influenzato (а) V. la (б) Idem. (3) alla p. 654. 4 * — 881 — S- *9- Sebbene dalle mie note, le quali accompagnano la riferita critica del Riess, apparisca chiaro essere la medesima priva di fondamento ; cosicché il nomi- nato e distinto fisico divenne invece, per la stessa critica, un sostenitore della dottrina che voleva contrariare; tuttavia trattandosi di soggetto molto inte- ressante per la teorica elettrostatica, stimo utile qui pubblicare, quanto già in diversi periodici (1) risposi alla critica medesima, tosto che giunse a mia co- gnizione; la quale risposta fu nei termini seguenti. Mi propongo analizzare le obbiezioni fatte dal sig. Riess (2), a qualcuna delle mie sperienze sulla induzione elettrostatica , e di confermare mediante nuovi fatti le dottrine di Melloni su questa influenza. Primieramente io debbo dichiarare, che non ho mai dubitato della esi- stenza delle due contrarie elettricità nel fenomeno indicato , solamente so- stengo che quella chiamata indotta, o influenza di prima specie, trovasi del tutto priva di tensione. Quanto alla quinta mia sperienza (3) , debbo assicurare che il risulta- » che riguarda l’influente si applichi, allora essa possiede la proprietà di caricare quello con elet- » trico di seconda specie, vale a dire omologa della inducente ». Ora se la indicata sperienza si eseguisca colle opportune cautele, avviene tutto al contrario; cioè l’influenzato, sottratto alla induzione, si trova sempre carico di elettricità contraria della inducente. Quindi si ha diritto a concludere che la sperienza medesima produce un effetto diametralmente opposto a quello asserito dal sig. Riess ; cosicché questo illustre oppositore della nuova dottrina sulla in- fluenza elettrica, senza saperlo , ha^coll a sperienza stessa fornito una dimostrazione, per con- cludere a favore di quanto egli nega; cioè per concludere che la elettricità indotta non tende; perchè neppure una punta vale a disperderla mentre dura la influenza [a). Ciò fu dimo- strato nella mia seconda sperienza , mediante non una, ma più punte ( b ) , senza prendere l’equivoco che a preso il Riess nella sperienza con una sola punta. (1) Comptes Rendus, t. 48, juin 1889, p. 1162. — Annales de chim. et phy. 3. e sèrie, t. 57, décembre 1859, p. 415. — Archives des scien. phy. et nat. de Genève, nouvelle pé- riode, t. 5.°, juillet 1859, p. 265. (2) Poggendorffs Annalen, t. 105, décember 1858, p. 486. — An. de chim. et de phy. 3.e sèrie, t. 56, mai 1859, p. 125. — Archives des scien. phy. et nat. de Genève, nouvelle période, février 1859, t. 4.°, p. 187. (3) Comptes Rendus, t. XLIV, séance du 4 mai 1857, p. 917. Questa sperienza corri- sponde alla sesta nella mia quarta comunicazione in questi Atti, T. X, p. 280. ..310. (а) Vedi negli Atti dell’accad. pont de’ Nuovi Lincei, an. 1861, t. XIV, p. 340. (б) Idem t. X, an. 1857, p. 280... — 882 — mento da me ottenuto è certissimo, perchè fu da me raggiunto con tutte le necessarie precauzioni. Per questo l’ illustre De la Rive, che lo vide, richiamò sul medesimo 1’ attenzione dei fisici. Se il sig. Riess avesse voluto ripetere quella mia quinta sperienza, sono persuaso che non avrebbe mai più negato il fatto da me veduto, e riferito. Il medesimo fìsico dice, che il risultamento del piccolissimo piano di prova in questa sperienza è del tutto inesplicabile; altri fisici hanno anche senza pubblicarlo pensato lo stesso; ma se riconoscasi una nuova proprietà elettrostatica nell’ uso del piano di prova , la sperienza riceve facile spiegazione, quale appunto è quella che detti alla sperienza stessa, nel 14 del mese di ottobre 1858, alla quale mi riporto interamente (1). Fin d’allora io previdi ed evitai le obbiezioni che si sarebbero potute fare contro l’uso del mio piccolissimo piano di prova ; perciò feci precorrere la indicata spiegazione, cui rimando gl’ intelligenti lettori. Il sig. Riess nel prendere cognizione della mia decima sperienza (2), ne concluse a torto, che io riconoscevo inesatto l’uso del mio primo piccolissimo piano di prova. Però non è così ; poiché mi sono servito del secondo piano di prova (8), differente dal primo, unicamente per aggiungere un altro fatto* in conferma della dottrina che sostengo, per la quale ne produrrò molti altri, senza mai rinunciare ai precedenti. L’uso di questo secondo piccolissimo piano di prova , è la migliore sperienza che si possa fare sulla induzione ; giacché pure manifesta, ed in modo assai diretto, una sua proprietà, utilissima per l’analisi di questo fenomeno elettrostatico; cioè rivela evidentemente, e diret- tamente, che la indotta non tende, come qui appresso vedremo. Questo distinto fisico attribuisce il fatto dell’ indicato mio decimo speri- mento, alla influenza che la base metallica non isolata del secondo mio piano di prova, esercita sul suo piccolo disco di ottone isolato. Però si dimostra fa- cilmente (4), che la influenza elettrica non traversa i metalli comunicanti col suolo: ma supponiamo anche il contrario; in questa ipotesi abbiansi più piani di prova simili, colla base metallica non isolata, ma sempre dall’uno all’altro decrescente, sino all’ultimo, nel quale questa base riducasi ad un sol filo me- (1) Archives des Sciences phy. et nat. de Genève, nouvelle période, t. 3.°, p. 347... 352: questa mia pubblicazione si trova con maggiore sviluppo qui appresso riprodotta §. 21,, 22, e 23. Vedi anche per questa spiegazione tutta la nota (1), pag. 661. (2) Comptes Rendus, t. 47, séance du 25 octobre 1858, p. 664. (3) Vedi la nota (1), pag. 879. (4) Comptes Rendus, t. 43, séance du 13 octobre 1856, p. 719, — 883 — tallico, isolato dal piccolo disco di ottone. Si applichino uno alla volta questi simili piani di prova, su quella estremità dell’ indotto non isolato, la quale più all’ inducente trovasi vicina; ognuno dei dischetti di ottone mostrerà una ca- rica nulla. Se la pretesa influenza del Riess vi fosse, l’effetto suo nel piccolo disco di ottone dovrebbe invece variare ; cioè si dovrebbe invece avere una carica sempre crescente sul dischetto, col crescere della sua base metallica, da cui pretende il nominato fìsico procedere una influenza contraria di quella che appartiene al primitivo inducente. Inoltre per maggiormente riconoscere che questa pretesa influenza non esiste, osserviamo che crescendo sempre la base metallica del dischetto isolato, si ottiene finalmente su questo una carica con- traria di quella del primitivo inducente, lo che si oppone direttamente a quanto pretende il Riess. Possiamo giungere alla medesima conseguenza, esponendo alla induzione il solo piano di prova, colla sua base non isolata volta verso 1’ inducente; in questo caso ancora si avrà sul piccolo disco una carica nulla, ovvero una ca- rica contraria della inducente; la quale carica diminuirà coll’aumentare la su- perfìcie della base non isolata, contro quello che dovrebbesi ottenere, secondo il Riess, quando fosse vera la pretesa influenza della stessa base. La carica contraria della inducente, acquistata in tal caso dal dischetto, si deve ripetere tanto dalla induzione curvilinea sul medesimo , quanto dalla dispersione che subisce la elettricità libera, cioè la omologa della induttrice. Undecima sperienza. Due dischi metallici A, R , ugualissimi fra loro, e larghi ciascuno di circa 0m, 015, sieno colla cera lacca fissati sulla estremità verniciata di un sottile cilindro di vetro, dei quali uno solo, p. e. quello B, abbia un’appendice metallica ovvero pernetto, lungo circa 0m, 01, introdotto nel sot- tile cilindro vitreo. Applicando questi dischi uno alla volta, su quell’estremo dell’indotto che più si trova prossimo all’ inducente, il disco A senza pernetto sarà carico di elettricità contraria della inducente , mentre il disco B fornito di pernetto sarà carico di elettricità omologa della inducente stessa. Per poco che si rifletta su questa sperienza, del tutto nuova e concludentissima, ognuno vedrà che il disco B, non potrebbe mostrare una elettricità omologa della in- ducente, se questa non esistesse in quell’estremo dell’ indotto che fu toccato dallo stesso B. Ognuno poi vedrà eziandio che il disco A, non ha mostrato quella elettricità medesima, non già perchè questa manchi su quell’ estremo, bensì perchè la quantità che ne può prendere per la mancanza del pernetto, non basta 113 — 884 — per superare la indotta sullo stesso disco A. Perciò si conclude a buon diritto, che le opposte elettricità si trovano ambedue su quell’ estremo toccato dai dischi A, B; ma con questo che la contraria della inducente non ha tensione veruna, e che la omologa di questa , essendo libera e tendente , si accumula più sul disco B fornito di pernetto, che sul disco A privo di quest’appendice. Qui termina la risposta che feci, al dotto fìsico sig. Riess (1), la quale ora fu in alcuni brani maggiormente sviluppata. Ma non possiamo lasciare senza osservazione , avere il sig. Verdet , nel riprodurre la riferita nota del sig. Riess, incominciato dal dichiarare che riguardava egli definitivo il ragiona- mento del fisico nominato (2). Però questo giudizio, dopo quanto fu esposto in questa, e nelle precedenti sette mie comunicazioni sull’attuale argomento, sembrerà certo troppo azzardato. Noi crediamo invece che la quistione debba riguardarsi risoluta in favore della teorica di Pfaff, riprodotta da Melloni, e per quello che ho dimostrato, e per quello che dimostrerò nelle seguenti comu- nicazioni. Il medesimo sig. Verdet nel riprodurre (unicamente per giustizia) la pre- cedente risposta che io feci al sig. Riess « credette un suo dovere in questa oc- » casione ricordare, che la redazione degli Annales de chim. et de phy., lascia )) tutta la responsabilità delle opinioni agli autori delle medesime » (3). Questo genere di protesta non essendo solito comparire nelle diverse pubblicazioni di quelli Annali, fa vedere che il sig. Verdet volle mostrarsi opposto alla nuova teorica sulla elettrostatica influenza. Però dichiaro primieramente che non ri- cuso, e non ricuserò mai la responsabilità delle mie scientifiche opinioni, che abbandonerò tosto , quando il dotto fìsico sig. Verdet , con ragioni valevoli , e non con la semplice autorità sua , mi avrà dimostrato essere le medesime opinioni false, niuno essendo infallibile su questa terra. S- 20. Affinchè nulla manchi ai lettori che si occupano di elettrostatica, e spe- cialmente a quelli fra i medesimi, che sanno riconoscere la grande importanza della quistione che noi trattiamo, sarà certo cosa utile qui riferire quanto in (1) Coraptes Rendus, séance 27 juin 18S9, t. 48, p. 1162. (2) Annales de chim. et de phy., 3.e sèrie, t. 56, mai 1859, p. 125, li. 6 salendo. (3) Annales de chim. et de phy, 3.e sèrie, t. 57, décembrel859, p. 415, li. 3 salendo. in occasione della precedente critica del Riess, pubblicò il sig. De la Rive colla sua quinta comunicazione su tale argomento (1). Per tanto l’illustre fisico gi- nevrino si espresse a questo modo : « Il sig. Riess ha pubblicato negli An- » nali di Poggendorff, alcune osservazioni sulle ricerche del sig. Volpicelli, re- » lative ai fenomeni di elettrostatica influenza. Sebbene, a senso del dotto fì- » sico alemanno, le conclusioni del sig. Volpicelli sieno state confutate già dal » sig. Belli (2) , e sebbene per essere incompatibili coi pregievoli lavori di » Poisson (8) , esse non possano ammettersi, egli tutta via crede necessario » combatterle, sia perchè il sig. Volpicelli vi persiste, come lo prova la sua » lettera al sig. Regnault, inserita nel numero di ottobre dei Comptes Rendus » de Vacadémie des Sciences (4), sia perchè il sig. De la Rive ha sulle me- » desime attirato l’attenzione dei fisici, nel terzo volume del suo Traité d'éle- » ctricité (5). » Il sig. Riess comincia con ricordare in poche parole i lavori di Epino, » di Wilcke, di Coulomb, e di Volta (6) sullo sviluppo della elettricità per » influenza in un conduttore isolato. Egli osserva che Lichtenberg fu il primo » a spargere qualche confusione sul soggetto, paragonando in un corpo indotto « lo stato della elettricità di nome opposto a quella del corpo induttore, col « calorico latente (7). Ma Epino, e sopra tutto Coulomb, hanno dimostrato col » piano di prova, che si trovano nel corpo influenzato le due contrarie elet- » tricità egualmente allo stato libero (8); essi hanno pure determinato la di- (1) Archi ves des Sciences phy. et nat. de Genève, nouvellejpériode, t. 4.°, février 1859, pag. 187. ..190. (2) Qui si deve aggiungere, che il Belli fu confutato dal prof. R. Fabri, con due note, pubblicate negli Atti dell’accademia pontificia de’ Nuovi Lincei: la prima nella sessione V.a del 2 aprile 1857, t. X, p. 331 : la seconda nella sessione VII del 13 giugno 1858, t. XI, p. 405. Vedi la nota (6) del §. 10 di questa ottava comunicazione. (3) Questa pretesa incompatibilità non sussiste affatto : per convincersene si torni a leggere la nota (1) alla pag. 663, e si ricorra eziandio alla seguente nota (2) pag. 888. (4) Comptes R. de l’acad. des scien. de Paris, t. 47, p. 664. (5) T. Ili, p. 681. ..687. (6) Ed anche di Canton. (7) 11 paragone della elettricità indotta col calorico latente, deve riguardarsi oppor- tuno per quello concerne la dissimulata presenza di questi due agenti; perciò non può dirsi che abbia sparso confusione. Vedi la nota (1) alla pag. 662 , e la nota (2) alla pag. 876 , (8) Le dimostrazioni di Epino e di Coulomb col piano di prova non sono rigorose , primieramente perchè non adoperarono essi piani di prova bastantemente piccoli, seconda- - 886 — » stribuzione di queste due elettricità, che varia col variare la lunghezza del con-* » duttore influenzato. Cosicché, se questo conduttore possa riguardarsi di una » grandezza infinita, ovvero se, lo che riviene allo stesso, comunichi col suolo, non » presenterà più fuorché la elettricità contraria di quella del corpo influente (1). » I fìsici Pfaff e Knochenhauer, che avevano l’uno e l’altro mosso dei dubbi » sulle teoriche ricevute , tornarono alle medesime , il primo pei lavori di » Ohm e di Rie ss, il secondo per quelli di Faraday (2). » 11 sig. Melloni non conosceva la controversia nata su questo soggetto, » quando egli lo abbordò; e credette potere stabilire dietro alcune sperienze, » che la elettricità di nome contrario a quella del corpo influente, non agisce » fuorché quando questo è allontanato. Probabilmente se la morte non lo » avesse colpito , sarebbesi arreso alle obbiezioni che furono fatte alla sua » maniera di vedere (3), particolarmente in una lettera che gli aveva diretta » il sig. Faraday (4). » La sperienza, sulla quale sembra che il sig. Volpicelli più che sulle altre » si appoggi, a sostenere la opinione riprodotta dal Melloni, è quella per la quale » un piccolissimo piano di prova (5), tenuto per un manico isolante, non gli » dà, quando tocca un punto qualunque del corpo influenzato, fuorché la elet- » tricità di natura eguale alla inducente , sebbene il punto toccato sia vi- riamente perchè si é dimostrato da me con moltissime sperienze, che la indotta non tende, quindi essa non è affatto libera come si presume. (1) Ciò avverrà, non perchè la contraria di quella del corpo influente, cioè la indotta, possa comunicarsi dall’ indotto al piano di prova; ma perchè questo, subendo anch’ esso la influenza mentre sta in contatto colf indotto non isolato , cioè privo di elettricità omologa della inducente, diverrà carico di elettricità contraria della inducente stessa; la quale allor- ché il piano medesimo tolgasi alla influenza, non potendosi neutralizzare neppure in parte colla omologa della induttrice, deve tutta manifestarsi all’elettroscopio. (2) Questi lavori saranno esaminati , ma era dovere del sig. Riess citare ove sono essi pubblicati, per facilitarne lo studio. (3) Se le obbiezioni fatte alla maniera di vedere del Melloni, sono quelle soltanto che io conosco, e che nelle otto comunicazioni da me pubblicate sul proposito furono ribattute, certo egli non si sarebbe alle medesime arreso. (4) Questa lettera di Faraday da me non si conosce; pare che non siasi mai pubbli- cata; vedi la nota (1), pag. 878. (5) Questo è il mio primo piano di prova, col quale ho eseguito la quinta delle spe- rienze (C. R. t. 44, p. 917) per provare che la indotta non tende ; sperienza che corri- sponde alla sesta negli Atti dell’accad. pontif. de’Nuovi Lincei, T. X, p. 280. ..310, sessione 4.a del l.° marzo 1857; ed essa è certo una delle più concludenti a favore della teorica di Melloni : contro la sperienza medesima neppure si può cavillare. — 887 — )) cinissimo all’ influente stesso. Sembrerebbe che questo modo di sperimentare » non riesca sempre, poiché il sig. Volpicelli lo variò (1), e nella ultima sua co- » municazione si servì di un piano di prova molto complicato (2). Egli colloca » dietro, e vicinissimo ad un piccolo piano di prova, un disco egualmente metal- » lico, tenuto per un manico anche di metallo, al centro del quale si fissa, me- » diante la gomma lacca, il piano di prova stesso (fig. 1). 11 sig. Riess osserva » che, con questa maniera di operare, il disco tenuto dal manico di metallo, » deve caricarsi di elettricità opposta a quella del corpo influente, presso il quale » si trova necessariamente collocato, e più fortemente per non essere isolato; » esso deve dunque determinare per influenza sul piccolo piano di prova, e » sulla porzione del corpo influenzato, col quale questo piano è in contatto, » uno stato elettrico al suo contrario, e, per conseguenza, simile a quello del » corpo influente (3). » Tal’è la spiegazione del sig. Riess, ed è un fatto che tutte le sperienze » del Volpicelli possono essere interpetrate bene, tanto secondo la teorica ge- » neralmente ricevuta, quanto secondo la nuova di Melloni (4). Per altra parte (1) Non è punto vero che il mio primo piccolissimo piano di prova, non riesca sem- pre a caricarsi di elettricità omologa della inducente. Il sig. De la Rive' fu oculare testimo- nio della costante riescita di questa mia quinta sperienza (C. R., t. 44 , p. 917) ; e se il sig. Riess l’avesse ripetuta prima di criticarla, certo avrebbe avuto il convincimento che la medesima è vera come da me fu enunciata. Ho variato il primo piano di prova nel secon- do, tanto per dimostrare in altra guisa la verità della nuova teorica sulla induzione, quanto per potere concludere con un piano di prova evidentemente, che la indotta non tende; ma non già perchè il mio primo piano di prova riesca male in qualche caso, come a torto pre- tenderebbe il sig. Riess. Vedi nota (1), pag. 879. (2) Questo è il mio secondo piano di prova, descritto e disegnato nella nota (1), p. 875. Esso non è complicato affatto; poiché qualunque delle due teoriche sulla influenza elettrica si adotti , si potrà sempre facilmente prevedere quello debba ottenersi col piano di prova stesso. Però la sperienza contrarierà le previsioni dedotte dall’antica teorica, e confermerà quelle dedotte dalla nuova, come già dichiarammo nella nota (2), pag. 879. (3) Queste asserzioni del Riess vengono smentite dalla sperienza ; perchè se fossero vere, dovrebbe crescere sul piano di prova la omologa della inducente col crescere il dia- metro del disco non isolato; ma invece avviene il contrario. Inoltre non dovrebbe il piano di prova mostrare una carica nulla, quando il corpo influenzato comunica col suolo. Da ul- timo non dovrebbe divenir negativo il piano stesso, quando il suo disco non isolato cresce oltre un certo limite. Del resto avendo io dimostrato che la indotta non tende, per questo soltanto le indicate asserzioni del Riess non possono verificarsi. Vedi nota (2), pag. 879. (4) Se fosse vero che le mie sperienze si possono spiegare bene , tanto nell’ antica , quanto nella nuova teorica, opinione che pare per la prima volta esternata dal chiarissimo — 888 — » poiché vi sono dei fatti, come p. e. quello della repulsione dei due globetti di )) midollo di sambugo, elettrizzati negativamente, per influenza di un asta di ve- )> tro elettrica, i quali mostrano che la elettricità indotta può essere attiva (1), » perciò sembra diffìcile di rinunciare ad una teorica, che ha in suo favore l’au- )) torità di nomi tanto grandi , come quelli di Coulomb e di Poisson , e le » leggi della meccanica nel miglior modo stabilite (2). P. Pianciani della C. di G., già la nuova molto avrebbe guadagnato, e l’antica molto per- duto ; giacché sarebbero ammesse ambedue , restando a giudicare poi quale sia di esse la vera. Ma invece le mie sperienze non si possono affatto spiegare coll’antica teorica, sì bene colla nuova. Non si può spiegare coll’antica come avvenga, che la omologa della inducente si trovi per tutto sul corpo indotto; nè come dalle punte non esca la indotta; nè come que- sta non si disperda per l’aria; nè come un piano di prova piccolissimo non possa mai ma- nifestare sull’ indotto isolato tanto la contraria della inducente, quanto la linea neutra, ec. Vedi nota (3), pag. 634, e nota (1), pag. 661. (1) Non è repulsione la causa per la quale divergono i globetti di sambuco nella spe- ranza citata, ma é attrazione che dalla inducente agisce sui globetti stessi, manifestata eziandio per linea curva sui medesimi; perciò questa sperienza nulla prova contro la nuova teorica, e molto a favore di essa. In fatti se i pendolini medesimi non isolati , sieno sottoposti con- venientemente alla influenza di un induttore a bastanza piccolo, come il globetto metallico di una piccolissima bottiglia di Leida caricata, essi convergeranno anzi che divergere fra loro, quantunque carichi di elettricità indotta. Lo stesso avviene se un’asticella di cera lacca elet- trizzata, sia posta sotto i pendolini stessi, ma coll’asse perpendicolare al piano in cui questi possono convergere o divergere. Vedi nota (1), pag. 876. (2) L’autorità è cosa pregievolissima, ed utilissima; però nulla vale contro i fatti, ed in alcuni casi nuoce al progresso della scienza, come nocque al progresso dell’ acromatismo f autorità somma di Newton, e di Eulero (a), che sono al certo nomi non meno grandi di Coulomb e di Poisson. Inoltre quanto a Coulomb, questo fisico nelle sue celebri sei memorie sulla elettrostatica ( b ), sempre adoperò piani di prova, i quali, per l’analisi della influenza elet- trica, erano troppo grandi. Per questo difetto essenziale doveva egli essere illuso, come lo furono tutti gli altri fisici, dai risultamenti de’ suoi piani di prova, troppo grandi. Se avesse adoperato anche piani di prova piccolissimi, avrebbe veduto che questi, danno risultamenti di natura e- lettrica, opposti a quelli ottenuti coi piani di prova grandi. Avrebbe allora veduto, che il piano di prova, qualunque sieno le sue dimensioni, dà sempre un risultamento eguale alla differenza delle due elettricità, che si trovano una comunicata, l’altra indotta sul medesimo pel suo con- tatto coll’ indotto. Quindi avrebbe conosciuto, .che su qualunque punto del cilindro indotto, si trova sempre la omologa della inducente, e che la indotta non possiede tensione alcuna. In quanto a Poisson si deve osservare, che questo sommo geometra, colle sue formule, quando (а) Vedi Santini : Teorica degl’ istrumenti ottici. Padova 1828, t. l.°, p. 140; ed anche più estesamente Set- tele : Elementi di ottica e di astronomia. Roma 1818, voi. l.°, p. 157. (б) Histoire de l’académie royal des Sciences, année 1785, pag. 569, 578, et 612. Ibidem année 1786, p. 67. Ìbidem année 1787, pag. 421. Ibidem année 1788, pag. 617. — 889 — » Tuttavia persisto a credere, che il soggetto meriterebbe un esame » nuovo, e che per fortuna Melloni tornò a richiamare sul medesimo sogget- » to l’attenzione dei dotti (1). Ed in fatti moltissimi fìsici, notabilmente il » sig. Biot nel suo grande trattato di fisica (2), ammettono anche la teorica tratta della influenza di due sfere fra loro ( a ), unico caso d’ induzione da esso trattato, non si oppone affatto al principio che la indotta non tende; perchè i risultamenti de’ suoi calcoli danno la differenza delle due contrarie elettricità in qualunque punto dell' indotto. Inoltre deve anche osservarsi, che Poisson non ha dato affatto la teorica del piano di prova; cioè non ha considerato la influenza elettrica fra tre corpi, uno l’indotto, l’altro l’ inducente, il terzo un piano di prova. Inoltre Poisson non ha trattato in generale la teorica del piano di prova, neppure nel caso di due soli corpi, uno elettrizzato per comunicazione, l’altro il piano di prova; quantunque sia questo un argomento assai meno difficile del precedente. In fatti egli ha trattato il solo caso di due sfere in contatto fra loro, delle quali una piccolissima rispetto l’altra; ed in questo caso la prima riducesi ad uo piano di prova, o meglio ad una piccolis- sima sfera di prova. Finalmente sino a tanto che non avremo un mezzo , sia teoretico sia sperimentale , per misurare giustamente 1’ accumulazione della elettricità sopra qualunque punto di un conduttore, non potremo conoscere mai se la elettrica distribuzione, teoretica- mente data da Poisson , sia conforme alla sperienza. E siccome il piano di prova non si può affatto sino ad ora considerare come un mezzo giusto, per la indicata verifica, lo che da molti autori è ammesso (è) ; perciò fino ad ora non abbiamo un modo efficace per ve- rificare la esattezza dei risultamenti teoretici di Poisson sulla elettrostatica. Non voglio dire con questo, che i risultamenti stessi non sieno veri; ma solo che non poterono fino ad ora essere in pratica verificati, mediante il piano di prova. Si torni a leggere la nota (1), p. 663; ed anche la nota (2), p. 888. (1) Ma chi meglio dell’ illustre De la Rive, potrebbe istituire sul proposito un esame nuovo? Si compiaccia il dotto fisico di Ginevra por mente a questa mia ottava comunica- zione, si compiaccia ripetere le mie sperienze , ponderare le mie osservazioni, e dopo ciò giudichi; poiché se il ragionamento che accompagnerà questo suo definitivo e desiderato giu- dizio, dimostrasse con evidenza essere falsa la teorica da me sostenuta, subito sarà da me ab- bandonata, lo che presso i veri dotti mi farà certamente onore. Che se per facilitare questo autorevolissimo voto , potesse mai riescire utile la mia presenza in Ginevra , tornerò assai volentieri a godere, in questa dotta ed attraente città, la compagnia dell’ illustre De la Rive, di cui la casa è sempre aperta con isquisita e nobile cortesia pei cultori della scienza. (2) Traitè de phy. expér. et mathém. Paris 1816, t. 2.e, p. 361. ..402, ove si am- mette la elettricità dissimulata, e la neutralizzazione a distanza; cioè si ammette che la in- dotta non tende; mentre poi l’autore stesso la nega nella nota sperienza del cilindro indotto. Fa inoltre meraviglia come il medesimo Biot, avendo egli tradotto con molte note la fisica mec- canica di E. G. Fischer dal tedesco nel francese, non abbia criticato menomamente questo dotto fisico, per aver egli professato a buon diritto , ma contro Biot , che la indotta non tende , anche nel caso della nota sperienza del cilindro indotto. Quattro edizioni si fecero della indi- fa) Memoires de l’Istitut Imperiai. Paris 1811, prima memoria p. 84; e seconda memoria, pag. 164. (6) Nuovo Cimento, t. 4.° an. 1856, p. 272, li. 17. — 890 » della elettricità dissimulata, per ispiegare il condensatore e la bottiglia di » Leida; e bisognò che il sig. Riess riprendesse questo studio, per dare una » teorica più soddisfacente della elettricità condensata (1). » Del resto, in quanto a ciò che individualmente mi concerne, poiché il » sig. Riess mi dirige dei rimproveri assaissimo amichevoli (2), per aver data » troppa importanza alle ultime ricerche del sig. Volpicelli, mi permetterò di fare » osservare all’illustre fìsico di Berlino, che con quanto su questo argomento dissi » alla pag. 681 del terzo volume del mio Traité d'électricité , mi sono pronun- » ciato assai chiaramente a favore della teorica difesa dal sig. Riess, e che ho » citate queste sue ricerche come quelle che la stabiliscono in modo irrefraga- » bile (8). Ma nel medesimo tempo dissi, e continuo a dire, che le sperienze cata traduzione di Biot, delle quali la prima nel 1806, la quarta nel 1830, ed in tutte si ri- conosce la elettricità indotta essere priva di tensione, come in seguito fra poco vedremo. Per citare un altro autore assai reputato, fra i molti che ammettono la elettricità dis- simulata nel condensatore, nella bottiglia di Leida, nel quadro magico, nelle batterie, e nel- l’elettroforo, negandola poi nel noto cilindro indotto, ricordiamo il corso elementare di fisica sperimentale del chiarissimo G. Belli, Milano 1835, voi. 3.°, p. 196, lin. 18 - p. 202, lin. 8, e lin. 29 - p. 383, lin. 15, ec. (1) Non potrà esservi teorica veruna dei coibenti armati, quali sono la bottiglia di Leida, il condensatóre, l’elettroforo, senza che sia basata sul fatto che la elettricità indotta non tende. Quindi sé lo studio ripreso dal sig. Riess contraddicesse a questa verità, non potrebbe condurre a conseguenze nè teoreticamente certe, nè confermate dalla sperienza; vedi nota (1), p. 657. (2) Questi rimproveri amichevoli furono espressi dal sig. Riess nel modo seguente: «una parte alla insistenza del Volpicelli nel sostenerè la inesatta ipotesi sulla elettrostatica » induzione, si deve attribuire al De la Rive , il quale non solo non rifiutò strettamente le » opinioni del Volpicelli,' ma eziandio raccomandò all’attenzione dei fìsici una sperienza del » medesimo, pretesa favorévole a queste opinioni » (a). Noi qui dobbiamo invece osservare, che la importanza troppo grande , accordata dal De la Rive alle critiche del Riess contro la nuova dottrina sulla influenza elettrica, non avendo il De la Rive allora (febbraio 1859) co- gnizione della risposta che in seguito (luglio 1859) feci a quelle critiche stesse, ha dato mo- tivo all’illustre fìsico di Ginevra di dubitare sulla verità della indicata nuova dottrina. (3) Tornando a leggere come il chiarissimo De la Rive termina quella sua terza comuncai- zione sulla influenza elettrica, da noi precedentemente riprodotta per intero (pag. 654), ve- dremo pag. 662, 664, non essersi egli assai chiaramente pronunciato a favore del Riess. In fatti nel citato luogo il celebre fìsico ginevrino conclude che sebbene ad esso costi rinunciare alle leggi elettrostatiche di Poisson , tuttavia raccomanda che sieno studiate nuovamente le mie sperienze , da esso riconosciute rimarchevoli , e che hanno aperto un nuovo campo d' investi- gazioni. Tutto ciò esclude un giudizio deciso chiaramente, sia contro la nuova teorica dat (a) Poggendorff’s Annalen 1858, t. 105, p. 487, li. 9. — 891 — » del sig. Volpicelli meritano di attirare l’attenzione dei fìsici sull’uso del piano » di prova, perchè questo modo di operare, usato in generale dagli sperimen- » tatori nel soggetto di cui ci occupiamo, può dare dei risultamenti contradit- » tori (1). L’importanza di questo punto particolare, mi sembra in principal )> modo manifestarsi nell’ ultimo lavoro del sig. Volpicelli, comparso nel nu- » mero di dicembre degli Archivi di scienze fìsiche, e naturali (2). Si trova » in questo lavoro un analisi rimarchevole di tutto ciò che si ottiene speri- » mentando col piano di prova, ed ognuno si avvede ben presto essere il fe- » nomeno meno semplice di quello che per solito si crede. La parte che vi » prende la dispersione dell’elettrico per l’aria, viene apprezzata in modo tale, )> da mostrare sui risultamenti la influenza di questa cagione, che fu troppo » trascurata. )> Forse l’analisi del sig. Volpicelli potrebbe ancora essere più completa, » e noi crediamo che il dotto fìsico italiano renderebbe alla scienza un vero » serviggio se, invece di persistere a sostenere una teorica che ha contro di « se argomenti tanto forti (8) , esso impiegasse il suo ingegno a schiarire » colla sperienza, tutti quei punti ancora oscuri, della elettrostatica induzio- ne sostenuta, sia per l’antica , dal Riess difesa (vedi la nota (1) , pag. 063) ; e tanto più 10 esclude, in quanto che il De la Rive aveva già detto pag. 658 « Il principio della elet- tricità dissimulata , generalizzato con ragione , quando sia vero, da Melloni... Dunque none impossibile che questo principio sia vero, lo che non importa una decisione assai chiaramente favorevole al Riess. (1) Non solo può dare , ma in vero dà risultamenti contradittori , dai quali con ogni facilità ed evidenza si deduce che la indotta non tende, come abbiamo nelle precedenti note veduto, nota (3), pag. 654, e nota (1) pag. 661, contro quello che pretende il dotto fisico di Rerlino. (2) Archives des Sciences phy. et nat de Genève, t. 3.°, nouvelle période, p. 347, dé- cembre 1858. (3) Gli argomenti contro la nuova teorica sulla influenza elettrica, si debbono riguardare invece molto deboli, dopo questa mia comunicazione ottava; la risposta che noi dammo alla nota del sig. Riess, evidentemente lo prova. E qui cade in acconcio ripetere quello che disse 11 prof. Fabri di Ravenna, cioè « Analizzando minutamente i lavori fatti contro le opinioni « del Melloni, si conoscono facilmente i complicati artifizi, cui si è dovuto ricorrere per ten- » tare in qualche guisa la spiegazione coll’antica teorica dei nuovi sperimenti, ed in ispecie » di talune sperienze, che mi sembrano più che mai refrattarie nell’antica dottrina dell’ in- » duzione. Intendo parlare della osservazione fatta (dal Volpicelli) che un cilindro indotto, » anche armato di una o più punte nella parte più vicina all’ inducente , lascia disperdere « sempre la elettricità attuata, od omologa della inducente, e non la indotta : ed aggiungerò > anche dei singolari risultamenti avuti (dal Volpicelli) per la prima volta col piccolissimo 114 — 892 — » ne (1), compiendo per esempio lo studio sperimentale del piano di prova » che ha egli così bene cominciato (2). » piano di prova, in mia presenza, e del celebre De la Rive, al quale sperimento questo il- » lustre fisico dette molta importanza « fa). Inoltre non possiamo a meno di essere maravigliati nel vedere che il dotto fisico gine- vrino, in questa sua quinta comunicazione, ci consiglia desistere dal sostenere la nuova teo- rica sulla influenza elettrica , dopo aver egli detto nella prima (pag. 651) « che le spe- ranze del Melloni gli sembravano render conto in un modo soddisfacentissimo del feno- meno della induzione elettrostatica»... nella seconda (pag. 653) «che le mie sperienze gli sembrarono incontestabili, e che fecero sul suo spirito una grande impressione»...; nella terza (pag. 657; « che avvi una contradizione incredibile nei trattati di fisica, perla maggior parte di quelli autori che ammettono la elettricità dissimulata nel condensatore, negandola nella spe- ranza del cilindro indotto..- , e che (pag. 664) le mie sperienze dovevano continuarsi con maggior impegno, avendo esse aperto un nuovo campo d’investigazioni »...; nella quarta (pag. 665) « che almeno la nuova teorica poteva soddisfare quanto l’antica»...; nella quinta (pag. 885) «che tutte le mie sperienze possono (pag. 887) essere interpetrate bene tanto secondo la teorica generalmente ricevuta, quanto secondo la nuova di Melloni ». Resterebbe dunque a decidere quale di queste due debba prevalere , quindi 1’ obbligo di continuare lo studio da me intrapreso. Egli dice pure ivi (pag. 889) « che il soggetto (cioè la nuova teorica) merita un esame ulteriore, quindi riguarda qual fortuna che il Melloni abbia di nuovo richiamata l’at- tenzione dei dotti su questo argomento ». Credo pertanto più ragionevole, anche secondo le viste qui ricordate dell’ illustre mio amico De la Rive, continuare l’analisi già molto avanzata del fenomeno della influenza elettrica, per dimostrar vera la nuova teorica, di quello che ab- bandonar l’analisi stessa (si torni a leggere il §. 9). (1) A. punto è questo il lavoro che sto compiendo, colle ripetute mie comunicazioni sulla influenza elettrica, delle quali fino ad ora otto videro la pubblica luce. Il mio scopo consiste nel dimostrare che la indotta non tende, questo essendo l’unico punto rimasto ancora oscuro nella elettrostatica induzione. In questo fenome'no niente avvi da schiarire, fuorché se la indotta possegga o no tensione; tutto il resto del fenomeno stesso, è un corollario del fatto indicato, che a certi ancora è oscuro, ad altri chiaro; ma fra questi taluni hanno raggiunto la verità, ed altri veggono il falso. Dunque, appunto come vuole il De la Rive, mi occupo nello schia- rire le fasi ancora oscure della elettrostatica induzione. (2) Tanta è la stima da me professata per l’ illustre De la Rive, che ho già mandato ad effetto questo suo consiglio, con aver compiuta una lunga memoria sul piano di prova, nella quale ho preso a considerare tutte le opinioni dei più rinomati fisici sugli effetti del piano stesso. In questo lavoro, che verrà ben presto pubblicato, e che mi occupò per molti mesi , e per molte ore al giorno , esaminai tanto la parte analitica del piano di prova, quanto la parte sperimantale di esso , e pel caso in cui la carica elettrica del corpo sul quale si deve applicare il piano di prova, siasi per comunicazione acquistata, e per l’altro in cui siasi da èsso avuta per influenza; questo essendo assai più complicato del primo caso per la teorica del piano stesso. In ultimo ho dovuto concludere, che fino ad ora non si è dimostrato quale [a) Atti dell’Accad. pontif. de’ Nuovi Lincei. Voi. XIV, sessione del 7 aprile 1861, pag. 325, lin. 28. — 893 — Il sig. Volpiceli ha pure in pronto delle sperienze interessantissime, sulla » natura variabile della elettricità che può svilupparsi mediante l’attrito, fra » due diversi corpi sempre gli stessi, secondo la diversa maniera colla quale » si produce. Riprenda egli questi lavori sviluppandoli, e sia sicuro dell’ in- » teresse che desteranno (1). Le teoriche senza dubbio sono importanti , » ma in fisica la sperienza, e la sperienza ben esegnita, riesce ad ogni teo- » rica superiore (2). S- 21- Ora passiamo ad esporre gli sperimenti da me istituiti, con diversi piani di prova, onde meglio provare che la indotta non tende. Nel riprodurre que- sto mio lavoro, già pubblicato negli Archives des Sciences phijsiques et natu- relles de Genève, nouvelle période, t. 3°, décembre 1858 , p. 347, darò al medesimo uno sviluppo maggiore di quello che già gli detti nel giornale qui citato. Conoscere mediante il piano di prova lo stato elettrico, sia nella qualità, sia nella quantità, proprio di un elemento superficiale, toccato dal piano stesso du- rante la influenza elettrica, non è facile quanto comunemente si crede. A questo fine bisogna ravvisare bene tutte le cause che influiscono sulla carica elettrica sia il rapporto fra faccumulazione elettrica sul punto toccato dal piano di prova, e quella sul medesimo piano dopo il toccamento , avuto riguardo a tutte le circostanze influenti sul rapporto stesso, fra le quali una è l’effetto del coibente, che connette il piano di prova col suo manico isolante. Da ciò risulta che fino ad ora, quello che dall’uso del piano di prova possiamo dedurre con certezza, riguarda soltanto la esistenza, e la natura postiva o negativa, dell’elettrico libero sul punto di contatto. Attualmente mi limiterò a pubblicare, ma con mag- giore sviluppo, nel paragrafo seguente, quanto lessi alla Società di fisica e storia naturale in Ginevra nel 14 di ottobre 1858, sopra diversi piani di prova, usati da me per le ricerche sulla elettrica influenza. (1) Questi lavori furono già sviluppati e pubblicati; veggansi perciò negli Atti del- 1’ accademia pontificia de' Nuovi Lincei, le cinque mie comunicazioni sulla polarità elettro- statica - t. V, sessione 7.a del 26 settembre 1852 — t. XI, sessione 3.a del 7 febbraio 1858 - t. XII , sessione 3.a del 6 febbraio 1859 — t. XV sessione I.a del 1 dicembre 1861. — Yeggasi anche Philosophical Magazine, num. 117, luglio 1859, p. 26. (2) Vero verissimo; e perciò se, come pare, le mie sperienze sieno bene istituite, do- vranno riescire superiori ad ogni teorica, non esclusa quella che Poisson ha dedotto col- l’analisi matematica, quando contraddicesse alle medesime; contraddizione che per altro non credo potersi verificare, trattandosi della elettrica influenza. — 894 — del piano di prova; 1 .° nel momento del contatto; 2.° nel momento in cui questo cessa ; 3.° dopo cessato. Bisogna pure conoscere, 4.° quale sia sulla carica stessa l’effetto del coibente, che unisce il piano di prova col suo manico iso- lante; 5.° oltre all’effetto che dalla forma del piano stesso dipende. Toccato col piano di prova un elemento superficiale indotto, e poi sot- tratto esso piano alla induzione, il medesimo nell’isolamento, manifesta uno stato elettrico tutto suo proprio, e non dell’elemento da esso toccato durante la induzione. Questo elettrico stato, è la risultante delle varie cagioni elettri- che agenti sul piano stesso, mentre dura la influenza, mentre cessa, e dopo cessa- ta; cosicché se dalla risultante medesima si voglia procedere a conoscere le varie sue componenti, o cagioni elettriche, da cui venne prodotta, si ha generalmente parlando un problema indeterminato, vale a dire che può ammettere molte ipo- tesi, per la sua soluzione. La sola sperimentale analisi, fatta con molta cau- tela ed avvedutezza , può rendere in qualche sua parte determinato il pro- blema stesso. In ciò consiste il giudicare quale delle due diversi ipotesi, adot- tate per la spiegazione del fenomeno di cui parliamo, sia quella che debba pre- ferirsi, cioè se l’antica teorica sulla induzione, o la nuova riprodotta da Melloni, e da me sostenuta come unica vera. Però fortunatamente, per questo giudizio, non è affatto necessario conoscere il rapporto numerico fra le accumulazioni elet- triche, una sull’elemento toccato, l’altra sul piano di prova; rapporto che, non ostante i lavori elettrostatici pregievolissimi di Coulomb, Poisson, Plana, e Mur- phy, ancora non fu rigorosamente assegnato; ed è molto difficile per non dire im- possibile assegnarlo, secondo che si richiede conformemente alle verità sperimen- tali. Per buona sorte il giudizio stesso può formarsi, dal conoscere solamente la natura dell’ elettrico risultante sul piano di prova. Per tanto mi è sembrato che la via più sicura, onde assegnare la spiega- zione del fenomeno in proposito, consista nel variare in più guise la mia spe- ranza già fatta col primo piccolissimo piano di prova (1), onde accumulare così tanti e tali fatti, o sperienze, da cui la spiegazione o il giudizio che si vuol dare, possa con certezza dedursi. Da questi fatti e sperienze, che ora brevemente ande- remo ad esporre, perchè sieno all’intelligente lettore di guida e di base riello spiegare, o giudicare intorno la quistione, risulta che si giunge ad ottenere sul piano di prova, posto prima in contatto con quell’estremo dell’indotto isolato (1) Atti dell’accad. pont. de’ Nuovi Lincei, t. X, p. 308. — Comptes Rendus, t. 44,séance du 4 mai 1857, p. 917 — Àrchives de scien. phy. et nat. de Genève, t. 35, mai 1857, p. 36. — 895 — che più è prossimo all’ inducente , ora 1’ una, ed ora 1* altra elettricità , se- condo la forma e la costruzione del piano stesso, ed a parità delle altre cir- costanze. Decimanona sperienza. Indicherò quei soli piani di prova, che mi for- nirono risultamenti assai marcati nei due sensi , uno elettro-negativo , 1’ al- tro elettro-positivo; senza parlare degli altri che mi dettero un risultamento, quasi o del tutto nullo. Incomincio dall’indicare la forma e la costruzione di quei piani di prova che, applicati su quell’estremo dell’indotto il più prossi- mo all’inducente, sempre si caricarono di elettricità contraria della induttrice. 1 . ° Un piccolissimo dischetto metallico , incastrato per modo nel ci- lindro indotto, da continuare la sua superficie. Nel centro del disco mede- simo è fissato delicatamente 1’ estremo di un sottilissimo filo di seta , per mezzo del quale si può togliere isolato dall’ incastro, e portare a contatto del bottone di un elettroscopio. 2. ° Un piccolissimo dischetto metallico, fissato nel suo centro alla estre- mità di un sottile manico di vetro, normalmente alla superfìcie dal disco mede- simo, e ripiegato ad angolo retto, in guisa che possa questo piano di prova essere applicato sull’estremo dell’ indotto, senza ricevere impedimento dall’in- ducente. 3. ° Un piccolissimo dischetto metallico, avente un forellino praticato nella ertezza della sua perifìria, nel quale s’introduce l’estremo di un sottile ma- nico isolante di vetro. 4. 3 Un piccolissimo dischetto metallico, con una piccola guaina nel pro- lungamento di un suo raggio, nella quale s’introduce l’estremo di un sottile manico di vetro. 5. ° Aumentando qualunque dimensione dei quattro sopra descritti piani di prova, crescerà sempre sui medesimi, a pari circostanze, la carica elettrica con- traria di quella inducente; gli stessi effetti si avranno se a quei dischetti, so- stituiscansi delle sferette di metallo. Ora indicheremo la forma e la costruzione di quei piani di prova, che ap- plicati su qualunque punto dell’indotto, non escluso il più vicino all’inducente, si trovarono sempre carichi di elettricità omologa della induttrice. 6. ° Un piccolissimo e sottilissimo disco metallico, sul quale si connette per mezzo della cera lacca l’estremo pure sottilissimo di un manubrio di vetro; però in guisa che l’estremo stesso pochissimo sovrappongasi alla superficie del dischetto. — 896 — //• /O x/L 'Ól- ^ V A « t/t. « ' o 1 ' C*-v*~* f e*+-*-0 ,U- A»l /o /V ^ tt (4-^ ^ r V*^- ^ c ' C cru. /z' 0- r& '/ !tl ». 7. ° La costruzione restando come nel precedente caso, avvi questa sola di- versità, cioè che l’estremo sottilissimo del manico di vetro, si trova fissato sul dischetto in guisa, da coprire tutto il suo diametro. 8. ° Un dischetto metallico avente un pernetto puntaguto nel prolunga- mento del suo raggio. Questo pernetto è introdotto in un sottile tubo di vetro, e vi aderisce per mezzo della cera lacca. 9. ° In questa ultima costruzione, aumentando la lunghezza del pernetto, si potrà pure, sino ad un certo limite, aumentare il diametro del corrispondente di- sco metallico, senza che la carica del medesimo cessi di restare sempre omo- loga della inducente (nota (1), pag. (^1). cyyfi È della più grande importanza osservare, che quando i piani di prova, dai quali si ottiene una carica omologa della inducente, come da questi tre ultimi, vengano sottoposti alla influenza elettrica, senza essere in contatto col corpo in- dotto, si trovano sempre, dopo sottratti alla medesima, 0 in uno stato neutrale, o carichi di elettricità contraria della inducente, per la influenza curvilinea, e per la dispersione della elettricità omologa della induttrice, la quale unicamente, sotto la induzione, può disperdersi. Sono poi neutri essi piani, solo quando le circostan- ze atmosferiche sieno moltissimo favorevoli all’ isolamento dell’elettrico. Da ciò si deve concludere che il contatto degli ultimi tre dischi, 0 piani di prova, col corpo indotto, è assolutamente necessario, per ottenere sui medesimi una carica omologa della inducente. Questa elettricità dunque si trova pure sull’estremo dell’indotto più avvicinato alla inducente, cioè si trova su tutta la superfìcie del- l’indotto; però meno in un estremo, e più nell’altro: quindi la contraria di questa elettricità, ossia la indotta, non ha tensione. Basato su questo fatto sperimentale indubitatamente vero, mi riescirà faci- le spiegare, come la varia forma, e costruzione del piano di prova, possa far va- riare, a parità delle altre circostanze, la natura dell’ elettrico di cui si trova esso caricato sotto la induzione. S- 22. Quando un piano di prova qualunque, si applichi sull’elemento di una superfi- cie metallica che subisce la influenza, esso viene influenzato come lo era l’ele- mento stesso prima che fosse coperto da quel piano. La elettricità libera (attuata, od anche di seconda specie) svolta da esso piano, e della superfìcie dell’indotto, per effetto della stessa influenza, si distribuisce con una certa legge su tutta la superficie tanto dell’indotto, quanto del piano di prova. La elettricità contraria — 897 — cioè dissimulata (indotta, od anche di prima specie) non avendo libertà o ten- sione, resta fissa ove fu sviluppata sulle indicate due superficie, ritenutavi dalla influenza dell’ inducente. Però, l.° la forma del piano di prova, 2.° la sua co- struzione, 3.° la natura del coibente, 4..J la sua quantità, 5.° il luogo del con- tatto, 6.° il modo col quale viene disgiunto il piano stesso dell’elemento del corpo influenzato, 7.° la intensità della induzione, 8.° l’essere sottratto alla influeuza, 9.° lo stato igrometrico dell’atmosfera, sono circostanze dalle quali dipende la quantità elettrica omologa della inducente, accumulata sul piano stesso. Per effetto di queste nove circostanze, può accadere che la omologa della in- ducenle sul piano di prova sia maggiore, o minore della contraria sullo stesso piano indotta, ed ivi fissata. Quindi sottratto il piano alla induzione, potrà esso mostrare all’elettroscopio, secondo le indicate circostanze, una carica, ora omologa, ed ora contraria della inducente. Se le circostanze medesime non potessero accumu- lare sul piano di prova una dose di elettricità omologa della inducente , maggiore della elettricità in esso indotta di nome contrario, sarebbe molto diffìcile poter dimostrare, col piano di prova , che la omologa stessa trovasi anche su quell’estremo dell’ indotto che più sta vicino all’ inducente. Quindi sarebbe diffìcile in questa ipotesi dimostrare, collo stesso mezzo , che la in- dotta non tende. Ma fortunatamente avviene il contrario; quindi grazie alle indicate circostanze, dobbiamo conoscere la verità; cioè siamo costretti ad am- mettere, che sotto la influenza, la omologa della inducente si trova sopra ogni punto dell’ indotto; perchè se così non fosse, il piano di prova non potrebbe caricarsene giungendo in contatto coll’indotto stesso. Da tutto ciò si vede che quel piano di prova, dall’uso del quale noi co- nosciamo la coesistenza delle due contrarie elettricità sul medesimo punto di un corpo idotto, non ci può dare a conoscere quale delle medesime sia maggiore dell’altra in quel punto da esso piano toccato. In fatti la omologa della indu- cente, la quale certo su quell’estremo dell’indotto il più vicino alla induttrice dev’essere assai minore dell’altra indotta sul punto medesimo, ci si manifesta invece maggiore sull'indicato piano di prova; perchè le indicate circostanze val- gono ad accumularla in maggior copia sul piano stesso. Così pure sul corpo in- dotto deve necessariamente trovarsi una sezione, in cui la elettricità libera, cioè la la omologa della inducente, uguaglia la contraria indotta sulla sezione stessa. Tuttavia mediante uno di questi ultimi tre piani di prova, la omologa della inducente ci si manifesta sul piano stesso maggiore della contraria su qua- lunque punto dell’ indotto, e ciò per l’effetto indicato, e dovuto alle medesime circostanze. — 898 — S- 23. A spiegare chiaramente questi fatti, ed a mostrare con evidenza, in qual modo le diverse circostanze sopra enumerate, facciano diversificare la natura dell’elettri- co risultante, di cui si trova esso piano caricato, pel contatto sull’indotto, e dopo essersi posto fuori della elettrica influenza, indichiamo con Ed la elettricità dissi- mulata, con E/ la elettricità libera, e con E, quella che per effetto delle indicate circostanze si aumenta sul piano di prova, introducendosi nel coibente. Dopo quanto abbiamo esposto chiaro apparisce, che le tre indicate specie di elettricità, si trovano insieme sul piano di prova, finché questo rimane sotto la influenza, e che dopo sottratto alla medesima vi si trova la sola risultante loro. La elettricità dissimulata Erf è contraria della inducente, le altre E/ ed E* sono ambedue omo- nome della inducente stessa. La presenza del coibente col quale sono a con- tatto le due elettricità libere E/ ed Eh diminuisce la tensione loro; quindi si aumenta la carica delle medesime sul piano di prova. Per ciò si verifica ri- guardo ai tre ultimi piani di prova, che ognuno di essi , dopo toccato qual- siasi punto dell’indotto, anche l’estremo suo, che più sta vicino all’inducente, mostra sempre una carica omonoma della induttrice. Quando un piano di prova sia foggiato e costrutto in guisa, da permet- tere gli effetti delle indicate circostanze; in tal caso, dopo il contatto, e dopo essersi allontanato dalla influenza, la elettricità di cui si trova carico, diverrà tutta libera; laonde quantità eguali di elettricità contrarie si neutralizzeranno fra loro, e resterà sul medesimo piano una quantità di elettrico C espressa con C == ± E; ± E; qz; Erf . In questo trinomio se 1’ induttore sia positivo, dovranno valere i segni supe- riori, se poi sia negativo vaieranno gl’ inferiori ; però, a rendere più semplice il ragionamento, senza nuocere alla generalità, supporremo positivo l’elettrico inducente. Laonde si verificherà, o la prima, o la seconda, o la terza delle tre numeriche seguenti relazioni (fl i) E/ -+- Ej > = Ed . Se il piano sia talmente costrutto da escludere, ovvero da rendere insen- sibile quella elettricità libera E,, che si accumula sul piano di prova per ef- fetto delle indicate circostanze, sarà E; = 0, quindi numericamente sarà (a3) E, > Ed . In fatti qualuque sia la forma e la costruzione di un piano di prova, se venga esso applicato sull’estremo dell’ indotto isolato che più si allontana dall’ inducen- te, sempre dopo il contatto la sua carica risultante si trova essere omologa della inducente. Però si avverta bene che, non essendo molto lungo il cilin- dro isolato indotto , ovvero essendo a bastanza energica la induzione, la Erf non sarà mai sensibilmente nulla sull’estremo di cui parliamo; giacché la in- duzione curvilinea certo agirà sull’estremo stesso, come ho già dimostrato (1), contrariamente a quello che si ammette nell’antica ipotesi sulla elettrica in- fluenza. Quando col piano di prova si vanno toccando punti sull’ indotto sempre più prossimi all’ inducente , a partire dal più lontano da questo , la quantità Ed aumentar deve rapporto alla E/ -+- E,- ; poiché 1’ effetto dell’ influenza su questi punti si fa più forte, per la minore loro distanza dall’ inducente. Quindi (1) Atti dell’accademia pont. de’ Nuovi Lincei, T. XI, sessione 7.a del 13 giugno 1858, p. 413, 2.° 115 — 900 — è che, se con un opportuno piano di prova potrà verificarsi la terza delle (aj, vale a dire la E/ — t- E,- E d\ mentre nell’altro abbiamo E/ < Erf, lo che si dimo- stra vero e teoreticamente, e sperimentalmente, con uno qualunque dei primi quattro piani di prova. Se nella (aj invece di considere i segni superiori, si fossero considerati gl’ in- feriori , si sarebbe supposto negativa la inducente; però è chiaro che si sa- rebbero avuti gli stessi risultamenti che si ottennero, supponendo la inducente positiva. Concludiamo: 1 .° che secondo la forma e costruzione del piano di prova, si possono avere, a parità di circostanze, molte linee neutre sullo stesso indotto: 2.° che di queste linee neutre una soltanto è assoluta , e non può mancare sull’ indotto isolato , mentre le altre sono tutte relative ai diversi piani di prova : 3.° che con opportuni piani di prova può non manifestarsi veruna linea neutra sull’ indotto isolato : 4.° che le verificazioni delle (a3), (a)5, (a6), si accordano tanto coll’ antica , quanto colla nuova teorica sulla elettrostatica influenza : 5.° che la verificazione delle (aj , (a.2) , (a4) , (a7) , (a8) , non si accorda coll’ antica teorica , bensì colla nuova , dimostrando con questa , e contro quella, che la elettricità indotta Erf, non ha tensione, ovvero è tutta dissimulata; perchè colla libera E, omologa della inducente, si trovano insieme anche su quell’estremo dell’ indotto isolato, che sta più vicino all’ inducente: 6. ° che l’antica teorica non può spiegare questa coesistenza , e parecchi al- tri fatti relativi alla influenza elettrica, mentre tutto quello che appartiene a questo fenomeno fondamentale, non meno che generale (1), si spiega chiara- mente colla moderna teorica riprodotta da Melloni, e da me dimostrata vera: 7. ° che la nuova teorica non distrugge del tutto la vecchia, come taluni a torto pretendono, ma soltanto la modifica essenzialmente in alcune sue parti, rendendola così più generale , piu accordata con tutte le fasi del fenomeno influenza elettrica , e con tanti altri fatti della elettrostatica dottrina, senza però permettere che l’antica come un tempo fu immaginata, si possa oggi riguar- dare conciliabile colla nuova, ovvero che possa spiegar bene anch’essa il fe- nomeno indicato. ( Continuerà ) (1) De la Rive, Traité d’électricité, Paris 185£, t. 1, p. 140, li. ultima. — 906 — COMUNICAZIONI Il R. P. A. Secchi espone come le osservazioni dello spettro solare pos- sono servire alla meteorologia , secondo le diverse righe visibili , nelle varie zone del medesimo. Il comitato accademico presentò, per la elezione di un socio ordinario, la terna seguente, con ordine alfabetico : Commendatore Clemente Folchi, ingegnere, e membro ononario del consiglio d’arte. Commendatore Luigi Poletti, ingegnere, e membro del consiglio d’arte . Vincenzo Sanguinetti, professore, di mineralogia nella università ro- mana. Il risultamento dello squittino segreto, fatto per bossolo, sulla terna pro- posta, essendo sedici i votanti, fu il seguente : Laonde fu eletto socio ordinario il sig. Comm. Clemente Folchi, salva l’ap- provazione sovrana. L’accademia riunitasi legalmente a un’ ora pomeridiana , si sciolse dopo due ore di seduta. COMITATO SEGRETO Voti Folchi Bianchi 12 Neri 4, Poletti. 8 Sanguinetti . 8 8 — 907 — Soci ordinari presenti a questa sessione. P. Sanguinetti. — G. Ponzi. F. Nardi. — A Coppi. — B. Torto- lini. — M. Azzarelli. — D. Diorio. — • C. Sereni. — E. Fiorini. — S. Ca- det. — B. Boneompagni. — I. Calandrella — P. Volpicelli. — B. Viale. — M. Massimo. — A. Secchi. — N. Cavalieri S. Bertolo. Pubblicato nel 12 di ottobre del 1868 P. V. OPERE TEMETE IN DOMO Documenti circa la vita e le gesta di s. Carlo Borromeo, pubblicati per cura del canonico Aristide Sala. Voi. 4.°, in 8>° Theorie . . . Teorica delle coordinate ellittiche nel piano, di G. A. Grunert. Un fase, in 8.° Das . . . Sviluppo analitico generale del sistema coordinato di tre linee, del medesimo. Un fase, in 8.° Bullettino Meteorologico dell1 Osservatorio del Collegio Donano, in corrente. Comptes Conti resi dell1 Accademia delle Scienze dell'I. Istituto di Francia, in corrente. Proceedings . . . Bullettin della R. Società1 Geografica di Londra. Voi. VI, num. V. 1 1 G ERRORI CORREZIONI 884 lin. 9 accurata accennata 888 7 trascorrerne trascorrere 886 2 confermarsi conformarsi » 26 senza, però senza però » 27 una piccola più piccola 887 28 dalle distanze delle distanze 889 6 scomparisce comparisce 863 19 di vapori de’ vapori 866 20 Pendemonte Pindomente » 26 configuranzion configurazion 868 8 trascorre trascorrere 872 38 si rendi si rende 873 8 luce di luce de’ IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Villanova Castellacci Archiep. Petrae Yicesgerens. — 909 — ATTI DELL ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI SESSIONE TU* DEL 7 GIUGNO 1863 PRESIDENZA DEL SIG. PROF. N. CAVALIERI SAN BERTOLO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI Intorno ad un trattato d'aritmetica stampato nel 1478. Dissertazione di Bal- dassarre Boncompagni. ( Continuazione e fine. Vedi sessione Y, pag. 842). P iù oltre (pag. 911, lin. io— 16) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « LA SFERA [] LIBRI QUATTRO IN OTTAVA RIMA || SCRITTI NEL SECOLO XIV || DA I) F. LEONARDO DI STAGIO DATI [| DELL’ORDINE De’pREDICATORI || AGGIUNTAVI || LA NUOVA » SFERA |] PURE IN OTTAVA RIMA || DI F. GIO. M. TOLOSANI DA COLLE || DELl’iSTESs’ OR- )> DINE DOMENICANO [] ESCITA GIÀ IN LUCE IN FIRENZE NEL 1514 || E || L’AMERICA [] DI RAF- » FAELLO GUALTEROTTI |] PREMESSEVI LE NOTIZIE DI ESSI SCRITTORI || E DI RAGGIO FIO- )) RENTINO || NON MENO CHE DI ALTRI ASTRONOMI TOSCANI [] FIRENZE || PRESSO MOLINI (| » mdccclix. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di ìoo pagine, delle quali le ia — 3a, 24a-25% 40a-43% 83a— 85a, 97a-iooa non sono numerate, e le 4a-22% 26a —39% 44a— 82% 86a-96a sono numerate coi numeri iv-xxiii, 2-15, 20-58, 62—72. Nelle linee 35—42 della prima colonna della 52a di queste 100 pagine, la qual pagina 52a è numerata col numero 28, si legge : « Ventiquattro ore dal capo alla pianta » E dividesi in punti mille ottanta > Nel giorno sono, al naturai ridotto : » Che per minuti son punti diciotto : « Contien un’ora minuti sessanta, » Per tal distinzion da chi n’ha cura » Come descrive ogni astrologo dotto, » Il corso de’pianeti si misura. » Qnesto passo della suddetta edizione intitolata « la sfera (j libri quattro, ecc. » in Firenze, ecc. mdccclix », è identico col passo riportato di sopra (pag. 840, lin. 12-15) del rovescio della carta 8% numerata 8, della suddetta edizione intitolata « COMPENDIO DI SPHERA ET || MACHINA DEL MONDO || NVOVAMENTE [j COMPOSTO », Salvo le varietà seguenti : col. lin. compendio DI SPHERA , ecc. pag. col. | lin. LA SFERA LIBRI QUATTRO,ecc. car. col. lin. COMPENDIO DI SPHERA , ecc. pag- col. lin. LA SFERA LIBRI QUATTRO, ecc. 1 11 hof 28 1 35 ore 8 v. 1 » puncti 28 1 a punti » piata pianta » octanta x ottanta 12 ridocto 36 ridotto 16 puncti 40 punti 13 una hora 37 un'ora 17 distinction 41 distinzion » sexanta a sessanta » nha » n'ha 14 docto 38 dotto 18 el 42 II 15 & 39 E 117 — 910 — Nelle linee 1— 13 della pagina 4ia non numerata della suddetta edizione intitolata « LA SFERA |J LIBRI QUATTRO, eCC. IN FIRENZE, eCC. MDCCCLIX. » SÌ legge: « COMPENDIO » DI SFERA [] E MACHINA DEL MONDO [| NUOVAMENTE || COMPOSTo| | Volvitlir hcteC Semper |j » 0 voi che avete gl’intelletti sani, (| Mirate la dottrina ehe (sic) s’asconde [| Sotto » la scorza degli versi strani. || Allighieri Inf. IX. || Impresso (già) in Firenze |) per » Bernardo Zucchetta [| A stanza di ser Lorenzo da Fighine. || (mdxiv.) « Nella pagina 42a della suddetta edizione intitolata « la sfera (| libri quattro, ecc. in » Firenze, ecc. mdccclix » trovasi ristampato con diversa ortografia, e con altre va- rietà, tutto ciò che si legge nel rovescio della prima carta della suddetta edizione intitolata « compendio di sphera » ecc. Nelle pagine 44a-82a, numerate 20— 58, della sud- detta edizione intitolata « la sfera || libri quattro, ecc. in Firenze, ecc. mdccclix », trovasi ristampato con diversa ortografia, e con quattro note, il poema soprani- mentovato di Giovanni Maria Tolosani. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 22-25 della pagina 909 fa parte di tale ristampa. Nelle linee 10—38 della pagina 9a della sud- detta edizione intitolata « la sfera || libri quattro, ecc. in Firenze, ecc. mdccclix. », la qual pagina 9a è numerata col numero ix, e nelle linee 1—10 della pagina ioa della medesima edizione, la qual pagina ioa e numerata col numero x, si legge « II. Dopo di aver presentata contezza del Dati è opportuno dire » del di lui continuatore, di cui nella bell’Opera dei PP. Quetif ed » Ecbard si leggono le appresso notizie; alle quali qualche altra sia- » ino stati fortunati di portare in aggiunta. » F. Gio. Maria de’TOLOSANI Toscano nato circa al 1472 in Colle di Val- » delsa , e alunno del Convento di S. Marco di Firenze, uomo erudito, assai zelante » della regolar disciplina. Uno dei dilettissimi seguaci di Fr. Girolamo Savonarola , » e del polistore F. Zanobi Acciajoli per singolare comune amor gli studj inti- missimo , egregiamente istruito in qualsiasi disciplina , chiaro per la perizia nelle Lingue Greca e Latina , accurato investigatore dell’ antichità , de’ primi del suo tempo nella perizia delle Matematiche , e assiduo cultore degli Sto- • rici Studj , che ascritto giovanissimo fin dal 1487 , all’ Ordine Domenica- ' no , fioriva pure nei primi anni del Concilio Tridenlino. Molte cose scrisse conservate già nella Biblioteca di detto Convento di S. Marco, alcune delle quali videro la luce delle stampe. » Finquì il P. Echard : cui soggiungeremo una Nota scritta in Latino , forse da Vincenzio Ciani , in principio all’ appresso MS. della vita di S. Zanobi*, per maggior comodo fedelmente volgarizzata. » F. Serafino Loddi pure Domenicano in un suo MS. ( del sec. XVIII. ) in- titolato Monumenta S . Marci de Florentia Ord . Praed . fa memoria del To- losani a pag. 100 all’ anno 1549. cs A di 22. Gennajo mori nel G^nvull S. Spirito di Siena F. Gio. M. Tolosani da Colle di anni 61. ( anzi®. I gola però , non che di vita ) quale all’ integrità de’ costumi congiure ivi opera alle lettere 3 e particolarmente all’ Astrologia , intorno a cui cose scrisse, come ancora intorno al celebrare rettamente la Pasqua . l'- edita in Venezia. " j) SUE OPERE. I. Compendio di Spera e machina del Mondo nuovamente composto. 1 » avente una Sfera ine. in legno sul frontespizio. In fine. Impresso j > per Bernardo Zucchetta ad istanza di Ser “Lorenzo da Fighine (151| | » 24. le pag. 6. 7. 8. sono occupate da curiose figure in legno , ratrei I tì altre piccole altrove. » Questa è 1’ operetta che venne in idea di qui riprodurre, inferiore » per merito poetico a quella del Dati , ricca però di belle ed utili cogoli I » La prima continuazione, che aggiunge libri due ai quattro di quello nell'j I d di Firenze 1514. in 4. non ci è, come è detto, riuscito finqui di vedere. | ) ) Il libro del Tolosani fu visto e descritto dal Biscioni , aggiunte al di » MSS. nella Magliabechiana , non già dal P. Xirnenes , che aggruppando ili » riferisce a pag. CV. Epistola sopra la Sfera di Zanobi Acciajoli in terzini t> Indi. V • Sfera MS. nella Magliah.^la quale dee attribuirsi a Gio. lucidi I Ciò che in questo passo della suddetta edizione intitolata « la sfera || libri quat- » tro, ecc. in Firenze, ecc. mdccclix » si legge, dalla parola « F. Serafino » (Vedi sopra, linea 18 della colonna ia della presente pagina 910) fino a m mediù cursum ex 29 diebus, 12 horis, 44 minutis, tribus fere » secundis. Alphonso Judei assentiuntur, Lunarem mensem cóplentes 29 diebus cu » dimidio & 793 mométis^: Hora, mométa 1080 obtinente: Testes sunt Gamaliel Iu- » dgus & alij Iegis Doctores. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « Calendarivm |] romanvm ma-|| » gnum », ecc. è asserito ì? Che secondo gli Ebrei un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, e 793 momenti, ed un ora è composta di 1080 momenti, 2? Che ciò è attestato da Gamaliele Ebreo, e da altri dottori della legge. Nella suddetta edizione intitolata « Calendarivm || romanvm MA-||gnum », ecc. (carta 17 verso, lin. 33 — 46; carta I8a; carta i9a, recto , e verso, lin. 1-5) trovasi una proposizione inti- tolata « De Coniunctionibus ac Oppositionibus || veris Luminarium. |] Propositio » Sexta. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 5-10 della presente pagina 912, fa parte di questa « Propositio Sexta ». Il titolo riportato disopra (linee 1 7— 18 della presente pagina 912) della medesima « Propositio Sexta » trovasi nelle linee 30-32 del rovescio della carta I7a della suddetta edizione intitolata « Calendarivm || romanvm » MA-||gnum », ecc. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « Y. V. 68», cioè ((Scansia Y, Palchetto V, numero 68 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della sud- detta edizione intitolata « Calendarivm [| romamvm, MA-j|gnum », ecc. Un altro esem- plare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca An- gelica di Roma, e contrassegnato « h. 8. 19 », cioè «Scansia li, palchetto 8, nu- mero 19 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze , e contrassegnato « I. 1. 25 », cioè « Scaffale I, Palchetto 1, numero 25 » progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto », è un volume , in foglio, composto di 375 carte cartacee, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 24-31 del recto della 89a di queste 375 carte, si legge : « Mensis quippe Lunaris, ut dicit Joannes Stcefflerus in suo Calendario, propositione .6. esttem- » poris spatium, quo Luna Soli coniuncta per duodecim Zodiaci signa means, iterum cum Sole con- » greditur. Et constat Alphonso teste, iuxta medium motum, ex diebus .29. horis .12. minutis .44. » et secundis tribus et tertiis tribus. Alphonso Judei consentiunt, Lunarem mensem complentes. 29. » diebus cum dimidio : et momentis .793. hora momenta .1080. obtinente : testes sunt Gamaliel Ju- » deus et alii Iegis doctores. » Ciò che si legge in questo passo del suddetto codice contrassegnalo « I. 1. 25 », dalla parola « Mensis » (Vedi sopra, linea 35 della presente pagina 912) alla pa- rola « Lunaris » (Vedi la linea medesima), e dalla parole « est temporis » (Vedi sopra, linee 35-36 della presente pagina 912) alla parola «doctores» (Vedi so- pra, linea 40 della presente pagina 912), è identico col passo riportato di sopra (linee 5-10 della presente pagina 912) del recto della carta I8a della suddetta edizione intitolata « Calendarivm || romanvm MA-||gnum », ecc. salvo le varietà seguenti: 913 — car. lin. STOEFFLER, CALEN- darium, ecc. 1518. car. lin. COD. MàGLIAB. I. 1. 25. car. lin. STOEFFLER, calen- darium, ecc. 1518. car. lin. COD. MAGLIAB. I. I. 25. 18 r. 12 Mensis còsecuto- 897 24—26 Men|sis quippe 18 r. 44 minutis, tri- 897, minutis 44. et rius , Lunatióis Lunaris, est bus fere | secun- secundis tribus aut menstruus dis. et tertiis tribus. » spacium 26 spatium. 15 Judei assentiun- 29 Judei consentiunt 14 (Àlphonso teste' 27 Àlphonso teste , tur J>m iuxta 16 793 momentis 30 momentis .793. 14—15 cursum ex 29die- 28 motum ex diebus 16—17 Ju-|deus » Judens bus , 12 horis, .29. horis . 12. Nelle linee 1-11 del recto della carta I2a del suddetto codice contrassegnato « I. i. » 25 », si legge: « Epigraphe .i. titulus et inscriptio libri sequentis || De puris- )> sima ueritate diuine scripture aduersus errores humanos, liber egregins: in quo » continentur j| inquisitiones ac resolutiones ueteris et noui testamenti: auctore F. » Joanne Maria de Tholosanis Fiorentino, ex Colle (| uallis Else: Doini||nicani or- » dinis processore: catholiceque [| ueritatis inquisito] [re: ac uerbi dei |] predicatore » euan||gelico et apostolico ». L’opera il cui titolo è contenuto in questo passo del suddetto codice cotrassegnato « I. i. 25 » trovasi nelle carte I3a— 318% recto e verso , 3i9a recto del codice medesimo. Quest’opera incomincia : « Inquisito prima ante Genesica. » De utriusque testamenti libris canonicis. Inquisitione prima ante Genesica » In primis inquirendum est de utriusque testamenti libri Canonicis. Illi quippe scripture sacre » libri dicuntur canonici qui ab ecclesia recepti sunt in eius canone » e finisce : (( Ad hoc coelum empyreum immobile atque perpetuum perducat nos Deus qui uiuit et regnat in » secula seculorum amen. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 35-40 della pagina 912 fa parte di quest’ opera. Ciò che si riporta di sopra nelle linee 20—23 della presente pagina 913 tro- vasi nelle linee 1— 4 del recto della carta i3a del medesimo codice Magliabecliiano contrassegnato « I. i. 25 ». Ciò che si riporta di sopra nelle linee 25-26 della pre- sente pagina 913 trovasi nelle linee 6-7 del recto della carta 3i9a del codice me- desimo. Nelle linee 8-12 del medesimo recto si legge : « Explicit liber de purissima ueritate diuine scripture, || aduersus errores humanos, editus per fra- » trem Joannem || Mariam de Tholosanis ex Colle; Florentie oriundum et H eiusdem urbes ciuem, ordi- » nis predicatorum : prò co||muni utilitate fidelium ecclesie catholice. » Il suddetto codice contrassegnato « I. 1. 25 » è legato in cartone coperto ester- namente di carta fiorata, con dorso di vacchetta, e punte di pergamena. Nella parte superiore del dorso di questa legatura trovansi impresse in oro le parole seguenti « io: tolosani [| ord. pr^ed. || de verit. || sac. script. |] et alia opuscul ». Nella parte inferiore del medesimo dorso trovasi impresso in oro « 469 » . Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, descritto di sopra nelle linee 27-32 della pagina 505, ed intitolato « Indice dei Manoscritti » scelti nelle Biblioteche Monastiche [| del Dipartimento dell’Arno », ecc. ( Vedi sopra, pag. 505, lin. 28-30), è composto, come fu detto di sopra (pag. 505, lin. 32), di 184 carte. Nelle linee 1-28 del recto della I60a di queste 184 carte, si legge: — 914 — Provenienza Numero Stanza del Bibl° Bellovisu. Cod. chartac. in 4° min. Saec. XV. I. IX. 19. S. Marco Thomae | S. | Aquinatis, Commentarla in IV Librum Sententiarum Petri Lombardi. Cod. membranac. in fol. saec. XV. in. I. III. 11. » Cominentarium in Librum IV. Sententiarum. Cod. mem- bran. in fol. Saec. XV. in. I. VI. 13. » Commentaria in Tertiam partem Summae ab Auctore Ine. Cod. chartac. in 4° Saec. XVII. I. VII. 3. » Summae Pars prima. Cod. membran. in fol. Saec. XV. I. VI. 25. » Summae Theologicae Pars I. Cod. membr. in fol. Saec. XIV. I. I. 26. » Eiusdem Summae Secunda Secundae. Cod. membran. in fol. Saec. XIV. I. III. 30. » Vita a Fr. Guillelmo de Tocho Ord. Praed. — Vid. An= tonii | Fr. Thomae | Senensis. Badia Fior. 2826. de perfezione Vitae Spirituali etc. Cod. membr. in 8® C. 2. » 2891. de Veneno Vitiorum. Cod. chartac. in 4° C. 9. S. Marco Thomae de Hybernia Manipulus Florum, sive Flores omnium Doctorum qui super sacris literis scripserunt. Cod. mem- branac. in fol- Saec. XIV. I. VI. 12. SS. Annunz. 1800. Tignosii [ Nicolai | Opusculum in illos qui eius in Aristotelem Commentaria criminantur. — Acced. Amati, de Ira Dei. Cod. chartac. et membran. in 8° C. 8. Tocho | Fr. Guillelmi de | — Vid. Guillelmi | Fr. | de Tocho. S. Marco Tolosanis | Fr. Joannis Mariae de | Ord. Praed. Exempla Vi- tae Christianae ex Auctoribus probatis collecta. Cod. chartac. in 4? min. Saec. XVI. I. Vili. 27. » de veritate Sacrae Scripturae et alia opuscula. Cod. chartac. in fol. Saec. XVI. manu Auctoris. I. I. 25. In questo passo dei suddetto « Indice dei Manoscritti scelti nelle Biblioteche Mo- » Mastiche », ecc. il codice ora Magliabechiano contrassegnato « I. i. 25 », e descritto di sopra nelle linee 30—33 della pagina 912, dicesi « Cod. chartac. in fol. » Saec. XVI. manu Auctoris » (Vedi sopra, lin. 27-2S della presente pagina 914), cioè « Codice cartaceo, in foglio, del Secolo XVI, scritto di mano del suo autore ». Si è citato di sopra (pag. 446, lin. 25-26) un catalogo a schede ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze di una parte de’manoscritti ora posseduti dalla Biblioteca medesima. In una delle schede componenti questo catalogo, si legge : « Tolosanis (Fr. Ioannis |] Mariae de) Ord. Praed. (| de Ventate Sacrae (j Scripturae, » et alia Opu=||scula. [| Cod. chartac. in fol. [| Saec. XVI. manu Au=|jctoris. |j » Fuit Coenobii S. Marci Ord. Praed. || 1. 1. 25. » Anche in questo passo del suddetto Catalogo Magliabechiano a schede , il precitato manoscritto ora contrassegnato « I. 1. 25 » è detto «Cod. chartac. infoi. Saec. XVI. manu Auctoris » (Vedi sopra, li- nea 38 della presente pagina 914), cioè « Codice cartaceo, in foglio, del Secolo XVI., » di mano del suo autore ». Un manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca del Convento di S. Marco di Fi- renze, descritto di sopra, nelle linee 3-9 della pagina 809, ed intitolato « Index|| » Manuscriptorum [| Bibliothecae || FF: Ordinis Praedicatorum || Florentiae », ecc. (Vedi sopra, pag. 809, lin. 4—5), è composto, come fu detto di sopra (pag. 809, lin. e), di 260 pagine. Nelle linee 23-28 della i04a di queste 260 pagine, numerata col numero 100, e nelle linee 1-11 della 1051 di queste 160 pagine, numerata col numero 101, si legge: « Codex 469. » Jo: Tolosani Ord: Praedic: De ventate Sa=||crae Scripturae, et alia Opuscula. Codex Char=||taceus. » Primum opus ab Auctore Paulo III. S. P. || dicatumcontinet250. Inquisitiones in omnes Sa=||crae — 915 — » Scripturae Libros. Inde leguntur sequentia || Opuscula ipsius Io: Tolosani de Colle I. de potesta=||te » Papae, et Concilii. II. de emendatone Romani || Kalendarii. III. |de computatione Annorum ab » Or=; |be condito ad Christum. IV. de Coelo, et Elementis. H V. de pugna inter Catholicos, et Hae- » reticos. VI. de 11 Cardinalium origine, et Dignitate. VII. de Statu, et 11 officio Cardinalium. Vili, de » discrimine inter Epi=l[scopum , et Presbyterum. IX. de Forma Ecclesiae , quell repraesentatur in » cilio generali. X. Epistola CIe=(s2c) || ad Jacobum .XI. de Baptismo Constantini. XII- de Fide, et b Operibus. » In questo passo del suddetto » eques auratus .... impievi, atque 11 compievi in die Sancto martyrii Apostolorum Petri, & Pauli anno Domini 1544. .» Quod emendavi spatio alterius anni &c. » Constat autem hic liber inquisitionibus 250. 11 Sequuntur opuscula alia item autographa sexdecim. » 1 . De Potestate Papae, fsr auctoritate Concilii Generalis, eorumque inter se com- 11 parationc : 11 2. Brevis adnotatio emendatoria Calendarii Romani collapsi prò Pascha Resurre- 11 ctionis Domini rite celebrando. 11 3. Computatio annorum ab orbe condito ad Christi ortum. » 4. De cado supremo immobili, & terra infima stabili, ceterisque intermediis mo- li bilibus. » 5. De conflictu, Spugna inter catholicos Doctores, <£>> hoereticos ex Apocalypsi. — 916 — » 6. De Cardinaìium Origine, ac dignitate per modum Sermonis coram Ponti/ìce Ro- » mano, <&= ccctu Cardinaìium. » 7. Disputatio, asscrtio de statu, opificio Cardinaìium. » 8. De discrimine inter Episcopum, Presbyterum. « 9. De forma Ecclesioe, quoe reprcesentatur in Concilio generali. « 10. De Epistola prima Clementis Papae ad Jacobum Eratrem Domini, qualiter » sit authentica. )> 11. De Constantini Baptismo, quo mundatus a lepra donationem fecit Ecclesice » Romanos. » 12. De fide, operibus homo, quibus justificatur . )> 13. Epistola prima ejusdem auctoris ad amicum responsiva. » 14. Item alia de mutatione concila de loco in locum, fa* de ejus dissolutane per » Summum Pontificem. » 15. Epistola tertia, qualiter Petrus, Paulus Romae fuerint contra Lufhera- » nos id temere negantes. )> 16. Epistola A. de necessitate corrigendi Calendarium, Pascha Domini. » Ceterum quatuor hae epistola desunt in hoc Codice, etsi in indice notantur. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « francisci antonii [| zachap.I/E, » eCC., ITER LITTERAR1UM || PER 1TAL1AM, eCC. VENET1IS MDCCLXII. » , eCC. il precitato codice ora Magliabechiano contrassegnato simi Regis Monotypographum, &c. || vià Sancti Joannis— Bellovacensis, sub signo Montis — Parnas- » si. Il et || Nicolaum Simart, Serenissimi Delphini Typographum, vià Jacobaea, || sub signo Delphi- » ni Coronati. || m.dccxxi. || Cum Approbatione , <&> Privilegio. » Questo tomus secundus è compo- sto di 1034 pagine, delle quali le 1% 2a non sono numerate, e le 3a—1034a sono numerate coi numeri j— xxxij, 1—1000. Nelle linee 47—68 della colonna seconda della 157a di queste 1034 pagine , la qual pagina 157a è numerata col numero 123, e nelle linee 1 — 3 della 158a delle medesime 1034 pa- gine, la qual pagina 158a è numerata col numero 124, si legge : « ri' Joannes Maria de Tolosanis » Jt1 Etruscus e Colle Vallis Elsae ortusFlorentinique » conventus S. Marci alumnus , vir eruditus , disci- » plinaeque regularis studiosissimus, ven.P. Hierony- » mi Savonarola? proselytorum dilectissimorum unus, » Zenobiique Acciaioli simmystae sodalis singulari li- » terarum necessitudine conjunctus, omnibus instruc- » tus egregie disciplinis, ac utriusque linguae Graecae » scilicet & Latinae facilitate clarus, antiquitatis inda- » gator & perscrutator accuratus , & diligens , ma- » thematicarnm in primis peritus, & historiae perpe- » tuus cultor, qui anno mcccclxxxvii adolescens or- — 917 — Più oltre (pag. 918, lin. 14 — 21) sono indicati due esemplari d’una edizione inti- tolata (f kalendariv || hebraicvm, opera Sebastiani (| Munsteri ex Hebraeorum pene- » trai ib us iam recés [| in lucem aeditum: quod nò tam Hebraice stu-|jdiosis quam i> Historiograplùs & A.stro-||nomiae peritis subseruire poterit.||BASiLEAE apvd io.frob. » anno m. d xxvii. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 228 pagine, delle quali le ia-8a, 59%j60% I25a, I26a, 207% 2i3a-228a non sono numerate, e le 9a-58% 6ia—i24a, I27a-206a, 208a-2i2a sono numerate coi numeri 1— ics, 64, 165—194, 196—200. Il titolo riportato di sopra (linee 2-5 della presente pagina 917) della medesima edizione trovasi nelle linee 1-8 della prima di queste 228 pagine. Nelle linee 1-3 della 227a di queste 228 pagine, si legge « basileae apvd io. frob.||anno m.d. xxvii. mense ||ianvario.» Nelle linee 6-12 della I3a di queste 228 pagine, numerata col numero 5, si legge : « Multiplicare nesciunt Hebraei nisi » cies (tot enim habet annus menses) sibijpsi addunt, & per replicatas additiones : ut si scire uelint anni quan- „ tandem post immodicum laborem inueniunt n lll'e? titatem accipiunt un5 luuationè, nempe 5' TD3 » lynn id est dies 354. horas 8. momenta 876. » id est, dies 29. horas 12. momenta 793. & eam duode- In questo passo della suddetta edizione intitolata « kalendariv || hebraicvm, ecc. » basileae, ecc. m. d. xxvii. », dalle parole « una lunationé » (Vedi sopra, linea 3 della colonna ia della presente pagina 917) a « 793 » (Vedi sopra, linea 4 della colonna medesima) è, asserito che una lunazione è 29 giorni, 12 ore, 793 momenti. Nelle linee 8—12 della pagina 53% numerata 45, della suddetta edizione intitolata (( KALENDARIV (| HEBRAICVM, eCC. BASILEAE, eCC. M. D. XXVII », SÌ legge : « Haec autem men- » 793. helakim, id est, momenta, quorum scilicet 1080. fa- sium inaequalis dimensio hinc accidit , 5 una lunatio » ciunt uni boram. » (quae facit Hebraicù mensem ) habet 29 dies .12. horas » dini nomen dederat, primis annis concilii Triden- » stamenti auctore F. Joanne Maria de Tholosanis » tini etiamnum florebat. Plura scripsit servata MS in » Fiorentino ex Colle Vallis Elsa Dominicani ordi- )> Bib. S. Marci Fiorentina, quorum & quaedam typis » nis professore, catholicaequeveritatis inquisitore, ac » prodierunt. Tituli sunt = » verbi Dei predicatore evangelico apostolico. Ex- » I. De purissima ventate divinai scripturce adver- » tat codex MS cbartac. in dieta Bib. S. Marci, Arm. » sus errores humanos liber egregius, in quo continen- » 4. num. 137. » » tur inquisitiones ac resolutiones veteris ac novi te- Ciò che si riporta in carattere corsivo in questo passo del suddetto volume intitolatole scriptores || ;> ordinis || prjedicatorum || recensiti, ecc. tomus secundus. », ecc. (Vedi sopra, linee 5—7 della colonna 5a della presente pagina 917, e linee 1—4 della colonna 6a della pagina medesima ) è iden- tico con ciò che si riporta in carattere tondo di sopra nelle linee 12 — 17 della pagina 913, dalla pa- rola <: De » (Vedi sopra, pag. 913, lin. 12) alla parola « apostolico » (Vedi sopra, pag. 913, lin. 17), salvo le varietà seguenti : car. lin. CODICE MAGL1AB. I. I. 25. pag. col. lin. SCRIPT. ORD. PRiED. T. II. LUT. PAR. M. DCCXXI. car. lin. CODICE MAGLIAB. I. 1. 25. pag. col. lin. SCRIPT. ORD. PRyED. T. II. LUT. PAR. M. DCCXXI. 12 r. 2 diuine scripture 123 “63' divina scripturce 12 r. 6 catholiceque 123 2 68 catholicceque 3 ut 65 ac 9 predicatore 124 1 1 predicatore 4 uallis Else 67 Vallis Elsce 10 et 1 ìyt Per ciò il codice che in questo passo dicesi esistente siue corpori, [] fortunaeue accidant, deprompta: incj3 certas classes digesta: Na- » tiuitatibus [| insuper quadringentis circiter, hominum cuiuscunq3 Ordinis, no-|| » stri seculi, illustratur. Nunc primùm in lucem edita, in ho-Jjnorem illustrissimi » Principis, D. AvgVsti || Saxoniae Electoris, &c. [| accessit hvic: || erasaii oswaldi |] )) SCHRECKENFVCHSII MATHEMATI-||ci OPVS NOVVM, NOBILISS. GENTIVJI, VTPOTE ROMA-||nO- » rum, Alexandrinorum, Graecorum, Aegyptiorum, Persarum, Arabum & Hebraeo- » rum, Ca-||lendaria: hoc est, annos numerandi uiam & modum, eorundemcjs cum » anno Roma-||no siue Iuliano collationem adoptionemqs eruditissime demonstrans:|[ » Vna cum Instrumentis ad eam rem necessarijs. || opera anteiiac nvsqvam visa, » et || iam primùm in Reipub. Literariae usura decusq's publicata. || praefiximvs in- i) dicem vtilissimvm MATERiA-|!r«m, Aphorismoritm , Thematum caelestium uirorum » illustrium óc Doctorum alio-\\rumqz qui nostra tempestate uixerunt : Ita ut Questo passo del suddetto volume intitolato cc thesavrvs || graecarvm || antiqvitatvm, ecc. volvmen » nonvm, ecc. lvgdvni batavorvm, ecc. mdcci » è identico col passo riportato di sopra (pag. 920, linee 25 — 28) della suddetta edizione intitolata « petri iia-||gveloni lexovien-||sis Calendarium || » trilingue », ecc., salvo le varietà seguenti : «r. lin. HAGVELONI, Calendarium, ecc. col. lin. THES. GRJEC. ANT. VOL. NONVM, MDCCI. car. lin. HAGVELONI, Calendarium, ecc. col. lin. THES. GRyEC. ANT. • VOL. NONVM, MDCCI. 21 „. 17 CY. 1031 72 CYAN. uT. 19 AL . 1031 74 ALPH. » ffupo » fjuasso 21 ab solili t 75 absolvit 17—18 fa-\ciliùs » facilius Nelle colonne numerate 1023 — 1040 del suddetto volume intitolato accidit, quod una lunatio seu » mensis Hebraicus habet 29 dies, 12 hor. & 793 ih. Discipulus. Quare totidem » minuta. Magister. Dicam tibi paucis, Hebraei ponunt 1080. m. prò una hora, » g> memori teneas memoria, siquidem infrà ualde proderit hoc nouisse. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « iohannis garc/EI,||astrolo-|[gi/E » methodvs >>, ecc. è asserito 1? Che il mese Ebraico è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 momenti; 2? Che gli Ebrei pongono ìoso momenti per un’ora. Nelle linee 24 e 25 della 678a delle medesime 716 pagine, si legge : (c Nosti enim ex praedictis cp mésis lunaris ta- » xetur 29. di .12. hor. & 793. m. » In questo passo della suddetta edizione intitolata ali? ° Nelle linee 29-30 della pagina 98a, numerata 74, della suddetta edizione intito- lata « DE || EMENDATONE |) TEMPORVM, eCC. FRANCOFVRTI, eCC. MDXCIII. », SÌ legge : « Costituto igitur mensis Lunaris modulo dierum » 29 hor. 12. scrup, siue ostétorum 793, annus communis erit dierum 354. 8. 876. » Questo passo della suddetta edizione intitolata (c de [| emendatone (| temporvm, ecc. » francofvrti, ecc. mdxciii. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 923, lin. 24-25) della pagina numerata 74, della suddetta edizione intitolata k iosephi » scaligeri, ecc. opvs novvm, ecc. lvtetiae, ecc. m. d. lxxxiii », salvo le varietà seguenti : pag. lin. (SCALIGERI, OPVS NOVVM, eCC. M.D.LXXXIII.|pag. lin. (scaligeri, opvs novvm, ecc. M.D. XCIII. 74 29 Constituto 74 29 Costituto 30 lostentorum 1 30 lostétorum In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrasse- gnato « BB. III. 12 », cioè « Scansia BB, palchetto III, numero 12 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto » , trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « de || emendatone Jj temporvm [| iosephi scaligeri, ecc. francofvr- » ti, ecc. mdxciii ». Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, e contrassegnato « S. N. H. » VI. 21 », cioè « Sala Nuova, Scansia H, Palchetto VI, numero 21 progressivo » de Volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 925, lin. 26-33) sono indicati due esemplari d’una edizione inti- tolata « IOSEPHI SCALIGERI || IVLl C/ESARIS F. Il OPVS U DE [| EMENDATONE || TEMPORVM. [J » Castigatius & multis partibus auctius, vt [| nouum videri possit. || item [| vetervm » GRiECORVM || fragmenta selecta, || Quibus loci ciliquot ob scurissimi Chronologice » sacrce óc Bibliorum [| illustrantur , cum Notis eiusdem Scaligeri. |j lì tcv noedóv- » za. ras Xpovcypa cpwv c p0cpàs [] Eott]<7JV e!s zo Y. de II emendatione || temporvm ecc. Lvgdvni Batavorvm, ecc. cb. Io. iic » è asse- rito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 momenti. Nelle linèe 40—42 della pagina 664*, numerata 600, della suddetta edizione intitolata « iosephi » scaligeri, ecc. opvs || de [| emendatione I temporvm, ecc. Lvgdvni Batavorvm, ecc. » cb. le. nc. », si legge : « Epilogismus syzygiae Iudaicae, dierum 29. ho- » rarum 12, moment .793. qu> Bi- li bliorum illustrantur: || Cum Notis eiusdem Scaligeri. || Coloni /e allobrogvm, || Typis Rove- » rianis. || M. dc. xxix. || Cum Privilegio Sacrai Gasar eoi Majestatis, (sic) ». Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 962 pagine, delle quali le la— 14% 67a— 71a, 740a, 777a, 785a, 787a, 855a — 904a, 962a non sono numerate, e le 15a — 66a, 72a — 739a, 741a — 778a, 778a — 784a, 786a , 7S8a — 854a, 90511 — 961a sono numerate coi numeri 1 — lii, 2 — 441, 432, 443 — 539, 516, 541 — 669 , 671 — 706, 708—714, 716, 718—784, 3—59. Nelle linee 34—42 della 75a di queste 962 pagine , numerata col numero 5, e nella linea 2 della 76a delle medesime 962 pagine, numerata col numero 6, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 11—15 della pagina 923. Nella linea 40 della I91a delle me- desime 962 pagine, numerata col numero 121, e nelle linee 2— 4 della 192a di queste 962 pagine, nu- merata col numero 122, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 12 — 14 della pagina 925. Nelle linee 26—27 della 195a, delle medesime 962 pagine, numerata 125, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 23—24 della pagina 925. Nelle linee 31—33 della 710a delle suddette 962 pagine, nume- rata 640, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 31 — 33 della pagina 925. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma , e contrassegnato « Ba. III. » 13 », cioè « Scansia Ba, Palchetto UT, numero 13 progressivo de’ volumi ora collocati in quésto » palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata «iosephi scaligeri || ivlI c^;- » SARIS F, Il OPVS II DE\\ EMENDATIONE || TEMPORVM, eCC. COLONI /E ALLOBROGVM, CCC. M. DC. XXIX. Il Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Corsinia- na di Roma, e contrassegnato « Col: 81, == G = 12 », cioè « Colonna 81, Palchetto G, numero 12 pro- » gressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (linee 53 — 58 della presente pagina 926) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « IOSEPHI SCALIGERI || IVLI || CjESaRIS F. || OPVS || DE || EMEN DATIONE |1 TEMPORVM : || Hac po- » strema Editione , ex Auctoris ipsius manuscripto, || emendatius , magnàque accessione || auctius. || » addita vetervm gr^corvm || Fragmenta selecta, || Quibus loci aliquot obscurissimi Chronologiae » sacrai, Bibliorum illustrantur: || Cum Notis eiusdem Scaligeri. || genev.s, || Typis Roveri anis. || » M.DC.xxix. Il Cum Privilegio Sacra Casarea Maiestatis, || Et Illustrissimorum Ordinum faderati n Belgij. n Questa edizione è interamente identica con quella descritta di sopra nella linea 46 della pagina 925, e nelle linee 18 — 26 della presente pagina 926, salvo il leggersi nel frontispizio della pri- ma « geneVjE » (Vedi sopra, linea 45 della presente pagina 926) , in vece di « Coloni/e allobro- » gvm n (Vedi sojppa, linea 21 della presente pagina 926) , ed il non trovarsi nel frontespizio della seconda le parole « Et Illustrissimorum Ordinum faderati Belgij. » (Vedi sopra, linee 46 — 47 della presente pagina 926). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, c contrassegnato «Rr. ii. 6196», cioè (c Scansia RR, Palchetto n, numero 6196 progressivo de’volumi stampati ora posseduti da que- » sta Biblioteca », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « iosephi scaligeri, ecc. » genevjE, ecc. m.dc.xxix. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca di Brera di Milano, e contrassegnato AcacLemice Heidelbergènsis Professore. j| francofvrdi || Apud Andreae Wecheli » heredes, || Claudium Marnium, & Ioann. Aubrium. || m d xc. » Questa edizione è un volume, in 8% composto di 582 pagine, delle quali le ia-i4a, 168% 169% 172% 580a- 5S2a non sono numerate, e le I5a-167% 170% I7ia, i73a-579a sono numerate coi numeri 1-133, 155-286, 387, 288-565. Nelle linee 23-29 della 208% di queste 582 pagine nu- merata col numero 194, si legge : « Didice- » vsq; ad alterarti , absolui iuxta medium motum, die- » runt autem Arabes , 8t qui eorum calendario vtun- » bus 29, boris 12, scrupulis horariis 793; quorù 1080 » tur Turcse, à veteribus Hebrgis & Babyloniis; perio- » integram bora constituunt. » » dum menstruam ab vna sobs lunaeq; coniunctione In questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis || alfragani, cce. ele- » menta », ecc. è asserito 1? Che gli Arabi ed i Turchi appresero dagli antichi Ebrei e Babilonesi che il mese lunare, secondo il molo medio, è composto di 29 giorni, i2 ore, 793 scrupoli orarii; 2? Che in 1080 scrupoli orarii. Nelle linee 9—30 suddetta edizione intitolata « mvhamedis || « Nam à spacio menstruo Arabes subtraxerunt vnum » scrupulum horariù ; vt annus ipsorum minor sit lu- » daico 12 scrupulis horariis. Quod diserte testatur R. » Abraham fìlius Chaja in computo motum coele- » stiù . qui Hebraicè extat manuscriptus in bibliothe- gli Arabi ed i Turchi dividono un’ora della pagina 209% numerata 195 , della ALFRAGANI, eCC. ELEMENTA », CCC. SÌ legge: » ca Palatina , vbi in hanc sententi^ scribit : Scias quòd » primus mensis Ismaelitarum perpetuò incidit vel in neo- » meniam mensis Israelitarum , vel in diem prcecedentem » aut subsequentem: quoniam non est inter ipsos Israe- » litas in periodo mensis lunaris dijferentia alia quàm — 928 — vnum scrupulum. quia ipsi numerant in mensibus suis » inquit ; etsi vni lunationi reipsa competant 793 scrupu- 29 dies, 12 horas, 792 scrupula : sed nos tribuimus » la fiorarla. Ex data enim anni Arabici quantitate di- lunationi 29 dies, 12 horas, <& 793 scrupula. Consti- » erum 354, horarum 8, scrupulorum horariorù 864 ; tuerunt itaq; Arabes periodum lunarem dierù 29 , » emergit vice versa periodus vnius lunationis Arabi- horarum 12 , scrupulorum horariorum 792 , quod » cas 29 dierum, 12 horarum ; scrupulorù tantum 792. etià innuere vult Hebrseus Alfragani interpres , cùm » non autem 793 , vt exigebat calculus ludaeorum. « Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis|| » alfragani, ecc. elementa », ecc., dalla parola « Quod » (Vedi sopra, pag. 927, col. 5a, linea 3) a « lunationi 29 dies , 12 horas , c & 793 scrupula » (Vedi sopra, linea 3 della colonna ia della presente pagina 928), mostra che lo scrittore Ebreo chiamato nel passo medesimo « R. Abraham filius Chaja » (Vedi sopra, pag. 927, col. 5a, lin. 3-4) in una sua opera manoscritta intitolata « computo de’moti cele- » sti », che nel 1590, o circa quell’anno, si conservava manoscritta in lingua ebraica nella biblioteca chiamata in questo passo « bibliotheca Palatina » (Vedi sopra, pag. 927, col. 5% linea 5, e col. 6% linea 1) scrisse: « Sappi che il primo mese degl’Ismae- » liti cade sempre o nella neomenia del mese degl’israeliti, o nel giorno prece- » dente o nel giorno seguente : non essendo tra essi e gl’israeliti nel periodo del » mese lunare altra differenza che uno scrupolo; giacche essi calcolano ne’loro mesi » 29 giorni, 12 ore, e 792 scrupoli; mentre da noi si attribuiscono ad una luna- » zione 29 giorni, 12 ore, e 793 scrupoli. » Nel medesimo passo riportato di so- pra (pag. 927 , lin. 41-45, e linee 1-6 della presente pagina 928) della pagina 209% numerata 195, della suddetta edizione intitolata « mvhamedis || alfragani, ecc. ele- » menta », ecc., dalla parola « periodus » (Vedi sopra, linea 4 della colonna 2a della presente pagina 928) alla parola « ludaeorum » (Vedi sopra, linea 6a della medesima colonna 2a), è asserito che, secondo il calcolo Ebraico, il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 scrupoli, ed il mese Arabo di 29 giorni, 12 ore, 792 scru- poli. Nelle linee 14-16 della pagina 2lOa, numerata 196, della suddetta edizione intitolatali mvhamedis || alfragani, ecc. elementa », ecc., si legge : ic & residuum fractio- » nis | multiplicetur per 1080 partes , quot vnà horam » conficiunt ». In questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis [| alfragani, ecc. » elementa », ecc. è asserito che un’ora è divisa in 1080 parti. Nelle linee 2-6 della pagina 253% numerata 239, della medesima edizione intitolata « mvhamedis |[ » alfragani, ecc. elementa », ecc., si legge: 11 Verùm ad periodicam restitutionem lunae , praeter » quinq; scrupulorum, prout hora vna continet 1080, » 19 annos solares, hoc est, 6939 dies, requiritur tem- » scrupula ». » pus sedecim horarum , & quingentorum nonaginta In questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis [| alfragani, ecc. » elementa », ecc. è asserito che un’ora è composta di 1080 scrupoli. Nelle linee 28-34 della pagina 254% numerata 240, della suddetta edizione intitolata « mvhamedis|| » alfragani, ecc. elementa», ecc., e nella linea 2 della pagina 255% numerata 241 dell’edizione medesima, si legge : « Periodum menstruam ab vna solis lunaeq; coniun- » ctione vsq; ad alteram Hebraei praesupponunt 29 di- » erum , 12 horarum , & 793 scrupulorum , qualium » mille & octoginta integram horà constituunt : scru- » pula 793 conficiunt sexagenas ^ ™ . Hanc men- » sis lunaris quantitatem acceptam referunt cuidà sa- » pienti è domo Dauidis: eamq; prò basi calendarii sui » substernunt, & vbiq; sequuntur. » — 929 — In questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis || alfragani, ecc. » elementa », ecc. è asserito 1? Che, secondo gli Ebrei, il mese lunare è com- posto di 29 giorni, 12 ore, 793 scrupoli; 2° Ch’essi formano l’ora di 10S0 di que- sti scrupoli; 3? Ch’essi affermano questa divisione del mese lunare essere stata adottata da uno scienziato della famiglia di David, e che la prendono per base della divisione del loro calendario. Nelle linee 15—19 della pagina 255% numerata 241, della suddetta edizione intitolata « mvhamedis || alfragani, ecc. elementa », ecc., si legge : « quse » dies, 23 horse, k 175 scrupula, quae aequipollent si multiplicentur per mensem lunarem , hoc est , per » nis 247 solaribus. » 29 dies, 12 horas, & 793 scrupula , proueniunt 90215 In questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis [j alfragrani, ecc. » elementa », ecc. è asserito che il mese lunare si compone di 29 giorni, 12 ore, 793 scrupoli. Nelle linee 29-31 della medesima pagina 255% numerata 241, della sud- detta edizione intitolata « mvhamedis [] alfragani, ecc. elementa », ecc., si legge : (c Ita mensis lunaris, qui cóstat 29 » diebus , 12 lioris , k 793 scrupulis, characterem he- » bdomadicum habet vnitatem : » Anche in questo passo della suddetta edizione intitolata « mvhamedis |) alfragani, » ecc. elementa », ecc. è asserito che il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 scrupoli. Nelle pagine i69a-545% numerate 155-286, 387, 288-531 della suddetta edizione intitolata non modo integerrimus est , » sed et in sigulari epigra- » phe, quae legitur ad calcem, » notat annum, quo ab aucto- » re elaboratum est, et editum » opus. Quod a nemine biblio- » graphorum, quos prae mani- » bus habeo, annotatum repe- » rio. ” Finitum est opus istud » die IV mensis sivan an. 89.6, » laus Beo adjutori. Descrip- » tum autem die xvil mensis » av an. 313 ”. Prior ille an- » nus IV millenarii incidit in » nostrum 1136. Quomodo er- » go a Jachia , et Ganzio quos » Wolfìus seiuitur T. I p. 5.1, » is dici potest defunctus an. » 1105? Sane perperam hoc » dici eoque anno adhuc fuis- » se superstitem tradit in Meor » enahn R. Azarias de Rubeis, » Wolfio ipso monente ac priora » retractante in voi. IV p. 761. Da questo passo del suddetto volume intitolato Egli vivea ancora nel 1136, » come consta dall’ epigrafe » pe , spagnuolo e insigne a- » stronomo , fu discepolo di sfanno il suo Tzuràd aàretz » e corregge per conseguenza — 932 — » il grande anacronismo, in » morte all’anno 1105. Il Wol- » se ne ritrattò nel IV p. 761. » cui cadono il Jachia e il ».fìo che avea seguiti quegli » V. il nostro Catalogo ragio- » Ganz, i quali fissano la sua » autori nel I voi. pag. 51 , » nato a quel codice. » In questo passo del suddetto volume intitolato « dizionario [| storico || degli au- » tori ebrei, ecc. vol. i . » ecc., è asserito 1? Che nel 1136 dell’Era Cristiana Abramo Bar Chi j a compose il suo Tzuràd aàretz-, 2°. Che ciò era dimostrato da una epi- grafe d’un manoscritto chiamato nel passo medesimo « mio codice il 65 ». Un esemplare del suddetto volume intitolato « dizionario Jj storico j| degli au- » tori ebrei, ecc. vol. /.SÌparma. ecc. 1802 » è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « V. III. 109 », cioè « Scansia Y, Palchetto » III, numero 109 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « Col: 103 = E = 4 », cioè « Colonna 103, Palchetto E, nu- » mero 4 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». In una lettera a me diretta in data di « Padova 7 - 1862 », e firmata « S. D. » Luzzatto », si legge : « In una lunga lettera ebraica scritta nel Dicembre del 1841 , contenente notizie ed estratti di » varj mss. ebraici da me posseduti ho (nelle pagine 77. 78) le parole seguenti : » « In fine del (libro) Calcolo dei Corsi è scritto quanto segue : È finito questo libro, cioè il Cal- » » colo del Corso del nostro principe grande, Rabbi Abraham Sahhev al-sciarta Z K. I,. (cioè: la » » memoria del Santo è in benedizione) figlio del principe Rabbi Chijà Z. S. L. (cioè: la memoria del » » giusto è in benedizione), nella città di Barcellona, nell’anno 896 ( = 1136), 22 dell’Omer, venerdì, » » sul mezzogiorno, ch’è il 10 d’ Aprile, dei mesi solari — Ora il De Rossi ha trovato in fine del libro » » Figura della terra, ms. da lui posseduto. Codice 1165, quell’opera essere stata terminata nel 4 di » » Sivan, 896, e ne deduce che l’autore era in vita sino all’anno 896. Ma io, vedendo nel mio co- » » dice che ai 22 dell’Omer dell’anno 896 si scriveva di lui La memoria del Santo è in benedizione. » » credo che nel Sivan dell’896 era già morto , ed il compimento notato nel codice del De Rossi è » » il compimento dell’opera del copista , non già il compimento dell’ opera dell’autore. Quello poi » » che trasse in errore il dotto De Rossi, è che dopo le surriferite parole trovò nel suo codice un’al- » » tra nota, in cui era detto che la copia fu terminata nel giorno 17 del mese di Ab dell’anno 313 » » (=1553), egli sembrò che se la seconda nota è la data della copia, necessariamente la prima data » » era quella del compimento della composizione. Ed egli non comprese che Luna e l’altra è la data della » » copia , e ch’il secondo copista non ha voluto omettere nulla di quanto trovò nel testo che aveva » » innanzi, e trascrisse anche la data e il giorno e l’ora che avea notato il primo copista. La stessa cosa » » credo essere accaduta anche nel mio ms., poiché non credo che sia stato scritto nell’896 (1136), poiché » » il libro non è membranaceo, ma di carta come la no stra.e non trovo traccia di carta come la nostra in » » tempi così antichi; ma credo ch’il secondo copista trascrisse la nota del copista antecedente.» » » Questa mia lettera è inserita nel volume settimo d’una Collezione di lettere ebraiche , detta » Kérem Chémed (Vigna amabile), di cui due volumi uscirono in Vienna (1833, 1836), cinque in Pra- » ga (1838, 1839, 1841, 1841, 1843), e due in Berlino (1854, 1856). » Ciò che si legge in questo passo della suddetta lettera scrittami dal Sig. Luzzatto, dalle parole « In fine » (Vedi sopra, linea 19 della presente pagina 932) fino alla parola « antecedente » (Vedi sopra, linea 37 della presente pagina 932), mostra 1? Che in un manoscritto posseduto dal medesimo Sig. Luzzatto, subito dopo un esemplare di un opera d’Abram bar Chija intitolata « Calcolo de’Corsi », fu scritto in ebraico « È finito questo libro, cioè il Calcolo del Corso del nostro principe gran- » de, Rabbi Abraham Sahhev al-sciarta Z. K. L. figlio del principe Rabbi Chija » Z. S. L., nella citta di Barcellona, nell’anno 896, 22 dell’Omer , venerdì, sul » mezzogiorno, ch’è il io d’Aprile, dei mesi solari » ; 2? Che il leggersi in que- » sto passo « Z. S. L. », cioè « la memoria del giusto è in benedizione » mostra, secondo il medesimo Sig. Luzzatto, che nel giorno io di Aprile del 1 1 36 dell’Era — 933 — Cristiana Abram bar Chija era già morto; 3? Che l’epigrafe del codice n? iiG5 di Giovanni Bernardo De-Rossi, da lui citata nel passo riportato di sopra (pag. 931, lin. s — 21) delle pagine numerate 84, 85 del suddetto volume intitolato « mss. co- » dices || debraici , ecc. voi. ni. », ecc., mostra, secondo il medesimo Sig. Luzzatto, che una copia dell’opera di Abram bar Chija della forma o fgura della terra fu terminata nel H36, ma non già, come il medesimo De-Rossi credette, che nel 1136 Abram bar Chija finisse di comporre quest’opera , o eh’ egli vivesse ancora in tale anno. Posseggo un esemplare d’un volume, in 8°, intitolato « Libro Kerem Che'med || » contenente [| scritti pregevoli |j corsi tra i Dotti contemporanei [| in argomenti » religiosi e scientifici. |j Li raccolsi e pubblicai || io il minimo |] Samuel Lòw Gol- » denberg || di Tarnapol. || Volume settimo || Praga, anno 5603 dalla Creazione. (| » kerem ciiEMED||Prag Druck uncl Verlag des M. T. Laudari. ||i843. » (1) Questo « Vo- » lume settimo » citato dal Sig. Luzzatto nel passo riportato di sopra (pag. 932, lin. 17—40), della detta sua lettera in data di « Padova 7 — 1862 » (Vedi sopra, pag. 932, lin. 38-39) è composto di 288 pagine, delle quali le ia— 3a, 6a— 7% 286a-288a non sono numerate, e le 4a— 5% 8a— 285a sono numerate coi numeri 11 — in, 2—278. Nella linea 28a ed ultima della 84a di queste 287 pagine, la qual pagina è numerata col numero 77, e nelle linee 1 — 18 della 85a di queste 287 pagine, numerata col numero 78, tro- vasi in lingua ebraica ciò che si legge tradotto in italiano dal Sig. G. D. Luz- zatto di sopra nelle linee 19—37 della pagina 932. Più oltre (pag. 934, lin. 7-13) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata <( CATALOGUS J| CODICUM HEBR AEORUM || BIBBIO THE CAE ACADEMIAE LUGDUNO — BATAVAE, || » AUCTORE || M. STEINSC1INE1DER. [| LUGDUNI— BATAVORUM, || Apud E. J. BRILL, [| Acade- » miae Typograplium. || mdccgeviii. » Questa edizione è un volume, in 8?, com- posto di 474 pagine, delle quali le la-5a, 25a, 29% 307% 326% 338% 411% 435% 442% 447% 448% 450% 453a-474a non SOnO numerate, e le 6a-24% 26a-28% 30a-306% 308a-325% 327a— 337a, 339a— 4ioa, 4i2a-434a, 436a-44ia, 443a-446% 449% 451% 452a sono numerate coi nu- meri VI-XXIV, XXVI-XXVII1, 2-278, 280-297, 299-309, 311-382, 384-406, 408-413, 415-418., 421, 423, 424. Nelle linee 29-30 della iea di queste 474 pagine, numerata col numero xvi, e nelle linee 1— 5 della I7a di queste 474 pagine, numerata col numero xvn, si legge: « Nequc bis inferiores , sunt Codices , que ad scientias , ut di- » pagatam , haud parum auget, quod nuper detexi, eum esse Ju- cunt, exactas et reales pertincnt. Inter Astronomico s seu diro- » daeum ,, Savasordam ”, cujus librum Embadorum vertit coaevus nologicos (37, 43, 66, 68 , Se. 19) Opus est perrarum Abraba- » Plato Tiburtinus. » mi b. Cbijja (37), cuius nominis celebritatem , jam dudum pro- Questo passo del suddetto « catalogus || codicum iiebraeorum || bibliothecae acade- » miae lugduno— batavae, » ecc. mostra essere stato scoperto dal Sig. Maurizio Stein- schneider, poco prima della fine di Maggio del 1858 (2), che lo scrittore chiamato (1) Ciò ebe si riporta di sopra nelle linee 9 — 12 della presente pagina 933, dalla parola « Libro » (Vedi la linea 9 della presente pagina 933) alla parola « Creazione » (Vedi la linea 12 della presen- te pagina 933), si legge in lingua'ebraiea nelle linee 1—11 della prima pagina del volume citato nelle linee 9—13 della presente pagina 933. (2) Nella medesima edizione intitolata « c atalogus 11 codicum hebraeorum || bibliothecae j| » academiae lugduno-batavae », ecc. (pagina 5a, linee 2 — 24; pagine 6a — 26% numerate vi — xxm; pa- gina 24% numerata xxiv, linee 1—8) trovasi uno scritto intitolato « praefatio », che ha la data se- 120 — 934 — « R. Abraham filius Chaja » (Vedi sopra, pag. 927, col. 5% lin. 3-4) nel passo riportato di sopra (pag. 927, lin. 41-45; pag. 928, lin. 1—6) della pagina numerata 195 della suddetta edizione intitolata « mvhamedis § alfragani [| arabis chronolo-|| » CICA ET ASTRONOMICA (J ELEMENTA, eCC. FRANCOFVRDI, eCC. M D XC » è identico COll Savasorda, autore d’ un’opera intitolata « Liber embadorum » (libro delle aree) e tradotta da Platone Tiburtino In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana di Milauo , e con- trassegnato «,S. J. A. V. 18 », cioè (( Sala J, Scansia A, Palchetto V, numero 18 » progressivo dei volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esem- plare della suddetta edizione intitolata hervorgeht , wie jene Studicn sich gegenseitig erganzen, er- « wabne ich zunacbst den Juden Sava sorda, iiber dessen >1 angeblich im J. der Flucht 510. (Chr. 1116.) von Plato T i- » burtinus aus dem Hebraiscben in’s Lateinische ubersetztes » liber Embadorum Hr. Boncompagni in seiner zu creb- ri nenden Monographie iiber PI. Tib. (S. 31) interessante Nach- » richten aus verschiedenen latenischen Handschriften sammelt , » vo aucb u. A. (S. 37) auf dessen Verbaltniss zu Leonardo » Fibonacci Pisano hingewiesen wird. Wer aber diesier » bebrai'sche Schriftsteller Savasorda (aucb Savosorda geschrle- )> ben) sei, dariiber hat FIr. B. keine Untersuchungen angeste)lt » und ist mir dieso Notiz bisher ganz unbekannt geblieben 1 ; » so dass ich noch in dem zu Anfang dieses Jahres erschiene- » nen Werke Jewish Literature (London 1857) keine Riicksicht » darauf nekrnen konnte. Erst in dem vor Kurzem gedruckten » Artikel Zahravvi meines Catalogus libr. hebr. 2) habe ich die » sichere Verinuthung ausgesprochen, dass jener Savosorda kein » anderer als der bekannte spanische Gelehrte Abraham bar » C h i p p a sei, welcher den arabischen Titel Ssaheb 0 s- )) Shorta fiihrte, woraus sehr leicht Savosorda zu erklaren ist, » was ich den Lesern dieser Zeitschrift nicht erst nàher aus » zufuhren brauche. d 2) S. 2747. Ich halle daselhst mehrere Uehersetzungen des fiir Al- » fons dea Weisen arlieitenden Abraham Judaeus aus lateinischeìi HSS. j) nachzutragen. » In questo passo del suddetto volume intitolato « Serapeuin , ecc. Neunzehnter » Jaltrgang », ecc. il Sig. Steinsclmeider dice di avere espresso nella colonna numerata 2747 del suddetto « catalogus [| librorum iiebraeorum », ecc. chiamata nel passo medesimo « S. 2747 » (Vedi sopra, linea li della colonna 2a della presente pagina 935), la congettura che Savasorda autore del suddetto « Liber Embadorum » sia identico collo scrittore che in questo passo è chiamato «■ Abraham bar Chippa » (Vedi sopra, linee 6—7 della colonna 2a della presente pagina 935), cioè col sopram- mentovato Abram bar Chija. Questa congettura in fatti è indicata nel passo ripor- tato di sopra (pag. 934, lin. 19—25) della medesima colonna numerata 2747, dalle parole « si recte eum » (Vedi sopra, pag. 934 , col. 2% linea 2) a . 15 liber embadorum a 5 3». 22 libri de areis, qui à 37». in 53». .XV. minuto, | Ve- 16 iudeo in ebraico » judeo fuit in he- nere similiter in bratico 21 .11. XXVIII. 29 .11. gradu. Et XXVIU. » latino 23 latinum minu 18 tercia ora 25 tertia hora » .XIV. xlv. 30 • XUI. gradu Et .xlv. 20 gradus 27 gradu minuto 20—21 .xxvix. XV. venus| 28-29 XXVII. gradu Et 22 capricornum 31 Capricorno Nel medesimo manoscritto contrassegnato « C. D, T. 2, N? 9 » (carta 4a recto , lin. 7-29, verso’, carte 5a-52a; carta 63a recto , verso , linee 4-21) trovasi un esem- plare della traduzione del suddetto « liber embadorum » menzionata di sopra nelle linee 5—6 della pagina 934 (1). (1) Più oltre (pag. 941, lin. 18— 23) sono indicati due esemplari d’un volume, in foglio , intito- lato « Tomus Secundus : || qui || librorum || manuscriptorum || Ecclesiarum Cathedraiiuin || et || a- » L1ARUM CELEBRIUM BIBLIOTHEC ARUM || IN || ANGLI A || CATALOGOS CONTINET. » Questo TOMUS SE- CUNDUS è composto di 406 pagine, delle quali le la— 2a, 308a— 334a, 398a— 406a non sono numerate, e le 3a — 307a, 335a — 307a sono numerate coi numeri 3 — 25, 24, 27 — 256, 253 — 255, 356 — 403 , 3 — 65. Nelle linee 52—59 della prima colonna della 374a di queste 406 pagine , la qual pagina è numerata col numero 42, si legge : — 941 — Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, e contrassegnato « 1. VI. 06 », cioè « Scaffale I, Palchetto VI, numero oc » progressivo de Volumi ora collocati in questo palchetto », è un volume, in fo- « 697- 557. Savossordae Judaei Liber de Areis, Ilebraice » 2. Erscmidis liber de dimcnsionibus, ab eodem lìa- » scriptus, & à Platone Tiburetino (sic) in Lat. transla- » roccio Patricio Veneto Jacobi fdio restauratus, Col. » tus; an. Arabum DC. mense Sajhan (sic); cura Scho- » C. 10. » » liis Baroccii. In questo passo del suddetto volume intitolato « Tomus Skcundus 11 qui || librorum », ecc. è de- scritto il precitato codice ora contrassegnato « C. D, T. 2, N° 9 ». Nel medesimo Tomus Secundus (pagina 348a, numerata 16, colonna ia, linee 1 — 21 e colonna 2a, lin. 1 — 21 ; pagine 349a— 379a , nu- merate 17—47; pagina 380a, numerata 48, colonna la, linee 1 — 20 e colonna 2a, linee 1 — 23) trovasi un catalogo intitolato « librorum || manuscriptorum || Collegii Sanctae Trinitatis 11 apud 1| dubli- » NIU M II CaTALOGUS: Il QUI PP.ATER ALIA VIRI OPTIMI || Et FaMA SEMPITERNA || JACOBI USSERII || » TOTIUS HIBERNIA ILLUSTRISSIMI PRIMATIS |1 BlBLIOTHECAM SELECTAM || EXPLICAT. || EanC ttUlem re- li censionen cura ac benevolentia Sapientissimi Viri || Georgii Brown Collegii islius Propositi Le- » gum Doctoris || accepimus. » Ciò ebe si c riportato di sopra nelle linee 4—7 della presente pagina 941 fa parte di questo catalogus. Il titolo riportato di sopra ( linee 12 — 16 della presente pagina 941) di questo catalogus, trovasi nelle linee 1—15 della pagina 34Sa del suddetto Tomus Secundus, la qual pagina è numerata col numero 16. Un esemplare del suddetto volume intitolato « Tomus Secundus: H qui 11 librorum, ecc. biblio- » thecarum || in || angli a || catalogos continet . » è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « AD. III. 22 », cioè « Scansia AD, Palchetto III , numero 22 progressivo » de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora posse- duto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contrassegnato « 0. i. 15 », cioè « Scansia 0 , Pal- » clietto i, numero 15 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Il suddetto Tomus Secundus è il secondo volume d’una edizione composta di due volumi, in foglio , il primo de’ quali intitolato « CAT.ALOGI || LIBRORUM 1| MANUSCRIPTORUM |) ANGLI A || ET || IIIBERNIA || IN UNUM COLLECTT, || » cum || indice a lp li ab et ico . || oxonue, || E Thf.atro Sheldoniano. || An. Doni. MDCXCVII. » Il precitato Tomus Secundus è diviso in due parti, la seconda delle quali è intitolata « librorum || ma- » . nuscript orum || catalogi. || voluminis secundi || Pars Altera, || qua || dibliotecarum aliquot » hibernicarvm || Codices Scriptos Complectitur . » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 4—7 della presente pagina 941 trovasi compreso in questa Scholiis&Annotationibus » illustratus. » 2. Liber de Dimerisionibus , ab eodem Francisco » Barocio restauratus. » N: B: Haec ipsà manu Barocij scripta sunt A: D: 1565.» > Ciò che in questo passo del suddetto catalogo intitolato « Catalogus || Codicum Manuscriptorum || » in Bibliothecà Coll: SS: Trin: & Ùniversitatis Dublin: », ecc. , si legge dalla parola « Haec » (Vedi sopra, linea 55 della presente pagina 941) a « 1565 » (Vedi la linea medesima), mostra che il suddetto codice contrassegnato « C. D, T. 2, n° 9 » fu scritto interamente da Francesco Barocci nel 1565. Ciò che si legge nel passo medesimo, dalle parole «A Frane: » (Vedi sopra, linea 50 della pre- sente pagina 941) alla parola « illustratus » (Vedi sopra, linea 52 della pagina medesima), mostra che le carte 41— 53a del codice medesimo furono postillate dal medesimo Francesco Barocci. 121 i — 942 — glio, composto eli 39 carte, delle quali le ia~3% 19% 36a-39a nou sono numerate, e le 4a— 18% 20a— 35a sono numerate nei margini superiori dei recto coi numeri 7-21, 23-38. Nelle linee 1-2 del recto della 20a di queste 39 carte, numerata nel medesimo recto col numero 23 trovasi scritto in inchiostro rosso : ei Liber Embadorum ex hebraico in latinum translatus a Platone Tiburtino. Cod. mem- branac. in 4° Saec. XV. mutilus in fine I. vi. 36. In questo passo del precitato « Indice dei Manoscritti scelti », ecc. il suddetto codice contrassegnato « I. VI. 36 » dicesi « Cod. membranac. in 4° Saec. XV. mutilus in fine» (Vedi sopra, linee 43— 44 della presente pagina 942), cioè « Codice membranaceo, in 4° del secolo XV. mutilo in fine ». — 943 — mutilo della traduzione menzionata di sopra ( pag. 934 , lin. 5-6 ) del suddetto « liber embadorum » (ì). Un codice manoscritto ora posseduto dal Sig. Conte Petronio Isolani , e da lui conservato nella sua abitazione in Bologna, è un volume, in 8?, composto di 358 carte, delle quali le ia-6a, 357a, 358a non sono numerate, e le 7a-356a sono nu- merate col lapis nei magmi superiori dei recto coi numeri i-84, 84-349. Nelle linee 15-21 del recto della 263a di queste 358 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 256, e nelle linee 1-4 del rovescio della medesima carta 263a si legge : « finis libri cmbadum, uel embadorum a sauasorda iudeo in ebraico compositus, et a Platone ti- » burtino in latinum sermonem translatus. anno arabum dx mense, saphar, et die. xv. eiusdem men- » sis bora tertia, sole in .xx? gradu et xv. minuto leonis, luna in .xij. gradu et xx. minuto piscium , )> saturno in viij. gradu & Ivij minuto , tauri , ioue, in arietis xxvj. gradu, & lij. minuto: Marte i) in libra .xxvij. xv. venus in libra 21. xxviiij. mercurio in leone .xiiij. xlv. Capite in cancro, tau- » rus in cauda in Capricorni, s. t. 1. » Questo passo del suddetto codice, ora posseduto dal Sig. Conte Isolani, è iden- tico col passo riportato di sopra (pag- 937, lin. 3-8) del rovescio della carta 42a numerata 37, del suddetto codice contrassegnato Naturale » contra [j Hebrceos , Hcereticos. [| ad s. d. n. clesientem viii. p. o. m. [j vici » .eqvensis, || Apud Io. Iacobum Carlinum, & Antonium Pacem. || m. d. ic. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 390 pagine, delle quali le ia-sa , 33% 34% 185% 259a— 266% 366a-390a non SOIIO numerate, e le 9a-32% 35a-184% 186a-258a , 267a— 3651 sono numerate coi numeri 9-32, 1-69, 68, 69, 72-S9, 84, 81, 92, 93, 82, 83, 96-150, 152-208, 241-248, 217-224, 233-2S8 , 297-304, 297-331. Nelle linee 23-24 della I48a di queste 390 pagine, numerata col numero 114, si legge : • « Sed dubium diluendum est, antiquo Hebraeorum vsu, ac aucto- » ritate, qui horam ex 1080, punctis confici semper arbitrati sunt. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « f. pavli minervae, ecc. libri » dvo » , ecc. è assento che gli Ebrei per antico liso ed autorità stimarono sem- pre l’ora essere formata di 1080 punti. Nelle linee 38—39 della I49a delle medesime 390 pagine, numerata col numero 115, si legge : « Vnde cum cuilibet horae diei correspondeant puncta Hebraeorum » 1080, cuilibet minuto horae correspondebunt puncta 18 ». In questo passo della suddetta edizione intitolata « f. pavli minervae, ecc. libri » dvo », ecc. e asserito i? Che un’ora è composta di 1080 punti degli Ebrei; 2°. Che 18 di questi punti formano per ciò un minuto. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma , e contrasse- gnato « E. 19. 13 », cioè « Scansia E, Palchetto 19, numero 13 progressivo de’volumi » ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « f. pavli minervae, ecc. libri dvo. », ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca del Collegio Romano, e contrassegnato « io. 3. 41 », cioè «Scansia io. Palchetto 3, numero 41 progres - » sivo de’volumi ora collocati in questo palchetto ». Più oltre (pag. 946, lin. 4— io) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « Francisci Viete: Fontene:ensis[| lihellorum supplicum in Regià magistri |[ » relatio kalendap.ii vere || Gregoriani. || Ad Ecclesiasticos Doctores. || Exhibita » Pontifici Maximo Clementi Vili. || anno christi 1600. ivbilaeo. » Questa edi- zione è un volume, in 4?, composto di 40 carte, delle quali le 1% 4a non sono numerate, e le 2% 3% 5a-40a sono numerate nei recto coi numeri 3, 5-3S, 38, 40. Nelle linee 1-7 del recto della prima di queste 41 carte trovasi il titolo ripor- tato di sopra (linee 30—32 della presente pagina 945) della edizione medesima. Nelle linee 12-14 del rovescio della 40a di queste 40 carte, numerata nel suo recto col numero 40, si legge: « excvdebat parisiis, || Ioannes Mettayer Typographus || Re- » gius ». Nelle linee 19-22 del recto della 29a di queste 40 carte, numerata nel medesimo recto col numero 29, si legge : « Itaque mensis est dierum 29 || — ^|| . » Aliter, secundum Hebrasos dierum 29, horarum 12, helakin 793. Secundum » Hipparchum, & Ptoleimeum dierum 29, scrupulorum primorum 31 , secundorum » 50, tertiorum 8. » — 946 — . In questo passo della suddetta edizione intitolata « Francisci Vieta Fontanaen- » sis, ecc. è asserito che secondo gli Ebrei, il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 lielakin. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrasse- gnato « b. 6. 8 », cioè «Scansia li, Palchetto 6, numero 8 progressivo de volumi » ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edi- zione intitolata «Francisci Vieta, ecc. rei.atio kalendarii », ecc- Un altro esem- plare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla medesima Bi- blioteca Angelica, e contrassegnato « C. 6. 24», cioè « Scansia C, Palchetto 6, » numero 24 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » . Più oltre (linee 32-39 della presente pagina 946) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata « francisci vieta || opera || mathematica, || In unum Voiumen con- » gesta, j| acrecognita, [| Operà atque studio || francisci a sciiooten Leydensis, j| » Ylatheseos Professoris. |j lvgdvni batavorvm, ||Ex Officina Bonaventurm & Abrahami » Elzeviriorum. || ciò Io c xlvi. » Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 556 pagine, delle quali le la-12a, 94% 164% 288% 438% 449% 450% 467% 468% 506% 542% 54 3a non sono numerate, e le 13a-93% 9oa-163% 165a-287% 289a-437% 439a— 44S% 45ia-466a, 469a-505a, 507a-54l% 544a-556a sono numerate coi numeri 1-81, 83-112, 123 -161, 163-285, 287-376, 367, 378-435, 437-446, 449-459, 450, 461, 452, 453, 464, 455, 466- 468, 459-462, 473-503, 505-538, 533, 542-554. Nelle linee 28-31 della 489a di queste 556 pagine, numerata col numero 487, si legge : « Itaque mensis est dierum 29 H ’ . » Aliter, secundum Hebraeos dierum 29, horarum 12, lielakin 793. Secundum Hip- » parchum, & Ptolemaeum dierum 29, scrupulorum primorum 31, secundorum 50 , ter- » tiorum 8. » Questo passo della suddetta edizione intitolata « francisci vieta || opera mathemati- » ca, ecc. Lvgdvni Batavorvm, ecc. do Io c xlvi » è identico col passo riportato di sopra (pag. 945, lin. 41—44) del recto della carta numerata 29 della suddetta edizione intitolata « Francisci Vieta;, ecc. relatio kalendarii », ecc., salvo il leggersi nella prima di queste due edizioni « xilosi » (Vedi sopra, linea 22 della presente pagina 946), mentre in vece nella seconda trovasi « || — » (Vedi sopra, pag. 945, lin. 41). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contras- segnato « Y. 4- 49 », cioè « Scansia Y, Palchetto 4, numero 49 progressivo de’vo- » lumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « francisci vieta [| opera mathematica, ecc. Lvgdvni Batavorvm, » ecc. ebbe xlvi ». Un altro esemplare di questa edizione è ora posseduto dalla Biblioteca Corsiniana di Roma, e contrassegnato « Col: 26 = F = 19 »,.cioè « Colonna 26, Palchetto F, numero 19 progressivo de’volumi ora collocati in questo » palchetto » . Più oltre (pag. 947, lin. 26-3i) sono indicati due esemplari d’una edizione in- titolata « Tractatvs II De variis Annorum formis [| vsurpatis a gentibus qua- » rum (| illustria fuerunt Regna HdfP res gestee || Praecrpuè vero de antiquissima |j » & optimà [] Quo passim illustrissimi viri Iosephi Scaligeri || bis de rebus opi- » niones minùs probabiles; ac demurn [| celeberrimi mathematici Ciiristophori — 947 — « Clavii I) Jesuit®,atq5 totius Collegi] Mathematicorum (| Ponti ficiorum artificum » nouitij anni [| Gregoriani, errores ineptice |] redarguuntur |] Auctore Tiioma Lydyat [| LONDiNi || Ex officina Nortoniana [| 1605 ». Questa edizione è un volume, » in 8?, composto di 368 pagine, delle quali le ia— 6a non sono numerate, e le 7a — 368a sono numerate coi numeri 1-362. Nelle linee 29-30 della 69a di queste 368 pagine, numerata col numero 63, e nelle linee 2—23 della 70a delle medesime 368 pa- gine,- numerata col numero 64, si legge : diei 2 prima, 47 secunda, 5 tertia. quare v- i) num mensem definiuit 29 diebus, atq; vni- » us diei scrupulis 31 primis, 50secundis, 8 » tertijs, 20 quartis praecisis, quae sunt 12 ho- » ree , ac horae vnius scrupula 44 prima , 3 » secunda , 30 tertia exactò. eandem vero « mensis mensuram amplexatus estetiamAl- » batenius quanquam multìim diuersam a » Regiomontanus testatur in epitoma Pto- » lemaei. nec non eandem amplexatus est au- » ctor methodi anni Judai'ci hodierni , licet » paulo secùs & quidem breuius & eleganti- » us eam enunciauerit , diuisà horà in mo- » menta 1080 qui numerus Celebris est eo » quod in plurimas partes absq; fractionesit » diuiduus. statuitenim mensem lunarem va- » lere 29 dies, vel neglectis integris dierum » septimanis, 1 diem, 12 horas, ac 793 mo- » menta eiusmodi. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « Tractatvs |] De variis Annorum » formis », ecc., dalle parole « nec non » (Vedi sopra, linea 3 della colonna 2a della presente pagina 947) alla parola «eiusmodi» (Vedi sopra, linea 12 della colonna medesima), è asserito che la persona chiamata nel passo medesimo « auctor methodi » anni Judai'ci hodierni » (Vedi sopra, linee 3— 4 della colonna 2a della presente pagina 947) divise l’ora in 1080 momenti, ed il mese lunare in 29 giorni, i2 ore, 793 momenti. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrasse- gnato « ÀA. 10. 13 », cioè « Scansia AA, Palchetto 10, numero 13 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « Tractatvs jj De variis Annorum formis, ecc. LONDiNi,ecc. 1605. » Un altro esemplare di questa edizione è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Hist. I. 2. Chronolog. » Più oltre (pag. 949, lin. 24-30) sono indicati due esemplari d’ una edizione ind- iata « THESAVRVS TEMPORVm! [J EVSEBII PAMPHILI [| CAESAREAE PALAESTINAE || EPISCOPI |j » Chronicorum Canonum omnimod® Ristori® libri duo, interprete [| IIieronymo, » ex fide vetustissimorum Codicum castigati. [| Item auctores omnes derelicta ab » Eusebio, & IIieronymo continuantes.||EivsDEM evsebii |] Vtriusque partis Chroni- » corum Canonum reliqui® Gr®c®, qu® colligi [| potuerunt, antehac non edit®. |J » Opera ac studio || iosephi ivsti scaligeri j] Ivlii Caesaris a Bvp.den filii. [| eivsdem » iosephi scaligeri |] Not® & castigationes in Latinara Hieronymi interpretationem,|| » & Gr®ca Eusebij. || eivsdem iosephi scaligeri || Isagogicorum Chronologice Cano- » num libri tres, ad Eusebij Chronica, óc doctrinam |] de temporibus admodum » necessari]. || lvgdvni batavorvm |] Excudebat Thomas Basson || Sumptibus Comme- » linorvm II ciò. id. c. vi. j] cvm privilegio christianissimi regis. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 1402 pagine, delle quali le ia-46a, 242a-262a, 333a, 334a, 562a, 636a, 736a-738a, 975a, 976a, 1029a-1056a, 1062a, 1063a, 1399a-1402a non Sono nu- merate, e le 47a— 241a, 263a— 332a, 335a-561a, 563a-635a, 637a-735a, 739a-974% 977a-1028a, I057a— I06ia, I064a — 1 398a sono numerate coi numeri 3-197, 1-29, 32, 31-70, 3-63, 66, — 948 — 65-113, 115, 116, 116-173, 175, 176, 176-213, 204, 215-229, 231-275, 267, 277-302, 203, 293- 296, 309-315, 318, 317-356, 355, 358-396, 297, 398-403, 3-21, 32, 23-53, 53, 54, 56-204, 207, 208, 207, 208, 109, 210, 211, 112, 213, 114, 215-231, 234, 233-238, 241-282, 278, 284-291, 192, 1-5, 8-143, 142, 145-342. Nella linea io della I057a pagina, numerata i, della sud- detta edizione intitolata « thesavrvs temporym », ecc., si legge : « Il Scrupulum Iudaicum est pars millesima octogesima unius horoe. » In questo passo della suddetta edizione intitolata » p?a lunam per vnam hedecaeteridem , vt » 4h. 852m> itidem deductus de praecedente yr supra dictum, ld< 10h- 512m- vicissim vero » hendecateridis maiora relinquit tantum » excessus lunae supra solem per 151 ennea- » S^AO111-»1 » decaeterides, 30d- 17*>- 505m‘ à quo de- In questo passo della suddetta edizione intitolata « defensio || tractatvs, ecc. » Auctore Thoma Lydyat », ecc., dalla parola « integri » (Vedi sopra, linea 1 della colonna 2a della presente pagina 950) a « 793m‘ » (Vedi sopra, linea 2 della colonna medesima), è asserito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 minuti. Nelle linee 24-30 della pagina I9ia, numerata 177, della suddetta edizione intitolata « defensio || tractatvs, ecc. Auctore Thoma Lydyat », ecc., e nelle linee 2—5 della pagina 492% numerata 178, dell’edizione medesima, si legge: « Itaq; iuxta » tertiam periodum nostri » consurgit excessus solis su- » pra lunam per vnam hendecaeteridem, ld‘ » 1 lh’ 983~f-m' vicissim vero excessus lunae » supra solem per 311 enneadecaeterides , » 31d" 3h< 116 ffm" * Q110 deductà integri » mensis lunaris anticipati mensurà29d‘ 12h’ » 793m’ à reliquo excessu ld‘ 14h> 403 H'11, » deductus praecedens hendecaeteridis mi- » nor relinquit tantum 2h- 500m- » In questo passo della suddetta edizione intitolata « defensio || tractatvs ; ecc. » Auctore Tiioma Lydyat », ecc., dalla parola « integri » (Vedi sopra, linea 1 della colonna 4a della presente pagina 950) a « 793m- » (Vedi sopra, linea 3 della colonna medesima), è asserito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 minuti. 85, 3—169, 172, 171—299, 301—399, 401—435, 3—260, 1—5, 7—61,60, 63—213, 114, 215—242, 242, 244—303, 204, 305—350. Nella linea 10 della 1101a di queste 1454 pagine, numerata col numero 1, trovasi ciò che si riporta di sopra, nelle linea 6 della pagina 948. Nelle linee 12 — 15 della U39a delle medesime 1454 pagine, numerata col numero 39, trovasi ciò che si riporta di sopra, nelle linee 11 — 12 della pagina 948. Nelle linee 15—20 della 1276a delle suddette 1454 pagine numerata col numero 176, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 16—21 della pagina 948. Nelle linee 31—36 della medesima pagina 1276a trovasi ciò che si riporla di sopra nelle linee 28 — 34 della pagina 948. Nelle linee 8—15 della 1322a delle suddette 1454 pagine, numerata col numero 222, trovasi ciò che si ri- porta di sopra nelle linee 41 — 50 della pagina 948. Nelle linee 9 — 10 della 1374a delle suddette 1454 pagine numerata col numero 247, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle lince 11 — 12 della pagina 949. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato «R. IV. 49», cioè «Scansia K, Palchetto IV, numero 49 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « thesaurus temporum, || eusebii pamphilt, » ecc. amstelodami , ecc. do loc LViu. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in due volumi ora posseduti dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnati « AA. 22. 6, 7 », cioè « Scan- » sia AA, Palchetto 22, numeri 6, 7 progressivi de’ volumi ora collocati in questo palchetto ». — 951 — Più oltre (linee 30-36 della presente pagina 951) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata « ioannis||marianae |) è societate iesv [| tractatvs vii. |j I. De Ad- ii uentuB. Jacobi Apostoli in Hispaniam. |] IL Pro Editione vulgata. \\ III. De » Spectaculis. |] IV. De Monetee mutatione .\\V '. De Die Mortis Christi.\\VI. De » Annis Ar abitui. |j VII. De Morte <& Immort alitate . || Nunc primum in lucem » editi. [| coloniae agrippinae [| Sumptibus Antoni] flierati, sub Monocerote (| An- » no m. oc. ix. II Permissu Superiorum, (fcy cum gratin dv Priuileg. S. Cassar. » Maiest. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 468 pagine, delle quali le ia-9a, 453a— 468* non sono numerate, e le ioa-452a sono numerate coi nu- meri 2-116, 109, 118-171, ISO, 173-23S, 339, 240-356, 457, 358-373, 376, 375-438, 339, 440, 341 , 442-444. Nelle linee 31-40 della colonna seconda della 244a di queste 468 pagine , la qual pagina 244* è numerata col numero 236, si legge : in anno Hebraeorum monuimus,quamvis illi uno scrupulo mensem maiorem ha- beant. Faciunt enim eum Dier. 29 Hor. 12 scrup. 793. » In questo passo della suddetta ediziene intitolata « Annorum posteriorum , ecc. » ephemerides», ecc. è asserito 1? Che tanto gli Ebrei quanto gli Arabi formano l’ora di i oso scrupoli; 2°. Che secondo gli Ebrei il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 scrupoli. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e con- trassegnato « Ea. XII. 5 », cioè « Scansia Ea, Palchetto XII, numero 5 progressi* » vo de’ volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della sud- detta edizione intitolata « Annorum posteriorum 30 », ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabe- chiana di Firenze, e contrassegnato « V. 4, 356 », cioè « Stanza V, Palchetto 4 , » numero 356 progressivo delle opere ora collocate in questo palchetto ». Più oltre (pag. 953, lin. 15—21) sono indicati due esemplari duna edizione in- titolata « ALMANACCO II PERPETVO 11 DI RVT ILIO BENENCASA || COSENTINO f| OPERA MOL- — 953 — » to cvriosà, vtile, || E diletteuole a qualunque persona, come [| nelle sue Ta- » uole potrete vedere quello [| che si contiene. [| in napoli, |) Appresso Gio. Gia- » corno Carlino, 1615. [j Ad instanza di Giuseppe Peluso Libraro.|| Al Segno del- » l’Europa. » Quest’edizione è un volume, in s?, composto di 336 pagine, delle quali le ia— 16% 62% 63% 145% 228% 333a— 336a non sono numeraie, e le I7a— 61% 64a— 144% I46a— 227% 229a-332a sono numerate coi numeri 17— 61, 64-144, 146-227, 229-332. Nelle linee 22-26 della 240a di queste 336 pagine, numerata col numero 240, si legge: tvtOTA che ogni Luna haue giorni 29. e hore 12 punti » nell’ottauo cielo, le quali vi sono diclarate nel loro nascimen- ti 793. c d’ogni hore sono 1080. che sono 1’ hentache , » to a car. 176. » che fa I’hòrologio, conforme à 1080. stelle visse, che sono in questo passo della suddetta edizione intitolata « almanaccho [| perpetvo j] di » rvtilio benencasa |l cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 » è chiaramente detto 1° Che il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, e 793 punti; 2? Che un’ ora è composta di 1080 punti. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Chigiana di Roma, e contrasse- gnato « I. III. n. 4236 )>, cioè « Scansia I, Palchetto III, numero 4236 progressivo » de’volumi ora posseduti dalla Biblioteca medesima », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo |] di rvtilio benencasa || co- » senti no, ecc. in napoli , ecc. 1615. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Sainte Généviève di Parigi , e contrassegnato « in-8? V. 576 ». (ì). (1) Più oltre (linee 43 — 49 della presente pagina 953) sono indicati due esemplari d’un’edizione intitolata « almanacho 11 perpetvo || di rvtilio benencasa || cosentino. || opera molto curio- » sa, vtile, || E diletteuole à qualunque persona, come || nelle sue Tauole potrete vedere quello. Il che » si contiene. || Con licentia de’ Superiori, <&> Priuilegio. || in venetia, m. dc. xxii. || appresso li » ivnti. » Questa edizione è un volume, in 8°, composto di 336 pagine, delle quali le la — 16a, 108a, » 333a — 336a non sono numerate, e le 17a — I07a, 109a — 332a sono numerate coi numeri 17 — 107 , 109—171, 72, 173—225, 98, 99, 228, 229, 102, 103, 232, 233, 106, 107, 236, 237, 110, 111, 240— 250, 151, 252 — 330, 231, 332. Nelle linee 23 — 27 della 240a di queste 336 pagine, numerata col nu- mero 240, si legge: « lyrOta che ogni Luna haue giorni 29. e hore 12. pun- » che sono nell’otlauo Cielo, le quali vi sopo dichiarate » In ti 793. e d’ogni hore sono 10S0. che sono l’henta- » nel loro nascimento a car. 176 ». » che, che fà l’horologio, conforme à 1080. stelle visse , Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacho || perpetvo || di rvtilio benencasa II » cosentino, ecc. in venetia, m. dc. xxii. » è identico col passo riportato di sopra (linee 8—10 della presente pagina 953) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata nime Ecclesiastica demonstratur. jj accessit |] prjeter digressionem , qva io- Pag- lin. almanaccho, ecc. j NAPOLI, 1615. PJS’ Un. ALMANACCO, ecc. VEN., M, DC. XLIII. Pa6- Un. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. pag- lin. ALMANACCO, ecc. VEN., M. DC. XLIII. ' 240 ~w Nota che | 226 35 Nota, eh* 240 » visse 227 » fisse 23 e d’ogni hore 1 36 e ogn’hora 25 cielo 3 Ciclo 1080. che | » 1080, reielate che » diclaratc » declarate 24 hòrologio | 227 2 Horologio 26 a car. 176. 3 — 4 a car- ; te 194. ti indicato di sopra (pag. 608 , lin. 26—27) un esemplare d’ una edizione intitolata « alma- » N acco || perpetvo] | di rvtilio benincasa || cosentino, ecc. in nap. Appresso il Bcltrano. M DCXCVII.il )> Con licenza de’Superiori » (Vedi sopra, pag. 608, lin. 27—61). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 608, lin. 43), è un volume, in 8?, composto di 634 pagine. Nelle linee i2— 16 della 256a di queste 634 pagine, numerata col numero 238, si legge : ag- lin . NAPOLI, l6i5. Pao- lm. NAPOLI, MDCLI. Pag- lin. NAPOLI, 1615. pag- lin. ~ NAPOLI, MDCLI. ■240 22| Nota che “238 ‘ 12 Nota, eh’ 240 » visse “238 fisse » e iì & 25 cielo 15 Cielo 23 e d'ogni hore 13 e ogn’hora » diclarate » declarate a 1080. che iì 1080. reielate che 26 176. 16 174. & 199. 24 hòrologio 14 Horologio Sono indicati di sopra (pag. 611, lin. 30 — 45) due esemplari d’una edizione intitolata « almanac- » CO II PERPETVO II DI RVTILIO BENINCASA COSENTINO, eCC. IN ANCONA, Appresso il BELTRANO, MDCLIII. » (Vedi sopra, pag. 610, lin. 31—45; pag. 611, lin. 1—13). Si è detto di sopra (pag. 611, lin. 13—14) che questa edizione è un volume , in 8° , composto di 400 pagine. Nelle linee 34—40 della colonna seconda della 142a di queste 400 pagine, la qual pagina 142a è numerata col numero 130, si legge: « ivrOta , eh’ ogni Luna haue giorni » 1080 stelle fisse, che sono nell’ottauo » 1x29. e hore 12 punti 793. ogn’ ho- » Cielo, le quali vi sono dichiarate nel » ra sono 1080 reielate, che sono l’hen- » loro nascimento, & occaso, a car. 102. » » tache, che fa l’Horologio, conforme a Questo passo della suddetta edizione intitolata ag- ALMANAc.,ecC. NAPOLI, 1615. raS' col. lin. ALMANACCO, CCC. ANCONA, MDCLIII. _ 240 22 Nota che "130 _ 2" 34 Nota, eli' | 240 » visse ~13Ò 2~ 38 6sse 23 e d'ogni hore 35—36 ogn’ ho- |ra 25 cielo 39 Cielo » 1080. che i 36 1080 reielate, che a diclarate » dichiarate 24 fa 37 fa 25—26 nasci men - 1 to 40 nascimento , tfeoccaso » hòrologio « Horologio 26 176. » 102. » a * a Sono indicati di sopra (pag. 612, lin. 23—29) due esemplari d’una edizione intitolata « almanac- » CO II PERPETVO II DI RVTILIO BENINCASA || COSENTINO , eCC. IN VENETIA , M. DC. LV. || APPRESSO I » givnti. » (Vedi sopra, pag. 611. lin. 38—44; pag. 612, lin. 1—2). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 612, lin. 3), è un volume, in 8°, composto di 694 pagine. Nelle linee 15 — 19 della 263a di queste 694 pagine, numerata col numero 231, si legge: (( ivrOta, ch’ogni Luna haue giorni 29, e hore 12. punti 797. « tauo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, & « li ogn’hora sono 1080. reielate, che sono l’hentache , che » Occaso, a car. 184. » » fà l’Horologio, conforme à 1080. stelle fìsse,che sono nell’ot- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvp || di rvtilio bentncasa || » cosentino, ecc. in venetia, m. dc. lv. », ecc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 253, lin. 8 — 10 ) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo || » di rvtilio benencasa || cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti ; FaS- liti. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. PaS- lin. ALMANACCO, ecc . VENETIA, M. DC. LV . Pag- lin. ALMANACCHO, CCC. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. VENETIA, M.DC.LV. 240 22 Nota che "231 15 Nota , eh’ 240 25 cielo 231 18 Cielo 23 793. e d’ ogni hore 15—16 797. j ogn’ hora » diclarate » dichiarate » 1080. che 16 1080. reielate, che 25—26 nascimento a 18—19 nascimento, & | Oc- 24 h orologio 17 Horologio caso, a * visse ■fisse .26 176. 19 184. È indicato di sopra (pag. 612, liq. 30 — 32) un esemplare d’una edizione intitolata « almanacco|| » perpetvo || di rvtilio benincasa || cosentino, ecc. venetia, Per Combi è Lanoù. M. DC. LXI. » (Vedi sopra, pag. 612, lin. 33— 42). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 612, lin. 42), un volume, in 8°, composto di 684 pagine. Nelle linee 15 — 19 della 255a di queste 648 pagine , nume- rata col numero 231, si legge : « TV[Ota ch’ogni Luna haue giorni 20. e hore 12. punti 797. » tauo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, » li ogn’hora sono 1080. reietate, che sono l’hentache , che » & occaso, a car. 184. » » fa l’Horologio, conforme a 1080. stelle fisse, che sono nell’ot- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo |] di rvtilio benincasa || co- » sentino, ecc. venetia, ecc. m.dc.lxi » è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin. 8—10) della pagina numerata 240, della suddetta edizione intitolata « almanaccho || pebpetvo || di rvti- » no benencasa || cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti : pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, CCC. VENETI A, M.DC.LXI. Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. rag' lin. ALMANACCO, ecc. VENETIA, M.DC.LXI. 240 22 Nota che 231 15 Nota, eh’ 240 » visse "231 » fisse 23 793. e d’ ogni hore 15—16 797. | ogn’hora 25 cielo 18 Cielo » 1G80. che 16 1080. reietare, che » diclarate » dichiarate 24 fa 17 fa 25—26 nascimento a 18—19 nascimento, | & oc- „ hòrologio » Horologio caso, a » a * a' 26 176. 19 184 È indicato di sopra (pag. 613, lin. 18 — 20 ) un esemplare d’una edizione intitolata t( alma- » nacco || perpetvo 11 di rvtilio benincasa || cosentino, ecc. in venetia, m.dc.lxx. Il Appresso Gio: » Pietro Brigonci. » (Vedi sopra, pag. 613, lin. 21 — 31). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 613, lin. 31), un volume, in 8°, composto di 688 pagine. Nelle linee 15— IH-fiella 255a di queste 688 pagine, numerata col numero 231, si legge : « ivrOta. ch’ogni Luna haue giorni 29 e hore 12. punti 797. » Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, & oc- » lM ogn’ hora sono 1080. reietate, che sono l’intache, che fà » caso a car. 184. » » rhorologio, conforme a 1080 stelle fisse, che sono nell’Ottauo \ 23 — 958 — ■» (Computi Ilebrseorum. || ad |] Serenissimvm Principem |j maximilianvm |) archidvcem » avstri^> &c. j| avctore [j Pavlo Gvldin e Societate Iest*. Il Cam Gratia dfy5 » Priuilegio Sacr. Cessar. MaiesU-\ mogvntiae |] Ex officina Typographica Ioan- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo || di rvtilio benincasa || » cosentino, ecc. venetia, m. dc. lxx. )) è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin.8 — 10) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata « almanacchio || perpetvo || di rv- » tilio benenc as a || cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti: pag. lin . ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, I6i5. pag. lin. ALMANACCO, ecc. VENETIA, M.DC. LXX Pag lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCHO. eCC . VENETIA, M.DC.LXX 240 22 Nota che 231 15 Nota eh’ 240 » visse 231 fisse 23 793. e d’ogni hore 16 797. | ogn’hora 25 ottauo cielo. 17—18 Ottauo | Cielo » 1Q80. che » 1080. reietate, che » diclarate 18 dichiarate s hentache » intache 25—26 nascimen-|to a 18—19 nascimento, & oc-| 24 horologio 17 Iiorologio caso a car. 184 * a * a È indicato di sopra (pag. 614, lin. 1 — 3) un esemplare d’una edizione intitolata ag- lin. ALMANACCO, ecc. VEN. M.DC.LXXXXI. Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. VEN. M.DC.LXXXXI. 240 22 Nota che ~ 231 15 Nota, eh’ 240, » visse 231 a fisse 23 793. e d’ogni hore 15—16 797. I ogn’ hora 25 cielo 18 Cielo » 1080. che 16 1080. reietate, che diclarate o dichiarate 24 fa i, fa 25—26 nascimento a 18—19 nascimento , & oc- » hòrologio. 17 Horologio caso , j ’a » k: » a 25 176. 19 184. Sono indicati di sopra (pag. 618 , lin. 11 — 18) due esemplari d’ una edizione intitolata « alma- )) NACCO II PERPETVO 11 DI RVTILIO BENINCASA || COSENTINO, eCC. IN VENETI A M. DC. LXXXXV1I. || Per il » Milopko », ecc. (Vedi sopra, pag. 617, lin. 26—35). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 617, lin. 35), un volume, in 8°, composto di 682 pagine. Nelle linee 15—19 della 255® di queste 682 pagine , numerata col numero 231, si legge ; NOta, ch’ogni Luna haue giorni 29. e hore 12. punti 797. » tauo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, & ogn’hora sono 1080. reietate, che sono l’hentache, che » occaso a car. 184. » fa l’HoroIogio conforme a 1080 stelle fisse, che sono nell’ ot- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo || di rvtilio benincasa || co- » sentino, ecc. in venetia m.dc.lxxxxvit )f, ree. è identico col passo riportato di sopra (pag. 53, lin. S— 10) della pagina numerata 240, della suddetta edizione intitolata (c almanaccho || perpetvo || » di rvtilio benencasa || cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti : pag. lin. jALMANACCHO , CCC. | NAPOLI, 1615. PaS- lin. ALMAN., ecc. VEN. M. DC. LX XXX VII. Pag- lin. ALMANACCHO, CCC. NAPOLI, 1615. Pag- liti. ALMAN., ecc. VEN. M. DC. LXXXXV 1 1 . 240 22 INotA che 231 15 Nota, eh’ ”240 » visse ^ : hiti » fisse » haue » haue 25 cielo 18 Cielo 23 1 793 . e d'ogni hore 15—16 797. | ogn’hora » diclarate i dichiarate » 1080. che 16 1080. reietate, che 25—26 nascimento a 18—19 nascimento, & | oc- 24 hòrologio. 17 Horologio caso a » Ia X a 26 176. 19 184. Sono indicati di sopra (pag. 621 , lin. 33—38) due esemplari d’ una edizione intitolata cc alma- » nacco || perpetvo || di rvtilio bentncasa || cosentino, ecc. in veketia, M. dcc. || Per Francesco » Groppo. » (Vedi sopra, pag. 621, lin. 2—11). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 621, lin. 11), è un volume, in 8?, composto di 684 pagine. Nelle linee 15—19 della 255a di queste 684 pa- gine, numerata col numero 231, si legge: « ivrOta, ch’ogni Luna hauerà giorni 29. e hore 12. punti » no nell’ottau Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nasci- » lì 787. ogn’ hora sono 1080 reietate, che sono l’henta- » mento, & occaso, a . car. 184. » » che, che fa l’Horologio conforme 1080 stelle fisse, che so- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo || di rvtilio benincasa || co- » sentino, ecc. in venetia, m. dcc. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin. S — 10) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo || di rvti- » lio benencasa || cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti: pag. lin. ALMANACCHO , CCC. NAPOLI, 1615- Pag- lin. ALMANACCO, CCC. VENETIA, M. DCC. ;Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag lin. ALMANACCO, ecc. VENETIA,, M. DCC. 240 22 Nota che 231 15 Nota, eh’ 240 » visse ”231 „ fisse » haue » hauera 25 ottauo cielo 18 ottau Celo 23 793. e d’ogni hore 16 787. ogn’hora i diclarate » dichiarate D 1080. che » 1080 reietate, che 25—26 nascimeli |to a 18—19 nasci-|mento, & oc- 24 fa 17 fa caso, a ;; hòrologio, conforme D Horologio con forme 26 176 19 184 | 'a 1080. 1080 È indicato di sopra (pag. 618, lin. 19 — 20) un esemplare d’ una edizione intitolata « almanac- » CO || PERPETVO || DI RVTILIO BENINCASA || CONSENTINO , eCC. IN VENETIA, Per Iseppo Prodocìmn , » m. dccv. » (Vedi sopra, pag. 618, lin. 20—29). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 618, lin. 29) , è un volume , in 8? , composto di 690 pagine. Nelle linee 15—19 della 263a di queste 690 pagine, numerata col numero 231, si legge: 961 mero 526, si legge : « 18. Est autem punctum, siue scrupulum horarium millesima octogesi- » ma pars borse; momentum vero septuagesima sexta pars vnius puncti : pun- » ctum enim statuitur 76. momentorum; bora vero punctorum i080. » « TvrOta, ch’ogni luna hauè giorni 29 e bore 12. punti 797. » tauo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, & » li ogn’hora sono 10S0. reietate, che sono l’hentache, che » o:caso a car. 184. » » fa l’Horologio conforme a 1080. stelle fisse, che sono nell’ot- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetvo || di rvtilio benincasa || » consentino , ecc. in venetia , ecc. M. dccv. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin. 8 — 10) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo 11 « di rvtilio benencasa || cosentino, ecc. in napolt, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti: Pag- lin. ALMANACCHO, CCC. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. VENETIA, M. DCC V. Pag- lin. ALMANACCHO, CCC. NAPOLI, 1615. Pag- ALMANACCO, ecc. VENETIA, M. DCC V- 240 22 Nota che 231 15 Nota, di’ 240 » visse 231 ,, fisse « liaue » hauè 25 cielo 18 Cielo 23 793. e d’ ogni "hore 15 — 16 797. ogn’hora » diclarate a dichiarate » 1080. che 16 1080. reietate, che 25—26 nascimen|to a 18—19 nascimento, & | oc- 24 fà 17 fa caso a » hòrologio » Horologio 26 176. 19 184. 11 a * a È indicato di sopra (pag. 6S4, lin. 15 — 16) un esemplare d’una edizione intitolata « almanacco || » PERPETUO || DI RUTILJO BENINCASA || COSENTINO, eCC. IN VENEZIA, M. DCCXIX. || AppreSSO CllristoforO » Bortoli. » (Vedi sopra, pag. 684, lin. 16 — 25). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 684, lin. 25), un volume, in 8?, composto di 698 pagine. Nelle linee 13 — 19 della 263a di queste 698 pagine, numerata col numero 231, si legge : « TVrOta, che ogni Luna bavera giorni 29. hore 12. punti 797. » vo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, & » lv ogn’ bora sono 1080 rejetate, che sono Thentacha, che fà » occaso a car. 184. » » l’Horologio, conforme a 1080. stella fisse, che sono nell’otta- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || di rutilio bentncasa || co- » sentino, ecc. in venetia, m. Dccxix. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin. 8 — 10) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo || di rvti- » lio benencasa || cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti: rag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615- Pag- lin. almanacco, ecc. VENET-, M- DCCXIX. pag. lin. ALMANACCHO, ecc* NAPOLI, 1615. PaS- lin.' ALMANACCO, ecc. VENET. ,M. DCCXIX. 240 22 Nota 231 15 Nota, 240 » u 231 » a J> haue j> h avera » stelle visse » stella fisse n 29. e hore 9 29. hore 25 ottauo cielo 17—18 otta- |vo Cielo 23 793. e degni hore 15—16 797. | ogn’hora 7) diclarate 18 dichiarate » 1080. che 16 1080 rejetate, che 25—26 nascimen|to a 18—19 nascimento, & ( oc- » hen tacile » hentacha caso a 24 hòrologio 17 Horologio 26 176. 19 184. Sono indicati di sopra (pag. 622, lin. 24 — 21) due esemplari d’una edizione intitolata cc alma- » NACCO II PERPETUO || DI RUTILIO BENINCASA || COSENTINO , eCC- IN BASSANO , M. DCCXX. || Per GÌO : » Antonio Rcmondini. » (Vedi sopra, pag. 621, lin. 40—45: pag. 622, lin. 1—6). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 622, lin. 6—7) , è un volume, in 8°, composto di 720 pagine. Nelle linee 16—21 della 258a di queste 720 pagine, numerata col numero 234, si legge : « ivrOta, ch’ogni Luna havè giorni 29. e hore 12. punti 797. » ottavo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, » il ogn’hora sono 1080. rejetare, che sono l’hentache, che » & occaso, à carte 184. » » fà l’Horologio, conforme à 1080. Stelle fìsse, che sono nell’ Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || di rutilio benincasa || » cosentino, ccc. in bassano, m. dccxx. » è identico col passo riportato di sopra ( pag. 953, lin. 8 — 10) della pagina numerata 240, della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo || di » rutilio benencasa II cosentino, ecc. in napoli, ecc. .1615 », salvo le varietà seguenti: Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI , 1615- Pag- lin. ALMANACCO, ecc. BASSANO, M. DCCXX. Pag- ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. BASSANO, M. DCCXX. 240 22 Nota che 230 16 Nota, eh’ |24Ò » stelle visse *230 „ Stelle fisse „ haue 9 havè 25 ottauo cielo 19 ottavo Cielo 23 793. c d'ogni hore 16-17 797- | ogn’hora £ diclarate dichiarate 1080. che 17 1080. rejetare, che 25 — 26inascimen|to a car. 19—20 nascimento, | & oc- 24 hòrologio 18 Horologio i 1 176. caso, à carte 184. I — 962 — In questo passo della suddetta edizione intitolata « refvtatio elenchi [j calen- » darii [| gregoriani a [j set ho calvisio || coNSCRiPTi », ecc. è asserito Che un’ora è composta di i080 punti; 2? Che ciascuno di questi punti è composto di 7G momenti. Nelle linee 36-37 della medesima pagina 544a , numerata 526 , della suddetta edizione intitolata Stelle fisse j) haue a hauè 25 ottauo cielo 19 ottavo Cielo » 29, » 20, Sì diclarate » dichiarate 23 793, e 4’ ogni hore 16—17 797, | ogn’hora 25— ?6 nascimen|to a car. 19—20 nascimento, .[ & oc- » 1080, che 17 1080, rejetare, che 176. caso, a carte 184. 24 hòrologio 18 Horologio 1 Sono indicati di sopra (pag. 623, lin. 44 — 46; pag. 624, lin. 1—5) due esemplari d’ una edizione intitolataci almanacco || perpetuo || di rutilio benincasa [| cosentino, ecc. in bassano, mdccxl. || » Per Gio: Antonio Remondini. » (Vedi sopra, pag. 623, lin. 10—21). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 623, lin. 21—22) , è un volume , in 8° , composto di 720 pagine. Nelle linee 16—2 0 della 258a di queste 720 pagine, numerata col numero 234, si legge : (( TVfOta, ch’ogni Luna havè giorni 20. e hore 12. punti 797. » ottavo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, » In ogn’hora sono 1080. rejetare che sono l’hentache, che » & occaso, a carte 134. » » fa l’Horologio, conforme a 1080. Stelle fisse, che sono nell’ Questo passo della suddetta edizione intitolata cc almanacco H perpetuo | di rutilio bentncasa || » cosentino, ecc. in bassano, m. dccxl » è identico col passo riportato di sopra ( pag. 953, lin. 8—10) della pagina numerata 240, della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo || di » retili o benencas a li cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti : Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. BASSANO, M. DCCXL. Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pa- 1 ALMANACCO, CCC. BASSANO, M. DCCXL. “240 22 Nota che *234 16 Nota, eh’ 240 » stelle villi lisi » Stelle iisse » have a havè 25 ottauo cielo 19 | ottauo Cielo » 29. a 20. Sì diclarate x > ! dichiarate 23 793. e d’ogni hore 16—17 797. | ogn’hora 25—26 nascimento a car. 19 — 20 Nascimento, | & oc- » a 1080. che 17 a 108Ò. rejetare, che 176 | caso, a carte 184. 24 hòrologio 18 Horologio 1 Sono indicati di sopra (pag. 624, lin. 36—43) due esemplari d’una edizione intitolata « almanac- » CO II PERPETUO II DI || RUTILIO BENINCASA || COSENTINO, eCC.lN VENEZIA, || MDCCLIV. || NELLA STAMPE- » ria remondini. » (Vedi sopra, pag. 624, lin. 7 — 15). Questa edizione, come fu detto di sopra (pag. 624, lin. 15—16), è un volume, in 8°, composto di 720 pagine. Nelle linee 16—20 della 256a di que- ste 720 pagine, numerata erroneamente col numero 342, si legge : (c ivrOta, ch’ogni Luna abbia giorni 20 e ore 12 punti 797 » ottavo Cielo, le quali vi sono dichiarate nel loro nascimento, » In ogn’ora sono 1080 rejetare, che sono 1’ entache , che » ed occaso, a carte 184. » » fa l’Orologio, conforme a 1080 Stelle fisse, che sono nell’ Questo passo della suddetta edizione intitolata cc almanacco || perpetuo || di || rutilio benincasa || co- » sentino, ecc. in Venezia, || mdccltv » è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin. 8—10) della pagina numerata 240, della suddetta edizione intitolata « almanaccho || perpetvo || di reti - » lio benencas a || cosentino , ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti: — 963 — 3) cal visio || conscripti )>, ecc., si legge : (c 20. Mensis Lunaris Astronomicus est dierum 29. horarum 12. puncto- )> rum 793. » Pag- j.q i ALMANACCHO, ecc. ' NAPOLI , 1615. ■pag. lin. ALMANACCO, ecc. VENEZIA, MDCCLIV. Pag- ALMANACCHO, CCC- NAPOLI, 1615. Pag' ALMANACCO, ecc. VENEZIA, MDCCLIV. 240 22 .Nota che 342 i6 Nota, eh’ 240 » hòrologio 342 » Orologio j> Balie » abbia » à i, a j, 29. a 20 0 stelle visse » Stelle fisse » hore » ore 25 ottauo cielo 19 ottavo Cielo 23 793, e d'ogni hore 16—17 797 | ogn’hora » dici arate » dichiarate 9 |l080, che 17 1080 rejetare, che 25—26 nascimenjto a car, 19—20 nascimento, | ed. oc- » hentache » en tache 176, caso, a carte 184. 24 Ira 18 fa 1 Sono indicati di sopra (pag. 625, lin. 34 — 39) due esemplari d’ una edizione intitolata cc alma- » MANACCO || PERPETUO || DI || RUTIUO BENINO ASA |1 COSENTTNO.eCC. IN VENEZIA, 1| MDCCLXXXIV. PreSSO » Leonardo e Giammaria Fratelli Bassaglia. » (Vedi sopra, pag. 625, lin. 1—10 ). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 625, lin. 10 — 11), un volume, in 8°, composto di 720 pagine. Nelle linee 17—21 della 258a di queste 720 pagine, numerata col numero 234, trovasi ciò che si riporta di sopra, nelle linee 51 — 53 della pagina 962. Sono indicati di sopra (pag. 619, lin. 44—49) due esemplari d’una edizione intitolata <( alma- » NACCO II PERPETUO || DI RUTILIO BENINCASA || CONSENTIRÒ, eCC. IN CENEDA », CCC. (Vedi Sopra, pag. 619, lin. 2—12). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 619, lin. 12— 13), un volume, in 8°, composto di 690 pagine. Nelle linee 15—19 della 263a di queste 690 pagine, numerata col numero 231, si legge : "jV'Ota, ch’ogni Luna bave giorni 29 . e bore 12. punti 797 » tauo Cielo, lequal vi sono dichiarate nel loro nascimento, e li ogn’hora sono 10S0. rcietate, che sono l’hentachc, che « occaso a car. 184 ». fa LHorologio cóforme a 1080. stelle fisse, che sono nell’ot- Questo passo della suddetta edizione intitolata « almanacco || perpetuo || di rutilio benincasa || con- » sentirò , ecc. in ceneda » , ecc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 953 , lin. 8 — 10 ) della pagina numerata 240 , della suddetta edizione intitolata « almanaccho 11 perpetvo || di || rf- » ti uo benencasa \\ cosentino, ecc. in napoli, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti : Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI , 1615. pag.. lin. ALMANACCO, CCC. ceneda (senz’anno). Pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. ceneda (senz’anno). 240 22 Nota che 231 15 Nota, eh’ 240 » visse 231 » fisse a haue » haue 25 cielo 18 Cielo » 29, a 29 . a '[Vali qual 23 793, e cl'ogni hore 15—16 797 | ogn’hora » dici;] rate T) dichiarate » 1080, che 16 1080, reietate, che 25—26 nascimeli |to a 18-19 nascimento , e | oc- 24 fa 17 fa caso a -a hòrologio, conforme a * iHorologio coforme a 26 176. 19 184. Sono indicati di sopra (pag. 626, lin. 25 — 30) due esemplari d’un volume, in 8°, intitolato « al- » MANACCO PERPETUO |l DI || RUTILIO BENINCASA || COSENTINO, eCC. TOMO I. || IN VENEZIA, CCC. 1816 ». (Vedi sopra, pag. 625, lin. 41 — 47; pag. 626, lin. 1 — 3). Questo tomo i. è, come fu detto di sopra (pag. 626, lin. 4), composto di 400 pagine. Nelle linee 16 — 20 della 247a di queste 400 pagine, nume- rata col numero 247, si legge : « Nota ch’ogni Luna abbia giorni 20 e ore 12, » che sono nell’ottavo cielo, le quali vi sono dichiarate » punti 797, ogn’ora sono 1080 rejetare, che sono l’en- » nel loro nascimento ed occaso, a carte 193. » » tacile che fa l’orologio, conforme a 1080 Stelle fisse Questo passo del suddetto volume intitolato ic almanacco perpetuo || di || rutilio benincasa || co- » sentirò, ecc. tomo i. || in Venezia, ecc. 1816 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 953, lin. 8—10 ) della pagina numerata 240 della suddetta edizione intitolata « almanaccho j| perpetvo || » di rvt ilio b en en c as a || cosentino, ecc. in napolt, ecc. 1615 », salvo le varietà seguenti: pag- lin. ALMANACCHO, ecc. NAPOLI , 1615. Pag- lin. ALMANACCO, eòe. TOMO I.VEN. , 1816, Pag- lin- almanaccho, ecc. NAPOLI, 1615. Pag- lin. ALMANACCO, ecc. TOMO I,VEN ., 1816. 240 22 Nota che 247 16 Nota eh’ 240 » hòrologio 247 » orologio » haue » ahhia » a )> a » 29. n 20 » stelle visse, » Stelle fisse » hore » ore 25 ottauo 19 ottavo 23 793, e d'ogni hore 17 797, ogn’ora 0 diclarate » dichiarate » 1080, che D 1080 rejetare, che 25—26 nascimeli |to a car 20 nascimento ed occa- » hentache. 17—18 en-|tache 176, so, a carte 193. 24 fa 18 fa 1 — 964 — In questo passo della suddetta edizione intitolata « refvtatio elenchi || calen- » darii || gregoriani a || setho calvisio || conscripti », ecc. è asserito che il mese lunare astronomico è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti. Nelle linee 26—29 della pagina 547% numerata 529 della suddetta edizione intitolata « refvtatio elen- » CHI || C ALENDARII || GREGORIANI A || SETHO CALVISIO || CONSCRIPTI », CCC., SÌ legge : « abiecto ni » miriim ex summa illa dierum 32. horarum 15, punctorum 612. mense lunari , » siuc diebus 29. hor. 12, punct. 793. prò tertia decima anni embolimaei lunatione, » vt tertius eharacter, siue excessus maneat dierum 3, hor. 2 punct. 899. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « refvtatio elenchi |J, calendari! || » gregoriani a [| setho calvisio II conscripti », ecc. dalla parola « mense » (Vedi sopra, linea 7 della presente pagina 964) a « 793 » (Vedi sopra, linea 8 della pre- sente pagina 964) è asserito che il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 punti. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma , e con- trassegnato « K. V. 29, in CC », cioè « Scansia K, Palchetto V, numero 29 progres- » sivo de’volumi ora collocati in questo palchetto (in Cameris) », trovasi un esem- plare della suddetta edizione intitolata « refvtatio elenchi || calendarii [| grego- » riani a (I setho calvisio II conscripti «, ecc. Un altro esemplare di questa edi- zione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma , e contrassegnato \\ » Anno m. dc. xx . » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 1164 pa- gine, delle quali le ia-8% 187% 188% I089a-H64a non sono numerate, e le 9a-i86% iS9a — I088a sono numerate coi numeri 1-94, 119, 96-178, 1-365, 66, 367-900. Nelle linee 53-55 della colonna prima della S7a di queste H64 pagine, la qual pagina 87a è nume- rata col numero 79, e nelle linee 47-48 della colonna seconda della pagina me- desima, si legge : — 965 — « Horae numeratae sunt a media nocte, & » vidant in minuta sexaginta, sed in scrupula « scrupula 1080. faciunt horam, Orientalium » hujusmodi 1080. » » enim populorum mos est, ut non horam di- lli questo passo della suddetta edizione intitolata « opus}|chronologicum, ecc. Sta- ri dio dsy operd || Sethi CalvisI, ecc. francofurti, ecc. si. dc. xx » è asserito i? Che 1080 scrupoli formano un’ora; 2? Ch’è uso di tutti i popoli orientali di dividere l’ora non già in 60 minuti, ma in ìoso scrupoli. Nelle linee 57—61 della colonna prima della pagina 93% numerata 85 della suddetta edizione intitolata praesentem 1629. usque || annum continuata. |] Adjectus est in fine Index Personarum & Rerum ge- sta-\\rum uberrimus. || Francofurti || Impensis johannis thymii Bibliopola, || Anno m.dc.xxx. « Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 1632 pagine, delle quali le la— 12% 1549a — 1632“ non sono numerate, e le 13a— 1548a sono numerate coi numeri 1—84, 68, 87, 88, 87, 90—242, 1—1294. Nelle linee 6—10 della colonna prima della 119a di queste 1632 pagine, la qual pagina 119a è nume- rata col numero 107, si legge : « Horae numeratae sunt à media nocte, & » dividant in minuta sexaginta, sed in scrupu- » scrupula 1080. faciunt horam, Orientalium » la hujusmodi 1080. » » enim populorum mos est , ut non horam Questo passo della suddetta edizione intitolata « Opus || chronologicum , ecc- Francofurti , ecc. » m. dc. xxx. )) è identico col passo riportato di sopra (pag. 695, lin. 1 — 3) della pagina 87a , nume- rata 79 della suddetta edizione intitolata « opus || chronologicum, ecc. Francofurti, ecc. m.dc.xx.)), salvo il leggersi nel primo di tali passi « à » (Vedi sopra, linea 1 della colonna la della presente pa- gina 966) in vece di « a» (Vedi sopra, pag. 965, col. 1% linea 1). Nelle linee 2—11 della pagina 128a, numerata 116, della suddetta edizione intitolata « Opus |) chronologicum, ecc. Francofurti, ecc. m. dc. xxx », si legge : (c Fundamentum hujus tabulee idem est » quod Syzygiarum Lunarium, primae tabu- » lae in initio, nisi quod Judaei ad morem Ara- » bum non per minuta computant , sed per » scrupula, quorum 1080. faciunt unam ho- » ram, & minutum nostrum dat scrup. 181. » Faciunt autem mensem Lunarem dierum » 29. horarum 12. & scrupulorum 793. quae » scrupula aliquot minutis tertiis superant » medium motum Lunae ». Questo passo della suddetta edizione intitolata (c Opus || chronologicum, ecc. Francofurti , ecc. » m. dc. xxx » è identico col passo riportato di sopra (pag. 965, lin. 11—15) della pagina 93% nu- merata 85 della suddetta edizione intitolata « opus |] chronologicum , ecc. francofurti , ecc. m. » dc. xx », salvo il leggersi nel primo di tali passi « Judaei » (Vedi sopra, linea 3 della colonna 3a della presente pagina 966) in vece di « Iudaei » (Vedi sopra, pag. 965, col. 3a, linea 3). Nelle linee 20—34 della colonna prima della pagina 766a della suddetta edizione intitolata « Opus |1 chronolo- » gicum, ecc. Francofurti, ecc. m.dc.xxx », ecc., la qual pagina è numerata col numero 512, si legge : » semoti, cum non haberent , quod agerent , ad » Gothos desciscunt , Gothi his ductoribus usi » Moesiam vastant, <£>> spoliis ditati domum re- » deunt. Jornandes. » Samuel Jarchinai primus videtur esse, » qui horam in scrupula 1080. divisit, mori- » tur anno hoc. Scaliger. » Questo passo della suddetta edizione intitolata » Opus || chronologicum , ecc. Francofurti , ecc. » m. dc. xxx » è identico col passo riportato di sopra (pag. 965, lin. 23 — 29) della pagina numerata 372 della suddetta edizione intitolata « opus || chronologicum, ecc. Francofurti, ecc. m.dc.xx », salvo le varietà seguenti : « Anno Mundi 4199. Post C. 250 » F.Q 7, ) 4. » Coss. Messius Decius » Annius Gratus » DECIUS Consul à Philippis contra Go- » thos , qui Danubium transierant, mittitur qui » milites, quorum culpa transierant, exauctorat , » ad Philippum redit. Milites à militia Pag- col. lin. CALVISII, opus, ecc. M. DC. XX. Pag- col. ii. CALVISII, Opus , ecc., M. DC. xxx. Pag- col. lin. CALVISII, opus , ecc., M. DC. XX. Pag- col. lin. CALVISII, Opus, ecc., M. DC. xxx. 372 1 44 Decius 512 1 22 Decius 372 1 48 culpa 512 1 26 culpd 45 Gratus. 23 Gratus 49 cum 28 cum 46 a 24 a 49—50 habe=.\rent » haberent. Più oltre (pag. 967, lin. 45—50) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata <( sethi » calvi si |! Opus || chronologicum || Ubi || Tempus Astronomicum per motus & Ecli-||pses Luminarium » C^lestium, tanquam chara-jlcteres infallibiles Epocharum, ex fun-||damentis Chronologicis demon-|| » stratur & applicatur. || editio quarta || Emendatior , & in annum labentem || producta. || Adjectus » est Index Personarum & Rerum, uberrimus. || francofurti ad moenum 11 & embd.® || Impensis Chri- » stiani Gerlachii <£v Simonis Beckensleinii || Typis vero Exscripsit 11 anthonius hummius Anno Chri- » sti mdcl ». Questa edizione è un volume, in 4% composto di 1136 pagine, delle quali le la — 8a, 39a, 1037“ — 1136a non sono numerate, e le 9a— 38a , 40a— 1036a sono numerate coi numeri 4—38, — 967 — » xemplis declarata & eviden-||tibus demonstrationibus |J firmata, || Auctore || ge- » rhardo de neufville (| Vesciliensi , philos . medie. D. phj-\\siccecjz (& ma- 37, 38, 41 — 192, 194—320, 32, 322—479, 488, 481—504, 503, 506—527, 526, 529—554, 55, 556—790, 79, 794—904, 90, 906—1030. Nelle linee 33 — 36 della colonna prima della 9la di queste 1136 pagi- ne, la qual pagina 91a è numerata col numero 83, trovasi ciò che si riporta di sopra, nelle linee 10 — 12 della pagina 966. Nelle linee 40 — 48 della colonna prima della pagina 97a, numerala 89, della mede- sima edizione intitolata « sethi calvisi || Opus chronologicum, ecc. francofurti ad moenum || & a embdì , ecc. mdcl », si legge: « Fundamentum hujus tabulae idem est , quod Syzygiarum Lunarium , primae tabulae , in initio , nisi quod Judaei ad morem Arabum nó per minu- ta computant, sed per scrupula, quorum 1080. fa- ciùt unam horam, & minutum nostrum dat scrup. » 181. Faciunt autem mensem Lunarem dierum 29. » horarum 12. & scrupulorum 793. quae scrupula ali- » quot minutis tertiis superant medium motum Lu » nae ». Questo passo della suddetta edizione intitolata « sethi calvisi || Opus || chronologicum, ecc. franco- » furti ad moenum || & embdjE, ecc. mdcl.» è identico col passo riportato di sopra (pag. 965, lin. 11—15) della pagina 87a, numerata 85, della suddetta edizione intitolata « opus chronologicum, ecc. » Francofurti, ecc. m. dc. xx. » salvo le varietà seguenti: pag:- col. 1 lin. CALVISII, OPUS, ecc. M. DC. XX. Pag. col. lin. |CALVISI, Opus, ecc. MDCL. 85 1 59 ludaei 89 1 42 Judaei 60 non » nó 61 faciunt 43—44 fa-|ciiit Nelle linee 16 — 28 della prima colonna della pagina 512a della suddetta edizione intitolata « sethi » CALVISI || Opus || CHRONOLOGICUM, eCC. FRANCOFURTI AD MOENUM [| & EMBDAE, eCC. MDCL. » la qual pagina 512a è numerata col numero 496, si legge : « anno mundi 4199. Post. C. 25 » F. © 7. ) 4. » Coss. Messius Decius » Annius Gratus » Decius Consul à Philippis contra Gothos , qui Panubium transierant, mittitur, qui milites , quo- rum culpa transieràt, exauctorat , & ad Philippum » redit. Milites à militià semoti, cum non haberent, » quod agerent , ad Gothos desciscunt : Gothi his » ductoribus usi, Moesiam vastant , & spoliis ditati » domum redeunt. Jornandes. » Samuel Jarchinai primus videtur esse, qui ho- » ram in scrupula 1080. divisit, moritur anno hoc. » Scaliger. » Questo passo della suddetta edizione intitolata > subjuncta appendix || epistolarum et judiciorum || de hoc Opere , nec non » controversiarum Chronologicarum, || nunc primum || ex msc. cl. Autoris collectarum. || auspiciis et » SUMPTIBUS || SERENISSIMI PRINCIPIS AC DOMINI || DOMINI FRIDERICI || DUCIS SAXONIjE JUL, CLIV, » ac mon-||tium &c. &c. || Cum Indice personarum fa* rerum gestarum || copioso. || francofurti ad — 968 — » them. professore (| ordin. in illustri schola || bre me n si, |j brejite, [| Typis Vil- » lerianis , anno m. dc. xxiv. » Questa edizione è un volume, in 8°, composto di 670 pagine, delle quali le ia-i2% 85%. 670a-672a non sono numerate, e le i3a-84% 86a— 669a sono numerate coi numeri 1—72, 74—534, 53, 536—657. Nelle linee 11-15 della 502a di queste 670 pagine, numerata col numero 490, si legge : » moenum et lipsije || Apud Christianum Gensch. || Anno MDcLxxxv. » Questa edizione è un volume, in foglio, composto di 1228 pagine, delle quali le la— 16a, 47a, 1049a, 1050a, 1069a — 1154a, 1227a, 1228a non sono numerate, e le 17a — 46a, 48a — 1048a , 1051a— 1068a , 1155a — 1226a sono nu- merate coi numeri 1 , 12 , 3—30, 32—38, 37, 38, 41—134, 351, 136—192, 191—214, 21, 216—233, 134, 235—291, 288, 293, 294, 259, 296—301, 320, 303—504, 503, 506—590, 59,592—605, 995, 607— 628, 62, 630—692, 639, 694—761, 62, 763—930, 93, 932—943, 244, 645 , 946—1030 , 1033—1050 , 3—74. Nelle linee 33—36 della colonna prima della 99a di queste 1228 pagine, la qual pagina 99a è numerata col numero 83, si legge : « Horae numeratee sunt à media nocte, & scrupula » rum mos est, ut non horam dividant in minuta se- » 1080. faciunt horam : Orientalium enim populo- » xaginta, sed in scrupula hujusmodi 1080. » Questo passo della suddetta edizione intitolata « sethi calvisii || opus||chronologicum, ecc. fran- » coperti ad moenum et Lipsia, ecc. MDcLxxxv. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 965, lin. 1—3) della pagina numerata 79 della suddetta edizione intitolata « opus || chronologicum , » ecc. Francofurti, ecc. m. dc. xx », salvo il leggersi nel primo di tali passi « à media » { Vedi sopra, linea la della colonna la della presente pagina 968) in vece di e««s 51 Moesiam 24 Moesiam DECIUS. 53 Samuel 26 Samuel 46 a 19 à — 969 — * « At ludaei » in 1080. scrupula, & scrupulum quodlibet in » & Arabes, aliique orientales populì, in or- » 76. momenta ». » dinatione sui Calendari , horam dividunt Iu questo passo della suddetta edizione intitolata « theorica et || practica || aritii- » me tic a », ecc. si legge che i Giudei, gli Arabi e gli altri popoli orientali di- vidono un’ora in 1080 scrupoli, e ciascuno scrupolo in 76 momenti. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contras- segnato « A. g. 15 », cioè « Scansia A, Palchetto g, numero 15 progressivo de’ » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della sud- detta edizione intitolata « theorica et |] practica [| arithmetica », ecc. Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblio- teca Bodleiana d’Oxford, e contrassegnato p7>n halakim vocant. Mensem itaque defìniunt diebus 29, horis 12, » scrupulis 793; quae in sexagenaria scrupula conuersa confìciunt 44', 3", 20'". qui » est modus lunaris mensis Ptolemaicus. » In questo passo del suddetto volume intitolato Iudaica 2 Judaica » nouemdecim 61 novemdecim 53 vltra diuisio 2—3 ul-|tra divisio 46 vtriusque 62 utriusque 3 793; 5 793; * » ciuiles 63 civiles 663 D conuersa 6 conversa 47 caui 64 cavi £ 20'». » 20»', 48 ciuilibus 66 civilibus J) Ptolemaicus 7 Ptolemaicus 1 51 procedat; 1 2 1 70 procedat Nelle linee 12—15 della colonna prima della pagina 234a del suddetto volume intitolato « dionysii [| » petavii, ecc. tomus primus. || antwerpiìE, ecc. m. dcciii », la qual pagina 224a è numerata col nu- mero 182, si legge : « Igitur R. Adda ben Ahaba solarem annum quadran- » horariis S2, cujusmodi 1080. in bora numerantur , & » te Juliano minùs habere constituit scrupulis Judai'ciis » praeterea momentis 28, cujusmodi in scrupolo sunt 76.» Questo passo del suddetto volume intitolato Iudaica 2 Judaica 47 fere 63—64 fe-|J 53 vi tra diuisio 2—3 ul-|tra divisio » caui 64 663 3 793; 5 793; * 48 vulgò 65 vul.^o » con nei\sa 6 convevsa 48—49 ciuiUbus Neo-|meniis 66 civiitbus neomeniis 1 » 20'". 1 1 » 20f ", Nelle linee 12 — 15 della colonna prima della pagina 206a del suddetto volume intitolato (c dionysii || » petavh, ecc. tomus primus. |1 verone anno mdccxxxiv», la qual pagina 206a è nnmerata col nu- mero 182, si legge : « Jgitur R. Adda ben Ahaba solarem annum quadran- » horariis 82, cujusmodi 1080. in bora numeranlur , & « te Juliano minus babere constituit scrupulis Judaicis » praeterea momentis 28, cujusmodi in scrupulo sunt 76. » Questo passo del suddetto volume intitolato « dionysii || petavii, ecc. tomus primus. || verone an- » no mdccxxxiv. » è identico col passo riportato di sopra (pag. 971, lin. 12—14) della pagina 394a. numerata 348, del suddetto volume intitolato cc dionysii petavh, ecc. lvtetiae parisiorvm , ecc. » m. dc. xxvii », salvo le varietà seguenti : nag. lin. PETAVII, OPUS, ecc. LUT. PARIS., M.DC. XX V : 1 . }>a£. col. lin. PEPAVI, OPUS, ecc. VERON.E, MDCCXXXIV. s! 00 | 25 ludaicis 182 » 13 Judaicis » cuiusmodi 10S0 14 cujusmodi 10S0. 26 cuiusmodi )) 15 cujusmodi Un esemplare del suddetto volume intitolalo (cdìonysti 1! petavii, ecc. tomus primus. || verone » anno mdccxxxiv. » è ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, e contrassegnato « II. » q. 15», cioè cc Scansia H, Palchetto q, numero 15 progressivo de’ volumi ora collocati in questo pal- » chetto ». Un allro esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato «V. 181 », cioè cc Stanza V, numero 181 progressivo delle opere ora col- » locate in questa Stanza ». Posseggo un esemplare d’un volume, in foglio, intitolato cc dionysii || petaVivu aurei, ianensis 11 » E SOCIETATE JESU II DE || DOCTRINA j| TEMPORUM. || ACCESSERUNT NOTZE ET EMENDATIONES QUAM- » PLURIMjE, Il QUAS CODICI PROPRIA MANU AUCTOR ADSCRIPSIT. 1| Et JOAJS'NIS HARDVINI S. J. P ■ » Praefatio ac Disserlalio 11 de XXX. Hebdomadibus. || Juxta Èdiuonem Antuerpiensem Anno » Mdcciu. D tomus primus. 11 veneths , MDCCLVii. || Excudebant 11 Jo. Babptista {sic) Alrrizzi q. » HlERONYMI, Il Et II BaRTHOLOMjEUS BaRONCELLI. Il SVPERIORUM PERMISSU, AC PRIVILEGIO. » Questo tomus primus è composto di 624 pagine, delle quali le 1 a — 4a, 6 17a — 624a non sono numerat e, e le 5a — 616a sono numerate coi numeri v — xlviii, 1 — 568. Nelle linee 24 — 26 della colonna seconda della 123a di queste 624 pagine, la qual pagina 123a è numerata col nu-mero 71, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 34 — 36 della pagina 971. Nelle linee 24 — 25 della colonna seconda della 141a delle medesime 624 pagine, la qual pagina 141a è numerata col numero 89, trovasi ciò che si ri- porta di sopra nelle linee 47 — 48 della pagina 971. Nelle linee 59 — 70 della colonna seconda della 438a delle suddette 624 pagine, la qual pagina 43Sa è numerata col numero 386 , e nelle linee 1 — 7 clella colonna prima della 439a delle medesime 624 pagine, la qual pagina 439a è numerata col numero 387, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 45—54 della pagina 973. Nelle linee 12 — 15 della colonna prima della 234a delle suddette 624 pagine, la qual pagina 235a è numerata col numero 182, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 27—28 della presente pagina 974. — 975 — « Praeterea quoniam meridianus Iudaeorum orientalior » est Alexandrino scrupulis horariis 849. ( qualia in bora una » continentur 1080. dieta Helakim voce Ebrea.) » In questo passo della suddetta edizione intitolata « ivdjEOrvm || anisvs lvn^e sola- » ris», ecc. è asserito che un’ora contiene toso scrupoli orari, chiamati Helakim. Nelle linee 4-8 della pagina 44% numerata 32, della suddetta edizione intitolata « ivd^orvm |) annvs lvnjE Solaris )> , ecc., si legge: « Horam partiuntur Iudei » Helakim, in numero sin- » Cbaldsei & Arabes in par- » gulari Helak. » » tes 1080. quse dicuntur In questo passo della suddetta edizione intitolata « ivdjEorvm || annvs lvn^e sola- » ris », ecc. è asserito 1? Che gli Ebrei, i Caldei, e gli Arabi dividono un’ora in ìoso parti chiamate Helakim ; 2°. Che ciascuna di tali parti è chiamata Helak. Nelle linee io— 14 della pagina 45% numerata 33, della suddetta edizione intitolata (( IVDiEORVJI [| ANNVS LVN^E SOLARIS, » eCC., SÌ legge : civiles illustr antur: || opus || Ad illustra tionem utriusque Testamenti, & ad Philologiam sacram, || » & profanam utilissimum, maximeque necessarium. || volumen decimum septimum. || autore || bla- :> sio ugolino. || venetiis 11 mdcclv. || Apud Joannem Gabrielem Herthz, et Sebastianum Colet- » ti. || su perioru 31 permissu ac PRIVILEGIO. » Nelle linee 23—28 della pagina 25% numerata — 976 — » SARI: [| ET II iERA MVNDI IVDAICA APTE INTER SE [| COmpOnendis, [| IN QVIB. ET CALEN- » dami rom. e xplicatio cvm epactis, || Calendis , Nonis, Idibus ; (& initijs men- xxj, xxij, di questo volumen decimum septimum, si legge : (C IV. « In calculo iEquinoctiorum & Noviluniorum observant Judaei tempus (uti Astrono- » morum filii loquuntur) medium, horasque numerant non a meridiano Ilieroso- » lymitano, uti hactenus creditum fuit, sed a meridiano Eden ubi creatus Adam , » sub quo est Ur Chaldaeorum: qui meridianus distai ab Alexandrino versus ortum » scrupulis borariis 849. qualia in una hora continentur 1080. » Questo passo del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum || sacrarum, ecc. volumen » decimum septimum », ecc. è identico col passo riportato di sopra ( pag. 974, lin. 1 — 7) della pa gina 20a, numerata 8, della suddetta edizione intitolata « iudjEorvm || annvs lvn.e Solaris , ecc. » Groning.®, ecc. ciò idc xxx », salvo le varietà seguenti : Pag- lin. IYDjEORVM| |annvs, ecc. ciò idc xxx. Pag- lin. THESAURUS, ecc. VOL. DECIMUM SE- PTIMUM. Pag- lin. IVD2EORVM || ANNVS, ecc. eia idc xxx. Pag- lin. THESAURUS, ece. VOL. DECIMUM SE- PTIMUM. 8 14 Iudaei 25 23 J udrei 8 17 a 25 a 25 a 15 filij 24 filii 18 Vr 26 •Ur 16 » 1 a 19 horarijs 27 horariis Nelle linee 54—56 della pagina 41a, numerata Liij, lj'v, del suddetto volume intitolato « thesau- » RUS 11 ANTIQUITATUM |1 SACRARUM, eCC. VOLUMEN DFCIMUM SEPTIMUM », eCC., SÌ legge : (( Praeterea quoniam meridianus Judaeorum » orientalior est Alexandrino scrupulis 849. (qualia in hora una continentur » 1080. dieta Helakim voce Hebraea.) » Questo passo del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum || sacrarum, ecc. volumen » decimum septimum », ccc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 975 i lin. 1—3) della pa- gina 38a, numerata 26, della suddetta edizione intitolata « ivd.eorvm [| annvs lyn^e Solaris , ecc. » Gronin&jE, ecc. eia idc xxx », salvo le varietà seguenti : Pag- lin. ivd;eorvm||annvs, ecc. ciò ioc xxx. Pag- lin. THESAURUS, ecc. VOL. DECIMUM SE- PTIMUM. ir Ti" 18 Iudreorum Ebrga 41“ 54 56 Judseorum Hebrsea Nelle linee 7—11 della pagina 46a, numerata Lxiij, lxìv, del suddetto volume intitolato « thesau- » RUS 11 ANTIQUITATUM || SACRARUM, eCC. VOLUMEN DECIMUM SEPTIMUM », eCC. SÌ legge : « Horam partiuntur Iudaei » lakim, in numero singulari » Chaldaei & Arabes in par- » Helak. » » tes 1080. quae dicuntur He- Questo passo del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum |[ sacrarum , ecc. volu- » MEN decimum septimum », ecc. è identico col passo riportato di sopra ( pag. 975, lin. 8—10 ) della pagina 44a, numerata 32, della suddetta edizione intitolata (c ivdìeorvm 11 annvs lvnjE Solaris, » ecc. Groning^:, ecc. ciò idc xxx », salvo il leggersi nel primo di tali passi (c Judaei «(Vedi sopra, linea 1 della colonna la della presente pagina 977), in vece di «Iudgi» (Vedi sopra, pag. 975, col. la, lin. 1). Nelle linee 7—10 della pagina 47a, numerata lxv, Lxvj, del suddetto volume intitolato <( THESAURUS II ANTIQUITATUM || SACRARUM, eCC. VOLUMEN DECIMUM SEPTIMUM », SÌ legge : « Mensis Lunaris aequabilis constat diebus 29. horis 12. scrup. 44. 3. 20. uti videre » est in Tabulis Frisic. p. 74. Scrupula ista horaria reducuntur iu Helakim 793. exa- » cte. Qualia 1080. horam conficiunt. Quantitas igitur Mensis est dierum 29. hor. 12. » Helakim 793. » Questo passo del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum || sacrarum, ecc. volumen » decimum septimum », ecc. è identico col passo riportato di sopra ( pag. 975, lin. 16—20 ) della pagina 45a, numerata 33, delle suddetta edizione intitolata a ivdìeorvm [| annvs lvn.e Solaris , ecc. » GroningjE, ecc. ciò idc xxx », salvo il leggersi nel primo di tali passi (c exa |cte » (Vedisopra, linee 46—47 della presente pagina 977), in vece di « exacte » (Vedi sopra, pag. 975, lin. 18). Nelle linee 19—24 della pagina 48a, numerata lxvii, lxviii, del suddetto volume intitolato «thesaurus(| » ANTIQUITATUM || SACRARUM, eCC. VOLUMEN DECIMUM SEPTIMUM », eCC., SÌ legge: — 977 — » slum, Grcecorum , Syro—Chaldceorum , || AEgyptiomm , <7e Ferijs, Cyclis Lu- » tue, Solis , || Indictionum. j| Itemque moclus construendi Tabulas Connexionis « aerarum, || avctore |] r. p. henrico philippi Societatis Iesu Doctore Theologo. || » PeRMISSV SvPERIORVM |] COLONIA AGRIPPINEN$IVM II Apud IOANNEM KINCKIVM SubMo- » nocerote l| m. dc. xxx. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 190 pagine, delle quali le la-8a, 15% 16% 27% 30a-50% 83% 87a-90% 92% 93% 96% 97a , 99a— 102% 105a— 112% 117a, 127a— 130% 138% 139% 143a, 144a, 163a-172% 185a-190a non Sono numerate, e le 9a-14% 17a-26a, 28a, 29% 51a-82% 84a-86% 91a, 94a, 95% 98% 103% 104% 1 13a— 116% Ii8a-i26% I3ia— 137% I40a-i42a, I45a-I62a, I73a-I84a sono numerate coi nu- meri 1-16, 18, 19, 49-75, 69, 77, 73, 79, 80, 82, 83, 82, 89, 92, 93, 96-102, 104-119, 122—154. Nella linea 37 della I53a di queste 190 pagine, numerata col numero 129, e nelle linee 2-4 della I54a delle medesime 190 pagine, numerata col numero 130, si legge : (( Dies 24. horis cótinetur; hora 1080. halakim siue particulis. Vni lunationi tri- » buuntur dies 29. horoe 12. & Halakim 793. Quomodo autern Neomenioe & fe- » sta computu Hebraeo inueniantur , tradunt Ioannes Mariana de die mortis » Christi, Foro-Semproniensis par. 2. lib. 8. Petauius &c. » In questo passo della suddetta edizione intitolata £)'’ EPto mna n nona, sextoe dimidij ipsius decima. Duo trientes ho- WT W il» n W n^tìn ^ n^liiyn » r* sunt scrup. 720. Dimidium nonages. 60. que cum — 979 _ 7f>0. fìimt 7S0. Decima non® partis sunt 12. Suol- ata 702. Dimidium ipsius decime sunt 6, cuius sexta pars vnitas ; Summa scrupula 793. Ita op- timè interpretatus est vir Illustris. Quare bre- » uius mensem Lunarem definiunt hoc modo » nnpi?n arbri rvyw dw iba dBmxxix.ho » rarum XII. scrupulorum IoCCXCUl. » Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolata « samvelis pe- » titi [| eclog.e », ecc., dalle parole « De mense » (Vedi sopra, pag. 973, col. 3% lin. 1-2) alle parole « ipsius decinice » (Vedi sopra, pag. 978, col. h, lin. a), mostra che lo scrittore chiamato nel passo medesimo « R. Samuel Iarcliinai » (Vedi sopra, pag. 978, col. 3a, lin. 2) asserisce essere un mese lunare = 29 giorni + y giorno + y ora -f- y y ora + y ora -f- 1111 Nel passo medesimo della suddetta edizione intitolala « samvelis petitf [| eclog/e », ecc., dalle parole « Duo trientes » (Vedi sopra, pag. 978, col. 4a, linea 3) a « scru- » pula 793 » (Vedi sopra, linea 3 della colonna ia della presente pagina 979), è avvertito che essendo 2 11 11 — ora = 720 scrupoli ? — — ora = CO scrupoli ? 720 + 60 = 730 , — — ora = 12 scrupoli , 780 + 12 = 792, -l-jjy”* ■ p { Tò { = 1 “«P»1»’ si avrà 2 ,11 ,11 .1111 _n„ .. y ora + y y ora -f — — ora -f- — Y - - ora = i93 scrupoli Nelle linee 17—22 della pagina 86a, numerata 70, della suddetta edizione intitolata « samvelis petiti II ecloGìE », ecc., si legge : « Sed in hoc à » pulorum R)CCXCIIl, siueLumris: Epiphanius ve- » Iudicis differt Epiphanius, quod embolimaeus Iu- » ro mensem interkalarem facit dierum triginta, vt ex » daeorum mésis sit dierum XXIX. borarum XII. scru- » iis, quaj infra, Deo dante, sumus dicturi, liquebit. » Anche in questo passo della suddetta edizione intitolata « samvelis petiti) [ egloghe », ecc. è asserito che il mese lunare degli Ebrei è composto di 29 giorni, 12 ove, 793 punti (1). In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Alessandrina di Roma , e con* trassegnato « Y. c. 92 », cioè « Scansia Y, Palchetto c, numero 92 progressivo (1) Più oltre (linee 39 — 44 della presente pagina 979) sono indicati due esemplari d’ una edi- zione intitolata « samvelis petiti || egloga || chronologiCìE. || in qvibvs de variis annorvm || » Judceorum, Samaiitarum. Grcecorum, Maccdonum, || Syromacedonum , Romanorum, typis , Cyclis- » que || veterum Christianorum Paschalibus || disputatiti'. || parisiis, || Apud Carolvm Morellvm, via || « Iacobaeà, ad insigne Fontis. || M. dc. xxxii. | cvm privilegio regis. » Questa edizione è un vo- lume, in 8°, composto di 408 pagine, delle quali le la — 16a, 407a, 408a non sono numerate, e le 17a — 40Ga sono numerate coi numeri I — 390. Nelle linee 29 — 31 della 84a di queste 408 pagine , nume- rata col numero 68, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 42—45 della pagina 978, e nelle linee 1 — 4 della presente pagina 979. Nelle linee 2 — 13 della 8oa delle medesime 408 pagine, nume- rata col numero G9, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 22—24 della presente pagina S79. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « AA. 13. 1 », cioè « Scansia AA, Palchetto 13, numero 1 progressivo de'volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « samvelis petiti || eclogze || chronologiCjE, » ecc. parisiis, ecc. m. dc. xxxii. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecliiana di Firenze, e contrassegnato « 1.7. 376 », cioè «Stanza 1, » Palchetto 7, numero 376 progressivo delle opere ora collocate in questo palchetto ». _ 980 — » de Volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare d’una edi- zione intitolata « Moses and Aaron, jj civil and [|ecclesiastical || rites, vsed by » thè [| ancient Hebrewes; obserued, and || at large opened, for thè clearing of » many ob=||scure Texts thorowout thè whole || Scripture. || Which Texts are » now addecl in thè end of thè Booke.[| herein likewise is || shewed wiiat cv- p stojies the || Hebrews borrowed from Heathen people : || And tliat many Heatlie- )) nish customes, originallyUhaue been vnwarrantable imitations || of the Hebrews. || » The fourtli Edition. ||.By Thomas Godwyn B. D. || London. jjPrinted by Iohn » Hauiland, and are to bee sold by |) R. Royston , at bis shop, in Iuie Lane , » next the [| Exchequer -Office. 1631. » Questa edizione è un volume, in 8?, com- posto di 320 pagine, delle quali le ia-8a, 78a, 87% 98% 244% 309a-320a non sono nu- merate, e le 9a-77% 79a— 86% 88a~97% 99a-243% 245a-308a sono numerate coi numeri 1-69, 71-73, 66, 67, 76-78, 80-89, 91-113, 116, 117, 116, 117, 120, 121, 120-224, 249- 256, 233-235, 237-300. Nelle linee 18-19 della I49a di queste 320 pagine, numerata col numero 141, si legge : (c Note in the last place, k that 1080. moments make k Munster. calend. » an houre. Pas- 45. In questo passo della suddetta edizione intitolata « Moses and Aaron, ecc. Lon- » don, ecc. 1631 » è asserito che 1080 momenti formano un’ora. La citazione che trovasi nella nota «k» di questo passo è relativa al passo riportato di sopra (pag. 917, lin. 22-24) della pagina 53% numerata 45, d’una edizione descritta di sopra nelle linee 1-7 della pagina 917 , ed intitolata « kalendariv |) iiebraicvm , opera » Sebastiani f| Munsteri », ecc. (Vedi sopra, pag. 917, lin. 2-5). (i). (1) In un volutale ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato « in 4? I. » 1054 », trovasi un esemplare d’una edizione intitolata «Moses and Aaron. || civil and 11 ecclesiasti- » cal || rites, tjsed by the || ancient Hebrewes; observed, and || at large opened, for the clearing of » many ob-||scure Texts thorowout the whole || Scripture. || Which Texts arenowadded in the end » of the Booke. Il herein likewise is || shewed what customes thè || Hebrewes borrowed from » Heathen people: || And that many Heathenish customes, originally || have beene unwarrantable imi- » tations || of thè Hebrewes. || The sixth Edition. || By Thomas Godwyn. B. D. || london, || Printed » by E. G. and are to be sold by John Williams, || at thè signe of the Grane in Saint Pauls l| Church- » yard. 1641. » Questa edizione è un volume , in 8° , composto di 288 pagine, delle quali le la — 8a, 279a — 288a non sono numerate, e le 9a — 278a sono numerate coi numeri 1 — 102, 301, 104 — 124, 15, 126—157, 58, 159—265, 260, 261, 268, 269, 264. Nelle linee 5—6 della 135a di queste 288 pagine , numerata col numero 127, si legge : « Note in the last place, k that 1080. moments make k Munsi, calend. » au houre. pag. 45. Questo passo della suddetta edizione intitolata « Moses and Aaron, ecc. london, ecc. 1641 »è , iden- tico col passo riportato di sopra (linee 17—18 della presente pagina 980) della pagina 149a, numerata 141 , della suddetta edizione intitolata « Moses and Aaron, ecc. London, ecc. 1631 » , salvo il leg- gersi nel primo di tali passi « Munst. » ( Vedi sopra, linea 36 della presente pagina 980) in vece di « Munster » (Vedi sopra, linea 16 della presente pagina 980). Più oltre (pag. 981, lin. 34 — 39) sono indicati due-esemplari d’una edizione intitolata « Moses and » Aaron || Civili and Ecclesiastical || rites, || Used by the ancient Hebrews; obser-|)ved and at large » oponed, for the clearing of || many obscure Texts thorowout the whole || scripture. || Which Texts » are now added to the end of the Book. )| Wherein likewise is shewed whad || Customs the Hebrews » borrowed from || Heathen People: And that many Heathenish || customs, originally, have been unwar-|| » rantable imitations of the Hebrews. || The Eighth Edition. || By Thomas Godwyn B. D. || london, || » Printed by S. Grìffin, for Andrew Crook, and John Williams, || at the Green Drago n, and at the » Crown, in Saint || Pauls Church-yard , 1662. » Questa edizione è un volume , in 8?, composto di — 981 — In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrasse- gnato « E. 4. 4 », cioè minutas particulas secare nùrunt, quas nos minutas (sic) vo- li conficiant unam horam. Munster. Calend. p. 45. * camus, illi p^tes Israeli seu icrupula, a (5) J «d sei computatores acuti sunt , & horara in tot a quorum : ut Autor ait, 1080 horam conficiunt. Minutum » autem nostrum facit 18 talia scrupula a. Questo passo della suddetta edizione intitolata « thomaj godwini [| Moses & aaron, ecc. brem/e , n ecc. m. dc. xciv » è identico col passo riportato di sopra (pag. 9Sl,lin. 16— 20) della* pagina 303% numerata 237, della suddetta edizione intitolata « MOSES et AARON, ecc. bremze, ecc. m.dc.lxxix. )), salvo le varietà seguenti : pag. lin. MOSES et AARON, CCC- M.DC.LXXIX. Pao- lin. MOSES & AARON , ecc. M. DC. XC1V. pag- lin. MOSES et AARON, ecc. M.DC.LXXIX. PaS- lin. MOSES & AARON, ecc. M.DC.XCIY. 287 6 1080. 282 18 1080 287 )) partes Israel 282 29 partes Israel 8 p- 19 P> 31 scrupula, quorum , 29—30 scrupula, | quorum : 29 norun t 28 nurunt » 1080. 30 1080 30 minuta minutas 32 18. 31 18 In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, e contrassegnato « 2. A. 1 », cioè « Scansia 2, Palchetto A, numero 1 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto » , trovasi un’esemplare della suddetta edizione intitolata affectées. j| L'Isagoge de V Algebre. La methode de » mettre en Per-^s pectine toutes sortes d'objects par le moyen dit Com-\\pas » de proportion. La Theorie des Planetes , dislinguée (| selon les hypotheses » de la terre immobile dsp mobile Tntroduction en la Clironologie , auec » vne Table [| des choses plus notables par ordre alphabetique : Et || vn Ca- » talogue des milleurs Autheurs des Mathe-\\matiques . [| Par Pierre Herigone, » Professeur e's || Mathematiques. || a paris. m. dc. xlii. || Chez l’Autheur, en l’Isle » du Palais, a l’enseigne de |;| l’Anguille: & || Chez Henry le Gras, au troisiesme » pilier de la || grand Salle du Palais, a l’L couronne'e.|| Auec Priuilege du Boy. » Questo volume è composto di 292 pagine, delle quali le ia— 4a, 29ia, 292a non sono numerate, e le 5a— 290a sono numerate coi numeri 1-227, 128, 129, 230, 131, 232-286. Nelle linee io— 17 della i82a di queste 292 pagine, numerata col numero 178 , si legge : (f Le 6. que la coustume des Hebreux , pour faciliter le calcul, est » & scrupules restans , qu’ ils appellent Molad , la nouuelle Lune , de rejetter toutes les semaines des ans, mois, & iours qu’ il y aura » la ferie de Thisri. Et parce qu’ ils attribuent au mois synodiqi depuis le commencement du monde iusques au commencement » 29 jours , 12 heures , & 793 scrupules , 1’ an commun vaudra 3; de 1’ an proposé: Puis trouuer par le moyen des iours, beures , » iours, 8 h. S76 scr. l’an embolismal 383 iours, 21 h. Sr 589 scr.» In questo passo del suddetto volume intitolato « svpplementvm || cvrsvs mathe- » matici, ecc. a paris. m. dc. xlii», ecc. è asserito che gli Ebrei attribuiscono , al mese sinodico 29 giorni 12, ore, 793 scrupoli (1). (1) In un volume ora posseduto dalla Biblioteca del Collegio Romano, e contrassegnato <( 54f. 4. » 19 », cioè (c Scansia 54 superiore. Palchetto 4, numero 19 progressivo dei volumi ora collocati in » questo palchetto », trovasi un esemplare d’un volume , in 8? , intitolato (( cvrsvs mathematici || » tomvs sextvs ac vltimvs || siue Supplementum. || Continens Geometricas aequationum cubi-||carum » purarum , atque affectarum Effe-||ctiones. || tome sixiesme et dernier, || Ou Supplement du Cours » Mathematique, contenant || les Effectione (sic) Geometriques des equations il cubiques , pures Lr af~ » fectées. || L'Isagoge de V Algebre. La methode de mettre en il Perspectiue toutes sortes d’objets par le » moyen du H Compas de proportion. La Theorie des Planetes || distinquee (sic) selon les hypotheses » de la terre immobile || (Av mobile. L introduction en la Chronologie , auec l| vne Table des choses » plus notables par ordre Al- \\ phabetique : Et vn Catalogne des meilleurs Au- 1| theurs des Mathé- » matiques. || Par Pierre Herigone , Mathematicien. || a paris , || Chez simeon pinget , rué Saint » Iacques, Il à I’enseigne de la Fontaine. || m. dc. xliv. || Auec Priuilege du Roy. » Questo volume è composto di 296 pagine, delle quali le 1—4, 291, 292 non sono numerate, e le 5— 290 sono numerate coi numeri 1 — 227, 128, 129, 230 , 131, 232 — 290. Nelle linee 10—17 della 182a di queste 296 pagine, numerata col numero 178, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 26—29 della presente pagina 986 . _ 98T _ Un esemplare del suddetto volume intitolato « svpplementvm (| cvrsvs mathe- » matici, ecc. a paris. m. dc. XLii. », ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Ma- gliabechiana di Firenze, e contrassegnato « V. 6. 250 » , cioè « Stanza V, Pal- » chetto 6, numero 250 progressivo delle opere ora collocate in questo palchet- » to ». Un altro esemplare del volume medesimo è ora posseduto dalla Biblio- teca Marucelliana di Firenze, e contrassegnato « 1. LL. X. 29 », cioè = Tertijs 20. Momentum autem Tertijs 2. <£-n> » cis, diuidunt Horam in puncta 1080. punctum quoduis » Quartis 48. » In questo passo del suddetto volume intitolato « almagestvm [| novvm », ecc. si legge essere asserito dallo Scaligero, nel primo libro della sua opera intitolata « de [| » emendatione temporvm », ecc., (1) e rie’Calendari Giudaici, che gli Ebrei, i Per- siani, ed anticamente gli Arabi, dividono l’ora in 1080 punti, e ciascuno di tali punti in 76 momenti. Un esemplare del suddetto volume intitolato « almagestvm |] novvm, ecc. bono- » niae, ecc. mdcli. », è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « Y. 11. 40 », cioè « Scansia Y, Palchetto 11, numero 40 progressivo » de’volumi ora collocati in querto palchetto ». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma, e contrassegnato « II. n io. 21 », cioè « Stanza H, Palchetto io, numero 21 progressivo de’volumi ora col- » locati in questo palchetto ». La Biblioteca Imperiale di Parigi possiede un esemplare contrassegnato « in » 4 Z. 2120 » d’una edizione intitolata « II “11D II DE ||' computo || tiial- V. 624. (16) » MUDICO-||RABBINICO,||/3iL®S/D£' Il M. EGIDIO STRAUCIIIO, || FACULT. PIIILOSOPH. ADJUNCTO,|| » disputcìbit || m. balthasar-johannes piciiTL , || Olclenburgicus. || Ad diem 17. » Octobris. || wittebergjE. || Typis oelschlegelianis.|| Anno M.DC.LV. » Questa edi- zione è un opuscolo, in 8?, composto di 17 carte, niuna delle quali è numerata. Nelle linee 1-14 del recto della prima di queste 18 carte trovasi il titolo ripor- tato di sopra (linee 29— 32 della presente pagina 989) della edizione medesima. Nelle linee 16— 22 del rovescio della quarta di queste 17 carte, si legge : >9 29 tempus Più oltre (pag. 992, lin. 44 — 50) sono indicati due esemplari d'una edizione intitolata ) rum 12. Hor. 793. Scrup. » » Hor. 612 Scrup, itaqve in anno tertio intercalan- Questo passo della suddetta edizione intitolata « fascis II exercitationum j| philologico-histori- » carum, ecc. Lugduni in Batavis, ecc. 1697 » è identico col passo riportato di sopra (pag. 990, lin. 5 — 7) del rovescio della carta quinta della suddetta edizione intitolata « de || computo || ttialmudi- » co-|| rabbinico, ecc. wittebergoE, ecc, m. dc. lv. », salvo le varietà seguenti : car. lin. DE || COMPUTO, ecc. M. DC. LV. pag. lin. FASCIS || EXERCITA- TIONUM , ecc. 1697. car. lin. DE || COMPUTO, ecc. M. DC. LV. Pag- lin. FASCIS || EXERCITA- TIONUM, ecc. 1697. 5a v. 17 dies 256 23 dies. 5a v. 18 qui 256 25 qvi itaque 24 itaqve » dierum. 25—26 die-|rum Nelle linee 26—30 della pagina 293a, numerata 259, della suddetta edizione intitolata « fascis [| exer- » CITATIONUM II PHILOLOGICO-HI STO RI CARUM, eCC. LUGDUNI IN BaTAVIS, eCC. 1697 », SÌ legge : — 992 — » fortis || inscribitur, || Tractatvs de Consecratione |] Calendarum, & de Ratione || » intercaiandi.||£x Hehrceo Latine redditus à [| Lydovico de Compiegne.|| parisiis, |j » Apud Petrvm Promé, propè || magnos Augustinianos sub j| signo Charitatis. |] m. » dc. lxix: || Ciun Privilegio Regis. » Questa edizione è un volume, in 12?, com- posto di 284 pagine, delle quali le ia— 32% 284a non sono numerate, e le 33a— 283a sono numerate coi numeri 1-251. Nelle linee 22-24 della I02a di queste 284 pagine, nu- merata col numero 70 , e nelle linee 2-14 della I03a delle medesime 284 pagine, numerata col numero 71, si legge : « II. » autem distribuitur in scrupu- » que quintana & decimam , » Quovis tempore quatuor » los mille & octoginta. Quid » atque alias benè multas; qua- » & viginti lioris dies & nox, » ita vero? quia numero in isto » rum suum quaeque nomen » efficiuntur ; quarum duode- » licet dimidiam quartana , & )> habet. » » cim pertinent ad diem , & » octavam partem reperire, ter- » ad noctem totidem : Hora » tiam, sextam, nonam; item- In questo passo della suddetta edizione intitolata « ex rabbi mosis || majemoniD/E, » ecc. m. dc. lxix. », dalla parola « Hora » (Vedi sopra, linea 4 della colonna ia della presente pagina 992) alla parola « habet » (Vedi sopra, linea 4 della co- lonna 3a della pagina medesima), è asserito 1? Che un’ora dividesi in 1080 scru- poli; 2? Che l’essere il numero 1080 divisibile esattamente per 2, 4, 8, 3, 6, 9, ■5, 10, e per molti altri numeri, ha fatto adottare la divisione dell’ora in 1080 scru- poli. Nelle linee 2—10 della pagina 109% numerata 77, della suddetta edizione in- titolata diam viginti novem intercedunt dies pieni , horae duodecim , » & octoginta. Quid ita vero ? quia numero in isto licet dimi- « & ex tertia decima bora scrupuli septingenli & nonaginta tres. » diam, quartam, & octavam partem reperire, tertiam, sextam, » Hoc igitur temporis spatium inter unam & alteram lunam no- » nonam ; itémque quintam & decimam , atque alias benè mul- » vam interest, atque adeo mensem lunarem complet. » » tas , quarum suum quaeque nomen habet. Ciò che si legge in questo passo della suddetta edizione intitolala « R ■ Mosis Majemonidoe , ecc. » mdclxxxiii. », da « §. II. Quovis » (Vedi sopra, linea t della colonna 4a della presente pagina 993) alle parole « nomen liabet» (Vedi sopra, linea 7 della colonna medesima), è identico col passo ripor- tato di sopra (pag. 992, lin. 9 — 14) delle pagine 102% 103% numerate 70, 71, della suddetta edizione intitolata <( ex rabbi mosis || maiemonid^;, ecc. m. dc. lxix. », salvo le varietà seguenti : Pas- lin. EX RABBI MOSIS, ecc. M. DC- LXIX. pag. lin. R. Mosis Majemoni- dce , ecc. MDCLXXXIII. PaS- lin. EX RABBI MOSIS, ecc. M. DC- LXIX. Pag- lin. R. Mosis Majemo- nidee , ecc. MDCLXXXIII. 70 22 24 II. nox. 367 3i % ii. 71 18 item-lqne 368 ì ! 8 itemque — 994 — Posseggo un esemplare cTim volume, in 4?; intitolato « Israelitische Annalen. Ein Centralblatt || fur Geschichte , Literatur uncl Cultur der Israeliten Nel passo riportato di sopra (pag. 993, lin. 35—41) delle pagine 383a, 384% numerate 3G7, 368, della suddetta edizione intitolata jemonidee, ecc. mdclxxxiii », si legge : « §. I. mfEnsis lunaris confìcilur, ut ante dietimi est, novem ili & vigènti diebus , & diei semisse , additis tribus » scrupulis & nonaginla & septingentis. » Questo passo della suddetta edizione intitolata <( R. Mosis Maj e ononide# , ecc. mdclxxxiit. » è iden- tico col passo riportato di sopra (pag. 993, lin. 2 — 4) della pagina 125% numerata 93, della suddetta edizione intitolata « ex rabbi mosis || majemonid.®, ecc. m. dc. lxix. » , salvo il leggersi nel primo di tali passi « §. I. « (Vedi sopra, linea 23 della presente pagina 994), in vece di « I » (Vedi sopra, pag. 993, col. 1% lin. 1). Nelle linee 7—20 della pagina 395% numerata 379, della suddetta edizione intitolata « R. Mosis Majemonidce, ecc. mdclxxxiii. », si legge : « Quod si hujus, aut illius è labente cyclo » anni , qui agitur, cardinem vernum cupis scire, prò singulis » cyclis totis, qui cesserunt à rnundo constituto , accipe unam » horam , quinque scrupulos & octoginta & quadringentos , & » prò singulis, qui è postremo cyclo praeterierunt, annis dies de- » cem, unam & viginti horas & quatuor scrupulos & ducentos : » ex quibus una collectis exime dies septenos , horas novem , )) scrupulos sexcentos & quadraginta duos : deinde reliquum tem- )> pus ehm distribueris in tot, quot potest, menstruos luna; cur- » sus , qui conficiuntur novem & viginti diebus , horis duode- » cim, & septingentis, & nonaginta tribus scrupulis, hoc tantuin » ex eo retinebis, quod supererit lunari mense minus: quod no- » vilunio Nisan ejus, qui agitur, anni addes , & coniperies car- » dinem anni vernum quo die mensis, quaque bora futurus sit. » In questo passo della suddetta edizione intitolata R. Mosis Majemonidce, ecc. mdclxxxiii.)), dalla pa- rola « menstruos )) (Vedi sopra, linea 2 della colonna 2a della presente pagina 994) alla parola « scru- « pulis » (Vedi sopra, linea 4 della colonna medesima), è asserito che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 scrupoli. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « D. XIII. 4 », cioè « Scansia D, Palchetto XIII, numero 4 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto )>, trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata <( R. Mosis Majemonidce, ecc. mdclxxxiii ». Un altro esemplare dell’edizione medesima trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Marucel- lianadi Firenze, e contrassegnato « 1. E. VI. 15 », cioè « Stanza 1, Scaffale E , Palchetto Vi, nu- » mero 15 progessi vo delle opere ora collocate in questo Scaffale ». Più oltre (pag. 995, lin. 11 — 15) sono indicati due esemplari d’ una edizione intitolata « r. mo- » SIS MAJEMONIDCE |] DE II SACRIFICIIS|| LIBER. || ACCESSERUNT )| ABARBANEL'S EXORDIUM, || SCU Proa?mÌum » Commentariorum in Leviticum: || et || majemonidce tractatus || de || Consecratione Calendarum, & » de Ralione Intercalando |1 Quae ex Hebraeo convertit in sermonem Latinum, & No-|[tis illustravit || » Ludovicus de Compiegne de Veil, a. m. || amstel/edami, Il apud sebasttanum petzoldum. || & ste- » phanum roger || m. d. c. c. i. » Questa edizione è un volume, in 8? , composto di 466 pagine , delle quali le la— 16% 68% 70% 88% 90% 128% 198% 218% 220% 238a— 241% 354a , 356a non sono numerate, e le 17a— 67% 69% 71a— 87% 89% 91a— 127% 125a— 197% 199a— 217a , 219a , 221 a — 237a , 242a — 353% 355% 357a — 486a sono numerate coi numeri 1 — 51, 53, 55 — 71, 73, 75—111 , 113 — 181 , 183—201, 203, 205—221, 226—337, 339, 341—450. Nelle linee 31—32 della 3S3a di queste 464 pa- — 995 — » Zeiten uncl Lànder. j| Hcrausgegeben [[ voti [| Dr. J. M. Jost. [| Jahrgang » 1839. || Frankfurt am Main. || Druck und Verlag von Johann David Sauer- » lànder || 1839. » Questo volume e composto di 420 pagine, delle quali le ia-5% 13% 21% 29% 37% 45% 53% 61a , 69a , 77a , 85a , 93a , 101a , 109% 117a , 125a , 133a , gine, numerata col numero 308, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 35 — 41 della pagina 993. Nelle linee 21—24 della 385a delle medesime 464 pagina, numerata col numero 369, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 9 — 12 della pagina 994. Nelle linee 7 — 9 della 391a delle suddette 464 pagine trovasi ciò che si riporta di sopra nelie linee 23 — 25 della pagina 994. Nelle linee 7 — 20 della 395a delle medesime 464 pagine, numerata col numero 379 , trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 32 — 38 della pagina 994. In nn volume ora posseduto dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, e contrassegnato « 3. C. 58 », cioè (c Scansia 3, Palchetto C, numero 58 progressivo dei volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « e. mosis majemonid.®, ecc. amstel^edami, » ecc. m. d. c. c. i, » Un altro esemplare dell’edizione medesima trovasi in un volume ora posse- duto dalla Biblioteca Marciana di Venezia, e contrassegnato « G. Q. 3. 49S61 ». Sono indicati di sopra (pag. 977, lin. 42—47) due esemplari d’un volume , in foglio , intitolato « THESAURUS || ANTIQUITATUM || SACRARUM , eCC. VOLUMEN DECIMUM SEPTIMUM. || AUTORE || BLASIO » ugolino. || venetus. || mdcclv, », eco. (Vedi sopra, pag. 976, lin. 43—48). Nelle linee 52—62 della colonna numerata cclxxìv di questo volumen decimum septimum si legge : « §. II. Quovis tempore quatuor & vi- » licet dimidiam , quarlam , & octavam » giunti horis dies & nox efficiuntur, qua- » partem reperire , tertiam, sextam, no- » rum (a) duodecim pertinent ad diem , » nam; itemque quintam & decimata, at- » & ad noctcm totidem : Hora autem di- » que alias bene multas , quarum suum » stribuitur in scrupulos mille & octogin- » quaeque nomen habet. » ta. Quod ita vero? Quia numero in isto Questo passo del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum || sacrarum , ecc. volu- » men decimum septimum », ecc. è identico col passo riportalo di sopra (pag. 992 , lin. 9 — 14) delle pagine 102% 103% numerate 70, 71, della suddetta edizione intitolata « ex rabbi mosis || majemo- » nidìe, ecc. m. dc. lxix », salvo le varietà seguenti : pag. | lin. 1 EX RABBI MOSIS , eCC., M. DC. LXIX. col. lin. THESAURUS , eCC. VOL. DECIMUM SEPTI- MUM. 70 1 22 ii. cclxxv 52 §• n. 24 nox. 53 nox 7i | 12 Bene 61 bene Nelle linee 1 — 10 della colonna numerata cclxxvì del suddetto volume intitolato (( thesaurus || an- » tiquitatum || sacrarum, ecc. volumen decimum septimum » trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 1 — 6 della colonna 5a della pagina 993. Nelle linee 19 — 24 della colonna numerata cclxxvììj del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum || sacrarum , ecc. volumen decimum: » septimum », ecc. si legge : (i §. IX. Cum ex ratiociniis quaerantur » scrupuli mille & octoginta, ex his con- » lunae novae, tum ex epactis menstruis » stitutam horam oportet in numerum re- » in unam redactis ubi collecti fuerint » poni horarum. » Questo passo del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum || sacrarum, ecc. volu- « men decimum septimum » ecc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 992 , lin. 23 — 25) della pagina 109a , numerata 77, della suddetta edizione intitolata «ex rabbi mosis |f majemonid.e » ecc. m. dc. lxix », salvo le varietà seguenti : P=S- lin. EX RABBI MOSIS, ecc. M. DC. LXIX. col. lin. THESAURUS, eCC. VOL . DECIMUM SEPTI- MUM. 1 T 2 IX. cclxxviij 19 §• ix. 5 unum 21 unam 7 octoginta 22 octoginta. Nelle linee 50—54 della colonna numerata ccLxxxvj del suddetto volume intitolato « thesaurus || » antiquitatum || sacrarum, ecc. volumen decimum septimum », ecc. trovasi ciò che si riporta di sopra , nelle linee 23—25 della pagina 994. Nelle linee 3—25 della colonna numerata ccxciv del suddetto volume intitolato « thesaurus || antiquitatum, ecc. volumen decimum septimum », ecc- si legge: — 996 — 141% 149% 157% 165% 173% 181% 189% 197% 205% 213% 221% 229% 237% 245% 253% 261% 269% 277% 285% 293% 301% 309% 317% 325% 333% 341% 349% 357% 365% 373% 381% 389a , 397a , 405a , 4i3a non sono numerate, e le 6a-i2a , I4a-20a , 22a-28a 30a— 36% 38a— 44% 46a-52% 54a-60% 62a-68% 70a-76a, 78a~84% 86a-92% 94a-100% 102a-i08a, H0a— 1 16a, H8a— 124% 126a— 132a, 134a-140a, 142a-148a, 150a-156% 158a-164% 166a— l*72a, 174a — 180a, 182a— 188a, 190a— 196% 198a-204a, 206a-212% 2l4a-220a, 222a-228a, 230a-236a , 23Sa- 244a, 246a— 252a, 254a-260% 262a-268a, 270a-276a, 278a-284a, 286a-292% 294a-300% 302a-308a, 310a— 316a, 318a-324a, 326a-332% 334a-340% 342a-348a, 350a-356a, 35Sa-364a, 366a-372a, 374a — 380a, 382a— 388a, 390a-396a, 398a-404a, 406a-4i2% 4i4a-420a sono numerate coi numeri 2-8, 10-16, 18-24, 26-32, 28-40, 42-48, 50-56, 58-64, 66-72, 74-80, 82-88, 90-96, 98 -104, 106-112, 114-120, 122-128, 130-136, 138-114, 116-152, 154-160, 162-168, 170-176, 178-184, 186-192, 194-200, 202-208, 210-216, 218-224, 226-232, 234-240, 242-248, 250- 256, 258-264, 266-272, 274-280, 282-288, 290-296, 298-304, 306-312, 314-320, 322-328, 330-336, 338-344, 346-352, 354-360, 362-368, 370-376, 378-384, 386-392, 394-400, 402- 408, 410-416. Nelle linee 20-51 della prima colonna della 32ia di queste 420 pagine la qual pagina 42ia è numerata col numero 317, si legge : (( Ueber Jahr und Tag der Geburt des Maimonides » fìnden sich in einer Sammlung von Handschriften folgende » Notizen : » “ Von der Hand des Ragid, R. Abraham, Enkels des » Mose b. Maimon finde ich aufgeschrieben: Mein Groszvater » R. M. b. M. ist zu Cordova geboren am 14. Nisan, im » Jahr 1446 aer. contr. etc. ” » Am Ende des Schreibens des R. Schescheth bemerkt » ein Anonymus : » “ Von diesem (namlich der Anstellung des R. Maimon » als Richter) im J. 895, am 14. Nisan , um 3 Uhr Nach- » mittag, am Sabbath, ward sein S. Mose geboren. So sehe » icb auch in den Worten des Gelebrten R. Salomo b. Hi- » van, dasz R. Mose geboren ward in J. 4S95, d. i. 1446. » Contr., 14 Nisan, d. i. 30, Màrz. ” » Dasselbe Scbreibt David Maimuni von seinem Groszva- » ter wie Asarja dei Rossi XXV. pag. 97. 1. berichtet : ef. » Schalsch. hakk. 41. 2. Schem haggd. 1. 52.2. und Simon » Duran RGA. I. §. 72. » Hiernach ist augenscheinlich in der Unterschrift des » wonacb unser Mose im Jahr 1479 cin Alter von » 30 Jahren gehabt haben soli, fehlerhaft; und musz die eme » oder die andere Zahl grandert werden; da alle altern Quel- » len iiber das Geburtsjahr 1446 Contr. ubereinstimmen. Alle » spàter vorkommenden abweichenden Angaben riikren nur von » unrichtiger Ausgleicbung der aera Contr. mit den Weltjah- » ren, dem Tarik al Zafar (Hegra) und der christlichen Zeit- » recbnung her; wie ich dies anderswo genugsam und mit » der sorgfàltigsten Berechnung erwiesen habe. » Hiernach stehtfest, datz Maimonides geboren wurde am » 14. Nisan 4895, d. i. 30 Marz 1135 (13. Djemadi elachr 529 )) Hegra) zu Cordova, dem Woknorte seiner Vorfahren. » In questo passo del suddetto volume intitolato is 5 vernum ejus cupis 13 una 13 una 9 à 7 1 la 15 cùm 16 cum — 997 — » secr atione calendar vm » nacque in Cordova nel giorno 30 di Marzo del 1135. Nel suddetto volume intitolato « Israelitisclie Annalen, ecc. 1839 » (pagina 312% numerata 308, colonna 2a, linee 24-51; pagina 3l3a, numerata 309; pagina 314% nu- merata 310, colonna i% linee 1-54; pagina 321% numerata 317, colonna 1% linee ìs —52; colonna 2a; pagina 322% numerata 318, colonna 1% linee 1—43; pagina 329% numerata 325, colonna 2% linee 12—51 ; pagina 330% numerata 326, colonna 1% pa- gina 336% numerata 332, colonna 1% linee 23-58; colonna 2a) trovasi uno scritto inti- tolato « Maimonides und seine Zeitgenossen. || Von Dr. Carmoly. », e diviso in tre sezioni, la seconda delle quali, intitolata « Zweiter Absclinitt. || Maimonides » Geburt und Jugendzeit. », trovasi nelle pagine 321% numerata 317 (colonna 1% linee 18-52; colonna 2a), e 322% numerata 318 (colonna 1% linee 1-43) del volume medesimo. Ciò cbe si riporta di sopra nelle linee 17—32 della pagina 997 fa parte di questa « Zweiter Abschnitt. » (Seconda Sezione). Sono indicati di sopra (pag. 751, lin. 24-27) due esemplari d’ima edizione in- titolata (C MÉLANGE» || DE [| PHILOSOPIIIE JU1YE ET ARABE, eCC. Par S. MUNK, eCC. PARIS, » ecc. 1859 » (Vedi sopra, pag. 749, lin. 15—22). Questa edizione è, come fu detto di sopra (pag. 749, lin. 22-23), un volume, in 8?, composto di 628 pagine. Nelle linee s — 11 della 5001 di queste 62S pagine, numerata col numero 486, si legge : « Le grand » homme qui se chargea de cette mission fut I’ illustre Moi'se » ben Maimouin, vulgairement appelé Maimonide (né à Cordoue » le 30 mars 1135, et mort au vieux Caire le 13 décembre 1204).» Da questo passo della suddetta edizione intitolata « mélanges || de j| philosophie » juive et arabe, ecc. Par s. munk, ecc. paris, ecc. 1859 » apparisce che Mose ben Maimun (Maimonide), cioè l’autore del suddetto « tractatvs de consecratione » calendarvm » nacque in Cordova nel giorno 30 di Marzo del 1135, e mori nel vecchio Cairo nel giorno 13 di Dicembre del 1204. (1). (1) Posseggo un esemplare d’un volume, in 8°, intitolato « dictionnaire || des || Sciences phiro- » SOPHIQUES II PAR UNE SOC1ÉTÉ || DE PROFESSEURS ET DE SAVANTS || TOME TROISIÈME || PARIS || CHEZ L. » hachette et cie || LiBRAiRES de l’université royale de france || Rue Pierre-Sarrazin, 12 II 1847 ». Questo tome troisième è composto di 660 pagine, delle quali le la— 5% 654a— 660a non sono nu- merate, e le 6a — 653a sono numerate coi numeri 2—649. Nelle linee 42—44 della 365a di queste 660 pagine, numerata col numero 361, si legge : « Le grand homme qui se chargea de cette mission fut l’illustre » Moi'se ben-Ma'fmoun, vulgairement appelé Maimonide (né à Cordoue » le 30 mars 1135, et mort au vieux Caire le 13 décembre 1204). » Questo passo del suddetto volume intitolato « dictionnaire || des || Sciences philosophiques , ecc. » tome troisième », ecc. è identico col passo riportato di sopra (linee 19—22 della presente pagina 997) della pagina 500a, numerata 486, della suddetta edizione intitolata « mélanges || de || philosophie » juive et arabe, ecc. Par s. munk, ecc. paris, ecc. 1859 », salvo le varietà seguenti : lin. MÉLANGES, ecc. PARIS, ecc. 1859. lin. DICTIONNAIRE, CCC. pag. Pag- TOME TROISIÈME. 486 10 ben -Maini oum Maimonide 361 43 ben-Ma'fmoun Maimonide Posseggo un esemplare d’un volume, in 8?, intitolato « archives israélites || revue mensuel- » LE, || RÉLIGIEUSE, HISTORIQUE, || BIBLIOGRAPHIQUE ET LITTÉR AIRE, || PAR UNE SOC1ÉTÉ d’ HOMMES » DE LETTRES, || SOUS LA DIRECTION DE || S. CAHEN, || TRADUCTEUR DE LA BIBLE. || ANNÉE 1848. — 128 — 998 — Nelle pagine 7a— I22a di un volume ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contrassegnato i calculum motus medii,XXIX ii dies intercedunt, ac pr®te- » rea Xll horae de diez XXX ii à noctis auspicio numerando, ii itemque DCCXCIII minuta il de horà XIII. Tantum tem- ii poris intervallum inter duo ii Novilunia absolvitur , idque ii est, quod vocatur mensis Lu- >i naris- » In questo passo della suddetta edizione intitolata « novilvnii initiatio », ecc. e asserito 1? Che un’ora è composta di 1080 minuti; 2? Che l’essere il numero 1080 divisibile esattamente per 2, 4, 8, 3, 6, 9, 5, io fece adottare la divisione del- l’ora in 1080 parti; 3? Che un mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 Il TOME IX. || PARIS, || AU BUREAU DES ARCHIVES ISRAÉLITES, || RUE PAVÉE, N° 1, AU MARAIS- || 1848 11. Questo TOME IX. è composto di 668 pagine, delle quali le la— oa, lla, 77% 145% 201% 249a , 297% 345% 393% 441% 487% 550% 551% 607% 664% 666a non sono numerate, e le 6a — 10a, 12a — 76% 7Sa — 144% 146a — 200% 202a — 248% 250a— 296% 298a— 344% 346a— 392% 394a— 440% 442a— 486% 488a— 549% 552a — 606% 608a— 663% 665% 667% 66Sa sono numerate coi numeri 2—6, 8—72,74—140,142 —196, 198—244, 246—292, 294—340, 342—388, 390—436, 438—482, 484—545, 548—602, 604—659, 661, 663, 664. Nelle linee 21 — 24 della 339a di queste 668 pagine, numerata col numero 335, si legge: « Le grand homme, ii qui se cbargea de cette mission, fut l’illustre Moi'se ben-Mai- ii moun, vulgairement appelé Mai'monide (né à Cordoue le 30mars » 1135, et mort au vieux Caire le 13 déceinbre 1204). Questo passo del suddetto volume intitolato vulgares , dicunt Circulum » ( Lune e Solarem ). Quare ve- » rò hunc numerum sequimur? » Quia, quando colligis nume- » rum dierum de annis duode- » cim vulgaribus ac septem in- » tercalarihus, nec minus horas » ipsorum , atque minuta , i- » temque singula quajque » MLXXX minuta horam di- » xeris, & XXIV horas diem,ac » dierum numero adjeceris ». Anche in questo passo della suddetta edizione intitolata « novilvnii initiatio », ecc. è asserito che un’ora e composta di 1080 minuti. Nelle linee 1— 4 della pa- gina 97% numerata 77, della suddetta edizione intitolata « novilvnii initiatio », ecc. si legge: » §. 1. Mensis Lunaris XXIX » DCCXCIII minutis absolvi- » diebns cum dimidio , ac » tur. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « novilvnii initiatio »,ecc. è asserito che il mese è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 minuti. Nelle linee 24— 29 della pagina 105% numerata 85, della suddetta edizione intitolata « novilvnii ini— » tiatio », ecc., e nelle linee 1-4 della colonna seconda della pagina 106% nume- rata 86, dell’edizione medesima, si legge: « prò quibusvis autem annis » integris, qui de Circulo isto » Lunae-Solari sunt transacti, » X dies, XXI horas, & CCIV minuta , per integrum annum » dispergenda : & ope additionis collige omnia in summam » unam, à qua VII dies, IX horas ac DCXLII minuta subtra- » he; residuum per menses Lu- » nares,XXIX scilicet dies, XII » horas ac DCCXCIII minuta » divide ». Anche in questo passo della suddetta edizione intitolata « novilvnii initiatio », ecc. è asserito che il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 minuti. Più oltre (pag. ìooo, lin. 23—29) sono indicati due esemplari d’un volume , in foglio, intitolato 120 , decies 108 , quindecics 72 , & vicies 54. Ab » lachim Particulce. Porrò , ut Scrupulum quodlibet com- » mune in 60 , sic Chaldaicum quodlibet in 76 particellas » nonnunquam subdividitur , qua* Momenta nun- » cupantur. » « Scrupulum, Chaldaicum est millesima octogesima pars » Horae. » 1. Scrupulum hoc Chaldaicum idcirco nominatur quòd » ipsis orientalibus vocantur haec Scrupula He » a Chaldeeis institutum fuit, ab ains autem orientalibus (ut » Judaeis , Arabibus, &c.) usurpatur. Et hsec quidem Chal- « daica Horae distributio ob eandem rationera instituta fuit, » atque communis; eò videlicet quòd in tot aequales partes » diduci queat. Nam in 1080 continentur bis 54o, ter 360, In questo passo della suddetta edizione intitolata « institutionum || chronologi- » carchi |] libri ii., ecc. londini, ecc. mdclxix » è asserito i? Che uno scrupolo Caldaico è = 7^- d’ora; 20 Che l’essere ìoso divisibile esattamente per molti numeri fece adottare la divisione Caldaica dell’ora in 1080 scrupoli Caldaici; 3? Che si ha in fatti 1080 = 2 X 540 = 3 X 360 = 4 X 270 = 5 X 216 = 6 X ISO = 8 X 135 = 9 X 120 = io X 1080 = 15 X 72 = 20 X 54; 3? Che questi scrupoli sono chiamati dagli Orien- tali « Helachim » (Particelle); 4? Che, come uno scrupolo comune si divide in 60 parti, così uno scrupolo caldaico si divide in 76 particelle chiamate momenti. Nelle linee 16-25 della pagina I7a, numerata 9, della suddetta edizione intitolata (c institutionum (| chronologicarum||libri ii. , ecc. londini, ecc. mdclxix », si legge: (( 2. Ex. gr. Mensis Judaicus definitur diebus 29, lioris 12. » suut scrupula communia 44f.3". Si scrupula etiam tertia » & helakim 793. Si Scire vellem quot scrupula communia » assequerer, ultimae Divisionis residuum 6 in 60 duco & » in hisce 793 helakim continentur, 793 per 18 divido, quo- » productum 360 per 18 divisum in quoto dat 20. Ergo men- » tus est 44. & residuum 1. quod in 60 ductum & per 18 di- » sis Judaicus est dier. 29. h. 12.793. sivedier. 29. hor. 12.44'. » visum in quoto dat 3. in residuo 6. Ergo helakim 793 » 3". 20"'. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « institutionum f] chronologi- » carum || libri ii., ecc. londini , ecc. mdclxix » è asserito 1? Che un mese Giudaico è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 helakim; 2? Che essendo 7^ = 44 + ^, f| = 3 1- -fi , e però 793 helakim = 44r, 3", ed avendosi anche 6 X 60 = 360, = 20, sarà il mese giudaico = 29 giorni + 12 ore + 793 helakim = 29 giorni, 12 ore + 44'. 31'. 20'". Nelle linee 11 — 16 della pagina 63a, numerata 55 , della suddetta edizione inti- tolata (( INSTITUTIONUM |] CHRONOLOGICARUM || LIBRI II., eCC. LONDINI, eCC. MDCLXIX », si legge : 1. Annus enim communis. » munis quantitatem d. 354. h. 8. hel. 876. quibus si adjicias » alium mensem , Embolimaei quantitatem babebis d. 383. » h. 21. hel. 589. » ut dixi, mensibus 12 constat, » quilibet autem mensis Judaicus est dier. 29. hor. 12. hela- » kim 793. quae duodecies multiplicata producunt anni com- In questo passo della suddetta edizione intitolata « institutionum || chronologi- » carum II lirri 11., ecc. londini, ecc. mdclxix » è asserito 1? Che un mese qua- lunque Giudaico = 29 giorni + 12 ore + 793 helakim ; 2? Che essendo per ciò 12(29 giorni + 12 ore + 793 helakim) — 354 giorni + 8 ore + 876 helakim , saia Embolimeo = 354 giorni + 8 ore + 876 helakim + un mese == 383 giorni + 21 ore + 589 helakim. Nelle linee 2-6 della pagina 65a, numerata 57, della suddetta edi- zione intitolata « institutionum II chronologicarum || libri ii., ecc. londini , ecc. » mdclxix », si legge: « XII. 2. Mensis quilibet est dier. 29. hor. 12. hel. 793. » 1. Hcec est Ptolemaica mensis quantitas. Nam helakim 193 in sexagenaria reducta sunt 44'. 3". 20'". Mensis itaque » Lunaris juxta Judaeos pariterac Ptolemajum est dier. 29. » hor. 12. 44f. 3". 20"'. » — 1002 — In questo passo della suddetta edizione intitolata « institutionum (| chronologica- » rum |] libri ii, ecc. londini, ecc. mdclxix » è asserito 1? Che ogni mese Giu- daico — 29 giorni + 12 ore + 793 kelahim; 2? Che il mese lunare, secondo To- lomeo, ha questa medesima lunghezza; 3? Che in fatti si ha 793 helakim =44', 3r', 20 4? Che quindi il mese lunare, tanto secondo gli Ebrei, quanto secondo Tolomeo = 29 giorni + 12 ore + 44f, 3", 20,,r. Nelle linee 10-16 della pagina 219% numerata 211, della suddetta edizione intitolata « institutionum || chronologicarum [] libri ii, » ecc. londini , ecc. mdclxix », si legge : à Rabbinis nostris quod in hard, sint helakim 1080; In questo passo della suddetta edizione intitolata « institutionum |] chronologica- » rum f| libri 11., ecc. londini , ecc. mdclxix » è asserito 1? Che nel trattato dato in luce dal Munster del modo di trovare il Moledoth ed il Tekuphoth si legge: « Dai nostri Rabbini ci fu comunicato che nell’ora sono ìoso helakim »; 2? Che nel medesimo trattato si legge il mese essere composto di 29 giorni, 12 ore, 793 helakim. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e con- trassegnato « 1. 6. 620 », cioè « Stanza 1, Palchetto 6, numero 620 progressivo delle » opere ora collocate in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « institutionum || chronologicarum || libri ii., ecc. londini , ecc. » mdclxix ». Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrassegnato « II. YI. 17783 », cioè « Scansia II, Palchetto VI, numero 17783 progressivo de’volumi ora posseduti » dalla Biblioteca medesima » (1). (1) Più oltre (pag. 1003, lin. 24 — 29 ) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata « in- )) STITUTIONUM || CHRONOLOGICARUM || LIBRI li. || Unà CUTn totldem II ARITHMETICES II CHRONOLOGICA5 II » libellis. || Per Guilielm. Beveregium, M. A. || Nunc Episcopum Asaphensem. || Editio altera, priori » emendatior. || Ilap ole yàp àvuvapzrizos loriv -h rcov /povcov àvaypacpyi,|| 7 rapa zuzoig za. » z~nq lazopiac, aXnS'euciv dvvazou. [| Tatianus Tipòg ‘EXX^vac. || londini, || Typis Samuelis Ro- » ycroft, & prostant apud Gualterum || Kettilby , ad insigne Capitis Episcopi in D. Pauli Ccemi-||terio. » mdccv. » Questa edizione è un volume , in 4? , composto di 272 pagine, delle quali le la— Sa , 190a — 192% 268a — 2721 non sono numerate, e le 9a— 189% 193a— 267a sono numerate coi numeri 1 — ■ 167, 169, 169—181 , 185—259. Nelle linee 16—29 della 16a di queste 272 pagine, numerata col nu- mero 8, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 4—11 della pagina 1001. Nelle linee 16— 25 della pagina 17% numerata 9, della suddetta edizione intitolata « institut(Onum || chronologicarum || libri » ii., ecc. londini, ecc. mdccv. » , si legge : « 2. Ex. gr. Mensis Judaicus defmitur diebus 29, horis 12. » sunt scrupula communia 44r- 3K. Si scrupula etiam tertia » & helakim 793. Si Scire vellem quot scrupula communia » assequerer, ultimae Divisioni residuum 6 in 60 duco & « in hisce 793 helakim continentur, 793 per 18 divido, quo- » productum 360 per 18 divisum in quoto dat 20. Ergo men- » tus est 44. & residuum .1. quod in 60 ductum & per 18 di- » sis Judaicus est dier. 29. h. 12. 793. sive dier. 29. hor. 12.44'. » visum in quoto dat 3. in residuo 6. Ergo helakim 793 » 3". 20"'. » Questo passo della suddetta edizione intitolata digres siones, quarum Elenchus habe-\tur post Imprimatur » Reucrendiss. Patris Sac. Palati j Apostolici Magistri. || Cam triplici Indice, INSTITUTIONUM || INSTITUTIONUM || INSTITUTIONUM || INSTITUTIONUM || Pa3- lin. CHRONOLOGICARUM Pag- lin. CHRONOLOGICAR UjM PaS- li». CHKONOLOGICARUM PaS- lin. CHRONOLOGICARUM ecc. M.PC.LXIX. eoc.MCID I3CCXXXI V ecc. M. DC.LXIX. CCC.M CI3I0CCXXXI V 9 17 Scire 13 5 scire 9 19 residuum. 13 8 re .iduum 18 18 7 18. 20 ■Ergo 10 Ergo Nelle linee 5—11 della pagina 105% numerata 83, della suddetta edizione intitolata « institutionum 1! » chronologicarum || libri duo, ecc. Trajecti ad Rhenum , ecc. cio io cc xxxiv», trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 35—37 della pagina 1001. Nelle linee 26—27 della pagina 107% numerata 85, della suddetta edizione intitolata Trajecti ad Rhenum, ecc. ciò io cc xxxiv », e nelle linee 2—6 della pagina 108% numerata 86, dell’edizione medesima, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 46—48 della pagina 1001. Nelle linee 11 — 17 della pagina 328% numerata 306 , della suddetta edizione intitolata « institutionum || )> chronologic arum || libri duo, ecc. Trajecti ad Rhenum, ecc. cio io cc xxxiv », si legge : « In tractatu de inveniendo Moledoth & » Tekuphoth a Munstero edito haec legere est, « nyra vi non Ecce ac- » cepimus a Rabbinis nostris quod in hora sint » Helakim 1080; nam M) ante ^inD est litera ser- « vilis , significans quod : ibidem mensis con- » stare dicitur, 1 32 29 d. 12 h. 793 hel.n Questo passo della suddetta edizione intitolata cc institutionum || chronologicarum || libri duo, ecc. » Trajecti ad Rhenum, ecc. ciò io cc xxxiv » è identico col passo riportato disopra (pag. 1002, lin. 9 — 12) della pagina 219% numerata 211, della suddetta edizione intitolata cc institutionum || » chronologicarum || libri ii., ecc. londini, ecc. mdlxix. », salvo le varietà seguenti : INSTITUTIONUM || INSTITUTIONUM || INSTITUTIONUM || INSTITUTIONUM || i,ag- lin. CHRONOLOGICARUM Pag- lin. CHRONOLOGICARUM Pag- lin. chronologicarum Pag- lin. CHRONOLOGICARUM f*CC. MDCLXIX. ecc.CIDIDCCXXXIY. ecc. MDCLXIX. ecc. CIO IO CCXXXIV 211 u a 306 12 211 » horci 306 » hora 13 « 14 « 14 quod 16 quod In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, e contrassegnato cc 127. G.21 », cioè cc Scansia 127, Palchetto G, numero 21 progressivo dei volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata cc institutionum II chronologicarum || libri » duo, ecc. Trajecti ad Rhenum, ecc. ciò io cc xxxiv. » Un altro esemplare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino , e contrasse- gnato cc E. IX. 1 », cioè cc Scansia E, Palchetto IX, numero 1 progressivo de’volumi ora collocati » in questo palchetto ». Più oltre (pag. 1006, lin. 40 — 45) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata cc insti- » TUTIONUM II CHRONOLOGICARUM || LIBRI DUO. || Unà CUIH totidem I! AR1THMETICES || CHRONOLOGIC^J » libellis. || Per Gulielmum Beveregium. || editio prima veneta || auctior & emendatior. || JI msQ vbv rtbbz rrm awnn » rr^vn rosa nw naiaujT ar» tnwm » : n>p^n ntyrnzn » Annus Luna; , si sumatur prò 12. » mensibus (Lunaribus) eris trecentorum » quinquaginta quatuor dierum, horarum » odo, <£>= Chelakìm partium odingenta- « rum septuaginta sex. » At si quaeras : Cur potiùs hora di- » uidatur ab Hebrais in parles 1080. 5) quàm in 60. minuta, vt faciunt no- » stri Astronomi ? » Respondit idem Rabbi Moses Bar » Maijmonis loc. cit. num. 2. » wbm nwo'an wn in w m ■prato ^ b » bàbiD' Q’p^n ninni nwi irraim ywm a^rnm » : mmm 'ibi* » Quìa in hoc numero reperitur dimi- » n :n^n rrmy ar>n mw » l)ies & nox est 24. horarum omni » tempore ; duodecim in die, (& totidem » in nocte. Ex hac iEgyptij doctrina » deducitur , has horas esse horas inae- » quales , quas Astronomi vocant tem- » porales & Planetarias : nam ijdem » hoc pacto diem artificialem, vel etiam » noctem , cuiuscumque quantitatis sit , » in 12. horas diuidunt, quae extra aequi- ln questo passo del suddetto volume intitolato « bibliotheca magna || rabbinica, ecc. » pars secvnda, ecc. », è asserito 1? Che Mose Maimonide nel numero 2 del capo 6 della sua opera intitolata « Hallachòth kiddàsc hakòdesc » scrisse « E l’ora » si divide in 1080 particelle o punti »; 2? Che ciò scrivendo egli insegnò le ore ebraiche doversi sempre dividere in 1080 punti. Nelle linee 6-34 della colonna prima della pagina 424a del suddetto volume intitolato bibliotheca magna || rab- » binica, ecc. pars secvnda », ecc. la qual pagina è numerata col numero 398, si legge : « Ex diebus 29. vel etiam 30. con- » stituuntur menses Lunares, & à prin- » cipio Neomenia, seù mensis Lunaris » ad aliam Neomeniam sunt praecisè » dies 29. horae 12. Chelakìm puncta » 793. secundùm motum medium Lu- » nae, qui est regularis, & non secun- » dùm motum verum, de quo R. Mo- » ses iEgyptius Ben Maijmonis in Kid- » dùsc Hachòdesc. cap. 6. num. 3. ita » habet — nv m ’punn ^b nonni nn>n yspn^a nyitf n ly^asn oo^noo n»ai» ava iscsprw n^nno avo myrcmirw mniai nv> nnwi nywa nip^n owm rwbv mso ynun i^1? In questo passo del suddetto volume intitolato « bibliotheca magna || rabbinica, » pars secvnda, ecc. è asserito 1? Che il mese lunare e composto di 29 giorni, 12 ore, 793 Chelakìm o punti-, 2, Che Mose Maimonide nel numero 3 del capo 6 della sua opera intitolata « Kiddùsc Hachòdesc » scrisse: « Da una congiun- » zione della Luna col Sole fino all’altra congiunzione secondo il moto medio » mi n^iai n^ia pin sin mi rrrny vbv » : nan^ bv mznn «in » A coniunctione Luna cum Sole (se- » cundùm hunc numerum iam dictum) » vsque ad aliam coniunctionem secun- » dùm medium motum ( intercedunt ) » dies 29. (jjp> horce 12. (quae desumun- » tur) àdieoO. à principio noctis ipsius, % » (ampliùs) 793. Chelakim puncta » (desumpta) ex bora 13. & hoc est in- » teruallum,quod inter cedit inter "| » Molàd Molàd, inter Neomeniam » <£>> Neomeniam-, (fruiste est mensis Lu- to naris . » — 1010 — » passano 29 giorni, 12 ore, che si desumono dal giorno 30, dal principio della » notte, e di più 793 Chelachim (punti desunti dalla ora 13): e questo inter- » vallo è quello che passa tra Molad e Molad , fra Neomenia e Neomenia ; e » questo è il mese Lunare ». Nelle linee 7—14 della colonna prima della pagina 4251 del suddetto volume intitolato « bibliotheca magna || rabbinica, ecc. pars se- » cvnda », ccc., la qual pagina 425a è numerata col numero 399, si legge : (c Erititaque Neomenia sequentis men- » kìm , quibus vna hora constituitur , » sis die 2. siuè fer. 2. hora 23. Chela- » diuidenda sunt 1607. per 1080. , & » kìm punctis 527. nam ehm Chelakìm » sic habebimus horam 1. & supererunt » puncta 1607. superent 1080. Chela- » ampliùs Chelakìm panda 527. » In questo passo del suddetto volume intitolato « bibliotheca magna [| rabbinica, ecc. » pars secvnda », ecc., dalla parola « superent » (Vedi sopra, linea 4 della co- lonna ia della presente pagina 1010) alla parola ’ 793 ». » punctorum sive scrupulorum. Atque ita R. David Ganz in Ze- » mach David ad An. mundi 3534. 'JVjy VITin ij'nan pinn » n'w m pb bvb nw» nix nna a^nprr maiaumn » avwn v rh rrn nwn nv a^pn anni ntpto Abarchus sive » Hipparchus maxìmus Astronomus & valde Celebris considerava — 1013 — » omnes priores supputationes, inde a 400. annis circa Ecclipses luna- ti res , determinavi t horas , quadrantes , puncta momenta mi- ti nata, adeo ut universa ejus calculatio composita sit ad supputationem » Rabbinorum p. m. in mensis lunaris disposinone, qui est 29. die- » rum, 12. horarum, fa* 793. punctorum ». Da questo passo della suddetta edizione intitolata n np^inft riverì Hora » dividitur in particulas mille <&> octoginta ». In questo passo della suddetta edizione intitolata « johannis meyeri, ecc. tractatus jj » de [| temporibus, ecc. amsteLjEDAMi , ecc. m. d. cc. xxiv. » è avvertito che Mose bar Maimon nella sua opera intitolata « Kiddusch hachodesch (Capo 6, §.2, e capo 10, ì) scrisse « L’ora si divide in 1080 particelle » . In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « EEa. XVI. 7 », cioè 793. punctorum sive scrupulorum. At- » que ita R. David Ganz. in Zemach David » ad An. mundi 3534. Ì?1%3rT pinti Dima nnft □itoinp'n myDwnri ^23 py- yriTr rcnbnmp^ bvb naiBnwaya-iN «trowi nv D'pfo rwa? » 3yUtrT ^ a 3 rrtn Abarchus sive Hipparchus » maximus Astronomus valde Celebris consi- » deravit omnes priores supputationes , inde a » 400. annis circa Ecclipses lunares , & de- » terminavit horas , quadrantes , puncta mo- » menta minuta , adeo ut universa ejus calcu- » latio composita sit ad supputationem Rabbi- » norum p. m. in mensis lunaris disposinone , » qui est 29. dierum, 12. horarum, 793. » punctorum ». Questo passo del suddetto volume intitolato cc thesaurus || antiquitatum || sacrarum, ecc. volumen » primum, ecc. venetiis. || mdccxliv i), ecc. è identico col passo riportato di sopra (pag. 1012, lin. 38—46; pàg. 1013, lin. 1 — 5) delle pagine 70a, 71% numerate 50, 51, della suddetta edizione intito- lata « JOHANNIS MEYERI, eCC. TRACTATUS || DE [| TEMPORIBUS, eCC. AM ST E LIED AMI , eCC. M.D.CC.XXIV. 1), salvo le varietà seguenti : MEYERI, UGOLINI , Pag- lin. de[|temporibus s., col. lin. THESAURUS, CCC. ecc. M.D.CC.XXIV. VOLUMEN PRIMUM 50 28 17 : ccccxxxvll 22 17. 32 Ganz 29 Ganz. Nelle linee 1 — 5 della colonna numerata cccclxxii del suddetto volume intitolato > Electoris Saxonice. || lipsije, || Apud » Joh. fridericvm wehrmannvm. || Typis Jo. Heinrici Richteri. || Anno M. DCC. XIII. » Questa edizione è un volume, in 8°, composto di 560 pagine, delle quali le la — 17a, 143% 277a, 381a, 493a — 560anon sono numerate, e le 18a— 142a, 144a— 276a, 278a— 380% 382a — 492a sono numerate coi numeri 2—126, 128—228, 129, 230—260, 262—364, 366—476- Nelle linee 13—19 della 399a di queste 560 pagine , numerata col numero 383, si legge : >'( XIX. Dividuntur horae in minuta vel » mensem verum Lunarem Synodicum ter- » 1080 , quod is numerus commo- » minant diebus 29, horis 12, &c minutis » dissime per 2, 4, 8 & 3, 6, 9 & 5, 10 &c » 793 ». » plurimos alios numeros dividi possit. Sic Questo passo della suddetta edizione intitolata « antiqvitates || sacRìE || vetervm || hebka50-||rvm , » ecc. lipsije, ecc. m. dcc. xiii » è identico col passo riportato di sopra (pag. 1015, lin. 33 — 35) della pagina 222% numerata 214, della suddetta edizione intitolata > Electoris Saxonice. || Lipsia; , || Apud Joh. » fridericvm wehrmannvm. |] Typis Jo. Heinrici Richteri. || Anno M.DCC.XV. » Questa edizione è un volume, in 8% composto di 506 pagine, delle quali le la — 17% 143% 277% 381%493a — 560a non sono numerate, e le 18a — 142a, 144a — 276a, 278a — 380% 382a — 492a sono numerale coi numeri 2 — 126, 128—228, 129, 230—260, 262—364, 366—476. Nelle linee 13—29 della 399a di queste 560 pagine, nu- merata col numero 383, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 39 — 42 della pagina 1016. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « N. Vili. 14», cioè « Scansia N, Palchetto Vili, numero 14 progressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « antiqvitates || sacrae || vetervm |) hebr,eo-|| » rvm, ecc. Lipsia, ecc. m. dcc. xv. » Un altro esemplare di questa edizione è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Exeg. 914». Più oltre (linee 39 — 45 della presente pagina 1017) sono indicati due esemplari d’ una edizione intitolata « antiquitates || sacrae || veterum || hebraeorum l| breeiter delineatae || ab || ha- » DRIANO RELANDO. || EDITTO TERTIA. || TRAJECTI BATAVORUM. || Ex Libraria GULIELMI BROEDELET, || » Bibliopolae. ni d cc xvii. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 598 pagine, delle quali le la — Sa, 557a — 598a non sono numerate, e le 9a — 556a sono numerate coi numerii — 284, 852, 286 — 548. Nelle linee 13 — 19 della 449a di queste 598 pagine, numerata col numero 441, si legge = <( XIX. Dividuntur horae in minuta vel » mensem verum lunarem synodicum ter- » □1p^n 1080, quodis numerus commo- » minant diebus 29, horis 12 & minutis » dissime per 2, 4, 8. & 3, 6, 9. & 5, 10 & » 793. » » plurimos alios numeros dividi possit. Sic Questo passo della suddetta edizione intitolata (c antiquitates || sacrae || veterum || hebraeorum , » ecc. trajecti batavorum, ecc. m dcc xvii » è identico col passo riportato di sopra ( pag. 1015, lin. 33 — 35) della pagina 222a, numerata 214, della suddetta edizione intitolata « antiquitates || sa- » crae II veterum || hebraeorum, ecc. trajecti batavorum, ecc. MDccviii », salvo le varietà se- guenti : pag. lin. ANTIQUITATES || SACRAE, ecc., MDCCV1I. PaS- lin. ANTIQUITATES || SACRAE , eCC- MDCCXVII. 214 25 8, 441 15 8. 9. lunarem synodicum ter-|minant 27 Lunarem Synodicum determinanl 17 — 18 In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Firenze, e contrassegnato « IV. » 6. 540 », cioè « Stanza IV, Palchetto 6, numero 540 progressivo delle opere ora collocate in questo » palchetto » , trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata cc antiquitates || sacrae || ve- » terum || hebraeorum, ecc. trajecti batavorum, ecc. m d cc xvii. » Un altro esemplare di que- sta edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze, e contrasse- gnato « Eee. IV. 7126 », cioè .», cioè (( Exegesis, numero 2l4i> di questa classe » trovasi un esemplare d’una edizione intitolata «ha- » D RI ANI RELANDI || ANTIQVITATES || SACRAE || VETERVM HEBRAEORVM || RECENSVIT || ET || ANIMADVER- » SION1BVS || VGOLINIANIS RAVIANIS |). AVXIT ]| GEORG. IO. LODÒV. VOGEL A. M. || AMPL. PHILOS. ORD. » adivnct. || halae | apud io. iac. cvrt. || mdcclxix. » Questa edizione è un volume, in 8?, com- posto di 384 pagine, delle quali le la — 3% 13% 15a— 17% 357a — 384a non sono numerate, e le 4a— 12% 14% I8a — 356a sono numerate coi numeri iv— xn, xiv, 2—306 , 507 , 308—343. Nelle linee 37—38 della 270a di queste 384 pagine, numerata col numero 257, e nelle linee 2—4 della 271a delle me- desime 384 pagine, numerata col numero 255. si legge : « Diuiduntur horae in minuta vel 1080 , quod is » lunarem synodicuin terminant diebus 29, horis 12 et minuti numerus commodissime per 2, 4, 8. et 3, 6, 9. et 5, 10. et » 793. » plurimos alios numeros diuidi possit. Sic mensem verum Questo passo della suddetta edizione intitolata 9, » 9. determinant terminant » 10 & * 10. et 28 & 5 et — 1020 — « 40. Scrupulum Chaldaìcum est » scrupula dicuntur etiara ab Hebr®- » ~-jj unius horae aequalis. Talia J) ’s Helakim. » In questo passo del suddetto volume intitolato « elementa || matheseos [) vniver- » s^e || tomus il, », ecc. è asserito 1? Che uno scrupolo Caldaico è 7^7 d’un’ora; 2° Che tali scrupoli dagli Ebrei sono chiamati Helakim. Nelle linee 22-26 della colonna prima della pagina 869a del suddetto volume intitolato « elementa |] ma- » theseos || vniversa j] ecc. tomvs il », la qual pagina 869a è numerata col numero 767, si legge : » 325. Quia mensis astronomicus Ju- » suit Ptolemaeus); character mensis est » daiorum est 29 dierum 12 horarum& » dies seu feria 1 h. 12 bel. 793. » » 793 helakim (quantum nempe suppo- In questo passo del suddetto volume intitolato « elementa || matheseos [| vniver- » s.e || tomus 11 » , ecc. è asserito 1? Che il mese astronomico de’Giudei è com- posto di 29 giorni, 12 ore, 793 helakim; 2? Che questa medesima durata è attri- buita al mese lunare da Tolomeo. Un esemplare del suddetto volume intitolato « elementa || matheseos [| vniver- » s^: || tomvs 11. », ecc. è ora posseduto dalla Biblioteca Casanatense di Roma, e contrassegnato « Y. Vili. 23 », cioè « Scansia Y, Palchetto Vili, numero 23 pro- » gressivo de’volumi ora collocati in questo palchetto». Un altro esemplare di questo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Imperiale di Parigi, e contras- segnato « in 4? 872 » (l). (1) Posseggo un esemplare d’un volume, in 4?. intitolato « elementa || matheseos lì universa. || » TOMVS IV, 1| QVI 1| GEOGRAPHIAM CVM HYDRO-|| GR APHIA, CHRONOLOGIAM, |1 GNOMONICAM , PYP.OTE- » CHNIAM, || ARCHITECTVRAM MILlT AREM ATQVE || CIVILEM COMPLECTITTR. || AUTORE||CHRISTIANO WOL- » FIO, || POTENTISSIMI SUECORUM REGIS, HASSIA LANDGRAVII, || CONSILIARIO REGIMTNIS, MATHEMATUM » AC PHILOSOPHIA || PROFESSORE PRIMARIO IN ACADEMIA MARBURGENST, || PROFESSORE PETROPOLIT ANO )) HONORARIO, ACADEMIA || REGIMI SCIENTI ARUM PARISINA, SOCIETATUMQVE [| REGIARUM BRITANNICA » ATQVE BORUSS1CA || MEMBRO. || EDITIO NOVA || PRIORI MVLTO AVCTIOR ET CORRECTIOR. || CVM PRIVl- » LEGIO SACRA CASAREA MAJESTATIS ET || POLONIARUM REGIS ATQUE SAXONIA ELECTOR1S. || IIALJE » MAGDEBURG1CJE, A. MDCCXXXVIII. || PROSTAT IN OFFICINA RENGERI ANA. » Questo TOMVS IV. è composto di 588 pagine, delle quali le la— 11% 1 19a — 131a, 217a— 219% 278a— 291% 344a — 357a,421a — 446a, 549a — 588a non sono numerate, e le 12a— 118% 132a— 216a, 220a— 277% 292a— 343a|, 358a— 420a, 447a—548a sono numerate nel modo seguente 4—1 '0, 10l, 102—110, 114—198, 202 — 259, 264—301 , 402, 303—307, 208, 309—315, 320 — 382 , 387—488. Nelle linee 19— 22 della prima colonna della 140a di queste 588 pagine, la qual pagina 140a è numerata col numero 122, trovasi ciò che si riporta di sopra nelle linee 1—2 della presente pagina 1020. Nellelinee 12—17 della seconda colonna della 200a delle medesime 588 pagine, numerata col numero 182, si legge: (c 325. Quia mensis astronomicus » pe supposuit Ptolemaeus ) ; Chara- » Judaeorum est 29 dierum 12 hora- » cter mensis est dies seu feria 1 h. 12 » rum & 793 helakim (quantum nem- » hel. 793. » Questo passo del suddetto volume intitolato « elementa || matheseos || universa. || tomvs iv, ecc. » halje m agdebv rgic je ,a. m dccxxxv 1 1 1 .», ecc. è identico col passo riportato di sopra (linee 9—11 della presente pagina 1020) della pagina 869% numerata 767, del suddetto volume intitolato ' DIUSI) (] NEC NON (] VARIA AD LITERATURAM SACRAM SPECT ANTIA." || CUM || IiVDICIBUS LO- » cupletissimis. || Alidore Domno Petro Guarin, Presbjtero dsv Monacho Or- ti clinis (| Snudi Benedidi, è Congregatone S. Mauri. || luteti.è parisiop.um, (j « Typis Jacobi Collombat, Regis Christianissimi Typograpln [| ordinarli, &c. via » Jacobaeà, sub signo Pelicani. || m. dcc. xxvi. || cum approbatione et privilegio » regis. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 884 pagine, delle quali le ia-3% I02a-H7% 42ia, 520% S84a non sono numerate, e le 4a-ioia, H8a-420a, 422a— 5i9a, 52ia— S83a sono numerate coi numeri iv—cj, 2—211, 12, 213—264, 26, 266—304, 306—403, 405—523, 24, 525—767. Nelle linee 34—40 della colonna seconda della 542a di queste 884 pagine, la qual pagina 542a è numerata col numero 426, si legge: « Horam autem Astronomi nostri divi- a vero horam partiuntur in 1080. hhalaqim seu » dunt in 60. partes, seu minuta ( r ); partem » scrupula, vt videbimus infra. Art. V. §. I. » quamlibet sexagesimam in 60. secundas ("); » in neomenia Tischri inveniendae- ratione. » » secundam in 60. tertias &c. Judaei In questo passo del suddétto volume intitolato « grammatiche || iiebraiChE || et chal- « daiChE, ecc. tomus li. », ecc., e asserito che i Giudei dividono un’ora in 1080 hhalaqim (o scrupoli). Nelle linee 1— 6 della colonna prima delle pagina 602a del suddetto volume intitolato « grammatiche || iiebraichE |f et ciialdaiChE, ecc. tomus ii. », ecc., la qual pagina 602a è numerata col numero 486, si legge : < grammatiche || iiebraiChE j] et chal- » daica, ecc. tomus H. », ecc. è asserito che secondo gli astronomi Ebrei un’ora è composta di 1080 scrupoli. Nelle linee 12-15 della colonna prima della suddetta pagina 602a, numerata 486, del precitato volume intitolato « grammatiche || iiebrai- » Che II et chaldaic/e, ecc. tomus ii.», ecc. si legge : Latin, n° 7455 A », si legge; « Et Ideo hebrei astronomi volentes compiere lunationem apposuerunt vnam partem quia minus non » potuerunt ponere secundutn hanc diuisionem qua vsi sunt et ideo computant usque nunc in vna lunacione. xxix. dici et .xij. horas et septingenta nonaginta iijes partes hore ». Questo passo del suddetto codice contrassegnato (( Fonds Latin, n° 7455 A » è identico con ciò che si ri- porta di sopra nelle linee 10 — 14 della pagina 1024, salvo le varietà seguenti : Pag- lin. ROGERI BACON, opus majus, ecc. MDCCXXXIII. car. lin. CODICE FONDS LATIN, N° 7455 A. pag. lin. ROGERI BACON, OPUS MAJUS, ecc. MDCCXXXIII. car. •lin. CODICE FONDS LATIN , N? 7455 A. 123 22 ideo 87 r. 28 Ideo 123 )) septingentas 87 r. » septingenta 22—23 lu-|natione viginti 29 lunacione xxix » tres 30 iijes novem 24 horae » hore 23 duodecim » .xij. Nelle linee 20 — 22 del recto della carta 9 6a, numerata 95, del suddetto codice contrassegnato (( Fonds Latin, « n° 7455 A », si legge ; « et non solum opportet fractiones latinorum et arabum sed hebreorum qui frangunt vnam horain » in mille lxxx. partes de quibus tactum est superius ». Questo passo del suddetto codice contrassegnato (( Fonds Latin, n° 7455 A » è identico con ciò che si ri- porta di sopra nelle linee 20 — 22 della pagina 1024, salvo le varietà seguenti ; pag. lin. ROGERI BACON, opus majus, ecc. MDCCXXXIII. car. lin. CODICE FONDS LATIN, N? 7455 A. pag. lin. ROGERI BACON, OPUS majus, ecc. MDCCXXXIII. car. lin. CODICE FONDS LATIN, N° 7455 A. 138 30 Et 95 r. 20 et 138 31 Hebraeorum 95 r. )) hebreorum » oportet 21 opportet 32 MLXXX 22 mille lxxx. 30—31 Lati-|norum scire » latinorum et ara- » prius )) superius & Arabum bum Nelle carte 2a — 145a del suddetto codice contrassegnato <( Fonds Latin , n? 7455 A » trovasi un esem- plare mutilo di un'opera divisa in quattro parti , la quarta delle quali è intitolata (f Pars quarta In qua » ostenditur potestas mathematice || in scientiis et rebus et occupatonibus (sic) huius mundi habens || distin- » cciones prima habet tria capitula in primo datur [| intencio ». Ciò che riporta di sopra nelle linee 7 — 8, 19 — 21, 33 — 34 della presente pagina 1025 è compreso in questa a Pars quarta ». Il titolo riportato di sopra (linee 45 — 47 della presente pagina 1025) della medesima <( Pars quarta » si legge nelle linee 2 — 5 del recto della carta 50a del suddetto codice contrassegnato « Fonds Latin, n? 7455. A », la qual carta nel medesimo suo recto è numerata col numero 49. Sono indicati di sopra (pag. 344, lin. 25 — 31) due esemplari d’un volume, in foglio , intitolato (( CA- » TAUOGUS 11 CODICUM || MANUSCRIPTORUM || EIBLIOTHECAE REGI2E. \\ P ARS T ERTI A. |) TOMUS QUARTUS », ecc. (Vedi sopra, pag. 343, lin. 30 — 31). Si è detto di sopra (pag. 343, lin. 32) che questo TOMUS QUAR- TUS è composto di 676 pagine. Nelle linee 19 — 25 della colonna 2a della 363a di queste 676 pagine , la — 1026 — » volumi ora collocati in questo palchetto », trovasi un esemplare d’una edizione intitolata « io. friderici weidleri || historia || astronomiae || sive |j de ortv et pro- » GRESSV || ASTRONOMIAE || LIBER SINGVLARIS. || VITEMBERGAE [| SVMTIBVS GOTTLiEB HE IN— » rici sciiwartzii f| bibliopolae anno ciò idcc xli. » Questa edizione è un volume, in 4?, composto di 688 pagine, delle quali le ia— 24% 649a-68Sa non sono numerate, e le 25a— 648a sono numerate coi numeri 2-624. Nelle linee 9-18 della 286a di que- ste 688 pagine, numerata col numero 262, si legge : (( Vetustis temporibus isascharitae astronomi® stu- » diosi & periti fuisse putantur. Colligere hoc nonnulli solent ex » 1 Chron. XII. 32. ubi filii Isaschar uocantur, mU WTP » guarì scienti ce temporum. maimonides helachot Kiddusch hacho- » desch c. XVII. 25. existimat, Isascliarides calculum neomeniarum » rite constituendarum, perspectum babuisse, k motuum coelesti- » um apices docuisse, & r. samvel apud Air. Zachut, in Iucbasin, » foi. 4o. scribit; » Isaschar ascendit in jìrmamentum secum deduxit partes 1080; » in quas nempe Iudaei horam partiuntur. » in questo passo della suddetta edizione intitolata a io. friderici weidleri || hi— » storia || astronomiae », ecc. è asserito che gli Ebrei dividono un’ora in 1080 parti. Più oltre (pag. 1028, lin. 9-15) sono indicati due esemplari d’un volume, in 4?, in- titolato «CHRONOLOGIA, || ET CRITICA || Hi STORI AE || PROFANAR, ET SACRAE || IN TOMOS » VI. TRIBUTA. || UBI || DE VETERUM POPULORUM, ET URBIUM || MENSIBUS, ANNIS, PERIODIS, I » CYCLIS, ET EPOCHIS. || MISCELLANEA ITEM MULTA 1 1 DE VARIARUM GENTIUM UBIQUE | » Originibus, Antiquitatibus, Scripturis, Transmigra-||tionibus, Sacerdotibus, Tem- » plis, Aedituis, Asylis, || Dus, Ritibus, Festis, Ludis, Magistratibus, || Regibus, » LeGIBUS, ReBUSPUBLICIS &C. Ij AUCTORE || F. HIEREMIA A BENNETTIS || CAPPUCCINO || PARS >, I. TOMUS I. || PRO ADPARATU [| AD LECTIONEM SACRORUM L1BRORUM. || ROMAE MDCCLXVI.|| » APUD HAEREDES FRANCISCI BIZZARRINI KOMAREK. || SUPERIORUM PERMISSU. » Questo volume è composto di 614 pagine, delle quali le 1% 2a non sono-aiumerate, e le 3a— 6i4a sono numerate coi numeri iij— xxxìj, 1—122, 223, 124— 406 , 427 , 408—582. Nelle linee 4-29 della 293a di queste 614 pagine, numerata col numero 261 , si legge : « Vili. Alia sed enim dividendi Horas Orientalibus adli- » buit ratio, Judaeis, Babyloniis, Arabibus &c., queis Hora in » Minuta 1080, Chaldaica inde denominata, sive Scrupula di- » vidi .veteri consuevit instituto ; quae vulgari , receptoque , » DlpSn Helachim, idest Particulae, nomine Hebraeis usu dici » jamdiu solent. Ut vero MinutumquodlibetprimumOcciden- » talibus subdividi in sccunda 60. modo dicebamus, ita Orienta- » libus in 76. secunda subdividere in more positum est; veluti de » Judaeis testis accedit locuples Maimonides in Sepher Hajiad » HallakòthHiddùsch Hachòdesch cap.6.n.4, idest de Sanctifìca- » tione Kalcndarum. Ut Minuta jam vero Chaldaica, seu Hela- » chim, in communia nostra convertantur, proposita Minuta di- » vidi per 18. debent, quippe in Minuto quolibet communi Mi - » nuta 18. Chaldaica continentur, k quotus dabit Minuta com- » munia prima; residuum vero multiplicandum erit in 60, ac » productum itidem per 18. dislribuendum, k quotus dabit etiam » Minuta secunda. Sic v. g. Mensis Judaicus definiri solet diebus » 29, horis 12, & Helachim 793. Ut sciantur itaque quot Minu- » ta communia nostra contineantur in hisce 793. Helachim, is » numerus 793. dividendus est per 18: quotus est 44, ac resi- » duum 1, quod in 60. ductum, k per 18. divisum in quoto dat » 3, in residuo 6. Igitur Helachim, sive Minuta Chaldaica 793. » efficiunt Minuta nobis communia 44'. 3". Resjduum iterum 6. » ductum in 60. dabit 360, quod divisum per 18/in quoto dat 20. » itaque Mensis Judaicus est dierum 29, horarum 12, &Hela » chim 793, idest Minutorum nostrorum 44f. 3". 20in. » qual pagina 363a è numerata col numero 361, si legge : 70. jusqua || l'année » 1868. dfp 69. inclusive meni, dont le (sic) || 50. premiers années soni rangées de » suite, les autres par ime Table qui indique\\de la facon quii faut se servir » du pré-\\cédent Calendrier. ||Par m. venture. ^Nouvelle édition révue corrigée » par Vauteur || (& augmentée de trois Tables, tarifs , ou || rapport des dijfé- » rens poids dsy mesures de || divers pais de Vunivers à celles de Paris || tire'es » du grand Dictionnaire de Mr. || sayary. || Chez josepii, iacob & Abraham , |[ » salomon proops. || Imprimeurs & Libraires. || a Amsterdam. (| m. dcclxx. » Que- sta edizione è un volume, in 12?, composto di 218 pagine , delle quali le ia~2a non sono numerate, e le 3a-2l8a sono numerate coi numeri rii — xn, 1-204, 206, 206. Nelle linee 17-22 della 6a di queste 218 pagine, numerata col numero vi, si legge: « Les mois lunaires sont ou parfaits ou dé- s®e Par ^a revolution de la lune qui est, sui- » fectifs : les parfaits sont de 30. jours , les « Yant n«s Astronomes de 29. jours 12. heu- » défectifs sont de 29. Cette variation est cau- » res, & 793. parties ou 44. miuutes & j*. » In questo passo della suddetta edizione intitolata « calendrier [| hebraìque , ecc. » par m. venture, ecc. Amsterdam. [| m. dcclxx. » è asserito che, secondo gli astro- nomi Ebrei chiamati nel passo medesimo « nos Astronomes » (Vedi sopra, linea 2 della colonna 4a della presente pagina 1028) il mese lunare è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 parti, ovvero (44 + j^) minuti. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Berlino, e contrassegnato « II. 28. b », trovasi un esemplare della suddetta edizione intitolata « calendrier|| » hebraìque, ecc. par m. venture, ecc. Amsterdam. |f' m. dcclxx. » Un altro esem- plare di questa edizione trovasi in un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Chronologia I07m ». — 1029 — Più oltre (linee 16— 19 della presente pagina 1029) sono indicati due esemplari d’una edizione intitolata « Johann Christoph Gatterers ||,Ahrisz || der || Chronologie. |] Si » nemo ex me quaerat, quid sit tempus, scio; || Si quaerenti explicare velim, ne- » scio. || àVGVSTiNVS L. li. Confess. c. XIV. |] Gottingen || gedruckt und verlegt hey » Joh. Christian Dieterich | 1777. » Questa edizione è un volume in s?, composto di 288 pagine, delle quali le ia— 3% 263% 264a non sonomumerate , e le 4a— 262% 265a— 388a sono numerate coi numeri 4-262, 265-288. Nelle linee 2-4 della I65a di queste 28S pagine, numerata col numero 165, si legge : « Astronomischer Mondmonat der Juden = 29 T. » 12. St. 793 Helake (=44r. 3f/. 20'", also um 9,fr gr5- » ser, als der synodische Monat §. 18.) » In questo passo della suddetta edizione intitolata « Johann Christoph Gatterers|| » Abrisz || der [| Chronologie » , ecc. è asserito che il mese lunare astronomico degli Ebrei è composto di 29 giorni, 12 ore, 793 flelake=44r, 3" 20,,r, e però circa 9 " maggiore del mese sinodico. In un volume ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco , e contrasse- gnato « Chronologia, 48 », trovasi un esemplare del suddetta volume intitolato « Johann Christoph Gatterers|| Abriszj|der|| Chronologie, ecc. Gottingen, ecc. 1777 ». Un altro esemplare dell’edizione medesima è ora da me posseduto. Posseggo un esemplare d’un volume, in foglio, intitolato « l’art de vérifier (] les » DATES II DES FAITS HISTORIQUES, || DES CIIARTES, [) DES CHRONIQUES, ET AUTRES ANCIENS » MONUMENS, [| DEPUIS [| LA NAISSANCE DE NOTRE-SEIGNEUR, || IJAR le moyen d’une TaBLE » Chronologique, où l’on trouve les Olympiades, les || anne'es de J. C., de l’Ere Ju- » benne ou de Jules Cesar, des Eres d’Alexandrie & de Constan-||tinople, de l’Ere » des Séleucides, de l’Ere Cesare'enne d’Antioche, de l’Ere d’Espagne, de l’Ere » des Martyrs, de lTIe'gire; les Indictions, le Cycle Pascal, les Cycle Solaire & (| » Lunaire , le Terme Pascal , les Pàques , les Epactes , & la Chronologie des » Eclipses. |] avec || Deux Calendriers perpe'tuels, le Glossaire des Dates, le Ca- » talogue des Saints , le Calendrier des Juifs ; la [| Chronologie historique du » Nouveau Testamenti celles des Conciles, des Papes, des quatre Patriarches |) » d’Orient, des Empereurs Romains, Grecs; des Rois des Huns, des Vandales, des » Goths, des Lombards, (| des Bulgares, de Je'rusalem, de Chypre; des Princes » d’Antioche; des Comtes de Tripoli; des Rois des [| Parthes, desPerses, d’ Ar- » ijnenie; des Califes, des Sultans d’Iconium, d’Alep, de Damas; des Empereurs |[ » Ottomans, des Schahs de Perse; des Grands Maìtres de Malte, du Tempie ; » de tous les Souverains de [| l’Europe; des Empereurs de la Chine; des Grands » Feudataires de France, d’Allemagne, d’Italie; des [| Re'publiques deVenise, de » Génes, des Provinces— Unies, &c. || troisieme édition. || par un religieux béné- » DICTIN DE LA CONGRÉGATION DE S. MAUR. || TOME PREMIER. || A PARIS, |j Cliez AlEXAN- » dre Jombert jeune, rue Dauphine, près du Pont— Neuf. || m. dcc. lxxxiii. [| avec » APPROBATION, ET PRIVILEGE DU ROI. » Questo TOME PREMIER è Composto di 1012 pagine, delle quali le la-7% 27a, 28a, 31% 53% 54a, 74a, 115a, 168% 223% 244% 250% 258a— 260a, 5i2a, 523a, 620a, 890a non sono numerate, e le 8a-26% 29% 30% 32a-52% 55a— 73a , 132 — 1030 — 75a-114% 116a-167% 169a— 222% 224a-243% 245a-249a, 251a-257% 26ia-511% 513a-522% 524a- 619% 62ia— S89a sono numerate coi numeri ij— xx, xxiij, xxiv, ij— xlj, 1— 40, 42—88, 2-5, 7-60, 62-75, 96, 77-81, 83-87, 89-95, 99-349, 351-360, 362-457, 459-644, 647-650, 649 -729, 731-850. -Nelle linee 54-59 della seconda colonna della 247a di queste 1012 pagine, la qual pagina 247a è numerala col numero 85, si legge : « Quant à l’heure commune, ou la vingt-quatrieme » grand nombre de Diviseurs justes qui se trouvent » partie du jour naturel, que nous divisons en 60 mi- » dans ce nombre de 1080, dont 18 partics valent » nutes , ils la divisent en 1080 parties , à cause du » justement une de nos minutes. » in questo passo del suddetto volume intitolato « l’art de vérifier || les dates, | eCC. TROIS1EME ÉDITIOX, eCC. TOME PREMIER. |||a PARIS, eCC. M. DCC. LXXXIII. », eCC. è asserito che gli Ebrei dividono l’ora in 1080 parti, a motivo del gran numero di divisori esatti contenuti in questo numero 1080. Nelle pagine 245a— 257% delle quali le ia-7a non sono numerate, e le 2a-6% 8a— I3a sono numerate coi numeri 83—87, 89-95, del medesimo volume intitolato « i.’art de vérifier (j les dates, ecc. » TROIS1EME ÉDITIOX, ecc. TOME PREMIER. || A PARIS, eCC. MDCCLXXXIII. » , eCC., trovasi uno scritto intitolato Gonstantinople, de l’Ere des |1 Séleucides,de l’Ere Césaréenne d'Antioche,de l'Ére d’Espagne, || de l’Ère des Mar- » tyrs, de l’Hégirej les Indictions, le Cycle Pascal, || les Cycles Solaire et Lunaire , le Terme Pascal, les )) Pàques, les || Épactes, et la Clironologie des Eclipses; || Avec deux Calendriers Perpétuels, le Glossarne des )) Dates , le Cataiogue des || Saints; le Calendrier des Juifs ; la Chronologie historique de Nouveau || Testa- li ment; celle des Conciles, des Papes, des quatre Patriarches || d’ Orient , des Empereurs Romains , Grecs ; D des Rois, des Huns, des || Vandales, des Gotlis, des Lomhards, des Bulgares, de Jérusalem, de (| Chypre; » des Princes d’ Antioche; des Comtes de Tripoli; des Rois des || Partlies, des Perses, d’ Arménie; des Cali- » fes, des Sultans d’Iconium, [| d’Alep, de Damas; des Empereurs Ottomans; des Schahs de Perse; [) des Grands- )) Maitres de Malte, du Tempie; de tous les Souverains de || l'Europe; des Empereurs de la Chine; des grands » Feudataires de France, || d’ Allemagne, d’ Italie; des Républiques de Venise , de Gènes , des || Provinces- » Unies, etc., etc., etc. || par un RELIGIEUX de la CONGRÉGATION de SainT-MaUR; |] Réimprimé avec des » corrections et annotations, et continué jusqu’à [| nos jours, || Par M. DE SaINT-Allais, clievalier de plu- » sieurs Ordres, auteur de || 1’ Histoire généalogique des Maisons souveraines de T Europe. || TOME DEUXIÈ- » ME. Il A PARIS, Il RUE DE LA VRILLIÈRE, N? 10, PRÈS LA BANQUE. ]| VALADE, IMPRIMEUR DU ROT,RUE » COQUILLiere. || 1818. » Questo TOME DEUXIÈME è composto di 500 pagine, delle quali le la — 5a , ISO®, 181a, 213a, 331a, 334a, 337a, 388a, 437a, 498a— 500a non sono numerate, e le 6a— 17Sa, 182a— 212®, 214a— 330a, 332a, 333a, 335a , 336a , 338a— 387a , 389a— 436a, 438a— 497a sono numerate coi numeri 2 160, 191, 162—175, 2—34, 36 — 112, 114—152, 154, 155, 157, 158 , 160 — 209 , 211—258 , 260—319. Nelle linee 8 — 12 della 303a di queste 500 pagine, numerata col numero 123, si legge : « Quant à Theure commune, ou la vingt-quatrième partie du » qui se trouvent dans ce nombre de 1080, dont 18 parties va lei » jour naturel quc nous divisons en 60 minutes, ils la divisent » justement une de nos minutes. » » en 1080 parties, à cause du grand nombre de diviseurs justes Questo passo del suddetto volume intitolato (( l’art || DE VÉRIFIER LES DATES, ecc. TOME DEUXIÈME- Il )) A PARIS, ecc. 1818 )) è identico col passo riportato di sopra (linee 6 — 8 della presente pagina 1030) della pagina 247a, numerata 85, del suddetto volume intitolato (c l’art de vérifier || LES dates * ecc. TOME PREMIER, U A PARIS, ecc. M. DCC -LXXXIII. )), salvo le varietà seguenti : Pag- col. lin. l’art de vérifier || LES DATES 9 ecc. M. DCC. LXXXIII. P1 * 38- lin. n’ ART 11 DE VÉRIFIER LES DATES, ecc. TOME DEUXIÈME, ecc. 1818. 85 2 54 i 57 vi ngt-qualri em e Diviseurs 123 10 vingt-quatrième- diviseurs — 103) — Più oltre (pag. 1032, lin. ls-22} sono indicati dne esemplari d’una edizione inti- tolata « Zur [| Berechnung und Geschichte || des || Judischen Kalenders, |j aus den » Quellen geschòpft, || von (| Lazarus Bendavid. || Kaì poi zovc àycpzvaov ìzrrropov , » owp zv zldu>, || ’He ysov pzSztzzio, in stai; irarput 0; strat j| Ee~ycc; || OATX A. 174— 176. || « Berlin, 1817, || in des Nicolaischeu Buchhandlung. » Questa edizione è un vo- lume, in 8?, composto di 112 pagine, delle quali le 4 a — 3a , sa, 9% I09a-ii2a non sono numerate, e le 4a-7% I0a-I08a sono numerate coi numeri iv-vii, 2-100. Nelle linee 24-27 della i2a di queste 112 pagine, numerata col numero 4, e nelle linee » 1—3 della I3a delle medesime 112 pagine, numerata col numero 5, si legge: « §. 3. Die Stunde hnt 1080 Theile, (Ch’lakim) » gaben zu dieserEintheilung der Stunde Anlasz; beson- » und ein Ck’lack 76 Augenblicke (Regaìim). » ders da die Zalil 19 fur den Kalender, wie die Folge » a) Die Menge der Factoren, in die sich 1080. und » zeigen wird, sebr wichtig ist. )) » die Factoren 4 und 19, in die sich 76 zerlegen laszt , Cioè . 12h, 793; » In questo passo del suddetto volume intitolato « correspondance || astronomique, » ecc. Premier Volume. [| a génes, ecc. 1818 » è asserito 1? Che gli Ebrei di- vidono l’ora in ioso parti; 2? Ch’essi chiamano Hélakims queste parti; 3? Che il mese astronomico degli Ebrei è di 29 giorni, 12 ore, 793 Hélakims. Nelle pagine 564a— 575% numerate 556—567, del suddetto volume intitolato « correspondance||astro- » NOMiQUE,ecc. Premier Volàme.\\ a génes, ecc. 1818. » trovasi uno scritto intitolato -( démonstration |] Des formules de M.r Gauss pour de'terminer le j our [ | de Pàque des » Juifs, (1) [| Par M. le Chevalier Cisa Gresy, Prof, de Mécanique | à l'Univer- » site Rojale de Turin. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 34—36 della presente pagina 1032 fa parte di questo scritto. 11 titolo riportato di sopra — 1033 — (pag. 1032, lin. 43-45) dello scritto medesimo trovasi nelle linee 1-5 della pagina 764% numerata 556, del suddetto volume intitolato « correspondance || àstronomique, ecc. » Premier Volume. || a génes, ecc. ìsis. » Un esemplare del suddetto volume intitolato « correspondance || àstronomique, » ecc. Premier Volume. [| a génes, ecc. 1813. » è ora posseduto dalla Biblioteca della Regia Università di Torino, e contrassegnato « Q. VI. 222 », cioè Un esemplare del suddetto volume intitolato « Mandimeli [| der |] mathema- » tischen und technischen f] Chronologie, ecc. Erster Band. || Berlin, ecc. 1825. », è ora posseduto dalla Biblioteca Palatina di Firenze, e contrassegnato « 16. 6. 2. 13 », cioè « Stanza 16, Scaffale 6, Palchetto 2, numero 13 progressivo delle opere ora col- » locate in questo palchetto » . Un altro esemplare del medesimo volume è ora posseduto dalla Biblioteca Reale di Monaco, e contrassegnato « Chronol. 64, 8? ». Posseggo un esemplare d’una edizione intitolata « Lehrbuch der Chronologie , || » oder |] Zeitrechnung und Kalenderwesen |J ehemaliger und jetziger Vòlker , || » in || Zusammenstellung mit der christlichen || Zeitrechnung. [| Popular durchge- » fuhrt || fiir [| Licbhaber der Geschichte , der Rechenkunst und || des Kalender- » wesens, [| von Dr. Theodor Friedleben, j| Lehrer der mathematischen, merkan- » tilischen, und pliysikalischen Wissenschaften an der || Mittelschule zu Frankfurt » am Main, Mitglied melirer naturforschenden und techni-||schen Gesellschaften. || » Zweite Ausgabe. || Frankfurt am Main. [| Bei Johann David Sauérlànder, || 1840.» Questa edizione è un volume , in 8? , composto di 308 pagine , delle quali le ia— 5a, 11% 14% 17% 23% 297% 304a— 308“ non sono numerate, e le 6a— 10% 12% 13% 15% 16% I8a— 22% 24a— 296% 298a— 303a sono numerate coi numeri v— x, xu, xm, xv, xvi, 2-6, 8-280, 282-287. Nelle linee 3—25 della 2i5a di queste 308 pagine, numerata col numero 199, si legge : « Die Unterabtheilung der Stunden werden » Helakim oder Chelakim auch chaldai- » sche Scrupel genannt, von denen 1080 auf » eine Stunde gehen , wie soldu* bei den Chal- » d5ern, von denen die Juden es gelernt hatten, » ublich war. » In der gegenwartig bei den Juden ubli- » chen Zeitrechnung , wo zwar der Tag am 6. 1036 » hung der Tag 24 Stunden, die Stundc 1080 He- « lakim, daher 1 Min. 18 Hel. liat. Auf den astro- )> nomischen Mondenmonat der Juden gehen , so )) verstanden , 29 Tage 12 Stunden 79:1 Hela- » kim 1 =44 Min. 3 *|8 . Sek. ) , was demnncb » mit einem synodischen Monat ( S. la ) » fast genau ubereinslimmt. » )> Ulir Abends beginnt , und , wie vor Alters , » die Anordnung geblieben ist , das bfirgerliche » Jahr mit dem Monat Tischri , das kirchliche » aber mit dem Monat Nisan anzufangcn , wird » jedoch die astronomische Grundlagc nicht nach » unbestimmten Planetenstunden , sondern nach » geregelten Stunden, wiesie jetzt im gesitteten Eu- » ropa ublich sind,berechnet,sodasz indieser Bezie- In questo passo della suddetta edizione intitolata « Lehrbuch der Chronologie, » eco. è asserito 1? Che 1080 Ilelakim o Chelakim , o scrupoli caldaici formano un’ ora; 2? Che i Caldei usarono l’ora di 1080 scrupoli caldaici; 3? Che da essi la presero gli Ebrei; 4? Che il mese lunare astronomico degli Ebrei è di 29 gior- ni , 12 ore , 793 Helacbim ; 5? Che questo mese lunare = 44 giorni e (3 -b j) secondi. Posseggo un esemplare d’una edizione intitolata « Die Chronologie |] in ihrem || » ganzen Umfange || mit || vorziifiliclier Rucksìcht auf dire Anwendung || in der || Astronomie, Weltgeschichte und Urkundenlehre, j| nebst einem Vorschlage zu » einer streng wissenschaftlich geregelten Zeitrechnung; || durck hòhere Arithme- » tik [| begrundet und erlautert || von|| Wilhelm Matzka, || Doctor der Philosophie, » k. k. òffentl. ordenti. Professor der Mathematik an der (| k. k. philosophischen » Leliranstalt zu Tarnow, emeritirtem Lieutenant und Lelirer [J der hòheren Ma- » thematik und Mechanik im k. k. Bombardier = Corps zu Wien. j| Wien, 1844. || In » der Fr. Beck’schen Universitàts = Buchhandlung. » Questa edizione è un volume, in 8?, composto di 560 pagine, delle quali le ia— 7% iia— I5a, 75a-78a, I25a— 127% i29a, I39a, 337a, 353% 394a, 449a, 482a, 501% 505a-507% 523a, 556a— 650a non sono numerate, e le 8a-10a, 16a— 74% 79a-124a, 128a, 130a-138a, 140a-336% 338a-352a, 354a-393a, 395a-448a, 450a-48ia, 483a-500a, 502a-504% 508a-522a, 524a-555a sono numerate coi numeri VI-VII1, 4-62, 67-112, 116, 118-126, 128-322, 324-342, 344-381, 383-436, 438-469, 471-488, 490 -492, 496-510, 513-543. Nelle linee 14-23 della 396a di queste 560 pagine, numerata col numero 384, si legge : « Spater — wahrschcinlich in vierten Jahrhunderte nach Chr. durch den » RabbiH i 11 el Ilan a ss i- wurrle diekyklisclieBerechnung der Neumonde ein- » gefùhrt. Man seztedabei — wie der Thalmud und Maimonides angeben- » die mittlere Dauer des synodischen Mondmonates zu 29 Tagen 12 Stunden » 793 Chlakim ( = 44 Minuten 3 Secunden 20 Terzen ) oder zu 4 Wochen » 1 T. 12 Stunden 793 chi. voraus.Dies ist auszerst genau Hipparch’s Bestim- )) mung des synodischen Monates, welche nach dem Almagrst des Ptolomàus » 29 Tage und in Sexagesimalen des Tages 31 der ersten, 50 der zweiten, 8 » der dritten und 20 der vierten Ordnung betragt. Sie ist nach den neuesten » astronomischen Beobachtungen nur um etwa \ Secunde zu grosz. (§. 13.) « Cioè « Più tardi — probabilmente nel quarto secolo dopo Cristo dal Rabbino » Ilillel Ilanassi— fu introdotto il calcolo ciclico del novilunio. Si pose per ciò— come » attestano il Thalmud e Maimonide - la media durata del mese lunare sinodico « di 29 giorni, 12 ore, 793 Chlakim ( = 44 minuti, 3 secondi, 20 terzi), ovvero a » 4 settimane, un giorno 12 ore, 793 Chekkim. Questa è anche la precisa deter- » minazione d’ipparco del mese sinodico, che secondo l’Almagesto di Tolomeo, » importa 29 giorni in sessagesimi di giorno 31 del primo ordine, 50 del secondo, » 8 del terzo, 20 del quarto. Questa determinazione, secondo le moderne ossei- — 1 037 — » vazioni astronomiche, è solamente \ secondo troppo grande (§. 13) ». Nelle linee 10— U della pagina 399a , numerata 385, della suddetta edizione intitolata « Die » Clironologie, ecc. Wien, 1S44 », ecc., si legge : (c Jedes astronomische Gemeinjalir der Juden besteht aus 12 synodischen » Mondmonaten, mithin aus 12 (29 T. 12 St. 793 Chi.) = 354 T. 8 St. 876 Chi. » = 50 W. 4 T. 8 St. 876 Chi.; jedes astronomische Schaltjahr dagegen aus 13 » synodischen Moudmonaten, folglich aus 13 (29 T. 12 St. 793 Chi.) = 383 T. » 21 St. 589 Chi. = 54 W. 5 T. 21 St. 589 Chi. » Cioè « Ciascun anno comune astronomico degli Ebrei è composto di 12 mesi sino- » dici, per ciò di 12 (29 giorni + 12 ore -t- 793 Chlakim) = 354 giorni + 8 ore + 876 » Chlakim = 50 settimane + 4 giorni -t- 8 ore -t- 876 Chlakim; ogni anno astronomico » intercalare di 13 mesi sinodici per conseguenza è di 13 (29 giorni, 12 ore, 793 » Chlakim) = 383 giorni 21 ore 389 Clakim) = 54 settimane + 5 giorni + 21 ore + 589 » Chlakim » . Posseggo un esemplare d’un opuscolo, in 4?, intitolato « calendario ebraico || » PER [] VENTI SECOLI (] ESTESO CON NUOVO METODO (| DA |j SAMUEL DAVID LUZZATTO [| DA » TRIESTE J| PROFESSORE [| NELL’ISTITUTO RABBINICO DI PADOVA || SOCIO CORRISPONDENTE DEL- » l’i. r. istituto veneto ». Quest’opuscolo è composto di 12 pagine, delle quali le ia, I2a non sono numerate, e le 2a— Ua sono numerate coi numeri 2—11. Il ti- tolo riportato di sopra (linee 15— 1 8 della presente pagina 1037) dell’opuscolo me- desimo trovasi nelle linee 1-9 della prima di queste 12 pagine. Nella linea 2 della i2a delle medesime 12 pagine, numerata col numero 12, si legge: « Padova » 1849, coi tipi di A. Bianchi, al Santo. » Nelle linee 24— 32 della seconda di que- ste 12 pagine, numerata col numero 2, si legge : rn I] Vom|[ » Prof. S. D. Luzzatto. || Aus dem Italienischen insDeutsche ubersetzt vori || B. E. » Igei, || Dr. der Theologie, aus der Rabbinenschule zu Padua. » Ciò che si riporta di sopra nelle linee 45—47 della pagina 1037 fa parte di questo scritto (f). Posseggo un esemplare d’un volume, in 4?, intitolato « mémoires couronnés || et) | )) MÉMOIRES DES SAVANTS ÉTRANGERS, |] PUBLIÉS PAR || l’aCADÉMIE ROYALE (| DES SCIENCES » DES LETTRES ET DES BEAUX-ARTS DE BELGIQUE || TOME XXVI. - 1854-1855. || BRUXEL- » les, || m. iiayez, IMPRIMEUR de l’académie royale || 1855. » Questo volume è com- posto di 580 pagine, delle quali le la— 9% 47% 53a-77% 110% U3a-123% I65a-169% 33la -333% 366a— 379% 413a~415% 549a, 551a, 563a, 576a, 577% 579% 580a non Sono numerate, 0 le 10a— 46% 48a-52a, 78a-109a, llla, 112a, 124a-164a , 170a-330% 334a-365a, 380a-412a, 4i6a— 548a, 550a, 552a— 562a, 564a-575% 578a sono numerate coi numeri 4-40, 42-46, 4— 35, 37, 38, 4-44, 4-70, 4-35, 4-36, 4-136, 130, 140-150, 152-163, 166. Nelle linee 5-12 della 38ia di queste 580 pagine, numerata col numero 5, si legge : « III. Le jour, chez les juifs, iom, commence à 6 heures après midi et » fìnit le Iendemain à la mème heure On le divise en 24 parties égales » nommées schaóth ou heures qu’on compte sans interruption dépuis 1 jus- » qu’à 24. » On divise l’heure en 1080 parties appelées chelakim on parties. » Chaque chelak ou partie vaut 3 f de nos secondes. » Le chelak se divise aussi en 76 parties égales, dont chacune prend le » nom de rega ou instant. Le rega vani 2 — de nos tierces. » In questo passo del suddetto volume intitolato « mémoires couronnés, ecc. des sa- » VÀNTS ÉTRANGERS, eCC. TOME XXVI. — 1854-1S55. [| BRUXELLES, eCC. 1855. » è asse- rito 1? Che l’ora dividesi in 1080 parti chiamate chelakim-, 2? Che ciascuno ditali chelachim vale (3 + |),r; 3° Che il chelak si divide in 76 parti eguali, ciascuna delle quali è chiamata rega-, A0. Che ciascuna di queste 76 parti vale (2+ H)'.", Nelle linee 29-32 della medesima pagina 381% numerata s, del volume medesimo, si legge : « La durée moyenne du mois est fixée par le Talmud et par Maimonides à » 29Ì * 12h< 793ch1' ou 29Ì * 12h* 44m’ 3S’ C’est exactement la valeur assignée » par Hipparque au mois synodique et qu’il avait trouvée par la compa- » raison de ses propres observations d’éclipses avec cclles des Chaldéens. » In questo passo del suddetto volume intitolato « mémoires couronnés, ecc. des sa- » VÀNTS ÉTRANGERS, ecc. TOME XXVI. — 1854-1855. j| BRUXELLES, eCC. 1S55. » è asserito che la durata media del mese è fissata dal Talmud e da Maimonide a 29 giorni, 12 ore, 793 chelachim (2). (1) 11 titolo riportato di sopra (linee 4—5 della presente pagina 1038) del suddetto (f iV%22. » tro- vasi nelle linee 1 — 5 della pagina 403a del precitato volume intitolato (( Der Orient , ecc. Zehnter » Jahrgang», ecc. Nelle linee 4—12 della colonna seconda della pagina medesima trovasi il titolo ri- portato di sopra nelle linee 11 — 13 della presente pagina 1038. (2) Nelle pagine 377a— 412a del suddetto volume intitolato (c memoires couronnés, ecc. des savants é- » trangers, ecc. tome xxvi. — 1854—1855. Il Bruxelles, ecc. 1855.», delle quali le la— 3a non sono numerate, e le 4a— 36a sono numerate coi numeri 4 — 36, trovasi uno scritto intitolato « mémoxre || sur || — 1039 — Posseggo un esemplare cì’un volume, in 8?, intitolato « Schriften j| herausgege- » ben |) vom [| Institute zur Fòrderung der israelitiscben Literatur || unter der Lei- » tung [| von [| Dr. Ludwig Pliilippson in Magdeburg, [] Dr. Adolph Jellinek in » Leipzig, [| Dr. J. M. Jost in Frankfurt a. M. (| L. M. Lewisohn, Geschicbte » und System des jiidisclien Kalenderwesens. ]| Erstes Jahr: 1855—1856. » Questo “ Erstes Jalir ” (Primo Anno) è composto di 108 pagine, delle quali le ia-5% 7a, 15% 50% 89% 96a— I08a non sono numerate, e le 6% Sa-14% i6a-49% 5ia— 88a, 90a-95a sono nu- merate coi numeri vi, via— xiv, 2—35 , 37— ”4, 76—81. Il titolo riportato di sopra (linee 1— 5 della presente pagina 1039) del medesimo “ Erstes Jahr” trovasi nelle linee i—n della seconda di queste 108 pagine. Nelle linee 6—8, 29—32 della 5la di queste 108 pagine, numerata col numero 37, si legge: « Von einern Moled bis » zum nàchsten sind gerade 29 Tage, 12 Stunden und 793 Theile oder » 44 Minuten 3!|3 Secunden 126). 126) Diese Batter erwahnt bereits R. Gamaliel II als. Familien = Tradition » ( Roseli ha==Schana 25, 1 ), genau also bestimmte der grosze Astronom des Alter- a thums , Hipparch (etwa 150 Jahre v. d* g. Z.), die mittlere Dauer des syno- b dischen Monats. » In questo passo del suddetto volume intitolato «. Schriftenj|herausgegeben, ecc, Er- » stes Jahr: 1855—1856. » è asserito che da un novilunio qualunque al novilunio immediatamente seguente corrono 29 giorni, 12 ore, 793 parti, cioè 44; + (3 + L).',\ (1). Posseggo un esemplare d’un opuscolo, in 8?, intitolato 1 supplément de 1860 |j au |[ » MÉMOIRE [J SUR LE || CALENDRIER MUSULMAN [] de M. R. MARTIN, de 1857. {| ANCIEN ÉLÈVE DE » l’école polytechnique, || chef d’escadron d’artillerie EN RETRAITEjOFFICIER DE LA || » LÉGION d’hONNEUR, ClIEVALIER DE SAINT— LOUIS, |] CHEVALIER DE LA 2® CLASSE DE l’()R- » DRE ROYAL ET MIL1TAIRE || DE SAINT— FERDINAND d’eSPAGNE , fj MEMBP.E-FONDATEUR DE » LA SOCIÉTÉ ACADÉMIQUE |j DE MAINE — ET— LO IR E. || ANGEP.S [j 1MPRIMÉRIE ET LIBRAIR1E DE » LEMESLE FRÈRES || PLACE SAINT-MARTIN, 1. || 1860. » Quest’opuscolo è COinpOStO di 20 pagine, delle quali le la-8% I8a-20a non sono numerate, e le 9a — I7a sono nu- merate coi numeri 5-13. Nella linea 30a della I6a di queste 20 pagine, numerata col numero 12, si legge : «©eeeiMbno ©el.1'4 7 S'.come tu potai intendere qui fotto. £ * 4 0 X 2 9 i 1 £9 1 S + 1XOI 3 0 i oS 0 24 z i i'z i lOota cbe quando el meye pattato al m cft cbe tu ©uoli fapere la luna : bauera 30201.3 1*. caua ©a la IT 4 o i a. 793 fornirà ©ijotnijonti^ i.e lo retto romanera per nùero ©eljotnotnel quale faralaluna.6 quado el meye pattato bauera .3 o.cauane.3 o. £ quando baucra.x tt%come ©e/euraro)*.cauane*2 ZT . £ quado. r 9. (come nel meye ©e ‘/curaro * quando le bifdlo) cauane *i 9. Se tu ©ota fapcre o ©ero truou are quando la tu - na fava nel meye ©e 3enaro : ©el.f 4 7 emetti lo numero ©óotni bote e puncti ©eia luna cbe fava o ©eramete fara fatta in ©eecmbtio : e fotto quelo o ©ero quelli nueri metti ;’come ©i /opta) lo nùero ©i3o?ni bote e pucti ©e la luna .5 oe . £ 9 | » £ 1 7 9 3 £ 3051. e caua : le fava ©a cauare : come ©1 fopra ♦ e cofi trouera .come qui. 2 4 2 1 1 £ 1 £ 9 1 £ 7 9 £ f4 51 9 >4 1 » £ 4 a 9 9 9 1 4 tocco cbe la luna fara nuoua ©e penavo ©el. 1 4 *79 a ©i. r 3. a bote. 9. et a pucti. 91 4. £t a quetto mo do tu po2aitrouare per fempteun qual 30200 et in qual bota et in qual puncto fe fava la luna. Cioè « Si ha una lunazione = 29 giorni -f 12 ore -f 793 punti, un’ora *= 1080 punti. Se adunque — i 041 — » vuoi sapere quando farà la luna nel mese corrente di decembre 1478 devi sapere quando fu la nuova » luna nel prossimo passato mese di novembre. Ora nel giorno 25 di novembre 1478 a otto ore e punti » 408 fece la luna nuova. Essendo ( 408 +793 ) punti = 1201 punti , un’ ora = 1080 punti , sarà » (408+ 793) punti = un’ora + 121 punti, e però » (8 12) ore -t- (408 793) punti = (8 12 -+- 1) ore -t- 121 punti = 21 ore -t- 121 punti. » Essendo un giorno = 24 ore, se fc< 24 si avrà h giorni + (24 + k) ore = [h + 1) giorni + li ore. » Essendo anche (29 + 25) giorni = 54 giorni, sarà (25giorni -4-8ore-i-408punti)-f-(29giorniH-12ore-i-793punti) — 30giorni (di novembre 1478)==(54 — 30)giorni-+-2i orc-+-i21punti=24giorni-f-21 ore 4- 121 » e però nel giorno 24 di decembre a ore 21 e punti 121 farà la luna nuova. Se il mese che precede » immediatamente quello del quale si vuole sapere la luna avesse 31 si dovrebbe sottrarre 31 dalla » somma de’giorni aggiunti; il resto sarà il numero del giorno in cui farà la luna. Se avesse 30 si » dovrà sottrarre 30 da questa somma; se avesse 28, come febbraio degli anni non bisestili, si dovrà « sottrarre 28, se avesse 29, come febbraio degli anni bisestili, si dovrà sottrarre 29. Ora se vuoi » sapere quando farà la luna nel gennaio del 1479 aggiungi 29 giorni + 12 ore + 793 punti al nu- » mero di giorni, ore e punti della luna fatta o che farà in decembre. Essendo » (24giorni-f-21ore-+-i2ipunti)-4-(29giorni-i-12 ore -+- 793 punti) — 31 giorni (di decembre 1479)=23 giorni -+-9ore-+- 914 punti. » la luna nuova farà nel giorno 23 di gennaio del 1479, a ore 9 e punti 914 ». Nel passo riportato di sopra (pag. 1040, lin. 4-50) delle carte 58% 59a della sud- detta edizione del 1478, dalle parole « Unde se tu vuol » (Vedi sopra, pag. 1040, lin. 6) fino a « puncti .Ì2Ì. de decembrio del .Ù78. » (Vedi sopra , pag. 1040 , col. i% lin. 23—24) è applicata al caso di a= 25 giorni (di novembre del 1478) + 8 ore + 408 punti ; n = 30 giorni (di novembre del 1478) la regola seguente : « Se a sia l’ istante in cui fa la luna in un mese qua- » lunque, n il numero de’giorni dello stesso mese , x l’istante in cui farà la » luna immediatamente seguente, si ha » x = a + 29 giorni + 12 ore + 793 punti — n ». Nel medesimo passo della suddetta edizione del 1478, dalle parole « Se tu vora sapere » (Vedi sopra, pag. 1040, col. 2a, lin. 7) a « pùcti .9Ì4. » (Vedi sopra, pag. 1040, col. 2a, lin. 21), la stessa regola è applicata al caso di a — 24 giorni (di decembre 1478) + 21 ore + 121 punti , n = 31 giorni (di decembre del 1478.) Questa regola è applicata al caso di a = 7 giorni (di luglio del 1339) + 14 ore + 856 punti , n — 31 giorni (di luglio del 1339) in un passo riportato di sopra (pag. 754, lin. 41-53) del recto della carta 168% numerata 159 , d’un codice ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze , contrassegnato « Classe XI. n? 121 » , e descritto di sopra nelle linee 26—31 della pagina 754. Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, contrassegnato « II. ii. 83», e descritto di sopra nelle linee 32— 37 della pa- gina 764, è, come fu detto di sopra (pag. 764, lin. 35), un volume, in foglio, com- posto di 286 carte. Nelle linee 14-28 del rovescio della 264a di queste 286 carte, numerata nel margine superiore del suo recto col numero 231, si legge : (c epero quando vorrai trouare la luna nuova prendi la luna vecchia doue se. essia veritrice e sopra » quella luna senpre giungni 29 di e ore 12 e 793 punti effa somma e avrai di eore epunti trai ouero » gietta tanti di quante elmese dovesse e nota loresto e chon questo resto infralmese clieviene apresso et- » tanti di ettante ore etanti punti quanti ti uerranno attanto sara laluna nuova apunto essenpre chonta » elmese tanti di quanti eglie verbi ghrazianel 1449 giovedì adi 22 di maggio fu nuova laluna a ore 4 punti » 130 enoi vogliamo sapere quando sara muova (sic) la seghuente luna sichome detto avemo disopra giungni 4 » sopra a 22 di e ore 4 e 130 punti e uno lunario cioè 29 di e ore 12 e 793 punti sichome vedi di qua » la diferenza ischritta ettrouerrai 51 di e ore 16 e 923 punti ediquesto abatti tutto maggio cioè di 31 » resta 20 e 16 ore e 923 punti chon questo numero assarai adi 20 di gungnio a ore 16 e 923 punti, a ed- » attanto sara nuova laluna sechondo che domandiamo cioè adi 20 di giungnio e ore 16 e 923 punti e que- » sto nota sichome mostriamo qui apresso la diferenza ». Cioè « Se a è l’istante in cui ha fatto la luna corrente, n il numero cle’giorni » del mese nel quale ha fatto la luna medesima, x l’istante in cui fara la luna » immediatamente seguente, si ha a ore 4 e — 1042 — » x = a + 29 giorni + 12 ore + 793 punti — n. » Esempio. Giovedì 22 di maggio del 1449 lia fatto la luna nuova » punti 130; si domanda quando sarà. la luna seguente. Essendo « 22giorni (di maggio del 1449) +4 ore + 130 punti +(29 giorni + 12 ore+793 punti) =51 giorni+ 16 ore +923 punti, » 51 giorni + 16 ore + 923 punti — 31 giorni (di maggio del 1449) = 20 giorni + 16 ore + 923 punti, » la luna nuova farà nel giorno 20 di giugno a ore 16 e 923 punti » . In questo passo del suddetto codice Magliabechiano contrassegnato « II. 11. 83 » la regola indicata di sopra nelle liuee 23-26 della pagina 1041 per trovare la luna nuova è applicata al caso di a = 22 giorni (di maggio del 1449) + 4 ore + 130 punti , n= 31 giorni (di maggio del 1449). Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabechiana di Fi- renze, contrassegnato giungni 22 agiugni » luna senpre giungni 12 luna agiungni /29/ » sopra a 22 » sopra /22/ 29 di e et 22—23 130 | punti 23 punti /i 30/ 16—17 12 e 793 puuti effa 12—13 /12/ punti /79S/ | 23 cioè » c o ene somma | e avrai di c fa soma et averai a qua 24 quane 1 di . 23—24 diferenza | ischritta 24—25 difirenza | Ischrita e 17 gietta 13 gieta ettrouerrai 51 di trouerai /5/ dine » di quanto el 14 dine quanto ene II 24 allatti tutto maggio 26 aliati tuto magio * dovesse a doue sene 25 is sarai 27 et sarai 18 chon 15 con > gungnio 28 giungnio * mese a me. 26 punti, a edattanto » punti et da tanto s apresso ettanti di et- 15—16 ap|reso e tanti dine 27 giungnio e 30 giugo io a tante e tante > punti e questo 30—32 punti et da tanto | 19 punti quanti ti uer- 16—17 puuti ti uera|no a sarane nuoua la ranno attanto tanti luna sechondo che » essenpre 17 e senpre domandiamo [cioè 20 elmese tandi di quan- 18 Il mese, quanti dine a di /20/ di giun- ti eglie egli ane gine a ore /16/ e ghrazia nel 18—19 grazia | nelle punti. /923/ | * maggio 19 magio U9r 1 E questo zi la luna » lluna » apresso la * aprcso ala — 1043 — Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Pubblica Comunale di Siena, contrassegnato ' ouero. getta, tanti, di. quanti el mese. doue. se. e nota, lo resto, echon questo resto, infralmese cheuiene. » apresso ettanti. di. ettante hore. ettanli. punti, quanti tiuerranno. attanto. sara. laluna. nuoua. apunto. » essenpre chonta. ilmese. tanti di. quanti egle uerbigrazia. nel .1449 gouedi. adi. 22 dimaggo: fu. nuoua. » la luna, a ore .4. punti .130. e noi. uoglano sapere, quando, sara nuoua laseghuente luna, sichome detto. 2> auemo. disopra, gugni. sopra sopra (sic) .22. di. e .4. ore. e -130. punti uno lunario, cioè .29. di. e .12. ore. » e .793. punti, sichome uedi diqua ladiferenza ischritta etrouerrai .51 di. e ore .16. e .923. punti edi que- » sto abatti, tutto, maggo. cioè, di .31. resta .20. e .16. ore e. 923. punti e chon questo numero, esarai. j) adi. 20. digrigno, a ore .16. e .923. punti, a. adatanto sara nuoua laluua. sechonda. chedomandiamo cioè )> adi .20. di gugno. aore .16- e 923. punti, equesto. nota, sichome. mostriamo, qui. apresso, ladiferenza)). Questo passo del suddetto codice contrassegnato e ore » ed ore 18 — 19 ore et | aulì 16 hore. ettanti » maggio 24 maggo 20 el 17 il 25 punti chon 25 punti e chon D eglie 18 egle » assarai. i> e sarai £ ghrazia » grazia » gungnio a gugno a giovedi » gouédi 26 edattanto 26 eda tanto a in » maggo fi sechondo 26—27 sech |onda 21 vogliamo 19 uoglano 27 giungnio e 27 gugno a » muova 20 n uo ita Un codice manoscritto ora posseduto dalla Biblioteca Magliabecbiana di Fi- renze, contrassegnato « Classe XI. 11? 74, palchetto 1 »,e descritto disopra nelle linee 32—35 della pagina 802, è, come fu detto di sopra (pag. 802, lin. 33—34), un volume, in foglio, composto di 82 carte. Nelle linee 26—33 del rovescio della 39a di queste 82 carte, numerala nel margine superiore del suo recto col numero 38, e nella linea prima del recto della 40a delle medesime 82 carte , numerata nel margine superiore del medesimo recto col numero 39, si legge: K onde quando uogliamo trauare (sic) la luna nuoua aquanti die sarae del mese eda quante hore del di eda » quanti punti dobbiamo chosi fare ghuardare la luna inche Siamo aquante hore del die equante hore equanti » punti dellore fue del die e sopra li detti die eie dette hore elli detti punti dobbiamo ragiungniere cioè 29 » die e 12 hore e 793 punii egittarne fuori ilmese intero doue noi siamo etanti di etante hore etanti punti )) dellora quanto enterai iufralaltro mese sarae laluna perfetta mente (sic) nuoua ». Cioè Se a sia l’istante in cui ha fatto la luna corrente, n il numero de’ giorni » del mese corrente, x l’istante in cui farà la luna nuova, si ha » x = a -f- 29 giorni -(- 12 ore + 793 punti — n. » In questo passo del suddetto codice contrassegnato « Classe XI. n? 74 » è data la medesima regola indicata di sopra nelle linee 23—26 della pagina 1041 , per trovare il giorno in cui farà la luna nuova. Nelle linee 6-12 del recto della carta — 1044 — 40a del suddetto codice contrassegnato 64.° 30.' Sezione I. Supponendo z'' = k(t' —t) log.fc = 8.2355820 t =k{t"—t') si aveva log.r"= 9.2769741 log.r' = 9.5143350 log.r = 9.1386714 Supponendo poi h v si ebbe log.R' cos.S' = 9.6575678 (— ) log.R' sen.5' = 9.9572403 (h-) Sezione IL k = 66.° 11/20." 72 log.tang.I = 0.4755421 /3° = 53.° 26/ 51." 61 log.a°= 6.3386852 log.6 =3.5936212 (— ) log.c = 3.6343150 (— ) log.d =3.6528871 (— ) Sezione III. log.f = 0.7675319 log.fe= 3.7103421 log.Mj = 9.8230720 log-M/ss 9.5369089 — 1049 — = f — kA log-fe = 7.7605761 al'- &A' = t" — &A" log.Ti"= 9.2770477 log.r/ = 9.5144089 Iog.Tt = 9.1387459 log.N' — 9.7676758 log.N =9.6303186 <»' = 64.° 1 / 14. "93 5'= 116. 38. 12. 32 — 1050 — log.M2 == 9.8452784 (— ) log.M2"= 9.6748882 (—) log.P0 = 0.1888018 log.Q0 = 8.4127018 Questi valori si sono ottenuti colle formole poste nella nota del numero XXIII, e si sono calcolati con t4" t4. Sezione IV. log.c°= 3.6289109 log.K0— 1.7265571 logi0= 1.7405827 log./x = 1.7804077 log.w= 0.1884541 q = 0.° 57/ 58." 89 (— ) *'=64.° 21/ 50." 5 log.sen.z' — 9.9549951 log.r' = 0.0022452 log./ = 9.7288076 I valori di z', r ', / sono molto diversi da quelli che si ottennero nella in- dicata ipotesi di 0 ed i : se andiamo avanti col calcolo troveremo notabili dif- ferenze nei valori di p, p"; r, r"... se finalmente con questi valori di p, /, p" calcoliamo le coordinate eliocentriche , e quindi Q , i e gli argomenti di latitudine, le tre prove non sono verificate in modo che si possa asserire es- sere giunti coi valori di P„ e Q„ ad un certo grado di approssimazione. 8.° È dunque necessaria una correzione ai valori di P0 e Q0. E qui si mostra il vantaggio degli elementi provvisori. Si prendano dunqne i valori di f, /, p" che si sono ottenuti di sopra (7°), e da questi otterremo X = 357.°32/ 26. "51 v== 55. 52. 8. 86 log.r = 0.0294885 — 1051 — X' = 343.°25.' 45. ”0 v'== 45. 6. 30. 45 log.r' = 0.0012812 log.tang.v' = 0.0016442 X" = 335.°41.' 30."% v" = 35. 39. 16. 48 log.r" = 9.9883177 Dai valori di X e X", y e v", risulta e dalla equazione si ha Q = 137.°26.' 1 6 ."55 i =113. 35. 16. 13 tang.y' = sen.(X' — Q) tang.i log.tang.y' = 0.001 5862 . I valori dunque di r' e v che formano la prima e seconda prova sono giunti ad un certo grado di approssimazione che nelle orbite cometarie si potrebbe tollerare. 9.° Le correzioni dei valori di PG e Qo dipendono dai raggi vettori, da- gli argomenti di latitudine e dagli y ed y". Gli argomenti di latitudine sono u = 1 15.°24.' 53. "32 u' = 129. 22. 39. 56 w"=rl40. 30. 10. 32 Dalle tavole di Gauss si ha log .y =0.0014299 logY'= 0.0023519 e quindi log.P^ 0.1373798 log.Q4 = 8.4125426 Con questi nuovi valori si ottiene — 1052 — Sezione IV. log.c° = 3.6288808 fc° = 53.57423 log .1° = 1.7403934 log.pt, = 1.7327229 log.m = 0.1359496 z' = 64.°35.' 23. "0 q = 0. 57. 39. 39 (— ) log.r' = 0.0014283 log.p' = 9.7216638 log .n = 9.6303944 log.n"= 9.7677742 log.p = 9.9144059 log.p"= 9.4909488 Le coordinate eliocentriche sono X = 357.° 34.' 51. "48 v = 55. 52. 57. 88 log.r = 0.0296419 X' = 343.°27.' 55. "31 v'= 45. 8. 26. 53 log./ = 0.0014292 log.tang./ = 0.0021330 X" = 335.°42.' 29." 90 v"= 35. 41. 9. 48 log./' = 9.9883904 Prima prova log./ = 0.0014283 log./ = 0.0014292 Deferenza 0.0000009 - — 1053 — . La posizione del piano dell’orbita Q = 137. °25.' 7. "92 i =113. 36. 10. 34 Seconda prova log.tang.v' = 0.0021330 log.tang.v' = 0.0021 331 Differenza 0.0000001 Gli argomenti di latitudine sono u = 1 1 5.°22.' 53. "49 w'=129. 19. 32. 96 u"= 140. 27. 41. 40 log. ri = 9.6303969 log.n"= 9.7677702 colle inevitabili differenze che si debbono agli angoli piccoli u" — ?t', a'- Dalle tavole di Gauss si ottiene log.?/' = 0.0074862 e quindi log.|/> = 0.1383555 log.p =0.2767110 Da questo valore risulta, elongazione del perielio dal nodo w = 152.° 46.' 13.” 70 log.s= 9.9843000 Longitudine del perielio n =2 290.° 11.' 21." 62 Le anomalie vere sono v = 37.° 23.' 20. "21 v' = 23. 26. 40. 74 v"= 12. 18. 32. 30 Date le anomalie vere, i raggi vettori, e l’eccentricità, dalla formola r(ì -+- s cos.v) = p 135 — 1054 — ottenni log.jp = 0.2767118 0.2767109 0.2767119 Medio 0.2767115 Colla differenza 0,0000005 dal calcolato. Nelle orbite cometarie è inutile spingere più in là le approssimazioni, quindi gli altri elementi log.Tr ss 9.9834601 log. a == 1.4381706 log.£t,,= 1.4002513. 10.° Resta ora a determinarsi l’elemento il più importante, e il più dif- ficile, cioè il tempo del passaggio della cometa al perielio. Attesa la picco- lezza degli angoli E, E'. . . anomalie eccentriche, ho voluto calcolare questi angoli colla nota formola e quindi Ho trovato dunque cos.E = as (E — g sen.E)|/*a3 = £ t =27/4842 t'= 16. 4841 t"=z 8. 4840 e quindi Passag. al perielio gior. dell’anno 234. 9842 Medio 234. 9841 234. 9841 234. 9840 Ecco dunque gli elementi ellittici — 1055 — Passagio al perielio giorno dell’anno 234. 9841 ovvero 1862. Agosto 22. 9841 t. m. a Roma. n= 290.° ll.'21."62 £2= 137. 25. 7. 92 j Eq. med. 0 Gen. 1862 i =113. 36. 10. 34 log.?: = 9.9834601 log. a = 1.4331706 log. e = 9.9843000 log.fA"= 1.4002513. Con questi elementi le tre osservazioni sono soddisfatte in modo che la dif- ferenza calcolo-osservazione è nulla in longitudine e in latitudine Nella tav. 11 presento gli elementi del calcolo di altre osservazioni meridiane. TW. II. Giorni t. m. a Roma Anom. media Anom. eccent. Anom. vera Log.r Luglio 29. 5 0.° 10.' 15." 4 4.° 40.' 26 ."0 33.° 46.' 21 ."2 0. 0210200 80. 5 0. 9. 50. 2 4. 29. 32 . 5 32. 31. 48 . 8 0. 0182720 Agosto 3. 5 0. 8. 9. 7 3. 45. 28. 0 27. 25. 33. 4 0. 0081123 5. 5 0. 7. 19. 4 3. 23. 2. 5 24. 47. 6. 9 0. 0035593 10. 5 0. 5. 13. 8 2. 26. 6 . 0 17. 57. 59 . 8 9. 9939837 20. 8 0. 0. 54. 84 0. 25. 43. 98 3. 11. 21 . 84 9. 9837912 Giorni t. m. a Roma Long, elioc. X Latit. elioc. v Luogo della terra L Log.R Luglio 29. 5 353.° 15.' 46. "7 53.° 16.' 13. ''7 306.° 29.' 5."8 0. 0064773 30. 5 351. 54. 5. 7 52. 20. 23. 1 307. 26. 30. 9 0. 0064203 Agosto 3. 5 346. 51. 59. 4 48. 22. 11. 8 311. 16. 17. 2 0. 0061719 5. 5 344. 33. 56. 1 46. 14. 21. 1 313. 11. 14. 5 0. 0060370 10. 5 339. 22. 31. 7 40. 33. 14. 9 317. 58. 53. 8 0. 0056773 : 20. 8 330. 38. 53. 5 27. 38. 34. 9 327. 53. 13. 9|0. 0048420 a calcolato /3 calcol. Log. A a osserv. /3 osserv. 88.° 28.' 16. "4 48.° 33.' 29. "2 0. 0500603 88. °28.' 22. "9 48. ,° 33.' 32. "8 88. 53. 26. 2 49. 3. 45. 0 0. 0384671 88. 53. 36. 3 49. , 3. 36. 3 90. 56. 4. 9 51. 22. 3. 3 9. 9889502 90. 56. 4. 5 5 ì . . 22. 3. 3 92. 15. 6. 3 52. 43. 39. 8 9. 9614511 92. 14. 55. 0 52. . 43. 32. 5 97. 4. 29. 3 56. 56. 23. 5 9. 8837131 97. 4.' 28. 0 56. . 56. 20. 7 133. 22. 24. 1 69. 50. 51. 3 9. 6777115 133. 22. 26. 6 69. 50. 52. 3 Da questa tavola si ottengono i seguenti errori in longitudine e in latitudine, nei quali si sono incluse le tre osservazioni base del calcolo. — 1057 — TAY. III. Calcolo meno osservaz. Giorni 6«cos./3 */9 Luglio 26. 5 0."0 0."0 29. 5 — 4. 3 — 3. 0 30. 5 — 6. 8 + 8. 7 Agosto 3. 5 *+•0. 2 0. 0 5. 5 — (— 6. 8 -4- 7. 3 6. 5 0. 0 s0. 0 10. 5 -HO. 7 -+-2. 8 14. 5 0. 0 l0. 0 20. 8 — 0. 8 — 1 . 0 Gli errori nelle orbite cometarie sono inevitabili, e i più grandi si sono ot- tenuti in quelle osservazioni che nella discussione (nota II) furono da me no- tate come incerte. 11.0 Nel giorno del passaggio al perielio manca l’osservazione meridiana. La media di due osservazioni del sig. Romberg tav. II , della nota II fatte nello stesso giorno provano la rapidità del moto geocentrico della cometa; da queste risulta mot. diurno in ascens. retta -+-I5.m46/4 — 3.° 28.' 0." La cometa era nella minima distanza 'dalla terra 0.436, quindi la parallasse orizzontale 20." 45, aberrazione in ascensione retta — 2/38, in declinazione — 31." 4. Calcolando cogli elementi l’osservazione del giorno Agosto 22.4923 tav. Y (nota II) distante dal perielio di 0.4918, ottenni Anomalia media 0.° 0.' 12. "36 eccentrica 0. 5. 48. 00 vera 0. 43. 8. 40 log.r == 9.9834999 — 1060 — TAY. Y. Calcolo meno osserv. Giorni t. m. a Greenw. §«cos./3 fi* Luglio 29. 0 — 8. "8 — 11. "7 Agosto 5 . 0 0. 7 — 14. 2 10. 0 H- 3. 1 — 17. 3 14. 0 -4- 2. fi H- 15. 2 22. 0 — 31. 5 — 30. 2 CONCISIONE 13.° Col metodo che ho tenuto nel determinare gli elementi ellittici di questa cometa , mi sembra di aver dimostrato che , nello stato presente della scienza, si possa prescindere dai primi valori di P e Q, e anche dagli altri P0 e Q0 , e che immediatamente si possono avere i valori corretti P4 e Qr Tutta la difficoltà consiste nello assumere quei valori di 0 ed i che a pre- ferenza degli altri rappresentano le buone osservazioni, ciò che non si rende dif- fìcile, giacché nei giornali scientifici se n’ ha un numero grandissimo. Il calcolo dunque che si deve eseguire è il seguente. a) Coi dati delle osservazioni si debbono calcolare i valori notati nelle sezioni I, II, III. b) Dai valori di & ed i, e dell’angolo « sezione I coi dati medesimi delle osservazioni si avranno i tre argomenti di latitudine u , u' , u" ; i tre raggi vettori r, r', r" ; le tre distanze A, A', A" e per conseguenza le accorciate P> P', p "■ c) Per la media osservazione si ricaverà un valore prossimo di z'. d) Colle distanze A, A', a" si avranno i tempi t4", t^, t1. e) Cogli argomonti di latitudine, coi raggi vettori, e coi tempi r1", r/, rL% si avranno i valori di y e y" . f) Finalmente i valori di e Qr - 1061 — Viene quindi il calcolo delle quantità notate nella sezione IV seguito già da noi nel numero 9.° Quando le tre prove siensi verificate dentro i limiti delle tavole, si passerà al calcolo degli elementi. In caso contrario si passerà ad una nuova correzione , onde ottenere i valori di P2 e Q2 e così succes- sivamente. Appendice. 1 ,° Il profes. Astolfì mio sostituto ha voluto strettamente seguire il cal- colo dell’autore e mi ha comunicato i risultati che ha ottenuto. Lasciando i valori notati nelle sezioni I, II, III, i quali sono identici ai miei, comincierò a notare i valori di P0 e Q0 log.Po = 0.1388027 log.Q0 = 8.41 25582 Questi si sono ottenuti dai tempi r", t', r e differiscono perciò dai valori ot- tenuti da me e benché le differenze sieno di poco momento , nulladimeno i valori della sezione IV si trovano modificati come siegue. Sezione IV. log.c0 = 3.6289110 (— ) log.fc° = 1.7265479 (— ) log.!0 = 1.7404842 (— ) log. tang. q = 8.2270029 ( — ) log.ju, = 1.7302990 log.m = 0.1384143 (-*-) z' = 64.° 22.' 3." 3 log.?1' =0.0022323 log./ = 9.7237735 log.n = 9.6305557 log.n' — 9.7676717 log.p = 9.9164911 log./' — 9.4930107 136 — 1062 — Coordinate eliocentriche X = 357.°57.'28."77 v = 56. 0. 32. 82 log.r = 0.0310797 X' = 343.°39.'40."80 v' = 45. 18. 52. 06 log.r' = 0.0022322 X" = 335.° 47.' 31 ." 89 v" = 35. 50. 47. 05 log.r" = 9.9887644 Posizione del piano dell’orbita e quindi Argomenti di latitudine Q = 137.° 16.' 43. "96 i = 113. 43. 33. 24 v' =45.° 18.' 52. "35 u =115.° 5.' 9. "16 «' = 129. 2. 53. 28 «"= 140- 13. 55. 50 log.n = 9.6305446 log.n"= 9.7676769 Se riguardiamo le tre prime prove , come un segno di vera approssimazione, si dovrebbe dire che i valori di P0 e Q„ sono quasi esatti , giacché le due prime prove sono soddisfacenti e nella terza le differenze non sono molti grandi. N" Qui si deve osservare che avendosi dal calcolo il rapporto — maggiore della unità, ed essendo il coefficiente M2" negativo , il valore di p" rigorosamente N" N" parlando doveva essere più piccolo. Ora ^.—^=0.0000041 per cui — -< — 1 sensibilmente nullo, quindi nel valore di p" si è considerato il solo primo ter- mine M,"~ . 1 n — 1063 — Correzione di Pc e Q0 2.° log.Tl"= 9.2770480 log.r/ = 9.5144093 log.Tj =9.1387463 log .y =0.0014233 log.j/"= 0.0023315 log.Pj = 0.1373935 log.Q, = 8.4125049 Questi due valori differiscono da quelli ottenuti da me, e modificano i valori della sezione IV. log.c°= 3.6288811 (— ) log./c°= 1.7289216 (— ) logi°= 1.7403560 (— ) « log.(x= 1.7326524 log.m= 0.1359827 z' = 64.^35.' 12. ”35 q= 0. 57. 39. 66 (— ) log.r' =0.0015392 log./ = 9.7216900 log.n = 9.6303855 log.n"= 9.7677790 log.p = 9.9144335 log./' = 9.4909774 Coordinate eliocentriche X = 357.° 35.' 9.''40 v= 55. 53. 3. 93 log.r = 0.0296609 X' = 343.° 28.' 4. "05 v' = 45. 8. 34. 32 log.r' = 0.0014391 1064 — X" = 335. °42.' 34. "12 v" = 35. 41. 17. 59 log.r” = 9.9883957 Posizione del piano della orbita 137."25.' l.”ll i = 113. 36. 16. 30 45. 8. 34. 34 Argomenti di latitudine u — 115.° 22.' 39.”34 w' — 129. 19. 20. 33 u"= 140. 27. 29. 44 log. w = 9.6303861 log.n"= 9.7677788 Le prime tre prove sono talmente soddisfacenti che nulla di più si può de- siderare. 3.° Essendo poi logY = 0.0074858 si ottenne log. |/> = 0.1383888 log.p = 0.2767776 a = 152.° 46/ 12.” 9 log.£== 9.9844296 e quindi le anomalie vere v =37.°23.'33.”6 v' = 23. 26. 52. 6 v”=12. 18. 43. 5 Con queste, e coi raggi vettori calcolando la forinola si ebbe r(l -4- ecos.?;) =p log.p = 0.2767777 0.2767766 0.2767777 Medio log.p = 0.2767773 1065 — che differisce di tre unità nella settima cifra decimale del logaritmo. Gli altri elementi sono Le differenze sono notabili, e se si prende il medio si avrà Pass.0 al perielio 284.98306. Attesa però questa incertezza, gli elementi saranno sempre approssimati. 5.° Dopo ciò si scorge sempre più la difficoltà di determinare gli ele- menti delle orbite ellittiche cometarie. Questi elementi saranno sempre appros- simazioni , nè potranno giammai rappresentare le osservazioni tutte , che si fanno sulle comete, specialmente se si tiene conto delle osservazioni fatte in qualche distanza dal perielio. Le anomalie sono estremamente piccole nelle or- bite di grande eccentricità. Così, per esempio, se per la prima osservazione distante dal perielio di circa 28 giorni, si determina l’anomalia eccentrica colla formola log.?: = 9.9834631 log. a = 1.4367107 log./x"= 1.3949412 4.° Se però calcoliamo il tempo del passaggio al perielio, si trova t =27/49038 «' = 16. 47740 t"= 8. 48139 cos.E a — r si trova E = 5.° 1 1 .' 21 05 e colla formola si avrebbe v = 37. 23. 57. 0 e dal calcolo si ebbe v = 37. 23. 33. 6 Che se poi si calcoli E dalla formola 1066 — si ottiene E = 5.° 11.' 17." 54 la differenza dunque 3." 51 nella anomalia eccentrica produce una differenza di 23." 4 nella anomalia vera. Al contrario nella terza osservazione poco di- stante dal perielio da ambedue le formole si ha E = l.° 39.' 16." 66 dalla quale si otterrebbe Pas.° al perielio 234.98156 È dunque un vero miracolo se colle osservazioni delle comete si può giun- gere ad una teoria che si accordi colle migliori osservazioni. 1067 — ■ Nota sai compasso goniometrico del prof. V. Dio rio. Il chmo sig. professor Carlo Maggiorarli comunicò all’accademia nella sessione del 13 giugno dell’anno 1858 taluni studi craniologici sull’antica stirpe Ro- mana ed Etrusca ne’ quali fece cenno di un compasso goniometrico da me imaginato, lodandolo come il più esatto fra gli istromenti inventati per siffatto genere di ricerche. Trovando che il lodato accademico nella sessione 1 giugno dell’anno 1862, tornò ancora ad intrattener l’accademia con altro interessante articolo, su quei teschi che a tante questioni di etnografìa e di patria storia somministran soggetto; ho stimato che non fosse per riuscir discaro a questo dotto consesso, il vedere la costruzione ed il metodo d’applicazione del com- passo anzidetto, che può rendere facile ed esatta la determinazione delle mi- sure per le quali anche a tutt’altre circostanze di sesso , d’età e di sviluppo corrispondenti, diversificano fra di loro le teste umane. Debbo qui premettere che il compasso goniometrico venne ideato da me e costrutto nel laboratorio del sig. Angelo Luswergh, senza che io m’avessi idea alcuna di analoghi congegni che poi ho letto inventati in America e mo- dificati in Francia. L’ ho adoperato tutti gli anni nelle pubbliche lezioni di zoologia della Romana Università. Del resto essendo V istromento diversissimo, dagli altri a scopo egual destinati, non avrebbe in comune con essi altro che il fine che tutti gli altri inventori si proposero. Standomi però a cuore più lo avanzamento reale della scienza , che una vana lode ; rinunzio volentieri alla pretenzione di una anteriorità , per la invenzione dell’ istromento di cui vado a mostrarvi il modello. La composizione sua è semplicissima. Due quadrella metalliche (Vedi la tavola) AR, AC divise a millimetri in tutta la lunghezza, sono articolate in- sieme a l’un de’ capi, mediante una rotella A avente una vite in centro, che si toglie per sostituirvi od un perno sporgente metallico a , od una sbarra triangolare AE divisa pure a millimetri in tutta la sua lunghezza, e ritenuta così nel centro dell’ istromento, che l’uno degli angoli riesca esattamente tan- gente al piano delle quadrella che si riguarda allorquando il compasso è chiuso. — 1068 — Un altra sbarra triangolare D simile in tutto alla prima e come essa disposta relativamente al piano del compasso , trovasi fissata sopra una cassetta me- tallica I che può scorrere sulle aste quadrangolari descritte. Un semicerchio graduto G concentrico alla testa del compasso è fissato lateralmente al me- desimo sopra una delle aste; mentre l’altra porta un piccolo indice H che segna i gradi corrispondenti alle aperture che si danno all’ istromento. Finalmente un altra cassetta metallica K simile alla prima I, e com’ essa scorrevole sui binomi porta nel mezzo un perno snodato F ehe si adatta alle direzioni di- verse dei canaletti nei quali e destinato a penetrare , e dà un punto fìsso all’ istromento in parecchie sue applicazioni. Per misurare infatti 1’ angolo faciale in una testa umana p. e. s’ inco- mincia dal far scorrere sul compasso la cassetta K in guisa da portare il perno F entro il condotto uditivo, munendolo di un astuccio, di sostanza molle per non danneggiare i tessuti vivi, se è l’uomo che assoggettasi allo sperimento. Ciò fatto si porta la sbarra triangolare AE a contatto dei denti incisivi , o del piano inferiore delle narici a seconda del metodo che vuol seguirsi nella misura dell’ angolo. Non resta altro che sul compasso aperto far scorrere la sbarra triangolare ID fino all’altezza delle gobbe frontali, perchè dalla chiusura delle aste, si trovi indicato sul semicerchio H il grado ossia il valore dell’an- golo che si ricerca. Or bene supponiamo che la sbarra AE sia stata portata a contatto del bordo tagliente dei denti incisivi si sarà trovato un angolo minore di quello, che rinverrebbesi portando la sbarra istessa a contatto del piano inferiore delle narici. Basta però prendere con il millimetro 1’ altezza di questo piano, mi- surata dal bordo anzidetto degli incisivi , e trasportandola in corrispondenza del perno KF , chiudere fino a quell’ altezza il compasso ; perchè rinvengasi pratticamente ed istantaneamente un secondo angolo , il quale aggiunto al primo , darà il valore , che sarebbesi ottenuto misurando l’angolo faciale dal piano delle narici: o viceversa sottraendo questo secondo angolo dal primo , si avrà il valore, di quello che invece si volesse dal bordo degli incisivi mi- surato. Chiaro adunque risulta che il compasso goniometrico serve alla riduzione istantanea all’unità di misura, degli angoli faciali presi con metodi differenti, ed a tale officio nessun altro degli istromenti fin qui inventati può destinarsi; che nemeno servir possono per misurare l’angolo faciale di Camper , mentre non si possono i medesimi adattar facilmente al piano inferiore delle narici. — 1069 — Ove al perno AE si sostituisca l’altro a; ed al perno F della cassetta K si sostituisca 1’ asterella L , rimanendo sempre ID nel suo posto : si troverà che intromettendo oc nel forame uditivo ; portando KL a contatto del bordo mascellare superiore , ed ID in corrispondenza dell’arco orbitai superiore ; il compasso misura la faccia isolata dal cranio. Aprendo nuovamente il compasso, e facendo risalire e cadere soavemente ID sul vertice, si avrà la misura del- l’altezza verticale della testa; finalmente portata la sbarra istessa ID del com- passo riaperto a contatto della protuberanza occipitale, avremo la misura dello sviluppo posteriore del capo. Si tolgano finalmente il perno AE, la cassetta KF, e l’altra ID; e si armi il compasso in piano con la rotella M. Le due punte N si fissino alle som- mità delle aste, e si avrà il compasso di spessezza, acconcio a prendere i dia- metri trasversi della faccia, del cranio ec. Se si tolgano poi le punte trasverse N, si riduce 1’ istromento ad un compasso ordinario guernito di un semicer- chio, col quale si possono prendere moltissime altre misere esattamente. Questo è l’ istromento che semplice d’ assai nella composizion sua , mi sembra risponda meno imperfettamente alle esigenze della scienza moderna. I pezzi oc, ID, AE, e KF potendo diriggersi tanto a destra, quanto a sinistra, il compasso addiviene ambidestro. Vi sono dei pezzi di sostituzione D' e F' che servono per le teste aventi un raggio eguale o minore ad AH. Tutti gli etnologi moderni, anzi i zoologi istessi ricorrono all’angolo fa- ciale , come ad una caratteristica di genere o di specie per gli animali che sono ancora nello stato di libertà nativa; e di varietà per gli altri che subirono con l’ influenza dei climi diversi sotto de’ quali furono portati a vivere; mo- dificazioni analoghe a quelle , per le quali oggi distinguiamo un numero di razze diverse, fra gli individui della istessa unica umana famiglia. Si dovrebbe quiudi supporre che facilmente giungere si potesse alla de- terminazione di una misura, su delle quale tante distinzioni scientifiche si ri- trovano in qualche maniera fondate. Ma pure per rinvenir quel angolo, anche solo in un cranio spolpato e separato dal corpo troviam che i scienziati hanno ricorso a tanti svariati metodi, i quali per la istessa loro pluralità, escludono scambievolmente la pretesa lor perfezione. Ne minore difetto de’ metodi ima- ginati a misurare i teschi umani, è a credersi sia quello che dall’ incertezza, deriva con cui diversi autori, procedono all’ applicazione dei medesimi. Pre- tendon tutti di adoperare il metodo di Camper p. e., e ripetono che l’angolo faciale di Camper distingue a meraviglia le principali fra le varietà della umana 137 — 1070 — specie: ma intanto nel condurre le linee dalle quali quello risulta, non sono tutti d’ accordo. Anzi lo stesso Camper ora staccò la linea faciale dal bordo dei denti, ora da quello degli alveoli della mascella superiore, ed ora dal piano inferiore delle narici. Per condurre la linea orizontale che tagliando la faciale anzidetta deve costituire l’angolo misurabile Camper partendo dal forame udi- tivo, la condusse sempre al piano inferiore delle narici: Geoffroy Saint Hilaire e F. Cuvier rabbassarono invece dal forame istesso fino al bordo tagliente degli incisivi, come è detto nella storia naturale delle scimmie pubblicata per Latreille. Piacque a Spix di staccare la linea orizontale dal punto infimo del condilo occipitale, e scorrerla fino al bordo alveolare della mascella superiore. -Ora non è indifferente per il valor dell’angolo faciale che 1’ una all’ altra di queste linee sostituiscasi. E siccome gli espositori della storia degli animali e di quella delFuomo, non sempre hanno indicato come abbian inteso di mi- surare gli angoli dei quali indicano il valore caratteristico; chiaro risulta quanta incertezza debba regnare nella scienza, per cosifatte inesattezze. Adottando il compasso goniometrico, facilmente riduconsi, come abbiamo indicato, ad unità di misura gli angoli comunque desunti; e perciò speriamo non riuscirà disearo a quanti si dedicano a tal genere di studi. Di più misura esso separatamente la faccia ed il cranio di qualsisia vertebrato; ed è adot- tabile tanto agli animali vivi, quanto alle effigie loro, come alle statue a bassi rilievi, e finalmente alla figure piane dei quadri e dei disegni, dando sempre a millimetri ed a gradi riportate le più piccole differenze. Ad ogni modo l’offro quale è alla scienza perchè essa se utile lo ritrova lo adotti; se superfluo, condoni almeno allo zelo che nutro per essa, lo averlo immaginato. Moto dei proietti nei mezzi resistenti. Nola del prof. M. Azzarelli. Il signor generale Timmerhans nel volume 3.° del suo saggio di artiglieria, così ragionava nel 1846 alla pagina VI della prefazione alla nuova Artiglieria da piaz- za « Appartengo a coloro che sono perfettamente convinti essere l’artiglieria » una scienza e non un arte empirica. Ogniqualvolta il punto di partenza » delle ricerche dell’artigliere sarà un fatto bene osservato e bene constatato, » e non già una ipotesi, l’applicazione delle scienze esatte lo condurrà a ri- » sultamenti veri ed applicabili. E se fino a quest’oggi gli sforzi dei mate- » matici i più distinti hanno poco contribuito al progresso dell’artiglieria, egli » è avvenuto , perchè partendo essi da ipotesi false , il rigore delle stesse » matematiche non poteva condurli che a falsi risultamenti. » La base naturale dell’ artiglieria ragionata è una balistica vera , una » balistica appoggiata su fatti e non quella che esiste oggi , e la quale in « realtà non è che un esercizio di calcolo infinitesimale ». Onde potesse diminuire l’importanza di queste osservazioni del eh. generale Belga sarebbe necessario per la soluzione del principale problema balistico , che fosse nota la legge della forza ritardatrice, quale è la resistenza dell’aria. Questa resistenza, lorchè se ne riconobbe ed ammise l’efficacia, fu supposta dal Newton proporzionale al quadrato della velocità: in seguito da alcuno è stata pro- 5 posta proporzionale alla potenza di grado - dalla stessa velocità, e da altro, dopo esperienze eseguite in grande scala, è stata considerata proporzionale al quadrato e al cubo della velocità ; ed in questi ultimi tempi è stata ancora proposta proporzionale al cubo della velocità e quadrato del coseno dell’angolo di pro- iezione. Non tralasceremo di notare che Eulero nei suoi commentami all’opera di Beniamino Robins sull’artiglieria tentò di assegnare la traiettoria dei pro- ietti nel piano nella ipotesi di una resistenza proporzionale al quadrato e quarta potenza della velocità. Queste differenti ipotesi che si vanno proponendo dimostrano essere ignota la legge di essa resistenza , e quindi , come propone Thiroux nel suo corso di artiglieria, edizione del 1860 , sembra più concludente che la espressione della resistenza venga dedotta dalle sperienze per ciascun caso particolare. — 1072 — Se ciò è riconosciuto vantaggioso per stabilire una balistica tale da con- durre a forinole applicabili ad una ragionata pratica impiegando proietti sfe- rici, tanto più si rende necessario lorchè il mezzo resistente viene percorso da proietti in parte ogivali e parte cilindrici , e pei quali durante il moto vi è luogo a ritenere che non possa essere costante la proiezione della superficie soggetta all’urto e fatta in un piano normale alla direzione del moto. Oggi però che per mezzo della elettricità sono stati immaginati degli ap- parecchi elettro-balistici coi quali si può giungere ad una conoscenza molto approssimata del tempo impiegato da un proietto a percorrere una porzione qualunque della sua traiettoria, ne sembra che possa partirsi, da una espres- sione empirica del tempo in funzione della distanza onde stabilire una ba- listica utile per la prattica del tiro, e costruzione delle relative macchine, e per ogni calibro assegnare così la traiettoria, e tutte le circostanze del mo- to, non che la espressione della resistenza medesima. Questo è lo scopo della presente nota. 1 .° Il tempo impiegato da un proietto a percorrere un arco di sua tra- iettoria tanto nel vuoto quanto in un mezzo resistente deve essere una fun- zione dell’ascissa. Questa funzione deve annullarsi coll’ascissa, quando l’origine delle coor- dinate sia nel punto ove la linea di mira è tangente al rigonfiamento della gioia, e deve crescere insieme all’ascissa medesima. La funzione rappresentante il tempo può essere tanto algebraica quanto trascendente, purché adempia alle due indicate condizioni: noi la supporremo algebraica e formata di tre termini, t -■=■ ax bx1 -’r- cc c3 . (1) Le ordinarie teoriche di artiglieria presentano pel tempo una funzione tra- scendente della seguente forma t = ax b{ecx — 1) , (iy ove posto otterremo ecx = 1 -t- ex h- C“X“ cax° 1.2 1.2.3 . , , x be'2 2 bcz t = (a + bc)x + — x*+—xz- ‘ 1.2.3 — 1073 •— per espressione approssimata del tempo qualora si voglia dato per una fun- zione algebraica. E lorquando la x designi una ascissa e l la corrispondente ordinata , la ( 1 ) rappresenterà una curva del terzo ordine, la quale avrà tre punti comuni con la (1)'; e così si potrebbe avere ancora una espressione di esattezza maggiore qualora pel tempo si assumesse : t = ac c -+- bx 2 -4- ex 3 ~t- dxK , noi peraltro conserveremo la (1). 2.° Ora per determinare nella (1) i parametri a, b, c basterebbe che si conoscessero tre distanze ed i tempi corrispondenti. Peraltro affinchè quegli stessi valori così determinati per a , b , c soddisfacessero a tutte le altre pos- sibili distanze e relativi tempi, farebbe d’uopo chela (1) rappresentasse la pre- cisa legge di dipendenza del tempo dalla ascissa. Questo non potendosi pre- sumere, quei valori di a, b , c non potranno soddisfare con esattezza ad altre equazioni analoghe per le quali siano note le distanze ed i tempi. È dunque necessario per avvicinarsi quanto più sia possibile alla legge di natura , di procedere alla loro determinazione nella condizione che gli errori i quali ri- sulterebbero per le altre equazioni fossero i più piccoli possibili. A raggiun- gere un tale scopo si presta il metodo dei minimi quadrati. A questo fine si convenga di designare i tre parametri da determinarsi con u, y , z e le quantità note per l’esperienze con a, b, c, d, si ponga cioè a — x,b = x2,c — xz,d = t , onde si abbiano le seguente equazioni sotto la forma ayu h- bAy -+- c\z -s- = 0 a2u -h b2y + c22-hì2 = 0 a3u -+- bzy -t- c3z -+- d3 = 0 (2) a^u — |— bAy "4— c4z — t— dA == 0 Se si immaginasse che le u, y, z fossero state determinate per mezzo di tre qualunque delle esposte equazioni sostituendo i loro valori nelle altre, queste — 1074 — non rimarranno verificate, onde si avrà in ognuna un errore che potrà essere tanto positivo, quanto negativo: rappresentando questi errori per £i » £2 > £3 > S4 > * ’ • avremo £1 = «i W -4- Vj -4- C,Z -+- d, h = a*u + b2 y ca* -+■ d2 (3) e3 = a3w -t- bzy -4- cgz -4- d3 S4 ~ a4M *+' bAÌJ ~+“ C4Z ^4 Ora ci proponiamo di assegnare u,y,z nella condizione che la somma dei quadrati degli errori sia la minima. Si prende la somma dei quadrati de- gli errori, perchè quando si considerassero le potenze prime, queste potendo essere alcune positive ed altre negative , potrebbe verificarsi che la somma degli errori fosse nulla e con tutto ciò le quantità determinate non si appros- simassero a rappresentare la legge di dipendenza del tempo dalle distanze. Porremo dopo ciò £\ -+- ■+■ £\ -+• £\ -+- • • • = s , (4) e per le note condizioni del minimo dS o ^ du ’ dy dS dz Ma per le (3) essendo gli errori funzioni delle m, y , z, dunque avremo col derivare la (4) rispetto di queste quantità de, du de, £j dy de. £l Tz ds2 de. du^ hd^’Jr~ ds„ de. u r--*- dy de„ dh lo 7^4- 2 dz . = 0 -^+e^3+... = 0 (5) . = 0 Ora per le (3) — 1075 — dò, du den h; lui ds_3 dy ds. , de, de3 “1 — ^4 5 “7 — “ — * j i j dy l’ dy 2 dy 3 de. ds0 de. ds2_ ds~4? d2_C2J d* 3,‘- Sostituiti questi valori nelle (5) insieme a quelli bi £p s2, s3, ... otteniamo a^a^i -+- 6tt/ h- CjZ - 1- d4) -4- a2(a2w -+- b2y -+- c2z -4- d2) “+■ as(a3U ■+■ &3?/ ■+■ C3Z ■+■ ds) ’ • • “ 0 h- èjt/ h- c4a; dt) -+- b2(a2u -4- b2y -4- c2z -4- d2) -4-* &3(«3w -+- V -4- c3z -+- d3) -4- . . . = 0 c4Kw H- bLy H- c4z -4- dt) -4- c2(a2w -4- b2y -t- c2z -4- d2) -f- e3(a3w -4- bzy -4- c3z -4- ds) H- • • • = 0 Se qui facciamo 2a2 , -4- 622 2&2 c2t -4- c22 -4- c2s -4 == 2c2 albl -4- a2b2 -+- a3è3 h- ... = lab aldl -4- a2d2- 4- a3d3 -4- . . . = 2ad Vi ^2c2 ■+■ V3 -4- ... = 2òc è1d1 -4- ^2"*“ Ms -+- ••• = 2^d h- c2d2- 4- c3d3 -4 S= Icd otteniamo le tre seguenti ula2 -4- ylab -4- ziac -4- 2ad = 0 u^ab — f— ylb2 —4— z2*bc -4— 2òd = 0 (6) uZac -4- ylbc -4- zie2, -4- 2cd = 0 ; le quali servono per la determinazione della u, y , z nella condizione che la somma dei quadrati degli errori — 1076 — sia la minima. Dalla risoluzione di queste equazioni intenderemo dedotti i valori di esse incognite, che rappresenteremo per a, b , c onde per la funzione del tempo avrà luogo la (1). 3.° Nota la funzione empirica rappresentante il tempo si dimanda la tra- iettoria media percorsa da un proietto in un mezzo resistente. Dalle formole generali del moto in un mezzo resistente e nella ipotesi che la resistenza agisca nella direzione della tangente la traiettoria e con una legge qualunque abbiamo: d2y = — gdt 2 (7) la quale in ultima analisi rappresenta i gradi di accelerazione comunicata da g nel tempo dt secondo l’asse delle ordinate. Essendo ora t = ax bx2 -+- cxz , differenziando, e sostituendo avremo d2y = — g(a-b la quale per 6 = 0, c = 0 si muta in a2u y = astanga — x 1 che rappresenta la traiettoria nel vuoto, se facciasi 1_ 2 46cos2a ove li sia 1’ altezza dovuta alla velocità di proiezione ; ed in questo caso la funzione dell’ascissa che rappresenta il tempo è ove t = ax , 1 V<ìgh .cosa Di qui risulta che nella funzione dell’ascissa che rappresenta il tempo i coef- ficienti che seguono il primo devono dipendere dalla resistenza del mezzo ; e nella equazione della traiettoria una tale dipendenza deve principiare dal coefficiente del terzo termine. La equazione della traiettoria può essere posta y = stanga a2gx 2 r, 46 / 262 — 1— 3ac^ , o 66c 3c2 n ( 3 a2 ; Essendo, quando si dica V la velocità di proiezione, 1 avremo pure W 2VW«I as/46 à'~3 Y2cos2a y == stanga — 262 h- 3ac 3Ó2 Sr-5*)] 138 3c2 — 1078 — e se qui poniamo Ab 2à2 -+- 3ac x a:2 3ttc2 se3 3 "+" 3a a avremo 6èc a:2 3ttc2 se3 _ /X\ ' ^ H T ’ x 2 aar a: /a\ »=rtanga -4te^“iywi • « f la) ’ dalla quale apparisce l’effetto della resistenza del mezzo essere rappresentato dal termine g® 2Y2cos2« a ove la caratteristica f (^j designa un polinomio che nei casi particolari può numericamente valutarsi. 4.° Determinato per mezzo della esperienza il valore approssimato del coefficiente a , per misura dell’ altezza cui è dovuta la velocità di proiezione abbiamo la formola e per la velocità iniziale La velocità iniziale deve dipendere dall’angolo di proiezione per tutti i tiri al disopra dell’orizzonte. In questi tiri difatti una parte del peso del pro- ietto agisce direttamente contro la forza espansiva del gas che si sviluppa nella combustione della polvere , e perciò un ritardo al moto del proietto , e quindi una combustione più completa della carica , cui siegue uno svi- luppo maggiore di gas : dunque la velocita iniziale deve crescere coll’ angolo di tiro, e la formola (9) dà la legge di questa dipendenza. Qualora s’ impieghi la stessa carica, le quantità a, b, c ch’entrano nella funzione del tempo devono conservarsi dello stesso valore: quindi la velocità iniziale orizzontale per qualunque angolo di tiro deve conservarsi costante. Tale risulta dalla (9). La formola empirica che, per la determinazione della velocità iniziale, viene assegnata dal generale Piobert è 2a2gcos2a V = (9) — 1079 — V =2000 ove w è il peso del proietto, e co' quello della polvere componente la carica. 5.° Avuta la velocità iniziale dì traslazione, lorquando il proietto abbia un moto di rotazione intorno l’asse che è nella direzione del moto, si può rico- noscere ancora questa velocità di rotazione. S’indichi di fatti per H il passo dell’elica direttrice delle righe della bocca da fuoco, egli è certo che il pro- ietto nel tempo che percorre lo spazio acosa secondo la direzione del moto, compie pure tante rivoluzioni intorno al pro- prio asse, quante volte H è contenuto in questo spazio; ora se diremo n, w il numero di queste rivoluzioni, e la velocità iniziale di rotazione avremo V = 1 H aHcosa Sia ora d il diametro del proietto , n il rapporto della circonferenza al dia- metro, avremo per lo spazio che percorrerà un punto qualunque della super- fìcie cilindrica del proietto nd aHcosa Nota questa velocità di rotazione può determinarsi quella angolare la quale rappresentata per 9, si deduce da 0 : w = 1 : - , 2 ’ onde g 2rc d aHcosa 6.° Col mezzo della formola (7) possiamo ancora inoltrarci alla determi- nazione della velocità in un punto qualunque della traiettoria , o come suol dirsi della velocità residua. Essendo d2y = — gdt 2 sarà pure d?y ^ _ df_ dt2 ds 2 db2~ °dtf=~~g ‘ ds 2 ' dx2 ’ ma se venga rappresentata per v la velocità per l’arco della traiettoria,’ cor- rispondente all’ascissa x, sarà pure — 1080 — d2y g dx 2 -+- dy 2 dx 2 v2 dx 2 dalla quale = — 9 d2^ dx 2 (10) dy dhj Se qui sostituiamo i valori datici dalle formole stabilite per ~ avre mo la velocità corrispondente a qualunque ascissa, e sarà . r / 9 ^ , 9 2(2à2-4-3ac) » , 9c2 1 -4- J^tanga — g[a2x -4- - x 3 -+- 3ocx4-t- — «sjJ (a -4- 2 bx -I- 3 ex2)2 (11) ove fatto x = 0 troveremo la velocità iniziale già determinata per altra via, cioè 1 -4- tang2a 1 Dalla (10) possiamo avere la velocità del punto culminante, perchè dovendo a questo corrispondere £=0. dx essa mutasi in ossia nel caso nostro e quindi '■jy dx2 1 (a -4- 2foc h~ 3c&2)2 1 a -4- Ibx -4- 3c;r2 " La determinazione dell’ascissa dipende dalla risoluzione numerica dell’ equa- zione tanga = g(a2x -4- 2a bx2 -4- %ac) xs _j_ 3^4 a;5) . 3 5 1081 Il calcolo della velocità può farsi dipendere generalmente da una formola più semplice della (11): per ottenerla osserveremo che nel moto del proietto, qualunque esso sia, la forza centrifuga non avendo alcun effetto, dunque essa è annullata in ogni punto da quella componente del peso che è normale alla tangente la traiettoria. Dicasi pertanto 9 1’ inclinazione della traiettoria alle ascisse nel punto (x, y), v ne sia la velocità, e p il raggio osculatore; avremo evidentemente l’equazione v 2 — = gcosf . P Ora essendo generalmente ds3 ^ d2ydx ’ sarà pure e sostituendo 2 d2y 2 d2y nella quale messo il valore di ne risulta infine, 1 cos cp(a -+- Ibx -+- 3 ex2) ’ (12) e quando sia il punto di partenza quello di cui si vuole la velocità essendo allora 9 = « , x = 0 torna 1 acosa ’ e pel punto culminante , avendosi 9 = 0 si ha il medesimo valore antece- dente. 7.° Dalla (12) deduciamo che la componente orizzontale della velocità è VCOStp 1 a -+- 2 bx 3 ex2 cioè quella del punto culminante per la forma, mutando soltanto il suo va- lore per quello dell’ascissa. Tra le due (1), (12) se venga eliminata la x ne dovrà risultare una e- quazione di relazione fra il tempo e la velocità. E qualora si ponga 1 u , a — u = q, vcos

— gdt 2 avere la formola pel calcolo del tempo, perchè da questa (19) — 1087 — per qualunque distanza la linea di mira sia orizzontale, e che sia noto il cor- rispondente alzo totale e parziale: immaginiamo ancora che per lo scopo sia stata condotta una verticale prolungata fino ad incontrare 1’ asse della bocca da fuoco , o la linea di tiro. Per maggior comodo, e come suole praticarsi dagli artiglieri trasporteremo l’asse, e quindi la traiettoria al punto più ele- vato del rigonfiamento della gioia, onde la distanza o portata sarà quella com- presa fra lo scopo e l’origine della traiettoria. Immaginando tracciata la figura, e che in M sia verticalmente piantato lo scopo , la MN' rappresenta di quanto il proietto si abbassa al disotto di quella direzione per la quale sarebbe spinto quando dovesse muoversi solo per effetto della velocità comunicata dal motore principale. Ora i due triangoli simili ne danno da cui MN' : MO = LH : LO MN' MOXLH LO e ponendo le seguenti denominazioni AC = R , AL = BO - r , CH = h , LO = AB = Z OM = X , in caratteri algebrici avremo Mn| W-r + Q Se si volesse il valore esatto dell’ abbassamento si dovrebbero considerare i due triangoli rettangoli SMN, OLH. Chiamando « 1’ angolo di tiro , e che è uguale a quello di mira artificiale, osserveremo essere BS == rcotoc . — 1088 — Valutando la portata X' dal centro della bocca allo scopo , questa dovrà es- sere diminuita di SO', cioè di SO' = BScosa = rcotacosa onde MS = X' — rcotacoso' , e così MN : MS = LH : LO ed ovvero MN MSXLH LO (X' — rcotacosa)(R — r -+- h) - MN = X'(R - — r -+- h) l (R — r -+- ù)rcotacosa ì (21) dalla quale apprendiamo che tanto più piccolo è il secondo termine quanto più grande è l’angolo di tiro. 14.° Per comodo delle applicazioni numeriche riterremo il solo primo termine del secondo membro della formola (21): e per calcolare il tempo pren- deremo la nota formola della discesa verticale di un corpo nel vuoto, il quale dovrebbe essere minore del vero; ma perchè in MN vi è 1’ elemento X' che è maggiore del vero , così il tempo deve risultare bastantemente approssi- mato. Ciò posto essendo generalmente 2 sarà nel caso attuale da cui gt 2 __ X'(R -r + ft) 2 ri l •V 2X'(R h) gì (22) e questo valore per tutte le distanze X' corrispondenti agli alzi h non può allontanarsi molto da quello dato da opportune esperienze. Noto il tempo per l’esperienze può aversi da questa formala il valore dell’alzo corrispondente a qualunque distanza, perchè da essa deduciamo lo.a Nelle applicazioni che si dovranno fare delle trovate formole sarà necessario riconoscere 1’ angolo di tiro , essendo noto l’alzo parziale , e tutti gli elementi che si riferiscono all’arma. — 1089 — A questo fine dal triangolo OLH avremo R — r -f- h tanga = Gli elementi R, r l sono costanti per una medesima bocca da fuoco , ed h varia colla distanza, dunque fissata h, è pure è determinato oc. 16.° Avendo determinata la equazione della traiettoria, da essa può ri- cavarsi l’alzo corrispondente a qualunque portata. Se nella (8) si pone y = 0, ne risulta dopo la divisione per la oc; /a2 2 ab (2 b'2 -4- 3ac) „ 3 bc . 3c2 \ tanga = + y £2h z3-h — — x5) . Ora essendo tanga se facciasi 6 5 R — r -+- h R — r = d d-\-h i a 2 ’ìab — =P(r+y^ (2 b2 h- 3ac) 2 3 bc 3c2 10 Se ora dicasi ti l’alzo corrispondente ad altra distanza oc', avremo ancora ti **\T' lab !” «,-K dalle quali 2 ba T x~h 2 ba . — OC-4- (2ò2-*-3 ac) 6 (2ò2-t-3 ac) 6 Da questa formola possiamo avere il valore dell’ alzo per una distanza qua- lunque, essendo noto quello corrispondente ad una distanza parimente nota. Noi supporremmo che l’alzo qualunque sia posto a confronto di quello corri- spondente al punto in bianco naturale pel. quale ti— 0, ed x' è nota per ogni bocca a fuoco, e sarà pel calcolo di un alzo qualunque dipendentemente dalla conoscenza della tra- iettoria. 18. Col mezzo della esperienza può stabilirsi una formola empirica, che valga ad assegnare il valore dell’alzo corrispondente a qualunque distanza. Si rappresenti per H l’alzo totale corrispondente ad una X portata qualunque. Egli è certo che l’alzo deve variare colla portata, onde H = flX) . Questa funzione però deve essere tale da soddisfare alla condizione che per X = 0, sia pure m = o . e di crescere colla distanza: dunque possiamo porre f(X) = AX -+- BX2 CX3 ovvero 11 = AX -+- BX2 -+- CX3 Ove A, B, C sono costanti da determinarsi col mezzo dell’esperienze e per assegnare le quali possiamo ripetere quel tanto che è stato detto per assegnare i parametri nella funzione del tempo. Peraltro se si suppone noto l’alzo corrispondente ad una data distanza, sarà Hj |ÉAX1 -+• BX\ h- CX34 H X+j)X2 + qX* H.-X.-h pX\-+- qX\ e quindi ponendo Qui per determinare p , q sono necessarie soltanto due esperienze : ma oltre che qui potrebbe impiegarsi l’istesso metodo dei minimi quadrati, può aversi un’approssimazione sufficiente alla prattica qualora per p, q si prendano i va- lori medii che si otterranno per ciascuna bocca da fuoco nel considerare le possibili differenti distanze. — 1092 — - Sulla elettrostatica induzione. Ottava comunicazione del prof. P. Volpicelli. (Fine) (*). S- 26. Riportiamo in questo paragrafo, e nei seguenti , alcune autorità, ed alcuni schiarimenti alle medesime, per sempre più convincere chiunque, che la nuova teorica sulla influenza elettrica deve preferirsi all’antica. Nel dizionario fìsico di Gehler, stampato a Lipsia in idioma tedesco, voi. 3. 9 an. 1827, al cap. Y, intolato « Atmosfere elettriche e induzione della elettri- cità pag. 297 » fra molte altre osservazioni di Pfaff, che dimostrano vera la teorica, da me sostenuta, sulla influenza elettrica, si trovano del medesimo fìsico anche le seguenti : Pag. 299. « Se una piccola palla di sambuco isolata si porti a contatto )) su qualunque punto dell’ indotto , dà sempre una carica omologa della in- » ducente, che tanto più cresce, quanto più il punto di contatto si allontana )> dall’ inducente stesso » . Pag. 301. « Alcuni fìsici, ed in ispecie Parrot (1), hanno manifestata una » opinione, opposta del tutto al vero, quando essi paragonarono l’ indotto ad una » calamita, la quale possiede due fluidi contrari ugualmente liberi, separati da )> una zona neutra . . . Riesce facile vedere che questo concetto è inesatto , » poiché l’elettrico — E indotto, è separato dal suo -4- E per l’azione maggiore » dell’ inducente; laonde tanto esso — E resta vincolato, quanto lo era nello » stato neutrale, cioè prima che succedesse la induzione: quindi come innanzi, )> così anche durante la influenza, non può agire al di fuori ». Pag. 302. « La vera maniera di concepire il cilindro indotto, è quella di » riconoscere che il medesimo possiede in ogni suo punto le due diverse elet- » tricità , con questo che la contraria della inducente si trova in maggior » copia verso quella estremità dell’ indotto stesso, che all’ inducente più si av- » vicina; mentre la omologa della induttrice lo è più verso la estremità oppo- » sta dell’ indotto medesimo. » Volendo noi meglio sviluppare questo vero, acciocché lo stato elettrico del cilindro sottoposto alla induzione sia concepito chiaramente, a forma della teorica (*) Vedi la sessione VI.a del 7 maggio 1863, p. 874,. di questi Atti. (1) Entretiens sur la physique, T. V, an. 1822, p. 28. — 1093 — riprodotta da Melloni, e da noi sostenuta ; rappresentiamo con AB (fìg. 2), preso fra i limiti della sezione cilindrica indotta AmnB, e la linea positiva oqsro, rappresenta lo strato elettrico distribuito sul cilindro medesimo, ed omologo delia induttrice: questo elettrico strato possiede tensione. Lo spazio poi compreso fra la sezione stessa e la linea negativa xijzhx, rappresenta lo strato elettrico distribuito sulla cilindrica superficie stessa, ed eteronomo della inducente: que- sto secondo elettrico strato non possiede tensione affatto. Con tale grafica rappresentazione, intendiamo esprimere la sola forma della elettrica distribuzione sul cilindro indotto, appartenente ad ognuna delle due con- trarie elettricità, sviluppate in esso dalla influenza dell’ inducente C. Però non intendiamo che le dimensioni dei due strati elettrici, espressi dalla figura 2, cor- rispondano in quantità, ossia geometricamente, alla vera elettrica distribuzione sul cilindro indotto; poiché quando si volesse raggiungere questa verità, man- cherebbero ed i mezzi analitici, ed i mezzi sperimentali. Non intendiamo nep- pure con questa figura dichiarare , se gli strati elettrici , prodotti dalla in- fluenza elettrica, risiedano immedesimati nella superfìcie indotta, o all’esterno di essa, quantunque sieno disegnati fuori dell’ indotto AB; poiché gli strati me- desimi si sarebbero potuti disegnare anche nell’ interno della superfìcie cilin- drica, ed anche in altra guisa. Nella nostra maniera di vedere, lo strato elettrico terminato dalla linea negativa xyzlix, cioè lo strato di elettricità contraria della in- ducente, può coesistere coll’altro omologo della medesima, perchè il primo non avendo tensione, non può neutralizzarsi col secondo, finché dura la influenza. Ognuno vede che questo modo, col quale noi rappresentiamo graficamente il fatto della elettrostatica induzione, chiaro dimostra : 1 . ° Che F accumulazione risultante in un punto qualunque dell’ indotto, sarà proporzionale alla differenza fra le due perpendicolari , guidate normal- mente alla superficie cilindrica, da uno stesso punto della medesima, sino ai limiti dei due strati elettrici. 2. ° Che, le due contrarie elettricità, sviluppate sul cilindro dalla influenza elettrica, si trovano ambedue su qualunque punto della indotta superficie. r ir un cilindro conduttore isolato, ed indotto dal globo metallico pure / isolato C, carico di e- lettricità positiva indu- cente. Lo spazio com- 140 — 1094 — 3. ° Che la ertezza dello strato della indotta, va crescendo simmetrica- mente, rispetto l’asse del cilindro, dall’estremo suo più lontano, in cui riesce minima , verso l’estremo più vicino all’ inducente, ove riesce massima. 4. ° Che precisamente l’opposto avviene rispetto alla omologa della in- ducente, ossia rispetto quella elettricità, che dicesi anche attuata sull’ indotto; la quale presenta un minimo di accumulazione nell’ estremo più vicino , ed un massimo in quello più lontano dall’ inducente. 5. ° Che alle intersecazioni t , ed u corrisponde sul cilindro influenzato un anello, in ogni punto del quale l'accumulazione della indotta eguaglia quella dell’ auttuata ; però non può dirsi che a questo anello corrisponde una linea neutra secondo l’antica teorica; perchè nel medesimo le due contrarie elettricità si trovano insieme sì, ma non combinate, o neutralizzate fra loro; cioè vi coesi- stono separate l’una dall’altra: poiché la indotta non avendo tensione, non può combinarsi coll’attuata, sebbene questa sia tendente. Se riescisse prendere nel- l’ isolamento un punto qualunque di questo anello, e sottrarlo alla induzione, la indotta che si trovava sul medesimo, riacquisterebbe la perduta tensione, si neutralizzerebbe coll’attuata, ed il punto si troverebbe nello stato di elet- tricità neutrale : questa è la vera significazione dello stato elettrico apparte- nente alla linea , detta neutra impropriamente nell’ antica teorica , e che al §.24 abbiamo distinta coll’epiteto di assoluta. 6. ° Per conseguenza, sotto la induzione, niun punto dell’ indotto si trova nello stato di elettricità neutrale; quindi la linea veramente neutra, cioè tale nel senso dell’antica teorica, non esiste affatto sull’ indotto, quando sul mede- simo dura la induzione. 7. ° Per trovare come l’accumulazione risultante dei due strati elettrici contrari fra loro, procede in qualità ed in quantità sull’ indotto, non può servire affatto il sistema degli elettrometri a pendolini , e neppure 1’ uso del piano di prova , come fu adoperato da Coulomb. Questi mezzi conducono in gravi errori; perchè la divergenza dei pendolini , nella metà dell’ indotto , più pros- sima dell’ inducente, dipende in gran parte dalla induzione curvilinea di que- sto. L’uso poi del piano di prova , specialmente sotto la induzione , quando facciasi nel modo comune , va soggetto a molte cause d’errore, come abbiamo già dimostrato (§. 23, 24, 25) nel considerare questo analizzatore. Per conse- guenza, la determinazione della linea o anello, sul quale si egualiano fra loro le due contrarie elettricità sull’ indotto, non può affatto ben determinarsi cogl’ in- dicati mezzi. 11 metodo per ottenere, meno inesattamente che si può la determi- 1095 — nazione della risultante di cui parliamo, consiste nell’incassare, sulla superfìcie del- l’ indotto, parecchi dischetti di ertezza, e di raggio il minore possibile; quindi per mezzo di un filo di seta sottilissimo, applicato sul centro di ognuno, dovranno sottrarsi nell’ isolamento alla influenza, ed applicarsi ad un elettrometro squi- sitissimo, come la bilancia di torsione, od altro equivalente congegno. In così fatta guisa operando, si avrebbe sull’ indotto la determinazione della risultante indicata , e dell’anello di cui ciascun punto possiede uguali accumulazioni di elettricità contrarie, ovvero dell’anello che, sottratto alla induzione, si mostre- rebbe neutrale. 8. ° Da questa maniera di ravvisare gli effetti della induzione, viene tolta la difficoltà di spiegare il fatto, da pochi osservato, perchè appunto imbarazza molto i seguaci dell'antica teorica, cioè che se qualunque punto dell’ indotto si metta in comunicazione col suolo, sempre si disperderà la omologa della in- ducente, sebbene il punto medesimo sia l’estremo dell’ indotto che più è vicino alla inducente stessa; nel qual’estremo, per l’antica teorica, non si trova quella elettricità che sola si disperde, che sola si comunica, cioè Yattuata. Questo unico fatto basterebbe a rinunciare alla teorica medesima; perchè non può disperdersi nel suolo una elettricità che non si pone in contatto col medesimo, e perchè la spiegazione che del fatto stesso, qualche fìsico ha dato (1), non è sostenibile, come vedremo in altra comunicazione. Però secondo la maniera di vedere gli ef- fetti della influenza elettrica, nella ipotesi che noi sosteniamo per vera, il fatto indicato si spiega facilmente , riflettendo che la omologa della inducente si trova sopra qualunque punto dell’ indotto , e perciò appena questo comuni- cherà col suolo, ancorché sia l’estremo dell’ indotto il più prossimo all’ indu- cente , subito tutta 1’ attuata sull’ indotto si dissiperà nel serbatoio comune. 9. ° Non farà più maraviglia, seguendo la nuova teorica sulla influenza elet- trica, vedere che delle due elettricità una sola è quella che si disperde per l’aria, cioè la omologa della inducente; giacché se l’ indotto sottraggasi all’induzione, si trova sempre carico di elettricità contraria della inducente, salvo il caso di un aria eccezionalmente secca, poiché allora soltanto esso trovasi neutrale. Se la indotta possedesse tensione, dovrebbe disperdersi molto più dell’altra, e dovrebbe l’ in- dotto, sottratto all’ induzione, mostrare sempre una carica omologa della indu- cente: in vece avviene sempre il contrario. Di più, ancorché l’estremo dell’ in- dotto sia guernito di punte acutissime, tuttavia la sola omologa della inducente. (1) Pouillet. Éléraents de physique expérimentale. Paris 1836, T. l.°, p. 464, li. 32. — 1096 — subisce la dispersione. Tutto ciò non si spiega coli’ antica teorica, ma colia nuova discende facilmente dalla medesima, riflettendo che la contraria della in- ducente, non ha tensione affatto. 10.° Sorprende assai, coll’antica teorica, vedere che, Se qualunque punto del- l’indotto, anche l’estremo suo più vicino all’ inducente, si tocchi mediante un pic- colissimo piano, o sfera di prova, questo si mostra sempre carico di una elettricità omologa della inducente. Ma invece seguendo la teorica moderna, questo fatto certo certissimo, nè sorprende, nè manca di facile spiegazione; giacché la omo- loga della inducente trovandosi per tutto sull’ indotto, deve comunicarsi al pic- colissimo piano di pròva che la tocca. Inoltre, poiché un piano di prova, o per me- glio dire un disco di prova , sovrapposto alla superfìcie di un corpo elettriz- zato, prende più elettricità di quella che vi si trova, tanto pel risalto che pro- duce colla ertezza sua sulla superficie medesima, quanto perchè la elettricità libera s’ introduce nel coibente, da cui viene isolato il disco medesimo; perciò sottratto il piano di prova dalla influenza, conterrà una dose di elettrico at- tuato, maggiore di quello indotto sul piano stesso, il quale perciò si mostrerà carico dell’attuata od omologa della inducente; ed inoltre dimostrerà con que- sto risultamento sperimentale, che l’attuata si trova per tutto sull’ indotto, ed anche sull’estremo suo che più avvicinasi all’ inducente. 11.0 Non è certo facile, secondo l’antica teorica, spiegare come avvenga, che le due contrarie elettricità, si trovino ambedue sullo stesso conduttore vi- cinissime fra loro, esercitando l’una sull’altra un attrazione in ragione inversa del quadrato della distanza, senza che possano insieme neutralizzarsi, concor- rendo ambedue verso la linea neutra. Questo fatto, che nella elettricità di at- trito non ha il simile, non reca verun imbarazzo nella nuova teorica; giacché per essa non è il fatto stesso ammissibile, in virtù della sperienza che nega la indicata separazione; ma la sperienza medesima dimostra invece, che l’una e l’altra elettricità si trovano per tutto, insieme sull’ indotto; l’una priva, l’altra munita di tensione. S- 27. Fra i fisici di rinomanza , che hanno professata la dottrina della in- fluenza elettrica, prima che fosse risuscitata da Melloni nel mese di luglio 1854, dobbiamo annoverare anche l’illustre E. G. Fischer (1). Ciò appari- li) Nacque E. G. Fischer nel 1760 in Alstaedt (Saxe-Veimar), e morì nel 1833, dopo — 1097 — sce leggendo la teorica medesima nella fisica meccanica di questo autore , pubblicata nel 1797 a Jena, la quale fu tradotta dai tedesco in francese da Biot nel 1806 , con varie note. La traduzione stessa fu riprodotta dal medesimo per la quarta volta nel 1880 , con aggiunte alle note preceden- ti , e con un’ appendice sugli anelli colorati , la doppia refrazione , la po- larizzazione della luce, ed il magnetismo tanto in riposo, quanto in movimento. Crediamo utile mettere sotto gli occhi dei nostri lettori, la indicata dottrina del Fischer, cui Biot non contraddisse punto nel tradurla; e vedremo come quel dot- tissimo tìsico della Germania insegnava che la indotta non tende, cinquantasette anni almeno prima che la stessa verità fosse comunicata da Melloni all’ ac- cademia delle scienze, tanto di Napoli, quanto dell’ istituto di Francia. Nel ri- portare qui appresso la dottrina medesima, faremo uso del carattere corsivo per quelle frasi o parole, dalle quali si deduce chiaramente, che la indotta non tende; così potremo alla brevità meglio servire nel modo che siegue. » Se il conduttore della macchina elettrica (1) sia caricato di elettricità » vitrea, il conduttore isolato che gii si avvicina, porta seco le due elettricità » combinate. La sua elettricità resinosa è attirata dalla elettricità vitrea del » conduttore della macchina, però essa non è affatto perciò portata via, ma » dissimulala’, cosicché l’effetto sulla elettricità vitrea del conduttore (isolato) » viene diminuito. Questa ultima elettricità (la vitrea naturale del conduttore » isolato) è dunque libera fino ad un certo grado , e tanto più lo diviene , » quanto più il corpo (isolato) avvicinasi al conduttore (della macchina). . . essere stato professore a Jena, a Dortmund, ed a Greifswalde. Diede in luce oltre alla Fi- sica meccanica, — 1.° Considerazioni sulle comete in occasione dell’aspettato ritorno di una cometa del 1789. Berlino 1789 in 8.° — 2.° Teorica di un genere nuovo di segni, chiamali segni di dimensioni , che rappresentano i coefficienti di una serie , oltre le loro potenze ; con applicazione dei medesimi a molte materie di analisi. Halle 1792 , 2 voi. in 4.° Que- st’ opera contiene un metodo generale, tanto per trovare la radice di ciascuna equazione , quanto per assegnare ciascuna potenza di una serie finita od infinita: da ultimo contiene an- che un metodo generale pel regresso delle serie , con ulteriori applicazioni a problemi di analisi. — 3.° Trattato di aritmetica elementare, 2 voi. in 8.° Berlino 1797 e 1799. — 4.“ L’ allievo in aritmetica, opera per la prima is truzione dei giovani, della quale comparvero in Berlino due edizioni, una nel 1788, l’altra nel 1806. — S.° De disciplinarum physicarum notionibus, finibus legitimis, et nexu systematico, Dissertatio. Berolini 1797, in S.° — 11 me- desimo autore ha pubblicato ancora delle idee sulla istruzione delle scuole scientifiche; delle importanti traduzioni; e molte memorie di matematica, di fisica, di chimica, e di filosofia. (I) Physique mécanique par E. G. Fischer, traduite par Biot, quatrième édition, Pa- ris 1830, p. 238.. .242. — 1098 — » .... Ma se il corpo conduttore (isolato) si tocca mentre sta vicino alla » macchina, gli si toglie solamente la sua elettricità vitrea, la quale allora non w è che imperfettamente combinata, e la sua elettricità resinosa resta, per- » che la medesima è ritenuta e dissimulata dalla elettricità vitrea del con- » duttore (della macchina), per modo che non può partire. Se in seguito si » allontana il corpo conduttore isolato, ciò che gli resta della elettricità sua » vitrea naturale , non basta più a saturare la sua resinosa elettricità; per » conseguenza questa ridiviene di più in più libera , producendo a questo modo » il solito effetto » Se una delle due elettricità, la vitrea p. e., resti accumulata sopra un » corpo qualunque, attirerà l’elettrico resinoso, contenuto nella combinazione » delle due elettricità dell’ aria circostante ; nel medesimo tempo respingerà » l’elettrico vitreo; così, per questa influenza doppia, diminuirà l’azione mu- » tua, che prima rendeva senza effetto l’elettricità vitrea combinata colla re- » sinosa. Per questo motivo la elettricità vitrea, dello strato d’aria il più vi- » cino, diviene quasi del tutto libera, e produce un effetto simile, ma più de- » bole, sulla combinazione delle due elettricità degli strati d’aria circostanti ; » e questa influenza si propaga per tal guisa da strato a strato, ad una distanza » più o meno grande, secondo che la forza della elettricità vitrea, la quale ha » cominciato tutto l’effetto, sia più o meno grande (1). Dietro tale spiegazione (1) Il modo qui espresso, col quale Fischer immaginò la sfera di azione induttiva fin dal 1797, corrisponde a quello ravvisato posteriormente dall’illustre Faraday, col quale questo gran tìsico escluder volle 1’ azione dell’elettrico a distanza sensibile; però il primo differisce dal secondo riguardo alla indotta, la quale per Fischer non avrebbe tensione alcuna in tutta la sfera d’induzione, mentre per Faraday non è dichiarato che non l’abbia; che anzi sembra implicitamente riconosciuto, sia da questo autore, sia da quelli che ripeterono la sua dot- trina, essere la indotta sempre fornita di tensione. A noi pare che, adottando la ipotesi di Faraday , sia necessario supporre la indotta priva di tensione, affinchè dalla ipotesi mede- sima si possa facilmente spiegare il fenomeno della elettrica influenza. Onde meglio ricono- scere la verità di questo nostro asserto, crediamo utile dare qui una esposizione breve della indicata ipotesi, già preveduta da Fischer. Come Fazione delle misteriose forze della natura si propaghi a distanza, è ricerca di grande interesse , o si riguardi la forza di gravitazione , che alla distanza di più mi- lioni di leghe governa il planetario sistema, o si riguardila forza di elettricità, che alla di- stanza di pochi centimetri produce la induzione. Questo fatto è il principio generale di tutte le azioni elettriche, la sorgente immediata di tutte le forze elettriche, l’azione preliminare da cui dipendono l’attrazione e la ripulsione di due corpi, la essenziale funzione di ogni sviluppo elettrico; insomma il fenomeno generale della elettrostatica. Imperocché uno stato elettrico — 1099 — » non si trova, in tutta la sfera di attività, nè l’una nè l’altra elettricità in » istato naturale, ma una delle due (la indotta) è allo stato di legame ; e que- © a& © JQ © W © assoluto di qualsiasi natura, non può esistere in un corpo, senza essere accompagnato da un altro stato di elettricità opposta nei corpi che lo circondano conduttori, o coibenti. Per tanto è chiaro che non si può progredire nello studio della elettricità, senza farsi una idea teorica e pratica intorno alla natura della induzione. Secondo Faraday la causa della elettrica influenza consiste in un’azione fisica, che si propaga fra le molecole di forza contigue. Per quest’azione le opposte elettricità sono se- parate in ciascuna delle molecole del dielettrico fra l’indotto e l’inducente, in guisa che le me- desime si dispongono in serie, presentando i poli di elettricità omonoma rivolti ognuno dalla stessa parte. Ciò costituisce il fenomeno chiamato 'polarizzazione molecolare elettrostatica , mediante la quale 1’ azione induttiva può esercitarsi a distanze finite. Se P (fig. 3) rappre- JF' j senta un corpo inducente positivo, ed N un indotto, la polarizzazione delle molecole interposte verrà indicata delle sfere a, b, c, d, ... , ognuna delle quali colla parte KS bianca indicherà l’elettrico eteronomo, e colla oscura l’omonomo della inducente P. Af- ~ finché le molecole passano conservare lo stalo di polarizzazione, dovranno essere iso- late; ma se comunichino fra loro, si scaricheranno l’una coll’altra, e si produrrà in tutta la serie, interposta fra P e l’indotto N, una neutralizzazione delle elettricità opposte. Quelle molecole che nello stato naturale non sono affatto polarizzate, lo diven- gono sotto la influenza delle contigue ed elettrizzate. Allora esse acquistano uno stato di tensione più o meno grande, che le sollecita verso la posizione loro normale. Poiché le molecole sono più o meno conduttrici, esse perciò possono comunicarsi le forze loro elettriche più o meno facilmente; quindi si caricano di elettricità o in massa, o p per polarizzazione. Se la indicata comunicazione non sia facile, dovrà la polarizza- zione pronunciarsi maggiormente, da cui nasce l’isolamento: se poi sia facile, allora nascerà la conduzione. Dunque tanto i conduttori, quanto i coibenti, sono corpi di cui le molecole più o meno posseggono la facoltà di comunicarsi le forze di elettricità da cui sono animati ; e la influenza elettrica consiste nell’azione di un corpo elettrizzato (l’influente), sopra un corpo isolato (l’influito dielettrico), di cui le molecole si trasmettono le forze medesime assai debolmente. Nei corpi metallici, e negli altri buoni conduttori, la polarizzazione delle molecole in- termedie non sussiste che per un istante; poiché le molecole si comunicano le forze opposte; lo che distrugge lo stato di polarità, e costituisce una scarica da molecola in molecola; che dà origine alla conduzione. Da ciò deriva che i metalli, e gli altri conduttori, presentano sol- tanto la polarizzazione in complesso, vale a dire in massa, e indipendente affatto da que- sta; non esigendosi altro per essere prodotta, fuorché una spessezza sensibile appena. In fatti una foglia d’oro la più sottile, diviene per induzione, da una faccia positiva, e dall’altra ne- gativa, senza che le due forze elettriche possano confondersi menomamente fra loro. Dopo ciò chiaro apparisce, che la elettricità deve trovarsi necessariamente alla superficie dei corpi conduttori; poiché da questa comincia il dielettrico ambiente e resistente, capace di subire la induzione da cui dipende la carica. L’ effetto immediato prodotto da un corpo carico di elettricità, consiste nel forzare le molecole che lo toccano, a ricevere una nuova distribuzione di forze elettriche, le quali per- — 1100 — » sto legame sarà tanto più forte, quanto più sarà vicino al corpo elettriz- » zato realmente (vale a dire all’ inducente). ciò si dispongono in una certa nuova posizione , riguardo al corpo elettrizzato. Le mole- cole stesse, modificate così elettricamente, debbono agire sulle contigue; le quali similmente agiscono sulle altre, sino a che le forze di tutto il sistema sieno disposte simmetricamente, cioè sieno polarizzate, formando una serie di punti positivi e negativi ; da cui si propaga la forza iniziale ad una distanza finita. 11 primo effetto adunque di un corpo elettrizzato sopra un mezzo isolante, si risente dalle molecole del mezzo stesso al corpo medesimo contigue. Queste agiscono in modo si- mile sulle seguenti più prossime, sino a che l’azione raggiunge qualche corpo lontano; e forse non avvi distanza bastantemente, grande per difendere i corpi da questa propagazione di forza. Tuttavia per la medesima intensità, la polarizzazione si produce più facilmente in una piccola, che in una estensione grande, poiché nel primo caso meno molecole trovansi nella linea di azione, quindi minore deve riescire la resistenza contro lo stato di polarizzazione, che fa d’uopo riguardare come un equilibrio, cui le molecole sono costrette dalla elettrica forza. Nei corpi conduttori, due sezioni di molecole polarizzate, non possono restare contigue, senza cangiare immediatamente le loro elettricità di nome contrario. Da questa facilità che hanno le molecole metalliche contigue di scaricarsi le une sulle altre, nasce che lo stato di polarizzazione delle intermedie sezioni di un conduttore, sottoposte alla induzione, sparisce mentre si produce; ma le molecole delle sezioni estreme conservano uno dei loro poli, e le elettricità contrarie si manifestano solamente alla esterna superficie dei conduttori. A que- sto modo viene stabilito lo stato definitivo elettrico di un corpo metallico isolato, e sottopo- sto alla induzione. Quando un corpo isolante, qualunque sia lo stato suo tìsico, è in presenza di un corpo elettrizzato , le sue molecole si polarizzano come quelle di un conduttore , ma il passaggio della elettricità da una molecola qualunque ad un’altra contigua, si opera molto difficilmente. Fintanto che la tensione non supera certi limiti , che variano col potere isolante della so- stanza dielettrica, queste molecole polarizzate non si scaricano 1’ una sull’ altra. Da ciò ri- sulta che, persistendo la influenza del corpo elettrizzato, lo stato polare delle molecole per- siste ancor esso in tutta la estensione del dielettrico. Il grado di tensione polare, che possono ricevere le molecole di un qualunque corpo e conservare, quando sia sottoposto alla induzione, dipende dalla resistenza incontrata dalla elettricità per passare da una molecola alla contigua, ovvero dal suo potere isolante. Questo essendo molto debole nei buoni conduttori, come sono i metalli, permette un facile passa- gio alla elettricità sulla superficie dei medesimi, ove le diverse tensioni si fanno equilibrio. Il potere indicato essendo massimo nei coibenti, come lo zolfo, e la gomma lacca, questi corpi resistono molto al passaggio dell’elettrico per essi, dal che nasce lo stato di polarizzazione molecolare nei coibenti, e la sua persistenza. Dicasi A un conduttore (fig. 4), caricato positivamente, sia B un conduttore neutro, posto a distanza dal primo, ed abcde sieno le mole- cole del dielettrico interposto. Si avrà una serie di forze alternativamente positive e negative, di- sposte in simmetria fra i corpi A , B , cominciando --) — ( — + — h. -+-+--4 i 6 c d — 1 101 » Quando un conduttore isolato è posto nella sfera di attività, l’elettrico » resinoso del suo stato naturale si trova combinalo (a distanza) per un certo dalla faccia positiva dell’ inducente A, e terminando colla negativa dell’indotto B, sulla quale, a cagione della serie, si vede comparire una forza simile a quella esercitata dalla faccia di A, ma opposta di natura e direzione, cioè negativa. Ma siccome l’isolamento delle mole- cole di forza, non può esistere nel conduttore B, perciò lo stato di polarizzazione si ottiene soltanto in tutto lo spazio che occupa il dielettrico; quindi mentre questo è polarizzato mo- lecola per molecola, il conduttore che da una parte lo limita, cioè l’indotto, lo è nell’ in- sieme suo, vale a dire complessivamente, non già molecolarmente. L’ isolamento risulta dalla persistenza dello stato di polarità, cioè di tensione; quando la tensione supera il potere isolante, la scarica brusca fa terminare il fenomeno. Secondo Faraday lo stato delle molecole dei dielettrici, necessario alla induzione, ed all’ isolamento, è ugualmente necessario per produrre la scarica brusca, mediante la quale viene distrutta la polarizzazione del dielettrico. La teorica non ammette che tutte le molecole posseggano la me- desima tensione; la scarica non si produce quando tutte le molecole hanno acquistato una certa tensione, ma quando quella di una certa molecola, da cui dipende l’equilibrio, ha su- perato un certo grado, e può allora cedere. In questo caso tutte le altre molecole debbono ancora cedere, perchè concorrendo tutte nel produrre la induzione, 1’ isolamento viene ca- gionato dalla somma delle singole resistenze. La distanza della scarica complessiva, corrisponde alla distanza della scarica moleco- lare, che determina una rottura di equilibrio, nello stato di polarizzazione di tutta la serie delle molecole del mezzo dielettrico, che separa i due corpi, fra i quali succede la scarica complessiva. L’ effetto delle scariche molecolari si concentra, per propagare e continuare la scarica, del punto in cui principiò a cessare l’ isolamento. Le molecole dalle quali parte la scarica, sono in generale vicine ad uno dei conduttori estremi. La tensione delle molecole del dielettrico nelle vicinanze dei conduttori, essendo più grande di quella che appartiene alle molecole poste nel mezzo della serie, si comprende facilmente che da quelle molecole deve cominciare la scarica brusca. Quando i conduttori sono terminati da punte, o da piccole su- perficie, la tensione si aumenta eccessivamente sulle molecole del dielettrico in contatto colle punte, o superficette stesse ; perchè tutte le linee di forza induttrice, possono considerarsi come concentrate sopra un conduttore terminato in punta. In fatti essendo A il globo che termina l’estremo di un conduttore isolato (fig. 5), sia P la punta che termina un altro con- duttore B, carico di elettricità; le li- nee di forza induttrice si concentrano sulla punta P, la quale diviene allora l’origine di una forza, che agisce sem- pre, per la quale scaricandosi conti- nuamente l’elettrico accumulato, que- sto non può dominare sulla parte del conduttore situato dietro alla punta. Si producono auora delle correnti d’aria, per effetto della elettrizzazione subita dalle sue molecole, che in questi movimenti sono favorite dalla forma o dalla posizione di quella parte del conduttore collocata dietro la punta. Le molecole de dielet- trico interposto fra i due conduttori, dopo successa la scarica complessiva, ritornano alla posi- 141 — 1102 » grado coll’elettrico vitreo della sfera di attività , e per conseguenza 1’ elet-* » trico suo vitreo diviene sensibile per un corrispondente grado. zione loro iniziale, seguendo un andamento contrario del tutto a quello già seguito da esse nell’abbandonare la posizione primitiva. Esponemmo qui brevemente il concetto dell’ illustre Faraday (1) sulla influenza elet- trica, seguendo gli autori che lo hanno più o meno sviluppato, fra i quali dobbiamo nomi- nare principalmente i signori W. Snow Harris (2), De la Rive (3), e Gavarret (4). Lasciando a parte le obbiezioni fatte (5) a questo ingegnoso concetto dell’ illustre fisico di Londra, è poi vero che abbia conseguito egli lo scopo principale per cui fu immaginato, quello cioè di to- gliere la difficoltà che s’ incontra nel concepire l’azione dell’elettrico a distanza ? Se la immagi- nata polarizzazione molecolare permette, che di questo agente, l’azione a distanza finita, ridu- casi a distanza infinitesima, non per questo si elimina la difficoltà di dover concepire un’azione a distanza. In fatti se troviamo difficile concepire l’azione a distanza finita, la stessa difficoltà incontreremo per doverla invece concepire a distanza infinitesima, quale appunto è quella che intercede fra due molecole contigue. 11 difficile in questo concetto non è di quantità , ma bensì di qualità ; c fino a tanto che avvi distanza di azione, rimane sempre la difficoltà di concepire l’azione medesima, comunque piccola sia la distanza stessa. Del resto certo è che la elettro-polarizzazione molecolare, viene oggi mai, per le spe- ranze di Faraday e di Matteucci, felicemente introdotta nel rendersi conto del fenomeno della influenza elettrica, cioè in ogni fatto relativo alla elettrostatica, di cui la detta influenza e fondamento (6). Quindi sebbene la difficoltà del concepire l’azione a distanza, non sia stata rigorosamente distrutta colla esposta ipotesi di Faraday, tuttavia la scienza con questa ipotesi ha molto guadagnato. Tutto ciò riferito, vediamo quale debba essere lo stato della elettricità indotta nella molecole polarizzate; se cioè questa elettricità debba o no essere fornita di tensione; poi- ché in ciò tutto consiste il fine principale , per cui sviluppammo in questo luogo la ipo- tesi di Faraday sulla elettrica influenza. Prima di decidere la quistione ora proposta , ri- flettiamo che nella fig. 3.“ le molecole polarizzate , furono rappresentate molto grandi , ma in realtà esse debbono riguardarsi così piccole, da ridursi a tanti punti, o centri di azione, in ognuno dei quali risiedono due forze di elettricità opposte, costituenti la elettro-polarità molecolare. Da ciò discende che, se in ciascuna molecola tanto la indotta, quanto la inducente possedesse tensione, l’effetto complessivo della stessa molecola Sopra la contigua sarebbe nullo; perché procedente da due forze uguali e contrarie, ciascuna delle quali agirebbe alla stessa distanza sulla molecola contigua. In fatti il sig. Riess parlando della indicata teorica di Fa- raday (7) conclude dicendo : Es ist also hier di Ansicht uber die Unthaetigkeit der gebun- denen Elektricitàt als Grundsatz angenommen .... lo che significa : Adunque l' opinione (1) Exprimental tesearches, t. 1°, p. 539. (2) Lecons élémentaires d’ électricité. Paris 1857, p. 18, 50, 129, 178. (3) Trailé d’ éléctricité. Paris 1854, T. l.°, p. 140. (4) Traité d’ électricilé. Paris 1857, T. l.°, p. 93.. .99. (5) De la Rive. Traité d’éléclricité. Paris 1854, T. l.°, p. 146. (6) Idem T. l.°, p. 149, li. 6 salendo. (7) Repertorium der Physik, t 6. Berlino 1842, pag. 129, lin. 4 salendo/ — 1103 — » Quando al contrario un conduttore non isolato, è posto in questa medesi- » ma sfera di attività, sebbene abbia luogo lo stesso, però l’effetto è diverso; » perchè la elettricità vitrea fugge pel conduttore che le viene offerto, ed al » conduttore (non isolato) resta soltanto la elettricità resinosa , ma in uno » strato di combinazione (a distanza) » Se tolgasi per contatto la elettricità dalla superficie inferiore (di un » quadro magico) prima di allontanare la elettricità dalla superfìcie superiore, » e se quindi si avvicini a quest’ ultima superficie una punta , quella infe- » riore indicherà una elettricità crescente , ma opposta » .... Se la superficie superiore si carichi di elettricità vitrea, neutraliz- » zerà l’elettricità resinosa naturale della superfìcie inferiore, ed allora la elet- » tricità vitrea di questa diverrà libera. Se tolgasi la elettrirità vitrea della » superficie superiore, la elettricità resinosa della superficie inferiore si com- » binerà nuovamente colla elettricità vitrea della medesima superficie, cosic- » chè questa non comparirà elettrizzata. Ma se prima si tocchi la inferiore » superficie, togliendole la elettricità vitrea divenuta libera , vi resterà soltanto » la elettricità resinosa, ma dissimulala , e ridotta senza effetto dalla elettri- » cilà vitrea della superficie superiore , finche questa elettricità vitrea rimarrà » ivi fissata ; in fine subito che tolgasi quest’ ultima , la elettricità resinosa » della inferiore superfìcie dovrà libera divenire Toccando » solamente la inferiore superficie del piatto, non si sperimenta nulla ; poi- )> chè la sua elettricità libera è potuta passare nel suolo » È ancora una circostanza rimarchevole, che questa elettricità accumulata » non agisce sull’elettrometro come la elettricità libera » Poiché malgrado la grande quantità di elettricità accumulata , l’elettrome- » tro non indica fuorché una debole tensione, a causa dell’ azione attraente della mancanza di attività (ossia di tensione) della elettricità indotta , viene qui (da Faraday) tacitamente ammessa come un principio Perciò volendo che dalla immaginata polarità si ottenga un effetto, quale appunto è quello che si verifica, dobbiamo volere che in ogni molecola, sia priva di tensione la indotta; dobbiamo cioè volere che la inducente di una qualunque molecola, decomponga solo essa l’e- lettrico neutrale della molecola contigua, vincoli nella medesima la contraria della inducente cioè la indotta, la quale per questo vincolo sarà priva di tensione, rendendo libera in pari tempo la omologa della inducente sulla contigua molecola stessa. Dunque se vogliasi mediante la ipotesi prodotta da Faraday, spiegare senza difficoltà la influenza elettrica , bisogna che anche in questa ipotesi la indotta sia priva di tensione. — 1104 — » della elettricità opposta , che si trova distribuita sull’ altra superficie del » piatto ». Da quanto abbiamo riportato fin qui, riguardo alla dottrina del Fischer sulla elettrostatica induzione, rilevasi chiaramente, che questo autore ha nella sua citata fisica meccanica riconosciuto, e professato esplicitamente , che la indotta non tende. S- 28. Riportiamo in questo paragrafo l’articolo del eh. sig. prof. F. Napoli di Torino, estratto dalla biografìa di Melloni, compilata dal professore medesimo, ed inserito nella Rivista Contemporanea, anno IY, voi. 8.°, ottobre e novem- bre 1856, p. 248, che consiste nel seguente. » La Riblioteca Universale di Ginevra pubblicò parecchie sue (di Melloni) ri- » cerche, intorno a siffatto ramo (elettricità). Fra queste sono degne di nota » quelle, che riguardano la distribuzione della elettricità alla superfìcie di un » conduttore isolato, sottoposto alla influenza di un corpo elettrizzato; mercè » le quali mostrò essere falso l’enunciato comune del teorema, che indica sif— » fatta distribuzione durante la influenza del corpo inducente, e venne a de- » terminare quale infatto ella sia. Il chiaro autore continua questo articolo, ^entrando molto addentro nella teo- rica del Melloni sulla influenza elettrica, ed esponendo assai dottamente la teo- rica medesima (giornale sopra citato pag. 268) nel modo che ora letteral- mente riportiamo. » Tra i lavori del fisico italiano (Melloni) , relativi alla elettricità , ab- » biamo accennato in primo luogo quello che riguarda il teorema fondamen- » tale della induzione elettrostatica. » È noto a chiunque abbia studiato i primi elementi di fisica , che se » un corpo elettrizzato si avvicini ad un conduttore isolato , come sarebbe » un cilindro di metallo, poggiante sopra un sostegno di cristallo, si svilup- » pano su questo dei segni elettrici , malgrado che i due corpi siano a di- » stanza più o meno grande fra loro. Questo fenomeno costituisce lo sviluppo » della elettricità per influenza (elettrica), o per induzione (elettrostatica). » Sulla parte del conduttore isolato più vicina al corpo elettrizzato, si » sviluppa il principio elettrico contrario a quello del corpo inducente , e » l’omologo nella parte più lontana. Allorché si toglie la presenza del corpo » elettrico , e cessa la sua azione induttiva , il conduttore torna allo stato — 1105 — » naturale ; ciò che dimostra che niuna parte della elettricità del corpo in- » ducente è passata nello indotto. Ma se durante la influenza elettrica, l’os- » servatore che comunica col suolo , tocca (in qualunque punto) il condut- » tore, la elettricità omologa a quella del corpo elettrizzato si disperde , e » in questo caso, tolta pria la comunicazione col suolo, e cessata poi l’ in- )> fluenza elettrica, il conduttore rimane permanentemente elettrizzato della « elettricità contraria a quella del corpo inducente. » Studiando la distribuzione dell’elettricità sul cilindro , si trova che le » due elettricità contrarie, hanno il loro maximum alle due estremità, e che » da questi punti vanno successivamente decrescendo d’ intensità sino a un » punto, in cui non si trova tensione alcuna elettrica, e che dicesi punto neu- » Irò; il quale non si scorge mai nel mezzo del cilindro, ma la sua posizione » dipende dalla posizione relativa dei due corpi , dalla intensità della carica » elettrica , ed è in tutti i casi più vicino alla estremità prossima al corpo » inducente. » La sperienza prende una forma più notevole col metodo di Wilke , » che consiste nel comporre il conduttore isolato di due parti, le quali, riu- » nite dapprima, si separano stando sotto la influenza del corpo elettrizzato, » e se vengono poi accostate successivamente ad un elettroscopio, già carico » di una data specie di elettricità, la parte anteriore mostra la elettricità con- » traria a quella del corpo inducente, e la posteriore la omologa. » Ma il Melloni si faceva pel primo (1) a considerare, che tutte le spe- » rienze non dimostravano questo sviluppo dei due principii opposti in pre- ti senza della forza induttiva, ma dopo l’esercizio di essa sul corpo attuato ; » e dubitava (2) che la elettricità contraria nel conduttore indotta , durartte » l’azione di quella del corpo elettrico, potesse mostrarsi allo stato libero, e ti non dovesse invece rimanere dissimulata. » Per dimostrare”che, durante l’azione del corpo elettrizzato, esistono real- » mente sul conduttore isolato le due opposte elettricità, si fa uso di un elet- w trometro, caricato di una data specie di elettricità, ovvero si sospendono al » conduttore varie coppie di pendolini di midollo di sambuco, attaccati a fili (1) Fu già da noi dimostrato in questa comunicazione, che i primi fondamenti della nuova dottrina, si debbono riconoscere in alcuni fisici di Germania , che molto innanzi a Melloni misero in campo la dottrina stessa. (2) Melloni non dubitava, ma teneva per fermo essere vera la nuova teorica, e lo di- mostrava. — 1106 — » di lino , e vi si accosta poi un bastoncino elettrizzato di vetro, o di cera » lacca; perchè i moti elettrici dei pendolini nelle due porzioni del condut- » tore indotto, sono opposti tra loro , come pure le indicazioni dell’ elettro- » metro. » Ma queste prove erano dal Melloni riguardate come insufficienti, poi- » chè gli strumenti o congegni adoperati per esplorare lo stato elettrico del » conduttore , sono anch’essi sottoposti all’influenza del corpo elettrizzato, e » risentono un’azione molto maggiore , allorché collocati nella parte più vi- » cina del conduttore indotto, che quando si collocano nella più lontana. Dal )> che può derivare negli strumenti tale perturbazione (1), da produrre una di- « versità nelle loro indicazioni, sebbene non esista la diversità del principio » elettrico (libero) nelle due porzioni del corpo attuato (2). Infatti egli trovò modo » di sottrarre gli strumenti esploratori a quest’azione perturbatrice; ed allora, » sia che facesse uso di un elettrometro carico di una data specie di elet- » tricità, sia che adoperasse le coppie di pendolini, trovò che durante l’azione » elettrica, la sola specie di elettricità sensibile nel cilindro sottoposto all’at- » tuazione, era quella stessa del corpo attuante. La elettricità omologa rimane » dissimulata, e non diviene sensibile che dopo la separazione delle due parti » di cui si compone il conduttore isolato, e la soppressione della forza indut- » tiva. » Questo risultato, sembra a prima vista in contraddizione con le spe- » rienze di Coulomb , il quale , mercè le più precise osservazioni, fatte con »• la sua bilancia di Versione, avea trovato le due parti del corpo indotto elet- « trizzate in senso contrario. Egli ponendo il piano di prova, che è un pic- » colo disco di sottile lamina metallica, attaccato ad un ago isolato di vetro, » in contatto ora con la parte anteriore, ed ora con la posteriore, del condut- » tore sottoposto alla influenza elettrica , e trasportandolo nella bilancia di » torsione, trovava nel primo caso la elettricità contraria , e nel secondo la » omologa a quella del corpo inducente. Ma di tale fatto il Melloni fornì una » spiegazione semplice e precisa , mostrando che dichiarasi esso facilmente (1) Questa perturbazione fu da me dichiarata nella mia prima lettera all’illustre fisico sig. Regnauld. Vedi Comptes Rendus t. XL séance du 29 janvier 1855, p. 246. (2) Questa diversità si deve riferire alla natura dell’elettrico libero, esistente su tutto il corpo attuato. — 1107 — * » colle opposte fasi di tensione insensibile e sensibile, che assume successiva- » mente sul piano eli prova una delle due specie di elettricità (1). » Si supponga infatti che il piano di prova , che si trova sempre » nelle medesime condizioni fisiche della parte di superficie che tocca , si » ponga a contatto verso la estremità del conduttore più vicina al corpo « elettrico , e che in quel punto vi sia quattro di elettricità contraria at- » tratta e dissimulata, ed uno di elettricità omologa respinta e che rimane » libera. Allontanato poi il piano dal conduttore, e dell’ azione induttiva del » corpo elettrizzato, entrambe le elettricità divenendo libere, la quantità uno » del principio omologo a quello del corpo inducente, neutralizzerà una quan- » tità uguale del principio contrario; e perciò il piano di prova apparirà elet- » trizzato con tre di elettricità contraria a quella del corpo inducente. Nè que- )> sta diversa proporzione di fluidi, in un dato punto del conduttore indotto, è » una ipotesi puramente arbitraria; perchè è ben naturale che verso la estremità » più vicina al corpo elettrico, debba essere maggiore la quantità della elettricità w contraria che, come si sa, è attratta, e debba essere minore quella omologa » respinta. Per la medesima ragione, in un certo punto alquanto più disco- » sto da questa estremità , l’azione per influenza divenendo meno energica , » la elettricità attratta deve alquanto diminuire , e crescere relativamente la » elettricità respinta ; di modo che , tolto il piano di prova dal contatto di » questo secondo punto , dovrà pur mostrarsi elettrizzato di elettricità con- » traria al corpo inducente , ma un poco più debole. Così successivamente )) sembrarà che la elettricità nella parte anteriore del conduttore indotto si » anderà indebolendo, sino a che arriverà al punto dove le due opposte elet- » tsicità, l’una libera e l’altra dissimulata, sono uguali; allora il piano di prova » sembrerà allo stato naturale , e ne nascerà 1’ apparenza del punto neutro. )) Al di là di questo punto, dovendo essere maggiore la quantità della elet- )> tricità respinta , e minore quella dell’attratta , il piano di prova non con- » serverà allo stato sensibile, che la elettricità omologa a quella del corpo in- » ducente (2). » In siffatta guisa Melloni spiegava Yapparenza dei due principii elettrici » durante la influenza, che si osserva con gli sperimenti di Coulomb; e, quel (1) Le opposte fasi di cui qui si parla, corrispono alla risultante delle due elettricità contrarie, che insieme si trovano su qualunque punto dell’ indotto, veggasi la fig. 2. (2) Tutto ciò riducesi a dire, che il piano di prova manifesta unicamente la risultante delle due contrarie elettricità, le quali si trovano insieme sul punto dell’indotto da esso piano toccato. — 1108 » che è più, rendeva evidente siffatta spiegazione in modo sperimentale. Cosic- » chè rimase dimostrato, che lo sviluppo delle due opposte elettricità, nelle » due parti di un conduttore isolato, sottoposto alla influenza di un corpo elet- » trizzato, ha luogo dopo , e non durante l’azione induttiva (1). » 11 De-la-Rive, che pubblicò nella Biblioteca di Ginevra una lettera del » fìsico italiano , in cui erano esposti siffatti risultati , fu il primo ad acco- » glierli siccome in armonia coi fatti, e soddisfacenti a tutte le condizioni dei » fenomeni d’ induzione elettrostatica (2). », Egli aveva già indicato ciò che vi era di arbitrario nella distinzione » tra i fenomeni della elettricità per influenza, e quelli della elettricità dis- » simulata, e avea dichiarato essere siffatta distinzione del tutto illusoria. » Nelle boccie di Leyden, nel quadro magico , nel condensatore , sotto » l’azione della influenza elettrica, le elettricità contrarie rimangono dissimu- » late. Se ad un elettrometro si accosta un corpo elettrizzato, e sotto la sua » influenza si tocca la guernizione metallica dello strumento, e poscia si sot- » trae all’azione induttiva , i suoi indici divergono per elettricità contraria ; » perchè la omologa che era libera si è dispersa nel suolo, e la contraria che » trovavasi dissimulata durante la influenza, è poi divenuta libera. Se però le » due opposte elettricità fossero entrambe libere , stabilita la comunicazione » col suolo, si dileguerebbero entrambe; e quindi sarebbe impossibile di spie- » gare in quale guisa nel conduttore isolato, che si trova nelle medesime con- » dizioni fisiche, i fenomeni potrebbero manifestarsi in modo diverso. » Esperienze posteriori sono venute a confermare quella del Melloni, sì » che ora la scienza deve formulare il teorema della induzione elettrostatica* » secondo l’enunciato corretto dal fìsico italiano ». §■ 29. Continuando a parlare delle pubblicazioni favorevoli alla nuova teorica^ della elettrica influenza , ricorderemo che il Melloni , cui si deve la ripro- duzione della medesima , immaginata molto prima in Germania , quindi (1) Cioè che la separazione delle due contrarie elettricità avviene durante la induzione, ma lo sviluppo, cioè la libertà della indotta, ovvero contraria della inducente, avviene dopo cessata la forza induttiva. (2) Archives des scien. phy. et nat. de Genève, t. 26, juillet 1854, p. 323. — 1109 — abbandonata principalmente per le opposizioni del Riess , pubblicò con due memorie la teorica stessa. Di siffatte memorie, la prima comparve nei Com- ptes Rendus dell’accademia delle scienze dell’I. Istituto di Francia, t. 39, n.° 4, del 24 luglio 1854, p. 11 7; la seconda nell* Aieneo Italiano, t. 2.°, n.° 12 del 15 settembre 1854, pag. 329, giornale che si pubblicava in Parigi, e che presto cessò di continuare. Questa seconda però si trova sviluppata un poco più della prima; ed in un’altra comunicazione, che presto farò sul presente argomento, ambedue le indicate memorie saranno riprodotte, con opportuni schiarimenti; giacché in un fatto fisico di tanta importanza, quale appunto è la influenza elettrica, tutto deve raccogliersi per giovare allo studio del medesimo, ed in ispecie le prime produzioni dalle quali esso, per opera di un eminente fìsico il Melloni, venne di nuovo posto in campo. S- 30. Credo pure utile riportare in questo paragrafo, alcuni brani di lettere , inviatemi da parecchi scenziati distintissimi, ed assai competenti, coi quali brani manifestarono essi la opinione loro, favorevole alla nuova dottrina sulla elet- trostatica induzione. Il eh. prof. R. Rubini in una sua lettera del 2 1 agosto 1857 si esprimeva dicendo « Un illustre italiano di feracissimo ingegno, e più nobile cuore (Mel- » Ioni) metteva le basi di una nuova teorica, e ad altro italiano si aspetta- )> va l’onore d’averla messa in piena luce e razionalmente, e praticamente. » La teorica del Melloni è tutta provata (almeno sì come io la intendo) con » quella sola dimostrazione razionale, che ella ne dà a pag. 10 della sua » quarta comunicazione sulla elettrostatica induzione (1); e la più valida » conferma pratica, oltre quella del piano di prova, è pure la sperienza terza, » più che le altre; le quali d’altronde sono tutte fatte per convincere i più » accaniti sostenitori della vecchia teorica ». » Ho fatto leggere questa sua quarta comunicazione ad un mio amico, » il P. Miozzi gesuita, prof, di fisica in questo R. collegio, e mentre faceva » eco alle mie parole, mi diceva pure che egli seguiva in certo modo quella » dottrina nelle sue lezioni orali »... (1) Estratta dagli Atti dell’accademia pontificia de’Nuovi Lincei, an. 1857, sessione IV del 1. marzo, t. X, p. 280. ..310. 142 — ilio — Ecco altri brani di lettere del eh. prof. Antonio Nobile di Napoli ; egli col 20 dicembre 1855 così mi scriveva: » Bene ella si avvisa chiamandomi amico del Melloni. Indipendentemente y> dal suo maraviglioso ingegno, io fui legato a lui, fin dal primo giorno che » onorò Napoli, con istrettissimi nodi di fratellevole amicizia, i quali vennero » grandemente rafforzati da comuni speranze e timori, e dalle sventure in- » giustamente insieme patite in questi ultimi anni. La di lui memoria mi è » carissima: ho fatto tutto il poter mio per giovare in ogni maniera alla sua » superstite famiglia, ho tolto dalle mani altrui, e per lo meno dall1 2 3 oblio il » suo elettroscopio; e da ultimo, gli ho renduto, se non quel tributo di lodi » che gli era dovuto, quello che il mio povero ingegno poteva offrirgli, senza » tradire la verità e la mia coscienza. Ella ha certamente fatto più di me , » prendendo non solo a difendere il nuovo principio del Melloni , e vincere » così le prime opposizioni che sogliono tener dietro le verità nuove ; ma » pure ad ampliarlo ed appoggiarlo a nuovi ed importanti fatti. A dirla in « confidenza, qui in Napoli, quella rettifica del Melloni è stata, in generale, » più ammirata che capita; ed il solo che poteva intenderla, non le fece buon » viso, non ostante che l’autore medesimo ed io ci fossimo impegnati a ri- » muovere i suoi dubbi , che (secondo io mi penso) non hanno valore al- » cuno. Avrei desiderato anch’ io che un fìsico autorevole come De la Rive, » avesse preso a trattare quell’argomento; e volentieri avrei invocata l’opera » della vedova Melloni per conseguire questo scopo ; ma non ho potuto ciò » fare, perchè questa signora trovasi in Genova, ove attende all’educazione di » una sua disgraziata figliuola sordo-muta. Nondimeno le parole del De la Rive, » messe nell’archivio delle S. F. e N. in fine della lettera del Melloni, e che » ho voluto leggere dopo la notizia ch’ella me ne diede (1), sono decisamente » favorevoli al lavoro in parola. D’altra parte, i due articoli, uno del Regna- » ni, e l’altro del Della Gasa, che ho letti nella Corrispondenza Scientifica (2), » non mi paiono punto tali da far menomamente crollar la dottrina che essi )) combattono. Intorno a tale tema , io dichiarai , benché in poche parole , » la mia opinione nel surriferito elogio (8). Dopo che il Melloni ebbe an- (1) V. Archives des Sciences phy. et nat. de Genève, t. 26 juillet 1854, p. 323. (2) T. 4.°, n.° 21, del 2 novembre 1855, p. 163 — e n.° 16 del 18 settembre 1855, p. 130. (3) Rendiconto della R. Società Borbonica dell’accademia R. delle Scienze di Napoli? tornata del 15 dicembre 1854, p. 171, nota 1. — mi » nunziato, che delle due elettricità, le quali si svolgono in un conduttore isolato, » messo sotto l’ influenza di un corpo elettrizzato, 1’ omologa trovasi in uno » stato libero, e l’altra nello stato dai fìsici detto dissimulalo ; subito mi cor- » sero alla mente l’ esperienze intorno a quest’ ultima elettricità, e credei, e » tuttavia credo, che il surriferito principio rientrasse perfettamente nelle dot- » trine, e nei fatti dai fìsici ammessi intorno all’elettricità dissimulata, e che però » non avesse mestieri di novelle prove. Io, forse, vado troppo oltre, ma mi sem- » bra molto evidente che il caso in questione sia identico a quelli conosciuti, e » da tutti ammessi. Che altro è, infatti, il sistema di un conduttore isolato, ed un » conduttore elettrizzato, separati da uno strato di aria, o sia da un coibente, » se non uno di quei sistemi, che van sotto i nomi di boccia di Leida, con- » densatore, quadro magico, due dischi, ec. ? Se in questi apparati adunque » si ammette, come espressione de’ fatti , una reciproca forza dissimulante , » una distribuzione delle due elettricità libera, e dissimulata, simile a quella » indicata dal Melloni (salvo la forma de’ corpi) , è forza ammetterla anche » nel sistema testé menzionato. Ma, mettendo anche da banda questi legit- » timi paragoni, e ponendo mente ai soli fenomeni conosciutissimi, che ci pre- » senta il caso in quistione, noi possiamo trarre buone e convincenti prove » sperimentali del diverso stato delle due elettricità. Con qual fondamento » ammetterle ambedue libere, se si conducono tanto diversamente, quando, » senza allontanare l’ indotto, questo è messo in comunicazione col suolo ? » Se 1’ elettricità contraria rimane , e rimane dissimulata , ciò suppone una » forza (diciam così) che la riteneva, e prima della comunicazione suddetta, » e che poscia continua a ritenerla. Perchè supporre nella forza medesima » un essenziale cambiamento di natura ? Queste ed altre ragioni , tratte » sempre dal considerare i fatti, e che per amor di brevità ometto, mi han- » no condotto ad abbracciare quel principio di elettricità statica, come for- » mola del fatto, e credere che la cosa non possa stare diversamente. Non- » dimeno, se avessi avuto macchine opportune, o un gabinetto di fisica a mia » disposizione, avrei forse tentato qualche sperimento diverso dai già fatti, » e cercato di aggiungere qualche argomento a quelli che diede il Melloni, ed » a quelli di cui ella ha poscia arricchita la fìsica. Ma io non ho macchine; » e dopo la mia destituzione dalla cattedra della R. università, che ebbe luogo » nel medesimo giorno di quella del Melloni, del Costa, ec., io non ho voluto » porre più il piede in quel luogo, e però non ho potuto profittare delle mac- )> chine che ivi si trovano, e della gentilezza del direttore Giardini, cui sono » affidate. Ella intanto ben conosce che le verità finiscono sempre col trion* » fare, ed io non dubito che sia per avvenire la medesima cosa nel caso pre- » sente. Ciò non ostante, quando un residuo di mia malattia, come spero, » si sarà reso più mite, io non tarderò di comunicare all’accademia, e pub- » blicare nel rendiconto, o altrove, una breve disamina del principio in qui- » stione. Ma la mia voce non può aggiugner nulla d’ importate dopo le di lei » luminose pubblicazioni. » Lo stesso fisico A. Nobile, pure mi scriveva come siegue, nel 1 6 di aprile del 1856. » In quanto all’opinione del Faraday sul principio elettrostatico di Mel- » Ioni, ch’ella desiderava conoscere, io le dirò quello che è a mia notizia. Que- » sto fisico, dopo di aver ricevuto da parte del Melloni la prima comunicazione » su tale obbietto, benché malato e di ritorno dalla campagna, rispose con » una privata lettera, la quale arrivò in Napoli quando il nostro amico non » era più. Io ebbi nelle mani quella lettera, e dopo averla letta la consegnai » alla vedova. Per quanto mi ricorda, il celebre fisico inglese non pareva che » facesse molto buon viso alla comunicazione fattagli dal fìsico italiano : » perchè egli non ammette la distinzione tra elettricità libera e dissimulata; » 2.° per non aver fatto (egli diceva) attenzione alle contradizioni che trovansi » nei trattati di fisica, e delle quali faceva parola Melloni, perchè il Faraday » aveva da gran tempo interpetrati i fenomeni d’ induzione unicamente se- » condo la sua teorica, che trovasi pubblicata; 8.° perchè le sperienze del Mei- » Ioni non erano nuove per lui, mentre egli, tra le altre cose, usava coprire » i suoi elettroscopii con reti di materia conduttrice, per ripararli dalle in- » fluenze. Non ostante tali cose , le quali , più che altro , tendono a ferire » alcune necessarie distinzioni adottate, io non credo che riceva crollo alcuno » il principio del Melloni ; che starà fino a quando non avremo abolite le » due forme elettriche, le quali vanno sotto i nomi di libera e dissimulata. » Io non credei opportuno far parola nel mio piccolo lavoro dell’ opi- » nione del prof. Regnani (1) poiché, adirla in confidenza, mi è essa sembrata » molto strana. Questo professore, dopo aver menato scalpor grande; per aver )> trovato privo di fondamento il nuovo principio, lo ammette poscia a con- fi) Questo lavoro fu pubblicato nel Bulletrino Universale della Corrispondenza Scien- tifica in Roma, t. 4.° n.°, 21 del 2 novembre 1855, p. 163. — 1113 — )) dizione che voglia intendersi per elettricità dissimulata, non ciò che si ri- » ferisce al fluido neutro; ma in vece, ciò che è proprio di quella elettricità. » E poiché niuno si è mai avvisato di dare nuovi significati a vecchie pa- » role, ne segue che il surriferito professore, anzi che essere molto avverso, « come si mostra, al nuovo principio, è ad esso, in sostanza favorevole. » Il medesimo Regnani inviò all’accademia nostra una sua memoria mano- » scritta, la quale aveva per obbietto la solita contradittoria confutazione, e » il raggiamento elettrico, tratto dalle sole esperienze del Melloni. Questa me- » moria venne affidata ad una commissione; ed io che ne faceva parte, e che » venni destinato a far da relatore , credetti opportuno proporre di usar si- » lenzio intorno ad essa, arrecando per ragione la pubblicazione fattane sotto » altra forma nella Corrispondenza Scientifica di Roma. Tuttavia perchè le » dottrine che conteneva la memoria avevano attinenza al lavoro di Melloni, » approvato per i nostri atti , si volle che l’accademia , almeno in generale , » ne venisse informata. Fui quindi obbligato, mio malgrado, a dire, se non » il vero, almeno ciò che io ne pensava, e però dichiarai insufficienti le espe- » rienze del Melloni, quando sono invocate a sostegno della forma raggiante » del flusso elettrico, non manifestandosi in esse i veri caratteri del raggia- » mento. Aggiunsi di più che se anche ci fosse ignoto, che le influenze elet- )) triche si portano principalmente verso i vicini conduttori, e che alcune espe- )> rienze del Faraday rendono probabile il cammino curvilineo di siffatte in- » fluenze ec. ec. ; tuttavia le sperienze allegate neppur sarebbero , secondo » il mio avviso , sufficienti allo scopo. Per pochi momenti , una volta , va- » gheggiai anch’ io la medesima idea ; la quale surse nella mia mente, dopo » il seguente sperimento : fissai verticalmente ed in presenza del conduttore » sporgente da una forte macchina elettrica , una lamina metallica comuni- » cante col suolo, nella quale praticai un foro circolare, non molto piccolo, di » rincontro al conduttore medesimo. Un pendolo formato da una piccola palla » di midollo di sambuco, sospesa ad un filo di lino, e posto dietro la lamina » medesima, nella parte opposta al conduttore, restava immobile quando non » trovavasi presso la retta che univa il centro del foro col punto più vi- » cino del medesimo conduttore, ma si slanciava velocemente nel foro, fino » a cacciarvisi dentro , appena la palla trovavasi lungo quella linea. Questa » esperienza, benché del medesimo genere delle altre, pare che illuda di più; » ma tuttavia non mi par meno insufficiente ad appoggiare il raggiamento.» — 1114 — Il medesimo Nobile così mi scriveva nel 20 giugno 1857. » Le copiosissime prove , sì sperimentali che razionali , ch’ella ha feli- » cernente esposte nella sua quarta comunicazione, tendenti a mettere in sodo » il nuovo principio elettrostatico, secondo il mio corto giudizio, mi sembrano » tali, ove si voglian ponderare, senza spirito di parte, coi lumi della scienza, » da rimuovere ogni difficoltà, non ostante i dubbi che van sollevando coloro » che non han voluto dispogliarsi delle antiche dottrine. Dopo la mia ma- » lattia, ho letto, anzi studiato quel suo lavoro, e con piena sodisfazione ho » trovato che, oltre le molteplici e valide prove ch’ella offre della mancanza » di tensione della elettricità indotta nel conduttore isolato, il che risguarda » il punto in qnistione , porge ancora svariate prove sperimentali della non » tensione elettrica nei conduttori, che giacenti sotto l’ influenza, comunicano, » o hanno comunicato col suolo. Io tenni assodato quest’ ultimo punto, sì per- » chè generalmente i fìsici lo tengono come tale, e sì perchè non abbraccia » direttamente il preciso caso in quistione. Nondimeno , ella ha fatto egre- » giamente a ritornarvi sopra, con nuovi ingegnosi e decisivi esperimenti; e ad » estendere le investigazioni fin dove si estendono i dubbi di taluni fisici, chiu- » dendo loro ogni adito, anche ad un’attacco indiretto. Riuscirei troppo lungo » se volessi in questa lettera toccare di tutti i suoi esperimenti ; e, d’altra » parte, mi confonderei nella scelta se volessi tenerle proposito di alcuno di » essi; chè, io mi avviso che tutti, senza eccezione, toccano il segno. Ma » per mostrarle che io sono uso a dire francamente, e senza velo, ciò che » sento, quantunque ciò che sento possa talvolta divergere dal vero, le dirò » ciò che io avrei desiderato nel suo bellissimo lavoro. » Io mi avviso che la sola esperienza che potrebbe invocarsi, per farne » supporre dotata di tensione la elettricità indotta in un conduttore non iso- » lato , sia appunto quella conosciutissima , mediante la quale si vede che » un conduttore cilindrico, di cui un estremo comunica col suolo, sottomesso » ad influenza elettrica nell’altro estremo, in cui trovansi due pendolini, que- » sti , più che negli altri casi , energicamente si aprono. Questa esperienza )> che, sotto altra forma molto più semplice, io ho più volte riprodotta, te- » nendo stretto tra due dita due leggerissime foglioline metalliche, e avvici- » nando ed allontanando alla estremità di esse una sorgente elettrica , ha » tutte le apparenze di essere utile al caso ch’ella ha considerato nelle sue » investigazioni, lo non presi ad esaminare questo caso d’ induzione , perchè » non era precisamente quello in quistione, e perchè il fatto che racchiude, » anzi che distrugge i molteplici fatti indubitabili, su i quali si poggia la no- )> velia dottrina, molti de’ quali si debbono alla di lei sagacia, parrai invece » che accenni ad un’ altro elemento ignoto della elettrica influenza (1). Ma » poiché ella, con tanto successo, ha esteso le sue investigazioni, fino a di- » mostrare la non tensione dalla indotta su i conduttori non isolati, avrebbe )> potuto bene affrontare e trionfare del solo ed unico ostacolo che , a mio « avviso, fa intoppo a questa estensione. Ed io credo che, rimossa una volta » tale difficoltà, gli oppositori del nuovo principio non avranno più asilo (2). » La serie degli ultimi suoi esperimenti fatti col piano di prova me- li tallico, mi ha recato non poca maraviglia, solo perchè annulla quelli cre- » duti indubitabili del Coulumb, e di altri fisici. Come ella sa, io aveva fatti » i medesimi esperimenti con piccoli piani di prova di materia coibente, a fine » di evitare appendici, e sostanze atte a turbare maggiormente l’equilibrio elet- » trico ; e le dirò che , dopo avere adoperato dischi più grossi , i quali mi » davano talvolta fallaci prove ed incostanti, mi rivolsi ai dischi piccoli, e di » pochissima spessezza ; e questi risposero pienamente alle mie previsioni , » dandomi i medesimi risultali da lei ora ottenuti ; e quantunque (sia detto » per digressione) il chiarissimo fisico che scrisse sul mio lavoro nell’ Archivio » delle scienze fisiche, e che mi onorò della sua approvazione (3), desiderasse » maggiori particolari intorno ai punti del conduttore toccati dal mio piano » di prova, dubitando che essi punti non fossero solo quelli nascosti e ripa- » rati dal conduttore medesimo, tuttavia avendo io detto - facendo toccare, » senza strofinio , un dischetto con una parte qualunque del corpo indotto , » ho sempre ottenuto segni di elettricità omologa - credetti di aver dichiarato » che io non faceva eccezione alcuna tra i punti del conduttore, e che tutti ma- li nifestaronmi elettricità omologa della inducente. Ma tornando ai suoi esperi- di Questo elemento non è ignoto; esso deve riconoscersi nell’aumento che riceve la tensione della inducente, per essere partita la omologa sua dall’ indotto, che per ipotesi non è isolato. Lo stesso aumento di tensione fa cresce pure la influenza curvilinea sui pendolini; e questi, per le ora indicate due cagioni, debbono maggiormente divergere quando l’ indotto comunica col suolo, come nel caso attuale. Da ciò discende che la sperienza qui riferita dal Nobile, si spiega facilmente colla nuova teorica sulla elettrostatica influenza; nè può servire punto agli oppositori della medesima per sostenere l’antica. (2) Sarà tosto rimossa questa difficoltà, ricorrendo alla influenza curvilinea, della quale non può dubitarsi affatto. (3) Vedi Archives des Sciences phy., et nat. de Genève 1856, t. 32, p. 62. 1116 — » menti fatti col piano di prova metallico, i quali a differenza de’ miei rovesciano » intieramente l’edifìzio innalzato dal Coulomb, le dirò che, non ostante che » io non possa di essi dubitare, molto più che ella ha indagate e messe in » vista le condizioni che ne fan variare i risultati; nondimeno resta nel fondo » dell’ animo mio qualche perplessità , quasi non osando mettere in forse le » esperienze di quel celebre fìsico , e le spiegazioni datene dal Melloni ; e » però , prima di avere le une e le altre come illusione , desidererei che le « di lei belle investigazioni su di un tal punto, venissero confermate e ripro- » dotte (1). Nè questa mia esitazione deve arrecarle maraviglia; imperocché, » quando, nel 1855 feci gli esperimenti col mio piano di prova, volli anche » io per poco, usare quello alla maniera del Coulomb, per vederne la diffe- » renza, ed ottenendone spesso manifestazioni contrarie a quelle ammesse da » tutti i fisici , io non osai nè seppi menomamente dubitare de’ risultati del » Coulomb, ed addebitai ciò a mia inesperienza, e a mancanza di opportuni » congegni. Profittando di alcuni apparati elettrici del macchinista Bandiera, » ho voluto, non è guari, ripetere uno dei suoi esperimenti, cioè quello di » saggiare l’elettricità di un cilindro indotto isolato, per mezzo di un globet- » tino metallico, messo con cera lacca alla estremità di una bacchettina di vetro, » ed ho trovato, in tutti i punti del medesimo cilindro, elettricità omologa della » inducente. Ho aggiunto a questo un’ altro esperimento, il quale mi sembra » semplice e molto decisivo. Senza usare scranni e ripari metallici, ai quali » alcuni fisici han dichiarato guerra, ho, con molta cautela, avvicinato moltis- » simo quel globettino all’estremo del cilindro indotto il più prossimo all’indu- » cente, ma in maniera da non lasciare il menomo dubbio, che non abbia a » preponderare di gran lunga su di esso 1’ influenza dell’ indotto medesimo. » Ho dipoi messo il globettino in comunicazione col suolo, e finalmente l’ ho » allontanato, e saggiato all’elettroscopio. Sempre ne ottenni elettricità con- » traria all’ inducente; e ciò in tutte le parti del cilindro indotto. » Le opposizioni del Belli che, ad eccezione di quelle del Regnani, sono » le sole che io ho letto, non rivelano punto, secondo il mio avviso, la solita » sagacia ed esattezza dell’ illustre autore, il quale non ha voluto abbandonare » l’antica dottrina; e mi piace che siavi chi voglia pubblicarne un’esame; chè, (1) Questa riproduzione si è fatta le mille volte: oltre a ciò il De la Rive vide non solo, ma riconobbe per le stampe la esattezza di queste mie sperienze, fatte coi piccolissimi piani di prova ; ed ognuno può ripeterle assai facilmente. In quanto alle spiegazioni del Melloni, queste non possono mai fallire; lo apparisce dall’analisi precedentemente fatta del- l’uso del piano di prova. — i i 17 — » gli equivoci degli uomini di merito, tornano sovente di grande ostacolo al » cammino della verità. Nondimeno, se Melloni, Ella, De la Rive, Matteucci, » io, e tanti altri siamo nell’errore, le esperienze del Belli non saranno certo » quelle che ci daranno torto, non essendo esse che le antiche, le quali illusero » per molto tempo i fisici, riprodotte sotto nuove e varie forme. » Il Nobile inoltre mi scriveva nel 13 maggio 1858, così dicendo: » La quistione sulla rettifica proposta dal Melloni intorno alla induzione » elettrica, che io suppongo costà terminata, dopo quel vostro ultimo bellis- » simo lavoro ; per noi , o per dir meglio , per la nostra accademia , ebbe » nello scorso anno un nuovo benché passeggierò incremento. Mentre io pa- » gava il solito annuale tributo alla stagione di oltre a tre mesi di perico- » Iosa malattia, tra la fine dell’ inverno e la primavera del 1857, venne pre- » sentato all’ accademia il lavoro del prof. Belli, in opposizione alla opinione » del Melloni, e più che la lettura di quello (che probabilmente niuno fece) » potè il nome dell’autore, per far muovere il dubbio, se dovevasi o non do- » vevasi rivocare l’approvazione data dalla accademia alla memoria del Mel- » Ioni, censurata dal Belli. Non ostante che io, sepolto nel letto, non assistevo » allora alle tornate dell’accademia, non fu fatto torto nè a Melloni, nè a me, che » avevo procurato quell’approvazione, e che avevo promesso un rapporto sepa- » rato , se le conclusioni del relatore non erano quali furono. Essendo dipoi » pervevuta all’accademia la vostra memoria% vi fece (mi fu detto) ottimo ef- » fetto, ma non valse a piegare alla nostra opinione uno dei nostri soci; il quale, » senza allegare nuove ragioni, non solo non ammette la elettricità dissimu- » lata nei conduttori indotti ed isolati, ma neanche l’ammette nei conduttori « indotti comunicanti col suolo. Stando le cose in questi termini , avendo » io ripresa 1’ assistenza all’ accademia , non potei esimermi dal ritornare su » quel medesimo tema, ed abbracciare un’ impresa divenuta quasi temeraria » dopo il vostro ultimo lavoro. Volli riprendere da alto la quisfione, analiz- » zare a mio modo i fenomeni generali della induzione elettrostatica, che hanno » attinenza col principio del Melloni , e fermarmi sullo esame minuto delle » obbiezioni fatte ad esso principio. Mi duole che, ciò facendo, io sia stato » condotto a convizioni contrarie a quelle di autorevoli fìsici , e più ancora « mi duole che in alcune cose necessarie, risguardanti semplicemente la in- » terpretazione di alcuni fenomeni, io non siami trovato di accordo nè con Mel- 143 — 1118 — )> Ioni, nè con voi, acuì professo altissima stima ed amicizia (1). Nondimeno )> espressi senza velo la mia opinione, lasciandomi persuadere che avrei poco » contato su F altezza di animo che accompagna il vero merito , se avessi )> supposto dovervi riuscire dispiacevole, che altri si allontani da alcune vo- » stre idee per raggiungere uno scopo comune ; anzi , per cercare di raffer- « mare un edifizio da voi in massima parte elevato. Il mio avviso intorno » all’ultimo vostro lavoro, è sempre quello che vi manifestai nella mia lettera » in risposta alla vostra pregiatissima, che mi fu recata insieme colla vostra )> memoria. » Col primo di aprile 1859 il Nobile mi scriveva come appresso: » Mi arreca maraviglia che il Matteucci impugni ora la nuova dottrina » elettrostatica. Egli, nelle poche parole messe in una noticina, riportando nel » Nuovo Cimento (2) un mio articolo, non solo mostrossi del nostro parere, « ma anche, se mal non mi ricorda, si mostrò sdegnoso che altri volesse di- « mostrare ciò che egli credeva evidente, e da gran tempo dimostrato. » Certo è che per mettere in evidenza che noi abbiamo torto, bisogna » non solo dimostrare erronea la teorica del condensatore, ma abolire tutto » ciò che riguarda elettricità dissimulata ; ed in questo caso , bisognerebbe » confessare che i fìsici erano in contradizione con loro stessi , che aveva- » no essi generalmente adottata una falsa dottrina, e che i tentativi di Mel- » Ioni e nostri, tendenti a generalizzarla, avrebbero avuto per finale conse- » guenza di farla svanire, e quindi fare svanire nella fisica una contradizione. (1) Non so dire quali sieno state le convinzioni, contrarie tanto a me quanto al Mel- loni, cui fu condotto il Nobile; perchè questo eccellente e dotto mio amico non me le ha comu- nicate; però siccome furono esposte alla R. accademia delle scienze di Napoli, perciò si debbono ivi trovare; quindi facciamo voti che sieno rese di pubblico diritto, quante volte si creda poter esse giovare alla elettrostatica scienza. Certo però è, che quelle convinzioni non si oppon- gono alla nuova teorica sulla influenza elettrica, come risulta, e dalle qui riferite parole del Nobile stesso, e dal brano seguente di lettera del medesimo. Se le indicate contrarie convin- zioni fossero mai quelle, che si trovano nella memoria del Nobile, intitolata Esame critico , ec..., letta alla R. accademia delle scienze di Napoli, nella prima tornata di novembre 1857, ed inserita nel voi. delle sue memorie per gli anni 1855, 1856, 1857, in tal caso le convinzioni stesse riferirebbero alla induzione curvilinea , cui sembra che il Nobile non abbia fatto buon viso. Però nel pubblicare di nuovo questo esame critico, risponderemo alle indicate obbiezioni, e nuovamente metteremo in chiaro che la induzione curvilinea, si deve riguardare come causa principalissima delle divergenze, tante volte ricordate, degli eletlrometrici pendolini. (2) T. 3.°, an. 1856, p. 223, nota (!)• — Il 19 — S- 32. Un altro mio amico, il sig. prof. Ruggiero Fabri di Ravenna, fìsico di- stintissimo , si è molto, ed utilmente assai per la scienza, occupato dell’ at- tuale quistione, come chiaro apparisce da quanto egli pubblicò, per sostenere la nuova teorica sulla elettrica influenza. Credo utile riportare in questo ul- timo paragrafo alcuni brani di lettere dal medesimo a me dirette, dai quali appariscono ragionamenti e sperienze in appoggio della nuova teorica. Per- tanto nel 4 del dicembre 1835 il Fabri mi scriveva: » Io credo che nell’articolo del Regnani, non vi sia una frase che non » abbia eccezione. Esso non vuole convenire con Melloni che l’elettricità in- » dotta non ripelle se stessa , ma invece dice che ripelle la sua contraria, » piuttosto che attraila; ciò mi sembra sia un andare più in là di Melloni; e se » Regnani non vuole ammettere che la tensione sia zero, viene poi a dire » che è negativa. Forse non mi sarò spiegato bene, ma è certo che in quel- » l’articolo vi sono delle contradizioni modernali. Io non so poi come dalle » sue osservazioni, si possa trarne il suo principio, che le attrazioni e ripulsioni » elettriche si esercitano in linea retta soltanto, cosa che credo falsa; giacché » avendo Faraday provato che l’induzione si esercita pure in linea curva, vi è » molta ragione a credere che anche l’attrazione si eserciti per linee curve. » Ho letto il libretto di Zantedeschi, ed ho veduto che il suo elettro- » scopio non prova altro che 1’ elettrico indotto attrae il suo opposto indu- )) cente. Questo ha pure ammesso Melloni ; anzi è tanta questa attrazione, » che ha distrutto tutto il potere ripulsivo delle molecole dell’elettrico indotto. » Non è col principio di attrazione che ha Ella spiegato la perturbazione degli » elettroscopi, inesplicabile a Melloni? Fin ora davvero non si è trovato un espe- » rimento da cui si provi, che le molecole dell’elettrico indotto si ripellano ». Lo stesso fìsico mi scriveva col 23 del dicembre 1855 : » Riguardo alla quistione sull’ induzione eccitata da Melloni , più vi i> penso e più mi sembra giusta l’opinione di questo gran tìsico ; ne saprei » trovare sperienze più concludenti di quelle che si sono fatte, le quali mi sem- » brano concludentissime. La sua elettricità di abbandono è una nuova prova » certissima; d’ altronde questa teorica non manca di avere anche delle cor- » rispondenze nella induzione elettro-dinamica. In fatti, perchè una corrente — 1 120 — » possa indurre sopra un filo vicino, bisogna che sia intermittente, e non continua; » ed è nel momento dell’interrompimento che si ha una corrente indotta. Ora )> nella macchina di Breton, come si ottengono queste interruzioni? Le correnti » della calamita, vanno ad indurre magneticamente di quando , in quando , » su di una verga di ferro, che va passando vicino ai poli della calamita stessa. » Dunque allorché le correnti inducono continuamente, sono come dissimulate le » indotte; e quando le prime cessano, rinascono le seconde. In data del 5 maggio 1857 lo stesso Fabri così mi scriveva: » Mi sembra che l’obbiezione di Palmieri, oltre al non essere nuova, sia » di niun momento (1). I fenomeni di questo genere mi sembrano tutti com- » pletamente spiegati nella prima memoria, che Ella comunicò all’accademia » di Parigi su questo soggetto; e siccome le teoriche ivi esposte, vengono a col- )> legarsi con quelle dell’induzione curvilinea; perciò anche con questo mezzo, » il fenomeno viene spiegato senza eccezione. Ho letto la prima e lunghissima » memoria di Poisson sull’elettricità, e nelle prime pagini, ove espone le basi » del suo lavoro, ed i risultati ai quali è giunto, trovo alcune cose conformi » alla teorica del Melloni. Fra le altre dice che intende per zero di elet- » tricità, uno stato egualmente elettrico positivo , ed elettrico negativo, e » comprenderebbe quindi lo stato della linea neutra come lo considera Mei- » Ioni. La differenza fra Melloni ed i suoi contrari, è dunque che egli sup- » pone nella linea neutra dosi eguali di fluido positivo e negativo, che per lo » stato particolare di uno di questi, possono sovrapporsi senza neutralizzarsi; » mentre per gli altri non vi sarebbe alcuno stato elettrico simile, afl’infuori del » fluido neutro, che esiste in ogni corpo. Per Poisson queste due cose sono iden- )> tiche, anzi dirò più esattamente, esso esclude affatto qualunque idea di neu- » tralizzazione, e di fluido neutro, considerando il fluido neutro come un mi- » scuglio di dosi eguali di elettrico positivo e negativo. Ma io osservo: può » dirsi che un miscuglio di due volumi d’ idrogeno con uno d’ossigeno , sia » lo stesso di un volume di vapore d’ acqua ? È facile il vedere che vo- » lendo bàttere la teorica di Melloni, bisogna abbandonare qualunque idea di » neutralizzazione; giacché è sull’osservazione che due fluidi liberi non pos- (1) Vedi mem. della R. accademia delle scienze di Napoli, voi. 2.» an. 1857, p. CIV... CVI. —Vedi Rendiconto della società R. Rorbonica, accad. delle scien. anno 1854, pag. 93, e 94 — Vedi anche Corrispondenza Scientifica, voi. 3.°, an. 1855, p. 332. — 1121 — » sono esistere senza neutralizzarsi sul medesimo conduttore, che Melloni fondò » la sua teorica ». Il medesimo del 7 di giugno 1857 mi scriveva : » Ho continuato a studiare su queste materie , e mi sembra la cosa » sempre più chiara, e le esperienze concludenti », e col 20 di aprile 1858 continuava egli dicendo: » Ho letto con piacere 1’ articolo di De la Rive nell’ appendice al suo » Trattato, nel quale, benché si mostri un poco renitente, ad adottare total- » mente il nuovo principio , non sa cosa opporre alle sue ultime sperienze , » specialmente a quella del piano di prova. Avevo già veduto nel Nuovo Cimento » l’articolo di Belli. A me sembra che se si tolga quel poco di grazia nello » scrivere proprio di quell’autore, il resto non valga nulla. Egli non sa capire » come possa accadere la divergenza dei pendolini, per effetto dell’attrazione del- » l’inducente. Certo non avrà egli mai letta quella di lei nota, posta nei Conti » Resi di Parigi, ove tutto è spiegato completamente. Io non ne ho parlato nella » mia nota, perchè non ho voluto ripetere ciò che ha ella già scritto, ma ho » citata la stessa nota, indicando che ivi sono riportate le spiegazioni dei fe- » nomeni risguardanti le divergenze dei pendolini. Non saprei rispondere me- » glio al Belli, che invitandolo a leggere ciò che ha ella stampato nei Comples » Rendus. Egli dice di non potere comprendere la nuova teorica; come dunque si » può egli accertare che uno ha detto male, senza avere capito ciò che ha detto? » D’altronde sarebbe ben ridicolo che, mentre con una serie di pubblicazioni, » si rendono noti i ragionamenti, e le sperienze a favore di una tale teorica, » si dovesse ad ogni nuova pubblicazione ripetere tutto ciò che si è stampato » nelle precedenti. Inoltre mi scriveva il Fabri col 10 di giugno 1858 quanto siegue : » Trovo però una esperienza di questo fìsico (Nobile), molto interessante a » favore di Melloni (1), ed è la seguente: messo in comunicazione col suolo » il cilindro indotto, i pendolini più lontani dall’inducente non divergono, e si » mostrano aperti solo i prossimi; lo che gli appositori dicono provenire dal- (1) Tale sperienzà pubblicò dal Nobile nella sua memoria più volte citata, che ha per titolo « Esame critico ed esperimenti intorno al principio di dissimulazione I nella indu- zione elettrostatica » La memoria stessa trovasi pure nel giornale Arcadico, t. Vili della nuova serie, Roma 1858; ove si legge a pag. 33, la sperienzà sopra indicata. — 1122 — » la tensione dell’elettricità indotta , che sola, in questo caso esiste sul ci- » lindro. Togliendo poi la comunicazione col suolo, si allontani l’inducente; al- » lora, stando all’antica dottrina, si dovrebbe vedere una diminuzione continuata » nella divergenza dei pendolini vicini, procedente da una distribuzione sim- » metrica dell’ elettrico ; ma in vece si vedono i pendoli prima chiudersi , e » poi di nuovo aprirsi. Ciò prova che la prima divergenza era dovuta ad una » cagione, diversa da quella che suppongono gli oppositori. » In appoggio della spiegazione, da lei data sulla divergenza dei pendolini, )> ho fatto la seguente sperienza. Una sfera conduttrice, isolata o no, avente due )) pagliette nella sua parte inferiore, mobili solo in un piano, si avvicini, ad un » corpo elettrizzato di forma cilindrica, posto orizzontalmente, in guisa che » la linea verticale, che passa pel centro della sfera e per le pagliette, in- » contri l’asse del cilindro. Mediante un movimento di rotazione di 90°, si può, )> senza cambiare di posto alla sfera, mettere il piano nel quale si muovono » le pagliette, in coincidenza coll’ asse del cilindro, ovvero farlo essere per— » pendicolare ad esso; confrontando la divergenza delle pagliette nei due casi,. » trovasi molto minore nel 2.° che nel l.° Se la divergenza provenisse dalla » tensione dell’elettricità indotta, dovrebbe nei due casi essere uguale; poiché » la posizione della sfera rispetto al cilindro non è cangiata; ma il fenomeno » si spiega benissimo coll’attrazione del cilindro per le pagliette, senza ricorre » alla indotta ». Il medesimo col 12 di novembre 1858 a me scrivendo così rifletteva : » Bisogna mettersi in testa , che molto è diffìcile togliere delle menti » umane un errore , quando sia stato per tanto tempo, ed universalmente » tenuto come vero. A questo proposito non bisogna dimenticare il disgraziato, » ma per questo appunto, forse più grande, Galileo ». Il chiaro e R. P. Serpieri delle Scuole Pie, mi scriveva da Urbino nel 2 di maggio 1857, nel seguènte modo: » Appena quella teorica (di Melloni) apparve, mi fece la stessa impressione » che ci fa ordinariamente una verità semplice e piana, cui non si era mai pen- » sato. La vidi poi molto combattuta, e per non entrare in noiose discussioni, » mi astenni dal pubblicare alcune righe che avevo scritte. Intanto ho letto » con sommo piacere alcuni degli esperimenti da lei tentati , i quali sono — 1128 — » molto parlanti. Confesso però che bisogna andar molto più avanti, bisogna « derivare da questa teorica la spiegazione di tutti i fatti (1). Terminiamo questa ottava comunicazione, pregando i fisici a voler pren- dere ad esame quanto noi pubblicammo fino ad ora, per dimortrare che la indotta non tende; ed a volerci fornire per le stampe i loro argomenti, onde confermare od abbattere questa nostra conclusione. Indirizziamo tale preghiera specialmente ai fisici romani, che possono meglio degli altri vedere le mie sperienze sull’ argomento in proposito , ed in particolar modo al chiarissimo P. Secchi. Questo dotto fisico ed astronomo ha già implicitamente promesso tornare sull’argomento in proposito, dicendo « delle quali (teoriche sulla in- duzione) ora non vogliamo giudicare (2). Dunque si può fondatamente spe- rare un epoca, che desideriamo non sìa lontana, in cui quel giudizio qui pro- messo, vorrà pronunciato. Inoltre al medesimo autore pare molto più vero (8) il linguaggio dall’antica teorica; di qui discende che la nuova sarebbe anch’essa vera, però meno dell’antica; laonde il vero potrebbe crescere o diminuire, lo che non è vero : un solo vero si trova nelle riferite frasi; ed è che l’autore delle medesime, ancora non si è formata una idea distinta dell’attuale qui- stione. EPILOGO Oggetto di questa ottava comunicazione , p. 484 e 485 — Cenno degli autori che prima di Melloni hanno discusso intorno la elettricità indotta , p. 484, nota (2) — Duodecima sperienza consistente in due sfere concentriche (1) Certo è che dopo nove anni di continuo studio sperimentale su questo argomento, non ho mai trovato un fatto, relativo alla influenza elettrica, il quale non si spieghi perfet- tamente colla sua nuova teorica; mentre molli ve ne sono relativi alla influenza medesima, che non si possono affatto spiegare coll’ antica; e se pure si spiegassero, ciò non potrebbe mai dimostrare falsa la nuova, ed invece rimarebbe sempre falsa l’antica. (2) V. num. 23 del Bullettino meteorologico dell’osservatorio del collegio romano, del lo dicembre 1862, p. 183, lin. 47. (3) V. Osservatore romano, anno I (1861), num. 87, p. 348, nota 1. — 1124 — isolale, p. 485 — Conseguenze che discendono da questa sperienza, fra le quali si osserva che una parte della elettricità comunicata alla interna superficie di un conduttore, non si trasporta sulla esterna di essa, p. 486 e 487 — Al- tri modi per eseguire la medesima sperienza, p. 487.. .489 — Decima terza sperienza, consistente nell' associare il molinello elettrico alla bottiglia di Leida, p. 489 — Decima quarta sperienza, consistente nell' associare il delicatissimo anemometro di Combes alla bottiglia di Leida, p. 490 — Decima quinta spe- rienza, consistente nell' associare l'areometro alla bottiglia di Leida, p. 490 — Decima sesta sperienza, consistente nell' associare la pistola del Volta colla bot- tiglia di Leida , p. 491 — Decima settima sperienza consistente nell'avvio cinare la punta del conduttore metallico di un elettrometro a pagliette, alla faccia resinosa elettrizzata di un elettroforo, p. 492 — Decima ottava sperienza, colla quale si dimostra in varie guise, che dalle punte del conduttore di una macchina elettrica in azione, non esce la elettricità indotta, p. 498 e 494 — Ragioni per le quali non posso arrendermi al consiglio datomi dagl' illustri fisici Matteucci e De la Rive, di abbandonare la difesa della teorica nuova sulla induzione elettrostatica, immaginala da fisici non meno illustri, e ripro- dotta da Melloni, p. 495 e 496 — Classificazione dei fisici che, dopo la morte di Melloni, hi opposero alla nuova teorica sulla influenza elettrica, e risposta ad alcune obbiezioni del R. P. A. Secchi, p. 496. ..498 — Ricerche degli effetti prodotti da una punta metallica, in vicinanza di una fiamma , essendo questa, o quella elettrizzata', considerazione di un caso di attrazione, che non ancora fu osservato, fra la punta e la fiamma. Tutti questi effetti si spiegano senza dover ammettere che la indotta possegga tensione , p. 648. ..649 — Si dichiara quando la elettricità possegga o no tensione ; si riporla un parere del Matteucci , ed un altro del De la Rive , ambedue favorevoli alla nuova teorica sulla influenza elettrica, p. 650 e 651 — Pubblicazioni dei fìsici A. Nobile, e Verdet a favore di questa nuova teorica, pag. 651 , nota (2), e p. 658 — Seconda pubblicazione del De la Rive favorevole alla stessa teorica, p. 658 — Terza pubblicazione del medesimo, non totalmente contraria alla stessa nuova dottrina, pag. 6 58... 664 — Osservazioni critiche a questa terza comunica- zione,nota (8), p. 654; nota (1), p. 657; nota (1), p. 660; nota (1) pag. 661; nota (1), p. 662; nota (1) p. 668; nota (2), p. 664 — Quarta pubblicazione del De la Rive sullo stesso argomento, ed esame della obbiezione contenuta in — I 125 — essa ; origine della medesima , ed influenza esercitata su qualche fisico ita- liano, p. 664. ...666 — Motivi che mossero il Riess a criticare V uso dei miei due piccolissimi piani di prova, destinali a dimostrare vera la nuova teorica della elettrostatica induzione, p. 874 — Altri autori che prima di Melloni discussero sulla teorica della elettrostatica induzione, p. 874, nota (1) — Pubblicazione del Riess contro l'uso dei due miei piccolissimi piani di prova, p. 875. ...880 — Risposte che distruggono gli argomenti riportali dal Riess in questa sua pubblicazione, p. 875, note (1), (8) ; p. 876 note (1) , (2), (3), (4-); p • 877 note (1), (2), (3), (4), (5); p. 878 note (1), (2), (8); p. 879 note (1), (2); p. 880, note (1), (2) — Altra risposta perlaquale si dimostra, la critica del Riess tornare in sostegno della nuova dottrina sidla influen- za elettrica, p. 881... 883 — Undecima sperienza per provare che la con- traria della inducenle non ha tensione, p. 883 e 884 • — Osservazione cri- tica riguardo ad una nota del sig. Verdet, p. 884 — Quinta pubblicazione del De la Rive sull'argomento in quistione , p. 885. ..893 — Osservazioni critiche a questa pubblicazione, p. 885 note (2), (3), (6) , (7) , (8) ; p. 886 note (1) , (2) , (3) , (4) , (5) ; p. 887 note (1) , (2) , (3) , (4) ; p. 888 note (1), (2) ; p. 889 note (1), (2); p. 890 note (1) , (2) , (3); p. 891 note (1), (3); p. 892 note (1), (2); p. 893 note (1), (2). — Cause che influi- scono sulla carica elettrica del piano di prova, p. 893 e 894 — Per giu- dicare quale delle due dottrine sulla influenza elettrica sia la vera, può ba- stare l'uso del piano di prova, eseguito con ogni cautela, ed avvedutezza, p. 894 — Decimanona sperienza, consistente nell' esaminare i risultamenti otte- nuti, adoperando piani di prova in varie guise foggiati , p. 895 e 896 — Conseguenze favorevoli alla nuova teorica, le quali derivano da questo esame, p. 896 e 897 — Esplicitazione simbolica delle cause, e degli effetti che ac- compagnano l'uso del piano di prova, nelle ricerche di elettrostatica induzione, p. 898. ...903 — Non si può ammettere sull'indotto una linea veramente neutra, cioè come s'intende nell'antica dottrina, p. 904 • — La denominazione di linea neutra, sebbene impropria, si può tuttavia conservare; purché si di- stingua la linea neutra assoluta, dalla linea neutra relativa, p. 900... 905 — Conclusioni ottenute dalla precedente analisi sperimentale dei diversi piani di prova, in conferma della nuova dottrina sulla elettrica influenza, p. 905 — Altre autorità e schiarimenti alle medesime conclusioni, per sempre più convincere 144 — 1126 — chiunque, che la nuova teorica sulla influenza elettrica, deve preferirsi alVanlicar influenza elettrica , come graficamente viene rappresentata dalla fig. 2, secondo la nuova sua dottrina, pag. 1093. ..1096 — Esposizione compendiata della dot- trina di Fischer, colla quale da questo fisico la influenza elettrica, fin dal 17 97, fu considerata come da Melloni venne riprodotta nel 1854, p. 1096.. .1104 — t sizione della teorica di Faraday sulla influenza elettrica, nota (1 ),p. 1098... 1103 — La difficoltà delV azione a distanza , non si evita nella ipotesi di di Faraday, p. 1102 , (nota) ■— La ipotesi medesima implicitamente rico- nosce che la indotta non tende , p. 11 02 e 11 03 (nota) — Ciò viene con- fermalo dal Riess, idem (nota) — Articolo del sig. prof. F. di Napoli, a fa- vore della nuova teorica sulla elettrica influenza, p. 1104...U08 — Pub- blicazioni di Melloni su questa influenza, p. 1109 - — Lettera del eh. prof. R. Rubini, favorevole alla nuova teorica, p. 1109 — Brani di parecchie lettere del prof. A. Nobile, favorevoli alla nuova teorica, 11 10...1118 — Brani di parecchie lettere del eh. prof. R. Fabri, a favore della nuova teorica, p. 11 19... 1122 — Lettera del eh. p. Serpieri a favore della nuova teorica, p. 1122 — Invito ai fisici, specialmente romani, ed in particolare al p. Sec-- chi, con qualche critica osservazione, p. 1123. p. 1092 — Conseguenze verificate dal fatto, le quali derivano dal considerare la Breve biografia del Fischer , p. 1106 , nota (1) — Coincidenza fra le idee di Fiseher, e quelle di Faraday sulla influenza elellricafjnota (1) — Espo - / — 1127 — COMUNICAZIONI Il prof. C. Maggiorarli lesse i risultamenti di alcune sue sperienze, ten- denti ad illustrare l’officio della milza. Il R. P. A. Secchi espose diversi suoi studi sugli spettri dei pianeti, e delle stelle; donde risultò dover esistere nelle atmosfere dei primi linee omo- loghe a quelle, che sono proprie dell’atmosfera terrestre. Il medesimo presentò a nome del sig. canonico conte C.astracane, alcune fotografie di conchiglie diatomee, ingrandite; ed espose i vantaggi che si ot- tengono dall’usare la luce monocromatica nelle operazioni microscopiche, fa- cendo cadere sul porta oggetti la luce dello 'spettro solare, decomposta da un prisma, e riflessa da una eliostata di Foucault. Monsignor Nardi espose le ultime scoperte di Grant e Spelse, per asse- gnare le sorgenti del Nilo. Il prof. Volpicelli continuò la relazione delle sue ricerche di analisi spet- trale (l). CORRISPONDENZE Si fece noto il dispaccio dell’ Emo. e Rmo. sig. Cardinale Altieri, del 30 maggio 1863, n.° 3681, col quale si partecipa l'approvazione sovrana, per la nomina del sig. comm. Clemente Folchi, fra i trenta soci ordinari Lincei. Fu comunicata la lettera del sig. comm. Clemente Folchi, colla quale questo distintissimo ingegnere, ringrazia l’accademia per averlo nominato fra i trenta soci ordinari Lincei. Si comunicò il programma della R. accademia di Amsterdam, pel concorso ad un premio in poesia latina, da conferirsi nel gennaio del 1864. (1) Y. Comptes Rendus, t. 57, séance du 21 septembre 1863, p. 571. La R. accademia delle scienze di Torino, per mezzo del suo segretario, rappresentato dal eh. prof. Angelo Sismonda, ringrazia per gli Atti de’ Nuovi Lincei da essa ricevuti. COMITATO SEGRETO Per l’esame delle memorie, che potranno giungere intorno al tema, pub- blicato nel 31 di luglio del 1862 relativo al premio Carpi, si diede l’ incarico alla commissione stessa che ne compilò il programma , nominata nella ses- sione VII, del l.° giugno 1862. (V. T. XV, p. 455). Il sig. presidente fu pregato dall’accademia, perchè seduta stante, com- ponesse una comissione , incaricata di presentare dei temi di argomento fì- sico, dai quali si sarebbe scelto quello più opportuno, pel futuro nuovo pro- gramma, relativo al secondo conferimento del premio Carpi. La commissione venne formata dai signori professori G. Ponzi, Monsig. Nardi, D. I. Calandrili, P. Volpicelli, R. P. A. Secchi, N. Cavalieri S. Rertolo, D. S. Proja, e M. cav. Azzarelli. L’accademia riunitasi legalmente alle 5 pomeridiane, si sciolse dopo tre ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. C. Maggiorani. — • A. Secchi. — A. Coppi. — M. Azzarelli. — P. Vol- picelli. — R. Tortolini. — P. Sanguinetti. — S. Proja. — D. Diorio. — E. Fiorini. — I. Calandrili. — F. Nardi. — C. Sereni. — S. Cadet- — N. Cavalieri S. Bertolo. Pubblicato nel 21 di dicembre del 1863 P. V. 1129 — OPERE TENETE IN DONO Memorie dell' Accademia delle Scienze dell' Istituto di Bologna. Bologna. Serie II. Tomo II. fase. 2.° 1863. Rendiconto dell' Accade mia delle Scienze fisiche e matematiche di Napoli. Anno II, fase. 4, aprile 1863. Bullettino dell' Associazione nazionale italiana di mutuo soccorso degli scien- ziati, letterati , ed artisti in Napoli. Dispensa II, marzo 1863. Bullettino Meteorologico dell' Osservatorio del Collegio Romano , in corrente. Comptes . . . Conti resi dell' Accademia delle Scienhe dell ' I. Istituto di Francia , in corrente. > ' . , . - . ■ .. I ' ATTI DELL’ ACCADEMIA PONTIFICIA DE7 NUOVI LINCEI SESSIONE Vili3 DEL 23 LUGLIO 1863 PRESIDENZA DEL SIG. PROF. N. CAVALIERI SAN «ERTOLO MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI Il presidente comunicò all’ accademia, che monsignor Nardi non poteva per motivi di salute assistere a questa tornata. La memoria giunta regolarmente all’accademia pel premio Carpi, fu con- segnata al sig. duca Massimo, presidente della commissione incaricata di ri- ferire sul merito della memoria stessa. CORRISPONDENZE Il segretario dell’accademia delle scienze fìsiche e matematiche della so- cietà reale di Napoli, sig. A. Scacchi, a nome dell’accademia stessa, ringrazia per gli Atti de’ Nuovi Lincei dalla medesima ricevuti. 11 sig. dott. A. Schròtter, segretario generale della I. e R. accademia delle scienze di Vienna, informa sui mezzi di spedizione pel reciproco cambio delle pubblicazioni. COMITATO SEGRETO Il comitato accademico presentò quattro diversi temi, affinchè 1’ accade- mia ne scegliesse uno, pel secondo conferimento del premio Carpi. — 1132 — La scelta, Sfatta per mezzo dello squittino segreto, con voti bianchi e neri, cadde sul tema IY, che ha per oggetto le linee isotermiche della Italia, e dei mari adiacenti. Il sig. prof. Tortolini osservò che nel compilare il programma per questo tema, era conveniente, un saggio di applicazioni del metodo generale richiesto- Fu concluso che il programma per questo tema si sarebbe pubblicato nel dicembre 1863. L’accademia, riunitasi legalmente alle cinque pomeridiane, si sciolse dopo due ore di seduta. Soci ordinari presenti a questa sessione. B. Tortolini. — G. Ponzi. — G. Maggiorani. — P. Sanguinetti. — S. Cadet. — M. Azzarelli. — P. Volpicelli. — A. Secchi. — A. Coppi. — I. Calandrella — C- Sereni. — N. Cavalieri S. Bertolo. — - B. Viale. — M. Massimo. Pubblicato nel 21 dicembre 1863 P. Y. OPERE VENETE IN DONO Cenni necrologici su Domenico Bruschi di Perugia. Rendiconto delle sessioni dell' Accademia delle scienze dell' Istituto di Bo- logna. Anno accademico 1862-63. Ballettino dell' Associ azione nazionale italiana di mutuo soccorso degli scien - zi ati, letterati , ed artisti. Dispensa III. Napoli. In che modo le diatesi o disposizioni morbose ne' popoli si mutino , e come entrino nella formazione dei sistemi medici. Dissertazione del prof. Al- fonso Corradi. Bologna 1862. Un fase, in 4.° Come oggi le affezioni scrofolotubercolari siansi fatte più comuui. Conside- razioni del medesimo. Belogna 1862. Un fase, in 4.° Rendiconto dell ' Accademia delle scienze fisiche e mate natiche . Anno IL 1138 — Memorie dell' I. R . Istituto veneto di scienze lettere ed arti. Voi. X , parte III. Atti dell' I. R. Istituto suddetto. Dispensa 1-4.“ del 1860-63. Continuazione degli Atti della R. Accademia economica agraria dei Georgo- fili di Firenze. Volumi dieci. — Nuova serie. 1854-1863. Notices . . . Rapporti delle riunioni dei membri della R. Istituzione della Gran Brettagna. Parte XII.m* 1861-62. The Report . . . Rapporto dell' Associazione Brittanica per l'avanzamento delle scienze del 1862. Proceedings . . . Bulleltini della Società' filosofica americana di Filadel- fia. Voi. IX; gennaro 1862, n.° 67. Note . . . Nota della Società ' suddetta. Transactions . . . Transazioni della Società' suddetta. Voi. XII. Nuova se- rie. Parte II.“ e III.“ Proceedings . . . Bullettini della R. Società' di Londra. Voi. XII. n. 52-54. The Correlation . . . Correlazione delle forze fisiche per W. Grove. 4.“ edi- zione. Londra 1862. Un voi. in 8.° Almanach . . . Almanacco dell ' I. R. Accademia delle scienze di Vienna. Anno XII, 1862. Sitzungsberichte . . . Atti dell'I. R. Accademia sudetta. Classe delle scienze naturali, e delle matematiche. Tomo 44.°, fase. 9 e 10.° — e Tomo 45.°, fase. 1 , 2 , 3 , prima parte * — e Tomo 45.°, fase- 1-4, seconda parte. Idem . . . Classe fìlosofìco-istorica. Tomo 38.°, n.* 9-10 — e Tomo 39.% n.‘ 1 e 2. Fontes. rerum austriacarum. Voi. 3.°, parte 1 Archiv. . . . Archivio delle sorgenti austriache sud. 28.° volume; parte 1.“ 145 . ■ . -a . I). • • « — 1185 — imiti iiiis ìsmbbìb DEL XVI VOLUME (1862-1863) Elenco dei soci attuali dell’ accademia , sino a tutto il dicembre del 1862 pag. V-XVI MEMORIE E COMUNICAZIONI Boncompagni principe D. Baldassarre, socio ordinario, bibliotecario, ed archivista - Intorno a un trattato d'aritmetica, stampato nel 1478, pag. 1- 101-800-889-503-683-909 Nardi monsignor Francesco , socio ordinario - Sui più recenti progressi della geografìa. » 65 M. J. Janssen - Note sur de nouveaux spectroscopes ( presentée par M. P . Volpicelli). ,... » 73 Prof. Volpicelli Paolo, socio ordinario, e segretario - Rapporti fra le accumulazioni elettriche sopra due sfere conduttrici di raggio cognito, assegnati generalmente in termini finiti. » 76 Prof. D. Ignazio Calandrelli, socio ordinario, astronomo, e membro del comitato - Sulla cometa del luglio 1862. Nota II e HI. » 229-1045 Janssen J. Exlrait d' un mémoire sur les raies telluriques du spectre solaire » 261 Prof. Volpicelli Paolo - Sulla vera epoca della morte di Federico Cesi, II duca di Acquasparta, e fondatore dell'accademia dei Lincei ; con varie notizie ad esso ed all'accademia stessa relative, seguile da tre- dici lettere inedite del duca medesimo » 267 Prof. D. Ignazio Calandrelli - Nuove ricerche sul moto proprio delle stelle con applicazioni » 365-453 M. Janssen - Note sur les spectres par projection » 482 Prof. Volpicelli Paolo - Sulla elettrostatica induzione , ottava comu- nicazione. ... 484-643-874-1092 Fiorini Mazzanti contessa Elisabetta , dei soci ordinari - Continua- zione delle Microfìcee delle acque minerali di Terracina. . . » 631 Bianchi cav. Giuseppe, corrispondente italiano - Sull'epoca più recente avvenuta di un minimum delle macchie solari » 634 — 1186 — Soret J. L., corrispondente straniero - Sur la production de V ozóne par V électrolyse, et sur la nature de ce corps » 68# jR. P. A. Secchi , socio ordinario , e membro del comitato - Risposta ad alcune critiche fatte dal sig. Broun » 667 Prof. Volpicelli Paolo - Ricerche analitico-spettrali sull' acqua albula di Tivoli , sulla pozzolana , sull' acido ar senioso, sull' idrogene , e sul carbonio, con una indagine sulla fusione del platino. (Seconda nota),» 670 Prof. Di orio Vincenzo, socio ordinario - Sopra un verme, rinvenuto nel sangue di un bove, maialo di peste ungarica » 848 Prof. Ponzi Giuseppe, socio ordinario, e vice segretario - Osservazioni geologiche sui vulcani Sabatini » 845 Bianchi cav. Giuseppe - Intorno ad alcune illusorie apparenze ottiche, nell' impicciolirsi di terrestri oggetti vicini, e ingrandirsi dei lontani e celesti. ........ n 858 Il Medesimo - Inforna al total' eclisse della luna, del l.° giugno 1868. Lettera al prof. Volpicelli. . . . . . . » 870 Prof. Diorio Vincenzo - Sul compasso goniometrica. .... » 1067 Prof. Azzarelli Mattia , socio ordinario , e membro del comitato - Moto dei proietti nei mezzi resistenti » 1071 COMUNICAZIONI Prof. D. Ignazio Calandrelli - Seconda nota sulla cometa del 1862. » 84 M. J. Janssen - Sur le speclres de s étoiles » id. Prof. P. Volpicelli - Dimostrazione di una equazione trigonometrica .» 85 Prof. G. Ponzi - Comunicazione di una lettera del sig. Ab. C. Rusconi.)) 86 Prof. P. Volpicelli - Osservazioni sulla precedente comunicazione. » 87 Il Medesimo fece noto un dono di S. Santità^ fatto al museo di fisica della università romana » 88 Il Medesimo diede a conoscere un dono dell’ Emo. e Rrho ■ sig. Cardi- nale Antonelli, fatto al museo stesso » id. Il Medesimo richiamò l'attenzione dell'accademia, sopra due opere, una del sig. Regnault, l'altra del sig. prof. De la Rive. ...» 89 Il Medesimo fece osservare la iscrizione , posta in accademia, pel premio Carpi » id. Il principe D. B. Boncompagni presenta un opera del doti. Michelan- giolo Poggioli. » 90 Il prof Volpicelli comunica una nota, sulle incominciate sue ricerche di analisi spettrale ,....» 91 — il 37 — II Medesimo comunica Vestratto della sua quarta Nota , sulla elettricità atmosferica » 93 Lettera di ringraziamento al sig. Ab. D. Carlo Rusconi , proposta dal prof. Volpicelli , ed approvata daW accademia » 294 Assenza di monsignor Nardi, comunicata dal signor duca Massimo pre- sidente » ifl. Il principe D. B. Boncompaghi presenta un opuscolo del sig. Stein- SCHNEIDER )) 383 Il prof. Volpicelli, comunica una lettera del segretario perpetuo del- V accademia di agricoltura in Pesaro » id. Risoluzione accademica » id. Approvazione sovrana, per la nomina del sig. dott. Socrate prof. Cadet, a socio ordinario linceo. » id. Nomina sovrana del sig . dott. Vincenzo Diorio , a socio ordinario linceo .» id. Comunicazione del sig. Janssen » id. Il prof. Volpicelli analizza il fenomeno elettrostatico delV attrazione fra una fiamma elettrizzata, ed una punta non isolata » id. Il R. P. A. Secchi, Misure del satellite di Sirio, ed osservazione di un alone » 499 Osservazione di analisi spettrale fra il p. Secchi, ed il prof. Volpicelli .» 677 Il jR. P. A. Secchi , consegna due tavole litografiche » id. Il Medesimo circa Vanalisi spettrale atmosferica » id. Il prof. Volpicelli riguarda lo spettroscopio poliprisma preferibile al monoprisma, contro le critiche del sig. Steinheil » id. Il p • Secchi, presenta una memoria del prof. Zantedeschi . . » 678 Osservazioni del prof. Volpicelli su questa presentazione ...» id. Il cav. A. Coppi » id. Il R. P. A. Secchi sullo spettro solare, e la meteorologia ...» 906 Il prof. Maggiorana sulVofficio della milza » id. Il R. P. A. Secchi ricerche spettrali astronomiche » li 27 Il Medesimo presentò, a nome del sig. canonico conte C astracan e , al- cune fotografìe, narrando i vantaggi della luce monocramatica. » id. Monsignor Nardi, sulle sorgenti del Nilo » id. Il prof'. Volpicelli, ricerche di analisi spettrale » id. Il sig. presidente notifica V assenza di monsignor Nardi . . . » 1131 Il medesimo consegna la memoria pel premio Carpi al sig. duca Mas- simo, presidente della commissione pel premio stesso .... » id. — 1138 CORRISPONDENZE Programma del premio dell'accademia delle scienze di Madrid. . » Ringraziamento dell'accademia di agricoltura di Verona. ...» Invio di opere da parte della R. accademia delle scienze di Raviera .» Ringraziamento del prof. A. Villa » Annunzio della morte del prof. D. Francesco Carlini .... » Rendiconto della R. accademia delle scienze di Napoli .... » Programma della R. accademia delle scienze di Rerlino , ed invio di alcune sue pubblicazioni » Ringraziamento dell'accademia delle scienze dell ' istituto di Rologna. » Opere inviate dalla R. accademia delle scienze di Madrid. . . » Ringraziamento della società imperiale delle scienze di Cherbourg. » » » del sig. prof. A. Villa , e nota delle sue pubblicazioni.)) )) )) del sig. prof. E. Sismonda » )) » della R. società di Londra » » » dell' Istituto di scienze , lettere ed arti di Venezia ^ » L' Osservatorio fisico centrale di Russia invia in dono un esemplare de' suoi Annali » Risoluzione accademica, per trasmettere a varie società scientifiche gli Atti dei Lincei . . » Invio della R. Accademia delle scienze di Rerlino » Ringraziamento della I. Accademia delle scienze di Vienna, coll ' invio delle sue opere » La istituzione Smithsoniana » La R. società geagrafica di Londra . » Approvazione sovrana della nomina del sig. duca D. Mario Massimo, a tesoriere » Ringraziamento del medesimo » Ringraziamento del sig. prof. V. Diorio, e del sig. prof. S. Cadet, per le loro nomine di membri ordinari lincei » L' accademia R. delle scienze di Monaco, ringrazia per gli Atti dei Nuovi Lincei, da essa ricevuti » Giunge lo stesso ringraziamento, per parte della R. accademia delle scienze di Amsterdam. . ...... Programma pel monumento all' illustre 0. Mos sotti » Programma per un monumento all' illustre Rordoni » Approvazione superiore del nuovo comitato accademico .... » 94- id. 95 id. id. 95 id. id. id. id. id. id. 294 id. id. id. 295 id. 384 id. 499 id. id. id. id. 678 id. 679 li 39 — Approvazione superiore del consuntivo accademico pel 1862 . . » Osservazione del segretario, per la sollecita pubblicazione dei lavori ap- partenenti ai soci ordinari » Ringraziamento della R. accademia delle scienze di Amsterdam . » Programma della R ■ accademia di Modena » Ringraziamento della I. accademia delle scienze di Vienna. . . » Approvazione sovrana per la elezione del sig. com. Clemente Folchi a socio ordinario » Ringraziamento del sig. com. Folchi » Programma della R. Accademia di Amsterdam » Ringraziamento della R. Accademia delle scienze di Torino . . » Ringraziamento della R. Accademia delle scienze di Napoli. . . » Lettera del sig. dott. A. Schrótter, segretario generale della I. e R. Accademia delle scienze di Vienna » COMITATO SEGRETO Sulla elezione del presidente » Il sig. prof. Nicola Cavalieri San Bertolo, mediante la votazione per ischede , fu nominato presidente , salva V approvazione sovrana. » Il prof medesimo ringrazia Vaccademia » Ringraziamenti del sig. duca Massimo per essere stato più volte con- fermato presidente » L’ Emo. e Rmo. sig. card. Altieri loda V esercizio accademico , mo- strandosi gentilmente disposto a favorirlo in ogni occasione. . » Si propone la terna per eleggere un socio ordinario » Il prof. Maggiorana ed il prof. Volpicelli , relativamente alla forma di votazione, per eleggere i soci accademici » L' Accademia decide che la votazione pei soci Lincei, sia fatta per bos- solo, e non per ischede » Elezione del sig. prof. Socrate Cadet a socio ordinario , salva V ap- provazione sovrana » Nomina di una commissione pel consuntivo del 1862 » Approvazione del consuntivo del 1862 » Elezione del sig. duca D. Mario Massimo a tesoriere , previa Vappro- vazione sovrana » Nomina di una commissione per esaminare il preventivo pel 1863. » Nomina del nuovo comitato accademico » Approvazione del preventivo pel 1863 » 679 id. id. 680 id. 1127 id. id. 1128 1131 id. 95 295 id. id. id. id. 296 id. id. 297 384 385 500 id. 680 — 1140 — II sig. comm. Clemente Folchi è scelto a socio ordinario , salva l'ap- provazione sovrana » 906 Incarico ad esaminare le memorie pel primo conferimento del pre- mio Carpi » 1128 Commissione pel secondo conferimento del premio Carpi . . . » id. Scelta del tema pel secondo conferimento del premio Carpi. . . » 1181 Soci ordinari presenti a questa sessione. » 96-297-885-500-680-907-1128-1182 Opere venute in dono. ...» 96-297-885-500-681-907-1129-1132 Errori e correzioni » 908 Indice delle materie contenute nell'attuale volume XVI. . . » 1135-1140 IMPRIMATUR Fr. Hieionymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Villanova Castellaci Archiep. Petrae Yicesgerens. \