, B i due archi totali dopo 9 e dopo io ripetizioni. Se qualche insorta casualità abbia introdotto in B, B un eccesso di 3' sarà ^ == 9^ -t- i8a"; ^== ìox -^ 180"; '7 ^«sxH-ao; — =:=x-+i8: cioè dalle due 9 • '"^ letture risulteranno due archi semplici diffe- renti di due soli secondi, e frattanto stando all'ultima di esse si commetterebbe un'errore di i8". Io però son più che certo , che alme, no per la più gran p'arte i miei angoli neppur sono affetti di quest' errore . Primiera- mente perchè mai ho abbandonata una stazio- ne senza prima aver verificato 1' arco che com- prendeva in giro tutti i punti Osservati , colle- gando con un' osservazione imnediata l'ultimo punto col primo . E' evidente in questo caso che la somma di tutti quanti gli angoli , presi positivamente quelli che si aprono da sinistra a destra, e negativamente quelli che si aprono nel senso opposto, deve esser nulla quando in ve- runo di essi si trovi eccesso o difetto . Che se la somma degli uni superi quella degli altri , ma (come sempre è avvenuto a noi) piccolo ne sia il divario , e in gran numero i punti osservati, ciò darà ben fondato motivo di credere che gli angoli non possano essere notabilmente difet- tosi , almeno in generale : e ripartito sopra ciascun di essi 1' errore del giro, potranno ado- prarsi senza scrupolo alcuno. Secondariamente tutte le volte che 1' osservazione di un aoirolo è stata ripetuta , benché in ora e in temj era tura diversa , e da diversa persona , ne è sempre 2 i8 provenuto un valore quasi del tutto conforme : come pure se dopo aver concluso il terzo- an- golo dalla somma degli altri due , ho in segui- to potuto verificarlo direttamente , mai 1' ho trovato discorde sensibilmente da quello che avevo di già presupposto . In terzo luogo qua- lora per la maggiore importanza di qualche an-* golo ho volute leggere ad una ad una tutte le ripetizioni, ho incontrata tal corrispondenza fra loro, da concludere almeno pel caso nostro l'assoluta superfluità di questa cautela . Ma ciò che infine comprova in iin modo senza replica la verità del mio assunto, è soprattutto la già notata concordia dei resultati finali, benché conclusi per disparatissinie vie; circostanza no- tabile e che toglie qualunque dubbio sulla pre- ziosa qualità degli elementi somministrati al calcolo dalle osservazioni. Laonde quella diffe- renza di due secondi che dicemmo sussistere al- cuna volta fra le ripetizioni nona e decima o do- vrà spiegarsi supponendo uno sbaglio di 20 nell'una o nell'altra lettura o diffuso per porzione in ambedue, oppure potrà attribuirsi in parte a queste cause, in parte ancora ad un' erroneità dell' ar-co moltiplica, non mai però sì grande da poler render l'angolo sospetto oltre i nove, D dieci secondi . A'i sarà però forse taluno a cui tanta e sì rara esattezza sembrerà esagerata, e supponendo improLabili i felici successi che io vo narrand» (r >9 del mio lavoro , sospetterà della fedeltà dei rap- porti, specialmente dopo aver confessato iostes- so di non essere stato in tutto esatto e diligen- te. E per verità son troppo notorie le anoma- lìe che ad onta delle infinite loro precauzio- ni, incontrate furono dai Geometri Francesi nella gran misura della base metrica : onde do- verono essi stessi concludere che chiunque pre- senti un lavoro di questo genere per ogni par- te preciso o deve supporsi singolarmente servi- to dalle circostanze o vi sarà sempre ragione di crederlo infedele nelle sue relazioni. Ma son pe- rò da considerarsi a questo proposito le tante difficoltà e naturali e politiche che quasi stan- carono quegli infaticabili osservatori, per le quali non fu lor sempre possibile di dirigere le operazioni secondo il più sicuro sistema. Dan- nosa era sopra tutto per loro la non sempre op- portuna costituzione dei segnali , la frequente necessità di stabilir le stazioni in qualche distan. za dai vertici osservati e l'impossibilità di collo- care il centro della macchina a piombo dell'asse del .segnale tutte le volte che avevano la facoltà di potervisi a lor talento appressare. I segnali se non abbiano la forma di poliedri van soggetti a delle fasi di luce per cui 1' asse loro apparente differisce dal vero e varia secondo la diversità dell'ore e dei luoghi in cui viene osservato. Si hanno per verità delle formule con cui si pre- tende correggere quest' illusione : ma oltre la 20 difficoltà di maneggiarle, che spesso induce a non fare alcun caso di queste incertezze, non sono esse né cosi dimostrate, né appoggiate nei loro usi a dati sì certi che non resti qualche leg- gero dubbio sulla possibilità di ottenerne pieno l'intento. Egualmente scabrose e non sempre sicure son quelle che riducono a un ■vertice no- to le osservazioni fatte fuori d^ esso ; essendoché non se ne ottiene insomma che delle semplici approssimazioni, e gli elementi che vi si ricer- cano non sempre possono aversi con precisione. Quanto poi al caso dell' inesatta ccnncidenza fra il centro della macchina e lasse del segnale os- servato, come allorché questo cada sul parapet- to di una finestra a cui non sia possibile accostare quanto bisogna il piede dell' istrumento , con- vengono i Francesi stessi che in molte circostan- ze può essere nocivo alla bontà assoluta dell'an- golo, ma non trovo che abbiano mai procurato di evitarlo. Le mie operazioni non soggiacciono fin qui a veruna di quesledifficoltà. I segnali o cadono sul piano, o sugli angoli vivi e ben marcati di qual- che muraglia, o non sono che stili d'assai pic- colo diametro e ben verticali. Le stazioni s' in- contrano assai precisamente sui vertici degli angoli e tutte le volte che ho potuto stabilirle ad una finestra ( sistema che per ogni rapporto è assai comodo) mi son procurata la possibilità di collocar la macchina sul parapetto, col qual 51 mezzo le ho di più assicurata una perfetta im- mobilità, che malamente può ottenersi, qualo- ra venga essa raccomandata al suolo,spesso assai instabile,su cui deve muoversi in giro l'Osserva- tore. Si aggiunga che, come sopra ho avvertito, la macchina ci dispensa di sua natura dalla ri- duzione degli angoli all'orizzonte, riduzione che secondo il sentimento medesimo dei Geo- metri Francesi non può a meno di non portar bene spesso a degli abbagli di conseguenza : e cesserà infine la meraviglia che io non ostante l'aver trascurate molte piccole diligenze, son potuto pervenire ad una non ordinaria esattez- za. Del rimanente le osservazioni che ripor- tiamo, son tutte genuinamente estratte dai no- stri giornali, quali vi furono appunto gettale nell'atto medesimo dell'operazione: tanto più che nessun genere di riduzione ci ha obbligati a svisarle. Anzi neppure holoro applicata quella piccola correzione voluta dal divario che passa fra l'angolo degli archi e quello delle loro cor- de, e a cui vien dato il nome di eccesso sfericp: dal che mi si scuserà facilmente considerata la piccola estensione dei triangoli, che ho fin qui calcolati, e la poca o ninna influenza che, come ho più volte ripetuto, aver possono sul mio sco- pò finale i piccoli errori. La vera e positiva mancanza in cui attual- mente mi trovo,si è quella di una base abba- stanza estesa. Tutto è già disposto per misu- rarla . L' I. e Reale nostro Governo ha già fatto costruire un copioso assortimento di ordigni e pezzi che si sono creduti necessarj a questa im- portante osservazione . Ed è mio proposito di effettuarla con tutto rigore , perchè oltre agli usi geodesici , servir poi possa anche agli as- tronomici. Ma prevedo ancora molto rtjnioto il concorso delle circostanze opportune all' e- secuzione di questo progetto . Neppur mi soa determinato sulla scelta del luogo, non volendo senza un maturissimo esame di ciò che me- glio convenga impegnarmi in un' operazione di tal natura, per la quale ogni successivo pen- timento sarebbe troppo ributtante e dispen- dioso . Frattanto mal resistejido all' impazienza di dare almeno in piccola parte un qualche con- to al Pubblico del mio lavoro , non ho creduto inopportuno di prevalermi di una base deter- minata nel Dicembre del 1808. dal Sig. Barone de-Zach in Firenze , piccola sì , ma sicura sic- come opera di sì diligente e sì accreditato sog- getto. Si estendeva essa in principio lungo 1' ar- gine meridionale dell'Arno dalla Torre della Sardigna fino al ponte diS. Trinità , e fu misu- rata due volte con due regoli di legno stagio- natissimi , corredati di livella , armati di otto- ne neir estremità e diligentemente valutati die- tro un metro definitivo. La differenza fra le due misure giunse a soli o , oSigi. di metro : ma come era ben difficile e forse anche impratica- iì3 hìh Io stabilir ^eì segnali ai teimini di questa hase, fu preso il partito di riduigjli a due altri punti assai prossimi, e suscettibili d'esser d'al- tronde assai ben dominati : cioè per il termine occidentale la banderuola della Toire della Sar- digna , e per l'orientale la testa dell. Statua rap- presentante r inverno al piede del sui^detto Pon- te di S. Trinità : e fatti gli opportuni oalcoli fu trovata la total distanza fra questi due \ermini ài metri 83o, igGS: ossia tese 42^, 955i, Con questa base il prelodato chiarissimo Astronomo fissò la distanza fra le due specole di Firenze in tese 654, 376. che poi verificò con ripetute e delicatissime osservazioni astronomiche : e sii questa distanza appunto,ridotta prima al livel- lo del mare, ho appoggiati i miei primi triango- li , e può essa per conseguenza riguardarsi co- me la base attuale effettiva della mia triangola- zione . Convengo ancor' io che non sarebbe pru- dente cosa l'affidarvisi perla totale triangola- zione del Granducato : ma indipendentemente ancora dalla fiducia che possiamo avere sulla sua precisione in vista della celebrità e grido dell' Astronomo a cui appartiene , chiara cosa è che volendovi anche supporre un dubbio di un intero decimetro, ciò non porterebbe che ad una «carsa tesa sopra 1 o 000 , e in distanza anche dop- pia non si avrebbe che l'incertezza neppure di due tese, e quindi un dubbio affatto insensi- bile negli elementi della posizione geografica. i4 Spinto da questo riflesso io non ho punto esitato ad accingermi fin d' ora alla determina- zione di questi elementi per le due città vicine di Prato e di Pistoja . Mi era a cuore di solleci- tare queste ricerche per farne omaggio alla dot- ta Accademia Pistojese, che da qualche tempo tiìi onora del titolo di Socio corrispondente , ed ha ultimamente voluto compartire l'onore stes- so al mio distinto allievo e attuai compagno di fatiche e di studio Sig. Cosimo del-Nacca . L' Ac- cademia non si è certamente punto ingannata nel volgere con preferenza le sue vedute sopra questo Nobile Giovane , eultissimo in ogni ge- nere di erudizione , e che si è con tale zelo ed at- tività dedicalo a questa intrapresa , da potersi Len dire che se mio ne è stato il progetto e la direzione, a lui nella maggior parte può attri- buirsene r esito fortunato . Ma somma è pure 1' obbligazione che egualmente mi corre verso i due altri Giovani Sig. Giuseppe Pedralli , e Sig. Dottore Ferdinando Tartini , i quali con impe- gno ed assiduità non minore mi han prestati a vicenda, sì nei calcoli che nelle osservazioni, i loro soccorsi . Ed è troppo vero che più della co- modità delle macchine, più dei pubblici inco- raggimenti , più infine dello stimolo stesso del mio dovere, mi anima nelle mie intraprese il ve- dermi circondato da sì dotta e sì infaticabile gio- yentù. a5 ARTICOLO PRIMO Ordine e carattere delle Stazioni . -»-«- er le osservazioni che riporto in questa memoria , e con le quali vengono ad essere sta- bilite le posizioni di Pistoja e di Prato, ho im- piegato fino a dodici differenti stazioni. Assai meno ne sarebbero state rigorosamente necessa- rie in riguardo ad uno scopo sì limitato, ma ho -voluto moltiplicarle per abbondare quanto più potevo nelle verificazioni; ed inoltre non po- che di esse,oltre al precitato oggetto , mi sono più direttamente servite ad accumulare in gran numero dei preziosissimi materiali per la com- pleta esecuzione dell'intero mio piano. Per Io- che dovrà anche perdonarmisi, se passando ades* so a darne qualche ragguaglio , oltre allo spe- cificarne la natura, la posizione, e i recipro- chi loro rapporti, mi estendo alcun poco alla descrizione del loro orizzonte, costume che man- tenuto nel progresso dell' opera gioverà molto a situare i Lettori in grado di meglio concepire r insieme e la concatenazione di tutti i trian- goli. Ebbe adunque luogo la prima nell'I, e R. Museo di Fisica di Firenze in vetta alla Torre dell' Osservatorio , nel bel mezzo della stanza Me- teorologica , e precisamente sotto il centro della a6 piccola lanterna clie sporgendo al di sopra della piccola tettoja di rame sostiene i due apparati anemometrico ed anemoscopico^ingegnosamente collegati fra loro dal chiarissimo Sig. Professo- re Ab. Domenico de Vecchi. Come questa lan?* terna termina in una cuspide, il preciso centro di tale stazione è dunque facile a riconoscersi ed osservarsi senza equivoco da qualunque pro- porzionata distanza : particolarità di gran con- seguenza e che dovrebbe riscontrarsi in ogni ben condizionata stazione. Nel resto sarebbe questo punto suflicienlemente elevato , ma il giro del suo Orizzonte è quasi per metà reso tronco dalla costa di Boboli e dai poggi d'Arcetri e di Bellosguardo. Vi si godono però a Greca* le i colli di Fiesole, la profonda foce del Mugno- ne, e l'alpe di monte Senario, a Settentrione tutte intere le pendici di monte Morello , monte Acuto e monte Ferrato , verso il Maestro la ca- tena delle montagne di Pistoja,più indietro alcu- ne sommità di quelle di Modena, di Lucca e di Pisa, e in basso tutto quel delizioso tratto di pianura che resta compreso fra Firenze , Prato, Pistoja ed il castello di Campi, unitamente alle amene e popolate colline che dalla j)arte di Tra- montana sì vagamente la chiudono. Nel campo di queste prospettive cadono otto delle altre un- dici stazioni, pregio non disprezzabile pei como- di che ha apportati alle successive nostre ope- razioni. 27 La Stazione seconrla ha avuto luogo nel centro della Cupoletta mobile del nostro Osser- vatorio delle Scuole Pie di Firenze. Questa Cu- pola tutta di finissima lamiera può mediante un' assai semplice meccanismo rivolgersi in giro sulla base; e benché di forma affatto sferica , facilmente se ne determina anche al di fuori e in lontananza la sommità col soccorso di alcu- ne liste esteriori tinte in nero, che partendosi in beli' ordine dalla base salgono quasi in forma di armatura ad intersecarsi nel vertice. Che se una di esse sia diligentemente rivolta verso un. qualche punto d'onde si osservi, è manifesto che basterà allora far cadere sopra di essa il filo verticale del micrometro per esser più che certi di aver l'asse ottico nella direzione dell" as- se e del centro della Cupola. E poiché il dispor- re qualsivoglia di esse liste nell'accennata situa- zione è cosa del tutto semplice, può dunque dir- si che ad onta della sua poco adattata forma, ha questa Cupola tutti i vantaggi dei meglio condi- zionati segnali. L'Orizzonte di questo punto è ancor più ristretto del precedente , e per quanto si estenda alcun poco più dalla parte di Levante ove sormontando i poggi dell'Apparita, penetra fino alle alpi di Vallombrosa , e quindi percor- ra verso il Libeccio i colli di MarlianoediSigna, e di lì radendo le pendici di Artimino e di Car- mignano, si spinga fin verso le foci di Seraval- le e tocchi ancora qualche sommità delle njon- togne di Pisa , immenso danno vi arrecano le circonvicine maestose Fabbriche del Duomo, di S. M. ISovella e di S. Lorenzo, e specialmente le due ultime,che cnoprendo affatto tutta la pia- nura Pistojese non lascian libera al guardo , se pon un'assai piccola porzione della Pratese, com- presa fra le falde di Monte Morello e la visuale che unisce l'Osservatorio con Prato. Le alture però , e quanto abbiamo detto scoprirsi a Tra» montana dalla L stazione, tutto si gode e coii effetto forse più sorprendente anche da questa, d'onde pure si ha la possibilità di osservare otto stazioni. La terza ebbe luogo nella bella Terrazza del maguifìcenlissimo Palazzo Vescovile di Pistoja presso l'angolo meridionale. Per verità noi po- tevamo collocar la macchina precisamente sull'- angolo, come abbiam fatto in ogni altra consi- mile circostanza : ma ci sfuggì allora questo pen- siero , e a tutto rigore dovrebbero alcun poco correggersi le osservaziotii fatte in questa stazio- ne , riducendole al vertice dell'angolo sul quale dagli altri luoghi si son sempre dirette le visua- li. Ma sì tenue era peraltro il nostro discosta- mento, sì lontani nella più gran parte i punti osservati, che la quantità di correzione sarebbe affatto insensibile : onde , nel nostro sistema di non curar per adesso le troppo minute diligen- ze , deve riguardarsi come assolutamente super- flua. Del rimanente il prospetto che si gode da questo punto è al sommo vasto e delizioso : poi- ché oltre tutta intera la cavità di queirainpio cratere che dalle gole di Seravalle stendendosi in lunghezza fino ai p<^ggi dell'Apparita e dell' Incontro rinchiude nel suo profondo le pianure Pistojese, Pratese e Fiorentina, non piccola por- zione vi si scuopre del Valdaino superiore, e dei monti che lo separano dal Casentino^ dei quali quasi si dominano le radici. Non ostante però sole quattro sono le nostre stazioni che avrebbero potuto osservarvisi , e di queste il solo Museo di Firenze vi si è osservato di latto: poi- ché al momento che si operava in questo punto non si era ancor fatto scelta degli altri. X^a stazione IV. avvenne in una Villa del Sig. Marchese Auditore Andrea della Stufa presso S. M.a Castagnolo nel comune della Lastra aSigna, e la V. al Casino di Pietra Marina sulla sommità del Monte Albano . In quest' ultima si osservò dalla precisa metà della Porta, e nell' altra dal- la Torretta orientale sul parapetto della fine- stra che guarda Prato . (^he se questo secondo punto offre un orizzonte in paragon degli altri non molto esteso , sia per la poca elevazione del luogo , sia per l' ostacolo che frappongono le colline diSigna e d'Artiminoda un lato, e quel- le di Marliano e di Bellosguardo dall' altro, uti- le però a maggior segno ci é stato non tanto per le osservazioni in dettaglio delle opposte pendi- oi, quauto perchè la fortunata combinazione del- 3o la sua località ha dato agio a costruire, e verifi- care non pochi dei nostri più interessanti trian- goli . Del resto V angustia di tale orizzonte è ben compensata dalla vastità dell' altro di Pietrama- rina , punto veramente centrale della Toscana , d'onde dalla Gorgona e dal fanale di Livorno , passando per S. Miniato, Volterra , e Siena può spingersi l'occhio fino agli ultimi monti di Ra- dicofani e S. Fiora , e quindi a quelli di Cetona e dell' Alvernia; e scorrendo di poi per le alpi di Prato-Magno , della Vallombrosa e di monte Senario , può di lì stendersi lungo la solita ca- tena delle Montagne di Bologna , Modena , Luc- ca , e Pistoja, senza perder nulln delle grandi sot- toposte vallate , dominandosi oltre la più volte rammentata pianura di Pistoja, Prato e Firenze quasi tutta la provincia Pisana e Livornese , qualche porzione della vai di Cecina , la vai d' Elsa , la vai d'Era e la vai di Pesa , la massima parte della vai di Nievole, l'intero Yaldarno in- feriore, non poco del superiore, i laghi di Bien- tina e di Fucecchio, la Montagnuola di Siena, e grande estensione del Chianti, Una sola di tut- te le altre stazioni è assolutamente invisibile da queir altura ; due altre però se ne perdono dal punto dove noi ci jjostammo : tra le quali quella di Pistoja . La VI. e la VIE caddero in due Ville pres- so Firenze, l' una dell' eruditissimo Sig. Dottor Jacopo Ambrogio Tartini Salvatici presso S. Lu* 3i eia a Trespiano, 1' altra assai rinomata del Sig. Marchese Leopoldo Carlo Ginori a Doccia . Si osservò nella prima dalla parte del Giardino alla quarta finestra del piano superiore , contando da sinistra a destra , e nell' altra dal grandioso Terrazzo coperto, che si estende lungo la faccia- ta principale, e precisamente dalla metà del se- condo finestrone contando da destra a sinistra . Al pari di S. M. a Castagnolo offrono questi due punti un assai limitato Orizzonte , restringen- dosi ad una qualche porzione della pianu- ra Fiorentina e Pratese con le colline che la chiudono a mezzogiorno . Ma la prima ci ha somministrati dei dati molto opportuni per le verificazioni finali , e all'altra si appog- gia il secondo dei nostri principali triangoli. Scorgonsi da quest' ultima sette delle altre stazioni ; due sole dalla prima . La VIIL corrisponde al punto più ele- vato di monte Rinaldi , collina assai alpestre al Maestrale di Fiesole , da cui non resta se- parata che mediante uno scosceso dirupe , nel profondo del quale scorre con precipi- tosa caduta il torrente Mugnone . Ivi si ten- ne eretto per lungo tempo uno stile ; in se- guito si sostituì un segnale di pietra ; e co- me assai frequente era il caso di trovarlo ri- mosso, non si trascurò la cautela di contras- segnare stabilmente il luogo sul suolo . Dopo Pielramarina è questo il punto più interes- 32 sante e che offre maggior campo alla viàta , specialmente dalla parte di Libeccio , ove si penetra fino alla Città di Volterra, alla Val di Cecina , e per un gran tratto delle colline Pisa- ne : oltre al presentarvisi quello stesso cratere che abbiamo già detto godersi all' estremità op- posta dalla stazione di Pistoja , del quale però qualche piccola parte si perde verso la Tramon- tana. Otto sono le stazioni osservate da questo punto. Per la IX. fu prescelta la bella ringhiera che orna la facciata della Villa dei Sig. Mancini sopra il Poggio Imperiale; d'onde , a riserva di alcune colline dalla parte dell' Ema e di S. Ca- sciano , e dei poggi di Carmignauo e d'Artimi- no, niente più si scorge che dalla I. La X. e XL appartengono insieme ad una stessa casa di campagna già di proprietà Fran- ceschi , ora spettante al Sig. Marchese Giuseppe Stiozzi Ridolfi , e dove ha da lungo tempo fissa- ta l'ordinaria e tranquilla sua residenza l'ottimo di lui genitore Sig. Marchese Filippo, soggetto illustre per molte dòti, ed assai benemerito della scienza del calcolo a motivo della copiosa tavola dei logaritmi dei numeri primi con venti cifre decimali da esso lui costruita , e che venne già pubblicata nella terza edizione Italiana dei loga- ritmi di Gardiner.Gode questa deliziosissima abi- tazione di due prospettive quanto vaste, altret- tanto pittoresche ed amene. L'una a levante, d' onde da una spaziosa terrazza, oltre tutta intera la Città di Firenze chequi realmente si presenta nel suo più bel punro , ed oltre 1« alpi di Montesenario e Vallombrosa che producono r effetto di opportunissirne lontananze, veg» gonsi disp )sti in forma del più ridente anfi- teatro tutti i vaghissimi colli che corona- no le due pianure di Ripoli e del Mugno- ne , e quelle che tanto dolcemente s' inalza- no al di qua dell' Ema , il che tutto insieme forma uno spettacolo , di cui non saprei se altro possa trovarsene che maggiormente in- canti e rapisca . L' altra dalla parte di Ponen- te d' onde dalle finestre superiori al loggiato tutto si gode , e forse meglio che da qua- lunque altro punto , il vasto Territorio che da Firenze si estende fino al di là di Pisto- ja, con tutte le pendici settentrionali e occi- dentali, ed inoltre il bel piano di Signa e quan- to già dicemmo vedersi dalla II. stazione . Per punti d' osservazione noi scegliemmo a levante r angolo preciso della Terrazza , ed a Ponente quella delle due finestre , che sovrastando al loggiato resta in linea dell'ingresso principale. A riserva della stazione di Tr espiano, niun al- tra ve n' « che non resti visibile o dall' uno o dall' altro di questi due punti . Il Convento di S. Francesco a Fiesole e pre- cisamente il mezzo del gran finestrone meri- dionale situato neir ala destradi d^tto Gonveu- 3 54 to è infine il XII. e ultimo luogo a cui appar- tengono le osservazioni seguenti. L' orizzonte è presso a poco lo stesso che quello di monte Ri- naldi , e fin qui non ne abbiamo fatto altro uso che per verificare alcuni Triangoli . ARTICOLO SECONDO Osservazioni degli Angoli XM el discorso preliminare ho già accen- nato quanto bisognava intorno la natura e qua- lità di queste osservazioni : qui dunque non mi resta che aggiungere qualche schiari- mento per r intelligenza del sistema secondo il quale si son disposte nel seguente quadro . E questo diviso in cinque colonne . La prima richiama l'epoca dell'osservazione, e non esige ulteriore schiarimento . La seconda contiene il ruolo degli angoli con la denomina- zione dei punti osservati; e su'di questi è da os- servarsi , 1.° che contro l'uso comunemente in oggi accettato non sempre si sono aperti gli angoli da sinistra verso la destra , e perciò X ordine con cui vengono registrati non dà indi- zio veruno del senso in cui esse giacevano per rapporto all' Osservatore . Questa servitù avreb- be pregiu4ieato alla libera semplicità del no- 55 stro sistema , e sì è perciò rigettata : accenne- rò più a basso come debba supplirvisi . a.* sovente due punti che qui app.iriscono col- legati da un' osservazione immediata, non lo so- no effettivamente nei nostri giornali , ove V uno è per lo più affatto separato dall' altro per una quantità assai spesso ben grande di osser- vazioni intermedie . Su' di che è da avvertirsi che qualora sia uniforme il numero qualunque n delle ripetizioni praticate per ciascun ango- lo , in tal caso , senza 1' obbligo di passare per tutti i valori particolari degli angoli interposti può aversi sempre quello dei punti estremi di- videndo per n Y arco totale percorso spogliato però di tutte quelle rivoluzioni che posson giudi- carsi non convenire all'ampiezza dell'angolo ri- cercato. Su questo principio quanto sicuro, al- trettanto facile a dimostrarsi, abbiamo dunque potuto omettere una quantità ben grande d'os- servazioni inutili al nostro oggetto attuale senza nuocere in guisa alcuna^alla bontà e verità di quelle che riportiamo. Talvolta però o per neces' sita o per/inavvertenza il numerodelle ripetizio- ni non si è conservato uniforme ; e in tal caso non è stato possibile 1' evitare il richiamo di quei punti nei quali è accaduta simile irrego- larità . La III. Colonna presenta il numero delle osservazioni ripetute sopra ciascun' angolo , o per meglio dire quelle dopo le quali si è fatta 36 la lettura dell' arco che vien riportata di fianco nella segnente colonna . Abbiamo infatti di già , annunziato che né in tutti gli angoli si son 'praticate in egual nuraero le ripetizioni, né ad ognuna di queste si è creduto essenziale di leggere e notare ì' arco percorso non essendo- si praticato questa diligenza se non negli ango- li di maggior importanza per noi, oquandoab- hiamo voluto verificare e tenere in conto la fe- deltà dell' istrumento , Spesso ancora le letture han dovuto precedere le operazioni , poiché non v»empre si è voluto o potuto darpt incipio coli' indice dell' alidada sullo zero del lembo . A .quest' ultime nell'attuale terza colonna sta di fianco uno zero che a sufficienza e senza intrc- . durre equivoci indica, a parer nostro, la loro particolarità di precedere le osservazioni. Non -sembri poi strano che per gli angoli osservati -alla prima stazione , e particolarmente per i primi, si sia praticato un numero di ripetizioni minore che in seguito : poiché primieramente ivi si è sempre posto in uso il Teodolito di mag- gior dimensione , da cui potevasi adunque con fondamento presumere un sufficiente rigore , non ostante il minor numero di osservazioni ; «d inoltre non pochi degli angoli più interes- santi sono inclusi e ripetuti in diverse serie, e quindi il loro angolo può desumersi in altret- tante differenti maniere ; vantaggio che mani- festamente equivale ad un maggiornumero di ripetizioni . 3? La IV. Colonna suddivisa in cinque spar- titi dà le letture dei quattro Nonj e il loro re- sultato medio ; ma in questo, corae nei tre ul- timi Nonj, son soppressi per brevità i gradi e i minuti e debbon supporvisi ripetuti quelli del primo scompartimento. Quantunque però que- sta colonna porti il titolo d'arco multiplo, una tal denominazione non può rigorosamente con» venirle se non nel caso che le osservazioni ab- biano avuto principio coli' indice sullo zero , © che gli angoli sieno stati aperti nel senso della graduazione del lembo , cioè dalla sinistra ver- so la destra . Per decidere di quest' ultima par- ticolarità supposto che si abbiano due letture spettanti ad uno stesso angolo, basterà osser- vare se la prima sia maggiore , o minore della seconda , poiché in quest' ultimo caso l'aper- * tura dell' angolo va infallibilmente dalla destra alla sinistra , e allora se 1' osservazione sia in- cominciata coir indice sullo zero, Y arco mul- tiplo equivarrà a ciò che manca all' arco percor- eorso per arrivare ai 36o° . Che se l'indice non èra in principio allo zero , l'arco multiplo egua- glierà costantemente la differenza fra gli archi primitivo, e finale, qualunque sia d'altronde il senso dell' apertura dell'angolo. E questa mede- sima regola ha luogo allorché due angoli succes- sivi son collegati in modo che l'ultimo punto o vocabolo del precedente sia primo del seguente, poiché ia tal caso l'osservazione del seconda 38 deve intendersi cominciata con l'arco nello stato slesso in cui si è terminata quella delprimo.TuttO ciò suppone per altro, che l'arco percorso non ecceda l'intera circonferenza; diversamente do- vranno prima aggiungersi tante volte 36o° quan- te rivoluzioni posson giudicarsi compite duran- te 1' osservazione dell'angolo: del che è assai facil cosa il venire in chiaro , mediante il con- fronto dei resultati ottenuti dalle diverse ripeti- zioni, che non possono esser mai fra di loro con- cordi , se ciascun' arco non abbia il valore esatto che gli compete. La colonna ultima racchiude il valor dell' angolo semplice correspettivamente ad ogni lettura , e che si ha dividendo l'arco multiplo per il numero delle corrispondenti ripetizioni:, onde dopo quanto abbiamo già detto relativa- mente alla costruzione di quest'arco, niente più vi è da aggiungere in ischiarimento di que- sta colonna. OSSERVAZIONI DEGLI ANGOLI. Epoca i8i5. 25. Luifl'" 29. 5i. 1. Agosto 0. '+• Stazione prima. Imp. e R. Museo di Fisica di Firenze. Vertici o Punti osservati 0 Cfl CD I ]I III IV V VI VII Vl|[ IX X X[ Xll xui Cupola dell'Osservatorio delle iSo.Pieedel Duomo di Firenze Scuole Pie e Cajiipanile di Monte Senario Soiii)Ib Pie e Collegio di Pra- to banderuola dell' Orologio. Scuole Pie e Segnale di Mon- te Rinaldi Scuole Pie e Stilo della Tor- re maggiore di Campi. . . Moni e Senario e la Potrajaal Campanello dell' Orologio. . Petraja e Angolo Australe del recinto di Bellosguardo. Precedente e Comignolo della facoiatn ilei Poggio Imperiale. Prer^edente e Terrazzo del- la Villa Mancini Pre!edento e R.inderuola del- la Torre del Callo Precedente e Monte Senario. Precedente e Finestrone del Convento di S. Francesco di Fiesole Aiigulo Australe del recinto di ììcllosguardo e Cupola dell' Umiltà di Pi,stuja. . . . Angolo multiplo Nonio I (4 (4 (4 (4 e ( ° li V 4 V 8 ^ 4 C {é U ob. 5\.lo 3|.5. Si.. 4 67. 35. 60 35i. ii'ì. 149. i3. 240. 2 io. 335. 69. 111. 4- 33 1. 33i. 222. ■116. 91- 48. 97- 145. 96. 192. 5.44 16.40 o. 20 24. 36 42. 4S 4'2. 48 9.28 56. 20 32. 3o 17. 6 17. 6 2 j.. IO 2|. IO 6%. 38 32. 28 24- +4 53. 3o 46. ìly 3;). 20 7.30 14. .56 II III IV Medio Angolo semplice // 11 8 16 12 14,0 16 4 16 10,0 52 .i.8 ,6 49,0 4'-i 4i 46 4i=o 4o 36 56 58,u 18 14 U 1 6,5 40 36 40 58,5 10 40 4!- 4.7,0 4 a 36 40 43,0 32 32 32 3i,ù 26 •i4 16 21,5 24 18 22 23,5 6 6 6 6,0 6 6 6 6,0 8 12 16 11,5 8 12 16 11,5 ■lo 2J 26 26.5 2 i- 2i 26 25,^ 58 5S 34 45,5 H ■'^'r 20 ■io,ó 20 20 8 12,0 3o 28 26 28,5 48 40 48 48,0 9- la. 3o,5 356. 23. 32j5 286. 53.27,2 357. 46. 265O 83. 19. 5,4 53. 10. 28,7 66. 23. 18,0 66. 25. 17,7 106. 19. 4^..9 4. 6. 36,8 27. 6. 26,2 5i. 1.55,5 9. 46. 42,0 9. 46. 3(^,5 9. 46.07,0 19. i3. 29,7 19. i3. 28,8 Epoca 4. Agosto 13 H n 18 8 S((tlciiibvo 10 Vertici o Punti osservali XIV XIV bis XV XVI XVIT XVIII XIX XX XXI XXII XXllI XXIV XXV XX VI XXVll XXVTII. Precedenlc e Orrilogio tlel Col- lejjio di Prato • • Precedente e Torre inaf.'f;io- ro di Campi Anjjolo della Terrazza • 5 10 6/2 DO 55 54 56,0 2o 20 25 21,3 5o 52 6^.^ 5\/:y 35 35 57 f4.2 ?6. ?6. i5- " Epoca i6Settembre 18 detto 29 Novembre 8 Dicembre 9 Dicembre 24 1S16 S Gcuiiajo Vertici o Punii osservati XXX XXXI XXXII XXXIII XXXIV XXXV XXXVI XXXVII XXXVIII Angolo multiplo Nonio I II Ul IV Medio Anonimo e Museo. Anonimo Precedente e Uan- deruoia della Torre del Gitilo Museo e Stazione di Doccia. Doccia e Terrazzo Boreale di Artimino Precedente e Stazione di Pie- tra Marina Stazione di S. Maria a Gasta- y;nolo e di Doccia Museo e Monte Rinaldi. Gistagnolo e Stazione di Fie- sole Stazione di Pietra Marina e Fiesole { { 0 9 10 e 9 ic 9 ic t) ló 9 Iti e S 9 5 '9 10 5 4 7 le 1 3 6 le 5o. 81. 164. o. 80. 66. iqó. 149- 85. ici. iu3. ■i6j. u5. t86. .3,n. 16.7. 154. 35 1. 54. i65. •200. 23+. 356. 240. 247. 1 i5. 56. a8 33. 60 59. 60 V. o 3o. 6^ •27. .55 10. 25 3+. 55 21. •20 .56. 5o 55. 55 01. 3o 57. 40 20. 60 iq. 60 19- 5o IQ. .^S 28. 55 38. 48 18. 5 44. o 1. 5o 20. o 29. o 46. 35 i3. So 49. 25 25 55 55 o 57 5o 21 5o 20 5o 5o 3o 35 55 55 45 35 5o 48 5 o 5o o o 35 3o 25 Stazione III. a Pistoja. 1 Settembre 1 XXXIX XL XLI XLII. Museo e Collegio di Prato. Campanile di Giaccherino e Porta di Felceti Porta di Felceti e Collegio di Prato Precedente p Campanile di S. Giusto presso Prato r. 1 1 1 1 il < 5 L 6 295. 55. 16 283. 6. 4S 144. -20. 5o 111. 39. 20 166. 12. 20 85. 21. .56 285. 11. 60 32. 1. 2S 70. 35. 32 78. 18. 28 20 60 O 6v 57 20 5o •20 5o 58 3o 35 60 60 5o 40 55 5o 5 o 5o o o 35 3o 25 3.5 5o 60 lo 60 65 3o 55 20 5o 58 3d 40 60 Co 5o 40 55 5c 5 o 5o o o 55 5p 25 -7,0 55,0 58,7 ■2.5 59.2 .56,2 •24.5 5-.'., 5 2C,0 5o,o .55,2 o<:,c 37.5 58,8 .58,8 ',8.8 57.7 .53,2 +q:.0 5,0 0,0 5o,o 0,0 0,0 55,0 3c,o 25,0 Ani;olo I. semplice 83. 26.' 23'i 48. 56. 46,6 47,4 127. 21. 2q,-+ ••i9»i 63. 24. 17,8 lq,0 1. 45. 27,2 28,0 177. 101. 55. 47=7 49,0 9- 5 (4 55,5 52.5 52,9 26. 1,6 o,c 58,6 0,0 q c,o 8 51,7 8 .55,0 8 56,5 18 16 16 16,5 44 48 5o 47'^ 5+ . , 52 52,0 20 20 20 20,0 16 18 18,0 56 54 55,0 58 60 59,0 3o 28 , , 28,7 54 02 . . 32,7 28 28 - • 2 8, e 12. 12. 54. 54. 199- 42. 48, 35. 33. 49- 7. 4. 56,7 52,1 4-7 5,7 .55,4 56,9 48,8 ■t' Stazione IV. a ^- Maria a Castagnolo. Epoca 4 Ottobre Vertici o Punti osservati 27 Settembre XLIII XLIV XLV -9 XLVI XLVII XLVIII XLIX L LI Lll oc LUI e- a a" O Angolo multiplo Nonio I II ni IV Medio Collegio di Prato e Campa- nile delle Sacca Terrazzo lioreale d'^rtinii- no e Campanile suddetto. . DocciasC Terrazzo precedente. Petraja al C'anipanpUo dell' Orolocio e Doccia Doccia e Petraja finestra delta Torre dalia parie Orientale. Petraja , fincflia tome sopra e ytaz. della Villa di Trespiano Stazione siukletla e Stazione alla liitornia di Fiesole. . . Stazione suddetta e Scuole Pie. Scnole Pie e Stazione X. a Eelloso nardo Stazione suddetta e Campa- nile di Fiesole all' Orolojiio. Petraja al ('ampanello sud- detto e Ciimpanile di Fie- sole air Orologio ( M V 10 I o 10 11 o 9 10 e 9 lo ( "^ ( ^ V lo ( '^ V 11 V le (.? ( " 49. 45. i3 55. 16. 5!J 55. 16. 35 5~^. 44- 35 107. 59. 55 537. 21. 20 dl^G. 56. 5o 258. 45. 20 241. 20. 2.^ ii5. i3. 5o lei. 12. 55 227. 5o. 10 241. S2. So 268. 14. 35 558. 44. 55 40. 55. 35 46. 46. 40 170. 49. 55 i84- 56'. 45 219. 52. 50 223. 48. IO 120. 45. 0 c)5. 2. 5o 177- 41- ^5 191, 28. 55 3c 3o 25 2C 15 5o 20 Po 5o 60 lo 5o 35 55 40 5o 5o 5o 6c 15 o 45 5^ o5 10 40 40 3o 3o i5 55 25 5o 55 15 40 40 35 55 i5 (^o 25 25 55 55 lo 5o 5o 25 55 5o 55 5o 5o 15 11,0 56. o 56,o 3i.o 5e,c ]6j2 55,8 22. '5 26^7 01,7 56,7 le, 01 3o,o 33,5 3i,7 36,7 465T 53j.^ 48,5 53,3 i3j5 0,0 48/j 55,0 53.3 Stazione V. a Pietro Marina. Eifornadi Fie.'ole eCan pa- ni'e di Monte Senario. . • . Campanile precedente e Scno- le Pie SoLole Pie e SÌa'zio„e X.' a ■nelJostjnardo. . ( ' V ir ( '' V lo 12. 44. 0 ] 0 -^~' 35 35,0 5 5,0 So 3o,o 62 5q,2 So S2.5 5 5,0 35 36,2 0 5,0 So Okj,0 So So,o 40 5.3,7 20 18,7 40 58,7 35 53,7 6u 58,7 0 1,'i 5 4.'-J lo 10,0 10 11,7 • • 12,5 68. 21. 1. So, '5 3i,i 31.7 Si,i Sc,o 29,9 3o,4 3o,6 3o,7 So,5 5. 3o,o i5,o 11, -J 4'7 7'7 5,6 8,4 74 7.1 7,f' 6,5 6,0 - =="=^ Angolo multiplo ce Angolo Epoca Vert ici 0 Punti osservati O co CA a •5 N 5' / 1 semplice Nonio 1 II III IV Medio — 075° i6.'4.5" 1 5o 5o,o 84" 43.^0,'^ 1 5o" 53 .-) 190. 35. ^0 40 40 40,0 1^0 ■ 5 10.5. 5o. 5q 35 32 ■ • 32,3 . 9.'^ I 1 2 Dicembre LXUI Tcrvazro sutHetto e Bando- ruoludelU Torre del Oailo. 4 5 6 21. 7. 20 296". 24. 3o 211. 41. 0 20 25 0 25 3c 0 • • 21,7 28,3 o,c 9<6 I 6,3 ■ 7 126. 58. 0 0 0 • • C.C »>7 1 8 42. i|. 3c . . 5o ■ • 5o,o 11,2 V 9 317. 3i. 20 20 2o • • 205C , 11.1 LXIV Fr. Pìr e Castagnolo. Nuovo ( 1 68. 1. 25 25 35 3o 26,2 68. 1. 26.5 iinj;olo (porlafa nella mela \ ^ 040. 7. 40 40 45 45 4'^=5 32,5 i (leriafincsIralaMaochina ohe ì ^^ 28. 16. 5o 50 50 5o 5o,o Oiji n'era (juaklie poco fuori.) f 1 93. 20. 0 0 , . 2 0,7 65. 3. ic,7 LXV Precedente e Campanile di ) 4 288. 29. l'3 lO . • 10 ic,7 25,0 5,0 5,ì Giaeuliurino i "? 123. 38. 25 25 25 5,c V. ^' 3 18. 47. 5 5 . . 5 1,5 C 5 020. 18. 5 5 10 fa',7 119. 29. 3^,4 LXVI Precedente e Bellosguardo ) 7 203 19. 40 40 45 4.1=7 37,6 ul Terrazzo C lo 82. 5o. 5 2o3. 5o. 5o 0 5o 5 5o 5,3 5o,o 5t,5 1 '^ 201. 26. 33 40 45 • • 4r,C 0. 16. 1,1 LXVII Proi^edente e finestra di Hel- T 201. 10. l5 15 i5 i5-o 5,5 lus^uardo \\ì 2CC. 54. 20 200. 38. 10 ■>.5 i5 25 15 23j3 10,3 3,1 o ••••...• \ 15 200. 21. 55 55 55 55,<^ 4>2 / '' 2C0. 22. 0 0 0 0 i\.r' 1 284. 43. 5o A5 45 4f^M 84. 21. 4'i>7 •-' P. 5. 0 0 0 050 Sc,c LXVIll T,-rr,,»70 di llellnsffuardo e -^ 95. 26 35 35 1 55 55.C 01.7 l'iKlra Marina. '\ i 177- 47- 5'' 55 1 55 53,3 ■2H.O 2;. 3 ' -^ 262. i). 20 i5 15 if;,7 ^ 546. Jjo. 55 55 55 55>c 2f),3 20,7 ' 7 7P. 52. e lo lo 6,7 "• 8 155. i3. 45 45 45 /,.5,.- ■.'S.l 1 /" I 332. 4-;-. -jr 40 35 58,5 91- l^' v"'^ iM 1 [ & '^ 241. 33. 5o 5o 5o .5r,o 1 ' LXIX l'.ccedente e Museo =^'' l5o. 20. '20 .50. 7. IO 2 e )5 5o (5 3(,r i3,3 IS.7 1 1 ' 23fi. 40. 5o 5c 55 ■'1,'^ l6.'3 E' ^0|. i3. ,'55 Co 75 <.5,3 18,0 ^10 3-5. 0. 4.7 45 .+5 ;.',«. ibjCi Epoca Vertici o Punti osservati li Dicembre LXX Precedente e Torre di Campi. LXXI Precedente e Campanile di S. Giusto presso Prato LXXII Precedente e Villa Mancini. a 5 8 9 5 9 10 9 ic Angolo multiplo Nonio I II III IV !i6:5Ì o" 0" 3i8. 49- 5 e 5q. 3i. 15 i5 2t4. 39. ic ic 538. 4■^. 55 55 9- 46. 0 0 i53. 10. lo 5 i5. 54. i5 i5 •io 1 256. 3.5. 10 5 IC 5' c> 15 10 5o 5 10 Medi. 1.5,0 io,r 35,5 8,3 it>.7 8,5 Anf^olo semplico 90. 43. 01. 1. 119. 19. 27.3 3',i 5r.c ■jo^o 22,0 22.5 if'7 5,0 5.5 Stazione Vili, a Monte Rinaldi. i3 1816 i9Pebbi-ajo LXXIII LXXIV LXXV LXXVI LXXVII LXXVIII Museo e Stazione di Pistoja. . Museo e .Stazione alla Villa Mancini Museo e Torre di Campi. Ca'!fao;nolo e Stazione XI. di Uellosguardo Precedenre e Museo. Precedente e Scuole Pie. 87. 261. i65. l52. l52. 14|. 111. 87. 70. 70. 139. 122. 2.59. 37. 268. 256. 109. 3i2. 5io. 5oo. 259. 218. 2o8. 207. 2o5. 204. 204. 10. 40. 20. 10. i5. 4- 28. 1. 45. 43. 23. 34. 5o. 7- i3. 27. H- 20. 34. 21. 26. 52. 19. 42. 40. 4- i5 o o 20 20 35 40 5o 40 40 10 12 45 35 20 40 10 50 5o 25 5o 5c i5 25 iij 35 5o i5 20 20 .7.5 0 e 0 c,c 0 0 0 0,0 20 20 20 2O50 •■^0 20 20 2r,f 35 40 35 3<.yi 4u . . 40,0 5o . . 5o,i 40 40 4r l\<^>o 40 40 40 46,0 0 10 5 6V2 lo 20 15 14,2 35 40 40 4r,o 35 35 55 55,0 35 3o 25 25 0 40 3o 55 56,i 5 0 3 5,0 40 45 45 45,0 5o 50 5c 5t.,o i5 20 15 18,7 45 45 5c (f7,3 45 40 (|.0 ,3=7 i5 i5 15 i5,o 5o . . . . ■:'.o 10 , IO, e 35 55..C 3o • ' 5o,o 87. i3. 17.5 2C,0 20,0 2C,0 8. 8. 43,8 56,0 56.2 5!3,t 68. 38. 26.2 25,7 22,5 23,5 3i. 45. 4M 52,0 5i.i 5 1.5 10. i3. 5i,5 3(,5 5.|,c 55,5 e. 36. 47-5 25,0 26.7 23.6 i Vrrtif Stazione a. alla Villa Mancini. , 0 Punti osservati IWl.n,reTerra«" Borea. le d' Arlinuno Precedente e Pietra Marina. Precefiente e Doccia l'rccfidenle e Stazione Xl. a Bfllosjjuardo. Preeedenie e Museo J'rpcoflcnte fTl.mderuola del- lo l'orili al l'iato l'ri'ieclentc e Jliiiifleruola del- la Torre del Gallo l'recedenle e Stazione di Pi- stoia 9 10 9 10 9 lo 9 lo 9 10 9 10 9 10 10 11 9 . 10 Angolo multiplo Nonio 1 II III IV Medio! 114. 5. ij6. k(>. i63. 5i. 1127. ÒOl- Vìe. 5. 119. i3. 3-iò. 19. 23. 40. 272. 1^. 260. 22. 99. 18. 121. 2Ó. 54. 3o. 4'( • 4- 254. 12. 28S. 55. i5o. 5. 54. 4«- 45" 10 45 10 40 e bs 3o 10 20 5o 50 40 20 3i' i5 5o 20 il / li , ;/ n 40' 47 47 4')..7 8 10 10 9.5 43 45 45 44.5 7 ir 10 q,2 40 45 40 41,2 0 5 3 2,0 ^0 .5.'5 55 53,7 5o 5c 03 3 1,2 10 ic 12 10.5 20 i5 2C i8,7 •-5 5o 5o •i8,7 5c 5c 55 5c,7 40 45 45 42,5 20 20 25 r 1 0 - * 5- oc So 35 3l,2 10 10 i5 12.5 4T 50 5c 49.--Ì 20 2C 25 21,2 seaipi;(,e 55. i'I, ^.y| ^- 52. %\ 62. 2^. 4S J 12. i5, 4(|,oj 7- 26. 1^4 i5.(| 54- 4-. 40/j 95. 25. 'ic,;! ■'9.1 Slazione X. a Bellossuardo. l'iella Marina e Terra??o Eo- reale d'Ai tini ino Pieeedenle e Star. diPistoja. P';-.edente e Orologio del L 10 l 10 n 358. .\54. 049. 552. 21. 137. 2.52. 281. •-'94 • 545. 5n. 48. ^6. 8 3c). 5c lò. 28 35. 3o 26. 3o r. e 33. 5 26. 20 le. 5o 8. 2C 5. 4< 49- 58 5 45 15 25 .>5 i 28 . 5o , 00 . 0 8 20 5o 2C :|0 òo 6,0 4f'M . . 26.0 2C1.3 55 3i,o 5 1=7 8 6,2 25 21jC 5o 5c,o 20 20^0 40 4o,ij 15 fco,3 1. £. $•' ^>i 28. 55. 1,1 !'■'' Ir- vi. 44' -''■' il;? Epoca Vertici o Punti osservati 6 Dicembre 1816 17 Gennajo XGI XGII xeni XGIV XGV XGVI Precedente e Doccia Precedente e Torre di Campi Precedente e Pietra Marina Doccia e Castagnolo Stazione di Pistoja e niiu di G-iauclierino Precedente e Doccia a o" 3 n Angolo multiplo No 8c! 57.' 209. 27. 3c5. 5o. 557. 57. 295. 5i. 137. 25. 319. o. 376. 53. 346. 19. 124. ò. i. 4'i. 53i. 8. 279. 44. 118. i3. 317. i. 75. 14. 274. 3. 193. 27. 80. 24. 76. 49- 66. 3. 58. 52. 44. 3o. 57. 19. 3o. S. 127. 3. 272. 24. 320. 52. l5o. qC. 40 •JC o 3o o 10 o 3o o 5o 40 5 20 o 5o 40 25 45 40 IO o 5 20 35 35 10 40 o 5o li ¥ 20 e 3o o 10 o 3o o 5o 40 3 20 o 5o 40 25 45 40 i5 5 5 25 35 55 10 45 o 5o III IV Medio Angolo semplice 20 o 5o 40 25 45 40 15 5 5 25 35 55 10 40 0 45 40 20 o 3o o 10 e 3c o 5o 40 5 40,0 20,( 0,0 3o,o 0,0 io,c 0,0 3c,o 1 0,C 5o,o 40, e 4,5 20,0 0,0 5c,c 4c,o 25,0 45jO 40, e i3,5 5,5 6.C 25,5 55,0 55,0 1C,C 4i>7 0,0 48,3 42. 6. 0'),7 -7'9 SojC 3c,o SojC 28,0 25,3 24,0 3o. 34. 3c,o 32,C 52,2 32,6 80. 35. 4c,c 40,0 3S,o 40,0 39,5 39,5 3. 55. 26,7 2/^2 25.8 25,7 ■25, t 26.1 48. 27. 17,5 i3,5 1 5.0 Stazione XI. a Bellosguardo. i8i5 16 Dicembre xGvn XGVllI Museo e Villa Mancini . . • Precedente e Banderuola del- la Turro del Gallo L 9 45. 55. 10 10 ICO 229. 56. 5o 5c 5o,t 53. iS. 0 0 c,c 5i. 48. 40 40 40 40,0 5c5. 5i. 20 20 i5 18,.- 19S. 24. 25 20 25 20,0 45. 55. 10,0 22. t •-t,o 21. 2C). -co 2v ,3 21.- r^xx-n Vertici o punti osservati (i Dicami) re 1 >4 1 Infine per rapporto a quelli che si sou più voi* le osservati , ne abbiamo qui riuniti tutti i va- lori onde poter concluderne il medio , dì cui poi si è fatto uso . civ M M PROSPETTO della Costmiione de di Angoli. Osservatorio delle Sruole Pie e Monte SeoH rio (TT) ...••• .,;,,,,,.,•...,. 356 23. 3-2,5 Munte Senario e Petraja (VJ) 33. lo. 28,7 Osservatorio rielle Scuole Pie e Petraja • - . . . 323 i3. 3,S Petraja e Terrazzo di Bellosguariio 64. 53 3S,o Osservatorio delle Scuole Pie e Terrazzo di Bellosguardo 2.W. 19 25,8 Supplemento 101 4^;. 3|,2 MonteSenarioePetraja (VI) 33 10. 28,7 Dettoe Angolo .'australe di Bellosguardo (VII) . . .-r-. -.-.-. -.-. .-* . i , . . 66. 23. 17.7 Detto e Po!••**• —_ __^ 70. 59. 3u PoppIpoK^nto '-lik). 0. Qo Pf^rjHrteeG.Ilr-io.li rrit..(\X) 2. 6 ,'m,< n,^,t^».7 .Uiiminoc le Snn-ft (XI. 1\) 70 l4 •i'^"' C»U«pidi l'mlof ArtiiriiK. 64. 45 ^^ IWcu e Ariiiiiiiio (XIA) i 17 ji >J»* C«llifÌ.nl>l'ratoeD.^rift r. » 2^^ P^ 1 ^••^«'T.irmU Campi (LXXì <»r /i^ 3r o P'--Un,crUi«,«n.lcd.S.G.u..I.(LXXI) :3;: ,. t-ìl v ■*>cTcrratE0 8mldftto . o ^j /.- .1 ... _. _ ^ iji ,_ CXII 1) cxiii Osservatorio delle Sc.Pie e Finestra di S.M.aCa8fajrnolo(LXIV) 68. ]. 3l,S Precedente e Terrazzud"Artiiiiiiu)(,LXll) 21. 5. h.o Osservatorio delle Scuole Pie e Terrazzo d' Artiniino 89. 6. 378 Artimino e Pietra Marina (LXXXI)* Pr.'cedentec Docci.. (I.XXXll)* 6a. 20 ^6,& PrecedenteeTerrazzodi Iìelli)!.jrnardn(I^XXXlll)* Precedeute e Museo (LXXXI V)* aa. 8 1:8,9 O. i>ci. 0:1,0 12. l5. 47,5 Arti mino e museo Mt 84. ^9- t'i.j i3 8 22,5 71. 20. 53jO lò. 8. 22,ii cxiv r Collegio di Prato e Terrazzo Boreale d' Arti mino (LXXX)* Precedente e Pietra Marina (LXX Xlf PrecedenleeDoccia(LXXXU)* 62 20. 46,6 35. .'Ì2. /,o,3 o. 52 3>;0 Collesio di Prato e Doccia 62 2o. 4^^^ 36. 4,5. ]5,3 23. 3ó. Si ,3 36. 4^- i-^j^ CXV li Museo e Stazione alla Villa Mancini (XCV IT) 45 55. 20,0 PrecedenteeBandernoladellaTorredel (lallf>(\(i\'III) 21. 2() 21.7 Precedente e O«serviitorio delle Scuole i'ic(XClX) 66 .3i 38,6 Osservatorio <^el Museo e Osservatorio delle Scuole Pie 88 1. 0,3 45. 55. 20jO 42. 5. 40,3 UoBervatoriodelle .Se. PieeStazionediS.M a Ca8tajrn(tlii(LXIV) Gii. 1. 3i,8 Precedente e Campanile di Giacclierino (LXV) 65 3. 1^5 Precedente e Stazione X. a Bello8):onr - - - 54. 4,, ,„, ^^'=^''^^"''' p\ecadenteeSta.ionediPi.toja(LXXX\^U)* 9^ -25 27-4 ^^' 103. 5i. 40,7 54. 4r^ 54. 42. 49,1 Museo e Stazione di Pistoja - - - 4^^ ^ •^is^ Osservatorio delle Scuole Pie e Collegio di Prato (C"\'I IT) 286 33 19,8 | Precedente e Torre di Campi (XIV bis) 10. 12. 25,8 Os'ervatoriodelleScuolePieeTorre di Campi - - - 2^5. 40. 54,0 Supplemento - - - 83 19. 6,0 Angolo stesso (V) 83. 19. 54 Medio 83. 19. 5^7 Petraja e Stazi, me di Doccia (XLVI) j/ ^ /fJo Petraja e Cam panile di Fiesole (LUI) 13. 45 3m Owervatorio delle Scuole Pi?°r"'^*T''^""^'''^'^'°'^ 27. Ì7- '7,1 aeiie scuole Fie e Urpanile di Fiesole (LII- LI) i3 i5 23.7 Correzione per il giro -.._._ ^ o,j Osservatorio cIpIuo„„ i 1,. ^ — "'''"«^^"olePie e Stazione di Doccia 41.2.40,1 Stazione diPis^^, . r- "" ' " ' ^'«J^*Fane.tradiDoccia(XC*^XCI*, 44.51 /8.0 Angolo stesso (XCVI-XCV) 44. 5i 47,2 Medio 44. 5i. 48,0 CXXII Osservatorio delle Scuole Pie e Campanile di MSenario (TI) Precedente e Finestrone della Riforma di Fiesole (Xll) Osservatorio delle Scuole Pie e Finestrone della Riforma 356. 9 6- 23. 46. 32.5 37,0 IO 9.5 CXXIII c" CXXIV Staz.della Villadi Trespiano e Finestrone della Riformn(XLl X) Precedente e Osservatorio dolle Scuole Pie (L) Stazione dellaVilladiTrespiano e Osservatorio delle SrPie Precedente e Stazione X. a Bellosguardo (LI) 6. i3. 3 11. 47. 58 .05. 6,8 0,2 7.0 8,5 23 33 i5,5 4i AR l'ICOLO QUARTO Costruzione e calcolo dei Triangoli. J_/ in principio alla seguente esposizion© sette distinte serie , tutte respetti vainente ten- denti a determinar la distanza della stazione di Pistoja da alcuna di quelle dalle quali éi è potuta osservare delta Città, e che sono monte Rinaldi , villa Mancini , Museo di Fisi- ca,e finestra di Bellosguardo . Esprimendo con R, C, M, F queste stazioni e con RP, CP, MP,FP la loro distanza da quella di Pistoja , i resultati delle sette serie son tra loro combinati \n modo che due volle vi si riscontrano i valori di RP,AIP, CP e tre volte quello di FP: e la consonanza di questi riscontri è appunto ciò che comprova in sommo grado la verità e bontà di tutto il pro- cesso , e ci dà un pieno diritto non solo a sup- por legittimo il valore di MP che nell'articolo seguente serve di base allo stabilimento della longitudine di Pistoja , ma quello ancor di MP' con che rappresentiamo la distanza del Museo al Collegio di Prato , e che resta incluso nel gi- ro della terza serie. Ma oltre la consonanza predetta , che sola per vero dire bastertbbead autenticare la bontà d'elle Dostie determinazioni, si sono volute aggiungere tre ulteriori riprove, cioè le posizioni di (biacche- 4-^ rino, Convento al di là diPistoja, di S.GlustoChiei* sa presso Prato, e di l'ietramariua. Nelle due pri- me entrano come elementi di calcolo le distan- ze FP, MP, e vi si fa uso di non poche osserva- zioni in avanti nonpiùadoprate fatte alla stazio- ne di Pistoja . Nella terza sono interessate presso che tutte le visuali che legano fra di loro le difr ferenti nostre stazioni , e può riguardarsi come la riprova la più completa di tutto il lavoro . S. Giusto e Giaccherino son riferiti due volte pei; differenti strade alMuseo e per altrettante è rap- portata Pietramarina agli altri punti d' osser- vazione . E come la più ammirabile armonìa persiste a regnare nell' individuai confronto di questi rapporti , cosi niente sembra a me più dimostrato della verità e sicurezza sì dei primi elementi che degli ultimi nostri resultati . Riguardo al meccanismo dell' esposizione , in poche cose esso merita uno schiarimento . I numeri espressi dalle cifre romane si riferisco- no agli angoli dedotti dall'osservazione secondo il ruolo che questi ultimi tengono nei due arti- coli precedenti . Le cifre arabiche chiuse dentro parentesi richiamano quelli tra gli angoli cal- colati , che nei triangoli numerati corrispon- dentemente hanno una denominazione comune con r angolo che va ad esser costruito. Gli an- goli dei triangoli primarj , nei quali cioè si è osservato a ciascun vertice, sono raccolti a par- te , e quindi, corretti dell'eccesso o difetto del- PROSPETTO DEI TRIANGOLI. Prima Srrù Vertici Angoli osservati o dedotti Vngoli corretti Lati opposti Museo - - - - - Scuole Pie - - _ - Terrazzo di Bellos'i.uardo Museo - - - - Scuoio Pie - - - Finestra di Doccia M = CIV G = XX1X - - . . - B = CXV - Eccesso M = XXVI II - . . . - G = XXXI1 D = CXVI Eccesso G = (2)-(l) D = GXV1I B = G-+C1 - - - - - . Eccesso loi. 40 36. i3. 42. 5. 34,3 18.-2 40,3 179 ^9' 32,8 27,2 101. 40 47,9 36. i3. 18,2 42. 5. 53,9 180. o. 0,0 GB = 955,86 MB = 576,78 MG = base 45 55. 127. 21. 6. 43. 39-7 29,4 180. o. i5,o 45. 55. 34-7 127. 21. 24,4 6 4^ •^'9 GD=:4oi9 44 M n = 4,447,02 M.G = base 180. o 0,0 Scuole Pie _ _ - - Doccia . . . - - Terrazzo di Bellosguardo Museo - - - - - Doccia . - - - - Terrazzo di Bellosguardo IVI osco _ - - - - Scuole Pie - - - - Torre del Gallo - - Villa Mancini - - - Terrazzo di Bt^llosguardo Museo . _ - - - 91. 8. 13. 18. 75, 33. 6.2 5i,6 180. o. 1-9 1=9 91. 8. 6,2 ì5. 18. 5o,7 75. 33. 3,1 180. O. O5O DB = 4i5o,4i GB= 935,86 GD = 4019,47 M = (l)-(2) D = (.3)-(2) B = (i)-+(3) 55. 45. 6. 35. 117. 38. ]3,2 49,.8 57,0 co 55. 45. 13..2 6. 35. 49,8 117, 38. .57,0 180. o. 0,0 DB=4i5o,4i MB- 576,84 MD =4447,55 M = CV — è(X-+-XVII) G^XXX- XXXI - - T=i8o°— M — G - - 119 16 54-1 34. 29 33 8 26. il 32,1 180. O.C V.T- 12ql,>8 MT^ 838, '7 MG = bx6e c^Lxxxr,* - - - B = XCVll . - - - - M = 36o° — (CV-t-(i,) - 22 8 28,9 45. 55 20,0 111. 55. 52,7 179. 59. 41,6 ^-18,4 6,1 22. 8 35.C 45. 55. 26,1 111 55. 58-9 180. o. o,c HM . . A 1 01 = 1099,33 GB = 1419,48 7 hi- Yerlici Angoli osservati o dedotti \ngoli colletti Lati opposti \'ill,i ]\I,iririni - Magro - - - Torre tiol Gallo C = LXXXVI* LXXXV* M = nX^XVlI) - - - T = r8o"-M-C - - - 47 jf). Zi> 8 27 6 25 3 lo'j. 36 58-9 WT = ^,^ GT = 099.43 180. o 0,0 V«rtiri r4 Scuole Pie Doccia Castagnfllo G = XXXV D^LXIV C''=GXX . 70. 5,3 4q,o 70 fifj 48,7 68 1. 3 '.,8 68. 1 31,5 41. 2. 40,1 41. 4, 398 lao. 0. 09 0,9 180. 0 0,0 DC"^J7S'i,'i8 G(:'= .5676^0 GD . . A - i 3 i5 Doccia . . . Museo . . . . Castannolo » Bluseo . . . . Cn stagnolo Collegio di Prato Museo . . . . Pist.,ja . . . Colleu;io di Prato D = 04)-(.3) M dal calcolo C dal calcolo 61. i8 3o.6 71 47. 14,3 46 54 1.3,1 180 0,0 MC"=534-J,6o DC" . . A 14 MD. .A. 2 4 16 M = (2) -t- ( i5) -I- CIX — 36o» C"=(i3)h-CX .... P = i8o«'— M — C" . . 44. 36. 10,3 100 a. 41.7 35. 21. 8,0 180. o. 0,0 C"l"= 6483,76 MP'= 9092,15 MG" . . À . i5 17 18 31 = XXVII . . P=XXX1X . P=i8c<' -M — P 11. 26 20 5 12. 48 32,1 i55. 44. 47,4 180. o. 0,0 PP'= 8i3o,oi MF . .A- 16 MP= 16839,02 Quarta ferie Finestra di Bollosuuardo Doccia Casta snolo . , . , F:=XGIV . . . D = LXVl - LXV C'=(i4)-.-Ll . . 80. 33. 39.3 54. 26 36.C 44. 37. 48,3 180. o. 3,8 - 3,8 80. 33. 38,2 34. 26. 34^7 44- 57 47 1 1 80. 0. 0,0 DC'. .A 14 FC" = 4770.69 FD = 4143,89 Yerlici Arr'oli osservati o dedotti \ limoli corretti T^ati oj.p,^ posti lh,rch . l'intojn M=36co-ClX+XXVlI-(2) D Jal calcolo . . • • • • P dal calcolo .••••• 38. 37. 24,3 329. 38. 33=4 li. 44. 2,1 180. O. O-O 20 rnit-stra di licliusjii.ardo l'ibi "ja Doccia F=CXXI . . • P dal calcolo . . U = i8o''-F_P . 44. 5i. 48,0 12 21 56,3 122. 46. ].'3,7 180. o. 0,0 DP DF A- li Fi' = iMò Quinta Serie. ■Uiioni .Scuoli; Pie Munte Kiiiaidi ]>l = 36o°"CVI . G = XXXVI . K = LXXVlll . . 2. i3. 33,9 177- 9 52,9 o. 36. 23,6 179 5g. 5o,4 9,6 2. i3. 339 -^77- 9- 57.7 o 36. 28,4 180. O5O S( nuli; Pifi Mniiio ]{inal(li (Jualiitritulu G =(.!)- (2)-^(,4) . . . R - LXXVl -+ LXXAaiH-(2i) C'^iSc-G — R .... 120. 44- -■■^■'^ 42. 35, 53;4 16. 39. 4456 180. o. 0,0 KG"=7io8,'j: GC".. \,i^' GR = a4o4:p I^lnlllc HiiKlKli ('USlilJJIluJo Monte Kinnldi - - - l'iiUolra di Bellosguardo M = (2)-^(i.3)-(oi) - R = LXXVl -1-LXX VII G'=i8e<'— M-R - . ij5. 29. l5:l 41 59. 25,o 22 3i. 19,9 180 e. 0;0 RG"=7-icS.:f TVIC". .Al' MR = 3cJ8:!)i t'' = (.22)-^Ll* . R diil calrolo . F dal caicoio . , I iit-li-H di lll;lio^guard, !'i toja - . . _ _ 2a -Giolito Rinuldi ' =0^4)-(i»)-+(2o) ' '1al calcolo . R=i8oo— F p '_ ce. 34- 5i;8 3i 26. 52,3 127. 58. ]5;9 i8o. o 0,0 FR = 3:;ir' FC" .-à': RC"A'-'-' 92. 14 25;7 11. 5 0,2 76 40 34-1 180. O. 0;0 1 1 1 1 Sesra .V*-/,,.. — — -- A ertici .^ii;^uli o.s.si-n.iii u |l;>sti 26 Finestra rli Bellosguardo C.istagnolo - - - - Prato F=(i8)_XCI* - . . C'=CX-^(i8) - - - . P=l8co_F-C" - - . 4« ^S q,7 f)^ 6 10.7 33 2,0. 3(i,(i C"l''=6>83,o7 ir =8375,77 180. 0 C:0 27 Finestra di Bellosj;,uardo Pistoja . ..... Prato ...... F = (2c)--XCl* - - . - P dal calcolo ... P'=i8oo_F_P - - - • . . . = 12. 44. l.,.> i3 2(j 4^,4 i.>3 48 32,1 l'i- . . A 17 FI' . . ^ 2<. FI' = i(Ì2G9,87 180. 0 0,0 Sfllil/ìd .\-li(\ 28 Doccia - _ - - - Cfistiignolo - . - - Artiiiiino - - r - D = LXXJI ----- C'=XLV ------ A = i8c»— D— C" - - 1 ' ' " 21 ,'i. (io 117. 3i. 3>,4 41. 3 i8,(i \C =3i().S,.S8 AI)= 7,-87, >; DU". . A.i, 180. 0. 0;0 -9 Doccia . - - - - Villa Mancini - - Artimiuo - - - - D = CXI1— CXl-(2) - C = CXllI-(8) - - - A = t8oo — D — C - - . - 7J- ^7- 49-7 (il. 28. .3,1 Zri. 34. 7,2 A 1 » . . A 28 1)11= jji(;,3, 180 0. 0.0 Zo n,„.,.i,, ..... N'illa ]>] a ricini - - - Ciislagnolo .... l):.(iy)- CXI - - - - C dal calcolo - - . - - C dal calcolo . - - - - - - - = 38 .02 434 62. .03 0,2 08 14 ifi,/, di:'', .a 14 DC. . A • 2y, 1 i8r. 0. e, e 1 Zi \'ill,i Mancini - - - (i;l.«t.lilllo!o . - - - Cullcjiio di Prato - - C = (,3o)— CXIV - - - C'=(3o)_CX - - - - P' = i8o"— C — C - - - . = 37. 17. 28.9 111. 22. 4'^>^ 3i 19 4^-1 c"i''^a,v3/^i {'jV - <^9G,|,86 ce. ".A 3o 180 0. C.C 02 Villa Man. un - - - Pistoja . - - - - CuUetiio di Prato - - C=LXXiX - - - - P dal calcolo . - - - - P=l8o-— C — P - - - • . = 12 4*^ -^^'T i5. .36 16,2 i.oi. 43. 3.1 l'I'' . A . 17 CI''. . A . 3i CP= 17352,16 i8c. <■ f f Serie per la porzione di Giaccherino e di S. UnMn. \ (-Ilici ^,,.r()li osi>eI^ati o dc-iiotU Angoli COI retti Lati o]) P^JSli Docfia Finiotra fli Bello8<:uarJo Giacclicriiiu .... U = LXVI . . . G'=i8o»— D-F 119. 29. S/,.*? 4«. 27. i3.3 12. 3. 9.2 180. O. 0;0 l'inislrii ili lii;li>.s;£u.irdi- i'ifctllj.i Gittcolierinu r=xcv . . . . p = Xl.l-XL^(27) G=iòoo— F-P . 3. 35. 26,1 i3i ào 4,8 44 34. 29.1 180. o. 0,0 DF. ^ ^^- A- ai.ui 27' .i> MllHCK Diirria S. Giuctu M-XXI-(2) . . . . I) = LXX-hLXXI . . G' = i8o"-JH-D . . 34 34 34.9 121. 44. 52.3 23 4o- 32 6 180. e. 0.0 3;i l'i«l(>ia - Dticcin S. GlUelu r=Xl.li]- (19;-^ XXXIX D = (i9)-(3:.) G ^iSc-P-D . . . 6 37. 59.9 7. 53 40,8 i65. 28. 19,3 180. O. O.C PG"=747^,fl DP . . ^ . ij, S-Uiiie l'ic l)i'(rl,i - . l'u'lrii 3Iiiriiiji Serie per la posizione di Piena Marina. G=XXXIil- XXXIV - D = LXlX-i-(.2) - - . . 0 = 180" — G-D - - - òs 0(J D'iccia - l'iutra lUariDft n.iccia ];'";>'r,;.ii„,,j,,.^^^;^^-^^ '»'tr;i 3Iariii,i 61. 38. 5i o 97 56. iS,9 20 24. 5c,i 180. o. 0,0 rn-ioi4i,ii Gn=ii4i5,ii GD . ■ A'ill Jl=(i)-.XV_(3) 1)-LXIX . ^ ' n = i8o°_M-D iJ = LxvTìì J--XGI|*-+XCI11* n= 1800 —D— F 65. 18. 1.4 91. l3. l8:0 23 28. 4c,6 180. o 0,0 MD . . ^'^ 84 21 28,1 I rn=ic57i'|'^ 72. 40 57,t nn^ici^i'^ ^^ r— T/. « -cw A . l' 22. 57 34-8 i8o. o c.o FD . • /i I Vertici Angoli osservati o (ledoUi Anguli cnriTlti 40 Doccia Villa Mancini Pietra Marina D = LXIX^CXI o^Lxxxir - n = 180" — D — e l^nti oj>j)()sii «« 47. 5o 8 62. -20. 46 6 •28. Jl. 42,6 1 80. o 0,0 4" Museo - - - Monte Rinaldi Pietra Marina Dn=(oiZ|.i,oa i DC . . a . 3o ■ M=(i)-+XV_(2i) E dal rali-olo n dal calcolo - log. e 0. -2 bj. 36 33,0 i3 -20 ^.8 180. co iin= i2^t)j,t)o mi- . A . 38 MK . A. M-i^ 23 Villa Mancini Monte Rinaldi Pietra Marina C = CXilI-+LXXXl%(c,) R dal c.ilrolo - _ - - - n dal calcolo - . - . . 9V 27 36.8 65. 46 41 18 46. 19 1 iSo o. 0,0 Scuole Pie - - - R iforrna di Fiesole Pietra Marina - G = XXXVin - - F'=Cirovvt^roCllI* n = LV_LIV - - 132. 8. 56,5 48. 5i. 0.9 8 59 33,5 179. 59. 5o,9 H-9.1 122. 8. 59,6 48. 5i. 3,9 8. 59 56,5 180. o. 0,0 Fn-12832,28 Gn=i 141 2,79 OF . . A 44 46 iMusi'O - - . - Riforma di Fii-gole Pietra Marina - M^CXX]I^(i)-hXV- F'^CI ----.. n = (41)^(34)- (.33) - 117. 23. /^'ì,6 5o. 33. 5-,o 12 3. 47,0 180. o. 29,6 29,6 117. 23. 35,7 5o. 32. 47,1 12. 3. .37,2 180. 0,0 F'n^i 28.33. 19 IVI n • • A • 38 MF =3o 20,02 Vertici .paoli osservati o dedotti Angoli corretti ^'"' apposti 47 Catta ;!nol;noJo - - - - Finestra di Bellosguardo Trespiano - - - - C"=CXX1V - F dal calcolo - T dal calcolo - 23. 53. i5.5 124. 18. 55.8 31- 47- 48=7 FT = 3666,io C"T . . A , /JT G''F..A.iS 180. O5O ji Pii'lra Marina - - - Trpspinno - . . _ Fini'gtra di Bellosguardo r = LVl^LVJI T dal calcolo - F=i8oo-n-T i5. 3. 29.9 48. 3o. 47,3 116. 25. 42,8 FT . . A ■ 5o Fn . .A-39 Tn=i263743 180. 0,0 43 la loro somma sui i8o° , vengon riportati nel- la colonna comune a tutti gli altri. Nei triango- li secondari ove due angoli soli provengon dall' osservazione , e in quelli di terz' ordine per i. quali r osservazione non nedà che unosolo, gli angoli che sono calcolati o conclusi vengono come tali annunziati luogo per luogo . Final- mente neir estrema colonna per quelli dei lati che han servito di base a ciascun triangolo , e che conveniva distinguer dagli altri immediata- mente dedotti dal calcolo , invece di ripeterne il valor numerico se n'è sostituito il richiamo dai triangoli d' onde son prelevati: richiamo che si è di più fatto preceder dal A , onde differenziarlo dall'altro di cui si è fatto uso per gli angoli . Talora il valore di queste basi vien dato alcun poco differentemente da duco più triangoli . Senza preferirne alcuno si è in tal caso preso il medio di questi valori richiaman- do un dopo r altro i triangoli da cui vengono somministrati . Son poi da aggiungersi le seguenti partico- lari avvertenze . Nel triangolo primo 1' eccesso della somma degli angoli è stato ripartito sol- tanto sopra i due angoli M, B, perchè molte as- sai favorevoli circostanze ci hanno fatto crede- re superiore ad ogni eccezione il valore dell'an- golo G. Egualmente si è lasciato, intatto 1' an- golo G nel triangolo terzo, comecché provenien- te da due angoli già introdotti nei due triango- 44 li picccdcnli . Per la slessa ragione nel triango- lo i8 la correzione dell' angolo C" deve tut- ta esser rifusa sulT angolo LI, 1' altra parte aven- dola già subita nel triangolo j/j. Così l'angolo LI si riduce a 3" . 55'. 7", 2 e come tale verrà usa- to nel seguito . Infine al triangolo 21 si sono soltanto variati gli angoli G, R, provenendo il lerzo da due resultati concordi . Quanto alla base primaria MG che vien ri- chiamata nei triangoli 1° , a» e 5° èdessa quella stessa di cui si è parlatonel discorso prelimina- re, determinata dal Baron de-Zach,e che essendo stata da noi ridotta al livello del mare si è tro- vata di tese 654, SyoS. In questa riduzione noi abbiamo supposta 1' altezza del suolo di Firenze al di sopra del liveHo del mare di tese 29, 7j3 , come vien data da Schukburg nelle addizioni all' opera di Magellan . Con questa base Zach trovò la distanza del Museo alla Torre del Gallo di te- se 838,64- Nel triangolo 5 questa medesima di- stanza risulta a noi di tese 838,57- ^^^ triango- lo 7 che si è calcolato doppiamente , ab- ijiamo fatto uso dell'una e dell'altra: e nel se- gtiito si sono considerati insieme i doppj valori di CT, e di CM che ne provengono. 45 ARTICOLO QUINTO Calcolo della Longitudine e Latitudine di Pistoja , e Prato . -♦-*- A I Problema di dediir con pieno rigore la longitudine e latitudine di un luogo , datane la distanza da un altro di posizione nota, e l' azimuth che la visuale couflolta da questo a quello fa col Meridiano dell' uno o dell'altro di questi due luoghi, avuto anche riguardo a tutte le correzioni dovute alla sferoidità della terra è stato risoluto con diversi eleganti metodi dai più chiari Geometri dell'età nostra. Oltre a dieci ne rammenta il Baron de Zach nella sua egregia opera suU' attrazione delle montagne : ma cre- de preferibile a tutti e perciò da seguirsi quello che trovasi sviluppato nell'Opera intitolata Me- todi analitici per la determinazione di un arco del Meridiano. Questo metodo non esige figura né attenzione alcuna per parte del Calcolatore, 86 non che quella che è dovuta ai segni alge- brici dei seni e delle tangenti. Eccone le formu- le nella loro più gransemplicizzazione alla quale le ha ultimamente ridotte il prelodato chia- rissimo Astronomo . Sia R il raggio dell'Equatore terrestre, e V eccentricità deirEllisse, supposto == i il semi- asse trasverso, ii la corda di un'arco terrestre, o 46 il lato di un triangolo ;L , M , z la latitudine , longitudine , e azimuth conosciuti di un'estre- mità di K ; W , M' , z' la latitudine , longitudi- ne e azimuth cercati dell'altra estremità. Sia !• — ^e^sen^L „ * «r inoltre A«= — =5 -, — , B=- i -^e cos L, K . sen 1 - 1 — e^sen^L „ _ . C=^5sen^,'E- ^ „^ , a = Kcos^^cosz, |3 == a tang f J" senz tangz tong L , V =— — aa sen* f §' sen^z tang^ L , (a^-(3-^ y)' ( 1— _£_sen^L) ^~" rB} ' supposta zero la longitudine M del punto di partenza, avremo (,) S ~ KJ . (2) L' == L -+ B ì cos z -+ BCsen^'z tang L . (3) M' == '—j^. cos L» (4) z' == iSo^-^-z —M' sen ^( L-¥L' ). Lo stesso pregiatissimo autore ha ridotti in quattro Tavole i valori di A,B,C,E, ed a que- ste siccome assai comode per la facilitazione dei calcoli noi pure ci riporteremo . L' estremità nota della linea LR viene ad esser per noi il centro della stazione prima fatta air I. e R. Museo di Fisica : poiché delle altre quattro rammentate nell'articolo prece- dente, dalle quali si son potute instituire delie osservazioni sopra Pistoja , questa è l'unica la cui posizione sia d'altronde determinata. Deve- . . ' . ^1 SI questa opportunissima circostanza al diligen- te ed attivo zelo del tante volte rammentato Sicr Barone de-Zach che nel 1807 con moltiplici os- servazioni di altezze e del Sole e della /3 dell' Orsa fissò la latitudine di quell'Osservatorio a 43.° 46'. 4 ',6 , ed avendolo collegato in segui- to per via di triangoli con l'altro delle Scuole Pie , la cui posizione , dopo le celebri osserva- zioni del 1802. e altre molte posteriori a quell' epoca , può dirsi in oggi notissima , si pose in grado di concluderne ancora la longitudine che contata dal Meridiano dell'Isola del Ferro trovò essere di 28.° 55'. 2",4- Sarà dunque per noi L == 43.° 46- 4"i6 . Quanto a z avremmo potuto determinarlo con l'ordinario metodo delle osservazioni instituite sul Sole o nascente o cadente : ma poiché dal Baron de Zach noi avevamo per il Museo l'azi- muth della Torre del Gallo , e dalle nostre os- servazioni l'angolo di quella Torre con Pistoia e Prato , ho preferito di concludere il valor di z da questi dati : non solo per economìa di ope» razioni e di tempo : ma ancora perchè l'intro- duzione e l'uso dovuti ad un nome sì grande non può a meno di non aumentar sommamen- te la fiducia del Pubblico verso il nostro lavoro. Ecca pertanto i tipi dell'uno e dell'altro calcolo. 48 Azimiith (l'olla Tnrrp «lei GnlìoiìallVIorcìnlI'Esf 148.17 ai,35 A nffol». rifila Torre del Gallo coir Osservatorio ; delle Scuole Pie A 5 - 119.16.54,1 Azimuthdeir Osservatorio delle Scuole Pie - - 29 o.2t,;ì5 AzimuthstessodalSuiairEst - lòoJyi^.'ò-l^ò Anirolo (leir Osservatorio delle Scuole Pie col Collegio di Prato CIX. '286 53 21,4 Azimuth d<'I CoIIpjiìo di Prato dal Sud all'Ovest i35.53.48j65 An;5olo del Terrazzo Vescovile di Pietoja col Collegio di Prato ^ \j - --. 11. 26. 20,5 Azimuth del Terrazzo Vescovile di Pistoja con- tato come sopra — --._. 124.27.28515 ==« Calcoln della Formolu I. perViatoJa. Con L == 43" 46', oS la Tavola T. di Zach da LA == 8=7989489 Biduzione per Iaconi pressione —-=:= -+-456 ' ^ 3io Log K == Lojr MP ( A i3, 17) ~ 4,2263260 Loo- KA == Lftir > , _ ==3,o2>32o5 Log; cosz -----,- ==937^26624 — ' Con L come sopra la Tavola II. dà Log B-- - ==OjOoi5c48 — Riduzione perla compressione ^ - == — 484 -2:7794393 ~~ Log- -h 60 J ,7^ Càlcolo della Formala IL Con Log ^ ■=— Tì^OI'jTì'I si ha dalla Tavola ni. Log G ==C,435l8 -K Log B ridotto come sopra- - - -==0,00146 — Log sen*z == 9^83243 Log tang L-------- — - == 9,98132 Os25o39== Log — 1,780 2 J' L == -t- 600", oca == 10 • e .e L== 43.46. 4, 6 Latitudine di Pisloja al PalazzoVescovile == L'== 43.56. 4> ^ ! Calcolo della Formold Ilt^. 4^ Jpg ^ , == 3:02332o5 og geni - - - — -==9,9162 (33 2,94i533S 1^ C«3 V ==9,8574122 *9^M' - ' ' ^ - - -== 3,0841 2i6=Log—i2i3,73==:Lo|jj— 3o'i3"»7 oof^tudme dpi Museo di Fireoze --== 28'" 55 2 >4 |- '^ ' • ongi(udiue di Pistoja al Palazxo A^escovile == 28- 34-4°» 7 Céileolo della Foratola IV- P»M' - -==3,0841216 Dg sen I ( L -t- L' ) - =- 9,8406009 Dg corr. dell' azim. ==2^247225 == L -4- 840" ,858 ' Cangiando il aegno == — i4' o , 86 2 ==124.- 37' 28", l'i -4-180 O O, O groAzim,delMu?€08llaStaz.cliPisi-oia 3o4. l3 27, 29 Calcolo della Formala h per Prato. ifr A , come sopra -== 8,7989945 >g K == LMP' (A 16 ) == 3:9586647 )g KA == Log ^ == 2,7576592 Jgcosa == 9,856i 776 — ag B come sopra == 0,0014^64 — 2,61 J2932 == L->g -4^ ì\1Z,'òyS Calcolo della Formala IL : C (Tav. TU ) - r:^ 9 89986 -»- gB- «= c,coi/j6 — ">g sen'z =r= 9.6>i5i6 lig tang L == 9.98i-i-2 9,56780 =^ Tj-ifr — 0.370 J L == -4- 4i-)Oo6 ^= -h 6 . 52",o L = 4->_^46'. 4",6 titubine di Prafo al Collfuio Cicognini - - » 43- 5<2- 56, 6 ^ r " '-•■ '-"r 5o Calcolo della Forinola HI. Log (J^--- == 2,7576592 Log sena == 9,8425794 2,6oo2386 Log cos L' - -, == 9,8577933 Log M' - == 2,7424454 =L— 552,644 =L— 9.1S Longitudine del Museo di Firenze == 28.55. S Longitudine del Collegio di Prato == 2^45.4i Calcolo della Formala IV. Log M' =i?= 2,7424454 . - - - Log aen ^ ( L-t- L' ) - == 9,8403948 Log corr. di z 2,5828402 == Log h- 382,63 Cangiando il segno ■ — 6 22,68 z == 135.53. 48,65 -♦- 180. e. 0,0 Vero azimuth del Museo al Collegio di Prato - -== 3l5.47. 25,97 • v \ 5i SUPPLEMENTO ALLA. PRECEDENTE MEMORIA (presentato il dì 3o Agosto i8j6.) ie sollecite e premurose cure che fino dal de- corso inverno mi ero prese per metter sotto gli occhi del Pubblico il piano ed i primi saggi del- la mia Triangolazione, sono 6n qui rimaste inu. tili per impensate cagioni che hanno fino a que- sto momento impedita l'impressione della pre- cedente memoria . Per altro questo ritardo non è stato in tutto dannoso: poiché durante il me- desimo ho potute intraprendere nuove osserva- zioni relative alla posizione di Pistoja , le quali proseguendo in un modo affatto maraviglioso a somministrare i più felici e concordi riscontri delle osservazioni precedenti, mi assicurano sem- pre più della bontà e verità degli ultimi resul- tati . Io vado ad esporle secondo l'ordine con CUI sono state eseguite Stazione al Cocollo Ho già annunziato nel discorso preliminare di essermi portato in Stazione al Cocollo . E que- sto luogo l'avanzo di un' antica diroccata Ba- dia , della quale non resta oggigiorno die un piccolo e mal conservato Oratorio nella pendice deimontidel Casentino in quella parte dove le acque pendono nelValdarno superiore e preci- 5a sa mente nel Circondario del Comune di Loro. Io vi salii , non senza molta pena «el 17. d'(^t- tobre del i8i5. ingtinnatpda false relazioni dal- le quali ero assicurato che da quell' altura sco- prir si potessero e legare insieme la Città di Fi- renze , Volterra,Siena , e Cortona : ma effetti- vamente non vi era visibile che sola quest' ul- tima : e in luogo delle tre prime, m' imbattei jsenza aspettarmelo nella Città di Pistoja , che rimaneva circa /jo miglia lontana, e che potevo felicemente osservare attesa la stupenda qualil* del tempo di <>ui si godeva . 1 Ma in tanta distanza di questo luogo nop solo da Pistoja , ma ancora dalle altre idonee stazioni , dubitai non senza una qualche appa- rente ragione , se avrei poscia potuto effettuare da queste ultime le osservazioni di corrispon- denza , e formare dei triangoli nei quali il Coi- Gollo o con Pistoja o con alcun dei punti di po- sizione già nota si trovasse simultaneamente in- teressato : tanto più che piccolo e niente spio- cato era il Campanile da cui avrei potuto osser- vare, o al quale avrei potuto ridurre le mie os- servazioni, e mi sembrava assai ceito che da ve- run'altro luogo mi sarebbe venuto fatto di ricg- noscerlo senza il concorso di circostanze ben singolari e specialmente di un tempo egualmen- te propizio, quale ognun sa quanto raramente in oggi si faccia godere anche in Toscana. Cyu questa prevenzione , bramoso come 53 ero, tli tioii tendere in veruna parte infrutluò- sa quella laboriosissima gita , e di trarre tutto il maggior profitto che potevo dal segnalato fa- vor del tempo , sospettando del buon sueces^ so dei metodi ardijiarj e diretti , volli pormi al sicuro con rivolgermi agi' indiretti , e mi di- sposi ad applicare al mio caso quell'elegante e noto processo trigonometrico , per rhezzo del quale dati tre punti di posizione nòta si pervie- «e a determinar quella di un quarto punto d'on- de ciascuno dei tre possa osservarsi . Il Sig. Ga- gnoli soddisfa a questa ricerca con una formola unica e generale, la quale riduce il problema finale alla soluzione ordinaria di due triàngoli . Ma troppo fastidioso ed inelegante n' è il cal- colo : ed assai più trattabile e comoda dovrà comparir quella che noi medesimi abbiamo in questa precisa circostanza immaginata. Supposti A, B, C i tre punti noti e D il cercato ; sienò d, b,c itre angoli egualmente noti e corrispon- denti ai vertici A,B,C del triangolo ABC; n eàrti ne sieno i lati AB, BC; p,q gli angoli ADB, BDG osservati da D; w ^ gli angoli ignoti A, C del triangolo ADC; x,y i lati opposti e parimente ignoti CD, AD, e finalmente z il lato DB corau- fjé ai due triangoli ADB, BDC. Fatto per como- do di calcolo hip-^q-tb )=Q, ed ^'tangX ■* "" ' n senq troveremo cos ( a-^b-*- w ) = co/|3 tang ( 45*' -4- /) ttùot {iBo*' — e— j2— ^) ; di qui dedotti i valori 54 C Air Osservatorio delle Se. Pie il 22. Agosto e IO. Dee. cxxvii Museo eMon- te Sena rio. cxxviii jMuseo e In- I contro. (.0 (.0 281.35.20,5 225. 19.41/3 254.49.57,0 176. 4'46jO ic5. 2.58,4 A Monte Rinaldi il d'i 27. Ottobre l8l5. cxxix cxxx Mont. Senar. ePiet. Mar. Incontro e Mont.Senai'. ( 9 10 j ^ < 8 I9 358.21.14,2 23«.io. 8,7 18. 3. 3,0 25i.59..58,3 146.14.37*8 120.10.58,4 59,1 105.45.23,1 22,8 Al Terrazzo di Bellosguardo il dì iS.Gen. e 'l'ò.Feb. 1816. CXXXl CXXXll Monte Pilli e Museo. Monte Pilli e Incontro. 11. 0,0 23.40,0 i3.3o,o 15.40,0 4o.5o,o .40.50,0 .4.9. 0,0 .25. 5.0 . 5.40,0 0.12.40,0 3o,o 28,0 27,5 8.5i.3o,o 29,0 29,0 59 "^ Vertici o Punti a. -5" Angolo Angolo osservati. Multiplo semplice cxxxiii Museo i^ 289.40. 38:,7 8.23.54,7 70.19.21,5 l3,l Mont. Rinal. II 87. 7.20,0 16.48. 2,0 11,1 11,8 /Il Cocollo il 17. Ottobre l8l5. cxxxiv cxxxv cxxxvi Pietra Mar. eSt. di Pist. Precedente e Mont. Sen. Incontro ePiet. Mar. { 9 10 9 10 o 9 lo 98.45. 8,7 loq.43.28,7 3 1 3.20.50,2 335.58.24,0 i85. 9. ij2 i8.3i.32,5 o. o. 0,0 10.58.20,9 20,9 22.37.29,0 29,5 18.30.49,9 5o,i 6o ^LSGOLl COSrBUlTI. cxxxvu R Monte Senario e Piet. Mar. cxxix. iso.io.Sg, i Museo e Pietra Marina R . /ji. . 57. 36. 53, o Museo e Monte Senario . 177/17.52,1 Museo e Scuole Pie R . 31 . . , o 36.28, /| SetJtìle Pie e Monte Senario . i78.24.-.iO,5 Monte Senario e Incontro cxxx. . io5.45.22,8 Scuole Pie ed Incontro . 284. 9-43,3 Supplemento a 36o" . . . 75.5o.i(>,7 CXXXVlll M Se. Pie e Duomo di Firenze i . ^ 9.i3.33,5 Prec. e Collegio di Prato xxiii . 82.20.19,0 Se. Pie e Collegio di Prato . 286.53.2 1,5 Precedente e Careggi xxiv . . [\Q.l\o.l\'],^ Precedente e Monte Senario xxiv 22. 49. 21, 5 Scuole Pie e Monte Senario 356. 23. 3o, 8 CXXXIX M , Scuole Pie e S. Silvestro xxv . 33 1.21.1 4, 8 Precedente e Monte Senario xxvi 25.r2.i5,o Scuole Pie e Monte Senario 356.23.29,8 Detto xxxviii 3o,8 Detto il ...... . 32,5 Medio . 356.23.3 1,0 Sxipplemento a 36f • . . 3. 36. 20,0 6t Museo e Pistoja s . 64 . . . 71.20.35,9 Museo e Pietra Marina s . 61 . 4^-2'4/f3,9 Pistoja e Pietra Marina . . 28.55.02,0 CXLl M Mónte Rinaldi e Pistoja s . 65 . 72.10. 0,2 Monte Rinaldi e Piet. Mar. s . 62 /t3.i3.56,7 Pistoja e Pietra Marina . . 28.56. 3,5 Detto cxl . .... . . 28.55.52,0 Medio ...... . . 28.55.57,8 CXLll " X Museo e Monte Senario T .61 . 29.58. 9,0 Museo e Pistoja TT . 60 . . . 117.12.22,1 Monte Senario e Pistoja . . 87.14-13,1 CXLIII Monte Rin. e Monte Sen. tt . 62 i6.35. 4?^ Monte Rinaldi e Pistoja % . 59 io3.49-2r,4 Monte Senario e Pistoja . . 87.1417,2 Detto cxlii . . . , . . 87.14.13,1 Medio 87.14.15,1 CXLiV p Museo e Monte Senario p . 64 Museo e Pietra Marina p . 60 Monte Senario e Pietra Mar, 27.42.53,9 3'>. 7. 1,0 b'ò. 49.54,9 GXLY p Monte Rin. e Monte Sen. p . 65 Monte Rin. e Pietra Mar. p . 59 Monte Sen. e Pietra Marina Detto cxliv Me. Ho 17.15.27,7 00.49.^9,3 63,49. 54i9 63.49.47.' CALCOLO DEI TRIANGOLI. 52, Museo vf, Bcdosguardo b, iVlonLe tiinuldi k = M.T-.V.2 1=39.27. 14,0 !ì = cxxxiii= 70.19.1 1,8 a ss Ixxvii = io.r3.33.5 i 79. 09. 39,3 -+0,7 o • ;/ 99.27.14,0 70.19.12,2 IO i3.33,8 BR =3204,74 MR=3o59,o9 MB. . A • ' 1 80. o. 0,0 53. Se Pi'> G, Bollosguardo b. Monte Bìnaldi b. . = G.21 — G.I , = b = B.S-Ì — b.i , = '. =R.52 -+- R.2I . = ; 40.50.39,5 28,13.18,3 ro.5o. 2,2 ibo. <». o.oj Bli =J204,2L GR =2404,8- ^ 6^ 54- Scuole Pie g, Monte ìiinaidi k, Incontro i. G=36o — CXXviii — G.2I = R = CXXXVii . . = I = I 80° — G — R . = 77.47. 3,9 75.50.16,7 26.22.3q,/! 180. o. 0,0 RI =0'iC»9,e)f) G] =0248,04 GR . A . 22 55. Scuole Pie g, Bellosguardo s. Incontro i. G = cxxx -h G.2r . = B=B. I CXXxi CXXXÌÌ= I = 180° — G — B . = i4i-Jt).i6,6 33. 1.57,4 5.41.46,0 180. o. 0,0 Bi =Go25,3o G] =5249,87 GB . . A . J 56. Bellosguardo b, Monte Binaldi r, Incontro 1 B=B.52 — cxxxi — cxxxii=] 6i. I 5.i5,7Jri =5290,98 R = R.54 -4- R.53 , =j 86.40.18,981=6024,49 BR A • 52.53 = 180° — B — R . = 32. 4 25,4 (180. o. 0,0 ^'j. Monte Rinaldi r, Pietra Marina t ^Incontro R=36o° -i-cxxx — cxxix= T dal calcolo . . = I dal calcolo . . = 134. 3.38,1 i3. 13.37,0 32.42.44iQ 180. o. o,( 1T=I 661 5,42 ri= A. 54-56 R7r=A-4^-42 43 58. Scuole Pie a. Pietra Marina x, Incontro r. G=G.2 — G.37-+-cxxviii= x dal calcolo . . = I dal calcolo . . = 170.45.31,8 2. 54 -2 8,9- 6.19.59,3 180. o. 0,0 ix=i66i5,io Gì A • 54-55 GT. A. 37.45 J4 09. Monte Binaldìn. Pietra MarinM x . Pistoja p. R ^R. i3 — R. l\\, X dal calcolo, p 4^1 calcolo . 29.36.27,0 103.49.21,4 46. 34-11,6 1^0. o. 0,0 P5rMÌi5oo,94 RP. A. 19. I 3 Rx./i.4f -43. 43 60. Museo 31, Pietra Marina r, Pistoja v. aj =5 M. 4i — M' i^ • T dal calcolo p dal calcolo 26.40.36,9 1 17.12.22,1 36. 7, 1,0 lòo. o. 0,0 i'7r=rf5oo,65 MP..1. 13.17 Mjr.zl.38. 61. Museo M, Pietra Marina T^Monte Senario. s. M=lVr. 2-MM.38— CKxxix = 5r=Lv-4-T. 38— T.37. , e SS180' — M — T • - 107.37. 7,1 29.58. 9,0 42.24.43,0 180. o. 0,0 Ts=i577i,o4 MS- 8 265,90 M7r-A-38> 62. Monte Rinal. r, Pietra Mar. tt. Monte Sen. s. R =cxx,ix.. . . . = TT =5 T- 62.— r. 44 • =^ S s= 1 80" — . R — T . - I 20. 10.59, 4^5=15769,46 1.6.35. 4?2 43. i3. 56,7 t8o. o. o,c 8=5207,01 43 63. Museo m, Mo//fd; Senario s, Pistoja P. M as M. 6t -^ aj. 60 . = s dal calcolo . . = p dift calcolo . . ~ 8o.56.3q,2 71.20.35,9 27.42.53,9 180. o. 0,0 ;p=i765(;,6'; >ip.A. i3.i7 jis. A-6i 65 64- Monte Rinaldi n^Monte Senarìo &,Pistoja r H = cxxix — R. 69 . . = s dal calcolo . . = p dal calcolo ^ . = 90.34.32,1 72.10. 0,2 17.15.27,7 r8o. o. 0,0 i"F=i755o^6o RP./i. IO.l3 US. A -Sa (i5. Monte Senaho s, Pietra Marina T^Pistoja v s = cxli ' = cxliii p = cxlv 28.55.57,8 87.i4>5,i 63.49.47,1 80. o. 0,0 7r>^.A.59.6o sp.^A .63.64 s7r-A.61.62 66. Pietra Marina tt, Pistoja p. Incontro i. TT = T- 57 -e T- 59 p dal calcolo I dal calcolo . . 1 17. 2.58,5 42.39.48,4 20. 17.13,1 180. o. 0,0 ir=2j835.69 ifl-. 4:^.57. 56, PT.A-59.60 Questa numerosa serie di triaagoli tutta unicamente diretta alla costruzione dei due che abbiamo principalmente in vista e che s'iticon- trano in ultimo sotto i numeri 65 e &%^ farà sempre più conoscere con la sua lunghezza quanto complicato e tortuoso si è il giro delle operazioni da cui risultano i dati da porsi ia calcolo per la nostra ricerca. Paò anche osser- varsi di passaggio come nella maggior parte , questi triangoli Steno essi stessi di pessima con- dizione , particolarmente il 58 ove wn' aiig»^* non giunge a tre gradi, T altxo di -paco supJÉ| 66 i 6, ed ambedue sono conclusi dal calcolo , ed' il primo pure proviene soltanto in parie dall' osservazione,entrando nella sua costruzione due elementi conclusi . Eppure il valore del lato 1 T distanza fra l' Incontro e Pietramarina , benché oltrepassi in lunghezza le sedicimila te- se, risulta mirabilmente identico a quello che si è ottenuto dal triangolo 5 7 che in pari mo- do è soggetto ad inconvenienti presso che egua- li . Consimili riflessioni possono estendersi so- pra i triangoli 59 e 6o;63 e 64, ec. Ma ritornan- do al principale scopo nostro cominceremo dall' applicare alla formola trigonometrica riportata disopra il triangolo 65, e prima di tutto notere- mo che dai richiami situati in fianco alle deno- minazioni dei dati si ottengono i seguenti valo- ri medj , cioè tt p = 85oo,8o; s p =: i ySS i , t 3, st- 15770,25. Di qui e dagli angoli del prospetto si avrà adunque /i = sp = 17551,13 /w SBT p = 85oo,8o « = s = 280 55' 57",8 b X T = 87. 14. i5,i c=p= 63. 49-47,1 p s> CXXXV= 22.37.29,5 . ^«CXXXIV= 10.58.20,9 e perciò (3 = ^(c-t-zz-t^ ) = 48.4^.48,7^ msenp ,,00 tangX- i-=:to/2^ 44-23.23,2 n sen q £Ot {;x^^-ra)=cotltang (45*'-f a) =cof i «o "4 f '4 1 '',7 ùindi 0) 3 io3.a.55,a hi egual modo ripreso il triangolo 66, nel quale ip= 21835,69 e dai soliti richiami si ha i t « 1661 5,26;P7r =s 85oo,8o,accentando per maggior distinzione le sigle algebriche, concluderemo n' = ip= 21835,69 m' = Pr = 85oo,8o «'= 1 = 20" I7'i3 ',! b'=T~ (17.2.58,5 e' =jp = 4 2,39.48.4 7?' =CXKXVl-GXXXIV=i 7. 32. 29,5 ^' =CXXXIV= 100 58.20,9 d' onde |3'= 3oo 35' 19", 2 jA'= iS» i' 34», 5; w'-+-^'-4-a' = i98<' 49' 3u", 2 ed w' = i47- 56. 59,9 Ottenuti cosi questi valori, niente più manca al calcolo dei due triangoli Cocolle — Pistoja— Mon- tesenario; Cocolle — Pistoja — Incontro, e si trova 67. Cocollo e. Monte Senario s, Pistoja p. 1 c=/? ..... = s = a> -+ a . . . = psiSo — e — s . = 0 / // 22.37.29,5 i3i.58.53,o 25.23.37,5 SP. A 63.6/, cp=339i4,6f cs=;9564,9c 180. 0. 0,0 68. Cocollo e. Incontro i, Pistoja v. 1 c-p' . . . . . = I * &>'-+■ a' .... = p = 180 — e — I . = 7.32.29,'. i68.i4-i3,c 4.13.17,^ IP. A-66 cr='339i7,56 01.-12247,0; j8o. 0. 0,0 Ora i due valori del comun lato cp si conjjiro- jrano 1' uno coni' altro cou quel rigore die ab- oliamo già rilevato . Stazione all' Incontro La concordia dei resultati precedenti , ed il buon uso che avrei potuto far dei medesimi , quando fossero stati sanzionati da osservazioni più regolari e dirette, mi fece lungo tempo bra- mare la possibilità di salire all'Incontro, dal qual luogo più probabilmente, che da alcun' altro mi sembrava che potesse accadermi di ve- dere e riconoscere la Stazione del Cocollo . In- coraggito da questa fiducia , e dai mezzi che in copia grande mi vennero somministrati dal Sig. Marchese Piero Rinuccini onde più agevole e meno ingrato mi fosse V accesso e la dimora in queir alpestre solitudine , risolvei di trasferi r- mici il dì 4- dello scorso Luglio . Il tempo fu in tutto quel giorno estremamente vario e finì con la pioggia . Per lungo tempo disperai affatto d' ottener 1' intento mio principale per motivo delle foltissime nebbie che tutte occupavan le cime di quella cateria di Monti dove risiede il Cocollo: ma un' improvviso vento marinoaven- dole per breve tempo dissipate , non solo mi si rese quel luogo chiaramente visibile, ma colta r opportunità del momento , potei di più rico- noscere ed osservar distintamente quello stesso punto d' onde avevo colà istituite le mie osser» vazioni , e che campeggiava assai vistosamente neir aria . Per opposta sventura una nebbia foU ta e costante m'involò affatto in tutta quelgioi> no allo sguardo la Città di Pistoja : vidi per al- tro ed osservai con precisione e Pietra Marina o Monte Senarioe di più l'Osservatorio delle Scuo* le Pie e qualche altra delle precedenti Stazioni, d' onde oltre quanto mi abbisognava per meglio stabilire la posizione dell' Incontro trassi tutto l'occorrente per le verificazioni che ricercavo . Non mi fu per altro possibile il situarmi in maniera da vedere insieme ed in un sol giro d'orizzonte tutti i punti che m' interessavano : mi convenne anzi cangiar più volte di luogo , e mai potei collocarmi nel preciso centro del Campanile . Fu questa la quarta volta nel corso ;intero delle mie osservazioni che mi vidi costret- to a ricorrere ai metodi di riduzione : essendo- mi occorso la stessa dura necessità al Fanale di Porto Ferrajo,nel Mastio di Volterra e sulla Tor- re di Monte Catini di Val di Cecina ; sempre ct>n grave mia ripugnanza , poiché pur troppo son penose ed imbarazzanti le difficoltà che por- ta seco nei calcoli questa esigenza . Del resto^ pe* i\ calcolo di simili riduzioni mi sono con tutti gli altri prevalso della nota formola Lf sen 1 Lrsen i Ove C è r angolo ridotto , O V osservato , r la 7«> distanza del luogo di osservazione all'altro di ri- duzione ; /) , e G le distanze approssimate dell' uno o dell' altro dai due oggetti osservati, l'uno a dèstra^l'altroa sinistra e fra i quali è compre- so r angolo O, e finalmente j^ è l' angolo di di- rezione cioè quello dell' oggetto sinistro con il luogo di riduzione . Tutto questo premesso si venga all' esposizione delle osservazioni e dei calcoli . Angoli osservati , e ridotti CXLVI. Cocollo — Pietra Marina == cir ■ 0- ■ È? rr 5' Angolo Multiplo Angolo semplice ■ ■i 3 0 6 3 i47-57-3o 83.5o.5o 19.45. 0 167.41.55 io3.36. 0 i47-07-3o,o 56.5G,7 57. 0,0 56.59,2 57. 0,0 r=o, '^»<^ 3^49 Angolo di Direzione conr=23oo 45 '9"^ conT=! 8.49. . 19=0-+-/ G = ic ... A. 68 Z/= IP . . . Ó.69 Angplo osser. Rid. al centro 147.57. 0,0 H- 5,5 Il „ Riduz. per tt- -t- 1 ,^6 Riduz. per e. -+4,24 Angolo ridotto 147.57. 5,5 Riduz. total. -e 5,53 V cxLvii. Monte Senario — Cocollo = s i e. I 2 3 4 5 6 7 8 9 JO 1 1 12 Angolo multiplo 142. 33. 28,0 285. 7. 3 427. [\o. 370. i3. 712. 865. 47- 20. 54. 28. 997 II 40 1283. I 1425. 34 i568. 8. 1710. 42 23 38 i3 43 28 3 38 58 28 • 3 Angolo semplice i42. 33. 28,0 3i,5 37'7 a4,5 26,6 27,2 29'7 3oj4 3o,9 29,8 29,8 3o,3 cxLVJii. Monte Senario — Pietra Marina— ut Vlont. .Senar. — Cocollo CXLVIi. 1 42 -33,30,3 iocollo—PietraMarinaCXLVl. 147.57, 0,0 Mont. .Senar— Pietra Marin. 29o.3o.3o,3 Supplemento a 36o*' r=oteie^3249 Angoli di riduzione ion7r=:i8. 42. 19=^ ^on s=88. 1 1 . [\c)~0-\y G =i7r s Ùi- 57 D t is = /i. 70 69.29.29,7 = Tis lì » »29 Riduz. per tt . Riduz. per s . -+ 8 ,00 Riduz.totale . -t- 6, 7 Ang.osser. =89. 29.29, 7 Ang.ridot.s69. 29.36, 4 I 7» r BHBKEnannnaanaiBi^iBa TRIANGOLI. .1 69. Scuole PieG, Pietra Mar. t, Monte Se nario s. [] r 10.22.12,6 S7, =15769,49 26.54-18, 5^08=761 1,95 42.43.28,9'G?r-A'37.45 180. o. 0,0 'jo. Pietra Marina % ^Incontro 1, Monte Senario s, w = . 57 -+ TT- 62 I = cxlviiì. S = 1 80 I TT . 29.48.41,'^ 69.29.36,4 80.4 ' 4'>'4 r8a. o. 0,0 s. =3370,43 stA-6i.62 69. Tf=i66i5,37 71. Cocolla e, Incontro i, Pietra Marina tt- I fC = CXXXVl 1 = cxlvi . ìtt = j.8o° — e — I i8.3o.5o,o 147.57. 5,5 =1 i3.32. 4»5 180. o. o, o G7r=27766,i8 01=12246,02 72. Cocollo e, Pistoja p, Pietra Marina ir. e = cxxxiv 1» dal calcolo TT dal calcolo io.58.2o,9lpx.i^.59.6o 38.26.20,5 i3o. 35.18,6 180. o. 0,0 C5r.A-7i cp=339 16,90 7^- B qui può notarsi che il valor del lato ci al triangolo 70 è con pochissima differenza simile ai due già dati dai triangoli 57,e 58: di qui la mira- bil consonanza fra il lato cp e 1' altro avuto dai calcoli precedenti . Stazione a Pistoja Ti buon successo della verificazione prece- dente mi fece nascer la brama di tentarne anche un' altra da Pistoja , onde niente più vi fosse da desiderare per parte della sicurezza e verità del- le riportate determinazioni . Ma la buona ven- tura che mi aveva fin qui favorito mi mancò ostinatamente in questa ultima circostanza : il tempo fu tanto contrario che nel corso di un' intera settimana appena operai quanto in altra occasione ho operato in meno di un giorno. Ma non per questo mi venne meno la sofferenza,qua- lità si necessaria in questo genere d'intraprese, ed alla quale il lungo esercizio d'Osservatore e di Astronomo mi ha da gran tempo abituato . Po- tei dunque pazientando coglier fànahuente un qualche mouientoda osservare aruhe di là l'In- contro ed il Cocollo : ma quanto fu facile e pre- cisa l'osservazione del primo punto, altrettanto riesci difficoltosa, e sembrò'dovere essere men certa quella dell' altro . Era ben naturale che , come avevo già preveduto , 1' enorme distanza e la dominante caligine rendessero quasi impra- ticahile un'osservazione rli questa natura. Pur« ( o sia ciò effetto del caso q sia più veramente conseguenza dell' iniroitabii perfezione dell' Istrumento ) noi trovammo 1' angolo Incontro — Cocollo 4° i3'r5,"4 e quest' angolo quantun- que sì piccolo e tale che la minima incertezza sul suo valore portar potreÌ3be un enorme dis- sesto sui lati adjacenti, introdotto nel triango- lo Incontro — Pistoja — Cocollo dà per la distan- za di Pistoja al Cocollo tese 33916,23 mentre dall' osservazione air Incontro sono risultate te- se 33916,90, e da quelle al Cocollo sebbene af- fatto indirette tese 33916, 12. Si avvertirà che qui pure ci convenne postarci in qualche distanza dal segnale e quindi 1' an- golo riferito non è osservato ma ridotto nella maniera che qui sotto esponghiamo 75 '^ cxLix. Incontro — Cocollo. a Angolo Mulfipio Angolo semplice 1 8o.26'io,"o 4 i6 .Sa. ao 6 aS. i8. 3o Angolo osserv. Rid. al centro Angolo ridot. 4m3'.5",o 5,o 5,o 4.i3. 5,o -t-ro,4 4.i3.i5.4 r = 3 «"% 2938 Angoli di Direzione coni... 3oo.2.36=j^ con c.3o4.j5.4o=Oh^' G =ip...A. 66 D - cp... z^. 72 Riduz. per 1. .-+26,95 per e 16,56 Riduz. totale -4-10,37 ì TPd ANGOLO Lxxiii. Cocollo e, Pistoja r, Incontro i e = cxxxvi — cxxxiv p = cxlix . ( = 1 80° — e — P 7" 32'29",2lip . A- 66 4. i3. i5 ,4 i68.i4.i5 ,4 ci= 19.245,70 cp=339i6,23 o, o, o I Ma da questa nuova stnzioneffi Pistoja ab- I hiumoaltre insinui e numerose riprove, chetrojx^ ' pò sarebbe il liportare, atte ciascuna ad auten- ticare la bontà delle determinazioni che leganoe quel puntoalMuseodiFirenze,e quindi assicurano sempre più la posizione Geografica che afebia*^ mo stabilita. Noi ne serberemo ad altro tempo il ragguaglio , e quii ci limiteremo alla- s^gxrerrtB j che verifica la distanza del Museo di Fisica ar S ' Giusto di Prato che dal Triangolo 35 per vie tut-. te diverse risultò ditese 9417,88 . ') i : «t*uir!«K . •. -. ..■., ( li. Agosto iSi6. 77 3!^ Punti osservati. Angolo Multiplo Anorolo semplice ci Bell OS op. Staz. X. e Museo li 3^8.51!. 55 347.17. e 046. 1.2 e Sjj. 1.35 0.37. 5->,5 53,S 53,5 16. y^gosro 1816. eli S. Giusto e Bellos;^. C Oj 11 1.45. -ir \ 4! 134 58.-2r ' 6] 146. 4..5C S. Giusto e Bellosgiiar. («sii) Belloso-uai-do e Museo . . 640.26,0 i5,o i5,o 5.43.1.5.0 e. 37. 53,5 5..'5.'21,7rG'PM S. Giusto e Museo .... r = 3 «e«c , 2938 Angolo di direzione con g" . rjSo 1. 29.35 = j^ con M '^"'^ "' ''" '^ G = g'^p... a- 56 D= MP... A- iS Riduzione per o ... per M . ^. .» Riduzione totale . • . Angolo osservato ... Angolo ridotto .. (clii) tJUU.tJi^.i/ ( z Vy -T J -4- 11'' ,6 3-^, 4 -h 45, 1 5.5.21, •7 6. 6.6, 8 J 78 TBUjyCOLO. Lxxiv. Museo w, Pistoja p, S. Giusto e/' M = jf. 19 M. 35 = p = olii . . . = g" = 180° — M — P = 4. 5- 170. 2. 6. 5r. 4l),6 6,8 3,6 180 . 0. 0.0 PG "=74 74) 5 a rvip...i\.i3'i7 Forse però troppo mi son diffuso in riscon- tri : mentre il solo nome di Reicheinbach bastar poteva a convincere , che un Teodolito di lui destramente maneggiato non può portare che ai più precisi resultati . Ma questo nome sì grande non risuona ancora bastantemente fra noi , né è ancora quivi diffuso con la corrispondente ce- ,; lebrità : e pur troppo può esservi chi pago dèi proprj mezzi e vano di meschinissime cognizio- ni , osi contrapporre le prr prie alle operazioni fatte con tal nuovo genere d'Istrumenti. Possa questo saggio illuminarne la cecità ! possa con- fonderne la stolida presunzione! e spargendo nel- la nazione dei nuovi lumi,e delle ideepiù precise I intorno alla perfezione a cui oggi giorno 1' arte è pervenuta , tolga all' ignoranza gli ammiralo- ' ri, spogli della mal carpita gloria chi ingiusta- mente la possiede ed obblighi chi vuol meritar- la a quegli studj, a quegli sforzi, all' acquisto insomma di quelle doti , senza le quali difficil- mente può guadagnarsi una ben giusta e ben t fondata riputazione . i -i.-a»xjB.i imm . ._.. . , 79 • '*^v*.«Ms^j)^//g polarità magnetica eccitata dall' azione dei raggi violetti ESFERIFIfZE DEL SIG. MARCHESE COSIMO RIDOLFI Socio Corrispondente Comunicate all' Accademia il 2 maggio 1 8 j 6 llorchè il Professore Morichini ebbe annunziato ai Fisici i risultati di quel suo sin- golare esperimento col quale un' ago mobile orizzontalmente sopra un pernio veniva pren- dendo la direzione del Meridiano magnetico, e ac- quistando le altre proprietà dei corpi magnetiz- zati , sol che si trovasse percosso per alcun tem- po dall' estremo lembo dei raggi violetti dello spettro prismatico , parve ad alcuni ( ai quali men corrisposero i tentativi fatti per aggiungere ai medesimi risultati ) che i fenomeni ottenuti nelle sue esperienze dal quel celebratissimo fi- sico dovessero attribuirsi piuttosto all' acciden- tale elevazione di temperatura delle molecole dell'ago , o alla sua collocazione nella direzione del meridiano magnetico , che ad un' azio- ne propria dei raggi violetti ; non ostan- te che le belle esperienze di Ritter e di Gerard avessero già insegnato a maravigliar- 8o si meno di certi singolari effetti deli' azione dei raggi più refrangibili della luce sulle proprietà chimiche de' corpi , e sulle forze da cui dipen- dono i moti invisibili delle loro molecole . Ragion voleva pertanto , che dove queste difficoltà erano insorte , e dove 1' incertezza dei risultati ottenuti nel ripetere in varie guise V , nessuno dei quali può dimi- nuirsi,comeK2i, per la sottrazione dell'angolo A. Come dopo 1' equazione /?A± C 4- a si è ot- tenuta r altra(R/?-— i)A = RCh-^.', potrà daque- sta dedursi , con andamento analogo al prece- dente , lina terza equazione ove sia u." <^ «', ed avere una serie decrescente d' archi a,a , a ... fó(n), ed un'ultima equazione PA =KG-t-a^"^, nel- la quale potremo trascurare -— • commettendo un'errore piccolo a nostro arbitrio , poiché il coefficiente P va sempre aumentando , e cosi KG prendere 1 angolo cercato A = ~— -. jS'on conviene dunque riguardare la gra- duazione dei circoli repetitori come necessaria, ma soltanto come propria a risparmiare un nu- mero troppo grande di repetizioni , facendo co- noscere immediatamente l'arco a. della prima equazione, o se si voglia quello «' della seconda ec.ec. Ma è ancora dipiù da osservarsi che perii caso particolare in cui l'angolo sia parte aliquo- ta della circonferenza , abbiamo fino dalla pri- C ma equazione a = o,edA= — esattamente, e senza approssimazione. Ora gli angoli delle vi- suali necessarj per graduare un circolo , che si divide sempre in parti aliquote , appartengo- no precisamente a questo ultimo caso: potremo lOO duuque ottenere con somma esattezza , e faci- lità la divisione d'un cerchio nel modo seguente Descrizione , e Divisione della Piattaforma Siano due Circoli concentrici, contigui, si- tuati in un medesimo piano orizzontale , qua- si costituenti un sol Cerchio, e mobili indipen- dentemente l'uno dall'altro intorno al loro cen- tro comune . Il Circolo interno porti un Canoc- chiale situato sopra un asse orizzontale , chegi- ra sopra due guancialetti come un Istrumento dei passaggi , e che si può rovesciare , e verifi- care come ques^i Istrumenti , mediante un li- vello che si aggancia all' asse . Può ottenersi con tali mezzi la perfetta orizzontalità del lembo dei Circoli , e la perfetta verticalità nel moto del Canocchiale (a) (a) La costruzione della Colonna che serve a sostenere 1* Istrumento , e dei pernj sui quali si vol- gono i Cerchj, è notissima essendo nei Teodoliti Repalitori di Reichembach . Le parti essenziali di queste Macchine sono fatte a Tornio, vantaggio incalcolabile per la perfezio- ne e facilità dei lavori . E' sì grande questo vantaggio che i Circoli interi di raggio mediocre sono piìi esatti dei Quadranti i più ampi , e Ramsdenistesso dichiarò che bisognava rinunziare agli! ultimi, e prescegliere i primi 5 per pervenire all' ultimo grado di precisione di cui r osservazione è suscettibi]e,adducendo fra leprin- «ipali ragioni 5 l'esattezza degli archi, e dei piani che può aversi unicamente sul tornio. 101 I Cerchi hanno un moto rapido , quando girano liberamente sui perni, e quindi un mo- to lento per mezzo di viti finissime , onde diri- gere il Canocchiale con la più gran precisione ^gii oggetti . Queste viti ora rendono immobile il Cerchio esterno , ora uniscono stabilmente i Cerchj fra loro . Un Canocchiale inferiore fisso è destinato a mostrare l'immobilità della colon- na che sostiene l' fstrumento . Supponghiamo che sia invariabilmente connesso in un puntoqualunque della circonfe- renza del Cerchio esterno , un ferro (a) proprio ad incidere le divisioni nella direzione del rag- gio e che mediante questo ferro si segni unadi- visione z sul Cerchio esterno , ed una o sull' interno , in maniera che esse coincidano . La perfetta coincidenza delle divisioni ora , e in appresso , si esamina esattamente con un mi- croscopio portato da un'asta mobile intorno al centro. Si fissino in questo stato i due circoli insieme , e si diriga il canocchiale ad un pun- to lontano /*. Ponghiamo, per dare un'esem- pio , che voglia dividersi primieramente il cir- colo interno in 4 archi di 90 gradi ciascuno. Conviene allora sciogliere i cerchj , e l'esterno restando immobile , volgere il canocchiale, con l'interno su cui è fisso,ad un'altro punto P' co- munque elevato sull'orizzonte , in modo che il (a) Ne sarà data in seguito la descrizione. ID2 cerchio interno abbia fatto un moto angolare di circa 90P ; talché i punti z , e o parimente di quasi 90° siano fra loro distanti. Se allora essendo fermi i circoli insieme , si riporta nuo^ vamente col moto di ambedue il canocchiale al primo punto P , potremo con operazione si- mile alla precedente , sciogliere di nuovo i cer- chi , e ricondurre il canocchiale con l'interno cerchio al secondo punto P', in guisa tale che i punti 5; e o si allontaneranno del doppio qualora il circolo esterno in luogo d 4 segni , portasse 4 nonj adattati. La posizione dei segni divisorj della piat- taforma riesce tanto più esatta quanto più sen- sibili sono all'artista i piccoli movimenti di es- sa intorno al centro. Sembrerebbe quindi che per ottenere la massima esattezza dovessero ri- ferirsi questi moti , eoi mezzo del canocchia- le , a oggetti eccessivamente lontani. Ma un'og- getto eccessivamente lontano , e di grande esten- sione , non apparisce nel canocchiale sotto an- golo maggiore che un'oggetto vicino di esten- sione proporzionalmente minore . Così può re- stare insensibile un'istesso piccolissimo movi- mento angolare del canocchiale medesimo per quanto si osservino a distanze sempre più gran- di , oggetti di estensione maggiore. D'altronde nelle grandi distanze abbiamo condizioni peg- giori per la chiarezza , e per altri rapporti . Dee dunque determinarsi con l'esperienza la massi- ma lontananza di tènui oggetti cui dirigere un dato canocchiale in modo che ne resti sensibi- le il minimo movimento angolare. « J'ai des « angles ( et il ne sont pas en petit nombre ) « qui sont arrivés à la permanence après la troi- « sième répetition lorsque les points de mire « étoient bien prononcés, et bien eclairés. (Zacli « let. cit. pag. 66. ) ìoS Quanto al ferro da incidere le divisioiiì ( tracelet ) potrà scegliersi quello semplicissimo del Sig. Ramsden descritto nel suo metodo di sopra indicato. Un telajó rettangolare èsitnato slabilmen* te fra il centro, e la circonferenza della piatta- forma. Fra due viti a punta conica poste nei lati maggiori , gira senza alcuno scuotimento intorno una linea oriz'zontale un'altro telajo minore , ed all'estremità di questo gira simil- mente il terzo telajo, ed ultimo , che porta un ferro il quale incide per mezzo di due moti di rotazione , che gli permettono di descrivere una linea retta sull'Istrumento da dividersi. Il ferro potrebbe gravarsi di un peso per incidere uniformemente , come viene indicato nell'opera del Duca di Chaulnes , ove si osser- va che non può , senza essere affilato , esegui- re più di 2880 segni , e ciò purché si carichi di peso gradatamente per ripassare più volte sopra ogni divisione. Se si ponesse il peso tutto in una volta , il ferro insinuandosi troppo profonda- mente nel metallo sarebbe soggetto a sgranarsi, e saltare. Per evitare la necessità di affilarlo, il che potrebbe indurre un errore nella sua posizio- ne , e per dividere con maggior prontezza un circolo, potrebbero situarsi, per esempio 6 graf- fietti in luogo di un solo per segnare 6 divisio- iii ad ogni posizione della piattaforma. Per si» 107 tuàre à giuste (distanze ì medesimi , vi ponga 1' artista una correzione con le viti, e li situi pros- simamente a 6© gradi l'uno dall'altro. Allora con uno di essi accenni leggermente 6 divisioni mi- nutissime di 6o" in 6o° sul circolo da graduarsi, movendo al solito la piattaforma. È chiaro che i graffietti dovranno corrispondere ciascuno ad- una divisione , per essere bene situati j e vi si condurranno con le viti , e col microscopio. L'artista prenderà altresì le precauzioni op- portune per non alterare la temperatura d'alcu- Tia parte del cerchio che divide, uè della piatta- forma. Compita , con quanto si è finora accenna- to l'esposizione del proposto metodo , vediamo- ne le proprietà principali. I. Il cerchio primitivo che si divide può considerarsi come un Istrumento graduato so- pra una piattaforma grandissima di un miglio di raggio , se ad un miglio si osservano gli og- getti col canocchiale : da questi si partono le vi- suali che vanno al centro dell'Istrumento, e che intersecandone la circonferenza determina- no i punti ove dee farsi la graduazione. Segue da ciò che si avrà eguale esattezza per la posi- zione di questi punti , tanto graduando un cir- colo dei più grandi che possano eseguirsi, quan- to un cerchio , comunque piccolo, purché ven- ga ad ambedue adattato un canocchiale d'egua- le lunghezza , e foiza per ingrandire. Negli altri T08 melodi quanto è maggiore lì cerchio , o piatta- forma , tanto lo è pure la precisione , poiché o si divida per mezzo di compassi , o di viti , o di microscopi, si opera sempre percorrendo la cir- conferenza, dimodoché un'errore che possa com- niettersi è tanto meno dannoso , quanto è più piccolo^ in faccia alla circonferenza medesima; ma nel presente metodo, il moto del canocchia- le essendo angolare intorno al centro del circo- lo, la lunghezza del raggio di questo , non in- fluisce in modo alcuno sulla precisione dei pun- ti indicati. Quindi nel metodo istesso niuna al* tra sorgente rimane che apporti diversa esattez- za fra la divisione dei cerchj di maggiore , e di minor raggio , che l'esilissima larghezza delle incisioni , la quale negli ultimi comprende ar- chetti d'un maggior numero di minuti secondi , o di terzi. 2. Se non si abbia in pronto una piattafor- ma , o non convenga di costruirla , potrà divi- dersi un Cerchio Repetitore anclie più esalta- mente senza di quella, applicandovi il processo usato per graduare la medesima . E qualora si prescelga questo metodo di dividere i Cerchj Repetitori , sarà pure applicabile rapporto al- la loro esattezza in diverse dimensioni , ciò che abbiamo adesso veduto in proposito delle Piatta- forme di raggi diversi . Ed oltre al vantaggio notabile di risparmiare la costruzione di que- ste ultime Macchine, mediante la sostituzione di soli 6 segnali , situati permanentemente in posti adattati , dee pure considerarsi che si evi- teranno le difficoltà eccessive di centrare i Cir- coli sopra piccole Piattaforme . Infatti quando laPiattaforma sia rappresentata dalla circonferen- za d' un miglio di raggio da cui si partono le visuali , vi si centreranno i circoli per mezzo d' un filo a piombo che corrisponda nel vertice dell'angolo formato dalle visuali medesime , e questa facile operazione darà un'esattezza più che sufficiente , attesa la grandezza del raggio . £ finalmente visibile che non avranno più luo- go gli errori provenienti dal trasportare sopra i circoli la divisione delle piattaforme. In ogni modo sembrando all'artista che questo metodo riesca più laborioso j resta in suo arbitrio l'at- tenersi a quello che crederà più opportuno. 3. Ponendo che alla distanza d'un miglio, con un buon Telescopio acromatico , si osservi- no con distinzione degli stili verticali isolati, di poco più di 3, 5 linee di diametro , vedre- mo che tal dimensione equivalendo ad archi di i", limiterà parimente a i" incirca il massimo spostamento delle divisioni dal luogo vero , purché si esamini senza errore la coincidenza dei segni z , e o della piattaforma : d'altronde questo spostamento medesimo, che in una gran piattaforma, anche di 4 , 5p'*^' di diametro,equi- vale a o,ooi di linea, essendo insensibile ai compassi , e alle viti , è chiaro che difficilmen- no te si potrebbe ottenere dairnso di queste una divisione tanto precisa. 4. Il proposto metodo di dividere ha dei rapporti con queUo incognito del Sig. Reichem- bach , talché sembra che possano sperarsene dei vantaggi consimili. Nei resultati addotti di sopra (pag.93. )in prova dell'esattezza dei circoli di detto Autore è sopra tutto mirabile che dopo poche repeti- '/ioni si giunga alla permanenza dell'angolo , di- ' modochè resti inutile l'accrescere il numero di esse, tale essendo l'esattezza della divisione , che il processo matematico di Mayer da un cer- to punto in poi , più non vale a scoprirvi, o cor- reggervi errori. Questa permanenza istessa re- sulta pure dal metodo proposto, dopo poche repetizioni. Infatti essendo in questo la gradua- zione prima che incisa , verificata dal Costrutto- re, mediante la repetizione degli angoli, èchia- ro che l'osservatore nell' adoprare in seguito ristrumento , troverà che la divisione soddisfa al metodo di repetizione , verificando egli con . il processo di Mayer una divisione , che è slata già eseguita dal Costruttore con il processo me- desimo. Egli giungerà dunque ben presto alla permanenza della lettura dell'angolo. In tanto poi non vi giunge fino dalla prima repetizione, in quanto che gli errori dei movimenti , e delle parti dell' Istruraento , quelli di lettivi ra, e quelli che saranno stati commessi quan- Il I ào si voglia attenersi al metodo di traspor- tare le divisioni dalla Piattaforma sopra del Cer- chio, non meno che la difficoltà di dirigere il Canocchiale ai medesimi punti , fanno variare alquanto le circostanze in ogni osservazione dell'angolo, ed esigono un certo numero di re- petizioni prima di renderlo permanente. Que- sto stato di permanenza si ottiene appena sono distrutti i suddetti errori, il che ordinariamen- te nei cerchj repetitori di Reichembach accade dopo le 8 repetizioni. Ed ecco perchè conviene sempre adoprare il metodo di correzione di Mayer anche per la divisione eseguita con esso; acca- derà però allora che questo resti ben presto inutile , e tanto più presto quanto più perfetta sarà l'esecuzione di tutte le parti dellìstrumento. Il Sig. Reichembach ha consigliato oltre al fare poche repetizioni con i suoi circoli , di li- mitarsi a una sola osservazione con cerchj fissi, quasi che la loro esattezza supplisca al metodo di repetizione di Mayer. Da questa avvertenza pure , data dal suddetto celebre Autore potrebbe dedursi che sussiste una certa analogia fra il suo metodo, e quello sopra descritto. La precisione che con questo otterrà nel suo cerchio l'artista, facendo repetizioni accurate sopra segnali i più idonei sì per la giusta distanza che per la chia- rezza , ed in uno stato d'atmosfera scelto a suo arbitrio, sarà maggiore di quella cui può giun- gere ordinariamente l'osservatore nelle sue re- liti petizioni. Da ciò pertanto apparisce cbe in stru- menti così eseguiti possono bastare poche repe- tizioni , o anche una sola osservazione. Adesso chiaramente si scorge che il mezzo più. approppiato per rilevare il massimo profitto dalla invenzione di Mayer, è che il costruttore piuttosto che l'astronomo ne segua con somma delicatezza i principj ; poiché le divisioni incise dal primo, servono a fissare permanentemente nel cerchio gli ai chi resultanti da repetizioni eseguite nel miglior modo una volta per sempre e ad esimere l' osservatore dalla necessità di rin- nuovare questo metodo ogni volta che fa l'os- servazione d' un angolo. Dfota indicata alla pag. ioa. È stato da taluno creduto che il metodo esposto dipenda essenzialmente dal situare in punti convenienti i sei segnali P* {pag. ro3 ) destinati a dividere la piattaforma , e che i ten- tativi necessarj a tale operazione sieno per trop- pa diftìcoltà impraticabili. Esporremo pertanto in questa nota con del- le particolarità che si credevano inutili , come possano in primo luogo situarsi i segnali indi- cati : e secondariamente , giacché i fondamene ti del proposto metodo sono affatto indipenden- ti dalla situazione dei segnali , indicheremo co- me il medesimo sia applicabile alla graduazione ii3 della piattaforma , senza bisogno di collocai^e neppure un segnale. In questa guisa i principj del metodo istesso potranno ridursi o neiru.no, o nell'altro modo alla pratica , secondo che nel- le diverse circostanze sembrerà più conveniente all'artista. I. Abbiamo già veduto che i tentativi con- sistono nel situare 6 segnali in maniera che con* ducendo da ognun di questi, e da un correspet;- tivo punto fisso due visuali al centro d'un cir- colo da dividersi , si abbiano 6 angoli determi- nati , per ottenere la divisione del medesimo in 4320 parti. Prima di mostrare che tali tentativi non so- no tanto difficili quanto possono a prima vi- sta apparire , sarà bene il vedere come siano di fatto indispensabili i tentativi nelle macchine da dividere , e come da essi ritragga essenzial fondamento la massirna precisione , giacché i metodi puramente geometrici esattissimi in teo- rìa , non riescono in pratica , attese molte cir- costanze che si oppongono alla loro esecuzione precisa, e dalle quali in essi vien fatta astrazione. Riconobbero i più abili artisti quali errori si commettessero nel porre in pralicii i metodi indicati, e specialmente in un gran numero df dipendenti operazioni, e rinunziarono f^no dal- le prime divisioni dei Quadranti ad uno dei più semplici problemi di Geometrìa, quale è quello della bisezione d'un arco , sostituendovi un rae- va lodo approssimativo, ma per l'esecuzione molto più esatto. Né la massima perfezione si ottenne che quando in luogo di determinare un arco di cercata grandezza con costruzioni geometriche > fu immaginato di prenderlo in principio pros- simamente , e di usar quindi una riprova che mostrasse se fosse maggiore , o minor del giu- sto. Formandosi con essa dei limiti in più , ed in meno fra i quali restava compreso l'arco cer- cato , e potendo i medesimi accostarsi ad arbi. trio fra loro fino a non essere più differenti , nascevano dei tentativi da farsi , ma si otteneva nel modo più certo la massima precisione. Su questo principio si vedono fondati tutti i me- todi conosciuti di Passement, Chaulnes, Rams- den , Schenk , non meno che quello di Trou- ghton per quanto può rilevarsi dalla descrizio- ne indicata a pag. 90. , e su questo debbono fondarsi tutti gli altri che potessero immagi- narsi. Lungi dunque dall'escludere dei tentati- vi che sono il fondamento dell'esattezza , con- viene soltanto rivolgersi a perfezionare il meto- do di riprova , ancorché i tentativi vi riuscis- sero più difficili , come praticarono i prelodati Autori, facendo astrazione dal tempo che i sud- detti esigevano , e ciò tanto più giustamente , in quanto che erano ojjerazioni eseguite una volta per sempre. Esaminiamo adesso come possano situarsi i sei segnali indicati di sopra , e per fissarsi a un ii5 esemplo , sia eia trovarsi il primo angolo di 90 gradi per dividere la piattaforma. Si diriga prima il canocchiale ad un punto, e quindi si volga in modo che il cerchio su cui è fissato faccia un moto angolare di 90 gradi da misurarsi con un compasso sulla circonferenza del cerchio medesimo. Suppongo che il massi- mo errore di tal misura in più , o in meno , sia un mezzo grado ; questo alla distanza d'un mi- glio dal circolo alla quale dee situarsi il segna, le (a) equivale a 44 piedi circa. Esaminato ove corrisponda il filo del canocchiale medesimo , si faccia ivi situare il primo segnale qui sotto indicato (a) . Allora col metodo di repetizione si esamini se l'angolo è maggiore, o minor di 90° , e in un modo convenuto si avvisi il regolatore dei segnale se questo debba portarsi a destra , o a sinistra. Il regolatore , notato il punto di projezione del segnale , lo trasporti dalla parte Ì accennatagli immediatamente per lo spazio di 44 piedi, e noti la seconda projezione. Cadrà (a) Questo segnale destinato pei primi tentati- vi consiste in un'asta della larghezza di 3,5 linee, che portata sopra tre piedi mobili può situarsi in una posizione verticale per mezzo di un filu a piom- bo, il quale dà pui-e la projezione dell'asta sopra una linea orizzontale. L'altro segnale destinato a fissarsi permanente- mente, consislerà in 6 piccole aste verticali della larghezza precedente connesse insieme in maniera che ogni distanza d'un asta all'altra s'ia linee 7. ii6 il punto vero nella clistc%nza di 44 piedi fra i due punti projettati , di^ta,nza che ben presto ridur- remo a circa J/iod.i pieide nella quale si troverà il punto medesimo. Infatti se sia iud^cata, ancor falsa dall'osser- vatore ^he ripete , la seconda, posizione del se- gnai^ , si trasporti il i^edcsimo pella metà dei 44 piedi , a 22 piedi di distanza da ciascun dei due punti pi;ojettati, e si noti la terza projezione. Caderà allora il punto vero , se non nella terza projezione , in uuo dei, due spazj di aa piedi. Indicato dalla terjza, r^petizionje se debba portarsi il segnale nello, spazio destro, o sini- stro , si collochi nella metà dello spazio mede- simo a 1 1 piedi di distar^iza fra il medio punto projettato, ed un degli estremi. Così proceden- do in progressione geometxica qu.^sta lapida di- minuzione della linea primitiva di 44 piedi., giungeremo dopo io repetizioni, cioè in poche ore di tempo , ad assegnare due punti projettati distanti fra loro circa 3/,e di piedi^ nella, qual distanza caderà il punto cercato; ivi si fermerà permanentemente ad occupar tutta la distanza il secondo segnale (a) indicato. La larghezza d'ogni asta di questo equivalendo incirca a i", ed ogni distanza fra l'aste a a", è chiaro che ove il punto vero non cada in un'asta, non potrà essere più distante da quella di i'. Ora l'osser- vatore toglierà inseguilo questa ultima differen- za allontanando ,o avvicinando ai segnali il cen- ivo del circoto, ed ottenendo così che osservata Una dell'aste, ed il punto fisso, si abbia l'ango- lo cercato in rrtódo che sia tolto ogni visibiTè fefPoré nella coincidenza d€Ì segni z, e ò del cer- chio. L'istesso processo applicato agli altri 5 ari- goli esigerà breve tempo per terminare tutti i tentativi , i quali riescono più facili che in altri metodi , ove niancandó la circonferenza di un miglio di raggio da cui si partono le visuali, non si ottiene la necessaria precisione da dimensioni così estese come lo sono ì 5/,o di piede, o le 3 linee, ma sono bensì necessarj limiti eccessiva- mente più ristretti per rappresentare i piccoli archi. 2. Per mostrare come sia inoltre il metodo proposto indipendente dalla collocazione dei segnali (dai tentativi non mai che sono il fon- damento della precisione) vediamo come possa l'osservatore eseguire da se sólo ogni tentativo sul cerchio da dividersi senza bisogno di situare neppure un segnale, esponendo in qual modo sia possibile mediante l'osservazione di un sol punto, misurare degli angoli sul cerchio Sud- detto. Supponghiamo che il cerchio interno porti non più un solo, ma due canocchiali: il nuovo Canocchiale da aggiungersi sarà sostenuto da un sistema , il quale possa fissarsi stabilmente per mezzo di viti ai raggi , o alla circonferenza del !l8 circolo interno, in quella posizióne ctie sàtk necessaria onde faccia prossimamente coli' altro canocchiale un angolo dato. Quindi potrà otte* nersi precisamente questo angolo, dando con viti finissime un lento movimento al nuovo Ca- nocchiale sopra il sistema che lo sostiene , e che è già fissato sul circolo interno. Se si divida ^ senza la piattaforma, un cerchio repetitore con questo apparato , e nel modo da esporsi, sarà possibile , appena compila la divisione, di to- gliere il Canocchiale aggiunto, che resterebbe inutile suir Istrumento. Fissi pertanto 1' osservatore i due Canoc- chiali in maniera , che dirigendo il primo, e quindi il secondo ad un medesimo punto, il cerchio interno faccia incirca il moto angolare cercato, come per esempio 60 gradi. Rin nuovi l'operazione con il metodo di ripetere, finché il movimento angolare, o arco di circa 60.° sia riportato 6 volte sulla circonferenza del cerchio esterno , ed esamini allora se questa rimanga maggiore, o minore della somma dei 4 archi. Riuscirà a renderla eguale con ripetuti ten- tativi, variando col moto lento l'angolo dei due Canocchiali, ed allora dividerà al solito l'Istru- mento. "9 Sopra una maniera di morire elettiva un tempo presso i Romani CO^f SIDERAZIONI E RICERCHE FISIOLOGICHE del Sig. Doti. GIACOMO BARZELLOTTI Pub. Prof. d'Istituzioni Chirurgiche, « di Medicina Legale nell'Università di Siena, e Socio corrispondente. Presentata il dì i5 Luglio 1816 Segnius irritant animosdeTnissfi per aure» Quam quse sunt oculis subjecta fidel ibus. Horat. Ars Poetica. Introduzione. A vendo divisato di sottoporre all'altrui giudizio alcune considerazioni, e ricerche fisio- logiche da me fatte anni addietro sopra una ma- niera di morire elettiva un tempo presso i Ro* mani , di cui molti esempj ne offre un periodo memorabile della loro istoria , ho creduto di mostrar prima al lettore l'ordine, e lo spirito col quale verranno esse esposte, e trattate. E poiché la maniera con cui quei coraggiosi Romani , co- stretti dalla imperiosa circostanza dei tempi, af- frontavan la morte,era quella di aprire al sangue l'uscita, e con esso la vita esalare, così io riunirò nel primo paragrafo di questa memoria i fatti istorici di queste vittime , onJè risulti , che tal maniera di morire era elettiva appo di essi, lun- ga , e penosa. Diluciderò nel secondo .paragra- fo qualsisia dubbiezza potesse nascere intorno al genere di vasi , che essi aprivansi per dare al sangue uscita , ed alla vita; e proverò per via di esperienze , e di ragioni , che essi le vene si aprivano , e non le arterie , giacché per l'aper- tura di queste , la morte è più pronta , e meno penosa. Nel terzo paragrafo imitando negli ani- mali per via di esperimenti la morte dei Roma- ni, cioè aprendo a quelli lo vene , e dando al sangue nel bagno l'uscita , mostrerò più ampia- mente , che le vene essi Romani si aprivano, e non le arterie , e che questa via di morte era negli animali , come quella descrittaci nei Ro- mani , lunga e penosa. Inoltratomi nella ricer- ca delie cause dei patimenti di quelli , che , co- me i Romani , col sangue perdono la vita, seno- prirò colla scorta dell'esperienza nel quarto pa- ragrafo , quale possa esser la causa più probabi- li? delle loro pene. Proverò nel quinto paragra- ih Con delle valide ragioni , che fra le varie ma- niere, con le quali costretti quei Romani a dar- iì la morte , se non la più lunga , almeno la più penosa scegliessero ; e nel paragrafo sesto , ed ultimo , ricercherò per qual motivo a questa , anziché a qualunque altra maniera di morire quei Romani si appigliassero. §. I. Nel breve periodo di soli quarantadue anni sotto Tlmpet'io di Tiberio , di CKuidio, e di Nerone sono registrati dal sommo Tacito ven- tidue casi di morte per apertura di vene , fra' quali un solo in tal guisa ordinata , mentre gli altri tutti dai condannati a morire volontaria- mente sceglievasi. Cinque d^ queste morti av- vennero sotto Tiberio (a), una sotto Claudio (b) , e quattordici sotto Nerone (e) . Il primo caso tli tal maniera di morire accaduto sotto Tiberio , fu in Plau/io Silvano Pretore (d) ; il secondo in Publio Vitellio Prefetto del Tesoro (e) ; il terzo in Sesto Vestilio Ministro di Palazzo (f); il quar- to , e quinto in Pomponio Labeone già Governa- tòr della Mesia , ed in sua moglie Passèa (g) . Fa notare l'istorico che Tiberio disapprovò la coraggiosa risoluzione della moglie d'incontrar la morte per non -separar la sua sorte da quella del marito, e che potendo l'avrebbe impedita , come poi fece Nerone nella moglie di Seneca , siccome vedrassi più sotto. Sotto Claudio Imperatore un solo fatto rac- contasi dallo storico di tal maniera di morire , che accadde in Asiatico , prod'uomo in guerra, (a) C. C. Taciti Ann. Lib.iv.v. vi. (b) Annal. Lib. vi. (e) Annal. Lib. xi. xiv. XV. xvi. (d) Anna). Lib. iv.Aer. Chris. 24. (e) Annal.Lib. v.A.Chr.5l. (f) Anna!. Lib. vi. A. €h. 32. (g) Annal. Lib. vi. A. Ch. 34. \ ed in pace , il quale iiicontrolla in tal guisa ^ anziché per inedia da altri suggeritagli (a) . Sotto il Governo di Nerone , fecondo di stragi , e di morti , quattordici furono le vitti- me , che ad una tal maniera di finir la vita si appigliarono . La prima di queste vittime è la stessa di lui consorte Ottavia , ripudiata , e relegata in un'isola ; e quello che mostrò un trat- to anco più inumano della di lui crudeltà , si è, chea lei sola in tal guisa ordinavasi, mentre agli altri tutti lasciossi libera la scelta del modo di finir la vita. Si comanda che sieno ad essa lega, te le vene degli articoli , e che aperte sia data per esse uscita al sangue, ed alla vita. E perchè per lo terrore , jl sangue accagliavasi , e frappo- neva ostacolo all'uscita , si fa immergere in un bagno caldo, e dal vapore di esso rimane estin- ta (b) . Torquato Silano, e Pisone implicati nel- la congiura ordita contro Nerone , scoperta che essa fu , coll'effusione del loro sangue finivan la vita (e) . Quindi più altri veri , o supposti con- giurati condannati a scegliersi una morte, apren- dosi le vene finivano. Seneca in odio a Nerone per il contrasto dei costumi illibati del precet- (a) Annal.Lib. xi. Aer. Chr. 47. (b) Restringitur vinculis, venseqne ejus per om- nes artus exsolvuntur : et quia pressus pavere san- guis tardius labebatur, prsfervidi balnei vapore «necatur. An.Lib. xiv. Aer. C. 62. (e) Annal.Lib. XV. Aer. Chr. 64. Ia3 toì^ , con quelli perversi del discepolo , suppo- 5s.':o anch'esso fra i complici della congiura, è con- dannato a scegliersi la morte, ed a quella dell' apertura delle vene anch'esso si appiglia. Paoli- na di lui consorte , ed emula nel coraggio, co- me nelle virtù del marito , fa credere ad esso, che anch'essa sia condannata a morire , per es- sergli compagna indivisibile fino agli estremi momenti di vita. Si fa quindi aprire le vene nel medesimo istante , e nella stanza istessa , ove al marito eran tagliate . E perchè a Seneca estenua- to dalle fatiche , e dal parco vitto , a stento il sangue ne usciva, così si fa tagliare le vene dei piedi , e dei garelli , onde accelerare il suo ter- mine , e non sopravvivere alla consorte. Gravi dolori egli soffriva per la lentezza della morte ; e non volendo ang.ustiare l'animo della virtuosa consorte l'esorta a passare in altra stanza. Quin- di la cicuta beveva per abbreviare i suoi pati- menti , ma indarnt» , giacché fu agli istupiditi suoi sensi inutile, ed entrato in bagno di acqua calda , dal vapore di esso , come Ottavia moglie di Nerone, rimase troncato il corso alla vita (a) . (a) Brachia ferro exsolvunt. Seneca qiioniam senile corpus , ci parco vieto tenuatiiiu , Ze/zta effugia sanguini praebebai , crurum quoque et poplituinve- nas abriimpit ; sai>i.'>qu'^ cruciatibiis defessus , ne tZo- lore suo animuoi iixoris infringeret , atque ipse vi- sendo cjwt toim"ntii , ad impatientiam dilaberctur , Snadet in alium cubiciiliiiu abscedere .... interim durante tractu et Icntitudicie uioitis, Stalium An* I o.f\ Giova notare quanto penosa si fosse talniofte^ come molte altre riferite dallo storico , e tutte esser doveano, conforme mi sono proposto più sotto con esperimenti di provare. Proseguendo questo ■ tristo racconto sulle tracce di Tacito , il Console Vestilo, ed il Poe- ta M. Anneo Lucano condannati da Nerone a la morte , si aproii le vene , e colla perdila del sangue la incontrano. Il primo però con gran forza di animo ne sostiene i patimenti , senza emetter dal petto un sospiro (a); l'altro le pene del corpo esprimendo con dei versi, con i qua- li dipinte avea magistralmente quelle di un sol- dato , che perdendo il suo sangue per rottura di vene , com'esso finiva (b) . Né meno degna di Racconto è la morte del^illust^e Vetere , che eb- be per compagne la suocera, e la figlia , i quali certi di esser fatti morire dall'odio implacabile di Nerone , si chiudono nella stessa stanza, col- lo stesso ferro si apron le vene, entrano nel ba- gno, et ivi aspettan la morte. Coiil'riioVentè è il quadro , che ne fa lo storico di queste morti , neiim 5 din s'ibi amicitise fide et arte medicina; pro- baturti, orat provisum pridetn venenum, quo dani- nalì publico Atheniensium jndicio , promeret ; allà- tuiTique hausit frustra, frigidos jam artus, et elù- so corpore adversuui vim veneni . Postremo stagnnm oalidsE aquse introiit .... et vapore ejus èxÌAniftià- tus . Annal. Lib. xv. (}).lxiv. A. Ch. 65. (a) Annal. Lib. xv. (j. Ixix. A. Gh.65. (b) Annal.Lib.xv.^.lxx.A. Gh.65. mentre l'uno vedendo nell'altro se stesso , il jja,- dre nella figlia , la nonna nella nipote, ed essa in entrambi , auguravansi l'un l'altro morienti un transito sollecito , e pronto. Fa questo egre- gio scrittore rimarcare altresì, che la natura non alterò le sue leggi in queste morti , giacché il più attempato si morì il primo , ed il più giovir ne r ultimo (a) . Antejo , ed Ostorio trovandosi fra i condannati a morire ; V uno tenta in pri^ ma col veleno , e poi si apre le vene ; l'altro si apre le vene, e vedendo tardo, e penoso il suo fine, si fa porre da un servo un ferro alla gola,e colla sua stessa mano quella del servo spingendo contro il ferro, così finiva la vita(b) .Anco MellaCav. Ror mano si apre le vene , e così finisce . Ed è qui- vi il luogo ove Tacilo fa notare , che questa mar niera di morire era la più pronta (e) , quasi scor- dandosi il lungo patire di Seneca , di Ottavia , e di altri che in tal modo finivan la vita . C. Pe^- tronio maestro dei piaceri di Nerone , anch'es- so tagliandosi le vene , per questa via volle a gran stento finir la vita (d) . Una simil morte , (a) In eotlem cubiculo, eodem ferro abscindunt Venas , balneis inferuntur: pater filiam, avia ne- ptein , Illa utrosque intuens,et certatim precantes, labenti aniniae celerein exituni . . . servavitque ordi- neni fortuna." ac senior prius,tunc cui prima aetas exlinguuntur. Annui. lib. xvi. ^". xi. aer.ch.65. {bj Annal. lib. xvi. $*. xiv. xv. (e) At Mella , qiiite tum proaiptissima niortis ▼ia, exsolvit ven^s.Annal, lib. xvi. §. xvii.Aer. Cbr.ò6. (d) Annal. lib. xyi. §• xviii. 126 essendogli per grazia accordata la scelta f incontrava Trassea Peto , la cui gran probi- tà , e reputazione gli cagionarono la condanna. In esso, come in Seneca , notò lo storico , che gravi dolori , e patimenti svegliavansi per la len- tenza del morire (a), e così coli' ultimo fatto da esso narrato convalidando gli altri , riman pro- vato dallo storico stesso , che la morte di que- sti Romani per apertura di vene era elettiva, lunga , e penosa , siccome io mi era proposto di chiarire . §. II. Quantunque il nostro Istorico nei racconti di queste morti riferite non lasci nelle sue espressioni alcuna dubbiezza , che le vene essi individui si aprissero, e non le arterie ^ perchè se queste e non quelle , siccome allora ben distinte , le avrebbe nominate; quantun- que la legatura impiegata prima dell'apertura di questi vasi , sia per me come per chiches'ia , una prova convincente, chele vene si aprisse- ro , e non le arterie ; quantunque infine, la lun- ghezza del morire , e la necessità del bagno per favorire l'uscita al sangue, ed accelerare la mor- te, sieno altre prove dinotanti apertura di vene e non di arterie , nondimeno siccome Tacito stesso nella morte di Mei la , come ho avverti- to (§ I) , chiama l' apertura delle vene, viapron- (a) Annal. lib. xvi. §. xxxv lenlitudine exitus grav&scruciatus adterente ec. 1^7 tissima della morte , laddove lunghissima e tar- da iti quelle morti da lui stesso descritte si os- serva , così lascia sempre nell'animo una tal qual dubbiezza , che l' arterie anziché le vene si aprissero . Questa dubitazione si accresce anco- ra maggiormente , quando si leggono questi fat- ti in Svetonio , il quale dice , che Nerone non concedeva una morte lunga, ma per eccesso cer- tamente di crudeltà , in un' ora volea che acca- desse (a) . Ne si può credere , come fa avvertire il dotto Beroaldo coramentator di Svetonio , che tal tempo lo concedesse per la scelta della mor- te giacché dallo stesso Tacito si rileva ove de- scrive la morte di Plauto Laterano Console desi- gnato , che Nerone non concedeva alcun tempo a morire (b) . E per quanto nuovi argomenti in contrario trar si potessero dallo stesso istorico, che ninno dei morti in un'ora dopo aperti i va- si finisse la vita ; e che appunto la lunghezza , e lo stento del morire , un'indizio somministra- no dell'apertura delle vene, e non delle arterie, tuttavolta io ho voluto coi fatti meglio chiarir (b) Mori jussis, non amplius quam horariuirt spatium dabat . Ac ne quid morse interveniret ,Me- dicos adinonebat, qui cunctantes continuo curarcnt ( ita enint vocabat venas mortis gratia incidere ). In vita Neronis et commentar. Pbilippi Beroaldi edit. Lugd. an. 1548. pag. 571. (b) Adeo propere, ut non compleeli liberos, non illnd breve mortis arbitriuui perinitteret . An» nal. Lib. xv. §. Ix. An. C. 65. 12? questo dubbio , esaminare cioè la morte d^i anir mali , cui siansi tagliate le arterie, per poi con- frontarla con quella operala per la recisìon djel- le vene, e tale quale i Romani indicati, incon- travanla,e per tal guisa giudicare della, celerità, come dei patimenti nell'una, e nell'aLtra manie- ra di morire risvegliati. Esperienza I. Situai un agnello di 79. libbre ben pasciu- to e grasso, sopra una tavola , con le zanìpe in alto , ed assicurate con la lega^tura . Tranquilliz- zato l'animale n' esplorai le battute delle arte-* rie delle zampe, Ip quali aggiugnev/ino ad 80 per minuto primo . Tagliai poscia la carotide sini- stra , e neir impeto della sortita del sangue tor- nato ad esplorare il polso , le battute si accreb- bero . Cinque in sei minuti dopo, si sforzava 1' animale a fare dei htovimenti ; poi diveniva an- sante ; i polsi si fecero anco più celeri , sebbe- ne piccoli . Le inspirazioni divennero tarde , e profonde . Si ricuoprl infine V animale di un sudore mortale , e spirò . Non aveva perdute più di tre libbre di sangue . L' apertura del ca- davere mostrò mancanza di sangue nei grossi vasi arteriosi , e venosi , come nei seni e ventri, coli del' cuore', che era divenuto piccolo , flac- cido . ' Esperienza Jl. Altro agnello Idcu grosso , e grasso giacche pesava 80 libbre , fu adagiato sopra una t^kyoia , ii9 come il primo , e ad essa assicurato. Esplorato il polso alle zampe dava 1' arteria 80 battute al- lorché l'animale avea riacquistata la naturale tranquillità . Forai ad esso l'arteria crurale de- stra . Colato il sangue da essa con veemenza per due minuti , tornai ad esplorarne le battu- te nella zampa opposta. Le pulsazioni giugne- vanoa lao per minuto primo. Dopo altri tre mi- nuti, montarono a i3o, e così crebbero progres- sivamente fino al quinto minuto , in cui per L* accaduta perdita di sangue divenne l'animale agonizzante. La respirazione accelerossi nella ragione dell'aumento delle pulsazioni delle arte- rie , e negli ultimi momenti divenne tarda , e profonda. L'animale pativa a misura , che perde- va del sangue , e spirò dopo di averne versato da circa quattro libbre. Aperto il petto , e dis- secato il cuore , esso lo trovai vuoto di sangue nei ventricoli , e nei tronchi arteriosi. 1 seni e le vene cave eran turgide di sangue. Il celebre Hales , sebbene con altro scopo , aveva fatte dell'esperienze sulla morte degli ani- mali per emorragìa arteriosa. Ha fatto morire cioè delle cavalle aprendo loro un'arteria nel col- lo , o nella coscia. Ha osservato un'aumento co- Stante nelle pulsazioni del cuore dopo Tapertu- ra , ed un'elevazione progressiva della colonna del sangue nel tubo di vetro applicato allarleria aperta. Ha notato altresì , che dopo molta per- dita di sangue , ne sono insorti sforzi, o contra- 9 i3o zioui muscolari , ed aumento nei moti della re-, spirazione. Ha notato infine , che l'animale si è ricoperto di sudor ghiaccio; che un color cada- verico si è affacciato sugli occhi e sulle labbra , precursori della sospensione di tutte le funzioni, e della morte. Perchè questa accada per pura per- dita di sangue ha calcolato , che l'animale deve versarne circa tre quarti della totalità, da lui fis- sata nei cavalli di giusta statura a circa 44 lit>- bre , e perciò, che la pei^dita non deve esser mi- nore di 33 libbre (a). Devesi osservare nondime- no , che dalle sue stesse sperienze , non risulta questa regola costante , perchè altri muojono più presto , o più tardi , secondochè s'incontra- no colla perdita del sangue altri accidenti , che ne accelerano , o ritardano il fine. In tutti i ca- si però di aperture di arterie la morte è più sol- lecita , e non molto penosa , come le mie espe- rienze , e queste dell Hales lo mostrano , e mol- to meno certamente , che non per apertura di vene , come più sotto apparirà chiaramente. Osservazione. Risulta dalle mie esperienze ( T. e II. ) ,non nieno che da quelle dell'Hales fatte sull'apertura delle arterie , che il sangue corre con più velo- cità dopo che esse son ferite , che innanzi. La stesisa osservazione era stata fatta anco dallo Spal- lanzani (b). Non è maraviglia adunque se gli (a) Einastatica Esper. i. ii. iii. iv. v. (b) De' fenoiueni della circolazione languente. Dissert. 3. Sez. 5. esper. 4'-- « seguenti. i5i animali feriti in questi vasi muojono sollecita- mente , perchè il cuore riman presto privo di stimolo , i polmoni di materia vivificabile dall' aria, il cerebro di eccitamento. Né tampoco de- ve sorprendere , se questa morte accada senza grandi tumulti, e patimenti , perchè il sangue si perde senza interruzione , ed in una quanti- tà sempre crescente e proporzionale alla forza del cuore e dei vasi che lo spingano alla ferita. E confrontando questi fatti colla morte dei Ro- mani, risulta ancora manifestamente; che le ve- ne, e non le arterie si aprivano, siccome lo sto- rico asserisce, ed io comproverò con altre espe- rienze, eseguite sopra di animali nel modo stes- so , che i Romani praticarono per darsi la mor- te(§.I.). §. III. Per imitare negli animali la morte degli esangui Romani indicati (§.!.), mi era d'uopo di legar loro le vene dell'estremità, inci- derle , e poi metter gli animali nel bagno , ed ivi lasciarli morire. Così . feci istituendo le se- guenti esperienze. Esperienza III. Assoggettai all'esperimento un'agnello di latte del peso di 8 libbre, adagiandolo so]>ra una tavola come gli altri ( eàp. I. II. ) . Esplorai le pulsazioni di un'arteria alla zampa , e poi legai Je vene di tutte quattro. L'arteria dava per mi- nuto primo no battute. Questo agnello era pal- pitante , e compreso dal maggior timore. Gli i5a aprii le 4 vene ; e sgorgato un jjò di sangue, fu- rono di nuovo esplorate le battute dell'arteria , che si trovarono da me alquanto aumentate. Lo immersi allora nel preparato bagno caldo , per facilitare , ed accelerare al sangue l'uscita. Le pulsazioni delTarteria dopo un quarto d'ora di bagno si elevarono a lao. A quest'epoca incomin- ciò quest animale a dar segni di patimenti nella respirazione. Dopo mezz'ora di bagno, e di per- dita di sangue ., le pulsazioni dell'arteria si ac- crebbero fino a j3o per minuto primo; e viepiù si aumentarono dopo un'ora, sebbene i polsi si fossero resi contratti, e piccoli. Allora soprav- venne una convulsione all'animale , il quale di già incominciava ad abbandonarsi sopra se stes- so barcollando. Il sangue perduto potei valutar- lo mezza libbra. E lasciato l'agnello che si mo- risse in questo stato , vidi ricomparire di tratto in tratto la convulsione , la quale mai più l'ab- bandonò finché non fu estinto. La respirazione divenne affannosa, e nonostante l'animale racco- glieva le sue forze , ed impiegava le indarno per uscirne dal bagno. Non sapeva sostenersi in pie- di, ed ora da una parte cedeva al peso del corpo, ora dall'altra. Il moto del cuore divenne di una velocità incommensuràbile ; e ben presto fattesi le battute più piccole , si ridussero vermicolari. Dopo due ore di patimenti da me cagionatigli , volli troncarli con altri mezzi più forti , apren- dogli il petto per osservare gli ultimi movimen- i33 ti de\ cuore. Questo taglio lo feci sopra dei mu- scoli palpitanti, quali eran quelli di tutto il cor- pò. Vidi il cuore , che movevasi con qualche ce- lerità. Punsi ambedue le giugulari , e vidi tosto diminuire la contrazione dell'orecchietta, e ven- tricolo destro del medesimo. Le contrazioni dell' orecchiétta, e ventricolo sinistro continuarono per poco, infievolendosi per gradi fino alla ces- sazione. La dissezione mi mostrò il cuore flac- cido , e vuoto di sangue nei ventricoli, poco ve n'era nei seni ; le grandi vene n'erano ripiene. La quantità di sangue perduta dall'agnello al mo- mento dell'agonìa lo calcolai ad una libbra. Esperienza IV. Un'altro agnello di latte del peso di sette libbre fu assoggettato ad un secondo esperimen- to di apertura di vene. Invece di quelle delle zampe , per variarne al sangue la via dell'usci- ta , aprii la giugulare. I moti del cuore esplora- ti innanzi , eran celeri , come nell'agnello dell' antidetto esperimento ( esper. IIL ) Incomincia- to a colare il sangue , misi l'animale nel bagno caldo preparato. Questo fluido usciva a torren- te. Nondimeno il moto del cuore accrescevasi ; ma dopo cinque minuti incominciò l'agnello a dar segni di patimento. Dopo sortite 5 o 6 on- ce di sangue , fece esso dei tentativi per uscire dal bagno ; e fu allora, che con i moti del cuo- re acceleravasi viepiù la respirazione. Dopo io minuti di agitazione, e patimenti , l'animale ab- i34 bandonavasì sopra se stesso, e rimaneva iti qu^l mentre preso da convulsioni. I di lui patimenti mi mossero ad abbreviarli ; e gli aprii il petto per vedere il cuore nelle ultime di lui oscilla- zioni , quali continuarono per altri sei o sette minuti. Cessati , aprii il cuore , vuoto di sangue nei ventricoli , e quasi nei seni ; i grossi vasi venosi n'eran pieni. L'animale non aveva perdu* to, che circa io once di sangue quando moriva- si. Osservai questa volta nei vasi coronali veno- si, ed anco nella cava descendente dell'aria, che interrompeva tratto tratto la continuità della co- lonna del .sangue. Questa osservazione mi fu di lume , e di sprone a nuove ricerche , come dirò più sotto. Intanto dalle due esperienze risultava abbastanza , che la morte occasionata per aper- tura di vene , era più lunga , e più penosa, che non per apertura di arterie. A convalidare queste mie esperienze, e con- clusioni venivano l'esperienze dell'Hales fatte sull'apertura di vene delle cavalle, sebbene con altro scopo, che di farle morire esangui per que- sta sola via. Nondimeno spargono anch'esse, co- me si siano , un qualche lume sul mio sogget- ta. Aperta da esso la giugulare ad una cavalla (a), dopo di esserper tale apertura sortita una quan. tità di 70 pollici cubici inglesi di sangue , potè nondimeno essere spinto il sangue dalla forza (a) Ernastat. esper. iii. i35 <ìel cuore nella carotide corrispondente ferita , <:ui aveva applicalo un cannello di 9 piedi, e sei pollici inglesi di altezza , nella stessa maniera che s'inalzava in altri due casi , cui non erano vState aperte le vene (a) . Molta più perdita di sangue vi volle per le arterie , affinchè ne ve- nisse la morte , ciò che prova per mio avviso , che perdendosi il sangue per le vene , le forze vitali vengono lentamente ad illanguidirsi, e la vita finisce con stento , e pena. Ma lo Spallan- zani anco più chiaramente dimostra colle sue sperienze questa verità , perchè egli ha fatti morire varj animali per apertura di vene , e di arterie , ed ha costantemente veduto, che cele- re è la morte , e meno penosa per esse , laddo- ve per le vene è stentata e lunga (b) . Osservazione. La morte adunque degli animali per aper- tura di vene , e quella di animali punti in es- se immersi nel bagno caldo più specialmente , riescendo lunga e penosa , come penosa e lun- ga ci vien descritta quella di alcuni Romani, io posso francamente concludere, che le vene essi si aprissero e non altri vasi , e che la loro mor- te a quella degli animali da me rammentati ( esper. III. e IV. ) assomigliasi. §. IV. La lunghezza del morire , i tanti e (a) Emast. esp. i.eii. (b) Dissertaz. cit. esper. 42. eseguenti. i36 varj accidenti che accadono avanti la morte , e V aria da noe osservata ( esper. 4- ) nelle vene degli animali ; cui erano slate taglrale onde far»» gli morire esangui , mi mossero a curiosità di ricercare per via di esperienze , se quest' aria per avventura influir potesse nella lunghezza della morte , nelle convulsioni , nelle sincopi, ed in più altri accidenti , che la precedono, ed accompagnano, (^lon tal veduta istituii le se- guenti esperienze . Esperienza V. Tagliai ad un'Agnello di latte dicinque lib- bre la giugulare destra . Dopo sortita una dis- creta dose di sangue allentato il laccio , con un tjannello applicato all' apertura di questa vena v'insufflai nella direzione della corrente del sangue dell' aria . Nacquero tosto delle affezio- ni convulsive , le quali si accrebbero vie più , nelle nuove insufflazioni che di tempo in tem- po faceva. Così nel tempo istesso 1' animale per- deva sangue , e si dibatteva , e dopo la perdita di poco più di cinque once ne venne l'agonìa , e la morte . Aperto il petto vidi cessato tosto il moto del ventricolo destro , e poi subito dopo dell' orecchietta . Il seno , e il ventricolo sini- stro contenevano qualche porzioncella di san- gue , e conservano qualche moto . Esperienza VI. Ad altro Agnello di otto libbre di peso a- prii la vena crurale destra. Incominciato il flus- ■r?7 '«© abbondante di sangue per la larga apertura in essa fatta a bella posta , il polso si accelerò molto . Misi r animale nel preparato bagno cal- do . Dopo cinque minuti in cui l'animale stes- so avrà perdute circa le cinque once di sangue. Io approdai al vaso coli' anca , e insufflai col connello dell' aria nella vena tagliata nella dire- zione della corrente come sopra ( esp. V. ) . Ri- tufato in bagno 1' articolo , 1' animale entrò tq, »to in violente convulsioni , e cosi sostenute, che gli articoli posteriori rimasero in una to- nica contrazione . In questo slato l'animale si abbandonò sopra se stesso , ripiegò il capo sul petto , ed allora ogni moto della respirazione rimase sospeso . Aprij il petto ; e scoperto il cuore , si contraeva esso sempre con forza , ed in questo stato alcun poco restavasi , per non potersi sbrigare il ventricolo sinistro del molto sangue che conteneva . Il ventricolo destro , e r orecchietta, aveva n cessato di muoversi . L' aria insufflata , aveva penetrato fiuo al cuore colle colonne del sangue , che venivano inter- rotte . Nonostante, che apparisse chiaro , aver da- to luogo l'aria introdotta ad una più sollecita, e più penosa morte agli animali indicati (^esp. V. VI. ), pure non poteva io dall' osservazione fatta ( esp. IV. ) dedurre come un fatto-b^stan- temenle sicuro , che in tutti i casi di morti esangui per apertura di vene , s' introducesse X i38 deir aria nel sangue per la ferita , e causa fosse degl' indicati patimenti . Volli perciò ricercar quest' aria in altri Animali, che per ampie o numerose aperture di vene morivano ; e ne tro- vai in ogni caso , specialmente nei vasi corona- li . Ne rinvenni anco negli animali scannati al macello , il cui sangue veisavasi per arterie , e per vene , e nei quali gli sconcerti , benché brevi sono violentissimi. Uopo queste osservazio- ni mi parve di essere bastantemente autoriz- zato a sostenere , che 1' aria introdotta nel san- gue , arreca sconcerti nella circolazione , eren- de più penosa , se non più celere la morte . Hales con i suoi sperimenti , aveva veduto an- ch' egli, che introducendo dell' aria nelle vene, ne veniva uua penosa , e sollecita morte (a) . Blumemback per avere introdotta una piccola porzione di aria nella giugulare di un cane , ne vide nascere una violenta contrazione nel cuore , una penosa respirazione , un ristagno di saligne al cervello , e quindi la morte fh) E poiché convinto esso dalle ricerche dell'Hales e di altri , che nel sangue si contenga natural- mente dell'aria , non dubita asserire, che des- sa in circostanze opportune si svolga, e produ- ca i medesimi effetti. Le mie esperienze adunr» que , ed osservazioni andavan d'accordo con (a) Emastatica Esper. ii. $. '25. (b^ Institut. PbysioJogic. SeoC. ii. §. 2U i3^ tfOtì (Quelle ài (jnesti egregi autori , 'e Jaìle loro ^ome dalle mie sembra che si debba conclude* re ; che all'aria introdotta sieno in gran parte dovuti i molti patimenti che soffrono gli ani- mali esangui per apertura di vene , e forse dal- la stessa cagione nati saranno quelli che afflisse- ro i coraggiosi Romani. Ghe se per avventura nascer possa dubbiez- za sul passaggio dell'aria esteriore nel torrente della circolazione allor quando le vene sono al- lacciate , facile nondimeno sarà il concepire Co- me esso accada, subito che si rifletta , che ogni allacciatura per forte che sia , dopo che è sorti- ta dalla ferita una tal qual quantità di sangue, essa rilasciasi , ed il sangue o più non versa , o jn minor dose dalla ferita^ e seguita esso il suo ritorno al cuore. Altronde avendoci l'esperien- za odierna ammaestrati -, che i fluidi , e quindi il sangue, hanno la proprietà di assorbirei flui- di elastici, e perciò anco l'aria (a) , non si ha bisogno di supporre con Blubemback nei casi dei Romani, ed in quelli degli animali sperimenta- ti , uno sviluppo d'aria unita al sangue , men- tre più naturale , e consentaneo all'esperienza ìi'è l'assorbimento di quella esteriore, cui devo- no attribuirsi gli sconcerti penosi, che accom- pagnano le morti di quelli , che si aprono per (a) Ved. la IVremoria di Teodoro di Saussure fluH'assurbiiuento dei gas da varj fluidi. le vene il fine alla vita. Avendo avuto luogo in questi casi rassorbimentoo il passaggio dell'aria esteriore nel sangue , allorché i vasi venosi so- no allacciati, e più o meno compressi, con quan- ta maggior facilità non s'introdurrà essa, quan- do tali allacciature non esistono, ossia quando sono aperte , o si aprono spontaneamente le ve- ne all'uscita precipitosa del sangue , siccome ac- cade nell'emorragìe dal naso , dall'utero, dalle emorroidi, dalle intestina ? E come si potrà cre- dere, che tal passaggio, o assorbimento non ac- cada , subito che tutti gli accidenti , che succe- ,dono negli animali fatti morire esangui, e che avvennero nei molti Romani , che si aprirono le vene , accadono ancora in quelli che muojo- Do per spontanee , o morbose emorragìe, su i quali il Padre dell'arte avea fondato i suoi fata- li prognostici (a) . Osservazione. Farò riflettere frattanto , che , se l'interpo- sizione,o assorbimento dell'aria dal sangue veno- so, è un fatto bastantemente provato ; se l'intro- duzione artificiale di essa aria, suscita gli acci- denti preconizzanti, e seguaci della morte degli esangui; se infine tutti quegl'individui che muo- jono esangui , o per spontanee emorragie, o per aprimento volontario di vene, a questi acciden. ti più o meno sono soggetti , e in mezzo ad es- (a) Goace Prsnotiones libe. aphor. lib. i4t si la vita loro finisce , non devono sembrare ad alcuno esaggerate le pene di Ottavia, i tormenti di Seneca , e di più altri , e se per abbreviarli altri il vapore del bagno , altri il veleno , ed al- tri il ferro impiegassero per troncare lo stame della vita , siccome 1' egregio Istorico asseri- sce (a) . §. V. Ma non basta per giungere allo sco- po del mio proponimento l'aver dimostrato che la morte degli esangui , e perciò dei Roma- ni , è lunga insieme e penosa . Mi è duopo , perchè ogni maniera di morire è più o meno penosa , provare altresì , che fra quelle, eh' es- si nella libertà di sceglierne una potevano eleg- gere alla più lunga o almeno alla più penosa si appigliassero . L' inedia , il veleno , rigettata la prima da Asiatico (b) e solamente in soccorso chiamata la cicuta da Seneca (e), il ferro in ajuto impiegato da Ostorio(d), erano mezzi men pe- noso il primo , più il secondo , più spedito e pronto r ultimo , che si sariano potuti all'aper- tura delle vene preferir dai Romani . Io dico che dessi si decisero a scegliere il più lungo , e penoso modo di morire , e le ragioni adduco di e venis , 3, Diseursusgueanims diversa in membra meaotis, „ laCerceptus aquis . Nullias vita perempti ), Est tanta dimìssa via. Pars ultima trunci „ Tradidit in letum vacuos vitalibus artus . „ At tuinidus qua pulmo jacet , qua viscera ferventj „ Haserunt ibi fala dia; luctataque multuni ,5 Hac cum parte viri vix omnia membra tulerunt. Pharsalif Lib. HI. (b) Tacit. Annal. Lib. xvi. ^. xviii. (e) Annal. Lib. xvi. (J. XXXV. (dj Lib. ii. cap.14. i45 tralascio . Ma per quelli narrati da Tacito sem- brami bastantemenle provato , che lo spirito conservi tutta la sua forza, ed energia in questa maniera di morire fino agli estremi , laddove le forze del corpo cedono più presto alla mancan- za di quel sangue, cbe le alimenta. Farmi anco- ra di dover concludere da questa presenza , e forza di animo fino agli estremi, che tal morte debb'esser per i morienu più spaventosa, per- chè cogli occhi della mente , la vedono, per co- si dire, alla vita subentrare. §. VI. Che se tal morte per le ragioni alle- gate è veramente più penosa delle altre manie- re di morire , che avrebber potuto i Romani a questa anteporre, ond è , che dessi non lo face- vano ? Ecco l'ultima questione che ognuno può farsi , e che mi son fatta a me stesso , cercando nello storico , e nel mio pensiero la soluzione. Io rigetto quella ragione non allegata da Tacito, ma sibbene da alcuno dei suoi commentatori , cioè che queste vittime credessero tal morte la più placida, giacché non è possibile l'immagina- re , che in 4^ anni di tempo , che vi corse dalla prima all'ultima morte ricordata dallo storico, avendo avuto le più di queste morti degli spet- tatori , non si fossero essi accorti delle loro pe- ne , e non se ne fosse divulgato il rumore. Più verisimile sembrerebbe quella di una tal quale speranza di poter conservar la vita allungando- la nel morire in tal guisa, affidandosi nella sol- lO i46 lecitazione per la grazia , o nel pentimento del Principe di averli a morte condannati, ricono- scendoli innocenti , e di questa verisimiglianza ne somministra una prova l'istorico nella moglie di Labeone, la cui morte fu disapprovata da Ti- berio (a) ; ed in quella della moglie di Seneca , che fu impedita da Nerone (b) . La scelta di una morte lunga, e penosa era la più opportuna per alimentare simile speranza , se il cuore del loro giudice fosse stato capace di rimorsi , o di com- passione. Ma la più fondata delle ragioni di tal preferenza a me sembra quella, di aver essi giu- dicato opportuno di finir la vita per apertura di vene, appunto perchè la presenza e la forza dell' animo in tal maniera di morire fino agli ultimi estremi mantiensi , e perchè essi potevano per tal motivo segnalare gli ultimi momenti di vita, con tratti dieroica virtù, e di fortezza di animo. Quasi tutte queste vittime dell'odio di Tiberio , di Claudio , e di Nerone erano della setta degli Stoici , e credevano , come Seneca (e) e Trasèa(d) nell'immortalità dell'anima ; e di questa avanti e dopo l'apertura delle vene coi loro amici, e fi- losofi ragionavano. Quasi tutti bei detti morali, come Seneca , proferivano , o esprimevano dei (a) Annal. lib. vi. 5. xxix. (b) Annal.lib.xv.^'. Ixiv. (e) Tacit. Ann.lib. XV. $. Ixiv. (d) Tacit. An. lib. xvi, ^.xxxv.et supplem. Gabriel Siotierj ad ipsum \ìh. t47 sensi di anime forti , e coraggiose , e così pro- curavano di sopravvivere alla loro disgrazia. Per quei che credevano come Socrate , e Catone , ed i nominati neirimniortalità dell'anima , qual consolazione di mantener tal credenza , e di es- servi dagli amici confortati fino all'ultimo mo- mento, onde incominciar tosto una vita più lie- ta , e più beata di quella , che per altrui malva- gità abbandonavano.'' E non è questa medesima persuasione, e credenza, che nell'agonìa di mor- te conforta e consola i cristiani ? Ma se quest'ul- tima quistione non rimanesse per l'allegate ra- gioni risoluta , sarò contento se j come mi era proposto, avrò suftìcien temente provato, che la maniera di morire che eleggevansi i Romani , era fra le più altre che potevano scegliere , se non la più lunga , almanco la più penosa. i4» Supplementi alla Storia Naturale del Sig. GIO. FEDERIGO BLU MENE JCH prof, a Gottinga , Segretario perpetuo di quella Ji. Società delle Scienze, Consiglier di Corte ec^ Versione dal Mss. originale tedesco del Sig. Dott. FRANCESCO TANTI NI Professore Onorario dell'Università di Pisa Socio Corrispondente. Presentata il ao Luglio 1 8 1 G -»-t- Diwsione del Genere umano in cinque razze principali. JL/a tutti i lumi , che intorno alle diffe- renze corporee del Genere umano ho potuta trarre primieramente dalla propria osservazione^ e qualora questa non ha potuto aver luogo , dalle notizie di testimonj ingenui ed intelligen- ti , e dai confronti istituiti fra le suddette diffe- renze degli uomini , e quelle di altre specie di corpi organici , e massime degli animali dome- stici , risulta , che non può trovarsi differenza alcuna presso quelli che non si osservi , quale indubitata conseguenza di degenerazione, anco- ja presso una gran parte di questi. Riguardando pertanto questa materia con lo sguardo del naturalista , e del fisiologo nou J49 ifovo alrnn ragionevole motivo per cui io deb- ba stare perplesso ad ammetterle, cbe tutti i Po- poli esistenti sul globo terraqueo appartengo- no ad una stessa e comune specie. Ma come sogliono classarsi le razze e le va- rietà dei cavalli e dei gallinacei , dei garofani e dei tulipani, devono potersi ugualmente classare le differenti varietà insorte nel Genere umano. Si rifletta però sempre , che tutte le varie- tà che si osservano nel Genere umano , ancor- ché assai decise a prima vista , si disperdono e confondonsi interamente l'una nell'altra per una serie insensibile di passaggi e di gradazioni ; e che unicamente limiti molto arbitrar] possono fissarsi fra queste varietà , tanto più se nell'esa- me loro si considereranno separatamente or t' una or l'altra di esse, e non contemporaneamen- te tutti i contrassegni caratteristici dei diversi corpi, come assai più conviene ai principi di'ua sistema naturale. Per quanto dunque mi permettano le co- gnizioni, che ho procurato d'acquistare intorno ai Popoli esistenti sul globo terrestre, mi sembra che con la maggiore naturalezza questi possano dividersi nelle seguenti cinque razze principali. /. La raz,za Caucasa. Questa comprende gli Europei ( a riserva degli abitanti della Lapponia e della Finlandia ) gli Asiatici occidentali al di qua dell'Ob, del Ma- re Caspio,e del Gange, oltre gli Affricani setten- i5o trionali , cioè a dire comprende all'ineirca gli abitanti di quella parte dei mondo nota agli an- tichi Greci e Romani. Il loro colorito è più o me- no bianco , rosso quello delle guance , e sono gli uomini più belli secondo l'idea, che si ha in Europa intorno alla bellezza si dei tratti del vol- to , che della forma del cranio. II. V Mongolica. Comprende gli abituiti del rimanente dell' Asia ( a riserva dei Malai ) ed i Lapponi in Eu- ropa, gli Eskimos nelle province più settentrio- nali dell'America dallo stretto di Bering fino a Labrador ed alia Groenlandia. Sono generalmen- te di un colorito giallastro con capelli scarsi, ruvidi e neri , il loro volto è piatto , sono late- ralmente prominenti gli ossi zigomatici , e ri- stretta è l'apertura delle loro palpebre. ///. L Etiopica. Comprende gli abitanti del rimanente dell' Affrica. Essi hanno colorito più o meno nero , capelli cresputi , mascelle sporgenti in avanti tumide labbra , e naso compresso. IF. L'americana. Comprende gli abitanti del rimanente dell' America. Il loro colore rassomiglia quello del- la scorza di querce o del rame temprato , i loro capelli sono ruvidi sì, ma lisci , largo ma non compresso il volto con tratti estremamente de- cisi. IDI y. La M alaica. Comprende gli abitanti delle Isole del Ma- re del Sud, ossia gli abitanti della quinta parte del mondo fino verso le Indie orientali compre- si i Malai propriamente detti. Hanno un colori- to brunofdal mahogoni più chiaro fino al casta- gno più cupo ) capelli folti neri ed anellati , largo naso , ed ampia bocca. Ognuna di queste cinque razze principali comprende inoltre or l'uno or l'altro Popolo, il quale per la sua struttura più o meno decisa- mente si distingue dagli altri di ciascheduna dell'esposte classi. Così per esempio potrebbero considerarsi come una varietà propria, e quasi suddivisione della razza Caucasa gl'Indous, della Mongolica i Chinesi e Giapponesi, dell'Etiopica gli Ottentotti , della metà meridionale del nuo- vo mondo gli Americani settentrionali, dei bru- ni abitatori d'Otahiti e delle altre Isole del Ma- re Pacifico i neri Papous della nuova Olanda (a) . imi Neri in particolare . Essi pure immagine di Dio per quanto scoi, pita in legno d'ebano , come Fuller si esprime. Si è cercato di tempo in tempo di porre in (a) V. relativamente a questa divisione del Ge- nere umano in cinque razze principali del Professo- re Blumenbach la descrizione da me fatta del suo Gabinetto antropologico inserita ne' miei opuscoli scientifici, V. 1. pag. 43. Nota del Traduttore. i5a dubbio questa verità , ed al contrario si è pf^* teso di ammettere, cbe i Neri sieno nella strut- tura del loro corpo specificamente diversi dal rimanente degli uomini, e che sieno pure a que* sti sommamente inferiori nella vivacità ed ener- gia delle facoltà intellettuali. Le proprie osservazioni peraltro paragona- te con le informazioni ricevute da testimonj di buona fede , e scevri di prcgiudizj , da lungo tempo mi hanno convinto delferroneità delle due accennate asserzioni. Per confatare queste è soverchio che torni a ripetere quello che già altrove estesamente ho espomingo , ed i cui genitori erano nativi del Congo. Il di lei volto non solo non aveva alcun tratto dispia- cente , ma neppure alcuno soverchiamente de- ciso ; lo stesso suo naso , e le labbra , al più al- quanto tumide , erano regolari, di maniera che i medesimi delineamenti uniti ad una cute bianca , avrebbero generalmente inspirato pia- cere , e di fatto le Maire dice nel suo viaggio al Senegal e Cambia , che vi s'incontrano Nere , le quali , aireccezione del colorito , sono ben formate nei loro tratti al pari delle donne euro- pee ; lo stesso si conferma pure dal veridico e giudizioso Naturalista Adanson nella sua rela- zione delle Nere del Senegamb. «Esse hanno be- « gli cechi , bocca e labbra piccole , e delinea- « menti del viso perfettamente proporzionati: ve « ne sono ak une d" un'assolnia bellezza [a.) : sono (a) D'une beauté parfa^ite . i56 « estremamente vivaci,ed hanno un portamento «svelto, leggero, e piacevole», (^.osl precisamen-' te era la Nera in Iverdun , e varie altre Nere , e Neri, che successivamente ho avuto luogo dive* dere, i quali mi hanno nello stesso tempo con- vinto della verità di quello , che ci assicurano testimonj di buona fede intorno alle felici di- sposizioni intellettuali di questi nostri Neri con- fratelli , per le quali come pure per la naturale loro bontà di cuore (a) in generale non hanno motivo d'invidiare alcun'altra razza della specie umana (b) . Dico espressamente in generale , e (a) Lucas , il noto viaggiatore in AfFrica nell^ «pera Vroceedings of the A-fjrican Association sì esprime nei seguenti termini circa a questa bontà di onore ,, the mildness of the Negro cliaracter. „ (b) Serva di conferma, a preferenza di ogni al- tra , quello clie dice a questo proposito il nostro im» pareggiabile Niebuhr. „ Il carattere principale del „ Nero, massime allorché ei sia ben trattato, è la „ fedeltà verso i suoi padroni e benefattori. I Nego- „ zianti Maomettani di Kahira, Dsjìdda , Surattejtì „ di altre Città comprano volentieri giovanetti Nerij „ fanno loro apprendere a scrivere e leggere , ed eser» „ citano l'esteso loro commercio mediante i soli Schia» „ vi Neri 5 che spediscono inoltre in remote province „ ad erigere case di commercio . Dimandai una volta „ ad uno di questi Negozianti com'egli arrischiasse di „ affidare ad uno Schiavo carichi interi di mercanzìa ? „ II mio Nero, tosto mi replicò, mi è fedele* se al „ contrario volessi far passare il mio commercio unì- „ caniente per le mani dei Bianchi, dovrei temere^ „ che presto questi fuggissero portando con loro il „ mio capitale. „ naturale bontà di cuore , giacché questa non dèi ve ricercarsi nelle Navi di trasporto, e nelle ame- ricane piantazioni di zucchero , ove oppressa ed estinta dalla brutalità dei Bianchi carnefici bisognerebbe bene che questi fossero imbecilli al par cììfe crudeli , se dietro al barbaro loro trattamento esigessero ancora da quest'infelici e maltrattati schiavi fedele attaccamento edamo- re , Aublet , osservatore egregio della natura , si riporta nell'accurata ed eccellente sua descri- zione del carattere naturalmente buono dei Neri alla confessione di Europei, i quali, essen- do stati schiavi in Algeri , hanno ingenuamente confessato di avere nutrito verso i loro padroni lo stesso livore , quale contro il suo può nu- trirsi da un Nero nelle Colonie. Al contrario io ho avuto luogo di osservare giornalmente per lungo tempo una brava Nera , cui sovente in me stesso io diceva cièche il Democrito di Wie- land dice alla sua sì buona e docile crespo-cri- nita Nera, e che sì spesso viene contestato intor- no ai non per anche viziali Neri da imparziali Scrittori , e segnatamente in questi ultimi tem- pi con sì vero ed energico sentimento di rico- noscenza dall'insigne Mungo Park , onde si ren- de superfluo l'accumulare su questo ulteriori testimonianze (a) . (a) Chi desidpra''se laminose riprove della fedel- tà, riconoscenza, ed in generale del carattere uma- ^ i58 Superfluo già non sarà il riportare piutto- sto alcuni esernpj rimarcabili , né comunemen- te noti della finezza delle facoltà mentali, e dei talenti dei Neri, che non riusciranno punto nuo- vi a coloro che sono al fatto delle notizie da viag- giatori savissimi e veridici riferite intorno alle na- turali disposizioni dei ISeri medesimi : cosi, per esempio , il classico ed esattissimo BarJjot nella sua grand'Opera sulla Guinea dice « i Neri han* « no per la massima parte penetrazione e sagaci- « tà : concej)iscono le idee facilmente e con pre- ce oisione, e sorprendente è la loro memoria, poi* «.che a fronte che non sappiano né scrivere né « leffcere, nonostante conservano il massimo or- no ' «dine nel commercio, e nei loro affari per compli- «cati e rapidamente eseguiti che dessi sieno , e «raramente commettono uno sbaglio. Dopo che «gli Europei gli hanno frequentemente inganna- «liadoperano adesso la maggiore precauzione ne- «gli affari che con essi contrattano , riguardano «accuratamente tutte le nostre mercanzìe pezzo « per pezzo per vedere se corrispondono in bontà no, come pure delle felici disposizioni dei Neri,oon- Siiltl le tre Opere seguenti, gli Autori delle quali, imparziali ed accurati osservatori dei Neri, hanno lungamente soggiornato nelle Indie occidentali, cioè Oldendorp, Geichichte d r Mission der eva''gelischen Bràdf'r auf S. Thomas etc. 1777. — Ram^ay, Essay on the Treatement ami Cou7>e>sìon of African Slaves 1784. — e ISisbet, Capaciy ofNegiees Jor Religious and Moial liiiprovement I789. ^ iSg « e misura alle mostre ricevute, per esempio se « i panni e l'altre merci sono durevoli , se sono « stati coloriti in Harlera o in Leida, e e. v. d. : in « una parola essi esaminano ogni cosa con tanto «giudizio ed intelligenza quanta possa mai usar- «ne qualunque Negoziante europeo. « E conosciuta d' altionde la loro destrezza neir apprendere ogni specie di lavori meccani- ci : si calcola , che i Neri formino s»/,» dei Ma- nifattori dell' Indie Occidentali (a) . Circa alle felici loro disposizioni perla mu- sica non è necessario , che io ricorra affli esem- pj di Neri, i quali in America col mezzo di essa hanno guadagnato tanto da riscattare a caro prezzo la propria libertà , giacché 1' Europa stessa offre esempj di Neri , che vi si sono de. cisamente distinti . Il Nero Freidig in Vienna era generalmente conosciuto per un esimio suo- natore di concerti sul Violoncello e sul Violino, e per un eccellente disegnatore , allievo di Schmutzer presso quell'Accademia . In riprova delle disposizioni dei Neri per le scienze matematiche e fisiche mi limito a no- (a) V. Tagebtich seìner Rehe von Cairo bis Murzuk del nostro Honiemann intorno alla sor- prendente capacità per le arti dei docili ed umani Neri di Houssa o Sudan nell'interno dell'Affrica, opera che somministra tante e sì interessanti noti- zie intorno alle provinole ed intorno ai popoli di questo ti'atto di terra j non visitato da alcun"" Eu- ropeo preeedenteuiente ad esso . ì6o minare Hannibal Colonnello d' Artiglieria al ser- vizio Russo , e Lislet dell' Isola di Francia, il quale in grazia delle sue eccellenti osservazioni meteorologiche , e delle sue Misure trigo* nometriche ha meritato di essere ammesso fra i Socj corrispondenti dell' Accademia delle Scienze di Parigi , Il Dottore Rusch di Filadelfia si occupa presentemente intorno alla Storia del NeroFul- ler di Maryland , che ultimamente si è reso tan- to noto per la sorprendente sua abilità nell'ari t- metica. Per farne prova fu desso una volta ricer- cato in una conversazione quanti minuti secon- di avesse vissuto un uomo pervenuto all'età di 70 anni, e di tanti determinati mesi. In un mi- nuto e mezzo Fuller ne assegnò il numero. Si ripetè il calcolo , ma il resultato ottenuto non corrispose a quello di Fuller : questi allora sog- giunse « non avrebbero già dimenticato di an- « noverarvi ancora i giorni di più degli anni bise- « stili? « Questi di fattovi furono aggiunti, ed il conteggio riesci precisissimo. Io possiedo varie annate di un'Almanacco di Filadelfia , ivi fatto da un Nero , il Sig. fìe- niamino Bannaker, il quale con niun'altra istru- zione che quella dello studio delle opere di Fer- guson , e delle tavole del nostro Tob. Mayer ha acquistato l'astronomiche cognizioni, che pos- siede [a) . -(a) Il Sig. Jac. Mac Henry a Baltimore ha d«- i6i Boerìiave , de Haen , Rush (a) ed altri ci porgono lepiù favorevoli testimonianze diquan- to i Neri riescono egregiamente nella medicina: si contano pure fra essi alcuni abilissimi Chi- rurghi , e la bella nera d'Yverdun , superior- mente citata , gode in tutta la parte italiana della Svizzera la reputazione di essere un eccel- lente Raccoglitrice dotata di cognizioni solide , e di una mano assai destra , e delicata . Tralascio di parlare di Madoko, ( Ministro della setta dei Metodisti di Wesley, ) come pure dei due Neri Ignazio Saricho, e Gustavo Vassa , ambedue noli alia Repubblica letteraria , que- gli per le sue lettere (b) , questi per 1' interes- ta alla luce una relazione della vita di esso. Ei riguarda, ecco le sue proprie parole, questo Ne- ro qual nuova riprova „ che le facoltà intellottuali „ non si modellano dietro il colorito della cute.,, (a) Giusto Medico filosofoj per escmpio,dice a proposito del Nero, Dot. Derham nella nuova Or- léans , tuttor vivente per quanto io sappia / havs conversed rvith him tipon rnost of the acute and epì* demic diseases vf the country vvhpre he lives , and Tvas pleaied to find him perfectly acquainted vvlth t he tnodcrn simple mode of practice in those diseases . l t'Xpecfed to hav". suggi'sted some nevv medicinps to him ; lut he xuggpsted many more to me . He is very modest and angiiging in his manners , and does businett to the amount of three thousand do'lers a year . (b) Letters of the late Ignatlus Sancho, an Afri' can, terza edizioue Londra 1784.. 8vo ; col suo ri- tratto eccellcnteuiente inciso da Bartolozzi diotro il quadro di Gainsborough .^ 11 j62 sante sua Biografia : (a) il primo stimato an- cora da Garrick e da Sterne , il secondo da me personalmente conosciuto : e ometto pure di fa- re menzione di Neri e Nere, che si sono distinti mediante i poetici loro talenti, di varj dei qua- li io posseggo le poesie scritte nelle lingue in- glese , olandese , e latina , e fra le quali merita- no una particolare distinzione quelle di Phillis Wheatley a Boston , resosi con esse sì merita- mente celebre (b) . Ma omettere non deggio due Neri, divenu- ti famosi in grazia delle loro opere , che io pu- re ho : cioè Il nostro defonto HoUmann , allorché era ancora Professore a Wittenberg nel 1 784 ha de- corato del grado di Dottore di Filosofìa il Nero Antonio Guglielmo Amo , il quale si è distinto sì pei suoi scritti che come Istruttore , e di cui ho due Dissertazioni , una delle quali attesta la (a) The interesting narrative of the Life ofOIan- dah Equiano , or Gii^tavus Vassa , vvritten by himself. Terza edizione , Londra 1791 8vo , ed in tedescQj Gottinga 1792 8vo . (b) Poems on various sub'jects religioits and mO' ral . by PhiRis Wheatley j Negro Servant to Mv.John Wheatley of Boston l'il'ò ^vo . — raccolta, che leggesi con vero piacere da chiunque ha gusto per la poesìa. Alcuni squarci scelti delle sue composi- zioni trovansi nello scritto premiato dell insigne Clavkson intitolato on the slaveiy and commerce of the human species . f63 sua profonda ed estesissima erudizione nelle migliori opere fisiologiche di quel tempo (a). In una relazione della vita di Amo , che in tale occasione fu stampata dal Consiglio Accademico si fanno i maggiori elogj dell'esemplare sua pro- bità , de'suoi talenti , del suo zelo , e della sua erudizione , dicendovisi , per esempio, intorno alle sue lezioni di Filosofia « excussis tam vete- « rum quam novoruni placitis , optima quaeque « selegit , selccta enucleate ao dilucide interpe- « tratus est . « Il Nero Giacomo Elisa Giovanni Capiteìn trafugato nell'età di 8 anni, venduto ad un mer- cante di Schiavi al fiume di S. Andrea, e per- venuto finalmente per terza mano in Olanda, si applicò nel suo quarantesimo anno agli studj teologici. Conservo di suo alcune prediche (b) , e poesìe di un certo merito ; nia molto più ia- (a) Il titolo dell'una è „ Dissertatio inauguralis philosophica de hiinianae mentis Cf7rot,'jéiSi> s. sensionis ac facultatis sentiendi in mente htimana absentia, et earum in corpose nostro organico ac vìvo prasentia , aiictore Ant. Guil. AinOj Guinea-Afro. — Quello \ dell'alti'a è il seguente: „ Disp. philosophica conti- nens ideam dìstinctam eorum qua competimi vel nien- ti j vel corport nosto vivo vel organico. „ (b) Uitgerovvgte Predicatien in's Gravenhage en l'Oiideikerk aan den Amstelgedaan door Juc. Elisa . Jo. Capiteìn , Africuansche Mooi , bei oepen Predikant cp D'Elmina aan he( Kasteel St. George . Aiust. 174'-^ 4to. 104 teressante è la sua « Dissertatìo poUtico-'ThéolO' « gica de sers'itiite lihertati christianae non con' « trarla , « da esso pubblicamente difesa in Lei- da il dì IO Marzo J742 , della quale ho la tra- duzione olandese (a) , di cui comparvero in bre- vissimo tempo quattro edizio'nl consecutive. Fu in seguito eletto in Amsterdam Predicatore a iVElmina , per ove poco dopo partì. — Il Sig. Professore Brugmans a Leida , che mi procurò gli scritti di questo Nero, soggiunse, che regna- vano allora due opinioni relativamente al de- àtino da lui incontrato in quel luogo , alcuni cioè supponevano che fosse stato ucciso , altri chVgli si fosse ritirato fra i selvaggi suoi com* patriotti , ed ivi avesse fatto succedere all'euro- pea puramente acquistata la nativa sua legge , è maniera di vivere : nel qual caso egli offrireb- be un similissimo confronto alla storia dell'Ot-^ tentotto educato e civilizzato in Europa , di cui Rousseau ha immortalato il patriottismo (b) . D'altronde estremamente più naturale sembrerà ad ognuno questo irresistibile trasporta verso i (a) Staatkìmdig Godgrleerd Ondeizoeìischnft over de Slaverny , ah ni, t strydig tegen de Chrystelyke Viyheid. Leida 1742. 410, con il ritratto deìV Au- tore assai bene inciso da F. de Bleyovvyck . — Nel primo fascicolo delle mie „ Abbildungen naturhistu- ìischer Gpgenstande Tav. 5. lio inserito un^altrosuo Jiliatto fatto dietro a quello di P. van-Dyk. (b) V. il liame che è al frontispizio del suo „ Z)i4Coii;\s sur Vinegaltté yarmi lei hommes . „ i65 patrìi Lari di quello che lo sia ciò che a mol- ti Europei è avvenuto , vale a dire che fatti pri- gionieri dagl'Indiani abitanti l'America setten- trionale , ovvero dai Caraibi occidentali , allor- ché questi formavano tuttora una Nazione con- siderabile e guerriera, ed avendo lungamente vissuto plesso i medesimi , trovarono una tale soddisfozione a quel rozzo stato di natura , che non desiderarono più di essere barattati , né dì restituirsi alla patria ; e non mancano esempj d'individui , e particolarmente di Francesi , che volontariamente si sono trasportati fra i selvag- gi del Canada , e che hanno interamente adot- tata la loro maniera di vivere (a) . Dopo tutte l'esposte riprove di perspicacia e d'ingegno dei JVeri ardiVei quasi dire , che po- trebbero in Europa nominarsi vaste province, nelle quali, per adesso almeno , invano si ande- Tebbe in traccia di sì sagaci Scrittori , Poeti, Fi- losofi , e Corrispondenti dell'Accademia di Pari- gi, come viceversa non esiste a mia notizia Na- zione alcuna fra le così dette selvagge , che sia» si , quanto i Neri , si luminosamente distinta per tante riprove di suscettibilità di educazione , e di cultura scientifica , e che in tal guisa sia- (a) Il Tenente Paterson fa menzione di un Te- desco > il quale dal Capo di Buona Speranza si era trasferito presso gli Ottentotti, con i quali viveva da 3o anni circa , e che si era perfettamente natu- ralizzato fra loro. i66 si magfijiormente avvicinata alle più istruite Kazioni della terra. Sugli jélbinos , o Albini , o Morì-hianchi . Questi disgraziati non sono stati trattati dagli scrittori punto meglio dei Neri , giacché ve ne sono stati alcuni , i quali hanho dubita- to se gli Albini al pari dei Mori debbano consi- derarsi per la stessa specie d' uomini , di cui siamo noi , giacché i secondi erano per loro troppo neri , ed i primi troppo bianchi . Quantunque, per vero dire, 1' esame degli Albini non tnlri né punto né poco nella sfera della Storia naturale, ma bensì in qnelladella Pa- tologia , non ostante fa duopo che ne dica due parole tosto che una volta sono stati intrusi in quella , e che hanno 'dato luogo a tanti strani errori , tanto più poi , che ciò che n'esporrò ^ x^oncatena con 1' articolo precedente , giacché in principio la storia loro fu intralciata con ■quella dei IN eri . Si cominciò ad osservare , cioè , "prima che altrove, presso questi ultimi unaspecied'uomi- Hi , che si distinguono dagli altri per un' inso- Jita bianchezza o anche colore rossastro della cute, pei capelli giallo-biancastri; e pei loro occhi di un rosso pallido ; ed è naturale poi, che tali singolarità si rendessero prima sensibi- li presso i Neri che presso i Bianchi , d' onde è derivato , che gli Albini furono conosciuti in principio sotto il nome di Mori bianchi , i6'j Ma già verso la fine del penultimo Secolo si trovarone simili Individui presso gli Ameri- cani , e poco dopo fra i popoli dell' Indie orien- tali : Cook successivamente ne incontrò a Uta- heiti , e nelle Isole degli amici , e finalmente al giorno presente è noto ,che si osservano ancora nella stessa Europa , ed anzi più frequentemen- te di quello , che sarebbe da desiderarsi . Poiché dal tempo che io presentai alla So- cietà Reale delle Scienze le mie osservazioni in- torno ai due Albini Savoiardi , eh' ebbi occasio- ne d' esaminare in una gita che nel 1783 feci unitamente al giovane Sig. Deluc da Ginevra a Faucigny , e che in seguito si trasferirono a Londra ivi chiamati dai Direttori del Circo , ho ricevuto notizia di una dozzina di altri Albini trovati qua e là nella sola Germania, e mi sono stati spediti per conferma porzione dei loro ca- pelli , ad essi sì esclusivamente proprj , onde sembra che degli Albini sia accaduto lo stesso che è avvenuto di tante altre maraviglie natura- li , che sonosi queste, cioè, per si lungo tempo travedute perchè si consideravano per rarità troppo grandi da doversi aspettare . In una parola gli Albini si trovano in tutte le cinque razze della specie umana . Inoltre poi questa singolarità non è punto esclusivamente propria del Genere umano , ma s' incontra ancora presso altri animali a sangue /caldo, tanto mammiferi quanto uccelli; fra i6g quelli , cioè per 1' ordinario , nei Conigli bian** chi e nei Topi bianchi , e fra questi nei Canari- ni bianchi ; ed al contrario non mi è riuscito mai possibile , ad onta delle più ripetute inda- gini , di scuoprire un solo esempio d' Albini fra gli animali di sangue rosso freddo , fra gli An* fibj , e fra i pesci , A veruno , che conosca il loro stato , re- cherà sorpresa , che io riguardi come malati gli Albini in generale, e conseguentemente anche i Conigli bianchi. Il sintoma caratteristico con- siste nel colore particolare degli occhi; l' iride è di UH colore roseo pallido , e la pupilla di un colore di corniola cupa, mentre dessa negli oc- chi sani deve essere sempre perfettamente nera siasi pur d' altronde la pupilla o celeste o scura . La causa di questo colore rosso deriva dalla to- tale mancanza di una parte assolutamente ne- cessaria alla retta visione , di quello scuro ne- rastro mucco , cioè , che ricuopre una gran parte dell'interno del globo dell'occhio ad og- getto di assorbire 1' eccesso dei raggi lucidi , e nasce appunto da tale mancanza ch« gli Al- bini soffrono più o meno alla luce viva . Sembra peraltro, che questa mancanza del Pigmentum nigrum sia costantemente un sem- plice sintoma di una generale Cacchessia , che negli Albini umani principalmente si manifesta mediante l'aspetto della cute , ed il colore gial- lo-biancastro dei capelli : per lo meno , «69 pev tjuanto io sappia , non si è osserva- to mai quel difetto degli occhi senza la coe- sistenza di questa struttura della cute o dei ca- pelli . Tale malattia è sempre congenita , e spesso ereditaria . Sembra incurabile , o per lo meno non conosco alcuno esempio , che sieno mai svaniti gli esposti sintomi in alcun' Albino . Non saprei attualmente presentare veruna soddisfacente spiegazione intorno alle cause di questo difetto singolare, giacché presso alcuni popoli e presso i diversi animali, fra i quali si so- no trovati Albini , non sarebbe già per se stesso ammissibile quello che credè di avere osservalo un viaggiatore, d'altronde assai perspicace, Fou- cher d' Obsonville , cioè che potrebbero gene- rarsi Mori bianchi allora quando i Genitori fa- cessero uso in tal tempo di mercurio o di ci- nabro , quando anche senza ciò la sua. idea non fosse tanto inverosimile ; come è pure assolu- tamente falsa r antica opinione , che presso i Mori bianchi veruno dei due sessi è atto alla propagazione , poiché già de Brue adduce un esempio di Mora bianca resa gravida da un Ne- ro , e che partorì un bambino perfettamente nero: ed il rinomato Nero Sig. Vassa , nell'in^ teressante sua opera citata nel precedente arti- colo ,c' indica il fatto di una Mora bianca , che ultimamente in Inghilterra sposò un Europeo , 170 e che ne ottenne tre veri Mulatti con capei' li di colore chiaro . (a) (a) V. ne' miei Opuscoli scientifici Tom. 1. p. 6.^. la descrizione di un giovane Albino, che vive » nei contorni di Fisa . Nota del Traduttore, '7» . ì)elha estrazione del Glutine dalle Ossa . MFMORIA del Sig. GIOVANNI FABBRONI Corrispondente della R. Accademia delle Scienze di Parigi , uno dei XL. della Società Italiana delle Scienze , ec. Socio Corrispondente . E' Presentata il 5. uégosto 1816. [li noto da gran teinpo che le ossa d'ogni animale sono composte 1° di combinazioni per là maggior parte terrose , le qnali sono solubili agli acidi; 2° di un glutine organico, che l'acqua bollente facilmente discioglie . Le combinazio- ni solubili agli acidi , ed insolubili all' acqua so- no : un fosfato di calce , e di magnesia ; un car- bonato , e fluato di calce; e finalmente qualche accenno di allumina, di ferro , di manganese . Il Glutine forma , secondo alcuni , la metà del peso delle ossa in generale ; secondo altjri ne costituisce la quarta parte (a) . Questo Glu- (a) La differenza nasce dal non avere stabilito io che stato si contempli. ti ne è la sostanza essenziale che forma la quan- tità nutriente dei brodi , e delle gelatine risto- rative (a) ; o , più rettamente parlando , i brodi e le gelatine al Irò non sono che soluzioni acquo- se di Glutine più , o meno dense . Molte perso- ne si occuparono del modo più pronto , ed uti- le per separare tal Glutine dalle ossa , in veduta dell' uso importante che potrebbe farsene per alimento . I medici soventemente prescrissero agli ara- malati il Glutii>e estratto in forma di gelatina dal corno di cervo , supponendogli facoltà me- dicamentose (b) . Quello che le ossa forniscono è. identicamente lo stesso . JNfon senza difficoltà peraltro cedono le ossa tutto il Glutine che con- tengono ; perchè le loro parti terrose lo difen- dono dall' azione dell'acqua bollente e non per- mettono che essa ne disciolga , se non quello che trovasi in superfice . (a) La Gelatina, per l'analisi di Gay Lussac* è composta di Carbonio 47j88i Ossigene 27,207 Idro^rene 7»9i4 Azoto 16,998 (b) Seguin vide guarire negli Spedali di Pari- pi molti ammalati di febbri basse, e terzane in con- seguenza di aver loro somministrato a dosi consi- dei'abili della colla che altro non è che la parto gelatinosa degli animali. Molte di tali febbri da de- bolezza, e mala nutrizione dipendono; la facoltà eminentemente alimentare della Gelatina reatitui il necesiiario vigore alla economia animale . '7^ CoerenterheQte a ciò, per la prepAraziottc della gelatina dal corno di Cervo , prescrivesi nelle farmacopee di rasparlo sottilmente, prima che pongasi a bollir nell'acqua. La farmacopea Ferrarese indica che si bolla un oncia , é mez- za di tal raspatura in tre libbre d'acqua, sin che siano ridotte a sei once : parrebbe dunque che si dovesse ottenere di gelatina un quadruj)lo pé- so della raspatura adoprata. Baumè sembra in- dicare che se ne cavi il sestuplo , contemplando le dosi della sua ricetta, che peraltro non fanno prova, giacché Reuss , dicendo che si bollano sei parti di corno di Cervo raspato in settanta- due d'acqua , sin che ne restino quarantotto , non vuol certamente dire che se ne ottenga l' ottuplo peso di gelatina , ed anzi dice che dopo averla chiarita , si faccia ulteriormente bollire , né si sa quanto. La diversità in questi resultati troppo vagamente annunziati dai respeltivi Au- tori , proviene , o da più sottil raspatura , o da più lungo bollore , o finalmente dalla diversa densità della gelatina , che essi non dichiararo- no : ma è poi certo che sommamente più se ne ricava dal corno raspato, che dall'intiero, e che perciò può sperarsene maggior dose , quanto più sottilmente raspato sia. Newman ottenne dal corno di Cervo solido ventiuna centesime, o po- co più di una quinta parte di densa gelatina : noi facemmo bollir cinque once di corno di Cervo sottilmente raspato e ne ottennamo ven- ticinque , ossia il quintuplo di gelatinai E chiaro che Io stesso deve verificarsi anco perle ossa, quanto al render più gelatina, es- sendo peste, o raspate, giacché per la loro den- sità e natura , dal corno di Cervo non molto differiscono . Proust aveva osservato che da centosessan- ta once di ossa esposte intiere all' azione dell' acqua hoUente , non ricavò che sole nove once di gelatina , o meno di sei per cento ; mentre che una egual dose di ossa frante gliene dette- ro dugentottautotto once , ossia trentadue vol- te di più . L' osso alla gelatina , in questo caso, sta in proporzione come i. a i,8. Da sei once di raspatura di ossa , bollite in tre libbre di acqua sin che calasse due terzi, ottenemmo noi con piccola differenza , una libbra di gelatina : le ossa furono dunque alla medesima come i a 2, perchè presentarono al fluido una maggio- re superfice . L'infaticabile e benemerito dot- tor Carradori , che sempre si occupò di utili sperimenti , volle ripeter quelli che il sopraco citato Proust , e poi Darcet il padre , avevan fatto per porre a profitto la gelatina delle ossa; ed assicura , che da soli nove denari di ossa pe- stale j e fatte bollire con tre libbre d" acqua sin- ché calasse verso alla metà , oitenne circa una libbra e mezza di brodo , eguale per la sua so- stanza a quello che avrebbe potuto ricavare da mezza libbra di buona carne . Valutando l' osso 17^ (che p©co o niente vale ) anco a prezzo pari della carne medesima, qual si vende al macello, quel brodo sarebbe costato sedici volte meno , e non perciò aveva minor sostanza , che se di ottima carne si fosse fatto. Resulta evidentemente , come era naturale di credere , che , tanto per il corno di Cervo , quanto per le ossa , è utile di rasparle o tritu- rarle minutissimamente, quando si ha in vedu- ta di ricavarne quanto più si possa del glutine che contengono. Ma è ben vero peraltro , che l'opera di pestare, o macinare le ossa , special- mente quelle che solide , e non spugnose sono , non manca di esser costosa per il tempo che esige , soprattutto se a braccia d'uomo si effet- tui ; potrebbesi usare a tal uopo un cavallo , o l'acqua, e costerebbe assai meno : ma in qualun- que modo sia, non riesce facile di ridurre le os- sa dure in molecole abbastanza minute da fare accessibile all'azione dell'acqua bollente ogni atomo di glutine, che tra le parti insolubili tro- visi imprigionato. Papino immaginò di rendere più efficace e penetrante l'acqua, facendo bollir le ossa, la- li quali sono , in un vaso metallico , il cui co- perchig a tenuta eravi assicurato , e connesso con viti, in modo da non lasciare uscire atomo di vapore : l'immenso calore, e la forza espansi- va che in tal situazione concepisce Tacqua , sembra farle penetrar l'osso a tutta sostanza j poiché ne rimane ammollito , e se né S^patand alcune delle sue parti costituenti. 11 Dottore Schaw ( un secolo dopo la pub- blicazione di Papino ) narra d'aver posto una libbra e un terzo di osso , con cinque libbre d' actjuà nel così detto Digestore , o Pentola Pa- piniana , a fuoco moderato, sinché il coperchio avesse concepito tanto calore da far svaporar prontamente una goccia d' acqua , che vi si get- tasse sopra ; ed avendo aperto il vaso , dopo freddato, tfovò i<' l'osso ammorbidito da tagliar* si col coltello; 2° l'acqua cambiata in gelatina tremula, e 3° molto grasso soprannliotante Que- st' ultima circostanza , estranea all' oggetto , di- pende dalla natura delle ossa , che , quanto più sono spugnose, tanta uiaggior quantità di grasso contengono : fu provato che da sedici libbre d' ossa de' fianchi , pestate , e cotte , escirono due libbre di grasso , ossia una ottava parte di loro ; quantità non indifferente , e che può per se sola meritai'e attenzione : quanto al" la gelatina , ottenuta col digestore di Papino , non avendo avuto luogo evaporazione alcuna , sì può concludere che da una parte d' ossa , si esrtrassero parti tre e tre quarti di gelatina , o quasi una doppia quantità di quella che Proust ricavò dalle ossa frante, come aviam veduto pocanzi . Su questo resultato forse, e sulle proprie esperienze , Dubamel propose 1' uso delia pe«- '77 tola p^pìiiiana per la manifattura della colla . Si sa che la colla altro non è che gelatina ridot- ta in stato secco . Grenet , Parmentier , Pellet- tier riconobbero i risultati di Duhamel ,cioè ve^ rificarono che da novanta sei once d'ossa cotte nel digestore con trecentottantaquattro d* acqua , si può ottenerne quindici e mezza di colla trasparente secca , e più mezza oncia di colla inferiore , che vuol dire una sesta parte del loro peso . Ma l' uso della pentola papinia- na è njalameute adattabile alle operazioni do- mestiche ed alle arti a cagione delle difficoltà che lo accompagnano ; ed il raspare, o tritura- re le ossa porta una spesa, che ne diminuisce il profitto , e non permette d' estrarre , almeno dalle ossa dure, tutto il glutine che racchiudo- no . Non è adunque dubbio che molto meglio sarebbe , se a pari, o minor costo riescisse di se- parare primieramente dall'osso tutte le di lui parti insolubili all' acqua , e mettere il totale del suo glutine a nudo . Sapevasi da gran tempo che gli acidi inte- neriscono le ossa , sciogliendone la parte dura . Boerhave aveva osservatoche gli alcali fan le ossa più rigide , e che gli acidi le fan più flessibili . Geoffroi vide diventato trasparente , e pieghe- vole un cucchiajo d' avorio , dopo essere stato lungamente immerso nellasenapa sciolta : Fou- chy notò lo stesso fenomeno in altro simil cut> chiajo tenuto lungo tempo nel latte, forse già 12. 178 inacidito. Hunauld avvertì che alcune ossa era- no divenute tenere nell'aceto. Stahl mise a nu- do la tessitura degli occhi di granchio, scioglien- done, mediante gli acidi minerali, la loro par- te terrosa . Hesissant indicò specialmente l'aci- do nitrico per isolare il tessuto cellulare delle ossa dalla loro sostanza rigida e opaca . Lewis disse che 1' acido nitrico , e muriatico diluiti , e r acido acetico qual' è , rendono flessibili le ossa ; che lozolforico le fa tenere, sebben fria- bili . Ma quegli che sembra essere stato il pri- mo a indicare il miglior solvente della parte du- ra delle ossa fu il Rosselli, che sino dal iSSg disse « Prendi vitriolo , sale comune , ana : pe- « stali ; cavane acqua per lambicco , ed ogni « osso in essa per dodici bore venirà come pa- « sta . « E superfluo di osservare che 1' osso non diviene morbido così , se non perchè gli furon tolte le combinazioni terrose , che costi- tuivano la sua durezza. Simile intenerimento. di ossa si opera talvolta anco nell'animale vivo per un disordine di secrezioni, cagionato da, . quello della dieta , o degli organi , che separa- no , e portano il solvente ad irrorare le ossa . Tale fu l'effetto di un prolungato nutrimento di sole cicerchie, al quale dal Dot. Visconti si costrinse un majale , per verificare la trista ef- ficacia di questo legume , accusato di produrre quella infermità altre volte chiamata Sceletjrbe^ o Chorea S. Viti negli, uomini, che lungamente *79 *e ne cibarono . Fu ucciso da Visconti questq animale, qualche tempo dopo che aveva per- duto r uso delle gambe posteriori ,e si trovaro- no le sue ossa tenere a segno da facilmente in- cidersi col coltello . Questo tristo fenomeno non è senza esempio , anco nel genere umano istes- so . Si conserva nel Museo Hunteriano lo sche-» letro di una donna, che tutta rattrappita, e contorta miseramente morì per l' intenerimen- to generale delle sue ossa , non più capaci di resistere alla forza contrattile dei muscoli . La flessibilità del suo scheletro è tale , da stare in mille modi piegato in un vaso , che all'altezza di un braccio non arriva . Le ossa ridotte nell'indicato stato morbide, e pieghevoli , poco altro conservano che il lo- ro glutine organico , il quale restando priva della difesa che gli fan le parti terrose , tutto , o quasi tutto si deve sciogliere per sua natura, dentro l'acqua a bollore. Nella medesima con- dizione devono rimanere alla fine , anzi rimari, gono le ossa sottoposte al liquido indicato dal Rosselli : lo stato attuale della Chimica non da- ya. luogo da dubitare del di lui asserto ; pur non ostante si ebbe il pensiero di verificarlo col fatto. Il vetriolo verde , o zolfato di ferro con- tiene ventotto centesime d'ossido di ferro, ven- tisei di acido zolforico ; ogni restante è acqua : il sale marino è composto da trentotto a qua- f8« tantadue centesime d'acido , cinquantadue a cinquantatre di soda , secondo che si trova in uno stato più o meno asciutto. Occorrono, secondo i dati di Rirwan, tren- tadue parti di acido zolforico , per saturare la soda di cento parti di sale marino, o muria-r lo di soda • dunque ne abbisogneranno cento» Ventitre di vetrioloyO prossimamente once quat- tordici e tre quarti per una libbra di sale ma- rino , lo che , ben poco si discosta dalle dosi che il Rosselli prescrive . Si presero nella quan- tità ora indicata, quei due sali nello stato in cui erano all'aria libera, in momento piovoso: dopo averli triturati insieme , si stillarono a picco! fuoco; ne scesero once cinque e mezza di flemma , quasi insipida , con odore spiacene ted'aeridrogenie zolforato, segnando zero al pe- saliquori , o aerometro di Baumé i al crescer del fuoco separammo le prime due,o tre once di fluido che ne stilla^-ono ; ed avendovi infuso un frammento d' osso , si trovò ammollito in modo dopo il terzo giorno , da potersi tagliar col col- tello, come l' autore promise. Il tempo della completa azione , o totale intenerimento , di- pende molto dalla grossezza delle pareti dell' os- so ; in parte anco dalla maggiore , q minore at- tività del solvente . Quest' osSo intenerito così era appunto nella condizione che si voleva, cioè quasi in stato di puro Glutine , essendosi pres- so che tutto disciolto nell'acqua bollente ^ la i8i ^tì&ìe sì rapprese, fretldando, in tremula gela- tina . Lasciamrpo altro frammento d' osso per lungo tempo nel solvente medesimo , sen- za che ne soffrisse alterazione ulteriore . Il capo morto , o gli zolfati ec. , che dopo la di- stillazione restarono , pesavano once otto circa; onde il fluido uscitone , compresavi la flemma^ che può lasciarsi unita per farne parte, dovette essere circa le sedici once.Se ne contemplino so- le dodici, per la difficoltà die alla condensazio- ne oppongono gli ultimi vapori , e che in una distillazione ad uso di fabbrica , probabilmen- te converrebbe di trascurare. Un' ombra dizol- fo tinse la sommità del vyso alla fine della ope- razione , che fu lungamente protratta , sin do- po che niente usciva . Rimase inutile sino a questo tempo il ri- trovato del Rosselli . Sembra che fosse riserva- to al savissimo e benemerito Darcet , figlio del famoso chimico di questo nome, il trarne util partito ; Egli ne ha fatto la base di un' arte che può dirsi nuova, e di vera importanza per l'eco- nomìa del vitto umano , della quale si affretta- rono di profittare cinque grandi Spedali di Pa- rigi , non meno che l' istituto dei sordi e muti , r ospizio della clinica esterna , ed altri pubbli- ci stabilimenti di quella Capitale.Non ne giun- se sin ora in Italia che un semplice annunzio , dal quale sappiamo che quel dotto chimico fa sciogliere la parte rigida delle ossa nell' acido ùlroclorico diluito ; che espone il rimatiehte tessuto glutinoso ad una corrente rapida di acqua fredda ; indi lo asciuga con panni , e lo fa seccare per serbarlo all'uso. Questa materia Tiutrientissima, base della gelatina ristorante , e del brodo, si scioglie quasi per intiero nell' acqua bollente , e forma luna , o l'altra cosa a piacere : essa eguaglia , quando è fresca , circa la metà , e quando è secca , presso che la quar- ta parte delle ossa dalle quali fu separata. Il Dottor Bostok, cercando quant'acqua oc- corresse per ridurre in stato di gelatina , o di brodo il glutine secco , trovò che una parte dj questo disciolta con cento parli d'acqua , offri- va altrettanta gelatina consistente : e che con centocinquanta offriva un brodo evidentemente gelatinoso, ma che raffreddandosi non rappi- gliava. L'aumentare le sussistenze, senza nuovi prodotti , è lo stesso che promuovere la popola- zione , ed accrescere la prosperità relativa , an- co della classe più indigente della medesima. Un calcolo che per semplice esemplificazione si istituisca , darà una idea ben seducente della cosa di che si tratta. Dagli spogli dei pubblici registri, che sulle consumazioni della nostra Città avemmo luogo di fare nel 1797 , resultò che la sola carne gros- sa , usata per vitto umano , vi ragguaglia once 2,87 per ogni bocca al giorno : l'annuo consu- i83 KftD , in numero tondo , al dì sotto dì quel rag- guaglio , sarebbe libbre 6,800,000. Le ossa bo- vine , se tutte si conservassero , formerebbero circa una quarta parte di quel peso , ossia lib- bre 1,700,000, da considerarsi per metà solide, metà spugnose. Queste ultime , essendo maci- nate e bollite , darebbero una ottava parte di grasso , conformemente all'esperimento già ri- portato , cioè non meno di centomila libbre, con più circa centomila libbre di glutine nu- triente , che abbandonerebbero all'acqua bol- lendovi , e che si troverebbe ridotta in altret- tanto ottimo brodo. Di tutto ciò non parlando, l'altra sola metà delle ossa solide, primieramen- te spogliata dalla parte terrosa per mezzo dell' indicato , o simili reagenti , darà di glutine in stato secco la quarta parte almeno del proprio peso , cioè più sicuramente di dugentomila lib- bre. Assumendo tra questo glutine asciutto e la carne , riguardo alla facoltà nutriente , o alla sostanza del brodo , una proporzione di i a 20, comesi riscontrò da Darcet , le summentovate libbre dugentomila di glutine terrebber luogo di cinque milioni di libbre di carne , che al prezzo di soldi otto a libbra , rappresenterebbe- ro almeno la somma di due milioni di lire. Cu- mulando a questo resultato le sopraramentova- te centomila libbre di glutine delle ossa molli per la metà di quel valore , avremo non due , ma tre milioni di lire. t84 Vedasi adunque , qual perdita si faccia (ti cosa alimentare in una sola Città, abbandonan- do le ossa delle carni, come generalmente si suole, al dente dei cani, o all'uso d*arti di tropt pò tenue importanza (a) . Ognuno converrà per- ciò,che sarebbe d' uopo affrettarsi per adottar prontamente dovunque si possa 1' applicazione felice del sunnominato Darcet . Per facilitare al possibile 1' introduzione di quést' arte nuova , ci proponemmo di tentare se poteva escludersi ogni chimica difficoltà» scansando le distillazioni, che, oltre l' inevita^ (a") Si dice clic la Nazione Ctiinese sia cfnelfa clic piìi di ogini altra metta a profitto una ina^ si nutriscono. Nell'assedio di Parigi, e segnatamente nel l6. agosto iBc^c. vi fu chi pensando alla parte ali^.ien- tare delle ossa, propose in èollievo alla fame che gì facesse pane con le ossa dei morti macinate in farina. Dice la Storia.' on appplla ce funéstp ali- ment 3 doni motirtirent tous cmixquìpn wiprent ^ le paia de Mad: de Montatisier, pace qti' Elle en avoit Ione V iiivention. Le ossa umane che avevan sog'* giornate lungamente nel marciume dei Sepolcri , dovevano aver perduto, anzi alterato il loro glu- tine, e indottovi forse facoltà velenose. Non «!osi può esser giammai delle ossa fresche dei macelli. i8-5 jbìtie spesa di fuòco , e vasi -, anco lina certa pra- tica esigono , e se potevasi ridurre il tutto a senaplici e materiali mescolanze ,, agevolmente eseguibili da chiunque. Ci parve facile di sepa- rare , senza fuoco , il solvente dal sale marino, e ne diremo in poche parole il tentativo , e il successo. Sopra la once di sale marino, otto ne ver- sammo di acido zolforico diluito con otto once d'acqua : dovemmo aggiungerne altre nove di questa , perchè la massa erasi quasi che tutta solidificata. La formazione del zolfato di soda , o sale di glauber© , fu subita, e manifesta. Pas- sammo questo mescolo attraverso ad un filtro di frammenti di vetro , per separarne il sale , e ne scesero circa a 20 once di liquido, la cui gravità specifica segnava il 32° grado del pesali- quori di Baumé per l'eccesso d'acido zolforico, « zolfato di soda restatovi in soluzione. Vi pas- sammo per entro alquanta calce , che ne ridus- se la gravità a 29 gradi , per la sottrazione di altrettanto acido zolforico. In sei a sette once di tal fluido ponemmo un osso di once tre : l'azio- ne fu immediata ed evidente , ma non così lo ammollimento voluto , che anzi vedemmo tutta la superficie esterna dell'osso ricoprirsi di una scogliera di selenite , o gesso , la cui vegetazio- ne crebbe quasi continuamente , durante un mese. Dopo cinquanta giorni disfacemmo quell' ammasso di selenite , sotto il quale trovammo i86 l'osso ammollito a consistenza di cuojo , an2i di trippa. L'acido residuo, esplorato col muriatò di calce , si mostrò privo affatto d'acido zolfori- co , essendosi esaurita tutta quanta la dose di questo nel costituire la selenite, decomponen- do il muriato calcario a proporzione che si for- mava , ed il fosfato, a misura che si scioglieva. Avendo noi fatto bollire con sestupla dose d'ac- qua l'osso ammollito , o , per meglio dire , il suo glutine , dopo averlo perfettamente purga- to d'acido, ne ottenemmo altrettanta gelatina. Altro sperimento facemmo, usando soltan- to tre once d'acido zolforico sopra una libbra di sale marino, cioè meno dell'occorrente, essen- do che quasi quattro e raezzo ne richiederebbe- ro le proporzioni indicate da Rirv^an per satu- rarne esattamente la base. Vi unimmo once no- ve d'acqua perchè 8,8 ne abbisognano alla cri- stallizzazione del zolfaio di soda ; separatone il fluido per decantazione , ed esplorato con mu- riato di calce , pur mostrava di contenere del zolfato di soda ossia sale di glaubero. Segnava c[uesto fluido il diciassettesimo grado al consue- to pesaliquori. In otto once di esso ne mettem- mo due d'osso , che , durante un mese , poco diversamente agì di quello che il precedente fe- ce : tentammo di spogliarlo d'acido zolforico, infondendovi calce in polvere stemperata con acqua , e questo si fece finché il muriato di cal- ce versatovi goccia a goccia , appena accennas- »^7 %ie intorbidamento : ciò non ostante , un osso che vi si mise in bagno, manifestò qua, e là dei punti selenitici , e dovemmo concludere che l' «sito non compensasse la cura. Vedemmo adun- que inevitabile iu questo metodo , quantunque agevole, semplicissimo , una perdita di acido , che forse non stava in confronto dell'opera e spesa occorrente per la distillazione ; e questa ci determinammo a provare. L'acido stillatizio del sale marino era al- trevolte sul catalogo di Baumé a franchi due la libbra di sedici once : In quello posteriormente datoa in un oiio particolare , col quale egli stesso si univa , costituendo questo il liquido scuro , dal quale si separano i cristalli o fiocchi di canfora. Rind pretende che il carbonio abbandoni l'olio portandosi sulla sostanza canforata , opinione adottata dai Chimici Francesi. Gehien suppone- va al contrario che domini l'idrogeno nella can- fora. Thenard assicura esservi l'acido muriatico talmente unito , che non se ne possa separare intieramente che col mezzo di un tubo rovente. In tanta disparità di sentimenti non giun- geranno sgradite le mie seguenti sperienze. Dopo aver verificati i fatti annunziati da Clouzel , Chomet , e Boullay ho portato la mia' ricerca sulla causa che impedisce la dissoluzione di questa canfora nell acido nitrico, a 1,261 di peso specifico. Ed ho trovato che ciò è verty trat- tandosi della canfora non ben purificata, ma se ci serviamo di quella oHenuta dalla terza subli- mazione sopra un miscuglio di calce, carbone, e carbonato di potassa, la detta proprietà diminui- sce : sembra dunque che ne risieda la causa in qualche sostanza ignota che l'imbratta, e che se ne separa col detto processo. Esaminato infatti il residuo di tal sublimazione, ponendolo in una storta a provare una temperatura molto elevata, è passato un'olio denso di colore scuro , di un* odor forte di terebentina misto di canfora , che al contatto dell'aria si è rappreso in una massa solida, che col mezzo della fusione si ricombina 9^3 colla canfbra , e induce anche in quella di com- mercio l'istessa insolubilità nell'acido nitrico che comunicava a quella artificiale ; quest'olio trattato coll'acido nitrico non si discioglie e si Converte in una resina che coll'acido nitroso lumante, e coll'acido muriatico ossigenato pren- de un bel colore giallo , e coll'acido solforico si carbonizza. I gas acido nitroso e solforoso non separa- no la canfora dall'olio di terebentina , ma il gas acido muriatico ossigenato, con buona pace dei celebre Trommsdorff,la separa egregiamente,ma con questa differenza notabilissima , che si ri- chiede una molto maggior dose di gas acido mu- riatico ossigenato, che di muriatico semplice per ottenere la stessa quantità di canfora , essendo l'ossigeno, di cui egli è sopraccaricato , pregiu- dicevole alla formazione di questa sostanza come dimostrerò. In quest'esperimento vi è un feno- meno veramente notabile , cioè il liquido dopo esser passato a gradi dal color giallo fino al nero d'inchiostro , comincia a rendersi di nuovo tra- sparente , e si riscalda fortemente. Allora si for- mano delle gocce d'olio di color d'ambra che vanno in giro per la massa, spinte dal gorgoglio del gas , finché giungan per cinque o sei volte al contatto della parte vuota della bottiglia di Woulf , in cui il liquido è chiuso : ad un tratto si solidificano e cadono al fondo del vaso. Ter- minata la loro separazione se si continua la coi*- 524 rente del gas si ri(lisciolgono,e lìon si riottétigò- no che in una massa gelatinosa col mèzzo di un leggiero calore tale da scacciare una parte di gas acido muriatico ossigenato , di cui il liquido è sopraccaricato, e che ridiscioglie le dettie gocce» Se si arresta l'operazione all'epoca indicata si trovano queste gocce forate da una parte , e si- mili ad un mezzo guscio di nocciuola : esse so- no costituite di canfora e di una gran dose di quell'olio descritto di sopra , il quale separan- dosi dall'olio di terebentina in maggior quanti, tà quando si tratti con acido muriatico ossige- nato di quello che se ne separi quando si tratta con acido muriatico semplice , prova esser do- vuto alla combinazione dell'ossigene. E qui debbo protestare il mio sentimento costante sulla natura dell'acido muriatico ossige- nato da me riguardalo in quell'aspetto appunto nel quale è stato sempre considerato dai Chimi- ci Francesi, e non mai in quello a che il Sig. Da- vy pretende di averlo ridotto. Né questo mio mo- do di pensare è ipotetico o appoggiato su i fat- ti o ragionamenti da altri Chimici annunziati ^ ma bensì sopra prove dirette, e non equivoche che aspetto di estendere ancora di più, per ren- derle di pubblica ragione , come ho altrove pro- messo. Dopo questo discorso io posso franca- mente annunziare il seguente fatto, e la dedottane teoria senza temere di esser creduto ignaro del- le nuove teorìe del Glorino, teorìe che là smania O 22^ della nuovità ha fatto proporre, e da alcuni adot- tare. Se si raccolga sul bagno a mercurio quel- la porzione di gas acido muriatico che non è assorbita dall'olio di terebentina, da che è co- minciato in lui un forte grado di riscaldamento, esso si trova dotato delle seguenti proprietà e caratteri. Trasparente come l'aria atmosferica, soffocante, di odore penetrantissimo, aromatico, provocante la tosse, inetto alla vita ed alla com- bustione regolare, decolorante le tinture vegeta- bili senza ritorno, e in questa parte avente i ca- ratteri del gas acido muriatico ossigenato. Quest' importante fatto è stato da me verificato con tut- ta l'attenzione possibile : e per spiegare questo fenomeno è d'uopo concludere che la base dell' acido muriatico viene in parte assorbita dall'olio, in grazia di che esso passa allo stato di canfora ; che una porzione di ossigeno reso libero si uni- sce ad una parte dell'olio di terebentina, e for- ma quella sostanza sopradescritta insolubile nell'acido nitrico : e che una porzione di ossige- no resta libera e si associa all'acido muriatico non assorbito , e non decomposto , e lo costi- tuisce molto vicino allo stato d'acido muriatico ossigenato. E siccome io considero l'idrogene co- me base dell'acido muriatico ossigenato, confor- me un giorno dimostrerò, così bisogna conchiu- dere con Bouilioa la-Grange, che la canfora con- sta d'acido , d'olio volatile , e di carbonio , ma bisogna aggiungervi l'idrogeno fra i considerabi- li di lei priucipj. i5 a*^6 Dietro questa teorìa mi sembrava impossi- J^ile che il solo olio di terebentina dovesse som- ministrare della canfora , e non gli altri olj vo- latili generalmente : ed infatti mi son convinto esser ciò un falso supposto cagionato da poca esatta cognizione di questo fenomeno che aveva Impedito di far concorrere tutte le circostanze opportune in ciascun caso. Siccome l'idrogeno , come ho detto , è uno dei primi componenti la canfora , così invano si è tentato ottenerla da quegli olj che ne conte- nevano piccolissima porzione contro una consi- derabile di carbonio,giacchè in essi l'azione dell' acido muriatico si limita a separare delle gocce di un'olio più pesante di quello in cui si genera- no, ma di un color giallognolo , che di mano a mano che vanno formandosi sono ridisciolte se si continua la corrente del gas , ed a lasciare in ultimo l'olio meno volatile e più denso, e con odore diverso da quel di prima , giuoco dovuto alla di lui parzial scomposizione di principj. Difatto la canfora si ottiene benissimo trat- tando col solito gas l'olio di salvia, di menta, di rosmarino , di tim.o , di spigo ec. anche dopo aver privati i detti olj della canfora tutta che depositano spontaneamente , poiché sebbene in questa separazione essi perdano par. te del loro idrogeno , pure loro ne resta assai per costituire della nuova canfora coU'interven- to del solito gas acido : anzi le proi)orzioni dei principj costitjienti i detti olj sono tali che da once una di ciascuno si ottiene di canfora fra quella che depositano spontaneamente, e quel- la che in essi si forma coU'acido muriatico, cir- ca ai sedici, e diciotto danari : il liquido che re- sta è un'olio scioltissimo limpido di un'odore molto differente da quello , che aveva prima di esser trattato nel modo suddetto. Perchè riesca quest'esperimento è necessario porre l'olio in un vaso di gran superficie e na- tante sul mercurio , tenendolo coperto con una campana piena di gas acido muriatico, procu- rando di scaldare l'olio ( e ciò riscaldando il mercurio ) circa ai 3o gradi R"' . Sembravami però impossibile che non si do- vesse ottener la canfora da tutti gli olj volatili tanto più che avevo osservato una non equivoca reazione del gas acido muriatico su di essi in gè» nerale, e mi diedi a supporre che se si fosse tro- vato il mezzo di far assorbire ai detti olj quella porzione d'idrogeno che supponevo necessaria alla loro canforizzazione , forse avremmo avuto dei soddisfacenti resultati. A quest'oggetto mi servii dell'olio di finocchio , dal quale non vi è esempio , per quanto sappia, che alcuno abbia tratta canfora, ed impiegai tre processi per can- forizzarla. Il primo si fu di sciogliere nell'alcool ben puro la maggior quantità possibile del detto olio, e quindi vi ieci passare il gas apido muriatico : dopo che vidi essersi saturato affajtto il liquido del gas, smontai l'apparato, e infondendovi una quantità di acqua si fece un forte intorbidamen- to. Dopo il riposo di poche ore si depositò una polvere , che separata col fdtro , fusa , e subli- mata dopo essere stala mescolata con della cal- ce viva presentò tutti i caratteri della canfora : lo stesso è seguito trattando tutti gli olj volatili- In questo caso l'idrogeno è fornito dall'alcool , che si eterizza in parte per l'azione dell'acido- Ma questo processo è incomodo giacché l'alcool scioglie una sì piccola quantità di olio , che bi- sogna agire sopra una gran massa impiegando inoltre una gran quantità di gas acido per satu- rarlo , per ottener poi una piccola porzione di canfora. Un'altro processo è il seguente , ed è adat- labile a tutti gli olj volatili , che soprannotano all'acqua. Pongo in una bottiglia di Woulf della lima- tura di ferro , e quindi dell'acqua in tanta dose da cuoprir la limatura comodamente , quindi l olio; e sviluppo il gas acido muriatico, facendo- lo passare per un sifone, che pesca quasi m fon- do all'acqua. Le proporzioni delle tre sostanze, che chiudo nella bottiglia di Woulf sono le se^ guenti Ferro in limatura i. Acqua distillata - 3. Olio volatile - - 4- I 229 Il tutto COSÌ disposto è chiaro che l'acqua sì Satura di gas acido muriatico, ma che essendo piccola la sua colonna non tutto il gas vi si di- scioglie, e che un poco traversa la colonna dell' olio, e v' induce le necessarie modificazioni per canforizzarsi. E per compiere questa produzione l'acqua acidula si decompone sul ferro, vi lascia il suo ossigeno , e somministra l'idrogeno ne- cessario. Così la canfora generalmente si ottiene in un'ammasso gelatinoso , che serve di diafram- ina fra l'acqua , e l'olio. Questa massa trattata colla calce viva dopo essere stata esposta per qualche ora al contatto dell'aria somministra della canfora purissima. Non tutto l'idrogeno è assorbito in quest'operazione, e se ne separa an- zi una gran parte sotto la forma di gas. Il terzo processo è il seguente. Si pone l'olio in una bottiglia di Woulf a tre aperture. Per i due colli laterali entrano due tubi, che pescano in fondo al liquido, e dal collo di mezzo par- te un tubo , che va ad immergersi in un vaso di acqua. I due tubi sono destinali a portare uno del gas idrogeno sviluppato coi noti processi , 1' altro del gas acido muriatico ottenuto dal mu- riato di soda decrepitato, e scomposto da acido solforico ben concentrato. S' incomincia dal fa, re agire il solo gas acido , e quando vedonsi se- parar dall'olio quelle gocce dense , e gialle , che sopra ho descritte , allora si fa passare del gas idrogeno in una rapida corrente perchè queste gocce incontrino più volte le bolle del detto gas, nel quale incontro si canforizzano , e si solidifi- cano , mentre si ridisciolgono , e spariscono, se non vengono con esso in contatto. Questo fatto più di tutti dimostra esser 1' idrogeno necessario alla canforizzazione degli o^lj , e con questo processo ho ottenuta la canfo- ra da tutti quegli olj , nei quali se ne è negata *a formazione col metodo comune da l'roust, da Rouelle , e da molti altri celebri Chimici. Qui si noterà facilmente , che se tutti i Chimici avessero seguito il precetto di Bacone di accumular cioè prima dei fatti , e poi far del- le teorìe , non avremmo tante volte veduto la Chimica dipartirsi in qualche suo ramo da quel cammino filosofico, che sempre accompa- gnar dovrebbe le scienze naturali , e la più bel- la fra tutte loro sarebbe oggimai posata su di una base sì solida , che né il tempo , né i raggi- ri di metafisiche sottigliezze potrebbero scuo- tere. Ossen'azioni sopra diverse piante del Sig. Dott. GAETANO SAVI P. P. di Botanica nell' I. Università di Pisa Socio Corrispondente. Presentata il dì 22 Agosto 18 16 Al Padre Barrelier fu il primo che facesse conoscere Xarum proboscideum ( Linn. ) , e fra quei , che ne han parlato è anche l'unico che 1' abbia veduto. Nella di lui Opera intitolata Pian, tae per Galliam , Hispaniam , et Italiam obseiva- tae , redatta e pubblicata nel 1714 dopo la mor. te dell'Autore , da Antonio Jussieu , alla tavola 1 1 5o ne è data una figura, passabilmente buona, col nome di arisarum latifolium minus repens cae- spitosum , e nell'osservazione 182 pag. 19 è no- tato che trovolla nelle sommità dell'Apennino , ma senza indicare in qual parte d'Italia. È fatta menzione dAVarum proboscideum anc\\e nel Mu- seo di piante rare del Boccone , ove è chiamato arisarum minus proboscideum , e quantunque il Museo di piante rare sia stampato nel 1697 pu- re il merito della scoperta è del Padre Barrelier, di cui le osservazioni , e le figure inedite capi- tarono nelle mani del Boccone,che ne profittò per introdurne molte nel suo Museo, come egli mt* flesimo confessa , anche rapporto alla pianta in questione , dicendo alla pagina 6i : habhiamo avuta questa pianta dalla memoria del Padre Maestro Barreliejo . La figura che ne dà alla tavo- la 5o è ancor essa copiata da quella del Barrelier. Tonrnefort e Linneo giammai la videro, il primo neirinst. R. Herb. p. i6i la riporta sulla fede del Barrelier , e del Boccone, e la chiama arisarum flore in tenuem caudam abeunte^ e Lin- neo l'introdusse nello Species plantarum accora- pagnata dalle citazioni di Barrelier , Boccóne , e Tournefort , e di più vi aggiunse come varietà X arisarum rotundifolium , seu potamogeiti folio : Boccone PI. sic. tab. 5o, tab. 26 et Moris. H. 3 , p. 544 , s. i3 , t. 6 , f. 19 , che non appartiene punto ad un'z\ro , ma dXX ambrosinia Bassii. I commentatori di Linneo copiarono questa erro- nea citazione , la quale fu poi osservata e cor- retta da Lamarck nell'Enciclopedìa , ma Willde- now , che in proposito sinonimia , per rispar- mio di tempo , e di fatica non ha mai riscontra- ta una citazione , e si è contentato di copiare , repristinò l'errore di Linneo nel suo Species plan- tarum tom. 4 •> P- 485 , mentre nell'istesso tomo a pag. 178 aveva ben collocato \ ai isarum potam- mo geiti folio di Boccone , cioè come sinonimo òit)Xambrosinia Bassii. Vien citata da Wildenow, e da Lamarck co- me rappresentante Xarum proboscideum una fi.- 233 gura che è neWlìortus Romanus del Sabbali t. 2 , tab. 78 , cui infatti è applicato il nome Turne- ioTZÌAuoarisaruTn flore in tenuem caudani abeun. te , ma questa figura oltre Tesser male eseguita, non somiglia punto punto all'originale, ed è si- curamente una figura fatta a capriccio da un cat' tivo disegnatore, e messa 11 per far numero. La- niarck non vide né fresco ^ né secco Xarum prO" boscideujH. La figura di Barrelier quantunque né bella, né esatta, pure mostra bastantemente i caratte- ri che distinguono la nostra pianta , cioè la spa- la , che termina in una punta filiforme, allun- gata , e piegata a collo d'oca, e lo spadice clava- to-depresso nella sommità , di cui nell'osserva- zione é detto che é di sostanza fungosa. Fa vede- re ancora la stessa figura , che le antere son pe- dicellate, e la spata tubulata nella parte inferio- re, e che però questa pianta deve separarsi dagli ariy e collocarsi nel genere Turneforziano ansa- rum , repristinato dal Professor Targioni , nelle Decadi stampate nel 1809, del qual genere i ca- ratteri sono i seguenti. Spatha basi tubulata : ari' therae pedicellatae : germùia basilaria antica : fructus capsula subtetraspernia. Io mi procurai questa pianta dall'Apenni- no Mugellano, e introdottala nell'Orto Botanico di Pisa, nell'Aprile di quest'anno 1816 ha pro- dotto un fiore , che mi è servito per rettificare ciò che aveo potuto comprendere dalla figura , :i34 c osservazione del Rarrelier , e per darne una frase , e ima descrizione dettagliata Arisariì m proòoscideum A. spatha in apicem filiformem curvoad» scendentem terminata , spadice clavato depres- so fungoso rimoso , foliis hastatis. Nob. Arum proboscideum, Lin. La radice è carnosa , tere- te , ramosa , della grossezza di una grossa penna da scrivere , fibrosa , bianchiccia . I piccioli , lunghi cinque o sei pollici , son tut- ti radicali , e le foglie cordato-astate son di co- 'or verde-cupo nitido. Lo scapo è più corto del- le foglie , cosicché il fiore resta latente sotto le medesime , e non si vede comparire , che la so- la punta della spata. Questa è lunga circa un pollice e mezzo , cilindrico-gobba , biancastra alla base , nel dorso scuro-nerastra , nel rima- nente di color verde sudicio , curva in cima, e colla punta filiforme ascendente , lunga circa quattro pollici. Lo spadice è contenuto nella spata , piegato in avanti , clavato solido , e di color violetto alla base, superiormente dilatato, fungoso screpolato bianco. I germi son q-3 , con stimmi pennicillati , i quali diventan cassule , che non ho vedute mature. Unisco a questa descrizione la figura , di grandezza naturale. Sulle Vallisnerie. Linneo costruì il genere rallisnerìa con una sola specie , cioè con quella che abbonda nelle fosse della pianura Pisana , descritta e figurata u35 eccellentemente dal nostro Micheli, e la chiamò spiralis per Sivere il peduncoìo femmina attorci- gliato a spira, che si distende per venire a com* pire la fecondazione a fior d'acqua , ove portan- si a galleggiare i fiori maschi staccati dallo spa- dice brevissimo , e sempre sommerso ; dopo di che il peduncolo di bel nuovo si attorciglia , e porta il germe fecondato sott'acqua. Nella Syno^ psis di Persoon si trovano altre tre specie di ì^al- lisneria , cioè Xamericanu , Xoctandra , e la phj- shium. La Vallisneria americana fu trovata da JVIi- chaux nelle acque del Missisipì, e la Vallisneria octandru da Roxbnrg negli stagni delle Indie orientali. Ambedue hanno i peduncoli feminei non spirali , ma sempre distesi , e la seconda il carattere particolare del numero delli stami, che è binario nella prima ( Wild. , Enc. Method. , Pers. ) In quanto poi alla Vallisneria phjskiuìn ^ non può essa accrescere il numero delle specie di questo genere , poiché o ella ha i caratteri che gli attribuisce Loureiro , ed allora appartie- ne a un genere diverso , o son vere le congettu- re di A. L. Jussieu (i) , e in tal caso o deve es- (l) Secondo Loureiro Fi. Cocb. p. 814 il ]?h.y- sk^'um sarebbe una pianta poligama diecia , la quale in ambedue gli individui ha foglie radicali , lineari, con nervi semplici , e scapi solitarj uniflorì. In uno individuo lo scapo è lunghissimo, e porla un fiore ermafrodito, in cui il calice è tubulato, diviso su- periormente in due lobi rotondati.* la corolla è com- posta di tre petali ovati « persistenti» con sei sta- 336 8er riposta in un'altro genere , o è l'istessa spe- mi di filamenti corti, e antere dritte, e ovoidi. L* ovario situato fra il calice e i petali è terminato da uno stilo corto e jjrosso , con tre stimmi la di cui sommità è acuta e bifida, e diventa poi una cassa- la lunga , cilindrica , sottile j 1-loculare , polisperma , coronata dai petali, e dagli stimmi persistenti, e con i semi attaccati alle pareti. L'altro individuo ha un fiore femmina senza calice ne corolla, porta- to sopra uno scapo corto , e grosso ; l^ovario conico senza stilo, con qualche poro nella sommità, e per frutto un follicolo corto uniloculare, che ha molti semi wlobosi sopra un ricettacolo subulato. Ora il Sig. de Jussieu , esaminata questa descri- zione , riflette, che essendo essa esatta si verrebbe- ro ad avere due individui della medesima specie eoa organizzazione affatto diversa nel fiore, e nel frut- to, cosa affatto assurda, e di piìi un frutto situato fra il calice, e la corolla, del che non ci è esempio fra tutte le piante cognite. Però egli pensa ohe Lou- reiro abbia male osservato, e ragionando su i dati della di lui descrizione, ube pajuno piìi sicuri j rile- va che il physkium è una monocotiledone a stami epìgini, e che però deve appartenere o alla fami- glia delle Orchidee, o a quella delle Idrocaidi , e facilmente si vede, che spetta a quest'ultima, non avendo nel perigonio nessun carattere che la possa avvicinare alle Orchidee. Arrivato a questo punto gli trova un posto adattato nel genere Vallisneria congetturando che Loureiro abbia preso il capolino dei fiori maschi per un fiore femineo, la spata per un follicolo, e i fiori chiusi per i semi, e che nell* a tro fiore la spata bifida l'abbia considerata per un calice bilobo , le tre foglie del calice per tre peta- li, e ( quei che è molto difficile a supporsi ) gli sie- eie che la Vallisneria spiralis. Non mi pare nem- meno , che si debba far caso della Fallisneria bulbosa di Poiret Enc. Bot. t. vili. p. Sai Vallis- neria foliis lato-linearibus obtusis radice bulbosa y cui dice corrispondere egregiamente la figura da- ta da Gaspero Bauhino alla pag. 4 del Prodiomo col nome di gramen bulbosum aquaticum , per- chè né Bauhino , né Poiret l'hanno mai trovata col fiore , e però non si può assicurare che real- mente appartenga a questo genere. Ma una spe- cie dalle altre ben distinta è quella che il Sig. Barone Giuseppe Francesco Jacquin , Professore di Botanica, e di Chimica nell'Università divien- ila ha descritta , e figurata nel primo fascicolo delle sue Ecloghe col nome di Vallisneria spira- lis. Il prelodato Professore avea già notate le dif- ferenze fralla sua Vallisneria originaria della Brenta , e di Montpellier, e quella del Micheli , e si degnò in seguito di consultarmi , invitan- domi a confrontare la figura , e la descrizione , colla pianta Micheliana. Soddisfeci con piacere ai suoi desiderj , ed espostegli dettagliatamente tutte le mie osservazioni , conclusi , che siccome nella sua Vallisneria i fiori maschi erano trian- dri , e costantemente diandri nella nostra, ed i no parsi sei stami 1 tre petali filiformi ( tre lacinie •Iterne del Perigonio. Jiiss. ), più le tre appendici situate sotto le lacinie dello stimma. Supposto tutto questo per rerojsi ritroverebbe nel phyiVium \a, Vai- lisneria spiralis , ohe se poi avesse realmente sei sta- mi fertili, allora dovrebbe formare un genere nuovo' 238 fiori feminei di quella erano mancanti dei tre petali filiformi , dovevano però considerarsi co- me due specie distinte; e perchè tanto nell'tma,^ che nell'altra il peduncolo del fiore femmina era attorcigliato a spira, rendevasi però necessario l'abolire il nome triviale spiralis , e che io pen- sava di chiamare la specie fra di noi indigena Vallisneria Micheli , e Vallisnerìa Jacquini quel- la descritta nelle Eologhe. Ora io credo che non disconverrà il riportar qui per illustrazione , al- cuni squarci della lettera responsiva del Sig. Ja- cquin , che servono sempre più a mostrare la differenza fra le due specie. . . . . Je nai jamais pu observer des anthères raineuses comme iM. de Lapeyrouse ( Journal de Phjsique 1 799 voi. 48 ) et vous melile ( Flora Pisana ) les ont decrites : seulement les anthères , apres leur explosion , se trouvent recouvertes de pollen en giains transpa- rents et crystallins . Dans le grand nombre de fteurs que fai examinés dans d'ifferents années^je n ai jamais trouvé une seule fteur diandre , mais constamment trois ètamines En comparant notre piante avec Ics dessins de Micheli, j' ai tou- jours douté que ce put étre la méme espèce , car malgré des obseivations reiterées scrupuleusement dans dijferents années je n ai jamais pù trouver dans les fleurs femelles, quelque chose qui rassein^ blat à lies trois filaments entre les petales ( ou/ò. lioles du perianlhum superum selon volre opi- nion) que Micheli^ appelle c'd^dìi\nniuti\,que vous «59 décrivez comme les petales , et que moifaurais nommés Nectaria : de facon que inéme quon prendroit le nombre des étamines binaires décrit par Micheli^ comme une inadvertence de sa party très excusable par la difjìculté de Vobservation , et le peu de prix quon rnettoit dans son temps à. cette circonstance^cette diff'erence de fleursfemeh les auroit presque sujjfipour distinguer lesplanles. Mais encore au surplus notre piante a ses feudleSy parfaitement glabres^ trinerves et exactement en- tières au sommet, etpas du tout denticulato api. ce, comme Micheli, Decandolle et Lamarck (Flo^ re Francoise ) et vous méme les décrivez .... Lorsque plus tard fai vu vótre description dans la Flora Pisana et Botanicon etruscum , qui porte si clairement Vempreinte d'étreprise après nature^ jefus encore plus confirmé dans mon opinion que la Vallisneria de la Brenta et de Montpellier est une espèce differente de r ancienne piante décrite par Micheli Je vous suis donc très obligé de Vhonneur que vous voulez me f aire de nommer fune de deux especes Vallisneria Jacquini , d'au- tant plus quun tei nom trivial s'accorde parfaite- ment avec les lois de la philosophie botanique. Dunque ciò premesso , sia Vallisneria Micheli Vallisneria diandra^flore foemineo tripetalo , pe- talis linearibus , scapo spirali. Nob. Vallisneria spiralis. Lin. Vallisneria palastris algae folio italica eie, Icon 2^0 plantae foem. Michel. N. P. Gen.p. 12 , tab. i^. Vallisnerioides palustre algae Jolio italicum etc. Icon plantae masc. Michel. JN. P. (ien. p. i3 , tab. 10. Vallisneria Jacquini ValUsneria triandra flore foeìnineo apetalo , sca" po spirali. JNob. Fallisneria spiralis Jacq. fil. Eclog. fase, i p. i tab. 1. ^wX^Holcus Savii di Sprengel. Nel primo pugillo Plantarum rninus cogni' tarum , dei Sig. Curzio Sprengel , alla pagina 8 , trovasi i. Holcus Savii panicula diffusa ramosissima caljcibus bifloris ^fiascaio utroque aristato , her- maphrodito pediceiiato , neutro sesstili , valvuhs interioribus bipartitis , vaginis Jòliisque pilosis. Avena neglecta. Savi Fi, Pis. i p. lòi tab. i. Gramen spicatum maritimum serotinum etc. Mich. Gcn. pi. p. ^2 ( deve dire Calai. Horti Pisani p. 72. ) Pianta petalis et ultra. Culmi adscendentes^ vaginis foliorum tecti. Folla lanceolato-linearia cum vaginis^ molliter pilosa , ciliata. Ligula ex^ serta lacera. Panicula laxe diffusa ramosissima , ramulis capilluribus . Calyx bivalvis^ vaivis inae- qualibus altera majore , minore altera , utraque acuta malica. Corolla hermaphrodita , breviter pedicellata, bivalvis, valvula exteriore bifida ari- Stata , arista flosculum excedente , valvula L/ite- «4* riore bipartita. Corolla neutra lincaris, caljci ap' pressa , séssilis bivalvis , valvola exteriore arista- ta , interiore bipartita. Habitat ad litora maris Liburnici,et in Cala' bria. Male Savius huic gramini spiculas tribuit quadrifloras . Quantunque io sappia di avere usata sem- pre la massima attenzione nel descriver le pian- te, e che non si richieda una gran perspicacia per determinare se le spighette di una grami- gna son biflore o quadriflore, pure nel vedere che un Botanico illustre qual'è il Sig. Sprengel, asseriva con tanta franchezza , che io avevo er- rato nell'attribuire alla mia Avena neglecta le spighette quadriflore, cominciai a dubitare del fatto mio , mi affrettai a rinnuovare le osserva- zioni sopra moltissimi individui , e trovai le spi- ghette mai biflore, per lo più quadriflore, e tal- volta anche sesflore, come avevo notato nel Bo- tanicon. Ben lontano dal supporre , che il Sig. Sprengel non abbia saputo osservare , io dirò , che egli abbia avuta fra mano una pianta diver- sa dalla mia, che dalla descrizione che Ei ne dà, si deduce essere stata un Trisetum , ma non sa- prei indicarne la specie. Sopra alcune specie di Scrophularia. I. La Scrophularia nodosa è facile a distin- guersi per la forma della radice , e per le foglie triangolari cordato-acute , crenato-dentate nei margini , con seni ottusi all'inserzione del pic- 16 eiòlo. Linneo la caratterizzò coll'appresso frase Scrophularìa nodosa yò/wj' cordatis trinerva- Hs , caule acutangulo Lin. Spec. la qual frase non è niente felice , perchè non ci dà idea giu- nta della figura delle foglie , e perchè il caule acutangolo è proprio di diverse altre Scrofularie. Egli ci riporta la Scropliularia nodosa foetida G. B. P.p. 23Ò , al qual sinonimo vanno uniti i se- guenti. Sirophularia major. Lob. ic. 533. Obs. p. aSg. Tabernem. Hist. p. 93o. Oci>/2«^^/M/?z. Trag. Hist. p. i84- Scrofolaria. Mattioli p. 1188. Galeopsis. Fuchs Hist. p. 194. Scrophularìa major ^'w/g<2m.Pa^k^ns.Theatr. p. 610. Scrophularìa. Canier. Epit. p. 866. Dalech. Hist. Lugd. p. io85. Gerard. Hist. gen. Pi. p. 716. Dod. Penipt. p. 5o ; e tutte le figure date dai citati Autori sono abbastanza buone per fare acquistare una cognizione chiara della spe- cie , e trovasene anche una figura più che me» diocre nell'Erbario di Blackwel , alla tavola 86 , col nome di Scrophularìa major , la quale da Willdenow^, e da Poiret ( Enc. Meth. ) è stata er- roneamente appropriata alla Scrophularìa scoro- donia. Willdenow mutò in qualche parte la frase Linneana, chiamando il caule obtusangolo , nel che ebbe torto , perchè il fusto , che è tetrago- 243 no, ha gli angoli resi acuti ria una stretta roera- hrana che decorre sopra i medesimi, provenien- te dai piccòili , e mi fa specie che i dihgentissi- mi Signori Decandolle e Loiseleur abbian qua- lificato ancor essi per ottusangolo questo fusto, polendosi peraltro dire , che l'abbiano descrit- to in una pianta vecchia, quando le membrane decurrenti son distrutte. Peraltro, prescinden- do dall'epiteto dato al caule, essi hanno miglio- rala assai la frase introducendovi una buona descrizione delle foglie. Io credei di poter trar partito dalla figura della squaraetta che trovasi nel lembo della co- rolla alla base dell'angolo dei due lobi superio' ri , e su questo carattere, sulla proporzione, ^ direzione dello stilo , sulla figura delle foglie , e dei fusti , composi le frasi della Scrophularia nodosa , e di altre indigene ( Botan. Etrusc. T. a , p 169-i'yi ) trascurando la fiorcscenza , che non ci porge caratteri marcati. Ho visto in se« guito che ci possiamo servir con vantaggio an^ che delle lacinie dei calici, e siccome l'esperieu* za mi ha convinto non vi essere inconveniente^ ma anzi essere utile , che le frasi sieno alquan» to prolisse , però ci introduco anche questo ca- rattere, e qui riporterò le nuove frasi delle ó'c/o- fularie. Dunque Scrophularia nodosa glabra,foliis triangido' acutis, lobis busi ottuse sinuatis ^ crenato-denta' éis , caule acutangulo ex petiolis arde decurrenti- ^44 bus , squamula coroìlina transverse dilatata , cté' hidata , stjlo exserto deflexo , caljcis segmeiitis obtusis immarginatis . Nobis. Perenn. II. La Scrophularia aquatica si conosce fa- cilmente alle foglie ottuse, e al fusto con gli an- goli alati. Linneo la caratterizzò meglio che la precedente, dicendo Scrophularia aquatica yb//w cordatis petiolatis decurrentibus obtusis , caule menibranis angulato. Lin. Sp. La sinonimia, che ci riporta , merita qualche osservazione. Egli cita la Scrophularia aquatica major caule fimbriato, di Loesel Fi. Pruss. p. 240 t. i3 ( deve dire p. 248 n. 'yft ) ma questa figura che rappresenta bene la radice , e il fusto , ha le fo- glie non ottuse , ma anzi assai acute. Cita poi la Scrophularia foemina Camer. Epit. p. 867 , che ne dà una figura insignificante , e colle fo* glie acute, e che secondo Gaspero Bauhino, ap- parterrebbe a una varietà minore di questa spe- cie ; e finalmente cita la Scrophularia aquatica major Gasp. Bauh. Pin. p. 235 , sotto il qual si- nonimo si trovan riportati i seguenti 1. Betonica aquatica Tabernem..Hist. p.934j ove trovasene una figura fantastica con radice tuberosa grossa , foglie acutissime, e i fiori con galea grande e curva , cosicché non rappresen- ta nemmeno una Scrophularia , e non vi è da farne conto. 2. Betonica aquatica ( aquatilis ) Dalech. Hist. gen. Lugd. p. j356 , Gerard. Hist, gen. a45 pian. p. 774- Dod. Perapt. p. 5o.Parkins.Theatr. p. 6i3, 3. Betonica aquatica septentrionaliuni Lob. obs. p. 283 le. 533. Le figure riportate dagli Autori riuniti ai numeri 2 e 3 sono similissime fra di loro , e si vede bene , che son copiate luna dall'altra; mo- strano bene la nostra pianta , tanto per la figu- ra del caule , che delle foglie , ma la maggior parte delle foglie inferiori son rappresentate con due orecchiette ovato-rotondate e ottuse, pros- sime alla base della foglia, e taluna con una so- la orecchietta. Lasciando per ora a parte queste appendici fogliacee, ecco la frase per la Scrophidaria aquatica glabra , foliis corda- to-ohlongis obtusis crenatis^caide alato ex petiolis late decurrentibus , squamala corollina obcorda- ta , stylo exserto reflexo , caljcis segmentis ob- tusis scurioso inarginatis. Nob. Peren. in. S^rophularia auriculata. Lin. Questa specie non è ancora ben conosciuta. Linneo la caratterizzò Scropliularia foliis cordato -oblongis basi appendiculatis , subtus tomentosis , racemis terminalibus . Lin. Spec. , ed m una osservazion- cella aggiuntavi dice , che i fusti son glabri , poco ramosi , e che le foglie hanno due orec- chiette piccole , ovate e sessili. Ci mette per si- nonimi la Betonica aquatica septentrionalium Lobel ic. 533 , che come si è veduto appartiene alla Scropliularia aquatica ., e la S^rophularia 9./, fi aquatica montana mollìor. Barrfl. Obs. i8()tab. i'-jl\ , la qual figura ha le foglie molto allunga- te, duplicato-seghettate, con denti acuti , e le orecchiette strette acuminate, e situate molto distanti dalla base della foglia. Per la figura di tali orecchiette , non pare che la figura di Bar- re ber debba appartenere alla S. auricuìota , e infatti nella Mantissa p. 87 si trova che Linneo portò il sinonimo Barrclierano alla S^rophularia hetonicaefolia , senza peraltro aver mai detto , che questa specie abbia le foglie auriculate , e non trovisi detto né da Willdenow , né da Poi» ret ueirEnciclopedìa , che conservano la «Scvo- phularia aquatica niollior di Barrelier alla Se. betonicaefolia L. Scopoli nella Flora Carniolica Ediz. 2 , p. 446 n. ^'j'jhauna Scrophularia aurìculata per la quale riporta , ma dubitativamente , la frase Linneana di sopra citata, e questa Scrofularia, secondo la sua descrizione , ha il fior giallo , i fusti , e i peduncoli pelosi , e le foglie glabre , onde inclina a credere esser ella diversa da quel- la di Linneo, che deve avere i fusti glabri , eie foglie pelose nella pagina inferiore. Scopoli non dice punto che le foglie sieno auriculate , e la figura che egli ne dà ( tab. 3-2 ) nemmeno essa lo indica , poiché su i piccioli delle foglie non mostra nessuna appendice, e quelle due foglio- line strette e acute, che si vedon partire diver- genti dall'i nserzioae dei piccioli nel fusto, si a47 posson benissimo prendere per piccole foglie di rudimenti di rami : finalmente le foglie carat- teristiche son rappresentate ovali cordate ottu- se , e malgrado tutto questo Egli trova un'esat- ta somiglianza fra la sua pianta , e la figura del- la Scrophularia aquatica montana mol/iordìYi^r- relier, la quale ha le foglie molto allungate, ed acute, e le orecchiette decisamente sulla lun- ghezza dei piccioli (i) . l^na òcrophu/aria auricidata trovasi anche fi) ScropTiii^aria aiiriculata. Soop. Fi. Cam. Ed, 2, T. X, p. 446 n. 777 Tab. 5'2. Se foI'ì<; co d'ttìs stibtwi fomento 'is oblongi;centia ^vdlis bievissimis^ dentibwi inaequalibus , ovatis obmsiusculis , inferiora. basi pinnata , pinnulis ^-^ , lobo terminali majore cor- dato aut v7>ato. Desfoat. loc. cit. (i) inolia cordata 5 duplicato-serrata jobtusa ubi- que, nuda Willd. Spec. Plant. T. 5 , p. 271 E più busso — Speuimina niea qiiae a Glarissiino Bellardi accepi , cuni figui'a Lobelii , et descripfio- ne Lifinaci cunveniunt praeter tonientum in diaj^noai sub foLiis notatum. 2/Ì9 la pianta sua è diversa da quella di Linneo , e di 13esf;jntaines. E siccome egli dichiara di aver- ne ricevuti gli esemplari dai Bellaiidi , elle que- sta una ragione per credere che la pianta da lui descritta sia quelTistessa di cui parlò Allioni nella Fiora Pedemontana , colla denominazione di Scr. auriculata , sicuramente diversa &>x quel- la di Linneo. Or questa Scrophidaria deli'Allio- ni attualmente porta il nome di Scrophidaria Balbisii , e cosi trovasi annunziata in un Cata- logo dell'Orto di Copenaghen del Prof. Horne- tnan , nei Catalogo dell'Orto di Torino per l'an- no i8i3 del Prof. Balbis , nel Supplemento all' Enumerazione dell'Orto di Berlino di Willde- now , e finalmente trovasi descritta, e illustrata nel modo che segue , nel Pugillo secondo Pian- tarum minus cognitarum del Sig. Sprengel pag.70. Scrophularia Balbisii. JFilld. S ippl. [\i. Sc.foliis subcordatis ohtusis crenatis utrinqiie glahris , inferiordms appendiculatis , petioUs dda- tatis , panicida terminali aphyila. Scr Balbisii. Hornem. Cat.hort.hafn.Supjìl. 2 , p. la. Balbis catal. hort. taurin. i8i3, j>.6g. Scr. auriculata. Allioni Fi. Pedem. n. 200 ( fide Balbisii ) Habitat in fossis agri niceaensis. Caulis tetragonus quadripedalis , glaberrimus basi ramosus. Rami jjatentissimi. Folio opposita subcordata obtusa , utrinque glabra , opaca , cre- nata, injìvia appendiculata ; petioli canaliculati dilatati. Panicula terminalis aphjlla : rami sub- 17 2^0 trifidi glabri. Caìjx ohtusus màrgine membrana» ceus. Corolla atropurpurea. Scrophularia auriculata Lin. differt foliii subtus villoso-tomentosis., petiolis aequalibus^HuC unica icon BarreL t. 2'74 ( Scrophularia aquati- ca montana vnoWioT^trahenda. Bene describitur a Desfont. Fi. Ali. a , p. 56. Sed Lob. ic. 533 , minime ad hanc , sed ad Scrophulariam aquati- Cam pertinet. Nella surriferita descrizione si ravvisa fa- cilmente la Se. aquatica L. Fusto tetragono , fo- glie sul)cordate ottuse crenate, i piccioli dilata- ti , e glabrizie universale , insomma tutti i ca. ratleri, che tutti i botanici accordano a delta specie, colla sola differenza delle foglie inferio- ri appendiculate , il qual carattere è benissimo espresso nella figura della Betonica aquatica se- ptentrionalium di Lobel , che Sprengei ha ragio- ne di voler separare dalla S. awiculato- Lin., e non ha il torto di dichiararla appartenente alla S. aquatica L. Imperocché io credo di potere as- sicurare , che la Scr. Balbisii non è che una sem- plice, e accidentale varietà della Saquatica. Qui nel Giardino di Pisa ci ho due piante di S. Bal- bisii , che una nata di semi provenienti dall'Or- to di Torino , e l'altra di semi mandatimi dall' Orto di Vienna , e in ambedue ho potuto osser- vare , che in alcuni fusti, su tutti i piccioli in- feriori, in prossimità alla base delle foglie ci so- no due orecchiette ottuse, e qualche volta un' orecchietta da un lato solo , e talora accade che le orecchiette non son bene staccate e distinte, ma [>iù o meno attaccate al lembo , ovvero il lembo (Iella foglia dilatato, e sporgente alla ba- se , come se mostrar volesse una formazione in- completa di orecchiette ; mentre poi in altri fu- sti le foglie tutte sono intiere , semplicemente cordate , e senza apparenza di appendici , e la Se. aquatica comunissima lungo i fossi della pianura Pisrina , d'altronde in tutto, e per tutto simile alla Se. Bu/òisii , bene spesso si trova col- le foglie inferiori nello stesso modo appendicu- late. Bisogna dunque levare dal numero delle specie la. S:.Balòisu, ed aggiungere a.[\a. Se. aqua- tica una varietà , indicandola così Serophularia aquatica var.foliis auriculatis. Serophularia B dhisii. Hornem. Cat. Hafn. Suppl. 2 , p. la. Sj)reng. pug. i , pag.yo. e a questa riportare le figure di Dalechamp, Ge- rard , Dodoneo , e Lobel, citate di sopra ai nu- meri 2 , 3, e di più la Serophularia aquatica di Blacchwel Herb. t. 86 , che benissimo la rappre- senta (i) . In quanto alla S. aurìculata di Linneo , io non la conosco , ma come ho detto di sopra, pare indubitato che ella sia la medesima specie (l) Qnì pure appartiene la Scroph-uJarìa radice fibrosa Moris. H. 2 , p. 482, Sect. 5, tab. 8, f. 4, die è una figura cattiva è vero, ma che pure in- dica questa varietà, con alcune foglie appendicula- i*i » ed altre nò. 17 2 che la S. aurìculata di DesfontaineS, flalla quaté bisogna però levare il sinonimo di Lobel. Spren- gel asserisce che a questa deve riportarsi la S. aquatica montana mollior ài Barrelier , ma oltre che non ci conviene per la figur-a diversa del- ie foglie , Linneo gli aveva di già levato questa sinonimo, e nessuno meglio di lui era in grado di giudicare se gli ci apparteneva o nò. È vero peraltro che non è niente ben collocato alla S. betonicaefolia , e penso che la pianta di Barre- lier debba togliersi di mezzo , fino a che non si trovi qualche nuova specie, che ben la somigli. La S. aurìculata di Scopoli, è stata chiama- ta Scr. Scopolii da Hoppe , che probabilmente l'avrà anche illustrata , ma io non ho potuta consultare le Centurie ov'esso ne parla , e dalla semplice , e meschina frase (i) riportata da Per- soon Synops. i ,p. i6o. nulla ne so comprende- re, che ne faciliti la cognizione. D'altronde tro- vo, che Loiseleur nelle aggiunte alla Flora Gal- lica ( Notice sur les plantes à ajouter etc. />. 95. ) riporta questa specie con una frase poco diver- sa da quella di Persoon (i), e ci unisce per si- nonimo la Scrophularìa glanclulosa (\\ Waldsteirt e Ritaibiel , il che pone il colmo alla confusio- (1) Scr. Scopolii ^oZ. inferiorihus ter natis corda' tis crenato-dentatia , super io ribii9 ìntegris , floribus racemosopanìculatrs , bracteis ovato-lanceolatis apio» integerrimis. Hoppe Cent. Flant. S. aurìculata Suo£. Fi. Garn. 2, p. l\Gi fc. 3i. 255 ne , giacché ta S:r. glandulosa ha le foglie non appenciicuìate , e pelose da ambe le pagine. IV. Sc?ophular ili peregrina Lin. Scrophularia peregrina glabra foliis subcor- datis acutis dentatis , squamida corollina cordala, stjlo incluso , calycis segmends acutis immargina' is. Kob. Ann. Alla sinonimia da me riportata per qnesta specie nel Tomo secondo del Botanicon p. 171, ci è da aggiungere la Scrophularia peregrina Ca- mer. Hort. tab. 43 , e la Scrophularia peregrini^'. altera. Parkins. Theatr. p. 6t i. V. Scrophularia vernalis.lAn. Scrophularia vernai is moUiter pubescens , fo- liis cordatis duplicato-serratis, corollis globoso acu- tis , squamala corollina nulla , genilalibus exser^ tis , caljcis seginentis lanceolato-obcusis immargi' natis. Nobis. B:en. Pianta viridi-lutescens. Pedunculilcngi nu- di , floribus apice congestis. Coroìlae luteae. Spontanea in marilimìs Etruriae. Scrophularia^ flore luteo. C.B.P.p.sè36.Prodr. p. 1 12 cum icone Moris. H. 2 , p. 43-4, s. 5 , tab, 8, fig. 2 mala. Lamium pannonicum -lexalicuin Cìuc. liiat. 2, p. 38. Scrophularia lutea. Tabernera. Ilist. p. gSo cum icone bona. Galeopsis altera luteopallida. ?ixrh.ins.TheAtv p. 5o8 cum icone. t>M Scrophidarìa lutea magna amplis JbUis . J. B. ^ Hist. 3 , p. 4^2 cum icone bona. Scrophidarìa montana maxima lati/olia. Bar* rei* ic. 273 bona. VI. Scrophularìa altaica. Murr. Scrophularìa altaica viscoso-puhescens ,foliis cordatis duplicato-acute dentatis , dentibus diver- gentibus, corollis ovato acutis , squamala cornili' na angusta emarginata , stjlo exserto recto., caly- cis segmentis immarginatis , ovato-acuminatis ca- naliculatis reflexis. Nobis. Peren. Scrophularia d\ià\c?iJ'oliis cordatis ovatis du- plicate dentato -serratis, dentibus basim respicien- tibus, racemo composito aphjlloMwiT.CommQnt: Goett. an. 1781 , p. 35, lab. 32. Pianta pallide-viridis , glandiilis pedicella- tìs tecta. Pedunculi 2-3 flori. Bracteae lanceola- to-acuminalae pedunculis subaequales. Corollae albidae , laciniis duabussuperioribusviridibus. In horto eulta. VII. Scrophularia glandulosa Wald&t. et Ri- taib. Scrophularia glandulosa viscoso pubescens ., Jhliis subcordatis , obtuse dentatis ., squamala co- rollina transverse-ddatata cochleariformicrena- ta , stjlo exserto , calycis laciniis obtusis , scarìo' so-marginatis . Nobis. Peren. Scrophidarìa glandulosa foliis cordatis tri- nervatis utrinque pubescentibus , petiolis ciliatis ., pedunculis bracteisque piloso-glandulosis. ^'Adst. ft55 et Kitaib. Pi. rar. Hung. T. 3 , p. a38, tab. 214. Pliinta viridi-lutescens, glanduiis pedicel- latis tecta, Corollae labium superius ( bscure ni- bruni , lacinia inferior lutea, duae iateiales pal- lidiusculae. In horto eulta. "Vili. Scrophularia scorodonia Lin Scrophularia scorodonia molliter puhescens Joliis prof unde cordatisi argute dupUcato-serratis^ squamala coroUina transverse ovata ohtusa , stj" lo exserto , calycis laciniis obtusis scarioso-rnargi- natis. Nob. Peren. Pianta obscure viridis. Corollae fusco-ru» brae, lacinia inferiore lutesccnte.In liorto eulta. Non conosco nessuna buona figura di que- sta specie. Willdenow e rEneiclopedìa citano la Scrophularia scorodoniaefoUo Moris. Hist. 3 , p. 4^2 , s. 5 , tab. 35 , fig. 6 , ma non esistono né la tavola , né la figura , e solamente trovasene una descrizione alla pag. 482 , n. 5. — NellEn- ciclopedìa vien citata la Tavola 533deirillustra- zione dei Generi , nella quale si vede rappre- sentata la sommità di una pianta , colle foglie punto cordate, e che pero non può appartenere alla S. scorodonia. IX. Scrophularia canina. L. Scrophularia canina yb//w nitidis pinnatifi- dis , laciniis incisis dentatis , squamala corollina nulla , stjlo exserto inclinato , calycis laciniis ob- tusis albo marginatis. INob. B en. A ciò ehe n« ho detto nel Botauicou etru« a56 scum T. 2 , p. 171 si possono aggiungere gli ap- presso sinonimi. Ruta canina Dalech.Hist.Lugd. p. 973. Lob. Obs. p. 5o8. Parkins; Theatr. p. 610. X. S.:,rophidaria lucida. Lin. S'-rophidaria lucida foliis nitidis hipinnati- Jidis ., laciuiis dentatis , squamala corallina trian- gulari obtusa genitalibus exsertis , squamis cai/ci' nis obtasis scarioso-marginatis . Nobis. 3ien. Corolla albidO'Virescens , labio superiori., et laciniis daabus lateralibus rubris. In horto eulta. Ne è data una buona figura dal Boccone nel Museo di piante rare , alla tavola rry col nome di Sjrophularia saxatilis lucida., Laserpitii Mas- siliensis folio , come pure è buona la figura che- trovasi nei viaggi di Tournefort Tom. i , p. 85, chiamata S 'rophularia ampio folio in amplas la- einias diviso. -dÉr a57 Ml'egregio Amico Prof. Vetrini FRANCESCO TANTINI. \j ccupandomi attualmente , pregiabile Amico , a ripetere gli sperimenti già fatti alla presenza deiristituto di Parigi dal Sig. Dott. Magendie sull'inattività, e ninna cooperazione del ventricolo nell'atto del vomito , da me isti- tuiti con altra veduta ancora di convalidare cioè o di distruggere una savia obiezione fatta ai medesimi dal nostro comune, ed illustre Ami- co Andrea Vacca B ^rlinghieri, desiderawa di spe- dirtene un ragguaglio, ma i miei sperimenti non sono ancora né assai numerosi, né assai rigoro- samente esatti per esporli al Pubblico , onde in luogo di essi ti prego di accettare la seguente descrizione. D'un' Orangoutang: Molli credono di avere veduto l'Orangou- tang : pocbi sono quelli che abbiano avuto luo- go di osservare un vero Orangoutang , essendo estremamente scarso il numero di essi perve- nuto in Europa. Per favorevole combinazione da 4 ;> o 5 me- si appunto un'animale simile , femmina , era da Bjìiico stato trasportato a Parigi allorché io mi 18 a58 vi trovava nella primavera dell'anno 1808, Mediante un biglietto d'ingresso, concedu- tomi dall'esimio Naturalista Cuvier, potei a tut- to mio agio esaminarlo. Quest' Orangoulang femmina pertanto , aveva tredici mesi: era alta circa un braccio. La sua testa , estremamente simile nel complesso della struttura a quella di un bambino , era ro- tonda , ricoperta da una specie di capelli , cioè da peli più nerastri , e più fini di quelli , che rivestivano il rimanente del suo corpo : alta e spaziosa era la fronte, qualità caratteristica e^ scliisivamcnte propria di questa specie di qua*- drumani , e presentava alla sua metà una linea assai prominente diretta dall'avanti all'indietro: gli occhi orano piccoli , accosti fra loro , vivaci e neri : il naso per la metà superiore affatto schiacciato , la metà inferiore un poco rilevata, piccole ed anguste le aperture delle narici : la bocca estremamente larga : le labbra mobilissi- me , voluminose, assai prominenti , e di un co- lore lividastro ; i denti , all'eccezione dei canini che erano più acuti , ed un poco distanti dagl' incisivi , rassomigliavano molto a quelli dell' uomo (1) . Bigio-scuro era il colore della cute , (1) I denti incisivi inferiori, però, sporgono ia fuori, ne sono già situati verticalmente , situazione propria soltanto della specie umana , come ha avver- tito il celebre mio Maestro » eà Amico Blumenbach \ « conforme pure all"'osservaaiono di questo Natura* 10^ «ccettuata quella parte della /accia , che com- preade la bocca , il mento , e le parti laterali del naso, 1? quale ^gualmeute che lepalme del- lie mani, e le piante dei piedi erano -di colore carnicino ; queste , come pure le labbra , gli orecchi, e le parti genitali, erano prive dei peli rossastri , che ricuoprivano tutto il resto del corpo. Le mani rassomigliavano a quelle dell'uo- pìo : il pollice dei piedi era molto più lontano dalle altre falangi di quello che si osservi nella specie umana ; ed al pari di varie altre Scim- mie , come il Pongo, il Chempaniee, cammina- ■ya essa pure appoggiandosi sul bordo esterno dei piedi allorché si muoveva in situazione eret- ta , ma ordinariamente cam-minava appoggian- do nello stesso tempo le mani, ed i piedi in terra. La trovai assisa sopra piccola sedia , vesti- ta con una camicia , e soprabito di seta. Alla mia presenza bevve un poco di vino sorbendolo a sorsi ; v'inzuppò una fetta di pa- ne da cui , prima di mangiarlo, leccò e succhiò il liquore; terminato di bere e di leccare gli or- Jista ho trovato mancanti delle appendici carnose i suoi orecchi, rassomijflianti pel rimanenfe la turma di quelli dell'uomo: mancava pure di un mento pro- niinente, altro carattere distintivo della specie uma- na secondo il citato illustre Naturalista . ne era pri- va dell'altra carafteristioa indicata da Buffon „ Iqj fesses n'apparliennent qu'à i'espèce humamt!. ,j 2Go li del vaso , non già lo gettò per terra , ma tran- quillamente lo rese alla giovane che la serve. Mangiò in seguito un pezzetto di zucchero con pane , alternativamente cioè un pezzetto dell' uno, e poi dell'altro. Leccò lungamente un cuc- chiarino da caffè , con cui si divertì come un bambino , tenendolo fra i denti , e giocolando con esso , quindi lo posò con precauzione sul terreno. Scherzò con la giovane mostrando di compiacersi degli scherzi ch'essa le rendeva,e di riderne. — ^ Prese un piccolo gatto , e se lo pose sul capo : prese i miei guanti , cercò d'in- trodurvi le mani , non riescendovi, tralasciò di tentarlo , e finì c<. 1 porsele sul capo , ove sem- bra che collochi tuttociò che può avere. Baciò ripetutamente la sua custode. Desinava a tavola coi padroni di casa , si ci- bava di minestra , e l'introduceva in bocca col cucchiaio: il suo nutrimento ordinario d'altron- de era puramente vegetabile. Spasseggiava per casa , e giunta nel cortile di essa, andava or presso l'uno , or presso l'al- tro pigionale, e si mostrava festosa e docile con tutti ; amava però a preferenza la giovane che la custodiva ; non amava i ragazzi , probabil- mente memore degli strapazzi sofferti da quelli che trovavansi sulla Nave, ov'era a bordo. — Non dormiva mai nel corso del giorno. Se non tro- vava il letto al solito posto, ovvero se la serven-? te non voleva compiacerla , o di prenderla iu 26r «olio, o di spasseggiarla, dava segni d'impazienza precisamente uguali a quelli di un piccolo ra- gazzo, gridava cioè, e batteva le mani, ed i piedi. Arrivò assai ammalata a Parigi , sembrava attaccata da una colica : era però migliorata : si lasciava tranquillamente tastare il polso. i6i INDICE V delle Memorie contenute nel presente yolunie. VreFAZIONE. . . : . . Pag. ni Della longitudine^ e latitudine delle Cit- tà di Pistoja , e Prato. Del P. Giovanni In- ghiriimi delle Scuole Pie « i Supplemento alla precedente Memoria, Del medesimo « 5r Della polarità magnetica eccitata co' raggi violetti. Esperienze del Sig. March. Cosimo Ridolfi « 79 Nuovo metodo di dividere gVistrumen- ti di Matematica, Del Sig. Tito Gonnella. « 85 Sopra una maniera di morire elettiva un tempo presso i 'Romani. Del Sig. Prof. Giacomo Barzellotti « 119 Supplementi alla Storia Naturale. Del Sig. Gio. Federigo Blumenbach. . . « 148 Della estrazione del glutine dalle ossa. Del Sig. (Giovanni Fabbroni. . . • . « \'j\ Sulla purificazione del Mercurio. Del Sig. Prof. Giuseppe Branchi « ao^ / a63 Sulla canforizzazione degli olj volatili. Del Sig. March. Cosimo Ridolfi. . Pag. 217 Osservazioni sopra diverse piante. Del Sig. Prof. Gaetano Savi « a3r Descrizione di un Orangoutang. Del Si^. Dott. Francesco T 1 » >>■■ > ■ » - > i 9 yj^yj ^ >:^' V>1 ' " V* - v^^ .-> > :!^ ju> j*'> !:> '>-■*> /3^M"^ > > ao 7 »' X ? '-. ^ ^' _^Ss :JS ^J^ ^