SOMMI CAPI DI SINO A TUTTO IL SECOLO XVIII PE* QUALI SI DETEGGE CHE LE VERE BASI DI QUESTA SCIENZA SONO STATE FONDATE DAGLI ITALIANI. LETTI NELLA TORNATA ORDINARIA DELL’ACCADEMIA GIOENIA DEL DI 31 GENNAIO 1862 DAL SOCIO PRIMO DIRETTORE CAFLO GEMME! LARO ATTI ACC. OL. XYI1I. 1 [! ! . » . , DUE PAROLE PREVENTIVE A’ SGCH SiGHCRI Nel tempo che lo studio ed il meraviglioso pro- gresso della vasta Scienza geologica occupano i più distinti Intelletti , ho creduto conveniente che gli Atti d' una Accademia italiana , guai è la Giocnia ili Scienze naturali, non mancassero di una Storia, per la quale detegger si possa, come l Italia fondalo avesse, la pri- ma, le solide basi della Geologia . Una storia , però, quale a tanl uopo si richiede , non può dalle mie deboli e cadenti forze aspettarsi ; che basta aver sotto gli occhi quella che degli attuali di lei progressi ha pubblicalo, e continua a scriverne V illustre Conte di Archine, per comprendere qual pol- so si richiede per imitarla. Io non farò, dunque, che per sommi capi indicare quanto è stato fatto su questa materia dagli Italiani, sino al fine del secolo XVIII, senza trascurare di far menzione anche degli Esteri, che non han mancalo di tempo in tempo di applicarsi a questi sludii . — i — Mi son giovato all ’ uopo delle minute notizie , che il sommo Italiano Brocchi ha fallo precedere alla immortale sua opera , Conchiologia fossile subappennina: di quelle diligentissime raccolte nella Storia della Geo- logia, essa pure premessa ai Principii di Geologia del Cav. Carlo Lyell , ( delle quali non poche ho fedel- mente recato in italiano, perche ben adatte e calzanti al mio subjello , scritte come stanno dall ' illustre au- tore) , e di quelle tratte dal Discorso accademico in- torno ai principali progressi della Geologia , del Prof. Pilla: di quel Pilla, socio Gioenio , che aveva appena pubblicalo il nuovo suo lavoro sul Terreno Elrurio nello siedo attuale della scienza , quando ebbe a cader mar- tire del desio di rialzar V oppressa e conculcala Li- bertà d'Italia, sul campo di battaglia nel ISIS! Possano più giovani e valorosi ingegni ampliar questo tenue lavoro, aggiungendovi quanto han conti- nuato a cooperare gl' Italiani al progresso della Scien- za, in questo XIX secolo; e già, a formare una Carta geologica della Italia, quale oggi si richiede, si è ra- glinola in Firenze una Giunta di diciollo geologi ita- liani, nominati da re Vittorio E minarmele; fra questi due sodi Gioenti colanosi ; dei quali uno che potè re- carvisi, si è fra que scienziati lodevolmente distinto. Non quidem acceplam ab aliis, ant inco- gnilam, a ut testibus esenlem liisloriam, sed eornm qui logent sensibus adirne memoriaeque inbaerentem smurila vel fide vel diligenlia colleclam conscriben- dam suscepi. ITehodia.y. de Iioni. Imperai, vita c. 1. I fenomeni straordinarii della Natura non possono , in ogni tempo, non colpire la mente dell’ uomo, in qualun- que sialo o condizione egli si fosse ; con la differenza , che il selvaggio li ammira con islupore o spavento , e l’uomo incivilito li contempla e ne va indagando la causa produttrice. Se attonito l’Americano guardava le eruzioni del Coropaxi e del Jorullo, e pensava soltanto di allon- tanarsi dai minaccevoli fuochi, l’Europeo di coltivato spi- rito osservava allento i travagli vulcanici dell’ Etna e del Vesuvio, e tentava scovrirne la origine. Di tulli i tempi, quindi , si è preso conto dagli uomini dei tremuoli, dei vulcani e dei subitanei mutamenti della superficie del Globo; e nella storia dei popoli si trovano dei traili, ove in vario modo si scorgono annunziati diversi modi di spie- gazione di simili naturali fenomeni. L’illustre Geologo d’Inghilterra, Cav. Carlo Lyell, fa menzione del modo con che gl’ Indiani indicavano i Indiani. Egizii. 163-2— av.G.C. Moisè. mutamenti, cui la Icrra era andata soggetta nel lunghis- simo corso de’ secoli, benché annunziali nel misterioso ed enimaltico linguaio orientale. Nelle istituzioni di Manu ( sacro libro degli Indiani ) si trova, che eglino attribui- vano alla Divinità alternati tempi di veglia e di riposo ; credevano che nei primi tutto andava regolarmente ordi- nato , ed all' incontro nei tempi del riposo avvenivano i tremuoli , le inondazioni e tutti i fenomeni disturbatori; per cui vario aspetto ha dovuto presentar la terra repli- cale volle. Simili tracce di geologiche indicazioni trova il chia- C7 O rissimo autore , nei Chincsi ed in altri popoli dell’Asia. Qualche cosa di più positivo ci somministrano i sa- pienti di Egitto; dai (piali appresero il sapere i più an- tichi popoli di cui fa menzione la storia. Secondo Dio- doro eglino avevano idee, se non estese ed esatte , ba- stantemente ragionevoli bensì per quei tempi, della for- mazione del Giulio. Ammettevano la tumultuaria commi- stione degli elementi, detta poscia dai Greci Caos, pri- ma che la terra dalla fangosa materia si formasse, e si cingesse del mare; c quindi tumefatta dal calore, in molti luoghi si fosse sollevala , c gradatamente i germi degli Esseri si sviluppassero. Due sommi uomini han fatto , però , meglio cono- scere quali state si fossero le fondamentali idee degli Egizii sulla Cosmogonia ed in parte sulla Geologia. Moisè allievo dei Magi , e dotalo dal Creatore di elevato ingegno, produsse quel sublime lavoro sulla Crea- zione, ammettendo una potentissima causa eterna crea- trice; che la superba ed ambiziosa Grecia non seppe ima- ginare, esponendo invece una turpe anacronistica Teogonia. Tutte le geologiche catastrofi della Terra racchiude in quel Principio, che fa precedere alle sci distinte Epo- che della Creazione ; come interpetrava il Carmelitano — 7 — Generclli nel 4794, ed il Rcv. Auckland nei primi anni del noslro secolo. Nella successiva distribuzione degli Esseri in quelle sei epoche, egli ad evidenza la palese, come ben cono- scesse, clic le piante sulla terra, e gli animali nelle ac- que, dovettero precedere la comparsa dei rettili; e questi quella dei volatili e dei ruminanti , e questa V altra dei carnivori c dell’ uomo ! Ciò clic esattamente corrisponde a quanto in oggi iia pollilo verificare la Geologia con la ricerca dei fossili. La presenza dei pictrefalli negli strati della terra , come, dietro quel poco che ne accenna Erodoto, ben ri- flette il su 1 lodalo Lycll , doveva svegliare la mente dei sapienti di Egitto , che la trovavano nelle rocce di co- struzione dei loro edifizii, c negli scavamenti dei canali; cd aggiunger noi possiamo, che non potevano non distin- guere e riflettere sulla essenzial differenza di queste rocce da quelle granitiche clic dalle carriere di Siene, laglia- vansi in grand : dimensioni, per la costruzione dei tempii, per l’innalzanienlo degli obelischi, e per gli stupendi edi- lizii di Tebe. L’ altro nomo di genio clic da Samo si recò per molli anni ad istruirsi in Egitto fu Pillagora , uno dei primi maestri del sapere, che aprì la Scuola italica in Turio di Magna Grecia, e dalla quale uscirono i più ri- nomali filosofi . Quali si fossero le teorie che comunicava ai suoi uditori quel sublime intelletto, sull’ aspetto e sulla strut- tura del Globo; lo abbiamo, più che in altri, nei be’ versi di Ovidio; ove tutta la dottrina pitagorica su questo ar- gomento è mirabilmente spiegata. Tralasciando di riferire la traduzione di quei versi, clic può ognuno leggere ed ammirare nel 1 ih. XV delle Metamorfosi, dal verso 252, in poi, possiamo riassumere che Pillagora conosceva: 500 av. G. C. Pitagora. 473 av. G.C. Empedocle. Greci.— — 8 — 1. Il reiterato ribocco c ritiro del mare, d’onde le varie deposizioni dei testacei marini negli strati terrestri. 2. Lo scavamento delle valli dovuto alle acque. 3. Il cangiamento di laghi e paludi in aridi terre- ni, e viceversa. i. La sparizione di sorgenti di acque , o il nuovo riapparimenlo di esse, cagionali da Ircmuoli. 5. La riunione di Isole ai continenti , per accumu- lamento di nuovi sedimcnlarii materiali. 6. Il distaccamento di terre dal continente per la forza del mare. 7. La sommersione di molli terreni anche abitati già dell’ uomo. 8. Sollevamenti di piani in monti. 9. Le varie qualità di acque dolci e minerali. 10. La nascila d’isole, per azione dei Vulcani. 11. La non perenne azione di questi, la intermit- tenza, o la totale estinzione. Il più illustre dei suoi discepoli si fu al certo il siciliano Empedocle, che nel suo Poema della natura , tutta trasfuse la sapienza del maestro, c vi aggiunse molte proprie osservazioni ; trattò della qualità dissolvente del fuoco, c della forza con clic solleva le montagne, e ri- scalda le acque termali; della estensione del suo sapere non occorre far qui menzione ; ma non possiamo trala* sciar di dire che fu egli il primo che degli incendia dcl- 1’ Etna da sapiente trattasse. Se i filosofi della Grecia, si fossero diretti nelle loro teorie sulle tracce dei pitagorici principi, avrebbero fi- steso le conoscenze geognostiche, se non altro, della Geo- logia. Ma passata in quel paese la sapienza degli Egizi, venne or modilicala , ora sfigurata da tanti filosofi che impegnavansi piuttosto, a far comparire ad ogni costo la loro nazione qual Madre del sapere. — 9 — Prescindendo dalla loro Teogonia , e dall* arie di aver sapulo far trascurare lo stato delle cognizioni degli Orientali , appellando barbari lutti gli altri popoli del- l’allor conosciuta terra, noi non possiam tralasciare di far rammenlanza di quanto da que’ filosofi conoscevasi intorno alle geologiche condizioni del Globo. Eratoslene ed altri Geograli, come rammenta Stra- bono, conobbero la esistenza dei testacei fossili nei ter- reni distanti dal mare sino a tre mila stadii, e laghi di acque marine presso il tempio di Giove Aminone c ncl- T Armenia ; ed eran di avviso che il mare era stalo un tempo in que’ luoghi. Stratone credeva che 1’ Eusino era dapprima chiuso nel bosforo di Bizanzio; c che i fiumi trascinandovi grandi materiali dalle terre che irrigavano, ne inalzarono il fon- do, ne fecero riboccare le acque nella Proponlide c nel- 1’ Ellesponto; lo stesso essere avvenuto nel Mediterraneo, che ridondando di acque si fe’ strada per le colonne di Ercole nell’ Atlantico; da ciò avvenne, che terre basse c fangose un tempo venissero elevale in aride contrade. Dopo di clic presso i Greci divenne opinione comune , che più basso e più profondo stalo si fosse il Mediter- raneo; che le acque dei fiumi orientali tutti in esso scor- ressero : che alzalo così il suo livello avesse traboccalo sulle terre lasciandovi i testacei che vi abitavano, e che al suo ritiro restavano sulle aride terre; come si vedeva nelle lunghe spiagge dell’ Egitto, sino al Pelusio. Altri da ciò deduceva gran parte del continente es- sere stata una volta coperta dal mare , e poscia tornata scoperta. Taluno pensava , che la superfìcie della terra essendo ineguale, simile esser doveva il fondo del mare; e come delle terre, altre s’ innalzano ed altre si abbas- sano, così il mare ora le copre ora le abbandona. Aon trascurarono di tener presenti gli effetti de’tre- ATTI ACC. VOL, XVIII. 2 194 av. G.C. Eratostene. 142 av. G.C. Stratone. 30 av. G. C. Strabone. Latini. 51 av. G. C. Lucrezio. 43 av. G. C. Cicerone. 39 av. G. C. Cornelio Se- vero. 65 dopo G. C. Seneca. nmoti nei cangiamenti di aspetto della scorza terrestre: ed era generai credenza essere stata la Sicilia divisa dal continente; secondo alcuni per la forza del mare, da altri per un incendio dell’ Etna; nel tempo del quale gii scuo- timenti del suolo romper potevano la parte che univaia all’ Italia. Credenza abbracciala per mollo seguilo di se- coli, nè tuttora abbandonala da molli fisici e naturalisti. Conobbero, finalmente, la forza vulcanica nella com- parsa ed accrescimento della isola fra Tera e Tcrasia , che per quattro giorni rese calde le acque del mare, e clic indi portala in allo gradatamente, come per via di machine, quell’isola formata di fluida terra, giunse a do- dici stadii di circonferenza. Si vede così che i fenomeni geologici erano osser- vali dagli antichi Greci, c si andava dietro, per quanto potevasi, alla ricerca delle cause produttrici. Poco o nulla offrono i Latini in questo argomento. Lo scettico Lucrezio volendo intcrpelrare i fenomeni na- turali , a suo modo , e spiegare la causa degli inccndii dell’ Etna, assume clic la crosta del Globo, come la su- perficie, ò piena d’ineguaglianze, di caverne, di laghi, di fiumi e di vani, ove agitandosi i venti producono i tremuoti ed i vulcani. Cicerone, imitando Socrate, cui fa dire che sapeva soltanto di saper nulla, diceva che le cause che occor- sero alla formazione della Terra, sono oscure a qualun- que elevata mente umana. Il solo clic con più accurate osservazioni avesse a- deguatamente descritto i fenomeni vulcanici, nell’ elegante suo Poema de /Etna, fu Cornelio Severo. Seneca , non credeva potersi mettere in dubbio che la forza dei venti sotterranei avesse spinto al di sopra delle acque dell’ Egeo la nuova isola — Quest, not. Lo stesso Plinio, che tanto materiale seppe racco- 75 d. G. C. Plinio. — 11 — gliere per la Storia naturale , non sembra essersi egli stesso occupato di fenomeni geologici; tuttoché non lasci di rammentare le nuove isole comparse dal mare a tempi storici; e se si fè condurre nelle vicinanze del Vesuvio, mentre ardeva di inaspettata eruzione, nulla potè osser- varne, preso da sonno letale. Sembra che da quel periodo le scienze e le lettere cominciarono a decadere come la potenza dell’ Impero romano; e quasi nulla d’importante ci presta la Storia, che servir potesse a farci conoscere quali idee conccpi- vansi, sopra quanto riguarda i fenomeni geologici , sino al secolo X, dell’Era volgare. In questa epoca, da quanto han potuto ricavare le indagini del signor Lycll , si trova , che Avicenna , uno dei più celebri fra’ medici e fisici Arabi , in un trattato dei minerali , titolalo De comjclatione lapidimi , si oc- cupa delle cause delle montagne, e le distingue in essen- ziali ed accidentali ; i violenti trcmuoli appartengono alle prime; imperocché per essi la terra si solleva e diviene montagna; alle seconde si ascrive lo scavamento prodotto nelle terre dalle acque, che forma gli avvallamenti ove esse si ritirano, e fan divenire alti li vicini terreni. Nello stesso secolo, Omar, sopranominalo Elaalem (il sapiente), scrisse un’opera che intitolò II ritiro del mare. Quivi comparando le sue osservazioni, con quelle degli astronomi indiani e persiani, di due mila anni pri- ma, si allegra di trovare importanti cangiamenti, avvenuti in tempi storici nelle coste d’ Asia ; e che la estensione del mare era stata maggiore nei primi periodi. In ciò vieppiù confermavasi col rinvenimento di molte sorgenti di acque false nel continente dell’ Asia. Di un manoscritto arabo, che porta il titolo di Me- raviglie della Natura , ha potuto aver notizia il sullodato Geologo inglese, e di un Mahamed liatzmni , che visse nel 1000 d. G. C. Arabi. 1037 Avicenna. Omar. Ilalz wini. — 12 — V secolo dell’Egira, (decimo terzo dell’Era volgare). Trovansi in esso registrate molte cadute di Aeroliti , e varie convulsioni terrestri. A mostrar, poi, come di epoca in epoca abbia potuto la terra mutar di aspetto , passa ad uno specioso racconto, di un imaginario Ridlz, il quale passando ogni cinque secoli , pel luogo stesso vi trovava in prima una popolosa città ; poscia una aperta campa- gna: in seguito il luogo era tutto occupato dal mare: e questo era già scomparso cinque secoli dopo; finalmente recalovisi altri cinque secoli appresso, vi trovò una grande città, clic gii abitanti assicuravano essere di remotissima antichità. Era questo il modo come spesso gii Arabi ed altri Orientali insegnavano a concepire le vicende geologiche, cui la terra è stala soggetta. Da quel tempo sino alla metà del secolo XVI, non regnavano in Europa che vaghe idee sopra i grandi fe- nomeni della natura. Il rinvenimento dei testacei fossili nelle montagne ed in altri terreni, era generalmente am- • messo doversi al Diluvio universale. Altri mostravansi pro- pensi ad ammettere una, così della, Plasticità attiva nei principii terrosi, capace da se sola a dar forme regolari all’ umida terra, ed anche a produrre i germi degli Or- ganici ; spiegandosi così la formazione delle conchiglie fossili , nelle terre e nelle montagne. Inoltre , trovando che talvolta le pietre assumono una tal quale forma, che all’ organica si avvicina, conchiudevano, che gli organici fossili non erano se non un accidentale addensamento di terra, che, quasi per fjiuoco , la natura aveva combinato; e furono perciò delti Lnsus naturae. Era riscrbalo all’ Italia il dar un aspetto più ragio- nalo alle idee sulla formazione della crosta del Globo , e gettar la pietra fondamentale dell’ edilizio della Geo- Ilaliani. logia , che assumer doveva col tempo il nobil grado di Scienza. Diffusa talmente era la persuasione sul Lusus na- „ 1317 , v 1 , , Fracasloro. turae , e per piu secoli cosi ostina lamcn te ammessa, che, quasi articolo di fede, non si osava metterla in dubbio. Ma nel 1517, sorse in Verona l’illustre (leronimo Fra- casloro, medico celebre, astronomo, fisico e valente poeta latino, il quale alla vista di molliplici curiose pietrifica- zioni, tratte dagli scavamenti che operavansi in quell’ an- no , per nuovi ripari alle mura della Cittadella : ed os- servandone, piu che altri non faceva , la giacitura negli strali diversi del terreno, cominciò apertamente a dichia- rare 1’ assurdità della pretesa Forza plastica , ed a far conoscere con evidenti ragioni, che quelle spoglie orga- niche appartenevano a conchiglie , viventi un giorno e stanziate in que’ luoghi , coverti già dal mare in tempi remoti. Nè a ciò solo si attenne, ma dimostrò non po- ter credersi essere state ivi dal Diluvio lasciate , impe- rocché essendo stato quel fenomeno 1’ effetto di una gran- dissima alluvione, le trasportate spoglie avrebbero dovuto trovarsi alla superficie soltanto del terreno , e non già alternanti coi polenti strati della Terra. Benché transi- toriamente egli fece menzione di più profondi strali che nessun resto organico contenevano; c questa circostanza, più adeguatamente comprovava Slenone, e poscia Arduino. Leonardo da Vinci , era del parere di Fracasloro. 1553 a Nei suoi manoscritti » rapporta Canlù « trovasi fra molle Le0^anrc^0 da « altre , in un capitolo dell’ antico stato della Terra , « una verità, che sempre maggior piede acquista, la più « parte dei continenti èssere stali fondo di mare. » Canlù Slor. Univ. t. IX, cap. 37. Ad onta di cosi chiare dimostrazioni, la caparbietà, 1334 , . . ., . {. c 1 , . Andrea Mal- lo spirilo di conlradizione, e 1 impegno di lai* valere le tioii eGabrie- proprie opinioni, sostenute dalla formidabile potenza del lc Falloppl°- 1574 Michele Mer- cati. 1550 Girolamo Car- dano. 1562 Fabio Colonna — n — Bigottismo, la forza plastica continuò ad essere ammes- sa, per più di un secolo ancora; c Mattioli da Siena va- loroso botanico c naturalista, c !’ insigne anatomico Fal- loppio da Modena insegnavano nelle loro scuole come una fermentazione della materia pingue poteva dar nascita a dei corpi imitanti gli organici! Mercati , clic nel 1574 pubblicava la sua Metallo- theca , con molte belle figure delle conchiglie fossili, fatte raccogliere da Sisto V, pel museo del Valicano, asseriva esser quelle non altro che pietre in quel modo natural- mente configurate ; talché 1’ attenta osservazione che si ricercava per ben disegnarle, e che avrebbe dovuto fargli ravvisare la organica struttura e la regolare determinata disposizione delle parti, impossibile a verificarsi ripetu- tamente con l’ordine stesso nel tumultuario aggregamento di sostanza bruta , non era sufficiente a togliergli dagli occhi la benda del pregiudizio! Non crasi cosi diportato molli anni prima l’energico, quanto incostante spirito di Girolamo Cardano da Pavia; il quale nel trascendente suo lavoro De sublimate , allo articolo sui Minerali, nel 1550, apertamente dichiarava esser vere conchiglie quelle fossili , e che esse sono il verace testimonio dell’ antico soggiorno del mare sulle attuali montagne ; e mentre sembrava che nessuna forza al mondo potesse dissuadere gli ostinali sostenitori del Lusus naiurae , altri svegliati intelletti comparivano in Italia destinali ad abbatterlo. In Napoli Fabio Colonna, confutando la opinione di Imperati suo concittadino sulla vegetazione delle pietre per principio interno , c quella di Stellati, il quale so- stener voleva che i legni fossili e le ammoniti fossero niente più clic un’ argilla modificala da sostanze sul- furee, dimostra la vera origine dei fossili; c fu il primo a distinguere quelli terrestri da quelli che al mare ap- parlenevano ; non che i denti degli Squali, clic Glosso - petrae comunemente appellavansi, quasi lingue petrefatte. L’ illustre Cesalpino, rinomalo botanico di Arezzo , nel fine di quel secolo, trattando elei metalli , conobbe e dimostrò la identità dei testacei fossili coi viventi, c che nei successivi ritiri del mare erano stati lasciali nei ter- reni, e divenuti petrefatti nel consolidamento degli strati. Ra gionò per la prima rolla delle ossa elefantine trovale ai suoi tempi a S. Giovanni di Yald’Arno. L’anno dopo Majoli, nella sua opera Dies canicularu , spingendo oltre lo sguardo, ma seguendo le idee del Cesalpino, sugge- riva che il terreno nel quale conlcncvansi i testacei fos- sili, fosse stalo sollevalo da potenza vulcanica , come lo era il recente Monte nuovo presso Napoli, venuto fuori nel 1538 per vulcanica eruzione. Sarebbe stalo egli il primo a spiegare coi solleva- menti fenomeni geologici, se non li confondeva con quelle elevazioni formate dalle eruzioni vulcaniche. Può non ostante scusarsi, perchè non pochi han voluto sostenere essere stalo quel monte un sollevamento. Slcnone, danese di origine, ma cresciuto e domi- ciliato finche visse in Italia, pubblicò nel 1GG9 un’opera col titolo De solido intra solidum naturalitcr contento , ove trattasi delle gemme dei cristalli e delle pietrifica- zioni organiche racchiuse nelle roccic. Questa opera ori- ginale, attesta aneli’ essa la priorità della Scuola italiana nelle ricerche ben dirette nei geologici fenomeni. Non era ancora sgombra la mente degli scienziati dal pregiu- dizio del Lusus naturae , e delle Glossopctrae. Slenone disseccò , innanzi una folla di dotti uno Squalo, pescato nel Mediterraneo, e dimostrò la identità dei denti di quel selaciano, con le Glossopctrae della Toscana; tributando così il dovuto onore a Fabio Colonna. Comparò in ugual modo le conchiglie, e dimostrò la materia minerale, che 1596 Andrea Cesal- pino. irci Simone Majoli 1669 Nicolò Stenone * \ 1070 Agostino Scilla ir, 77 Roberto Plott. 1678 Marino Lister. sostituita al glutine di quelle spoglie le aveva impietrito. Distinse le formazioni d’ acqua dolce dalle marine, dimo- strando nelle prime i tronchi degli alberi e le foglie. « Innanzi a lui « dice Pilla « nessuno aveva distinto i ler- ce reni inferiori alle organiche creazioni ( primitivi ) da « quelli che nacquero dopo che la terra cominciò ad cc essere popolata di viventi. » Sostenne la originaria orizzontalità negli strali sedimentarli, ed attribuì allo svi- luppo dei vapori sotterranei, la inclinazione o la vertical posizione di taluni di essi : dichiarò che la Toscana era successivamente passata per sei distinte forine: due volte coverta di acque , due volte lasciata a secco in un solo livello , due volte con ineguale superficie. Tentò , final- mente, costretto dalla natura dei tempi nei quali viveva, di conciliare con 1’ epoche Mosaiche le sue nuove vedute; e quivi dovette incorrere in molte incoerenze. Di quel tempo continuava in Sicilia ad essere ab- bracciata la teoria della Forza plastica pei fossili e per le Glossopetrae ; ma si fè innanzi il messinese pittore Agostino Scilla; il quale disegnando le conchiglie fossili e i denti di Squalo con quella diligenza , e spirilo di osservazione di cui mancò un secolo prima Mercati , li riconobbe per veri resti organici, e per tali li descrisse, ornando di esatte figure il lavoro, ove son posti a con- fronto i fossili coi simili viventi , e che ornar volle del vittorioso titolo, « La vana speculazione disingannala dal senso. » Non par vero che in quel secolo s’ ignorassero , o si trascurassero almeno , i travagli degli Italiani sui te- stacei fossili, c sulla pietrificazione! Plott, e lo stesso accuratissimo Lister, che tanta copia di conchiglie dise- gnar seppe e pubblicare nel 1678 a gran vantaggio della Storia naturale, credessero, poi, alla virtù plastica la - 1680 lente nella terra , causa delle conchiglie fossili, il primo, e chiamate pietre turbinale e bivalvi dal secondo!! Più illuminato e sagace l’ insigne matematico e Pilo- Gll(Tred0 Gu sofo Leibnitz nel 1080, non ponendo in dubbio la verità glieimo Leib delle origini dei testacei fossili, e dalle cose certe pas-mz' sando alle probabilissime, si volse ad indagare le cause dei principali fenomeni geologici. Il manoscritto, conser- valo nella II. Biblioteca di Gottinga , fu pubblicato nel 1748 dall’ eruditissimo bibliotecario, Cristiano Lodovico Schid, con dotta prefazione, sotto il titolo di Prolofjea , pietra fondamentale del Platonismo , accennalo da Cesal- pino. Imaginò egli cbe il nostro Pianeta fosse stalo dap- prima una massa infuocala c luminosa; e eli’ era andata sempre raffreddandosi sin dalla sua prima comparsa nello spazio. Quando la superficie esteriore perdeva , grado grado, il calore, c permetteva il condensamento dei va- pori, caddero essi su quella superficie in forma di acque, che la coprirono per tutte le sue ineguaglianze. La nuova crosta passata a condensarsi , dallo stato di fusione in cui era stala , assumeva una struttura cavernosa c vessi- colare, clic permise alle acque d’ introdursi nelle interne cavità, lasciando scoperta una porzione della sua super- ficie. La rottura di tali vaste caverne, produceva le varie dislocazioni degli strali, che Slenone aveva descritto; c le acque intorbidate dal tritume delle rocce rotte e scom- poste lasciavano i loro depositi sedimentarli; per lo che l’autore ammetteva nella crosta della terra due masse primitive, la prima per restringimento della fusione, l’al- tra per concrezione delle soluzioni acquose. Le ripetizioni, poi, di cause simili producevano le alternanze dei nuovi strati; finche cedendo a poco a poco quel procedimento, succedeva uno stalo di quiescenza e di equilibrio , che dava alla terra la forma attuale. Sublimi pensamenti cran questi di altissimo inlel- ATTI ACC. VOL. XVIII. 3 — 18 — letto ^ destinalo a compire altre opere , per cui saliva a grande rinomanza!. L’Inghilterra, quasi a cancellar la macchia di poca attenzione ai fenomeni naturali impressale da Pioli c da Listcr , svegliava i suoi illustri pensatori , a darsi alla indagine della causa delle ineguaglianze della Terra, e pub- ni 1688 blicava nel 1688 il Discorso sui tremuoti , opera po- Roberto Iiookc , TT , T ,, , . 1 , 1 . stoma di Iiookc. In essa 1 autore e il primo a dare ai fossili il ben adatto nome di medaglie della natura, che attestano le varie epoche delle di lei operazioni. Egli conobbe che le ammoniti ed altri fossili, come pure varii scheletri, appartenevano ad animali ignoti di cui le specie erano oramai estinte. Osservò che molli di essi erano peculiari a certi dati sili , e non potevano altrove tro- varsi. In quanto, poi, al rinvenimento di fossili apparte- nenti ad altri climi, in diverse zone della Terra, suppose clic un cambiamento avesse avuto luogo talvolta, nell’asse di rotazione del Pianeta , o un qualche spostamento dal suo centro di gravità. L’ oggetto principale, però, del- 1’ opera si era di spiegare coi tremuoti il modo, con che le conchiglie erano stale spinte sino sopra gli Appennini e nello interno dei continenti; passò in rassegna i feno- meni più straordinarii avvenuti pei tremuoti, cominciando dal subissamelo delle città di Palestina , che produsse il lago Asfaltide , sino ai tremuoti del Chili nel 1646; nè lasciò di rammentare il Monte nuovo di Napoli, c la comparsa dell’ Isola S. Michele nelle Azore. 1688 In quel tempo Ciampini, in Italia, paragonar seppe Ciampim je ossa C(j aj|rj resij elefantini trovali a Yilorchiano, con quelle recenti degli stessi animali, che erano in Firenze nella Galleria Medicea; « c queste furono, come ben con- sidera il Brocchi , « le prime osservazioni di osteologia « fossile comparata istituite di proposito ; che se Teli- ti tsell * segue a dire « fece risuonare per 1’ Europa la (( scoperta di uno scheletro di Elefante trovato a Tonna « nel distretto di Gotha, ciò non fu che selle anni dopo « quelle di Ciampini. » Domenico Bottoni da Dentini , pubblicò in Napoli , 1092 ov’ era Professore di Filosofia , la sua Pyrologia topo- ?00n™enicoHot~ graphica ; nella quale oltre di avere eruditamente parlalo del fuoco in generale, non lasciò di trattare del sotter- raneo e del vulcanico, rammentando le isole che da que- st’ ultimo erano state spinte attraverso del mare. Il suo libro accollo e commendato dalle società scientifiche di Europa, fu in seguito dimenticato o negletto, benché non poco giovati se ne fossero posteriori scrittori. Nel Saqqio e sul Caos e sulla Creazione, Bay non 1692 „ ' v (rin vanni Kav. si allontanava dalle opinioni di Hooke. Ma più istruito nella Storia naturale, avvalorava le sue teorie con origi- nali osservazioni. Non fu degli ultimi a prestar seria at- tenzione agli effetti del corso delle acque ed all’urlo dei marosi sulle terre; e quanto ciò importi in Geologia, lo provano le posizioni del signor Forhes con gli esempii delle coste d’ Inghilterra e della Francia nel canale della Manica, e della caduta del fiume S. Lorenzo a Niagara. Contemporaneo a Bay, nel 1695, Woodwards rei- 1695 terati viaggi intraprese in Inghilterra , per assicurarsi dwards. della struttura degli strati diversi, e della condizione dei terreni ; e la scelta e ricca collezione che destinò alla università di Cambridge, attesta il vero senso, e la or- dinala intelligenza con che era stala formata. Però vo- lendo lutto spiegare , secondo i principi! religiosi del tempo, dovette egli cadere in non pochi errori. Vivono, diceva un saggio, ed operano di sovente di tali ingegni , che illustrar potrebbero qualunque tempo , se poco fermandosi su’ fatti non aprissero un campo da spaziarsi alla fantasia ed alle speciose opinioni. 1596 Burnet, Wiston, Hutchison, Scheulzer, Pluchc, avreb- Jet^vistmfec' 1696 Bernardo Ra- mazzilo da Car- pi. 1711 Morsigli da Bo- logna. 1711 Galeazzi — 20 — boro giovato non poco al progresso della Geologia , se avessero meglio osservato la scorza della Terra, e lasciato ai Teologi quanto si appartiene alle inlerpelrazioni della Scrittura , ed a domini dei Padri della Chiesa. Questi elevali ingegni si ricordano nella Storia , più come au- tori di vane teorie da rigettarsi, clic come utili scrittori; e nella storia della Geologia, a conoscerne gli andamenti del progresso, bisogna ritornare agli illustri Italiani, ed a quei grandi uomini clic nello scorso secolo impegna- ronsi a ridurre a scienza quella interessante parte della Storia naturale. Chiudeva il XVII secolo Ramazzilo, con la sua ope- ra De miranda Fontium miitinensium scaturigine; nella quale, dopo molle e replicate osservazioni del Modenese, ove varie stratificazioni eransi cumulate , piene di resti di vegetabili, di ossame, c di testacei, opinò che la Lom- bardia Tosse un antico Ietto dell’ Adriatico; il di cui fondo era stato successivamente formato dai materiali traspor- tati dalle acque, che discendono dalle Alpi e dagli Ap- pennini. Prima idea ben concepita dalle formazioni dei terreni al Inviali. Marsigli da Bologna, nel Saggio fisico intorno alla Storia del Mare, voleva si istituissero delle ricerche nel letto dell’ Adriatico, onde assicurarsi che, come nel terri- torio di Parma, ove le conchiglie fossili non erano con- fusamente sparse nelle rocce , ma all’ incontro regolar- mente disposte , come lo conobbero pure Spada presso Verona, e Schiavo in Sicilia, fra uno strato c l’altro, lo stesso si sarebbe dovuto trovare nei depositi recenti del mare. Galeazzi, dell’ Istituto delle scienze di Bologna, viag- giò per le Alpi di S. Pellegrino in Garfagnano , c nei monti Pradalbino, c Biancano, prendendone barometrica- mente le altezze, come fece dopo Saussure nelle Alpi di Savojn. Dopo di che istituir anche volle molli sperimenti sulle Salse di Sassuolo: sui fonti di Pelroleo del monte Zibho, e su’ fuochi di Barignano; sperimenti che aprirono la strada ad ulteriori utilissimi lavori. Nel 1721, Valisneri, nelle sue Lettere critiche sui corpi marini, comentando la teoria di Woodwards, notava con dolore (pianto sofferto avessero la religione e la fi- losofìa , col perpetuo mescolamento delle sacre pagine nelle cose geologiche. Le opere di questo illustre scien- ziato sono ricche di ormimeli osservazioni e di dottrina. Tentò egli un abbozzo dei marini depositi d’ Italia c la estensione loro geografica , coi rispettivi caratteristici organici fossili; che per tali egli li riguardava. Nel trat- tato, poi, della origine delle sorgenti, egli spiegava la loro dipendenza dall’ ordine , o dal dislocamento degli strati ; e dovette pugnare contro la inveterala opinione , che le sorgenti provenissero , per sotterranei sifoni dal mare , le di cui acque perdevano nel passaggio la loro salsedine. Tenne anche conto, in altre opere, di avvenuti slraordinarii fenomeni che ai vulcani credeva doversi ri- ferire. Molti si sono beffati di Cimarclli, il quale nel 1729 trattando dei testacei fossili del Vicentino, opinava do- versi tenere come avanzo dei cibi dei Lestrigoni, abita- tori un tempo di quei luoghi. Ma qui l’ illustre Brocchi, invocando il compatimento dei saggi per gli errori degli uomini, prova che simili opinioni durarono, in un modo o in un altro, sino al 1806, allorché l' inglese Burrow pubblicò il suo viaggio al Capo di Buona speranza, nel quale attribuisce la farragine dei testacei fossili di quelle montagne , agli uccelli che per cibo ivi le avevano tra- sportato; ed ai Trogloditi quelli che si rinvengono nelle caverne; Micheli da Firenze celebre botanico toscano viveva 1721 Antonio Vali- si! ieri da Mo.- dena. 1729 Cimarelli 1733 Pietro Antonio Micheli da Fi- renze. 1740 Antonio Laz- zaro Moro. Vito Amico 1745 Generelli. intorno a quei tempi; e viaggiando pe’ terreni del paese, e po’ contorni di Siena c di Roma, riconobbe e dimostrò per rocce vulcaniche quelle che costituivano la massa di Radicofani , non che quelle di S.a Flora , di Acquapen- dente e di Bolsena; Primo , così nel riconoscimento dei vulcani estinti! Lazzaro Moro, pubblicando nel 1740, la sua opera sii Crostàcei ed altri corpi marini che si trovano sui monti , tentò applicare la dottrina dei Tremuoti, ammessa già da’ filosofi sin dalla più remota antichità, come causa dei fenomeni geologici, e di quelli descritti dal Valisnieri. La sua attenzione su di ciò venne svegliala dai rimarche- voli fenomeni avvenuti ai suoi tempi, e notali pure dallo stesso Valisnieri. Una nuova Isola era sorta dal mare nel 1707 presso Sanlorino, accompagnala da violenti scosse di tremuolo: in meno di un mese aveva già mezzo miglio di circonferenza, c venticinque piedi di altezza sul livello del mare; c prima di venir coperta dai materiali eruttati dal manifestatosi vulcano, non era che una roccia bianca, coverta nella superficie di ostriche vive e di crostacei. Burlandosi , quasi scopritore di una verità , delle varie ipotesi geologiche, Moro si serviva delle teorie del Va- lisnieri sulle dislocazioni e cadute degli strati, per con- fermare le sue idee; cioè che i continenti erano stali in- nalzali per sotterranee spinte dei tremuoti. Il punto più debole del sistema di Moro si era il voler derivare tutte le rocce stratificate da eruzioni vulcaniche. Assurdità, che i di lui oppositori non tardarono di far rilevare; fra’ quali Vito Amico da Catania nell’ opuscolo Su Testacei della Sicilia. Il prolisso stile e le poco chiare proposizioni di Lazzaro Moro avcan bisogno di un illustratore , che in miglior luce ponesse le sue idee; ed il carmelita Gcne- relli da Cremona ne imprese il lavoro. « Le viscere della — 23 — « Terra, egli diceva, « lian conservato le memorie dei pas- te sali eventi. Si può osservare da tutti , che ovunque si scava essa si appresenla formata di strati, sovrapposti uno sull’ altro, o di sabbia, o di creta, o di marna, o di gesso, o di calce e simili; e questi spesso contengono pesci marini, conchiglie, crostacei, coralli, piante ec. non in Italia soltanto, ma bensì in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Asia, in Africa, in America; ora nel più basso delle valli , ora nella cima delle montagne : altre presso il mare , altre le molle miglia lontano. Vi sono anche esempii di alternative di depositi del mare , dei fiumi e dei laarhi. Gli animali marini sono talvolta riuniti in separati punti; come Ostriche in uno, coralli e dentali in un altro; lo che chiaro si osserva nelle coste dell’A- driatico , secondo Marsigii. Abbandonar quindi si deve oramai, il pregiudizio del Lusus naturac , le antiche teo- rie di Strabone , e 1’ universale Diluvio di Woodwards; nò si deve capricciosamente chiamar la Divinità sulla sce- na , a far miracoli a favore delle nostre opinioni. » In quanto alla influenza dei tremuoli nella dislocazione degli strali, e nel disordinato aspetto della crosta del Globo, egli era d’ accordo con Moro , ma poco salde erano le ragioni che vi adduceva. Ad evitare finalmente ogni in- contro con le sacre pagine, egli conchiudeva, che tutti i grandi fenomeni geologici avvennero nella terra nel Principio , prima parola della Geogonia Mosaica; e che pochi terreni diluviali ed alleviali si erano formali dopo le epoche della Creazione. Idea abbracciala in seguito dal- T illustre geologo Buckland, come di sopra accennammo. Dopo le ristrette proposizioni del Palissy, nel 1590, sulla identità dei fossili marini co’ viventi, non si udì altra voce che di fenomeni geologici, per isludii fattivi, par- lasse in Francia; e nel 1149 soltanto, comparvero La Teoria della Terra e Y Epoche della Natura dell’ insi- 1749 Buffon. 1750 V. Donati da Venezia. 1750 Giuseppe Bai- dassari da Sie- na. 1754 Giuseppe Tar- gioni Tozzatli. — 24 — gne Buffon ; opere che meritarono a ragione 1’ ammira- zione universale in quei tempi non solo , ma la riscuo- tono tuli’ ora da (pici che sanno scorgervi le originali idee, che son servite di base a più di un sistema mo- derno, benché si taccia il nome di quel Genio sorpren- dente che seppe concepirle. Clic se giovossi di quanto crasi fatto dagli Italiani, e se non iscoslò dalla teoria di Leibnilz sull’ incandescente nucleo della terra , e della immensa massa delle acque che la cuoprirono, egli ele- vossi però a concepire la causa originaria di tale incan- descenza ; e F Epoche della natura sono così maestrevol- mente descritte dalla felice sua eloquenza, che non pos- sono leggersi anche oggi, senza esclamare il Gratul’Uoino! Intanto Vitaliano Donati, nel 1750, intraprese inve- stigazioni più estese nell’Adriatico; e per varj scandagli ebbe a trovare che cumulavansi già in (pici fondi depo- siti di sabbie di marne c d’ incrostazioni tufacee , assai analoghe a quelle dei colli subappennini. Si assicurò, che in taluni sili non travavansi conchiglie , mentre in altri vivevano in famiglie le Arche , i Pettini , le Veneri , i Mu rici e simili. In altri fondi esistevano miscugli di co- ralli, conchiglie e crostacei, mescolati col fango. Potette osservare che alla profondità di un piede, o più, negli strali gli organici erano già putrefalli ; a meno di un piede ermi quasi allo stato naturale, ed erano vive o di recente morte alla superficie di quel suolo. — Ognun vede quali interessanti deduzioni posson trarsi da questi tra- vagli del Donali! E se non altro, veniva per essi con- fermala in gran parte l’ idea del Morsigli; come in parte ancora confermavaia Baldassari , che studiando il Terri- torio Senese, asseriva esser ivi manifesta la riunione in famiglia, dei testacei fossili. Dopo replicati viaggi intrapresi per la Toscana, dal 1751 al 1754, pubblicali in più volumi, Targioni molte — 25 — osservazioni raccolse in aumento della Geologia. Contrario alle teorie di Buffon, che riguardava le Valli come pro- dotte da sottomarine correnti , egli prova che derivano invece dalle acque che erano sopra la Terra, sia al loro ritiro , o al traripamento dei laghi lasciati dal mare ; o formale anche dai fiumi e dai torrenti. E per quel che riguarda i resti di Elefanti nello stalo fossile in Toscana, egli credette essere stati indigeni del luogo , e non già trasportali da correnti , o provenienti da quelli condotti da Annibale, come dai volgari credevasi. Lehmann mineralocro tedesco, e direttore delle mi- , mere in Prussia, laceva conoscere in quel regno le luce mann. dalla scuola italiana , sulla natura delle montagne. Egli le divideva in tre classi; la prima racchiudeva quelle for- male, secondo lui, col mondo, che non contenevano altre rocce in frammenti, ed anteriori alla comparsa degli ani- mali : la seconda quelle nate dalle parziali distruzioni delle prime, e la terza quelle che resultano dai rivolgi- menti locali, ed in parte dal Diluvio. Volendo in tal ma- niera dare un altro aspetto a quanto era stalo già espo- sto dagli Italiani e da Leihnilz, ma in sostanza erano le stesse idee. Gesner da Zurigo, botanico e versato in altri rami Corrado Ges- di scienze naturali, pubblicava nel 1758 una pregevole ner- opera sulle pietrificazioni e sii i cambiamenti di struttura, non che della diversa età degli strali della Terra clic essi attestano, provandoli con le osservazioni sugli scavamenti naturali negli alvei dei torrenti, e su quelli artificiali nei canali e nei pozzi; non trascurò le osservazioni del Donati sul letto dell’ Adriatico , e gii effetti dei tremuoli per trarne geologiche deduzioni. Si fé’ pure a calcolare che se il mare è stalo sempre cosi lento nei suoi abbassamenti, come nello spazio degli ultimi 2,000 anni: per emergere gii Appennini , sin dove presentano delle conchiglie ed ATTI ACC. VOt. XVIII. 1759 Arduino da Pavia. 1760 Giuseppe Re- cupero. altri organici fossili, dovevano scorrere, almeno, 8,000 anni ! E quindi essendo questo un tempo dieci volle mag- giore dell’ età dell’ Universo, si deve ricorrere al comando di Dio, perchè lutto avvenisse in un tempo ristretto. Conoscendo Arduino la importanza dei viaggi in simile materia, impiegò mollo tempo a studiare i monti della Italia superiore c centrale. Distinse egli con maggior lu- cidezza i terreni in primitivi privi assolutamente di resti organici; secondarli e ter ziarii , o colli com’ei li chia- ma; sistemando così quanto accennalo avevano Fracasloro e Slenone. In quanto poi ai lerziarii. « Si vuol dare a « lui « sono parole dei Pilla » la prima gloria di averli « descritti, e di averne ritratto il vero carattere; il che «fece secondo quei principii, onde furon guidali, circa « mezzo secolo dopo, gli autori della Descrizione geo - « logica dei dintorni di Parigi ! » Ma quel che più monta si è che fu egli anche primo a conoscere 1’ alte- razione che subivano le rocce sedimentarie , per la in- troduzione e contatto delle fuse rocce pirogeniche : ciò che oggi dopo De Bucli dicesi Dolomizzazione ; che io vorrei dire più tosto Pir eterizzazione, cioè alterazione pel fuoco. Fu egli, finalmente, il primo, per quanto se ne sa fin’ ora, a riconoscere per vulcanici i colli Euganei e i basalti colonnari del Vicentino. Ma per quel che riguarda una adeguata conoscenza dei fenomeni vulcanici, dalla loro natura e manifestazione: dei loro incendii , del corso delle lave , e degli effetti di questi fuochi sul terreno che percorrono o che scuo- tono, bisogna dar la gloria al celanese Can. Recupero , che lunghi anni impiegalo aveva a perlustrare il vicino mont’ Etna. Ne scrisse egli la Storia , che scemò la fa- tica di andarla rintracciando, a quanti ne scrissero dopo di lui. Ma restala per mollo tempo manoscritta, fu letta da pochi, benché ricercata sempre; c quando poi venne — 27 ~ pubblicata dal zelante ed istruito di lui nipote Can: Aga- tino Recupero nel 1813, essa fu poco curata, e ritenu- ta per vieta! Le dottrine di Arduino vennero sostenute poco tempo BaU dopo da Fortis e Desmarelz, nei loro viaggi, nei mede- Fortis, ódoar- simi luoghi; ed eglino, con Baldassari aneli’ esso, trava- Desaiàret?.3”’ gliarono ad una completa storia degli strali subappennini, che confermar in tutto dovette Odoardi nella sua opera su' corpi marini del Feltrino nel 1761. Avendo, questi, osservato die taluni strati calcarei avevano una direzione opposta a quella dell’arenaria, ne inferi che dovettero es- sere depositati in epoca diversa; ciò che ò di gran peso per gli attuali geologi , nell’ argomentare la relativa età delle rocce. Fortis non occupossi soltanto dei vulcani ; ma un viaggio intraprese nelle isole Ciierso ed Oserò in cerca delle ossa fossili di mammiferi. Intraprese pure altro viaggio mineralgico per la gran parte della Dalmazia ; ove molte belle scoverte gli toccò fare di testacei fossili; nè omise di accennare (come rapporta l’illustre Brocchi) la calcaria cristallina dell’isola Simoskoi, simile al mar- mo di Paros ed a quello di Carraca, ma piena di fram- menti di testacei cristallizzati aneli’ essi. Molte altre me- morie egli scrisse di seguilo, riguardanti argomenti geo- logici ; e nel 1802 pubblicò le sue dissertazioni in Pa- rigi, ove furono applaudite. Nell’ Annover sorgeva Raspe, e pubblicava nel 1763 RodViff? Enri- in latino , una relazione sulle nuove isole spuntate dal co Raspe, mare. ( De novis a mare natis Insulis ); nella quale si contengono lutti i rapporti autentici dei tremuoti, i quali avevan prodotto durevoli cambiamenti nelle parti solide della Terra: non che un esame di lutti i migliori sistemi che si eran proposti , concernenti la storia del Globo. In questa parte ragiona dei pregi c dei difetti delle dot- 1763 Fuchsell. 1766 Brander — 28 — trine di Ilooke, Ray, Moro, Buffon ed altri ; non lascia però di mostrarsi grande ammiratore di Ilooke, il quale, secondo lui, si sarebbe corretto in talune teorie, se Fosse vissuto ai suoi tempi. Per le isole venute fuori dal mare, principale oggetto dell’opera, a tremuoii le attribuisce, ma fa notare che esse mostravano al primo loro spuntare dalle acque, una scorza stratificala, piena di organici vi- venti c morti, e non già intieramente formate di materie vulcaniche, come Buffon pretendeva. Discepolo di Lebmann, Fuchsell in Germania, aveva già reso di pubblica ragione una descrizione geologica del paese fra le foreste di Turingia e l’ Ilartz nel 1762. Ma l’anno dopo pubblicò un’opera teoretica sulla storia della Terra e dell ’ Uomo; nella quale era d’accordo con gli Italiani in quanto all’ essere stalo il continente di Europa coverto dalle acque : ed alla orizzontalità degli strali ; e che 1’ attuai loro disordine provenisse da suc- cessivi scuotimenti ed oscillazioni del suolo sottoposto. Volle, però, essere originale nella pretesa sua storia del- 1’ Uomo: volendo sostenere, che siccome vi erano piante ed animali negli antichi periodi , così del pari esservi dovevano uomini ; c questi non discendevano già da un solo pnjo, ma erano creali a vari i punti, nella superficie della Terra ; ed il numero di questi distinti luoghi di nascila era grande , quanto quello delle originali lingue delle nazioni diverse. Questa dottrina , che ha tulio 1’ aspetto di strana , non manca di seguaci o di modificatori, ai nostri giorni! Gustavo Bramici* nel I7CC, die a luce i suoi Eos- silia Hontonieutia; opera nella quale si contengono ec- cellenti figure di testacei fossili, e di depositi marini re- centi d’ Inghilterra. Egli teneva per fermo , che questi non potevano attribuirsi a Diluvio , ma a cause più po- tenti e più antiche. — 29 — Nel suo Saggio Orittograjìco , Soldani applicò con successo la Geologia ad illustrare la Storia delle strati- ficazioni; c i testacei microscopici gii servirono bene allo scopo. Le figure di questi esseri minutissimi, sono dili- genlissimamente disegnate , ed ammirate anche oggi , e benché con sempre nuove nomenclature , vengono però citate come ottime. Nè in ciò solo meritò il Soldani della scienza geologica, ma fu il primo clic parlasse dell’ al- ternanza degli strati marini con quelli d’ acqua dolce nel bacino di Parigi; facendola cosi da maestro ai Francesi. I pesci fossili del monte Polca accesero i dispareri di Forlis c Testa nel 1793. Da quanto si può scorgere dalle loro eloquenti e dotte lettere, si vede come fossero eglino del pari persuasi della identità delle pelr ideazioni subappennine con gli organici viventi sotto la zona torri- da. Ma su questo fallo Forlis assumeva clic le acque dell’ Adriatico riscrldale dai fuochi vulcanici del Vicentino potevano a ciò mollissimo influire; e che forse le cause stesse potevano aver prodotto effetti simili in altre re- gioni. Ma Testa voleva sostenere che quelle specie po- tevan esser comuni ai mari di Europa , come a quelle equinoziali, e non mancare esempii di essersene trovate viventi nel Mediterraneo di quelle che stimavansi esclusive delle torride regioni. Mentre i naturalisti Italiani , insieme a Cortesi e Spallanzani, erano seriamente occupati nel dimostrare la analogia dei depositi marini moderni con gli antichi, ed il carattere dei loro organici: e mentre attivo era nel Del paese lo studio dei vulcani, e Spallanzani viaggiava per quelli estinti del Lazio, per il Vesuvio, per T Isole Eotie e per I’ Etna : ed il Cav. Gioeni da Catania ordinava e nomcnclavn, il primo , le rocce Vesuviane, ed alzava in patria un elegante Museo di storia naturale siciliana: Wal- ierio e Withursl si battevano ancora in difesa del Diluvio 1780 Ambrogio Sol- dani da Prato vecchio in To- scana. 1793 Testa. Lazzara Spai lanzami ec. Abraham Got- liebe Werner. — 30 — Noemico, come causa della stratificazione dei terreni del Globo ! Ma un’ Era più luminosa era prossima ad aprirsi 9 nella quale la Geologia doveva interessare intelletti più svegliati e più ordinati; e già sin dal 1775, Professore di mineralogia di Freyberg in Sassonia, alle scuole delle miniere, Werner, mineralogo illustre, presiedendo agli scavamenti delle miniere, esaminava diligentemente la na- tura delle rocce che venivan fuori , tratte da varie stra- tificazioni , clic lo scavamento andava incontrando ; e si volse lutto a rilevare i caratteri, non solo mineralogici , ma geognostici , coni’ ei li appellava, di quelle stratifica- zioni. Per mezzo dei primi egli distingueva le rocce cri- stalline, che costituiscono la massa principale di uno stra- to , ed in queste nessun resto organico rinveniva ; come già era stalo annunzialo da Arduino : riconosceva altra maniera di composizione e di forma nei sovrapposti strati non cristallini; e così di mano in mano andava trovando le varie età di ogni strato. Sicuro di avere scoperto il vero modo di conoscere la formazione della crosta del Globo , riguardava come una farragine di speciose opi- nioni ed ipotesi, quanto si credette sin’ allora dai Geologi. Divise egli i terreni in primitivi , di transizione , secondarii , terziarii ed alludali : e questa successione avveniva dacché lutto il materiale che costituisce il Globo, era disciolto e sospeso nel fluido da lui detto caotico , e che andava a formar varii sedimenti , a seconda del rispettivo peso specifico; di modo che le rocce cristalline dovevan esser le prime a cadere e ragunarsi in estese masse, e formare il nucleo della Terra. Le altre poi ve- nivano successivamente ad eseguire i loro sedimenti. Era questo il principio del suo sistema geologico, che parve soddisfacentissimo ed incontrastabile ai naturalisti di tulle le nazioni di Europa; e Werner lo dimostrava sulle mon- tagne dell’ Harlz. A ciò si aggiungeva che le sue lezioni erano di nuovo conio ; nè si era inteso prima di lui , dalla Cat- tedra , ragionare di uso economico dei minerali e delle rocce, dello loro influenza sul suolo, per la composizione parlicolare di ognuna, e della influenza dei terreni sopra le risorse , ricchezze e civiltà dell’ uomo ; e recava in esempio che le varie pianure di sabbia di Tarlaria, trat- tengono i loro abitatori come pastori vaganti; mentre le montagne granitiche e i bassi piani calcarei ed alluviali, danno nascila a differenti costumi, a gradi di ricchezza e d’ intelligenza. Anche la storia dei linguaggi e delle emigrazioni delle colonie, faceva dipendere dalla potenza e direzione di taluni strali della Terra ; e dalle qualità di talune rocce usale per fabbrica, prendeva argomento a trattare dell’ architettura delle differenti età e nazioni; e finalmente la geografia fìsica di un paese lo invitava a trattar anche di lattica militare ! Gl’ incanti delle sue maniere , e la sua eloquenza , destavano entusiasmo nelle menti degli allievi ed uditori. In pochi anni una piccola Scuola di miniere , ignorata quasi in Europa, si alzò al rango di grande Università! ed uomini già provetti e distinti nelle scienze, studiavano il tedesco, e si recavano da ogni dove in Germania, ad ascoltare il grande Oracolo della geologia. Ma negli sludii geologici, più che l’eloquenza e la erudizione, è di massima importanza il viaggiare. Werner non aveva percorso che picciol tratto di paese della Ger- mania, dove trovò che il granito era sottoposto allo gneiss, questo al micascisto, su cui giacevasi lo scisto argilloso, e quindi altre formazioni succedevano. Da ciò egli cre- dette esser nello stesso modo costituita la Terra. I suoi discepoli impegnaronsi a divulgare la teoria del maestro 1791 Diodato Delo- mien. — 32 — sul fluido caotico , ove avvenuta era la precipitazione dei materiali , a seconda del loro peso specifico ; ed essa venne abbracciata per molli anni dai più valenti geologi del secolo, mentre non era fondala che sopra poche ri- strette osservazioni pomposamente ingrandite nel Gabinetto! A poca distanza, intanto, dalla Scuola di Freyberg, il porfido, riguardato da Werner come roccia primitiva, si trova non solamente in filoni, che attraversano le for- mazioni del Carbone , ma vi giacciono anche sopra ; ed il granilo stesso delle montagne dell’ Harlz, da lui sup- posto il nucleo della Terra, si è conosciuto dopo , che attraversa e circonda altre roccie stratificaie, e vi si sono anche trovali in mezzo alla massa dei frammenti di gra- uwake con resti organici. Oltre a ciò , la sua teoria sulla origine nellunica del basalto , era cosi lontana da ogni probabilità, che facilmente poteva abbattersi; mollo più che sin dal 177G, Arduino, e poscia Forlis nel 1768, Raspe nel 1772. Banks e Solander per l’Ecla e le isole Ebridi, ed altri avevano apertamente dimostralo la origine plutonica di quella roccia. Ciò non ostante quella sua teoria venne ostinatamente difesa dai suoi allievi. E Tondi in Napoli, Brochant in Francia, Jameson in Iscozia, pre- dicavano la origine sedimentaria del basalto. Non andò guari però , che contro le dottrine di Werner si alzarono i resultamenli dei viaggi e delle os- servazioni diligenti di altri distinti scienziati; e Guettard descriveva come correnti vulcaniche i basalti del Vivarese, che per tali riconobbe nel 1775 Foujas de saint fond : e Desmarelz non poneva il menomo dubbio a riconoscere per plutoniche le rocce dell’ Auvergne; e l’accurata map- pa di quella contrada che egli pubblicava , faceva chia- ramente conoscere , che i falli non possono venir mai superati da qualsiasi speciosa ed illudente teoria. Lo stesso commendator Dclomieu, contemporaneo di Werner, dopo aver perlustrato, insieme a Gioeni, il Ve- suvio, trovava in Sicilia, non solo presso l’Etna ma me- glio nel vai di Nolo , che diligentemente descrisse , la chiara origine ignea del basalto ; e poscia ebbe ad as- sicurarla vieppiù nel Vicentino e nel Tirolo. Però T attacco più polente che annientar dovea il Giacomo riui- Vernerianismo, era destinalo che doveva darsi da un seni- lon' plice e modesto Scozzese, da Ilullon; il quale contento del ristretto patrimonio paterno, lasciò la professione che aveva intrapreso, e si die tutto agli stu dii delle scienze naturali, e della Geologia principalmente. Viaggiò repli- cale volle per la Scozia e per 1’ Inghilterra, e ricco di accurate osservazioni pubblicò nel 1788 la sua l'eoria della Terra. Fu questo il primo Trattato nel quale si dispensava la Geologia da tulle le ipotesi , e s’ inculcava , che , a spiegare i cambiamenti avvenuti nella scorza del Globo, doveva aversi ricorso agli agenti naturali, tuttora esistenti. « Le ruine di un antico mondo » egli diceva a sono vi- sibili nell’ attuale struttura del nostro Pianeta; e gli strati che ne compongono i Continenti sono stati una volta sotto le acque; (come lo aveva accennato sin dal 1333 l’ita- liano pittore Leonardo da Vinci ) , e furono formali dai materiali di altri strati preesistenti. Le stesse potenze seguono a distruggere sin’ oggi, per decomposizione chi- mica, o per violenza meccanica, le rocce più coerenti, e ne trasportano i materiali nel mare ; ove sono sparsi e van formando degli strati analoghi a quelli di antica da- ta, (come aveva anche annunzialo Morsigli nel 1711); e quantunque sciolti o sospesi per un tempo nell’ acqua , vanno acquistando nel fondo una consistenza , alla quale mollo influiscono i fuochi sotterranei , che spesso gl’ in- nalzano fratturati e contorti. » Benché viaggiato egli non avesse in paesi vulcanici, ATTI ACC. VOI. XVIII. 5 — 34 — pure seppe distinguere le rocce pirogeniche; e Y assenza delle pietrificazioni nel granilo lo indusse a riguardar questa roccia, come stata già fusa. Diede una più ade- guala spiegazione delle vene metalliche , e molle rocce dette primitive riconobbe per sedimentarie , ma alterate dal fuoco ; confermando così quanto ne aveva già detto Arduino. Poco conto egli fece dei fossili organici; e se delle conchiglie dovette far menzione , le riguardava soltanto come testimonii delle formazioni marine; delle quali trat- tando , veniva a delle conchiusioni troppo ardile , sulla remotissima antichità della Terra; talché senza la difesa e le illustrazioni del Prof. Playfair l’ Ilullonianismo avreb- be sofferto, al certo, una vera persecuzione; come l’ebbe a soffrire Voltaire in Francia ed in Inghilterra, pel suo Saggio sulle Montagne , che dai troppo zelanti furono chiamali eretici vulcanisti! ed attaccati talvolta con im- putazioni calunniose. Con tutto ciò il Plutonismo si ebbe stabile e primario posto nella Geologia; ed il Werneria- nismo fu distrutto dagli ultoniani. Fra’ quali Brcislnc non è degli ultimi; egli pubblicò i suoi viaggi sulla Campania , che trassero in Italia il celebre Leopoldo De Buch , i! quale benché zelante di- scepolo di Werner, ebbe ivi a ricredersi , e divenire in seguilo il maggior plulonista. La importanza dei viaggi per le varie regioni della Terra fu generalmente riconosciuta negli studii geologici. Pallas li intraprese con successo, e vantaggio della scien- za nella Bussia asiatica: Saussure sulle catene delle Alpi, ed il sommo Humboldt nelle cordilliere delle Andes ncl- 1’ America meridionale; dove appiè del Colopaxi , e dcl- 1’ Anlisana , e del Chimborazo , fra’ porfidi e le trachiti ebbe a renunziare al sistema di Werner suo maestro ; sistema che ad onta degli sforzi di Smith in Inghilterra, e di D’ Aubisson in Francia , aveva già perduto ogni splendore. Estese erano oramai le radici del Plulonismo , per Moderni, ciò che riguarda la formazione della prima scorza del Cdobo. La filosofia, il disinteresse, il vero amore al bene della scienza e la brama di scoprire la verità, bandivane dagli scienziati ogni idea di controversie morali ed ipo- tetiche. Lo studio dei fatti e principalmente l’ attenzione prestala agli organici fossili ed alla loro giacitura nei terreni , persuase i geologi a non venire a resullamenti generali , senza la intiera ed esalta conoscenza dei ter- reni. La Geognosia fu quindi il principale studio dei nostri moderni , sin dal principio del secolo attuale ; e questa, onde non aver nulla di sistematico, si è studiata cominciando dai terreni moderni , innollrandosi gradata- niente ai più antichi. Passando cosi alla Geogonia, senza quasi avvedersene, non si trattò di fenomeni supposti o sconosciuti , se non dopo essersi già considerali e di- scussi gli effetti dei fenomeni attuali, c comparando questi agli altri anteriormente avvenuti; e dopo tali travagli la Geologia si trovò in caso di assegnare l’ epoche diverse alle rivoluzioni, cui il nostro Pianeta è andato soggetto. Se rarissimi erano nei primi tempi gli scienziati , che alla Geologia erano addetti : se tolti gli Italiani , conlavansi a dito nel secolo XVII: se non eran molli nel XVIII, prodigioso numero ne conta il XIX. « I francesi » come dice il Brocchi « se mollo lem- « po dopo di noi, accudirono alla Geologia, rapidissimi, « in compenso, furono gli avanzamenti da essi falli; ed c in ciò sono di avviso che se più lardi delle altre na- « zioni si sono dati agli sturi ii fisici , ciò sia tornato in « loro grande vantaggio. Essi hanno lascialo dire la più « parte degli spropositi agli altri, e sono venuti a pron- te dei* posto sotto gli auspici! della buona filosofia ; » e si può aggiungere, dopo che in Italia erano banditi gli errori e si fondavano le vere basi delle scienze naturali, e della Geologia in particolare. Facile est iavcntir adclere. In Sicilia, dopo Scilla, Cupani , Bocconi, Amico e Schiavo, che dei testacei fossili si occuparono alquanto, e dopo Bottone che sul fuoco, in generale, e su quello dei vulcani lodevolmente scrisse nel 1092; e senza far lunga parola su Matteo Silvaggio, Antonio Filoleo , Lo- renzo Dolano, Bernardo Colnago, Scipione Porzio e Pie- tro Carcera, i quali dei soli ineendii dell’ Etna trattarono, poco sludiavansi i minerali ed i terreni. Recupera, Gioe- ni, Ferrara erano più vulcaniti che geologi; Scinà de- scrisse i contorni di Palermo da fìsico, e qualche tratto delle Madonie. come poteva in quel tempo; e non è or- goglio se osiamo asserire che dal 1824 in poi, dacché l’ Accademia Gioenia ha aperto le costanti sue tornate e geognostici. Io qui mi fermo; perchè Io stato attuale della scien- za, e giunto a tal grado di progresso e vi continua cosi alacremente , che sarebbe infruttuoso tentativo il volerlo anche soltanto accennare. Vengo, perciò, a dar termine al mio assunto di dimostrare che F Italia è stala la fon- datrice della Scienza geologica, esponendo in un quadro, i principi! di questa nobilissima Scienza quali sono nel suo stalo attuale, e segnandovi a fianco da quali illustri Italiani sono stati la prima volta annunziali. PRINCIPI! FONDAMENTALI DELLA MODERNA. GEOLOGIA 1. La prima scorza della Terra è formata di rocce pi- rogeniche, prive affatto di resti organici. Fracasloro nel 1517. Slenonc nel 1GG9. Arduino nel 1759. — 37 — 2. Le altre che vi sono sovrapposte, son tutte sedimen- tarie; cioè di materiali depositati dalle acque. Cesalpino nel 1590. Slenone. Valisnieri nel 1721. 3. Questi depositi sono stali evidentemente formati ad epoche diverse , in strati orizzontali , a seconda dei reiterali innalzamenti ed abbassamenti del livello del mare. Stcnone. Valisnieri. Arduino. Generelli nel 1794. 4. I resti organici di vario genere, sono i caratteristici delle età diverse delle rocce sedimentarie, le quali sono state divise in primitive, secondarie, terziarie ec. ec. Fracasloro. Arduino. 5. Le rocce pirogeniche hanno di tempo in tempo, nello stato d’ ignea fusione, traversato le sedimentarie, e ne han prodotto il dislocamento ed il sollevamento. Majoli 1597. Slenone. Lazzaro Moro 1740. Generelli. 6. In questo traversamento hanno alteralo talune delle sedimentarie: ciò che dicesi Dolomizzazione. Arduino. 7. I vulcani, le acque termali, le salse ec. sono i testi- moni! della non peranche estinta incandescenza del nu- cleo terrestre. Majoli. Arduino. Recupero 1751. — 38 — 8. I germi degli organici si sono sviluppati ad epoche diverse nei successivi terreni. Quirini 1676. 9. Lo studio delle ossa fossili nelle caverne o negli strati dei terreni han fatto progredir sempre più la Geologia. Cesalpino 1596. Ciampini 1688. Ramazzini 1696. Forlis 1761. Onore, dunque, alla Italia! Alla Italia, sorgente ine- sausta di ogni sapere: alla Italia, madre feconda di su- blimi ingegni: alla Italia che già deposte le servili spo- glie, della Regai Clamide latina si ammanta; e rallegria- moci esser noi pure noii degeneri figli di tanta Genitrice ! — 39 — MOTA A maggior pruova di quanto ho esposto aggiungo una nota dei Musei di Storia naturale, che sino al XVIII secolo vantava l’ Italia; e che avanzano quanto, insieme, possono vantarne , sino a quel tempo , le più cospicue città di Europa. 1551 — Museo Calceolari di Verona. 1554 — Metallotheca Vaticana. 1640 — Museo Aldrovandi di Bologna. 1651 — Museo Gualdi in Roma. 1656 — Museo Moscardi in Verona. 1664 — Museo Seltaliano in Milano. 1677 — Museo Cospiano in Bologna. 1680 — Museo Mediceo in Firenze. 1709 — Museo di minerali nel Collegio Romano. 1720 — Museo Zecchinelli in Venezia. 1775 — Museo Calogerà in Roma. 1776 — Musco Biscari in Catania. 1778 — Museo de’ PP. Cassinesi in Catania. 1780 — Museo siculo del Gioeni in Catania. DICHIARAZIONE Aveva appena, al0 gennaro 1862, terminato di scrivere questi Sommi Capi di una Storia della Geolo- gia, quando a’ 25 dello stesso mese, ebbi per le mani, la dotta Prelezione al Corso di Geologia nella Univer- sità di Pavia, tenuta a 27 novembre 1861, dall’ Egregio Prof. Antonio Stoppani, che tratta della Priorità e pree- minenza degli Italiani negli studii geologici ; Tema che io andava, appunto, a svolgere in queste pagine. Avrei lasciato, certo, di far inserire negli Alti Gioe- — 40 — nii questa mia compilazione , se non avessi trovato che tanto il chiarissimo Stoppani quanto io, avevamo del pari attinto dalle stesse fonti le storiche notizie , e che nel mio lavoro , qualunque esso si fosse , si conserva una cronologica ricordanza degli autori, e più esteso novero dei nostri Italiani. Io quindi , confessando la inferiorità del mio scritto, non credo del tutto inutile il pubblicarlo; se non altro, come appoggio a quella magistrale produ- zione di valentissimo Scienziato. UNA VARIETÀ ETIOLOGICA DI ERISIPELA NON DESCRITTA NÈ CENNATA ANCORA DAI PATOLOGI GIUSEPPE BONACCORSI Dottore in Medicina, Professore aggregato alla facoltà medica dell’Università di Ca- tania, Medico ordinario del R. Ospizio di Beneficenza per le provincie di Cata- nia e di Nolo, Medico sostituto nell’Ospedale civico di S. Marco, Medico estraor- dinario della Deputazione Sanitaria Marittima, Socio ordinario dell’ Accademia Gioenia di Scienze naturali in Catania eie. letta nella sedata ordinaria del dì 13 Marzo 1963 ATTI ACC. YOL. XVIII. 5 / ' 1 . Si l’abservation a été le primier fondament de la Science medicale, elle est ancore le principal instrument de ses progrés. Ginlrac cours theoriq. et cliniq. de patho- logie intern. et de therap. med. T, 1.° Svolgendo le pagine degli antichi e moderni Autori, noi troviamo che l’erisipela è stata guardata sotto varii punti di vista. Così Ippocrate fra i primi considera l’erisipela come una malattia che può, e senza cangiare d’ indentila, svi- lupparsi o negli organi interni, o manifestarsi in una re- gione della superficie del corpo, potendo portarsi dall’e- sterno all’interno e viceversa. Questa teoria del Vecchio di Coo era il punto di partenza della divisione fatta sull’erisipela d’ alcuni mo- derni, in interna ed esterna , fra i quali si possono ci- tare i due Frank; Costoro però non ammisero la primi- tiva esistenza di essa negli organi interni, ma riguarda- rono l’ erisipela interna come fatto patologico consequente alla ripercussione di quella che si era d’apprima manife- stata all’esterno; Anzi altri Nosologisti e fra i primi Ilil- dembrand non ammettono l’esistenza dell’erisipela interna, ne come fatto primitivo, ne come fallo secondario ; essen- doché la infiammazione che si spiazza dalla pelle per ve- nire alle mucose o serose, non olire più li caratteri di- stintivi che costituivano la malattia , ma ne presenta dei nuovi, e percorre e termina di un modo differente a quello che si osserva, quando la llogosi si ferma alla pelle e- sterna. E di vero l’osservazione ha sanzionalo questa teo- ria in quantochè la prallica c’ insegna come il vizio er- petico, per esempio, che dalla pelle si trasporla ad una mucosa o serosa che si fosse , offre una lisonomia del tutto nuova, e sviluppa una serie di disordini funzionali che non presentano nessuna analogia con quelli che si mostravano mentre che questo vizio agiva sopra la pelle, ove si manifesta con macchie di varia forma c grandez- za, con croste che si distaccano più o meno larghe, più o meno doppie e di vario colore, ed ordinariamente sen- za fehre; mentrechè quando giù la ripercussione di esso vizio è un fallo compiuto nei casi dei decessi la nccro- scopia non ha dimostralo che la malattia avea prodotto sopra la mucosa, serosa, o altro organo interno le stes- se alterazioni della pelle esterna; cioè a dire nè pustole, nè croste, ma invece enlerilidi acute e più spesso croni- che, con erasione d’epitelio pirelliche ed apiretiche, le oftalmie, le bronchiti croniche, l’idropericardio ed altre malattie d’aspetto olfatto dissimile a quello dell’erpete cu- taneo. Ma la disparità fra le opinioni degli Autori menzio- nali non ha regnalo solamente circa all’idea se l’erisipela può esistere negli organi interni primitivamente, o come fatto secondario alla retrocessione; ma inoltre in riguar- do alla nomenclatura di essa , ed al posto d’assegnarle nel quadro nosologico; Talmentechè nei tempi andanti l e- risipela venne con varii nomi distinta; Fu chiamata fuoco di S. Antonio Ignes , da Serenus Sammonicus , Alme- sire da Serapione, c Basa da S funeri eie. Gli Umoristi d’altra parte fra i quali Galeno piazza- rono l’ erisipela fra le malattie provenienti dalle altera- zioni umorali e principalmente della bile. In prosieguo Sydenham, Iloffmann, Schroeder, le diedero posto fra le febri, Yillan d’altra parte la colloca fra le malattie bol- lose della cute. Finalmente i travagli di Schedel, Biclt. Cazcnave , Raycr, Gibert, dotati di un spirito analitico migliore hanno posto dilli nilivamcnle l’erisipela fra le esan- temi acuti della pelle. Da ciò clic precede sembra non erroneo il dedur- re, che non ostante lo studio perseverante dei Nosologi- sti, c le osservazioni mulliplicale pure fin qui la scienza non possiede tali e tante conoscenze da potersi dire che nulla resti a desiderare, c che la è già esaurita. Ycro è che i travagli dei dotti Medici c sopratnlto di Rcnauldin, Nelis, Lawrence, Lepellilticr, Blandin, Ycl- peau ed altri, ci hanno messo alla portata di conoscenze preziose circa alla fìsonomia , all’ andamento , ed ai ca- ratteri speciali dell’erisipela ; ma in mezzo a tanti stridii e tanti progressi sembrami, che esiste una lacuna da riem- pire, e che il punto il più importante della patologia di esso morbo resta a rischiararsi , giacche, come io farò osservare nelle storie cliniche di qui appresso , la prat- ica ci offre alcuni casi d’erisipela l’andamento della quale e la natura dei sintomi è differente di quella che si os- serva nell’erisipela ordinaria, e che sembrano dipendere da cause che non sono le ordinarie; la conoscenza della natura della quale erisipela che probabilmente risiede in alcuni vizii diatesici e d’ acquistarsi; E se si è dello che la natura dell’ erisipela è speciale, non si è con ciò fatto patologia dell’erisipela — 4G — conoscere in che consiste questa specialità , e se (lessa natura è sempre la stessa non ostante la varietà clic ol- tre alla sede, all’ età, alli caratteri locali, alla causa che la produce si riferisce, c quale è quindi l’ elemento pri- mo che produce la malattia. Sembra a creder mio che alla mancanza di questa conoscenza debbono attribuirsi le opinioni diversamente professate dagli Autori circa alla nomenclatura, al posto nosologico del morbo in questione , ed alla sua natura. Nulla di più importante frattanto e non sempre fa- cile in pratlica, che lo stabilire la natura delle malattie. Bisogna dunque non usare risparmii e mettere in contri- buto tutti li mezzi che l’osservazione ci offre per arri- vare a conoscerla. Imperocché la conoscenza esatta della natura non solo costituisce ciò che vi è dippiù essenziale per lo stu- dio praltico delle malattie in generale, ma inoltre indica quali sono i mezzi coi quali deve combattersi, e da che dipende l’esito felice o funesto di essi morbi, tultoccbè hanno potuto presentare fin dal suo esordire tutta la gra- vezza possibile , o viceversa mostrarsi nel suo principio sotto l’aspetto semplice e lieve per indi divenire gravi. Si è quindi per la conoscenza della natura che la Medicina ha portato i suoi gloriosi trionfi sopra morbi d’aspetto letale, e di prognostico funesto; c si e all’op- posto per l’ ignoranza di essa natura che morbi di aspetto lieve , rapidamente piegando al male hanno finito con esito funesto, e talvolta quindi contro l’aspettativa del Medico, e senza potere stabilire quale è stata l’alterazio- ne primitiva che possa rendere ragione dell’ esito mor- tale della malattia, nonostante tutta l’attenzione prestata circa alla etiologia ordinaria, al modo d’espressione della malattia, non che al grado, all’andamento, alle compli- canze morbose, c allo studio necroscopico. — 47 — Ma bisogna dire che per quanto utile e necessaria è la ricerca e la conoscenza della natura delle malattie onde più facilmente vengono vinte, altrettante sono le dif- ficoltà che si presentano nella pratlica c li ostacoli da sormontare ; essendoché non solo in molti morbi la na- tura per se è occulta o dubbia, ma ancora perche des- sa sembra non essere sempre la stessa in un medesimo morbo o in un medesimo individuo. Così l’erisipela nel suo corso d’ opprima può pre- sentare un’aspetto flogistico e iperstenico vascolare , ed accompagnarsi quindi a febre forte , a calore eccessivo di tutta la pelle, a sete, a cefalgia; e poi offrire un stato opposto, l’adinamia, l’atassia, la caduta dei polsi, la di- minuzione del colore, li vaniloqui , il delirio, lo scolo- ramento della regione occupala dallo esantema c della fi- sonomia per indi produrre la morte dell’individuo, o dun- que ripristinarsi lo stalo fisiologico. 0 pure in altro ca- so la stessa erisipela in un individuo può presentare fin dal suo nascere, ed esaurire tulle le sue fasi con appa- ralo flogistico. In un’ altro viceversa abbenchè porla le stesse condizioni individuali , la malattia si associa nel mezzo del suo corso all’ipostenia nervosa circolatoria, ed induce disordini generali varii clic compromettono la vita del paziente. In un terzo l’erisipela tutlocchè presenta l’identità dei suoi caratteri fìsici è prodotta da una cau- sa traumatica. In un quarto da forte insolazione. In un quinto finalmente l’ erisipela non dipende da nessuna di queste cause. Si comprende frattanto che la natura di questi casi di erisipela non può essere in tutti la stessa. E siccome l’osservazione clinica ci offre molli casi di erisipele le quali non ostante il metodo tenuto il più indicalo ed il più energico pure sono stale seguite dalla perdila degli ammalati per non aversi potuto conoscere la causa che ne costituisce la natura. E siccome nell’Isola nostra li casi d’erisipela in gene- rale che si osservano in ogni stagione sono multipli , e quindi nella loro multiplicità facilmente se ne incontra una parte che per la ragione di sopra finisce colla morte e segna un certo numero nella statistica a danno della fragile umanità, principalmente in certe epoche nelle quali attesa la multiplicità dei decessi viene distinta dagli An- tichi col nome di erisipela maligna come Ippocrate, Ba- temann , Yillan ed altri. Così convinto della verità di que- sti fatti. Convinto clic se lo studio pratlico in ogni morbo è sempremai più necessario ed importante, lo è assai più nell’erisipela nella quale non si è potuto conoscere la causa e la natura intima , e nella quale quindi non può indicarsi un rimedio efficace per attaccare la gravezza della malattia nella sua causa radicale, e prevenire quindi o menomare il numero dei decessi. Convinto che li caratteri speciali dell’erisipela in ge- nerale bastano a dimostrare che non è una flogosi franca. Convinto finalmente c d’accordo coi classici comeCho- mel, Grisollc, Laleur, Ginlrac, etc: che la sintomatolo- gia prodromica c la costituiva generale, indicano che la malattia non è solamente locale , ma che apriori o con- temporaneamente allo sviluppo dello esantema, l’elemento patogenctico dà mostra di suo esercizio morboso sullo stato generale dell’organismo, e che perciò una influen- za interna, una modalità diatesica deve esistere nello svi- luppo di alcune erisipele , senza di che non si possono facilmente spiegare li sintomi generali clic l’accompagna- no o le precedono, come l’ingorgo delle glandolo linfa- tiche, la febre, li disturbi graslici varii , la cotenna del sangue, il delirio, l’anidrosi, la scarsezza delle orine ec. Così mi sono fallo a studiare nella mia clinica civile se ad alcuna delle cause diatesiche o costituzionali conosciu- — 49 — te, poteva riferirsi la natura di quelle erisipele che si sviluppano senza l’ influenza delle cause esterne: Ed ho trovato fra gl’ altri che la golla o podagrismo è uno dei modi di essere dello stato morboso interno dell’ organismo che può costituire l’ elemento morboso essenziale origi- nario di esse erisipele come lo mostrano tra gl’ altri i casi seguenti che onde evitare la lungheria restringerò per quanto è possibile li dettagli clinici. STORIE CLINICHE OSSERVAZIONE PRIMA Erisipela bollosa e flittenoide della faccia e del capellizio a forma adinamico atassica . Agatina Mallerio di Catania , abitante nel quartiere della Madonna SS.a del Carmelo, di anni 56, statura alta, costituzione robusta , temperamento sanguigno linfatico , maritata e madre di sei figli ; nata da genitori gottosi. La sua salute si comportava bene sino alla sudetta età , se si eccettui un senso doloroso accompagnalo da leggiero gonfiore che ad epoche varie si faceva sentire alle articolazioni ora dell’ uno, ora dell’ altro piede. Il giorno 21 dicembre 1857 ; avverte malessere ge- nerale, nausee, leggieri dolori intestinali e cefalgia, do- po un giorno si sviluppa febre forte e di aspetto flogi- stico , (salasso generale il sangue è cotennoso); il 23 dolori alle articolazioni dei piedi e si dissipano la sera, la febre continua, la notte del 24 la guancia destra è oc- cupata da dolore lancinante , si arrossisce vivamente , si gonfia, diviene lucida, e li caratleri di una eruzione eri- sipelacea vi si osservano, la febre acquista una forza mag- giore, la lingua è impaniata , la sete si sviluppa. A ca- rni ACC. VOL. XVIII. 7 — 50 — po di due giorni l’erisipela ha guadagnato tutta la fac- cia ed il fronte; si cuopre di grosse flittene e le paro- tidi s’ ingorgano, il dolore della guancia persiste e pre- senta esacerbamenti nella notte e scemamenli nel giorno; il 26 l’eruzione si diffonde per tutto il capellizio ed il collo, ove si manifestano anche delle eruzioni bollose e flillenoidi, la lesta acquista pel gonfiore un volume enor- me, la faccia si scompone, e li tratti di umana fìsonomia si trasformano; Il 27 la Mallerio è in profondo coma, il rossore della faccia e del capellizio è rimpiazzato da un colore oscuro , le flittene e le ambolle sono abbas- sate , il gonfiore molto diminuito , il dolore persiste, e l’eruzione si presenta immaturamente appassita, le forze prostrate, li polsi bassi piccoli ed intermittenti, la respi- razione frequente, la lingua brunaslra, e le estremità de- gl’ arti inferiori freddi talmente da non poterli riscaldare con nessuno mezzo eccitante, (vino colchico, polveri an- timoniali ed epispaslici agl’ arti inferiori). Questo stalo cosi allarmante e che si aggrava mag- giormente nella notte dura un settanario e compromette la vita della paziente ; ma dopo l’insistenza di forti re- vulsivi agii arti inferiori, il calore vi si ripristina, dei do- lori acuti brucianti con rossore e gonfiore si fanno sen- tire nelle articolazioni dei piedi. Dopo stabilita la reazio- ne la faccia si colora , la lingua si sveste dell’intonaco brunaslro, il coma si dilegua, le forze si rialzano, ed il pericolo svanisce (continua il colchico); 4 gennaro il ros- sore della faccia è vivo, la desquamazione s’ inizia; frat- tanto dolori acuti ai piedi rossore vivo e gonfiore , fe- bre; 5 il rossore della fìsonomia è diminuito, la desqua- mazione continua e fornisce doppie squami e larghe e di un colore giallo oscuro, fobie, dolori ai piedi; 6. la desquamazione è completa, dolore e tumore all’articola- zione del ginocchio destro, diminuzione di quello del pie- — Si- de corrispondente, la febre continua; 7. scemamento del dolore del ginocchio , ma il rossore persiste , aumento però di quello dei piedi, febre. Questa flogosi delle articolazioni sopracennate, dopo avere conservalo come si viene di vedere 1* andamento e li caratteri non dubbii di un attacco guttoso, perdurano fino il giorno 15 del sudelto mese, e dopo la vicenda di aumento e diminuzione, e dopo avere attaccato varie articolazioni si risolvono intieramente , e 1’ ammalata si guarisce del tutto. OSSERVAZIONE SECONDA Erisipela della faccia Carmelo Fichera di Catania , abitante nel quartiere Spirilo Santo, di anni 60, fabbricante di Selle , statura alta , di robusta costituzione, temperamento sanguigno, figlio di padre che soffriva abitualmente dolori di natura reumatica alla colonna vertebrale. La sua salute si conserva florida e nei suoi verd’ anni non venne mai turbata da qualsifosse incomodo. Nel mese agosto 1860 prova dolori alle articolazioni delle mastoidi ed alla bocca; questi dolori, accompagnati da rossore e tumefazione , presentavano nel loro corso esacerbamenti nella notte e diminuzione nel giorno, fino a quando dopo non lunga durata dissiparonsi gradata- mente e spontaneamente, e con essi loro il turgore e la rossezza. Nel mese settembre soffre dolori alle articolazioni dei diti del piede destro , e principalmente dell’ alluce , il quale si presenta rosso e gonfio più che gl’ altri; questi dolori come altri d’ altra volta si esacerbavano nella notte o nel giorno, massime sotto il dominio del vento di Si- — Sb- rocco ; allora la circolazione si attivava , il calore in ge- nerale si accresceva, ed al Fichera si rendevano dilficili li movimenti dell’arto e quindi impassibile la locomozio- ne; ma dopo la non breve durata di più di un mese li fenomeni della flogosi locale diminuivano sensibilmente ed il morbo dall’ acuto passava allo stato cronico. Però nel fine del mese ottobre il Fichera dopo lo esporsi all’ aere notturno accusa; malessere, brividi, nau- see, febee; un’ erisipela si sviluppa che appare d’ appri- ma alla guancia destra , e poi si estende al naso ed al labbro superiore; questi punti erano calorosi, rossi, do- lorosi, tumefatti, lucidi, elastici, e la leggiera pressione faceva disparire in tutti li punti la rossezza per riappa- rirvi tantosto (Salasso della radiale superficiale, il sangue è cotennoso. Tintura di Colchico ed epispaslici alle gambe ). Questa erisipela viene accompagnata da dolore che si fa intensissimo nella notte , da intonaco bianco della lingua , da sete e febre. Durante il suo corso il do- lore del piede tace, e li fenomeni iperemici vi si sono dileguati ( continua il Colchico ) ; la sudella erisipela si desquama dopo il periodo di nove giorni , ed un corso regolare; indi le orine vengono emesse con abbondanza, desse sono torbide e cariche di urati. Finita la desqua- mazione un attacco gutloso succede all’ esantema; le orine sono poche; f alluce si arrossisce nuovamente, si tumefà leggermente, ed il dolore è forte e lancinante. Questi fenomeni dopo avere molestato non poco l’am- malalo e per un periodo breve d’acutezza presentano un corso lento e si risolvono intieramente nel mese di Dicembre. Da quest’ epoca in poi la salute del Fichera non è stata turbala menomamente. — 53 •— OSSERVAZIONE TERZA Erisìpela fliltenoide della faccia e del capellizio Domenica lo Yerde di Palermo, abitante nel quar- tiere. San Berillo, di anni 71, temperamento sanguigno, bene costituita , statura media , maritala e madre di un figlio, emorroidaria, e mestruala fino all’ età di anni 53. La sua salute non si era alterala fino al 5in anno di sua età. Nel mese gennaro 1841 accusa dolore alle artico- lazioni masloidee, accompagnati da gonfiore, rossore, e febre, dura venti giorni circa , e poi si risolve secondo il suo dire senza medicala alcuna. Il 21 dicembre 18G0 avverte; malessere generale, sete, nausee, brividi, cefalgia , e febre; il 24 un senso di bruciore alla guancia destra la molesta; una erisipela vi appare e guadagna gradatamente Y occhio , il fronte, e la metà corrispondente del capellizio; la febre aumen- ta, il vomito si determina, la sete persiste, la lingua è coperta di una patena biancastra, la pelle secca, le orine poche , rosse , torbide e cariche di acido urico e rosa- cico ( Tintura di Colchico ); 25 li disturbi gastrici ven- gono meno , ma 1’ eruzione diviene più pronunciata , la guancia si tumcfà maggiormente diviene lucida , e le palpebre come edematose, la febre continua; 26 lievi do- lori epigastrici; 27 sonnolenza senso di peso alla lesta; 1’ eruzione si mostra in pieno sviluppo; dolore acuto nella notte che occupa il fronte e la guancia destra e che si esaspera nella notte; 28 l’erisipela si dissemina di flit- tene , febre diminuita; 29 la sonnolenza persiste ( due revulsivi alle gambe, contiuua il Colchico); 30 T amma- lala è sveglia e la sonnolenza è svanita, il rossore ed il — 54 — dolore diminuiti, le flittene appassite , la febre è discreta, senso di dolore nel piede destro, acido urico nelle orine; 31 dolore della testa nulla , rossore poco , delle croste giallastre si formano, la parte è pruriginosa; 1 gennaro 1861 il dolore del sudelto piede è più risentilo, lieve rossore dell’alluce; frattanto principio di desquamazione, alcune croste si sono distaccate, nulla di meno il dolore si risente ed è più sensibile nella notte, orine sedimen- tose; 2 la desquamazione continua , il dolore del piede è più forte ( segue il Colchico ); 3 desquamazione quasi infine ; 4 insonnio ed inquetudine nella notte , febre ri- sentita, aumento del dolore del piede; 3 febre, e dolore intenso all’ alluce comitato da calore grande gonfiore e cl O senza rossore manifesto , il minimo movimento dell’ arto cagiona dolore lancinante; 6 rossore diffuso per tutto il metatarso; 7 esaccrbazione del dolore nella notte, febre (continua la Tintura del Colchico); 8, 9, 10 scema- mcnto; Il riasacerbazione dello attacco gulloso che coin- cide ad un abbassamento di temperatura ; 12 il dolore e la tumefazione persistono , si estendono al dorso del piede, al tarso ed al malleolo, e continuano sotto l’acuto fino la la di febbraro. E non restando che lieve senso di dolore al malleolo e poco ingorgamento che si risol- vono dopo pochi giorni , la paziente lascia il letto e si restituisce alle sue abitudini casareccio. OSSERVAZIONE QUARTA Erisipela bollosa penfirjoide della faccia Rosario Bonanno di Catania abitante nella strada Schiopelteri ; tìglio di padre sofferente dolori cronici di natura reumatica all’ uno e all’ altro piede , c di madre visitala spesso da dolori artritici ; la sua età è di anni 19 ; statura alta, coslituilo regolarmente ed a tempera- menlo sanziono linfatico. <0 tu Soffre nel mese febbraro 1860 febre di carattere intiammalorio , seguila da rossore e lieve gonliore del dorso del naso che dura ore 48 e poi si dileguano in- sieme alla febbre. Il 27 dello stesso mese anno 1861 dopo essersi esposto al passaggio istantaneo da caldo a freddo avver- te; bocca amara, nausee, malessere, cefalgia, e brividi; il 18 questi disturbi aumentano , la febre si dichiara e si mostra come altra volta di carattere infiammatorio; il 19 delle punture come di spine che si esercitano sopra il naso molestano il Bonanno ; queste punture sono se- guile da calore mollo e senso di bruciore; la notte del 20 una erisipela si sviluppa e cuopro lutto il naso ; la febre continua e forte, nessuno disordine dalla parte del tubo gastro-enterico; 21 la parte è rossa , oscura , con- gestionala, lucida e tumida, la pressione schiarisce il ros- sore e saggia la cedevolezza del gonfiore; nella notte del 22 il paziente è molestato da dolore forte e lancinante che occupa la stessa sede dell’ erisipela, e che diminui- sce sensibilmente nel giorno, 1’ eruzione ò sormontata da bolle trasparenti contenenti del siero color giallastro, si interna nelle narici e s’ irradia pel labbro superiore , la lebre nulladimeno è diminuita (Tintura vinosa di Col- chico ); 23 abbassamento delle ambolle, rossore e lucen- tezza diminuiti; il 24 la pelle del naso diviene rugosa , delle croste doppie giallo-biancastre si formano e la de- squamazione s’ inizia, il 25 c 26 nessuna novità ; il 27 febre nuova, senso di calore bruciante al zigoma sinistro, dolore forte nella notte , apparizione di una piastra del colore rosso vivo, dcssa gradatamente s’ elarga, guadagna l’occhio corrispondente, e si eleva al suo centro un’am- holla trasparente della grossezza di un nocciolo , e del- - 56 — F altezza di dieci linee trasverse, contiene un siero lim- pido, ed è simile ad una ambolla di penfigo; 28 nessuna novità; 1 marzo abbassamento di essa, rossore gonfiore e lucentezza di tutta la guancia sinistra, sviluppo di nuove bolle , ingorgo doloroso della puratide corrispondente , difficoltà di deelulizione, febre lingua impaniata, bianca- stra, costipazione, dolori alle articolazioni scapolo-omerale destra, cubitale e carpiamo sinistra, accompagnati da lieve rossore e tumore ( continua il Colchico, epispastici agl’ar- ti inferiori); 2 estensione maggiore dell’erisipela, dessa ha guadagnato tutta la regione sottomascellare sinistra , la regione laterale del collo , ed ascende fino dietro il padiglione dell’ orecchio; frattanto li dolori alle articola- zioni persistono; 3 f erisipela si è fermata nei limiti su- delti, dolori artritici piu sensibili; 4 e 5 nessuna novità; 6 f ingorgo parolideo si è dileguato , la desiccazione è avvenuta, delle croste doppie di varia larghezza bianco- giallastre si sono formate , orine abbondanti , torbide e cariche di acido urico c rosacico; finalmente l’ll° giorno del sudello mese la desquamazione si compie e l’ amma- lalo sembra guarire; se non che il 12 li dolori alle ar- ticolazioni accompagnati da gonfiore e rossore delle parti attaccate, ed anco della guancia sinistra, sotto l’ influenza di un infreddamento si riproducono ed inforzano più che nella loro prima manifestazione; ( si aumenta la dose del Colchico ) ; persistono in questo grado per altri cinque giorni poi diminuiscono ; il 22 si risolvono intieramente ed il Bonanno lascia il letto questa volta risolutamente guarito. OSSERVAZIONE QUINTA Erisipela bollosa della faccia a forma adinamico -atassica Maria d’ Urso catanese, abitante nel quartiere Santa Teresa, ed in casa bassa ed umida, figlia di padre sof- ferente arlrilide lenta alle vertebre della spina dorsale , c questi nato da genitore gottoso; 1’ età della d’ Urso c di anni 12, non ancora mestruata, di temperamento lin- fatico nervoso, costituzione gracile. Soffriva all'età di anni otto blefarite acuta, della quale si guariva colli rilascianti locali c revulsivi all i braccia. 11 27 marzo 18C1 dopo avere sperimentalo males- sere generale , nausee e leggieri dolori intestinali , ac- cuso freddo pronunciato e di breve durata a cui succede febre forte accompagnata da vomitornzione , e da dolori artritici che si dileguano la dimane; il 28 avverte sulla guancia sinistra c durante la notte dolore forte , c si fa lieve all’ apparire del giorno , indi un erisipela con piccole bolle vi si manifesta e si dilata alla narice cor- rispondente; il 29 il corso dell’ erisipela viene interrotto; il rossore è disparito, il gonfiore diminuito, e le ambolle appassite, il polso è piccolo, vi ha tossicolazione; il 30 abbcnchè il fronte ed il capellizio sono gonfi come ede- matose e di un colore oscuro, nessuno rossore frattanto si osserva alla guancia, la testa è dolorosa in va rii punti, hanno luogo coma, e vaniloqui! ; il 31 un vescicatorio viene applicato al braccio destro; il 1 aprile lo stalo del- 1’ ammalata peggiora, la pelle della faccia si solleva sem- pre più e si offre vieppiù oscura , il coma è profondo , li vaniloquii più ravvicinati , il polso più piccolo e più frequente , la respirazione superficiale , la tosse leggiera ATTI ACC. VOL. XVIII. 8 — 58 — ma spessa; le forze prostrale, la lingua frattanto è bian- chiccia ed umida ; nessuno fenomeno rimarchevole dalla parte del tubo digerente , e Y ascoltazione e la percus- sione non rivelano nè rantoli, nè alterazioni di sorta dello strepilo respiratorio; il 2 continua lo stesso stato ( Tin- tura vinosa di Colchico ed epispaslici agl’ arti inferiori) ; il 3 continua lo stalo grave ; 4 il coma e li vaniloqui! sono diminuiti, la guancia destra è rossa, delle piccole bolle si sollevano, 1’ erisipela è riapparita, la tosse è leg- giera e rara, il calore in generale è accresciuto , ed il polso più sviluppalo e meno frequente (siegue la stessa medicatura ); 5 polso meno frequente come ieri , pelle madida, coma, tosse e vaniloqui cessati, li fenomeni flo- gistici costituitivi locali dell’erisipela abboniscono e non restano che sole tracce ; frattanto sviluppo di febre se- guila da dolore dell’ alluce destro ; 6 un attacco poda- grico si dichiara, giacché dolori acuti, brucianti, e lan- cinanti si sviluppano , non solo nell’ alluce sudelto , ma ancora nel malleolo corrispondente, li quali sono gonfi, e rossi; 7 continua lo attacco podagrico ; 8 è in decli- nazione, frattanto senso di punture nella regione ove si era manifestala l’erisipela; 9 l’alluce ed il malleolo sono sensibilmente sgonfiati, poco rossore della pelle so- prastante, assenza di dolore; 10 l’erisipela ripiglia def- finilivamcnte il suo corso; la guancia è calda, rossa, gon- fia, e lucida, si ricuopre di piccole bolle ed infra il pe- riodo di quattro giorni questi finomeni percorrono tutte le loro fasi e la desquamazione si compie; le orine che vengono emesse sono abbondanti e contenenti acido uri- co e rosacico ; 14 dolori alle grandi e piccole articola- zioni degl’ arti inferiori, seguili dopo il 5° giorno da gon- fiore e rossore; il 23 dopo essere molestata non poco, sì dall’erisipela che dall’ artritis, la paziente si ristabili- sce totalmente. 59 — OSSERVAZIONE SESTA ED ULTIMA Erisipela bollosa e flittenoide della faccia e degl ’ arti inferiori. Salvatore Caraccioli catanese, sartore, abitante nel quartiere Nuovaluce, di anni GO, temperamento sanguigno, ed abitualmente pletorico, figlio di genitori gottosi , e lui stesso molestato fin dal 40° anno di sua età ed in epo- che più o meno lontane d’attacchi podagrici che finiva- no colla caduta di croste leggiere che si formavano in quei punti ove durante l’acutezza dello attacco, delle sol- levazioni epidermiche avevano avuto luogo. Da qualche tempo però la podagra non si era ma- nifestala , ma durante la sua assenza le orine venivano abitualmente cariche di acido urico e renella più o me- no quantitativa, e più o meno grossa. Fu sul principio di gennaro 1SG1 che sotto 1* in- fluenza di una temperatura vicissitudinaria la gotta svolge- va le sue fasi, ma sotto aspetto e forme delle quali ec- covene la relazione. Il giorno 4 sudelto mese il Caraccioli dopo essersi esposto per alcune ore all’ ambiente della notte prova, malessere, inappetenza, nausee, dolori vaghi all’addome e brividi ; il 5 un dolore leggiero si fa sentire al pie- de destro, occupa la parte dorsale di esso e principal- mente l’articolazione dell’alluce; il 6 la parte non è ros- sa ma gonfia ed il dolore aumentalo; il 7 8 e 9 conti- nua nello stesso stato ; la notte del 10 la regione dor- sale del sudelto piede diviene rossa, gonfia, lucida, ce- devole; il dolore vi è bruciante, lancinante e più mole- sto nella notte. Questi sintomi presentano li caratteri non dubbii di una eruzione erisipelacea ( Tintura vinosa di Colchico a dose crescente); il giorno 11 la parte e spar- sa di poche bolle trasparenti contenenti un’umore sero- so; il 12 si appassiscono, e piu tardi formano delle cro- ste giallastre; frattanto il gonfiore, il rossore, ed il do- lore, presentano un scemamento sensibile ; 13 febre ri- sentila, apparizione di una erisipela flillenosa all’ articola- zione del ginocchio destro; percorre con rapidità le sue fasi ed il 1G la desquamazione si effettua sì nel piede che nel ginocchio; 17 18 nuovo attacco di gotta nel pie- de sinistro c destro; 19 è in declinazione, ed abbenchè le parli non sono mollo dolorose ne gonfie , pure sono rosse, ed il polso è frequente, il calore della pelle aumen- tato ; 20 dolore bruciante ed acuto nella notte , occupa la guancia sinistra, e più lardi vi si sviluppa una erisi- pela bollosa, s’estende all’occhio ed alla narice corrispon- dente, e presenta una durala regolare; nulladimcno il 27 coma, abberranze , cefalgia intensa (due vescicanti alle gambe e continua il Colchico ) ; 28 prosieguo lo stesso stalo; 29 coma abberranze nulla, cefalgia diminuita, in- telligenza normale, l’erisipela è desquamata, pure il ca- lore della pelle non è regolare, il polso è febrile ; 30 senso di dolore alle articolazioni degl’ arti addominali e toracici; 31 febre pronunciala, sete, cefalgia, nausee; 1° fcbbraro dolore intenso al piede destro comitato da calore grande c gonfiore; 2. Questi stessi sintomi senza essere scemali nell’ onzidella regione si mostrano in gra- di sommi , pria nel piede e poi nel ginocchio sinistro , ove perdurano per altri giorni cinque subendo delli esa- cerbamenti nella notte, e scemamenli durante il giorno, fino a quando dopo l’uso non interrotto del sudclto Col- chico, c dopo sudore generale, ed orine abbondanti tor- bide e clic depongono un sedimento rossastro , si dile- guano, l’attacco gottoso finisce risolutamente, e la salu- te del Caraccioli si ripristina inlieramanle. — Gl — RIFLESSIONI Secondo la classificazione dei Moderni le osserva- zioni d’ erisipela che ho rapportato, a due varietà appar- tengono; cioè a dire, la prima in rispetto alla sede ed ai caratteri locali , in riguardo alla varietà di forma la seconda. Cosi la prima e la quinta di esse osservazioni so- no da collocarsi fra le erisipele della faccia e delle bol- lose e flitlenoidi la prima , e Y ultima fra le bollose sem- plici ; finalmente runa c l’altra fra le adinamico-alassi- che; la seconda fra le fliltcnosc della faccia e del capelli- zio , la terza fra le bollose penligoidi della faccia; e la sesta e quarta in fine fra le bollose e ilillcnoidi della faccia l’ una e degl’ arti inferiori l’altra. Inoltre alcune di esse alle successive appartengono alle ambulanti le altre. Ma oltre alti caratteri fìsici, di sede, e di sintomi locali, generali, e simpatici che hanno presentalo li casi d’erisipela anzidelli e clic hanno fallo rilevare a quale delle varietà appartenevano, il vizio gottoso ereditalo ne- gl’ individui clic formano i soggetti delle osservazioni pre- cedenti, ranuamento della malattia, li fenomeni d’accom- pagnamento, la renella, l’acido urico ed il rosacico os- servali nelle orine, gli effetti dei mezzi terapeutici otte- nuti, sembra che dimostrassero, da una parte clic vi so- no delle erisipele la di cui natura consiste nel vizio got- toso, e che per questi casi dalla sua azione morbosa en- tro l’organismo dei pazienti veniva costituita quella in- fluenza interna generale , quello elemento patogenetico , ammesso dagli autori ma non definito ancora , che agi- sce o prima o contemporaneamente allo sviluppo dell’erisi- pela sull’ organismo umano c che altera più o meno le — G2 — funzioni in generale e le condizioni del sangue , e che dimostra con ciò che nell’ erisipela non deve riguardarsi un stato morboso esclusivamente locale; e dall’altra che 1’ essenza morbosa degli annunciati casi di erisipela con- sistendo nel sudetto vizio gottoso implicitamente statuisce una nuova varietà d’ erisipela , che riferendola alla sua causa intima, alla sua essenza io opino chiamarla erisi- pela podagrica. Ma essendoché questa sarebbe una nuova varietà , della quale gii autori non hanno parlato. Essendoché per ammettere un fatto nuovo come vero nella scienza fa uopo che nessuno dubbio resti e che perciò debba esaminarsi sotto tutti i punti di vista, stu- diandolo per ogni verso, ed analizzandolo rigorosamente per schivare gii errori e dileguare i dubbii , ed onde mettere in chiaro gli argomenti e le ragioni che provano 1’ esistenza della nuova varietà d’ erisipela , bisogna che si rispondesse alli quesiti seguenti cioè : 1. Il vizio gottoso esisteva realmente negl’ individui di tulle le anzidetto osservazioni? 2. Le osservazioni cliniche che ho rapportalo erano delli casi veri d’ erisipela, o pure una semplice iperemia cutanea prodotta da virus celtico, o da vizio scrofolare , o pure dal solo vizio gottoso principalmente nell’ individuo della sesta osservazione ? 3. La gotta e 1’ erisipela erano malattie che coin- cidevano indipendenti 1’ una dall’ altra, erano prodotte da due cause differenti , o pure la genesi era comune e quindi lo sviluppo dell’ erisipela dipendea dalla influenza morbosa interna dello stesso vizio gottoso ? 4. Nel caso affermativo 1’ erisipela presentava quella analogia di cause, di sintomi, d’aspetto morboso, d’an- damento e d’ esito necessaria per potere sostenere che - 63 — la sua natura era gottosa, da costituire una nuova varietà d’ erisipela ? 5. La Terapia adebita depose in favore della realtà della sudclla varietà? G. Quali sono i caratteri distintivi che si possono assegnare come proprii a questa varietà ? 7. Finalmente quale conclusione trarre da tutto ciò che si è dello ? I. Se si rivolge per poco 1’ attenzione ai soggetti dalla la 3a e 6a osservazione vi si rinvengono sufficienti elementi costituitivi chiaro argomento che fissa la realtà dell’ esistenza del vizio gottoso entro il loro organismo. Infatti costoro derivavano da genitori gottosi , essi stessi avevano sofferto per lo avanti attacchi podagrici principalmente i soggetti della la e 6a ed inoltre quando la diatesi restava silenziosa e senza svolgersi in quello di quest’ ultima le sue orine portavano seco abitualmente renella , ed acido urico e rosacico. Ma già i caratteri fisici e f espressione delli fenomeni locali , costituiscono ciò che non lascia dubbio sulla esistenza della diatesi podagrica nei soggetti anzidclli , poiché il dolore occu- pava le piccole articolazioni dei piedi, era forte, brucian- te , vicendato da diminuzione , e da esacerbamenti che avevano luogo perloppiù nella notte, e quando la tempe- ratura subiva ulteriore abbassamento; desso poi era sus- seguito da rossore , da tumefazione caratteristica della parte, e quando occorse di aprire la vena perchè f indi- cazione si era precisa come nel Fichera e nella Mallerio, il sangue presentava cotenna, e coagulo denso; finalmente f esito della malattia , la terapia usata e li risultamene da essa ottenuti concorsero aneli’ essi a dimostrare la esi- stenza e la natura della diatesi. E se mi si vuole apporre in contrario che mancando il carattere più certo e distintivo, cioè a dire la congre- — Gi — zione toface clic sarebbe l’ effetto esclusivo e morboso della diatesi gottosa , resta sempre dubbio se la causa diatesica che agiva nei precedenti individui era veramente la gottosa, o se pure la sifillilica, essendoché anche que- sta diatesi ha la tendenza a depositarsi nelle articolazioni, ove agisce anche suscitando dolori che incrementano pure sotto l’azione delle versatilità ed abbassamento della tem- peratura, ed ove se il virus agisce alle lunghe , princi- palmente se si tratta di soggetti la di cui sensibilità è eccessiva, nei quali perciò la iperstesia della pelle delle articolazioni è facile a desiarsi, possono avere luogo an- che ed il tumore ed il rossore; allora io rispondo, che in nessuno dei soggetti delle mie osservazioni , ne anco nei rispettivi genitori uvea avuto luogo il contagio della sifìllide; e che si è quando la flussione si è ripetuta molte volle e lungamente che produce li tumori calcari o con- grezione toface smlelta nelle articolazioni; ma quando la gotta non è di antica data, quando gli allaccili non sono frequenti e lunghi come nei sudelli individui , in questo caso come sci sanno i prallici, il deposito calcare ordi- nariamente non si effettua; da onde c da concludere che non è dubbio che tratta vasi di gotta c non di sifìllide. Ma lutto ciò che si è dello per dimostrare che nei soggetti della la 3a e 6a osservazione esisteva veramente il vizio gottoso non può invocarsi in favore della 2a 4a e 5a, essendo differenti le circostanze dei soggetti cor- rispondenti; ma facendo un esame più attento risulta, che alcune delle ragioni che hanno deposto in favore di quelle depongono anche in favore di queste ultime , come sa- rebbero li caratteri locali, li fenomeni generali, l’anda- mento di essi loro, l’esito della malattia, ed il risulta- mcnto della cura che non differivano, che anzi erano ana- loghi in tulli quanti li soggetti delle sudellc osservazioni. Ma ciò clic deporrebbe in contrario, e clic mette- rebbe in forse se anco in questi esisteva il vizio gotto- so, sarebbe solamente che non è certo se i soggetti di queste ultime tre osservazioni derivavano da genitori got- tosi; clic l’età di alcuni di essi come quella degl’indi- vidui della 4.a e 5.a non era quella nella quale ordina- riamente la gotta suole manifestarsi; e che finalmente nel soggetto della 4.a gli attacchi flogistici non occupavano le articolazioni dei piedi. Sembra a prima giunta che questi dati lasciassero in qualche modo dubbia la questione. Ma se si contemplano con migliore esame le istorie cliniche precedenti ; se si considera che un vizio diate- sico, come la prultica ci fa sapere spesso, resta silen- zioso in una generazione, sia perchè non trova in questa le circostanze che agevolerebbero il suo sviluppo, sia per ragioni cosmo-telluriche, atmosferiche, igieniche, di sobrietà eie., per svolgersi poi nella seguente generazio- ne in lutti i suoi gradi, sia spontaneamente, sia sotto l’in- fluenza della concorrenza delle circostanze anzidetto ; se si richiama alla nostra memoria che quantunque ordina- riamente si è nell’ età provetta che la gotta suole svilup- parsi pure non è cosa strana ne nuova nella scienza os- servarla nella fresca età , si è indotti con sana logica a dedurre che anco nei soggetti delle precedenti ultime tre osservazioni, il vizio gottoso stava indubitatamente entro la loro compage organica. Questa deduzione poi, viene viemmeglio giustificata dallo esame migliore delle circostanze individuali che si rilevano dalle istorie cliniche istesse; imperocché è vero che il Genitore della d’Urso non avea sofferto mai po- dagra, ma era stalo abitualmente molestalo da dolori alla colonna vertebrale , e per essere essolui nato da Padre gottoso è da credersi che la natura loio fosse gottosa , e quindi come suole avvenire per tutte le malattie gen- ATTI ACC. VOL. XVIII. 9 — 66 — tilizie il vizio podagrico si fosse trasmesso dal Padre alla figlia. E quand’anche si vuole ritenere che li dolori nel Padi *e di essa d’Urso non erano di natura gottosa, ma semplicemente artritici, essendo un fatto che l’Avolo del- la paziente sudella era stato gottoso, bisogna convenire che il sudcllo vizio esplicandosi nel Padre, fino a quan- do il caso incorse nella mia praltica , sotto la forma di semplice rachialgia, si fosse però svolto di buon’ora ed in tulle le forme nella figlia ove trovava circostanze e con^ dizioni peculiari tali, che favorivano maggiormente il suo sviluppo; E di vero la ragazza d’IJrso abitava in una stanza bassa ed umida, priva di sole e contigua ad un giardino. Dopo ciò è da dirsi che l’età adolescente dei sog^ getti della 4.a e 5.a osservazione non depone in contra- rio relativamente allo sviluppo della diatesi gottosa , ol- treché non mancano fatti nella scienza che attestano lo sviluppo precoce di questa malattia, e nulla ostando alla esistenza di essa se li dolori non occupavano le artico- lazioni dei piedi nel soggetto della 4.a osservazione , in sostegno di questa verità giova invocare le osservazioni di Rusch (1), Selmulh, Pechlin, Ililden, Schenk , Schelz , rapportati da Chudenius (2) , i quali hanno osservalo la gotta in ragazzi di quattro, cinque, sei , sette , ed otto anni. II. Se 1’ anzidetto basta per dimostrare che in lutti quanti gl’ individui delle osservazioni cliniche sudelte il vizio gottoso esisteva realmente , non risponde però al quesito secondo cioè se l’ eruzioni esantematiche presen- tale dagl’ individui che formano i soggetti delle osserva- (1) Med. ing. and. obs. t. 2.° pag. 228. (2) De Morbo ennii. zioni nominate e caratterizzate per erisipele, costituivano veramente questa malattia, o se pure ne aveano la sola apparenza ed erano prodotte da virus celtico , o da al- cuno vizio scrofolare, o se per errore di diagnosi furono scambiate con quel rossore e gonfiore che fa seguito allo attacco gottoso. Ma essendo che in nessuno di essi esisteva virus sifillitico; essendo che non offrivano affatto segni di scro- falismo che anzi lutti erano di temperamento sanguigno, bene costituiti, meno della d’Urso la quale offriva il lin- fatico nervoso ma clic però niente indicava in essa, se si eccettui la blefarite sofferta nella sua età piò fresca e che fu breve nella sua durata oltreché poteva essere la pri- ma manifestazione del vizio gottoso rimasto latente sino a quell’epoca anziché l’espressione di scrofolismo, che la predominanza linfatica una sola volta avesse subito pro- cesso morboso da costituire cosi il vizio scrofoloso , è facile quindi, con giudizio medico trarre la deduzione che l’erisipela non poteva essere la conseguenza di virus o vizii che d’altronde come si viene di vedere non esiste- vano nell’organismo delli cennali soggetti. Sembra però clic il rossore ed il gonfiore prodotti dallo svolgimento e dalla localizzazione della gotta e che presentano le sembianze e si ravvicinano quindi al rosso- re e gonfiore dell’erisipela avrebbero potuto mentirla , principalmente nell’individuo della sesta osservazione in cui l’erisipela occupava sedi ordinarie alla gotta cioè le articolazioni dei piedi e del ginocchio, e farmi incorrere perciò in errore di diagnosi. Ma se si riflette che non erano il solo rossore ed il gonfiore che mi fecero diagnosticare la malattia per eri- sipela, ma la fenomenia prodromica generale e la cosli- tuiliva; se si riflette che li sintomi locali costituivano dei segni caratteristici e proprii all’erisipela, come il tumore, la lucentezza, la elasticità, la rossezza, che dispariva sotto la lieve pressione e riappariva subito dopo , Io sviluppo delle ambolle e delle flittene, e finalmente le larghe e doppie squami che si distaccavano, il modo successivo dello svolgimento o 1’ andamento di lutti questi fenomeni, il mo- do d’estendersi e di peregrinare dell’erezione da vicinan- za in vicinanza, o da una regione ad un’altra come rile- vasi dalle storie cliniche anzidetto, l’ingorgo delle parotidi come nella Mallerio, c nel Ilonanno; ne resulta che lut- ti questi fenomeni costituiscono come la praltica c’inse- gna nella diagnostica dell’erisipela una caratteristica non dubbia. Io comprendo frattanto che alcuni di questi fenomeni locali appartengono anche ad altri morbi che non sono affatto l’erisipela; comprendo che principalmente la feno- mcnia prodromica anzidetto costituisce l’invasione di molte altre malattie , ma quando questa è susseguita da una eruzione , quando questa eruzione presenta li caratteri locali succcnnali, in questo caso sembrami giusto il dire, da una parte che la diagnosi della malattia formata so- pra la prodromia fenomenica generale c costituiti va , e li caratteri locali non fu erronea, e conchiuderc dall’altra che le esantemi offerti dai soggetti snccennati non furono scambiali col rossore e gonfiore prodotto dallo svolgersi e Alcolizzarsi dall’attacco insomma della gotta, ne erano semplici iperemie cutanee prodotte da virus celtico , da vizio scrofolare o altro , ma bensì delli casi veri d’ eri- sipela. III. Abbcnchè però questi casi d’ erisipela erano veri e non scambiati come si viene di dire col rossore c gon- fiore della coesistente evoluzione gottosa, non puossi do- po l’esame praltico delle anzidelle osservazioni cliniche per quanto mi sembra e con buono criterio medico so- stenere, che l’erisipela era una malattia intercorrente coin- rìdente prodotta da cause esterne e quindi affatto indi- pendente dalla gotta. Ed invero l’andamento dell’ una e dell’altra malattia non faceva sconoscere li rapporti di comunanza ecologica che fra esse esistevano; E per dimostrarlo bisogna no- tare che lo sviluppo della erisipela non fu precesso d’al- tra causa marcabilc meno di quella che agiva internamente cioè della gotta in svolgimento; che in tutti gT individui meno di lo Verde e Bonanno questa precesse l’erisipela; che l’uria e l’altra si sviluppavano a vicenda e talvolta sopra li stessi punti; che quando l’erisipela si vestiva del- la forma insidiosa adinamico-alassica come nella Mallerio e nella d’Urso e minacciava la loro vita , si fu dopo i! richiamo della podagra provocala dalli revulsivi alle gam- be che si vide la cessazione delli fenomeni allarmanti ed il pericolo finire ; quasiché la gotta trasportandosi dai piedi in un’altra regione del corpo sia, come nel Fichcra, o no un tempo occupata da dolori reumatici, provocala vi si restituiva reduce di avere prodotto un’ altra forma morbosa; che il corso dell’erisipela era interrotto tutte le volle clic riappariva la podagra, e si ripigliava dopo che questa si era cessala, per ritornare dopo che quella avea espletalo tulle le sue fasi come avveniva principal- mente nella sudelta d’Urso. Finalmente ciò che più mon- ta che nel Caraccioli l’erisipela si riprodusse successiva- mente in varie articolazioni, e non si limitò ad una sola regione come suole avvenire ordinariamente quando la cau- sa .dell’erisipela è locale. Tutti questi fatti morbosi, marcali nello sviluppo e nell’ andamento della malattia, mi sembrano bastevoli per provare con una certa chiarezza che l’ esantema dipen- dea dalla influenza morbosa dello stesso vizio gottoso, e che quindi non era malattia coincidente o ricorrente, pro- dotta da causa locale esterna. — 70 — Ma se si volesse supporre che la gotta e 1’ erisipela erano due malattie di origine distinta e che solamente questa ricorreva durante lo svolgimento della gotta ; se si volesse supporre che se questa malattia taceva subito che l’ esantema veniva a manifestarsi si era, non perchè la stessa causa trasferendosi in un’altra regione del cor- po produceva non la stessa forma flogistica ma un’altro genere di llogosi chiamata erisipela, ma piuttosto per quel principio patologico che due malattie non possono coesi- stere nello stesso grado, ma che l’una deve cedere il po- sto all’altra; allora io dico che questa supposizione sa- rebbe arbitrio ed in disaccordo colle regole della tisiolo- gia patologica. Imperocché se l’esantema ricorreva, come spiegare che dessa vicendava colla gotta, manifestandosi nelle slesse regioni che costituiscono la sede ordinaria di quest’ ultima, come avveniva principalmente nel Carac- cioli ? Se 1’ erisipela era ricorrente e prodotta da causa transitoria esterna, perchè riprodursi in varii punti del- V economia e senza che nessuna causa esterna 1’ abbii pro- vocata? Se l’erisipela era indipendente dall’ elemento eliolo- gico gottoso, come avveniva tulio insieme fra tanta gra- vezza di essa 1’ esito rapido e felice al riapparire della gotta come avvenne principalmente nella Mallcrio e nella d’ Urso? Se 1’ esantema non avea per causa il vizio gottoso, perchè veniva inlerotlo il suo corso subito che la gotta riappariva? Se la causa essenziale finalmente dell’ erisipela non era il vizio gottoso, d’ onde quel sintomo locale estraneo all’ erisipela ordinaria , perchè costituito non da calore vivo ardente, o da dolore simile a quello clic produce la scottatura come si osserva nella sudctla erisipela ordina- ria , ma da un dolore intenso , acuto , lancinante , che aumentava la notte e diminuiva il giorno ? Essendo che la prallica ci ha fatto apprendere che quando la malattia che ricorre o coincide non dipende dalla stessa causa che avea prodotto quella di già vigente quando l’altra ricorreva o coincideva, ma da un’altra causa, ammesso che dessa malattia ricorrente o coinci- dente ha tali gradi di forza che supera la malattia pri- ma e 1’ abbortisce , mentre essa si svolge in tutti i suoi gradi c periodi , allora in questo caso non può ripro- dursi hi varie regioni , moltomeno vicendare colla malat- tia prima come avvenne nelle mie osservazioni meno che la causa non sii organica e comune. Essendo che quando una malattia presenta caratteri gravi e allarmanti sia locali , sia generali , sia circola- torii , sia nervosi, quando dessa insomma ha alteralo gli organi e le funzioni talmente da costituire quello stato che ci fa temere la vicina estinzione della vita dell’ am- malalo , come avveniva nei soggetti della l.a e os- servazione , non è sperabile che fra tanto pericolo ven- ghi infine un esito felice costituito da una rapida risolu- zione della malattia, meno che dessa attinga la sua o- rigine cliologica in un elemento morboso diatesico mo- vibile e quindi suscettibile di trasferirsi da un punto ad un’altro dell’organismo, di manierachè non ostante la gravezza della malattia e le alterazioni organiche locali che sembra abbii prodotto , può questa avere un’esito felice quando si riesce a spiazzarlo dagli organi attac- cati , c provocarlo in altri organi lontani e meno inte- ressanti al mantenimento della vita. Essondocbè finalmente quando una malattia viene in- terrotta nel suo corso perchè un’altra in un’ altro punto se ne sviluppa, e poi si riproduce quando questa cede per indi nuovamente questa supplire a quella, quando insomma si osserva una vicendanza di azione morbosa e di sede della causa che agisce, alternativa che secondo le regole cliniche non può effeltuirsi contemporaneamente nel caso che fosse differente la causa dell’uno e dell’ altra malat- tia , a menochè i’ una e 1’ altra non dipendono da unica causa diatesica movibilc dimanierachè dessa malattia può abborlire in una regione quando la causa vi si allontana e va a fissarsi in un’ altra , ove può produrre, non la stessa , ma un’ altra forma flogistica , per ritornare alla sua volta ivi dopo avere sia o no espletato un’ altro pro- cesso morboso come avvenne principalmente nei soggetti della l.a e G.a osservazione; cosi, assistito da queste considerazioni fisio-patologiche, credo giusto il concludere clic la gotta e l’erisipela non erano malattie che coinci- devano, nè erano indipendenti 1’ una dall’ altra , nò pro- dotte da due cause differenti, ma l’origine eliologico era comune, e quindi lo sviluppo dell’erisipela dipendente dall’ influenza morbosa interna dello stesso vizio gottoso. IV. IV è si creda frattanto che non mi si presenti alla mente ciò che inoltre mi si potrebbe opporre cioè che le cause, li sintomi generali, l’andamento, li carat- teri locali o fisici , c 1’ esito della gotta e dell’ erisipela differiscono fra di loro , e che non presentano quella analogia necessaria per potere ammettere che 1’ una e l’al- tra malattia possono essere il risultalo morboso della sin- gola causa gottosa ; cioè per potere sostenere che la na- tura dell’ erisipela negli anzidelli soggetti era gottosa da costituire perciò una nuova varietà. Io non niego che a prima giunta sembra così, mollo più che la gotta non è secondo gli autori moderni se non se 1’ effetto dell’ eccesso dei fosfati ed egli urati del- 1’ organismo , mentrechè 1’ erisipela in alcuni casi può essere il seguito di una causa traumatica, o di una causa delelerca atmosferica, ammessa sempre però la predispo- sizione interna ; ma dopo un esame migliore si troverà clic in latto non è così , e si ò pertanto clic io voglio ravvicinare e paragonare quelli dell’ una e quelli dell’altra, e da questo paragone credo ne emergerà , se non una analogia costante in tutte le sue parli, certo almeno una somiglianza importante che li ravvicina mollo , e che farà rilevare quali stretti rapporti si passano tra la gotta e 1’ erisipela. Per raggiungere questo scopo però io non intendo passare in rassegna tutte le cause della gotta , i sinto- mi generali e locali corrispondenti , il corso, c 1’ esito, reputando ciò superfluo, ma ne accennerò solamente li principali , e quelli che saranno sufficienti per l’argo- mento che io intendo provare. La gotta è una malattia la causa principale della quale consiste nel vizio umorale clic la produce trasmesso per via della generazione , che anzi secondo Robert Ha- milton sarebbe la sola reale e fondamentale ; questo ger- me palogenico può restare silenzioso, fino all’arrivo di altre cause esterne che ne attuano lo svolgimento ; fra le prime di esse bisogna notare , le bevande alcooliche usale senza moderazione , le vivande succolente molto azotate, il freddo umido, le transizioni delle stagioni o della temperatura , le ripercussioni del sudore o la soppressione della perspirazione cutanea eie. Quando poi 1’ attacco gottoso si prepara alla manifestazione allora hanno luogo i sintomi prodromi seguenti cioè; disturbi gastrici varii, dolori vaghi, tensione addominale, nausee, malessere, prostrazione brividi, sete , orine poche e se- dimentose ; la gotta si sviluppa , e secondo la sua inten- sità e la ripetizione degli attacchi li quali hanno luogo nella notte , dessa è accompagnata da febre , la quale può mancare quando gli attacchi sono miti, da ccfalgia, da sete eie. ; quali fenomeni cessano o si esacerbano ATTI ACC. VOL. XVIII . IO secondo la forza del parosismo, o degli attacchi sudelli, li quali hanno luogo ora in una, ora in un’altra articola- zione, di modochè la gotta offre un corso costante e suc- cessivo. Li caratteri poi che presenta la località sono, dolo- re , calore , tumore , congestione , rossore , lucentezza e la parte è come eritematosa. La gotta finisce per la risoluzione, che viene an- nunciala da orine abbondanti, iposlaliche, contenenti a- cido urico e rosacico ; allora la località impallidisce e succede una desquamazione marcatissima che Cullcn e Scudamore (1) osservarono, e che l’uno riguarda come costante e come variabile l’altro. Finalmente 1’ esito della gotta può essere la cangre- na come è stato osservalo da llossignolv (2) e da de Meza (3). Ecco il sunto delle cause , dei sintomi , generali e locali, dell’andamento, e dell’esito che offre la gotta in svolgimento. Vero è che la causa dell’ eredità se è la più ordi- naria per la gotta , non è fin qui ammessa dai moderni per l’ erisipela ; ma lo Chomel (4) portando opinione circa alla influenza delle cause esterne sullo sviluppo del- 1’ erisipela dice. « Secondo noi 1’ erisipela non è mai il risultato di « una causa esterna , od almeno se una causa esterna con- te corre alla sua produzione , non ha che una parte se- te condaria al suo sviluppo; ed è sempre da sopporsi, tt il concorso d’ una causa interna , d’ una disposizione et particolare che noi ignoriamo ». (1) A treatise on thè nat. and. cure of goni. London. 1816. (2) Ancien. Journal t.° 9.° pag. 307. (3) Acta regiae sac. hauniensis t.° l.° pag. 213. (4) Dizion. di mcd. t. 12° pag. 216. Se dunque secondo il celebre autore nominato la principale causa dell’ erisipela consiste in una modalità morbosa indefinibile dell’ economia che predispone l’indi- viduo a contrarre della malattia sotto l’influenza o no di una causa esterna. Se per servirmi dei suoi stessi termini l’erisipela non è mai il risultalo di una causa esterna. Se nello sviluppo di essa è da supporsi il concorso d’una causa interna; in questo caso io trovo die que- sta causa interna , questa disposizione particolare, deve essere suscettibile a similitudine di tutte le altre cause interne, vizii, virus, predisposizioni ctc. di trasmettersi per via della generazione , e clic quindi è da credersi che implicitamente la eredità ò ammessa da costui come una delle cause dell’erisipela. D’altronde bisogna dire inoltre che non è il solo clic ammette l’eredità come una delle cause principali della sudelta erisipela, poiché l’illustre Medico Grego- ry (1) parlando delle cause dell’erisipela cosi si esprime. « In certe famiglie, una irritabilità ed una delica- c tezza particolare del tessuto cutaneo dispongono alle « erisipele che fanno nascere allora le cause locali le c più leggiere. » Venendo poi al confronto delle cause esterne che determinano lo svolgimento di questa causa patogenica interna, è da osservarsi che nell’erisipela hanno luogo quelle stesse che nella gotta, come per esempio il fred- do umido, le transizioni delle stagioni o della tempera- tura atmosferica , l’abuso delle vivande succolenti , e delle sostanze alcooliche in generale, la retropulsione del sudore , la suppressione della perspirazione cutanea, le animopatemi etc. ♦ (1) Fevers eruptive pag. 216. — 7G — i E poiché anche l’erisipela è precessa da disturbi gastrici, da prostrazione, da sete, da nausee , da inap- petenza, da tensione addominale etc. accompagnata da ce- falgia, da sete, da fehre , la quale è più o meno forte secondo il grado della llogosi esantematica, o manca del tutto quando l’erisipela è leggiera, come manca in un attacco gottoso mite, o dunque è più o meno forte se- condo il grado di forza di esso attacco. E poiché l’erisipela può manifestarsi alla sua volta ora in un punto, ora in un altro della superficie dell’or- ganismo umano , come avveniva nel Caraccioli , o pure dal primo punto di manifestazione estendersi successiva- mente ad altri organi vicini come si osservava negli al- tri soggetti anzidetli, come la gotta attacca ora una, ora un’ altra articolazione, o pure dall’ articolazione primiti- vamente attaccata si diffonde mano mano ai tessuti ed alle articolazioni vicine, offrendo perciò quella un corso continuo e successivo a similitudine di come l’offre que- st’ultima. E poiché li caratteri locali dell’erisipela marcali nelle osservazioni anzidetto , se si eccettuano le ambollc c le flittene, del resto erano simili a quelli che offre la gotta , come il dolore bruciante che aumentava la notte e dimi- nuiva il giorno, il calore, il tumore, il rossore , la lu- centezza, l’aspetto eritemaloso etc. E poiché l’esito di queste due malattie è la riso- luzione la quale si annuncia coll’ impallidire della parte, coll’abbondanza delle orine, che portano sedimento di urati e rosati, come si viene di vedere nelle precedenti mie osservazioni. E poiché anche la gotta finisce con una marcatis- sima desquamazione osservata come già si é detto da Cullcn e Scudamore ed avverata nel Caraccioli. E poiché se l’esito della gotta può essere la can- — 77 — grena come hanno osservato li predetti Autori Rossigno- ly e de Mcza , anche 1’ erisipela può finire colla can- grena come si è detto da Ippocrale (1), Yillan (2), Ba- teman (3). E poiché finalmente il sangue dei gottosi presenta aumento di fibrina ed offre quindi una cotenna più o me- no densa secondo le condizioni speciali degl’ individui , ed il grado della flogosi, principalmente quando il san- gue è estratto durante l’ acuto dello attacco; anche il san- gue degli erisipelanti può offrire le stesse condizioni mor- bose e presentare altresì la cotenna come io stesso os- servai nei soggetti della I.ae2.a osservazione, e come già d’ altra parte è stalo costatalo dai Moderni e fra i primi Ginlrac (4), sembrami quindi che della stessa ma- niera come per le cause interne ed esterne , non é da inarcarsi differenza assoluta, tra i sintomi prodromi, li generali e locali costituitivi, il corso e Tesilo della gotta e dell’erisipela, e che quindi può dedursi la conclusione che la etiologia, la sintomatologia, il corso, e Tesilo, della gotta e dell’erisipela, principalmente osservata nei pre- cedenti casi, offrono quella analogia voluta, per ammette- re nella scienza che Tuna e l’altra malattia possono es- sere prodotte dalla sola causa organica gottosa. V. Che l’erisipela può essere prodotta dal vizio got- toso non solamente viene dimostrato da ciò che si è detto ma inoltre, ciò che più monta, dal risultato dei rimedii adibiti nei soggetti delle dette precedenti osservazioni. In effetto come potrebbe spiegarsi la pronta guari- (1) Api). 20 sect. 7.a (2) Cut. discases t. 1. pag. 497 . (3) Practical synopsis, pag. 128. (4) Cours. theoriq. et cliniq. tic palliol. intern. et de therap. medicai t. 5.® pag. 20. — 78 — gione principalmente della Mallerio e della d’ Urso nelle quali, come già si è dello, la malattia avea interessalo in tal modo gli organi, da costituire l’erisipela a forma adinamico-atassica o maligna degli antichi, avvenuta do- po l’amminislrazione del Colchico d’ Autunno, dell’appli- cazione degli epispaslici alle gambe, e dopo la ripristi- nazione dello attacco gottoso, senza ammettere che tutto quel disordine funzionale allarmante non era un attacco primitivo essenziale indipendente dalla gotta , ma pro- dotto dalla stessa causa gottosa, la quale diminuita nella sua forza morbosa da una parte per l’azione medicatri- cc del Colchico sudelto, e richiamala dall’altra alle ar- ticolazioni mercè l’azione revellenle degli epispaslici, da- va termine a quell’apparato di fenomeni alassico-adina- mici, e svolgeva in questi organi altre forme tlogisliche proprie e speciali? Non essendo altra via di mezzo, e poiché in tulli i soggetti delle precedenti osservazioni l’ amministrazione del Colchico, e l’applicazione degli epispaslici agl’ arti inferiori come si viene di dire furono seguite dalla gua- rigione di essi , è vero quindi che 1’ erisipela dipendea essenzialmente dalla causa gottosa , e clic anche li ri- medii terapeutici usali deposero a favore della reale esi- stenza di lina nuova varietà d’erisipela. Ne vale l’opporre al mio assunto che non è nelle regole della prallica che il vizio gottoso venghi a fis- sarsi alla pelle, quando si allontana dalle articolazioni, per potervi produrre la forma flogistica d’erisipela, poi- ché le osservazioni che ho avvedutamente raccolto usan- do di tutta precauzione per non incorrere in errore di diagnosi eliologica, c principalmente quella che riguarda il Caraccioli nel quale nei tempi di sua gioventù la gotta offriva delle sollevazioni dell’ epidermide che cuopre le articolazioni c le quali finivano colla caduta di croste 79 — leggiere, costituiscono una prova non dubbia cbe il fallo in contrario a ciò che mi si potrebbe opporre esiste. Del reslo essendocchè nessuno per quanto è a mia conoscenza ha dimostralo con prove che il vizio poda- grico non produce se non se la podagra e l’ arlrilide in gene! ale solamente e nessun’ altra forma morbosa. Essendoché nessuno ha dello fra i classici antichi c moderni che desso vizio non viene a fissarsi mai alla pelle , o in altri termini , essendoché nessuno fra i pa- tologi ha sjabililo per massima nella scienza che tal vi- zio è una dialesi monogenica. Essendoché anzi l’erudito Gin trac (1) parlando della varietà e forme speciali delle malattie a dello. « Che la medesima malattia presenta delle forme « cioè a dire dei gruppi di sintomi varii secondo gli or- « gani che essa affetta. Essa riveste una fisonomia nuova « a misura che si dispiazza. Sembra trasformarsi ma « senza cessare di essere essa stessa. Ed invero essendocchè il vizio gottoso non è una diatesi monogenica tanto che quando si è fissata in pun- ti lontani delle articolazioni sua sede ordinaria ha pro- dotto disturbi fisiologici varii, ed una flogosi in apparen- za differente di quella che produce nelle articolazioni ma senza cessare di essere essa stessa nella sua essenza. Essendoché un gran numero di malattie possono svi- lupparsi in diverse regioni dell’organismo sotto l’in- fluenza della diatesi podagrica come per esempio li depo- siti calcari sia nelle articolazioni , sia in regioni lontane di esse (2), la renella, la nefrite calcolosa, le nevral- (1) T. \S pag. 460. (2) Ginlrac t. 2.° pag. 368. — 80 — gie (1)> la cislile (2), l’ingorgamento della prostata (3), la gonorrea (4), le dispepsie, le gastralgie , la flemma- sia gastro-intestinale (5) , la pleurite (6) , 1’ asma ner- voso (7), la pneumonile (8), l’emottisi (9), l’ indu- rimento delle arterie e delle valvole del cuore (10) , le nevralgie (11), l’apoplessia (12) etc. In conseguenza essendoché finalmente il vizio poda- grico spiazzandosi dalle articolazioni, o pure tenendo un corso irregolare , può fissarsi in tutti gli organi sudetti ed esprimersi sotto li disturbi fisiologici , e# sotto le for- me varie delle llogosi sudelte , o per meglio dire essen- doché il vizio podagrico oltre la gotta e fi artrilide può produrre malattie diverse secondo la diversità degli or- gani ove si fìssa, come l’apoplessia se si fissa al cervello la pleurite se alla pleura , fi emottisi o fi asma nervoso se agli organi respiratorii , l’indurimento delle arterie e delle valvole del cuore se ai centri circolalorii , la gastro- enterite se allo stomaco o agl’ intestini, l’epatite se al fe- (1) Murray De cognatine inter calculuni et arthrilidem opsc. t. 1.° — Scudamore; Gante relrocessive t. l.° pag. G0. (2) Holfmann De gravi spasmi et dolor vcsieae etc. (3) Scudamore t. 11.0 pag. 83. (4) Gauthier de Claubry; Journal generai Sedillot t. IO1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 pag. 376 — Borthez Trattato delle malattie gottose t. 2.° pag. 332. (5) Borthez t. 11.® pag. 180. — Sclimdtmann, somma abser- vationum medie, t. l.° pag. 282, 285,289. — Musgrave , de ar- thritide larvata sub schmatc morborum abdominalium , hist. 3.a — Landsberg, Medicai Times t. G.° pag. 2G3. (6) Schmdtmann t. l.° pag. 263. (7) Barthez t. II.0 pag. 335. (8) Scbmd. pag. 260. (9) Id. pag. 279 — Bayle Bivist. medie. 1824, t. 2.° pag. 391. (10) Stali. Selle, Corvisar. Ilope. (11) Gintrac t. 2.° pag. 372. (12) Id. pag. 373. gaio , la nefrite calcolosa se ai reni , la gonorrea se alla membrana uretrale , le nevralgie varie se al sistema sen- ziente etc. ; della stessa maniera , non ostando nessuna ragione nè anatomica nè fisiologica , può fissarsi alla pelle, sede delle malattie eruttive ed organo provvisto di vasi e di nervi come tutti gii organi anzidelli, e produrvi lo sviluppo della erisipela come io già ho osservalo. VI. Frattanto dallo studio delle circostanze morbose, dclli fenomeni locali che ebbero luogo nelle osservazioni cliniche precedenti, risulta, che li caratteri distintivi che si possono assegnare a questa varietà sono. 1. ° Che l’erisipela di natura gottosa non ha luogo che negl’ individui nei quali esiste il vizio podagrico. 2. ° Che questa erisipela precede coesiste alla gotta, o quando questa non ha lini lo di svolgere tutte le sue fasi flogistiche negli organi primitivamente attaccali la succede. 3. ° Che il dolore che 1’ accompagna non è come quello della scottatura o pruriginoso come si osserva nel- l’erisipela ordinaria, ma intensissimo lancinante, e che si esaspera nella notte e diminuisce nel giorno. 4. ° Che le embolie si osservano in questa varietà più frequenti che le flittene, mentre queste lo sono nel- l’erisipela ordinaria. 5’.° Che l’ingorgamento delle glandole vicine all’ e- ruzione nella sudelta varietà non è frequente come nella ordinaria. G.° Che comunque la flogosi arrivi a gradi eminenti non si osserva il passaggio alla supporazione come qual- che volta avviene nell’ erisipela ordinaria. 7.° Che questa erisipela gottosa non solo può os- servarsi in varii punti del corpo, ma anche nelle artico- lazioni degl’ arti inferiori , polendo facilmente trasportar- si da una ad un’ altra articolazione. ATTI ACC. VOL. XVIII. 12 — 82 — 8.° Finalmente che non ostante il carattere grave che può presentare questa varietà, 1’ ammalato guarisce facilmente sotto 1’ uso del Colchico e degli epispastici agl’ arti inferiori , e che il suo fine viene precesso da orine abbondanti , c sedimentose di acido urico e ro- saceo. CONCLUSIONE VII. Essendoché dalle precedenti osservazioni e ri- flessioni risulta, che in tulli gl’ individui che ne costitui- scono i soggetti esisteva realmente il vizio gottoso ere- ditato. Essendoché le osservazioni cliniche descritte erano dclli casi veri d’ erisipela. Essendoché la causa della gotta e dell’ erisipela era comune , o in altri termini , clic 1’ erisipela era prodotta dallo stesso vizio podagrico. Essendoché f erisipela , e principalmente quei casi che costituiscono le mie osservazioni , offre analogia nelle sue cause , nei suoi sintomi generali e locali, nel loro andamento , e nell’ esito della malattia stessa con quelli della gotta come si viene d’ esaminare. Essendoché finalmente li rimedii adibiti concorsero a dimostrare che f erisipela dipendea dall’ azione mor- bosa del sudelto vizio gottoso e non d’ altra causa , cre- do giusta la conclusione che oltre le varietà di erisipela che all’ età , alla sede , all’ esito etc. si riferiscono, esi- ste un’ altra varietà nuova che alla genesi si rapporta cioè a dire l’erisipela gottosa. In conseguenza di chè, tulle le volte che 1’ erisipela spontanea si manifesta in individui a diatesi podagrica. Tutte le volte che questa erisipela coincide , pre- cede , o succede , allo sviluppo della podagra. — 83 — Tutte le volte che la natura e 1’ andamento dei suoi sintomi è analogo a quello della gotta , come per esem- pio il dolore acuto e lancinante, che aumenta la notte e diminuisce il giorno; etc. o si trasporla da una regione o da un’ articolazione ad un’ altra senza avere ancora espletato le sue fasi. Tutte le volte che dessa svanisce quando la gotta si sviluppa , e riapparisce sia nella stessa regione sia in un’altra, quando la gotta si tace , o in altri termini quan- do l’erisipela si vicenda contemporaneamente coll’ artrilide. Tutte le volte in fine che il sangue e le orine pre- sentano le stesse condizioni morbose che quelle della got- ta, allora non ostante li altri caratteri che può presen- tare e che all’erisipela ordinaria pure si riferiscono , co- me le flittene e le ambolle , deve diagnosticarsi la ma- lattia erisipela podagrica , e dar di piglio quindi , tutto- ché durante l’acuto, per combatterla, non ai rimedii che vengono indicati localmente dai Classici antichi e moderni nell’ erisipela ordinaria , come il salasso locale , le fomen- tazioni risolutive, il collodion , le unzioni mercuriali, 1’ oppio , il cloroformio , le cataplasme di ghiaccio , le frizioni ammoniacali, li vescicanti sopra la stessa eruzio- ne , il nitrato d’argento etc. ma piuttosto ai rimedii an- tigotlosi fra i quali sono da preferirsi le preparazioni dell’ autunnale Colchico ad uso continuato ed a dose cre- scente per l’interno, egli epispaslici agl’ arti inferiori, nei casi che l’erisipela si manifesti alla faccia, al cuoio capelluto, agl’ arti inferiori, o al tronco; e nei casi ove dessa apparisce dopo la rapida ed immatura disparizione della podagra ; coi quali rimedii è facile ottenersi la gua- rigione del sudetlo morbo eruttivo tuttoché come già si e detto perduri l’ acuto o presenti la forma grave adi- namico-atassica come io stesso la otteneva. . . , . INTORNO li BIZOPODI FOSSILI DELLE ARGILLE PLEISTOCENICHE DEI DINTORNI DI CATANIA compite nell* anno f 80* D A li %» » Pictét. Traité de Paleonlolog. toni. IV, pag. 483, tav. CIX, fig. 1. Vivente. Nel Mediterraneo, nell’ Adriatico, nell’Atlan- tico, alle Anlillc, alle Canarie ec. Fossile. Nelle formazioni plioceniche , comunissima in Toscana, nelle provincie napolilanc, in Sicilia ec. Nel miocenico in Austria e nelle marne di Messina comunissima. Nelle argille di Catania rara ; Cefali , Fossa della creta, Resina, Aci Castello. (1) Ernesto Huechel. De Rliizopodum fìnibus et ordinibus. (2) Vedi: Descrizione dei Foraminiferi monotalamici delle mar- ne mioccnicbe del distretto di Messina. Articolo Orbulina. ITTI ACC. VOL. XVIII. 13 Fam. CORIVUSPIRIDI ( Cormispirida Schultze ) Gen. CORNUSPIRA Scindile 1854. Osservazione Il Prof. 0. G. Costa da Napoli nel descrivere i fo- raminifcri fossili dei terreni terziari delle provincie na- politane, ha riunito sotto il genere operculina, tre specie di rizopodi, le cui conchiglie, come egli stesso dichiara, sono costituite d’ una sola loggia avvolta a spirale; per- lochè rimprovera il d’ Orbigny che ha riposto tra gli Eli- coslegii siffatto genere, che invece di molle cavità come quelli, ne ha soltanto una. Or come va che il dotto Prof. Costa , sia stato tratto in cosi grossolano abbaglio da creder per fermo che le operculine conosciute dal d’ Or- bigny sieno uniloculari , e quindi le specie ad una sola cavità che il Costa stesso raccolse sieno delle operculine? Mentre il d’ Orbigny parlando di siffatto genere , nella sua diagnosi dice chiarissimamente che la conchiglia è formata di molte cavità , e lo comprova colla figura della sua Operculina compianola (1). A mio credere altri scrittori hanno preso il mede- simo equivoco; così Czizck e Piclèt nel riunire al genere in discorso 1’ 0. striata e Y 0. plicata , hanno ravvici- nato due specie monotalamiche alle politalamiche (2). Nel medesimo anno che il signor Costa riuniva i suoi foramioiferi spirali ad una sola loggia nel genere operculina, il signor Schultze studiando F organismo dei Foraminiferi politalamici che abitano Y Adriatico , s’ im- (1) D’ Orbigny Tableau des Cèphalopodcs pag. 115, tav. 5, fig. 1-10. (2) Czizck. Beitr. zur Kenn. der foss. foram. des Wienner beckens. pag. 10, tav. II, fig. 10-13. Piclèt. Traile de paleont. toni. IV, pag. 504, tav. 109, fig. 23. 95 — battè in due specie di Rizopodi che presentano una con- chiglia spirale formata di cavità unica, molto somigliante alla conchiglia dei Planorbis, quindi del tutto simile alle pretese operculine fossili del Costa e del Czizek , e ne stabilì il nuovo genere Cornuspira da formar parte dei foraminiferi monotalamici (1). SP. 2.a CORNUSPIRA CARINATA Seg. 1862. Operculina carinata Costa 1854 Paleont. Parte II, pag. 213, tav. 17, fig. 15. 11 signor Acton 1’ ha trovato recentemente nel golfo di Napoli insieme ad altre belle specie viventi. Fossile, in Ischia ed in Calabria. Un solo individuo nelle argille di Catania, Aci Ca- stello. POLITALAMICI ( Polylhalamia SchultzeJ A. RADDOJDI ( Rliabdoidea Scliullze; Slichostegia d’ Orbigny ) Fan. EQUILATERALIDI ( Equilateralidae d’ Orb. ) Gen. NODOSARIA Lamk. 1804. SP. 3.a NODOSARIA TETRAGONA Costa 1853 Nodosaria tetragona Costa. Foraminif. fossili della marna blu del Vaticano ppg. 4, tav. I, fig. 1, A. C. Osservazione LT unico individuo, composto di 4 cavità perchè rot- to, rinvenuto nelle argille di Catania mi lascia con qual- che dubbio in riguardo alla determinazione specifica , dappoiché ciascuna cavità si restringe gradatamente ai (1) Max. Schultzc. Uber dcr Organismus der Polythalamicn. pag. 40, tav. II, fig. 21-22. — 96 — due estremi , e le suture che riuniscono silTatlc logge sono quasi indistinte, laddove la figura del Costa le rap- presenta ben marcate. Nelle argille del Vaticano (Costa). Nelle argille di Catania contrada Catlira. Gen. DENTALIM d’Orb. 1825. SP. 4.a DENTALIM FASCIATA Seg. 1862. Tav. 1. fig. 1. D. tesici elongata, vitraea , arcuata , gracile , lae- vigata ; posterius acuminata , loculis brevibus , obliquis , annulis invicela separatis, ultimo anlice in canalicu- lum producto. mm. Lunghezza 2, 2. Piccola conchiglia gracile, vetrosa , allungala , levi- gata , alquanto curva, composta di dieci cavità, brevi, oblique , e disgiunte da anelli diafani che costituiscono le suture; la prima loggia è prolungala indietro in for- ma di punciglione, tulle le altre sono alquanto rigonfie, e 1’ ultima, che è abbastanza convessa , si prolunga an- teriormente in un gracile tubo, all’ estremità del quale è l’ apertura. Questa specie clic è molto rara nelle argille cata- nesi , non avendone trovato che un individuo intiero ed un frantume , ambedue ad Aci Trezza , si somiglia alla D. angulala Czizèk (1) per gli anelli che disgiungono le cavità , ma si distingue abbastanza per la brevità di quest’ ultime, per lo sperone posteriore e pel canale an- teriore. (I) Beilrag zur Renntniss (ter fossiien foraininiferen des Wie- ner beckens. Pag. 3, tav. 1, fig. 8, 9. B. ELICOIDI (Il elicoidea Schultze ) I. ELICOSTEGII (Helicostegia d’ Orbigny) Fam. NAUTILOIDI ( Nauliloidae d' Orò.) Gen. CRISTELLABIA Lamk. 1822. SP. 5.a CRISTELLARIA GEMELLARII. Seg. 1862. Tav. l.a fìg. 2. 2 a C. testa orbiculato-ovata , laevi , margine acute ca- nnata, medio infiala; loculis 11 arcuatisi flexuosis planatis , li/ieis super jìcialìbus dislinctis, ultimo supra planato ; apertura ampia. mm. Diametro 1, 2. Conchiglia quasi circolare, levigala e fornita al mar- gine d’ una carena acuta; rigonfia alla parte centrale, e costituita di 11 cavità archeggiate e flessuose, che sono appianale e distinte solo da linee superficiali poco visi- bili ; F ultima loggia è appianata superiormente e porta 1’ apertura molto larga. Dedico questa specie al chiarissimo Prof, signor Carlo Gemellaro al quale la geologia siciliana deve tanto per le sue accurate e svariatissime ricerche. Un solo individuo ad Acicaslcllo. Gen. NONIONINA d’ Ori). 1825. SP. 6. NONIONINA SOLDANII d’Orb. 1846. Naulilus melo-spiralis Soldani, Testac. 1789 t. I. pag. 59 t. 46 fig. 99. Nonionina Soldanii d’Orb. 1846 Forarti, de Vienne pag. 109. tav. V fìg. 15. 16. » )) d’Orb. 1S52 Prodr. de paleont. lom. Ili pag. 193. s • » Costa 1854. Paleont. Tom. Ili, pag. 205 lav. 17 fig. 11. A. B. Fossile in Austria, nei terreni pliocenici della To- scana, ed in molti luoghi delle provincic napolilane. — os- ili Catania comune, nelle argille di Catlira, Acica- stello, Acitrezza, Cefali. SP. 7.a NONIONINA EXCAVATA Seguenza 1862. Tav. I. fig. 4. 4a « IV. testa discoidali , compressa , tenuissime pan- ciata, medio excavata , subgranulata ; margine roton- dato ; loculis 9 subarcuatis , complanalis , ultimo su - pra convexiusculo , circumpunctato ; apertura elonga - la, arcuata. mm. Diametro 0, 4. Conchiglia discoidale, poco gonfia, la cui superficie è tutta punteggiata sottilissimamente ; i giri della spira inviluppante sono mediocremente convessi sul perimetro, essa è divisa in 0 cavità sull’ ultimo giro , alquanto ar- cheggiate, e disgiunte da linee interrotte, alquanto spor- genti, lasciando nel centro un incavo granulalo; l’ultima cavità superiormente è alquanto convessa, e dalla faccia dell’ apertura appianata, col perimetro punteggiato gros- solanamente , e coll’apertura ristretta ed archeggiata. Questa specie è distintissima dalla precedente colla quale ha il maggiore rapporto tra tutte le specie cono- sciute. Infatti la forma piu compressa , il numero delle cavità, il centro scavato e non profondamente ombelica- to e la superficie punteggiata tenuissimamente ne la di- stinguono pur troppo bene. Nelle argille di Catania, contrada Resina, rarissima. SP. 8. NONIONINA PUNCTATA d’Orb. 1846. Nonionina punctata d’Orb. 1846 Foramin. de Vienne pag. III. Tav. V. fig. 21; 22. » » d’Orb. 1832 Prodrom. lom. III. pag. 133. Fossile nella formazione miocenia di Nusdorf. 1 — 99 — Nelle argille di Calania mollo rara. Cefali. SP. 9. NONIONINA GRANOSA d’Orb. 1825. Nonionina granosa d’Orb. 1825 Ann. des Se. not. pag. 128 n. 8. » » 1846. Foram. de Vienne pag. 110. tav. 5 Cg. 19—20. i » 1852. Prodrom. de pai. univ. toni. III. pag. 193. Vive nel mare della Spezia. Fossile in Austria ed a Castel-Arquato in Italia. In Catania rarissima, nelle argille di Cefali. SP- 10. NONIONINA SUBCARINATÀ Seguenza 1862. Tav. 1. fig. 3. 3 a N. testa orbiculato-ovata, margine compressiusculo subcannato , rotundato , medio elevata ; loculis 10 pia- natte perforatisi disco et fascis radiantibus imperfossis disgiuntisi ultimo superne convexiusculo laevi, apertu- ra elongata medio arcuata , laieribus rectis. min. Diametro 0. 4. Conchiglia discoidale quasi ovata, compressa al mar- gine, ( he è quasi carinato, ma rotondato, convessa alla re- gione ombelicale ; costituita da 10 cavità appianate e sparse di grosse perforazioni, disgiunte fra loro da fascie piane o alquanto sporgenti, levigate, e senza fori, e da un disco centrale colla medesima struttura; 1’ ultima ca- vità è alquanto convessa dal lato dell’ apertura , ma levi- gata e senza perforazione ; l’ apertura è molto allungata stretta rivolta ad arco nel centro, e retta ai due lati. Trovasi nelle argille di Acicastello ed Acitrezza. 100 Gen. POLYSTOMELLA Lamk. 1804 SP. 11. POLYSTOMELLA CRISPA Lamk. 1824 Plancus 1783. Ariminensis t. 1 f. II. Gualtieri 1742. Tcslac. t. 19 f. A D. Ginnani 1737. Aririat. t. 14 f. 112. Cornu Ilammonis, Plancus, 1760. Ariminensis. de Conchis, t. 1. f. II. Ledermiiller 1704 Microsc. t. 8 1. 6. Nautilus crispus I.inneo 1767 ed. XII Syst. nat. I. 1. pag. 1162 sp. 265. Martini 1769 Conch. cab. 3. p. 248 t. 20. f. 172, 173. Scliroetcr 1783 Condì. Kennt. B. 1. p. IO sp. 3. Nautilus crispus Gmelin 1789 Syst. nat. p. 3370 n. 3. Nautilus slrialus communis Sold. 1789 Test. I. 1. pag. 34 t. 33 f. E 34 f. G. II. Nautilus crispus Screibers 1793. Condì. Kenn. B t. p. 3. sp. 3. » » a Fichtel et Moli. 1803. Testacea microsc. p. 40 tav. 4. f. D. E. F. Themeon rigatus, Monlforl 1808 genre 51. pag. 202. » » Parckinson, 1811 Organ. ram. t. 2. Polyslomella crispa Lamk. 1822 Amm. fig. 23 sens verlebres VII p. 625. Vorticialis crispa Blainv. 1825. Mal. pag. 375. Polyslomella crispa d'Orb. 1825 Tab. des Cépb. p. 117 1. » » » Risso 1826. Eur. mer t. 3 p. 20. n. 47. Polyslomella crispa Deshayes 1832 Emydop. inélbod. t. 3. p. 808 n. 1. Vorticialis crispa Blainville. Fauna frane, p. 77. Polyslomella crispa Poiliez et Mieli. 1838 Gal. des MM. de Donai, t. 1. p. 35 n. 1. de Donai, t. 1. p, p. 35 n. 1. 22 pi. 2. f. 15. » » » » )) Michelotti 1841, Saggio storico Brown. 1843 Fosf. concliyl. p. Michelotti 1847 foss. miocèn. pag. 18. d’ Orbigny 1825 Tabi, des Céphal. pag. 117. » 1846 Foram. de Vienne pag. 125 tav. VI fig. 9-14. » 1832 Prodrom. de pul. torn. Ili pag. 193. » Costa 1854 Pai. del R. di Napoli parte II pag. 215 tav. XII. fig. IL Pictét 1847 Trai lé de Paleont. lom. IV pag. 505. Vivente nel mare Adriatico, Mediterraneo, ed Atlantico. Fossile nelle rocce mioceniche d’Austria e di Tori- no, e nelle formazioni plioceniche d’Italia e di Sicilia. Nelle argille di Catania. Resina. SP. 12. POLYSTOMELLA FLEXUOSA d’Orb. 1846. Polyslomella flexuosa d’Orb. 1846 Foram. de Vienne pag. 127 tav. XI fig. 15.16. n » » i 1852 Prodrom. de pai. lom. Ili pag. 155 n. 2890. » )) » Costa 1854 Paleont. del R. di Napoli parte II p. 219. Fossile miocenico di Nussdorf, e Raden, e nel ter- ziario di Castellallo nel Teramano. — 101 — Nelle argille di Catania rarissima a Cefali. SP. 13. POLYSTOMELLA ORNATA Costa 1854. Polystomella ornata Costa 1854 Paleont. del Restio di Napoli. Parte II, tav. XIX, flg. 1C, A. B. C. pag. 219. Fossile in Ischia ed in Pozzuoli. Nelle argille di Catania, rara. Cefali. SP. 14. POLYSTOMELLA ACULEATA d’Orb. 1846. Polystomella aculeata d’Orb. 1840 Fornm. de Vienne pag. 131, tav. 6, fig. 27, 28. » » d’Orb. 1852 Prodrom. de paleont. toni. Ili, pag. 156. » » Costa 1854 Paleont. del Regno di Napoli Parte II, pag. 221. Fossile in Baden (Austria) Pozzuoli (Napoli). Nelle argille di Catania mollo rara. Àci-Castello. fam. TURBINOCI ( Tarbinoidae d’Orbigny) ge h. ROTA LINA d’Orb. 1825. SP. 15. ROTALINA PER AFFINI S Costa 1854. Rotalina perafflnis Costa 1854 Paleont. Parte. II, tav. XXII, fig. 17. A, B, C. ( senza descrizione ) R. testa orbiculaia , depressa , obsolete panciata subtus convexa, umbilico carente; spira convexo-pla- nala ; anfractibus tribiis , latis exlerne carinatis ; locu - lis 11 supra subtetragonis, subtus jlexuosis , vix con - vexis, exlerne limbalis , ultimo convexo. Diametro 1.ram* Conchiglia quasi orbicolare, depressa, irregolarmente e superficialmente punteggiata ; alla parte inferiore con- vessa abbastanza ma non ombelicata ; colla spira poco convessa quasi appianata; gli anfratti sono tre, larghi e carenati all’ esterno; le logge sono 11 ben distinte dal ATTI ACC. VOL. XVIII. 14 lato della spira nell’ ultimo anfratto , alla parte inferiore sono allungate flessuose e distinte da una scanalatura superficiale che va a svanire al centro della conchiglia ed al margine, dove ciascuna loggia è marginata , 1’ ul- tima convessa. La mancanza dell’ ombelico e la maggior convessità distinguono benissimo questa specie dalla R. Ungeriana d ’ Orb. Questa specie è stata raccolta nelle provincie napo- litane dal Prof. 0. G. Costa, in Sicilia è molto comune. Messina, Palermo ec. Nelle argille di Catania comunissima: Cattira, Fossa della creta, Aci-Trezza, Aci-Castcllo. SP. 16. ROTALINA IIEMISPUAERICA Costa 1854. Rotalina hemisphaerica Costa 1854 Paleont. del R. di Napoli Parte II, tav. XIV, lìg. 16, a A, B, C. Nella marna di Notaresco nel Teramano, ed in quella di Casamicciola in Ischia. In Catania poco comune. Cattira, Aci-Trezza , Aci- Castello. SP. 17. ROTALINA SOLDANII d’ Orb. 1825. Nautilus, Soldani 1700 Saggio oriti, tav. VII, f. xx, yy. Nautilus melo spiralis, Soldani, 1789 Test. I. 1, p. 59, tav. 46, f. rr. ss. Nautilus melo Soldani 1798 Testaceographia, l. II. p. 33, t. 8, f. E. » n Soldani 1798 Teslaccog. t. II, app. t. VII, fìg. xx, yy. Giroidina Soldanii, d’ Orb. 1825, Tab. des Céph. , p. 112, n. 5. Rotalina Soldanii d’ Orb. 1816 Foram. de Vienne p. 155, tav. Vili, fig. 10-12. » » » 1852 Prodrom. de pai. toni. IH, pag. 193, n. 535. » » Costa 1854 Paleont. Parte II, pag. 238. Vivente nell’ Adriatico e nell’ Jonio. Fossile nel miocenico di Nussdorf, e nel pliocenico della Toscana, delle Calabrie, in Pozzuoli c Lequille. Catania rarissima , nelle argille di Aci-Castello. 103 SP. 18. ROTALIM ARÀDASII Seguenza 1862. Tav. 1. flg. 5. 5a. 5b. R. testa rotondata , conve oca, rugoso-pundata , su- perne planata , inferne in /lato -he mis p ho eri c a , anfra- dibus tribus , loculis quatuor convexis , ultimo tran- sverse tunicato , apertura ampia semilunari. mm. Diametro 0. 8. Conchiglia globosa , colla superficie punteggiata e rugosa , colla spira quasi appianata poco sporgente nel centro, e costituita da tre anfratti, di cui l’ ultimo è for- mato da quattro cavità convesse ; alla parte inferiore la conchiglia è mollo elevala e rigonfia , quasi emisferica ; 1’ ultima cavità è troncala trasversalmente e presenta una apertura grande semilunare. Questa specie riferiscesi con dubbio al genere Ro- talina, potrebbe appartenere al seguente genere, essa è comune nelle argille plioceniche di Messina. In Catania è rara. Aci-Castello. Dedicata al chiarissimo Prof. Signor Andrea Aradas accuratissimo malacolago siciliano. Gen. GLOBIGERINA d’ Orb. 1825. SP. 19. GLOBIGERINA BULLOIDES d’Orb. 1825. Polymorpbia tuberosa et globulifera. Soldani 1789 Teslac. t. 1, p. 117, t. 123, f. L. Polymorphia globulifera Sold. 1798 Test. t. II, p. 58, l. 13, f. d. Globigerina bulloides d’ Orbigny 1825 Tab. des Céphal. I. Ili, n. 1. » » » 1838 Foram. des Canaries p. 132, tav. 2, f. 1-3 28. )) » » 1839 Foram. de l’Amer. merid. p. 37. n. 26. » )) » 1846 Foram. de Vienne pag. 163, tav. IX, flg. 4-6. » » » 1852 Prodrome de pai. un. Tom. Ili, p. 193 n. 540. » » » Costa 1854 Paieont. Parte II, pag. 246, Tav. XXI fio- i 2 Vivente: Nel Mediterraneo, nell’ Adriatico , nell’ At- — 104 — lantico sulle cosle d’ Europa, alle Canarie, nell’ America e nel mare delle Indie. Fossile nei terreni miocenici di Vienna e di Messina, e delle formazioni plioceniche d’ Italia presso Siena, nel Regno di Napoli, in Sicilia cc. Nelle argille di Catania poco comune, Resina, Aci- Castello, Aci-Trezza. SP. 20. GLOBIGERINA REGOLARIS Aradasii Seg. Globigerina bulloides d' Orb. » regolaris d’ Orb. » quadrilobala d’Orb. Truncatulina lobulata d’Orb. Planulina arimincnsis d’Orb. Bulimina spinosa Seg. » Etnea Seg. » pyrula d’ Orb. » infiala Seg. Uvigerina striala Costa. » trigona Seg. Cassidulina Sicula Seg. Virgulina lenuis Seg. Bolivina Calanensis Seg. Yulvulina alala Seg. Biloculina bulloides d’ Orb. n conslricla Costa. Spiroloculina canaliculaia d’Orb. Triloculina exigua Costa. Sphoeroidina bulloides d’Orb. » austriaca d’ Orb. Quinqueloculina vulgaris d’Orb. » Badenensis d’Orb. » longiroslra d’Orb. )) lubulosa Seg. n Biondi Seg. » asperula Seg. — m — Osservazioni Nel mentre che il presente lavoro era già sotto i torchi, son pervenuto a procurarmi la rarissima e costosa opera del Soldani ( Teslaceotjrnphiae ac Zoophytogra- phiae ec. ec. Anrbrosius Soldani) , e nel medesimo tempo non pochi lavori inglesi , prussiani e tedeschi di recentissima pubblicazione; per mezzo delle quali opere ho riconosciuto che varie delle specie da me figurale e descritte come nuove, non dcbbansi riguardare come tali. Quindi credo indispensabile, nella presente nota aggiun- gere al mio lavoro le convenienti modificazioni. Dapprima dee notarsi che l’ opera del Bornemann connata nell’ introduzione non riguarda i Foraminiferi di Sicilia, ma bensì quelli fossili di Berlino (I), se pure non siavi altro lavoro oltre quello che ho potuto procu- rarmi. Di più alla parte bibliografica intorno ai Rizopodi siciliani, fa d’ uopo aggiungere 1’ importante catalogo dei Foraminiferi fossili di Palermo dei signori Jones e Par- ker (2). In riguardo alla determinazione delle specie descritte o cerniate nelle presenti ricerche, si devono apportare le seguenti modificazioni: 1. LA BULIMIA A SPIAOSA Seg. è l;i B. acuitala d’ Ori). Ann. (Ics Seieuc. nnt. p;ig. 103. Polimorplduin pincifunaiuiu Sold. 2, png. 11!), lav. 127, fìg. I. tri v. 133, fig. W. B. acuitala Jones el Parker On lite Rliizopodul Fauna ol' llie Medilerr. ec. p. 302. Questa specie conoscasi vivente in molli luoghi del Mediterraneo, e fossile nel pliocenico di Toscana. (1) Die mikroskopiselie Fauna (Ics Seplarienlhones voi) Herm- sdorf Dei Berlin . (2) The Quo rterty joiirnat of llie Geological society. August 1860. On Ilio Ithiznpod il Fauna of ilio Medilerranean, ec. ec. By T. Ituperl Jones, and W. K. Parker. 2. 1A BU LUMINA ETNEA Seg. è la B. trilobata d’ Orb. Ami. dcs scicnc. nalur. pag. 103. Polymorphium pinci fon ni um Sold. 2, p. Ili), tu v. 131, lìg. xr. « Abita nel mare Adriatico presso Rimini (d’ Orb.) 3. LA UVIGERINA TRIGONA Seg. è P U. anguiosa Williamson. On thè rccent foranainifera of grcat Britain pag. 67, tav. 5, lìg. 140. Uvigerina pygmaea ( Varietà ) Parker c Jones. Descript, of some Foraminifera froni thè Coust of Nornay. ("fiie annals and maguz. of nal liislory pag. 297, tav. XI, lìg. 41.) Specie vivente nei mari d’ Inghilterra e di Norvegia. 4. LA CASSIDULINA SICULA Scg. viene riunita alla C. laevigala d’ Orb. dai signori Williamson e Parker e Jones. Nella descrizione di questa specie io ho fatto rimar- care all’incontro che essa diversifica da quella del d’Or- bigny per essere più rigonfia e perforata. 5. LA BOLIVINA CATANENSIS Seg. è forse la B. punelulata d’Orb. della quale non conosco nè descrizione nè figura? Quest’ ultima specie è rapportata dai signori Parker e Jones ( Formulili feri elei Medi terraneo), come vivente in molli luoghi del Mediterraneo. 6. LA TEXTULARIX AGGLUTINANS d! Orb. Rapportala come vivente nel Mediterraneo, e fossile in Palermo dai signori Parker e Jones ( opera citala ) , non è da me conosciuta , quindi non posso determinare se la mia specie sia quella stessa del d’ Orhigny. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAV. I. Fig. 1. Rentalina fasciata Scg. n 2. Cristellacia Gemellarli Seg. » 2a. » » » veduta dal lato dell’ apertura. )) 3. Nomonina subcarinata Seg. )) 3a. d )) » veduta dall’ apertura. » 4. » excavata Seg. » 4a. » )> » veduta dall’apertura. k 5. Rolalma Àradasii Seg. » 5a. » » » veduta dal lato della spira. j ab. » » » veduta dal lato dell’apertura. » 6. Rosalina Rifiata Seg. » 6a. » » » veduta dalla sua spessezza. » Gb. » » » veduta dalla regione ombelicale. » Gc. )) » » una varietà nella medesima posizione. » 7. Cassidulina Sicula Seg. D 7a. » # » guardata dal lato dell’apertura, a 8. Bulimina spinosa Seg. > 8a. » » a veduta dal lato opposto. » 9. Bulimina Etnea Seg. )) IO. » infiala Seg. TAV. II. Fig. 1. Uvigerina trigona Seg. )) fa. » j » veduta d’ un altro lato. » 2. Virgulina lenuis Seg. » 2a. » » » veduta d’ un altro lato, » 3. Boli vina Catanensis Seg. » 3a. » )) » varietà. » 3b. » * )) » veduta dall’apertura. )) 4. Textularia agglulinans Seg. i 4a. » » » veduta dall’apertura. » S. Vulvulina alata Seg. n Sa. » » » guardata dall’apertura. » G. Quinqueloculina asperula Seg. )) Ga. » » » )i veduta dall’ altro lato. )) Gb. j )) » veduta dall’ apertura. )) 7. # Biondi Seg. » 7a. t )) )) veduta dall’ altro lato. » 7b. )) » » guardata dall’ apertura. )) 8. )) tubu Iosa Seg. » 8a. » s u veduta dall’altro lato. * 8b. » » » guardata dall’apertura 'Forammiferi pleistocenici di Catania. TAV.I. &. Sequenza dis Lit Richter e C iti Napoli 0. F#auenfelder lìt \ 1 Dentatimi fasciala oeguenza._2.Cristellaria Gemellarli Se§ — 3. Nonionma subcannata SbiJ._4. Nimionina excavata S eg ò.Tlotahna Aradasn SeJ 6. Rosalina infiala Seó 7. Cassidulina sieda Seg 8. iBulimina spinosa Sejj 9. Bulimma Elnea Se(J._10.Bultaina infiala Seg. I .v' i loiaipniferi pleistocenici di Catania. TAV. II Sequenza dia 1 Iit.Richter n C. in Napoli G Frauenlelder lit Uvijerina trigona Sequenza 2. Vir^ulina tenuis Se . La primiere base de toute Science est l’ob- servalion des faits. Gintrac cours lliéoriq. et cliniq. de patholog. intern. et de tliérup. medicai. T.° 1° Lo studio, o l’applicazione della ragione ai falli, que- sto grande alimento dello spirito umano, ha costituito in lutti i tempi ed in tulli i paesi del mondo cullo, la de- lizia c la occupazione principale degli uomini distinti, che li ha fatti benemeriti della società, illustri e rinomali. Da esso attinge l’origine lutto lo scibile umano; sono parto di esso le scienze che all’ astronomia si addicono, all’architettura , alla fisica , ( il sentiero della quale da Newton, Keplero, Galilei , Cartesio, Pascal venne aperto alla mente dell’uomo) alle matematiche, alla giurispru- denza, all’economia sociale, alle prodigiose invenzioni prin- cipalmente delie macchine a vapore , al telegrafo elet- trico etc. E non è dubbio di sorta che senza di esso, a cui quegli uomini grandi hanno dedicato con tutti i loro sforzi la loro vita ; in scambio dell’ignavia, della mollezza , dei piaceri, dei seducenti e lusinghieri divertimenti insomma, — 170 — che offre questa vita terrestre misera e pelegrina; le scien- ze non avrebbero potuto contare certamente tanti acqui- sti, tanti miglioramenti, tanto rapido progresso per dir breve che tende al di loro perfezionamento ed a miglio- rare sempre più la misera condizione umana. Ma più che in tult’altre nelle scienze mediche lo studio è stalo sempremai indefesso ed approfondilo da Pitagora fino a noi: E più che in lult’ altre nelle scienze mediche se ne sono raccolti quindi ubertosi frutti; da onde l’ in- grossamento del dotto tesoro delle biblioteche mediche , solo retaggio che ci hanno lascialo della loro grandezza, scienza, c dottrina, gli uomini sommi i quali al culto delle sudcllc scienze , come giù si viene d’ accennare , hanno offerto in olocausto la loro vita, spesso spesso quindi pre- cocemente finita; rendendole in tanta dignità , quanto la medicina, oltre la sua destinazione principale, oggi può riguardarsi come una scienza ausiliare per lo studio di altre svariale branche dello scibile umano. Ne credono i Pirronisti che l’anzidelto possa servire di materia alle loro critiche o censure ; poiché ciò che si asserisce è vero, ed il dimostrarlo è cosa agevole. Infatti la medicina non era certo una scienza ai tempi delfanzidetlo Pitagora, di Alcmcon di Oratone, di Eraclito di Efesa, di Anassagora di Clazomena, di Democrito di Ebdera, di Empedocle di Agrigento; ma piuttosto il ri- sultalo delle loro ipotesi; ma le ipotesi bisogna dirlo non sono parto dello studio, ma arbitrio della mente umana. Si fù sotto gli auspicii e gli sludii speciali di Acron, Euriphon, iEgimius, Iccus, cd Herodicus, che la medicina acquistava li primi rudimenti: Tutlavolta gli sforzi e li travagli di colestoro erano insufficienti per costituire una scienza. Si furono meglio lo studio originale del discendente dagli Asclepiadi, 1’cxede di Eraclito, il suo genio singolare, — 171 — il giudizio severo, che valsero ad elevare la medicina in scienza; raccogliendo e coordinando tulio ciò che si era fatto sul conto della medicina dai suoi anlenaii , ed ar- ricchendolo colle sue immense ricerche, e vasta esperienza. Così l’arte del medico si erigeva sopra salde e pro- fonde basi; ed oltre all’utilità che all’umanità apportava a misura dei suoi acquisti si metteva in correlazione con molli altri rami di sapere, come la fìsica, la chimica, la botanica, la zoologia , le scienze morali la legge giudi- ziaria etc. Infatti i primi rudimenti della meteorologia si leg- gono nei libri del padre della medicina. Sanclorius fu l’Autore del Termometro. Ilooch e Ludolf migliorarono il Barometro. Leroi studiava come spingere innanzi la igrometria, e la cndiometria Iurine. Stilai, Iloffman Bocrhave, se furono medici distinti dei loro tempi, furono anche Chimici, ed i loro travagli su questo riguardo fu» rono seguili da pieno successo. La botanica va debitrice di molte conoscenze a molti medici fra i quali Gesner Tournefort, Dodaens, Magnol, Dalechamp, Rivinns, Lecluse , Herman, Morison, e Ce- salpin. Altri benemeriti figli di nostra scienza hanno con- corso coi loro sludii e ricerche al progresso della zoolo- gia ; e dapprima si possono citare Ròndelet, Salviani, BIoocli, che s’intrattennero sopra gli animali acquatici; e poi Belon, che studiava gli uccelli; Ilebcnstreit, Lister Bergen, i crostacei; Swamcrdam , Valisnieri, e Gioffroy gl’ insetti etc. Ma non solamente la medicina ha prestato grandi ser- vizii alle sudetle scienze , ma inoltre col suo studio sul sistema nervoso e le sue funzioni, ha reso agevole la via al Psicologista per arrivare a conoscere la sorgente delle nostre idee. Si è finalmente la medicina che ha delucidalo il Ma- gistrato nei varii misfatti per l’applicazione della giusta pena da infliggere. Tale è il favore clic la medicina ha prestalo oltre delle altre alle sudclte branche delle conoscenze umane, e dopo ciò io credo che non mi avvisava male da una parte se ho precedentemente asserito che dessa medicina è una scienza ausiliare per lo studio di molle altre co- me si viene di dimostrare, e quindi ò vano pei Pirroni- sti cercare materia di loro censura nelle nostre carte; e dall’altra che ripiegando questo stesso sopra V argomento primitivo si fa anche implicitamente a dimostrare che si è per lo studio dell i su delti varii Autori versato sopra li cennali differenti rami di sapere che la nostra scienza si trova alla portata di dar soccorso di sua dottrina a molle altre scienze, rischiarando talvolta li punti li più oscuri di esse che senza di questo soccorso sarebbero ri- masti avviluppati nel tenebroso mantello dell’ignoto. Ma per dimostrare con più chiarezza il mio assunto giova dire inoltre che non solamente lo studio dei me- dici insigni antichi e moderni ha costituito scienza la me- dicina, ma inoltre ha arricchito di nuove conoscenze il resto di quelle scienze fondamentali che ad essa servono di salde basi, spingendole sempre più nella via del pro- gresso e facendole acquistare ogni giorno nuovo terreno. Cosa erano infatti Y autropolomia c l’ anatomia com- parala prima che Gali, Adelon, Grillo , Albino, Winslow, Ilaller, Socmering, Portimi, Mascagni, Varolio, Chaus- sier, Cloquet, Blainville, Billard, Crouveillicr , Rolando, Scarpa, Medici, Tiedemann, Bichat, Roysch, Volli, eie. fossero venuti ad illustrarle colle loro opere classiche, frullo dei loro indefessi c perseveranti sludii ? Cosa era la fisiologia prima clic Magendie coi suoi sludii sperimentali non l’avesse del lutto innovala, c prima — 113 - che i travagli dei medici Alemanni, ed altri francesi, se- guendo il programma di quello, come il Muller, il Ber- nard, il Becquerel, il Flourens, il Cliossal eie. non a- vessero colla più viva luce dimostralo esperimentalmente lutti i fenomeni della vita? Cosa era la chimica avanti che i Classici coi loro sludii fossero arrivali a conoscere la natura dei corpi e le loro aflìnità ? Cosa era la botanica, cosa era la zoologia, cosa e- rano a dir breve le scienze tulle naturali avanti che il ge- nio di quegli uomini 'che Y hanno costituito e coltivalo, non avessero interrogalo, disvelalo , e spiegato li feno- meni li più oscuri di esse ? Chiaro emerge dunque come si sa clic le scienze e i suoi progressi non sono che prezioso prodotto dello studio, e che in conseguenza, tuttoché la medicina oggi ha acquistalo tanto che sembra pervenuta al suo periodo di stabilità, purlullavolta bisogna dire che si è per lo studio sopra tulli li rami di essa che deve procurarsi il loro ulteriore avanzamento , interrogando ed analizzando lutto ciò che può offrire di dubbioso , affrettandoci con lutto zelo e perseveranza a replicare le osservazioni e le ricerche, anche sopra quella parte di scienza che sembra invariabile, onde arrivare presto a sapere ciò che ci resta d’occulto e di nuovo nella scienza medica; poiché, facendo avvertenza che non s’intende attribuire lutto ad insufficien- za degli Autori, ma piuttosto alla scienza in se stessa ed a cause multiple, come la differenza dei climi, le varia- zioni atmosferiche, l’individualismo, le costituzioni mediche varie secondo la varietà dei luoghi c dei tempi etc . ; ciò che si mostra oggi come costante sia in un dato indi- viduo, sia in un dato morbo, sia in un dato clima, do- po nuovi sludii e nuove osservazioni, ci presenta dimane delle novità che colpiscono la nostra attenzione, e qual- — 174 — che volta anche contrarie a ciò che si era preteso sta- bilire in scienza; E come una prova di ciò io posso ad- durre i varii sistemi tenuti in medicina. L’esperienza d’Ippocrate susseguita dal dommatismo di Thessalus e Draco di lui figli ; il dommatismo dal- l’ empirismo di Philinus ; l’ empirismo dal melodismo di Asclepiade di Prosa ; il melodismo dallo stridimi et laxum di Themison; lo strictum et laxum dal sistema episenletico ed ecclellico di Lconides d’Àlessandria ; l’ episinteticismo ed eccletlicismo dal sistema dei pneumatici di Ateneo ; questo dal Galenismo o umorismo ; rumorismo dal sistema dei chimisti di Paracelso; il chimismo dal meccanismo di Baerhave ed altri; il meccanismo dal vitalismo di SthaU; il vitalismo dal solidismo di Iloffman ; l’ astenia e la stenia di Brown dallo stimolo e controslimolo di Rasori; questo dalla così delta dottrina fisiologica del Broussais ; mentre che presentano l’abuso il più riprovevole dei varii sistemi, mo- strano frattanto non solo che i loro studii erano diretti a rintracciare la verità in mezzo a tanti inconvenienti e tanta contradizione di sistemi , attirando 1’ attenzione dei medici dei loro tempi ad un genere nuovo di studii, ed istituendo delle nuove ricerche; ma inoltre che li risulta- menti ottenuti, senza l’ influenza di tutti questi studii e diluite queste dottrine tuttoché opposte , sarebbero restati muli in grembo all’ignoranza ove si trovavano fino allora. Laonde stretto a quel principio che si è per lo studio migliore, ripetuto sopra la stessa materia che si otten- gono delle nuove conoscenze , le quali costituiscono dei nuovi fatti nella scienza che la spingono sempre innanzi, e che perciò là ove si credeva osservare il fallo il più costante ed il più immutabile, si rinvengono dopo l'esa- me migliore e l’osservazione ripetuta delle variazioni che dal cosmo o dall’individualismo dipendono come spesso spesso avviene principalmente in fallo d’ematologia. Sul principio che 1’ osservazione si acquista tanta maggior fiducia, ribadisce scmpreppiìi i fatti, e si rende tanto più importante per quanto è più ripetuta e confer- mala; Dopo aver publicalo il risultalo delle mie ricerche sullo stalo della fibrina, e sulla compatibilità della pre- senza della cotenna sul sangue estratto dalla vena degli ammalati di febri intermittenti paludiche (1), io non abbandonava il mio proponimento e non cessava quindi a continuare le mie ricerche. Eccomi dunque ora a rapportare il risultato di es- se costituito da cinque altri casi che fra quelli offertimi dalla mia clinica civile ini sembrarono i più importanti ed i più degni di essere registrali nel volume dello scibile medico. Si comprende bene dunque che V argomento che mi occupa non è nuovo; ma essendo un appendice o Memoria seconda alla prima che riguarda già lo stesso argomento, desso sembra essere utile per se stesso, oltre gli schia- rimenti che apporla e che alla compatibilità della esi- stenza della colemia sul crassnmcnlo del sangue degl’in- dividili pazienti di febre a periodo come si viene di dire ed a quanto io mi trovo dello a questo riguardo nella cennata Memoria si riferiscono, e come si osserverà dal- le deduzioni che faranno seguilo ai falli clinici , decide si pure di una maniera più risoluta una questione di ema- tologia patologica importantissima per la diagnostica e per la terapeutica, sopra di che i Trattici in conseguenza e gli Emalologisli dovrebbero portare la loro attenzione. Nel passare frattanto alla descrizione clinica di essi casi io da una parte protesto contro di chi vorrebbe tac- ciarmi di lungheria che io non terrò conto se non se di (1) V. tu mia Memoria portante lo stesso titolo ; letta all’Ac- cademia Gioenia nella seduta del 10 Febbraro Catania 1859. — 176 — tutto ciò che è necessario per rendere facile il giudizio del mio argomento ad ognuno; e dall’altra che se desse de- scrizioni sembrassero peccare di troppo sottigliezza , io rammento d’ opprima che una osservazione è tanto più utile alla scienza per quanto è più completa nelle sue parti, e poi rispondo col Giutrac « che una osservazione « deve essere tanto completa per quanto possibile. Cosi « non bisogna trascurare nè circostanze anteriori , nè , « cangiamenti quotidiani, nè coincidenze notabili, nè fasi « nè dettagli (1). STORIE CLINICHE OSSERVAZIONE PRIMA Febre intermittente perniciosa gastrialgica pruriginosa a tipo tcrzano. Vito Valerio siracusano dimorante nell’alberaro dell’A- quila d’oro , marino di mestiere, di anni 58, temperamento sanguigno, costituito regolarmente; statura alla, spirilo abitualmente concentralo, ed a vizio podagrico; erasi de- dicalo tin dalla sua gioventù all’esercizio del suo mestiere, e trasferendosi perciò spesso spesso dalla sua patria al- l’Isola Malta stava esposto quindi sì di notte che di gior- no all’influenza dell’atmosfera umida della notte, alle va- riazioni di clima, ed al cambiamento delle sue abitudini ; e per essere le sue operazioni commerciali di frequente attraversale d’accidenti sinistri subiva inoltre forti di- spiaceri. Nell’ anno 1837 forse per le cause anzidetto alle (1) Cours llièoriq. et cliniq. de palholog. intera, et de thé- rap. medie, t. 1. pag. 8. — 177 — quali da tempo si era esposto , il vizio podagrico , che si era stato silenzioso per lo avanti, dava segni di sua esistenza entro l’organismo del Valerio sviluppando dolori acuti alle vertebre lombari , li quali dopo otto giorni di durala sotto la forma acuta ed in seguilo a inai definiti rimedii si dileguavano, e la salute dell’ e- groto si ripristinava. Però il nostro marino non trovando per quanto fos- se stala attiva l’industria quei lucri corrispondenti a que- st’ attività industriosa del suo mestiere dedicava la sua fatica ad altro; e nell’anno susseguente 1838 veniva chia- malo a soprainlendere agli affari di campagna in un va- sto podere di un Signore: Questo podere trovasi situalo tra Mililello e Vizzini e topicamente nella contrada così della Nociforo , contrada di malaria tale da non potere schivare chi l’accede l’intossicazione palustre, e quindi Io sviluppo delle piressie intermittenti a vario tipo. Ed era dopo pochi giorni di sua dimora nel sudello locale che gli efiluvii miasmatici palustri facevano sperimen- tare al Valerio i loro effetti morbosi, sviluppando in es- so lui una forte febee precessa da freddo generale, pau- dicolazioni, nausee, cefalgia, e prostrazione, e che finiva intieramente con generale sudore. Questa febre presentava il tipo terzanario ; si am- ministrava il solfalo di chinina, il quale vinceva la ma- lattia , e l’ammalalo guariva ; ma per essere limitala la dose dello specifico, e trascurala la profilassi dopo pochi giorni si mostra recidiva la febre per lo spazio di mesi sei, a distanze più o meno lunghe e sotto lo stesso tipo, non solo la prima volta, ma la seconda, la terza, la quar- ta e la quinta, fino a quando messa in pratlica una cura profilattica, regolata meglio l’igiene, il chinino trionfa dalla febre e previene le ulteriori recidive; allora la salute del paziente è dilTinitivamente ripristinata, e pel lungo periodo — 178 — di anni setle nessuno disturbo fisiologico venne ad alte- rarla. Ma classi questi nel 1845 dopo errori commessi nella igiene, un’ accesso podagrico piretlieo ha luogo ; dura venti giorni circa e poi finisce, ma si ripete prin- cipalmente secondo il dire del paziente sotto l’ influenza di variazioni brusche atmosferiche, ad epoche più o me- no lontane presentando presso a poco la stessa intensi- tà e durala. In prosiego chiamalo dall’ esercizio del suo nuovo mestiere ad accedere spesso ed anco dimorare oltre del- le località succennale in altre contrade d’aria malsana e febri gena che vengono dette Magnini , Burgherana , nel mese Ottobre 1861 soffre , febre precessa come allora da intenso freddo , ccfalgia , nausee, che finiva con ab- bondevole sudore e presentando il solito tipo terzanario. Si ricorre al citrato di chinina e dopo l’uso di questo la febre manca nel giorno che doveva ripetersi ; ma an- co questa volta la profilassi e l’igiene non furono rego- lale abbastanza , quindi la periodica piressia abbenchè dapprima veniva fugata dallo specifico, recidivava dipoi collo stesso tipo a capo di ogni quindici o venti giorni e per la durala di mesi otto. Trasferendosi in Catania nel mese Giugno del su- dello anno il Valerio godeva buona salute ; ma dopo po- chi giorni di sua dimora in questa, la febre recidivava e questa volta accompagnata da sintomi perniciosi. La mattina del giorno dieci accusa prostrazione inappeten- za e mal’essere generale. Nelle ore di mattina sperimenta freddo orripilalorio intenso c generale, e dopo la durala di un’ora circa succede la reazione; allora la fisonomia si fa rubiconda; la febre è intensa; la ccfalgia risentita; la pelle è la sede di un calore eccessivo e di un pru- rito generale intenso, e che lo stropicciamento non sodi- — 179 — sfa ; la sete è grande; la iniziazione molesla; la lingua pastosa; una gastralgia intensissima lia luogo; del resto nessun’allro organo offriva disturbo fisiologico di sorta come risultava dall’esame fallo con tutta diligenza. Era questo l’apparalo fenomenico febrile che affligca il Valerio, che io visitava per la prima volta e clic il dopo pranzo veniva rimpiazzato da sudore così profuso da costituire l’cpidrosis, ciò die portava tranquillità nell’ammalalo tale da potere profittare, per portare un’ esalta diagnosi e dar principio airinlerrogalorio medico onde essere informato dello stato anamneslico e delle precedenze morbose che avevano disturbalo la di lui salute. Tutto l’anzidello forma il risultalo del mio interrogatorio. La quiete esordita il dopo pranzo del giorno undici si prolunga e perdura fino le ore dodcci del giorno tredici; ma poco dopo gradatamente il freddo si sviluppa, viene accompagnalo da continui sbadigli e pandicolazioni , a- sccnde un grado sommo, e dopo un ora una forte febre si trac in scena accompagnala dallo stesso intollerabile prurito, c dalla gastralgia talmente intensa da provocare lo stalo convulsivo dell’ ammalalo , e da fargli spingere • alti gridi. In questo secondo accesso e nel periodo di acuto della febre si fa cavare oncie due di sangue con tutte le cautele che alla ferita, all'altezza del getto, ed al rase che lo raccoglieva si riferiscono; questo sangue non lar- dava a coagularsi, lasciava un siero gialliccio; il coagulo era denso ed i suoi bordi ristretti ; alla sua superficie offr ivasi una cotenna della spessezza di due linee circa, tenace nel lacerarsi ed elastica. La sera l’accesso era finito e con esso lui li sintomi perniciosi concomitanti , lasciando gli organi clic ne era- no siali la sede nel vero sialo fisiologico , e come nella febre precedente il prurito veniva rimpiazzalo dal sudore — 180 — profuso ; e non restando dubbio sulla natura della febre si prescrivono quindi acini 40 di solfato clonico che ven- gono amministrali senza tempo in mezzo ed altrettanti la dimane. Il giorno quindici la febre mancò; con questo l’am- malato si era guarito; si prescrive in line un metodo pro- filattico più indicato che quello usalo per lo avanti , si danno consigli igienici migliori , e le recidive non ven- gono a molestarlo ulteriormente. OSSERVAZIONE SECONDA. Febre intermittente a tipo terzano e poi quotidiano. Francesco Maglia di Catania, abitante nella Strada Stesicorea, al n. 496; calderajo , di anni 36; pallida fìsonomia, temperamento linfatico, costituzione media. Sof- fre nei primordii della sua gioventù irritazione gastro- epatica febrile e di breve durala. Nel 1848, e nel mese Luglio si trasferiva per af- fari di sua arte nella nostra Plaia ove resta per pochi giorni. Ritornalo al suo domicilio accusa dopo due gior- ni e nelle ore della mattina, malessere, sbadigli, pandi- colazioni, sete, freddo, seguilo da forte febre, che per- corre tutto il giorno e poi Unisce intieramente nella not- te con abbondevole sudore, e che indi V ammalalo si cal- ma e f apiressia si prolunga per lutto il giorno c la not- te vegnente, per essere nuovamente investito dalla stes- sa febre all’ apparire del terzo giorno , la quale invade e finisce colli stessi sintomi, da onde una febre intermit- tente a tipo terzano facilmente viene diagnosticala e cu- rata col solfalo di chinina. Ma per errori igienici e per trascuranza del metodo profilattico prescritto in prosieguo la febre recidiva collo stesso tipo e ad epoche varie per — m — tulto il corso dell’ anno sudelto , quando osservata una esatta igiene, esercitala senza interruzione la profilassi il paziente non è corretto da ulteriore recidive , e la sua salute da quest’ epoca in poi non venne turbala da qual- siasi morbo. Però nel mese Luglio 1861 , si portava reiterate volte e di notte tempo a sollazzarsi colla pesca nel lit- torale del nostro mare e topicamente vicino ed al nord della lubrica di concia cuoj che sta sita in distanza ed al nord della chiesa delta del Signore della buona mor- te ; nel quale lilloraìe oltre V esalazione che si emana nei mesi calorosi per lo infracidimenlo delle sostanze ve- getali marine che vengono ivi depositale dallo stesso ma- re , si avvera pure lo svolgimento di miasmi che si ef- fettua a causa dello imputridire e dello infracidare del - li sudelli cuoj e del vegetale che viene impiegato per dar loro la concia, e che quindi quel locale è da ritenersi come luogo di malaria , ciò che viene confermato dalle febri intermittenti che si sviluppano, non solo negli ope- rai della Fabrica stessa ma anche negli abitanti di quei dintorni; pure il Maglia non ne avea sperimentato fin qui gli effetti ; ma la mattina del giorno tre Agosto soffre prostrazione, nausee, sbadigli, cefalgia, e freddo gene- rale, indi a poco una febre si sviluppa , percorre lutto il giorno e parte della notte, poi finisce con sudore : Credendo l’ammalalo questa febre conseguenza d’imba- razzo gastrico che preesislcva usa spontaneamente un’e- mocalarlico che provoca varie evacuazioni alvine; non pertanto la febre si ripete la dimane colli stessi sintomi che il giorno precedente e finisce col sudore. Onesta seconda febre pose in sospetto l’ammalalo e lo fece determinare a farmi chiamare ; Domandale in- formazioni sul suo stato sanitario precedente mi riferiva quanto sopra ò stato dello. Divergendo indi la mia at- — 182 — tenzione alla maialila , osservava che il paziente offriva una (isonomia rubiconda , il calore della sua pelle era mollo al di là dello sialo fisiologico; il polso era mollo frequente ma sviluppalo, è ciò dopo di essere stalo ag- gredito da forte freddo ; il paziento si lagnava di forte cefalgia, di sete, e di addolentamenlo dei muscoli degli arti inferiori ; la pelle era secca, le orine poche, la lin- gua lassa, umida , bianchiccia. Interrogali con rigoroso esame eli organi della cavila toracica ed addominale nè C c? la percussione nè l’ascoltazione, nè il palpeggiamento nessuno insomma dei segui fìsici ottonuli con questi mez- zi d’ investigazione mi svelava alterazione di sorla in nes- suno degli organi delle cavila esplorato ; e considerando la cliologia e 1’ andamento della febre si diagnosticava la malattia febre inlermillcnle essenziale a tipo quotidia- no; c facendo di questo caso soggetto delle mie ricer- che sullo sialo del sangue in questo genere di piressie faceva operare un salasso di due oncie. II sangue poco dopo si coagula ; lascia molto siero paglino ; il coagu- lo è piccolo, consislenlc, con bordi rientranti, la sua su- perficie è coperta di una colonna giallo bianca , tenace e della spessezza di due linee e mezzo. Fra llanto la febre percorre lutto il giorno c finisce intieramente nelle ore della sera con sudore profuso co- me li due giorni precedenti ; c certo della diagnosi sta- bilito si amministra durante la nolle non ostante la co- tenna c la sua spessezza acini 30 , di oliimo solfato di chinina ; lultavolla la dimane nelle solile ore la febre si replica ma con minore intensità c durala; si amministra- no dopo finito questo altri 30 acini dello stesso rimedio e questa dose valse a prevenire l’ ulteriore sviluppo del- la febre, c nell’ora della mia visita l’ammalalo non ac- cusando nessuno incommodo avea lasciato il letto. Dopo quattro giorni di malattia si era risolutamente guarito; — 183 — ma a prevenire le recidive si raccomanda al paziente una esatta igiene, un’alimentazione semplice e succolcnla , e l’uso diuturno e pel periodo di giorni otto, di dieci acini dello specifico anzidetto. OSSERVAZIONE TERZA. Febre intermittente a tipo terzano e poi quotidiano . Il Dottor Luigi Iacona di San Filippo d’ Aggira, di anni 3G Architetto dimorante qui nell’Albergo della For- tuna onde acquistare migliori praltiche nella sua profes- sione, di temperamento sanguigno linfatico , costituzione media ed emorroidario avea goduto buona salute fino il mese Agosto 1861. Ma non ostante 1’ altezza del suo paese, sia che le condizioni palogcniche esistono entro sia nei dintorni di esso, è un fatto però che nella stagione estiva, almeno come lo stesso Iacona mi assicurava, si osservano le fe- bei intermittenti con una certa frequenza: Non per tanto la sua salute non ne era stala molestala fino all’ epoca sudella, quando un giorno nelle ore di mattina veniva in- vestito da freddo intenso e generale, da nausee, e d’ad- dolenlamenlo degli arti; questi fenomeni dopo un’ora cir- ca si dileguavano e venivano rimpiazzali da forte febre, cefalgia frontale , e sete ; questa febre percorre tutto il giorno ed alla sera lìnisce intieramente con sudore ; ma dopo avere mancato un giorno si ripete il terzo debut- tando colli stessi fenomeni che avevano avuto luogo pri- ma, e lìnisce col solilo sudore ; manca altresì il giorno che succede ma si ripete la dimane nelle stesse ore ; pure la febre ò credula secondaria ad imbarazzo gastri- co supposto ; ma finalmente prestata migliore attenzione al periodo marcato, alti fenomeni clic la precedevano e ATTI ACC. VOL. XVIII. ~3 — m — la seguivano, all’ assenza di qualunque disturbo gastrico che fosse permanente , una giusta diagnosi viene formata ed una febre intermittente a tipo lerzano è riconosciuta, si passa quindi all’ amministrazione dello specifico solfa- to di chinina c 1’ ammalato si guarisce : Però mancate le cure profilattiche ed igieniche anche in questo, la fe- bee recidiva offrendo lo stesso tipo ; si ricorre nuova- mente all’ antiperiodico chinino e lo lacona si ristabilisce risolutamente. Ma trasferendosi il giorno venti Gennaro 1862, da Catania nel locale chiamato Villa San Giuliano, luogo ce- lebrato per malaria, ed onde si sbrigasse d’ alcune ope- razioni agrimensore dimorava ivi fino il giorno due del mese Febbraro, trattenendosi al suo ritorno per un gior- no ed una notte nella contrada detta Primo Sole, luogo non meno celebre per malaria dell’ anzidetto ; indi resti- tuendosi qui in Catania suo domicilio temporaneo ; sia per la predisposizione che il suo organismo avea acqui- stalo in seguito delle prime febri, sia maggiormente per T aria malsana che avea respirato sì a Villa San Giulia- no che a Primo Sole, la mattina del giorno cinque di quest’ ultimo mese viene disturbato da malessere , da nausee, e vomito ; dopo poco si sviluppa freddo intenso e dura un’ ora circa ; indi febre accompagnala da sete cefal già, e da jallilazione ; questa febre percorre tutte le ore del giorno , e nel principio della noltc finisce con sudore discreto ; e non essendo amministrato rimedio di sorta, si ripete colli stessi fenomeni e marcando sempre il tipo intermittente quotidiano il giorno sei, selle, ed olio. Veduta 1’ ammalato la persistenza della febre e giu- dicandola febre chinerà intendeva fugarla con delle scari- ficazioni che si faceva operare alle spalle il* dopo pranzo del sudello ultimo giorno ; nnlladimeno la febre come al solilo continuava il suo corso, e finiva la sera col solilo — 185 — sudore ed orine iposlaliclie, dopo di che l’ ammalato rien- trava nella consueta calma ; il giorno nove li fenomeni costituenti la febre sudelta si destano e con due ore di anticipazione. Giunte le cose a questo punto lo Iacona mi faceva chiamare per assisterlo; ed interpellatolo sullo stalo sani- tario della sua vita passala, ne raccoglieva li dettagli cli- nici di sopra: Rivolta indi l’osservazione clinica sullo sta- to morboso attuale dell’ ammalalo marcava che il perio- do di concentrazione era finito ; il paziente era inquieto, la sua bsonomia rubiconda, la respirazione frequente, il calore in generale aumentalo; si lagnava di forte cefal- già ; il polso era celere frequente sviluppato , la pelle secca, le orine scarse, avvertiva sete, pure la lingua era lassa bianchiccia ; la percussione , 1’ ascoltazione , ed il Pa Ipeggiamcnto d’altra parte non rivelavano nessuna alte- razione, nessuna località morbosa, alla quale si avrebbe potuto riferire il punto di partenza di essa febre; e te- nuto in considerazione che l’ ammalato proveniva da lo- calità di malaria, che era stato corretto da febre inter- mittente , che li sintomi prodromi , li costituenti la fe- bre, il periodo marcato coll’apiressia per varii giorni, si appartenevano alla classe delle piressie intermittenti, mi rendevano facile il diagnosticare la malattia febre inter- mittente quotidiana, e volendo osservare il sangue anco in questo caso faceva operare la flebotomia ed estrarre due oneie di sangue: Questo sangue lentamente formava un coagulo piccolo, ristretto, a bordi rientranti, nuotante in molto siero , e sormontalo da una cotenna bigiccia , elastica, della spessezza di due linee circa, e diffìcile a rompersi. Osservato l’ammalalo il dopo pranzo trovava che la febre era in larga rimessione , la pelle era madida , la cefalgia diminuita, la bsonomia meno rossa, la respira- s 7 # — 186 — zione regolare ; e giacile la febre non era finita del tut- to bisognò aspettare la notte, quando avvenuta la intiera cessazione di tulli li sudclli fenomeni ed un sudore ab- bondante si amministrano acini 30 di buono solfalo di chinina, ma sia perchè la dose del rimedio era insuffi- ciente, sia per la pertinacia del morbo stesso, la dima- ne la febre si manifesta nuovamente , e bisognò quindi amministrare altrettanta dose di esso rimedio; e quest’ ul- tima dose valse a non far sviluppare ulteriormente la fe- bre e guarire quindi risolutamente l’ ammalato, il quale munito di consigli medici si restituisce all’ esercizio di sua professione. OSSERVAZIONE QUARTA. Febre intermittente a tipo terzano e poi quotidiano. Caterina Trucco, celibe, catenese, di anni 23 tem- peramento linfatico nervoso, costituzione debole, pallida, succipiena, statura media, mestruata regolarmente ed abi- tante nella strada Schiopeltieri al N. 10 e 62. Nell’anno 1832, soffre la rosolia che viene a distur- ba re la sua salute per la prima volta ; questa eruzione presenta nel suo corso sintomi gravi ; purtultavolta si gua- risce al quarto settenario. Nel mese Luglio 1861 la Trucco senza avere re- spirato una sola volta l’aria delle paludi, ma solamente per l’ influenza morbosa della costituzione medica qui al- lora dominante, viene investila come molli altri individui della città, da febre periodica terzana che ha luogo nel- le ore della mattina con freddo, percorre tutto il gior- no accompagnata da calore grande ed eccitamento, e fini- sce la sera con sudore generale; si amministra il solfa- — 187 — 10 di chinina alla dose di una dramma nelle ventiquat- tr’ ore e l’ammalala guarisce prontamente. La manina del giorno sedici Marzo 1862, senza cau- sa specifica maremmana, avverte prostrazione, malessere, nausee ; poco dopo freddo che concentrato dapprima lungo le vertebre dorsali, si diffonde indi a poco per tut- to il corpo, dura mezz’ ora circa ed è susseguito da forte fehre ; allora la respirazione si fa frequente, l’occhio scin- tillante, la faccia animala rossa, il calore della pelle mol- to aumentalo, il polso celere e frequente ; vi ha ccfalgia, la pelle e secca, la sete molesta, la lingua con intona- co biancastro lassa ed umida ; vi ha jattitazione. Questa fehre dopo svoltasi in lutti i suoi periodi percorre lutto 11 giorno; la sera un sudore clic appare per tutta la su- perficie del corpo annuncia la cessazione di lutti li feno- meni costituenti la fehre ; 1’ apiressia è assoluta e la quie- scenza trae 1’ ammalata restituita allo stalo fisiologico a sonno profondo. Svegliatasi la dimane presentava tuttora normalità fisiologica come veniva a confermare la interrogazione or- ganico-funzionale operata mercè la percussione, l’ascol- tazione ed il palpeggiamento; Però circa le ore quattor- dici di questo giorno dieciselle detto mese la Trucco av- verte il solito freddo del giorno di ieri ; desso presenta il medesimo andamento e la medesima durata ; poco do- po questo freddo è rimpiazzato da forte fehre che viene accompagnata da tulli li fenomeni che avevano avuto luo- go nel primo accesso : Pervenuta al suo massimo svilup- po e non stando dubbio che trallavasi di febre intermit- tente quotidiana recidiva si faceva cavare due oncie di sangue con tutte le consuete cautele anco in questo ca- so: Dopo poche ore questo sangue si coagulava, il siero sembrava piuttosto abbondante, torbido, e color paglino ; il coagulo era piuttosto piccolo e consistente, i suoi bordi — 188 — erano rivolti verso il centro , una cotenna di colore bi- giccio lo sovrastava ; dessa era della spessezza di due linee e mezzo circa, resistente al romperla e presentava una certa elasticità, Questo salasso non induceva nessuna novità nel cor- so della febre, la quale come al solilo percorse lutto il giorno, e finiva la sera colla riproduzione del sudore ge- nerale ; dopo di che f apiressia era franca, e lo stalo fisiologico si ripristinava. Si prescrivono quindi 40 acini di ottimo solfato di chinina , e si propinano durante la notte. La dimane la febre manca; tultavolla si fanno pro- pinare altri 15 acini dello stesso rimedio, e la febre non si riprodusse ulteriormente, e f ammalata prestamente gua- rita si restituisce alle sue abitudini biologiche, ed alla sua ilarità giovanile. / OSSERVAZIONE QUINTA ED ULTIMA. Febre intermittente perniciosa a tipo quotidiano. Maria Cantarella celibe di Mascalcia, abitante nella strada Lotte dell’ acqua e rimpetto il cosi detto Bastio- ne degl’ Infetti, in casa senza numero, di anni 33 tem- peramento linfatico nervoso, clorotica, iperstcsica, gracile di costituzione, e mestruala regolarmente. Nel mese Agosto dell’anno 1854, onde fugire la epidemia dell’ asiatico colera che portava in quell’ anno tanto terrore in questa nostra cospicua città , si portava a fissare domicilio provvisorio nella nostra Piana, ed in- dicativamente nella contrada cosi delta Pesce. Uopo pochi giorni di sua dimora in quell’aria fc- brigena, la sua salute venne turbata per la prima volta dallo sviluppo di una febre a periodo col tipo quotidia- no ; questa febre era marcata con tanta chiarezza nei suoi — 189 — varii stadii di freddo, di reazione, e d’intermissione con generale sudore, quanto la malattia fu facilmente diagno- sticala febre intermittente quotidiana, e si amministrava quindi il solfato di chinina ; ma sia per la cattiva qua- lità del farmaco, sia per insufficiente quantità, sia prin- cipalmente perchè continuando il suo soggiorno in quel locale la causa che avea prodotto quella forma morbosa continuava ad agire, è un fatto però cbe quantunque in minor grado, purlutlavolta la febre come mi faceva sa- pere la Cantarella resistette all’azione del rimedio; ma l’aumento delle dosi, e la perseveranza usala nell’ ammi- strarlo, valsero dopo pochi giorni ad estinguerla del tutto. Indi onde prevenire 1’ ulteriore sviluppo di essa pe- riodica piressia, abbandonava quel soggiorno, ed inten- dendo osservare un precetto igienico , si traduceva nel paese Palagonia senza sapere la misera che il nuovo sog- giorno le sarebbe stalo non meno nocivo del primo , es- sendoché come si sa 1’ aria di questo paese non è me- no fertile nella produzione delle febri intermittenti essen- ziali; difetti dopo pochi giorni di sua dimora, e nello stalo valetudinario in cui si trovava la nostra paziente fa- cilmente veniva investita dalli stessi sintomi periodici co- stituenti la febre d’ accesso , che avea sperimentato nel sudelto primo suo soggiorno, e forse anche per le ragio- ni supposte di sopra, non pertanto dell’ anliperiodico chi- nino amministrato nelle ore d’ intermissione la febre si mostra pertinace e resiste all’ azione del rimedio. A questo punto la paziente dopo avere incontrato il pericolo Jà dove cercava lo scampo, onde aversi miglio- ri consigli medici si determina a ritornare nel nostro paese che avea lascialo con tanta fretta ed orrore ; Qui sia perchè infatto ricevette migliori consigli , sia perchè si teneva lontana dalla malaria, sia in fine per la buona qualità del solfato di chinina sopra f uso del quale co- — 190 - me essa stessa asseritami sopralutto le si consigliava d'in- sistere, la febrc dopo pochi giorni s’ estinse, lasciando di gran lunga migliorate le sue condizioni sanitarie , e dopo pochi giorni di rapida convalescenza riacquista il suo benessere e la sua attività abituale. Nel mese Giugno anno 1861 , dopo infreddamento soffre bronchite febrile ma di breve durata. Si guarisce colli espettoranti c revulsivi. Il primo giorno del mese Giugno anno corrente, do- po avere sofferto patemi d’ animo violenti viene aggredi- ta nelle ore antimeridiane da freddo che dura un’ora cir- ca, indi febre calorosa, cefalgia, sete, diarrea abbondante : Questa febre intermette la sera con sudore non mollo abbondante; dopo questo 1’ ammalata è tanto tranquilla quanto può dormire tutta la notte. La dimane senza altra causa nuova, e nella stessa ora si riproducono il freddo, la febre , il sudore , e si ripetono il giorno tre e quattro del sudetto mese antici- pando di qualche ora a misura del progredire dei giorni. L’ ammalata che nessuno rimedio avea usalo, e nes- suno consiglio medico cercato sperando invano che la ma- lattia venisse a risolversi da per se stessa ; delusa e rat- tristata dalla persistenza del morbo, mi faceva chiamare per assisterla il quarto giorno della sua malattia. Visitata F ammalata che io vedeva per la prima vol- ta, otteneva in seguilo al mio interrogatorio le cognizio- ni clic costituiscono la sopra scritta storia biologico-pa- tologica ; Indi rivolte le mie ricerche sopra la malattia tro- vava che la febre avea invaso col solito freddo ; dessa era nello stadio di calore ; la lìsonomia rossa indicava F attività delli capillari ; vi era calore aumentato ; il pol- so mollo frequente c sviluppalo, la respirazione anco fre- quente, cefalgia intensa, sete, lingua bianchiccia e lassa, pelle piuttosto secca, orine scarse, diarrea abbondante ; — 191 — La sera il sudore era apparso e la febre era finita del tutto. Vero è che la storia riferitami dalla paziente, 1* an- damento della febre, e la costituzione atmosferica domi- nante mi facilitavano la diagnosi della malattia ; ma a dcrimere lutto dubbio e proGttando della quiete in cui si trovava dessa ammalata, a completare l’osservazione della mattina credetti opportuno d’ interrogare minuta- mente gii organi della cavità addominale, della toracica, e della craniense : Li fenomeni Gsici risultanti dalla per- cussione, dall’ ascoltazione , dal palpeggiamento, e d’o- gni sorta di ricerca non disvelavano nessuna località pato- logica : Si trattava senza dubbio di una febre primitiva intermittente. La dimane questa febre riapparisce con anticipazio- ne precessa dal solito freddo, ed accompagnala dalli stes- si sintomi dei giorni precedenti ; e quando venne a svi- lupparsi intieramente, si fece estrarre dalla radiale super- Gciale, usando delle debite cautele che non furono tra- scurale in nessuno dei salassi anzidetti, due oncie di san- gue ; dopo due ore circa di riposo il crassamenlo si era formato, ed avea lasciato un siero impuro del colore del- la lavatura di carne ; il coagulo non era mollo grande, ma con bordi rivolti al suo centro; una cotenna della spessezza di due linee circa si osservava sopra la sua su- perficie, il colore di essa era bigiccio; la sua consisten- za mediocre, elastica, e resistente al romperla. Questo salasso nulla avea prodotto sull’ andamento della febre la quale dopo avere esplicato il periodo di reazione finiva intieramente e veniva rimpiazzato dal sudore che questa volta apparve sopra tutta la superficie del corpo ed ab- bondante ; dopo questo si amministrano 40 acini di sol- fato di chinina e la dimane la febre mancò, e mancò li giorni che susseguirono. Il rimedio avea vinto il morbo, ATTI ACC. VOL. XVIII. 24 — 192 — e r ammalata già si era restituita allo stalo fisiologico. Tultavolta si prescrivono altri 30 acini del sudello rime- dio da usarli in tre giorni ed in tre dosi uguali. DEDUZIONI. Dopo ciò che si contiene su questo riguardo nelle deduzioni della connata mia prima Memoria, sembra che mi resta poco o nulla a riflettere sotto questo titolo. Dirò dunque in breve che le osservazioni cliniche riferite offrono cinque casi di febri intermittenti recidi- ve , delle quali la prima e la quinta appartengono alle perniciose. Ma la fenomenia che concomilava la febre nel pri- mo caso, mi spinge a dichiarare anzi lutto che la for- ma nevrotica duplice da essa offertami per quante mi sap- pia non è fin qui cennata nella scienza. Ed invero sfogliazzando le opere dei celebri e con- temporanei moderni ed in prima dello Andrai, dello Gri- selle, del Ginlrac, e del Galvagni, io trovo la forma deli- rante, la comatosa, la tetanica, la epilettica, la catalettica, la cardialgica, la sincopale, la colerica , la diarroica, la itterica, la pleuritica, la pncumonica, 1’ algida, la diafore- tica, la gastralgica, la reumatica, la esantematica, la pe- tecchiale, la pruriginosa, la gangrenosa, la paralitica, la dispnoica, la singultosa, la emolloica etc : ma non trovo però connata la biforme gastralgica pruriginosa, la quale non solamente concorse a prestare materia alle mie ricer- che, ma si pure mi offriva l’occasione di raccogliere nello stesso tempo una forma nevrotica di febre intermittente perniciosa, degna di potere fissare 1’ attenzione dei prat- ici; e poiché la gastrialgica descritta dagli Autori tuttoché offre alcuna somiglianza , pure non é da ritenersi come simile alla sudclla forma gastrialgica pruriginosa, io pre- — 193 — sento questa come una delle forme nuove che possono of- frire le febri periodiche perniciose. Ma dopo ciò sembra che bisogna portare le rifles- sioni sopra tutte le osservazioni cliniche soprascritte ed esaminare così : 1. Se anco questi erano dclli casi veri di fehre es- senziali intermittenti, o se pure la fehre era secondaria a località flogistica principalmente nella prima e nella quin- ta osservazione, ove concomitavano fenomeni sospetti. 2. Se dessi concorrono a ribadire e corroborare quel precetto stabilito a questo riguardo nella cennata prima Memoria ; cioè a dire se anco questi casi clinici concor- rono a dimostrare la compatibilità della cotenna sul san- gue colla esistenza della fehre essenziale intermittente. 3. Se l’aumento della fibrina e quindi la cotenna in essi loro osservata dipendeva dalle stesse circostanze fisiologico-patologiche allora studiate. § i. Essendoché il sangue esplorato in tutti i soggetti delle osservazioni cliniche sudelle si offriva sormontalo da cotenna, colla sola differenza però di essere in alcu- ni piò doppia, piò resistente, e piò elastica, e di vario colore e viceversa in altri, la deduzione che anco tutti questi casi i quali uniti a quelli nella succennala Me- moria contenuti vengano a compire il sommario di dieci casi clinici, concorrono a dimostrare la compatibilità del- la presenza della cotenna, non dipendente da flogosi, nel sangue degl’individui ammalali di fehre intermittente emer- ge chiara, e viene quindi a ribadire e corroborare il su- periore precetto clic alla possibilità di trovarsi l’aumen- to della febrina e quindi la cotenna nel sangue dei su- dclti individui si rapporta. 194 — § II. Ma la cotenna osservata in essi casi sembra desta- re il ‘dubbio, se la febrc era veramente essenziale o se pure piuttosto secondaria di flogosi. Vero è che secondo il domina dai Classici profes- sato, la presenza della cotenna sul sangue non si osser- va se non se nei casi nei quali la fcbre dipende non da per se stessa, ma da una località flogistica ; Ma vero è altresì che nei soggetti delle mie osservazioni nessuno fe- nomeno che potesse indicare un stato patologico flogisti- co locale si offriva. E quand’ anche questo avesse potuto esistere sotto la forma latente di maniera che 1’ occhio medico non lo avesse potuto scoprire da per se, e si aves- se incorso perciò in errore di diagnosi ; la minuziosa ed avveduta interrogazione degli organi esercitata con tutti i mezzi che la scienza ci offre, e con tutta oculatezza , come la percussione, l’ascoltazione, il palpeggiamento che frugarono con tutta attenzione, e diligenza, c nella cavi- tà addominale, e nella toracica, e nella craniense ove non disvelarono disturbi fisiologici localizzati di sorta, ma an- zi vennero a confermare Io stato veramente normale in cui trovavansi gli organi corrispondenti. Se questa esplorazione però risultava intiera c com- pleta a dimostrare 1’ anzidetto negli anzidetli individui, non può invocarsi però nello stesso nome per quanto riguar- da i soggetti della prima e quinta osservazione. Ed invero se dubbio o sospetto sulla natura della febre dai miei casi offerta dovrebbe aver luogo , non ò certo sopra li soggetti della seconda, terza e quarta os- servazione, nei quali come si viene d’ esaminare nulla de- poneva per resistenza di flogosi, ma in quest’ ultimi nei quali come risulta dalla descrizione clinica, il dolore al- — 195 — F epigastrio ed il prurito generale in quello della prima, e lo slato diarroico in quello della quinta potevano far sospettare che la mucosa dello stomaco nel primo, e quel- la degl’ intestini e 1’ epate nel secondo fossero la sede di un disturbo di natura flogistica. Ma se si riflettono meglio le istorie cliniche sudelte : Se si presta migliore attenzione ad essi fenomeni stessi, cioè a dire al dolore ed alla diarrea, ed al di costoro andamento: Se si considera che dessi esistevano marcatamente fino a quando la febre trovavasi in alto , per disparire senza lasciare nessuna traccia di se come la febre finiva del tutto: Se si richiama alla nostra mente, 1* esaltazione del- T azione del sistema nervoso del soggetto della quinta os- servazione avvenuta per ragione delli patemi d’ animo vio- lenti che ebbero luogo prima che la febre si fosse svi- luppata, ed il modo di agire sopra gli apparecchi secre- toriali , e principalmente sopra 1’ organo secrclore della bile in simili circostanze: Se si nota che la gastralgia e la diarrea non ave- vano precesso la febre: Se si rivolge la nostra attenzione sopra gli effetti del solfato di chinina a larghe dosi amministrato, e la intiera tolleranza e conferenza, di modo che dopo di es- sa amministrazione si vide non solo la cessazione della febre, del dolore, e della diarrea, ma si pure della se- te, oltreché la lingua si mostrava più umida e più las- sa che non lo era stata prima : Si è tratti da logica medica a concludere che questi fenomeni erano dipendenti da transitoria perturbazione di- namica giù fenomeno d’accompagnamento della febre, e non da ragione anatomica patologica ; e che quindi anco in questi casi non esisteva località morbosa flogistica ; da — 196 — onde la conseguenza necessaria che la febre non poteva essere secondaria ma indubitatamente essenziale ed inter- mittente. Ma per dimostrare sempre meglio che in nessuno dei soggetti succennali avea luogo preesistenza o com- plicanza flogistica, e che la febre quindi era davvero es- senziale, oltre 1’ anzidetto altri argomenti si possono ad- durre che dalle istorie cliniche islesse emergono. Cosi è da osservarsi in esse che la febre in tutti gl’ individui, meno della Trucco, nacque sotto l’influenza della genesi specifica maremmana. Che il suo andamen- to era veramente accessionale. Che la fenomenia che co- stituiva la malattia era francamente intermittente. Che final- mente lo specifico solfato di chinina trionfava prontamen- te della malattia. E credendo superfluo il dire clic non avrebbe dovu- to avvenire cosi nel caso che avesse esistito flogosi , e nel caso che la febre anziché primitiva fosse stata per- ciò la conseguenza di essa, nulla ostando al mio assun- to, poiché il mio argomento non si versa esplicitamente sopra schiarimenti che la genesi delle febri intermittenti riguardano, ma sopra esse stesse e sullo stalo della fibri- na, se la febre nella Trucco sudelta non ebbe origine da genesi paludica , ma da un modo di essere speciale ed incognito dell’atmosfera, da una particolare e transitoria costituzione medica infine che probabilmente mette 1’ at- mosfera nelle condizioni morbose simili a quelle dell’at- mosfera delle paludi , c che è la causa della produzio- ne delle febri intermittenti a vario tipo e varie forme che hanno luogo principalmente nella stagione calorosa come si sa con una certa freguenza nella nostra citta, c come hanno osservalo in varie epoche e varii luoghi Iiaye (1), (1) Annals of thè collcg. of pliysicians ctc. 1558. ♦ - 197 — Ramazzini (1) Dekkers (2), Ridia, Lanzoni, Beccaria (3), Verlhof (4), Carthenser (5), Medicus (6), Caille (7), Rau- cher (8), Rany (9) eie:, io vengo diffinilivamente a conchiudere per quesla parie che la fehre in tulli quanti i soggetti delle precedenti osservazioni non era seconda- ria, ma come già precedentemente si è concluso essen- ziale ed intermittente, come lo era in quelli casi che of- frono le osservazioni cliniche nella mia prima Memoria sudella contenute. § HI. Ma se del superiore esame risulta che non esisteva flogosi afflitto, d’ onde dunque e come spiegare 1’ aumen- to della fibrina e quindi la cotenna osservata nel sangue di tutti gii anzidelli soggetti ? Oltre alle ragioni fisiologiche patologiche che si tro- vano esposte nella cennala prima Memoria e che può dir- si che rispondono con anticipazione a questo quesito , e che quindi può trarsi la deduzione che da esse stesse di- pende anco in questi casi l’ aumento della fibrina e la co- tenna, io aggiungo ora nulladimeno altre considerazioni che vengono a schiarire sempreppiù questo argomento, e che alle condizioni individuali , alle igieniche , a quelle che probabilmeule improntarono la genesi allo sviluppo (1) Costitut. epid. rural. pag. 133. (2) V. Ozonam hist. des epid. t. 2. pag. 48. (3) Acta pliyn. nied. nat. cui*, t. 3. observ. 48 pag. 142. (4) Observ. de febrib. eie. pag. 9. (5) De febr. interni, epidem. programm. Frankf. ad viadr. 1149. (6) Ozonam t. 2. pag. 69. (7) Memor. de la Societ. roy. de med. t. 8. pag. 24 Paris. (8) Idem. (9) Acta societ. reg. Ilauniensis t. 4. pag. 116. — 198 — della febre nella Trucco cioè a dire alle meteorologiche si riferiscono, le quali condizioni come io farò osserva- re, probabilmente concorsero nei sudetti soggetti all’au- mento della fibrina, e quindi alla formazione della coten- na sul coagulo del sangue. Ed in prima fra le condizioni individuali bisogna no- tare che in tutti i soggetti si trattava di febre recidiva, che il temperamento che era nel maggior numero di essi linfatico nervoso, la costituzione gracile, in alcuni, media in altri, il pallore più o meno in tulli eccetto il Valerio, erano delle condizioni individuali che secondo alcune re- gole ematologiche facevano credere che nel loro sangue la fibrina doveva trovarsi in aumento proporzionale, come vennero a confermare poi li salassi esploratori operati colla presenza della cotenna. Fra le igieniche poi è da marcarsi che le ristrette facoltà dei sudetti individui principalmente della Canfarella della Trucco, e del Maglia li obbligavano 1. ad abitare case strette, basse, poco aerate cioè poco ossiginale ed abbondanti piuttosto di carbonio, non essendo che poco e raramente rinnovata l’aria della loro limitala abitazio- ne, carica dello svolgimento del sudelto agente chimico proveniente in gran parte da loro stessi ; 2. a nutrirsi di sostanze vegetali anziché animali ; 3. a subire pel frequente delle animopatemi ; 4. finalmente a menare una vita in generale triste ; circostanze igieniche tutte che concorrevano secondo il mio avviso a mantenere li sudetti soggetti smagri, deboli, clorotici, e quindi anche l’au- mento proporzionale della fibrina nel loro sangue da onde la cotenna. E giacile l’ analisi chimica publicata dai signori Becquerel e Bodier (1) ha dimostralo clic 1’ aumento del- (1) Trattai, di chini, patolog. Parig. 1854. - 199 — la fibrina e quindi la cotenna sul sangue, può aver luo- go nell’ anemia, nella clorosi , nella malattia di Bright , nello scorbuto, senza l’influenza della infiammazione ; ma- lattie che offrono li stessi caratteri biologici come il pal- lore, la debolezza, la denutrizione ; e che sono prodot- te fra le altre cause dalle stesse circostanze ecologiche individuali, ed igieniche sudetle, da potere elevarsi la ci- fra a 5. 82 nella prima (1), a 5. 1. nella seconda (2), a 6. 50, nella terza (3), a 4. 20, nella quarta (4) co- me hanno costatalo d’ altronde i signori Andrai e Ga- varet. Giacile come ha dimostralo oltre delli anzidetti Au- tori il Delafond la fibrina aumenta nel sangue in ragio- ne contraria delle pulsazioni arteriose e quindi anche de- gli alti respiratorii e viceversa. Giacile come adducono alcuni Ernatologisti moder- ni fra i quali il Gintrac (5) ed il Bellini (G) la cifra della fibrina è meno elevata nei carnivori e lo è assai più negli erbivori , nei quali è da ritenersi inoltre che gli alti respiratorii e circolatorii sono meno validi che nei primi. Giachè l’ Ileri tier (7), ed il Tedei (8), ci hanno fatto sapere che negli uomini di gabinetto nei quali gli atti della respirazione sono più lenti che negli uomini forti e vigorosi, la cifra della fibrina è più elevata di quanto lo è in questi ultimi. (1) Pag. 154. (2) Id. 156. (3) Id. 172. (4) Memor. Gaz. med. pag. 415 anno 1852. — Memor. sullo scorbut. Osserv. Arcliiv. 4. Ser. t. 14. pag. 281. (5) Pag. 215. (6) Element. (li ematolog. Pisa 1853 pag. 150. (7) Traltat. di chimic. patolog. Parig. 1812. (8) Manual. di chini, organic. e di fisic. med. Firenze 1841. ATTI ACC. VOI. XVIII. 25 — 200 — Giacile il Vanderlich asserisce che il difetto di os- sigenazione induce nel sangue 1’ eccesso della fibrina. Giacile la denutrizione muscolare secondo pretese dimostrare il Dottor Cesare Beltrani, la di cui opinione venne poi accolla dallo Zimmermann ; e secondo 1’ espe- rienze di Tiedemann e Gmelin cioè che la cifra della fibrina trovata nel dullo toracico dopo il digiuno prolun- gato non è minore di quella che si è trovata dopo la digestione, oltreché secondo l’osservazione di altri la su- delta cifra sarebbe più elevata quanto più meno è stato il nutrimento, ed il digiuno per più lungo tempo prolun- galo , come risultava d’altronde dall’ esperienze di Col- lard di Mortigny , il quale avea trovato durante il di- giuno la linfa più ricca di fibrina , è la sorgente della fibrina nel sangue, e che perciò quanto più è progredi- ta la denutrizione tanto più alla deve credersi la cifra del- la fibrina. Giacile il Dumas ed il Liebig finalmente hanno fat- to vedere che i veri fenomeni della chimica organica si osservano nei vegetali; nei quali mentre che si elabora- no carbonio, idrogeno, ammonio, ed acqua , questi stes- si vegetali poi improntano legno, amido, zucchero, fibri- na, ed albumina ; di maniera che quanto più frequente è l’ uso di queste sostanze tanto più sarebbe la quantità, oltre degli altri clementi , della fibrina ed albumina che entrerebbero nel corpo umano. È vero dunque e suffragato dall* esperienze degli Ematolooisti e dei Chimici, che le condizioni individuali ed igieniche offerte dai soggetti delle precedenti osser- vazioni, cioè a dire il temperamento linfatico, uno dei ca- ratteri del quale è la lentezza degli atti arteriali, la co- stituzione gracile, ed il pallore del loro viso che davano l’ impronta della denutrizione , 1’ abitazione loro in case basse strette, in conseguenza di che 1’ atmosfera di esse — 201 — doveva conservarsi rarefatta, cioè a dire carica di carbo- nio, e scarsa di ossigeno , I’ alimentazione vegetale che secondo le vedute degli Emalologisti moderni eleva la ci- ba della fibrina ; la tristezza e li animopatcmi che esal- tano d apprima e poi deprimono e spossano come si sa 1’ azione nervosa e quindi gli alti tulli fisiologici e prin- cipalmente la circolazione dando luogo perciò a varii di- sturbi fisiologici ed alle variazioni quantitative degli ele- menti del sangue , erano le cause che concorrevano a mantenere la cifra della fibrina del loro sangue signifi- cantemente elevata da onde la presenza della cotenna os- servala sulla superficie del coagulo senza il concorso di flogosi di sorta. Circa alle meteorologiche infine, dopo quello che si legge nella cennata mia Memoria (1), in rispetto a que- st’ ordine di cause sembra superfluo il tornare sopra que- sto stesso argomento; dirò solamente quindi che l’influen- za delle costituzioni mediche sopra l’organismo umano è un fallo inconcusso. Le malattie nate sotto il dominio di questo agente deietereo ne danno la prova la più ir- refragabile ; il cambiamento del genio di queste stesse malattie poi è un secondo fatto che non solo viene a con- fermare il primo da una parte, ma anche dall’ altra a di- mostrare che queste costituzioni mediche subiscono spon- taneamente delti cambiamenti come d’ altronde hanno os- servalo Wolfart (2), Hutchinson (3), Ilunter (4), Val. Hildembrand (5), i quali sono stati osservatori del cam- (1) V. Pag. 31. (2) De genii morbor. mutat. , hominum vitae rationi tribuere da Mordi. Catt. 1797. (3) De nmlat. febr. è tempor. Sydenham et curat. earuni idones Edinburg. 1782. (Tliesaur edin. t. 2. pag. 15). (4) Oper. Irad. da Risclielot t. 3. pag. 311. (5) Ratio med. pars 2. pag. 159. — 202 — biamento della costituzione infiammatoria in nervosa , e come più recentemente si è costalato dai Signori Har- less, Hufoland, Kicser, Sachs, Richter (1) che hanno po- tuto contestare e fare osservare che dal 1808 al 1820 la costituzione medica dominante era infiammatoria , che da quest’ epoca in poi era cambiata in nervosa, ed anco spesso spesso associata all’ intermittenza febrile. Laonde da ciò che hanno costatalo li sudelti Autori sembra giusto il dedurre che come f influenze meteoro- logiche, le costituzioni mediche influiscono potentemente sopra li solidi dell’ organismo vivente ; della stessa ma- niera devono primamente agire sopra gli umori e princi- palmente sul sangue, come ci viene dimostrato d’altron- de dalla costituzione medica infiammatoria osservata, ed indurre quindi sopra esso sangue delle alterazioni di pro- porzione nei suoi componenti. E giacile la clorosi ha potuto regnare endemica- mente come 1’ osservava Marshall-IIall nella quale malat- tia come già si sà e si è superiormente detto la fibrina è aumentata da potere formare la cotenna sul coagulo sanguigno, sembra che il modo di essere dell’atmosfera spiega senza dubbio una importante influenza sopra le sudclle alterazioni, e clic quindi queste possono essere costituite da un aumento della cifra della fibrina da po- tere esistere anche prima che la malattia coi suoi svilup- pi, venisse a manifestare il suo genio ; d’onde credo giu- sta la conclusione che anche le influenze meteorologiche potevano concorrere a mantenere aumentala la cifra fisio- logica della fibrina negli anzidelti soggetti ed influire quin- di indirettamente alla formazione della cotenna sudella. Ma se 1’ aumento della fibrina allingea f origine elio- logico nelle influenze dell’ individualismo, nella igiene, e (1) Knoclie De morb. universalib. Goelling pag. 3. anno 1837. — 203 — nello stato meteorologico, sembra allora che dessa non poteva essere la conseguenza di esse nei soggetti della prima e terza osservazione essendoché le circostanze in- dividuali di colestoro erano differenti, cioè a dire che le loro facoltà non erano ristrette come in quelli, e quindi le condizioni delle loro abitazioni migliori, la loro ali- mentazione piu regolare, ed il loro morale non travaglia- lo d’ animopalemi, nè da tristezza, il temperamento san- guigno linfatico, e la costituzione regolare ; ma siccome in questi principalmente nel soggetto della prima osserva- zione le recidive erano stale multiple, così invocando il soffragio delle teorie dello Andrai, del Grisolle , del La- teur, del Bernard, c del Marshall-Hall sul proposito nel- la sudella mia Memoria trascritte (1), io posso franca- mente asserire che 1’ aumento della fibrina e quindi la produzione della cotenna nel sangue di questi ultimi in- dividui era il risultato solamente di esse recidive, e di- chiarare infine che siccome il sangue cavalo da cinque individui a diatesi podagrica dell’ età due di anni 69 uno di 34 uno di 31 ed uno di 47, mi offerse la cotenna che presentava tutte le sue caratteristiche senza il con- corso di flogosi di sorta, così mi resta il dubbio se anco questo agente morboso diatesico può influire sull’ aumen- to e sulla coagulabilità della fibrina e quindi la produ- zione della cotenna sul sangue anche quando questa dia- tesi non trovasi nello stalo di svolgimento. E se dalle precedenti considerazioni risulta che il san- gue può presentare nei varii individui diversa condizio- ne fisiologica, cennerò inoltre che il fallo primo essen- ziale della fehre non sta nella diversa e primitiva condi- zione patologica del sangue, ma clic è questa una mo- dificazione materiale che ne dipende piuttosto. (I) Y. Pag. 33. 34. 35. — 20i — E(1 in vero se non può negarsi che il sangue sia nella maggioranza dei casi il veicolo delli miasmi e dei virus, ordinarti produttori delle febri essenziali, non può senza errore fisiologico, sconoscersi che 1’ azione prima di essi si esercita sulla impressibilità organica, la quale modificata e trasformata dà luogo al turbamento genera- le delle funzioni ed all’ alterazione conseguente di solidi e di lluidi. Se il sangue adunque trovasi nella febre delle ma- remme alteralo nella sua qualità nella sua composizione, ciò non dipende dalla influenza prima esercitala su di es- so della causa deieterea, ma dal suscitalo disturbo dina- mico che ha dato luogo all’ alterazione di sanguificazio- ne, come di sensibilità, di motilità, di nutrizione, di se- crezione etc. Or comechò la trasformazione dell’ impressivilà cau- sata dall’ identico modificatore patologico, varia nei varii luoghi, nelle varie stagioni, e quel che piò monta nelle varie condizioni d’ individualismo, o con diversa formolo, diversa essendo la forza di resistenza vitale dei singoli in- dividui, così avviene che secondo il maggiore o minore dissesto della impressibilità, avvengono differenti scon- certi delle funzioni della macchina animata , e differenti alterazioni dei prodotti materiali, li quali variano secon- do la varia modalità del turbamento dinamico : E di ve- ro perchè di molli individui influenzali dalla stessissima malaria, alcuni non ne sono impressionali male, ed altri di diverso grado e di diversa maniera — quegli con febre intermittente semplice a vario tipo — questi con pernicio- sa di varia forma c tipo ? Se la malattia dipendesse dal fallo solo miscela del miasma col sangue ed alterazione materiale chimica di questo, allora la stessa fenomenia la stessa alterazione materiale ne sarebbero la conseguenza ; Ma no, il fallo primo della malattia sta nel disturbo clic V elemento de- lelereo per qualunque via o veicolo s’ insinua nell’ orga- nismo animalo, apporla nell’ elemento vitalità di lutto 1’ or- ganismo stesso, c comechè questo elemento vitalità, for- za, impressibililà è differente nei diversi individui, si di- sturba a vario grado e di diversa maniera, e col diffe- rente disturbo dà luogo a dissimile dissesto delle funzio- ni ed a non identiche alterazioni di solidi e di fluidi nei quali non è da localizzarsi la malattia. Da onde ne siegue come legittima conseguenza, die la condizione del sangue non essendo il fallo primitivo efficiente della febre intermittente ma anzi consecutivo ed in dipendenza del disturbo dinamico non eguale in tulli gl’ individui impressionali dello stesso miasma maremma- no, non può tal condizione di sangue presentarsi iden- tica presso lutti gl’ individui ammalali della stessa febre, cd alle varie epoche di sua durala, e che tale o tal’ al- tra alterazione del sangue non può adunque ritenersi co- me carattere patognomonico della malattia. CONCLUSIONE. Riassumendo tutto 1’ anzidetto si vede chiaro che le conclusioni clic si devono dedurre sono : 1. Che le anzidelle osservazioni cliniche costituiva- no delli casi lucidi di febre intermittente essenziali e quin- di non dipendenti da flogosi di sorta, a similitudine di quelli che furono da me resi di ragion publica nella cen- nata prima Memoria: 2. Che la cotenna osservala nel sangue di lutti gl’in- dividui che ne costituiscono i soggetti viene a conferma- re e ribadire quel precetto da me già in essa Memoria stabilito che animelle la compatibilità della cotenna sul coagulo del sangue colla esistenza della febre essenziale — 206 — intermittente ; e che non ostante la esistenza di essa co- tenna deve curarsi la malattia col solfato di chinina : 3. Che le superiori riflessioni fìsiologico-patologiche le quali provono che dessa cotenna dipendeva dalle stesse circostanze ecologiche studiate nelle deduzioni della su- detta prima Memoria (1), cioè a dire da circostanze pe- culiari riferibili agl’ individui stessi, alla loro igiene, ed al cosmo, come si viene di schiarire sempre meglio dal- le sudette riflessioni: 4. Che queste peculiari circostanze offrono la ragio- ne perchè la cotenna nel sangue cavato dagl’ individui af- fetti di febre intermittente non ha o non può osservarsi da tutti gli Ematologo-patologisli , e perchè dessa può non rinvenirsi in lutti gli ammalali di febre a periodo , polendo essere differenti le circostanze individuali, igie- niche, ed atmosferiche, in tulli gl’ individui pazienti del- la sudetla febre, in tutti i luoghi, ed in lutti i tempi: o. Finalmente che se si è per mezzo dello studio e dell’ osservazione ripetuta che le scienze naturali han- no potuto stabilire delle regole Asse e rapidamente pro- gredire ; si è per esso e per essa che principalmente in fatto di scienze mediche frugando in mezzo all’oscurità della natura tutto ciò che potrebbe contenere di occulto si può arrivare a fornirle di nuovi fatti e di nuovi lumi ed ingrossare così il volume delle loro conoscenze e ri- dondare sempremai ad utilità della afflitta e sofferente umanità. Mi si permetta dunque che io al proposito con- cludessi colla sacra Scrittura, Petite et dabitur vobis: quaerite, et invenietis , pulsate , et apcrietur vobis (2). (1) Pag. 26 e seg. (2) S. Malt. Gap. 1. vcrsic. 1. CENNO BIOGRAFICO OD DELL SCDGSIIflD PROF.” CARLO CAGLIAMI X.ETTO nella tornata dell’ Accademia Gloenla a SI settembre IMt DAL PRIMO DIRETTORE PROF. Clf. CARLO GEMMELLAHO ATTI ACC. TOL. XTIII. 1 ! Hìv'-?, Si deplora la morte di un giovane, perchè l’Uomo può giungere col naturai corso (li sua vita, sino al di là del- r ottantesimo anno ordinariamente, lincile affievolita e stan- ca non si riduce, die ad una languida è stentala vege- tazione; e quella morte è riguardata come precoce ed immatura. All’ incontro quando si muore un Vecchio si dice che ha pagato il debito alla Natura. Se però que- sti ha percorso una vita regolare ed onesta : se incolpa- bile è stala la sua condotta civile , e si è distinto per saggezza : se si è reso utile alla pubblica Istruzione ed ha recalo onore alla famiglia ed alla Patria , allora la morte di un vecchio rispettabile lascia un vuoto nella So- cietà ove ò vissuto, e si deplora anche più di quella del giovane, di cui incerto è restalo T andamento morale del rimanente corso di sua vita. Tale si fu il nonegenario nostro socio Carlo Gaglia- ni, di cui vengo brevemente, Colleglli pregiatissimi, a ri- cordarvi i pregi, che tanto giustamente lo distinsero ; — IV — che ad intcsserne un elogio , qual si debbe ad un tan- t’ Uomo non sono baslevoli le cadenli mie forze. Nacque egli in Calania, da Giovanni Gagliani e Chia- ra Zappala a 27 Agosto 1774. Il padre istruito, placi- do, affabile, saggio, era riguardalo come la stessa Pro- bità personificata. Egli aveva saputo onestamente formar- si un agiato patrimonio, ed crasi dato con incessante ze- lo alla buona educazione de1 figli; alla quale contribuiva non poco la civiltà e la decenza ne’ tratti della moglie , che apparteneva ad una famiglia distinta in Catania. Carlo fìi istruito nelle Pelle lettere dal Sac. Rai- mondo Platani», sommo nella latina letteratura, e Mae- stro di lutti quc’che divennero dopo i Maestri della Gio- ventù catanese. Il nostro giovane allievo riuscì ottimo la- tinista ; e noi lo udimmo , sino agli ultimi anni di sua vita ripetere, a proposito, intieri classici tratti di Orazio, di Virgilio, di Cicerone, ec. Si diè in seguilo agli stridii delle scienze esatte ; ed eletto lo ingegnere Giuseppe Zahra , discepolo del grande Eulero, a Professore di Matematica sublime nel- la nostra R. Università, Gagliani fu uno de’più assidui e studiosi suoi allievi ; e prova sublime di vero profitto ne diede allorché, per la vacante Cattedra di Aritmetica ed Algebra essendosi intimalo il Concorso, egli superali gli altri concorrenti, con li. Decreto del 13 Settembre 1797, fu eletto Professore di quella facoltà, alla età di soli an- ni 23 ! Non basta esser dotto in una Scienza quando si trat- ta d’ insegnarla ad altri. Risogna saper scegliere un me- todo, che sia più confacente alla intelligenza ile’ giovani : far uso di chiarezza di idee, con un linguaggio sempli- ce, adequalo e solido. In ciò, più che altri si distinse il Gagliani; e nelle sue lezioni non si veniva mai a propo- sizioni i di cui principii non fossero stali antecedente- — Y — mente sviluppali, passando sempre dal nolo allo ignoto ; nè mai le proseguiva se non era cerio, con le prove del- la ripetizione , clic gli alunni erano bene assodali nelle precedenti. Alle regole ed a’ precelli dell’ Algebra egli univa la storia de’ progressi di questa scienza, da Car- tesio a Newton, a La G rance, a La Croix; ed univa cosi il diletto all’ utile dello insegnamento. A vista del profitto che la scolaresca ricavava dalle istruzioni del Gagliani, i Moderatori della Università lo incaricavano a supplire a molle Cattedre ne’ casi di as- senza o di mancanza de’ Professori titolari ; per cui pas- salo ad interino della Cattedra di Astronomia il Prof. Giu- seppe Orlando, Gagliani gli venne sostituito in quella di Geometria ; e per ben selle anni dava due lezioni al gior- no nella 11. Università, sinché nel 1804, ebbe quella cat- tedra il Prof. Ignazio Napoli. Ammalato per anni quattro il Prof, di Fisica spe- rimentale Pad. Francesco Landolina, ne regenlò la cat- tedra Gagliani, finché alla morte di quel Professore non venne eletto a concorso il Dot. Astalino Lon^o nel 1812. O e? Un intiero anno aveva già prima dettalo le lezioni di lisi- ca-Malemalica , nel 1805, nel tempo che concorreva a quella cattedra l’Ab. Francesco Ferrara. Questi la otten- ne in proprietà, e la sostenne per anni otto circa, es- sendo stalo in seguilo eletto Prof, di Storia naturale nel- la Università di Palermo. In tulle queste esercitazioni, nelle quali il Gagliani dava splendide pruove di quanto valesse nelle matemati- che discipline ebbe la gloria di produrre sceltissimi al- lievi , che divennero distinti in Sicilia ed anche Profes- sori di questa Università, sola nell’Isola sino al 1805. Ma ciò non era lutto. Pensò egli di render completo il corso degli studii matematici; e con alternativa biennale, col Prof. Napoli leggeva nel primo anno Algebra e Geo- — VI — molrin, c noi socoiulo lo teorie alla Introduzione all’ana- lisi, sin’ allora non mai (ledale nella Università, e elio sono tanto necessarie ad agevolare il passaggio dell’Algebra alla Matematica sublimo; e questa utile alternativa di le- zioni durò dal 1832 sino al 1840, quando nuovi rego- lamenti la cangiarono. r) Nel tempo stesso che lodevolmente sosteneva tanti incarichi nelle scienze fisico-matematiche, egli non trascu- rava per nulla le prime sue istituzioni nelle delle Lettere, e nella Storia principalmente. A conlraporre le critiche proposizioni di que’che riguardano la Storia come incerta ed inutile, lo che non temeva di apertamente palesare Delfico, nella sua opera (Pensieri sulla Storia ec.) Ga- gliani versa vasi nella Scienza numismatica antica; scienza che forma uno de’ più saldi sostegni della Storia , e contro di cui ogni arguto ragionamento, ed ogni avventalo scet- deismo, vengono abbattuti e vinti dalla esistenza d’infal- libili pruove. Si diè, pertanto, a raccogliere antiche mo- nete, e soprattutto quelle greco-sicole, le quali per la bel- lezza del conio superano tutte le altre della Grecia e del- 1’ Asia, e sono la pruova evidente dello stalo florido delle Belle arti in allora in Sicilia, da gareggiare c superare talvolta, in ciò, la stessa Grecia superba. Nè raccoglieva egli le antiche medaglie per la sola conoscenza delle città e de’ popoli cui appartenevano, ma profondo studio im- piegava alla interpol razione de’loro rovesci , d’onde grandi ed interessanti notizie storiche sapeva ritrarre. Che giova, infatti, vantare ricche collezioni numismatiche, se nessun utile all’umano sapere se ne sa ricavare? Per questi slu- dii non lardò il nostro Socio a divenire dotto Archeologo ed il primo vivente numismatico di Sicilia, dopo il Pa- rlila ed il Torremuzza. Le sue collezioni si accrebbero, ricchissime non solo per le tante varianti delle monete — VII — ma per il prezioso numero eziandio delle più rare ed istruttivi. Zelanle, come fu sempre, della pubblica istruzione non era egli avaro, come la più parte de’ numismatici , di comunicare agli altri i suoi lumi; e tulli (jiic’che di- letta vansi di questi ameni studii, a lui ricorrevano nelle diflieili inlerpetrazioni e ne’ dubbj ; e perche poiesse o- gnuno nella numismatica istruirsi procurò uno sceltissimo medagliere per la II. Università, al quale le dono di non meno di centocinquanta medaglie le pili rare, ed agevolar seppe la elezione di Custode ed Archeologo della Univer- sità, in persona del degno suo zio Domenico Gngliani. Ma questa preziosa collezione fu disgraziatamente poi deruba- la nelle politiche vicende dal 1848-49 ; il nostro Ga- gliani ne fu gravemente afflitto, e ne lamentava la per- dila sino agli ultimi anni di sua Aita, rammentando di quali rarissime ed uniche medaglie era stala arricchita. Ad accrescere maggiormente le sue cognizioni , in- r' r cj 1 Impreso aveva, ne’ suoi floridi anni, un Maggio nella Pe- nisola, in compagnia de’ suoi cugini Carlo e Maflacle fra- telli Zappala; e nel 1803, nello intervallo che concessero di quel tempo le accanite guerre, che agitarono per tanti anni 1’ Europa, visitò le principali città della maestra Italia madie feconda di ogni sapere, ma non già per ammi- rarne lo esteriore, o lo stalo soltanto di loro civiltà e magnificenza, ma per istmi in re i musei di antichità e di storia naturale, le gallerie di pitture i monumenti di ar- chitettura, i venerandi resti delle antichità, c tulio ciò in somma clic un uomo di alla levatura sa distinguere c te- nere in pregio ; ma soprai u Ilo egli visitava le Università per conoscerne i melodi d’insegnamento e le cause di loro celebrità. Acquistata la personal conoscenza e la corrispon- denza co’ dotti d’ Italia e delle due Sicilie lece ritorno in pairia; ove con la sua diligenza si era procuralo, un sufficiente patrimonio. Spialo da’due fratelli privi di pro- le a prender moglie, egli, alla eia oramai di anni cin- quanta, mirò più che ad altro nella scelta della Sposa, al conforto ed al sollievo che reca una bella ed ado- rala moglie nelle penose domestiche cure; e nel 1824 si uni in matrimonio con la nobil donzella Giuseppina Alcssi, che lo rese padre di cinque figli; alla educazione de’ quali seppe il Gagiiani amorosamente e zelantemente prestarsi Ma non perciò diminuiva in lui l’ affetto per la pre- diletta Università degli Sludii ; nò lasciò di adoprarsi al di lei sostegno ed avanzamento. Scrisse egli nel 1809 la storia documentala de’pri- vilegi della II. Università di Catania, nel corso di presso a quattro secoli, successivamente ottenuti ; c Deputalo al Parlamento del 1812, li sostenne con tutta la forza del suo dire, appoggiala dalla ragione, e ne procurò la con- trastata continuazione, con le modifiche che i tempi richie- devano, contro le pretese di non pochi oppositori. Ottenuta da Palermo la nuova Università, si vide di- minuito di mollo, in quella di Catania, il numero delle Lauree, clic ne formavano la sola rendila ; nel 1814 per- tanto, incaricalo Gagiiani dalla Deputazione e dal corpo riunito de’ Professori, si recò nuovamente presso il Go- verno , ad implorare dal Ile una sufficiente e stabile do- tazione, per I’ antico ateneo di Sicilia , e ne ottenne la cifra di onze mille ed otto cento all’anno, che nuovo lu- stro ed incremento gli accrebbero, ad onta degli occulti maneggi burocratici , che anelavano degradarlo a poco a poco. Eretta nel 1824 questa nostra Accademia di scienze naturali, Gagiiani fu uno de’ di lei primi istallatoli, e po- scia il più assiduo alle Tornale accademiche, ed alle con- IX — ferenze de’ Comitali, ove i suoi consigli eran sempre au- torevoli e rispettali, perchè tendenti al bene della Socie- tà ; quali dovevano aspettarsi da un venerando scienzia- to clic coniava l’ ottantesimo ottavo anno di espeiicuza e di vita. Quali stali si fossero i suoi pregi come Cittadino e Padre di famiglia, non mancherà forse, chi sarà per far- ne onorala menzione. Dirò soltanto che dc’due superstiti figli , il più giovine (Francesco) dà non vane speranze di riuscire intelligente ed ottimo cittadino : ed il mangio- re (Domenico) dopo lungo soggiorno in Parigi, istruito, sobrio, riflessivo e di non ordinario ingegno , ha dato pruove non equivoche di maturo senno e patrio zelo nel- le cariche pubbliche gli sono stale indossale, e fa ono- re al nome del Padre. Noi che addì 4 Settembre 1862, abbiamo perduto in Gagliani il Nestore di Fisico-matematici e degli Ar- cheologi di Sicilia , ed uno di più antichi e rispettabili nostri Socii, dolenti di tanta perdita non possiamo che conservarne la venerala Memoria, negli Atti dell' Acca- demia Gioenia , per essere venerala del pari da quei che verranno. Breve Cenno dei lavori Scientifici dell’ anno XXXVII dell’ Ac- cademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania . pag. Sommi capi di una Storia della Geologia sino a tutto il seco- lo XVIII pe’ (piali si detegge clic le vere basi di questa Scienza sono state fondate dagli italiani - — Letti nella tor- nata ordinaria dell’ Accademia Gioenia del dì 31 Genna- io 1862 dal Socio Primo Direttore Carlo Gemmellaro. » Sopra una Varietà Eliologica di Erisipela non descritta nè con- nata ancora dai Patologi Memoria di Giuseppe Bonac- corsi )) Prime Ricerche intorno ai Rizopodi Fossili delle Argille Plei- stoceniche dei dintorni di Catania compite nell’anno 1862 da G. Seguenza )) Studii Clinici sulle Malattie Paludali del Socio D.r Giuseppe- Antonio Galvagni Memoria seconda della febbre Pseudo- continua secondaria ad un intermittente trascurata letta nella seduta del 15 maggio 1862 )) 1 Se la Cotenna del coagulo del Sangue estratto dalla vena è incompatibile colla esistenza della febre essenziale inter- mittente ; Ricerche di Giuseppe Bonaccorsi — Memoria se- conda letta nella seduta del 1 Giugno 1862. » 1 Cenno Biografico del Socio Prof. Carlo Gagliani letto nella tor- nata dell’Accademia Gioenia a 21 Settembre 1862 dal primo Direttore Prof. Cav. Carlo Gemmellaro. . . » .