tbrary ih

dh

Ma "R U Ma ciliò

i i:

MADEIRA NUTI IVO RITO a Mi

») ROL NIDI

CI ì HB

DELLA

AETT®

R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE

DI TORINO

PUBBLICATI

DAGLI ACCADEMICI SEGRETARI

DELLE DUE CLASSI

n

VOLUME DECIMOQUINTO 1879-80

———

STAMPERIA REALE DI TORINO DiI.G. BIN PARASYVMATRE O.

1879

ai)

Se 0] RATRTAMGI Du bi

orinor ta ì

do 5 UR AE i (ùà8 vati. Pe,

Cao

Di. n À dl | sa

LATER: TO VETRINA

9 LC LIE CRE LIO

PROPRIETA LETTER ARIA

I 29- 3134 Quegi9

| A

fi Ù

È > VIMIODORTORE «Ie i to Get:

wr

ELENCO DEGLI ACCADEMICI RESIDENTI, NAZIONALI NON RESIDENTI, E STRANIERI al 31 Dicembre 1879

DI

PRESIDENTE

Ricorti (Ercole), Senatore del Regno, Maggiore nel R. Esercito, Professore di Storia moderna nella R. Università, Presidente della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Socio della R. Accademia delle Scienze di Monaco in Baviera, Gr. Uffiz. &, Gr. Cord.@, Cav. e Cons. &; ©.

VICE - PRESIDENTE

RicaeLmy (Prospero), Professore di Meccanica applicata e Direttore della Scuola d’Applicazione per gl’ Ingegneri, Socio della R. Accademia di Agricoltura, Comm. #, Uffiz. ©.

TESORIERE

VICE- TESORIERE

Manno (Barone Antonio), Membro e Segretario della R. Depu- tazione sovra gli studi di Storia patria, £ e Uffiz. ©.

4 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

CLASSE

DI

SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE

DIRETTORE

Derponte (Giovanni Battista), Dottore in Medicina e in Chi- rurgia, Professore Onorario di Botanica nella R. Università, Socio della R. Accademia di Agricoltura, Uffiz. #, e Comm. ®.

SEGRETARIO PERPETUO

Sosrero (Ascanio), Dottore in Medicina ed in Chirurgia, Professore di Chimica docimastica e Vice-Direttore della Scuola d’Applicazione per gli Ingegneri, Membro del Collegio di Scienze fisiche e matematiche, Presidente della R. Accademia di Agri- coltura, Comm. &, &, Uffiz. ®.

Accademici residenti

Sosrero (Ascanio), predetto.

RicueLMy (Prospero), predetto.

DeLronte (Giovanni Battista), predetto.

Genoccm (Angelo), Professore di Analisi infinitesimale nella R. Università, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Accademia dei Lincei, Uffiz. &,@©,%.

Lessona (Michele), Dottore in Medicina e Chirurgia, Pro- fessore e Direttore de’ Musei di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparate della R. Università, Socio delle RR. Accademie di Agricoltura e di Medicina di Torino, Uffiz. £&, Comm. e.

Dorna (Alessandro), Professore d’ Astronomia nella Regia Università, Professore di Meccanica razionale nella R. Militare

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 5

Accademia, e di Geodesia nella Scuola Superiore di Guerra, Socio corrispondente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, della R. Accademia dei Lincei, Direttore del R. Osser- valorio astronomico di Torino, £*, Uffiz. e.

SaLvapori (Conte Tommaso), Dottore in Medicina e Chirurgia, Assistente al Museo Zoologico della R. Università, Professore di Storia naturale nel Liceo Cavour, Socio della R. Accademia d'Agricoltura, della Società Italiana di Scienze Naturali, del- l'Accademia Gioenia di Catania, Membro corrispondente della Societa Zoologica di Londra, dell’Accademia delle Scienze di Nuova-York e della British Ornithological Union.

Cossa (Alfonso), Dottore in Medicina, Professore di Chimica agraria, e Direttore della Stazione agraria presso il R. Museo Industriale Italiano, Socio della R. Accademia dei Lincei, del- l'Accademia Gioenia di Catania, della R. Accademia di Agri- coltura e Corrispondente del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Uffiz. £, e Comm. ®.

Bruno (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali, Professore di Geometria de- scrittiva nella R. Università, £.

Berruti (Giacinto), Ingegnere Capo delle Miniere, Direttore dell’Officina governativa delle Carte-Valori, Uffiz. #, e Comm. &, dell'O. di Francesco Gius. d'Austria, Cav. della L. d'O. di Francia, e Comm. della Repubblica di S. Marino.

Curioni (Giovanni), Professore di Costruzioni nella Scuola d'Applicazione degli Ingegneri, Dottore aggregato alla Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali della R. Università, Socio della R. Accademia di Agricoltura, *, e Uffiz. ©.

Staccr (Francesco), Capitano nellArma d’ Artiglieria, Pro- fessore di Meccanica superiore nella R. Università, e di Ba- listica nella Scuola d’'Applicazione delle Armi di Artiglieria e Genio, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio corrispondente della R. Accademia dei Lincei, £, e Cav. ©.

6 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

BeLLarpi (Luigi), Conservatore delle collezioni paleontolo- giche presso il Museo di Geologia della R. Università degli studi, Prof. di Storia naturale nel R. Liceo Gioberti, Uffiz. & , Cav. @, e dell’O. di Cristo del Portogallo, Membro di varii Istituti scientifici.

Basso (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Scienze fisiche e matematiche, Prof. di Fisica-matematica nella R. Uni- versità, Cav. ©.

D'Ovipio (Enrico), Prof. ord. di Algebra e (Geometria ana- litica e incaricato di Geometria superiore nella R. Università di Torino, Cav...

Bizzozero (Giulio), Professore e Direttore del Laboratorio di Patologia generale nella R. Università di Torino, Socio delle RR. Accademie di Medicina e di Agricoltura di Torino, Socio corrispondente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Let- tere, ecc., Cav. ©.

Accademici Nazionali non residenti

S. E. Menagréa (Conte Luigi Federigo), Marchese di Val Dora, Senatore del Regno, Professore emerito di Costruzioni nella R. Università di Torino, Luogotenente Generale, Amba- sciatore di S. M. a Londra, Primo Aiutante di campo Onorario di S. M., Uno dei .XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Accademia dei Lincei, Membro Onorario del Regio Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, del Regio Isti- tuto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, ecc.; C. 0. S. SS. N., Gr. Cord. e Cons. &, Cav. e Cons. &, Gr. Cr. 8, @, dec. della Med. d’oro al Valor Militare, Gr. Cr. dell’ O. Supr. del Serafino di Svezia, dell'O. di S. Alessandro di Newski di Russia, di Dannebrog di Dan., Gr. Cr. dell'O. di Torre e Spada di .Por- togallo, dell'O. del Leone Neerlandese, di Leop. del Belg. (Categ. militare), della Probità di Sassonia, della Cor. di Wur- temberg, e di Carlo IM di Sp., Gr. Cr. dell'O. di S. Stefano

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 7

d'Ungheria, dell'O. di Leopoldo d'Austria, di quelli della Fe- deltà e del Leone di Zoehringendi Baden, Gr. Cr. dell'Ordine del Salvatore di Grecia, Gr. Cr. dell’ Ord. di S. Marino, Gr. Cr. degli Ordini del Nisham £/o0d e del Nisham //tigar di Tunisi, Comm. dell’ Ordine della L. d'O. di Francia, ecc. ecc.

Serra (Quintino), Membro del Consiglio delle Miniere, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Presidente della R. Accademia dei Lincei, Gr. Cord. &, @, Cav. e Cons. &, Gr. Cord. degli O. di S. Anna di R., di Leop. d’A., dell’Aquila Rossa di Prussia, di Carlo III di Spagna, della Concez. di Port., del Mejidié di Turchia, e di S. Marino.

Brioscni (Francesco), Senatore del Regno, Prof. d'Idraulica, e Direttore del R. Istituto tecnico superiore di Milano, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Accademia dei Lincei, Gr. Uffiz. &, ©, &, Comm. dell’O. di Cr. di Portogallo.

Govi (Gilberto), Professore di Fisica sperimentale nella R. Uni- versita di Napoli, Membro del Comitato internazionale dei Pesi e delle Misure, Socio della R. Accademia dei Lincei, della R. Accademia d'Agricoltura di Torino, Uffiz. #, Comm. a.

Motescnort (Jacopo), Senatore del Regno, Professore di Fisio- logia nella R. Università di Roma, Socio Onorario della R. Acca- demia di Medicina di Torino, Socio corrispondente delle Società per le Scienze mediche e naturali a Horn, Utrecht, Amsterdam, Batavia, Magonza, Lipsia, Cherbourg, degli Istituti di Milano, Modena, Venezia, Bologna, della R. Accademia dei Lincei a Roma, delle Accademie Medico-chirurgiche in Ferrara e Pe- rugia, Socio Onorario della Medicorum Societas Bohemicorum a Praga, della Société medicale allemande a Parigi, della Società dei Naturalisti in Modena, dell’Accademia Fisio-medico-statistica di Milano, della Pathological Society di S. Louis, della Socredad antropolojica Espanola a Madrid, Socio dell’Accademia Veteri- naria Italiana, del Comitato: Medico-Veterinario Toscano, della Société Royale des Sciences Médicales et Naturelles de Bruxelles, Socio Straniero della Società Olandese delle Scienze a: Harlem,

ki) ELENCO DEGLI ACCADEMICI

Socio fondatore della Società Italiana d’Antropologia e di Etno- logia in Firenze, Membro ordinario dell’Accademia Medica di Roma, Comm. %, a.

Cannizzaro (Stanislao), Senatore del Regno, Professore di Chimica generale nella Regia Università di Roma, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della Reale Accademia dei Lincei, Comm. £, &, Uffiz. =.

Berti (Enrico), Professore di Fisica Matematica nella R. Uni- versità di Pisa, Direttore della Scuola Normale superiore, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Acca- demia dei Lincei, Comm. &, &, Gr. Uffiz. ®.,

Scacc®i (Arcangelo), Senatore del Regno, Professore di Mine- ralogia nella R. Università di Napoli, Presidente della Società Italiana delle Scienze detta dei XL, Segretario della R. Acca- demia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, Socio della R. Accademia dei Lincei, Comm. &, =, Gr. Uffiz. .

Bacapa pi S. Rosert, Conte Paolo, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Accademia de’ Lincei.

Cornatia (Emilio), Direttore del Museo civico e Prof. di Zoo- logia applicata nella R. Scuola Superiore di Agronomia di Milano, Presidente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio della R. Acca- demia dei Lincei, Socio corrispondente dell’ Istituto di Francia, Uffiz. &, &, Comm. &, di Sant Anna di Russia, ecc. ecc.

ScHIAPARELLI (Giovanni), Direttore del R. Osservatorio astro- nomico di Milano, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, della R. Accademia dei Lincei, dell’Accademia Reale di Napoli e dell'Istituto di Bologna, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia (Accademia delle Scienze, Sezione Astronomia), delle Accademie di Monaco, di Vienna, di Berlino, di Pietroborgo, di Stockolma, di Upsala, della Società de’ Naturalisti di Mosca, e della Società astronomica di Londra, Comm. *, &,, Comm. dell'O. di S. Stan. di Russia.

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 9

Accademici Stranieri

Dumas (Giovanni Battista), Segretario Perpetuo dell’Acca- demia delle Scienze dell'Istituto di Francia, Gr. Cr. della L. d’O. di Francia, a Parigi.

HeLwnoLtz (Ermanno Luigi Ferdinando), Professore nella Università di Heidelberg, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia, a Parigi.

CHastes (Michele), Membro dell'Istituto di Francia, Comm. della L. d’O. di Francia, a Parigi.

Darwin (Carlo), Membro della Società Reale di Londra.

Dana (Giacomo), Professore di Storia naturale a New Haven, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia.

Hormann (Guglielmo Augusto), Professore di Chimica, Membro della Reale Accademia delle Scienze di Berlino, della Reale Società delle Scienze di Londra, Corrispondente dell'Istituto di Francia (Sezione di Chimica).

CaevreuL (Michele Eugenio), Membro dell'Istituto di Francia, Gr. Cr. della L. d'O. di Francia, a Parigi.

Hermte (Carlo), Membro dell'Istituto di Francia, Uffiz. della L. d'O. di Francia.

Scawann (Federico), Professore di Fisiologia nell’ Università di Liegi, Socio corrispondente dell’Istituto di Francia (Acca- demia delle Scienze, Sezione di Medicina e Chirurgia).

Jouce (G. Prescott), Membro della Reale Società di Londra.

10 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

CLASSE

DI

SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE

DIRETTORE

Box-Compagni (Cav. Carlo), Senatore del Regno, Ministro plenipotenziario di S. M., Socio della R. Accademia dei Lincei, Vice-Presidente della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, della Facoltà di Lettere e Filosofia, e Professore di Di- ritto costituzionale nella R. Università, Gr. Cord. &, Cav. e Cons. &, Gr. Cord. ©.

SEGRETARIO PERPETUO

Gorresio (Gaspare), Prefetto della Biblioteca Nazionale, Dottore aggregato alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e già Pro- fessore di Letteratura orientale nella R. Università di Torino, Socio Straniero dell’ Istituto di Francia, Socio della Reale Acca- demia di Scienze e Lettere di Palermo, della R. Accademia della Crusca, ecc., Membro Onorario della Reale Società Asia- tica di Londra, Presidente della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino, Comm. &,=, Gr. Uffiz. ®, dell'O. di Guadal. del Mess., e dell'O. della Rosa del Brasile, Uffiz. della L. d’O. di Francia, ecc.

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 14

Accademici residenti

Ricorti (Ercole), predetto.

Bon-Compagni (Cav. Carlo), predetto.

Gorresio (Gaspare), predetto.

Fagretti (Ariodante), Professore di Archeologia greco-romana nella R. Università, Direttore del Museo d’Antichità, Socio cor- rispondente dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere), Socio della R. Accademia dei Lincei, Membro corrispondente del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell’Accademia di Archeologia, Letteratura e Belle Arti di Na- poli, della R. Accademia della Crusca e dell'Istituto di Corri- spondenza archeologica, Professore Onorario della Università di Perugia, Membro e Segretario della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino, Uffiz. #, Comm. ®, &, Cav. della Leg. d’O. di Francia, e C. O. R. del Brasile.

Peyron (Bernardino), Professore di Lettere, Bibliotecario Ono- rario della Biblioteca Nazionale di Torino, *.

Varauri (Tommaso), Professore di Letteratura latina nella R. Università, Membro della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Socio corrispondente della R. Accademia della Crusca e del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Comm. £, Cav. dell'Ordine di S. Gregorio Magno.

FLecnia (Giovanni), Professore di Storia comparata delle lingue classiche e neolatine e di Sanscrito nella R. Università, Socio della R. Accademia dei Lincei, Uffiz. &, e Comm. &, &.

CLaretta (Barone Gaudenzio), Dottore in Leggi, Socio e Se- gretario della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Membro della Società di Archeologia e Belle Arti e della Giunta conservatrice dei monumenti d’Antichità e Belle Arti per la Provincia di Torino, Ufliz. £, ©.

Biancni (Nicomede), Soprantendente degli Archivi Piemon- tesi, Membro della R. Deputazione sovra gli studi di Storia

12 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

patria delle antiche Provincie e della Lombardia, Membro cor- rispondente delle Deputazioni di Storia patria delle Provincie Modenesi, delle Provincie della Toscana, dell'Umbria e delle Marche, Membro Onorario della Società storica Svizzera, della R. Accademia Palermitana di Scienze e Lettere, della Società Ligure di Storia patria, della R. Accademia Petrarca di Scienze, Lettere ed Arti in Arezzo, dell’Accademia Urbinate di Scienze, Lettere ed Arti, del R. Ateneo di Bergamo, e della R. Acca- demia Paloritana di Messina, Gr. Uffiz. & , Comm. @, e Gr. Uffiz. dell'O. di S. Mar.

Promis (Vincenzo), Dottore in Leggi, Bibliotecario e Conser- vatore del Medagliere di S. M., Membro della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, e della Società d’Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino, Ispettore degli scavi e monumenti d’antichità in Torino, £, Cav. ©.

Rossi (Francesco), Adiutore al Museo d’ Antichità, Prof. d’Egittologia nella R. Università, Cav. ®.

Manno (Barone Antonio ), predetto.

BotLari (Federigo Emanuele), Dottore in Leggi, Direttore del- l’Archivio di Stato, detto Camerale, Consigliere d’Amministra- zione nel R. Economato generale delle antiche Provincie, Membro della R. Deputazione sopra gli studi di Storia patria per le antiche Provincie e la Lombardia, Socio Onorario della Società di Archeologia e Belle Arti di Milano, Corrispondente dell’Acca- demia storico-archeologica di Milano, della Società Lombarda di Economia politica, della Società Ligure di Storia patria, della Società Colombaria Fiorentina, della R. Deputazione di Storia patria per le Provincie della Romagna e della Società per la Storia di Sicilia, Uffiz. £& , ®.

ScuiapareLLI (Luigi), Dottore aggregato, Professore di Storia antica, e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia nella R. Università di Torino, *, Comm. ®.

Pezzi (Domenico), Dottore aggregato e Prof. straord. nella Fa- coltà di Lettere e Filosofia della R. Università di Torino, Cav. &.

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 13

Ferrero (Ermanno), Dottore in Giurisprudenza, Dottore aggre- gato «alla Facoltà di Lettere e Filosofia della R. Università di Torino, Membro della Società d’Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino, Membro IR nr dell’Imp. Instituto Archeologico Germanico, Cav. ©.

CarLe (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Leggi, Professore ordinario della’ Filosofia del Diritto nella R. Uni- i versità, Cav. ®.

Accademici Nazionali non residenti

CaruttI DI Cantogno (Barone Domenico), Consigliere di Stato, Membro della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Socio e Segretario della R. Accademia dei Lincei, Socio Stra- niero della R. Accademia delle Scienze Neerlandese, Socio cor- rispondente della R. Accademia Lucchese, ecc., Membro del Consiglio degli Archivi, Gr. Uffiz. #, Cav. e Cons. &, Gr. Cord. dell'O. del Leone Neerlandese e dell'O. d’Is. la Catt. di Sp. e di S. Mar., Gr. Uffiz. dell'O. di Leop. del B., dell'O. del Sole e del Leone di Persia, e del Mejidiè di 22 cl. di Turchia, Gr. Comm. dell'O. del Salv. di Cr., ecc

Amari (Michele), Senatore del Regno, Professore emerito dell’Università di Palermo e del R. Istituto di Studi superiori di Firenze; Dottore in Filosofia e Lettere delle Università di Leida e di Tubinga; Socio della Reale Accademia dei Lincei in Roma, delle RR. Accademie delle Scienze in Monaco di Baviera e in Copenhagen; Socio Straniero dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere); Socio corrispon- dente dell’Accademia delle Scienze in Palermo, della Crusca, dell’ Istituto Veneto, della Società Colombaria in Firenze, della R. Accademia d' Archeologia in Napoli, dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Lucca, della R. Deputazione di Storia patria per le Provincie Parmensi, di quella per le Provincie Toscane, dell'Umbria e delle Marche, delle Accademie Imperiali di Pie- troborgo e di Vienna; Socio Onorario della R. Società Asiatica

14 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

di Londra, delle Accademie di Padova e di Gottinga; Presidente Onorario della Società Siciliana di Storia patria e Socio Onorario della Ligure, della Veneta e della Societa storica di Utrecht; Gr. Uffiz. #, e Gr. Croce @, Cav. e Cons. &.

Reywonp (Gian Giacomo), già Professore di Economia Poli- tica nella R. Università, &.

Ricci ( Marchese lfatteo), Uffiz. &., a Firenze.

Minervini (Giulio), Bibliotecario e Professore Onorario della Regia Università di Napoli, Segretario generale perpetuo del- l'Accademia Pontaniana, Socio Ordinario della Società R. di Napoli, Socio della R. Accademia dei Lincei, Corrispondente dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Let- tere), della R. Accademia delle Scienze di Berlino, ecc., Uffiz. & e Comm. &, Cav. della L. d'O. di Francia, dell’Aquila Rossa di Prussia, di S. Michele del Merito di Baviera, ecc.

De Rossi (Comm. Gio. Battista), Socio Straniero dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere), e della R. Accademia delle Scienze di Berlino e di altre Accademie, Presidente della Pontificia Accademia Romana d’Archeologia.

Canonico (Tancredi), Professore, Consigliere della Corte di Cassazione di Roma e del Consiglio del Contenzioso diploma- tico, £&, e Comm. a.

Canrò (Cesare), Membro effettivo del R. Istituto Lombardo, Soprantendente degli Archivi Lombardi, Socio della R. Acca- demia della Crusca, della R. Accademia dei Lincei, dell’Acca- demia di Madrid, Corrispondente dell'Istituto di Francia e d'altri, Comm. &, &, Cav. e Cons. &, Comm. dell'O. del C. di Port., Gr. Uffiz. dell'O. della Guadalupa, ecc., Officiale della Pubblica Istruzione e della L. d'O. di Francia, ecc.

Tosti (D. Luigi), Abate Benedettino Cassinese, Socio Ordi- nario della Società Reale delle Scienze di Napoli.

Siorto-Pintor (Giovanni) Nobile Cagliaritano, Senatore del Regno, Presidente Onorario di Corte di Cassazione, Gr. Uftiz. *, Comm. a, Comm. dell'O. supremo di Takovvo di Serbia, ecc.

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 15

Accademici Stranieri

Mowmwsen (Teodoro), Professore di Archeologia nella Regia Università e Membro della Reale Accademia delle Scienze di Berlino, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere).

Muccer (Massimiliano), Professore di Letteratura straniera nell’ Università di Oxford, Socio Straniero dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere):

Mianer (Francesco Augusto Alessio), Membro dell'Istituto di Francia (Accademia Francese) e Segretario Perpetuo del- l'Accademia delle Scienze morali e politiche, Gr. Uffiz. della L. d'O. di Francia.

Renier (Leone), Membro dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere), Uffiz. della L. d'O. di Francia.

Eccer (Emilio), Professore alla Facoltà di Lettere di Parigi, Membro dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere), Uffiz. della L. d’O. di Francia.

Bancrorr (Giorgio ), Socio ‘corrispondente dell’ Istituto di Francia (Accademia delle Scienze morali e politiche).

Wirre (Barone Giovanni Giuseppe Antonio Maria De), Membro dell'Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere), a Pari.

LoneréRIER (Enrico Adriano Prevost De), Membro del- l Istituto di Francia (Accademia delle Iscrizioni e Belle Let- tere), a Parigi.

Gresorovius (Ferdinando), della R. Accademia Bavarese delle Scienze in Monaco.

16 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

MUTAZIONI

avvenute nel Corpo Accademico dal 30 Giugno 1878 al 31 Dicembre 1879.

MORTI.

5 Gennaio 1879.

GastaLpi (Bartolomeo), Professore di Mineralogia nella Scuola d’Applicazione per gl Ingegneri in Torino, Uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, ecc., Uffiz. &.

20 Aprile 1879.

GruiringHELLO (Giuseppe), Dottore aggregato in Teologia, Pro- fessore emerito di Sacra Scrittura e Lingua Ebraica nella R. Università , Uffiz. &, e Comm. ®.

8 Agosto 1879.

GareLLi (Vincenzo), Dottore aggregato della Facoltà di Let- tere e Filosofia nella R. Università, Uffiz. #, e Comm. &.

23 Dicembre 1879.

CAVALLI (Giovanni), Senatore del Regno, Tenente Generale, Gr. Croce £, @, ecc.

ELEZIONI.

D'Ovipio (Enrico), Professore d’Algebra e di Geometria ana- litica nella R. Università, Cav. &, eletto il 29 Dicembre 1878 Accademico Nazionale residente nella Classe di Scienze fisiche e matematiche,

ELENCO DEGLI ACCADEMICI 17

ScniaprareLLI (Luigi), Dottore aggregato, Professore di Storia anlica e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia nella R. Università di Torino, eletto il 5 Gennaio 1879 Accademico Nazionale residente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

Siorto-Pinror (Giovanni), Senatore del Regno, Gr. Uffiz. #, Comm. @, eletto il 5 Gennaio 1879 Accademico Nazionale residente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

Pezzi (Domenico), Dottore aggregato e Professore straordi- nario nella Facoltà di Lettere e Filosofia della R. Università di Torino, eletto il 18 Maggio 1879 Accademico Nazionale resi- dente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

Ferrero (Ermanno), Dottore in Giurisprudenza, Dottore aggre- gato alla Facoltà di Lettere e Filosofia della R. Università di Torino, eletto ii 18 Maggio 1879 Accademico Nazionale resi- dente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

Bizzozero (Giulio), Professore di Patologia generale nella R. Università, eletto il 25 Maggio 1879 Accademico Nazionale residente nella Classe di Scienze fisiche e matematiche.

Carte (Giuseppe), Dottore aggregato alla Facoltà di Leggi, Professore ord. della Filosofia del Diritto nella R. Università, eletto il 7 Dicembre 1879 Accademico Nazionale residente nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

Gregorovius (Ferdinando), della R. Accademia Bavarese delle Scienze in Monaco, eletto il 21 dicembre 1879 Accademico Straniero nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

-

18 ELENCO DEGLI ACCADEMICI

ELEZIONI DI UFFIZIALI.

Ricorri (Comm. Ercole), Senatore del Regno, eletto il 9 Marzo ed approvato con Decreto Reale del 27 dello stesso mese 1879 alla carica triennale di Presidente dell’Accademia.

RicueLmy (Comm. Prospero), eletto il 9 Marzo ed approvato con Decreto Reale del 27 dello stesso mese 1879 alla carica triennale di Vice-Presidente dell’Accademia.

DeLronte (Comm. Giambattista), eletto il 26 Gennaio 1879 alla carica triennale di Direttore della Classe di Scienze fisiche e matematiche.

Box-Compagni (Comm. Carlo), Senatore del Regno, eletto il 20 Aprile 1879 alla carica triennale di Direttore della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche.

Soci passati nella Categoria de’ Nazionali non residenti.

Motescnort (Comm. Jacopo). Storto-Pintor (Comm. Giovanni).

——_ _Q>-IE 3—_————

CLASSE

DI

SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE

n—

Novembre 1879.

© asi»

.

CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE

Adunanza del 16 Novembre 1879.

PRESIDENZA DEL SIG. COMM. SENATORE ERCOLE RICOTTI

Il Socio Comm. Alfonso Cossa legge alla Classe la se- guente Nota

CRISTALLI MICROSCOPICI DI RUTILO

CONTENUTI IN UNA ECLOGITE DI VAL TOURNANCHE.

Tra le roccie che raccolsi in una escursione fatta nello scorso autunno insieme all’egregio collega Ingegnere Giacinto Berruti nella Valle Tournanche, fermò specialmente la mia attenzione una bella eclogite che trovammo allo estremo nord della valle alle falde del versante italiano del monte Cervino.

L'elemento principale di questa roccia è un minerale az- zurro che riconobbi per le sue proprietà ottiche e pei suoi ca- ratteri chimici identico alla Gastaldite scoperta nel 1875 dal Prof. StruEvER a Brosso nella valle d’Aosta e da me analizzata (Vedi Mem. dell’Accademia dei Lincei, 1875 e RammeLsBERG, Mine- raichemie 24 Auflage, pag. 682). i

È mia intenzione pubblicare una memoria dettagliata sulla composizione di questa roccia. Intanto però mi preme di far conoscere alcune ricerche eseguite sopra uno dei suoi compo- nenti accessorili.

Quando si esamina al microscopio una sezione molto sottile della eclogite gastalditifera di Val Tournanche, si osserva che essa è irregolarmente disseminata di cristallini di color giallo- bruno, birifrangenti e che presentano nella luce polarizzata i

22 A. COSSA

caratteri di una sostanza dimetrica. Io ritenni questi cristalli come formati da zircone, ma il chiarissimo Professore H. Ro- seNBUSCH, al quale comunicai un preparato microscopico della roccia di Val Tournanche, con una sua lettera del 20 ottobre 1879, ebbe la cortesia di richiamare la mia attenzione su questi cristalli, osservandomi che molto probabilmente, a suo parere, essi piuttosto che da zircone, potevano essere formati da rutilo, e m’invitò pertanto a fare su questo proposito delle ricerche chimiche.

Accettai di buon grado il consiglio dell’ ottimo collega, tanto più che dopo le belle osservazioni del Dott. SAUER (Neues Jahrbuch fur Mineralogie 1879, S. 569) questo argomento riesce molto importante per la petrografia.

I risultati dei saggi chimici che ora descrivo brevemente confermarono in modo indubbio le previsioni del Prof. Ro- SENBUSCH. A

Polverizzai finamente circa 40 grammi della eclogite di Val Tournanche, e feci in seguito digerire la polvere con acido fluoridrico diluito, per 48 ore alla temperatura del bagno-maria. Evaporai a secchezza e scomposi i fluoruri con acido solforico diluito. Dopo queste operazioni rimase un residuo pulverulento di un colore bianco-grigiastro, che trattai con acido cloridrico, e dopo averlo accuratamente lavato sot- toposi a ripetute levigazioni con una soluzione conveniente- mente preparata di ioduro mercurico nell’ioduro potassico (Metodo di FouqueT) (1). Così potei facilmente separare una sufficiente quantità di una polvere cristallina di color giallo- bruno. Esaminata al microscopio essa risultò quasi totalmente formata dai piccoli cristalli che voleva far oggetto d’indagini chimiche. In alcuni di questi cristalli si notano distintamente gli indizii d'una geminazione genicolata caratteristica del rutilo.

1) Questi cristalli riscaldati ad una temperatura molto elevata non si decolorano. 2) Gol sale di fosforo, sul carbone e nella fiamma ridu-

(1) Colgo volentieri questa occasione per dire che nella separazione dei varii minerali componenti le roccie, il metodo proposto dal FouQuET mi diede sempre ottimi risultati.

SUI CRISTALLI MICROSCOPICI DI RUTILO. 23

cente, dànno molto facilmente la perla azzurra, caratteristica dei composti del titanio.

3) Sono completamente decomposti quando vengono fusi con bisolfato potassico. La soluzione acida depone dopo essere stata diluita e fatta bollire per molto tempo dell’acido titanico.

4) Aggiungendo a parte della soluzione acida e fredda un eccesso di ammoniaca, si ottenne un precipitato bianco che si scioglie completamente nell’acido cloridrico.

5) La soluzione cloridrica tinge in bruno la carta di curcuma.

6) La soluzione cloridrica trattata con lo stagno acquista | la tinta violacea caratteristica dei composti di titanio. Dopo

essere stata ridotta, la soluzione cloridrica non tinge più in bruno la carta di curcuma, come avrebbe dovuto succedere nella sostanza esaminata si contiene della zirconia.

7) Nella soluzione cloridrica privata della massima parte dell'acido libero, si aggiunse un eccesso d’ossalato ammonico, e poi del carbonato ammonico, il quale precipitò il titanio. Nella soluzione filtrata non si riscontrò alcuna traccia di zirconia.

A mio parere, queste reazioni bastano a dimostrare che i

cristallini contenuti nella eclogite gastalditifera di Val Tour- nanche, sono realmente formati da rutilo.

24

Il Socio Cav. Alessandro Dorna, colle seguenti parole pre- senta alla Accademia alcuni lavori eseguiti all’ Osservatorio astronomico, di cui è Direttore.

Presento all'Accademia per gli Atti:

Le Osservazioni meteorologiche ordinarie che il personale dell’ Osservatorio eseguì dal Maggio al 31 Ottobre di quest'anno, state redatte dall’Assistente Prof. Donato Levi.

Le Effemeridi del Sole, della Luna e dei principali Pianeti, calcolate per Torino, in tempo medio civile di Roma, per l’anno 1880, dall’Assistente Prof. Angelo CHARRIER.

Anno XIV 1879

ni

RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI

fatte nel mese di Maggio.

La media delle pressioni barometriche avutesi nel mese è di 34,61 media inferiore di mm. 1,22 a quella di Maggio della pressione degli ultimi tredici anni. Le variazioni che si ebbero nel mese, non furono numerose rapide.

Il quadro seguente contiene i valori massimi e minimi della pressione :

Giorni del mese. Massimi. . Giorni del mese. Minimi. Digi I 39,94 TP SO 27,05 STE 3 STO 24,18

asia 39,89 O 18 na 30,8 A RR 40,34 20 ALA 28,42. E REMO 44,08 |

La temperatura fu poco elevata in tutto il mese, avendo una media inferiore di quasi quattro gradi alla media di Maggio degli ultimi tredici anni. Gli estremi termometrici del mese furono + 5°, 4 (temperatura minima del giorno), 4 e +25°,0 (temperatura massima del 23).

RIASSUNTI MENSILI DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE 25

La pioggia fu straordinariamente copiosa, sia pel numero dei giorni piovosi (19) che per l’altezza dell’acqua caduta mm. 341,06.

Il seguente quadro la frequenza dei venti:

NO NNE NE ENE E RESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW MELITO n Me A

Anno XIV 1879

RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI

fatte nel mese di Giugno.

La pressione barometrica ha, pel mese, il valore medio 36,88; esso è inferiore di mm. 0,16 alla media degli ultimi tredici anni.

Le oscillazioni della pressione non furono rapide, di grande ampiezza, come dimostra il seguente quadro, indicante i massimi e minimi che si osservarono nel mese:

Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. fe 35,04 dia 39,25

DIE LEALE 33,62 DE ended 41,31

RA ela 36, 51 i Pret fia 40,30 inarta 30,34 7a i RIP OPIPRZIA RICO. 39, 22 OMERO 30,29 "if VIRA 41,88

La temperatura fu bassa nella prima decade ed elevata nelle altre due, e specialmente negli ultimi giorni del mese. Essa oscillò fra +11°,2 e + 31°,2 che sono le temperature estreme del primo e dell’ultimo giorno del mese.

La media delle temperature è di quasi un grado superiore “alla metà di Giugno degli ultimi tredici anni.

Si ebbero nel mese appena cinque giorni piovosi, e mm. 8,85 di pioggia raccolta.

Il seguente quadro pel mese la frequenza dei venti:

NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW 2 TRE LT A ONT: DBA SILE CAR <br e REIT O o SA o) E

26 + A. DORNA

Anno XIV 1879

RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI

fatte nel mese di Luglio.

La pressione barometrica ha nel mese per valor medio 35,40, valore che è inferiore di mm. 1,47 alla media di Luglio degli ultimi tredici anni. Le oscillazioni della pressione furono abbastanza numerose, ma poche furono o rapide o di grande ampiezza.

Il seguente quadro contiene i massimi e minimi barometrici verificatisi nel mese:

Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. PA TRBRFTSEAE 29,83 aL BID] 34,51 Ainsrri 31,13 Gil... LUBAE 37,42 Dita da 28,86 18.4. estali 38,89

| EA 31,40 et 36, 78 1 gigio mie 26,53 VA IR 41, 15 O. te 34, 60 Ob ct 43,05.

La temperatura non fu mai molto elevata, cosicchè la sua media è inferiore di 1°,7 alla media di Luglio degli ultimi tredici anni. La massima temperatura osservata + 29°,7 si ebbe il giorno 27, e, la minima +12°,3 nel giorno 16.

Si ebbe pioggia in sei giorni, nei quali caddero millimetri d’acqua 19,25.

Il seguente quadro pel mese la frequenza dei venti.

NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NW 8.23 30.6 5 5feeBo 1) 4 080/0400401 16/02

RIASSUNTI MENSILI DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE DI:

Anno XIV 1879

RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI

fatte nel mese di Agosto.

Il valor medio delle pressioni barometriche osservate nel mese è 36,65, valore inferiore di mm. 0,28 alla media di Agosto degli ultimi tredici anni. Le oscillazioni della pressione furono di poca ampiezza, essendo minore di dieci millimetri la differenza fra la massima e la minima delle pressioni regi- strate.

Il seguente quadro i massimi e minimi barometrici os- servati:

Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. i PIRA 36,73 IPSE 39,63 biso) 34,25 RALE, SI,

0 RO SCESE: 33,30 din unritar 36,88 <P ARR ERE dado ERRATE 37,83 i È META 31,77 Il ruai 39,09 7 SPESI 0 AE QAS Sgt AO 38,69 2A SI re 35,06

La temperatura fu sempre assai elevata, avendo essa un valor medio, che supera di quasi due gradi la media di Agosto degli ultimi tredici anni. Gli estremi termometrici del mese fu- rono +33°8, e +16°,6 osservati rispettivamente nei giorni 1 e 7.

Si ebbe pioggia in sette giorni, e l’acqua caduta misurò l'altezza di mm. 43.

Il seguente quadro pel mese la frequenza dei venti. :

NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW co ii e 0 e e O 0 a:

28 A. DORNA

Anno XIV 1879

RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI

fatte nel mese di Settembre.

La media delle pressioni barometriche registrate nel mese 37,72 è di poco superiore alla media di Settembre degli ultimi tredici anni, differendone solo di mm. 0,71. Le oscillazioni della pressione furono numerose ma non furono rapide, di considerevole ampiezza.

Il seguente quadro i massimi e minimi barometrici re- gistrati nel mese:

Giorni del mese. Massimi. Giorni del mese. Minimi.

3 nic en 44,49 6... 10 34, 89

lo RARO: 38,50 MI e 30,67

i [7 SERA E Re 40,07 La ra 35,95

1 1 DEAR 39,24 D9: ss hlei 32,84

PRC 91,98 ZO can 34,95

CENE RINa DA 41,76 I eni 37,90 Joost 42,61

La pioggia fu abbondante, essendo quattordici i giorni pio- vosi del mese, e mm. 188,07 l'altezza dell’acqua caduta.

La temperatura oscillò fra + 309,2 e + 9°,0. Queste tem- perature si ebbero il primo e l’ultimo giorno del mese rispet- tivamente.

Il seguente quadro dimostra pel mese la frequenza dei venti:

NONNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW -W WNW NW NNW 6.270 28 I 594 258

RIASSUNTI MENSILI DELLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE 29

Anno XIV 1879

——-

RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI

fatte nel mese di Ottobre.

Il valor medio delle pressioni barometriche osservate è 38,69. Esso è maggiore della media delle pressioni di Ottobre degli ultimi tredici anni, superandone di mm. 1,14. La pressione ebbe nel mese poche oscillazioni, alcune delle quali però conside- revoli per ampiezza, come scorgesi dal seguente quadro che contiene i massimi e minimi barometrici del mese :

Giorni del mese. Minimi. Giorni del mese. Massimi. SIL... 37,85 MEC e 43,93 DE. 40,00 RSI 46,85

etico 23,45 did 38,00 21 25,03 pa gia a 43,17

La temperatura oscillò fra + 22°,0 (temperatura massima del giorno 3) e + 2°,6 (minima del 24). La media della tem- peratura è di poco superiore alla media di Ottobre degli ul- timi tredici anni.

Non si ebbero in tutto il mese che solo cinque giorni di pioggia, nei quali si raccolse nel pluviometro acqua in al- tezza di mm. 12,92.

Il seguente quadro dimostra pel mese di Ottobre la fre- quenza dei venti:

NO NNE NE ENE E ESE SE SSE S SSW SW WSW W WNW NW NNW Si e na 8 8 1 TI

Gli altri lavori sovraccennati vedranno la luce nel solito fascicolo annuale che si pubblica per cura dell’Accademia.

i Aci. i E -

IMOLNAY 1220 TARRA: EMIEURE E LOT Cl0A

DIA sario alora pci

Ani ardoho iron PREC adipe rotazorp nd dh saasdòagati sotgtront 01961 ttapi sil PIIST IRSA: MPLI CCR IO GL

sine g vlioerià 8h ET. ina 9h

39 ct, hole infra ipniir 8, J

ì

MIT SAN n } im RA, 4. leo } sa NI i \ D ali (VA DO St PR ate

} HI, s6 Dn | Ch ii. LIRA KOLoL.

- pina nitore e nititaa, 11)

cetts: ellab.siboni hl toagatotm) 30 Va dro stu igor ardettt th sia i BH 060113084

ib faro argine olo ati naspe di bic «bh dt Biuatooh osta otra TICINO hafo3» ni

vari gl vidono i seit Tea porno inib4

IX WR #77 î7 Mu * no 0 Mi Mt 10 10 go gl RR E

»

aio dba 9001 Gi ondate Dedaonaste av E piitobgo) Ash son degl asbigen 1a ano

#

EFFEMERIDI ‘DEL SOLE, DELLA LUNA

DEI PRINCIPALI. PIANETI CALCOLATE PER TORINO IN TEMPO MEDIO CIVILE DI ROMA

PER L'ANNO 18Ss8SO

dall’Assistente Professore

ANGELO CHARRIER

I ca 01 I ) Ano 10 FAT tifi crt ni patioE si k

Gare osi sua

x I santini. drlatoz; e!

cH1AARAREO 0,100

'

EFFEMERIDI DEL SOLE so

SOLE Gennaio

à È TEMPO MEDIO DI ROMA © DECLINAZIONE TEMPO SIDERALE (>) Lo

SX MIDI pese O È DI TORINO

3- PTONIONCRI a ni Tramon- i a mezzodì = i meridiano tare mezzodì vero medio di Roma

h m hm. .s h m h m Ss

1 ST 1012278 4 45 |@20 2'25"7A| 18 22 58-38 2 80 23) \5I44 ITA 20 18 26 54:94 3 80 93 3993697 4 48 | 22 51 52°7 18 30 51-50 4 SNO 24 0:93 4 48 | 22 45 5500 18 34 48°06 5 8:00 24 28-14 4 49 | 22 39 50°2 18 38 44°‘61 el g ol 2454-99| 4 50|92 32384 | 18 49 41-17 I 80 25 21 ‘26 440-510] 22) 2501998 18! 046. 3773 8 SRO 25 4714 4ATCOZA) 201709457 18 50 34:29 9 7 59 260012653 ASS 1N92S61 18 54 30°85

l10| 7 59| 2637:38| 4 55|92 0454 | 18 58 27-40 il 7 58 9 081:6,7 ATO 21 AO 19.119 93:96 10) SY) 27 25:38 ASTA 21 4201259 19 6 20:52 13 757) 7 48 48 4 590) 21338686 19T 1014708 14 701537) 28 10 93 4 59 | 21.21 594 19 14 13:63 15 TRI] 28 3270 5 INCI MI5ZE 19 18 10:19 16 7 56 28 53-78 SIVORI A 1900698 00.675 17 7. 56 29 14-16 SW3320) 45%3552 LI 06 RES 3i

{{ 18 TIR5 29 33:82 5 5 | 20 36 39:63 19 29 59°86 19 no 29 52-73 6| 20 24202 19 33 56-42 20 "i 053 30 10-89 5 8$| 20 11380 19 37 52:98 21 To? 30 28. 29 Ei fg 195883302 19 41 49-54 292 7 II 30 4491 ITER oe 19 45 46:09 23 7 bi SIUIOZZ75 DMAIL, SOA 19 49 42‘65 24 7 50 SITA BITS 19017066 19) 153.0399221 25 n 49 31 30-02 5I Mb 19. 124345 198/057 (3076 26 ) 49 Si 43:45 DIRI STATA 20 1. 9239 27 7 48 31 56 :07 SIRIA | ASSISI 20 5 28-88 28 7 46 32 7:89 51870181 1605565 90) 19) 95:43 29 46 32 18-88 5 C190 |M 125 20 13 21-99 30 7:45 32 29 ‘06 5ARSlO I 445001 20, 17 (18-55 31 7 44 32 38. 44 DINI | MIO 200021 510

34 A. DORNA

SOLE

Febbraio

TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE oc i zz o DI TORINO Passaggio |Tramon- a mezzodì Nascere al mezzodì vero DRSIA tare medio di Roma |

laleni

Mese

GIORNO

= h m hl is h m h m s

1 TICO KOS dd) 5 824 | 17011'28"7A| 20 25 11.68 2 VASZAL ri 5 25 | 16 54 20%4 2072908021 R) n Al QI O 5 27 | 16 36 54°3 20) 33. 2497 4 758) 33 7-88 5 28 | 16 19 10:8 20% 937% Mic32 5 798, 33 13 ‘27 5 30/16 MO 20 40 57:88 6 #7 436 SOM 5 31 | 15 42 52°8 20 44 5443 7 Teo 33 21 ‘63 5. 32| 15 24 19-4 20 48 50:99 8 34 33 24 ‘62 5 3490/15 503089 20/152) 47-55 9 736) 33 26 ‘83 5 35 | 14 46 25*8 20 56 44°10 10 moi dd 2824 5A 370] 14 2270615 20 0 40‘66 ski] 29 33 28 ‘89 FIAT 7A99 21 4 3721

AZ E I E TTT [2 WEÒ:,K

+ rr | —_2pusunuquuc st—————@—È4P————_—___—___——“+»é_;T_______________—

EFFEMERIDI DEL SOLE

SOLE Marzo

Ba TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE TEMPO SIDERALE CIUUTTOR idee 00 : DI TORINO Sk Passaggio |Trramon- a mezzodì Tee L mezzodì vero io di

uo) meridiano tare \ ob medio di Roma

h. m:f-h. mi s h m h m s

1 6 58/031 25-86 6 5 19'38"1A| 22 19 31-74

o 6 56 31 13:40 Garda”, 6 56 43:5 229 23 28-29

Si 6 54 31 0‘48 GL 9 6 33 42.9 2929 97 24-85

4 52 30 47-11 6 10 6 10 36-6 9a 21:40

5 ui 30 33 ‘34 6 di 5 47025:0 229 35 17:95 6 6 49 30 19-14 6 12 5I 24488 7 92 39 14°51

6 47 30 457 6 14 50 48°‘0 22 43 11 ‘06 kj 6 45 29 49-63 6 15 MST MI SSA, Ne = 61 9 6 43 29 34 ‘33 6 16 4 13 552 991 5i 4:16 10 6 42 29 18:69 6 17 3 50 23 ‘7 sio (0672 il 6 40 99 2-73 6 19 3 26 495 23 58 57-27 12 6 38 28 4645 6% 21 di Sd 23 2 53‘83 13 6 36 28 29-90 6 22 2 39 344 93 MG. (50:38 14 6 34 28 13 ‘08 24 15 (544 23 10 46:93 15 6 32 DTT N02 6 25 III 23 14 43:48 16 6 31 97 38-71 6 26 DIO 23 18 40‘04 17 6 29 27 21-20 611097 1 448°5 23129 3659 18 6 26 On SIA49 6 29 41 (‘58 23 26 33-14 19 6 24 26 45 *61 6 30 007SS5 93 1300.2917 20 6 23 26 27 57 61 Si 0 6%18:3 23 34 26‘25 21 6_21 296 9:39 6432 029 59:0 23 38 22-80 292 6. 49 25 DI. if 634 0 53 382 931 42 49-35 23 Ly 25 32-73 61 35 (ra 7 23:46 15 ‘91 24 6. 15 25 1427 6 37 TV 4061433 293 50 12:46 Ph) 6 14 24 55. 78 GI 7 9 41944 9354 9:08 26 6 11 24 3726 6 39 2 27 54°8 93.108 Ca 9" 6 9 24 18-71 6 40 9 51 /923:3 042 PAD 28 6 94 01 6 42 dI 44465 0.5 ‘5867 29 (7A 31 23 41 ‘78 6 43 3 38 679 0. 9 :55:22 30 604 23 23 ‘40 6 44 A 14255 013 ‘5178 31 (Fee 93 5-13 6 45 ARSZIOIOINI 047 48:33

e

36 A. DORNA

SOLE -—-

Aprile

TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE

GIORNO el Mese

E A DI TORINO Passaggio |rramon- a mezzodì Nascere al vero be) Tasnniono tare mezzo medio di Roma h m him Ss hiagom htm s 1 6 0| 022 46:99 6 47 47! 43"3B 0 21 4488 2 5 58 22 2898 6 48 5 10 45:9 0 25 41:44 3 DIRDI DOM 6 49 DI SS 0 29 37:99 4 5 55 291 53:44 6 50 5 56 344 0 33 34054 5 bios 21 35:96 | 6 52 6 18 19-7 0 37 31-10 6 5 dl 21 18:69 6 53 6 41 58.6 0 41 27:64 7) 5 50 O Nale63 6 54 7 430.7 0 45 24:20 8 5 47 20 44 79 6 55 7 26 557 0 49 20-76 6) 5 45 20 28:22 6 57 7049031 0:53 417531 10 5 44 20 11793 6 57 8 11 29:5 057001887 11 5 42 19 55:92 6 59 810952307 1 1 10:42 12 5 40 19 40019 " 0 8 55 16:3 1 5 6:97 13 5 38 19 24-79 7 1 9970 1 9 3-52 14 5 36 19 9:69 MENO 9 38 34°5 1 13 0:08 15 5 39 18 54:9 TINES 9. 59 59°1 1 16 5663 16 5 34 18 4052 MONS MO 92119 1190 53219 17 5 192 18 26 ‘48 7 6]|10 42 18-4 1 94 49274 18 5 30 18 12*81 PARAST ri STAI 1 28 4629 19 5 28 17 59-51 7 911 23 55°0 11132 (42685 20 5 27 17 46:63 7 10 | 11 44 264 1 36 39-40 21 5 25 17 34.14 7. 11.| 12 4 46:2 1 40 35:96 292 23 17 22-10 Tio 01210015090 1 44 3251 23 III 17 10:48 ) 14 | 12 44 49:9 1 48 29‘07 24 5 20 16 59:33 AA 152 ‘95:69 25 5 19 16 48 ‘66 Mi 160/13 247854 1 56 22‘18 26 al 16 38 ‘50 TRISTI 207 92. (0 18-73 27 Baio 16 28-84 MATTONI ARSA: 9 84° 15698 28 5 13 16 19-69 7 920 | 14 21 14°5 9 #8. i84£ 29 HI O 16 11:084 7 21 | 14 39 50-5 2 12 8:40 30 bi i 161 3049098228 014758011362 9 160 G495

e -4/ e ——_ | TT

GIORNO j UU 19 19 del Mese

le] Ol] @!]l o_o Al 1eée©©] 5 I ____________k

—_______— e nat ——________________—& —___——_—_—€—_——«

Nascere

aura ot a

TEMPO MEDIO DI ROMA

a inn reo —r

EFFEMERIDI DEL SOLE

Passaggio

al

meridiano

h m 0 15

s

SOLE

Maggio

Tramon-

tare

IIIAILbr

dI LI. dI LJ3

LILILI IL 43

DECLINAZIONE

a

mezzodì vero

15° 16' 19"2B 15 34 1122

15 51 47 LORR9ES 16 26 13°

Agi

—_1L

SA

(Sd

a

A palo

Ta)

a

DO)

© ADOS

19 ° a 10°) dd LS 9 Leb 15OTW5

19

=

KS

GI

Do pirò dtd

TEMPO SIDERALE DI TORINO a mezzodì medio di Roma

(OOBOBORO) LO ND NO 19 19

DI 09 10 DI

19 42 d3 Lo 03

baia

09 13 0 WI

37

38 A. DORNA

SOLE

Giugno

TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE

Per ie ee ce re

S5 sE n DI TORINO Gale Passaggio |Tramon- a mezzodì SASSI i spii ; mezzodì vero ©) ioni tare medio di Roma him h mes hang h .m s 1 40037 \COML6037095 ) 57 | 22° 8' 49"3B 4 22 14°76 2 4 36 16/4737} 7, 58, 22016893361 4 26 11t31 3 4 36 16 57 ‘17 7. 59.) 29 23-53c6 4; 30 E97EST 4 4 35 17087635 CONS 50,7 DS4 RACTA4I 5 4 34 17 1787 8 1022603782401 4 38 0-‘99 6 4 34 17 28-74 8 100294395368 4 41 57-54 7 4034 17 39-89 8222 49 194 4 45 5410 8 4 34 17 51 :34 Si 192) 29 (544161 4 49 350°66 9 4 34 18 3-04 SaS 2598856 4553 147092 10 4 34 18 14-98 SR OSS 4 57 43:78 il 4.33] 1807-15) 8, 493 8/80: |, (50 1 068 12) 4 33) 183947] 8 4|23 19 5-1 | 55 26-89 ll 13 4 33 18 51 :94 8 5.) 23 15.249 bi 9. 93845 14 4-33 19 4:55 8 150) 251817202 5. 13 ‘30:01 15 4:39 19017697, 8 6123 20 50°8 5I 7 26057 16 4 33 19 30:08 Sa 61/023 208565 pi N91. R93519 17 4 33 19 42-94 8 6]|23 24 38°0 5 25 19-68 18 4 3 19 55 ‘84 Ss. “6.1 23, 2500455 5i 909 16:24 19 ASA 20 8:75 8 6 | 23 26 462 bi 35 45650 20 4 34 20 21 ‘66 Si |235 007058 E) SI 9:36 21 4 34 20 34:56 85 075 23027050 5 4l 5:91 20) 4 34 20 47:40 8 7]|23 26 528 BI AO EAr 23 4 194 21 0-19 8. 8.723 260-555 5 48 59:03 24 4 34 21 12:90 8 18.) 23 2415325 5 52 55-59 25 4 34 21 251 ‘81/93 234165 5 56 52-14 26 4 35 21 38:00 8 8193. olet5r0 6 0 48-71 Srl 4439 91 50:35 8 8] 23 18 49°-0 6 4 45‘26 28 4 36 22 2-54 SRL 23M 6 8 41-82 4 36 22 14 ‘56 8.8.1 23 12 43:0 6,42 38:38 | 4 SI 292 26 ‘38 ga (800923: 073 6 16 34:94

E FEMERIDI DEL SOLE

39

Luglio Re TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE iS I dll ca DI Passaggio |Tramon- È O ® | Nascere al ezzodì vero P meridiano tare Mez h m ie h m 1 4 38 | 0 22 37:98 8 7 | 230 4'59"2B 2 4 38 22 49:32 8 #4 23 (07309 3 4 38 293 0:40 SERA 22 Oo teA 4 4 38 23 1118 RI tz 22 03002250 5 4 39] 23 21 ‘66 8170] 22° 4404107 6| 4 40 23 31 +78 Rit 220 SSIS, 7 4 41 23 41:56 Sh EG] 22132050 8 4 42 23 50:94 $ 5 | 22 25 19°0 9 4 43 23 59-92 SI 5A 22 ABAET 10 4 43 294 8:47 STA 2301003755

ee (| id 1 ———r-

eg eee | —_——_!r-rt:C-r—-rF-;—;rr—r—---

16| 4 49 24 49:76 . 8 1/21 16 50°7 17| 4 50 24 5484 | 8 0/21 637*8 18| 4 5i 24 59:38 | 7 59/20 56 3‘4 19 | 4 52 25 .3:35 |) 7 5820 45 78 20| 4 53 2D ‘67601 7 571120 393/5154 21 4 53 25 9-61 ME 55: .20/2201404 22 | 4 54 25 11°89| 7 55 | 20 10 16-8 23 | 4 56 25 13:59] 7 54| 19 57 59°0 24| 4 57 20 d4°79' E " 53 | 19 450021:2 29| 4 58 Sh Toca: 7 DI | 19 332356 26 | 4 59 2D d5-24| Mi 50 | 19 19066 IO 0 25 14:64 | 7 50| 19 5 30*2 Buio i 25 13-40) 7 49 | 18° 513408 296/05 (12 25 11°68| 7 47118 37 20°6 30005 3 25 9°34| 7 46 | 18 22 48°1 31 5 US 25 6:40| 7 45|18 7574

TEMPO SIDERALE

DI TORINO

NENENENENI LAI LI4 LIA 19 (erierMierMerMer) (erererMerez)

00 DU NO

a mezzodì medio di Roma

+49

"73

40 A. DORNA

SOLE Agosto E TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE S = “ari i vi SURE S- Nasce SARIREO ALAN, i a mezzodì 3 Dio ea tare mezzodì vero medio di Roma

h m hmes h m h m Ss 115 5|0925 2-89] 7 44|17°5248"6B| 8 922 44:76 291 6 24 58:77| 7 4317 37 22:5 8 26 41:32 Sale KS 24 54:06| 7 41|17 21 392 8 30 37:88 4| 5 9 24 48:77| 7 40/17 5 38.7 8 34 34:43 5| 5 10 24 42:87 | 7 38 | 16 49217 8 38 30-99 605 Vi 24 36:39 | 7 37| 16 32 48:3 8 42 27-54 z| 5 12 24 29:31 | 7 3616 15 58:9 8 46 24:10 8 5 14 24 21:65 | 7 34! 15 58 539 8 50 20:65 9] 5 15 24 13:39 | 7 33|15 41 33:6 8 54 17:91 10| 5 16 24 4:56] 7 3115 23 58-1 8 58 13-76 i1| 5 17 23 55:12] 7 2915 6 8°0 9 2 10:32 12 5 18 23 45:12) 7 28 | 14 48 3-5 9 6 6:87 13) 5 20 23 34:55] 7 27| 14 29 450 9. 348) 14| 5 21 23 23:42] 7 25/14 11 12-7 9 13 59:98 15| 5 22 23 11:75| 7 23| 13 52 25:9 9 17 56:54 16] 5 23 22 59:54 7 2113 33 28-0 9 21 53-09 17) 5 24 22 46°78| 7 21|13 14 16:3 9 25 49:65 18| 5 26 22 33-52 | 7 19] 12 54 52°1 9 29 46-20 19) 5 27 22 1975 | 7 17) 12 35 156 9 33 42'76 20 | 5 28 22 5:50] 7 15/12 15 27-2 9 37 39:31 291| 5 929 91 5077] 7043. 11 5510760 9 41 35:87 22| 5 30 291 35:61) 7 12| 11 35 15-6 9 45 32:42 23 | 5 32 20:02 | 7 10| 11 14 53‘0 9 49 28:97 94 | 5 33 21 3:99] 7 8| 10 54 19°5 9 53 25-53 295] 5 34 20 47:59] 7 6|10 33 35-7 9 57 22:08 26| 5 35 20 30:79] 7 4|10 12 41:6 10 1 18:64 27 | 5 36 20 13:64| 7 3| 9 5137-7 | 10 5 15-19 28 | 5 38 19 56:13] 7 1| 9 30 24:2 10 9 1175 29 | 5 39 19 38:30] 6 59| 9 9 155 10 13 8:30 30} 5 41 19 20:15| 6 57| 8 47 30-1 10 17 4:85 Sia di 19 1:68] 6 55| 8 25 500 | 10 21 141

EFFEMERIDI DEL SOLE A:

Settembre TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE pa dvi pe ù DI TORINO S- Nascere PRETI Tranione SE a mezzodì 3 meridiano tare mezzodi vero medio di Roma Riegeme Lp s h m h m s 1 5 42| 0 18 42:92 6 54 4' 1"7B| 10 24 57-96 2 5 44 18 23-89 652 7 490 0D:5 10 28 54-51 3 5 45 18 459 6 50 7 20:19 10/03 20251007 4 5 47 17 45:05 6 48 6 57 5i‘i 10 36 47:52 5 5 48 17 25-28 6 46 6.35 lSSc4 10 40 44-17 6 5 48 17 RdS27 6 45 6 13 93 10 44 40‘73 Il 5 50 16 45 :07 6 43 5 50 391 10 48 37:28 8 HG) a 16 24 ‘69 6 4l DI 2851 109388 9 DADA 16 4-15 6 39 e EA 10 56 30:38 10 5 53 15 43 ‘45 (N 4 42 354 il 0 26:94 1l 5 55 15 29-58 6 35. -4 19 44:92 11 4 23:49 12 5 56 15 1‘61 6,99 3 56 48°3 11 8 20:05 13 DI 14 4054 6 31 3 33 48 ‘6 ii 12 16‘60 14 5 58 14 19:39 6 30 3 10 45°0 11 16 13-16 15 bi 209 13 58 ‘18 6 28 9 47 381 11 20 9-70 16 6 1 13 36 +92 6 26 29 24 279 1l1 24 6:25 17 6 1 13 15 ‘65 6 25 id 4cO 11 28 2:81 18 6. 103 12 54:39 6 23 1 37 59-%4 11° 31 59°36 19 4 12; 415 6 20 IOICAIZIOG 11 35 55:91 20 6 5 12 11 ‘98 6 18 O 51 21:9 11 39 52-47 21 6 6 11 50:91 (STI) 0 28 0°6 11 43 49°01 29 67 11 29:94 6; do 0 4380 11° (47 45:57 23 6 9 11 9:10 6 13 0 18 45-6A[ 11 Di 42-12 24 6 10 10 48 ‘40 (n 0 42 9-8 11 55 38:68 25 6 12 10 27:89 6E 9 1 5,342 11 59 35:23 26 6 12 10 17:57 (3) e By 1 28 58 6 19 0337 31078 27 6. 0do 9 47 ‘46 6. 15 1059929357 12% 007 028134 28 615 9 27 60 [RE 9 154D:9 Ji 9489 29 6 16 9 7:99 6 9D T395 8101 12 15 2144 30 518 8 48:65 5 59 SOIT, 19 19° 17:99 |

492 A. DORNA

Ottobre SE TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | TEMPO SIDERALE Ba GLi Sarsina DI TORINO (CEI Passaggio |Tramon- s a mezzodì © è | Nascere al SS OE x =; TRO tare mezzodì vero medio di Roma h mi Shiiionaa h m h m s 1 6 18/0 8 29-60 5 58 SO D'ATNAAI 12) 23014255 2 6 20 8 10:88 5. 56 3 49 3.9 119) O7TAMIAO 3 6 21 AAT 5 54 CIO) arie 19 831 7:65 4 6 23 n) 34-41 5 52 TIRI] 10 SARDI 5 6 24 7odoezi 5 50 4 58 36.3 12 39 0-76 6 6 25 6 59 :39 5 49 5 21 39‘9 12 49) (57591 7 6 26 6 42 ‘48 5 46 5 44 49°5 12 47 53-86 8 6 28 6 25 ‘97 i (A Gba 12 50 50 42 9 6 129 6 9:90 5 49 6. 30247 12 54 4697 10 6 30 5 54 ‘26 5 4l 6 53 9°5 12 58 43‘52 ii 65.1 5 39 -07 5 39 7 15 487 13 2 40:08 126. ‘33 52437 0|b 8707 3802409 13 6 36:63 13 6 34 Li LI(0)0Ik7/ DIS 8 0486 13) 10. ‘33:18 14 6 35 4 56:46 DIS4 89348805 13 14 29:74 15 6 36 4 43 ‘32 Di 132 8-45 213 13 18 26-29 16 6 38 4 30-71 RIO 94782605 13 22 22-84 17 6 38 4 18 69 5 29 9 29 241 (3) 96. M9:40 18 6 40 4007528 Das 9 5665 13i 130%M165795 195.616) 48 3 56:50 | 5 26 |10 12 54°0 | 13 34 12:51 20 6 43 3 46:35 5 24 | 10 34 25°8 13 38 9:06 21 6 44 3 36 ‘88 5 22 | 10 55/4812 19 CIRNMI6Esi 22 | 6 45 3.28°07%9 5 20/41 1946055 151 6 1947 23 (De 7] 3 19:96 5 19°) 11 S8N8556 13 49 58-72 24 6 48 3 12:56 517158558 13 53 55:28 DE 6 50 325691 5 6/12 193659 13ì ‘97 5:85 26 6 5 3 0:00 5 (4 | 12 40/0658 14 1 48:38 27 6052 2 54:84 Di (130.13 14092550 14 5 4494 28 6 54 2 50 ‘45 Di iS 20511 14° 9 41:49 29 6 55 2 46 +83 5 10 | 13 40 24:5 14 13 38:05 30 60857 2 44°01 5 Si -14, COSTI 14 17 34:60 31 6 58 9ZI41 97 ICROM 199259 14 21 3116

EFFEMERIDI DEL SOLE

SOLE

Novembre

TEMPO MEDIO DI ROMA DECLINAZIONE | VEMPO SIDERALE

[>] Ove 3 Z2 eva a | = DI TORINO 4 che ea Tramon- a mezzodì S| Seen] neridiano | tare | Mezzodì vero | medio di Roma hi” La ans h m h m s #1::6. 59 hO 3A0-76.| «5. | 6.1 14° 38L-A5N5AI 14 85 27 unto «i 240:37 | 5 4| 14 57448 14 29 24:27 BALrS7 2 24079.] 5 (2. 15 16-29c3 14 33 20°82 Ang 4 2 43:03 (Op | du] 15: 9450C7 14 37 17:38 bk) 6 2 44:08 | 4 59 | 15 53 12.5 14 41 ‘13:93 iuttdi 16 2 46951 (4.590| 1611-1066 14 45 10:49 Dei9s7 08 2 50-66 | 4 57. 16 28 52:2 14 49 7:04 Bela 39 2 55:18 | 4 56 | 16 46.171 14 53 3:60 ig g d Sn052hh 46 (541517013, 34:8 14 57 - 0315 d0.19:17 L13 3 6:67] 4, 53] 17 20.150 15 0 56°71 Molo 7-13 D ‘IIECI (45, 5317 36,471:2 15 4 53:26 ER. 7 sis 3 Afed9al 40 DEUCIT (53. 159 15 8 49°82 hanlg 7 db 3 0:14. 4 50] 18 8.563 15 12 46:38 ddr? (118 3 39:63 | 4 49| 18 24 32*-4 15 16 42-93 15 | 7 20 3 49:95 | 4 48 | 18 39 492 15 20 39-49 1608/62: 190 4 1013 | 4 47|18 54 46°1 15 24 36:04 tue fsg 22 4 13:12, 4 ‘46|19 922-7 15 28 32:60 EBai 77 (93 4 25:94 | 4 45 | 19 23 38-8 15 32 29-16 IGN a7 -j25 4 39.62 | 4 444 19 37 33,9 LOS 25/741 20) 7 26 4 54450 | 4 43 | 19 51 78 15 40 22°27 Malo: 427 5 940| 4 43| 20 4 20°0 15 44 18:83 SR 98 5 25552 | 4 42| 20 17 10-1 15 48 15‘38 23.7 30 5 42:43 | 4 41 | 20 29378 15 52 11:94 24| 7 31 6 0-12 | 4 41 | 20 41 42.7 15 56 8-50 25:17 .33 6 18-61 4 40 | 20 53 24-5 16/ p0° 5:05 deo 33 6 37:84 | 4 39| 21 4430 16} pi ni:61 27| 7 34 6:57/82.| 403921 15,3/55 16 7 5817 28. 7 36 7.168,03.) 4. 39 |-21 26,,8s1 16 di' 54-73 E ASSI 7 39:96 | 4 38 | 21 36 14-2 16 .15 51 ‘28 30 | 7 38 8 .2:07.] 4 37|21 45. 5:6 16 19 47-84

44

GIORNO del Mese

|

ta 09 19

e —_______+<_|____ -—____________——_—_T_ =

e (1

TEMPO MEDIO DI ROMA < gn | | —____ oss

Nascere |

Passaggio al meridiano

Dicembre

Tramon-

tare

DECLINAZIONE

a

mezzodì vero

21° 55' 12"0A 22

rh

19 619 O 190 19 L9 69 19 19 69 Ss (e 0)

(vS) 10-20

O hO 19 69 GI 09 03 0 DI (CS 19 D0.a

(o)

LA

ì

= | ed _-_ rr

eee. ee ——_tT_________________________—

29 (1*52 22 30:33

ENEL LN

TEMPO SIDERALE

DI TORINO a mezzodì medio di Roma

hi “im s 16 23 4440 16 27 40:96 16 37 ‘51 16 34 *07 16 30 ‘63

16 16 16 16 16

27 ‘19 23 074 20 :30 16 ‘86 13:42

17.29 17.07, MS 17) ML (2409 17 14 59:65 17. 18 56:21

997

17 17 107 19 107)

52.77 49 ‘32 45 +88 492 ‘44 39 ‘00

35 ‘56 3211 28 -67 25 +23 21-79

18:35 14 +90 11:46 8:02 4:58 1:14

EFFEMERIDI DELLA LUNA

45

LUNA Gennaio Febbraio o| TEMPO MEDIO DI ROMA x | TEMPO MEDIO DI ROMA i S ol ——u r/! r/_e 25 = © AS gni 23 ia ssaggio| Tramon- | © «|| Passaggio] Tr a 2, Ni Pa agg Tramon S2||5=| Nascere 399 Tramon 35 Hi meridiano tare ri ti meridiano tare n h m | h m h m h m |h mo | h m

1| 9% 1| 38 0| 9855/00) 1]/115.37| 45 1| 9831/91 210% 9| 3=45|10318|021|| 2 4551| 9557/22 3|11 20] 4530|10 39] 99]| 3| 0552] 5043/1053 29| 23 4 5 i5il 2/93]) 4| 25 Q) 6 d40]11 8|24 5| 0232| 6 3/11 25|o4[] 5| 3922. 7 d4o/t1__57|95 6| 1248] 6 54|11 54|95]| 6| 4 29) 8 42| 0,57] 26 Mea dle 14900281 Sg a L24159) 48 fd 58.37 8| 4°24| 8 49] 1311|97]| 8|6 9/10 42/3 24|98 9! 5 38| 8 52| 7/ogfl 9| 6 4511 _38| 4 42|929 IONiG6 .42|10° 56}.3 14/90 |.7 14/0305 so SEO 35/L1 59.4 30|390|11],7 39 18.07 (BM) 3 ae (160.0 585 AO gl 49 8 tl 468 4 13] 8 47] 1552| 7 8| 2]|13| 8 23] 2 49] 9 29) 4 Mi |9 _15|.2..43],8 23).3]||14|/8 44/3 33/10 36. sO 3753 39/09 33/4159 49 148.1149706 ie: C00-4 14/10. 42] 516.9. 355.4 U) 17]10 20] 4 57/11 48) 6j|17/10 5) 5 51] 0846] 8 18|10 42] 5 41 7||18|10 42| 6 40| 1548 9 19/11 6| 6 25| 0853] g||19/11__25| 7 30| 2545/10 MRI SaR dilel 20719120 | 0 1648 L90633 bi 31) 0_ 6|.7 58/30 0/10||21| 1514| 9 10| 4 922)12 salle 45|.8 481-4 LO 11]29/52 18/10. ‘0|<a 0) 13 ii 32.9 3814 56119193 |//3 25/10: 4865 1330 14 9402 (26|10 291,5 45/13/1924 |n4 ,33| 11 96] 6 -*1| 15 25] 29/11 .19| 6 28/14||25|.5 44 6 26/16 26| 4 33 7 3|15||26| 6 ‘56| 0=22| 6 50/17 Baja 451/.05-.91-7 33/16)|27|18 9 d1=-9|07 t1118 298.6 501 05356/|,8 .0|17||98| 9 24| 1257| 7 36/19 29| 8 0| 1343| 8 _23|18]||29/10 41| 2 47| 8 1/20 30| 9 1i1| 2 28| 8 45|19]||30

31/10. 22/3 14| 9 8/|20/|31 |

Ultimo quarto il 3 a 7h 38" di matt. Ultimo quarto il 3 a 4h 98" di sera. Luna nuova | Ata 41 29 di sera. || Luna nuova il 10 a 0 6 disera. Primo quarto il 19a 7 29 di matt. || primoquarto il 148 a 4 35 dimatt. Luna piena il 27 adl 4 di matt.|| Luna piena il 26 a 244 dimatt.

46

A. DORNA

Marzo o| TEMPO MEDIO DI ROMA Di assagqio| Tp: .|0 S| Nascere I Dan Cia S meridiano tare 2) h mi h m h m 1|11958| 3 340) 8532/21 2 4236| 92 9| 22 3| 1813] 55 32| 953 54/23 41992 6 31051 Dili Sio] 7A 360116 570005 6|4 6|8 34| 1710/26 Mio 4: C43:|| 9 ‘(3043 27 SALON S9) 08 9| 5 40/11 10| 4 51|29 10) 6 ALLERTA NO 230 Ac (6026: 000 e AI 12| 6 48| 1526| 8 18| 2 i 10 SEL. 6 Ka 9 2 14 i 36/2. 56.10 SOR 15! $ Bi e 494357065 16. i 8:40.) 4 gal ihre by (90:20) 15 © 20 a SR 18: {0 USI (6, DI 19 |11 Dit 657 23 15| 9 920 0a 2 7 5010550 dtt bet 47) 8 38/3300 2992 14| 9 926] 4 0|12 93 043; | 0 13) 4 98045 24| 4 35|10 59| 4. 50|14| 95 | (5. ASTA .--48.| 1505 26/7 4 5 37|16 27/8 21| 0838| 6 3]|17 98; 9) 40. fis Si 6032) ag: 10 59:23 27) 90 8.019 Iso|—— | 3 27| 7 52|90 gi ORI1L|.4 9298 46/91

Ullimo quarto il 3

Luna nuova Primo quarto Luna piena

Pil il 19 il 26

a ih

a a a

I 9

di sera. 36 di matt. 25 di matt. 13 di sera.

Aprile v| TEMPO MEDIO DI ROMA ni 2 r assaggi _|oOw se] Nascere Li di i Tramon ca meridiano tare n h m | h m h m 1| 1514| 53309 S50|22 2| 22 6 6230/11 1/93 3| 2545] 75 26] 0=-15/24 43 17008 18102922025 Oli 4459 3 NSEZA01126 6| 4 8i|| {9 153) 50427 7|4 30|10 37/14 58/28 S| 4 52 5 | 29 95 14) 0a 807 10 10{ 5 391 05s51|8 16| 1 Lim 6 mil 376) 9204/02 12 6 ‘392 rae25) LO 5 Li MAZARA A ole di A 14 | 8 LR IRNZE 4 5 15: 531 4 54/0 806 | 16} 9. 50|%5 (42 0/=61A85 17. | 10 536 30M 08 18 tt 7 7A ao Se 9 19 a 4| 8 3226/10 20, 2 = 12/8 4815046 21 | 3. 249085] PS 22 4, 38.10, 245 ao 23| 5 54/41 164 2141 DA 107 LIA 490029 tto 25] 8 36| osia|5 3/16} 26/9 53] 1312|5 46/17] 270101 2/96 lo. 6 5,108 98: | SS VIVAIO 29 47:21 [Sa ‘494/620 30 | 0344] 5 20/10 5/21 31 Ultimo quartoil 2a 7h 2" di matt. Luna nuova il 9a 3 56 di sera. Primo quarto il I7a 8 4 disera. Luna piena il 24 a 141 39 di sera.

EFFEMERIDI DELLA LUNA

41

sj TEMPO MEDIO DI ROMA si 25 - re |Z8 Sha Passaggio Tramon- Ss Gi SE| Nascere Ari toa = meridiano È E

| h m | h m | h m { 1) 1519 6=15 1i =20| 99 | 2] 1248| 75 6| 07-33] 93 3| 2512] 7351| 1242/24 #| 35) 8 36/2 50/095 DO ER % 9 20| 3 57| 096 6/3 .19/10 dio 1/97 Malco 49 10°. 48.6 7/98 8|4 into 33278 10199 ip 401,0 21]/8- 131:1 HONNADE dol Lise 9 #97 101 ra i 0 5Slvit 59010 di 193 12] 6 48| 2 48/10 il 4 ii 4300003. 37/1126) 65 MAGRA 435240 25110 5916 Roll (946005 11 “NZ 16 |10 51| 5 56| 0=27| 8 IND 57| (6. 41] 0 = 52) 9 ear 265 15010 19) 2514| 8 _ 12/1 37/11 SON 28: 19 O 0| 12 DIBIAN 45/49 DA | 226113 29 | 6 DIOR 0 dA Sginnze 25:11: 54:13: 3315 24| 8 40 4 19) 16 Mis 40/0 E59/,5. 19) 17 SONLO-37:|12 = 46. 28/18 SRRbL 17/.35 71.7 45119 28/11 49| 4 6.119 4| 20 29 4 5910019021 30 | 0=15| 5 48|11__32| 22 3L | 0-40] 6 34| 0 42] 23 Ultimo quarto lA a 2h 42” di sera, Luna nuova il 9a 7 6 di matt Primo quarto il 17 a Il 43 di matt. Luna piena il 24 a 7 28 di matt. Ultimo quarto il 30 a A4 42 disera.

s| TEMPO MEDIO DI ROMA L: DE o |95 z © Zi ud ia Passaggio] Tramon- | © = se| Nascere] i _ |9#

ia meridiano lare usi

h mn h m | h m

1| 182] 7519] 1249/04

2| 1524 85 2| 2554/95

3| 1547) 8346| 3 59/096

ANI 12931045 3| 927

Sue 42140 SES C6 6| 98

bi SSL 607 5| 99

Ml toe bel di bbiieri 59909

8|4 43 0245] 8 46| 1

905° 37 ete.34109' 7a LO 6 9628 2210 0| 3 11 0738188 910 3014 12| 8 42/3 54/10 56| 5 da Or CA7ZI48 38196 110% 5350 20147 (5|11_59| 6 6 8 16| 12 9| 6 52| 08 2| 9 in || (0709: AT R01= 261110 | 18| 3 38| 8 35| 0353/11 1940 57 [90 33010 125.19 0) 60 FEO) 3600/20 260 15 21| 7 24/11 42] 2 58) 14 99N8g0:93 4 SI 15 23| 9 9| 0847| 5 18|16 94|.9 47| 1249| 6 37/17 29510 16| 2347| 7 57|18 2610 42| 3 39| 9 14/19] Di | Di Sil 0 2810. 2790 QNT 9850 15704 29 [11 51) 5 59) 044|92 30 4401 51.193 dI

Luna nuova Primo quarto il 15 a 10 41 Luna piena Ultimo quarto il 29 a 10 47 di matt.

il 7a 10h 44" di sera. di sera. | il22 a 2 353 di sera.|

48

A. DORNA

Agosto

o| TEMPO MEDIO Bi ROMA n Passaggio] Tramon- | S| Nascere SI Tramon cin di meridiano tare Te h m h mi ch m

1| 0216] 7229] 2255/09 2| 0244| 8Z15| 58/95 di bgtS 17.) (905 13. VAVe58,tag 4| 1 54| 9 51| 5 54/97 5| 2 40|10 4i1| 6 44|0g 63 ‘329110131 aylog 7| 4 29) 0219| 8 3/30 8 5 31 1eS 7A | Sd 1 O.lite: “95 1059-91 00 io. ‘7. (39 | (379 (940% Li EST 44 ET 201) 946.074 19] 9 50| 4 4|10 S| 5 13/10 _59| 4 49|10 30| 6 14| 0 9| 5 36/10 56] 15) 1521) 6 26/11 25| 8 16| 2 36| 7 20/12 0| 9 INR ON3 52) IS SNI9 10 18/5 4|9 22| 0844/11 19| 6 DA LORO 6161 S 42 | 12 206. 59/1 N29) MSI 21) 7 40 ANTA II QI 130 = 99.5. 2715 .||23| 8 42| 1525| 6 48|16 24| 9 7 Ot 8 ZA NAT7 i AE) 6|9 18/18 26| 9 54| 3 53|10 29] 19 amido 194 38 11° 136020 28/10 46] 5 24] 0#43| 21 29|11 17) 6 10| 15 48| 22 30/11 54| 6 58| 2 50| 23 di AAA SIMANA

Luna nuova Primo quarto Luna piena

il 7a 2h 41" di sera.

7( di malt. di sera. Ultimo quarto il 29 a 0 30 di matt.

ili5a

sa

il21a 9 6I

Luna nuova il 6 a 4h 38" di matt.| Primo quarto il 13 a A 32 di sera. Luna piena il 20a 6 8 dimatt. Ultimo quarto il 27 a 5 4 disera.

| TEMPO MEDIO DI ROMA n IO —d___TtTt__ za SE Passaggio .|15 a s| Nascere 29) piva cia

meridiano = h m h m h m 1|0=236| 8 36] 4£40|95

2] 1525] 9526] 5525/96

3| 23 21|100°15| 6 3|97

403 92211 3| 6 36098

5 4 25/11 50|% og

6.5 3002535067829)

"i 6 361% 5 19 || 7 52%

8|7- dee ea

9} 8 sol ‘3 488 aa fo|i0: ‘013 39: ene fili if|‘4 239 Saghe 12| 0224] 5 I5|10 1| 7 13 13861 MOM 8 i4| 2 49% MOIS: 9 SSA SO 10 16/4 49| 9 14| 0833/11 17| 5 34/10 13], 154519 18Ì 6 10) tf (10 /3S640a 19| 6 40 4 21 (14 20] 7 8| 08 4|"538|15 21] 7 32| 0=54| 6 54/16 299) 7” 55 13 42| 8 6| 17 23| 8 20] 2 29| 9 17|18 24 | 8 47 [N16 MONAS7 19 95.9 16 BITS 00 96 | 9 52] 4 51 ‘0773720 27 |10 32| 5 40| 1537| 22 Q8 111 196-129) MISS 10093 gg PI AO «SATA 30} 0312| 8 8|4 1|925

|| SI 1F11| 8 57| 4 36|26 RI do

EFFEMERIDI DELLA LUNA

LUNA

Ottobre

TEMPO MEDIO DI ROMA << = © gg

Passaggio] Tramon-

Settembre o| TEMPO MEDIO DI ROMA @ È piè I, E E P: n ea E dal. assaggio) Tramon- | 2 £||9_ se| Nascere] _i " |S=||e® h meridiano tare w $ h m | h m h m 1| 2513] 9z44| 52 6|/27]| 1 2| 3=17|10=30| 5 * 33| 28 2 3| 45924|11515| 5 357] 29 3 4|5 31[12 o0| 6 19|30 4 bb 38100 45/6 42101 5 Den Las l'4 31/67 (6/02 6 meg *10°9 eo 33103 RARO 41893. 19;]8 4| 4 8 Sr agg ©7/°8- 49105 9 10) 0£40|5 5/9 28| 6]|10 TIPI SRG Ss 25071 12] 2 43] 7 siti 32] g|[12 to NS” 801°8 4 9 || 13 14| 4 8|9 0| 0=46|10]|| 14 15] 4 40| 9 54] 22 1i[1i1]|| 15 l6 jo 8110 44]°3 3 18] 12 [46 17405. (033111 33|/4 .32)13.||-17 18| 5 57 5 46[14]|[| 18 19| 6 22| 0=290| 6 37/15 || 19 MIRO (4 ir. “6146120 SII {1615} 35419 15]17 121 29| 7 50| 2 42/10 ?21|18]|| 22 23]'8 28/3 83i|11__94|19]| 23 24/9 13] 4 21| 02920|20]| 24 SOTTO SSHE5, Ae MISTI 25 26 |10 59{ 6 i| 1 56|22]| 26 2712-06 49] 2- 33/23./ 27 28 YI] N3C 54128 Mi gg, Sa0‘:3 83/95. || 29 30] 2= 8|[9 8|3 58/26|[30

w (ee

e eee —__—_-

Luna nuova il

Primo quarto P_ 14 a

Luna piena il 18 a Ultimo quarto il 26 a 4

4a 5b 41" di sera. 7

{4 di sera.

418 di sera, 58 di matt.

Luna nuova il Primo quarto l 41 a Luna piena Ultimo quarto il 26 a

Nascere er tare meridiano

h m h m | h m 3 = 14| 9 = 52] 4922 4522|10 238] 4545 5 =31|115324| 5 ba] 6: 430071326) 34 7 ‘08M 3346 5 9 4.0 0| 6 42 10: INTO: 5807, 97 il. 38043 (99.8. 0238] 5 0/9 95 15928] 5 59/0 37 D 9t6 6041 1 342.07 49

9 10.08 396 S.t9a1 09.87 02=19 3 59|10 13| 35331 4-41 0|4 41 4-41 AT 50 ss i 17 6 58 5 48] 0=234| 8 5 6 251 1=23| 9 9 7, 7 PAESE RA LIO) 9 N 560083. £3|dP" 09 Bi 50/85 534 _49 9 48] 4 42| 030 T10.£ 49115: 2941853 ii 96: 15) 488 | 7 Ott 057 0-=56|.7 44| 2 21 Pie 2108, L28027, 44 3240199 A3°T8 8 4 210 143° 34

4a 24

I il 8a 5 16 7

della Luna

19 19 19 GIORNO

[too «IN |

DELIA ua II

h 33 "di matt. di matt.

di matt.

50 di matt.

49

50 A. DORNA

LUNA Novembre Dicembre s| TEMPO MEDIO DI ROMA «|| >| TEMPO MEDIO DI ROMA È = S| n —__zss = 5 9 ol n -—_ 2 25 Sa Passaggio] Tramon- s||8E Passaggio] Tramon- | 5 = 3 | Nascere ca s=||3@| Nascere ie= 3 ti tare LI A O Di tare = meridiano ci) meridiano usi h m h m | h m h m h m | h m 1| 5834/102852] 42 2|29]| 1| 6=56|11=26| 355/29 2| 6=51|11346| 4” 36| 30 2198028407730!) 4255 3:U8to.81 00745115 49100 3| 935-107. 4/09 994-547 12] 4110 si2” 38] ii PRO SO EEA 68 510-427 SA 693) 52] | ESM 6 6.1. 15 4 310] 19° 584005 70078 4051 RO 2 05 7) id Di 2 IS 8| 0344[ 5 45|10 57| 6|| 8| 02 9|6 9 Oi: A60037 7 9] 0532| 6 55] 0=22| 8 O TseZARSSICO sil 8 10 |.-0:. 56007 411320 0) 4|1 8 11|1222| 9 11 i 22/48 97229400 12) 2 28| 8 57] 2332/10 191 509 ZZZ RR ATI TOTZO RS Zi 1i3.| 2 930 lai. 50402 149/0880180 199) AG 483 L00515 es 1540504875530 15.1 450/00 418649 16)| 4 23 6 58| 14 16| 4 35 7 40| 15 7A 3| 08 6| 7 59|15 170 b- SI 31 8 25/16 18| 5 49| 0556| 8 55/16 18| 6 30| 1519| 9 20197 19.6 42] 1546| 9 44|17||19| 7 31 2506400578 20/7 38) 2 .3610. 261802080 33:20 2 19 20|M8° 3903093111 9 19/21) 9 35/3 35102700 92919 40 4. 10141 33] /20||22 | 10. 394067049: 23 0. 42/4 54/11 59021 23 [11 44| 5 04 d88 24 |11 46| 5 38 0223 29 24 5 43/11 34) 23 25 6 21] 0546] 23 25] 0=50| 6 28 il A 24 26| 0551] 7 4000 8/[24||26]| 22 0| 7 16| 0@25| 25 27| 1559] 7 49 39|25||27] 3513| 8 8| 0858|926 98] 30 9| 8 37| 1 58/26/|28| 4 27| 9 ZO 99.4 923 9. 29 2. 92907 29| 5 41|10 6| 2 31|28 30] 5 47/10 ?25| 3 7| 28] ||301| 6) 4311 113786109 31| 7 47) 0@216| 4 52|30 Luna nuova i) 2a 4h 44° di sera. Luna nuova il 2 a 3h 46” di matt.

Primo quarto il 9a 9 9 di matt. Luna piena il 16 a 9 29 di sera. Ultimo quarto il 23 a 2 55 di matt.

Primo quarto )_ 8 a Luna piena il16 a Ultimo quarto il 24 a Luna nuova il 31 a

7 4 7 2

28 di sera. 25 di sera. 46 di sera. 46 di sera,

ECCLISSI 54:

ECCLISSI

(1880)

11 Gennaio. Ecclisse totale di Sole, invisibile a Torino. 22 Giugno. Ecclisse totale di Luna, invisibile a Torino.

7 Luglio. Ecclisse annulare di Sole, invisibile a Torino.

1 Dicembre. Ecclisse parziale di Sole, invisibile a Torino. 16 Dicembre. Ecclisse totale di Luna, visibile in parte a

Torino. Entrata nell'ombra ........+..0... 2% 34%" pom. Meta idell’ecelisse5 ME... .4.. ac E :/29%

Uscita dall’ombra

Grandezza dell’ecclisse 1,39, preso per unità il diametro della Luna. Il primo contatto coll’ombra a 107° dal punto più boreale del disco lunare verso Est; l’ultimo contatto a 100° verso Ovest (immagine diritta).

31 Dicembre. Ecclisse parziale di Sole, visibile a Torino.

(LL MPA Reg a PATRIA e 22 bo pon. Mei Len, Ripalta 3 34 » Balli e, ALe 4 13 »

Grandezza dell’ecclisse 0,29, preso per unità il diametro del Sole. Il primo contatto coll’ombra a 54° dal punto più boreale del disco solare verso Ovest; l’ultimo a 34° verso Est (immagine diritta).

92

MERCURIO TEMPO MEDIO DI ROMA H Passaggio Dal { Nascere al on Nascere meridiano h m h m| h m h E) E a 6 216/10 =47| 3 216|/ 42 nità. addi 6 241/115 1|352/| Detrty Leti 75: 5A 525 MSA 45 ©) 9 ° Hebbraio, feno, Ù 9A) NASO 5 ite tue vi 32 002261591 5 bip | nicolectale 7 34| 0557] 6 21|| 5 Marzo Uke 7l DANS O 707 5 MOT MIE REI SO " Si de 99) MA 59 5 I COMBAT VER 6 29| 1 ZO TZ] 5 Aprile fuhsee. 5 37|11 =56| 6 14 5 3 dI STATO 5 3|i1 2 5| 5 7] 4 DA Ia 4 37|10 s di 4 45 4 Maggior life casi 4 23/10 40| 4 58]| 4 mi. ina 4 11/10 53| 5 36 4 Dillo esiti. ata 4 iti 25689 4 Giugno ...... .e|14 25 OLII Di (ROBIIEZ ET MAE IGOR 5 Agos, p.0d 3|| 4 ode pet 5 DO 48) OS 4 Laglio rta e oo 6 ATO N10 MOSS 4 DE VM RS RA 7) ADI Oi 4 VIN NARRA 6 DO 4608060836 5 Avoslod diesis. Da 58) (0° 45 700897 5 DI MRO CRAS e 4 38|11 =40| 6 ‘42 5 DEAN, RR R) 55 | il 5 9 MONS 6 Sell'emiire 4. to 08 4 24 |11 5 26 627 6 DA Lt Dedo 11-59) 60 20 DA E E 6 20| 0 % 26| 6 30 7/ QUID Medea HI 13| 05 48| 21 8 DIGLI Ro e ARR 8 O| 1 6| 6 11 8 MAME I o, 8 41) SOI 6, 2 9 Novembre sanno 9 TON Al Roo 55 9 pv i 9 DO 70 MIN: 9 Dr n 580109805 0||10 Dicembre .......... 6. 12/1694 MM ERE 5. 58|10=45/ 3 32//10 DAR o be 6 25/10 Gi 56/ 3 27/|10 Vi RISSA 6 59 di. ° 18 3 37 10

A. DORNA

19 19 Do re e n DD DE DD SO ——

QILO GO) Soc LdIIJI II POI LIO Sout Tha 090909 INNI Moe

GI DI 19 19

N; . | EFFEMERIDI DEI PIANETI 53 ETI A Ù

MARTE GIOVE SATURNO e _r_ TP Fe ARTT e n —_—._ ' {1 lor =

Passaggio Tra- Passaggio PS Passaggio mi e Mo MORSO ata caso IROIIATE dic Lana stesi h m| h m | h m h m| h m | h m h m | h m h m i © 3] 87022) 3 ZA4I||10 =55| 4 Q01| 9 247/|02 5) 6214] 0223 03 30] 7552) 3 =15]||10 220] 32 49] 9 3 18||t1"=726] 5 3 36/1146 f259| 7 26] 23053 93453 17] 8 49||10= 48/4 59 1077 10 1298] 7 020329 6|2 40/8 i8|fio5 74 19|11531 Mo 6 38) 2 16/18 32/2 1t1| 7 50||9° 29/3 43/9 57 eni 6 19/2. 1/17 56] 1 417 24|[8 52913 7|9 22 e 31 49/1 7 26 1 13) 7. Ol 8 19/2 361 8 53 MlsG| 5 461 1 36/| 6 52/0 42| 6 34117 4112 0|8 19 e 001, 256 18000 19) 6 6/7 12617 47 eGS| 5 13/1 8|| 5 40|11=39/ 5 38||16 24/0 47/7 10 MSI 4 5810 53/]5 6/112 8|5 10/15 48|0__13/ 6 38 80 50] 4 44/0 33]|4 31/105:37| 4 43/[5 1ilt1=38|6 5

c*) Mas] 4 30/0 22/13 57]10° 6| 4 15]|4 34/115 3/5 321 Mas 4 16| o_4|{3 22/9 35/3 48|[3 59/105 29| 4 591 seo 2/11245/{2 47/9 3/3 19/3 2119 53) 4 25]

mei 3 47/10” 24) 2 8/8 27/2 46||12 41] 9 15|3 49] eee 32/11 1/1 32/7 54 2 16||2 - 4/8 3913 14; Mise] 3 17/10 38/|0 56/7 20/1 44||1 2718 3|2 38 sO] 2|10 14/| 0_20/6 461 1 12||0 49/7 26/2 3| 7 43] 2 47]9 50|[it124|6 10) 0 37||0_11|6 d9|1 97 | mean) a 31/9 ssfjft12 6/5 34 0_ 2]/11233| 6 1i/ 0 49| î n=" e) 7 31] 2 1418 57|[10 24/4 52|11 290103515 29) 0_7| Mas] 1 58/8 31/|9 45/4 13/10 Z41||10 12| 4 50/11 228; eo 1 42°)8_ 4||9 5/3 33/105 1|]19 33] 4 11/102 49 Sis 1 2517 36/|8 21] 2 48] 9 15]/8 49/3 26/108 3 eee 1 97. 9/7 402 5|8 30/8 9/2 45/9 21 esi o 53) 6 42|16 59/1 22] 7 45/[7 29/2 4|8 39 eso o 38/6 17|l6 1710 38| 6 59/|6 48/1 22] 7 56 Messi O 23/5 51|15 30/1149 6 8||6 7] 0—40|7 13 geeii o 95 26/14 dasfi1> 51 5 22//5 21/11 5316 25

= CE) = 6 49/11 255) 5 ila MIDA; 31464 1 88 medio 111 =429| 4 38/| 3 20/9 34) 3 48] 3. 55/10 95] 4 55 6 44|11531] 4 18|]2 40/8 53/3 6/13 14]9 43 4 12 sea |11 20/3 58||1 59/8 19) 2 25]|2 34/9 2/3 30 gio |I1 10/3 40||1 20| 7 33] 1 46|| 1 54/8 22] 2 50 6 36|11 13 25||0 426 56] 1 i10|/|1 14|7 42/2 10| geo 10 5313 13/0 4/6 1910 34/0 3517 3/1 31

55

Adunanza del 30 Novembre 1879.

PRESIDENZA DEL SIG. COMM. SENATORE ERCOLE RICOTTI

Il Socio Cav. Giulio Bizzozero presenta, a nome degli Autori, Signori Comm. Jacopo MoLescHott, Socio Nazionale non resi - dente, e Dott. S. Fusini, la seguente Memoria

SULL’ INFLUENZA

DELLA

LUCE MISTA E CROMATICA

NELL’ESALAZIONE DI ACIDO CARBONICO PER L’ ORGANISMO ANIMALE

Con li bei raggi infonde Vita e vertù quaggiuso Nella materia sì, come è disposta.

DANTE, Rime, Lib. IV, Canz, XII, p.129. È Storia e posizione del quesito.

Al fatto trovato da uno di noi, fino dal 1855 a Heidelberga, che cioè le rane alla luce esalano maggior quantità di acido carbonico che non al buio (1), il tempo ormai ha dato sug- gello e conferma.

Da prima le sperienze in proposito vennero avvalorate in via indiretta. PertENKoFER e Voir, nel 1866, verificarono che durante il sonno della notte l'esalazione di acido carbonico nell'uomo è meno attiva che non di giorno nel più assoluto riposo (2). E più tardi, nel 1875, Port ritrovò la medesima

(1) Jac. MorescHorT, Ueber den Einfluss des Lichts auf die Menge der vom Thierkòrper ausgeschiedenen Kohlensiure, Wiener Medicinische Wochenschrift, 1855, 27 October, n. 43, ed in traduzione francese: An- nales des Sciences nalturelles, Zoologie, série, T. IV, p. 209-224.

(2) PertenKorER und Vorr, Ueber die Kohlensiureausscheidung und Sauerstoffaufnahme wihrend des Wachens und Schlafens beim Men- schen. Berichte der Miinchner Akademie 1866, 10 November.

56 MOLESCHOTT E FUBINI

differenza fra la notte ed il giorno in un topo (1). Se non che, paragonando la respirazione notturna colla diurna, si può du- bitare, se non agiscano altre influenze, forse non meno po- tenti, all'infuori della sottrazione o somministrazione della luce, ed in primo luogo il sonno e la veglia.

Certo è che il riposo durante la notte agisce nel medesimo senso come il difetto dello stimolo della luce, per cui la minor esalazione di acido carbonico può dipendere dall’nno e dal- l’altro di questi fattori. E chi avesse voluto dubitare dell’in- fluenza della luce nell'aumentare l’esalazione di acido carbo- nico, avrebbe potuto supporre che tutta la diminuzione‘ dell’acido carbonico, esalato di notte tempo, dipendesse dal riposo più completo o da tutt'altra causa che non fosse il buio.

Erano dunque di certo desiderabili delle conferme dirette di una scoperta, la quale importava nella scienza un fatto, che a molti sembrava contrastare colle dommatiche differenze sta- bilite fra piante ed animali, che accordavano alle prime sol- tanto il privilegio di una diretta dipendenza dalla luce.

I primi a confermare il risultato delle sperienze di MoLe- scHOTT, eseguite sulle rane, furono SELMI e PiAcENTINI, i quali trovarono aumento nell’esalazione di acido carbonico per il cane, la tortora e la gallina, quando respiravano alla luce, in confronto di quello che esalavanò al buio (2).

Le sperienze di SeLMI e PIACENTINI però non sono scevre d’inesattezze. In alcune delle medesime, che chiamano prove anzichè cimenti, essi pesarono l'aumento di un apparecchio di LieBIG con potassa caustica in soluzione, e di un tubo suc- cessivo con potassa solida, senza separare l’acqua, proveniente dal cane, dall’ acido carbonico. Non fanno conoscere la tem- peratura che regnava dentro la cassetta, che conteneva l’ani-

(1) Robert Port, Vergleichende Untersuchung uber die Mengenver- hiltnisse der durch Respiration und Perspiration ausgeschiedenen Koh- lensîure bei verschiedenen Thierspecies in gleichen Zeitràumen, nebst einigen Versuchen iiber Kohlensiureausscheidung desselben Thieres unter verschiedenen physiologischen Bedingungen. Habilitationsschrift, Jena 1875, S. 57, 58.

(2) Antonio SeLmi e Giovanni PiacentINI, Dell'influenza dei raggi co- lorati sulla respirazione, Rendiconti dell'Istituto Lombardo, serie II, vo- lume III, p. 51-63 (27 Gennaio 1870).

" i

e, <il i A Ti SFBPAR SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA, E CROMATICA; ECC. 97

male, temperatura che era senza dubbio più elevata mentre la cassetta era abbuiata per un pezzo di panno nero. Più tardi avremo da notare altri particolari, che si riferiscono alle spe- rienze degli autori sullodati. Ma fin d’ora dobbiamo rilevare che la memoria degli sperimentatori Mantovani difetta di dati particolari sui risultati delle singole sperienze, il che fa torto al risultato sommario, che dessi ne inferirono.'Con tutto ciò SeLmi e PraceNnTINI hanno il merito di essere stati i primi a far conoscere complessivamente l’influenza della luce nella re- spirazione di animali a sangue caldo.

Più efficaci per avvalorare la scoperta di MoLescHoTT furono le sperienze di Giuseppe CHasanowITz ed Orto von PLATEN.

Il primo di questi autori, lavorando sotto la direzione del Professore Von WirtIicH a Koinigsberga, nel 1872, verificò in rane e porcellini d'India l'aumento di acido carbonico esalato alla luce. Ma CHasanowiTz aggiunse un fatto sperimentale di grande importanza alle osservazioni precedenti. Sulla proposta di Brown-Séquarp egli ripetè le sperienze comparative in una rana, presso la quale aveva reciso in alto il midollo spinale, per renderla immobile, eppure egli ritrovò in modo ugual- mente pronunziato l'influenza della luce nell’ accrescere la quantità di acido carbonico fornito. Difatti i valori medii del CnasanowiITz attribuiscono alle

Acido carbonico esalato da 100 grammi

in 24 ore nni —— _--\ -— pag buio luce buio luce rane intatte 0,329 (1) 0,514 ossia 100 : 156

rane con reciso il midollo spinale 0,549 0,854 » 100 : 155,

Con queste sperienze CHasANowITZ eliminò nel modo più sicuro il dubbio esternato dal Browx-Séquarp, che nelle spe- rienze di MoLescHortT quello, che da questi fu attribuito al- l'influenza della luce, avesse potuto dipenderne in modo indiretto, per via del movimento cioè, che la luce avesse de- terminato nelle rane. Del resto, le numerosissime sperienze

(1) L'unità di peso in tutta questa memoria sarà il gramma.

58 MOLESCHOTT E FUBINI

istituite da MoLEscHOTT potevano già escludere questo dubbio, poichè il gran numero delle sperienze compensa l'influenza perturbatrice di circostanze secondarie. Ma inoltre vuol essere ricordato che pure le rane accecate di MoLEescHoTT aveano fornito risultato analogo, sebbene queste rane stessero tran- quillissime e senza muoversi durante le sperienze, come spes- sissime volte accadeva pure nelle intatte (1).

Colle ricerche di Orto von PLATEN, eseguite nel laboratorio del PrLùcer a Bonna, vennero conquistati due fatti nuovi. Lavorando sul coniglio von PLATEN raccoglieva da soli i gas polmonari e dimostrò che quello, che dai suoi predecessori fu trovato per l’esalazione di acido carbonico complessivamente, il suo aumento cioè per influenza della luce, vale pure per la sola respirazione polmonare, fatto che per certo si poteva. presumere dalle ricerche istituite presso mammiferi ed uccelli. E per questa ragione è assai più importante il secondo risul- tato che si deve alle sperienze di von PLATEN, ed è che l’in- flusso della luce non solo accresce la quantità dell’acido car- bonico espirato, ma pure quella dell'ossigeno consumato (2). È da notarsi che von PLatEN, nelle sperienze al buio, elimi- nava la luce soltanto dagli occhi.

Fu riservato a FuBInI di precisare la parte, che, indipen- dentemente dalla respirazione polmonare, compete a quella cutanea, comparandone sempre l’esalazione di acido carbonico al buio con quella che ha luogo alla luce.

La prima serie delle sperienze di FuBInI si riferiva a rane, cui avea tolto i polmoni. Queste rane alla luce esalavano per la pelle l'acido carbonico in maggior copia, al punto che i valori medii al buio ed alla luce stavano nel rapporto di

(1) Joseph CHasanowirz, Ueber den Einfluss des Lichtes auf die Kohlensiure Ausscheidung im thierischen Organismus, Inaugural- Dissertation, Konigsberg, 1872, p. 25, 26. CnasanowrTz sbaglia attribuendo al BécLarp l’ohbiezione e la proposta surriferite, essendo stato BrRowNn- Séquarp che le faceva all'indirizzo di Giulio BfcLarn e di MoLEscHOTT, nel dar conto di un lavoro importante del primo, che dovrà occuparci nella quarta parte di questa memoria. Vedi E. Brown-Séquarp, Journal de la physiologie de l’homme et des animaua, 1858, Tome I, p. 430.

(2) Orto von PLaTEN, Ueber den Einfluss des Auges auf den thierischen Stoffwechsel; PrLiùGer, Archiv fiùr die gesammte Physiologie des Men- schen und der Thiere, Bonn 1875, Vol. XI, p. 272-290.

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 59

100:134. Fusi fu il primo a dimostrare con valori specifi- cati l'immenso predominio, che nelle rane compete alla respi- razione cutanea in confronto della respirazione polmonare. Egli trovò che, senza polmoni, le rane esalano ancora !°/,, dell'acido carbonico fornito da rane intatte (1), e spiegò così in modo soddisfacente, l’osservazione fatta da molti autori, che i ranocchi per più mesi possono sopravvivere alla perdita dei polmoni.

In un secondo lavoro che FuBINI eseguì assieme al RoncHI, e come il primo nel laboratorio di Torino, egli verificò che pure la pelle umana esala meno acido carbonico al buio che alla luce, e ciò nella proporzione di 100 :113 (2).

Alle conferme indirette che altre ricerche portarono all’in- fluenza, che spiega la luce per attivare il ricambio della ma- teria, deve annoverarsi una sperienza di BipDER e SCHMIDT, che non fu abbastanza tenuta in conto. Questi autori, in un gatto privo di alimenti, per tutta la durata dell’inaniziazione videro, che la perdita che il corpo subiva di giorno era mag- giore di quella prodotta in ugual tempo di notte. Solo negli ultimi tre giorni la differenza si fece minore assai, perchè il gatto, divenuto cieco, non sentiva più l'influenza della luce del giorno (3). i

Per ricapitolare lo stato delle nostre cognizioni, quale si rileva dalle sperienze finora pubblicate, possiamo riassumere nel modo seguente. L'influenza della luce, per attivare l’esa- lazione di acido carbonico per parte dell'organismo animale, fu scoperta nelle rane (MoLescHoTT, 1855) (4), e confermato

(1) S. Fusini, Ueber den Einfluss des Lichts auf die Kohlensàure- Ausscheidung bei den Batrachiern nach Wegnahme der Lungen, in Mo- LEscHOTT, Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, Vol. XII, p. 103, 110.

(2) S. Fusi e I. RowncHi, Ueber die Perspiration der Kohlensiure beim Menschen, MotrescHott, Untersuchungen, ecc. Vol. XII, p. 10,11.

(3) Bimomer und Scamipt, Die Verdauungssifte und der Stoffwechsel, Mitau und Leipzig, 1852, p. 317, 318.

(4) Egli è necessario di rettificare una data erronea che si trova presso due illustri scrittori in rapporto al lavoro iniziale di MoLEscHOTT.

60 MOLESCHOTT E FUBINI

per il cane, la gallina, la tortora (SeLmi e PracentINI, 1870), per rane e porcellini d'India (CrasanowITz, 1872), per il co- niglio (Orto von PLaTEN, 1875), per le rane senza polmoni (Fusi, 1876), e per la pelle umana (Fusini e RoncHI, 1876). CÒasanowrrz diede la prova sperimentale che la luce produce l’effetto in questione eziandio in rane rese immobili per il taglio del loro midollo spinale. Von PLaTEN aggiunse il fatto che nella luce cresce non solo l’espirazione polmonare del- l’acido carbonico, ma pure il consumo d’ossigeno. Per opera di Fusini e RoncHI finalmente fu riconosciuto che ‘l'influenza della luce si verifica non solo per la respirazione polmonare, ma ancora per quella cutanea.

Ma se una larga messe di osservazioni, raccolte sotto cir- costanze assai variate, presso anfibi, uccelli e mammiferi, ha messo in sodo il fatto fondamentale dell'influenza della luce nel ricambio della materia negli animali, non si può dire altrettanto sul quesito, che qui si presenta subito e spontaneo, se cioè la luce quando determina maggior consumo d'ossigeno ed esalazione più abbondante di acido carbonico, agisca per la sola via degli occhi, ovvero se in questa influenza si tratti pure di un’azione più generale, che la luce possa esercitare nei processi chimici dell'organismo animale.

Eppure MoLescHorT fino dal suo primo lavoro avea afferrato tal quesito, promettendosi di scioglierlo, esaminando pure delle rane accecate sotto l’azione della luce e del buio.

In primo luogo egli paragonò la quantità di acido carbo- nico esalato da rane intatte con quello fornito da altre rane, che da 197 giorni avevano la cornea appannata in seguito ad

Hoppe-SevLER, nel suo trattato di chimica fisiologica (Physiologische Chemie, I Theil, Allgemeine Biologie, Berlin 1877, p. 26) dice che MoLe- scuort fece le sue ricerche relative al nostro argomento su rane prive del fegato, Vorr (Ueber die Wirkung der Temperatur auf die Zersetzungen im Organismus der Warmbliiter, Zeitschrift fiir Biologie, Vol. XIV, 1878, p. 130) asserisce che MoLescHoTT lavorava con rane accecate. Il vero è che MoLescHoTT studiò l’influenza del fegato in rane, cui avea esportato quest’organo (Wiener Medicinische Wochenschrift 1853 e MòLLER’s Archiv, 1853), l'influenza della luce in prima linea presso rane intatte, indi per discutere le vie per cui agisca la luce, pure in rane che avea accecato. Del resto Hoppe-SeyLER con precisione lodevole rettificò il suo errore in p. 573 dell’opera sullodata.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 64

una profondissima cauterizzazione con nitrato d’argento. Ad ugual intensità chimica di luce ed ugual temperatura l’acido carbonico fornito, in ugual tempo e per ugual peso del corpo, dalle rane cieche, stava a quello delle rane intatte nel rap- porto di 100 :114 (1).

Rane intatte, respirando ora al buio, ora alla luce, aveano dato il rapporto di 100 : 125 (2).

La differenza fra il buio e la luce per rane intatte era dunque assai più grande, che non fosse la differenza fra rane cieche ed intatte, che tutte e due respiravano a temperatura e luce uguali.

Dopo di ciò furono istituite da MoLEescHoTT ventisei spe- rienze comparative , tutte in rane accecate, facendole respi- rare ora al buio, ora alla luce. Ebbene, quantunque in queste rane fosse eliminata l’influenza degli occhi, pure la luce au- mentava l’esalazione di acido carbonico, e ciò nella propor- zione di 100: 115 (3).

Ravvicinando queste cifre, il paragone risulta per l’acido carbonico esalato da

al buio alla luce rane intatte 100 : 125 rane cieche 100 î 10;

e fra rane cieche e rane intatte alla luce il rapporto di 100 : 114. Traducendo queste cifre in parole, si rileva che la differenza maggiore si verificava quando l’azione della luce si esercitava nell’animale intatto, che dessa diminuiva quando animali intatti si comparavano ad animali ciechi, e che di- minuiva pure, ed in grado pressochè uguale, quando venivano paragonate rane cieche con medesime, ora alla luce, ora al buio.

Dunque, eschiso l’occhio, era meno forte l’influenza della luce, l’esalazione di acido carbonico, paragonata a quella di animali intatti, calava da 125 a 114, il che certo vuol dire che l'occhio era in parte il veicolo dell’effetto, che la luce avea

(1) MoLescHoTT, l. c., p. 687. (2) MoLescHoTT, l. c., p. 682. (3) MoLescHoTT, l. c., p. 688.

62 MOLESCHOTT E FUBINI

nell'economia respiratoria. Ma sebbene l'occhio fosse eliminato, negli stessi animali la luce era ancora attiva nel medesimo senso, sebbene in grado minore, e MoLescHoTT ne concluse che in parte l'influenza della luce dovesse svolgersi indipen- dentemente dagli occhi, e gli sembrava il più naturale ripe- terla dalla pelle,

Von PLATEN avendo nel coniglio studiato l’effetto della sola esclusione degli occhi, applicando innanzi a questi ora vetri nudi, ora vetri coperti (1), diede la più completa conferma al ritrovato di MoLescHoTT, che attribuiva una parte dell’in- fluenza all'intervento dell’occhio. L’acido carbonico, espirato da conigli con occhi offuscati, stava a quello prodotto con occhi liberamente veggenti nel rapporto medio di 100 :114 (2), cifre che singolarmente coincidono in modo perfetto con quelle del rapporto ottenuto da MoLescHoTT, vent'anni prima che PrLùGER facesse esaminare il problema.

Ma se pure le rane accecate da 6 !/, mese subivano l’in- fluenza della luce nel senso più volte esposto, dobbiamo noi veramente concluderne che una parte dell’azione debba pene- trare per altre vie nell'organismo?

A noi pare così e pare tanto di più che l’azione della luce propaga realmente assai profondamente nel corpo animale.

PrLùGER però, in una memoria sull’influenza dell’occhio nel ricambio della materia non si mostrò pago dell’argomentazione di MoLescHott. Egli non rifiuta la possibilità dell’azione della luce nell'interno del corpo, anzi la conforta di poderosi argo- menti. PrLilcer ricorda le sperienze, che il DessAIGNESs istituì fino dal 1810, e che davvero sono assai comprovanti (3). Un dia-

(1) Von PLATEN, I. c., p. 274.

(2) Von PLATEN, l. c., p. 290.

(3) Journal de la physique, ossia col titolo completo: J. C. DELAME- THERIE, Journul de physique, de chimie et d’histoire naturelle , Novembre 1810: J. P. Dessarones à J. C. DELAMETHERIE, Sur quelques phénomenes de phosphorescence par insolation, Vendòme le 6 Septembre 1810. Il passo ci sembra abbastanza importante per riprodurlo qui in intiero. A p. 358 si legge: « J'ai fait luire ce diamant à travers une peau de mouton mégissée; la mèéme peau, mise en double, a intercepté tous les rayons. Il en a été de mème de la peau de mouton chamoisée. Je l’ai fait luire è travers le bois de tilleul de 2,5 ou 7 millimètres d’épaisseur; au-delà de cette dernière dimension, il est insensible è la lumière. Il

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 63.

mante che sia coperto dall’indice, attraverso di questo può rice- vere abbastanza di luce solare per diventare fosforescente ossia lucente al buio, e non solo il dito vivente, ma pure il cuoio conciato o la pelle camosciata di montone dànno ugual pas- saggio alla luce. E così pure le ossa fresche, munite della loro acqua costituzionale, ed il legno sono attraversabili per la luce, il legno di tiglio, secondo DessarGNnES, perfino allo spes- sore di 2,5 a 7 millimetri. E PrLUGER stesso indica una spe- rienza comodissima per convincere tutti di un fatto, ben noto d’altronde, che, cioè, le palpebre lasciano passare molta luce: chi chiuda bene gli occhi e poi li copra per breve tempo di un panno assolutamente intrasparente, se poi ritira rapida- mente quel panno, sente un bagliore attraverso le palpebre chiuse (1).

Ma precisamente da questi fatti il PrLicer ripete la prin- cipale obbiezione, che egli muove al tentativo di MoLESCHOTT, per tracciare la doppia via per cui la luce influisce nel ri- cambio materiale. Imperocchè PrLijceR ammette bensì che le rane accecate da MoLescHoTT non potessero più vedere, ma che perciò fosse insensibile la loro retina, e quindi inattiva la luce per via dell’occhio, questo è il punto in cui il PFLÙGER con noi non va d’accordo. Anzi, PrLiùGEeR opina che la retina, nel maggior numero delle rane operate da MoLEscHOTT, per- sistesse intatta, e che questa retina, tenuta all’ ombra dalla « escara » (2), era più sensibile, come una retina tenuta al buio. Dobbiamo osservare che la cornea severamente caute- rizzata era alterata al punto che, trascorsi 6 o 7 mesi dopo la cauterizzazione, gli occhi sembrassero e sembrano ricoperti da pelle, di modo che difficilmente se ne riconosca il sito.

l’est également à travers une seule feuille d’étain semblable à celles dont on se sert pour l’étamage des glaces. Si on le couvre du doigt indicateur et qu'on expose celui-ci aux rayons du soleil, le diamant y prend un éelat aussi vif qu’ travers une feuille de papier: il luit mème à travers l’épaisseur de la main, mais sa lueur est extrèmement faible. Parmi les corps opaques, ce sont donc les substances organiques vivantes, sans en excepter les os, qui sont les plus perméables à la lumière; c’est sans doute en raison des liquides qui dans l’état vivant en pénètrent tous les tissus ».

(1) PrLiceRr, l. c., p. 268, 269.

(2) « Aetzschorf » dice PrLiùGER, l. c., p. 268.

64 MOLESCHOTT E FUBINI

E parliamo nel presente, perchè nelle nostre collezioni si con- servano ancora due ranocchi di quelli allora cauterizzati, che non solo anoi, ma a molti colleghi ed amici scientifici, fanno l'impressione di ciechi. Ci duole che la retina delle rane ri- spettive non venne esaminata subito dopo l'esecuzione delle sperienze cui doveano servire. Ma qual si fosse lo_stato di conservazione della retina delle rane accecate, sembra pur ragionevole il dubbio, se questa membrana, mentre non ser- viva più alla visione, coperta dalla cornea offuscata, potesse per un tempo protratto, maggiore cioè di sei mesi, conservare un’eccitabilità cresciuta, come succede per una retina che du- rante un breve lasso di tempo si sia trovata all'ombra. Una retina, che ha riposato per più mesi, se non è divenuta del tutto insensibile, pure con ogni probabilità deve avere una sensibilità assai smorzata, e farebbe meraviglia che potesse sotto l’influenza della luce esercitare ancora grande effetto nella respirazione, come da MoLescHoTT venne trovato.

Altra obbiezione del PrLilceR consiste nell’asseverare, che fra i valori trovati da MoLescHorT per l’acido carbonico esa- lato, e l'estensione od intensità dell’azione della luce, non esistesse quella proporzionalità che doveva aspettarsi, se vera- mente la luce agisse per le due vie, per la pelle cioè e per gli occhi;

Ed in quanto all’estensione PrLicerR fa le meraviglie che la luce per via della pelle sola avrebbe prodotto maggior effetto che non quando penetrava per gli occhi e la pelle insieme (1).

Se non che per far risultare questo assurdo dalle cifre di MoLescHort, PrLijeer ha fatto fra queste una scelta che noi non possiamo ritenere opportuna, giusta. Egli paragona l'influenza che diversi gradi di luce esercitavano negli animali intatti ed in quelli accecati, e trova, secondo il suo modo di vedere, i « rapporti » fra le intensità della luce e quei per l'acido carbonico esalato:

gradi di luce acido carbonico per rane intatte 1001226042) 100431148 per rane cieche 1007 E465%f TOS 20E

(1) PFLÙGER, l. c., p. 270. (2) Per un errore di calcolo, di copia o di stampa PrLòGER scrive 223 invece di 226.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 65

Viene quindi nella conclusione sopra riferita che una luce più intensa avea nelle rane intatte azione meno forte che una luce meno intensa nelle rane cieche. Ma questa conclusione avrebbe valore soltanto, se fosse provato, che il modo di mi- surare la luce, di cui si serviva MoLEscHOTT per avere un cri- terio approssimativo, concedesse di considerare le differenze di coloramento , che la luce determina in cartoline imbevute di soluzione ammoniacale di cloruro d’argento, come proporzio- nali all'intensità, colla quale la luce eccita l'organismo.

Dovremo più d’una volta tornare su questo argomento. Ma prima di tutto ci sia lecito paragonare l’azione oculare della luce con quella composta oculare-cutanea nel modo, in cui secondo noi PrLiuGerR avrebbe dovuto confrontarle.

Fra le numerose ricerche di MoLEscHoTT si trova una serie di 46 sperienze comparative, in cui le rane stavano al buio od alla luce, ed il risultato per l’esalazione dell'acido carbo- nico era:

buio luce

100: 125;

le rane cieche invece davano il rapporto:

buio luce

100 : 1415.

In queste cifre, che dànno la risposta più diretta alla domanda che MoLescHoTT si era posto prima del PrLUGER, si esprime chiaramente il fatto attendibilissimo, che, cioè, l'aumento del- l'acido carbonico per l'influenza della luce è maggiore, quando questa agisce sugli occhi e la pelle insieme, che allorquando gli occhi sono più o meno completamente sottratti all’azione della luce. 1

Ma la differenza diventa molto più cospicua, se invece di tener conto soltanto delle sperienze che MoLescHorT istituì in rane veggenti, facciamo il paragone considerando pure i va- lori medii ottenuti da CHasanowiTz (1) e FuBINI (2).

L’acido carbonico esalato era:

(1) CHasaNoWi1TZ, l. c., p. 25. (2) Fusini, MoLescHoTT, Untersuchungen, vol. XII, p. 110.

66 MOLESCHOTT E FUBINI

buio luce buio luce per rane intatte 0,522: 0,654 —100:125 MoLESscHOTT DI) » 0,329:0,514—=100:156 CHASANOWITZ DITTA » senza polmoni 0,424:0,569 —100:134 Fusini.

Da questa rassegna per le rane in possesso di occhi sani risulta il medio rapporto:

buio luce di 1000 uni8S Per le cieche era 100/0460 ei

A noi sembra che la differenza sia marcata.

Le sperienze di OrTo von PLATEN ci mettono in grado di esaminare pure la questione, se la luce, qualora gli occhi soli ne subiscano la sottrazione, abbia effetto uguale o minore, che nel caso in cui la pelle e gli occhi insieme alternativa- mente si trovino al buio od alla luce. Fra le sperienze fin qui pubblicate, il rapporto dell'acido carbonico esalato da mammi- feri sottomessi coll’intiero loro corpo al buio ed alla luce era

buio luce pel cane 100: 122 Seum e PracENTINI (1), per porcellini d’India 100 : 130 CHasanoWITZ (2).

Invece il rapporto medio trovato da von PLATEN per conigli, di cui solo gli occhi subivano l’alternazione del buio o della luce era di 100 : 114.

Egli è vero che von PLaTEN nelle sue sperienze raccoglieva soltanto l’acido carbonico fornito dai polmoni, SeLmi e Pra- CENTINI invece, come CHasanowITz, determinarono l’acido car- bonico, che proveniva dai polmoni e dalla pelle insieme. Ma la proporzione di acido carbonico, che dai mammiferi si esala per la pelle, è così piccola in confronto di quella, che viene espirata dai polmoni, che aggiungendo pur anche il massimo finora riscontrato ai valori di von PLATEN, si verifica sempre che l’azione della luce per gli occhi è inferiore a quella per gli occhi e la pelle insieme. Di fatti, secondo le sperienze di RecnauLT e Reiset, la quantità di acido carbonico, esalato

(1) SeLmi e PracentINI, I. c., p. 54, 55. (2) CHasanowiTz, l. c., p. 25

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 67

dalla pelle nei mammiferi, arriva di raro ad ‘/, della quan- tità espirala dai polmoni (1). Ora se alle cifre di von PLATEN si aggiunge '/;, per il buio e la luce, si ottiene il rapporto di 102 : 116,3. E tenendo conto delle ricerche di FuBini e RoncHI dalle quali s’inferisce, che la luce aumenta pure la quantità dell'acido carbonico fornito dalla pelle, e ciò nella proporzione di 100 : 113, il rapporto 102 : 116,3 diverrebbe 102 : 116,6 100 : 114,3, diciamo pure 100 : 115, e sempre si vede che l'influenza oculare non è che una parte dell'influenza simul- tanea degli occhi e della pelle (100 :126).

Ora le cifre di MoLescHoTtT che devono ‘servire per para- gonare le differenze dell’esalazione di acido carbonico sotto l'influenza di diversa intensità di luce, presso rane intatte e rane cieche, non si devono scegliere in modo che solo una serie di sperienze venga tenuta in conto, ma bisogna mettere a confronto tutte le sperienze, che MoLEscHOTT eseguì così nu- merose, perchè in un fatto tanto nuovo, come gli doveva sem- brare quello che PrLùGEeR chiama un'importante scoperta, un fatto imponente (2), gli sembrava doversi premunire contro ogni inganno di accidentalità, facendo parlare le grandi cifre ed i valori medii.

Dalle tavole V, VI e VII nel lavoro di MoLescHoTT risul- tano le seguenti intensità di luce accompagnate dalla quantità di acido carbonico esalato da rane intatte.

A Gradi di luce Acido carbonico 1 MI e SR AE 0,447 : 0,592 : 0,679 10205: #1 /335: 1002a-6 482; he 1535,

Dalle tavole III e IV del citato lavoro si rileva, sempre per rane veggenti : i

B Gradi di luce Acido carbonico Trs0078815 0,545: 0,645 FOO 1 "226; 1006 118.

(1) ReanauLt et Reiser, Annales de Chimie et de Physique, 3 série, T. XXVI, p. 518. (2) PrLùGER, l.c., p. 268, 271.

68 MOLESCHOTT E FUBINI

Combinando questi due specchietti, calcolando le medie per i gradi di luce molto vicini ed i rispettivi valori di acido car- bonico, si ottiene : C

Gradi di luce Acido carbonico

100-: 215 : 335; 100}: 1256560008

Per le rane cieche, come sopra venne riportato, i rapporti erano:

D Gradi di luce Acido carbonico 100 : 145 100%=-"123

Noi conveniamo volentieri che, in questi specchietti, non s'incontra quella proporzionalità che si potrebbe aspettare, se il grado 4 di luce significasse veramente il doppio del valore del grado 2, e che se ciò fosse, potrebbe far senso, che nelle rane cieche (specchietto D) un'intensità di luce minore ebbe effetto più forte, che una luce più intensa in una delle serie ottenute colle rane intatte (specchietto B). Ad ogni modo non si dovrebbe chiudere l’occhio per la differenza cospicua, che risultava per l’altra serie di rane intatte ed esposte a diverse intensità di luce (specchietti A e C).

Ma egli sarebbe la cosa più arbitraria del mondo, se vo- lessimo ammettere che una serie di tinte più o meno nera- stre, quali assumono delle striscie di carta fotometrica (1), esposte per ugual tempo alla luce, potessero considerarsi come quantità cui si potesse applicare il 2 x 2—=4. Evidentemente

(1) La carta in quistione fu preparata nel modo seguente. Mezz'ora prima di volerla adoperare, la striscia di carta priva di colla, rimaneva per 3 minuti immersa in una soluzione satura di cloruro d’ammonio, ed essiccata rapidamente fra carta bibula, per 1 !/, minuto si teneva in una soluzione ammoniacale di nitrato d'argento, satura pur essa. Poi la striscia si conservava liberamente sospesa in una scatola d’ottone, per estenderla nel momento voluto sopra una lastra di vetro ed esporla per 5 minuti alla luce, vicino al recipiente, che conteneva l’animale in spe- rienza. Il grado d’intensità dell’effetto chimico della luce si desumeva da una scala di tinte violaceo-nerastre composta dal pittore ScHaLL di Berlino, della quale una copia discreta accompagna la presente me- moria. Vedi la memoria sopra citata di MoLescHoTT, p.683, nella quale alle linee 17, 18 si deve leggere Sa/miak invece di Ammoniak,

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 69

il pittore che ha graduato queste tinte ci ha messo in grado di valutare il più ed il meno, alcuno può credere che ab- bia fornito una misura da maneggiare valori proporzionali.

A MoLescHorT sembrava molto concludente che le ‘rane, le quali in belle giornate presentavano sotto la luce un’esala- zione più forte di acido carbonico, non la davano più in giorni nuvolosi con cielo grigio. E così gli parve, e pare oggi a noi un fatto luminoso, che dividendo le sperienze con effetto po- sitivo in 2 o 3 gruppi, a seconda della forza chimica, che la luce spiegava, si riscontrava tanto per le rane intatte che per le cieche correlazione, correlazione intendiamoci in grandi tratti, fra i gradi più forti di luce e le maggiori quantità di acido carbonico esalato. Cercare o pretendere di più, a nostro avviso, condurrebbe ad una precisione ideale, che Giovanni MùLLER soleva chiamare troppo bella per esser vera.

Or se le rane che offrivano la sola pelle all'influenza della luce, mostravano in proporzione una maggior sensibilità per i raggi così detti chimici che le rane intatte, non potrebbe ciò significare, che l’azione della luce negli occhi è meno gagliarda per i raggi più refrangibili dello spettro, più forte invece per i meno refrangibili, di modo che, graduando la luce solo se- condo l'energia chimica, le rane veggenti mostrino alquanto meno manifesto l'aumento dell’acido carbonico esalato in cor- rispondenza del cresciuto grado di luce? Non vi avrebbe così nulla di maraviglioso nella meno perfetta concordanza fra l’azione chimica di diverse intensità di luce in animali, che si trovino in condizioni così diverse, come le rane cieche e le rane veggenti, anzi sarebbe strana questa disarmonia solo nel caso, in cui dovesse reggere la supposizione del PrLiger, che le rane cieche di MoLEscHoTT avessero avuto, dietro la loro cornea offuscata, la retina ugualmente o quasi ugual- mente sensibile per la luce che le rane veggenti.

Il risultato culminante, finora conseguito, sta per noi nei se- quenti fatti:

Quando la luce nelle rane agisce per la pelle sola, l’ aumento di acido carbonico è minore (100 :115) (MorescHoTT), che nel caso che influisce negli occhi e nella pelle insieme (100 : 138 MoLE- SCHOTT, CHASANOWITZ, FUBINI).

Nei mammiferi poi, se gli occhi soli subiscono gli effetti alterni

70 MOLESCHOTT E FUBINI

del buio e della luce, l’effetto è minore (100:115, von PLATEN), che mel caso in cui il buio o la luce agiscono nell’ animale intiero (100:126, SeLmi e PIACENTINI, CHASANOWITZ).

Da questi raffronti risulterebbe che la luce attiva l’esalazione di acido carbonico non solo per gli occhi, ma eziandio per la pelle nei mammiferi, non solo per la pelle, ma pure per gli occhi nelle rane.

PrLòùGER avrebbe voluto che, per avvalorare l’ultima tesi, MoLEescHOTT avesse pure paragonato le sue rane accecate con rane veggenti, tenendo le une e le altre al buio, motivando il suo desiderio coll’ osservazione, che anche allora possibil- mente -le rane intatte avrebbero dato maggior copia di acido carbonico, che le rane cieche, il che avrebbe provato non trattarsi di un’influenza della luce (1). Mi duole di non aver eseguito una tale serie di sperienze colle rane che hanno for- nito le cifre consegnate nella tavola IX della memoria del 1859 (p. 687). La tavola VII però contiene i valori di acido carbonico esalato da rane veggenti, che erano state conser- vate al buio e respiravano al buio , e questi valori sono para- gonabili alle cifre consegnate nella tabella X, per rane cieche che respiravano al buio; se ravviciniamo le medie, troviamo che la quantità di acido carbonico esalato al buio da

rane cieche rane veggenti era uguale a 0,469 0,459 (2).

E sono cifre che possono appagare l'esigenza del PrLùGER.

Ciò nondimeno ci pare dubbioso se quell’esigenza del PFLù- GER sia legittima. Egli è probabile che l’occhio anche al buio non sia mai al riposo completo, e ciò perchè moltissime volte l’uomo ne ha coscienza quando si trova al buio, lo perce- pisce come percepisce la luce. Potrebbe quindi succedere che nello stesso individuo, che venisse a perdere gli occhi, dopo questa perdita, pure al buio la produzione di acido carbonico fosse meno attiva di quanto lo fosse, quando possedeva ancora gli organi della visione. E di fatto, la diminuzione dell’acido carbonico esalato dopo l'esportazione degli occhi, si osservò

(Per ncer, 1. C., pi 200,201. (2) Vedi la memoria di MoLescHott in p. 686 (tab. VII) e p. 687, 688 (tabella X).

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 74

da noi più volte presso le rane, presso uccelli e mammiferi, sia al buio che alla luce, e ciò in sperienze istituite presso il medesimo individuo, studiandone l’esalazione di acido carbo- nico, al buio ed alla luce, prima e dopo la perdita degli occhi (1).

Se non che, a noi non conveniva di appagarci di osser- vazioni critiche di fronte a dubbi quali vennero emessi da un fisiolozo eminente come il PrLiGer. Abbiamo quindi affidato a numerose sperienze la missione di decidere il quesito, al quale i dubbi predetti si riducono, se cioè, anche in via indipendente dagli occhi la luce promuove il ricambio della materia quale si manifesta nell’aumento di acido carbonico esalato. Ed è per ciò che, desiderosi di progredire nelle ricerche sull’ influenza della luce nella respirazione, abbiamo voluto istituire sperienze in animali privi degli occhi, ora in seguito all’estirpazione di questi col mezzo del tagliente, ora per la completa distruzione col ferro rovente e successiva cauteriz- zazione con potassa.

Avendo con siffatte sperienze verificato, che la luce agisce in senso positivo pure in mammiferi, uccelli ed anfibi, cui mancano gli occhi, abbiamo esteso le nostre investigazioni a tessuti isolati.

Finalmente abbiamo cercato di conoscere l’influenza della luce monocromatica, o almeno composta di pochi colori omo- genei, tanto più che l’ uno di noi, fino dal 1857, a Zurigo, aveva eseguito molte sperienze sull’influenza di luce colorata nell’esalazione di acido carbonico presso le rane, che condus- sero a risultati non del tutto conformi a quelli che Selmi e PIACENTINI prima, e poi Port, inferirono da sperienze che non valevano a fornire una risposta assolutamente concludente.

Divideremo dunque questa memoria in quattro parti. La prima è la presente storia dell'argomento e l’ esposizione del còmpito, che ci proponemmo di risolvere. La seconda com- prende ‘le sperienze fatte sull’influenza di luce mista nell’esa- lazione di acido carbonico presso animali assolutamente privi

(1) Vedi la seconda parte di questa memoria pag. 84, 85, 93; ta- belle I. d, II. » (per la rana), VI. d (per il passere), VII. » parte ultima (per il surmulotto), VIII. 5 (per il moscardino).

72 MOLESCHOTT E FUBINI

degli occhi; la terza compendia le sperienze per conoscere la medesima azione in tessuti isolati; la quarta finalmente conto delle ricerche con luce colorata. Sia lecito mettere fin d’ora in rilievo che i nostri studi non si riferiscono soltanto ad anfibi, ma si estendono pure ad uccelli e mammiferi.

Il;

Sull'influenza della luce mista nell’acido carbonico esalato da animali privi degli occhi.

4. Metodo.

Il metodo nel quale ci siamo fermati, come altrettanto spiccio che preciso, per determinare la quantità di acido car- bonico fornito dagli animali, fu quello di aspirare l’aria del loro recipiente attraverso un tubo, che conteneva della calce sodica, susseguito da due altri contenenti dei pezzetti di potassa caustica in bacchette.

La calce sodica, prima d'introdurla nel tubetto, veniva dolcemente scaldata per discacciarne la maggior parte del- l'acqua che conteneva, e questa sostanza costituisce un mezzo eccellente, per assorbire e ritenere l'acido carbonico. Di fatto fino dal 1845 G..J. MvurLper la raccomandava caldamente a quell’ uso.

Prima e dopo ogni sperienza si pesava il tubetto colla calce sodica insieme al primo colla potassa caustica che lo seguiva, indi separatamente il secondo tubetto con potassa. Se quest’ul- timo si cambiava per poco di peso; o se dopo la sperienza, come sovente avvenne, era diminuito di qualche frazione di milligramma, si era sicuri che i primi due tubetti aveano completamente ritenuto l’acido carbonico. Se invece il terzo tubetto, il secondo cioè colla potassa, avea subìto un apprez- zabile aumento di peso, ciò era indizio della necessità di . rinnovare le sostanze .nei tubetti raccoglitori dell'acido carbo- nico. Questa è la ragione, per cui il terzo tubetto che amiamo chiamare di « vigilanza » , pesava separatamente.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 73

Prima di passare nei tubi raccoglitori, l’aria che veniva dagli animali attraversava due tubetti con perle bagnate di acido solforico concentrato e puro, affinchè l’aria fosse com- pletamente essiccata, prima di venir in contatto colla calce sodica del primo tubetto raccoglitore.

Un simile tubetto con perle ricoperte di acido solforico concentrato e puro era intercalato fra il tubetto di vigilanza e l’aspiratore. Questo, un grande aspiratore di BRUNNER, che poteva contenere circa 30 litri, era fornito d’acqua; rimanendo separato per un tubetto essiccatore dai tubetti raccoglitori, era eliminato il pericolo che questi assorbissero dei vapori d’acqua, durante le manipolazioni richieste per mettere insieme l'apparecchio.

Il recipiente coll’antmale era preceduto da una bottiglia di WouLFF con acido solforico concentrato e puro, e questa da un’altra bottiglia di WouLrr con forte soluzione di potassa.

Facendo colare l’acqua dall’aspiratore, l’aria gorgogliava prima per la soluzione di potassa, abbandonandole l’acido carbonico dell'atmosfera, poi passava sopra l'acido solforico della seconda bottiglia di WouLFr, e da qui per il recipiente dell'animale, nel quale entrava dunque priva di acido carbonico, e se non secca, almeno povera di vapor acqueo.

Venendo dall’animale, l’aria da prima attraversava due tubi essiccatori, poi i tre tubetti raccoglitori e finalmente, avendo percorso un ultimo tubo essiccatore, entrava nell’aspiratore.

Nei tubetti raccoglitori quindi l’aria non poteva deporre se non l’acido carbonico che l’animale in esperienza avea esalato.

La corrente d’aria, che entrava nell’apparecchio, non avea altra resistenza da vincere, se non quella della colonna di soluzione potassica, in cui pescava il tubetto d'entrata alla . profondità di 4 o 5 millimetri. Imperocchè, per impedire che la corrente dovesse gorgogliare attraverso l'acido solforico, nella seconda bottiglia di WouLrr il tubetto conduttore non pescava nel liquido, ed i tubetti essiccatori colle perle bagnate di acido solforico poggiavano su piccoli tavolini ad altezza variabile, di modo che aveano posizione quasi orizzontale; non poteva quindi al loro fondo accumularsi uno strato di liquido, che l’aria avrebbe dovuto rompere.

7% MOLESCHOTT E FUBINI

Da questa disposizione ridondava il vantaggio, che la corrente d’aria attraversava con molta regolarità e facilmente l'intiero sistema. Quando l’acqua usciva gocciolando dal tubetto scaricatore dell’aspiratore, l’aria gorgogliava a bollicini a tra- verso la soluzione di potassa nella bottiglia di WouLrr che serviva d’entrata.

Tutti i tubetti sono ripiegati ad U, e da qualche tempo per i tubi raccoglitori ci serviamo di preferenza dei tubetti di VoLHarp (1), che sono muniti, d’un pezzo, dei tubetti conduttori orizzontali, per adattarvi i tubetti di gomma elastica che devono stabilire le unioni. Ognuno vede come è facile chiu- dere ermeticamente le .aperture delle branche maggiori di questi tubetti, non avendo bisogno di turaccioli forati. E non è minore la comodità di poter applicare direttamente ai tratti trasversali i fili di platino, che servono per attaccare i tubetti al rispettivo uncinetto della bilancia.

Il recipiente dell'animale era un cilindro di vetro della capacità di 650 c.c. Desso si chiudeva con un coperchio d’ottone a triplice foratura. In mezzo il coperchio contiene un termometro. Il buco d’ entrata è attraversato da un tubetto d'ottone a ginocchio, la cui branca verticale colla sua estremità inferiore toccava quasi il fondo del recipiente. Nel foro d’uscita trovasi un simile tubetto, la cui branca verticale finisce vicino al coperchio. In questo modo la corrente dell’aria deve per- correre il recipiente dal basso in alto.

Nelle branche orizzontali di questi tubi d’ottone si trovano delle chiavette, affin di poter chiudere per breve tempo il recipiente, quando si intercalano altri tubi raccoglitori, fra una ed altra sperienza comparative.

La parte della sperienza che richiede la maggior cura è la chiusura del coperchio sul recipiente. Dessa era facilitata dal margine largo e piano, che avea la parete del cilindro di vetro, sul quale poggiava il margine del coperchio d’ottone , senza raggiungere il bordo libero del vetro. Un cerchio metal-

(1) Vedi il numero 526 nel catalogo di Rearz (NoeLLNER) a Darm- stadt, 1876, p. 48.

»

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 75

lico verticale del coperchio penetrava nel cilindro. Appena entrato l’animale in questo, lungo il margine del coperchio e quello del vetro si applicava colla massima attenzione, con un pennello, un mastice fuso, composto di due parti di colo- fonia ed una di cera gialla.

Quel mastice offre il grande vantaggio di rapprendersi istantaneamente, quando la temperatura di fuori non è molto elevata. In questo caso giova aumentare Ja proporzione della colofonia nella miscela.

Per quanto sia opportuna l'applicazione di questo mastice, è da notarsi però un inconveniente del suo uso, in quanto che, adoperato allo stato di fusione, riscalda di parecchi gradi la temperatura dell’aria racchiusa nel recipiente. Ne deriva la regola di non cominciare subito la sperienza, appena sia chiuso l'animale nel cilindro, ma di far attraversare questo da una corrente d’aria, passata per le due bottiglie di WouLrr, a traverso la potassa liquida della prima cioè, e al di sopra . dell'acido solforico della seconda, mentre un tubo di gomma elastica mette in diretta comunicazione l’aspiratore colla camera dell'animale, fino a tanto che la temperatura del recipiente corrisponda quasi a quella della stanza.

Coll’intento di non avere un residuo di acido carbonico nel recipiente, che sarebbe esalato dall'animale, negli ultimi cinque minuti la corrente d'aria si fa passare con maggior rapidità per il cilindro, poi si chiudono le due chiavette delle branche orizzontali dei tubi d’ottone, si stabiliscono rapida- mente le unioni dei tubi raccoglitori coi tubi essiccatori e delle bottiglie di WouLrr col recipiente, si riaprono le chia- velte, e la sperienza può cominciare. Questa corrente più rapida si produceva pure sulla fine di ogni sperienza, ed avendo sempre pronta una triade di tubetti raccoglitori già pesati, in sostituzione di quelli di cui si deve pesare 1’ aumento, lavorando in due, come facevamo, si possono seguire tre e più sperienze da paragone senza interruzione. Imperocchè per sostituire un sistema di tubetti raccoglitori all’altro, non si volevano più di due o tre minuti. Quando avea avuto luogo la sostituzione di nuovi tubetti, per i due primi minuti del- l'incipiente sperienza, si accelerava pure alquanto la corrente dell’aria aspirata, per allontanare l’acido carbonico accumulato durante la chiusura delle chiavette.

76 MOLESCHOTT E FUBINI

Le sperienze si eseguivano in una camera tappezzata di carta bianca non lucente, ed esposta al sud-ovest. Il recipiente coll’animale stava vicino alla finestra, sopra un tavolino, che mediante una vite potevasi innalzare ed abbassare. Qualora s'intendeva che la sperienza si facesse al buio, il cilindro di vetro era circondato di un cartone grigio scuro ed abbastanza pieghevole, per ravvolgerlo comodamente intorno al recipiente, che circondava in doppio o triplice strato. Questo cartone era sempre il medesimo. Si toglieva quando l’animale doveva respi- rare alla luce. Si aveva cura di difendere questo, all’ uopo, dai raggi solari diretti, con un piccolo riparo, il che però, nel maggior numero delle sperienze, non era necessario, perchè degli edifizi che stanno di fronte intercettavano la luce diretta.

Fin dalle prime sperienze di MoLEscHoTT quella coperta di cartone grigio scuro avea corrisposto assai bene, in quanto che non si osservavano che leggiere differenze di temperatura fra le ore, in cui gli animali si tenevano al buio o alla luce. Quando il sole era molto ardente, era intanto necessario ver- sare di quando in quando dell’acqua fresca sul coperchio del recipiente, per ragguagliare la temperatura alla luce con quella osservata al buio.

Ognuno vede quanto importava di studiare gli effetti della luce a temperature il più possibilmente uguali, dopo che LereLLIER, LEHMANN, VierorpT, ed oltre parecchi altri autori recentemente CoLasanTI, trovarono che gli animali omoio- termici, compreso l’uomo, espirano più acido carbonico, quando la temperatura dell'ambiente è decresciuta (1), mentre al contrario, per gli anfibi, fu dimostrato da MoLEscHOTT (2) e confermato da Ugo ScHuLz (3), che a temperatura inferiore esalano minor copia di acido carbonico.

Per non perdere l’occasione di studiare l'influenza che possa avere il grado diverso dell'intensità degli effetti chimici della luce, l'abbiamo misurata in tutte queste sperienze col metodo

(1) Giuseppe Corasanti, Ueber den Einfluss der umgebenden Tem- peratur auf den Stoffwechsel der Warmbliiter, PrLòcer, Archiv, 1877, vol XIV, p. 92 e seg.

(2) MoLescHort, Untersuchungen, vol. IT, p. 315 e seg.

(3) Hugo ScHuLz nell'archivio di PrLiòcer, vol. XIV, p. 90.

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. turi

descritto sopra nella nota di pag. 68. La prova fotometrica per i raggi chimici veniva sempre presa a metà della durata di ciascheduna sperienza.

Quando ci fu possibile raccogliere di un medesimo animale più di una serie di sperienze comparative in analoghe circo- stanze, abbiamo per lo più alternato l'ordine delle successive sperienze, cominciando l’ una volta alla luce e la seguente al buio. In questo caso, qualora si cominciava al buio , ciò nelle tabelle è indicato con un d dopo la data, mentre un / nel medesimo sito significa che la prima sperienza si faceva alla luce. Nel maggior numero dei casi i singoli paragoni si appoggiano su tre sperienze, imperocchè o quella alla luce era interposta fra mezzo a due eseguite al buio , ovvero quella al buio fra due sperienze comparative alla luce. Delle due sperienze istituite alla luce, come delle due fatte al buio, veniva calcolata la media, e questa poi paragonata all’unica cifra ottenuta colla sperienza nella condizione opposta.

2. Sperienze sulle rane.

Le nostre sperienze nelle rane prive d’occhi furono eseguite in femmine di Rana esculenta, a temperature elevate, per cui l’esalazione di acido carbonico fu molto attiva.

Avendo raccolto in fine di questa memoria per tutte le sperienze le cifre direttamente trovate e quelle ridotte a 100 grammi e 24 ore, o almeno queste ultime, riportiamo nel corso dell’esposizione le medie peri singoli animali, calcolate per le unità di tempo e di peso, e le relazioni fra i valori ottenuti al buio ed alla luce.

La Rana 4 (1), che aveva il medio peso di 48 grammi, per cinque sperienze, istituite nei mesi di Giugno e Luglio 1876 nell’animale intatto, avea fornito in media i seguenti valori:

AL BUIO ALLA LUCE

, Acido a r Acido Temperatura eudianiso Grado di luce | Temperatura tianina 20°; 0 0, 856 II 206 1,056

(1) Tabella I. a., I. d.

78 MOLESCHOTT E FUBINI

Il 5 Luglio a mezzogiorno ebbe luogo l’estirpazione degli occhi. Il 7 dello stesso mese il peso della rana era accresciuto a 54,1 gramma, senza dubbio in seguito a quell’esagerato assorbimento di acqua che nelle rane è segno di malessere. Imperocchè il nutrimento è stato sempre il medesimo, cioè la rana fu pasciuta giornalmente di un muscolo gastrocnemio di rana. Dacchè BreLLucci ebbe ad osservare che i triton divo- rano girini di rana, di rospo e di triton non solo, ma strap- pano dei pezzi dalla coda dei loro compagni per divorarli, e che pure i girini delle rane, tuttochè ordinariamente erbivori, divorano girini di rana morti (1), l'alimentazione predetta fu da noi praticata su larga scala e con esito assai buono.

Quarantotto ore dopo l’estirpazione dei globi oculari, che furono estratti con un uncinetto e poi tagliati completamente colle forbici, una sola sperienza diede:

AL BUIO ALLA LUCE | Temperatura Acido Grado di luce | Temperatura Acido | carbonico carbonico |

Ì

PALE 0,717 IV 24°, 8 0,985 |

Se paragoniamo i rapporti dell’acido carbonico esalato dalla rana intatta

al buio alla luce (media di 5 sperienze) 100 ; 123 dalla rana priva degli occhi (una sperienza sola) 100 5 197%

risulta che la luce in questa sperienza ebbe un’ influenza esu- berante per aumentare l’esalazione di acido carbonico nella rana, cui da 2 giorni mancavano gli occhi.

Se poi coll’unica sperienza che in causa della morte della rana fu eseguita coll’animale cieco, vogliamo paragonare la 4% sperienza istituita nella rana intatta, troviamo fra il buio e la luce per le quantità dell’acido carbonico il rapporto

(1) Giuseppe BeLLuccr, intorno all’alimentazione ed al sonno dei Tritoni, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, vol. IV (1869), p. 202-208, particolarmente p. 207,

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 79

100: 138, ossia quasi la medesima proporzione. Sarebbe quindi prematuro volere da una sola sperienza dedurre, che l’azione della luce sull’accrescere la produzione di acido carbonico sia stata più forte nella rana cieca che nella rana intatta. Solo che la luce aumentasse l’esalazione di acido carbonico ancora dopo l’estirpazione degli occhi, è giuocoforza riconoscere.

Nella rana E (vedi tabella II d) le sperienze vennero isti- tuite non solo coll’animale intatto e dopo l’esportazione degli occhi, ma inoltre dopo l’estirpazione dei grandi emisferi cere- brali in una coi corpi bigemini. E non solo la rana cieca, ma “ancora la rana cieca e scervellata alla luce diede più acido carbonico che al buio. L’estirpazione degli occhi ebbe luogo il 23 Luglio 1876, ed il 27, cioè cinque giorni dopo l’opera- zione, l'influenza della luce raggiunse il suo massimo. La rassegna dei valori medii è questa :

BUIO LUCE Tempe- | Acido Grado Tempe- | Acido ratura | carbon. di luce ralura | carbon.

Rana intatta

(Media di ? sperienze) 240. 4 1, 228 IIl PI ed) 1,440 Rana cieca

(Media di 3 sperienze) SA A IAT III Ps PA I A (Rd |

Rana cieca e scervellata (Media di 2 sperienze) Î 20,0 |0, 898 III 25 44 /0;902

Ed i rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato:

al buio alla luce Rana E intatta 100 117 » » cieca 100 106 » » cieca e scervellata 100 108.

Vuolsi notare che nella rana £ nei giorni successivi all’e- stirpazione degli occhi non fu verificato aumento di peso. L'animale intatto pesava in media 55, l’animale cieco 53 grammi. Dopo l’estirpazione del cervello invece, il peso si aumentò notevolmente, imperocchè il secondo giorno dopo quest'ultima operazione la rana pesava 77, il terzo giorno dopo l’esportazione del cervello (undicesimo dopo l’estirpazione degli occhi) 70 grammi.

80 MOLESCHOTT E FUBINI

Presso la rana H (vedi tabella III. b) non furono istituite sperienze nell’animale intatto, invece 4 sperienze nell’animale cieco, e l’ultima di queste, cinque giorni dopo l'estirpazione degli occhi. Le medie sono:

BUIO LUCE Temperatura Acido Grado di luce | Temperatura Acido carbonico carbonico 259,3 1, 464 IIT PASUE TI | 1,721

ed il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalato

al buio alla luce

100; ia LUG

In questa rana gli alti valori per l’acido carbonico non dipendevano soltanto dalla temperatura elevata, ma eziandio dalla gioventù relativa dell'animale. Il peso medio della rana, prima dell’estirpazione degli occhi, era di 34,6, dopo l’opera- zione di 32, 8 grammi. Port trovò che rane giovani (R. tem- poraria) per ugual peso in ugual tempo, ed a temperatura consimile, esalavano 3,6 tanto di acido carbonico che un indi- viduo vecchio (1). Parimente il rapporto dell’acido carbonico esalato da un individuo vecchio di Bufo variabilis a quello pro- dotto da animali giovani della stessa specie era di 1: 3, 5 (2) e per Bufo cinereus perfino di 1:4(3). Dalle sperienze di PoTT risulta quindi che anfibi giovanissimi possono produrre il qua- druplo dell’acido carbonico, che producono animali vecchi della medesima specie, e diciamo anfibi giovanissimi, non giovani soltanto, perchè il peso degli animali qualificati per giovani da Port era piccolissimo. Il giovane rospo (Bufo variabilis) per esempio non pesava che 3,41 gramma.

Il massimo valore che incontrammo in queste ricerche per l’acido carbonico esalato da 100 srammi di R. esculenta in 24

(1) Port, l. c., p. 26 e 27. Le cifre del peso delle rane sperimentate da Port sorprendono per la loro piccolezza; la vecchia rana temporaria I pesava 13,87, le quattro giovani 5,04 grammi. i

(2) Vedi Port, l. c., p. 27, 28,

(3) vPom;p:e29,

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 81

ore, era di 1,981 gramma (alla luce ed alla temperatura di 269,3); Ugo ScnuLz trovò 1,607 alla temperatura esterna di 34°,2, mentre la rana stessa avea la temperatura di 33°,5 (1); Port per rane temporarie giovanissime ottenne perfino 3,060.

Riferendo la media quantità di acido carbonico esalato dal- l’uomo adulto alle medesime unità di tempo e di peso, adot- tate in tutto questo lavoro e nelle nostre memorie precedenti, si calcola la produzione di 1,513.

Non v'ha quindi alcun dubbio che il massimo valore della rana può superare il valor medio dell’uomo che è pur capace di tanto aumento. A produrre i valori massimi nella rana, all'infuori del movimento, contribuiscono la gioventù, l'elevata temperatura, la luce e l’alimentazione. Sia ricordato un’altra volta, che le rane nostre, in queste sperienze, furono nutrite di carne di rana, il che può in parte spiegare il fatto che nelle presenti ricerche ottenemmo valori superiori agli antichi, che furono trovati sia da MoLescHoTT, o da Fusini solo, in rane che non venivano fornite di cibo e non potevano chiappar mosche.

Quei massimi dell’acido carbonico prodotto da rane o rospi non possono per certo fare regola per l’ordinaria attività respi- ratoria degli anfibi, mai alcuno lo credette (2).

(1) Vedi Hugo ScHutz in PrLòcer's Archiv, vol. XIV, p. 90, dove le cifre si riferiscono ad 1 ora ed 1 chilogr. di peso, devono quindi molti- plicarsi per 2,4 per corrispondere alle nostre unità (di 100 grammi e 24 ore). i

(2) Non sappiamo davvero dove A. SeLwi e G. PracenmINI (1. c. p. 53) abbiano letto che MoLescHotTt asserisca di aver osservate le medesime proporzioni di acido carbonico esalato dall'uomo e dalla rana, avuto riguardo ai rapporti di peso che hanno questi due esseri organizzati. Nel suo giornale (Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, vol. I, p. 12 (1857)) MoLescHorT paragona le medie produ- zioni di acido carbonico per la rana esculenta e per l’uomo, e trova quella uguale a 0,37 di questa. Ne duole che gli autori sovranominati non abbiano mai fatto una citazione precisa per le asserzioni che attri- buiscono ad altri, ed a MorescHoTT ne ascrivono più di una del tutto irreperibile. Se è cortesia citare rigorosamente un autore del quale si riferisce qualcaga con lode, di indicarne cioè lo scritto e la pagina in cuì si trovi l'affermazione rispettiva, diventa dovere citarlo con preci- sione quando si allega a nome suo un assurdo per criticarlo.

Atti della R. Accademia Vol. XV. 6

82 MOLESCHOTT E FUBINI

Abbiamo determinato la quantità di acido carbonico esalato da una quarta rana L (vedi tabelle IV. a, IV. B) cui da 16, rispet- tivamente 18 giorni mancavano gli occhi, da 2, rispettivamente 4 giorni gli emisferi ed i corpi bigemini. In questo caso tutte e due le sperienze furono istituite prima al buio, poi alla luce, e finalmente di nuovo al buio. I valori medii sono:

BUIO LUCE | Acido ; Acido Temperatura ERICA Grado di luce | Temperatura caoniva —————___——_—— 219,0 0, 184 VI | 219,9 0, 247

ed il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalato

al buio alla luce

100... 184

Riassumiamo i risultati delle nostre sperienze sulla rana: confer- mato il primo ritrovato di MoLEscHOTT cui già pria apposero saldo suggello CuasanowITz e FuBINI, egli è manifesto innanzi tutto che la luce aumenta pure l'esalazione di acido carbonico dopo l’estirpa- zione degli occhi. Ed avendo verificato questo fatto nella rana L (tabella IV. b, 4 Settembre) 18 giorni dopo l'operazione, resta escluso il sospetto, che la luce abbia agito nel moncone del nervo ottico da poco tagliato.

Ma inoltre emerge che, ancora indipendentemente dal cer- vello, la luce può svolgere l’azione che attiva il ricambio della materia, poichè vediamo in rane cui mancano non solo .gli occhi, ma ancora gli emisferi ed i corpi bigemini, crescere la quantità di acido carbonico esalato, e ciò perfino di 1 3 col quale al Broww-Séquarp rispose CHASANOWITZ, quando trovò che la luce era attivissima per aumentare l’esalazione di acido carbonico anche in rane, il cui midollo spinale era in alto reciso (1).

Ognuno si aspetterà a priori che nelle rane veggenti l’in- fluenza della luce in quistione debba essere più energica che

(100:134). Abbiamo dunque potuto avvalorare il cimento,

—_-

(1) Vedi sopra: Esposizione storica p. 57,

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC, 83

in quelle, cui furono rapiti gli occhi. Ed attenendoci all'unico animale che ci fornì più di una serie di sperienze, sia quando era intatto, sia dopo l’accecamento, questa previsione si avvera pienamente, poichè il rapporto fra le quantità di acido car-

bonico esalato

al buio * alla luce per la rana intatta era 100 ; 17 » » cieca » 100 3 106

» » » e scervellata » 100 5 108.

Dalle antiche sperienze di MoLescHoTT risultavano i seguenti rapporti :

buio luce rane intatte (OI rinata » cieche TOO azero

e quindi il rapporto, fra le rane cieche per appannamento della cornea e le intatte alla luce, differiva appena da quello fra la rana senz’occhi e la medesima rana quando ancora ve- deva. Alla luce il rapporto fra

le rane con cornea appannata e le rane intatte

era 115 : 125 fra la rana senz’occhi e la rana inltalta

106 : 117

e DORLI LOSE

Chi badi al gran divario, che presentano i valori dell'acido carbonico esalato dalle rane, non farà le meraviglie, se qualche volta una rana senz’occhi fornisce una cifra più alta che una rana intatta. Non v'ha dubbio però che i massimi aumenti, che la luce determina nell’esalazione di acido carbonico presso le rane intatte, sono maggiori di quelli che si verificarono in rane cieche. Così il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalato dalla rana A (tabella I. b) si è

al buio alla luce per la rana intatta (28 Giugno) 100 : 460 per la medesima cieca (7 Luglio) 100/get4 13/4)

Egli è vero che la rana L, priva degli occhi e del cer- vello, 16 giorni dopo l’accecamento, ha fornito il rapporto 130 ;: 211=100:162, ma qui manca l’occasione di paragonare

84 MOLESCHOTT E FUBINI

con una serie di determinazioni fatte presso il medesimo ani- male intatto. Se prendiamo la media delle sperienze istituite in rane cui mancavano gli occhi, per paragonare il rapporto colla media proporzione quale risulta dalle cifre di MoLEscHOTT, CHasaNowITZ e FuBINI, troviamo:

buio luce Rane intatte TOO: Ts » senz’occhi 100 : 124.

E per ottenere quest’ultima cifra (124), era necessario di cal- colare la media abbracciando l’unico ed elevatissimo valore consegnato nella tabella I. è per la rana accecata, ed i valori pure molto elevati della tabella IV.b, cui manca il paragone coll’animale intatto. Ora, se escludiamo questi valori insolita- mente alti, il medio rapporto fra le quantità di acido carbo-

nico esalato " al buio alla luce per le rane prive d’occhi diventa 10095

Per le rane è dunque dimostrato a dovizia il corollario richiesto da PFLùGER, che se la luce attiva l’esalazione di acido carbonico e per l’eccitamento del senso visivo, e per via della pelle od altri tessuti, gli animali ciechi devono sentire quel- l'influenza in grado minore degli animali intatti.

Meglio poi delle cifre medie trovate presso diversi indi- vidui, forniscono questa prova graduale le sperienze istituite presso la medesima rana E (tabella II bd).

Vuolsi notare che questa rana, anche al buio, dopo la per- dita degli occhi, esalava meno acido carbonico che quando era intatta, e meno ancora quando oltre agli occhi avea per- duto gli emisferi cerebrali ed i corpi bigemini. Se mettiamo = 100 la cifra più bassa dell’acido carbonico fornito al buio dalla rana cieca e scervellata, il valore proporzionale

per la rana cieca soltanto diventa 137, quello per la rana intatta 147.

I valori proporzionali alla luce diventano

per la rana cieca e scervellata 1086 per la rana cieca soltanto 146, > per la rana intatta *at488k

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 85

e se mettiamo —100 la quantità dell’acido carbonico che alla luce esalava la rana senz’occhi e senza cervello, la cifra

per la rana cieca si fa 135, e quella per la rana intatta 159.

Poichè la perdita degli occhi in questa rana non avea de- terminato quell’assorbimento di acqua, che senz’altro si rico- nosce da un rapido e sorprendente aumento del peso del corpo, non si poteva invocare questo fattore per spiegare l’as- soluta diminuzione dell’acido carbonico che l’animale produ- ceva sia al buio che alla luce.

Dopo l’esportazione del cervello però, la rana tosto pesava //; di più di quanto pesava intatta. Ammesso che tutto quell’au- mento dipendesse dall’assorbimento d’acqua, e che quest'acqua come sostanza indifferente debba diffalcarsi dai tessuti del- l’animale, che erano attivi per il ricambio della materia, allora i valori diventano per 100 grammi di tessuti attivi :

buio luce buio luce

100 1204 = 51002 310872

Mentre non cambia la proporzione dei valori dell’acido car- bonico prodotto al buio ed alla luce, cala assai la produzione assoluta in ambedue le circostanze. Se con queste cifre paragonano quelle trovate per la rana Z (Tabella 1V.. b), che era priva d’occhi e cervello,

al buio alla luce 0,184 0,247,

allora s’inferisce che, se la perdita degli occhi per sola bastava per diminuire l’assoluta produzione di acido carbonico, sia alla luce che al buio, la perdita del cervello, aggiunta a quella degli occhi, faceva diminuire ancora, ed assai sensi- bilmente, l’esalazione di acido carbonico.

Ne dobbiamo fin d’ora concludere, che anche allo stato di relativo riposo gli occhi ed il cervello contribuiscono alla for- mazione di acido carbonico, e quanto ciò sia vero per i centri nervosi, risulta dagli studi di FuBinI (1), dei quali dovremo

(1) S. Fusini, Influenza della luce sulla respirazione del tessuto ner- voso ; Archivio di Bizzozero, vol. II[ (1879), n. 19, p. 23.

86 MOLESCHOTT E FUBINI

occuparci nella terza parte di questa memoria, e che prova- rono che « il sistema nervoso esportato dal corpo animale è dotato di attività respiratoria, e ciò in grado maggiore sotto l'influenza della luce, che quando è sottratto all’azione lu- minosa ». 3

Anche la rana 4, tanto al buio che alla luce, esalò meno acido carbonico dopo la perdita degli occhi che non prima. Ravvicinando le cifre, ammettendo la cifra più bassa (0,717), quella cioè, che la rana cieca esalava al buio, = 100, tro-

viamo i seguenti valori proporzionali: buio luce

dopo l’estirpazione degli occhi 100.20 CAR prima dell’ » » 119 co Ao

Vediamo ora se le sperienze, da noi raccolte presso rane esculente, vengano in appoggio alla tesi, che MoLEscHoTT desu- meva dalle sue prime sperienze, che cioè la luce era più attiva nell'’aumentare la produzione di acido carbonico, quando dessa spiegava maggior energia chimica, tingendo della carta bibula impregnata di una soluzione ammoniacale di cloruro d’argento (1).

Trattandosi qui di paragonare, a condizioni di temperatura uguale o pressochè uguale, divideremo per ogni rana, che ci abbia fornito più di una osservazione istitmita nel medesimo stato, intatta, priva degli occhi, ovvero priva d’occhi e di cer- vello, le sperienze in due metà, a seconda dei diversi gradi d’intensità di luce, aggiungendo sempre la temperatura.

Bana A intatta

LUCE MENO FORTE LUCE PIU’ FORTE Grado Tempera- Acido Grado Tempera- Acido | di luce tura carbonico || di luce tura carbonico | Ill 2401050: (1000025 IV AU, dit aT929 | Ill 938 0a IV 24,9 | 0,900 II 231,8 1,077 Medie III 2206 1,019 IV 200,2 | 1, {il |

—_——

(1) Vedi sopra p. 68.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 87

Mentre le temperature medie differiscono di 0°,6, l’acido carbonico esalato al grado III di luce, stava a quello elimi- nato al grado IV nel medio rapporto di 100:109.

Rana B. qa) Intatta

---_=_menkstee bs ssicoi ne sirene stese tree iii”

TE Ì LUCE MENO FORTE LUCE PIU’ FORTE Grado Tempera- Acido Grado Tempera- Acido di luce tura carbonico di luce tura | carbonico III 259,0 IV 24°,0 | 1,508

Medie III vira

C) Cieca e scervellata

| I | 802 0,713

V | 259, 6 | 1,091

Le differenze di temperatura sono piccolissime per la rana cieca (0°,2), e per la rana che oltre gli occhi aveva perduto il cervello (0°,4); per la rana intatta era maggiore di 1°, ma la temperatura maggiore accompagnava la sperienza al buio, per cui doveva tendere ad abbassare l'influenza della luce. Ora si verificano i seguenti rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato a

gradi di luce luce meno forte luce più forte rana intatta Here IV 100 : 110 » cieca III e. IV 100 : 118 » » escervellata I e V 100 : 193 .

88 MOLESCHOTT E FUBINI

Rana BA.

Cieca,

LUCE MENO FORTE | LUCE PIU’ FORTE Grado Tempera- Acido Grado Tempera- Acido di luce tura carbonico || di luce tura carbonico II 25°, 3 1,834 IV 29 1,875 HI 25,4 | 1,196 | III 26,3 1,981 Media II, 7 250,3 1,670

La differenza di temperatura non supera 0°,4, ed il rapporto delle cifre dell'acido carbonico luce più forte

112

per la luce meno forte

è di 100

Rana L. Priva d’occhi e di cervello,

LUCE MENO FORTE

LUCE PIU’ FORTE

Acido carbonico

Grado di luce

Acido carbonico

Tempera- tura

Grado di luce

Tempera- tura

III QI 0, 211 F3 | | 0, 283

Qui per temperature sensibilmente uguali, troviamo il rap- porto fra le quantità di acido carbonico al grado

III 100

X 134 .

E schierando vicini i rapporti trovati:

gradi di luce TI “ec AV TH SediN

rana intatta » » » cieca » » e scervellata

» » »

og mDvA = i > <

acido carbonico

100 : 109 100 : 110 100 : 118 100.2 100.:-155., 100 : 134.

mn

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. .89

Certo questo corredo di cifre potrebbe desiderarsi maggiore, se fosse la prima volta che una serie di sperienze dimostra che l’influenza della luce nell’attivare la respirazione va cre- scendo coll’energia chimica della medesima. Ma trovandosi il miglior accordo possibile fra questi dati e quelli anteriori di MoLescHort (1), non si potrà di certo attribuirvi poca importanza.

Per rendere paragonabili le antiche e le nuove sperienze, le ravviciniamo qui, dopo di aver ridotto i gradi di luce a termini proporzionali, ammettendo che il grado minore o mi- nimo di luce per ogni serie sia eguale a 100. Così si ottiene:

per le rane intatte

secondo le antiche sperienze di MoLEscHOTT:

gradi di luce acido carbonico a) 100 : 226; 100: 118 b) 100: 205 : 335; 100:-ag:tozoe secondo le sperienze di FuBini e MoLESscHOTT: c) 100: 133 ; 100 : 109 d) 100: 133 ; 100-440:

per le rane cieche

secondo le antiche sperienze di MoLEscHOTT:

e) 100 :'145 ; 100.193: secondo le sperienze di FuBini e MoLEScCHOTT:

Duo 133: 100 : 118

g) 100: 148 ; LO0-:gla:

per le rane prive d’occhi e di cervello

secondo le sperienze di Fusini e MoLEscHOTT.

h) 100 : 333; 100 : 134 i) 100 : 500; FO: LOI,

In qualcheduna di queste serie si trova una proporzionalità abbastanza seducente fra i diversi gradi di luce ed i loro ef-

(1) Vedi questa’ memoria, p. 67, 68.

® 90 MOLESCHOTT E FUBINÌ

fetti, a condizione che si voglia per un momento molto gratuitamente supporre che il grado II della luce signi- fichi il doppio del grado I, e così il grado IX il triplo del grado IlI, ossia che il pittore ScHaLL abbia, per ùna delle accidentalità più strane del mondo, numerato i gradi della sua scala con cifre proporzionali alle diverse intensità di luce, e che a queste cifre debbano essere proporzionali non già le quantità complessive di acido carbonico esalato, ma solo i valori parziali che si trovano addizionati a cento. Il valore 100 sarebbe, per così dire, costante per ogni cifra dell'acido car- bonico, ed a questo valor costante si aggiungerebbe una quan- tità fluttuante, ma proporzionale ai gradi di luce. Difatti nella serie bd avremmo:

205335) = 2A e per la serie e: 205):1450= 80000

Invece nelle serie c, d, f si dovrebbe trovare :

205.199 = 327210 mentre si ottenne

inc 100 + 9 (invece di 121) in d 100 + 10 » » in f 100 + 18 »

Per le serie A ed i la proporzionalità, nel senso sopra de- finito, sarebbe molto soddisfacente, imperocchè

333 : 500. = 34 : 51,

mentre i valori ottenuti da addizionarsi a 100 sono 34 e 52.

Ripetiamo quel che dicevamo in p. 68, che un anda- mento più regolare ed esattamente corrispondente fra i gradi di luce ed i valori corrispettivi dell'acido carbonico, ben lungi dal confortarci, ci avrebbe inspirato sospetto. Non si dimentichi che i singoli gradi della scala di ScHaLL non rap- presentano tutte le sfumature che l'occhio possa distinguere, poichè ScHaLL aveva diviso il primo ed il secondo grado della sua scala cadauno in quattro sottogradi, per cui non può in- vocarsi in questo caso la guida della legge psico-fisica di WeBER e FecHnER. E se, ad onta di ciò e noi malgrado, ci siamo qui abbandonati a quel che ci sembrà quasi un giuoco

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 9)

aritmetico, lo facemmo per cimentare se mai l'influenza dei raggi chimici della luce presenti una regolare differenza per le rane intatte e le rane cieche, o per queste e le rane che furono inoltre prive di cervello. Però una siffatta regola non risulta da queste ricerche, imperocchè se l’influenza in qui- stione veniva trovata uguale per le rane intatte della serie d e per le cieche della serie e, fu maggiore in queste che nelle rane veggenti della serie a. Nelle serie & ed è? poi, di rane cieche cioè e scervellate, l'influenza di diverse intensità chi- miche di luce era inferiore a quella spiegata nelle rane intatte della serie b, e superiore a quella della serie a; nelle serie c, d di rane intatte finalmente minore che nella serie f che riferisce a rane cieche.

L’influenza qui studiata varia dunque in modo irregolare, in quanto al grado in cui si spiega in rane cieche ed in rane veggenti; in quanto al senso però, in cui si spiega, non v’'ha dubbio che a maggior intensità chimica della luce corrispon- dono valori più forti per l’acido carbonico.

Rivolgiamo in prima linea questa critica sperimentale contro la nostra ipotesi enunziata sopra (1), che cioè i raggi più ri- frangibili potessero agire più efficacemente per via della pelle, che per via degli occhi, per attivare nell’animale il ricambio della materia.

3. Sperienze sugli uccelli.

Come rappresentante degli uccelli abbiamo prescelto il pas- sere, Fringilla domestica.

In tutti e due gli individui che servirono alle nostre ri- cerche, abbiamo prima istituito alcune sperienze coll’animale intatto, affin di poter paragonare l’intensità dell’effetto della luce nell’animale veggente con quella nell’animale cieco. Dessi si nutrivano, a loro piacere, di pane bagnato in acqua e di scagliuola, ossia di semenza di Panicum îitalicum L.

Coll’intento di escludere movimenti irrequieti, avevamo tar- pato le ali del passere 8, non invece quelle del passere A. Tutti e due gli uccelli però erano quieti durante le sperienze.

(1) Vedi p. 69.

92 MOLESCHOTT E FUBINI

L'accecamento si produsse distruggendo gli occhi col ferro rovente ed applicando poi dei piccoli pezzetti di potassa cau- stica nelle orbite.

Anche ciechi i passeri sapeano trovare assai bene il cibo, che nella gabbia occupava sempre il medesimo posto.

Il passere 4 fu accecato il 6 febbraio 1878 e morì il 10 dello stesso mese, ossia sopravvisse solo 4 giorni all’operazione.

Più resistente era il passere B; operato nel modo predetto il 16 febbraio 1878, visse fino alla notte fra il 6 e 7 marzo successivo, ossia un poco più di 16 giorni dopo l’operaziore. L’autossia, eseguita il 8 marzo, fece verificare un’abbon- dante suppurazione in ambedue le orbite, non diffusa però alia parte posteriore dei globi oculari; una leggiera iniezione del cervello, forte invece al midollo allungato; congestione pronunziata dei due polmoni; rammollimento dell’ultima por- zione dell'intestino tenue.

Anche in questi passeri abbiamo intercalato ora una sperienza alla luce fra due al buio, ed ora viceversa una sperienza al buio fra due alla luce.

Non avendo queste sperienze fornito il medesimo risultato per gli uccelli ciechi, quando la successione delle sperienze variava, abbiamo riunito in tabelle separate i valori ottenuti colla prima e colla seconda. Le tabelle V.a, V.b, VI. a, VI.b, contengono le sperienze che cominciarono al buio, le tabelle V.e, V.d, VI.c, VI.d quelle che cominciarono alla luce. S'intende che nelle tabelle V.b, VI. d, che portano i valori ridotti a 100 grammi e 24 ore, le cifre per il buio sono medie di due os- servazioni, e così le cifre per la luce nelle tabelle V.d, VI. d.

Il peso del passere A prima dell’esportazione degli occhi era di 26,2 grammi, due giorni dopo l’esportazione era 25. La temperatura media nel recipiente dell'animale oscillava fra 14° e 15,1.

Ora i rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato erano:

al buio alla luce per il passere A intatto È . ‘100 0564a » D n 2 giorni dopo l’accecamento 100 : 126 (1).

(1) Vedi tabelle V. a., V. d.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 93

Le temperature sono vicine quanto lo si può desiderare, per il passere cieco al buio in media 17°,4, alla luce 17°,2. Du- rante le sperienze col passere intatto la media temperatura al buio (15°,7) era inferiore di 1°,5 a quella della luce (17°,2), la temperatura quindi in questo caso, trattandosi di animale a sangue caldo, doveva agire in senso inverso della luce. Cio- nondimeno i rapporti fra i valori dell'acido carbonico sono:

al buio alla luce

per il passere B intatto 100 : 131 »:.18,;Ci660,..e100. 2.128.

E prendendo la media dei valori per i due passeri, troviamo:

al buio alla luce

per i passeri intatti 100 : 134 » me rie0icchio» 400.5208270,

Non v’ha dunque dubbio che i passeri, anche dopo la di- struzione degli occhi esalavano più acido carbonico alla luce che al buio, e si noti che il passere B era cieco da nove e più giorni. È assai meravigliosa la grandezza dell'influenza della luce nei passeri ciechi. Imperocchè se mettiamo il valore dell'acido carbonico esalato alla luce per i passeri ciechi 100, allora

quello del passere A veggente diventa 109 » » B » » 102

e la media per i due passeri veggenti 105.

Nel passere B, dopo l’accecamento, si verifica una gran di- minuzione dell’acido carbonico prodotto, sia al buio che alla luce, diminuzione che fu pure constatata per le rane dopo l'estirpazione degli occhi (1). Nel passere A invece, dopo la perdita degli occhi, l’esalazione di acido carbonico era cre- sciuta ed alla luce ed al buio, ma più al buio che alla luce.

Poichè pel passere A non erano trascorsi che due giorni dopo l’operazione, quando si paragonava l’esalazione dell’acido carbonico alla luce con quella al buio, potrebbe credersi che si trattasse di un aumento nella produzione dell’acido carbonico

——______

(1) Vedi p. 85.

9% MOLESCHOTT E FUBINI

dipendente dalla febbre, aumento osservato da CoLasantI nel porcellino d’India (1). Ma se nel passere A accecato la meta- morfosi regressiva era attivata al punto di determinare un grande aumento nell’esalazione di acido carbonico, riesce tanto più significativo che la luce valeva ancora ad accrescerne la quantità nella proporzione di 100 : 126.

Tanto meno eravamo preparati a trovare per i passeri acce- cati il risultato opposto, quando la successione delle sperienze era luce, buio, luce, invece di buio, luce, buio. Gli uccelli intatti, nel giorno stesso dell’operazione, prima di questa, aveano dato valori corrispondenti a quelli osservati prima, sebbene l'influenza aumentativa della luce nel passere B. fosse minore che nelle sperienze in cui quella alla luce fu inter- posta a due osservazioni al buio. Difatti per 100 grammi in 24 ore veniva fornito dal

buio luce rapporto

passere A 26,049 36,267; 100 :139 » ‘32,822 306,169; A00S007 medie 29.435 36,210: (10051238

Dopo l’accecamento invece, eseguite la prima e la terza sperienza alla luce, la seconda al buio, contrariamente a quello che in simile circostanza si riscontrò per la rana, era più forte l’esalazione di acido carbonico al buio che non alla luce (2). Trascriviamo i rapporti che si riferiscono ai due passeri nelle condizioni accennate:

buio luce Passere A (1 sperienza, 2 giorni dopo l’accecamento) 100 : 74 » B(media di 4 sperienze, 4, 6,11,13 » } 1007058

La tabella VI. d dimostra che in tutte e quattro le sperienze per il passere B, come in quella unica del passere 4 coll’or- dine delle sperienze : luce, buio, luce, l’esalazione di acido carbonico al buio superava di molto, e nel maggior numero dei casi moltissimo, quella che si produceva alla luce.

(1) Giuseppe Corasanti, Ein Beitrag zur Fieberlehre, Archivio di PrLùGeR, Vol. XIV (1877) p. 126, 127.

(2) Vedi le tabelle V. d, e VI. d; poi si paragoni p. 77, e le ta- belle I, III per la rana, e per il surmulotto p.99 e la tabella VII, d.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 95

Il fatto ci sorprese e ci sorprende. Vogliamo dire che le sperienze, istituite fin dal mese di Febbraio 1878, non ci die- dero luogo ad una spiegazione, oggi che scriviamo il 30 Luglio 1879. mr i

Chi volesse supporre, che il buio, dopo la luce, agisse come un eccitamento che determini aumento nella produzione di acido carbonico, si confuta subito da medesimo, vedendo che ciò non aveva luogo per la terza sperienza quando dessa si eseguiva al buio (1). Se poi il buio avesse tal effetto negli animali accecati, sarebbe ben più strano ancora che il pas- sere A nulla di ciò mostrava mentre era intatto. Nel passere B, egli è vero, la 2? sperienza, al buio, dava più acido carbonico che la alla luce, ma la 3? alla luce molto di più che la seconda, istituita al buio, in questi rapporti:

sperienza 2? sperienza 3? sperienza luce buio luce

passere B intatto 100 3 105 . 191,

e quindi, come già fu detto, in media l’esalazione di acido carbonico era assai più forte alla luce che al buio.

può invocarsi una differenza di temperatura per dare ragione dell’ influenza invertita, imperocchè mai in alcuna serie di sperienze comparative avemmo temperature più eguali che in queste, al punto che le temperature medie per le osservazioni fatte nel passere B accecato, nella successione luce, buio, luce, sono addirittura le medesime (2).

In quanto poi alla quistione se, oltre la luce in generale, abbia influito l'intensità del suo effetto chimico, il passere 4 non fornisce argomenti, sia per il numero scarso di sperienze, sia perchè i gradi di luce non fossero abbastanza diversi.

Nel passere B invece, potendo disporre di sette serie di osservazioni, tutte istituite nell'’animale accecato, vale il prezzo dell’opera schierare insieme le cifre, quantunque i gradi di luce non variassero che da V a VI.

(1) Vedi le tabelle V. a, VI. a. (2) Vedi le tabelle VI. e, VI, d,

96 MOLESCHOTT E FUBINI

GRADO MENO FORTE DI LUCE GRADO PIU’ FORTE DI LUCE

Grado | Tempera- | Acido Grado | Tempera- | Acido di luce tura carbohico | di luce tura i carbonico! | V 18° 2014779, VI 179,0 | 14, 527 V 14,9. | 18,733 VI 18,1 ! 21, 011 V,5 18,2; | 15,784 VI 17,5 | 20, 688 VI 16,0. 23,777 Medie Vog di 17,417 VI FIL 2007001

i]

Il rapporto fra 17,417 e 20,001 essendo = 100 : 115, egli è evidente che fra queste sperienze, che vennero istituite a temperature corrispondenti, la luce di maggiore intensità chi- mica ha prodotto il maggior valore di acido carbonico esalato, di modo che le nostre osservazioni presso il passere non con- traddicono a quelle fatte nella rana. E diciamo con riserva: non contraddicono, astenendoci dal dire che confermano, perchè le tre cifre ottenute con grado minore di luce appartengono tutte alla successione: luce, buio, luce, ed una sola di quelle che rappresentano l’effetto del grado di luce maggiore.

Per concludere intorno al passere, tutti e due i nostri in- dividui hanno subìto l'influenza della luce di aumentare l’esalazione di acido carbonico, tanto ciechi che intatti, quando la successione delle sperienze era: buio, luce, buio, invece colla successione: luce, buio, luce, solo prima della distruzione degli occhi, mentre dopo di questa la produzione di acido carbonico era molto più attiva al buio che alla luce. sap- piamo il perchè di questa differenza.

Dopo l’accecamento, applicando la prima successione, l’ a- zione positiva della luce era meno forte che prima, ma la differenza era meno grande che nella rana E, e certo assai meno grande che non si aspetterebbe a priori.

Finalmente il materiale, che offrono queste sperienze parla in favore di una maggiore attività dei raggi chimici nel de- terminare l'aumento dell’acido carbonico esalato, sebbene da sole non basterebbero per erigere in regola il verdetto delle cifre trovate.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 97

4. Sperienze sui mammiferi.

Avendo in animo di estendere queste ricerche a piccoli mammiferi, ci siamo da prima rivolti al topo comune (Mus musculus), se non che trovammo questo animaletto così poco resistente ad operazioni cruente, che ben tre volte non ci riuscì di tenerlo in vita dopo l’estirpazione degli occhi.

Potemmo invece raccogliere numerose cifre per un esemplare di surmulotto albino maschio, Mus decumanus, e per un mo- scardino, Myorus muscardinus.

Ambedue questi animali vennero pasciuti con pane, cacio ed acqua a gradimento, vuol dire che si misero le provvigioni dell'alimento dopo ogni serie di sperienze sotto la gran cam- pana tubulata sotto la quale si tenevano, e che ogni giorno ne trovavamo avanzi, quando ci accingevamo a nuove spe- rienze. Durante le sperienze stesse gli animali non ricevevano cibo, ma potevano considerarsi come ben pasciuti, il che s'inferisce senz’ altro dalla circostanza, che il loro peso nel tempo che stavano in osservazione si manteneva od andava crescendo.

La campana largamente tubulata, sotto la quale si tenevano gli animali, non toccava dappertutto il piatto in cui questi stavano, ma in più siti coll’aiuto di pezzetti di legno ne stava discosta, per dare movimento all’ aria. Preferimmo questo modo di custodire gli animali fra le diverse serie di sperienze, perchè ci concedeva di mantenere la massima polizia.

Il surmulotto consumava in 24 ore fino a 15 grammi fra pane e formaggio. Prima dell’accecamento pesava in media 120 grammi (20, 21 Settembre 1877).

Addì 29 Settembre l’animale venne accecato, distruggendo ambedue gli occhi col ferro rovente ed introducendo poi dei pezzetti di potassa caustica nelle orbite.

Il 21 Maggio 1878 vennero anche esportati i monconi dei globi oculari. Esaminati al microscopio, non presentarono traccia di elementi retinici.

Essendochè la prima serie di sperienze venne eseguita fra il 29 Ottobre e il 2 Novembre 1877, la seconda fra il 22 Maggio ed il 21 Giugno 1878, risulta che nella prima serie si superava

Atti della R. Accademia Vol. XV. ri

98 MOLESCHOTT E FUBINI

di un mese la data dell’operazione, e si toccava la fine di un mese dopo l'esportazione dei monconi oculari nella seconda.

Quanto il nostro surmulotto tollerasse bene le due opera- zioni, s'inferisce dal fatto che un mese dopo la prima pesava in media 139,7, ossia era cresciuto di quasi 20 grammi, 1/6 del peso primitivo. Nel mese successivo, dopo la seconda operazione, il peso medio era di 171,6, ossia più di 50 grammi = 5/12 in più del peso iniziale prima di qualsiasi atto cruento.

Il surmulotto intatto dava le seguenti medie per due serie di sperienze, delle quali la prima fu eseguita colla successione : buio, luce, buio, la seconda constava di due sperienze sole, la prima al buio, la seconda alla luce (1):

BUIO LUCE

Acido carbonico

Acido

Temperatura E carbonico

Grado di luce | Temperalura

4, 651 VII, 5 26°, 3 9,871

Il rapporto fra le quantità di acido carbonico si calcola:

al buio alla luce

100 ? 12600

Nelle sperienze istituite un mese e più dopo l’accecamento, nei giorni 29 e 30 Settembre, fu osservata la successione: buio, luce, buio, e le medie sono:

BUIO Er 0

Acido carbonico

Grado di luce | Temperatura Acido

Temperatura È carbonico

189,2 5,949 x, 5 169,7 7, 004

ed il rapporto tra i valori dell'acido carbonico: al buio alla luce

100 è LS

Le altre due serie, colla successione : luce, buio, luce, con- ducono a queste medie :

(1) Vedi tabelle VII, a, VII, Bb, |

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 99

BUIO LUCE

Acido carbonico

Acido

Temperatura ; carbonico

Grado di luce | Temperatura

ed il rapporto fra le cifre dell’ acido carbonico esalato:

al buio alla luce

100 : vit

Insistiamo nel fatto che qui non v'ha l'inversione negli effetti della luce a seconda della successione delle sperienze, quale fu trovata nei passeri (1). In tutti e due i casi la luce aumentava la produzione dell'acido carbonico, sebbene in grado maggiore colla successione: buio, luce, buio, che non con quella: luce, buio, luce.

Riavvicinando i rapporti abbiamo: al buio alla luce

Successione : buio, luce, buio 100 : 118 » luce, buio, luce 100 : 111. Media delle 4 serie insieme 100° «sor 11b

Il surmulotto obbediva dunque alla regola desunta dalla rana, che pure l’animale accecato esala più acido carbonico alla luce che al buio, qualunque sia l’ordine in cui ese- guiscano le sperienze.

A buon conto però, nelle sperienze ulteriori da noi eseguite, demmo sovente la preferenza all’interposizione della sperienza alla luce fra due sperienze al buio.

E nello stesso Mus decumanus ci siamo procurato nove altre serie di sperienze istituite in quest’ultimo ordine dopo la seconda operazione, la quale, come dicemmo, consisteva nel- l’esportare i monconi degli occhi. Per arrivare a questi era necessario aprire con un taglio le palpebre fuse insieme, ben cicatrizzate e munite di peli.

Le nove serie di sperienze, fatte fra il 22 Maggio ed il 21 Giugno 1878, diedero come valori medi:

(1) Vedi sopra p. 94;

100 MOLESCHOTT E FUBINI

BUIO LUCE

Temperatura Acido Grado di luce| Temperatura Acido carbonico carbonico 23°, 8 3, 785 X 23°, 1 4,156

ed il rapporto fra l’ acido carbonico esalato

al buio alla luce

diventa 100 : 110.

Se ora prendiamo la media di tutte le sperienze (13 serie) istituite col surmulotto cieco, per paragonarle con quelle ot- tenute nel medesimo individuo intatto, si vede la differenza fra l’attività della luce in questo e quello: l’acido carbonico

esalato: al buio alla luce

dal surmulotto intatto 100... 126 » » cieco 1000,=* dz

Esaminando pure qui l'influenza che possa avere la diversa intensità dei raggi chimici della luce, lasciamo da parte le sperienze istituite nel surmulotto intatto, perchè constano di due serie sole, sebbene anche qui al grado maggiore di luce (XI) corrisponda il valore più elevato per l'acido carbonico (6,071), mentre a luce meno intensa (VIII) si ottenne per l’acido carbonico una cifra minore (5,672).

Ma se dividiamo le cifre osservate per il surmulotto accecato in due gruppi, l’uno dei quali abbraccii valori con un grado di luce inferiore a X, l’altro quelli col grado di luce da X in su, troviamo la seguente rassegna :

GRADO MENO FORTE DI LUCE GRADO PIU' FORTE DI LUCE

Luce È n PRE Luce ini 59 VIII PAASIA | , 454 X TOSO UA) VII DID 3, 162 XI 17,0 6, 240 VIII 2900 4,174 XI 22 5, 101 IX PARO) 3, 786 XI ded 3, 594 IX 2250 4,733 XIII 29680 4,193 IX 1904 4,832 XIV Za 4,212

Medie | vi, 6 | 219,3 | 4,338 | xi,7 | 2196 | 5,186

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 104

Il rapporto fra #999 0: 5190/291009,

e queste medie sono molto attendibili, se badiamo alla corri- spondenza fra le temperature, che è assai soddisfacente.

Solo le ultime tre sperienze sembrano deviare dalla regola, in quanto che ai gradi di luce superiori (XI, XIII, XIV) cor- rispondono valori bassi per l’acido carbonico, ma la differenza spiega qualora si consideri, che per le tre osservazioni in questione regnava una temperatura molto superiore (24°,7 in media) a quella delle altre (20°,5 in media).

Simili differenze di temperatura impediscono di scindere la tabella in gruppi minori, perchè allora avremmo gradi mag- giori di luce in compagnia di temperature inferiori. Le cause contrarianti di luce maggiore e calore più forte, le cause co- adiuvanti di luce più intensa e calore meno forte si com- pensano solo a condizione che il paragone s'istituisca sopra un numero di sperienze che sia sufficientemente grande.

Imperocchè, in questo surmulotto cieco troviamo una lucida conferma della legge di LereLLIER, LEHMANN, VieRORDT, Co- LASANTI ed altri, che cioè nei mammiferi, come negli uccelli, l’elevarsi della temperatura riduce a minor copia l’acido carbonico esalato. Difatti; se dividiamo analogamente a quanto facemmo per i diversi gradi di luce, le sperienze in due serie, delle quali la prima comprenda le sette osservazioni istituite colle temperature inferiori (16°,5 22°,2), l’altra le sei colle temperature superiori (229,5 25°), ne risulta il seguente specchietto

TEMPERATURE INFERIORI TEMPERATURE SUPERIORI

Temperalura | Acido carbonico | Temperatura | Acido carbonico

169, 5 7,779 229,5 3, 162 6, 240 20 50 4,454 5, 223 23,5 4, 174 4, 832 24,0 4, 212 3, 786 25,0 4, 193 4, 733 25,0 3, 594 5, 101

23°,.8 3, 965

102 MOLESCHOTT E FUBINI

1,90

Si vede, che per una differenza media di 4°, 4, le quantità di acido carbonico esalato alla

lemperalura superiore temperatura inferiore 3,965 ; 0,380

stavano fra di loro nel rapporto di 100 : 136.

Ora questa relazione inversa fra la temperatura e la quantità dell’acido carbonico esalato non risulta meno evidente, se fra i valori consegnati in p.100 prendiamo di mira le tre sperienze istituite col medesimo grado di luce a temperature assai diverse, in cui dunque l'influenza della temperatura deve rivelarsi anche più pura.

Luce Temperatura Acido carbonico | Cifra proporzionale XI 25°, 0 3, 094 100 XI 20610 5, 101 142 XI 17,0 6, 240 174

E questa marcatissima influenza della temperatura rende desiderabile di dividere le sperienze, che concedono l’esame dell'effetto chimico della luce in due gruppi comparativi, poichè fra le osservazioni di Ottobre e Novembre 1877 e quelle di Maggio e Giugno 1878 vi ha un salto nelle temperature. Obbedendo a questo requisito raccogliamo i prospetti seguenti:

A Per le temperature più basse:

GRADO MINORE DI LUCE GRADO MAGGIORE DI LUCE Tempera- Acido Tempera- Acido

Luce tura |carbonico Luce tura carbonico IX 19541 4, 832 X 169,5 PISTE, IX, 5 1852 5,233 XI LIO 6, 240

Medie IN 18°, 6 5,027 Xx, 5 TOS 7,009

Il rapporto fra 5,027 e 7,009 100 : 139 .

SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 103

HE Per le temperature più elevate:

==: Ant ENI in i nt nn nn n | NuINIE:©

| f

GRADO MINORE DI LUCE GRADO MAGGIORE DI LUCE L Tempera- | Acido T'empera- Acido O tura carbonico Luce tura carbovico | VIII 7.4 | 4,454 XI deco o, 101 VIII deo 3, 162 XI 29,0 3, 594 VIII 72 000] 4,174 XIII “osi 8; 4,193 IX 2i,0 3, 786 XIV 24,0 4,212 IX PP 4,733 Moie wr2 0 22070. 4077 AT I 4,275 |

ed il rapporto fra 4,077 e 4,275 è = 100:105,

È manifesto che la maggior quantità di acido carbonico corrisponde sempre alla maggiore intensità degli effetti chimici della luce, se non che dai due ultimi specchietti si dovrebbe inferire, che i raggi chimici della luce sono molto più potenti ad aumentare la quantità dell’acido carbonico esalata a tem- perature meno elevate (16 19°), che non a temperature superiori (241 25°). La differenza sarebbe meno rilevante però, se il caso non avesse voluto che nelle sperienze a temperature inferiori, alla luce più forte avesse corrisposto una tempe- ratura più bassa (in media di 1°,9), e nelle sperienze con temperature superiori, al contrario, la luce più forte fosse stata accompagnata di una temperatura più alta (in media di 1°,1), in confronto di quella che regnava nelle osserva- zioni con luce a raggi chimici meno intensi. Con altre parole, nelle serie di sperienze comparative a temperature minori, la luce più forte e la temperatura meno elevata cooperavano nel medesimo senso, tutte e due cioè determinavano aumento dell’acido carbonico, nelle serie ottenute con temperature mag- giori invece, la luce più forte e la temperatura più elevata fin ad un certo punto si contrabbilanciavano.

Qui sarebbe dunque del tutto vano il voler esaminare, se differenze fra le intensità di luce, a seconda del loro grado, de-

104 MOLESCHOTT E FUBINÌ

terminassero adeguate diversità nella produzione di acido car- bonico. E tanto più di buon grado ci appaghiamo del trovar confermata la regola in grandi tratti, in quanto che mal volen- tieri potremmo risolverci a correggere le cifre trovate, in considerazione delle diverse temperature cui corrispondevano.

Se poi paragoniamo fra di loro osservazioni istituite a tem- perature eguali o quasi eguali, vediamo che l’ acido carbo- nico cresce rapidamente coll’intensità degli effetti chimici della luce :

temperatura luce acido carbonico 22050 VII 3,162 si 22001 IX 4,733 713: di a XI 5,101 ZO AO XI 3,594 29 ;,,0 XIII 4,,19900

Insomma, a parità di circostanze, il grado di luce e l’acido carbonico esalato crescono insieme, ma ci rifiutiamo catego- ricamente a voler scoprire una specie di proporzionalità nel- l'andamento dei due valori, tutti e due dipendenti da varii fattori, e l’uno l’acido carbonico cioè misurabile in modo assoluto, l’altro il grado di luce misurato in modo con- venzionale, e forse non altrimenti misurabile.

Il moscardino, Myorxus muscardinus, che ha servito alle nostre sperienze, era la varietà senza o quasi senza odore.

Addì primo Aprile 1878 avea perduto un pezzo di coda.

Le osservazioni che doveano stabilire una base per apprez- zare l'influenza della luce nell’ animale intatto, caddero nei giorni 26 e 29 Aprile successivi. Il moscardino allora pesava in media 16,2 grammi. Le medie ottenute per due serie di sperienze comparative, erano:

LUCE

Acido carbonico

Acido

5 Grado di luce | Temperalura carbonico

Temperatura

18°, 6 17,257 VIII, 5 189,0 25, 052

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 105

ed il rapporto fra le quantità dell’acido carbonico esalato

al buio alla luce

100 145 (1).

Dopo le sperienze del 29 Aprile si esportarono completa- mente e cor facilità i due globi oculari. L'emorragia fu minima, l’animale non soffriva dopo l'operazione e continuava a man- giare e bere come prima.

Sette serie di sperienze comparative si eseguirono nel mese di Maggio successivo, la prima due giorni, la settima ventun giorno, dopo l’accecamento, due altre, l’ottava e la nona cioè, il 4 ed il 9 di Luglio, cioè 66 e 71 giorno dopo l’operazione.

Il moscardino, privo degli occhi, nel mese di Maggio, pesava fra 15 e 17 grammi, il peso medio era sensibilmente lo stesso come prima dell’accecamento, ossia 16 grammi. Nel mese di Luglio pesava in media 22,5 grammi, il che dava testimonianza dello stato lodevole dell'animale, sebbene morisse nella notte dal 12 al 13 Luglio.

Per il moscardino cieco da tutte e nove le serie di spe- rienze si ricavano come valori medii:

BUIO LUCE

Acido carbonico

Acido

L eralura ; Pemperalure carbonico

Grado di luce | Temperatura

219,4 16,152 XI 219,2 189, 047

e mentre le temperature medie sono uguali, mostrando pure bellissima corrispondenza nelle singole sperienze da paragone, la produzione dell’acido carbonico

al buio alla luce

sta nel rapporto di #00; ja 0ix442.

L'influenza della luce si è mantenuta nel moscardino cieco, ma se la paragoniamo con quella cimentata nell’animale veg- gente, è calata di più nell’animale cieco (da 145 a 112) che nel surmulotto (da 126 a 112).

(1) Vedi tabelle VIII. a, VIII. d.

106 MOLESCHOTT E FUBINI

Nel moscardino è notevole che l’influenza aumentativa che la luce spiegava pure nell’animale cieco, era assai più grande nelle due serie disperienze più vicine all’enucleazione degli occhi, ossia 2 e 4 giorni dopo l’accecamento. Ma la stessa partico- larità si nota nel surmulotto, quantunque la prima serie delle sperienze fosse istituita alla distanza di 30 e più giorni dopo l’accecamento. Con tutto ciò ci duole di non aver potuto mol- tiplicare più tardi gli sperimenti nel moscardino cieco.

Per la quistione sulla gradazione dell'influenza dei raggi chimici le sperienze sul moscardino forniscono un materiale scarso.

Nell’animale intatto non abbiamo che due serie di osser- vazioni comparative. Egli è vero che col grado di luce IX l’esalazione di acido carbonico è stata molto più copiosa (27,735) che nol fosse col grado VII (22,369), ma nel primo caso la temperatura era 17°, nel secondo 19°,

Inverse differenze di temperatura accompagnavano le singole serie di sperienze fornite coll’animale cieco, per cui il dividere le osservazioni in due gruppi, a norma della luce più o meno forte, condurrebbe ad una coincidenza delle temperature mi- nori coi gradi inferiori di luce, ossia ad influenze incrociate di luce e calore.

Per fortuna fra le sperienze eseguite col moscardino cieco ve ne ha tre, in cui la temperatura era la medesima (20°) e diversi i gradi di luce, per cui meritano di essere paragonate:

gradi di luce e. VIII XI XIV acido carbonico ..'.. 46,3671/4959130724107040)

Ora mettendo il valore dell’acido carbonico corrispondente al grado VII[ =100, e prendendo la media per i gradi XI e XIV, risulta: per i gradi di luce VIII e XII, 5 il rapporto di 100 : 119.

Se il numero di osservazioni in proposito è scarso, ha sempre un valore che desse non contraddicono a quanto si rilevò dalle sperienze antiche di MoLescHoTT nella rana, e dai nostri studi comuni presso la rana, il passere ed il surmulotto, ossia ìn tre classi d’animali.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA R CROMATICA, ECC. 407 Dopo di aver ragionato sui particolari delle singole spe- rienze, istituite in tre classi di animali vertebrati, per scio- gliere in modo più sicuro il quesito già da MoLEscHoTT cimen- tato, se la luce abbia influenza per attivare l’ esalazione di acido carbonico, quando ne sia esclusa l’azione negli occhi, per essere questi tolti ( rana, moscardino ) o completamente distrutti, sia lecito il riassumere in poche cifre il risultato principale di questa parte del nostro lavoro. ì

Rassegna dei rapporti medii fra le quantità di acido carbonico esalato al buio ed alla luce per animali intatti e ciechi.

ANIMALI INTATTI ANIMALI CIECHI CLASSE D’ANIMALI

Anfibi 100 Uccelli 100 } 100 Mammiferi 100 100

A queste cifre, che rendono superfluo ogni commento , si aggiunge il fatto non meno stringente, che anche gli animali accecati risentono in grado diverso l’energia più o meno intensa degli effetti chimici della luce, il che ci piace ricapitolare colle seguenti medie:

Rapporti fra le quantità

Animali accecati Diversi gradi di luce Hi aeidb carboffito Rana !" 11,8, V 100 : 115 (1) Passere | UVVI 100 : 115 (®) | - Surmulotto | VIIIL6, XI,7 100 : 119 (3) Moscardino | © VII] XII,5 100 : 119 (4) |

(1) Per calcolare queste medie servirono le rane B e H (p. 87, 88, che hanno fornito 5 osservazioni a luce meno forte e 2 a luce più forte, ossia due gruppi di osservazioni comparabili.

(2) Il rapporto è dedotto dalle medie di 3 osservazioni per la luce meno intensa e 4 osservazioni per la luce più intensa, vedi p..96.

(3) Medie di 7 e 6 osservazioni, p.100.

(4) Una osservazione per il grado VIII, la media di 2 osservazioni per il grado XII, 5, p. 106.

108 MOLESCHOTT E FUBINI

Ogni lettore, che ebbe la cortesia di seguirci fin qui, comprende senz'altro perchè non abbiamo scritto i gradi di luce in forma di rapporti, e noi ci crederemmo poco cortesi se volessimo ancora rilevare che, fra una graduazione con- venzionale di una scala di tinte ed i pesi assoluti dell’ acido carbonico esalato, niuna proporzionalità in senso matematico potrebbe presumersi, accettarsi se mai per un caso venisse trovata.

Esclusi gli occhi, la luce continua a determinare aumento nella produzione di acido carbonico, certamente in grado minore che negli animali intatti, ma in modo indubitabile presso anfibi, uccelli e mammiferi.

Esclusi gli occhi la maggior energia chimica della luce continua a produrre un aumento più forte nell’esalazione di acido carbonico per gli animali, sebbene dobbiamo rinunziare all'idea di una pro- porzionalità fra due effetti, che sono tutti e due il risultato di più fattori che non tutti agiscono nel medesimo senso.

III.

Sull'influenza della luce nell'esalazione di acido carbonico dai tessuti irrorati 0 privi di sangue.

CHasanowITZ e noi stessi abbiamo soddisfatto all’ esigenza di Brown-Séquarp di esaminare l’influenza della luce in rane cui era tagliato in alto il midollo spinale (1) o estirpato il cervello, compresi i corpi bigemini (2), per eliminare l’effetto disturbatore che potrebbe avere il movimento degli animali. MoLescHoTT era convinto, che il grandissimo numero delle sue sperienze, nelle quali le rane ordinariamente erano affatto tranquille, valeva già ad escludere il dubbio accennato, ed a noi pure oggi sembra che non avesse torto. Ma comunque sia, fu utile di dar la dimostrazione diretta, che la luce aumenta l'esalazione di acido carbonico indipendentemente dal movi- mento degli animali.

Ora ci è riuscito di fare molto di più, imperocchè non . solo delle rane, in cui sieno distrutti completamente i centri

(1) CaasanowiTz, 1. c. p. 25, 26, e questa memoria p. 57. (2) Vedi questa memoria, parte II, p. 87.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 109

nervosi, mentre dura il circolo, e rane sventrate, in cui non sussiste circolazione, ma anche i tessuti isolati, ancora soprav- viventi od irritabili, subiscono l'influenza della luce che au- menta l’acido carbonico esalato.

Addì 29 Ottobre 1878, alle ore 9 #/, a. m. venne decapitata una rana esculenta, che nei nostri verbali è contrassegnata colla lettera D. Il taglio cadde sul limite anteriore de’ corpi bigemini. Furono poi esportati pure questi, il midollo allun- gato ed il midollo spinale, e quest’ultimo distrutto fin alla sua estremità terminale, introducendo con forza un pezzetto di spu&na fino al fondo dello speco vertebrale.

Subito dopo l'estirpazione o distruzione dei centri nervosi abbiamo esaminato la membrana interdigitale col microscopio e trovammo circolazione nei suoi vasi, sebbene molto rallen- tata. Dopo le tre sperienze respiratorie del 29 Ottobre la circo- lazione nella membrana interdigitale era alquanto più attiva. Una seconda serie di sperienze s'istituiva il 31 Ottobre; prima di essa persisteva lenta la circolazione nei vasi della mem- brana interdigitale. Dopo di questi sperimenti il circolo era arrestato, ma potè per pochi istanti rianimarsi coll’ applica- zione di correnti indotte, nella regione del cuore. All’ eccita- mento elettrico rispondevano pure ancora i muscoli degli arti e dell'addome.

La rana preparata, come dicemmo, il 29 Ottobre pesava 60,6 grammi; il 31 Ottobre, conservata in carta bibula inzup- pata d’acqua, 63,5 grammi.

La sperienza alla luce fu intercalata fra due sperienze al buio. Mentre le singole cifre, quelle trovate immediatamente e ridotte a 100 grammi e 24 ore, sono consegnate nelle ta- belle IX. a, IX.b, seguono qui le medie:

Rana D, senz’occhi, senza centri nervosi, con debole circolazione sanguigna.

BUIO LUCE

Temperatura Acido Grado di luce | Temperatura Acido carbonico carbonico 141,°0 0,145 VI 149,4 0,218 buio luce buio luce

145. 1,218 = UO TO

110 MOLESCHOTT E FUBINI

Il rapporto fra le quantità di acido carbonico esalate al buio ed alla luce era quasi il medesimo nelle due serie:

nella prima 100 : 152 (col grado di luce VII), nella seconda 100 : 147 (col grado di luce V),

ma le quantità assolute dell'acido carbonico erano molto più grandi nel giorno della decapitazione e distruzione dei centri nervosi, che nol l'ussero due giorni dopo, e ciò quasi nella proporzione di °/; .

In vista della gran regolarità di questi risultati, non ci parve necessario di ripetere le sperienze nelle medesime con- dizioni.

Abbiamo invece aggiunto, in altra rana esculenta, G, lo scorticamento alla decapitazione ed alla distruzione completa dei centri cerebro-spinali. Fu rispettata la mandibola colla lingua.

Nel giorno stesso dell'operazione, anzi mezz’ ora dopo la sua fine, s’istituì la prima, e due giorni dopo la seconda serie di sperienze comparative, per determinare l’ acido carbonico esalato al buio ed alla luce.

Il 4 Novembre (giorno dell’atto cruento) la circolazione nella membrana interdigitale era lenta assai, ma riperibile in varii vasi; le cellule cromatofore erano stellate; il 5 Novembre la circolazione un poco più vivace; il 6, prima e subito dopo le sperienze, molto debole. Tanto il 5, che il 6 le cellule cro- matofore erano globose. Un’ora dopo la fine della seconda serie di sperienze era spenta la circolazione ;*le correnti in- dotte erano inefficaci nei nervi e nei muscoli, solo i muscoli delle dita riagivano a forti correnti.

Addì 4 Novembre il preparato pesava 38,4, il 6 Novembre, in seguito ad assorbimento d’acqua, 44,3 grammi (vedi 1a- bella X. a).

Nelle sperienze del primo giorno la luce non produceva aumento nell’esalazione di acido carbonico, anzi si potrebbe credere che nelle 3 ore, impegnate per la serie degli speri- menti, andasse in modo continuo calando la quantità del- l’acido carbonico eliminato. Il secondo giorno invece l’influenza della luce era potente e mostrava pure un'azione postuma nel- l’ora successiva, in cui il preparato era tenuto al buio,

Le medie delle due serie son queste:

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 414

Rana esculenta senz’ occhi, senza centri nervosi e senza pelle, con circolo.

BUIO LUCE

Acido carbonico

Temperatura

Grado di luce | Temperatura Acido carbonico

buio luce buio luce

Happorto'imedioni out 265 : 332 100 : 125

Rapporto del primo giorno 259 : 231 100 : 89 » » terzo » 271: 434 100: 160(1).

Le sperienze consegnate nelle nostre tabelle XI.a e XI.b possono considerarsi come istituite con carne muscolare di rana. Per ogni serie comparativa servivano due rane decapi- tate, scorticate, sventrate, col midollo distrutto e tagliati i plessi sciatici.

Nelle prime due serie la sperienza fatta alla luce fu in- tercalata fra due al buio, nella terza e quarta serie invece una sperienza al buio fra due alla luce, senza che l’ ordine invertito delle sperienze ne abbia cambiato l’esito.

Tutti i preparati dopo la fine delle sperienze reagivano perfettamente alle correnti elettriche.

Le medie delle quattro serie sono le seguenti:

Carne di rana esculenta.

BUIO

Temperatura Acido

Grado di luce | Temperatura Acido

carbonico carbonico

89,9 0,352 IV,9 8°, 6 0, 600

E 399 :0000= 10062470 .

Dunque: senza circolo, senza pelle, senz” occhi, senza centri cerebro-spinali o nervi intieri denudati, vediamo la respira-

(1) Vedi tabelle X. 2, X. A,

142 MOLESCHOTT E FUBINI

zione di muscoli contrattili di rana attivarsi di molto sotto l'influenza della luce.

Merita attenzione che senza l'intervento della pelle, col cir- colo superstite o spento, la luce conserva la sua azione nel» l'aumentare l’esalazione di acido carbonico. Rileviamo il fatto, perchè BicLarp vide invertirsi l’azione dei raggi rossi e verdi dopo lo scorticamento delle rane. Vista ‘l'analogia fra gli effetti fondamentali della luce mista e quella dei raggi colo- rati, che faremo conoscere nella quarta parte di questa me- moria, insistiamo nella circostanza che i muscoli di rana, i quali servirono alle nostre sperienze, dopo di queste erano perfettamente contrattili. Imperocchè BicLarp trovò inerti i raggi colorati in carni di macello, proveniente da animali uc- cisi un giorno o due giorni prima; queste carni in cui la ri- gidità cadaverica era naturalmente sciolta, per egual peso, in diversi raggi colorati, davano ugual quantità di acido car- bonico (1).

Eseguimmo pure alcune sperienze con carne muscolare di una coniglia e di un cane appena uccisi. Cadauna sperienza durò due ore, nelle quali durante la prima mezz’orai muscoli si trovavano al buio, la seconda alla luce, la terza di nuovo al buio, e la quarta ancora alla luce.

Finite le sperienze, le carni non erano rigide, ma desse non reagivano più a correnti elettriche. Cionondimeno i mu- scoli del cane sotto l’eccitamento meccanico presentarono con- trazione idiomuscolare.

I valori medii ottenuti per la carne de’ mammiferi ridotti a 100 grammi e 24 ore, sono:

BUIO LUCE MUSCOLI di Tempe- Acid T a Acid A debbo Luce mu Bevrontzo Coniglia IA 0, 231 11I, 5 89,4 0,408 Cane 2 0, 286 III LAPO, 0, 403 Medie Leo) 0, 268 III,2 AT] 0,405 buio luce buio luce Ora 258 : 405 => 100. “iSi0e):

(1) BécLarp, Comptes Rendus, T. XLVI (1858), p. 441-443, V. (2) Vedi le tabelle XII a, XII. d.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 113

Raccogliamo qui in un piccolo specchietto i rapporti fra le quantità di acido carbonico esalate da

al buio alla luce muscoli di rana con pelle e circolo 100 . 150 muscoli di rana senza pelle con circolo 100 î 125 MIETTA Bio fel 100 n 170 ORE San e MI 100 È 177 i ART A RARA ALI 100 Sl 14]

Vedendo persistere l’effetto positivo della luce nell’attivare la respirazione dei soli muscoli, non possiamo mettere in dubbio l’azione diretta che dessa spiega nell'attività chimica dei tessuti, influenza che per certo non esclude l’effetto che la luce come eccitamento della retina, ed assai probabilmente di altre espansioni nervose, produce nell’ aumentare. l’esala- zione di acido carbonico e, come provò von PLaTEN, il con- sumo d'ossigeno. Certamente abbiamo qui la più eloquente conferma del teorema che MoLescHort inferì dalle sue prime indagini, che, cioè, la luce anche all'infuori degli occhi at- tiva il ricambio della materia.

Queste ultime ricerche non ci fornirono gran diversità fra i gradi d’intensità chimica della luce con cui sperimentavamo. La sola tabella IX. b, che si riferisce a rane prive di centri nervosi e di occhi, per

il rapporto dell’acido carbonico fornito

grado di luce _— —— ur al buio alla luce V 100 : 147 VII 100 : 159/«

Se non che alla sperienza col grado maggiore di luce cor- rispondeva pure una temperatura più elevata, e ciò di 2°,4. Si potrebbe ritrovare una nuova espressione del fatto ri- spettivo, vedendo che il rapporto fra le quantità di acido car-

bonico, esalato dai mammiferi, era per il

grado di luce buio luce presso il cane III 100%)2 Lal » » coniglio III, 5 (E RORCORA Ly 0

Atti della R. Accademia Vol. XV. 8

444 MOLESCHOTT E FUBINI

Ma oltre al trattarsi di diverse specie di mammiferi , è troppo scarso il materiale, per inferirne altro, se non che anche queste cifre non contraddicono alla regola generale.

Dopo la nostra separazione, per il trasferimento di uno di noi all’Università di Roma, FuBini ha esteso queste ricerche al tessuto nervoso (1).

Per essere troppo piccolo il miencefalo della rana, furono prescelti mammiferi alle sperienze relative, ma coll’avvertenza di prolungarne artificialmente la eccitabilità nervosa.

Fra i diversi artifizi all'uopo messi in pratica da BERNARD, Scnirr, MoLescHoTtT, Oscar IsrAEL e Brown-Séquarp, FUBINI presceglieva l’inverniciatura della pelle dell'animale dopo di averne ben rasi i peli, oppure le iniezioni alcooliche, quella e queste raccomandate dallo ScHirr.

Le dosi di alcool usate erano varie da animale ad animale. Così nel cane s’iniettava talvolta fino a 300 c. m. c. di soluzione di 20°/, di alcool assoluto nel cavo dell'addome e sotto la pelle, nel coniglio e nel porcellino d’India circa 100 centi- metri cubici.

Appena morto l’animale, la cui temperatura andava rapi- damente abbassandosi perfino di 20°, si preparava il mience- falo colla massima rapidità e diligenza possibile e si pesava.

Le sperienze si continuavano per 2,3 e 4 ore, a seconda che l’eccitabilità del tessuto nervoso del resto dell'animale, esplorato coll’elettricità, si trovava conservata. Si possono dunque considerare come eseguite sul tessuto nervoso soprav- vivente, quantunque manchi l’assoluta certezza, poichè i centri . nervosi muoiono più presto dei nervi periferici.

Delle tredici serie di sperienze 4 si riferiscono al cane (1 maschio e 3 cagne), 2 al coniglio (1 maschio, 1 femmina), 6 al porcellino d'India (2 maschi e 4 femmine) ed 1 ad un surmulotto maschio.

Sette, ossia più della metà, delle 13 serie si prolungarono per 4 ore, cioè cominciavano colla respirazione del mience- falo per un’ora al buio, poi un'ora alla luce, una terz’ ora al buio, e la quarta di nuovo alla luce. Molte volte dunque si trattava indifferentemente di una sperienza alla luce in mezzo

(1) Bizzozero, Archivio delle Scienze Mediche, Vol. II, n. 19 (1879).

3

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA £ CROMATICA, ECC. {15

a due al buio e di una sperienza al buio in mezzo a due alla luce, per cui, prendendo le medie, tutte e due le succes- sioni erano rappresentate. E vuole notarsi che talvolta (4 su 13 casi), cominciando la serie delle sperienze comparative al buio, la prima ora dava un valore più elevato per l’acido carbonico che l’ora successiva alla luce, per cui si ottiene un risultato più favorevole alla luce, se le medie si computano nelle relative serie sulle cifre della 2* e 4* ora, per parago- narle senz’ altro alla 3%, e ciò tanto per il cane come per il coniglio, che non quando si tiene conto eziandio dell’ ora prima. Le medie seguenti sono computate su tutte le cifre delle singole serie, quali si trovano consegnate nella memoria di FuBINI (1).

Acido carbonico esalato dal miencefalo di mammiferi, ridotto a 100 grammi e 24 ore.

Buio Luce = __rPrt—__rP___ ese SELE co Animale temperatura acido carbonico grado di luce temperatura acido carbonico cane 89,9 0,228 IIl, 9 8°,7 0,340 coniglio 16,0 0,228 X 17 | 0,305 porcellino d'India 92 0,387 IV, 5 8,8 0,527 surmulotto 12,1 1,220 VI, 12.2 1,398.

I rapporti fra le quantità di acido carbonico esalate sono:

al buio alla luce eri ale 100 : 149 siglon. e at 400 - 114 porcellino d'India. . 100 - 137 suemulotto?tit10, 0 900/1041400 s 119 rapporto medio . . 100 : 129 (2)

Giova paragonare i muscoli ed il sistema nervoso nella loro attività respiratoria e la dipendenza di essa dall'influenza della luce presso i medesimi animali.

(1) Fusini, l. c. (2) FuBini, I, c. p. 8, 22,

116 MOLESCHOTT E FUBINI

Acido carbonico esalato Rapporto fra Vacido per 100 grammi in 24 ore carbonico esalato

TT ———"— «ide —— °# rea buio luce buio luce Cane: muscoli 0,286 0,403 ELISE AE 1 » miencefalo 0,228 0,340 100: 149 Coniglio: muscoli 0,231 0,408 3 LL ela rar

» miencefalo 0,268 0,305 IDATA.

Sarebbe precoce indurre regole senerali da questo paragone, tanto più che le sperienze nei muscoli dei mammiferi sono meno numerose di quelle fatte coi nervi. Prendendo però le cifre nel loro insieme, sembra più attiva la respirazione mu- scolare e più sensibile per l'influenza della luce, che nol sia quella del tessuto nervoso.

Tutti e due però, i muscoli ed il tessuto nervoso, mani- festamente, sotto l’azione della luce, esalano più acido carbo- nico che allo scuro. Risulta quindi che l’esalazione dell’acido carbonico per l'influenza della luce cresce non solo rispetto la respirazione in genere, ma pure per la respirazione paren- chimatosa, e ciò eziandio in tessuti isolati, non più irrorati di sangue, ma tuttora sopravviventi.

A tessuti morti noi non estendemmo finora le nostre ri- cerche, ma ricordammo l’effetto negativo di luce colorata, 0s- servato dal BicLarp in muscoli che aveano di già . superato la rigidità cadaverica (1).

IV. Sull’infuenza della luce colorata nell’esalazione

di acido carbonico per gli animali.

1. Note storiche e critiche.

Il primo che, dopo le sperienze di MoLescHoTT sull’influenza di luce mista o bianca nella respirazione animale, pubblicò ricerche sull’effetto speciale dei raggi colorati nella funzione predetta, fu Giulio BicLarp. Egli esaminò l’azione'di campane

(1) Vedi sopra p. 104.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA”, ECC. 117

colorate nella respirazione di uccelli e piccoli mammiferi, quali i topi, però senza constatare una differenza per questi, mentre rane esculente (rane verdi) sotto campane verdi pro- ducevano più acido carbonico che sotto il vetro rosso, al punto che questo nella luce verde superava di 3 , di 5 fino della metà l’acido carbonico fornito in luce rossa (1).

Questo ed altri fatti osservati dal BicLARD erano così nuovi ed importanti che meritavano e meritano la più grande atten- zione. Deploriamo quindi vivamente che l'illustre fisiologo francese non abbia finora pubblicato i particolari del metodo ed i singoli fatti delle sue ricerche, tanto più che per una cortese sua comunicazione ad uno di noi ci consta, che il BécLarp è giunto alla cognizione di altri dati sull’azione fisio- logica della luce colorata e mista, che non furono sinora resi di pubblica ragione.

Dopo l’annunzio dei ritrovati del BécLaRD, che si potrebbe in certo modo chiamare preventivo (1858), comparve il già citato lavoro di Antonio SeLmi e Giovanni PracenTINI (1870). Le loro ricerche si riferivano al cane, alla tortorella ed alla gallina (2).

Il diverso colore anche qui si otteneva con vetri colorati. «Il cane stava in una cassetta di legno con una finestrella « guernita di un vetro del colore che si voleva predominasse « nell’atmosfera della cassetta stessa » (3). Mentre pel cane veniva determinato l’acido carbonico che esalava durante il suo soggiorno nella cassetta che riceveva luce colorata, per la tortora invece, ed a quanto pare eziandio per la gallina, SELMI e PraceNTINI misuravano la quantità dell'acido carbonico che l’animale emetteva non durante, ma dopo che era stato per « qualche tempo » esposto alla particolare illuminazione che volevano studiare (4).

e per-

(1) Jules BécLarp, Comptes Rendus, 1858, T. XLVI, p. 441-443.

(2) Port, 1. c. p. 59 dice erroneamente che SeLMi e PracenTINI spe- rimentarono col gatto.

(3) Antonio SeLmi e Giovanni PracentINI, Rendiconti del Reale Isti- tuto Lombardo di scienze e lettere, serie 2, Vol. III (Adunanza del 27 Gennaio 1870), p. 53.

(4) È così sorprendente l’idea di esaminare l’azione di un agente

118 MOLESCHOTT È FUBINI

Impariamo dalla memoria di SeLMI e PrACENTINI che la tor- torella pesava 134 grammi e 655 la gallina; il peso del cane non si trova notato, alcuna cifra direttamente trovata per l’acido carbonico emesso dalla tortorella.

Il tempo di ogni sperienza per determinare l’acido carbo- nico esalato, durava un’ora per il cane e per la tortorella, mezz’ ora per la gallina. Quando si riflette che nelle spe- rienze di SeLMI e PrAacENTINI venivano paragonati gli effetti del buio colla luce mista (vetro bianco), violetta, azzurra, verde, gialla e rossa, di modo che sette sperienze comparative doveano succedersi, si è tentati a credere che una intiera serie di sperienze non si potesse svolgere nel medesimo giorno. Ed allora le variazioni del peso, del nutrimento, della tempe- ratura si vorrebbe conoscere. Abbiamo più volte rilevato di quanta influenza è la temperatura nel far variare le quantità di acido carbonico prodotto nella respirazione. Gli autori rac- contano che « si notava diligentemente l'ora ...., il grado « termometrico e l’altezza del barometro, non meno che la « giornata del mese in cui si operava (1) » . Ma di queste pre- ziose notizie nulla si trova nella loro memoria stampata, nella quale neppure si legge l’assicurazione sommaria che le tempe- rature da vicino si corrispondessero.

Dalla gallina l'acido carbonico passava in acqua di barite, dal cane e dalla tortorella per un « apparato condensatore a « cinque bolle di Liebig, seguito da altro tubo bicorne nel « quale stava della potassa caustica solida » (2). Egli è difficile persuadersi che questi mezzi assorbenti potessero davvero trattenere tutto l’acido carbonico che proveniva dal cane o

depo che ha cessato d’agire, che per credere dovemmo leggere più volte le precise parole di SeLmi e PrAacENTINI, e per ciò ci crediamo in dovere di testualmente copiarle. Descritto l'apparecchio in cui la tortorella sog- giornava durante la determinazione dell’acido carbonico che produceva, gli autori dicono: « Un’ora intera rimaneva l’animale sottomesso alla « prova sotto all’apparecchio, avendo il riguardo di tenerlo qualche « tempo prima sotto ad una cassetta di legno, la quale era per tre lati « chiusa da assicelle, pel quarto lato chiusa da un vetro colorato ». L. c. p. 56.

(1) L. c. p.54 sopra.

(2) L. c. p. 53 infra.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 419

dalla tortorella. Quest’aria, mossa per un aspiratore doveva poi abbandonare tutto il suo vapore acqueo ad un « provino ripieno di cloruro di calcio fuso » interposto « fra l’assorbitore e la camera » che conteneva il cane (4). Ma che a ciò bastasse un provino con cloruro di calcio, quando si pensa che, in un’ora circa 30 e più litri (2) d’aria ad un di presso satura d’acqua . lo attraversavano, a noi sembra troppo dubbioso per osar desumere dagli aumenti di peso, che il provino subiva, le quantità di acqua che esalasse il cane. E se mai questo nostro dubbio non fosse ragionevole, ci par lecito domandare, se l’acqua pesata dagli autori proveniva realmente dal cane, e non in parte piuttosto dall’acqua di barite, per la quale l’aria atmosferica gorgogliava, prima di arrivare nella cassetta del- l’animale?

Tutto questo farebbe doppiamente desiderare che gli autori non si fossero appagati di comunicare le cifre, che esprimono i rapporti fra le quantità di acido carbonico fornito sotto diverse circostanze d’illuminazione, invece di descrivere i re- perti immediati delle loro fatiche.

Solo per la gallina pare che SELMI e PIACENTINI comuni- chino cifre direttamente trovate, indicanti volumi. Non dicono però quali volumi, se questi volumi siano ridotti alle me- desime unità di pressione barometrica e di temperatura.

Aggiungiamo che le sperienze nella tortora e nella gallina furono fatte una volta per ogni specie di circostanze, e ciò per cimentare il risultato di « sessanta e più sperienze », delle quali gli autori medesimi non rimanevano troppo convinti. « Si temeva, così dicono, che la cassetta, essendo di legno, « potesse recare un qualche incaglio nell’operazione, la quale « non riuscisse per ciò esattissima; si temeva che qualche « poco di aria penetrasse per le congiunzioni della medesima, « e per ciò fu risoluto di ripetere le esperienze » (3). Confes- siamo che il nostro timore principale si è, che il « provino con cloruro di calcio » non bastasse a raccogliere l’acqua, il tubetto a bollicini del LieBi& con potassa liquida, seguìto

(1) L.c. p.54. (2) L. c. p.55, linea 14 dal di sopra. (3) Semi e PIACENTINI, l.c. p.55, 56.

120 MOLESCHOTT E FUBINI

dal tubo bicorne con potassa solida, a trattenere l'acido car- bonico proveniente da un cane. Ora queste due insufficienze doveano produrre due errori in senso contrario che non pos- siamo valutare. i

Niente avrebbe valso di più a tranquillare l’animo del lettore, che la minuta esposizione delle cifre immediatamente trovate.

Comunque sia, diamo qui una rassegna dei rapporti indi- cati da SELMI e PIACENTINI, cui spetta l’onore di aver trovato per la prima volta in animali superiori, che l’attività dell’esa- lazione di acido carbonico varia a seconda della qualità della luce. Ma per tutte le ragioni addotte, accompagniamo la ta- bella di ogni più prudente riserva.

Notiamo che la nostra rassegna diversifica da quella degli autori in ciò, che dessi scelsero per unità la luce mista, mentre noi, per uniformare le cifre a quella da noi prescelta, pren- diamo per unità il buio.

Rapporti fra le quantità di acido carbonico esalato in diverse condizioni d’illuminazione durante o precedente (1) le sperienze secondo Antonio SeLMI e Giovanni PIACENTINI

Illuminazione Cane Tortorella Gallina | Buio 100 100 100 Luce violetta 107 117 112 » Tossa 112 129 133 » bianca 122 147 144 » azzurra 126 147 149 » verde 141 159 153 » gialla 150 194 187

Stando a queste cifre, la luce gialla sarebbe la più attiva per aumentare l’esalazione di acido carbonico ; seguivano la verde e l’azzurra, ed anche questa superava di poco la luce bianca o mista. Meno attiva della luce bianca erano la rossa

(1) Vedi p. 117, 118.

È

i

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 121

e la violetta. Per tutte e due la produzione di acido carbonico superava quella al buio, cui la luce violetta stava la più vicina.

Sebbene in ciascheduna delle circostanze accennate, tanto per la tortorella che per la gallina, non siasi fatto da SELMI e PiAcENTINI che una sperienza sola, pure con tutta la diffe- renza che le singole cifre presentino, vi ha accordo nel suc- cedersi dei colori, ordinati secondo la loro crescente efficacia nell’aumentare l'acido carbonico esalato, e ciò non solo per la tortora e la gallina, ma pure per il cane.

Il terzo lavoro in cui si tratta dell’influenza di luce più o meno monocromatica nella respirazione è quello di Por (1).

Mentre il metodo di determinare la quantità dell’acido carbonico, adoperato da Roberto Pot, è inappuntabile, finora è troppo scarso il numero delle sue sperienze, che non furono che due per i varii modi d'illuminazione da lui esaminati, eccetto la-luce verde e la gialla, per ciascheduna delle quali PorT dispone di tre osservazioni. Tutte le sue sperienze ven- nero eseguite in una sola specie d’animale.

Vi ha anche qui il guaio dei vetri colorati, sul quale tor- neremo a dire.

Fu un topo, Mus musculus del medio peso di 16,07 grammi, che servì alle sperienze di PorT.

Le sperienze ripetute sotto le medesime circostanze si ac- cordano abbastanza bene, e quando in via eccezionale pre- sentano maggior divario, pure in ogni categoria, nell'ordine ìn cui verranno qui trascritti i risultati immediati, non si trovano che cifre maggiori a quelle delle precedenti. Il topo dava nella durata di un’ora:

gramma nella luce violetta | I 0,128 di acido carbonico II 0,112» 3 nella luce rossa \ I 0,130 » » part T1e0,108: lb i

(1) Robert Port, Vergleichende Untersuchung uber die Mengenver- hàltnisse der durch Respiration und Perspiration ausgeschiedenen Koh- lensiure, etc. Jena 1875, p. 54-59.

MOLESCHOTT E FUBINI gramma nella luce bianca | I 0,143 di acido carbonico milchweiss | 11 0,136 » » nella luce azzurra | a i Ù ì I 0,150 » » L-=02207 » » nella luce verde II 0,181 » » III Oria » » I 0,239 » » nella luce gialla II 0,247 » » III 0,493 a

Coll’eccezione della luce gialla, in cadauno dei diversi gruppi di sperienze, la cifra successiva è più bassa della pre- cedente, senza che si travegga alcun motivo per destar sospetto. Solo nella luce gialla i valori andavano crescendo, ed il terzo di tanto che l’autore fece bene di non tenerne conto nel cal- colare la media.

Le temperature medie oscillano fra 14°, 5 e 15°,5, e non si potrebbe pretendere maggior accordo. |

Eppure non possiamo tacere una gravissima obbiezione, ed è che evidentemente le sperienze di PorT furono eseguite in giorni diversi. A vero dire, l’autore, altrimenti così preciso ne’ suoi dati, non indica il giorno in cui esperimentava, ma dalle ore risulta che desse erano distribuite sopra sei o sette giorni, e chiunque abbia fatto numerose sperienze di simil genere, lo sa di quanto la produzione di acido carbonico può variare presso il medesimo individuo da un giorno all’altro.

Dopo questi cenni trascriviamo qui le quantità di acido carbonico, che il topo di Port produceva nelle varie condi- zioni, riducendo secondo la nostra abitudine i valori medii a 100 grammi e 24 ore, aggiungendovi le medie temperature ed i valori proporzionali, e mettendo la quantità dell'acido carbonico esalato al buio —100.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 123 —_—=<Err=rrcre rs —emcet rr mere u_ e e reo oo e oo eee 0_ w-_————F--— rr

Acido carbonico

Valori proporzionali

Stato d’illuminazione j Temperatura sco Dia 94 ore \Per l'acido carbonico

Buio 199,0 12, 568 100 Luee violetta 13. 2 16,660 133 » Tossa TR 17,904 143 » bianca 14,5 19,172 153 » azzurra pa e DI 2 187 » verde 14 .b 24, 660 196 » gialla , 19: ,D 33,512 267

Fra l'andamento di queste cifre di Port e quello dei va- lori di Semi e PracentINI vi ha una grande analogia ed una gran differenza. La grandezza dei valori va crescendo nell’or- dine medesimo in tutti e due dal buio fino alla luce gialla ; in tutti e due la luce mista separa nettamente in due gruppi le illuminazioni così dette monocromatiche, imperocchè la luce mista si mostrava più attiva della luce violetta e della rossa, meno attiva invece dell’azzurra, della verde e della gialla. La differenza fra le due ricerche per contra consiste in ciò che le cifre di Port crescono assai più rapidamente di quelle di SeLMI e PracenTINI. Se paragoniamo il massimo effetto della luce gialla che questi ultimi autori rinvennero per la torto- rella, troviamo che quasi raddoppia il valore del buio, mentre nel topo di Port non era molto lontano dal triplicarlo. La differenza risulta poi assai più spiccante, se invece di para- gonare i valori del topo di Port a quelli degli uccelli, li con- frontiamo con quelli del cane di SELMI e PIACENTINI.

Il primo autore che abbia pubblicato di aver evitato vetri colorati fu CHasanowitz. Egli circondava la camera della rana di uno strato di soluzione d’indaco, il quale nello spessore adoperato non lasciava passare se non raggi rossi, ovvero di una soluzione di bicromato di potassa, che dava passaggio principalmente ai raggi rossi, ma inoltre a raggi gialli e ad una parte dei raggi verdi. Queste soluzioni si versavano in un recipiente esterno, e furono eseguite quattro sperienze

in luce rossa, ed altrettante in luce mista di raggi rossi, gialli e verdi.

124 MOLESCHOTT E FUBINI

I valori dell’acido carbonico, calcolati da CHasanowIrz per 100 grammi e 24 ore, dànno per Rana esculenta:

buio luce rossa luce rossa-gialla-verde luce mista

0,329 0,313 0,495 0,514

e Ie cifre proporzionali sono:

buio luce rossa lure rossa-gialla-verde —luce mista

100 : 95 150 a 156 (1).

Da queste sperienze risulterebbe che, per le rane la luce rossa è anche meno eflicace del buio, mentre la luce mista di raggi rossi, gialli e verdi avea quasi ugual efficacia che la luce bianca. CHAasaNowITZ stesso non è alieno dal credere, che la differenza nelle quantità dell’acido carbonico dipenda piut- tosto da diversa intensità, che non dalla qualità specifica della luce, ed afferma che la sua soluzione di bicromato era deci- samente più chiara di quella dell’indaco (2). Siccome però la soluzione del bicromato potassico lascia pure passare de’raggi verdi, sebbene non molti, come avemmo altresì da constatare noi stessi, e giacchè secondo le ricerche del BicLarp i raggi verdi sono più efficaci assai dei raggi rossi (3), pare a noi che si debba pure tener in conto l’influenza della luce colo- rata (4).

Veniamo ora alle sperienze nostre che vennero istituite in rane, uccelli e mammiferi; non esclusi mammiferi ciechi.

2. Sperienze con rane esculente.

Nonumque prematur in annum. Horatius, De arte poética.

Allorchè comparve la comunicazione di Jules BicLarp nel 1858, l’uno di noi, allora Professore di fisiologia a Zurigo, avea istituito buon numero di sperienze, per determinare in rane

(1) Vedi CrasamowiTz, 1. c. (1872), p.16, 20, 22, 25, 26. (2) CHasanowiTzZ, l.c., p. 26.

(3) Vedi sopra p. 117.

(4) Vedi infra p. 151.

1

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 425

l’effetto di luce più o meno monocromatica. E la nostra mal- grado dobbiamo ripetere la malaugurata frase della « luce più o meno monocromatica », perchè le prime sperienze di Mo- .LescHorT (1856) furono pure eseguite con recipienti di vetri colorati.

Le rane stavano in piccole cassette, le cui quattro pareti verticali erano di vetro azzurro, giallo o rosso, mentre la pa- rete superiore orizzontale avea un’ apertura da chiudersi con un coperchio che conteneva, oltre il termometro, i tubi con- ducenti l’aria attraverso le cassette. La chiusura ermetica del coperchio si otteneva col solo mastice di colofonia e cera gialla. E, come in tutte le nostre sperienze, l'aria entrava vicino al fondo ed usciva vicino al coperchio dalle cassette (1).

Tutti i giorni si alternava l'ordine in cui si succedevano i colori, ma andarono smarrite le relative indicazioni, come pure quelle del peso delle rane, che erano di media grandezza, e dei valori immediatamente trovati. Questi ultimi, per dire il vero, non intendeva pubblicarli, e non ne parlerei, se non sembrasse da un'osservazione del PrLùceR, che egli avrebbe desiderato conoscerli per le numerose sperienze della prima memoria di MoLescHoTT. Se per economia di spazio non furono pubblicati, possiamo pure assicurare che le cifre ridotte a 100 grammi e 24 ore vennero calcolate colla massima cura. Ma d’altra parte speriamo essere condonati, se altrimenti in questa memoria pubblichiamo i reperti immediati che posse- diamo, senza lesinare per il tempo e lo spazio.

Disponiamo di dieci serie di sperienze, raccolte nella ta- bella XVII; manca solo una sperienza nella luce azzurra, ed una nella luce rossa. Le medie per 100 grammi e 24 ore sono le seguenti. Si noti che per misurare l’intensità della luce, le striscie di carta imbevute della soluzione ammoniacale di clo- ruro d’argento si tenevano per cinque minuti in cassettini di vetro del medesimo colore come quello delle camere per le rane.

(1) Vedi la descrizione del metodo p. 74.

126 MOLESCHOTT E FUBINI

Grado ; Acido Valori

Colore di oe Temperatura carbonico vrapeisinoni Rosso eg LI eV 0,729 100 Giallo {n 8 RE 0, 749 103 Azzurro Vil, 3 231,5 0, 831 114

Emerge che nella luce azzurra si aveva il massimo, nella rossa il minimo della produzione di acido carbonico, e che la luce gialla si avvicinava sensibilmente alla luce rossa.

Per la gradazione dell’acido carbonico esalato dalle rane, in luce rossa ed in luce azzurra, abbiamo accordo con SELMI e PIACENTINI, e così con PorT (1), ma per la luce gialla la dif- ferenza non potrebbe essere più grande. Mentre gli autori sullodati trovarono il massimo fra tutti i colori per il giallo, noi troviamo un valore basso per questo, cioè un valore di poco superiore a quello ottenuto nella luce rossa.

In modo generale possiamo dire che l’influenza della luce gialla nelle rane era intermedia fra quelle della luce rossa e della luce azzurra (2).

(1) Vedi p. 120, 125.

(2) Presso Port (1. c. p. 59) si legge che: « BécHarD » abbia trovato « che un raggio violetto ed azzurro producono il massimo effetto per « aumentare l’esalazione di acido carbonico, il verde ed il rosso il mi- « nimo effetto, mentre l’azione della luce gialla e della bianca sarebbe « intermedia ». Ecco il testo originale: « Die Versuche mit farbigem « Licht sind nicht neu; so fand BécHarp, dass ein violetter und blauner « Strahl am intensivsten auf die Kohlensaureausscheidung einwirkt, « griin und roth am schwichsten, gelb und weiss sollten die Mitte « halten ». Così Port, senza citare il lavoro di BiécHarp, senza dire in che animale o quando le relative sperienze sieno fatte. Non conoscendo questo lavoro di « BécHaRDp », e notando che Port non menziona Bé- CLARD, siamo caduti nel. dubbio che Port abbia scambiato il nome di questo autore, ed il dubbio venne rinforzato dalla circostanza che il nome di PiaceNTINI è travestito presso Port (p. 59) in PracaRLINI, come la gallina di Semi e PracenTINI è divenuta una gattina. Ma se veramente Porr attribuisce ad un autore BicHarp che a noi, lo confessiamo, è ri- masto ignoto, ciò che spetta al Bicuarn, dobbiamo rilevare che quest’ul- timo fisiologo pubblicò il risultato delle sue ricerche sull’azione di luce verde e rossa nella respirazione delle rane, ma che non fece conoscere l'effetto che abbia trovato per raggi di altri colori. BécLarp (1,c.III) lo

di

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 127

Se non che, qui appunto cade in acconcio rilevare, che la luce colorata, in quasi tutte le ricerche fin qui' accennate, fu applicata col mezzo di vetri colorati, e fra questi il solo rosso esclusivamente passaggio a raggi rossi, il vetro giallo in- vece a raggi di tutti i colori.

Questa fu anzi la principale ragione, per cui in allora MoLescHoTT solo (1), recentemente noi due riuniti provammo di studiare l’effetto di altri vetri colorati.

Prima di abbandonare i vetri colorati, che non sembrano aver inspirato dubbi a SELMI e PIACENTINI, a Port, e nem- meno al PrLùGeR (2), vogliamo rilevare che gli investigatori più volte citati, SELMI, PIACENTINI, PotT e BécLarD trovarono la luce verde assai più attiva nell'’aumentare l'acido carbonico che non la luce rossa.

Di fronte all'inconveniente che molti vetri colorati, esami- nati col prisma sono tutt'altro che monocromatici, MoLEscHOTT fin dal 1857 cercò di procurarsi alcuni dati con luce di un solo colore, o almeno, se di due colori, di tali che nello spettro solare si stieno assai vicini.

Ed in questo senso corrispose assai bene una soluzione ammoniacale di solfato di rame. La soluzione a 20° aveva la

dice categoricamente: « Nos expériences n’ont encore portè en ce sens « que sur le rayon vert et sur le rayon rouge ». E da una lettera cortese del BicLaro a MorescHort risulta che egli è stato distolto dal suo lavoro.

(1) È singolare che SeLmi e PracentINI facciano dire a MoLEScHOTT « che il raggio verde favorisca grandemente le combinazioni dell’ossi- « geno col carbone (sic!) del sangue venoso », e che MoLescROTT « creda « di trovare in questo la ragione per la quale si respira così bene in « aperta campagna » (SELMI e PiacENTINI, p. 52) Anzi, pare che i mede- simi autori volessero prendere il punto di partenza per il loro lavoro da quella tesi presupposta, mentre MoLescHoTT non ebbe mai da speri- mentare con luce verde! Questo è il pericolo di citare un « fatto » , « che ci venne all'orecchio », senza poter indicare dove sia stampato. Forse che SeLmi e PracentINI, scrivendo di memoria, abbiano confuso il nome di BécLarp con quello di MoLescHort? Ad ogni modo gli autori ci per- doneranno se non crediamo dover rispondere alle opposizioni fatte al nostro indirizzo, giacchè essi le desumono come il più amabile eroe della letteratura Spagnuola, da una supposizione gratuita,

(2) PrLùcER, l. c., p. 265-267,

128 MOLESCHOTT E FUBINI

densità di 1020, ed uno strato dello spessore di 3 centim. non lasciava passare che raggi azzurri e violetli.

L’idea della ricerca era ormai di paragonare questa luce, che rappresentava i raggi chimici dello spettro, con luce mista. A tale scopo il recipiente di vetro bianco, che conteneva le rane, veniva collocato in un altro più largo, il quale arrivava fino alla sua altezza, ed, empito della soluzione ammoniacale di solfato di rame, costituiva intorno alla camera dell’animale uno strato del liquido azzurro-violaceo dello spessore di 3 centimetri. Nelle sperienze comparative, il recipiente esterno si empiva di acqua, col doppio scopo di ragguagliare la tem- peratura e di smorzare la luce, poichè, naturalmente, dessa arrivava meno intensa alla camera delle rane dopo di aver attraversato la soluzione del solfato di rame.

In cinque delle nove serie raccolte nella Tabella XVIII, la prima sperienza fu fatta in luce azzurro-violacea, e ciò sì- gnifica l'a dopo la data, nelle altre quattro precedeva la luce mista, senza che questo variare dell’ ordine abbia prodotto una differenza rilevante.

Le medie delle sperienze comparative fra luce mista e luce azzurro-violacea, sempre ridotte alle medesime unità di peso e di tempo, sono queste:

i Muminazi Grado Temperatura Acido Valori Ù LODO di luce p carbonico |proporzionali

Mista II 25°, 6 0, 904 100 I Azzurro-violacea et 0, 4 0, 951 103

Queste cifre documentano che la luce azzurro-violacea, per gli effetti da noi esaminati, aveva presso a poco ugual potere che la luce mista, o poco superiore.

La piccola superiorità potrebbesi anche accentuare, rilevando che il medio grado di luce per la sperienza nei raggi azzurro- violacei era più debole che nella luce bianca o mista. La prova fotometrica venne sempre fatta colla carta imbevuta di solu- zione ammoniacale di cloruro d’argento, ma in queste, come in tutte le sperienze simili, la striscia di carta era sospesa in un tubetto d’assaggio ben chiuso, che attraversava un gran

a

SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 129

sughero, il quale copriva un vetro cilindrico di tal diametro, che essendo questo ripieno del liquido corrispondente, il pro- vino era circondato da uno strato di 3 cm. di acqua, ossia di soluzione ammoniacale di solfato di rame, ecc. Si misurava adunque veramente l’intensità chimica della luce, quale arri- vaya nella camera delle rane.

Era sullatraccia delle sperienze consegnate nella Tabella XVIII, che fu istituito il paragone fra la luce mista e quella azzurro- violacea. In secondo luogo si raccomandava la comparazione fra la luce rossa ed il buio. Le singole cifre raccolte nella Tabella XIX, conducono alle seguenti medie:

, ce

Illuminazione Grado di luce | Temperatura Maid sai Buio _ 30°, 4 1,098 100

Luce rossa Do 30,4 1,104 100,5

Da queste sperienze risulta dunque che la luce rossa per le rane non attiva l’esalazione di acido carbonico, trovandosi per peso e tempo uguali in media nessuna differenza apprezzabile fra l'acido carbonico prodotto alla luce rossa e quello esalato al buio.

È da notarsi che le sperienze comparative si alternavano regolarmente per la successione del rosso e del buio, di modo che il primo giorno si cominciò alla luce rossa, il secondo al buio, e così di seguito, come lo indicano le lettere r, b, che accompagnano la data.

La luce rossa in queste sperienze fu ottenuta col vetro rosso, poichè questo, esaminato col prisma non lasciava pas- sare altri raggi.

Tutte le sperienze direttamente paragonate di una mede- sima serie furono raccolte nelle medesime rane, ma non così tutte le diverse serie comparative. Alcuna delle sperienze isti- tuite alla luce azzurro-violetta e mista sono fatte con femmine, tutte quelle alla luce rossa ed al buio con maschi di rana esculenta. Giacchè sperienze di MoLescnorr e ScueLsKE (I)

(1) MorescHort, Untersuchungen, Vol.I (1857) p.4, 5, 14.

Atti della R. Accademia Vol, XV. 9

130 MOLESCHOTT E FUBINI

hanno dimostrato, che le femmine della rana, a parità di cir- costanze, esalano meno acido carbonico che i maschi, si spiega tanto per questa circostanza, che per la temperatura elevata (27°,3 339,3, in media 30°,4), che si ottennero valori molto grandi per l’acido carbonico al buio ed alla luce rossa. E s’in- tende che queste sperienze non devono direttamente parago- narsi colle sperienze istituite alla luce mista o azzurro-vio- lacea, trattandosi di individui diversi, di sesso diverso e di temperature diverse. Fra le femmine ed i maschi di rana esculenta MoLescHoTtT e ScHELSKE trovarono per l’acido carbo: nico esalato in identiche circostanze il rapporto di 100 : 128, MoLescHorT solo aveva prima trovato 100 : 119 (1).

Secondo le esperienze riferite in tabella XVII avremmo fra le quantità di acido carbonico esalato

a luce rossa luce azzurra il rapporto 100 : 114, secondo la tabella XVIII per luce mista luce azzurro-violacea il rapporto 100 È 103, e secondo la tabella XIX fra il buio ela luce rossa il rapporto 100 - 100/75 |

Combinando questi rapporti, che sono avvalorati per le grandi analogie di temperature nelle serie immediatamente confrontate, otteniamo le seguenti cifre proporzionali per l’acido carbonico esalato dalle rane:

al buio alla luce rossa alla luce azzurro-violacea alla luce mista

1 [ICKO RRAZE 100,5 : 115 : 1125

E traducendo queste cifre in parole dobbiamo restringerci alla proposizione, che mentre la luce rossa non aumenta in modo apprezzabile l’acido carbonico esalato dalle rane, l’in- fluenza della luce azzurro-violacea gareggia con quella della luce mista. Quindi, pensando alla poca efficacia della luce gialla, la quale nelle sperienze (pur troppo istituite con vetri colorati) non superava di più l’effetto della luce rossa, di

(1) Moreschort, nell’archivio di MiùLLER, 1853, p. 65,

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 431

quanto la luce azzurro-violacea superasse la bianca, MoLe- scnort fino dal 1857 era rimasto nella convinzione che l’azione della luce di aumentare l’esalazione di acido carbo- nico, per le rane almeno, fosse essenzialmente dovuta ai raggi chimici dello spettro.

Le sperienze per più di venti anni rimasero custodite in cartella, perchè MorescHort desiderava moltiplicarle prima di pubblicare un risultato così incidente. Ed a questa moltiplica- zione ci accingemmo insieme, in seguito agli studi del BécLaRp, di SeLMI e PraAcENTINI, e di Port, sui quali sopra riferimmo.

Prima però di narrare queste sperienze, dobbiamo rilevare come rispetto all’inefficacia della luce rossa nell’esalazione di acido carbonico per le rane, le sperienze di MoLEscHOTT s’ac- cordino con quelle di CHasanowITZ, avendo questi, come di- cemmo, ottenuto perfino meno acido carbonico in luce rossa che al buio (1). Abbiamo ricordato che CHAsANowITz, in luce mista di raggi gialli con molto rosso e poco verde, trovò assai più acido carbonico che in luce puramente rossa, ed anzi quasi altrettanto come in luce bianca. Per quanto la differenza nelle quantità di acido carbonico non dipende dalla maggior chia- rezza della soluzione, ma dal colore specifico, ci parve doverla attribuire ai pochi raggi verdi uniti al rosso ed al giallo, im- perocchè BécLarp trovò molto efficaci i raggi verdi, MoLEscHOTT per contra poco efficaci i raggi gialli.

3. Sperienze sugli uccelli.

Il nostro desiderio sarebbe stato di applicare il metodo di soluzioni colorate, prescelto da MoLescHorT fino dal 1857, se non per tutti i colori meglio accentuati dello spettro, almeno ai colori estremi e ad uno intermedio.

Per i raggi chimici non trovammo meglio della soluzione di solfato di rame con ammoniaca, quale già servì per le rane.

La luce rossa ci veniva fornita da una soluzione satura di carminio in fosfato di soda, 5 °/,, coll’aggiunta di un poco d’ammoniaca. Uno strato di 2,7 cm. non dava passaggio ad altri raggi che i rossi.

(1) Vedi p.124,

132 MOLESCHOTT E FUBINI

Ma non ci riuscì finora trovare altri liquidi che diano passaggio a raggi luminosi di un solo colore, per quanto nu- merose siano le prove da noi fatte. E per ciò con nostro gran rincrescimento non abbiamo potuto cimentare raggi verdi o gialli, che avremmo così volentieri isolati per potere con spe- rienze numerose applicare luce gialla o luce verde in diversi animali. Speriamo che un giorno incontreremo circostanze favorevoli, ed allora promettiamo obbedire al proverbio: quod differtur non aufertur.

Quando gli ‘animali dovevano subire l’influenza di luce mista, il recipiente era circondato di uno strato d’acqua di 2,7 cm., ossia di eguale spessore come quello della soluzione azzurro- violacea o del liquido rosso, che nelle sperienze comparative serviva di mantello colorato. Lo scuro si produceva avvilup- pando il vaso esterno, in cui rimaneva l’acqua di un cartone grigio, che formava un doppio strato.

I diversi liquidi si tenevano sempre nella medesima stanza in cui si eseguivano le sperienze, affinchè avessero tempera- ture il più possibilmente simili.

Lo stesso cilindro che faceva da camera respiratoria per l’animale, posava col suo margine superiore, che è sporgente, sul margine del recipiente col liquido. Quest'ultimo, come i tubetti con calce sodica e potassa, stava pronto sul finire di una sperienza, e giacchè la camera respiratoria stava sopra il tavolino che si poteva innalzare ed abbassare al livello op- portuno, così era facile che un terzo assistente aiutasse a cam- biare il mantello di quella, mentre si sostituivano freschi tubetti pesati a quelli che si doveano pesare.

Colla scala fotometrica di ScHaLL si misurava sempre l’in- tensità chimica della luce, tenendo la carta esplorativa in un provino circondato da uno strato del liquido corrispondente spesso 2,7 centimetri.

Sarebbe stato desiderabilissimo di avere la medesima inten- sità di luce quando il recipiente era circondato sia da acqua ordinaria, o dalla soluzione ammoniacale di solfato di rame, ovvero da quella di carminio in fosfato sodico 5 °/ con am- moniaca. Non abbiamo potuto realizzare questa condizione. Anzi, il liquido rosso lasciava passare più luce che il liquido azzurro-violaceo, al punto che in giorni d’inverno succedeva

all

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 133

di distinguere chiaramente l’uccellino attraverso il mantello rosso, mentre a mala pena si vedeva attraverso l’involucro azzurro-violaceo. A chiunque verrà l’idea di allungare la so- luzione del solfato di rame ammoniacale, e venne a noi, ma se non aveva la forza indicata, se cioè non era quasi concen- trata la soluzione, uno strato di 2,7 cm., lasciava passare pure dei raggi verdi, che assolutamente volevamo escludere, se non potevamo sorprenderli soli.

Importa però ricordare, e l'esame delle tabelle annesse lo dimostra, che non ostante la maggior trasparenza del liquido rosso, l’effetto chimico del medesimo nella carta d'argento era più debole di quello del liquido azzurro-violaceo.

Le sperienze negli uccelli furono fatte in un passere con ali intatte ed un canarino, Fringilla canaria, con ali tarpate. Il passere era il medesimo col nome A, cui si riferiscono le sperienze descritte in p. 92 e seguenti, e fu nutrito nello stesso modo.

Il canarino in media pesava 13,4 grammi. Le sperienze ven- nero eseguite fra il 3 Novembre 1877 ed il 3 Gennaio 1878. L’uccellino aveva la sua solita semenza di miglio, Panicum miliaceum L., ed acqua a discrezione, e si mantenne bene: il 3 Novembre pesava 14,2, il 3 Gennaio 13,7.

Come si vede dalla tabella XX. a, si cambiò sempre l’ordine delle singole sperienze. Tre serie di queste contengono tutte e quattro le osservazioni, al buio cioè, ed in luce mista, rossa ed azzurro-violacea; tre caduna in tre condizioni; una in due sole.

Dalla tabella XX. b s’inferiscono le medie ridotte a 100 grammi e 24 ore, e trascrivendole qui, vi aggiungiamo i valori pro- porzionali per l'acido carbonico.

iene Grado Acido Valori Illuminazione di luce | Temperatura | carbonico | proporzionali Buio 12°, 4 27,072 100 Luce rossa —_ 12,6 28, 088 104 |Luceazzurro-violacea| I, 7 121,0 29, 136 108

Luce mista II, 5 d2'b,9 32, 558 120

134 MOLESCHOTT E FUBINI

Cadauna di queste cifre è la media di 6 osservazioni o spe- rienze, eccetto quelle che si riferiscono alla luce rossa, per la quale non ne abbiamo che 5.

Appare da questa serie di sperienze che la luce rossa pro- duceva un piccolo aumento dell’acido carbonico sopra il buio, e la luce azzurro-violacea un simile vantaggio sopra la rossa. Però la luce azzurro-violacea rimane molto indietro all'effetto prodotto dalla luce mista.

Assai più forti, ma ascendenti nel medesimo ordine, erano gli effetti prodotti nel passere A. Le sperienze furono pure fatte d’inverno, mentre il peso del passere sempre nutrito collo stesso cibo in abbondanza, oscillava fra 26 e 28;6 grammi.

In ogni serie troviamo tutte e quattro le condizioni d’il- luminazione, di modo che ogni cifra è la media di quattro osservazioni, la cui successione appare dalla tab. XXI. a.

Grado Acido Valori

Illuminazione Temperatura

di luce carbonico proporzionali

Buio _ 119.6 16, 692 100

Luce rossa ZA 12004 25, 394 152 Luce azzurro-violacea | II, 7 : PORT | 28, 556 171 Luce mista II, 5 110,8 27,561 165

La luce rossa in questo passere avea un’energia anche mag- giore di quella osservata da SeLmI e PracENTINI per la tortora e la gallina, come da Port per il topo; mentre l’aumento dell'acido carbonico, determinato dalla luce azzurro-violacea, nelle nostre sperienze sul passere A, è intermedio fra i valori osservati da quegli autori per la luce azzurra (1).

Giova riunire in un solo specchietto i valori proporzionali del canarino e del passere, per prendere anche le medie:

Luce

Buio Luce rossa | azzUrro- Luce mista violacea

Canarino 100 104 108 120 Passere 100 152 171 165

Medie 100 128 139 142

(1) Vedi p, 120, 125.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 1359

E stando a queste medie si verifica:

1°) Che la luce azzurro-violacea nella energia di attivare il ricambio della materia megli uccelli raggiunge quasi il grado d’azione della luce mista;

2°) Che negli uccelli la luce rossa è molto più attiva che melle rane; di modo che alla luce rossa gli uccelli esalano molto più acido carbonico che al buio, assai meno che alla luce mista od azzurro- violacea.

4°. Sperienze con mammiferi.

Per confrontare i mammiferi cogli uccelli disponiamo di due serie comparative di sperienze, istituite in quel medesimo surmulotto, Mus decumanus, E, che ci fornì molte osservazioni per la quistione, se la luce, anche dopo l’esclusione degli occhi, abbia i. fluenza nel ricambio della materia.

Le sperienze rispettive, in tutte e due le serie composte di una al buio, a luce mista, rossa ed azzurro-violacea, ven- nero fatte nel mese di Settembre del 1877, quando il surmu- lotto pesava fra 120 e 121 gramma. I singoli valori, immediati e ridotti, sono raccolti nelle tabelle XXII. a e XXII. bd, e qui trascriviamo i valori medii:

——____—_—_—_-=== =-=-——---=_# —+eocro@”@e®r»_vrP—r—ro-r'o——— *°.-——.

Grado Acido Valori

| Illuminazione di luce | Temperatura | carbonico | proporzionali

mm ———___—_———_——-T"

Buio _ 199,7 4,941 100

Luce rossa II 21,5 5, 479 111 Luce azzurro-violacea | II, 5 21,0 6, 906 140 Luce mista VI 19,8 6, 756 137

Paragonando i valori proporzionali colie medie degli uccelli

troviamo: L Luce Luce rossa azzurro- Luce mista violacea Uccelli 128 139 142

Mammifero 111 140 137

136 MOLESCHOTT E FUBINI

Dal buio fino alla luce azzurro-violacea si verifica il me- desimo ordine ascendente, sia per il mammifero che per gli uccelli.

Per tutti e due poi vediamo avvicinarsi, l’una all'altra, le quantità di acido carbonico esalate alla luce azzurro-violacea ed alla luce mista. Ed in quest’ ultimo punto si rassomigliano pure gli anfibi e gli animali omoiotermici. Difatti, se mettiamo = 100 la quantità di acido carbonico prodotto in luce azzurro- violacea, risultano i seguenti rapporti :

Classe d’animali Luce azzurro-violacea Luce mista Rane 100 97 Uccelli 100 102 Mammifero 100 98

E lasciando in disparte gli anfibi, per uccelli e mammiferi, troviamo il medio rapporto fra l'acido carbonico esalato alla luce azzurro-violacea e quello eliminato in luce mista addi- rittura —=100: 100.

Per quanto non siano identiche le condizioni, in cui lavo- rarono i nostri predecessori e noi medesimi, avendo, come. fu detto, i primi sperimentato con vetri colorati, noi invece con soluzioni, che, se non davano passaggio a luce di un sol colore, almeno non lasciavano passare raggi luminosi etero- genei, pure ci piace schierare insieme i valori proporzionali che ora si riferiscono a otto diverse specie d’animali.

ANFIBI MAMMIFERI Rana Cane Topo Surmulotto ILLUMINAZIONE esculenta GS Mus musculus| Mus decumanus mn SELMI = MoLESCHOTT MoLEscHOTT | e PIACENTINI Port e FuBINI 1856-57 187 1875 1877 BUIORSRereE: ie 100 100 100 100 Luce rossa ..... i 100, 5 112 143 111 Luce azzurra... 115 126 187 140 Luce mista..... 112 122 153 137

d

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 137

UCCELLI

Tortorella | Gallina Canarino

ILLUMINAZIONE

SELMI SELMI MoLescHoTT | MoLESscHOTT

e PiacenTINI | e PracenTINI | e FUBINI e Fumi |

1870 | 1870 1877-78 1878. | BS anne 100 100 100 100 Luce rossa ..... 129 133 104 152 Luce azzurra... 147 149 108 171 Luce mista..... (47 |! 144 120 165

i Facciamo per ora astrazione dagli anfibi, ed esaminiamo in primo luogo le cifre per i mammiferi , che da tutti gli sperimentatori venivano osservati, mentre erano esposti alla particolare illuminazione che voleano cimentare. Se prendiamo per il cane, il topo ed il surmulotto insieme, la media delle cifre, troviamo i rapporti:

fra il buio e la luce rossa 100 : 122

fra il buio e la luce azzurra 100 : 151

fra il buio e la luce mista 100 o 134

fra la luce azzurra e la luce mista

100 : 89.

Si conferma che la luce rossa, in confronto del buio, au- menta già notevolmente l’esalazione di acido carbonico per i mammiferi, quantunque meno assai della luce mista.

In ognuno degli animali esaminati la luce azzurra agiva più energicamente della luce mista, ma la differenza fu ben diversa nei singoli casi

luce azzurra luce mista

surmulotto 100 = 98 MotrescHoTT e FUBINI; Canc. .. + 100 x 97 SELMI e PIACENTINI; topo . . . 100 : 82 Port.

L'accordo fra SELMI e PIACENTINI con noi stessi sarebbe assai

138 MOLESCHOTT E FUBINI

vicino e concederebbe sempre di riconoscere, che fra gli ef- fetti della luce azzurra e quelli della luce mista c’è poca differenza. Invece Porr avrebbe trovato la luce azzurra assai più attiva della luce mista.

Ma egli è difficile, per non dire impossibile, insistere in questi confronti. Poichè SeLMi e PracenTINI con Port lavora- vano con vetri colorati, la loro luce azzurra dovea essere accompagnata da molta luce rossa, mentre la nostra soluzione di rame lasciava passare raggi azzurri e violetti. Ripensando ai valori bassi che tanto SeLmi-PracENTINI, che Port trova- rono per la luce violetta, si avrebbe potuto aspettare a trovare più basso il nostro valore per la luce azzurro-violacea, ed invece desso è intermedio fra quello degli altri autori. Ma ciò non può recare meraviglia a chi si ricordi, quanto di luce rossa passi insieme a raggi azzurri attraverso i vetri violetti, per cui la cifra trovata dai nostri predecessori per la luce violetta va messa senza dubbio in quarantena.

Per gli uccelli, nei quali Port non cimentò gli effetti della luce, ci accingiamo a malincore a fare i relativi paragoni, perchè, mentre noi cimentammo il passere ed il canarino durante la loro esposizione a luce colorata, SELMI e PIACENTINI esaminarono l’effetto postumo delle rispettive illuminazioni (4). Pure vediamo! Il rapporto fra l'acido carbonico esalato al buio e quello prodotto in una determinata illuminazione era:

fra il buio ed il rosso

100 : 131 Selmi e PIACENTINI,

100 î 128. MoLescHoTT e FUBINI ; fra il buio e la luce azzurra

100 : 148. SELMI e PIACENTINI,

100 5 139 MoLEescHoTT e FuBINI; fra il buio e la luce mista

100 : 146 SELMI e PIACENTINI,

100 2 142 MotrescHoTT e FuBINI;

fra la luce azzurra e la luce mista 100 > 99 SELMI e PIACENTINI,

100 : 102 MoLrescHoTT e FuUBINI.

(1) Vedi p.117.,

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 139

Non torneremo a far la critica che uno studio attento del- l'ardua ed importante questione c'inspirava di fronte ai lavori di SeLmi- PracenTINI e Port. Non potevamo meglio tributar loro l’onor delle armi, se non col confrontare minutamente le cifre loro colle nostre.

Ad ogni modo ci crediamo autorizzati a dichiarare, che la luce azzurro-violacea e la luce mista per poco hanno la me- desima energia nell’ attivare l’ esalazione di acido carbonico presso uccelli e mammiferi. Questa analogia risulta nel modo più spiccante, se prendiamo la media di tutte le nostre cifre ottenute presso diversi animali, compreso le rane :

luce azzurro-violacea luce mista

Bamatte" LUO ; 97 CADarino -.. «LOO : 111 Passere . . 100 o 94 Surmulotto 100 i, 98 Medie 100 £ 100 .

Lo stesso medio rapporto (100 : 100) fu trovato da SELMI e PiacENTINI per la tortora. Ora se prendiamo la media di tutte le sperienze:

luce azzurra luce bianca

Rana. ... 100 3 97 MoLESCHOTT

Tortora. . . 100 £ ‘100 SeLMI e PIACENTINI

Gallina... 100 ; 97 Senwmi e PIAcENTINI

Canarino . . 100 E 111 MotrescHoTT e FuBINI

Passere. . . 100 : 94 MoLEescHoTT e FUBINI

Cane +. .1y3400 7 97 Selmi e PIACENTINI

TOPO ta "at 00 È 62: Bore

Surmulotto . 100 : 98 MoLescHOTT e FuBINI troviamo 100 : dii

Alla cifra elevata, che fu riscontrata per la luce azzurra da Port nel topo e da noi nel passere, contrasta la cifra bassa, relativamente parlando, trovata da noi nel Canarino. Pure nell'insieme le cifre mostrano una tendenza della luce azzurra ad aumentare l’esalazione di acido carbonico “di van- taggio della bianca.

110 MOLESCHOTT E FUBINI

I confronti fra i risultati con luce rossa sono più stringenti, nel senso che anche il vetro rosso del commercio non il passo ad altri raggi che i rossi. Basti quindi il rilevare che nei vertebrali omoiotermici , se a paragone del buio era sempre attivo il rosso, lo era pure sempre assai meno della luce azzurra o azzurro-violacea, e così pure della luce mista o bianca.

Se limitiamo, come ragionevolmente si deve limitare, agli animali omoiotermici i nostri paragoni, non vi avrebbe con-. traddizione alcuna fra i lavori di SeLMI- PrAcENTINI e Port e le ricerche nostre. A prima vista potrebbe sorprendere che noi non abbiamo trovato l’ azione della luce azzurra più forte, di quanto la trovavano i nostri predecessori; poichè nel nostro caso l’ azzurro era accompagnato di violetto, nel caso loro di rosso. Sappiamo che ci risponderanno che dessi osservavano debole energia per i raggi violetti, anzi un’influenza minore di quella del rosso. Se non fosse che quasi senza eccezione in queste nostre ricerche, come nelle anteriori di MoLEScHOTT, a parità delle altre circostanze, l’acido carbonico presentava più forte aumento, quando cresceva l'intensità chimica della luce.

Egli è vero che quest’ ultimo fatto assolutamente non collima colle osservazioni di SeLMI e PriAcENTINI, come di Port, dalle quali risulterebbe che i raggi verdi, e sovrattutto i gialli, au- mentano assai più l'acido carbonico esalato che non gli stessi raggi azzurri o la luce bianca. Ma finchè queste sperienze non sieno ripetute con raggi uniformi, fosse possibile con colori ottenuti da un prisma abbastanza dispersivo, coll’ aiuto di un eliostato , la quistione per noi rimane aperta.

5. Sperienze con mammiferi ciechi.

Avendo verificato che la luce mista vale ancora, sebbene in grado meno forte, ad aumentare l’esalazione di acido car- bonico presso animali privi degli occhi, non potevamo sottrarci all'obbligo di esaminare, se pure la luce colorata attivi an- cora la respirazione in animali ciechi.

Le nostre ricerche furono eseguite in parte nel surmulotto, che già più volte fu oggetto di questi nostri studi, in parte

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. ALI

in un topolino, Mus musculus, che nei nostri verbali è con- trassegnato colla lettera C.

Giacchè il surmulotto, Mus decumanus E, ha pure servito allo stato intatto a sperienze con luce colorata, si presenta qui l'occasione del diretto paragone fra gli effetti che subì l’animale prima e dopo la perdita degli occhi.

Le sperienze in proposito col surmulotto cieco furono ese- guite fra l'11 ed il 19 Ottobre 1877, da 12 a 20 giorni dopo l’operazione col ferro rovente e la potassa caustica. L'animale in quel tempo pesava in media 133 grammi, ma stava così bene e servivasi così abilmente del cibo, che dovea cercare coi sensi olfattivo e tattile, da mostrare in quel tempo un aumento di peso abbastanza cospicuo.

Al buio furono fatte sei, alla luce mista sette sperienze, per la luce rossa e quella azzurro-violacea cadauna otto, che sono raccolte colle rispettive annotazioni del peso, del grado di luce e di temperatura nelle tabelle XXIII, a, XXIII.b. Qui se- guono le medie:

ae 1 " Tempera- Acido Valori Illuminazione Grado di luce in È carbonica proporzionali |l Buio _ 10039 9, 204 100 Luce rossa (pe 16, 6 5, 939 114 Luce azzurro-violacea Td 16,6 6, 063 116 Luce mista IV, 3 16,0 5, 678 109

| i

Confrontiamo con queste le medie ottenute coll’animale

intatto per l’acido carbonico scrivendo l’ una sotto l’altra prima

le quantità di esso, ridotte a 100 grammi e 24 ore, e poi i valori proporzionali.

Luce Buio Luce rossa azzurro- Luce mista violacea Surmulotto intatto 4,941 5,479 6, 906 6,756 Surmulotto cieco 5, 204 5, 939 6, 063 5, 678 Surmulotto intatto 100 111 140 137

Surmulotto cieco 100 114 116 109

142 MOLESCHOTT E FUBINI

risulta che il surmulotto cieco esalava più acido carbonico del surmulotto intatto, sia al buio che a luce rossa, meno invece a luce mista ed azzurro-violacea..

Le temperature essendo state più basse per ogni modo d'illuminazione per l’animale cieco che per l’ intatto, non è con essa che si possa spiegare la differenza. Durante le spe- rienze coll’animale intatto la temperatura superava quella delle sperienze col surmulotto cieco dei seguenti valori:

al buio alla luce rossa alla luce azzurro-violacea alla luce mista ci e 4°,9 4 39”,

Se si trattasse di influenza di temperatura, l’animale in- tatto nella luce mista sarebbe stato meno favorito che al buio, e nella luce rossa quasi allo stesso grado che nella luce azzurro-violacea.

Le cifre proporzionali poi mostrano, come la luce rossa era più attiva, sebbene non molto, nel surmulotto cieco che nel veggente, ma viceversa molto più forte l’effetto della luce azzurro-violacea nel surmulotto intatto che nell’accecato.

Nel surmulotto cieco poi la luce mista era meno attiva che la rossa e l’azzurro-violacea.

Non vuole dimenticarsi che le sperienze a luce mista in questa serie furono istituite con un mantello d’acqua intorno al recipiente dell'animale, e quindi con luce smorzata, ossia in media al grado IV, 3. Così riesce istruttivo il paragone colle sperienze consegnate nella tabella VII. b, istituite pure col surmulotto accecato, ma senza mantello d’acqua intorno alla camera dell’ animale, ad un grado di luce molto superiore, ossia in media di X. Trascriviamo le medie :

Surmulotto cieco

BUIO LUCE MISTA Tempe NEO Grado Acid “| carbo- rd \ cido ratura | “nico | di luce | Temperatura | carbonico

Col mantello d'acqua | 17°,3|5,204| IV 3 169,0 5, 678 Senza » d’acqua|18 ,1|5,247| X 1d4f 6, 018

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 143 Ed i rapporti per l’acido carbonico fra il buio e la luce per

il grado IV è di..... 100 : 109 » Menia PMO 100/.kio.,

Poichè i valori qui paragonati sono ottenuti a temperature vicine, mentre la piccola differenza, che pur esiste, ha dovuto diminuire il vantaggio del maggior grado di luce, ci crediamo in diritto di dare una grande importanza alla differenza, che in queste serie di sperienze corrisponde alle diverse intensità chimiche della luce, con cui si rinvennero le cifre per l’acido carbonico.

Col topolino abbiamo istituito più variate sperienze.

Desso fu accecato ‘col ferro rovente e successiva applicazione di potassa caustica, e ciò il giorno 18 Agosto 1877.

Le sperienze si eseguirono fra il 20 Agosto ed il 15 Set- tembre. L’animaletto in quel tempo pesava in media 8 grammi, da prima (20 Agosto) 6,3, in fine (15 Settembre) 9,6. La sua condizione dunque era lodevole.

Nelle ricerche con questo topo ci siamo attenuti all'idea di cimentare l'influenza specifica delle diverse illuminazioni, comparando al buio uno ad uno gli effetti della luce rossa; azzurro-violetta e mista; ma inoltre abbiamo confrontato la luce mista coll’azzurro-violacea, e così pure quest’ultima colla luce rossa.

Nelle tabelle XXIV. a e sono consegnati i valori immediati, nelle tabelle XXIV. a' e' i valori ridotti a 100 grammi e 24 ore. Qui seguono le cifre medie accoppiate a norma dei sin-

goli confronti. Buio e luce rossa (1).

Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali buio —_ 26°,4 24,024 100 luce rossa bo 26 ,4 23,308 ; 97

Buio e luce azzurro-violacea (2)

Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali

buio 249,6 24,764 100 luce azzurro- 7

violacea I 24 ,8 29,253 118.

(1) Vedi tabella XXIV.c'. (2) Vedi tabella XXIV. d'.

44 MOLESCHOTT E FUBINI

Buio e luce mista (1) eTZZZZaeeeeeÌg®e© ÌeEettSs5s€eE€©€oeez<z*t2.- ——__m m—tt<o__ Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali buio —. 290,1 24,072 100 luce mista VIII 29 ,0 27,299 113.

Luce azzurro-violacea e luce mista (2). e eun) #_-+F___=.x=x=x=_=_=_=x====———— zz Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali

luce azzurro- violacea 1,6 20,54 21,290 100 luce mista JAR; 25,9 29,595 108.

Luce rossa ed azzurro-violacea (3). .TT®]_re—_ (ll lg" %£;;*yr —1©e> mumumìi!!"" Illuminazione Grado di luce Temperatura Acido carbonico Valori proporzionali

luce rossa 10, 2540 27,389 100 luce azzurro- violacea 7 24° 26,316 96.

Se tiriamo le conclusioni da queste sperienze accoppiate , risulta che nel topolino cieco, in confronto del buio, era nulla l’azione della luce rossa, giacchè il valore dell’acido carbonico in essa ottenuto era inferiore a quello del buio, quantunque fossero eguali le temperature.

Forte invece è l'influenza specifica confrontata al buio della luce azzurro-violacea, superando la stessa luce mista. Questa invece ha agito più energicamente quando si comparava direttamente, nel medesimo giorno cioè, colla luce azzurro- violacea. Giova pertanto prendere la media dei rapporti fra

luce azzurro-violacea e luce mista |

CIPEtTOnna n. 100 ; 108 indirettamente trovato 118 : 143 medlossse . 109 ° 110 ossia 100 : 108.

Mentre nei confronti col buio la luce azzurro-violacea vin- ceva di molto la luce rossa, anche qui s'invertiva il rapporto

(1) Vedi tabella XXIV. a”. (2) Vedi tabella XXIV. d'. (3) Vedi tabella XXIV. e.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 1455

nelle sperienze istituite, per comparare direttamente l’azione dei due colori. Prendiamo dunque pur qui la media.

Rapporto fra luce rossa e luce azzurro-violacea

direttamente trovato . 100 E 96 indirettamente trovato 97 î 118 Medio i... 98,5 : 107

ossia 100 - 109 .

Combinando le osservazioni, si verifica per il topolino cieco che la luce rossa vince il buio, la luce azzurro-viciacea supera la rossa, e la luce mista batte alquanto l’azzurro-violacea.

In seguito ci pare utile metter insieme tutte le osservazioni che furono fatte sulla quantità di acido carbonico esalato dal topolino cieco, cioè 9 raccolte al buio, 8 alla luce rossa, 10 alla luce azzurro-violacea, 7 alla luce mista (1). Le medie risultanti da questa rassegna sono:

buio luce rossa luce azzurro-violacea luce mista

24,204 25,349 27,296 28,611

100% 224/105 : 113 : 1184 L'influenza della luce mista sarebbe stata comparativamente forte. In questo topolino non vennero fatte sperienze mentre era intatto, ma in tre altri topi A, B e D (2), che non soprav-o . vissero all’accecamento, avevamo ottenuto allo stato intatto

i rapporti:

buio luce

per A Lod: nntt930

gio EOOV° = 'TA42

» D 1009 e et

ossia in media i REL POPE, 122,

In confronto di questo rapporto, quello trovato nel topolino C accecato , ossia 100 :118, indica una forte energia della luce mista ancora dopo l’accecamento.

Ma poi è stata forte eziandio l’influenza della luce mista nel topolino cieco, in confronto di quanto fu nel surmulotto

(1) Vedi tabella XXIV. /. (2) Vedi le tabelle XXV, XXVI, XXVII.

Atti della R. Accademia Vol. XV. 10

146 MOLESCHOTT E FUBINI

privo degli occhi, per cui giova ravvicinare le cifre propor- zionali per i due mammiferi accecati, calcolandone pure le medie:

Buio L. rossa L. azzurro-violacea L. mista

Surmulotto cieco . 100° 114 116 109 Topolino cieco. . 100 105 113 118 Medie: © *af. <<: 1007 €409 114 Mar,

Per tradurre queste cifre in tesi, dobbiamo dire che pure in mammiferi ciechi, non solo la luce mista, ma pure la luce colorata attiva l’esalazione di acido carbonico; che la luce mista e l’azzurro-violacea, fra di loro quasi uguali, sono però assai meno forti negli animali ciechi, che negli intatti; che la luce rossa nel surmulotto cieco superava alquanto l’energia svolta nel surmulotto intatto, mostrandosi invece, presso il nostro topolino, inferiore di molto all'influenza, che la luce rossa spiegò nel topo intatto di PorT.

La tabella XXVIII passa in rassegna tutte le cifre propor- zionali per i valori dell'acido carbonico, ridotti a 100 grammi e 24 ore, negli animali veggenti o ciechi da noi esaminati, per l'influenza della luce rossa, azzurro-violacea e mista in confronto del buio. Qui confrontiamo soltanto i rapporti medii per gli animali omoiotermici.

Luce azzurro-

Buio Luce rossa violacea Luce mista Uccelli veggenti 100 128 139 142 Mammiferi veggenti 100 111 140 137 Mammiferi ciechi 100 109 114 113

Se non fosse per la luce rossa, che nelle rane non aumen- tava l’acido carbonico esalato, i mammiferi ciechi avrebbero dato delle medie assai rassomiglianti a quelle delle rane intatte. Imperocchè l’acido carbonico esalate dava i seguenti rapporti:

Buio L. rossa L.azzurro-violacea L. mista Rane intatte 100 100,5 115 112 Mammiferi ciechi 100 109 114 IM3%

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 147

Bisogna rilevare in modo generale che le rane si distin- guono dagli uccelli e dai mammiferi, in quanto che la luce rossa non attiva la loro respirazione. Questo fatto a priori non era presumibile, imperocchè secondo un’osservazione di pu Bors-Revmonp il colore rosso eccita le rane (1), il che talvolta, sebbene non sempre, venne pure rimarcato da uno di noi. Tanto più vale che CÒasanowiTz ancor egli ebbe da constatare, che la luce rossa non aumenta l’acido carbonico esalato dalle rane, anzi egli nella luce rossa ottenne anche meno acido carbonico da questi anfibi che non al buio (2). Siccome noi disponiamo di due serie di sperienze eseguite da MoLescHOTT, le quali tutte e due mettono all’infimo grado la quantità dell'acido carbonico eliminato sotto l’azione della luce rossa (3), non puossi ragionevolmente dubitare dell’inef- ficacia di questo colore nelle rane, rispetto all’ eliminazione dell’acido carbonico, per quanto possa sorprendere il distacco dagli animali omoiotermici in genere e dai mammiferi ciechi in particolare.

6. Sull’influenza dell’intensità chimica della luce nella quantità dell’acido carbonico esalato.

Ora c'incombe il dovere di esaminare, se pure dalle osser- vazioni istituite con luce più o meno monocromatica risulti un’influenza graduale della diversa intensità chimica che la luce del cielo presentava durante le rispettive sperienze.

A tal uopo, per ogni serie che consti di un numero suffi- ciente di osservazioni, abbiamo diviso in due gruppi i valori trovati, l’uno corrispondente ai gradi inferiori, l’altro ai gradi superiori di luce.

Talvolta i due gruppi constano di numeri assai diversi di osservazioni, perchè il caso voleva che nella serie un deter- minato grado di luce prevalesse.

Altre volte per stabilire il paragone sovra un numero suffi- ciente di osservazioni, abbiamo combinato le sperienze istituite

(1) Vedi MoLescHort Untersuchungen, Vol. V, p.124. (2) Vedi sopra p.124. (3) Vedi le tabelle XVII e XIX.

148 MOLESCHOTT E FUBINI

a luce mista ed a luce azzurro-violacea, quando cioè i valori medii per queste due specie d'illuminazione stavano abbastanza vicini, come per le rane (tabella XVIII), il passere (tabella XXI. b), il topolino cieco (tabella XXIV. f).

Pel surmulotto cieco, avendo avuto quasi ugual effetto la luce rossa e quella azzurro-violacea (tabella XXIII. b), abbiamo combinato le cifre ritrovate con queste due illumi- nazioni, per schierarle in due classi a seconda dell’intensità chimica della luce.

Le cifre del canarino per le singole illuminazioni sono troppo diverse per concedere una simile combinazione, e per una illuminazione sola non numerose abbastanza per infe- rirne una regola.

Queste osservazioni bastano per spiegare la composizione delle tabelle XXIX - XXXIII, dalle quali sono ricavate le se- guenti medie.

RANA ESCULENTA.

Sperienze con vetri colorati (I).

Grado Tempera- Acido Valori

Illuminazione di luce tura carbonico | proporzionali Azzurra IV, 5 23.9 0, 706 100 i va | 23,5 | 0,866 | 193 Gialla I ACa 0, 730 100 a Il 23,1 | 0,754 | 103 Rossa I ZIO 0,960 100 » II, 4 Rioni 0,900 94

Esperienze colla soluzione di rame (2).

Mista ed azzurro-violacea I 249, 8 0, 900 100 i) . Il 26,2 | 0,935 | 104

(1) Tabelle XXIX. a, XXIX. 5, XXIX. c. (2) Tabella XXX.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 149

L'aumento più manifesto nell’esalazione dell’acido carbonico corrispondeva alla maggior intensità della luce azzurra del vetro colorato, un aumento meno grande, ma però indubitato, a quella della luce azzurro-violacea procurata colla soluzione di rame, combinando le cifre ottenute in questa con quelle trovate a luce mista. La differenza minore nel secondo caso con molta probabilità dipende dalla circostanza, che la luce mostrava sempre poca energia chimica (vedi p. 165 e 166).

Ancora più debole, che nel caso precedente, è stata l’in- fluenza dell’intensità della luce gialla, il che corrisponde esat- tamente al fatto che dessa, nelle rane, aumenta di poco l’esalazione di acido carbonico (1).

Per la luce rossa, che nelle sperienze di CHASANOWITZ e di MoLescHoTT fu trovata inefficace nella respirazione delle rane, l’influenza della maggior intensità della luce divenne perfino negativa, ricordando in ciò il ritrovato di CHASANOWITZ, cui le rane nella luce rossa diedero ancora meno di acido carbonico che nel buio (2).

Nel passere i due gruppi, nei quali si dividono le sperienze istituite in luce mista od azzurro-violacea, presentano una bella differenza nelle intensità di luce, e conforme ad essa pure un gran divario nei valori dell'acido carbonico , come risulta dalle seguenti medie (3):

SU Grado Tempera- Acido Valori Illuminazione di luce tura carbonico |proporzionali Azzurro-violacea 1,4 1,9 25, 416 100 » IV, 5 12007 32, 464 128

Per la luce rossa le nostre sperienze non fanno conoscere l’influenza dell’ intensità della luce nella respirazione degli uccelli, perchè con una sola eccezione il grado di luce è sempre stato J.

Mentre per i mammiferi intatti le sperienze comparative

(1) Vedi p.126. (2) Vedi p.124. (3) Tabella XXXI.-

150 MOLESCHOTT E FUBINI

non sono sufficientemente numerose, per farne risultare l’in- fluenza graduata dell’intensità chimica della luce, abbonda invece il materiale per i mammiferi ciechi da noi studiati :

Surmulotto cieco (1).

_—_o yz. ooessx< €@©*E€E€E€E€E€E€««r rrr_rrr—_--___ùm

FOR Grado Tempera- Acido Valori Illuminazione di luce tura carbonico | proporzionali Rossa ed azzurro-violacea ] 169,1 5, 891 100

» » un Mo 6, 184 105

Mista IV,3: | 16,0 /678 100 È x 17,7 | 6,018 | 106

Topolino cieco (2).

Mista ed azzurro-violacea 1,4 20° D i 2040 100 » » Vi5 271,11 295/289 108

S'inferisce da questa rassegna che in condizioni analoghe il maggior aumento nell’intensità della luce determina pure il maggior accrescimento nell’acido carbonico esalato; imperocchè, se senza pretenderla ad alcuna specie di proporzionalità mate- matica, riduciamo in ognuno dei tre casi il grado inferiore della luce a 100 ed il grado superiore alla cifra proporzionale, otteniamo i seguenti rapporti:

Luce Acido carbonico Surmulotto cieco 100 : 220 ; 100 : 105 » » 100: 233% 100 : 106

Topolino cieco 100 : 464 ; 100 : 108. Nel passere intatto poi l’azione dei raggi chimici fu molto più spiccata che nei mammiferi ciechi:

Luce Acido carbonico

Passere intatto 100 : 322 ; 100 : 128.

(1) Tabella XXXII. a, XXXII. >. (2) Tabella XXXIII,

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 154

L'insieme di queste sperienze viene ad affermare, che non solo nella luce mista, ma pure in quella azzurro-rossa (vetro colorato), ed azzurro-violacea (soluzione di rame), coll’intensità de’ raggi chimici cresce la quantità dell'acido carbonico esalato, presso le rane, gli uccelli ed i mammiferi. Le sperienze nei mammiferi essendo fatte in individui accecati, quest’asserzione è estendibile pure ad animali privi d’occhi. Se non che in questi l’effetto fu minore che negli animali veggenti, il che abbiamo dimostrato essere il caso della luce in genere.

Nelle rane l’azione della luce rossa essendo nulla per l’e- nergia della respirazione, non è da meravigliarsi, se non si verificò un’influenza del diverso grado della sua intensità. Per gli uccelli ed i mammiferi non si potrebbe dire altrettanto, ma le nostre sperienze in questa direzione non sono numerose abbastanza per enucleare il fatto in tutta la sua purezza. Sono troppo rari i casi, in cui coll’ applicazione della luce rossa il grado di questo fu superiore ad I, per poter fare un paragone adeguato. Combinando però, pel surmulotto cieco, i valori ottenuti in luce rossa con quelli raccolti per la luce azzurro- violacea, si potrebbe credere che l'energia spiegata dall’inten- sità maggiore della luce non fosse che un altro modo di esprimere la prevalenza dei raggi azzurro-violacei sopra i rossi. Se non che l’acido carbonico esalato per le intensità di luce I e II, 2, dava il rapporto 100:105, mentre nella luce rossa e quella azzurro-violacea, fatta astrazione dall’intensità della luce, dava il rapporto 100 : 102 (1). Anzi era precisamente la grande rassomiglianza fra gli effetti della luce rossa e di quella azzurro- violacea nel nostro surmulotto cieco, che consigliava la combi- nazione delle due serie, per indagare l'influenza del grado di luce.

V. Conclusione.

L'osservazione fatta per la prima volta nel 1855, che cioè la luce aumenta l’esalazione di acido carbonico per le rane, oramai si è ripetuta in tante specie d’animali, che una sem- plice rassegna delle cifre proporzionali ottenute da vari speri-

mentatori può bastare per mettere in evidenza la portata di quell’influsso.

(1) 5,939 : 6,063. Vedi tabella XXIII. 5, e p. 141.

152

MOLESCHOTT E FUBINI

La tabella che segue si riferisce ad animali intatti ed in essa sono raccolti soltanto i valori trovati per l'acido carbo- nico esalato complessivamente, dalla pelle che dai polmoni.

Valori proporzionali dell'acido carbonico esalato al buio ed alla luce da diversi animali.

Specie d’animale

Rospo

Media per gli anfibi

Tortora,

Gallina

Passera Canarino

Media per gli uccelli

Cane Porcellino d’ India Topo » Surmulotto Moscardino

Media per i mammiferi

Buio Luce 100 : 125 100 : 156 100 : 121 (1) 100 : 126 (2) 100 : 132 100 : 147 100 : 144 100 : 142 (3) 100 : 120 100 : 138 1003M22 100 : 130 100 : 153 100 : 122 (4) 100 : 132 (5) 100 : 145 100 : 134

Autori

MoLEscHOTT CHASANOWITZ MoLescHOTT e FuBINI MoLescHoTT e FUBINI

SELMI @ PIACENTINI SELMI e PIACENTINI MotLescHotTT e FuBINI MoLescHoTT e FugiNI

SELMI e PIACENTINI CHASANOWITZ PoTT MoLescHoTT e FUBINI MoLescHOTT e FuBINI

.| MoLescHoTT e FUBINI

A. delle sperienze

hd (e e) (Sa, (Dai

(1) È la media di tutte le nostre osservazioni dell’anno 1876. Vedi

le tabelle I. d, Il. d.

(2) Vedi tabella XXXIV,

(3) È la media di tutte le nostre osservazioni. Vedi le tabelle V. 6,

V. a, VI. b, VI. d, XXI. B.

(4) La media di tutte le nostre sperienze. Vedi le tabelle XXV. è,

XXVI. 5, XXVII. b.

XXII. d.

(9) La media di tutte le nostre sperienze. Vedi le tabelle VII. è,

SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 153

Da questa rassegna s’inferisce che negli uccelli e nei mam- miferi occorrono alcuni valori maggiori, comprovanti l'aumento dell'acido carbonico esalato alla luce, ma che ciò nondimeno gli animali omoiotermici non presentano in media una diffe- renza sensibile in confronto ai poichilotermici, rispetto all’in- fluenza che la luce esercita nella produzione dell’ acido carbonico. Se ammettiamo sempre che l’acido carbonico esalato, per le medesime unità di peso e di tempo al buio sia = 100, allora la media produzione di acido carbonico alla luce di-

venta per Anfibi Uccelli Mammiferi

132 138 134 .

È il merito di Orto von PLATEN aver dimostrato, che l’au- mento dell’acido carbonico esalato, quale si determina per effetto della luce, significa in realtà un’attivazione nel ricambio della materia, poichè egli verificò nel coniglio, che l’azione della luce negli occhi accresce non solo l’acido carbonico esalato, ma pure l’ossigeno consumato.

L'aumento che la luce produce nel consumo d’ ossigeno venne pur constatato in un animale invertebrato, e ciò da van PescH in una specie di scarafaggio, nel Bruchus pisî (1). Pren- dendo la media delle cifre di van PescH che misurano l’ossi- geno consumato al buio ed alla luce, si trova:

Ossigeno consumalo al buio alla luce nel rapporto di . . . 100 î 201 colle temperature di . 1294 e TELO

L'ossigeno assorbito dal piccolo scarafaggio dei piselli era dunque raddoppiato alla luce. Ma siccome in questi animaletti, similmente a quanto succede negli anfibi, il consumo d’ossi- geno va crescendo colla temperatura, vuol essere specialmente ricordato che in una delle sperienze di van PescH la luce ha triplicato l’assorbimento d’ossigeno, quantunque durante l’a- zione della luce, la temperatura non fosse superiore che di un mezzo grado a quella che accompagnava la sperienza al buio.

(1) F.J. van PescH, eenige verschijnselen bij de ademhaling van kleine Kevers, Amsterdammer Maandblad voor natuurwetenschappen. 1879, p.116-119.

154 MOLESCHOTT E FUBINI

Von PLarteN determinò solo la quantità d’ossigeno assorbito e l'acido carbonico espirato dai polmoni, quando gli occhi alternativamente subivano l’azione della luce o ne rimanevano privi. E questa è la ragione per cui le cifre per il coniglio non trovarono posto nella tabella della pagina precedente ; desse meritano di essere ricordate a parte. Nel coniglio i rap- porti erano: con occhi coperti con occhi scoperti per l'ossigeno consumato . . . 100 ; 116 per l’acido carbonico espirato . . 100 ; PE4SI(1):

Ora, se per un mammifero venne provato che la sua respi- razione polmonare si attiva quando la luce agisce negli occhi, e scema quando questi si coprono, sappiamo pure per opera di FuBINI e RoncHI, che l’esalazione di acido carbonico per la pelle umana va crescendo, quando l’organismo intiero su- bisce l'influenza della luce. Per l’acido carbonico fornito dalla pelle dell’uomo FuBinI e RoncHI trovarono

al buio alla luce

il rapporto. di... 4.100,..:. 1139

Egli era molto istruttivo indagare l’azione della luce nella respirazione cutanea in un animale in cui la respirazione per la pelle è più attiva assai di quella per i polmoni. È noto ormai che questo è il caso della rana. FuBINI esportò i polmoni di parecchie rane, e fatta l’ operazione cui questi animali sopravvivono per più mesi, egli trovò il rapporto fra i valori dell'acido carbonico

al buio alla luce

1004 UA13TE

La luce attiva quindi pure la respirazione cutanea, e ciò non' solo nell'uomo, ma ancora nei vertebrati inferiori.

Ora nasce il quesito, se la luce determini l’aumento nel- l’esalazione dell'acido carbonico solo per influenza negli occhi, ovvero se dessa penetri pure per altre vie nell'organismo, e se per queste vie possa attivare il ricambio della materia.

Alle cifre tocchi la risposta.

(1) Archivio di PrLòer, Vol. XI, p. 290.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 155

Qualora, nei mammiferi, si sottrae alternativamente la luce al corpo intiero, oppure si fa agire in esso, il medio rapporto fra i valori per l’acido carbonico

al buio alla luce MARenitoa” "22 PUT

quando invece i soli occhi subiscono l’alterna influenza o pri- vazione della luce, allora quel rapporto per l’acido carbonico espirato dai polmoni al buio alla luce nel coniglio diventa 100: 144

Ma questi rapporti collimano colla differenza che fino dal 1855 MoLescHoTT trovò fra l'influenza della luce in rane intatte ed in rane, la cui cornea da più di sei mesi era ap- pannata:

al buio alla luce UR ILA E DAVANO. 0. n IO © 00, le rane colla cornea appannata . . 100 : 115.

Per tradurre le cifre in parole: qualora nei mammiferi la luce si sottrae ai soli occhi, allora la diminuzione dell’acido carbonico esalato è meno grande, che quando la luce si sottrae al corpo intiero, e sebbene nel primo caso venisse determinato solo l'acido carbonico espirato dai polmoni, nel secondo invece quello fornito dai polmoni e dalla pelle insieme, è grande la differenza, che dessa non può perder di valore, quand’anche venga aggiunto l’acido carbonico della pelle, il quale pure va crescendo sotto l’azione della luce.

Per le rane risultava, che la luce aumentava maggiormente l'acido carbonico esalato, quando poteva simultaneamente agire per la pelle e gli occhi, che non quando la sua azione era limitata sulla pelie. MoLescHoTT ne inferiva che gli occhi per una parte dovessero causare quell’effetto della luce.

Ma siccome le rane con cornea offuscata pure al buio for- nivano meno acido carbonico che alla luce, nel rapporto cioè di 100:114, egli conchiudeva ancora che l’azione della luce in parte si svolgesse per via della pelle.

Se non che il PrLiGer obbiettava, che possibilmente la retina delle rane, che aveano appannata la cornea, era ancora

156 MOLESCHOTT E FUBINI

tanto sensibile, che l’eccitamento della retina per la luce, e non l’azione di questa sulla pelle, avesse prodotto l'aumento dell’acido carbonico esalato.

A siffatta obbiezione, da parte di un dotto così autorevole, non si poteva rispondere altrimenti che con nuove sperienze.

Abbiamo quindi addirittura tolto o completamente distrutto gli occhi di rane, uccelli e mammiferi, e pure gli animali privi degli occhi alla luce esalavano più acido carbonico che al buio. Le medie proporzionali da noi ottenute sono le seguenti :

Animali privi d’occhi buio luce Rana: rta po 000 Passere DINO PORT L09100) RA Moscardino SQ UH «i p'el00Giaa Sturmulotto'!% 1140100) (0400 Gea Topo... (ara di AO

Si vede che l’influenza della luce, eziandio in animali com- pletamente ciechi, aumentava abbastanza considerevolmente l’esalazione dell’acido carbonico, sebbene assai meno che negli animali veggenti, come n’informa la rassegna che facciamo seguire.

ALLA LUCE

AL BUIO

Ciechi Veggenti Ranocchio 100 111 134 (2) Passere 100 127 142 Moscardino 100 112 145 Surmulotto 100 Mad 132 Topo 100 118 137 (3)

La proporzione fra i valori medii che gli animali, ciechi e veggenti, fornirono tutti e due alla luce, risulta dal seguente specchietto:

(1) Vedi p. 145. (2) Media dei valori in p.152. (3) Media delle cifre di Port e di noi. Vedi p.152.

SULL' INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 457 _—————————__——mhkt0@%0€(|e—e "rr

Alla luce Ciechi Veggenti Ranocchio 100 121 Passere i 100 112 Moscardino 100 130 Surmulotto 100 118 Topo 100 116

Queste proporzioni insegnano che, dopo la perdita degli occhi, l'influenza della luce era ridotta nel più alto grado presso il moscardino, nella misura più piccola invece presso il passere.

Il corollario più diretto al quale conducono queste cifre, si è che la luce attizza il ricambio della materia quand’anche non possa agire sugli occhi. E poichè sappiamo che esercita la medesima influenza eziandio per via degli occhi soli, non richiedono alcuna spiegazione le cifre che dimostrano più forte l’azione della luce, quando colpisce la pelle e gli occhi simul- taneamente, che non allora. che l’una di queste vie le sia preclusa.

Prendendo per i mammiferi la media delle cifre raccolte qui sopra, troviamo che presso gli animali ciechi i valori per

l'acido carbonico al buio ed allaluce

iii mel rapporto di. . . . . 100 o 114.

In analogia delle sperienze anteriori di MoLescHOTT, ne dobbiamo inferire che l’influenza per via degli occhi e quella per via della pelle sono all’incirca della medesima forza.

Ma inoltre risulta che la simultanea azione nella pelle e negli occhi insieme presso gli animali intatti supera la somma dell’effetto oculare e di quello cutaneo, quali furono determi- nati singolarmente e presso animali diversi. Imperocchè si trova:

buio luce

per l’effetto oculare (presso il coniglio) . . 100 : 114 per l’effetto cutaneo (topo, moscardino, sur-

jMaulotto ciechi }'* ft. A. Dego 4004 100 : 114

per l’effetto oculare e cutaneo simultanei (topo, moscardino, surmulotto veggenti) . 100. 138.

158 MOLESCHOTT E FUBINI

E da questo fatto si conclude colla massima probabilità, che la pelle e gli occhi si rinforzino a vicenda, nell’ aumen- tare la esalazione dell’acido carbonico sotto l’influenza della luce.

Eppure la presenza dei centri nervosi non è indispensa- bile, perchè la luce spieghi l’effetto in disamina. Imperocchè in rane, che sono prive del miencefalo e degli occhi, ed in cui per di più il sangue ha cessato di circolare, cresce ancora la quantità dell'acido carbonico esalato per effetto della luce, e l'aumento può superare la metà dell'acido carbonico elimi- nato al buio.

Non vi è più che un piccolo passo da fare per giungere addirittura a tessuti isolati dall'organismo ed ancora soprav- viventi. Non solo dai muscoli ancora contrattili, ma pure dal miencefalo di mammiferi, i cui nervi non hanno ancora per- duto ogni eccitabilità, alla luce si esala più acido carbonico che al buio. Le proporzioni in media sono queste:

buio luce muscoli di rane... & 14008:2600 muscoli di mammiferi . 100 : 159

miencefalo di mammiferi 100 : 129.

La respirazione parenchimatosa si attizza quindi alla luce, e quella de’ muscoli così gagliardamente, che dessi devono con- siderarsi come la sorgente principale di quell’aumento di acido carbonico, che gli animali producono sotto l’influenza della luce.

Una luce più o meno monocromatica, come la si ottiene con vetri e meglio con liquidi colorati, non esercita del tutto la medesima influenza negli anfibi e nei vertebrati superiori.

Nella luce azzurro-violacea però tanto le rane, che gli uc- celli ed i mammiferi esalano maggior copia di acido carbo- nico, al punto che nella luce azzurro-violacea se ne ottiene altrettanto e talora anche di più che nella luce mista o bianca. La luce rossa invece, mentre è inefficace per le rane, aumenta l’acido carbonico prodotto dagli animali omoiotermici, in ispecie quello esalato dagli uccelli, sebbene sempre meno assai di quanto l’accresca la luce azzurro-violacea. Le medie, che stiamo per trascrivere, lo insegnano a colpo d'occhio.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 4159

Animali intatti Buio |Luce rossa] 42ZUrro- violacea | mista

i ———————P i —T_—_{|.|————T—T—T— |.———__—_[|__

Rane 100 100,5 115 112 Uccelli (passere, canarino) 100 128 139 142 Surmulotto 100 111 140 137

È un fatto singolare che negli animali omoiotermici l’in- fluenza della luce rossa nell’animale veggente raggiunge l’ef- fetto della luce bianca nell’animale cieco, come appare dalle seguenti cifre proporzionali:

Buio Luce rossa Luce mista nell’animale veggente nell’animale cieco Uccelli 100 128 127. Surmulotto 100 111 112

Le sperienze con luce colorata furono estese da noi a mam- miferi ciechi, al surmulotto cioè ed al topo. Ordinando i co- lori secondo il grado della loro efficacia, la serie dei mede- simi si accorda con quella per gli animali intatti; la luce rossa cioè si trovò meno attiva che l’azzurro-violacea, e questa pa- reggiava la luce bianca.

Lùce Mammiferi ciechi Buio Luce rossa azzUIro- Luce mista violacea Topo, Surmulotto 100 | 109 114 113

Per l’azione della luce colorata in animali ciechi si ripete quanto fu verificato per i medesimi in luce bianca. L’ordine cioè, in cui l’efficacia si spiega è il medesimo come negli ani- mali veggenti, solo il grado dell'effetto è minore. L’azione della luce azzurro-violacea nei mammiferi ciechi è maggiormente smorzata, di quanto lo sia l’efficacia della luce rossa, di modo che i diversi colori nei loro effetti per gli animali ciechi mo- strano distanza minore assai che negli animali veggenti.

La luce gialla, che ci rincresce non aver ottenuto che con

160 MOLESCHOTT E FUBINI

vetro giallo che lasciava passare tutti i raggi dello spettro, ap- punto per ciò non fu esaminata da noi che per le rane, e dessa ci diede un piccolo aumento dell'acido carbonico in con- fronto della luce rossa:

luce rossa luce gialla

15 iP MBPRGAZIONI Mfbiadelt PARO NET) - 103 .

Al contrario, negli animali omoiotermici, tanto SELMI e Pia- CENTINI, quanto Port trovarono la luce gialla molto più at- tiva per aumentare l’esalazione di acido carbonico che la luce bianca o l’azzurra. Nelle loro sperienze, }a luce azzurra per la sua efficacia si avvicinava alla bianca, più però nelle ri- cerche di SeLMmi e PriaAcENTINI che in quelle di Pot. L'effetto della luce verde stava fra quello della gialla e dell’azzurra; ma tutti e tre questi colori superavano la luce bianca. Dalla tortora soltanto SeLmi e PraceNTINI ottenevano la medesima quantità di acido carbonico in luce bianca come in luce az- zurra. Il rosso ed il violetto agli sperimentatori sullodati die- dero valori, che non si scostavano molto da quello della luce bianca. Fra tutti i colori il violetto spiegava l’effetto minore.

Ora questo loro ritrovato male s'accorda col fatto che nelle nostre ricerche la luce azzurro-violacea, ottenuta colla solu- zione ammoniacale di solfato di rame, pareggiava o superava la luce bianca, mentre pure fra il rosso e l’azzurro-violaceo trovammo il medesimo ordine, nel quale i suddetti autori graduarono il rosso e l'azzurro (rosso-azzurro).

E qui cade in acconcio il rammentare che, fatta eccezione per le sperienze istituite nel cane, delle quali SeLMI e Pracen- TINI non rimanevano pienamente convinti, tanto le sperienze degli autori Mantovani, quanto quelle di PorT, scarseggiano nel numero e non possono considerarsi come rigorose, in quanto che venivano eseguite con vetri colorati, dei quali non consta quali colori lasciassero passare. Ma quand’ anche sul passaggio de’ diversi raggi a traverso quei vetri non sussistesse alcun dubbio, pure dovremmo insistere nell’asserzione che un numero così scarso di sperienze, quali SeLMI e PIACENTINI isti- tuirono colla gallina e la tortora, e PorT col topo, non basta per decidere il quesito. E questa difficoltà cresce di peso, quando si riflette che le sperienze comparative non furono eseguite nel medesimo giorno, mentre SELMI e PiACENTINI non indicano la temperatura che le accompagnava.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 164

Per ora dunque a nostro avviso consta soltanto, che la luce azzurro-violacea pareggia all’incirca l'efficacia della luce bianca, e che l’una e l’altra sono più attive assai della luce rossa.

Aggiungasi che dalle nostre sperienze, nelle quali sempre si tenne conto dell’intensità chimica della luce, risulta che, a parità di circostanze, col grado di luce va crescendo la quan- tità dell'acido carbonico esalato. E questa regola si manifestò nelle condizioni più diverse, in rane, uccelli e mammiferi, in animali ciechi e veggenti, in luce mista e colorata.

In considerazione della grande importanza che spetta a questo fatto, per determinare il modo d’azione della luce, si raccomanda di esaminarlo qui un’altra volta nel suo insieme. A tal uopo rendiamo paragonabili le singole medie, col ridurre in ogni serie comparativa l’infimo grado di luce a 100, ag- giungendovi il valore proporzionale dei gradi più forti senza il segno di proporzionalità, perchè, come più volte dicemmo non ne potremmo ammettere il concetto in senso rigoroso.

Animali veggenti.

Gradi di luce Acido carbonico Autore Rana 100, 215, 335 100 : 125: 152 |MoLEscHOTT, 1855 » 100, 133 100 : 109,5 MoLESCHOTT

e Fugini, 1876

Animali ciechi.

Rana 100, 145 100: 123 MoLescHoTT 1855 » 100, 140 100 : 115 MoLEScHOTT » (cieca e scervellata) | 100, 416 100 : 143 sec Passere 100, 120 100 © 115 » » Surmulotto 100, 136 100 : 119 » » Moscardino 100, 156 100 : 119 » » |

Le cifre manifestano chiaramente che la maggiore intensità della luce e la più forte esalazione di acido carbonico vanno di conserva, sia in animali ciechi che veggenti. Nelle rane veggenti il parallelismo fra le intensità della luce e le quan- tità dell’acido carbonico non potrebbe essere più soddisfacente.

Atti della R. Accademia Vol. XV. Il

162 MOLESCHOTT E FUBINI

Paragonaudo poi gli animali ciechi fra di loro, si verifica che ad una grande differenza fra i gradi di luce corrisponde pure un gran divario fra i valori dell'acido carbonico esalato dalle rane. Calcolando la media delle prime due serie per la rana cieca, e paragonandola colla terza serie, troviamo :

Gradi di luce Acido carbonico Rane cieche 100, 142 IDO :119 » » 100, 416 100 2143

Tuttavia incontriamo il fatto singolare che talvolta le rane cieche erano più sensibili per l'intensità della luce. che non le rane veggenti. Ciò risulta in ispecie qualora si paragoni la seconda serie per le rane veggenti colle due prime per le rane cieche. Accennammo nel corso di questa memoria, come non avrebbe dovuto assolutamente sorprendere, se l’azione chimica della luce avesse maggiormente incitato la respirazione iìn or- ganismi ciechi che in organismi veggenti (1). A siffatta idea si oppone però ia insufficiente regolarità del fatto (2), la quale si riscontra pure nella nostra ultima rassegna, nella quale si legge:

Gradi di luce Acido carbonico per rane intatte 100, 335 100 : 152 » cieche 100,416 100::24:496;

Si tratta qui, per quanto pare a noi, di una di quelle ir- regolarità che si devono incontrare sempre, quando diversi individui si esaminano in tempi diversi. Quello che pure s'im- pone come un fatto regolarissimo, si è che le rane, sieno cieche o veggenti, in condizioni il più possibilmente uguali, a luce più intensa esalano maggior copia di acido carbonico, ed il massimo ai gradi supremi.

Negli animali omoiotermici accecati alle differenze dei gradi di luce corrispondono differenze analoghe fra i valori dell’a- cido carbonico.

I seguenti specchietti mostrano come pure nella luce co- lorata i gradi superiori d’intensità chimica erano più efficaci degli inferiori. o

(1) Vedi p. 69.

(2) Vedi p.91, 151.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 163

Animali veggenti.

III —__——

Specie d’animale | Illuminazione Gradi di luce Ricco ap Rana | azzurro-violacea 100, 189 100 : 113 Passere | bianca ed azzurro- violacea 100, 322 100 : 128 Animali ciechi.

I . Specie d’animale Illuminazione Gradi di luce Eu Surmulotto | rossa ed azzurro-violacea 100, 220 100 : 105 Topo bianca ed azzurro-violacea | 100, 464 100 : 108

S’inferisce da queste cifre che l’influenza del grado di luce, presso. gli animali omoiotermici, era molto più forte prima che dopo l’accecamento.

La luce rossa, che nelle rane non aumenta l’esalazione di acido carbonico, non acquistava neppure influenza col cre- scere della sua intensità.

Per i tessuti isolati, ed in ispecie per i muscoli, non basta il numero delle nostre sperienze con gradi diversi di luce, per dedurre una regola sufficientemente provata. Tuttavia le poche cifre, di cui possiamo disporre, non sono contrarie a quanto dimostrano le nostre ricerche presso organismi intatti e ciechi.

Muscoli

Specie d’animale Gradi di luce Acido carbonico

e —_———_— ——

Rana 100, 140 100 : 103 Mammiferi 100,117 100 : 125

Maggior importanza però compete alle cifre raccolte da Fuini per il miencefalo di sei porcellini d’India, cifre che nella seguente tabella sono divise in due gruppi a seconda ella maggiore o minore intensità della luce.

164 MOLESCHOTT E FUBINI

Miencefalo di porcellini d'India.

FUBINI.

GRADI INFERIORI DI LUCE| GRADI SUPERIORI DI LUCE

ie _____rr_—&__—_____11[1——@

Grado | Tempe-| Acido Grado Tempe- Acido di luce] ratura | carbonico di luce ratura carbonico I |8°,2| 0,564 V 89,2 | 0,653 III 85 | 07z29 VIII ia 0, 640

RASO ECO ORE

IVv,5|]8,0| 0,558

Valori medii | 1115|8°,2| 0,467 | vi,5 | 10°,2 | 0,646

Quindi il rapporto medio fra i valori dell'acido carbonico

ai gradi di luce

100, 186 risulta 100%: 1984

Sebbene la maggior intensità della luce fosse accompagnata da una temperatura un poco più elevata (di 2°), la quale molto probabilmente deve attivare la respirazione parenchima- tosa, pure da queste cifre risulta che eziandio la respirazione dei tessuti va crescendo coll’efficacia chimica, che spieghi la luce.

Negli animali a temperatura costante del sangue la luce ed il calore, rispetto alla loro influenza nella quantità dell’acido carbonico esalato, si contrastano: quando la temperatura cresce, decresce l’acido carbonico, mentre questo aumenta coll’inten- sità della luce. Ora essendochè ordinariamente la temperatura e la luce crescono di conserva, ne segue che la luce è un fattore, il quale fin ad un certo punto può compensare la di- minuzione dell'acido carbonico che dipende dall’elevazione di temperatura.

Diversa è la cosa per gli animali a temperatura variabile del sangue. In questi il calore e la luce cooperano per accre-

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 165

scere l’esalazione dell’acido carbonico. E ciò fu verificato per il rospo (1), come per la rana.

Era quinili indispensabile l’indagare l’azione della luce a temperature eguali ol almeno molto vicine. Non di rado nelle sperienze cogli animali omoiotermici, il caso ci fornì una gua- rentigia particolare, in quanto che al buio la temperatura era più bassa che alla lace, e quindi avrebbe dovuto aumentare l'acido carbonico esalato, eppure alla luce ne fu prodotta mag- gior copia che al buio, di modo che l’azione della luce si ri- velava in modo più spiccante ed indubitabile.

Ci piace però ricordare che nel 1857 MoLescHorT divise cinquantasette sperienze, istituite con rane, in quattro gruppi, nei quali per gradi di luce diversi la temperatura era tanto eguale, che le medie riferibili al medesimo gruppo non si scostavano mai di 0°,4 (2). Trascriviamo qui la rassegna dei valori medii, ordinandoli in serie ascendente delle tempe- rature.

Temperatura Gradi di luce Acido carbonico 179.10 II, VI; 100, 300 0, 381 : 0,447 = 100: 117 1942 II, IV; 100, 200 0), 533 : 0,586 = 100: 109 20.3 II, VI; 100, 300 0, 467 : 0,530 = 100 : 113 24,0 IV, VII; 100, 175 0, 643 :0,747 = 100: 116

Questa tabella nelle tre prime serie, mostra chiaramente che, a pari temperatura, la produzione di acido carbonico an- dava crescendo col grado di luce. Nella quarta serie l'aumento dell'acido carbonico è più forte che nella seconda, quantunque la differenza fra i gradi di luce sia minore; ma questo ap- punto è uno dei casi cui alludevamo, quando più sopra am- mettevamo come probabile, che nei gradi più forti di luce un

rapporto maggiore (3) sia più efficace che nei gradi mene forti un rapporto minore O, (3).

(1) Vedi tabella XXXIV. (2) MoLescHotT, Untersuchungen, Vol. II, p. 341-343. (3) Vedi p.92 e 109.

166 MOLESCHOTT E FUBINI

Per i mammiferi non possediamo tante osservazioni in cui, con temperatura uguale, si potè verificare l’influenza di diversi gradi di luce nell’esalazione dell’acido carbonico. Le poche esperienze istituite in siffatte condizioni parlano però così chiaro, che sembra opportuno ricordarle qui nella ricapitola- zione connessa dei risultati principali delle nostre ricerche.

Tempe-

Specie d’animale pillura

Gradi di luce Acido carbonico

Surmulotto cieco RION 100, 112, 137 100 : 149 : 161 » » 25 30 100, 118 100 : 117 Topo » 20,0 100, 137, 175 100 - 109 : 128

Vuol essere notato che i valori consegnati in questo spec- chietto non sono medie, e che per ciò gli effetti assai segna- lati della luce, come sovrattutto quelli della prima serie per il surmulotto cieco, non devono troppo sorprendere. Inoltre egli è da rilevare che i gradi di luce erano tutti molto alti, compresi cioè fra VIII e XIV, per cui confermano la regola che uguali rapporti fra i gradi di luce nella parte superiore della scala fotometrica sono più efficaci che nella parte in- feriore.

Ora è facile «estrarre i fatti raccolti in questa memoria.

La luce attizza potentemente il ricambio materiale nel- l'organismo degli animali. Dessa aumenta l’esalazione di acido carbonico (MoLescHoTT, SELMI e PIACENTINI, CHASANOWITZ, PoOTT, von PLaTEN, FuBINI, FuBINI e RoncHi, MoLescHoTT e FuUBINI) ed accresce il consumo d’ ossigeno (von PLATEN, vAN PESCH).

E questo fatto, che la luce rende più attiva la respirazione, fu dimostrato per gli anfibi, gli uccelli, i mammiferi, e pure per gli insetti.

L'influenza della luce, di incitare il ricambio della materia, si svolge non solo per via degli occhi, ma eziandio per via della pelle. Imperocchè dessa non fa difetto in rane, uccelli, mammiferi che sieno privi degli occhi.

Quando la luce eccita solo gli occhi o solo la pelle, allora l’effetto è minore che per l’azione simultanea in tutte e due le vie.

J

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 167

Nelle rane e nei mammiferi l’ettetto ottenuto per gli occhi soli è all'incirca uguale a quello, che ha luogo per via della sola pelle. La somma dei due effetti singoli però è minore dell'effetto complessivo e simultaneo per le vie oculare e cuta- nea nel medesimo animale. Bisogna quindi supporre che l’uno rinforzi l’altro.

La respirazione parenchimatosa, in quanto si misura per la quantità dell’acido carbonico esalato, si accresce per effetto della luce non meno della respirazione nel suo insieme. Questo fatto analitico fu provato nei muscoli delle rane, e così pure nei muscoli e nel miencefalo di mammiferi.

Coll'intensità chimica della luce va crescendo la produzione dell'acido carbonico negli animali omoio- e poichilotermici, sieno ciechi o veggenti.

La luce azzurro-violacea e la rossa negli uccelli e nei mammiferi aumentano l’esalazione di acido carbonico, la luce azzurro-violacea presso a poco nello stesso grado come la luce bianca, la luce rossa in grado minore.

Nelle rane la luce azzurro-violacea è all’incirca altrettanto efficace come negli animali a sangue caldo, se la paragoniamo colla luce bianca, e non col buio: la luce rossa invece nelle rane è inerte.

Eziandio in mammiferi ciechi l’esalazione dell’acido carbo- nico si accresce per la luce azzurro-violacea e per la rossa, ma per l’una e l’altra in grado meno forte che nei mammiferi veggenti. L’ effetto della luce azzurro-violacea negli animali ciechi è abbassato maggiormente che l’azione della luce rossa. Non si può quindi ammettere che i raggi chimici agiscano meglio per la pelle che per gli occhi, come, per un po’ di tempo le primitive sperienze di MoLescHorT, ci inducevano a credere (1).

Ora, se la luce rende più attiva la respirazione parenchi- matosa, se questa influenza si svolge sia per via della pelle che per via degli occhi, se dessa va crescendo coll’intensità della luce, se i raggi azzurro-violacei sono più efficaci dei rossi, al punto che la luce rossa presso le rane è perfino

(1) Vedi p. 66, 87, 146.

168 MOLESCHOTT E FUBINI

inerte, è giuocoforza persuadersi che qui c’ entri un effetto chimico della luce.

Se un giorno sarà confermato che i raggi gialli, verdi ed azzurri, nell’effetto di aumentare l’esalazione di acido carbo- nico, superino la stessa luce bianca, come risulterebbe dalle ricerche di SeLMI e PraceNTINI e di Port, allora all’azione chi- mica della luce dovrebbe associarsi una potente azione ecci- tativa, la quale in modo indiretto favorisse la metamorfosi regressiva nell'organismo. Ora l’esistenza continua di un tal eccitamento s'impone col fatto, che per via degli occhi soli la luce determina un aumento nell’acido carbonico eliminato.

L'impallidire del rosso retinico, scoperto dal BoLL, come effetto della luce, è l’espressione più diretta dell’accresci- mento che la luce determina nella respirazione parenchimatosa. Rusconi, nel Proteo anguineo, ne osservò un riscontro, quando vide le branchie, che in quell’animale al buio sono di un rosso pallido, tingersi di rosso vivo alla luce ed il corpo intiero di un colore roseo (1).

Rispetto al rosso retinico, sappiamo per opera del VALENTIN, che il suo scoloramento con molta probabilità va attribuito ad un’ossidazione accelerata per effetto della luce (2). Ed il Bor, fino dalle prime sue ricerche avea trovato che il rosso retinico resiste il meno bene ai raggi più rifrangibili dello spettro, di modo che nella luce violetta impallidisce più rapi- damente che nell’azzurra, ed in questa più prontamente che nella verde. La luce gialla scolora assai lentamente il rosso retinico, e nella luce rossa da prima la tinta rosso-sanguigna della retina si fa più cupa, al punto di rassomigliare a quel

(1) Rusconi, Observations anatomiques sur la sirène mise en paral- lèle avec le protée et le tètard de la salamandre aquatique, Pavie 1837, p. 39. « Les branchies de ce reptile (Proteus anguineus Luurenti) ne sont pas toujours si rouges comme on le voit dans cette figure... Ordinai- rement quand il n'est pas irrité par la lumière ou que l'eau dans la- quelle il vit n’est pas au dessus de 12° cent., et surtout quand il n'a pas mangé depuis longtemps, ses branchies sont d’un rouge pale ». E nella pagina 41, nella spiegazione della figura 5 della tabella II, si legge: « Protée qui s’est coloré en rose, en vertu de la lumière, à laquelle il a été exposé de temps à autre pendant sa captivité ».

(2) VaLentIN, nel volume XII di MoLescHort, Untersuchungen, ete. p. 65.

:

rosso bruno che BoLL paragona ad una tinta particolare del rosso Pompeiano. Ciò potrebbe far inclinare a dedurre lo scoloramento della retina addirittura dall'azione chimica della luce, se non fosse che secondo Bott, i raggi ultra-violetti sono del tutto inerti, quantunque egli desideri la conferma di nuove sperienze per questa asserzione (1).

Certamente l’ influenza della luce nel ricambio materiale non è tutta compresa in questa azione diretta nel rosso retinico od altre sostanze del corpo. Imperocchè gli occhi soli, la pelle sola producono un effetto così forte come l’una e l’altra, quando insieme e simultaneamente subiscono l’azione della luce. Quando si addiziona l’effetto ottenuto per via degli occhi a quello prodotto mediante la pelle, si verifica una somma minore del valore complessivo che si ottiene dal medesimo anirtale in seguito all’azione simultanea per l’una e l’altra via. A ciò si aggiunga che nelle rane prive di cervello la produ- zione dell’acido carbonico è diminuita assai (2), il che tuttavia non toglie che dopo l’estirpazione del cervello la luce può ancora aumentare di tanto l’esalazione dell’ acido carbonico, da far concepire il concetto che il cervello possa pure moderare la metamorfosi regressiva. Siffatto concetto potrebbe spiegare in parte l'aumento imponente che la luce determina nell'esalazione di acido carbonico per muscoli isolati.

In conclusione, alla luce devesi attribuire un'influenza che attizza il ricambio della materia, di modo che dagli ani- mali si consumi più ossigeno e si esali più acido carbonico alla luce che al buio. Questa azione della luce si svolge per via degli occhi e per via della pelle. Ma siccome dessa pure in tessuti isolati si spiega, ne segue che l'eccitamento per es- sere efficace non richiede l'intervento dei centri nervosi. Non è inverosimile che il protoplasma o combinazioni simili al protoplasma subiscano l’eccitamento della luce, ed i raggi chi- mici a spiegarlo dovrebbero essere più efficaci dei raggi ter- mici. Imperocchè la luce azzurro-violacea e la bianca esercitano

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 169

(1) Franz Bocr., Sull’anatomia e fisiologia della retina, A/ti della R. Accademia dei Lincei, 1876-77, serie 3*, Vol.I, p 385-387. (2) Vedi le tabelle II. d e IV. d.

170 MOLESCHOTT E FUBINI

un'influenza maggiore della luce rossa, e tanto maggiore quanto più è forte l’ intensità chimica della luce medesima.

Se veramente la luce gialla supera tutti gli altri raggi nel- l’effetto di accrescere la quantità dell’acido carbonico esalato, se fia vero che la luce verde nel medesimo senso è più effi- cace della violetta, è necessario che si tratti di un’ azione molto più indiretta di quella che noi supponiamo per la luce bianca e per i raggi azzurro-violacei.

Roma e Torino 25 Novembre 1879.

L Foa ladil : i Siasie, e] 1 "M NS a RS VITARA Valse

SabetlodsT

PRI

Qi pi (TRREETORI STATE] Gall I oi 020 RI 6910) LIL 188100) TTRTRI

MEL, i

Ti ino r ers

1g110gre9 ie vil Ò

- ( ni: i 1GE0, ci x | È | 03014 Ì | eNcna 1 i T.00 @

: i 9 "| i

il

fis n rob pr sfidato ollag: n-attouprattsttptà

x bona Mars tgancal ist pl

MU SOLO att sig spor dd du ital AIA avdliogari niro atleti

172 MOLESCHO[T E FUBINI

Tabella I. a. Sperienze colla Rana esculenta ® (Femmina).

Animale intatto.

LUGE BUIO DATA del- Grado di Acido ; Acido

1876 (1) | animale l'em- carbonico Tem- carbonico di Juce. | Peratura esalato | peratura esalato

in 4 ora in A ora

28 Giug. / 47,1 IV 210) 0,0263 | 21°,7 0,0163 30 » 7 49,3 Il Clo 0:01.90 200 0,0183 2 Lugl. b 46,2 IIl CERI, 0,0200 21,4 01161 {> b 48,7 IV. 24 39 0,0180 LOR 0,0132 De ai di 48,1 III. 23 ,8 (),0216 23 7 0,0208

Il 5 Luglio si fece l’estirpazione degli occhi.

24 ,8 | 0,0222 25,2 | 0,0159

Tabella II. a.

Sperienze colla Rana esculenta E (Femmina) Animale intatto.

7 Luglio / 94,1 IV.

BUIO

PESO DATA

Acido Acido

Tem- Tem- peratura | ©a"bonico | peratura in dl ora in { ora

3 del- Grado 1876 l’animale carbonico di luce

19 Luglio? RU ; 0,0350 PI È » b 54,4 i 20,0 0,0311 24 si

Il giorno 22 furono estirpati ambedue gli occhi.

94,3 Il. i 24,9 0,0287 25,1 0,0273

| I.. | 296 | 0,02234 2327 WMMLU261 IV. | 24% | 0,0306| 24/5 | 0,0230

Il 30 Luglio si esportarono gli emisferi cerebrali ed i corpi bigemini.

{Agosto !| 77,2 V. 25,6 | 0,0351| 25,6 | 0,0272 bi 697 I 25,2 | 00207| 244 | 050241

(1) In questa e nelle seguenti tabelle un Z dopo la data informa che la prima spe- rienza della serie rispettiva fu fatta alla luce, un bh invece che fu falta al buio.

c_

Tabella I. db. Rana esculenta A (Femmina). I valori dell'acido carbonico sono ridotti a 100 grammi e 24 ore.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 1783

NUMERO PERSA I DATA | della Acid a | MITE ri lerentirinna l'em- msi Tem- Acido sperienza peralura cianioi peratura rionali I 1 |28Giugn.]| IV. 2495 I 34,829 ai, 0,824 | se O 3 _._JIl 217,2 0,925 hat 0,884 I 3. |2Lugl.bl IL 22 ,8 1.065 | 21 4}| 0,897 | Al Deo IV 24,9 0,900 23 32 0,650 TIE: LIL 23 _,8 1,077 23 37 1,086 Valori medii . | III4 22° ,8 1,056 22° 6 0,856 Il 5 Luglio a mezzogiorno vennero estirpati gli occhi. | 7 | TO. .| IV. | 2,8 | 0985 | 25 2 | 0,717

Tabella II. bd.

Rana esculenta E (Femmina). I valori dell’acido carbonico sono ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE BRUSERO: ni DATA @ 1876 Tem- Acido Tem- Acido sperienza Luce peratura sabenioi peratura cabonica 1 |19 Lugl./ IV. 24°,0 1,508 249,7 1,310 Drr4121,,0% +, Dl AI: 25,0 1,372 24,1 1,147 Valori medii . IIT,5 24°,5 1,440 24°,4 1,228 Il 22 Luglio vennero estirpati i due occhi. 3 |23 Lugl.! III. 249,9 1,269 | 25°, 1,207 d026: (n biagi 23 ,6 1,035 it ela 5. 27.mer | IV. 24,4 1,360 24,5 1,022 Valori medii . 111,3 24°,3 1221 | 240,2 1,147 Il 30 Luglio vennero estirpati i grandi emisferi cerebrali ed i corpi bigemini. 6 | 1 Agost./ V. | 25°,6 1,091 250,6 0,846 7 na e Li ita dti 0713 24 4 0,830 Valori medii MI. | 254 | 0902] 2550 | 0,838

174 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella III. a.

Sperienze colla Rana esculenta MI (Femmina).

Animale cieco.

DATA PESO FOT Fio Acido Acido

1876 l’animale DA oi carbonico senno carbonico RICO inl ora in 4 ora 9 Agost. / 32,5 III. 25°,4 0,0162 20° 0,0162 10 » b 33,4 IV. 25,7 0,0261 24,6 0,0208 ILCARIN VAN 31,8 II. 25,3 0,0243 25,6 0,0199 130 pi ib 34,4 ILE 26,3 0;0284 25,6 0,0238

Tabella IV. a.

Sperienze colla Rana esculenta (Femmina),

il 17 agosto 1876 ne furono estirpati gli occhi,

il 31 dello stesso mess inoltre gli emisferi cerebrali ed i corpi bigemini.

BUIO

PESO

del- Erado Ape Acido Pa Acido l’animale peratura carbonico peratura carbonico

di luce { ) in 4 ora in | ora

2 Sett. b| 79,6 : 229,0 0,0070 0,0043 4, -—-----b 69,6 a 21139: --0,0082 0,0069

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 175

Tabella III. b.

Rana esculenia HI (Femmina) cieca.

I valori dell'acido carbonico sono ridotti a 100 grammi e 24 ore.

Valori medii . II. A ia d21

GIORNI LUCE BUIO DATA inineali | 1876 | I i Tem- Acido Tem- Solda | mento peratura calbonica | peratura | carbonico Ialia Gli lia 9 Agost. 2| 1 III. 2004 1,196 259,3 1,196 CO | 24,6 | 1,495 12» 1 4 II 25 ,3 1,834 | 25,0 1,502 iu» Db 5 III 26,9 1,981 29 06 1,660

Tabella IV. d.

Valori della Rana esculenta IL cieca e priva di cervello,

ridotti a 100 grammi e 24 ore.

A INU*G.E BUIO DATA 2 |k 2 ISIS Had Acid ido 1876 "AR 021 Mbng est Tem- DO Tem- Acito S 85 di luce | PSFAtUFA | carbonico!| PEFAtura carbonico o |a 2 Sett. bl 16| 2 III. 229,0 0,211 20,9 0,130 4

MO 18 4 X. PA 0,283 4 0,238

Valori medii . | VI5 | 219,9 | 0,247 | 219,0] 0,184

176 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella V. a.

Sperienze su Fringilla domestica, Passere A.

PESO = e el DATA dell’ fo ; Acido Grado 7 Acido |, Acido 1878 î Tempe- È Tempe- Tempe- animale| ratura | car- di ratura car- ratura CAL bonico Tuce bonico bonico

1 Febbraio b | 26,2 | 149,0/0,3216| VIII | 14°,0 |0,3569| 179,5 0,1970

Il passere venne accecato il 6 Febbraio, alle 3 pomeri-

diane, col ferro rovente e successiva applicazione di pez- zetti di potassa caustica.

8 Febbraio b

25,0 | 149,0 |0,2913| VII

159,0

0, 2601 15°5 | 0,2936

Tabella V. c.

Sperienze su Fringilla domestica, Passere A.

—___m—m—m——___—__+" T_—_——__P_—__—_—_———_—=—=—=—=—==e== LUCE

BUIO LUCE 5 PESO = DATA dell’ Grado Acido Acido | Grado Acido 1878 , Tempe- Tempe- Tempe- animale | ratura | car- | ratura | car di luce bonico

r- 6 ratura | car bonico | di luce bonico

6 Febbraio | 26,0

| VII | 12°,5[0,3907| 14°,0[0,2822| VIII

149,5 |0,3951

|

Al 6 Febbraio il passere fu accecato.

9 Febbraio / 22 | VI so

0,2582| 169,5

160,2 |0,2248

02259 x

1} SULL INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 177

Tabella V. bd.

Fringilla domestica, Passere A. Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

NUMERO LUCE BUIO DATA di giorni trascorsi e MONO SERIO 7 == 1878 dopo Grado Tempe- Acido Tempe: Acido l’accecamento |di luce | "2!U"8 | carponico| FATUtA | carbonica

{ Febbraio b VII | 14°,0 | 32,693| 159,7 a

L’accecamento fu eseguito il 6 Febbraio.

95,162

8 Febbraio bi 2 VII | 159,0

Tabella V. d. Fringilla domestica, Passere A. Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

= | NUMERO PE GE PRO DATA di giorni trascorsi | 1878 dopo Grado | rempe- Acido |'mtempesije fcidof l’accecamento di luce alii carbonico FARara carbonico

6 Febbraio / VIIL5 | 13°,5 | 36,267] 14°,0 | 26,049

Il passere si accecò lo stesso giorno dopo questa sperienza.

32,201 |

|

|

3 VII | 15°6

23,950 | 16°5

Atti della R. Accademia Vol. XV. 42

178 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella VI. a.

Sperienze su Fringilla domestica, Passere B.

BUIO LUCE bUOTITO

PESO

) i) ì . 1878 dell tempe-| acido | grado | tempe- acido | tempe-|2Cido

animale | ratura | carbon.| di luce | ratura | carbon.| ratura | carbonico

15 Febbr. b| 25,0 | 149,0 [0,2903] IV |17°,2 |0,3589/ 179,5 | 0,2594

| Il 16 Febbraio il passere venne accecato col ferro rovente | e successiva applicazione di potassa caustica.

25 » bl 21,2/480,2/0,1387) VI | 1831 {07185668 20N\001435 26. » bi 24,3 |17,0|0,1405] VI [17,5 |0,1836/18 ,5| (0,1962 28 » bl 21,517 0|0,1514], VI |16 0 (0,2130160 | 0,1360

Tabella VI. c.

Sperienze su Fringilla domestica, Passere B.

BRUCE BUIO DU OE 6 DINANZI |

; PESO | DIFAREIRA I IP [grad eri 1 (I

1878 Mai ui tempe-| acido | tempe- | aCido dun tempe-| acido I animale ratura | carbon.| ratura | carbon. ratura | carbon.

luce luce |

16 Febbr. 2| 25,0 | VII | 179,5 | 0,3264| 179,7 |0,3419] VI | 189,0 | 0,4270

Il 16 Febbraio, dopo queste sperienze, il passere venne accecato.

| | | I

20 » 21 23,5) V | 179,0 |0,1435| 179,5 |0,2591| VII | 179,0 | 0,1410 22 » 2: (21,5 |- VI | 17,5 |0,1209] 18,0-|0;2484/0N0/00900 0,1619 2A » 122,2] V| 18,5 (00/1513) 18,0 |'0;2525|/ MIMO 0,1768

1 Marzo /|] 21,1 |

V| 14,7 |0,1680] 15,1 [0,1806|] V |15,1 |0,1614 '

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 179

Tabella VI. d. Fringilla domestica, B. Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE RUI oil

grado | tempe- acido |tempe- acido di luce | Fatura | carbonico | ratura | carbonico

15 Febbraio b 34,454 |159,7

Il passere fu accecato il 16 Febbraio.

Numero di giorni trascorsi dopo l'accecamento

16,256 18,969 16,040

Medie | VI {17°,2| 21,825 |17°,4 17,088

Tabella VI. d. Fringilla domestica BB. Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

canAnZER SIZE E TIZI LUCE BUIO |

grado | tempe- acido |tempe- di luce | ratura | carbonico | FalUra | carbonico

36,163 | 179,7

L'accecamento fu praticato, dopo di queste sperienze, il 16 Febbraio.

Numero dei giorni trascorsi dopo l'accecamento

20 Febbraio / 4 VI |17°,0| 14,527 |175| 26,61 > AA l 6 |V,5]|18,2| 15,784 [18,0] 27,728| mil» l i V |18,2| 17,735 |18,0| 27,297 1 Marzo 13 V |14,9) 18,733 [15,1] 20,542

Medie | V,4|17%,1| 16,695 [1791] 25,507

LI

180 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella VII. a.

Sperienze sul Mus decumanus IE (surmulotto albino). Animale intatto.

BUIO LUCE BOO.I O

DATA PESO

ì A % , 1877 Li tempe- acido | grado tempe- acido tempe- acido

animale | 1ALUrA] carbon.| di luce | AtUra| carbon.| ratura| carbon.

20 Settembre b | 122,7|239,0|0,1758| VIII |239,0 | 0,2900|279,7|0,2132 21 » b | 117,3) 23,2|0,2687| XI |29,7|0,2967

Il 29 Settembre il surmulotto fu accecato completamente, distruggendo ambedue i globi oculari col ferro rovente ed introducendo poi pezzetti di potassa caustica nelle orbite.

| 29 Ottobre b | 139,2/16°,5]0,2943] X Kai 0,4512] 179,5 | 0,4029 » b | 138,518 ,0|0,2931| XI |17,0]0,3601|21 ,0|0,3866

LUCE BUIO LUCE

grado tempe-| acido \tempe-| acido grado

di a " 5 di ralura | carbon.| "2lUra| carbon. luce luce

‘1 Novemb.7| 138,5] X | 18°,0|0,3169/179,5|0,2882| IX | 189,5|0,2860 IPA 2| 142,5] IX | 18,510,2949[18,510,2432] IX | 19,710,2789 Il giorno 21 Maggio 1878 si aprono le palpebre cicatrizzate

e coperte di peli e si esportano i monconi informi dei globi oculari, nei quali non si scoprì più traccia di retina.

tempe-| acido ratura carbon.

BUIO LUCE BUIO

tempe-| acido grado (tempe-| acido |tempe-| acido ratura| carbon.| di luce | ratura| carbon.| ratUra| carbon.

219.0 | 0,3079 0,2660| 229,0 24,0 | 0,2839 22 ,1|0,3343| 22,6 24 ,5|0,3119 2,7|0,3307| 23,2 22,0 | 0,2229 0,3694| 22,7 24 ,0|0,2545| V 2,5 | 0,2269| 23,0 24 5 |0,2520 0,3000| 24 ,5 25,0 |0,2760 25,0|0,2564| 24,5 25,0 | 0,2643 0,2944| 25,0 i. ,0|0,2118 0,2978| 24,0

1878 22 Maggio

24

(or lopuleratepalerMor tor eni log

DI

SUI.L'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 181

Tabella VII. d.

Mus decumanus. I valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE BUIO

grado |tempe-| acido |tempe-| acido di luce | ratura | carbonico | ratura | carbonico

20 Settembre b VII | 239,0]. 5,672 | 259,3) 3,804 21 » b Aia 297 0 2 1 AR Medio) #2) | VO | VIIE: DI 260,9. |" DIS7I 2452 | 4,651

L'animale venne accecato il 29 Settembre.

RI n S sI rascorsì grado tempe- acido tempe- acido DATA Mo MOPD I di luce | ratura | carbonico | atura | carbonico | 29 Ottobre b 39 X 19%. | 0 119,0 6,010 Mt 1; 3I XI | 17,0) 6,240 | 19,5| 5,889 1 Novembre 1 33 |1X, 5] 18,2] 5,223 | 17,5) 4,9% 2 S l 34 | IX | 19,1| 4,832 | 18,5) 4,096 Medie ... . . ta, x LATI 6,018 189,1 5,247

Il 21 Maggio 1878 si estirparono i monconi dei globi oculari. |

1878 | 22. Maggio 235 IX

b 219,0) 3,786 | 2390) 4,569 2 » b 237 IX | 22,1| 4,733 | 23,3) 4,304 27 » b 240 VIII | 22,7) 4,454 23,8) 3,887 29 » b 242 XI 22,2) 65,101 22 3,345 3 Giugno Db 247 VII 22957 162002305) 3406 b) » b 249 VII 1.29.50 403 24,5] 3,378 7 » b 251 | XI | 25,0) 3,594 | 24,7] 3,873 10 » bo|0 254 | XII D'25:4011 4,193 | 25,0) 4,004 21 » b 265 | XIV 24,001 02129 | 124,00 3,092 Medie | X |23%1| 4,156 | 23°8| 3,785

182 MOLESCHOTT E FUBINI Tabella VIII. a.

Sperienze eseguite con Myoxus muscardinus, animale intatto.

BAUMEO LUG BUIO DATA PESO —_©"’——_—_—_—m__

dell’ Acido 3 Acido Acido

a car- Grado car- car- 1878 . Tempe- | bonico Tempe- | ponico | T@MP®- | bonico

animale | ratura TA 3 ratura ; ratura iS

7 di luce n i un'ora un'ora un’ora

26 Aprile | 16,9 | 19°,0|0,t141] IX | 17%,0|0,1953| 17°.5|0,1212 90h 15,6 | 19,0|0,1015| VIII | 19,0|0,1454| 19,0|0,1248

Dopo le sperienze del 29 Aprile si esportarono comple- tamente e con facilità i due globi oculari per la enuclea- zione. L'emorragia fu minima, l’animale non soffriva dopo l'operazione e continuava a mangiare e bere come prima.

1 Maggio 16,3 [199,0 [0,1130 IX | 17°,2|0,1737| 17°,2|0,1139 15,0 | 19,0 [0,1081| X | 19,0|0,1515| 18,5|0,1045 Bibi» 16,6 | 21,0 [0,1134| XI |20,0|0,1239) 20,0|0,1644 13 15,0 | 20,0 |0,1048| XIV | 20,0/0,1315| 20 ,0|0,1091 15» 15,5 | 20,0 [0,1123] VIII | 20,0|0,1057| 20,5|0,1074 17 » 16,3 | 22,0 |0,1125| XIV | 22 ,0|0,1213| 21,1 |0,1396 20» 17,0 | 24,5 |0,0782| IX | 23,5|0,0954| 23,5 [0,1104 4 Luglio 23,0 1 25,5 [0,1057| XIV | 24,0|0,1264| 24,0 |0,1182 9 » 22,0 | 25,0 |0,1266| X |25,0|0,1171| 25,0|0,1282

Tabella IX. a.

Rana esculenia MD priva di centri nervosi e senza occhi.

BUIO LUCE DATA PESO —— A i dell AU Grado 1878 È Tempe- bonico Tempe- animale | ratura i ratura Mu di luce

un’ora

29 Ottobre | 60,6 {159,0 [0,0036/ VII | 15,6 |0,0069] 159,0 |0,0055 Ria ica 63,5 |13,0 [0,004] V |13,2 |[0,0043] 13,0 |0,0025

] Ì

i

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 183

Tabella VIII. b.

Myoxus Muscardinus. Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

La Ué&E BUIO |

DATA al 1878 Grado Tempe- Acido Tempe- Acido | di luce ARIE, carbonico PDA carbonico

26 Aprile b IX TO Re 117212 89) )°Db VIII 19! ,04;|122,309 19,0 | 17,302

Medie | VIIL5 | 1890 | 25,052| 18°6| 17,257 L’accecamento si eseguì il 29 Aprile. Ì

Giorni trascorsi Grado Tempe- Acido Tempe- Acido

dini Lea di luce ratura | carbonico ratura | carbonico

i Maggio bl 2 IX | 1792 | 25,576) 1891 | 16704

| CS X | 190 | 24240] 1877 | 177008

8.» b 9 ATTI 20,0 17,913.| 20,5 20,082

13 » b 14 XIV 20,0 21,040 | 20,0 17,112

î » b 16 VIII 20,0 16,367 | 20,2 | 17,009 Di » b 18 XIV 22, 0 17,860 | 21 ,6 18,559 |

20 » b 21 IX 23,5 13468443313

4 Luglio b 66 XIV 24,0 CIAO ZII ATO

GN » b 71 X COSO: TARSIA 40,0 13,898 Medie XI Sa 18,047 | 21°,4 16,152 |

Tabella IX. bd.

Rana esculenta WD, priva di centri nervosi e di occhi. Valori ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE BUIO PDEACTA

1878 Grado Tempe- Acido Tempe- Acido di luce ratura carbonico ratura carbonico a PO e na ee i cda e e 29 Ottobre b via | 1526 | 0,273 | 1500/0180 | » b 2 Inogtogne) 43,00 [Oto be a NEI Sele sa Ml

31,12 MMC, SASINIIZIA ISO VI 149,4 0,218 14°,0 | 0,145

184 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella X. a.

Runa esculenta & priva di pelle, centri nervosi ed occhi.

BUIO LUO TESE BUIO DAMA NSIOO 1878 del- Tem- n presa Tem- wi Tem- °° l’animale peratura carbonic. tor: peratura carbonic. peratura carbonic. int ora in 4 ora in 4 ora

4 Nov.{ 38,4 | 109,5 |0,0056 | IV. 119,0 |0,0037 | 11°,0 |0,0027 6 « 454,3 | 11,5 |0,0028| VI. 11 ,8|0,0080 | 12,2 |0,0072

Tabella XI. a.

Carne di rana esculenta; rane decapitate, scorticate e sventrate,

distrutto il midollo, tagliati è plessi sciatici.

z| BUIO LUCE BUIO LUCE pata | # | soa E 8 | E N zo NA CIdO 2 | Acido| 2 |Acido{ £ |.2 i 1878 | E| £ |carbo-| 3 | £ |carbo-| £ |carbo-| # | £ |carbo- E = DICON MS 2 nico A nico | 8 2 | nico 7 S linlora| £ £ lintora £ lintora| # | £ |inf ora! Qu E D E Ei (ce) E 9 Dic.|65,5] 109,4|0,0225| V. |10°,7|0,0378/11°,1 |0,0100 16 » [49,5] 8, 2/0,0085] V. | 7 ,0j0,0051| 8,7 |0,0006 18 » |38,6 V. | 8 ,6/0,0083) 8,6 |0,0055| IV. | 9°,2 Leo 21 » |66,5 V. | 8 ,0/0,0080| 8,0 |0,0070| V. | 8,0] 0,0066

Ì

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 185

Tabella X. d.

Rana esculenta @, priva di pelle, centri nervosi ed occhi;

valori ridotti a 100 grammi e 24 ore.

EU GE Bi. Bd DATA Grado Acido Acido 1878 Temperatura Temperatura di luce carbonico carbonico 4 Novemb. IV. 119,0 0,231 149.7 0,259 bi » VI. 11,8 0,434 11,9 0,271 Medie V 11034 0,332 119,8 0,265

Tabella. XI. d.

Valori dell'acido carbonico esalato dalla carne di rana,

ridotti a 100 grammi e 24 ore.

Acido Acido

Grado Temperatura

Temperatura di luce carbonico

carbonico

Medie .

186 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XII. a.

Carne di coniglia e di cane.

È BUIO LUGE BUIO LUCE E -—_——____t1tt@@m@cs=== i aci v DEVA I COSITE ; SI Ì E SE ; È; 2 |Acido| £ Z |Acido| 2 |Acido| 2 2 | Acido 18780) 2 2 | carbo Ss = |carbo-| # |carbo- 5 = |carbo- 3 2. | nico "= 2 nico 5 nico A: 2: | nico Z 5 |indora|.£ E in dora] 5 [|indora| £ E in 4 ora c E (ce) E Ei (de) Ei Coni glia

23 Dic. |44,7| 89,7 |0,0013| III. | 89,2 |0,0000| 89,2 |0,0028] IV. | 89,61 0,0076 n » |47,0j 7,5 [0,0023[III.| 7,0 |0,0044] 7,0 |0,0033| III. | 7,0] 0,0035

Tabella XIII.

Valori medii dell'acido carbonico esalato dal miencefalo di cani,

ridotti a 100 grammi e 24 ore.

(FUBINI).

PESO

Grado Acido Acido del miencefalo Temperatura Temperatura di luce carbonico carbonico f. 73,95 III. 10,9 0,340 ceti 0,295 f. 95,30 III 8,0 0,363 8,0 0,181 m. 94,50 V,5 10,0 0,209 9,0 0,203 TELO) IV. 9,5 0,448 9,6 0,232

| Medie . III,9 | SITA | 0,340 89,5 0,228

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 187

Tabella XII. d.

Carne di mammiferi.

Valori ridotti a 100 grammi e 24 ore.

DATA SPECIE

Grado man Acido lor Acido

peratura

1878 d’animale star pes 9 carbonico

di luce carbonico

23 Dicem. | Coniglia| III,5 89,4 0,408 89,4 0,231 Cane m. III 0,403 i

Tabella XIV.

Valori medii dell’acido carbonico esalato dal miencefalo di conigli, ridotti a 100 grammi e 24 ore.

(FuBINI).

PESO A Grado Acido Acido del miencefalo Temperatura Temperatura di luce carbonico carbonico

15°,7 0,331 15°,5 f. 13,00 ; 18,5 0,279

Medie

188 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XV.

Valori medii dell’ acido carbonico esalato dal miencefalo di porcellini d'India, ridotti a 100 grammi e 24 ore.

FUBINI. TNXUNGRE BUIO PESO —__———————É_________—m_____=_—@ét tf = na del Grado Acido Acido miencefalo Temperatura Temperatura di luce carbonico carbonieo f. 6,70 Ill 895 0,229 89,5 0,158 f 4,00 II 872 0,564 8,2 0,324 Tie 0520 IV; 8,0 0,517 8,1 0,443 m. 5,00 V 8,2 0,653 8,1 0,528 f. 4,00 IV,5 8,0 0,558 8,0 0,270 f. 4,50 VIII 12,2 0,640 14,3 0,597 Medie . IV,5 8°, 8 0,527 9°2 0,387

Tabella XVI.

Valori medii dell'acido carbonico esalato dal miencefalo di Mus decumanus, ridotti a 100 grammi e 24 ore.

FUBINI.

PESO ee === &&3îî/"8&s5ékéjì®; »“ del Grado Acido Acido miencefalo Temperatura Temperatura di luce carbonico carbonico

m. 2,30 VI 129,2 1,398 129,1 1,220

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 189

Tabella XVII.

Rana esculenta. Valori dell’acido carbonico, ridotti a 24 ore

e 100 grammi. MoLEscHOTT.

LUCE AZZURRA LUCE GIALLA LUCE ROSSA DATA cli Grado ; Grado Grado |* Acido Acido Acido 1856 di |Tempe- di Tempe- di Tempe- ratura car- ratura car- ratura car- luce bonico luce bonico f luce bonico

—_—_ —_ -——y__ ——_ ——_— I_—_—_—_m rr | sea

22 Agosto | Vi |23°,2/0,793] II |22°,7/0,801| I |23°,7[0,724 27» vin|23 5 (ogg || M.|25:7]079) 2800» IV |24,2]0,699] I |23,5/0,662| I |24,50,655 :) ARNO PERA I 42307 0648 1 2/25 ll'digue 1 Settembre] VI |24,5|1,007] Ir |25,7/0,991| Il |24,0|0,766 6.0» vii | 20,2|0,923|] I |21,2/0,825] I |22,0|0,884 mu, VI |21,5/0,905|] I |20,2/0,632] IV |24 ,0[0,813 xvI|24,0|/0,773) 1 |21,0{0,798] Il |22,7|0,679 0 00 v [225/0714] 11 |24.0(0,659] I |21,5|0,670] E vi |27,5/0,859| 11 |24,5/0,723] I |23 50,733 Medie . |VII3 |23%,5 [0,831 | 1,8 |22°,9/0,749] 1,9 |239,7 [0,729

190 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XVIII.

Rana esculenta. Valori dell'acido carbonico, ridotti a 24 ore e 100 grammi. MoLescHOTT.

LUCE MISTA LUCE AZZURRO - VIOLACEA DATA Grado Acido Grado I5D 5 Acido 1857 | Tempe- empe- di luce tatura carbonico di luce i carbonico

____mr ' ——___ _r———_—>—_______—__;-_|rr_- —n2à»

8 Giugno a II 279,0 0.818 I 249,7 | 0,912 10 » m II 2058 0,625 I 21,5 | 0,660 190» a II 25,5 0,822 I 24,9 | 90,40 72: V08 a II 24 ,5 1,023 I 23,8 | 1,074 RO | pa I 23,3 | 0,892 I 25 32.1,0,882 26 » a II 209 di 092 I 72 i e 15) Rittal **T Il PALIO) 0,978 II 73 Pc LUGO (CE 14 Luglio a II 28,9 1,039 I 27,1 | (05963 19 + mi II 28,4 1,013 I 28,4 | 0,882

Medie . . II | 256 | 090 Li | 254 | 0,981

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 194

Tabella XIX.

Rana esculenta. Valori dell'acido carbonico, ridotti a 24 ore e 100 grammi. MoLEscHOTT.

LUCE ROSSA BUIO DATA 0 2 pa areas eg È IRC CES Grado Acido Acido 1857 Temperatura Temperatura di luce carbonico carbonico 16 Luglio r È 309,1 1,144 di 0,794 iN »' Db I 20.59 1,238 Si 9 1,349 un air II 28, 4 1,292 28,0 1,084 MILO » (\b Ì 31 ,4 1,052 30 ,6 1,085 SME, II 34 ,5 1,205 33 ,3 1,150 iii .b l 32 ,2 1,107 di; 1,097 >.) LR I 32 ,2 1,123 290.1 1,441 sor nb II 31 ,8 0,875 29 4 1,115 Sugli» | cr I 29 ,6 1,015 29 ;6 0,960 Me» Db I 29 ,8 0,935 7,6 0,816 3 Agosto r II 7a 1,036 S26 9,403 ec 0h II 28 4 1,222 30:.;2 1,183 Medie . . 1,5 309,4 | 1,104 | 300,4 1,098

n II

192 MOLESCHOTT E FUBINI Tabella XX. d: Fringilla canaria.

————<_k€2z2z———_——_—— “PO PO___rrrr_——rrrrTrTrrTrrrrrrrrrrrrmr_rr =

PESO Grado Tempe- Acido DATA dell? Qualità di luce carbonico

animale di luce ratura in Ad ora

3 Novembre 1877 | 14,2 buio 2AMMASO 0;1603 » » Lazzurro-violacea| I |13,7| 01791 0,2181

luce mista

5 Novembre » 134 luce mista Ii | {14;0| 0;i921 » y luce rossa I 15,0 0,2042

27 Dicembre» 12,7 buio [11,5] 01081 » » luce mista IV |11,0| 0;1478 ; » |l.azzurro-violacea) II |11,0| 0,1365

» » luce rossa I 12,0| 0;1300

Dicembre » 12,8 buio |412,0| 0,1295 |

» » luce mista II 1201788 » » luce rossa I 1U2,50T0.1A16 » » JI. azzurro-violacea| lI |13,1| 0,1318

Dicembre » 13,5 luce rossa I 12,5| 0,1535 » » |l. azzurro-violacea| II 125 1 0;1819 » » buio |13,0| 0,1878 » » luce mista e Sil)

—r —_@——P1P.1.@|{r rr rrrr@r@oai..i.——___ee=. «ss

2 Gennaio 1878 | 13,7 |l.azzurro-violacea| I 1200 01577 » » luce rossa I 14,1 | "0;1459 » » buio —_ 12 ,0 0,1399

3 Gennaio

13,7 |l.azzurro-violacea| II 12,5 | 019591 » » luce mista TI ij AZIO 071902 » » buio | 42,0. 011873

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, Ecc. 4193

|

Tabella XX. bd.

Fringilla canaria.

| Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

| LUCE MISTA | asuncoiiicea | LUCE ROSSA | BUI0

} 15 ndo tempe-| acido grado tempe-| acido grado tempe-| 2Cido {tempe-| acido

i luce | F2tUra| carbon.f tuce | 12!U"a] carbon.] luce |!2!UF2] carbon. ratura| carbon.

; ppmma e al) ile dhonclorv-ontrstt gi al dille.

1877

Novembre I |14°,5|36,861]4 I {13°9,7|30,270] | |149,0|27,093

i » II |14,0|34,406] | _ I |15°,0| 36,073]

{Dicembre | | 11,0|27,821f II |11,0|25,694j I |12,0[24,471{11,5|20,348

» II |12,5|32,475} II |13,1|24,712] I [12,5] 26,550112,0| 24,280 » II |13,7|31,467] II |12,5|39,338f I |12,5]|27,289f13,0| 33,38

. 1878

(Gennaio } | I |12,0| 27,626 I |11,1|25,559 12,0] 24,507

» III |12,0|33,320] II |12,5|34,178] | | |{12,0|32,819

e e ]_— |[_—__[—T____[_[___—__[—_—_—_—_—____ | __ | _ —_—_- | - T&T

Medie . { II, 5]|12°,9|32,558f 1,7 [12°,5|29,136] I |129,6|28,088f120,4| 27,072

Atti della R. Accademia Vol. XV. 13

194 MOLESCHOTT £ FUBINI

Tabella XXI. a.

Fringilla domestica, A.

)

TRVASSEGA PESO Grado | ‘Tempe Acido

1878 £ dell Qualità di luce Gio cal pertonizo 7 Gennaio 28,6 buio ARENA » » luce mista I tedio 420,360 » » luce rossa I 12,0] 0,2138 » » |l. azzurro-violacea| I 12,0] 0,3384 10 » 27,0 luce mista II 12,0| 0,1878 » » buio 11 3) 0,2415 » » |l. azzurro-violacea| II 11,5] 0,3104 » » luce rossa 12,5] 0,2843 16 » 26,0 buio |12,0| 0,1734 » » luce mista I 12,0] :0,3246 » » luce rossa I 12,0] 0,3381 » » |I. azzurro-violacea| I 12,7] .0,2647 2 Febbraio 26,0 buio |{10,5| 0,1218 ù » luce mista IV | 11,0] 0,3616 » » luce rossa I 13,0/ 0,2942 » » |l. azzurro-violacea| VII | 15 ,0

03662

Tabella XXIT. a.

Mus decumanus KE.

D À Al A PESO Grado Tempe- Acido

dell’ Qualità di luce { “i | cavbonico 1877 animale di luce | ratura in | ora

22 Settembre 120,7 buio -- | 229,0 | 0,2850 » » luce mista VII | 22,0 |17:0,3132 » » |[l.azzurro-violacea] II | 22,5 | 0,3339 » » luce rossa II | 23,0] ‘02783

ee ee e —T | —+ 9_—____________—_——_—————_—_—__—_—_T— | _rr ru ————

27 » 120,5 buio 5 | 0,2117 7 |! 0,3657 ,0 | +0,2724 5 | 0,3602

1 5 » luce mista IV | » » luce rossa II 2 Di » |l. azzurro-violacea| III 1

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 195

Tabella XXI. d.

Fringilla domestica, A.

I valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE MISTA LUCE LUCE ROSSA | BUIO

azzurro-violacea -

1878 20200 ‘mp acido RO tempe-| acido ca: tempe-| 2cid0 Jtempe-| acido È l luce | Fatura) carbon.] tuce | 1ALUra] carbon. rd ratura| carbon.f ratura| carbon.

Gennaio | HI |12°,1 30,210] I |1290|28,397f 1 |12°,0|17,941{12°,8|17,992 È IT {12 ,0|16,693f 11 |11,0|27,591f 1 |12,5|25,274jt1 ,5|21,467 I |12,0|29,963] I |12,7|24,434 I {12 ,0|31,209]12 ,0|16,060

‘ebbraio | IV |11 ,0|33,378J VII | 15,0|33,803f II |13 ,0|27,157f10 ,5|11,250

I |. *f —— | ——T |--—_ f— ——-

Medie I1,5|119,8|27,561f 11,7 |129,7|28,556f 1,2 (129,4 |25,394Î11°,6 | 16,692

Tabella XXIII. ».

Mus decumanus, IE.

«I wvalori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

i”

LUCE MISTA IPRDOET+O LUCE ROSSA | BUIO

A TA azzurro-violacea

| VOVI9IE EEE Tal Lola di 1877 lempe-| #cido |8"à ado tempe-| acido a tempe-| acido (tempe-| acido

luce | tatura| carbon.] luce | tAtUra] carbon.| tuce | 12!UrA| carbon.| ratura| carbon.

=-—i—_| —- |__| —| —— | —_T—— [-_——

tetem) VIII|229,0| 6,229 IT |22°,5| 6,639 IT [239,0] 5,534/229,0| 5,667 î \ IV |17,7| 7,284] mi [19 ,5| 7,174] 11 [20,0] 5,424|17 5| 4,216

A -

Medie VI {19 ,8| 6,756| I1,5[21,0| 6,906 Il (21,51 5,479/19,7| 4,941 li

196

MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXIII. a

Mus decumanus IE, accecato col ferro rovente e potassa,

il 29 Settembre A877.

Grado Tem-

Qualità di luce peratura

di luce

Acido carbonico

in | ora

buio - 169,0 luce mista Il. 154,5 luce rossa II, 15,0 l.azzurro-violac. I. 1002: luce mista ING 14,9 l.azzurro-violac. Il 17,5 luce rossa Il. 19,0 luce rossa l. 16,0 l.azzurro-violac. I 16,0 buio Hsa

luce mista MI. 16, l.azzurro-violac.| IL 16,0 luce rossa Dl 15,4 luce mista VO 16,6 buio = laico buio 16,5 luce rossa I 18,5 l.azzurro-violac. | HI. 20,0 l.azzurro-violac. I 17,0 luce rossa I. 17,0 luce mista V. 16,7 buio 19,0 luce mista \'? 16,2 buio 17,0 I. azzurro -violac. Il. 16,9 luce rossa È 1952

DATA Peso dell’ 1877 ì animale 11 Ottobre 126,8 » » » » 12 Ottobre 129,2 13 Ottobre 19485 n »d 15 Ottobre 134,8 » » » » 16 Ottobre 134,8 17 Ottobre 134,1 18 Ottobre 138,0 19 Ottobre 134,1 » »

»

: 13,0 .azzurro-violac. A 14,0 15,5

luce rossa

luce mista V.

0,2421 0,2664 04343

0,2796 04005 073127 03234

0,4460 0,1760 0,2892

i

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 197

Tabella XXIII. 6.

Mus decumanus IE, accecato col ferro rovente e potassa caustica ,

il 29 Settembre 1877.

I valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore,

11 Ottobre 2

Medie «

DATA

1877

13 » 50» 16 » 17 » 18 » 19 » Medie

Giorni trascorsi

11 Ottobre 12

- IEUIGOERO IMOLESERZA LUCE AZZURRO-VIOLACEA $ Grado T Acido Grado DA Acido SS em- Vem- 2| di luce RULLO, carbonico] di luce peratura carbonico - 12 Ill. LORO 7,666 I Tae 8,252 3] 1v. 14,9 | 4497 Il 175 | 4,949 I4l nr 16,6 | 5,902 I 16,0 | 7,309 16 16,6 5,901 Il 16,0 3,265 a) su = HI 20,0 | 7,941 18 VI 16,7 7,696 I 17,0 3,150 19 V 16,2 3,442 Il 16,9 6,751 20 Y 15,5 | 4739 I 14,0 | 6,887 1v,3 | 1690 | 5,678 1,6 | 169,6 | 6,063 a EUR ArOSSA BUIO 9 È 23 8 Tata Acido s ci di luce peratura carbonico Serie carbonico Si II. 15900 | 6,133 169,0 | 4,819 Il. 19,0 | 8,067 di & I. 16 ,0 5,103 17,6 5, 707 I 15,4 | 4,615 17,5 | 6,347 Li 18‘5 8,133 16,5 3,675 I. 17,0 | 5176 1910 | 6,192 I. 19,2 | 6,144 17,0 | 4,485 È 13,0 | 4,145 = E 1? 16°,6 5,939 l3 5,204

198

MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXIV. a.

Mus musculus ©, accecato col ferro rovente e potassa caustica, il 18 Agosto 1877.

DATA Peso Le Grado Tem- Acido

4877 Lin RURIEAI RAI: di luce bll nt Sn

20 Agosto 6,3 buio = 299,0 0,0699 » » luce mista V 29,0 0,0777

» » buio 29 ,6 0,051 4

21 Agosto 6,2 buio _ 27,6 0,0833 » » luce mista x. 28,7 0,0794

» » buio = 30 se 0,0633

22 Agosto 6,4 buio —_ 29,0 0,0664 » » luce mista IX. 29,2 0,0575

» » buio 29,0 0,0442

Tabella XXIV. d.

Mus musculus ©, accecato col ferro rovente e potassa il 18 Agosto 1877.

caustica,

n P Acid | Dt dell. | ‘Qualita diuca | SESS Tem- | carbonito 4877 animale di luce peratura | jin 4 ora | ci °° i A ZA il 24 Agosto 6,5 luce mista VII (*) 21,5 0,0874 » » l azzurr.-violac.| III. 26 ,1 0,0819 » » luce mista X (*) 24,7 0,0816 25 Agosto 6,8 luce mista Il. 26 .5 0,0746 » » I. azzurr. -violac. I. 26,9 0,0915 » » luce mista Il. 27,9 0,0897 27 Agosto 7,2. {l.azzurr.-violac. Lf 27 52 0,0770 » » luce mista I, 26 ,9 0,0780 » » |l.azzurr.-violac. I 27,6 0,0586 11 Settembre 9,1. |l.azzurr.-violac. I. 23,0 0,0959 » » luce mista II. 23.48 0,1227 » » l. azzurro violac. II. 24,9 0,0877

(‘) Solo nelle sperienze del 24 Agosto, colla luce mista, il recipiente dell’animale stava in un recipiente di vetro senza mantello d’acqua.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 199

Tabella XXIV. a”.

Mus musculus €, accecato.

I valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE MISTA (’) BUIO (**)

Giorni trascorsi , dopo Grado e: l’acceca- l'em-

mento - eratura di luce p

Acido ICE Acido peratura

carbonico carbonico

20. Agosto. Db 2 ‘- È i 23,105 28,374 20,737

24,072

Tabella XXIV. d.

Mus musculus €, accecato.

1 valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE MISTA LUCE AZZURRO-VIOLACEA Giorni ron ———=———==- DATA trascorsi | dopo ; ; , 1877 Pacco Grado un Acido Grado Tem- Acido ii di luce pernura carbonic.} di luce peratura carbonie.

2% Agosto m | 6 ix. | 2691|31,200] 1. | 269,1 | 30,240 25» ml 7 I. | 27,2|28,999| I. | 26,9 | 32,29 9 I | 26,9|25,82) 1.| 27,4 | 22,444

11 Settem. a 24 VI. 23,3 | 32,3601 (1,5 23,9 |, 24,211

27 » a

Medie . 111,7 | 2599 | 29,595] 16 | 2691 | 27,297

(*) Le sperienze alla luce mista furono eseguite senza mantello d’acqua. (**) Tutte le cifre registrate per le sperienze al buio sono medie di 2 osservazioni.

200 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXIV. c.

Mus musculus €. Accecato col ferro rovente e potassa caustica il 18 Agosto 1877.

D'ATT-A PESO TN PERI Grado |Tempe-| Acido

1877 Ar mani LI

30 Agosto 7,7 buio |26°,5| 00766 » » luce rossa II 25,6] 0,0794

» » buio |26,5| 0,0896

Ila fo 8,0 buio || 27,5] ‘(0;0825 » » luce rossa I 27,5 | 0,0748

» » buio 28 ,0 0,0731

1 Settembre 9,0 luce rossa I 26,4 | 0,0905 » » buio == 261,0 0,0892

» » luce rossa II | 27,0] 0,0764

Flea) 9,0 luce rossa I 25,0 | 0,0890 » » buio 25,9 0,0865 » » luce rossa I 26,4 | 0,0872

Tabella XXIV. d. Mus domesticus ©. Accecato col ferro rovente e potassa caustica îl 18 Agosto 1877.

DATA HO al Grado | Tempe-| Acido {877 Rs Qualità di luce di luce | ratura Pirbonieo

4 Settembre 9,3 buio |23°,7| 0,0921 » - » |[l.azzurro-violacea] I |25,2| 0,1092

» » buio == 25 ,9 0,0749 8; bud le buio |24,0| 0,0894

» » |l.azzurro-violacea| I 24,5 | 0,1074

» » buio == 24 iN 0,1088

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 201

Tabella XXIV. c'.

Mus musculus €, accecato.

Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

Gioni LUCE ROSSA (*) BUIO: (4) DATA trascorsi |== 1877 dopo Grado Tempe-| Acido |rempe-| Acido

l'accecamento| di luce | ratura | carbonico f "atura | carbonico

30 Agosto b 12 II |25°,6| 24,748 f 269,5] 25,901 31 » b 13 I Di 044360) E, (23:940 1 Settembre r 14 #[-26%7°17 "23203 112601 (23,787

3 « r 16 I 25,7] 23.493 f 25,5] 23,067

Medie 1,5 | 26°,4| 23,308 | 26°.4]| 24,024

(") Le sperienze del 30 e 31 di Agosto dànno valori medii di 2 osservazioni al buio, quelle dell’ e 3 Settembre dànno la media di 2 sperienze alla luce rossa.

Tabella XXIV. d'.

Mus domesticus €, accecato. Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

Giorni | LUCE AZZURRO-VIOLACEA BUIO (*) trascorsi pero ce = dopo Grado ‘'fempe-i Acido $Tempe-| Acido

l’accecamento] di luce | FalUra | carbonico $ PAlura | carbonico

4 Settembre b 16 | 25°,2 | 28,181 { 24°,6| 21,548 ue» b 17 I |24,5| 30,325 f 24,3] 27,981 Medie I 24°8| 29,253 | 249,41 24,764

a i i valori registrati per il buio sono medii di due osservazioni, (*) Tutti i valori registrati per il buio so lii di due osservazioni

sea a _

202 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXIV. e.

Mus musculus €, accecato col ferro rovente e potassa caustica,

il 18 Agosto 1877.

DATA Peso Grado î Acido

TANI em- ; dell” Qualità di luce peratura carbonico

1877 : di luce .

animale in { ora 12 Settembre 8,8 |azzurro-violacea | II, 24°1 | 0,1143 » » rossa 24,0 0,1127 » » azzurro-violacea I. 25.0 0,0973 13 Settembre 9,1 azzurro-violacea I. 24,8 0,0958 » » rossa LI 25,9 0,1133 » » azzurro-violacea| II. 26,5 0,1102

14 Settembre 9,0 rossa I. 25,0 0,0899 » » azzurro-wiolacea | II 24,4 | 0,0915 » » rossa Il 25,6 0,0979 15 Settembre 9,6 rossa I: 24 ,8 0,0967 » » azzurro-violacea| II. 24,4 0,0994

» » rossa Il. 25,8 0,0945

SULL'INFLUENZA- DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 203

Tabella X.XIV. e'. Mus musculus , accecato.

Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

LUCE AZZURRO-VIOLACEA

LUCE ROSSA (°)

3 Giorni = DATA trascorsi dopo 1 " {877 i a Grado Debt Acido | Grado Mame Acido SIGARO di luce peratura carbonic.|] di luce Liga carbonic.

12 Settemb.a| 24 | 15 | 2495] 28,854] 1 | 249,0 | 30,736 lt». al 5 | 15] 25,6/27,160] 1. 125,9) 29,881 rl 26 | mn | 24,4] 2440] 15 | 25,3 | 25,040 45» il 27 | 1. | 24,4| 24,850) 15 | 25,2 | 23,900

Medie . 17 | 25°,7 | 26,316] ‘1,2. (25°,1 | 27,989

(*) Nelle due prime serie le cifre per la luce azzurro-violacea , nelle due ultime quelle per la luce rossa sono medie di due determinazioni.

204 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella i

Rassegna di tutti i valori ottenuti,

LUCE

ROSSA

Acido Acido Temperatura Luce Temperatura carbonico carbonico

290,3 23, 105 Il 259,6 24,748 | 28,9 28,374 I 27,5 22,740 | 29,0 20,737 Il 26,7 22,258 | 26,5 25,901 LL 95,7 93,493 | 27,7 23, 340 LL 24,0 30, 736 | 26,0 23, 787 I 25,9 29,881 25,5 23. 067 15 25,3 25, 040 | 24,6 21,548 15 25,2 23, 900 |

Valori medii

SULL’ INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC, 205

XXIV. /.

per il Mus musculus €, accecato.

LUCE MISTA

LUCE AZZURRO-VIOLACEA

Acido .

Acido Time

peratura

Tem- peratura

carbonico carbonico

269,1 30, 240 26,9 32, 294

290 | 29,600 28,7 | 30,735 29,2 | 21,562 26,1 31, 200 27,2 | 28,999

I. 24,5 | 30,325 26,9 | 25,821 1,5 2,5 | 28,854 23,3 | 32,360 15 2,6 | 27,160 I. 24,4 24,400 nl 2,4 | 24,850

alori medii 1,5 250,3 27,296 270,2 28, 611

206 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXV. a.

Mus musculus, Topo A.

(c°) (co! i °

Peso dell’animale Temperatura

in {1 ora Acido carbon. Temperatura Acido carbon.

in d ora

11 Agosto . | 1 0,099] x. 0,1014| 269,2 (0,0650 DAMA I 00810] xL 5|o,t105| 27,5 |0,0802

Tabella XXVI. a.

Mus musculus, Topo B.

DI si Lei °

Grado

in 4 ora

di luce

Peso dell’animale Temperatura Temperatura Acido carbon.

in d ora Temperatura Acido carbon.

Agosto . | 6,5 | 279,2[0,0507f Ix. 5 |0,0545] 289,0 [0,0528

18 van Salani GOT] 0,0701| 27,7 |0,0437

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC 207

Tabella XXV. d.

Mus musculus, Topo A.

Valori dell’acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

1877 Grado Acido Acido Temperatura | Temperatura

di luce carbonico carbonico I {1 Agosto E 2600 | 21,728 SReS 17,614 Ma» "i 275 | 23,061 27 5 16,803 | | - si IA TITTI VAI | Medie . xX,5 269,7 22,394 26°,6 17,208

Tabella XXVI. d.

Mus musculus, Topo B.

Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

Grado Acido Acido Temperatura | ‘l'emperatura di luce carbonico carbonico

20,123 19,107 23,367 19,733

21,745 19,420

208 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXVII. a.

Mus musculus, topo D.

LUCE BUIO LUCE 1a ——__ lf DATA pic Rei Be] a DIS S Acid 5 Acid 3 DE 2 cido 2 Acido 7 ® Grado = = = 1877 i di £ |carbon. a carbon. 5 = di ® È ® E v ® luce [= In (A in E mu a "i & de 6 { ora G I ora E E Ei e

19 Settemb. | 7,1 [ VIII | 219,5 0,1278 {22°,1|0,0886 | VIII | 229,4 | 0,0855 L'animale morì tra il 19 ed il 20 Settembre.

Tabella XXVIII.

Rassegna delle cifre proporzionali per î valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore, per animali veggenti e ciechi,

Sia ri Specie d’animale Buio due 3 “E E > anti Sr) PVI Rana 100 |100,5| 115 | 112 Canarino 100 | 104 | 108 | 120 Intatto Passere | 100: | 1525 (ZII INI65 Medie per gli uccelli 100 | 128 | 139 | 142 Surmulotto 100 | 111 1400/0197

Surmulotto 100 | 114 | 116 | 109

STI dieco opo 100 | 105 | 113 | 118

—T_—_—_—_—_[|[__—__—t___

\ | Medie per mammiferi ciechi | 100 | 109 | 114 | 113

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 209

Tabella XXVII. 6.

Mus musculus, topo D.

Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi e 24 ore.

1877 Grado Tem- Acido Tem- Acido di luce peratura | carbonico $ peratura |carbonico

19 Settembre VIII gi9 36,050 | 22°, 1 28, 901

Atti della R. Accademia Vol. XV. 14

2410 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXIX. a.

Rane esculente.

Luce azzurra (vetro) (1).

GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI Luce Temperatura do Luce Temperatura Ri

rr——_—___———————— —kppF-_--+- - +-+ ---—|-—-- Ptr

IV) 2492 0,699 VI 239,2 0,793 VN 0 2295 0,714 VI 2% 55 1,007

VI 2,5 0,905

VI 27,5 0,859

VII 23 ,5 0,803

VII 20,2 0,923

XVIII 2 ,0 0,773

Med° IV,5| 239,3 0,706 VII 239,5 0,866

(1) Vedi tabella XVII.

Tabella XXIX. c.

Rane esculente.

Luce gialla (vetro) (1).

GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI Luce Temperatura GAD a Luce Temperatura NR gen

I 239,5 0,662 II 2207 0,801

I 21,0 0,798 II 23 ,7 0,648

II 25,7 0,991

II LAO 0,825

nr 0,632

Hi ‘MAE 0,659

I 2 5 0,723

Medie 1| 2292 0,730 | «R8r0 0,754

(1) Vedi tabella XVII.

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 241

Tabella XXIX. d.

Rane esculente.

Luce rossa»(vetro) (1).

n

GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI Luce Temperatura | ET Luce Temperatura bia I 249,5 | 0,655 II Za 0,724 I 22,0 0,884 IT 25,5 0,642 I Sd o | 0,670 II 24 ,0 0,766 I 23 39 | 0,733 Il PAPI) 0,679 | 30 ,1 1,144 II 28 4 1,292 | #1 1,8 1,238 II 34 ,5 1,205 I 31 4 1,052 II 31 ,8 0,875 [ 32 ,2 1,107 II 28 4 1,222 I de e 1,123 HI 25 ,7 0,731 I 29 ,6 1,015 HI 29 ,7 1,036 I 29,8 0,935 IV 24 3 0,726 Medie I |, 27°,6 0,960 IT,4 gii 0,900

(1) C£, le tabelle XVII e XIX.

242 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXX.

Rane esculente.

Luce mista e luce azzurro-violacea (soluzione) (1).

GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI

Acido Acido

Luce Temperatura calbanico Luce Temperatura dabanico

0,892 i LIO 0,818 0,912 0,625 1,660 0,822 0,940 0,928 1,074 0,978 0,832 ( 1,039 0,945 1,013 0,963 1,171 0,882 1,023

I I I I I I I I I

Mede I 249,8 0,900 IT 269,2 0,935 |

(1) Vedi la tabella XVIII; la lettera m che accompagna il grado di luce significa che le cifre furono raccolte a luce mista, a invece che si ottennero a luce azzurro-violacea, col mantello della soluzione ammo- niacale di solfato di rame.

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA , ECC. 213

Tabella XXXI.

Passere.

Luce mista ed azzurro-violacea (soluzione) (1).

GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI Luce Temperatura CEE "i Luce Temperatura Pas

Im 129,0 29,963 II m 120.1 30,210 Ia 120 28,397 IVm 11,0 33,378 Ia 12 37 24,434 VII a 15,0 33,803 Im 12,0 16,693 Ila 41,0 27,591

ue |<;

| MedeI4| 119,9 25,416 IV5 129,7 32,464

(1) Vedi tabella XXI. 5. In questa tabella m significa luce mista, a luce azzurro-violacea.

QAL MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXXII. a.

Surmulotto cieco. Luce rossa ed azzurro-violacea (soluzioni) (1).

GRADI INFERIORI DI LUCE GRADI SUPERIORI DI LUCE Acido Acido Luce Temperatura Luce Temperatura carbonico carbonico la 159,2 8,252 Il a 179,9 4,949 la 16 ,0 7,309 Ila 16 ,0 3,265 Ia I7AZO 3,150 Ila 16 ,9 6,751 la 14,0 6,887 Ir 15,0 6,133 fi 16 ,0 5,103 Il r 19 ,0 8,067 ra 15,4 4,615 II a 20 ,0 7,941 Ir 18,5 8,133 Tua 17,0 9,176 Ir 19,2 6,144 Tor 13 ,0 4,145 Medie I| 169,1 5,891 112 179,4 6,184

(4) Vedi Tabella XXIII. è. La lettera a significa che le sperienze vennero fatte în luce azzurro-violacea, r che furono istituite in luce rossa.

SULL’INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 245

Tabella XXXII. ».

Surmulotto cieco. Luce mista (41).

GRADI INFERIORI DI LUCE GRADI SUPERIORI DI LUCE Acido i Acido Luce Temperatura Luce Temperatura carbonico carbonico IIl i 7,666 IX 19°,1 4,832 III 16 ,6 5,902 [X,5 18,2 5,223 IV 14,9 4497 X 16,5 7,779 V 16 ,6 5,801 XI 17,0 6,240 Vv 16,7 7,696 V 16 2 3,442 V 15 ,5 4,739 Medie IV 16°,0 5,678 X AT] 6,018

(1) Vedi Tabella XXIII. è e VII. d.

216 MOLESCHOTT E FUBINI

Tabella XXXIII.

Topolino cieco. Luce mista ed azzurro-violacea (1).

GRADI DI LUCE INFERIORI GRADI DI LUCE SUPERIORI Acido Acido Luce Temperatura Luce Temperatura carbonico carbonico Im 20,9 25,821 HI m 239,3 32,390 la 26,9 32,294 III a 2601 30,240 . I a 27 4 22,444 Vm 29 0. 29,600 I a 290,2 28,181 IX m 29152 21,562 Ia 24GD 30,325 IX m 26 ,1 31,200 1,5 a 23 ,9 24,211 X m 28 ,7 30,735 15 a 2% 5 28,854 1,5 a 25,6 27,160 Im 202 28,999 Ia 2 24,400 I a 2% 4 24,850 Medie I4| 259,5 27,049 VI,S 279,1 29,283

(1) Vedi le Tabelle XXIV. a, XXIV. &, XXIV. d', XXIV e. La lettera m significa luce mista, la lettera a luce azzurro-violacea. i

SULL'INFLUENZA DELLA LUCE MISTA E CROMATICA, ECC. 217

Tabella XXXIV.

Bufo cinereus (1). Valori dell'acido carbonico ridotti a 100 grammi

e 24 ore.

DATA DATA

della i della

: Grado Acido i Acido sperienza Tempe- sperienza Tape

ratura 1876 ratura

1876 di luce carbonico carbonico

17 Ottobref VII 0,331 {18 Ottobre i 0,331

25 VI 19 26 VII

VII

VI

(1) Il rospo pesava in media 250 grammi.

pos

E i } 5 4 PICO i 9 i r

"i

ada

Scala fotometrica di Schall Tav.I

14

20

MOLESCHOTT e FUBINI = INFLUENZA DELLA LUCE

hi , ' î 3 È . + Pi x \ 4 > DE - $40%, s i le he: ®; P 4 Ro, SITI 7 x y " Lira Va VV = A n . % L "e De n % +37 0 » P p = - giu» È #

INDICE della MEMORIA DI JAC. MOLESCHOTT E S. FUBINI

Sull’influenza della luce mista e cromatica nell’esalazione di acido carbonico per l’organismo animale

I. Storia e posizione del quesito . : E ; 0 \\ PAG. BS II. Sull’ influenza della luce mista nell’acido carbonico esalato da animali privi degli occhi . _ : " b » 72 1. Metodo 7 / è ; 3 } } » ivi 2. Sperienze sulle rane ' . 1 ; ; » 7 3. Sperienze sugli uccelli . È ci ; - » 91 4. Sperienze sui mammiferi i : » 97 III. Sull’influenza della luce nell’esalazione di acido Luni dai tessuti irrorati o privi di sangue 5 i : » 108 IV. Sull’influenza della luce colorata nell’esalazione di acido carbonico per gli animali ; . EIN A : » 116 1. Note storiche e critiche e ; È } ivi 2. Sperienze con rane esculente .. ; mit. 424 5. Sperienze sugli uccelli . ; ; x MAGARI 4. Sperienze con mammiferi . i; , n 495 5. Sperienze con mammiferi ciechi . ; 5 » 140 6. Sull’influenza della intensità chimica della luce nella quantità dell’acido carbonico esalato . PINE, (i LI V. Conclusione ì E ; 7 : i 3 » 151 Tabelle : i i, 4 : ] è : . » 172-217

-

HOMBAM.

auto 6

resa sea

una Had 1 o solapoaa

sunsugz sa fnaa iinjtago frà Moya

Ilog

224

Il Socio Cavaliere Luigi BeLLARDI presenta e legge, a nome dell’Autore, Ingegnere A. Portis, il seguente lavoro

INTORNO

AD ALCUNE

IMPRONTE EOCENICHE DI VERTEBRATI

RECENTEMENTE SCOPERTE

IN PIEMONTE

Mentre i terreni giurassici ed i terreni cretacei di Europa e di America hanno a più riprese forniti animali fossili apparte- nenti alla classe degli uccelli, ma presentanti caratteri che li distinguevano a prima vista da tutte le famiglie che rappresen- tano nel mondo odierno questa classe e che ne autorizzavano la creazione di nuove onde poterli classificare; i terreni ter- ziarii medii e superiori hanno per lo più offerti uccelli fossili, i quali potevano esser classificati nelle divisioni di vario ordine stabilite per la fauna ornitologica vivente, taluni anzi far parte di generi rappresentati da specie diverse odierne;.citerò ad esempio alcune delle specie dei gessi oligocenici di Parigi e quasi tutte le specie mioceniche e plioceniche di Europa, mentre alcuni altri uccelli eocenici di Parigi e d’ Inghilterra, particolarmente però il genere Odontopteryx dell’argilla di Londra, ricordano ancora vivamente nei loro caratteri i rappresentanti della classe nei terreni giurassici e cretacei.

Per conseguenza ci pare affatto naturale l’ammettere che il periodo di tempo scorrente tra il cretaceo e l’oligocenico , in una parola il periodo eocenico, sia quello appunto in cui avvennero le maggiori modificazioni nel tipo degli uccelli; modificazioni che ebbero per conseguenza il distacco netto e ben definito del tipo uccello dal tipo rettile con cui aveva avuta tanta analogia nelle epoche passate.

Q292 A. PORTIS

Se la fortuna avesse corrisposto all’aspettazione, noi ci sa- remmo aspettati di vedere con numerosi e successivi esem- plari la coda rettiliforme persistente nell’Archaeopterye adulto accorciarsi man mano fino a quel breve mozzo che contraddi- stingue gli uccelli d’oggidì, e le penne direttrici invece di essere collocate disticamente lungo i lati di essa ridursi in numero e venirsi a collocare ordinate su di una linea pressochè normale all'asse longitudinale del corpo dell'animale.

Avremmo assistito alla riduzione delle dita della mano, rispettivamente dell'ala, dell’Archaeopterye fino alla semplice conformazione dell’ala nei più infaticabili volatori d’oggidì; avremmo visti i denti, ancora così numerosi e ben conformati nel lestornis e nell’esperornis del cretaceo superiore, sparire poco per volta nell’eocene ed aver perduta pressochè tutta la loro importanza verso il cominciare dell’epoca oligocenica, in cui

pochi generi solamente di uccelli avrebbero ancora conservati:

questi organi rappresentanti di un ultimo e più tenace carat- tere della classe dei rettili da cui si erano successivamente differenziati gli uccelli.

Invece, la storia del periodo eocenico è al riguardo muta o quasi; delle due grandi sezioni in cui si divide il periodo eocenico, la prima e più antica non ci ha fornito che sei sole specie di uccelli delle quali l’una e la principale, rappre- sentata da un cranio munito di denti, ricevette dal suo de- scrittore: dapprima il nome di Dasornis londinensis (1), poi quello di Odontopterya toliapicus (2); una seconda: quello di Lithornis vulturinus (3) supposta della famiglia dei vulturidi; una terza: il nome di Halcyornis toliapicus (4) affine al vivente genere Alcedo; una quarta il Megalornis (5), viene poi dal SeeLEy (6) supposta

(1) Owen, Trans. Zool. Soc., vol. 7, pag. 145, pl. 16.

(2) Owen, Description of the Skull of a dentigerous bird ecc. Quart. journ. of the Geol. Soc., vol. 29, 1873, pag. 511, pl. 16.

(3) Owen, Trans. Geol. Soc. of London, 2 ser., vol.6, pag. 206. Brit. foss.mamm. a. birds, pag. 549.

(4) British foss.mamm. and birds, pag. 554.

(5) BowerBAanK, Annals of natural History, 1854, 2nd ser., vol. 14, pag. 263 (Lithornis emninus).

(6) SeeLev, On the tibia of Megalornis. Quart. journ. of Geol. Soc., vol. 30, 1874, pag. 708.

INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE EOCENICHE DI VERTEBRATI. 223

appartenere alla prima ed esser fondata su ossa dello scheletro, mentre quella era fondata sul solo capo: ed una quinta rap- presentata da impronta di penna, nominata Argillornis longi- pennis (1): queste cinque specie provenienti dalle argille di Londra e dell'Isola di Sheppey, mentre la sesta specie, il Ga- stornis parisiensis (2) proverrebbe dal conglomerato sovrastante al conglomerato pisolitico del bacino di Parigi: ciò trala- sciando alcuni avanzi senza nome del bacino stesso di Parigi.

La seconda epoca eocenica il Flisch è ancor più avara di notizie, essa non provvide che un solo esemplare di uccello, il Protornis (3), il quale stante la cattiva conservazione non potè nemmanco venir ben studiato e con più o men grande probabilità collocato accosto ad una delle viventi famiglie di uccelli. Questo valga per l’Europa, chè, in America, le recenti grandi intraprese geologiche hanno portato alla scoperta d’una relativamente grande fauna ornitologica eocenica, la quale comprende pure, oltre tipi vicini, anche tipi assai differenti da quelli oggigiorno viventi, ma che non potrei ancora usare qual termine di confronto non essendo ancora di tutti ben cono- sciuta la natura.

Egli è perciò che qualunque nuova traccia della classe degli uccelli nel periodo eocenico verrebbe ad acquistare in paleon- tologia un interesse grandissimo; tanto più se essa venisse constatata in un bacino o in un giacimento in cui questa classe non fosse stata finora rappresentata, e tanto più ancora per noi, allorchè si trattasse di un giacimento italiano dove gli uccelli hanno per unici rappresentanti l'individuo scoperto nella lignite miocenica di Monte Bamboli, descritto dal com- pianto Prof. GasraLpi (4), e le impronte di penne oligoce-

(1) Owen, On Argillornis longipennis, a large bird of Flight, from the eocene Clay of Sheppey. Quart, journ. geol. Soc., Vol. XXXIV, 1878, pag. 124. pl. VI. i (2) Constant Prevost, Compt. rend. hebd. Acc. Se. Paris, vol. 40, pag. 554, 1855. Hesert, ibid., pag. 579 et pag.1214. Larter, ibid., pag. 583. Owen, Quart. journ. Geol. Soc. of London, vol. 12, pag. 204, pl.3, 1856.

(3) H.r. Mever, Neues Jahrbuch, 1839, pag. 682 ; 1840, pag.211; 1841, pag. 187; 1844, pag. 338 (Sin. Osteornis scolopacinus GERVAIS).

(4) Intorno ad alcuni fossili del Piemonte e della Liguria, Mem. d. Acc. R. delle Sc. di Torino, Classe di Scienze Fis., Mat. e Nat., Ser. II, vol. XXIV, 1866 (dell’estratto, pag. 32, tav. 6).

224 A. PORTIS

niche raccolte al Monte Bolca (1) mancando finora nel terreno eocenico.

Nell'agosto e settembre passati, mentre io mi trovavo ad Ar- gentera, ultimo villaggio della Valle di Stura di Cuneo, onde cercarvi i fossili che in abbondanza si trovano nel calcare carbonioso di quella località, mi capitò fra mani una lastra di arenaria che a prima vista mi colpì, e mi ricordò quelle arenarie rosse a impronte, abbondanti nelle roccie triasiche degli Stati Uniti e mostranti impressioni di passi attribuiti ad uccelli e di goccie di pioggia.

Eccitata l’attenzione, .subito mi diedi attorno a cercar di determinare l’età del terreno in cui si trovava la lastra; e fui fortunato a segno, da trovare fra i potenti strati dell’arenaria ad equiseti, anche alcuni sottili straterelli di un’argilla bitumi- nosa indurita, ricchissimi di fossili appartenenti agli ordini in- feriori del regno vegetale: colla scorta di questi e del trovarsi l’arenaria sovrapposta in stratificazione concordante alle ar- desie che ricoprono il nummulitico, mi assicurai di essere nella sezione del terreno eocenico corrispondente al Flisch degli Svizzeri; corrispondente per conseguenza anche ai famosi strati di Glarus che fornirono il primo e fin qui unico uccello eocenico superiore sul continente europeo.

Giunto a Torino, ediesaminata dopo alcun tempo e con calma la lastra, e fattala vedere al Professore BeLLARPI, ebbi il pia- cere di sentir da lui trovata ragionevole la mia supposizione di aver dinanzi l'impronta del piede di un uccello, il quale, doveva esser passato sopra una sottil spiaggia di sabbia, già stata anteriormente improntata da una forte pioggia.

La lastra dizarenaria in questione è tutta tormentata e bu- cherata per isghembo, siccome vediamo nelle lastre triasiche dell'America che ogni paleontologo conviene di riconoscere sotto l'appellativo di pioggia fossile. In mezzo ad essa si vedono immediatamente quattro solchi profondi raggianti da un centro producendo angoli diversi ed aventi lunghezze e larghezze molto differenti fra loro. {Un uccello avente tre dita anteriori ed un dito rudimentale posteriore, camminando sopra un lido di sabbia umida, lascia un'impronta tal quale la osserviamo sopra

(1) Fauyas, in Ann. du Mus. d’Hist. Nat., tom. 3, 1803, pag. 21, pl. f.

rr _———meo—_—r__—e—e ’r'_———r—r—_’ 0"00—rrrrt———111111111Î1———‘——p—_—_—_111—us——’-’0—m—6m__—m —_—_—mm— ttt _—6@

7 Va | questa sabbia indurita, anzi dalla direzione delle dita e spe-

INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE FOCENICHE DI VERTEBRATI. 225

cialmente del posteriore, potei verificare trattarsi nel caso presente di un'impronta del piede destro nel quale il dito po- steriore era ridotto a ben poca cosa ed appena toccava la terra con pochissima deviazione dal canone ; il dito interno, poco allungato, poteva avere una lunghezza di mill. 40, mentre l'esterno, molto divaricato dal medio, ne aveva una di mill. 50, e il dito medio, per essersi, come l’esterno, mosso, mentre o dopo che l’animale aveva appoggiato il piede, aveva guastata la propria impronta; così che essa si era allargata nella metà posteriore e cancellata nell’anteriore. Egli è naturale che l’ani- male, passando, abbia cancellate sui suoi passi le traccie pree- sistenti della pioggia caduta, alcune però traspaiono ancora al di sotto delle dita, specialmente del dito medio e dello esterno, e questo fatto appunto mi indicò doversi l’irrego- larità della superficie superiore dell’arenaria non ad accidenti di ripiegatura o laminatura sopravvenuti posteriormente, bensì invece ad una causa anteriore e probabilmente alla pioggia.

Allorchè, or è poco tempo, visitavo i giacimenti triasici di arenaria a labirintodonti di Bernburg e di Cassel, mi si fece osservare come la superficie scura e la granulosità dell’arenaria impedissero l'esame minuto delle impronte di passi, ma che questo studio era agevolissimo sovra una contro impronta in gesso. Applicai lo stesso sistema all’arenaria di Argentera. Ma quantunque l'impronta sia risultata felicissima non ne ebbi alcun vantaggio. La sabbia dell’antico lido eocenico del luogo ove or giace la frazione di Grangie (che appunto la rinvenni) era troppo grossolana, di più già improntata dalla pioggia per. ricevere e conservar bene l’immagine delle articolazioni e delle nervature dell’epidermide delle dita che la premettero; devo

è per conseguenza limitarmi a ciò che si vede sull’originale che

è quanto dissi finora e che pur bastando a rendere ragione- vole l’ammettere di aver dinanzi l'impronta di un piede destro

. di uccello non è sufficiente a dirci a qual ordine questo abbia | appartenuto. Egli è con tutla riserva che io lo supporrei

un uccello a piedilobati, superante alquanto in dimensioni il comun nostro Podiceps minor (non si osserva traccia di unghie). Egli è conveniente il dare un nome all’animale che in tal

modo ci si è manifestato ; mi pare che poichè abbiamo già

Atti della R. Accademia Vol. XV. 45

:

per impronte di tal genere nel trias dell’America, il nome 0r- nitichnites che non può dar luogo a controversia di sorta per | essere appunto un nome sospensivo , mi sia lecito dare all’uc- | cello di Argentera la denominazione di Ornitichnites, dandogli | quella specifica di Argenterae tratta dalla località in cui venne | trovato il fossile, come per la ornitolite di Glarus. |

Non senza motivo ho più sopra ricordati i vertebrati fossili del trias della Germania e dell’America; infatti se l'impronta | fossile di un uccello aveva in me evocato la memoria di fatti | consimili riscontrati in America, un altro fatto mi condusse | pure a ravvicinamenti col Buntes Sandsiein cotanto sviluppato | nella Europa centrale. Infatti, mentre io nelle località circo- | stanti al villaggio di Argentera cercavo se mi era dato riscon- | trare una seconda impronta che servisse a schiarirmi sulla | prima, m’imbattei nel vallone di Pourriac e precisamente al | limite superiore dei terreni coltivati a prato in una seconda | lastra di arenaria a impronte. Anche questa lastra appartiene | all’arenaria ad equiseti dell’Eocene superiore o Flisch ed anche | questa mostra sopra una delle sue faccie un’impronta di un | piede. Nel volerla liberare dalla roccia a cui stava aderente, la | lastra andò in pezzi, ma questo fatto mi servi moltissimo a ' ‘constatare la realtà della impronta, poichè il pezzo di roccia | che la costituiva si staccò parallelamente alla sua maggiore | superficie lasciando una cavità dello stesso perimetro ed a fondo irregolare. Egli è infatti naturale il supporre che, come oggi avviene, così sia allor succeduto, l’animale cioè, passando sulla sabbia umida, determinò per la pressione fatta dal peso del massiccio corpo, nei luoghi dove esso posava il piede, dei grumi di sabbia i quali conservarono anche frammezzo alle | varie vicende che determinarono la solidificazione della roccia | una differenza di coesione dal materiale circostante, e per con- | seguenza una maggior facilità a lasciarsi isolare dall’arenaria | entro cui giacevano. Giunto a Torino e ricostituita per lo studio la lastra, lasciai mobile il frammento in questione onde poterne dimostrare ad altri la verità.

Questa seconda impronta non è più di un uccello, le sue dita in numero di quattro, anteriori, tozze, ravvicinate e ad estremità arrotondata, portano da ad un riavvicinamento ai grandi anfibii dell’epoca triasica, le impronte dei quali (special-

226 A. PORTIS

Ù INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE EOCENICHE DI VERTEBRATI. 227

mente quelle del genere americano Anisopus, di dimensioni un po’ minori, ma a dita relativamente alquanto più lunghe e divaricate) concordano ancora con quelle di Argentera nella forma della superficie palmare del resto del piede, leggermente appuntito allo indietro. La lunghezza della impronta è di mm. 38; la larghezza di mm. 25.

Mentre sulla stessa lastra di arenaria, a mm. 65 indietro ed amm. 36 avanti dal margine rispettivamente posteriore ed an- teriore dell'impronta accennata, si vedono ancora le traccie di due altre consimili, ma molto più confuse, impronte; e pre- sentanti pure le medesime dimensioni della prima (per una di esse si verificò di nuovo il fatto or dianzi citato dello staccarsi della roccia costituente l’orma che è già essa stessa depressa dalla superficie della lastra), a mm. 5 dal limite an- teriore della impronta principale, tocchiamo la parte posteriore del perimetro di una impronta anch’essa, come la prima, ab- bastanza ben conservata. Quest'ultima orma è di minori dimen- sioni delle altre, misurando mm. 25 di lunghezza e mm. 19 di larghezza, ha pur le traccie di quattro dita anteriori corte e un po’ aguzze, ma la palma è allo indietro più arrotondata. Piccoli rilievi e depressioni per entro a queste due orme più belle, accusano la presenza di polpastrelli sotto la superficie del piede e di concavità intercalate. Queste ineguaglianze, come naturale, più sentite nel piede maggiore che nel minore. Della natura del tegumento plantare non potei rilevar nulla, causa la troppo grossa grana della sabbia e la presenza di alcuni licheni.

Io ritengo queste due orme siccome quelle delle due estre- Mità sinistre di un grosso anfibio urodelo il quale passeggiò sui sottili lidi marini dell’epoca eocenica e vi lasciò le sue impronte, che un successivo straticello di sabbia gettatovi sopra dalle onde, ricoperse, riempì e conservò fino ai nostri, dan- dloci poi a leggere questa importante pagina della storia della nostra fauna. L’impronta più piccola anteriore appartiene al piede anteriore, la posteriore più grande al posteriore. La pic- colissima distanza fra un piede e l’altro (5 mm.) ci indica come questo animale, di dimensioni alquanto superiori a quelle del genere Siredon, camminasse al modo delle comuni salamandre, movendo cioè assieme il piede anteriore di un lato con quello

228 A. PORTIS. - INTORNO AD ALCUNE IMPRONTE EOCENICHE ECC.

posteriore dell’altro in guisa da piegare il corpo dal lato op- posto a quello dell’arto anteriore in moto.

Se queste impronte son veramente di anfibio urodelo noi potremo (a parte i labirintodonti) riportare alla seconda metà dell’epoca eocenica la comparsa in Europà degli urodeli fin qui solamente conosciuti a cominciare dal terreno miocenico dei diversi giacimenti dell'Europa centrale. Stante l’incertezza delle determinazioni e dei ravvicinamenti fatti sulla sola base delle impronte, mi son tenuto nella determinazione di queste ultime allo stesso regime sospensivo che per la impronta di uccello, dandogli il nome di Saurichnites Pourriaci.

Mi premeva di far conoscere queste prime traccie di uccelli ed anfibi delle nostre Alpi, nella speranza che risvegliata l’at- tenzione su questo oggetto, non si finisca un giorno o l’altro per ritrovare anche gli avanzi materiali degli animali che lasciarono tali traccie. i

Mentre per riprodurre l'impronta di uccello con tutta l’esat- tezza possibile, ho col simultaneo concorso della fotografia e della litografia ottenuta l’annessa figura, queste arti mi erano quasi inutili per le impronte di anfibio stante la scura tinta della pietra e la leggerezza delle traccie; ho per conseguenza rinunziato a dare una fignra delle impronte di Saurichnites Pourriaci.

L’Accademico Segretario A. SoBRERO.

Tav I

Torino, Lit. Fili Doyen

A O = ca < D fa Si e a O DG < %) da D Z Ti co e na ©)

e" tapi—2. AL

e

AVATI

dbm . pe” Ma at 4 ne

|—_’I.r—_, .—.—_—m__eo_—mm_m__—@—@—m—n

CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE

Adunanza del 23 Novembre 1879.

PRESIDENZA DEL SIG. COMM. SENATORE ERCOLE RICOTTI

NOTIZIE

SULLA VITA E SUGLI SCRITTI

DI

VINCENZO GARELLI

Col ricordo delle virtù d’un nostro caro estinto mestamente suggellammo i lavori del trascorso anno accademico, e già era triste necessità, che a breve intervallo dal ricordo delle virtù d’ un altro collega dovessero aver principio le sedute del nuovo anno. Ma se è triste necessità, è altresì pietoso ufficio porgere una parola di rimpianto alla memoria di coloro, che noi chia- mammo consorti negli ardui conati di recare alla scienza qualche nuovo elemento di progresso ; è debito di grata ami- cizia rammentare la loro vita e le loro opere dopo tanta comu- nanza di desiderii e di speranze, per cui le scoperte e le fa- tiche d'uno qui sono i trionfi e la gloria di tutti. Il qual debito verso l’esimio chie testè perdemmo a me sembra farsi anche maggiore, poichè io penso, che da alcuni cenni di sua vita semplice e modesta, ma collegata con insigni vicende dell'istruzione in Piemonte, gli scritti di lui possano ricevere un’utile e bella illustrazione. Da altri l'avrebbero splendida; l'avranno almeno affettuosa da me nell'adempimento d’un mesto ma pur dolce incarico.

DIA B. PEYRON

Delle recenti nostre sciagure a noi, siccome di tutte, fu il dolore; alle scienze filosofiche toccò non poca parte dei varii danni. Per ricordarne ancora uno, chi può rassegnarsi a che rimase incompiuta la storia della greca filosofia, mentre dalla eletta mente, che l’aveva intrapresa (1), a giudicare dal già

fatto, avrebbe potuto ottenere, insieme con una mirabile ori--

ginalità, una mirabile perfezione?

Anche a siffatta classe di scienze è a riferirsi l’ultima iat- tura, dacchè a tre rami delia filosofia s’attenevano gli studi del socio nostro, cioè alla filosofia così detta pura, che egli per l’uffizio suo restringeva ai confini dell’insegnamento ele- mentare, a quel ramo che è la pedagogia, e in fine più parti- colarmente a quella parte della pedagogia, che cerca il ritorno del giovane traviato alla virtù, e può dirsi umanitaria, ed era da lui denominata Educazione emendatrice. In ciascuno di questi tre rami lasciò scritture non poche e tutte notevoli.

A proposito d'una filosofia, che, come si vede, è essen- zialmente pratica, mi sovviene un'osservazione troppo opportuna da non doversi tacere, comecchè possa apparire ovvia. Chi spazia con robusto ingegno nelle più sublimi regioni della teoria, mai discende da tale altezza, sembra in qualche modo cingersi della luce stessa delle verità che rivela. Ed egli ama rimanere in essa, e gli ammiratori suoi più solleciti del filo- sofo e di sua vita speculativa, che dell’uomo e di sua vita operativa, appena è, che si rammentino di domandare chi sia luomo; che se domandano, questi loro appar sempre avvolto nei paludamenti del filosofo. Ma chi dagli alti principii scende alle pratiche applicazioni, che sono poi il vero beneficio della scienza, per una parte acquista il diritto, che si estimi parte integrante della sua sapienza quell’ armonia che ei pose tra i suoi precetti e le sue azioni, onde nasce l'autorità e la effi- cacia della parola, per altra parte ne induce per forza alla bella indagine del modo con cui la scienza per suo mezzo di- venne benefica. Or bene, questo filosofo che possedette la scienza e la mise tutta in servigio di quella educazione, che fra le bellissime cose Platone chiamò prima, perchè forma gli uomini eccellenti, quest uomo, a cui è giustizia tener conto

(1) Giovanni Maria BERTINI.

NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 233

non pure di ciò, che per così nobile scopo scrisse, ma di ciò che fece, tener conto, che entrò nelle scuole del villaggio, entrò nel carcere del giovane ditenuto, studiò instituzioni e cuori, che per formare e correggere il costume cercò abbel- lire gli insegnamenti coi lenocinii dell’arte non rifuggendo neppur dalla gentil forma del romanzo, questo filosofo pratico, quest'uomo benefico, questo letterato fu Vincenzo GARELLI.

Nacque in Mondovì l°8 maggio 1818. De’ fratelli non fu solo ad aggiungere decoro al nome della famiglia. Dovette egli stesso ad un colto sacerdote fratello primogenito la sua prima istruzione. Sono poi riputati gli scritti d’altri due, che riman- gono a continuare la bell’opera dell’ingegno (1). Fece gli studi universitari in Torino; vi conseguì la laurea di Filosofia nel 1841, e dieci anni dopo l’aggregazione al Collegio della stessa Fa- coltà. Nei primi suoi esperimenti il giovane filosofo s’era fatto collaboratore a Lorenzo VaLERIO, amico suo, in quel giornale d’educazione che dapprima s'intitolò Letture popolari, poi Letture di famiglia. Riferisco il fatto eziandio perchè ne fa palese il suo patrio sentimento sin da giovanetto, essendo noto, come in quelle periodiche letture timidamente e cautamente per necessità di tempi, ma abbastanza manifestamente giovani e fervidi ingegni emettessero idee, di cui non tardò il fondatore del giornale farsi aperto e caldo campione. Ne’quali sensi ita- liani, che serbò per tutta la vita, senza dubbio a raffermarlo valse lo studio, cui allora attendeva, delle Opere dei due sommi filosofi italiani del secol nostro. Perocchè sembra fatale, che la Filosofia debba sempre offrire un asilo, a cui rifugga la libertà per dire securamente ed efficacemente le sue ragioni. Quando poi si stabilì in Piemonte il governo costituzionale, volle il GareLLi, che anche la sua scienza si mostrasse sol- lecita del nuovo ordine di cose, salutando quell’èra colla pub- blicazione d’un primo libro intitolato: Prime regole di logica parlamentare.

L'insegnamento elementare della filosofia fu prima e fu lunga occupazione del GareLLI. Ripetitorein Torino fino al 1845, Professore per tre anni in Cuneo, venne traslocato Professore

(1) Sac. MicneLe; Comm. Dottore Groanni Senatore del Regno; Cav. FeLice Dottore in Fisica, Preside emerito del Liceo BeccarIa.

Pr FT ENTI OIOTTO Sea he LEO

Al È i

234 B. PEYRON

a Genova nel 1848, quando per quella Legge, di cui l’illustre autore (1) è oggi fra noi, s’instituirono i Collegi Nazionali sovra basi, che ai liberi tempi parevano più conformi. Questa no- mina l’onorò, in quanto che fu giudicato di mente e di cuore capace a dare con prudente principio stabilità alla novella instituzione. Bene adempì al suo mandato, e di venne ad insegnare in Torino nel 18559 al Collegio di S. Francesco da Paola, dove ebbe tra suoi discepoli uno, che ora è insigne Orientalista, il DeGuBERNATIS. Reputo a ventura, che il degno discepolo siasi fatto carico di stampare ciò che non avrei po- tuto dir io, come cioè il maestro avesse facile ed abbondante la parola e con l’aperta sua eloquenza facesse ammirare lo splendore del vero e lo splendore del buono. Riferisce, come il GARELLI amasse Manzoni, e lo facesse amare dagli scuolari, soggiun- gendo: Questo suo bel modo di congiungere lo studio del passato con quello del presente e le lettere colla filosofia cresceva grande attrattiva alle sue lezioni, delle quali alcune ci andavano proprio al cuore.

La dottrina, che in nobile maniera professava in iscuola, raccolse il GareLLI e pubblicò in tre trattati, che sono: No- zioni compendiose di metafisica ; Della logica e della teorica della Scienza; Appunti di filosofia morale; i quali tutti s' informano ai principii fondamentali della dottrina di Rosmini. Son libri scolastici, che, se hanno comuni con tutti gli altri di simil genere lo scopo e il modo, hanno essi pregi speciali, che a preferenza d’altri li fanno anche oggidì ricercati; hanno poi alcune attinenze coll’ intima storia della filosofia elementare in Piemonte, che non saria bello dimenticare. Primo veramente lo ScioLLa, nome di maestro venerato ad alcuno di noi, a cui presto si unì il Corre, mirabilmente s’adoperò ad introdurre nell’insegnamento delle Scuole Subalpine le dottrine Rosmi- niane, appena furono pubblicate dal loro inventore, ma, di- cono, non senza qualche oscurità ne’ suoi trattati. Poi la verità di quelle dottrine fu posta in dubbio da un grande avversario, il GioserTI, e le dottrine nuovamente vennero dai dotti ven- tilate e discusse. Il GareLLI fu tra primi a dichiararsi disce- polo di Rosmini, dando a il secondo còmpito di ricondurre nelle Scuole Subalpine le stesse dottrine riconfermate e belle di

(1) Conte Carlo Bon-Compacni.

NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 235

loro difese, e, se fosse possibile, farle amare nella semplicità e chiarezza di un’ esposizione elementare. Che egli abbia ot- tenuto lo scopo, si dimostrò persuaso lo stesso Rosmini nel- l’attestargli la sua riconoscenza, talchè la logica del GaRELLI nelle scuole Rosminiane è ancora in gran pregio; è certo picciol merito d’ un discepolo verso il maestro rendere popolari i suoi dettati. Quanti, seppure il mio paragone non è teme- rario, quanti poterono delibare in Senofonte Ja filosofia Socra- tica, i quali non avrebbero potuto assorgere all’altezza, a cui lo sollevò Platone? perchè accettò i principii Rosminiani il GARELLI o non conobbe, o non apprezzò i sublimi concetti del GroBERTI. Perocchè quasi a compenso della preferenza data altrui lo riporta ad ogni tratto in un tal sistema di benevolo eclettismo, che ricorda glì sforzi, con cui per lungo tempo nelle scuole Platone ed Aristotele si vollero tra loro conciliare. Dissi, che il GarELLI s'era dichiarato discepolo del Rosmini. Aggiungerò cosa, che grandemente onora il discepolo, ed è, che egli fu congiunto a tanto maestro da una tenera e costante amicizia. Lui visitava spesso nei tranquilli recessi di Stresa, e sempre ne era accolto come uno de’ più cari ospiti. Con lui, finchè visse, ebbe familiare carteggio. E quando il grande pensatore cessò la sua carriera nel mondo finito, stimò suo dovere il GareLLI scriverne la vita, e la scrisse così, che bene appare come fosse addentro nell'animo suo, e quanto affetto gli portasse. In quella vita è una critica esposizione delle opere lel grande amico, dalla quale il mirabile sisterna filosofico di lui sembrami posto in piena evidenza. La dotta e affettuosa biografia forma un intero volumetto della Raccolta: I contem- poranei illustri pubblicati in Torino dalla Unione tipografica. E qui giova rammentare che il nostro socio non solo col Rosmini ebbe consuetudine scientifica, ma con altri, e special- mente col Mamiani e col GiuLianIi, e che fu insieme con essi benemerito fondatore dell’Accademia di filosofia italiana.

È noto, che l’anno 1845 il Marchese ALFIERI DI SostEGNO, capo della Riforma, uomo di grande sapienza e di sentimenti generosi, facilmente arrendevole a consigli, ch’ei riputava sa- pienti e generosi, di alcuno fra i suoi intimi (1) (ed erano certo

(1) L’Abate Amedeo PevRon.

236 B. PEYRON

sinceri consigli), chiamava da Cremona a Torino l’abate APoRrTI ad insegnare una scienza, che per molti giungeva peregrina e per alcuni temuta la Metodica. Naturalmente in tutto ciò, che è umano, può sempre essere la parte umana, ed anche nelle applicazioni d’una grande verità astratta può essere la esagerazione; è qui il luogo di indagare, se veramente . qualche cosa sia da desiderare in alcuna delle posteriori appli- cazioni di un’ ingenua dottrina. Certo è, che per necessità di racconto accenno ad un’ importante e bello periodo nella storia della popolare istruzione. in Piemonte. Importante, perchè questa, non può negarsi, ebbe allora e determinate norme e incredibile aumento; bello, perchè oltre al nome dell’ALFIERI, si rannodano ad esso bellissimi nomi. A tal periodo dee ascri- versi la instituzione di una cattedra di pedagogia nell'Università di Torino commessa a quel RavnERI, che al sentimento arti- stico congiunse vasta e seria dottrina. E sebbene per i riguardi alla modestia di chi è presente volessi tacere un nome, sono costretto a dirlo per fedeltà di storico. Il Conte Boncompagni non solo fu il patrono della scuola novellamente introdotta, non solo non isdegnò farsene discepolo e scrivere libri elemen- tari secondo quel metodo, ma quando ministro elaborò la Legge del 4 ottobre 1848 , non altronde che da quella scuola chiamò a i Consiglieri. Ora se non può revocarsi in dubbio la grande influenza dell'istruzione popolare sul carattere della nazione, apparisce l’importanza storica di quanto io narro, perchè allora l'istruzione popolare fu singolarmente studiata e promossa con nuovo indirizzo, e uomini insigni cercarono assicurare quell’indirizzo e quella influenza non pur colla parola e coi libri, ma con la sanzione, che possono dare ai fatti le patrie leggi.

Alle autunnali lezioni dell’AportI, insieme con BERTI, TROYA, RavnerI, DAannA, PeLteri, Re, ed altri interveniva il gio- vane GARELLI; veri apostoli di quel metodo, tutti questi reca- vansi alla loro volta nelle provincie ad insegnarlo in conferenze anche autunnali. Anch'esso il GareLLI nelle sue vacanze dalla cattedra di filosofia, a cui ritornava nel tempo scolastico, l’in- segnò in Genova, Pinerolo, Chiavari ed altrove.

Era mestieri narrare tutto ciò non solo perchè vi si com- prende un fatto notevolissimo della vita giovanile del nostro

NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 237

socio, ma specialmente perchè vi si comprendono le cagioni de’ più importanti scritti di lui che sono i pedagogici, dacchè, lasciato dopo molti anni l'insegnamento filosofico, ei tornò agli studi di quella Scuola. Come ciò avvenne dirò in breve.

Nel 1859 fu nominato Regio Provveditore degli studi in Genova, donde colla stessa dignità l’anno 1865 venne traslo- cato a Torino. Rincrebbe fortemente a’ suoi amici, che l'esperto Professore fosse tolto all'insegnamento, a cui meglio che alle

. cure di una amministrazione pareva si confacesse la bontà e la mitezza, principal carattere dell'animo suo. Comunque, egli seppe accordare i nuovi uffici col suo amore per la scienza, e provvedendo agli studi altrui non dimenticò i suoi. Sola- mente dovette uniformarli agli attuali doveri. Di questi il più delicato, che concerne l’ educazione e l'istruzione primaria dovette naturalmente far ricordare al discepolo di Rosmini, che egli era pure il discepolo d’Aporti. Il ricordo era tanto più facile, perchè la pedagogia del lombardo Sacerdote poggia tutta sulle nozioni graduate, che formano il fondamento della pedagogia del Rosmini, non essendovi, come osserva il BERTINI, argomento dalle più ardue questioni alle più complesse e pra- tiche, il quale non sia stato considerato in modo sottile ed ‘originale da quella potente intelligenza. Che se è necessario possedere la Scienza teorica per discendere alle pratiche ap- plicazioni di essa, il nostro socio aveva il vantaggio di scen- dervi rinforzato dallo studio teorico di circa vent’ anni. Dalla sua nomina adunque a Provveditore datano gli scritti peda- gogici di lui, i quali erano pubblicati secondo che gli stessi doveri della carica ne porgevano all’ autore l'occasione.

La prima occasione fu nel 1863, in che ebbe l’incarico dal Governo d’instituire le scuole elementari a benefizio delle colonie dei domiciliati coatti in quel gruppo d’ isole che fron- teggiano la Toscana. Fi visitò allora e quella Capraia e quella Gorgona, che la ghibellina ira di Dante invocò in terribile imprecazione, ed Elba famosa e l’altre tutte. Adempita la sua missione, non desistetti più, egli scrive, dal pensare alla quistione generale della più facile e più sicura istruzione degli adulti. A_tale effetto fece da prima una serie di lezioni sperimentali sopra una classe d’analfabeti nelle scuole serali di Genova, e poscia un breve corso di lezioni teoriche, in cui svolse il suo sistema

238 B. PEYRON

dell’istruire i provetti in età, avviando, secondo le norme esco- gitate, le Scuole serali di Savona e di Voltri. Questo suo si- stema ei notificò in quattro lettere al Comm. Garlo PERI, che la Gazzetta Ufficiale del Regno ebbe cura di pubblicare, e varii periodici della penisola di riprodurre. Più estesamente poi lo notificò in un libro, che già vide la terza edizione ed è intitolato: Norme e lezioni per il primo ammaestramento degli adulti. Non occorre qui dire i particolari di quel suo metodo prediletto, ma un’osservazione generale non è fuori di propo- sito. Ad alcuni usciti dalle Scuole dell’Aporti, ed allo stesso RayNnERI, che pure non perdè mai di vista il gran fine morale dell’educazione , si fece più volte carico, che non tennero un giusto modo nel ritrarre ed applicare alla pedagogia i prin- cipii, ossia le leggi Rosminiane della graduazione, e che di- menticarono un poco le leggi della spontaneità dell’ animo umano. Tale accusa non sembra meritarsi il GarELLI, il cui metodo è tutto pratico. Anzi della spontaneità l’autore tien conto, più del bisogno entra nelle speculazioni filosofiche. Nel suo zelo poi di utilità pratica diessi a pubblicare un gior- nale col titolo: I{ maestro degli adulti.

Scopo delle cure e argomento degli scritti del nostro socio non furono soltanto gli adulti, ma tutte le classi dell’istruzione primaria. A tale ordine de’ suoi studi si riferiscono le opere, che pubblicò: La scuola di campagna; Delle biblioteche circolanti nei Comuni rurali; Dei lavori di campagna nella stagione inver- nale; Del lascito ALBeRGHETTI in {mola; La Creazione, libro di letture, in cui l’opera dei sette giorni è narrata in modo, che i fanciulli si dilettino, e gli adulti trovino savie interpretazioni alla prima pagina del Genesi.

Ma del formare i costumi non è opera men santa l’emen- darli, ove si corrompano. Anche a quest'opera, anzi special- mente a questa attese il GareLLI ne’ suoi studi pedagogici, e a lei si riferiscono i più importanti de’ suoi scritti. Sin d'allora, che erasi recato, come dissi, alle isole del mar Tirreno, sebbene scopo primario del suo viaggio fossero le scuole, si commosse sulle condizioni di quelle colonie di relegati, e prese a medi. tare sulle questioni, che al gravissimo subbietto della pena si connettono. Le forti impressioni provate allora e le idee, che da quelle scaturirono, s’affrettò a narrare a tale uomo che in

NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 239

siffatte materie è giudice competente, al nostro Collega Tan- credi Canonico in alcune lettere a lui dirette, che intitolò: Delle colonie penali nell’ Arcipelago Toscano, inserte nel giornale torinese Le Alpi. In esse è specialmente discorso delle località più adatte. Ma anche in questo lavoro il filosofo per senso di pietà non rifuggì dall’entrare nel campo del Diritto penale, e il chiaro Professore di questa scienza lo accolse amico nel proprio campo, venendo con lui a scientifiche discussioni. Il ritrovo per amendue era sempre il giornale delle Alpi; ma i loro scritti furono poi anche pubblicati a parte. Lo stesso ar- gomento più ampiamente e anche più scientificamente trattò nella Memoria, con cui volle rispondere al quesito fatto dalla Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Modena: Se, ed in quali luoghi specialmente dell'Emilia potesse aver luogo l’esperi- mento delle colonie agricole penitenziarie. I teoremi d’una scienza teorico-pratica il Concorrente Monregalese si adoperò di ridurre per mezzo della pedagogia in serie più ordinata e rigorosa. La Memoria riportò il premio da quella dotta Accademia. Pur rimanendo nel medesimo argomento è qui il luogo di notare, che il GarELLI sentiva il bello dell’arte. Forse altri han pure osservato, com’ egli ne’ suoi scritti anche più serii amasse le forme e gli ornamenti letterarii. Così ad esempio per le re- lazioni sceglieva la forma epistolare. Ci dice poi il DEGUBER- NATIS, che s'era innamorato dei romanzi di Giovanni RUFFINI, il che s'accorda perfettamente con ciò, che noi sappiamo es- sersi egli molto dilettato degli aneddoti. Per tali suoi gusti in fatto di lettere, non fa meraviglia, che volendo con la sedu- zione degli esempi tentare in pratica quell’educazione e quel- l'emendazione, il cui fenomeno complesso in dotti libri espo- neva, abbia sdegnato la pedestre forma della narrazione nei due, che con bell’intendimento di moralità compose, voglio dire di Compare Lorenzo da Monferrato, racconto, e Della forza della coscienza. Storia di Policarpo Davvegni. Veramente non qualificò le opere sue fuorchè coll’aggiunto di racconto e di storia. Ma non v’ ha il menomo dubbio, che l’ammiratore de’ romanzi altrui volle alla sua volta scriverne due per suo scopo filoso- fico. Per verità (seppure la seconda citazione non è, come la prima, ardita nei suoi confronti), che altro è la Ciropedia, se non un romanzo filosofico? Ma di un genere tutto proprio,

A

240 B. PEYRON

laddove i due componimenti del nostro romanziere rivestendo le forme della moderna letteratura non si possono giudicare altrimenti che colle norme comuni. Dunque v’ha chi definì il romanzo finte avventure d’amori per il diletto; l’ingiusta definizione è storicamente vera in ciò, che i romanzi dilettano anche troppo e quasi esclusivamente per il contrasto di forti passioni. Ma le finzioni d’un moralista debbono di necessità essere così severe, che niuna grande impressione può deri- varne. Per altra parte i documenti morali, scopo precipuo del libro, dispersi in una lunga narrazione smettono di loro forza. Per siffatte cagioni io penso, ed altri così meco pensano, che i due scritti morali, pubblicati dall'autore sotto spoglie roman- tiche, sieno commendevolissimi per l’intenzione e lo stile, ma dal lato letterario riescano alquanto imperfetti. La forma, quale mezzo, sembra piuttosto ritardare che giovare lo scopo, e, se non m'inganno, i due libri dilettano istruiscono così, come avrebbe voluto l’autore. Ma m’inganno. In questo genere di libri le ripetute edizioni son la vera prova del diletto, che recano, e Compare Lorenzo da Monferrato già tre volte uscì dalle tipografie.

Ma d’un lavoro, il cui merito scientifico è incontestato, è ora a dire. La Commissione aggiudicatrice dell’ annuo premio Ravizza in Milano aveva proposto un tema circa le riforme da introdursi nei sistemi di detenzione penale in Italia. Il tema non poteva toccare più addentro gli studi e il cuore del nostro socio. Sotto la pietosa epigrafe: Ben si deve loro aitar lavar la nota si nascose il Regio Provveditore degli studi di Torino, e con- corse con ampio scritto intitolato: Della pena e dell''amenda. La prima parte, la quale ben connette col tema, ma non vi ade- risce, rimarrà alle scienze giuridiche una bella monografia sul diritto di punire. L'argomento poi nelle rimanenti parti trovò pienamente svolto con ampia dottrina e con vedule eminentemente pratiche. Noto, che nella Commissione fra autorevoli voci era. la voce di Cesare Cantù, e poi riferisco uno dei giudicii, che è questo: Con profondità filosofica egli sa penetrare melle più intime latebre della coscienza umana per iscoprire ad una ad una le recondite vie per le quali si possono indurre i condannati ad atti sicurî di ravvedimento. L’elogio va non solo all'opera, ma alla mente del filosofo, e si riverbera per ciò su tutte le

NOTIZIE SULLA VITA E SUGLI SCRITTI DI V. GARELLI 24A

opere, che in tale materia da quella mente uscirono. L’elogio è bello...e non è mio! Dopo di ciò non occorre dire, che fra cinque fu premiata la Memoria di Vincenzo GareLLI. Era il secondo premio, che riceveva da scientifiche Accademie. Ma tutti i suoi libri’ didascalici erano già stati premiati dai Con- i gressi pedagogici italiani. E poichè non meno la popolare istru- zione, che il miglioramento delle colonie agricole ne’ suoi libri efficacemente promosse, ebbe e dal Ministro dell’Istruzione, e da quello di Agricoltura una medaglia di benemerenza.

A lusinghieri voti l’ Accademia nostra volle aggiungere

il suo eleggendolo in seduta del 24 giugno 1874 suo socio re-

sidente. E pronta occasione le si presentò di trar profitto delle sue speciali cognizioni, quando lo chiamò a far parte della Commissione incaricata di esaminare gli scritti presentati nel concorso al tema sulle dottrine di Antonio Rosmini. Quel con- corso venne funestato dalla morte di chi l’aveva sapientemente suscitato, il nostro BeRTINI, ed ebbe poi due volte esito in- felice. Il GarELLI fu relatore della prima prova.

Altri servigi doveano aspettarsi dal suo ingegno. Ma gli anni della sua vita erano contati! Qualche intima doglia parve in- durre in lui necessità di riposo. Questo ei chiese al Governo dal suo impiego due anni appena dopo la nomina accademica, e questo ei trovò in seno della sua virtuosa famiglia, ove sempre avea trovate le sue gioie. Non perciò depose affatto la penna, ma pochi, sol pochi giorni prima dell'estremo, quasi ricordo agli amici, pubblicò ancora un libro col titolo: Di un paese che si rifà.

Niuno creda, che quel paese sia l'Italia, e che alti pen- sieri di economia vi si contengano. Il filosofo in fin di vita era stanco e voleva riposarsi ricordando. Il paese è un piccolo Comune di sua fantasia, e il libro è un romanzo di sue remi- niscenze. Ricordò uno stato a caro, che senza rivolte per atto d’ un monarca conseguì libertà politica, ricordò utili inno- vazioni introdotte da libere instituzioni; ricordò, che cagione di bene furono ognora la istruzione, l’attività, la previdenza. Raccogliendo intorno a queste memorie e dando loro corpo le fece rivivere sotto nuove imagini e semplici avventure in un paesello, ove il dinasta finì per disposare l’onesta popo- lana, e la Scuola elementare s’ edificò accanto alla Casa Co-

Atti della R. Accademia Vol. XV, 16

242 B. PEYRON - NOTIZIE SULLA VITA ECC. DI V. GARELLI

munale. Così termina il romanzo. Congedando il suo libro, l’autore s’ impensierì, perchè in esso mancano quelle diletievoli sorprese che tanto piacciono. Ecco il suo conforto in queste pa- role, che furono le ultime vergate dalla sua mano: Ma anche la madre in quell'atto che il primo bacio alla Sua creatura può essere forzata a dire: potrebbe essere più bello it mio bambino, tut- tavia mi piace e basta perchè è proprio mio, tutto mio.

Aveva ragione! V’ hanno scritti, cui basta leggere per indo- vinare chi sia l’autore: e negli scritti del GARELLI è scolpito l'animo suo benevolo. Noi amiamo i suoi scritti, ma non ab- biamo neppur bisogno di studiarli per indovinar l’autore. Noi lo conoscemmo, ed abbiamo d’innanzi agli occhi la fronte serena dell’ottimo padre, del cittadino operoso e dotto, il quale il 8 agosto ora scorso irreparabilmente perdemmo. La Scienza speculativa debbe essergli grata di ciò che le diede, e sarebbe ingiusta se volesse chiedergli conto di non averle dato tutto. Perocchè il tempo tolto alle speculazioni ei consumò nel fare il bene, e ancora questo bene ei fece in nome della Scienza.

BERNARDINO PEYyRON.

DI Ma! La i { #] 0900] '

a > (2! L I a) Ì

AA «dl

LAT

Do de ] 7 9 m dig ASTA ha 1 DO COTBRI SOLI ALOTE I i rangle tto

Tal STRIP TE TT ARIPAIRTT) A ei i cglatee

METRO ICP ONTO, COT UR RCIIPIOY URI RR NLO AN

) PITON LI f Î

Ù TM Vidi

* # î yu" 7 Ù Ì MESTRE. v

Ù LAI i 199. |

Di { Dia QUSTRAIARO SET

ninni

100125207