m a. <. vz & V V >/ * IN 7 g. ///'S'.A.ifO. ATTI DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA. ANNO LXXXVIII 1911. S E 15 I E QT7INT Volume IV. CATANIA, C. CALATOLA, EDITORE 19 11. CATANIA — STABILIMENTO TIPOGRAFICO C. GALÀTOLA. I CARICHE ACCADEMICHE PER L’ANNO igio-’gn UFFICIO DI PRESIDENZA RICCO Comm. Prof. Annibaie — Presidente CLEMENTI Comm. Prof. Gesualdo — Vice-Presidente RUSSO Cav. Prof. Achille — Segretario PENNACCHIETTI Cav. Prof. Giovanni — Vice-Segretario per la sezione di Scienze fisiche e matematiche % FELETTI Cav. Prof. Raimondo — Vice-Segretario per ìa sezione di Scienze naturali CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE STADERINI Prof. Rutilio SEVERINI Prof. Carlo CAPPARELL1 Cav. Prof. Andrea VINASSA DE REGNY Prof. Paolo GRASSI Cav. Prof. Giuseppe — Cassiere LAURICEL.LA Cav. Prof. Giuseppe — Bibliotecario SOCI ONORARI NOMINATI DOPO L’ APPROVAZIONE DEL NUOVO STATUTO. S. A. R. IL DUCA DEGLI ABBRUZZl TODARO sen. comm. prof. Francesco CHAIX prof. Emilio MACALUSO comm. prof. Damiano BLASERNA sen. comm. prof. Pietro NACCARI uff. prof. Andrea STRUVER comm. prof. Giovanni RÒITI sen. uff. prof. Antonio GRASSI sen. comm. prof. Battista WIEDEMANN prof. Eilhard CAPELLINI sen. comm. prof. Giovanni RIGHI sen. prof. Augusto VOLTERRA sen. prof. Vito DINI sen. comm. prof. Ulisse CIAMICIAN sen. cornili, prof. Giacomo BRIOSI comm. prof. Giovanni BIANCHI cornili, prof. Luigi GOLGI sen. comm. prof. Camillo PALADINO sen. cornili, prof. Giovanni PALAZZO comm. prof. Luigi LUCIANI sen- comm. prof. Luigi BOVERI prof. Theodor WALDEYER prof. Wilhelm ENGLER prof. Arturo GUCCIA prof. G. Battista SOCI EFFETTIVI 1. CLEMENTI comm. prof. Gesualdo 2. BASILE prof. Gioachino 3. CAPPARELLI uff. prof. Andrea 4. ARADAS cav. prof. Salvatore 5. DI SANGIULIANO gr. uff. sen. Antonino 6. UGHETTI cav. prof. Giambattista 7. FELETTI cav. prof. Raimondo 8. PENNACCHIETTI cav. prof. Giovanni 9. PETRONE uff. prof. Angelo 10. RICCO comm. prof. Annibaie 11. BUCCA cav. prof. Lorenzo 12. GRIMALDI comm. prof. Giov. Pietro 13. GRASSI cav. prof. Giuseppe 14. DI MATTEI comm. prof. Eugenio 15. D’ABUNDO cav. prof. Giuseppe 16. LAURICELLA cav. prof. Giuseppe 17. STADERINI prof. Rutilio 18. RUSSO cav. prof. Achille 19. BUSCALIONI prof. Luigi 20. M1NUNNI prof. Gaetano 21. MUSCATELLO prof. Giuseppe 22. SEVERIN1 prof. Carlo 23. DE FRANCHIS prof. Francesco 24. VINASSA DE REGNY prof. Paolo 25. BOGGIO-LERA prof. Enrico 26. FODF.RÀ prof. Arturo 27. CARUSO prof. Francesco 28. ASCOLI prof. Maurizio 29. MIRTO prof. Domenico 3° SOCI EFFETTIVI DIVENUTI CORRISPONDENTI PER CAMBIAMENTO DI RESIDENZA. SPECIALE prof- Sebastiano STRACCIATI prof. Enrico PERATONER prof. Alberto RICCIARDI uff. prof. Leonardo BACCARINI prof. Pasquale ZANETTI prof. Carlo Umberto CAVARA prof. Fridiano FUBINI prof. Guido DI LORENZO prof. Giuseppe PIERI cav. prof. Mario PERRANDO cav. prof. Gian Giacomo LOPRIORE prof. Giuseppe SOCI CORRISPONDENTI NOMINATI DOPO L’ APPROVAZIONE DEL NUOVO STATUTO. PELLIZZARI prof. Guido MARTINETTI prof. Vittorio MELI prof. Romolo PAPASOGLI prof. Giorgio CONDORELLI FRANCAVIGLIA dott. Mario PISANI dott. Rocco BASSANI cav. prof. Francesco GAGLIO cav. prof. Gaetano MOSCATO dott. Pasquale GUZZARDI dott. Michele ALONZO dott. Giovanni DISTEFANO dott. Giovanni MAGNAN1NI prof. Gaetano PAGLIANI cav. prof. Stefano CH ESTONI cav. prof- Ciro GALITZINE Principe Boris BATTELLI cav. prof. Angelo GUGLIELMO prof. Giovanni CARDANI cav. prof. Pietro GARBIERI cav. prof. Giovanni GIANNETTI cav. prof. Paolo CERVELLO comm. prof. Vincenzo ALBERTONI cav. prof. Pietro LA MONACA dott. Silvestro BAZZI prof. Eugenio MORSELLI prof. Enrico RAFFO dott. Guido MATERAZZO dott. Giuseppe BORZÌ cav. prof. Antonio FALCO dott. Francesco DEL LUNGO prof. dott. Carlo GIOVANOZZI prof. Giovanni KOFILRAUSCH prof. Giovanni ZAMBACCO dott. N. DONATI prof. Luigi DE HEEN prof. Pietro PERNICE prof. Biagio CALDARERA dott. Gaetano SALOMONE MARINO prof. Salvatore PANDOLFI dott. Eduardo GUZZANTI cav. Corrado VALENTI prof. Giulio MAJORANA prof. Quirino PINTO prof. Luigi ROMITI prof. Guglielmo BEMPORAD prof. Azeglio BELLECC1 dott. Luigi DRAGO prof. Umberto POLARA dott. Giovanni RINDONE dott. Carlo CERMENATI prof. Mario DE FRANCO prof. Salvatore FOÀ prof. Carlo PLATANI A prof. Gaetano PLATANIA prof. Giovanni SCALIA prof. Salvatore COMES prof. Salvatore CUTORE prof. Gaetano DI MATTEI prof. Emilio H(‘iiiori:i I Analisi chimica dell’acqua di Casalotto G. GRASSI CRISTALDI, D. QUATTROCCHI e S. BOCCIOLONE Con sei tavole ed una figura nel testo. Delle acque che attualmente si consumano a Catania per usi domestici e industriali, di qualcuna è del tutto ignota la composizione chimica, di altre, o si hanno dati analitici incompleti, o non ispirano la dovuta fiducia. Mi son proposto di colmare questa lacuna, oggidì poco giustificabile per una città im- portante come la nostra, ed ho intrapreso uno studio analitico completo di ciascuna di esse, » mirando nel contempo a stabilire l’ influenza che possono esercitare la natura geologica del sottosuolo e le vicende atmosferiche sulla composizione chimica ed anche sul rapporto dei componenti mineralizzatoli di ciascun’ acqua. — Ho iniziato il lavoro sull’ acqua di Ca- salotto perchè di più esteso consumo e mi propongo di continuarlo su quelle di Vaicor- rente, di Carcaci e delle altre che hanno le sorgenti in città o nelle vicinanze. Il lavoro analitico fu affidato ai dottori Domenico Quattrocchi, aiuto nell’ Istituto chi- mico da me diretto, e Stanislao Bocciolone, giovane e colto laureato in chimica. Essi ese- guirono le loro esperienze e determinazioni ciascuno per conto proprio, paragonando volta per volta i loro risultati. — L' associazione di questi due giovani chimici esperti non solo ebbe il fine di sollecitare il lungo e tedioso lavoro , ma anche a garantirne 1’ esattezza mercè il controllo di tutti i risultati delle esperienze ; dappoiché, laddove si trovava qual- che differenza, se ne indagava la causa e si ripeteva la determinazione sino all’ accordo dei risultati. L’ opera mia si è limitata alla coordinazione dei dati analitici, alla discussione di quelli che maggiormente hanno attirato la nostra attenzione ed alla compilazione del lavoro. Catania. agosto 1910. G. Grassi Cristaldi Sorgenti e conduttura. In quel grande avvallamento che s’incontra fra Aci Castello ed Aci Reale, troncato a rupe sul mare, si ammette che un tempo fosse il luogo ove ‘scorreva 1’ antico fiume Aci, or sepolto sotto le lave di epoca incerta , ma non preistoriche. Ivi copiosamente deflui- scono acque di sorgente, alcune da polle esterne naturali, altre da cunicoli aperti artificial- mente per rintracciare il corso sepolto dell’antico fiume ed altre ancora sottomarine o lito- ranee, a livello delle basse maree. (Pkrronk Eugenio — Carta idrografica d’ Italia — Corsi d’ acqua della Sicilia, 1909— A cura del Ministero di A. I. e C.). » Atti Acc. Serie V. Voi. IV. Meni. I. 1 G. Grassi Crisi filili, T). Quattrocchi e S. Bocciatone Memoria l.| Fra le acque condotte a giorno in questi ultimi anni, per mezzo di cunicoli artificiali, sono da menzionare: Quelle del Tavolone che per mezzo d’ una galleria lunga m. 1050, sboccano qualche centinaio di metri ad ovest di Aci Catena e, condotte ad Aci S. Antonio e ad Aci Catena, sono adibite per uso domestico e per irrigare quelle ubertose campagne sottostanti, ricche di rigogliosi agrumeti. La fonte dell’ Acqua Nuova che , rintracciata per mezzo d’ un pozzo profondo 15 metri , fa bella mostra in una elegante fontana nello stradale che da Aci S. Antonio con- duce ad Aci Catena. — Anch’ essa , condotta in canale murato , va ad irrigare i vicini agrumeti. Le acque della Consolazione , che, per una galleria rettilinea lunga m. 750 nel sot- tosuolo delle contrade Marchesana e Nociazzi, vengono in luce, alla quota di circa m. 220, ad ovest di Aci Catena , nel vigneto del Marchese di Casalotto , presso la Chiesa della Consolazione. Questa galleria, con una sezione viva di m. 1, 20 di base per m. 2, 00 di altezza, è sussidiata da altre diramazioni laterali che intercettano molte vene idriche del sottosuolo. — Una porzione di quest’ acqua è immessa nell’ acquedotto per 1’ acqua potabile di Aci Reale,— un’ altra porzione è avviata all’acquedotto di Catania per mezzo d’ una con- duttura che correndo lungo lo stradale congiungente Aci Catena con Aci S. Filippo, pro- cede lungo la via che porta al piano della Reitana , internandosi nell’ agrumeto del Mar- chese di Casalotto, pei' finire poi ad immettersi nella galleria delle acque delle sorgenti Ogliastro, poco prima della tribuna di distribuzione. Poco più di un chilometro a sud-est di Aci S. Filippo incontrasi una spianata (Piano della Reitana) che declina dolcemente al mare , ove rinvengonsi le acque cosi dette della Reitana, che vanno considerate nel numero delle esterne e comprendono le seguenti sor- genti : Cuba, Fontana Grande e Fontanella : — tre polle sgorganti dalla lava, che, riunite in un canale in muratura scoperto, vengono avviate verso Capo Molini per irrigazione e, precipitando con vari salti, anche adibite come forza motrice in opifici. Ogliastro : è un sistema di polle che nascono alcune centinaia di metri ad est delle suddette e vanno distinte col nome di Sorgente Ogliastro grande e piccola (quota di m. 144) dal nome dell’albero che, nell’entrata del podere di proprietà del Marchese di Casalotto sta a indicare nel sottosuolo la loro giacitura. — Queste sorgenti, distanti fra loro circa m. 28, danno una copiosa massa d’ acqua, che, incanalata, dopo un percorso di me- tri 120, viene arricchita da quella meno voluminosa di una terza, molto vicina alla tribuna di ripartizione, con luce attraversata da una grata in ferro, donde il suo nome di sorgente grata (quota di m. 140). Nella Tribuna di distribuzione , adunque , sono riunite le acque delle tre sorgenti di Reitana (Grata , Ogliastro grande e piccola) e una frazione di quella della Consolazione (Vedi tavola annessa). Un apposito condotto in muratura, ricoperto con lastroni di lava, che speriamo al più presto sarà sostituito da altro con fattura più razionale e sicura, conduce la massa di quest’acqua sino a Catania. Esso, per circa 400 metri , attraversa un terreno lavico, cui ne segue uno argilloso; passando tra Nizzeti e Capo Molini procede, quasi parallelamente alla via provinciale, lambendo il Monte Vambuleri, attraversa il terreno ba- saltico ad ovest di Aci Castello e circa 200 metri di terreno lavico sino a far capo, dopo un percorso di Km. 13,500 , alla contrada S. Antonino, a nord-est della piazza Gioeni. Analisi chimica dell' acci a a di Casal olio 3 A questo punto (120 m. di altezza sul livello del mare) fu costruita una seconda tri- io ix n i di distribuzione, da dove 1’ acqua, incanalata in condotto forzato , va sino alla pro- prietà Papale, per diramarsi in una estesa rete di condotti secondari in ferro e distribuirsi in tutta la città, innalzandosi sino ai piani superiori delle case. Caratteri fisici. L’ acqua è senza odore ; anche guardata in massa, è priva di colore ; ha sapore lie- vemente alcalino. La densità, determinata con la bilancia di Westphal, è eguale a 1,008 (t = 17°). La temperatura, misurata l’8 giugno 1909, nella tribuna Reitana era 16°, 4 (nell’ ambiente della tribuna il termometro segnava 17", 6; all’aperto: 22°, 5). — Questa tem- peratura non si può dire che rappresenti la media delle temperature 16°, 1 dell’acqua delle sorgenti Ogliastro e 16°, 4 di quella della Consolazione. Si vede bene che quest’ ultima, durante il percorso dalla sorgente al piano di Reitana, subisce un lieve riscaldamento. Comunque sia, anche riferendosi alle temperature delle sorgenti , la nostra non può dirsi un’ acqua fresca. -Del resto tutte le acque che scaturiscono sulle pendici etnee, rara- mente presentano una temperatura inferiore ai ló gradi. Di ciò trovasi la spiegazione nel fatto che le vene idriche, scorrendo attraverso un sottosuolo vulcanico, trovansi sempre a contatto di lapilli e strati lavici buoni conduttori di calore. L’ acqua distribuita in città, per ragioni di comodità, non è racchiusa in condotto tanto profondo da conservare la temperatura primitiva. Sino alla tribuna S. Antonino la tempe- ratura si mantiene quasi costante, perchè si eleva solo di pochi decimi di grado (ló°,7); ma in laboratorio solo durante 1’ inverno va sino a 17°, durante il periodo estivo ascende sino a 21, perdendo ancor di più uno dei requisiti principali per una buona acqua pota- bile : la freschezza. Saggi qualitativi. I Alcalinità. — Si fece la prova della reazione dell’ acqua dapprima con la carta di tornasole lievemente arrossata. Appena intinta , malgrado la presenza di rilevanti quantità di anidride carbonica libera e semicombinata, non mostrò cambiamento di colore ; però a poco a poco si mise in evidenza la tinta azzurra che divenne piuttosto intensa- con l’essic- camento. % Si ripetè il saggio dopo avere riscaldato per poco tempo su b. m. I’ acqua in capsula di platino: la reazione fu nettamente alcalina. Con la fenolftaleina l’ acqua, posta in un cilindro di vetro, non diede accenno di co- lorazione ; dopo il riscaldamento in capsula di platino, fornì subito la colorazione rossa. Nessun dubbio adunque sulla presenza dei carbonati alcalini, che del resto si mettono meglio in evidenza versando direttamente nell’ acqua alcune stille di soluzione di metil- a rancio: si ha subito la colorazione gialla. Ammoniaca. — Per constatare l’assenza dell’ ammoniaca , si trattarono 100 citi3, di acqua con mezzo ornò di soluzione d’ idrato sodico ed un cm3. di carbonato sodico , per separare la calce e la magnesia. Al filtrato, versato in cilindro di vetro senza colore , si aggiunse un cm3. di reattivo di Nessler [(HgJ,)K- con ICOH ] si chiuse col tappo smeri- gliato e si agitò sovente. Non apparve nessuna colorazione , anche dopo 24 ore. — Questa esperienza, ripetuta in diversi periodi di tempo, indicò costantemente l’ assenza dell’ animo- 4 G. Grassi Crisi al di , D. Qual ir occhi e S. Boccio! otte [Memoria I. niaca non solo alla sorgente, ma anche dopo aver percorso tutto il sottosuolo della città. Acido nitroso. — L’acido nitroso si cercò dapprima col reattivo di Griess. (1) — È noto quanto sia sensibile e speciale per quest’ acido la reazione proposta da questo autore fin dal 1879.— Se ad una soluzione, contenente minime quantità d’ un nitrito qualsiasi, si aggiunge una soluzione acquosa di acido solfanilico , (NH2 CtìH4-S02-0H) ed acido solfo- rico, si genera un diazo-composto. (HO.SO2.O-N2-CeH4-SO2.OH,) che, in presenza del clo- ridrato di a-naftil-ammina, dà luogo ad una bella colorazione rossa, dovuta alla formazione del c! oridrato di so fo-azo-benzol-naftil-ammina , (H0-S02 CcH4 Nb-C10H0-NH2.HCI) ; ed il potere colorante di questa sostanza è così intenso, che, secondo Tiemann e Gàrtner si può riconoscere un milligrammo di N2O3 in 100 litri di acqua. A tal’ uopo s’introdussero in un cilindro piuttosto stretto, munito di turacciolo smeri- gliato, 100 cui3, di acqua lievemente acidificata con acido solforico diluito, si aggiunsero un cm3. di soluzione acquosa di acido solfanilico e poco dopo un cm3. di cloridrato di a-naftilammina ; si chiuse il cilindro col turacciolo e si lasciò a se in ambiente non molto freddo. — Nè subito, nè dopo 24 ore si osservò la caratteristica colorazione rosea. Ripetendo invece il saggio sull’ acqua d’ uno dei pozzi esistenti nei dintorni del palazzo universitario, la colorazione si presentò con molta evidenza dopo alcuni minuti. Si volle confermare 1’ assenza dell’ acido nitroso anche col reattivo di Trommsdorff , ossia con la miscela di joduro di zinco e salda d’amido, la quale , coni’ è noto , genera una colorazione azzurra , dovuta al composto generatosi tra amido e jodio messo in li- bertà dall’acido nitroso. Questo reattivo, secondo Ch. Ekin (2) è tanto sensibile che svela una parte di azoto, allo stato di acido nitroso , in 10 mila litri di acqua. — La colorazione azzurra non si è fatta vedere. Onde, per quanto riguarda 1’ ammoniaca e 1’ acido nitroso, è da escludere nell’ acqua di Casalotto qualsiasi contaminazione. Acido nitrico. — Per la ricerca dell’ acido nitrico ci siamo serviti del suddetto reat- tivo di Trommsdorff, adoperato per confermare l’assoluta assenza dell’acido nitroso. In apposito cilindro si trattarono con pezzettini di zinco puro 100 cm3. di acqua acidificata con acido solforico diluito. Poco dopo si aggiunse la soluzione di joduro di zinco con salda d’amido: dopo circa mezz’ora si manifestò la colorazione azzurra dovuta all’acido nitrico ridotto in nitroso dall’ idrogeno allo stato nascente. L’ esperienza fu ripetuta varie volte e sempre con esito positivo. — Daremo più in là i dati relativi alla quantità ed al metodo seguito per la determinazione quantitativa dei ni- trati. Per ora ci limitiamo ad accennare che la presenza dei nitrati è un fatto comune nelle acque scorrenti nel sottosuolo della gran massa etnea. Si pensi che il nostro vulcano è da considerarsi come una specie di spugna colossale, che, raccogliendo 1’ acqua pluviale e quella proveniente dalla fusione d’ immense quantità di neve , permette una lenta e conti- nua infiltrazione nella sua massa porosa e appresta le condizioni più opportune acciocché i sali ammonici , con lento e continuo processo di ossidazione , sciolti nell’ acqua , dopo lungo cammino, vi si ritrovano allo stato di nitrati. — Appunto 1’ esclusiva presenza dell’a- cido nitrico e 1’ assoluta assenza di ammoniaca, ove si pensi l’abbondanza del cloruro, di (1) Ber. XII 427. (2) Pbarm. J. Trans. (3) XII. 286— -Jahresbericht 1881 p. 1 162. Analisi chimica dell' acqua di Casal olio 5 ammonio durante e dopo i periodi eruttivi, stanno a comprovare maggiormente 1 origine remota delle acque erogate dalla nostra gran massa vulcanica. Altri componenti. — Per la ricerca degli a tri componenti che si sogliono trovare soltanto in minima dose , si evaporarono su b m m capsula di platino circa 15 litri di acqua. 11 residuo secco fu ripreso con acqua disti ala , che naturalmente ne sciolse una parte : la soluzione ottenuta; fortemente alcalina, f i evaporata quasi a secchezza e ripresa con alcool a 96° la massa semi-solida. La sc rizione alcooliea lu evaporata e portata a secce; ; il residuo fu sciolto nell’ acqua e nella soluzione , versata in una boccettina con tappo smerigliato e acidificata con acido solforico, si agg. unsero del solfuro di carbonio, pochi cristallini di nitrito sodico e si agitò fortemente: poco dopo il solfuro di carbonio si colorò in ametista per la presenza di piccolissime quantità di jodio. li liquido, nel quale si separò il jodio, venne evaporato sino a secchezza. Il residuo serri per la ricerca del litio alio spettroscopio, ove, quantunque non molto intensa, si potè osservare la riga rossa caratteristica di questo metallo. La porzione del primo residuo secco insolubile nell’acqua, trattata con acido cloridrico, si evaporò a secchezza, si riprese con acido cloridrico ed acqua calda e si filtrò. 11 resi- duo insolubile constava quasi tutto di silice. — Nella soluzione acquosa, trattata con ammo- niaca, si constatò la presenza dell’ alluminio , del ferro e di discreta quantità di acido fosforico. Nel filtrato si separarono con carbonato ammonico le terre alcaline, che lavate con acqua, furono seccate e arroventate ; nella massa raffreddata, ripresa con acqua e sot- toposta all’ esame spettroscopico, non si riscontrò alcuna traccia di stronzio. ANALISI QUANTITATIVA Determinazione dell’ anidride carbonica libera e semi-combinata. Per la determinazione dell’ anidride carbonica libera e semi-combinata si suole seguire il noto processo semplice e rapido di Pettenkofer (1), consistente nel versare in un dato volume di acqua un noto volume di soluzione titolata d’ idrato di bario, e, dopo il completo deposito del carbonato baritico, titolare con aci lo ossalico o cloridrico 1’ eccesso d’idrato in una porzione aliquota del liquido. — Lo stesso autore , per le acque contenenti sali di ma- gnesio, onde impedirne la precipitazione a spese della barite, consiglia di aggiungere dap- prima un poco di cloruro ammonico. — Nel caso però d’ un’ acqua ricca di bicarbonato di magnesio, come quasi tutte le acque delle regioni etnee, la quantità di cloruro ammonico da aggiungere deve essere rilevante, e rilevante il volume di soluzione titolata di barite ,. a causa della considerevole quantità di anidride carbonica non combinata alle basi e di quella combinata ad esse allo stato di carbonato semplice normale, o, come suol dirsi, li- bera e semi-combinata. — Onde, pur calcolando il numero dei centimetri cubici di barite impegnati per la precipitazione della magnesia , non si hanno sempre risultati esatti , per- chè diffìcile evitare lo sviluppo di ammoniaca e difficile che 1’ indicatore conduca a due risultati concordanti. Per questa ragione abbiamo dato la preferenza al metodo di Jalowetz (2) adoperando (1) Frésenius — Traile d’Anaiyse chiunque quantitative — Tome 1 — page 517 — 1909. (2) Chem. Zeit. Rep. 1890 p. 259 — Guaresehi — Nuova Enciclopedia chimica — Voi. Ili— p. 480. G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Gocciolone |Mkmokia l.| 6 l’apparecchio che ricorda quello di Frésenius (1) con le modificazioni apportatevi da Clas- sen (2).— 11 metodo di Jalowetz ha il vantaggio di permettere la determinazione ponderale dell’ anidride carbonica libera e semi-combinata per aumento di peso e di far seguire su- bito quella dell’ anidride carbonica combinata. Onde , con poche pesate e* in breve tempo si perviene anche all’ anidride carbonica totale. All'uopo si sono introdotti in apposito matraccio 500 cm". d’acqua fredda addizionata di 5 cm8. di soluzione concentrata di cloruro di calcio per trasformare il carbonato di ma- gnesio in cloruro. Per ebollizione dell’ acqua 1’ anidride carbonica che si svolge, — dopo avere attraversato il refrigerante a bolle adattatovi sopra verticalmente, — gorgoglia attra- verso I’ acido solforico e, dopo il passaggio per un tubo ad U ripieno con cloruro di cal- cio granulato, viene assorbita dall’ idrato potassico contenuto nell’ apparecchino a bolle di Geissler, seguito da un tubo ad IJ ripieno con calce sodata. — Cessato lo sviluppo gassoso, si fa passare per una mezz’ora attraverso l’acqua, mercè un aspiratore, una lenta corrente di aria che si rende pura percorrendo una colonna di calce sodata. L’ aumento di peso, subito dall’ apparecchino a bolle di Geissler e dal seguente tubo ad U, corrisponde alla quantità di anidride carbonica libera e semi-combinata. Ciò fatto , si rimette a posto 1’ apparecchio di assorbimento e s’ introducono nel ma- traccio circa 20 cm3. di acido cloridrico diluito; si riscalda di nuovo e si ripete il passag- gio della corrente d’ aria. 11 secondo aumento di peso corrisponde alla quantità di anidride carbonica combinata. Si ebbero in tal modo i seguenti risultati, riferiti ad un litro di acqua : C02 Iib. e semi-comb. CO., conili. C02 totale I o 208 1 o. 2008 o. 4092 II o. 2134 o. 2026 o. 4160 III o. 2022 o. 200(1 o. 4028 Media • o. 2080 o. 2013 o. 4093 Riportiamo i risultati ottenuti sulla determinazione dell’ anidride carbonica libera e se- mi-combinata col metodo Pettenkofer, scrivendo accanto il valore corretto, ricavato sot- traendo il valore corrispondente all’ossido di magnesio : e il risultato della determinazione dell’anidride carbonica totale, ottenuto seguendo l’ordinario processo del cloruro di calcio ammoniacale. Questo, preparato da parecchi giorni, era perfettamente limpido. Versandone un dato numero di cm3. in un misurato volume di acqua attinta alla sorgente od alla presa del laboratorio, si generava il precipitato di carbonato di calcio, contenente tutto l’a- cido carbonico dell’ acqua. Si riscaldava questa su bagnomaria, usando ogni cautela per impedire l’accesso dell’aria e rapidamente si raccoglieva su filtro il precipitato, mantenen- do freddo il liquido e coperto il precipitato. Si lavava il recipiente con acqua bollita sino a che le acque di lavaggio non presentavano più reazione alcalina e non intorbidavansi con ossalato ammonico. Il carbonato di calcio, rimasto aderente alle pareti interne del re- cipiente, veniva disciolto in poco acido cloridrico, precipitato con carbonato sodico e riunito a quello già raccolto sul filtro , completandone il lavaggio con acqua bollita. La determi- nazione dell’anidride carbonica venne fatta mediante l’apparecchio di Classen descritto nel (1) Fréseniuss — Traile d' Analyse chimique quantitative T. I. p. 323 1904. (2) Zeitschr. f. a n a 1 . Cileni. XV — 288 1876) Frésenius T. ! p. 327. Analisi chimica dell'acqua di Casale/ lo 7 Frésenius (l) e condusse a risultati abbastanza coincidenti con quelli ottenuti con 1 ap- parecchio di Jalowetz. Riferendo i valori ad un litro di acqua, si ha : Sorgente . Laboratorio Anidride carbonica libera e semi-combinata Calore direno Calore corretto \ o. 3707 I o. 3743 o. 2919 o. 2679 0. 2717 o. 1891 Anid. carbonica totale o. 4264 o. 4388 o. 3770 Risulta evidente da questi dati la notevole differenza con quelli sopra citati , ricavati col metodo Jalowetz, e la coincidenza dei valori corrispondenti all' anidride carbonica to- tale, i quali comprovano la bontà di questo metodo. Determinazione dell’ossigeno e dell’azoto Vari sono i metodi che permettono la determinazione dell’ ossigeno e dell’azoto nelle acque; tuttavia il classico metodo gassometrico di Bunsen , opportunamente modificato, è preferito perchè conduce sempre a risultati più concordanti e attendibili. Esso è fondato sul principio che se un dato volume, o peso, di acqua viene riscaldato all’ebollizione, si scac- ciano i gas disciolti che, direttamente o col sussidio di una pompa a mercurio, si posso- no raccogliere in una campanella graduata. Questa è piena di soluzione d’idrato potassico per assorbire l’anidride carbonica. Ces- sate) l’assorbimento con l’alcali e fatta la lettura del volume del gas, da ridursi col calcolo alle volute condizioni di temperatura (0°) e pressione (760 mm.), s’introduce il pirogallato alcalino di recente preparazione: il volume gassoso scomparso rappresenta l’ossigeno; quello residuale l’azoto che, alla sua volta, viene ridotto a zero e 760 mm. L’apparecchio da noi adoperato, perchè meno suscettibile di cause di errori e più fa- cile al maneggio, è quello di Preusse e Tiemann (2), il quale poi si riduce a quello di Reichardt (3) lievemente modificato. Esso è tanto semplice che l’operatore, senza l’altrui sussidio, può nello stesso giorno ripetere l'esperienza. Ripetiamo qui lo schema dell' apparecchio, dandone una succinta descrizione, onde rendere più intelligibile il metodo da noi praticato. Due palloni A e B , della capacità di quasi un litro ciascuno , sono uniti mercè un sistema di tubi al collettore C. Il pallone A è chiuso con un turacciolo di caucciù ad un foro, ove s’introduce un tubo piegato ad angolo retto ; questo è connesso con altro tubo di vetro a Z, la cui estremità inferiore è alla sua volta connessa con altro tubo di vetro del collettore. Il collettore , che ha un diametro di 3 cm. ed un’ altezza di 30 cm , è chiuso nella parte inferiore da un turacciolo di caucciù a due fori, nei quali sono adattati due tubi ad angolo retto, l'uno sporgente per l’altezza di 8 cm., collegato coi pallone A: l’altro, tanto alto da rasentare la superficie del turacciolo, è collegato col pallone B. (1) Frésenius — loco citato p. 527. (2) Tiemann - Gàrtner’s Handbuch p. 298. (3) Zeitschrift tir fanaly fische Chemie XI (1872). 271. 8 G. Grassi Cristalli /, /). Quattrocchi e S. Bocciolone [Memoria I.] Il pallone B nel suo turaccio'o a due fori porta da un lato un piccolo tubo ad angolo retto, nel quale è fissato un sottile tubo di caucciù lungo circa un metro, munito di bec- cuccio e di una morsetta per la opportuna chiusura ; e dall’altro un secondo tubo ad an- golo retto che va quasi sino al fondo del pallone. Per mettere in azione l’apparecchio si riempie a metà il pallone B con idrato sodico al 5 °/0 e, soffiando, si manda questo nel collettore C riempiendolo totalmente, curando di riempire anche il tubo a Z del pallone A. Si riempie questo con acqua distillata, vi si pone il turacciolo, si preme in modo da fare uscire l’acqua del tubo in esso fissato e si con- nette al collettore. Ciò fatto si riscalda all’ebollizione la soluzione del pallone B e l’acqua del pallone A, prolungando l’ebollizione sino a forte riscaldamento della soluzione con- tenuta nel collettore C, onde sia completa la eliminazione dell’ aria. Ciò fatto si mette in opera l’apparecchio per la raccolta dei gas. Il pallone A, la cui capacità è stata previamente determinata, viene riempito con ac- qua da analizzare e posto in comunicazione- col collettore. Si comincia il riscaldamento, prolungando l’ebollizione dell’acqua per circa 20 minuti; poscia si allontana la fiamma : lo spazio occupato dal vapor d’ acqua, man mano che questo si condensa, viene occupato dal liquido proveniente dal collettore e dal pallone B. Il gas raccolto nel collettore, dalla sua estremità superiore, mercè un tubo adduttore, previamente riempito di soluzione d’ idrato sodico, viene cacciato in una campanella gra- duata, anch’ essa piena della detta soluzione. Fatta la lettura del volume e quelle della temperatura e pressione per la riduzione a 0° e 760 mm., si procede all’assorbimento del- l’ossigeno con pirogallato potassico, ritornando a leggere il volume residuale dell’azoto per essere alla sua volta ridotto a 0" e 760 mm. Analisi chimica dell' acqua di Casal olio 9 In due determinazioni si ebbero i seguenti risultati : I — Gr. i oc) 2 di acqua diedero cm1 2 3 23,1 di miscela gassosa alla temp. di 1 50, 5 ed alia pressione di nini. 776, 4 (/ — 15"). Azoto res duale, dopo il trattamento con pirogallato, cm3 15,7 alla temp. di 140, 5 ed alla pres- sione di min. 778,2 (/— 1 30, 5). II — La stessa quantità di acqua fornì cm3 23, 3 di gas alla temperatura di i6p ed alla pressione di min. 770. 2 (/ — 1 5°. 5) Azoto residuale, dopo l’assorbimento con pirogallato, cm3 15,95 alla temp. di 1 6° ed alla pres- sione di mm. 770,2 (t— 15°, 5). Riducendo i suddetti risultati a 0° e 760 I aria cm3 20, 02 azoto . • . . » >3)68 ossigeno .... » 6, 34 mm. e riferendoli a gr. 1000 di acqua, si ha: 11 Media cm3 20, 01 cm3 20, 01 5 » 13. 70 » 13,69 » 6, 31 » 6,325 Donde risulta la seguente composizione percentuale: azoto cm3 68.33 cm3 68,465 68,39 ossigeno .... » 3 1 66 » 31,53 3 1 1 60 Un litro di acqua, secondo Bunsen , a 12° e 760 mm. può sciogliere cm? 18. 82 di aria a 0° e 760 mm., cioè: cm3 6,57 di ossigeno e cm3 12,25 di azoto, ovvero : 34,91% di ossigeno e 65,09 % di azoto. Winkler (1) nelle sue esperienze sulla solubilità dei gas nell’ acqua trovò dei valori superiori ; ma quelli ricavati da Preusse e Tiemann, con l’apparecchio da noi brevemente descritto, sono più bassi e quasi concordano con quelli di Bunsen, Infatti : aria cm3 19, 67 percentuale azoto » : 3, 01 66, 1 5 ossigeno » 6, 66 33,85 l nostri risultati sono sufficientemente concordanti con quelli di Preusse e Tiemann. Quando si pensa poi chi il coefficiente di solubilità dell’ ossigeno e dell’ azoto nell’acqua, in rapporto alla loro pressione parziale, subisce delle piccole variazioni dipendenti da al- cuni fattori, come, ad esempio, dalla presenza dell’ anidride carbonica , possiamo ritenere esatti i valori trovati e giustificata la lieve differenza. Sostanze organiche Per la determinazione delle sostanze organiche abbiamo seguito il processo dell' os- sigeno , consistente nella valutazione della quantità di ossigeno tolto da un noto volume di acqua ad una soluzione titolata di permanganato potassico. A tal fine si può seguire il metodo di Schulze e Trommsdoff, operando con soluzione alcalina, oppure con solu- zione acida. Quest’ultimo ha la preferenza dei chimici, perchè più semplice e costante nei risultati; però, seguendo le indicazioni di Kubel (2) si opera a caldo; seguendo quelle di Tidy (3) si opera a freddo. (1) Ber. XXIV — 3602. (2) Tieman-Gartner Wasser (1893) p. 235. (3) Journ. Chem. Soc. 1879, p. 46. Atti Acc. Serie V, Voi.. IV. Meni. I. 2 10 G. Grassi Cristuldi, D. Quali rocchi e S. Bocciolone [Memoria I. Abbiamo operato in soluzione acida, effettuando 1’ azione del permanganato a tempe- ratura ordinaria ed a caldo, e determinando l’ossigeno consumato in tempi diversi. Per la valutazione dell’eccesso di permanganato si sono seguite sempre le prescrizio- ni del Tidy, aggiungendo a temp. ord. jodùro di potassio e determinando il jodio messo in libertà con soluzione N/50 d’ iposolfito sodico. Per l’esperienza si sciacquava con acido solforico concentrato ciascun pallone della capacità di circa 800 cm3., si lavava dapprima a grande acqua e poscia con acqua di- stillata. Ogni volta si versavano in un pallone 500 cm3. di acqua in esame e in un se- condo altre 500 cm3. di acqua ridistillata sul permanganato. Si aggiungevano in ciascuno 15 cm3. di acido solforico purissimo (1:3) e 20 cm:i. di permanganato N/100. Si copri- vano e si lasciavano stare per un’ora o pei' tre ore; oppure si bollivano per cinque minuti e si lasciavano per alcune ore sino a completo raffreddamento. Dopo di che si aggiun- gevano circa sei gocce di joduro di potassio e si valutava il jodio messo in libertà con iposolfito sino a completa decolorazione della salda d’amido. Quando non si eccedeva nella quantità d’ iposolfito, dopo alcuni minuti, riappariva la colorazione azzurra. Per il calcolo si duplicava il numero dei cm3. di iposolfito e ci si riferiva a cento litri moltiplicando per 2 X 100X0,00008; cioè si moltiplicava il numero dei cm3. d’ipo- solfito adoperato per 0, 032 (= 4 X 0, 008). In tutte le nostre esperienze la insignificante quantità di ossigeno consumato dall'ac- qua corrispondeva quasi sempre a quello dell’acqua distillata, confermando l’assenza di so- stanze organiche nella nostra acqua potabile. Però le esperienze non furono limitate al solo periodo estivo del 1009 : se ne erano istituite delle altre lungo il 1906, col fine d’ indagare se, durante il periodo delle grandi piogge, le condizioni statiche della conduttura fossero tali da garantire l’ incolumità del- l'acqua. Esse furono iniziate nel mese di gennaio durante un periodo di bel tempo. 11 18 gen- naio si ebbero i seguenti risultati : Ossigeno consumalo da ioo litri d'acqua dopo un’ ora a t. ord o, 00480 » 12 ore » » o, 00640 bollendo per un’ ora o, 00448 Questi dati sono sufficienti per indicare la purezza dell’acqua. Durante la giornata del 30 dello stesso mese il tempo si mantenne piovoso; lungo la notte dal 30 al 31 la pioggia fu copiosa e continuò, sebbene con minore abbondanza, si- no alle ore 12 del 31. Furono eseguite due determinazioni: la prima alle ore 9, la secon- da alle ore 15 dello stesso giorno 31; in ciascuna si adoperarono 507 cm3. di acqua per una coppia di saggi; l’uno fu scaldato per mezz’ora e lasciato raffreddare, l’altro fu man- tenuto a temp. ord. I risultati furono i seguenti : p gennaio 1906 ore 9 — saggio a caldo » » t. ord. ore 1 5 saggio a caldo . » » t. ord. Ossigeno consumato da 100 litri d’acqua . . o, 0448 . . . 0, 0192. . . o, 0192 . . . o, 0064 Analisi chimica deli acqua di Casalotlo 1 I La notte del 31 si rimise il tempo piovoso per continuare sino alle ore 12 del primo febbraio. Verso le ore IO dello stesso giorno si ripetè l'esperienza e si ebbe : i febbraio saggio a caldo o. 0480 » a t. ord o, 0192 I risultati ottenuti il 23 agosto 1906, dopo un prolungato periodo di siccità, furono: saggio a caldo o, 0064 » a t. ord o, 0064 Adunque, durante il periodo delle piogge la nostra acqua venne contaminata dalle acque piovane. Assunte informazioni presso l’Ufficio di Amministrazione delle acque del Marchese di Casalotto, ci si comunicò che in quel periodo di tempo era avvenuta una frana lungo il tratto di terreno quaternario che sta a monte di Aci Castello, cagionando guasti non lievi in diversi punti della conduttura. Quando però si riflette sulla coincidenza di questa contaminazione con il periodo in cui a Catania si ebbe a lamentare 1’ epidemia di tifo addominale, non si può restare in- differenti innanzi ai fatti sennatamente rilevati dall’Ufficiale Sanitario, Dr. Salvatore Previ- te ra (1). Occorre, *nell’ interesse della pubblica igiene che si rivolga 1’ attenzione sulla stabilità della conduttura e che si prendano quei provvedimenti opportuni acciocché nelle varie tri- bune, sopra tutto in quella della Reitana, siano eseguite le opere necessarie per un serio e scrupoloso affidamento sulla purezza delle acque. Relativamente alla quantità di sostanze organiche valutate in ossigeno consumato, ba- sta dare uno sguardo ai seguenti limiti di tolleranza assegnati dai vari analisti per 100 litri di acqua : Sostatile organiche valutate in ossigeno consumalo per 100 litri d’acqua Commissione di Vienna o, 05 — o, 25 Chimici francesi o, 2 Wauklyn e Chapman 0, 2 — o, 3 Reichardt o. 05 — o, 25 .Paterno . o, 2 e paragonarli coi valori ottenuti da noi durante il periodo della contaminazione, — oscil- lanti tra 0, 0192 e 0, 0448. — per inferirne quanto sia dannoso il criterio di alcuni va- lori limiti di tolleranza introdotti e accettati da molti per un giudizio sulla potabilità delle acque. Acido nitrico. Per la determinazione dell- acido nitrico si seguì il metodo di Schulze-Tiemann (2) operando ogni volta su due litri di acqua. Questa si evaporava in capsule di porcellana sino a piccolo volume e si filtrava direttamente nel pallone dell’ apparecchio riunendovi (1) Dr. Salvatore Previtkra — Due epidemie di tifo addominale riferibili all’ uso di acqua inquinata La Medicina italiana — Anno Vf (icjoS) n. 7-8. (2) Schulzb — Zeitschr. f. analyt. Chemie (1870 IX— 401. Tiemakn — Ber. f 1 873) VI— 1041. G. Grass/ Cri staici i\ D. Quali rocchi e S. Bocciolo uè [Memoria l.j 12 l’acqua di lavaggio. 11 biossido di azoto veniva raccolto in una campanella graduata, piena di soluzione d’ idrato potassico. Terminato lo sviluppo del gas, s’ immergeva la campanella nel pozzetto ad acqua di- stillata e dopo un’ora si procedeva alla lettura del volume gassoso, prendendo nota della temperatura ambiente e della pressione atmosferica per il calcolo della riduzione a 0° ed a 760 miti. Ecco i risultati di quattro determinazioni fatte sull’acqua della presa in laboratorio: I gr. o, 965 II » o- 957 IH » o, 947 IV » o, 986 Media gr. o, 963 di N205 per 100 litri quantità piccola in rapporto a quella fornita dall’ acqua di Casalrosato (S. Gregorio) che in 100 litri contiene gr. 5, 5i di N205, ma relativamente grande in confronto al contenuto di altre acque destinate per uso potabile in molte città italiane. Ne trascriviamo i risultati delle principali , onde si possa anche inferire che la presenza dei nitrati non è esclusiva alle acque delle regioni etnee : Acqua Vergine » Felice ........ » Paola » Marcia » Montereggi ........ » Anconella » Serino (1 2 3 4 5/5 Orcioli. */5 Acquaio) » Orcioli t> Due Ville » Brenta » Bacchiglione ....... » Piosacco » Valle Gaverdina » Scillato Quanti là di V205 in ioo litri d’acqua • gr- 0, 826 0, 616 » 0, 235 » 0, 278 0, 630 o, 550 » 0, 430 0, 360 » 0, 460 » O, 240 » 0, 3 20 » 0, 250 » O, 180 . » 0, 127 Roma ( 1 1 Firenze (2) Napoli ( 3 1 Padova (41 Palermo (5) Acido solforico. Si evaporò ogni volta un litro di acqua previamente acidificata con acido cloridrico e si separò la silice. 11 liquido filtrato fu trattato a caldo con cloruro di bario e si rac- colse il solfato di bario. Questo fu scaldato con acido cloridrico e lavato. Il liquido acido, proveniente dal lavaggio, venne evaporato a secchezza, addizionato di alcune stille di clo- ruro di bario e ripreso con acqua. Si separò a questo modo un’altra piccola quantità di solfato di bario che si aggiunse al preesistente e si pesò. — Questo processo, che, secondo (1) Mauro, Nasini e Piccini. — Analisi chimica delle acque potabili della città di Roma — 1884. (2) G. Poster. — Le acque freatiche di Firenze. (3) Bug. Casoria. - Napoli. (4) Canni/.zauo, Analisi delle acque di Padova — 1881. (5) E. Paternò. — Analisi chimica dell’acqua di Scillato ecc. Palermo 1887. Analisi chimica dell' acqua di Casal olio 13 il Frésenius, è da considerarsi come il più esatto, ci fornì sempre risultati concordanti e tu seguito tutte le volte che si ebbe di mira la determinazione dei metalli alcalini. Presa ilei Laboratorio HìSO , SO:ì in ioo litri I • • gr- 4, 128 gr- 3, 37 li 3» 966 » 3- 24 Ili 3- 00 >r"\ CC « 3» 15 IV 4, 018 » 3, 28 Media . . . . » 3, 993 » 3- 26 Tribuna Reitana . , . . » 4» ir» 0 0 » 3, 27 Dai quali facilmente rilevasi che 1' acqua in città, per quanto riguarda la quantità dei solfati, conserva la stessa composizione della tribuna Reitana. y K Cloro. » La determinazione del cloro si fece per via volumetrica col metodo di Volhard , che alla rapidità di esecuzione associa l’esattezza dei risultati. — Coiti' è noto, occorrono : solu- N zioni — di nitrato di argento e di solfocianato ammonico; e, come indicatore, dell’allume ferrico in soluzione acquosa al 10 per cento. Per 1’ esperienza si operò ogni volta su 250 cin:ì. di acqua acidificata con acido ni- trico. Si versarono circa 5 cm3. di soluzione di allume ferrico ed un eccesso di soluzione titolata di nitrato di argento, che precipita tutto 1’ anione cloro allo stato di cloruro. Si fece cadere poscia la soluzione titolata di solfocianato sino a colorazione rosea incipiente e per- sistente per dieci minuti. 11 numero dei cm3. di questa soluzione misura la quantità di ni- trato d’argento adoperato in eccesso. Eseguendo i calcoli opportuni si ebbero i seguenti risultati riferiti a date diverse : Cloro in ioo litri 3 aprile 1906 5, 21 6 maggio 1910 5, 55 luglio 5, 31 Media 5, 36 Questi risultati, appunto perchè ottenuti in epoche ben differenti, valgono a dimostrare la costanza della composizione dell’ acqua ; purché però non si riferiscano a quelli ottenuti in epoca anteriore. A questo proposito cade acconcio ricordare la meraviglia provata alcuni anni fa da uno di noi per la differenza tra i risultati ottenuti da un allievo che, esercitandosi nell’ analisi volumetrica, applicava il metodo di Volhard per la determinazione del cloro nella presunta acqua della Reitana, e quelli precedentemente noti, clpe qui riportiamo : Cloro in 100 litri Grata Ogliastro Ogliastro grande Tribuna 4, 74 4, 68 4, 68 4, 70 Francesco Mauro (1891) 4, 68 G. Grassi e S. Speciale (18951 .... 4, 72 4, 72 14 G. (Gassi Crisi al di, D. Quali rocchi e S. Boccio Ione Mkmoria Dapprima nacque il sospetto che la sconcordanza si dovesse attribuire all’ imperizia dell’allievo od alle soluzioni mal titolate; ma verificate queste e rifatte le determinazioni, si fu indotti a pensare che 1’ acqua potabile distribuita in città non fosse più la primitiva e che per lo meno fosse mescolata ad altra di sorgente diversa. Si apprese, infatti, che porzione dell’ acqua delia Consolazione veniva mescolata con quella della Reitana, oramai insufficiente, circa a volumi eguali, come del resto si può desumere dagli stessi valori del cloro : Acqua della Reitana (tribuna) 4, 72 » della Consolazione ... 5. 80 Media 5, 26 Valore attuale .... 5, 36 Paragonando però questo valore del cloro con quello che si prescrive nei limiti di tolleranza (da 0,2 a 0,8) nasce a prima vista il sospetto della contaminazione. Ma quando si riflette che sulla massa etnea, specialmente sul versante orientale, sogliono scaricarsi le precipitazioni telluriche provenienti dal nord o dal nord-est, ricche di cloruro di sodio che in forma di pulviscolo viene spruzzato e sollevato dal mare sovente burrascoso e traspor- tato dal vento impetuoso, quando si pensa che negli strati scoriacei e lapillosi abbondano le sublimazioni dei cloruri, si troverà spiegata la causa di sì rilevante quantità di cloro nelle nostre acque. Residuo solido. Il residuo solido, ossia la totalità delle sostanze solide disciolte in un dato volume di acqua, si determinò evaporando 500 cnf. di questa in crogiuolo di platino. Anche noi ab- biamo trovato molto comodo l'uso del bagno d’aria, che ci ha permesso regolare l’anda- mento dell’evaporazione in modo da evitare gli spruzzi prodotti dallo sprigionarsi dei gas disciolti, pur procedendo con maggior rapidità di quanto permetta il bagnomaria. Il residuo ogni volta fu seccato a 100° in stufa ad acqua sino a peso costante. Otte- nuta la costanza di peso, veniva mantenuto a 180° in stufa ad aria anche in questo caso sino a peso costante. Il residuo solido ottenuto nelle varie prove fu sempre bianco, e non accennò mai al più lieve annerimento, anche quando si scaldò sino al rosso incipiente. Si ebbero i seguenti risultati, che rappresentano la media di varie determinazioni : Residuo solido a toon ...... gr. 69, 95 per 100 litri » » a 1 8o° » 67, 60 » » » e che su per giù equivalgono alla media dei residui solidi delle due acque. Anidride silicica. Si evaporarono uno o due litri di acqua in capsula di platino su bagnomaria previa acidificazione con poco acido nitrico, il residuo solido fu ripreso con acqua distillata e acido nìtrico ed il liquido evaporato per due terzi ; si ripetè 1’ operazione ancora una volta e si raccolse sul filtro la silice rimasta insolubile, mentre le basi si ebbero disciolte nel filtrato. La silice, perfettamente lavata, venne calcinata e pesata. Risultati per 100 litri di acqua: ■ ?.r S. Sì » 5 , bo 0 l aboratorio . . Tribuna Reitana Analisi chimica dell' acqua di Casal olio lo Sesqniossidi di ferro e di alluminio. Il liquido filtrato, riunito alle acque di lavaggio, fu alcalinizzato con ammoniaca, pre- via aggiunta di cloruro ammonico, e riscaldato su bagnomaria sino a deposito dei tenue precipitato. Questo, raccolto su filtro e calcinato, fornì i seguenti valori medi ; Laboratorio gr. 2, 76 Tribuna Reitana » 1, 5 8 dai quali è facile argomentare che la quantità della miscela dei due sesquiossidi è mag- giore nell’ acqua attinta in laboratorio per la presenza di maggior quantità di ferro sciolto allo stato di bicarbonato lungo il percorso nella conduttura in città. A causa per tanto della esiguità del peso della miscela non si credette opportuno pro- cedere alla separazione dei due ossidi. Ossidi di calcio e magnesio. Per separare il calcio dal magnesio è noto che si trae profitto della insolubilità nel- 1’ acqua calda dell’ossalato di calcio, e della relativa facile solubilità di quello magnesiaco, il quale è tanto più solubile quanto maggiore è l’eccesso di ossalato ammonico, a causa della formazione di sali complessi. Quando però si precipita il calcio allo stato di ossalato, una parte dell’ ossalato di magnesio viene sempre occlusa dall’ossalato di calcio, anche quando si è lungi dal raggiungere il limite del coefficiente di solubilità dell’ossalato di magnesio. — Frèsenius, onde evitare questo inconveniente, consiglia, dopo la filtrazione, di sciogliere nell’ acido cloridrico I’ ossalato di calcio precipitato, e di riprecipitarlo poi con ammoniaca e ossalato ammonico. T. W. Richards (1) dimostrò però che la quantità di ossalato di magnesio occlusa dall’ ossalato di calcio dipende da due (attori : 1° dalla concentrazione della parte non dis- sociata dell’ ossalato di magnesio che trovasi in soluzione; 2° dalla durata del contatto dell’ ossalato di calcio con la soluzione dell’ossalato di magnesio. Dimostrò inoltre che i mezzi contribuenti per la retrocessione della dissociazione dell’ ossalato di magnesio gene- rano un aumento di errore nella determinazione del calcio ; viceversa, i mezzi che favori- scono la ionizzazione dell’ ossalato di magnesio riducono 1’ errore ad un minimo. I mezzi che contribuiscono alla retrocessione della dissociazione dell’ ossalato di magnesio sono le soluzioni troppo concentrate, ovvero una concentrazione troppo grande degli ioni dell’ os- salato ammonico. Quelli che ne favoriscono la dissociazione sono gli ioni idrogeno e una grande diluizione della soluzione. Affinchè però la precipitazione dell’ ossalato di calcio sia quantitativa, occorre un gran- de eccesso di ossalato ammonico. Inoltre, poiché l’ ossalato di magnesio genera con 1 os- salato ammonico non dissociato, come si è detto, sali complessi solubili, non occlusi dal- 1’ ossalato di calcio, devesi provvedere perchè avvenga possibilmente una completa retro- (i) Zeitschr. f. anorg. Chemic, 28 (1901) p. 71. F. P. Theadwei.l— Miolnti Voi. II. p. 68. 16 G. Grassi Cri si aldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone [M emoni a l.| cessione della dissociazione dell’ ossalato ammonico ; alla qual cosa si perviene aggiungendo cloruro ammonico, perchè più facilmente dissociabile. Per la esecuzione abbiamo seguito il seguente processo : Alla soluzione, da cui si se- parò la miscela dei sesquiossidi di ferro ed alluminio, si unì I’ acqua di lavaggio e si ag- giunse, previo riscaldamento, altro cloruro ammonico ed una sufficiente quantità di soluzione bollente di acido ossalico, addizionato di acido cloridrico, la cui quantità era poco più che tripla di quella dell’ acido ossalico, per diminuire la dissoluzione di questo. 11 liquido, scal- dato quasi all’ebollizione, fu colorato con alcune stille di metil-arancio, agitato e trattato a poco a poco con ammoniaca diluitissima sino a produrre la colorazione gialla caratteristica. Il tempo trascorso per quest’ operazione fu circa mezz’ ora. — Si aggiunse allora un eccesso di soluzione bollente di ossalato ammonico, si lasciò per quattro ore in riposo, si raccolse su filtro il precipitato che si lavò con soluzione calda di ossalato ammonico all’ 1 per cento, fino a scomparsa della reazione del cloro. L’ ossalato di calcio, così separato , fu trasformato in ossido e pesato. Per determinare il magnesio, si evaporò il filtrato in una capsula di platino, si scac- ciarono i sali ammonici per arroventamelo e si riprese il residuo con poco acido clori- drico. Nella soluzione filtrata si precipitò il magnesio allo stato di fosfato ammonico-ma- gnesiaco, seguendo il metodo di A. Schmitts e pesando allo stato di pirofosfato. I risultati, sempre concordanti, riferiti a 100 litri di acqua, furono i seguenti : CaO MgO Laboratorio .... • • • • A- 43 9, 35 Tribuna Reitana . . . ... 4, 41 9. 37 Sodio e potassio Per determinare il sodio ed il potassio si suole dapprima trasformarli nei cloruri, dei quali si determina il peso complessivo, poscia si separa il potassio allo stato di cloropla- tinato o di perclorato, se ne calcola il valore corrispondente allo stato di cloruro e per dif- ferenza si perviene alla quantità del cloruro di sodio. Invece abbiamo creduto più conveniente adottare il così detto metodo indiretto, perche non solo più sbrigativo, ma anche più attendibile nel risultato. Un metodo indiretto recente è quello di A. J. Sofianopoulos ( I) che brevemente rias- sumiamo : Se indichiamo con p e q gli equivalenti di due elementi che si uniscono con la quan- tità a di residuo aiogenico di un dato acido, gli equivalenti dei loro sali saranno : p -f- a e e/ -|- a. Siano inoltre x ed y le quantità degli elementi contenuti nel miscuglio di peso P dei due sali dello stesso acido. Se p unità di peso del primo di questi elementi, combinandosi con 1’ acido danno un sale ad equivalente p -f- a , V unità di peso dello stesso elemento darà : p + a P perché: p : p -f- a = i : a. « p + a P (:) Bull. T V. p. 655 Serie IV. (1909). Analisi chimica dell' acqua di Casalotto 17 e alla quantità x di elemento corrisponderà nel miscuglio un peso di sale eguale a : p ■+■ a • x . P Analogamente il peso dell’ altro sale contenuto nel miscuglio possederà un peso eguale a : q -j- a — 'y- Questi due pesi sommati insieme costituiscono il peso del miscuglio A , ottenuto di- rettamente per pesata : p -\- a q a P q y Se ora si agisce sul miscuglio di questi due sali per mezzo di un acido che può , spostando il primo, formare con gli elementi nuovi sali, otterremo un secondo miscuglio che possiamo pesare dopo l’evaporazione dell’eccesso dell’acido. Bisognerà sempre ricer- care dei sali stabili, acciocché si possa scaldarli senza la più piccola trasformazione. — Sup- poniamo, infatti, che la seconda pesata ci abbia dato la somma B dei pesi dei due nuovi sali. Se p -f- h e q -f- h sono gli equivalenti di questi nuovi composti, avremo: p + ^ | q A- 1> D f — - — * + L = B. P q Abbiamo così stabilito un sistema di equazioni che può dare i valori delle due inco- gnite cercate e far determinare i due corpi costituenti il miscuglio con due sole pesate. Ancor più semplice è quest’ altro metodo indiretto che si riduce ad una pesata della miscela di cloruri e ad una determinazione volumetrica di cloro totale. Se x e y sono le rispettive quantità dei cloruri di potassio e di sodio , il cui peso complessivo è P , si ha: x +y = P (i) Se, inoltre, p è la quantità di cloro corrispondente al peso x di cloruro di potassio , e q quella corrispondente al peso y di cloruro di sodio : la somma di queste due quantità di cloro è eguale al cloro totale C, cui si perviene mercè la determinazione volumetrica. Quindi : p + q = C (2) Ma la quantità di cloro p, per la relazione. Ed : Cl = 74, 45 : 35, 45 = * ; /> , è eguale a : p = i*’4> .X 74, 45 Analogamente, la quantità di cloro q è data da : Na Cl : Cl = 58, 45 : 35, 45 — y ’ q a = Jj:..45 . y • q 58, 45 7 ’ ove, poiché per la (1): y = P — x si ha- 35, 45 ? = 5*, 45 (P ~ x). Atti Acc. Serie V, Vol. IV. Mem. I. 3 18 G. Grassi Crisi (lidi , D. Quattrocchi e S. Bocciolone ! IVI EMONIA Sostituendo nella (2) i valori di p e q, si perviene all’equazione: JS^-4S- .V + (P _ .v) = C 74, 4S 5S, 45 ove, risolvendo per x, si ha il valore corrispondente, al cloruro di potassio : .V = 74, {J-v- ( 3 5, 45 p ~ 58, 45 C) 3 5, 4 5 X 16 oppure, qualora si vogliano controllare i risultati, risolvendo per y : 58, 45 y 3 5, 45 X 16 ( 74, 45 C — 3 5, 45 P) * * * Ciò premesso, ecco come abbiamo operato : Si evaporò a secchezza in capsula di pla- tino e su b. m. il liquido adoperato per la determinazione dell’ acido solforico e da cui, per filtrazione, si era separato il solfato di bario; si riprese il residuo con acqua e si fece bol- lire la soluzione con lieve eccesso d’ idrato baritico puro.— Si filtrò; si aggiunse ammonia- ca, carbonato ammonico e infine un poco di ossalato ammonico. — Si lasciò depositare il precipitato, si filtrò, si evaporò a secchezza nella stessa capsula di platino e si scacciaro- no i sali ammoniacali; si ripetè l’operazione per eliminare quella tenue quantità di ma- gnesia residuale, evaporando e calcinando in crogiuolo di platino. Si ebbero così , come residuo, i cloruri alcalini che furono pesati. Questo residuo, sciolto in acqua, servi per la determinazione volumetrica del cloro col metodo di Volhard. Sostituendo nelle suddette forinole i valori di P e C , si ebbero i seguenti risultati ; per 7 00 litri " 7 li I LI media Laboratorio . . . . KCl ... 6, 80 6, 52 K2O... • 4, 17 4, '3 K2O... • 4, 15 » . . . NaCl.. 17, 86 1 9, 95 Na20.. ■ io, 54 io, 58 Na20.. .10, 56 Durezza. Vogliamo infine riferire alcuni dati relativi alla determinazione di ciò che d’ ordinario chiamasi durezza delle acque, ossia, di quelle proprietà dovute alla presenza di una quan- tità più o meno grande di sali di calcio e di magnesio in esse disciolte. Poiché si è convenuto chiamare; durezza totale quella dell’ acqua non bollita „ permanente quella eh’ essa conserva dopo ebollizione, ricondotta, previo raffred- damento al volume primitivo „ temporanea , la differenza fra le due. Abbiamo creduto opportuno riferirne i corrispondenti risultati ottenuti col metodo idro- timetrico, paragonandoli agli altri ricavati col calcolo. Giova notare che le determinazioni delle durezze totale e permanente furono eseguite tenendo presente la minore velocità di reazione tra il sapone ed i sali magnesiaci in rap- Analisi chimica dell’ acqua di Casalotto 19 porto a quella molto maggiore per i sali di calcio ; o , meglio , abbiamo proceduto con quella lentezza consigliata dal Magnatimi (1), affinchè la magnesia, di cui abbonda la no- stra acqua, abbia il tempo di entrare in reazione col sapone : Trovato Calcolato Durezza totale (gradi francesi) • .... 36. 49 3 1 - 14 » permanente 9, 08 3 , 9 2 » temporanea . . . . 27, 41 27, 22 Si noti intanto la differenza presso che eguale fra il valore trovato e quello calcolato nelle durezze totale e permanente, e la coincidenza nei due valori della durezza tempora- nea.— Di questo ci occuperemo in altro lavoro. — Vogliamo inoltre accennare che il meto- do di Hehner non potè essere applicato per la presenza di carbonati alcalini nell’acqua. Mr * * Riassumiamo nel seguente specchietto i risultati delle nostre esperienze riferendo le relative quantità, espresse in grammi, al volume di 100 litri di acqua : Ossido di sodio. . Na20 • gr- io, 56 Ossido di potassio. . k2o . » 4, O Ossido di litio .... . Li20 % • » tracce Ammoniaca • NH;{ . » — Ossido di calcio . . CaO » 4, 45 Ossido di magnesio . . MgO . » 9. 35 Cloro . CI . . » 5. 36 Jodio • .1 • . » tracce Anidride nitrosa . . . n2o3. . » -- Anidride nitrica 1 • n205 . » 0, 965 Anidride solforica • so3 . » 3. 27 Anidride silicica . . Si02 . » 5, 53 Anidride fosforica . • Po05 » tracce rilevanti Sesquiossido di ferro e alluminio . 4- ai2o;ì .... . » 2, 76 Peso specifico a 1 70 Residuo fisso a 100° . • • ■ gr- 69, 95 » « » a 1800 Anidride carbonica libera e semicombinata gr. 20, 80 » » combinata » 20, 13 » » totale » 40, 93 Gas disciolti in 1 litro di acqua. Ossigeno cari 6, 325 Azoto » 15, 69 totale » 20, o 1 5 (1) Gaz/., chini, ital. (1906) Voi. 36 — p. 339. 20 G. Grassi Cristaldi, D. Quattrocchi e S. Bocciolone Memoria l.j In 100 volumi a 0° e 760 min. Ossigeno cm3. 3 1 , 60 Azoto » 68, 39 totale » 99, 99 * * * Esprimendo, come oggi si suole, i costituenti mineralizzanti allo stato di anioni e ca- tioni, abbiamo : cationi Sodio Na gr. 7, 8392 Potassio . K » 3, 4458 Calcio . Ca » 3, 1642 Magnesio . . . Mg » 5, 6433 Ferro Fe 1 Alluminio ... Al I ’ ' anioni Cloro CI * 5, 36 Residuo nitrico . N03 » o, 6063 » carbonico. CC)3 » 27, 45 » solforico . S04 » 3, 9266 » silicico . Si04 » 8, 4598 Totale gr. 67, 6633 Residuo fisso a 180° » 67, 60 * * * Per seguire 1’ uso di dare un aggruppamento probabile dei costituenti salini presenti nell’ acqua da noi analizzata, premettiamo che abbiamo considerato tutto 1’ acido solforico allo stato di solfato di calcio ed il calcio residuale tutto allo stato di carbonato, il quale però trovasi in soluzione allo stato di bicarbonato. Invece il magnesio è stato considerato totalmente allo stato di carbonato; anch’esso in soluzione come bicarbonato, analogamente a quello di calcio. Sono questi due bicarbonati che per ebollizione dell’acqua determinano la formazione del precipitato dei corrispondenti carbonati. Il cloro si è ritenuto impegnato completamente col sodio ; la quantità rimanente di questo è allo stato di carbonato, che, insieme a quello di potassio, rende l’acqua notevol- mente alcalina. L’acido nitrico, come si è dimostrato nelle altre acque delle regioni etnee , trovasi combinato tutto con il potassio. In quanto alla miscela dei sesquiossidi di ferro e di alluminio, notiamo che, poiché il ferro si è trovato in maggior quantità nell’acqua del laboratorio, in rapporto a quella mollo esigua rinvenuta alla tribuna Reitana, dobbiamo attribuire quest’aumento ali’ azione della piccola quantità di anidride carbonica libera sul ferro della conduttura in città. Onde, ab- Analisi chimica dell’ acqua di Casal otto 21 biamo creduto più naturale considerare tutto il ferro allo stato di carbonato ferroso, e 1 al- luminio allo state» di silicato, sebbene manchino i dati per affermarlo in modo assoluto. Per il calcolo si è considerata la miscela dei sesquiossidi in peso eguale nell’acqua della tri- buna Reìtana, e il peso eccedente trovato nell’acqua in città si è attribuito tutto al ferro disciolto durante il percorso nella tubulatura. Carbonato sodico . . Cloruro sodico . Carbonato potassico . Nitrato sodico . Anidride silicica . Silicato d’ alluminio . Carbonato ferroso . Carbonato di magnesio Carbonato di calcio . Solfato di calcio . Fosfato di calcio . Joduro di sodio Carbonato di litio . Na2C03 gr. io, io NaCl » 8, 82 K2C03 » t>, 68 KN03 » o, 99 Si02 » 4, 14 AJ2 (Si03)3 » 2, 55 FeC03 . • » 2, So MgC03 » 19, 54 CaCOa » 3, 82 CaSOj » 5, 56 Ca3 (POj)2 » tracce notevoli NaJ » tracce Li2C03 .. » tracce * * * Questa la composizione chimica dell’acqua che per uso potabile attualmente si con- suma nella massima parte della città di Catania. Però, dato il fatto ch’essa è una miscela dell’acqua di Reitana e di quella della Consolazione, nessuna garanzia si può avere sulla costanza dei rapporti ponderali nei costituenti salini. Tuttavia, se variazioni avverran- no, queste saranno sempre dentro certi limiti , e tali da non spostare di molto i nostri risultati. * * V- Crediamo poi non superfluo ripetere nel seguente specchietto i limiti di tolleranza am- messi e consigliati dai vari autori, anche perchè riteniamo utile la possibilità di alcuni confronti. LIMI T 1 DI TOLLERANZA IN 100 LITRI DI ACQUA Commissione di Vienna Chimici fran cesi A. Gautier Wanklin e Chapman Reichard Fischer Kubel e Tiemann O 1 = 1 Ci « Residuo salino .... io — 50 50 V-M 1 V/» 0 \s> 1 O 10-50 5° 67, 60 Cloro 0,2 — 0,6 — — 0, 7—1, 15 0. 2—0, 8 3- 55 2-3 8—16 5, 56 Acido solforico (S03) . 0,2— 0.3 — — 0, 2—0, 63 8 3, 27 Ossido di calcio (CaO) — — — — 1 1 — 12 II — 12 4,4i » » magnesio (MgO) — — — — — 4 4 9- 35 Acido nitrico (N205) . . o,4 — — — 0, 4 2,7 0, 5-b 5 0, 963 Acido nitroso (N203) . tracce — — — Ammoniaca Sostanze organiche valutate tracce — — 0,01 — 0,015 — — — in ossigeno consumato.. 0, 05—0,25 0, 2 0, 2-0, 3 0. 05—0, 25 — 0, 004 G. Grassi Crisi aldi. D. Quattrocchi e S. Bocciolone •>2 [Memoria l.| Grado di potabilità e valore tecnico dell’acqua Se si dovesse dare un giudizio sull’acqua analizzata fondandosi sul semplice con- fronto tra i risultati analitici da noi ottenuti e i limiti di tolleranza consigliati dai vari chi- mici o da Commissioni, la si dovrebbe senz’altro dichiarare non potabile. Però, parago- nando tra di loro gii stessi limiti di tolleranza, non si trova la desiderata concordanza, in quanto che ciascun autore si può dire che stabilisca quei limiti di tolleranza che risultano da una serie di analisi delle acque di una data regione. Per questa ragione, prima di da- re un giudizio sul valore potabile d’un’acqua, si consiglia comparare i risultati analitici di essa con quelli delie acque provenienti dalla stessa regione e per le quali è dimostrato con analisi ripetute, che esse siano le più pure e presentino composizione sempre co- stante. Noi , poiché non esistono ancora le analisi complete di tutte le acque delle regioni etnee, non siamo in grado di attenerci al criterio della comparazione; solo dobbiamo discu- tere sul valore di alcuni degli elementi mineralizzanti, tenendo presente, sino ad un certo punto, i limiti di tolleranza che per il criterio della potabilità non possono essere presi in considerazione in senso assoluto. Così, nella miscela delle acque di Casalotto il cloro ascende a gr. 5. 36 per 100 litri. Il limite di tolleranza venne stabilito con un minimo di gì-. 0,2 dalla Commissione di Vienna e con un massimo di gr. 3,55 dal Fischer. Noi, come si è fatto rilevare avanti (pag. 14) abbiamo dato la nostra interpretazione su questa quantità considerevole di cloro non dovuta certamente a causa di contamina- zione, ma alia concomitanza della posizione del versante dal quale derivano le vene li- quide sotterranee, della direzione del vento dominante e della vicinanza del mare. Non è del pari attribuibile a causa di contaminazione la minima quantità di acido fosforico, la cui origine devesi certamente attribuire alla natura chimica delle rocce ; per- chè, se dovesse indicare remota contaminazione, avremmo trovato tanto la materia orga- nica, quanto i suoi prodotti di decomposizione. Il carbonato di magnesio, esistente sciolto nell’acqua allo stato di bicarbonato, come la massima parte di quello di calcio, è in tale quantità da comunicarle un grado notevole di durezza ed essere causa predominante del residuo fìsso considerevole. Questo bicarbo- nato di magnesio, — la cui genesi si deve all’azione simultanea dell’ acqua e dell’ani- dride carbonica suil’olivina ed altri silicati di magnesio, di cui abbonda la roccia vulcani- ca, — se costituisce un difetto per la bontà dell’acqua, non si può dire che la renda ina- datta come bevanda e nociva all’economia animale. Si è detto che l’acqua è alcalina: la notevole alcalinità è dovuta alla presenza di ri- levanti quantità di carbonati sodico e potassico, che insieme ai bicarbonati di magnesio e di calcio, (sebbene quest’ ultimo rientri nei limiti di tolleranza) inducono a classificarla fra le acque minerali alcalino-magnesiache, senza che ne venga diminuito il valore potabile. A causa della natura geologica del terreno in cui hanno origine e su cui scorrono le acque della nostra regione vulcanica , è naturale che non si debba neaneo pensare a rin- tracciarvi le sostanze organiche di qualsiasi natura, nè accontentarsi che quelle valutate con permanganato rientrino nei limiti di tolleranza, da poi che, come abbiamo dimostrato, an- Analisi chimica dell' acqua 'di Casalollo 2.'5 che piccolissime quantità di ossigeno consumato possono stare a dimostrare la contami- nazione dell’acqua. Ecco perchè nei nostri laboratori d’igiene occorre che periodicamente ed a brevi intervalli, sopra tutto dopo le grandi piogge, si saggi con il permanganato la bontà dell’acqua, riferendo il risultato al valore normale quasi nullo. .Solo a questa condi- zione di purezza l’acqua di Casalotto può considerarsi potabile. E il voto che venga tra- sformato il sistema di conduttura finora adottato e che sia modificato razionalmente l’ac- cesso alla tribuna Reitana, si connette a quello del desiderio della conservazione della pu- rezza di un’acqua che, se non uguaglia la bontà di quelle di Scillato a Palermo, del Se- nno a Napoli, della Marcia a Roma, è tuttavia da classificare fra le buone. Anche buona per il suo valore tecnico. Infatti, sebbene contenga una rilevante quan- tità di bicarbonati di magnesio e di calcio , non forma alcuna incrostazione nelle caldaie. Questo fatto devesi un pò alla presenza della silice allo stato colloidale, la quale con l’e- bollizione e con la concentrazione si separa in fiocchi leggieri , lentamente inglobati dai carbonati di magnesio e di calcio e dal solfato di calcio; un pò al cloruro di sodio che, con la sua separazione e la sua tendenza a restare in sospensione nel liquido concen- trato, impedisce il deposito cristallino sulle pareti delle caldaie e ne .facilita il deposito in polvere incoerente. Ecco perchè nelle caldaie delle macchine è sufficiente procedere a intervalli al sem- plice lavaggio per togliere solamente il deposito melmoso raccolto al fopdo. Come acqua per uso di lavanderia certamente, data la sua notevole durezza, non è raccomandabile : non solo è da lamentare il consumo di sapone, ma anche il deposito di sali di calcio e di magnesio degli acidi grassi sulle libbre dei tessuti che ne impedisce quel desiderato imbianchimento cui si perviene con l’acqua di cisterna. Istituto di chimica generale della R. Università Catania — agosto 1910. io <3r Poma (Monto Mario) Etrtà) (CÀTLAN11A (Nord - Est’”) 2 - . 57V40 Condotto delle acque Consolazione e Reitana dalle sorgenti alla tribuna S. Antonino. rodere isàjàtòffo /Jcrzic /{ "3 < 1 0 O ( ) U rum min 0/ lo Dicembre 1908 .... io. 9 •4. 2 7.4 6, 8 13,7 16, 2 753, 1 7, 69 75,0 Gennaio 1909 .... 9. 3 12, 3 5> 8 6, 5 1 1, 8 16, 2 757, 5 6, 16 66, i Febbraio ..... 8, 9 12, 9 4, 9 8, 0 12, 5 16. 0 754,0 5, 75 65, 8 Marzo 12, 6 16, 4 8,4 8, 0 12, 0 16, 0 751.4 7. 39 64, 4 Aprile >5. 3 1 9. 2 11,0 8, 2 13,6 1 6, 2 • 756, 1 9- 15 66,3 Maggio 18, 9 22, 9 i 4, 5 8,4 1 3- 5 16, 2 755,8 9, 62 5 5,9 Giugno 22, 6 26. 5 1 7s 6 8, 9 '7-9 10,4 757, 5 1 1, 65 55,o Luglio 24, 6 29, 1 >9> 4 0,7 '9,7 16,4 756,0 11,85 48, 3 Agosto 25,6 30, 2 20, 8 9,4 21 7 16, 3 755,4 13, 98 54,4 Settembre 23. 4 27,4 19, 1 8,3 21 7 16, 3 756, 3 13, 21 59,o Ottobre 19. 7 23. 3 >3. 7 7> 6 20, 1 16, 2 756, 7 1 1, 70 65, 9 Novembre «5> 1 18,6 11,8 M 16, 7 16, 1 754,4 8, 5 3 62, 5 Dicembre 12, 9 16, 8 9- 5 7,3 .5.8 15,9 756, 1 7,49 64, 2 Inverno 9. 7 13, 1 6, 0 7, 1 '2,7 16, 1 755,5 6, 5 3 68, 3 Primavera 15,6 >9» 5 i>= 3 8,2 >3, 7 16, 1 754,4 8, 72 62, 2 Estate 24, 3 28,6 J9> 3 9, 3 19. 8 16,4 756. 3 12, 49 52, 6 Autunno 19- 4 23, 1 *5, 5 7,6 '9, 5 16, 2 755,8 1 1, 15 62, 5 Anno meteorico. . . . j 17. 2 21, 1 13,0 8. 1 16, 4 16, 2 755, 5 9, 72 61,4 » civile ! 17, 4 21, 3 15.2 8,i 16, 5 16. 2 755,6 9,7i 60, 5 4 A. Ricco e L. Tuffava [Memoria II.) quadro W. 2 — 1909 V 0 2 totale CU O £ Nebulosità ORE di Soleggiamento Trasparenza atmosferica ; 2 £ 0 0 O-- C3 . — ■ > « W Pioggia C C ►> c 0 A oss. B cale. A B media Frequenza (lolla massima Dicembre 1908 .... min I, 21 rum 178,3 SW °/o 65, 7 h 106, 8 li 1 296, 5 0, 36 2, 1 0, IO Gennaio 1909 .... 2, 16 M3, 1 NEeSW 5 3,7 148. 7 303, 1 0, 49 2, 7 0, 16 Febbraio 1, 88 49, 3 SW 58,0 145, 4 301, 0 0. 48 2, 5 0, 08 Marzo 2, 34 23, 5 SW 62, 0 i47, 7 370, 4 0, 40 2, 2 0, I I Aprile 2. 26 106, 1 NE 48, 0 196, 4 394,4 0, 50 2. 0 0,03 Maggio 3, 77 28,9 NE 51,0 224,4 438.4 0, 51 2, 0 0, 04 Giugno 4> 79 o, 3 NE 35,o 280, 3 439, 9 0, 64 2, 6 0, 05 Luglio 6, 08 1, 0 NE IO, 0 346, 0 446, 6 0, 77 2, 5 0, 04 Agosto 5.84 2. 0 NE 21,0 261, 4 419,0 0, 62 2,4 0, 03 Settembre 4. 14 12, 2 NE 35, 3 227,0 37°, 8 0, 61 3,1 0, 2 2 Ottobre ...... 2,87 1 6 1 , 0 NE 46, 7 188,4 345, 8 0, 54 3- 0 0, 2 1 Novembre 3, 05 74. 6 W 44. 0 165, 8 303, 1 0, 5 5 2, 8 0, 30 Dicembre 2,77 17, 1 W 53,7 155,7 296. 5 0, 5 3 2,9 0, 17 Inverno L 75 370. 7 SW 59, 1 400, 9 902, 6 0, 44 2, 4 0, 1 1 Primavera 2, 79 158, 5 NE 53, 7 568, 3 1203, 2 o,47 2, 1 0, 06 Estate ....... 5, 57 3, 3 NE 22, 0 887, 7 1305, 5 0, 68 2, 5 0, 04 Autunno .... 3, 35 247, 8 NE 1 42,0 381, 2 1019, 7 0, 57 3,o 0, 24 Anno meteorico. . . . 3, 37 780, 3 NE 44, 2 2438, 3 44 3 1 > 0 0, 5 5 2. 5 0, 1 1 » civile 3, 50 619, 1 NE 43, 2 2487, 2 44 3 1 , 0 0, 56 2, 6 0, 12 Osservazioni meteorologiche del 1909, ecc. o Quadro 3 — 1009 o £ zj 0 ESTREMI METEOROLOGICI ANNUI i— r- c • > C ri OSSERVATI CO c e. C < Massimo Minimo C 3 1 40 39 !45 1 N IO 1 1 7 ! 29 Temperatura dell’ aria 37°. 9 0°, 3 1 1 1 1 Agosto io febbraio NE 8 22 29 17 76 9°. 3 E 0 I 3 5 9 Temperatura 22°, 9 iq febbr. 7h e del sotterraneo 24 Agosto I 2h 2 1 » 9h Te SE 2 *» 0 1 6 jg i S . 2 1 1 0 4 Temperatura 1 6°, 5 ■ 5°. 7 N J acqua del pozzo 7 Giugno 1 2h 2 marzo I2h 1 1 w cr a* sw 28 19 IO 5 62 min rum w. . > 1 2 20 26 Pressione 766, 1 74 1 , 2 atmosferica 5 Gennaio 8h 12 febbr. 8h > NW 4 3 0 3 IO inni inni Tensione 19, 41 2, 5 5 vapore acqueo 18 Agosto 2 1 h 4 febbraio i)h sereni 29 3' 66 4i 167 °/o 0/ lo Il •— j misti 20 2 1 '5 25 81 2 I Il o Umidità 98 3 maggio 1 5h &c coperti r e 1 a t i v a 1 Aprile 2ih 28 luglio i5h 1 *3 4! CO 1 1 24 1 14 || ’Ò 3 con pioggia. . . . 48 35 13 35 I3i min >7.78 limi 3 Evaporazione 0, 14 s con neve o grandine. in 24h all’ombra 1 1 Agosto i 28 gennaio acquee — I 3 0 2 6 con nebbia .... 5 5 15 6 3i Pioggia mrn 77, 3 Il 03 i con brina .... in 24 ore 23 Ottobre Meteo r 2 0 0 0 2 con temporale. . . 4 4 1 5 14 Velocità oraria del vento 40 km. da NW con scariche elettriche I 1 14 6 29 óo e direzione 1 2 Novem. ioh A. Ricco e. L. Tuffar a [Memoria II.) 6 Quadro X. 4 — Medie 1892 — 1909 TfcMPEJ dell’ £.2 U) o 2 Z-> C3 rt > t AI UR A aria « £ £ 5 0 E Press atmos è. 2 in »- S 2 =3 5 C3 ione: l'erica _ w £ w u, £! « • c g oc 52 — « u " u Tensione del vapore acqueo Umidità relativa Evaporazione all’ ombra Pioggia totale Nebulosità 1 1 Soleggiamento o 0 inni min MI III 0 / 1 0 III III mm 1 °/o li Gennaio . 9,9 io. 3 757- 7 703, 2 6. 48 66, 6 1, 83 89, 5 49, 1 0, 44 Febbraio . . io, 6 10, 9 7 5 3,8 76l> 3 6, 57 64, 9 2, IO 57-, 3 49,7 0, 46 Marzo .... 12. 3 12, 7 7 5 5, 2 760, 6 7. 2 1 63. 9 2, 33 51,8 48, I 0, 49 Aprile .... i4)8 1 3, 2 7 5 5 ,o 760, 3 8. 23 62, 4 2, 74 39, 5 46, 6 o,47 Maggio . . 18, 6 19, 1 75 5. 9 761, 1 9, 41 56, 4 3, 64 22, 8 39,o 0, 5 3 Giugno . . . 22, 8 23, ' 756, 2 761, 4 1 1, 67 53, 0 4, 59 5, 8 27, i 0, 60 Luglio .... 26, 0 26, 3 7 5 5,9 761, o 1 3- 1 2 50, 0 5, 55 3,9 12, 7 0, 69 Agosto 26. 1 26, 4 756. 5 761, 6 14. 00 54, 0 5,48 io, 8 16, 0 0, 68 Settembre. 23,7 24, 1 757, 2 762, 4 13, 40 59, 6 4, 31 53, 6 33- 3 0, 56 Ottobre . 19, 8 20, 2 757- 1 762, 4 12, 02 66,8 2.97 94, : 49, 2 0, 47 Novembre . . 15, 2 15, 6 757, 3 762, 6 9, 53 69, 4 2, 12 1 13, 8 52, 9 0, 4 3 Dicembre . 1 7 1 2, 0 756, 5 761. 9 7, 41 69, 8 I, 87 107. 2 53, 0 0, 35 Inverno . io, 7 11,0 756, 7 762, 2 6, 82 67, 1 1, 93 254,o 50, 6 0, 42 Primavera. • 15, 2 15, 6 75 5- 4 760, 8 8, 28 60, 9 2,90 1 14, 1 44. 6 0, 50 Estate .... 25, 0 25- 3 756, 2 76i> 3 12, 93 52, 3 5, 21 20, 5 18, 6 0, 66 Autunno . 19,6 20, 0 757, 2 762, 5 1 r, 65 65, 3 3, 13 261, 3 45, 1 o,49 Anno .... 17,6 1 8, 0 756- 4 76 L 7 9- 92 61, 4 3, 29 650, 1 39, 7 ! 0, 5 1 n «‘■noria III. D.r S. DI FRANCO Libero docente di Mineralogia nella R. Università di Catania Le Uve ad orneblenda dell’ Etna ( con duve tavole ) È opinione generale (1) che nell’ Etna X orneblenda, in cristalli apprezzabili ad occhio nudo, si trovi soltanto in alcune lave antiche, così v engono citate quelle della Serra Gian- nicola, della Valle del Tripode >, del Monte Zoccolaro , del Monte Cai ami a, della Valle di Calanna e della Valle San Giacomo giacenti tutte nella Valle del Bove ; del Monte Calvario presso Biancavilla e della Grolla di Scilla. Studiando moltissime lave dell’ Etna ho potuto constatare che questo tipo di lava ad orneblenda sia molto più diffuso di quanto non si creda: ho potuto osservare che presso Mascali si trova una corrente relativamente recente ( eruzione del 1631 ) ricca d’ inclusi di orneblenda, che presso il Milo si ha una corrente di lava con grossissimi inclusi di orne- blenda ben conservata, che presso il traforo della ferrovia vicino Aci-Castello c’è una lava ricca d’ inclusi di orneblenda, che in una lava di Aci-Catena, nota per la ricchezza di ferro oligisto, si trova dell’ orneblenda ben cristallizzata, che in una lava antica della Cava secca presso Zafferana si trova anche dell’ orneblenda. Ho creduto quindi interessante intraprendere lo studio di questo tipo di lave esten- dendolo alle più importanti località già note e alle nuove da me constatate. Lava del 1631 detta di Scorcia vacca ( corrente Ferro) presso Mascali Nunziata. Lava grigio-oscura leggermente cerulea, con segregazioni porfìriche di angite , orne- blenda ed olivina. Al microscopio la roccia presenta numerosi inclusi di orneblenda , di angite , e di magnetite e pochi di feldispato e di olivina sopra una massa fondamentale olocristal- lina poi-lìrica con struttura microjtiiidale costituita essenzialmente di microliti di feldispato in mezzo ai quali compaiono discretamente abbondanti V angite e i granuli di magnetite e raramente X olivina e X apatite; in alcuni punti è notevole la presenza d’un po’ di vetro incoloro con principio di devetrificazione. L 'orneblenda (Tav. I, tìg. 1) è la più importante delle segregazioni, ha gli spigoli (i) Valtershausen-Lasaulx — Der Aetna, Leipzig, 1880. Atti Acc. Serie V. Voi.. IV. Meni. III. i '1 D.r S. Di Franco Memoria arrotondati , contiene numerosi inclusioni di granuli di magnetite e presenta un orlo più o meno spesso di sostanza opaca, nera. Lo spessore delle due parti (nucleo ed orlo) è variabile: alcuni cristalli sono trasfor- mati in magnetite in modo che dell’ orneblenda restano poche lamelle di colore bruno, altri sono quasi completamente trasformati in aggregato di microliti riferibili ad augite ed infine 1’ ultimo stadio, quando non è più visibile la sostanza originaria e dell’ orneblenda non resta che la sola forma esterna da formare delle vere pseudomorfosi di magnetite. Oltre l’orlo nero esiste ancora dalla parte a contatto col magma un altro orlo grigio- chiaro formato da microliti di augite e granuli di magnetite che fa passaggio graduale sino a confondersi colla massa fondamentale. Le segregazioni di feldispato di prima consolidazione sono poco numerose; si pre- sentano in cristalli idiomortì con scarse inclusioni di magnetite, di vetro incoloro o legger- mente bruno e di apatite, qualche volta in lamelle geminate secondo la legge dell’ albite. Nella zona perpendicolare a (010) i massimi valori di estinzione raggiungono 32° 30 e nei geminati doppi I 11 28° 30' 16' 31° 18‘ 32° 30' 20' riferibili a labradorite Ab3 An,. Il feldispato della massa fondamentale si presenta in microliti molto allungati a solo o a due lamelle geminate secondo la sopradetta legge, mancano le lamelle in geminazione polisintetica. L' augite si riscontra in grossi e medii cristalli con spigoli netti e debole pleocroismo C — verde a , b r= verde giallo L’ angolo c : C = 44° 30' in lamine di sfaldatura (010). Frequenti geminati secondo (100) ed anche aggruppamenti irregolari con diverse orien- tazioni. Come inclusioni si notano : particelle di vetro bianco-sporco, magnetite e apatite. L’ augite nella massa fondamentale è discretamente abbondante in piccoli granuli. Le grosse segregazioni di olivina s’ incontrano in minore quantità di quelle di augite: generalmente risultano di parecchi granuli riuniti. Anche i cristalli isolati d’ olivina non presentano forma geometrica distinta avendo gli spigoli arrotondati. L’olivina ha forte rifrangenza e sagrinatura pronunziata, presenta molte linee di frat- tura; tranne di qualche raro cristallino di apatite manca addirittura d’inclusioni. Nella massa fondamentale i piccoli granuli di olivina spiccano bene, specialmente os- servati a nicols incrociati. La magnetite oltre che in grosse segregazioni compare abbondante in piccoli grani. Questo tipo di lava è simile al basalto ad orneblenda di Schenkelberg (YVesterwald) tanto che le sezioni dei due tipi, osservati al microscopio sembrano fatte dallo stesso cam- pione, (Tav. I, fig. 2). Le lave, ad orneblenda dell' Etna 3 Lava del Milo. Roccia di colore grigio-chiaro, ricca di segregazioni lamellari di feldispalo, larghe ma di tenue spessore, biancastre, lucenti ; essa racchiude numerosi cristalli di orneblenda colla frattura nera, splendente, di notevole dimensione, tanto da raggiungere la lunghezza di cm. 7 e la larghezza di cm. 5 (Tav. 1, fig. 3 e 4 fotog. a circa 2/3 della grandezza naturale). I grossi inclusi di orneblenda generalmente non si trovano a contatto diretto con la massa della roccia , ma da questa sono in massima parte separati da cavità formatesi in seguito al raffreddamento del magma, per cui riesce facile staccarli dalla roccia : questi cristalli sono rivestiti da un sottile strato di sostanza vetrosa scoriacea consimile a quella che tappezza le cavità che li racchiudono. I cristalli isolati di orneblenda che si trovano frequenti nella regione , si presentano collo stesso aspetto degli inclusi sopradescritti , cioè ricoperti da una leggera patina di sostanza scoriacea e nell’ interno, se ben conservati, con chiara sfaldatura, tinta nera e vivo splendore vitreo. Alcuni cristalli presentano un rivestimento scoriaceo dello spessore di parecchi milli- metri; qualche volta scompare la forma cristallina ed assumono l’aspetto di piccoli proietti vulcanici. Altre volte allo strato scoriaceo sono attaccati dei cristallini ben conservati di aagite, senza essere da esso rivestiti, tanto da potere riconoscerne nettamente la forma cristallina. Prescindendo da qualche cristallo di eccezionale grossezza (Tav. 1, tig. 3 e 4) e da quelli piccolissimi, può dirsi che la dimensione dei cristalli di orneblenda del Milo ordinaria- mente oscilla tra 2 e 4 centimetri secondo l’ asse verticale. Taluni cristalli poco sviluppati secondo 1’ asse v erticale presentano una forma tozza, quasi lenticolare. Le forme osservate sono le seguenti : b ! 010 | OC P co c ! 001 j 0? m ; 110 { OOP z ! 021 j 2 P OC r | In ; p 131 j 3 P 3 combinazioni : e | no ; ì 010 j o o ! ni J mbc r 2) j 110 s j 010 j > i o o 1 Tl1 ■ | 02 1 | m b c r z 3) j 110 | O O o o ! m | ) 02 1 | ) 1 3 1 j m b c r z i Le forme | 021 j e } 131 j sono nuove per i cristalli di orneblenda dell'Etna combinazioni è frequente la prima, riscontrasi poche volte la terza. delle 4 D.r S. Di Franco Memoria III. La faccia (010) generalmente si trova più estesa e tra le facce terminali domina (111). Non sono possibili esatte misure per il rivestimento scoriaceo che copre le facce. Il Lasaulx (1) nei cristalli di orneblenda dell’Etna inclusi nelle rocce di Monte Ca- lanna osservò soltanto le forme : oo P ; oo P oo ; r P ; o P ; anche Haefcke in quelli dei Monti Rossi, eruzione del 1669 (2), trovò le stesse forme. Frequenti compaiono i geminati secondo (100) ; non mancano gruppi compenetrati di due o tre cristalli isorientati e i geminati a croce simili a quelli riscontrati nell’ augite dell’ Etna. 1 cristalli di orneblenda alla frattura presentano le facce di clivaggio del prisma di colore nero lucido, talora con belle iridescenze che dal blu vanno al violetto oscuro; mol- te volte presentano diversi stadii di alterazione. Le sezioni di orneblenda osservate al microscopio si presentano all’ orlo trasformati in una sostanza nera, lucida ; la sostanza nera s’ infiltra tra le lamelle di sfaldatura, pene- trando più o meno profondamente nella massa del minerale. A forte ingrandimento ò ta- lora possibile risolversi tale sostanza nera in un cumulo di brandelli bruno -oscuri o neri e sostanza vitrea intermedia ; pare si debba riferire ad un primo stadio di trasformazione che ci porterà apprèsso ai granuli di magnetite già menzionati. L’ analisi chimica d’ un cristallo ben conservato mi diede i seguenti risultati : Si02 40, 10 Ti02 2, 05 A1,03 14,71 Fe203 9, 60 FeO 4, 83 CaO 12, 13 MgO 1 l, 64 K.,0 0, 78 Na20 4, 07 Perdita per arroventamento. 0, 58 100, 49 Peso specifico =: 2, 97 La lava del Milo osservata al microscopio presenta struttura intersertale , numerose liste di feldispato di diversa grandezza dalle più piccole microliti alle più grosse segre- gazioni, discreta quantità di grossi granuli di magnetite ; scarsa vi è X augite qY olivina. Nella massa fondamentale oltre i microliti di feldispato e di augite compaiono ab- bondanti cristallini di magnetite in sezioni esagonali, quadratiche o rombiche, alcune delle (1) Walthrshausen - Lasaulx — Der Aetna, Leipzig, 1880 — Voi. 2, pag. 492. (2) Hahfcki- Inane.- Diss. Gòttg., Beri. 1890, pag. 46. Sino ad oggi non si sono rinvenuti ai Monti Rossi cristalli di orneblenda e molto probabilmente si tratta di scambio con quelli del Milo come viene con- fermato dai risultati della mia analisi chimica fatta per 1’ orneblenda del Milo, molto vicini ai risultati dati da Haefcke per la sua orneblenda dei Monti Rossi. Le lave ad orneblenda dell’ Etna 3 quali con orlo giallo limonitico , granuli di olivina , più un fondo vetroso bruno-oscuro devetrificato. 11 feldispato intercluso si presenta in lamelle idioforme geminate secondo la legge dell’ albite e anche di Karlsbad ; questa geminazione s’ incontra raramente nei feldispati delle rocce dell’ Etna. Delle lamelle di feldispato alcune sono ricche d’ inclusioni di microliti di augite, gra- nuli di magnetite e vetrose, altre ne sono completamente prive. Le inclusioni si presentano generalmente sparse su tutta la superficie della lamella , alle volte esse si addensano al centro formando un nucleo, oppure presso i bordi formando una zona interna periferica. Nelle lave dell’ Etna il feldispato con inclusioni che formano una zona verso il bordo s’ incontra meno frequentemente del feldispato ricco d’ inclusioni alla parte centrale. Quando la massa fondamentale penetra nei feldispati i loro spigoli non sono netti ma incerti e irregolari e mostrano una leggiera sfumatura con struttura micropoichilitica; la formazione di tale mantello è certamente contemporanea alla consolidazione della massa fondamentale. Il feldispato ha inoltre struttura zonale ed una disposizione in settori delle lamelle geminate, "assumendo ora aspetto cruciforme, ora mostrandosi suddiviso in sei od in otto settori. Dalle lamelle meglio conservate si deduce che il feldispato spetta ad una labradorite Ab3 An4 presentando nella zona perpendicolare a (010) un massimo di estinzione di 33° e nei geminati doppi 29° 11° 31° 15" 33° 18° 30' L’ augite si presenta in lamelle allotriomorfe , spesso con orlo compenetrato in molti punti della massa fondamentale, contiene inclusi granuli di magnetite e qualche cristallino esagonale di apatite. 1 geminati pare che manchino, invece si notano aggruppamenti di augite a mosaico, con diversa orientazione. I grossi e limpidi cristalli di augite hanno dimensioni maggiori di quelle dei cristalli feldispatici ; si nota distinto pleocroismo C = verde b — giallo paglia a =zr giallo verdastro L’ estinzione in lamine (010) c : c = 50°. Talvolta la roccia presenta delle minute cavità tappezzate da piccoli cristallini di au- gite d’ un verde molto chiaro e con facce nitide riferibili a (100), (010;, (110) e (ili). L’ olivina si presenta nettamente idiomorfa a sezioni esagonali o quasi rettangolari ; include granuli di magnetite. D.r S. Di Franco | Memoria IH.] 6 Ordinariamente ben riconoscibili sono le tracce della sfaldatura secondo (010) paraile- lemente alle quali avviene 1’ estinzione. La magnetite di prima consolidazione si presenta in gruppi di cristalli a sezione rombica o triangolare; nei bordi spesso s’infiltra la massa fondamentale della roccia. Roccia della Valle di Calanna. Lava grigio-oscura compatta ricca di grossi cristalli di orneblenda e d’inclusi di una lava più chiara, colore grigio-verdastro (Tav. 1, fig. 5 e 6) : vi si osserva ancora 1 olivina in granuli giallo-oro. I cristalli di orneblenda rivaleggiano per dimensioni quelli della lava del Milo , però a differenza di questi le loro facce aderiscono completamente alla massa della roccia e non presentano alla superficie alcuna patina scoriacea. 1 cristalli piti grossi presentano delle cavità di forma irregolare, che seguono spesso la stessa direzione della sfaldatura : in tali cavità si notano piccoli cristalli di analcime della forma ) 2 1 1 ( e ciuffetti di aragonite. Le facce di sfaldatura dell’ orneblenda presentano una superfìcie istoriata da numerose, piccole e sottili inclusioni di sostanza vetrosa bruno-rossiccia, mentre la parte nera lucida guardata di sbieco mostra delle sottili linee di accrescimento onduloso, con tutta l’apparenza -d’una damascatura. Le inclusioni vetrose in dettaglio non hanno forma determinata, ma nel loro insieme vanno dirette secondo una direzione ortogonale allo spigolo verticale. Mentre l’ orneblenda del Milo si trova in diversi stati di alterazioni, sino a presentare inalterata soltanto la parte più interna, qui gl’ inclusi e specialmente i più piccoli si trovano ben conservati. La lava osservata al microscopio (Tav. I, fig. ó) presenta numerose lamelle di feldispato, abbondante orneblenda e molti granuli di magnetite ; scarsa l' olivina e rarissima Vangile. Nelle lamelle di feldispato più grosse, la massa fondamentale vi ha penetrato ai bordi e gli spigoli sono quasi scomparsi ; a nicols incrociati le lamelle si risolvono in due o tre liste geminate secondo la legge dell’ albite. Le sezioni normali a (010) raggiungono un massimo di estinzione di 33° 30' e nei geminati doppi si ha I li 33° 24° riferibili a labradorite Ab., An4. I cristalli medii sono ricchi di granuli di vetro chiaro, presentano in generale forma allungata e spigoli netti, più raramente una sezione quadrata. I microliti di feldispato si estinguono secondo lo spigolo più lungo a 18°, vanno per- ciò riferiti a labradorite più acida. L’ orneblenda compare in grossissime segregazioni a sezioni raramente regolare, per lo più a contorno irregolare dovuto a corrosione del magma. Presenta forte pleocroismo C — bruno b — bruno noce a = giallo oro Le lave ad orneblenda dell' Etna 7 Talora è in geminati e anche a lamelle polisintetiche. Mentre in altri tipi eli lava dell’Etna anche l’ orneblenda più conservata mostra una marcata zona interna di magnetite e 1’ orneblenda più alterata ha un torte orlo di magne- tite che arriva spesso a sostituire tutto il cristallo ; nella lava della Valle di Calanna, non ostante 1’ abbondanza della magnetite nella massa fondamentale , la magnetite raramente è inclusa dalPorneblenda facendovi un orlo appena apprezzabile: scarsi sono gl’ inclusi di altri minerali. L' augite delle grosse segregazioni ha gli spigoli talora netti, talvolta arrotondati spe- cialmente quando si trova compenetrata della massa fondamentale. Tranne qualche raro cristallo esagonale di apatite non presenta altre inclusioni. L’ olivina è rappresentata da macchie giallastre, a struttura fibrosa, che a nicols in- crociati si fanno riconoscere per serpentino. La magnetite oltre a fare parte della massa fondamentale si trova ancora in gros- sissime segregazioni. Come elemento di seconda formazione si riscontra la calcite che riempie piccole cavità della roccia. La massa fondamentale risulta formata da un fitto tessuto di cristallini e microliti di plagioclase e di granuli di magnetite , su cui spiccano piccole segregazioni di sostanza giallastra riferibile a olivina serpentinizzata, frammenti di augite e di orneblenda. La lava grigio chiara tendente al verdastro (Tav. I, fìg. 6) che si trova inclusa nella lava della Valle di Calanna presenta aspetto omogeneo ; osservata al microscopio risulta formata da un feltro di grossi microliti feldispatici con disposizione microjluidale in cui sono sparsi rari cristalli di feldispalo di prima formazione e granelli di magnetite ; raris- simi sono quelli di augite e i frammenti di olivina e di orneblenda ; mancano i grossi cristalli inclusi di orneblenda così frequenti nella roccia principale. Evidentemente tanto l’orneblenda delle grosse segregazioni, quanto i frammenti di lava più chiara furono strappate da rocce diverse preesistenti, riferibili ad epoche differenti. Il feldispalo in cristalli listiformi ha una estinzione massima nella zona perpendicolare a (010) di 25° riferibile a labradorite Abt An,. Le lamelle geminate secondo la legge dall’albite sono poco conservate ed hanno estin- zioni ondulate. Con ingrandimento più forte nella massa fondamentale si osservano sparsi abbondanti microliti verde-chiari di augite, spesso raggruppati tra di loro. Questa lava è simile ad altre antiche che si riscontrano nei pressi della Valle di Calanna. Roccia del M.te Calanna Roccia bruna-terrosa, un po’ friabile con macchie gialle di limonite e racchiudente de- gli inclusi neri di grossi e piccoli cristalli di orneblenda a facce levigate e spigoli arro- tondati. La roccia è in istato d’ incipiente decomposizione, essa più che di una roccia mas- siccia ha 1’ aspetto di una roccia frammentaria, quasi come un tufo a grana grossolana. Una roccia molto simile a questa è la voacke ad orneblenda basaltica di Schima (Boemia) dove più marcata è la struttura di roccia frammentaria. H D.r S. Di Franco | Memoria III. L' orneblenda inclusa si presenta in cristalli sviluppati maggiormente secondo l’asse verticale, raggiungendo la lunghezza di circa 3 cm. Vi si notano le seguenti forme : b ) 010 ( oo g oo c J 001 j oP m | 1 1 0 ( oc p z ) 021 | 2 P oo r j Tll j P. Il prisma) 110 j si trova più sviluppato. Essa, per lo più, è fragile, si sfalda facilmente mostrandosi all’interno ben conservata. Lamine di sfaldatura (010) danno: c : C = 16° — 18° L’ assorbimento è notevole : c > b > a C = verde oliva intenso b = bruno a rr giallo miele chiaro Al miscropio la roccia si presenta molto ricca di sostanza vetrosa e di magnetite , questa però in alcuni punti è cosi abbondante da costituire delle macchie completamente opache, ciò che spicca maggiormente quando si evita la luce incidente, colla quale i gra- nuli di magnetite riflettono un colore grigio-metallico. Tra i minerali spicca sulla massa fondamentale l 'orneblenda che attira maggior- mente l’attenzione; essa è di due tipi, o priva d’inclusioni o con inclusioni di feldispato cingile e magnetite (Tav. Il, fig. 1 e 2). L’ orneblenda priva d’inclusioni, V augite, il feldispato e l’olivina osservati a nicols incrociati presentano nello stesso cristallo diversi colori d’interferenza, spesso distribuiti per zone, accusando così un fenomeno di tempra che hanno dovuto subire questi elementi. Le facce lisce e gli spigoli arrotondati dell’ orneblenda farebbero sospettare un’azione meccanica di corrosione , ma collegato questo fatto con il fenomeno cennato d’ interfe- renza induce piuttosto a credere che i diversi minerali dovettero essere sottoposti ad una ricottura. 1 cristalli di orneblenda che contengono inclusioni invece mostrano a nicols incrociati unica tinta d’ interferenza, essi dovettero formarsi in un periodo posteriore. I microliti di feldispato inclusi nell’ orneblenda sono geminati secondo la legge del- l’albite (Tav. Il, lìg. 2) si trovano sensibilmente deformati e spesso disposti parallelamente alle linee di sfaldatura. Le lave ad orneblenda dell’ Bina 9 Lava di Aci Catena. Lava grigio-chiara in qualche parte rosso-oscura , bollosa con lamelle di feldispato bianco-sporco e cristalli neri riferibili ad orneblenda ; nelle cavità si trovano abbondanti cristalli di ematite e di una varietà di amfibolo (1) giallo-miele. La sezione osservata al microscopio mostra struttura olocristallina porfinca e vi si trovano disseminati il feldispato , l’ orneblenda e qualche raro cristallo di augite. Il feldispato intercluso si presenta in cristalli idiomorfi molto allungati, spesso ag- gruppati con l’orlo non perfettamente conservato, hanno dimensioni superiori a quelle de- gli interclusi di orneblenda. Si trova o quasi completamente privo d’ inclusioni e quindi chiaro e discretamente conservato o con inclusioni, sia ai bordi formando una zona peri* ferica, sia alla parte centrale, formando un nucleo. A nicols incrociati si osserva la geminazione secondo la legge dell' albite, spessissimo quella polisintetica. Sezioni parallele a (010) dei cristalli chiari riferite allo spigolo (010) : (001) danno va- lori massimi di estinzioni d’una labradorite Ab3 An4. E degna di nota una struttura zonale molto appariscente che a nicols incrociati dà un’estinzione ondulosa procedendo gradatamente dalla periferia al centro del cristallo o vi- ceversa. Nei cristalli zonati si ha : 1 11 Zona esterna 38° 19° 20 Labradorite Zona interna 40° 31° Bytownite Le listarelle di feldispato della massa fondamentale si presentano geminate secondo la legge dell’ albite e contengono qualche rara inclusione di vetro molto chiaro. L’ estinzione secondo lo spigolo più lungo li fa riferire a labradorite acida. L’ orneblenda è poco meno abbondante del feldispato intercluso , si trova in indivi- dui di dimensioni molto diverse, talora raggiunge nella direzione di massimo allungamento parecchi millimetri. Nelle lamine sottili dà sezioni rombiche, esagonali o ottagonali, ricche di granuli di magnetite con orlo nero più o meno spesso, (Tav. II, Fig. 3, 4 e 5), epperò per 1’ aspetto somigliano ai cristalli di orneblenda osservati nelle lave di Scorcia vacca ( corrente Ferro ) presso Mascali e Cava secca, presso Zafferana. L’ alterazione dell’ orneblenda procede dai bordi verso l’interno: si trovano individui completamente sostituiti da un ammasso di granuli di magnetite , in quelli non totalmente trasformati si osserva ancora un nucleo di sostanza originaria colore giallo-chiaro , più pallido dell’ orneblenda ordinaria della roccia. Alcuni cristalli oltre la magnetite contengono incluse lamelle di feldispato di prima consolidazione, circondate da un orlo nero di magnetite simile a quello presentato dall’or- neblenda; si trova ancora incluso qualche cristallino di apatite. Molte volte i granuli di magnetite sono allineati in serie che seguono la direzione della sfaldatura. (i) Platania G. — Su alcuni minerali di Aci Catena. Atti Acc. Se. di Acireale, Voi. IV, 1892. Atti Acc. Serie V. Vol. IV. Meni. III. 2 ÌO D.r S. Di Franco Memoria Ill.j L’ augile è rara, ha un colore verde-pallido ed una zona esterna sottile color giallo- arancio (simile all’ orlo dell’ olivina in certi basalti). L’ olivina manca addirittura sia come segregazione portirica, sia come elemento nella massa fondamentale. La massa fondamentale risulta formata da un aggregato di microliti feldispatici, gra- nuli di magnetite e concentrazioni di augite le quali per la massima parte presentano la colorazione giallo-arancio osservata nei grossi cristalli, ma che qui occupa tutta la loro massa. Lava di Cava secca ( presso Zafferano). Lava compatta, grigio-chiara, ricchissima di segregazioni lamellari di feldispato bian- co e di orneblenda nera, generalmente in piccoli cristalli; scarsa vi è Y augite, scarsis- sima Y olivina. Grossi cristalli di orneblenda compaiono in questa roccia, ma essi per la quantità e per le dimensioni (non raggiungono oltre 2 cm. di lunghezza) differiscono da quelli del Milo e di Calanna; nei punti non a contatto col magma le facce sono rese scoriacee da un sottile strato vetroso di magma, sotto questa sottile patina si trovano dei cristalli di feldispato i quali oltre a ricoprire l’ orneblenda penetrano nel suo interno. La sezione della roccia osservata al microscopio presenta cristalli di feldispato, or- neblenda, augite, magnetite e discretamente frequente apatite : la massa fondamentale invece risulta di un intimo aggregato panidiomorfo di granuli di feldispato , di augite e di abbondantissima magnetite. Il feldispato in generale non differisce per 1’ aspetto dagli altri fel dispati descritti precedentemente , spetta alla solita labradorite Ab.. Arq ed ha inclusi microliti di augite ed apatite , granuli di magnetite e di vetro bruno-oscuro : presenta inoltre inclusioni di cristalli di augite, fatto raro secondo il Rosenbusch (1). Talvolta con struttura zonata ben marcata. Le lamelle geminate secondo la legge dell' albite e di Baveno , hanno subito spesso una incurvatura nella direzione della loro lunghezza. Il feldispato che circonda 1’ orneblenda, formando una zona chiara, ha inclusa l’apa- tite in cristalli a sezione esagonale o rettangolare con distinto orlo oscuro. L 'orneblenda in grossi cristalli si presenta o col solo orlo nero di magnetite che pe- netra nella massa secondo la direzione della sfaldatura come i denti d’ un pettine o quasi completamente nera per la quantità di magnetite che contiene ; ha colore bruno oscuro e debole pleocroismo, contiene anche incluso il feldispato e 1’ apatite. Il feldispato incluso si trova in lamelle geminate e spigoli arrotondati e contiene alla sua volta inclusioni di magnetite e vetro bruno-oscuro, mentre l’apatite si presenta gialla- pallida o tendente al roseo , con inclusi piccoli granuli di magnetite e laminette di colore giallo bruno molto chiaro, riferibili a pseudo-inclusioni di orneblenda. L’ orneblenda in piccoli cristalli si trova frequente in forma di liste rettangolari sfran- gi) Rusi-.kbusch — Mikroskopische Physiogmphie der Massigen Gesteine. Dritte Aullage, 1896, p. 983. Le lave ad orneblenda dell' Lina giate ai bordi e completamente trasformate in magnetite o in sezioni esagonali con orlo nero di magnetite e l’interno in parte ben conservato (Tav. II, Fig. 6). Pleocroismo chiaro C r= bruno oscuro a, b — giallo bruno Si trova anche, ma raramente, simile all’ orneblenda porli ricamente disseminata nella massa fondamentale della lava di Scorcia Vacca e di Aci Catena (Tav. I, fig. 1 e Tav. II, fig. 3, 4 e 5) precedentemente descritta. L ' augite si riscontra in cristalli più frequenti dell’ orneblenda con inclusi grossi gra- nuli di magnetite e abbondanti microliti di apatite. Presenta debole pleocroismo C ==r verde chiaro a. b — giallo verdastro L’ apatite si trova in discreta quantità in confronto alle altre rocce dell’ Ftna, in se- zione esagonale o rettangolare con caratteristica stilatura e colore bruno roseo , molto si- mile per dimensione a quella inclusa nel feldspato che circonda 1’ orneblenda o nella stessa orneblenda. L’ olivina in rarissimi e grossi cristalli ben conservati con spigoli arrotondati , rac- chiude inclusioni vetrose con bollicine immobili e qualche prodotto di devetrificazione. Aci Castello (presso il traforo della ferrovia). Lava di colore grigio oscuro con aspetto scoriaceo per la presenza di piccole bollicine, contiene inclusi grossi cristalli di orneblenda . Macroscopicamente si notano cristalli di feldispato, di augite e di olivina ; quelli di augite sono i più voluminosi quelli di feldispato più numerosi. I grossi cristalli di orneblenda raggiungono dimensioni notevoli, sino a circa 3 cen- timetri secondo 1’ asse più lungo, presentano scoriacea la superficie delle facce e alla sfal- datura mostrano un colore nero lucido ; in generale sono simili ai grossi cristalli ben con- servati del Milo. La sezione della roccia osservata al microscopio oltre il feldispato , 1’ augite e 1’ oli- vina presenta grossi cristalli di magnetite sopra di una massa fondamentale resa quasi nera da una granulazione minutissima di magnetite; mancano i piccoli cristalli di orneblenda. II feldispato si presenta in cristalli generalmente torbidi, per le inclusioni e la imper- fezione delle lamelle, nelle pochissime lamelle che conservano ancora una porzione fresca si osservano tracce di geminazione secondo la legge dell ’ albite e la estinzione dà valori angolari che corrispondono a quelli della labradorite Ab3 An4. Si osservano ancora lamelle di feldispato con struttura zonale resa manifesta dalla non contemporanea estinzione. In alcune lamelle 1' estinzione si sposta regolarmente dalla periferia al centro , in altre in modo onduloso. 12 D.v S. Di Franco | Memoria III.] L’ cnigite in lamine allotriomorfe ha in generale dimensione maggiore del feldspato, epperò meno abbondante; mostra un colore bruno-oscuro e inclusioni di magnetite. L’estinzione c : C — 45° in lamine di sfaldatura (010). L’ olivina si presenta in grossi cristalli o in aggregati granulari ; i primi hanno un colore verdognolo chiaro , molte linee di frattura e inclusi abbondanti piccoli granuli di magnetite ai bordi ; i secondi invece presentano colore giallo pallidissimo , hanno incluso qualche granulo di magnetite e mancano delle cerniate linee di frattura; si tratta evidente- mente di due generazioni distinte. A nicols incrociati hanno vivaci colori di polarizzazione e gli aggregati risultano formati da individui diversamente orientati. CONCLUSIONE Dallo studio che precede risulta che 1’ orneblenda nelle lave dell’ Etna è più diffusa di quanto non si creda, e che non va limitata alle rocce antiche, riferibili al primo periodo dell’attività del Vulcano, durante il quale si formò il primitivo cono della Valle del Bove; ma che anche nelle lave riferibili all’ attività dell’attuale cono si incontrano delle rocce ad orneblenda e ricerche ulteriori la faranno rendere ancora più diffusa. Va notato intanto che laddove essa compare, non si presenta come una accidentalità localizzata, ma si riscontra in tutta la colata dovuta ad una stessa eruzione. Non deve però dimenticarsi che la massima parte delle lave dell’ Etna sono sprovvi- ste d’ orneblenda : tutte sicuramente contengono però 1’ augite, e la presenza dell’ orneblenda non influisce affatto sulla quantità e sui caratteri di questa augite. Tutto induce a dovere considerare 1’ orneblenda come un ospite delle lave dell' Etna, piuttosto che come un elemento essenziale di quelle rocce. Il possibile passaggio poi del- 1’ orneblenda ad augite, potrebbe fare sospettare che originariamente tutte le lave avessero contenuta 1’ orneblenda, ma che nella maggior parte di esse per azioni secondarie , avve- nute pria del periodo effusivo, sia scomparsa, risolvendosi in piccole augiti nella massa : che però per condizioni fisico-chimiche speciali o per la sua notevole abbondanza in certi casi essa fosse ancora presente e discretamente abbondante : mai però è comparsa sino ad ora tra i microliti della massa fondamentale 1’ orneblenda. Istituto di Mineralogia e Vulcanologia della R. Università di Catania. TAVOLA I. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 1. Fig. i. Lava di Scorcia vacca presso Mascali Nunziata {Eruzione del i6jì). Struttura olocristallinr porfirica. Cristallo di Orneblenda. ricco di granuli di magnetite e con distinto orlo. Luce ordinaria. Ingr. 15. Fig. 2. Basalte ad orneblenda di Schenkelberg [IVesiencuId) simile al campione della Fig. 1. Luce ordinaria. Ingr. 15. 2 Fig. 3. Lava del Milo con grosso cristallo di Orneblenda, -- circa della grandezza naturale, fotog. a 3 luce diffusa. Fig. 4. — Idem fotog. a luce riflessa. Fig. 3. Lava della Valle di Calanna. levigata e fotografata a grandezza naturale; si notano abbon- danti cristalli di Orneblenda e inclusi di lava più chiara. Fig. 6. — Idem in sezione; si osserva la lava più oscura contenente l’Orneblenda e quella più chiara inclusa nella precedente. Luce ordinaria. Ingr. 16. . Accad. Gioenia. Ser. 5, Voi. IV. 'l’avola I, Prof. S. di Franco - Le lave ad orneblenda dell' Etna anco fot. TAVOLA IL SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II. Fig i. — Sezione d’ un cristallo di Orneblenda del Monte Calanna (Valle del Bove) con inclusioni di augite. Luce ordinaria. Ingr. n. Fig. 2. — Roccia del Monte Calanna ( Valle del Bove). Cristallo di Orneblenda con numerose inclusioni di f'eldispato e di grossi cristalli di augite. Luce ordinaria. Ingr. 24. Fig. 3, 4, 5. — Lava di Aci Catena. Struttura olocristallina porfirica. Cristalli di Orneblenda ricchi di granuli di magnetite. Luce ordinaria. Ingr. 20. Fig. 6. — Lava di Cava Secca ( Zafferano ). Struttura in parte panidiomorfa. Frammenti di cristalli di Or- neblenda completamente sostituiti da granuli di magnetite ; cristallo di Orneblenda ad orlo nero di magnetite e con un cristallino di apatite. Luce ordinaria. Ingr. 20. ■ Accad. Gioenia. Ser. 5, Voi IV. Prof. S. di Franco — Le lave ad orneblenda dell’ Etna Fig. Fig. 2 Fig. 5 anco fot. Memorili IV. Sopra gli sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali Nota di CARLO SEVERINI O Mi propongo di estendere agli sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali un teorema , che panni notevole , da me stabilito nel caso di serie semplici ((*) **). Per brevità mi limito agli sviluppi in serie doppie di funzioni ortogonali, che dipendono da una sola variabile: considerazioni analoghe possono farsi in ogni altro caso. 1. Siano: (1) Uh (x) (h = 1, 2 , , co) (2) Vh(y) (k= 1,2 oo) due successioni infinite, che potrebbero anche coincidere, di funzioni delle variabili reali x ed y, definite rispettivamente negli intervalli finiti (a, b), ( c , d), sommabili insieme ai loro quadrati, e tali che si abbia : . (l (x) Um (x) Va (x) dx 0 1 se se m = n m — n , “ , 0 se q (y) Va, (v) Va (y) dy = l se TU — il. , ove p (x) e q (y) sono due funzioni determinate per ciascuna coppia di successioni (1) e (2), misurabili, limitate ed aventi entrambe un limite inferiore maggiore di zero. Nel rettangolo R limitato dalle rette x = a, x — b, y = c, y — d sia data una fun- zione/(x, y) sommabile insieme al suo quadrato, (***) tale che se esistono soluzioni ef- fettive (che non siano cioè ad integrale nullo) delle equazioni : r (3) I p (x) 0 (x) Uu (x) dx = 0 (Zi = 1 , 2, . . . , x ) . « •d (4) / q (y) r( (v) V,. (y) dy — 0 (k — 1, 2, . . . , x ) (*) Comunicata all’Accademia nella seduta del 14 Gennaio 1911. (*-■) Cfr. negli Atti di questa Accademia cSerie 5% Voi. Ili) le due Memorie: Sopra ali sviluppi in serie di [imponi ortogonali e Sulle successioni di f. imponi ortogonali. (***) Ove la f (x, v) fosse definita soltanto nei punti di un insieme (di misura superficiale non nulla) contenuto in R, si considererebbe la funzione, che coincide con essa nei punti di tale insieme, ed è nulla in ogni altro punto di R. Atti Acc. Si-.kii. V. Yol. IV. Man. IV. t Carlo Severini [Memoria IV. si abbia, per ognuna di queste soluzioni : r (5) / fi (x) j (x, y) H [x) dx — 0 , . « per ogni v, per cui la f(x, y ) è linearmente integrabile rispetto ad x, ed analogamente : t‘d (6) / q ( yì f {x, y) r{ (y) dy = 0 , J c per ogni x, per cui la f (x, y) è linearmente integrabile rispetto ad y (*). 2. Giova per il seguito fare alcune osservazioni. È facile anzitutto vedere che se cp (x) è una funzione sommabile nell’ intervallo [a, b) la funzione (I> {x, y), definita nel campo R mediante 1’ eguaglianza (I> (x, y) — cp ( x ), è ivi del pari sommabile. Riferendoci per la determinazione della misura degl’insiemi di punti nel piano (x, y) al sistema dei rettangoli di detto piano, anziché al sistema dei triangoli (**), il che è evidentemente permesso (***), detti a e p due numeri qualsivogliano, è chiaro che possiamo scrivere : (7) mi; j E [a < 4> (x,y) < pj j ^ (d — c) m ) E[ a < cp (x) < pj J Analogamente , indicando con C„ E [a (x, y) < PJ rispetto ad R e con C(ft; b) E [a (x, v) < p] j <; {d — c) m j C(a,6) £ | a < cp (x) < pj J ; e dall’ eguaglianza : m, \ E [a < ( x,y ) < PJ j ^ (d — c) m | E [a <

(x,y) (x, y) < p] ■ = (d — c) m | E [a <

y) Uh {x) dx , i che, per ogni y così fatto, supporremo convergente in tutti i punti dell’ intervallo (a, b). Dal teorema stabilito nelle due Memorie, che abbiamo in principio citato, segue allora che per ogni y fisso, soggetto alla condizione dianzi detta, la (10) rappresenta, in tutti i punti di («, b), fatta al più eccezione per quelli di un insieme di misura nulla, la funzione data f(x, y). Considerando i coefficienti Ak(y) della (10), troviamo che essi sono funzioni di v, (*) Cfr. Lebesque : 1. c. (**) Possono evidentemente tare eccezione i punti di un insieme di misura nulla. (***) Serie .|a, Voi. XX (1907). 4 Cario Severini [Memoria IV.] sommabili nell' intervallo (c, ri), giacché le (unzioni p (x).f(x, y).Uh (x) sono sommabili nel campo R. Per vedere ciò indichiamo con fn (x, y ) (il = 1, 00 ) una (unzione eguale ad / (x, y) nei punti di R, ove — n ^ / (x, y) e nulla in °£ni altro pun- to ; analogamente con Uh, n (x) una funzione eguale ad Uh (x) nei punti di [a, b ) , ove - n Analogamente, essendo le Ah, n (y) [n — 1, 2,..., oo) costruite per ogni Ah (3’) come dianzi le Uh, « (xV per Uh ( X ), si trova : I [ Ah,n (y) Tdy ^ I \p (x) J t- L. J J a Uh (x) dx.J dy £ [/ (x, v) ]2 dx (n — 1, 2, ... ,00 ) e però, insieme colle (3;), sono sommabili nell’intervallo ( c , ff) i loro quadrati. Di più, se esistono soluzioni effettive vj (3O delle equazioni integrali (4), a causa della (6), si ha per ognuna di tali soluzioni : / ' dx / p (x) Uh (x) q (y)f (x,y) vj (y) dy — 0 [h— 1,2, , x ) e quindi, essendo la funzione p (x). Uh (x). q ( y). f (x, y). r{ (y) sommabile nel campo R, come si vede con considerazioni analoghe a quelle dianzi svolte per la p [x).f(x, y).Uh (y) : / ' dy £ p (x) Uh (xj q {y) f (x, y)ri{y) dx — O (h= 1,2, , co ) ossia : I r Q (y) ri ( y ) Ah (y) dy = 0 {h— 1,2, , 00 ) C’ è luogo pertanto (*) a considerare, per ognuna delle Ah (3’), lo sviluppo in serie di funzioni Vjc (y), e sarà, fatta al più eccezione per i valori di y appartenenti ad un insieme Gn di misura nulla : OD Ah iy) = ^ Bhj. Vlt ( y ) , Bh,h = ft dy £ p (x) q (y) / (x, y) Uh (x) Vk (y) dx , X se, la serie a,- Vk (y) converge nell’ intervallo [c, d). i Giova qui notare che la funzione p (x). q (y).f(x,y). Uh (x). Vic ( y ) è, come si può vedere nel solito modo, sommabile nel campo B, e però nel calcolo' dei coefficienti Bh,k non ha importanza 1’ ordine, col quale si eseguono le due integrazioni. Sostituiamo nella (10) al posto dei coefficienti Ah (y) i loro sviluppi (11), ed ammet- X X tiamo che la serie doppia -k Bh,k Uh (x) Vk (y) converga in ogni punto di R. Per tutti i 1 i valori di y nell’ intervallo ( c , d) esclusi al più quelli di un insieme di misura nulla (co- stituito dai valori che appartengono ad uno degl’ insiemi Gh {h— l, 2,..., 00) e da quelli pei quali la f (x, y) od il suo quadrato possono non essere linearmente integrabili rispetto ad x) risulta allora : (12) /(x,v) '«AO /w B:,,, U„ix) Vk(y), B, rd n i,n= dy / J C J f, p (x) q iy) f ( x.y ) U„ (x) Vk ty) dx 1 1 in tutti i punti dell’intervallo («, b), fatta ancora al più eccezione per quelli di un insieme di misura nulla, che può variare al variare di y. (*) Cfr. le mie memorie sopra citate. 6 Carlo Severi ni Memoria IV.] È chiaro che scambiando in quanto è stato dianzi detto la variabile x colla variabile y, non viene per questo a mutare lo sviluppo finale (12), a cui siamo arrivati, e si può quindi anche dire che per tutti i valori di x in [a, b), esclusi al più quelli di un insieme di mi- sura nulla , sussiste nell’ intervallo ( c , d), fatta ancora al più eccezione per i punti di un insieme di misura nulla, che può variare con x, l’uguaglianza (12). 4. Vogliamo ora mostrare che 1’ insieme G dei punti di R, nei quali non ha luogo la (12) è di misura (superficiale) nulla. Scelti a tal’ uopo i numeri positivi ot, o8,..., a„,... in modo che si abbia: on 2> on f x fin a,t =0, indicando con l'insieme dei punti ove: / (*,y) - X X \ \ Rh, li Rii (x) Vk \y ed in generale con Gn l’ insieme dei punti ove : *n—\ > f {*,y) \ \ Bh, Uh (x) Vk (y) (n = 2, 3,...., 3o), l’ insieme G risulta eguale alla somma degl’ insiemi G{, G 2,.., Gn,...., e ciò prova intanto che G è misurabile. Per vedere che la sua misura è nulla chiamiamo con ^ (x, y) una funzione eguale ad 1 nei punti di G e nulla in ogni altro punto di R. Abbiamo allora ni (G) = I cly I ò ( x,y ) dx , J c I à e poiché, fatta al più eccezione per i valori di y appartenenti ad un insieme di misura nulla (§ 3) : I U\y) dx -- o , J a risulta : /// (G) = j dy I «]> (x,y) dx = 0. J c ^ J a X X 5. Si può aggiungere che la convergenza della serie ‘-‘k BnjcUh (x) Vk (y) verso i i f (x, y) è uniforme, se si escludono i punti di un insieme, la cui misura è minore di una quantità positiva x, arbitrariamente scelta. Fissati due valori /«,, ky di li, k e due numeri interi positivi p , q , s’ indichi con ehi-\-p, ki + q l’insieme dei punti di R, nei quali si ha: / (* , A) y ^i+? '\k Bh,k {&) i Vk (3-) -V) a , a essendo una quantità positiva, piccola ad arbitrio ; e con Ej^ ^ l’insieme misurabile dei punti comuni agl’insiemi e h^p , ky-\-q, °'7e P e (J possono assumere, l’uno indipendentemente Sopra gli sviluppi iti serio ni itili pie di funzioni ortogonali 7 dall’altro, tutti i valori interi, positivi. Si considerino dopo ciò due successioni, crescenti, di numeri interi positivi hLi h.2ì..., li,,....; kv, kiy.. L’ insieme misurabile : (13) Ebl, ki + ( Eh,, f — Ebi,ki) + (Eh.ó, f k2) + contiene 1’ insieme dei punti ove sussiste la (12), la cui misura , come sopra è stato di- mostrato (§ 4), coincide con (b — a) (d — 6'), ed è formato d’ insiemi senza punti comuni. Prendendo dunque nella serie (13) un numero i di termini abbastanza grande si può ot- tenere un insieme somma, che coincide con E]nh., la cui misura sia prossima finché si vuole a [b — a) (d — c). Nell’insieme Ej}l si ha, per ogni h e k maggiori rispettiva- mente di hi e kj : li li f(x,y) — V 'S B/t h U,t (x) VK {y) Ciò posto indichiamo con E ,(/0 Ih, ih I T-.0O „(») \ | / „(«) \ {Eb.2, h - Elh, ìh ) -r Ih - Eih, kj + (n= 1,2, 00 ) 2'1 gl’insiemi, che, come dianzi è detto, si ottengono sostituendo a a le quantità (n= 1, 2,...., co), e determiniamo una successione crescente di numeri interi positivi r,,...., r,,,...., tale che si abbia : {b — a){d-c)-m[Ei\k ) 3 2n (n= 1,2, ,oc) Assegnato un valore n dell’ indice n tale da avere -oft, _ , < x, è ben chiaro che la misura dell’insieme dei punti comuni a tutti gl’ insiemi É'^ J{ (n =■ n, n -f- l,..., oo) dif- rn rn ferisce da {b — a) (d — c) per meno di e nei punti di un tale insieme, che indicheremo 00 00 con En’, serie *-ot B,itkUh[x) V,. (y) converge in egual grado alla f {x, y) : infatti 1 1 scelto un numero positivo s , arbitrariamente piccolo, se n" è un valore dell’ indice n ab- bastanza grande, perchè si abbia u" Cv n, e.2n" ^ a, per ogni coppia di valori di h e k maggiori rispettivamente di hr „ kr „ risulta : r nrr / nn h f (x, y) \ \ Bh,n Uh ix) Vk (y) in tutti i punti di Ef" , j; , che comprende En r n 1 r n" 6. Riassumendo ora quanto abbiamo fin qui stabilito, possiamo enunciare il seguente teorema : Siano : (1) Uh ix) (h= 1,2, .. ■■»«>) (2) • vK (y) (*=1,2,.. 8 Carlo Severi m' Memoria IV.] due successioni infinite di funzioni delle variabili reali x ed y, defunte rispetti- vamente negl' intervalli finiti (a, b), (c, d), sommabili insieme ai loro quadrati, e tali che si abbia : j ^ 0 se m = n / P (pc) Um [x) U„ {x) dx = a 1 se m — n , j i 0 se ni === n / Q Vy) (y) V„ (y) dy = . c 1 se ;// = n , ove p(x) e q(y) sono due funzioni determinate per ciascuna coppia di successioni (l) e (fi), misurabili, limitale ed aventi entrambe un limite inferiore maggiore di zero. Nel rettangolo R limitalo dalle rette x — a, x — - b, y = c, y — d sia definita una funzione f(x, y sommabile insieme al suo quadrato ; e se esistono soluzioni ef- fettive ( che non siano cioè ad integrale nullo) delle equazioni: I p (x) 0 (x) Uh {x) dx = 0 (h — \ ) 2, . . . . , co ) J fi I q (y) b (y) vK(y) (dy = 0 {k = 1, 2, , — » ) si abbia : I p (x)f (x,y)6 (x) dx = 0 , J a per ogni y, pel quale la f (x, y) è linearmente integratine rispetto ad x nell’ inter- vallo (a, b), ed analogamente jr q iy)f{x,y)b (y) dy — o , per ogni x, pel quale la ffx, y) è linearmente integrabile rispetto ad y nell'inter- vallo (c, d). Sotto tali ipotesi la serie doppia : (14) X X y y BhJ, u„ (x) f, 0-), 1 I tì ll,k lr dy j" P (x) q (y)f(x, y) Uh (x) Vh (y) dx , supposta convergente, rappresenta nel campo R, fatta al più eccezione, per i punti di un insieme di misura (. superficiale ) nulla (*), la funzione data f(x, y). ad essa tendendo in egual grado , se si escludono i punti di un’ insieme, la cui misura è minore di una quantità , positiva , arbitrariamente scelta. (*) È ben naturale che possano fare eccezione i punti di un insieme di misura superficiale nulla, giac- ché mutando la f(x. y) nei punti di un tale insieme, non mutano per questo i coefficienti della serie (14). Memori» V. Risultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania da A. BEMPORAD 1. Le osservazioni. — Le osservazioni fotometriche di stelle variabili e di comete eseguite nel decorso anno 1910 nell’ Osservatorio astrotìsico di Catania segnano un note- volissimo progresso su quelle eseguite negli anni precedenti, non tanto per la maggiore mole del materiale raccolto, quanto per la maggior precisione intrinseca dei risultati. Questa è ormai ridotta tale da poter competere con quanto di più esatto esce dalle mani di osservatori di fama mondiale come Piekering, Mùller e Kempf, sebbene a giu- dizio di questi ultimi il fotometro a cuneo (da noi adoperato) stia molto indietro ai mo- derni fotometri a polarizzazione, in fatto di esattezza intrinseca. Ma questo non potè ottenersi naturalmente, se non a prezzo di grandi fatiche , com- pensando col maggior numero delle misure quel che i citati astronomi possono ottenere molto più agevolmente con strumenti più perfetti. Per dare un’ idea della disparità dei mezzi d’ osservazione ricorderemo che gli astronomi di Potsdam hanno costruito la loro celebre Phot otti etri sche Durchmusterung su zone comprendenti 12 stelle (fra cui due fondamentali osservate tre volte nel corso di una stessa sera) impiegando normal- mente trenta minuti per 18 serie di quattro misure ciascuna , cioè meno di due minuti per ciascuna serie, meno di quattro minuti dunque per un buon confronto di due stelle , mentre a noi col fotometro a cuneo non si richiedono meno di dieci o dodici minuti per ottenere all’ incirca lo stesso grado di esattezza. Se si aggiunge poi che le misure di estin- zione affaticano 1’ occhio molto più che le misure di eguaglianza di intensità luminose , se ne concluderà che il fotometro a cuneo, per quanto mirabile per la semplicità e per il modico prezzo, pone a ben dura prova I' energia di chi voglia applicarlo ad estese ricer- che astronomiche. Per questo motivo non abbiamo ritenuto opportuno aumentare considerevolmente il numero degli obbietti di studio , tendendo piuttosto a intensificare le osservazioni per cia- scuno di questi. Così mentre nel 1909 si studiarono 24 variabili, osservandone però soltanto 12 con qualche intensità e discutendo i risultati raccolti per 6 sole , nel decorso anno 1910 le os- servazioni vennero ristrette a 18 variabili, di cui però almeno 14 osservate con molta in- tensità , tanto da prestarsi tutte a un’ utile discussione dei risultati. Inoltre venne osservata con molta assiduità la Cometa di Halley, e si iniziò lo studio metodico del coefficiente d’assorbimento delle varie parti del cuneo mediante osservazioni di molte coppie dipolari in culminazione superiore ed inferiore. Ma più eloquentemente che dal numero degli obbietti studiati il progresso delle osser- vazioni del decorso anno risulta dal seguente prospetto, dove raccogliamo pel 1909 (che Atti Acc. Sbkik V, Voi.. IV. Mtm. V. i A. Beni por ad l Memoria V.J 4 ) già costituiva un segnalato aumento sugli anni precedenti) e pel 1910 i dati numerici indicanti il numero delle sere d'osservazione, il numero dei confronti di intensità lumi- nose eseguite , il numero delle singole misure di estinzione , su cui questi confronti si fondano. Numero Numero Numero Anno delle sere di dei confronti delle osservazione eseguiti misure 1909 107 508 circa 5000 1910 240 ■539 » 1 8000 Risulta dunque più che raddoppiato il numero delle sere d’ osservazione, triplicato il numero dei confronti, poco meno che quadruplicato il numero delle misure. Questa progressione crescente sta a dimostrare che non solo si è osservato in un numero assai maggiore di notti , ma in ciascuna notte si ottenne (in media) un maggior numero di risultati, e ciascun risultato (sempre in media) da un maggior numero di mi- sure , cioè in modo più sicuro. S’ intende che tutto questo richiese necessariamente un maggior numero d’ ore di la- voro in ciascuna notte. Talvolta, per es. per 1’ osservazione di variabili del tipo di Algol , con ecclissi periodiche che impiegano tìn 9 ore e più pei- svolgersi completamente , si fu costretti a indugiare cinque, sei, e perfino otto ore di seguito al cannocchiale (1). Mentre poi negli anni passati le osservazioni si limitarono generalmente alle prime ore della notte, e solo per eccezione (per es. per la Cometa [1907 d ]) si osservava qual- che volta anche nelle ultime ore , nel decorso anno abbiamo introdotto a sistema , di fare anche per le variabili a corto e a lungo periodo due e anche tre turni d’ osservazione in ciascuna notte. Il primo turno solo, diviso molte volte in due ed esteso bene spesso (27 volte) fin oltre la mezzanotte, venne eseguito in 113 sere; il secondo turno solo, in 54 notti; ambe- due i turni in 71 notti. l utto questo costituisce tale una mole di lavoro , da poter legittimamente concludere che forse non venne finora eseguito un maggiore sforzo col fotometro a cuneo; ma anche si rileva dalla discussione dei risultati , che inai finora le osservazioni con questo tipo di strumento vennero portate al grado di precisione da noi raggiunto p. es. nelle osser- vazioni della variabile Y Ophiuchi, e nei confronti di coppie pei- lo studio del cuneo. Passando all' esposizióne circostanziata dei principali risultati ottenuti , diremo prima della cometa di Halley , poi delle variabili a lungo periodo , di quelle a corto periodo e infine delle variabili a ecclissi, del tipo di Algol. 2. Cometa di Halley. La nostra prima osservazione fotometrica della cometa di Halley (i) In dieci sere venne osservato per piu di 5 ore di seguito, fra cui 4 sere con oltre 6 ore d’osserva- zione, due con 7 ore e una con 8 ore. Risultati delle osservazioni astro/ otometriche eseguite nel 1910 a Catini tu • > capitò per singolare combinazione nel momento preciso (l) ilei passaggio al perielio, 1910 Aprile 19cl I6h 28m (T. m. Catania). L’ultima osservazione venne eseguita il 4 luglio suc- cessivo , quando ormai la cometa si era ridotta così debole da scomparire anche sotto il più piccolo spessore del cuneo. Fra queste date estreme vennero ottenute osservazioni utili in 44 sere. Nessun altro , per quanto ci consta finora , ha potuto ottenere una serie così completa di determinazioni. Il fenomeno più singolare, che si rileva dai nostri risultati, e di cui potemmo racco- gliere sicure conferme anche nelle osservazioni frammentarie di altri astronomi , è quello delle brusche esplosioni di luce , che si presentarono in due o tre date, (1) Apr. 19, Aprile 24-25, Maggio 12-13) seguite da sorprendenti e non meno repentine estinzioni (V. Fig. 1). Fig. 1. Grand. Grand. 1. 0 2. 0 3. 0 ■t. a 5. 0 li. 0. 7. 0 3. 0 9. 0 -j- 10.0 (1) 11 Prof. Millosevich assegnava nel Voi. V (Serie III) delle Memorie del R. Osservatorio al Collegio Romano (pag. 109) la data 1910 Aprile 1969 (T. M. Berlin) come epoca probabile del passaggio al perielio, epoca che coincide entro o,d 01 col tempo della nostra prima osservazione. (2) Due o tre secondochè si comprende fra i massimi risultanti dalla nostra curva (v. Fig. 1) anche quello corrispondente alla prima osservazione. 4 4. Bemporad | Memoria V.| Nel complesso però l’attuale passaggio della cometa di Halley è stato molto meno appariscente di quanto si prevedeva. In particolare, mentre la teoria, nell’ ipotesi che il nu- cleo non risplendesse di luce propria , ma inflettesse la luce solare , assegnava un au- mento di 3 x\t Gr. nella grandezza stellare apparente de! nucleo fra l'epoca del passaggio al perielio e quella della massima vicinanza alla terra , in realtà si verificò una diminu- zione di 1 Va Gr.. con divario complessivo di ben 5 grandezze fra la teoria e 1’ osservazione. Sembra ben assodato dunque che il nucleo della cometa di Halley risplendeva di luce propria rapidamente decrescente dopo il passaggio al perielio. Quanto alle accennate esplosioni di luce, abbiamo voluto mantenere l’espressione usata da altri astronomi (1) solo pei- dare una efficace rappresentazione del fenomeno, senza ri- tenere per nulla che si tratti di vere e proprie esplosioni. Avendo notato invece che i detti massimi corrispondevano ai giorni , nei quali si fa- cevano più distinti e più divaricati i getti laterali uscenti dal nucleo , ed essendo notorio che questi getti sogliono rotare attorno all’ asse di simmetria della chioma (2) , ci sembra molto naturale proporre questa semplice spiegazione del fenomeno. Il nucleo si vede sem- pre, pili o meno, attraverso alla materia cometaria ; la quantità di materia interposta fra il nucleo e il nostro occhio è minima , quando i potenti getti laterali (probabilmente due , da parti opposte dell’ asse) raggiungono la massima elongazione dalla visuale, è massima invece quando i detti getti vengono a interporsi precisamente fra il nucleo e la terra, nel qual caso i getti scompaiono quasi totalmente, e il nucleo appare come soffocato nella ma- teria nebulare della chioma. Le apparenti esplosioni corrisponderebbero quindi ai rari in- tervalli, nei quali il nucleo ci si presenta quasi libero dai densi veli che I’ avvolgono. Di qui segue che per studiare la variazione della intensità luminosa intrinseca del nu- cleo conviene attenersi ai soli massimi. Kiducendo le intensità luminose osservate alla di- stanza unitaria Sole-Terra mediante moltiplicazione pei quadrati delle distanze geocentri- che, otteniamo per le epoche dei massimi più appariscenti i seguenti valori della lumino- sità intrinseca (unità 1’ intensità luminosa di un astro di prima grandezza alla distanza 1 dalla terra). Data Intensità Distanza geocentrica Aprile 19,69 0. 1135 0. 59 Perielio » 25,68 0. 0328 0 60 Maggio 1 2,62 0.0149 0. 77 Giugno 4-35 0. 0026 I. IO Luglio 2333 0. 0022 1. 71 Diminuzione fortissima, come si vede, enormemente più rapida di quella che si avreb- be pel principio del quadrato delle distanze, se il nucleo riflettesse soltanto la luce solare, non esprimibile neppure (come venne tentato per altre comete) con altri principi ipotetici (1) Cfr. osservazioni del Prof. Franz. Astron. Nachr N. 4413. (2) Cfr. G. Muller, Die Plotometrie des Gestirne, pag. 417. Risultati delle osserva, sioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania o in relazione semplice colla distanza eliocentrica, p. es. colla 4a potenza o con potenze su- periori. Rappresentazioni più soddisfacenti, con rami d’iperbole o di cubica, si ottengono as- sumendo come variabile indipendente il tempo, ma sono risultati questi di pura curiosità , perchè le rappresentazioni matematiche così ottenute non possono aspirare a una qualsiasi interpetrazione fìsica. Notevole è il fatto che durante I' ultimo mese di osservazione I" intensità luminosa intrinseca del nucleo parve ridursi stazionaria. Anche questo fatto induce a credere che il nucleo brilli di luce propria, perchè se si trattasse invece di luce riflessa, nel passare dalla distanza geocentrica r — 1.1 alla distan- za r~ 1.9 l’intensità intrinseca avrebbe dovuto ridursi quasi ad -7- (0.37), ciò che le os- servazioni assolutamente contraddicono, avendosi invece Giugno 7 r—\.\b 1 — 0.0016 (media di 13 valori) „ 26 r- 1.88 I — 0.0015 ( „ Il „ ) • Quanto alla rapidissima variazione dell’ intensità luminosa dopo il passaggio al perie- lio, è da avvertire che potrebbe anche dipendere in parte dalla rarefazione della materia della chioma provocata dall’ intenso calore e dalla susseguente condensazione, che accom- pagna la cometa nel suo allontanamento dal Sole. E da notare che molte delle nostre osservazioni hanno trovato piena conferma in os- servazioni isolate di Hartwig , Franz e soprattutto in una serie di 8 misure eseguite da Joel Stebbins col fotometro a selenio, risultando da queste per 1’ intervallo d’un mese una differenza quasi assolutamente costante di 3 grandezze fra 1’ intensità luminosa di tutta la testa della cometa misurata dallo .Stebbins e quella del solo nucleo da noi misurata. Quest’ultimo fatto ha evidentemente importanza, non solo in quanto attesta della bontà delle nostre osservazioni, ma anche perchè pone in luce un fatto fìsico molto interessante, quale la costanza del rapporto (1) delle intensità luminose del nucleo e di tutta la testa della cometa. 3. Variabile Mira Ceti. — Abbiamo già comunicato l’anno scorso (2) un primo ramo di curva comprendente oltre quattro mesi di osservazione di questa stella veramente me- ravigliosa per la eccezionale variazione di grandezza (dalla 3a alla 9a). Adesso siamo in grado di comunicare un ramo di curva quasi completo, mancando solo tre mesi d’ osser- vazione (lacuna corrispondente alla congiunzione della Mira col Sole) su un intervallo di 15 mesi, mentre il periodo di questa variabile si ritiene di I 1 mesi. • In questo intervallo abbiamo osservato la Mira in 61 sere, notando accanto alla re- golare variazione di luce anche singolari variazioni del colore. Sebbene le nostre stime colorimetriche siano poche ed incerte, non avendo strumento adatto a tale scopo, tuttavia ci sembra che la colorazione giallo-rossa di questa variabile tenda al bianco in corrispon- (1) Il rapporto e non la differenza, perchè la grandezza stellare si definisce fotometricamente mediante . , • r Gg 1 la relazione Gr. = i 0. 4. (2) Risultati delle osservazioni fotometriche di stelle variabili eseguite nel 1909. Boll. dell’Accademia Gioenia, 1910. 6 A. Bemporad [Memoria V.] denza ai minimi delle oscillazioni secondarie (con periodo di 8 o 10 giorni) , che si so- vrappongono alla curva rappresentante 1 andamento generale della luce di questa variabile. Se una tale periodicità è stata notata anche nella variazione del colore, si avrebbe motivo di ritenere come reali queste oscillazioni secondarie, e acquisterebbero grande interesse dalle ricerche spettrografiche, almeno attorno all’ epoca del massimo. L’andamento generale della curva quale risulta dal nostro ragguaglio grafico (Fig. 2) Gr. Fig. 2. non potrebbe essere pili regolare, e riuscirà certo facile ottenerne una rappresentazione con una curva sinusoidale. Del tutto somiglianti sono in particolare i due rami discendenti, con andamento quasi uniforme pei' oltre 4 mesi d’ intervallo. Come epoche probabili del minimo e del massimo otteniamo Min. — 1910 Marzo 22 + IO1' Max. = 1910 Luglio 20 ± :Y'. Questi errori probabili delle epoche sono assegnati a stima dall’esame obbiettivo della sicurezza del ragguaglio grafico. Le effemeridi (Hartwig, Sehulhof) assegnano per l’epoca del minimo il 30-32 Marzo pei' il massimo il 3-4 Agosto. Non v’ ha dunque dubbio che il massimo si è verificato in anticipo di 10-15 giorni. 4. Variabile S Ursae minoris. — Questa variabile con periodo di circa 1 1 mesi (325d) e amplitudine di 3 grandezze (dall’ 8" all’ 1 la) venne da noi osservata in 40 sere fra il 5 Gennaio 1910 e il 12 Gennaio 1911. La curva ottenuta non è così regolare co- Risultali delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania i me per la Mira ('eli, almeno nel ramo discendente, ma ha il vantaggio su questa di non presentai- lacune, perchè essendo questa una stella circumpolare (79° di Deci.) può esser seguita tutto 1’ anno. Di molta importanza sono i risultati da noi ottenuti circa le epoche del massimo , avendo trovato Max. 1910 Marzo 4- contro Aprile 1 I i „ previsti delle effemeridi Min. 1910 Luglio 1-1 „ Settembre 27 I Ci è risultato dunque un anticipo di ben 38d per l'epoca del massimo e di ben 75a per l’epoca del minimo. Il divario fra questi due anticipi dimostra che non era conosciuta con precisione, o che è molto cambiata la forma della curva, mentre l’ anticipo molto ri- levante nell’ epoca del massimo (generalmente ben osservato) mostra che il periodo do- vrebbe essere attualmente minore di 325'1. Disgraziatamente 1’ osservazione del 2° massimo è stata guastata dal maltempo persi- stente della prima metà del Gennaio 191 1, altrimenti avremmo potuto ricavare dalle stesse osservazioni nostre un valore approssimato del periodo. 5. Variabile. R Hydnk Hydrae. — E questa una delle variabili con periodo 'più lungo (oltre 14 mesi) e notevole anche per 1’ amplitudine di oltre 5 grandezze (fra la 5a e la 10. a5), nonché per la colorazione rossa molto marcata. L’ osservazione di questa variabile è resa però molto difficile per -noi dalla posizione molto australe (Deci. — 22°, 5) che non permette di seguirla che per 8 mesi dell’ anno, e questo anche con qualche pena. La nostra curva fondata su 43 osservazioni fra 1’ 1 1 Dicembre 1906 e il 3 Gen- naio 1911, con una lacuna di 4 mesi fra l'Agosto e Dicembre 1910, fornisce una buona determinazione col minimo : Min. 1910 Maggio 13. Le effemeridi (Schulhof, Annuaire du Bureau des Longitudes 1910) assegnano invece 1’ epoca 1910 Luglio 4. Si è avuto dunque anche qui un forte anticipo (quasi due mesi) sulla previsione teo- rica, ciò che (unito ai rilievi precedenti) dimostra come la teoria delle variabili anche più note sia ben lungi dall’ aver raggiunto il grado di precisione di altre teorie astronomiche, nelle quali la previsione del fenomeno si verifica per una lunga serie di anni entro il de- cimo di minuto secondo. 6. Altre variabili a lungo periodo. Per non proseguire in una tediosa enumerazione dei risultati ottenuti per le singole variabili, diremo qui soltanto che abbiamo osservato con qualche assiduità attorno all’epoca del massimo altre 4 variabili a lungo periodo, cioè U Virginis (con 40 osservazioni) V Virginis ( „ 23 „ ) R Cassiopeiae ( „ 18 „ ) R Orionis ( „ 15 „ ) Per queste variabili s’aggiunge alle altre difficoltà, che esse si rendono tutti invisibili* per il nostro cannocchiale (di soli 15 cm. di apertura) in un largo intervallo di tempo at- 8 A. Beni pur ad | Memoria V.] torno al minimo. Le curve ottenute sono quindi di necessità incomplete, ma non pei que sto prive di qualche interesse, accennando anzi all esistenza di massimi secondali molto pronunziati. 7. Variabili a corto periodo. — Molto assiduamente vennero seguite le due varia- bili a corto periodo Y Ophiuchi e ò Cephei, essendoci riuscito di raccogliere ben 155 os- servazioni (fra il 27 Maggio e il 12 Ottobre) per la prima variabile e oltre 100 pei la se- conda (negli ultimi 4 mesi del 1910). Non possiamo comunicare i risultati definitivi circa la seconda variabile, perchè le os- servazioni continueranno anche nei primi mesi del 1911. Quanto alla Y Ophiuchi l’esame della curva piuttosto complicata (v. tig. 3) e la con- siderazione della brevissima amplitudine (poco più di mezza grandezza in un periodo di oltre 17'1) ci dicono subito che si tratta di una variabile assai difficile a studiare. Intatti oltre 50 osservazioni eseguite nel 1909 non furono sufficienti a larci riconoscere la vera forma della curva, e anche le osservazioni attuali, se definiscono in modo quasi pertetto la forma della curva in tutto il ramo ascendente e un poco oltre il massimo, non lasciano ancora sicuri del vero andamento in tutto il resto ( — circa del periodo) del ramo discendente. 3 Gr. Fig. 3. In particolare resta ancora da chiarire la manifestazione assai frequente (già notata nel 1909) di un massimo secondario , che sembra seguire a pochi giorni di distanza il massimo principale. Anche la lieve oscillazione che divide in due la regione del minimo richiede ulteriore studio. Di particolare importanza sono gli studi fatti per questa variabile, circa la miglior di- stribuzione delle misure delle stelle di confronto e della variabile stessa. Gli sforzi fatti per spingere le misure all’estremo limite dell’esattezza sembrano coronati da successo, perchè dalla discussione dei 144 valori della differenza di grandezza delle 2 stelle di confronto, risulta che l’error probabile delle singole osservazioni importa esattamente un decimo di gran- dezza (+0.ml0), mentre l’importo analogo per le osservazioni di Pickering (Harvard Photometry) sale a + 0m. 15, e anche Miiller e Kempf con uno strumento dello stesso tipo, ma incomparabilmente più. comodo del nostro, (1), non scesero a meno di 4~ 0m. 13. Il grado di esattezza raggiunto nei nostri confronti rimane dunque superato soltanto (n Gli strumenti adoperati da Miiller e Kempf per le loro note ricerche sull’ assorbimento atmosferico eseguite qui in Catania e all’ Etna avevano la comodissima disposizione a cannocchiale spezzato, che permette all’osservatore di puntare qualunque stella senza che l’occhio si muova dalla sua posizione normale. Risultati delle osservazioni astro fotometriche eseguite nel 1910 a Cala n/a 9 dalle osservazioni su cui si fonda la celebre Photometrische Durchmusterung degli stessi Miiller e Kempf, nelle quali I’ e. p. delle singole osservazioni scende a + 0m. 06 , ma per generale consenso il Zòllner, di cui si sono serviti i due astronomi di Potsdam, è molto superiore, in fatto di esattezza intrinseca, al fotometro a cuneo. Del resto quasi esattamente lo stesso importo ( + 0m,07) dell’e. p. ci risulta per le sin- gole osservazioni eseguite per la variabile , e questa maggiore esattezza in confronto alle osservazioni delle due stelle di confronto non può sorprendere , perchè le misure sono così distribuite che ciascuna determinazione di grandezza della variabile risulta da un nu- mero doppio di confronti di quelli che si hanno per determinare la differenza di grandezza delle due stelle di confronto fra di loro. Accenneremo per ultimo che 1’ e. p. del valor me- dio di questa differenza di grandezza concluso dai 144 valori singoli, scende al limite estremo di un centesimo di grandessa , e a riprova di ciò il valore ottenuto dalie osser- vazioni del 1910 non differisce appunto che di 0.m 01 dal valore ottenuto nel 1909. Come epoca del massimo determinato da tutte le nostre osservazioni del 1910 ridotte ad un unico periodo (col valore I7.d 121 dato dalle effemeridi) ci risulta Max. 1910 Luglio 26d 20h 24ra , in anticipo di quasi un giorno e mezzo sulla previsione delle effemeridi del Bureau des Longitudes , anticipo senza alcun dubbio reale in quasi tutto il suo importo , perche 1’ e- same della nostra curva e delle grandezze normali su cui si fonda (ciascuna risultante dal ragguaglio di 4 osservazioni) dimostra che 1’ incertezza della nostra determinazione non può superare 1’ importo di alcune ore al più. Altre variabili a corto periodo seguite pure con assiduità sufficiente per ricavarne buoni risultati (da 40 a 50 osservazioni per ciascuna) sono W Virginis (periodo 17.d 2) d Serpentis (periodo incerto, forse irregolare) e j3 Lyrae (periodo di circa 13 giorni). 8. Variabili del tipo di Algol. — Le variabili del tipo di Algol, con ecclissi perio- diche separate da intervalli relativamente lunghi di luce costante, sono senza contrasto fra le più interessanti , ma anche fra le più difficili da osservare. La difficoltà consiste principalmente nella rapidità con cui avviene la variazione di luce , avendosi talora una diminuzione di l o 2 grandezze e anche più nel giro di poche ore ; questa difficoltà è molto grave specialmente col fotometro a cuneo , in cui un buon confronto non richiede meno di dieci minuti , mentre coi fotometri a uguaglianza di im- magini il confronto è rapidissimo, e col celebre metodo delle stime di Argelander si può dire immediato. Altra difficoltà non lieve è quella di star su un numero sufficiente di ore per raccogliere un ramo di curva sufficientemente completo attorno al minimo , senza di che fallisce lo scopo principale dell’osservazione che è appunto quello di determinare colla massima precisione possibile 1’ istante del minimo. Anche questa difficoltà è sopratutto sensibile col fotometro a cuneo, poiché le misure di estinzione affaticano l’occhio molto più che non le misure coi fotometri a uguaglianza di immagini o le semplici stime. Malgrado queste difficoltà i risultati ottenuti per le due variabili di questo tipo osser- vate nello scorso anno sono tali da incoraggiare ad insistervi con maggiore assiduità nel seguito. La curva ottenuta per RZ Cassiop. (v. fig. 4) non ha altro di notevole che la grande regolarità, quasi sorprendente , se si considera che la curva venne ricavata dalle Atti Acc. Skrii-: V. Voi,. IV. Meni. V 2 - 10 A. Bemporad | Memoria V.] osservazioni di tre sere soltanto. Del resto non è altro che la forma tipica delle variabili del tipo di Algol. Fig. 4. 1910 Ott. 2 9h 10h llh 12h 13h 14> I5h L’epoca trovata pel minimo di RZ Cassiop. Min. 1910 ott. 2d 13h 7m (T. m. elioc. Cataiìia) risulta in anticipo di 6m appena sulla previsione secondo gli elementi di Nijland. Molto più interessanti sono i due rami di curva (v. Fig. 5) ottenuti a distanza di ó mesi circa per la variabile U Cephei. Il periodo di questa variabile è quasi esattamente 2 giorni e mezzo (2d 111’ 49m 443,55) ciò che porta che se un minimo capita nelle condi- zioni più favorevoli per l’osservazione, cioè a mezzanotte, il minimo successivo capita due giorni e V2 dopo, in pieno mezzogiorno, e non è quindi osservabile affatto (nello stesso luogo d’osservazione). Ma a poco a poco, accumulandosi i 10m di differenza, il primo minimo si trasporta verso le prime ore della notte e il secondo minimo si rende osserva- bile nelle ultime ore , cosicché a sei mesi di distanza circa si succedono le epoche favo- revoli pei minimi d’ordine dispari e pei minimi d’ordine pari. Ora altri astronomi Chand- Fig. 5. (»r. Gr. 7. 0 7. 5 8. 0 8.5 9.0 9.5 8h 9h IO1' llh 1 2h 1910 Gennaio 27 13h 9h 10h uh I2h 13h 14h 1910 Agosto 2 là h Risultai/ delle osservazioni astro/ otometriche eseguite nel 1910 a Catania 1 1 ler , Knott , Wilsing (l) hanno già notato una sensibile differenza fra i rami di curva cor- rispondenti a due minimi di parità diversa, e tale differenza viene esuberantemente con- fermata dalle nostre curve; ma quasi tutti avevano ammesso con Pickering che la varia- bile resti costante (o quasi) per due ore circa attorno al minimo. Secondo le nostre due curve invece (v. fìg. 5) il minimo appare nettamente diviso in due, il primo un poco più profondo del secondo, separati da un massimo secondario più lucido di mezza grandezza circa del minimo principale , nei minimi che chiameremo d’ ordine di- spari, e di un terzo di Gr. soltanto nei minimi d’ ordine pari. Poiché ciascuna delle nostre curve si fonda su tre sere d’ osservazione comprendenti rispettivamente 47 e .33 osserva- zioni singole, non è possibile dubitare della realtà di questo massimo secondario, e non potendosi nemmeno ammettere che astronomi come Pickering, Chandler e Wilsing non ab- biano veduto giusto, si deve concludere che da 30 anni a questa parte (2) la curva di questa variabile è sensibilmente cambiata, caso non nuovo ma sempre interessante. È nostro proponimento intensificare nel prossimo anno nella misura del possibile le osservazioni di questa variabile per assicurare in modo indubbio la verità di questo fatto. (1) Astron. Nachr. N. 2596 (voi. 109 pag. 49). (2) Wilsing osservava fra il 1881 e il 1884, gli altri astronomi citati, prima ancora. Memori» VI Sul movimento di progressione delle proglottidi di Tamia saginata e suo valore biologico di UMBERTO DRAGO t INDICE - SOMMARIO I. — Mobilità delle singole proglottidi e sua durata. Il — Movimento di progressione. ili. — Esperienze. A) Esperienze sui Distomi ; B) Esperienze sulle proglottidi di T. saginata; C) Espe- rienze sugli Irudinei ; D) Esperienze sui Lombrichi; E) Come si comportano le Planarie. IV. — Considerazioni. I. Mobilità delle singole proglottidi e sua durata. Le proglottidi mature di 7'. saginata sono dotate, come noto, di una grandissima mobilità dovuta allo sviluppo della loro muscolatura, tanto che, oltre a fuoruscire sponta- neamente dall’intestino dell’ ospitatole, possono, se la temperatura è favorevole — special- mente negli stati febbrili — strisciare per grandi tratti sul suo corpo , ed anche sui muri , se capitano a terra , Il Leuckart (1) cita a questo proposito un’ osservazione del Pallas il quale vide delle proglottidi raggiungere a questo modo l’altezza di un metro sul muro a cui era appoggiato il letto di un individuo che ospitava una tenia. Questi fatti sono attendibili non solo per l'attitudine delle proglottidi a spostarsi, ma anche per la durata della loro vitalità, la quale, se è favorita da una temperatura non in- feriore a quella del corpo dell’ ospitatore , e da una conveniente umidità , può protrarsi , coni’ è stato da me constatato, per più di 24 ore. Il Perrier (2) aveva osservato che le proglottidi mature “ si separano spontaneamen- te dalla colonia di cui facevano parte, per vivere più o meno lungamente di vita indipen- dente „ e il Leuckart (3) soggiunge che “ anche dopo avere abbandonato 1’ intestino le proglottidi mantengono la loro primitiva mobilità per un certo tempo. „ (1) Die Parasi lieti des Meuschen ecc. von Rudolph Lluckart. Leipzig und Heidelberg C. F. Winters’ Verlagshandlung 1 8S i pag. 531. (2) Le colonies anirmtles e la formation des organismes — par Edmond Perrier Paris — Masson editeur 1881. (3) Ldc. cit. Atti Acc. Serie V, Voi.. IV. Metti. VI. 1 Umberto Drogo [Memoria VI.J Già per quanto si riferisce agli individui nella loro interezza, io posso asserire, per avere assistito ad esperienze fatte in questo Istituto sulla sopravvivenza dei parassiti dopo la morte dell’ ospitatore (1) che la loro vitalità si prolunga per parecchi giorni, e che spesso mentre nel ricavarli dall’animale che li ospitava sembrano morti — specialmente nella sta- gione fredda — si riesce facilmente a ridestare il loro movimento ponendoli in soluzione fisiologica o in una soluzione salina alquanto più concentrata, alla temperatura di 37° 40°. Ma poiché sulle proglottidi isolate ed emesse, nessuna esperienza era stata istituita a questo scopo, ho voluto saggiare la durata della vitalità nelle proglottidi mature di Taenia saginata, espulse spontaneamente da un individuo che ospitava tale parassita. Ne ho quindi mantenuto un certo numero in soluzione fisiologica nel termostato alla temperatura di 40°. Quest’esperienza ripetuta parecchie volte mi ha fatto constatare che la loro vitalità si protraeva oltre le 24 ore, poiché in molti casi si trovavano mobili e vivaci anche dopo 34, 38 e 40 ore. II. Movimento di progressione. Avendo avuto occasione di osservare il movimento delle proglottidi mature di T. sa- ginata, capitate casualmente a terra, subito dopo essere state emesse, ho notato che esse non solo si movevano a lungo, come ho accennato precedentemente, ma che procedevano sempre colla stessa estremità rivolta all’ innanzi, come gli animali distintamente cefalizzati e provveduti di apparecchi propulsori attivi o passivi. Quest’estremità che possiamo sin d’ora chiamare anteriore, corrisponde appunto alla parte rivolta verso lo scolice. L’azione motoria della proglottide consiste in contrazioni muscolari che ne determinano dapprima l’accorciamento del diametro longitudinale con ingrandimento del trasversale, e quindi in un arenamento più o meno sensibile pel quale la parte di mezzo talora si solleva dal piano: in seguito la muscolatura si rilascia e la proglottide progredisce. Per quanto si ritenga, dal punto di vista anatomico, uniformemente conformata la pro- glottide delle tenie e simmetrica rispetto ai piani longitudinale mediano e trasversale me- diano, essa presenta tuttavia nella T. saginata una notevole differenza nella forma esterna fra le due metà che stanno ai lati del piano trasversale mediano. E per quanto tale dis- somiglianza sia spesso snaturata dalle contrazioni muscolari che si avverano in tutti i sensi, deformando la proglottide continuamente , si riesce tuttavia a distinguere una metà più ristretta con margine terminale leggermente convesso e assottigliato, la quale si va allar- gando verso il poro genitale , e una metà più allargata la quale termina in un cercine circolare muscoloso con bordo concavo. La metà più ristretta è quella rivolta dal lato dello scolice, e che noi possiamo chiamare estremità anteriore , mentre 1’ altra metà , la poste- riore, è rivolta verso l' estremo terminale della catena, e accoglie nel cercine circolare l’estremità anteriore della proglottide successiva. Ora é appunto verso 1’ estremità anteriore che la proglottide progredisce costantemente (t) D.r Pietro Barbagall o — Ricerche sperimentali sulla durata della vitalità degli endoparassiti annuali racchiusi entro gli organi dopo la morte dei loro ospiti — Archives de Parasitologie — T. IV n. 4. Sul movimento di progressione delle proglottidi, eco. 3 nei movimenti di reptazione. E per quanto lungamente io ne abbia osservato lo spostamento sulla medesima proglottide, e per quanto numerose siano state le proglottidi studiate, non mi è avvenuto mai di constatare che talvolta qualcuna si spostasse verso 1’ estremità po- steriore. Quest’osservazione la quale a prima vista può sembrare priva di importanza, è tuttavia legata a prineipii generali di Biologia e di meccanica biologica, in quanto che è ammesso : 1° che il movimento direzionale di progressione è connesso colla cefalizzazione dell’ ani- male (1); 2° che esso suppone l’esistenza di meccanismi di propulsione e di direzione che lo determinino. (2) Che negli animali bilaterali, per adattamento all’ ambiente, si specializzi un’estremità anteriore p. d. nella quale si localizzano generalmente la bocca, i centri nervosi superiori e gli organi dei sensi specifici, e colla quale 1’ animale procede per mettersi in più im- mediato rapporto coll’ ambiente è dottrina universalmente accettata e che spiega nel modo più logico la cefalizzazione. Ma nel caso delle proglottidi di Tenia non esiste una parte ben differenziata anatomicamente, nè fisiologicamente che rappresenti un equivalente ce- falico, e renda quindi ragione del movimento di progressione in tale direzione. E che i meccanismi anatomici — ventose, parapodi, setole ecc. — debbano indipenden- temente dalla cefalizzazione, guidare gli animali in una determinata direzione, si capisce di leggieri e sarà chiaramente comprovato dalle esperienze istituite da me per tale intendi- mento. Ma per il movimento di progressione delle proglottidi si può invocare questo fattore bio-meccanico ? Esaminando particolarmente questi presumibili fattori del movimento direzionale, non riscontriamo anzitutto, coni’ è noto, nelle proglottidi di Tenia , e precisamente nella loro estremità anteriore, alcuno degli organi che giustifichino anche una cefalizzazione incom- pleta. Poiché mentre nello scolice si riscontrano apparecchi di adesione, gangli nervosi, e talora macchie pigmentarie che hanno fatto pensare alle macchie visive dei Turbellari, nelle proglottidi si riscontra l’assenza completa di tali organi e una quasi uniforme costituzione anatomica tra l’estremità anteriore e la posteriore. A parte le descrizioni degli autori, nelle numerose sezioni longitudinali e trasversali che io ho eseguito e studiato con tale intendimento, non ho riscontrato elementi anatomici nè nuovi nè preponderanti nell’ estre- mità anteriore, così che soltanto la forma esterna, come ho precedentemente accennato, ci conduce alla differenziazione delle due estremità. In quanto al secondo fattore del movimento direzionale, cioè i meccanismi locomotori i quali indipendentemente dalla cefalizzazione, possono rappresentare organi di direzione, o di propulsione e direzione insieme, le esperienze da me istituite su altri Vermi — come appresso riferisco — ne danno la dimostrazione. Debbo però qui dichiarare che l’osserva- zione del Leube il quale avrebbe notato che i Lombrichi decapitati “ strisciano movendosi indifferentemente coll' estremo cefalico o col codale diretto in avanti „ (3) va ristretta ai casi che esporrò trattando delle mie esperienze sui medesimi animali. (1) Io dò qui a quest’espressione il più ampio significato, intendendo per essa la differenziazione della estremità anterióre in genere, e non quella speciale della «testa» nel senso anatomico e morfologico. (2) Houssay — La Jonne et la vie — Ch. IV. I. Fonction locomotrice et Appendices moteurs. (3) Fisiologia comparata del cervello e psicologia comparata di Jacques Loeb — Traduzione di Federico Raffaele — Remo Sandron ed. 4 [Memoria VI. | Umberto Drago III. Esperienze. A) Esperienze sui Distomi. Una diecina di individui di Distoma epatico del Bove vengono raccolti subito dopo la macellazione dell’ animale ospitatore, e mantenuti in soluzione fisiologica alla temperatura di 38° 40°. C. in una vaschetta rettangolare di porcellana a fondo per metà bianco e per metà nero. Gli animali si mostrano discretamente vivaci, e il loro movimento si protrae per più di due ore. Essi poggiano sul fondo della vaschetta e si spostano costantemente coll’ estre- mità anteriore diretta in avanti. Il loro movimento si compie in questo modo: l’animale dapprima si allunga, indi ripiega l’estremità anteriore in basso servendosene di punto fisso, successivamente contrae tutto il corpo ritraendolo verso il punto fisso. Così progredisce. Oltre questi movimenti l’animale contrae i lembi laterali in modo da accartocciarsi. Asportata con un taglio netto la parte anteriore, il movimento di progressione cessa: gli animali contraggono e allungano il loro corpo, si accartocciano anche, ma rimangono sul posto. B) Esperienze sulle proglottidi di T. saginata. Le proglottidi integre di T. saginata si muovono , come è stato detto , procedendo coll’ estremità anteriore. Tagliata per metà la proglottide i due monconi procedono sempre coll’estremità anteriore rivolta in avanti. (1) Il moncone posteriore però è più lento nei movimenti, mentre il mon- cone anteriore conserva la sua vivacità, che gli permette di percorrere tutto il fondo della vaschetta, cioè uno spazio di circa 7 cm. in breve tempo, e di salire sulle pareti laterali, alte tre centimetri, sino al bordo libero. Tagliata soltanto l’ estremità anteriore, la proglottide non modifica il senso del movi- mento. 'Pagliata soltanto l’ estremità posteriore , si osserva il movimento di progressione quasi come nei casi precedenti : 1' estremità anteriore è sempre diretta in avanti : solo si nota un leggiero rallentamento del movimento. Per circa l/6 della lunghezza totale, viene tagliata longitudinalmente sulla linea mediana, a partire dall'estremità anteriore, la proglottide: il movimento di progressione per quest’e- stremità si mantiene, e i due lembi laterali si contraggono procedendo quasi ritmicamente. La metà anteriore viene tagliata per metà, così da ottenersi due monconi corrispon- denti ciascuno a 1Ji della lunghezza della proglottide : i due pezzi procedono sempre col- I estremità anteriore: il moncone anteriore al solito più pronto, il posteriore più tardo. C) Esperienze sui Lombrichi. 1 Lombrichi decapitati procedono quasi sempre coll’estremità anteriore, e solo eccezio- nalmente colla parte posteriore. Questo caso si verifica poco dopo il taglio, ma, dopo un (i) Indico come estremità anteriore del moncone posteriore quella rivolta alla superficie del taglio. Sul movimento di progressione delle proglottidi , ecc. > certo tempo, gli animali così decapitati tornano a procedere coll’ estremità anteriore. Il movimento all’ indietro si manifesta specialmente se si stimola con un ago la parte anteriore del moncone posteriore, come se l’animale volesse sottrarsi allo stimolo, e ciò spiega perchè in un primo tempo l’animale si muova ora all’ indietro, ora all’ avanti. Molto probabilmente il Leiibe ha osservato questa fase nella decapitazione dei Lombrichi , quando asserisce che “ i Lombrichi decapitati strisciano muovendosi indifferentemente coll’estremo cefalico o codale diretto in avanti (1). „ Tagliati per metà gli animali decapitati, le due metà procedono colla parte anteriore la metà anteriore più vivacemente della posteriore. Tagliata in due la metà anteriore (previa decapitazione) anche queste due metà proce- dono coll’ estremità anteriore. D) Esperienze sugli Irudinei. Asportando l'estremità anteriore nelle comuni sanguisughe ( Hirndo medicinalis ) gli animali procedono coll’ estremità anteriore : essi si fissano sul piano (lastra di vetro) colla ventosa posteriore e si allungano- quindi staccano la ventosa, contraggono il corpo dall’ in- dietro all’avanti, e così lo spostano in questo senso : successivamente si fissano nuovamente colla ventosa e ripetono la manovra su descritta. Asportando invece l’ estremità posteriore non muta nè la direzione del movimento nè il meccanismo di spostamento : cambia soltanto il punto fisso : 1’ animale si fissa colla ventosa anteriore e contrae verso questo punto i muscoli ; quindi si stacca e si allunga spostandosi in avanti. Tagliato un animale in tre parti in modo da ottenere un pezzo anteriore, uno medio ed uno posteriore, si osserva che il pezzo anteriore si muove in avanti fissandosi colla ventosa anteriore, il pezzo posteriore si sposta anche all’ innanzi fissandosi colla ventosa posteriore, mentre il pezzo medio si allunga e si contrae rimanendo sul posto. Analogamente ai pezzo medio si comportano i monconi anteriore e posteriore se si asporta la loro estremità corrispondente alla rispettiva ventosa : essi cioè eseguono movi- menti in sito senza spostarsi. E) Come si comportano le Planarie. Per mancanza di materiale non ho potuto ripetere queste esperienze sulle Planarie , però giovandoci delle esperienze eseguite dal Loeb (2) con altro intendimento su questi Platelminti e precisamente sulla Planaria torva, possiamo ritenere con quest’ autore che ‘•gli animali decapitati procedono coll'estremità anteriore rivolta all’ innanzi come quelli normali. „ IV. Considerazioni. Ora se noi cerchiamo di spiegare il movimento direzionale di pregressione negli ani- mali assoggettati ai superiori esperimenti, non ci riesce difficile di ricondurlo ai meccanismi (1) Loc. cit. (2) Loc. cit. Umberto Drago Memoria VI.[ 6 motori preesistenti, i quali coll' inesorabilità delle leggi meccaniche devono guidare gli animali in quella determinata direzione, anche quando essi manchino di parti che percepi- scano direttamente gli stimoli esterni e servano all’ orientazione. Così vediamo che i Distomi privati della parte anteriore in cui stanno le ventose, or- gani di attacco e di sostegno per la propulsione, non sono capaci di progredire, come non lo sono del pari le sanguisughe dopo l’asportazione della ventosa anteriore e della poste- riore di cui si servono come di punto fìsso per lo spostamento all’ innanzi. D’ altro canto l’osservazione che nei Lombrichi decapitati , il movimento all’ innanzi permane, non si può spiegare se non ammettendo che esso sia determinato dal modo di impianto delle se- tole portate dai segmenti, le quali o si muovono più agevolmente in modo da spostare il corpo all’ avanti, ovvero i muscoli conservano, per azione dei gangli segmentali, l’attitudi- ne a guidare il movimento nell’ originaria direzione malgrado la soppressione degli orga- ni contenuti nel capo. E nel caso dei Turbellari l’impianto delle ciglia vibratili deve an- ch’ esso rappresentare la causa efficiente meccanica della locomozione direzionale. Nel caso delle proglottidi di Tenia nessuno di questi fattori meccanici può invocarsi per spiegare il movimento direzionale. Il Leiickart (1) parlando alla sfuggita del cer- cine posteriore concavo della proglottide , opina che esso serva come punto d’ appoggio per la progressione dell’ animale e in ciò la veduta di quest’ A. si troverebbe d’ accordo con quanto abbiamo osservato nelle esperienze sugli Irudinei ; ma come spiegare allora il risultato delle mie esperienze nelle quali, come si è visto, il taglio della parte posteriore- delia proglottide, comprendente il detto cercine, non modifica per nulla il movimento dire- zionale di progressione contrariamente a quanto si avvera nelle sanguisughe ? E come si spiega adunque il movimento di progressione nelle proglottidi di Tenia, dal momento che oltre alla mancanza di appropriati meccanismi locomotori non esistono nell’e- stremità anteriore elementi che la facciano considerare come un equivalente cefalico ? La progressione nelle proglottidi dopo l’ asportazione del cercine posteriore non si può secondo me spiegare che nel modo seguente: le fibre muscolari trasversali contraen- dosi più energicamente per 1’ irritazione dovuta al taglio , costituiscono il punto fìsso che sostituisce il cercine e dal quale le fibre longitudinali continuano ad iniziare la contrazione che determina il movimento di progressione. Si domanderà allora perchè non avviene altrettanto negli Irudinei a cui si asportano le due ventose e nei Distomi mutilati della parte anteriore. La risposta scaturisce dalle considerazioni sulle condizioni di vita preesistente dei Ce- stodi, se si ammette la polizoicità di questi. Si tratterebbe allora di un’ attitudine delle li- bre muscolari residuata da quelle condizioni di vita preesistente, in cui le proglottidi erano costituite da individui autonomi cefalizzati, riuniti in seguito in colonie lineari adattate al parassitismo. Tale attitudine sarebbe sostenuta dalla polarizzazione costante degli elementi del sistema nervoso, dalla quale deriverebbe, secondo il Loeb, l’orientazione. In altri termini 1’ ipotesi della polizoicità dei Cestodi avrebbe qui un nuovo argomento di sostegno. (i) Il Leuckari (loc. cit.) si esprime così: « das quer gestutzte hintere Elide scine. Form nur wenig andert und mit seinem lippenlormig gewulsteten Rande, demselben , der frùher das anhàngende Glied man- schettenartig umfasste, einen ibrmlichen Saugnapf darstellt, rnittels dessen das Thier bei seinen kriechbewe- gungen sich aufstement und anhefiet. » 7 Sul movimento di progressione delle proglottid/, ecc. Questa spiegazione è confortata dai ragguagli sperimentali rilevabili negli altri ani- mali. Infatti i Distomi e gli Irudinei diventano incapaci di progredire quando si asporta loro r estremità anteriore e gli organi di fissazione perchè non adattati da condizioni di vita precedente alla soppressione di queste parti, mentre i Lombrichi e le Planarie decapitati conservano l’attitudine alla progressione per i meccanismi propulsori di cui sono provveduti. Nelle proglottidi di Tenia quindi, prive di uno equivalente cefalico e in cui si asporta il cercine posteriore, il movimento di progressione direzionale dovrebbe riuscire impossibile senza un adattamento preesistente collegato da un canto a una graduale e progressiva riduzione delle parti devolute a tale movimento , e dall’ altro all’ originaria polarizzazione degli elementi nervosi. Se consideriamo adunque le proglottidi come individui precedentemente cefalizzati, e riuniti in colonie lineari, non ci può arrecare meraviglia che in questi individui pur non differenziandosi più per il lungo adattamento alla vita sociale e parassitarla, 1' estremità cefalica , nè gli organi di propulsione, sia rimasta tuttavia nelle fibre muscolari, per la polarizzazione degli elementi nervosi, 1’ attitudine a coordinare le contrazioni in modo da spostare il membro della catena nell’originaria direzione dell’estremo cefalico individuale preesistente, che è anche la direzione dell’ estremo cefalico dell’attuale colonia, cioè dello scolice. A parte adunque il valore biologico, che i movimenti direzionali di progressione delle proglottidi di T. saginata possono avere per le moderne dottrine sull’orientazione e sulla indipendenza di certe funzioni da centri nervosi superiori di coordinazione, essi sotto que- sto punto di vista mi pare debbano rappresentare un valido argomento per quella teoria della polizoicità dei Cestodi a favore e contro la quale permane tuttora il contrasto dei Biologi. Dall' Istituto di Anatomia e Fisiologia comparata della R. Università di Catania diretto dal Prof. xAchille Russo. tlniiori» VII. La massa e la forza nella Dinamica sperimentale Nota del Dottor VIRGILIO POLARA (con due figure nel testo) RELAZIONE della Commissione di Revisione composta dei Socii effettivi Proff. A. RICCO e G. P. GRIMALDI (Relatore) Il lavoro del Dottor Polara offre un largo contributo di critica ai concetti di massa e di forza e , nella seconda parte , contiene un nuovo metodo pei' la misura della massa che può essere di notevole vantaggio nella trattazione della Dinamica Sperimentale. Per ciò si propone che il lavoro venga inserito negli Atti dell' Accademia. I. Considerazioni intorno alla Dinamica di Newton. La meccanica classica pone a fondamento della Dinamica, come è noto, i tre prin- cipi fondamentali: dell’inerzia, dell'eguaglianza dell’azione e della reazione, e della pro- porzionalità fra forza ed accelerazione. Un semplice esame però dei metodi generalmente descritti pei- dimostrare sperimen- talmente questi principi ci porterà a concludere che essi non sono suscettibili di verifiche sperimentali dirette. I! principio dell" inerzia si suole dimostrare lanciando su un piano levigato uua palla da bigliardo. Ora, a parte che 1' attrito inevitabile altera sensibilmente il moto per inerzia, è mani- festo che anche nel caso più semplice che la palla sia ferma sul piano la deduzione del principio d’ inerzia da una tale constatazione non è affatto rigorosa. In tal caso infatti non è lecito asserire senz’altro che la palla è sottratta ad ogni azione esterna, poiché l’azio- ne della terra vi si esercita egualmente , tanto che essa cade, seguendo le note leggi dei gravi, se si toglie il piano che la sostiene. In realtà invece noi reputiamo che la palla sia sottoposta ad un’ azione risultante nulla proprio perchè essa ci si appalesa ferma sul piano e ciò in base al presupposto che un Atti Acc. Si rii-, V. Voi . IV. Meni. VII. i Dotto! r/rii/Z/o Dolora Mi-.mokma \ 1 1 r corpo in quiete non può essere sottoposto ad uni forza risultante, cioè in base al prin- cipio d' inerzia stesso. E in v ista di tale princìpio che si è condotti a ritenere che il sostegno eserciti sulla palla una reazione eguale e contraria al peso , per modo che su di essa 1’ azione risul- tante della terra e del sostegno riesca nulla. Quanto pn al principio dell' eguaglianza dell'azione e della reazione si suole darne delle verifiche ricorrendo alla misura statica della forza. r'osi ad es. immergendo un corpo in un liquido si potrà constatare che, mentre esso riceve una spinta dal basso in alto, il liquido viene spinto in senso inverso, e, adopran- do due bilancie disposte come di consueto , si può constatare che le due spinte hanno esat- tamente lo stesso valore. Ma la misura statica di forza , come osserva il Poincaré , (*) contiene in se implicito il principio dell' azione e della reazione. Invero nella Statica si assume per misura d’ una data forza .F applicata (fig. lì al corpo A e diretta, per semplicità, secondo la verticale verso l’alto, il peso P che è capace di farle equilì- brio : e sullo stesso principio è fondato il dinamo- metro , la bilancia ecc. Nel fatto però in questo caso, pur così semplice, c’ è da tener conto di varie forze e cioè: 1") la forza P determinata dalla terra sul corpo B che costituisce il peso , 2°) I' azione O del corpo B sul corpo A e la reazione P di A su B : 3°) la forza data F. E intanto si può affermare che P fa equilibrio ad F in quanto P fa equilibrio ad R, questa a Q per il principio dell'anione e della reazione, e O fa equilibrio ad F. lòia verifica rigorosa del principio di Newton non potrà quindi ottenersi se non si prescinde com- pletamente dalla misura statica della forza e non si ricorre invece alla sua misura dinamica. In tal caso basterà provare che in un sistema isolato si conserva la quantità di moto. Ma nella meccanica classica anche la definizione e la misura della massa poggia sulla determinazione statica della forza, subordinatamente al terzo principio fondamentale della proporzionalità fra forza ed accelerazione. Non è quindi possibile avere una verifica del principio dell' azione e della reazione. Ed è notevole che la definizione classica di massa, mediante il rapporto costante fra forza ed accelerazione, dà della massa il concetto concreto di inerzia al moto solo a con- dizione che si ammetta a priori il principio d’ inerzia. Invero, il fatto che una stessa forza applicata a corpi diversi determina accelerazioni che stanno ad es. come 1 : 2 : 3 ecc. potrà solo indicarci che il primo corpo possiede un grado d’inerzia al moto doppio del secondo, triplo del terzo etc. , quando si ritenga che 1 i/ A j i i ! P ^R - 1 B r (”) Pois cari — La Science et l’hvpolbèse La massa e la farsa nella Dinamica sperimentale J il moto d’ un corpo sottratto ad ogni azione avvenga senza accelerazione , sia cioè uni- forme e rettilineo. 11. Considerazioni intorno alla Meccanica del Mach e del Maggi. Allo scopo di edificare la Dinamica su dati concreti d’ esperienza , anzicchè su prin- cipi astratti come fece il Newton , il Mach ha proposto una nuova trattazione. Essa però non è del tutto rigorosa ed è merito del Maggi 1’ averne compiuto con successo un largo processo di revisione. Il Maggi (*) , per definire la massa, enuncia i seguenti postulati sulle figure mate- riali (che egli dimostra corrispondere ai corpi omogenei) , postulati da reputare dedotti dall’ esperienza : 1. Concepite due figure materiali isolate 1’ una con l’altra, le loro accelerazioni o sa- ranno nulle entrambe o avranno orientazioni opposte e grandezze in rapporto invariabile con ogni circostanza modificatrice del movimento , e puramente dipendente dalla scelta delle due figure. 2. Concependo tre figure materiali isolate due a due , il l'apporto delle accelerazioni di due qualunque di esse è uguale al quoziente dei rapporti delle accelerazioni di ciascuna di esse alla terza. Definisce poi rapporto delle masse di due corpi il rapporto inverso delle accelerazioni che essi , supposti isolati in presenza , possiedono. E manifesto così che il principio di Newton resta incluso nella definizione stessa di massa: il principio di inerzia invece può essere rigorosamente dedotto. E dal punto di vista puramente logico, se non si voglia ricondurre il concetto di massa a qualcosa di concreto , è certo che la trattazione del Maggi ben risponde allo sco- po di fondare la dinamica su principi concreti , evitando i circoli viziosi a cui va incontro la meccanica classica. Però il concetto di massa così introdotto si presenta del tutto astratto , e un semplice esame ci proverà che per trarre da una definizione siffatta il concetto di inerzia al moto — che è il solo , dopo quello di quantità di materia ormai inaccettabile , che risponda all’ i- dea comune e concreta di massa — occorre ammettere a priori il principio d’ inerzia e quello dell’ eguaglianza dell’ azione e della reazione. Imaginati invero due corpi isolati in presenza , A e B , il fatto che A possiede una accelerazione doppia, tripla ecc. di B ci potrà indicare che esso possiede un grado di iner- zia — , — ecc., di B solò a condizione che si ritenga : 2 7 3 7 ° 1°) Che il corpo A, nell’ ipotesi che anche la presenza di B venga eliminata, si muova senza accelerazione (principio d’ inerzia). 2°) Che la presenza di B rappresenti per A la stessa circostanza modificatrice del moto di quel che rappresenta per B la presenza di A (Principio di Newton). Infine è da osservare che , porre a pietra angolare della Meccanica il principio della azione e della reazione può non apparire del tutto opportuno se si pensa che , allo stato (*) Maggi — Teoria matematica dei movimenti dei corpi. 4 Dottor Virgilio Folcirà [Memoria VII.] attuale almeno , esso non si presenta di universale applicabilità. Così esso non è valido nel campo dei fenomeni elettromagnetici , almeno se si reputano questi rappresentati dalla teoria del Lorentz, che pare si accordi mirabilmente con le più recenti ricerche. III. Nuovo metodo per la misura della massa. Tutto ciò mi ha indotto a pensare se non sia possibile stabilire una definizione della massa che , mentre poggi su semplici dati di esperienze relative al mutuo comando del movimento dei corpi (e in ciò in fondo consiste il metodo del Mach) , si possa immedia- tamente ricondurre al comune concetto di inerzia al moto , senza però la conoscenza im- plicita dei due principi dell’ inerzia e dell’ eguaglianza dell’ azione e della reazione. Si considerino all’ uopo due corpi omogenei A e B che possono scorrere lungo due piani inclinati dei quali si può far variare a piacere l’inclinazione (fìg. 2). Siano g , e gq le accelerazioni con cui i due corpi A e B si muovono rispettivamente lungo i due piani inclinati nell’ ipotesi che non siano fra loro collegati. Collegandoli ora mediante un filo inestensibile, che può scorrere nella gola d'una carrucola senza attrito C, si constaterà che il sistema si muoverà ad es. in guisa che A si abbassi e B s’ innalzi e con un’ accele- razione g... Il corpo A cosi , per il fatto d'essere stato collegato a tì , ha subito una variazione gq — g.A nella sua accelerazione, mentre B ha subito una variazione gq-j-gq. Inclinando ora comunque i due piani si potrà constatare che, sebbene variino gq gq e gq tuttavia il rap- porto lesta costante per due dati corpi. »2 H- g 3 fìsso quindi rappresenta qualcosa di intimamente inerente ai due corpi considerati. Inoltre , poiché il collegamento di A e B rappresenta per essi una medesima circo- stanza modificatrice del moto di caduta libera sui piani — come rivela il fatto che il filo l’està egualmente e perfettamente teso dalle due parti, mentre in caso diverso dovrebbe al- lentarsi — , è manifesto che f essere il rapporto - 1 , * - eguale ad 1 o a 2 , 3 , 4 ecc. è e> 2 I da attribuire a che il corpo B possiede inerzia al moto eguale a quella di A o inerzia dop- pia , tripla, quadrupla ecc. Volendo quindi identificare la massa d’ un corpo con il suo La a/ assa e la [orza nella Dinamica s peri meni ale .) ^rado di inerzia al moto è naturale assumere che nei casi considerati sia la massa di B eguale a quella di A o doppia, tripla, quadrupla ecc. : il rapporto cioè ■- 1 oi darà il rapporto fra la massa di B e quella di A. Assunto allora un corpo campione, e attribuito alla sua massa il valore uno, è ma- nifesto che il valore del rapporto sopra considerato quando si assuma per corpo A il cam- pione ci darà la misura della massa del corpo B. E cambiando il campione si può rico- noscere sperimentalmente che per la misura della massa vale la regola d’ ogni cambia- mento d’ unità di misura. Ciò premesso , perchè si possa però attribuire ad ogni corpo una certa massa — da reputare, fissato un certo campione, misurata col metodo esposto e contrassegnata dal nu- mero così ricavato — è necessario dimostrare che essa non varia col movimento del corpo o meglio con la sua accelerazione , giacché a priori potrebbe anche darsi che essa ne di- pendesse come il peso. Nè il fatto che il rapporto .<1 <3 si conserva costante al variare dell’ inclinazione di Si -T- Si entrambi i piani ci assicura in proposito , giacché, se ciò prova che si mantiene costante la massa del corpo in rapporto a quella del campione (supponiamo in questa considera- zione che A sia il campione), niente ci porta ad escludere che vari anche la massa del campione col mutare della sua accelerazione. Ma è allora facile intendere a quale espe- rienza bisognerà ricorrere per provare 1’ asserto. Basterà collegare il campione col corpo considerato e, lasciando immutata l’inclinazione del piano su cui si muove il campione, far variare quella dell’ altro. La invariabilità del rapporto ci proverà in tal caso che la massa del corpo non varia con la sua accelerazione giacché , 1’ accelerazione del campione rimanendo im- mutata, è da ritenere che altrettanto accada della sua massa e cioè che essa abbia co- stantemente il valore uno. IV. Definizione dinamica di forza. Verifica sperimentale del principio di Newton e deduzione del principio d'inerzia. E ora possibile introdurre la definizione e la misura dinamica di forza , affatto indi- pendentemente dalla sua misura statica, con lo stabilire che un corpo di massa m — mi- surata col metodo precedentemente esposto — che si muove con 1’ accelerazione a è sot- toposto ad una forza risultante / nella direzione dell’ accelerazione e misurata da f—in.c. (1) Tale definizione può esser giustificata dal fatto che essa trova rispondenza nella mi- sura statica di forza, giacché, ricorrendo a questa si può provare che la forza che deter- mina la caduta di un corpo lungo un piano inclinato (la cui inclinazione si può far variare) varia proporzionalmente alla sua accelerazione, ed è, per una data inclinazione del piano, cioè per una data accelerazione, proporzionale alla massa. E ciò è conforme alla forinola (1) Il principio dell’ Azione e della Reazione è allora suscettibile di rigorosa verifica spe- rimentale, giacché, avendo il mezzo di misurare la massa indipendentemente dalla misura statica di forza e potendo misurare la velocità , si potrà avere la misura della quantità di 6 Dottor Virgilio Doloro Memoria VII.| moto e verificare che in un sistema isolato (praticamente tale da poter ritenere trascurabili le azioni esterne) la quantità di moto si mantiene costante. Infine il principio d’inerzia, da Newton ammesso a priori , scaturisce immediatamente dalia definizione dinamica di forza. Se si considera infatti un corpo isolalo e si pensa diviso in due parti ci sarà da con- siderare le due forze fi ed fi che ciascuna sopporta per la presenza dell' altra. E poiché per il principio dell’azione e della reazione, essendo il sistema isolato , sarà /ì = — fi, il corpo sarà soggetto ad una forza risultante f nulla. Allora è manifesto che esso non potrà muoversi con accelerazione (trattandosi, come si suppone, di corpi omogenei l’accelerazione del corpo è quella del suo centro di massa) , giacché se ciò fosse il corpo dovrebbe es- sere soggetto, conformemente ad (1), ad una forza risultante non nulla. Catania. Marzo 1910. Memorisi Vili. Istituto zoologico della R. Università «1 i Catania. Osservazioni intorno all’ influenza della Lecitina sulla prolificità di alcuni Mammiferi Nota del Prof. ACHILLE RUSSO Le seguenti osservazioni, sebbene frammentarie, credo non del tutto inutile pubblicare sia per i vantaggi che potrebbero derivarne all’azienda agraria, sia perchè spero che altri disponendo di mezzi più adatti, si decida ad estenderle su di un maggior numero di animali e le prosegua per un più lungo periodo di tempo, per misurarne tutta la portata. Il trattamento, al quale furono assoggettati gli animali, su cui vertono le presenti os- servazioni, fu vario per il modo come fu manipolata la Lecitina prima di essere introdotta nell’organismo. In alcuni casi essa fu diluita in Olio di Vasellina (15-20 °/o), in altri in Olio di Oliva (15-20 °/o). Risultati migliori si ebbero sempre adoperando , come mezzo diluente, la Soluzione fisiologica di Cloruro di Sodio al 0, 75 %. È notevole che con tutti questi diversi mezzi di preparare la Lecitina, prima di iniet- tarla, i risultati furono su per giù sempre gli stessi, salvo qualche inconveniente, che si è, verificato quando si è adoperato l’olio di Vasellina o di Oliva , e che fu eliminato ado- perando la Soluzione fisiologica (1). Pecore iniettate con Lecitina diluita in Olio di Vasellina al 15 %. Furono tenute alla Piana di Catania dal Marzo al Dicemhre 1906 N. 10 Pecore (2) primipare. Di esse 5 furoro lasciate per controllo e 5 furono iniettate. A ciascuna di que- ste fu iniettato ogni volta da 10 a 15 c. c. di Lecitina e furono fatte le seguenti iniezioni: (1) In recenti esperimenti su Coniglie fu adoperata la Soluzione fisiologica e la somministrazione della Lecitina fu fatta, senza che gli animali risentissero disturbi di sorta, per bocca e per iniezioni sottocutanee. Tale trattamento fu cominciato un mese prima dell’ accoppiamento e fu proseguito durante la gestazione, soltanto che, in questo periodo, le iniezioni furono fatte con più lungo intervallo, cioè ogni 6-7 giorni. Per bocca si è somministrato 20 c. c. di una mescolanza di Lecitina in Soluzione fisiologica al 5 °/00, ogni mattina prima dei pasti insieme con crusca. Per le iniezioni si è preparata volta per volta, secondo il numero dei soggetti, una soluzione al 25 °/0 , che si ottiene facilmente pestando la Lecitina insieme alla Soluzione fisiologica in un mortalo di vétro, fino ad ottenere una tenue poltiglia lattiginosa. Le iniezioni da 2 a 5 c. c., furono ripetute con intervallo di 3-4 giorni nel periodo che precedette il i° accoppiamento. (2) Questo esperimento fu eseguito usufruendo di un sussidio concessomi dalla R. Acc. dei Lincei sul fondo Santoro. Atti Acc. Sekie V Voi.. IV. Metti. Vili. Achille Russo [Memoria Vili.] ■) 2 aprile, 10 aprile, 14 aprile, 18 aprile, 22 aprile. Alla line di Maggio fu introdotto un Maschio ed in Novembre erano sgravate tutte. Ecco i risultati sia per ciò che riguarda il sesso dei neonati, sia per ciò che riguarda i parti gemellali : PECORE NORMALI PECORE INIETTATE d $ Totale Parti gemellavi d $ Totale Parti gemellaci I 1 1 0 I 1 1 2 I 2 1 1 O 2 1 1 2 I 3 I 1 0 3 1 1 2 r 4 1 1 0 4 2 2 1 5 1 ! 0 5 1 1 0 > 2 5 0 4 5 9 4 Sebbene le cifre siano molto esigue, pure credo che il numero dei parti bigemini, ot- tenuti nelle Pecore trattate con Lecitina, sia molto significante e tale da incoraggiare un esperimento su più larga scala. I parti gemellali, come si sa, sono abbastanza rari nelle pecore. A giudizio di valenti Zootecnici, come il Cornevin (1) ed il Bnldnssare (2), la proporzione di tali parti varia con le razze, con 1’ alimentazione, etc., però essa ordinariamente non supera il 10 °/o, con un minimo di circa 1 °/o- Da un’inchiesta eseguita, contemporaneamente all’esperimento su riferito (cioè entro i mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre 1906), nel Circondario di Modica, la proporzione dei parti gemellali, riferita da vari scrittori di Zootecnia, verrebbe ad essere confermata. Di molti dei seguenti dati rendo grazie all’ egregio Naturalista Dott. Giovanni Polara. LOCALITÀ Numero delle pecore partorite Numero degli agnelli cf 9 Parti gemellar! Cava Ispica 3 3 39 2 I 18 6 Località Finocchiaro 3 3 40 17 23 7 » S. Filippo 39 46 18 28 7 » Tribunella '9 20 ! 1 9 I » Cammaritini 92 105 41 64 D Località non precisata 104 106 54 52 2 id. 12 '4 8 6 2 id. 25 25 2 1 4 — id. 5 3 58 37 2 1 5 id. 84 89 58 51 5 494 542 286 256 48 (1) Traité de Zootechnie générale, Paris, 1891. (2) Contributo allo studio di alcuni fatti relativi alla riproduzione delle Cavalle, Vacche, Pecore e Troje. Moderno Zooiatro, 1896-97. Osservazioni intorno all' influenza della Lecitina sulla prolificità , ecc. 3 Topi bianchi iniettati con Lecitina diluita in Olio d’ Oliva : Di N. 8 topi bianchi, nati in Laboratorio, dell’ età di 5 mesi, 4 furono iniettati e 4 lasciati per controllo. Di N. 2 topi bianchi adulti, l fu iniettato ed 1 lasciato pei- controllo. (Segnati nella tabella col N. 5 e 5'). Ad ogni coppia ( 1 normale ed 1 iniettato) fu dato sempre lo stesso maschio, subito dopo il parto. Normali Sett. cf 9 Ott. cf 9 Nov. 9 Die. ? Eebb. cf 9 I — — 9 Nov. 7 2 20 Die. 1 3 14 Febb. 1 3 -) — — 20 » 1 4 — — 4 — — 9 2 3 4 7 » 6 1 — 5 30 Sett. 6 7 — 9 » 4 ) 6 » 4 7 — 6 7 D 15 1 1 1 1 1 3 Totale rr; 69 Lecitinati cf 9 Ott. cf 0 -r Nov. cf 9 Die. cf 0 T Febb. c ? 0 ~r T — 24 Ott. 6 3 29 Nov. 5 4 — — 2' — 30 » 4 6 20 » 8 1 — — 3' — 30 » 5 3 — 7 Die. I I 20 » 3 •j T — 24 » 2 4 — — 1 » •> ■> ) 5' -- 2 r » 3 3 17 » 3 5 15 » 5 4 6 » 4 3 20 21 16 IO 6 5 IO 9 Totale = 97 Coniglie iniettate con Lecitina diluita in Olio di Vasellina al 15 % un mese prima dell’ accoppiamento, (iniezioni di 2 c. c.). CONIGLIE NORMALI CONIGLIE LECITINATE i° parto 20 parto Totale i° parto 20 parto Totale cf 0 -t- cf 0 -r cf 9 cf’ 0 -r 1 4 1 2 3 IO i' 3 2 2 4 1 1 2 3 1 1 4 9 2' 5 4 3 > D ■> 3 1 4 3 1 1 3' 4 3 *> 4 14 4 1 4 4 2 1 1 4' ■> ? 2 2 4 12 5 • > ■> ■> 2 3 1 1 5' 1 7 4 2 14 6 1 4 2 3 IO 6' 2 5 4 3 14 7 4 2 3 3 12 _/ 1 2 > 2 4 1 1 8 2 2 3 2 9 8' 2 •> ■> 2 3 io 2 1 18 2 1 23 83 22 29 23 27 101 Coniglie a cui la Lecitina fu cominciata a dare per bocca un mese prima del- V accoppiamento. Alle stesse fu iniettata la Lecitina sciolta in Solus. fisiologica. Prima di cominciare 1’ esperimento le Coniglie furono pesate : per maggiore garenzia dei risultati le meno pesanti furono trattate con la Lecitina , le più pesanti lasciate per 4 Achille Russo | Memoria VtIII.| controllo. Tutte erano primipare dell’età di 8-9 mesi. Per ciascuna coppia (1 normale ed 1 Lecitinata) fu adoperato sempre lo stesso cf. CONIGLIE NORMALI CONIGLIE LECITINATE i° parto 20 parto Tolale i° parto 20 parto Totale cf1 2 3 Q T* cf 0 T Q -r C? 9 -r I 2 4 4 3 13 1' 3 4 4 4 1 5 2 2 ) y ? 4 12 2' 2 4 2 5 13 •y ? *» ? 2 4 12 4 ) 3 3 1 5 4 4 2 3 2 1 1 4' 3 3 2 5 '5 1 1 1 1 14 12 48 14 14 1 1 >✓» | OO 1 Da quanto fu sopra riferito risulta che negli animali trattati con Lecitina aumenta in maniera molto evidente il numero medio dei piccoli che normalmente essi producono. Sa- rebbe interessante, prima che il metodo venga introdotto nella pratica, stabilire se tale pro- lificità non subisca un arresto o una notevole diminuzione nei parti successivi. Io opino , per quanto ho osservato nelle Coniglie, che non eccedendo nella quantità di Lecitina che s’ introduce artificialmente nell’ organismo, poiché in questo caso si potrebbero avere dei disturbi nella ovulazione, gli animali non risentono alcun danno e quindi la maggiore pro- duzione è continua con benefizio dell’ industria degli animali. Di tale sopraproduzione credo di potere dare la spiegazione causale. Difatti, con i miei precedenti studi (1) io ho essenzialmente dimostrato che, mediante le iniezioni di Lecitina, le uova si arricchiscono di materiali nutritizi, scegliendo tale sostanza, come sede di predi- lezione, le ovaie. Ora, anche io ho dimostrato (2) che normalmente molte ova, nel corso della ovulazione , per il consumo dei propri materiali nutritizi , vanno a male ed in ultimo degenerano. Cosicché la Lecitina avrebbe per iscopo di impedire la degenerazione di tali elementi e quindi avrebbe per effetto una maggiore produzione di piccoli. Questi fatti, da me osservati con molti dettagli durante 1’ ovulazione della Coniglia, si ripetono nelle ovaie di altri Mammiferi pluripari, come nel maiale, le cui ovaie ho avuto anche occasione di studiare da questo punto di vista (3). Catania, Aprile 1911. (1) Russo A. — Modificazioni sperimentali dell’elemento epiteliale dell’ ovaia dei Mammiferi — Att. R. Ac- cademia dei Lincei, Roma 1906. (2) Sui prodotti del diverso tipo di metabolismo osservato nelle ova di Coniglia e sul loro valore per il pro- blema della sessualità — Archivio di Fisiologia, Firenze 1910. (3) Fu fatto un esperimento anche su alcuni maiali, che venivano allevati in campagna, molto lontano da Catania (contrada di Agira). Non potendo adoperare la Lecitina per mancanza di persona tecnica, che po- tesse prepararla ed iniettarla, un mese prima dell’accoppiamento fu dato a delle Troie ogni mattina, insieme a Crusca, 20-30 c. c. di Acido glicerina - fosforico sciolto in soluzione fisiologica di Cloruro di sodio, alla proporzione di 5 °/0o- Il proprietario dei maiali che, dietro mio suggerimento , gentilmente si prestò ad un simile esperimento, mi riferì che le Troie produssero un numero di porcellini superiore di molto alla media normale, con una grande proporzione di maschi. La somministrazione di detta sostanza, che è contenuta nella Lecitina e pare ne sia la parte più attiva, è facilissima ed alla portata di tutti, essendo anche 1’ acido glice- ro-fosforico a più buon prezzo della Lecitina. Ho riferito queste notizie a semplice titolo di curiosità, rite- nendo sia necessario fare, prima di pronunziarsi al riguardo, esperimenti sistematici e comparativi. n (Muorisi IX Istituto di Materia Medica della R. Università di Cagliari (Direttore Prof. F. A. FODERA) Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose di Bicloruro di mercurio semplici ed associate con acidi, con alcool, con etere del Dottor FERRUCCIO IBBA EX ASSISTENTE UFFICIALE SANITARIO DEL COMUNE DI IGLESIAS. RELAZIONE della Commissione di Revisione composta dei Socii effettivi Proff. A. CAPPARELLI e F. A. FODERA (Relatore) Il lavoro del Dottor Ferruccio Ibba porta un contributo notevole di pazienti ed accu- rate indagini alla questione molto complessa dei rapporti fra la conducibilità elettrica ed il potere disinfettante delle soluzioni acquose di bicloruro di mercurio semplici e miste , e però merita 1’ inserzione negli Atti dell’ Accademia Gioenia. In due precedenti lavori mi occupai del potere sporicida e battericida delle soluzioni acquose di bicloruro mercurico a vario titolo, sole od addizionate di differenti quantità di acidi, di alcool, di etere (1). Di tutte le soluzioni adoperate io studiai anche la conducibilità elettrica, allo scopo di stabilire se e quale rapporto interceda fra questa ed il potere disinfettante. Tali ricerche sulla conducibilità elettrica furono eseguite nel tempo in cui mi trovavo assistente del Prof. Fodérà nel Laboratorio di Materia Medica di Cagliari. Le molte e gravi occupazioni del nuovo ufficio che tui chiamato a reggere, così come mi obbligarono a ritardare di molto la pubblicazione della nota sull’associazione dell’alcool e dell’etere alle soluzioni di bicloruro di mercurio, non mi hanno più permesso di estendere e variare le mie esperienze come sarebbe stato necessario per giungere a conclusioni rigorose sul meccanismo intimo del- 1' azione disinfettante. Pubblicando ora le tabelle sulla conducibilità elettrica delle soluzioni da me prese in esame, non ho dunque la pretesa di risolvere un problema così vasto e complesso, quale (i) Il potere disinfettante del bicloruro di mercurio associato con acidi. » Archivio di Farmacologia e Terapeutica, Voi. XII, fas. V. e VI. « II potere disinfettante del bicloruro di mercurio associato con alcool e con etere » Ibid. Voi. XV fas. IV - V. Atti Acc. Serie V. Voi.. IV. Meni. IX. i 2 Doli. Ferruccio lbba [Memoria IX. ] è quello del meccanismo dell’ azione disinfettante, ma il solo e modesto intento di riferire dei dati che possono forse essere utili ad altri investigatori. È noto come la teoria degli Joni entrò ben presto nel dominio della tisiologia a spie- gare molti fenomeni di chimica biologica. Due botanici, Kahlemberg e True, ricercarono quale relazione potesse esistere fra gli ioni ed il loro potere tossico sui vegetali. Trovarono ad esempio che sul lupino bianco l’ acido cloridrico, il nitrico, il solforico avevano lo stesso grado di tossicità se adoperati nella diluizione di 1 mol. per circa 6400 litri, in una diluizione cioè in cui i loro joni sono completamente dissociati. Sforniti di azione tossica si dimostrarono gli anioni CI, N03, S04, poiché inoffensivi risultarono sul lupino i corrispettivi sali di sodio. Le esperienze di Heald sui semi di pisello, di grano turco, di zucca dimostrarono che il limite di tossicità dei suddetti acidi forti era eguale e, pur adoperando grandissime dilui- zioni, si aveva un ostacolo nella germinazione dei semi. I migliori lavori del genere sono però quello di Paul e Kròning e quello di Loeb, che cercarono di determinare la dose tossica di certi corpi su differenti organismi. Paul e Kròning (1896) cercarono di dare una base scientifica al modo di agire di certi * disinfettanti, determinando sulle spore del carbonchio ematico e sullo streptococco p. a. l’azione di sostanze chimiche rigorosamente titolate in soluzione acquosa. Questi autori studiarono 1’ azione di diversi sali e di vari acidi, tra i quali il cloridrico, il nitrico, il solforico, il fosforico, l’acetico. I risultati dimostrarono che più un corpo è jo- nizzato, e più potentemente disinfetta : così, prendendo 1’ esempio di diversi sali di mer- curio, trovarono che il loro potere disinfettante cresceva in ragione diretta del loro grado di dissociabilità, e precisamente più disinfettante era il bicloruro, seguivano poi il bromuro, il solfocianuro, 1’ ioduro ed il nitrato di mercurio. Unendo ad una soluzione acquosa di bicloruro di mercurio (1 mol. per litri 16) una eguale quantità di KC1, KBr, KIo trovarono che il potere disinfettante era più accentuato in quella contenente il KC1 e meno in quella contenente il KIo. L’ aggiunta infine di una quantità diversa e sempre crescente di cloruro di sodio (Na C'1 — 10 Na Cl) alla suddetta soluzione di bicloruro, dimostrò che il potere sporicida diminuiva coll’ aumentare della quantità del sale sodico. Gli autori conclusero che la tossicità di detti sali doveva attribuirsi, se non in tutto al- meno in gran parte, ai loro joni. Eckardt (1898) studiò la rapidità di diffusione di diverse sostanze nelle medesime diluizioni usate da Paul e Kròning e trovò un ben netto parallelismo fra la celerità di diffusione delle sostanze e la loro tossicità sui batteri, tal quale l’ avevano determinata con le loro esperienze Paul e Kròning. II Loeb constatò che la tossicità dei metalli alcalini e degli alcalino-terrosi era in rap- porto con la celerità degli joni mobili, dai quali dipendeva inoltre anche il grado di con- ducibilità elettrica. Il Maillard (1899) ricercò la tossicità del solfato di rame sul penicillium glaueum, seguendo però il processo osmotico, e trovò che, mentre le soluzioni acquose di solfato di rame spiegavano una certa azione tossica sul penicillio, questa veniva abbassala per l’aggiunta di solfati alcalini: la diminuzione di tossicità non era data dai cationi Na, K, NH i , ma bensì dallo anione S04. 3 Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. M. Bial, in tubi ricurvi di Moritz Evvald, metteva una nota e possibilmente eguale quantità di miscuglio di lievito a 38° per 15 ore a contatto di soluzioni disinfettanti. Se avveniva fermentazione, il gas carbonico spostava il liquido nel tubo graduato, e dai gradi o lineole di spostamento 1’ Autore deduceva il potere germicida della soluzione adoperata. Egli venne alla conclusione che il potere disinfettante dell’ acido era in ragione diretta al grado di dissociabilità nell’acqua: maggiore perciò nell’acido cloridrico, nel nitrico, solforico, tricloroacetico ; mediocre nell’acido ossalico, formico, fosforico; debole nell’acido acetico: ed attribuiva 1' azione germicida specialmente agli H joni. D’ Arsonwal (1901), ricercando la dissociazione dei sali nell’ alcool ed il rispettivo potere disinfettante, trovò che il cloruro di sodio, di calcio, di litio, il bicloruro di mercu- rio, 1’ acetato di potassio e il nitrato d’ argento in soluzioni alcooliche concentrate esistono in forma di alcoolati, contenenti presso a poco lo stesso numero di molecole di alcool come se fossero allo stato cristallino. Nelle soluzioni alcooliche meno concentrate 1’ ionizzazione sarebbe quasi nulla e, pur tuttavia, tali soluzioni condurrebbero bene la elettricità ! Gli stessi sali non si ionizzerebbero gran che nell’ etere e nell’ acetone, ma bensì in contatto dell’ acqua o di acqua mista ad alcool, etere, acetone : in tal caso la dissociazio- ne sarebbe un fatto particolare dell’ acqua. Altri autori infine trovarono che il Hg CI2 , sciolto in alcool purissimo, corrisponden- temente al minor grado di sua dissociazione in questo solvente, si presenterebbe meno at- tivo di quanto si osserva invece in soluzione acquosa od in soluzione idroalcoolica. * * * Ben considerando, le esperienze di Kahlenberg e True presentano alcuni punti deboli e precisamente la grande differenza di concentrazione dei liquidi studiati e la scelta del- 1’ essere vivente, il lupino bianco, del quale il botanico anche più esercitato non potrà mai precisare 1’ istante della morte. Riguardo al lavoro di Paul e Kroning, pur convenendo che molte tabelle riescono chiaramente dimostrative, non si può tuttavia negare che altre presentino oscura interpre- tazione. Non è possibile infatti giudicare certe volte se sia la durata del tempo d’ azione, o pure la concentrazione delle soluzioni, quella che influisce sul potere sporicida. Vediamo p. e. riportata la seguente tabella : 1 Hg CI2 per 1. 16 (azione 6') colonie 8 idem per 1. 256 (azione 30') colonie 10 più 2 Na CI „ „ 124 „ „ 13 „ più 10 Na CI „ „ 1087 „ „ „ 16 Eppure gli AA. giudicarono fornite di maggior potere sporicida quelle soluzioni mer- curiche miste che maggiormente erano diluite. E, considerando inoltre che le quantità dei germi adoperati colle singole soluzioni erano ben differenti, mi sembra molto azzardato lo asserire che una soluzione sia più disinfettante di un'altra per il solo fatto che la prima distrugge alcune diecine di spore in più della seconda ! Nel medesimo errore cadde anche 1’ Eckardt. Il Maillard del pari nei suoi esperimenti ha adoperato germi giammai assolutamente eguali per dimensione individuale e per numero , e perciò variabilissima gli risultava la quantità del disinfettante necessaria per uccidere il numero dei germi adoperati nelle serie eguali di prove. 4 Doli. Ferruccio Ibba | Memoria IX. | Il Bial infine adoperò dei germi, la qualità e la quantità dei quali non poteva giam- mai essere eguale. * * * Sul meccanismo d’ azione dei disinfettanti e specialmente del bicloruro di mercurio furono già da alcuni autori fatte delle ricerche che ora brevemente qui espongo. Per lo più come disinfettanti furono adoperate soluzioni di acidi, di basi, di sali di metalli pesanti e di diverse altre sostanze. Si ricercò in esse quanta parte dell’ azione an- tisettica spettasse alle mecole non dissociate e quanta parte all’ uno e all’ altro jone e si trovò, p. es., per le soluzioni dei sali di Ag, Au, Cu, Hg che, quanto più erano dissociate, ossia quanto più joni argentici, aurici, cuprici, mercurici si trovavano nell’unità di volume a parità di concentrazione molecolare, tanto maggiore era l’azione antisettica delle soluzioni. Del pari, in rapporto al grado di dissociazione del rispettivo sale, si dimostrava l’azione disinfettante di sali diversi di uno stesso metallo dotati di differente grado di dissociazione. Si osservò inoltre che il grado di dissociazione di un elettrolito sciolto in acqua dimi- nuiva se si aggiungeva un altro elettrolito che avesse in comune col primo uno dei suoi joni, e quindi, se 1’ azione antisettica dei sali di Hg dipendeva essenzialmente dai Hg joni, era evidente che, diminuendo il grado di dissociazione del sale, anche quell’azione doveva diminuire. Infatti 1’ aggiunta di Na CI a soluzioni di Hg CI2 abbassava il potere antisettico di esse e tanto più quanto maggiormente era concentrata la soluzione, mentre per soluzioni diluitissime 1’ aggiunta di Na CI non apportava più alcuna influenza. Nelle soluzioni più comunemente usate di Hg CI2 (l°/oo) 1’ influenza del Na CI non si faceva più sentire sul grado di dissociazione del sale mercurico finché quello non supe- rasse la proporzione di 2 molecole per una di Hg CI2 '• infatti, una quantità maggiore di Na CI originava nella soluzione molecole di un sale doppio (Na2 Hg CU) nelle quali il Hg-H- era diventato inattivo. Anche altre combinazioni di Cl, per es. l’ acido cloridrico, agivano nello stesso senso, ma meno che nel caso del Na Cl, riguardo al potere antisettico, poiché l’acido su detto esercitava anche per proprio conto una certa azione battericida. I radicali acidi e le molecole indissociate dei sali metallici dimostravano eziandio la loro influenza sull’ azione disinfettante poiché, a parità di contenuto, p. es. in Ag+ di varie soluzioni di sali argentici, risultavano dotate di maggior potere antisettico quelle di nitrato o di clorato anziché quelle di acetato o di fenolsolfato. L’ azione antisettica delle soluzioni di certi acidi risultò parallela al grado di dissocia- zione di questi, vale a dire al numero degli H joni per unità di volume della soluzione. Gli anioni e le molecole indissociate dell’acido fluoridrico, nitrico, tricloroacetico ad esempio, manifestavano una certa attività antisettica, che passava però in seconda linea a misura che, aumentando la diluizione, cresceva il numero degli H joni. Anche l’ azione antisettica di certe basi, quali gii idrossidi di sodio, di potassio, di calcio, di litio, di ammonio, risultò parallela al loro grado di dissociazione e cioè al numero degli HO joni presenti nell’ unità di volume della soluzione. Che la dissociazione delle molecole saline potesse influire notevolmente sul potere an- tisettico lo dimostrarono le soluzioni di Hg Cl2 o di Ag NHs in acqua o in alcool puris- simo ; le soluzioni alcooliche infatti manifestarono un’azione meno attiva delle soluzioni acquose, perchè detti sali nell’ alcool si dissociavano molto meno che nell’ acqua. Però, e Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. ;> ciò rimane inesplicato, 1’ aggiunta di poco alcool ad una soluzione acquosa di Hg CI2 o di Ag NH3 esaltava la loro azione antisettica. li Sabbatani, che dimostrò (1905) come il potere tossico di certe sostanze sia propor- zionale alla loro dissociazione elettrolitica, studiando contemporaneamente 1' azione antisettica di sali di mercurio, venne alla conclusione che il Na CI, il Na Br, il Na Io modificano sempre nello stesso senso, ma in grado diverso, l’azione antisettica del Hg e, riguardo al Hg Cl2, essi lo modificano per formazione di joni complessi i quali, più o meno stabili che siano, hanno tuttavia un’ azione antisettica loro propria. Il Na CI inoltre ridiscioglierebbe 1’ albu- minato di Hg e la presenza di molto sale sodico impedirebbe completamente la formazione di detto albuminato. L'azione coagulante del Hg GL sui tessuti sarebbe relativa alla natura di questi e la fissazione del Hg diventerebbe debolissima quanto più nei tessuti abbonda il CI ; infine, detta fissazione varierebbe d’ intensità col variare della concentrazione delle soluzioni mercuriche. Gli autori su citati adunque con simili ricerche riuscirono a darci una più sicura in- terpretazione del meccanismo d’ azione dei disinfettanti, che secondo Flugge e Loèv invece bisognava ricercare nelle combinazioni che le sostanze battericide potevano contrarre con i gruppi amidici ed aldeidici delle sostanze albuminoidi viventi, appunto perchè queste rappresentavano dei corpi sostituendi. Gli sperimentatori precedenti giunsero a conclusioni fra loro concordanti: vediamo però che le modificazioni, che le sostanze aggiunte inducono nel potere disinfettante delle soluzioni, non sempre stanno in relazione col grado di jonizzazione degli elementi in esse contenuti ; infatti, una relazione positiva si osserva per lo più nelle soluzioni di sostanze inorganiche, mentre negativa od incerta apparisce nelle soluzioni di sostanze organiche. * * * La tecnica da me usata per la determinazione della conducibilità elettrica delle solu- zioni era la seguente. Notai azitutto la resistenza del vaso adoperando una soluzione tipo, quale è quella di KC1 decinormale che, come sappiamo, presenta un noto grado di resi- stenza: sempre nello stesso vaso quindi feci le determinazioni della l'esistenza delle soluzioni. Il numero degli Ohm impiegati per la resistenza era tale che mi permetteva volta per volta di precisare il maggior silenzio a metà del reocordo, tranne per certe soluzioni colle quali, per il loro contenuto, simile lettura non si poteva eseguire. Per ogni soluzione facevo due letture con intervallo di 5' fra la prima e la seconda, e da esse traevo la media. Dirò fin d’ora che la differenza fra le due letture fu ben insignificante trattandosi di soli 1-2 mm. in tutte le soluzioni. Tutte le modalità usate furono tali da evitare possibilmente anche le minime cause d’errore. Il vaso volta per volta veniva accuratamente lavato con acqua distillata e ben rilavato con la soluzione della quale cercavo la resistenza elettrica; gli elettrodi del pari subivano un simile lavaggio prima di essere immersi nella soluzione da esaminare. Vaso, elettrodi, soluzioni ed acqua distillata erano tenuti al riparo dal pulviscolo scrupolosamente anche durante le esercitazioni: è inutile infine dire che gli elettrodi venivano all’ occorrenza opportunamente platinati e 1’ acqua distillata ottenuta nella massima purezza possibile. Eseguivo la prima lettura 5' dopo che il vasetto era immerso nell’acqua della pentola e Doli. Ferruccio Ibba | Memoria IX.] 6 tale spazio di tempo, per molti preliminari esperimenti, mi risultò essere sufficiente affinchè la soluzione potesse prendere la temperatura dell’acqua che, nel nostro caso, fu sempre di 21° C. Credo inutile dilungarmi nella descrizione di tutti gli altri particolari di tecnica che per simili esperienze si devono osservare : essi furono rigorosamente eseguiti come nei trattati speciali sono riportati. Per giudicare del grado di jonizzazione delle varie soluzioni ho ricercato la conduci- bilità equivalente procedendo come appresso : 1° Ricerca della resistenza propria del vaso (c.) colla formula r . K' — C ove r è la resistenza totale trovata e K' la conducibilità elettrica del liquido (secondo le tabelle di Kolhrausch). 2° Ricerca della resistenza (r) del liquido dentro il vaso colla nota formula —y R ~ r, ove a è la lunghezza del filo di platino di sinistra, b la lunghezza del filo di platino di destra, R la resistenza in Ohm impiegata al reostato. 3o Ricerca della conducibilità elettrica (K) del liquido colla nota formula -y — R, ove c è la resistenza del vaso in cui si pone il liquido ed r la resistenza trovata di detto liquido. 4° Determinazione della concentrazione equivalente del liquido (73) colla formula — — Yj, ove Q indica la quantità della sostanza (in grammi) sciolta in 1 litro d’acqua, Pm indica il peso molecolare della sostanza, V la valenza della sostanza (l). 5° Determinazione della conducibilità equivalente del liquido (A) colla formula A ove K è la conducibilità elettrica del liquido ed vj è la sua concentrazione equivalente. * ¥r In due precedenti memorie (2) mi sono occupato dell’ azione germicida che, sugli stafilococchi p. aurei e sulle spore di carbonchio ematico, esercitava il bicloruro mercurico in soluzioni acquose semplici e in soluzioni acquose associate con acidi, alcool, etere. Ripeto ora che il potere disinfettante veniva dedotto dalla quantità minima di sostanza che, sciolta in 1 cm.c. di acqua distillata, era sufficiente a uccidere in 5' e alla temperatura di 21° C. circa 10000 germi. Le modificazioni invece che l’aggiunta di acidi, di alcool, di etere poteva indurre sul potere disinfettante del bicloruro mercurico, le ricercai in quelle soluzioni idromercuriche che avevano dimostrato mediocre azione germicida, e precisamente nelle soluzioni al 0. 0006-0. 004 °/00 delle quali 1 cm.c. uccideva circa 5000 germi. * * * Espongo ora le tabelle della conducibilità elettrica equivalente da me riscontrata nelle diverse soluzioni semplici e miste, avvertendo però che delle soluzioni mercuriche miste ho creduto necessario limitare le ricerche solamente a quelle che di sale mercurico conte- nevano il 0. 004 %o, per ridurre così la gran mole del lavoro, e sopratutto perchè le altre soluzioni, per la esigua quantità di sale contenuto (0. 0006 o/00), non dimostrarono alcuna variante del A- (1) Si divide per V quando la sostanza disinfettante abbia più di una valenza e nel caso di soluzione con- Q Y. P 0 X P tenente due sostanze lo sviluppo della formula è r( = — — di una sostanza -\ — — - dell’altra sostanza. (2) Potere disinfettante delle soluzioni acquose etc... loco citato. Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose eie. 7 TAB. r — \ e potere disinfettante delle soluzioni acquose di bici, mercurico. Titolo DEI.I.F. SOLUZION, A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Gr. 0 0006 per I OOO ) . 076 0 » 0. 001 » 0. 444 1072 » 0. 002 » 0. 184 3)76 i> 0. 004 » 0. 138 3318 » 0. 009 » 0. 077 8144 » 0. 019 » 0. 04 1 9843 » 0. 039 » 0. 027 10263 » 0. 078 » 0. 01 3 » » 0. 136 » 0. OIO » » 0. 312 » 0. 006 » » 0. 623 » 0. 003 » » 1 . 250 » 0. 002 » » 2. v/l 0 0 » 0. 001 » » 5- 000 » 0. 000 * Osservazioni i. — Nelle soluzioni idromercuriche diminuisce pro- gressivamente il \ coll’ aumentare della quantità del bici, mercurico , mentre aumenta fino ad un massimo! il potere sporicida. . i I . ■ N.B.— La piastra di controllo presentò 10263 colonie. 1 TAB. 2a — a e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico-fosforiche. T ITOLO DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Soluz. idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. 1 29 (*) 4864 Soluz. idro fosforiche Gr. 0. 004 per 1000 12 974 (*) 0 » 0. 0 1 9 » 9. 816 0 » 0. 078 » 3. 411 0 » 0. 136 » 2. 237 0 » 0. 323 » 1. 814 0 » 0. 6 1 2 » 1 . 61 1 1 108 » 1. 230 » I. 015 37 1 5 » 2 . 3 00 » 0. 786 7064 » 5, 000 » 0. 760 9142 Soluz. di bici. mercurico 0. 004 per 1000 addi- 7.ionate con acido fo- sferico : Gr. 0. 004 per 1000 2. 944 (*) 0 » 0, 019 » 2. 370 0 » 0. 078 » 2. 182 0 » 0. 136 » 1. 974 224 » 0.323 » 1 . 720 7Ò5 » 0. 6 1 2 » 1. 314 2705 » 1 . 250 » 0 827 3170 » 2. 500 » 0. 795 8205 » 3 . 000 » 0, 760 9613 Osservazioni 1. — Le soluzioni idromercurico-fosforiche presen- tano un \ minore di quello presentato dalle cor- rispettive idrofosforiche. 2 — Il potere sporicida delle prime è maggiore di quello manifestato dalle seconde. 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) la idrofosforica presenta il ^ maggioie e la idromercurica il mi- nore. 4. — La idromercurica semplice manifesta un potere sporicida che manca nelle altre due. N.B. — La piastra di controllo presentò 10115 colonie. «s Doli. Ferruccio Ibbu | Memoria IX. | TAB. 3a — a e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - nitriche. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spoi uccise da 1 cm. Soluz. idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. 129 (*) 4709 Soluzione idronitriche Gr. 0. 004 per 1000 1. 087 (*) 0 » 0.019 » 1. 406 0 » 0. 078 » 1. 750 2267 » 0. 156 » »• 777 4 3° 3 » 0. 3 1 2 » 1. 780 7127 » 0. 625 » i- 795 9834 » 1. 230 » '• 974 993 4 » 2. 300 » 2. 070 » 0 Q O A » 2. 444 » Soluz. di bici. mercurico Gr. 0.004 pe r 1000 ad- dizionate con acido ni- trico Gr. 0. 004 per 1000 0. 910 (*) 0 » 0. 019 » 1. 204 () » 0. 078 » !. 400 634 » 0, 1 5 6 » I. ÒOO 2230 » 0. 3 1 2 » I. 7I3 3221 » 0. 623 » I. 730 81 18 » 1. 250 » I. 833 9934 » 2. 500 » 1. 919 » » 3. 000 » 2. 127 » TAB. 4a A e potere disinfettante Osservazioni t. -- Le soluzioni idromercurico-nitriclie presentano un a. minore di quello presentato dalle corrispet- tive idronitriche. 2. — Il potere sporicida delle prime è inferiore a quello delle corrispondenti idronitriche. 3. — Delle tre soluzioni segnate (#) la idronitrica presenta il a maggiore e la idromercurica il mi- nore 4. — La idromercurica manifesta un potere sporicida che manca nelle altre due. N.B.— La piastra di controllo presentò 9954 colonie. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Osservazion i Soluz. idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. 19 1 (•*•) Soluz. idrosolforiche Gr. 0. 004 per IOOO 5. 875 (*) » 0. 019 » 7- 304 » 0. 078 » 5- 507 » 0. 136 » 5. 220 » 0. 3 '2 » 4- 874 » 0. 623 » 4- 533 » 1. 250 » 4. 320 » 2. 500 » 4. 21 1 » 5- 000 « 4. 198 Soluz. d bici mercurico Gr. 0.004 Per 1000 ad- dizionate con acido sol- fori co Gr. 0. 004 per IOOO 1. 812 (*) » 0. 019 » 3- 552 » 0. 078 » 8. 936 » 0. 136 » <4. 087 » 0. 312 » 8. 385 » 0, 623 » 8. 260 » 1 . 250 » 8. 030 » 2. 500 » 7 870 » 5- 000 » 7. 730 4740 o o 1631 4946 7772 9 1 Q I 9891 » » o o 699 2826 4946 7947 9891 » » 1. — Le soluzioni idromercurico-solloriche presen- tano un a maggiore di quello presentato dalle corrispettive idrosolforiche, ad eccezione delle due prime che lo presentano minore. 2. — Il potere sporicida delle prime è minore di quello delle corrispondenti idrosolforiche. 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) la idrosolforica presenta il a maggiore e la idromercurica il mi- nore. 4. — Il potere sporicida manifestato dalla idromer- curica semplice manca affatto nelle altre due. N.B. La piastra di controllo presentò 9891 colonie. Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. 9 TAB. 5a — \ e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - cloridriche. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Osservazioni Soluz. idromercurica i, — Le soluzioni idromercurico-cloridriche preseli- Gr. 0. 004 per 1000 Soluz. idrocloridriche 0. 191 (/*) 4870 tano un minore di quello presentato dalle cor- rispettive idrocloridriche. Gr. 0. 004 per 1000 13. 289 (*) 0 2. — 11 potere sporicida delle prime è pressoché egua- » 0. 019 » 9. 400 0 le a quello delle seconde, ad eccezione delle idro- » 0 078 » 5. 31 1 3. 614 0 mercurico-cloridriche che contengono 0.312-0.625 » 0. 136 » 1 109 di acido cloridrico per 1000 nelle quali è mag- » 0. 312 » 3. 421 3899 giore. » 0. 625 » » 1. 230 » 3 360 3. 262 4810 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) la idrocloridrica 7088 » 2. 500 » 3. 181 9165 presenta il a maggiore e la idromercurica il mi- » 5. 000 » Soluz. di bici, mercurico Gr. 0. 004 per 1000 ad- 3 102 101 1 5 nore. 4. — Il potere sporicida manifestato dalla idromer- curica semplice manca nelle altre due. • dizionate con acido clo- ridrico Gr. 0. 004 per 1000 1. 800 0 » 0. 019 » 2. 401 0 » 0. 078 » 3. 227 0 » 0. 1 5 6 » 3. 282 i/' OO >> 0312 « 3- 3i7 4715 N.B — La pianta di controllo presentò 10115 colonie. » 0. 625 » 3- 35° 543 3 » 1.250 » 3. 256 7170 » 2. 500 » 3. 180 9515 \Sl 0 0 c 3. 102 101 15 TAB. 6a — \ e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - picriche. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Soluz. idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. 173 (*) 47°9 Soluz. idropicriche Gr. 0. 004 per 1000 0. 872 (*) 0 » 0. 019 » 0. 294 0 » 0. 078 » 0. 104 0 » 0. 156 » 0. 107 0 » 0312 » 0. 109 1434 » 0 625 » 0. 089 3738 » 1. 250 » 0. 077 49 1 2 » 2. 500 » 0. 062 6233 A c 0 0. 05 1 9954 Soluz. di bici, mercurico Gr. 0.004 per 1000 ad- dizionate con acido pi- crico Gr. 0. 004 per 1000 0. 587 (*) 492 » 0. 019 » » 0. 078 » 0. 153 0 0. 092 0 » 0. 156 » 0. 101 248 » 0. 3 1 2 » 0. 102 5738 » 0. 625 » 0. 107 6422 » 1. 250 » 0. 109 8767 » 2. 500 » 0. 115 9954 » 5. 000 » 0. 1 3 1 » Osservazioni 1. — Le soluzioni idromercurico-picriche presentano un a minore di quello presentato dalle corrispet- tive idropicriche. 2. — 11 potere sporicida delle prime è alquanto su- periore di quello manifestato dalle seconde, ad eccezione della idromercurico-picrica al 0,078 °/oo che manifesta un potere eguale alla corrispondente idropicrica, vale a dire mancante 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) presenta un maggiore la idropicrica e minore la idromercurica. 4. — Il potere sporicida manifestato dalla idromer- curica semplice manca o quasi nelle altre due. N. B. — La piastra di controllo presentò 9954 colonie. Atti A oc. Serie V. Voi.. IV. Meni . IX. 10 Do/l. Ferruccio Ibbct [Memoria IX. TAB. 7a — A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - alcooliche. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Soluzioni idromercuriche Gr. 0 004 per 1000 0. 217 5318 » 0. 039 » c 0 101 1 5 » 1.250 » 0. 003 » Soluzioni idroalcooliche Gr. 100 per 1000 0 330 0 » 200 » 0. 081 0 » 300 » 0. 047 0 » 400 » 0. 023 0 0 0 0. 01 1 0 » 600 » 0. 007 416 » 700 » 0. 004 6 1 2 » 800 » 0. 003 390 » 900 » 0. 002 370 Alcool a 98° 0. 0008 250 Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Soluz. idromercur ielle -alcool. Bici, mercurico Gr. 0.004 + alcool Gr. 100 per 1000 0. 447 4946 » » 400 » 0. 037 4805 A O O 0. 010 6422 vO c 0 0. 004 5443 alcool a 98° 0. 002 » Bici, mercurico Gr. 0. 039 -f- alcool Gr. 100 per 1000 0. 63 1 9954 » » 400 » 0. 076 9891 c 0 0. 026 101 1 5 » » 900 » 0. 014 6422 alcool a 98" 0. 010 » Bici, mercurico Gr. 1. 250 -+- alcool Gr. 100 per 1000 1. 282 101 1 5 » » 400 » co 7' > » 5 . 000 » 0. 153 7388 Doti. Ferruccio Ibba [Memoria IX. 1 2 TAB. I0a — A e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - acetiche. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Osservazioni Soluz. idromercurica 1. • — Le soluzioni idromercurico-acetiche presentano Gr. 0. 004 per 1000 0. -;«j CO rv"-\ 4970 un a minore di quello presentato dalle corrispet- Soluz. idroacetiche tive idroacetiche. Gr. 0. 004 per 1000 1 . rrs CO 0 2. — Il potere sporicida è quasi identico in entrambe, » 0.019 » 1. 445 0 eccetto in quelle che contengono 0. 625 — 1. 250 » 0. 078 » 1 . 241 0 di acido, che manifestano maggiore potere. » 0. 156 » 1 . 164 '75 » 0. 3 1 2 » 1 . il) 1098 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) quella che pre- » 0. 623 » 1 . 061 3225 senta il \ maggiore è l’ idroacetica, il minore la » 1.250 » 1 . 046 6758 idromercurica. » 2. 500 » 1 . 033 9470 » 5 . 000 » 0 023 10290 4. — L’ idromercurica semplice manifesta un potere sporicida che manca nelle altre due. Soluz. di bici. mercurico Gr. 0.004 pe r 1000 ad- dizionate con acido ace- tico Gr. 0. 004 per iooo O. 358 (*) 0 » 0.019 » 0. 292 0 » 0. 078 » 0. 181 0 N.B. —La piastra di controllo presentò 10290 colonie. » 0. 156 » 0. 144 336 » 0. 312 » 0. 108 1770 » 0. 625 » 0. 058 4150 » 1. 250 » 0. 045 8171 » 2. 500 » 0. 032 10290 VI 0 0 0 » 0. 023 » TAB. Il* — /\ e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - saliciliche. Titolo DELLE SOLUZIONI A Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Soluz. idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. 204 (*) 4709 Soluz. idrosaliciliche Gr. 0. 004 per 1000 0. 880 (*) 0 » 0. 019 » 0, 667 0 » 0. 078 » 0. 624 0 » 0.156 » 0. 561 0 » 0. 3 1 2 » 0. 509 762 » 0. 625 » 0. 380 2707 » 1. 250 » 0. 271 5 5 54 » 2. 500 » OC CN 6 8044 O O O O. IOQ 9954 Soluz. di bici, mercurico Gr. 0. 004 per 1000 ad- dizionata con acido sa- licilico Gr. 0. 004 per 1000 O. 2IÓ (*) 0 » 0. 019 » O, 669 0 » 0. 078 » O. 541 95° » 0. 1 5 6 » O. 493 3104 » 0. 3 1 2 » O. 418 5009 » 0. 62, » O. 329 7009 » 1.250 » O. 232 8836 » 2. 500 » O. 187 9954 V V) c 0 O O. 067 » Osservazioni 1. — Le soluzioni idromercurico-saliciliche presenta- no un \ minore di quello presentato dalle rispet- tive idrosaliciliche. 2. — 11 potere sporicida delle prime è maggiore di quello manifestato dalle seconde , ad eccezione però di quelle che contengono 0.004 — 0.019 acido che lo manifestano eguale. 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) presenta il maggiore la idrosalicilica ed il minore la idro- mercurica. 4. — La idromercurica semplice manifesta un potere sporicida che manca nelle altre due. N.B. La piastra di controllo presentò 9951 colonie. Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose ecc. 13 TAB. 12* — \ e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - bromiche. Titolo DELLE SOLUZIONI A 1 Numero delle spore uccise da 1 cm. c. Soluz . idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. 191 (*) 4822 Solu? . idrobromiche Gr. 0. 001 per 1000 1. 320 (•) 0 » 0. 002 » 1. 698 0 » 0. 004 » 1. 401 200 » 0. 009 » 1 . 205 301 » 0 019 » 1. 109 44)5 » 0. 039 » 1 . 062 6020 » 0. 078 » 1. 043 8729 » 0. 156 » 1. 032 10192 » 0. 312 » 0. 028 » Solu. i. d i bici. mercurico Gr. 0. 004 per 1000 ad- dizionata con bromo Gr. 0. 001 per 1000 0. ' 5 3 (*) 2110 » 0. 002 » 0. 1 28 i960 » 0. 004 » 0. 124 522 » 0. 009 » 0. 097 301 » 0. 019 » 0. 064 4591 » 0. 039 » 0 046 6610 » 0. 078 » 0. 028 9542 » 0. » 0. 017 10192 » 0 312 » 0. 015 » Osservazioni j i. — Le soluzioni idroraercurico-bromiche presenta- no un \ molto inferiore di quello presentato dalle corrispettive idrobromiche. 2. — Il potere sporicida delle prime è eguale a quello manifestato dalle seconde, ad eccezione però di quelle che contengono o.ooi — 0.002 di bromo che lo manifestano maggiore. — Delle tre soluzioni segnate (*) presenta il maggiore la idrobromica ed il minore la idromer- curica. — Il potere sporicida della idromercurica semplice è maggiore di quello manifestato dalle altre due. N.B. — La piastra di controllo presentò 10192 colonie. TAB. 13° — a e potere disinfettante delle soluzioni idromercurico - fosfotunstiche. Titolo A Numero delle spore DELLE SOLUZIONI uccise da 1 cm. c. Soluz . idromercurica Gr. 0. 004 per 1000 0. i)4 (*) 4910 Soluz . idrofosfotunstiche Gr. 0. 004 per 1000 0. 016 0 » 0. 019 » 0. 012 0 » 0. 078 » 0. 004 3)6 » 0. 156 » 0. 004 990 » 0. 3 1 2 » 0. 003 1790 » 0. 625 » 0. 003 46)9 » 1. 250 » 0. 003 7070 » 2. 500 » 0. 0 0 8191 » 5- 000 » 0. O O O SJ-i O Soluz d bici. mercurico Gr. 0. 004 per 1000 ad- dizionata con acido fo- sfotunstico Gr. 0. 004 per 1000 0. 014 0 » 0. 019 » 0. 008 0 » 0. 078 » 0. 0 0 8i> » 0. 1 56 » 0. cr\ O O 1060 » 0. 3 1 2 » 0. 003 2050 » 0. 625 » 0. 003 5 36) » 1 . 250 » 0. r O O 7483 » 2. 500 » 0. OOJ 9410 » 5- 000 » 0. 003 103 IO Osservazioni 1. — Le soluzioni idromercurico-fosfotunstiche pre- sentano un a. alquanto minore od eguale a quello presentato dalle corrispettive idrofosfotunstiche. 2. — Il potere sporicida delle prime è quasi eguale a quello manifestato dalle seconde. 3. — Delle tre soluzioni segnate (*) la idromercurica presenta il maggiore e la idromercurico-fosfo- tunstica il minore. 4. — La idromercurica semplice manifesta un potere sporicida che manca nelle altre due. N.B. — La piastra di controllo presentò 103 io colonie. 14 Doli. Ferruccio Ibba Come feci rilevare nella prima memoria , risultarono sensibilmente suscettibili di mo- dificazioni per aggiunta di acidi, alogeni, alcool, le soluzioni idromercuriche al 0. 004 °/00 che d’ altra parte manifestarono costantemente potere germicida. Nella tabella riporto pertanto il numero delle spore uccise, sulla media di 10000 delle piastre di controllo, dalle soluzioni idromercuriche semplici e miste ed il corrispettivo A delle soluzioni, perchè si possa subito apprezzare il rapporto fra le variazioni del potere sporicida e quelle della conducibilità elettrica. TABELLA riassuntiva chè dimostra il rapporto fra le variazioni della conducibilità elettrica e del potere sporicida delle soluzioni acquose 0. 004 %0 di HgCI2 addizzionate del 0. 004 °/otì di varie sostanze. Soluzioni semplici o. 004 °/00 Soluzioni semplici 0. 004 di HgCl2 Soluzioni idromercukiche miste 0. 004 °/00 HgCl2+o. 004 °/00 delle varie sostanze di cui nella prima colonna di : A delle soluzioni spore uccise A delle soluzioni spore uccise A delle soluzioni spore uccise Ac. fosforico 12.974 0 0. 1 29 4864 2. 944 0 » solforico . 5-875 0 0. 191 4740 1. 812 0 » cloridrico. 13. 289 0 0. 191 4870 1. 800 0 » nitrico . . 1. 087 0 0. 129 4709 0. 910 0 » picrico . . 0. 872 0 0. 173 4709 co 6 492 » ossalico. . 1.476 0 0. 204 5070 0. 41 1 0 » tartarico . 2-333 0 0. 197 5070 0. 362 1910 » acetico . . 1. 183 0 0. 1 38 4970 p V/ì OO O » salicilico . 0. 880 0 0. 204 4709 O. 2IÓ 0 » fcsfotunstico 0. 016 0 0. 154 49 10 O. OI4 0 Bromo 1. 320 0 0. 191 4822 0-153 2 I IO Alcool al ‘/io . o, 330 0 0. 2 17 5318 0. 147 4946 » » 4/io - 0. 023 0 0. 217 5318 0. 037 4805 » » 7/io • 0. 004 612 0. 217 5318 0. 010 6422 » » 9/10. 0. 002 370 0. 217 5318 0. 004 54 J 3 Alcool 98 °/0 . 0. 0008 250 0. 2 1 7 5318 0. 002 544 3 Dalla tabella riportata risulta dunque che nelle soluzioni mercuriche miste varia in diverso modo il rapporto fra la conducibilità elettrica ed il potere sporicida delle soluzioni ; e cioè, eccezione fatta per 1’ alcool, 1’ aggiunta di tutte le altre sostanze, studiate sempre nella eguale proporzione del 0. 004 %o, alla soluzione idromercurica presa di base, attenua sempre notevolmente, ed il più delle volte annienta del tutto, il potere sporicida della detta soluzione idromercurica, pur imprimendo modificazioni diverse nella sua conducibilità elet- trica. Quanto al caso particolare dell’ alcool, vediamo pressoché immutato il potere sporicida con la aggiunta di soluzione alcoolica al 100, 400, 900, 980 °/oo, ma temporaneamente aumentato tale potere con 1’ aggiunta di soluzione alcoolica 700 °/00 : la conducibilità elet- trica si mostrò raddoppiata con l’aggiunta di soluzione alcoolica al 100 %o ed enorme- Conducibilità elettrica e potere, disinfettante delle sola. sioni acquose ecc. 15 mente diminuita, fino ad un valore minimo addirittura trascurabile, con tutte le altre solu- zioni alcooliche. Tenuto conto dunque di questi risultati, non che di quelli che emergono dallo studio delle singole tabelle e che qui tralascio di riassumere per amor di brevità , io mi credo autorizzato a concludere che, almeno nelle soluzioni mercuriche miste, non può il potere sporicida considerarsi quale semplice funzione della conducibilità elettrica delle soluzioni. LETTERATURA Oltre ai trattati ed alle pubblicazioni di indole generale, fra cui specialmente quelli del Bottazzi “ Principi di Fisiologia „ e del D’ Arsonval “ Traité de Physique biologique „ si consultino : Heald « T ossicità degli acidi sui vegetali » Ridili ng 11. Paul « Die chemischen Grundlagen der Lehre von der Giftwirkung u. Desinfection » 1897. Loeb « Tossicità dei metalli alcalini e degli alcalino- terrosi » 1899. Eckardt « Rapidità di diffusione di alcune sostanze tossiche » 1898. Maiilard « Des ions dans les phenomenes biologiques » lournal de Physiologie et Patliologie generale — 1899 IV Paris. M. Bial « Uber die antiseptische Function des H - jons verdunnter Sàuren » Zeitschr. f. Physikal. Chemie. 1902 S. 513. Sabbatani «Dissociazione elettrica ed azione farmacologica dei sali doppi alogenati » 1 90 5 . ìlenioria X. Istituto d’anatomia comparata e Zoologia della R. Università di Catania Dott. GIUSEPPE RUSSO La secrezione nell’ ovaia ed il significato del follicolo e della pellucida nell’uovo degli Echinidi (con 6 figure nel testo) RELAZIONE della Commissione di Revisione composta dei Socii effettivi Proff. R. STADERINI ed A. RUSSO (Relatore) L’ A., studiando gli apparati nutritivi nell’ovaia degli Echinidi, ha potuto da essi di- stinguere alcune formazioni con funzione diversa, come il follicolo ovarico, e dare una più esatta interpretazione all’ involucro dell’ uovo. Per i rapporti che, in base alle sue ricerche, l’A. stabilisce con formazioni similari di altri gruppi animali , per le interessanti conclusioni d' indole generale , riteniamo che il lavoro del Dott. Russo sia meritevole di essere inserito negli Atti accademici. In una nota preventiva (1) mi occupai di un cospicuo apparato glandulare esistente nei tubi seminali degli Echinidi, stabilendone 1’ assoluta identità con quello dell’ ovaia de- gli stessi animali. Fin d’ allora cumulai le prime notizie sulla struttura di questo apparato ed i meccanismi secretori che in esso si svolgono ma non potei suffragare con prove abbondanti 1’ opinione espressa intorno al suo significato per la scarsezza dei dati rac- colti. Adesso ritorno sull’ argomento per dimostrare come nell’ ovaia esso rappresenti un organo trofico a servizio delle cellule sessuali le quali ne utilizzano il prodotto durante la loro evoluzione. Pertanto la denominazione di cellule nutrici con cui io designai allora gli elementi che lo costituiscono sembra opportunamente scelta e meglio giustificata da quanto esporrò nel presente lavoro. In quanto ha relazione con tale funzione trofica mi sarà anche permesso di fissare il valore morfologico e funzionale del follicolo e della pellucida, formazioni entrambe pochissimo studiate negli Echinidi e che occorre inter- pretare ed illustrare convenientemente per indagare i processi nutritivi dell’ uovo. 1 ma- teriali di secrezione ceduti a questo degli elementi sussidiari sono stati da me presi ad (i) Russo G .—Le cellule nutrici del testicolo degli Echinidi.— Bollett. Acc. Gioenia 1907. Atti Acc. Serie V. Vol. IV. Meni. X. 1 Doli. (ii u seppe Russo [Memoria X.j oggetto di un esame accuratissimo cosi che ho potuto rilevare la maggior parte delle vi- cende e dei cangiamenti a cui vanno soggetti prima di raggiungere il loro destino. Passerò in rassegna successivamente le cellule nutrici, il follicolo e la pellucida ; alla esposizione farà seguito un breve riassunto che determina il compito di queste diverse parti per la nutrizione dell’ uovo. Le cellule nutrici. Sono elementi molto grossi più o meno sviluppati secondo lo stato funzionale dell’organo ovarico. Quando le uova sono ancora piccolissime, esse formano da sole quasi intieramente il contenuto dei ciechi genitali occupandoli del tutto ; nei periodi prossimi alla maturità sessuale si vanno riducendo di volume e di numero intercalandosi fra le uova alle quali in parte si addossano; prima dell’ emissione dei prodotti sessuali degenerano completamente. Il loro corpo cellulare consiste in un’ esile membrana racchiudente un contenuto. Que- sto è rappresentato dal nucleo che nelle cellule adulte è sempre in via di atrofìa e dal prodotto glandulare che è rappresentato in un primo momento da ammassi granulari o com- patti di natura basolìla, poi da grossi globuli di natura acidofìla, infine da vacuoli contenenti il secreto liquido atto ad essere emesso (tìg. 1). 1 corpi basofìli , gli acidotìii ed i vacuoli in- dicano le diverse trasformazioni a cui va in- contro la sostanza glandulare, per attività dei meccanismi secretori. Ho potuto infatti cogliere i termini di passaggio dagli elementi basotìli a quelli acidofili e studiare accuratamente il processo mediante il quale questi ultimi si di- sciolgono convertendosi in vacuoli (fìg. 2). I dettagli si trovano in altro lavoro di prossima pubblicazione. Contrariamente a quanto ha luo- go nella maggior parte delle cellule glandulari in cui gli atti secretori si ripetono un certo numero di volte durante la loro vita, in modo che si alternano periodi di attività con pe- riodi di riposo , le cellule nutrici in discorso pare che in seguito al prolungato ed intenso lavorìo so- stenuto per I’ elaborazione del secreto perdano intie- ramente il protoplasma dopo aver perduto il nucleo per processo cariolitico e quindi vanno incontro alla morte. In quanto alla costituzione chimica del prodotto glandulare, posso conchiudere approssimativamente trattarsi di sostanze lecitiche. Infatti esso si presen- ta, come queste sostanze, in forma mielinica e come queste non riduce I’ acido osmico, resiste ai solventi dei grassi, ha la proprietà di formare lacche cromo- © Kig. 2. Gli elementi del secreto in diversi momenti funzionali della cellula glandulare , a) un ammasso granulare basofilo , b) corpo basofilo carpatto. c) corpo basofilo che comin- cia a cangiare natura , d) corpo basofilo in stato di trasformazione più inoltrata ; la parte centrale è già divenuta acidofila , e) un’ altra modalità dello stesso processo, /) corpo acido- filo a struttura granulare , g) corpo acidofìlo che comincia a vacualizzarsi. Zeirs. oc. comp. 6 obb. 150 nini. f, Fig. t. Cellule nutrici in diversi stadi evolutivi a) cellula nutrice giovane gremita di corpi basofìli, b) cellula nutrice adulta carica di globuli acidofili. c ) cellula nutrica piena di vacuoli , d) cellula nutrice svuotata in via di degenerazione, Zeiss oc. comp. 6 obb. 160 mm. La secrezione nell' ovaia eri il significalo del follicolo, ecc. 3 ematossiliniche, può dare prodotti di natura lipoide in seguito a trasformazione, si colora ili azzurro col metodo di Pollacci specifico per la ricerca del fosforo che è fondato sul- l’azione del molibdato di ammonio e susseguente riduzione col cloruro stannoso. A tali criteri che non sono risolutivi si può aggiungere, in favore della nostra identificazione, il risultato dell’analisi chimica che ha rivelato al Bertolo (1) un’elevata percentuale di leci- tina nell’ovaia degli Echinidi. Anche il Loisel (2) è pervenuto più recentemente alle stesse conclusioni sostenendo, come noi, tale eccesso di lecitina. Debbo però notare che alcuni globuli del secreto, per la loro proprietà di ridurre l’acido osmico e colorarsi in rosso col Sudan III, debbono essere ritenuti di natura grassa genuina e derivano probabilmente dalla scomposizione della lecitina in cui, come si sa, esiste un nucleo grasso. Indipendentemente dalla natura chimica io debbo aggiungere, come carattere diagno- stico per le sostanze elaborate dagli apparati nutritivi, la proprietà di presentarsi, come ho accennato, sotto diversi aspetti che si trasformano l’uno nell’altro: sotto forma cioè di corpi basofìli, sotto forma di corpi acidotìli, sotto forma liquida. L’ordine secondo cui si compie il passaggio da una forma all’altra è il seguente : dalla modificazione basoffia a quella acidofila e da questa alla liquida. Questi processi sono poi riversibili, cioè possono compiersi anche in senso inverso: dallo stato liquido a quello acidofìlo e da questo di nuovo al basoffio ; ciò però non avviene mai dentro la cellula glandulare ma fuori di essa. Gli elementi di natura basoffia hanno per carattere, oltre la reazione, quello di presentarsi prevalentemente in forme di granuli minutissimi sparsi o disposti a mucchi, mentre gli elementi di natura acidofila hanno per lo più 1’ aspetto di grosse sferule che ingrossano per reciproca fusione. Oltre a ciò i primi non rappresentano un materiale nutritivo diret- tamente utilizzabile e perciò sono adatti a servire di riserva, mentre i secondi ed ancor più la forma liquida si prestano ad essere prontamente impiegate. Ho voluto insistere su queste proprietà micro-chimiche perchè non sono state ancora prese in giusta considera- zione da nessuno e perchè servono di prezioso aiuto pel riconoscimento delle sostanze su- descritte in qualunque punto si trovino. Le cellule nutrici hanno in un primo momento una forma irregolarmente globoide, ma con lo svilupparsi delle uova, dovendosi esse adattare sulla superfìcie di queste, assumono forme svariate di ferro di cavallo, di cappuccio ecc.; le cellule nutrici parietali restano per lo più strozzate fra le uova adiacenti e perciò acquistano un aspetto clavato con un pe- duncolo più o meno lungo impiantato sulla membrana basale connettivale del cieco ed una porzione rigonfiata libera nella cavità della gonade (fig. 3). Il rivestimento costituito dalle cellule nutrici all’ uovo ora è completo ora è parziale. Talvolta 1’ uovo non è in rapporto che con un solo elemento sussidiario situato più in alto, mediante un peduncolo protoplasmatico che serve di veicolo alla sostanza nutritiva ; que- sta disposizione non l’ho riscontrata però che nei giovani oociti. L’organizzazione dell’ovaia diventa in molti punti più intelligibile se si segue l’ordine secondo cui si succedono le prime differenziazioni cellulari in seno ad essa. Questo studio da me compiuto e non ancora pubblicato ci dimostra che le cellule nutrici si sviluppano (1) P. Bertolo — Ricerca microchimica e locai illazione del fosforo nelle ovaie degli Echinidi — Atti acc. Gioenia 1903. (2 ) Loisel G. — Les substances grasses dans ìes glandes genitales d’ Oursins en activitè sexuelle (C. R. Soc. Biol. II, 586J. 4 Doti. Giuseppe Russo | Memoria X.J prima che si differenziino le uova ed in un certo stadio che io chiamo gl ciu dui cu e pei l’aspetto offerto dalla gonade, esse occupano intieramente la cavità genitale in cui sono libere. Le uova si sviluppano successi- L/Vv / vamente e trovando lo spazio ostruito dalle cellule nutrici sono costrette ad aprirselo comprimendo e schiacciando questi elementi : nell’ ovaia prossima a maturità , tra le uova non restano che dei sottili cordoni glandolali i quali a poco a poco si svuotano e degenerano (tìg. 5). Come si vede da questo rapido cen- no, non ci troviamo qui in presenza di apparati nutritivi individualizzati attorno ad ogni uovo come sono per es. i fol- licoli dei mammiferi o i corredi nutritizii di alcuni insetti (es. Ditiscus ) invaria- bili pel numero delle cellule che li co- stituiscono e sincronici con l’uovo rispettivo per l’origine. L’ovaia degli Echinidi pos- siede un organo trofico unico destinato ad arricchire le cellule della linea ovarica e pree- sistente ad esse. Questo organo soltanto secondariamente è smembrato dalle uova che gii rubano lo spazio ed allora si divide in tante aree irregolari attorno a queste ricoprendole più o meno senza però formarvi in nessun caso dei rivestimenti di natura sussidiaria di- stinti e tipici. Per le peculiarità succennate io non posso paragonarlo . a nessuna delle for- mazioni dello stesso genere esistenti negli altri tipi animali, anche per il fatto che è stato da me rinvenuto con caratteri assolutamente identici nella gonade maschile come nella femminile, mentre negli altri animali, come si sa, gli apparati nutritori si sviluppano ge- neralmente nelle due gonadi secondo un tipo differente. Si tratta adunque di strutture aberranti che possono però condurre ad una più esatta determinazione del significato della gonade e sopratutto a fissare il destino della sua fun- zione glandulare. Figr. 8. Sezione di ovario di Stronfi locentrotus livìdus in cui si osservano i giovani oociti (u) disposti in un solo ordine sulla parete del cieco genitale mentre il resto della cavità è occupato dalle cellule nutrici (cu); tra queste sono caratteristiche le più esterne o parietali (cufr) per la loro forma clavata. Zeiss oc. comp. 6 obb. 160 mm. Struttura e funzione del follicolo. Attorno alle uova il follicolo si presenta assai presto. Esso viene costituito da quelle cellule indifferenti che non si sviluppano nè in cellule nutrici nè in uova. Tali cellule ap- paiono a cumuli tra gli altri elementi di natura diversa, nei primi stadi di formazione del- 1’ organo ovarico o nelle fasi di rigenerazione periodica che, come ho per il primo segna- lato, accompagnano ogni ripresa funzionale, in seguito alla distruzione delle cellule nutrici e all'emissione dei prodotti sessuali. Questi mucchi di cellule, a misura che gli oociti crescono, si addossano ad essi per formarvi altrettanti rivestimenti dapprima incompleti e parziali poi quasi uniformi e completi. L’involucro follicolare risulta per lo più di un solo strato di cellule con aspetto la- mellare. In quanto ai rapporti esso ricopre immediatamente 1’ uovo ed è alla sua volta ri- coperto dalle cellule nutrici. Per quanto abbia ricercato non ho mai notato in esso segno La secrezione nell' ovaia ed il significalo ilei follicolo, ecc. 5 alcuno di attività glandulare; il follicolo è dunque qui una membrana puramente protettiva perchè non gli spetta il particolare ufficio nutritivo che è così evidente in altri animali, 'l'ale potere è invece esclusivamente affidato, come dissi avanti, agii apparati nutritori i quali apprestano all’uovo i materiali necessari alla sua maturazione. Con fissatori osmici e colorazione all’ ematossilina ferrica si può studiare nettamente il passaggio di tali mate- riali, in forma liquida, sia per diffusione attraverso il follicolo, sia per gii spazi interepite- liali di esso a guisa di correnti. Nei giovani oociti, come ho accennato, talvolta 1' oopia- sina è in connessione mediante un ponte protoplasmatico con una cellula nutrice situata superiormente; in questo caso il prodotto glandulare è scaricato direttamente nell’ uovo an- che in forma granulare. Comunque si compia però la nutrizione dell’ uovo il follicolo è dapprima strettamente addossato ad esso ed in questo stadio la pellucida non esiste an- cora. Questa compare ulteriormente e rappresenta, come vedremo, una raccolta di nutri- mento che si accumula attorno l’uovo quando esso ha raggiunto un certo volume; tale raccolta è contenuta nel follicolo il quale si allontana dalla superfìcie dell’ uovo determi- nando la formazione di uno spazio. Così che al follicolo spetta l’ ufficio di conservare e legare all’ uovo una riserva di materiali nutritivi che proviene dalle cellule nutrici e corri- sponde alla pellucida degli autori. La cellula follicolare non è un elemento così specializzato come la cellula nutrice in cui la funzione glandulare assorbisce ogni altra manifestazione cellulare. Essa appartiene chiaramente alla linea ovarica : è un elemento che si è fermato nel suo sviluppo e si è adattato al suo ufficio probabilmente per 1’ insufficienza delle condizioni di nutrizione e di spazio. Ciò ci viene dimostrato dal fatto che anche tardivamente essa può svilupparsi in un uovo normale. La fìg. 4 (A) rappresenta un follicolo racchiudente due uova di cui uno prossimo a maturità, l’altro piccolissimo derivante .,'Up da una cellula follicolare che cangiando natura si è sviluppata in un’ altra direzione. Un fatto analogo fu da A. Russo (1) notato nell’ ovaia delle Ofiuree. Contrariamente a quanto potrebbe supporsi, queste uova tardive sembrano capaci di raggiungere il ter- mine del loro sviluppo. Io infatti, ne ho potuto os- servare, accanto all’uovo più adulto, in diversi stadi evolutivi privi sempre di qualsiasi segno degenerati- vo. Dapprima queste uova sono per così dire inclusi nello spessore della pellucida dell’uovo maggiore e accompagnato da un piccolo v * 66 oocite (tip) racchiuso dentro il suo follicolo e racchiusi in un follicolo comune con questo, ma in derivante da una cellula follicolare B ) piccolo ., , ... . . . oocite (m) attaccato ad una grossa cellula nu- seguito, avendo acquistato un certo volume, si ren- trice (cn) Zeiss oc. comp. 6 oc.obb. 160 mm. dono liberi nella cavità genitale e compiono il loro sviluppo a spese dei materiali ivi ver- sati dalle cellule nutrici. La comparsa tardiva di nuove uova in follicoli adulti deve considerarsi come un caso di un fatto più generale che normalmente avviene nell’ovaia degli Echinidi, cioè la com- parsa tardiva di generazioni ovariche. Le cellule da cui queste prendono origine sono pic- P Fig. 4. A) Un uovo adulto [uà) di Stronfi (i) Russo A. — Ricerche sulla distruzione, e sul rinnovamento dei parenchima ovarico nelle Ophiuree. Zoolog. Anzeiger. 1891. Doli . Giuseppe Musso | Memoria X'.J cole come le cellule follicolari e si conservano a lungo in tale stato fra le uova maggiori, disposte per lo più in aggruppamenti sulla parete dei ciechi. La fìg. 4 (B) mostra un pic- colo oocite attaccato ad una grossa cellula nutrice che appartiene ad un’ ovaia contenente prodotti abbastanza inoltrati nello sviluppo. E possibile che tale ritardo sia determinato dall’ insufficienza temporanea di fattori importanti come lo spazio e l’elemento nutritivo finché le prime generazioni di uova sono in contatto con la parete dei ciechi dove com- piono una parte della loro crescita ed attraversano importanti stadi del processo di ma- turazione. Riassumendo : il follicolo è una membrana di protezione racchiudente 1’ uovo con la sua provvista nutritiva e costituita da elementi ovarici specialmente adattati che talvolta possono svilupparsi in vere uova e che non presentano mai nessuna attitudine glandulare. Struttura e funzione della pellucida. Con tale nome è stato designato, per analogia con quanto si osserva in altri animali, un involucro più o meno spesso, di consistenza molle ed attaccaticcia che accompagna l’uovo finché esso è fecondato, l'ale involucro è stato notato da varii autori (Ludwig, Kòhler, Cuenót) e studiato recentemente da Ries (1), ma nessuno ne ha penetrato 1’ intimo valore, lo, in base a numerose ricerche, ho potuto stabilire che la pellucida è, negli Echi- nidi, una differenziazione di ordine nutritivo destinata a garentire i processi di maturazione dell’ uovo. Esaminando uova in diversi stadii evolutivi, si può osservare che la comparsa della pellucida avviene piuttosto tardivamente. Negli oociti giovani, come quelli della lìg. 3, non esiste che il solo rivestimento protettivo di natura follicolare. L’ooplasma è, in questo pe- riodo, sede di processi costruttivi molto intensi ed il materiale che vi perviene, per atti- vità delle cellule sussidiarie, vien subito impiegato per 1’ elaborazione della riserva deuto- plasmatica. Lo stesso però non avviene nelle uova più inoltrate nello sviluppo. In queste, sia che il bisogno del nutrimento diminuisca, sia che 1' attività delle cellule sussidiarie toc- chi il massimo, una parte delle sostanze nutritive anziché penetrare nell’ ooplasina, si ac- cumula sulla superficie dell’ uovo discostando il follicolo e così nasce uno strato di natura plastica che é la pellucida degli autori, racchiuso dentro uno spazio follicolare originato per schizogenesi. Tale strato si deposita a poco a poco, cioè dapprima è tenuissimo e cre- sce in seguito per aggiunta di nuova sostanza. Anche a fresco la sua presenza è rivelata dal fatto che le uova non si possono più toccare con le loro superfici, ma restano sepa- rate da un certo intervallo dovuto alla presenza degl’involucri contigui. 11 suo contorno è talvolta regolare ma può presentare delle frastagliature e delle protuberanze che in parte corrispondono a pieghettamenti della membrana follicolare, in parte sono 1’ indice delle cor- renti nutritive emananti dalle cellule sussidiarie ed affluenti all’uovo mediante gl’interstizi tra le cellule follicolari. Il suo spessore varia entro limiti piuttosto larghi e dipende dalla presenza di elementi nutritivi attorno all’ uovo e dallo stato della loro attività. Quando, in seguito ad abbondante afflusso, il materiale raccolto nello spazio follico- li) Ries Die umwandlungen der \ona radiata and deren physioìogische Bedentung. (Zentralbs. S. Phisiol. XXI). La secrezione nell' ovaia ed il significato del follicolo , ecc. lare diventa eccessivo, si trovano pellucide straordinariamente espanse. Fra queste sono degne di nota quelle che presentano uno spessore differente nelle loro singole porzioni a causa di un deposito pure ineguale della sostanza che concorre a formarle. Ciò avviene nel caso in cui le cellule nutrici tapezzano in modo incompleto la superfìcie dell’ uovo ov- vero pur tapezzandola completamente non si trovano in tutti i punti in uno stato di egua- le attività. L’ uovo allora non è esposto ad un afflusso di nutrimento uniforme su tutta la sua superfìcie, lo spazio follicolare si dilata inegualmente e la pellucida offre come nelle fìg. 6 dei considerevoli ispessimenti nelle porzioni in cui, per la presenza delle cellule nu- trici attivamente funzionanti, si raccoglie abbondantemente la sostanza di riserva, mentre si assottiglia bruscamente nelle altre porzioni in corrispondenza delle quali tali cellule sono esaurite o mancano del tutto. Questo particolare non lascia nessun dubbio sul modo di origine ed il significato della pellucida: essa rappresenta una provvista nutritiva dell' uovo immagazzinata nel follicolo e determinata da un ristagno dei materiali specifici che normalmente giungono ad esso. Tale concezione della pellucida trova una conferma nell' assoluta identità tra il suo comporta- mento micro-chimico e quello del contenuto degli apparati nutritivi. Uno* dei metodi che si presta brillantemente, come abbiamo visto, per indagare i vari cangiamenti a cui vanno soggette le sostanze elaborate da tali apparati è quello di colorare con ematossilina ferrica secondo le prescrizioni di Heidenheim. Ora, di fronte a questo colorante, la pellucida si comporta variamente. Per lo più essa resta tinta in grigio come le sostanze acidofìle, ma talvolta sul fondo grigio spiccano, per il loro colorito bleu-nero intenso, dei tratti più o meno estesi, dei corpi inclusi a forma di placche, di ammassi granulari o compatti, delle serie radiali di minutissimi granuli ecc. : più di raro la colorazione bleu-nera è diffusa a tutta la zona (Fig. 5 A e B). Questi fatti bastano a convincerci che il materiale raccolto alla superfì- cie dell'uovo può cambiare natura chimica in rapporto colle necessità furfzionali a cui è chiamato, offrendo, come il prodotto delle cellule nutrici, ora un carattere acidotìlo ora uno basofìlo. Studiando però attentamente C? le singole fasi di tali passaggi, ci è facile accorgerci che essi avvengono qui in un senso perfettamente oppo- n ^ sto a quello osservato nelle cellule r ^ u.ovo Strongilocentrotus con zona in parte ui natura basonla ; in corrispondenza della porzione che ha nutrici. In queste, il primo prodotto subito già la trasformazione micro-chimica, 1’ ovoplasma è più -, •> , ii i ... - , , ficco di elementi granulari basofìli. B) Uovo di Stronpilocen- sensibile dell attivila glandulare era irolus i„ cui ,a zonf pellucida p è intieramente bnsofila e pre- costituito , come ho avuto occasione Intagliature sul suo contorno. Zeiss. oc. comp. 6 obb. mi. Olii. lll6. di accennare , da elementi granulari di natuia basoffia spaisi o aggiegati in ammassi, i quali in seguito, cangiando di reazione e fondendosi tia loio, geneiavano le grosse zolle acidofìle dalla cui dissoluzione derivavano infine i vacuoli contenenti il prodotto liquido. Le sostanze immagazzinate nello spazio fol- licolare ci dànno invece un esempio di processi assolutamente inversi passando dalla forma liquida a quella acidofila e da questa nuovamente alla basoffia. ■evi cf 8 Doti. Giuseppe Russo | Memoria X.j Per seguire 1’ ordine e le modalità di queste trasformazioni successive è opportuno riferirci a quei punti in cui la pellucida, per un'esagerato accumulo di materiale, è molto ingrossata, come nella tig. 6. Qui si può osservare che il prodotto nutritizio appena en- trato nello spazio follicolare si trova in forma liquida. Infatti, in una zona in immediato contatto con le cellule del follicolo , esso offre ancora , come si rileva dalla figura , un aspetto chiaro, scolorato, diffluente che va cangiando, per ulteriore addensamento ed acqui- sto di nuovi caratteri micro-chimici, negli strati sottostanti. La prima modificazione a cui tale prodotto va incontro, in seno allo spazio follicolare, è quella per cui esso , mentre prima era inattaccabile ai coloranti, assume proprietà nettamente acidofìle che lo fanno tingere in grigio con 1’ ematossilina ferrica e rispettivamente con i vari coloranti acidi (eo- sina , fuxina acida ecc.); generalmente la pellucida ha una costituzione omogenea negli strati esterni per uno spessore variabile che corrisponde appunto a questa prima trasfor- mazione delle sostanze specifiche che la costituiscono. Per lo più non si rinvengono in seno ad essa corpi acidofìli a struttura mielinica; ciò è dovuto ad una proprietà già accennata di tali corpi per cui essi tendono a confluire e fondersi tra loro specialmente quando si raccolgono in uno spazio stretto come è quello follicolare. Tuttavia non di raro, sopratutto dove esistono allagamenti eccessivi di tale spazio, si possono scoprire in mezzo alla sostanza fondamentale omogenea degl’inclusi a carattere acidofìlo di forma mielinica che indicano chiaramente di qual genere di sostanza si tratti. Tali inclusi sono specialmente visibili quando, per lo stato funzionale in cui si trovano, assumono con f ematossilina ferrica una tonalità di grigio differente dal resto della pellucida (fig. 6 ca). Talvolta essi sono totalmente o parzialmente trasformati in grasso. Fig. (». Due uova di Arimela pustulosa separate da elementi nutritori (cn). Esistono in ambedue degl’ingros- samenti eccessivi della pellucida (p) nei punti in cui 1’ afflusso nutritivo è più abbondante. Si nota chiaramente, come anche nelle figure precedenti . che il materiale raccoglientesi nello spazio follicolare è liquido ed incoloro appena entrato e va diventando più denso trasformandosi in acidofilo a misura che si avvicina alla superficie del- 1’ uovo. Zeiss. oc. comp. 6obb. ni om. ijl6. Nello spazio follicolare si osservano degl’ inclusi di carattere acidofilo (ca). Zeiss. oc. comp. 6 obb. ini. om. Dentro lo spazio follicolare può com- piersi o almeno iniziarsi un processo di ulteriore trasformazione che condurrà ad una fase finale con cui si chiude il ci- clo, cioè alla forma basoffia da cui sia- mo partiti. Ho accennato alle pellucide di natura basoffia che si tingono in bleu- nero con 1’ ematossilina ferrica e alle pellucide che in mezzo «Ila sostanza aci- dotìla tinta in grigio con lo stesso reat- tivo, presentavano intercalazioni di ca- rattere basofflo in forma di tratti più o meno estesi continui o interrotti, di am- massi granulari o compatti ecc. tinti in bleu-nero. Il processo però generalmente, come vedremo, si chiude dentro l’uovo dopo che la sostanza della pellucida vi è penetrata. Spesse volte è possibile scoprire di- stintamente nella zona una struttura raggiata la quale varrebbe a questa formazione il nome di sona radiata, per analogia con quanto si sa nei Mammiferi. Ho potuto verificare, d’accordo con Ries, che non in tutte le uova ugualmente e nello stesso grado sono evidenti le striature raggiate della pellucida La secrezione nell' ovaia ed il significato del follicolo, ecc. 9 e che tra quelle che le presentano e quelle che non le lasciano scorgere ci sono tutti i termini intermedi. Per mettere bene in rilievo tale struttura io mi sono servito dell’ ema- tossilina ferrica, dopo aver fissato l’ovaia col liquido di Benda ed ho cosi ottenuto risultati di una notevole chiarezza che mi hanno pure guidato ad interpretarla convenientemente riannodandola ad una delle modalità mediante la quale s’ inizia la produzione dei granuli basofili nello spazio follicolare. La fig. 6 appartiene ad una sezione di ovaia preparata con tali metodi microtecnici. 1 tratti radiali della pellucida sono più o meno sottili ; internamente terminano nel- V ovoplasma, esternamente si perdono sfumandosi nella spessezza della zona giungendo assai di raro fino alla membrana follicolare. Analizzandoli con un’obbiettiva ad immersione, ognuno di essi si risolve in una serie di granuli che sbocca nell’ uovo e prende origine da una diretta trasformazione della sostanza racchiusa nel follicolo. Questa infatti mentre esternamente va crescendo per nuove aggiunte di materiale, internamente va incontro ai processi necessari perchè sia utilizzata dall’uovo. Tali processi consistono in un disgrega- mento e in un cambiamento della natura micro-chimica ; mediante il primo la sostanza si converte in granuli, mediante il secondo questi da acidofili diventano baSofili. Però di raro ciò avviene con eguale intensità e contemporaneamente in tutta l’estensione dello strato interno della zona in modo da risultarne un mantello granulare continuo che da una parte arricchisce 1’ ovoplasma di sostanze specifiche, dall’altro è rimpiazzato dalla continua pro- duzione di nuovi granuli. Più frequentemente invece, come si scorge nella fig. 5, i punti in cui la trasformazione si svolge attivamente sono separali da intervalli che non sono stati ancora assaliti dal processo. Ciò avviene perchè il passaggio della sostanza da una forma all’altra è condizionato da una divisione preliminare dello strato interno della pellucida in una serie di aree globulari contigue, ognuna delle quali si trasforma per conto suo, dalla periferia al centro, differenziando e separando dalla sua massa elementi granulari che tra un’area e l’altra dànno nel loro insieme l’apparenza di un tratto radiale continuo. Questa spiegazione è convalidata dalle osservazioni da me fatte sull’ identico processo negl’inclusi acidofili della pellucida (fig. 5 ca), che si trasformano dalla periferia al centro e corrisponde ad un meccanismo perfettamente opposto a quello pei' cui le zolle acidotìle si formano e crescono immedesimando gii elementi granulari preesistenti, nell’interno delle cellule nutrici. La comparsa delle strie raggiate va pertanto, secondo me, collegata ad un principio di tra- sformazione granulare della sostanza della pellucida che mi fa del tutto escludere 1’ opi- nione di Ries, il quale sospetta nelle strie raggiate l’esistenza di sottili porocanaii attraverso cui passerebbe la sostanza nutritiva. Tale opinione mal si concilia con la costituzione gra- nulare delle strie stesse e con la natura di tutta la formazione, secondo le osservazioni da me esposte. Nei casi in cui non è visibile la struttura raggiata, bisogna ammettere o che essa è mascherata per il fatto che i granuli costituenti le serie radiali, non avendo ancora at- tinto la reazione basoffia, si confondono per la loro colorazione con la sostanza da cui si sono differenziati, ovvero che il processo col quale la sostanza stessa si dispone a pe- netrare nell’ uovo è lento o si svolge uniformemente su tutta 1’ estensione dello strato più interno della zona. Le radiazioni granulari sboccano nell’ ovoplasma a guisa di correnti ; osservando attentamente la fig. 5 si può costatare che esse dalla pellucida si continuano direttamente entro 1’ uovo per un piccolissimo tratto e che quivi si va accumulando un fitto addensamento di elementi basofili che a poco a poco si estendono verso il centro dell’uovo dove però subiscono subito speciali trasformazioni che ne alterano la natura. IO Doli. Giuseppe Russo [Memoria X.J Talvolta, nel punto di entrata nell'uovo, ciascuna corrente s’ingrossa per un ristagno di materiale in modo che la superfìcie dell’ uovo è sparsa di piccoli cumuli tondeggianti ; se tali cumuli crescono tanto da venire in contatto fra loro, la pellucida presenta un sottile strato interno in connessione con 1’ uomo colorabile in bièu-nero con 1’ ematossiiina ferrica che può diventare omogeneo se gli elementi granulari che lo costituiscono si agglomerano strettamente. L’ impiego del reattivo di Pollacci , specifico per la ricerca del fosforo , completa il quadro dei caratteri comuni al prodotto delle cellule nutrici e alle sostanze raccolte nello spazio follicolare. Ho già detto che di fronte a questo reattivo, gli elementi contenuti nella cellula nutrice si colorano in azzurro più o meno intenso il che rivela un’elevata percen- tuale di fosforo, in base alla quale, col concorso di tanti altri caratteri, concludemmo che ci trovavamo in presenza di lecitine le quali posseggono un nucleo fosforato rilevante. Con preparati di confronto ho potuto verificare che il contenuto in fosforo è massimo nei corpi basotìli, minima in quelli acidofìli e nei vacuoli i quali non danno, col sudetto reattivo, una colorazione azzurra assai viva, indicandoci con ciò probabilmente una parziale decomposi- zione della molecola lecitica. Identiche proprietà offre la pellucida la quale, a seconda che la trasformazione neces- saria pei- acquistare la reazione basoffia è più o meno progredita , risponde al reattivo Pollacci con una tinta azzurra più o meno accentuata che diventa intensissima se la zona si colora caratteristicamente in bleu-nero con V ematossiiina ferrica cioè se ha già rag- giunto 1’ ultimo stadio della trasformazione. Stabilito come la pellucida rappresenti un serbatoio di sostanze nutritive provenienti dalle cellule sussidiarie e appartenenti, con grande probabilità, al gruppo delle lecitine, oc- corre dimostrare come essa entri fra le disposizioni atte a garentire i processi di matu- razione e la vita dell' uovo, costituendo un’ importante risorsa di cui esso può giovarsi. A tal riguardo basta porre in rilievo che, a causa della degenerazione talvolta precoce delle cellule costituenti il proprio corredo nutritivo, 1’ uovo si troverebbe in condizioni di non poter proseguire il suo sviluppo se non disponesse delia riserva immagazzinata nello spazio follicolare che assicurandogli un afflusso di nutrizione costante gli permette di raggiungere la maturazione completa. Allo stesso modo è possibile che la pellucida persistendo, come ho avuto cura di accertarmi , fino ai primi momenti dello sviluppo embrionale , nutra a sue spese 1’ uovo maturo nell’ acqua marina prima che esso venga in contatto con lo spermio, sottraendolo così, per un periodo più o meno lungo, al pericolo della degenera- zione e provveda in parte ai primi bisogni dell’ embrione. Alla presenza di un involucro attaccaticcio che presumibilmente rappresenta gli ultimi residui della pellucida, si deve, secondo alcuni (Drago), la formazione di caratteristici ac- cumuli spermatici attorno all’ uovo maturo degli Echinidi per un fenomeno di adesione puramente passiva favorita dalla tendenza degli spermii ad agglutinare. Nessuno degli au- tori che parlano di questo involucro ha pensato di riferirlo alle sostanze contenute nello spazio follicolare le quali , come ho detto , restano attaccate all’ uovo sino a fecondazione compiuta. Ma che si tratti di tali sostanze lo provano non solo tutti i caratteri micro-chi- mici dello strato involgente l’uovo maturo, ma altresì alcuni miei esperimenti da cui risulta che il prodotto delle cellule nutrici ha in comune con tale strato anche la proprietà di trattenere per adesione gli spermii che si trovano in sua presenza, come si rileva dal fatto che sulle cellule nutrici e sui globuli del loro secreto liberi, tanto nella cavità genitale che La secrezione nell' ovaia ed il significato del follicolo, ecc. 1 I in vitro, possono formarsi vistosi rivestimenti spermatici simili a quelli della superficie ovulare. Che in tal caso 1’ adesione è affatto passiva lo dimostra il fatto che nè le cellule nutrici nè il loro prodotto esercitano a distanza attrazione alcuna sugli spermii in grazia di qualche tattismo o di altro fattore. Pertanto questi dati messi in relazione col signifi- cato della pellucida, da me superiormente stabilito, rafforzano le conclusioni del Drago (1) escludenti I’ attrazione fra le cellule germinali e specificano uno degli uffici della pellucida stessa che è quello di mettere gli spermii in contatto con 1' uovo favorendo probabilmente la fecondazione. Riassunto e considerazioni. Ho illustrato un cospicuo apparato di nutrizione nell’ interno dei ciechi ovarici degli Echinidi, il quale corrispondendo per i suoi caratteri esattamente con quello da me prece- dentemente descritto nei ciechi seminiferi degli stessi animali (2), mi permette di aggiun- gere un argomento in favore dell’omologia tra gli elementi sussidiari di ambedue le gonadi anche quando essi, come spesso accade, siano conformati secondo un tipo del tutto diffe- rente. Le cellule che compongono questo apparato non formano attorno alle uova rivesti- menti distinti, si differenziano e sviluppano prima dell’ elemento germinale , soggiacciono a periodiche distruzioni : il secondo di questi fatti dimostra che le uova non possono svi- lupparsi senza 1’ intervento di elementi sussidiari ; 1’ ultimo ci porge un esempio brillante della distruzione normale di una categoria di cellule a benefìzio di altre, il che ravvicina alquanto la gonade degli Echinidi a quella dei Platodi, dove pure gli elementi dei vitello- geni vanno incontro a degenerazione , dopo essersi trasformati in materiali nutritivi per arricchire le cellule ovariche (Russo A., Bohnig). A parte questo semplice ravvicinamento però, 1’ apparato nutritivo da me studiato, per il complesso dei suoi attributi peculiari, si discosta da ogni formazione di questo genere finora conosciuta. Il prodotto della sua at- tività è probabilmente lecitina; 1’ uovo lo assorbe, utilizzandolo nei suoi processi nutritivi. In intima relazione col funzionamento dell’apparato sussidiario è la presenza di una zona di natura plastica attorno all’uovo che nasce appunto per un ristagno dei materiali speci- fici che normalmente giungono ad esso. Tale zona conosciuta col nome di membrana pel- lucida è destinata ad assicurare all' uovo un afflusso di nutrizione costante e forse anche a rendere l’ afflusso stesso più regolare ed uniforme, se si considera che 1’ ooplasma non si trova in tutti i punti esposto all’influenza diretta dell'elemento nutritivo. L’uovo così possiede una dote propria che lo preserva e garentisce fino all’ atto della fecondazione e ai primi momenti embrionali. A questo riguardo c’ è un accordo tra le mie ricerche e quelle di altri sull'uovo di alcuni insetti (3) e dei Mammiferi per i quali ultimi A. Russo (4) e Comes (5) han sostenuto che la zona pellucida può immagazzinare le sostanze lecitiche (1) JjfviBkRTO Drago — Nuove ricerche stili attrazione delle cellule sessuali — Archiv. fur Entwicklungs mechnnik der organismen 190S. (2) G. Russo — Le cellule nutrici del testicolo degli Echinidi — Bollettino Acc. Gioenia 1907. (3) Th. Molli so n — Die ernàhrende Talìgkeit des follikelepitels ini ovarium von Melolontha vulgaris — Zeitscrilt fu a wissenschaftliche Zoologie 1904. (4; Russo A.— Modificazioni sperimentali deli elemento epiteliale deli ovaia dei Mammiferi — Atti della R. Ac- cademia dei Lincei — Roma 1906. (5) Comes S. — Ricerche sperimentali sulle modificazioni morfologiche e chimiche della pellucida. Anchivio Zoologico 1907. Doti. Giuseppe Russo [Memoria X.] 12 provenienti dall’ esterno fino a costituirne un vero deposito a disposizione dell’ uovo, che A. Russo ha visto aumentare sperimentalmente mediante iniezioni di lecitina del commercio. Il prodotto dell’ apparato trofico da me studiato, può presentarsi sotto diversi aspetti in rapporto con le necessità funzionali a cui è destinato. Seguendolo durante la sua evo- luzione nell’ interno dell'elemento glandulare ed in tutte le sue vicende fino che arriva ai- fi uovo con fi intermezzo della pellucida, ho potuto sorprendere in esso un intiero ciclo di trasformazioni delle quali alcune si compiono nella cellula secernente, altre nello spazio fol- licolare. Nella prima la sostanza elaborata assume successivamente fi aspetto di ammassi basofìli, di corpi acidofili e di vacuoli i quali contengono il secreto liquido pronto ad es- sere emesso. Nello spazio follicolare, per un processo opposto, i materiali liquidi, a misura che arrivano per attività delle cellule nutrici, dapprima cangiano natura diventando acido- fili ed in ultimo ritornano alla forma basoffia finemente granulare sotto cui entrano e si trovano nell’ interno dell’ uovo. È probabile che questo ciclo di trasformazioni sia imposto dal passaggio per diffusione attraverso la membrana della cellula glandulare e fi involucro follicolare, che è solo possibile alla sostanza disciolta dei vacuoli. Infatti in quei giovani oociti che sono in diretta connessione con fi elemento glandulare, i materiali specifici da questo elaborati, possono arrivare all’ ooplasma in forma basoffia minutamente granulare, senza subire i processi ciclici suindicati che in tal caso sarebbero inutili. il einoria XI La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell’Etna. Relazione di A. RICCO / (con una tavola) ' Dopo il periodo di singolare attività stromboliana del Cratere centrale dell’Etna, du- rato dalla fine di dicembre 1910 al principio di febbraio 1911 , nel quale furono lanciati materiali incandescenti, di cui la maggior parte ricadeva entro al C. C. e pochi furono gettati sopra ed oltre l’orlo (1), si è avuto dal 27 giugno 1911 in poi un altro periodo di attività del C. C. , manifestatosi con grandi fumate persistenti e colla comparsa di una nuova bocca nella parte esterna, rivolta a NE del C. C., e pertanto invisibile da Catania. 11 primo avviso del fenomeno ci è stato dato gentilmente con telegramma del Sig. Carlo Beek dell’ Osservatorio di Maniace, dal quale, per esser posto a NW ed a non grande distanza dal C. C. (20 Km.), la nuova bocca è ben visibile. Il dispaccio diceva che la nuova bocca era stata vista dalle IO1' in poi. Essendo io assente dall’Osservatorio di Catania per missione ed essendo l’assistente per la Geodinamica ammalato, l’Assistente per l’Astrofìsica Sig. L. Taffara incomincia su- bito a sorvegliare in modo speciale il C. C. per vedere traccia della nuova bocca ; ma il vulcano resta avvolto da nebbia fino alle 18h 55"', in cui comincia a vedersi una mediocre colonna di fumo che sorge quasi verticalmente dal C. C. ; a 19’1 scorgesi a levante di esso cratere del fumo grigio che si innalza da dietro, e questo dura fino alle 19h 50m, in cui il fumo abbondante del C. C., spinto dal vento verso levante, impedisce di vedere quello della nuova bocca. Fino alle 201' 10'" non si vede traccia di bagliore al di sopra del C. C. , e neppure nel resto della sera. Anche all’ Osservatorio di Maniace non si è visto alcun chiarore sull’ Etna. Gli strumenti sismici sono rimasti sempre perfettamente tranquilli. Fin dal primo mattino del 28, a 4" 30m, si vede che il cratere centrale erutta abbon- dante fumo bianco ; intorno a 5h 30m, diradandosi di quando in quando il detto fumo, si osserva il vapore bianco eruttato dalla nuova bocca. Più tardi la cima dell’Etna si copre e rimane così per il resto della giornata: soltanto si vede che il fumo del C. C. attraversa tutto il cielo fino all’ orizzonte. Continua la calma degli strumenti sismici. (i) Non vi è stato trabocco di lava dall’orlo meridionale del C. C. ; fatto che d’altronde non poteva ivi avvenire , non essendo in esso orlo meridionale la parte più bassa , secondo il rilevamento fitto del prof. Loperfido nel 1900; nè può essere altrimenti ora, perchè le frane hanno abbassato l’orlo del C. C. da per tutto, eccetto appunto nella parte meridionale. Atti Acc. Sekie V. Vol. IV. Metti. XI. 1 A. Ricco [Memoria XI [ o Al 29 maggio, tornato in Catania, mi sono messo io pure alla osservazione del fe- nomeno. Fin dal primo mattino il C. C. erutta molto fumo che impedisce di vedere l’ eru- zione della nuova bocca. Neppure all’ Osservatorio di Maniace si è potuta osservare la nuova bocca, per la densa caligine : però si nota che il C. C. continua ad eruttare grandi masse di fumo. Alle 1 8'* il C. C. ha due cappelli di nubi sovrapposti ed attraverso ad essi s’ innalza una grande colonna di fumo bianco, poco denso, piegata alquanto verso E. Al 1 Giugno il C. C. continua ad emettere molto fumo bianco in un pennacchio che attraversa il cielo fino all’orizzonte SE; anche le bocche dell’eruzione del 1910 a Volta Girolamo ed un’ altra più in basso, emettono un poco di fumo. 11 Sig. C. Skinner dell’Osservatorio Maniace informa che ivi alle 0'1 45m del 2 giugno si è avvertita una leggiera scossa. Al mattino del 2 giugno il fumo che esce del C. C. è diretto a SSW e lascia vedere nella parte alta a sinistra del C. C. il fumo bianco , denso, che in piccoli globi esce dalla nuova bocca ; altrettanto ha luogo ai mattino del 3 in cui il fumo del C. C-, sempre abbondante, forma un pennacchio alto, diretto a levante, ma che passa al disopra di quello che esce dalla nuova bocca. Nei giorni seguenti il fumo del C. C, diretto a levante ed in basso, impedisce di vedere le eruzioni della nuova bocca. Il giorno 5 giugno, dietro mio ordine, Alfio Barbagalio e Domenico Caruso che erano di servizio all’ Osservatorio Etneo, si sono recati alla nuova bocca ; perciò hanno fatta prima la salita del C. C. , girando per W : arrivati a NW , hanno incontrato una quan- tità di pietre eruttate di recente, cadute sulla neve ; ed anche a Nord hanno trovate al- cune pietre di recente eruzione, probabilmente provenienti dalla bocca attiva nel fondo del C. C., la quale però allora non era visibile per il gran fumo che ingombrava il C. C. medesimo ; finalmente arrivando a NE, hanno vista la nuova bocca, in forma di avvalla- mento profondissimo, che emetteva moltissimo fumo, denso, bianco, con odore forte di zolfo (SO2) ed acidità tale da non poter resistere nelle vicinanze per osservare bene; ma non vi era alcun indizio di eruzione di materiale solido ; anche le vicine bocche dell’eru- zione del 1809 emettevano molto fumo acido. La nuova bocca è aderente alla scarpa del C. C. . Barbagalio è tornato il giorno dopo, 6 giugno, a rivedere la detta bocca ed ha osservate le stesse cose. Per 1’ interesse che presentava il fenomeno ho incaricato il Sig. Taffara di recarsi sul luogo per determinarlo maggiormente e farne delle fotografie. All’alba del 9 giugno egli era sull’ orlo del C. C. e vide che l’interno era calmo, senza traccia di fuoco ; quindi si è recato presso la bocca in discorso : trovò che aveva forma all’incirca triangolare col lato diretto N-S lungo 106 m. ed il lato diretto NYV-SE 81 m.: il terzo lato minore era allora ingombrato dal fumo ; la posizione della bocca è a NE del C. C. ed all’altitudine di 3160 m., misurata con un buon aneroide da montagna, debita- mente controllato ; dunque è soltanto circa 80 m. sotto l’orlo NE del C. C. Per la grande quantità di fumo che usciva aderente ai lati della bocca non è stato possibile misurar- ne , e neppure stimarne la profondità , che però evidentemente era grande : il vertice a SE del triangolo , che era meno ingombrato dal fumo , si vedeva curvilineo e tagliato a picco. Il vertice settentrionale è 160 m. a S 16° E dalla più meridionale delle dette bocche del 1809. La nuova bocca emetteva sempre fumo, bianco, denso, asciutto, fortemente acido per SO2 ; nella bocca e sul terreno sotto vento, cioè battuto dal fumo vi erano incrostazioni di La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell' Etna. 3 zolfo. Tutt’ attorno nel suolo vi erano molte piccole fratture con direzione prevalente N-S, le quali emettevano vapor acqueo ed SO2 ed erano orlate da incrostazioni bianche, gialle, e rosse; ed anche il terreno non fratturato fumava: nelle fratture la temperatura del fumo era 53° C. Le bocche dell’ eruzione del 1809 emettevano poco fumo bianco e vi si osservavano delle incrostazioni recenti. Il Sig. Taffara ha fatto 4 fotografìe ben riuscite della nuova bocca e del terreno cir- costante. Si riproducono nella unita Tavola le due più significanti: la fìg. I rappresenta il lato N-S della nuova bocca, vista da NW : dietro ad essa si vede il pendio NE del C. C., giusto fino ciglio superiore; sul davanti si vedono le incrostazioni di color chiaro sul ter- reno. La fìg. 2 rappresenta il lato NW-SE della bocca; sul centro della figura vi è il ver- tice SE della bocca, predetto; dietro si vede l’orlo NE del C. C. Questa fotografia ha una speciale importanza perchè fa vedere che la nuova bocca giace in una depressione del suolo fra il C. C. e la piccola altura che si vede a destra nella fotografia medesima; que- sta depressione e la detta altura, quantunque siano di formazione antica, non sono rappre- sentate nelle carte topografiche, le quali tutte per questo lato del C. C. sono molto deficienti. * * * Riandando la storia del C. C. nell’ultimo trentennio per il quale si hanno dati precisi, risulta che prima dell’ eruzione del 1874, secondo Falb, aveva la forma di un bacino al- lungato secondo E-YV, profondo 40 m.; il fondo era diviso in due da un argine di detriti, sul quale si era formato un cono secondario che lanciava fumo e materiali incandescenti. Coll’ eruzione del 1874 secondo Silvestri, il terzo a NYV del fondo del C. C. si spro- fondò formando una voragine profondissima; gli altri due terzi rimasti formarono una val- letta in cui si poteva scendere facilmente ; a NW dal centro del C. C. vi era presso 1’ orlo settentrionale un cono avventizio. Secondo Lassaulx, dopo la detta eruzione, al piede SS-E del C. C., in una frattura, si formarono degli avvallamenti profondi da cui uscivano vapori, ed in fondo ad essi nel- la notte si vedeva fuoco. L’eruzione del 1879 si produsse sulla stessa frattura dell’eruzione del 1874, che si può ritenere abortita ; però la frattura si estese anche verso sud, attraverso al C. C. (com- plessivamente per 10 km.), e si ebbero due eruzioni simultanee, l’una a NNE del C. C., 1’ altra a SW. Dopo il 1879, in causa dei frequenti terremoti e delle continue frane, il cratere cen- trale aveva ripreso già la forma generale caratteristica ad imbuto; con molte fratture: gli orli erano crollati, abbassandosi, ed il circuito del cratere era aumentato di circa l/2 km. ; insieme a questi fenomeni passivi si mantenne una certa attività stromboliana eruttiva di fumo , lapillo ed anche scorie incandescenti da due coni avventizii, formatisi nell’ interno. La valletta franando continuamente, diveniva sempre più ristretta. Nel 1891 la detta vailetta era ridotta ad un piano inclinato, esteso circa 50 m. verso 1’ interno del C. C. in prolungamento della depressione dell' orlo meridionale. Le pareti interne avevano la forma generale ad imbuto o più esattamente ad anfiteatro, poiché vi si osservavano scaglioni o gradini ad arco circolare; terminava poi in fondo ed a ponente 4 A. Ricco (Memoria XI. ( in una gola profondissima. Vi era un cono avventizio aderente alla parete interna a NW, il quale emetteva soltanto poco fumo. La grande eruzione del 1892 ebbe poco sfogo per il C. C. e da esso non vi furono che delle grandi eruzioni di fumo, 1’ una al principio dell’ eruzione, nella forma caratteri- stica di pino , annunziatore della conflagrazione, ed altre grandiose frequenti nel corso del fenomeno; quindi il C. C. non subì forti e rapide modificazioni: però il fondo fu chiuso a conca : ma rimase ancora profondissimo e le pareti furono coperte di incrostazioni ab- bondanti di varii colori. A sinistra del cono avventizio, cioè ad WNW si osservava una specie di nicchia o galleria chiusa , certamente prodotta da frana. A destra del cono se- condario cioè a Nord vi era una grande frattura (quella formatasi nel 1879) che scendeva fino al fondo, e dalla quale usciva con forza fumo denso. Più a destra e più in alto del cono secondario vi era traccia di un altro cratere, ancor più piccolo, che emetteva pochis- simo fumo. Nell’ aprile 1893, dopo forti terremoti che avevano scosso il versante settentrionale del vulcano e le Madonie, compare lava incandescente in diversi punti dell’ interno del C. C., e principalmente a sinistra del cratere secondario, cioè ad WNW, ed in basso, circa a metà della profondità , ove si vede una frattura in cui scorre in giù la lava , la quale poi si raccoglie ancora più in basso in una massa rotondeggiante, meno luminosa. Nel cratere vi è molta attività: frequenti esplosioni, frequentissime frane, rumore caratteristico di impalcature che precipitano, indizio di crostoni o volte di lava che si for- mano e poi rovinano. Comincia una sensibile degradazione del C. C., che si continua negli anni seguenti , rendendo le pareti interne più ripide e più continue, rompendo ed abbassando l’orlo, alzan- do continuamente il fondo; per modo che la profondità nel rilevamento topografico fatto dall’ Ing. Grechi dell’Istituto geografico Militare nel 1897 risulta soltanto di circa 260 m. Intanto i focolari incandescenti delle pareti vanno diminuendo di numero e di importanza. Continuano ancora le frane grandiose nel 1898, ma il cratere diviene sempre più calmo ed emette H2S ed SO2: è in stato solfatarico. La profondità, determinata da me colla caduta di pietre risulta 240 m. Nel luglio 1899 una grandiosa eruzione di fumo , lapillo e pietre incandescenti del C. C., ed un’ altra minore con pochi giorni di intervallo distruggono il cratere avventizio, del quale resta soltanto una bocca alla base che è quella che ha fatto le dette eruzioni; le pareti interne divengono ancora più ripide : si vede distintamente la frattura che attra- versa il fondo da N a S e sale per le pareti : su di essa è impiantata la predetta bocca. Nel rilevamento fatto nel 1900 dal prof. ing. Loperfido dell’ Istituto geografico mili- tare risulta che il fondo chiuso, e quasi piano, è profondo 282 ni., dunque l’eruzione del 1899 ha rinnovato il fondo ed aumentata la profondità. Negli anni successivi continuano sempre più attive le grandi frane e tutto il lavorìo di demolizione ; nel 1902 precipita giù gran parte dell' orlo superiore settentrionale. Intan- to diminuisce il fuoco entro al C. C. Nel fondo si formano depressioni variabili per lo più in forma di laghetti, che sembrano indicare che vi è sprofondamento del fondo, for- mato di materiali incoerenti. Nel 1903 molte prove fatte danno pur tempo della caduta libera delle pietre fino al fondo 10s, il che darebbe la profondità di 490 m., molto maggiore di prima. Nel 1905 mezzo chilometro dell’ orlo da NE a NO frana entro al C. C. La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell' Etna. 5 Nel 1907 si ha un certo risveglio dell’ attività : nel fondo vi è una grande bocca che emette lingue di fuoco , e un’ altra bocca si osserva più a sud ; vi sono anche fre- quenti esplosioni. Dopo l’ eruzione del 29 aprile 1908 ( che è scoppiata a grande altezza , cioè a circa 2350 m., e quindi ha richiesta grande tensione dei fluidi interni) si trova il fondo tutto sconvolto, imbutiforme, profondissimo, specialmente nella parte occidentale ; e nella parte NE vi è una bocca che lancia grandi masse di fumo e ceneri con potenti esplosioni. Que- ste grandi emissioni di ceneri del C. C. durano fino al 1910. Al principio dell’ eruzione scoppiata al 23 marzo 1910 1’ emissione di fumo dal C. C. è scarsa: ricominciano le grandi fumate alla fine di marzo e si continuano in aprile e maggio. Nulla è cambiato con questa eruzione nel C. C., se non che non vi si vede più fuoco. Al 27 dicembre 1910 il C. C. comincia ad eruttale grandi masse di fumo denso e materiale incandescente, che generalmente però ricade entro al cratere e se ne vedono soltanto i riflessi luminosi nel fumo; la cenere arriva spesso fino a Catania, ed è formata anche da lava recente , poiché vi si vedono traccie di Capelli di Peleo , ossia di lava fusa, filata. L'interno del C. C. ha il solito aspetto : vi si osserva la grande frattura N-S ed altre minori, sulle quali sono impiantate le bocche eruttanti. Al 27 maggio si è osservata sul pendio NE del C. C. la nuova bocca, eruttante co- pioso fumo, prodottasi per avvallamento. Continuano fin ora le grandi fumate del C. C. * * -* Dalla esposizione delle vicende che ha subito il C. C. dell’ Etna nell’ ultimo trenten- nio si vede che le maggiori alterazioni le ha sofferte la parete settentrionale : come frat- ture, frane, intrusione di lava, eruzione di fumo, cenere, lapillo, scorie e pietre da aperture nella parete stessa ; quindi essa deve essere come minata internamente ; pertanto non è da sorprendersi se per franamento di qualche cavità interna, o per altro moto intestino, si è prodotto quell’ avvallamento nella falda esterna del C. C. tanto più che analoghi avval- lamenti, come abbiamo visto, si produssero alla base meridionale del C. C. dopo 1’ eruzio- ne del 1874. Essendosi la nuova bocca formata a poca distanza e poco sotto l’orlo NE del C. C., dove quindi le pareti hanno poco spessore, è da ritenersi che essa comunichi più o me- no direttamente col C. C. stesso. Ciò sarebbe confermato da un certo parallelismo, che nelle assidue osservazioni che facciamo da Catania, si è osservato fra l’attività della nuova bocca e quella del C. C. che dal 27 maggio fin ora (10 luglio) è stata notevole: avendosi quasi continuamente grandis- simi pennacchi di fumo bianco, abbastanza denso, che dal C. C. si estendono fino all’oriz- zonte. Insomma non si è mai visto il fumo della nuova bocca, senza che fosse accompa- gnato da importante fumata dal C. C. Però la qualità del fumo della nuova bocca è diversa da quella del C. C.; tanto il Bar- bagallo al 5 e 6 giugno, come il Sig. Taffara al 9 giugno, hanno notato che il fumo della nuova bocca era intollerabilmente acido per anidride solforosa e vi era zolfo subli- mato , o precipitato per le note reazioni chimiche, attorno alla bocca e sul terreno circo- 6 A. Ricco | Memoria XI.) stante ; ed il Sig. Taffara ha osservato pure che il detto fumo era almeno relativamente asciutto; mentre invece il fumo del C. C. era umido, e l’odore e l’acidità dell’anidride solforosa vi era tollerabile. In conclusione la formazione di questa nuova bocca deve considerarsi come fenomeno secondario e solo indirettamente dipendente dall’ attività del vulcano ; essendo piuttosto fe- nomeno passivo, come le fratture e le altre frane del C. C. L’ emissione sua di fumo acido e caldo è una semplice conseguenza dell’ essersi aperta coll’ avvallamento qualche comunicazione interna e profonda col canale o camino principale dell’Etna. A. Ricco — La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell’ Etna. Fig. 1 — Lato N-S della bocca, vista da NW. Fig. 2 — Lato NW-SE della bocca, vista da SW. L. Tuffava, fotografò. .il «-inorisi XII* Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di Catania Nota di A. RICCO e L. TAFFARA Il luogo, gli strumenti meteorici , le ore di osservazione e il modo di fare le medie de- gli elementi osservati, sono quelli stessi adoperati nei diciotto anni precedenti, e se ne tro- va la descrizione nella nota pubblicata nel 1898 ( 1 ), rammentiamo qui soltanto che le coor- dinate geografiche dell’ Osservatorio sono : Latitudine boreale 37°. 30\ 13", 21 Longitudine Est da Greenwich . I'1. 0 18*, 9 e che il pozzetto del barometro è elevato 64,9 m. sul livello medio del mare, e 19 m. sul suolo: gii altri strumenti meteorici circa altrettanto. 1 quadri N. 1 2 e 3 contengono i risultati delle osservazioni dell' anno meteorico 1910 (dicembre 1909 a novembre 1910); nei primi due si aggiungono anche i valoridei dicem- bre successivo, allo scopo di trovare nello stesso quadro i dati di tutto 1’ anno civile, e si riportano in fondo anche le medie relative a questo intervallo : come nei precedenti rias- sunti le temperature e pressioni barometriche non sono ridotte al livello del mare, nè que- ste ultime al valore normale della gravità. La media della trasparenza dell’ aria stimata in sei gradi, 0 a 5, (Tab. 2), è dedotta dalle osservazioni delle ore 7 od 8, 9, 15; la la osservazione si fa alle ore 7 dall’aprile al settembre ed alle ore 8 dall’ ottobre al marzo. Nel quadro n. 4 si trovano dei singoli elementi i valori medi dedotti dal diciannovennio di osservazioni : dicembre 1891 a novembre 1910, valori che consideriamo provvisoria- mente come normali. Delia temperatura si riportano nella seconda colonna i valori ridotti col calcolo al livello medio del mare : così ancora la quarta, contiene i valori della pres- sione atmosferica ridotta al livello del mare e al valore g45 della gravità alla latitudine di 45°. Confrontando i valori delle stagioni e dell'anno 1910 con i corrispondenti dell’anno 1909, abbiamo trovato le differenze che riportiamo nel seguente specchietto : Come si vede le differenze più notevoli sono: che la temperatura è stata nell’ inverno 1910 sensibilmente piu alta di quella del 1909; la pioggia nell’inverno, nell’autunno e nell’anno 1910 è stata notevolissimamente più scarsa che nel 1909. Confrontando poi la media delle stagioni del 1910 con quelle del diciannovennio (come si vede nel 2° specchietto risulta l’inverno 1910 alquanto più caldo del normale e le altre (i) A. Ricco k G. Saiia. Risultali delle osservazioni meteorologiche [alte nel quinquennio 1 8^2-6 nell' Os- servatorio di Catania Att. dell’ Aq. Gioenia Serie 4, voi. XI, Catania 1898. Atti Acc. Suini-. V. Voi . IV'. Meni. XII. 1 A. Ricco e L. T affava [M EMORIA XII]. stagioni alquanto più fredde; 1’ evaporazione nel 1910 è stata in tutte le stagioni maggiore della normale, la pioggia sempre è stata sensibilmente minore. Nella tabella 4, confrontata colla corrispondente del 1909 si vede che ormai le medie di tutto il periodo di osservazioni variano da un anno coll’aggiunta del successivo di quantità piccolissime, generalmente uno o pochi decimi, eccetto per la pioggia che è l’elemento più irregolare, le cui medie continuano a variare anche da 18 a 19 anni. Ad ogni modo compiuto il ventennio coll’anno 1911, si potrà ritenere di conoscere i valori normali dei principali elementi meteorologici dell’Osservatorio astrotìsico di Catania. Avendo avuto occasione per altro studio di raccogliere gli estremi meteorologici os- servati finora in quest’ Osservatorio, abbiamo aggiunto il Quadro N. 5, che offre dei dati interessanti ; così si vede che nei 19 anni la temperatura solo una volta in Catania è arri- vata a 41°, 1 ed in due anni soltanto è scesa sotto zero. La pressione atmosferica ha variato da 773.9 a 737.6, cioè di 36.3. L’umidità rela- tiva fu parecchie volte massima (100) ed è scesa fino a 4%. La pioggia in 24 ore è giunta fino a 175 mm.; il vento fino a 55 Km. all’ora. Riguardo alla data degli estremi di temperatura si trova che la massima ha antici- pato al 5 luglio nel 1895 ed ha ritardato fino al 7 settembre nel 1894 ; la minima ha anticipato al 20 dicembre nel 1892 ed ha ritardato fino al 1 aprile nel 1906; Si vede poi che la massima pressione ha luogo quasi sempre in inverno e la mi- nima in primavera. Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di Catania 3 Confronto «lei 1910 coiranno precedente Temperatura dell’ aria Pressione atmosferica Tensione del vapore Umidità relativa Evaporazione all’ ombra Pioggia totale Nebulosità Soleggiamento Trasparenza dell’ aria Inverno 0 4-1, 8 miti + 0, I min +o>4) °lo — 2, 0 mm 4-0,83 mm —265,4 % —7, 7 h +0,o6 +0, 1 Primavera — o, 5 +0, 2 —0,49 — x, 0 +0,89 1 00 co —4, 0 -j-0,06 0, 0 Estate —0, I -0, 4 —0,89 -T 5 +1,10 + 3, 7 —6, 8 0,00 +0, 4 Autunno — 0, 6 -H. 5 —0,72 — 3- 6 +1,75 — 185,8 +4, 5 —0,05 — 0, 2 Anno + 0, 2 4 — 0,41 2, 3 + 1,14 1 VI WJ VI 00 — 3, 5 +0,01 +0, 1 1 Confronto del 1910 colle medie del diciannovennio Temperatura dell’ aria Pressione atmosferica Tensione del vapore Umidità relativa Evaporazione all’ ombra II Pioggia totale Nebulosità Soleggiamento Inverno 0 + 0, 8 mm — I, 0 mm + 0, 14 0/ / 0 — o, 9 min + 0,61 mm —143.6 °/o + 0, 6 + 0, 08 Primavera — 0. 2 — 0, 8 — 0,05 + 0, 3 + 0, 74 — 41.6 + 4- 9 4- O, 03 Estate — 0, 7 — 0, 3 — 1, 26 — 2, 1 + 1. 39 - 12,8 - 3, 2 + 0, 02 Autunno — 0, 8 + 0, 1 — 1, 15 — 6, 1 + 1, 36 -188,9 + 1, 3 O O Anno — 0, 2 — 0, 4 - 0, 58 — 2, 2 + 1 ) 1 5 - 386, 9 + 0, 9 + 0,05 4 A. Ricco e L. Tuffarci [Memoria XII.] Quadro X. 1 — 1910 1 1 ^ 1 emperatura media dell’aria Medie dei massimi diurni di temperatura dei minimi e delle escurs. Temperatura del sotterraneo Temperatura acqua del pozzo Pressione atmosferica O U o = c ^ *55 ^ E ^3 GJ J-. H g. > Umidità relativa M m E 0 O O O () O HI III inni °/o Dicembre 1909 .... 12, 9 16,8 9> 5 7, 3 15,8 i),9 756, 1 7, 49 64, 2 Gennaio iqio . . . . 10,4 14,3 7, 0 7, 5 ».* 15.8 756,6 6,38 63, 2 Febbraio 11,2 M, 7 7,8 6,9 1 2, 6 1 5> 5 754,o 7, 08 7', 4 Marzo 1 2, 0 ii,7 8,5 7,4 12, 5 15.8 757,1 6,95 63,8 Aprile *5» 5 ip, 5 3 8, 2 14, 7 15,5 754,4 8,68 63,0 Maggio 17. 8 21,8 13, 6 8,2 15,8 1 6, 1 752,4 9, °7 56, 9 Giugno 22, 5 26,9 17, 5 9-4 18, 2 16, 2 756, 3 io, 80 55, 1 Luglio 24, 5 29,4 17, 6 11,8 20, 9 16, 2 75 5.0 1 1, 25 46,0 Agosto 25,7 30,2 20,0 IO, 2 21,2 16, 7 756,4 12 75 49, 1 Settembre 21, I 26, 4 16, 6 9, 8 21,0 16, 2 756, 5 11,46 55, 2 Ottobre 20, 6 25,0 15, 8 9> 2 20, 8 16, 1 769, 0 12, 16 64, 6 Novembre 14, 8 19, 0 io, 5 8, 7 16, 2 IÓ, 0 756, 4 7, 66 56, 9 Dicembre 12, 7 15.8 8, 9 6,9 15, 8 15,9 75 5, 8 8, 58 73,4 Inverno 11. 5 i), 3 '8, 1 7,2 13,6 15, 7 75 5,6 6, 98 66, 3 Primavera 15, 1 19,0 11, 1 7,9 14, 3 15, 8 754,6 8,23 61,2 Estate 24, 2 28, 8 18,4 io, 4 20, 1 16, 4 75 5,9 1 1, 60 50, 1 Autunno 18, 8 23> 5 14, 2 7, 5 i9, 3 16, 1 757, 3 10, 43 58, 9 Anno meteorico. 17.4 21,6 12, 9 8,7 16, 8 16, 0 75 5,9 9, 31 59, 1 » civile 17» 4 21,6 12,9 8, 7 16, 8 16, 0 75 5, 8 9, 4o 59,9 Osservazioni meteorologiche del 1910 falle nel R. Osservatorio di Catania ,) (tuadi’o ìì - 1910 Evaporazione all’ ombra Pioggia totale Vento dominante Nebulosità ORE DI SOLEGGIAMENTO Trasparenza atmosferica A oss. B cale. A lT media Frequenza della massima min mm °/o il li h Dicembre 1909 .... 2, 77 17, > W 53,7 >55-7 296, 3 0, 53 2,9 O, 17 Gennaio 1910 . 2.83 33, 3 W e NE 43, 5 171.6 305, > 0. 56 2, 5 0, 27 Febbraio 2.14 54,9 \Y 57, 3 • 119, 9 301, 0 0, 4ti 2 2 0, 13 Marzo ....... 2, 45 37, 5 w e NE 61,0 1 80. 4 37°, 4 0, 49 1 >, 00 ,0 Aprile 3.54 io, 6 NE 49,3 20). 7 394, 4 0, 52 2, 2 0, 03 Maggio 5, 06 22, 1 NE 8 W 38,7 248. 0 4)8,4 0, 57 2, 2 O, 04 Giugno 5,86 7-0 WfiNE 24, 7 256. 9 4 39, 9 0. 58 2, 5 0, 00 Luglio 7.26 gocce E 8 NE 10,3 329, (l 446 6 0. 74 2, 9 0, 03 Agosto gocce NE io, 7 302, 1 4 1 9, o 0, 72 3,2 0, 06 Settembre 5-97 1,4 W 8 NE 37, 3 209, 7 370,8 0, 57 2> 9 0,07 Ottobre 4, 51 23, 1 W e NE 55>° >73, 3 345, 8 0, 50 2, 6 0, 15 Novembre .... 4,83 37, 5 W 49, 3 >44, > 303, 1 0, 48 2,9 0, 32 Dicembre 2, 76 71.6 W e NE ti5. 7 122.1 29H, 5 0, 41 2, 2 0, IO Inverno 2, 58 >°5, 3 w 5 1 , 4 447, 2 902, 6 0, 50 2, 5 0, 19 Primavera . . ... 3,68 70, 2 W 8 NE 49, 7 634, 1 1203, 2 0, 5 3 2, 1 0, 02 Estate 6, 67 7>o NE 15, 2 888,0 1 3°5, 5 0, 68 2,9 0,05 • Autunno 5. IO 62, 0 WeNE 46, 5 5 27, > 1019, 7 0, 52 2,8 0, 18 Anno meteorico. 4, 5' 244, 5 W e NE 40, 7 2496, 4 4431, ° 0, 5 b 2, 6 0, IO ! » civile. . . 4, 51 299,0 W e NE 4L 7 2462, 8 443 Lo 0, 56 2, 5 0, IO | Meteore acquee — numero dei giorni Frequenza della calma e dei venti 6 A. Ricco e L. Tuffava Memoria | XII. J Quadro & — 1910 Inverno Primavera Estate Autunno Anno ESTREMI METEOROLOGICI ANNUI OSSERVATI Massimo Minimo c • 36 39 49 35 >59 N 2 2 0 0 4 Temperatura 37°, > 3°. 9 dell’ aria 19 Luglio 24 Gennaio NE 9 20 13 1 2 54 E 2 8 IO 2 22 Temperatura 21°, 6 1 1°, 2 del sotterraneo 29 agosto 1211 1 Marzo 1 2 h SE .... 1 5 5 6 >7 S i 1 0 0 2 Temperatura '7°, 0 >4°, 3 acqua del pozzo 8 e 16 ag. 1211 21 Nov. 12*1 SW 6 > •v > 2 14 W 24 12 8 30 74 1 1 1 m mm Pressione 771, 6 744, 0 atmosferica 1 1 Genn. 911 22 Marzo 81' \ NW 7 3 4 5 >9 mm mm Tensione 18, 70 2, 37 vapore acqueo 4 Agosto 15'' 25 Marzo 81» 1 sereni . . . . I 33 37 75 37 182 misti 25 27 9 23 84 °/o 0/ Umidità 94 IO relativa 1 3 Genn. 1 5 h 27 Giugno 9 •> coperti 32 30 7 30 94 con pioggia. . . 34 33 13 32 1 1 2 Evaporazione 13, 22 0, 15 \ con neve o grandine 0 1 0 I 2 in 2411 all’ombra 5 Luglio 6 Gennaio con nebbia. . . . 3 '7 14 7 4 1 mm Pioggia 20, 9 — con brina .... 0 0 0 ° 0 in 24 ore 24 maggio con temporali . . . 3 1 ) 2 4 I 2 Velocità oraria del vento 47 km da W j con scariche elcttric. 18 20 7 8 53 e direzione 3 maggio 1 3h Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di Catania i quadro N. 4 — Medie 1892-1010 Temperatura dell’aria Pressione atmosferica Tensione del vapore acqueo Umidità relativa Evaporazione all’ ombra Pioggia totale Nebulosità Soleggiamento all’osser- vatorio ridotta al mare all’osser- vatorio ridotta al mare e a g. 43 o 0 inni m m ram o/o nini nini 0 / il Gennaio. . . . 9, 9 io, 3 757, 6 768, 1 6, 47 66, 4 1, 88 86, 6 48,8 0, 45 Febbraio . . io, 6 io, 9 7 5 5,7 761,2 6, 59 65- 3 2, IO 57, 1 50, 1 0, 45 Marzo .... 12, 3 '2, 7 75 5,4 760, 8 7, i9 63, 9 2, 33 5L 1 48, 8 0, 49 Aprile .... 14, 9 1 5, 3 75 5, 0 760, 3 8, 26 62,4 2, 78 38, 0 46, 7 0,47 Maggio .... 18, 6 19, 1 75 5,8 761,0 9, 39 56, 4 3,7i 22, 7 39>o 0, 54 Giugno .... 22, 8 23, 1 756,2 761,4 11,62 53, 1 4. 65 5,8 27,0 0, 60 Luglio .... 25, 9 26. 2 75 5 -9 761,0 13,03 49, 8 5,64 3, 7 12, 6 0,69 Agosto .... 26, 1 26,4 756, 5 761,6 13, 92 53.7 5- 56 10,3 » 5, 7 0, 68 Settembre . 23, 6 24, 0 757, 2 762,4 13. 29 59,4 4, 40 50,9 33, 5 0. 56 Ottobre .... •9,9 20, 3 757,2 762, 3 1 2, 02 6'\ 7 3 05 90, 3 49-4 0, 47 Novembre . . . ■5, 2 15,6 757,3 762, 6 9- 45 68,8 2, 26 109.7 52. 7 o,43 Dicembre . 11. 7 •I 2, O 756,4 761, 8 7,47 70.0 1. 92 105,2 53,6 0, 37 Inverno. . . . io, 7 II, I 756,6 762,0 6, 84 67, 2 i,97 248. 9 50, 8 0, 42 Primavera . . . 15, 5 '5, 7 75 5,4 760, 7 8, 28 60, 9 2-94 1 1 1,8 44,8 0, 50 1 Estate .... 24, 9 25, 2 756,2 761,3 12, 86 52,2 5, 28 19, 8 18, 4 0, 66 Autunno . . . 19, 6 20, 0 757,2 762, 5 11, 38 65,0 3, 24 250, 9 45, 2 0, 49 Anno * 1 17, 6 18, 0 756, 3 761, 6 9,89 61, 3 3,36 631,4 39,8 0, 51 aiioizirtJd^o k|> itili»: (jj gap mi!So|o,i(m|^iii ;iii,ki|s^ — c* * \ oapmif) n «‘moria XIII. FRANCESCO STELLA STARRABBA Sull’esistenza di bocche eruttive a Sud Est di Mompilieri formatesi durante l’ eruzione dell’ Etna del 1669. RELAZIONE della Commissione di Revisione composta dei Socii effettivi Proff. A. RICCO e P. VI NASSA DE REGNY (Relatore) Il Dott. Stella rileva il fatto che nel 1669 il Mompilieri si squarciava verso Sud dando luogo ad una colata effimera. Riportate le spiegazioni dei predecessori 1’ Autore fa notare come esse non rispondano alla realtà. Infatti basandosi su relazioni del tempo e su accurate indagini in posto, risulta che durante 1’ eruzione del 1669 si formarono delle vere e proprie bocche eruttive a SE di Mompilieri. La breve nota, accompagnata da una nitida cartina ha importanza notevole per la storia del nostro vulcano e merita di essere accolta negli Atti della nostra Accademia. Com’ è noto, l’ eruzione del 1669, la più imponente e famosa fra le eruzioni dell’Etna, cominciò con rombi e violenti terremoti premonitori il giorno 8 marzo sul tramonto ; la mattina degli 1 1 marzo si formò una lunghissima fenditura sui fianchi meridionali del vul- cano, con direzione press’ a poco meridiana, che, cominciando presso il limite inferiore della regione nemorosa, si spingeva sino alle falde di Monte Frumento. Sul tramonto dello stesso giorno da una squamatura ad ovest di M. Nocilla, un conetto distante qualche chi- lometro a NW da Nicolosi , incominciava la fase esplosiva , con lancio di dense colonne di vapori e di materiale detritico. Alcune ore dopo, ad oriente d’ un altro cono, ora quasi scomparso sotto i prodotti della medesima eruzione, incominciava il trabocco lavico, col- 1’ aprirsi d’una grandiosa bocca esplosiva ed effusiva nel medesimo tempo, che dava poi luogo alla formazione del notevole cono dei Monti Rossi, ad occidente dell’ attuale paese di Nicolosi. Il torrente lavico dunque incominciò a sgorgare da questa bocca, si diresse verso un altro grosso cono eruttivo, il Mompilieri, posto forse un chilometro più a Sud e, piegando Atti Acc. Shuik V. Voi.. IV. A lem. XIII. i ') Francesco Stella Starr abba Memoria XIII. ad occidente di esso, durante la notte fra gli 11 e 12 marzo cominciò ad invadere alcune regioni popolose ed a coprire alcuni villaggi che sorgevano sparsi a valle del sudetto cono. Sul tramonto del giorno 12 il torrente lavico cominciò, in seguito ad un parossismo dell’attività effusiva, a circondare il Mompilieri , prima lambendone la base settentrionale ed infine circuendolo dal lato orientale, con un braccio molto meno potente di quello che scorreva ad occidente del medesimo monte. Nel breve tempo trascorso durante questo accerchiamento, operato dal fuoco, di quel “.... vecchio monte tutto verdeggiante per gli alberi e vigneti che lo ricuoprivano....,, , (come lo definisce il Recupero nella sua “ Storia naturale e generale dell’ Etna „), appena trascorsa qualche ora o forse meno, dall’ apertura d’altre bocche meridionali, in corrispon- denza d’ un aumento straordinario nell’ emissione delle lave, fenomeno rarissimo ma non unico (1) nella storia dell’Etna: il vecchio cono si squarciava verso sud dando luogo ad un’effìmera colata lavica. Ecco come racconta 1’ avvenimento il Borelli, (2) dal quale 1’ han poi riportato altri scrittori di cose etnee. — Et post occasum solis eiusdem diei iam dicti fluminis pars radicem Septentrionalem “ tumuli Mompilieri offendit, eumque (quod mirum est) directe perforavit, ac terebravit quo “ usque facto ampio foramine in adversa meridionali ejusdem montis facie egrederetur. “ Hoc forsan inde potuit evenuisse quia mons, seu cumulus ille non natura factus, sed “ ex congestis lapidibus, quos erumpens ignis jam diu illue propulerat, cavitatelo inter “ sui ambitum, qui ad ejus radicem est 700 passus, servabat : fuit excursus praedicti igniti “ fluminis per viscera montis tanto impetri et rapiditate factus, ut non solum interna im- “ pedimenta excuteret superaretque, sed etiam tota moles ejusdem montis diruptis deje- “ ctisque internis columnis deprimeretur, effìceretque non paucas scissuras in externa su- “ perfìcie eius, quarum latitudo ut plurimum palmum superabant. Eodem tempore orienta- “ lis pars ejusdem montis una cum arboribus oleis et vitibus ibidem consitis, virescenti- “ busque infra reliqui montis superficiem depressa est ingenti spatio septem, vel octo pe- “ dum ; apparuitque eodem tempore praelonga scissura lateralis a Septentrione versus Me- “ ridiem satis profunda, quinque, vel sex pedibus ampia, & hoc accidit ingenti strepitu, “ atque concussione. Ex praedicta collis Mompilieri mina, & praecipitio repletus, & obtu- “ ratus fuit subterraneus ille cuniculus, per quem hactenus ignitum flumen excurrebat ; “ quare impedito cursu denuo transversali motu ignitum profluvium accessit ad Oppidulum “ Mompilieri, illudque prorsus concussit, replevitque „. Il Recupero (3) spiega così il fenomeno. “ Questo fenomeno può spiegarsi con sup- (1) Infatti nell’ eruzione del 1865 il M. Frumento rimase squarciato ed a breve distanza dalle sue falde orientali ebbe origine 1’ eruzione di lava e di materiali detritici che formarono i piccoli conetti , chiamati Monti Sartorio. La porzione inferiore della frattura del 1809 cominciava a qualche distanza dalle falde del Monte Rosso. (2) Borklli Ioh. Alph. — Bistorta et meteorologia incenda Aetnaei anno \66g ac responsio ad censurus Honoratii Fabri contra librimi de vi' percussioni — p. 20-21 — Regio Iulio, 1670 — Altri autori contempo- ranei, come il Tedeschi (Breve ragguaglio degl’incendi di Mongibello avvenuti in quest’anno 1669 — Napoli 1669) ed altri ancora, accennano superficialmente a tale avvenimento senza diffondersi in maggiori partico- lari. Inoltre è tradizione che il villaggio di Mompilieri, alle falde meridionali del monte omonimo, fosse colto all’ improvviso da una colata lavica che appena diede tempo agli abitanti di salvare la vita colla fuga. (3) A. Recupero — Storia naturale e generale dell’Etna — Tomo II, pag. 64 e 77 — Catania, 1815. Sull’ esistenza di bocche eruttive a Sud Est iti Mompilieri , ecc. 3 porre qualche grotta verisimilmente fonnata dal fuoco che sortì da questo vulcano. La materia che vi si introdusse, essendo al sommo candente, fuse tutti quei materiali sciolti ed in gran parte scorilicati, di cui son composti i monticelli vulcanici per niente solidi, ma frolli e sdrucciolanti. Il furioso torrente dunque invisceratosi nel monte nell’atto che “ fondea, sforzava pure e cacciava via quei materiali isolati, che si opponevano al suo pas- saggio, fino a sboccare dalla parte opposta. Fu poi necessaria conseguenza lo abbassarsi “ la metà di detto monte, nelle basi interne scompaginata, e consunta da quella intromes- “ sa ardente materia. Ma nell’ abbassarsi con grandissima violenza, come ben lo dimostra “ il grande strepito uditosi allora, fu pur naturale, che si avesse anche chiusa la fatta “ breccia „. Recupero, dunque, dà al fenomeno la medesima spiegazione del Borelli introducendovi una nuova idea : della fusione operata dal magma dei materiali incontrati nell’ ipotetica grotta. Sartorius v. Waltershausen, (1) descrivendo coi materiali ricavati da varie fonti l’ eru- zione del 1669 discute anche su questo particolare, quale ci è stato tramandato dal Borelli e lo spiega: “ Der grosse, vorhin beschriebene Eruptionsspalt erstreckte sich vom M. No- “ cilla ab zunàehst zum M. Rosso und darauf bis zu den eben erwàhnten Bocchen (quelle “ apertesi sul tramonto del giorno 11 a S della bocca principale)... und gelangle darauf “ bis zum M. Filiere, den er in sud-sùdòstlicher Richtung durchbrach. Dardi denselben “ konnte die nodi Lische, vollkoininen tliissige Lava auf den obero Elide eindringen und “ unteli, nachdem die Emgeweide jenes gleichsam durchvvuhit waren, vvieder zum Vor- “ schein kominen „. Riporta dunque il parere espresso molti anni prima da Carlo Gemmellaro (2), salvo a credere questa cavità come formatasi durante 1’ eruzione, mentre il Gemmellaro 1’ am- metteva preesistente, come la “ Grotta delle Palombe „ a Nord dei Monti Rossi. Mentre da un canto non abbiamo notizia che esistessero simili cavità a Nord dei Mompilieri, come ammette Gemmellaro (i contemporanei, che ci trasmisero la notizia anche delle minime fenditure apertesi in quel cono, non avrebbero taciuto tanto importante par- ticolare), dall’ altro canto non meno audace sembra l’ ipotesi di Waltershausen : che una fenditura potesse dar luogo ad una galleria tanto lunga attraverso ad un cono, come dice il Borelli, “ non natura factus, sed ex congestis lapidibus, quos erumpens ignis jam diu illue propulerat,... „. La “ Grotta delle Palombe ,, se potè mantenersi sgombra, oltre che al- l’essere in gran parte scavata attraverso a colate di lava massiccia, lo deve alla violenza dei vapori da essa sprigionatisi che impedirono s' ostruisse coi materiali frananti dall’ esterno. Infine è evidente per chi abbia una certa conoscenza della tìsica delle lave etnee, l’ im- possibilità da parte di queste ad internarsi per un cuniculo di dimensioni molto anguste, che tale solo poteva essere quello immaginato da Waltershausen, e percorrerlo in tutta la sua lunghezza (5-600 metri almeno) in un’ ora al massimo, sbucando ancora con violenza dall’ altro capo di essa. E stato osservato in altre eruzioni, anche nell’ ultima del 1910, la lava fluire da una bocca all’ altra, sempre nell’ interno della squamatura formante una galleria od una serie (1) A. v. Lasaulx — Der Aetna nucb den Maiuiscripten des verstorb. Dr. W. Sartorius v. Waltershausen 1 B, S. 250. Leipzig, 1880. (2) C. Gemmellaro - La vulcanologia dell’ Etna — in Atti Acc. Gioenia, 2a S., Tomo XIV, pag. 301. Catania 1859. 4 Francesco Stella Starrabba | Memoria XI II.] di gallerie, (1) ma è anche noto che la lava, una volta venuta alla luce, col subito espan- dersi dei vapori fortemente compressi di che era carica, perde una considerevole quantità di calore e, pur conservando in massa una notevole fluidità, diviene già all’inizio del suo corso resistente a qualunque forza tenda a deformarla (2), almeno alla superficie. Si pensi infine al modo in cui si avanza la lava in colata : il fronte a mano a mano che, raf- freddandosi, perde la caratteristica semipastosità, va crollando, rendendo possibile il suc- cessivo avanzamento. Una maggior resistenza del fronte porta un rigurgito delle lave che stanno al suo tergo. Solo in tal modo si avvera 1’ avanzamento frontale delle lave in co- lata ; un avanzamento di tal genere in un cunicolo, dove i prodotti di consolidazione della lava, non possono essere spinti in alcun modo innanzi, si comprende come debba essere impossibile. E tali prodotti in questo caso dovrebbero formarsi più abbondantemente, essendo mag- giore 1’ irradiazione che non nel percorso all’ aria libera, dove la lava scorre protetta da una corazza di scorie. La spiegazione del fenomeno secondo me va data in altro modo. La sera del 12 marzo 1669, alle ore ventiquattro, cioè circa le 18,30, si formarono altre bocche intorno alle principali (secondo la cronaca del Macrì riportata dal Recupero) , alcune delle quali distanti dal Mompilieri solo di qualche centinaio di metri a N. Subito si ebbe un aumento nello sbocco delle lave e “ iatn dicti fluminis pars radicem Septentrionalem tumuli Mompilieri offendit, (Borelli). A questo punto il Mompilieri veniva squarciato da varie fenditure al suo vertice, fenditure dirette da N a S, sempre nella medesima direzione della frattura. Sebbene nella descrizione del Borelli il particolare degli avvallamenti venga, in ordine di scrittura , dopo la narrazione dell’ erompere del torrente di lava dai fianchi meridionali del cono , pure il fenomeno si comprende essere avvenuto prima dello sgorgo dalle parole : “ fuit excursus praedicti igniti fluminis per viscera montis tanto impetu, ut non solum interna impedimenta excuteret superaretque, sed etiam tota moles ejusdem montis diruptis dejectsque internis columnis deprimeretur , efficeretque non paucas scissuras in externa superficie ejus , quarum latitudo ut plurimum palmum (circa cm. 25) superabant. „. Tali fenditure che secondo Borelli, o chi l’informò del fat- to, avvenivano prima dello sgorgo famoso e durante il presunto passaggio della lava per la supposta cavità del monte, secondo me altro non sono che gli effetti d’ una tentata squarciatura che il magma, non essendo ancora sufficienti le ulteriori bocche (apertesi meno d' un' ora, forse pochi minuti prima, qualche centinaio di metri discoste), cercava di formare sempre nella medesima direzione NS attraverso al Mompilieri. Ma troppe dovevano essere le resistenze e troppo deboli le energie del magma se la squarciatura non potè continuarsi in tal senso. Come s’è detto avanti, raramente avviene nell’Etna che un antico cono rimanga ta- gliato da una squarciatura nè mai è avvenuto che un cono squarciato in tal modo sia ridiventato un centro eruttivo; chè anzi le fenditure,, salvo casi eccezionali, come nel 1865, (t) O. De Fiore - L’ Eni fotte dell’ Etna del marzo 1910, pag. 15 — Udine 19! 1. (2) I5. Vi nassa, de Regny — La colata lavica dell’ eruzione etnea del 2 3 Marzo 1910 — Boll. Acc. Gioenia in Catania - ser. 2*, fase. XIII, 1910. — Gaetano Platania -- L’eruzione etnea del 1910 — in Riv. Geogr. Italiana, XVII, Fase. Vili, pag. 401 Firenze 1910 — E. Oddone — L’eruzione etnea del Marzo- Aprile 1910 - Boll. Soc. Sism. Italiana. XIV, fase. 4-5, pag. 51 — Modena 1910. Sul/' esistenza di bocche eruttive a Sud Est di Mompilieri , ecc. .) schivano i coni incontrati, deviando quanto è necessario. Nell’ eruzione stessa del 1669 la frattura, nel punto medesimo in cui i fenomeni esplosivi si localizzarono poi col massimo d’intensità, sfiorava le basi dei coni di Fusara e M. Nocilla (v. la figura a pag. 5) e, giunta a ridosso del M. Salazara piegava ad angolo retto per circa 500 metri verso E e ripigliando di nuovo, bruscamente con angolo eguale, la primitiva direzione, proseguiva per 1 km. circa verso S. Nell’ eruzione del 1910 la squarciatura tagliò la base orientale di M. Ca- stellazzo e giunta sotto M. Castello ne seguì la base con una curva molto accentuata. Infatti, 1’ aumento delle resistenze che incontra la frattura nel suo formarsi, per la componente verticale dovuta alla gravità del cono da un canto, e dall’ altro per la im- mancabile presenza di “necks„ e dicchi lavici compatti al disotto dei medesimi, spiega il perchè delle frequenti deviazioni delle fenditure e squarciature in vicinanza di vecchi coni (1). Tornando al caso nostro, dunque, la squarciatura aveva tentato continuarsi attraverso al Mompilieri , conservando la direzione Nord-Sud , ma senza alcun resultato, salvo pochi av- vallamenti e fenditure sulle falde del vecchio cono. Qualche tempo fa, occupan- domi dello studio dell’ eruzione del 1669, ho visitato attentamen- te i dintorni del Mompilieri , in cérca delle tracce del famoso sgorgo lavico e finalmente credo di aver trovato la chiave dello enigma. Ad W del sentiero che conduce da Nicolosi al Santuario della “ Madonna della Sciara „ in un punto dove si stacca il viottolo che continua ad Est, se- guendo per un tratto le falde meridionali del colle, fra le falde -di questo ed il fianco della co- lata lavica che lo circondò ad E la sera del 12 marzo 1669, ho notato, per una lunghezza d’un centinaio di metri, un ammasso di scorie rosse, nettamente di- stinte dalle lave della colata e Ctrrrfrì (JeileFkiomie M-SaL Teatro dell’ eruz. del 1669 e andamento della frattura. A SE di Mom- pilieri si nota in nero il luogo dove trovansi queste bocche e ad E del medesimo s.ono la frana. Scala 1 : 100000. che , per la loro posizione, non possono affatto interpretarsi come morene laterali della (i) A proposito delle squarciature che avvengono nei fianchi dell’Etna aprendo il varco al magma, credo opportuno esporre alcune considerazioni su certi fenomeni che si ripetono spesso dopo le eruzioni etnee e che potrebbero portare una certa luce sul modo di formazione di quelle. Nonostante le discussioni avvenute qualche diecina d’ anni fi sul proposito (v. anche A. Silvestri, Atti Acc. Gioenia, ser. IV voi. VI, 1893) generalmente si crede che le squarciature avvengano per la semplice pressione idrostatica esercitata dal magma sulle pareti 6 Francesco Stella Starrabba | Memoria XIIl.J medesima colata , risultanti dalle scorie che essa avrebbe potuto fluitare dalle bocche d’origine. Tali scorie sono del tutto simili a quelle altre della "Grotta delle Palombe,, e di esse me ne riserbo lo studio petrografìa) insieme con quello , che ho già intrapreso , dei ma- teriali dei M. Rossi. La presenza di tali scorie relativamente fresche e di molte bombe scoriacee, vuote all’ interno, mi fece sorgere 1’ idea che quivi dovesse cercarsi la continuazione della fenditura del 1669, con formazione di piccole, effìmere bocche che diedero luogo alla breve colata lavica di cui parlano i cronisti dell’epoca (l). Allora mi misi alla ricerca dell’ “ orientalis pars eiusdem montis una cum arbo- ribus oleis et vitibus ibidem consitis, viriseentibusque infra reliqui montis supertìciem del pressa „ Ed anche stavolta le mie ricerche ebbero buon esito. Poco più a Nord del luogo dove si trovano le scorie delle quali si è parlato, sulle falde orientali di Mompilieri, a cominciare da circa metà della sua altezza, si stacca un conoide, simile ad un conoide di dejezione molto erto (inclinazione di 20-25°), molto ben visibile d’ inverno, quando i vi- gneti che, alla distanza di due secoli, ancora vi prosperano, sono spogli del loro fogliame. Osservandolo con attenzione si mostra come una grande frana avvenuta sul pendio orien- tale del cono, nel punto dove esso è più ripido (inclinazione 27-28°). Appoggiandosi a testo di Borelli, la causa di tale frana è da ricercarsi nelle scosse che dovettero accompa- gnare la continuazione della squarciatura e la formazione delle bocche, ed inoltre nell' essersi la base del cono indebolita per la formazione della squarciatura stessa , accompagnata o non da fenditure secondarie. del camino vulcanico. Ma tralasciando ogni considerazione sull’ esistenza e sulla forma d’ un camino eruttivo, capace di accogliere per un certo tempo nel suo interno tanto magma ricco di energie latenti, sembra che alcuni fenomeni, frequenti sulla fine delle eruzioni dell’Etna, ci conducano piuttosto a riferirne l’origine ad altre cause. Com’ è noto le eruzioni dell’ Etna, analogamente ad altri vulcani, cessano con una fumata, ossia collo sprofondarsi di porzione del cratere centrale e col violento ed abbondante sprigionarsi di vapori che facilmente sollevano i materiali pulverulenti risultanti dalla decomposizione delle roccie del cratere. Alcune volte, e ciò s’ è anche osservato dopo le due ultime eruzioni del 1892 e iqio, il magma risale dopo qualche tempo sino alla sommità del cratere, fermandovisi tranquillo, con debole emissione di vapori e di ceneri Perchè dunque tale magma, pur raggiungendo la massima altezza possibile, non è più capace colla sua pressione idrostatica sulle pareti del vulcano di determinare una squarciatura? Mentre poi lo sarà dopo un certo altro periodo di tempo, quando manterrà forse un livello inferiore? Sembrerebbe invece più naturale ricercarne la causa nella maggiore o minore forza esplosiva dei gas e vapori contenuti in esso. In altri ter- mini il meccanismo d’ un’ eruzione etnea potrebbe spiegarsi in questo modo : il magma sovracarico di gas e d’ energie latenti, trovando ostruito ogni passaggio comunicante col cratere centrale, forza i fianchi del vul- cano, determinando la squarciatura. Finita l’eruzione ed abbassatosi il livello del magma nell’ interno del vul- cano, viene a mancare un appoggio ai materiali che ne costituiscono il fondo del cratere, determinando uno sprofondamento. Liberatosi il magma quasi totalmente di gas, può succedere che si spinga sino alla cima dei vulcano nella massima calma; quivi può stagnare e raffreddarsi superficialmente senza determinare un trabocco. Ostruitosi in tal modo il cratere, il magma bisogna che si arricchisca nuovamente di gas ad alta tensione, prima che si avveri un’altra eruzione. Accettando ciò si possono spiegare tutti i fenomeni eruttivi, senza escludere l’azione della pressione idrostatica del magma. (1) Essendo le scorie fresche, non possono attribuirsi ad altra eruzione avvenuta « in situ » anterior- mente al 1669, poiché nella storia delle eruzioni etnee, del resto abbastanza ben conosciuta, non si ho no- tizia d’ alcuna eruzione avvenuta in quei pressi. Ed il fenomeno non avrebbe potuto trascorrere inosservato, essendo stato quello uno dei luoghi più popolati dell’Etna. Sull’ esistenza di bocche eruttive a Sud Est di Mompilieri, ecc. 7 Concludendo adunque : è esatta la notizia d’ uno sgorgo di lava avvenuto il 12 mar- zo 1669 dalla base Sud-orientale di Mompilieri, con conseguente frana ai fianchi del mon- te; è irrazionale volere spiegare tale sgorgo coll’ ammettere l’intromissione delle lave della colata proveniente dalle bocche dei M. Rossi in ipotetiche cavità, preesistenti nell’ interno di detto cono o formatisi per fenditura. Invece è evidente essersi continuata la frattura lungo le falde orientali e sud-orientali di Mompilieri; in seguito ad essa si è avuto lo sgorgo lavico ed il franamento sul lato E del cono. Se poi tali bocche abbiano posto subito fine alla loro attività, come sembra probabile dalle testimonianze di Borelli, oppure dopo breve sosta abbiano ripreso una funzione effusiva, come quelle comprese fra Mompilieri ed i Monti Rossi non sono al caso di poterlo per ora discutere. Dall’ Istituto di Geografia Fisica della R. Università di Napoli. il emorfci XIV. Istituto Zoologico della R. Università di Catania diretto dal Prof. A. RUSSO 1 Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania Memoria di FRANCESCO MAGRI „ RELAZIONE della Commissione di Revisione composta dei Socii effettivi Proff. L. BUSCALIONI e A. RUSSO (Relatore) La Memoria sottoposta al nostro esame è un pregevole contributo alla conoscenza della Fauna carcinologica nel compartimento marittimo di Catania. Per le determina- zioni delle specie accuratamente Fatte, per le notizie raccolte intorno a ciascuna di esse il lavoro riuscirà sicuramente utile a quelli che vorranno intraprendere ricerche di diversa natura sui Crostacei del mare di Catania e perciò la Commissione ritiene detto lavoro sia degno di essere pubblicato negli Atti accademici. PREFAZIONE Considerando di quanta importanza sia lo studio faunistico per la distribuzione geo- grafica delle forme viventi e che su tale riguardo il mare di Catania è stato quasi del tutto trascurato, mi son proposto illustrare il gruppo dei Crostacei decapodi, non presi prima da altri in considerazione. A questo studio mi ha guidato il prof. A. Russo, che con i suoi consigli mi ha ap- pianato la via in un lavoro tanto delicato e difficile. In questo lavoro, oltre alla classificazione delle diverse forme di Crostacei decapodi, vi si trova un accenno dell’ epoca in cui essi sogliono essere catturati, della loro frequenza, delle località, degli ordegni adoperati e del valore alimentare. Di ciascuna specie è anche indicato il nome volgare, usato dalla maggior parte dei pescatori e dei pescivendoli di Catania, da cui ho attinto anche alcune notizie che si rife- riscono a molte di esse. A ciascuna specie, quando il bisogno l’ha richiesto, ho fatto seguire delle osservazioni, desunte dall’ esame degli esemplari della mia collezione. Le specie raccolte in circa 4 anni di ricerca sono in tutto 95 tra Crostacei Macruri e Atti Acc. Skkik V. Voi.. IV. Meni. XIV. [Memoria XIV.J 2 Francesco Magri Brachiuri. Non è dubbio che altre se ne possano trovare, disponendo di mezzi di pesca più adatti. Diciotto di esse però sono riferibili alla fauna abissale. Stante i mezzi bibliografici scarsi, di cui si dispone a Catania, 13 specie non ho potuto bene diagnosticarle, e quindi ho creduto giusto non citarle. Mi propongo però farne un lavoro speciale. Le specie diagnosticate ed enumerate sono perciò in tutto 82, di cui 39 appartenenti ai Brachiuri e 43 ai Macruri. Per la classificazione mi sono riferito a quella del Carus , dell’ Edwards e di altri autori più recenti. Tutti gli esemplari delle specie enumerate in questo lavoro sono depositati nel Museo Zoologico della R. Università di Catania. Abbreviazioni Spiegazione Ep Epoca Loc Località Ab Abitat Ord O RDEGNl Qua Quantità Val. al Valore alimentare Oss Osservazioni Fam Famiglia n. v nome volgare Sub fam Sotto famiglia I Crostàcei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 3 CRUSTACEA DECAPODA BRACHIURA NOTOPODA Fam. PORCELLANIDAE — DANA. I. — Porcellana platycheles — Lara. Sinonimia — Cancer platycheles — Peno. n. v. aranclu purcillana — aranciu d’ erva Ep. Si ha solo d’inverno. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. È scarsissimo. Val. al. Non si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. DROMJDAE - DANA. 2. — Dromia vulgaris — M. Edw. Sinonimia — Dromia Rum pini — Bosc. — Dromia communis — Lue. n v. aranciu cappottu aranciu durmenti Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda d’ inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento Marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 2 metri circa. Ord. Si pesca col rezzaglio, colle nasse e coi coppi. Qua. E abbondante. Val al. È buono a mangiarsi. Oss. Il Carus sostiene che questa specie sia di color bruno, i miei esemplari però sono di color bruno rossastro. Le pinze del 1° paio di pereiopodi sono prive di peli nella estremità anteriore, ma a colore del carminio e con 1’ apice bianco. Il II0 e III0 paio di pereiopodi sono unguiculati, mentre il 1V° e V° paio termina in una pinza piccolissima. 11 Carus asserisce pure che munito di pinza piccolissima sia solamente il Y° paio di pereiopodi, mentre nei miei esemplari tale spina, 1’ ho riscontrata anche nel l\'° paio di pereiopodi. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. 4 Francesco Magri [Memoria XIV]. Fam. DROMI DAE — DANA. 3. — Homola spinifrons — Leach. Sinonimia — Cancer barbata s - Abst. — Dorippe spinifrons — Lam. n v. tarantola di mari. Ep. Si ha da Settembre a Marzo. Loc. Si trova nella baia di Aei Trezza. Ab. Abita alla profondità di 300 metri circa. Or. Si pesca colle nasse. Qua. È abbondante. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. I margini laterali del carapazio hanno numerose spine piccolissime, eccetto le prime due anteriori, che sono robuste da non confondersi con quelle della regione gastrica. Gli occhi sono fortemente peduncolati e mobili. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. DROMIDAE — DANA. 4. — Homola Cuvieri — Prov. n v. tarantula di mari. Ep. Si ha in ogni tempo, in maggior quantità d’inverno. Loc Si trova solamente nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca con le lense e col tartarone. Qua. È scarsissimo. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. 11 museo Zoologico della R. Università di Catania possiede due esemplari imbal- samati, e di questi mi son anche servito per la classificazione. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. DORIPP1DAE DANA. 5. — Dorippe lanata — Bosc. ri. v. tarantula di mari. Ep. Si ha di primavera. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e in quella di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri circa. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. E scarsissimo. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit- timo di Catania. 1 Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania r 5 OX l STO MATA Fam. LEUCOSIDAE — DANA. 6. — Ilia nucleus — Leach. Sinonimia — Ilia laevigata — Risso. — Ilici parvicaudata — Costa. ri. v. aranciu nucidda. Ep. Si ha solo cf inverno. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta. Ab. Abita nella sabbia alla profondità di 2-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. E scarso. Val. al. Non si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit- timo di Catania. Fam. LEUCOSIDAE — DANA. 7. — Ilia rugulosa — Risso, n. v. aranciu nucidda. Ep. Si ha di primavera. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 5-100 metri. Ord. Si pesca coll’ anganello , colla fissola, colle nasse. Qua. E scarsissimo. Val. al. Non si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit- timo di Catania. Fam. CALAPPIDAE — DANA. 8. — Calappa granulata Fabr. Sinonimia — Cancer granulalus — Lue. n. v. aranciu castagna Ep. Si ha in ogni tempo. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita in mezzo al fango alia profondità di 10-100 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E abbondante. Val. al. È buono a mangiarsi. Oss. Questo crostaceo per il colore e per la forma del carapazio somiglia al frutto di una pianta comunissima in Sicilia: la Punica granatum. F r (incesto Magri | Memoria XI \'.] 6 Fam. INACHIDAE — MIERS. Sub Fam. SHPTOPODINAH - MIERS. 9. — Stenorhyncus phalangium — M. Edvv. Sinonimia — Cancer phalangium — Perni. — Macropodia phalangium — Leach — Stenorhyncus inermis Heller. n v. tarantula di mari. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 200-300 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e col tarlar one. Qua. E scarso. Val. al. Non si mangia. Oss. Il dottor S. Lo Bianco nelle sue osservazioni riferisce di aver pescato una Me- galopa di Stenorhyncus phalangium alla profondità di 1500 metri. Da noi la specie adulta si cattura in discreta quantità alla profondità di 300 metri circa. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania e sono stati cat- turati colle nasse. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. INACHIDAE - MIERS. Sub Fam. INÀCHINAE — MIERS. 10. — Inacus scoppio — Fabr. Sinonimia — Macropus scorpio — Fabr. — Cancer dorsettensis — Penn. — Inacus dorsettensis — Leach. — Inacus maurilanus — Lue. — Inacus commu- ni ssimus — Rizza. n. v. tarantula di mari. Ep. Si ha da Settembre a Marzo. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita in mezzo al fango alla profondità di 100-200 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse. Qua. E scarso. Val. al. Si mangia. Oss. ( arapazio cuoriforme, rostro bifido. Il tegumento è ricoperto da un sottile to- mento. L' animale è di color rosso bruno. Il Rizza, nelle sue osservazioni , crede si tratti di una specie nuova. Esaminati attentamente però i miei esemplari mi sono accorto che l’Inacus communissimus del Rizza altro non sia che V Inacus scorpio del Fabr. I Crostacei Deca podi del Compari imenlo maritiimo di Caldaia Fam. INACHIDAE - MIERS. Sub Fam INACHINAE — MIERS. 11. — Inacus leptochirus — Leach. Sinonimia — Inacus leptoryncus — M. Edw. — Inacus affinis — Rizza. n. v. tarantula di mari. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E scarso. Val. al. Non si mangia. Oss. Il Rizza errò nel credere questo crostaceo specie nuova. Fam. INACHIDAE — MIERS. Sub Fam INACHINAE — MIERS. 12. — Inacus toracicus — Roux. Sinonimia — Inacus Cocco — Rizza. n. v. tarantula di mari. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E scarso. Val. al. Non si mangia. Oss. fi Rizza cadde pure nell’ errore di credere nuova questa specie. Fam. INACHIDAE — MIERS. Sub Fam. ACANTHONYCHINAE — MIERS. 13. — Acanthonyx lunulatus — Latr. Sinonimia — Maia ( postea Libinia funata — Risso), Acanthonyx viridis — Costa. n. v. aranciu d’erva. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Catania e di Ognina. Ab. Abita alla profondità di 2-10 metri. Ord. Si pesca colle lenze e col tartarone. 8 Francesco Magri [Memoria XIV]. Qua. È scarso. Val. al. Non si mangia. Oss. Carapazio poco convesso, privo dei due fasci di peli. 11 margine laterale ad angolo è armato di un dente robusto e sulla stessa linea altri due denti più piccoli. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. MAJIDAE — MIERS. Sub Fam. MAJINAE — MIERS. 14. — Herbestia condyliata — M. Edw. Sinonimia — Mithrax Herbstii — Risso — Mithrax scader — Costa. n v aranciu panarizzu 9 tarantula di mari presenta costantemente una macchia nera. Nella 9 i primi pereiopodi sono disuguali, il sinistro più lungo del destro, le mani un poco appiattite e le dita della lunghezza del metacarpo. L’ addome nella 9 è largo e i primi due somiti più larghi degli altri. Nella mia collezione si trovano due esemplari, un cf e una 9> molto affini al G. rhom- boides, i quali se ne distinguono per il fatto che il cf ha i primi pereiopodi poco più lunghi di quelli della 9> il sinistro un poco più lungo del destro, e con la mano più stretta della destra, e che ne la 9 il primo pereiopodo sinistro è più piccolo del destro. 1 Crostacei Deca podi del Comparti Die ni o mar iti imo di Catania 17 Occorrerebbe quindi esaminare se si tratti di specie diversa o nuova. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Aci Trezza. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. GONOPLAC1DAE — M. Edw. 35. — Brachinotus sexdentatus — Alg. Af. Sinonimia — Gonoplax sexdentatus — Risso — Heterograpsus sexdentatus — Lue. — Heterograpsus Lucasi — M. Edw — Cliistotoma Gemmellarii — Rizza. n. v. arancia di luna. Ep. Si ha di primavera. Loc. Si trova nella baia di Catania e di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 1-5 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. Si ha in discreta quantità. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. GRAPSIDAE — DANA. Sub Fam. GRAPSINAE — DA N A. 36. Pachygrapsus marmoratus — Stimps. Sinonimia — Grapsus varius — Latr. — Leptograpsus marmoratus — M. Edw. n v aranciu cacazzaru Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda d’estate. Loc. Si trova nella baia di Catania. Ab. Abita fra gli scogli. Ord. Si prende col tartarone. Qua. E abbondantissimo nella baia di Catania, relativamente scarso nelle altre località. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. Targioni Tozzetti lo riscontrò nella baia di Catania. Fam. GRAPSIDAE — DANA. Sub Fa m. GRAPSINAE — DANA. 37. Pachygrapssus maurus — Thell. Sinonimia — Grapsus maurus — Lue. — Leptograpsus maurus — M. Edw. n v. aranciu cacazzaru Ep. Si ha da Dicembre ad Aprile. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Atti Acc. Serie V. Vol. IV. Mem. XIV. * 18 Francesco Magri [Memoria XIV.] Ab. Abita alla profondità di 1-5 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. E scarso. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. GRAPS1DAE - DANA, Sub Fam. PLATYONYCHINAE — DANA. 38. — Platyonychus latipes — Penn. n v. aranciu cacazzaru- Ep. Si ha in ogni tempo. Loc. Si trova nella baia di Catania. Ab Abita in mezzo alla sabbia alla profondità di 2-10 metri. Ord. Si pesca coll 'anganello e colle nasserelle. Qua. E abbondantissimo. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. GRAPSIDAE — DANA. Sub Fam. PLATYONYCHINAE - DANA. 39. — Platyonychus nasutus — Latr. n. v. aranciu cacazzaru. Ep. Si ha di primavera. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita in mezzo alla sabbia alla profondità di 2- 10 metri. Ord. Si pesca coll’ anganello e colle nasserelle. Qua. E scarsissimo. Val. al. E buono a mangiarsi Oss. Due soli individui furono catturati due anni addietro nella baia di Catania. Non e stato possibile averne altri. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. I Crostacei Deca podi del Compari imeni o marittimo di Catania 19 CRUSTACEA DECAPODA MACRURA NATFANTIA Fam. SÀRGESTIDAE — LATR. Sub Fam. PENAEINAE — CLS. ] . — Penaeus caramote — Desm. Sinonimia — Alpheus caramote — Desm. — Penaeus sulcatus — Oliveri — Penaeus trisulcatus — Leach. n v- ammiru mpiriali. Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda da Agosto a Novembre. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 50-200 metri circa. Ord. Si pesca coi bolestrici , col tartarone , col bardissone, col palamitone e colle nasse. Qua. Abbonda nella baia di Catania, relativamente scarso nelle altre località. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Catania. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SÀRGESTIDAE - LATR. Sub Fam. PENAEINAE — DANA — CLS. - ORTM. 2. — Penaeus membranaceus — Risso. Sinonimia — Penaeus longirostris — Lue. — Soìenocera membranacea — Sr. B. — Pe- naeus Bocagei — Johns. n. v ammiru biancu. Ep. Si ha da Novembre a Maggio. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento Marittimo di Catania. Ab. Abita nel fango alla profondità di 100-300 metri. Ord. Si pesca col tartarone e colle nasse. Qua. E abbondante. Val al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Nel mercato ci si mostra copioso in ceste, insieme con altri Crostacei cioè : col Pandalus pristis e col Pandalus narval , abbondantissimi nel nostro mare. 20 Francesco Magri [Memoria XIV. [ La sua frequenza, in rapporto alla profondità in cui fu rinvenuto questo Crostaceo , induce a credere che la distribuzione batimetrica di esso varia di 508 metri a 300. I caratteri di questa specie hanno dato luogo a discussioni, riportate nel lavoro del Senna. Secondo alcuni . il rostro sarebbe lungo tanto da sorpassare di molto gli occhi e da raggiungere a superare lo scafocerite, ed i maschi, a parità di dimensioni colle 9? l’a_ vrebbero notevolmente più corto. Questi dati sono confermati dalle mie osservazioni, però nei numerosi esemplari di 9 ù rostro raggiunge lo scafocerite senza superarlo mai , nei cf il rostro è di poco più corto , e il numero dei denti , che il Carus crede da 5-6 e il Senna da 8-9, nei miei esemplari è da 7-8. II cf è costali temente più piccolo della 9- Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Catania. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. PENAE1NAE — DANA — CLS. — ORTM. 3. — Penaeus siphonocerus — Phil . Sinonimia — Penaeus membranaceus — M. Edw. - — Solonocera Philipp — Lue. n. v. ammiru biancu Ep. Si ha d' inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta e di Bruculi. Ab. Abita i luoghi fangosi alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasse e coi boleslrici. Qua. E scarsissimo. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Il rostro nel margine inferiore è munito di numerosi peli , e nel superiore porta costantemente sei denti, il primo dei quali è più distanziato, il secondo più robusto degli altri. Ouesti caratteri contraddicono evidentemente le osservazioni del Carus, secondo cui i denti del margine superiore sarebbero sette e tra 1’ uno e l’altro numerosi peli. La squama antennaie è lunga quanto la scafocerite. Il solco cervicale molto accentuato e terminato in due lati con due spine di cui la superiore più robusta. 11 1° somite dell’addome è più stretto degli altri e forma una specie di collaretto; gli ultimi tre sono carenati ; il IV0 lo è per metà, mentre il VI0 porta nel suo margine ante- riore una spina sottile. Il telson, appuntito e fortemente solcato longitudinalmente, porta in vicinanza del suo margine anteriore una spina sottile per ogni lato. La branca esterna ed interna dell’ uropodo termina ai margini con numerosi peli si- mili alle barbe delle penne degli uccelli. Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Augusta. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. 21 T Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di ('atonia Fam. SARGESTIDAE - LATR. Sub Fam. ARISTE1NAE — ALCOCK. 4. — Aristeus antennatus — Risso. Sinonimia — Penaeus antennatus — Risso — Penaeus Edwarsianus — Iohns. n. v. ammiru cani. Ep. Si ha da novembre ad aprile. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasse e colle sciabiche. Qua. È scarsissimo. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. La scarsezza di questo crostaceo e il non trovarsi in tutte le stagioni, non lascia alcun dubbio che il suo abitat sia abbissale, come è confermato dal Senna che l’ha tro- vato alla profondità di 800-1500 metri. Per tali ragioni bisogna ammettere che la sua comparsa nel mercato di Catania sia dovuta ad una entrata accidentale nelle nasse da pesca. L’ animale ha il rostro che supera di molto lo stipite delle antennali ed è munito alla base di tre denti robusti. I tergidi dei tre ultimi segmenti pleonali sono carenati ed il terzo è carenato solo per metà e tutti sono terminati dalla parte inferiore da un dente, contro l’opinione del Carus , il quale ritiene che in questa specie il rostro superi di poco lo stipite delle antennali e che porti alla base cinque denti robusti e che solo il IV0 e il V° somite dell’addome sono ca- renati, mancanti però di denti ai margini inferiori. II 1° paio di piedi mascellari è cosparso di peli e molto sviluppato nei due assi. La 9 è costantemente più robusta del cf. Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse nella baia di Augusta. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo .di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. ARISTEINAE - ALCOCK. 5. - Aristeomorpha foliacea. — Risso, n. v. ammiru cani — u patri di l’ammiri — ammiru turcu. Ep. Si ha in tutte le stagioni. Loc. Si trova in tutte le parti del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 200 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e colle sciabiche. Francesco Magri [Memoria XIV. | oo Qua. È relativamente scarso. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Questo crostaceo nelle osservazioni del Senna è riportato alla profondità di 760- 823 metri. Secondo le mie osservazioni esso vive a 200 metri circa. La frequenza con cui questa specie si rinviene nel Compartimento marittimo di Cata- nia, fa credere che la sua distribuzione batimetrica sia variabile. Il rostro è diversamente lungo nei due sessi, infatti nella Q supera di molto lo stipite delle antennali ed è alquanto curvo all’ ingiù verso la base mentre in seguito è ascendente, convesso e carenato, ed alla punta gracile e assottigliato. La cresta nella porzione frontale è provvista di cinque denti bene sviluppati ed acuti con numerosi peli tra un dente e 1’ altro. Il resto del rostro porta da due a cinque denti molto meno sviluppati di quelli della cresta e più distanti, perciò il numero totale di essi può ascendere a undici , ma per lo più è minore rimanendo però costanti i denti della cresta frontale. Il margine inferiore del rostro è liscio, cosparso di peli solo alla base. Il rostro nel cf è molto più corto e raggiunge appena la lunghezza della cresta di quello della Q, è convesso, carenato e munito di cinque denti tra i quali sono dei peli come nella Q. Lo scudo nel Y Aristeomorpha foliacea è lievemente carenato sulla linea dorsale della regione gastrica. La regione branchiale è bene indicata da una cresta. Il dorso del III0 somite non è carenato, è carenato invece il IV0 e il V° somite e il VP in cui si distinguono tre carene. Il colore dell’ animale è rosso intenso, gii occhi sono di colore azzurro carico. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Augusta e di Aci Trezza. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. ARISTEINAE — A L CO C K. 6. — Stenopus spinosus — Risso. n v. ammiru irbara — ammiru pulici di mari Ep. Si ha da Dicembre a Marzo. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri circa. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. E scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 23 Fam. SARGESTIDAE - LATR. Sub Fam. ARISTEINAE — ALCOCK. 7. Sicionya sculpta — M. Edw. Sinonimia — Cancer carinatus — Olivi. n. v. ammiru cani di terra. Ep. Si ha in tutte le stagioni. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. È scarso. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. L’animale è di color rossastro chiazzato in nero. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. PALAEMON1NAE — FABR. 8. — Palaemon serratus — Fabr. Sinonimia — Astacus serratus — Perni. — Cancer squilla — Abst. n v ammiru di fora. Ep. Si ha solamente d’ inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E raro. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. P A L A E M O N I N A E — R 1 SSO. 9. — Palaemon xiphias — Risso. Sinonimia — Palaemon crinulatus — Risso. n. v. ammiru di fora Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri circa. 2+ Francesco Magri | Memoria XIV'.] Or. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. È scarso. Val. al. È buono a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit- timo di Catania. Fam. SARGEST1DAE — LATR. Sub Fam. PALAEMONINAE - FABR. 10. — Palaemon Treillanus — Desm. Sinonimia — Milicerta Treillanus — Desm. n v. ammiru fissa — ammiru di petri. Ep. Si ha da Dicembre a tutto Marzo. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita fra le pietre in vicinanza degli scogli. Ord. Si pesca colla coppina, col tartarone , e colle nasse. Qua. È scarso. Val. al. È buono a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGEST1DAE — LATR. Sub Fam. PONTONINAE — KGSLY. 11. — Pontonia custos — Guerin. Sinonimia — Cancer custos — Forsk — Astacus Tyrrhenus — Petagna — Pontonia tyrrena — Latr. — Alpheus tyrrhenus — Risso antea — Alpheus pin- nophilax — Otto — Ca/lianassa tyrrena — Risso — Gnatophyllum tvr- rlienum — Desm. n. v lempitu di portu Ep. Si ha d' inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita nel fango alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone e colle sciabiche. Qua. È raro. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit- timo di Catania. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania Fam. SARGESTIDAE - LATR. Sub Fam. ALPHEINAE — DANA. 12. — Ippolyte cranchii — Leach. Sinonimia — Ippolite crassicornis — M. Edw. — Palaemon Microramphos Risso. n. v. lempitu di fangu — lempitu ca no crisci. Ep. Si ha in tutte le stagioni, preferibilmente di primavera. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. È scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marit- timo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. PANDALINAE — KGSLY - ORTM. 13. Pandalus narwal — M. Edw. Sinonimia — Pontophilus Edwardii — Brdt. n. v. ammiru cani — ammiru russu- Ep. Si ha da Novembre a Marzo. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-150 metri. Ord. Si pesca colle nasse, col tartarone e coi coppi. Qua. È scarso. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Per la frequenza nel Compartimento marittimo di Catania credo che esso non debba ritenersi come una forma esclusivamente abissale. Il Senna nelle sue osservazioni l’ha trovato alla profondità di 350 metri; io l’ho trovato alla massima profondità di 140 metri circa. Il numero dei denti superiori del rostro, che il Carus enumera da 20 a 24, nei miei esemplari è sempre superiore a 30 e giunge anche a 38. I denti della base del rostro, che sono i più sviluppati, sono generalmente in numero di 4 e talvolta 5. II telson porta ai margini laterali sei spine sottili e termina con tre spine , di cui le due esterne sono più robuste della interna. Tra queste spine esterne si trovano dei peli. Atti Acc. Serie V. Vol. IV. Metti. XIV. 4 26 Francesco Magri [Memoria XIV. ] 11 IIP somite caratteristico, armato nel margine inferiore, termina con una punta. Le due spine esterne del telson portano alla base altre due piccole spine. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania e furono catturati dentro le nasse. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGEST1DAE — LATR. Sub Fam. PANDALINAE — KGSLY. — ORTM. 14. Pandalus pristis — De Haan. Sinonimia — Astacus narrai — F. Abst. — Palaemon pristis — Risso — Poìitophilus pristis — Risso — Pontophilus narrai — Brdt. — Pandalus narwal — Latr. — Palaemon tarentinus — Costa. n. v. ammiru di fangu — ammiru di petri. Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda da Dicembre a Marzo. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. Si ha in discreta quantità. VI. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. SARGEST1DAE — LATR. Sub Fam. PANDALINAE — KGLSY. — ORTM. 15. — Pandalus heterocarpus — Costa, n. v. ammiru di fangu — ammiru di furteri. Ep. Si ha da Dicembre a Marzo. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita nel fango alla profondità di 100-400 metri. - Ord. Si pesca colle nasse. Qua. È scarsissimo. Val. al. È buono a mangiarsi. Oss. Per la sua grande rarità nel Compartimento marittimo di Catania questo cro- staceo pare debba riferirsi alla fauna abissale, che quindi accidentalmente sia capitato nelle nasse dei gamberi. Esso fu descritto dal Prof. Achille Costa, che lo chiamò Heterocarpus per la con- formazione delle sue zampe. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 27 Per un certo tempo si credette una forma propria del golfo di Napoli, ma il Riggio nel Febbraio del 1894 la rinvenne insieme con alcuni crostacei provenienti dalla baia di Augusta. In seguito fu anche riscontrato dal Senna nel Mediterraneo. 10 l’ho trovato nella baia di Catania nell’ inverno dello scorso anno, alla profondità di 150-400 metri circa. Rostro lungo e gracile, provvisto di denti sottilissimi, che variano nei diversi individui, però il numero di quelli del margine inferiore è sempre maggiore di quelli del margine superiore. Placca laterale del III0 somite arrotondata. Lo scafocerite è più corto dello scudo. 11 primo paio di pereiopodi non raggiunge il massilipede esterno, che è provvisto di peli. Gli esemplari in collezione sono stati catturati colle nasse. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE - LATR. Sub Fam. ALPHEINAE — DANA. 16. — Virbius viridis — Heller. Sinonimia — Alpheus viridis — Otto — Hippolytas Brullei — Guer. — Hyppolite vi- ridis — M. Edvv. — Hyppolite mauritanica — Lue. — Virbius gracilis var. longirostris — Czern. n v. ammareddu. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 50-100 metri circa. Ord. Si pesca colle sciabiche e col tartarone. Qua. E scarsissimo. Val. al. Si mangia Oss. Gli autori sono tutti d’ accordo nel ritenere questo crostaceo di color verde , i miei numerosi esemplari 1’ ho riscontrati tutti di color azzurro intenso. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nei Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. ALPHEINAE — DANA. 17. — Alpheus ruber — M. Edw. Sinonimia — Criptophtalmus ruber — Raf. n. v. lempitu ca no crisci Ep. Si ha d’inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. 28 [Memoria XIV. 1 Francesco Magri Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E scarsissimo. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. ALPHEINAE — DANA. 18. — Alpheus platyrhyncus — Heller. Sinonimia — Alpheus megacheles — Nomi — Hippolyte megacheles — Halls. — Al- pheus Edwardsi — M. Edw. — Cryptophthalmus ruber — Costa. n. v. lempitu ca no crisci. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E scarsissimo. Val. al. Si mangia. Oss. Nella mia collezione si trova un solo esemplare mutilato. Non mi è stato pos- sibile averne altri. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. ALPHEINAE — DANA. 19. — Alpheus ensiferus — Risso. Sinonimia — Palaemon ensiferus — Risso antea. n. v. ammiru cani. Ep. Si ha da Novembre a Marzo. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento. Ab. Abita alla profondità di 100-300 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse. Qua. E scarsissimo. Val. al. E buono a margiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. 29 I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fa m. PASIPHAEINAE — DANA 20. — Pasiphaea sivado — Risso. Sinonimia - Alpheus sivado — Risso — Pasiphaea savigny — M. Edw. — Pasiphaea brevirostris — M. Edw. n. v. ammiru cicala. Ep. Si ha solo d’ inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo. Ab. Abita nel fango alla profondità di 10-200 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. E scarso. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Lo Smith, come ha rilevato il Riggio, considera le specie del genere Pasiphea come essenzialmente nuotatrici e non rigorosamente abissali. 11 corpo fortemente compresso, il cefalo-torace non carenato nella sua porzione ante- riore, che va gradatamente allargandosi sino alla posteriore. Il margine frontale del cefalo-torace è libero, gli occhi sono brevi e peduncolati. Lo stipite antennulare è composto di tre articoli, che presi insieme sono lunghi meno di V3 del cefalo-torace. Il primo paio di tali articoli è lungo quanto gli altri due, ed incurvato nel mezzo, dove raccoglie gli occhi, il più corto è l’articolo mediano. Lo stipite porta le antennali , il filamento esterno delle quali è più forte dell’ interno e della lunghezza quasi del cefalo-torace. La squama antennale stretta, quasi lanceolata, supera in lunghezza lo scafocerite. Il peduncolo antennale è lungo e diviso in tre articolazioni, delle quali è più sviluppata la prima superiore. Il primo paio di pereiopodi ha dita lunghe una metà del metacarpo. Il primo paio, il più sviluppato, ha dita sottili e di poco più lunghe del metacarpo. Le tre paia rimanenti cioè : III0 IV0 e V° sono le più grandi e le meno lunghe. I pleopodi sono molto bene sviluppati. II VI0 somite che è più lungo degli altri, è munito da una spina sottile al margine anteriore. Il telson è breve. L’animale è di color bianco cartilagineo. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Esso è riferibile alla forma abissale. 30 Francesco Magri [Memoria XIV. J Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. PASIPHAEINAE — DANA. 21. — Pasiphaea princips — Riggio. n. v. ammiri! cicala mpiriali. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua, E scarsissimo. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Il Riggio trovò questa specie, nuova nel Mediterraneo, insieme con alcuni crosta- cei provenienti dalla baia di Augusta, la descrisse e la chiamò P. principis. Nella mia collezione figura un solo esemplare, proveniente pure dalla baia di Augusta. Non m’ è stato possibile averne altri. Questa specie non figura nel Carus. Fam. SARGESTIDAE - LATR. Sub Fam. CRANGONIDAE — DANA. 22. — Crangon trispinosus — Bell. Sinonimia — Pontophilus trispinosus — Halls. n. v. ammiru di ramìgna. Ep. Si ha in tutte le stagioni, in maggior quantità d’ estate. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca colle sciabiche, col tartarone e colla ri 3 3 ola. Qua. E scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Aci Trezza. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGISTIDAE — LATR. Sub Fam. CRANGONIDAE — DANA. 23. — Crangon cataphractus — M. Edw. Sinonimia — Cancer cataphractus — Olivi — Egeon loricatus — Risso — Pontophilus loricatus — M. Edw. n. v. ammiru di ramigna Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda d’ estate. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 31 Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. È scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Aci Trezza. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGEST1DAE — LATR. Sub Fam. CRANGONIDAE — DANA. 24. — Nica edulis — Risso. Sinonimi — Processa edulis — Latr. — Processa canaliculata — Leach. — Nica va- riegata — Risso — Nica condui — Bell. — Nica canaliculata — Desmorest. n. v. ammiru d’erba. Ep. Si ha in tutte le stagioni, preferibilmente d’ estate. Loc. Si trova in tutte le località dei Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita fra le pietre alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone e coll’ anganello. Qua. E scarsissimo. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. Gli esemplari in collezione sono stati catturati nella baia di Catania, colle nasse a 200 metri circa. La scarsezza di questo crostaceo nel Compartimento marittimo di Catania, e il rinve- nirsi solo dopo che il mare è stato molto agitato, non ci lascia alcun dubbio che esso debba riferirsi alla fauna abissale. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. CRANGONIDAE - DANA. 25. — Lismata seticaudata — Risso. Sinonimia — Milicerta seticaudata — Risso antea. n v. ammiru purteri. Ep. Si ha in tutte le stagioni, preferibilmente d’ estate. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasselle e coll’ anganello. 32 Francesco Magri | Memoria XIV.] Qua. È scarsissimo. Val. al. È buono a mangiarsi. Oss. Gli esemplari in collezione sono stati catturati nella baia di Catania. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. È riferibile alla fauna abissale. Fam. SARGESTIDAE — LATR. Sub Fam. GNATOPHYLLINAE — LATR. 26. — Gnatophyllum elegans — Latr. Sinonimia — Alpheus elegans — Risso — Drimo elegans — Risso postea. n. v. ammiru pulicidduzzu. Ep. Si ha in tutte le stagioni, preferibilmente di primavera. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone. Qua. È scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. REPTANTIA EURYONIDAE — DE HAAN Fam. EURYONIDAE — DANA 27. — Policheles typhlops — Heller. Sinonimia — Policheles Doderleini — Riggio. n. v. zucculiddu. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta e di Catania. Ab. Abita alla profondità di 200-400 metri. Ord. Si pesca colle nasse. Qua. E scarsissimo. Val. al. Si mangia. Oss. Il carapazio è leggermente convesso nei due sessi, coi margini forti pelosi e den- tellati. 1 Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 33 Il solco cervicale è molto manifesto, incurvato e lateralmente biforcato. La linea principale segue 1’ andamento di una curva e raggiunge il margine esterno presso il suo terzo anteriore, 1’ altro ramo va orizzontalmente al margine esterno. Questi due rami limitano due infossatine , una più grande inferiore e una molto più piccola superiore e dividono il carapazio in tre regioni : una anteriore cefalica, una poste- riore toracica e una mediana laterale piccola e triangolare. La superfìcie della regione cefalica del carapazio è percorsa da Ire creste longitudi- nali spinifere caratteristiche: la più sviluppata corre lungo la linea mediana e procede sino al margine posteriore. Le chele dei primi pereiopodi non differiscono nei due sessi. Nel cf il V"0 non è che- lato e termina con un breve dattilo , nella Q il 1° pereiopodo è poco più lungo che nel maschio, pure biartieolato, ma di forma diversa. 11 maschio è costantemente più piccolo della V • È riferibile alla fauna abissale. Non è segnato nei Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania e sono stati cat- turati colle nasse. Fam. ASTACI DAL — M. EDW. 28. — Homarus vulgaris — M. Edw. Sinonimia — Cancer gammarus — L. — Astacns marina s — Fabr. n. v. lempitu di fora. Ep. Si ha in tutte le stagioni. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasse e coi balestrici. Qua. È scarsissimo. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Antenne I" con stipite biartieolato, terminate da due flaggelli, l’esterno dei quali è più robusto dell’ interno. Antenne II0 robuste con stipite diviso in tre articoli e con filamento terminale cilin- drico, diviso in numerosissimi segmenti. Rostro robusto, i cui margini laterali sono provvisti di due denti conici. Telson grande e arrotondato. 11 Carus asserisce che in questo crostaceo il telson sia diviso da una sutura trasversa, carattere che io non ho riscontrato nei miei esemplari. La branca esterna ed interna degli uropodi sono divisi da una sutura trasversale. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Atti Acc. Shkik V. Vol. IV. Meni. XIV. - 34 Francesco Magri [Memoria XIV.] NEPHROPSIDEA. Fam. NEPHROPSIDEA — LEACH. 39. — Nephrops norvegicus — Leach. Sinonimia — Cancer norvegicus — Linneus — Astacus norvegicus — Fabr. n v. lempitu di fangu Ep. Si ha da Ottobre a Marzo. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 100-300 metri. Ord. Si pesca colle nasse. Qua. E scarsissimo. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Secondo le osservazioni del Senna , questo crostaceo fu pescato alla profondità di 823 metri col gangano. I miei esemplari furono pescati colle nasse alla profondità di 300 metri circa. Essi provengono tutti dalla baia di Aci Trezza. L’animale è di color bianco osseo lucente, e solo il corpo e le dita delle grosse chele del 1° paio di pereiopodi sono chiazzati in rosso mattone. 11 carapazio , il telson e i pleopodi sono bianchi ed hanno quasi 1’ aspetto di vetro smerigliato. E riferibile alla fauna abissale. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. PALINURIDAE — CLS. Sub Fam. SCYLLARINAE — DANA. 30. — Scyllarus latus — Latr. n. v. zocculu— cicala di mari— zocculu di petri— pilusu. Ep. Si ha in tutte le stagioni, abbonda di primavera. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca colle nasse, colla fìscina e coi balestrici. Qua. E abbondante. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittime; di Catania. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 35 Fam. PALINURIDAE - CLS. Sub fam. SCYLLARINAE — DANA. 31. — Arctus ursus — Dana. Sinonimia — Cancer arctus — L. - — Scyllarus arctus — Fabr. n- v. zucculiddu - cicala di mari Ep. Si ha in tutte le stagioni, in maggior quantità di primavera. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col rezzaglio e colle nasse. Qua. È scarsissimo. Val. al. E buono a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. PAEINURIDAE — CLS. Sub Fam PAL1NUR1NAE — DANA. 32. — Palinurus vulgaris — Latr. Sinonimia — Cacer homarus — Penn. — Palinurus quadricornis — Fabr. — Pali- nurus homarus — Leach. — Palinurus locusta — Costa — Palinurus fasci atus — Risso -- Palinurus Rissonii — Desm. n. v. laustra Ep. Si ha in tutte le stagioni, in maggior quantità d' inverno. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-100 metri. Ord. Si pesca colle nasse , coi balestrieri e colla fischia. Qua. E relativamente scarso nella baia di Catania e di Aci Trezza, abbonda nella baia di Augusta. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fu trovata qualche larva ( Phyl/osoma ) presso i Faraglioni di Aci-3'rezza, due anni fa. Tale notizia mi fu comunicata dal Prof. A. Russo, che conserva gli esemplari di dette larve. 36 Francesco Magri [Memoria XIV.] LURIPIDEA Fam. ACANTHEPHYRIDAE — BATE — ORTM. Sub Fam. ACANTHEPHYRINAE — BATE — ORTM. 33. — Acanthephira pulcra — A. M. Edwards. n v. ammiru turcu di fora. Ep. Si ha d’inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 200 metri circa. Ord. Si pesca colle nasse. Qua. E scarso. Val. al. E buonissimo a mangiarsi. Oss. Questa specie fu pescata a 1650 metri da S. A. il principe di Monaco colle nasse al largo di Monaco e dal Giglioli nella campagna Talassografica del Washigton, col gan- gano alla profondità di 2188 a 2390 metri. L’ Acanthephirinae sono animali essenzialmente abissali, perciò si deve credere o che qualche individuo occasionalmente risalga a profondità minori, o che venga quivi traspor- tato da correnti marine. Il Riggio però sostiene che, pur vivendo normalmente a grandi profondità, abbia una distri- buzione batimetrica che nel Mediterraneo varia entro limiti assai estesi da 200 a 2690 metri. Milne Edwards ha descritto assai brevemente questa specie che crede somigliante alla A. arcuata delle Antille, dalla quale si distingue per l'armatura del rostro, di cui il dente anteriore è separato dagli altri da un intervallo maggiore .di quello esistente fra i cinque denti seguenti, e nella parte inferiore è guarnito di denti posti ad intervalli irregolari. Il Riggio ha descritto questo crostaceo , e ci ha dato anche la figura. Il Senna però non crede esatta nè la descrizione nè la figura. Dalle osservazioni degli autori, messe in rapporto colle naie, rilevo che il Riggio ha esaminato esemplari Q, mentre il Senna esemplari cf; perciò la discrepanza e le pretese inesattezze sono probabilmente dovute a differenze sessuali. Infatti, nella Q il rostro è un po’ più lungo di quello del cf> come si osserva nella figura del Riggio. Posso aggiungere anche che l’ultimo dente del margine superiore nel cf è più distanziato che nella Q, che i denti del margine inferiore del rostro sono quattro in lutti e due i sessi, ma nel cf sono disposti in due coppie, cioè due alla base e due in alto: quelle della base sono più distanziati di quelli che si trovano in alto, come ben si osserva nella figura del Senna. Nella o invece i primi tre denti del margine inferiore sono ugualmente distanziati e solo il quarto è meno distante dagli altri, come si osserva nella figura del Riggio. Il Senna dice che costantemente il 111" somite sia carenato nei due terzi posteriori, ma nei miei esemplari 1’ ho riscontrato completamente carenato. L’ animale è di color rosso intenso, cogli occhi di color azzurro. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania. 37 GALATHEIDEA - HENDERSON. Fam. GALATHEIDAE - DANA. Sub F am. G AL ATHE1NAE — M. EDW. e BOUV. 34. — Galathea strigosa — Linneus. Sinonimia — Cancer strigosus — Fabr. — Aslacas strigosus — Penn. — Galathea scampar ella — Nardo. n. v. zocculu salifiziu. Ep. Si ha d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca coll ' anganello, colla risa ola, colle nasse. Qua. E scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. GALATHEIDAE — DANA. Sub Fam. GALA T H E I N A E - M. EDW. e BOUV. 35. — Galathea squamifera — *Leach. Sinonimia — Galathea glaba — Risso. n. v. zocculu salifiziu Ep. Si ha d’inverno. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza e di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri circa. Ord. Si pesca coll’ anganello , colla rissola e colle nasse. Qua. È scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. GALATHEIDAE — DANA Sub Fam. GALATHEINAE — M. EDW. e BOUV. 36. — Munida bamffica — Pennant. Sinonimia — Munida rugosa — Leach - - Astacus bamfflcus — Penn — Galatea ru- gosa — Fabr. — Pagurus rugosus — Fabr. — Cancer bamfficus — Herbst — Cancer rugosus — Linneus — Galathea longipeda — Lamark — Munida tenuimana — Milne Edw. n. v. zocculu salifiziu Ep. Si ha da Novembre a Marzo. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. 38 Francesco Magri | Memoria XIV.] Ab. Abita alla profondità di 100 metri circa. Ord. Si pesca coll’ anganèllo , colla rissola e colle nasse. Qua. E scarso. Val. al. Si mangia. Oss. La distribuzione batimetrica di questo crostaceo varia da 340 metri (Senna) a 100 metri, nella quale profondità l’ho trovato spesso nella baia di Aci Trezza; da dove provengono tutti gli esemplari in collezione. Lo stipite delle antenne triarticolato raggiunge appena gli occhi. Il 1° articolo porta due spine bene sviluppate al suo margine anteriore, il II0 una spina dal lato sinistro, il 111° una spina gracile dal lato destro. Il filamento antennale è lungo per tre volte 1’ animale e pluriarticolato , munito ai margini laterali di sottilissimi peli. Lo stipite delie antennali è formato di un solo articolo, che in basso porta due spine, di cui la superiore è più sviluppata della inferiore; il margine anteriore porta due spine di cui l’ interna è molto più sviluppata dell’ esterna ; 1’ antenna è biarticolata e termina con un breve hocco. Il 1° paio di pereiopodi sono molto sviluppati e arrotondati, le dita della mano ugualmente sviluppate terminano all’esterno con due unghie bianche, cornee, appun- tite, all’interno con un’unghia pure appuntita. Il V° paio di pereiopodi sono gracili , corti e terminano in una piccola chela tra un ciuffo di peli dorati. Il 1", II0 e III0 portano numerosi e brevi peli nel margine anteriore. Il 11° somite è munito di -sei spine, le prime quattro disposte due per lato ugualmente distanziate e le due rimanenti mediane più distanziate delle altre: il IH0 somite porta quat- tro spine , una pei- lato corrispondente superiore, e due mediane, corrispondenti alle due mediane del somite superiore. Le branche dell’ uropodo termina nel margine esterno con numerosi peli bianchi. È riferibile alla fauna abissale. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. TALASSIDAE — DANA. 37. — Callianassa subterranea — Leach. Sinonimia — Gancer subterraneus — Mont. — Gancer candidus — Olivi. n v cicala di mari — stria di mari. Ep. Si ha in tutte le stagioni, preferibilmente d’ inverno. Loc. Si trova nella baia di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tarlarone. Qua. È scarso. Val al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 39 Fam. TALASSIDAE — DANA. 38. — Gebia litoralis — Dana. Sinonimia — Talassina litoralis — Risso — Gebia litoralis - Risso postea — Gebia lacustris — Costa — - Gebia Venetiarum Nardo. n. v. lempitu di portu Ep. Si ha di estate. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 5-10 metri. Ord. Si pesca col tartarone e coll’ anganello. Qua. È scarso. Val. al. Si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. PAGURI DA E — DANA. 39. Pagurus striatus Lati-. Sinonimia — Cancer arrosos — Abst. — Cancer strigosus — Bosc. n. v. rancutu. Ep. Si ha da Novembre a Marzo. Loc. Si trova nella baia di Aci Trezza. Ab. Abita fra gli scogli alla profondità di 2-5 metri. Ord. Si pesca col tartarone e coll’ anganello. Qua. E scarso. Val. al. Non si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. Fam. PAGURIDAE — DANA. 40. — Pagurus callidus — Risso. Sinonimia — Pagurus diogenes — Costa. n. v. rancutu. Ep. Si ha in tutte le stagioni. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita in vicinanza degli scogli alla profondità di 2-5 metri. Ord. Si pesca col tartarone e coll’ anganello. Qua. È abbondante. Val. al. Non si mangia. Oss. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento ma- rittimo di Catania. 40 Francesco Magri [Memoria XIV.] Fam. PAGURI DA E — DANA. 41. — Diogenes pugilator — Roux. Sinonimia — Diogenes varians — Heller — Pagnrns varians — Costa — Pagurus arenarius — Lue. — Pagurus ponticus — Ressi — Pagurus algar- biensis — Brit. Gap. n. v. rancutu Ep. Si ha in tutte le stagioni. Loc. Si trova in tutte le località del Compartimento marittimo di Catania. Ab. Abita alla profondità di 1-5 metri. Ord. Si pesca col tartarone e col X anganello. Qua. È abbondante. Val. al. Non si mangia. Oss. Gli esemplari in collezione mi sono pervenuti dalla baia di Catania. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. HIPPIDAE — DANA. 42. — A 1 b u n e a symnista — Tabi-, n. v. castagnitu mpiriali Ep. Si ha d’ inverno. Loc. E verosimilmente proveniente da altre località. Ab. Abita alla profondità 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. Qua. E scarsissimo. ■* Val. al. Si mangia. Oss. Nella mia collezione vi è un solo esemplare, catturato nella baia di Catania dopo un mare fortemente agitato. Non mi è stato possibile averne altri. Non è segnato nel Carus che questo crostaceo si trovi nel Compartimento marittimo di Catania. Fam. HIPPIDAE — DANA. 43. — Palaemon biunguiculatus — Lucas. Sinonimia — Crachycarpus neapolitanus — Cano. n. v ammiru cani. Ep. Si ha d’inverno. Loc. Si trova nella baia di Augusta. Ab. Abita alla profondità di 100-200 metri. Ord. Si pesca colle nasse e col tartarone. I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 41 Qua. Si ha in discreta quantità. Val. al. Si mangia. Oss. Questa specie fu descritta da H. Lucas nell’anno 1849, sotto il nome di Palae- mon biunguiculatus. — Il D.r Gavino Cano descrisse nell’anno 1890 una nuova specie di Decapodo del Golfo di Napoli che chiamò Crachycarpns neapolitanus. Or la forma e la disposizione dei denti sul rostro, la forma caratteristica nelle zampe del secondo paio, i dattilopoditi biunguiculati, la forma del telson, tutti insomma i caratteri più importanti si corrispondono, e non v’ ha dubbio che le due specie sono identiche a quelle da me rac- colte nella baia di Augusta. Questa specie non figura nel Produmus Faunae Mediterraneae. Atti Acc. Shkik V. Voi . IV. Meni. XIV. 6 I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 43 Famiglia Porcellanidae Dromidae Dorippidae Leucosidae Calappidae Inachidae Majidae . . Parthenopidae Eriphidae Portunidae . Gonoplacidae Grapsidae . Indice delle famiglie e dei nomi scientifici e vernacoli BR ACH IUR A * / [ I ( \ i \ i \ t Nome scientifico Pag. Nome vernacolo Porcellana platycheles . Dromia vulgaris . . . Homola spini frons . . Homola Cuvierii. . . Dorippe lanata . . . Ilia nucleus .... Ilia rugulosa .... Calappa granulata . . Stenorhyncus phalangium Inacus scorpio . . . Inacus leptochirus . . Inacus toracicus . . . Acanthonyx lunulatus . Herbestia condyliata Maia squinado . . . Maia verrucosa . . . Pisa nodipes- .... Pisa tetradon .... Pisa corallina. . . . Eurynome aspera . Lissa chiragra . . . Lambrus mediterraneus Lambrus serratus . . Piluranus hirtellus . . Eriphia spini frons . Lupa bastata .... Portunus depurator . Portunus pusillus . . Portunus arcuatus . Portunus Doderleinii Portunus corrugatus Goniosoma viride Carcinus maenas . . Gonoplax rhomboides . Brachvnotus sexdentatus Pachygrapsus marmoratu Pachygrapsus maurus . Platyonychus latipes . Platyonychus nasutus . 3. aranciu purcillana — aranciu d’ erva. 3. aranciu cappottu — arancia durmenti. 4. tarantula di mari. 4. tarantula di mari. . 4. tarantula di mari. 5. aranciu nucidda. 5. aranciu nucidda. 5. aranciu castagna. 6. tarantula di mari. 6. tarantula di mari. 7 tarantula di mari. 7. tarantula di mari. 7. aranciu d’ erva. 8. aranciu panarizzu . — tarantula di mari . 8. aranciu panarizzu. 9. aranciu panarizzu. 9. aranciu panarizzu di funnali. . io. aranciu panarizzu di funnali — aranciu d’ erva. io. aranciu paparini! — aranciu panarizzu di funnali — aranciu d’ erva. : 1 . aranciu d’erva — aranciu panarizzu di funnali il. aranciu d’erva— aranciu panarizzu di funnal 1 1. aranciu salifiziu. 12. aranciu salifìziu. 12. aranciu pilusu— aranciu di luna. 13. aranciu pilusu. fidduni mpiriali. 13. aranciu fidduni. 14. aranciu fidduni. 14. aranciu fidduni 15. aranciu fidduni. 15. aranciu fidduni — aranciu di cozzuli 15. aranciu lerru — aranciu di luna. 16. aranciu salinu. 16. aranciu di rina — aranciu cumpassu. 17. aranciu di luna. 17. aranciu cacazzaru 17. aranciu cacazzaru. 18. aranciu cacazzaru. 18. aranciu cacazzaru. 44 | Memoria XIV.] Famiglia i Sargestidae Euryonidae . . Astacidae . . Nephropsidea . Palinuridae Acanthephyridae Galatheidae Talassidae . . Paguridae Hippidae . . Francesco Magri M ACRURA Nome scientifico Pag. Nome vernacolo Penaeus caramotc . Penaeus membranaceus Penaeus siphonocerus . Ariste us antennatus Aristeomorpha foliacea Stenopus spinosus . . Sicyonia sculpta . Palaemon serratus . Palaemon xiphias . Palaemon Treillanus . Pontonia custos . Ippolyte cranchii Pandalus narwal Pandalus pristis . . . Pandalus heterocarpus. Virbius viridis . . Alpheus ruber Alpheus platyrhyncus . Alpheus ensiferus . Pasiphaea sivado. Pasiphaea principis . Crangon trispinosus. Crangon cataphactus . Nica edulis .... Lismata seticaudata. . Gnatophillum elegans . Policheles typhlops . . Homarus vulgaris . Nephrops norvegicus . Scyllarus latus Arctus ursus .... Palinurus vulgaris . Acanthephira pulcra Galathea strigosa Galathea squamifera . Munida bamffica. Callianassa subterranea Gebia litoralis. . . . Pagurus striatus . . . Pagurus callidus . . . Diogenes pugilator . . Albunea symnista . . Palaemon biunguiculatus 19. amniiru mpiriali. 19. amniiru biancu. 20. amniiru biancu. 21. amniiru cani. 21. amniiru cani — u patri di l’ammiri— amniiru turcu. 22. amniiru irbara — amniiru pillici di mari. 23. amniiru cani di terra. 23. ammiru di fora. 23. ammiru di fora. 24. ammiru fissa — ammiru di petri. 24. lempitu di portu. 25. lempitu di fangu — lempitu ca no crisci. 25. ammiru cani — amniiru russu. 26. ammiru di fangu — ammiru di petri. 26. ammiru di fangu — ammiru di furteri. 27. ammareddu. 27. lempitu ca no crisci. 28. lempitu ca no crisci. 28. ammiru cani. 29. ammiru cicala. 30. amniiru cicala mpiriali. 30. ammiru di ramigna. 30. ammiru di ramigna. 31. ammiru d’erva. 31. ammiru purteri. 32. ammiru pulicidduzzu. 32. zucculiddu. 33. lempitu di fora. 34. lempitu di fangu. 34. zocculu — cicala di mari — zocculu di petri — pilusu. 35. zucculiddu — cicala di mari. 35. laustra. 36. ammiru turcu di fora. 37. zocculu salifiziu. 37. zocculu salifiziu. 37. zocculu salifiziu. 38. cicala di mari — stria di mari. 39. lempitu di portu. 39. rancutu. 39. rancutu. 40. rancutu. 40. castagnitu mpiriali. 40. ammiru cani. ✓ I Crostacei Decapodi del Compartimento marittimo di Catania 45 BIBLIOGRAFIA 1. 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Riggio G. — Sul rinvenimento dì nuovi crostacei macruri nei mari di Sicilia: Il Witiimlistu Shi- liuno , anno XIV. p 214, 180; e anno 1. nuova serie, n. 1-3, 1896. 32. Riggio lì. Appunti di Carcinologia Siciliana Sul Polvches Doderleini. Riggio ex Heller: Na- turalista Siciliano IN’, p. 00, 1S84-85. 33. Richard Jules I es campagne* scientitìques de S. A. S le Brince Albert J.**r de Monaco: impri- merle de Monaco, 1000. 34. Rizza Alessandro Descrizione di alcuni crostacei nuovi del Collo di Catania: Atti dell' Acca- demia Gioenia, voi XV. t» serie, p. 569-390, an. 1850. 35. Senna A. I.e esplorazioni abissali nel Mediterraneo del 1\. piroscafo W ashington nel 1881 1* nota sugli Oxicefalidi : Bull. Soc. Lnt. hai., an. XXXIV, 1902. 36. Senna A. l e esplorazioni abissali nel Mediterraneo del R. piroscafo W ashington nel 1881 11» Nota sui crostacei decapodi : Bull. Soc. Hot. Ita!., an. XXXIV, 1902. 37. S. A. 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Queste presentano minori difficoltà, e possono anche, ove si proceda per approssimazioni successive, risolversi mediante serie di polinomi razionali interi, con- vergenti in egual grado. La loro considerazione permette inoltre in vari casi di togliere qualcuna delle condizioni, che con altri metodi si è condotti a porre. Considererò dapprima equazioni del tipo Volterra; in seguito estenderò le proprietà per queste stabilite ad equazioni del tipo Fredholm. 1. Sia dato il sistema di equazioni: = fi ( x, Zi (x), • • • / z», (x) ) + I gii x, y, st ( v), sm (y) ) dy '*0 = fi ( x% 8l (x), . . . , sm (x) ) 4 ~ [ g2( X, y, 8i (y), . . . , 8m (y) ) dy Jx0 I g». ( x, y, Si (y), . . . , 8m iy) ) dy ove le : [2) fi i (x, Si , s% , . . . , a „,) , gì (A , y f Si , s^ , . . . , s m ) ( i — 1,2,..., jn) s’intendono funzioni reali, ad un valore, delle variabili reali x,y, s^ s2, , s,n, finite, as- solutamente continue, nel campo : (3) | x— x0 I ^ a, | y x0 | ^ a, | st- sf> \<^b (/= 1,2,..., m), (*) Comunicata all’Accademia nell’adunanza del 29 Aprile 191 1. (**) Cfr. le mie Note nei Rendic. del R. Ist. Lomb. del 1898, 1899, 1900 e negli Atti della R. Acc. di Torino del 1901, 1905; e la Memoria Sull’ integrazione approssimata delle equazioni differenziali ordinarie — Bologna, Ditta Nicola Zanichelli, 1899. Atti Acc. Sekik V. Vol. IV. Meni. XV. 1 dzm (x) dx fx — fra ( X, Si (X), . . . , Srn (X) ) + / - X. 1 ‘‘h (x) dx dZi (x) dx t 9 Carlo Severi ni [Memoria XV.] x0, 02(O),...., s,m(0) essendo m- j- 1 quantità date, ed a e b due costanti positive, finite. Di più si abbia : (4) \fL{x, z\,z\y i)—fi(X,3nZ 2 v ni ] (* = 1,2,..., m) (5) g< (x,y, * 1> 2V >z m)—gi{X,y,Zi,S ’l^rn ) I ni V /C | con Kt, K2ì..., K,n costanti positive, finite, e comunque si scelgano le x,y,3hsl entro i limiti assegnati dalle (3). 2. Per risolvere il sistema (1) procediamo per approssimazioni successive, ponendo: (0) (x) (0) (/= 1,2,..., m) e : («+b di i (.v) dx (n+l) di? (x) dx — fi ( X,3^ (x) , = /S ( (x) ,. 0') ) dy • 2m(n) (y) ) dy ('»+!) (•*) dx —— f m ( X,ZW (X) zjn)(x) ) 4- I g,tl {x,y, s i(,t) ( v ) 8n{n) Cv) ) dy J Xq {n—0, 1, 2 ,. .., oo ) donde ricaviamo : 3'1(n+1)(x)==/ /t (x,5'1P*)(x),...,^ dt I gi(t,y,3W(y)y..,zni(n\y))dy-\-si x o *0 (0) ^2(n+1)(x)= I f2(x,si(n)(x),...,zjn)(x))dx±l dt I g?{t,y,2<-n)(y),...ì2nSn)(y))dyJr » (0) 2 *o • 'v0 («=0, 1,2,.. .,00 ) Indichiamo con M il massimo valore assoluto delle (2) nel campo (3). Se p una è quantità positiva minore od uguale ad a , quando x varia nell’ intervallo (x0 — p, x0 -f- P ) , risulta : | Sp (x) — £,(0) | (x) | ^ 3/ e per ogni « 7> A : m V K n - 1 v n \ | x x0 0 \ 5 | H+9 (n -\-s) ! / = 1,2,..., Ili il = 1,2 oo 1—1,2 tn « = 1,2 oc / ’ | £/,;<") (X) i ^ M , A’, « — I 9'1 x— x„ « ! donde segue senz’ altro che le serie : OC (8) . Z; (x):=^°> + 2, t £/*<*> (X) (/= 1, 2,..., ni) convergono in egual grado nell’ intervallo (x0 — A, x0 ~\- h). Si ha allora che , per ogni 7=1,2, , m, le f (x, zflì (x), z2{n) (x),..., zf”) {x)) , al crescere di n, tendono in egual grado , nell' intervallo (x0 — A, x0 -f- li), alle f (x, Zt (x), Z2 (x),..., ZM (x) ) e le gi{x,y,zfn)(y),zfn)(y),...,z,rfl)(y)) tendono in egual grado gfx,y,Zfy),Z2(y),..., Zm(y)) nel campo : I x — x0 | A , \ y — xp | A , onde risulta al limite : Z, (x) I fi ( x,Zl ( x) , . . . , Zm (x) ) Ax -j— I dt I g[ ( t,y,Z{ (jfi,..., Z,„ (_y) ) Ajy -\- z^ J xn J *0 l *0 /•X t* x rt Z2 (x) f2 (. x,Zi (x),...,Zm (x) ) Ax -f- / A/ j g2 ( t,y , Z, (y),..., Zm (y) ) Aa> -|- (0) 2», (*) = I f,n ( x,Z4 (x;,...,Z,„ (x) ) Ax -j- f dt I g,n {t,y, Z, (3;),..., Zm (jfi ) Av A Xa A fi #0 « (0) 4 Carlo Severini [Memoria XV.] e quindi : dZL ( x ) dx : /; (x, Z, (x),..., Z,n (x) ) -4- / g{ (x, y , Z, (3.-),..., Zm (y) ) dy . v . ^ A0 =/, (*, Z, (*),-, Z,„ U-) ) + r g, (x,y, z, O’),..., zm (v) ) rfy dZrn dx rx —f{x, Z, (x),..., Zm (x) 4- (x, 3', Zt (v) ' -v Z/„ (v) ) 4’ cioè, come sopra abbiamo detto, le Zx (x), Z., (x),..., Z„, (xj soddisfano al sistema proposto (1). 3. È tacile vedere che le Zl (x), Z2 ix),...., Z,n (x) costituiscono l’unica soluzione delle (1), formata di funzioni che per x = x0 assumono i valori iniziali sL®\ Se è possibile, ne esista infatti un’altra, e siano Z4 (x), Z2 (x),...., Zm (x) le funzioni che la compongono. Ammesso che in un intorno di x0 si abbia : (9) Z, (x) — Z, (x) (i= 1,2,..., ni) £ essendo una quantità positiva, risulta evidentemente, a causa delle (4) e (5) : (IO) | Z, (x) — Z( (x) | ^ £ VI 1 X — X, 0—1,2 Come intorno del punto x0, in cui si suppone verificata la (9), si consideri 1’ intorno x0 — , x0 -j- j~j , N essendo una quantità positiva, che soddisfa alle condizioni : OD N 1 , 2:, k.. m V Dalla (10) segue allora, per tutti i punti di questo intorno: | Z, (x) — Z, (x) i ^ -2- (1= 1,2,..., ni) , e però le Z, (x) e Z, (x) devono rispettivamente coincidere in quell’intorno. Analogamente si di- mostra ora che devono coincidere negli intervalli |x0 — ~ , x0 — jj/j, (x0 4 ~N ’ xo ~b J77)* ove N s’ intende sempre scelto in modo da soddisfare alle (11), e così di seguito. Sulle, equazioni funzionali .) 4. Consideriamo ora più generalmente il sistema di equazioni (1) senza ammettere che siano soddisfatte le (4) e (5), ed i sistemi : (12) dx y> ,c i >•••> & hi ) (ar, y , »•••» ^«i) I ^ * = I. 2,..., MI V = I, 2,..., CO essendo : (15) °1 ) °g » • • • » CV > • una successione infinita di numeri positivi, decrescenti, tendenti a zero: ciò, come si sa, è possibile in infiniti modi, per un noto teorema di Weierstrass (*). Siano : (16) 2, h — £ e considerare, nell’ intervallo assegnato (x0 — h -j- s, xQ -)- h — s), tutte le (16). Queste ri- sultano ivi egualmente continue , giacche il valore assoluto delle loro derivate è sempre minore di {M - f- a,) (1 -\~ h — s). (*) E facile vedere che sono egualmente continue anche le funzioni : Infatti, essendo le (2) assolutamente continue nel campo (3), si possono determinare a essendo una quantità positiva, arbitrariamente scelta. In corrispondenza si avrà, a causa delle (14): e, poiché av tende a zero al crescere di v, si vede facilmente, che è possibile determinare a(), a,n in modo da avere : x essendo ancora un numero positivo, comunque scelto. D’ altra parte, per la eguale con- tinuità delle (16) può la quantità a0 essere scelta in modo che, oltre ad essere soddisfatte le precedenti disuguaglianze (18), si abbia anche : tutte le volte che x ed x sono due punti di (x0 — h -f- s, x0 -j- h — s) , che fra loro di- stano per meno di «o. Si ottiene allora che in ogni tratto di (x0 — li ~f- s, x0 -)- li — e), di ampiezza minore di a0 le funzioni (17) oscillano per meno di a-f-t, e ciò dimostra quanto abbiamo sopra asserito. In modo analogo si prova che sono egualmente continue nel campo : (17) m -j- 1 quantità positive ao, dq, a,n, tutte diverse da zero, tali che se {x, zm), (x\ .S'.j',...., s ,n) sono due punti di detto campo, pei quali si ha: (/— 1,2,..., m) , risulti : 2 2 ^ 1 ? 2 V J 1 ) 2 v 5 m v (16) | y — x0 | &* V*'*' i y i & lì ** 2 V’j* i < a 4- 2av \ V =r I , ì = 1 , 2 , . . , 2 X donde, come dianzi, la possibilità di determinare a0, ao\ av a2,...., am in modo da avere: | Qc(''] (x,y,sl,z2ì...,zj - Qf'\x\y\s\,z.2,...,z'm) |^o-f t ( ‘==I’2-"’,fM ; \ V = I . 2 X/ e successivamente, per la eguale continuità delle (16) , di scegliere ancora d0 abbastanza piccolo perchè risulti : | e/v) (x, v, Z,w (y), Z,, 2,..., X j ’ che con esse rispettivamente coincidono. 5. Si considerino le in successioni di funzioni Z,M(x), Z,W(x), (21) , z/V), (i= 1,2 8 Carlo Severini [Memoria XV.] e s’ indichino con : (22) ut(x) (i= 1,2,...,;;/) m loro funzioni limiti. Dalle (21) si estraggano, ciò che è possibile in infiniti modi, al- trettante successioni : (23) z,ih>(x), ZfW(. V), zC(x), (/= 1,2,3,...,»/) tendenti in egual grado alle (22), e tali che si abbia /v ]> /v_x . Dalle successioni (23), prendendo di ogni funzione la derivata, si deducono le altre: (24) dzC\x) ctzC\x) ciZ^ (x) , , ,,A - ? ? ? ; > \l 1 > w v* ni ) dx dx dx tendenti in egual grado rispettivamente alle /OCN du\{x) , . , 0 (25) — — — (*= 1,2,...,/;/). Dopo ciò riprendiamo le quantità ait a,, , a,n , scelte colla condizione che se si ha : | 8t — a t | ( ^ (A , v) (x.y,Zl ,''> (y), Z 2VV (y) Z,„'v (y) ) | ^ a t (O (O (O — i, 2 v — '/, '/ -f i,..., » ) ’ e quindi : | f (x,ufx),uì{x),...,u \V ni \^ / f | / Si J X , gt (x, y, «i (. y ), «8 Cy),-, #„» (3;)) tfy — /p/4x,z5,(.t),z/4x),..,zJ'»i(x))+j' e,<^{*o'^/,’W,(v(v)r..,z.),..., u m (y) ) 4y dx • Xf, dit,i,(x) — dx r x fm Ui (X), 77, (x),...,7/,„ (x) ) + £4, (x, V, 77, (v), «* (y),-, « », 0') ) ^V. .1 xn Concludiamo che <7/ sistema (1) soddisfano, nelle ipotesi del prec. §, m fun- zioni U| (x) (1=2,..., ni), comunque scelte fra le funzioni limiti delle rispettive suc- cessioni (21), che sono formate colle soluzioni delle equazioni (12), corrispondenti allo stesso sistema di valori iniziali z(U) (1 = 2,..., m) per x = xo . 6. Il procedimento svolto nel prec. § , col quale abbiamo stabilito 1’ esistenza di /// funzioni 77, (x) (/= 1 , 2,..., m) , soddisfacenti al sistema proposto (1) e corrispondenti ai dati valori iniziali z'f (z=l, 2,..., m) per x = x0, nella sola ipotesi che le (2) fossero as- solutamente continue, è del pari interessante se si ammette che siano soddisfatte le (41 e (5) , nel qual caso esiste per le (1) (§ 3) un unico sistema di soluzioni Z, (x) (7=1,2,...,///) ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XV. 2 10 Carlo Severi ni [Memoria XV.] che per x = x0 rispettivamente assumono i valori iniziali ^0) (/= 1,2,...,;;/). Fissato allora comunque un intervallo (x0 — h- -j-s, xQ-\-h — e), interno ad (x0 — h , x0-j-//), se v' è un valore dell’indice v tale che per v ^ v' si abbia //v )l> li — e, risulta, in ogni punto di (x0 — li -[r s , x0-f /z — e) : (26) Z, (.v) = zC’ V 7.(0 (/= 1, e,.. .,«/), e le serie (26) convergono in egual grado. Le Z\^ {x) possono a loro volta, per ogni valore tìsso di v, venire rappresentate, nel rispettivo intervallo (x0 — //v, x0 -{- /zy) , con qualsivoglia approssimazione, per mezzo di polinomi razionali interi, come subito si vede applicando ai sistemi (12) il metodo delle approssimazioni successive (§ 2). Se quindi si costruiscono i polinomi razionali interi G\y) (x) in modo che si abbia : / / * — i , 2 , . . . , m 1 z,(v> (x) — Gt] (x) 1 ^ av v = 1, 2 ,..., 00 y x0— Ay v .r0+A si avrà in ogni punto di (x0 — li , x0 -j- h) : z, 3’, (3') ) (n = 1,2,.. ,,oo). Si considerino le v (x) , che evidentemente soddisfa all’ equazione (32). La v (x) è inoltre l’unica soluzione di questa equazione , come si può facilmente vedere con ragionamento analogo a quello del § 3. Ciò posto indichiamo con ti la massima quantità positiva, minore od uguale ad a , per cui risulta in ogni punto di (x0 — li, x^-A^ti) : in questo caso s’ intenderà in corrispondenza che tiS) rappresenti la minore delle tre quan- per modo che essendo 3 una quantità positiva, arbitrariamente piccola, si può trovare un valore v' di v, abbastanza grande, perchè l’intervallo (x0 — /z'v, x0 -|- ti j comprenda l’in- tervallo (x0 — ti -\- £, xa-\ -Il — s), tutte le volte che v 2> v'. Nell’intervallo (x„ — /E-j-s, x<>-\-ti — 3) si considerino allora le: E facile vedere che tali funzioni sono ivi egualmente continue. Si ha infatti, detti x ed x' due punti di (xrt — ti- f-s, x0-{-ti — 3): e, poiché egualmente continue sono, come è evidente, le /v (x,y, ti), F^(x) (v = 1, 2,...,oo), risulta senz’altro provato quanto abbiamo dianzi asserito. Le (33) ammettono pertanto nel l’intervallo (x0 — //' — [— s, x{) -|- ti — e), una o più funzioni limiti continue, ciascuna delle quali soddisfa all’equazione (28), come si può vedere con ragionamento analogo a quello Se sulla f{x, y, ti) si fa in più l’ipotesi che, qualunque siano due punti [x,y,ti), (x, v, ti) del campo (29), si abbia : | F (x) - F (x0) I + M\x- x o | ^ b o, se si vuole, la più piccola delle tre quantità a, a, , essendo {x0 — a, x^-]-a) il massimo intorno di x0, avente x„ come punto medio, in cui si ha : | F [x) - F (rj I =£ È evidente alloi'a che, al crescere di v, la quantità h\ tende ad h. (33) *,(*) (v — '3, -3 ; 1 ..... X i del § 5. (34) //essendo una costante positiva, finita, l’equazione (28) ammette un’unica soluzione, per la quale si può, analogamente a quanto è stato fatto nel § 6, costruire una serie di po- 13 Sulle equazioni funzionali linomi razionali interi, che la rappresenti in ogni punto di x0 — ti, X(,-\-ti), e che in ogni intervallo a questo interno converga in egual grado. 9. Nel caso che siano soddisfatte le condizioni : ( \f{x,y,z)—f{x',y,z) | ^ H | | (35) ( | F (x) — F(x') | K | x — x' | , con H' e K costanti positive finite, e comunque si scelgano le x,x',y,z entro i limiti assegnati dalle (29), si può la risoluzione della (28) far dipendere da quella delle equazioni: <*PV (•**) ex 3 ,36) '^r=-/v^'3'.¥vW)+nw-JI z^f-(x'y'^(y))dy (v==1-2>--®)> ove i polinomi (x, y, z), Fw (x) s’intendono costruiti in modo che, oltre alle (31), siano soddisfatte nel campo (29) le condizioni : 3/v (x, y, z) 3x H’ + a dF (x) dx (v — 1, 2,..., co) ciò è per le (35) possibile , come si può subito vedere , applicando nella costruzione di detti polinomi il metodo di Weierstrass. Le (36) sono del tipo delle (12) e le loro soluzioni, determinate in modo che per x — x0 assumano il valore F (x0) , soddisfano alle equazioni: 1 V (x) -j- ex L (x, y, &i. 00 V n 1 (/— 1,2,..., m) U, ,= rn Si \Ki I - n-l [?•(: (W +■ s) ! £ essendo una quantità positiva, che può essere arbitrariamente scelta. Nel campo definito dalle limitazioni : x0 — a x x0 -f- a (37) x0 — a ^ y x0 -f a — Li,z s Li,z . (/=l,2,...,w) si costruiscano i polinomi (13), in modo da soddisfare ivi alle (14), e tali inoltre che le loro derivate parziali rispetto a .sq, ..., sm si mantengano rispettivamente minori, in va- lore assoluto, di Kl -f- e, K2-\~zy..ìKm-\-z , il che è possibile, come già abbiamo osservato nel precedente §. Dopo ciò, ammettendo che sia s^cjj possiamo esser certi che le (16) risultano anch’ esse definite in tutto l’ intervallo (x0 — a, x0 -j- a), mantenendosi costante- mente minori, in valore assoluto, delle rispettive quantità L e da questo punto in poi è interamente applicabile il ragionamento dei §§ 4, 5, 6. 11. Quanto abbiamo detto nel prec. § per il sistema (1) si può analogamente ripe- tere, com’ è senz’altro evidente, per 1’ equazione (27). Un caso particolare notevole è dato dall’ equazione : d'n cp (x) dxm m— 1 ^ \K (x) (x) + / A„ (x,y) ?! (3;),-m (3>)) (*) ?n CC + fn (*, y, (se) (l) ~dX " ^ * 1 2 * * )»•••■> (-t ) ) ~ i (-'■ )>•■••: ~'m (x) ) / (X, 3Ù «Sq( 3,)>,,,5 ^ ni ^ y ) ) dy (i= i , 2, . . . , m) , ove le : (2) f ; {X, èì\_ , ,-s2 ^ m) m) sono funzioni reali, ad un valore, delle variabili reali x, y, s\ , 3-z 3,n , finite, assolu- tamente continue, nel campo : (3) x — x. Ct, I 3’ — XQ a, | Si — <0i (* = 1.2, , ìli), x0 , Si^, s.2{°\ .... , ^((o) essendo in -\- 1 quantità date, ed a e b due costanti positive, finite. Di più si abbia : I fi (X, a ^ , 3 2 , . . ■ • , ~ ni ) fi (-L , S , , 3., 3 ,/,) | ‘‘Ss m -S k 1 8 | ^ S m V (^) i Si & i 5 & 2 f •••• ) & m) Si (*^\ ^ 1 9 ^2 9 5 ^m) I ^ s ks | £>$ \ (l — 1 ni N1 hi (x, y, a s , s m) hi (x,y,sl,s2 , ...,sm) — * s A s «.,• | <3 — st con /) .A- 4, z, (.r),..., ar#Jl (r) ) {n — 2) («—2) fi(x,gy òr),..., g,n (r) ) r/r -f '*x /*/ (« — I) (« — l) p (« — l) (« — l) yn — 2) (il — 2) ~\~ I di I gì (A £>1 d)). y^ii (t,y, z± {y\...,s,n (y) ) hi{tìy,z t (y),..., zin (v)) dy-f («— 2) («—2) «. ' 0 X 0 \r rt y(« — 2) (w — 2) p (»— I) (« — I) lu{t,y,z l ( y),...,zm [y))ygi{tìzl (/)) X0 (« — 2) (« — 2) ’ — (A ^ i (Z)j •••, 0,n (Z) ) ; donde per le (4) : («' r m («— 0 («— 2) òr) | <£(4/A-f 1) J X0 v *J8 ^ 1 0a. (r) — 0Ò. (r) I dx 4- 4/ (n — lì (n — 2) K I ^ (v) — a a (y) | dy «.' -'•() *J -'-0 Indicando con Mi la maggiore delle tre quantità M , 4/2, 4//? -f 1 si ottiene: (») t 4) |fò (r)| 4/i' (n — l) («— 2) 0, (r)— 0, (r) — 1 2 1 , w , — 0 q o, . . t \ in (n— 1) (« — 2) 1 . i (y)—gs (y) I j dy ■ donde si ricava : («) Ui (r) | 4/t. V z>. L 1 n y //* ^ 15 0 r — ro rt+s (« A- 5) ! *= 1,2,.. »=1,2,.. , ni . 00 4 Carlo Sederini [Memoria XVI.] Da ciò segue che le serie : lo) “ (») h H 1 n Ut (x) (/= 1, 2, , m) convergono in egual grado nell’intervallo (x0 — li, x0-\-h), perchè se n è abbastanza grande da avere n 2> li, da quel valore di n in poi risulta : (n) Ut fx) <; 4/i %sks - 1 n o Le : (7) (x) («) tò (x) (*= 1, 2, , /;/) soddisfano inoltre alle equazioni (1), come subito si vede con ragionamento analogo a quello del § 2 della Nota I. 3. — Le (7) rappresentano l’unica soluzione del sistema di equazioni (1), costituita di funzioni, che per x — x0 assumano i valori iniziali (5). Se è possibile, ne esista infatti un’ altra, e siano : (9) sL (x) (/= 1, 2, .... , m le funzioni che la compongono. Ammesso che in un intorno di x0 si abbia: (10) I Si (x) — St (x) I ^ s (7=1, 2, , in), £ essendo una data quantità positiva, ivi risulta, come si vede con ragionamento analogo a quello dianzi fatto per arrivare alla (8): I Si (x) Si (x) | s Mi r rn n V 7 1 | X — Xo 2 ~ — ' 3 K.-Ì L 1 J 1 %\> %A/ 0 j 2 ! - (7=1,2,. ni). Se come intorno del punto x0 , in cui si ammette verificata la (10) , si considera l’intorno L0 — ,^r , Xo -f- , ove N è una quantità positiva, che soddisfa alle condizioni: (11) 1 , 7V2> Mi K» si ottiene per tutti i punti di questo intorno: I Si (x) —Si (X) | si ~ (7= 1,2, , m). Sulle equazioni funzionali Le (7) e le (9) devono dunque rispettivamente coincidere nell’ intorno dianzi detto. . / 2 In modo analogo si dimostrerebbe ora che devono coincidere negl’ intervalli \x0 — yy-, 3NÌ’ r° 37V 3N, , Xo -f- 5^rr) , ove N s’intende sempre scelto in modo da soddisfare alle (11); e così di seguito. 4. Il risultato del § 2 si può facilmente generalizzare, ragionando come nei §§ 4 e 5 della Nota I. Consideriamo più generalmente il sistema di equazioni (1) senza porre sulle (2) le condizioni (4) , ed i sistemi : dz\x) M (v) (v) (v) (v) (v) / (v) (v) (v) (12) — —— = Pi (X,zi (x),..., znx (x))JrQi (x, z{ (x),..., z,n (x)) / PL{x,y,zi (y),...,sm(y)) dy i = 1,2,...., m v = l,2, .... , oo ove : (v) (v) (v) (13) Pi (x, zv z2,..., zm) , Qi (x,zi,Z2, ... , zj, Pt (X, y, Zl,Z2, ... , Zn ( / = 1, 2,..., in \ \n— 1, 2,..., oo/ sono polinomi razionali interi di x, y, zi , z2 z,n , che nel campo (3) soddisfano alle condizioni : (v) I fi (x, Zi , Z2 , ... , z,n) — Pi (X, Zi , Z2 , ... , Zm) | Ov (14) essendo : (15) (V) (x, Zi, Z2, ... , 8m) — Qi (X, JST1 , , *„,) | 54 Oy (v) (X, v, Zi , z2, ..., z,n) — Pi {x,y, slt z2,..., zj | ^ ov i— 1,2,.. . . , m \ 1 SC Oy ['= 1,2,.. .. OO f °2 > > °v J una successione infinita di numeri positivi, decrescenti, tendenti a zero. Siano : (16) (v) (v) (v) (x) , z2 (x), , zm (x) (v= 1, 2, .... , oo) le soluzioni dei sistemi di equazioni (12), che per x — x0 assumono i valori iniziali (5). Ciascuna di tali soluzioni esiste, per quanto è stato sopra detto, nel rispettivo intervallo — 1-4-1/' 1-4-96 (Xo — h'j , Xo | Itw ), ove lu e la minore delle due quantità a , — — , e tutte esistono MA- ov 6 Carlo Severi) li [Memoria XVI]. da un certo valore v' dell’indice v in poi nell’ intervallo (x0 — li- j— s, x0-\ -li — e), ove £ è una quantità positiva qualsivoglia, minore di h. Nell’ intervallo (x0 — h - J— £, x0-\-h — e) le : (v) (v) (v) (17) Si (x) , S2 (x), , S„, (x) (V — v, v'-j- 1, , oc) sono egualmente continue, giacché le loro derivate si mantengono in valore assoluto sem- pre minori di (. M -j- Ov') ( 1 -\- h (M -j- av') ). Dette : (18) U\ (x), Ul (X), , U/n (x) in loro funzioni limiti, si estraggano dalle (17) altrettante successioni: (Sv ) (Sv ) (Sv ) Bl {x) , St (X), , Sm (X) 2,...., oo) tendenti in egual grado nell’intervallo (xG — h -f- e, x0 e) rispettivamente alle (18), e tali che si abbia: Sv 7> Sv — i . Dopo ciò si considerino rn quantità positive «2, .... , ci,n , scelte in modo che se è : I sL — a- | ^ aL (i= 1, 2, .... , m\ risulti : | fi (x, slystt .... , sm) - fi (x, s\ , s\ ,...., sm | gi (X, Sly s2, .... , Sm) — gì (x, s\, S 2, ... , Sm) | » — i) / (»»— l) (21) -J^-=f(x,y(x),'?' {x),....,o (x))+g,(X'?{x),»-i) (»»»—!) %J 4"o Sulle equazioni funzionali 9 che equivale al sistema : dx = ?i (®) =/K#),?, W,.-,?w_i('»))+5(*, ?»_i(y)) **y- 7. Da un’equazione del tipo della (21), nel caso di = 1, si può far dipendere la risoluzione dell’ equazione non lineare di prima specie di Volterra : (22) x,y, 9 (y) t(y = i7 (x) Dovrà essere : (23) F (x0) = 0. Ammettiamo che (I> (x, y, z), F (x) siano finite, assolutamente continue, insieme alle dx ' ~/j az ‘ ~/5 dx d d d loro derivate p-. (x, y, z), p— (I> (x, y, #), i7 (a?), nel campo : (24) x — Xo I a, | y — xo | a , b, ove a e b sono, come sopra, due costanti positive, finite e z0 un valore, pel quale si ha : (25) (I> (x0 , x0 , s0) — F ' (x0). Di più si abbia in tale campo : | (D (x,y, z) — 4) (x,y, z \ H \ y — v | | (x, x, s) ! S m I F'(x) - F'(x) \^H\ x — x' | con H ed ni costanti positive, finite, non nulle. In tali ipotesi si possono costruire (*) i polinomi razionali interi: (26) (I>V U, v, z), Fv (x) (v = 1 » 2, , oo) (*) Cfr. Nota I, $ g. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. .1 lem. XVI. 2 10 Curio Severini [Memoria XVI]. in modo che si abbia nel campo (24) : | 0 (x, V, 3)— Ov (x,y, ss) | ^ Ov , I F(x) — Fv (x) | <; ov (27) (J,v [x,y,3) 1 ^k- [ -Ov , j ~ Ov {x, y, 3) 1 <; k -\- Ov (V ^~r> Ov (X, 3-, 3) | < k -f -Ov , 1 3 Ov (x, x, 3) \ Cc m — Ov F' (x) — F'v (x) | ^ ov d~ dx 2 K (*) 1 ^ k + Ov = 1,2, .... , oc) ove K è una quantità positiva, maggiore od uguale di H e del massimo valore assoluto 3 della (x, y, 3) , e s’ intende, come è evidentemente permesso, che sia o[ v (x,y,3) a?'f' , (a?) _ dx 1 ^ (1>v (‘r’4,4') y —x z — «pv ( v —x fv U') (X,y,. 3) cl~ „ , x (A) = fv (*) 3^ 3-- Ov (x, y, 3) V =X- fv (*) ( X i! dx 2 Ov (x, v, cfv ( v) ) rfy, (v — 1 , 2, ...., co) che sono appunto del tipo della (21). Se con L v s’indica la maggiore delle tre quantità 4 (k + ov ) 1 m — Ov m — av b _L fv —r Ov , e sue- — 14-1' 14-26 cessivamente con hv la minore delle due quantità a, , da quanto abbiamo detto nei §§ 2, .3, 6 segue che ciascuna delle (28) ammette nel rispettivo intervallo (x0 — //v , x0 -(- /?v ) una ed una sola soluzione : (29) 9v (x) (v = 1,2, .... , co) che per x — x(> assume il valore 3() , e per la quale risulta : (30) (x — Xo) F'v (xo) — Ov (Xo, Xo, ,o)] dy = Fv (x) — Fv (x0) (y = i, 2, .... , oo). Sulle equazioni funzionali 11 S’ indichi ora con L la maggiore delle tre quantità 4 k ni due quantità a , ■l+yi+2 b L È chiaro che risulta: lim h» — li , V = CO — , k\ con h la minore delle ni e però, da un certo valore v' dell’indice v in poi, tutte le (29) esistono nell’intervallo (x0 — h — {— e, x0 -f- h — s), ove e è una quantità positiva, minore di h ed arbitrariamente piccola. Nell’intervallo (x0 — li - j-s, x0 -j -li — e) le cpv (x) (v = v', v' -f- 1, .... , co) sono egualmente continue, avendo le derivate minori in valore assoluto di una costante positiva, finita, ed ammettono quindi una o più funzioni limiti continue, ciascuna delle quali soddisfa ali’ equazione proposta (22), come subito si vede con ragionamento analogo a quello del § 4 e tenendo conto delle (23), (25), (27), (30). Se più particolarmente si suppone che (I> (x, y, z) ed F {x), oltre a soddisfare alle condizioni sopra dette, ammettano, finite ed assolutamente continue nel campo (24), le de- 3 d2 d2 rivate 0 (x, y, z) , 0 (x, y, z) , F (x) , c’ è luogo a considerare, per risol- vere la (22), T equazione : ih p (x) _ ~dx~ y—x + | " 6(^,3',^) _ _ 2=(0 {x) dl r7/ . -71 F (x y—X dxi z=?(x) (D (x,y,z) y=x . Z=(D (x) d= Mx,y,z) 32 3^2 (I> Uà v, ? (y)) dy, y—X ~='f (-v) alla quale si applicano interamente le considerazioni dei §§ 1-6. 8. Quanto abbiamo detto nel prec. £ per la (22) si può estendere all’ equazione di Bur gatti non lineare : ' (»”) (x, y, cp (3’), cp' (y) , o (v) ) dy — F (x) , • X 0 e più generalmente ancora all’ equazione : , x / / / (f ) 1/ ERUZIONE ETNEA DEL 1910. INTRODUZIONE Non appena scoppiata l’eruzione etnea dell’anno decorso mi recai subito sul luogo, e feci, durante e dopo 1’ eruzione, varie escursioni e soggiorni al centro eruttivo, compatibil- mente coi doveri che mi obbligavano a Catania e colla necessità di qualche breve riposo, dopo le faticose e talvolta anche pericolose escursioni etnee. Grazie al sollecito provvedimento dei Ministero per l’ Istruzione pubblica, che assegnò all' Istituto da me diretto un sussidio straordinario per lo studio dell’eruzione e per la pub- blicazione dei suoi risultati, non mancarono i mezzi per sopperire alle spese indispensabili per le escursioni e per l’ acquisto di strumenti necessari. Alla pubblicazione della presente memoria contribuirono pure l’Ufficio centrale geodinamico e l’Osservatorio di Catania. An- che ad essi vada il mio vivo ringraziamento. Ringraziamenti pure mi piace qui tributare all’Ing. Perret, al signor Schlatter, allo Ing. Oddone, al Regio Ufficio geologico, al Prof. Platania, alla Rivista geografica, al signor De Fiore , che vollero cortesemente porre a mia disposizione parte del materiale illustra- tivo che accompagna la presente memoria. Questa relazione è opera di collaborazione cordiale. E ben logico che una sola persona non può occuparsi di un fenomeno così complesso quale è una eruzione. Occorrerebbero una rigida unità di indirizzo, un affiatamento amichevole tra i cultori delle varie discipline, perchè un fenomeno così importante venisse studiato sotto tutti i punti di vista. Un tale concerto ideale ho sempre vagheggiato per le Università italiane poste ai piedi dei nostri vulcani, così interessanti e così poco studiati, ed alla realizzazione di un tale ideale mi piace ancora di credere fermamente. Dal canto mio a Catania, non appena scoppiata 1’ e- ruzione, chiesi, ed in parte ottenni, questa collaborazione, specialmente dall’Osservatorio di Catania. Era un primo tentativo, e naturalmente non poteva riuscire che imperfetto , dac- ché non ho certo la pretesa di licenziare al pubblico questa nostra Relazione, come uno II Introduzione studio in tutto e per tutto compiuto della eruzione etnea dell’ anno decorso. Ma come primo tentativo di unione armonica di forze tendenti ad un solo scopo, come un esempio da migliorare ed integrare per l’ avvenire, io spero che questo nostro lavoro possa venire ben accolto. Una sola cosa mi dispiace. Ed è di dover porre il mio nome, per necessità di ufficio, innanzi a quello del Prof. Ricco , il valoroso illustratore dell’eruzione del 1892 , al quale si deve se a Catania gli studi vulcanologici non furono abbandonati. Scrivo queste parole al momento di lasciare 1’ Università di Catania ed il rinnovato Istituto geologico, al quale ho dato, negli anni trascorsivi, il meglio di me che io potevo. Non certo si può abbandonare senza rimpianto un luogo cui sono legati tanti ricordi della vita propria. Come non mai potrò dimenticare il titanico spettacolo della eruzione, nè le meravigliose notti di fuoco passate alla piccola, ospitale Cantoniera. Catania, Istituto geologico della R. Università . — Giugno 1911. P. VlNASSA DE REGNY BIBLIOGRAFIA DELL'ERUZIONE DEL 1910 (N. B. In questa bibliografia non sono compresi gli articoli, anche di carattere scientifico, comparsi sui giornali politici, nè gli scritti di natura turistica.) Stella Starrabba F. — L’ eruzione Etnea del 1910, dal 23 al 31 marzo. — Rend. R. Acc. Lincei (5), XIX, Sem. i°, Fase. 8, 17 Aprile 1910. Oddone E. — L’ Eruzione Etnea del Marzo -Aprile 1910. — Boll. Soc. Sismol. ital. , XIV, Fase. 4-5, Maggio 1910. Ricco A. — L’Eruzione dell’Etna. — Natura ed Arte, XIX, N. n, Maggio 1910. — Eruzione dell’Etna del 23 marzo 1910. — Boll. Acc. Gioenia, (2), Fase. XII, Maggio 1910 — Boll. Soc. Sismol. Ital. XIV, Fase. 3. — — The recent eruption of Mount Etna. — Nature, N. 2118, Mai 1910, London and New-York. Vinassa de Regny P. — L’ Eruzione dell’ Etna del 23 marzo 1910. — Boll. Club Alp. Ital. XXIX, Fase. 5, Maggio 1910. — — 1 nuovi Monti Ricco. — Boll. Acc. Gioenia, (2) Fase. XII, Maggio 1910. Sabatini V. — L’Eruzione dell’Etna del Marzo-Aprile 1910. — Boll. R. Comit. Geol. Ital., XLI, Fase. 1, Maggio 1910. Stella Starrabba F. — L’Eruzione dell’Etna del Marzo - Aprile 1910. — Natura, I, Giugno 1910, — Milano. Vinassa de Regny P. — Le colate laviche dell’eruzione Etnea del 23 marzo 1910. — Boll. Acc. Gioenia, (2), XII, Giugno 1910. — — Per la storia dell’eruzione Etnea del 23 Marzo 1910. — Archivio Storico Sicilia Orientale, VII, Fase. 2, Giugno 1910. Platania G°. — L’ eruzione etnea del 1910. — Rivista geogr. Ital. XVII, Fase. 8, Giugno *910. De Fiore O- — L’ Eruzione dell’ Etna del marzo T910. — Mondo Sotterraneo, VII, Luglio 1910. Platania G°. — La recente eruzione dell’ Etna — Atti del VII Congresso geografico Italiano — Palermo, Aprile -Maggio 1910. Piutti A. e Magli G. — Sulla radioattività dei prodotti della recente eruzione dell’ Etna. — Gazzetta Chi- mica Ital., XLI, Pe. I, Luglio 1910. Marinelli O — Forme di fusione nelle nevi dell’Etna, osservati durante e dopo l’eruzione del marzo 1910. — Zeitschrift tur Gletscherkunde, V, Gennaio 1911. Sieberg A. — Streifzuge in suditalienischen Erdbeben-und Vulkan-Gebieten mit besonderen Berucksichtigung des Atna und seiner letzten Eruption — Aus der Natur — Leipzig. Ponte G. — Studi sull’eruzione Etnea del 1910, — Atti Acc. Lincei (5) Vili, Maggio 1911. Memorisi XVII. L’ Eruzione etnea del 1910. PARTE PRIMA STORIA. I. — S. ARCIDIACONO. L’Etna, (lai 1° gennaio 1893 sii 31 maggio 1906, sotto il punto di vista geodinamico-eruttivo. In occasione della lunga e formidabile eruzione del 1892 lo scrivente stese un parti- colareggiato rapporto sullo stato geodinamico-eruttivo dell’Etna, dal marzo del 1883 al lu- glio del 1892; poi raccolse tutte le notizie giornaliere di quella interessantissima eruzione eccentrica e ne compilò un diario nel quale si seguì passo passo tutta la serie dei feno- meni più importanti che costituirono quella grandiosa conflagrazione vulcanica (1). Mi ero proposto di fare ora lo stesso in occasione della eruzione etnea del marzo 1910 per pre- sentare al lettore un quadro disegnato a grandi tratti e dare un’ idea abbastanza chiara delle vicende attraversate dal nostro grande vulcano nel lungo periodo di riposo che corre dal 1° gennaio 1893 al 23 marzo del 1910; però, per causa di malattia, ho dovuto limi- tare questo lavoro al maggio del 1906; il resto è stato fatto dall’ Assistente sig. Luigi Taffara. Prima però d’ intraprendere questa lunga esposizione di fatti sento il dovere di ringraziare i chiarissimi Professori Comm. Annibaie Ricco, Direttole dell’ Osservatorio di Catania ed Etneo e Conte Paolo Vinassa de Regny, docente di Geologia in questa R. Uni- versità per avere affidato a me tale onorifico incarico. * * * Nel cominciare questa mia relazione, è bene che io esponga qualche schiarimento su alcuni vocaboli che spesso occorrerà di leggere nelle seguenti pagine. Dico che il cratere centrale si trova in calma, quando da Catania non si riesce a scorgere alcun segno di fumo o vapori, anche con l’ aiuto di un buon binocolo ; devesi però dare un significato molto relativo a questo vocabolo , giacché sino a quando 1’ Etna non entrerà nella fase così detta di estinzione, non si può parlare di calma nel vero si- gnificato della parola. Chiamo emanazione la manifestazione di tracce di fumo, appena visibili da Catania, sul cratere centrale etneo, le quali naturalmente possono essere deboli o debolissime; invece dò (i) Vedi: A RICCO e S. ARCIDIACONO. L’eruzione dell’Etna nel 1892 — Catania. Galàtola, 1894. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. I S. Arcidiacono [Memoria XVII.] o il nome di emissione alla comparsa di discreta quantità di fumo o di vapori innalzantisi dal sommo cratere tranquillamente, con fondo quasi uniforme e tinte uguali ; chiamo poi eruzione 1’ uscita di considerevoli masse di fumo o vapori, che si sollevano, sempre dal cratere centrale etneo con un certo impeto in forma di globi roteanti, da costituire, in certe condizioni di calma atmosferica, delle colonne eruttive più o meno elevate, ed anche dei grandiosi pini, preludenti ad importanti conflagrazioni vulcaniche, oppure dei pennacchi più o meno folti , piegati ora da una parte ora da un’ altra , a seconda della direzione che hanno, nel momento in cui avviene il fenomeno, le alte correnti atmosferiche. Gennaio I893 — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nei giorni 11, 13, 15, 16, 17, 20, 23, 24, con deboli o debolissime emanazioni di fumo bianco al cratere centrale nei giorni 7, 8, 9, 12, 27, 29, 30; di color cenerognolo il 21, con me- diocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 19, 22, 25, 26; notevoli e tali da costituire un folto pennacchio nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 10, 14, 18, 31 ; nei giorni 6, 28 il fumo è di tinta grigiastra. Fenomeni eruttivi eccentrici. — 1 nuovi crateri, battezzati Monti Silvestri, sono in calma pei- quasi tutto il mese ; solo il giorno 1 si osservano deboli emanazioni di vapori bianchi da alcuni fumaiuoli posti a W della la bocca a X ; poi nel giorno 6, a cominciare dalle 9h 30, si hanno notevoli emanazioni di vapori bianchi da quasi tutti i crateri che costituiscono il nuovo apparecchio eruttivo; lo stesso fenomeno si ripete il giorno 18. In- torbidamento delle acque di Fiume-caldo nei giorni 2, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 24, 25, 27 e 29 (1). Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 si ebbero due scossette di II0 grado a Pala- gonia : la prima a 13" 12m e la seconda a 23" 5m ; il 9 alle 22h 30m si ebbe una scossa sensibile, ondulatoria, in direzione N-S avvertita quasi generalmente a Zafferana Etnea ; il 30 a 2h 10m un’altra forte scossa fu avvertita a Stromboli, seguita da una violenta eru- zione del vulcano ; finalmente il 31 a 5" 8m si ebbe una leggera scossa di III0 grado, sussultoria a Mineo e ondulatoria SE-NW a Catania. Quest' ultima scossa pelò fu 1’ eco di un terremoto disastroso a Zante. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalle nubi nei giorni -1, 5, 6, 15, 16, 21, 22, 23, 24, 25; col cratere centrale in calma nei giorni 11, 12, 13, 14, 17, 18, 26; con deboli o debolissime emanazioni di fumo bianco nei giorni 1, 2, 7, 8, 10; di fumo un po’ grigio il 3 ed il 9; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 20; grigio il 19; con eruzioni notevoli, sempre di fumo bianco e tali da costituire un folto pennacchio sulla cima dell’ Etna, nei giorni 27 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel 1° del mese, nelle ore antimeridiane, furono notate notevoli masse di vapori bianchi ai nuovi crateri e così nel giorno 7 per tutta la giornata. L’ acqua di Fiume-caldo si presenta poco torbida il giorno 7 e 20 ; torbida il 5, 12, 15, 16, 18; molto torbida e di colore latteo il 6; molto torbida il 13. Fenomeni geodinamici. — Nel primo del mese a lh 28m si ha una scossa di terremoto di III grado : mista e di non determinata direzione a Mineo, ondulatoria NW-SE a Cata- nia. Questa scossa è anche avvertita ad Acireale, Malati, Carico e Mangano, borgate del Circondario della predetta città. Il giorno 1 1 si ha una scossetta di II0 grado a Messina. Marzo — Fenomeni geodinamici centrali. — L’ Etna i rimane coperto dalle nubi (x) Vedi Bollettino dell’ Osservatorio Meteorologico Geodinanico di Mineo — Anno VII — Gennaio 1893. Li Eruzione etnea del 1910 3 nei giorni 3, 4, 18, 19, 23, 25, 26, 28, 29 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 10, 12; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 8, 13, 14, 15, 17, 20, 30; di vapori grigi nei giorni 11, 21, 24; con mediocri eruzioni di fumo, sempre bianco nei giorni 7, 16, grigio il 22; le eruzioni sono notevoli e tali da formare dei folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 1, 2, 5, 9, 27. Nella mattina del giorno 10, nelle adiacenze del cratere centrale, si scorgono sul bianco manto della neve, indizii di una leggera pioggia di cenere. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 5 e 20 si scorgono notevoli masse di vapori bianchi sollevantesi dai nuovi Monti Silvestri, deboli nel giorno 27; il 6 verso mezzogiorno si ha una eruzione di fumo a Vulcano. L’ acqua di Fiume-caldo s’ intorbida nei giorni 5, 6, 8, 9, 10, 13, 15, 17 e 31. Fenomeni geodinamici. — Il 7 si ha una scossetta strumentale a Lipari, indicata da due sismoscopii a verghetta a 9 11 47m ; altra come la precedente il 12 a 10h 18m ; il 14 a 71* 45m si ha una scossa ondulatoria E-W di III0 grado a Zafferana Etnea ; il giorno 20 a Catania a 6h e 61' 40m altre due scossette registrate dal sismografo Brassart a registra- zione continua; a Mineo si. hanno invece scosse di III grado a 18h 5m, 18h 5m 10s, 18h 5m 15s e I8h 5m 40s sussultorie ; a Catania a 18h 4ra 18s e 19h si hanno lievi tracce sismografiche. Il 31 si ha una scossetta strumentale alle 12h 58m a Siracusa. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 3, 4, 9, 10, 12; in calma nei giorni 26, 27 e 28; con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi nei giorni 6, 7, 8, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 21, 23, 24, 25 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nel giorno 5, mediocri nel giorno 13; notevoli e tali da costituire dei folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 1 1, 22, 29 e 30 e di fumo grigio il 19. Dal 26 aprile si è visto fuoco nell' interno del cratere centrale. Fenomeìii eruttivi eccentrici. — Nel giorno 25, alle 1 7h 45m, si osservano forti emanazioni di vapori bianchi dai nuovi Monti Silvestri. Intorbidamento dell’ acqua di Fiu- me-caldo nei giorni 1, 2, 3, 4, 6, 8, 14. Fenomeni geodinamici. — Con questo mese s’ inizia un importante periodo sismico che interessa la gran massa montuosa etnea e principalmente il fianco Nord e i due ver- santi Nord e Sud di quella parte dei Monti Nebrodi adiacente alle plaghe della base set- tentrionale dell’ Etna. Apre la serie dei movimenti del suolo una scossetta leggera, avvertita da qualche persona, avvenuta a Catania il giorno 1°, a 3h 36m registrata dal sismografo Cecchi ; poi due scosse sussultorie a Zafferana Etnea a 7h 7m e 7h 30m entrambe sussultorie , di III grado la prima, di II grado la seconda, una terza scossa a circa le 81* 10m la quale è di VI grado ondulatoria N-S nella predetta Zafferana Etnea, di V grado ondulatoria NW-SE a Nicolosi, di IV grado ondulatoria NE-SYV a Beipasso, sussultorio-ondulatoria a Viagran- de, Giarre, e Randazzo in direzione N-S nella la località, E-W nella seconda e NE SW nella terza; il giorno 5 si ha una scossetta sussultoria di I grado a Siracusa a 9, 45 ; poi il 17 a 6h 38ra si ha una scossa sussultorio-ondulatoria a Catania e Mineo di III gra- do in direzione NW-SE in entrambi le località; il 20 si ha nella stessa Catania a 3h 46m una leggerissima indicazione sismografica da! sismografo Cecchi. Il 22 a circa 2h 16m si ha una scossa rovinosa cioè di VII! grado sul versante set- tentrionale dei Nebrodi che ha per centro Montalbano Elicona : è di V grado a Bronte, Randazzo, Linguaglossa , ondulatorio N-S nel primo centro abitato, sussultorio-ondulatoria 4 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] SW-NE nel secondo, sussultorio-ondulatoria di non determinata direzione nel terzo, ove fu preceduto a 2h 13m da altra scossa forte di V grado; di IV grado a Mineo, Messina, Reggio, Lipari, Giarre : sussultorio-ondulatoria E-W nella prima località, ondulatoria E-W nella seconda, ondulatoria di non determinata direzione nella terza e sussultoria nella quarta; di III grado ondulatoria di non determinata direzione a Catania. A Bronte si hanno altre due scossette di li grado, non indicate dagli avvisatori Galli-Brossart. A 2h 20ra e 2h 28m ; a Mineo altra scossetta sussultoria di li grado a 2h 32"' . Questa scossa fu preceduta da altra di VI grado nella predetta Linguaglossa, sussultorio-ondulatoria, di non determinata direzione a 2h 5m . Altra scossa si ha alle 4h 20m che è sussultorio-ondulatoria S-N di VI grado a Lin- guaglossa, sussultoria di V grado a Randazzo, ondulatoria S-N di III grado a Bronte, sus- sultoria (?) di III. grado a Messina, ondulatoria di III grado a Lipari e Catania. Altra scossa si ha sussultorio-ondulatoria SW-NE a 7!l 50m a Randazzo; un’altra ancora cometa pre- cedente ma di IV grado a Randazzo a 9h 6m , preceduta a 8h 50m da una indicazione sismografica a Catania ; poi nella stessa Randazzo si hanno altre cinque scosse , tutte di IV grado: la la a 10h 41m sussultorio-ondulatoria E-W, la 2a a llh 10m ondu- latoria SW-NE, la 3a sussultoria a 11'1 26m , la 4a e 5a sussultorio-ondulatorie SW-NE. A I4h 8m si ha un’ altra scossetta ondulatoria di II grado a Catania e finalmente alle 15h 23m un’ ultima scossa di IV grado ondulatoria S-N a Randazzo. Il giorno 23 si ha verso le 0h 30m una scossa di V grado sussultorio-ondulatoria S-N a Linguaglossa ; di IV grado sussultorio ondulatoria N-S a Randazzo, di IV grado ondulatoria SE-NW a Bronte ; poi una scossetta di III grado ondulatoria SW-NE a 0h 53m a Messina e una scossa di IV ’grèido sussultorio ondulatoria SW-NE a 5h 55m a Ran- dazzo. Indi alle I4h 52 si ha un’altra scossa che è sussultorio-ondulatoria di non deter- minata direzione, di VI grado a Linguaglossa ; pure sussultorio ondulatoria E-W di V grado a Randazzo, di IV grado a Bronte, Mineo, Reggio Calabria, Lipari ondulatoria SE-NW nella prima località, sussultorio-ondulatoria SE-NW nella seconda, ondulatoria di non de- terminata direzione nella terza e nella quarta, di HI grado ondulatoria a Catania, di 1° grado sussultoria a Biancavilla. Poi il 25 si hanno continue scosse più o meno sensibili a Montalbano Elicona; alle 10h 40m si ha un’altra scossa che è ondulatorio-sussultoria SW-NE di V grado a Randazzo, ondulatoria NW-SE di IV a Bronte e ondulatorio-sussultorio di III grado a Linguaglossa. Il 26 a 14h 2m si ha una scossetta sussultoria di 1° grado a Biancavilla, a 17h 20"' e 22h 31m si hanno due indicazioni sismoscopiche a Catania. Il 27 altre due indicazioni sismoscopiche si hanno a Catania a 10h 42m e 21h 33'n e a Randazzo una scossa di III grado a 22h 30m . Inoltre da Patti si telegrafa che ivi le scosse, sebbene leggere, pure continuano. Il 28 a 2h 3"' si ha un’altra indicazione sismoscopica a Catania. A Linguaglossa e Randazzo si avverte un’ altra scossa sussultoria di IV grado a 19h 7m. Il 29 a 12h 10,n e 12h 25m si hanno due scosse di III grado sussultorie a Randazzo, a 2h 25m un’ altra sussultorio-ondulatoria S-N di IV ; poi a 16h 57m si ha un’altra indi- cazione sismoscopica a Catania. Inoltre da Patti si telegrafa che ivi nella giornata e nella notte successiva si hanno leggere scosse. Finalmente il 30 alle 2h 19m si ha un’ altra scossetta sussultoria di 1° grado a Bronte e un’ altra scossa sussultorio ondulatoria NE-SW di IV grado a Randazzo. L' Eruzione etnea del 1910 3 Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. L’Etna coperto dalle nubi nei giorni 7, 20, 24; col cratere centrale in calma nei giorni 10, 13, 15, 23 e 30 ; con deboli o de- bolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 5, 6, 18, 29; di vapori cenerognoli nei giorni 11, 14; emanazioni di fumo or bianco or cenerognolo piuttosto forti nei giorni 16, 17, 28 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nel giorno 22 ; di mediocre intensità nei giorni 4, 25 ; notevoli e tali da formare folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 3, 12, 19, 26, 27 e 31, di fumo un po’ grigio nei giorni 8, 9 e 21. Fenomeni eruttivi eccentrici — Nei giorni 2, 14, 18, 21 e 31 si osservano forti emanazioni di vapori bianchi dal 1° cratere a Nord dei nuovi Monti Silvestri ; nel giorno 4 si hanno forti emanazioni di vapori rossastri da quasi tutto 1’ apparecchio eruttivo. Fenomeni geodinamici. — Continua 1’ importante periodo geodinamico iniziatosi nel mese precedente. Il giorno 1 si ha una indicazione sismoscopica a circa le 71* ed una indicazione sismo- grafica dal sismografo Cecchi a 9h 52m a Catania. Il 2 anche a Catania si ha a 8h 40m un’altra indicazione sismoscopica; alle llh 15m dello stesso giorno poi si ha una scossa piuttosto forte di V grado sussultorio-ondulatoria SW-NE a Randazzo e a Patti; di IV grado a Lin- guaglossa, Bronte, sussultorio-ondulatoria N-S, di 111 grado ondulatoria N-S a Messina ; sussultorio-ondulatoria SE-NW a Mineo. Inoltre a Patti e Montalbano Elicona a llh 26m si ha una replica pure forte. Alle 1 lh 45,n si ha una scossetta strumentale a Reggio Calabria. 11 giorno 3 da S. Piero Patti si telegrafa che nella giornata si hanno continue scosse ; ed ieri, senza dare ora, si ebbe una scossa forte, probabilmente intorno alle llh 30m con- temporaneamente cioè a quella avvertita a Patti e Montalbano Elicona. 11 4 a circa le 8h e llh 45m si hanno due scossette strumentali a Catania; altra a circa le 22h ; da Patti e S. Piero Patti telegrafano che continuano le scosse di terremoto e la popolazione dei due cen- tri abitati è molto spaventata. Il 5 altra scossetta strumentale a Catania a 0h 26"' . Il 6 scossa ondulatoria W-E di III grado a Trapani alle 2h circa. Il 7 a 23h 24m altra scossa ondulatoria di 111 grado a Castroreale. L’ 8 a 7h 23m scossetta strumentale ondulatoria SE-NYV a Bronte ; altre due a Catania a 10h 53m e 23h 32m ; scossa con rombo a Novara Sicilia alle 21h 30m . Nella notte tra l'8 ed il 9 scossetta strumentale a Messina. 11 10 si ha un’ altra scossetta strumentale a Catania a 0h I4m e da Montalbano Elicona si telegrafa che ivi le scosse leggere continuano. Il giorno 1 1 si ha alle 7h 3m una scossetta strumen- tale a Catania ; altra scossetta sussultoria a 8h 55m a Randazzo ; altra a Catania alle I4h 15m ; intorno alle 15h IO"1 si ha una scossa di VI grado sussultoria ondulatoria ENE-YVSW a Palermo avvertita pure ad Ustica e Alicuri di IV grado (?) sussultoria ondulatoria S-N a Mineo ; ondulatoria NW-SE di III grado a Trapani ; replica a Palermo alle 15h 25m ondu- latoria E-W di IV grado e sussultoria ondulatoria di III grado a Mineo; altra scossa alle 15h 49m ondulatoria ESE-WNW di III grado a Palermo e finalmente a 15h 52m una scos- setta strumentale sussultoria a Mineo. A Catania intorno alle 15h i tromometri sono straor- dinariamente agitati per causa dei predetti terremoti che batterono la Sicilia occidentale. Il 12 scossetta strumentale alle 6h 20m a Catania; il 13 da Montalbano Elicona si telegrafa che ivi continuano leggere e quasi inavvertite le scosse. Il 14 a 1 lh 30m scossetta strumen- tale a Catania; altra alle 121' 30m a Noto e Catania. Il 16 a 0’1 2m e 15h 25m due indica- zioni sismoscopiche nella stessa Catania; un’altra il 17 a 20h 19m ; un’altra il 19 a lh 54m . Il 18 a 7h 27m e 7h 42"1 due scossette sussultorie strumentali a Randazzo. Il 23 6 S. Arcidiacono [Memoria XVII. | altra indicazione sismoscopica a Catania alle 151' 30“ . Il 25 si segnala una scossetta stru- mentale ondulatoria NW-SE avvenuta a llh 44m a Linguaglossa. Finalmente il 30 il mese si chiude con un’ altra indicazione sismoscopica avvenuta a Catania a circa le 10tl . Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nel giorno 2 ; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 5, ó, 7, 9, 10, 15, 17, 18, 19, 20, 23, 24, 25, 26, 27; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 12, 16, 28, 29; con eruzioni di turno bianco di mediocre intensità nei giorni 1, 8, 21, 22, 30; e di fumo cenerognolo nei giorni 13, 14 ; con eruzioni forti e tali da formare dei folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 3, 11. Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nei giorni 1, 9, 18, 22, 23, 28 si notano emana- zioni piuttosto forti dal 1° cratere a Nord dei Monti Silvestri ; e nei giorni 27 e 30 deboli da quasi tutto 1’ apparecchio eruttivo. Fenomeni geodinamici. — Il 1° a Bongiardo verso le 4h si ha una scossa forte che sveglia la popolazione; a 8h 48m si ha una scossetta di I grado ondulatoria NW-SE a Ran- dazzo, ove la popolazione avverte contemporaneamente un rumore come soffio di vento. Il 2 a Zafferana Etnea, S. Venerina e a Bongiardo a 6h 45m si ha una scossa ondula- toria SE-NW di VI grado nel primo centro abitato, di V grado nel secondo, ondulatoria NE-SW e nel terzo; a 8h 43“ si ha una scossetta ondulatoria N-S di 2° grado, a Catania ove succede una replica strumentale a llh 46“ . Il giorno 3, intorno alle 31', si ha una scossa di VI grado a Montalbano Elicona, di V grado sussultorio -ondulatoria NW-SE a Randazzo accompagnata da rombo leggero ; di IV grado ondulatoria SE-NW a Bronte e Novara di Sicilia ; di III grado ondulatoria N-S a Linguaglossa e di I grado a Mineo. Inoltre da S. Piero Patti si telegrafa che ivi nella notte si avvertono varie scosse tutte ondulatorie E-W una delle quali, probabilmente quella delle 3h , forte. Il 7 si segnala una scossa sussul- toria di IV grado, avvenuta a Randazzo a 22h 40“ , che si ripete all’indomani, 8, sussul- torio-ondulatoria NW-S colla medesima intensità a 9h 5“ .11 10 a Catania a 21' e 2h 22“ si hanno rispettivamente un’ indicazione sismoscopica ed un’ altra sismografica; altre due in- dicazioni sismoscopiche si hanno nella medesima città il 12 a 4h 52m e 15h 31'“. Il 13 a Palagonia si nota una scossa sussultoria di II grado, avvenuta alle 12h 25“ preceduta da un’ indicazione sismoscopica alle 7h . Il 14 si agita ancora Randazzo con una scossa sussultoria di IV7 grado avvenuta alle 6h 50“ ; a Mineo alle 7h 33“ si nota una straordinaria agitazione tromometriea (10 parti della scala). Il 16 nella stessa Mineoa li'1 50“ e 1 2h 19" si hanno due indicazioni sismoscopiche. Il 23 a 16h 50“ si avverte dal personale dell’Os- servatorio Etneo una scossa di III grado ondulatoria N-S. Il 29 a Messina a 0h 37“ si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 9, 15, 16, 17, 18, 20; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 4, 5, 6, 10, 11, 12, 19, 21, 22, 23, 29, 30; di vapori cenerognoli nel giorno 8; con forti emanazioni di vapori bianchi nel giorno 25 e di vapori cenerognoli nel giorno 13; con deboli eruzioni di fumo cenerognolo nel giorno 7 ; con eruzioni di mediocre intensità di fumo bianco nei giorni 1, 2, 3; con eruzioni notevoli di fumo bianco, tali da formare dei folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 26, 27, 28 e 31 ; di fumo un po’ grigio nei giorni 14, 24. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 10, 18, 26, si notano delle emanazioni di vapori bianchi dal 1° cratere a N dei Monti Silvestri (eruzione 1892); forti nei giorni L' Eruzione elnea del 1910 7 14, 17, 20, 21, 27 ; nel giorno 25 in fine si notano due alte colonne di vapori, sempre bianchi, dai predetti Monti Silvestri. Nella sera del giorno 14 improvvisamente s’intorbidano le acque di Fiume-caldo, presso Mineo. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a Messina a 3'1 41m cadono le verghette di due sismoscopii. Il 2 a Bronte si registra una scossa sussultoria di 1 grado avvenuta a 1 4h 37m . II 5 Randazzo a I7h 34,n è scossa da un terremoto sussultorio-ondulatorio NW-S.E di IV grado e da Montalbano Elicona si telegrafa che ivi nella giornata si avvertono tre scosse sensibili. L’8 si segnala da Siracusa una scossetta di I grado ondulatoria NW-SE a 17h 29m e a Catania a 19h 45m cade la verghetta di un sismoscopio. Il 9 a circa 5h 40m scoppia un forte terremoto che è sussultorio ondulatorio NE-SW di V grado a Randazzo ; ondulatorio SW-NE di IV grado a Linguaglossa ; ondulatorio N-S di I grado a Catania. Inoltre si ha: una scossa sussultorio-ondulatoria SE-NW di II grado a Mineo a 5h 51'" ; una scossa di IV grado a S. Piero Patti a 6h ; una scossa sussultorio-ondulatoria E-W di IV grado a Bronte a 6h 23"‘ ; un’altra scossa sussulttoria ondulatoria NW-SE di IV grado a 7h 19m a Randazzo; e la caduta della verghetta di un sismoscopio a Catania a 20h 6m .11 10 a Catania, a I2h 12m si ha una indicazione sismoscopica ; un’altra l’il a 7h 5m . Il 14 a Mineo a 23h 34m si ha una forte scossa sussultoria , accompagnata da rombo , preceduta da un intorbidamento delle acque di Fiume-caldo nella sera del giorno precedente. Il 15 intorno alle 3'1 1J4 si ha un’altra scossa di III grado a Zafferana Etnea ondulatoria N-S e a S. Ve- nerina di genere indeterminato, e a Catania a lóh si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio. Il 17 si ha un’altra indicazione sismoscopica a Mineoa 21h 30m ed un’altra il 22 a 6h 52m a Catania. Il 24 da Giarre si segnala una scossetta sussultoria di I grado a 7h 43m , ed il 25 nella predetta Mineo e a Catania si hanno dei leggerissimi movimenti insensibili all’uomo rispettivamente a 7h 51m e 16h 57m . Agosto — Fenomeni geodinamici centrali. — Cratere centrale etneo in calma nei giorni 1, 8, 9, 10, 11, 12, 15, 18, 22, 24, 26, 27, 31; con deboli emazioni di vapori bianchi nei giorni 2, 4, 17, 19, 25, 30; forti nei giorni 20, 21 — con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 6, 7, 13; di fumo cenerognolo nei giorni 5, 23, 28, 29; con eruzioni di fumo bianco piuttosto notevoli, nei giorni 14, 16. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei. giorni 5, 9, 10, 13, 16, 20, si notano ema- nazioni di vapori bianchi più o meno forti dai nuovi crateri del 1892. Nella mattina del giorno 7 si ha lieve intorbidamento delle acque di Fiume-caldo. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 Bronte è battuta da una scossa ondulatoria di IV grado avvenuta a *2h 50m . Il 4 Mineo si muove per una scossa sussultoria ondu- latoria N-S di III grado a 21h 29m ; il 7 e 8 nella stessa Mineo, si notano due indica- zioni sistnoscopiche rispettivamente a 16h 46m e 6h 38m ; nello stesso giorno 8 a Bian- cavilla si registra una scossa ondulatoria NE SW di III grado a 12h 35m . Il 10 a 4h 8"’ si ha una scossa sussultoria ondulatoria E-W di IV grado nella predetta Biancavilla ed un’altra ondulatoria di III grado a Mineo. L’ 1 1 l’isola di Stromboli è scossa per un ter- remoto di V grado, il quale si propaga sino a Lipari, ove è di II grado; nello stesso giorno a 19h 30m si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio a Siracusa. Il 12 intorno alle 6h 15“ sono battute Biancavilla, Beipasso e Paterno per un terremoto ondulatorio NE-SW di III grado nella prima località, di I-II nella seconda; di intensità sconosciuta nella terza. Il 17 a 18h 4lm circa si hanno parecchie scossette di I grado sussultorie a Mineo il 18 a 15h 37m un’altra; il 20 un’altra ancora a Licata a 15h 40m ; il 21 a Catania a 8h 24m altra; 8 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] il 22 a Mineo a lh 35m un’altra e a Catania a 10h 41m un’altra ancora. Il 24 a Licata, a 12h 32'“ si ha una scossa ondulatoria di III grado. Il 25 un’altra scossa sussultoria ondu- latoria N-S di IV grado a 6h 20m a Randazzo e un’ indicazione sisinoscopia a lh 10ra a Lipari. Il 26 a 141' 59'" e 15h I5m due scossette strumentali a Mineo; il 27 a 20h 55m un’ altra pure strumentale ; il 28 a Catania a 7h 20m si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio ; il 29 a 4h 15m - 51' 37m e 7h si hanno a Mineo altre tre scossette di I grado ed il 31 il mese si chiude con la caduta a Catania della verghetta di un sismoscopio alle 1 lh 10m . Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. --L'Etna coperto dalle nubi nel solo gior- no 4; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 6, 11, 15, 17, 19, 20, 21, 26, 28, 29; con deboli o debolissime emanazioni di fumo bianco nei giorni 3, 16, 24, 25 ; e di fumo cenerognolo nel giorno 14; con emanazioni forti o fortissime di fumo bianco nei giorni 2,13; con deboli eruzioni, sempre di fumo bianco, nei giorni 7, 12; di mediocre intensità nei giorni 5, 27 ; di mediocre intensità e di fumo cenerognolo, nei giorni 18, 22, 23; con no- tevoli eruzioni di fumo bianco e tali da formare dei folti pennacchi nei giorni 8, 9, 10, 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 7, 12 si notano deboli emanazioni di vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892 ; forti nei giorni 2, 3, 9, 13. Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 1, 2, 3, 4 e 17 si hanno a Catania rispetti- vamente alle ore 3h 19m-5h 23m - lh 43m - 19h 38"1 - 5h 25m delle semplici indicazioni si- smoscopiche ; il 19 a 8h 23m e llh lra a Mineo ; il 21 a 0h 7m e 6h 46m e il 26 a 2h 37“‘ a Catania. Nello stesso giorno 26 a 3h 52m e 3h 54,n si hanno a Randazzo due scosse di IV grado : ondulatoria E-W la prima, sussultoria la seconda. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni 21, 22, 23, 24, 28, 29; col cratere centrale in calma nei giorni 3, 4, 11, 14, 15, 17, 18, 19, 25, 26, 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 10, 16, 20, con emanazioni piuttosto forti e di vapori cenerognoli, nei giorni 7, 8, 9; con deboli eruzioni di' fumo bianco nel giorno 13, e di fumo cenerognolo il 6; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità nei giorni 1,2; notevoli e di fumo cenerognolo nei giorni 30 e 31. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 8, 9 si notano deboli emanazioni di va- pori bianchi dai huovi Monti Silvestri (1892) forti nei giorni 11, 15, 23. Le acque di Fiume-caldo s’intorbidano nei giorni 3, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 23; no- tevolmente nei giorni 4, 5, 6, 30, Fenomeni geodinamici — li giorno l a 17h 53m si ha una scossa sussultoria di IV grado a Randazzo e a 22h un’ altra pure sussultoria di III grado a Giarre. Il 9 altra scossa di 111 grado sussultoria a 3h 4m ed una altra sussultoria ondulatoria NVV-SE pure di HI grado a 4h 45'" a Zafferana Etnea. L’ 8 a 21h a Monte Albano Elicona se ne ha un’altra ondulatoria N-S di IV grado; e il 22 a llh 30"' a Mineo si ha una semplice in- dicazione sismoscopica. Il 31 a circa 01' 41m scoppia un forte terremoto che scuote principalmente i versanti NW e S dell’ Etna : esso è di V grado a Paterno e Mineo ; sussultorio ondulatorio W-E nella prima città e sussultorio ondulatorio N-S nella seconda; fn di IV grado a Catania, Nicolosi, Bronte, Randazzo : sussultorio ondulatorio nella prima città, ondulatorio SE-NVV nel secondo centro abitato, sussultorio ondulatorio SE-NW nel terzo, sussultorio nel quarto ; fu di 111 grado a Beipasso, Biancavilla, Adernò e ondulatorio NE-SYV nella prima località, ondulatorio NVV-SE nella seconda, ondulatorio nella terza. Li Eruzione etnea del 1910 9 Finalmente da Palagonia nello stesso giorno 31 si annunzia una forte scossa ondulatoria NE-SYV che sarebbe colà avvenuta a lh 5m . Che ci sia stato errore nella trasmissione dell’ ora e questa scossa sia la stessa di quella avvenuta a 0h 41m ? Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto da nubi nei giorni 5, 6, 8, 9, 12, 13, 20, 21, 23, 30; col cratere centrale in calma nei giorni 3, 4, 24; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11, 16, 18, 19, 27, 29; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 10, 25; di mediocre intensità nei giorni 7, 14, 22, 28 ; notevoli e tali da costituire dei folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 1, 2, 15, 17, 26. Fenomeni eruttivi eccentrici.— Nei giorni 10, 15, 16, 17, 27 si notano forti emana- zioni di vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892, specialmente nei giorno 15; deboli il 28. L’ acqua di Fiumecaldo s’ intorbida nei soli giorni 4 e 9. Fenomeni geodinamici. — Pochissimi ; si ha solamente una scossa sussultoria on- dulatoria N-S di V grado a Zafferana Etnea il giorno 13 a 17h 20m e poi si hanno delle indicazioni sismoscopiche il giorno 5 a Mineo a 5h 6m e 1’ 1 1 a Catania a 10h 24m e il 22 a 5h 45m a 10h 39m e llh 9m . Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalie nubi nei giorni 1, 2, 5, 8, 9, 20, 21, 22, 23, 29; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 18, 19; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11, 12, 13, 14, 15, 2-1, 25, 26; con eruzioni deboli di fumo , cenerognolo nel giorno 17 ; con eruzioni mediocri di fumo bianco nei giorni 6, 7, 27, 28, 31 ; di fumo cenerognolo nel giorno 16; con notevoli eru- zioni di fumo bianco nei giorni 3, 10, 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 3 si notano forti emanazioni di vapori bianchi dai nuovi Monti Silvestri, eruzione del 1892. Fenomeni geodinamici. — Quasi nessuno , se si tolgono alcune indicazioni sismo- scopiche avute in Catania nei giorni 14 a 18h 2m - 19h 18m ; nel giorno 15 a 15h 4m — nel giorno 18 a 2lh 35m — nel giorno 22 a 7'1 6m — nel giorno 23 a 4h 54in — nel giorno 25 a 4h 37 m — nel giorno 26 a 2h 42m e nel giorno 29 a 12h 45m. Gennaio I894 — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperta dalle nubi nei giorni 4, 7, 9, 13, 14, 25, 26, 27 ; col cratere centrale in calma nel giorno 5; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 17, 18, 24 ; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco nel giorno 28; di mediocre intensità nei giorni l, 2, 6, 8, 10, 11, 12, 15, 16, 19, 20, 22, 23, 31 ; notevoli e tali da costituire folti pennacchi nei giorni 3, 21, 29,30, Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Anche in questo mese si ha calma del suolo, giacché si hanno solamente scossette strumentali a Catania e Mineo, cioè: il 7 a 9h I6m a Mineo; 1’ 8 a 15h 8m a Catania; il 17 a I5h 49m a Mineo; il 18 a 1 1" 56m a Catania ed il 30 a 21' 44"’ a Mineo. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 5, 12, 14, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24; col cratere centrale in calma nei giorni 23 e 28 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 8, 11, 13, 15, 16; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 25, 26; di mediocre intensità nei giorni 6, 7, 9, 10, 27. Fenomeni eruttivi eccentrici — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior- ni 27 e 28. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XVII. 2 10 S. Arcidiacono [Memoria XVI1J. Fenomeni geodinamici — Il giorno 4 ed il giorno 10 a Catania, rispettivamente a 181' 21"' e 5h 13m si hanno due indicazioni sismoscopiche. Il 20 a 5h 34'" a Mineo si ha una scossetta strumentale ; a 6h 58m scoppia una forte scossa di terremoto che secondo notizie date dal Giornale di Sicilia fu intensissima a Novara Sicilia; sussultoria ondulatoria SE-NW di V grado a Randazzo ; sussultoria ondulatoria SE-NW di IV grado a Bronte ; ondulatoria N-S di III grado a Messina ; a 9h 20'n si ha una scossetta ondulatoria NVV-SE di I grado a Randazzo ed un’ altra a Mineo a 14h 49m . Il 21, a 18h 52m e 21h 45'" si hanno a Mineo altre due scossette strumentali; a 21h 15m una scossa ondulatoria S-N di V grado a Linguaglossa e di III0 a Bronte; a 23h 15m circa altra scossa ondulatoria S-N di V grado a Randazzo ; ondulatoria di V a Barcellona (Sicilia) e sussultoria di III grado a Messina. Il 22 si ha una scossetta strumentale ondulatoria SW-NE ancora a Randazzo; in fine il 23, 25, 26 e 28 si notano indicazioni sismoscopiche a Catania e Mineo, e cioè a Catania 23 e 25 rispettivamente a 8h 48m e lh 33m il 26 a Mineo a 4h circa e a Ca- tania a 8h 45m ed il 28 a Catania a 0h 19m . Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 6, 13, 15, 16, 17, 19, 20, 22, 24, 27, 29, 30 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 8, 9 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3 ; con eruzioni leggere di fumo sempre bianco nei giorni 5, 12, 21 ; di mediocre intensità nei giorni 10, 14, 18, 23, 25 ; forti e tali da formare dei folti pennacchi di fumo bianco, nei giorni 7, 11, 26, 28. Fenomeni eruttivi eccentrici . — Nel giorno 28 si notano forti emanazioni di vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892, specialmente da quelli a N. Si nota intorbidamento dell’acqua di Fiumecaldo nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 15, 16, 17, 18, 19 e 20. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6 si segnala da Reggio Cai. una scossa ondu- latoria SW-NE di III grado; l’8 a Catania a 41' 25m e a Mineo a llh 2’" si hanno due segnalazioni sismoscopiche ; il 9, 14, 19, rispettivamente a ore 6h 58m — 3h 19m — 7h 6'" si hanno altre segnalazioni di scossette strumentali ; come pure a Mineo nel giorno 22 a 9h 50m e llh 43m ; 25 a 0h 42,n e 7h 43m ed il 26 a 16h 58m . Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna coperto dalla nubi nei giorni 1, 2, 3, 11, 13, 17, 18, 19, 20, 21, 29 e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 4, 5, 6, 7, 12, 25, 26, 27 ; forti nel giorno 9; con deboli eru- zioni di fumo bianco nei giorni 10, 22; di mediocre intensità nei giorni 15, 16, 23; no- tevoli nei giorni 8, 14, 24 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 25, 26, 27, 28, 29, 30 specialmente nei giorni 16 e 24. Fenomeni geodinamici. — Il 7 si ha una scossetta strumentale a Mineo a 6h 44"' ; il 12 altra scossetta pure strumentale a 14h 7m a Catania; il 16 a lh 54m si ha un’altra scossetta di II grado a Mineo; che si ripete colla stessa intensità il 18 a 8h 13m e 81' 25m ; il 21 a Viagrande si nota una scossetta strumentale ondulatoria N-S a 7h 30m e ad 81' 50m un’altra scossetta di lì grado a Mineo; il 21 a Mineo si hanno a 21h 14"' — 21h 15m — 2 1 h 16m scossette strumentali, che si ripetono a 4h 3m e 5h 45ul e si fanno continue; il 22 dalle 111' 34,n alle llh 36m con straordinario moto tromometrico (10 parti); il 25 a 14h 22'" altra scossetta di I grado nella predetta Mineo e a 18h 12'" e 221' 6,n due scossette ondula- L' Eruzione etnea del 1910 II torie NE-SW rispettivamente di Ili e II grado a Palagonia ; il 26 altre due scossette stru- mentali : la prima a llh44m a Mineo, la seconda a 15h 17m ondulatoria N-S a Palagonia; il 27 altra scossetta strumentale a 12h 8m a Palagonia ; il 28 a lh 25m e Mineo a 9h 30'" si hanno altre due scossette pure strumentali ; il 30 finalmente a 51' 28m si ha una scossa sussultorio-ondulatoria di III grado, preceduta e seguita da molte altre strumentali, indicata pure a Catania da un sismoscopio a verghetta. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali — L’Etna coperta dalle nubi nei giorni 2, 8, 9, 12, 14, 19, col cratere centrale in calma nei giorni 5, 6, 24, 25, 27, 30; con de- boli o debolissime emanazioni di fumo bianco nei giorni 3, 11, 15; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 23, 31, di fumo cenerognolo nel giorno 26; con eruzioni di mediocre intensità di fumo bianco nei giorni 7, 13, 17, 20, 21, 28, e di fumo cenero- gnolo nei giorni 16 e 29; con eruzioni notevoli e tali da formare folti pennacchi di fumo bianco nei giorni 1, 4, 10, 18, 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 1, 2, 3, 5, 4, 6, 11, 20, 21, 22 e 30 specialmente il 20 fu molto torbida; inoltre nei giorni 4 e 5 si ha notevole emissione di gas (idrocarburi) nel Lago di Naftia o dei Palici, presso Palagonia, il cui puzzo poco gradevole si avverte sino a notevole distanza. Fenonieni geodinamici. — Nel giorno 1 a 0h 55m — 01* 56m — lh 23m — 6h 14m e 6h 15m si hanno segnalazioni sismoscopiche a Mineo. Il 2 a 8h 5m se ne ha un’ altra a Catania e a 20h 34in si registra una scossetta di II grado nella predetta Mineo; ove anche il 4 ed il 7 a 12h 5lme 9h 52m si notano due altre scossette strumentali. Il 13 si ha una scossa di terremoto che è di IV ondulatoria YV-E a Siracusa e N-S a Pachino; ondulato- ria S-N di III grado a Vizzini ; di II grado a Catania e Mineo. Il 18, al solito, a 16h 29m — 16h 30m — 16h 35U1 e 16h 55m si hanno a Mineo dei lievissimi movimenti indicati da alcuni sismoscopii. Il 20 invece a 13h 3m il movimento è di I-II grado; ed il 21 si ha a 4h 18m una scossetta di III grado sussultoria ondulatoria N-S; la quale fu pure avvertita con la stessa intensità ondulatoria E-W a Catania e ondulatoria di non determinata direzione a Siracusa. Nello stesso giorno 21 poi a IO'1 si ha una scossetta strumentale a Licata e altre scossette pure strumentali a 21h 23"' e 23h nella predetta Mineo. Poi nel giorno 26 a IO'1 25m — 10'* 44m ; nel giorno 28 a 9h 2lm — 15h 39m si hanno altre indicazioni sismo- scopiche e a 21h 17ra una scossa sussultoria ondulatoria SVV-NE di III grado. Il 29 infine, a 01' 58m nella stessa Mineo si registra un’ ultima scossetta strumentale. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 10, 11, 12, 13, 14. 16, 21, 22; con deboli o debolissimi emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 8, 19, 23, 24, 27, 28 ; con eruzioni di fumo ce- nerognolo: deboli nei giorni 17, 18; di mediocre intensità e di fumo bianco nei giorni 9, 25 ; di fumo un po’ grigio nei giorni 29 e 30 ; con eruzioni notevoli di fumo ancora un po’ grigio, nel giorno 20 e di fumo bianco nel giorno 26. L’ Etna nel solo giorno 15 ri- mane occultato dalle nubi. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel predetto giorno 15 si notano forti emissioni di vapori bianchi dal nuovo cratere a N dei Monti Silvestri (eruzione del 1892) e dalle fumarole circostanti. Fenomeni geodinamici. — li giorno 6 si ha a Randazzo una scossa sussultoria di IV grado del resto nei giorni 9, 10, 12, 14, 15, 16, 19, 22, 27 e 28 si hanno a Mineo numerose scossette strumentali certamente in relazione a movimenti locali, estranei all’ at- 12 S. Arcidiacono [Memoria XVII. tività geodinamica dell’ Etna. A Catania il 10 a 3h si ha pure una scossetta strumentale, che si ripete il 27 ondulatoria SW-NE a 231' 37in e il 28 a 2 lh 23m ; inoltre nella stessa a Catania il 28 si hanno due scosse di III grado sussultorie ondulatorie SW-NE indicate da qualche sismoscopio a Mineo. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalle nubi il giorno 1 ; con debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 15, 16, 17, 18, 19, 26, 27, 29, 30; forti nei giorni 2, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 14, 20, 21, 22; forti e di fumo cenerognolo nel giorno 23 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nel giorno 25 ; di mediocre intensità nei giorni 5, 10,28 e 31; notevoli nei giorni 3,24, notevoli e di fumo un po’ grigio nel giorno 4. Fenomeni eruttivi eccentrici — Nel giorno 4 si notano forti emanazioni di vapori bianchi dai crateri del 1892. Fenomeni Geodinamici. — Di notevole nel mese si ha : una scossetta di I-II grado a 1 1 h 28m a Mineo; un’altra a 1 1 h 57m a Catania; poi una scossa di IV grado sussultorio ondulatoria SW-NE il giorno 15 a 8h 16"' a Randazzo, ove si ripete nel giorno 29 ma di III grado; il 31 nella predetta Mineo si nota un’altra scossetta ondulatoria SE-NW a lh 9m di II grado — e un’ altra pure ondulatoria S-N di I grado a 201' 57m a Randazzo. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. L’ Etna con il cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 5, 6, 7, 10, 13, 14, 15, 17, 18 ; con deboli emanazioni di fumo bianco nei giorni 16, 28, 29, 30 e 31 ; forti nei giorni 20, 21, 22, 23, 24, 25, 27 ; con eruzioni de- boli di fumo sempre bianco nei giorni 4, 11; di fumo cenerognolo nel giorno 26; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 8, 9, 12, 19. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 15 e 16, si notano forti emissioni di vapori bianchi dai crateri del 1892 — L’acqua di Fiumecaldo s’intorbida nel mattino del giorno 27. Fenomeni geodinamici. — Il mese comincia con una scossetta di II grado avve- nuta a Mineo a 13h 28m ; poi se n’ ha un’altra ondulatoria W-E di I grado alle 2h 16m a Messina il giorno 3. Il 7 nella predetta Mineo, a 8h 43m si registra una scossa sussultoria di III grado seguita da un’altra strumentale a 111' 45m ; intorno alle ore 14 scoppia un forte terremoto che batte specialmente il versante orientale e meridionale dell’Etna; fu on- dulatorio N-S di V grado a Zafferana Etnea e S. Venerina, di IV a Viagrande, Acireale e Catania: sussultorio-ondulatorio N-S nel primo centro abitato e di genere indeterminato nel secondo e terzo; di III grado sussultorio a Nicolosi; di II grado a Mineo. Il giorno 8 a circa 61' x/4 si ha un’ altra scossa che si può classificare tra le rovinose ; essa fu di VIII grado a Zafferana Etnea, nel cui territorio si ebbe la rovina di qualche edilizio e qualche vittima umana ; di V-VI grado a Paterno e Beipasso : sussultorio-ondulatorio SE-NW nella prima località e ondulatorio N-S nella seconda ; di V grado a Catania, Nicolosi (ondula- toria NW-SE) e Osservatorio Etneo ; di IV grado a Randazzo e Biancavilla : ondulatorio S-N nella prima località e sussultorio nella seconda ; di III grado sussultorio-ondulatorio SE-NW a Mineo e NE-SW a Linguaglossa ; poi, ancora nel giorno 8, intorno alle 7h 25"' si ha una replica a S. Venerina dalla quale località non si dà nessun particolare del feno- meno; a 7h 30'" si ha un’altra replica che è di III grado ondulatoria NW-SE a Nicolosi, e avvertita pure a Zafferana Etnea, S. Venerina dalle quali località al solito non si danno particolari sulla scossa; e di I grado a Viagrande; alle 13h ancora da S. Venerina si se- gnala altra scossa di non determinato genere e intensità; alle 14h altra scossa a Viagran- L' Eruzione etnea del 1910 13 de, avvertita dalle persone, non indicata dagli strumenti. 11 9, S. Venerina segnala un’altra scossa di terremoto avvenuta a l1' 45m e poco dopo a 2h 35m Zafferana è battuta da una scossa ondulatoria di V grado, avvertita pure nella predettà S. Venerina. Alle 4h 43U1 a Catania si ha una segnalazione sismoscopica. Il 10, a Catania a 3h 46m si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio e da Ran- dazzo si segnala un’altra scossa ondulatoria SW-NE di III grado avvenuta a lh 12m e da S. Venerina altra pure di III grado a 9]l 30m circa dell’ 1 1 , la quale fu ondulatoria pure di III grado a Zafferana Etnea ; a 13h 55m poi nella stessa Zafferana ha luogo un’ altra scossa ondulatoria di V grado che spaventa popolazione. Il 12 a 16h I5m si ha altra scossetta a Mineo indicata da un solo sismoscopio a verghetta. Il 13 a 2h circa nella predetta Zaffe- rana si avverte un’ altra scossa ondulatoria di III grado seguita da altra intorno a 3!l 45™ sussultoria ondulatoria di V grado, segnalata pure da S. Venerina di III grado ; a llh 57m cade la verghetta di un sismoscopio a Catania ed in fine a 23h 5m una scossa sensibile di IV grado all’Osservatorio Etneo. Il 14 si segnalono diverse indicazioni sismoscopiche da Mineo, ma esse probabilmente sono dovute a movimenti del suolo puramente locali. Il 18 a S. Venerina a 2h 1,l2 circa e 231’ 45m si avvertono altre due scosse di terremoto: la prima di III grado, la seconda di IV ; a Bongiardo la scossa fu così forte, che la po- polazione spaventata uscì all’ aperto e vi rimase tutta notte. Replica il 19 nella predetta S. Venerina con una scossa di III grado a 0h 30. ed il 20 a 0h 45m di IV grado. Il 22 si ha ancora a S. Venerina a 2h 45nl una scossa sensibile , e poi a 15h 35m si avverte un’ altra scossa a Randazzo , Linguagiossa e Mineo la quale è sussultorio ondulatoria SW-NE di IV grado nel primo centro abitato di III grado nel secondo, e ondulatoria E-W di II grado nel terzo. Il 23 a 23h 13m — 23h 15m e 23h 47m si avvertono ire scosse al- l’Osservatorio Etneo : la la ondulatoria E-W di III grado, la 2a ondulatoria N-S di III-IV ado la 3a sussultorio ondulatoria NW-SE di IV grado. Il 26 a 12h 43m si avverte a Zafferana Etnea un’ ultima scossa forte sussultorio-ondulatoria NW-SE ; poi si ha il 28 a 13h 44m un’indicazione sismoscopica a Catania e diverse altre a Mineo il 30 e 31. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna coperto dalle nubi nei giorni 12, 16 e 30 col cratere centrale in calma nei giorni 13, 15, 17, 18, 19, 21, 22, 24, 25, 26, 28; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 2, 3, 6, 7; forti o fortissime nei giorni 1, 4, 5, 11, 27; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 8, 10, 23; con eruzioni di mediocre intensità nei giorni 14 e 29 : notevoli e tali da formare dei folti pen- nacchi nei giorni 9 e 20. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — A Messina il giorno 5 a 19’1 35m e 19h 41m si hanno due scossette ondulatorie E-W di 111 grado avvertite dalle persone, non indicate dagli stru- menti. Il 9 a 10’’ 12m si ha una scossetta a Viagrande, di cui non si da alcuna indicazione sul genere e sulla intensità ; il 26 a 7h 45m si ha un’ altra scossetta a Randazzo, ondula- toria SW-NE di I grado; del resto, come al solito, nei giorni 11, 14, 15 e 21 si hanno diverse indicazioni sismoscopiche a Mineo. O ttobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 2, 3, 5, 6. 7, 8, 9, 10; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11, 13, 14, 15, 19, 20, 21, 24; forti nei giorni 27, 28 con fumo cenerognolo il 27; fortissime il 29 e 30 con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 12, 18, 23, 25, 31: di medio- 14 S. Arcidiacono | Memoria XVII. | ere intensità e sempre di fumo bianco nei giorni 1, 16, 17, 22, 30, notevoli il 26 con indizii di pioggia di cenere. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 8 e 9. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 9 Mineo è lievemente agitata a 2 1 h 18m con una scossetta di II grado, la quale sta in relazione ad una scossa sensibile ondulatoria N-S avvertita a Modica. Il 19 a 231' 31m si ha un’ altra scossa ondulatoria N-S di IV gra- do a Viagrande che si ripete il 23 ma in direzione E-W e di III grado. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto dalle nubi nei giorni 10, 15, 17, 20; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 4, 5, 18, 19, 21, 23 ; con deboli e debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 12, 28; forti nei giorni 13, 22, 29; con deboli eruzioni di fumo cenerognolo nei giorni 7, 8 ; con eruzioni di me- diocre intensità e di fumo bianco nei giorni 16, 25, 27 ; di fumo cenerognolo il 24 e 30; con eruzioni notevoli di fumo bianco nei giorni 1, 9, 11, 14, 26, specialmente nel giorno 14. Fenomeni eccentrici. — Nei giorni 12, 14, 23, 24, si notano fortissime emanazioni di vapori bianchi dai nuovi crateri del 1892. Intorbidamento leggero delle acque di Fiume- caldo nei giorni 19; mancano le osservazioni dei giorni 16, 17, 18 pel cattivo tempo; inoltre nell’ ultima decade del mese si nota una lieve diminuzione nelle emissioni gassose del Lago di Naftia, presso Palagonia. Fenomeni geodinamici. — In questo mese si hanno molti terremoti e di notevole intensità, da raggiungere in alcuni punti, il grado VII ed Vili della scala sismica Mer- calli, specialmente per quello delle 18h 52m del 16, che riuscì disastrosissimo per molti centri abitati della Calabria; però noi dovendoci attenere ai fenomeni geodinamici che ab- biano stretto legame all’attività dell’Etna, le trascureremo in questa rassegna, rimandando il lettore alla importante memoria pubblicata in proposito da una Commissione nominata dal R. Governo e costituita dai signori Prof. Ricco, Ing. Camerana, Prof. Di Stefano e Prof. Baratta (1). Adunque di fenomeni geodinamici che abbiano qualche relazione all’attività dell’Etna si ha: 11 giorno 6 a 18h 39m e 18h 41m due scossette di III grado a Mineo; il giorno 12 un’altra scossa di IV grado a 4h 28m a S. Venerina e una di li a 12h 8m a Mineo. Il 17 si notano altre due scosse a Viagrande e Palagonia, rispettivamente alle 3h e 4'1 di grado III; finalmente il 30, a 2h 25'" a Palagonia si ha una scossetta di III grado; a 6h 20m un’ altra scossetta di II grado a Catania con replica di I grado a 20h 2m . Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperta dalle nubi nei giorni 1, 2, 4, 6, 17, 20, 27, 29 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 9, 14, 23, 25; con leggere eruzioni di fumo bianco nei giorni 7, 12, 13, 15, 16, 18. 19 e 30; di mediocre intensità nei giorni 10, 11, 22, 26; notevoli e tali da formare folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 5, 8, 21, 24 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento leggero dell’ acqua di Fiumecaldo nel solo giorno 7. Fenomeni geodinamici. — Anche in questo mese si hanno numerosi terremoti, ma ( [) vedi annuali dell’ Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano — Serie 11 voi. XIX — Parte I 1897 — Roma. L' Eruzione etnea del 1910 15 la maggior parte non sono che 1’ eco di repliche del disastrosissimo terremoto del giorno 16 del mese precedente. Per quanto riguarda 1’ Etna o qualche regione adiacente abbiamo : 11 7, a l1' 1/,2 circa una scossa ondulatoria NE-SW di III grado a Palagonia e un’ altra a 17h 41rn pure di III grado a Mineo. Il 9 Randazzo si agita per un’altra scossa ondulatoria NE-SW di III grado avvenuta a 20'1 32m . Il 27 a circa le 7h si ha ancora una scossa di III grado a Mineo, avvertita pure a Licodia Eubea e Vizzini. Gennaio 1895. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 4, 5, 7, 10, 27 e 29; col cratere centrale in calma nei giorni 16, 25; con de- boli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 12, 19, 20, 21, 26; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 2, 8, 13, 17, 24; con eruzioni di mediocre in- tensità nei giorni 1, 3, 6, 9, 11, 15, 23, 28 e 31 e di fumo un po’ grigio nei giorni 18 e 22; con eruzioni notevoli, ma di fumo bianco, il 14. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Leggero intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 13, 14, 15, 21 e 22; mediocre, il 28. Fenomeni geodinamici . — Anche in questo mese persistono numerosi i fenomeni geodinamici ; ma la maggior parte di essi non sono che la ripercussione di movimenti più o meno forti avvenuti nella regione funestata dalla scossa del 16 novembre. Per quan- to riguarda l’Etna e regioni adiacenti, si ha: una scossa forte il giorno 12 a 111' 37m la quale fu di V grado a Mineo e Palagonia, sussultorio-ondulatoria N-S sulla prima località e sussultorio nella seconda ; di IV grado ondulatorio SW-NE a Reggio Cai.; di III grado sussultorio-ondulatoria NW-SE a Catania ; sussultoria a Nicolosi ; ondulatoria SW-NE a Modica ; di II grado ondulatoria E-W a Bionte e sussultorio-ondulatoria S-N tra I e II grado a Randazzo ; la predetta scossa fu pure avvertita quasi generalmente dalle popola- zioni di Militello, Vizzini, Licodia Eubea, Caltagirone, Grammichele ecc.; alle 14h 30m si ha un’altra scossa ondulatoria N-S di III grado a Palagonia; il 13 nella stessa località a 2!l un’ altra scossetta ondulatoria N-S di II grado ed il 14 altra sussultoria fra I e II grado. Finalmente a Catania il 30, a 12h 46m si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni 7, 9, 12, 16, 17, 18, 23, 25, 26 e 28; col cratere centrale in calma nei giorni 14 e 24; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 11 e 27; con leggere eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 13, 15, 21 ; di fumo un po’ grigio nei giorni 5 e 19 con eruzioni di mediocre intensità di fumo bianco, nei giorni 1, 2, 3, 6, 8 e 10; e di fumo un po’ grigio, il giorno 20, con eruzioni notevoli di fumo bianco il 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento dell’acqua di Fiumecaldo nei giorni 19, 20, 21. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 10 si ha una scossetta di II grado a Mineo a 23h 31m . Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 2, 3, 5, 12, 13, 14, 15, 16, 17 con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere cen- trale nei giorni 1, 7, 9, 10, 18, 24, 25, 27, 29 e 31 ; con leggere eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 8, 11, 20, 21, 22 e 23; di fumo un po’ grigio nel giorno 30; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità nei giorni 6 e 26; di fumo un po’ grigio il 28; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 19. 16 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 6, 17, 18, 19; intorbidamento leggero il 20 a tutto il 31. Fenomeni geodinamici. — Il 16 a Catania a 8h 2m si ha un’indicazione sismosco- pica e nulla più. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 1, 19 e 21 ; col cratere centrale in calma nei giorni 28 e 29; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 e 17; con eruzioni deboli di fumo sempre bianco nei giorni 6, 18 e 22; di fumo un pò grigio il 27; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 2 ; e fumo un pò grigio il 3, 4 e 5 ; con eruzioni notevoli di fumo bian- co nei giorni 8, 16, 20, 23, 24, 25 e 30 e fumo un po’ grigio il 7 e 26. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ acqua di Fiumecaldo s’ intorbida leggermente nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 8; è torbida il 13, nel giorno in cui avviene un fortissimo terre- moto che agita le Calabrie e la Sicilia Orientale a 161' circa ; il 14 a 4h si ha una scos- sela sussultoria di I grado a Bronte; un’altra a Catania a 1 11' 54m sussultorio-ondulatoria SE-NW. Il 15 a lh 3m si avverte una forte scossa a Zafferana Etnea, S. Venerina indicata da un sismoscopio e registrata dal sismografo a registrazione continua BratTort a Catania. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 7, 10, 17 e 28 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 2, 14, 21, 24, 27, 30 e 31 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 4, 5, 6, 12, 13, e 29; di fumo un po’ grigio nei giorni 20, 22, 23 e 25; con eruzioni notevoli di fumo sempre bianco, nei giorni 8, 9, 11, 16, 18 e di fumo un po’ grigio nei giorni 19 e 26. Nel giorno 3, verso le ore 10, comparve sul sommo cratere etneo una mediocre co- lonna di fumo bianco, diritta, che andò mano mano aumentando in grandezza, fino ad assumere quasi la forma di un piccolo pino eruttivo; dalle 10 e qualche minuto, alle llh 45m avvennero poche altre eruzioni di fumo ancora bianco; poi il fenomeno si ridusse a minime proporzioni e nel pomeriggio scomparve quasi del tutto. Nel giorno 15 dalle 181' alle 191' , dal cratere centrale si ebbe una vistosa eruzione di fumo grigio : anche in questa occasione si formò un piccolo pino eruttivo che s’ in- nalzò ad una discreta altezza, attraversato, quasi a metà, da strati densi di vapori di tinta oscura ed uniforme. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 3, contemporaneamente alla attività del cratere centrale, si notano forti emissioni di vapori bianchi da Vulcarolo e dal 1° cratere a Nord dei nuovi Monti Silvestri formatisi nel 1892, ove le emissioni si ripetono nel giorno 31. Fenomeni geodinamici. — Pochi. Nei giorni 1 e 2 rispettivamente a 15h 42m e IO'1 55m si ebbero a Mineo due indicazioni di movimento leggerissimo, d’ intensità tra I e li. Il 4, 8 e 12 rispettivamente a 111' 59m — 8h 48,n e 3h 49m si hanno a Catania altre tre scossette strumentali, 1’ ultima delle quali fu pure registrata a Mineo di II grado. Il 13 a 23h 50m si ha una replica a Mineo ma di I grado. Il 25 intorno alle 3h Va si ha tanto a Catania che a Mineo un’ altra scossetta strumentale. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali . — Etna con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 5, 9, 10, 11, 14, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 29 e 30; forti e di fumo grigio il 15; con mediocri eru- zioni di fumo bianco nei giorni 2, 8, 12, 13, 24 e 25 e di fumo grigio il 7 ; con eruzioni notevoli di fumo bianco, il l.° L' Eruzione etnea del 1910 17 Il giorno 6 si hanno al mattino deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere cen- trale ; invece nel pomeriggio si manifesta una serie di eruzioni di vapori i quali riunendosi al di sopra della cima del monte, formano grossi cumuli che si dileguano nel cielo verso N-E. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 25 e 26 si notano fortissime emana- zioni dal 1° cratere a N dei nuovi Monti Silvestri (1892). Fenomeni geodinamici. — Il 10 a Catania, a 4h 14m si nota una indicazione sismo- scopica e alle 14h 40"' una scossetta ondulatoria NW-SE di II grado all’ Osservatorio Et- neo; con una replica il 12 a 2h 32m dello stesso genere e intensità della scossa precedente, ma in direzione N-S ; il 13 nella stessa Catania ed il 15 rispettivamente a 14h llm e 23h 19m si hanno altre due indicazioni sismoscopiche ; il 18 ancora all’ Osservatorio Etneo avviene un’ altra scossetta sussultoria di II grado, che si ripete nelle identiche forme e in- tensità al 19 a 17h 10m e 29 a 9h 36m . Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — Deboli o debolissime emanazioni di va- pori bianchi al cratere centrale per tutto il mese. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — In questo mese si ha una scossetta di 1 grado a S. Ve- nerina il 12 a 20h 43"', ed una scossa di III grado, sussultorio-ondulatoria N-S a Catania, indicata pure a Mineo da uno sismoscopio. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 3, 4, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 30 e 31 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 5, 24 e 25 ; e di fumo un po’ grigio il 9, 26, 27 ; con eruzioni notevoli e tali da for- mare folti pennacchi nel sommo cratere, nei giorni 21, 23, 28 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — In Mineo, nei giorni 6, 9, 24, 28 e 31, al solito, si hanno diverse indicazioni sismoscopiche puramente locali ; come pure in Catania, nel giorno 15, a 22h 24"’ ; 17 a 15h 42"1 e 18h 49m ; 21 a 4h 54m ; 23 a IO1' 26m . Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nel solo giorno 18 ; si hanno deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 10, 15, 16, 17, 20, 22, 23 e 24 ; con emanazioni piuttosto forti nei giorni 11, 21, 26 e 27; notevoli nei giorni 25 e 28; con eruzioni leggere di fumo bianco nei giorni 6, 8, 9, 12; di mediocre intensità e di fumo bianco il 7, 14 e 30; di fumo grigio il 19 ; con eruzioni notevoli e tali da formare dei folti pennacchi di fumo bianco, nei giorni 3, 4, 5, 13 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici . — Nei giorni 7 e 8 si osservano deboli emanazioni di vapori bianchi dell’ ultimo cratere a N dei Monti Silvestri (1892); e piuttosto forti nel mattino del giorno 17. Fenomeni geodinamici . — Il 1° a 201' 58m si ha una forte scossa, avvertita special- mente nel messinese, ove a Gualtieri Licaminò produsse nella popolazione qualche spavento : a Randazzo la scossa fu sussultorio-ondulatoria E-W, fra III e IV grado ; a Mineo pure sussultorio-ondulatoria SW-NE di III grado e a Catania ondulatoria NE-SW di II grado. Il 21 nella predetta Mineo si ha un’ altra scossetta di II grado a 2h 27IU . Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 20, 21, 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi dal cratere cen- trale, nei giorni 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 27 e 28 ; un po’ forti nei ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XVII. 3 18 S. Arcidiacono [Memoria XVII J. giorni 19 e 31 ; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giornj 1, 10 e 24; e di fumo un po’ grigio nei giorni 3, 29 e 30 ; con eruzioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco nel giorno 9, e di fumo alquanto grigio il 2 ; con eruzioni notevoli di fumo bianco nei giorni 22, 23 e 26. La mattina del giorno 27 comparvero i fianchi meridionale ed orientale del cratere centrale e adiacenze, coperti di cenere, caduta nella notte tra il 26 ed il 27. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 5 Catania a 23h 14m fu lievissimamente agitata da una scossetta ondulatoria N-S di I grado; lo stesso si ripete il 9 a 12h 49m e 13h 35,n . Il 22 a Catania si ripete un’ altra scossetta puramente strumentale a 5h 44m ; del resto si hanno nel mese le solite registrazioni di minimi movimenti, di natura locale, a Mineo. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 23, 24, 26 e 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra- tere centrale nei giorni 7, 8, 9, 10, 11, 15, 17, 18, 19 e 20; forti o fortissime nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 16 e 28 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il 12 e 29; notevoli il 21, 22 e 30. Il giorno 6 verso le 8h , compare sul cratere centrale una considerevole colonna di fumo grigio che alla sua sommità si distende per lungo tratto verso S-E in forma di strato. Fenomeni eruttivi eccentrici. — 11 giorno 6, contemporaneamente alle eruzioni di fumo grigio comparse al cratere centrale, si notano fortissime emanazioni di vapori bian- chi da Vulcarolo (1). L’acqua di Fiumecaldo è poco torbida la sera dell’ 11, e torbida il 21. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 8, 9, 13, 14, 16, 21 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 2, 3, 6, 7, lo, 24 e 30; forti o fortissime e di tinta un po’ grigia nei giorni 10, 11 e 12 ; di vapori bianchi nei giorni 5, 22, 23 e 29; con eruzioni leggere di fumo bianco il 20 e 25; di fumo grigio il 31 ; con eruzioni più forti o mediocri di fumo bianco nei giorni 4, 17, 18, 19, 26 e 27; di notevole intensità il 1° ed il 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuna. Fenomeni geodinamici. — Nulla di notevole solo si ebbero due scossette strumen- tali a Mineo e Catania rispettivamente il 24 a 21h 53m ed il 29 a 12h 22m . I896 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 6, 7, 8, 10, 15, 24, 25, 26, 27 e 29; con deboli 0 debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 5, 9, 14, 19, 22, 23 e 30; forti il 17, 28 e 31 ; fortissime nei giorni 18, 20 e 21 ; con eruzioni mediocri di fumo bianco nei giorni 12 e 13; notevoli Eli ed il 16. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nessuno, se si toglie una indicazione sismoscopica avve- nuta a Catania il giorno 7 a 9h 28,n e qualche altra di origine puramente locale a Mineo. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna coperto dalle nubi nei giorni 15, 22, 23, 24 e 25 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere (1) Vulcarolo , piccolo vulcano, così è chiamata volgarmente dai nostri montanari, una voragine a circa 330 mm. NNE dell’Osservatorio Etneo la quale quasi continuamente manda fuori considerevole quantità di va- pore acqueo. L' Eruzione etnea del 1910 19 centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 9, 17, 18, 19, 21 ; forti e di fumo alquanto grigio nei giorni 10, 12, 13 e 14; fortissime e di fumo bianco nei giorni 5, 7, 1 1 e 20, di fumo un po grigio il 6 e 8 ; con mediocri eruzioni di fumo sempre bianco, nei giorni 16, 26, 27, 28 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 1° del mese si ha a Catania a 18h 13m la caduta della verghetta di un sismoscopio; il 4 a Girgenti a 17h si registra una scossa di terremoto ondulatoria SVVNE di III grado; un’altra indicazione sismoscopica si ha a Catania il 6 a 22h 16m . Il 25 a 4h 45m si ha una scossa ondulatoria N-S fra III e IV grado a S. Ve- nerina e Zafferana Etnea ; nella quale ultima località si ripete poco dopo a 4h 48m del me- desimo genere e intensità. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 19, 20, 29 e 30; con deboli o debolissime emanazioni vaporose bianche, al cratere centrale, nei giorni 4, 5, 8, 10, 12, 13, 18, 25 ; forti nei giorni 7, 23, 24 e 27 ; fortissime nei giorni 1, 2 e 9, e di fumo un po’ grigio il 17; con mediocri eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 6, 21, 26 e 31 e di fumo un po’ grigio il 28; con eruzioni notevoli di fumo bianco, tali da formare folti pennacchi sulla cima dell’Etna nei giorni 3, 11, 14, 15, 16 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 16 a 2 1 h 8m si ha a Catania una indicazione sismo- scopica. Il 18 a 21h 44m circa, il fianco orientale dell’Etna è battuto da un forte terremoto che in alcuni punti ad VV di Acireale produsse crollo di muri a secco, screpolature in qualche fabbricato, lesioni in qualche cisterna. Esso fu registrato a Catania dal grande sismometrografo Cancani ed avvertito quasi generalmente ad Acireale a Zerbati, Aci S. Antonio ecc. Il 21 si ha ancora a Catania a 7h 30m un’altra indicazione sismoscopica. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 2, 5, 8, 9, 10, 11, 14 e 21 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 24 e 25 ; forti nei giorni 3, 7, 18 e 22; fortissime il 23; con eruzioni leggere di fumo bianco nei giorni 19, 20, 26 e 29 ; di mediocre intensità nei giorni 1, 4, 12, 13, 15, 16, 17 e 30; notevoli il 6, 27 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 22 a 9h 4m si ha a Catania una indicazione sismo- scopica ; ed il 24 a 7h 40ra e 91' 38m Randazzo è scossa per due movimenti tellurici di III grado : ondulatorio N-S il 1° e sussultorio il 2°. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 3, 7, 8, 22, 23, 25, 26, 27 e 29 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 4 e 5; forti nei giorni 9, 10, 12, 14 e 19; fortissime nei giorni 13, 15, 16, 17, 20, 24 e 28 ; fortissime e di vapori un po’ grigi il 6 e 30; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 11, 18 e 31 ; notevoli il 1° e 21. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 14h I9m a Catania e Mineo si registra una scossa di III grado, con una replica nelle medesime località il giorno 7 a 6h 26,n ma di I grado. Il 14 a 17h 48m si ha una scossa ondulatoria SW-NE di III grado a Randazzo, indicata da un sismoscopio a Mineo. Il 19 a 14h 8m e 23h 47m a Biancavilla si hanno due scosse sussultorie: la prima strumentale, la seconda di III grado ; il 20 a 13h 43m Zafferana Etnea e S. Venerina sono battute da una scossa di V grado in questa località e ondulatoria N-S 20 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] di III grado in quella. Il 30 a 23h circa Catania e Mineo si agitano lievemente per una scossetta puramente strumentale. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nel solo giorno 2 con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 3, 7, 8, 9, li, 12, 14, 15, 17, 19, 20, 23, 24, 25, 28, 29 e 30, un po’ forti il 10 e 22 ; fortissime nei giorni 13, 16, 21, 26 e 27 con eruzioni di fumo bianco di me- diocre intensità nei giorni 4, 5, 6, 18. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Quantunque non interessante la regione etnea, pure facciamo qui cenno di una scossa ondulatoria di IV grado avvenuta a Pantelleria il giorno 4 a 15h 10m . Il 14, intorno a 3h 55m , Val di Noto fu lievemente agitata da una scossa di terremoto che fu di III grado a Mineo, Siracusa e Pachino, ondulatoria E-W nella la e 3a località, ondulatoria SW-NE nella 2a, e di II grado ondulatoria pure E-W a Catania; nello stesso giorno poi a Catania a 51' 18m si ha una lievissima registrazione sismogra- fica al grande sismometrografo Cancani. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 30 e 31 ; deboli al mattino, forti o fortissime nel po- merigio e nella sera nei giorni 11, 13, 16, 17, 25 e 26; con leggere eruzioni di fumo bianco il 15 e 24; di mediocre intensità il 14. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 01' 32m si ha una indicazione sismoscopica a Catania ; poi. a lh 22m un terremoto di mediocre intensità agita 1’ angolo di SW della Sicilia : il movimento fu ondulatorio SE-NW di IV-V a Modica ; sussultorio di III-IV a Pachino; sussultorioondulatoria E-W a Mineo; ondulatorio NE-SW di II grado a Catania. Inoltre per notizie pervenute ulteriormente all’ Osservatorio si sa che la scossa fu indicata da un sismoscopio a Caltagirone; a Vizzini pure fu indicata da un sismoscopio a dischetto ed avvertita da molte persone; a Vittoria fu avvertita abbastanza fortemente ; a 9h 44"’ si ha un’ altra indicazione sismoscopica a Catania. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi al cratere centrale in tutto il mese, tranne che nei giorni 17, 27 e 28 nei quali si hanno delle mediocri emanazioni di fumo bianco che si fanno fortissime l’I ed il 9 ; e nel giorno 23 in cui si hanno al mattino mediocri eruzioni di fumo sem- pre bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 10, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19. Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 12 e 19 rispettivamente a 12h 16m e 14h 12"' si hanno due scossette strumentali; il 23 intorno alle 17h 45"’ il fianco di SW dell’Etna è battuto da un forte terremoto che desta qualche panico nella popolazione di Biancavilla, ove il movimento è sussultorio di V grado; ad Adernò ondulatorio E-W di IV grado; a Catania solamente strumentale. Il 27 nella stessa Catania, a 15h 38"' si ha un’ altra scos- setta strumentale. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 20, 21, 26 e 27; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra- tere centrale nei giorni 2, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 24, 29 e 30; forti o fot*- L' Eruzione etnea del 1910 21 tissime, nei giorni l, 5, 6, 7, 8, 9, IO, 22, 23, 25 e 28; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 3; con notevoli eruzioni di fumo grigio il 4. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ acqua di Fiumecaldo si presenta torbida alle 23h del 21, poco torbida il 22, molto torbida nel pomeriggio del 23. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 0h 55m l’ antica regione flegrea di Val di Noto è battuta da un terremoto, il quale pare che abbia avuto per centro Mineo e Pala- gonia : ove il movimento raggiunse il V grado della scala sismica Mercalli : a Mineo il terremoto fu sussultorio-ondulatorio SE-NW e a Palagonia ondulatorio E-W ; a Catania, Messina e Reggio è di 111 grado : ondulatorio N-S nella la località , sussultorio nella 2a, ondulatorio SE-NW nella 3a; inoltre da Palmi si ha notizia che ivi ad lh circa si avverte una scossa ondulatoria N-S tra III e IV grado d’ intensità. Nella stessa giornata poi, a 8h 54m è scosso Randazzo con un terremoto sussultorio-ondulatorio NW-SE di III grado; e alle IO'1 50m a Catania si ha una indicazione sismoscopica. Il 13, a 6h 30m il personale dello Osservatorio Etneo avverte una scossa ondulatoria N-S di III grado. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperta da Nubi nei giorni 3, 4, 5, 14, 15, 20, 21, 25 e 31 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 10, 11, 13, 16 e 26 ; forti o fortissime il 1, 2, 7, 8, 9, 17, 19, 29 e 30 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 18, 22, 23, 24 e 27 ; notevoli il 6, 12, 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ acqua di Fiumecaldo si presenta molto torbida nei giorni 30 e 31. Fenomeni geodinamici. — Nulla di notevole, se togliamo una scossetta di II grado avvenuta a Mineo il 26 a 9h 29m e diverse indicazioni sismoscopiche in alcuni altri giorni del mese, certamente di origine locale. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 3, 6, 8, 9, 11, 12, 16, 22, 23, 24, 25, 27, 29 e 30 ; con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 4, 5, 15 e 21 ; forti o fortissime nei giorni 7, 10, 13 e 26; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 14, 17, 18, 19, 20 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’acqua di Fiumecaldo è molto torbida nei giorni 1, 2, 3, 4, 5; torbida il 20; poco torbida il 6, 7, 8, 9, 11, 18 e 19- Il giorno 2, verso le 5h improvvisamente diminuisce di vdtume, mostrandosi limacciosa con grande sorpresa dei mugnai che vedono venir meno la forza motrice ai loro mulini ; dopo un’ ora, cioè verso le 6h il volume dell’ acqua comincia ad aumentare ed alle 6h 30'" ripristina il primi- tivo regime, mostrandosi però molto torbida. La temperatura da 22°. 2 scende a 20°, 2 col diminuire del volume e poi risale a 22°. 2 quando questo si riintegra. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a Randazzo, a 1 1 h 5 1 m è avvertita una scossa di terremoto sussultorio-ondulatorio NE-SW di IV grado , indicata da un microsi- smoscopio a Mineo. Inoltre nella predetta Mineo , il 9 a 1 lh si registra una scossetta di II grado e durante il mese diverse indicazioni sismoscopiche di origine puramente locale. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 3, 5, 7, 10, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 25, 26 e 28 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 1, 2, 6, 9, 11, 12 e 17; forti o fortissime nei giorni 4, 13, 23, 24 e 30 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 8, 29 e 31 ; notevoli il 27. S. Arcidiacono 22 I Memoria XVII | Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Di notevole nel mese si ha una scossa ondulatoria N-S ed E-W di III grado ad Acireale nel giorno 19 a 22h 18m ; avvertita assai fortemente da- gli abitanti di S. Tecla, i quali spaventati pernottano all’aperto per due notti consecutive ; crollo di qualche muro di campagna. 1897 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 16, 22, 23, 24, 25, 30 e 31 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bian- chi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 5, 6, 7, 8, 10, 12, 17, 26, 27 e 29; forti o for- tissime nei giorni 3, 9, 14, 18; con eruzioni di mediocre intensità di fumo sempre bianco nei giorni 4, 11, 13, 15, 19, 20, 21 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’acqua di Fiumecaldo è poco torbida nei giorni 1, 2 e 3. Nella la e 2a decade del mese la sua temperatura subisce molte giornaliere va- riazioni che vanno da un minimo di 21°, 4 ad un massimo di 22°, 8. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 18 a 0h 50m si ha una scossa sussultorio-on- dulatoria SE-NYV di III-IV grado a Mineo e Caltagirone e di II a Catania con lievissime repliche a Mineo solamente a 01' 55m e lh 43m. Il 26 a 13h circa si ha un’ indicazione sismoscopica a Catania. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei gior- ni 1, 9, 13, 14, 17, 20, 21, 22; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 3, 5, 6, 10, 19, 27, 28; forti o fortissime, nei giorni 2, 4, 7, 12, 16, 18, 24, 25 e 26; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 8, 11, 15 e 23. Nel giorno 2 le emanazioni hanno una tinta grigiastra e nelle ore pomeridiane cre- scono tanto, da costituire sulla cima del monte un mediocre pennacchio. Anche nei giorni 4, 7 e 18 le emazioni sono alquanto grige ed in quest’ ultimo formano una tenue e lun- ga striscia sul cielo diretta verso NYV. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nel giorno 9 a Catania a 13h 54m - 141' 1 4m - 1 4h 32m I4h 39m-14h 53m si hanno delle scossette registrate dal microsismoscopio Cozzanti, con tracce di lievissime registrazioni al grande sismometrografo. 11 giorno 12 a circa 0'1 30m scoppia un fortissimo terremoto che agita intensamente le Calabrie e tutta la Sicilia orien- tale, propagandosi il movimento sino a Malta. Trattandosi di un terremoto di non esclusi Ver pertinenza dell’ Etna, noi ci limitiamo ad accennarlo, rimandando il lettore qualora desideri maggiori particolari al Bollettino della Sismologica Italiana del 1897. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 4, 8, 9, 16, 17 e 18; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 5, 10, 19, 20, 21, 23, 24, 25, 26, 27 e 28 ; forti o fortissime il 1° 2, 7 e 22 ; di vapori un po’ grigi il 29, 30 e 31 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 12, 13 e 15; di mediocre intensità nei giorni 6 e 14 ; di mediocre intensità e di fumo grigio, 1’ 11. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 13, a 3h 5m si registra a Riposto una scossetta ondulatoria NE-SW di II-11I grado. Il 16 Acireale a 15h 2lm è alquanto agitata per una scossetta di III grado sussultoria, ENE-WSW ; come pure Catania, con una scossa di III- IV grado e Mineo di I ; si ha una replica nella sola Catania con un’ altra scossetta d L' Eruzione etnea del 1910 23 grado sussultoria-ondulatoria NW-SE a 19h 27m. Il 17 a 9h 16"1 2 e IO'1 3m il 23 a 23h 25'" e 26 a 8h 10m si hanno delle scossette di I grado con fortissima agitazione tromometrica. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta occultato dalle nubi nei giorni 5, 10, 17 e 18 ; con deboli o debolissime emazioni di vapori bianchi al cratere cen- trale, nei giorni 4, 6, 8, 13, 14, 15, 23, 26, 27, 29 e 30 ; forti o fortissime il 1°, 2, 3, 9, 11, 12, 16, 19, 20, 21, 22, 24 e 25; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 7 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Solamente due scossette strumentali nei giorni 6 ed 8 e 24 rispettivamente a 23h 15m , 8h 10m e 10h 43m . Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto da nubi nei giorni 13, 19 e 26 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 1, 2, 3, 4, 7, 8, 9, 10, 11, 15, 23, 29, 30 e 31 ; forti o fortissime il 14, 16, 17, 18, 20, 22 e 24; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 25, 27; di me- diocre intensità il 12, 21 e 28; notevoli il 5. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 15, a 6h 3m, a Riposto si ha una leggera scos- sa ondulatoria NW-SE di II grado ; alle 14h 45m tutta la Sicilia , da Palermo a Catania , è messa in movimento per un terremoto scoppiato in fondo al Terreno a 107 km. circa a Nord di Trapani e a 70 km. a NW di Ustica : la scossa fu di V grado a Palermo e Trapani, di II grado a Catania; di I a Caltagirone (1) Il 28 a 111* 14m si ha una indica- cazione sismoscopica a Catania, ed a 23h 40m scoppia un altro forte terremoto il cui epi- centro si ritiene in fondo al Mare Ionio, e scuote una estesissima regione della penisola Italiana e Balcanica (2) Il 31 a 21h 57m a Siracusa si registra un’ultima scossetta stru- mentale, ondulatoria NVV-SE. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna rimane coperto dalle nubi, nei giorni 5, 6, 11, 12, 17 e 22; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi, nei giorni 1, 2, 3, '8, 9, 14, 19, 20, 23, 24, 26, 27, 28, 29 e 30; piuttosto forti nei giorni 4, 10, 13, 15, 16, 18, 21 e 25; con deboli eruzioni di fumo bianco il 7. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 12, a 12h 18m scossetta strumentale a Catania, Mineo e Caltagirone; altra il 15 nella predetta Catania a 3h 55m . Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane quasi calmo per più di metà del mese, cioè, nei giorni 1, 3, 4, 8, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 29, 30 e 31; con forti emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 5, 12, 13, 14, 17, 27 e 28 ; fortissime il 7, 9, e 11; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 6; notevoli il 10. Il giorno 2, al mattino, si condensano a poco a poco, attorno all’ Etna delle nubi temporalesche ; verso le 15h 50m si osserva da Catania un grande pennacchio sulla cima del monte di fumo grigio piegato verso S ; esso diminuisce rapidamente e alle 17h 30m non rimangono sul cratere centrale che piccole masse di fumo bianco. Da Nicolosi , il custode dell’ Osservatorio Etneo , Antonio Galvagno , alle 3h 30,n avverte un forte rombo proveniente dal cratere centrale etneo , da cui contemporaneamente esce fuori una grande colonna di fumo e cenere. Il rombo è così forte , che spaventa alcuni mulattieri che si (1) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1897. (2) Vedi, come sopra. 24 S. Arcidiacono [Memoria XVIf.] trovano alle tacche (1) per caricare neve. Il fenomeno eruttivo fu anche accompagnato da scariche elettriche per un temporale scoppiato giusto allora nelle vicinanze del sommo cratere. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 13h 58m si ha una scossa di terremoto che è di III-IV, ondulatoria N-S a Zafferana Etnea e ondulatoria di III a S. Venerina. Il 17 a Stromboli ha luogo una fortissima esplosione preceduta da una scossa di IV-V grado. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 4 e 19 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 3, 5, 6, 11, 12, 13, 14, 15, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 e 31 ; forti il 2 ; fortissime nei giorni 9, 10, 16 e 17 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 7, 8 e 18. Il giorno 28, alle 5h 20m il sig. Direttore dell’ Osservatorio di Catania, Prof. A. Ricco, accompagnato dal custode, A Galvagno, fa una visita al Cratere centrale etneo e trova lo stato di esso poco variato in rapporto a quanto fu riscontrato nelle precedenti visite; (2) in quell’ora la luce del sole impedisce di vedere se nel fondo esista o no lava incande- scente trova ancora che lo stato generale del cratere centrale è poco attivo: si osservano emanazioni di fumo dai pochi fumaiuoli esistenti; non si odono esplosioni, nè rumori di frane. Fenomeni eruttivi eccentrici. — 11 giorno 7, a 17h circa da Catania si osservano notevoli emanazioni di vapori bianchi dai crateri del 1892, specialmente dall’ultimo verso N. Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 12, e 29, rispettivamente a 8h 33m e 0h 39m si hanno delle indicazioni sismoscopiche ; la seconda, quella del 29 accompagnata da tracce sismometrografìche. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 9, 28 e 29 ; con debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 6, 7, 8, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25 e 26 ; forti il 3 e 4 ; fortissime nei giorni 2, 5, 10, 11, 17 e 27 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni l e 30. 11 15 del mese, il custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galvagno compie un’ altra vi- sita al cratere centrale, dalla quale risulta che a quella data, le diverse piccole colate di lava incandescente, che in parecchie occasioni furono viste sul fondo di esso, sono quasi totalmente scomparse, tranne quella che si trova alla base del cratere avventizio, addos- sato alla parete interna NVV del cratere centrale medesimo; ed anche questa colata si trova assai assottigliata ; risulta ancora che le pareti verso E ed W sono quasi a picco, e quelle di NE strapiombate verso l’ interno , così che da quella parte sull’ orlo si sono manifestate delle linee di distacco, che accennano, in un avvenire più o meno prossimo, a franamenti. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 28 si notano deboli emanazioni di va- pori bianchi dall’ ultimo cratere a N dei Monti Silvestri dell’ eruzione del 1892. (1) Tacche , depositi di neve, per lo più ammucchiata in valloncelli e ricoperta con sabbia vulcanica per difenderla dai raggi solari. (2) Veggasi : Annali dell’ Ufficio Centrale Meteorologico Geodinamico Italiano, 1893, voi. XV, parte I. p. 3 e Bollettino della Società Sismologica Italiana voi. I. 1895, p. 16. L' Eruzione etnea del 1910 25 Il giorno 12 lo scrivente fa una visita ai vulcani di fango dello Salinella di Paterno e alle vicine sorgenti di acqua acidula ferruginosa di Maimone e Tomaselli. Non trovò nulla di straordinario. 1 vulcani di fango attraversavano un periodo di calma. (1) Fenomeni geodinamici . — Di notevole nel mese si ha : una scossa sussultoria di UI-IV grado all’ Osservatorio Etneo a 16h 54,n ed una replica il giorno successivo 13, a 5h 2m , di I grado. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 3, 5, 6, 8, 14-, 15, 19, 20 e 28; col cratere centrale in calma o con debolissime emana- zioni di vapori bianchi, nei giorni 11, 12, 13,26,27, 29, 30 e 31; con emanazioni deboli; nei giorni 7, 9, 16, 23, 24 e 25 ; forti il 4, 10 e 21; fortissime e di fumo grigio, il 18, con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 2, 22; notevoli il 17. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nessuno, se si tolgano numerose indicazioni sismosco- piche a Mineo, di origine evidentemente locale. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 4, 5, 6, 11, 12, 14, 18, 20, 23, 26, 27, 29 e 30 ; col cratere centrale quasi in calma o con debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 3, 7, 8, 9, 10, 16, 19, 24 e 25; deboli il 28; forti il 17; fortissime il 21 e 22; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 15 ; notevoli il 13. 11 giorno 2, al mattino, il custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galvagno, fece una vi- sita al cratere centrale etneo ; dal fondo del quale veniva su poco fumo di colore gialla- stro ; verso ponente e tramontana, ove si trovava la lava incandescente esistevano molti fumaiuoli. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 15, al mattino, con mediocri eruzioni di fumo bianco al cratere centrale, si notano notevoli masse di vapori, venir fuori da Vulcarolo. Fenomeni geodinamici. — Alle 17h 22m tracce sismometrografiche a Catania, in corrispondenza di una scossetta strumentale registrata e indicata da diversi apparecchi a Mineo. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna coperto dalle nubi nei giorni 4, 5, 10, 12, 16, 17, 21, 22, 24, 25, 29, 30 e 31 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale 1, 2, 3, 9, 13, 14, 15, 19, 20, 23, 27 e 28; forti nei giorni 7 e 26 ; fortissime il 6 e 18; con mediocri eruzioni di fumo bianco nel giorno 11 ; notevoli 1’ 8. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — A Mineo, il giorno 4 a 13h 35m si ha una scossetta on- dulatoria SE-NYV indicata da diversi strumenti e registrata dal sismometrografo Brassart, non avvertita dalle persone. j8g8 Gennaio — Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 9, 13, 14, 18, 19, 20, 21, 22, 26 e 27; con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 2, 3, 5, 6, 7. 11, 15, 16, 17, 29 e 31; forti o fortissime nei giorni 4, 8, 12, 23, 24, 25, 28 e 30 ; con mediocri eruzioni di fu- mo bianco il 1° ed il 10. Fenomeìii eruttivi eccentrici. — Nessuno. (1) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana, voi. Ili — 1897 — pag. 206 e seg. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. 4 26 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] Fenomeni geodinamici. — Nessuno. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 1, 5, 8, 9, IO, 15, 21, 25 e 26 ; con deboli o debolissime emanazioni di va- pori bianchi al cratere centrale, nei giorni 2, 3, 6, 13, 14, 16, 17, 18 e 27 ; forti il 4 e 28; con eruzioni di mediocre intensità di fumo bianco nei giorni 7, 11, 12, 19, 20, 22, 23 e 24. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — A Bronte, il 23, a 4h 27m si ha una scossetta ondulato- ria N-S indicata dall’ avvisatore sismico Galli-Brassart, non avvertita dalle persone. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 6, 7, 11, 15, 22, 23 e 28 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra- tere centrale, nei giorni 1, 2, 3, 10, 17, 20, 21 e 24 ; forti, nei giorni 9, 13, 14, 18 e 26; forti e di tinta un po’ grigia, il 19 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni , 4, 5, 12, 16, 25, 27, 29, 30 e 31; notevoli il giorno 8. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 25 a 20h 2 l,n scossetta ondulatoria a Pachino, non avvertita dalle persone. Il 30 a Randazzo, a 17h 23m si ha una scossa di terremoto sussultorio-ondulatoria N-S, avvertita dalle persone allo stato di quiete. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi, nei giorni 1, 4, 14, 17, 24 e 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 6, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 28, 29 e 30 ; forti o fortissime nei giorni 2, 5, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 22 e 26 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni 3, 9, 12, 23 ; notevoli e di fumo un po’ grigio, il 25. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici . — Il giorno 28, a 161' 42m si ha una scossetta di I grado registrata da varii apparecchi a Mineo con tracce sismometrografiche a Catania ; il 30 a a 23h 3/4 altra scossa ad Acireale che svegliò diverse persone. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 9 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22 e 23; forti nei giorni 10, 14, 17, 24, 25, 26, 28, 30 e 31 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco, il 29. La mattina del 27 si manifestano sulla cima dell’ Etna due colonne di fumo bianco ben distinte : una ad Est, 1’ altra ad Ovest, le quali si ergono diritte in aria per un’ altez- za di circa m. 500, prendendo poi una direzione verso Nord; dopo le 8h cessano le eru- zioni dalla parte di levante e rimangono quelle di ponente, che persistono fino a mezzo- giorno ; nel pomeriggio cominciarono anch’ esse a venir meno e a 18h scompaiono quasi del tutto ; a sera il cratere centrale è perfettamente calmo. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nel 1° giorno del mese, per notizie avute dal Prof. Gae- tano Platania, ad Acireale, a 7h 3/.4 circa si hanno due scosse di terremoto : una prima di brevissima durata, seguita dopo due minuti circa da un’ altra più forte, durata da 4S a 5S, avvertita da molte persone. La scossa pare che sia stata più forte nella parte di SE della città e specialmente nel quartiere Timpa e S. Caterina. Il 13, fra le 23h e 24h poche per- sone avvertono a Castroreale una scossetta leggerissima. Il 14, a 5h 46m , scoppia un terremoto che riesce quasi disastroso per S. Maria di 27 L' Eruzione etnea del 1910 Licodia, centro abitato da circa 4000 anime sul fianco di SYV dell’ Etna. In questo comu- ne 20 case furono diroccate, le rimanenti danneggiate più o meno gravemente ; per for- tuna non si deplorarono vittime umane. La popolazione si riversò nelle strade in preda a grande spavento ; le scuole furono sospese e la Chiesa Madre chiusa perchè minacciava rovina; detto terremoto fu di Vili grado a Ragalna e Sparadrappo (località poste a NE di Biancavilla e S. M. di Licodia) sussultorio ondulatorio SSE-NNW ; tra Vili e VII grado sussultorio ondulatorio NE-SYV preceduta da rombo a Biancavilla; di VI grado ad Adernò, Paterno e Beipasso: ondulatoria NYV-SE nella prima località; sussultorio-ondulatoria NE- SW nella seconda; sussultorio-ondulatoria N-S nella terza; fu di V grado ondulatoria SE- NW a Bronte ; tra IV e V a Nicolosi, Viagrande e Randazzo : ondulatorio E-W nella pri- ma località e nella seconda; ondulatorio S-N nella terza; di IV grado a Zafferana Etnea e Mineo : ondulatoria N-S nella prima località, sussultorio ondulatorio SE-NW nella secon- da ; fra III e IV7 grado ondulatoria a S. Venerina ; di III grado ad Acireale ; di II grado a Riposto e Linguaglossa : ondulatorio SW-NE nella prima località; di genere indeterminato nella seconda. A Catania la scossa fu tra IV e V grado: indicata dall’ avvisatore Galli- Brassart per i terremoti ondulatorii dando per direzione del primo impulso SE-NW impian- tato nella stanza meteorologica a m. 17 circa sul suolo; dall’avvisatore per i terremoti sus- sultorii Galli-Brassart, del sotteraneo ; fu registrato da tre pendoli sismografici, che diedero tre diagrammi assai complicati nei quali i movimenti più ampii ebbero luogo nella dire- zione N-S ; dal grande sismometrografo Cancani e dal sismometrografo Brassart a tre componenti, a lastra di vetro affumicata ; registrata pure dal puteometro con un piccolo tratto trasversale sulla curva. I tromometri furono trovati straordinariamente agitati : il lun- go era fuori scala, il normale pure fuori scala oscillando nel piano NE-SW ; il corto fuori scala oscillando nel piano WNW-ESE (l). Alle 7h 3m si ha una replica in quasi tutti i precedenti centri abitati : fu di IV-V gra- do a Biancavilla, Adernò, Paterno, Beipasso e Bronte ; di III grado a Catania Viagrande, Nicolosi. S. Venerina Zafferana Etnea ; di II grado a Mineo. Di S. M. di Licodia non si ebbero notizie, ma certamente la scossa dovette essere abbastanza forte tra V e VI grado. Il 22 si ha un’ altra scossa a Biancavilla sussultoria ondulatoria NW-SE di V grado, registrata dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Il 24, a S. Maria di Licodia e Ragalna a 3h circa è avvertita da qualche persona una leggerissima scossa. Il 27 a 16h 5m si ha una sensibile scossa ondulatoria di IV grado N-S a Randazzo; che è pure ondulatoria E-W leggerissima a Bronte e di I grado a Catania, Mineo e Messina. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna in quasi tutto il mese si man- tiene in calma; solo nei giorni 16, 18 e 19 si hanno forti emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, e nei giorni 3, 4 e 5 mediocri eruzioni di fumo bianco. Da visita fatta la mattina del giorno 23 al cratere centrale etneo dal sig. Prof. Ricco, risulta che in quel tempo ivi regnava grande calma ; veniva fuori pochissimo fumo, sul fondo si stendeva come velo una nuvoletta di fumo scuro stagnante ; di quando in quan- do si avvertiva il puzzo dell’idrogeno solforato e dell’anidride solforosa. Sull’ orlo settentrionale del gran cratere si trovarono parecchie fratture nuove che cor- revano parallelamente all’orlo medesimo; da esse veniva fuori del fumo e vapore acqueo. (i) Vedi: A. RICCO — Terremoto Etneo del 14 maggio 1898. Bollettino dell’Accademia Gioenia di Cata- nia — Maggio-Giugno 1898 — Fascicolo LIII-L1V — e Bollettino della Società Sismologica Italiana — Anno 1898. 28 S. Arcidiacono [Memoria XVIIJ. F'u inoltre constatato che il lavorio demolitore delle frane continuava ancora, per cui venne riscontrato che le pareti interne mentre prima erano ad anfiteatro, al tempo della visita erano a picco ed anche strapiombate verso 1’ interno. La gola eruttiva che si apriva in fondo al cratere centrale etneo, verso la parte di NW, era ricoperta da materiale franato, come pure era quasi colmato il cratere avventizio che trovavasi addossato alla parete di NW. Da visite fatte antecedentemente da altre per- sone risulta che nell’ interno del predetto cratere vi era una sola piccola colata di lava in- candescente, che in basso aveva la forma circolare ed era quasi spenta. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 24, cioè dieci giorni dopo del forte terremoto che battè il fianco di SW dell’ Etna, il Sig. Direttore dell’ Osservatorio di Cata- nia Prof. A. Ricco fece una visita alla Satin et la di Paterno, con la quale si constatò che i vulcani di fango ivi esistenti si trovavano in uno stato di calma completa. Nelle sorgenti idrogassose di Maimone e Tomaselli si riscontrò un maggiore sviluppo di anidride carbo- nica in confronto a quello trovato nel maggio del 1893. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 23h 8m si ha una leggerissima scossa di terremoto a Catania, proveniente dalla Grecia, forte terremoto (Laipolitza) ; il movimento tellurico è registrato dai sismometrografi di Lubiana. Il giorno 23 a 13h 40,n circa si ha una forte scossa di terremoto sussultorio ondulatorio, avvertita generalmente ; detta scossa è pure forte a Bongiardo, di V grado, leggera di III grado a S. Venerina e Trecastagni. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna è con debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 2, 7, 9, 10, 13, ló, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 28, 29, 30 e 31 ; forti il 15; fortissime nei giorni 1, 3, 4, 5, 6, 11, 12, 14; con me- diocri eruzioni di fumo bianco il giorno 8. Nei giorni 24, 25, 26 e 27, tra le 91’ e le 10tl cominciano, a poco a poco, a condensarsi al di sopra della cima dell’ Etna delle nubi, le quali riunendosi insieme, formano dei grossi cumuli che danno un aspetto imponente al vulcano : tali cumuli finiscono qualche volta a coprire gran parte del cielo e risolversi nel pomeriggio in temporali; tal altra, raggiunto il massimo sviluppo verso mezzogiorno, si dileguano gradatamente, scomparendo del tutto a sera. Questo fenomeno ora è dovuto a cause puramente meteorologiche, ora a cause eruttive, ripetendo la loro origine alle enormi quantità di vapore acqueo eruttato dall’ Etna. 11 giorno 17, l’ ing. A. Mascari, 1° assistente dell’Osservatorio di Catania, fa una vi- sita alla cima dell’ Etna e da le seguenti interessanti notizie. „ La cima del cratere centrale dell’ Etna è accessibile da due parti : dal fianco di „ Sud, che guarda l’Osservatorio Bellini e dal fianco di Nord-Ovest. La prima via è molto „ più difficile della seconda, la quale, in grandissima parte è in pendio dolce, tranne qual- „ che piccolo tratto in alto. Un sentiero dall’ Osservatorio conduce direttamente quasi fino „ in cima, a circa m. 30 o 40 dell’ orlo ; e questo sentiero è quello preferito dai viag- „ giatori. Là ove esso si perde, si vede iniziata una lunga frattura, dalla quale vengono „ fuori vapori d’acqua misti ad anidrida solforosa; questa frattura si dirige verso Nord, „ sale col pendio del monte, si mantiene a circa m. 25 dall’ orlo della punta più alta di „ tramontana, e si sviluppa per quasi un centinaio di metri. Al di là della precedente „ frattura, e alla distanza di altri m. 100, procedendo verso levante, se ne incontra una „ altra, anch’ essa fumante, che si allunga per circa m. 55, e verso la sua fine, si trova fra altre due : la più alta, ossia quella verso 1’ orlo del cratere, è breve e stretta, quella ,, a valle, invece, è lunga quasi m. 32 ed è piuttosto larga, ed ha parecchi buchi, dai L' Eruzione etnea del 1910 29 „ quali sfugge del vapore acqueo con istraordinaria velocità e forte rumore, come di vento ,, impetuoso : la temperatura del vapore è tale, che la mano non può resistere al suo „ contatto, alla distanza di 15 centimetri dall’ orificio. Tale frattura sembra di recente for- „ inazione : ha una lunghezza di circa m. 35 e dista quasi m. Il dall’orlo del cratere „ centrale predetto. „ Procedendo ancora verso levante, e per circa m. 36, sulla cresta del cratere si vede „ un pezzo dell' orlo, per una lunghezza di quasi tri. 15, distaccato, ad arco, con la con- „ vessità rivolta verso 1’ esterno : la sua maggiore larghezza è di m. 2. 50 e la profon- „ dità da 4 a 5 metri. „ Procedendo nello stesso senso, cioè verso levante, per altri m. 80, si è di fronte „ ad un pezzo dell’ orlo del cratere centrale, che è sul punto di franare per una lunghezza „ di circa m. 3. A in. 32 da questo punto (siamo già verso la parte più elevata del ciglio „ del cratere a levante) s’incontrano due altre fratture, quasi parallele: una a tn. 1.50 „ dall’orlo e lunga una diecina di metri, l'altra invece tende verso il basso ed è lunga „ presso a poco una trentina di metri. „ Volgendo il passo verso Nord-Est. la cresta del gran cratere si abbassa, e vi è un „ punto ove si presenta uno straordinario scoscendimento; la parte franata da recente, è „ così grande, da lasciare al suo posto un ampio avvallamento, e pare che segni il punto „ più depresso dell’ orlo del cratere centrale etneo. In questo lato le pareti interne della „ grande voragine sono a picco, ed alcune parti di esse accennano ancora a distaccarsi „ per cadere nel fondo. Dopo questo punto, la cresta del gran cratere sale daccapo, sino „ a raggiungere la parte più alta di Nord-Est, ove 1’ orlo è, dalla parte interna, intaccato “ profondamente, anche dall’ azione dei venti. „ Per il passato si sapeva che, il punto più elevato dell’ Etna raggiungeva la ragguar- devole altezza di 3313 sul livello del mare e si trovava nella parte di Nord-Est dell’orlo del cratere centrale ; in seguito ai rilievi fatti dall’ ingegnere geografo, sig. Raffaele Grechi, dell’ Istituto Geografico Militare, nello agosto del 1897, venne a risultare che 1’ altezza dell’ Etna diminuì di circa m. 39, per i grandiosi franamenti avvenuti in questi ultimi tempi di straordinaria attività eruttiva, ed il punto culminante, quotato m. 3274 sul mare, si tra- sportò nella parte meridionale dell’ orlo predetto. Dalle interessanti notizie datemi dall’ ing. Mascari, pare che il lavorio di demolizione •del cratere centrale etneo dalla parte di Nord e Nord-Est, non sia tuttora finito, cosi che da quei lati possiamo ancora aspettarci altri franamenti, epperò altre trasformazioni nello interno di esso. Il Mascari nella sua visita, rivolse anche la sua attenzione al fondo del gran cratere. Egli lo trovò piuttosto piano e ricoperto di cenere ; addossato alle pareti di Nord-Ovest, esisteva ancora il conetto avventizio, visto dal Prof. Ricco nel 15 luglio del 1891 e nel 1893, cioè prima e dopo 1’ eruzione del 1892; nell’ interno di questo conetto non si vedeva traccia di lava incandescente, nè di vapori; sul suolato di Nord-Ovest, e quasi all’altezza della sua bocca, si vedeva pure, incavata nella parete del gran cratere, la grande nicchia, osservata nel 1892, dopo il principio dell’ eruzione, e che sembrava di essere assai pro- fonda ; al di sotto di essa, e verso Ovest, si osservava una piccola colata di lava incan- descente, che finiva in basso in una larga chiazza oscura. Anche ad Ovest ed a Sud le pareti interne del cratere centrale cadevano a picco sin quasi al fondo ; quelle a Sud-Est e Nord-Est, erano divise, quasi per metà della loro al- 30 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] tezza, da un’ ampia spianata, sulla quale si erano accumulati, in gran parte, i materiali tranati dalle parti sovrastanti; nel piano inclinato che fa seguito alla depressione di Sud- Est dell' orlo del cratere centrale, si sono pure riscontrate delle notevoli fratture, le quali accennano aneli ’ esse a più o meno prossimi franamenti. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento dell’ acqua di Fiumecaldo nel po- meriggio del giorno 2. Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 13 a Catania, a lh 301" si ha una registrazione la grande sismometrografo Cancani leggerissima. 11 21, a 22h xl% circa altra scossetta leg- gerissima di II grado a Catania e Mineo, ondulatoria NE-SW in entrambe le località. Il 26 a 2h 21m si ha la caduta della verghetta di un sismoscopio a Catania e una scossetta di II grado a Mineo a 20h 46m . Il 27 a Mineo altra scossetta di II grado a lh lm . Alle /h 42'" si ha al grande sismometrografo Cancani una lieve registrazione dovuta ad un ter- remoto scoppiato a Giannina — Penisola Balcanica. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna rimane occultato dalle nubi nel solo giorno 30; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 18, 19, 25 e 27 ; forti nei giorni 1, 13, 21, 22 e 24; fortissime il 15 e 17 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni 20, 23, 26, 28 e 31 ; notevoli e tali da formare un folto pennacchio di fumo sempre bianco, nei giorni 16 e 29. A S. Venerimi nella notte tra il 4 e 5 si nota un sottilissimo spessore di sabia proveniente dall’ Etna. Fenomeni eruttivi eccentrici . — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nel giorno 16. Fenomeni geodinamici. — Il 4 a Catania, a 2h 15m si nota una indicazione sismo- scopica ; 11 5 il microsismoscopio Guzzanti dà numerose indicazioni di movimenti lievis- simi; il 6 scoppia un esteso terremoto a 2h 34m che batte buona parte della Sicilia orien- tale e delle Calabrie ; la scossa, fortissima cioè di VI grado a Castroreale, sveglia quasi tutta la popolazione che spaventata esce all’aperto; forte, cioè di V grado, a Messina e Reggio Calabria: sussultoria nella prima città, sussultorio-ondulatoria SSVV-NNE nella seconda, sensibile cioè di IV grado a Lipari e Stromboli ; strumentale , di I grado a Mineo e Catania; sussultorio-ondulatoria SE-NW nella prima città; registrata dal grande sismometrografo Cancani e dal Microsismoscopio Guzzanti nella seconda. Il 9 ancora a Reggio Cai. a 3h 4m gli avvisatori Galli-Brassart indicano una scossa ondulatoria SW-NE avvertita da poche persone ; anche a Messina la scossa è avvertita con la intensità di II- III ; alle 14h 34m Mineo è battuta da una sensibile scossa di terremoto sussultorio-ondu- latoria SE-NW, avvertita quasi generalmente ; la scossa è pure avvertita a Palagonia e Giardinelli (frazione di Ramacca) e Catania, ove fu leggerissima, indicata dall’ avvisatore Galli-Brassart dalla stanza meteorologica come ondulatoria E-W. Il giorno 1 1, a 22h 58m a Catania si ha un’ altra indicazione sismoscopica ; il 12 a Castroreale, a 13h 57m la popo- lazione avverte una forte scossa che destò panico nella popolazione; il movimento fu av- vertito come ondulatorio W-E e accompagnato da rombo. Anche a Messina a I3h 57m si avverte generalmente una forte scossa di terremoto sussultorio ; a Reggio Calabria è on- dulatoria N-S e pure forte, di V grado ; poi fu sensibile, di IV grado, ondulatorio SW-NE a Mineo e Randazzo, sussultorio-ondulatorio S-N ; leggero ondulatorio a Lipari ; fu stru- mentale a Catania e Linguaglossa. Il 13 Castroreale, ancora una volta, a 4h 1ft circa fu agitata da una leggera scossa, come pure Reggio Calabria ; ove a 8h si avverte da pochi L' Eruzione etnea del 1910 31 altra scossetta sussultoria ed altra ancora leggera ondulatoria SW-NE. Il 14 si ha un altro terremoto calabro-siculo intorno alle 4h 35m che fu sussultorio ondulatorio sensibile a Mes- sina ; ondulatorio S-N, pure sensibile a Reggio Calabria. 11 18 da Messina si segnalano diverse scossette ad ore indeterminate; il 22 a 16h 6m e 19h 13"1 due leggerissime; a 19'1 18'" una forte; il 27, a Mineo a 6h 51m si ha un leggero movimento avvisato da diversi stru- menti. Il 29 continuano ancora nella Calabria e nel Messinese i movimenti del suolo ; a Messina a lh e IO'1 4,n si hanno due scossette sensibili sussultorie, quasi generalmente av- vertite; a 13h 45m una scossa forte sussultoria che desta panico nella popolazione. Questa scossa è leggera ondulatoria SW-NE a Reggio Calabria e Castroreale. Il 30 finalmente intorno a 16h Messina è battuta da un altro terremoto piuttosto forte ondulatorio NE-SW, avvertito generalmente dalla popolazione, che fu sensibile ondulatorio a Castroreale e leg- gero sussultorio a Reggio Calabria. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna coperto da nubi nel solo giorno 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 1, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 14, 17, 18, 19, 20, 21, 23, 26 e 30; forti nei giorni 2,28 e 29; fortissime il 9, 10, 15, 22 e 25 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 13 e 24; notevoli e tali da formare dei folti pennacchi di fumo sempre bianco, nei giorni 3, 4 e 16. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’acqua di Fiumecaldo si mostra torbida nei giorni 4, 5, 7. Si ha notizia che negli ultimi giorni della la decade si hanno considerevoli emis- sioni di gas dal Lago di Naftia e tali da asfissiare alcuni animali che si trovavano sulle sue sponde. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 17 a 15h 26m a Lipari è avvertita una scossa di terremoto sensibile, ondulatorio E-W, non indicata dagli strumenti; altra scossa si ha nello stesso centro abitato il giorno 21, a 17h 56m e questa sussultoria, pure sensibile ed indicata pure dagli avvisatori Galli-Brassart. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni 1, 7, 9, 20, 23, 24 e 26; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cra- tere centrale nei giorni 4, 5, 6, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 28, 29, 30 e 31 ; forti il 2 e 27; fortissime nei giorni 3, 21 e 22 ; con notevoli eruzioni di fumo bianco nel giorno 25. Fenomeni eruttivi eccentrici — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2 a Catania a 19h 57m si ha una lieve registrazione al grande sismometrografo ; altra il 10 a 18h 49m . Novembre — Fenomeni eruttivi centrali.— L’Etna rimane coperto dalle nubi, nei giorni 11, 12, 14, 15, 17, 21, 24 e 30 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 16, 19, 20, 23, 26, 27, 28 e 29 ; forti il 5 e 25; fortissime il 6, 7 e 18; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 8, 13: notevoli e tali da costituire dei folti pennacchi sulla cima del monte, nei giorni 1,9, 10 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nei giorni 13 e 22, dopo copiose piogge, si no- tano emanazioni di bianchi vapori dal cratere settentrionale dei Monti Silvestri (eruzione del 1892); specialmente nel giorno 22, a IO1' 7m , tali emanazioni si fanno piuttosto forti e ben visibili da Catania. Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nel pomeriggio del giorno 9. Fenomeni geodinamici. — Al 1° del mese si ha intorno alle 12h 22m una scossa 32 S. Arcidiacono [Memoria XVII. leggerissima, registrata dai soli strumenti a Catania, Messina e Mineo ; poi quasi tutta la Sicilia fu agitata per un forte terremoto scoppiato a circa le 16h ; che fu di VI grado, ondulatorio N-S a Vittoria ; tra V-VI sussultorio ondulatorio NYV-SE a Mineo ; di V gra- do sussultorio ondulatorio a Butera, ondulatorio E-W a Piazza Armerina; tra IV-V ondu- latorio NE-SW a Mazzarino; di IV grado, ondulatorio E-W a Messina, sussultorio-ondu- latorio N-S a Vizzini, ondulatorio NE-SW a Sortino, ondulatorio di indeterminata direzione a Melilli, ondulatorio W-E a Giarratana, ondulatorio SW-NE a Centuripe ; di III grado ondulatorio E-W a Palermo, ondulatorio d’ incerta direzione ad Augusta, ondulatorio E-W a Scicli, ondulatorio N-S a Biancavilla ; di II grado ondulatorio W-E e N-S a Catania. 11 giorno 2 intorno a lh 30m altra scossa di terremoto avviene la quale è; ondulatoria SE-NW di 1V-V grado a Mineo ondulatorio N-S di III grado a Vizzini, ondulatoria W-E di III-IV a Giarratana ; di II-III grado a Terranova ; di I grado ondulatoria W-E a Mes- sina e Catania. Altra scossa più forte ha luogo a 11'1 24"1 che è di V-VI grado ondulato- ria a Giarratana ; tra V-VI sussultoria ondulatoria NW-SE a Mineo di non determinato ge- nere a Licodia Eubea e Terranova Sicilia ; di V grado ondulatoria N-S a Vizzini ; tra V- IV ondulatorio NE-SW a Vittoria, sussultorio-ondulatorio NE-SW a Mazzarino ; di IV gra- do a Caltagirone e Grammichele, sussultoria a Biancavilla, ondulatoria SW-NE a Centuripe, ondulatoria a Melilli, ondulatorio E-W a Piazza Armerina ; tra III e IV ondulatoria NW-SE ad Augusta, ondulatoria a Cannicatti, ondulatoria E-W a Ragusa, ondulatoria SW-NE a Scicli; di III grado ondulatoria SE-NW a Feria, sussultorio a Sortino; tra Il-Ill a Licata; di II grado sussultoria e ondulatoria a Catania, di I grado a Messina. Il 3 un’ altra scossa di terremoto agita tutta la Sicilia alle 7h e le onde sismiche si pro- pagano sino a Malta. Nel circondario di Caltagirone si hanno danni di qualche rilievo ed a Mirabella la scossa raggiunge quasi il grado Vili della scala Mercalli; la scossa fu di gra- do VI a VII sussultorio ondulatoria NW-SE seguita da rombo a Caltagirone ; di VI grado sussultorio ondulatoria NW-SE a Mineo, sussultoria a Scicli ; tra V e VI ondulatoria a Melilli; di V grado sussultoria ondulatoria a Terranova, ondulatoria NW-SE con rombo aereo a Vizzini, ondulatoria W-E a Giarratana, da Licodia Eubea non danno notizie sul genere della scossa ; tra IV e V grado ondulatoria a NE-SW a Vittoria, ondulatoria E-W a Ragusa, ondulatoria SE-NW a Pietraperzia ; di IV grado ondulatoria E-W a Catania, sussultoria ad Acireale, ondulatoria N-S ad Augusta, ondulatoria NE-SW a Sortino, ondu- latoria SW-NE con rombo a Feria, ondulatoria di indeterminata direzione a Pachino, on- dulatoria E-W a Piazza Armerina, ondulatoria SW-NE a Centuripe, sussultoria a Bianca- villa, ondulatoria E-W a Palermo ; tra III e IV grado a Castroreale, sussultoria a Girgenti, di genere inderminato a Licata ; di III grado ondulatoria d’ indeterminata direzione a Poz- zallo, ondulatoria N-S a Modica, sussultoria a Campobello di Licata, sussultoria a Lingua- glossa ; di II grado sussultoria ad Adernò. Nello stesso giorno 3 poi si hanno altre due scosse sensibili a Mineo a 8h 5m e 8h 42'" avvertite forti a Ramacca, Giardinelli, Scordia,. Licodia Eubea, Grammichele, Mirabella Imbeccati, fortissima a Caltagirone. La scossa del- le 81' 42m fu indicata da un sismoscopio a Messina ove si notano inoltre altri minimi mo- vimenti del suolo, come tremiti. Il 4 a Mineo, a 1 h* 36m e lh 56m si hanno altre due scossette di III grado. A Caltagirone la popolazione spaventata abbandona la città e si sparge per le cam- pagne. Il 9 si ha un altro terremoto il cui epicentro si ritiene nel mare Ionio ; la scossa fu di V grado sussultoria ondulatoria SE-NW a Mineo e NW-SE a Licodia Eubea ; tra F Eruzione etnea del 1910 33 IV- V ondulatoria a Melilli ; di IV grado sussultoria a Vizzini, sussultoria ondulatoria a Caltagirone, ondulatoria a Giarratana, ondulatoria N-S a Comiso, di I grado a Catania e Messina. La scossa fu pure avvertita e registrata su gran parte del continente italiano e perfino a Lubiana, nella Carniola. Il 16, a 14h 34m si muove Biancavilla per una scossetta sussultoria di III-IV. Questo importante periodo sismico, svoltosi nei primi giorni di questo mese, pare che abbia raggiunto la sua massima intensità col terremoto dalle 7h del giorno 3 ed abbia avuto per centro superficiale una località posta entro il triangolo Mirabella Imbeccari, Cal- tagirone e Niscemi, denominata Racineci (1). Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna è coperto dalle nubi nei gior- ni 2, 3, 4, 5, 6, 8, 18 e 30; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 12, 13, 16, 17, 19, 20, 21, 26, 28 e 29; forti nei giorni 7, 23, 24, 25 e 31 ; fortissime il 9 e 15 con mediocri eruzioni di fumo bianco il 10, 11, 14 e 22. Nella notte tra il 6 e 7 del mese si ebbero, specialmente sul versante meridionale et- neo, copiose piogge e la mattina del 7, quasi tutta la immensa distesa delle lave del 1892 comparve letteralmente coperta da un velo bianco di vapori esalanti dalle lave medesime; il fenomeno durò sin quasi a tutto il giorno 9. Le emanazioni vaporose furono più ab- bondanti e persistenti là dove esistevano i Dagalotti (2) dei Cervi, a Nord di Monte Gem- mellaro, a Nord-Ovest e Sud di Monte Grosso, ad Est di Monte Concilio, a Nord-Est di Monte Conciliello ed altri punti. Questo fatto ci sta ad indicare che, ad una mediocre pro- fondità, le lave del 1892, sono ancora dopo circa 6 anni, calde e là dove le emanazioni vaporose si mostrarono più abbondanti e persistenti, ivi appunto hanno uno spessore con- siderevole, epperò conservano più a lungo il loro colore iniziale. Fenomeni eruttivi eccentrici. — - Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 18 intorno a 5h 1 4 si ha una forte scossa di terre- moto ondulatorio E-W con replica assai leggera, avvertita da poche persone alle 7h l/2 ; a Catania e Messina la scossa è di I grado. Questo movimento del suolo è anche segnalato da Zante e S. Maura (Grecia). I899 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ attività del cratere centrale et- neo, per la maggior parte di questo mese, si limita a deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi, appena visibili da Catania ; solo nei giorni 1 e 2 si hanno forti emana- zioni e nei giorni 27, 28, 29 e 31, fortissime da formare dei piccoli pennacchi di fumo bianco sulla cima dell’Etna; nei giorni 10, 11 e 12 si hanno notevoli eruzioni di fumo sempre bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 26 visita al bacino della Salinella pres- so Paterno, fatta dal Direttore dell’Osservatorio di Catania, Prof. A. Ricco. Egli trovò i vulcanetti di fango in perfetta calma e misurata la temperatura dell’ acqua trovata in al- cuni craterini mezzo disfatti, la trovò uguale a quella dell’aria ampiente, cioè 12°. 5. Le sorgenti idrogassose di Maimone e Tomaselli furono trovate allo stato normale. (1) Si vegga: Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1898; F. Eredia, Sul Periodo Sismico del Novrembre 1898 in Val di Noto, nello stesso Bollettino anno 1904-1905. (2) Da gala in vernacolo siciliano, significa un tratto di terreno, più o meno esteso, circondato da tutte le parti dalle lave : dagalotto significa piccola daga/a. Costituiscono delle isole verdeggianti in mezzo al cam- po nero e brullo delle lave. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XVII. 34 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] Fenomeni geodinamici. — Il giorno 13 si ha un terremoto che interessa la Sicilia e le Calabrie : avvenne a circa lh e interessa Castroreale, ove è di IV grado e Catania e Mineo ove è di I grado, cioè strumentale. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — Anche in questo mese si ha calma quasi assoluta al cratere centrale etneo ; solo nei giorni 3 e 6 si hanno fortissime emanazioni di vapori bianchi da costituire dei piccoli pennacchi sulla cima del monte ; nei giorni 2, 4, 7, 14, 15, 23, 25 e 26 1’ Etna rimane coperta dalle nubi. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 2h 20'" e 2h 48m si notano a Mineo e Ca- tania due scossette appena strumentali. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultalo dalle nubi nei giorni 7, K), 11, 12, 13, 14, 15, 20, 21, 24, 25 e 26; con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 4, 5, 6, 8, 17, 18, 23, 27, 28, 30 e 31 ; forti il 3, 19 e 22 ; forti e di vapori cenerognoli il 29; fortissime e di vapori bian- chi il 9 e 16 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco, il 2. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici . — Nessuno. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — Calma al cratere centrale etneo ; si han- no solamente forti emanazioni di fumo un po’ grigio il 1° ed il 2 e deboli eruzioni di fu- mo bianco, 1' 8 ed il 12 ; le eruzioni si fecero forti nei giorni 3, 27 e 30. L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 5, 6, 13, 16 e 23. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Terremoto in Grecia pel quale si ebbero delle indicazioni solamente strumentali a Messina e Mineo e traccie sismometrografìche a Catania. Altro terremoto di lontana origine indicato a Messina e Mineo dai soli strumenti, registrato a Catania dal grande sismometrografo. Il 15 altro terremoto commuove la Grecia a 6h circa il quale è registrato lievemente a Catania Messina e Mineo. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — Continua la calma al cratere centrale dell’Etna; si hanno solo forti emanazioni di vapori bianchi nei giorni 14 e 24; fortissime nei giorni 4, 5, 11, 12 e 25; nei giorni 9 e 17, specialmente il 17 si manifestano note- voli eruzioni di fumo bianco da formare folti pennacchi sulla cima del monte. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 si segnalano leggeri movimenti del suolo da S. Maria di Licodia a 20h 1/4 circa ove si ha una leggera scossa ondulatoria NW-SE pre- ceduta da forte rombo ; anche a Beipasso si ha una leggerissima scossa appena avvertita da qualche persona, a Catania si hanno tracce di lievissime registrazioni al grande sismo- metrografo. Tali movimenti sono 1’ eco di terremoti rovinosi avvenuti in Grecia, ove la città di Ligodistria rimase assai danneggiata. Alle 22h 1j2 circa a Beipasso si avverte una leggera scossa ondulatoria N-S; seguita da una altra a 21. 3/4 più forte, di grado IV pure ondulatoria N-S; a Biancavilla detta scossa è sussultorio-ondulatoria N-S di grado V come pure a S. Maria di Licodia, ove è ondulatoria NW-SE: in questo centro abitato la popo- lazione spaventata abbandona le case e passa il resto della notte all’aperto: anche a Ra- galna la scossa è forte e come a S. Maria di Licodia gli abitanti spaventati uscirono al- l’aperto ove rimasero sino al fare del giorno. A Paterno la scossa è leggera di III grado, avvertita da poche persone, non indicata dagli avvisatori Galli-Brassart. Finalmente alle L' Eruzione etnea del 1910 35 23h circa, Biancavilla è ancora una volta battuta da un’ altro forte terremoto di V grado sussultorio che desta panico nella popolazione ; esso è avvertito come sussultorio -ondula- torio di IV grado a Beipasso, come pure a S. Maria di Licodia e Ragalna ; però da queste due ultime località non si hanno notizie nè sulla intensità della scossa nè sul genere. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 2 e 12 ; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 3, 15, 17, 21, 22, 23, 25, 27 e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 13, 14, 18, 20 e 29; forti nei giorni 4, 16, 19, 26 e 30; forti e di vapori un po’ grigi, il 10; fortissime e di vapori bianchi nei giorni 5, 6, 9 e 24 ; di vapori grigi, 1’ 1 1 ; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità, nei giorni 7 e 8. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 30 a circa 22h 1/i a Filicudi, si avverte dalla popolazione una fortissima scossa di terremoto sussultorio-ondulatoria N-S, seguita da altre cinque meno forti, ma molto sensibili. Lo spavento degli abitanti è stato enorme; dormivano tutti e tutti furono svegliati ed uscirono all’ aperto gridando. La scossa fu accompagnata da forte rombo, che si ripetè anche per le scosse successive. Dalle 22 ijA alle 23 V4 si contarono sei scosse; molti fabbricati furono lesionati. Altre scosse sensibili, sono avver- tite a Guardia a 4h 6h e 12h da alcuni contadini. Luglio - Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 22; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 6, 7. 10, 23, 24, 26 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 8, 11, 16, 17 e 20 ; forti nei giorni 5, 9, 18, 21, 28 e 31; fortissime nei giorni 3, 4, 12, 13 e 15; con eru- zioni notevoli di fumo bianco nei giorni 14, 27 e 30. Il giorno 19, osservato 1’ Etna alle 6U , 7h e poco prima delle 8h , presenta debolis- sime emanazioni di vapori bianchi esalanti dai fumaiuoli aperti ai lati di Ovest e Nord- Ovest dell’olio del sommo cratere; alle 8h in punto ha luogo una formidabile esplosione per la quale s’ innalza dal cratere centrale con estrema violenza, ed a grandissima altezza, un gigantesco pino eruttivo di fumo grigio misto a numerosissimi e grossi proiettili, al- cuni dei quaii hanno un diametro di m. 2.50, lanciati sino alla distanza di m. 1600 dal- 1’ asse eruttivo, cioè sino alla collina della Torre del Filosofo, danneggiando considerevol- mente 1’ Osservatorio Etneo, la cui cupola di lamiera di ferro dello spessore di 2 mm. è stata addirittura crivellata. La grandiosa massa di fumo ben presto si allarga immensamente, tanto da coprire quasi tutto il cielo, disperdendosi poi, dopo un’ ora, verso scirocco. Una tenue pioggia di finissima cenere è accusata da tutti i centri abitati giacenti sul fianco di Sud-Est del vulcano. Contemporaneamente a questa formidabile esplosione, si sentono forti e prolungati rombi a Nicolosi, Zafferana Etnea, S. Venerina ecc. ed anche allo scrivente parve di sentire qualche profondo rumore, come di rombo di lontana provenienza. Una cosa degna di nota si è che, questa importante manifestazione eruttiva si è com- piuta, come appresso si vedrà, senza fenomeni geodinamici di qualche rilievo, se si toglie qualche leggerissima agitazione dei tromometri dell’Osservatorio di Catania ed una lieve scossetta di terremoto sussultorio, appena avvertita da qualche persona a Zafferana Etnea. Il giorno 25, a 7h si ha un’ altra manifestazione eruttiva, assai meno forte della pre- cedente, consistente in notevoli eruzioni di fumo grigio, che per la violenza del vento di Maestro, allora spirante, viene subito disperso per l’ampia valle del Bove: alle 81* tutto finisce, rimanendo nel resto della giornata deboli emanazioni di fumo, alle 7h contempora- 36 S. Arcidiacono [Memoria XVII J. neamente alle predette eruzioni, da qualche persona di Zafferana Etnea si avverte una leggerissima scossa di terremoto (1). Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 1 luglio, da notizie pervenute dal Prof. Giovanni Pla- tania, si sa che, a 4h circa, nella borgata di Guardia (Acireale) ha luogo una scossa di terremoto abbastanza forte, con repliche meno intense a diversi intervalli di tempo, ac- compagnate spesso da rombi. Qualcuno asserisce che ad Acireale ce ne siastata un’altra sensibile intorno all’ lh ; seguita da quella delle 4h avvertita a Guardia e pure a S. Vene- rala, ove è strumentale. Il 2 a 5h 50m il fianco orientale dell’ Etna viene battuto da altra scossa di terremoto che è sensibile di IV grado a S. Venerina, ondulatoria N-S a Zaffe- rana Etnea; con replica meno intensa a 5h 54'11 in entrambe le predette località. Queste scosse sono avvertite piuttosto forti a Malati, Carico, Guardia, Stazzo, Pozzillo, Mangano ecc. località del Circondario di Acireale, ove si hanno leggere lesioni nelle case e muri cam- pestri abbattuti ; la popolazione preoccupata passa la notte all’ aperto ; inoltre furono lieve- mente registrate dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Alle 71' 57m a Mineo e Catania si ha una scossetta strumentale. Il giorno 8 all’ Osservatorio Etneo si ha 1" indicazione strumentale di una scossetta ondulatoria E-W, non avvertita dal personale. Il 19, a 8h contemporaneamente all’esplosione del cratere centrale etneo, leggera scossa sussultoria avvertita da pochi, con prolungato rombo. 11 24 Paterno a 8h 20'" è lievemente scossa da un movimento sussultorio, indicato dallo avvisatore Galli-Brassart, non avvertito dalle persone; lo stesso avviene a Beipasso, ove il movimento è ondulatorio NE-SW. Inoltre da S. Venerina si comunica all’ Osserva- torio di Catania che, nella sera, a Pozzillo, Stazzo, S. Tecla ecc. si avvertono due scosse di terremoto piuttosto sensibili. Il 25, a 71' circa nel mentre al cratere centrale etneo han luogo notevoli eruzioni di fumo grigio, a Zafferana Etnea si avverte da poche persone una leggera scossetta sussultoria. 11 27 a 19h 45m viene segnalata una scossetta strumentale ondulatoria SE-NW da Linguaglossa ed il 29, a 5h 20m un’altra sussultoria, pure stru- mentale da Pachino. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 3 ; col cratere centrale in calma nei giorni 8, 24, 25 e 26 ; con deboli o de- bolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 20, 23, 27, 28, 29 e 30; forti nei giorni 6, 7, 10, 18 e 21 ; fortissime il 19, 22 e 31 ; con me- diocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 9 e 14. Nel giorno 4 1’ Etna rimane coperto da nubi per la maggior parte della giornata ; solo verso le 7h mostra per poco il cratere centrale sgombro con debolissime emanazioni di vapori bianchi ; con 1’ inoltrarsi della giornata le nubi aumentano considerevolmente at- torno al vulcano, prendendo un aspetto temporalesco; poco dopo mezzogiorno scoppia un violento temporale all’ Etna con pioggia, grandine fìtta, lampi e tuoni. Alle 1 7h le nubi si dileguano e compare il monte sormontato da un folto e lungo pennacchio di fumo grigio che si protendeva considerevolmente ' verso Scirocco; verso sera le eruzioni di fumo au- mentano ancora formando, ora delle grosse ed alte colonne, ora dei pennacchi più o meno (i) Su questo importante periodo eruttivo si vegga: S. Arcidiacono, Esplosione centrale dell’ Etna del 19 luglio 1899, Bollettino della Società Sismologica Italiana, voi. V. Come pure: Sul periodo eruttivo dell’Etna dal 19 luglio al 5 agosto 1899. Atti dell’ Accademia Gioenia in Catania, voi. XIII, serie 4a. A. Mascari. Il cratere dell’Etna dopo l’esplosione del 19 e 25 luglio 1899, Bollettino Sismologico, predetto. Li Eruzione etnea del 1910 37 lunghi, diretti in sensi diversi a secondo della direzione e velocità delle alte correnti atmo- sferiche. Nella notte tra il 4 ed il 5 1’ attività eruttiva del cratere centrale etneo aumenta ancora ed insieme al fumo, ai lapilli, alla sabbia ed alla cenere, che arrivò in tenuissima pioggia sino a S. Venerina, vengono lanciati sul dorso del cono terminale grossi blocchi di lava antica, strappati dalla forza esplosiva delle eruzioni, dalla impalcatura del cratere centrale medesimo. Verso le 2h del giorno 5, il personale dell’ Osservatorio Etneo è sve- gliato bruscamente da una forte scossa di terremoto ondulatorio NW-SE accompagnata da rombo, con una replica dopo 2m . A quella ora, osservato il cratere centrale, è trovato in piena attività: una grossa e densa colonna di fumo grigio si solleva dal suo interno e spinta da un vento settentrionale, passa al di sopra dell’ Osservatorio Etneo lasciandovi cadere del lapillo minato, sabbia e cenere finissima. Alle 9’1 40m si tenta un’ascensione alla cima del monte dall’ ing. Mascari e dal custo- de, A. Galvagno, ma questi non possono raggiungere la meta per le difficoltà presentate dal terreno che si deve attraversare e per il pericolo imminente di qualche esplosione con la conseguente pioggia di proiettili. Durante questa breve escursione, furono osservati i fumaiuoli bassi di ponente, vicini alla neviera da cui si provvede f Osservatorio Etneo : essi sono attivi, e, cosa nuova, emettono un forte puzzo di anidride solforosa e acido clo- ridrico, che molesta più la gola che le narici. A mezzogiorno V ing. Mascari ed il Galva- gno rientrano all’ Osservatorio, sul quale cade àncora cenere. Quattro giorni dopo, cioè, la mattina del 9, il Mascari ed il Galvagno, ritentano la salita e constatano notevoli modificazioni sul pendio esterno del cono terminale, il quale è comple- tamente coperto di grandine caduta nel pomeriggio del giorno precedente, ed anche da sab- bia, lapillo e grossi e numerosi proiettili, caduti nella notte. L’interno poi è radicalmente tra- sformato : prima del 19 luglio esso, nei tratti generali, presentava la forma di una immensa caldaia della profondità approssimata di 200 a 250 metri ; le particolarità più salienti e caratteristiche erano : un piccolo cono avventizio di forma piuttosto regolare, addossato alla parete di Nord-Ovest, accanto a questo ; verso Ovest, una grande cavità in forma di nicchia, aperta nella parete verticale, al di sotto una piccola colata di lava incandescente, che in basso finiva con una larga pozza nera di lava rappresa ; poi un esteso ripiano verso Nord-Est, in gran parte ingombrato da cumuli considerevoli di materiale frammen- tizio, franato dalle pareti adiacenti sovrastanti in completo sfasciamento. Come era da aspettarsi, con la formidabile esplosione del 19 luglio e le successive manifestazioni eruttive del 25 dello stesso mese e del 5 agosto, tutto ciò è spazzato via e la forma prevalente assunta dallo interno del predetto cratere centrale è di un gran- dioso cilindro cavo, il cui fondo è piuttosto piano, coperto di cenere, con due voragini: una a Nord-Ovest, la principale, preesistente, l’altra a Nord-Est, di nuova formazione; in oltre si osserva una frattura che lo attraversa diretta da Nord a Sud. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Alle 17h del giorno 4 contemporaneamente alla straordinaria attività eruttiva del cratere centrale etneo, si nota pure una singolare attività di Vulcarolo con la emissione di grosse masse di vapori bianchi. Fenomeni geodinamici. — Nel mese si hanno pochissimi fenomeni geodinamici non interessanti direttamente 1’ Etna, solo notiamo il terremoto del giorna 5, avvertito alle 2'1 dal personale dell’Osservatorio Etneo che fu forte, ondulatorio NW-SE, in concomitanza della straordinaria attività eruttiva del cratere centrale, e poi una scossetta leggerissima, sussul- toria a Messina e Reggio, a 12h 30m dell’ Il : non indicata dagli strumenti, ma avvertita da 38 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] qualche persona che si trovava allo stato di quiete nei piani superiori delle case ; il 13 a Messina a 6h 24m , altra scossetta ondulatoria avvertita da molti; il 17, a 16h 45'" una altra scossetta ancora ondulatoria a Castroreale, avvertita da qualche persona ; finalmente il 26, nella predetta Messina, a 14h 12in si ha una indicazione sismoscopica. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna è coperto dalle nubi nel giorno 24; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 10, 11, 13, 20 e 30; con deboli o de- bolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 8, 14, 16, 21, 23, 25, 27 e 28; forti il 15 ; fortissime il 9, 22 e 29 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 12, 17, 18, 19 e 26 specialmente il 19. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 26 si osservano notevoli emissioni di vapori bianchi da Vulcarolo, visibili anche ad occhio nudo da Catania. Fenomeni geodinamici. — Il 9 si registra a Messina una scossetta sussultoria di III grado; il 17, a lh 45m , un’altra dello stesso genere ed intensità a Castroreale. Il giorno 21, in contrada Valateddi, a circa 1 km a Nord di Acireale, è avvertita dalle persone allo stato di quiete una scossetta di terremoto che produce leggero tremito nelle vetrine delle finestre; altra scossa sensibile si ha nella stessa contrada a 23h 33m che sveglia molte persone (Prof. Giovanni Platania). Il 23, a 23h V4 , Acireale è battuta da una forte scossa di terremoto ondulatorio E-W, la quale è di III grado a Catania, Zafferana Etnea e di I grado a Mineo. Da ulteriori notizie risulta che la scossa fu anche avvertita da qualche persona a Fieri e Pisano ; a Malovria e Fossalacqua contrade a NVV di Acireale, la scossa è stata fortissima e sono caduti di- versi muri a secco campestri ; a Fiandaca , presso Zerbati , hanno suonato pure le campane della chiesa (?). Il 24 a 4h 10'" circa, altra scossa sensibile ad Acireale che sveglia parec- chie persone : è avvertita alquanto più forte a Nord e Ovest della città. Il 25, a 15h 1/4 circa a Fossalacqua (Acireale) si avverte altra scossa da diverse persone in quiete ; ad Acireale passa inavvertita ; a 22h 30,n si nota un’altra scossa di terremoto che è di IV- V grado, ondulatoria SW-NE a Mineo, ondulatoria accompagnata da leggero e prolungato rombo a Buccheri; di IV grado ondulatoria E-W a Licodia Eubea ; tra III e IV grado, ondulatorio NE-SW a Sortino : di III grado a Caltagirone, Grammichele, Ramacca, Pala- gonia, Francofonte ; tra 11-111 grado a Catania, ove fu pure registrato dal grande sismo- metrografo. A Caltagirone poi, a 221' 57m è avvertita da qualche persona e registrata dal microsismoscopio Guzzanti ; un’ altra scossetta ha luogo ad Acireale dopo le 231' , qual- cuno asserisce di avere avvertite due scossette ondulatorie. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 19, 20, 21 e 30 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi, al cratere centrale, nei giorni, 4, 5, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 23, 24, 26, 27 e 29, forti nei giorni 14, 22 e 28 ; fortissime nei giorni 3, 7, 8 e 25 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni 1, 2, 6, 16, 17, 18 e 31. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Si nota intorbidamento delle acque di Fiumecaldo il 16 e 18. Fenomeni geodinamici. — Nel mese si nota: una scossa forte di V grado ondula- toria W-E a 23h 40m a Messina, avvertita sussultoria, lieve a Castroreale, ove si ha una replica a circa 24h della stessa intensità e genere; altra scossa leggera di III grado, a 10h 59m del 17 nella stessa Messina. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna l esta coperto dalle nubi, nei L' Eruzione etnea del 1910 39 giorni 2, 17, 19, 20, 22, 23 e 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 10, 11, 12, 14, ló, 26 e 28; forti nei giorni 4, 8, 15, 24 e 25; fortissime il 7, 13, 29 e 30; con mediocri eruzioni di fumo bianco, nei giorni 1, 3, 5, 6, 9 e 18; notevoli e tali da formare un folto pennacchio sulla cima del monte, il 21. Il 15 visita al cratere centrale fatta dal custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galva- gno, da essa risulta che parte dell’orlo di Nord- Est è franato per una lunghezza di circa m. 50 e una larghezza di in. 6; altri franamenti si riscontrano verso Nord e Nord-Ovest. Il fondo del cratere si presenta pianeggiante e coperto di cenere gialliccia ; a Nord-Ovest si apre la gobi principale ; le pareti, tranne quelle di Sud-Est sono a perpendicolo. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 14, a 16h 30tn si hanno forti emissioni di vapori bianchi dall’ ultimo cratere a Nord dei Monti Silvestri (eruzioni del 1892) che si ripetono, per la durata di 1 ora il giorno successivo 15 a 16h . Nel giorno 24 si nota una straordinaria attività di Vulcaroto con la emissione di notevoli masse di vapori bian- chi, visibili ad occhio nudo da Catania. Fenomeni geodinamici. — 11 3, a 201' 45m si ha una scossa di 111-1 V grado a Ro- mena (Messina) ; il 22, a 10h 46"‘ altra scossetta a Messina di 111 grado, sussultorio-ondu- latoria. il 24, a 15h 17m si hanno lievissimi movimenti del suolo, inavvertiti all’uomo, in- dicati e registrati solamente dagli strumenti di Catania, Messina e Mineo, e dovuti certa- mente a terremoto di lontana origine. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni I, 13, 14, 16, 17, 20, 21, 22, 24, 25 e 31; con deboli o debolissime emanazioni di va- pori bianchi al cratere centrale nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 15, 18, 19 e 23; forti il 26 e 28 ; fortissime il 27, 29 e 30; con notevoli eruzioni di fumo bianco for- manti folti pennacchi sulla cima del monte, il 2. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — 11 6, a 6'1 a Castroreale è avvertita una sensibile scossa di terremoto. Igoo Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna ha deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 4, 7, 16, 17, 18, 22, 24, 25, 28 e 31 ; piuttosto forti nei giorni 1, 5, 6, 15, 27 e 29 ; fortissime nei giorni 2, 3, 8, 9, II, 12, 13, 23 e 26; rimane coperto dalle nubi, nei giorni 10, 14, 19, 20, 21 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 8 e 9. Fenomeni geodinamici. — Il 18, a 19h e 21h si notano appena da poche persone una leggerissima scossa di terremoto dalla durata di pochi secondi a Filicudi; il 19, a 17h 45m circa, si ha un’indicazione sismoscopica a Messina e Mineo ; a 19h 25m altra scos- setta ondulatoria S-N di III grado a Filicudi, seguita da replica forte, anch’ essa ondulato- ria W-E, della durata di circa 6* producendo panico nella popolazione ; alle 20h 20,u si ha una terza scossetta pure ondulatoria W-E. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 3, 4, 12, 15, 20, 23, 24, 25, 26 e 28; un po’ forti nei giorni 16, 19 e 27; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 11, 13; di mediocre intensità il 14, 17 e 18 ; l’Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 2, 5, 7, 8, 9, 10, 21 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. 40 S. Arcidiacono [Memoria XVII]. Fenomeni geodinamici. — Il 19, a lóh 10m ha luogo una scossetta sussultoria stru- mentale a Biancavilla; replica a 23h 45m pure sussultoria, ma avvertita da pochissime per- sone ; il 20, a 5h 25m altra scossetta nella stessa città, ancora sussultoria, avvertita da pa- recchie persone. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Quasi calma al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 10, 11, 25 e 26; deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 28; un po’ forti il 12, 20 e 31 ; deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 7, 8, 23 e 30; il vulcano rimane occultato dalle nubi nei giorni 6, 17, 21, 22, 24, 27 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 11, a 3h 37m Messina è lievemente agitata da una scossetta di terremoto avvertita da qualche persona; si ripete all’ indomani 12, a 13h 48m , ma non avvertita dalle persone. Il 13, a 2h 17m si hanno indicazioni sismosco- piche a Messina e Mineo. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale quasi in calma o con debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 4, 15, 16, 28, 29 e 30 ; con emanazioni deboli nei giorni 17, 19, 24 e 25; un po’ forti nei giorni 1, 2, 3, 11, 20; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 12, 13, 14, 21, 22, 23, 26 e 27 ; il vul- cano è occultato dalle nubi il 6, 7, 8, 9, 10 e 18. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2 a Reggio Cai. si ha una scossa ondulatoria di breve durata di IV grado, avvertita da molti ; il 10 a Catania, a 22h 35'" si ha un’ indicazione sismoscopica ; poi il 18 si hanno lievi movimenti del suolo a 22h IO'11 che raggiungono l’intensità II a Mineo e 1 a Catania e Messina; il 23 a 7'1 3m e 13h I0m si hanno rispet- tivamente a Catania e Mineo due indicazioni sismoscopiche. Finalmente, il 29, a 12h si ha una sensibile scossa ondulatoria. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperta dalle nubi nei giorni 3, 28, 29 e 30 ; col cratere centrale in calma nei giorni 7, 9, 14, 24 e 31 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 12, 13, 16, 19; forti nei giorni 6, 8, 11, 15, 17, 18, 21, 25; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco, nei giorni 10 e 20 ; di mediocre intensità nei giorni 4, 5, 22, 23, 26 e 27. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Dopo un lungo periodo di riposo, a 12h 3m , av- viene una fortissima esplosione allo Stromboli, con lancio di materiali incandescenti a con- siderevole altezza e una grandiosa colonna di fumo grigio, denso e cenere che cade su parte dell’ isola. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 12, a 12h 3m si ha a Catania una indicazione sismoscopica; il 22, a 6h 5 lm ; il 23, a 22h 13m Zafferana Etnea è battuta da una forte scossa di terremoto ondulatorio, in direzione N-S, con replica meno forte di III grado a 22h 16m . Nella stessa Zafferana Etnea il 27, a 21h 24'" si avverte generalmente un’altra scossa sussultoria; il 31, a 201' 18"* a Biancavilla ha luogo ancora una scossa sussultorio- ondulatoria NE-SW di 111 grado. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei primi dodici giorni del mese si hanno al cratere centrale etneo mediocri eruzioni di fumo bianco : si ha un massimo relativo il 2, nel quale giorno il fumo ha una tinta grigiastra; nei giorni 13 e 14 si hanno deboli emanazioni, che si fanno debolissime il 15, 16, 17 e 18; nel pomeriggio del 19 si riaf- L' Eruzione etnea del 1910 41 facciano al cratere centrale etneo le eruzioni, ma deboli. La calma ritorna il giorno 20; il 21, 22 e 23 si hanno emanazioni forti di vapori bianchi. Un altro periodo di calma si ha dal 24 al 26 ; il 27 si hanno ancora deboli eruzioni con l’ intervallo di un giorno di quiete, il 28, poi ricompaiono il 29 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Dalle 4h alle 20h del giorno 28, notevole aumento della temperatura delle acque di Fiumecaldo, arrivando sino a 22, « 8. Fenomeni geodinamici. — Il 1° si ha una forte scossa sussultorio-ondulatoria N-S a Biancavilla. Il 25, a Catania, a 3h 48m si hanno tracce sismometrografiche. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — Calma al cratere centi-ale dall’ 1 al 5, dall’ 8 al 10, dal 19 al 21 e dal 23 al 31 ; si hanno emanazioni piuttosto forti di vapori bianchi il 16, 17 e 18; deboli eruzioni, sempre di fumo bianco, nei giorni 6, 7, 11, 12, 13, 14, 15 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — - Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nel po- meriggio del giorno 18. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 13, a Catania, a 2 1 '* 38U1 lievissime tracce si- smometrografiche; il 14, a 151' Vi circa si ha una forte scossa sussultoria a Zafferana, avvertita generalmente dalla popolazione, che spaventata esce all’ aperto ; detta scossa è avvertita leggera ondulatoria da poche perso.ne, a S. Venerina. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Emanazioni di vapori bianchi un po’ forti al cratere centrale etneo nel giorno 10; il 13, 14, 15 e 16 si hanno deboli eruzioni di fumo bianco, che si fanno di mediocre intensità il 5 e notevoli e tali da costituire un folto pennacchio il 20; nel resto del mese si ha calma. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 9 e 10. Fenomeni geodinamici. — • Il 24, a I2h 29m si ha una forte scossa di terremoto on- dulatorio SE-NW a Mineo, la quale è leggera a Messina e Catania. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Calma al cratere centrale in quasi tutto il mese; solo si hanno deboli emanazioni di- vapori bianchi nei giorni 6, 10 e 11 e deboli eruzioni il 13, 15 e 20; il vulcano rimane coperto dalle nubi, nei giorni 12, 14, 16, 17 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Deboli variazioni nella temperatura delle acque di Fiumecaldo nei giorni 25, 28, 29 e 30. Fenomeni geodinamici. — Il 23, a 141' 32m si ha una sensibile scossa sussultoria a Mineo, accompagnata da forte rumore aereo. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi al cratere centrale, nei giorni 1, 2, 3, 7, 8, 10, 1 1, 12, 13, 16, 17, 18, 19, 23, 24, 25, 26, 29 e 31 ; dal 4 al 6 si hanno mediocri eruzioni di fumo bianco che si fecero deboli nei giorni 9, 14, 15, 20, 22, 27 e 30; nei giorni 21 e 28 il vulcano rimane coperto dalle nubi. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 19 a 9h 5,n si ha una violentissima esplosione allo Stromboli con lancio a grande altezza di grosso materiale incandescente, lapilli e ce- nere, spinti sino alla distanza di l km. dell’asse eruttivo per circa 1 4 d’ora: il materiale incandescente precipitando a mare, solleva notevoli colonne di vapori. Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 3 a 111' 47,n a Mineo si ha una scossetta di III grado; a 12h 34m altra della stessa intensità a Messina. Il 18, a 12h 55"' è avvertita a ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Mem. XVII. 6 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] 42 Brente una leggera scossa ondulatoria N-S, indicata pure dall’avvisatore Galli-Brassart ; a 21h 30'" altra scossa forte a Nicolosi, ondulatoria N-S preceduta da rombo, che mette in apprensione gli abitanti. Il 19, a !5h 12m altra scossa di terremoto ondulatorio E-W, forte, avvertito generalmente con ispavento dalla popolazione di Nicolosi. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 1, 2, 3, 4, 7, 9, 10, 14, 15, 16, 17, 18, 21, 22, 23, 26, 27 e 28; forti nei giorni 5, 12, 19, 24 e 25; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 6, 8 e 11; il 13 le eruzioni sono forti e costituiscono un folto pennacchio sulla cima del monte ; il vulcano rimane coperto dalle nubi il 20, 29 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 8, a 7h 44m Catania e Mineo sono lie- vissimamente agitate da movimenti leggerissimi appena registrati dai sismometrografi. Il 10 a Messina, a 23h 24"’ si ha una scossa di III grado, preceduta da altra strumentale a 6h 48m ; il 14 a 0h 35m altra scossa sensibile nella predetta Messina. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi al cratere centrale il 6, 7, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 23, 25, 26, 27, 28 e 30; forti il 10 e 21 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni I, 3, 4, 5, 22, 24 e 31 ; il vulcano rimane occultato dalle nubi nei giorni 2, 8, 9 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 8, a 6h 28m si ha una forte esplosione allo Stromboli con lancio di moltissimo e grosso materiale incandescente a grande altezza, che suscita il fuoco in diversi punti attorno al vulcano ; il materiale infuocato cadendo a mare, produce grandi masse di vapori. Fenomeni geodinamici. — Il 16, a 9h 9m scossetta strumentale a Messina. I90I Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna con il cratere centrale in calma, nei giorni 1, 16, 19, 23, 24, 25, 27, 28 e 29 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 9; forti il 20 e 21 ; fortissime e di tinta cenerognola, il 30; si hanno deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 10 e 15; di fumo cenerognolo il 26 e 31 ; con me- diocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 7, 12, 14, 17 e 18; il vulcano rimane co- perto dalle nubi nei giorni 3, 4, 6, 8, 11, 13 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nessuno. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 6, 7, 9, 12, 18, 24, 25 e 26 ; con forti emanazioni di vapori cenerognoli il 2 e bianchi il 4 e 20 ; con eruzioni deboli di fumo grigio il 1° e bianco il 5 e 19; con me- diocri eruzioni di vapori nei giorni 10, 11, 16, 21 e 28; il vulcano rimane occultato dalle nubi nei giorni 3, 8, 13, 14, 15, 17, 22, 23 e 27. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nessuno. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 1, 3, 5, 7, 8, 14, 15, 16, 17, 21, 28, 30 e 31 ; con emanazioni di vapori bianchi nei giorni 4, 6, 18, 24, 26 e 29; con eruzioni deboli di fumo sempre bianco il 27; di mediocre intensità il 9, 13 e 25 ; il monte rimane coperto dalle nubi, nei giorni 2, 10, II, 12, 19, 20, 22 e 23. Fenomeni eruttivi eccentrici. -- Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 7 a 21h 11"1 a Mineo si ha una scossetta on- L' Eruzione etnea del 1910 43 dulatoria di II grado. Il 26 a 31' 35m a Nicosia si avverte una scossa sensibile, ondulatoria, con repliche meno forti alle 3h 45m e 17'1 25m (1). Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma per la maggior parte del mese ; solo nei giorni 8, 23, 27, 28, 29 e 30 si hanno deboli eru- zioni di fumo bianco e di mediocre intensità nei giorni 17 e 26; con fumo cenerognolo il 2, 3 e 4 ; il giorno 16 il monte rimane coperto dalle nubi. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 20 a 12h 15m si ha una forte scossa ondulatoria NE- SW a Zafferana Etnea; YV-E a Milo, e pure forte a S. Alfio La Bara. Il 26 a 3h 35nl si ha un’ altra scossa forte ondulatoria N-S, preceduta da rombo leggero a Nicosia, la cui po- polazione risvegliata esce all’ aperto, è pure forte ondulatoria a Sperlinga ; detta scossa è sensibile a Cerami e Capizzi. Si ha una replica a 17h 25m nella predetta Nicosia, ondula- toria .S-N come la precedente, ma meno forte. Il 29 a 81' 1/2 una terza scossa sensibile ondulatoria S-N agita la stessa città. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese si notano mediocri eru- zioni di fumo bianco al cratere centrale nei giorni 1, 4, 5, 12, 22, 23 e 31; deboli il 10 e 15; il vulcano resta coperto dalle nubi nei giorni 7, 11, 14, 19, 20, 21, 24, 25 e 26; nel resto del mese si ha calma. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 11, a 12h 10m circa, il fianco meridionale del- 1’ Etna è battuto da una scossa di terremoto che riesce rovinoso pei- Nicolosi, nel quale centro abitato crollano totalmente o parzialmente parecchie case, moltissime sono lesionate più o meno gravemente ; sono abbattuti molti muri a secco campestri ; diverse cisterne sono spaccate, disperdendosi l’acqua contenuta; si arrestano molti orologi a pendolo ap- pesi su muri variamente orientati ; la scossa accompagnata da rombo è maggiormente avvertita, e riesce assai più dannosa lungo una zona di terreno che attraversa Nicolosi da NE a SW ; 1’ intensità relativa del fenomeno si può assegnare al grado Vili della scala Mercalli. Detta scossa fu forte di V grado, ondulatoria N-S a Massa Annunziata e Peda- ra, ove fu pure ondulatoria E-W, di brevissima durata e accompagnata da rombo; di IV grado, cioè, sensibile, pure ondulatoria N-S a Mascalucia ; leggera di III grado ondulatoria N-S di brevissima durata a Trecastagne, sussultorio-ondulatoria N-S, accompagnata da leggero rombo a Gravina di Catania, ondulatoria NE-SW a Beipasso ; di li grado legge- rissima a Catania; di I grado, strumentale a Paterno e Catania. Nella stessa giornata, a 19h 20m a Nicolosi si ha una replica fortissima, sussultorio-ondulatoria N-S, a due riprese, con brevissimo intervallo di tempo, per la quale si hanno lesioni ai fabbricati, rovina di altre case e muri campestri; panico grandissimo nella popolazione. Il movimento del suolo fu leggerissimo ondulatorio avvertito da poche persone a Massanunziata e Mascalucia. 11 giorno 14, a lh 15"' si ha un’ altra scossa leggera di III grado a Nicolosi, seguita da al- tra forte di IV grado, sussultorio-ondulatoria SW-NE con panico nella popolazione, che gridando esce all’ aperto. Nella chiesa Madre cade un gruppo di angeli del prospetto che tenevano una iscrizione; essa è avvertita come sussultoria leggera a Massanunziata e Ma- scalucia e ondulatoria N-S leggerissima a Gravina di Catania. Il 15, a IO1' nella predetta Nicolosi, si ha un’altra scossetta di III grado, avvertita da pochi. Il 24, circa la olezza- ti) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto di Nicosia del 26 marzo 1901. 44 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] notte, in contrada Capriolo, a N di Nicolosi, è avvertita una forte scossa di terremoto, per la quale molti contadini svegliati, escono all’ aperto. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna in calma al cratere centrale ; solo nel giorno 22 si notano emanazioni di vapori bianchi e nei giorni 5, 11, 25 e 26 deboli eruzioni di fumo bianco, le quali si fanno di mediocre intensità nei giorni 1, 2, 4 e 6; il vulcano rimane occultato dalle nubi, nei giorni 3 e 20. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 16 si ha intorno a 17h 10m una scossa di terremoto a Mineo di I grado registrata e indicata da diversi apparecchi come ondulatoria SE-NW e indicata da un pendolo elastico rovescio a Messina. Il 30, a lh 10"’ si ha una scossa ondulatoria di V grado a Lipari. Luglio — ■ Fenomeni eruttivi centrali. — Il cratere centrale etneo rimane in calma per quasi tutto il mese ; solo nei giorni 8, 13, 24 e 25 si hanno deboli eruzioni di fumo bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a I2h 51m tanto a Messina, quanto a Mineo si nota una indicazione sismoscopica. Nella notte fra 1’ 8 ed il 9 a Tortorici si avvertono diverse scosse di terremoto che svegliano parecchie persone le quali escono allo aperto ; si notano specialmente quelle delle lh 45m e delle 51' . Il 10, a Catania, a 5h 2m si hanno lievissime perturbazioni sismiche al grande sismometrografo ; a 5h 34m succede una scos- setta a ALneo, indicata da due sismoscopii. L’ 11, a 18h 40"’ Zafferana Etnea e Milo sono battute da una forte scossa di V grado , ondulatoria N-S. Il 17, a 21h circa, Barcellona Pozzo di Gotto e Castroreale sono pure agitate da una sensibile scossa di terremoto. Il 21, a 12h 1/.1 Messina e Re ggio avvertono un’ altra sensibile scossa ondulatoria. Il giorno 23 poi si notano: una indicazione sismoscopica a lh 50ra a Messina, due scossette pure stru- mentali a 7h 10m e 9h 40m a Mineo; a llh una leggera scossa a Trapani. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Calma assoluta all’ Etna ; solo nei giorni 20, 23 e 25 si notano emanazioni un po’ forti di vapori bianchi al cratere centrale e nei 5, 6, 13 e 18 deboli eruzioni di vapori pure bianchi ; il vulcano rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 27. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 7 a Messina, a 16h 23™, si ha una scossetta di II grado; il 12 nella stessa città, a 17h 39m si ripete lo stesso fenomeno; nella notte fra il 12 ed il 13 alle 24h circa, a Tusa (Messina) si ha una forte scossa di terremoto che sveglia di soprassalto la popolazione dei quartieri Castello e Teatro ; rovina dell’ an- tico castello saraceno. Il 15 Pettimo (Messina) a 22h circa è agitata da una leggerissima scossa con rombo. Il 24, a Mineo, a lh 58m si registra da tutti gli apparecchi dell’ Osser- vatorio una scossa di I grado, e a Messina a 2h 2m una scossa ondulatoria NW-SE di III grado (che sia la stessa scossa ?) Settembre — Fenomeni eruttivi eccentrici- — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 5 e 29; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 4, 6, 7, 8, 9, 20, 21, 22, 23, 24, 25 e 28; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 10 e 12 ; un po’ forti il 18 e 19; si hanno deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 13, 14, 15, 16 e 17; mediocri il 26, 27 e 30; notevoli 1*11. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento dell’ acqua di Fiumecaldo nei giorni L' Eruzione etnea del 1910 45 9, 12, 13, 14, 15 e 16, con un repentino abbassamento di 1° di temperatura il 9 da 18h a 22h . Fenomeni geodinamici. — Nessuno, interessante la regione circumetnea e regioni adiacenti e Sicilia. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 3, 7, 8, 10, li, 12, 13, 16, 17, 18, 19, 23* 24, 25, 26; con deboli eru- zioni di fumo bianco nei giorni 9, 15, 20 e 22 ; di mediocre intensità il 4, 5, 6, 14 e 27 ; il vulcano rimane coperto dalle nubi nei giorni 21, 28, 29, 30, e 31. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 10, 16, 20, 30 e 31. Fenomeni geodinamici. — Pochissimi. A Messina il 30 si registra una scossetta di II grado ; inoltre a Mineo si hanno numerose indicazioni sismoscopiche di natura locale. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna presenta il cratere centrale in calma nei giorni 7, 8, 9, 11, 13, 16, 17, 19, 20, 21, 22 e 30; con emanazioni un po' forti di vapori bianchi nei giorni 12, 15 e 25 ; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco il 3, 5, 14 e 18; di mediocre intensità il 10, 23, 24 e 27; rimane avvolto tra le nubi nei giorni 1, 2, 4, 6, 26, 28 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici — L’ acqua di Fiumecaldo è torbida per la maggior parte del mese, tranne dei giorni 1, 3, 17, 20, 21 e 26. Fenomeni geodinamici — Il 16 a Catania, a 14h si ha una lievissima registrazione al grande sismometrografo di origine locale ; nessuna stazione sismica però segnala alla stessa ora movimento di sorta. Dicembre. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 3, 4, 9, 12, 13, 16, 17, 18, 21, 22, 30 e 31; con emanazioni un po’ forti di vapori bianchi nei giorni 7, 19 e 23; con eruzioni deboli di fumo sempre bianco il 6 e 8; di fumo cenerognolo il 10 e 26; con eruzioni di mediocre intensità e di fumo pure cene- rognolo, l’il, 14, 25, 28 e 29; il vulcano rimane avvolto tra le nubi nei giorni 5, 15, 20, 24 e 27. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior- ni 28, 29, 30 e 31. Fenomeni geodinamici. — Il 13 a l*1 llm scoppia un forte terremoto nelle Calabrie che si ripercuote in Sicilia, ove è di IV a V a Messina e Reggio; tra II e III a Mineo e Catania. Il 30, a 21' 35m si ha a Linguaglossa una scossetta di I grado ondulatoria N-S. jgo2 Gennaio. — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 e 18; con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 9, 22, 23, 29 e 30; forti il 19; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 5 e 8 ; di fumo ceneregnolo il 17 e 28; con eruzioni note- voli di fumo bianco nei giorni 7, 21 e 24 ; il vulcano rimane coperto dalle nubi nei gior- ni 3, 20, 25, 26, 27 e 31. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior- ni 1, 2, 3, 4, 5, 16, 17 e 31. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 26 a 13h 10m scoppia un forte terremoto che interessa la Calabria e la Sicilia orientale. Dalle notizie pervenute all’ Osservatorio di Ca- tania si sa che la scossa è sussultorio ondulatoria NE-SW di IV grado a Messina , sus- sultoria ondulatoria di III grado a Reggio Calabria; ondulatoria SE-NW di II grado a Mineo: strumentale di I grado a Catania. 46 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] Febbraio. — Fenomeni geodinamici centrali. — L’Etna con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 9, 13, 20, 24 e 27 ; forti nei giorni 7 e 10; con eruzioni deboli di fumo bianco il 18 e 19; mediocri nei giorni 5, 12, 14, 15, 17, 25 e 28; il vulcano rimane coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 3, 4, 6, 8, 11, 16, 21, 22, 23 e 26. Fenomeni eruttivi eccentrici . — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo dal giorno 12 al 23. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 9h 45m scoppia un forte terremoto interes- sante principalmente il fianco orientale dell’ Etna : esso è di V grado a Zafferana e Milo, ondulatorio E-W e desta panico nelle popolazioni dei due centri abitati; è sensibile, cioè di IV grado a Nicolosi; di III grado a S. Venerina, Giarre e Linguaglossa ; nelle due ultime località è ondulatorio NW-SE. A Mineo e Catania è di I grado. Da ulteriori notizie si sa che la scossa fu a due riprese, 1’ una immediatamente dopo dell’altra; e fu forte a Bongiardo e Fieri, fortissima in contrada Salto del Cane. Il 26 a Catania a 0h 57m si ha una lieve registi-azione al grande sismometrografo di origine vicina; il 28 a 13h 45m si ha una sensibile scossa a Mangano e Dagala che è strumentale a Giarre e Catania. Marzo. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 3, 5, 13, 15 e 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei gior- ni 6, 7, 14, 16, 17, 18, 22, 29 e 30; forti nei giorni 1, 2 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 9, 12, 19, 24 e 27; di mediocre intensità nei giorni 8, 10, 11, 20, 21, 23, 26 e 28 ; il vulcano rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 4. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 a 6h 8m si hanno al grande sismometrografo lievissime tracce di registrazione sismica in relazione ad un forte terremoto scoppiato in Calabria; questo strumento poi diede altre lievi registrazioni a IO1' 58m- li1' I4m e 12h . Il 15 Catania, Messina e Mineo sono lievissimamente agitate da movimenti del suolo sensi- bili solamente agli strumenti. Aprile. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 9, 10, 19, 20 e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 2, 3, 15, 21, 22, 26 e 27 ; forti il 1°, 6, 12 e 23; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 5, 11 e 17; di mediocre intensità nei giorni 7, 29 e 30; il monte ri- mane coperto dalle nubi nei giorni 8, 13, 14, 16, 18, 24 e 25. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 10 a 22h 47m una lieve scossa si avverte da poche persone a Pachino; il 18 a Sortino, a 20h 15m si ha una forte scossa preceduta da rombo; a Mineo è ondulatoria SE-NYV di III- IV ; a Catania è registrata dal grande sismometrografo. Maggio. - - Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna in calma al elatere centrale nei giorni 3. 8, 12, 13, 17, 19 e 20 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 4, 11, 15, 18, 22, 24, 25 e 31 ; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 1, 2, 7, 26, 27, 28 e 29; mediocri il 5, 6 e 9; notevoli e tali da formare un lungo pen- nacchio estendentesi verso NE, il 30; il vulcano si mantiene avvolto tra le nubi nei giorni 10, 14, 16, 21 e 23. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. L' Eruzione etnea del 1910 47 Fenomeni geodinamici. — Qualche registrazione sismografìca lievissima il 27 all" di dubbia origine. Giugno. — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 6, 7, 10, 12, 13, 17, 18, 20, 21, 22, 23 24, 29 e 30; con deboli o debo- lissime emanazioni di vapori bianchi nel giorno 8; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 4, 5, 9, 11, 14, 15, 16 e 27; di mediocre intensità nei giorni 3, 19,25, 26 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 12 a Corleone, a 4h 37m si nota una scos- setta strumentale ; altra di II-I1I grado si avverte a Riposto , ondulatoria SE-NW a 14h 27m. Il 13, a lh 53m circa scoppia un forte terremoto, pure, coll’ epicentro in provin- cia di Siracusa. A Giarratana è ondulatorio E-W di IV a V grado accompagnato da forte rombo; a Sortino Rosolini, Siracusa e Pachino è di IV grado: ondulatorio N E nel ^cen- tro abitato, di genere indeterminato nel secondo e terzo, ondulatorio E-W nel quarto ; a Buccheri, Scicli, Ragusa Inferiore e Comiso è di III grado e di genere indeterminato ; di II grado a Catania ed Augusta. Il 14, a 19h 21m e 22h 15m si hanno due scosse di ter- remoto, sussultorie ondulatorie in direzione N-S di IV grado la prima e NE-SW di V grado la seconda entrambe registrate lievemente dal grande sismometrografo dell’Osservatorio di Catania; la seconda registrata anche a Mineo. Il 22, a IO'1 30m a Catania si ha una scossetta registrata solamente dal grande sismometrografo. Il 25, a 22h circa a Messina si ha una sensibile scossa di terremoto, che fu leggerissima a Reggio Calabria e a Forte Spuria e registrata dal grande sismometrografo a Catania. Il 27 a 13h 38m si ha un’altra scossetta registrata solamente dal predetto grande si- smometrografo e dal microsismoscopio Guzzanti. Luglio — Feìiomeìii eruttivi centrali. — Calma al cratere centrale etneo per quasi tutto il mese; solo il giorno 10, a circa I0h si manifestano mediocri eruzioni di vapori bianchi che raccogliendosi al di sopra della cima del monte, formano un esteso strato- cumulo che persiste sino a sera; il giorno 16, si hanno deboli eruzioni di fumo sempre bianco. Nelle prime ore del giorno 22, una comitiva di studenti salgono sulla cima dell’ Etna ed osservando il fondo del cratere centrale, assicurano di avere visto, nel lato di levante, del fuoco. Fenomeni eruttivi eccentrici . — Intorbidamento delle acque di fìumecaldo nei giorni 17, 19, 20, 21, 24, 25, 26, 27, 28 e 29, specialmente il 18 è molto torbida. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a Catania e Mineo a 9h 33m si hanno mo- vimenti lievissimi del suolo appena rivelati da sensibili strumenti registratori. Il 24, a 5" 52"“, si ha una forte scossa di terremoto a S. Venerina, che è leggera ondulatoria N-S a Giarre, registrata dal grande sismometrografo di Catania. Si ha una replica nella predetta S. Ve- nerina a 6h 3m meno forte della precedente. Il 29, a 2h 48m arrivano a Messina, Catania e Mineo le onde morenti prodotte da un terremoto scoppiato in Calabria. Il 30 S. Vene- rina a 14h 26m è ripercossa da un’ altra scossa di terremoto sensibile. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Anche per la maggior parte di questo mese si ha calma al sommo cratere etneo ; solo nel giorno 2 si hanno forti emanazioni di vapori bianchi e debolissime eruzioni di fumo pure bianco nei giorni 15 e 16: nel giorno 23 il vulcano rimane avvolto tra le nubi. 48 S. Arcidiacono [Memoria XVIIJ. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Le acque di Fiumecaldo si presentano torbide nei giorni l, 2, 3, 4, 5, 15, 18, 19, 20, 21, 22, 23 e 24. Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 15, a 23h 50m Messina e Mineo accusano per mezzo di sensibili strumenti lievissimi movimento del suolo, a Catania il grande sismome- trografo a quell’ ora è perturbato per mare agitato ; il giorno successivo 16, a 0h 51m il detto strumento dà la registrazione di una lievissima scossetta. Il 24 nella predetta Messina si ha a 12h 51m una scossetta tra I e li grado e a Mineo a 15h 23m segnalazione di lievissimo movimento da varii apparecchi. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 21, 24, 25, 26, 27, 28 e 29; si hanno debolissime eruzioni di fumo bianco al cratere centrale nei giorni 12 e 16 e di mediocre intensità il 4; nel resto del mese si ha calma. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 26, a Sud e ad Est di Monte Conci- lio, a Sud-Ovest di Monte Grosso, a Nord e ad Est di Monte Gemmellaro, cioè in quella regione ove esistevano i Dcigalotti dei Cervi, si vedono sollevare dalle lave del 1892 notevoli masse di vapori bianchi, specialmente quelle vicine a Monte Grosso e Monte Gem- mellaro, sono notevolissime ; notiamo che nelle 241' precedenti si ebbero copiosissime piog- gie. Sebbene di indole non prettamente eruttiva, pure notiamo questi fenomeni, i quali ci stanno a dimostrare la persistenza del calore nelle lave dopo quasi 10 anni della loro estrusione. Il giorno 2 presso le sponde del lago di Naftia, presso Palagonia, si trovano morti tre buoi del Principe Grimaldi, per notevoli emissioni di gas asfissianti dal lago. Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo il giorno 17. Fenomeni geodinamici. — Il 12, a Mineo, da 6'1 56m a 7h 8"’ si notano varie scos- sette di terremoto in probabile relazione con una registrazione lievissima data dal grande sismometrografo dell’Osservatorio di Catania a 6h 59m 57* e 7h llm 9S. Il 13 a Reggio- Calabria fra 16h e 21h si registrano cinque scossette strumentali dal microsismoscopio Guzzanti ; come pure a Messina a 13h 9m , 15h 59m e I7h 14m si hanno tre scossette, pure strumentali ; a Randazzo a 14h 6m avvenne una scossa ondulatoria SVV-NE di grado III ; a 15h 5m altra scossa come la precedente, ma di grado IV ; a 17h 9m altra scossa ondu- latoria N-S di ili grado; a 20h 10m un’altra scossa sussultoria ondulatoria S-N di IV a V grado, avvertita generalmente dalla popolazione con qualche spavento ; questa scossa è pure sussultoria ondulatoria S-N di II1-IV a Bronte; di I grado a Mineo e Catania. Il 16, a Randazzo, a 9h circa si ha un’ altra scossa forte ondulatoria SW-NE la quale fu stru- mentale a Reggio Calabria, Mineo, Riposto e Catania; di PII grado a Messina. Ottobre. — Fenomeni eruttivi centrali. — Il cratere centrale etneo rimane in calma nei giorni 7, 19, 21, 22 e 29; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 6, H, 20, 23 e 27 ; forti il 9, 10 e 11 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 2, 3 e 4; di mediocre intensità il 30; il vulcano è avvolto tra le nubi, nei giorni 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 24, 25, 26, 28 e 31. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior- ni 6, 7, 16, 18 e 19. Fenomeni geodinamici. — Nessuno. Novembre. — Fenomeni eruttivi centrali. — Si ha calma al cratere centrale etneo nei giorni 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 25, 28 e 29; deboli o debolissime emanazioni di va- pori bianchi nei giorni 1, 3, 4, 13, 14, 21 e 30; deboli eruzioni di fumo sempre bianco L' Eruzione etnea del 1910 49 nei giorni 17, 18, 19, 22, 24 e 27 ; l’Etna è coperto dalle nubi il 2, 15, 16, 20, 23 e 26. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6 a lh 30m Reggio Calabria, Messina, Catania e Mineo sono lievissimamente agitate per un terremoto il cui epicentro si ritiene essere in fondo al Mare Ionio. Il 15, a llh 54m si ha una sensibile scossa ondulatoria a Mes- sina, seguita da altra meno intensa dopo pochi minuti. Dicembre. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 15, 29, 30 e 31 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 14, 17, 18, 19, 20, 21, 25, 26, 27 e 28; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 5, 7 e 8; coperto dalle nubi nei giorni 1, 6, 10, 11, 12, 13, 16, 22, 23 e 24. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 6, a 31' 44m Messina, Catania e Mineo sono agitate per un terremoto calabro ; il movimento però è cosi leggero, che passa inosservato all’uomo. Il 15, a 4h 48m si ha una lieve registrazione al grande sismometrografo. Il 22, a 61' 15m Catania e Mineo accusano movimenti lievissimi, insensibili alle persone ; a 9h 15m si ripetono nella sola Catania. Il 26, a Mineo, a 9h 23m si ha una scossetta strumentale, ed il 27 a 1 7*1 4"1 a Catania una registrazione dubbia al grande sismometrografo. Il 28, a 20h 7m Siracusa e Augusta sono battute da una sensibile scossa ondulatoria NE-SW, preceduta da rombo, indicata e registrata dagli apparecchi di Catania e Mineo. I903 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 11, 12, 13, 14, 16, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 25 e 26; col cratere centrale in calma nei giorni 15, 17 e 31 ; con deboli 0 debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 20, 27 e 30 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 6, 7, 8 e 29 ; di fumo un po’ cenerognolo, il 28; con mediocri eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 1, 2, 9 e 10. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Straordinaria attività allo Stromboli con eruzioni di molto materiale incandescente lanciato a considerevole altezza e forti detonazioni che fanno tremare i vetri alle finestre. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3, a Sortino, a 11'1 30"' circa molte persone che si trovano allo stato di quiete, avvertono una scossa ondulatoria S-N. Il 30, a 23h 55m scop- pia un forte terremoto che interessa quasi tutta la gran massa montuosa etnea. Esso è di V grado a Giarre, ondulatorio SE-NW ; a Zafferana Etnea, pure ondulatorio N-S ; on- dulatorio SE-NW a Milo ; ondulatorio a Viagrande e Linguaglossa, le quali località non danno la direzione del movimento ; ondulatorio S-N a Randazzo ; è di IV grado a Catania, ondulatorio E-W e N-S ; a Bronte ondulatorio N-S ; a Mineo ondulatorio W-E e Siracusa ; di III grado a S. Venerina ondulatorio, a Nicolosi ondulatorio SE-NW, a Maniace di ge- nere indeterminato, ad Acireale ondulatorio SE-NW, a Messina ondulatorio NE-SW, a Sor- tino sussultorio, a Giarratana ondulatorio NE-SW. Le onde morenti di questo terremoto arrivano sino a Rocca di Papa ove sulla NE del microsismografo Vicentini si nota una leggerissima deviazione intorno a 23h 54m 48s (1). (1) Vedi: S. ARCIDIACONO. Sui recenti terremoti etnei (Bollettino delP Accademia Gioenia in Catania, Fase. LXXIX — Dicembre 1903). ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XVII. 7 50 S. Arcidiacono . [Memoria XVII.]j Febbraio — Fenomeni eruttivi coltrali. — L! Etna ■ rimane avvolto tra le nubi nei giorni 1, 2, 3, 17 e 18; ha il cratere centrale in calma nei giorni 10, 13, 14, 20, 21, 22, 23, 25, 26 e 28 ; con deboli eruzioni di vapori bianchi nei giorni 6, 7, 8, 9, 11, 12, 15, 16, 24 e 27 ; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità il 4, 5 e 19. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Ad Ustica, il giorno 3 a 4h 15m si ha una scossa ondu- latoria NE-SW di IV grado ; nulla si nota al semaforo. Il 7 a Catania, a 6h 36'" si hanno lievissime tracce di scossetta al grande sismometrografo. 11 10, a 9h circa Catania, Mes- sina, Siracusa e Mineo sono agitate da un terremoto che è sensibile, di IV grado sus- sultorio a Siracusa; di III grado a Catania; di II grado a Mineo e Scordia e di I grado a Messina. Da ulteriori notizie si sa che la scossa è di VI-VII grado a Noto, ove si hanno lesioni ai fabbricati. Altro terremoto si ha a Noto il 16 a 5h circa, questo però assai meno folte del precedente, giacché in quella città raggiunse il grado 111, e come pure fu di 111 a IV a Mineo ed è registrato dai simometrografi di Catania e Messina. Il 21, a 15h 18"' a Riposto si ha una indicazione di scossetta dagli strumenti. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 2, 4, 8, 9, 12, 15, 16, 18, 20, 21, 30 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 11, 13, 19, 22, 23, 24, 27 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 3, 6 e 14; con deboli eruzioni di fumo bianco il 7, 25, 26 e 28 e di me- diocre intensità il 5, 10 e 17. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 21h 30m a Massannunziata, borgata tra Mascalucia e Nicolosi, si avverte dalla popolazione una forte scossa di terremoto, la quale fu appena avvertita nei due predetti vicini centri abitati e lievemente registrata dal gran- de sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Altra scossa si ha il giorno 11 a 0h 47"' in- teressante il fianco orientale dell’ Etna, la quale è tra 111 e IV grado a S. Venerina e Milo; leggera a Zafferana Etnea e registrata assai leggermente dal grande sismometrografo dell’Osservatorio di Catania; la scossa è di carattere prevalentemente sussultorio. 11 13 a Mineo, a 14h 38m — 14h 48m — 14h 51m — 15h llm — 15h 19m si hanno indicazioni di scos- sette. Il 15 a 201' 37m , si ha una lieve registrazione al grande sismometrografo dell’ Os- servatorio di Catania dovuta probabilmente ad un terremoto scoppiato in fondo al mare Jonio. Il 16 intorno a 23h 7m si hanno delle perturbazioni sismiche al grande sismometro- grafo e a 23h 39m e 23h 53m altre a Mineo. Altre perturbazioni sismiche si notano il 18 a 181' 20m a Catania, Mineo e Messina, ove il movimento tellurico è pure avvertito da qual- che persona; a Mineo si ha una replica a 18h 22m indicata da pochi strumenti. Il 24 a 111' 47m si segnala una scossa strumeniale ondulatoria SE-NW da Beipasso; il 25 altro movimento si manifesta, a 23h 30m che agita lievemente Catania, Messina e Mineo, ma è insensibile all’ uomo. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 1, 3, 5, 11, 16, 22, 23 e 26; col cratere centrale in calma nei giorni 13, 14, 18, 19, 27, 28 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 10, 20 e 2] ; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 2, 6, 15, 17, 24 e 25 ; di mediocre inten- sità nei giorni 4, 7, 8 e 30; forti il 12. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il giorno 3, a 12h 22m , ancora una volta il fianco orientale dell’ Etna è battuto da un terremoto il quale è forte a S. Venerina, Zafferana L' Eruzione etnea del 1910 51 Etnea e Milo, cagionando panico nelle popolazioni di quei centri abitati ; la scossa è on- dulatoria in direzione E-W a Zafferana ; NE-SW a Milo — di direzione indeterminata a S. Venerina; fu lievemente registrata dal grande sismometrografo e dal microsismografo Vicentini dell’ Osservatorio di Catania. Il 4, a 7h 5m a S. Venerina si ripete una forte scos- sa ondulatoria di V grado, la dimani 5, a 51' circa se ne ha un’ altra, ma leggerissima, avvertita da pochi, lievissimamente registrata dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Il 7, a llh 22m scoppia un forte terremoto, il quale scuote tutta la gran massa dell’ Etna e si propaga fino alla estrema punta di Peloro ed agli antichi vulcani spenti di Val di AToto. Questo terremoto raggiunge il grado V a Milo a Linguaglossa, ondula- torio in entrambe le località, in direzione N-S nella prima e NE-SW nella seconda ; rag- giunge il grado IV a Randazzo, Paterno e Mineo ed è ondulatorio in direzione N-S nella prima città, sussultorio nella seconda, ondulatorio NE-SW nella terza, raggiunge il grado III a S. Venerina, Zafferana Etnea, Beipasso, Biancavilla, Adernò e Bronte, ed è ondula- torio di non determinata direzione nella prima località, ondulatorio E-W nella seconda, sus- sultorio ondulatorio N-S nella terza, sussultorio nella quarta, ondulatorio di non ben deter- minata direzione nella quinta e sesta. A Catania è registrata dal grande sismometrografo, dal microsismografo Vicentini e dal microsismoscopio Guzzanti e avvertito da qualche per- sona allo stato di quiete. A Messina raggiunge il grado 1I-I1I e registrato dal sismometro- grafo. A 1 lh 30m si ha una replica, la quale è sensibile, sussultoria di IV grado a Pater ; nò, di III grado pure sussultorio a Biancavilla ; di II grado ad Adernò e Messina. Il 13, a 8h 47"1 un’ altra scossa sensibile, ondulatoria N-S batte Biancavilla sul fianco SW del- 1’ Etna. Il 19, a 9h 19m Beipasso e Paterno sono lievemente agitate da un terremoto che è sussultorio-ondulatorio NW-SE di III grado nella prima località e sussultorio di I grado nella seconda. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 2, 3 e 30 ; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 7, 8, 9. 10, 13, 15, 16, 17, 18, 19 e 23 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 28 ; forti il 25 ; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 6, 12, 14, 21, 24, 27 e 29 ; di mediocre intensità e sempre di fumo bianco, nei giorni 5, 11, 20, 26 e 31; notevoli il 1° e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 11, a lh 45'" si segnala da Maniace (Bronte) una scossa di terremoto, senza altre notizie sul genere e sulla intensità della scossa. Il 26, a 17h 56m a Viagrande avviene una scossa di terremoto sussultorio-ondulatoria W-E di III grado, registrata lievemente dal grande sismometrografo di Catania, la detta scossa è fortissima a T recastagni , sussultoria ondulatoria N-S , accompagnata da cupo rombo come di tuono lontano ; avvertita generalmente con ispavento dalla popolazione, che si ri- versa per le strade ; lesioni leggere in qualche fabbricato poco solido e allargamento di altre lesioni preesistenti. II 30, a 14h 10'" a Maniace (Bronte) si nota una scossetta stru- mentale. Giugno. — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 3, 4, 5 e 6 ; col cratere centrale in calma nei giorni 11, 12, 14, 18, 22, 23 e 25 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 7 e 21 ; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 2, 9, 13, 15, 19, 24, 26, 27, 28, 29 e 30; di mediocre intensità nei giorni 1, 8, 10 e 20, notevoli il 16 e 17. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. 52 S. Arcidiacono [Memoria XVII. Fenomeni geodinamici. — Il 1°, a 2h 30m — 2h 35m — 2h 38'" — 2h 40m — 2h 45ni — 2!l 47m — 2h 49m — 2h 55m — 3h — 3h 2m — 3h 5m — 3b 10m — 3h 15 e 22h si hanno ben 14 scosse sussultorie, che mantengono in un vero parossismo geodinamico la cittadi- na di Trecastagni: la la e la 13a , di VI grado, sono quasi generalmente avvertite nelle vicine Pedara e Viagrande ; forti , cioè di V grado la 5a , 1’ 8* e 1’ I la ; sensibili di IV grado la 2a, 3a, 9a, 10a, 12a e 1 4a ; leggere di III grado la 6a e 7a. Il movimento sen- sibile di queste scosse non si propaga al di là di Pedara , Viagrande , Viscalori e Fisi- chelle e le onde morenti delle più forti sono registrate dal grande sismometrografo C'an- cani e dal microsismografo Vicentini dell’ Osservatorio di Catania. II giorno 2, a 2h 16m, a Viagrande si avverte quasi generalmente dalla popolazione un’altra scossa sussultoria ondulatoria SW-NE con due altre repliche meno forti dalla precedente con un’ ora d’ in- tervallo l’ una dall’altra. A 22h si ha ancora una scossa sensibile a Trecastagni. Il 5, a lh circa altra scossa sensibile nelle predette due località, Trecastagni e Viagrande ; il 7, a lh e 3h 5m altre due scosse negli stessi centri abitati : quella delle 3h 5m forte a Tre- castagni; l’il, a 8h 50m altra scossa leggera a Trecastagni; il 16 e 17 a 8h 55"1 e 6h 55m rispettivamente, vengono segnalate da Viagrande due altre scossette strumentali. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nel solo giorno 2; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 5, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 29, 30 e 31 ; con deboli o debolissime eru- zioni di fumo bianco nei giorni 1, 3, 6, 11, 15, 28; notevoli il 7. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 19, 20, 25, 27, 28, 29, 30 e 31. Fenomeni geodinamici. — Il 13 a circa 9h 1/4 scoppia un fortissimo terremoto nella provincia di Caltanissetta che ha per centro superficiale una località non tanto lontana da Niscemi, ove il fenomeno raggiunge il suo più alto grado d’ intensità, cioè il grado VI della scala sismica Mercalli trattandosi di un terremoto non esclusivamente etneo, ci limi- tiamo solamente ad accennarlo, rimandando il lettore che desidera maggiori particolari alla nota che su di esso lo scrivente pubblicò. (1) Il 21 a 9h I8m si segnala una scossetta strumentale sussultoria ondulatoria N-S da Beipasso ed un’altra il 30 da Biancavilla, a 23h 15™ sussultoria di IV grado; ove il 31 di quando in quando si avvertono dei boati. Inoltre nei giorni 20, 21, 27 e 28 rispettiva- mente a 9b 2"1 — llh 30m — 17h 28m — 0h 45m a Siracusa si hanno quattro scossette sus- sultorie indicate dal solo avvisatore Galli-Brassart. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è in calma per quasi tutto il mese; solo si hanno forti emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 12 e 13 e deboli eruzioni di fumo pure bianco nei giorni 7, 8 e 15. Il giorno 2 del mese, il custode dell’ Osservatorio Etneo, A. Galvagno, in compa- gnia di quattro persone, a 20h Va si trova sulla cima dell’ Etna e dopo accurate osserva- zioni fatte con 1’ aiuto di un binocolo, non vede nulla di notevole, nè sulle pareti, nè in fondo al cratere centrale; solo nella parte di levante si osserva una cavità nella quale si vedono dei riflessi di luce rossastra. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior- ni 1,2, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15 e 16; il giorno 11 è molto torbida. (i) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto di Niscemi del 13 luglio, 1903. (Boll, della Soc. Sism. ltal voi. X.) L' Eruzione etnea (tei 1910 53 Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 6, fra le 4h e le 4h 6m si hanno 4 scosse di terremoto che interessano il fianco meridionale e orientale dell’ Etna; trattandosi di feno- meni che si succedono a brevi intervalli di tempo, e data la poca esattezza dei tempi dati per ciascuna scossa dalle diverse stazioni, riesce difficile lo individuarle. Dette scosse rag- giungono il grado IV a Nicolosi, Trecastagni, Zafferana Etnea, Milo, Biancavilla; il III ad Acireale ; il II a Mineo, il l a Catania e Messina. Inoltre sono anche avvertite dal perso- nale dell’ Osservatorio Etneo, come ondulatorie. Il giorno 1 1 scoppia un fortissimo terre- moto a 5 V2 circa, noi lo accenniamo per la sua importanza, e perchè nella Sicilia orien- tale, specialmente, arriva a produrre anche qualche danno ai fabbricati ; esso proviene dalla Grecia e secondo alcuni, ha il suo centro in fondo al mare Jonio, nelle vicinanze della isola di Cerigo. Chi desidera maggiori ragguagli intorno a questo interessante feno- meno, consulti il Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1903. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 5, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 29 e 30 ; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 3, 11, 13, 17, 18, 19 e 28; con deboli emanazioni di vapori bianchi nel giorno 14: con deboli eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 4, 10, 12, 15, 20 e 21 ; e di mediocre intensità nei giorni 6, 7, 8, 9 e 16. Fenomeni eruttivi eccentrici. — • Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo dal giorno 7 al 10. Fenomeni geodinamici. - Il 5, a 10h 15m e 16h 23m due scossette sussultorie stru- mentali a Siracusa. Il 12 a 23h 19m si ha a Catania una lievissima registrazione al grande sismometrografo e a 23h 43m una scossetta strumentale a Mineo preceduta nella giornata da numerose indicazioni sismoscopiche. Il 13, a 0h 9m si hanno lievissime perturbazioni al grande sismometrografo in relazione ad una scossetta di III grado avutasi a Messina e registrata anche a Mineo. Questa scossa fu anche registrata per buona parte del conti- nente meridionale e centrale italiano. Il 14 a 5h 10m si ha un’altra scossetta di 1 grado a Mineo e a 5h 30m un’ altra dello stesso genere a Siracusa. Il 16, a Catania, a 2h 37m si hanno tracce lievissime di scos- setta su entrambe le componenti del grande sismometrografo. Il 25 a 5h 14m e 19h 3m si ripetono altre due scossette sussultorie insensibili all'uomo nella stessa Siracusa. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 2, 4, 5, 9, 10, 11 e 24 ; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 3, 6, 7, 8, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 21, 25, 26, 28 e 29 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il 19, 30 e 31 ; con eruzioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco, nei giorni 22, 23' e 27. Nel giorno 14, a 18h Va è notata ad Acireale dal prof. Gaetano Platania, una tenue pioggia di cenere che dura circa mezz’ora; il cielo era coperto e a 18h 3/4 osservato 1’ Et- na, nulla si nota di anormale ; la dimane però, il cratere centrale sul fianco di ENE si mostra coperto di cenere caduta nella sera precedente. La detta cenere era in granelli picco- lissimi, di V2 mm- circa diametro di un colore bianco grigiastro, la sua caduta fu av- vertita da moltissime persone, e sino al giorno 16 si vedevano ancora le tracce sulle foglie delle piante. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque, di Fiumecaldo nei giorni 1, 2, 3, 8, e 9. Fenomeni geodinamici. — Nessuno, se si toglie una scossetta leggerissima ondu- 54 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] latoria avvenuta a Sortino a )0h 44m ed un’altra strumentale a Siracusa a 4h sussultoria, il giorno 8. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L' Etna è coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 3, 7, 11, 17, 18, 19, 20, 21, 22 e 30 ; col cratere centrale in calma nei giorni 8, 10, 13 e 26 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 9, 14, 15, 16, 23, 24, 25, 28 e 29; di mediocre intensità il .4, 6, 12 e 27 ; notevoli o forti il 5. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 15, 16 e 17. Nei giorni 15, 16 e 17 si ha un’attività eruttiva straordinaria allo Stromboli con eruzioni di molto materiale frammentizio incandescente, cenere, lapilli e una grande cori-ente di lava; le eruzioni spesso sono accompagnate da boati e da fortissimi colpi come di grossa artiglieria che mettono spavento agli abitanti dei vicini centri abitati. Fefiomeni geodinamici. — Il 19, a Siracusa, a 15h 40m si ha una delle solite scos- sette sussultorie di I grado. Il 20 a 1 lh 58m scoppia un terremoto molto forte, il quale scuote 1’ Etna dalla cima all’ ampia sua base e si propaga, al solito, sino a Messina e sino all’ antica regione flegrea della Sicilia meridionale. Questo terremoto raggiunge il grado VI a Viagrande, Zafferana Etnea, Milo, S. Venerimi, Acireale e Linguaglossa ; il grado V a Nicolosi, Beipasso e Giarre ; il grado IV a Biancavilla, il III a Catania, Paterno ed Adernò ; il II a Maniace (Brente) il 1 a Mineo e Messina. A Viagrande la scossa è sussultoria ondulatoria W-E, avvertita generalmente dalla popolazione con ispavento : produce danni di pochissima importanza, cioè, screpolature ai muri, nelle volte del Collegio di Maria e della chiesa di S. Biaggio, si hanno anche cadute di tegole, calcinacci ecc. ecc. ; la scossa fu pure avvertita a Trecastagni, Pedara, Aci S- Antonio, Aci Bonaccorsi ecc. A Zafferana Etnea è ondulatoria, N-S, avvertita generalmente dalla popolazione che spaventata esce all’ aperto, temendo danni. A Milo la scossa è pure ondulatoria E-YV, avvertita generalmente dalla popolazione che spaventata esce all’ aperto, temendo danni. A S. Venerina la scossa è generalmente avvertita dagli abitanti come nelle due pre- cedenti località. Ad Acireale è sussultorio-ondulatoria N-S. A Linguaglossa gli strumenti erano in riparazione e della scossa si diede solamente il grado d’ intensità VI. A Nicolosi è sussultorio-ondulatoria NE-SYV avvertita generalmente con panico. A Beipasso è pure sussultorio-ondulatoria N-S avvertita generalmente con panico. A Giarre è ondulatoria NW-SE e avvertita generalmente. A Biancavilla è sussultorio-ondulatoria NW-SE. A Catania è in parte avvertita dalla popolazione, specialmente da quelli che si tro- vano allo stato di riposo e lontani dal frastuono cittadino : è dapprima sussultoria, poi on- dulatoria NYV-SE. A Paterno è sussultoria ed avvertita quasi generalmente. Ad Adernò è sussultorio-ondulatoria NW-SE avvertita pure quasi generalmente. A Maniace, in quel di Bronte, è leggerissima, avvertita appena da qualche persona per 1’ imperversare di un temporale. A Mineo e Messina è registrata solamente dagli apparecchi. L' Eruzione etnea del 1910 55 A 13h 53m poi si ha al grande sismometrografo un lievissimo accenno su entrambe le componenti, di una leggerissima scossetta. Il 24 a 12h 4óm a Catania si ha una scossetta leggerissima, avvertita appena da qual- che persona e registrata dal grande sismometrografo; a questa scossetta probabilmente corrisponde la scossetta indicata dagli strumenti di Mineo a 12h 52m circa. Il 25 si ha un’altra scossa interessante principalmente la provincia di Siracusa. La detta scossa avviene a 9h 26m ed è di IV grado, sussultorio-ondulatoria NNE-SSW a Siracusa ; di III grado ondulatoria a Giarratana ; di II grado a Catania e Pachino nella quale ultima località è ondulatoria NW-SE ; di I grado a Mineo, ove si ha una replica pure strumentale a IO'1 31m . Il 26 a Siracusa a 23h 2"' si ha una scossetta sussultoria di I grado. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 3, 4, 9, 16, 18, 19, 21, 22, 23, 24 e 29; col cratere centrale in calma nei giorni 2, IO, 13, 17 e 20; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 12, 25, 26, 30 e 31 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 7, 8, 14, 15, 27 e 28 ; me- diocri il 1°, 5 e 11. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 2, 3, 7, 8. Fenomeni geodinamici. — Il 14, a Castelbuono, a lh 45m scossa ondulatoria N-S forte di V grado. Inoltre in questo mese si annunziano numerosissime scossette strumen- tali, evidentemente di origine puramente locale. 1904 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è avvolto tra le nubi nei giorni 3, 4, 5, 7, 8, 9, 17, 23, 24, 25 e 28 ; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 14, 16 e 29; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi il 6, 12, 13 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 11, 15, 20, 21, 26, 27 e 30, con eru- zioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco, il 10, 18 e 19, notevoli, il 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nel giorno 20 da Catania si vedono con il can- nocchiale Browning, notevoli colonne di vapori bianchi sollevarsi da Vulcarolo ; inoltre il cratere più alto dei Monti Silvestri (eruzione del 1892) ha la cima spoglia di neve ed è fumante. Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 10, 11, 12, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 e 31. Fenomeni geodinamici. — Nessuno. A Mineo continua la registrazione di numerose scossette strumentali. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 5, 9, 12, 15, 16, 24 e 25 ; col cratere "centrale in calma nei giorni 1, 14 e 26 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 20; forti e di vapori cenerognoli il 3 ; di va- pori bianchi l’8 ed il 27; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 4, 6, 11, 13, 21, 22, 23 e 29; di fumo cenerognolo nei giorni 10, 17, 18 e 19; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità nei giorni 7 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 5, 6, 7 e 8. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 4, a 11'1 46m si scuote il fianco orientale del- 1’ Etna con un terremoto il quale è di IV grado ad Acireale, S. Venerina e Zafferana Etnea ; delle precedenti località, la sola Zafferana dà la scossa come ondulatoria W-E; è di II grado ad Aci S. Antonio e Trecastagni ; di I grado, registrata del grande sismometrografo S. Arcidiacono [Memoria XVII.] 56 dell' Osservatorio di Catania. Il 15, a 6h circa, a Patti si avverte da poche persone in quiete una scossetta ondulatoria N-S; intorno alle 23h V4 scoppia un forte terremoto interessante specialmente le Calabrie e la parte orientale della provincia di Messina. (1) Il 18, Catania e Messina sono leggermente agitate a 6h 11"' da un movimento che lascia solo tracce sui sismometrografì e fa scaricare qualche sismoscopio. Il 20 a 17h 43m tutta la Sicilia si scuote da Palermo a Catania e le onde sismiche si propagano pei- quasi tutto il continente ita- liano. A Messina la scossa è di II grado ; di I a Catania e Mineo ; la maggiore intensità del fenomeno (V grado) si ha nei circondarii di Palermo e Corleone. (1) Il 24 e 25 rispet- tivamente a 9h 5m e 8h 55m si segnalano due scossette sussultorie di I grado da Siracusa ; altra il 29 nel quale giorno Zafferana Etnea è battuta da un forte terremoto ondulatorio W-E. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 4, 5, 17, 18, 21, 26, 27, 28, 29 e 31; col cratere centrale in calma il 9 e 10; con de- boli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 3, 8, 12 e 13 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il 6, 11, 15, 16 e 30 ; di fumo un po’ cenerognolo il 22 e 23; con mediocri eru- zioni di fumo bianco nei giorni 2, 7, 14, 19, 20, 24 e 25. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei giorni 5, 6, 7, 8, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19 e 20. Fenomeni geodinamici. — 11 21 e 24 rispettivamente a IO1' e 141' 30"' si segnalano da Maniace, in quel di Brente, due leggerissime scossette. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 22, 27 e 28 : col cratere centrale in calma il 3, 16 e 21; con deboli emanazioni di va- pori bianchi nei giorni 1, 19, 25 e 29; forti 1’ 11, il 14 e 24 ; con deboli eruzioni di fumo sempre bianco nei giorni 4, 9, 10, 15, 18 e 20; di mediocre intensità nei giorni 2,5, 6, 7, 8, 12, 13, 17, 23 e 26; notevoli il 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nessuno. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nel giorno 1; col cratere centrale in calma nei giorni 27, 29, 30 e 31; con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi 1’ 11 ed il 16; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 12, 14, 15, 19, 20, 21, 22, 23, 25, 26 e 28; di mediocre intensità nei giorni 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 13, 17, 18 e 24. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 3, a Catania a 01' 43"’ registrazione di scossetta al solo grande sismometrografo ; a 22h 30'" scossa lieve a Lampedusa; il 4 nella predetta isola di Lampedusa si ripete il fenomeno ma assai più forte tanto da destare panico nella po- polazione: in probabile relazione con le indicazioni e registrazioni sismiche avute quasi alla medesima ora a Catania e Mineo. Il 5 a 2h 20"' si ha un’ ultima scossa leggera ondula- toria nella stessa Lampedusa. Il 9, a 3h 25"' si ha una forte scossa ondulatoria W-E a Sciacca, avvertita generalmente dalla popolazione ; a Capo S. Marco si screpola una casa. II 10, a 51' 30"' si avverte in parte dalla popolazione di Bronte una scossa sussultoria di III a IV grado. Il 21, a 6h 12"' il suolo si commove leggermente a Maniace e Bronte, que- sto movimento vien registrato dai sismometrografì di Catania e Mineo ed è avvertito molto leggermente a Malta. Il 24, a 121' 2"' si hanno lievissime perturbazioni al grande sismo- (i) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana, anno 1904. L' Eruzione etnea del 1910 57 metrografo dell’ Osservatorio di Catania e una scossetta strumentale all1' 55m a Messina e Reggio Cai. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna col cratere centrate in calma nei giorni 1, 2, 11, 19, 20, 21, 29 e 30; con forti emanazioni di vapori bianchi il 22 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 9, 10, 15, 16, 18, 25, 26, 27 e 28; di mediocre intensità nei giorni 3, 4, 6, 7, 8, 13, 14, 17, 23 e 24; con eruzioni di fumo cenerognolo forti e tali da formare folti pennacchi sulla cima del monte, il giorno 12. Il giorno 24, a 13h 1/i circa si nota ad Acireale una tenue pioggia di cenere grigia, che se- condo il prof. Gaetano Platania, doveva provenire dall’ Etna ; in quell’ ora il vulcano era coperto da nubi, ma queste nella giornata dileguatesi, non si vede nulla di notevole. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — il giorno 14, a 20!l 7m, scoppia un sensibile terremoto in Val di Noto che per il modo singolare di come si manifesta alla superficie del suolo, costituisce uno dei tanti esempii di terremoto policentrico ; il fenomeno raggiunge il grado IV della scala sismica del Mercalli a Mineo, Licodia Eubea, Buccheri, Chiaramente Culli, Modica e Noto ed è lievissimamente registrato dal grande sismometrografo di Catania (l). Il 17, a 5h 34m il grande sismometrografo Cancani ed il microsismografo Vicentini danno la registrazione di una lievissima scossetta; a 131' 47"’ a Maniace (Brente) si segnala una altra leggerissima scossetta avvertita da pochi. Il 28, a 9h 6'" si ha una scossetta sussul- toria ondulatoria S N a Pachino. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 7 e 16; col cratere centrale in calma nei giorni 10, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 e 31 ; con leggere emanazioni di vapori bianchi il 15; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 3, 4, 5, 6, 11, 12, 13, 14, 17, 18, 20, 21, e 22; di mediocre intensità 1, 8, 9 e 23 ; notevoli il 19. Nei giorni 14, 20, 21, 22 e 23 i vapori eruttati dall’Etna si condensano in nubi temporalesche al di sopra e attorno alla sua cima e qualche volta si risolvono in temporali con lampi, tuoni e grandine. Fenomeni eruttivi eccentrici ■ — Nel giorno 19, dalle 7h 30"' alle 8h 15"' si notano forti emanazioni di vapori bianchi da Vulcarolo. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 13h 30"’ a Catania si ha la registrazione di una lievissima scossetta al grande sismometrografo. Il 16 a Salina (Isole Eolie) a 19h 30"’ — 211’ 15"’ — 22h (ore assai incerte) si hanno tre scosse di terremoto a Pollara : la la leggerissima, la 2a leggera, la 3a sensibile. Il 17 intorno alla mezzanotte e intorno alle 2h altre due scosse nella stessa località: la la molto forte, la 2a leggera; altra re- gistrazione si ha al grande sismometrografo dell'Osservatorio di Catania a 8h 28"’ di una lievissima scossetta. Il 27, a IO’1 30’" si nota una leggera scossa ondulatoria da alcune persone a Girgenti ; altra il 28, nella stessa città come la precedente ; questa indicata pure da diversi strumenti dell’ Osservatorio di Mineo e registrata dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Agosto - Fenomeni eruttivi centrali. — L'Etna è coperto dalle nubi nel giorno 5; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 13, 14, 16, 18, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30 e 31 ; con debolissime emanazioni di vapori bianchi il 3; con deboli eru- (i) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto del 14 giugno 1904 in Val di Noto. (Bollettino della Società Si- smologica Italiana Voi. X). ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XVII. 8 58 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] zioni di fumo bianco nei giorni 9, II, 12, 17, 19 e 20; di mediocre intensità nei giorni 2, 4, 6, 7, 8, 10 e 15. Nei giorni 4. 7 e 20, al solito, si condensano al di sopra e attorno alla cima del- 1' Etna nubi temporalesche, e in tale quantità, da coprire gran parte del cielo di Catania, risolvendosi poi in temporali, con lampi tuoni, pioggia e grandine. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo nei gior- ni 26 e 27. Fenomeni geodinamici. — Il 26, a 13'1 5lm scoppia un forte terremoto il quale ha il suo centro superficiale a Mineo, ove raggiunge il grado V della scala sismica Mercalli. Hanno pure agito altri quattro centri secondarii, e cioè uno tra Feria e Canicattini, un’ altro tra Lentini ed Augusta ; un terzo a Ragusa, un quarto a Spaccaforno : in tutto cinque centri. Anche questo terremoto ci offre un altro esempio di terremoto policentrico e quan- tunque non appartenga alla categoria dei terremoti etnei, pure per la sua importanza e singolarità ne abbiamo qui voluto far cenno (1). Si ha una replica a 14h 7"' la quale a Mineo raggiunge il grado IV della solita scala Mercalli. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. - L’ Etna rimane coperta dalle nubi nei giorni 4, 9, 19 e 20, col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 16, 23 e 26 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 17, 18, 21 e 25; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 5, 22, 27 e 28; di mediocre intensità il 1°, 10, 15, 24, 29 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ acqua di Fiumecaldo s’ intorbida nel solo giorno 30. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3, a Maniace (Bronte) a 6h 50m e 16h 30m si hanno due leggerissime scossette. Il 23 e 24, rispettivamente a 3h 25m e 7h 40m altre due scossette : la la leggerissima, la 2a ondulatoria E-W leggera. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è invisibile nei giorni 1, 2, 9, 10, 14, 16, 17, 18, 19, 24, 25, 26, 28, 29 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 8, 27 e 30 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 11, 12, 13, 15 e 23; con eruzioni deboli di fumo sempre bianco, il 20; di mediocre intensità, il 21 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di F'iumecaldo il 1°. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2, a 15h 42m si ha un forte terremoto che scuote tutta la Sicilia orientale, le Calabrie e viene registrato in quasi tutta l’ Italia centrale ; noi ci limiteremo a dare le notizie pervenute all’ Osservatorio di Catania. Il terremoto è di IV grado a Stromboli, Messina, Linguaglossa, Randazzo, Mineo e Siracusa: è ondulatorio SW-NE nella prima località, di non determinato genere nella seconda, sussultorio-ondula- torio di non determinata direzione nella terza, sussultorio nella quarta, di non determinato genere nella quinta, sussultorio accompagnato da rombo nella sesta; e di III grado a Ma- niace (Bronte), Piedimonte Etneo e Pachino, nella quale ultima località è sussultorio ondu- latorio NE-SW ; è di II grado a Catania e Lipari nella quale ultima località è ondulatorio E-VV. Il 10, a Maniace (Bronte) a 61' 37m scossetta avvertita da pochi ; il 23 altra scos- sata nella predetta Maniace, ma stavolta strumentale. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane avvolto tra le nubi (i) Vedi: S. ARCIDIACONO. Il terremoto di Mineo del 26 agosto 1904. (Bollettino della Società Sismolo- gica Italiana. Voi. XI). L' Eruzione etìiea del 1910 59 nei giorni 1, 2, ló, 24, 25, 26, 27, 28 e 30; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 9, 10, il, 12, 13, 14, 17, 19, 20 e 22 ; con doboli emanazioni di vapori bianchi il 15; forti il 5; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 7, 8, 18, 21, 23 e 29; me- diocri il 3. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 15, a 8h 40m e 10h due scossette strumentali a Maniace, ove si ripete lo stesso fenomeno il 17 a 17h 37"' , il 18 a 7h 36m , il 19 a 13h 45m e 14h 3m . Il 20, a llh 42,n si ha una sensibile scossa ondulatoria E-W ad Adernò indicata dagli strumenti dell’ Osservatorio di Mineo. Il 21 a 61' lm , il 23 a IO1' 20m si hanno altre due scossette strumentali nella predetta Maniace. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 3, 5, 21 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 8, 22, 23, 24, 28 e 29; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1 , 6, 7, 9, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 25, 26, 27 e 30; con eruzioni di mediocre intensità il 4, 10 e 11 ; notevoli e tali da formare un’imponente colonna di fumo bianco, nel giorno 14. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2, a Catania, a 22h 57'" si ha una lievissima registrazione sismica ai grande sismometrografo. II 10 a Salina, a 71' IO"1 circa è avvertita una forte scossa di terremoto sussultorio- ondulatorio SE-NW accompagnato da rumore come colpo di cannone; l’albero del semaforo oscillava fortemente. A 191' 1 2m da Siracusa si segnala una scossa sensibile ondulatoria N-S accompagnata da rombo, avvertita appena da qualche persona a Fioridia e Melilli : nella prima località è ondulatoria NW-SE, nella seconda sussultoria; registrata dai soli strumenti all’Osservatorio di Mineo e registrata appena dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio di Catania. Nella notte tra il 16 ed il 17 si hanno diverse scosse avvertite, secondo alcuni a Randazzo, Raccuia, Montalbano d’Elicona, Novara di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Francavilla, Mazzarrà, Graniti, Patti ecc. La massima intensità di queste scosse pare che sia di IV grado raggiunta a Castiglione di Sicilia. Il 23 finalmente Catania e Mineo sono lievemente agitate a 20h 47m da movimenti sensibili solamente agli strumenti. 1905 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 1, 6, 7, 8, 11, 14, 15, 16, 17, 22, 27 e 28; col cratere centrale in calma nei giorni 10 e 31; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 23, 24 e 29; con deboli eru- zioni di fumo bianco nei giorni 3, 4, 9, 12, 13, 18, 20, 21, 25 e 30; di mediocre intensità nei giorni 5, 19 e 26; notevoli il 2. Fenomeni eruttivi eccentrici — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 3, ad Augusta, a 2h circa si avverte da pochissime per- sone in quiete una scossetta sussultoria accompagnata da leggero rombo. Il 12 a 2h circa da Filicudi si segnala una forte scossa di terremoto ondulatorio, preceduta da forte rombo, avvertita generalmente da tutti gli abitanti dell’isola; si ha una replica leggera, pure on- dulatoria alle 4h circa. Il 15 a 7h 50m si nota una scossetta strumentale a Maniace (Bronte). Il 17, a 6h altra scossa ondulatoria di IV grado è avvertita a Castroreale. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 9, 10, 14, 15, 19, 21, 22, 24, 25, 26 e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 3, 4, 5, 6 e 7; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 8, 11, 16, 17, 18, 20, 23 e 27 ; di mediocre intensità il 13; forti il 12. 60 S. Arcidiacono [Memoria XVII. | Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 14 a 2h 55m Trabia è scossa da un forte ter- remoto sussultorio che sveglia di soprassalto la popolazione; a Termini Imerese fra 21' 30m e 3h si avvertono varie scosse ondulatorie forti; a Sciara la scossa delle 2 1;2 è leggeradi III grado. Inoltre a Trabia dopo la forte scossa delle 21' l/2 si avvertono sino alle 12h con l’intervallo di 31' a 4h altre scosse. Il 15 nella predetta Trabia, a 0'1 55"' e 23h 50m due scosse, non si sa di che genere e intensità. Il 24, a l’rabia e Termine Imerese a 23h 55"1 si ha un’altra scossa sensibile. Il 25, a 2'1 circa si avverte da molti allo stato di quiete una scossa ondulatoria a Ciminna (Palermo); altra scossa leggerissima sussultoria a 7h a Villa- bate; a 111' 50'" altra leggera con ripresa, pure leggera dopo lm a Trabia. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 3, 9, 23, 24 e 26; col cratere centrale in calma nei giorni 12, 17, 18, 19, 20, 21, 27, 29, 30 e 31; con deboli emanazioni di vapori bianchi il giorno 8 e 25; forti e di vapori grigi il 15 e 16; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 2, 4, 5, 7, 10, 11, 13, 22 e 28; di fumo un po’ grigio il 14; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità il 6. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 1 e 3, rispettivamente a 181' l'"e 231' 30"' si segnalano due scossette strumentali daManiace; il 4, a 14h circa in contrada Fossalacqua, nelle vicinanze di Acireale si avverte una sensibile scossa di terremoto, che si ripete forte tanto, da fare uscire all’aperto gli abitanti a I9h 25m — 23h e 241' del giorno 7. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nei giorni 18 e 19; col cretere centrale in calma nei giorni 2, 5, 6, 8, 9, 11, 12, 13, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29 e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 7; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 10, 14, 15, 16 e 20; di fumo un po’ grigio nei giorni 1 e 17 ; con mediocri eruzioni di fumo pure un po’ grigio, il 4. Fenomeni ( ruttivi eccentrici. — A 141' 9"' violentissima esplosione allo Stromboli, con eruzione di grandiose masse di fumo nerastro, pioggia di cenere; lo scoppio è simile ad un colpo di cannone di grosso calibro ed è così forte da produrre scuotimento e tre- miti alle finestre delle abitazioni e spavento nella popolazione. Fenomeni geodinamici. — Il 14, a 2h 15"' ed il 16 a 16h IO"1 due scossette strumen- tali a Maniace (Bronte); altra il 22 a 13h 50"'. 11 27, a 41' 39“' scossa sussultoria di IV a Zafferana Etnea. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna è coperto dalle nubi nei giorni 10, II, 13, 14, 15, 28, 29, e 30; col cratere centrale in calma nei giorni 1,8,9, 16, 17, 19, 24, 25, 26 e 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 3, 4, 7, 20 e 23; forti il 2; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 5, 6, 12, 18, 21, e 22; di mediocre intensità il 31. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 5, a Giarre, a 13h 14'" si nota una scossetta sussul- toria di I grado. 11 14, a 4h 25'" si ha una scossetta a Catania, registrata dal solo micro- sismografo Vicentini ; a 191' 18'" si ha altra registrazione assai lieve, tanto nel predetto strumento, quando al grande sismometrografo Cancani in corrispondenza di un forte ter- remoto ondulatorio-sussultorio di V grado in direzione E-W avvertito con spavento dalle popolazioni di Milo e Zafferana Etnea. 11 20, a Catania a 12h 11'" — 18h 24'" — 191' 4'" — I91' 15'" si hanno quattro registrazioni sismiche lievissime al microsismografo Vicentini e L' Eruzione etnea del 1910 ól al grande sismometrografo Caneani, delle quali la prima di lontana origine, le altre di origine locale. Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane occultato dalle nubi nel solo giorno 4; col cratere centrale in calma nei giorni 8, 11, 12, 13, 14, 20, 24 e 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 9, 16 e 30; forti il 2, 6 e 23; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 5, 10, 17, 18, 19, 21, 22, 25, 26 e 29; di mediocre intensità il 7, 15 e 28; notevoli e tali da formare un lungo pennac- chio piegato verso S-W, il 3. Fenomeni eruttivi eccentrici. — 11 giorno 21, a 9h si notano forti emanazioni di vapori bianchi da Vulcarolo; al cratere centrale si hanno deboli eruzioni di fumo bianco alla detta ora. Fenomeni geodinamici. — Il 1°, a 5h 44’" e 221' 48m si hanno al grande sismome- trografo e al microsismografo Vicentini due registrazioni sismiche dovute a terremoti pro- venienti dall’Albania. Il 5, a Maniace (Bronte) a 21h IO"1 si nota una scossetta strumentale. 11 giorno 1 1 a Catania, a 7h 5m si ha una registrazione lievissima sulle due componenti orizzontali del grande sismometrografo Caneani e Vicentini. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nel solo giorno 16; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 4, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 15, 18, 19, 21, 22, 23, 27, 28, 29 e 31 ; con forti emanazioni di vapori bianchi il 17 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 5, 24, 25 e 26 ; mediocri nei giorni 6, 13, 20 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici . - Il 2 a 8h 52"* si ha una scossetta di li grado a Mineo di I grado a Maniace e Catania, ove fu registrata solamente dal grande sismometrografo Caneani e dal microsismografo Vicentini. Il 4, a 61' IO"1 si ha una lievissima registrazione ai predetti strumenti di Catania. Il 15, a 5h 40m si ha una scossetta strumentale a Ma- niace; altra il 19, a 13h 4"1 sussultoria a Giarre. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali- — L’Etna è col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 5, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 17, 19, 21, 22 e 23 ; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi il 14, 15 e 16; fortissime il 27 ; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 4, 6, 18, 25, 26, 28, 29, 30 e 31; di mediocre intensità il 20 e 24. Fenomeni eruttivi eccentrici. — A 5h 18m del 29 si ha a Stromboli una violenta eruzione di fumo nerastro, grosse pietre incandescenti e cenere lanciati sino all’altezza di circa m. 400, accompagnata da una fortissima detonazione che produsse tale scuotimento nell’ aria da aprire qualche imposta ; quasi 1’ intiera isola è avvolta dal fumo eruttivo ; pa- nico negli abitanti. Fenomeni geodinamici. — Nei giorni 7, 8 e 12 rispettivamente a 4h 21m — 22!l 50m e 12h 35m si hanno tre scossette strumentali a Maniace, l’ultima con replica a 15h 37m dello stesso giorno 12; altra scossetta dello stesso genere si ha nella stessa località il 17 a 20h 30m . Il 23 da Acireale si hanno notizie dubbie di una scossetta avvenuta a 5h circa avvertita da qualche persona. Il 25 e 28 lilialmente, nella predetta Maniace, rispettivamente a 0h 47m e ora indeter- minata, si hanno due altre scossette strumentali. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna è coperto dalle nubi nel solo giorno 19; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 4, 5, 7, 16, 18, 22, 23, 25, 26* S. Arcidiacono [Memoria XVII.] 62 27, 29, e 30; con deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale il 9; forti il 13 e 14; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 6, 8, 15, 17, 20, 24 e 28; e di mediocre intensità nei giorni 10, 11, 12 e 21. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Intorbidamento delle acque di Fiumecaldo il giorno 8 e. 21. Fenomeni geodinamici — Il giorno l a Maniace, a I4h 34,n si ha una leggerissima scossa di II grado; il 4 nella stessa località a ó1' 25m , se ne ha un’altra strumentale, se- guita da altre dieci da 9h 25m a 10h 50"'; il 5 si ha ancora un’altra scossetta nella pre- detta Maniace a 18h 57m . Il giorno 8 scoppia un terremoto in Calabria che riesce disa- strosissimo per moltissimi centri abitati di quella regione. Noi, attesa l’importanza del fe- nomeno, diamo qui sommariamente le notizie pervenute all’Osservatorio di Catania e ri- guardanti la Sicilia e le isole adiacenti. Questo terremoto è di grado Vili a Stromboli, sus- sultorio ondulatorio, produce lesioni e gravi danni ai fabbricati, semaforo parzialmente crol- lato ; spavento nella popolazione; è di VI grado ondulatorio a Reggio Cai. e Lipari in di- rezione SYV-NE; di V grado a Catania, Beipasso, Paterno, Bronte, Maniace, Randazzo, Linguaglossa, Giarre, Riposto, S. Cenerina, Milo, Zafferana Etnea e Mineo. A Catania è sussultorio-ondulatorio, in diverse direzioni prima N-S, poi E-W e poi NW-SE, della du- rata di circa 10s; a Beipasso è ondulatorio sussultorio W-E; a Paterno ondulatorio sussultorio NE-SW; a Bronte ondulatorio W-E; a Maniace pure ondulatorio N-S; a Randazzo sussultorio ondulatorio E-W ; a Linguaglossa ondulatorio sussultorio ; a Giarre ondulatorio CV-E ; a Ri- posto ondulatorio-sussultorio NW-SE; a S. Venerina e Milo ondulatorio; a Zafferana Etnea di genere indeterminato; a Mineo ondulatorio SE-NW. Il terremoto è di IV grado a Via- grande, Acireale e Siracusa; ondulatorio NW-SE nella prima località e nella seconda, on- dulatoria W-E nella terza. Di III grado a Nicolosi, Biancavilla, Adernò e Militello: ondula- torio E-W nel primo centro abitato, sussultorio nel secondo, di genere indeterminato nel terzo e ondulatorio E-W nel quarto. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 10, 11, 12, 25, 26, 28, 29, 30; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 3, 4, 7, 8, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 23 e 31 : con deboli eruzioni di fumo bianco il 5, 6, 9 e 24; mediocri nei giorni 17, 22 e 27. Fenomeni eruttivi eccentrici — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 6, a Siracusa, a 21' 25'" si ha una scossetta avvertita da pochissime persone. Il 14, a 1 5h 3lm si ha una scossetta strumentale a Maniace (Bron- te), che si ripete il 20 a 231' 55m il 29 a 7h 31m ed il 30 a 91' 7m e IO1' IO"1 . Novembre — Fenomeni eruttivi centrali — L’Etna è avvolto dalle nubi nei gior- ni 13, 14, 16, 17, 25, 29 e; col cratere centrale in calma nei giorni 3, 4, 6, 9, 10, 12 e 28; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 7, 15, 18, 21 e 23; con deboli eruzioni di fumo bianco 1’ 8, il 20, 22 e 26; di mediocre intensità nei giorni 1,2, 11, 19, 24 e 27. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 23h 8m , Reggio Gal., Messina, Catania e Mineo sono lievemente agitate per movimenti insensibili all’ uomo provenienti dalla Cala- bria; il 9 e 11, rispettivamente a 01' 39'" e 8h 32'" si hanno due scossette strumentali a Maniace; altra scossetta si ha a Stromboli il 13, 1 8h 50 m . Dicembre — Fenomeni eruttivi eccentrici — L’ Etna è avvolto tra le nubi nei L' Evasione etnea del 1910 63 giorni 1, 2, 3, 4, 6, 7, 11, 12, 13, 20, 28, 30 e 31; col cratere centrale in calma nei giorni 15, 16, 18 e 26; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 5, 10 e 24; forti il 21 e 22; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 14, 17, 19 e 25; di me- diocre intensità nei giorni 8, 9, 27 e 29; notevoli, il 23. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Nessuno, tranne qualche lieve registrazione sismometro- grafica, dovuta a repliche del terremoto calabro, oppure a terremoto lontano. 1906 — Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 2, 3, 4, 5, 8, 9, 15, 17, 20, 21, 30 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 13, 22, 24, 28; con debolissime emanazioni di vapori bianchi nel giorno 26; forti il 19; forti e di fumo grigio nel giorno 10; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 7, 14, 18 e 29; di fumo grigio nei giorni 6, 12 e 27; con mediocri eruzioni di fu- mo bianco nei giorni 11, 23 e 25; notevoli il 16. Nella notte fra il 5 ed il 6 avvengono notevoli eruzioni di cenere dal cratere centrale etneo, per le quali rimane coperta una estesa zona di terreno a cominciare dalla cima del monte sino a Catania, ove sulle terrazze sui tetti ecc. si raccoglie in discreta quantità. Il pendio meridionale del cratere centrale, il Piano del Lago, il pizzo ed il pendio meridionale della Montagnola si vedono coperti dalla detta cenere di colore nero, che spicca benissimo sul bianco candido della neve, abbondantemente caduta nei giorni precedenti. Alle 7h del giorno 6 si hanno al cratere centrale etneo deboli eruzioni di fumo grigio ; a 8h 30m la cima dell’Etna comincia a coprirsi di nubi; da 9h a 12" il cratere centrale è scoperto e si vede sormontato da un folto pennacchio di fumo bianco piegato verso Sud ; dopo le 12h , sino a sera, il vulcano rimane avvolto tra le nubi. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Notevoli eruzioni di fumo bianco da Vulcarolo nel mattino del giorno 6, dopo le eruzioni di cenere del cratere centrale. Fenomeni geodinamici. — Nessuno. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimane avvolto tra le nubi nei giorni 1, 4, 6, 7 e 13; col cratere centrale in calma nei giorni 22, 23 e 24 ; con de- boli emanazioni di vapori bianchi il 2 ; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 5, 11, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 27 e 28 ; di mediocre intensità nei giorni 3, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 25 e 26. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 4, a Siracusa, a 0h 25"’ si ha una scossa sussultoria avvertita da pochi : il 23, a IO1’ 7m si nota a Corleone una scossa sussultorio-ondulatoria NVV-SE avvertita da pochi e dopo 2m se ne ha un’ altra come la precedente ondulatoria NYV-SE ma più forte. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna resta coperto dalle nubi nei giorni 12, 26, 27 e 31 ; col cratere centrale in calma nei giorni 1, 2, 4, 5,9, 11, 13, 14 e 25; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 15, 16, 17 e 28 . con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 6, 7, 8, 18, 19, 20, 21, 22, 23 e 29 ; e di fumo grigio il 10 ; con eruzioni di mediocre intensità e sempre di fumo bianco il 3, 24 e 30 ; però nel pomeriggio del predetto giorno 3 le eruzioni da mediocri si fanno deboli ed il fumo da bianco si fa grigio. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a Zafferana Etnea si hanno due scossette 64 S. Arcidiacono [Memoria XVII.] sussultorie a 4h 38m e 41' 42m , indicate dall’avvisatore Galli-Brassart ed avvertite da qualche persona; a 21h 32"' Biancavilla è battuta da una scossa sussultoria di IV grado, la quale è stata indicata da molti strumenti dell’ Osservatorio di Mineo e registrata dal grande sis- mometrografo Cancani e dal microsismografo Vicentini dell’ Osservatorio di Catania e Mes- sina. Il 14, a 21 11 20"‘ a Trapani si ha una scossa, preceduta da rombo, avvertita da molti. Il 22, a 201' 40"' a Novara Sicilia si avverte quasi generalmente con lieve boato una scossa ondulatoria E-W. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna resta occultato dalle nubi nei giorni 4, 5, 6, 7, 8 e 9 ; col cratere centrale in calma nei giorni 19, 23 e 26; con de- boli o debolissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 13, 16, 18, 29, 30; con eruzioni deboli di fumo bianco nei giorni 3, 10, il, 12, 14, 20, 21, 22, 24, 27 e 28; e di mediocre intensità il 17 e 25; notevoli il 15. Nel giorno 13 si nota una tenue pioggia di cenere a Maniace; il 14 si nota lo stesso fenomeno a Maniace e Catania : si constata in modo certo che la cenere è proveniente dal Vesuvio in straordinaria attività eruttiva. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici ■ — Il giorno 2 si ha una scossetta di 1 grado a Catania e Mineo registrata da varii strumenti nella seconda località e dal grande sismometrografo e dal microsismografo nella prima. A Catania poi si ripete la registrazione debolissima nel solo microsismografo Vicentini a 12'1 49ni . Il giorno 11, pure in Catania, a 5h 39'"- 61' 46'" — 8h 31"' — I2h 24'" e I51' 27'" si hanno lievissime tracce di registrazioni sismiche al microsismografo Vicentini; a 17h 1/4 circa sul microsismografo Vicentini e sul grande sismometrografo Cancani. Il 12, a 6'1 19"' e 7h 45'" altre due lievissime registrazioni al mi- crosismografo Vicentini nella stessa Catania. Il 15, a IO1' 43'" altra lievissima registrazione al grande sismometrografo di Catania. Alle 91' del 17, scossa forte a S. Alfio (Giarre). Giorno 19 altra scossa sensibile di IV grado a Maniace, registrata lievissimamente dal grande sismometrografo Cancani dell’ Os- servatorio di Catania; il microsismografo Vicentini è fortemente perturbato per vento e ma- re agitato. Il 23 scoppia a 01' 12m un forte terremoto che scuote principalmente il gruppo montuoso delle Madonie. Esso è di VI grado a Castelbuono, sussultorio ondulatorio S-N, accompagnato da rombo; di V grado a S. Mauro Castelverde, Pollina, Tusa, Geraci Sicilia, è ondulatorio S-N preceduto da rombo nella prima località, sussultorio ondulatorio W-E nella seconda, sussultorio nella terza, ondulatorio E-W nella quarta; di IV grado a Petra- lia sottana, Petralia soprana, Pettineo, Isnello, Grotteri, Gangi, ondulatorio di direzione in- determinata nel primo centro abitato, sussultorio ondulatorio E-W nel secondo, sussultorio ondulatorio SW NE nel terzo, ondulatorio N-S nel quarto, sussultorio nel quinto, ondula- torie) NE-SW nel sesto; di III grado a Castel di Lucio, Motta d’ Affermo, Polizzi Gene- rosa; ondulatorio E-W nella prima località, ondulatorio sussultorio W-E nella seconda, on- dulatorio S-N nella terza; di II grado a Reitano, S. Stefano di Camastra, Lascari, Cefalù, Caltavuturo; di genere indeterminalo nella prima località, ondulatorio di direzione indeter- minata nella seconda, ondulatorio E-W preceduto da rombo nella terza, sussultorio nella quarta e quinta. (1) La scossa poi è registrata dagli apparecchi di Catania e Mineo. Il 24, (i) Vedi: Il terremoto di Niscemi del 23 aprile 1906 di S. Arcidiacono. Bollettino della Società Sismolo- gica Italiana, Voi. X. L' Eruzione etnea del 1910 65 a 23h 16”' gli apparecchi registratori di Catania e Mineo sono perturbati probabilmente in seguito a qualche forte scossa avvenuta nel messinese, T ripi. Forza d’Agrò ecc. Il 27 a Siracusa, a 0h -1 111 si segnala una scossetta sussultoria strumentale. Il 30 a 17h 15m Cata- nia e Mineo si agitano assai lievemente per una scossetta insensibile agli abitanti. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali — L’Etna rimane coperto dalle nubi nei giorni 10, 16, 17 e 18; col cratere centrale in calma nei giorni 2, 3, 9, 13, 14, 23 e 25; con deboli emanazioni di vapori bianchi nei giorni 6, 24, 27 e 30; forti il 20; con debo- li eruzioni di fumo bianco nei giorni 4, 5, 11, 12, 21 e 31 : di mediocre intensità il 1°, 15, 19, 22, 26, 28, 29; notevoli il 7 e 8. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — L’ 11, a Corleone, a 4h 3,n si ha una scossetta ondulato- ria N-S leggerissima. Il 19, a I9h 46m si ha a Siracusa un’altra scossetta. Il 20, a 1 lh 52m , scoppia un fortissimo terremoto nel messinese il quale raggiunge 11 grado VI a Barcellona Pozzo di Gotto, ove è sussultorio ; il grado V nelle seguenti località : Meri e Novara sus- sultorio, ondulatorio sussultorio SVV-NE preceduto da rombo a S. Lucia del Mela, ondu- latorio YV-E a Rometta, sussultorio preceduto da rombo a S. Filippo dei Mela ; raggiunge il grado IV a Castroreale ondulatorio E-YV, ondulatorio N-S a Gualtieri Sicaminò, sussul- torio seguito da rombo a S- Pier Niceto, ondulatorio N-S preceduto da rombo a Saponara, sussultorio preceduto da rombo a Spadafora S. Martino; raggiunse il III grado a Furnari ondulatorio di direzione indeterminata, Calvaruso sussultorio, Monforte Sangiorgio ondula- torio SYV-NE, Venetico ondulatorio E W, S. Stefano di Briga sussultorio, accompagnato da rombo. Raggiunge il II grado a Milazzo sussultorio, Mandanici e Bauso ondulatorio N-S, Messina ondulatoria-sussultorio. Il 1 grado a Catania e Mineo. . Stato dell’ Etna prima dell’ eruzione del 1910 PARTE PRIMA II. — L. TAFFARA. — Fenomeni eruttivi e geodinamici (dal Giugno 1906 al 23 Marzo 1910). Per ragioni di salute l’ Ing. Arcidiacono non potè ultimare la compilazione del diario riguardante i fenomeni geodinamici ed eruttivi dell’Etna, dal 1° Gennaio 1893 al 23 Mar- zo 1910, e pertanto ricevetti incarico dal Sig. Direttore del R. Osservatorio di Catania, Prof. A. Ricco, di seguitare io il predetto lavoro che 1’ Ing. Arcidiacono aveva potuto fare per la maggior parte, fino al Maggio 1906. Prima di cominciare è bene eh’ io dica che nel compilare questo diario seguirò il me- todo adottato dallo stesso Ing. Arcidiacono servendomi in parte del materiale da lui stesso raccolto (1) e secondo le intelligenze avute con lui. 1906 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimase avvolto tra le nubi nei giorni 6, 7, 12, 13 e 23; col cratere centrale in calma nei giorni 4, 8, 16, 24, 28, 29 e 30 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi il giorno 11 ; nei giorni 3, 5, 15, 17, 18, 19, 21, 25, 26 e 27 si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco; mediocri e formanti discreti pennacchi nei giorni 1, 2, 9, 10, 14, 20 e 22. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici (2). — Il giorno 2 a lh 11'" si ebbe una forte scossa ondu- altoria NE di VI a Massanunziata, fraz. di Mascalucia; tale scossa fu avvertita pure a Ma- scalcia di V ; a Nicolosi, Pedara e S. Pietro Clarenza di IV; a Tremestieri Etneo, Gra- vina di Catania e S. Giovanni Gaiermo di III; a Trecastagni e Camporotondo Etneo di II; oltre venne registrata dagli strumenti dell’Osservatorio di Catania e di Mineo. Dopo la pre- detta scossa si ebbero delle repliche a lh 18m a lh 54m a 2h 7m avvertite a Massanunziata e Mascalucia come leggerissime (3). Il 6, a li1 2 3' 30'" circa, leggera scossa a Stromboli, av- vertita da poche persone. Il giorno 10 a 2h 44m si ebbe una scossa ondulatoria molto forte nelle Calabrie, che raggiunse il V o VI grado a Monteleone, il IV a Catanzaro, il III a Reggio-Calabria, avvertita molto forte a Mileto e registrata dagli strumenti di tutti i prin- cipali Osservatorii Italiani. A 9h 47'" dello stesso giorno si ebbe una replica a Reggio Ca- (1) Del materiale raccolto dall’ Ing. Arcidiacono fa anche parte il Bollettino della Società Sismologica ita- liana che è servito a completare le nostre notizie. (2) Dei terrimoti sono stati elencati soltanto quelli di origine siciliana e della Calabria meridionale, e la loro intensità viene data in gradi della scala sismica Mercalli. (3) Vedere la pubblicazione dell’ Ing. S. Arcidiacono « Il terremoto di Massanunziata del 2 giugno 1906 » Bollettino dell’Accademia Gioenia, Fase. 40, Serie 2a — Maggio 1908. ATTI. ACC. SERIE V. VOL. IV Meni. XVII. 1 9 [Memoria XVII]. labria avvertita dalle persone come leggerissima e segnalata dal sismoscopio Agamenno- ne. Il 13 fu avvertita e registrata altra scossa a 111’ 32m proveniente dall’Egeo: la pre- detta scossa fu avvertita di li a Mineo, Maniace, Messina e Reggio Calabria e registrata dagli strumenti dei principali Osservatola d’Italia. Il 16 a l1' 9"' scossetta strumentale re- gistrata nei principali Osservatorii dell’ Italia meridionale ; a 20h 44m altra scossetta stru- mentale segnalata dall’ Osservatorio di Maniace. Il 28 a 2h 30"‘ si ebbe una lieve registra- zione nel R. Osservatorio di Catania. Igo6 Luglio — Fenomeni eruttivi centrali — Nel mese di Luglio il C. C. dell’Etna si mostrò calmo per ben 21 giorni. Si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 5, 7, 12, 13, 19, 21, 27, 28 e 29 ed una mediocre eruzione sempre di fumo bianco il giorno 1. Fenomeni eruttivi eccentrici. — 11 15 a 201' 35"’ si ebbe a Stromboli una fol tissi- ma eruzione con getto di materiale incandescente e molta cenere che il vento impetuoso trasportava verso Sciat a vecchia incendiando le boscaglie sottostanti. La suddetta eruzio- ne fu preceduta da forte e prolungato rombo. Il 16 a 17h IO"1 altra violenta eruzione pure preceduta da fortissimo rombo, lanciava enorme quantità di materiale incandescente che incendiava i vigneti in contrada Piscila; il giorno appresso 1’ incendio era quasi spento. Il 23 a IO'1 ci pervenne la notizia che il vulcano si manteneva ancora attivissimo ed una colata lavica scendeva sulla Sciara dove si era prodotta una frattura che dalla bocca 6, giungeva a 3/4 della stessa, con una profondità di circa 50 metri ; in quella giornata si notava una continua pioggia di cenere. Nel pomeriggio 1’ attività tendeva a decrescere. Il 25 l’eruzione accennava sempre a diminuire; la pioggia di cenere continuava an- cora e ad intervalli si notava lo scuotimento di imposte e finestre. La bocca 6 si mante- neva ancora attivissima emettendo forti e prolungati rombi ; le bocche 4 e 4 bis erano cal- me. Nelle ore pomeridiane si ebbe un crescendo d’attività e simultaneamente riattivaronsi a 13h 15m le bocche 4 e 4 bis eruttando molto materiale; tale recrudescenza venne segui- ta da fittissima pioggia di cenere che durò fino a sera. Il 26 si ebbero copiose emissioni di vapori prevalentemente bianchi. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 a I4h 1 lm fu avvertita a Zafferana Etnea una forte scossa di terremoto la quale fu avvertita pure dalla popolazione di Trecastagni, Milo, Puntallazzo, S. Alfio, S. Giovanni di Giarre, Mascali Nunziata, Acireale, Linguaglossa, Ri- posto, Giarre, S. Venerina e registrata negli Osservatorii di Gatania, Maniace e Messina (1). Il 16 si ebbe a Mineo una scossa del II registrata anche all’ Osservatorio di Messina. (A Catania il grande sismometrografo trovavasi in riparazione). Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimase coperto dalle nubi nei giorni 29 e 30; col C. C. in calma il 3, 5, 8, 9, 12, 13, 15, 16, 18, 21, 23, 24, 25, 26 e 31 ; nei giorni 4, 6, 7, 10, 11, 14, 17, 19, 20, 22, 27, 28, deboli eruzioni di fumo bianco ; mediocri nei giorni 1 e 2. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 3, a 21h 45m venne avvertito dalle persone in riposo, a Giarratana (Modica-Siracusa) un terremoto ondulatorio della durata di 2S il quale fu pure avvertito leggermente e da poche persone a Buccheri (Noto-Siracusa), Aci Sant’ Antonio, Acireale, Mineo e Catania, e registrata a Messina. Il 22, a 01' 30m, fu avvertita a Feria, da molte persone in riposo, una scossa ondulatoria pure avvertita da poche persone a Sor- ti) Vedi Appendice al Voi. X II I 1908-09 del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 269. Stato dell' Etna prima dell’ eruzione del 1910 3 tino (Noto-Siracusa) e registrata aO1' 47m all’Osservatorio di Messina. 11 24 a 201' 45"' circa si ebbe una scossa ondulatoria sussultoria a Meri (Castroreale-Messina) avvertita da molte persone ; a Mazzara avvertita da poche ; a Venefico (Messina) del III ; a Milazzo pure del III ; a Saponara avvertita da parecchi in quiete. A Messina venne registrata dal Micro- sismografo Vicentini ed avvertita di II. 1906 Settembre— Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 25, 26, 27 e 30 l’Etna rimase invisibile per nubi. Il C. C. si mostrò in calma nei giorni 1,7, 12, 13, 14, 15, 17, 21, 28 e 29. Si ebbero invece deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 2, 3, 8, 9, 11, 16, 18, 19, 20 e 23 e mediocri il 4, 5, 6, 10, 22 e 24. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 9 si ebbe una notevole emissione di vapori bian- chi da Vulcarolo tanto da vedersi da Catania a occhio nudo. Fenomeni geodinamici. — Dal giorno 8 in poi ebbe luogo nella punta NW della Sicilia un periodo sismico di una certa importanza che fu oggetto di uno studio del Prof. A. Ricco e che sarà prossimamente pubblicato negli Annali del R. Ufficio Centrale di Me- teorologia e Geodinamica ; le repliche, che io tralascio per brevità, furono moltissime e se ne trova la pubblicazione a pag. 363 e seguenti dell’App. al Voi. XIII — 1908-09 del Bol- lettino della Società Sismologica Italiana. A I7h 51"' dello stesso giorno scossetta strumen- tale registrata a Catania, Mineo, Maniace, Messina, Caggiano e ad Ischia. La predetta scossetta fu fortissima e di lunga durata a Stromboli dove la popolazione fu presa da grande panico. Altra scossetta strumentale venne registrata lievissimamente negli Osser- vatorii di Catania e Messina a 2h 45"' del giorno 9. Il 13 a 23h 32'" forte terremoto a Stromboli della durata di 10s in direzione W-E seguito da prolungato rombo, avvertito ge- neralmente dalla popolazione che si riversò all’ aperto ; la detta scossa fu registrata negli Osservatorii di Catania e Messina. Il 14 a 5h 54'" scossetta strumentale registrata a Ca- tania e Mineo. Altra scossetta si ebbe il 17 a 31' 5m registrata a Catania, Mineo e Messina ed ancora un’altra il 29 a 9h 1 lm registrata pure nei tre predetti Osservatorii. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 1,6, 11, 15, 16, 19, 29,31, non fu possibile osservare il vulcano perchè rimase avvolto tra le nubi; nei giorni 3, 9, 13, 22, 23, 28 il C. C. si mostrò calmo; il 2 si ebbero debolissime emanazioni di vapori bianchi ed un po’ più notevoli il 5, 7, 10, 26 e 27 ; si ebbero invece deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 14, 17, 24 e 25 e mediocri il 4, 8, 12, 18, 20, 21 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. - Il 27 a 21h 35m fu avvertita a Biancavilla (Catania) una scossa sussultoria di III preceduta da rombo. La predetta scossa fu pure avvertita da po- che persone ad Adernò, e registrata nell’ Osservatorio di Catania. Il 28 a 51' 52m scossetta strumentale a Messina. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni 1, 2, 7, 11, 12, 13, 14, 19 e 20; col C. C. in calma i giorni 8, 9 e 10; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi il 3, 4, 5, 17, 22, 24 e 26; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 6, 15, .1.6, 18, 21, 27, 28 e 30; con mediocre eruzione di fumo bianco il 23, di fumo cenerognolo il 25 e 29. Fenomeni eruttivi eccentrici. - - Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 20 a 15h 29"' forte scossa di terremoto ondulatorio E-W avvertita con grande panico dalla popolazione di Zafferana Etnea ; la predetta scossa fu 4 [Memoria XVII.] L. Tuffava fortissima alla Casa del Vescovo (1) dove trovavasi il custode della neve il quale riferì che la scossa produsse la caduta di grosse pietre dentro la grotta della neve. A Milo fu avvertita generalmente con molto panico; a Trecastagni, Acireale e Riposto la scossa fu leggera ed avvertita da poche persone allo stato di quiete. La detta scossa venne pure registrata negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Reggio Calabria. I906 Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nei gior- ni 5,9, 10, 11, 12, 14, 15, 24, 25, 29, 30, 31; nei giorni J, 4 e 26, si ebbero al C. C. deboli eruzioni di fumo cenerognolo, e di fumo bianco il 6, 8, 13, 20, 23 e 27 ; il 28 de- boli emanazioni di vapori grigiastri. Il 2 sera, furono visti da Nicolosi dei riflessi di luce rossastra al C. C. difatti il giorno 4 si vedeva la neve adiacente al C. C. di una tinta sporca che faceva supporre esservi stata una leggera pioggia di cenere. Nei giorni 2, 3, 7, 19, 21 e 22, mediocri eruzioni di fumo bianco. Il 16 intorno- a IO1' ed il 17 intorno a 6h furon visti folti pennacchi di fumo bianco al cratere centrale. II 18 a circa 5h 30'" eru- zioni di vapori con cenere e lapillo al C. C. ; a 71' dello stesso giorno colonna di fumo dritta sulla cima e traccie di cenere sul versante meridionale del cono terminale. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 17 contemporaneamente .all’ esplosione centrale più sopra citata, si notò la presenza di due nuove fumarole alla base E del cono terminale. Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 51' 21'" ed il 3 a 6h 54'" , scossette leggerissime re- gistrate negli Osservatorii di Catania e Mineo e la prima anche a Messina. Il 24 a 5h 30m circa, scossa sussultoria avvertita da molti in riposo a Spaccaforno, avvertita pure a Pa- chino generalmente, da pochi a Pozzallo ; da pochissimi a Scicli, Rosolino, e Cozzo Spa- daro. Il 29 a 7h 36m scossetta strumentale registrata negli Osservatorii di Catania e Messina. J907 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 8, 12, 13, 23, 24, 25, 26 e 28, non si potè osservare 1’ Etna perchè coperto da nubi ; però la sera del 25 dirada- tasi per poco la nebbia furon visti da Zafferana Etna in direzione del C. C. delle striscie di fumo rossastro come lingue di fuoco. Il giorno 18 il C. C. era calmo; il 3 e 1’ 11 du- rante la giornata si ebbero deboli emanazioni di vapori bianchi, però la sera del 3 intor- no a 18*' 30,n vederonsi da Nicolosi riflessi di luce rossastra al C. C. ; questa notizia venne pure confermata da Zafferana Etnea e la mattina del 4 fu visto il cono terminale dell’Etna coperto completamente di sabbia oscura; anche da Randazzo viene confermata la notizia dei riflessi rossastri osservati per parecchie sere dal 2 fino al 10. Nei giorni 2 e 17 si ebbero durante la giornata deboli eruzioni di fumo cenerognolo misto a cenere ed il 19 di fumo bianco; mediocri eruzioni di fumo cenerognolo il 4, 5, e 21; di fumo bianco i giorni 1, 6, 7, 9, 10, 27 e 31; nei giorni 14, 15, 16, 20, 22, 25 e 30 considerevoli eruzioni di fumo or grigio or bianco, or misto a cenere. Il 29 al mattino, mediocri eruzioni da due centri distinti del C. C. ; l’uno a NYV emetteva fumo bianco; l’altro ad E fumo grigiastro. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 3 a 111' si ebbe una scossa di terremoto ondulatorio avvertita a Barcellona (Messina) da molti in riposo e con tremolio di invetriate; a Catania, Messina, Mineo e Maniace là predetta scossa fu strumentale. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — L’Etna rimase invisibile per nubi nei giorni 1, 4, 7, 8, 10, 12, 14, 15 e 22; nei giorni 3, 13, 16, 21, 23 e 24 si ebbero de- boli eruzioni di fumo bianco; esse furono mediocri il 5, 6, 9, 11, 25, 26, 27 e 28 e con (1) Località ad E dei monti Silvestri e a N di Serra Pizzuta Calvarina. 5 Stato dell' Etna prima dell’ eruzione del 1910 fumo grigiastro il 17, 18, 19 e 20; in quest’ultimo giorno si osservarono pure tracce di cenere, sul versante SW del cono terminale. Il 2 notevoli eruzioni di fumo bianco formanti un bel pennacchio piegato a NE. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 10h circa, scossetta ondulatoria a Treca- stagni (Catania) avvertita da pochi in riposo e registrata a Mineo. A 19h 30'" dello stesso giorno altra scossa ondulatoria N-S a Milo avvertita con un certo spavento dalla popola- zione, ed avvertita pure come leggera a Zafferana Etnea. Il giorno 9 a 131' 30m scossa sensibile di terremoto ondulatorio N-S a Milo, avvertita quasi generalmente con panico; a Zafferana Etnea fu avvertita solo da qualche persona. A 141' 35'" altra sensibile scossa a Zafferana Etnea, preceduta a breve distanza da altra leggera ed avvertita da molta gente che uscì all’aperto; a Riposto la predetta scossa fu strumentale. Il 12 a 7h 30"' scossetta ondulatoria NW-SE a Milo, avvertita da poche persone. Il 21, 24 e 25 si ebbero a Ter- mini Imerese (Palermo) diverse scosse di terremoto sussultorio ed ondulatorio delle quali qualcuna piuttosto sensibile ed avvertita generalmente da tutti (1). 1907 Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto nei giorni 5, 6, 7, 12, 13, 15, 27, 28 e 31 ; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 2 e di vapori cenero- gnoli il 21; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 4, 10, 11, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 23, 24, 25, 26; con mediocri eruzioni di fumo bianco i giorni I, 8, 9, 14, 29 e 30. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 3 a 19'1 30"’ ; il 16 a 3h circa; il 25 a 20h 45"' ; il 26 a l1' 58'" , 3h 55'" e 171' 3"’ , scossette di terremoto ondulatorio o sussultorio a Ter- mini Imerese delle quali la 4a e la 5a piuttosto sensibili. Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — Il C. C. dell’Etna rimase coperto da nubi nei giorni 2, 4, 6, 13, 14, 16, 17, 19 e 21; in calma nei giorni 1 e 7 ; si ebbero deboli eruzioni di fumo nei giorni 5, 8, 11, 22, 23, 26, 27, 28, 29 e 30 ; mediocri nei giorni 3, 9, 10, 12, 15, 18, 20, 24 e 25. La sera del 26, da Giarre si videro riflessi rossastri sul- la cima. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 13 a 20h 55'" si ebbe a Stromboli una fortissi- ma esplosione con rombo come sparo di cannone e con eruzione di enorme quantità di materiale incandescente che produsse danni nelle borgate di Ginostra e Adornò; nello stesso giorno ritornò allo stato normale. Altra fortissima eruzione si ebbe allo Stromboli il 27 a 91' 40'" , preceduta da forte scoppio con enorme quantità di materiale incandescente, che investendo il lato orientale del vulcano, produsse piccoli incendii ai vigneti sottostanti ; la predetta eruzione fu accompagnata da una pioggia di cenere e lapillo, e la forza della esplosione produsse la rottura di quasi tutti i vetri dell’abitato. Il forte rombo fu avvertito pure a Radicena (Calabria), con panico della popolazione, con tremolio dei vetri e con forte urto alle porte chiuse. (2). Fenomeni geodinamici. — Il giorno 7 a 15h 37'" scossetta strumentale registrata negli Osservatorii di Catania, Mineo, Maniace, Messina e Mileto. Il giorno 11 a 16h 49m scossa sussultoria a Milo, avvertita generalmente con spavento e registrata nell’ Osservato- ti) Vedi App. al Voi. XIV 1910 del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 72 e 73. (2) Se si vuole avere uno studio completo dell’ accennato periodo eruttivo dello Stromboli, vedere il lavoro pubblicato dal Prof. G. Platania. « I fenomeni eruttivi dello Stromboli nella primavera del 1907 » Voi. XXX 1908, Parte I, degli annali dell’ Uff. Cent, di Meteor. e Geod. 6 L. Tuffava [Memoria XVII.] rio di Catania. Il 18 a 71' 13m , scossetta strumentale registrata negli Osservatorii di Cata- nia e Mineo. A 10h 45"' dello stesso giorno, scossa del V grado a Mileto ; avvertita di III o IV grado a Catanzaro ; avvertita da qualche persona allo stato di quiete a Stromboli e registrata nei principali Osservatorii Italiani. Il 18 a 11'1 lóm scossetta strumentale a Mes- sina e Mileto. Il 20 a 2h 55m forte scossa preceduta da rombo a Cammarata (Prov. di Gir- genti) avvertita con panico dalla popolazione anche nei paesi circostanti ; e registrata nel- 1’ Osservatorio di Catania. Il 21 a 19h 19m scossa ondulatoria SW-NE di II a Linguaglossa, registrata a Catania, Mineo, Maniace e Messina. Il 22, a 2lh circa, altra scossa sussultoria preceduta da forte rombo a Cammarata. Il 24 a 15h 20m scossa del II a Mineo, registrata a Catania. Durante la sera dello stesso giorno 24 altra scossa sussultoria a Cammarata dove la popolazione si riversò all’aperto con grande spavento. Il 29 a 16h 30m , scossa ondulatoria leggera a Termini Imerese ; a 21h 30"' scossetta strumentale a Catania. 1907 Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese il C. C. dell’ Etna rimase un solo giorno in calma (il 31). Nei giorni 1, 3, 10, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 22, 24, 25, 26, 27, 28 e 30 si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco le quali divennero di mediocre intensità il 2, 4, 5, 6, 7, 8, 13, 19, 21 e 23 ; il 29 con fumo cenerognolo. 119 intorno a 16h imponente colonna di fumo eruttivo al C. C. ; si ebbero pure delle fumate piuttosto importanti 1’ 1 1 ed il 12. Nei giorni 3, 4, 5, 13, 15 e 24 si osservarono delle eruzioni di materiale incandescente, lapillo e cenere da due piccole bocche apertesi nel fondo del C. C- una sulla parete a Sud, 1’ altra più a Nord ; il materiale veniva lanciato ad una trentina di metri d’altezza ricadendo entro al cratere stesso ; furono intesi pure dei leggeri rombi, ed al mattino prima dell’ alba si osservarono riflessi rossastri sulla cima. Anche da Randazzo, Bronte e Maniace furono osservati riflessi rossastri sul C. C. nelle sere del 6, 7 ed 8, con tracce di cenere al mattino. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 1° maggio continuava 1’ eruzione a Stromboli ed un’imponente colata lavica scendeva dalla Sciara ; sin dalle 7h cadeva ad intervalli ce- nere e sentivansi frequenti rombi. Il 5 a 21h 15m recrudescenza a Stromboli con forte esplo- sione preceduta da fortissima detonazione. Il giorno 8 lo Stromboli riprese eccezionale attività con frequenti rombi ed abbondan- tissime eruzioni di cenere che impressionò assai la popolazione la quale non ricordava una simile intensità eruttiva. Altra spaventevole recrudescenza si ebbe a 19h 40'" del 10, pre- ceduta da fortissimo rombo con violenta eruzione di materiale incandescente, che investì il lato orientale dell’ isola, dove trovasi il paese. Alle ore 4 dell’ 11, altra tremenda esplosione. A 61' 35'" del 13, precedute da detonazioni si ebbero tre eruzioni consecutive. Dalle 14‘‘ del giorno 14 alle 7h del 15 grande recrudescenza dello Stromboli con forti rombi, con eru- zioni di enorme quantità di materiale incandescente e frequenti getti di fitto fumo nerastro. Fenomeni geodinamici. — Il 1° maggio a 5h 15m scossa ond.-suss. a Termini Ime- rese, avvertita dalla maggior parte dei cittadini. Il 10 a 4h scossa sensibile a Nicolosi av- vertita dalla popolazione. Il 16 a 13h 34'” forte scossa sussultoria a Termini Imerese, pie- ceduta da forte rombo ed avvertita da tutti ; ed un’altra se ne ebbe a circa 23h del 18. Il 23 a 23h 50'" circa scossa ondulatoria a Cammarata , avvertita da pochi in riposo. 11 25 a 13h 25m scossa piuttosto sensibile nelle Calabrie; avvertita da pochissime per- sone a Mileto e registrata negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Mileto. Altra scossetta strumentale si ebbe a 16*' 33"’ dello stesso giorno, negli Osservatorii di Messina e Reggio Calabria. Il 27 a 17*' 30m scossa del II a Reggio Calabria registrata anche a Stato dell' Etna prima dell’ eruzione del 1910 7 Messina. Nello stesso giorno a 2 1 ll 55m altra scossa del IV con rombo, al Semaforo di Belvedere (Siracusa), avvertita da pochi a Canicattini ed a Fioridia. 1907 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna invisibile per nubi nei giorni 4, 16, e 17 ; col C. C- in calma il 18; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 5, 6, 22 e 27; con deboli eruzioni di fumo bianco, nei giorni 1, 2, 8,9, 10, 11, 13, 19,20, 21, 23, 24, 25, 26, 28, 29 ed il 30 con fumo un po’ grigio ; si ebbero mediocri fumate invece il 3, 7 e 12 e di una certa importanza il 14 e 15. La sera del 20 furon visti dei riflessi rossastri sulla cima dell’ Etna da Nicolosi, Randazzo e Maniace. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 14 a 6h 45'" preceduta da leggera scossa ebbe luogo un’imponente eruzione di materiale incandescente a Stromboli, seguita da una piog- gia di cenere. Fenomeni geodinamici. — Il 1° giugno a 4h 49m scossa del IV a Mileto, registrata a Messina. Il 14 a 23h lm scossa del IV a Termini Imerese accompagnata da rumore cupo. 11 16 a 18h 35m scossa a Cammarata avvertita da molti in riposo. Il 25 altra scossa del V a Termini Imerese, a 5h 26"' • Il 26 a 7h 2m scossa del IV a Mileto, registrata lieve- mente negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina, Reggio Calabria e Catanzaro. Il 27 a 8h 27,n scossa ondulatoria sussultoria del III a Termini Imerese; altra del V a 191' 21m del 27 ed ancora un’ altra del III a 2h circa del giorno 30. A 6h 4m dello stesso giorno, scossetta strumentale negli Osservatorii di Messina e Reggio Calabria. Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese non si ebbe nemmeno un solo giorno di calma, ma non si ebbero fenomeni di qualche importanza. Nei giorni 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 26 e 27 il C. C. si presentò con deboli emanazioni di vapori bianchi ; nei giorni 1, 2, 3, 11, 12, 14, 15, 17, 18, 20, 21, 24, con deboli eruzioni di fumo bianco; di fumo un po’ grigio il 25, 28, 29, 30 e 31 e con mediocri eruzioni di fumo bianco il 13, 16, 19, 22 e 23. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 22 a 13h 42'" scossetta strumentale registrata a Catania e Mineo. Il 23 a 22h 45"' scossetta strumentale registrata a Messina e Mileto. A 231' 18ra dello stesso giorno, scossa del V a Pizzo (Gatanzaro) registrata nei principali Osservatorii dell’Italia meridionale.il 26 a circa 10h scossetta registrata ai soli sismografi dell’Osser- vatorio di Catania. A 161' 56'" dello stesso giorno forte scossa di terremoto ondulatorio NW-SE (del V) a Biancavilla, avvertita con panico dalla popolazione. La predetta scossa venne pure avvertita in quasi tutti i paesi Etnei e registrata a Catania, Mineo e Maniace. Si ebbe una replica a 17h 18'" del IV a Biancavilla, avvertita e registrata come la scossa precedente. Il 29 a 161' 53'" ed a 20h 20"' scossette a Messina delle quali la seconda del IL Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi il 18 e 23; il 1° Agosto a 19h 30'" da Maniace fu vista alzarsi sul C. C. un’alta colonna di fumo colorata da riflessi rossastri molto vivi; mezz’ora dopo e sino a 10h circa si osservarono distin- tamente delle fiamme che ad intervalli si vedevano più o meno vive; nei giorni seguenti : 2, 3, 4, 5 e 6 si ebbero deboli eruzioni di fumo grigio; nei giorni 14 e 17, mediocri eruzioni di fumo bianco; il 31 al mattino notevoli eruzioni di fumo bianco e negli altri giorni deboli eruzioni sempre di fumo bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — 11 15 a 111' 32'" scossetta strumentale negli Osservatorii di Catania, Mineo e Messina. Il 30 intorno a 31' 52"’ scossa ondulatoria fortissima (del V) 8 L. Tuffava Memoria XVII.] a Piedimonte Etneo (Catania) direzione E-W, avvertita da molti che furono svegliati ; a Santa Venerina, a Zafferana Etnea ed a Milo fu pure del V ; a Castiglione di Sicilia, Acireale ed a Trecastagni fu del III. La predetta scossa venne registrata nell’Osservatorio di Catania, di Maniace, Messina e Mileto. 1907 Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 18, 19, 20 e 28 non fu possibile osservare il C. C. dell’Etna perchè coperto da nubi; il 29 calma; il 5, 9, 10 e 11 deboli emanazioni di vapori bianchi; i giorni 1, 4, 6, 7, 8, 12, 14, 17, 25, 27 e 30, deboli eruzioni di fumo bianco; il 2, 13, 15, 16, 21, 22, 23, 24 e 26, mediocri eruzioni di fumo bianco ; il 3 invece, a circa I0k 45m si formò un lungo e bel pennacchio di fumo bianco sul C. C. che le nubi impedirono di vedere per il resto della giornata. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 221' circa, sensibile scossa a Stromboli. Il 18 a 81' 37m scossa del li a Maniace (Catania) registrata lievemente a Catania e Mineo. Il 23 a 11'1 53m scossa ondulatoria N-S, del III a Termini Imerese ; si ebbe una replica di IV a 51' 12m del seguente giorno 24. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 17, 18, 19, 24 e 25; in calma il 4, 9, 11, e 30; con debolissime emana- zioni di vapori bianchi il 17; con deboli eruzioni di fumo bianco il 5, 6, 7, 10, 12, 14, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 26, 27, 28, 31; con mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 8 e 13. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 5 a 6h 17m scossetta strumentale a Messina e Mileto; altra scossetta strumentale si ebbe a Messina il 6 a 181' 1 lm . Il 23 intorno a 2lh 30m scoppiò un forte terremoto nella Calabria Ultra che fu avvertito in quasi tutte le città dell’ Italia meridionale e registrato vistosamente in molti Osservatorii italiani. La predetta scossa ebbe diverse repliche nei giorni successivi che si tralasciano per brevità (1). Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni 3, 4, 6, 7, 8, 9, 10, 18, 20, 21 e 23 ; in calma il 15 e 17 ; con debolissime emanazioni di vapori cenerognoli il 12; le quali divennero un po’ più pronunziate il giorno 1; gial- deboli eruzioni di fumo bianco ; mediocri il 19. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 4 a 5h 30m si ebbe una recrudescenza allo Strom- boli con frequenti ed imponenti eruzioni di cenere senza alcun fenomeno acustico. Fenomeni geodinamici. — Il 3 a 2h 58™ terremoto ondulatorio di II, direzione E-W a Lipari. Il 6 a 2h 37m terremoto sussultorio-ondulatorio S-N a Zafferana Etnea, avvertito con panico dalla popolazione; a S. Venerina fu soltanto avvertito da qualch’ uno e segna lato dal sismoscopio a dischetto. Il 15 a 16h I3m scossetta strumentale negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Mileto. Altra scossetta strumentale si ebbe il 16 a 14h 18m nei predetti Osservatorii ed in quelli dell’Isola d’ Ischia e Rocca di Papa. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna occultato dalle nubi nei giorni 2, 3, 15 e 29; col C. C. in calma nei giorni 4, 9, 11 e 30; con debolissime emanazioni di vapori bianchi il 17; con deboli eruzioni di fumo bianco il 5, 6, 7, 10, 12, 14, 16, 18, lognoli il 24 e 25 e bianchi il 14, 27, 28, 29 e 30. Nei giorni 5, 11, 13, 16, 22 e 26 23, 24, 26, 27, 28 e 31 ; di mediocre intensità nei giorni 1, 8 e 13. (t) Vedi append. al Voi. XIV 1910 del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 455. Sialo dell' Ehm prima dell’ evasione del 1910 9 Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 4 intorno a 22h si ebbe a Stromboli una note- vole eruzione di cenere preceduta da leggero terremoto. Fenomeni geodinamici. — A 22h 28m del 7 scoppiò un fortissimo terremoto a SE dell’Etna, il quale fu rovinoso per Zerbati e Pennisi del comune di Aci S. Antonio; la predetta scossa fu seguita a breve distanza da altre tre o quattro di minore importanza e fu avvertita con molto panico in molti paesi etnei e registrata nei principali Osservatori! dell’Italia meridionale (1). igo8 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali — Le nubi non permisero le osser- vazioni dell’Etna nei giorni 1, 5, 7, 12, 13 e 22; il C. C. si mostrò calmo il 3, 17 e 24; con deboli emanazioni di vapori or bianchi, or grigiastri or giallognoli nei giorni 14, 18, 19, 20, 25, 26, 27 e 28; con deboli eruzioni di fumo bianco il 2, 4, 10, 11, 15, 16, 23, 30 e 31, di fumo grigio il 9. Nei giorni 6, 21 e 29 mediocri eruzioni di fumo bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — 11 2, intorno a 22h 15“' ed il 3 intorno a 2h scosse piut- tosto sensibili a Mileto. Il 17 a 9'1 15m ed il 18 a 0h 30m e 0h 45m scosse di terremoto a Termini Imerese avvertite con panico dalla popolazione. 11 23 a 5h 56,n forte scossa di ter- remoto nel circondario di Gerace (Calabria) avvertita di III a Mileto, di II a Reggio Cala- bria e Messina di I a Catania. Intorno a 14h 30m dello stesso giorno registrazioni sismiche a Mileto e Messina. Il 28 a 12h 32m altra scossa del II a Mileto, registrata lievemente nel- l’Osservatorio di Catania e Messina. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto dalle nubi nei giorni 2, 3, 11, 1 5 e 20 ; col C. C. in calma il 23; con deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi il 16, 17, 18, 21 e 25; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 4, 5, 7, 8, 9, 10, 22, 26, 27, 28 e 29, di fumo cenerognolo il 13 e 14; si ebbero fumate di me- diocre intensità il 6 e 24 con fumo bianco, il 12 e 19 con fumo grigiastro. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 6 intorno a I4h 45'" registrazione di scossetta a Mileto e Mineo. Il 9 a 14h 15m terremoto nel circondario di Gerace registrato a Mileto. Il 17 intorno a 2", scossa abbastanza forte a Cosenza. Il 19 scoppiò un forte terremoto sul ver- sante SE dell’ Etna avvertito di IV o V a Milo, di III o IV a Zafferana Etnea, di IV a Linguaglossa, di III a Maniace, Mineo e S. Venerina, di II ad Acireale, Randazzo e Via- grande e registrato negli Osservatorii di Catania, Mineo, Maniace, Messina, Reggio Cai. e Mileto. Il predetto terremoto ebbe delle repliche di minore importanza a 7h 0m , 71' 8m , 7h 20m , 8h 53m , 9h 16m , 16h 10,n e 17h IO"1 registrate tutte all’ Osservatorio di Catania e qualch’ una anche in quello di Mineo, Maniace ed Acireale. Il 23 intorno a 20h 30111 registra- zione sismica a Mileto e Reggio Calabria. Altra scossa si ebbe intorno a 24h dello stesso giorno a Staiti (Reggio Cai.) Il 24 a 2h circa terremoto nel circondario di Gerace, registrato a Reggio Calabria. Altro se ne ebbe a 15'1 a Reggio Calabria, registrato anche a Mineo. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Per quasi metà del mese il vulcano ri- mase invisibile per nubi; nei giorni 2, 9, 11, 14 nessuna emissione dal C. C. ; il 4, 25, 30 e 31, deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi; deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 3, 6, 10, 15, 20 e 28; esse furono di mediocre intensità il 7, 12, 13 e 26. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. (i) Vedi App. al Voi. XIV-1910 del Bollettino della Società Sismologica Italiana a pag. 517. ATT! ACC. SERIE V. VOL. IV, Meni. XVII. 2 10 L. Tu ffa r a | Memoria XVII. J Fenomeni geodinamici. — Il 1° Marzo intorno a 2h circa, scossa del II a Cortale (Catanzaro) ; inoltre a 6h 24"' forte terremoto a Cosenza e Tiriolo, registrato negli Osser- vatoci di Mileto, Messina e Catania. Il 6 a 18h 28'" scossa di terremoto del II ad Acireale e Mineo, di I a Catania, Ma- niace, Messina e Reggio Calabria ; il predetto terremoto ebbe delle repliche di minore im- portanza registrate nell' Osservatorio di Catania a I9h 3"1 , 201' 52m , 221' 27'" e 22h 47m ; quella delle 191' 3m venne pure registrata a Reggio Cai., e quelle delle 20h 52,n , 22h 27m e 22h 47'" anche a Mileto. Il giorno 8 a 201' 30m circa scossa del 111 a Reggio Calab. regi- strata a Mileto, Catania e Mineo ; altre due se ne ebbero il giorno 9 a 31' 30m ed a 6h 45'" , rispettivamente di II e III e registrate pure nei tre predetti Osservatoci. Il 19 a 131' 15m scossa del II a Reggio Cai. 1908 Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna occultato dalle nubi nei giorni 6, 8, 10, 13, 18, 19, 23 e 26 ; col C. C. in calma il 7 e 22; con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 11, 14, 17, 20, 21, 25, 27 e 28 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 4, 5, 9, 12, 15, 16 e 24. Il 29 intorno a 6h 30'" si vide sul C. C. dell’Etna un mediocre pennacchio di fumo cenerognolo che verso le 71* 45m diventò foltissimo ed oscuro; a IO1' 22™ imponente esplosione sempre al C. C. con eruzione di fu- mo grigio fittissimo in globi roteanti e che poco dopo andava disperdendosi verso SE. Il 30, intorno a 5h mediocre pennacchio di fumo giallognolo al C. C. che verso le 81' scom- parve quasi del tutto rimanendo deboli emanazioni vaporose per tutto il resto della giornata. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 29 intorno a 61' 22'" scoppiò un’ eruzione eccen- trica con colata lavica nella Valle del Bove che fu oggetto di studiò da parte di diversi studiosi (l) e quindi sarebbe superfluo il far qui una ripetizione; dirò solo che il feno- meno durò un giorno soltanto e la sera si osservarono da Catania i riflessi rossastri conferiti dalla lava incandescente al fumo che da essa ne esalava. Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 18'1 30'" circa scossa del III a Mileto. Il 6, intorno a 21h 20m registrazione sismica negli Osservatorii di Catania, Mineo, Messina e Reggio Cai. avvertita lievemente a Bronte. Il 9, intorno a I4h 15'" registrazione di lieve scossetta a Mi- leto e Reggio Cai.; altra scossa del II si ebbe pure a Reggio Cai. il 23 a 141' 30'" circa. Altra, di II, si ebbe a Pizzo (Catanzaro) il 25 a 3h 15m . Da 5h 18'" a 6h 21'" del giorno 29 si ebbe sui sismografi dell’Osservatorio di Catania un’agitazione microsismica concomi- tante col principio dell’eruzione Etnea accennata precedentemente; alle óh 21'" si ebbe il principio di un parossisma geodinamico-eruttivo che durò per tutta la giornata. La predetta eruzione produsse molto panico nei paesi del versante orientale dove si avvertirono molte scosse di terremoto (vedi elenco seguente) si sentirono molti rombi e si ebbe pure una leggera pioggia di cenere. Il 30 le scosse furono meno frequenti e di intensità minore. Nel compilare il seguente elenco mi son servito della descrizione, dei sismogrammi ottenuti al ( t ) A. RICCO: L’eruzione Etnea del 29 Aprile 1908. Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Natu- rali in Catania. Fase. IV, Serie aa Maggio 1908 — Fase. V, Serie 2* Dicembre 1908 — Fase. X, Serie 20 Di- cembre 1909. M. A. LACROIX : L’ eruption de 1’ Etna en avril-mai 1908. Revue générale des Sciences pures et appliquées, Paris 2oe Année N. 7, 15 Avril 1909. GIOVANNI Platania: Note sull’eruzione Etnea del 29 Aprile 1908. Rivista Geografica Italiana, Firenze, Anno XV, Fase. VI, 1908. GAETANO PLATANIA: Sull’eruzione dell’ Etna del 29 Aprile 1908. Memorie della Classe di Scienze della R. Accademia degli Zelanti di Acireale 3a Serie, Voi. V, 1905-06. Stalo deli Etna prima deli evasione del 19 W 11 Microsismografo Vicentini, dell’Osservatorio di Catania fatta dal Sig. Ing. Arcidiacono (1) e siccome fin quasi alle ore 1 1 la linea dei sismografi era sempre perturbata da minimi movimenti così per non andar troppo per le lunghe ho omesso fino a quell’ora tutte le registrazioni di ampiezza inferiore ai 5 mm. dando l’ora del massimo arrotondata al mi- nuto e l’ampiezza arrotondata al millimetro; quando però in una delle componenti l’am- piezza era minore del millimetro mettevo un trattino e quando la misura veniva distur- bata dalla sovrapposizione di altri sismogrammi mettevo un punto interrogativo. Le scosse leggere avvertite in un solo paese furono pure omesse lasciando qualche dubbio sulla vera esistenza. 0 Ampiezza massima Ora | AVVERTITA O REGISTRATA A 0 Coni. Coni. Coni . 0 verticale E-W N-S Aprile h m min. m m . ni ni. 29 5- 37 6 1 2 1 2 Maniace di IV, a S. Venerina e Bronte di II *. » 5.40 4 7 1 i i'f » 5-47 3 6 7 vfj » 5- 52 4 7 7 Randazzo di IV * » 3- 55 4 6 6 Maniace di IV, a Bronte di II, a Mineo di 1, • » 6. 1 14 77 86 Maniace di IV, a Bronte di II, a Riposto di 1. * » 6. 6 16 47 5 * » 6. 1 2 — 5 3 ? * » 6. 16 26 90 P Bronte di IV. * » 6. 22 50 9' 100 Maniace e Randazzo di IV, a S. Venerina e Linguaglossa di II, a Mineo di 1. * » 6. 29 14 40 40 * » 6 42 5 — » 6. 47 9 23 18 » 6. 57 2 ■7 16 * * Le scosse segnate con asterisco saranno state avvertite ' » 7. ] 4 4 7 9 pure a Zafferana Etnea ed a A\ i 1 0 , e registrate anche a Mi- « » 7. 28 7- 37 7 4 72 19 64 16 * neo perchè secondo notizie pervenute all’ Osservatorio di Ca- » 7. 48 2 28 54 tania le scosse di terremoto sono state colà molto frequenti » 7- 57 9 44 44 * e tale frequenza durò fino a 9h.3ora circa. » 8. 22 22 78 84 -£• » 8. 49 9 5 1 46 -&• » 9. 18 1 8 16 Bronte di IV. * » 9.48 4 IO 7 » *i. 3 8 3 3 Riposto e Reggio Cai. di 1. » 12. 32 7 1 1 Maniace di 1. » 12. 33 6 3 2 » 12. 40 3 17 16 Maniace di 1. » 12. 57 7 36 12 » » 1. » 1 3. 28 15 4 6 Maniace di 1. » 13. 50 15 74 42 » » 1 . » 14. 22 4 2 2 Randazzo di 11, a Maniace di 1. » 14. 27 2 •> 1 » 14. 40 1 1 Maniace I. » 14. 31 I 4 2 Riposto e Reggio Cai. di 1. » 15.40 3 1 2 Maniace di 1. » 17- 4 2 1 2 » » I. » 19. 12 2 6 4 » 19. 18 2 4 6 » 19. 31 2 I 1 Maniace di 1. » 20. 5 1 1 9 9 » 20. 36 3 2 1 Ataniace di 1. » 21. 8 26 88 100 Linguaglossa di IV. a Bronte e Randazzo di II, a Mineo di I. » 22. 12 3 ■> 2 » 23.21 15 >3 1 1 Maniace di 1. (i) Vedi Bollettino della Società Sismologica Italiana del 1908 dove è stata pubblicata per esteso la sismo- logia dell’ eruzione del 1908, eseguita dall’ Ing. Arcidiacono. 12 L. Tuffata [Memoria XVII. 0 Ampiezza massima l— 0 0 Ora Com. verticale Com. E-W Com. N-S Aprile li m min. min. inni. 29 23- 34 13 14 13 » 23-49 2 1 1 » 25- 54 1 8 8 30 '•43 I 4 2 » 2. 1 2 2S 74 90 » 5- 1 2 2 3 » 5.38 1 7 98 7 » 5.41 42 108 « 7- 39 6 32 1 1 « 9. 11 7 4 4 » 9. 23 78 92 I IO » 9. 32 5 7 7 » 9 41 5 1 1 » 1 1 . 29 1 — » 18. 42 1 2 1 22. 20 5 3 AVVERTITA O REGISTRATA A Maniace di (*) Reggio Calabria di i (*) S. Venerina di IV. Maniace di II. e a Reggio Cai. di » » » » » » (*)• IV a Mineo e Reggio Cai. di 11. («) (*) Le scosse segnate con asterisco sa- IV. (*) II. i*) II. (*) (*) (*) ranno state avvertite anche a Milo da dove ci si comunicò che in quel giorno furono avvertite io scosse di terremoto, delle quali 6 leggiere e 4 abbastanza forti. 1908 Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese l’Etna riprese il suo andamento quasi regolare vale a dire non mostrò nessun fenomeno straordinario eccettuato il 20 nel quale giorno intorno a 8h si formò sul C. C. dell’ Etna un magnifico ed impo- nente pennacchio di fumo grigio che a poco a poco andò diminuendo fino a scomparire quasi del tutto. Si ebbero delle mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 17 e 18, di fumo grigio 1’ 1, di fumo giallognolo, l’8 e 9. Le eruzioni furono piuttosto deboli nei gior- ni 2, 3, 4, 10, 11, 12, 13, 19, 23, 24 25, e 29 con fumo bianco; nei giorni 5 e 6 con fumo grigiastro; nei giorni 7, 21 e 22 con fumo giallognolo. Si ebbero invece delle de- boli emanazioni di vapori bianchi il 14, 15, 16, 26, 27, 30 e 31. Etna coperto il giorno 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 1° Maggio si vedevano da Zafferana Etnea delle emissioni vaporose alle bocche dell’ ultima eruzione del 29 Aprile. Intorno a 20'1 del 3 si vedevano ancora alle bocche eruttive delle emissioni di fumo che ad intervalli veniva co- lorato inferiormente da riflessi rossastri (secondo una notizia del Sig. Sorrentino da Zaffe- rana Etnea). Secondo quanto scrisse il Prof. Gaetano Platania da Acireale pare che il giorno 4 intorno a 6h 45m in seguito ad una leggera scossa di terremoto furon visti dei vapori misti a sabbia vulcanica oscura elevarsi dalle nuove bocche mentre contemporanea- mente al C- C* si formò una specie di pino misto a cenere e sabbia chiara. Anche il giorno 5 a cominciare dalle 13h 40"' si ebbero mediocri eruzioni di fumo biancastro alle bocche dell’ ultima eruzione. Fenomeni geodinamici. — Nel mese di maggio i terremoti etnei che fecero seguito all’eruzione del 29 Aprile 1908, furono pure molti e come per il mese precedente si tro- vano elencati nel seguente specchietto. 0 Ampiezza massima 0 O Ora Com. verticale Com. E-W Com. N-S Magg. h in ni rii . min. 111 111 . 1 3.38 1 3 2 » 4. 42 3 ? ? Maniace di II » 9. 42 4 5 5 » » 1 » 9- 54 6 2 5 » io. 3 9 3 3 AVVERTITA O REGISTRATA A Le scosse del i° Maggio, saranno state registrate tutte anche a Mineo perché da quell’ Osservatorio ci giunse la notizia che dalle 4h alle i5h circa si ebbero 12 registrazioni sismiche. Stato dell' Etna prima dell’ evasione del 1910 13 0 Ampiezza massima Ora AVVERTITA O REGISTRATA A 0 Com. Com . Com. 0 verticale E-W N-S Maggio h m mm. ni m . min. 1 IO. 25 1 1 — » 14. 30 60 104 108 Maniace e Randazzo di III, a Linguaglossa, Bronte e Catania di II, a Mineo di I. » 16. I 2 1 — Zafferana di III. a Maniace di 1. » l6. 2 2 4 1 — » » III. » 21. 53 1 •> ? 2 I 2 1. 8 IO 6 Zafferana e Milo di V. S. Venerina di IV. » 15. 36 — — Mineo e Maniace di 1. » 16. 36 — — — Maniace di II, a Catania e Mineo di 1. » 18. 47 — — — S. Venerina di IV a Catania e Mineo di 1. 3 0. 37 — — — S. Venerina e Milo di V. » 0. 47 — — — » » » » J » 0. 59 — — — » » » » 1 » 2. 37 — — — » » e Zafferana di IV. » 2. 48 — — — » di V. ' ( 1 2 ) » 2. 5 S — — — » e Milo di V. » 2. 58 — — — Milo di V. 1 » 3. 18 — — — Zafferana Etnea di V. » 4. 20 — — — Maniace di 1. » 5- 53 — — — Zafferana Etnea di V. » 6. 9 — — — » » » » » 7. 36 — — — Maniace di I. » 13.42 — — — Zafferana Etnea di V. 4 3. 18 1 4 2 » io. 56 1 2 1 Viagrande di II. » 19. 18 -> 1 — S. Venerina di V. a Milo di VI. 5 5- 44 IO 4 5 Milo di V, a Zafferana e S. Venerina di HI, a Randazzo II, a Ma- niace e Mineo di 1. 9. 6 6 2 3 » 12. 44 2 2 — S. Venerina di III. a Mineo di l. » 14. 52 P 74 42 » e Zafferana di VI, a Milo di V, a Maniace e Mineo di 1. » » 16. 55 18. 30 — — Milo di V. a Zafferana Etnea di III. , . , „ . ,, ... non registr. all Oss. di Cat. » » V, » » » » ili. \ 0 » 20 17 ) — — » » V. a Maniace di 1. 6 1 3. 28 2 1 1 » 16.52 *> ) 2 2 Nessuna notizia dai paesi etnei. Minimi movimenti del suolo segna- » 18. 27 1 2 2 lati dagli strumenti a S. Venerina. » 20. 16 2 1 7 8.35 — — — S. Venerina di IV preceduta da rombo, a S. Maria Ammalati di V ; » 8. 47 — — — » » H. 1 . , » » II. ( l2) » 14. 47 — — — » 17. IO — — — » » II. 8 i- 54 2 8 4 Registrata negli Osservatoci di Mineo e Maniace. » 9. 0 2 9 1 » 22. 30 — — S. Venerina di IV. non registrata a Catania. 9 0. 15 '4 30 13 » » » VI. a Mineo di I. » » 7. 22 7. 36 z 1 » » » IV e V non registrate a Catania. » : 1- 38 ? 62 ? » » » VI. a Maniace e Viagrande di II, a Mineo e Reggio Calabria di 1. » 11.50 2 5 7 Registrata a Mineo di 1. » 12.14 2 5 6 Milo di VI, a S. Venerina di III. » '7-45 — — S. Venerina di III. non registrata a Catania. » 19. 5 ' 5 22 IO IO 5. io 3 1 1 1 1 Maniace di II, a Mineo di 1. » 14. 24 — — S. Venerina di 11. non registrata a Catania. 1 1 0. 1 2 22 7i 24 Viagrande di V. a Mineo di I. » 0. 22 1 5 » 0. 44 — 2 Nessuna notizia dai paesi etnei. » '4- 57 2 2 1 (1) delle scosse comprese nella parentesi solo quelle a i6h.36n\ i8h.47,u, 2!’.37m 6h.9m e 7h.3óm, furono registrate al Grande Sismometrografo dell' Osservatorio di Catania, non ho potuto dare le ampiezze ottenute sul Micro sismografo Vicentini perchè in quel giorno si fermò per guasto sopravvenuto. (2) Non registrate dagli strumenti dell’ Osserv. di Catania, molto perturbati per vento e mare agitato. 14 L. Tuffava [Memoria XVII.] 0 Ampiezza massima - 0 c Ora Coni. verticale Coni . N-W Coni. N-S AVVERTITA O REGISTRATA A Ataggio I 2 li m I. 19 11)1)1. 4 min. I mm. I Zafferana Etnea e Milo di V, a Maniace di II, a Mineo e Mileto di 1. » 8. 36 1 1 — » 18. IO — — — Milo e Zafferana Etnea di II. l) 6. 5 3 1 1 — 14 4- 5 72 80 50 S. Venerina e Milo di V°, Maniace di II, Mineo ed Acireale di I. » 13. 2 5 20 17 S. Venerina e Milo di IV. » 9.46 6 2 1 •5 0. 2 3 2 1 » 0. 14 6 3 22 2 1 7 1 (Origine Calabria). » 4- ) io. 19 6 Viagrande di III, a Mineo di 1. 16 17. 8 — 2 1 Mineo di I. 0 '3 34 IO 24 27 Reggio Cai. di IV, a Mineo e Maniace di 1. » 13. 40 7 24 — » 1 8. 32 17 ? 12 18 4. 0 — — Reggio Cai. di II, (non registrata a Catania). » 5- 44 2 — Viagrande di II- » 9. 1 1 1 — Milo fra IV e V, a S. Venerina di 1. » '5 3 1 1 — — S. Venerina di 1. 2 1 12.10 — — — » » di IV. con rombo (non registrata a Catania). 22 22. 34 7 ) 2 2 Maniace di III. 23 5. 46 16 71 72 » » » , a Mineo del I. » 5- 54 6 4 4 » » » » » » » 25 12. 18 1 2 84 95 Milo, Linguaglossa, Maniace e Randazzo di IV, a S. Venerina .e 26 2. 37 Bronte di II. a Mineo Messina e Mileto di 1. Zafferana Etnea di III. » 5- 3i — — — » » » » ) » 4. 14 — — — » » » » non registrate a Catania. » 1 2. 7 — — — Alilo di IV. \ » 15. 25 — — — Zafferana Etnea di III » 17. 48 50 39 55 Zafferana e Alilo di VI, a S. Venerina di V. a Randazzo e Nicolosi di IV, a Linguaglossa e Biancavilia di III, a Viagrande, Beipasso, 27 21. 44 1 3 3 Bronte e Maniace di II. Viagrande di II ; non registrata a Catania. » 23. 00 — — — Reggio Cai. di IV. 28 18. 35 80 75 89 Acireale di V, a Milo di III, a S. Venerina di 11 a Maniace, Mineo » 18.46 2 2 Atessina e Mileto di I. 31 8. 2 IO 17 13 S. Venerina e Alilo di V, a Mineo di I. » 15-5 3 — Milo di II. 1908 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto Eli e 12; nei giorni 1, 6, 7, 25, 26, 27 e 28 si ebbero deboli emanazioni vaporose bianche, il 20 cenerognole , nei giorni 2, 8, 9, 10, 18 e 19, deboli eruzioni di fumo bianco ed il 13, 14, 15, 16 e 17 di fumo grigiastro. Le eruzioni di fumo bianco furono di mediocre intensità il 3, 4, 5 e 21. Si ebbe da Maniace che il 13 intorno a 8h 8m in seguito ad una scossetta strumen- tale si vide sul C. C. dell’Etna del fumo nero e si notò la caduta di molta cenere; lo stesso fenomeno si osservò il 17, 18 e 19, anche da Zafferana Etnea da dove si videro pure dei bagliori rossastri sul C. C. e si notò che la cenere caduta in quelle località con- teneva delle sublimazioni di zolfo. Secondo visite fatte dall'Ing. Perret al C. C. dell’ Etna abbiamo potuto avere le seguenti notizie per lettera dello stesso ingegnere : “ In questi “ giorni (14- 15-16) abbiamo visitato due volte il cratere centrale dell’ Etna e vista la bocca “ esplosiva nel fondo. La profondità del cratere è di circa 250 a 300 m. L’attività del cra- “ tere era irregolare; il più delle volte la bocca emetteva soltanto vapori bianchi, ogni tanto “ della cenere rossastra finissima. Le sere del 14 e 15 si notava un crescendo d’attività “ e nelle notti seguenti cadeva all’Osservatorio Etneo della sabbia grossa (da 1 a 3 nini.), Stato dell' Etna prima dell' eruzione del 1910 15 “ L’attività era minore nella settimana precedente. Il fumo del cratere centrale odorava “ di SO2 e H2S. Da S. Venerina si ebbe pure la notizia che la notte del 17 sino a 51' si era innalzato al C. C. una colonna di fumo rossastro che spinto dal vento verso ESE aveva sparso in quelle contrade un sottile strato di cenere. Fenomeni eruttivi eccentrici. — L’ Ing. Perret scrisse pure : “ Abbiamo visitato di- “ versi punti dell’orlo della Valle del Bove per osservare la lava del 29 aprile uscita in “ una forca delle roccie Giannicola e scesa in due correnti a Nord ed a Sud delle roccie “ Giannicola, per riunirsi all’Est delle medesime in una corrente unica lunga circa 3 km. “ Abbiamo osservato un sistema di spaccature a S e SE del cono centrale e delle fuma- “ role nuove formatesi lungo il sistema di spaccature scendenti al SYV verso il punto del- “ 1’emissione della lava: queste nuove fumarole si trovano nel fondo di un cratere anti- “ co (1819?) e odoravano quasi insensibilmente di zolfo (SO2). Fenomeni geodinamici. — L’attività endogena dell’ Etna continuava ancora però con minore intensità; le scosse erano divenute un po’ più rare e quindi le popolazioni dei di- versi paesi Etnei cominciavano a tranquillizarsi. Una prima scossa piuttosto forte si ebbe a Milo a 15h 10'" del 2 avvertita generalmente con qualche po’ di panico e registrata allo Osservatorio di Catania; altra lievissima se ne ebbe il 6 intorno a 15h a Catania. Lieve scossetta il giorno 8 a 20h circa registrata a Catania e Mileto. Il 10 a 20'1 36m forte scossa di terremoto nei paesi etnei avvertita del V a S. Venerina, Viagrande ed Acireale; del III a Nicolosi, del I a Catania, Mineo, Maniace, Messina, Reggio Cai. e Mileto. Altra forte scossa pure d’origine etnea si ebbe Eli a 4h 43"' avvertita di V a Linguaglossa e Milo; di IV a S. Venerina, Maniace Randazzo e Giarre ; di 111 ad Acireale; di II a Bronte; di I a Catania, Mineo, Messina, Reggio Cai. e Mileto; una leggera replica si ebbe a Milo e S. Venerina a 4h 49m . Il giorno 12 a 21h 53"' scossa del IV a Termini Imerese. Il 30 intorno a 6h 44"' forte scossa di terremoto a Filicudi (di VII) seguita da altre quattro di minore importanza; la prima venne registrata negli Osservatori! di Catania, Mi- neo, Maniace e Messina. 1908 Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — Nei giorni 25, 26, 27, 30 e 31 si eb- bero al C. C. deboli emanazioni di vapori bianchi; nei giorni 1 e 2, deboli eruzioni di fumo bianco, il 6, 7, 8, 23 e 24 di fumo cenerognolo, il 5, 10, 14, 15, 18, 20, 21 e 22 di fu- mo grigiastro; dette eruzioni divennero di mediocre intensità il -I, 28 e 29 con fumo bianco, l’il, 12, 13, 16 e 17 con fumo giallognolo. Nei giorni 3 e 9 si ebbero invece delle no- tevoli eruzioni di fumo formanti bellissimi e folti pennacchi: il primo giorno bianco il se- condo grigio. Nei giorni 12, 14 e 17 tenue pioggia di cenere nei paesi etnei. Il 19 Etna coperto. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 1° Luglio a 2h 57'" scossetta strumentale a Catania, Mineo e Maniace; altra del IV se ne ebbe a Mileto avvertita del III a Reggio Cai. e regi- strata a Messina, Catania e Mineo. Altra scossa fortissima (di VII) fu avvertita a Filicudi intorno a 13h 1/i del 2, in direzione NE-SW seguita da altre due meno forti ma avvertite generalmente; la prima fu pure registrata negli Osservatorii di Messina, Catania, Mineoe Maniace. Una scossetta strumentale si ebbe a 3h 36m del 3 negli Osservatorii di Reggio Cai. Catania, Mineo e Maniace ; detta scossa coincide con un’ altro forte terremoto a Filicudi accompagnato da rombo terribile come forte tuono. Il giorno 8, intorno a 20h 45m scos- 16 L. Tuffata [Memoria XVII.] setta sussultoria di II a Zafferana Etnea. 11 9 a 20h 50’" scossa del VI a Milo, Zafferana Etnea e S. Venerina registrata all’ Osservatorio di Catania. Il 10 a 7h 21"' ancora un’altra scossetta a Zafferana "avvertita da qualche persona e segnalata dagli strumenti. Il 14 a 6h 19m forte scossa di terremoto ondulatorio SE-NVV (del VI) a Zafferana avvertita del V a Giarre, di III a Viagrande, di I a Catania e Maniace. tgo8 Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 9; con deboli o debo- lissime emanazioni di vapori bianchi nei giorni 1, 2, 4, 5, 10, 21, 22 e 25; con deboli eruzioni di fumo bianco il ó, 7, 8, 11, 12, 13, 14. 15, 16, 17, 18 19, 20, 24, 26, 27, 28, 29, 30 e 31. Le eruzioni di fumo furono di una certa importanza il 3 e mediocri il 23. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 4 a 2 1 h 24"’ scossetta strumentale negli Osservatori di Catania e Mineo. Altra scossetta strumentale si ebbe a Catania- a 21h 20"’ dell’ 8. Ancora altre due se ne ebbero a 10h 44m e 111' 2"’ del 15, registrate anche a Mineo e la prima avvertita del III a Maniace; dal bollettino meteorico dell’ Ufficio Centrale si rileva che la scossa delle IO1' 44'" fu pure registrata a Mileto e Messina e quella delle 111' 2“’ a Messina. 11 L6 a 221' 33'" scossetta strumentale a Catania. Il 18 a 20h 22m scossa del IV o V a Zaf- ferana preceduta a 151' 10'" da altra strumentale. A IO1’ 55'" dello stesso giorno registra- zione di origine vicina a Reggio Cai. e Mileto. Altra registrazione nei due predetti Osserva- torii a 131' 30'" circa del 25. Il 31 a lh 30'" scossetta strumentale a Catania e Mineo. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — L’ Etna rimase invisibile per nubi nei giorni 7, 21, 22, 23 e 26. Si ebbero deboli o debolissime emanazioni di vapori bian- chi nei giorni 1, 2 e 3; giallognoli il 5, 8 e 19. Nei giorni 9, 10, 18, 20, 25 e 30 si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco ; giallognolo il 28 e 29. Le eruzioni di fumo bianco furono mediocri il 6, 12, 13 e 27 ; giallognolo il 14, 15, 16 e 17. Fenomeni eruttivi eccentrici. - - Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2 intorno a 21h 10'" registrazione di vicina origine a Reggio Cai. avvertita di III a Mileto. Il giorno 11 a 15h 45’" circa registrazione di scos- setta a Messina e Mileto. Il 23 a 171' 35'" forte terremoto a Milo (di VI) preceduto a 1 71’ 10'" da altro più leggero ma pure avvertito generalmente; il più forte venne registrato nell’ Osservatorio di Catania. Il 25 si ebbero a Milo altri due terremoti ondulatorii a 7h 20'" ed a IO1' 8"' , la prima di III, la seconda di V. Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — In questo mese l’ Etna rimase avvolta tra le nubi per ben 16 giorni. Col C. C. in calma il 4, 14, 17 e 27. Con deboli eruzioni di fumo bianco il 5, 6, 16 e 31 con mediocri eruzioni di fumo bianco il 2, 9, 10, 20, 25, 26 e 28. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8 a 7h 23'" , 8h 30"’, 15h 38'" , 171' 25”’ e 22h 27'" scosse ondulatorie a Milo; le prime tre forti, quarta e quinta sensibili, tutte av- vertite generalmente con molto panico ; quella delle 71’ 23'" è stata pure avvertita con gran- de spavento a Zafferana Etnea e registrata nell’Osservatorio di Catania assieme alla se- guente delle 81' 30'" ; la prima è stata pure registrata a Reggio Cai. Il 9 a l4h 15'" si ebbe un terremoto di IV’ ad Ustica, registrato a Catania, Mineo e Mileto. Una scossetta stru- mentale si ebbe lo stesso giorno a 201' circa a Reggio Cai. e Mileto. Il 10 a 141' 34'" scos- sa del II a Messina e Reggio Cai. registrata a Catania. Il 14 a 161' 5"’ scossetta strumen- tale a Catania. Giorno 18 a 13h 10'" circa scossa del V a Mileto registrata a Reggio Cai. 17 Stato dell' Etna prima dell' eruzione del 1910 e Catania; intorno a I9h dello stesso giorno scossa del III o IV a Mileto ; altra scossa del IV si ebbe il 19 a 201' 45m circa pure a Mileto. Il 25 a 2h IO"1 circa terremoto del IV a Pachino, registrato a Catania, Mineo, Messina e Reggio Cai. Il 31 a 14h 12m terremoto del V a Milo, avvertito a S. Venerina del IV ad Acireale del II, a Catania e Mineo del I. 1908 Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni 3, 5, 6, 7, 11, 16, 17 e 20; col C. C. in calma il 12 e 25: con deboli emanazioni va- porose il 21 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il giorno 1, di fumo giallognolo il 2 e 9, grigiastro il 18; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 4, 13, 23 e 24, di fumo giallo- gnolo il 10 e 14, grigio il 15, 19 e 22 e di fumo giallognolo o grigio misto a cenere l’8, il 26, 27, 28, 29 e 30. Nei giorni 5 e 15 furono intesi dai boschi Etnei dei rombi cupi provenienti dal C. C. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 5 a I7h 46m scossa nelle Calabrie avvertita nella prov. di Reggio Cai. e di Catanzaro e registrata a Messina, Catania, Mineo, e Maniace. Il 5 a 20h 39m scoppiò un forte terremoto (di VI) a Milo e Zafferana Etnea avvertito di IV a S. Venerina di I a Catania e Mineo; oltre alla predetta scossa di terremoto a Milo se ne ebbero altre due a 201' 30'" ed a 201' 47'" di minore intensità e registrate a Mineo. Il 23 a 9h 0m terremoto del IV a Randazzo, registrato negli Osservatorii di Catania, Mineo, e Reggio Cai. Il 24 a 9h 5lm scossetta strumentale registrata nell’ Osserv. di Catania. Il 27 a 2h 45m circa scossa del II a Mileto. 11 30 a 2h 12ni registrazione di mediocre ampiezza (20""n al Vicen- tini) a Catania. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali — L’ Etna rimase fra le nubi nei giorni 7, 9, 11, 13, 17, 19, 21, 22, 23, 24, 26 e 28; con deboli eruzioni di fumo bianco il 6 e 12, di fumo giallognolo i giorni 1, 2, e 14; in quest’ultimo si ebbero pure delle eru- zioni di cenere. Si ebbero mediocri eruzioni di fumo giallognolo misto a cenere il 3, 8, 20, 25 e 27 di fumo bianco o grigio il 4, 30 e 31. Nei giorni 10 e 15 si videro sul C. C. folti pennacchi di fumo grigio ed il 29 intorno a 14h imponente colonna di fumo denso misto a cenere. Il 14 da Maniace si videro riflessi rossastri sul C. C. ed il 16 furono intesi cupi rombi provenienti pure dell’ Etna. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 2 a 9'1 32m terremoto del V a Mileto avvertito pure a Tropea e registrato a Catania ed a Reggio Cai. Il 4 a 111' 7m ed a 13h 6m due scosse del III a Randazzo registrate di I a Catania, Mineo, Bronte, Maniace e Messina. Il 5 a 16h 16m registrazione di scossetta a Catania Mineo, jManiace e Reggio Cab; altra lieve registrazione si ebbe a 17h 30'" a Catania e Reggio Cai. avvertita di III a Maniace. Il 6 a 18h 43'" scossa del II a Maniace, registrata a Catania e Mineo. Il 10 a 7h 19'" forte terremoto di V a Bronte e Randazzo; di IV a Milo, S. Venerina, Maniace, Linguaglossa, Li- pari e Mileto; di III a Zafferana Etnea, Mineo e Messina; di II ad Acireale e Reggio Cai.; di I a Catania. Altra se ne ebbe a llh 27m del IV a Randazzo e del I a Catania, Mineo e Maniace; ancora un’altra a 14h 52'" del IV pure a Randazzo, del II a Bronte e Lingua- glossa del I a Catania, Mineo e Maniace. Il giorno 11, a 12h 49m lieve registrazione a Catania, Mineo, Maniace e Reggio Calabria. Il 12, a 8h 49m registrazione lievissima ne- gli Osservatorii di Catania, Mineo e Maniace. Il 14 a 6h 30m circa registrazioue di scos- setta a Reggio Cai., ed a Mileto. Il 18 a 2h 37m terremoto del VI a Novaradi Sicilia; av- vertito del IV a Randazzo del III a Linguaglossa del I a Catania, Mineo, Maniace e Reggio ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, J lem. XVII. 3 18 L. T affava [Memoria XVII.] Cai. Il 19 a 9h 56"' scossetta strumentale a Catania. Il 28 a 51' 21m scoppiò il terribile terre- moto e maremoto di Messina per il quale rimasero distrutti quasi completamente le città di Messina e Reggio Cai. e molti altri centri abitati della Sicilia e della Calabria inferiore (l). Moltissime furono le repliche che fecero seguito al predetto disastrosissimo terremoto e se ne trova l’elenco nei Bollettini sismologici dell’Osservatorio di Catania dei mesi di gen- naio 1909 e seguenti. 1909 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna invisibile per nubi nei giorni 1, 2, 17, 19, 20, 23, 24, 28 e 29; con deboli o debolissime emanazioni vaporose il 6 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco il 15, 16 e 26, di fumo giallognolo il 4, 5, 7, 8, 9, Il e 12; di turno grigiastro il 27. Le eruzioni di fumo furono di mediocre intensità il 14, 18, 22, 25 e 30 con fumo bianco, il 10 con fumo giallognolo, ed il 3 con fumo dello stesso colore misto a cenere. Il 22 sera, furon visti da Maniace dei riflessi rossastri al C. C. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Secondo notizie avute da Lipari e da Stromboli pare che contemporaneamente al forte terremoto delle 5h 20m del 3 avvertitosi in quelle località, si abbia avuta una fumata accompagnata da cupi rombi a Stromboli e l’apertura di cinque fumarole a Vulcano. Fenomeni geodinamici. — Per non fare una ripetizione e per essere più breve sa- ranno tralasciate fino a tutto marzo tutte le scosse di origine vicina che furono considerate come repliche del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908. Il giorno 2 a circa 2h 5m si ebbe una scossa del IV a Caltagirone ed a 23h 45m altra del 111; a 31' circa dello stesso giorno si ebbe pure una scossa a Mileto. Il 3 intorno a 51' 20m forte terremoto (fra VI e VII) a Stromboli e di IV a Lipari, seguito nella giornata da parecchi altri più o meno forti; altro di III se ne ebbe a Lipari il 4 a circa 3h ; a 14h ed a 1 7'L 15m scossette a Cortale (Catan- zaro). Il 4 intorno a 3h scossa del III alle isole Lipari; a 91' 30m dello stesso giorno altra scossa a Mileto. Il 6 a 23h 47m scoppiò un terremoto del IV a Zafferana Etnea registrato a Catania. Il giorno 11 a 201' I lm terremoto del III a Viagrande, del 11 a Catania. Il 20 a 16h 10m scossa di terremoto ondulatorio NNE a Siracusa. Il 26 a 0'1 9"' forte scossa di terremoto (del V) a Milo, S. Venerina e Randazzo, registrata a Catania e Mineo. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni 1, 2, 11, 16, 17, 19, 20, 22, 24 e 27 ; con debolissime emanazioni di vapori giallognoli il 6; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 8, 9, 14, 15, 25, 26 e 21 misto a cenere ; dette eruzioni furono di mediocre intensità il 7 con fumo grigio ed il 12, 13, 23 e 28 con fumo bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2 febbraio intorno a 6h 36m si ebbe una scossetta sus- sultoria di II a Zafferana Etnea. Il 7 a lh circa, scossetta ondulatoria di III a Siracusa. Il 14 a 20h 35m 'altra scossa ondulatoria del III a Lipari con immediata replica del V di- rezione E-W seguita alla distanza di circa un’ ora da altra di III. Il 27 intorno a 2h 20m e 2h 40m due scosse a Radicena, la prima di IV, la seconda di V entrambi ondulatorie ed avvertite a Stromboli ; la prima venne pure registrata a Catania ed a Mineo. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Son pochi i fenomeni che poteronsi os- servare in questo mese, giacché l’Etna rimase occultato dalle nuvole per ben 19 giorni. (1) A. RICCO — Terremoto del Messinese e della Calabria al 28 Dicem. 1908. Bollettino dell’ Acc. Gioenia Fase. 6° Serie 2a, Gennaio 1909 — Serie 2a, Maggio 1909. Stalo dell' Etna prima dell’ eruzione del 1910 19 Il 17, 18, 19 e 30 si ebbero al C. C. deboli o debolissime emanazioni di vapori bianchi; il 9, 15 e 28 deboli eruzioni di fumo bianco; il 3, 11, 14, 20, 23 e 31 le eruzioni di fumo bianco furono di mediocre intensità. Il 3 si ebbero pure mediocri eruzioni di fumo bianco misto a cenere. Nei giorni 2, 4 e 5 il Custode dell’ Osservatorio Etneo stando sul- l’orlo del C. C. sentiva continui boati provenienti dall’interno di esso. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 10 marzo a 20h 34m si avvertì a Lipari una scossa di terremoto sussultorio di III. Il giorno 11 a 0h 17m circa si ebbe un terremoto di 111, a S. Venerina, seguito da rombo ed avvertito pure al Milo di II. Il 30 a 5h circa scossa ondulatoria del V a Lipari preceduta nella notte da altra pure ondulatoria di III. 1909 Aprile — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna invisibile per nubi nei giorni 1, 4, 5, 6, 7 e 8; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 3, 13, 20, 21 e 22 ; il 10 notevole pennacchio di fumo che persiste fino a sera. Negli altri giorni si ebbero deboli eruzioni di fumo bianco. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Il 20 intorno a I8h 45"' , Vulcano (delle isole Eolie emetteva una colonna di fumo intenso e nero. Il 23 si ebbe un considerevole aumento delle emissioni vaporose di Vulcarolo. Fenomeni geodinamici. — In questo mese, essendo diminuta di molto la frequenza delle repliche del terremoto di Messina, così, non verranno più escluse completamente ma saranno elencate solo quelle di una certa importanza (superiori al 1° grado). Il 3 aprile, a 13h 44m re- gistrazione di scossetta a Catania, Mineo e Maniace. 117 a 2 1 11 45'” circa, terremoto del IV a Messina, seguito a 221' da altro di III. Il 9 a 141' 0m scossa del V pure a Messina. Il 10 intorno a 23h 12m registrazione sismica a Catania, Mineo e Messina. Il giorno 1 1, a 8h 43m terremoto del II a Maniace, registrato a Catania e Mineo; altro di III se ne ebbe a Maniace a 20h 44m dello stesso giorno. Il 12 dalle 13h 30m alle 171* circa si ebbe a Maniace un pa- rossisma geodinamico con leggeri e continui tremiti del suolo molti delle quali avvertiti dalle persone allo stato di quiete; ad intervalli si sentivano pure dei cupi rombi provenienti dall’Etna. Il 13, a 01' llm registrazione a Catania e Mineo; intorno a 23h 30m altre due scosse del II a Messina. Il 16 intorno a 23h I6m registrazione a Catania, Mineo e Messina. Il 17, a I8h 25m scossetta strumentale a Catania e Maniace; a 8h 15'" circa dello stesso giorno, scossa del IV a Messina seguita da parecchie altre del III. Il 19 a 51' 2m scossa a due riprese del III e IV a Lipari avvertita in tutte le isole Eolie. Il 21 a 131' 32m terre- moto sussultorio di VI a Salina e di V a Lipari dove se ne ebbe un secondo di III a 171' 30m ; entrambi avvertiti di minore intensità a Stromboli e Vulcano. Il 22 a 51' circa terremoto del VI a Messina. Il 23 intorno a IO1' 55m altro terremoto del V a Lipari. Il 25 intorno a l1' 20m terremoto fra il III e IV a S. Venerina. Il 26 a 231' 0'" scossa del V a Messina. Il 27 a 19h 45'" altra scossa del IV o Va Messina. Il 28 intorno a llh 10m regi- strazione a Catania e Maniace; a Messina, a 17h 15'" circa scossa del IV; a 19h del V, registrata a Mineo; del 111 a 201' 45m circa. Il 29, intorno a 23h 6'" terremoto del li a Mi- leto, registrato a Catania, Mineo e Messina. Maggio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nuvole nei giorni 2, 6, 7, 8, 9, 10, 28, 29, 30 e 31; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni l, 3, 5, 11, 12, 13, 16 e 18, di fumo grigiastro il 20, 21, 22, 23 e 24; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 4, 14, 15, 25 e 26, di fumo cenerognolo il 29, di fumo denso oscuro il 17. 11 27 si osservò un folto pennacchio di fumo bianco al C. C. piegato a SE. 20 L. T affarci [Memoria XVIJ. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — 11 giorno 1, intorno a 4h 45,n circa scossa del IV a Mes- sina. Il 4 a IO1' 54m altra scossa del V a Messina registrata a Catania, Mineo e Maniace. II giorno 8 a 7h 11"1 ancora un’altra scossa del VI a Messina, avvertita di 111 a Lipari e registrata a Catania, Mineo e Mileto; a 7h 26m dello stesso giorno fortissimo terremoto (di VII) sempre a Messina, avvertito di IV a Lipari e registrato a Catania, Mineo, Maniace, Mileto e Taranto. Il 10 a 15h 7m lieve registrazione a Catania e Mineo; a 15h 30in scossa del V a Messina ed altra di VI intorno a 16h . Il 12 a 2h 30m circa altra scossa del IV a Messina. Il 14 a 2h 26m terremoto del V o VI grado a Zafferana Etnea, avvertito del IV o V a S. Venerina, Milo ed a Giarre e registrato a Catania e Maniace. Il 16 a 2h circa scossa del IV a Messina; a 2h 23m altra scossa del V a Lipari, avvertita di IV a Ran- dazzo e Maniace, di III a Bronte, di I a Mineo e Catania. Il 17, a 15h 39m terremoto fra il III e IV a Milo e S. Venerina, registrato di I a Catania e Maniace; a 17h 18,n replica del V a Milo avvertita del IV a giarre e registrata del I a Catania e Mineo. Il 18 a 6h 21m scossetta strumentale a Catania. Il 20, intorno a 18h 15m scossa del IV a Messina. Il 22 a 0h 15"1 , lieve registrazione negli Osservatorii di Catania, Mineo e Messina. Il 24, intorno a 18h 15m terremoto del V a Messina. Il 28 a l*1 42”1 registrazione debolissima a Catania, Mineo e Maniace. Il 29 a 01' 28'" terremoto del [V a Linguaglossa registrato a Catania; si ebbe una replica del II a 0h 52m pure registrata a Catania. Il 29 a 2b 30"’ scossa del IV a Messina. Il 30 a lh 30m registrazione di scossetta negli Osservatorii di Catania, Mi- neo, Messina e Mileto ; altra registrazione a 5h 221" registrata pure a Catania, Messina e Mileto. 1909 Giugno — Fenomeni eruttivi centrali. — Non fu possibile osservare i fenomeni eruttivi dell’Etna nei giorni l, 2, 5, 6, 7, 8, 18 e 19 perchè coperto dalle nuvole; Nei giorni 13, 14, 16, 17, 21, 22 e 26 si ebbero deboli o debolissime emanazioni vaporose; il 3, 4, 9, 10, 11, 12, 20, 24, 25, 29 e 30 si ebbero delle deboli eruzioni di fumo bianco; il 15 di fumo cenerognolo; il 23 e 28 le eruzioni furono di mediocre intensità con fumo bianco, il 27 con fumo giallognolo. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a 7h 12m scossetta del II a Messina seguita a 1 lh 30m da altra di III; la prima venne registrata a Catania. Il 3 a 0h 14m scossa del III a Lipari avvertita pure a Radicena e Milo e registrata a Catania, Mineo, Maniace e Ta- ranto. Il 4 a 21h 15m scossa del III a Messina; altra del IV intorno a 23h ; ancora un’ al- tra del IV a 23h 15m del 5; il 6 dalle llh 50m alle 16 continue scosse del III e IV. Il 7 a 0'1 45m si ebbe una scossa di terremoto sussultorio del IV a Corleone con replica ondu- latoria a 2h 30m . Il giorno 11, a IO1' 45m scossa del IV a Messina; altra della stessa inten- sità a 19h del 12. Il 13 a 9h 10'" terremoto del IV a Biancavilla registrato a Catania e Mineo. Il 16 lieve registrazione a Catania e Mineo; a 7h 45m dello stesso giorno scossa del IV a Messina; altra uguale a 21h 30m del 18. Il 19 scossetta strumentale a Catania e Mineo. Il 22 a 15h 45m scossa del IV a Messina. Il 24 a 3h 47m scossa a Messina av- vertita a Radicena e Mileto e registrata a Catania e Mineo. Il 29, a 7 circa altra scossa del IV a Messina; a 10h 58m scossa del li a Trapani, registrata a Mineo e Catania. Il 30 a 181' 23m scossa del IV o V a Messina seguita nella notte da numerose repliche di minore intensità; a 221' 2m scossetta strumentale a Catania e Mineo. Stato dell' Etna prima dell’ eruzione del 1910 21 1909 Luglio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 14 e 17; con deboli emanazioni vaporose il 2, 3, 4, 11, 12, 15, 19, 20, 21, 22 e 30; con deboli eruzioni di fumo bianco nei giorni 1, 7, 8, 9, 10, 29 e 31 ; di fumo giallognolo il 5, ó, 16, 23, 24, 26, 27 e 28; grigiastro il 13. Il 18 si ebbero eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità ed il 25 un grosso pennacchio di intenso fumo bianco. Il 26 in seguito ad una scossetta avu- tasi a Maniace intorno a 181' 40m si vide innalzarsi sul C. C. dell’Etna una colonna di fumo denso nero. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a 7h 25m terremoto del V o VI grado a Mes- sina seguito nella giornata da altri di li, III e IV; il primo venne avvertito di V a Lipari, di III a Stromboli, di I Catania e Maniace, a 15h 57m dello stesso giorno scossa del II o III a Mineo, avvertita pure a Caltagirone e Grammichele. Il 3 a 20h 55m scossetta stru- mentale a Catania. Il 4 intorno a 1 4h 30m scossa del IV a Messina. Il 7 a 3h 51m scos- setta strumentale a Catania, Messina e Mineo. Il 9 a 0h 15m terremoto del IV a Messina. Il 10 a 0'1 24m registrazione lievissima a Catania e Mineo; a 0h 31ra scossa del V a Mes- sina registrata a Catania; a IO'1 circa ed intorno all1' 15m due scosse del IV a Messina. Il 12 a I2h 45m altra scossa del IV o V grado a Messina; a 18h 42m debolissima regi- strazione a Catania e Mineo. Il 19 a 8h 15m scossa del IV o V a Messina. Il 22 a 17il 54m debole registrazione a Catania e Mineo. Il 25 a IO1' 39m terremoto Etneo avvertito di IV a S. Venerina di III a Zafferana Etnea e registrato di I a Catania. Il 28 a 10h 51m altro terremoto Etneo avvertito di IV a Linguaglossa e di III a Zafferana Etnea, registrato a Catania; a 15h 45m scossa del IV a Messina, registrata a Mineo; a 221' 19m altra del IV pure a Messina registrata a Catania e Mineo. Il 29 a 2h 55m terremoto del IV a S. Ve- nerina accompagnato da forte rombo; a 17h circa scossa del IV a Messina; a 191' e 19h 30ra altre due del V a Messina. Agosto — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi il 12, 26, 30 e 31; di vapori giallognoli 1’ 8, il 9, 10 e 11; con deboli eruzioni di fumo bianco il 2, 14, 19, 22, 24, 25, 27, 28 e 29; di fumo giallognolo il 3, 4, 5, 6, 15, 16, 17, 18, 20, 21 e 23; con fumate di mediocre intensità nei giorni, 1 e 13 con fumo bianco, e 7 con fumo giallognolo. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 15 a O1' 57m registrazione debolissima a Catania e Mi- neo. Il 17 a 61' 40m terremoto del IV a Messina registrato a Catania e Mineo. Il 20 a 15h I5m ed a 15h 30m due scosse del IV a Messina; intorno a 6h del 22, altra del III o IV; a 19h 30m circa ancora un’altra del IV. Il 24 a 12h 19m scossetta registrata a Catania e Mineo. Il 27 a 23h 45’" scossa del IV 0 V a Messina; il 28 a 0h 45m altra del IV. Il 29 a 7h 42m registrazione di scossetta a Catania e Mineo. Settembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 2 ; col C. C. in calma nei giorni 8, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 5, 6, 7, 15 e 30; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 4, 10, 11, 13, 14, e 23; dette eruzioni furono di mediocre intensità il 12 e 16 e di una certa importanza, il giorno l ed il 28 con fumo denso grigio oscuro. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 1 a 4h 7m terremoto etneo del IV a Zafferana L. Tuffar a [Memoria XVII.] 9'» e del III a S. Venerina, registrato a Catania. (1) Il 4 a 201’ 30m scossa del IV a Messina, il 7 a lh 36m scossa a Messina registrata a Catania, Mineo, e Mileto. Il 16 intorno a 24h terremoto del IV a Messina; altro pure del IV a 8" 13m circa del 22; a 8h 33 dello stesso giorno un’altro terremoto del V a Messina avvertito del IV a Lipari ed a Mineo, e registrato a Catania, Maniace ed Ischia; a 1 4h 42m ancora un altro terremoto del V a Mes- sina e Radicena, del III a Mileto e registrato a Catania. Il 27 a 22h 27m lievissima regi- strazione a Catania. 1909 Ottobre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi il 17; col C. C. in calma nei giorni 1, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10 e li; con deboli emanazioni di vapori bianchi il 2, 13, 14, 15 e 18; di vapori giallognoli il 6; nei giorni 12 e ló si ebbero mediocri eruzioni di fumo bianco; per il resto del mese mancano le osservazioni. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 4 a 7h 33m registrazione di scossetta a Catania e Mi- neo. II 15 intorno a IO1* scossa del IV a Messina. Il 16 dalle 1911 * * alle 20" varie scosse del IV e V a Messina seguite da numerose altre del II e III; a 18" 58m si ebbe a Catania una registrazione sismica in probabile coincidenza con una di quelle avvertite a Messina. Il 18 a 6h circa terremoto del IV a Messina. Il 21 a 6" 45"1 terremoto del VI in contrada Mortara ed Ammalati, del V ad Acireale e S. Venerina, del IV7 a Milo, del III a Viagran- de, del li a Zafferana, del I a Catania, Mineo e Maniace ; a 7" 5,n si ebbe una replica quasi di uguale intensità ed ancora un’altra più forte (del VII) a 17h 49m accompagnata da rombo ed avvertita quasi come la prima nelle diverse località suaccennate. Il 22 a 5" 11"’ , 13" 28m 18h 34m terremoti intorno al V a Milo, avvertite di III o V a S. Venerina e registrate a Catania. Il 23 a 2h 45"’ circa terremoto del IV a Messina ed un altro pure del IV a 24" circa dello stesso giorno. Il 28 a 19" 6m terremoto del V a Messina, avvertito del IV a Mileto e registrato a Catania, Mineo, Taranto e Foggia. Il 31 a 0" 32m scossetta del 11 a Maniace, registrata lievemente a Catania. Novembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna invisibile per nubi nei giorni 14, 16, 19, 22, 23, 24, 26, 27 e 28; col C. C. in calma il 20; con deboli o debolissime emanazioni di vapóri bianchi Eli, 12, 13, 25, 29 e 30 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il 15, 17 e 21; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 10 e 18. Per il resto del mese mancano le osservazioni. Fenomeni eruttivi eccentrici . — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 9 a 13h e 13" 30” circa scosse del HI e IV a Mes- sina. Il 15 a 6" 56m registrazione di scossetta a Catania, Mineo e Messina. Il 16 a 7" I5m ed a 13" 15”’ circa, il 20 a 20" 45m scosse del IV o V a Messina. Il 22 a 1" 30"’ scossa del IV o V pure a Messina, registrata a Catania e Mineo. Il 27 a 15" 2m scossetta stru- mentale a Catania, Mineo e Messina. Dicembre — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nuvole nei giorni 8, 12, 25 e 31 ; col C. C. in calma il 3, 5, 6 e 27 ; con deboli o debolissime emanazioni di va- pori bianchi i giorni 1, 7, 9, 10, 11, 13 e 14, di vapori cenerognoli il 23, 24, 28, 29 e 30; con deboli eruzioni di fumo bianco il 2, di fumo grigio il 4; e con eruzioni di fumo (1) L’Ing. F. A. Perret che trovavasi al i° settembre all’Osservatorio Etneo, notò che mentre il C. C. si manteneva in calma furono avvertite all’Osservatorio stesso delle scosse discretamente forti e precisamente alle 6h, alle 6h.3om ed alle 6,,.5om ed altre due poco prima delle 3"; alle 9". 45’“ il C. C. emetteva uno sbuffo di fumo. 23 Stalo dell' Etna prima dell’ evasione del 1910 bianco di mediocre intensità il 21, di fumo grigio il 22 e 26. Il 15 le eruzioni di fumo bianco, divennero notevoli. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 3, intorno a 20h 45m scossa del IV a Messina; Il 4 a 3'1 45m altra pure del IV. Il 17 intorno a 14h ancora un’altra scossa del IV a Messina. Il 20 a 22h 4lm lievissima registrazione a Catania. Il 21 a 20h circa scossa del III o IV a Messina. 1122 a 1 3U 7m registrazione sismica a Catania, Mineo e Maniace;il 23 a 81' l"1 altra lieve registrazione nei tre predetti Osservatorii ; a 141' 45m dello stesso giorno scossa del III o IV a Messina; altra pure del IV il 26 a 18h circa. 1910 Gennaio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna avvolto tra le nubi nei giorni 1, 2, 7, 13, 23, 24, 25, 27 e 31; col C. C. in calma il 28, 29 e 30; con deboli o debo- lissime emanazioni di vapori bianchi o giallognoli il 12, 16, 17, 18, 20, 21 e 22 ; con de- boli eruzioni di fumo bianco il 4, 9 e 11, di fumo giallognolo il 5, di fumo grigiastro il 6 e 14; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 3 e 8, cenerognolo, il 15 e 26, giallo- gnolo il 19. Il giorno 10, notevoli eruzioni di fumo oscuro misto a cenere. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il giorno 8, a 5h 15m ed a 111' 15"’ circa, scosse del IV a Messina. Il 20, a 20h 36m scossetta del II a Maniace registrata a Catania e Mineo. Il 22 intorno 4h 40m scossa del IV a Messina; a 2lh 45m circa scossa del III ad Ustica. Il 25 altro forte terremoto ad Ustica, avvertito del V a Palermo, del II a Trapani ed a Termini Imerese, del I a Catania, Mineo, Maniace e Mileto. Il 30 a 5h 6m lievissima registrazione a Catania. Febbraio — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto il 4, 8, 9, 10, 11, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21 e 27 ; col C. C. in calma il 20: con deboli o debolissime ema- nazioni di vapori bianchi o giallognoli il 2, 3, 5, 6 e 22 ; con deboli eruzioni di fumo bianco il 12, grigiastro il 7, giallognolo il 24, 25 e 26; con eruzioni di fumo bianco di mediocre intensità i giorni 1, 13, 23 e 28. Intorno al 21 ed al 23 eruzione di cenere. Fenomeni eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2 a 151' 20m registrazione di scossetta a Catania, Mi- neo e Maniace. Il 4 intorno a I4h scossa del IV a Messina. Il 7, a 16h 23m , terremoto nel circondario di Palmi, registrato a Catania, Messina e Mileto. Il giorno 11, scossa del IV a Messina a 15h 30m circa. Il 12 debole registrazione sismica a Catania intorno a IO1' 13m . Il 15 a llh 18m forte scossa a Messina e Reggio Cai., registrata a Catania, Mi- neo e Mileto. Il 16 a 12h 44m registrazione a Catania, Messina e Maniace. Il 17, a 14h 28"' registrazione in tutti gli Osserv. dell’ Italia meridionale in probabile relazione con una scos- sa ad Ustica. Il 18 a 6h 1 lm altro forte terremoto, avvertito del V a Mineo, del IV a Pa- chino, del III a Modica e Stromboli, del II a Lipari, e Zafferana Etnea ; il predetto terre- moto venne pure avvertito a Caltagirone, Gram michele e Palagonia. Il 19 intorno a 5h 30"1 e 141’ 30"' scosse del IV a Messina. Il 28 a 20h 55"’ circa altra forte scossa a Messina preceduta da altre di minore intensità. Marzo — Fenomeni eruttivi centrali. — Etna coperto da nubi nei giorni 1, 2, 5, 6, 13, 14, 15, 16, 18 e 21 ; col C. C. in calma il 7 ; con deboli o debolissime emana- zioni di vapori bianchi o giallognoli il 9, 10, 11, 12 e 19; con deboli eruzioni di fumo bianco il 3, 4 e 8, di fumo giallognolo il 17 ; con mediocri eruzioni di fumo bianco il 20 e 22. 24 L. Tuffar a [Memoria XVII.] Fenomeni, eruttivi eccentrici. — Nessuno. Fenomeni geodinamici. — Il 2, a 8h 14m circa, terremoto del IV a Corleone e Pa- lermo; il 6 a 12h 3 6m altro fra il V e VI preceduto da forte rombo e registrato anche a Catania, Mileto e Taranto. Il 7 intorno a 1 21' terremoto etneo del V a Milo; a 18h 16m dello stesso giorno se ne ebbe un’ altro pure del V a Zafferana Etnea e registrato a Ca- tania. Il giorno 11 a 3h 42m , 4h 30m , 14h 38m e 15h IO"1 terremoti etnei avvertiti fra il III e IV in tutti i paesi del versante NE dell’ Etna e registrati negli Osservatorii di Cata- nia Mineo e Maniace. Il 17 a 18'1 3m notevole registrazione di scossetta di vicina origine negli Osservatorii di Catania, Mineo, Maniace e Messina, avvertita fra il II e III a Milo ; altra di minore intensità se ne ebbe a 21h 3m dello stesso giorno negli Osservatorii di Ca- tania e Messina. Il 23, ebbe luogo lo scoppio dell’ eruzione Etnea del 1910 e quindi con questa data si chiude il diario dei fenomeni che precedettero la suaccennata eruzione. Memorisi XVIII L’ Eruzione etnea del 1910. PARTE SECONDA S. ARCIDIACONO (1). — Sismologia dell’ Eruzione. Gli strumenti principali dell’ Osservatorio di Catania che hanno registrato i movimenti del suolo di cui qui si tratta sono i due seguenti, dei quali qui si indicano le costanti : Grande si smometro grafo. Massa Kg. 300, Lunghezza m. 25, 30. Componenti registrate : NE-SW e NW-SE. Ingrandimento 12, 5. Velocità oraria della carta m. 0,60. Tempo dell’ oscillazione strumentale 5S. Microsismografo V icentini. Massa Kg. 100, Lunghezza m. 1, 50. Componenti registrate : N-S, E-W, Verticale. Ingrandimento delle tre componenti 70. Velocità oraria della carta m. 0, 60. Tempo dell’ oscillazione strumentale delle c. o. ls,2. Tempo dell’ oscillazione strumentale della c. v. 0S,4. (Entrambi gli strumenti sono senza smorzamento). Tempo adottato '■ medio civile (mezzanotte = 0'1 *) dell’ Europa centrale (di Green wich -j- lh ). Nella descrizione dei sismogrammi i tempi sono dati da tre numeri che sono ore, minuti e secondi, senza le solite indicazioni li , in, s per semplicità. Il 18 marzo 1910 fu registrata a Catania, Taranto, Foggia ed Ischia una scossa che non aveva l’epicentro nella vicinanza di Catania. Il 19, 20 e 21. Nessuna registrazione sismica in Catania. Il 22, registrazione di lievissima agitazione d’incerta causa e che non ha componente verticale ; la perturbazione dura fino alle ore 4 ; quindi si ha calma fino alle ore 1 3/< del 23 in cui cominciano i frequentissimi movimenti, con componente verticale, connessi alla eruzione, per i quali qui si riferisce 1’ analisi dei sismogrammi. Nella Tav. II sono rappresentati i principali sismogrammi del 23 marzo 1910, posti 1’ uno a minima distanza dell’ altro per economia di spazio. Per il grande sismometrografo si dà solamente il tracciato della componente NE-SW, perchè l’altro riuscì così leggero, che è appena visibile ed è stato impossibile riprodurlo ; inoltre nella riproduzione su zinco (i) La sistemazione del manoscritto e la revisione delle bozze è stata fatta dall’assistente dell’ Osserv. Astrofisico Sig. L. Taffara. ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Meni. XVIII. i 2 S. Arcidiacono [Memoria XVIII. | dell’ ultimo sismogramma non è riuscita nella zincografìa la porzione inferiore. Per il mi- crosismografo Vicentini si è rappresentato soltanto il contorno esterno dei sismogrammi, essendo impossibile riprodurre le finissime e fìtte linee che rappresentano le oscillazioni. 23 Marzo — Microsismografo Vicentini — Sulla N-S a 1.46. 1 inizio di notevole registrazione di scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime del periodo compì, di circa ls.5 che non superano la xj% ampiezza di mm. 0,35 e si mantengono tali sino a 1. 46. 9; immediatamente dopo questo istante lo strumento riceve un urto brusco per il quale le ondulazioni a 1. 46. 17 raggiungono la 1/8 ampiezza massima di mm. 32 con periodo compì, di 2S,4 la quale ampiezza si riduce a mm. 0,05 a 1.48.57 ; fra questo istante e 1. 54. 4 esse scompaiono quasi del tutto. Sulla E-W il sismogramma comincia a 1. 46. 2 e per 6S, si hanno perturbazioni pic- colissime e 2 ondulazioni del periodo compì, di ls,5 le quali non superano la 1/ì ampiezza di 0.30; immediatamente dopo 1. 46. 8 un urto brusco porta le ondulazioni alla Y2 am- piezza massima di mm. 26,50 per poi grado grado ridursi a 1. 50. 40 a mm. 0,05; fra 1.50.40 e 1.55.6 esse si dileguano quasi del tutto. Grande sisnionietrografo — Al. 46. 3 sulla NW-SE inizio di registrazione sismica con due ondulazioni di periodo compì, di circa 2S le quali hanno il tracciato ingrossato probabilmente per vibrazioni rapide che si sovrappongono; ciò ha luogo per circa 9S; a 1. 46. 12 il movimento aumenta un po’ d’intensità, le ondulazioni hanno un tracciato finissimo, ma irregolare per la interferenza con altre di periodo più breve indeterminabile ; a 1. 46. 14 esse raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 1, 16 per poi a poco a poco scomparire quasi del tutto a 1. 49. 35. Sulla NE-SW il sismogramma comincia a l. 46. 6 pure con ondulazioni piccolissime del periodo compì, intorno ai 2S col tracciato ingrossato per il sovrapporsi di vibrazioni secon- darie di periodo rapido indeterminabile ; a 1. 46. 18 si ha la 1/2 ampiezza massima di mm. 0. 65 e poi gradatamente scompaiono a 1. 49. 23. Microsisniografo Vicentini — Fra 1. 55. 46 e 2. 18. 7 sulla verticale si scorgono appena minimi movimenti; fra 2. 18. 7 e 2. 21. 21 si ha la registrazione di una 2a scossetta con ondulazioni di tracciato irregolare di periodo indeterminabile, le quali a 2. 18. 32 rag- giungono la V2 ampiezza di mm. 0. 50. Sulla N-S anche fra 1. 54. 4 e 2. 18. 7 si ri- scontra qualche piccolo gruppo di ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 le quali non ol- trepassano la Y2 ampiezza di mm. 0, 25; fra 2. 18. 7 e 2. 21. 55 si ha la registi-azione della scossetta con ondulazioni del periodo di 2S,4 dapprima piccolissime, poi mano mano crescenti sino a raggiungere a 2. 18. 18 la Y* ampiezza massima di mm. 4, 95; Sulla E-W pure si ha la registrazione della scossetta fra 2. 18. 8 e 2. 22. 12 preceduta dei minimi movimenti in forma di ondulazioni del periodo di 2S.4 che non oltrepassano la Y* ampiezza di mm. 0.35; detta registrazione raggiunge la massima Ya ampiezza a 2. 18. 25 con ondulazioni di periodo di 2S,4 in mm. 8,50 e scompaiono dopo diverse alternative. Grande sisnionietrografo. — Sulla NE-SW la scossetta è registrata fra 2. 18. 14 e 2. 20. 50 con vibrazioni di periodo piccolo indeterminabile che a 2. 18. 41 raggiungono ap- pena la Y2 ampiezza massima di mm. 0,35; e sulla NW-SE la registrazione ha luogo fra 2. 18. 14 e 2. 20. 59 con ondulazioni appena visibili del periodo variabile da 2S (e anche meno) a 4S di tracciato irregolare che a 2. 18. 38 raggiungono appena la 1/s ampiezza massima di mm. 0, 15. L' Eruzione etnea del 1910 3 Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 2. 21. 21 e 2. 54. 34 si riscon- trano debolissime perturbazioni; e fra 2. 54. 34 e 2. 59. 29 ha luogo la registrazione, notevole, di una 3a scossetta con ondulazioni del periodo compì, di ls scarso che dall’ am- piezza quasi nulla in principio a 2. 55. 5 raggiungono la 1/2 ampiezza massima di mm. 17.00 per poi gradatamente dileguarsi a 2. 59. 29 restando sempre minimi movimenti appena percettibili. Sulla N-S la registrazione si svolge fra 2. 54. 34 e 3. 12. 53 dapprima al solito con ondulazioni appena sensibili del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 2. 55, 10 raggiun- gono la Va ampiezza massima di mm. 41 circa per poi ridursi dopo diverse alternative a 0, 15 a 3. 1. 20; da questo istante e sino a 3. 12. 53 compaiono, e poco a poco si di- leguano, ondulazioni del periodo compì, intorno ai 6S increspate da altre secondarie di periodo assai più breve indeterminabile. Sulla EW il sismogramma ha principio a 1.54.35 con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali dapprima sono piccolissime, appena visibili, ma subito dopo aumentano rapidamente in ampiezza di modo che a 2. 55- 14 rag- giungono la ‘V ampiezza massima di mm. 54 per poi ridursi a 3.0. 16 a mm. 0,15; a 3. 2. 19 esse scompaiono quasi del tutto, dando luogo ad altre ondulazioni, pare, del pe- riodo di 6S, appena accennate, le quali si dileguano verso le 3. 15. 37. Grande sismometrografo. — Sulla NYV-SE fra 2. 54. 36 e 3. 1. 34 ha luogo la re- gistrazione della scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime appena visibili che crescono rapidamente in ampiezza sino a raggiungere la V2 ampiezza massima di mm. 8, 50 a 2. 54. 50 con periodo compì, di quasi 3S le quali a poco a poco scompaiono dopo diverse alternative. Sulla NE-SYV fra 2. 20. 50 e 2. 54. 37 si osserva appena di tanto in tanto qual- che lievissima perturbazione; fra 2.54. 37 e 3.0.37 ha luogo la registrazione della scos- setta con ondulazioni del periodo compì, di 3S scarsi le quali cominciano a manifestarsi dapprima appena visibili, poi subito crescono rapidamente e a 2. 55. 15 raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 6, 75 per poi scomparire a poco a poco e dopo diverse alter- native nel predetto istante di 3. 0. 37. Tanto nell’ una componente quanto nell’altra l’ on- dulazioni di tanto in tanto interferiscono con altre secondarie di periodo più breve inde- terminabile. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-YV, dopo la scossetta precedente, la cui regi- strazione ha fine a 3.15.37 si hanno ancora minimi movimenti che a cominciare da 3.42.20 assumono la forma di vere scossette e le principali sono: a) da 3. 42. 20 a 3. 42. 56 con la semi ampiezza massima di mm. 1,00 a 3.42.42 — b ) da 3.49.52. a 3. 50. 31 con la 7 -z ampiezza massima di mm. 2, 50 a 3. 50. 2 — c ) da 3. 52. 54 a 3. 53. 18 con la V2 ampiezza massima di mm. 0, 75 a 3. 53. 4 — d) da 3. 54. 53 a 3. 55. 8 con la 1 /2 ampiezza massima 0, 50 a 3. 55. 1 — e) da 3. 55. 48 a 3. 56. 13 con la V2 ampiezza massima di mm. 1, 50 a 3. 55. 56 — f) da 3. 56. 54 a 3. 57. 24 con la lf2 ampiezza massima di mm. 0, 75 a 3. 57. 5 — g) da 4. 0. 43 a 4. I. 28 con la V2 ampiezza mas- sima di mm. 0,55 a 4. I. 6 — h) da 4. 4. 37 a 4. 5. 17 con la 72 ampiezza massima di mm. 1, 15 a 4. 4. 45. Le ondulazioni che costituiscono queste registrazioni hanno il periodo pendolare di 2S,4. A 4. 7. 31 inizio di notevole registrazione di una 4a scos- setta con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 dapprima appena visibili ma subito dopo aumentano notevolmente di modo che a 4.81 hanno la 1Jt ampiezza massima di mm. 36,75 per poi ridursi a 4. 10. 34 a mm. 0, 15 per poi risalire a 4. 11. 12 a mm. Il ; indi dileguarsi quasi del tutto a 4. 12. 30 restando minime perturbazioni. Sulla verticale da 2.59. 29 a 3. 42. 23 calma quasi perfetta; da 3.42.23 hanno luogo minime pertubazioni che 4 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] non superano la 1/2 ampiezza di mtn. 0, 20 e ciò sino a 4. 7. 33 istante in cui ha inizio la registrazione di una 4a scossetta con ondulazioni del periodo compì, di ls scarso dap- prima appena visibili poi a 4. 7. 58 raggiungono la 1 fi ampiezza massima di mm. 13, 85 per ridursi a 4. 8. 17 a mm. 1, 00 e poi risalire a 4. 8. 31 a mm. 11, 25 indi diminuire a poco a poco e scomparire quasi del tutto verso le 4. 13.3. Sulla N-S pure dalla fine della precedente scossetta che ha luogo a 3. 12. 53 sino a 3. 42. 20 circa si riscontrano de- bolissime ed insignificanti perturbazioni; da quest’ultimo istante e sino a 4. 7. 35 le dette perturbazioni si fanno più sensibili e prendono forma di ondulazioni del periodo di 2S, 4 che non superano la Va ampiezza di mm. 0,50. A 4. 7. 35 ha inizio la registrazione della 4a scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali dapprima piccolissime ed appena visibili, a 4. 8. 2 hanno già raggiunto la Va ampiezza massima di mm. 29 circa per ridursi dopo varie alternative a mm. 0,05 a 4. 10. 35 per risalire a 4. 11. 9 a mm. 7, 00 per ridiscendere a mm. 0, 10 a 4. 11. 47. Grande sisniornetrografo. — Sulla NE-SW fra 3. 0. 37 istante in cui cessa la regi- strazione della precedente scossa, sino a 4. 7. 44 si scorgono appena delle deboli ed in- significanti perturbazioni intorno a 3. 49. 59; a 4. 7. 44 ha principio la registrazione della 4a scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime, poi crescenti, piuttosto rapidamente, sino a raggiungere a 4. 8. 0 la '■/i ampiezza massima di mm. 3, 25 con periodo com- pleto variabile da meno di 3S a 6S per poi ridursi ad una frazione di mm. a 4. 10. 18; fra questo istante e 4. 11. 2 si hanno debolissime perturbazioni che sfuggono all’analisi; fra 4. 11. 2 e 4. 12. 18 si ha una debolissima ripresa del movimento con ondulazioni di breve periodo, pare di 2, 5 circa che non oltrepassano la Va ampiezza di mm. 0, 25. Sulla NVV-SE la registrazione comincia a 4. 7. 46 anch’ essa con ondulazioni in principio piccolis- sime ed appena visibili, del periodo variabile da quasi 3S a 6S, le quali a 4. 8. 8 raggiun- gono la Va ampiezza massima di mm. 3, 25 per ridursi grado grado a 0 a 4. 10. 47; in questo istante il movimento ha una debole ripresa per cui a 4. 11. 12 si ha la Va am- piezza di mm. 0, 40 circa per scomparire quasi del tutto a 4. 12. 42. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 4. 13. 38 e 4. 13. 53 si trova una pic- colissima registrazione con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 4. 13. 45 raggiungono appena la lf 2 ampiezza massima mm. 0,40; una seconda si ha fra 4. 14. 20 e 4. 14. 43 con la V2 ampiezza massima di mm. 1, 25 a 4. 14. 22; ed una terza fra 4. 16. 32 e 4. 17. 36 con la V2 ampiezza massima di mm. 0,50 a 4. 17. 10. Da 4. 22. 19 a 4. 25. 34 si ha la registrazione di una 5a scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali sino a 4. 22. 52 si mantengono piccolissime tanto da non sorpassare la V2 ampiezza di mm. 0, 12; immediatamente dopo le 4. 22. 52 le ondulazioni si rendono più sensibili e a 4. 23. 14 raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 5, 50 per poi dileguarsi, pare, verso le 4. 25. 34. Sulla N-S la registrazione ha luogo fra 4. 22. 23 e 4. 25. 32 con ondulazioni del periodo compì, medio di ls, 8 sino a 4. 22. 49 nel quale intervallo di tempo non superano la Va ampiezza di mm. 0, 25 ; da 3. 22. 49 in poi il movimento si fa alquanto più sensibile, le ondulazioni assumono il periodo compì, di 2S.4 e a 4. 23. 3 raggiungono la V2 ampiezza massima di mm. 1, 00 per poi, a poco a poco scomparire verso le 4. 25. 32. Sulla verticale la registrazione ha luogo fra 4. 22. 28 e 4. 26. 15 con lievi perturbazioni a forma di dentini, i quali verso le 4. 22. 16 hanno la V2 ampiezza massima di mm. 0, 25. Grande sismometrografo — Sulla NE-SW fra 4. 12. 18, fine della precedente regi- L' Eruzione etnea del 1910 5 strazione, e 4.22.36, principio della registrazione della 5a scossetta, non si scorge nulla di notevole; a 4. 12. 36 si ha il principio di lievissime perturbazioni, appena visibili, le quali verso le 4. 23. 16 prendono forma di ondulazioni del periodo compì, di circa 2S e raggiun- gono nel predetto istante appena la 1j2 ampiezza massima di mm. 0,10 per poi dileguarsi a 4. 24. 22. Sulla NVV-SE il principio del sismogramma si ha, pare, a 4. 22. 39 con perturbazioni assai incerte, le quali mano mano si fanno più sensibili e verso le 4. 23. 12 prendono forma di ondulazioni piccolissime del periodo compì, di circa 2S,25 che nel predetto istante rag- giungono appena la 1/% ampiezza massima di mm. 0, 20 per poi dileguarsi verso le 4. 24. 39. Microsismografo Vicentini — Sulla E-W fra 4. 28. 37 e 4. 29. 21 si ha una pìc- cola registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S.4 le quali a 4. 29. 0 raggiungono appena la l/2 ampiezza massima di mm. 0, 80. Poi fra 4. 31. 9 e 4. 33. 43 si ha la registrazione di una 6a scossetta al solito con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 che in principio sono piccolissime, appena visibili e dopo a 4. 31. 36 hanno già raggiunto la 1/2 ampiezza massima di mm. 16, 00 per ridursi a circa 0, 05 al predetto istante di 4. 33. 43. Sulla verticale il sismogramma si svolge fra 4. 31. 2 e 4. 34. 47 con dentini intercalati da due gruppetti di ondulazioni del periodo compì, di ls scarso il più importante dei quali trovasi intorno a 4. 31. 28 ove il movimento raggiunge la Va ampiezza massima di mm. 1, 35. Sulla N-S il sismogramma ha luogo fra 4. 31. 4 e 4. 33. 37 con ondulazioni in principio piccolissime del periodo compì, di 2S,4 che a 4. 31. 34 raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 8, 00. Grande sismometrografo — Sulla NE-SW la registrazione della scossetta ha luogo fra 4. 31. 7 e 4. 33. 13 con ondulazioni di periodo breve indeterminabile con la 1/2 am- piezza di mm. 0, 35 a 4. 31. 37. Sulla NW-SE la registrazione ha luogo fra 4. 31. 8 e 4. 33. 34 con ondulazioni dapprima incerte e di periodo indeterminabile, le quali approssi- mandosi allo istante di 4. 31. 30 prendono forma di ondulazioni del periodo compì, di cir- ca 2S,4 e nel predetto istante raggiungono la 1/2 ampiezza massima di mm. 0, 40. Microsismografo Vicentini - - Sulla E-W fra 4. 33. 43, fine della registrazione della 6a scossetta, e 4. 35. 26 si hanno traccie di ondulazioni piccolissime appena visibili, pare del periodo compì, di 2S. A 4. 35. 26 e sino a 4. 36. 4 han luogo ondulazioni del periodo compì, di 2S.4 le quali non superano la l/2 ampiezza di mm. 0, 50; a 4. 36. 4 il movimento aumenta in forza e le ondulazioni a 4. 36. 39 raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 11. per poi, dopo varie alternative, scomparire quasi del tutto a 4. 39. 49. Sulla N-S fra 4. 35. 27 e 4. 36. 13 si hanno ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 le quali raggiungono la l/2 ampiezza di mm. 1, 16; a 4.36. 13 il movimento aumenta notevolmente in forza e le ondulazioni a 4. 36. 40 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 17, 50 per iscom- parire quasi del tutto a 4. 39. 39. Sulla verticale la registrazione comincia a 4. 35. 34 con ondulazioni dapprima appena visibili del periodo compì, di ls scarso le quali dopo varie alternative a 4. 36. 27 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 6,50 per ri- dursi a mm. 0, 16 a 4. 37. 11 ; immediatamente dopo questo istante il movimento rivende forza e le ondulazioni raggiungono un altro massimo secondario a 4. 37. 28 con la Va ampiezza di mm. 2,65 circa; indi si deprimono e grado grado riducono l’ampiezza ad una frazione piccolissima di mm. a 4. 40. 26. Grande sismometrografo— Sulla NE-SW fra 4. 33. 13, fine della registrazione della 6 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] precedente scossetta, e 4. 35. 28 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni che sfuggono alla analise ; fra 4. 35. 28 e 4. 36. 13 esse si fanno appena più sensibili, ma non si possono ancora analizzare; a 4. 36. 13. hanno principio ondulazioni pare di periodo compì, di circa 2S, le quali a 4. 36. 31 raggiungono appena la 1/i ampiezza massima di mm. 0, 50 per poi scomparire a poco a poco a 4. 28. 43. Sulla NW-SE fra 4. 35. 47 e 4.36. 17 si hanno ondulazioni piccolissime, appena visibili, del periodo compì, pare di 2S a 2S, 5 ; a 4. 36. 17 dette ondulazioni, di tracciato irregolare, si fanno più sensibili e a 4.36. 20 raggiungono la 72 ampiezza massima di mm. 1,00 per poi dileguarsi gradata- mente verso le 4. 39. 22. Microsismografo Vicentini— Sulla N-S altra registrazione di scossetta fra 4.40.22 e 4. 42. 55 al solito con ondulazioni del periodo compì, di circa 2S, 4 le quali a 4. 40. 55 raggiungono la 72 ampiezza massima di mm. 2,75; sulla E-VV la registrazione ha luogo fra 4. 40. 25 e 4. 42. 17 pure con ondulazioni come le precedenti le quali a 4. 40. 58 rag- giungono la 72 ampiezza massima di mm. 8,50; sulla verticale la registrazione si svolge fra 4. 40. 26 e 4. 41. 49: da 4. 40. 26 a 4. 40. 51 si hanno dei dentini non più alti di 0.mm 25 (7, ampiezza); a 4. 40. 51 cominciano ondulazioni del periodo compì, di ls scarso le quali a 4. 40. 59 raggiungono la 72 ampiezza massima di mm. 1,25 per ridursi ad una piccolissima frazione di mm. a 4. 41. 49. Grande sismonietrografo. — Sulla NE-SW la registrazione ha luogo fra 4. 40. 25 e 4.41.26 con perturbazioni in principio appena visibili che poi a poco a poco prendono forma di ondulazioni del periodo compì, di circa 2S, 25 che a 4. 40. 53 raggiungono ap- pena la 72 ampiezza di mm. 0. 05. Sulla NVV-SE la registrazione si svolge fra 4. 20. 25 e 4. 41. 37 con ondulazioni dapprima piccolissime ed incerte le quali avvicinandosi a 4.40.47 prendendo forma di ondulazioni del periodo compì, di circa 2S e nel predetto istante rag- giungono la l/2 ampiezza massima di mm. 0, 20. Microsismografo Vicentini. — Sulla N-S si ha la registrazione di un’ altra scos- setta fra 4. 43. 43 e 4. 44. 58 con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 4. 44. 0 ragggiungono la 72 ampiezza massima di mm. 1,25; sulla E-W la registrazione trovasi fra 4. 43. 49 e 4. 46. 6 con ondulazioni pure del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 4. 44. 1 1 raggiungono la 72 ampiezza massima di mm. 5,50; sulla verticale la registrazione ha luogo fra 4. 43. 50 e 4. 45. 23 con perturbazioni in forma di dentini che a 4. 44. 13 ar- rivano alla 72 altezza massima di mm. 0, 40. Grande sismonietrografo. — Sulla NE-WS la registrazione si svolge fra 4.43.53 e 4. 44. 25 con lievissime perturbazioni che sfuggono all’ analise le quali verso le 4. 44. 5 raggiunge la 72 ampiezza massima di mm. 0, 10. Sulla NW-SE la registrazione si riscontra fra 4. 43. 53 e 4. 44. 23 con perturbazioni alcune delle quali in forma di ondulazioni pic- colissime del periodo compì, di circa 2S le quali a 4. 44. 10 raggiungono la f, ampiezza massima di mm. 0, 15. Microsismografo Vicentini. — Altra registrazione di scossetta si ha sulla N-S fra 4. 46. 40 e 4. 47. 57 con le solite ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 4. 46. 58 raggilmgono la l/2 ampiezza massima di mm. 1,25; sulla E-W la registrazione si ha fra 4, 45. 44 e 4. 48. 27 con la l/2 ampiezza massima di mm. 3, 50 a 4. 47. 19; sulla verti- cale la registrazione ha luogo fra 4. 46. 47 e 4. 47. 59 con lievissime perturbazioni in forma di dentini, i quali a 4.47. 19 raggiungono appena la l/2 ampiezza massima di mm. 0,25. Grande sismometrofrafo. — Sulla NW-SE la registrazione si ha fra 4. 46. 49 e L’ Eruzione etnea del 1910 7 4. 47. 35, con ondulazioni appena visibili, pare del periodo compì, di 2S circa, le quali a 4. 47. 15 raggiungono appena la xj 2 ampiezza massima di mm. 0,05. Sulla NE-SW la re- gistrazione ha luogo fra 4. 46. 52 e 4. 47. 33 con perturbazioni appena visibili che sfuggono all’ analisi, le quali a 4. 47. 17 raggiungono appena la xj% ampiezza massima di mm. 0,05. Microsismografo Vicentini. — Altra registrazione di scossetta si ha sulla N-S fra 4. 50. 3 e 4. 53. 47 con ondulazioni sempre del periodo compì, di 2S, 4 le quali sino a 4. 50. 45 si mantengono piccolissime, da non superare la x/2 ampiezza di mm. 0,20; im- mediatamente dopo le 4. 50. 45 il movimento aumenta sensibilmente e le ondulazioni a 4. 51. 8 raggiungono la :/2 ampiezza massima di mm. 8, 75 per poi scomparire quasi del tutto a 4. 53. 47. Sulla E-W fra 4. 50. 14 e 4. 50. 48 si hanno ondulazioni del pe- riodo compì, di 2S, 4 che a 4. 50. 24 raggiungono la */ 2 ampiezza di mm. 1,50; imme- diatamente dopo le 4. 50. 48 le ondulazioni crescono rapidamente in ampiezza e a 4. 51. 10 raggiungono la 1/a ampiezza massima di mm. 18,00 a 4. 53. 6 detta ampiezza si annulla quasi del tutto; poi fra 4.53. 19 e 4. 53. 47 si ha una debole ripresa del movimento per la quale le ondulazioni a 4. 53. 31 arrivano alla x/2 ampiezza di mm. 0,85. Sulla verticale fra 4. 50. 8 e 4. 50. 50 si hanno ondulazioni piccolissime, appena visibili, pare, del pe- riodo compì, di ls scarso; a 4. 50. 50 il movimento si fa più sensibile e le ondulazioni a 4. 51. 12 raggiungono la 1/2 ampiezza massima di mm. 1,20 per poi ridursi ad una piccola frazione di mm. a 4. 52. 47. Grande sismometrografo . — • Sulla NW-SE la registrazione si svolge fra 4.50.41 e 4. 51. 25 con un gruppetto fusiforme di ondulazioni del periodo compì, di 2S le quali a 4. 51. 5 raggiungono la V2 ampiezza massima di mm. 0,40; sulla NE-SW la registra- zione si ha fra 4. 50. 47 e 4. 51. 34 con ondulazioni di tracciato irregolare di periodo indeterminabile, le quali a 4. 51. 8 raggiungono la V2 ampiezza massima di mm. 0,35. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 4. 53. 47, fine della registrazione della precedente scossetta, e 4. 55. 31, si hanno ondulazioni appena visibili, le quali però sono ben distinte fra 4. 54. 34 e 4. 55. 7 e a 4. 54. 44 raggiungono la Y2 ampiezza di mm. 1,00. A 4. 55. 31 si ha il principio della registrazione di un’ altra scossetta con on- dulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 4. 55. 56 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 9, 50 la quale a poco a poco e dopo varie alternative si riduce a circa mm. 0,05 a 4. 58. 12. Sulla N-S fra 4. 53. 47, fine della registrazione della precedente scossetta, e 4. 55. 30 si hanno minime ondulazioni che non superano la l/2 ampiezza di mm. 0,16; a 4. 55. 30 ha principio la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni al solito del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 4. 55. 57, raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 6,50 per diminuire a poco a poco e dopo varie alternative scomparire quasi del tutto a 4. 58. 25. Sulla verticale fra 4. 52. 47 e 4. 58. 25 si hanno continue perturbazioni che non ar- rivano alla 7 2 ampiezza di mm. 0,25; da 4. 55. 25 a 4. 58. 56, si ha la registrazione della scossetta con ondulazioni del periodo compì, di ls le quali dopo varie alternative raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 1,50. Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW fra 4.51.34, fine della registrazione della precedente scossetta, e 4. 55. 29 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni ; a 4. 55. 29 ha inizio la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni di tracciato ir- regolare con periodo indeterminabile le quali a 5. 55. 53 raggiungono appena la l/ì am- piezza massima di mm. 0,40 per Scomparire quasi del tutto a 5. 56. 39. Sulla NW-SE il 8 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] sismogramma ha luogo fra 4. 55. 28 e 4. 56. 50 con un gruppo fusiforme di ondulazioni del periodo compì, pare di 2S le quali a 4. 55. 56 raggiungono appena la 72 ampiezza massima di mm. 0, 50. Fra il principio di questa registrazione e la fine della precedente, si hanno minime perturbazioni che sfuggono all’ analisi. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale a 4. 58. 56 inizio di notevole regi- strazione di scossetta con ondulazioni del periodo -compì, di ls scarso, le quali dopo varie alternative a 4. 59. 19 raggiungono la 72 ampiezza massima di mm. 13, 50 per ridursi a 4. 59. 44 a 0 \ immediatamente dopo le 4. 59. 44 il movimento aumenta nuovamente e dopo diverse alternative raggiunge un altro massimo secondario a 5. 0. 39 con la 72 am- piezza di mm. 4, 60 per poi a poco scomparire quasi del tutto, dopo diverse alternative a 5. 3. 14. Sulla N-S il sismogramma comincia a 4. 58. 57 con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4, dapprima piccolissime poi rapidamente crescenti, tanto che a 4. 59. 29 rag- giungono la 7, ampiezza massima di mm. 40 per ridursi, dopo diverse alternative, a mm. 0, 20 a 5. 3. 25. Salla E-W la registrazione ha luogo da 4. 58. 58 a 5. 3. 42 con on- dulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali, dapprima piccolissime, crescono rapidamente in ampiezza in modo che a 4. 59. 25 raggiungono la 1/2 ampiezza massima di mm. 33,00, per ridursi a 5. 0. 4 a mm. 0, 16; subito dopo le 5.0.4 le ondulazioni crescono nuova- mente e a 5. 0. 38 raggiungono un altro massimo secondario con la 1/8 ampiezza di mm. 22 circa per poi ridursi a 5. 3.42 a mm. 0,05. Grande sismonietrografo. — Sulla NE-SVV la registrazione ha luogo fra 4.59. 4 e 5. 2. 53 con ondulazioni del periodo, pare, di circa 3S interferenti con altre di periodo assai più breve indeterminabile, le quali a 4. 59. 20 raggiungono la xj% ampiezza massima di mm. 5, 65 per dileguarsi quasi del tutto verso le 5. 3. 38. Sulla NW-SE il sismogram- ma ha pure principio a 4. 59. 4 con ondulazioni di tracciato irregolare, dapprima picco- lissime e pare di periodo compì, di circa 2S a 3S le quali a 4. 59. 29 raggiungono la 7s ampiezza massima di mm. 4, 20 per poi deprimersi e a poco a poco scomparire quasi del tutto verso le 5. 3. 34. Microsisniografo Vicentini. — Sulla E-W da 5. 3. 42, fine della registrazione della precedente scossetta, a 5. 5. 59 si hanno ondulazioni del periodo compì, di 7S, 5 le quali non superano la xj% ampiezza di mm. 0, 16; fra 5. 5. 29 e 5. 5. 54 si ha una piccola re- gistrazione con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 le quali a 5. 5. 38 raggiungono la V2 ampiezza massima di mm. 1, 10. Fra 5. 5. 54 e 5. 6. 24 si hanno altre piccole ondu- lazioni che non superano la 72 ampiezza di mm. 0,20 di periodo intorno ai 2S ; a 5. 6. 24 ha principio la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 le quali a 5. 6. 34 raggiungono la 7z ampiezza massima di mm. 3, 50 per ridursi quasi a 0 a 5. 7. 16. Sulla N-S da 5. 3. 25, fine della registrazione della precedente scossetta, a 5. 5. 14 si hanno ondulazioni del periodo compì, di 7S,50 che non superano la ampiezza di mm. 0,30 increspate da altre secondarie di periodo più breve indeterminabile; a 5.5.14 entrano ondulazioni, sovrapponendosi alle precedenti, del periodo compì, di 2S le quali a 5. 6. 23 raggiungono la xl2 ampiezza massima di mm. 0,80, per poi diminuire gradata- mente senza potersi determinare l’istante in cui esse scompaiono. Sulla verticale da 5.3. 14 a 5. 7. 46 si hanno minimi movimenti che non superano la il2 ampiezza di mm. 0, 25 in forma di piccolissime ondulazioni, pare del periodo compì, di ls scarso, le quali a 5. 7. 46 si dileguano del tutto. Grande sismonietrografo. — Sulla NW-SE fino a 5. 3. 34 si hanno movimenti ap- L' Eruzione etnea del 1910 9 pena visibili, in qualche punto in forma di ondulazioni del periodo compì, di circa 3S; fra 5. 6. 21 e 5.6. 53 si ha una lievissima registrazione con ondulazioni del periodo compì, di 2S le quali a 5. 6. 34 raggiungono appena la lj2 ampiezza massima di min. 0, 16. Sulla NE-SW fra 5. 3. 38, fine della precedente registrazione, e 5. 7. 57 non si scorge nulla di notevole. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale a 5. 7. 46, principio di perturbazioni dapprima lievissime, poi mano mano crescenti in ampiezza sino a manifestarsi ondulazioni del periodo compì, di ls scarso, le quali a 5. 8. 21 raggiungono la Va ampiezza massima di min. 1, 25 per poi dileguarsi a poco a poco e dopo diverse alternative a 5. 12. 1. Sulla N-S il principio della registrazione ha luogo a 5. 7. 52 con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4, dapprima piccolissime poi mano mano crescenti sino a raggiungere a 5. 8. 16 la Va ampiezza massima di mm. 10, 00 per ridursi a min. 0. 25 a 5. 9. 35; fra 5. 9. 35 e 5. 9. 53 si ha una debole ripresa del movimento per la quale le ondulazioni a 5. 9. 43 raggiungono la Va ampiezza di mm. 0,75. Sulla E-W la registrazione ha principio a 5.7.55 con ondulazioni al solito del periodo compì, di 2S, 4 le quali sono dapprima assai piccole ma poi a 5. 8. 20 raggiungono la l/ì ampiezza massima di mm. 17, 25 per ridursi quasi a 0 a 5. 10. 30. Grande sismom etnografo. — Sulla NYV-SE la registrazione della scossetta ha luogo fra 5.7.57 e 5. 10. 10 con ondulazioni dapprima incerte ed appena visibili, poi, mano mano che si avvicinano a 5. 8. 28 discretamente visibili e pare con periodo compì, di poco più di 2S; in questo ultimo istante raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 0, 50. Sulla NE SW la registrazione si svolge fra 5. 7. 59 e 5. 9. 30 con ondulazioni di tracciato irre- golare e periodo, indeterminabile, le quali a 5. 8. 30 raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 0, 35. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 10. 30, fine della precedente regi- strazione e 5. II. 19, si hanno alcune ondulazioni, appena accennate che non superano la V 2 ampiezza di mm. 0, 15; fra 5. 11. 19 e 5. 11. 52 si ha la registrazione di una scos- setta con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 le quali a 5. 11.30 raggiungono la Va ampiezza massima di mm. 2, 00. Sulla N-S fra 5. 9. 53, fine della precedente registrazione e 5. 13. 16 si hanno ondulazioni del periodo di circa 7. 50 increspate da altre secondarie di periodo assai più breve; attorno a 5. 11. 17 si hanno due ondulazioni del periodo compì, di 2S che raggiungono la l/2 ampiezza di mm. 50. Sulla verticale in corrispondenza dei superiori istanti si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni e versole 5. 11. 6 un dentino dell’ altezza di mm. 0, 15. Grande si smom etnografo. — In corrispondenza dei precedenti istanti non si riscon- tra quasi nulla di notevole. Microsismografo Vicentini. — - Sulla E-W fra 5. 11.52, fine della precedente regi- strazione, e 5. 13. 20, si hanno, specialmente in principio, piccolissime ondulazioni del pe- riodo compì, di 2S 4. Fra 5. 13. 20 e 5. 15. 1 si ha la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4, dapprima piccolissime, poi mano mano crescenti, sino a raggiungere a 5. 13. 46 la l/2 ampiezza massima di mm. 10,50. Sulla N-S la regi- strazione si ha fra 5. 13. 16 e 5. 14. 19 con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 dap- prima piccolissime, poi gradatamente crescenti sino a raggiungere a 5. 13. 41 la V2 ampiezza massima di mm. 4. 40. Sulla verticale la registrazione si ha fra 5. 13. 1 1 e 5. 19. 20 con ondulazioni che in sul principio hanno la forma di dentini i quali a poco a poco si tra- ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Meni. XVIII. 2 10 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] sformano in ondulazioni del periodo compì, di ls scarso che a poco a poco scompaiono quasi del lutto nel predetto istante di 5. 19. 20. Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW la registrazione si svolge fra 5.13.23 e 5. 14. 30 con ondulazioni di tracciato irregolare delle quali non si possono calcolare gli elementi; esse a 5. 13. 50 raggiungono la lfz ampiezza massima di miri. 0, 30 circa; sulla NW-SE la registrazione si ha fra 5. 13. 25 e 5. 15. 14 con ondulazioni piccolissime del pe- riodo di circa 2S le quali a 5. 13. 53 raggiungono la 1/2 ampiezza massima di mm. 0, 30. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 15. 48 e 5. 16. 19 si ha una lieve registrazione di scossetta sempre con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4, le quali a 5. 16. 1 raggiungono la l/.2 massima di mm. 2. Sulla N-S intorno a 5. 15. 50 si hanno due ondulazioni del periodo compì, di circa 2S, 4 con la l/2 ampiezza di mm. 0, 40 precedute e seguite da altre minime ondulazioni del medesimo genere, interferenti con altre, pure, del periodo compì, di 7S,50 già precedentemente riscontrate. Sulla verticale in corrispondenza della superiore registrazione, si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni le quali, del resto si riscontrano quasi sempre tra una scos- setta e l’altra. Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW e NW-SE nulla di notevole si riscontra in corrispondenza della superiore registrazione, i due tracciati però sono lievissimamente perturbati. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 16. 19, fine della precedente regi- strazione e 5. 17. 40, si hanno al solito lievissime ed insignificanti perturbazioni, alcune delle quali in forma di piccolissime ondulazioni del periodo compì, di circa 2S. Fra 5. 17. 40 e 5. 18. 21 si ha la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali, dapprima piccolissime, crescono gradatamente sino a 5. 17. 55 nel quale istante hanno la f2 ampiezza massima di mm. 2, 16. Sulla N-S la registrazione ha luogo a 5. 17. 44 intorno al quale istante si hanno due ondulazioni della l/.z ampiezza dimm. 0, 50 col periodo compì, di 2S, 4 precedute e seguite da altre perturbazioni delle quali non si possono calcolare gli elementi. Sulla verticale in corrispondenza della superiore registra- zione, si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni. Grande sim o m et rografo . — Nulla di notevole in entrambe le componenti NE-SW e NW-SE Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 18. 21 fine della precedente registra- zione e 5. 19. 2 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni; a 5. 19- 2 cominciano a manifestarsi appena ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 che si mantengono picco- lissime sino a 5. 19. 14; immediatamente dopo questo istante le ondulazioni crescono e a 5. 19. 28 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 1, 60 per ridursi quasi a 0 a 5. 19. 40. Sulla N-S a 5. 19. 16 si ha un’ondulazione della i/8 ampiezza di mm. 0, 35 del periodo compì, di circa 3S preceduta e seguita da altre assai più piccole. Sulla verti- cale fra 5. 19. 20 e 5. 20. 22 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni, alcune delle quali in forma di ondulazioni, pure del periodo compì, di ls scarso. Grande sismometrografo. — Neanche in corrispondenza di questa scossetta regi- strata dal Vicentini, si. trova cosa degna di nota in questo strumento. Microsismografo Vicentini. — Fra 5. 19. 40, fine della precedente registrazione, e 5. 20. 0 si scorgono appena piccolissime ondulazioni, pare del periodo compì, sempre di 2S, 4; a 5. 20. 0 ha principio la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni pure L’ Eruzione etnea del 1910 1 1 del periodo di 2S, 4 le quali a 5. 20. 7 raggiungono la 1/2 ampiezza di inni. 1, 75 per ri- dursi a miri. 0, 16 a 5. 20. 25; immediatamente dopo questo istante il movimento riprende forza e le ondulazioni a 5. 20. 49 raggiungono la l/9 ampiezza massima di mm. 5, 00 per deprimersi a poco a poco e scomparire quasi del tutto a 5. 22. 1. Sulla N-S a 5. 19. 52 si osserva un rinforzo del movimento preesistente, per il quale le ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4, dopo diverse alternative a 5. 20. 38 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 1, 50 per ridursi quasi a 0 a 5. 21. 51. Sulla verticale tra 5. 20. 22 e 5. 21. 53 si scorgono perturbazioni assai leggiere in forma di dentini che non superano la i/2 am- piezza di mm. 0, 25. Grande sismonietrografo. — Sulla NVV-SE la registrazione ha luogo fra 5. 20. 26 e 5. 21.41 con ondulazioni piccolissime, appena visibili, del periodo compì, pure di circa 2* le quali a 5. 20. 47 raggiungono appena la lf9 ampiezza massima di mm. 0,25. Sulla NE-SW la registrazione ha luogo fra 5. 20. 27 e 5. 21. 28 con ondulazioni piccolissime, di tracciato irregolare delle quali non si possono calcolare gli elementi e che a 5. 20. 55 raggiungono appena la 1/2 ampiezza massima di mm. 0, 10. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 22. 1, fine della precedente regi- strazione, a 5. 22. 44 si hanno debolissime ed insignificanti perturbazioni ; a 5. 22. 44 ha principio la registrazione di un’ altra scossetta con ondulazioni piccolissime del periodo compì, di 2%4 le quali gradatamente crescono sino a 5.23.8 nel quale istante hanno la f2 ampiezza massima di mm. 3, 60 per ridurla quasi a 0 a 5. 23. 43. Sulla N-S la registra- zione ha luogo fra 5. 22. 40 e 5. 23. 28 con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 5. 22.57 hanno la l/2 ampiezza massima di mm. 1,50; detta registrazione, sin dalla fine della precedente, è preceduta da minime ondulazioni che non vanno oltre la 1/2 ampiezza di mm. 0, 15. Sulla verticale, in corrispondenza della predetta registrazione si osserva un rinforzo lievissimo del movimento preesistente con ondulazioni probabilmente del periodo compì, di ls scarso. Grande sismonietrografo. — Sulla NW-SE la registrazione si trova fra 5. 22. 53 e 5. 23. 31 con ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo compì, di 2% le quali a 5. 23. 10 raggiungono appena la ll2 ampiezza massima di mm. 0, 16. Sulla NE-SW la registrazione si ha fra 5. 22. 57 e 5. 23. 29 con perturbazioni lievissime che non si pos- sono analizzare. Microsismografo Vicentini. — Fra 5. 23. 43, fine della precedente registrazione e 5. 24. 17 si osservano ancora piccolissime ondulazioni del periodo compì, di 2S,4; a 5. 24. 17 comincia la registrazione di un’ altra scossetta, sempre con ondulazioni del periodo compì, di 2S,4 le quali a 5. 24. 30 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 0, 90 e ridursi quasi a 0 a 5. 25. 2. Sulla N-S pare che la registrazione cominci a 5. 24. 1 con ondula- zioni piccolissime del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 5. 24. 23 raggiungono la L/0 am- piezza massima di mm. 0, 35 per ridursi quasi a 0 a 5. 24. 46. Sulla verticale, in corri- spondenza della superiore registrazione si hanno minime ondulazioni del periodo di ls scarso. Grande sismonietrografo. — Su entrambe le componenti NE-SW e NW-SE si scorgono appena, in corrispondenza della superiore registrazione, lievissime perturbazioni che sfuggono all’analisi. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 25. 2, fine della precedente regi- strazione, e 5. 25. 31 si osservano appena ondulazioni piccolissime, la cui ampiezza non si può misurare; a 5. 25.31 comincia la registrazione di un’altra scossetta con ondulazioni 12 S. Arcidiacono [Memoria XVIII. al solito del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 5. 25. 50 raggiungono la 72 ampiezza di mm. 2, 00 per ridursi a mm. 0, 10 a 5. 26. 4. Sulla N-S la registrazione comincia, pre- ceduta al solito da minime ondulazioni, a 5. 25. 22 con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali a 5. 25. 40 raggiungono la l/2 ampiezza massima di mm. 0, 70 per ridursi quasi a 0 a 5. 25. 57. Sulla verticale si hanno lievissime ed appena visibili perturbazioni. Grande sismometrografo. — Neanche la precedente scossetta trova la corrispon- dente registrazione in questo strumento. Microsismografo Vicentini . — Sulla E-W a 5. 26. 12 principio di notevole regi- strazione di scossetta con ondulazioni del periodo compì, di 2S, 4 le quali dapprima picco- lissime non più ampie di mm. 0, 20, a 5. 26. 45 raggiungono la 1/8 ampiezza massima di mm. 38 per ridursi a 5.27.51 a mm. 17,30 per aumentare nuovamente e raggiungere a 5.28.31 un altro massimo secondario di mm. 32 (l{% amp.) per poi diminuire gradata- mente e ridursi quasi a 0 a 5. 31. 30. Sulla N-S il sismogramma comincia a 5. 26. 10 pure con ondulazioni piccolissime del periodo compì, di 2S,4, le quali a 5. 26. 34 raggiun- gono la 7-2 ampiezza massima di mm. 11, 40 per ridursi a 5. 27. 57 a mm. 1, 40; indi aumentano nuovamente e a 5. 28. 21 raggiungono un massimo secondario di mm. 16 (72 amp.) per poi diminuire a poco a poco e dopo varie alternative ridursi quasi a 0 a 5.31. 19. Sulla verticale il sismogramma comincia a 5. 26. 8 dapprima con ondulazioni ap- pena visibili del periodo compì, di ls scarso, le quali in modo piuttosto rapido aumentano e a 5. 26.36 raggiungono la il2 ampiezza massima di mm. 10,50 per Scomparire quasi totalmente, dopo varie alternative, a 5.31.27. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 5. 31. 30, fine della precente registra- zione, e 6. 7. 20 si ha una serie quasi continua di registrazioni di scossette con ondula- zioni, nella più gran parte, di periodo completo pendolare di 2S, 4 e cioè: 1°) fra 5. 32. 30 e 5. 33. 36 con la l/2 ampiezza massima di mm. 3, 50 a 5. 33. 2. 2°) fra 5. 33. 54 e 5. 34. 43 con una i/2 ampiezza massima di mm. 2,00 a 5. 34. 13; 3°) fra 5. 36. 16 e 5. 37. 12 con l/2 ampiezza mass, di mm. 5,00 a 5.36. 38; 4°) fra 5.37. 12 e 5. 38. 10 con l/2 ampiezza mass, di mm. 4, 00 a 5. 37. 32 ; 5°) fra 5. 39. 10 e 5. 39. 59 con l/2 ampiezza massima di mm. 3,23 a 5.39.27; 6°) fra 5. 40. 11 e 5. 41. 2 con la 72 ampiezza massima di mm. 3,65 a 5. 40. 32; 7°) fra 5. 41. 25 e 5. 41. 53 con la 1f2 ampiezza massima di mm. 1,75 a 5. 41. 31; 8°) fra 5. 42. 34 e 5. 43. 5 con la i/2 ampiezza massima di mm. 2, 25 a 5. 42. 52; 9°) fra 5. 43. 26 e 5. 44. 12 con la l/2 ampiezza massima di mm. 3,16 a 5. 43. 55; 10°) fra 5. 44. 39 e 5. 45. 9 con la'73 ampiezza massima di mm. 1 a 5.44.49; 11°) fra 5. 46. 2 e 5. 47. 28 con la l/2 ampiezza massima di mm. 6, 25 a 5. 46. 32; 12°) fra 5. 47. 56 e 5. 49. 8 con la l/2 ampiezza massima di mm. 2,80 a 5. 48. 30; 13°) fra 5. 49. 26 e 5. 50. 13 con la l/2 ampiezza massima di mm. 1,65 a 5. 49. 52; 14°) fra 5. 50. 32 e 5. 51. 18 con la 72 ampiezza massima di mm. 4, 00 a 5. 50. 55; 15°) fra 5. 52. 6 e 5. 52. 48 con la 7a ampiezza massima di mm. 2, 90 a 5. 22. 18; 16°) fra 5.53.6 e 5.53. 26 con la ll2 ampiezza massima di mm. 1,00 a 5.53. 19; 17°) fra 5. 54. 28 e 5.54. 55 con la l/2 ampiezza massima di mm. 1,50 a 5. 54.37; 18°) fra 5. 55. 1 e 5. 55. 31 con la x/2 ampiezza massima di mm. 1,35 a 5. 55. 8; 19°) fra 5. 55. 38 e 5. 56. 3 con la 7a ampiezza massima di mm. 1,25 a 5. 55. 48; 20°) fra 5. 57. 6 e 5. 57. 36 con la 72 ampiezza massima di mm. 1,25 a 5. 57. 19; 21°) fra 5. 58. 17 e 5. 58. 55 con la l/2 ampiezza massima di mm. 1,60 a 5. 58. 41; 22°) fra 5. 59. 40 e 6. 0. 32 con la 72 ampiezza massima di mm. 2, 50 a 6. 0. 1 ; 23°) fra 6. 0. 59 e 6. 1. 25 con la l/2 ampiezza L’ Eruzione etnea del 1910 13 massima di inni. 1,90 a 6. 1. 13; 24°) fra ó. 1. 25 e 6. 2. 10 con la x/2 ampiezza massima di nini. 1,60 a 6. 1. 50; 25°) fra 6. 2. 10 e 6. 3. 14 con la l/2 ampiezza massima di mm. 1, 50 a 6. 2. 31; 26°) fra 6. 3. 55 e 6. 4. 12 con la ampiezza massima di mm. 1. 50 a 6. 4. 2 ; 27°) fra 6. 4. 12 e 6. 4. 38 con la l/2 ampiezza massima di mm. 1, 00 a 6. 4. 21 ; 28°) fra 6. 6. 6 e 6. 6. 28 con la Va ampiezza massima di mm. 0,75 a 6. 6. 23; 29°) fra 6. 6. 28 e 6. 6. 46 con la l/2 ampiezza massima di mm. 1,25 a 6. 6. 37 ; 30°) fra 6. 6. 46 e 6. 7. 20 con la i/2 ampiezza massima di mm. 1,00 a 6. 6. 55. Notiamo che fra una scossetta e l’altra lo strumento non sta quasi mai fermo, ma registra sempre ondulazioni del periodo di 2S, 4 che talvolta raggiungono la l/2 ampiezza di mm. 0,25. Sulla N-S fra 5. 31. 19, fine della precedente registrazione e 6. 7. 21 si hanno pure moltissime registra- zioni di scossette, cioè: una la fra 5. 36. 14 e 5. 36. 58. con l’ampiezza massima di mm. 1,35 a 5. 36. 30 e 5. 36. 38; una 2a si ha tra 5. 37. 21 e 5. 37. 57 con l’ampiezza mas- sima di mm. 1, 00 a 5. 37. 34; una 3a ha luogo fra 5. 39. 13 e 5. 39. 44 con un’am- piezza massima di mm. 0, 85 a 5. 39. 18 e 5. 39. 25; una 4a si ha fra 5. 40. 10 e 5. 40. 42 con un’ampiezza massima di mm. 0,90 a 5. 40. 34; una 5a fra 5. 41. 16 e 5. 41. 39 con un’ampiezza massima di mm. 0, 50 a 5. 4L 28 ; una 6a fra 5. 42. 24 e 5. 42. 27 con un’ampiezza massima di mm. 0,60 a 5. 42. 42; una 7a fra 5. 43. 40 e 5. 43. 59 con una ampiezza massima di mm. 0,75 a 5. 43. 52; una 8a fra 5.45. 53 e 5. 47. 9 con un'am- piezza massima di mm. 1, 65 a 5. 46. 22; una 9a fra 5. 48. 16 e 5. 49. 1 con un’am- piezza massima di mm. 0,50 a 5. 48. 27; una 10a fra 5. 50. 31 e 5. 51. 44 con una am- piezza massima di mm. 1,00 a 5. 50. 47 ; una 1 la fra 5. 51. 54 e 5. 52. 31 con una am- piezza massima di mm. 0, 65 a 5. 52. 9; una I2a intorno a 5. 56. 35 con una ampiezza massima di mm. 0, 50 nel medesimo istante; una 13a si ha fra 5. 58. 25 e 5. 58. 49 con una ampiezza massima di mm. 0, 35 e 5. 58. 39; una 14a si ha fra 5. 59. 35 e 6. 0. 22 con una ampiezza massima di mm. 0,35 a 5. 59. 22; una 15a fra 6. 0. 52 e 6. 3. 17 con una ampiezza massima di mm. 0,30 a 6. 1. 3; una 16a fra 6. 3. 39 e 6. 4. 29 con una ampiezza massima di mm. 0,50 a 6. 3. 54; una 17a fra 6. 5- 59 e 6. 7. 5 con un’am- piezza massima di mm. 0,25 a 6. 6. 35. Sulla verticale fra 3.31. 27, fine della precedente registrazione e 6. 7. 19 si hanno minime e continue perturbazioni consistenti in ondulazioni assai piccole di periodo strumentale, cioè ls scarso. Notiamo le più cospicue, cioè : una la fra 5. 36. 19 e 5. 38. 27 con ampiezza massima di mm. 0,25 a 5. 36. 55; una 2a fra 5. 39. 7 e 5. 40. .46 con un’ ampiezza massima di mm. 0, 20 a 5. 39. 32 ; una 3a fra 5. 45.55 e 5. 48. 22 con una ampiezza massima di mm. 1,65 a 5. 46. 18. Notiamo che fra una registrazione e l’altra su tutte e tre le componenti si trovano sempre delle minime registrazioni di ondulazioni di periodo pendolare, cioè di 2S, 4 sulla E e N e di ls scarso nella verticale. Grande Sismonietrografo. — Sulla NE-SW fra 5. 29. 10 e 5. 46. 5 si hanno de- bolissime ed appena visibili perturbazioni che non si possono sottoporre ad analisi. Da 5. 46. 5 a 5. 46. 40 si ha la registrazione di una scossetta, detta registrazione è cosi debole che non si può determinare il massimo. Altra scossetta si ha registrata assai debolmente fra 5. 50. 40 e 5. 51. 13 con ondulazioni piccolissime, di tracciato irregolare, di periodo, pare, di 2S, 5 circa, le quali a 5. 50. 58 raggiungono appena la ampiezza mass, di mm. 0, 10. Altra scossetta si ha registrata fra 5. 51. 52 e 5. 52. 35 con piccolissime perturbazioni che sfuggono dall’ analisi. Altra registrazione ha luogo fra 5. 59. 49 e 6. 0. 35 anch’ essa debolissima che non si può analizzare. Sulla NW-SF. si ha una debolissima registrazione 14 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] fra 5. 46. 5 e 5. 47. 6 della quale non si possono calcolare gli elementi. Altra appena visibile fra 5. 50. 43 e 5. 51. 12. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W a 6. 7. 20 ha -principio una notevole re- gistrazione di scossetta con ondulazioni al solito del periodo di 2S, 4 le quali dapprima sono piccolissime, ma che subito dopo aumentano dì ampiezza rapidamente di modo che a 6. 7. 46 raggiungono la semiampiezza di inni. 47 per poi diminuire a poco a poco e ri- dursi quasi a 0 a 6. 12. 32 fra 6. 13-21 e 6. 13. 46 si ha una debole registrazione di scos- setta, sempre con ondulazioni di periodo di 2S, 4 le quali a 6. 13. 40 hanno l’ampiezza di mm. 0, 85; fra 6. 13. 46 e 6. 14. 10 si ha un’altra debole registrazione di scossetta con un massimo di mm. 0, 90 a 6. 13. 55. Intorno a 6. 14. 31 si ha un gruppetto di 3 ondulazioni che non superano 1’ ampiezza di mm. 0, 30. Altra lieve registrazione di scossetta si ha fra 6. 15. 28 e 6. 15. 50 con un’ ampiezza massima di mm. 0, 35 a 6. 15.39; altre lievi registrazioni si hanno intorno a 16. 16. 18 e 16. 16.37 nei quali istanti le ondulazioni raggiungono appena rispettivamente l’ampiezza di mm. 0, 50 e 0, 25; altri lievi accenni si hanno intorno a 6. 18. 6 e 6. 20. 16 nei quali istanti si ha rispetti- vamente 1’ ampiezza di mm. 0, 35 e 0, 40. Si ha poi altra registrazione di scossetta fra 6. 24. 7 e 6. 26. 13 con l’ampiezza massima di mm. 5, 50 a 6. 25. 30. Altra registra- zione di scossetta ha luogo fra 6. 30. 43 e 6. 35. 4 al solito con ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali a 6.31.23 raggiungono l’ampiezza di mm. 16,50. Altra registrazione di scossetta lieve si ha fra 6. 39. 18 e 6. 40,21 con l’ampiezza massima di mm. 1, 75 a 6. 39. 40. Altra scossetta si ha fra 6. 47. 43 e 6. 48. 16 con la ampiezza massima di min. 2, 15 a 6. 48. 2. Altra scossetta fra 6. 49. 13 e 6. 49. 38 con l’ampiezza massima di mm. 1, 00 a 6. 49. 29. Ancora un’altra scossetta si ha fra 6. 51. 47 e 6. 52. 44- con l’ampiezza massima di mm. 3, 35 a 6. 52. 8. Altra scossetta si riscontra fra 6. 54. 54 e 6. 55. 40 con l’ampiezza massima di mm. 2,35 a 6. 55. 15. Altra scossetta ha luogo fra 6. 56. 40 e 6. 57. 13 con 1’ ampiezza massima di mm. 1, 50 a 6. 57. 2. Altra scossetta si ha fra 6. 58. 34 e 6. 59. 0 con 1’ ampiezza massima di mm. 1, 50 a 6. 58. 45. Altra scossetta si riscontra fra 7. 0. 16 e 7. 0. 37 con l’ampiezza massima di mm. 2,00 a 7. 0. 25. Altra pic- cola registrazione si ha intorno a 7. 1. 40 nel quale istante si ha l’ampiezza massima di mm. 0, 75. Altra scossetta si ha registrata fra 7. 5. 34 e 7. 5. 56 con 1’ ampiezza massi- ma di mm. 2, 00 a 7. 5. 42. Altra scossetta lievissima si ha intorno a 7. 6. 30 nel quale istante si ha l’ampiezza di mm. 0,75; altra del medesimo genere intorno a 7.8. 18 nel quale istante si ha l’ampiezza massima di mm. 0, 75. Altra scossetta si ha fra 7. 11. 4 e 7. 11. 22 con l’ampiezza massima di mm. 1, 50 a 7. 11. 12. Altre lievi registrazioni si hanno intorno a 7. 12. 30— -7. 13. 54 e 7. 14. 50 nei quali istanti le ondulazioni hanno l’ampiezza massima rispettivamente di mm. 0,50 — 0,75 e 1, 16. Si ha poi altra regi- strazione fra 7. 17. 1 e 7. 17. 23 con l’ampiezza massima di mm. 1.40 a 7. 17. 8. A 7. 18.47 si ha l’inizio di una notevole registrazione di scossetta, al solito con ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali dapprima sono piccolissime e subito aumentano di ampiezza e a 7. 19. 1 1 raggiungono l’ampiezza massima di mm. 52,50 per poi diminuire a poco a poco e ridursi quasi a mm. 0,05 a 7. 23. 1. A 7. 23. 31 si ha il principio della regi- strazione di un’altra scossetta; a 7.23.42 le ondulazioni hanno l’ampiezza massima di mm. 3,65 e a 7. 24. 22 si riducono circa a mm. 0, 05. Altra scossetta si ha fra 7. 28. 49 e 7. 29. 10 con la semiampiezza massima di mm. 1,00 a 7.28.57. Altra registrazione fra 7.33.34 e 7.34.37 con la semiampiezza massima di mm. 3,50 a 7. 33. 56. Altra scossetta L' Eruzione etnea del 1910 15 fra 7. 39. 35 e 7. 40. 49 con l’ampiezza massima di min. 3,00 circa a 7. 40. I. Altra scossetta si ha fra 7. 41. 42 e 7. 42. 50 con l’ampiezza massima di inni. 4,50 a 7. 42. 7. Altra lieve registrazione si ha intorno a 7. 43. 6 nel quale istante si ha l’ampiezza di min. 0,50. Altra lieve registrazione intorno, a 7.49.7 nel quale istante si ha l'ampiezza di min. 0,60. Ancora un’altra a 7.52. 1 nel quale istante si ha l’ampiezza di inni. 0,65. Altra registrazione di scossetta si ha fra 8. 0. 32 e 8. 1. 35 con 1’ ampiezza massima di min. 5,00 a 8.0.55. Altra notevole registrazione si ha fra 9. 19.31 e 9.22.25 conia semiam- piezza massima di inni, 19,00 a 9. 20. 3. Sulla N-S si ha una notevole registrazione fra 6. 7. 21 e 6. 12. 26 con ondulazioni del periodo di 2S, 0 dapprima piccolissimi che durano sino a 6. 7. 27, in questo istante le dette ondulazioni crescono rapidamente in ampiezza e a 6.7.47 raggiungono la semiampiezza massima di min. 39,50 con periodo di 2S,4 le quali a poco a poco si deprimono e dopo varie alternative a 6.12.26 si riducono a mm. 0,05 restan- do ondulazioni del periodo di 7S,5 circa molto appiattite le quali persistono sino a 6. 24. 58 nel quale istante e sino a 6. 25. 51 ha luogo la registrazione di un’altra scossetta con la semiampiezza massima di mm. 3,50 a 6. 25. 16 e O. 25. 25. Altra scossetta si ha fi-a 6. 30. 52 e 6. 33. 10 con la semiampiezza massima di mm. 5,65 a 6. 31. 13. Altra lieve registra- zione di scossetta si ha fra 6. 39. 17 e 6. 40 18 con la semiampiezza massima di mm. 0,35 a 6. 39. 40. Altra registrazione si ha fin 6. 47. 34 e 6. 48. 8 con la semiampiezza massima di mm. 0,75 a 6.47.52. Altra registrazione si ha fra 6.48.59 e 6.50.2 con la semiampiezza massima di mm. 0,65 a 6. 49. 20. Altra registrazione si ha fra 6. 51. 4-2 e 6. 54.55 con la semiampiezza massima di mm. 1,35 a 6. 51. 59. Altra lieve registrazione ha luogo fra 6.54.50 e 6. 55.53 con la semiampiezza massima di mm. 0,75 a 6. 55. 4. Altra lieve re- gistrazione si riscontra fra 6. 58. 20 e 6. 59. 25 con la semiampiezza massima di mm. 0,65 a 6. 58. 34. Ancora una lieve registrazione si ha fra 7. 0. 3 e 7. 0. 37 con la semiam- piezza massima di mm. 0,25 a 7. 0. 19. Altra scossetta si ha fra 7. 5. 16 e 7. 5. 49 con l’ampiezza massima di mm. 0,65 a 7. 5. 32. Altra lievissima scossetta si ha fra 7. 10.46 e 7. 11.20 con 1’ ampiezza massima di mm. 0,50 a 7. 11. 3. Una notevole registrazione si ha fra 7. 18. 46 e 7. 21. 31 con la semiampiezza massima di mm. 17, 50 a 7. 19. 10. Fra 7. 21. 31 a 7. 23. 16 si hanno ondulazioni assai appiattite del periodo di 7S, 5; fra 7. 23. 16 e 7. 23. 49 si ha la registrazione di una lieve scossetta al solito con ondulazioni del periodo di 2S,4 le quali hanno la semiampiezza massima di mm. 0,65 a 7. 23. 39. Fra 7. 23.39 e 7. 33. 31 si hanno ancora le ondulazioni molto appiattite del periodo di 7S, 5. Fra 7. 33.31 e 7. 34. 7 si ha un’altra scossetta con la semiampiezza massima di mm. 1,00 a 7. 33. 53 e con ondulazioni del periodo di 2S, 4. Altra scossetta si ha fra 7. 39. 38 e 7. 40. 15 con la semiampiezza massima di mm. 0,85 a 7.39.55. Ancora un’altra scos- setta ha luogo fra 7.41.43 e 7.42.40 con la semiampiezza massima di mm. 2,50 a 7. 42. 5. Altra scossetta ha luogo registrata fra 8. 0. 28 e 8. 2. 16 con la semiampiezza massima di mm. 2,00 a 8. 0. 55. Altra scossetta fra 9. 19. 35 e 9. 21. 2 con la semi- ampiezza massima di mm. 7,40 a 9. 19. 59. Altra scossetta minima si ha fra 9. 21. 22 e 9. 21.39 con la semiampiezza massima di mm. 1, 10 a 9. 21. 28. Sulla verticale fra 6.7.20 e 6. 11.43 si ha una notevole registrazione di scossetta con ondulazioni del pe- riodo di ls scarso le quali da quasi 0 salgono a 6. 7. 43 a mm. 9, 25 7/2 amp.) poi si deprimono grado grado e dopo varie alternative si riducono ad una piccola frazione di mil- limetro a 6. 8. 19; fra questo istante e 6. 11.43 si hanno le ultime traccie del diagram- ma. Altro accenno di scossetta si ha fra 6. 24. 57 e 6. 26. I con un massimo di ampiezza 16 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] di mm. 0, 25 amp.) a 6. 25. 20. Altra notevole registrazione si ha fra 6. 30. 45 e 6. 36. 35 con un’ampiezza massima di mm. 4,35 a 6. 31. 14. Altra lieve scossetta si ha fra 6. 57. 47 e 6. 53. 44 con una semiampiezza massima di mm. 0,25 a 6.51. 56. Altra registrazione notevole si ha fra 7. 18. 44 e 7. 22. 38 con una semiampiezza massima di mm. 4, 50 a 7. 19. 22. Altra lieve scossetta ha luogo fra 7. 33. 35 e 7. 34. 41 con una semiampiezza massima di mm. 0, 25 a 7. 33. 58. Altra scossetta si ha fra 7. 41. 44 e 7.45.41 con un’ampiezza massima di mm. 1,00 a 7.41.57. Altra lieve registrazione di scossetta si ha fra 8.0. 32 e 8.2.49 con un’ampiézza massima di mm. 0, 50 circa a 8.0. 41. Una notevole registrazione si ha poi fra 9. 19. 26 e 9. 24. 1 con una semiam- piezza massima di mm. 6,95 a 9. 19. 52. Grande Sismometro grafo. — Sulla NE-SW fra 6.7. 28 e 6. 10. 37 si ha una notevole registrazione di scossetta costituita da ondulazioni dapprima piccolissima di periodo indeter- minabile che a 6. 7. 51 raggiungono la massima ampiezza di mm. 1,45 (Vs amp.) con pe- riodo di poco più di 2S; indi vanno a poco a poco dileguandosi e scompaiono verso le 6. 10.37 con periodo pure di circa 3S, 4. Altra lievissima registrazione si ha fra 6.25. 12 e 6. 26. 0 che per la sua piccolezza sfugge ali’ esame, solo si scorge a 6. 25. 40 che il movimento ha 1’ ampiezza di mm. 0, 05 circa. Altra registrazione si ha fra 6. 30. 56 e 6- 32. 0 con ondulazioni del periodo di circa 3S perturbate da altre di periodo più breve, con un’ampiezza massima di mm. 0,35 a 6. 31. 26. Poi si ha un’altra registrazione po- co dopo, cioè fra 6. 32. 0 e 6. 33. 12 con ondulazioni di periodo breve indeterminabile che in parte si sovrappongono e che a 6. 32. 10 raggiungono appena la semiampiezza mas- sima di mm. 0,25. Altra registrazione si ha fra 7. 19. 0 e 7. 21. 57 con ondulazioni di trac- ciato irregolare del periodo variabile di 3S a 6S le quali a 7. 19. 27 raggiungono l’ampiezza di mm. 1,25. Ancora una lievissima registrazione ha luogo fra 7. 23. 25 e 7. 24. 13 che sfugge all’analisi; il movimento a circa 7. 23. 50 ha una semiampiezza di mm. 0,05. Altre lievissime perturbazioni insignificanti si riscontrano fra 7.39.34. e 7.40. il. Poi si ha un’altra registrazione assai lieve, fra 7. 41, 43. e 7. 42. 31 con un’ampiezza massima di mm. 0, 05 a 7. 41. 56 nel quale istante si scorge un’ondulazione di 3S di periodo. Altra lievissima registrazione si ha fra 8. 0. 37. e 8. 1. 29. con massimo di ampiezza di appena mm. 0, 05 (*/, amp.) a 8. 0. 59 e con ondulazioni pare di 3S circa. Altra registrazione si ha a 9. 19. 41 e 9. 21. 26 con ondulazioni pare del periodo di 3S che a 9. 20. 10 rag- giungono l’ampiezza di mm. 0, 35. Sulla NW-SE si ha una notevole registrazione fra 6. 7. 29 e 6. 11. 28 con ondulazioni del periodo di circa 3S ed anche meno, le quali a 6. 7. 53 raggiungono l’ampiezza di mm. 2, 00. Lievissime ed insignificanti perturbazioni si scorgono appena fra 6. 25. 25 e 6. 26. 2. Altra registrazione si ha fra 6. 30. 52 e 6. 33. 48 con ondulazioni del periodo di 2S a 3S le quali a 6. 31. 19 raggiungono l’ampiezza massima di mm. 0, 50. Altra registrazione di scossetta ha luogo fra 7. 18. 53 e 7. 23. 52 con ondulazioni del periodo di 2S a 3S che a 7. 19. 18 raggiungono l’ampiezza di mm. 1, 85. Altra lie- vissima registrazione si riscontra fra 7. 39. 29 e 7. 40. 3 con ondulazioni del periodo di quasi 3S che non superano l’ampiezza di mm. 0, 15. Ancora un’altra registrazione si ha fra 7. 41. 34 e 7. 42. 30 con ondulazioni di periodo di quasi 3S le quali a 7. 41. 59 hanno appena la semiampiezza mass, di mm. 0. 15. Altra lieve registrazione si ha fra 8. 0. 28 e 8. 1. 30 con ondulazioni appena visibili del periodo pare di quasi 3S che hanno a 8. 0. 51 la semiampiezza mass, di appena 0. 05 mm. L 'Eruzione etnea del 1910 17 Altra registrazione di scossetta si riscontra fra 9. 19. 38 e 9. 21. 46 con ondulazioni del periodo di 3S le quali a 9. 20. 5 raggiungono la semiampiezza mass, di mm. 0, 65. Microsismografo Vicentini. — Sulla E-W fra 11. 0. 34 e 11. 2. 28 si ha una lie- vissima registrazione di scossetta con un massimo di mm. 0, 25 (V2 amp.) a 11. 1.0. Sulla N-S la registrazione si ha fra 11. 0. 38 e 11. 2. 55 con un massimo di mm. 0, 25 a 11.0. 51. Sulla vellicale fra 1 1. 0. 38 e 11. 2. 59 con un massimo di mm. 0, 20 a 11. 0. 52. Grande Sismometrografo. — Nulla. Microsismografo Vicentini. — Sulla N-S fra 12. 10. 41 e 12. 11. 4 si ha la regi- strazione di un’ altra scossetta con ondulazioni di periodo di 2S, 4 le quali a 12. 10. 45 hanno 1’ ampiezza massima di mm. 0, 50. Sulla verticale la registrazione ha luogo fra 12. 10. 42 e 12. 13. 35 con ondulazioni del periodo di ls scarso sovrapposte ad altre spe- cialmente in principio di periodo di 6S a 12s. Sulla E-W la registrazione si ha fra 12. 10. 49 e 12. 12. 30 con una semiampiezza massima di mm. 0, 90 a 12. 11.6 e con ondulazioni del periodo di 2S, 4. Grande sismometrografo. — Fra 12. 10.37 e 12. 1 1.48 sulla NE-SW e fra 12. 10. 37 e 12. 11. 26 sulla NW-SE si osservano appena debolissime ed insignificanti perturbazioni. (1) 24 Marzo — Sulle tre componenti del Vicentini e specialmente sulla verticale si os- servano minime perturbazioni probabilmente cagionate dall’ eruzione eccentrica etnea in corso. Sul Grande Sismometrografo nulla di notevole. 25 Marzo. Microsismografo Vicentini. — Sulle tre componenti del moto si riscontrano deboli perturbazioni prodotte dal mare alquanto agitato. Sulla verticale a 19. 25. 6 si ha l’inizio di una notevole registrazione di scossetta con ondulazioni dapprima piccolissime ed appena visibili del periodo di ls scarso le quali aumentando in ampiezza a 19. 25. 21 escono fuori della carta affumicata per rientrarvi a 19. 25. 51 ; in questo istante hanno l’ampiezza di mm. 17 ma certamente questa dovette essere ancora più grande; poi le ondulazioni vanno mano mano deprimendosi e scompaiono verso le 19. 31.6. Sulla N-S la registrazione ha luogo fra 19. 25. 10 e 19. 29. 31 con ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali a 19. 25. 33 raggiungono 1’ ampiezza di mm. 29 circa per poi, dopo diverse alternative ridursi quasi a 0 a 19. 29. 31. In questo istante entrano ondula- zioni del periodo di circa 7S, 5 molto appiattite increspate dalle ondulazioni preesistenti di periodo strumentale, le quali pare che si dileguino verso le 19. 44. 51. Sulla E-W la registrazione ha luogo fra 19. 25. 11 e 19. 31. 47 con ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali dapprima piccolissime, a 19. 25. 57 raggiungono 1’ ampiezza di mm. 34, 50 per poi diminuire a poco a poco e scomparire a circa 19. 31. 47. Grande sismometrografo. — Registrazione di scossetta sulla NE-SW fra 19. 25. 6 e 19. 30. 6 con ondulazioni di tracciato irregolare, specialmente in principio, del periodo variabile da 3S a 6S le quali a 19. 25. 22 hanno l’ampiezza massima di mm. 2, 20. Sulla NW-SE la registrazione si svolge fra 19. 25. 7 e 19. 31. 5 con ondulazioni pure di tracciato irregolare del periodo di 2S a 6S che a 19. 25. 27 raggiungono la semiampiezza di mm. 2, 95. 26 Marzo. Microsismografo Vicentini. — In causa del mare agitato su tutte e tre le componenti del moto si riscontrano delle perturbazioni in forma di ondulazioni di periodo (1) Giova qui ripetere che negli intervalli tra una scossetta e 1’ altra si trovano quasi sempre e su. tutte le componenti dei due strumenti perturbazioni continue, relativamente deboli. ATTI ACC. SERIE V, VOL. IV, Meni. XV11I. 3 18 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] strumentale, cioè di 2S,4 per la E e W e di ls scarso per la verticale le quali talvolta arri- vano alla semiampiezza di mm. 0, 25. Sulla verticale però fra 13. 25. 36 e 13. 30. 42 ha luogo una registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo di ls scarso, le quali pic- colissime in principio a 13. 26. 5 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 5, 75 per poi grado grado scomparire verso le 13. 30. 42. Sulla N-S la registrazione si riscontra fra 13. 25. 38 e 13. 29. 1 1 con ondulazioni dapprima piccolissime del periodo di 2S, 4 le quali a 13. 26. 6 raggiungono la semiampiezza mass, di mm. 6,25 per poi a poco a poco dile- guarsi a circal3. 29. 11. Sulla E-W la registrazione si svolge fra 13. 25. 40 e 13. 28. 59 pure con ondulazioni del periodo di 2S, 4 che piccolissime dapprima arrivano all’ampiezza mass, di mm. 6, 25 a 13. 26. 11 per poi a poco a poco scomparire a 13. 28. 59. Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW fra 13. 25. 31 e 13. 27. 39 si ha la regi- strazione della scossetta con ondulazioni di tracciato irregolare, di periodo variabile da 2S a 4S le quali a 13. 25. 47 raggiungono l’ampiezza massima di mm. 0,25. Sulla NW-SE la registrazione ha luogo fra 13. 25. 31 e 13. 27. 39 con ondulazioni del medesimo genere di quelle della precedente componente, le quali a 13. 25. 45 hanno 1’ ampiezza massima di mm. 0, 40. 27 Marzo. Microsi sniografo Vicentini. — Sulla verticale fra 8.12.52 e 8.13.35 lievis- sima registi-azione di scossetta con ondulazioni del periodo di ls scarso la cui semiampiezza massima è di appena mm. 0,25 raggiunta a circa 8.13.21. Sulla N-S la registrazione ha luogo fra 8. 12. 52 e 8. 14. 18 con ondulazioni del periodo di circa 2S le quali a 8. 13. 14 raggiungono 1’ ampiezza massima di mm. 0, 25. Sulla E-W la registrazione si trova fra 8. 13. 0 e 8. 13. 45 con ondulazioni del periodo di circa 2S, 4 le quali a 8. 13. 15 rag- giungono l’ampiezza massima di mm. 0, 15. (1) Grande sismometrografo. — Nulla. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 10. 16. 34 e 10. 19.57 altra lieve registrazione di scossetta con ondulazioni di periodo di ls scarso dapprima piccolissime, ap- pena visibili e a 10.16.50 con la semiampiezza massima di mm. 1,20, poi a poco a poco si deprimono sino a scomparire del tutto nel predetto istante 10. 19. 57. Sulla N-S la re- gistrazione ha luogo fra 10. 16. 34 e 10. 17. 16 con ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali a 10. 16. 46 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 40. Sulla E-W la registrazione si ha fra 10.16.34 e 10.17.17 pure del periodo di 2S,4 le quali a 10. 16. 43 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 40. Grande sismometrografo. — Nulla. 28 Marzo. Microsismografo Vicentini.— Sulla verticale fra 10. 4. 25 e 10.5. 14 si osserva appena una debole registrazione di scossetta con ondulazioni dapprima piccolissi- me ed appena visibili, le quali a circa 10. 4. 34 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 10. Sulla N-S la registrazione si ha fra 10. 4. 24 e 10. 5. 8 con ondulazioni minime del periodo medio di 2S, 4 le quali a 10. 4. 40 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 0, 15. Sulla E-W la registrazione ha luogo fra 10. 4. 24 e 10. 5. 33 pure del periodo di 2S, 4 le quali a 10. 4. 43 raggiungono la semiampiezza massima di nini. 0, 40. Grande sismometrografo. — Nulla. 29 Marzo — Nulla. (1) Registrazione di natura dubbia. L' Eruzione etnea del 1910 .1.9 30 Marzo. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale a 8.3. 51 inizio di registra- zione sismica con ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo di ls scarso le quali a 8.4.58 raggiungono la semiampiezza massima di nini. 0, 50 per poi scomparire a poco a poco verso le 8. 7. 46. Sulla E-W il movimento pare che si manifesti a 8.3-56 e sino ad 8. 4. 22 si mantiene incerto ed appena visibile ; immediatamente dopo le 8. 4. 22 si mani- festano ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali a 8. 5. 27 raggiungono 1’ ampiezza di min. 1,75 per poi ridursi a min. 0,05 a 8. 6. 26; fra 8.6.26 e 8.9-33 si hanno le ultime traccie del sismogramma. Sulla N-S fra 8. 33. 57 e 8. 4. 28 si ha qualche piccolissima on- dulazione appena accennata, del periodo pare di 2S; a 8. 4. 28 hanno principio ondulazioni del periodo di 2S, 4 le quali a 8. 4. 58 raggiungono 1’ ampiezza di mm. 0, 75 per poi scomparire gradatamente a 8. 7. 48. Grande sismometrografo. — Sulla NVV-SE la registrazione è assai debole e si svolge fra 8. 4. 30 e 8. 6. 57 con ondulazioni assai piccole ed appena accennate, le quali verso le 8- 4. 51 si determinano discretamente, con periodo di circa 5S raggiungendo 1’ ampiezza di mm. 0, 15. Sulla NE-SW la pennina scrive assai debolmente ed il tracciato non è continuo ; pure fra 8. 4. 53 e 8. 5. 29 si osserva appena qualche ondulazione con periodo, pare, di circa 5S. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 18. 15. 51 e 18. 16. 12 si hanno ondulazioni piccolissime del periodo di ls scarso le quali non superano 1’ ampiezza di mm. 0, 20; immediatamente dopo le 18. 16. 12 il movimento si fa più sensibile e le on- dulazioni a 18. 16.21 raggiungono la semiampiezza mass, di mm. 1, per poi dileguarsi gradatamente verso le 18. 20. 32. Sulla N-S la registrazione comincia a 18. 15. 53 con ondulazioni del periodo di 2S, 4 dapprima piccolissime poi con l’ampiezza massima di mm. 1,75 a 18. 16. 16; indi si depri- mono e a poco a poco, dopo diverse alternative si riducono a 18. 18. 43 alla semiampiezza di mm. 0,05; fra 18. 18.43 e 18. 23.22 il movimento sismico pare che si dilegui. Sulla E-W il sismogramma ha principio a 18. 15. 53 pure con ondulazioni piccolissime del pe- riodo di 2S, 4 le quali a 18. 16. 38 raggiungono la semiampiezza massima di mm. 1, 30 per poi ridursi dopo varie alternative a mm. 0,05 a 18. 18. 27 ; fra quest’ultimo istante e 18. 26. 4 pare che il movimento sismico abbia fine. (1) Grande sismometrografo. — Sulla NE-SW fra 18.15.40 e 18.21.3 si hanno debo- lissime ed appena visibili perturbazioni che sfuggono all’analisi. Sulla NW-SE a 18.15.59 si ha il principio di ondulazioni piccolissime, appena accennate che col procedere del tem- po si determinano discretamente e a circa 18. 17. 16 hanno la semiampiezza massima di mm. 0,16 con periodo pare di circa 5S indi a poco a poco si dileguano versole 18.23.23. 31 Marzo. Microsismografo Vicentini. — Sulla N-S fra 6. 3. 53 e 6.4.55 lievissima registrazione di scossetta con ondulazioni del periodo di 2S, le quali a 6. 4. 3 raggiungono appena 1’ ampiezza massima di mm. 0, 16. Sulla E-W la registrazione ha luogo fra 6. 3. 54 e 6. 4. 34 con ondulazioni pure del periodo di 2S le quali a 6. 4. 3 raggiungono 1’ am- piezza di mm. 0, 15; sulla verticale la registrazione si riscontra fra 6.3.56 e 6.4.43 con ondulazioni dapprima piccolissime ed appena visibili del periodo di ls scarso le quali a 6. 4. 13 hanno la ampiezza massima di mm. 0, 10. (1) La fine dei sismogrammi è incerta, in causa di perturbazioni preesistenti prodotte dal mare alquanto agitato. 20 S. Arcidiacono [Memoria X Vili. | Grande sismometrografo. — Nulla. 2 Aprile — Microsismografo Vicentini. — Strumento perturbato, specialmente sulle due componenti orizzontali N-S ed E-W sulle quali si ha la registrazione continua di ondulazioni del periodo pendolare di 2S,4 che sulla E-W talvolta hanno la semiampiezza di min. 0,35 e sulla N-S di nini. 25 circa. Sulla verticale, ove le .perturbazioni sono meno sensibili, si ha il principio del sismogramma a 16. 50. 19 con ondulazioni appena visibili in principio, del periodo di ls scarso, le quali a 16. 50. 59. raggiungono la semiampiezza di min. 0,66 per poi deprimersi e a poco a poco scomparire verso le 16. 52. 58. Sulla N-S si scorge un de- bole rinforzo delle ondulazioni preesistenti in causa del mare alquanto agitato, fra 16.50.19 e 16. 50.45; a 16,50.35 si ha la semiampiezza massima di mm. 0,70. Sulla E-W non si nota alcun rinforzo del movimento all’ora del terremoto, ma solo fra 16.50.22 e 16.50.43, ove le ondulazioni hanno una semiampiezza di mm. 0, 25 ed un periodo di 2S, 4, il so- vrapporsi di altre ondulazioni secondarie di periodo più breve indeterminabile. Grande sismometrografo. — Su questo strumento le perturbazioni prodotte dal mare agitato sono quasi nulle e il principio del sismogramma, si vede in modo chiaro e avviene sulla NW-SE a 16. 49. 19 e sino a 16. 53. 29 si hanno ondulazioni piccolissime, appena accennate del periodo variabile da 3S a 4tì le quali a circa 16. 50 55 hanno appena l’am- piezza di mm. 0,05. Sulla NE fra 16. 49. 21 e 16. 51. 25 si scorgono appena debolissime ed insignificanti perturbazioni ; solo a 16. 50. 26 si vede un’ ondulazione del periodo di circa 6S e dell’ampiezza di mm. 0, 20. 3 a io Aprile — Nulla. 11 Aprile. — Microsismografo Vicentini. — Nella giornata si ha vento forte di WNW che a 91' ha la velocità oraria di Km. 21 e alle 12h raggiunge la velocità massima di Km. 24; e perciò sulle due componenti orizzontali E-W e N-S si hanno continue perturbazioni in forma di ondulazioni del periodo variabile da 3S a 6S le quali non superano l’ampiezza di mm. 0,25; però sulla E-W fra 9. 36. 29 e 9. 39. 36 si osserva un lieve rinforzo del movi- mento preesistente con ondulazioni nella maggior parte di periodo di 2S, 4 le quali a 9. 38. 5 raggiungono l’ampiezza di mm. 0.20. Sulla N-S il rinforzo si osserva fra 9. 36. 55 e 9. 40. 42 con ondulazioni pure, per la maggior parte di periodo di 2S, 4 le quali a 9. 37. 0 raggiungono 1’ ampiezza di mm. 0, 20. Sulla verticale nulla. Grande sismometrografo. — Anche questo strumento e lievemente perturbato e nulla si riscontra di notevole in corrispondenza alla superiore registrazione. 12 Aprile. — Microsismografo Vicentini. — (Terremoto lontano : Costarica). Sulla verti- cale a 1. 34. 48 inizio di lievissimo movimento con ondulazioni del periodo di 3S le quali a 1.34.52 raggiungono appena l’ampiezza di mm. 0,25 ed alle quali si sovrappongono ondu- lazioni di periodo più breve di quasi ls (strumentali); dopo 1.34.52 esse si deprimono in- sensibilmente sino a scomparire quasi totalmente a 1.45.1 immediatamente dopo quest'ultimo istante ricompaiono e a 1 . 45. 7 raggiungono appena la semiampiezza di mm. 0, 20 per poi dileguarsi verso le 1.47.42. Sulla E-W il sismogramma ha principio a 1.34.50 con ondulazioni del periodo di circa 2S le quali a 1.35. 15 raggiungono la semiampiezza di mm. 1,75 per poi deprimersi e a poco a poco, dopo diverse alternative ridursi quasi a 0 a 1. 45. 0 portando il periodo intorno ai 3S. Immediatamente dopo 1’ 1.45. 0 il movimento bruscamente aumenta d’intensità, in modo che le ondulazioni a 1. 45. 23 raggiungono la semiampiezza di mm. 9,50 con periodo di 2S,4 ; dette ondulazioni, dopo il massimo asso- luto dell’ 1. 45.23 si deprimono a poco a poco e a circa 1. 47. 36 riducono l’ampiezza di L’ Eruzione etnea del 1910 21 mm. 0,35: dopo 1’ 1. 47. 36 entrano ondulazioni di periodo vario da 3S a 6S le quali a poco a poco ed insensibilmente pare che si dileguino verso le 2. 28. 58. Sulla N-S il sismo- gramma comincia a 1.34. 52 con ondulazioni di quasi 3S le quali a i. 34. 56 raggiun- gono l’ampiezza di mm. 2; indi si deprimono e dopo varie alternative si riducono a circa mm. 0,15 a 1.44. 59 con periodo variabile da 2s,4a6s; immediatamente dopo le 1. 44. 59 il movimento aumenta rapidamente d’intensità e a 1.45.22 raggiunge la ampiezza di mm. 8,00 per poi deprimersi sino 1. 47.0 nel quale istante l'ampiezza si riduce a mm. 0,40; dopo 1’ 1.47.0 entrano ondulazioni di periodo più lungo, variabile da 3S a 6S interferenti fra di loro, le quali insensibilmente si dileguano pare verso le 2. 26. 29. Grande sisniometrografo. — Sulla NE-SW fra 1.34.47 e 1.45. 1 si hanno ondula- zioni del periodo di circa 5S le quali sono piuttosto sensibili in principio dell’intervallo di tempo, raggiungendo a 1. 34. 52 l'ampiezza di mm. 0, 30 circa; esse a poco a poco si dileguano quasi affatto verso la fine, cioè a 1. 45. 1; immediatamente dopo quest’ultimo istante il movimento aumenta d’intensità e a 1.45. 47 raggiunge l’ampiezza massima di mm. 10 con periodo di circa 10s; esse dopo si deprimono e a poco a poco si dileguano verso le 2.52.7 riducendo il periodo a circa 6S ; fra 1.52.7 e 1. 59. 54 si hanno lievissime ed incerte perturbazioni che sfuggono all’analisi. Sulla NW-SE il sismogramma ha principio pure a 1. 34. 47 con ondulazioni del periodo di circa 5S le quali a 1. 34. 56 raggiungono appena 1’ ampiezza di mm. 0, 65 per poi deprimersi a poco a poco e scomparire quasi affatto a 1.45. 1; immediatamente dopo quest’ultimo istante lo strumento riceve nuovi im- pulsi e le ondulazioni con periodo, variabile da 5S a 10s raggiungono a 1. 45. 28 l’am- piezza di mm. 8, 65 per poi deprimersi a poco a poco e dopo diverse alternative scom- parire quasi totalmente a 1. 52. 29; fra questo istante e 2. 0. 16 si hanno lievissime ed incerte perturbazioni che sfuggono all’analisi; solo a 1.58.6 si ha un’ondulazione del periodo di circa 5S e della semiampiezza di mm. 0, 25. Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 14. 19.0 e 14.20.43 lieve registra- zione di scossela; da 14. 19.0. a 14. 19. 15 si hanno ondulazioni piccolissime probabil- mente del periodo strumentale, cioè di ls scarso le quali non superano la semiampiezza di mm. 0, 10 circa; immediatamente dopo le 14.19.15 il movimento si fa alquanto più sensi- bile e le ondulazioni a 14.19.48 hanno la semiampiezza massima di mm. 0,50 circa; per poi scomparire gradatamente a 14. 20. 43. Sulla E-W fra 14. 19. 13 e 14. 19. 28 si hanno ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo di circa 2S ; immediatamente dopo le 14. 19. 28 il movimento si fa alquanto più forte e le ondulazioni con periodo di 2S,4 raggiun- gono a 14.20.13 la semiampiezza di mm. 1,00 per poi dileguarsi a poco a poco verso le 14. 21. 42. Sulla N-S fra 14. 19. 14 e 14.19.27 si hanno ondulazioni piccolissime, appena visibili, di tracciato irregolare, del periodo di 2S circa; subito dopo le 14. 19.27 il movi- mento si fa un po’ più sensibile e le ondulazioni con periodo di 2S, 4 a 14. 19.41 rag- giungono la semiampiezza massima di mm. 0,75 per poi à poco a poco sparire versole 14. 21.46. Grande sisniometrografo.— Sulla NE-SW fra 1-1.19.30 e 14.20. 19 si scorgono ap- pena debolissime perturbazioni che sfuggono all’analisi; sulla NW-SE fra 14.19.31 e 14.20.19 si riscontrano ondulazioni piccolissime appena visibili del periodo medio intorno ai 5S le quali a 14. 19. 40 raggiungono appena la semiampiezza di mm. 0, 13. 13 Aprile. — Microsismografo Vicentini. — Strumento lievemente perturbato, spe- cialmente sulle due componenti orizzontali N-S ed E-W, sulle quali si nota rispettivamente 90 S. Arcidiacono [Memoria XVIII.] un lieve rinforzo del movimento preesistente fra 13. 50. 54 e 13. 53. 17 e fra 13. 50. 58 e 13. 54. 19 con ondulazioni del periodo di 2S,4 le quali sulla N-S a 13.51. 48 raggiungono la semiampiezza di mm. 0,25 e sulla E-W a 13.52. 13 la semiampiezza di mm. 0,30. Sulla verticale si riscontra un lievissimo rinforzo fra 13.51. 11 e 13.52. 14 con massimo di mm. 0, 05 (V2 amp.) a circa 13.51. 17. Grande sismometrografo. — Nulla. 14 - 15 Aprile — Nulla. 16 Aprile.— Grande sismometrografo - Sulla sola NW-SE fra 19.25.33 e 19.26.24 si scorgono debolissime perturbazioni appena visibili in forma di ondulazioni alcune delle quali mostrano un periodo di circa 4^ , e a 12. 26. 13 hanno appena la semiampiezza di mm. 0,05. Microsisniografo Vicentini. — Nella giornata su questo strumento si hanno conti- nue perturbazioni e di discreta intensità e nulla si nota di particolare nel superiore inter- vallo di tempo. 17 - 18 Aprile — Nulla. *9 Aprile. — Microsismografo Vicentini. — Sulla verticale fra 0. 18.39 e 0,19. 35 si scorge appena la registrazione di una lievissima scossetta con ondulazioni del periodo di V scarso le quali a 0. 18.58 raggiungono l’ampiezza di mm.0,10; sulla E-W la registrazione ha luogo fra 0.18.41 e 0.19.13, dapprima con ondulazioni del periodo di 2S piccolissime ed appena visibili le quali in numero di 3 si estendono sino a 0.18.47, dopo quest’ultimo istante esse hanno il periodo di 2S,4 e a 0. 18. 56 hanno la semiampiezza massima di mm. 0, 50 indi si dileguano a 0. 19. 13; sulla N-S la registrazione si riscontra fra 0. 18.41 e 0. 19. 18 con ondulazioni del periodo di circa 2S le quali a 0. 18. 55 hanno la semiampiezza mas- sima di mm. 0, 13. Grande sismometrografo. — Nulla. Dopo il 19 aprile, in cui cessa 1’ efflusso della lava, si ha un periodo di calma fino al 24: al 25 si ha una registrazione di qualche entità anche nella componente verticale, ed altre minori si hanno al 26 e 27. Dopo si hanno ancora altre registrazioni di movimenti del suolo che qui non si riferi- scono, perchè sempre lievi o lievissime, di cui alcuna (soltanto dopo 10 giorni) con com- ponente verticale , ma questa generalmente con ampiezza 2 a <2 1 mm. , e ciò alle date maggio 7, 10, 12, 15; al 1" giugno si ha una registrazione verticale con 2 a 7> 3 mm. ed un’altra con 2 a 5> 1,25; al 3 giugno con 2 a rr . " - - - * *xr . ' . . . . x . . x ... : . : . . . . ; x, — x o „ ; xxr . — - e.x rxs: x -va xì , . x, : ;xx . .> V-i.X i n^:'à- X * _X jXì . . . X .'XS . . . . . .' .X . .. r.v^ '.r. jxsne, éMGMH) ifatÉì Jt annuì cole tape etnc- : X ; . . . >. r . . X X ; O X X XXX:: . li ± JL X-X'X : X: v'IC. .'"l XXX'XSerrir*' . pXO.Cr X : _. 'X ;SO .s.: ? r , - . X X r • i XX ‘ . IX . X . . 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Mentre sui fianchi nord-orientali s’ incontrano specialmente gli inclusi argillosi, (alla Vena, presso Pie- dimonte, le argille pleistoceniche affiorano ancora ad un’altezza di 800 metri sul livello del mare) (2), fra i prodotti delie eruzioni del 1883, 1886, 1892 e 1910, avvenute in punti elevati del versante meridionale, prevalgono materiali che richiamano alla memoria le rocce dell’Eocene inferiore di Maletto, ed ai M. Rossi, ed in alcune lave preistoriche, esistenti sul medesimo versante, ma più a sud, sono frequenti inclusioni che fanno pensare a scisti argillosi, cotti ed alterati, dei quali sarebbe interessante lo studio, cercando anche di sta- bilire confronti con rocce note dei dintorni dell’ Etna. Scopo del pi-esente studio è poi 1’ illustrazione, principalmente dal lato morfologico, dei vaii prodotti dell’eruzione, fermando più accuratamente l’attenzione all’esame delle forme dei singoli componenti cristallini, cercando di mettere in luce quei rapporti esistenti fra le medesime e le varie condizioni sotto cui è avvenuta la loro formazione ; nonché degli effetti delle varie azioni perturbatrici, dovute ai vari agenti fisico-chimici, delle varie corrosioni chimiche e meccaniche, effetti dovuti al raffreddamento e consolidazione, etc. Quanto alla natura chimica ed alla composizione mineralogia delle lave del 1910 no- terò sin da ora le grandi somiglianze, con quelle delle recenti eruzioni e con quella dello aprile 1908, illustrata da A. Lucroix ed analizzata da M. Pisani (3). Il materiale che è servito al presente studio è stato in gran parte raccolto in parec- chie escursioni da me fatte nell' estate del 1910, accompagnato dal custode dell’ Osserva- torio Etneo sig. Galvagna, (al quale esprimo ancor una volta i miei vivi ringraziamenti) e fa parte delle collezioni del Museo geologico della R. Università di Catania. La lava in colata. 0 Come dianzi s’è detto, la lava che descriviamo, è quasi del tutto simile a quella delle colate dovute alle precedenti eruzioni-; come in queste ultime, regna una notevole uniformità di composizione in tutti i vari punti della corrente, soltanto se ci facciamo a considerarla in rapporto ai vari momenti della sua emissione ed alle varie accidentalità cui è andata incontro nella solidificazione, possiamo notare qualche variazione specialmente di ordine morfologico, che merita realmente di essere considerata. L’emissione delle lave, che si può ritenere essere incominciata quasi contemporaneamente allo squarciarsi dei fianchi del vul- cano, secondo alcuni si manifestò primieramente nel punto più alto di esso, dando luogo ad una effimera corrente, lunga poco più d’un chilometro e larga poche decine di metri, secondo altri (G. Platania) (4) potè anche avvenire contemporaneamente da diversi punti di essa, compresi gli estremi, per localizzarsi poi soltanto nel punto più basso. (i) G. DE LORENZO — Le busi dei vulcani Vulture ed Etna. — Mexico 1906. <"2) S. SCAL1A. — Sopra le argille postplioceniche della Vena, presso Piedimonte Etneo — Rendic. J. R. Acc. di Se. Fis. e Mat. di Napoli, fase. 4 — Aprile 1906. (3) Sur la lave de la recente éruption de V Etna — Comptes r. des séances d. l’Ac. des Sciences — t- CXLVII p. 99 Paris, 1908. (4) PLATANIA G. — L’ eruzione etnea del 1910 — Firenze 1910, pag. 5. 4 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] Della prima, piccola corrente ci occuperemo più estesamente in seguito ; intanto pren- diamo in considerazione la maggiore che, incominciata a sgorgare con un impeto sorpren- dente lo stesso giorno 23 marzo, continuò a fluire tranquillamente, ma sempre meno ab- bondantemente, sino alla fine dell’ eruzione, per la durata di 20-25 giorni. Considerando la colata nelle vicinanze delle bocche d’ efflusso, si notano tre parti di essa che corrispondono a tre periodi ben determinati d’ emissione. Chi durante i primi giorni dell’ eruzione potè spingersi sino alle vicinanze di quelle, potè notare come ai lati della corrente s’ erano formate già dagli inizi, due argini di scorie, sulle quali era possi- bile già di camminare spingendosi sino a pochi metri dalla lava, fluente con una velocità di qualche metro al secondo. Senza dubbio queste scorie sono state i primi prodotti lavici consolidatisi rapidamente e sotti-atti all’ ulteriore azione fisico-chimica delle lave incande- scenti. Oltrepassato questo, si incontra per un’esteso tratto un altro argine di lava, a su- perficie piuttosto unita, in molti punti con caratteri di lava pahoehoe, con superficie piut- tosto lucente per una notevole abbondanza di vetro, carattere quasi affatto mancante nelle precedenti scorie; quest’argine limita un canale centrale, caratteristicamente infossato, en- tro il quale scorrevano le ultime lave, sul chiudersi del periodo eruttivo, in parte inter- fluenti. Presso alle bocche, alla medesima distanza da esse, è possibile adunque esaminare lave di tre momenti ben distinti del periodo effusivo: un momento iniziale (lave dell’ar- gine esteriore) ; un periodo intermedio, di massima attività effusiva, (lave a superficie unita); un periodo di attività minima, preludio alla fine dell’ eruzione (lave del canale interno). Altri campioni di vari punti della colata, alcuni raccolti anche nei primi giorni dell’ eru- zione, permetteranno di stabilire confronti secondo i criteri dianzi esposti. Dopo la descrizione particolareggiata di ciascuno di essi si cercherà di trarre conclu- sioni di ordine generale sui prodotti lavici della colata in esame. a) Saggio di lava scoriacea d' un fianco esterno della colata presso la Casa Cantoniera. Questo saggio , come sopra s’ è detto, appartiene alle lave che furono emesse nelle prime ore dell’ eruzione ed il cui raffreddamento dovette procedere con estrema rapidità, sia per essere costituite da blocchi isolati di non grandi dimensioni, sia perchè vennero tagliate poco dopo fuori dalla corrente, che restrinse il suo corso in limiti alquanto più ristretti. Anche avrà contribuito in certo modo alla rapidità del raffreddamento la presenza delle nevi che, anche in altri luoghi del teatro eruttivo, come in appresso vedremo, ma specialmente nella piccola colata lavica traboccata dalle bocche superiori nel medesimo tempo di questa in esame, davano luogo ad esplosioni ed a spruzzi di lava molto ricca in vetro. Questa lava, d’ un grigio-nero oscuro, è alquanto scoriacea, e per lo stato cristallino ad occhio nudo, mal potrebbe distinguersi dalle altre lave raccolte verso il fronte della colata, anche fra le meglio cristallizzate. Elemento porfirico predominante ne è il feldspato pia- gioclase, tabulare secondo (010), in individui di colore grigiastro, più o meno scuro, le cui dimensioni oscillano fra 2-3 nini, ed eccezionalmente raggiungono i 5 min, Assai poco frequenti sono le plaghe augitiche, dove è impossibile discernere alcun contorno cristallino e che si scorgono con un attento esame per il colorito più scuro che non quello della Studio petrografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 o roccia involgente e per il colore verde-bottiglia che per trasparenza lasciano intravedere le minuscole sporgenze scheggiformi 40° e << 42°, quale mostrano i termini della serie plagioclasica prossimi all’anortite. È poi notevole il fatto che tali fenocristalli si trovano associati coll’ augite, olivina e ma- gnetite, indubbiamente gli elementi primi nell’ordine cronologico delle segregazioni; questi plagioclasi più basici sono da ritenere quindi come i più antichi tra i fenocristalli feld- spatici, mentre quelli separatisi successivamente van divenendo a mano a mano più acidi. L’ augite verde bruna in fenocristalli è molto meno frequente del feldspato (nel rap- porto di — ), sebbene soglia raggiungere maggiori dimensioni. Ordinariamente però, piuttosto che in cristalli isolati, si trova in cumuli o plaghe pirosseniche di 2, fin 10 e più individui; però crescendo il numero di individui, diminuiscono le loro dimensioni, così che il loro numero non influisce ad ingrandire o rimpicciolire le aree di tali plaghe. Tal- volta presentano una struttura sonata, appena accennata a luce ordinaria dalla differenza di tono delle varie zone. Presentano inoltre ordinariamente la geminazione lamellare se- ti) Alcuni inclusi, piuttosto ricchi di vetro, mostrano una bolla gassosa al centro, intorno alla quale qual- che volta irradiano numerosi microliti delle medesime dimensioni. (2) A. LACROIX — Les enclaves des roches volcaniques — Macon 1893, pag. 94. Studio pirografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 7 condo (100) che diviene visibile solo a Nic-f-. I caratteri ottici sono quelli generalmente noti. Estinzione c : c ~ 47° nell’angolo ottuso P ; pleocroismo debole ma netto: C = a. verde bruno b verde bottiglia L’ olivina si presenta con minori dimensioni e coi margini piuttosto corrosi, ma che spesso lasciano riconoscere la forma cristallina. Hanno scarsissime inclusioni, principalmente di vetro chiaro con bolle gassose. Queste inclusioni di vetro chiaro nei cristalli d’ augite e d’ olivina fanno pensare ad un processo di riassorbimento inverso a quello supposto per spiegare le inclusioni opache dei fenocristalli plagioclasici ; qui si tratta principalmente del riassorbimento di elementi ferro-magnesiaci , quei medesimi che nel caso precedente dei feldspati, avrebbero dato luogo ad inclusioni oscure. Inoltre questa olivina presenta poche fenditure ed ha 1’ apparenza della massima freschezza. Tanto 1’ augite che 1’ olivina sono quasi sempre associate a grossi granuli di ma- gnetite, anche con sezioni ad angoli di 90° ben distinti, le cui massime dimensioni, sebbene raramente, possono avvicinarsi al millimetro. Questi fenocristalli, chè cosi potrebbero chia- marsi, di magnetite rappresentano prodotti di segregazione endotellurica, mentre l’ altra in granuli minuti, che in appresso vedremo totalmente mancare in alcune projezioni ve- trose, sarebbe piuttosto un prodotto di formazione contemporanea al periodo effusivo. Nella massa fondamentale possiamo ancora notare due periodi distinti, sebbene ap- pena accennati , di cristallizzazione. Il primo è rappresentato da listerelle feldspatiche di qualche decimo di millimetro che, per la debole obliquità d’ estinzione, virtualmente nega- tiva, dimostrano di appartenere alla labradorite acida ed anche ai termini basici dell’ ande- sina. Fra queste però non mancano quelle di plagioclasi basici (bytownite) e sono date principalmente da sezioni press’ a poco quadrate, di cristalli molto allungati secondo l'asse «, senza tracce di geminazione e d’ inclusi. Inoltre, ed in maggior numero che non tra i fenocristalli, si notano le listerelle di augite verde, senza alcun contorno cristallografico, al margine delle quali stanno disposti in corona parecchi granuli di magnetite od ilmenite. Anche fra questi componenti microlitici non manca l’olivina, sempre in granuli, senza con- torno cristallografico. Questi minerali, con dimensioni intermedie, potremo chiamarli di se- conda generazione. La massa fondamentale propriamente detta consta di scarso vetro, leggermente bruniccio in sezioni molto sottili, oppure nero-affumicato in sezioni appena spesse ; è sovraccarico di granuli di magnetite, di globuliti, pori gassosi, che lo rendono quasi del tutto opaco. I microliti sono poco frequenti e vi si riconoscono al solito i feldspati, prismetti minutissimi di pirosseno e forse d’ apatite e qualche forma trichitica. La relativa scarsezza di minerali della seconda generazione e di microliti nella massa fondamentale e la struttura di questa dimostrano la rapidità del raffreddamento a cui fu sottoposta la roccia in esame dopo la sua emissione. b ) Saggio della lava a corde fiancheggiante il filone centrale, all' altessa della Casa Cantoniera. Questo è un campione di quelle lave che alimentarono il grosso della colata e che devono essersi solidificate in data posteriore al 7 aprile, giorno in cui ancora la corrente la- 8 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] vica si avanzava colla larghezza compresa fra i due argini delle scorie esaminate sopra (1); quindi rappresenta un periodo effusivo intermedio, compreso fra il primo più imponente e l’ultimo, che si ridusse all’emissione dello stretto filone centrale, formato di lave in alcuni punti interfluenti. La lava di cui ci occupiamo non si presenta nella forma a blocchi (lava ad), caratteri- stica della prima, ma piuttosto con superfìcie unita, interrotta da spaccature dovute alla con- trazione prodotta dal raffreddamento , ed in alcuni punti , specialmente là dove viene alla luce dopo un tratto d’ interfluenza , ha la superficie a corde (lava pahoehoé) ; dopo un certo tratto di percorso va perdendo questi caratteri, sino a diventare uniforme colle lave d’ emissione anteriore. Anche all’ esame macroscopico mostra carattere vetroso , che contribuisce a dare alla sua superfìcie una lucentezza grassa, in qualche punto sostituita da lucentezza me- tallica (fanerojalina). I fenoscristalli predominanti per numero sono , come nel campione precedente, le liste di plagioclase, con eguali dimensioni ed apparenza. Vengono in se- conda linea e con dimensioni talvolta superiori a quelle dei precedenti , i cristalli di pirosseno ; però dietro un attento esame, anche ad occhio nudo , si riscontra che questi fenocristalli d’ augite sono leggermente più abbondanti che non nella lava che abbiamo esaminato prima. L’ olivina macroscopica è sempre poco abbondante e presenta i soliti caratteri ; sono pure visibili i granuli di magnetite, con dimensioni che raramente raggiun- gono il millimetro. Esaminando questa lava al microscopio essa presenta la solita struttura porfìrica ca- ratteristica , ma subito si nota nella massa fondamentale la presenza del vetro bruno. I fenocristalli plagioclasici in sezione hanno le solite dimensioni e la solita forma, meglio au- tomorfa quanto più basica è la loro composizione ed antica la loro segregazione ; inoltre vi è rappresentata, senza esser frequente, la struttura zonata. Le leggi di geminazione sono le identiche dei precedenti ed egualmente diffuse. Il pirosseno si mostra generalmente in plaghe composte di più o meno numerosi cri- stalli, mantenendo quelle quasi di regola dimensioni costanti. I caratteri ottici sono identici a quelli della lava precedente e vi si nota sempre in modo sensibile il pleocroismo. In quantità più scarsa seguono i fenocristalli d’olivina; le massime lunghezze dei suoi individui di raro superano i due millimetri; il contorno mostra indizi di corrosione mag- matica non molto accentuata ; dimostra una normale freschezza e fra i pochissimi inclusi si notano la magnetite, 1’ apatite e qualche po’ di vetro chiaro. Anche per 1’ olivina vale l’osservazione suddetta circa la sua distribuzione in plaghe e sul numero di individui con- tenuto in esse. Ad essa ed all’ augite sono associati i soliti cubi, di dimensioni relativa- mente grandi, di magnetite e l' ilmenite in granuli. Eccezionalmente vi si è riscontrata inoltre 1’ hornblenda in individui appena riconoscibili, con forte corrosione ai margini, orlo magnetitico e pleocroismo normale. Nella massa fondamentale si notano ancora due distinti periodi di cristallizzazione co- me nel campione a ; però il periodo più antico è rappresentato da poche listerelle di pla- gioclase più acido che non quello dei fenocristalli , e da qualche prismetto d’ augite. La massa fondamentale propriamente detta consta in prevalenza d’ un vetro giallo bruno, at- taccato da HC1 a freddo, ma alquanto lentamente e parzialmente, ricco di microliti e di for- ti) A. RICCO — L’ Eruzione dell’ Etna, in Natura ed Arte — Milano 1910. Studio petrografìa sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 9 me scheletriche. Abbondanti sono gli aghetti d’ augite allungati secondo c, le cui dimen- sioni oscillano intorno ad 0,01 mm. Di dimensioni un po’ maggiori sono numerose 1 iste - relle, terminate a forchetta ai due capi, e che devono interpretarsi come forme scheletriche di microliti feldspatici. Seguono infine forme scheletriche, trichitiche etc. di elementi indeterminabili. I globu- liti sono scarsi e dove il vetro contiene in minor quantità i suddetti prodotti di devetrifi- cazione, quivi rimane perfettamente limpido e diafano. È notevole, come vedesi, la man- canza dei granuli microlitici di magnetite e d’ ilmenite nella massa fondamentale, al con- trario della lava del campione a. e) Saggio di lava del filone centrale della grande colat a , presso la Casa Cantoniera. Queste lave, che in taluni punti scorrevano* con interfiuenza, rappresentano 1’ ultimo periodo effusivo dell’eruzione del 1910. Al contrario della lava incassante, nella quale prevale una superficie unita e spesso a corde, questa si presenta a blocchi. È piuttosto scoriacea, di colore grigio nero,* un po’ più chiaro della precedente. La sua densità — 2,89. Sulla massa scura spiccano al solito i cristalli feldspatici, con dimensioni alquanto inferiori a quelle fin qui osservate. In certo modo più abbondanti divengono però le plaghe piros- seniche, che mostrano in certi punti lucentezza metallica; in seconda linea, ma pure un po’ più abbondanti che negli altri campioni, si notano i granuli di olivina, aneli’ essi con frequente lucentezza metallica. Al microscopio si notano le segregazioni porfiriche di plagioclase (bytownite con ter- mini di passaggio alla labradorite ed all’anortite) colla lunghezza massima di 2 mm. Il pirosseno, in quantità più scarsa, presenta però talvolta alcuni cristalli con un allungamento secondo c di 5 — 6 mm. Sono frequenti alcune plaghe, che rappresentano segregazioni basiche dei primi stadi, date da associazioni di feldspato anortitico privo, o quasi, d’ inclusi, augite. olivina e magnetite. Quest’ ultima è in cristalli idiomorfi, mentre l’olivina e 1’ anor- tite sono privi di contorno cristallografico e l’ augite vi si comporta da mesostasi, iniettan- dosi in tutte le soluzioni di continuità del plagioclase. Anzi, in un caso, fra le lamelle di geminazione d’ un individuo d’ anortite si ha 1’ interposizione di liste d’ augite che mostrano omogeneità perfetta coll’ oicocristalio, involgente tale pirosseno, dando in tal modo un ac- crescimento poikilitico. L’ olivina, presenta forte corrosione magmatica con profonde e vaste insenature di massa fondamentale nel contorno della sezione. Eccezionalmente vi si riscontra incluso qualche prismetto di apatite, poco allungato secondo c e colle dimensioni di 2 — 3 decimi di millimetro. L’olivina frequentemente presenta inclusioni di vetro chiaro con bolla di gas all’in- terno, che hanno l’apparenza di inclusioni liquide. La magnetite in ottaedri e l’ ilmenite in granuli di vistose dimensioni, si trovano sempre in stretta dipendenza colle sezioni d’ au- gite e d’ olivina ; è chiaro che, associate primitivamente in segregazioni uniche, sono state più tardi separate dalla corrosione meccanica del magma in movimento od anche da cor- rosione chimica che causava il riassorbimento di sostanze cementanti e principalmente del- l’ olivina. La massa fondamentale presenta ancora un periodo di cristallizzazione intermedio, ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XXII. 2 IO Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] rappresentato dalle solite listerelle di labradorite acida e da prismetti d’ augite con contorni cristallografico mal definito; la massa fondamentale propriamente detta consta di vetro bruniccio, reso opaco dall’abbondanza di prodotti di devetrificazione. Fra questi si notano frequenti granuli d’ olivina che, piuttosto che olivina microlitica, potrebbero sembrare gli ultimi resti di tale elemento cristallino in seguito agli effetti della corrosione nelle varie sue forme. Tali granuli infatti divengono più scarsi nelle rocce delle parti basse della colata, dove le lave hanno subito più intensamente gli effetti della corrosione. Sono evi- denti infine i prismetti esilissimi di apatite, abbondano i pori gassosi, le forme globulitiche e granuli di magnetite con dimensioni minuscole. Dallo sguardo sommario dato a questi tre campioni quel che è più degno d’ essere rilevato è 1’ associazione dell’ olivina, augite e magnetite in fenocristalli, che rappresentano le segregazioni basiche e più antiche avveratesi nel magma ; ad esse spesso s’ accompagna 1’ anortite. Notevole è poi il fatto dell’aumento 'di tali elementi basici verso la fine dell’ eruzione, così in fenocristalli come nella massa fondamentale, e ciò valga particolarmente per 1’ au- gite ; infine tale aumento è accompagnato dalla maggior frequenza di vetro bruno come base. Il colore bruno dipende forse dalla mancata separazione della magnetite e quindi dalla maggior quantità di composti ricchi di ferro come base rimasti disciolti in esso. Questa separazione di magnetite e di conseguenza queste due varietà di vetro, legate del resto da graduali passaggi, non si possono far dipendere dalle diverse condizioni tìsiche nelle quali è avvenuto il raffreddamento e la consolidazione del magma; i tre campioni di lave sopra descrittte sono stati raccolti a pochi metri di distanza l’un dall’altro ed hanno dovuto con- solidarsi presso a poco nelle medesime condizioni ; la medesima diversità di vetro poi si osserva nelle sabbie e nelle ceneri depositate nei pressi delle bocche durante questa eru- zione e tutte di natura schiettamente magmatica ; in alcuni campioni di scorie infine si tro- vano cristalli di feldspati che includono una qualità di base insieme con altri ad inclusioni dell’altro vetro. Resta a discutere, non negando che l’abbondanza ed i caratteri del vetro possano anche mutare colle varie condizioni sotto cui la lava si solidifica, se qui non si tratti piuttosto di differenze di costituzione chimico-mineralogica del magma nei vari suoi punti, o “ Schlieren „ , capaci di dar lave con l'uno piuttosto che coll’altro vetro. Da queste e da altre osservazioni che si faranno in seguito, si rileva che non si ha vetro bruno nelle lave dei primi giorni dell’ eruzione, salvo che nella colata piccola del 23 marzo che si ri- versò dalle bocche più alte della fenditura. Sulle pareti laviche fra cui questa piccola corrente fluiva incassata, come incrostazione ai muri, si nota un deposito coll’ apparenza d’ un tufo alquanto incoerente e di colore rosso bruno. E composto di frammenti di scorie della grossezza d’un pisello, profonda- mente alterate o di frantumi di feldspato, augite ed olivina cementati da una sostanza ter- rosa e ricca di ossido di ferro. Essendosi tentata una sezione microscopica non si è po- tuto ottenere la trasparenza dei granuli di scoria che, a luce riflessa, mostrano un carat- teristico colore di ruggine. Tale incrostazione è forse dovuta alle sabbie ed al lapillo line trasportati alla superfìcie della corrente e che aderivano alle pareti del canale cementati dalle sublimazioni molto abbondanti che in quei punti si deponevano. Un’alterazione intensa per opera dei vapori acidi e la conseguente formazione di ossidi di ferro, provenienti anche dalla decomposizione di alcuni prodotti di sublimazione, possono aver conferito una certa consistenza a tale deposito. Studio petrografìco stille lave dell' eruzione etnea del 1910 1 1 d) campione di lava compatta raccolto il 24 marzo presso M. San Leo. È stato raccolto dal prof. Vinassa durante l’avanzarsi della colata, 24 ore dopo l’ini- zio dell’ eruzione , vicino monte S. Leo ; è lava compatta del solito colore grigio , ma al- quanto più chiaro che non negli altri campioni. Ad occhio nudo vi si notano gli abbondan- tissimi e relativamente grandi (alcuni con 4 — 5 mm. di massime dimensioni) fenocristalli di plagioclase; oltre che in quantità superano anche in grandezza quelli di pirosseno. In sezione tali pirosseni, di formazione posteriore ad un plagioclase anortitico si mo- strano come schietta augite basaltica, con 6' c — 47°; è accompagnata dalla solita magnetite in granuli di notevoli dimensioni. Tale augite presenta una certa corrosione ed il suo con- torno cristallografico è notevolmente deformato ; in questo punto della colata dunque, cioè alla distanza di 7-8 km. dalle bocche , le condizioni fisico-chimiche del magma eran tali da impedire non solo un accrescimento dei pirosseni, ma da effettuarne il loro riassorbi- mento ; per questa ragione è da credere che le maggiori dimensioni degli individui di pi- rosseno delle lave di posteriore emissione non siano dovute ad un accrescimento durante il fluire delle lave sino alla loro solidificazione, ma siano piuttosto originarie. E quel che s’ è detto per l’ augite valga ancora per l’olivina. I fenocristalli di plagioclase mostrano sempre la massima incostanza di composizione, in cui è possibile solo scorgere un tipo più costante di composizione intermedia fra la labradorite e la bytownite (Ab 40—30 An 60 — 70) ; del resto in un medesimo individuo, oltre che differenza di composizione fra le varie zone (l), occorre molto spesso osservare differenti lamelle di geminazione della composizione molto differente. Un cristallo a strut- tura zonata, privo di geminazione, limpido, in sezione normale ad a (sezione di Becke) dà le estinzioni di -|- 44°, -f- 41° e 37° rispettivamente al nucleo, ad una zona inter- media e ad una esterna, dimostrando una composizione chimica variante dall’ anortite as- soluta alla bytownite pura (Ab 25 An 75). L’ olivina si mostra spesso parzialmente trasformata agli orli in una sostanza bruno- chiara o rosso-bruna, fortemente pleocroica in modo che per vibrazioni j| c dell’olivina si ha un colore giallo-bruno-chiaro e ±c rosso-bruno intenso; l’indice di refrazione è infe- riore a quello dell’olivina ed i colori d’interferenza vengono mascherati dal proprio. Os- servata con un forte ingrandimento questa sostanza si presenta qualche volta con struttura a squame. Non è stato possibile data 1’ estrema scarsezza di tale sostanza, intraprendere alcuna ricerca sui suoi caratteri ottici e tanto meno sui chimici, ma tutto induce a credere che tale minerale debba riferirsi all’ Iddingsite dei petrografi americani, che è appunto un prodotto di trasformazione dell’ olivina principalmente nei basalti e nei melatili (2). Dal- l’ Iddingsite dell’ Etna possiamo ricavare le seguenti osservazioni, utili per la conoscenza del minerale. La sua formazione ha luogo soltanto posteriormente all’emissione della lava e durante il breve periodo trascorso sino alla sua solidificazione. Mentre infatti il fenomeno è del tutto inesistente nelle olivine dei prodotti frammentari, scoriacei, delle immediate vi- li) V. SABATINI — L’ eruzione dell’ Elmi del marzo-aprile 1910 — Roma 1910, pag. 21. (2) V. anche F. ZIRKEI. — Lehrbuch der Petrographie — II Auflage I B. S. 358-59 , Leipzig 1893 e H. Rosenbus'h Mikroskopische Physiographie — 1 B., II Hàlfte, S. 159, Stuttgart 1904. 12 Francesco Stella Starr abba [Memoria XXII.] cinanze delle bocche e nelle lave in colata nel loro corso superiore, è invece diffuso nelle lave del basso e comincia già a riscontrarsi nel giorno susseguente al principio dell’ eru- zione. E notevole infine che tale alternazione affetta in particolar modo 1’ olivina in gra- nuli microscopici della massa fondamentale. Tralasciando ogni discussione sulla natura di questo minerale e sulle sue intime somiglianze colla biotite , noteremo che qualcuno dei casi rarissimi di mica osservata nelle lave etnee, può ricondursi alla presenza di questa iddingsite, cioè ad un semplice prodotto di trasformazione dell’olivina. Così v. Lasaulx (1) parla di inclusioni di apatite in augite , le quali presentano un orlo bruno , fortemente di- croitico , con struttura fogliacea, tale da far pensare subito alla biotite; nulla di più pro- babile che le inclusioni di apatite di Lasaulx possano riferirsi ad inclusioni di olivina, sem- pre frequenti, insieme con quelle d’ apatite, nei pirosseni, e nel caso speciale, superficial- mente trasformate in Iddingsite. I piccoli granuli di olivina della massa fondamentale , così trasformati possono talora trarre in inganno per tutte le apparenze che hanno di mi- nute scagliette di biotite. La massa fondamentale è povera di vetro e questo , visibile solo in sezioni molto sottili, è perfettamente incolore. Abbondantissimi i microliti principalmente feldspatici, ed i granuli di magnetite ed ilmenite che intorbidano la massa rendendola perfettamente opaca in sezioni che non siano estremamente sottili. Fra i microliti è meno frequente 1’ augite e rara 1’ apatite. Un campione di questa lava da me analizzato, ha dato i risultati riportati qui appresso, accanto a quelli d’ una analisi delle lave dell’ Etna dell’ eruzione del 1908 , ( b ) riportata da Lacroìx nel già citato lavoro. (ff (P ?! O CO 48, 82 49, 75 Al, 03 18, 71 18, 30 F e2 O3 5, 50 2, 85 Fe 0 (2) 4,51 6, 28 Mg 0 3, 43 3, 45 Ca 0 9, 67 9, 76 Naa 0 4, 90 4,96 K, 0 l, 86 1,89 Ti 02 2, 19 2,45 P2 05 0, 09 0, 03 Perdita a 105° 0, 23 0, 40 Somma 99, 91 100, 12 Densità — 2,815 (1) A. v. LASAULX & S. v. WALTERSHAUSEN — Der Aetna — Il Band, S. 443, Leipzig, 1880. (2) L’anomalia nelle proporzioni di Fe2 03 e FeO devesi alle circostanze eccezionali in cui fu raccolto il campione: essendo stato raccolto ancora rovente il suo raffreddamento è stato rapidissimo e grande la su- perfìcie esposta all’azione ossidante dell’atmosfera durante il medesimo. Studio petrografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 13 e) Saggio di lava compatta del fianco destro della colata presso S. Leo. Rappresenta un prodotto dei primordii dell’ eruzione ed è piuttosto povera di elementi colorati tra i fenocristalli ; l’olivina macroscopica non vi si nota e 1’ augite ha dimensioni inferiori a quelle del feldspato. I cristalli d’augite sono sempre notevolmente corrosi e pre- sentano inclusioni oltre che di olivina, magnetite, ilmenite ed apatite, anche di feldspati colle tracce della geminazione secondo la legge dell’ aibite. 1 fenocristalli di plagioclase mostrano notevoli deformazioni prodotte da agenti meccanici, fratture principalmente, estin- zione ondulata etc. Talvolta includono frammenti di pirosseno. Nella massa fondamentale si osservano quà e là alcune plaghe brune che, viste a forte ingrandimento, si mostrano composte in maggior parte di vetro rosso-bruno nel quale sono accumulati in gran copia granelli e microliti d’ augite. Queste plaghe , come confermano gli studi classici del Lacroix, (1) indicano l’avvenuto riassorbimento di inclusioni di rocce probabilmente quarzose. La massa fondamentale ha i medesimi caratteri dei campioni a e d ; è evidente la maggiore acidità delle listerelle di feldspato del II tempo che raramente si avvicinano al- 1’ audesina , mantenendosi però generalmente più vicini alla labradorite ; anche fra questi feldspati mostrano più spiccato contorno idiomorfo quelli in cui è maggiore il tenore in An. Sono frequenti i granuli d’ olivina, raramente con orlo iddingsitico, e qualche volta con sezioni idiomorfe. Il vetro è chiaro ; i prodotti di devetrificazione, i pori gassosi ab- bondanti conìe nei campioni a e d. f) Saggio di lava olocr istallili a del fronte della colala principale. Questa lava è grigio-nera, molto compatta, pesante ed anche ad occhio nudo mostra la sua progredita cristallizzazione pigliando un aspetto paragonabile a quello di rocce e minerali a struttura saccaroide. Le segregazioni porfìriche sono di plagioclase ed augite. La sua densità è 2, 861. Taluni fenocristalli di plagioclasi basici al microscopio permettono osservazioni di estinzioni molto nette: in un individuo in sezione j a estinzione a -{-40° ( ); in un altro in sezione parallela a (001) estinzione di — 25° (Ab 15 An 85). Ma oltre questi grandi elementi basici, poveri d’inclusi ed idiomorfi, molto abbondanti sono quelli la cui composizione importa un tenore d’ Anortite oscillante fra il 60 — 75 °/o (2). L’ augite por- finca è in discreta quantità , ma di dimensioni inferiori ai feldspati e mostra una certa corrosione. I caratteri ottici si mantengono identici, solo in alcuni casi è accennata la strut- tura a clessidra ; anche il pleocroismo sembra alquanto più debole che non nelle lave del corso superiore. L’olivina è piuttosto rara, quasi sempre con orlo alterato in ossido di ferro bruno o in iddingsite. In tutti questi fenocristalli sono notevoli i fenomeni di deformazioni meccaniche, fratture etc. (1) A. LACROIX — Les enclaves des roches volcaniques. (2) Degni d’ esser considerati sono gl’ inclusi di questi feldspati. Alcuni sono ricchi di inclusioni scure, listiformi, disposte parallelamente alle tracce di (oro), che si presentano molto più ristrette ed opache del solito. Allri feldspati sono più ricchi di inclusioni rotondeggianti d’un vetro giallo bruno, limpido che ricorda i feldspati delle scorie presso le bocche eruttive, emesse durante gli ultimi tempi del periodo eruttivo. Francesco Stella Starrabba 14 [Memoria XXII. Ma la nota caratteristica in questa lava è data dalla massa fondamentale olocristal- lina. Le listerelle di feldspato e i prismi di augite del 2° tempo sono notevolmente più sviluppati. L’ augite è più abbondante che non negli altri campioni, in forme prismatiche, con contorno non molto netto e granuli di magnetite aderenti ad esso. Quest’ accresci- mento dell’ augite del 2° tempo sembra possa coesistere col riassorbimento di quella del 1° tempo. I feldspati in liste molto allungate rientrano, come vien provato dall’ estinzione abba- stanza obliqua rispetto alla direzione di massimo allungamento, corrispondente ad a , in gran parte fra i termini della labradorite acida e solo subordinatamente vi si nota anche 1’ andesina. L’ olivina in granuli molto minuti , corrosi , è frequentemente con orlo , od intiera- mente trasformata in iddingsite. La massa fondamentale è essenzialmente microcristallina e consta in predominanza di microliti di feldspato, in mezzo ai quali si notano prismetti d’ augite. Abbondanti le sezioni di magnetite e d’ ilmenite idiomorfe e con contorno ben defi- nito ed inoltre prismetti d’apatite. La base vetrosa è in quantità scarsissima, perfettamente limpida ed incolore. g) Saggio raccolto presso M. Capriuleddu. In questo punto le lave si espansero specialmente negli ultimi giorni dell' eruzione, quando dilagavano a monte delle cascate di M. Faggi per 1’ ostruzione di queste ultime; il campione è stato raccolto sul fianco sinistro della colata, in una piccola estrusione la- terale. I caratteri più interessanti sono : la relativa abbondanza d’ augite e la grandezza dei suoi cristalli ; anche parecchi granuli d’ olivina sono visibili ad occhio nudo, special- mente per i colori e la lucentezza metallica. In sezione si notano inclusi in alcuni fenocristalli di plagioclase e propriamente al- l'orlo di essi, alcuni prismetti microlitici d’ augite che fanno vedere come la formazione dell’ orlo esterno di quelli avvenisse contemporaneamente o poco tempo dopo la separa- zione dei microliti d’ augite (1). L’ olivina è incisa da numerose insenature di massa fondamentale che ne intaccano profondamente i contorni. La magnetite e l’ ilmenite del 1° tempo, poiché è evidente doversi riconoscere anche per esse due tempi di segregazione, e due corrispondenti grandezze, seguono per la distri- buzione in luogo ed in quantità, l’olivina e l’ augite, ed in questa lava sono quindi rela- tivamente più abbondanti, come in tutti gli ultimi prodotti lavici. Nella massa fondamentale il vetro è in discreta quantità ma completamente invaso da prodotti di devetrificazione : cristalli scheletrici, microliti, granulazioni opache, che in al- cuni punti lo rendono opaco. Il suo colore è d’ un giallo bruniccio piuttosto chiaro. Que- sta lava in complesso è simile a quelle del filone centrale della porzione superiore della colata, che abbiamo esaminato precedentemente nel campione c). (i) Alcuni di tali prismetti mentre da un capo sono impiantati all’orlo del cristallo dall’altro sono im- mersi nella massa fondamentale. Studio petrografìco sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 1 5 h) Saggio raccolto fra M. Sona e M. Manfrè. Queste lave rappresentano i prodotti d’ uno stadio intermedio del periodo effusivo ; il campione in esame è di roccia abbastanza compatta, raccolto da una estrusione laterale della colata. Ad occhio nudo vi si mostra un’abbondanza relativa di fenocristalli d’augite e di olivina. I plagioclasi presentano dimensioni inferiori a quelle dell’augite fanerocristallina. All’ esame microscopico si notano di caratteristico delle varietà di costituzione nei vari punti della massa fondamentale che potrebbero spiegarsi come aree di cristallizzazione (Kristallisationshofen dei petrografi tedeschi). Dove abbondano le segregazioni porfiriche di plagioclase la massa fondamentale circostante è più scura per abbondanza di prodotti opachi di devetrificazione, cioè di prodotti ricchi in ossidi di ferro, ed il vetro è ridotto a più tenui proporzioni; in vicinanza di segregazioni pirosseniche od oliviniche la massa fon- damentale si mostra più ricca in vetro, e questo assume un colorito bruno rossiccio, men- tre manca 1’ abbondanza di prodotti opachi di devetrificazione. Nei feldspati si nota qualche caso di geminazione secondo la legge diBaveno; l’oli- vina raggiunge dimensioni insolite di 3 1 nini. La massa fondamentale consta di vetro giallo-bruno abbondante e limpido, nel quale si notano numerosi microliti d augite feldspato e granuli di magnetite ed ilmenite che in molti punti lo rendono del tutto opaco. Dove il vetro è chiaro vi si notano cristalli scheletrici d’ augite e listerelle di feldspati terminanti a forchetta ai due capi. Intorno alle bollosità causate dall’espansione dei gas la massa diviene più opaca e carica di granulazioni, il vetro intensamente bruno e le liste- relle feldspatiche del secondo tempo si dispongono tangenzialmente al contorno delle bolle. Lave della piccola colata delle bocche del I gruppo. L’emissione di lava che diede luogo a questa minuscola colata avvenne quasi con- temporaneamente alla formazione della squamatura sulla quale si successero i vari feno- meni eruttivi. Senza dubbio questa lava è il primo prodotto effusivo ad aver visto la luce; ed insieme uno di quelli che più rapidamente hanno raggiunto lo stato solido. Queste lave hanno un aspetto scoriaceo e sono ricche di vetro in modo caratteristico. Sul loro raffred- damento hanno dovuto esercitare una notevole azione le nevi, sulle quali la corrente, colla sua grande velocità, ha dovuto rovesciarsi e scorrere impetuosamente; testimoni degli scoppi che han dovuto sconvolgere la massa lavica venuta in contatto colle nevi, sono i numerosi frammenti di vetro che si trovano ai fianchi della colata anche a diecine di metri dalla medesima. Eccettuati i caratteri della grande abbondanza in vetro e dell’estrema bol- losità che in taluni casi fa pensare alle pomici, del resto queste lave differiscono di poco dalle altre della colata principale e specialmente dalle ultime in cui è più frequente il vetro bruno. 16 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] i) Saggio raccolto verso il principio della piccola colata. E una lava scoriacea, rivestita alla superficie e sulle pareti delle bolle, spesso molto ampie, da un sottile strato vetroso che forma una specie di smalto non molto lucido, in taluni punti con riflessi metallici; come nelle altre, anche in questa lava si ha struttura porfirica con frequenti fenocristalli di plagioclase, poco comuni d’augite e meno d’ olivina. In sezione sottile i feldspati si mostrano ricchi di inclusioni fogliacee disposte paral- lelamente a (010); sono disposte irregolarmente ma il nucleo è nel maggior numero di casi, il più povero di quelle. In alcuni, fra 1’ orlo più acido ed il cristallo è interposto un cordone, quasi ininterrotto, di questi inclusi che ne segue perfettamente il contorno, alcuni di questi sono veri brani di massa fondamentale. Degne di menzione sono alcune segregazioni basiche esclusivamente augitiche od esclu- sivamente oliviniche, con qualche granulo di magnetite di prima formazione ; queste segre- gazioni sono nidi d’ un numero vario di cristallini, ipidiomorficamente uniti quasi sempre di dimensioni inferiori ad un millimetro, e gii aggregati cosi formati raggiungono talora 5 — 6 min. di massimo diametro. La frequenza di tali formazioni in queste lave rapida- mente irrigiditesi e la scarsezza, al contrario, nelle lave della colata principale mostrano bene quanta influenza nella loro disgregazione abbiano avuto l’ azione meccanica del magma in movimento ed il prolungarsi del periodo di riassorbimento e ci autorizza a considerare gran parte dei granuli di olivina o d’ augite, privi di contorno ed accompagnati da ma- gnetite in grossi cristalli, che qua e là si riscontrano nelle altre lave, come provenienti dalla soluzione di tali aggregati. Inoltre la corrosione magmatica sembra aver avuto maggior influenza nell’ atto dell’ ef- fusione: forse nel camino vulcanico od agli inizi del cammino subaereo della colata. Non di raro alle plaghe augitiche si trova associata subordinatamente l’olivina, ma non si osserva mai il caso contrario. Più frequenti sono le associazioni d’ augite con anortite. L’ augite è più abbondante che non 1’ olivina e più spesso di quest’ ultima si mostra in individui isolati. Caratteri notevoli di quest’ augite sono un frequente contorno di vetro più bruno, che non quello della massa, segno di parziale rifusione alla superficie di tale elemento; è frequente la geminazione lamellare secondo (100); qualche volta include l’oli- vina e vetro chiaro in cristalli negativi con bollicine di gas. Nella massa fondamentale si notano in quantità piuttosto scarsa gli elementi del se- condo tempo; fra i microliti particolarmente abbondante è l’ augite in prismetti di pochi centesimi di min. di lunghezza massima; l’olivina in microliti vi si riscontra pure ma non molto frequente; la base infine è costituita da vetro bruno-verdastro ricco di granulazioni, cristallài, globuliti e pori gassosi. k) Saggio raccolto al fronte della piccola colata. È molto più ricco di vetro del precedente e se ne distingue per la lucentezza grassa da quello conferita; presenta una grande fragilità; ha sempre l’aspetto porfirico con feno- cristalli plagioclasici prevalenti. Studio petrografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 17 In sezione microscopica intorno alle segregazioni basiche del 1° tempo , ma più spe- cialmente intorno all’augite, si nota 1’ orlo di vetro più scuro che non nella massa fonda- mentale osservato anche nel saggio precedente. Intorno ad un cristallo d’ augite , fra una corona di magnetite che circonda un nucleo più intensamente colorato ed un’ altra che segue la sezione esterna del cristallo, si ha una zona più chiara i cui caratteri ottici, salvo il plecroismo più debole, sono i medesimi del nucleo e della zona esteriore. Nella massa fondamentale si nota la scarsezza di elementi del 2° tempo e special- mente di liste feldspatiche ; si ha invece notevole abbondanza d'olivina in granuli e microliti, l’olivina di tutte queste lave è sempre visibilmente più abbondante nella massa che non fra i fenocristalli. Il vetro giallo-bruno è limpido , forma parte precipua della massa e contiene cristalli scheletrici di feldspato ed augite e scarsi altri prodotti di devetrificazione, scarsissima la magnetite in ottaedri molto regolari. I) Frammenti di vetro (jalomelano) dei fianchi della piccola colata delle bocche del 1 gruppo. Come si è detto avanti, sui fianchi di questa piccola colata, anche a decine di metri di distanza, si incontrano abbondanti di questi frammenti di vetro nero con lucentezza picea, pesanti, la cui superficie non presenta tracce di frattura ma, invece, spesso è rive- stita d’ uno strato continuo di smalto alquanto più lucido che non le superficie di frattura. Si trovavano, al tempo delle mie escursioni estive, in posizioni alquanto strane rispetto agli oggetti circostanti alla colata, cioè spesso deposti sulle sporgenze di rocce, legger- mente impigliati nelle macchie di Astragalus, come non sarebbe successo se fossero caduti da grande altezza. È evidente che, lanciati dalle esplosioni che avvenivano al contatto della lava fluente colla neve, sul letto di nevi abbondanti che coprivano tutte le accidentalità del suolo d’uno strato uniforme, allo squagliarsi di questo sono stati abbandonati nelle loro strane posizioni. (1) Mentre la superficie di questi frammenti è schiettamente vetrosa, sulle superfìcie con- coidi di frattura si nota la struttura vitrofìrica per numerosi fenocristalli di plagioclase, augite ed olivina, apparentemente meno abbondanti che non nella lava della colata. Al microscopio l’aspetto vitrofìrico è più evidente; il vetro è perfettamente chiaro, con pochi microliti ed alquante sezioni di cristalli evidenti di magnetite e d’ ilmenite. La carattestica più interessante di questo vetro, che vedremo ripetersi nei prodotti con vetro molto abbon- dante della prossimità delle bocche eruttive, sono i microliti d’ olivina, con dimensioni di pochi centesimi di millimetro, e dei quali è evidentissima la forma cristallina, data la limpi- dezza estrema del vetro, per mancanza di prodotti di devetrificazione. I microliti sono presso a poco isodiametrici o con debole allungamento secondo c e presentano il più frequente- mente combinazioni dei due prismi (110), (021), e spesso col pinacoide (010) (v. Tav. XI, fìg. 3). Raramente ed in quelli di maggiori dimensioni si hanno combinazioni più ricche di (i) Projetti simili furono osservati dal LACROIX (Sur la lave de la recente éruption de l’Etna — C. R. de 1’ Ac. des Sciences -- CXLV1I, p. 99) durante l’eruzione del 1908. Egli notò anche come dovessero cadere freddi sullo strato di neve circostante, che non arrivavano a fondere nel punto in cui cadevano; v. anche A. v. LASAULX — Der Aetna — I B. p. 320. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XXII. 3 18 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] facce. Questi vetri ricchi di olivina microlitica ricordano vetri simili osservati al Vesuvio (1) e certe andesiti e labradoriti augitiche della Chaìne des Puys (Michel-Levy). Simili microliti, inoltre, furono notati da Lacroix nelle proiezioni stromboliane dell’ Etna emesse durante 1’ eruzione del 1908. Il fatto, poi, che tali microliti non si osservino, almeno così netti ed abbondanti, nelle lave in colata anche se ricche di vetro, può dipendere o dall’azione complessiva della corrosione meccanica e chimica, che forse agiscono con maggior vigore durante la segregazione degli altri elementi della massa fondamentale, o forse anche dal fatto che nelle lave possono essere facilmente mascherate dai prodotti abbondantissimi di devetrificazione, che non permettono una certa trasparenza della sezione sottile, se non quando questa abbia raggiunto uno spessore molto limitato. Le listerelle di feldspato del 2° tempo non mancano, sebbene scarse ; la loro segre- gazione va compresa evidentemente fra 1’ emissione del magma e la sua solidificazione. L’ augite microlitica non è molto frequente. L’ apatite in aghetti è meno scarsa. Possiamo colle superiori osservazioni determinare il seguente ordine nel tempo di se- gregazione dei vari elementi della massa fondamentale. Già sin da! passaggio del magma pel camino eruttivo incominciano a separarsi alcuni minuscoli individui di labradorite ba- sica, le cui sezioni quadrate ci mostrano un contorno ben netto, nessuna geminazione, povertà d’ inclusi. Segue la generazione delle listerelle di labradorite più acida, che si con- tinua durante il fluire subaereo del magma, sino al suo consolidamento. La formazione della magnetite s’è anche iniziata con forme regolari nel camino erut- tivo, ad essa segue l’olivina, vengono infine 1’ augite e i feldspati microlitici. Dell’ultimo stadio sono infine quelle granulazioni abbondantissime che intorbidano completamente la massa fondamentale, la cui formazione può essere o arrestata da un rapidissimo raffred- damento, come nel caso di questo vetro, od al contrario evitata con un raffreddamento molto lento, capace di dare prodotti quasi olocristallini, come s’ è visto per le lave dei punti più bassi della colata principale (es. saggio di lava f). La densità di questo vetro è 2, 70, quindi notevolmente inferiore a quella delle lave che scende ad un minimo osservato di 2, 815. Il materiale detritico. Come si disse in precedenza, quanto deboli furono i fenomeni esplosivi che determina- rono le projezioni, altrettanto scarsa fu la quantità di materiale frammentario dalle medesime fornito. Si noti come intorno alle bocche effusive della parte inferiore della squamatura si riscontrano prodotti scoriacei di grandi dimensioni : bombe di varie forme, vuote, a fo- caccia ; il M. Ricco propriamente detto consta appunto esclusivamente di tali bombe. La finezza delle projezioni, ossia il grado della loro triturazione, è invece massima nelle boc- che più alte, ed in queste si ha anche la maggiore abbondanza di materiale frammentario lavico non coevo, di lave e tufi alterati provenienti dalla triturazione e disgregazione dei banchi e colate superficiali per opera degli agenti esplosivi. Nondimeno anche da queste bocche non è venuta che una quantità piuttosto scarsa di materiale frammentizio, che si è sparso, spinto dal vento, a poca distanza dalle bocche medesime; a qualche centinaio di metri, lo spessore delle sabbie e ceneri deposte durante il periodo eruttivo non è salito che a pochi centimetri. (i) F. KKEUTZ in Tchermaks min. und petr. Mitteilungen, 6, 1885, p. I42. Studio pirografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 19 Le sabbie e le ceneri. ] ). Sabbia grossolana emessa dalle bocche del 1 gruppo. — Consta di granuli grandi abbastanza per costituire un termine di passaggio verso il lapillo propriamente detto. Essendo prevalsa in queste bocche 1’ attività esplosiva, così, pur rimanendo essenzialmente costituita di materiale lavico coevo, inrale sabbia vi sono anche abbondanti i frammenti delle lave e dei tufi rigettati ed appartenenti a periodi abbastanza antichi dell’ attività dei- fi Etna. I frammenti di lava coeva sono notevolmente scoriacei ed i fenocristalli prevalgono sulla massa fondamentale, così da aversi in sezione una rete le cui maglie sono occupate principalmente da sezioni di plagioclase, chiuse fra piccole quantità di massa fondamentale. Questa abbondanza notevole di fenocristalli nei prodotti frammentari si osserva costante- mente; i plagioclasi sono poi straordinariamente ricchi di inclusi e d’aspetto microtinico. Gli inclusi, di vetro giallastro, sono alquanto più chiari del vetro della massa fondamen- tale, e sono ricchi di globnliti, granuli opachi è microliti, specialmente d’ augite. 1 fenocristalli d’ augite sono rari ed ancora più quelli d’olivina; i primi sono poveri d’ inclusioni e contengono specialmente granuli di magnetite. Nella massa fondamentale si notano, ed abbastanza frequenti, le liste di labradorite acida con allungamento massimo || a e che dimostrano colla loro presenza come la loro formazione fosse già iniziata nell’ atto delle esplosioni ; le loro dimensioni oscillano fra mm. 0,2 — 0,5. I microliti d’augite sono frequenti ed altrettanto i granuli d’olivina di mm 0,01 — 0,05, che però non lasciano intravedere nessuna forma cristallina. II vetro è giallo bruno, attaccabile lentamente cogli acidi ed è reso torbido dalla gran- de abbondanza di granuli opachi, pori gassosi, globuliti. 2) Sabbia fina delle bocche del II gruppo. — Questa sabbia è quasi completa- mente composta di frammenti di lava coeva ; è stata raccolta presso le bocche che pre- sentarono maggiore attività esplosiva, ma a maggior distanza del centro eruttivo che non quella esaminata prima. Differisce, però, dalia prima per la natura stessa della lava : mentre nella prima pre- vale una massa fondamentale a vetro giallo-bruno, come in altri prodotti scoriacei delle vicinanze immediate delle bocche, in queste il vetro è scarsissimo e quasi incolore, ma sono talmente abbondanti i prodotti di devetrificazione che, per avere una relativa traspa- renza, bisogna ridurre le sezioni ad uno spessore minimo. Alcuni frammenti constano apparentemente d’ una massa di granuli oscuri e microliti, collegati da una sostanza incolore in quantità molto scarsa, che a luce polarizzata si mo- stra anisotropa ; si tratta di frammenti di plagioclase così ricchi di inclusioni, che la so- stanza feldspatica vi funziona in apparenza da massa cementante, rendendo tali fram- menti simili a quegli altri di scorie dal vetro quasi incolore ; la differenza non vi si nota che a Nic -j-, sia per i caratteri ottici del feldspato, sia -per la geminazione che esso pre- senta quasi sempre. Quando però s’ incontra uno di tali cristalli plagioclasi quasi completo, vi si nota sempre un nucleo bytownitico più o meno limpido. Gli inclusi di questi nuclei spesso sono di vetro bruno, con sezioni arrotondate ; accade anche di notare delle sferette di vetro limpido incluse in quelle di vetro colorato, che alla loro volta includono un granulo di 20 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] magnetite; queste sono da considerare appunto come le aree di cristallizzazione di quei granuli di magnetite. Intorno alla zona sovraccarica di inclusi opachi qualche volta ve n’ è infine un altra esterna, limpida, che consta di plagioclase più acido e analogo a quello delle liste del 2° tempo, sparse nella massa fondamentale. Altri granuli di questa sabbia sono frammenti e schegge di augite, spesso geminata secondo (100), involti completamente o solo in parte dalla scoria. Alcuni sono ricchi di granuli di magnetite con dimensioni oscillanti fra 0,1 — 0,5 mm. Relativamente rari sono i granuli di olivina, la quale peraltro presenta la solita freschezza. In altri, infine, prevale la massa fondamentale, senza alcun fenocristallo ; alcuni, infine, mostrano i segni d’una grande alterazione, forse dovuta all’ azione dei vapori ed emanazioni in genere ; alcuni frammenti di scorie, sono resi del tutto opachi, e nei plagioclasi sono interposte lamelle e venature rosse di ematite. 3) Cenere grossolana raccolta fra le bocche del I e del II gruppo. — Questa cenere, che si trova a distanza sempre maggiore dai centri eruttivi, contiene una mesco- lanza dei prodotti di varie bocche, operata anche per azione dei venti ; è dovuta alle esplosioni primordiali, almeno per la sua massima parte, poiché la produzione di ceneri divenne sempre più scarsa nei giorni seguenti 1’ inizio deli’ eruzione. Macroscopicamente non vi si distinguono che frammenti di plagioclase e d’ augite nella massa di granuli neri di scoria, e in poca quantità frantumi rossicci di lave più antiche ed alterate. Al micro- scopio si nota una maggiore varietà fra i suoi costituenti. Tra i feldspati alcuni sono in- dubbiamente prodotti dell’eruzione attuale, altri in frammenti arrotondati, con tracce d’al- terazione e nessun frammento di pasta lavica aderente ad essi, devono considerarsi certa- mente d’ origine anteriore e provenienti da lave e tufi, che già avevano subito vari pro- cessi d’ alterazione. Non manca anche qualche granulo d’ olivina alterata con produzione di ossidi di ferro. Vi è presente una certa quantità di materia terrosa e di sostanza orga- nica, rappresentata da fibre legnose. Si noti che tale cenere è stata raccolta alla superficie delle nevi durante l’eruzione e quindi proviene esclusivamente dai depositi attraversati dai vapori eruttivi. Ma anche fra i granuli lavici coevi si nota qualche differenza. Mentre la maggior parte di essi constano di scoria simile a quella dei primi prodotti lavici dell’ eruzione, in quan- tità piuttosto scarsa s’ incontrano frantumi di vetro bruno a frattura concoide , con bolle allungate e microliti plagioclasici, d’augite e d’ olivina non molto abbondanti, così da non alterare la limpidezza del vetro stesso, e con scarsissima magnetite. Questo vetro richiama alla mente quello di certe lave emesse ad eruzione inoltrata, e dei prodotti scoriacei delle immediate vicinanze delle bocche eruttive, anch’ essi dovuti a proiezioni tardive della stessa eruzione. Per questa somiglianza non sarebbe forse ingiustificato il voler riconoscere nei frammenti di vetro bruno ancora i prodotti delle ultime, leggere esplosioni, che han potuto raggiungere, in balia dei venti, una certa distanza dalle bocche in virtù delle loro piccole dimensioni e delle bolle gassose di cui sono ricchi. Questo vetro è lentamente e' diffìcilmente attaccato dagli acidi. Tra i frammenti cri- stallini 1’ augite vi è frequente ma sempre in ischegge; vi si nota anche qualche traccia d’ horneblenda. 4.) Lapillo della bocca N. 4 del gruppo IL — Proviene dai depositi superficiali dell’ abbondante lapillo che circonda le bocche più attive per esplosioni durante tutta la eruzione, e che accumularono intorno la massima quantità di materiale detritico. Le dimen- Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 21 sioni degli elementi di questo lapillo oscillano ordinariamente intorno ad 1 centimetro, ma spesso lo oltrepassano; sono tutti frammenti di lava coeva e di scorie con superfìcie lu- cente a riflessi metallici. Esaminando la sezione di qualche campione si riscontra la solita struttura porfìrica, in cui la massa fondamentale è, però, molto ricca di vetro, così da for- mare un termine di passaggio verso la vitrofìrica. Le grandi segregazioni sono al solito preponderantemente feldspatiche. Una sezione ben [[ (001) mostra al nucleo un’estinzione corrispondente ad una composizione press’ a poco di Ab 10 An 90, in una zona intermedia di Ab 20 An 80 e nella zona esterna di Ab 35 An 65. Abbondano i feldspati d’ aspetto vetroso e carichi d’inclusi di vetro bruno, senza alcun contorno cristallograficamente definito, e la cui com- posizione è molto vicina ad Ab 35 An 65 o poco più basica. Questi feldspati mostrano tutti gli indizii d’ una affrettata cristallizzazione. Ma un’ idea netta dello stato in cui veni- vano emessi questi feldspati col magma durante le esplosioni vien data da una bella sezione di cristallo fratturato e deformato (Tav. XI, fig. 2). Esso ha la solita struttura zonata, con nucleo anòrtitico e mantello labradoritico-by- townitico. Il nucleo mostra una nettissima frattura obliqua alla direzione di massimo allun- gamento, dalla quale resta diviso in due parti e queste sono state spostate leggermente, scorrendo 1’ una sull’ altra. La zona più acida e ricca di inclusioni, al contrario, non mostra alcuna traccia di frattura, ma -gli inclusi vetrosi, disposti || c , in corrispondenza alla fenditura con scorrimento che divide il nucleo, si mostrano contorti tutti nel medesimo senso, indicando che la zona esterna, ancora allo stato pastoso, ha secondato il movimento che tendeva a deformare in tal modo il cristallo. Or essendo avvenuta tale deformazione nello spazio di tempo brevissimo trascorso fra 1’ emissione del brano di magma e il suo raffreddamento, è ovvio pensare che il nucleo anortitico già nel magma dovesse essere prossimo allo stato solido, mentre la zona più acida doveva ancora trovarsi in uno stato di pastosità. Del resto per frequenti fenomeni di deformazione, questi feldspati ricchi di inclusi mostrano in modo assai evidente di essere venuti alla luce col magma ancora in uno stato semipastoso. Qualche sezione j_ c di augite è notevole, perchè accanto alla sfaldatura caratteristica mostra bene sviluppata anche quella del diallaggio || (100). I feldspati e 1’ augite del 2° tempo sono rappresentati, ma scarsamente. Il vetro, che forma la parte preponderante della massa fondamentale, è il solito vetro giallo bruno, ab- bondante in tutti i projetti delle immediate vicinanze delle bocche. II feldspato microlitico è in lamelle rombiche tabulate || (010) mancanti di (110) e (110) (1). Queste losanghe, che non presentano tracce di geminazione, presentano spesso forme sche- letriche, caratterizzate da un maggiore accrescimento ai vertici nel senso delle diagonali. Abbondante è ancora l’augite microlitica in aghetti allungati secondo c. I globuliti, in quantità scarsa, talvolta si associano in margariti. Il vetro bruno si trova incluso abbondantemente in quei feldspati che presentano qualche deformazione e composizione più ricca in albite; ma negli individui più basici, e che non presentano alcun disturbo nella cristallizzazione, oppure nei nuclei anortitici dei primi, si (i) A. PENCK — Studien iiber lockere vulkanische Auswiirjlinge in Zeitschr, d. D. geol. Gesellschaft XXX B. 1878 — F. ZIRKEL in N. Jahrb. fùr Min. u. s. w. 99 Francesco Stella Starr abba [Memoria XXII.] riscontrano inclusioni differenti, quasi opache, che ad un esame minuzioso si rivelano simili al vetro incolore, ricco di granulazioni e di magnetite, che s’ è osservato in altri campioni di lave e nelle ceneri e sabbie raccolte a qualche distanza dalle bocche. 5.) Sabbia fine emessa dalle bocche dei gruppi inferiori. — Consta di granuli abbastanza minuti (min 1—0,5 di diametro) ed è accompagnata da una parte pulverulenta che al microscopio si rivela composta di quegli elementi più suscettibili di esser ridotti in frantumi; infatti, oltre numerosi frammenti di feldspato vi si notano molto abbondanti le schegge di vetro bruno , più o meno scuro. Le schegge di vetro sono ricche di bolle che in qualche caso fan pensare a frammenti di pomice. 11 colore varia dal bruno rossiccio al giallo bruno in quello di colorito più intenso non si notano che rari cristalli di plagioclase, poiché il ferro è rimasto tutto disciolto nel vetro; in quelli di colore giallo-bruno chiaro di minerali ferriferi si nota l’ augite in microliti, ma in minime proporzioni la magnetite e 1’ ilmenite. La parte grossolana di questa sabbia consta poi specialmente di frantumi di lava torbida e di scarso vetro incolore, di frammenti di plagioclase, augite e raramente d’o- livina (1). (i) Una pioggia di sabbia fina e lucente, eruttata però dal cratere terminate dell’Etna ebbe luogo sul ver- sante meridionale dell’Etna il 25 gennaio 1911. Essa, anche ad occhio nudo si mostra composta in prevalenza di frammenti di filamenti sottili di vetro stirato, che hanno una certa somiglianza coi capelli di Pele dei vul- cani delle Hawaii 0 con formazioni analoghe del Vesuvio e d’ altri vulcani, distinguendosene però principal- mente per la perfetta rigidità e fragilità e per un certo numero di microliti inclusi nel vetro, fra cui notevoli quelli d’olivina. Tale sabbia è stata subito descritta da G. Ponte. ( Fase Hawaiana dell' attività dell' Etna. Rend. Voi. XX, R. Acc. Lincei, Sez. 5a, 20 sem. Roma.) e d’ essa s’ è occupato anche O. De Fiore. [Il pe- riodo hawaiano dell’ Etna nel 1910-1911. Firenze, 19x1). Questa sabbia, che dimostra nel vulcano una momentanea tendenza a manifestazioni di carattere Hawaiiano, presenta del resto una certa abbondanza di frammenti di fenocristalli nella sua parte più fina e più traspor- tabile dalle correnti aeree, e fra di essi si riscontrano specialmente abbondanti i granuli di pagioclasi più basici di Ab 1 An 1, come anche qualche minuto frammento d’ augite. Riporto qui 1’ analisi d’un campione di tale sabbia raccolto a Catania, da me eseguita : Si O, . . 49,08 Alo 03 • • 17,38 Fe2 03 • 5,83 Fe O . 6,05 Mg O . 3,70 Ca O . 7,41 Na2 O . 5,84 k2 O . . 2,16 Ti Oo . . 2,12 P2 O5 • 0,19 Somma . • 99,76 Quest’ analisi ha grande analogia con quella delle lave dell’ eruzione del 1910, riportate avanti. Princi- pale differenza fra le due è la quantità più scarsa di Al2 03 e Ca O della sabbia rispetto a quest’ ultime, differenza che deve attribuirsi alla scarsezza di fenocristalli plagioclasici cosi abbondanti nelle lave ; in tal senso deve anche spiegarsi la maggiore abbondanza di Na2 O nel vetro, da cui non si sarebbero ancora se- parati i feldspati sodici del 20 tempo. La mancanza di fenocristalli in queste ceneri è solo apparente e si deve all’ azione vagliatrice esercitata dall’ atmosfera sui prodotti emessi dal cratere, per la quale a distanze note- voli non poterono essere trasportati che i frammenti di vetro bolloso e dei fenocristalli, solo scarsi e finis- simi frammenti. f Studio pirografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 Scorie e bombe 6. ) Projetti sconacei delle bocche del I gruppo. — Sono prodotti di esplosioni stromboliane, in forma di focaccia; il rivestimento esterno consta in prevalenza di scoria vetrosa, con fenocristalli plagioclasici tabulari e disposti parallelamente alla superficie del blocco; tale disposizione produce un sfaldabilità a sfoglia caratteristica, che ricorda quella di certi basalti globulari (1). L’abbondanza di vetro va diminuendo verso l’interno di queste focacce, mentre nel medesimo tempo aumenta in proporzione la grandezza delle bolle: queste nei punti più interni misurano anche parecchi centimetri di diametro, mentre gradatamente all’ esterno si arriva ad una corteccia ricca di vetro, compatta, con lucentezza resinosa sulle superfìcie di frattura. Queste due particolarità si ricollegano alla varia rapidità con cui è avvenuto il raffreddamento all’ esterno ed all’ interno del blocco ed alla facilità colla quale potevano svolgersi i gas sviluppantisi dallo strato superficiale dello stesso, in confronto di quelli che si sviluppano nel suo interno. Esaminando la corteccia di questo blocco al microscopio vi si nota l’ abbondanza di vetro già visibile ad occhio nudo ; è bruno e molto ricco di microliti , forme trichitiche, globul iti etc. Fra i microliti si notano i sottili primetti d’augite quasi incolore, e i microliti d’olivina, colle forme cristallografiche ben distinte, come già s’è visto in un campione di vetro della colata lavica sgorgata da queste stesse bocche. Le segregazioni basiche ad olivina ed augite sono già notevolmente corrose, quasi colla medesima intensità che nella colata lavica. Questo fa supporre che i processi di corrosione e di riassorbimento dovettero agire attivamente sino al punto in cui il magma cominciò ad effondersi alla superfìcie del suolo, divenendo quasi insensibili in seguito, mentre piuttosto diventavano più efficaci le azioni meccaniche della lava in movimento. 7. ) Scorie della bocca N. 6 gruppo II. — • È un campione di scoria molto porosa e vetrosa, rivestita esternamente d’uno smalto molto lucido, in alcuni punti con riflessi metallici, dal giallo ottone al grigio d’acciaio. Esaminando una sezione sottile, già ad occhio nudo, nella massa vetrosa prevalente, si notano alcune plaghe scure che non mo- strano soluzione di continuità colla scoria involgente e che misurano solo pochi millimetri di diametro (v. Tav. XI, fìg. 4). All’esame microscopico la massa della scoria involgente mostra gli stessi caratteri di porosità, abbondanza in vetro giallo-bruno, del campione precedente ; i fenocristalli di plagioclase, a giudicare dalla varietà degli inclusi, sono di due distinte formazioni; alcuni si distinguono per avere inclusioni di vetro simile pel colore a quello della massa fondamentale e sono predominanti; altri per inclusioni perfettamente opache che, come diremo subito, sono simili ai fenocristalli delle plaghe più oscure. L’ au- gite spesso ha un orlo di vetro bruno-scuro ed è associata a grossi granuli di magnetite, (raggiungono le dimensioni di 0,5 — 1 mm.); spesso all’orlo e lungo le fenditure vi si riscontra una zona più chiara, con una birifrangenza notevolmente minore, per cui a Nic -j- i colori d’interferenza vi si mantengono di ordine più basso, e ricca di microliti; nell’ interno si notano alcune inclusioni di vetro molto scuro con uno stroma di sostanza (i) V. anche G. MERCALLI — Sopra l’ eruzione dell’ Etna cominciata il j luglio 1S92 in Atti Soc. It. Se. Naturali. Voi. 84 Milano 1892. 24 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] opaca a guisa di rete. Anche l’ olivina mostra fenomeni analoghi ed orlo con caratteri ottici un po’ differenti da quelli del nucleo. Le plaghe più scure non sono che frammenti di scoria a massa fondamentale opaca, simile a quella delle lave emesse durante i primi giorni ed alle ceneri e sabbie distanti un certo tratto delle bocche. Tali frammenti di lave già solide, essendo state involte dalla scoria fluida, hanno subito un principio di riassorbimento; infatti la zona di contatto della roccia involgente si carica di minuti granuli opachi, identici a quelli della lava inclusa e contemporaneamente il vetro si arricchisce di microliti e trichiti, diventando nello stesso tempo più scuro. In alcuni punti della sezione si vedono piccole aree di vetro cosi micro- litico e d’un giallo-bruno più carico, senza che rimanga traccia della roccia inclusa; è evi- dente che si tratta di frammenti di inclusioni già completamente riassorbite ; in altri si hanno dei vuoti, da non confondersi con quelli a contorno regolare delle bolle, il cui orlo è di vetro rosso-bruno scuro, perfettamente simile a quello esaminato più avanti. 8. ) Scorie delle bocche del III gruppo. — Sono in piccoli blocchi della grossezza d’ una noce, con aspetto pumiceo e con lucentezza metallica molto comune alla loro ' su- perfìcie. In sezione sottile mostrano, oltre i soliti fenocristalli , una massa fondamentale ricca di vetro bruno, simile a quella delle scorie precedenti. Vi è di notevole qualche fe- nocristallo di labradorite che include lamelle limpide d’un altro plagioclase, la cui composi- zione si avvicina più a quella dell’ anortite. 9. ) Blocco di scoria delle bocche del IV gruppo. — È perfettamente simile al precedente salvo una minore abbondanza di vetro e la presenza di inclusioni, come nelle scorie del II gruppo, di frammenti di lava a massa fondamentale opaca. Vi si nota anche qualche sezione d’ augite, che mostra la ripetuta geminazione [| ( 1 00) ; questa geminazione, visibile ordinariamente a luce polarizzata e Nic -j-, qui in sezioni normali a c , per diversa intensità di colorazione si scorge già nettamente a Nic || , disponendo la sezione in maniera che le lamelle risultino parallele al piano di vibrazione dei due Nicols. Il vetro all’ orlo delle bolle piglia un colorito più carico, come è stato notato in altre lave dell’Etna (1); i microliti per regola generale si dispongono tangenzialmente alla superficie delle bolle ; è raro il caso di disposizione radiale ; eccezionali i casi in cui sporgono microliticamente nel vuoto delle medesime. 10. ) Bombe vuote e scorie delle bocche del VII gruppo. — I M. Ricco propria- priamente detti, ossia i coni scoriacei formatisi intorno alle bocche effusive, constano quasi totalmente, salvo un mantello di spessore minimo di lapillo fine, di blocchi di scorie e di bombe scoriacee, vuote nel loro interno. Queste hanno varie dimensioni e forme , ma tutte mostrano chiaramente di essere ancora allo stato pastoso nell’atto della loro caduta e di non essersi solidificate che qualche tempo dopo; perciò le superiori si trovano modellate secondo le accidentalità di superficie dei blocchi che stanno immediatamente sotto. Il fatto che il loro nucleo si manteneva, ancora dopo la caduta, per un certo tempo pastoso, la fluidità della massa e la ricchezza di vapori occlusi da essa e sviluppantisi a pressione normale , la facilità di svolgere tali vapori maggiormente verso la superficie, han fatto sì che tali scorie si gonfiassero inte- riormente durante il raffreddamento sotto la pressione dei gas, i quali vi determinava- no bolle voluminose, alcune molto grandi, in proporzione della massa scoriacea. Alla (i) A. L.ACROIX 1. c. Studio petrografìa sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 25 superficie, già rigida quando il nucleo era ancora alquanto fluido, si notano frequenti fen- dituie che ricordano le bombe “ a crosta di pane „ caratteristiche d’ altri vulcani. Si osserva poi sempre un’abbondanza di vetro maggiore all’ esterno più che all' interno. Al microscopio vi si notano i soliti fenocristalli, scarsezza d’ elementi del 2° tempo e maggiore o minore abbondanza di microliti e di vetro bruno giallastro. Tra i fenocri- stalli d’augite sono frequenti quelli con orlo di vetro scuro e fenomeni di riassorbimento; anche per 1’ olivina sono già abbastanza notevoli. Fra gli elementi microlitici sono abbondanti le forme scheletriche, le “ gegabe/te Forinen „ dell’ augite, e le losanghe di feldspato sviluppate maggiormente agli angoli, nella direzione delle diagonali. L’ augite microlitica sembra possedere un’obliquità d’estinzione A cC <5 47°, essendo di 47° quella dei fenocristalli. Il lapillo tino che qua e là si è accumulato nelle falde del M. Ricco, ma più special- niente in vicinanza della squarciatura meridionale, da cui aveva luogo l’emissione della lava, constadi frammenti scoriacei di piccole dimensioni (diametro cm. 0,5 — 1), con super- fìcie a smalto e frequente lucentezza metallica. Esaminato in sezione mostra un’ estrema abbondanza di vetro giallo-bruno, con pochi microliti e questi quasi esclusivamente d’ augite, e una quantità un po’ minore del solito di fenocristalli. L’abbondanza di vetro è accompagnata da una più frequente e viva lu- centezza metallica, con riflessi azzurro-grigiastri. Spesso, per lo stiramento subito per varie cause durante lo stato pastoso, in tali scorie si sono formati fili capillari che constano soltanto di vetro bruno, con qualche minuta bolla allungatissima nel senso del filamento; in questi filamenti di schietto vetro i riflessi metallici alla supertìce sono molto vivi. Diversa è però la costituzione di altre scorie con smalto il cui colore e la lucentezza possono paragonarsi a quella del rame metallico. In queste la massa fondamentale è com- pletamente opaca, anche per sezioni sottilissime; solo in qualche punto si può intravedere un vetro diafano e rossiccio. Conclusioni sullo studio dei prodotti magmatici dell’attuale eruzione Come risulta dallo studio particolareggiato delle sezioni dei varii campioni di lava, presi in parecchi punti della colata, e del materiale detritico raccolto in vicinanza delle bocche, una certa uniformità di composizione regna in tutti i prodotti della scorsa eruzione e solo carattere variabile è la prevalenza in alcuni d’ una massa fondamentale con vetro chiaro ed in altri di un vetro bruno, più o meno ricco di microliti e prodotti di devetrifi- cazione, fra cui notevoli i microliti d’olivina. Questa differenza, più che ad una varietà di composizione chimica nel magma, sembra accennare ad una cristallizzazione dello stesso effettuatasi in condizioni fisiche alquanto differenti. Si è visto che in queste lave sulle se- gregazioni porfiriche prevale la massa fondamentale (“ dopatiche „ secondo la nomen- clatura di Witman Cross, Iddings etc.) ed i fenocristalli sono rappresentati in primo luogo da feldspati plagioclasici, poi da augite ed olivina. Inoltre ci è riuscito di riconoscere un ordine cronologico nella cristallizzazione dei medesimi in seno al magma. I più frequenti fenocristalli di plagioclase hanno una composizione che varia fra la labradorite e la bytownite, ma, accanto a questi, ve ne sono altri che vanno compresi fra la bytownite e l’anortite e spesso assumono anche i caratteri dell’anortite pressoché pura. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XXII. 4 26 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] I primi si distinguono pel contorno cristallografico alquanto confuso e per l’abbondanza di inclusi e bolle gassose, specialmente verso 1’ esterno, e nelle lave più compatte per un orlo esterno di miscela più acida ; gli altri, all’ opposto, si distinguono per la nettezza del con- torno cristallografico, per la scarsezza d’ inclusi e la geminazione frequente secondo la legge di Karlsbad. A. Lacroix, nella sua illustrazione delle lave dell’ eruzione del 1908, ammette pei fe- nocristalli plagioclasici una sola generazione, alla quale seguirebbe la microlitica, ma da quanto s’ è venuto dicendo, è evidente una cristallizzazione avvenuta con ordine diverso ed in più riprese. Il secondo genere di plagioclase, cioè il più basico e per esperienza anche il più diffì- cilmente fusibile in condizioni normali, sia pei suoi caratteri di perfetta cristallizzazione (si trova perfettamente cristallizzato anche nelle sabbie e prodotti di projezioni stromboliane) che per l’associazione costante coi minerali segregatisi primordialmente, ci rappresenta il primo stadio di cristallizzazione dei plagioclasi. A questo, nettamente distinto, segue il secondo che comprende la segregazione di quei feldspati la cui composizione oscilla fra quella della labradorite e della bytownite. Alcune particolarità già esaminate fanno pensare che la for- mazione di questi fenocristalli sia avvenuta generalmente con un accrescimento avente per centro nuclei di plagioclasi più basici e che essa si sia compita durante il periodo d’ e- missione del magma. In certi esemplari sembrerebbe presentarsi il fenomeno notevole di un nucleo già rigido, durante il periodo d’ emissione, mentre la zona esterna avrebbe conservato per un certo tempo uno stato di semifluidità (v. Tav. XI, fìg. I e 2). A tale stato di cose può attri- buirsi l’abbondanza straordinaria di inclusi di vetro e pori gassosi che si riscontra nella zona esteriore di tali cristalli, sottoposti ad un raffreddamento relativamente rapido, ed in quelli delle bombe scoriacee e delle parti superficiali delle lave in colata ; in taluni casi è tanta l’abbondanza dei corpi estranei, che la zona esterna del cristallo si confonderebbe colla massa fondamentale, se i caratteri ottici della scarsissima sostanza feldspatica ce- mentante non la facessero distinguere dalla base vetrosa, chiara, della massa. Nei fenocristalli delle lave compatte tale abbondanza di inclusi non si nota. Special- mente nelle lave, un orlo plagiociasico acido riveste talvolta l’intero cristallo all’esterno della zona ricca d’inclusi, il quale fatto ci dimostra che, alla formazione di questa, è se- guito ancora un periodo di cristallizzazione calma più o meno breve. Altri fatti ci inducono a credere ancora che tale cristallizzazione si continuasse nella lava in colata, ma spo- radicamente e dove meno vivamente erano risentite le azioni perturbatrici del movimento della massa e dell’ accelerato raffreddamento. È degno di nota infine il fatto che nelle scorie e nei prodotti di projezioni stromboliane in genere, gli inclusi vetrosi dei fenocristalli del plagioclase più acido assumono maggiori dimensioni e sono privi di contorno regolare, mentre nelle lave compatte sembra che dal vetro degli inclusi primitivi si sia separata, pel riassorbimento esercitato dall’ individuo includente, dell’ altra sostanza feldspatica, ridu- cendòsi tali inclusioni a nuclei opachi, generalmente listiformi e disposti in determinate po- sizioni rispetto ad alcune facce cristallografiche del plagioclase. 11 pirosseno di segregazione endotellurica è rappresentato da individui, o gruppi, d’au- gite verde bruna, prismatica con forme risultanti da combinazioni di (110), (100), (010) e /\ (111) e coll’angolo et — 47° 'n P ottuso. Il numero dei fenocristalli d’augite in rap- Studio petrografico sulle lave dell ' eruzione etnea del 1910 27 porto agli altri di feldspato è molto inferiore (nel rapporto di 1'/io ad 1 '20 ) ma le dimen- sioni sono press’ a poco eguali. È sparsa non molto uniformemente nella pasta lavica ed è stato notato che, pur conservando le plaghe pirosseniche dimensioni costanti, queste o risultano d’ un solo grosso individuo (anche cm. 0,7 di massimo allungamento secondo c) oppure d’ un “ nido „ ( nesterartige Anhaufungen dei petrografi tedeschi) di cristalli ipi- diomorficamente uniti e con dimensioni inversamente proporzionali al loro numero. In qualche caso è stato dato riscontrare in sezione normale a c la sfaldatura secondo (010) ben distinta, che ricorda certe augiti d’alcuni basalti delle Fàr-Òer studiati da Osami (1). E comune la geminazione secondo (100), talvolta frequentemente ripetuta. Raramente si osservano forme a clessidra, zonature, ed il pleocroismo è abbastanza visibile, special- mente in sezioni appena un po’ spesse. Circa al tempo di segregazione si può affermare che 1’ augite endotelluriea è cristal- lizzata insieme coll’ anortite del primo tempo e dopo dell’olivina. E sempre accompagnata da magnetite ed ilmenite. L’ hornblenda si riscontra in quantità molto scarsa, in ischegge di colore rosso bruno scuro, con notevole riassorbimento e corona di magnetite. Tale è quella che si osserva quasi solo nei prodotti scoriacei e nelle sabbie. Nelle prime lave, cioè in quelle delle morene laterali all’ altezza della Casa Cantoniera, sono in- vece frequenti gli scheletri magnetitici d’ hornblenda, della quale s’ è avuto un completo riassorbimento. Non e raro osservare tali forme anche in alcune lave del tratto inferiore della colata. Sembra d’ un’ età posteriore a quella dell’ augite. L’olivina è meno abbondante dell’ augite (nel rapporto di V3, — 1/s, tenendo conto del numero dei fenocristalli) e con individui di dimensioni inferiori , poiché raramente le loro sezioni raggiungono i nini. 3 di massimo allungamento. Le forme più comuni presentano le combinazioni (010), (110), (101), (021). Nulla presenta d’anormale nei caratteri ottici. Gli inclusi sono rari (specialmente magnetite ed apatite) ed è costante 1’ associazione con grossi individui di ilmenite e magnetite. Il riassorbimento è pure notevole, però, mentre raggiunge un massimo nel periodo d’emissione, come può osservarsi confrontando l’oli- vina delle proiezioni stromboliane con quella delle lave compatte in colata, si è fatto poi risentire debolmente durante tutto il resto del periodo effusivo. Nelle olivine delle lave della colata, dei punti più distanti dalle bocche, e specialmente negli individui di dimensioni minori, sono frequenti gli orli di magnetite e le alterazioni ai bordi, con formazione d’ ossido bruno di ferro e talvolta d’ un minerale rosso-bruno, con pleocroismo vivace, simile a quello della biotite e che abbiamo visto essere identico all’ id- dingsite dei petrografi americani. Le mie ricerche sulla presenza della mica nelle lave di quest’eruzione hanno avuto risultato negativo. Nelle lave raccolte presso il fronte della colata alcuni granelli, a forte pleocroismo, impigliati nella massa fondamentale, facilmente illudono facendo pensare alla presenza di scaglie di quel minerale ; ma è evidente che si tratta sempre di granuli d’oli- vina completamente, o quasi, trasformata in iddingsite. Non m’ è stato dato di osservarne mai nelle scorie delle esplosioni stromboliane od in lave raccolte presso le bocche d’emis- sione, che in ogni caso rappresentano i materiali posti in condizioni meno favorevoli al riassorbimento ed ai fenomeni d’ alterazione. (1) OSANN A. Ueber einnige basa Itiseli e (Ics tei ne dee J'àrlier — N. JAHRB. F. M. il. S. w. i88_,. I. 45. 28 Francesco Stella Starrabba Memoria XXII.] Tralasciando ogni discussione circa la natura dell’ iddingsite , che ha poi strettissime relazioni col gruppo delle miche, quello che deve notarsi è la sua origine per alterazione dell’ olivina ai bordi, nelle lave in colata : d’ onde ne risulta la sua abbondanza proporzio- nale alla distanza dalle bocche, mentre per la biotite, come s’ è visto per l’hornbrenda, a causa dei tenomeni di riassorbimento, la quantità in cui ci si aspetterebbe d’ incontrarla nelle lave dovrebbe essere in ragione inversa alla distanza delle medesime dalle bocche effusive. Si potrebbe quindi discutere se la presenza della mica più volte constatata nelle lave recenti dell’ Etna, sia o no reale. Alcuni ne affermano 1’ esistenza in modo da non lasciare alcun dubbio in proposito (1); altri invece, come v. Lasaulx (2), riconoscono che si tratta d’ un minerale eccezionale. Anzi, negli esempi addotti da quest’ ultimo petroglifo , o si tratta di lamelle di mica aderenti a cristalli d’ hornblenda, in tufi vulcanici nei quali non sono rari i materiali allotigeni (e tale potrebbe essere 1’ hornblenda esaminata), o si tratta di inclusi eccezionali in plagioclasi di antichi basalti, od infine di orli bruni e pleocroici di alcune inclusioni in fenocristalli augitici (3), le quali, invece che all’ apatite, come afferma v. Lasaulx, potrebbero far pensare a granuli d’olivina con orlo alterato in iddingsite. Certo negli esempi addotti da v. Lasaulx non si potrebbe concludere per 1’ esistenza della mica come componente, essenziale od accessorio di una certa importanza, delle lave dell’Etna. Magnetite ed ilmenite presentano anche dei veri fenocristalli, talvolta con sezioni di circa un millimetro quadrato di superficie, e sono, insieme coll’olivina, i minerali generatisi agli inizii della cristallizzazione nel magma. Anche fra i granuli di questi due minerali si riconosce un ordine cronologico di segregazione. Quando si tratta di grossi granuli associati alla olivina, d’individui separatisi agli inizii della cristallizzazione in seno al magma, essi lasciano riconoscere come più abbondante l’ ilmenite e sembra che questa abbia preceduto la formazione dei fenocristalli di magnetite , i quali dimostrano altresi una minore corro- sione ai margini. Come vedremo in appresso, tale ordine si nota invertito nella seconda generazione dei medesimi minerali : qui prima a cristallizzare in ottaedri nitidissimi è la magnetite. Questo fatto richiama un’ osservazione di Hoffmann (4) sui basalti di Baconia. Quest’ autore è venuto alla conclusione che, a grandi pressioni, nel magma 1’ ilmenite è meno solubile della magnetite ; a pressioni inferiori si ha il caso inverso. Dalle osservazioni sulle lave qui studiate si avrebbe una conferma alle sue vedute, nel senso che nel periodo di cristallizzazione intratellurico precederebbe la formazione dell' ilmenite a quella della ma- gnetite, mentre nel periodo subaereo effusivo si osserva nettamente un processo inverso. L’ intensità di colorazione nel vetro della massa fondamentale è in rapporto inverso alla quantità di granuli di magnetite ed ilmenite separatisi. La loro segregazione nel secondo tempo avviene contemporaneamente a quella dell’olivina ed augite microlitica, ma la gene- razione dei microliti feldspatici non comincia che al finire della separazione di tutti i prece- denti minerali. L’apatite, in minima quantità nella massa fondamentale, si presenta in aghetti esilis- (1) TRAVERSO L. — Contribuzioni atto studio dette rocce vulcaniche. Giornale di Minerai., Cristall. e Petrografia. Fase. 3, voi. V, 1894, Pavia. (2) v. LASAULX — Der Aetna. Il B, p, 493- (3) v. LASAULX I. cil., p. 443-444. (4) HOFFMANN K. — Rakonycr Rasalte. Zeitschr. d. deut. geol. Gesellschaft, 1877, XXIX. Studio petrografico sulle lave dell’ eruzione etnea del 1910 29 simi. E talora inclusa persino nell’ ilmenite ; più frequentemente, in prismi e granuli, nei fenocristalli d’ olivina e d’ augite. Prima di terminare queste conclusioni sui fenocristalli , vai la pena di ricordare le associazioni di più individui dello stesso o di più minerali, a “ nidi „ ed “ occhi „, che si trovano assai frequenti in questa lava e che dimostrano una composizione piu basica di quella complessiva della lava in esame. Per ordine di frequenza vengono prime le as- sociazioni di augite, ilmenite e magnetite ; quindi quelle ad olivina, ilmenite e magne- tite ; augite, olivina, ilmenite e magnetite ; anortite ed augite con o senza gli altri tre mi- nerali. A queste associazioni si accompagnano spesso inclusioni di vetro bruno molto più scuro che non quello osservato in tutti gli altri prodotti dell’ eruzione. Evidentemente le più antiche segregazioni sono quelle a magnetite, ilmenite ed olivina, sia che si presentino isolatamente che associate. Nelle segregazioni in cui sono presenti augite e feldspato anortitico si notano indif- ferentemente o una struttura che richiama 1’ ofìtica, essendo il pirosseno allotriomorfo, od aggruppamenti ipidiomorfì e panidiomorfì : cioè la cristallizzazione dell’ anortite ha pre- ceduto di poco, od è stata contemporanea a quella del pirosseno. È frequente d’ altra parte il caso di granuli augitici, a contorno irregolarissimo, inclusi in fenocristalli plagioclasici (labradorite-bytownite), alquanto meno basici dei precedenti, i quali dimostrano che alla formazione dei fenocristalli in parola dovette precedere un periodo di riassorbimento della augite. Ed il fatto della frequenza di granuli d’ olivina inclusi in fenocristalli d’ augite prova essere avvenuto un processo analogo di distruzione dell’ olivina antecedente alla separa- zione dell’ augite. Non sarebbe privo d’ interesse poter dedurre dallo studio comparativo delle lave etnee questa conclusione : se tale successione di segregazioni e riassorbimenti, che corrispondono ad altrettante variazioni nelle condizioni fisico-chimiche sotto le quali è avvenuta la cri- stallizzazione nel magma, si ripeta costantemente e nel medesimo ordine in tutte le lave. Quindi il periodo intratellurico di cristallizzazione venne inaugurato dalla separazione dell’ apatite, cui tennero dietro magnetite, ilmenite ed olivina, quasi in unico tempo tal- volta, come dimostrano alcuni aggruppamenti allotriomorfi fra questi tre minerali. Dopo un primo periodo di riassorbimento dell’ olivina incominciarono a separarsi, ad un medesi- mo tempo, il plagioclase anortitico, 1’ augite e l'hornblenda; in seguito si nota il parziale riassorbimento dell’ augite ed il quasi totale dell’hornblenda, rappresentata, presso che esclu- sivamente, da resti scheletrici a granuli magnetitici. Al principio dell’eruzione, e cioè al tempo durante il quale cominciavano ad agile sul magma le azioni perturbatrici, dipendenti dallo sprigionarsi dei gas e dalla diminuzione della pressione, deve riferirsi la abbondante separazione dei fenocristalli feldspatici, dalla com- posizione oscillante fra quella della labradorite e la bjùownite, in parte cristallizzanti in- torno a nuclei anortitici primitivi, tutti ricchi, specialmente nelle zone esterne, di inclusioni gassose e di frammenti della massa fondamentale. L’ accrescimento di tali feldspati sembra essere durato sino al momento dell’ emissione, per continuarsi poi, molto debolmente, sino alla solidificazione definitiva della massa lavica, colla sovrapposizione di miscele sempre più acide agli orli, e col parziale riassorbimento degli inclusi vetrosi. La separazione degli elementi del 2° tempo, incominciata nell’atto del trabocco lavico e continuatasi durante tutto il resto del periodo effusivo, è stata preceduta da un riassor- bimento abbastanza energico dei minerali d' origine intratellurica. Anche fra tali elementi 30 Francesco Stella Starrabba [Memoria XXII.] si riconosce subito un ben definito ordine cronologico di cristallizzazione, se intrapren- diamo, al solito, le nostre osservazioni basandoci sulla comparazione dei prodotti lavici emessi nei diversi e ben definiti periodi dell’ eruzione e sotto varie condizioni. E precisamente il pili antico gruppo di tali elementi è rappresentato, sia nelle scorie vetrose dei pressi delle bocche che nelle lave compatte, da ottaedri di magnetite, i cui spi- goli misurano al massimo mm. 0.05 di lunghezza, e presentano una grande nitidezza di contorno. S’ è già notato il fatto che nel periodo effusivo, al contrario che nell’ intratellu- rico, 1’ ilmenite si è separata posteriormente, e deve tenere il primo posto fra le granula- zioni opache che abbondano principalmente nella massa delle lave compatte. La sua pre- senza in quantità rilevanti è, del resto, svelata dall’ alta percentuale di Ti 02 , sempre su- periore al 2 °/0, come risulta dall’ analisi. A quella della magnetite tiene subito dietro la cristallizzazione dell’olivina e dell’augite. L’ olivina microlitica, come s’ è detto altrove, è ben visibile soltanto in alcune scorie a vetro giallo-bruno. Mostra forme cristallografiche nitidissime, che risultano dalle combinazioni di (010), (110), (021) ma negli individui più piccoli, generalmente, manca (010). Si noti che la formazione di tali microliti è stata senza dubbio preceduta da un forte riassorbimento dell’ olivina di formazione intratellurica, come si può dedurre dall’osservazione dei fenocri- stalli d’ olivina anche nelle scorie vetrose, nelle sabbie, prodotti di projezione stromboliane eco. Nelle lave compatte, 1’ olivina microlitica è forse rappresentata, nell’ultimo stadio della sua corrosione (operata dagli agenti chimici e meccanici), dai granuli informi e spesso con orlo di iddingsite, incorporati nella massa fondamentale. Tali granuli rappresentano in parte anche i prodotti di frantumazione e di corrosione dell’ olivina d’ origine intratellurica, che nelle scorie e nelle lave prossime alle bocche eruttive mostrasi con fenocristalli alquanto più numerosi e di dimensioni talvolta superiori. La presenza di questi microliti, insieme colla quasi identità degli altri caratteri morfo- logici e chimici delle lave del 1908, descritte da A. Lacroix, mostrano la perfetta somi- glianza fra i materiali delle due ultime eruzioni etnee. A. Lacroix si chiede, nel citato lavoro, se nelle lave etnee I’ olivina esista sempre in microliti quando manca allo stato di fenocristalli; se questa particolarità mineralogica sia in- dipendente dalla composizione chimica o soltanto legata, come avviene per la leucite delle lave del Vesuvio, alle condizioni tìsiche dell’ eruzione. Per quanto si può dedurre dalle osservazioni fatte sul materiale lavico della scorsa eruzione, sembra risultare un certo nesso fra riassorbimento dell’ olivina in fenocristalli e formazione d’ olivina microlitica ; come pure il fatto che la formazione di quest’ ultima avviene esclusivamente in un primissimo stadio del periodo effusivo, induce a credere che 1’ origine di essa sia strettamente legata, con certe condizioni fisiche alle quali è sottoposto il magma durante la sua emissione ed il suo percorso subaereo. Nelle scorie vetrose sembra che la sua frequenza sia tanto mag- giore quanto più scarso è il feldspato del secondo tempo. Contemporaneamente a quella dell’olivina, avviene la cristallizzazione dell’augite mi- crolitica. Essa è rappresentata da numerosissimi prismetti con forme mal definite, ma sempre con notevole allungamento in direzione di c. Le loro dimensioni sono molto varia- bili. Alcuni prismi, lunghi intorno al mezzo millimetro, sono accompagnati generalmente da granuli di magnetite. I più piccoli appariscono incolori ma si distinguono ancora per la loro forma prismatica, terminata da (III), e pel loro potere refrangente. I feldspati chiudono la serie, rappresentando in generale gli elementi minerali d’ ultima Studio petrografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 31 cristallizzazione. Nelle scorie vetrose lanciate dalle projezioni stromboliane si trovano, fra gli elementi del secondo tempo, già alcune listerelle limpide, a contorno cristallografico ben delineato, e che, dall’estinzione fortemente negativa, si palesano come miscele basiche di labradorite e bytownite. La loro presenza, sia nella massa fondamentale delie lave com- patte che nel vetro di queste scorie, induce a credere che la formazione loro abbia prece- duto la fase effusiva dell' eruzione, cosi che debba riferirsi più tosto alla fine del periodo in cui avveniva la cristallizzazione dei fenocristalii plagioclasici. Nel vetro delle scorie si trovano assai frequenti le lamelle di feldspato sviluppate se- condo (010) e con predominio di forme a losanga che lasciano supporre la presenza di combinazioni (001), (010), (101) oppure (001), (010), (201). Quando è possibile osservare la loro estinzione sembra trattarsi di plagioclasi acidi, in qualche caso anche vicini al- 1’ andesina. Ma a causa delle loro dimensioni non è possibile stabilirne con esattezza, in base ai caratteri ottici, la loro classificazione. Nelle lave compatte, invece, i feldspati del 2° tempo sono rappresentati da listerelle sottilissime, spesso geminate, la cui composizione è quella della labradorite acida, avvici- nandosi anche all’ andesina ; sono 1’ elemento prevalente della massa fondamentale delle lave compatte, ma sono scarsamente rappresentate in quelle vetrose. Nelle lave molto compatte e raffreddatesi con processo regolare, così da dar luogo ad una roccia porfirica a massa fondamentale quasi olocristallina, alla formazione della la- bradorite listiforme segue un' ultima di feldspati microlitici o granulosi, sui quali, a causa delle minime dimensioni, non è possibile osservare alcun carattere specifico. Allora la massa fondamentale acquista in sezione una grande trasparenza, restringendosi le granulazioni opache entro spazii limitati e mancando il vetro ; mentre la roccia in blocco, ad occhio nudo o colla lente, mostra un aspetto che, per certi riguardi, richiama il saccaroide, a grana molto fine, di certi marmi oscuri. La base vetrosa costituisce quasi totalmente la massa fondamentale di certe scorie con caratteri vitrofirici, mentre si riduce poi a quantità scarsissime, sparendo anche com- pletamente, nelle lave compatte della colata. Sono state notate tre varietà di vetro nel corso di queste osservazioni. Una prima varietà di colore bruno verdastro intenso si è vista accompagnare le segregazioni basiche intratelluriche, nelle quali è rimasta conservata negli interstizii preesistenti fra gli elementi di quelle. Mentre in taluni casi potrebbe credersi ad una maggiore intensità di colorazione dovuta allo scioglimento di minerali a base di ferro riassorbiti, in altri casi non può du- bitarsi che tale colore sia originario. Però è impossibile accertarsi, per analisi, della sua composizione chimica. Una seconda varietà ci vien data dalle scorie delle projezioni stromboliane. Questo vetro è simile a quello delle sabbie emesse nel gennaio 1911 dal cratere terminale, e di colore bruno più o meno intenso e più o meno limpido. L’ intensità della tinta e la mag- giore limpidezza sono inversamente proporzionali alla quantità degli elementi ferriferi se- paratisi e dei prodotti di devetrificazione. A questa varietà di vetro si ricollega quella delle lave della piccola colata, emessa dalle bocche superiori del teatro eruttivo il 23 marzo, e delle lave emesse dalle bocche inferiori negli ultimi periodi dell’eruzione. Da ciò potrebbe dedursi una tendenza nelle parti superiori della colonna magmica nel camino eruttivo a dar luogo a questa varietà di vetro, mentre le parti inferiori , rappresentate dalla lava 32 Francesco Stella Starrabba Memoria XXII.] in colata del primo periodo dell’ eruzione e da una certa parte del materiale detri tico, con vetro della terza varietà, rappresenterebbero i prodotti di solidificazione delle parti inferiori. Nelle ceneri e sabbie emesse durante le esplosioni dei primi giorni, la maggior parte delle quali proveniva dalle bocche inferiori e medie dell’ apparato eruttivo, si hanno pochi prodotti a vetro bruno ed i frammenti che lo contengono , assai scarsi, potrebbero attri- buirsi alle esplosioni delle bocche superiori, di tipo principalmente vulcaniano ed ultravul- caniano. I fenomeni hawaiiani del gennaio 1911, coll’abbondanza di vetro bruno nei prodotti delle esplosioni del cono terminale, potrebbero anche confermare la precedente osservazione. Una terza varietà di vetro chiaro ed incolore, ma in tenui quantità, è quella che si riscontra nelle lave compatte o scoriacee e nelle ceneri dei primi tempi del periodo effusivo. In tutti questi casi i prodotti di devetrificazione ed i granuli di magnetite titanifera sono sempre assai abbondanti, così che riesce difficile poter osservar bene la scarsa base inco- lore, e solo in sezioni molto sottili. Si noti infine come, anche in queste lave, nell’ordine di segregazione dei vari elementi abbiano costantemente la precedenza i minerali basici. Il periodo intratellurico si inizia colla segregazione di magnetite, ilmenite ed olivina e si continua colla formazione dei fenocristalli di plagioclasi basici e d’augite. Nel periodo effusivo, a quella dei plagioclasi listiformi, pre- cede la separazione della magnetite in granuli e ottaedri e dei microliti d’olivina e pirosseni. Le bombe ad arenaria. Le rocce rigettate dalle esplosioni delle varie bocche, notevolissime per quantità in- torno alle bocche dei gruppi superiori , sono principalmente frammenti di lave antiche e pochi tufi, andando da quelli con apparenza di massima freschezza a quelli profondamente alterati. Lave e tuli delle più varie composizioni e strutture, entro i limiti di variabilità delle rocce etnee ; voler trattare singolarmente di ciascuna varietà sarebbe voler intraprendere lo studio delle lave antiche e tufi che formano la compagine dei fianchi meridionali del vul- cano (1). Di rocce enallogene, non vulcaniche, che abbian visto la luce insieme col magma, trascinate da esso e strappate dalle esplosioni alla base sedimentare, si notano soltanto, ed abbondantemente rappresentati, i noti blocchi di arenaria bianca e friabile. Questi si tro- vano lungo la colata ed incorporati nella massa lavica, oppure costituiscono il nucleo di bombe nelle immediate vicinanze delle bocche. Comunemente, esaminati in sezione sottile, si mostrano composti di granuli arrotondati, limpidi, ma fratturati profondamente, di quar- zo. Si direbbe che siano blocchi d’ arenarie quarzose che, mercè una lisciviazione “ sui generis „, subita durante la permanenza nel magma, abbiano perduto completamente tutti gli elementi che non fossero quarzo, compresa la sostanza cementante, dalla cui mancanza dipende la caratteristica friabilità. Dal magma è stato esercitato un debole riassorbimento, in qualche caso con neoformazione di augite microlitica; il quarzo granuloso raramente ha subito un principio di fusione, che può avere generato una cementazione più o meno salda : in tal caso si ha formazione d'un po’ di tridimite. (i) Fra i blocchi rigettati intorno alle bocche del I gruppo è stato raccolto un frammento, della grossezza d’ un pugno, di lava nera, ricca in magnetite, compatta e lisciata superficialmente secondo un’unica direzione, simile ai blocchi lisciati per deflazione della Valle del Bove, recentemente descritti dal prof. G. Ponte (Boll. Acc. Gioenia Scienze Nat. — Fase. 50 serie 2a - Catania 1908. Studio petrograjico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 33 Però in un caso la fusione dei quarzo è avvenuta con trasformazione più o meno generale in tridimite, come si vedrà appresso dalla descrizione d’ un unico esemplare ; in altri casi è innegabile l’avvenuto rammollimento dell’incluso, e questo principalmente nelle bombe (l). Che le bombe ad arenaria durante la caduta dovessero essere in uno stato di semi- pastosità, deve ammettersi necessariamente per spiegare come, data la mancanza di ce- mento e la grande friabilità, non siano andate in frantumi. Alcune, constano quasi esclusi- vamente d’ arenaria, in frammenti ellissoidici talvolta coll’ asse maggiore di circa m. 0,50; I’ involucro di scoria raramente raggiunge qualche centimetro di spessore. Un frammento di esse, stritolato fra le dita, con un minimo sforzo, si riduce in sabbia bianchissima, e non può non ammettersi che siano state rigettate in uno stato semi pastoso pensando che han potuto mantenersi intere, cadendo dall’altezza di varie diecine di metri, almeno, sui banchi del cono, in seguito all’ esplosione che le strappava dal magma. Una bomba posseduta dal Museo geologico dell’ Università di Catania, di forma o- vale e dall’ asse maggiore di circa 25 cm. di lunghezza, consta quasi esclusivamente d’are- naria, poiché la scoria non vi forma che una patina sottile solo qualche millimetro. La su- perfìcie è solcata da fenditure elicoidali che spiccano sul nero della scoria , mostrando la massa chiara dell’ arenaria dell’ interno. Agli orli di queste squarciature un vetro chia- ro, diverso da quello lavico, forma filamenti sottili che, ne uniscono le labbra. E evidente che tali squarciature della larghezza di mezzo centimetro e profonde altrettanto, abbiano dovuto formarsi per una rapida contrazione della corteccia della bomba, quando già questa, per un’ esplosione, era stata strappata dal magma, poiché nell’interno di esse non si ha trac- cia di scorie. In altri termini deve ammettersi che, emessa ancora quasi pastosa dal cratere e caduta sui fianchi del cono, colà si sia rapidamente raffreddata, con formazione di frat- ture e stiramento in lìli della parte esterna. All’ un capo di tale bomba si nota poi una leggera ammaccatura, dovuta all’ urto della caduta, che costringe ad ammettere una certa viscosità della massa. Nel punto dell’ ammaccatura, il sottile strato esterno di scoria segue tutte le ineguaglianze del tratto di superficie schiacciata, dando una prova che anche lo strato esterno scoriaceo, nel momento della caduta, conservava una notevole plasticità. Una quasi completa fusione ha dovuto subire un blocco di questa arenaria trasfor- mata in un ammasso di tridimite con poche tracce del quarzo primitivo. E un unico cam- pione proveniente da una delle bocche del II gruppo. Si presenta come un frammento di roccia di colore bianco sporco, con lucentezza grassa, compatta, fragile, a frattura concoide, traslucida ai margini e sforacchiata in tutti i sensi da venature di vetro, quasi nero in massa, bruno verdastro se visto per trasparenza ; solo da un lato porta attaccato un pez- zo di lava compatta, simile a quelle esaminate anteriormente. La parte chiara dell’ incluso possiede una durezza compresa tra 6 e 7, un peso spe- cifico di 2,28, assai vicino a quello della tridimite pura; è infusibile al cannello e consta, come risulta dall’analisi microscopica, prevalentamente di tridimite con alquanto quarzo e vetro. La sua polvere è biancastra e viene sciolta dalla potassa caustica solo lentamente ed incompletamente, Dalla soluzione, con aggiunta di H CI, precipita la silice gelatinosa. Trattando invece la polvere con HFI, scacciata la silice, non si riscontrano nella so- luzione che tracce d’ alluminio e ferro. (i) LACROIX — Les enclaves etc. pag. Macon, 1893. ATTI ACC. SERIE V. VOL. IV. Meni. XXII. 5 34 Francesco Stella Starr abba [Memoria XXII.] Le sezioni sottili mostrano che la parte chiara di tale incluso consta d’un denso fel- tro di listerelle trasparenti ed incolori, con tutti i caratteri della tridimite. Le liste, le cui massime dimensioni oscillano fra 0,1 — 0,2 mm., rappresentano sezioni normali a (0001) secondo cui i cristalli sono tabulati, e mostrano tutte i caratteri ordinari del minerale (v. Tav. XI, tip'. 5). Alquanto frequenti sono i geminati secondo (1016) i quali mostrano la caratteristica for- ma a cuneo delle sezioni (v. Tav. XI, tìg. 6); questi geminati sono da ascrivere ai cristalli di maggiori dimensioni, giungendo alla lunghezza straordinaria di 0.5 mm. Nel feltro tridimi- tico si notano alcuni granuli di quarzo, dal contorno irregolarissimo : ora hanno una forma più o meno arrotondata, ora sono maggiormente allungati secondo una direzione, diventando quasi listiformi. I caratteri ottici sono quelli ben noti del quarzo. Intorno a tali granuli si vede spesso una corona di microliti tridimitici, intimamente addossati gii uni agli altri, e radianti verso l’esterno; richiamano alla memoria gli aggregati sferoidali di tridimite di cui parla Rosenbusch (l). La corona di tridimite si è formata evidentemete alle spese del quarzo e qualche volta si osserva che anche il nucleo di quarzo è completamente trasfor- mato in tridimite, come si desume dai caratteri ottici. Il quarzo e le listerelle di tridimite sono cementate da vetro che qua e là si vede for- mare delle estese plaghe. Questo vetro si è originato per le reciproche reazioni fra la si- lice dell’ incluso e il magma inglobante ; è ordinariamente d’ un colore bruno scuro, tra- sparente : contiene però numerosi granuli d’ una sostanza opaca, presso i quali il vetro as- sume una tinta più carica. Presso la lava involgente il vetro s’ arricchisce di augite, la quale assume forme gra- nulose o talvolta prismatiche, sottilissime, cave all’ interno. Questo genere d’ incluso mo- stra grande analogia con altri inclusi di Santorino e Vulcano, costituiti da rocce silicee me- tamorfosate, descritti da Lacroix (2). Nel nostro incluso però il quarzo s’ è quasi comple- tamente trasformato in tridimite, ed i geminati di questo minerale non sono così frequenti come nelle rocce descritte dal Lacroix, prevalendovi la forma tabulare. Maggiori somiglianze presenta invece colle inclusioni di rocce silicee notate dallo stesso Lacroix in alcune lave del Vesuvio, le quali, in alcuni punti, si mostrano comple- tamente formate di tridimite. (3) La trasformazione del quarzo in tridimite nel nostro in- cluso è da ascriversi completamente all’azione dalla lava involgente (4) poiché difficilmente nelle rocce inglobate nelle lave etnee si osservano fenomeni pneumatolitici. Le prece- denti osservazioni coincidono perfettamente con quelle di Lacroix, secondo il quale la tri- dimite originata dalla fusione di rocce silicee dovrebbe presentare forme ben definite e fre- quenti geminazioni, mentre la tridimite pneumatolitica offre la ben nota struttura embri- cata (i dachsiegelartige Struktnr dei petrografi tedeschi). La tridimite all’Etna era finora conosciuta in modo alquanto dubbio e solo come ac- cessoria nel vetro risultante dalla parziale fusione di alcune rocce silicee (arenarie) incluse (1) Mikr. Phys. B. I, Il H. 97. (2) Les enclave s etc. pag. 115. (3) A. LACROIX — Sur la trydimile du Vestire et sur la génèse de ce minerai par ftision — Bull. Soc. Fran<;. de Minéralogie 31, pag. 323. V. anche F. ZAMBONINI — Mineralogia Vesuviana. Napoli. 1910. (4) Studi di G. Rose han messo in chiaro come artificialmente si possa giungere alla tridimite, fondendo polvere di quarzo in presenza di feldspati. (Sitzb d. K. Ak. Wissenschaften zu Berlin. 1869. 431-462). Studio pelrografico sulle lave dell' eruzione etnea del 1910 35 nelle lave; tale tridimite presenterebbe però la struttura embricata, il che sarebbe discorde col suo presunto modo di formazione (1). Queste roccie silicee incluse, cui si deve anche la provenienza del campione su de- scritto, sono molto verosimilmente frantumi di arenarie dell’ eocene inferiore, che fan parte integrante della base sedimentaria dell’ Etna (2) e che, sulle falde occidentali del vulcano, affiorano presso Muletto, raggiungendo un’ altezza d’oltre 1000 metri sul livello del mare. Istituto di Mineralogìa della R. Università di Palermo. (1) A. LACROIX — Les enclaves eie., pag. 41 (2) G. DE LORENZO — Le basi dei vulcani Vulture ed Etna , Mexico, 1906. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA X. FIG. 1. — Lava compatta dei primi giorni d’ emissione. Ingr. 14. » 2. — Lava con notevole quantità di vetro bruno. Ingr. 15. » 3. — Lava compatta, più ricca di vetro bruno della precedente. Ingr. 14. » 4. — Frammento di vetro delle esplosioni lungo la piccola colata delle bocche superiori. Ingr. 20. » 5. — Segregazione basica ad augite, olivina, anortite e magnetite nella lava. Ingr. 15. » 6. — Segregazioni ad augite e magnetite. Ingr. 12. TAVOLA XI. FIG. 1. — Cristallo di feldspato a nucleo anortitico spezzato e zona esterna bytownitica deformata. Ingr. 18. » 2. — II medesimo a Nic 4- . » 3. — Vetro bruno con microlito d’olivina. Ingr. 60. » 4. — Frammento di lava a massa fondamentale opaca nella scoria a vetro bruno. Ingr. io. » 5. — Tridimite fibrosa intorno ai nuclei di quarzo a Nic + . ingr. 30 (Incluso a tridimite). » 6. — Geminato di tridimite. Nic -f- . Ingr- 40 (Incluso a tridimite). ERRATA-CORRIGE a pag. 6. lin. 12 e pag. 8, lin. 35 in luogo di cubi leggi ottaedri. CONCLUSIONE Dopo un lungo periodo di quiete 1’ Etna si è risvegliato producendo una eruzione , fortunatamente di minor intensità di quello che era lecito arguire dai suoi precedenti. Dopo la grande eruzione del 1892, il vulcano diede segni di inquietitudine sismica e di attività del cratere centrale nel 1893. Era la chiusura del periodo eruttivo precedente. Col 1898 il cratere era nello stadio solfatarico. E questo stadio è durato, con pochi mo- menti di inquietitudine sismica, sino circa al 1908, epoca in cui nella Valle del Bove av- venne la ben nota eruzione, abortita, ma che si era impostata come un parossismo im- ponente. L’ aborto di tale eruzione faceva ritenere prossimo il ritorno delle lave da altro punto. E questo punto era già indicato dalla presenza della frattura ancora beante della eruzione 1883-1892. Si è quindi verificato quanto già il Prof. Ricco aveva notato, che cioè i focolari eruttivi andavano risalendo le generatrici del cono, là dove fossero soluzioni di continuità. La grande frattura 1883-1892 però era già stata in gran parte cicatrizzata dalle eru- zioni passate, cosicché alto è stato il punto di emissione della lava attuale; e questo deve essere stato causa che la eruzione, la quale si era impostata in maniera imponente, e che doveva presumibilmente esser molto grandiosa dato il lunghissimo, per 1' Etna, periodo di quiete, si sia invece rapidamente estinta. La preesistenza della frattura ha fatto sì che non si sono avuti fenomeni sismici im- portanti, e nemmeno fenomeni esplosivi di grande intensità. Con somma probabilità l’eruzione abortita del 1908 devesi considerare come un pro- dromo della attuale. La medesima lava, che non ebbe forza di vincere le grandissime re- sistenze delle lave antiche della valle del Bove, circolò nell’ interno del monte, vinse gli ostacoli che le chiudevano la via verso la frattura di Volta Girolamo, e da lì in parte si rovesciò fuori. In parte solamente, poiché ritengo che l’ attuale periodo eruttivo dell’ Etna sia tutt’ altro che terminato, e che le lave ammassate non abbiano ancora avuto luogo di sfuggire tutte all’ esterno. Che la massa lavica attuale sia la medesima di quella, che affiorò per poche ore alla Valle del Bove, è per me confermato anche dalla quasi assoluta identità litologica delle due rocce. Le nostre ricerche, che come ho già detto nella introduzione non pretendono di essere una compiuta illustrazione di tutto il fenomeno eruttivo, ma solo il tentativo di una colla- borazione svariata nei vari campi, allo scopo di illustrare al meglio possibile un fenomeno così importante, non hanno certo aggiunto alla conoscenza del vulcanismo nessun dato di fatto molto nuovo. Le eruzioni etnee si somigliano abbastanza, e questa eruzione non è poi molto dissimile dalle precedenti. Una cosa però ha importanza, ed è la constatata mancanza di vapor d’ acqua, almeno nei primissimi tempi della eruzione. Questo fatto conferma quanto il nostro Gorini aveva già da tempo asserito, e che recentemente il Braun ha cercato di dimostrare. Le i lee di II Conclusione Gorini e di Braun sembrano ricevere quindi per questa eruzione una conferma. Ma non si può asserire che tali idee siano poi esattamente rispondenti alla verità. La mancanza di vapor d’ acqua sensibile non toglie la possibilità che esso vi sia stato in precedenza, e che si sia poi dissociato. Le fiamme, verisimilmente di idrogeno, potrebbero portare a conclu- sioni che confermano la supposizione fatta. Certo è che il senso di asciuttore e di sec- chezza, che risentivano tutti quelli che si sono avvicinati alle bocche eruttive era caratte- ristico, e meritava di esser posto in rilievo. Anche merita osservazione la grandissima fluidità delle lave, connessa alla loro alta temperatura e alla loro grandissima velocità; con questa fluidità delle lave si connette pure la facilità della emanazione gassosa e la relativa riduzione dei fenomeni esplosivi. La grande frattura 1883-1892 è ormai quasi del tutto cicatrizzata. Sta bene che essa si spinge sino ai cratere centrale ed oltre. Ma ormai l’ altezza a cui sono giunte le bocche effusive è tale, che difficilmente nuove eruzioni si manifesteranno su questa gene- ratrice. Nuove bocche si dovrebbero aprire infatti al Piano del Lago, ad una quota cioè così alta, che senza dubbio la Montagna si dovrà rompere prima, che le lave abbiano riacquistata tanta forza per raggiungere i duemilacinquecento metri di altezza. Le prossime eruzioni avranno luogo o sulla continuazione della frattura dal versante settentrionale dei- fi Etna, o sopra una generatrice del tutto nuova, la quale molto probabilmente ripeterà il solito fenomeno della risalita dei crateri; iniziandosi però evidentemente a quota più bassa dell’ attuale. E verosimilmente le nuove eruzioni saranno precedute da fenomeni sismici più importanti degli attuali, dacché le lave non troveranno più come questa volta una via già beante, ma dovranno aprirsi a viva forza una nuova strada. -;{$ Chiudiamo così la nostra relazione sull’ interessante eruzione del 1910, augurandoci che essa possa segnare fi inizio di uno studio accurato e concorde dei nostri vulcani, svolto in modo assai più completo di quanto a noi sia stato possibile. Studio che può esser fa- cile anche senza grandissimi mezzi, soltanto che si voglia fortemente, e si cessi da quella forma di eccessivo individualismo, che se, in altri tempi, è stato per noi italiani una forza non lieve, è oggi troppo diffuso nella vita universitaria, ed è causa non ultima del males- sere, che in essa serpeggia. “ La scienza italiana, ripeterò le nobili parole del Prof. Bonfante, è ricca di nobili cultori e di una svariata e bella produzione; ma non è senza cagione che i lavori di vasto disegno, e più ancora le grandi opere organiche sono così paurosamente scarse da noi. „ Segni non dubbi di un maggiore affiatamento universitario vanno però, per fortuna nostra, manifestandosi. Se un affidamento è necessario per procedere a veri studi, questo è massimo nelle quistioni vulcanologiche. Auguro che il nostro esempio sia seguito e ampliato. Ed allora anche fi Italia, che ha il massimo vulcano europeo, potrà, perchè non è questione di sapere che non manca, co- noscere e far conoscere i suoi vulcani, e organizzare i suoi laboratori per il loro studio, aprendo ospitalmente le braccia a quanti siano attirati dall’argomento, uno dei più mera- vigliosi e interessanti della scienza geologica. P. VlNASSA DE Rl’GNY ELENCO E SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tav. I. — Principali sismogrammi dati nel primo giorno dell’eruzione dal grande sismometrografo Cancani e dal microsismografo Vicentini, ridotti 6/I0. Tav. II. — Corso delle lave, osservato da Catania. Disegni di Ricco e Taffara. Tav. III. — Fig. i: colata di lava incandescente all’uscita dalle bocche. (Fotografia notturna di Perret). Fig. 2: monacelli di lava in cammino presso M.te Sona. (Fotogr. Perret). Fig. 3: canale di lava a M.te Faggi. (Fotogr. Ricco). Tav. IY . — Apparato eruttivo visto dalla Cantoniera meteorico-alpino in tre giorni diversi; disegno e foto- grafie di Taffara. Tav. V . — Fig. 1 : Apparato eruttivo visto dalla cima del cono settentrionale dei M.li Silvestri. Fig. 2 : bocche laviche fotografate di notte. Fig. 3 : apparato eruttivo fotografato dall’ alto ; disegno e fotografie di Taffara. Tav. VI. — Fig. 1: La porzione superiore dell’apparecchio eruttivo. A destra la Montagnola, sul fondo il Cratere Centrale (Fot. Schlatter). Fig. 2 : Esplosione di una bocca del Gruppo II il 30 marzo (Fot. Perret) Fig. 3 : Esplosione con cenere di una bocca del gruppo V il 30 marzo (Fot. Perret). Fig. 4 : Crepaccio nella lava antica compatta presso il Rifugio Gemmellaro all’ inizio del Piano del lago (Fot. Schlatter). Tav. VII. - Fig. x : Esplosione con proiezioni oblique del cratere principale (Vii) il 27 marzo (Fot. Perret). Fig. 2 : La galleria lavica dopo 1’ eruzione, veduta dell’ interno (Fot. Perret). Fig. 3 : La mede- sima galleria veduta all’ esterno (Fot. Perret) Fig. 4 : Una delle bocche secondarie dalle quali sgorgarono le colate effimere occidentali (Fot. Perret). Fig. 5: Le bocche presso M. Castellazzo dopo I’ eruzione (Fot. Perret) Fig. 6 : Le fratture del Piano del lago in continuazione delle boc- che eruttive di M. Castellazzo (Fot. Vinassa). Tav. Vili. — Fig. 1 : Un proiettile eruttato dal « Diavolo » allo stato pastoso (Fot. Vinassa). Fig. 2 : Una piccola bomba (17 cm. di maggior diametro) emessa da una bocca del Gruppo principale (VII) (Fot. Perret). Fig. 3 : Bomba a crosta di pane emessa da una bocca del Gruppo VI (Fot. Perret). Fig. 4 : Argine lavico a picco e filone lavico abbassato nei dintorni di S. Leo (Fot. Vinassa). Fig. 5 : Albero asportato dalla corrente lavica, presso Zacchinello (Fot. Vinassa). Fig. 6 : Intu- mescenza lavica sul filone principale al Piano della Bottara (Fot. Perret). Tav. IX. — Rilevamento delle ultime colate 1883-1910 ; Vinassa. Tav. X. — Fig. 1 : Lava compatta dei primi giorni d’emissione. Ingr. 14. Fig. 2: Lava con notevole quan- tità di vetro bruno. Ingr. 15. Fig. 3 : Lava compatta, più ricca di vetro bruno della precedente. Ingr. 14. Fig. 4 : Frammento di vetro delle esplosioni lungo la piccola colata delle bocche su- periori. Ingr. 20. Fig. 5 : Segregazione basica ad augite , olivina , anortite e magnetite nella lava. Ingr. 15. Fig. 6 : Segregazioni ad augite e magnetite. Ingr. 12. Tav. XI. — Fig. 1 : Cristallo di feldspato a nucleo anortitico spezzato e zona esterna bytownitica defor- mata. Ingr. 18. Fig. 2: II medesimo a Nic +. Fig. 3: Vetro bruno con microlito d’olivina. Ingr. 60. Fig. 4 : Frammento di lava a massa fondamentale opaca nella scoria a vetro bruno. Ingr. io. Fig. 5 : Tri di mite fibrosa intorno ai nuclei di quarzo a Nic. +. Ingr. 30 (Incluso a tridimite). Fig. 6 : Geminato di tridimite. Nic. +. Ingr. 40 (Incluso a tridiinite). : . ’ ATTI DELL’ACCADEMIA GIOENIA. Serie 5% voi. IV. TAVOLA I. Registrazioni sismiche del R. Osservatorio di Catania nel giorno 23 marzo 1911, primo dell’eruzione etnea. N.B. Per il Microsismografo Vicentini qui si dà soltanto il contorno esterno delle registrazioni, essendo stato impossibile riprodurre i finissimi tracciati delle oscillazioni Le indicazioni : N (nord), S (sud), E (est), W (ovest), A (alto), B (basso) corrispondono alle direzioni del moto delie masse oscillanti eg i strumen i. Il tempo è rappresentato dalla lunghezza di 6 min. per minuto primo. ATTI DELLA ACCADEMIA G IO EN I A 5efue 5 ,a VOL.rV- ERUZIONE ETNEA DEL 19 10. TaV. Il I Lave del 1910 Lave del 1891 I Cratere Centrale m. 3274 — 2 Osservatorio Etneo m. 2943 — 3 Torre del Filosofo m. 2919 — 4M. Frumento m. 2845 — 5 Montagnola m. 2644 — 6 Eifugio Gemmellaro m. 2520 — 7 Bocche orila. 1908 m. 2500 — 8 M. Nero Etneo m. 2184 — 9 M. Castellazzl m. 2172 — lo M.» Calcarazzi m. 2053 — 1 1 M. Castello m. 2047— 12 Bocche effusive eruz. 1910 m. 2017— 13 M.li Silvestri m. 2002 — 14 Cantoniera Meteorico-Alpina m. 1881 — 15 M. Votore m. 1829 - 16 M.Denza m. 1810— 17 M. ìlero m. 1778— 18 Serra Pizzuta Calvarina m. 1705 — 19 M. Faggio m. 1675 — 20 M. Gemmellaro m. 1540 — 21 M. Capriolo m. 1528 — 22 M. Palmentelli m. 1512 — 23 M. Grosso m. 1380 — 24 M. Sona m. 1391 - 25 M. Elici m. 1207 — 26 M. Mazzo m. 1150 — 27 M. S. Leo m. 1082 — 20 Serra Pizzuta m. 1037 — 29 M. Arso m. 1034 — 30 M.“ Bossi m. 949 — 31 Monpeloso m. 942 — 32 M. S. Nicola m. 940 — 33 M. Monpilieri m. 765 — 34 Nicolosi m. 698. L.TAFFflRA DIS. Ditta gozani pisa em. Accademia Gioenia Se. nat. S. 5 Tom. 4 Eruzione etnea 1910 Tav. Ili T E RICCÒ FOTOG. P. MARZARI l C. - SCHIO Mem. Accademia Gioenia Se. nat. S. 5 Tom. i Eruzione etnea 1910 Tav. IV 3 B C r i t TAFFARA FOTOG E OIS. P. MARZARI 4 C. - SCHIO TAFFARA FOT. E DIS Mem. Accademia Gioenia So. nat. S. 5 Tom. 4 Eruzione etnea 1910 Tav. "V Meni. Accademia Gioenia Se. nat. S Foni. 4 SCHLATTER E PERRET FOT P. MARZARl & C, SCHIO PERRET E VINASSA FOTOG. P. MARZARI A C. - SCHIO Mem. Accademia Gioenia Se. nat. S. 5 Tom. 4 Eruzione etnea 1910 Tav. Vili VINASSA E PERRET FOTOG. p- MARZARI S C. - SCHIO Cisterna Regina C.Fra Diavolo CBruno d 1 S. L M S Leo M.Sona C. del Bosco M Faggi M. Ri eco' Mem. Accademia Gioenia Se. nat. S. 5 Tom. 4 Eruzione etnea 1910 Tav. X Meni. Accademia Gioenia Se. nat. S. 5 Tom. 4 Eruzione etnea 1910 Tav. XI STELLA FOTOG. P. MARZARI 4 C. “ SCHIO INDICE MEMORIA G Grassi Cristaldi, D r Quattrocchi e S. Bocciolone — Analisi chimica dell’acqua di Casalotto. (Con 6 tavole ed una figura nel testo) . . . . . . I A. Ricco e L Taffara — Osservazioni meteorologiche del 1909 fatte nel R. Osservatorio di Catania .............. Il S- Di Franco — ' Le lave ad orneblenda dell’ Etna (con 2 tavole) ..... Ili C. Severini — Sopra gli sviluppi in serie multiple di funzioni ortogonali .... IV A. Bemporad — Risultati delle osservazioni astrofotometriche eseguite nel 1910 a Catania (con cinque figure nel testo) ........... V Umberto Drago — Sul movimento di progressione delle proglottidi di Taenia sag inala e suo "valore biologico . . . . . . . . . . . .Vi Virgilio Polara — La massa e la forza nella dinamica sperimentale (con due figure nel testo) VII Achille RUSSO — Osservazioni intorno alla influenza della Lecitina sulla prolificità di al- cuni Mammiferi . . . . . . . . . . . . .Vili Ferruccio Ibba — Conducibilità elettrica e potere disinfettante delle soluzioni acquose di bicloruro di mercurio semplici ed associate con acidi, con alcool, con etere . . IX Giuseppe Russo — La secrezione nell’ ovaia ed il significalo del follicolo e della pellucida nell’avo degli Echinidi (con 6 figure nel testo) . ...... X A. RÌCCÒ — La nuova bocca a N-E del Cratere centrale dell’ Etna ..... XI A. Ricco e Taffara - Osservazioni meteorologiche del 1910 fatte nel R. Osservatorio di Catania ............... XII F. Stella Starrabba — Sull' esistenza di bocche eruttive a Sud-Est di Mompilieri formatesi durante V eruzione dell’ Etna del 1669 . . . . . . . . .XIII Francesco Magri — / Crostacei decapodi del Compartimento marittimo di Catania . . XIV C. Severini — Sulle equazioni funzionali — NOTA I . . . . . . . . XV C- Severini — Sulle equazioni funzionali — NOTA II . . . . . . . . XVI VINASSA e RICCO - V ERUZIONE DELL’ETNA DEL 1910 con 34 figure nel testo e n tavole. INTRODUZIONE pag. I BIBLIOGRAFIA » III PARTE I — Arcidiacono e Taffara — Storia dell’ Etna dal /° gennaio 1S9J al jr mag- gio 1906 sotto il punto di vista geodinamico-eruttivo ..... XVII PARTE II — Arcidiacono — Sismologia dell’ Eruzione ....... XVIII PARTE III — Ricco — // cratere centrale dell’ Etna dal 1S92 al 1910 ..... XIX parte IV — Riccò, Vinassa, Taffara, De Fiore Visite all’ eruzione . . . XX PARTE V — Vinassa — Osservazioni geologiche e morfologiche. ..... XXI PARTE VI — Stella Starrabba — Studio petrografico suite lave dell’ Eruzione Etnea del 1910 XXII CONCLUSIONE. pag. I tj ■ . .. . *