o^eiupvate U L. -y o- o//ér/o a/ ^ A ■ \/i^ ■ ^i^/. /'-^-^-lc^ ^actoim acuto /S aaodlo /843. Il Segbetario Gesebale IIKI.LA n nilMO>E DEGLI SCIF.K7-1ATI ITALUNI iS. UDÌ ATTI DELLA QllAKTA KllI!\IO^E DEGLI SCIE^ÌZIATI ITALIANI TENUTA 1^ PADOVA NEL SETTEMBRE DEL MDCCCXLII PADOVA CO' TIPI DEL SEMINARIO MDCCCXLIII RELAZ10]\E DEL PROFESSORE ROBERTO DE YISIANI SEGRETARIO (ìEBiERALE \jhiainato dal gl'ave ed onorevole ufficio, che mi fu imposto, a darvi conto, o Signori, di quanto s'è operato in Padova per la IV Riunione degli Scienziati Italiani, e perciò a tesserne brevemente la storia, io mi farò a parlarvi pria delle cure datesi dal Governo, dalla Presi- denza generale e da queste inclite Autorità perche qui pur non mancassero quelle opportunità, che giovar potessero 1 comodi e gli studll Vostri; poi degli avvenimenti occorsi durante l'epoca memorabile, in cui Padova fatta centro e metropoli del sapere italiano brulicava di una frequen- za, animavasi di una vita, che niun' altra cagione fuori di questa ha in lei prodotta o produrrà slmigllante. Nel- r adempiere a tanto ufficio io lerromml religiosamente dentro da que' confini, in cui la consuetudine de' miei chiarissimi antecessori ha stimato dover rislrlncersi la relazione ch'io sono per farvi, pago all'accennarvi per tocchi le sole generalità ed esteriorità del Congresso, e lasciando che della parte intrinseca e sostanziale di questo pigliale circostanziata notizia dagli Atti vcrbah, che distesamente ne trattano. Già Uno dal ijlorno quiiullceslmo del dicembre ii\AÌ S. E. il sia;, cav. co. Andrea Cilladella Mi^odarzerc Con- sidiere intimo e Ciamhellaiio di S. iM. 1. K. A., Memlìro onorario dell'I. R. Islitnlo ^e^elo, Segretario perpelno di (|iiesta I. K. Accademia di scienze, lelterc ed arti, e Presidente i^enerale alla I\ lliiiiiione s'era latto solle- cito di richiedere queste civili Aniorità di quc' molti e varii provvedimenti, clic per l'esempio delle Riunioni anteriori conosccvansi necessarii a favorire il concorso e curare F ordine delle medesinìc. E Io zelo e la pron- tezza di quest'esimie Maiiistrature neHadottarli confermò con opera assidua e perseverante le cortesi parole, con cui la Conijreijazione Mimicipale di Padova aveva ac- collo e festeiigiato l'annim/.io pòrtole da Torino, essere slata scelta lantenorea città ad ospitare in quest'anno Voi degni rappresentanti della italiana dottrina. In appresso V E. S. chiamavasi ad Assessori il nob. sig. cav. Nicolò da Rio Direttore degli Sludii filosofici e matematici in questa Università, Membro dell' I. R. Isli- lulo Veneto, ed il sig. cav. Giovanni Santini professore di Astronomia nella stessa Università, Presidente di questa I. R. Accademia, e \ ice-Presidente dell'I. R. Istituto. Poi, più ponendo a calcolo la volontà, che le forze, dava il carico di Segretario generale a chi ha l'onore di favellarvi. Ciò fatto, la Presidenza generale nel di 27 aprile 1842 pubblicava lettere circolari, in cui porgevansi particola- reggiate notizie della Riunione futura, e queste furono indirizzate per tutta Europa a quanti sono gP Istituti di pubblica istruzione, a lutti i Corpi scientifici, a tutti quc' benemeriti che sostennero alcun ufficio nelle Riunioni an- teriori, e a buon munero de' più illustri fra gli Scienziati. VII Nel Icinpo slesso fu (|ii('sto avviso innalzalo e con calda e riverente preijliicra lacconiandalo il Congresso ai Serenissimi Princijìi dell Auiiiisla Casa Imperiale e Reale proleUori e cultori delle scienze fisiche e matematiche, a S. A. I. I{. Leo|)()i(l() li Granduca di Toscana, nel cui venerato nome ehher vita e (ioriiono le scientifiche Riu- nioni italiane, ai Ministri tiella I. R. Corte, e a parec- chi personaijiii eminenti per diirnità. Questo rispettoso omagi-io della Presidenza generale venne accolto e gra- dito con singolare benignità, perlochè la onorarono di lettere assai gentili, bene augurando delle nostre adu- nanze, e Principi e Ministri ed Università ed Accademie e Scienziati. Né a ciò contenti molti rinomati Corpi scien- tifici e alcuni Stati d' Italia deputarono Ira loro membri chi avesse a rappresentarli al Congresso, ed è per essi che alle adunanze nostre assistettero gli Atenei di Ve- nezia, di Brescia, di Bergamo, di Firenze; le Accade- mie dei Concordi di Rovigo, dei Filoglotti di Castelfran- co, degli Euteleti di San Miniato, quelle dei Fisiocritici e dei Tegei di Siena, quella della Valle Tiberina, la Labronica, la Pistoiese, la Casentinese del Buonarotti, la Valdarnese del Poggio, quella di scienze, lettere ed arti di Modena, quelle delle scienze di Torino e di Ni- nies, le Accademie agrarie di Udine, di Verona, di Chiavari, di Lubiana, di Gorizia, di Brùnn e di Vien- na; la Società economica delP Abruzzo citeriore, la So- cietà italiana dei XL in Modena, la Società agraria e la medico -chirurgica di Torino, la medica di Livorno, quella dei Georgofili e la medico-fisica di Firenze, l'agro- nomica del Tirolo e Vorarlberg, la Società reale d'orti- coltura in Parigi, la Società agronomico -lecnoloijica di Cefalonia; le Unlvcrsilà di Pisa, di Siena, di Corfù; la Ropubblioa di San Marino e il Ducalo di Lucca. Wè bastando alla Presidenza quel primo avviso, che avea frullato si cortesi significazioni di slima al Pado- vano Congresso, essa nell'agosto seguenle con altro av- viso indirillo a' soli Corpi scienlifui della Penisola volle dare agli Scienziati Italiani più speciale contezza delle provvidenze prese dal Governo di S. M. I. R. A. e dal Municipio per le sale delle adunanze, per le conversa- zioni serali, per le mense comuni, per la scelta degli al- lossi. nonché intorno ad alcuni intcrtenimenli, con che la dotta città studiavasi di far più lielo e dilettoso il soggiorno ad ospiti sì cospicui e desiderali. Pubblicò in seguito istruzioni apposite pegli accon*en- li, in cui si esposero opportune avvertenze, oltre che su- gli oggetti leste indicali, sull'ammissione al Congresso, sui diritti e sugli obblighi competenti ai membri ed agli amatori, sui luoghi e tempi delle adunanze, sulle ore destinale alla visita de' pubblici stabilimenti. Statuì da ultimo la Presidenza, che per cura del sig. doti. Giu- seppe Meneghini professore di fisica, chimica e botanica pei chirurghi in questa Università si avesse a compilare un Diario, che desse conto delle giornaliere occupazioni de' membri componenli la Riunione. Con queste moltiplici diligenze la Presidenza ed il Municipio apparecchiavansi ad accòrvi nel miglior modo, ed alTreltavano col desiderio il giorno quindicesimo di settembre . INel mattino di questo giorno bene auspicato per im- pro\"\isa ed insperata serenità concorrevano nella gran- diosa basilica, che la magnanima pietà de' maggiori fé' sorgere al TaninaJurgo di Padova, da liitla Ilalia e fuor d'essa 1 cullori dello scienze fisiche e inaleiiialichc a prendere dalla iii\()cala protezione del cielo l'augurio e le mosse alle dotte loro laliclie. E in quella chiesa, in cui posano rispettate le ceneri del Guilandino, del Vcslingio, del Ferrano, del Bembo, dei Marchetti, del- l'Olivi, del Cesarotti, pregavano i congregali, che il rag- gio dello 8j)irito Creatore aprisse le menti, scaldasse i cuori, indirizzasse le volontà. Confortati di si bella spe- ranza moveano quindi all'aula maggiore della Università. iNello scorgere l'inusitato alduire di sapienti d'ogni paese a quest'antica di.spensalrice della dottrina, alla (|uale i secoli se tolsero venustà crebbero riverenza, io rit()rna\a col pensiero a quo' tempi, in cui qui accorre- vano studiosi d'ogni terra, d'ogni favella, non per re- car\i luce ma per attignerla, come a larga e quasi sola sorgente in mezzo al buio, che intenebrava gran parte della semibarbara Europa. E parevami cortesia e sape- vanii di giustizia, che quella città benemerita, la quale aveva altre volte di qua difluso il seme e l'amore delle belle e delle utili discipline a Svizzeri, a Galli, a Belgi, a Germani, a Svedesi, ad Irlandesi, a Scozzesi, rice- vesse ora qual degno frutto degli antichi suoi benefici! il tributo dei lumi, che a lei recavano d'ollramontc i Charpentier, gli Omalius d' Halloy, i d" Hombres Firnias. i Reinaud, i Link, i Girard, gli Unger, gli Hammer- schmidt, i Graeberg. gli Hamilton, i Murphy. Decoravano la grave solennità il Presidio Governa- tivo, i Capi delle Magistratiu-e, la Congregazione Muni- cipale della reiiia città, i Deputali delle Università ed Accademie: abbellì vaida le culle e sentili donne, e un- mero rajicjurtrdovolc di personaggi cospicui por sapere o per (ligiiilà. ^elI"a|)^irsi (lell'adunanza, il Segretario generale narrò l)revenien(e alla numerosa assemblea le molle cure datesi dalla Presidenza, dal Municipio e dall'I. K. Governo, per richiamare il concorso ed assicurare i comodi degli Scienziali: |)ai"lò de' graziosi rescritti avuti da Principi, da Ministri, da Università, da Accademie; noverò gl'il- lustri Dej)ula(i giunti sino a quel giorno a rappresentare al Congresso gran numero d' insigni Corpi scientifici na- zionali e stranieri; rammentò alle Sezioni come di al- cuni tèmi proposti a Firenze fosse stata riservala a Pa- dova la soluzione, invitandole a liberar la pron\essa ; eccitolle infine dopo l'adunanza generale a procedere ne" consueti modi alla elezione de' Presidenti. Finite le conumicazioni del Segretario, S. E. il sig. Principe Carlo Bonaparte propose a nome degli adunati fossero pòrti solenni ringraziamenti ai Cittadini, alla Con- gregazione Miuiicipale ed al benemerito Podestà di Pa- dova, perchè emulando spontanei, com'egli disse, la munificenza sovrana tle" ti'c anterioi'i Congressi, aveano accolto il IV con ogni maniera di cortesia, ed all'Ec- celso Governo di S. M. I. R. A., che proteggeva il me- desimo con opera confiìcevole alle sollecitudini della ge- nerosa citti». Plaudisle lutti concordi al Principe propo- nente, ed a S. E. il sig. co. Presidente generale, il quale annuendovi nominò nel giorno stesso coli' aiuto de Pre- sidenti la deputazione da incaricarsi di tale ufficio. E questa deputazione, cui conq)osero per intero i Presi- denti slessi delle Sezioni, compiè |)oco appresso la sua missione, verso S. E. il sig. co. L. Palfl'y d" Erdòd Go- vcrnalorc delle Provincie \enete, che tenne loro le più cortesi ed assennale parole. Poscia i deputati recaronsi presso il R. Delegato Provinciale sig. cav. di Groeller, al quale il Congresso era pur dehitore di speciali ringra- ziamenti per la sua autorevole e zelante cooperazione; indi presso il sig. Giambattista ^alvasori Podestà meri- tissimo della regia città di Padova, che non conlento alle cose latle, aggiunse in nome del Municipio e della città le più larghe oflerle per quanto ancora potesse tor- nare acconcio al Congresso. Inaugurava i lavori del medesimo S. E. il sig. Pre- sidente generale con orazione, in cui si provava, che il perfezionamento dello stato sociale è strettamente con- giunto al progredimento delle scienze fisiche e matema- tiche. Non è da me, né del luogo il dar degno sunto di quello scritto, alla pronta pubblicazione del quale da Voi tulli desiderala ostò sollanlo la modestia insupera- bile deir oratore; di quello scritto, di cui è dubbio se nel dellarlo le scienze abbiano tolto a prestilo dalle let- tere i più vaghi loro ornamenti, quasi per apparirvi più belle in tanta solennità, o se le lettere abbiano indos- salo il grave pallio della dottrina per festeggiare 1" ar- rivo degli Scienziati nella patria di Tito Livio. Terminalo Ira' ])lausi di un meritalo entusiasmo il discorso del Presidente generale, e ristrettisi i membri delle Sezioni per la scelta de" Presidenti speciali, l'as- soluta maggiorità de' voti nominava poco stante a lai carico per la Sezione di scienze mediche il sig. prof. Giacomandrea Giacomini; per quella di Zoologia, di Ana- tomia e Fisiologia comparata S. E. il Principe Carlo Bo- naparte; per quella di Botanica e Fisiologia vegetale il sig. prof. riliiso|)|)o Moirlli; pcM- qiiolla di Gt'oloiìia, Ml- noralojiia v (\cos.ri\Cu\ il sig. marcii. Lorenzo Pardo; per quella di Fisica, Chimica e Malematica il sig. prof. Fran- cesco Orioli; per quella di Agronomia e Tecnologia il siir. dolt. Francesco Cera. Accedala si luminosa leslimo- nian/.a della slima de" Congregali, i singoli Presidenli nel consiglio lenulosi la sera slessa eleggevano per la Se- zione medica il sig. prof. Alessandro Corlicelli ed il sig. doli. Giand)allisla Mugna a Segrelarii, e per la Sollo- sezione di Chirurgia il sig. cav. prof. Giovanni Rossi a Mce-Prcsidenle, ed il sig. doli. Paolo Fario a Segrelario; per la Sezione zoologica il sig. march. Massimiliano Spi- nola a \ice-Presidenle, il siij. doli. Luisi Masi a Secreta- rio; per la Sezione di Botanica il sig. ah. Lorenzo Bcrlcse a Vice-Presidenlc, ed a Segrelario per la Fisiologia ve- getale il sig. prof. Giuseppe Meneghini, per la Botanica descrittiva il sig. prof. Filippo Pai-latore; per la Sezione ceolotjica il sicj. Lodovico Pasini a Vice-Presidenle, i siiiif. Alherlo Parolini ed Achille de Zigno a Segrelarii; per la Sezione fìsica il sig. cav. Ferdinando Tartini a Vice-Pre- sident(>. il sig. prof. Giammaria Lavagna a Segrelario per le Matematiche, il sig. jirof. Alessandro Maiocchi per la Fisica, ed il sig. Francesco Selmi per la Chimica (della quale ultima scienza creatasi più lardi una Sottosezione, ne fu fatto \icc-President(> il sig. prof. Barlolommeo Bi- zio); linalmente per la Sezione agraria fu nominalo a Vi- ce-Presidenle il sig. Luigi Parravicini, a Segrelarii i sigg. co. Gherardo Freschi e Bonainlo Paris Sangiiinclli. In quella sera medesima a spese del Municipio si schiusero primamente alle conversazioni degli Scienziati le nuo\c sale dello Stabilimenlo Pedrocchi, prezioso frutto di un accordo di circoslanzc, che rado accade di rin- venire congiunte . Un uomo straordinario per costanza di volontà, per amore di patria si avvenne forlunatamenle in allr'uomo straordinario per potenza d'ingegno, per fecondità d'imaginaliva, per ampiezza di cognizioni nelle arti. A questo avNonluroso incontro dee Padova il suo più celebre monumento moderno, che Japclli creò, che l'opera amorevole e diligente del Pelrelli, del France- schinis, e i pennelli maestri del Gazzolto, del Caffi, del Demin, del Paolelti infiorarono di tutte le squisitezze dei- Parte. Chi di Voi ponendo il piede la prima volta nelle sale di quel sontuoso palagio non s'è creduto assorto in uno splendido sogno, condotto in fatato edifizio a ri- montare e discendere la corrente dei secoli passando dalle necropoli egizie agli etruschi ipogei, alla greca ele- ganza, alla magnificenza latina, alle voluttà greche in- sieme e romane degli Ercolanesi e de" Pompeiani, alle fantastiche appariscenze degli Arabi, all'armigera feuda- lità del medio evo, al pomposo e capriccioso seicento? Quelle sale sono poesia, sono storia, e raggiungono il grande scopo dell'arte risvegliando ad un tempo e sen- liuìcnlo e pensiero. Or queste sale il Pedrocchi com- pieva espressamente in quest'anno per dedicarle con ap- |>osila epigrafe: Illa Memoria del II (loìujresso defjli Scienziali Italiani. Ed è per lui, che se in Pisa e in Firenze resteranno ne' secoli a far fede del I e III Con- gresso i monumenti eretti al magno Padre della speri- mentale Filosofia, rimarrà in Padova ad indelebile ri- mend)ranza del IV la storia fedele della civiltà progre- diente rap|)resen(ata dalle arti nelle sale aperte alle serali ricreazioni degli Scienziati. Quest'atto solo duomo pri- vaio 0 a" iioslri sludii straniero bastato avrebbe a pro- varvi, o Siiiiiorl. in qual conio qni si avesse da tutti «»ll ordini la >oslra venuta, e tanta e si dilicata è la nentilo/./.a. la nobiltà di tal l'alto, obc a me impone il debito di raccomandare l'onoralo nome di Antonio Pe- drocclii alla >ostra amorevole ricordanza. Né a queste sale ristettero le cure del Municipio per rendere più iiradilo il soiiJiiorno alla Kiunionc di Padova. Già fin dal sjiorno (inaltordici il gran Teatro insolitamente si apriva alla esecuzione di un capo lavoro del celebre Mcverbeer; alle cui gravi e solenni armonie frammette- vansi a i-allc^grarle gli aggraziati e modesti balli della italiana Taglioni, die delle danze acclamata reina recò alla patria il principato di un'arte finor tenuta vanto pri- vilegiato dea;li stranieri. Padova a buon diritto si gloria di possedere una piazza pc" grandi spettacoli popolari di tale ampiezza e lai forma da sicurarne la riuscita. 11 suo Prato della \allc deco- rato da statue, die sorgendo in doppio ordine hmghesso il fiume Iand)ente V isola, die vi vcrdesmia nel mezzo, se non attestano spesso l'abilità degli artisti clic le con- dussero, provano però luminosamente come qui si pre- giassero ed onorassero in ogni tempo la virtù ed il sa- pere, il Prato della A alle oflre uno spiano capace a più migliaia di spellatori e opporlunissimo segnatamente alle corse. Il Comune avvisò di valersene, e vi si diedero a trattenimento degli Scienziati, cbe v'assistettero in rile- vata loggia espressamente costrutta, tre corse di varia specie li('(|ueiitate e abbellite da scelto e nullameno stra- grande; niiiiicro di accorrenti. IN" erano gremite e lille le fineslre, i pogginoli, per sino a' tetti delle fabbrldie cir- coslanti, e la folla clic innanzi alla corsa facea larga e variopinta corona alP ampia cerchia riserbala ìì cavalli, finita qnella , irrompendovi siccome finme disarginato, presentava spettacolo grande, vivo, vario, piacevole. A qucst' inlertenimenti s'accompagnavano i doni. Dal primo giungere d'ogni Scienziato s'era già dispensata a ciascuno la nuova Guida di Padova, frutto di lunghe e svariate ricerche, e pubblicala con isquisita eleganza ti- pografica per cura del Municipio. A tal dono si aggiunse l'altro di un Prospetto della Flora Euganea compilato con molto amore dal nob. sig. Vittore Trevisan e dal Co- mune oflerlo particolarmente a* Botanici. Con siffatte pub- bliche dimostrazioni della città gareggiavano le gentilezze private de' cittadini, e da questi si ambiva di avervi a commensali onorevoli, da quelli \i s' invitava a musi- cali conversazioni. Ma taluni de' culli uomini de' quali si pregia Padova, questa Imp. e R. Accademia di scien- ze, lettere ed arti, e la rispettabile Amministrazione del- r Antoniana Basilica, già da tempo intendevano a un nuovo e più segnalato modo, con cui provarvi quanta Vi avessero gratitudine per la preferenza data all'anti- chissima loro città . Perlochè gli uni, non contenti di schiudere a' Vostri sguardi le preziose lor collezioni d'og- gelli darle o le ricche lor biblioleche, ne pubblicavano indici accurati, descrizioni eleganti; gli altri affreltavansi di porre in luce, nonché memorie, opere di lunga lena per presentarvene : fra le (piali se ve n" erano di lette- rarie, non le stimarono già perciò omaggio disdicevole a Scienziati del secolo, in cui viviamo. Che la barriera ingiusta e daminole, la quale falaliuente partì gran tempo le lettei-e dalle scienze, a" dì nostri è crollata, e i lei- torali sanno, che pi' intollcUi deijli nomini d' oggidì vonno essere pascinli d" altro che di parole, e il vano snoni» di nnelle senza la novità o la importanza o la ntilità del eoncetto a nnlla riesce, se non se ad ingenerare sa- zievolezza e fastidio. R gli scienziati italiani s'avvidero d'altra parte, che prive della efficacia polente della pa- rola, le ignnde benché utili verità j)iii malagevolmente s'intendono, sassaporano, si dilTondono, nò fanno sul- r animo di chi le ascolla (|uel commovimento, che nasce dalla evidenza con cui la verità è presentata, che ori- gina la persuasione, che ne appiana e rassicura il trionfo. Vogliate, o Signori, non obhliare giammai la giustizia che Vi hanno resa i letterati di Pado^a. Per commendevole eccitamento di celebrato scrittore il eli. cav. prof. Giovanni Hosini, dallo scultore \arni ve- niva pure ti'ibutalo al Congresso il busto marmoreo di quel Cesarotti, che fu si gran parte della letteratura del passato secolo, si gran lustro di questa Università, sì "ran vanto della città che Vi accoiilic. Il Consiaflio de' Presidenti accettandolo con gratitudine, non islimò po- terne fare più degno uso di quello di olTeriilo a que- st'inclito Mimicipio, ondesso abbia nel lavoro lodevo- lissimo del jjeneroso scultore e la imaafine d'uno de' suoi più chiari e benemeriti cittadini, ed insieme un segno durevole della liconoscenza, che deve a Padova il I\ Congresso scientifico degl" Italiani . Altri doni di opere impresse e di scienze e di lettere ebbe il Congresso stesso da ÌNapoli. da Roma, da Firenze, da Modena, da Ferrara, da Hovigo, da Brescia, da Mila- no, da HoA eredo, da Torino, da Chamberv. da Grenoble, da Lione, bella testimonianza dell'alto pregio, in che do- vunqiie Icnevasi la Riunione. Olire a (piestc, più opere nianoscrillc s'indirizzarono alla medesima, delle quali e d'altre ancora lettesi nelle Sezioni riferiranno aVi Atti nerbali de' Segretarii. Tra queste ultime però come A^'^^c- nimento segnalato io non posso passarmi dal richiamare l'attenzione di tutti Voi alla Memoria letta dal eh. cav. prof. Giambattista Amici. Da varii anni parlasi fra" Bota- nici di una singolare teorica doluta agl'illustri Wydler e Schleiden, giusta la quale nella fecondazione delle piante sarebbe la polvere seminale dell'organo finora general- mente avutosi per maschile, che somministra l'endjrione all'organo sinor creduto femmineo, e ciò perchè l'estre- mità del tubo, che parte da ogni granello di quella pol- vere venendo a penetrare nell'oc icciuolo vi si trasforme- rebbe in embrione >egetale. L'organo fenmiinile perciò, secondo i medesimi, non avrebbe altro ufficio che quello di accogliere e crescere nel suo grembo quel primo ru- dimento di un vegetabile a lui portato dal maschio. De- siatasi in tutto r orbe botanico gravissima controversia sull'argomento, l'Accademia delle scienze di Harlem ne fé' soggetto di un premio oflerto a quegli che meglio il- lustrasse la difficile e dilicata quistione, e il nostro Ami- ci, già celebre per osservazioni acutissime e luminose scoverte in questo stesso soggetto della fecondazione, giunse nella Memoria qui lettaci a risolvere negativa- mente il quesito. Se la grave importanza dell' argomen- to, e r accuratezza delle indagini, e la molla autorità dell'osservatore, e la rilevanza e nettezza del risulfa- mento ottenuto meritarono degnamente all'autore, che la Sezione botanica pubblicasse tosto nel nostro Diario il disegno che illustrava quella Memoria; la considera- 3 zionc, cirogli, rifiutando di aspirare ai prcmii e alle laudi di straniera Accademia, con animo sinceramente ed ope- rosamente italiano riserbò V importante suo scritto al IV nosti'o Congresso, è tal fatto da chiarir tutti come il cuor deir Amici rivalei;ii;i all' insjjecjno, tale e si solenne pro- va dell' nfletlo, che il lega a questa istituzione, che lo vanta tra' fondatori, da bastar che si accenni perchè sia da Voi ricambiata co' plausi della |)iù giusta riconoscenza. Piccoli cangiamenti occorsero durante il Congresso alla primitiva partizione delle Sezioni. Fu la copia delle materie ed il numero degli Scienziati, che necessitarono la se|)arazione della Chimica dalla Fisica, e persuasero eziandio il Presidente della Sezione medica ad istituire apposita Commissione, che in privale scissioni discutesse un argomento troppo caro alla umanità per meritare spe- ciali riguardi, la parte igienica della riforma delle car- ceri, sotto la direzione del sig. prof. F. Orioli. Né già ristavano alle sale delle Sezioni i lavori e le osservazioni degli Scienziati, che si proposero e, per quanto le stemperate pioggie il permisero, si esegui- rono gite scientifiche ai colli e nel piano. Quindi una Conunissione scelta fra' membri della Sezione agrono- mica recossi su molti punti della padovana Provincia a rilevare lo stato agricolo della medesima, e a ricono- scere l'attuale prosperità dell'Orto agrario che qui fio- risce. Altra Commissione composta degl' illustri uomini, che presiedono agli Orti botanici di Berlino, di Pavia, di Firenze e di Pisa, e del eh. cav. Amici visitò 1' Orto bo- tanico primogenito, ora per munificenza di Ferdinando I salito a tal grado di floridezza, quale non raggiunse giammai, e che a lui valse le belle lodi impartitegli dai coininissarll nella relaziono pubblicatane nel Diario. Altre gite doveano eseguirsi agli Euganei dalla Sezione botanica, zoologica e geologica, le quali tutte a quel tempo sventuratamente fallirono, pcrcliè avversale da giorni incessantemente piovosi. Soltanto l'ultima si ef- fettuò per alcuni dopo sciolto il Congresso, e di questa riferì brevemente il cb. prof. Pilla negli Annali scienti- fici di Bologna, bitanto i naturalisti visitavano il ricco museo di Storia naturale; i fisici ammiravano la bella col- lezione di macelline, documenti storici de' progressi di loro scienza, percbè mostrano il successivo perfeziona- mento de' suoi stromenli; i medici si piacevano di esami- nare e lodare gli ospitali, le clinicbe, i gabinetti dell'arte loro, ricchezza e vanto di questa Università. Prescrivendone gli statuti doversi ogni anno pria del termine del Congresso eleggere una città d' Italia ove raccoglierci due anni dopo, la Presidenza convocò nella giornata del venticinque tutti i membri italiani ascritti alla Riunione, e quivi ondeggiando a lungo gli animi Vo- stri fra la ridente Napoli, e la eulta ed opulenta Milano, a molta maggiorità di voti restò scelta quest'ultima. Ferve però in tutti vivissima brama, che quella terra privilegia- la, in cui la natura dispiega agli occhi dell'osservatore couìmosso le vaghezze sue più incantevoli dappresso alle più sublimi e terribili sue meraviglie, non tardi a schiu- dere ospitalmente le soglie desiderate a' pacifici scruta- tori della natura. L'altro oggetto trattatosi in quest'adunanza si fu l'ap- provazione di una giunta per lo statuto diretta a slabi- lire le norme a seguirsi nel caso di modificazioni o ad- dizioni, che vi si trovassero necessarie. Pria di proporre alla sanziono ^osl^a codosla tjiunta, fu ella in sessione apposita (alla (piale iuleiAenneio i eh. sigg. niareh. coni- inend. Cosimo UidoHì e eav. Ferdinando Tarlini, Fnno l'n'sidenle generale, 1" altro Segretario generale del III Congresso, pregatine dalla Presidenza del IV), esami- nala, dibattuta e sueeessivaniente approvata dal Consi- ulio regolatore. Poscia in altia sessione privata, alla quale ollie il Consiglio stesso ebher parte con voto de- lil)e^ali^o lutti i ^ ioe-Presidenti e Segretari! della Riu- nione, mandala a partilo ed accolta colla più manifesta concordia. Assicuratosi il Consiglio con cpiesto duplice es|)erimento della convenienza ed utilità della ])roposizio- ne. e lallone pubblicare nel Diario un a>viso Ire giorni innanzi perchè potesse giungere a conoscenza di tulli Voi, S. E. il sig. co. Presidente generale Ve ne parlò brevemente, ed il Segretario generale Vi fé' lettura del- l'articolo da votarsi. Dopo la quale furono alP E. S. chiesti schiarimenti e falle obbiezioni, che dallo Stesso con pronta aggiusta- tezza e con Vostra satisfazione risolti, meritarono alla proposta r onore di essere per triplice ed unanime ac- clamazione approvata, rinunziando Voi uiedesimi sponta- neamente alla votazione individuale dal Presidente stesso per ben due volte profcrta^i. L'articolo che approvaste è il seguente: «In caso di mulamenti od addizioni, che sì propon- » gano allo Statuto per le Riunioni degli Scienziati Ita- "liani. l'adunanza non è leii;ale se non vi assistono due «terzi de' membri italiani ascritti al Congresso, e che si » trovino al momento della medesima nella città, in cui » si tiene il Congresso slesso . '■S'è approvata, do\rà la Presidenza del scguenle "Congresso riproporla al mcdesinìo, ed adoltala che sia )- senza mutazioni e colle slesse proporzioni nel numero «de' votanti e de' voli, avrà efficacia. " Nessuna proposta di modificazioni od aggiunte può >' esser falla altrimenti che per iscritto, da Ire almeno dei " membri presenti ed intervenuti già a tre Congressi ifa- " liani . Kssi la rimettono alla Presidenza generale, e questa «l'assoggetta all'esame della generale assemblea dopo di «averla annunziala ai membri almeno tre giorni innanzi». In quest'articolo Voi leggeste chiaramente, o Signori, il doppio fine propostosi dal (Consiglio regolatore nel pre- sentarvelo. Era l'uno di rendere possibili i cangiamenti; l'altro d'impedir che vi si facciano senza una necessità dimoslrata o almeno una grande e incontraslabile utilità, e senza la certezza di un pieno e generale consenti- mento. S'è' non è dubbio, la durala e prosperità di qual- Aogliasi istituzione congiungersi strellamenle ad una sta- bilità ragionevole delle leggi che la governano, a Voi spelta il merito di avere colla sanzione Vostra alla giunta propostavi raffermata e rassicurala in Padova la solidità e (piindi ancora la floridezza delle scientifiche Riunioni italiane. Conseguentemente a questa deliberazione S. E. il sig. co. Presidente generale nominò poco appresso una Commissione incaricala di ricevere e proporre le ag- giunte e modificazioni necessarie per lo Statuto, com- posta dai sigg. Principe Carlo Bonaparle, march. Cosimo Ridolfi, march. Lorenzo Pareto, cav. Ferdinando Tar- lini, Lodovico Pasini e prof. Roberto deVisiani. In altra seduta del Consiglio recolalore fu eletto a Pre- sidente generale della V Riunione, che terrassi in Lucca nel 1843, S. E. Il siji. niaiTli. comincnd. Aiilonio Mazza- ros.'ì Coiisijjclicrc di Stalo di S. A. U. il Duca
  • cF.sa) DoMJi dam/Oroi-ooio Assessore Municipale. Nob. Teodoro Zacco. Sig. Giambattista Fogarom. PEGLI SPETTACOLI Sig. Giuseppe Cristika Assessore Municipale. Co. DoMEPiico BoRin. PRESIDEAZE F) E L L E SEZIONI SEZIONE DI SCIENZE MEDICHE PRESIDENTE Prof. GlACOUAirDSEA GlACOMINl. SEGRETARII Prof. Alessakdbo Corticelli. Dott. Giambattista Mugka. SOTTOSEZIONE DI CHIRURGIA VICE-PRESIDENTE Prof. cav. GiovAi^M Rossi. SEGRETARIO DoU. Paolo Fabio. SEZIONE DI ZOOLOGIA, E DI MATOMU E FISIOLOGIA COMPARATE PRESIDENTE S. E. il Principe Carlo Bon aparte. VICE-PRESIDENTE March. Massimiliano Spigola. SEGRETARIO Doli. Luigi Masi. SEZIONE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE PRESIDENTE Prof. Giuseppe Moretti. VICE-PRESIDENTE Ab. LoRERzo Berlese. SEGRETARII Prof. Filippo Parlatore per la Botanica descrittiva. Prof. Gicseppe Mepceghini per la Fisiologia. SEZIONE DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA PRESIDENTE March. Lonrjizo PAnETo. VICE-PRESIDENTE Lodovico Paswi. SEGRETARII Nob. Alberto Paholiki. Nob. AcniLr.r df. Zigno. SEZIONE DI FISICA, CHIMICA E MATEMATICA PRESIDENTE Prof. Francesco Oriou. VICE-PRESIDENTE Cav. FERDIKA^Do Tartiki per la Fisica e Matematica. SEGRETARI! Prof. Gio>A>M Maria Lavag.xa per le Matematiche. Prof. Alessandro Maiocciii per la Fisica. SOTTOSEZIOiNE DI CIUMICA VICE-PRESIDENTE Prof. Bartolommeo Bizio. SEGRETARIO Francesco Selmi . SEZIONE DI AGRONOMIA E TEaNOLOGIA PRESIDENTE DoU. FnAKCEsco Geiia. VICE-PRESIDENTE Nob. Luigi PAniiAviciivi. SEGRETARI! Co. GnERARDO Freschi. BosAiDTO Paris SAwcumETTi. DEPITAZIOM ACCADEMICHE ACCADEMIA DI NIMES Bar. Lmoi Aoostiro d' HomenK Firhìs. I. R. ACCADEHHE AGRONOmcnE DI VIENNA, DI GORIZIA E DI BRUNN Prof. ab. Luigi CoKFiGLUcur. ACCADEMIA DI AGRICOLTURA ED ARTI DI LUBIANA Prof. Martino Steeb. SOCIETÀ ECONOMICA DELL'ABRUZZO CITERIORE Bar. Pabfilo de Rifeis. ECCELSA REPUBBLICA DI S. MARINO Gap. Oreste Bmzi. Vito Procacclm Rizzi. l. R. .\CCADEMIA DI SCIENZE. LETTERE ED ARTI DI MODENA Cav. prof. Stefaho MAniAi^mi. SOCIETÀ ITALIMA DEI XL Cav. prof. Stefano MAnuivmi. Cav. prof. Giambattista Amici. S. A. R. IL DUCA DI LUCCA Cav. comm. cons. march. Antonio Mazzarosa. Prof. Luigi Pacim. Prof. Luigi de Giorgi. UNIVERSITÀ DI CORFÙ Prof. FnAPiCEsco Orioli. R. SOCIETÀ AGRARIA DI TORINO Prof. FnA>CESCO BAnLTFI. Doli. Beioaudlno BEnTiNi. R. ACCADEAUA DELLE SCIENZE DI TORINO March. Ma.ssimiliaivo Spipsola. Co. Caulo Petitti. SOCIETÀ MEDICO-CHIRURGICA DI TORINO Dott. Giuseppe de Rolandis. accjVdeaua agrmia di CniAVARI VmcErizo Barelli. Cav. EaiLio Balbis Beutohe di Sambuy. ACCADEMIA DEGLI EUTELETI DI S. .WNIATO IN TOSCANA Cav. march. Cosimo Ridolfi. ACCADEMIA DI PISTOIA Doti. al). Antoivio Buonamici. Ab. Enrico Bindi. Ab. Angelo Bucini. I. R. ACCADEMIA DEI FISIOCRITICI DI SIENA Prof. Filippo Garresi . Prof. ALESSA^DR0 CORTICELLI. I. R. UNIVERSITÀ DI SIENA Prof. Filippo Garresi. Prof. Alessandro Couticelli. I. R. ACCADEMIA DELLA VALLE TIBERINA BoNAiUTO Paris Sanguinetti. Doli. Adalulfo Falconetti. ACCADEMA LABRONICA Prof. Giovanni Maria Lavagna. Dott. Bartolommeo Cibi. SOCIETÀ MEDICA DI LIVORNO Prof. ViRCEBzo Capecchi. I. R. ACCADEMIA ARETINA Gap. Oreste Brizi. Monsig. Fiurro Vagkowi. 1. R. SOCIETÀ DEI GEORGOFILI IN FIRENZE March, comm. prof. Cosimo Ridolfi. Cav. FEnDiNAivDO Tadtiki. Cav. Gaetano Gioncmi. AVV. VlWCEKZO SaLV AGNOLI. SOCIETÀ MEDICO-FISICA FIORENTINA Dott. Pietro Vaiwoki. Dolt. Giovatisi Castagna. I. R. UNIVERSITÀ DI PISA Prof. Ottaviano Fabrizio Mossotti. Prof. Pietro Savi. Prof. Giovanni Maria Lavagna. Prof. Leopoldo Pilla. I. R. ACCADEMIA TEGEA Prof. Filippo Garresi. Prof. Alessandro Gorticelli. 1. R. ATENEO ITALIANO Co. cav. Jacopo GRAEBEnr. de Heji.so. Prof. Giuseppe del Chiappa. Cav. Ferdinando Maestri. Cesare Cantc. ACCADEMIA CASENTLNESE DEL BUONAROTTI Cav, ab. FnAwcEsco Basili. Ab. Li'iGi Fuscm. Ingegn. Fhakcesco Melotti. ACCADEMIA VALDARNESE DEL POGGIO Prof. Fiuppo Parlatohe. Prof. GiDSEPPE Meneghini. Dott. Giacinto Namias. Ab. Giuseppe Makdzzi. I. R. SOCIETÀ AGRONOMICA DEL TIROLO E VORARLBERG Cav. Benedetto Giovai^eixi. ACGADEraA DEI FILOGLOTTI DI CASTELFRANCO Sebastiano Guidozzi. ATENEO DI BRESCU Dott. Andrea Schivardi. Dott. Luigi Fornasini. Prof. Antonio Perego. Dott. Lorenzo Ercoliani. Dott. GlANFRANCESCO GlRELLI. ATENEO DI BERGAJIO Dott. LCIGI COUASCBI. Dott. GiovAWNi Capsosi. Dott. FEAKCF.SCO Cima. AI). GlO^ANM FlNAZZI. LXVIII ACCADEMIA D'AGRICOLTURA, ARTI E COMMERCIO DI VERONA Prof. ab. GicsEPPE Zamboni. Co. GlOVARRI ScOPOLI. Nob. GuNNARTOKio Campostkini. Giacomo BERTO^CELLI. Doti. Giulio Sardri. ACCADEMIA AGRARIA DI UDINE Co. Gherardo Frescdi. ATENEO DI VENEZIA S. E. co. Daniele RE^'IEIl. Nob. Emilio Tipaldo. Nob. Giovanni Mmorro. ACCADEMIA DEI CONCORDI DI ROVIGO Doli. Luigi Veronese. Nob. dott. Francesco Cezza. Dott. Gaetano Grigolato. ELE1\C0 ALFABETICO DEGLI SCIENZIATI COMPONENTI LA RIIINIOIVE 4. i\.cerbi cav. Giuseppe di Mantova, I. R. Consigliere di Governo, Mem- bro elTellivo dell'I. R. Istituto di Milano. 2. Agazzi dott. Antonio di Bergamo, Direttore dello Spedale di Gandino. 3. Agostini dott. Antonio di Treviso, Deputato presso la Congregazione cen- trale, Socio ordinario dell'Ateneo di Treviso, corrispondente di quello di Venezia e della Società Aretina. 4. Agostini dott. ab. Stefano di Enego nei Sette-Comuni, Professore nella Facoltà teologica dell'I. R. Università di Padova, Socio di più Acca- demie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione. 5. Alberti monsig. Giuseppe del Friuli, Dottore in sacra Teologia e Membro del Collegio teologico dell'I. R. Università di Padova, Socio corri- spondente dell'Ateneo di Treviso e dell'Accademia agraria di Udine, Rettore e Professore del Seminario vescovile di Concordia in Porto- gruaro. 6. Alverà dott. Andrea di Vicenza, Socio di varie Accademie. 7. Amici cav. Giambattista di Modena, Astronomo del Granduca di To- scana, Professore di Astronomia all'I. R. Museo di Storia naturale, Deputato al Congresso dalla Società Italiana dei XL. 8. Amici dott. Vincenzo di Modena, Professore di Matematica nell'I. R. Uni- versità di Pisa. > 9. Angelini Bernardino di Verona, Membro attivo di quella Accademia di Agricoltura, Arti e Commercio. Socio di altre Accademie italiane 1 0. Antonini Prospero di Udine, Presidente dell' Accademia agraria di Udine. Socio (IcirAccadeniia Valdarncse e Tiberina. 1 1 . Argenti dott. Francesco di Padova, già Decano della Facoltà medica nel- ri, R. Università, e Socio straordinario dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova. 12. Artico Angelo di Venezia, Ingegnere in capo del Circondario di Padova. ^3. Asson Michelangelo di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, ff. di chirurgo primario nello Spedale di Venezia, Socio ordinario dell'Ate- neo di questa città e corrispondente di quello di Treviso. 14. Avesani bar. dott. Guido di Verona, Consigliere di Governo dell'I. R. Magistrato Camerale delle Provincie Venete, ex Ufficiale del Genio, Socio elTcllivo ed ora onorario dell'Ateneo di Venezia e di altre Ac- cademie. 15. Avesani bar. Marino di Verona, Ingegnere in capo della Provincia di Treviso e Socio di quell'Ateneo. 16. Ayvasovscki padre Gabriele di Crimea, Rettore del Collegio Armeno di s. Lazzaro in Venezia. 1 7. Baizini ab. Giambattista di Bergamo, Professore, Socio di varie Accademie. 4 8. Ballardini dott. Lodovico di Brescia, R. Medico delegatizio e Socio di più Accademie. 19. Baraldi Pietro, Dottore in Filosofia, Supplente di Fisica nel Liceo di Ve- rona. 20. Barbieri ab. Giuseppe di Bassano, Accademico della Crusca e dei Georgo- fili di Firenze, Professore emerito dell'I. R. Università di Padova. •2 1 . Barbieri Giuseppe di Verona, Dottore in Medicina. 22. Barelli Vincenzo di Torino, Capo-Divisione dell'Amministrazione gene- rale dell'interno, .Membro e Segretario del R. Consiglio delle mi- niere e Socio ordinario dell'Accademia di Torino. 23. Baruehelli Carlo di Brescia, Socio ordinario di quell'Ateneo. 24. Baruffi Giuseppe Filippo di Mondovi, Professore straordinario di Filoso- fia positiva nella R. Università di Torino, Prefetto del Collegio di s. Francesco di Paola nella stessa città, Membro di varie Accademie. Deputalo al Congresso dalla Società agraria di Torino. 25. Baruffi dott. Giusep[)c di Crespino, Socio attivo e Segretario dell'Acca- demia dei Concordi, Medico primario dell'Ospedale di Rovigo. 26. naseggio nob. Giamballisla di Bassano, Socio di più Accademie. 27. Basili cav. alj. Francesco di Firenze, Deputalo al Congresso dall' Accade- mia Casenlinese del BuonaroKi. 28. Bassi doU. Carlo di Milano, Conservatore del civico Museo di quella città, Socio di varie Accademie. 29. Bazzini dott. Carlo Augusto di Pavia, Professore di Statistica nell'I. R. Università di Padova, Socio di più Accademie, Deputato per le Am- missioni alia Riunione. 30. Bearzi Vincenzo di Udine, Dottore in Medicina e Chirurgia, fu Chirurgo ispettore dell'Ospedale dei pazzi in Milano, ora Medico dell'Ospe- dale e delle Carceri di Pordenone ec. 3< . Becker M. di Carisrulie, Ingegnere e Professore delle Scuole politecniche. 32. Beffa iVegrini co. Francesco di Manto\a, e.\ Capitano di Artiglieria, Al- lievo della Scuola del Genio di Modena. 33 Beggiato Secondo di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Assi- stenle alla cattedra di Botanica nell'I. R, Università di Padova, So- cio di più Accademie. 34. Bellani monsig. Angelo di Monza, Membro dell'I. R. Istituto Lombar- do, uno dei XL della Società Italiana e Socio di varie Accademie. 35. Bellavilis Giusto di Bassano, Professore di Matematica nell'I. R. Liceo di Vicenza e Membro dell'I. R. Istituto Veneto. 36. Belli dott. Giuseppe di Pavia, Membro pensionato dell'I. R. Istituto Lom- bardo, Professore di Fisica nell'I. R. Università di Padova ed or di Pavia, uno dei XL della Società Italiana, Socio di parecchie Acca- demie nazionali e straniere. Deputato per le Ammissioni al Con- gresso. 37. Beltrame dott. Francesco di Venezia, I. R. Consigliere di Governo, Socio onorario dell'Ateneo di Treviso e di altre Accademie. 38. Beltrame Pietro di Venezia, Socio ordinario dell'Ateneo di Treviso e di altre Acwulemie. 39. Benedetti dott. Francesco di Biella, Medico di S. M. R. Maria Cristina ve- dova di Sardegna, Cavaliere della Legion d'onore e dell'Ordine di Francesco I di Napoli. 40. Benvenisti Moisè di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio del- l'Accademia di Padova e di altre nazionali e straniere. ài. Benvenuti Adolfo di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio or- dinario deirAteneo di Venezia. 42. Bcrlese ab. Lorenzo di Campo Molino, Depulato al Congresso dalla Reale Società d'Orlicolliira di Parigi, Membro di molte Società scientifiche straniere e nazionali, Vice-Presidente della Sezione di Botanica e Fi- siologia vegetale. 43. Dernardi ab. Giuseppe di Lusià in Polesine, Prefello dell'I. R. Ginnasio e Socio ordinario dell'I. R. Accademia di Padova, Deputalo per le Am- missioni alla Riunione. 44. Bernardi doli. ab. Jacopo di Pollina, Professore nel Seminario di Ceneda. 45. Bernati doti. Antonio di Vicenza, Professore di disegno architettonico nell'I. II. Universilà di Padova, Socio onorario dell'I. R. Accademia di Belle Arti di Venezia e di quella dei Concordi di Rovigo, Depu- talo per le Ammissioni alla Riunione. 46. Beroaldi doli. Pietro di Pavia, Medico direttore dello Spedale civile di Vicenza. 47. Berti doli. Antonio di Venezia, Socio di più Accademie, Aggregato al Co- initato per le Ammissioni alla Riunione. 48. Berlini Bernardino di Torino, Preside della Facoltà medica nell' I. R. Uni- versilà di Torino. Presidente della Società medico-chirurgica e suo Deputato al Congresso, come pure Deputalo allo slesso dalla R. So- cietà agraria di quella cillà. 49. Bertelo .Marco di Venezia, Dottore in Matematica. I. R. Aggiunto all'Uf- ficio dell'Ingegnere in capo. 50. Berloncelli Giacomo di Verona, Assessore anziano dell'. \ccademia d'Agri- coltura, Arti e Commercio di Verona e Deputalo al Congresso dal- l'Accademia slessa. 51. Betlanini Pietro di Padova, Farmacista esaminatore all'I. R. Universilà ed all'I. R. Delegazione di Padova. 52. Biaggi doli. Ixopoldo di Padova, Membro del Collegio medico nell'I. R. Universilà e Medico primario dell'I. R. Casa di Correzione in Pa- dova. 53. Biagini ab Angelo di Pistoia, Rettore di quel Seminario, Professore di Matematica, Socio ordinario e Deputalo al Congresso dall'Accademia di Pistoia. 54. Bianchessi Angelo di Crema, Duttorc in Medicina e Chirurgia, Chirurgo primario iiell'Ospedalc civile di Padova. 55. Bianchetti dott. Vincenzo di Montagnana, Chirurgo operatore premiato dall'I. K. Istituto di Venezia, Socio corrispondente dell'Accademia di Rovigo. 56. Bianchi Giuseppe di Milano, Dottore in Medicina e Chirurgia, Membro del Congresso di Torino. 57. Biasoletto dott. Bartolommeo di Trieste, Direttore del giardino botanico di quella città e Socio di più Accademie. 58. Biego dott. Alessandro di Vicenza, I. R. Medico provinciale. 59. Biela (de) bar. Guglielmo di Sassone, Capitano e I. R. Comandante di Piazza in Rovigo, Membro di alcune Accademie. 60. liiudi ab. Enrico di Pistoia, Professore in quel Seminario, Segretario e Deputato al Congresso dall'Accademia della stessa città. 6 1 . Bissacco Giuseppe di Padova, Dottore in Matematica, Ingegnere, Direttore dei Pompieri. 62. Bizio Bartolouuueo di Venezia, uno dei XL della Società Italiana, Membro effetlivo e Vice-Segretario dell'I. R. Istituto Veneto, Vice-Presidente della Sottosezione di Chimica. 63. Blessich Bartolommeo di Rovigno, Professore nell'I. R. Liceo di Mantova. 64. Bologna Jacopo di Schio. Chirurgo primario. Socio di varie Accademie. 65. Bombardini nob. Giuseppe di Bassano. Scudiere di S. M., Direttore del Ginnasio di Bassano, Membro di più Accademie. 66. Bonaparte principe Carlo di Roma, Principe di Canino e di Musignano, Presidente della Sezione di Zoologia, e di Anatomia e Fisiologia com- parate. 67. Bracht .\lberlo di Praga, I. R. Capitano, Membro corrispondente del- l'Accademia della Valle Tiberina e dei Congressi alemanni. 68. Brandolese Angelo di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, Direttore dello Spedale e delle Carceri di Tiene. 69. Bresciani de Borsa dott. Giuseppe di Verona, Chirurgo in capo dello Spe- dale od operatore alla Maternità della stessa città. 70. Brey Gaetano di Milano. Ingegnere architetto. Socio deir.\ccademia Ti- berina della Valle Toscana e di varie altre. 7i . Brizi cap. Oreste di Arezzo, Segretario dell'I. R. Accademia Aretina ec. 10 e Deputato al Congresso dalla Società incdesima e dall' Eccelleiilis- siiiia lìfpubbliea di s. Marino. 72. Broglia dal Persico doli. Lodovico di Vicenza, Socio di varie Accademie. 73. Briiguolo doli. Giuseppe di Padova, iVofessoro di Zooialiia e di Polizia veterinaria nell'I. II. Universilà, e Socio corrispondente dell'I. K. Accademia di Padova, Deputalo per le Ammissioni alla liiunionc. 7-1 l'ufalini cav. Maurizio di (lesena. Professore di Clinica medica nel U. Arcispedale di s. Maria Nuova, .Socio ordinario dell'I. R. Accademia de' Gcorgolili e Presidente della Società medico-fisica Fiorentina. 75. Buffa Pier Francesco di Genova, Medico direttore del Manicomio e Socio di varie Accademie. 7 fi. Buouagnuia dott. Gaetano di Livorno, Membro effettivo dell'Accademia Valdarncse del Poggio. 7 7 Cuonamici doli. ab. Antonio di Mugello, Socio e Deputato al Congresso dell' Accademia di Pistoia. 78. Caffi doli. Francesco di Venezia, Presidente dell' I. R. Tribunale Provin- ciale e dell'Accademia dei Concordi di Rovigo. 79. Calderini doti. Carlo di Milano, Redattore degli Annali di Medicina. 80. Callegari dott. Annibale di Treviso, Socio attivo di quell'Ateneo. 81. Callegari dott. Pietro di Padova, Medico primario ed anziano del civile Ospedale e Mcniljro del Collegio medico in Pado\a. 82. Calvi Gottardo di Milano, Aggiunto presso 1' I. R. Gabinetto numisma- lieo e Socio deir.Vccademia dei Georgofili di Firenze. 83. Calzoni Demetrio di Ravenna. Dottore in Medicina, Chirurgia e Oste- tricia, Membro del Congresso di Firenze. 8 4. Campana (de) Andrea di Corsica, Dottore in Filosofia, Medicina e Chirur- gia, già pubblico Professore di Anatomia e Clinica chirurgica nello Spedale della Veneta Marina, Membro ordinario dell'Ateneo Veneto. 85. Camposampiero nob. doti. Gherardo di Padova, I. R. Vice-Delegato di (piesla Provincia. 86. Campostrini (de) nob. Giovanni Antonio di Verona, l. R. Scudiere di S M. I. R. A., Presidente e Deputalo dell'Accademia d'Agricoltura. Arti e Commercio di Verona. 87. Canili Ignazio di Brivio, Professore in Milano, Socio di varie Accademie 88. Capecchi prof.Vinccnzo di Firenze, Medico primario di Sanità in Livorno, Socio dell 'Accademia de' Georgolili e Deputalo al Congresso dalla Socielà medica di Livorno. 89. Capsoni doli. Giovanni di Pavia, Medico e Chirurgo. Direttore dello Spe- dale di lìcrgamo, Deputato al Congresso dall'Ateneo di (|uesta città. 90. Carbonai Angelo di Firenze, Dottore in Jledicina, .Membro dei passati Congressi . 91.Carlotti march. Antonio di Verona, Cavaliere della Corona Ferrea. Ciambellano di S. M. 1. R. A. 92. Carlolli lìona\entura di Verona, I. K. Consigliere di Appello. Membro de' ])rccedenli Congressi. 93. (larraro Antonio di Piove di Sacco, Dottore in Medicina, Socio dell'Ate- neo di Treviso e d'altre Accademie. 94. Garresi dott. Filippo di Siena. Professore di Farmacologia e Materia medica in Siena, Segretario dell'Accademia de' Fisiocritici. Depu- tato al Congresso da quell'Accademia, dall'I. R. Università di Siena e dall' I. R. Accademia Tcgea. ijb. Casari dott. Lorenzo di Padova, Professore di Fisica nell'L R. Liceo di Vicenza. 96. Casarini Luigi di Venezia, I. R. Segretario presso la Congregazione cen- trale, Vice-Presidente dell'Ateneo di quella città. 97. Casoni Giovanni di Venezia, Membro effettivo dell' L R. Istituto Veneto. Ingegnere idraulico dell'I. R. Marina di Guerra, Socio di varie Ac- cademie. 98. Castagna Giovanni di Trieste, Dottore in Medicina e Filosofia, Socio corrispondente dell'Accademia medica di Cadice e di quella dei Georgofili, Membro conservatore deir.\ccademia medico-fisica di Firenze e Deputato al Congresso dalla Società medesima. 99. Cattaneo dott. Giovanni di Chiari, Membro emerito dell'I. R. Accade- mia di Padova. 100. Catullo Caio Valerio di Belluno, Dottore in Medicina e Chirurgia, Meni- 1)10 (lei HI Congresso degli Scienziati Italiani. 101. Catullo lummaso di Relluno, Professore di Storia naturale nell'I. R. Università di Padova, uno dei XL della .Società Italiana. 102. Cavalli dott. co. Ferdinando di Padova, Agronomo, Presidente del Com- prensorio Fossa-paltana. 4 03. Cavedalis Gùmibatlisla di Spiiimbergo, Ingegnere e primo Tenente di Artiglieria. 104. Cecchini doli. Giambattista di Venezia, Supplente alla cattedra di Ar- chitettura ncll' I. R. Università di Padova. 105. Ceoldo doli. Benedetto di Padova, Assistente alla cattedra di Medicina legale e Polizia medica nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le .\mniissioni alla Riunione. 1 06. Cerini Giuseppe di Milano, Dottore in Matematica, Ingegnere censuario, Socio onorario dell'Accademia d'Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona. 107. Orvetlo dolt. Giuseppe di Verona, già Medico del civico Ospedale e della P. 0. di Carità di Verona, Socio di varie Accademie scientifiche. 108. Cezza nob. Francesco di Rovigo, Deputato dall'Accademia dei Concordi di quella città. 109. Chaberl de l'Hérault cav. Gio. Claudio, Membro di varie Accademie, autore della vita dei pittori più celebri e di parecchie invenzioni. 1 10. Charpentier Giovanni di Veig nella Svizzera, Professore di Mineralogia e Direttore delle miniere di Bex. 111. Chemin Francesco di Bassano, Dottore in Medicina e Chirurgia, già As- sistente alla Clinica medica di Pavia, Medico camerale. H2. Chichizzola dott. Luigi di Lucca, Professore di Geodesia e Geografìa. 1 1 3. Cicogna nob. Francesco di Venezia, Canonico di Rovigo, Direttore delle I. R. Scuole elementari maggiori e Professore nel Seminai-io di quella città, Socio attivo di quell'Accadenu'a dei Concordi. il 4. Cicogna dott. Giovanni di Venezia, Professore nella Facoltà politico-le- gale dell'I. R. Università di Padova, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione. 115. Cima Francesco di Bergamo, Medico fiscale. Deputato al Congresso dal- l'Ateneo di quella città. U 6. Cini dott. Bartolommeo di s. Marcello in Toscana, Deputato al Congresso dall'Accademia Labronica. 4 17. Cittadella co. Giovanni di Padova, Socio ordinario dell'I. R. Accademia di questa città. 4 4 8. Cittadella Vigodarzere dott. co. Andrea di Padova, Consigliere intimo e Ciambellano di S. M. I. R. A., Membro onorario dell'I. R. Istituto Vendo, Segretario perpetuo per le Lettere dell'I. R. Aceademia di Padova e Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere, Pre- sidente generale del Congresso. 4 19. Ciehenz Cristiano di Vorarlberg, Dottore in Medicina e Filosofìa, Pro- fessore di Lingua e Letteratura tedesca nell'L R. Università di Padova. 120. Clementi dott. Giuseppe di Verona, Aggregalo al Comitato per le Am- missioni al Congresso, Assistente alla cattedra di Botanica nell'I. R. Università di Padova, già nominalo Professore di Agraria a Jesi. 121. Codemo Michelangelo di Treviso, Professore di Letteratura e Geografìa, Socio effettivo dell'Ateneo di Treviso e dell'Accademia di Rovigo. 122. Coghi doti. Carlo di Correggio, Professore, Socio di varie Accademie. 123. Comaschi dott. Luigi di Pavia, Professore nel Liceo di Bergamo e De- putato da quell'Ateneo al Congresso. 124. Comingon dott. Angelo di Verona, Socio effettivo dell'Accademia di Agricoltura di quella città, t 25. Concina Natale di Clausetto in Friuli, Professore di Filosofìa nell'I. R. Liceo di Cremona, Membro del Collegio fdosofico nell'I. R. Uni- versità di Padova. 126. Conegliano Amadeo di Padova, Dottore in Medicina. 127. Configliachi dott. ab. Luigi di Como, Professore di Storia naturale gene- rale e di Agraria nell'I. R. Università di Padova, Socio di molte Ac- cademie nazionali e straniere. Deputato al Congresso dall'I. R. Accademie Agronomiche di Vienna, di Gorizia e di Briinn, Depu- tato per le Ammissioni alla Riunione. 128. Consoni monsig. Taddeo di Rovigo, Socio di più Accademie, Membro del Congresso di Firenze. 129. CoDtarini co. Nicolò di Venezia, Membro effettivo dell'I. R. Istituto Veneto. 130. Conti Carlo di Legnago, Professore di Matematica applicata nell'I. R. Università di Padova e Membro effettivo dell'I. R. Istituto Veneto. 131. Conti Carlo, Medico della R. Casa di pena in Mantova, Socio dell'Ac- cademia tìsico-medica di Firenze. 132. Corinaldi dott. Michele di Pisa, Socio delle Accademie Valdarnese e Ti- berina e dell'Ateneo Italiano. 1 33. Corncliaui doti. Giuseppe di Pavia, Professore di Clinica siiperioi'e iiel- i'I. R. Università di Pavia, nircltore dell'Ospedale e Socio di \aric .Vccadeinie. 134. Corniani Marco di Venezia, fu Ispettore delle miniere di Agordo. i35. CoiTadini Luigi di Pontrenioli, Professore nell'Università di Pisa. 136. Corte Pietro, Professore di Filosofia nella R. Università di Torino. 137. Cortese doti. Francesco di Treviso, Professore di Anatomia umana nel- l'I. R. Università di Padova, Socio di più Accademie nazionali e straniere. Deputalo per le Ammissioni alla Riunione. I 38. Corticelli doti. Alessandro di Siena, Professore di Fisiologia e Patolo- gia nell'I. R. Università di Siena, Socio ordinario dell'Accademia dei Fisiocritici, da essa, da quella Università e dall'Accademia Te- gea Deputalo al Congresso, Segretario della Sezione di Scienze me- diche. 139. Cotta Carlo di Lodi, Dottore in Medicina e Chirurgia, Chirurgo primario del civico Spedale di i|uella città. i 40. Creseimbeni Giulio di Bologna, Dottore in Medicina, Socio attivo della Società medico-chirurgica di Bologna e di altre Accademie. 141. Cristofori doli. Andrea, Direttore dell'Ospedale civile di Mantova. 1 .42. Da Camin Francesco di Treviso, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio di varie Accademie. I 43. Da Camin ab. Giuseppe di Treviso, Dottore in Filosofia, Professore nel Liceo di Treviso, Membro del Congresso di Firenze. 14 4. Dalle Ore doti. Marc'Antonio di Valdagno di Vicenza, già Professore d'Istituzioni chirurgiche nell'I. R. Università di Padova. 145. DaU'Ongaro ab. Angelo del Friuli, Compilatore della Favilla, Socio di varie Accademie. 1 46. Dal Vecchio Benedetto di Lugo, Dottore in Matematica. 147. Dal Zollo Giovanni di Cogolo |)rov. di Vicenza, Dottore in Medicina. Direttore dell'Ospedale di Lassano. 1 48. D'Ancona Gio. Felice di Venezia. 149. Da Rio cav. doli. Nicolò di Padova, Membro cfl'cttivo dell'I. R. Isti- tuto Veneto, Direttore degli Studii filosofici e matematici nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere, Assessore del Congresso. iòfì. De Bayer Gustavo di Novara. Dottore in Medicina, Membro dei Con- gressi scientifici in Torino e Firenze. I 5 1 . De Castro Vincenzo di Pirano, Professore nel Liceo di Verona, Socio di varie Accademie. \ò-2 Uè Giorgi dott. Alessandro, Assistente alia cattedra di Filosofia nell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 153 Degli Emilii co. Pietro. Socio elTetlivo dell 'Accademia di Verona. 154. De Grandis al). Tommaso Fidenzio di Castelfranco, Professore di Teolo- gia morale nell'I. R. Università di Padova. 155 De la Casa doli. Vittorio di Milano, Professore di Matematica pura elementare nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie Ac- cademie, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione. 156. Del Chiap|)a Giuseppe di Lucca, Professore di Clinica e Medicina teorica pei Chirurghi nell'Università di Pavia, Socio di molte Accademie. Deputato al Congresso dall'I. R. Ateneo Italiano. (57. Della Torre Lelio di Cimco, Professore nell'Università rabbinica di tutti gli Stati creditarii di S. M. I 58. De Luca dott. Gio\anni di Padova, già Assistente alla cattedra di Noto- mia nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 159. De Pra Pietro di RelUuio, Dottore in Medicina e Chirurgia, Medico primario nell'Ospitale di Venezia. 160. Derchich (de) nob. Giuseppe di Zagabria, Dottore in Medicina, I. R. Consigliere di Governo e Protomedico delle Provincie Venete, Membro della Facoltà medica di Padova, Socio di >arie Acca- demie. 161. Desiderio Achille di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio dell'Accademia medico-chirurgica di Ferrara, di quella dei Con- cordi di Rovigo, dell'Ateneo di Venezia e di quello di Treviso. i 62. D'IIombres Firmas bar. Luigi Agostino di Alais, Ca\aliere della Legion d'onore. .Socio corrispondente dell'Istituto di Francia, Deputato al Congresso dall'Accademia di Niraes. 163. D'Omalius d'Alloy Giambattista di Bruxelles, Membro di quella R. Ac- cademia delle Scienze. i64. Dubiiii dott. Angelo di Milauu, giù Assistente alla Clinica superiore di Pavia. 165. Duca Giambattista di Friuli, Dottore in Medicina e Chirurgia, Medico provinciale in Padova. 166. Duodo Giovanni di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro in Ostetricia, Medico municipale della R. città di Venezia e Socio dell'Ateneo di quella città. 167. Duodo Luigi di Udine, Dottore in Matematica, ff. d'ingegnere in capo. 168. Durando Gaetano di Caraglio, Sottotenente e Dottore nelle Scienze na- turali. 169. Duranti dolt. Pietro di Siena, addetto al Laboratorio zootomico della Università di Pisa. 170. Durer Bacchetti Agostino di Padova, Dottore in Medicina e Chirur- gia, Chirurgo operatore dell' Istituto di Vienna, già Supplente alla cattedra di Patologia e Materia medica nell'L R. Università di Padova, Socio di più Accademie, L R. Chirurgo provinciale in Rovigo. (71. Duse Masin dott. Angelo di Chioggia, Direttore dell'Istituto degli esposti in Venezia. ili. Ercoliani dolt. Lorenzo di Carpanedolo, Deputalo al Congresso dair.\le- neo di Brescia. 173. Eslerle dott. Carlo di Trento, Assistente alla Clinica chirurgica nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 174. Fabeni doti. Vincenzo di Caslrezzato prov, di Crescia, Professore di Ana- tomia sublime e Fisiologia nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie Accademie, Deputalo per le Anunissioni alla Riu- nione. I 75. Fabris dott. Girolamo di Padova, Patrizio di P.uecari, R. Protomedico di Governo a Fiume, Socio di varie Accademie. 176. Fabris Vittore di Feltre, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Decano della Facoltà medica nell'I. R. Università di Padova. 4 77. Facchini doli. Francesco del Tirolo, Socio di varie Accademie. 4 78. Faccn Jacopo di Feltre, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio dell'Ate- neo di Treviso. 4 79. Faes doti. Antonio di Trento, Assistente alla cattedra di Storia naturale nell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Am- missioni alla Riunione. <80. Falconetti Adalulfo di Fermo, Ingegnere, Deputato al Congresso dal- l'I. R. .\ccadcmia di Scienze, Lettere ed Arti della Valle Tiberina Toscana. iSì. Falconetti Antonfrancesco di Venezia, Socio attivo dell'Ateneo di Tre- viso. I 82. Fannio ab. dott. Francesco di Spilimbergo, Professore di Teologia dom- matica e già Rettore magnifico dell'I. R. Università di Padova. •183. Fanzago nob. dott. Luigi di Padova, Membro del Collegio medico del- l'I. R. Università e Chirurgo della Casa di Ricovero di Padova. ^Si. Fapanni dott. Agostino di Treviso, Cavaliere dell'Ordine Pontificio Au- rato, Membro dell' I. R. Istituto Veneto, Presidente dell'Ateneo di Treviso e Socio di varie Accademie. 185. Fapanni Scipione Francesco di Treviso, Bibliotecario di queir.\teneo e Socio di varie .\ccadeniie. i86. Fano dott. Luigi Paolo di Brescia, Socio ordinario deir.\tcneo di Ve- nezia, Segretario della Sottosezione di Chirurgia. iS7. Fassetta dott. Valentino di Venezia, Medico primario dell'Ospedale ci- vile di Venezia, Socio di varie Accademie nazionali e straniere. i88. Fava dott. Giambattista di Padova, già Assistente alla Facoltà politico- legale nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 4 89. Favero Luigi di Conegliano, I. R. Ispettore forestale. t90. Fedeli dott. Francesco, Chirurgo operatore e Fisico civico in Riva di Trento. i91. Ferrarlo dott. Giuseppe di Milano, Socio di varie Accademie. 192. Ferrazzi Giuseppe Jacopo di Bassano, Professore, Socio corrispondente dell'Accademia dei Concordi di Rovigo. 193. Festari Girolamo di Valdagno. Dottore in Medicina e Chirurgia. Socio corrispondente dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, collettore di oggelli mineralogici. 194. Festler dott. Saverio di Osoppo, Medico primario del civico Spedale, già Supplente alla cattedra di Medicina legale e di Polizia medica, u Membro del Collegio medico dell'I. R. Università di Padova, ora Decano delia Facoltà medica della stessa e Socio di più Accademie. 195. Fiaschi ab. Luigi di Firenze, pubblico Bibliotecario della Killiana di Poppi, Deputalo al Congresso dall'Accademia Casentincse del Buo- narotti. 196. Filippi (de) Filippo di Milano, Socio di varie Accademie, Aggiunto al civico Museo di Milano. 4 97. Finazzi ab. Giovanni di Bergamo, Professore nel Seminario, Membro e Deputato al Congresso dell'Ateneo di detta città. 198. Fiorinesehi dolt. Alessandro, Socio dcir.\ccademia di Pistoia. 199. Flamburiari co. Dionisio di Zante, Cavaliere dell'Ordine di s. Michele e di s. Giorgio d'Inghilterra, Presidenlc dei Tribunali e delle Corti superiori di Cefalonia e Presidente della Sezione tecnologica della .Società agronomico-tecnologica della slessa città. 200. Fornasini doli. Luigi di Brescia, Deputalo al Congresso dall'Ateneo di quella città. 201. Foscarini Jacopo di Dolo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Aggiunto ordinario al Medico primario dell' L R. Casa di Forza in Padova, Membro del Collegio medico dell'I. R. Università, R. Ispettore delle terme cuganee e Socio corrispondente dell'I. R. Accademia di Padova. 202. Freschi dott. Gherardo di s. Vito. Deputato al Congresso dall'Accademia di Scienze e d'Agricoltura d' Udine, Segretario della Sezione di Agronomia e Tecnologia 203. Fumiani Francesco di Lonigo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro in Oculistica, R. Medico-Chirurgo di .Sanila marittima in Venezia. 204. Fumiani Pietro di Lonigo, Dottore in Medicina. Chirurgo primario del- l'I R Casa di Forza in Padova 205. Furlanetto ab. Giuseppe di Padova, Membro pensionato dell'I. R. Isti- tuto Veneto e di parecchie altre .\ccademie. 206. Fusinieri Ambrogio di Vicenza, Mendjro elTettivo dell'I. R. Istituto Ve- neto ed uno dei XL della Società Italiana. 207. Gallo dott. Vincenzo di Venezia. Professore di Matematica e di Nautica nell'I. R Accademia di Nautica in Trieste. Socio di parecchie Ac- cademie LXXXIIl 208. Galvani Andrea di Pordenone, Dottore in Matematica, Membro della Società agraria di Gorizia. 209. Galvani Antonio di Padova, Dottore in Medicina, Membro del Collegio medico e Cancelliere dell'I. R. Università di Padova, Socio di varie Accademie scientiKco-letterarie. 210. Gandolfi Giovanni di Modena, Membro dell'Accademia medico-chirur- gica di Bologna e di quella dei Georgofili di Firenze. 2H . Ganz Giuseppe di Verona, Direttore dell'Istituto degli esposti e già Me- dico primario anziano dell'Ospedale di Verona, Socio di varie Ac- cademie. 212. Gargnani Domenico di Salò, Dottore in Medicina e Chirurgia. 2J3. Gatti doti. Anselmo, Medico primario del Comune di s. Benedetto di Mantova. 214. Gazzaniga dott. Cesare di Pavia, Professore di Fisica e Storia naturale nell'Istituto filosofico di Deseuzano, Socio dell'Accademia agrono- mica di Verona. 215. Gemma ab. dott. Giovanni di Rovigo, Professore di Fisica, Socio ordi- nario dell'Accademia dei Concordi e di varie altre. 216. Gera dott. Francesco di Conegliano, Socio di varie Accademie, Presi- dente della Sezione di Agronomia e Tecnologia. 217. Geromini dott. Felice Giuseppe, Medico primario dell'Ospedale mag- giore di Cremona, Socio corrispondente dell'Istituto Lombardo, Membro della I Riunione degli Scienziati Italiani. 218. Giacomini dott. Giacomandrca di Mocasina prov. di Brescia, Professore di Medicina teorica pei Chirurghi, Vice-Presidente dell'I. R. Acca- demia di Padova, Socio di parecchie Accademie nazionali e stra- niere. Deputato per le Ammissioni alla Riunione, Presidente della Sezione delle Scienze mediche. 219. Gianclli dott. Giuseppe di Padova, I. R. Consigliere di Governo e Pro- tomedico delle Provincie Lombarde, già Professore di Medicina le- gale e Polizia medica nell'I. R. Università di Padova. 220. Gianlilippi Filippo di Verona, Socio di parecchie Accademie. 221. Giolo Vincenzo di Rovigo, Maestro di Zooiatria, Socio di varie Acca- demie. 222. Giorgi Luigi di Lucca, Professore di Fisica nel R. Liceo di Lucca, Socio LXXXIV dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, Deputato al Congresso da S A. R. il Duca di Lucca. 223. Giorgini Carlo di Firenze, Ingegnere presso la Direzione generale delle acque e strade. Membro del Congresso di Firenze. 224. Giovanclli co. Benedetto di Trento, Vice-Direttore dell'I. R. Ginnasio e Podestà di Trento, Presidente della Sezione italiana e Deputato al Congresso dall'Accademia agraria del Tirolo e Vorarlberg, Socio di più Accademie nazionali e straniere. 225. Giovannini dott. Giuseppe di Reggio, Socio dell'Accademia di Agricol- tura e Botanica di quella città. 226. Girard Enrico di Berlino, Direttore del R. Gabinetto e Professore di Mineralogia ncU' Università della stessa città, Dottore in Filosolia, Socio di molte Accademie. 227. Girelli dott. Francesco di Brescia, Socio attivo di quell'Ateneo e cor- rispondente della R. Accademia di Torino, Deputato al Congresso dal suddetto .Meneo. 228. Gobbetti Odoardo di Rovigo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro in Ostetricia ed Oculistica, Medico municipale di Rovigo e Socio di quell'Accademia. 229. Graeberg de Hemso co. cav. Jacopo di Svezia, Dottore di Filosofia e di belle Lettere, Console generale emerito di S. M. Svczzese, R. Ciam- bellano e Bibliotecario Palatino di S. A. I. R, l'Arciduca Granduca di Toscana, Socio di molte Accademie, Bibliotecario dell'I. R. Ate- neo Italiano e da esso Deputalo al Congresso. 230. Gregoretti Francesco di Venezia. Dottore in Matematica, Ingegnere. I. R. Consigliere di Go\crno, Socio onorario dell'Ateneo di Brescia. 231. Griffa Michele di Sardegna, Professore di Medicina e Protomedico in Torino, Cavaliere dell'Ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro. 232. Grigolato doli Gaetano di Rovigo, Socio di molte Accademie scienti- lieo -letterarie e dcir.\teneo di Treviso, Deputalo al Congresso dal- r.\ccadeniia dei Concordi di Rovigo. 233. Grigolatti Bernardino, Socio attivo dell'Accademia di Verona. 234. Guarda Giovanni di Cavaso, Dottore in Medicina, Direttore dell'Ospe- dale di V;ildobbiadenc. 235. Guerfeld Ignazio di Vienna. Medico di Reggimento. :236. Guidozzi Sebastiano, Deputato al Congresso dairAccademia dei Filogiotli di Castelfranco. 237. Hamilton nob. Giacomo di Scozia, della Guardia regia, Membro della Società reale di i.oiidra. 238. Hanimerschmidl Carlo di Vienna, Membro di diverse Società scien- tifiche. 239. Heldreich (de) Teodoro di Dresda, Conservatore dell'Erbario di De- Candolle. 240. Herra (de) Ferdinando di Milano, Scudiere di S. M., Consigliere, Diret- tore del Liceo di s. Alessandro in Milano. 241. Japelli doti. Giuseppe di Venezia, Ingegnere Architetto, Socio ordinario dell'I. R. Accademia di Padova. 242. Karwinsky bar. Carlo di Vienna, I. R. Ispettore forestale. Socio di varie Accademie. 243. Knyps nob. Macoppe Marino Carlo di Padova, Dottore e Professore di Matematica alle Scuole Elementari di questa città. 24 4. Lamprecht Rodolfo di Zagabria, Professore di Ostetricia nell'I. R. Uni- versità di Padova. 245. Larber dolt. Giovanni di Bassano, Medico di quel municipio. 246. La\agna Giovanni Maria di Livorno, Professore di Geometria e Trigo- nometria nell'I. R. Università di Pisa, Deputalo al Congresso dalla medesima e dall'Accademia Labronica, Segretario per le Matemati- che della Sezione di Fisica, Chimica e Matematica. 247. Liberali Sebastiano di Treviso, Dottore in Medicina e Chirurgia, Me- dico dell'Ospedale civile di Treviso, Socio di molle Accademie na- zionali e straniere. 248. Link Enrico, Consigliere inlimo di S. M. il Re di Prussia, Professore di Botanica nell'Università di Berlino, Socio di molle Accademie ce. 249. Lipparini Lodovico di Bologna, Professore di Pittura all'I. R. Accademia di Belle Arti di Venezia, Socio di varie Accademie. 250. Localelli Tommaso di Venezia, Socio di varie .\ccademie. 25'!. Lorcnzutti doti, .\ntonio di Trieste, Medico primario dello Spedale di Trieste, Socio di varie Accademie. 252. Luca Michele di Torino, Medico degli Uffizii di beneficenza di quella città, Membro del Congresso di Pisa. 253. Luchi (de) Giovanni di Pavia, Dotlore in Medicina. 254. Lugnani (de) Giuseppe di Trie.sle, Direttore provvisorio dell'I. R. Ac- cademia di Nautica, Professore di Fisica, Geogratia e Storia, e ci- vico Bibliotecario in Trieste. 255. Luzzato Samuel David di Venezia, Professore dell'Università rabbinica per tutti gii Stati ereditarii di S. M. 256. Maggi Giuseppe di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Assi- stente alia cattedra di Clinica chirurgica nell'I. R. Università di Padova. 257. Magrini dott. Luigi di Udine, Professore di Fisica nel Liceo di Porta Nuova a Milano, Socio di varie Accademie. 258. Magrini doli Pietro di Venezia, Professore di Matematica pura e Mec- canica nell'L R. Liceo di Venezia. 259. Malfatti Luigi di Verona, Dottore in Matematica, già Ripetitore di Cal- colo sublime nell'I. R. Università di Padova. 260. Malocchi dott. Gio. Alessandro di Milano, Socio dell'Accademia reale delle Scienze di Torino e d'altre. Professore di Fisica nel R. Liceo di Milano, Redattore degli Annali di Chimica, Fisica e Matemati- ca, Segretario per la Fisica della Sezione di Fisica, Chimica e Ma- tematica. 261. Manuzzi ab. Giuseppe di Firenze, Deputato al Congresso dall'Accademia Valdarnese del Poggio. 262. Marcolini Girolamo di Castions, Dottore in Medicina e Chirurgia, Me- dico municipale della città di Portogruaro, Direttore dell'Ospedale della medesima e della vaccinazione in tutto il Distretto. 263. Marconi monsig, Giambattista di Padova, Dotlore in Filosofìa e Teolo- gia, Membro del Collegio teologico e filosofico nell'L R. Università e già Decano della Facoltà teologica di Padova. 264. Marcucci Domenico di Napoli, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio e(Tetti\o dell'Accademia Aretina. 265. Mari Giambattista di Campiglia in Toscana, Capitano di costa. 266. Marianini Stefano di Mortara, Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia, Professore di Fisica in Modena, uno dei XL della Società Italiana, Deputato al Congresso dalla Società stessa e dall'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena. 267. Martelli Gianiballisla, I. R. Vice -Segretario di Governo, Socio effettivo dell'Ateneo di Venezia. 268. Martignago ab. Agostino di Treviso, Membro ordinario dell'Ateneo di Treviso ed emerito dell'Accademia dei Concordi di Rovigo. 269. Martinati dott. Uomenico di Padova, Botanico e Naturalista. 270. Marzultini Giumbuttista di Spilimbergo, Dottore in Chirurgia e Socio effettivo della Società medico-chirurgica di Bologna. 27< . Marzutlini dott. ab. Giuseppe Onorio di Preniariaco in Friuli, Professore di Teologia pastorale nell'I. R. Università di Padova. Censore pro- vinciale dei libri e slampe, Socio di varie Accademie. 272. Masi Luigi di Perugia, Dottore in Medicina, Socio di varie Accademie. Segretario della Sezione di Zoologia, e di Anatomia e Fisiologia comparate. 273. Mazzarella dott. Amilcare, Professore di Liceo in Milano. 274. Medoro dott. Samuele di Padova, già Ripetitore di Fisiologia nell'I. R. Università di Padova, Membro di varie Accademie. 275. Melan monsig. Sebastiano di Marostica, Direttore della Facoltà teolo- gica nell'L R. Università di Padova. 276. Melotti Francesco di Firenze, Ingegnere, Deputato al Congresso dal- l'.\ccademia Casentinese del Buonarotti. 277. Mendini Luigi di Verona, Dottore in Chirurgia. 278. Menato Domenico di Padova, Dottore in Medicina, già Ripetitore di -anatomia nell'I. R. Università di Padova. 279. Meneglielli ab. dott. Antonio di Verona, Professore di Diritto commer- ciale e delle Leggi finanziarie nell'I. R. Università e Membro del Collegio politico-legale di Padova, Socio di varie Accademie. 280. Meneghini dott. Giuseppe di Padova, Professore di Scienze tisiche pei Chirurghi nell'I. R. Università di Padova, Socio di molle Ac- cademie nazionali e straniere, Deputato al Congresso dall'Accade- mia Valdarnese del Poggio, Segretario per la Fisiologia \egetale nella Sezione di Botanica. 281 . Menegotto dott. Paolo di Vicenza. 1. R. Medico carcerario in quella città. 282. Menin dott. ab. Lodovico di Ancona, Membro effettivo dell'I R. Istituto Veneto, Professore di Storia e delle Scienze storico-ausiliarie nel- ri. R. Università di Padova, Segretario perpetuo per le Scienze dell'I. R. Aecademia della slessa cillà, Socio di parecchie Accade- mie nazionali e straniere, Direllore del Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 283. Menini Bellini doti. Giuseppe, Medico comunale in Mestre e dell'Ospe- dale della Casa di Ricovero, Socio dell'Ateneo di Treviso. 284. Menini Ermigio di Udine, Dottore in Medicina e Chirurgia, Assistente alla cattedra di Oculistica nell'I. R. Università di Padova. 285. Mercanti Lorenzo di Schio, Dottore in Medicina, Membro del Collegio medico nell'I. R. Università di Padova. 286. Milani (ìiovanni di Venezia, Ingegnere in capo della I. R. Strada Fer- dinandca Lombardo-Veneta. Dottore in Matematica, Socio di più Accademie. 287. Minciotti padre Luigi di Padova, Professore e Bibliotecario nel Con- vento del Santo, Dottore in Teologia. 288. Minclli Casali Deodato di Bergamo, Dottore in Medicina, Socio elTeltivo dell'Ateneo di quella cillà, Membro dei Congressi di Torino e Fi- renze. 289. Minich doli. Serafino Raffaele di Venezia, Professore di Calcolo su- blime nell'I. R. Università di Padova, Socio di più Accademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione. 290. Minos padre Pietro di Costantinopoli, Direttore degli Sludii del Colle- gio Armeno Moorat in Padova, Membro dell'Accademia Armena di s. Lazzaro. 291. Minotto nob. Giovanni di Venezia, Segretario per le Scienze dell'Ate- neo di quella città e da esso Deputato al Congresso. 292. Mircovieh co. Demetrio di Sala, Dottore in Medicina e Chirurgia. 29.3. Modena doti. prof. Gaetano di Rovigo, Direttore degli Sludii filosofici nel R. Liceo di Zara. 294. .Molin Girolamo di s. Vito in Friuli, Professore emerito dell'I. R. Uni- versità di Padova. 295. Mompiani nob. Giacinto di Brescia, Socio attivo e Censore dell'Ateneo di quella città. 296. Montavon Luigi del Tirolo, I. R. medico del Circolo e Direttore della R. Scuola di Ostetricia in Trento 297. Morelli Giuseppe di Pavia, Professore di Botanica nell'I. R. Università di quella cillà e Membro effettivo dell' i. R. Istituto Lombardo, Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. 298. Morgagni Gaspare di Fori). Medico assistente alle terme di Abano. 299. Mossotti Ottaviano Fabrizio di Novara, Professore di Meccanica celeste nell'I. R. Università di Pisa, Deputato al Congresso dalla stessa Università. 300. Mugna Giambattista di Vicenza, Dottore in Medicina e Chirurgia, So- cio di >arie Accademie, Scgretai'io della Sezione di scienze me- diche. 301. Muncgalo Pietro di Vicenza, Dottore in Medicina e Membro del Col- legio medico di Padova. 302. Murphv Palricli di Doblino, Membro della Società Irlandese e di altre Accademie. 303. Naccari dott. cav. Fortunato Luigi di Chioggia, Vice-Bibliotecario del- l'I. R. Università di Padova e Socio di molte Accademie. 304. Namias dott. Giacinto di Venezia, Socio ordinario di varie Accademie, Deputalo al Congresso dall'Accademia Valdarncse del Poggio. 305. Napoli Luigi di Trieste, Chimico farmacista. Socio di più Accademie, Membro del Congresso de' Naturalisti in Breslavia. 306. Nardi doti. ab. Francesco di Venezia, Professore d'Istruzione religiosa e Pedagogia nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie Accademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione. 307. Nardo dott. Gian-Domenico di Venezia, Medico primario dell'Ospedale degli esposti in quella città. Membro dell'I. R. Istituto Veneto. 308. Nardo Luigi di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Segretario medico della Direzione dell'Ospedale civile provinciale di Venezia, Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere, più volte pre- miato dall'I. R. Istituto Veneto. 309. Navarrini Andrea di Bassano, Dottore in Medicina e Chirurgia. S'IO. Nodari doli. Pietro di Vicenza. R. Medico delegatizio in Treviso, Se- gretario per le Scienze nell'Ateneo di quella città. 3H. Obad Giorgio di Ragusi, Dottore in Aledicina e Chirurgia. 312. Orioli doli. Francesco di Viterbo, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia, Professore di Fisica e Rappresentante dell'Università 12 di Corfii al Congresso, Presidente della Sezione di Fisica, Chimica. e Malomatica. 313. Orlandi Gaetano di iMontagnana, Dottore in Medicina e Cliirurgia, Maestro in Oslclricia e l'aruiaoia. 3 1 1. Orsolato Giuseppe di Padova, Bollore in Medicina e Chirurgia, Alunno del perfezionamento, I. II. Chirurgo provinciale di Vicenza. 315. Orsucci Nicolò di ÌNIorccciano . Dottore in Medicina, Socio ordinario deirAccadeniia dei Fisiocrilici in Siena. 316. Pacini Luigi di Lucca, Professore di Anatomia, Membro della R. Ac- cademia di quella città e delle Accademie di Medicina di Berlino, Wurtzburgo, Parigi ec, Deputalo al Congresso da S. A. R. il Duca di Lucca. 317. Panella doli. Francesco di Este, Prefetto degli Studii e Vice -Direttore del Liceo vescovile di Padova. 318. Panizza cav. Bartolonmieo di Vicenza, Professore di Anatomia nell' L R. Università di Pavia. 319. Panizzutti dott. Antonio del Friuli, Direttore onorario dell'Ospedale e del Monte di Pordenone. 320. Paoli Liberato di Pcrginc in Tirolo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Direttore dei bagni nelle Giudicane. 321 . Papadopulo Yrclò cav. Andrea di Alene, Dottore in Medicina, Membro del Congresso di Firenze, Socio di più Accademie. 322. Paralupi Carlo di Guastalla, dell'Istituto agrario di Meleto. 323. Paravia cav. Pier Alessandro di Venezia, Professore di Eloquenza nella Università di Torino. 324. Pareto march. Lorenzo di Geno>a, già Presidente di Geologia nel Con- gresso di Torino, Socio di molte Accademie, Presidente della Se- zione di Geologia, Mineralogia e Geografìa. 325. Paris Sanguinetli llonaiulo di Livorno, Consigliere relatore all'Accade- mia Labronica, Membro del R. Istituto d'incoraggiamento di Na- poli e Deputato dall'I. R. Accademia della Valle Tiberina al Con- gresso, Segretario della Sezione di Agronomia e Tecnologia. 326. Parolari ab. Giulio Cesare di Lendinara, Professore di Filosolla nel Se- minario patriarcale di Venezia, Socio di varie Accademie. 327. Parlatore Filippo di Palermo. Professore di Botanica e Fisiologia vege- tale e Direttore dell'Erbario centrale nell'I. R. Museo di Fisica e Storia naturale di Firenze, Deputalo al Congresso dall'Accadeniia Valdarnesc del Poggio, Soitio coirispondenlc della Società filoma- tica di Parigi, Segretario della Sezione di Dulaniea. 328. Parola Luigi di Cuneo, Medico primario dell'Ospedale e Commissario del vaccino di quella città, Membro dei Congressi di Torino e Fi- renze. 329. Parolini noi). Alberto di lìassano. Scudiere di S. M. I. R. A.. Membro delle Società geologiche di Londra e Parigi, e di altre Accademie, Segretario della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografìa. 330. Parravicini nob. Luigi di Milano, Direttore delle RR. Scuole tecniche di Venezia, Vice -Presidente della Sezione di Agronomia e Tecno- logia. 331. Pasini Lodovico di Schio, Membro e Segretario dell'L R. Istituto di Ve- nezia, Vice-Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia. 332. Pasini doli. Valentino di Vicenza, Socio effettivo dell'Accademia di Arezzo e corrispondente di quella di Padova. 333. Pasquali dott. Luigi di Bologna, già Professore e Membro del Collegio filosofico dell'I. R. Università di Padova. 334. Pastorello doli. Luigi di Lcgnago, Professore di Ostetricia e .Medico primario dell'I. R. Istituto oslelrieo alle Laste presso Trento. 335. Patellani Luigi di Pavia, Professore di Anatomia e Fisiologia \eterinaria nell'I. R. Istituto veterinario di Milano. 336. Pedemonte Giovanni di Genova, Professore di Patologia speciale clii- rurgica nella R. Università di quella città, Memliro della R. Società medica di Torino. 337. Pedroni doli. Giovanni del Tirolo, Assistente alla cattedra di Clinica medica supcriore nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Co- mitato per le Ammissioni alla Riunione. 338. Penolazzi Ignazio di Monlagiiana, Dottore in Medicina. Socio di più Accademie. 339. Perego dott. Antonio di Brescia, Professore di Fisica nell'I. R. Liceo e Dei)ulato al Congresso dall'Ateneo di quella città. 340. Perini Gaetano di Verona, Naturalista ornitologo. 341. Pcrloldi Gianibatlisla di Udine, Dottore in Medicina e Chirurgia, Mciiilno del Collcs^io medico di Padova. 342. Pescina doli. Baldassare di Milano, Medico e -Chirurgo, Membro del Congresso di Firenze. 3 43. Peterle doti. Francesco di Treviso, Membro effettivo di varie Accademie. 34 4. Pelitti co. Agostino di Roretlo, Capitano d'Artiglieria di S. M. Sarda. 345. Petitti co. conunend. Carlo Ilarionc di Rorelto, Consigliere di S. M. Sarda, Socio e Dcpiilato della R. Accademia delle Scienze di Torino al Congresso di Padova. 346. Petralli Giuseppe di Mantova, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio dell'Accademia R. di Medicina di Tolosa in Francia. 347. Pelrcttini cav. doti. Giovanni di Corfù, Professore di Filologia e Lette- ratura classica nell'I. R. Università di Padova, Deputato per le Am- missioni alla Riunione. 348. Petronio Matteo di Pirano, Dottore in Filosofia, Membro effettivo di più Accademie, Professore supplente di Filosofia nell'I. R. Liceo di Udine. 3 49. Picinali dott. Francesco di Padova, Assistente alla Clinica medica pei Chirurghi in questa I. R. Università, Aggregato al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 350. Pietropoli dott. Gaetano di Padova, Aggiunto provvisorio all'Osserva- torio astronomico dell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 351 . Pigli dott. Giovanni di Milano, Aggiunto alla cattedra di Chimica presso l'I. R. Scuola tecnica di quella città. 352. Pilla Leopoldo di Napoli, Professore di Mineralogia e Geologia nell'I. R. Università di Pisa, Socio di molte Accademie, Deputato al Con- gresso da quella Università. 353. Pinati cons. Gaetano di Verona, Socio di più Accademie. 35 4. Finali Vincenzo di Pordenone, Dottore in .Medicina e Chirurgia, Suj)- plente alla Clinica medica superiore nell'I. R. Università di Padova. 355. Pinaud Augusto di Parigi, Professore di Fisica all'Università di Tolosa. 356. Pisancllo dott. Pietro di Venezia, Assistente alla cattedra di Chimica nell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Am- missioni alla Riunione. 357. Plancich ab. Giorgio di Lesina, I. R. Consigliere Ispellorc generale delle Scuole elementari in Venezia, già Professore di Matematica nell' I. R. Collegio di Gorizia. 358. Podrccca Giuseppe del Tritili, Doltore in Medicina e Chirurgia, Membro del Collegio medico di Padova, Socio di varie Accademie. 359. Polelti Gio. Lucio di Pordenone, Dollore in Matematica, Socio dell'Ac- cademia Valdarnesc del Poggio e di quella di Udine. 360. Poli do(t. lialdassare di Cremona, Professore di Filosofia ncll'L R. Uni- vcrsilà di Padova, Socio di più Accademie, Deputato per le Am- missioni alla Riunione. 361. Porro nob. Alessandro di Milano, uno dei redattori degli Annali di Statistica. 362. Porro nob. Carlo di Milano, Membro della R. Accademia di Torino e di quella dei Georgofili di Firenze. 363. Primo Girolamo di Milano, Ispettore dei nitri e delle polveri in Lom- bardia, Socio dell'Accademia reale di Torino e di altre. 36 4. Priuli co. Nicolò di Venezia, Socio ordinario di quell'Ateneo. 365. Procaccini Ricci Vito di Sinigaglia, Membro del Congresso scientifico di Firenze, Deputato al Congresso dall'Eccelsa Repubblica di s. Marino. 366. Puliti Tito di Firenze, Membro dei tre antecedenti Congressi. 367. Quadri Antonio di Vicenza, I. R. Segretario di Governo e Consigliere imperiale in Venezia. 368. Rabinetti Luigi, Medico di S. A. il Principe di Carignano e Medico con- sulente della R. Accademia di Medicina di Torino. 369. Racchctti dott. Alessandro di Crema, Membro dell'I. R. Istituto Ve- neto, Professore anziano dello Studio legale e della Facoltà politi- co-legale di Padova. 370. Racheli Giovanni di Pavia, Direttore di un Istituto elementare di Com- mercio e ginnasiale privato in Milano. 371. Radmaiin dolt. Antonio di Spalato, già Assistente ed ora Supplente alla calledra di Fisica nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Co- mitato per le Ammissioni alla Riunione. 372. Ragazzini dott. Francesco di Ragnaeavallo, Professore di Chimica nel- l'I. R. Università di Padova. 373. Rampinclli dolt. Giovanni di Bergamo, Membro dei precedenti Con- gressi. 37 4. Ranaili Ferdinando di Firenze, Membro della III Riunione degli Seien- ziali. 376. Rasi doti. Andrea di Bagnoli, Assislentc alla catlcdra di Ostelricia nel- l'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammis- sioni alla Riunione. 376. Reinaud Giuseppe Ognissanti di Parigi, Membro dell'Istituto di Fran- cia, Conservatore dei manoscritti orientali della Biblioteca reale di Parigi e Professore di Lingua araba. 377. Renicr S. E. co. Daniele di Venezia. Commendatore della Corona Fer- rea, I. R. Ciaiiibeliano e (Consigliere Inlimo di Stalo di S. M. I. R. A., Gran Dignitario del Regno Lombardo-Veneto, Presidente dell'Ate- neo di Venezia e da (|uello Deputato al Congresso. 378. Renicr ab. Giovanni, Membro effettivo dell'Ateneo di Treviso, Socio di varie Accademie. 379. Riboli Timoteo di Parma, Dottore in Medicina e Chirurgia. 380. Riccardi del Vernaccia cav. Francesco Maria di Firenze, R. Ciambellano di S. A. il Granduca di Toscana, Socio ordinario di più Accademie. 381 . Ridolfì cav. marcii. (Cosimo di Firenze, Commendatore, Profes,sorc, Fon- datore e Proprietario dell'Isliluto Agrario di Meleto, Presidente dell'I. R. Accademia dei Georgofili, da essa Deputato al Congresso e Rappresentante pure dell'Accademia degli Euteleti di s. Miniato in Toscana. 382. Ridolfi march. Luigi di Firenze. 383. Rifaud Giangiacomo di Marsiglia, Cavaliere della Legion d'onore. 384. Rifeis (de) bar. Panfilo di Napoli, Socio corrispondente e Deputato al Congresso dalla Società economica dell'Abruzzo cilcriore. 385. Righetti Giovanni di Genova, Presidente del Collegio medico e Pro- fessore supplente di Chirurgia in quella R. Università. 386. Rigoni Slern Domenico di Asiago, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Professore supplente alla cattedra di Clinica medica pei Chirurghi nella I. R. Unixersità di Padova. 387. Rizzi Domenico di Pordenone, Perito agrimensore. Socio di molte Ac- cademie e Società agrarie. 388. Rizzi Mosè di Milano, Dutlore in Medicina e Chirurgia e Medico del- l'Ospedale niaggioi'L' (li c|iiclla cillà. 389. Rogicr (de) Beaufort Culullu di .Modena, .Socio di varie Accademie. 390. Rolandis (de) Giusejipe di Casfcli' Alfieri, ."Medico d'onore della città di Torino, Membro e Deputato al Congresso dalla Società medico- chirurgica della stessa città. 391 . Roncelli ab. Aiiloiiio di Salo, Dottore in Filosofia, Decano della Facoltà filosolieo-inalcinaliea e Aggiunto alla Biblioteca dell'I. R. Università di l'adova. Socio di varie Accademie. 392. Rosini cav. Giovanni di Pisa, Professore in quella I. R. Università e Socio di molte .accademie. 393. Rosnati Barlolommco di Milano, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio di più .\ccadcniie. Membro del II Congresso degli Scienziati Italiani. 39 4. Rossetti (de) Domenico di Trieste, I. R. Consigliere di Governo e Cava- liere della Corona di Ferro. 395. Rossi dolt. Giovanni di Parma, Cavaliere Costantiniano, Professore di Clinica ciiirurgiea in (piella Ducale Università, Primo Chirurgo di Sua Maestà l'-Vrciduchessa, onorato della medaglia d'incoraggia- mento dalla Società medica di Bologna e Socio di ^arie Accademie scientifiche. Presidente della Sottosezione di Chirurgia. 396. Rossi Lorenzo di Venezia, Cavaliere della Lcgion d'onore, Dottore in Medicina, Membro ordinario dell'Ateneo di Venezia. 397. Rota Giovanni di Vicenza, Dottore in Medicina e Chirurgia, Chirurgo primario nell'Ospedale di quella città. 398. Sacchetti Giuseppe di Padova, Dottore in Matematica, R. Ingegnere in capo a Rovigo. 399. Sacerdoti Alassimo di Venezia, Dottore in Jledicina, Membro del Con- gresso di Firenze. 400. Sagrcdo co. Agostino di Venezia, I. R. Consigliere straordinario del- l'Accademia di Belle Arti in Venezia, Socio straordinario dell'I. R. Accademia di Padova. 401. Saladini Pilastri co. .Saladino di Cesena, Gonfaloniere di quella città, e Socio di varie Accademie. 402. Salani Francesco di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, già De- cano della Facoltà medica in questa città. 403. Salonioni dott. Filippo di Verona, Socio di più Accademie. 404. Sandii ab. .Viidrea di s. Vito, Professore di Matemaliea nel Seminario di Vii'ciiza. 405. Saudri Giulio di Verona, Membro dell'I. R. Istituto Veneto, Socio di varie Accademie, Deputato al Congresso dall'Accademia d'Agricol- tura, Arti e Commercio di Verona. 406. Sanfcrmo cav. Marco Antonio di Padova, Dottore in Legge e Matema- tica, Socio straordinario dell'I. R. Accademia di questa città. 407. Sansevcrino co. Fausto di Crema, Socio onorario di varie Accademie. 408. Sant elio Giovanni di Piove, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio dcirAtenco di Venezia. 409. Santini Domenico di Arezzo, I. R. Ingegnere di Delegazione. 410. Santini dott. cav. Giovanni di Arezzo, Membro e Vice-Presidente del- 11. R. Istituto Veneto, Presidente dell'I. R. Accademia di Padova, Professore di Astronomia nell'I. R. Università, uno dei XL della Società Italiana, Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere. Assessore del Congresso. 411. Salvi (de) nob. Giuseppe di Vicenza, cultore della Botanica. 412. Savi dott. Pietro, Professore di Botanica nell'I. R. Università di Pisa, e da (lucila Deputalo al Congresso. 413. Savini dott. Savino di Bologna, Membro del Congresso di Firenze. 414. Scarabello ab. Gaetano di Verona, Prefello nell'I. R. Ginnasio di quella città. 415. Schiavo ab. dott. Alessandro di Vicenza, Prefetto ginnasiale nel Semi- nario Gregoriano di Belluno. 416. Schivardi prof. Antonio di Brescia, Socio attivo e Deputato al Congresso da quell'Ateneo. 417. Schlògl Giovanni di Boemia, Chirurgo superiore nell'Accademia Giu- seppina. 418. Scolari Carlo di Esle, Dottore in Medicina, Maestro in Chirurgia ed Ostetricia, già Assistente alla cattedra di Ostetricia nell'I. R. Uni- versità di Padova. 419. Scopoli cav. Giovarmi di Verona, Membro effettivo dell'I. R. Istituto di Venezia, Deputato al Congresso dall'Accademia di Agricoltura, Arti e Commercio di Verona. XCVII 420. Scortcgagna Francesco Orazio di Looigo, Socio ordinario dell'I. R. Ac- cademia di Padova. 421. Secondi Giuseppe, Maestro in Chirurgia, Aggregato al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 422. Selnii Francesco di Vignole, Chimico farmacista, Socio attivo dell'Ac- cademia di Scienze, Lettere ed Arti in Modena, Segretario della Sottosezione di Chimica. 423. Selvatico Estense nob. Pietro di Padova, Socio ordinario dell'I. R. Ac- eadciiiia di questa città. 424. Sembenini Giambattista di Verona, Farmacista e Socio attivo dell'Ac- cademia di quella città. 425. Semo (de) Giuseppe di Corfù, Dottore in Medicina, Membro dell'Acca- demia Valdarnese ed effettivo della medico-farmaceutica di Corfù. 426. Seraiini dott. Giuseppe, 1. R. Medico provinciale del Friuli. 427. Serra cav. Carlo di Piemonte, Maggiore di Artiglieria in Sardegna. 428. Signoroni dott. Bartoloniraeo di Brescia, Professore di Clinica chirur- gica e Terapia speciale nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie Accademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione. 429. Silvin Maurizio di Savoia, Professore di Stenografia nell'Accademia di Lione. 430. Smania Luigi di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro in Ostetricia, già Assistente alla cattedra di Ostetricia nell'I. R. Uni- versità di Padova, ora Professore supplente della stessa all'Istituto ostetrico di Venezia. 4 .3 1 . Sombor (de) nob. Giorgio Ungherese, Dottore in .Medicina e Chirurgia, Maestro in Oculistica e Ostetricia. Capo Medico dell'Ospedale mili- tare di Padova. 432. Sonnenberg Francesco di Moravia, Capo Medico dell'I. R. Casa degli Invalidi in Padova. 433. Sordina Giovanni di Vicenza, Dottore in Medicina e Chirurgia, già As- sistente alla cattedra di .Vnatoraia nell'I. R. Università di Padova e Professore emerito di quella di Corfù. 434. Spandri ab. Paolo di Venezia, Professore di Fisica e Matematica nel Se- minario patriarcale. 435. Speranza cav. Carlo di Parma. Professore emerito di Clinica medica, Professore attuale di Medicina legale e di Igiene pubblica nella Ducali' Uiii\ crsilà di quella cìllà. Medico consulente e Socio di molle Accademie. 436. Spinola march. Massimiliano di (lenova, Deputalo al Congresso dalla R. Accademia di Torino, Vice-Presidente della Sezione di Zoologia. Anatomia e Fisiologia comparate. 437. Spongia doti. dio. lilip[)o di Itovigno, Direttore provvisorio dell'Ospe- dale civico e iifoxiiicialc ed effettivo delio Studio medico uell'I. R. Università di Padova. Socio di parecchie Accademie. 438. Stancovich ab. Pietro di liarbana in Islria, Canonico, Membro dei Con- gressi di Torino e Fii'cnze. 439. Steer Francesco di Kassovia in Ungheria, Mend)ro della R. Accademia nazionale ungherese degli scrutatori della natura. 440. Steer dott. Martino di T\rnau in Ungheria, Professore di Patologia e Farmacologia nell'I. R. Università di Padova, Socio di più Accade- mie, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione e Deputato al Con- gresso dalla R. Società agraria ili Lubiana. 441. Stefani Rachel dott. Andrea di Asiago, Professore di Medicina legale e Polizia medica nell' I. R. Università di Padova, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione. 442. Stefani ab. Stefano di Malo, Professore di Fisica nel Seminario vesco- vile di Vicenza. 443. Steinbiichel (de) Giovanni di Vienna, Direttore emerito del Museo im- periale. Membro di molle Accademie e della Società reale di Lon- dra. Professore emerito nell'Universilà di Vienna. 444. Strambio Antonio di Mantova, Canonico presso il Capitolo e Professore di Filosofia in (pieiri. R. Liceo. 445. Strozzi march. Carlo di Firenze, Membro del Congresso di Firenze e Socio di \arie Accademie. 4 46. Tabacchi Dott. Lorenzo di Cadore, .Assistente alia caltedra di Storia naturale, generale e d'Agraria nell'I. R. Università di Padova, Ag- gregalo al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 4 47 Tappari doli. Giovanni di Padova, Assistente alla Scuola oculistica teorica e pratica e Membro dell'I. R. Accademia di Padova, Aggre- galo al Comitato ]>er le .Ammissioni alla Riunione. 448. Tappar! doli. Pietro di Padova, Vice-Direttore del K. Ginnasio di Pa- dova, Socio di più Accademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione. 449. Tartini cav. Ferdinando di Firenze, Segretario generale delia 111 Riu- nione degli Scienziati Italiani, Deputalo al Congresso dall'I. R. .So- cietà dei Georgolili in Firenze, Vice-Presidente della Sezione di Fi- sica, Chimica e Matematica. 450. Tattara Barloloinmco di Bassano, Dottore in Medicina e Chirurgia, I. R. Chirurgo di Delegazione in Treviso, Membro del Congresso di Fi- renze. 45'!. Tazzoli Enrico, Professore nel Seminario di Mantova. 452. Tipaldo (de) nob. Emilio di Corfù, Professore nell'I. R. Collegio di Ma- rina. Vice-Presidente dell'Ateneo di Venezia, Socio di più .accade- mie, Deputalo al Congresso dal suddetto Ateneo. 453. Tolomei doli. Giampaolo di Padova, già Assistente alla cattedra politi- co-legale, ora Supplente alla cattedra di Diritto naturale e crimi- nale neir I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammissioni alla Riunione. 454. Tomada Vincenzo del Friuli, Dotlorc in Medicina, R. Veterinario gover- nativo per le Provincie Venete, Socio ordinario dell'Ateneo di Treviso. 455. fon Francesco Pietro di Conegliano. Chimico. 456. Tonelli ab. Giauiballisla, Dottore ia Filosofia, Direttore delle Scuole maggiori di Castelfranco. 457. Tonello Gaspare di Venezia, Professore nell'I. R. Accademia nautica di Trieste, Socio corrispondente dell'I. R. Accademia di Padova. 458. Tonzig Antonio di Gorizia. Professore di Contabilità nell'I. R. Univer- sità di Padova. 459. Torre doli. Gaetano di Genova, Medico primario dell'Ospedale di quella città. Socio dell'I. R. Ateneo Italiano ce. 460. Torresini Giuseppe di Padova, Professore di Clinica oculistica nell'I. R. Università di Padova. 461. Tosi Luca Antonio di Modena, Dottore io Medicina e Chirurgia. 462. Tremz padre Rafl'aelo di Costantinopoli, Rettore del Collegio .\rmeno Raffael in Venezia. Membro dell'Accademia Armena di s Lazzaro 463. Trevisan Eugenio di Stra prov. di Venezia, Membro effellivo dell'I. R. Società Agronomica di Vienna, Custode dell'Orto agrario dell'I. R. Università di Padova. 464. Trevisan nob. Vittore di Padova, Aggregato al Comitato per le Am- missioni alla Riunione. 465. Trevisini doti. Bernardino di Udine, Professore di Anatomia nell'I. R. Accademia di Belle Arti in Venezia. 466. Trieste Giuseppe di Asolo, Dottore in Medicina e Chirurgia. 467. Trivellalo ab. Giuseppe di Bagnoli, Professore nel Seminario vescovile, Supplente alla Filologia greca e Ialina nell'I. R. Università e So- cio straordinario dell'I. R. Accademia di Padova. 468. Trois cav. Francesco Enrico di Venezia, Direttore dell' Ospedale di quella città, Socio di varie Accademie. 469. Trombini dolt. Antonio di Rovigo, Chirurgo primario dell'Ospedale mag- giore di Udine, Socio di più Accadeuiic. 4 70. Tronipeo cav. doti. Benedetto di Biella, Medico di Sua Maestà Maria Cristina vedova di Sardegna, Cavaliere della Legion d'onore e del- l'Ordine di Francesco I di Napoli. 471. Tunini Osvaldo di Cordenons. Professore di Fisica nel Seminario di Portogruaro. 472. Turrazza dolt. Domenico di Verona, Professore di Geodesia e Idrome- tria neir I. R. Università e Membro ordinario dell'I. R. Accademia di Padova, Deputato per le Ammissioni alla Riunione. 473. Tuzzi dolt. Vincenzo di Udine, Professore nella Facoltà matematica dell'I. R. Università di Padova. Socio di più Accademie, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione. 474. Unger Franeeseo di Stiria, Professore di Botanica e Zoologia all'Isti- tuto Ferdinandeo di Gratz. 475. Vacani cav. Camillo di Milano, Generale maggiore del Genio. Membro dell'I. R. Istituto di Milano, Socio dell'I. R. Accademia di Pado\a. 476. Valentinelli doti. Giuseppe di Padova, Vice-Bibliolccario della Marciana di Venezia e Socio di più Accademie. 477. Valsecchì doti. Antonio di Lecco. Professore nella Facoltà politico-legale dell'i. R. Università di Padova. Socio di più Accademie. Deputato per le Anmiissioni alla Riunione. 178. Vannoni co. Filippo di Arezzo, Bibliotecario della pubblica Libreria e Vice-Presidenle dell' Accademia di Scienze, Lcllere ed Arti della slessa città e della Società Colombaria di Firenze. 479. VauDoni doli. Pietro di Firenze. Professore nell'I. R. Università di risa. Presidente della Deputazione al Congresso della Società fisico- medica Fiorentina. 480. Vanzetti Luigi 'di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, Direttore dell'Ospedale di quella città. 481. Varinetli dott. Pietro di Soneino, Membro della Riunione di Firenze. 482. Vecchi Giuseppe di Modena, Capitano pensionato, già Professore di Ma- tematica sublime. 483. Venanzio doli. Girolamo di Portogruaro, Membro effettivo dell'L R. Isti- tuto Veneto. 484. Venturi Antonio di Brescia, Socio dell'Ateneo di quella città e corri- spondente dell'Accademia Valdarnese del Poggio. 485. Venturini dott. Ferdinando di Parma, Professore di Materia medica e Terapia generale e Direttore del relativo Gabinetto in quella Du- cale Università. 486. Veronese dott. Luigi di Rovigo, Deputato al Congresso dall'Accademia dei Concordi. 487. Verson dott. Francesco di Lubiana, Professore di Clinica medica pei Chirurghi nell'I. R. Università di Padova e Socio di varie Acca- demie. 488. Vicovich Lazzari cav. Francesco di Venezia. Consigliere ordinario e Pro- fessore di Architettura nell'I. R. Accademia di Belle Arti in Vene- zia, Socio ordinario dell'Ateneo di Venezia e dell'Accademia di Rovigo. 489. Visiani (de) doti. Roberto, Membro effettivo dell'I. R. Istituto Veneto, Professore di Botanica nell' I. R. Università di Padova, Socio di pareccliie Accademie nazionali e straniere. Segretario generale del Congresso. 490. Vismara Giuseppe di Milano, Professore di Fisica a Cremona. 491. Vitto Pantaleone di Mariano nel regno di Napoli, Dottore in Medicina e Chirurgia. 492. Volpato dott. Sante, Medico primario nell'Ospedale di Castelfranco 493. Volpi (Ioli Antonio di Trento, Professore all'Università di Pavia. 191. WelitT Francesco di Lubiana, Dottore in Medicina, I. R. Consigliere Protomedico in Trieste, Direttore dell'Istituto ostetrico dello stesso luogo, Membro della Società medica di Vienna, dell'agraria di Lu- biana ec. 495. Wiillerstorf (de) Bernardo di Trieste, Direttore della Specula e Profes- sore di Astronomia nell'I. R. Collegio di Marina in Venezia. 496. Yasigi padre Stefano di Costantinopoli, Professore di Fisica nel Collegio Ariueno di s. Lazzaro in Venezia. 497 Zamara Carlo di Vicenza, ex Alfiere di vascello. Direttore delle i. R. Scuole maggiori di Vicenza e già Professore di Matematica nel Col- legio di i\Iarina in Venezia. 498. Zamboni ab. Giuseppe di Verona, Professore di Fisica in quella città. Membro effettivo dell'Istituto Veneto, uno dei XL della Società Ita- liana, Deputato al Congresso dall'Accademia d'Agricoltura, Arti e Commercio di Verona. 499. Zauardini Giovanni di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, So- cio corrispondente dell' I. R. Accademia di Padova e della reale di Torino. 500. Zanella Girolamo Casimiro di Rovercdo, Membro ordinario dell'I. R. Accademia Roverclana e Professore di belle lettere. SOl.Zannerini Ferdinando, Dottore in Medicina e Chirurgia, Medico del- l'Ospedale maggiore di Milano. 502. Zannini ab. dolt. Tommaso di Esle, Professore di Fisica e Storia natu- rale nel Seminario vescovile di Padova. 503. Zannini \ alentino di Belluno, .Membro della III Riunione degli Scien- ziati. 504. Zanon Bartolomnieo di Belluno, Socio di varie Accademie, Farmacista. 505. Zantedesclii ab Franecsco di Verona. Professore di Fisica nell'I. R. Li- ceo di Venezia, .Membro dell'I. R. Istituto Veneto. 506 Zasio nob. Francesco di Feltre, Dottore in Medicina e Chirurgia, Mae- stro di Ostetricia ed Oculistica. Assistente alla cattedra d'Anatomia umana e sublime nell'I. R. Università di Padova e Membro della Facoltà niefliea delia slessa Uni\ersilà. Aggregalo al Comitato per le Anmiissioni alla Riunione. 507. Zalli doli. Michele di Venezia, Professore di Malemalica in Rovigo. 508. Zeni Giuseppe di Padova, già Capo Farmacista dell'Ospedale di questa citlà. 509. Zennaro ab. .\iigelo di Cliioggia, Professore di Fisica e Matematica pura. 510. Zcrbinati doti. Francesco di Costa, già Assistente alla cattedra d'Istitu- zioni eliirurgielie nell'I R Università di Padova, Socio di più Ac- cademie. 51I.Zigno (de) nob. Achilie di Padova, Assessore municipale della stessa città, Membro della Società geologica di Francia, Socio di più Ac- cademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione e Segretario della .Seziono di (k-ologia. .Mineralogia e Geografia. 512. Ziliotlo doti. Pietro di Padova, Chirurgo provinciale di Venezia. 513. Zimolo Giovanni Maria di Gemona, Dottore in Medicina. 614. Zorzatti Evangelista di Padova, Dottore in Medicina e Direttore del pio Luogo degli esposti in questa città. REGOLAMEMO GENERALE PER LE ANNUALI RllIVIONl ITALIANE DEI CULTORI DELIE SCIENZE NATIRAII I. Il fine delle Riunioni dei cultori delle scienze naturali si è di giovare ai progi-essi ed alla diffusione di tali scienze e delle loro utili applicazioni. A conseguir questo line gli scienziati si adunano ogni autunno in (uia delle città d' Italia, per un periodo di tempo che non dovrà mai oltrepassare i quindici giorni. II. Hanno diritto di essere membri della Riunione tutti gì' Italiani ascritti alle principali Accademie o Società scientifiche istituite per l'avanzamento delle scienze naturali, i Professori delle scienze fisiche e matematiche, i Direttori degli alti sludii o di stabilimenti scientifici dei varii Stali d'Italia, e gl'Impiegati superiori nei Corpi del Genio e tlellWrliglieria. Gli esteri compresi nelle categorie precedenti saranno pure ammessi alla Riunione. III. Ogni annua Riunione avrà un Presidente generale, due Assessori ed un Segretario generale. Nella prima adunanza si procederà alla divisione dei membri in più Sezioni, comprendenti ciascuna ima o più scienze secondo il numero e gli studii degl'intervenuti. Nello slesso giorno ogni Sezione no- 14 minerà, n sclirdc segrete ed a pluralità assoluta di voti, uno dei suoi membri alle fun^tioiii di rispettivo Presidoiilc. v questi dovrà poi scegliere altro fra i nienibri medesimi a Segretario della Sezione slessa. Tulli ijucsli aparte Principe di Musignano Presidente della Sezione di Zoologia e .anatomia comparativa. Cav. Prof. Pietro Cokfioi.iacui Presidente della Sezione di Chimica, Fisica e Matematiche. March. Cosimo Ridoi.fi Presidente della Sezione di Agronomia e Tecnologia. Cav. Prof. Gaetano S.vvi Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. Prof. Angelo Sisjiokda Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia. Ca\. Prof. Giacomo Tommasini Presidente della Sezione di Medicina. Prof. FiLirro ConniDi Segretario Generale. approvalo dalla I Jìiunione degli Scienziati tenutasi in Pisa, e nell'y/dunanza generale del dì l 5 otlolire 1 839. Per copia conforme airori(?inale Prof. Filippo Coehidi. ARTICOLO AGGIUNTO R E fi 0 L A )] K K T 0 (i E \ E lU L E KD APPnOVATO NEM/ADUNANZA GENERALC del dì 'i:> SETTEMBBE 18*? OALI.A IV niUniOME DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IN PADOVA In caso di mutamenti od addizioni, clic si propongano allo Statuto per le Riunioni degli Scienziati Italiani, l'adunanza non è legale se non vi assi- stono due terzi dei membri italiani ascritti al Congresso, e che si trovino al momento della medesima nella città, in cui si tiene il Congresso stesso. S'è approvata, dovrà la Presidenza del seguente Congresso riproporla al medesimo, ed adottata che sia senza mutazioni e colle stesse proi)orzioni nel numero de' votanti e de' voti, avrà efficacia. Nessuna proposta di modificazioni od aggiunte può esser fatta altri- nu'iiti che per iscritto, da tre almeno de' membri presenti ed intervenuti già a tre Congressi italiani. Essi la rimettono alla Presidenza generale, e questa l'assoggetta all'esame della generale assemblea dopo di averla an- nunziala ai membri almeno tre giorni innanzi. S. E. Co. .\NI)I!E.\ CITTADELL.-V VIGODARZERE l'residente Generale. Prof. GlACOMANDBEA GlACOMIM Presidente della Sezione di Medicina. S. E. il Principe Carlo Liiiapìo Iìo^apaiitk Presidente della Sezione di Zoologia, e di Anatomia e Fisiologia comparate. Prof. Gii'.si l'PF. Monrn I Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. March. Lorenzo Pareto Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia. Prof. I'ra'ici.sio OiiiDii Presidente delta Sezione di Fisica, Chimica e Matematica. Doti. FRAIVOISa) CiFIlA Presidente della Sezione di Agronomia e Tecnologia. Prof. Roberto de Visuki Segretario Generale. ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI !M E D 1 G I N il ADl]M]\ZA DEL GIORNO ic SETTEMnUR l LI sig. prof. Giacomandrea Giaconiini Presidente della Sezione, annun- ziata la elezione da lui fatta del Vice-Presidente nella persona del sig. cav, prof. Giovanni Rossi di Parma e dei Segrelarii nei sigg. prof. Alessandro Corticelli di Siena e dott. Giambattista Mugna di Vicenza per la Sezione me- dica, e dott. Paolo Farlo di Venezia per la Sottosezione chirurgica, tenne a preludio delle successive elucubrazioni il seguente discorso. Quanti beni debba la società alle scienze lìsiche e matematiche e quanti vantaggi possano esse ritrarre dai Congressi di coloro che le coltivano io non ho uopo di dirvi, o Signori, poiché la elegante penna del nostro Presi- dente generale il vi fé' palese nell'eloquentissimo discorso che ieri abbiamo unanimi applaudito. Que' brevi istanti, che m'è concesso rubare ad allri più acconci dicitori che mi succederanno, impiegherò a toccare di alcuni scogli pe' quali nelle adunanze mediche non si ha né sempre, né tutto quel miglior prolilto che sarebbe lecito sperarne. Mi basterà l'additarveli perchè voi, illustri Colle- ghi, abbiate tosto trovato modo a scansarli. fe prima di luKo uno scoglio in riguardo ai fatti. Nessuno ignora che l'edifìzio della medicina dee posare sopra i fatti. Ma de' fatti ve n' hanno di puri e legittimi, e di adulterini ed impuri. Non parliamo de' fatti falsi, che ripugna in noi troppo il suppor tanta nequizia da inventarli in coloro che maneggiano il gravissimo affare della salute e della vita degli uomini. Quello è fatto semplice e genuino, nel quale v' ha un'intrinseca, costante ed immancabile relazione fra la eausa assegnala e l'elTctlo osservalo. Un arvenimento qualunque, per quanto innegabile e sicuro, non è un fatto sem- plice: egli è una serie, una successione di falli, ognuno de' quali ha una si- lo — 4 — cuilicanza per se in quanto la causa e l'cflclto t.iaii noli. So una successione di colali avvenimenti si prende per un fallo, se il vero ell'ctlo che se n'è avuto si atlribuìsce ad una causa che non è la vera, si ha crealo un fallo inipiu'O ed adulterino. Per colpa di colali fatti spurii si può calunniar la na- tura, si ponno imputarle irregolarità e contraddizioni; ed è jier questi che taluno s'è dato ad intendere itlcuni principii di scienza dover restare pe- rennemente controversi per ciò appunto che si adducono falli in favore e fatti contro al principio stesso. Ma se una dottrina, se im principio è soste- nuto da un fatto genuino, non può essere che altri fatti pur genuini lo con- trastino; e se dall'un lato e dal lato opposto si presentano de' fatti, ci non falla che dall'uno o dall'altro lalo deggiano essere tulli impuri ed adulte- rini; e la face della critica il discoprirà. Rechiamo ailunque, o Signori, de' fatti e delle esperienze, che con ciò da- remo oro alla scienza ed accunuderemo solidi materiali all' edificio; ma siano fatti interi, netti, genuini, sian tali da mostrare evidente ed immanca- bile il vincolo fra causa ed effetto, e con ciò noi soddisferemo al primo e più imporliuitc voto a cui ha sempre miralo da Rasori in appresso la rifor- ma medica italiana, che è quello di illuminare e fecondare colla fdosofia cri- tica i dettati dell'esperienza. Un altro scoglio è riguardo a' generali principii di dottrina. Noi non sia- mo di (lucili che hanno, come sogni, a disdegno e in dispregio i generali principii, vantando di non dare un guardo e non prestare ascolto che ai fatti nudi. Per noi i fatti nudi, che non siano annodati a principii generali e rischiarati da filosofico lume, sono materiali belli e buoni, ma sono come pietre sparse nel deserto, disutili a chi volesse sotto a quelle ricoverarsi e d'inciampo a chi ama seguitare il cammino. Non vale il predicare che in- tanto sia da raccogliere, il promettere che l'edifizio si farà a miglior tempo ed allora sarà perfetto: che i malati non chiedon materiali per una futura medicina, chiedon rimedi! : che i medici al letto infermo non ponno contem- plare e dipingere il fatto, essi deono conoscere i morbi e curarli, e ciò essi non ponno fare che dietro stabilite dottrine regolatrici, senza le quali non v'ha medicina. Io m'avviso appunto per questo che ne' Congressi sia utile occuparsi di generali principii di scienza, perchè ottengano quella concorde sanzione dai dotti che valga la fiducia dei medici pratici, i quali non hanno tempo od opportunità per occujìarsi in queste discipline. Lo scoglio che si vuole evitare in (ali ricerclie è la inala intelligenza del linguaggio. Pur troppo si è parlato e si parla di principi! generali, di fondaiiienli di pato- logia senza intendersi. Pur troppo, o Signori, e ve ne posso assicurare per lunghi e S|)cciali studii che ne ho fatti, le varie dottrine mediche, che hanno tenuto e tengono cosi niiseraniente divisa e discorde la nostra famiglia, di- ])endono tutte dalia mala intelligenza o dal non retto e sincero uso delle espressioni. Ella e codesta vana logomachia che alimenta il caler dei partiti, elle rende oziose ed interminabili le dispule, che impedisce all'uno l'udire, il comprendere e il convincersi ne' ragionamenti e ne' fatti dell'allro par- tito. Cosi le osservazioni e le scoperte degli uni vanno pegli altri perdute e senza frutto; e sopra l'umanità misera cadono i danni di quell'incerto e vago operare, il quale non d'altro deriva che dall'oscuro ed ambiguo linguaggio che usano i medici fra loro. Que' vocaboli stessi infatti che più frequente- mente escono dal loro labbro non hanno un valore definito e convenuto, e suonano presso gli autori si diversamente, che più non farebbero se apparte- nessero a disparatissime e straniere favelle. A darvi prova di ciò io non prenderò le parole discrasia, simpatia, revulsione, innervazione, dinamismo, dualismo, non prenderò la sempre indefinita e multiforme parola diatesi: io prenderò una parola che si riferisce ad un fatto reale e sensibile, che è pur sì spesso e da tutti adoperata, voglio dire la parola flogosi od infiamma- zione. Credete voi, o Signori, che ciascuno di noi intenda questo vulgatis- simo vociiljolo nel medesimo significato? Mai no; questo è uno di que' vo- caboli che più di moli" altri suscitano e mantengono una folla di quistioni di lana caprina. Tollerate adunque, o rispettabili Colleghi, ch'io mi spieghi più dilTusaniente su ciò, e non isdegnate ch'io ora entri un po' nell'alfabeto della scienza, ripetendo cose che ho già toccate altre volte ne' miei scritti, per l'utile applicazione che ne faremo. Quanto alla parola flogosi, v'ha chi ne restringe il concetto al solo flem- mone e non chiama flogosi se non quel locale malore ove è tumescenza, rossore, dolore, calor accresciuto, e la limita anche ad un brevissimo pe- riodo pensando che flogosi più non sia quando suppura e genera altri pro- dotti suoi proprii. Per esso adunque la risipola non è flogosi, conciossiaehé manca del dolore, del tumore: per esso la febbre inOammatoria non esiste perchè priva dei sopra notati fenomeni; non dovrebbe esistere per «io stesso la mielite, la peritonite, la vera pleurite. — e — Alili invece concedono alla parola flogosi un significalo alquanto più esteso e la riguardano della stessa natura anche (|uando dà origine a nuovi prodotti 0 si conduce a lenlissiiuo corso, e l'ammctlon possibile anco in quegli organi e in quo' tessuti che per loro fabbrica e disposizione non pos- sono tuniefarsi: ma per dare a tali condizioni morbose il nome di flogosi impongono ima condizione assoluta, che abbiano cioè un corso, un periodo necessario il quale non si possa troncare dall'arte. Altri linaiiiuiite allargano vie])più il dominio della parola flogosi e com- prendono sott'essa non il solo llenimonc in istadio acuto, non le sole affe- zioni che hanno periodo necessario, ma tutte quelle fasi e quelle gradazioni, dalla miniina alla massima, che un processo morboso analogo di esagerati poteri vitali può presentare. Questo intrinseco elemento di energia morbo- samente accresciuta basta per (jucsti ultimi a giudicare e dichiarar flogi- stica lina condizione patologica per quanto ne sia varia la forma, il grado e la durala. E f|ueslo elemento deduccsi dalla qualità medesima delle cause, dall'indole analoga de' fenomeni e dei prodotti che vi seguono, e dal co- nuine metodo col quale se ne ottiene la cura. V hanno admique per essi delle flogosi di cosi minimo grado che ponno guarire coll'acqua fresca, e le chiamano tutta^ ia flogosi se sono originate da quelle stesse cause che altre \ollo inducono infiammazioni più gravi; se sono accompagnate da analoghi fcnouicni, benché meno intensi, meno durevoli e meno numerosi; se si com- battono dal più al meno con que' mezzi clie gio\ano e convengono anche alle flogosi gravi: e se a diventare vere infiammazioni flemmonose ed esi- gere tutta la maggior potenza dei mezzi anliflogislici non abbisognano che di crescere o procedere un (pialche passo di più. Col fare di tutti questi mali una sola gran famiglia, quella cioè delle flogosi, essi non intendono di farne una sola malattia, ma ne distinguono opportunamente il grado e per- fino la speciale appellazione ; onde anmietlono le flogosi leggiere ed incipienti specificandole col nome di subflogosi, amniellono le superficiali, le profonde, le lente, le acute, le acutissime, ammettono in somma tante varietà di grado ed attribuiscono a tutte si diversa importanza, ([uanta può avervene fra due estremi, fra il minimo ed il massimo di ogni cosa. Il concetto generale della parola flogosi impertanfo s'interpreta diver- samente da queste tre scuole. Venendo per a\ ventura a quistione fra loro individui addetti a differente scuola, non potranno giammai fra loro giun- — 7 — gere ad onorevoi coinponimonto perchè non s' inlenderanno. Dirà l'uno es- ser flogislica la febbre effemera, la cefalalgia per insolazione o per crapula. Kisponderà l'altro ciò esser errore perché all'indomani l'una e l'altra è cessata e manca il canitlei'e distintivo della llogosi, che è il corso necessario, jìcr cui dovrebbe ella durare quel che sia meii sette giorni. Griderà con più strepito il terzo ciò essere madornale sproposito, e domanderà ov'è il ros- sore, la tumefazione, il pus? chi oserà fare i due, 1 cinque e più salassi a combattere una cefa!ali,'ia, un' effemera? E (|ui la lite anderà all'infinito e senza frutto e con iscandalo dei profani. Chi esaminasse però posatamente la controversia vedrà che tutti gli argomenti di questi ultimi tendono sem- plicemente a provare, che nelle accennate quislioni non si tratta di flem- mone; ciò che tutti senza dubbio concedono. Vedrà che i secondi asseriscono l'affezione non essersi inoltrata ed approfondala a segno da portar muta- menti tali nella parte, che non possano da un istante all'altro svanire; ciò sopra cui anche gli altri perfettamente concordano. Ma nessun di loro nega con ciò e dimostra che l'effemera o la cefalalgia sopraddetta non vengano da quelle slesse eause, dalle quali altre volte sotto circostanze meno favore- voli viene la febbre innanimatoria o l'encefalite; che i fenomeni deUelTe- mera non differiscano da quelli della febbre infiammatoria se non perchè duran meno; che quelli della cefalalgia non si scostino da quelli della me- ningite se non per la minore intensità, numero e durata; che i mezzi cura- tivi convenienti per una cefalalgia e per un' effemera, come il riposo, la dieta, le privazioni, le bevande refrigeranti e simili, non sian della slessa ca- tegoria di quelli che giovano e si consigliano nella febbre infiammatoria e nell'encefalite, sebbene in queste non bastino, ed abbisognino mezzi più ef- ficaci. A convertire in encefalite una cefalalgia per insolazione o per cra])ula, non occorre che esacerbarla alquanto: a far diventar sinoca o febbre inliam- matoria un'effemera, non manca che aggi-avaria e farla insistere, e nessuno vorrà negarlo. Cotal relazione fra l'uno e l'altro grado di un analogo pro- cesso morboso notasi appimlo colla condizione flogistica che hanno comune, né in ciò, comechè si usi un diverso linguaggio, si esce punto, quanto al fallo patologico, dalle idee comunemente ricevute e sancite da tutte le scuole. Apparirà quindi dall'addotto esempio che la disputa da noi adombrata (e pel maggior numero le dispute son simili a questa) non includeva vera — 8 — discrqianza ili idee; ma poggiava unicamente sopra il diverso linguaggio delle tre scuole, interprelaiiilo ciascun diversamente il vocaboli) flogosi. Po- trà ben disputarsi quale delle tre interpretazioni sia più semplice, più con- sentanea alla logica, più comoda nel linguaggio patologico e più utile nel clinico esercizio; ma nessuno potrà dire che questa piuttosto che quella sia falsa; imperocché, ove trattasi di un linguaggio di convenzione, la parola ha pur realmenle quel senso che lo scrittore dichiara e professa volere che senza più le sia dato. Ammetteremo adunque, o Signori, le dotte elucubrazioni su principii ge- nerali di scienza che vi piacerà dì proporre. Facciamo Aoti che esse tendano a rettificare e fermare le espi'cssioni e le frasi scientifiche, ed ottengano al- fine il desidcralissimo scopo, che tulli quelli che parlano la comune nostra lingua del si, intendano pure e parlino lo stesso linguaggio medico. Il terzo e più duro scoglio nelle adunanze sono finalmente le scientifiche di.scussioni. Quanto elleno riescono utili ad acuire gli ingegni e trarre dagli attriti la scintilla della verità, altrettanto collo uscire dai confini del giusto e dell'onesto irritano gli intelletti, malmenano la fama degli scienziati e macchiano il decoro della scienza. Noi, 0 Signori, eviteremo con ogni cura questo scoglio. Le nostre discus- sioni, io spero, saranno franche, ma pacifiche 5 saranno vive, ma urbane e decenti ; toccheranno le idee e le opinioni, ma rispettei'anno le persone. Che se taluno di ^ oi per involontario calore di temperamento, per poca abitudine alle concioni 0 per altro avesse la sventura di prorompere con espressioni incaute od offensive alle persone, o se altri escirà dall'argomento per fare spreco del tempo con oziose parole, troverà egli gra\e eh' io lo ri- t'hiami sulla miglior via? Approverete voi,o Signori, che in tali casi io faccia severamente e fortemente uso dell'autorità che voi mi avete conferita di dar la parola e di toglierla? Io ne son certo, poiché a tutti noi sta egual- mente e sopra tutto a cuore che le nostre adunanze abbiano quell'ordine e quel decoro che si addice alla nostra patria e eh' è domandato dall'impor- tanza e maestà della scienza che professiamo. Dopo queste parole del Presidente il sig. doti. Giuseppe Ferrarlo di Mi- lano lesse una Nota, nella quale accennò ad una mancanza avvenuta negli anteriori Congressi, cioè dell'aver dato alle stampe l'ultimo processo verbale della Sezione medico'-chirurgica senza di averne prima ottenuta l'approva- — 9 ~ zioue della Sezione medesima. Tropose quindi per impedire tale illcgali(à che la Sezione si debba convocare espressamente per udire la lettura dell'ultimo processo verbale ed approvai'lo. Acconsentita (juesla proposizione, il Presi- dente dichiarò di darne parie anche al Consiglio dei Presidenti. Lo stesso sig. dolt. l'errano consegnò al Presidente un jìrogelto di fon- dazione di un pio Istituto di soccorso pei medici e chirurghi e per le loro vedove e figli minori della Lombardia, esprimendo il suo desiderio che fosse preso in esame onde vedere se in base dello statuto organico da lui iiiuua- ginato e già presentato all' L R. Governo di Milano, e dietro l'esame di quello messo in attività nel Piemonte, si potesse stabilire un piano generale per tutto il Regno Lombardo -Veneto e per gli altri Stati Italiani. Il sig. dott. Nardo medico di Venezia riferi che una istituzione di simil falla è già fondala nella sua patria^ al quale rispose il dott. Ferrario mani- festando il suo desiderio clic si estenda per tutte le Venete Provincie si be- nefico provvedimento. Il sig. Gio. Polli di Milano intrattenne il Consesso colla lettura delle sue " Ricerche ed esperimenti sulla formazione della cotenna nel sangue, e sul valore sintomatico della medesima nelle malattie». Dopo di a\er detto che su questo subbietto le opinioni de' medici son tuttavia discordi, presentò raccolte in venlidue tabelle più che ottocento osservazioni, col mezzo delle quali credette non solamente di aver trovata la ^ era spiegazione del feno- meno, ma di aver eziandio svolto questo fatto e contemplato sotto tulle le circostanze possibili per poter essere condotto con sicurezza a stabilire le se- guenti conseguenze. ■1 ." La cotenna e sempre indizio del lento rappigliamento del sangue, mentre la sua pronta coagulazione è la cagione per la quale non si forma la cotenna. 2." Il mantenersi liquido il sangue fuori de' vasi è l'effetto della sua vi- talità aumentata. La durala quindi della sua fluidità può essere sino ad un certo punto misura della potenza vitale di cui il sangue è fornito, e per la quale resiste alla sua decomposizione, dovendosi riguardare, come il primo passo verso di essa, il suo coagulamento. S." Il sangue delle donne, cotennoso o non cotennoso, si coagula in tempo assai più breve di quello degli uomini: e quello dei bambini ancora più presto, che non (luello delle donne. — 10 — 4.° La densità del sangue influisce sul suo rappigliamcnto e quindi sul- l'apparizione della cotenna: onde che siccome il sangue dello stesso indi- y'uìuo è di mollo più denso ne' primi salassi, che non nei successivi o dopo lunga astinenza dai cibi, così nel principio delle malattie intìainnialoric so- vente il sangue non mostra cotenna, la quale apparisce anche in sulla fine di queste, ancorché la coagulazione del sangue sia così accelerala da opporsi alla sua formazione. 5." 1 ripetuti salassi sminuiscono a gr'ila; come in questo caso siffatto fenomeno può avci- origine dalla cagione ammessa dal dott. Polli? Non sarebbe più al vero consentanea l'opinione di quelli che stabiliscono nascere la cotenna dairaumciilala ([uantità della (ibrina? Parve al doti. Pinali che gli esperi- menti del medico milanese non abbiano mirato a questo scopo, cioè non tenne conto della indicata circostanza. Negli esperimenti del doli, l'olii fu estratto il sangue da vasi grossi, da piccoli o da capillari, dalle vene o dalle arterie? il sangue stillò sempre liberamente o a goccia a goccia? Il dott. Polli pregò il Presidente a permettergli di prender nota dei dub- bi! mossigli dal preopinante, onde, presili in matiu-o esame, poter rispondervi nell'adunanza ventura. Il Presidente fece notare che le discussioni suirargomento ricscircbbero troppo lunghe ed luiche intempestive prima che fossero ripetuti gli espcri- — M — incnli del doti. Polli dalla (Commissione ch'egli sta per nominare, eleggen- done a membri i sigg. prof. Fabeni, Presidente della medesima: doti. Bal- lardiui, Calderini, l'esller. lienvemili. Nardo. Faeen. 11 dott. Luigi Parola di Cuneo eliicse fosse istituita una Commissione, la (|ualc dovesse esaminare i lavori di statisliea ch'egli presenterebbe al Con- gresso^ e il Presidente interpellò della sua opinione in proposito il dott. Fer- rarlo, che avvisò doversi prorogare la nomina della predetta Commissione dopo che saranno siali presentati gli annunciati hnori. 11 Presidente (lo|)o di avere invitali i membri della Sezione, che deside- rassero di occuparsi intorno ai temi proposti nell'antecedente Congresso, a darsi in nota per la ventura settimana, annunziò essere sciolta la presente adunanza. Visto — // Prcshtcnlv Prof. G. A. Giacomim. ' Segretarii ì Prof. A. COIITICELLI. Dott G. Mlt.k.v. ADUNANZA DEL GIORNO 19 SETTEMBRE JLelto il processo verbale dell'adunanza precedente, il prof. Corncliani chiese che si aggiungesse a quanto avea dello intorno ai caratteri principali dati generalmente alla flogosi, anche quello d' ingenerare prodolli organici, perchè fu da lui indicato. Volle inoltre che riferendo le discrepanze dei me- dici nell'assegnare i veri esili della infiammazione si notasse ch'egli avea detto essere dissenzienti anche nello spiegare la ragione de' fenomeni . la genesi cioè e l'intima natura della flogosi. Infine domandò, che alla sua pro- posizione espressa col dire, che il ridurre la cefalea, la effcmera ec. alla fa- miglia de' morbi flogistici sarebbe un voler rovesciare tutta la dottrina me- dica, si aggiungesse: "perocché non si ammetterebbero le malattie di sem- plice eccitamento o diatesiche, quelle d'irritazione nel senso italiano della parola, quelle da iperemia, le specifiche, come le febbri periodiche; clementi che concorrono a costruire l'edifizio della medicina italiana». Approvalo in tutto il restante il processo verbale, il Presidente lesse una lettera dei sigg. Pelilli, Scopoli e Saleri, nella quale chiedevano di presentare all'adunanza alcuni problemi d'igiene risguardanli la riforma delle carceri. Stabilì quindi il giorno di mercoledì prossimo (2i) per la trattazione di questo argomento. Il doli. Cristofori di Mantova lesse una Memoria sopra la febbre inter- mittente e sopra un nuovo metodo di curarla. Prendendo le mosse nel suo discorso dalla terzana semplice, come quella che per l'ordine de' suoi feno- meni parvegli la più facile ad essere investigata, stabili che, avvenuto un parossismo di questa febbre, è già compiuto un fatto del quale non rimane più verim segno nell'individuo, perciocché l'organismo si ricompone alla salute. Collocò la sede del morbo nella cute, asserendo consistere la sua — 19 — causa occasioDalc in uno sbilancio della culanea traspirazione^ derivò la sua causa prossima da tre condizioni, cioè dalla sottrazione del calorico e del fluido elettrico o lernio-elettrico, dal subitaneo niuvimenlo centripeto dei vasi della pelle che desta un movimento inverso negli umori da essi condotti, e dall'azione di questi umori sul sistema de* vasi, la quale mette in movimenti anormali la fibra vivente, azione deleteria, siccom'ei la chia- mò, perchè suscitata da principi! recreraentizii ed eterogenei, riversati nel torrente della circolazione. La sottrazione del lluido elettrico o termo-elettrico non si effettua che nel primo parossismo per l'immediata opera della causa occasionale, sendo- chè la febbre si rinnova senza che vi sia d'uopo che la causa prima rinnovi il suo impulso. Si scioglie la febbre quando i principi! eterogenei vengono per la \ia del sudore o dell'orina eliminati, e ritorna quando ! vasi cutanei ripigliando il movimento centripeto rimandano i principi! stessi nei vasi sanguigni, e finalmente si cessa quando ! vasi cutanei, non più sospinti allo straordinario inverso movimento, son ricondotti al loro naturale ufficio. Il luiovo metodo proposto dal dott. Cristofor! per curare le febbri pe- riodiche consiste nel fare frizioni di tre in tre ore sopra tutta la cute, du- rante l'apiressia, con grasso bene lavato. Riferì ventisette casi di terzana semplice e doppia, di quotidiana, di quartana, delle quali undici furono con i di salute dichiarò di non poter accettare, i sigg. doti. Filippo Spongia, doli. Kvangelisla Zorzalti, prof. .Steer, prof. Stefani Ba- cliel. doli. Giambattista Duca. doti. Leopoldo Diaggi. prof. cav. Speranza, prof. Vannoni. doti. Francesco Cima, doti. Lodovico Ballardini, doti. Girolamo Fa- bris. doli. Orsolalo, doti, (iiusepi)c Ferrarlo, dott. Pietro Heroaldi. doti. Hi- goni-Slern. dott. Carlo .\mpelio Calderini, doli. Carlo Conti, prof. Filippo Garresi, doti. Francesco Girelli, doli. Giovanni Gandolli, dott. Pietro iVodari. doli. Andrea Cristofori, doli. Paolo Menegotto, proL Francesco Verson, doli. Francesco Fedeli, doti. Pietro Ziliollo, doli. Luigi Parola, doli. G. D. Nardo, prof. Tre\isini. prof. ca\ . Grilla, doli, Valentino Fassetla, doli. Michiele Luc- ca, doli. Benedetto Trompeo, proL G. de Kolaudis, doli. Giovanni Duodo. doli. Tiinoleo Riboli. doli. Paolo Calvi, co. Pelilti, co. Scopoli, doli. Saleri, nob. A. Porro, doti. Carlo (^allaiico. doli. Pietro Buffa, dott. Beaufort. proL Giu- seppe Corneliani. prof Francesco Orioli. — 32 — iXoiniiió a Prcsidcnle della Comiiii-ssioiic il prof. Orioli, al (|ual(; conferi la facullà di scegliere imo o più Scgrdarii, secondo che sliniasse più ne- cessario. Il doli Cristofori domandò che sia isliluita una (;oinniissione, la «male faccia (lualclie esperimento col suo nuovo metodo di curare le febbri pe- riodiche. Il Pi'csidenle osservò che si potranno fare siffatti esperimenti purcliè vi sieno febbri periodiche nell'ospitale. Jfa avendo il dott. Fcstlcr, medico primario dell'ospitale, fatto conoscere che allora non v'erano febbri legittime intermittenti, il volo del dott. Cristofori non potè essere soddisfatto. Il prof. Veiilnrini di l'ai'ma mosse alcune obbiezioni contro la dollrina del doli. Cristofori . i ■" Non si può ammettere che ogni accesso di febbre terzana legittima sia un fallo compiuto, avvenulo il (piale, il si-slcma resli da ogni condizione patologica inmiune. Perciocché non esisterebbe jìiù la cagione dei successiv i parossismi, avendo stabilito il dott. Cristofori nella sua dollrina non esservi uopo della ripetizione della causa occasionale perchè si rinno\ino i siissc- guenli accessi della febbre. 2.'" Non si può intendere l'origine delle febbri nate da ingorghi visce- rali, da vermini, da calcoli ec., le quali sono lìcne spesso intermittenti e la loro condizione [lalologica è ben lontana dall'organo cutaneo. 3.^ Quanto allo sbilancio della traspirazione si domanda se intender vo- glia il dott. Cristofori la soppressione o l'aumonlo di (pio.sla finizione, giac- ché tanto l'uiia che l'altro è uno sbilancio, una perturbazione della medesima. 4.'' Quanto alla causa prossima, posta dal dott. Cristofori nella siiltra- zione del calorico e del fluido elcllrico o tcrmo-elcllrieo, nel movimento centripeto dei vasi cutanei e degli umori in essi conlenuti, quanto a questa causa domandò se sia causa od effetto di nuo\i parossismi. Se è causa, re- stando sano riiidixidtio dopo il primo parossismo, come disse l'autore, non v'é causa suflicienle del secondo; se é cITctto, la dottrina é contradditoria. 5." Se la sottrazione del calorico è una delle cause prossime della febbre, come é che questa non ili indu insorge senza lo stadio del freddo? 6." Se il sudore elimina l'umor deleterio e scioglie la febbre, come guari- scono quelle, nelle quali non accade il sudore? Il dott. Crislofori rispose ch'egli amiiieltc una condizione morbosa sus- sistente nell'apiressia, la quale eonsisic in una innormale attitudine, in cui — 33 — sono posti i vasi esalanti della cute dalla impressione della prima causa, che produsse la sottrazione del fluido lernio-rletirico. Ripigliò il prof. Venturini che se viene ammessa nell'apiressia una condizione morbosa permanente. non sa comprendere come il parossismo della febbre sia un fatto compiuto, quando è cessato. Ma il doli. Crislofori notò di averlo considerato come compiuto avuto riguardo all'apparenza della salute che mostrano i febbrici- tanti. !■; il jìrof. Venturini dichiarò che, o\e gli sia a tutto questo acconsen- tito, non ha più nioli\o d'insistei'c n('lla sua obbiezione. Quanto poi alla se- conda riflessione, il doli. Crislofori avverti ch'egli intese di escludere le feb- bri che nascono da ingorghi viscerali o da irritazione gastro-enterica, come quelle che non sono legittime, perchè nate e mantenute da vizii stromen- tali. li pi'of. Ventiu-ini negò che gl'ingorghi splenici, epatici sieno da ri- sguardarsi per vizii slromcntali. e sostenne essere turgori dinamici, bene spesso non manifestali da fenomeno alcuno. Ma il doti. Crislofori replicò che i turgori della milza e del fegato recano anche nell'apiressia inappe- tenza, senso di peso, di slirnmcnto ec . fenomeni che non si os.servano nelle febbri legittime. Soggiunse il prof. Venturini che anche nell'apiressia di que- ste gl'infermi pruovano mal essere ed altre perturbazioni. Colla buona intenzione di comporre le dissenzienti opinioni, il doti. Scor- legagna annunziò di conoscere un fallo decisivo in favore del doti. Crislo- fori, cioè che nel suo passaggio per ManloNa udi dal medico primario del- l'ospitale di (|uclla città che in esso si guariAano le febbri inlermiltenli colle unzioni del grasso di maiale. Ma il prof. Venturini rispose non aver egli mai inteso di negare i falli riportati dal medico di Mantova riguardanti la virtù (li eodesle unzioni Il sig. .Mompiani lesse akiuantc jìarole intorno alle quistioni igieniclK' proposte dal co. Petitli, ed espresse il desiderio che sien falli de' saggi di confronto in a])posile carceri provinciali fra il sistema di Filadelfia e quello ili .Auburn. onde raccogliere dati morali, igienici e giuridici, e cosi preparare con lento, ma sicuro passo, la tanto desiderata e bcnclica liforma. Dopo di tutto (jucsto il Presidente dichiarò sciolta l'adunanza. Visto — // Preaiflniie Prof. (j. X. iji.uniuyi. Segretarii } Prof. A. OinTicKLi.i. Doti. G. Ml'c^.l. ADUNANZA DBI, GIORNO ■ì'2 SETTEMBRE JLjelto il processo verbale della sedula precedente, il sig. Gottardo CaU i ilomandò che fosse aggiunto alla ridessione da lui fatta nell'argomento ri- sgiinrdante la igiene delle carceri «che per le ragioni .iddotlc la Commis- sione si dia cura di esaminare in primo luogo gli undici argomenti del si- stema tiladelliano, e poscia, qualora non creda poter trovarvi una soluzione soddisfacente, passi a trattare degli altri relativi al sistema auburniano ?i . Acconsentita l'emenda ed approvalo in tutto il icstanle il processo verbale, il Presidente annunziò che la Presidenza generale, sentilo anche il voto del sig. Ketlorc Magnifico di (picsla I. U. Università, ha stabilito che la (;omrais- sione destinata ad csanu'narc le ([uistioni d'igiene delle carceri cominci nel dì venturo i suoi lavori, radunandosi nella stanza segnata colia lettera G di questa Università dalle ore sette alle nove della mattina, non polendo in- lerveuire alle sedule che i soli membri già nominali. Il dott. Asson di Venezia lesse una ."\Icmoria sulla llebilc, nella quale. prima di determinare la vera condizione patologica che costituisce siffatta infermità, stimò bene di a.ssegnare i caratteri generali da lui risguardali come propri! della llogosi. .Sono questi esagerazione della potenza od azione nervosa, svihipjìo ed aumentala azione del sistema vascolare, mutali pro- dotti e cangiata vegetazione delia parie. iN'egò che la semplice dilatazione delle vene sia il sintonia sicuro delia loro ijiliammazione, quand'anche si volesse anuuetlerc che fossero suscettibili di attiva dilatazione per una pro- prietà in.sila nelle louaehe o per un Icssulo erettile che si credesse far parte delle tonache slesse contro il fallo anatomico. Asserì che la dilatazione delle vene nella flebite dipende dall'impedito esercizio, per colpa della flogosi, della contrattilità propria della loro membrana fibrosa, perchè, accumulatosi — 35 — il sangue e ridollo grumoso, le vene si dislendono, le valvule si spiegano e questi vasi compaiono attraverso la cute in forma tli striscio azzurre, do- ienli, nodose; di poi, solidiuidosi il j;ruiiio ed avvenendo il coalito delie pa- reti e l'utrolia, si riducono alla lornia di solidi cordoncini . Aggiunse che le predelle striscio, anziché azzurre, si mostrano rosse quando la parete esterna delle vene o il tessuto cellulare che le circonda è molto iniettato. In questo caso havvi la flebile esterna di Velpeau, il quale ne distingue anche l'tn- ternn e lu media, tulle e tre insieme le più volte esistenti. La llebile non è indicata, secondo il doti. Asson, dal semplice arrossa- mento della superficie interna della vena, il quale può esser effetto dell' im- bcvimento o della ecchimosi, ma è contrassegnata dai grumi sanguigni e fi- hrlnosi ad essa aderenti, dairaddensiuneulo. dalla ipertrolia. dalle ulcera- zioni, dalle pseudo-membrane, dal pus, il (piale riempie le \ene od e posto fra i grumi e le pareti ovvero è raccolto nel centro dei grumi stessi . An- che la cancrena è uno degli esiti della flebite, la (piale si dilala dall' interno all'esterno o viceversa. Il dott. Asson, dopo di avere combatlulo il coneello patologico di Cruvcilhier, il quale, seguendo Ribes, tiene la llebile capillare come condizione costante ed essenziale di tulle le inlianunazioni, passò ad esporre le risullanze delle numerose sue osserNazioni cliniche e necrosco- piche sull 'attinenza, che passa fra la flebite e varie malattie, specialmente esterne, come le idropi. le risi|)ole. gli ascessi, le varici, le violente lesioni, le piaghe spleniclie, com'ei le chiama, lo scorbuto, le cancrene, le aflezioni cancerose, la febbre d' infezione e gli ascessi metastatici . Queste sue osservazioni gli fecero conoscere la complicazione fre(piente della flebile coll'arlerile e coH'artero-liliasi, la sua esistenza o .sola o compli- cala coli' allezion delle arterie non solamente nell'ai'lo ch'è sede della malattia e della cancrena, ma eziandio nell'opposto, presentando in anibidue gene- ralmente gli stessi gradi e la medesima estensione, e talvolta anche mag- giore nell'arto sano. La qual cosa il doti. Asson fa dipendere dalla influenza clic ha il sistema nervoso nel produrre la cancrena in un nieiiibro. anziché nell'altro. Gli moslrarono la mancanza d'ogni segno della flebite nelle vene cerebrali e nei seni in que'casi di afl'ezione encefalica susseguente alla fle- bite: guasti maggiori inline nell'arlcria, che nella vena della milza, in quelle alterazioni di quest'organo eminentemente venoso, che accompagnano tal- volta tulle le indicale malattie. 19 — 36 — Il (lofi. Timoteo Hìboli di Parma narrò la storia di un fanciullo di ven- lisci mesi e quindici yioriii, fornito di straordinario sviluppo del corpo, spceialmenlo delle parti genitali, e ne presentò il ritratto in miniatura, dando anche le dimensioni di tutto il corpo e delle parli generative. La grossezza del pene e dei testicoli uguale a quella che hanno ncU'uomo adulto, il rovesciamento del prepuzio senza lacerazione del frenulo e lo sviluppa- menlo enne prolungala per virtù dello spirilo di vino, e la morte del secondo fu avac- riata per l'azione dell'acqua di lauro ceraso. A due altri conigli diede quindici grani di cantaridi in decozione, e tre ore dopo porse ad uno quindici grani di acqua coobala di lauro ceraso, al- l'altro venti grani di alcoolc. Quello in cimine ore mori, qucslo, dopo di .ivere grandemente soITcrlo e lottato colla morte, sopravvisse. — 38 — Ouinilifi cuMiii di cantaridi in decozione ncH'acqua furono dati a tre co- nigli, ad uno dei quali si amministrarono di poi \enli iji'ani di alcoole, ad (in altro quarantanove grani di acqua coobata di lauro ceraso, e al terzo nulhi. 11 primi) peri in diciotto ore, il secondo ncU'alto che gli si ammi- nistrava l'acqua, il terzo otto ore dopo di a\cTC ingoi.tta la decozione delle cantaridi. Di quattro conigli, ai (juali si diedero diciassette grani di cantaridi in polvere, ad uno si esibirono venti grani di acqua coobata e fra tre quarti d'ora era morto, al secondo tredici grani di alcoole e mancò di vita in capo a due ore, al terzo ventisei grani di alcool e questo pure peri, ma più tardi, al quarto venti grani e \isse. Questo esperimento medesimo sorti lo stesso efrellu in altri due conigli . Da siffatti esperimenti il dott. Broglia slimò di poter conchiudere che il primo coniglio rimase più prcstamcnle estinto per la so|)raggiunta azio- ne dell'acqua di lauro ceraso: clic il secondo, ad onta di avere pur bevuto dell'alcoolc, peri perchè la dose di questo non fu bastante ad elidere gli effetti delle cantaridi ; che il terzo morì per colpa della preponderante azione dell'alcoolc; e che infine gli ultimi sfuggirono alla morie, perchè l'alcoole bastò a cessare l'azione deleteria delle cantaridi. A sei conigli fu dato un grano di cantaridina j)er cadauno. A due di questi furono di poi somministrati cinquanta grani di acqua di lauro ceraso, e morirono prestissimamente. Un altro che avea preso tredici grani di spirilo di vino, mori solo vcntiqualtr' ore dopo. Gli altri Ire ricuperarono più o men presto la sanità, ai quali fu fatto prendere l'alcoole alla dose di dieci grani. Da tutti questi esperimenli il doti. Broglia credè di potere stabilire che gli effetti delle cantaridi sono in generale identici a quelli che produce l'acqua coobata di lauro ceraso, opposti a quelli che arreca lo spirilo tli \ino, perchè questo elide gli effetti delle cantaridi, menli'e quella aumenta la loro azione deleteria. Per la qual cosa stabili che l'azione dinamica delle cantaridi è nei conigli ipostcnizzantc; ed avendo inoltre osservato che più l)reslo succede la morte per opera delle cantaridi date in decozione, che somministrate in polvere, nella quale ultima forma inducono effetti locali di gran lunga più gravi (escoriazioni), fermò che l'effetto dinamico delle canta- ridi è in ragione inversa dell'azione loro meccanica o fisico-chimica, come si voglia meglio chiamarla. — 39 — Finalmente il doti. Broglia riferì una storia di una peritonite puerpe- ralc, già passata all'esito dcH'effusione sierosa, nella quale nianifeslanienle nocive riuscirono le pri-parazioiii oppiale prescritle dal medico curante: e i vivi dolori, la sete, la febbre ce. alleslarono essere ancor prevalenic il [)ro- cesso flogistico a malgrado di quattro salassi e di altri argomenti anlillogi- stiei messi in opera prima di adoperar l'oppio. Il nitro e la squilla ordinati dal dolt. Broglia recarono qualelie vantaggio, e in velili gioi'iii la donna fu del tulto guarita essendosi agi' indicali farmaclii sostituite le cantaridi alla dose di un grano, la quale si aumentò a grado a grado fino a due nello spazio di vcnti()uattro ore. Ricordati per ultimo altri due fatti da lui osser- vati, e quattro veduti da' suoi colleglli doti. Alverà e Cenfomo, analoghi al surriferito, concbiuse che anche le osservazioni sull'uomo ammalato dimo- strano l'azione iposlcnizzante delle cantaridi . Letto il sunto della sua Memoria, il dott. Broglia dal Persico la depose sul banco della Presidenza. Surse allora il dott. Giacinto Namias di Vene- zia, ed avendo prima chiesto al prcopiiianlt' che cosa intenda per azione meccanica o fisico-chimica, sostenne che gli esperimenti fatti sui conigli non provano assolutamente aver le cantaridi azione deprimente o rinfrescativa, perciocché da una parte gli effetti cadaverici che mostrarono sono analoghi, tanto quelli prodotti dalle cantaridi, quanto quelli cagionati dall'alcoole, e dall'altra parte è notissimo che quest'insetti spiegano un'azione Porjosantv sulla cute e sulle vie dell'orina. Per la qual cosa stimò essere più sano con- siglio di attenersi a siffatte nozioni, dichiarando essere affatto inutili e in- concludenti le sperienze tentate sugli animali . Risiwse il dott. Broglia che i cadaveri dei conigli presentarono effetti notabilmente diversi, perciocché gii uccisi daìl'alcoole mostrarono iniezioni di color rosso vivo nel cervello, nei polmoni ec. e ingorgate di sangue le ca- vità sinistre del cuore, laddove nei morti per le cantaridi si videro ristagni di sangue fosco nel basso ventre, e ripiene di sangue atro le cavità destre del cuore, appunto come si osservò negli av\e!enati dall'acqua coobala di lauro ceraso. Fece inoltre notare contro l'opinione del preopinante essere utili e nccessarii gli esperimenti sui bruti in tale argomento, appunto perché i pareri de' medici sono molto discordi, ed aggiunse di aver riferiti alcuni fatti propri! e d'altrui, dai quali si fa manifesto che malattie infiammatorie furono vinte per mezzo delle cantaridi . ."\Ia il dott. Namias replicò che gli — 40 — eseiiipii tli malallie flogistiche, nelle quali si associò alle canlaridi il salasso, non meritano fede e si [Mssono mettere tra i fatti sparii, se pure fatti spurii si danno, non facendo sicura prova Ripigliò il doti. Broglia richiamando alla memoria del medico veneziano ohe nel caso da lui riferito non si usarono le cantaridi insieme al salasso, che dopo i salassi fu dato l'oppio con jK-ggioramcnto evidente della malattia, e cJu- (piando furono da lui prescritte le cantaridi v'erano i più manifesti segni di mio stato flogistico ancor prevalente. Alla domanda poi clic il dott Namias gli fece, come mai le cantaridi flogosando la pelle non debbano pro- durre lo stesso effetto quando vengano date per bocca, rispose il doti, dal Persico non essere direttamente florjosanle nemmeno l'azione delle cantaridi sulla cute, ma semplicemente irritante, e doversi distinguere l'azione mec- canica 0 locale da quella che manifestano dopo di essere penetrate nel pro- cesso dell'assimilazione Ma il dott. Namias non s'acquetò a tale risposta sostenendo ch'egli non potrà mai conectlere alle cantaridi virtù deprimente, mentre osser\a che applicate sopra una piaga inlianmiat^i e suppurante, ne aumentano la suppurazione, e la esperienza dei medici più nominati pro- clamò utili i vescicatorii contro le malallie di debolezza. Il Presidente, essendo l'ora trascorsa, rimise le discussioni sul mede- simo argomento al giorno appresso e dichiarò sciolta l'adunanza. Visto — // Presidente Prof. G. A. Gucomi.m. / Segretari Prof. A. CoRTicEi.Li, Doti. G Mvr.fji ADUNANZA DEL GIORNO n SETTEMBRE lecito il processo verbale di ieri ed acconsentita l'emenda chiesta dal liott. Naiuias, il quale volle che fosse espresso «slimar egli inutili gli espe- rimenti sugli animali colle cantaridi, perciocché se ne hanno molli fatti sul- l'uomo, che ne dimostrano l'azione» fu nel restante approvato. Il Presidente annunziò che dal Consiglio dei Presidenti, Vice-Presidenti e Segretarii delle Sezioni fu deliberato di proporre all'adunanza generale, che si terrà domenica prossima (25) alle ore dicci antimeridiane, un articolo ad- dizionale allo Statuto organico dei Congressi Italiani, e che in questa adu- nanza medesima si farà la scelta della città, nella quale si dovrà riunire il Congresso nell'anno 18 4 4. Il doti. Andrea Alverà di Vicenza descrisse e mostrò uno istrumento da lui inventalo per misurare la durezza del sangue ()uaglialo fuori dei vasi, che nominò cmatosclerometro. Lo scopo dell' inventore fu di procacciarsi una costante norma onde conoscere la comparativa durezza del sangue e della sua cotenna. Il doli. Fumiani di Padova rese conto dei risultamenti ottenuti colla me- dicazione delle terme euganee, regolala secondo i principii da lui esposti nel suo Trattato sui bagni e fanghi termali, stampato nel 4 841. Compendiando quanto egli dettò in quella sua Memoria, e richiamando alla mente qimnlo avca stabilito riguardo alla differente azione, onde operano i predetti bagni e fanghi, secondo che sono usati freddi, tiepidi o caldi, perciocché il calo- rico agisce in senso del lutto contrario a quello dei principii salini che li rendono minei-ali , scese a narrare succintamente alcuni casi dì cossite, pe- dartrocacc, cliirarirocace, paralisi, rachitide, scrofola, artrilidc, lombagi- ne ce, ne' quali i bagni e fanghi euganeì applicati tiepidi o freddi, secondo — 42 — le varie indicazioni alle (juaii era mestieri soddisfare, trionfarono pienamente di alcune delle succennale infermila, ed alleviarono più o meno le altre in modo, che dee rimaner la speranza di guarirle del tutto colla rinnovazione della slessa medicatura nelle successive stagioni . (1 doli. Luigi Parola di Cuneo riferendo alcune osservazioni traile dalla statistica medica, della quale distribuì un Quadro a slampa ai membri della Sezione, si arrestò particolarmente sui seguenti utilissimi risullaraenli, che egli credè essere da quelle eompro\ ali . Il vaccino innestato nello stadio pri- mo del vainolo ed in quello dell'eruzione modifica in molli casi la malattia per modo, clic converlcsi in \aiuoloide, lo clic fu confermalo anche in Fran- cia, come appare dal Rapporlo fatto da Gauticr de Claubry, del i 84i , all' Ac- cademia di medicina. Narrò che in un fanciullo sul quarto giorno della eru- zione vaiuolosa confluente spuntarono tre piccoli bottoni di vaccino nei luo- ghi dell'operato innesto, i quali diedero materia, dalla quale nei successivi anneslamenli si ebbe vero e regolare vaccino. Trovò efiicaeissimo il salasso ad impedire il ritorno delle febbri periodiche ribelli e recidivanti, praticato dopo l'uso del cliinino, né osservò mai recidive originate né dai purganti, né dai salassi i quali mostrarono sempre la cotenna. L'olio della segale cor- aula, eslrallo secondo il metodo di Wiggers, fu da lui trovato molto profit- tevole nelle sinoche, angioili, tisi, pneumorragie, diarree, dissenterie e leu- corree, e stabili dover essere questo il principio attivo e medicamentoso di questi semi. Presentò finalmente in dono alla Sezione la statistica delle ma- lattie curale nello spedale civile di Cuneo dal novembre del 1841 al sel- lembre di ({uesto anno. Riaperlasi la discussione sulle cantaridi, il prof. Venturini dopo di avere chiesti al dott. Broglia dal Persico ed avuti degli schiarimenti sulle strade, che percorrono le cantaridi per giungere agli organi orinarli, e sulla ragione per la quale le cantaridi stesse passano nella circolazione senza irritare i vasi: si rivolse al doli. Namias dichiarando che le sue obbiezioni non gli sembravano giuste, non avendo distinto l'azione locale irritante delle canta- ridi dalla dinamica, che spiegano sopra tulio il sistema . Perciocché applicale localmente a guisa di (jualunque altro corpo irritante (presa questa parola nel signiticalo datole dalla scuola italiana) irritano bensì ed infiammano la pelle sollevandola in vescica, ma da questa loro azione locale non si può in- ferire che identica virtù dispieghino sul sistema generale, per la stessa ra- — 43 — gionc che non puossi condì iiidcrc che un ferro tagliente od un corpo contun- dente agisca eccitando o i^tiniolundo, perché dietro la sua azione sviluppansi nella parte e poscia in tulio il corpo fenomeni d'iperslenia o di eccitamento accresciuto. Questi sono effetti secondarli derivatili dall'alterazione organica prodotta dal ferro, non dall'azione prima dc'i medesimo, siccome del pari effetto secondario della soluzione di continuo o della piaga provocala dalle cantaridi è l'esaltato eccitamento conscguente alla loro applicazione, ma in- dipendente dalla loro azione dinamica. Chi volesse, prosegui il professore di Parma, giudicare che un rimedio abbia virtù dinamica stimolante, perchè applicato in istato di concentrazione suscita iri-iUtzione e flogosi o distrugge anche le parti vive, dovrebbe collocare fra gli stimolanti il sublimato corrosivo, gli acidi acetico, tartarico, ossalico, prussico, solforico ce. , i quali, com'è noto, irritano, infiammano e distrug- gono le parli vive quando concentrati le toccano, mentre convenientemente diluti valgono costantemente a deprimere l'universale eccitamento. Il tartaro emetico, la squilla, l'olio di croton e di lauro ceraso producono irritazione, infiammazione, sollevamento di vescichette e di pustole, e si pure sono pos- senti debilitanti o controstimolanti, valevoli a trionfare contro le flogosi più ardite e pertinaci. Quanto poi al dichiarare stimolanti le cantaridi, percliè si veggono giovare in nialallic giudicale d' indole astenica, fece riflettere il prof. Venturini, che gli avanzamenti della patologia italiana dimostrarono che il tifo e le febbri putride, gli esantemi ed altre malattie, contro le quali si usarono con profitto i vescicatorii, sono sempre legate a condizione flogi- stica. Dalle quali considerazioni parvegli bastantemente provato che l'azione dinamica delle cantaridi non si può dichiarare stimolante per la sola ragione, che sotto date circostanze spiegano anche il potere irritante, e che molto meno si può conceder loro attività stimolante, avuto riguardo alle malattie, contro le ([uali mostrò l'esperienza essere profittevoli. Rispose il dott. Namias ch'egli, negando alle cantaridi l'azione depri- mente, non intese di attribuire loro l'azione slimolante, perchè infiammano la cute e gli organi orinarii, e che solamente volle sostenere i fatti portati in campo dal dott. Broglia dal Persico e da altri non esser tali da stabilire come principio che le cantaridi operino deprimendo, e che nello stalo at- tuale della scienza conviene star paghi di riconoscere in esse l'azione ve- scicatoria della cute, la diuretica e fiogosanle delle vie orinario. La quale 20 — 41 — dichiarazionr \rnnc dal prof. Venturini in parie accordala, ma non concesse al prcupinaiìlc che nello slato attuale delle cognizioni fannacologichc non debbasi accordare alle cantaridi la virtù deprimente. Il prof. Filippo Garresi di Siena espose due falli clinici d' idrope ascile, l'una proveniente da colile, l' altra da phlfijmasia alba ilulciis delle puer- pere; riferi esempii di oltalmile e di uretrite, le quali furono guarite colluso interno ed esterno delle cantaridi e della cantaridina. Nella cura di queste ebbe il destro di vedere manifesti segni di abbattimento vitale prodotto dai suddetti medicamenti. Aggiunse che nella presente quistione, animcllendo le due azioni Gsico-cbimica e dinamica nella stessa sostanza medicinale, gli parve che si possa render ragione degli effetti flogosanti cagionali da far- machi riconosciuti per l'esperienza degli antichi e dei moderni quali depri- menti 0 antiflogistici. Espresse il dubbio che il soverchio ritegno di alcuni a non voler vedere nelle cantaridi la virtù di controstimolare dipenda dal- l'cssersi arrestati sulla considerazione più degli effetti locali, perche più manifesti, che dei dinamici non cosi di leggeri evidenti. Invitò inline a raccogliere e studiare i fatti clinici piuttosto che a perdersi in lunghe di- scussioni teoretiche, le quali piuttosto intenebrano che non illustrino l'ar- gomento. Interpellato il doli. Namias dal Presidente se avesse da opporre alle cose dette dal prof. Garresi, o se desiderasse di udire prima gli altri che doman- darono la parola, rispose che avrebbe ripigliala la discussione dopo che tutti avessero parlalo, e che se ciò non potesse avvenire in (picsta seduta dovendo egli assentarsi, avrebbe risposto per lui nella ventura il doti. Finali, il quale non ha opinioni diverse dalle sue sul discusso argomento. Il doti. Paolo Menegolto di Vicenza riferi due fatti clinici, quello cioè di un uomo colto da cistite con iscuria e febbre, guarito in brevissimo tempo colluso delle cantaridi somministrate per bocca, e l'altro di un giovane che, avvelenatosi con forte dose di tintura cantaridata, fu sanato sollecitamente col mezzo del rhum, dell'etere e del laudano. Anche il doti. G. D. Nardo di Venezia prese parte alla discussione limi- tandosi principalmente ad esaminare gli effetti dell'azione fisico-chimica delle cantaridi, la (|uale siccome operando sulla pelle produce flogosi o apparenza di flogosi, cosi è la precipua cagione onde buona parte dei medici sono tratti in errore negando a questi insetti la virtù controstimolante Ed a\endo egli — 45 — ricordata la distinzione da lui stabilita in altri suoi scritti fra l'azione cau- stica 0 chimica e l'azione epispaslica o chimico-vitale, quella eziandio attiva sul corpo morto, (juesla bisognevole della vitalità per potersi effettuare, con- chiiisc clic la cantaridina spiega localmenlc ([uest'ultima maniera di azione, ma che ha inoltre una virtù dinamica, deleteria, diretta principalinente sul- l'asse cerebro-spinale, la quale si manifesta con fenomeno di generale ab- battimento, comprovala da numerosi fatti ed ammessa di recente anche dai tossicologi francesi . Da ultimo sostenne che si recò in campo ingiustamente, come argomcnlo diretto ad impugnare l'azione conlrostiniolanle delle canta- ridi, rcffetto epispastico che apportano alla pelle e l'irritante sulle vie del- l'orina, come avvisò il preopinante dott. Namias. Oppose il dott. Pinati, scendendo nell'arena contro il doli. Broglia, che le conclusioni tratte da' suoi esperimenti non gli sembrano giuste, percioc- ché non sa vedere in essi una costante e diametrale opposizione fra l'azione di una sostanza e quella dell'altra, essendo morti anche i conigli, ai (piali fu somministrato l'alcoolc dopo le cantaridi. Ma il dott. Broglia gli fece riflettere che non lutti i conigli, ai ([uali fu dato lo spirito di vino dopo aver prese le cantaridi, sono periti, mentre al- cuni sopravvissero, e l'alcoole li mantenne in vita elidendo l'azione di tanta ({uantità di cantaridi, che da sola gli avrebbe certamente ammazzali: altri perirono, a cui non si amministrò una dose sufficiente d' alcoole : fece altresì por niente al fatto mostrato da' suoi esperimenti, che cioè i conigli, i quali vennero a morte, durarono più lungamente in vita di quelli che non pre- sero l'alcoolc, e molto più a lungo di quelli a cui fu esibita l'acqua di lauro ceraso. Per la qual cosa conchiuse che nelle sue spericnze manifesta è la costante opposizione fra gli effetti delle sostanze impiegate. .\vendo aggiunto il dott. Finali clic, per provare l'azione deprimenle delle cantaridi e che l'alcoole ne fosse l'antidoto, sarebbe stalo mestieri che questo avesse costantemente salvati i conigli, il Presidente gli fece riflettere che con tale argomento si potrebbe provare che anche il salasso non è deprimente, perché non guarisce tutte le infiammazioni: osservò altresì che dopo i fatti clinici oggi recali in mezzo per illustrare l'argomento discusso, gli sembra\a inutile consumare maggior tempo nello arrestarsi sugli esperimenti tentali sui bruti: consigliava il dott. Pinati ad entrare nella parte più importante dcll'argomenlo, ncH'esame cioè delle osservazioni fatte suH'udiuo. — 46 — Ripigliando la parola, il doti. Finali dichiarò che gli cspcrinicnli sugli animali bruii con dosi di sostanze alle a indurre l'avvclenanicnlo e la morie spellano più alia lessicologia che alla farmacologia: doversi assegnare un li- mile fra qucsle due scienze 5 male argomentarsi dagli effetti lossicologici agli elTelti farmacologici^ esser d'uopo distinguere l'azione meccanica dalla dina- mica, l'azione antiflogislicK-» dalla deprimente: aggiunse che l'azione depri- mente ò primitiva sulla libra vi\enle. secondaria l'anliflogistica. anzi l'ulti- mo anello di una catena di molle azioni successive; dall'aver giovalo un rimedio in alcune infianmiazioni non potersi dedurre che il rimedio è depri- mente: anche il fuoco applicato alle parli infiammale non di rado giovare, e la tintura tebaica applicata agli occhi \ incere le ollalmie. Conchiuse che nello stato attuale della scienza sembragli intempestivo rammettere l'azione dinamica deprimenle delle cantaridi anche perchè i medici sarebbero con- dotti ad usarle con danno in tutte le infìammazìoni e in lutti gli sladii delle medesime. Fu quindi sciolta l'adunanza Visto — // Presidente Prof. G. A. Giacomini. ( Prof. A. CORTICELU. / Segretarii < / Doli. G. Mlgra. ADUNANZA DEL GIORNO 24 SETTEMBRE Lictto ed ypprovato il processo verbale dell'antecedente adunanza, il doti. Adolfo Benvenuti di Venezia, Segretario della Commissione incaricata di ripetere gli esperimenti del doti. Polli sul sangue, lesse la seguente Re- lazione sugli ottenuti risultamenti. La Conmiissione nominata allo scopo di ritentare e far prova delle nuove osservazioni dell'onorevole sig. dolt. Polli sovra il sangue umano, vi reca per mia voce le risultanze che ottenne nel breve tempo concesso a questa ma- niera di spericnze, le quali, aggiunte alla lunga serie di quelle già ottenute dall'autore, danno fondata speranza abbiano a durare nella scienza. Per esse abbiamo veduto a non dubbia prova, che il sangue estratto da una vena eambia de' suoi caratteri dal principio alla fine della sua uscita. Per esse, che alcuni di que' caratteri tu puoi cambiarli a talento, smovendo il sangue che zampilla dalla vena, ed anche adoperando vasi di varia capa- cità o materia: per esse finalmente, che si ritarda e si toglie anche la qualità plastica del sangue coll'aggiunta di qualche sale. E per dire del modo col quale la Commissione procedeva alle sperienze, facciamo conoscere che con apposite annotazioni ognuno de' membri della Commissione segnava i risultati che gli accadeva di osservare sul tempo della coagulabilità e sulle relative apparenze del sangue, sulle modificazioni che assume in istato di movimento o di ane. osscr\alo dal prof. Giulio, preso da idrofobia, da telano ec. per colpa delle cantaridi, e guarito col laudano e coll'ammoniaca, e fece riflettere che nella storia non è indicato se si abbia nel tempo stesso largheggialo nelle bevande mucilagginosc. Accennando poi all'esperimento fallo dal prof. Giacomini sul giovane suo scolare Canton, osservò che gli fu esibita la cantaridina col latte di mandorle e col rhum, e sostenne che il liquore ha giovato in quanto l'al- coole in esso contenuto si uni chimicamente alla cantaridina e n'elise l'azio- ne, come l'albumina e il glutine elidono quella del sublimato, e il tritossido di ferro quella dell'arsenico. Conehiuse inflne che dal vedere dissipati per virtù degli alcoolici gli elTctli delle cantaridi non è lecito dedurne che ab- biano azione deprimente. fi Presidente, volendo ribattere (juanto dal preopinante fu asserito contro l'esperimento del giovane Canton, fece notare che cinque oliavi di grano di cantai-idina lo avea ridotto a tale sialo di languore da non potersi più reg- gere in piedi, con polso lentissimo, debole e freddo all'estremità ec. ; che rlopo il \omito del vino di Malaga bevuto i fenomeni di abbattimento si au- mentarono: e che nove oncie di rhum più tardi pigliate in una sola volta dissiparono tutti i fenomeni, ne il Canton, sobrio per indole, provò il più lieve fenomeno di ebrietà. Ora in questo caso, domandò, nel quale fu bevuto il rhum quando già la cantaridina avea spiegati i suoi effetti sull'universale, rome supporre che l'azione chimica dell'alcool, supposta capace di neutraliz- zar la cantaridina (ciò che non è e lo prova l'attività vescicatoria della tin- tura di cantaridi) potesse averne cessato i gravissimi fenomeni? Conchiuse che questo fallo non può essere minimamente infirmato dalle opposizioni del cav. Griffa. — 55 — Anche il (Ioli Broglia confutò le obbiezioni del professor torinese ri- cordandogli che la decozione aciiuosa delle cantaridi uccise i conigli ne' suoi esperimenti^ clic oltre a questa adoperò le cantaridi in pol\crc, la cantari- dina sciolta nell'olio di amandorle, non mai la tintura alcuolica; che avea chiamato meccanica l'azione locale delle cantaridi, ed anche fisico- chimica, vocaboli per lui in questo riguardo sinonimi. Il prof. Cnrneliani narrò due cscnipii d'idrope consccuti\a alla scarlat- tina, ne' quali riscalita mautcncvasi ancora la febbre e la condizione flogi- stica, guariti colle cantaridi ainniinislrate per bocca. Vide dall'azione di ((ueslo farmaco mitigarsi a grado a grado la febbre, rendersi nicn forte e meno frequente il polso, aumentarsi le orine, muoversi il sudore e ritoniai'e perfetta la sanità. Dichiarò doversi questi due fatti aggiungere agli altri che dimostrano l'azione controstiniolanlc delle cantaridi^ ma, oltre a questa, es- sere di mestieri concedere ad esse, come a lutti gli altri rimcdii, un'azione (jualitativa, irritante nel senso italiano, gli effetti della quale si diffondono nell'universale, regolati dalle leggi della simpatia e dell'antitesi % itale. Il dolt. Giacomo Bologna riportò una ncuroscopia d'un pazzo morto nel morocomio di Miiremberg per aversi mangiato un vescicatorio fatto colle cantaridi, nel tubo gastro-enterico del quale non si rinvenne né infiamma- zione, nò ulcerazione, né cancrena. Ricordò un caso di una donna avvele- natasi con dodici semi di euforbia latiridc. nel cadavere della quale non si rinvenne alcun vestigio di flogosi od altri effetti che rispondenti fossero alla virtù irritante e caustica di questi semi. Richiamò infine l'attenzione alle guarigioni delle risipole, dei buboni, degli idrarti dolenti, caldi, infianunati per mezzo delle cantaridi applicate sopra le parli ammalate, falli che dimo- strano la loro azione deprimente. Il dolt. Podrecca di Padova narrò dettagliatamente un caso di avvelena- mento per le cantaridi, nel quale essendosi adoperato da prima il metodo antidogislieo, l'individuo era pressoché ridotto all'agonia: e il laudano misto coll'acqua di cannella e il vino da lui prescrittogli lo condusse solleeilamente alla guarigione, senza che la forte dose di quest'oppiato abbiagli cagionali i soliti suoi effetti narcotici. Non avendo alcun altro richiesto di parlare, il Presidente richiamando l'attenzioiie del consesso sull' insieme dell'attuale discussione, fece notare che da un lato furono riferiti non pochi fatti, dall'altro si produssero dei ragiona- — 56 — nienti « (lille opinioni; ina che i falli però tulli, se si eccettui (|uello ilei «loti. Forre assai complicato e quindi non (ipportuiio a trarne assolute e certe deduzioni, attcstano in favore dell'azione iiMsteniz/.ante o deprimente delle cantaridi. Popò di che disciolse l'adunanza. Visto — // f'ifiiitrnic Prof. G. A. Giaiouim. C Prof A. (Joim<.n,i.r. / iSi'urrtaiii l ) Doli. G. Meo* ADIÌVA!\ZA DEL GIORNO .e SETTE31B11E iVi |)ioci.'>so \crbale della precedente adunanza il prof. ca\ . Griffa do- inaiidó che fosse aggiunto alle sue obbiezioni contro la virtù deprimente delle cantaridi, di aver osservato che da tutti i farmacologi è raccomandata la canfora come \ale\ok' a temperare la loro azione sulle vie orinarle, e che la canfora, fornita di potere controstimolante, non |)otrebbe opporsi agli ef- fetti delle cantaridi, se queste non fossero di contraria virtù dotale: e che sia pure aggiunto il caso da lui riferito d'un giovane che ingoiò un vescica- torio contenente due dramme di cantaridi, ed ebbe a sofferirne ardore, spa- smi \iolenti, ematuria ce, e fu guarito dal ilott. Lucca con nmcilaggini sem- plici e sci o sette salassi. Aumicsse queste aggiunte ed approvato nel re- stante il processo verbale, il Presidente fece riflettere al ca\ . Griffa che la canfora e gli oleosi sono raccomandati per temperare l'azione irritante sulle vie orinarle e non già per diminuire l'azione dinamica, la quale anzi col- liuiiorie dulia canfora viene accresciuta. 11 dott. Giovanni Gandolfi di Modena intrattenne il consesso colla lettura d im breve sunto di una sua opera di recente stampata che lia per titolo "Ricerche analitico-teorico-pratiche intorno ai fondamenti filosofici della dot- trina medica razionale ein[)irica •' . Uiside la sua ojìera in Ire parli: nella prima tratta del metodo della scienza, nella seconda della gencj.i delle ma- lattie in generale, nella terza della genesi di alcuni morbi in particolare. Dall'esame della storia della medicina ricava i principii che servono a sta- bilire i foudumenli della prima parte, la (piale dimostra che la medicina non può essere condotta alla dignità di !>cienza se non dall'opera di tutti i lem- pi, né può avanzare sulla vìa del progresso senza essere illuminata dalla — 58 — luce della filosofia. Nella seconda parie, per rischiarare la genesi delle ma- lattie in generale, trova necessario di determinare i ." Le leggi ond'è regolata nelle sue successive modificazioni la vita del feto e del nato, senza la conoscenza delle quali mostra essere impossibile di determinare le morbose disposizioni dìpemlctiti dagli elTelti dell'accresci- mento e decrescimento del corpo. 2.° Gli effetti e quindi le predisposizioni morbose operate dalle cagioni esteriori. Da uno speciale difetto della funzione della nutrizione, e dall'alte- razione ed anomalia anatomica delle arterie deriva i difelli organici del feto; e dalla influenza del sangue arterioso sui tessuti viventi riconosce l'origine di un gran numero d'infermità che avvengono all'uomo già uscito dall'utero della madre. E poiché nel fanciullo, nel giovane, nell'adulto e nel vecchio varia è la (jualità e la quantità del sangue arterioso rispetto al venoso, e va- ria eziandio la composizione della loro crasi, l'autore è condotto a sta- bilire l'origine di una numerosa classe di malattie, molle delle quali non hanno grand'uopo per nascere della influenza dell'esterne cagioni. Passa di [loi a disvelare le disposizioni morbose che sono prodotte da queste cagioni esteriori. Infine viene a chiarire l'induenza che hanno le forze chimiche e le organico-vitali nella generazione dei morbi, addila i rapporti precipui che passano fra l'uomo e l'universo, e gli elementi che sono necessarii per fon- dare una naturale classificazione delle malattie. Applicando nella terza parte gli annunciati principii alla medicina pratica, ne mostra la validità ed utilità. II dott. G. D. Nardo espose in compendio le sue osservazioni pratiche sul potere medicamentoso del santonico e della santonina. Stabili dietro le sue induzioni fatte sull'uomo sano e malato i ° Che la santonina e l'olio essenziale sono i principii attivi del santo- nico e del semesauto. 2.° Che (]uesti due farmachi procurano turbe nel tubo gastro-enterico e fenomeni d'ipostenia nel medesimo. 3.° Che l'olio essenziale, oltre un'azione esilarante, diffusiva, analoga a (piella dell'olio di camomilla e di menta crespa, possiede anche un'azione meccanico-chimica, poco per altro irritante, sulle membrane mucose. 4." Che quest'azione è pochissima nella santonina, la quale ha la dina- mica ipostcnizzante di gran lunga più attiva, diretta principalmente sui plessi nervosi gastro-enterici, e riflessa secondariamente sull'encefalo — 59 — 5." Che gli esperimeiili falli sull'uomo sano e maialo provano la sua azione iposlenizzanle per gli effelli che reca, i quali sono cessati da rimedli forniti (li azione stiinolanlc. 6." Clic il color giallo-vi'nlu dulie orine e il vedere i corpi Unii di (|ue- slo colore medesimo dipende dalla particolare maniera di agire della santo- nina, non dalla sua materia colorante. 7." Che questo fenomeno deriva dall'azione sull'apparato gastro-epatico, por la quale s'induce una condizione analoga a quella, dalla ((ualo ha ori- gine la itterizia. 8." Che la sua virtù antelmintica è secondaria ed incerta; e che devesi incolpare il suo uso a lungo continuato, massimamente se venga associala ai drastici, di proimiovere quella particolare condizione che favorisce lo svi- luppamento dei vermi intestinali. 9." Che molto debole, incerta e sovente opposta è l'azione della santo- nina sul sistema della circolazione. 1 0." Che la santonina non è emenagoga. I 1 ." Che il santonico, il semcsanlo e la santonina giovano nelle intiam- niazioni, specialmente croniche, del tubo gastro-enterico, quando bene siane regolata la dose e l'uso non a lungo protratto. 12." Che per conseguenza riescono vantaggiose, oltre che nelle gastriti, enteriti, diarree, dissenterie, nelle febbri gastrico-biliose, in alcune inlcrmit- tcnli, nelle turbe nervose gastriche della ipocondriasi, e negli isterismi, che hanno sede primitiva nell'apparato gastro-enterico. II dott. Achille Desiderio fece conoscere gli esperimenti da lui eseguiti sui conigli col solfato di chinina, collo intendimento di stabilire quale ne sia la proprietà dinamica, se stimolante 0 deprimente. Da diciannove sperimenti risultò che i conigli, a' quali si fecero prendere da quindici a quarantasei grani di chinino, morirono. Cinque sperimenti furono fatti porgendo ad al- Ij'cttanli conigli l'acido solforico diluto secondo la farmacopea austriaca, pei quali rilevossi che quest'acido reca effetti perniciosi ed anche la morte a (picsti animali. In tre sperimenti, ne' quali fu dato a bere l'alcoole diluto di 0,850, alla dose di una a due dramme, i conigli sopravvissero. Final- mente si tentarono altre Irentasctte esperienze, in ventuna delle quali, sora- minislrata una dose mortale o pericolosa di solfato di chinina, e poco dopo acqua coobata di lauro ceraso 0 digitale, 0 praticato il salasso, dicci dei co- — 60 — iiigli ppriroiio ilopo un Irnipo i>iù lunc;o elio ne' primi esperimoiili. ed un- dici si i'isl:il)ilir(mo perfollanienlc: iiienlre morirono tulli gli altri, a' ipiali dopo il eliiiiino si diede l'alcool o l'acciaio di morfìna. Per la qiial cosa il doli. Desiderio slimò di potere slaliilire che il solfalo di chinina spiega sui conigli un'azione coiKjcnere all'alcoole ed agli oppiati. Oltenula la parola il doli. Giorgio Obad osservò che il doli. Desiderio nioslra di giudicare di niun valore gli esperimenti fatti sui conigli col chi- nino dal prof. Giacomini alla presenza di alcuni professori di questa Univer- sità e (li molli medici, se credellc di annunziare i proprii, dai quali egli ot- tenne risullamenti del tulio contrarli a quelli del professore di Padova, lìi- cordò che nelle Irenlacinque esperienze eseguite sotto la direzione del sig. Presidente, nove conigli sopravvissero all'azione simultanea di una dose mor- tale 0 pericolosa di solfalo di chinina e di spirilo di vino, e scile di quesli si ristabilirono perfellamente: mentre quelli, a' quali si diede ugual dose di chinino e racijua coobala di lauro ceraso, morirono tutti pronlissimanienle, tranne uno che robustissimo era e tollerò impimenienle altri tre pericolosi cimenti. K in tale discrepanza giudicò doversi attenere alle risultanze avute dagli esperimenti del prof. Giacomini, perciocché sono conformi a quanto in- segna la pratica di \\n gran numero di medici italiani, i quali usano luttodi con sommo protitto il solfato di chinina nelle malattie infìammalorie. No- minò parecchi medici presenti all'adunanza ed altri molli, che offersero sto- rie cliniche comprovanti l'azion deprimente del chinino. Affermò d'averlo dato in gravissime malattie inliammatorie. non che ad altri molli, alla pro- pria madre ed alla propria sorella. Tacendo poi ragione dei dubbii, che po- trebbero lasciare in alcune nienli le sperienze tentate sui conigli, propose di fare degli esperimenti comparativi sull'uomo sano: ed egli stesso si offerì pronto al cimento, dichiarando ch'egli piglicrebbc il chinino a tal forte dose finché se ne avessero effetti sensibili, e di poi vino generoso e rhum. e che il doti. Desiderio, presa la slessa dose del farmaco controverso, bevesse in- vece aequa di lauro ceraso od altre sostanze di azione deprimente. Ma que- sti non acconsenti di solloporsi alla pruova. Il prof. cav. Bufalini, entrando in questa discussione, sostenne che la ca- gione principale delle discrepanli opinioni è l'iposta nell'avcr dedotto h ." La \ irti'i medicamentosa di un farmaco dall'eflicacia .salutare o no- civa contro una condizione morbosa e particolarmente contro la flogosi. — 61 — 2." Questa medesima virlù dalla sollecitala, ritardata o cessata morte per opiTa di ima .soslan/.a .sdiniiiiiiisli'ata (li)|i(i di un'altra. 3." L'azione dinamica i|)LTstfnizzantc o iposlcnizzaute di un farmaco dai predetti esperimenti. Poste le (|uali cose, per non formarsi concetti in- esatti sul principale punto della ipiistione, chiese che cosa s'intenda per po- tenza iperslcnizzanle ed iposlenizzante. Il l'rc'sidcnle, esposte le dellnizioni ricliicslc, avverti che gli esperimenti istituiti nell'anliteatro anatomico di (piesla Università furono principalmente diretti a dimostrare falso (pianlo asseriva Magendie, cioè che foi-ti dosi di chinino fossero iniiuciie ai conigli ed ai cani; che nell'cseguire i medesimi egli voll'essere semplice ordinatore, avendo lascialo ad allri la cura di ese- guirli, di far le autopsie, di compilare i processi verbali, .\ggiunse ch'egli tentò in varie epoche ripetute pruove sopra sé stesso, i risullamenti delle quali sono messi alle stampe; che furono da lui riferiti casi di avvelena- mento pel chinino, fra' quali l' esempio osservato dal dott. Giacomelli di Mantova, accaduto per aver preso per errore tre dramme di chinino in una sola volta, combattuto e vinto sollecitamente coU'elere e colla tintura tebai- ca; e che inline centinaia di persone qui in Padova ed altrove guarite col chinino da nialaltie intiauunalorie, ed altre che nel corso di alcuni mesi con- sumarono i sette, gli otto mila grani di chinino, senza mai sperimentare om- bra alcuna di accensione o calore o llogosi, possono far prova della verità del fatto. Il eav. liufalini, rilenendo per virtù iposlenizzante quella che si appalesa colla diminuzione dell'energia delle funzioni, o eolla diminuzione, avvenuta per occulto interno nuitamcuto, dell'attività propria delle libre sensibili ed iiritabiii, e per azione iperslenizzante quella che si manifesta coli' aumcnlo degli alti funzionali, dichiarò non esservi luogo a disputare sugli ultimi ef- fetti cagionati dalle potenze fornite dell'una o dell'altra virtù, perché appa- riscono manifestamente agli occhi di tulli. Ma le osservazioni pro\ano, ag- giunse, che le medesime sostanze non producono sempre gli stessi elfetti, perché la diversa (piantila di una slessa sostanza ne produce pure diversi . Perciocché (luella stessa potenza che in una data dose ti accresce l'energia degli atti vitali, continuando ad operare od aumentandone la dose, viene a cagionare l'effetto contrario. Questa contraddizione di effetti si osservò negli esperimenti fatti con sostanze veneliche, le quali tal fiata concitano le libre — ()2 — bi'iibibìli 1(1 ìniUibili. talu altra iiiclii(>oiio in (|ul'IIc' aflicvoliDieiito e paralisi. Citò fra gli allri l'esempio dell'ubbriaco, il quale pruova prima per colpa (lei lii|iii>r'i 0 (111 A ilio tiillu il maggiore aumento degli alti > itali, e poi eaile nell'abbandono e nell'inazione i)er a^ic^olin)cnto di questi atti medesimi. Né valga il dire, continui), clic la forza vitale nel secondo ea.so resti op- pressa e impedita, pereioeelu'- con iiuesla spiegazione si pretendeiebbe di voler penetrare nella occulta maniera di essere della fibra vivente, e si po- trebbe douìandare che cosa sia questa oppressione e questo impedimento. Qualunipie sia la causa che produce aumento o affievolimento delle funzioni, (luesli effetti non si potran riconoscere che da fenomeni esterni, fra' ipiali e le interne mutazioni della libra vivente non è relazione costante, onde si possano risguardare come assoluti rappresentanti degli effelli cagionati dalle potenze esteriori. Considerando anche le più note leggi dell'organismo ani- male, si può di leggeri com()renderc che mentre le mutazioni interne ed oc- culte dell'organismo sono molteplici, le manifestazioni esterne di ((uesti ef- felli non possono essere che aumento o diminuzione degli alti vitali : di che conseguita che da questi ultimi effetti non si può rilevare quali sieno gl'in- lerni nmlamenti organico-vitali: e che il campo nel ipiale si esercitano le |)otenze esterne è si ampio, come quello che è tra la vita e la morte. E l'i- fletlendo alla grande complicazione organico-vitale, specialmente nell'uomo, legala coi più variabili rapporti alle circostanze esteriori, dichiarò il prof. Bufalini essere manifesto, che poco rileva di conoscere tutte queste diverse modificazioni appalesarsi airestcrno con aumento o diminuzione degli alti vitali. Per la (piai cosa concluse che non essendovi negli esperimenti circo- stanza di fallo, la quale mostri la corrispondenza fra gli effetti sensibili (Ielle potenze esterne e le intime organico-vitali mutazioni, sarebbe affatto gra- tuito l'ammetterla, e che gli esperimenti medesimi sono affatto inconcludenti e per tali ricerche del lutto inutili. Non tacque la riflessione che l'epiteto iliiiaiiiico. dato alle potenze che agiscono sul corpo vivente, è inesatto, perciocché l'azione dinamica é quella che si esercita sulla fibra vivente col semplice contatto delle sostanze o de- gli imponderabili: e che quando una potenza opera in modo sulla libra \ i- venle da menomarne od accrescerne l'energia degli alti vitali, è giocoforza che nella sua compage accada un nuilamento. e l'azione non può essere che — f)3 — cliiniico-organica. Per tulle le indicate considerazioni stimò di dover fer- Hiare che dagli cdVlIi sensibili che si nianifeslnnu nelle funzioni organiche non si può inferire la relazione intima delle potenze esteriori alle libre vi- venti: e che, siccome gli eliciti avvenuti nella mistione organica non pos- sono ridursi a due solamente, ma sono molteplici, cosi non si può conchiu- dere che una potenza abbia un'azione contraria a (piclla d'un'allra dai con- Irarii cITelli che cagionano, e dall'essere quelli dell'una elisi o moderati da (|uelli (lell'alli'a. Il Presidente negò che gli effetti delle potenze ipcrstenizzanti possano confondersi con quelli delle ipostenizzanti \ fece riflettere che, se talvolta un eccesso delle prime arreca l'apparenza dcH'abballiniento vitale e la impo- tenza ncH'csereizio delle funzioni, (pieslo stalo è sempre preceduto da ma- nifcslissimo aumento nell'energia delle funzioni medesime: e che il languore in lai caso non è prodotto da esaurimento della potenza vitale, ma dalla op- pressione e dall'impedimento a liberamente compiersi degli atti vitali, e che tanto è ciò vero che ((uesla impotenza si toglie la mercè delle sottrazioni o degli ipostenizzanti. In falli l'ubbriaco addotto in esempio dal cav. Bufalini ricu|)era la sua energia e la salute eolla dieta, col freddo, col salasso, in una parola eoi debilitanti. Che gli effetti sensibili, prosegui egli, dalle potenze in- dotti nella economia della vita abbiano una corrispondenza costante cogli intimi mutamenti della fibra vivente, non si potrebbe affermare nò negare, coneiossiachè in que' reconditi recessi dell'organismo a ninno è dato di pe- netrare. Poco importa per altro se non conosciamo gli anelli intermedii di quella catena di perturbamenti intimi e profondi, quando ne conosciamo i due estremi. Uno e la potenza esterna, l'altro l'effetto ultimo che appare nel corpo vivente. Se questo effetto prodotto da una sostanza viene da un'altra sostanza scemato o tolto, egli è giusto concludere che questa opera in senso contrario di quella, qualunque sieno stati i mutamenti intimi avvenuti nella organica trama. Quanto poi al dichiarar vano ed inutile, come fece l'illustre preopinante, il tentare siffatte investigazioni, il Presidente fece riflettere che senza espe- rienze non può esistere né avanzare la medicina^ notò che nelle potenze esterne, oltre l'azione dinamica generale ipostenizzante o iperstenizzanle e il vario lor grado, decsi tener conto anche della loro azione diretta principal- mente su questo 0 iiuell'organo, e delle modilicazioni che agli effetti d'una — G4 — sostanza iMissnno arrecare svariatissimc circo.slanzc inili\ icluali. riiialmcule riiiiiardd alla ini'sallc/./a, oiiiK' venne incolpata la voce diniiwica ilala alla maniera di operare delle potenze esteriori, le (piali nioditieano l'ec'ononiia organica come se adoperassero sulla forza vitale disgiunta dal misto organi- co, fece a\ verlilo rillusire i)reopinanle ch'egli nelle sue opere ha eoinhallulo questa falsa idea di separazione della forza vitale dall'organisnio: e l'ieurdó che anche in un'antecedente adunanza interponendo la sua parola in una (]uistione di umorismo e solidisnio, sostenne non a\ervi che una sola palo- logia, quella del corpo vivo; non potersi avere concetto di vitalità senza tessuti ed organi, a' quali è inerente; non potersi avere solidi vivi, se non sieno irrorali da unioi'i. non una molecola di lluido vivente, .se non sia con- leiuila in un vaso od in una cellula di \ila forniti. Domandò poi al prof. IJufalini se avesse ulleriormenic a soggiungere, al che rispose che si asle- neva per esser già trascorsa l'ora. Per la qual cosa la seduta fu sciolta. Visto — // Prcsidcnlv Prof. G. A. Gi.vcomiim. // Segretario Doli. G. Mcgm. (i) (1) L'altro Segretario, sig. prof. CorticcUi, per urgenti alTari assentatosi ilal Con- gresso, non assistette né a questa, né allo seguenti aiUmanze. ADUNANZA DEL CIOUXO 27 SETTKMCRE J?u approvalo il processo verbale dell'adunanza precedente, nel quale il cav. ])n)f. lìufalini chiese che fossero ridotte a' seguenti termini le risul- tanze degli cspci'iuienli tentali per determinare l'azione dinamica dei medi- caiiienli, modificando in questo proposito quanto si riferiva alla discussione da lui sostenuta, cioè 1." AHefretlo salutare o nocivo delle sostanze contro una data malattia, e specialmcnle conlro la llogosi; 2." All'azione delle medesime coadiuvante quella del salasso od oppo- nentesi; 3.° All'azione delle potenze esteriori desunta dagli effetti sensibili che si manifestano negli alti vitali: che in secondo luogo fosse più chiaramente espresso ch'egli considera puramente dinamica l'azione meccanica o di con- tatto delle sostanze, la quale non perturba intimamente la trama organica; mentre quella delle ipcrstenizzanti e ipostenizzanti, che di necessità immu- tano lo slato della forza vitale, deve cangiare l'intima organica mistione della libra vivente, conciossiachè la vitalità e forza secondaria e dipendente all'intutto dalle organiche disposizioni, e perciò l'azione di quest'ultime po- tenze dee dirsi chimico-organica. Anche il doti. Obad volle che alla discussione da lui sostenuta contro gli esperimenti del dott. Desiderio si aggiungessero i nomi di que' medici da lui riferiti, i tiuali dopo il Itasori e il Giacomini hanno adoperato e adope- rano il chinino contro le inliammazioni, e sono Tomraasini, Corncliani, Fa- rio, de Luca, Gargnani, Calzoni, Mugna, Menegollo, Secondi, Mircovich, Guar- da, Facen. — 66 — Il PiTsiden(e lesse il lilolo dello Memorie che rimangono a leggersi se- condo Tordine eon cui furono presentale dai loro aiilori. e sono le seguenti. lUiiiuFi. Osservazioni leorico-praticlie sul reumatismo. Larser. Cenni terapeutici sull' esibizione interna dei semi di Fellandrio acquatico. A<;.\7.zi. Storia di asfìssia di cinque ore. Fa.ssf.tta. Studii medico-psicologici sul morocomio femminile di Venezia. Ricorsi Sterw. Cenni sulla migliare nei suoi rapiwrti alla popolazione. LoREKzuTTi. Poche parole sulla compilazione di un codioc di igiene marit- tima. Torre. Riepilogo di alcune osservazioni leorieo-pratichc sul Delirium trcmeiis. Facf.k. Del genio contagioso ed irritativo delle febbri Ufoidee. Beroaldi. Relazione di alcuni sperimenti diretti a verificare la supposta tras- missibilità delle sostanze nell'organismo animale col mezzo delle cor- renti elettriche. Tnois. Osservazioni pratiche sulla intermittenza delle febbri puerperali e delie metriti o metro-peritoniti. Griffa. Sulla omeopatia. Geromim, Della genesi dell'umano infermare. Zi.iioLo. Investigazioni fisiologiche sul sangue durante il vitale processo della circolazione. Cebvetto. Comunicazione sulla proposta fatta a Torino per una nuova storia delle scienze mediche. VE>TuniNi. Sui principii fondamentali della dottrina italiana. Griffa. Considerazioni sulla condizione patologica del tifo. — Norme per l'applicazione dell'eleltricilà medica. — Rettificazione della relazione del dott. Freschi nel Congresso di Firenze. BAiiiiiEni. Ragionamento sull'esantema migliare. Avuto riguardo al numero di queste Memorie ed all'impossibilità di leg- gerle tutte nell'ultima seduta, propose all'adunanza di assoggettare le Me- morie slesse all'esame di una Commissione, onde si prcsccgliessero quelle che più miravano alla pratica utilità, le quali dovessero essere dai loro au- tori ridotte ad un estratto per abbreviarne il tempo della lettura. Approvala — 67 — la proposizione, nominò la Commissione eleggendone a Presidente il prof. Corneliani, e a membri il prof. Cortese e il dott. Calderini. La Commissione si raccoglierà nelle stanze del Gabinetto di Lettura dì questa città alle ore otto pomeridiane, e gli autori delle Memorie che desiderano di leggere ai presenteranno alla suddetta Commissione. S. E. il 8ig. co. Pallfy, Governatore delle Provincie Venete, onorò di sua presenza questa adunanza. Il dott. Paolo Farlo lesse un sunto d'una Memoria sulla investigazione dei fenomeni patologici del senso visivo nelle sensazioni proprie del medesimo. Riferite alcune cose relative alle funzioni della retina, del nervo ottico e del senso visivo, da lui riposto non altrove che nel comune sensorio^ toccate al- cune quistioni patologiche e medico-legali che accennano alla mala interpre- tazione delle sensazioni visive, parlò di que' casi ne' quali le sensazioni me- desime debbon formare il criterio diagnostico nelle malattie dell'occhio e specialmente dell'amaurosi, e conchiuse che questo genere di studii è ancora molto imperfetto e importa che sia dai medici diligentemente coltivato. Il doli. Giuseppe Ferrarlo espose un sunto storico sul progetto di stati- stica clinica uniforme pubblica degli spedali d'Italia, già da lui presentato alla Riunione di Pisa, e una nuova proposta per effettuarlo. Chiese all'adu- nanza ujia votazione pubblica o segreta dei membri effettivi della Sezione medico-chirurgica, onde sia finalmente determinato colla maggioranza asso- luta de' voti se debbasi o no l .° Pregare i Governi Italiani a somministrare ogni anno pel corso di un decennio le tavole statistico-cliniche degli spedali posti ne' loro Stali, compilale giusta i modelli de' prospetti approvati dal Congresso di Torino e stampali ne' suoi Alti. 2." Nel caso di affermativa deliberazione domandò che fosse incaricata la Presidenza della Sezione medica di estenderne la lettera di preghiera, la quale dalla Presidenza generale del Congresso di Padova fosse sollecilaraenle Iras- nies.sa ai rispettivi Governi e facesse conoscere al petente la ossequiata ri- sposta Fatta la indicala proposta, il dott. Ferrano, onde giustificare la sua insi- slenza su tale argomento, scese ad esporre un sunto storico appoggialo a docuuu'iili intorno alle cause che, secondo lui, hanno rilardalo finora l'esecu- zione del suo pi-ogetlo. 23 — 68 — NeHaimoverare le quali cause essendo egli vcnulo a loeeare argomenti che spellano più a personali rijtuanli. che al merito inlrinseco della cosa. fu avNcrtito dal Presidente a discendere alle ultime conseguenze del suo di- scorso, le quali lutte furono dirette a mostrare la importanza del suo jiiano statistico. E dopo la lettura del suo sunto il doti. Ferrarlo depose sul banco del Presidente una copia del medesimo, corredalo di allegali a eonfeiiua di quanto in quello asseri\a. Il prof. cav. Bufalini domandò la parola. Il Presidente nello accordar- gliela rifletteva esser questo uno degli argomenti lasciato come in eredità dal precedente Congresso di Firenze. Confessava di non essere al giorno della quislione. Rivolge\asi perciò all' illustre Presidenle medico del Con- gresso di Firenze, prof. Bufalini. pregandolo di aiuto, di lumi e di consiglio. Cominciò il prof. Bufalini dal giustificare il proprio operato nel Congresso di Firenze, ribattendo alcune asserzioni del doti. Ferrarlo. Al che avendo replicalo il doli. Ferrarlo, ed entrando sempre più in particolari circostanze ed individuali contingenze, insorse il Presidente pregando che si dovesse prescindere da queste particolarità che poco o nulla hanno a che fare colla intrinseca natura della quislione, e diresse di nuovo rin\ilo al prof. Bufa- lini perchè volesse essergli cortese de' suoi lumi e consigli intorno alla do- manda del dolt. Ferrarlo. Il cav. prof. Bufalini. ripigliando la parola, tlistinse coli' illustre Roma- gnosi le statistiche in comi)lete ed ineomplele, e dclinitele, mostrò che le prime non possono essere applicale alla medicina, perciocché presentano falli molto complessi, ne' quali concorrono simullaneamenlc molte cause, e sono prodotti diversi effetti, onde riesce impossibile di raccogliere e sceve- rare lutti gli elementi necessarii a stabilirle. Per la qual cosa fu da lui pro- posta una statistica incompleta, che per sua opinione gio\erebbe meglio la medicina, limitando le sue ricerche a due soli elementi, per esempio al sa- lasso ed alla infiammazione, e tenendo nota del maggior numero possibile de' fatti che si riferiscono agi' indicali elementi. La quale maniera di stati- stica potendosi come ad una malattia, cosi a tulle applicare, ogni medico potrebbe incaricarsi privatamente di occuparsene. Disse che tale proposizione non fu assentita dalla Commissione di Firenze, alla quale egli l'avea già pre- ■icntata: che se ciò avvenisse anche in questa occasione, sottopose ai ridessi dell'adunanza se sia dello spirilo, della natura, della convenienza dei Con- — 69 — gl'essi scicnlifici di prendere l'ini/Jaliva presso i Governi proponendo loro clic adolliiio il progetto slalistico del doli. Ferrarlo. S. E. il l'rinci|)c di Canino e Alusignano, Carlo lionapai'te, messosi a par- lare sul controverso argomento, dopo di essersi espresso elie non senza tre- pidazione imprende a discorrere egli non medico alla presenza di medici e di luedieo argonienlo. doNcndo nia.ssimarncule rispondere all'esimio e pon- derato dicitore cav. liiil'alinl, dichiarò esservi slato quasi sospinto dal con- vineimciilo delle gravi ragioni clic favoreggiano la parte sostenuta dal dott. Ferrarlo, e dal conoscere non esser uopo sapere i particolari principii della scienza per poter dare un giudizio sulla quistione agitata. Se le statistiche, egli disse, si appoggiano sopra si numerosi e svariati elementi da essere ben (iilìicile e per poco impossibile il tenerne calcolo esatto, ove sicno alla me- dicina applicate, le difficoltà riescir debbono a gran pezza maggiori. Forse anche per sua opinione non darebbero alcun favorevole risultamenlo, se fosse vero, com'egli riferi, quanto sostenne un classico medico di non lon- tana c|)oca, che i metodi più opposti di cura, avuto riguardo all'esito gene- rale, hanno portalo pressoché uguali effetti sulla popolazione. Kientedimcno portò opinione che la statistica medica dar possa reali vantaggi, e che sia giusto tributar lodi al dott. Ferrarlo che primo richiamò l' attenzione dei Congressi Italiani su questo argomento, il quale per essere stato approvalo dalla Kiunione di Torino, e giudicato meritevole che ne fosse attivato il piano slalislico con quelle modificazioni che furono fatte, appartiene di ragione non più ad un medico privato, ma al Congresso medesimo che lo sancì e nio- ililieò. Fallosi j)0i a parlare delle circostanze riguardanti al nostro collega, disse eh' è massima di molti Corpi scicntilici di non arrischiare giudizii, attri- buendo egli siffatta ritenutezza a poca fiducia nella propria opinione o a poco coraggio a palesarla. Per la qual cosa esorlò i membri dell' admianza a voler dare libero e franco il proprio giudizio. Kinno\ando i)cr ullinio le scuse per aver osato di esporre il suo parere in tale materia, si rinfrancò col pensiero che non fece che l'eco alle determinazioni prese in proposito dal Torinese Congresso e all'opinione del primo medico d' Italia, del prof. Giacomo Tonimasini. Il i'n\. prof, liufalini rispose non doversi credere che i Congressi scicn- tifìci sieno altrettanti tribunali od ai'copaghi, le risoluzioni dei quali debbano — 70 — essere inappellabili. Però il volo d'un Congresso è per sua opinione molto au- torevole presso i futuri Congressi e da rispettarsi altamente, e fu per questo ch'egli avea inculcalo alla Commissione da lui nominala mentr'era Presidente in Firenze, che restasse fermo e immutato il progetto statistico sancito dal Congresso di Torino Disse per altro doversi avere più rispetto alla verità, e che non sarebbe giusto, ove un Congresso avesse per avventura errato, che pel rispetto dovutogli ne fosse sancito dai futuri l'errore. Il Principe Bonaparte, ripigliando la parola, disse che gli sembra, se male non ha interpretate le parole dell'onorevole preopinante, aver egli resa sem- plice la quistione, riducendola a decidere quale dei due Congressi di Torino e di Firenze abbia avuto ragione. Mostrò grande meraviglia che il cav, Bu- falini avesse potuto invitare l'adunanza a costituirsi in tribunale d'appello fra due Riunioni che appartengono alla storia, e conchiuse dichiarandosi pronto ad entrare nella discussione, a malgrado della somma delicatezza delle circostanze, nel caso che la quistione fosse trasportata su questo terreno. Dimandalo di nuovo il prof. cav. Bufalini dal Presidente perchè ester- nasse il suo parere sulla votazione della parte proposta dal doli. Terrario, rispose che se all'adunanza piacesse, si votasse pure, ma che gli sembrava inutile di cercare il voto della moltitudine: e richiamò ancora i riflessi della Sezione ai riguardi politici che ineontrerebbonsi nell' innalzare la proposi- zione del doti. Terrario ai Governi. Volendo allora ripigliare il dott. Ferrario per rispondere al preopinante, alzossi un bisbiglio nell'adunanza, fra cui qualche voce che gridava basta! basta! accennando alla lunghezza della discussione. Allora il Presidente manifestò il dubbio che la proposta del doli. Ferrario non fosse approvata 5 ma essendosi udite nella sala delle \'oci che domanda- vano la votazione, il Presidente concluse che in tale incertezza non restava altro partito da prendere che lo scrutinio a schede segrete, dal quale il voto sincero dei membri della Sezione si sarebbe fatto manifesto. Annunziò quindi la votazione per la seduta ventura. Il cav. prof. Griffa espose i seguenti quesiti, che avea proposti al Con- gresso di Firenze, rinnovandoli pel futuro Congresso di F>ucca. i ." Cause predisponenti, occasionali, comlizionc patologica, terapìa dello scirro e del cancro, appoggiando le investigazioni ad esperimenti. 2.° Terapia razionale dell'idrofobia rabbiosa, comprovata da esperienze. — 74 — •3.* Determinare quando convenga la litotomia, e quando la litotrizia 4.° Porre le basi di una classificazione dei rimedii. 5° Stabilire con esperimenti fatti sull'uomo e sugli animali l'azione delle cantaridi, del chinino e de' suoi sali. 6° Determinare la condizione patologica del cholera asiatico e la sua cura razionale. Visto — // Presidente Prof. G. A. Giacomim. // Segretario Doti. G. Ml-gwa. ADll^AlVZA DEL GIORNO 2S SETTEMBRE L lucilo il processo verbale deH'aiiiinanza preccdciilc, il Presidente prima di domandarne l'approvazione chiese che il dott. Ferrario dichiari, che nel- l'atto d'iscriversi per leggere la sua Memoria lo ha assicurato che non con- teneva personalità. Il doti. Ferrarlo era assente. Il cav. prof. Bufalini volle che si aggiungesse alla protesta fatta dal Presidente, di doversi prescindere da ogni personale riguardo nella ijuislione tra lui e il doti. Ferrario agitata, die tale pure fu l'espresso suo desiderio. Acconsentita inoltre una emenda richiesta dal sig. Principe di Canino, in tutto il rimanente il processo ver- bale fu approvalo. Il Presidente ponendo mente al tempo lunghissimo che si do\rel)be im- piegare nel fare la votazione della proposta del doli. Ferrarlo, ed alla difti- collà di eseguirla tra i membri della Sezione per lo straordinario affolla- mento della sala, annunziò che la detta votazione è prorogala al domani alle ore otto della mattina, nell'occasione appunto in cui la Sezione medica si ra- dunerebbe nel Senato accademico di questa Università per approvare il pro- cesso verbale dell'odierna adunanza, conforme a quanto venne deliberato lin dalla prima seduta. Fu invitalo il prof. Orioli a leggere il rapporto della Coniniissione da lui presieduta, la quale era slata incaricata di esaminare le (piislioni igieniche relative alle carceri proposte dal sig. co. Petitli nell'adunanza del giorno venti. Illustre Presidente, dotti sigg. Colleghi, la vostra Commissione per l'e- same della quistione relativa a' nuovi sistemi penitcìiziarii de' quali oggi qui si parla, die fine a' suoi lavori . Fedele al mandato che voi le deste, non esa- minò quc' sistemi che nelle relazioni loro colla igiene. — 73 — l.e cose ilc'tle e disputate furono molte, delle quali un sunto mcn di- giuno diedero i Diari! del Congresso, Qui stringendo il discorso alle sole conclusioni in cui si restò, diremo essersi, airunanimilà rispello al maggior numero d(''i)unti, alla quasi unanimità rispetto ad alcuni, stabilito Che la segregazione liladelliana prolungala ad un numero di anni non troppo grande, e mitigala, come oggi si usa, cogli opportuni conforti di con- versazioni e \ isili' (luolidiane. (piali meglio con\ engonsi, non minori di mezza ora. non può nuocere alla salute in generale, né al cervello in particolare, e può in c|uesta vece grandemente giovare alla educazione della mente e del cuore . Che il modo de' continenti, cioè delle celle e degli altri luoghi, ove per lo più o mcn lungo tempo gì' imprigionati sono costretti a far dimora, non può nel sistema di Filadellia esser nocivo, e può anzi giovare a tener lon- tane le malattie epidemiche e contagiose, massime quando rispetto alle celle ed agli allri continenli chiusi si pratichi, secondo il bisogno, l'artilieiale con- tinuata ventilazione a quella perfetta guisa clie meglio si addice, e quando l'intera casa niente lasci a desiderare per la posizione e costruzione, e pei buoni ordinamenti rispetto alle condizioni igrometriche, termometriche ed altre influenti sulla salute. Che fmalmente le fìladeWianc esercitazioni del corpo e della mente, lungi dal pregiudicare la sanità, paiono attissime a giovarla, sì dal lato morale che dal fisico. l'alto quindi passaggio a ciò che riguarda il metodo di Auburn. si con- chiusc Che la prescrizione del silenzio abituale, comechè mitigata da più com- pensi, non può nuocere, cosi come si pratica, alla salute in generale, ma lo può alla normalità del cervello e alla conveniente educazione dell' intelletlo e del cuore. Che i continenti non debbono in questo sistema tenersi per pregiudicie- voli alla salute, ch'essi anzi vi paiono, più forse che i fìladelliani. atti a gio- varla: se non in (pianto scema i lor pregi da questo lato la maggiore faci- lità che lasciano a contrarre le malattie contagiose. Che l'esercitazioni finalmente. quantun(|uc utilissime per altri riguardi, non vi compensano sufficientemente. ris|)etto ai bisogni della mente e del cuore, i danni del silenzio i (piali di sopra si notarono. — 74 — Di qui è che di comune accordo si giudicava il sistema fìladelfìano es- sere dal lato igienico preferibile all'auburniano. Tuttavolla, considerando In gravità della quislione e la importanza, prò- nunciavasi essere necessario, se non per ciò che spetta alla pura igiene, al- men per ogni altro buono riguardo, di sottoporre la intera quistione a nuovi studii, i quali faccian soggetto di meditazione, oltre i due sistemi già delti, anche altri, quali che sicno, inventati o da inventarsi, per sottoporre quindi un ultimo lavoro al futuro Congresso di Lucca, e si proponeva perciò la for- mazione d'una Commissione più ristretta, la quale sopravvivesse al Con- gresso di Padova, scegliendo a centro in Milano il doti. Calderini. Accettarono di buon grado l'incarico i dott. Calderini, Petitti, Scopoli, Mompiani, Rampinelli e Porro, e si offrirono volontariamente come coope- ratori i sigg. Riboli in Parma, Gandolfì in Modena, Beaufort negli Stati Pon- tificii, Buffa in Genova, Torrigiani in Firenze, in Mantova Cristofori e Conti, in Vicenza Menegotto, in Piemonte de Rolandis e Griffa, Girelli in Brescia, Stefani in Padova, Trevisini in Venezia, Terrario in Milano, Trompeo in Sa- voia, Fabris nel Liltorale austriaco, illirico ed ungarico. Non essendo stata mossa obbiezione all'ultima determinazione presa dalla Commissione, il Presidente dichiarò esser pienamente approvata. Lesse di poi la seguente Nota comunicatagli dalla Conunissione incaricata di esaminare le Memorie da leggersi. Alla Presidenza della Sezione di medicina del IV Congresso degli Scien- ziati Italiani in Padova. La Commissione incaricala da cotesta rispettabile Presidenza per isce- gliere, fra le molte Memorie proposte a leggersi, quelle che per l' impor- tanza pratica dell'argomento potessero venir comunicate all' adunanza, ha trovato di preferire le sotto notate^ facendo in pari tempo osservare che forse alcune altre Memorie sarebbero slate non meno importanti pel titolo, ma che la Commissione non ha potuto comprenderle per non averle i rispet- tivi autori presentate. La prima Memoria è del dott. Baruffi, intitolala n Osservazioni teorico- pratiche sul reumatismo " . La seconda è del doti. Agazzi «Storia medica di asfissia di cinque ore». La terza del doti. Lorenzutti «Sulla necessità di compilare un Manuale italiano di igiene marittima ancora mancante» . — 75 — La quarta del dolt . Cervello " Sulla proposta falla a Torino per una nuova storia delle scienze mediche " . La quinta del dolt. Gcromini " Sulla genesi dell'umano infermare » . Siccome parve a noi che talune di esse Memorie fossero suscettibili di venir compendiate, ne abbiamo fatta speciale raeeoniandazione ai rispettivi autori, i quali di buon grado vi acconsentirono-, anzi il dolt. Lorenzulti si propone di far conoscere sollanlo il suo progetto in brevi parole. Essendo uno degli argomenti oggidì mollo controversi in medicina quello della condizione patologica del tifo, sarebbe desiderabile che, ove avanzi tempo sufficiente, venga invitalo il prof. Griffa ad esporre le sue «Conside- razioni sulla condizione patologica del tifo " , sebbene non siasi egli presen- talo alla Commissione. .\(l(li 27 settembre 4 842. G. CORKELIAKI. C. Caldebiki. Uopo di ciò il Presidente invitò a leggere il doti. Baruffi, il quale espose un sunto di alcune sue considerazioni sul reumatismo. Riferito che le opinioni degli scrittori di medicina teorica e pratica si possono ridurre a tre, deri- vando altri il reumatismo e la gotta dalla flogosi, altri da una materia mor- bosa, altri da neuropatia: ceco in quale maniera sembrò all'autore che nasca- no i palimcnii reumatici. Giudicò essere la condizione patologica di (jucste infermità una oppilazionc vascolare o angioidesi, ehc si ordisce nei neuri- Icmi, da' quali trapassa, per ragioni anatomiche e fisiologiche, ai legamenti, ai muscoli, alle membrane sierose e fibrose ec. , nata per colpa principal- menlc di un'atmosfera umido-fredda, la quale cagiona uno sbilancio di elet- Irico da lui ri.sgiiardato come causa prossima della predetta angioidesi. A! quale .sbilancio attribuì la potenza di decomporre i sali della sinovia, e di dare origine alle concrezioni ed ai lofi gottosi, o di rendere più stabile e viva l'angioidesi medesima sollevandola al grado di \rra infiammazione. Appoggialo a questa teoria, che slimò confortarsi colle dottrine d'IIilden- brand e coli "esperienze di Rolando, Bcclard, Bellingeri, passò a proporre un mezzo di curazione, che gli riuscì in uno sperimento fallo sopra sé medesi- mo e sopra di altri ammalali nello spedale di Rovigo. Consiste in suffumigi falli col fumo prodotto dalla coudxistione delle comuni legna da fuoco, di- — 76 — retto alla parie ammalata, il ([iiale si polrehlìc applicare anche a lutto il corpo mediante la macchina di Galles, a cui stimò opportuno d'aggiungere un tubo per eondiu're fuori della stanza il fumo, e di tal guisa poter ottenere una continua e sempre rinnovata corrente. Il dott. Agazzi, invitato pure a leggere dal Presidente, narrò la storia di una asfissia o mancanza di polsi che durò cinque ore. .VvNcnne in donna lohusla di trenlaeinciuc anni, la quale avca irregolari i trihuli mensili, e ne pativa coliche uterine violente . In una di queste appunto dopo un salasso di dieci oncic cessò il polso in tulle le arterie e nel cuore, come si accertò il (Ioli. Agazzi colla mano e coll'orecchio. Nientedimeno tulle le allre fun- zioni del corpo si eseguivano lienc, la donna parlava e muovevasi, integra di niente, cessali i dolori uterini, minacciala da frequenti deliqui!. Dopo cinque ore ricomparvero col polso, divenuto febbrile, i dolori dell'utero, e si fecero non pochi salassi, si applicarono mignatte, si diede la digitale per clistere, il solfalo di chinina per bocca, e la donna ricuperò in quarantasei giorni la sanità. Il doli. Agazzi volle incolpare come causa dell'aslissia una eonerezionc poliposa istanlanciunenle formatasi nelle cavità sinistre del cuore sotto il deliquio che provò dopo il primo salasso, la quale siasi poi a poco a poco sciolla e come squagliala. Il sig. doli. Rigoni Stern, al quale lu concesso di leggere dal doli. Lo- reazutti ch'era stato dalla Commissione prescelto, propose i seguenti quesiti all'esiune della Sezione medica del Congresso di Milano. i ." Da quali cause dipende la diffusione della migliare nella popolazione delle Provincie Lombardo-Venete. 2." Dipende essa dalla natura del morbo medesimo e dalle condizioni in cui sono le popolazioni, ovvero dalle influenze atmosferiche od altre? 3." Vi sono forse dei mezzi capaci d'impedirla, ed in caso affermativo quali sarebbero? Il prof. Corncliani annunciò che la Facoltà medica di Pavia ebbe I" inca- rico dall'I. R. Governo di Milano di sciogliere presso a poco i medesimi quesiti che il dott. Rigoni Slcrn proponeva. Il dott. Giuseppe Cervello di Verona lesse sulla sua proposta falla al Congresso di Torino di una nuova storia della medicina in forma biografi- ca. Ebbe a sco|)o il doli. Cervello di far conoscere alla Sezione medica della IV Riunione che alla proposla da lui comunicala alla Sezione medica di To- — 77 — l'ino, di poi riprodotta nei Giornali scientìfici di Pavia, Verona e Milano, risposero propizi! in questo biennio alcuni Corpi aecailcniici della Penisola, clic venne accolla nella Italia meridionale dopo che il dolt. Zarlenga la lece conoscere all'Accadeinia medico-chirurgica di Napoli, e nella supcriore al- tresì per le cure di Commissioni d'uomini ragguardevoli, come a Bologna, Treviso, Ferrara, Neiiezia ed altrove. Annunziò essere stato frullo de' suoi studii storico-pratici la rivendicazione all'Italia ed a Padova della istituzione jirinia della Clinica medica e del primo Teatro anatomico, dovuta quella a Giambattista da Monte medico veronese del XVI secolo, questo ad Alessan- dro Benedetti da Lcgnago vissuto nel secolo XV; e terminò chiedendo, ove sia aecella la sua proposizione, la cooperazione dei membri dell'adunanza per attivare completamente in Italia la sua utilissima proposta. Dopo la let- tura del dott. Cervetto, fu presentata una lettera firmata da parecchi mem- bri della Sezione, nella quale promettevano di cooperare ciascuno nella pro- pria patria alla compilazione della biografìa de' medici illustri già defunti, secondo la mente del dott. Cervello. Il doti. Gcronu'ni dì Cremona lesse alcune illustrazioni sulla dottrina mi- sontologìea della genesi dell'umano infermare; ma durante la sua lettura surse un bisbiglio nell'assendilea con voci sparse indicanti ch'eran cose già slanipate. Per la qual co.sa il Presidente pregollo di abbreviare la lettura, e pei'se\ erando e crescenilo il rumore, fu obbligato a pregarlo di sospen- derla dichiarando, che questo era il voto manifesto dell'adunanza, e perché si cessasse Io scandalo che uno leggesse e gli altri non ascoltassero. Il prof. Corneliani domuiidù la parola per giustificarsi come Preside della Commissione che dovea prescegliere le Memorie da esser lette, dichiarando di aver egli pure ammonito il dott. Geromini che le sue cose che intende- va di esporre erano già stampate, che la lettura dovea riuscire lunghissima, e che nientedimeno egli insistette di voler leggerle. Il prof. Cortese di Padova, chiesta la parola, partecipò che per motivo di salute non potè far parte della Commissione esaminatrice delle Memorie presentate . Il prof. eav. Griffa entrando a discutere sul progetto statistico del dott. Ferrarlo, al buon \olere del (juale egli altamente applaudi, espresse la sua opinione, non essere possibile di compilare tabelle statistiche esatte, dalle quali poterne ritrarre buon frutto. Appoggiò la sua sentenza sulle discor- — 78 — ilanli iiosoloj^ic si antiche, si iiiodeme, sulla discrepanza delle diverse scuole nello stabilire le differenze essenziali dei morbi, sulla disparità delle opi- nioni che regnano fra i farmacologi nell'assegnare ai rimedii le virtù medi- camentose, sulle diftieoltà inlìne dello istituire la retta diagnosi di molte ma- lattie, ad ottenere la (juale non ci possono condurre talvolta i criturii che si possono ricavare ne dalle cause, né dai sintomi, nò dagli elletti salutari o nocivi de' medicamenti, né dalla stessa anatomia patologica. Il doft. Gcromini volle ricordare al cav. Grifl'a che tutte queste conside- razioni furono da lui falle nelle sue opere. Al clic questi rispose aver egli pure credulo opportuno di annunziarle a solo lume della verità. Il Presidente fece osservare al cav. Grill;! medesimo, che se i medici fos- sero concordi in tutti gli clementi che riguardano Io stato morboso e l'azione dei farmaci, si avrebbe ottenuto il desidei'atissinio scopo di una medicina uni- versale uniforme, ed allora sarebbero del tutto inutili le statistiche, le quali tendono appunto alla mira di stabilire le più sicure norme, che debbon es- sere seguite dai medici, col più valevole degli argomenti, il maggior numero e la maggiore felicità delle curazioni . Prendendo in esame il cav. Griffa la teoria del reumatismo e della gotta, stabilita poc'anzi dal dolt. Barufli, negò essere la condizione di questi morbi uno sbilancio elettrico, il quale cagioni l'angioidesi nel nevrilema; negò i lofi essere formati dall'albuminalo di soda, mentre per gli esperimenti di Orfila e Dumas sono composti di solfato e di urato di calce, né contengono soda, la quale discioglie anzi i loti e le litiasi gottose, aggiungendo che le acque di Vichy sono tanto giovevoli in queste affezioni pel carbonato di soda che ab- bondantemente contengono. Conchiuse doversi ritenere le malattie reumati- che e gottose per infiammazioni delle membrane fibro-sierose, accennando altresì alle meno che felici curagioni ottenute dal prof. Ilildenbrand. il quale applicava la stoppa di canape ai malati di artritide e reumatismo. Il dolt. Baruffi rispose non a\er egli ritenuto essere i lofi gottosi com- posti di albuminato di soda, e ricordò che per le ricerche dei chimici Las- saignc e Brissel si rinvemie qucst'albunxinato nella sino\ia durante lo stato fisiologico, e che questo sale si decompone facilmente per virtù d'una cor- rente elettrica, anche leggera. Ripigliò il prof. Griffa, che ad ogni modo la esperienza non ha confer- malo l'utilità dei mezzi coibenti contro le condizioni arlritico-reumatiche . — 79 — Surse allora il prof. Corncliani dicliiaraiido èssere suo dovere di giusli- flcarc un uomo beiicincrito della scienza (jual e il prof. Iliidcnbrand, elinico per liedici anni in Pavia, e di |)0i in Vienna, ed ass-everando che questo professore curava le arlrilidi reumatiche col salasso ripetuto, e in una eol- l'aiìplicazione delle sostanze coibenti, lana, seta, canape; e che i risultamenti della cura furono per l'ordinario felici, assai di rado la morte, quasi mai esili o prodotti organici irreparabili. Disse inline di non voler entrare nella discussione sulla teoria elettrica di queste malattie, e che solo domandò la parola per reltilìeare i fatti contro quanto asseriva il prof. cav. Griffa . Il quale soggiunse che ne' primi anni della sua pratica il prof. Iliidcnbrand adopi'ra\a il metodo curativo coibente, e che in seguito forse accortosi degli esiti sfavore\oli si sarà messo ad usare i salassi. Anche il doti. Baruffi attestò che il prof. Iliidcnbrand risguarda l'arlri- tide e il reumatismo come flogosi da curarsi coi salassi ce. : ma che dà gran |)cso nella loro genesi alla elettricità, credendo essere proprietà dell'appa- ralo fibroso e legameutoso di condurre l'elettrico. 11 doti. Francesco de Camin da Trieste, non essendo arrivato in tempo da poter rassegnare e leggere una sua Memoria sulla pellagra, espose li suoi pensamenti e sulla causa e sul metodo curativo di questo morbo in forma di problema da essere discusso nei futuri Congressi. Quanto alla causa egli credette che sia un particolare contagio, lento beusi, ma non diverso nel modo della sua propagaziouc da alcuni degli altri già conosciuti; quanto alla cura luanifestù il suo desiderio che sia, da que' medici che hanno l'opportunità di curare dei pellagrosi, messo in opera lo zolfo tanto per bocca che per fri- zioni, e che nel caso non si ottenessero favorevoli esiti, tentassero l'innesto della scabbia, la quale, ove avesse raggiunto il suo perfetto sviluppamenlo, fosse combattuta col metodo antipsorico aggiungendo all'unguento del Bor- chia l'olio essenziale di Sabina. Si lesse una nota del dott. Penolazzi, nella quale prega i membri della Sezione, i quali volessero occuparsi nella soluzione dei quesiti da lui jiro- posti sul morbo migliare, di voler partecipargli i frutti dei loro studii entro tre mesi, assicurandoli che saranno da lui riportali fedelmente nell'opera ch'egli pubblicherà su (jucsto subbietto. Fu Iella una lettera diretta al Presidente prof. Giacomini dal sig. doti. Giambattista Mazzoni professore nella Università di Pisa e chirurgo di Ca- — 80 — mera di S. A I. K. il Grantiuci di Toscana, colla qualt: volle clic si cor- reggesse ima espressione stampata negli Alti di Firenze e risguardanle il programma esposto nelfadunanza del i 6 settembre del Congresso di quella città. Si legge nei suddetti Atti rfj erogare il premio stabilito all'autore di quella Memoria, la riualc meglio risponda ai quesiti proposti nel program- ma; e in\'ece si ilo\rà leggere che il premio sia aggiudicato a chi presen- terà la più soddisfacente soluzione dei quesiti predetti^ determinando le qualità specifiche e la vera azione sull'orguiiixiiKi animale della Segala cor- nuta e l'uso da farsene in ostetricia, la mercè di fatti clinici bene avverati, e ripetuti e ben intesi esperimenti sugli animnli. Le Memorie dovranno essere dirette entro il giorno 1 4 settembre 1843 al sig. Presidente generale della V Riunione scientifìca in Lucca. II Presidente, avendo ripetutamente domandato se nessuno desiderasse la parola per discutere sull'uno o sull'allro degli argomenti trattali nelle passate sedute, né insorto essendo alcuno a domandarla, chiuse l'adunanza col seguente breve discorso. Signori, prima di sciogliere questa adunanza, sento il bisogno di fer- marmi un bre\e istante sopra due punti delle passate discussioni. Nell'ar- gomento delle cantaridi furono addotti tali fatti, che potrebbero incoraggiar troppo i medici pratici ad estenderne l'uso per bocca. 11 dire, o .Signori, che le cantaridi sono ipostenizzanli o deprimenti non giustifica il doverle usare in ogni infiammazione . Ogni rimedio della stessa classe ha, pel grado di sua forza e prontezza d'agire e jier la predilezione a questo o quell'organo o si- stema, sue particolari indicazioni, come ogni malattia dello stesso ordine ha sue particolari differenze; e il senno del medico sta appunto in questo di saper acconciamente adattare le une alle altre. Le cantaridi per bocca re- cano molestie e disturbi alle vie orinarle ed allo stomaco. Parlando della cantaridina nella mia Farmacologia io diceva fino dal 1834: Non vorremmo che la mania troppo comune di correr dietro alle novità traesse questa so- stanza nel comune uso, il che non vorremmo neppure delle cantaridi per bocca, imperocché il loro maneggio addomanda l'occhio attento del medico e la docile osservanza del malato. Sono da tenersi le cantaridi e la cantari- dina tra i rimedii di riserva nei casi più gravi . Codesta ritcnutczza però non vogliamo estenderla all'applicazione estema eoi vescicanti, coi quali, se non si lascino a lungo ma si facciano volanti, si può ottenere un'efficace azione — 81 — generale. Da ciò il consiglio ai pratici di non irritare nelle nialallie inliam- matoric arlilicialinentc i vescicanti, per non distrugger l'azione dinaniico-or- ganica che viene dairassorbiiiiento della loro sostanza: u da ciò una migliore scorta per ben intendere l'utile operazione dei vcjjcieauti nelle malattìe in- liainmatorie . Un altro punto per cui devo dire ancora una sola parola è il solfato di chinina. Sono ventidne anni, o Signori, ch'io sto osservando l'azione della china, ed è poco meno che studio (juclia del solfato di chinina nelle malattie non intermittenti, ma flogistiche. Ho usato ed uso anche oggidì ii solfato in tutte specie di malattie infiammatorie e su grande moltitudine d'individui. Taluno dirà anche ch'io ne ho abusalo e che ne abuso. Tranquillo nella mia coscienza di non meritarla, io son lieto che altri mi faccia una tale accusa Così nessuno di tali accusatori neglierà a me in questo ai'gomcnto una grande esperienza, nessuno mi negherà che gli effetti tristi dei solfato di chinina gli avrei dovuti vedere io nell'iibuso, meglio di coloro che senza usarlo li vanno predicando. Armato della esperienza adunque vi dico, o Signori, che il solfalo di chinina, oltre il so\rano potere che ha di domar le febbri in- termittenti e perniciose, giova maravigliosamente nelle malattie infìanunato- rie, ed in alcune non può a nessun altro rimedio essere paragonato. Nelle infianmiazioni che resistono ai ripetuti salassi, nelle emorragie minacciose attive che il nitro, il ghiaccio, la digitale non valsero a frenare, provate, o Signori, il solfato di chinina, e benedirete l'occasione clic vi fé' conoscere il vero valore di un tanto farmaco. Ma se siete titubanti ed incerti, non lo tentate senza prima averlo sperimentato sopra \oi stessi. Prendetene soli dicci grani a digiuno, e se non vi jiorta elTetti, prendetene poco dopo altri cin()ue od altri dieci, e sentirete s'egli ristora, riscalda, od inliacchisce la macchina ed abbatte il polso. Egli è troppo facile ed innocuo questo esperi- mento perchè io non isperi che cerchiate a convincervi su tanto importante verità. Se taluno vi dice che tali esperimenti sopra sé stessi o sopra indivi- dui sani che volonterosamente sì prestano sono innnorali, domandate loro, se dmuiue immorali furono gli esperimenti di Mattioli, di .Alexander, di Stoerk, di Spallanzani, di Vallisuieri, di Valli, di quel Jenncr che ci ha data la vaccina e di tant'altri, clic dalla storia medica furono salutati (piali bene- meriti della scienza e quai benefattori della umanità? Rispondete loro che immorali soud gli esperimenti sui malati, qmuido il medico amministra tali — 82 — liinedii di cui non conosce picnamenlc il valore, e sdegna che allri con di- ligenti ricerche e con prove di fallo procuri di farglielo conoscere Giunse al Presidente da comunicarsi alla Sezione la seguente lettera. .' Ai chiarissimi Signori Presidente e Vicc-Presidenle della Sezione medi- co-chirurgica del Congresso di Padova. Chiarissimi Signori Professori Ho sentito colla commozione della più calda riconoscenza l' interesse che prendono alla mia guarigione le Sezioni medica e chirurgica, cui le SS. VV. eh. degnamente preseggono. E Le prego a volerla partecipare agl'illustri .Scienziati, che tanto mi onorarono eolla solennità de' loro voti. Duolmi che la salute non ancora perfetta mi tolga di esprimere cmiie vorrei ciò che sento nell'animo, e che pur mi conforta nella presente mia condizione. E mi professo con alla stima ed ossequio Parma 26 settembre 4 842 Delle SS. VV chiarissime Dev. ohbt. Servitore G. Tommasini ". Visio — fi Presidcnlr Prof, (i A, Giacomhi. Il Segretario Doli. G. Mug^a. ADINAIVZA DEL GIORNO 29 SETTEMBRE iV vendo il Presidente annunziato clic tre erano gli oggetti da trattarsi in questa straordinaria seduta, cioè l'ap|)rovazione del processo verbale del- l'adunanza precedente, la lettura del rapporto della Commissione chirurgica risguardante gli esperimenti sui cadaveri proposti nelle discussioni tenute sopra il metodo della litolonn'a usato dal dott. Bresciani Borsa, e la votazione della |)roposta del dolt. Ferrarlo; si lesse prima il processo verbale. E fatte alcune lie\ i emende domandate dal Presidente, dai dott. Baruffi, Rigoni Stern e de Camin in quella parte che a ciascun riguardava, in lutto il restante fu approvato il processo verbale. Il dott. Ferrarlo, che fu assente nella precedente seduta, dichiarò di avere assicurato il Presidente, dietro domanda espressamente fattagli, che il suo scritto non eontenea personalità, né potea contenerne, mentr'era stato licenzialo per la stampa dalla 1. R. Censura di Milano. Quanto al secondo oggetto il prof. Signoroni, Presidente della Commis- sione, avverti che per mancanza di cadaveri non si poterono eseguire tutti gli esperimenti, e che perciò non essendone stato fatto il rapporto, questo verrà consegnato in appresso per esser inserito negli Atti. Fu letto poscia dal doti. Fario l'ullinio processo verbale della Sottose- zione chirurgica, ed ammesse alcune rettincazioni domandate dal Vice-Pre- sidente e dai prof. Vaimoni e Signoroni, venne approvalo. Quanto al terzo argomento da trattarsi, il Presidente, lette le delibera- zioni della Presidenza medica nel Congresso di Torino, per le quali fu scelta la città di Milano e il doti. Ferrarlo che in quella dimora, al quale si doves- sero mandare i materiali statistici raccolti nelle città e pro\incie d'Italia, — 84 — perchè fossero soKo la di lui direzione slampati, raecomaiidando il progetto all"l. l\. Istillilo Loiiibardo-Veiiclo ed alla speciale protezione di S. E. il Go- vernatore di Lombardia: ricordato il partito preso dall'adunanza nella seduta del giorno 27. propose la votazione per ischcde segrete sulla seguente do- manda del dolt. Terrario : " Pregare i Go\'erni Ilaliani perchè ci sommini- strino annualmente pel corso d'un decennio le tavole stalislieo-cliniche delle infermerie degli spedali posti nei loro Stali, compilale giusta i modelli dei prospelli approvali e stampali negli Atti della Riunione degli Scienziati te- nuta in Torino " . Il dolt. Francesco Gera. domandala la parola, per una mozione d'ordine chiese quali sieno i membri che hanno diritto di volare, opinando egli che questo dirillo competa a lutti i membri del Congresso. Rispose il Presidente non riconoscere in altri membri il diritto di votare su questo argomento, tranne che negl'iscritli nel catalogo uftìziale della Se- zione medica, e fece approntare le schede per la votazione, aprendo il libro per fare l'appello nominale. Quando si alzò di nuovo il doti. Gera protestando che non gli sembrava conveniente di fare la votazione, perchè, nella incertezza che sia accolta la proposta preghiera, si viene per essa ad arrischiarsi ad una negativa, dalla quale potrebbe sembrare scemala la utile protezione de' Governi verso i Congressi. 11 sig. Principe di Canino, dopo di aver impugnate le ragioni addotte dal preopinante, ed aggiunto esser lecito a tulli l'innalzare una preghiera ai Governi, ricordò l'ordine del giorno. Allora il prof. Sleer dichiarando ch'egli pure era contrario alla proposta del doti. Ferrarlo, domandò di leggere un suo scritto. Il che acconsentilo dal Presidente, ripigliò dicendo che, quantunque egli non fosse nato in Ita- lia, senlivasi lullo acceso di amore per questo paese per essere patria di cinque suoi figli, e stimava di riproporre pel bene degl'Italiani i riflessi an- nunziati giii dal cav. prof. Bufalini, protestando che non era conveniente pre- gare i Governi ad adottare il piano slalislico del dolt. Ferrarlo, perchè que- st'alto potrebbe spiacere ai Governi, e venir meno o cessare affatto il fa- vore, che ollennero dai medesimi i Congressi scientifici tenuti finora in Italia: conchiuse che il dolt. Terrario poteva di per sé solo innalzare la proposta preghiera. — 85 — Il doli. cav. Papailopulo-Vrclò siirsc a coniballcro quanlo avevano asse- rito i preopinanti, e propose che si dovesse passare alla votazione, la quale era pur domandata da molte voci che si alzavano qua e là nell'adunanza, mentre il prof. Slccr ed altri continuavano ad oppor\isi. Qui insorse nuova discussione tra il prof. Slccr ed il prof. Signoroni, nella quale interponendosi il Presidente e rivolgendo le parole al dott. Fer- rarlo disse che, prescindendo dai timori di alcuni membri che una tale pre- ghiera potesse non essere accetta ai Governi ed influire sulla pro.spcrilà dei futui'i Congressi, credeva che fosse piuttosto da aver presente che il Con- gresso è un corpo il quale non ha permanente esistenza:, che nessuno di quelli a' quali spetterebbe formulare e dirigere la proposta preghiera, do- vendo ben tosto cessare dalla sua carica, avrebbe alcuna veste per farlo, e mollo meno per mantenere coi Governi una corrispondenza e riccAcrne le deliberazioni. Aggiungeva avere già il Congresso di Torino con pubblico e solenne atto reso palese il proprio giudizio ed il proprio voto sulla conve- nienza, per la vera utilità delle statistiche mediche, che tutti gli Stati Ita- liani si uniformassero ad una nonna, e che i Governi vi cooperassero fa- cendo cenli'o delle compilazioni in !\Iilano e riconoscendo nel doti. Ferrarlo il segi'ctario di tale istituzione. Sembrargli quindi molto opportuna la pro- posizione del prof. Sleer, secondo la quale il sig. dott. Ferrarlo stesso do- vrebbe dirigere umili suppliche ai Governi, perchè degnassero adottare e proteggere (|uel piano statistico che fu dal Congresso di Torino approvato e raccomandato. Invitò quindi il dott. Ferrarlo a'd accogliere questo consi- glio, e ritirare la sua proposta per la votazione, o presentarla nei seguenti termini : y Piacendo ai Governi dei varii Stati Italiani di adottare un piano uniforme di tabelle statistico-cliniche, la Sezione medica del IV Congresso giudica che linora quelle presentate dal dott. Ferrarlo ed approvate dal II Congresso di Torino sieno le più opportune e le più raccomandabili " . Il dott. Ferrarlo rispose, che l'ordine del giorno stabilito nella pidiblica seduta era la votazione senza discussione, e che non aderiva a (|ualunque mozione dalla sua dilTerente. Mentre il Presidente ordinava che si cominciasse l'appello nominale dei membri, il prof. Steer dichiarò di partire esigendo che si facesse nota di ciò nel processo verbale. Altri molti seguii'ono il suo esempio. Per la qual cosa il Presidente, visto il gran numero de' partiti ed il picciol numero de' rima- — 86 — sii, ha stimalo cosa inopportuna di eseguire la votazione richiesla dal doti, terrario . e dichiarò di rimettere la definizione delle differenze sopra di ((Ufslo punto al V Congresso che si terrà in Lucca, sciogliendo con ciò l'adu- nanza. Visto — // Picùdcnlc Prof. G. A. Gucomwi. // Fice-Presidente Prof. Cav. L. Rossi. C Dolt. G. MuGNA. / Segretarii < ) Dott. P. Fabio, ATTI YERBILI DELLA COMMISSIONE INCARICATA DI RIPETERE (ILI ESPERIMENTI DEL DOTT. POLLI SUL SANGUE ADllANZA DEL GIORNO 19 SETTEMBRE I sigg. dott. Fcsticr, Calderini, Facen, Ballardini e Benvenuti, sotto la Presidenza del sig. prof. Fabeni, si raccolsero in Commissione allo scopo di ripetere e riferire gli sperimenti che il sig. dolt. Polli ha falli sul sangue, donde ne uscirono le osservazioni ch'egli ebbe a comunicare alla Sezione me- dica del IV Congresso degli Scienziati in Padova. Valendosi dell'autorizza- zione avutane con lettera del sig. Presidente della Sezione medica prof. Gia- coiiiini, il sig. prof. Fabeni credelle opportuno di aggregare nuovi individui componenti la Commissione, e sono i sigg. dolt. Biaggi, Rosnati, Nardo e Pinali. Passati a rassegna i quadri che il sig. dott. Polli ebbe a presentare sulle molte e variate spericnze da esso istituite sul sangue, si dovette per unanime accordo sliibilire, che verrebbero ripetute soltanto quelle, che fanno la base principale delle osservazioni del sig. Polli, e lo verrebbero quante volte lo volesse una ragionevole sicurezza del fatto e la brevità del tempo concesso alla Commissione stessa prima ch'essa ne riferisca all'illustre Consesso gli ottenuti risullamenti. Impcrlaulo si slabili di istituire una serie di osservazioni — 88 — ì ." Per vedere quali ili\orsità di apparenze si notino nel sanjiiic in rap- porto ai tempo impiegato a coagularsi, raccolto clic sia al principio della sua cscita da un ordinario sal.isso, ovvero in sul finire di esso. 2." Per vedere (piali differenze si mostrino allorché venga agitato e smosso più 0 meno il sangue estratto. 30 Pj,,, conoscere quali effetti si generino dalla miscela nel sangue di alcuni sali . 4." Per conoscere quanto importi nelle diverse apparenze del sangue la capacità dei vasi in cui viene raccolto, 0 la diversa sostanza da cui sono formati i vasi slessi. 5." Per istabilire (juale sia l'influenza della densità sulla apparizione 0 non apparizione della cotenna. 6.° Per istabilire quale sia l'innuenza del salasso ripetuto sulla densità e la coagulabilità del sangue. 7." Per determinare quale sia l'influenza della sottrazione sanguigna nel variare, durante lo slesso salasso, la densità e coagulabilità del sangue, con- frontando le prime colle ultime porzioni di sangue estratto. Poste le quali basi, si fecero varii quadri parziali per l'esame di quanto principalmente importava allo scopo, affincliò ognuno, avendo a trattare una sola maniera di osservazioni, potesse più accuratamente intendervi l'ani- mo, e dall'insieme di esse ne venisse quella conferma ai nuovi risultamenti del sig. Polli, che per la moltiplicità degli osservatori la scienza è in diritto di pretendere. Al quale efl'etto la Commissione si recò senza più alle sale dello spe- dale soggette alle mediche cure del sig. Fcstler^ e quasi per addestrarsi e per unanimemente intendersi nella signifieanza da darsi, a seconda dell'au- tore sig. Polli, alle apparenze del sangue estratto, si passò, secondo le sue indicazioni, a farne prova. Vi a\ ea un infermo preso da bronchite, e nel quale già due salassi erano stati praticati alla propria abitazione due giorni prima. Un altro glie ne abbi- sognava, e quello fu preso a soggetto di osservazione. Giovane uomo in sui vcnt'anni si mostrava a sufficienza forte e robusto. Esplorato il polso contava cento battute all' incirca. Si praticò la puntura della vena, ed appena poco sangue era zampillato, che vi si sottopose un bicchierino fatto a foggia di calice, che poteva contenere poco meno di due oncie di sangue, e questo ne — 89 — raccolse quanto bastava a riempirlo, meno poca parte. Ciò fatto, Io si lasciò sovra una (avola in riposo. Passati pochi momenti, un altro eguale se ne rac- colse, che venne per (piatirò minuti secondi circa rimescolato e ilcposlo in vicinanza al primo. Lo che eseguilo e scorsi ancora alcuni istanti ne' quali intanto il sangue cadeva in un ordinario bicchiere da salasso, un ultimo se ne estrasse come i due precedenti ponendolo egualmente vicino ai primi . Venne intanto il tempo della osservazione, e si notò da tutti, che la jwrzione di sangue rimescolato crasi coagulala in otto minuti, mostrandosi quasi massa omogenea di rosso colore, senza cotenna. Scorsi poco più di undici minuti, si osservarono spicciare sulla supci-ficie e ne' bordi del sangue raccolto nel primo bicchierino alcune stille sierose, le quali, unite alla facile osservazione della cessata fluidità della superlicie del sangue raccolto, mostrarono, come l'intende il sig. doti. Polli, l'avvenuta coagulazione. E qui giova notare che vi ebbe mestieri che i sigg. Commissarii ben bene s'intendessero col nostro osservatore dott. Polli sul vero momento e criterio per islabilirc l'avvenuta coagulazione, mentre è da avvertire, che assai facilmente l'apparenza della superlicie del sangue nell'atto che si rappiglia può confondersi con quella del siero li(|uido^ onde si stabili quello doversi dire il momento della sua decisa coagulazione, in cui spiccia dalla sua superfìcie la prima stilla di siero. Dopo quattordici minuti o poco meno si rappigliava, secondo la sopraddetta legge, (piello che ultimo era stato estratto. Riguardo all'apparenza di questi due bicchierini, lutti e due si avrebbe detto presentassero poca cotenna. Un secondo indi\iduo maschio, in sui cinquant'anui, robusto e forte, dedito ila mollo tcnq)o al vino, fu soggetto di altra osservazione nello stesso senso della già notata. Preso da risipola alla faccia, che lo coglie quasi ogni anno, aveva molto calore febbrile ed un polso che contava novantanove bat- tute al minuto. Si fece un salasso (juale occorreva generoso. Tagliata la \ cna, se ne raccolse il sangue collo slesso ordine già descrillo nel caso precedenle, salvo che riempiti i bicchieri e dovendosi ancora estrarne buona dose nel bic- chiere maggiore, prima che si chiudesse la vena il sig. Calderini ebbe il pensiere di prenderne in un quarto bicchierino ancora un'altra porzione. Ciò fatto, ognuno si pose ad osservare (|uanlu fosse per accadere. E mentre si notava come già presto presto si fosse rappiglialo, senza mostra di sepa- razione cotennosa, il sangue rimescolato, e poco o niente il primo ed il terzo raccolto, il sig. Polli portò la sua attenzione sull'ultimo bicchierino, che — 90 — conlcucva l'ullimo sangue raccolto dal sig. doti. Caldcrini, e disse che, avuto riguardo al pronto prontissimo suo rappigliarsi, av\ertiva clic l'individuo era assai presso al dcliipiio quando lo si cslrasse. E in fallo l' infermo aveva dati già non dubbii segni di mal essere, ed esplorato il polso era disceso a novantatre battute e si mostrava molle, e si dovellc confortarlo con acqua e qualche mistura all'uopo. Intanto continuava lento il coagularsi del san- gue dei due bicchierini che restavano, e l'ultimo estratto od il quarto non mostrava segno alcuno di cotenna. Si aspettò ben bene finché si mostrasse nel terzo bicchierino estratto non solo raggrumata la superficie, ma le goc- cioline caratteristiche del siero, e fu nello spazio di quarantasei minuti circa ed offri cotenna; l'altro, ossia la prima porzione estralla dopo avere aspet- tata un'ora e venti minuti, non manifcsló sortila di siero, bensì mostrava la sua superficie biancheggiante, rappigliata e tremolanle quasi fosse gelatina, e venne lasciala alla osservazione del sig. dott. Festler per notare quando avesse ad accadere; ciò che avvenne tre ore dopo all' incirca. Per le differenze osservate fra la più presta coagulazione e apparenza della cotenna fra' vasi piccoli ed i grandi, diremo che il coagulo si fece in tempo minore nel vaso grande che nei piccoli . II sig. Presidente della Commissione, trovando che il lavoro di questo giorno aveva già dato qualche buon risultaniento da notarsi, e che aveva portato frutto aiUlilando il modo di fare queste osservazioni, sciolse la se- duta, convocandola di bel nuovo pel giorno dopo nello stesso sito alle ore cinque pomeridiane. Erano le due dopo il mezzodì. Visto — // Presidente Prof. V. Fabeki. lì Segretario Doti. A. Bekvekuti. DEL GIORNO 30 SETTEMBRE Inetto il processo verbale delle cose operate nel giorno prima ed ap- provato, si pose mano a ripetere gli esperimenti già fatti ed instituime di nuovi. A tal fine esplorato il polso dell'infermo di bronchite, che aveva già servito alle prove, si notò che batteva ben centodieci volte, e che, essendo accresciuto il dolore al petto, era mestieri di un nuovo salasso. Estratle quindi eoi soliti bicchierini quattro porzioni di sangue, si pose la prima in ([uietc sovra una tavola, si rimescolò la seconda col dito, alla terza si uni una certa dose di solfato di soda, e la quarta ed ultima estratta si pose in quiete presso la prima. Ciò fatto, si passò alle singole osservazioni. Il sig. doti. Calderini ebbe ad annunziare che il sangue del suo bicchierino che fu rimescolato crasi rappigliato, e che essendo apparsa la prima goccio- lina di siero, aveasi a giudicare completo il coagulamento. Notò che desso t.'ra avvenuto in quindici minuti, e che mancava la cotenna. In pari tempo il sig. dott. Ballardini vide interamente coagulata la porzione ultima di san- gue estratto ossia la (]uarta, e ciò fu in quattordici minuti, e \i osservò un velaiiienfo cotennoso. Si aspettò che fosse manifesto il coagulamento della prima porzione di sangue estratto, mentre quello che si aveva commisto al solfato di soda era ancora liquido Ciò fu in ventollo minuti, e si ebbe alta cotenna .Ma più alta, anzi altissima, la diede il sangue osservato dal dott. Nardo che \i unì il solfato di soda, sangue che più lardo di tutti si coagulava in trentacinque minuti . E qui giova notare che, per un maggior ordine di esposizione, trala- sciammo (li dire, che fra il terzo ed il quarto bicchierino altri Ire più 2G — 92 — piccoli e inclalllci se ne adoperarono jwr vedere quale influenza potesse avere la natura del vaso sul più presto o più tardo coagularsi del sangue. Percl\è non si potesse sospettare clic l'essere estratto prima o dopo avesse ad alterare il fallo, si fecero sottoporre, mentre sortiva il sangue dalla >eiia, i biecliierini, sicché a grado a grado si raccogliesse quasi in tutti eonteniporaneamento. Erano questi uno di slagno, l'altro di ottone, un terzo di latta. Ecco quali risultati si ebbero. Nel bicchiere di ottone coagulossi in ipia- rantaquallro minuti, in quello di latta durò iiuarantacinque, finalmente in ipiello di piombo quaranlasette, ed in tutti si notò molta cotenna. Prima di passare alle altre esperienze fatte, vuoisi tenere conto che il sangue uscito per ultimo venne fuori a stento e con sottilissimo filo, sicché ne sarà deri>ata qualche differenza di qualità. Ora delle altre. Poiché l'infermo di risipola, che aveva servito il giorno prima, poteva ancora ((luanlunque mollo miglioralo di stato) sostenere lui iHiovo salasso, cosi esplorato il polso the indicò novanta battute, si praticò una leggera sottrazione sanguigna. Si slabili (piesta volta di abbandonare la esperienza del rimescolamento, perché lo si a\ èva \ eduto cosi manifesto nei casi precedenti, che in nessuno dei Commissaiii rimaneva più dubbio al- cuno: ma in quella vece si volle fermare il sangue, perché stagnasse per alcun poco nella vena, prima che venisse fuori a formar soggetto d'osser- vazione . Impertanto quattro de' soliti bicchierini se ne estrassero. Al secondo il doti. Nardo mescolò una soluzione ahiuanto satura del solito solfato di soda, e l'ultimo fu quello nel quale si produsse l'artilizialc stagnazione, che durò quarantacinque minuti . Più presto di tutti esso si mostrò coagulato appena scorsi sei minuti, né si vide segno alcuno di cotenna. Indi passati sedici mi- nuli, coagidavasi la terza porzione estratta, e la prima dopo venti minuti^ in ambedue mostravasi cotenna, colla differenza però che vi aveva altissima cotenna nel primo bicchiere, poca crosta cotennosa nel terzo. Restava a ve- dersi quanto durasse il coagularsi perfetto del secondo bicchierino mescolato al sale, e questo avvenne passati ben quaranlasette minuti, e mostrò tale co- tenna che poteva essere doppia di (piella nel bicchierino con sangue solo, ed era raggrinzata agli orli, avvallata e bianca aflatfo, perché scarsa di ogni materia colorante già precipitala al fondo. Anche in (piesto caso si — 93 — notò che il sangue del terzo bicchierino stillava Ionio lento scorrendo sni braccio, mentre il primo era sgorgato con getto suflicicntcmente libero. Questo è ([iianto si è fallo in questo gioi'iio e che venni' registrato sul qua- dro generale. Visto — // Proxìdfntc Prof. V. Fabehi. // Segretario Dott. A. BKnvF:r. // ,S"pf;ii'/«i/o Doti A l>i>\>Mii ATTI VERBALI DELLA COMMISSIONE INCARICATA DI ESAMINARE LE Ql'ISTION! IGIENICHE INTORNO ALLA RIFORMA DELLE CARCERI PENITENZIARIE ADU^A^ZA DEL GIORNO 03 SETTEMBRE lAailunatasi la Commissione incaricala di esaminare le diverse quistioni igieniche intorno alia riforma delle carceri penitenziarie promossa dai sigg. ScopoIi,Saleri e Pctitti. e presa nota degli intervenuti, il sig. Presidente prof. Orioli dichiara aperta la sessione. Falla conoscere l'importanza e la difficoltà somma della materia da trattarsi, nomina alla carica di Segretarii i doti. Ara- pclio Calderini, Riboli Timoteo e Ferrarlo Giuseppe. Il cav. Rossi di Parma, quantunque estraneo alla Commissione, a nome del cav. Speranza presenta un Discorso manoscritto "Sull'influenza del si- stema penitenziario sulla salute dei carcerali « e dichiara che avendo dovuto il cavaliere suddetto assentarsi da Padova per affari di famiglia, Io aveva pre- gato di porgere a suo nome l'indicalo lavoro: nel tempo slesso accenna di aver ricevuto dall'avv. Maestri di Parma un altro lavoro sul medesimo sog- getto con ingiunzione di leggerlo. Il sig. Presidente, accolli i suddetti scritti, dichiara che le letture di Me- morie, in cui l'argomento de' sistemi penitenziarii è trattato più o meno estesamente ed universalmente, non può essere altrettanto utile a toccare lo scopi) della Commissione, quanto la divisione immediata dell 'argomento stesso — 1 0 1 — iip' diversi capi di quistionc die indi nascono, e la Irallazionc successiva e metodica delle quislioni medesime^ perciò stima coavenieiite, ()ualoi-a la Commissione lo approvi, di nominare a suo tempo alcuni de' membri pre- senti a fine di comporre una più ristretta Commissione, la quale rimanga permanentemente autorizzata, anche sciolta l'attuale Commissione e la Riu- nione (li l'adova, non solo ad esaminare questi ed altri lavori che potessero venir presentati, ma altresì a studiarvi sopra ed a proporre nel futuro Con- gresso di Lucca quanto crederà confacente a tanto argomento. Egli è in ragione di queste considerazioni che lo stesso sig. Presidente giudica opportuno il dar principio ai lavori della Commissione coli' invitare alcuno de' meglio informali a premettere, per istruzione di que' che conoscon meno la materia, l'esposizione sommaria e piu^amente storica de' diversi si- stemi penitenziari!, e di passare poscia allo stabilimento degli articoli da sol- lojxHTC successivamente a discussione e ad esame. Il doti. Conti, combinando colla mozione del sig. Presidente, a maggior sicurezza d'argomentazione propone di procedere col sicuro metodo della esclusione, prendendo prima di tutto in esame il sistema fìladeUiano, non essendo l'altro di Auburn, che una semplice modificazione di quello. Il sig. Caffi con una lettera ed il sig. co. Alessandro Porro con una .Me- moria manoscritta fanno giungere alla Presidenza le loro opinioni intorno all'argomento^ ed il Presidente rimette queste scritture ai Segretarii per essere passate alla futura Commissione d'esame. 11 Presidente, avutone consenso dai membri riuniti, mette ad esecuzione l'ordinamento de' futuri lavori della Conuuissione nel modo da lui ideato, e dà la parola al co. Petilti per l'esposizione sommaria mentovata di sopra. Il sig. co. Pelitti legge l'addiniandato sunto storico de' sistemi peniten- ziarii, e dopo di aver accennato la riforma e le regole dell'uno e dell'allro. fìladelfiano cioè e auburniano, dichiara professar egli una dottrina media ed eclettica (notando particolarmente un'ampiezza di cella maggiore della lo- mune), salvo a modificarla ancora nell'aspetto igienico quando avrà ottenuto ancJie dall'altrui maggiore e più competente autorità il consulto da lui ri- chiesto. Il sig. Mompiani approva la parie slorica del sig. co. Petitli, ma quanto al metodo medio ed eclettico del suddetto sig. co. Petitti vi dissente, giac- ché non avendo esso caratteri proprii. non potrebbe considerarsi che come — 402 — una moclilìcazionc o degenerazione dei metodi di Filadelfia e di Auburn. e non si oitcrrebbe più lo scopo degli indicati due metodi primitivi. Il Presidente riciiiama che queste opinioni particolari sono per ora cslnuiec e da rinictlersl alla futura Commissione; e ricorda che l'attuale adunanza deve attendere semplicemente a trattare sulle qualità igieniche degli enunciati sistemi, escludendo tutte le altre: quindi per proceder bene dichiara di aver già studiato alla compilazione de' quesiti che abbracciano ogni genere di considerazioni, e ne formula tre. Quesito I. Dell' influenza comparata in male o forse in bene della segre- gazione più 0 meno completa, più o meno prolungata, più o meno mitigata con opportuni compensi o) Sulla salute in generale; l>j Sullo stato in particolare del cervello e dell' intelletto; e) Sullo stato morale e segnatamente su certe viziose abitudini ed al- tre degne di speciale considerazione. Qutsiro II. Dell' influenza igienica dei continenti più o meno migliorati nei differenti sistemi d' imprigionamento per ciò che spetta o che dimandano rt) La sufficienza dell'aria vitale non viziata dalla mescolanza con prin- cipii nocivi; 6) Le condizioni igrometriche; r) Le termometriche ed altre. QuEsni) III Dell'influenza igienica delle esercitazioni più o meno volute, più o meno \ariate di corpo e d'animo. Tutti questi quesiti vennero ad unanimità approvati. Il sig. Presidente perciò esorla, per non perdere mi tempo prezioso, di non occuparsi nem- meno per incidenza d'altre (piistionì che non siano categoricamente richic- .■>te dai tre (juesiti in tal modo formulati, affine di non deviare menomamente dall'unico punto prefissoci. Omlidano qui i Segretarii, che questi onorevolissimi membri della Com- missione non vorranno lor fare aggravio d'avere per bievità trascorse al- cune incidentali osservazioni da essi emesse, onde attenersi strettamente alli' .sole lisposte più o meno evasive d.ite agli approvati <|uesiti: essendo cIk' e la non abitudine al Segretariato e la (juantità delle proposizioni che successivamente alternavansi li ha posti nella impossibilità di registrarle tulle. — 103 — Accenneremo (lunr|iic solliinto. che nella dolla discussione ripelulamenle pifMro parU', ullre i già accennali, i siyg. co. Scopoli, prof. Steer, doli. Conti, prof. Carresi, doti. Riboli, doli. Ferrarlo, doti. Cristofori, dolt. Rigoni Stern, doli. Duca, prof. GrilTa e dolt. Vannoni; ognuno de' quali, alternandosi la pa- rola, 0 domandava inlerpellazioni, o accennava fatti, o adduceva ragioni, o citava autorità, o produceva opinioni, o escludeva massime, o proponeva pj'ineipii e modificazioni, o linalmentc combinava secondo il modo di vedere •Iella generalità de' congregati. Sentite e discusse in conseguenza le esposizioni d'ognuno, si concluse unanimemente I " Che (pianto alle prove a posteriori non si hanno fatti abbastanza numerosi e non controversi, i quali possano servire a far considerare come risoluta coir esperienza la quistione della maggiore o minore innocuità dei sistemi di segregazione più o meri completa e sufficientemente prolungata |KT ciò che spetta agli organi della voce. 2." Che quanto ai ragionamenti a priori una interruzione interpolata dell'uso della parola, quand'essa s'intercali a periodi piuttosto ravvicinali di convenienti conversazioni, non sembra nuocere, massime dove le conver- sazioni inlercalate fossero d'una mezz'ora almeno al giorno. l'assando alla (juistione relativa al uocumeulo, die per avventura arrecar potesse la segregazione in (luiuilo siqipon solitudine più o men prolungata , si è del pari unanimemente deciso li) Che temperata essa solitudine colle giornaliere visite periodiche del genere già esjiosto (amici, parenti, maestri-artieri e moralisti), si ritiene non possa arreciu" danno, ma invece essere un mezzo di preservazione per molti morbi Trattata indi la quistione relativa agli effetti di segregazione sullo stato parliculariiientc del cervello e dell'intelletto, si è del pari pronunciato h) Cliu ucl sistema di segregazione, ([uale si espose, non solo alcun danno non può esistere, ma si ha i>iuttosto ogni ragione per isperarc che debba esservi giovamento considerabile, massime ((uando ^i tratti d'impri- gionamento a tempo non lunghissimo. Venendo per ultimo all'altra quistione dell'influenza di segregazione già spiegata sulla condizione o «lato morale, e segnalauicnte (luaiito a certe abi- tudini ed altre degne di considerazione speciale, si è a ])ieni voti concluso — iOi — <•) Che il nocumento anclu' su ciò è nullo, e che piuKosto il vantaggio da sperarsi è evidente. Cosi resta deciso pei- couiunc accordo, che (pianto al primo <|ucsi(o tutto intero la segregazione, temperala ne' modi suddetti e piohuigata solo ad un numero limitato d'anni, anziché riuscir nociva alla salute in generale, al cervello e all'intelletto in particolare ed al morale dei detenuti, promette di essere innocua e grandemente vantaggiosa. Il sig. co relitti fa osservare però, clic ciò s'intende concesso, almen erfezionare l'uomo tìsicamente e moralmente, ed in particolare si studia e si procura ■1 ." Di esercitare il sistema nuiscolare con quelle professioni a prefe- renza che più muovono tulio il corpo senza soverchiamente spossarlo, sic- 2S — <08 — come J uS'tr del torno, della lima, della sega, del martello ce, notandosi qui lini Momiìiani essersi da (aliino proposto di portare lino a sessanta i varii esercizii niecauiici, lo che è confermalo anche dal dolt. Rampinelli e dai co. Pctitti^ esercizii che si adattano all' intelligenza ed al tisico d'ogni de- tenuto. 2." Di favorire la locomozione con passeggiate periodiche, col lavoro, col rinettaincnto della cella ec. 3.° Di coltivare il cervello o le facoltà intellettive e le facoltà morali con istruzione elementare e tecnica, colle esercitazioni morali, con lettu- re, con conversazioni e simili. Data cosi la richiesta soluzione a tutti e tre i quesiti, resta conchiuso Che il sistema tiladelfiano. c|uando sia possihile di seguirlo colle norme oggi prescritte da' suoi partigiani, limge dal nuocere al corpo e alTanimo, può in quella vece giovare all'uno e all'altro. Il Presidente, ottenuto (juesto primo risultamento unanime dei la%ori della Commissione, riserva alla tornata seguente il tratiare la quislione Della possibilità e della convenienza relativa; dopo di che dichiara sciolta l'adu- nanza. Visto — // Presidente Prof. F. Orii>li. // Segretario Dott. T. Riboli. DEL GIORNO 25 SETTEMBRE R. Laduiiali i soliti membri inscritti e latta la lettura del processo verbale della sessione precedente, esso venne unanimemente approvato. Il sig. Mompiani olTrc alla Commissione due suoi discorsi •> Delle carceri e del modo di migliorarne gli effetti a vantaggio de' prigionieri » . Come pure viene olTerlo alla Conmiissione jwr parte del Segretario generale prof, de Vi- siani un fascicolo dell'opera di Luigi Incoronati «Sugli stal)ilimenti pubblici» elle versa appunto sopra un piano di carcere correzionale. Prima di entrar a parlare sulla possibilità deiresocuzione del piano pe- nitenziario discusso nei due passati giorni, il sig. doli. Catullo Kogier de Beaufort chiede la permissione di esporre alcuni suoi iwnsieri su ciò che si è fatto; e fa osservare che il sistema penitenziario divisato dalla Commis- sione renderebbe ben due terzi de' prigionieri in condizione migliore di quella in cui sarebbero nella loro abitazione; e nota che. procedendo di ugual passo per le altre circostanze igieniche, s'avrebbe resa la ciircere, piutto- sto che un luogo di pena ed insieme di correzione, un ricovero desidera- bile da molle classi della società. La qual cosa pare a lui inconveniente, do- \ endrtsi. secondo lui. a\ cr riguai'do non tanto alla conservazione (isico-niorale dell'individuo, quanto alla pid>blica e necessaria economia degli Stati. Ri- chiede indi si passi tosto alla discussione del metodo auburniano per consi- derare il silenzio da esso prescritto comparativamente alla segregazione del metodo di Kiladcllia, ed eziandio a considej'are (una Nolta siasi conosciuto il migliore er una durala indelinita o i)cr quanto. Il sig. Presidente ris|>onde die, in quanto al primo punto della sua pro- posizione, non ci ha nulla die riguardi il programma de' quesiti proposti alla — uo — Conimissionc, dai quali non si può deviare: dice lo scopo di essa limitarsi alle considcnizioiii delle careori penitenziarie sotto l'aspello igieiiieo, e non do- versi essa occupare della condizione, forse so\ereliiainentc buona, in cui sono posti i carcerali, o almeno questo essere soggetto da trattarsi tlopo gli altri, Conviene però nell'aggiuslalezza dell'altra proposizione, che si esamini il sistema auburniano prima d'ogni altra cosa, considerandolo sotto l'aspetto igienico come il liladelliano. Il co. l'etitti, rispondendo all'invito fatto dal sig. Presidente, espone in breve in che consiste esso sistema*, fa rilevare in che differisce dal filadcl- fìano, e come i fondamenti di esso siano il silenzio ed il lavoro in comune di giorno con segregazione di notte. Nello sviluppo delle particolarità di esso sistema prendono parte alla discussione il Presidente, il sig. Mompiani, il co. Pelitli, il dott. Parola e il dott. Rampinelli; de'((uali chi accennando alle norme per l'esercizio degli organi vocali col canto delle orazioni, chi alla permissione di ricever visite e parlare, e quali ad altre circostanze, che già ti'ovansi nelle opere pubbli- cate su questo argomento, rendono lutti i membri della Commissione ugual- mente bene informali dello slato delia quislione, onde possano deciderla fondatamente. Prima di proceder olire, il co. Pelitli rieliiama l'attenzione dell'adunanza su (|uanlo si è fallo nei dì precedenli, e applaudendo al pensiero avuto di restringere i quesiti suoi e de' suoi colleghi Scopoli e Salerì risguardanti i due sistemi, fa osservare come nel fallo siasi preso in considerazione quello solo di Filadelfia, e la maggiorità di essa ha deciso che. poste le condizioni allora richieste, siffatto sistema può ritenersi non solo non dannoso, ma utile al detenuto. Soggiunge però come la carcere della Roquctte di Parigi non possa a rigore servir di tipo nella presente quislione, essendo essa destinata soltanto ad accoglier giovani e per breve tempo, mentre nelle carceri da ordinarsi in generale col sistema (iladelfiano Iralterebbesi del più gran nu- mero d'adulti ivi condannati dai due ai dieci e venti anni, ed anche in vita Chiede perciò se i compensi, ravvisati efficaci nella carcere parigina dei giovani, sarebbero sufficienti per le altre tutte popolate d'adulti; e chiede ancora se, supposta la difficoltà d'ordinare il sistema filadelfiano e la tuttavia sussistente tendenza ad una riforma, meglio non convenga adottare il sistema d'Aiiburn, o meglio ancora quello medio che d'aniendue partecipa, da esso — MI — solo crodulo praticabile, anzicliù slarc all'ordine atdialc di cose. Ilicorda questa transazione, da altri creduta pur utile, e pensa debbansi esaminai' pure nell'aspcllo igienico i delti due sistemi di Auburn e medio. Crede per ultimo, che siccome le decisioni della Commissione possono (inora conside- rarsi più in senso teorico che pratico, non essendovi urgenza, meglio convenga astenersi dal proferirle in senso delinitivo, e presentarle piuttosto agli slu- diosi clic vorrebbero occuparsene nell'anno che corre da questo all'altro Congresso, onde evitare l'inutilità d'una decisione che assomigli a (luella data dall'Accademia di Parigi, rimasta senza alcun frutto. Propone pertanto che nel Diario gli studiosi della materia vengano invitali a presentare alle persone da eleggersi i propri! lavori entro il futuro maggio, acciò questa passi al futuro Congresso di Lucca per far d'ogni cosa relazione e proporre un giudizio definitivo da discutersi nella Sezione di Medicina di quel Con- gresso. Il sig. Presidente fa osservai'e, che le decisioni della Commissione non si sono derivate dalla Koiiuctte, ma sì bene furon generiche ed applicaljili cosi ai fanciulli come agli adulti. il Mompiani. facendo plauso alle intenzioni del sig. l'otilli. dichiara che avendo egli proposto a tipo la Uoquettc, il fece perchè nella Francia stessa essa venne istituita appunto come prova del metodo ivi adottato, e come esemplare dietro il quale debbasi estendere e diffondere il sistema peniten- ziario in Francia:; su d'essa apinuilo hanno fondato le loro discussioni co- loro che si sono occupati di quest'argomento. L'essere poi riservata a' gio- \ ani pare dover far meglio conoscere la influenza morale del sistema, poiché opera in individui detenuti per colpe leggiere, in un'età arrendevole ai buoni consigli e pieghevole al bene. Il sig. Presidente fa luiovamente osservare che la Commissione nel suo voto de' giorni precedenti ha inteso giudicare non singolarmente il si- stema della Roquette, ma universalmente il sistema filadelfiano lutto intero colle modificazioni oggi volute, sicché il giudizio è assoluto e definitivo, senza di che sarebbe stato inutile creare una Commissione a pronunciarlo: crede perù che, quanto alla Commissione, non sia più da ritornare indietro sul medesimo per distruggere il già fatto, a meno che noi voglia la maggio- rità:, e pensando essere ornai tempo di ()assare all'esame del sistema d'Au- burn, del quale si è già ripetuta la spiegazione con tutte le sue particolarità — I 12 — oggi in uso. propone, rispetto ad esso, col consenso dell'adunanza, il primo ()ucsito cosi niodiiicalo. QtiMiTo I. Dell' influenza igienica del silenzio più o nien rigoroso, più o nien prolungalo, più o meu mitigalo con opportuni compensi secondo lo spirilo auburniano 1 ." Sugli organi della respirazione e della loquela. Ma per proceder con più ordine, accenna si prenda la dimanda, dagli auburnisti presenti, del tempo medio giornaliero in che si permeile nel qui contemplalo sistema il parlare a voce suKicienteraente alta. Gli è risposto dal sig. Petilti e da altri, che questo tempo non può esal- lamenle determinarsi; il silenzio essendo la regola, e la permissione delle parole essendo l'eccezione non frcquenlc. Riproposta allora la quistione del Presidente intorno al più o meno di danno che questo sistema di silenzio può per avventura arrecare agli anzi- detti oi'gani della loquela e della respirazione, le risposte da principio sono incerte : il parere però della maggiorila è stalo ch'esso ha da giudicarsi come insensibile o nullo, massime avuto riguardo ai parecchi esercizii più o meno intercalati della parola, sia per le preci, sia per le comunicazioni coi capi d'arte o cogli altri inservienti della casa, sia coi parenti che co' vi- sitatori qualche volta ammessi. Deciso (jucsto primo punto, il sig. Presidente propone a discussione l'al- tro relativo 2." Agli efl'elti segnatamente comparativi sul cervello e sull'intelletto del silenzio auburniano o del metodo di Filadelfia; ed i pareri da principio sem- brano incerti e divisi. V'ha chi si fonda sopra eflelti comparativi osservali a Losanna ed al- trove, dai quali parrebbe risultai'c, che i dementi più abbondano nelle sta- tisliche de' trattati alla fìladclfiana, che in quelle de' trattati all'auburniana. .Ma analizzali meglio i fatti, presto si conclude che non v'c da far fonda- menlo sui ragionamenti a posteriori, essendoché i pretesi fatti osservali o sono contraddilorii, o non hanno tutte le condizioni volute per essere am- messi come validi. Di qui è die si è necessariamente ricondotti ai ragionamenti a priori. E intorno a ciò il sig. Presidente afferma, che non sa concepire come, a senso d'alcuni, possa parer più profìttcvole alla causa dell' intellello e della — H3 — ragione il metodo del silenzio piissivo anljiirniano, che (luello delle periodi- che conversazioni liladclliane II prof. Stcer vorreLbc pure che la vista degli altri detenuti e le impressioni del mutuo consorzio siano fonti perenni di soavi conforti al cervello del prigioniero nelle carceri di Aii])urn: conforti negati a coloro che trattati vengono cui metodo di Filadellia. Ma il sig. Presidente qui ri- •> pondo i ." Non trattarsi già ora di semplici conforti, ma di vera scuola da dare al cervello e all'intendimento gretto e rozzo per solito de' detenuti, la quale scuola certo non manca nel metodo (iladelfiano. ed è insufliciente nell' mi- liurnianu ù." Essere da distinguere tra le operazioni attive del cervello e delle facoltà animali e le passive. Queste, le passive, consistere principalmente in sensazioni senza gran reazione dello sjiirito, e certo essere più abbondanti nel metodo d'Aubui'n, ma valer meno a una retta educazione dell'animo; f|uelle. le attive, consistere precisamente nelle reazioni successive, o ante- riori dello spirito, il cui mezzo principale di manifestazione è la lucpiela, la quale mancando, anche le reazioni stesse kuiguiscono, ristanno e finalmente s'annullano. Inlaiidi sifl'allc reazioni attive essere d'importanza grande- mente maggiore pel prolitto dell'intelletto e della ragione, e darsi senza diilibio molto più nel metodo di Filadelfia, che in quello d'Auburn; quindi il primo metodo per questa parte doversi dire utile anziché no. il secondo meno utile od anche nocivo. In una tale sentenza convengono (piasi tutti. Aggiunge a confortarla il sig. Mompiani che nel sistema d'Auburn ad alterare la condizion cerebrale del detenuto deve concorrere il desiderio vivissimo di parlare, cocentemente eccitato dalla perenne vista de' suoi compagni e violentemente sempre re- presso; desiderio che dee reagire in modo nocivo sul cervello specialmente e finire o in uno stalo di irritazione mentale e morale, stato di esacerba- zionc continua dell' individuale carattere, o in un idiotismo indotto da dispe- razione, che si rifugge nell'inattività del pensiero Il sig. Presidente viene alla terza parte del 1 ([uesilo relativa 3." All'inllucnza igienica del sistema del silenzio sullo stato morale: e facilmente induce tutti o quasi tutti a coneludere ch'esso sistema è di gran lunga meno atto a moralizzare i detenuti del sistema opposto. — H4 — l)n (|uc$to I quesito passando al II che riguai-dn i continenti , senza axAiì conlroNcrsia si viene in accordo, che i medesimi nel metodo d'Au- Ijurn sono per lo meno tanto innocui alla salute per ogni riguardo (|uanto i liladelliani, o forse alcun poco più giovevoli per le sale |)iù vasic del co- mune trattenimento e de' luoghi più aperti pel passeggio: se non che ([uesli ultimi vantaggi sono poi bilanciati dalla maggiore facilità nel contrarre le malattie contagiose. Uopo di ciò, l'ora essendo già scorsa, la seduta è chiusa. Visto — // Presidente Prof. F. Okioi.i. // .Svgietuìiu Doti. T. Ribolì. ADlllVAIVZA DEL GIORNO 26 SETTEMBRE A, dia presenza de' membri inscritti nella tabella del giorno si è data let- tura del processo verbale della sessione antecedente, il quale è stato unani- memente approvato. Concessa la parola al co. Carlo Pctitti, accenna una sua dimenticanza del giorno di ieri, per la quale omise di parlare d'un'altra casa di detenzione esistente in Francia, quella di Fonlc\rault sotto la direzione del sig. llellot, ove è sottomesso a pubblica prova il sistema d'Auburn, e dove questo siste- ma produce ottimi efTetti: confessa però con ingenuità degna del filosofo, ch'essi polendosi attribuire del pari alla bontà primigenia del sistema o alla rara abilità del Direttore, il quale non risparmia cure personali perchè ogni cosa proceda nel miglior modo possibile, la felicità de' risultamenti ivi otte- nuti prova poco o nulla. Il sig. Presidente, dopo di avere riepilogato il sin qui fatto dalla Com- missione, fa osservare che manca pel completo esame del sistema d'Auburn la sola risposta relativa al III quesito, cioè (|uclla dell'influenza igienica sul corpo e sull'animo delle esercitazioni . E proponendo in primo luogo la qui- stione riguardo all' influenza sul corpo, trae facilmente tulli al suo partito, che è quello di confessare che niente manca da questo lato al sistema d'Au- burn per essere giudicato convcnientissimo, quanto alle sue esercitazioni, non solo a mantenere nello stato normale la sanità tisica dell'individuo, ma eziandio a vantaggiarla. Passa poscia alla II quislione in riguardo all'in- fluenza sullo spirilo, e qui comincia col manifestare egli stesso le sue perples- sità, presentandosi a lui come insuflìeicnti gli cscrcizii auburniani a generare quella cultura bastevole dello spirito e quella educazione del cuore, la quale è non pure utile, ma necessaria principalmente ai detenuti, che sono per la 29 — H6 — più parlo uomini d.'i un lalo rozzi, analfabeti, manranli d'ogni cultura (l'in- telletto, e dall'altro uomini spesso pervertili da lunga abitudine del vizio e facili a cedere al foco delle jiassioni mantenuto vivo per l'abbandono a eon- linuati disordini d'ogni genere. A meglio insinuare le proprie persuasioni nell'animo altrui, egli è tratto quasi a malincuore ad entrare nel campo di considerazioni metafisiche ana- loghe a (]uelle, nelle (juali dovette entrare nella seduta precedente. Cercò d'analizzare il valore della parola in quanto non par segno dell'idea, ma eziandio mezzo promotore e facilitatore della medesima. Ricordò a'stioi col- leghi, che ogni lavoro anche interiore dell' intendimento è fallo per parole interiormente quasi pronunciale anche quando la bocca si sia muta. Notò però che qucsl'inlerno parlare è siffattamente collegato col parlare esterno, che di leggeri il primo vien meno, se l'altro non lo provoca, non ne pro- cura l'abito, non ne crea la facilità, non ne fa nascere il bisogno e l'oc- casione . Egli si studia di provare con esempii che un mutismo anche volontario, massime se prolungalo al di là di eerti limiti, reagisce sulle facoltà razionali, disabitua dalla parola interiore anche i più abituali alla medesima, genera inerzia e lorpor nel cervello; com'era slato già discusso e convenuto nella sessione precedenle. Che se questo è in uomini già colli, già islrulli, già esperti nella difficile arte del parlare interno ed esterno; più è a dismisura d'uomini che di — Il doli. Pelrali legge una Memoria intilolata "Tcnlalivi di cura pel can- cro aperto", .\vvicne, egli ilice, talvolta neirauloplaslica che nei casi, in cui sopra parli rose da ulceri, sicno anche di natura maligne, si soprap- pongano lembi di cute, il lembo sano prenda l' innesto sulla parte cor- rosa e ne guarisca la maialila. Dietro questi falli Blandin pensò che la parte sana modilicas.sc per modo la parte anunalata da sanare in essa la maligna natura, e quindi pensò d'aiìplicarc questo processo d'auloplaslica alla cura del cancro aperto. Cosi fece il doli. Pelrali, che narra due storie in cui per siffatto processo ottenne la guarigione di duo cancri aperti. Nola come nelle due donne, che furono il soggetto delle sue osservazioni, vi fossero bensì i gravi dolori e tulli gli altri fenomeni che sogliono accompagnare le malattie del cancro aperto, ma non però v'avessero alterazioni di glandulc circostanti. Esportata tulla la parte morbosa, incisa la cule a triangolo, il cui vertice guardava l'ascella, e la base lo sterno, circa tre dita trasverse distante da esso, prolungò sopra e sotto la base del triangolo con due lince curve, onde ne risultarono due lembi triangolari con cui si potè covrire quasi pcrfclla- niente la piaga; poi colla cucitura e coi cerotti favori l'adesione dei lembi. Compiuta l'operazione, cessarono tosto i dolori, ed entrambe le ammalate furono condotte a perfetta salute, che da circa due anni si mantiene inalte- rata. Da questi due casi, benché felicemente riusciti, non vuol però che si tragga conclusione di sorta. Desidera che si moltiplichi assai il loro numero. .Solamente propone il quesito, se nei casi in cui il cancro aperto non mostra inllucnza sulle glandulc circostanti, esso debba credersi malattia locale e su- scettibile d'operazione. Il sig. Secondi aggiunge aver egli pure osservalo casi in cui, quando alla malattia non partecipavano le gianduia, si potè ottenere la guarigione: e il doti. Sanlcllo adduce un esempio d'un individuo guarito anche nel caso in cui le glandulc moslravansi affette. Il Vice-Presidente ammette egli pure l'utilità della operazione quando non v'abbiano partecipazioni glandulari: il prof. Gandolfi pm'c è di questo avviso, e pensa col sig. Secondi che debba essere utile dopo l'operazione una cura interna, la quale non par gran fatto necessaria al doti. Bianchessi, perchè, egli dice, s'ignora che esistano rimcdii alti a curare lo scirro; al che gli altri soggiungono conoscersi benissimo rimcdii atti a combatterne le predisposizioni. Il prof. Gandolfi opina essere lo scirro un deposilo d'umore — { 37 — innocente, che per l'influenza dell'età convcrlcsi in scirro: il sig. Secondi opina al contrario dipendere da deficienza d'elasticità dei vasi. Il dott. Asson domanda |>cr qual processo jwssa avvenire che il lembo ^i cute sana conduca a salute la |)iaga cancrenosa: al che il dott. Petrali ri- sponde che ciò s'ignora, ma che forse potrebbe essere per ciò che i vnseliini della cute sana inducessero a normale secrezione quelli delia piaga. Visto — // Fke-Prcsidfnte Prof. Cav. G. Rossi. // Segretario Dott. P Faiuo. DEL GIORNO n SETTEMBRE JLictlo ed approvalo il processo verbale, il prof. Pacini legge una Me- moria intitolala n Ragguaglio anatomico -fisiologico intorno ad un mostro umano " . Dopo aver mostrato essere la teratologia scienza moderna, accenna i Ire periodi spettanti alla storia del suo processo, il quale oggidì ha ridotto lutti i mostri ad un tipo comune, e considera in essi l'unilh dell'organica com- posizione e del ritardato sviluppo ora d'alcuni soltanto ed ora di moltissimi organi del corpo; laonde alcuni di essi conservano lo sviluppamenlo dell'età prima od embrionale fino al termine della vita interna -uterina, ed altri in- vece giungono a (jucllo dell'età più matura e fetale. Al che s'aggiunge aver lo studio del sistema vascolare rischiarala l'origine dei mostri per eccesso di parti, ed esservi stabilita la legge che i mostri doppii sono uniti fra loro per superficie di parti simili, cioè a dire il fianco dell'uno essere sempre at- taccalo al fianco dell'altro ec. Dette le quali cose narra di due mostri di cui il maggiore, una bambina otlimeslrc, portavasi attaccato un altro di gran lunga, per volume e conformazione, differente. Se nel primo apparivano 01- gani insolili e per islrullura notevoli, il secondo rassomigliava ad un quarto di aborto. 11 maggiore, 0 la femmina, nacque vivo e tale durò per alcuni minuti, per cui fu possibile il battesimo. Alla regione del perineo questa bambina aveva attaccata trasversalmente una piccola parie d'un feto, che pel suo volume si sarebbe detto di circa tre mesi . Era della configurazione di (lue tumori aventi sembianze di natiche, dal superiore de' (juali nasceva un membro addominale composto di coscia e di gamba. Molte altre parti- colarità con esattezza anatomica e fisiologica vengono in seguilo nella de- — 189 — scrizione di questi mostri, il primo de' quali è detto dal professore appar- tenente agli uiiilarii e l'altro agli anidiani. Facendosi poi a ragionare li- siologieamentc sulla natura di questi mostri, propone alcuni quesiti, e sono: ■1 ." Se tra i germi dei due mostri sia nata compenetrazione. 2." Se la parte dcll'un feto posta attraverso di quella dell'altro fosse il rimasuglio d'un essere perfetto. 3." Se, ammessa la compenetrazione, il minore de' due germi sia rima- sto entro la cisti fetale per esserne espulso e scendere nel perineo, rima- nendo entro allo stesso sacco l'osso cosciale del germe meno sviluppato. 4.° In tale supposizione, donde trasse la nutrizione il mostro anidiano? 5." Per qual forza l'anidiano fu espulso dal sacco? Adduce varie ragioni da cui è dimostro, ch'egli inclina ad anmicttere la teoria della compenetrazione. Si offre quindi l'egregio professore di rendere ostensibili ([ucsli mostri agli Scienziati che nel venturo Congresso conver- ranno in Lucca, dove gl'invita con gentili parole, assicurando loro la più desiderata accoglienza. L'assemblea rimeritò di applauso le cortesi e nobili espressioni del prof. Paci ni. Il dolt. Asson Michelangelo legge le sue "Osservazioni sulla operazione della bottoniera.-'. Premesso che nei casi di stringimenti uretrali insuperabili con altri mezzi, e versando l'infermo in grave pericolo debba la puntura ipogastrica della vescica essere generalmente preferita al cateterismo forzato e alla bot- toniera, e fatta qualche osservazione sul processo per questa proposto da Amussat, in cui si porla l'incisione sull'uretra membranosa, sede ordinaria dello stringimento, adduce un caso nel quale per molte ragioni do^■è prefe- rire la bottoniera. Risulta da queste che tale ultima operazione debba essere prescelta 1 ." Quando si voglia ottenere la guarigione dello slriiigimento, alla quale la puntura ipogastrica non provvede. 2." Nei casi in cui la flogosi antica o ripetuta della eisti orinosa rende pericoloso praticarvi una puntura o lasciarvi una cannula. 3." In quella In cui de' hocchi mucosi addensati arrestandosi nell'uretra cagionano passaggeri accessi d' i-scuria lino all'uscita del muco, ma gravi e dolorosissimi come fu nel caso addotto. 32 — 140 — Siiiciiiic pili laholla può acfadcre che, eseguilo il primo luglio della bottoiiiern. non si possa col secondo allraversare |ìer niun modo lo strin- i^imcnlo afline di toglierlo, cosi propone in tal caso di portar l'incisione sulla problata. facendosi strada ad essa per lo spazio bulbo-rettale onde in- cidere lo stringimento o subito o consecutivamente. Di tale processo dà una melodica descrizione sui dati anatomici. Il prof, l'acini richiamando le ragioni addotte nel Congresso l'iorenlino contro la siringazione forzata, crede ch"esse possano valere a combattere il metodo della bottoniera, anche date le modilieazioni proposte da Amussai e dal doli. Asson, perchè vuol che si noli essere la bottoniera pur sempre una grave operazione, e quindi esser meglio adottare la dilatazione graduata dcH'urcti'a. e ([ucsta scudo impossibile, ricorrere alla puntura della vescica. iNonpcrlanto il iirof. l'acini dice che nel caso in cui si dovesse fare la bot- toniera, approva il metodo proposto dal doli. Asson nelle circostanze da lui enunciale. Il sig. Vice -Presidente crede di definir meglio la quistione riducen- dola a questi precisi termini. Si domanda, egli dice, se nei casi estremi, esaurito ogni altro mezzo, la bottoniera sia preferibile alla puntura della vescica. 11 doli. Asson, rispondendo al Vice -Presidente e al prof. Paeini, fa notare avere anch' egli nella letta Memoria data la preferenza alla pun- tura della vescica, nella generalità dei casi, a ciò indotto dalle stesse ri- flessioni del prof. Paeini; doversi però in qualche caso eccezionale ricor- rere alla bottoniera; a dimostrare la qual cosa richiamò l'attenzione del Vice-Presidente e del prof. Paeini alle ragioni già esposte nella sua Me- moria. Il prof. Paeini, e con esso il sig. Vice-Presidente, conviene che la botto- niera debba adottarsi qual metodo eccezionale; il che appunto soggiungeva aver egli pure dimostralo il doli. Asson. Il sig. Secondi soi'ge a ripigliare le discussioni relativamente alle molte qnistioni a\venute sulla Memoria del doti. Bresciani. Non essendosi in modo preciso manifestala, così egli dice, su tale argomento l'opinione dell'assem- blea, propone alla stessa da risolvere il seguente quesito: Se siasi da pre- scegliere il semplice taglio dell'uretra membranosa, e, dopo l'ispezione del calcolo, la dilatazione della prostala: oppure, se cogli attuali mezzi della — U I — cliirurjJ!Ìii misurali i cali'oli, iltl)l)asi preferire un taglio proporzionale del- l'uretra e della prostala al voluuie del calcolo stesso. Il doli. Pctrali e con esso il doli. Luca fanno osservare che se fosse vero che col taglio della sola uretra membranosa fosse impossibile pene- trare col dito nel collo della vescica, come aveva fatto notare il sig. Viec- Prcsidente, il metodo del dott. Bresciani sarebbe giudicato, e ((uindi reste- rebbe inutile ogni proposto (piesito. Allora il sig. Vice-Presidente conchiuse die meglio sarebbe eleggere una Commissione onde sul cadavere verificasse ciò che il doli. Pctrali, il doli. de Luca, egli stesso e molti altri sostenevano: e la Commissione sul fatto fu nominata nei sigg. prof. Signoroni in qualità di Presidente, prof. Pacini, prof. Cortese, dott. Pctrali, dott. Asson, dott. Benvenuti. Il Vice-Presidente pregò il dolt. Bresciani ad assistere ai lavori della Com- missione. In seguito il sig. Vice- Presidente propone che l'assemblea si volesse occupare d'alcuni argomenti speciali, di cui egli ne accenna due, e sono i seguenti. 1 ." Riconosciuto in una donna incinta da pochi mesi il diametro sa- cro-pubico essere di due pollici e mezzo ed anche meno, si deve egli pro- curare il parto immaturo al settimo mese, od eseguire la isterotomia late- rale, o la |)ubitomia del Galbiatti (0 al nono mese nel secondo stadio del parto ; 2." L'iscuria che (piasi improvvisamente assale i vecchi è realmente ef- fetto di paralisi della vescica orinarla? (intendendo per paralisi la mancanza di azione nerveo-muscolare, nel senso in cui generalmente è adottata que- sta parola). Il prof. Pacini propone egli pure altri quesiti, che sono i seguenti. I ." Se nei tumori erettili congeniti sieuo preferibili le iniezioni di so- stanze irritanti nel \ilii|)po dei vasi, da cui sono formali, ad ogni allro me- todo operativo, oppure in quali casi esse meritino la preferenza. 2." Se l'acopuMtura negli idroceli non mollo antichi della vaginale del testicolo sia preferibile agli altri metodi di cui'a radicale. (!) Il dott. Vito di Napoli vuol clic si avverta essere il Galbiatti quegli che aveva pro- posta la pubitomia e non il Cattolica, come per errore era stato da prima annunziato dal sig. Vice-Presidente. — iA2 — Furon prescnlate all'udienza le opere seguenti: dal sig. Ballardini «Casi di kgalura di grandi arterie del corpo umano »• dal prof. Corliceili "In- lonii) allo scirro ed al cancro. Memoria premiata dalla Società medico-chi- rurgica di Bologna « . Visto — // P^ice-Presidente Prof. Cav. G. Rossi. // Segretario Doli. P. F.*nio. ADUNANZA DEL GIORNO 22 SETTEMBRE Inetto ed approvalo il processo verbale, il sig. BiancheUi Vincenzo, chi- rurgo operatore in Monlagnana, legge «Sopra una pinzetta vescicale per estrarre i corpi flessibili metallici dalla vescica delle donne». Il vantaggio che l'autore dimostrò avere la propria pinzetta sopra le altre, a tale scoi» immaginate, si è quello di nascondere il corpo straniero flessibile in un astuccio di ferro, sicché non porti lesione alcuna nell'atto dell'estra- zione. Oltre a ciò l'autore vendica a sé la priorità dell' invenzione di sifTatta pinzetta, di cui diede già pubblica notizia fino dall'anno 1835. Questo stro- raento é composto d'una cannula entro a cui scorre la pinzetta, che per apposito meccanismo si apre e si chiude in due branche dentate, con cui af- ferrato il corpo flessibile, lo trae mediante una vite e lo nasconde con sé entro la cannula. Appoggia l'utilità della sua invenzione a operazioni proprie e d'altri, e ripete alcuni dimostrativi sperimenti innanzi all'assemblea. Il Vice-Presidente chiede se questa pinzetta la si tenga preferibile alle già conosciute. Intorno a ciò sorgono alcune discussioni, dopo le quali l'as- semblea decide che avendo questa sulle altre il vantaggio d'estrarre il corpo straniero nascondendolo entro sé stessa, è preferibile alle altre pei corpi fles- sibili indicati dal sig. Bianchetti; al che il Vice-Presidente aggiunge poter esser alta anche a rompere i corpi frangibili e ad estrarne i frammenti, e conchiude che lo strumento del sig. Bianchetti merita d'esser lodato, al che fa plauso l'assemblea. Il sig. dott. Giovanni Rampinclli di Bergamo legge una Memoria "Sul- l'uso delle fascio o bendaggi imbevuti di dcsterina preferito in Francia ai soliti apparecchi per contener le fratture » . — 14 4 — Dcsci'itlo brevemente l'appareccliio e il modo d'applicarlo, adduce molli fatti di cui fu testimonio nei grandi spedali di Parigi, ne' quali tale appa- irccliio si usa con mollo prolillo da liiniidin. Roux. Volpeau. Gcr(l\ . Larey il (iglio e Lisfranc; e dopo a\t're accennali parecchi casi di fralluiv riuscite, mediante quell'apparecchio, ad esili felicissimi, vuol che si noli ch'egli non intende già di dir cose nuove, ma si bene cose tali, che ai cliiruighi ancor dissenzienti su questo argomento inspirino in questo nuovo mezzo chirur- gico maggior couddenza. Il sig. Vice-Presidente trasse occasione da questa lettura a promovere le discussioni su lai punto iniporlanle di pratica colla seguente domanda: E egli preferibile l'apparecchio inamovibile mediante la deslcrina o l'amido a quello della rete metallica del Mayor? Il (Ioli, liiaiichessi crede assai opportuno il discutere sull'utilità di tal metodo, adducendo in proposito come qualche chirurgo lo voglia solamente applicabile nelle fratture semplici, Irasverse, senza turgore o lacerazioni. 11 sig. Yicc-Prcsidente dice che sebbene egli stesso non abbia mai usalo di tal metodo, lo ha veduto però praticato dai chirurghi dello spedale di Parma, dove produsse alcuni inconvenienti, cioè cancrena quando lo si ap- plicò all'arto tumefatto, e un vuoto tra l'arto e l'apparecchio quando Tarlo era tumefatto irregolarnicnle:, laonde preferirebbe la rete metallica del Mayor che si può chiudere e rallentare secondo i bisogni. Il dolt. Asson loda i vantaggi da sé veduti dell'apparecchio inamidalo applicato col metodo del Laugier nelle fratture semplici senza gonliezza od altre complicazioni. Accenna ad un caso in cui, usalo nelle circostanze di complicazioni, diede luogo a gravi suppurazioni e a earie dell'osso, onde fu forza levarlo. Mola l'osservazione d'alcuni che coU'apparccchio inamovibile del Larey si trovano al levar dell 'apparecchio non riuniti i frammenti ossei. Ciò promosse alcune dispule sulla causa di questo fatto, che alcuni attribin'- scono all'insufficiente grado d'infiammazione, altri al vuoto rimasto tra l'arto e l'apparecchio. Il prof. Arrighclli dubita esser facile che l'apparecchio ina- movibile non sia stato posto in opera con tutte le cautele necessarie, dal che dipendono gl'inconvenienti di cui lo si accusa; quindi espone la felicità della sua pratica e di quella d'altri chirurghi di Genova, dovuta alle precau- zioni che accenna aver apprese dallo stesso assistente del prof. Setin. Indi- cate le cautele con cui si deve eseguire la fasciatura e spalmar le fascio del — H 5 — glutine d'aiiiiclu u di dcslcriiia, vuol cIil- »i noli, che rui)bÌL-zionc fuKa n lai metodo, die cioè non permeila in easu di bisogno la riiiiozione dell' apparee- cliio, ù un'ubbiezione falsa, poiché mediante alcune apposite cesoie lo si può tagliare, e lo si può quindi o restringere o dilatare a norma del caso: pone innanzi la maggior utilità di questo mezzo nei pazzi, nei fanciulli, negli in- diNÌdui delle campagne ce. Il prof. Paciiii domanda al prof. Arrighetti se credesse applicabile lap- parecchio inamidato subito dopo la frattura, prima che avvenga il turgore o r inlianmiazione dell'arto, o se fosse meglio aspettare quattro o cinque giorni dojio l'avvenuta frattura. Il prof. Arrighetti dice che quantunque l'assistente del doti. Setin cre- desse applicabile l'apparecchio anche immediatamente dopo la frattura nella speranza clic la compressione valga anzi ad impedire la tumefazione o la flo- gosi, egli è di parere che sarebbe prudenza l'aspettare (|ualclie tempo. Il sig. doli, liianchessi domanda se fosse applicabile l'apparecchio anche nei casi di fratture con lacerazione, o nelle fratture complicate; al che il prof. Arrighetti risponde potersi applicar benissimo nel primo caso lasciando nell'apparec- chio alcune feneslrc corrispondenti alle lacerazioni, e che nelle fratture ob- bliquc si dovrebbe applicar l'estensione permanente all'arto (ino che ra[>pa- rccchio sia consolidato: e il dolt. Bianchessi replicò come nei casi di lacera- zioni molto estese non gli pareva che le fenestre nell'apparecchio potessero esser bastcvoli; nella qual circostanza il prof. Arrighetti concede che si debba levarle. Il prof. Signoroni loda l'apparecchio siccome mezzo uniformemente e dolcemente contentivo, che più d'ogn'altro s'adatta alla forma dell'arto, me- glio previene i movimenti volontarìi e iavolontarii : del che fu convinto dallo stesso assistente di Setin, il doti. Pigooiat, e poscia dai fatti da lui medesimo osservati. Riguardo a ciò, e più ancora alla facilità con cui si possono, me- diante le fenestre, curare le lacerazioni o le contusioni, osservando che tale apparecchio è il meno incomodo all'ammalato, crede che, tranne il caso di estesissime lacerazioni e contusioDJ, sia questo preferibile agli altri mezzi ordinari i. 11 sig. Vice-Presidente osserva che, posto il caso di dar la preferenza al- l'apparecchio inamovibile, sarà meglio prescegliere quello della rete metallica di Major, il cui apparecchio si può stringere e rallentare a norma dei casi; — <46 — al che il prof. Arrighclti oppone parergli che col metodo di Mayor non si possa oitcnti-e una compressione imifornie; e a ciò il sig. Vicc-Presidenle risiionde jiolcr assicurare per esperienza che la compressione riesce benissi- mo uuirornie, e che anche nel caso si applicasse l'apparecchio di Mayor al braccio per la fi'allura dell'omero, il rimanente del braccio si può fasciare coll'ordinaria fasciatura espulsiva. Visto — // Fice-Presidentc Trof. Cav. G. Rossi. Il Segretario Dott. 1'. Fahio. ADUNANZA DEL GIORNO 2! SETTEMBRE Lictto e approvato il processo verbale, il sig. Vice-Presidente pregò il prof. Signoroni a mostrare all'assemblea le cesoie ossivore da lui inventale, sendocliè, egli dice, sarebbe utile che si conoscesse questo strumento prima che fosse mossa la quistione in cui si parlerà della pubitomia del Galbiatti. per la quale operazione, se venisse adottata in chirurgia, quello cesoie potreb- bero venire opporlunissime. Al che gentilmente annuisce il prof. Signoroni. Il doli. Fumiani si fa a ripigliar la quistione intorno all'invenzione della pinzetta vescicale del sig. Bianchetti , e dice di dubitare che la priorità della scoperta non sia dovuta, invece che al Bianchetti, al doti. Collini, il quale a tal fine aveva proposto un uncino gucrnito d'una cannula in cui si potevano nascondere i corpi metallici flessibili, come consta dalla sua tesi pubblicala per la laurea. Il sig. Bianchetti dice avere egli pure citato lo strumento e la Memoria del doti. Collini, avvertendo che quello strumento, oltreché affalto diverso dal proprio, non fu nemmeno mai posto in uso: quello consistere in un un- cino munito di guaina, e il proprio in una pinzetta a branche dentale, mu- nite di cannula, la diversità de' quali due strumenti e la preferenza da darsi alla pinzetta del Bianchetti sulle altre il sig. Vice-Presidenle confermò chiu- dendo la discussione Il doli. Gandolfi di Modena è invitato dal sig. Vice-Presidente a leggerr un sunto de' suoi pensamenti intorno allo scirro ed al cancro. Coniincia dal discorrere delle varie opinioni inturno alla genesi del medesimo, e ne fa analisi: quindi propone stringatamente le proprie dottrine e sono: che lo scirro ed il cancro derivano eduto che la recidiva dello scirro operalo sia meno frequente dai sessanl'anni ai novanta, che dai quarantacinque ai sessanta^ ciò che sa- l'ebbe un fatto in appoggio delle opinioni del dott. Gandolfi. Il prof -Signo- roni fa riOcltere che dopo l'età dei sessanl'anni le operate non hanno lunga vita, e quindi l'osservazione è difficile; al che risponde il sig. Vice-Presidente, che siccome la recidiva avviene non più tardi di un anno o poco più dopo l'operazione, cosi tali osservazioni non le crede molto difficili. Visto — // Fice-Presidenlc Prof Cav. G. Ro.s.si. // Segretui iu Uolt. P. Fabio. ADITSA^ZA DEL GIORNO n SETTEMBRE kji legge e si approva il processo verbale. Dopo di che it cav. doli Lo- renzo Rossi di Venezia è invitalo alla lettura del suo discorso intilolulu » In- vestigazione se fosse possibile di rendere ancora più profitlevolc il medico insegnamento". Toccate le vicende delle mediche istituzioni relalivanienle alle varie circostanze dei tempi, ai prcgiudizii, alle opinioni e al dominio sfuggevole de' sistemi, parla de'varii metodi che oggi rendono fiorenti le scuole, e accenna a que' modi con cui si potrebbe conseguir da essi forse ancora maggiori vantaggi. Dichiara che il solo desiderio d'esporre all'assem- blea quelle pratiche, che potessero rendere più perfetta la scienza mediante la possibile perfezione del metodo d'insegnamento, lo ha messo a tal prova . 11 Vice-Presidente, lodando la saviezza delle cose proposte dal cav. doli. Lorenzo Rossi, si compiace di iwtergli far osservare che molti de' suoi desi- deri! sono compiuti ed Iianno giù effetto nelle nostre maggiori scuole, come sono specialmente quelle di Padova, di Pavia, di Parma, di Firenze e di Pisa. Il sig dott. Trieste comunica due casi d'amaurosi; nell'uno completa, nell'altro incompleta. Il primo accadde in una fanciulla di quattro anni che in (lucll'età divenne conq)lelamente amaurolica dall'occhio destro, e in se- guito a grado a grado l'amaurosi colse anche il sinistro, sicché a dodici anni si poteva dire quasi affatto cieca. L'individuo era a non dubbie prove scrofoloso, per cui nella scelta del metodo si diede la preferenza ai mercuriali uniti alle preparazioni iodate, spingendone la dose gradatamente durante lo spazio di sette mesi da un ot- tavo di sublimato e sei grani di ioduro di potassio sino a un grano e tre quarti del primo, e a trcnlasei grani del secondo presi nella giornata. L'ai- — 152 — In» Mso avNPiino in una cjioviiie ddllro vcnli anni, scrofolosa essa pure, in cui lo stesso regime curaliso produsse i niudesimi eflelli. Il prof Pacini domandò se dall'uso di quelle dosi (anio ele\atc ili mer- curio, e specialmenlc di iodio, non fossero conseguile alrofic glanilulari : e vorrebbe che la storia di questi casi non dovesse rendere i chirurglii troppo arditi ncll'usarc di si potenti rimedi!, dall'abuso de' quali ha letto e veduto originati deplorabili cITelti. .Anche il sig. doti. Santello vuol che si vada guardinghi nell'uso di tali preparazioni: e adduce fatti, in cui le dosi troppo elevate dei mercuriali tor- narono assai dannose . Il sig doti. Trieste però assicura che nei due casi narrati non ebbe luogo né atrofia, né alcun molesto fenomeno; ciò che gli pareva essere slato non difficile a dover succedere, perchè le dosi furono con gradazione accre- sciute durante lo spazio d'alcuni mesi . Nonpertanto il prof Pacini ripete che quei due casi non devono autorizzare i chirurghi ad usare con troppo ardire del mercurio e dell' iodio Il prof. Signoroni, lodando le idee di cautela del prof. Pacini e del doti. Santello, dice com'egli pure un tempo nella clinica spingeva il mercurio ad alte dosi, ed aggiunge risultare dalla sua clinica pratica che le moderate dosi dei preparati mercm'iali tornano più vantaggiose che le ardite, colle quali o si fa male o si gitta il rimedio: e il doli. Mugna riflette che forse nei casi narrati dal sig. doli. Trieste il mercurio e l'iodio furono assai tollerati, per- chè nella loro amministrazione era nata una decomposizione per effetto della loro miscela. Il sig. doli. Marzuttini Giambattista di Spilimbergo legge sopra un modo d'estrarre qualunque pietra dalla vescica . Falla distinzione degli operatori in due classi, in quelli cioè che parteggiano pel taglio per quantunque esteso fino al corpo della vescica, e negli altri che tulio fidano nella dila- tazione; discorsi i vantaggi e i danni dell'un metodo e dell'allro, propone come migliore e più ragionevole quello per cui nell'alto dell'operazione si projmrziona il taglio, ossia quello per cui si pone in ragione l'ampiezza del- l'uscita al \olume del calcolo. Narra come, attenendosi a queste norme, di quarantadue pietranti ch'egli operò due soli sieno periti, e quest'esito for- tunato attribuisce alla valida cura antidogistica preparatoria e conscguente all'operazione. Dice come di quaranta operati, trenta lo furono col metodo - 153 - di (Jlicst'ldcn, senza parlicohir scelta di slruiiicnlu. Onde poi pruiiorziuiiaro l'ampiezza della ferita ad ogni pietra, per quanto Noluniinusa, prupuue che, lattu il pi'iinu taglio, giusta il seeundo uielodu di Cheseidcn, a nuriua del volume del calcolo, un altro taglio interno laterale destro si faccia in senso opposto al primo:, che se neppur ijucslo non permettesse l'uscita del calcolo, un terzo taglio si tenti; e se il terzo non è sufliciente, si compia il ({uartu in direzione contraria del terzo. Descritto con esattezza questo processo ope- rativo, narrati ì buoni eITctti che ottenne, parlò d'alcune op|)osizioni che gli si potrebbero fare, e dichiarò che fra non molto ei si pro])one di pubblicar i suoi pensamenti intorno a (jueslo argomento. Parlò in seguilo d un taglio bilaterale, da lui nominato antcriurc e messo in pratica in alcuni casi sol- tanto, poiché lo riguarda come un metodo eccezionale. Il Vice-Presidente fa osservare che ()uesl'ullinio metodo si potrebbe dire il metodo bilaterale di .Scarpa col taglio quasi tras\erso, jicrieoloso per la ferita dell'arteria pudenda comune, di cui però si |)olrebbe usare nei casi di piccole pietre. Il dott Marzuttini avvisa che la ferita dell'arteria pudenda comune si schivi abbas- sando lo siringonc contro il retto intestino nell'atto d'entrare in vescica, e die se .Molina, Solerà e Roux cavarono grossi calcoli col rjorfjciet dello Scar- pa, ciò tanto più si può fare (piando siffatto strumento sia reso ambitagliente. Il prof. Pacini chiede se non fosse più utile nel caso di pietre volumi- nose, anziché |>raticar molli tagli, frangere in quella vece la pietra collo strumento di llcurteloup: nel che il Vice-Presidente e il prof. Signoroni con- sentono unanimi. 11 dott. .Marzuttini però teme che non si possa franger la pietra ed estrarne i frammenti senza troppi maneggi, in cui sia facile pizzi- car la vescica colle reiterate introduzioni del dito o delle tanaglie; lo che non par cosi facile al sig. Vice-Presidente e al prof Signoroni Il sig. dott. Petrali legge una bre\e scrittura sopra alcune tenotomie sotlixiutanec per piedi torli. Mostra come in tutte le slogature, che tali sono il piede torlo e le analoghe deformità, si hanno sempre le stesse indicazioni ad adempiere, cioè riporre o colla mano o colle macchine le ossa lussate o quasi lussate al loro posto e mantenersele. A ciò sono ostacolo i muscoli, i lendini, le aponeurosi, i legamenli: ostacolo clic sa vincere ad un sol tratto col taglio la moderna chirurgia, rimettendo poi, come si disse, u colle mac- chine o colla mano le partì al luogo loro naturale. Stabilisce la foratola ge- nerale per l'azione delle macchine, ed é la seguente: agire sempre in senso — 154 — iinerso e liiclro lo curve della flessione morbosa: dividere l'iusionc dogli apparecchi in tanti sistemi d'a/.iono. quante sono le parti articolate dello sche- letro su cui vuoisi operare. Accennalo com'egli primo nell'Italia seltontrio- nale si facesse ad eseguire le tcnotomie con forlunalo successo, presentò i varii modelli in plastica che fece trarre e prima e dopo l'operazione; e a recar lo provo doi felici suoi ortopedici tenlali\i, mostrò alcuni individui in cui l'esito dell'oporaziono si vide per tal modo compiuto, che l'assemblea felicitò d'unanime applauso l'operatore, sicché il Vice-l'residente gli diresse lusinghiero parole, e disse com'abbia la chirurgia a rallegrarsi anche in ciò d'un nuovo trionfo, e come l'ortopedia anche in Italia si possa gloriare di progrossi non inferiori a quelli delle altre nazioni. Visto — // f'ko-Prrxidentp Prof. Cav. G Rossi. // Segretario Doti. P. Fabio. ADlTVAiVZA DEL Clio UNO 2tì SETTEMBRE Lello e approvato il processo verbale, il sig. doli. Pielro f uuiiani legge la sua Memoria che ha per lilolo «Delle fistole cisto-vaginali, e di un nuovo processo operativo per la cura radicale». Dopo di aver accennalo come questo argomento sia stato discusso nel Congresso di Firenze senza che nulla di positivo sia colà stato conchiuso, si propose il doti. Fumiani 1." D'investigare quali sieno gli ostacoli che si frappongono al buon esilo costante delle operazioni intraprese per ottener la guarigione delle fi- stole cisto-vaginali. 2." Di scegliere i mezzi più idonei a superarli. Stabili esser quattro i principali ostacoli, cioè • ."L'incertezza de' chirurghi nella scelta tra il caustico e il taglio per ravvivare i margini fistolosi. 2° La mancanza di un processo operativo che offra fisica sicurezza della ]icrfella cruentazione di tutta la fistolosa aperlui'a. 3." Il non avervi fra i molti un sicuro espediente per mantenere a mu- tuo contatto i labbri ravvicinati. 4." La sonmia difficolta, per non dire im|X)ssibililà. di tener lontana l'orina dall'ostie fistoloso dopo d'averne ravvicinati i margini. Quanto al primo, indicate le circostanze favorevoli all'unione immediata, stabili che debbasi preferire la cruentazione col taglio, con cui si ottiene una ferita semplice, reeciile, regolare:, circostanze che facilitano la riunione. Quanto al secondo, fece conoscere d'essersi prefisso di esportare tutto intiero il margine calloso della fistola sotto forma di anello ellittico in nes- sim punto interrotto. 34 — <56 — Per maiilpncrc a conlatto i margini criK'iiti, dopo di aver analizzati i molti melodi immaginati ed eseguiti dal Malagodi, da Roux, da Lervzischi, da Lalicmand, da Dupu) tien, da I.augier, da Dubois, da Erhmann ec, ed indicatine gl'inconvenienti, si mostrò propenso a dare la preferenza alla sutura ineavieehiata, perchè la moderala pressione esercitata dai due piccoli cilindretti sulla membrana vaginale riesce innocua, né può mai produrre sti- ramenti e molto meno lacerazioni, in quanto che l'azione dei (ili viene eser- citata sui cilindretti esclusivamente. Ad impedire finalmente, per quanto è jwssibile, che l'orina si avvicini ai margini posti a contatto e fra essi s'in- filtri, confessa di non saper suggerire altro mezzo fuorché quello di dare al- l'operata tale positura, per cui l'orina si raccolga più lontano eh' è possibile dal luogo operalo, per esempio, ad un dei lati della vescica e verso il suo alto fondo, dandole esito di frequente con grossa siringa di gomma elasti- ca, mantenuta anche a permanenza entro a (jucl viscere, qualora possa esser tollerata. Dopo aver fatto cenno di un particolare meccanismo indicato a tale scopo dal prof. Signoroni, invitò i membri ad occuparsi di questo punto, dal quale dipende in gran parte il buon esito dell'operazione. Ciò premesso, fece conoscere gl'istrumenti dei quali si servi per eseguire la cruentazione, e ne descrisse il processo operativo. Gl'istromenti sono i seguenti. i .° Una guida di legno duro, lunga otto o nove pollici, sei dei quali ne costituiscono il manico; metà è di forma (juadrangolare, susseguita da altra mela cilindrica, avente il diametro di tre in quattro linee. Il rimanente del- l'intiera lunghezza è conformalo in piccolo fuso schiacciato terminando alla foggia di questo. Una delle due faccie è piana ed eguale, l'altra profonda- mente solcata nel mezzo in direzione del suo asse longitudinale. 2.° Due coltelli curvi per incominciare la cruentazione. .\ questo scopo indicò prestarsi ottimamente due tonsilotomi se la fìstola è trasversa, ed un bislurino convesso ordinario se longitudinale 3.° Una forbice ad angolo leggermente ottuso nel primo caso e retta nel secondo, nel quale occorre eziandio un bisturino bottonaio a lama stretta, quale sarebbe, per esempio, l'erniotomo. 4 " Un uncino ottuso. Introdotta la guida entro la fistola in modo, che il labbro posteriore si appoggi sulla faccia piana, e sollevatolo alquanto, col tonsilotomo destro — 157 — fa un incisione profonda fin Milla j,'ui(la lunghesso il margine di quello, dislantc una linea all' incirca dall'orlo libero. Ciò fallo, passa l'uncino ot- tuso entro alla praticata incisione, e tenendo dolcemente innalzalo l'orlo, prolunga colla forbice indicala l'incisione fino al di là dell'angolo destro della morbosa apertura, e fa f|iiiii(li allrcttanlo al lato sinistro. Cruentala coiì la metà posteriore, iiiiruduce la guida per l'uretra (in sotto al uiargine fisto- loso anteriore, che incide egualmente coll'altro tonsilotomo. e procedendo nella stessa maniera compie l'incisione a destra e a sinistra in modo, che si unisca ad angolo in ambi i lati con quella del labbro posteriore: dopo di che, appeso all'uncino, ritira dalla vagina tutto intiero l'orlo fistoloso sotto forma di anello ellillino. Sicuro per tal modo della totale cruentazione, si fa a compiere la sutura. che rese di più facile esecuzione adoperando un ago elastico alla foggia di quello di Desault, av\erleudo di far passare tanti fili, (|uanti si credono ne- cessarii prima pel labbro posteriore, quindi per l'anteriore, servendosi della guida di legno introdotta per la vagina pel primo, e per l'uretra pel secon- do, eolla solcatura rivolta verso i punti da perforarsi, dovendo questa ser- vire a dirigere il passaggio dell'ago. Introdotti per tal modo i fili, si anno- dano seguendo le norme ordinarie per la sutura inca's icchiala. Trattandosi di fistola longitudinale, il processo di cruentazione è alquanto diverso, ma però più semplice. Introdotta la guida di legno per l'uretra fino sotto ai margini da cruentarsi, pratica egli l'incisione a destra ed a sinistra con bisturiuo convesso in senso verticale; e servendosi egualmente dell'aiuto dell'uncino ottuso, prolunga all' insù prima l'una e poi l'altra colla forbice retta, finche si uniscano ad angolo retto, e quindi col bisturino bottonaio fa che in cgual modo s'incontrino anche inferiormente; il che ottenuto, egual- mente intiero ritira l'orlo calloso della fistola appeso all'uncino. Con questo processo il sig. doti. Pietro Fumiani dice d aver eseguite due operazioni, e confessa pci'ò che una delle due operale restò fistolosa. Osser\an- 'Caso partico- lare ostetrico cbe richiese l'invenzione d'uno strumento chirurgico". Tale strumento .servì per asportare entro l'utero un ampio tumore cistico ade- rente all'osso sacro del feto, onde era impedito il parlo. Il sig. Vice-Presi- dente dice parole di lode intorno a questa operetta. In seguito il Vice-Presidente medesimo parla di due storie manoscritte, inviate al Congresso dal chirurgo sig. Bertani di Venezia. In una è descritto un mostro che può offrire materia a fisiologiche indagini. Nell'altra narrasi il caso di parecchi aghi estratti senza alcun danno da una mammella. Quindi il (loft, di' Luca fa lettura del seguente rapporto della Commissione incari- cala di es;iininare il pelvimelro interno del doli. Capezzi. Esaminato il pelvimelro del sig. Capezzi, in gran parte modellato su quello di (battoli, sopra di (|ueslo ha il vantaggio di potere con più facilità misurare i diametri trasversi ed obbliqui, mediante la divaricazione delle due l)ran<'he. Per altro la misura risultante non sarà dell'assoluta esattezza, ili (|uanl<) che n(in si tratta di misurare una linea trasversale che congiunga due parallele, ma invece deve cadere sulla curva di una superfìcie circo- — i63 — lare; e ciò pcrchò le due branclie formale di una grossezza metallica un po' eccedente, nel punto di loro congiunzione sono articolate per sovrappo- sizione, e non per ingranaincnto, a guisa di compasso^ dal che deriva che la branca supcriore distaccata dall'inferiore e messa in opera tocca un punto un po' anteriore ris|)ettivamcnl(! all'altro. Si loda l'ingegnosa aggiunta dei due pezzetti articolali: ma anche (juc- sta trova i suoi scogli nella |)ralica per la diflicoltà di aprirli nella vagina, che, addossandosi al loro apice, con facilità li può fare abbassare, ed è quindi tolto lo scopo: e tal caso non succedendo, col loro apice premendo sul pa- rete vaginale lìortercbbero, se non dolore, grave molestia. l'atta poi pubblicamente l'applicazione di questo pclvinictro sul cadavere debitamente preparato coll'apertura dell'addome ed esportazione dell'utero, lasciando la vagina, si sono trovate esaltamente corrispondere quelle difli- coltà, che già razioiialmento la Commissione aveva determinate. Ed inoltre diflicolloso riuscì lo scivolamento delle branche per misurare il diametro antero-posteriore per mancanza di un buon punto di presa nella branca inferiore, cui sai-ebbe opportuno aggiungere un anello come nel pel- vimetro di Cutloii. Si è ancora rimarcata troppo corta la scala di gradazione volendo misurare i diametri obbli(pii. Si sono trovate troppo mobili le due aggiunte articolate, per altro ragionevole l'applicazione, quando meglio mec- canicamente fossero congegnate. Malgrado questi piccoli inconvenienti, facili a togliersi colle dovute mo- dificazioni nella costruzione dello strumento, la Commissione per le ragioni sopra esposte, e per le circostanze, che questo ha una dolce cur\a in\ece d'un angolo retto sporgente come quello di Cultoli, lo ha giudicato preferi- bile a quest'ultimo. L. Paciui. R. LAMrnEcuT. G. De Lcca. Il prof. Vannoni dice che l'inconveniente comune a tutti gì' intro-pelvi- metri è pure a rimproverarsi a quello del dolt. Capczzi, cioè che la branca sacrale non si |)uò fissare sul sacro perche è rotonda; moti\o per cui sci- vola l'altra che si dirige al pube: difetto tanto più notevole in caso di de- viazione laterale del sacro. 33 — 464 — Il iloti. Colla k'U!gu una Memoria sull'iscuria scuile. DcUi grinconiodi di'llc nIc orinarle a cui vanno soggcili i vecchi che toccano i sessantanni, accenna i caratteri indixiduali clic predispongono a (luesti incomodi, e deriva le funzioni della vescica dall'azione nerveo-ganglionarc e cerebro- spinale. Adduce in prova di ciò, come alcune cause niorali determinino il bi- sogno ili emetter le orine, e come la volontà jiossa frenare questo bisogno. Distinte le funzioni del corpo della vescica in antitesi con quelle del collo, e delta l' influenza che esercita in esse il midollo spinale, conchiude potersi mettere in rapporto la ritenzione delle orine, o (|ualunque difetto o modi- ficazione di queste funzioni vescicali col sistema gaiiglionare e col cerebro- s|>inalc, e cogli im|)edimenti meccanici. L'iscuria senile, dice l'autore, non è che la ritenzione o disuria dei vec- ciii preparata dallo stalo lisiologico della vescica e dei muscoli che coadiu- vano ad essa, e portata a un grado eccessivo. La funzione della vescica è di raccogliere e tratlenere le orine, e di emetterle per la via dell'uretra. Questi due atti o momenti funzionali si compiono mercè la disposizione anatomica sia del sistema nervoso, che del sistema muscolare della vescica. Circa il sistema nervoso, il primo momento, ipiello di raccogliere e tratte- nere le orine, è diretto dal sistema ganglionarc. non imperando in ciò la volontà: e circa alla vescica, quest'atto funzionale si produce per l'antitesi che \i ha tra il corpo e il collo della vescica slessa, laonde mentre questo è contratto, quello si distende, e viceversa, come appunto avviene dell'utero. Circa al secondo momento, l'espulsione delle orine, la prima spinta è data dalla contrazione del corpo e dal rilassamento involontario ganglionare del collo: tulio sotto l'influenza del sistema organico, come si prova dalla ma- niera di stimoli che influiscono a far contrarre primitivamente la vescica. Ouando l'orina è nell'uretra, quando la vescica ha già cominciate le contra- zioni, allora la funzione entra sotto la sfera delle azioni del midollo spinale. E qui si vede ijuasi un'altra antitesi tra i muscoli dell'addome che coadiu- \aiio al corpo della vescica e i muscoli del perineo che coadiuvano al collo. Lasciando di considerare gl'impedimenti meccanici che sono di spettanza slrellamente chirurgica, bisogna distinguere la ritenzione delle orine se- condo che è in rapporto col sistema spinale o col sistema ganglionare, ov- \cro col sistema muscolare o colla funzione della vescica. — If)5 — Circa all'iscuria in rapporlo col sisfcma spinale, essa è inaladia pci-li- ncntc più all'età giovanile clic alla senile: e Ira i giovani prende più facil- menlc coloro in cui vi ha predominio di questo sistema, palese pei caratteri esterni co' quali si distinguono i temperauicnli. Quanlo all'iscuria per aITczione dinamica della vescica, che cosi la chia- ma l'autore, egli la dice consistere nel perduto ecpiilihrio Ira il corpo e il collo. Il collo resiste straordinariamente e spasmodicamente; cede il corpo e si distende fìno al gr . •'Se debbasi istituire la cistotomia anche nei casi in cui non si senta il calcolo " «Delle amputazioni della \erga senza introduzione a permanenza della siringa elastica ^ . -Osservazioni sulle nevralgie, e sulle riproduzioni della parte escisa, onde il fluido nervco ha dì nuovo passaggio e si riproducono le nevralgie » . Il prof Signoroni. Presidente della Coumiìssione nominata a fare gli spe- rimenti relativi alle controversie insorte sulla Memoria del doli Bresciani, rese conto verbalmente dei lavori della Conmiissionc stessa, a nome della (|ualc fu più lardi presentata la Relazione in iscritto, che è la seguente — (74 — All'illuslrissinio sig. cav. Vice-Prcsiilenic. l'cr soddisfare all'iiiparico a\nto nella sessione del f^iorno 2 I sollrin- bre della SoUosezioiie di Chirurgia sopra la quisUone proposta dal doli. Se- condi, se sia preferibile il semplice taglio dcll'urelra membranosa dopo l'ispezione del calcolo e la dilatazione della prostata^ oppure, se cogli at- tuali mezzi della chirurgia n\isurati i calcoli, debbasi preferire il taglio del- l'uretra e della prostata proporzionale al volume del calcolo: i sotloscrilli fecero ripetuti sperimenti sul cadavere, a due dei (juali prese parte lo stesso doli. Bresciani Borsa, clie nella seduta del giorno I 9 a\ea fatta lettura di una Memoria sulla convenienza di risparmiare la prostata nella litotomia la- terale. I (]uali sperimenti. -Nariamente istituiti, diedero i seguenti risultati SrinniiMo 1. Il dott. Bresciani Borsa, a ciò pregalo dalla Commissione, esegui, come di consueto col proprio metodo, la litotomia laterale, e per la vìa del taglio fatto portò in vescica la tanaglia da pietra. Sezionato poscia il cadavere, si rinvenne fessa tutta l'uretra membranosa e porzione della pro- stala (pel tratto di tre linee) nel segmento inferiore destro dall'apice in avanti. Alcune ineguaglianze ne' margini ed tuia Irabceola nel tondo indus- sero il sospetto fosse quella fessura della prostala il risultalo di lacera/Jone del dito dilatatore e guida, piuttosto che d' incisione, deirurctrolomo. SprniiiFNTo II. Alla presenza del suddetto dott. Bresciani Borsa, col di lui urclrotomo e seguendo in tulio le sue indicazioni, il Presidente della Com- missione istituì su altro cadavere la litotomia laterale; penetrò facilmente col proprio indice in vescica, e sulla guida di questo vi portò la tanaglia. Sezio- nalo il cadavere, si vide fessa la prostata pel trailo di quattro linee nel suo segmento inferiore sinistro (corrispondente al taglio estorno), e fessa tutta la lunghezza dell'uretra membranosa. Nessun indizio di lacerazione: la fessura prostatica opera dello stromento tagliente adoperato. SpEnijiEHTo III. Sopra altro cadavere, messe allo scoperto l'uretra mem- branosa e la prostata, e dietro la guida dello siringone fessa (piella (l'ure- tra membranosa) per tutta la sua lunghezza, lasciando intatta la prostata, e fatti ripetuti e svariati tentativi dall'operatore e da altri della Commissione, non fu menomamente possibile di superare l'obice dell'apice della prostala e di penetrare coli' indice in vescica. Katta poscia piccola incisione in quell'apice (appena di tre linee), ci riu- sci di raggimigcre il cavo della vescica si col dito che colla tanaglia. — 175 — Introdotta quindi in vescica una pietra del dianictru di (|iiattordi('i linei' ed afferrala eolla tanaglia, Irovossi rimarchevole diflicoltà ad estrarla per la via della litiiilala ferita praticala nella prostata, che era di ragguardevole volume. Il risultalo de' (|uali spei-iinenli porla a eonchiudiTC che con limitala in- cisione allapice della (iroslala (ne' cadaveri) è facile nella lilolomia laterale di penetrare in vescica e coll'indice e eolla tanaglia; impossibile invece al- lora che, intatto i|uel corpo, è l'incisione ristretta all'uretra mendiranosa: ( diflieile (ne' cada\eri) l'eslrazione di grosse pietre per la \ia di scarsa feii- dilura nell'apiee di i|uella. Addi 3 ottobre 18 42. R. ,Sii..>niioM. L. Pacim. .M. A.s.sos. A. Bf.nvfmti. G. Pirnw.i. Furono presentate alla .Sezione le seguenti opere. Mimino. Osservazioni di ehii'urgia pratica. Saisth.i.o. Storia di alcuni casi d'eclampsia delle partorienti, ed esito felice di una islerotomia vaginale. N.vniHi Liiiii. Cenni critici sui letti meccanici lìnora proposti, e sostituzione ad essi
  • lic consesso. i(i posi lull;i Idprr;! del lumii Milcrc. iir polcNn soiiliriiii in «.-io i/. 3oj^a^vtS /. (f^i'y^ r.y,///','^^ r/Ct/^ r'/^r .'/r-tnt/rr.xff / '/ , ,/'y/,Y.'/- ,^. f4S^^y<' ^4^/., '^/^^y/'/- /'< X/'/' ATTI vi:i;kali WAAA SKZIOXK DI %OOL(MW\ E 1)1 WATOMIA E FlSIOLOdlA COHPARATE ADtWXZA DEL dio R NO i(i SETTEMBRE II Il Presidcnlc apre le adunanze con discorso tendenic a liiigrazimu tulli i membri della Sezione che gli furono di elezione eorlesi . Perù signilica loro manifcslanienle. che se anzi giuslizia di luerilo che gentilezza di animo li a\esse consigliali, sarebbe concorsa la scelta nel march. Massimiliano Spi- nola, cui chiama naluralisla filosofo e maestro di coloro che sanno. £ poiché modestia e sapere si congiungono mirabilmente in questo dolio, palesa di aver do\ulo mollo adoperarsi pei- determinarlo ad accettare un tributo di slima nel farlo Viee-l'residenle. Dal lelice cominciamenlo del Congresso padovano gli derivano belle speranze di allargare vie più in Italia la istituzione: la (juale perchè non abbia ad essere l'ilardata nel suo fiorente progresso mo- stra desiderio si provvegga al modo più legiltimo e saggio di portare mu- tamenti negli Statuti, (piando ciò necessariamente si richiedesse dal variare di luoghi, di tempi, di circostanze. Raccomanda a tutti i membri vogliano largire tesoro di utili conoscenze, essendo scopo dei Congressi aggrandire la scienza in ogni sua parte. Egli frattanto si offre per una distesa trattazione su (pianto ha rai)porlo alla classificazione, nomenclalura e speciale descrizio- ne degli animali nelle (piatirò classi dei vertebrati, non che per il soggetto e il piano di alcune opere che sta meditando. Per la ulililà ch'egli e tulli con lui vi ravvisano, propone che si fissino in un programma (pici temi della scienza che dimandano rischiaramento di dottrina o novità di sco- perta, da esaminarsi e discutersi nella veniente Riunione. Esprime desi- derio che le due Sezioni zoologica e botanica siedano un giorno in adu- nanza comune per ventilare un progetto di leggi sul linguaggio scientifico, che già proposto in Inghillcrra potrebbe formare un codice di nomencla- tura, se l'Italia vi concordasse. In attestalo di gratitudine dislribuisce un .17 — 180 — opuscolo (li rccenic slaiiipato. che ha per argomento la Uivista zoologica pel 1841, lello nel Congresso splendidissimo di Firenze. Termina il discorso con dichiarare in aperto che il Presidente, perchè nato puramente da lihera maggioranza di voli, deve mostrarsi in ogni particolare occasione fedele escculore delia volontà della Sezione, e segnarle con fralellcvole temperanza la via pili diiitta ed agevole per condiu'si, fra moderate discussioni e frut- tuose letture, al dimandato progresso della scienza, alla solidità della isti- tuzione. Legge poi questo brano di lettera del cav. prof. Gene: "Desidero che la nostra .Sezione abbia ad essere fiorente e produttiva di buoni lavori; abi- tuato a farne parte, mi attrista grandemente l'idea di esserne questa volta lontano •■ . Il dolt. Scortegagna legge una Nota sopra le nunimuliti. Riprende la ({uistione mossagli al Congresso di Firenze intorno a tali petrificazioni col rassegnare le sue deduzioni fondale sulla recente opera del D'Orbigny inti- tolala •' Foraniinifei'i dell'isola di Cuba» . In queste microscopiche conchiglie! v'ha un forellino che, visibile nell'età giovanile, è sovente mascheralo nel- l'adulfa. E qui rammarica il dott. Scortegagna perchè il D'Orbignv non ab- bia precisalo (piale grandezza di diametro acquistino le nummuline adulte quando sono otturale o mascherate: comunque dice le sue doversi riferire |)er i caratteri al genere nummulina. Rileva poi da un passo dell'opera, che il D'Orbigny non ha inleso mai d'includere nel genere o nel sotlogcnere della sua nummulina le grandi nummuliti. L'analisi riconferma i caratteri di essa esclusivamente propri! delle nummuline viventi e delle loro conchi- glie Circa le grandi numninlili petrificate non può asserire se avessero in gioventù qualche apertura o boccuccia, e quindi non i)otrcbbe accertare se in seguilo siansi mascherate. Nulla vi è dello intorno alla maschera: ma sta fuori di dubbio che la Niimiìiulilex laevùjala, denominata dal prof. Catullo fJixciililes oìtyclinìtiorpha, non ha apertura alcuna o Iwccuecia. Riportala la descrizione della numniulitc fatta dal RIainvillc, il doli. .Scortegagna insiste doversi escludere dalla sinonimia della nummulina del sig. D'Or'bigny le grandi iiunmmlili dei sigg. Bruguière. .Monlfort, Lamarck, ISlainville. Con- clude che per deduzione fallace sostenne il prof. Gene l'identità delle grandi nummuliti fossili con la nunmnilina del D'Orbigny: che similmente fallace tu l'associazione falla dall'avv. Michelolti riunendo le nunmiuliti grandi i — i»i — pi'liificalc nel genere nunimulina D'Orbigny, seguendo le orme del Uujui- dins. E da ulliino vuol si ritenga non aver potuto il D'Orbigny, il Gene, il Miciiclolti comprovare la identità delie numniuline viventi o fossili con le gi'andi nuMunuiine peirificate. Legge il dott. Riboli alcune riflessioni anatomico-frenologiche sovia un cranio d'un gatto morto spontaneamente per fumé. Pai ticoiureggia il fatto cortilicatogli da alcuni fanciulli e dai maggiori della famiglia luro, che gia- cendosi un gallo dentro di un pozzo, il compagno gemello se ne sla\a assi- duo presso alla cerchia del margine, ove ritornava sollecito se veniva rimos- so, rifiutando ogni maniera di cibi: tanto che divenuto niagrissimo, estenuato ne mori. Fattane la dissezione, si assicurò egli della morte veramente avvenuta per fame. Il dott. Kiboli consegna (pieslo fatto al giudizio della Sezione per vcrilicare se coincida con le protuberanze od oigaiii da cui ha governo l'al- laccanienlo, l'afl'ezionatività o l'adesivilà. Presenta il cranio stesso come mo- dello da trarne norma a vcrilicare le modilicazioni o i cangiamenti ammessi dairaulnre sulla teca cerebrale secondo l'età, Tcsercizio, le malattie, con la già da lui annunciata nomenclatura dei gradi di svolgimento. Cita poi allro fallo analogo osser\ato dal sig. bruscoli di Firenze. Si fa quindi a dimandare A " Se nelle razze umane v' hanno casi consimili . 2.° Se ciò è frutto di natura o di domesticità. 3." Finalmente se quest'affezione negli animali può essere riconoscibile da segni esteriori, e se con la domesticità si può sviluppare anche nelle razze le più selvagge. Se ciò si concede, il doli, liiboli \orrebbe si studiassero i costumi e le abitudini degli animali non solo nei caralteri esteriori, ma nella speciale or- ganizzazione, perché si avvisa che, paragonato il tutto con la specie umana, se ne pos.sa avere qualche vantaggio. Com|)iula la lettura, si desta relativa discussione: e primo il prof. Stccr cita a conferma che la sorella di lui la- sciando il tetto paterno per recarsi ad un collegio di educazione, un gatto a lei affezionato fu preso da tal dolore, che non solo riliutava da quei della fa- miglia ogni cibo, ma pareva sentire per essi iraconda avversione, e finalmente fu trovalo estinto sul letto della sua lontana vezzeggialrice. Ricordò pure lo spontaneo morirsi di una tortora privata del feilele compagno, il Naccari cita il cane dell'ali. Federici liibliotccario fuggitosi di casa appena trapassò di vita il benevolo padrone. Il co. Contarini dice possedere nella sua collezione — 182 — ornilologic.i un cacata venduto in Venezia a un serraglio di belve. Avvenne l'Ile, dopo Ire anni rinioslraiidosi il serraglio nella cillà slessa, l'animale ri- \idc l'anllea padrona e slaeeiatosi della ealena le volò sulle spalle hraniosa- nienle: mossa dall'alto alTettuoso il volle rieomperare, ma eiò non avendo ottenuto, l'ueeello riliulando ogni eilui si mori di fame dopo tre giorni. Il prof. Palellani narra di un eavallo ehe in una batl.iglia fermossi vieino al cavaliere tratìllo, non volle prendere eibo e dopo alenn temiio si laneiò a precipitosa fuga, l'.nlrarono pure nella discussione il dott. Festler. il dott. Ilammcrsebmidt, il Prineipe di Canino e il Riboli che stima maggiormente nceessario eerear la spiegazion del fenomeno in una speziale organizzcizionc . Il eav. Naecari legge alcune osservazioni intorno alla visla degli animali iuNcrtebrati. Premesso che lo studio analomico-fisiologico di questi esseri è tanto difficile quanto interessante, notifica ehe raramente si è data impor- tanza agli organi visivi nella primaria sislematiea distribuzione degl' inver- tebrati, ma ehe però nelle associazioni subordinale vengon sovente posti gli occhi vantaggiosamente a profitto. Va quindi particolareggiando mancare af- fatto di occhi parecchi animali, come i molluschi pteropodi, gli acefali, molli annulosi. tulli i radiali. Quei molluschi provveduti di occhi ne hau sempre due: negli annulosi variano in numero da uno a otto e più: in alcuni ani- mali sono fissi in allri mobili: coslanlcmente locati nel capo, e questo man- cando, stanno suH'aNanli del corpo o ai lati della linea dorsale sempre in alto nn'ranti. Tra il volume dell'occhio e del corpo non serbasi proporzione. Per iterate osservazioni si è convinto l'aulore che gli zooliti, sebbene le At- tinie sien prive di occhi, avvertono la inlbienza solare espandendo i tenta- coli: non cosi le Gorgonie. La tenia umana non ha occhi; (|uesli organi .sono distinti e isolati nella Planaria nifjra, raggruppali nella Planaria alomiila e Planaria Miìlleri. Non può accertare se negli articolati adempiano alla visio- ne gli occhi semicircolarmente disposti. Le Nereidi manifestamente vedono, e talune con quattro occhi . Bene sviluppati sono negl' insetti, mancanti però di lente crislallina, e la cornea lucida e la sclerotica sembrano far pai'le della cute indurata. L'autore vien descrivendo minutamente tutte le anatomiche particolarità di (|ucsta classe, citando frequentemente nomi di famiglie e di generi. I crostacei nella massima parte hanno occhi composti, ora divisi, ora aggregati sulla linea mediana. Tulli i molluschi gasteropodi ne son pure forniti, ti-anne i Chitoni e le Neriti. Descrive pure l'anatomia dell'organo visivo nella — 183 — Folìitn rumbinm, nel Tritone, nella Carìnaria, nelle Pteranchee, nella lumaca, nel lumacone, in altri molluschi. L'occhio dei mullusciii cefalopodi somiglia (|uello (l(;;li animali i più perfetti, si per la bellezza come per la struttura; e (jui siiende l'autore gran parte della Memoria in anatomica descrizione. Termina inanimando i giovani avviati alla scienza e gli slessi naturalisti allo studio degl'invertebrati, rilevantissimo per l'anatomia e tisiologia, non che per la vita in sé, tutto mostrandosi in essi nella forma più semplice e sva- riata. Prese ad osservare il dott. Hanmierschmidt che i Geotrupes e le Melo- lonte hanno grandi occhi, nervo ottico mollo diviso, molto espanso, e pur vi- vono al buio; e che all'opposto i liuprestcs con piccoli occhi vivono in piena luce . 11 march. Spinola cita vivere in grotte tenebrose insetti di debolissimo potere visivo, e altri che neppure hanno rudimento di occhio, come ì\'/nno- iitiilììs, il Toriclus, il Clavi(jcr. Per la considerazione di questi fatti si viene a portare rillessione critica al passo della Memoria che tocca alle cicindele. Venuto in esempio il Proteo anguino, il prof. Steer dice a\ernc avuti tre che vissero più di nove mesi alla luce ed all'aria, e che uno di essi, per non avergli cambialo l'acqua in cui vivea, salse e si appiccò al muro. Il sig. Porro nota pure che un Proteo lasciato una settimana senz'acqua balzò fuori del va.so. Il doti. Facen disse della necessità di cambiare rac({ua: soggiunse il prof. Cortese che, tal precauzione trascurata per tre giorni, l'animale mori, e ch'egli axendonc fatta l'anatomia, non trovò organi della vista, ma solo una piegatura delia cute, senza poter discoprire se fosse l'occhio veramente, al che ottenere crede utile andare sulla traccia del nervo ottico. Il dott. Ri- boli osserva col Salandier non bastare la grossezza del ner\'o a poter misu- rare la forza visiva dell'animale. Il prof. Kabeni aggiunge alcune sue pecu- liari osservazioni . Il prof. .Steer avverte non doversi riporre soltanto la dif- ferente facoltà del vedere nella grandezza apparente del nervo, ma bensi poter dipendere dalla sua qualità, cioè dall'intima struttura e composizione molecolare di esso. Il doli. Nardo osserva che l'occhio suole rimanere ordi- nariamente allo slato rudimcniario in (jucgli animali che hanno d<'i vedere minore necessità. Tra gli animali domestici dice il sig. i';d»eni avere il gatto l'organo ottico più sviluppalo. Il dott. .Seortegagna, oltre la diversa capacità del nervo ottico, ammette anche il concorso della diversa evoluzione ili tls de I.ongdiamps. e dei sigg. Naceari e Nardo per osservare Jlaitlopygc /{uyclii, |R'see mandato upposilamcntc al (j)ngrcsso dal celebre Heckel di Vienna. Poscia dichiara sciolta l'adunanza Yjslo — // fimidriìlf Principe (;. Ro^A^»mT. . // Segretario Doti. L. iVU.si. ADUNANZA DEL GIORNO I7 SETTE ÌIRRt! J.I processo verbale è letto e appi'ovalo. Il Conlariiii coinuiiioa una lettera direttagli ili Milano dal sig. Antonio Villa intorno ad osservazioni sopra gl'insetti durante l'ecclisse solare. Per ave- re termine di confronto egli si portò il giorno avanti per attraverso un colto di carole in piena fioritura, come quelle che tra le Ombellifere ricettano più copia d'inselli; notò di questi le abitudini ed i costumi. Ecco quanto n'ebbe. I,a ninttina del 7 e 8 non vide specie alcuna della l'uniiglia de'Ca- rabici. né mai comparvero al sopravvenir delle tenebre. Le Leptm'e {tomen- tosa e liastata), i Clyti {massiliensis e ornattts), gli Stemopleri, che il giorno precedente ad ogni raggio di sole volitavano vivacemente, stettero immoti e appiattati lino al pieno rifolgorar della luce; e cosi fn delle Cetonie (/(irennc donata dei seguenti opuscoli. l'onuo. Molo per una Uibliugralia nialaeologica sino al 18 40 includi vuinenle. — Malaeolof^ia terrestre e (Inviatile della provincia comasca. />/>■/)(),< (((0 si/slcmativa coitchiilidium [(nTe.itriiiin ci flin idliliniii (jnae ail- seixantur in collectionc frtUrum /Illa. RiRoi.i. Dei veri mezzi p<;r conoscere e misurare coniparativaincnlc Ip azioni degli animali supci'iori e inferiori. Questo è programma di as.sooiazionc che l'autore indirizza alla Sezione con lettera ni Presidente, il quale pone la sua lirma e raccomanda l'opera. (ion ciò ci dichiara sciolta l'adunanza. Visio — // Presidente Principe C. Bohapahik. // Segretario Doti. L. Masi. ADUIVA^ZA DLL GIOKiVO 1.1 SETTEMBRI': I. LI protrsso verbale è letto e apiirovato. Il march. Spinola prende la pa- rola a sdebitarsi della Commissione in clic fu posto per certilicarc la clas- silìeazione della Tinva laricis del dott. Facen. Avvisa doversene rimet- tere il giudizio al futuro Congresso, perchè alla esatta denominazione di questa specie fa mestieri consultare prima alcune opere . Il doti. Ihunnier- selimitlt dimanderebbe sol di osservare col suo niicroscoiiio se l' insetto sia un Li'pidoplero: di che pare al Presidente non potersi niuo\ere dubbio. Lo stesso Ilamnicrschmidl significa che dalle sue osser\azioni sul Timeltrio ino- litor risulta, che quando la larva trovasi nella farina, non ha cnlozoi. ma bcnsi (piando mangia la carne: (jucslo fatto e a suo awiso degno di riguar- do, polendosi a volontà procacciare l'enlozoo Ch'psudrina puli/ìiwrpha. Il sig. Porro comunica gli studii fatti sopra un gruppo di Elici, in continua- zione a quelli che presentava per estrallo lo scorso anno in Firenze " Sulle leggi di Variazioni delle individualità per determinare i tipi specilici " . Ri- corda come in allora fosse giunto a raccogliere e disporre tutte le modifica- zioni offerte da una ventina di specie nominali (I/elix niciivmsis. Jf. serpcn- tinn, //. crycintt), riunite in un unico tipo specifico che egli dicc\a dell'//. ophis, in un diqilice ordine distintamente caratterizzato, cioè I ." NeHoi'diiic delie Variazioni seriali, successive e dipeudenli dalle condizioni lopograliche, quindi esplicabili. 2." Nell'ordine delle Variazioni graduali, clic ripetoiisi con circolo iden- tico in ogni grado della scric aniecedenlemenle cosliliiita. e che legale on- ninamente airurganismo individuale rimangono inesplicabili .\cceiina pure ad un terzo ordine che sorrebbe detto delle Variazioni in- dividuali, allo a comprendere le anomalie e mostruosità, e destinalo ad ae- I — 191 — i.'uppiurc la teralulugiu dL'aei'iUi>u ullu zuuiugia sisteiiiatìca . Le specie atUiul- iiifiilf poslc a (lilìaiiiiiiu soiio la llflis aloiu'nsis Ferussac, Cirtae 'ferver, Jl. vcrmUulatu Drapuriiaud, J/. arabica Tcrver, U. Uk'ruijlyplikula Mi- eliaud, H. lactca iMichaiid, J/. Iiisìtanica Miciiaud. //. duiiolcliuna Ter\er, //. juilleli Tcrver, //. zaflariiui lieilhulul, o proprie dcU'Algcria, o euinuiii a (|iiL'^tu e al t'oiilinenle curupcu. Le iioiuiitu qui nella succesiiione in cui l'au- ture le indica susseguirbi dalle più sclteutriunali alle più ineridiunalì cundi- zidiii topugralichc, giustilicaudu pui i diverbi accidenti di clima le anunialie di pusiziunc gcograliea; successione consona alle transizioni dei caralleri di ciascuna specie, e quindi costituenli l'ordine da lui detto delle Variazioni seriali. Nella rapida analisi comparativa da lui istituita dei caratteri e delle condizioni di esistenza di ciascuna specie egli tende a mostrare come dalla Ihltx ulunciisis alla JI. lactca ed //. Iiisjianka i caratteri vadano sempre meglio sviluppandosi in ragione del clima sempre più meridionale:, (juando giunge a sorpassare la capacità di vita della specie, produce forme ognora più degradanti sino alla estrema zaffarÌHa. Per supplire a quelle minute par- licolurilà che non potrebbero venir dette a viva voce, l'autore presenta mi Quadro analitico e eomparati\o delle \ ariazioni d'ordine seriale dcH'y/f/ix vermiculata, nome da lui conservato al tipo specifico, nmtando con termina- zione consona gli altri nomi mantenuti a ciascun grado della serie alonina, ciìtìiHi, xeniìkuliitn ec. In un secondo Quadro compendiansi le Variazioni graduali dello stesso tipo, e questo e accompagnato da una tavola nella quale disegnatisi linearmente le Variazioni graduali di grandezza e di forma (di- mensioni assolute e relative) per renderle meglio evidenti . Cosi analizzato e ordinato il ti|)o della //. vermiculata, passa a confrontarne le evoluzioni con quelle offerte dalla //. ophis, accennando come la massima differenza stia nella capacità di carcnaziune ed esterna corrugazione offerta negli ulli- uù gradi della scric della H. ophis, mancante in tutti quelli della vermi- r.ulata L'autore dice come in altri studii intrapresi nelle molte specie che potranno rientrare nel tipo della //. poiiialia, gli venisse fatto di osservare un modo di evoluzione mollo analogo a quello della //. vermiculata, il che gii porge occasione ad enunciare com'egli conlidi trovare nei tipi dell' H ophit e vermiculata la |)rima origine di iluc gruppi, nei quali il genere Jfelix, per sé naturalissimo ed ora così stranamente sopraccaricato di specie. abbia a venir ripartito naturalmente. — 192 — A giudicai' relUuueiile del valor della carenazionu addita come gì' iiuli- \idui giovani di luUa la serie dell'//, uphis sieuo più o meno angolosi anco in tiuei gradi, nei quali in istalo adulto si fauno rotondi^ quindi ne deduce the la carena, la quale egli considera come carattere d'aiiinialilà deficiente, non viene già creata, ma solo continuata e resa permanente dalle circostanze topogralielie di un clima più meridionale. Cita in appoggio altre specie, sog- getto di studli futuri, le quali concordano con questo modo di vedere; cosi per esempio la //. candidissima che è carenata da giovane, riesce globulosa nell'età adulta, e la considera come identica alla H. caviosula e //. Jvanno- tiana dell' isola di Palma e dell' Algeria occidenlale, differendo queste da quella solo |)er la carena sempre più acuta ; il che starebbe pure a suo giu- dizio per le II. liozcti ed //. Royssi, specie africane, in faccia alla H. striata del nostro continente. Fa in ultimo osservare come tra le poche specie di Elici che vivono nell'Algeria, meno tre o quattro, ripetonsi tutte le specie carenate d'Europa. I giovani individui dei tipi della //. venniculata e II. jìomatia non offrono mai tracce di carenazioiie . Chiude ricordando come nello studio di soli tre tipi egli sia giunto a comprendere da circa una cinquantina di specie nominali senza perdere o l'iliulare neppure una delle più minute osservazioni antecedentemente acqui- site alla scienza, ed anzi facendo in modo che tutte avessero a trovare il loro posto e il criterio della i-elativa loro importanza, e fossero rese compa- rabili . Si lusinga ({uindi di vedere riconosciute le formolo di ordinamento alle quali è giunto, come dedotte da solide basi e di utile applicazione quan- do pure per ora non si volessero considerare che dal lato del loro valore artificiale. Il cav. Bassi ragiona che gli studii dei zoologi devono piuttosto tendere a riunire che a molliplicare le specie, laonde prende modo a lodare il la- voro del sig. PoiTO. Cosi, egli continua, lo stesso carattere di vai-ia superfi- cie che fece costituire tante specie nominali, portò gli entomologi a fallaci moltiplicazioni. Molte specie d'insetti della Francia, dell'Italia, delle coste di Barberia sono le stesse, quantunque differenti nella scabrosità o sci'cpola- lura di loro superficie, sempre maggiore a nusura che piegasi a mezzogiorno; onde si ap|)elló per alcuni lutto il mare mediterraneo, un gran lago euro- peo. Conclude il cav. Bassi avervi forse una legge che È-egoli ugualmente la superficie degl' inselli, delle conchiglie e di altri animali, il l'residenle ag- — 193 — giunge osservarsi ciò anche nelle piante, puiclic vedesi la stessa specie sca- brosa e liscia, glabra e copei-la di peli, secondo che variano le condizioni geografiche e topografiche del suo luogo natale. Quanto poi al restringere le specie , avverte doversi tenere una via di temperanza per non dare nello scoglio di troppo riunire: saggiamente adopera chi dai due estremi si tiene lontano. Il march. Spinola soggiunge non soltanto esser fuori di dubbio variare la superficie secondo i luoghi, ma vedersi pur differenza nella stessa grandezza del corpo. Cosi i Lìicani, che sono piccoli nella Svezia, si fanno grandi in Italia; ciò che dipende dal maggiore elevamento di temperatura Il Presidente rimerita di lode il sig. Porro, il cui lavoro dice potersi para- gonare a quello di Isidoro Geoffroy Saint Hilaire per la teratologia dei Mam- miferi. Quindi manifesta alla Sezione che, veduto il vantaggio che ne torna alla scienza, sarebbe di avviso si stampassero per intero negli Alti i Quadri 0 le Tavole. Tutti si dichiarano con assentimento spontaneo (i). Il Principe di Canino legge un Quadro sinottico del dott. Filzinger. nei quale è esposto il suo nuovo sistema genetico quanto ai Vertebrati . Ripar- tisce ciascuna delle quattro classi in cinque serie, che fa risalire nella scala, secondo che il senso del tatto, gusto, odoralo, udito e vista sono più svi- luppati. Ognuna di queste serie gli fornisce tre ordini, dietro le considera- zioni che il grado di evoluzione sia infimo, medio o supremo ; ciascuna classe è quindi composta di quindici ordini, i di cui nomi e caratteri trovansi in- dicali nel Quadro posto in fine di questa Sezione. Il Principe di Canino fa seguire la lettura di questo Quadro da minuto e disteso ragionamento critico, adoperandosi di mettere in chiaro le nuove vedute dell'autore, come pure ne indica le parli men perfette, e lo pone a confronto coi varii sistemi conosciuti, e specialmente col proprio Systema f'i-rtebratorum . Trova più simmetriche che naturali queste divisioni, e la- menta principalmente nei Pesci il ravvicinamento dei Ciclostomi e dei Pia- giostomi, cioè dei più perfetti che si attaccano coi Cetacei, e dei più imper- fetti che degradano sino ai Fermi: dichiara la serie dei Perorjnathi un grup- po più comodo che naturale. Riguardo ai fìettili la classificazione è non solo simmetrica, ma naturale, ciocché dovea bene aspettarsi da quell'erpetologo insigne. Potrebbesi però dire che sol per comporre il numero cinque abbia !<) Ve^jiansi alla fine degli Aui di questa Sezione. — i94 — spezzalo in «lue la sezione dei veri Jìeltìli . Sarà poi un problema se inerili magc!Ìore importanza, eioè so raiipresenli più grande cumulo di rapporti il carallere della lingua stretta, per cui una porzione dei Sdiiri somiglia agli Ofidii, come contrapposto alla lingua larga propria dei l'iuiaucuti Snui-i\ piuttosto che quello generalmente ricevuto di mobilità o saldatura delle nia- seelle. per cui \engono gli OfuVti distinti da tulli i Snuri. Non può ammet- tere che la serie Dipnoa, per lui sottoclasse e insieme sezione Batrarhin, venga frapposta ai Rizndonti e ai Tostudinati . Preferisce altronde il proprio modo di dividerla in ordini, né può accordare che i Ti'xtiidìnati formino più di un ordine, riguardando come famiglie quelli di Filzinger. Senipri" più pago si chiama delle proprie multiformi divisioni adottate, perchè meglio rappresentano i complicali rapporti della natura. Quando ponesse importanza alle rappresentazioni raffrontate, assai gli godrebbe l'animo vedere, quan- tunciuc lontano da idee preconcette e da procìnlirhf norme, divisa la sua classe degli ./mftbii in Rhizodoiita che richiamano i Mnmwiferi, Tostndi- vnta gli Uccelli, Rcptilia che sono i tipi della elasse degli y/w/ihii, e Bn- tracliia che richiamano i Pesci. Non può ammettere affatto le innovazioni circa la classe degli Uccelli, poiché, eccettuato il cominciare dai Prillaci e il terminare dalle AplonodUe. egli rompe le affinità meglio ])ro\ate, come per esempio i Rapaci diurni dai notturni allontana, mentre riunisce gli esseri i più eterogenei, come (nella serie seconda dei f^adantes) i Lari, Grallo, Struzzi. Meno strana apparisce la divisione dei Mammiferi, che perù non sembra offrire vantaggi sufficienti per adottarla. Il march. Spinola, riguardo ai tre gradi di divisione, infimo, superiore e medio, li dice non idonei ad alcuna ihstiuzione se manca il cri- terio di misura di relazione; né gli sembra che il pene possa prendei-si a carattere principale di classificazione. Il Presidente non può venire in quella opinione .se non se considerandolo qual carattere atto soltanto alla classifi- cazione di un sesso. Del resto lo sostiene importantissimo per sé stesso e per gli altri caratteri che rappresenta, e compiacesi di essersene valuto nelle sue primarie divisioni, seguendo Linneo e precedendo Filzinger 11 prof .siicr dice, che pigliando questo sistema gli organi dei scusi a principal carattere di divisione, tiene qualche somiglianza con quello dell'Oken. Il Presidente dice essere questa somiglianza più apparente che reale. i)iù estrinseca che in- trinseca; e se niun merito gli si vuole accordare, aliiien (piello della novità Vfd' (Iella / f- Iliiinione piKj. 193. DnressioNES' Aufractus cochlcac / absoliii * (statur relativ (formi l\. JllLliETINl (II. Juillcti Tcrv.) \. ZIFFARIM (II. ZaffarinaBerlh.) ( -' xantliodon Anton) I^notum . . |iaivula . lobosula , Soterficiks Tini- is un- Fiox f COLOHELLA. COLOBATio pcristomi " interna . " externa . D-lu Bllidc , aut ■is ir- siilislrialula. opaca, ver iiiiciilaijonibus mininiis propc peristoma signata. stiliroiuiulata. ansuslula. convcxa, laminata, nec non ira.ssc dentata. deficiens briiiniea Trequens albina: nec non aliquando pallide fascia ta(fasc.l-3)inarea can dida . Nigrum, quandoquc fusco- cinereum (Terv.). parva et parvissima . globosa et conica. opaca, substriatula. paul- lum prope peristoma venniculata. rotunda, perangusta. conveia, laminata, nec non crasse dentata. deficiens. brunnea. coiistanter candidissima. «Ili Mte It Jh'aaMar f^ t»i I. (M \ i> Il n \ N \ 1. 1 r I e {) E r (» M r \ r, \ r i \ o iltllr rnnnzwni irOrHinr .Vrin/.- r/W d;» rfW/n \\\ I l\ \ l IMIII I I \l \ ML MG LtRLu r<«Rli («liti. i ilrtnlillaf' il UIIINl III. W.MhlLIM n. UillM ^ì.rmmTwn) lU trrmtndMMlh i (II. anbira Tcrr.) rpttm, « rnrMra rrtra- rtum ruitmcrTr «idr lur (Tfft ;. 1 Rinniiiw ' VilAlUftl V i«iii|'rp»M flolmu . . MiMi imiffuUnliu* ri It nrlii|ttraltbiii luUlliirr rmumtiu, nu|[na i>nnrift. ufi)|i)4-t itrfìrimk. rwo »|>K4nr U»ruta. PiiidrfUnsn.tupmrot»- Ipr faarMuo» f>r«p. ^ (^uoad aoJUMnrn vulr Drap, ri Vaa-Drardcn ).yiLI<>4.urHhlLht U. LUUIN, OL Imntoi (lolmu niiMa. muniltftHmr ttriau, paultuluin propr labrum TrnmruIaU . ittfaraiitiMiaia. mrdM a. MibrafloM . (IrArtmi iMncDi nm mfmiumt aHnm. frr- quraliui titrut rr^uU ribut tvunnnt l-]t, Mf i»w htàlini» narMrjD UnU uufntla. mliduU. iinibf|ur irrmiTU' étptwtvi» artU, otrda marna. raloM niiHla.niutuiuMmc fttnaU. irmuruUlMAitiutuodi qur cnt«|ima. eooTucUiUaRiUtvolraru roaTria.UBwMU.amdro- raofru. iwmMta. Iar«nn rwv aUiMu . frn|uraiiut fa •nii I - & nfulanbai . aut ialrmif>(u » am qaHMSaiitie pamria ckfrtsta ojtkla krtco Ubo», onau. ftoi^lo-otlàTua, pArrula (ILI rbofJla-otJcTiu RU/# CMrm l-t .Cuoi* 1-S tugm sarpH (UarrrUi* «raau ■ •- u in arra «Ibtda, vm culauewbtti luirn »•- lyanai «icafiàvu liba* IIL UlsriMM (ti Utfmmet Hk^ > I Itìcarrfilr, |Miir dfyoita rlMicaio • f«ft44p|iM , ma rraM* dmau. un. DiMuni 4 i\. lULUini (Il Ju4lrii Tft« ) IfMiun iibMnalnla. afara, tinM< •^«(aiula. wrdta gloliatuU «ibalrtaiub, apara, «rr anlruUltaMtni* mtnlinh |r prfi*li«iia«tfftMl« MtbruiuwIaU, an(u*tuU I l-S ci ter» pMTiMqw laciaw] l^raiwinm bfVM tmrau. r««au I rr*M* tWiMaU. -, «l«V fMTia \. nnuiM .lt./j*r«Mll«fftK1 - lanlhoilHi kn\vn) NiCTiini. iputHkwiur tuirO' rtitrrrum i Im (larva ri (•ar*to*i«ia iMxNa ffi ra«k* ofiara, «ulNtrtMula, paul tum iiffifMi per 111 i«na trrmtriiltlJ. ri'timila. («fanfuala. rimiria, UlfUMla, r><< rwiai rfaaaa tlmlMa ilHIrlrfM. Uwnti»*. cimlanttf r alidi Ammtm. Alti della IV Riunione par/. I 93. DlJIE!!-] SIOXES [absolutac'^'""') lerverj rclativac ^'""''J COIUMEI.LA . . . ! interna . pcrisloni. cxlcrna . «absolulac Stolti ì 'rclativac CoiiOMCLLA . . . /interna . Colo- } j^j.o pcnstom. (cMcrna . erver) V. IIIKIKKiLYPHICrLIXA n.i\. Iat.25"';alt.l8'" fin montil)il6) tiiiu. lat.ao"'iaU. j4"' (propcmare) • (minime variantes) ■ lamina, rar» dente armala ■ bruQDea arde albo-limbata Fasciac valide colora-^fasc. 4.(1.2.3.-4.5.) tat-.inlcgrae, ant lan-j tnni in niar;;inc dila-l ccratac. in area su-i licrnealbiila elparnm I vcrmiculala, interne' flaviilnla vermicula- tionibus minuti^, sub- rcpularibus. serinlini CMirniil.i Tener) e. Ter. armala X. ZAFFARli\.4 ni.lat 5:i"',all.a.)"' fsec.Ter. adOran) inlii.lat. 2u"'i alt. 1 j'" (ìu»utartiiii) , (minime variaotes) . raro lamina, potiiis dente annata . bruonca, ncc non rarissime nulla . lalc (Icalbula incolora, scmpcr ran-| dida -■/ili della II' Jìiuìiione parj. | 03. n. QUADRO ANALITICO E COMPARATIVO delle variazioni crOrdine Graduale del tipo della HEILX VERMICUIATA ItEL SIC. CARLO PORRO (absolutae frclativae Colo- 1 saepissime albido-car-'fasc.5.(1.2.3.-4.5.)Ross.fig.497 nca:raronbs(ilelcru4 ■» 4.{l.2 3-4.5.) bi;;Ìiico- fasciala [albina, Rossm. (absoluiac DlHES-J SIOSESJ (relalivae CotCMELLA . . . [inlerna . ICOLO-J Mtio 'l'"'siorii. fulcro!! . I. AIOMW i.lot. 39"';alt.5a''' nun.lat. a7"';alt. ao" (ut supra) . simplex, coDcava . nulla . Dulia ■(.Rossm.ì li. CIRTIKA max- lai. 3o"';ah,aa"' miniai. a5"'jail. iS'" depres5.lHl.?9"'iah.5t''''' ' glQb.lat.a9"',al[. a5'" . rccte-convexula VI. LACTlilXA i.l:.t.H5'"iaUa5"' rum. lai. 36"',iiU. i S'" (SivilliararaJ depresa, lat. ^S^'all- aS"' ' glob.lal.33"'.alt.a5"' . raro lamina, potius dente armata plus minusvc lusca niullimodevariaiquan-fuiiicolota puncl. irror. (II. puu- doque fasciis integri- ciatiss. Jciiis) auiiiitcrruptisifiareiilfasciis 4. inlegm( 1.2.3.-4.5. ) albida : frcquerillusl » ■■> vermiculatis fasciis et arca crebre] -> ^ inlerru|itis Trnniculatis; nec nonWìDa (in Miiidjali rara ) brunooo - unicoloraJ punctis lacteis undi-l que irrorata; denuof albina l Fasciaeiptefn'ae,qiian-/f3sc, brunneis 5. (1.2.3.-4.5.) doque lanluni [iropel *' - 4.(1.2.3.-4.5.) peristoma evidentej.l " byalinis 4.et5.(Beni-Wrdjin. posierius evanescen-iilbina (prope Ciriae) tcsirariushyalinaein aiea all)a \ll. IIISI'A^1^A maT.lal. .j^"'; alt. ■5^" rmu.lut. 2ii"'i uh. ly"' depress. lai. .la'"; alt. 20'" glob. lat. 32'"; ali. 2./" raro lamina, potius dente armata atra atra (liti lactciiia, muliimo-jiinicolora piinciis irroraui de varia; Ifasciis '6. intepris (1.2.3.-4.5.) I " ■" vermiculatis j -1 1^ ddaccralis j ■" " iuterruptis ( Macia in \ Pr. Orari ) J -^^ 4. ut supra var. (1.2.3.- I 4.5.) [albina (rara) HI. VERMlClllNA miD.lat.a5'"; alt. 18'" (rarJss.) depress, lat. 3o"'; alt. 50'" gioii, lai. ab'"; all.ai'" • callosa, coDTcxa . nulla • nulla Fasciae plus niiousve/fasc. 5. (1.2.3.-4.5.) coloraiae, integraci « 4.(1.2,3.-4.5.) aut multimodc inter-1 « 3. (1.2.3.-4.5.) ruptae. albo-vermi-1 - 1.(1.2.3.-0.0.) eiilaiae in area albi- albina (iureg. merid.) da vermiculaiionibusN brunneis cxornata,! ncc non albina i Vili. DlPOTETIiXA nio\.Iat.32"'i alt. ai'" min.Iai. aO'"ialt. 1»'" depress, lat. .io'"; alt. l£"' gioì», hit. 5o"'i uh. 21'" raro lamina, potius dento armata brunnea plus minusTC fusca allide fasciata, fasciis 'fase. 5.(1.2.3.-4.5.) inle;;ris minute etl ■' 4.(1.2.3.-4.5) crebre \ermiculaiisialbina iu area flavida quau-i doque subaurata J IV. ARABINA max.|ot.3o"';alt.20"'(exp!.MoreI,) mio. ljt.22"'i alt. 1 6'" (sec. 1 erverj depress lai. 3o"'iall.lo"'fexp].IMorel.) glob. lai. 2j"'; alt, iS'" (sec. Terver) laminata, coovexa brunnea brunnula Fasciis 1.-5. nigris/fasc 5.(1.2.3.-4.5.) margine dilacerathl •■. 4.(1.2.3.-4.5.) ornala in area super-l ne albìda, inferne fla-1 rida vermiculis brun-J neis frequentibuscon- \ spersa; numquamal-J bina I IX. JIILIETIXA ^ inav.l3t.S?'";ali.iG"' (iec. Tcrver) min. lui. 22' dcpress.lal. 32'"; alt.nV" (sec. Ter.) glob. kt.-.;a"', alt. 1.,'" raro lamina, potius dente armala brunnea dealbala raro fasciis pallidis in-/fasc. 4. (1.2,3-4.5.) tegris ornata in arcalalbìna albido-flavidula, ver- miculis minimis e\or nata; saepius ckiil V. iiii;uo(.ivi'iii(;iLi,\A m3x.]at.25"'i«ll.i8"'finmonlibiis) min. lal.ao"'iall. i4"' (propc mare) (minime varianics) lamina, raro dente annata brunnea ■ arde albo-lirobata Fasciae valide colora-/fasc, 4.(1.2.3.-4.5.) tae.integrae, autlan-l tum in margine dilaA ccratae, iu area su-1 porne albida et parum j vermiculata, inferneS ilavidula vcrmicula-j tionibus niinutis,sub-l rcgularibus, seriatimi \. ZAFFAIIIM i,lai.3a"',alt.a5"' (sec.Ter.adOran) tinti, lat. no", aJl. 1 ^"' (ìusulanini) (minime variantos) raro lamina, poiius dente armata brunnea, nec non rarissime nulla lalc dealbala incolora, scmper ran-[ dida l Il ^ I I ^' /r r ^/^^^^/i^/^ ^^/r^Jfyj'/^/^/' é^y ^/u///^/u^/ y .^«^^/rt^y^y^^' ^r/'*^ 1'/'^^^ /^y/^^ ^y^/^ /^./ 2Cr(uii1(nirtni} I ^f/^ ^/4'J'^^^ I t^v/'/'r^/. \ -r'^v^-. vlla IF lìittnloiic paii. (93-191 SERIHS V. EVOLUTIO PUAEVALENS SENSLS VISI S Gmdus inftmus Cycloptcroidei . Cii ri Ctesoidei Uhi: AìIBLY- CLOSSAE Gradiix mcdius Aulustoinata. Gradìis supremus Percoidei . Gradus infnnui AsealaJjotae. Gnidiix mcdius lluniivagae. Gradus .suprcinus Deiidrobalae . l>Yi MicnosTO- MATA Cb Gradus inpmus Iliriindiiics et Caprimulgi . Gradus mcdius Slrigcs . Gradus supremus Piiiltaci . Gradus iiifimus Cliiroplcra . Gradus mcdius Lcniures . Gradus supremus Simiac et Iloniu Adctore L. J. nXZlNGEU. Primate:* VERTEBRATORDI SYSTEM! GEXETICDI .■/tu ilella ir lìiunionc pofj. I 03 - 191. SKKIkS I. EVOLUTIO PRAEVALENS SENSI S TACTIS GnnluH infimun C>el(is(uiiiala. Chomuui- } (ìrnihts ìi/rdiiis l'Tiii^Mi J Plagioslomala. MuriuiR'S. S £ R 1 E S II. EVOLUTIO PRAEVALENS SENSIS OISTIS Gradus iufìnms Bluchiuidei . Gawoidki Grmhis niedius Lupidoidei et Sauroidei. Grndus siipremua Sìluroidei. SE RI E S III. EVOLUTIO PRAEVALENS SENSUS OLFACTIS CLASSIS PISCES Gradus iiìfhuus Svngnalhi , Perogkatdi ( Gradus viedlus Seleroderraala . Gradus suprcvius Plectognathi. SEUIES IV. EVOLUTIO PRAEVALENS SENSIS AIDIUS Gradua iiì/lmus Cvpriiioidci. Gradus modìiis Spliyraenoidei . Gradus supreìuas Gobioidei . GVCLOIDKI s L II i i; s V. EVOLITIO PRAEVALENS SENSns VISIS Gi>adus inftmua Cv ci opterò ilici . Gradus modius Aiilo Lingua an- s: et omnes Pisces Ctenoi- ICTOEE L. J. FITZINGER. Jlli ili'lln IF lìiiinione paq, I !13 - I 0 1. SMjwnilìir cltaractcres di/ferenlìales dk-ersarmn Serierum Fertebratorum ClI0:\DI;0rrERVGII . ^ ^ Cranium sulurisnullis. GANOIDEI Cranium suluris dislinclis. Sc|uamac osscae . Maxillac perfcclae. l'EIlOGNATlII Cranium suturis dislinclis. Squaraac osseae. Maxillac impcrfcclae, Ci'CI.OIIlKI Cranium suluris dislinclis. Squamae culaceae, marginibus inlcgris. CTEiNOIDKl Cranium suluris dislinclis. Squamae culaceae, marginibus scrralis. ItlIIZODOiNTA Jicnlcs inserii niPNOA . Dcnles vel nulli, vel dislineli. numquam inserii. Pcnis nullus. TESTUDINATA Dcnles nulli. Tcnis simplex. l.ErrOGLOSSAE Dcnles numquam inserii. Pcnis duplex. Lingua angusla. A.MIILYGLOSSAE Dcnles numquam inserii. Pcnis duplex. Lingua lala. rYGOrODA Pcdcs aversi, vadanles. VADAMES Pedes acquilibres. vadanlcs. GRADARII Pedes acquilibres, gradarli. Ungues legulares. MICIlOSTOMATA Pedes acquilibres, gradarli. Ungues falculares. Rictus anguslus ( Characler "Rìclus anguslus et amplus" non salis est deeisus; polius characlerera cum allero ■^ Lingua an- HUCR0.ST01L\TA Pedes acquilibres, gradarli. Ungues falculares. Riclus amplus. ( gusla el lata» cummulare poles. CETACEA Pedes naialorii . pinniformes. PACIIVDElìMAT-V Pedes vel Iraclurii, rctracli, vel ambulalorii. exserli, digilis impcrfectis. EDENTATA Pedes anibulaloi'ii. exserti, digilis perfectis, obvolulis. UiN'GLTCULATA Pedes ambulakirii , exserti, digilis perfectis, exsertis. Pcnis adnatus. l'RI.MATES Pedes ^el volalorii, ehiropleri, vel ambulalorii, exserli, digilis perfectis, exsertis. Penis libcr. Cyprinoidei conlinent Pisces oranes qui Malaeopterjgii simulque Orthoplerygii sunl; idest, qui pinnas halicnt abdominales. Spliijraeiioiilei ^ <■ r. qui Acanll]o|)tcr\gii simulque Orllioptervgii surit. Goliioitlci " " !! cpii Aoanlliopler\gii simulque Anorthopterjgii sunt; idest, qui pinnas habenl thoracicas vel jugulares. Acquali modo dividunlur CTENOIDEI; sic: Cijcloiìleroiih'i sunl Pisces Malacopicrygii , Anoi'tlioplervgii JuloxtomuUi j> n Acantlioptervgii, Orthoplerygii. Percoidei » » Acanlboplcrygii, Anortlioplerygii . Oranes Pisces apodes inserendi sunl; sic perlinent omnes Pisces Cycioidci apodcs, qui sunt Malaeopterjgii, ad Cyprinoideos; qui vero sunl AcaDlhopterygii , ad Gobioideos: ci omnes Pisces Ctenoi- dei, qui sunt Acanllioplcrygii , ad Pcrcoidcos: et qui sunt Malacoplerygii. ad CTcloptcroideos . AucTOHE L. J. FITZINGER. 1 ir niuuionc png. i9^-ÌOÌ. \. SEHIES. lUIIZODOMA I. ORDO. OnNITIlOSAUIll 1. Fam. Pterodaclyli. 11. OIIDO. LORICATA 1. Fam. CTucodili. lir. ORDO. CETOSAURI 1. Fam. Tcleoiauri. 2. Fam. Ichthyoiauri . T ¥ r*if Tivr» t7n .4lli della //' niunionc png. 193-194. SEUIEI III. ET V. f.E\ERllI ET SIBGEXERIM COASPECTIS 1 OllDO. TYLOPODA ^ . Fani. Tfsliidines. 1. Gen. Cinixys. 1. Subg. CiiiiMS. 2. Subg Cinolhorax. 2. Gen. Chersina, J. Subg. Chersina. 2. Subg. Cvliiidi'aspis . 3. Gen, Tcsludo, ì. Subg. Cbclonoidis . 2. Subg. Geoehelone. 3. Subg. Psammobatcs . 4. Subg. Tesludo. 5. Subg. MegalochcIj'S . 6. Subg, Chcrsus. 7. Subg. Pyxis. 8. Subg. Ilomopus. II. OllDO. STEG.UJ. I. Si:iMi:S. AllitLV(,LOSSAE I. Olino. DENDHORATAK ì. Fnm. Jcroàontei. 1. Trib. Rhiptoglossac. 2. Trib. PaclijH'usM'c. 2- Fum, J'icurodontei . II. OnOO. IIUMIVAGAE i. J'am. I''.n\phiwliintc$ . 2. Fam. J'roiphyodontct . III. ORDO. ASCALADOTAK 1. Fam. .Stnwdaclyìi. "2. Fam. Ptyndiirtylt 3. Ftm. Flahjdactyli . ^. Fam. Ifcmidartyli. II. SEUIES. Lti'TOGLOSS AE I. ORDO. SALTII 1. Fatn. Pleodontn. i. Trib. Tbccoglossae. 2. Trib. Antarchoglossae. 2. Fam. Coelodontes . 1. Trib. Tclcoblcpbari. 2. Trib. Peroblcpbari. U. ORDO . HEMISAUni 1. Fam. Cyclfigauri. 1. Trib. rtychopleurae. 2. Trib. CJiamac&auri. 3. Trib. Annulatì. 3. Fam. Lcpidoiomata . 1. Trib. Sauropbthalmi . 2. Trib. Opbiophilialmi. 3. Trib. Typhlophtbalmi. III. ORDO. OPIIIDIA 1. Fam. Sauriiphidia . i. Trib. Typblophrs. 2. Trib. Cylindro|)hes. 3. Trib. Gonfrjlnpbcs. 4. Trib. Ccntrophcs. 5. Trib. Pythopbes. 2. Fam. Ilemiophidia . 1. Trib. Rliioopbes. 2. Trib. Sraplopbes. 3. Trib. Brachyoplies. 4. Trib. Pcloplies. 5. Trib. Kcciopbes. 3. Fam. Telcophidia. i. Trib. Lampro]ihes. 2. Trib. AIsoplips. 3. Trib. Dcndrophes. 4. Trib. Ccpbalophes. 3. Trib. Dermalopbea. 4. Fam. Choìinophidia. 1. Trib. Hydropbcs. 2. Trib. Geopbcs. 3. Trib. Aspidopbes. 4. Trib. Chcrsophes. 5. Trib. Botbruplies. III. SEUIES. TESTI DIXATA I. ORDO. TYLOPODA 1. Fam. Teitudines. II. ORDO. STEGANOPODA 1. Fam. Rostrata. 2. Fam. Mandibuhta. 3. Fam, Labiata. III. ORDO. OIACOPODA 1. Fam. Cheloniae. IV. SEUIES. DIP^OA I. ORDO. BATRACniA 1. Fam. Ilypsihatac. 2. Fam. Hydronectac . 3. Fam. Gcodyiae. 4. Fam. Otopari. 5. Fam. Agìossae. II. ORDO. IIEMIBATRACIIIA 1. Fam. Gcophili. 2. fam, Ilydrophili. V. SEKIES. UniZOI»(l\T\ I. OUDO. (mMllIOSAl'Ul 1. Favi, Pterinhictyli. in. ORDO. ICIITinOlDEA 1. Fam. Derotremata. 2. Fam. Jnura. 3. Fam. lìranchiata. II. ORDO LORir\T\ 1. Fam. Crocoditt iri. ORDO. CETOSAURf 1, Fam. Tclrmauri. 2. Fam. /ehthyoiauri . AucTOBE L. J. FITZINGER. — 195 — gli è dovuto. Movendosi disfussiom-. il prof, linignoio significa essere utili gli esterni euratlei'i, nui nelle norme di tassunoniia il criterio anatoinieu è as- saissimo da valutare, il pi'of. l'alellani soggiunge, clic gl'interni earattei'i manifestandosi sugli esterni, possono questi bastare anche alle sistemaliclie suddivisioni. Il Presidente dice non essere la ])iiiiia volta ch'egli chiama gli anatomici maestri dei zoologi, ma debito di ([ucsli è trovare un segno ester- no rappresentativo della interna organizzazione; nò doversi badare alla poca importanza di un carattere in se, molta acquistandone quando è eostante. Cita, oltre reseiiqiio dcH'ugua seghellala nelle tnlcp. parecchi altri. Det- tosi dal march. S|iinola che i caratteri tisici esteriori esprimono la vita di relazione, ed il ['residente facendosi a discutere su tale i>ro[)osizione, aggiun- ge il doli. Kiboli che la vita di reliizione. secondo i frenologi, non consiste in altro clic nel predominio d'azione di (|uelle facoltà intellettuali che pre- siedono alle cosi delle percezioni, a i(uclle facoltà cioè per le quali col mezzo dei sensi ac(|UÌsliamo idea delle proprietà dei corpi. Esercitando esse di falli i nostri sensi, imprimono ad essi con rcsercizio quei caratteri fisici esteriori che prima non avevano. .V prova del fallo cita alcuni esercizii ginnastici, i quali a preferenza sviluppano piuttosto le une che le altre parti. Cita in- oltre i frenologi francesi, che distinsero la percezione dalla rillessione. La prima, ci ripete, vi apprende le pi-oprielà dei eoi'pi, la seconda vi ragiona sopra, le paragona fra loro, ne ravvisa le relazioni, ne scuopre i rapporti e ne deduce esattamente ogni applicazione. .\ proposito della maggiore eleva- zione di alcuni pesci nella .scala illiologica. il doli. lìiboli rende conio di al- cune sue osservazioni sulle molte circonvoluzioni del cervello nel Luccio: osservazioni die vengono assai apprezzate dal Presidente, perché coincidono con quelle del celebre Jourdan di Lione, che anche questi esseri vorrebbe tclassilicati secondo un maggiore o minore sviluppo del sistema nervoso. La Sezione iiicoraggisce il dott. Itiboli ad occuparsi di queste vedute, certo non meno olili delle frcIlolo^iclle in che lauto si adopera. p \ iste — // Prcsìilenle Principe C. BoKArAnrE. // Sefjretario Dott. L. Masi. 39 ADIIIVIAZA DEL GIORNO JO SETTEMBRE I. Li processo verbale è letto ed approvato. Il doti. Ilammerstlimidt riferisce brcvenicnlc sulla Commissione in che fu posto a verificare la Tinca laricis. Dice che ha potuto accertarsi col suo microscopio essere una farfalla, si mal- concia però da non poterne affatto determinare la specie : si propose di farne diseguo e di presentarlo alla Sezione. Egli domanda si tcstiticlii che la sua macchina daguerreotipa. comportandosi in modo analogo al microscopio so- lare, attgrandisce gli oggetti al lume di una liammclla, e che questi mediante adattalo apparecchio si possono anche ritrarre con facilità e distintajncntc: ma che però a ilariuerì-t'otiparli abbisogna la luce del sole. li march. Spinola legge le sue considerazioni sopra i costumi degi' Imenot- teri del genere Sii ex di Fabricius, e sopra il loro miglior posto nell'ordine razionale. Comincia dal notare che le larve del genere Sircx di Linneo e di Fabricius, ovvero del genere Uroccrus di Geoffroj' e di Latreille, furono credute lino ad ora esclusivamente legnivore . Scrive alla distesa la storia dell'insetto, manifestando che ai tempi di Rcaumur raro s'incontrava nei colti d'intorno a Parigi, che seguitate se n'erano le larve schiuse dentro del legno, analizzate le feci e confermate di origine legnosa. Conosciuti erano i tre slati dell'insetto, e prima il sig. Roesel de Rocsenhoff nel 1837 descrisse e lìgurò la larva e la ninfa del Sircx gigas, che fu poi pubblicato dal doti. Hartig per il Sircx juvencus. Niuno però avea veduto prender cibo la larva del Sirccc-. sapevasi che forava il legno e ciò bastava. Lume di verità ba- lenò al Jurine che avea osservato le femmine del Sirex gigas depositare le uova ne' tronchi di recente tagliali : e ([ui l'autore riporta un lungo brano del dotto entomologo. Nota quindi come i sigg. Ilartig e Seti, il ])riiiio nel 1837, il secondo nel 1838. concordassero nel dire che la sostanza fecale dell'in- — 197 — sello i; nicraniente legno ridotlo in minulissinii pczzelli pulvcriilenti, non nl- lerati né ravvolti da veruna secrezione animale. Il doli. Harlig, nell'argo- menlo in discorso, ha ininiagiiialo che eihu della larva sia la sola sostanza resinosa, abbondevole negli alberi coniferi, che viene lolaliiienic assorbita né si decompone, onde manca poi il vero caput iiiortHiitii. Dopo ponderale ragioni l'autore dissente da questa opinione, Kiferiscc (piindi distes.imenle l'osservazione del sig. Lepelletier di Saint Fargeaii espressa all'articolo l/ro- cére, che viene a concludere cosi: -nXoi duii(|ue pensiamo clic, pai-i a (|uelle delle Pimplvn, delle \oritlca e di alcuni allr'i /ciicKinniiidi, le uova, benché deposte nel legno, non diano punto nascimento a larve litofage, ma bensì carnivore". Onde l'autore ben vede spiegato perchè l' Harlig abbia veduto abbondare i Sirvci ove abbondavano le larve dei BoMrkhiti. e perché i pre- lesi escrementi non avessero i veri caratteri delle sostanze realmente digerite. Maraviglia come il luminoso fatto del signor di Saint Fargeau sia trapassato per tanto tempo sconosciuto o negletto. Venendo alla osservazione proi)ria. narra che nel 1841 gli fu dato dal march. Durazzo un insetto innominato, che riconobbe essere la fenmiina del Sircx ijirjns preparala dal sig. Tito Franchi. Riferisce tutto quello che gli fu narralo sul modo e ti'o\amenlo della larva, e deduce che affatto incomprensibile gli verrebbe il mistero se le larve dei Sireci fossero assolutamente legnivore, e dopo la esposizio- ne del fallo osservalo in Genova dice, a conferma del Saint Fargeau, doversi con esso dopo diciannove anni ripetere che le larve dei Sireci sono zoofa- ge. Non per (piesto vorrebbe conchiuderc che sieno parassite, lutto dipen- dendo dal signilicato che si dà a questa parola. Se il parassitismo alludesse alia usurpazione del vitto, non sarebbe il caso del Sirece: se a (luella del nido, il caso sarebbe diverso; se ai costumi di alcuni Acaridi, ./noplcuri, £lininti, il paragone non sarebbe esalto. Continuando il ragionamenlo stabi- lisce che se v' ha ancora parassitismo, (|ucsto sarà evidentemente esterno. Ma il caso è eccezionale, ed essendo di fallo che la larva del Sirece \ ive nel le- gno e attacca le larve degl'insetti legni\ori per divorarle, si stabilisce che o non vi é parassitismo o é esterno. Osserva poi inciilcntemente, che la distin- zione dei due parassitismi interno ed esterno é di poca importanza, e poco ser- virebbe a conchiudere dalla forma all'abitudine, o dall'abitudine alla forma. Indi rammemora che il Saint Fargeau, dopo avere stabilito che le lar\e dei Si- reci sono zoofage, intende dedurre dalla forma della loro terebra che debbono — 198 — avvicinai'ji in un sislema da lui dello nalui'alc più ìì'^]' h-iicKnioiiiili clic alle Tfiilmliiiilc. Dissente lo Spinola da questa opinione, e crede do\ersl seguire in (|uesto il metodo di Latreillc; e ciò sulla considerazione clic i Ire segmenli del corpo, che vengono immediatamente dietro a (lucilo che regge l'ullinie jiaia de' piedi, appartengono all'addome nei Siri'ci come nelle Tvntredinite, mentre fanno parte del torace nvs\' /ciwumonidi. Compiuta la lettura, il cav. Bassi osserva parergli inesplicabile come, per la struttm-a della terebra del Sirex, Tuovo abbia potuto essere deposto nella larva senza occa- sionare ferita. Spinola risponde che la lar\a non presentando veruna resi- stenza e non essendo da \ cruu corpo intermedio separata dal Sirece, l'inlro- duzione dell'uovo poteva seguire con una semplice puntura e senza introdu- zione della terebra. Il doti. ILumnersclimidl avverte che avendo educato diversi insetti, per esempio MiicnlophaijHs, Engis, j4nobium, Diaperis,'peT- ehè manchevoli del consueto nutrimento vennero molto più piccoli dell'or- dinario. Laonde il Sircx (jùjas trovandosi in una crisalide di Muiaone e jierò in luogo non adatto al suo nutrimento, e rimasto più piccolo. Il march. .Spinola risponde che il fatto è probabile, ma che a\endo egli ricevuto quan- tità ili Sircx jmcnciis dei due sessi dal sig. Canlenaire e dalle selve dei Yosges, trovò assai differenze nelle grandezze degli individui, alcuni essendo triplici degli altri. \ quelle parole della Memoria che pongono non essere l'insetto epizoo, perchè non apparisce alcun punto di lesione là ov'entrò, il dott. Ilammerschmidt risponde che anche la larva del Cynips quercus viene, dentro la galla, attaccata da un insetto pupivoro, e benché questo veggasi affisso alla larva slessa, tuttavia non appare nella galla fessura o forame al- cuno per ove s'intromettesse. Rileva pure che questi animali non abbiso- gnano di molto cibo, e che quei dvtritus possono essere solamente per ro- sura del legno a formarsi l'ingresso, non per averseli ingollati e molto meno per esserseli assimilati a nutrimento. Il prof. Palellani dice che, rodendo que- sto insetto il legno, potria ben essere che lo cibasse, come vedesi talvolta i carnivori e i ruminanti strapparsi e inghiottire i proprii peli se stimolati da fame. Lo Spinola oppone esservi altri insetti certo non carnivori, che pure vivono nel legno; la discussione continua tra l'autore, il Bassi e il Pre- sidente. Il Presidente fa la seguente comunicazione. Il dott. Antonio Salvagnoli, medico ispettore delle Maremme toscane, avendo scoperto nelle medesime — 199 — ^ilciinc ossa fussili rruininislL' ad allrt' iiiiiaiR-, volea recarle a questo nostro Congresso, cui non polo giungere per eslrinseehe circostanze. Privato cosi del giudi/io della Sezione, egli saggiainenle si volse a interrogarne il prof. Alessandrini, al quale daruio tulli merito di eonipelentissinio giudice. Or questi cosi ne serivea: -lld \edulo le ossa credule fossili, tra cui n'esi- stono certamente delle luiiane, alcune delle quali ha noImId il doti. Sal\a- gnoli depositare graziosameiile in ipiesto nostro IMusco di anatomia eoni- parafa: lutto sta a \edei'e e a dimoslrare che la giaeitui'a in cui furono rin\ enule, e le circostanze clic le aceom|)agna\ano sieiio veramente tali da costituirle fossili nel senso dei geologi e palconlologisti y . Il Presidente fa poi osser\arc che liii (|ui ogni (|iial\olla sonosi scoperte siffatte ossa, allenii studii ulteriori hanno provato non essere umane se fossili, non fossili se umane. Che queste sieno umane, non è a duhitare dopo il giudizio di un cosi valent'iiumo. E manifestando la propria opinione crede che tutti i fossili umani svaniranno, come fu in questo caso, perchè la specie umana è pui' da lui creduta di una più recente epoca. Anche il march. Spinola emette dubkii in proposito. Il prof. Steer aggiunge a\ere testé un viaggiatore scoperto in Aiiierica una ca\crna di particolare conformazione che ser\i\a a sepolcro in antichi tempi, e domanda se utile si stimasse un estratto del viaggio per leccare al risolvimento della quislione se esistano o no uomini ossificati. Il Presidente ricorda anche la caverna di Liegi, e dice al sig. Steer che tornerà ben gradevole il suo lavoro. Il sig. Porro dà la seguente Nota sulle conchiglie terrestri trovale a Teolo nella escursione falla con la Sezione di Geologia ai colli euganci. Ihlix po- vintiit I. : alcmie varietà trapassavano nella //. I'kjuUi. lì. ónda .Mùller^ al- cune \arielà piccole con lo smallo interno nero violaceo inlensissinio, simili molto alle varietà della //. ttiiiriu. II. nviiìonilis L.: varietà di una .sola grandezza, media, anzi piccola, bianca o dorata, non fasciala o con una fa- scia unica. //. airtltti.sìaiiclln. If. nicctoniìii: varietà molte di grandezze di- verse, bianche o povere di ornamenti. //. ci)!c(('//n, varietà grande: "//. 06- roliila. 'II. cliKjHlata Stud. *//. ubscnrata Porro, 'II. slri(jclln, '.Icliatina acicnla, 'JJulinus decutlatuSj Pupa frumentum. xarìcia molto grande. Cyclo- .\(o»i« cìegnus, Pomatìas maculatuiii. È principalmente da osservarsi che constando il terreno di formazioni calcaree e trachilichc, fu su quest'ultima che si Irov ardilo le specie segnate ('). confermando per riguardo aW Elici la — 200 — osservazione f^ià falta. clic noi lerrcni crislallini Irovansi principalmente e quasi sole le specie depi'csse. Il dolt. Scorlcgai^iia donò parecchie copie di un suo opuscolo -Conside- razioni intorno ad una specie di Falena rinvenuta in Lonigo nel ISSO;-. Si scioglie l'adunanza. Visio — n Pi-MÌdcnto Principe C. 15o>Ai'tnTF. // Segretario Doti. I.. Mi.si. ADli\A!\ZA DEL GIORNO n SETI K MURE Jj processo verbale è letto ed approvato. Il oav. Ba.ssi prega il l'residenlc perche voglia manifestare al Consiglio dei l'resideiiti il comune desiderio di vedere più pronta la pubblicazione del Diario, onde se ne possa trarre il vantaggio di conoscere sollecitamente le nialirie trattate e. preventivamente, quelle da trattarsi. Il Presidente pro- mette di riferire la giusta domanda, e cogliendo (|uesta occasione, fa notare la molla differenza di estensione fra i Diarii di Padova e quelli brevissimi del |)rccedeiile Congresso. Il prof. Paleilani dimanda al Presidente che. per dar luogo alle discussioni, voglia far riprendere la lettura del dott. Argenti sospesa nella passata adunanza per difetto di tempo « Memoria intorno a nuovi >tudii sulla causa immediata della mestruazione, e modificazione alla teoria della fecondazione " . Nella prefazione esponesi la storia di siffatta teoria, ri- cordando che il doti. Gendrin e il prof. Negrier pidiblicarono lin dal 1839 alcune osservazioni, che stabilivano essere immediata eausa alla mestrua- zione della donna la periodica discesa nell'utero di uno o più ovicini stac- catisi dalle ovaie: di che si fece poscia promulgatore il dott. Jones a Londra. L'autore islitui ripetutamente delle indagini sui cadaveri ad oggetto di c^aaiinare lo stalo interno ed esterno delle ovaie nelle varie epoche della donna, di riconoscere le diverse fasi percorse dalle vescichette del Graaf e la natura dei corpi lutei, approfittando di quanto polcano offerire a sostegno dell'argomento la tisiologia umana e comparata. Dalle pro\e di graduato svi- luppo [ìrogrcssivo dei follicoli graaliani, desunto dal loro colore prima bian- co-trasparente, |K>i rosso-grigio, e in line giallo-pallido: dall'aumento conti- nuato del loro volume che cresce lino alla grandezza di un pisello circa: dal grado di adesione con le parli adiacenti e dalla sede loro, per cui i piccoli — 202 — sono profondi nelle ovaie e superficiali i più iiialiii'i: iiilìuc dalla coslanlc presenza delle eiealriei sulla superficie delle ovaie di donne uieslruale. dc- sei'itte nelle diverse fasi, quali risultarono dalle sue osservazioni, conclude che nelle ovaie della donna, rilenuli organi secrelorii,si csereili una funzione periodica dall'epoca della lìiihcrlà lino alla eia critica . lai l'unziotie lia per iscopo la creazione, il progressivo sviluppo e la nialiu'azione di uno o più ovi- cini. i (piali per la forza espellente delle ovaie, la <|uale sia sempre in diretto rajiporto col loro svilu|ipo. a tempo delerminalo, cioè (piando sono falli lua- luri. vengono alhmtaiiiUi e [icr la via delle (rombe liasmcssl alla malrice, come si osserva anche negli animali ovipari. Ouesla funzione delle ovaie ('; slrellamenle collegala alla nicslriiazione, ed anzi (piesla n'ó la immediala eonseguenza, dipendendo da essa la condizione iperemica destala in tutto l'apparccclùo generativo da un ovicino o più all'atto della loro uscita dalle ovaie, e del loro tragillo per la tuba falloppiana. Si può tiuindi rilenere men- sile nella donna l'epoca degli amori, e cpiel flusso mestruo comparabile a (picllo clic nella stessa epoca si eniellc dagli altri animali quasi simbolo del- l'aUiludine alla fecondazione. Questo immedialo rapporto si prova con l'e- same anatomico, per cui si scopri ripetulamente una vescichetta del Graaf lacerata e sanguinolenta sotto la mestruazione, con la tromba applicata alle ovaie e contenente muco sanguigno, non die una congestione uterina con rossore e villosità fungiformi ncll" interno della matrice alla stessa parte. Le cicatrici poi o corpi lutei punto non indicano avvenute fecondazioni, essendo visibili e costanti anche nelle donne nubili lino a che sono incslriiate: e ciò secondo l'epoca dell'avvenuta mestruazione, per cui si veggono le vesci- chette del Graaf. prima lacerale in croce ed aperte, poi chiuse da una pelli- cola e conlenenli un grumo sanguigno eonlornato da sostanza grassa di co- lor giallo-terra, che vanno sempre più restringendosi per l'assorbimento del grumo, e solidificandosi per l'aumento della sostanza gialla e costipazione delle parli. Le cicatrici (piindi confermano la relazione della funzione ova- rica con la uterina e la partenza degli ovicini dalle loro vescichette. Effet- liiandosi adunque indipendentemente dall'atto della fecondazione la descritta funzione delle ovaie, si potrebbe dedurne una modificazione alla teoria della fecondazione stessa, escludendo la necessità della ipolesi, contrastala dai falli, che il seme maschile giunga lino alle ovaie per fecondare gli ov icini, i quali invece discendendo verso l'utero si portano ad un più ragionevole conlatta — 203 — con luinore medesimo. Sostiene la sua opinione riflettendo alla lessitiiia erettile della tromba, alla sua ristrettezza, lunghezza e tortuosità, alla sua figura elle la mostra più atta a raccogliere corpi venienti anzi dalle ovaie all'utero, clic da (|ueslo a iiuelle. e dal doppio moto peristaltico clic sarebbe ad esse per tale oggetto necessario: la sostiene con la osservazione che aii- tlir le uova degli animali ovipari e, secondo alcuni fisiologi, anche vivipari si fecondano lunge dalle ovaie, e che la natura nell'esercizio delle sue fun- zioni conserva sempre la stessa legge, modifìcala piuttosto nel grado di sem- plicità che nell'indole. L'osservazione statistica comprovante la rarità delle gravidanze extra-uterine, e specialmente della ovarica (che alcuni vorreb- t)ero anzi negare), la fre(|uente sterilità delle donne non mestruale, e le stesse anomalie che presentano le mereirici possono offrire argomenti ausi- liarii alia esposta teoria della mestruazione . Terminata la lettura, il doli. Facen si fa a dimandare, in (|ual maniera potè lo .Spallanzani fecondare una cagna con lo sperma iniettato arlìficial- menle nell'utero. Il doli. Argenti risponde, perchè l'esperimento fu fallo all'epoca degli amori, e lo sperma fu iniettato nell'utero quando appunto v'erano discesi gli ovicini spontaneamente. 11 prof. Stcer oppone alla nuova teoria dell'Argenti alcuni argomenti tratti dall'anatomia umana e comparala, non elio dalla patologia e tisiologia, che lutti si compendiano in queste propo- sizioni . I .•■■ Il limitalo numero degli stigmi nell'ovario a confronto delle me- struazioni succedute in certo periodo. 2.^ Non essendosi trovato l'ovicino nelle tube disceso duranle la iiie- slruazione, manca la prova anatomica . S."" Nella mestruazione le tube sono ingorgate assai, quindi itiipcilita la discesa deH'uoxo nell'utero 4."' Un caso da lui osservalo di |)ersona raramente mestruala, epimi- ma- dre ili copiosa prole. 5,' I.a mancanza
  • i del l'alio, e che comunque sia, l'orgasmo succede ugualmeritc. perchè continua la funzione delle ovaie. Il prof. Pafellani dice di avere riscontrato dui- volte i corpi lutei negli animali senz'avvenuta fecondazione, citando in esempio la nuila: e che, legale le Inbc, la fecondazione non ha più avuto luogo. L'Argenti risponde che i corpi lutei possono derivare da orgasmo per gli amori antecedentemente occorsi, e che la legatura della tuba impedisce la discesa dell'ovicino, altera la condizione normale delle parti, e (|uin
  • otrebbero dar luce nell'argonicnlo. I.'.Vrgcnli risponde, che conoscendo di esse la parte uscila finora e importantissima, non ci trovava rapporto di argomento con — 206 — la presente discussione. 11 doli. Riboli avverte che, a più chiaro svolgi- mento della quistione. sarà indispensabile considerare dislinle la mestrua- zione e la fecondazione. 11 doti. Festler riassume che l'Argenti sostiene qual eausa della mestruazione la discesa dell'ovicino nell'utero; e il prof. Sleer è di awiso che questa fiuizionc dell'utero derivi da turgore vitale dell'utero stesso, dipendente da (|uel generale orgasmo della dorma che precede ed accompagna la mestruazione, negando pure all'Argenti che la fecondazione dell'ovicino si compia soltanto all'arrivo nell'utero. Quindi crede il Festler poter conciliare le opposte opinioni cosi: è probabile la teoria del doli. Ar- genti sullo sviluppo successivo degli ovicini, concordando con la legge della natura sul produeimento delle uova in tutti gli ovipari: non però sembragli che la discesa dell'ovicino, come corpo i)iccolissimo. possa occasionare quel largo flusso mensile. Laonde ritiene che la causa assegnata dal prof. Steer preceda realmente la discesa stessa, ed anzi che sia dessa produllriee a un Icmpo del turgore alle ovaie, per cui si sviluppa e si stacca l'ovieino slesso, e (Iella iiìeremia uterina. Quanto al fatto della mancante mestruazione negli animali, opina che non avvenga per ragione che l'orgasmo generale si dirige in massima parte non già, come nelle donne, verso l'utero, ma piuttosto verso le ovaie destinale a produrre le uova, le quali si mostrano nei mede- simi in nmnero tanto maggiore da esigere per la loro produzione la maggior parte degli umori che si recano agli organi genitali interni. .\ spiegare la fecondazione, parrebbegli avvenga essa o nello staccarsi dell'ovicino, o quan- do è già ricevuto dalla tromba e sta per calare nell'utero: cosi concilia il fallo che l'ovieino fecondalo giunge nell'utero solo sette giorni dojìo raeco[i- piamenlo. Inlinc, annnettendo quell'orgasmo generale ipial causa del turgore vitale accresciuto nella mestruazione, siiiega come in caso di malattia possa unto nelle anomalie e nelle eccezioni ci dà il mezzo di coglier più addentro ne' suoi segreti e stabilir dei principii . Citò le anomalie che fanno progredire la morfologia delle pian- te, e le mostruosità la tisiologia animale, riferendo cosi alla zoologia quelle discussioni che si potcano credere più slattanti alla medica Sezione. Egli confortò poi l'asserzione del prof. Steer, che la natura ha sempre privile- giato di protezione le fenunine. e scelse fra moltissimi il fatto notevole ilei coloramento della Pyramja rul/ni di America, il cui maschio è splendente di rosse e negre piume, scoperto segno all'uccello di rapina e all'arma del cac- ciatore: la femmina di color verde se ne sta inosservata tra le fronde per attendere al pi'o|)agamento di sua vaghfssima specie. .Sciolta e l'adunanza Visto — // Piiniilinir Principe C. Bii>ai'aiiik // .Siififlnrio Doli I. .Mìm. ADUNANZA DEL GIURl^iO Ti SETTE MBRK Il processo verbale è approvalo. Il Presideiilc facendosi a parlare del Bufo viridis trovato nella escur- sione ai colli euganei, avente i caratteri della specie molto sviluppali, coglie la opportunità di dichiarare, clic le due specie /info viridia e /i. mlamiin riunite dai sìgg. DuinériI e Bibron, ai quali egli stesso per alcun tempo si attenne, sono veramente distinte, siccome i proprii studii ulteriori e quelli (M Fitzinger lo hanno persuaso. Di fatti, oltre la differenza delle forme e dei colori, uno è acquatico, l'altro terrestre ricovrandosi nei forami di terreno secco. La voce del B. viridh somiglia lo scoppiare d'un riso, quella del B. calamita il chiaro suono d'un campanello. E stando in discorso di Ranidi, corregge l'errore accaduto nella sua Fauna italica di chiamare rana di lìume (rivière), in luogo di rana di riviera, una dubbiosa specie del dott. Rusconi. Il dott. de Filippi comunica alcuni cenni intorno a due serpenti del- l'isola di Cuba. i)ervenuti con altri oggetti naturali al civico Museo di Mi- lano. Uno è varietà deW Herpetodryas cur.ior, distinta dal color verdastro uniforme sul dorso, giallo su tutte le parli inferiori, cogli scudi dell'addome e gli scudetti sottocaudali tutti orlati di nero. L'altro è una nuova specie di Boa ch'egli chiama Boa brachyurax, la definisce B. corpore crasso valido subci/lindrico; cauda brevissima; capite snttplUs laei^if)atis subsì/mmctririt ohtecto. in posteriori regione parum dilatato; apice rostrali obtuse co- nicOj antcrins ultra labiorum marginem protruso, 288 + 53. I caratteri che distinguono nel più evidente modo questa specie dalle altre conosciute col nome di B. tnurina e B. ccnchria. le sole con le quali si possa ravvi- cinare per un confronto, sono: il capo piccolo poco distinto dal collo, ri- coperto di squamme quasi perfettamente simmetriche per forma, numero e — 209 — di!>|)osiziunc : l'apice rostrale conico, prominente, per cui il tratto inl'eriurr iJu i|uc!>lu alla bocca è inclinato dall'avanti all' indietro: il corpo grosso, vi- goroso, ricuperlo ila niimei'o grande di sqiianime liscie (sessanlaciniiue serie nella parte di i\wi/.o del tronco): la coda brevissima, niisuraiile appena l'ol- iava parte dell'intiero corpo: il colore bi'uno-giallastro, chiaro sul ventre. più carico sul doiso dove notansi molte grandi macchie nei-astre volgenti alla figura romboidale, una serie delle quali è segnatamente visibile lungo la linea mediana del dorso. Kgli per mera conghietlura .sujìpone che questa specie possa riferirsi ad una appena conosciuta dal padre Uutertre, e sopra tutto da Moreau de Jones avuta alle Antille in conto di nemica al Trigono- cefalo a feno di lancia, ed ivi designata col nome volgare di Serpente a testa di cane. Chiude la comunicazione indicando come a suo parere dovrebbero distribuirsi le specie linora note di Boa, in modo da costituirne tre diffe- renti grup])i o vei-i generi. Il primo de' veri Boa comprenderebbe specie del nuoN 0 mondo, dal tronco grosso e cilindrico, squamme liscie : potrebbe adottarsi per questo genere il nome di Xyphosoma già proposto da Wagler per la specie B. canina e B. Iiortiilana che vi andrebbero riferite (*). Il terzo sarebbe pei Boa dell antico mondo, distinti per le squaimne carenale e per la piccola statura. Alla particolareggiata descrizione della sua nuova specie il doti, de Filippi unisce una tavola che rappresenta nelle dimensioni natu- rali l'esatta figura del capo. Il cav. Bassi legge una lettera del prof. Morren, nella quale si ha notizia di parecchie ojìcrc zoologiche pubblicate o intraprese nel Belgio. Il doti. Giolo legge una Memoria sulle malattie antraciche o carbon- chiose de' buoi, dette ancora febbre carbonchiosa acutissima. Dei morbi che distruggono le specie bovine, dice l'autore, sono iiuesti i più frequenti iu Italia e della maggiore importanza. Li divide in interni ed esterni: questi hanno sede nelle regioni ascellari e inguinali, quelli nella milza. Dopo lungo osservare di cadaveri e molteplice sperimentare di farmachi, si avvisò di cercar via più sicura nell'analisi del sangue tolto dalla parte inferma, e a sagace chimico conlidavasi. rrovò pochissima fibrina, niateiia albuminosa meno coagulabile. :d)bondan/.a di acido carbonico, il (|uale ap|)unto. a senso dell'autore, è cagione delle malattie anlraciche insinuandosi per assorbi- (1) Il secondo genere maacn nel manoscritlo di qucstatto verbale. — 240 — mento ciilaneo e mucoso dell apparalo digerente. A supporre che il gaz mor- tiloro si assorbisse per silTiitte vie fu mosso dalla osservazione, che (piando il morbo è esterno, colpisce costantemente (pielle parti di cute sottile, nuda 0 vestita di pochi jieli, dove soprabbondano vasi, nervi e tessuto cellulare. Quando poi la malattia è interna, ritiene che il gaz venga somministrato dall'apparato digestivo. Molte piante papilionacee, massimamente del genere Trìfolium, Medicacfo e Firia sono quelle che sviluppano nel processo dige- stivo notevole quantità di acido carbonico, che, menomamente assimilandosi, contamina il sangue, e tanto nocevole si rende agli organici tessuti che. per ragionevole cura si faccia, tutto riesce infruttuoso. La dissezione cadaverica persuade che per fallace credenza collocasi la sede delia malattia nelle carni: poiché il loro anncramento dipende da sangue effuso, onde il solo lavarle con acqua ridona loro il naturai colorito e la sodezza della fibra. Vero è che la infiammazione dei muscoli che avviene talvolta è intensa, ma la condi- zione sarà sempre simpatica: idiopaticamente infermi sono il fegato e la nu'lza E venendo alla parte terapeutica della Memoria, non esita l'autore a prescrivere il salasso, perchè sottraendo una quantità di sangue dice che si viene ad ottundere negativamente l'azione slimolante del carbonio: tutti i rimcdii comunemente adoperati si rendono vani. Quindi mio si diede cer- carne che. investendo la malattia nella sua essenza, slruggessela. E stiman- dosi di aver sorpresa la cagion vera del morbo nell'acido carbonico, imma- ginò prima la calce: ma sapendo che formerebbesi un carbonato calcico in- solubile, la rigettò: per tenia di funesti effetti e per economiche ragioni non volle la soda e la potassa. La magnesia caustica è quella appunto da lui scella, perchè unendosi all'acido carbonico forma un carbonato magnesiaco, facile purgativo. Scoppiando adunque il morbo in una niandra di buoi, si ri- correrà tosto al salasso, amministrando a un tempo convenevole dose di magnesia caustica. Chiude la .Memoria raccomandando si ponga forte atten- zione ai pascoli, alle ore del pascere, al foraggio, alle stalle perchè non sieno in(juinate da sostanze in fermentazione, né poste in sito umido e basso. I sigg. Riboli , de Filippi, Papadopulo vengono in una discussione che ridu- cesi a questi termini. Piuttosto che riporre la cagione contaminatrice del sangue nell'acido carbonico, non sarebbe più ragionevole ripeterla da alte- razione gastro-enterica, sendo il sangue prodotto della digestione.' L'analisi ilei processo respiratorio non potrebbe meglio spiegare l'ececssii dell'acido — i2ll — carbonico.' E poiché lo si lro\;i nel sangue venoso, tanto allo slato fisiolo- gico. (|uantn patologico, è ben da istituire accuratissime osservazioni prima di aiuiiiellcrlo come causa specifica I La coiulizion patologica dovrebb"cssere ])cr esperienze accurate più (lislinlaincnte fissata. Il cav. Naccari osserva che il carbonio non è stiniolanle, come dice l'autore, ma bensì controslimoiantc: quindi sembrerebbe non poter essere immediata causa d'infìammazione. Il doli. Faes legge sui nervi ottici del Camaleonte e sul loro chiasma. Ricorda come naliii'alisli e poeti facessero segno alla osservazione e alla fantasia le singolari proprietà del (iamalconle. Le dissezioni anatoiuiche vi dimostrarono fin qui l'assoluta mancanza del chiasma dei nervi ottici, al clic vollesi attribuire rallitudiiie di xolgcre gli occhi con movimenti separati a oggetti diversi. Da (piesto modo di visual percezione sursero dubbii sulla unità dell'idea nel Camaleonte. A venire in maggior chiarezza di falli, il dott. Facs insieme al proL Cortese si diedero a cercarne le vere condizioni anatomiche. Trovarono che i nervi ottici dalle parti posteriori ed esterne si rivolgono alle anteriori ed interne, arrivano a una regione corrispondente alla sella e(|uina, ove si dividono in molti fa.scetti. s'incrocicchiano e co- stiluiseono netto e bello il chiasma dei ner\i ottici. Con ciò il Faes e il Coitese hanno adeguato alle condizioni generali dei Vertebrati la facoltà vi- siva del Camaleonte, perchè non vi ha minima differenza nelT intima slrut- tiu'a ner\osa. .Se poi il Camaleonte abbia proprietà di formarsi a uno stesso momento due idee degli oggetti che vede, è (|uesto un nodo che l'autore non si attenta di sciogliere. Lo stesso dott. Faes, a nome del chirurgo maggiore sig. Lissi di Verona, poneva sotto gli occhi dell'adunanza alcuni insetti evacuati da un uomo dell'età di trentaquattro anni, rifci'ibili ai .Muscidi. creduli sulle iirinie al- trettante lar\(' della mosca meteorica già indicata dal Jorilens nella sua Elmintologia del corpo umano: queste larve, accostantisi per la forma a quelle dell' Oe,?tri(s. sono incise nella Memoria del sig. Lissi, di cui, jìcr es- sere già stampata, la Presidenza non credè d' invitare alcuno de' membri ad occuparsi. Il co. Contarini presenta ad essere esaminati due cataloghi, uno sojìra gli uccelli, l'altro sopra gì' insetti. Per replicato invito del cav. da Rio ne imprese la redazione, dovendosi congiuntamente a (]uelli de' quadrupedi, rettili, pesci, conchiglie ec. stampare nella bella Guida di Padova offerta in 2 12 dono agli Si-ienziali; ma poiché |H'r laiila nialeria sarcbbesi resa di sover- chio voluminosa, fu deposto il pensiero di stamparli con essa. Ora a trarre alcun fruito di sue fatiche, li assoggetta all'csaiiie degli zoologi raiuiali, ac- ciò avanti la |)uhl)lieazionc ne disgombrino ogni menda. Per la classilicazione ornitologica si attiene a quella del Tcnnninck, perchè tuttora adottata, (|uan- tuiupie la giudichi non perfetta. .Vvvcrte contenere i due cataloghi gli uc- celli e insetti che si trovano o compariscono per le Provincie veneta e padovana: e qui notisi per chiarezza, che per insetti egli intende non solo i veri insetti dei moderni, ma gran parte degli articolati, come aracnidi, miriapodi e perfino alcuni crostacei. Gli uccelli sono treeentolrentanove,nel (|ual numero si .nccolgono i tenuti in dimestichezza che .sono ventisette, sta- zionarli o quasi, trcntaqualtro. nidilicanli centosettantotlo, priraavereschi scssanl'uno, estivi dodici, autunnali tredici, invernali ventinove, di doppio passaggio ottantanove, di passaggio irregolare tre, di passaggio accidentale settantadue, rari ottanta, rarissimi ventiquattro. A più chiara illustrazione nota che gli slazionarii sono compresi fra i nidificanti, quei di doppio pas- saggio fra i veduti in altre stagioni, e i rari o rarissimi quando ebbero luogo anche altrove. Allorché di quei che nidificano cita gli autori, vuol si- gnificare che le osservazioni sono d'altrui, e dice semplicemente nidifica quando egli stesso vide ed esaminò nidi. A lutti aggiunge il più usitato nome volgare. Negl'insetti comprende gli aplcri e gli alati, attenendosi al sistema del I.atreille, che riflette non sarebbe or da adottare per numerosa classifica- zione, ma per semplice catalogo preferi di ordinarli su (|ue!lo. Le specie d'insetti sono duemila (|uallroccntosessanla(lue, de' quali centosessanta apte- ri , novcccntuno coleopleri, quarantaquattro ortoptcri, dueccntoquarantotlo emipteri, quarantanove neuropteri, Irecentosessanluno imenopteri, qualtro- centoquattro Icpidopteri , duecentottantotto dipteri :, la sola pulce rappre- senta l'ordine suctoria. Per gl'insetti si restringe a indicare se vivano in terra o in acqua, fra materie animali o su qual pianta: se sieno rari, raris- simi o dimcsticamente educali. .V ciascuno appone il nome volgare che suol darglisi nella Provincia. Non potendo dilungarsi nel suo lavoro, tacque la si- nonimia dei generi e delle specie. Chiude la prefazione avvisando non presu- mere di avere accolti in questo catalogo tutti gli esseri che potrebbero ap- partenervi, ben \eggcndo che copioso novero di specie vi manca, massime — 213 — dcgl'inselli, ili cui possiede egli stesso niollissinii di nuovi ed incerti. Il Vvc- sidentc si fa interprete del voto della Sezione acciocché sieno stampali questi cataloghi, come i|iiclli che non essendo mera compila/.iorie. ma originale la- voro, sono utili materiali alla iiii|iorlanlissinia scienza della geogralia zoolo- gica: non elle jier la esattezza ed utililà dei nomi volgari, (lonsiglia al sig. Contarinì. che \i assente, di non registrare Ira le specie domestiche (|uelle fortuitamente portate, come \ai'ii pa|)pagalli, di cui si conservano soltanto in- di\idiii per riiridsilà: e (|iianlo alla elah>ilifazione non può fare a meno di notare elle a\rebl)e potuto scegliere una i)iù naturale, sia Ira le antiche, sia tra le moderne. Del resto non trova altra specie intrusa che il Falco leucoce- plialus, il (piale certamente non mostrasi mai in Italia e scambiato senz'altro con un vecchio individuo iMl'Jfaliafliix uUikilla. In quanto agi' insetti goile di poter indicare una farfalletta diurna, eomunissima sui fiori della \illa di Slra, la Lycaenu pvleainits. che nel catalogo colloeherebbesi dentro il genere Polyomnatus. A ciascuno dei membri ascritti viene donato dal dott. (ìiolo un opuscolo ".Sullo stato jialologieo delle ai'lieolazioni scapolo-omerale e cosso -femorale nel ea\allo ••' . Il dott. de l'ilipiìi dona al Congresso una .Memoria sullo svi- luppo del Ghiozzo di acqua dolce (Gobius fluviatilis). e il catalogo ragio- nato e descrittivo della raccolta de' serpenti nel .Muscu ilcll'l li. L'niversilà di Pavia. Il Presidente porge avviso alla Sezione che dal Consiglio de' Presidenti, tenuto la sera innanzi. >! slabili che ilomeniea 25 ,settend)i-e \i sarà gene- rale adunanza. .Soggetto di (piesla è la scelta della cillà ove si accoglieranno gli Scienziati nel 1844, e la proposta di articoli da aggiungersi allo Statuto per meglio a.ssieurare la durevolezza dei Congressi Italiani: onde più chiaro andrà questo di raK III. Di due fili delia radice anteriore e posteriore di un nervo spinale umano, quello della posteriore diede più fenomeni di polarizzazione, ed esposto al raggio straordinario mostrò delle strie lucide per tutta la sua lun- ghezza: mentre il filo della radice anteriore non le dava che in alcuni punti. Os.sF.iiN Az.ioM'. IV. Sperimentando sopra le radici intere, superiore e inferio- re, del nervo spinale di una ranocchia, l'inferiore riusciva lucida (piando veniva esposta al raggio straordinario per tutta la sua estensione: la supe- riore non dava che una piccola macchia lucida. Ossi u> ui(i\K. V. Le radici del predetto nervo presentavano distinti fe- nomeni di trasmissione di luce al raggio straordinario: la inferiore era al- quanto più lucida della supcriore. OssERVAziowE VI. DI duc fili di radici di un nervo umano spinale come al n. III. si mostrarono alcune parti impermeabili alla luce polarizzata e alla naturale: altre alla luce pol.arizzata, e queste in maggior copia nel filo della radice anteriore. OssEBVAzio:5E VII. DÌ altri due fili di radici d'un medesimo nervo spinale umano, slate assai tempo nell'cacido nitrico diluto, esposte al raggio straor- dinario, le parti chiare apparivano giallognole, e quelle scure di color ros- sastro; le parti chiare erano più copiose nell'anteriore. OssEnvAzioiVE Vili. Due fdi di radici di un ner\ o spinale umano offrirono forte trasmissibilità di luce polarizzata nel dìo della radice anteriore, poca nella posteriore. — 216 — Le ultime sei osservazioni della luce maggiormente polarizzala nelle ra- dici anteriori dell'uomo e inferiori delle rane gli fanno argomentare in que- ste una tessitura più regolare ed una organizzazione i)iii decisa che nelle posteriori o superiori , e che ipiesla tessitura e organizzazione vada più unita ad una (pialelie dilTcrenza di composizione, qual secondo cai'attere a distinguere le une dalle altre radici . A questa deduzione viene autorizzato dal modo ili agire della luce polarizzata nei corpi inorganici più semplici. 11 prof. Sleer ricorda che lino da llenle tutti gli anatomici sospettarono avere i uervi diversa facoltà, diverso poter fisiologico,, e che differenti sieno essi nella loro costruttura al pari delie libre di altri organi, ciò che principal- mente dipende dalla varietà del mitrimcnto. Ter la ((ualilà poi o modi pecu- liari di loro azione efiiciente ])ossono i nervi considerarsi di triplice genere, del senso, del moto, della contrattilità muscolare. Richiama ([uindi una di- slesa Memoria del prof. Berres, la quale, sono pochi anni, egli compendiò e poi tradusse il piof. Cortese. Questa, insieme ai relativi disegni, egli presen- terà alla .Sezione a maggiore illustrazione dell'argomento. Il doti. Uiboli av- verte provarsi, massimamente dalle iterate spcrienze del prof. Civ inini, due serie distinte di nervi, e confermarsi per queste la differenza delle radici posteriori dalle inferiori. Inollre ricorda come il Panizza venisse ottima- mente a siffatte distinzioni. Il doti. Ilammerschmidt fa esposizione sugli avvantaggi della galvano- plastica. Per discreta brevità egli tace sopra il metodo galvanoplastico e sulla direzione dei varii apparecchi . Mostra come questo tro\ alo giovi non soltanto arti, mestieri, scienze tutte in generale, ma particolarmente la sto- ria naturale: l'anatomico e il botanico possono assai valersene specialmente congiungendola alla nuova maniera da lui ideala di fare disegni mediante il microscopio. A nome del prof. Berres presenta varie stampe di figure e paesi a dinotare come per mezzo della da lui inventata Pholotijpia possa in- cidersi la lastra dmjuvrrcotipala scolpitamente quanto a bulino. Nolilìca che il doti. Heller di Vienna, chimico rinomali.ssinio, ha recentemente inventato il mezzo di far comparire sulla lamina galvanoplastica, mediante la tintura iodina, l'immagine presa da un daguerreotipo, e d'incidere il ritratto gal- vanoplastico in maniera nuova e affatto diversa da quella del Berres. Il march. Spinola legge una Memoria ;i Osservazioni sopra i caratteri naturali di tre famiglie d'inselli imenotteri, cioè le Masarkli, i Diplottcri, — 217 — le Crisididin . L'autore loda il Lalrcille, ([uel padre della moderna enlo- iiiologia, che primo applicò agi' inselli il metodo naturale. Lì vide e ac- cennò il vero carattere delle / csyx' e delle Ciinididr^ ma la mente, seguace delle opinioni che allora signoreggiavano, piegò ad associare con cpiello Ne- ramente naturale altri caralleri di valore intimo:^ laonde il carattere com- plessivo risultante divenne ai-|jilrario. e i connotati inferiori applicandosi ugualinenle ad altri /iiicìiutteri si)rov\eduti dell'essenziale carattere, furono rutti i naturali cunllni e le due famiglie mal circoscritte. Cita i due carat- teri che prese il Latreille ad isolare i Diplolteri, e dalla scelta del secondo conosce l'autore quanto fosse dominalo il sommo entomologo dalla usurpata nominanza del sistema di Fal)ricio e dall'autorità di Giorgio Cuvier. 11 l.a- Ireille, dal carallere unifoi'ine e eonnme. diede al gruppo da esso formato l'espressivo nome Dijiluitcri. Ma poscia seo|)crlo un nuovo genere che avea, come le nostre f^'vspc, terminale le divisioni della lingua da callosità ghian- doliformi. lo accostò alle f'espc. ipiindi ai suoi DijiUillcri, e in onta delle ali piegale in lungo lo fece un DijiloUvro ad ale stese. Ebbe scrupolosi se- guaci, tranne iNcwmann e Saint Fargeau. Questi disse carattere ariiliciale e sol di comodo la piegatura lungiludinale delle ali, e credè assecondare na- tura sopprimendo i Diplullcri e separando largamente le due famiglie en- tratevi, Fesparie e JUasaridi. Di queste cancellò pure la prima, sostituen- dovi le Polistidi e le Eumcnhli . L'aulore si distende mollo in ragionamento critico sopra le omissioni e i difetti di sistemazione del .Saint Fargeau, di- chiarando però che malgrado tali mende e sublime l'opera di lui che rivela purità di massime fUosoliche. £ toccando intorno alla forma delle mandi- bole nelle f'fxpnrie, che l'autore propone per distintivo delle /'olisi idi e delle J-.'umrnidi, dicendole più larghe che lunghe nelle prime, e più lunghe che larghe nelle seconde, egli osserva che l'autore francese avrebbe dovuto provarci I ." Che una Fespa solitaria non potesse fare con le slesse mandibole gli stessi lavori che una f'espa sociale. 2." Che un insetto diverso dalle l'olislidi, ma con mandibole uguali o consimili, non potesse o non lavorare o non fare lavori diversi. 3." Che una f'esparia con mandibole più lunghe die larghe fosse im- possibililata a murare i varii compartimenti del suo nido nella forma la più gradevole al proprio istinto e secondo i propri i mezzi di esecuzione. — 218 — E qui l'aulore riflette clic Saint Fargcau sarebbesi tenuto nella diritta via del vero, se non avesse preteso ara;oinenlare dagli uslenii gli al(i interni di lina \oloiilà libera e intelligente: e asrebbe pur eonoseiuto die gli atti della \oloiit;i eseguendosi per qualclie niovimenlo, le forme esterne dei diversi agenti mobili erano i migliori caratteri che potessero porre in cNidcnza qual- che legge organica. Egli non si allenta di dire nel monienlo quali sieno le varie funzioni di relazione, che un insello potrà esercitare senza ululare luo- go: ma il moto addominale della Vespa, durante la stazione ojierosa. lissa ora l'atlcnzionc sua, perchè ha stretta relazione con la piegatura longitudi- nale delle ali, con (piel carattere di Lalreille dello artificiale da Saint l'ar- gcau, e che l'autore non crede tale. In tulli gVJmmotleri Sessiliicntri e in tutti i /'(,'(i«iìci(//ic)tnv' alati, fuori delle /'M/inr/e e delle Masaridi, cioè tranne i Diplotteri, la posizione delle ali obblicpiata nel riposo è il loro inerocicchiamenlo orizzontale sopra del dorso. Nei Diplotteri la porzione interna delle ali si ripiega laleralmenle sotto alla porzione eslerna in modo, che le ale inferiori sono avvolte dalle superiori, che le due coste delle piegature di diritta e di sinistra sono pa- rallele fra loro non meno che con l'asse del corpo, e che la loro distanza è uguale alla maggior larghezza del torace. Dunque i DipUìlUni, conelude l'autore, godono la facoltà di muovere a volontà il loro addome, indiiicn- dentemente dalla sUizione o dal movimento delle ale. Questa facoltà negata agli altri Imenotteri ii messa in evidenza dalla piegatura delle ali: dunque la famiglia è naturale, dunque l'unico suo carattere esclusivo non è artifi- ciale. Per molto particolareggiare di anatomiche osservazioni prova quindi l'autore che le f'esparie e le 3I(imridi, benché Diplotteri, non traggono ugual profitto dalla concessa indipendenza. Egli attribuisce la ditlerenza al- l'essere la facoltà, comune a lutti i Diplotteri, contrabbilanciata nelle sole Masaridi dalla facoltà di riposare normalmenle col corpo avvolto, e con le due estremità opposte del corpo in contatto immediato: seconda facoltà co- mune pure alla terza famiglia delle Crisididi. Poi cercando il carattere este- riore che può mettere in evidenza cpiesta seconda legge organica, per la via rigorosa della esclusione dimostra che tal carattere esclusivo consiste nelle scavature laterali e inferiori del mclatorace, che lo rendono atto a ricettare i piedi inlermedii e i posteriori durante il sonno e il volontario riposo. Il compendio di tal verità è figuralo nel seguente Quadio sinottico. 219 I.EOCE ORCAMl,» CABATTEHE ESTEIinO / I. Aveiili la facoltà di iiiMovcn' / Ali piegato lnnf;iliidirialniontc noi a piaciincnto il loro addome ] riposo. n»\ la costa della pie- ^l.' Vesfarie senza muovere previamente j gatura parallela all' asse del | le ali \ corpo. 11. Aventi la laiMllii precedente, e di più quella di coutrarsi nel riposo a segno clic Tc- 1. Il carattere della famiglia pre- cedente. I 2. Il metatorace dilatato laieral- V stremiti posteriore del corpo \ mente, e scavato inferiormente > 2. ' .MAsiniDi . arrivi a contatto deiresire- j a segno che ogni cavità possa l I mità anteriore. I dar ricetto ai due piedi poste- j I \ riori del medesimo lato. / III. Aventi la seconda facoltà, ma ^ Il secondo soltanto dei due carat- } sprovvisti della prima . f ieri precedenti. / S.-* CnisiDiDi IV. Privi dell'una e delfaltra fa- i Tutte le fa- coltà. / miglie che non sono contem- plate nel pre- sente discorso. i l.attlitre dà iiucsto awL-rtiiiicnto. Quei iiatufulisti. egli dice, che a ra- gione rispellaiio il metodo del i>atreille iitaravigliei'aiiiio che io abbia taciuto certi ausiliarii delle parli genitali, e segnatainenle la distinzione fondamen- tale delia terebra e dell'aculi'o .Ma (itiesti organi sono proprii delle femmi- ne. Il Mii'Uidd che li prende pei suoi |)unli di |)artenza non può giovare né |K)eo ne assai per la rieogni/.ione dei maschi: e un sistema applicabile a un solo sesso V utile a metà. Tutto poi non si sa stille vere diirei'en/.e della te- rebra e dell'aculeo. Crede inoltre che le aflinità naturali sarebbero siale me- glio còlle. >e in luogo di cercarle nelle modilieaziuni dell'arma offensiva, si fosse studiala la varia situazione dell'orilicio posteriore deirovidutto. il i|uale ora si confonde con l'ano ovvero estremità dell'addome, ora con la base dell'oviscallo bi\alve, ora rimane libero ìiileriormeiile all'apparalo of- fensivo e all'oviscalto Questo terzo caso è <|uello delle CrisìiliiH. il cui o\i- diitto è ciiinposlo di pili anelli rientranti l'uno nell'altro a guisa dei tubi d'un cannocchiale: conformazione non appresa dal Latreille che delini l'ap- — 220 — pai'cnz;! nMoiiiiiiis Ujiex lubulusns . Ma la discussiunr di (lue.slo argoiiHMilo fui-\ iaiido ak-iiii poco, l'aiilore si serba riparlarne iu aUro (Congresso Il l'rcsidciilc ringrazia il march. Spinola di si dolla e inipiirlanlc Memo- ria, la ([ualc. se desse luogo a discussione. \errcl)l>c rimessa alla prossima adunanza Con clic egli dicliiara sciolta la presente. Visto — // fififidcntc Principe C BoKArAriTR. // .SV'jicJoci'o Dolt. L M»M. ADITVVNZA DEL G I 0 11 \ n il S E T T E « lì R i; Il processo verbale è lello ed approvato. Il march. .Spinola legge una Id- lera direnagli dal sig. Gandiilli. nella liliale e questo brano del marcii. .Maz- zarosa: "(il' insedi degli ulivi, di cui lenni parola a Firenze, sono prcssothe sparili in ipiesl'anno. Sappia che, non ostante le maggiori mie premure, non mi è riuscilo di poterne mandare al sig. doti. Passerini in Firenze perché li (\sainina.>sse. Credo di aver riiivciiiilo la ragione, anzi le ragioni di (|uesla buona sorte nostra, e ne terrò discorso a Padova, dove per altro non potrò (!ssere al principio ■' . Toccando però il Congresso al suo termine, il marcii. .Spinola ha voluto sdebilar sé, allegando che la mancanza dei sig. Gandulfì di Genova non permise alla Commissione di riferire cosa alcuna sull'insetto degli uli\i. Il sig. Contarini legge una Memoria intorno ad alcune nuove os.serxa- zioni falle sopra le attinie Preambolando sulle .attinie in generale, tocca storicamente la conoscenza che ne aveano gli antichi sotto nome di Acalcphae o di l'rtiaw, e come i moderni le ponessero fra gii Zno/iti marini, .\bbonda- no perlìno negli stessi canali di Venezia, e (]uando coprono uno scoglio sotto- marino, l'assembra questo tutto ammantato di liori diversi, imitanti perfetta- mente gli ./sin- e le Slapclie-^ però al più lieve tocco dell'acqua tutta la va- riopinta scena si dilegua. .Vbbisognano per vivere di acqua e di aria, e la vita loro può durare da (luattro lino a dodici giorni fuori del proprio ele- mento. Comportano freddo e caldo a gradi elevali, ma sull'appressare del verno si profondano in cerca di più mite temperatura. Nel vuoto pneuma- tico non patiscono ; la sola acqua dolce le uccide quasi di colpo, e dopo brev'ora le scompone l'idiiccndole come in poltiglia. Ilaiino facollii di atteg- giarsi a moltissime forme, donde pres.sochè impossibili- si rende distinta- nicnlc descriverle. Un'apertura, quella della bocca, e una sola nello stomaco Irovarimo fin «lui i niiluralLsIi: l'aulorc ])L'n'i due ne scoperse noi fondo. Vide da vcnliiiuallro a trenla nicchie disposte all'inlortio del corpo, conte- nenti quattro o sei ovaie per ciascuna. Le ÀUinic non sono tutte orliclieg- ginnli. ma solo alcune, e l'autore non elibc a pn)\ar veranienlo tale clic la .-/ncmonica Cereus. Chiaranieule \i\ipare le ravvisò. Dopo accurata descri- zione anatomica conclude essere le tllinie veri animali che possono aprirsi, chiudersi, eanfjiar di luogo, come più loro talenta: muniti di bocca, cii'è pur vulva ed ano a un tempo; di tentacoli che fanno ufiicio di polmoni inliodu- cendo acqua e aria, e linalmentc di ovaie a molli|)licare la s|)ccie. L'essere esse colanlo itrolciformi rende difficilissimo specificarle, come già disse il (!uvicr. che insegnò attenersi a certi dati caratteri. L'autore però molli ne tro\u da omettere perchè lievi, e invece altri ne sostituisce più importanti, che si ri- ducono a espansione e contrattivitìi, su|K'rficic, esistenza e sito delle vesci- chette, spazio nudo tra la bocca e i fenlacoli, forma di qiies'i, taholla anche il colore, luogo di abitazione, grandezza costante dell' individuo. Di svariatissi- nie forme è il piede, onde valgonsi a tenacemente aderire: sulla causa della qual proprietà fu diversa opinione. .Vltri vollero per opera d'un succhione, altri per l'umore viscoso di che tutto il corpo è spalmato: e questa si ammise: ma l'autore per ragioni che allega dissente da ambedue. Ritiene accader l'adesione come per contatto di due vetri od altri levigati corpi un poco umidi, che qui è rafforzata dal viscoso umore: e la resistenza provata nel distaccare V Attinia dipendere dall'azione di muscoli robustissimi in quella parie. Il corpo, situato fra il piede e il disco superiore, risulla di un parenchima cellulo-\ ascolare eminentemente contrattile. Non è agevole significare com'csso si allunghi, si raccorci, si allarghi, si rigonti: come sia nelle varie siìccic liscio o verru- coso, scanalalo o solcato, verde, giallo, bianco, variopinto. Contro l'a.sserzione del (^rus l'autore non potè distinguere il minimo strato corneo sulla epider- mide. Questi animali son privi di capo, se tale non si voglia considerare il disco superiore circoscritto da strozzamento. Li non è sempre circolare, ma a sua volta tetragono, pentagono, d' irregolar (igui'a, piano, convesso, crateri- foruie. Nel centro sta la bocca, orificio ampio e rotondo, talor i-istrelto a fc>- sura. e eoi lenlaeoli disposti a guisa di raggi In alcune specie la bocca e im- mediatamente coronata da piccole prominenze, che Linneo sui)posc essi-r denti . ma che sono vasi salivari a prova di fatto, come lautore conobbe I — 223 — tentacoli sono sacchi cilindrico-conici, \nr lo più nlliisl. lisci e nel luru iii- lenio \ noli e cavi, comunque ne dubitassero Elironberg e Dujardins. Con letà aumenta il numero da dodici (in oltre a cento. Tagliali si rifanno, com'egli per tre volte osservò in uii\/itiiiia diuplianu: compiono l'uflicio delle bran- chie, dei piedi e delie mani di altri animali. Variano in grossezza, lun;^lie/zu. retrattilità: con essi aderiscono e assorbono l'acqua e l'aria. Sul corpo delle .'tUinie veggonsi in varia disposizione due differenti specie di pori, alcuni nel centro di piccole prominenze dette succhielli, o pori succliianti. altri sparsi (pia e là, cui chiama piccoli sifoni o forellini. Quelli servono pei' at- taccarsi alle pietre o trattenere corpicciuoli sul corpo: questi ad introdurre acqua nelle cellette delie ovaie, nel canai dei tentacoli, all'uscita dei canali spermatici, e per essere acri, molto valgono a difesa. Le Atliniv possono muoversi progressivamente, e nuitan di luogo quaudo manca loro il cibo. cioè s'innalzano sopra il pelo dell'acqua o si abbassano. Si nutrono di pic- coli crostacei, molluschi, pescetti e di ogni sorta di animaletti marini. Stimo- late da fame, allungano il corpo e i tentacoli. Non è di questo momento ri- portare quanto e descritto nella diffusa Memoria sul modo di alimentarsi e sulla maniera e sui mezzi con cui lentamente si muovono. Si moltiplicano dando in luce prole viva che esce o dalla bocca, o talvolta dai tentacoli, o da un'apertura che formasi per lacerazione di una parte dei legamenti di loro base. Alla prima maniera fu di mestieri una previa fecondazione, che. essendo ermafrodite, compicsi internamente: la seconda sarebbe una ripro- duzione gcmmipara come quella delle piante. L'autore osservò ripetute volle che, (|uarulo le Attinie vengono irritate, le piccole scappano loro lancialamente di bocca. La seconda maniera di moltiplicazione può essere tanto spontanea, quanto arlitiziale. La prima è naturale, e l'animale restringendo la sua base ne stacca una porzione che la.scia attaccala alle pietre: da ([uel brano escono una 0 molte porzioni dell'animale, che contengono delle uova. Dall' intiero suo ragionamento conclude l'autore risulliir chiaro che gli esseri i più sem- plici e di organizzazione in apparenza la più imix'rfelta godono al pari dei vegetabili di mezzi variali e copiosi per riprodursi e conservarsi. Il doti, de Filippi domanda se per avventura il sig. Contarini abbia fatto delle osservazioni microscopiche in quelle parti delle ./Itinie. nelle quali si \ critica la proprietà orlicanle. Rispostogli negativamente. egli eccita il sullodato autore a non omettere questo importante argomento: tanto più che le recenti — 224 — iiulagiiii microscopiche dei sigg. Wagner ed Ehrcnberg hanno già diffuso molta hico su ijucsla slraoi'dinaria facollà di molli ./((Wc/i Scciiiido iincsli osserva- tori, in (lucile jìarli delle .Meduse dove il potere bruciante è uianifeslo. la cute ofl're una moltitudine di capsulclte ialine, nelle (juali è contenuto un finis- simo pelo arrotolato più volle sopra sé stesso, e che dietro una conipre-ssioiic anche leggera della eaiìsula esce per un foro ajtposito. V'ha poi (luistione, fra i due tisiologi alemanni più sopra menzionali, intorno al modo con cui ter- mina quel tilamento. Wagner ha ritrovato questi organi microscopici anche nelle ./tlinie, e da prima li considerò per zoospermi. Anche ne' Polipi Ehrenberg ha scoperto organi consimili, i quali servono ad uccidere pronta- iiienle (jucgl' infusorii, de' quali i Polipi stessi nutronsi, e a ratlencrii ade- renti al loro corpo il quale talvolta n'è coperto si, che Ehrenberg suppone facciano per la loro fosforescenza sembrare tutto luminoso il corpo del Po- lijìo. Il dolf. Nardo con difficoltà ammetterebbe in questi fdamenti il potere orticanle. ma piuttosto darebbe all'umore di alcune di queste parti una pro- l)rietà epispaslica. Il dolt. de Filippi soggiunge esistere benissimo uu umore acre in queste capsule, ma essere necessario, a quanto sembra, che l'epider- mide venga trapassata dai loro filamenti, onde il bruciore e gli altri sintomi che l'accompagnano si manifestino sulla cute; che inoltre fu da Wagner os- servalo mancare afflitto queste capsule, co' loro filamenti racchiusi, in quelle specie di .Meduse che non sono orlicanli, e nelle parti anche delie altre spe- cie, dove la proprietà ortieante non si manifesta. Il Presidente, circa la fa- coltà di aderire ai corpi, spiegherebbe per argomento di analogia avvenir ciò come nelle Mondie. che aderiscono ai corpi più levigati mercè piccoli organi posti alla estremità delle loro zampe; e il doti. Facen dice come nelle Sanijuisughe. Alle osservazioni del Contarini poter vivere le Attinie degli infusorii che vivono nell'acqua, il prof. Steer aggiunge che a torto si crede- rebbe vivessero animali senza nutrimento, perchè l'aria, l'acqua, la terra son tutte piene d'insetti giusta le sperienze di Ehrenberg. Cosi racconta Hundjoldt di alcuni selvaggi di America, e dai viaggiatori si sa che gli schiavi di Cuba e i montanari d' Islanda e Norvegia si cibano di terre di- verse, come argille, farina di monte ec., le quali sono composte di organici avanzi d' infusorii e crostacei più imperfetti, onde per breve tempo possono pur dare povera sostituzione all'ordinario alimento. In (|uanto alia osserva- zione fattagli, che il Proteo aiiguino vive nell'actiua .senz'altro alimento, ri- — 225 — sponde che anche neirac(|ua più pura si seuoprono yratlalaiiieiik' niiu\i iii- fii^orii aecresecndo I'in^'ran Proposta di una storia dei Congressi scientilici nel primo (piadriennio ■• . Il Presidente legge la lettera a lui dii'ctla che Io accompagna, e lodalo il divisanienlo, dice che assai di buon grado fornirà di acconci materiali l'istoriografo delle Riunioni. Con ciò si dichiara sciolta l'adunanza. Visio — // Presidente Principe C. Bo.>ArAnTi:. // Segretnrio Doti. L. Masi. ADI]\A1VZA DEL (IIORXO 2« SETI KM BUE J.I processo verbali- rimane approvalo dopo alcune modificazioni. Il prof, cav. Paniz/u dice iiiiporlarili le osservazioni del jirof. Sa\ i sopra le attinenze letali del Cammello, e ritonferiiia non esistere comunicazione per vasi Ira il feto e la madre, ma semplicemente per porosità, e che se fosse trovata una volta, la si dovrebbe sempre incontrare; ma le iiidaiiini microscopi eli e non dimostrano fin qui diretta comunicazione. Il prof. Patellani sostiene la co- nuinicaziunc \ ascolare Ira il feto e la madre, citando a pro\a di fallo ima placeiila di pecora |)reparala dal |)rof. l!i'Ufj;nolo. Il co. Conlarini legge il seguente rapporto. Incaricala da cotesta inclita Presidenza della .Sezione zoologica la Commis- sione composta dei sigg. co. Conlarini. doli, ^'ardo e doti, de Filippi di dare un ragguaglio ristretto dell'Opei'a del sig. de .Selys Longcliamps, da iin' pre- sentala in dono al Congresso, inlitolala ^- Faune Belge eie. prénn'ére parile-', stampala a Liegi nel 1842, si onora di porgerlo, .\ella sua prefazione il sig. de .Sel>s I.ongchamps si propone di dare l' intiera Fauna del IJclgio. Questo volume ne eontiene la prima pai-le. ed alilii-aecia i .Manmiiferi. gli Uccelli, i Renili e i Pesci. Lo scopo di questa Fauna è di far conoscere ai liclgi le produzioni del loro paese, e di somministrare ni naturalisti stra- nieri un mezzo onde estendere le loro cognizioni zoologico-geogralichc sulla storia degli animali. Con questa parte di lavoro vuole l'autore far conoscere tulle le specie di animali vei'Iebrati die si sono finora ritrovale nel Belgio, le località in cui trovansi essi ordinariamente o aceidentalmente. le loro abi- tudini e il tempo iu cui compai'iscono le specie viaggiatrici. Trovansi in esse delle note critiche sopra i punii dubbiosi della scienza: vengono indi- cate le varietà locali o accidciiUili. purgcsi una ristretta sinuninu'a e niolli — 230 — caratlrri |hi- dislinijiim' lo specie rare u mal descritte, aggiungendovi pure il loro nome volgare qualora lo abliiano. Lo spazio lopogralico da lui ab- liraeciato comprende la Fiandra francese, la Piecardia. IWrdenna francese, la Lorena, le l'ro\ineie lienane e l'Olanda. Non dà l'autore descrizione alcuna né dei caratteri gcnci'ici. né dei specifici: ma si riserva a farlo in seguito nella pubblicazione di un secondo volume Conserva il diritto di priorità |)ei nomi generici e specifici, ed al nome specinco \i unisce (picUo imposto- gli dal primo autore, senza guardare se egli collocav a (|uella specie in un al- tro genere. Considera che le specie sole compongono la serie degli esseri naturali, e che li generi non esistono in natura. Devono riguardarsi come spe- cie, ei continua, quegli animali che si riproducono sempre gli stessi fra loro senza produrre degl'ibridi fecondi con allrc specie. Vorrebbe che i generi non fossero moltiplicati oltre al dovere, e che non si dovessero ammettere come generi nuov i, die quegli animali i quali presentano fra loro delle diver- .silà costanti e marcate tanto nei loro caratteri fisici, quanto riguardo ai loro costumi Fa conoscere inline tutti quei dotti naturalisti che contribuirono ad arricchire di nuove cognizioni il suo lavoro, e fra gli alili distingue meri- tamente il Principe di Canino, che molte utili cognizioni gli comunicò e spe- cialmente sopra i Ciprini. Comincia la prima parte di questo suo lavoro dai Mammiferi, premettendo un breve sunto, col (|uale fa conoscere che tren- tacinque sono le specie terrestri di essi che Irovansi in (piasi tulle le parti del Belgio. Otto quelle che sono ristrette ad alcune parli montuose. Otto proprie soltanto di alcune parli del paese. Tre le specie marine che trovansi abitualmente su quelle coste. Otto quelle che vi compariscono accidental- mente, ed undici le specie domestiche. I mammiferi vengono disposti dal- l'autore secondo il metodo del Principe di Canino, facendo però tre divi- sioni nella sezione degli animali educabili . che distingue col nome di Un- tfuicolati, Pinnali ed Ungulati. Li Mammiferi da lui annoverali, compresivi li domestici, ascendono al numero di .sellanta(iuatlro. L'uomo figura il primo fra essi . Annovera dodici specie come rare, ed una rarissima che è il / e- .^pprtilio l/ar/jaslellus .Sclireb. Nola cinque varietà della Tnlixi europaca L.. quattro del Mus musculus L., tre del M. sylvaticm L., due negli Arvicola nmphibius L.ed arvalis Pallas. Mollo si trattiene a discorrere sull'^ni- rnla nqreslis L . del quale dà una descrizione diffusa con la misura di tulle le parti, riportando la di lui sinonimia e figura, e lo confronta coU'nna/i.^ e — 231 — col ru/tiilus, (lai (|iiali la vedere in die dillerisca. Divide gli uceclli in ter- restri ed ae(|uatici. Tra i primi annovera cinquantotto specie sedentarie o (|iiasi. elio niTAni>i. G. D. Naiìik». F. De FiLirri. 11 Presidente fa sull'Opera pareoeliie osservazioni, di cui le principali son (picste. l.oila mollissiino l'autore per non voler far rimontare la legge di priorità che al sistema naturale di Linneo e all'Opera di Brisson pei ge- neri non adottati da Linneo, e non già al Bay e al .Moehring, come, in onta della confusione che ne sorge, non ha ripugnanza di fare il Gray combattuto dallo .Slrickland. Non trova biasimevoli le tre sezioni riprodotte fra i suoi educabili, ma non ammette che sia miglioramento soppi'imere le sottofami- glie isolate, poiché nel sistema di lui appunto esse formano divisioni omo- genee dell'intiera classe, che per taluno sono veri generi. A proposito del- l'uomo e del suo posto nella classificazione, dice concordare con le idee del Selys: e ranmienta le seguenti parole da lui stampate lin dal 1830 nelle osservazioni alla seconda edizione del regno animale del Cuvier: n Separare i Bimani dai Quadrumani e farne due ordini distinti, secondo i deboli miei lumi, non corrisponde alla stretta affinità che viene dimostrata dalla l'ispettiva loro organizzazione, la (piale consiglia invece a congiungcrli come due famiglie dell'ordine già stabilito da Linneo sotto il nome di Primales: questo è appunto quello che io ho creduto dover fare nei mici Generi dei Mammiferi americani, stampali in Filadelfia nella Storia naturale del God- mann, ove anche al rango di ordine credetti bene di elevare la famiglia de- — 234 — gli ./n/ihii (lì Cuvicr, incontramioini appunto col dotto Latrcille nelle suo fnniiglic naturali. Forse ad alcuni dà noia il veder accomunato l'uomo, quel miracolo della creazione, insieme con le scimmie in un medesimo ordine, hencliè non idibiano a schifo di ammellcre quello e tpieste nella medesi- ma classe. Per salvare le necessarie convenienze si l'accia pure dell'uomo una classe separala, un regno a parte, se cosi vuoisi, perchè la ragione è lai ca- rattere che ei dislinijuerà perpeluamente da ogni altro essere animale (pial- un(|ue: ma, stando ai caratteri che somministra la materia, silTatle sejìarazioni non sono in armonia col resto del sistema « . E questi pensanienli manife- stati dal Principe di Canino nelle due predette epoche dimostrano la inesalta asserzione, che cioè solo di recente abbia egli proposto la sopin-essione del- l'ordine dei fiimani e ristabilito quello dei Piiiiialvii. comic \icn detto nel Dizionario universale di .Storia naturale, diretto dal doli. Orbigny, articolo Biinanrs. Quanto ai Sorcx sostiene per buono il genere Cro.s.iderogIan- dule, tubi o cariali, (liciti lorluosi o spirali, lacerti fibrosi, gangli, tramezzi, fibre circolai'i longiliidinali reticolate, lamine muscolari, gran parte in som- ma (li (|uegli apparecchi che trovansi negli animali più perfetti. Contro lo Spix e il Dicquemère, e concordemente alle osservazioni dei sigg. Meckel, l.euchart. Cuvicr. RÌÉppcII e Dalle Cliiaie. dice non a\er\i scoperto fin qui traccia di sistema ner\ oso . Quanto alia digestione convengono gli osserva- tori derivarne l'opera da una forza assorbente ond'è dotata tutta la super- ficie interna ed esterna: ma egli ritiene contribuirvi assai quelle piccole prominenze rotondate, poste alla imboccatura dello stomaco, dalle (piali tra- suda una specie di saliva .saponacea. La superficie deve iissorbirc facilissi- mamente in ogni |)unto. ma la intestinale molto più compiutamente. Tutti i tentacoli terminano nel gran canale circolare, ove confluisce ogni eelletta contenente le ovaie. .Aspirano essi aequa e aria, che sono portate al gran canale, e da (picsto alle cellette o\ifer(!: (piindi entrano per le due aperture nello stomaco, dal quale \engono espulse per la bocca. Il Cu\ier non con- cede a questi animali una vera circolazione, e dice il sistema acquifero es- sere ramificato quasi a modo delle trachee degl' insetti: ma l'autore dopo un ragioiiaiiiento anatomico-fisiologico dissente dalla opinione di (jucl sommo . La facoltà di potere o no le Atliniv nascondere i tentacoli dentro del loro di.sco gli suggerisce di farne due divisioni, cioè l."" Altiitic a tentacoli rientranti: 2.' Àllinif nude a tentacoli non rientranti. Comprende ipiella il genere Ictiuiu. costituito di undici specie: e que- sta il genere /nvmonin Risso, di due sole specie. Riferisce poi diverse os- servazioni fatte sopra di alcmie specie. La .actinia equina è attaccaticcia nei tentacoli solamente, \aria nella figura del corpo, stimolata manda fuori dei fili bianchi, ed è di tenacissima vita. Osservazioni in (jucsta ed altre ./lliiiiv gli provarono che il tentacolo serve anch'esso di ano: come pure che ogni ./ti in in può avere lino a cen- tocinquanta ovaie, ciascuna provveduta di suo particolare testicolo, consi- stente in una specie di budello bianco e allargato, ripieno di una materia biancastra, che cinge ed involge quasi l'ovaia stessa, cui feconda — 250 — .■/ctinia conrciìtrica Risso. Questa specie ha la pnipriiMà di mangiare e digerire le sue simili, a differenza di allre ciie le ingliiultunu iiensi, ma non le digeriscono, rigeltandole vive e non alterale: fallo sin qui seono- seiutu ai natin'alisti. Neirac(pia salata linla dal succo di l'itolaeca lasciò im- merse due di (picsle iHiniv per venliquatti-o ore; e questa spcrienza lo eerlilicò esistere nelle ./Hinie un sistema circolatorio ac(iuifero. , /ctinia lUcijiìiann Rii|ipell . Possiede in rminenic grado la facoltà di ri- produrre le parli tagliale e di atlcggiai'e il corpo a svarialissiiiic forme. Da tutte le sue spericnze sul ripullulare delle troncale parli stabilisce, che quanto più forti, robuste e avanzate di età sono le ./llinir, hanno tanto più vigorosa la facollà riproducenle, che di prefei'cnza risiede nella base. ./ctinia JJi'Ilis Solandcr et Ellis. I tentacoli \anno svilu])pandosi sempre sull'orlo del disco. /ctinia aaniiitiaca Dalle Ghiaie. Oppostamente alle allre che si serrano al primo tocco, questa, toccata, dà delle scosse somiglievoli a piccole scosse elettriche, e aprcsi con massima dilatazione del disco a segno da renderlo piano e disteso. Abbracciata da lolla la mano non chiudesi che lentamente. actinia virìdis Linneo. I piccoli appena nati non hanno che sei tenta- coli disposti in una fila . Anemonia Ccrens. È molto ortichcggianle Esaminati i tentacoli col mi- croscopio, li ravvisò coperti da una infinità di piccole papillctte, come una lenuissima peluria. Dice probabile che alcune di queste papille riunite s'in- sinuino nei pori della pelle e vi producano quel molesto i)rurito. Vide nel- l'interno della bocca i due canali riferiti dal Dalle Ghiaie, discendenti molto tortuosamente. Come conghictiura bisognevole di ulteriore studio ed esame, dice che potrebbero essere lai canali quelli che conducono il cibo già dige- rito alle diverse parti del corpo. y/ncmonia cinerea niilii . Quando è gonfia e ripiena di acqua, mostra in evidenza le lamine muscolari ond'è composto tutto il lessulo di essa. Ogni lamina fa centro sotto la base, continua il corpo e il disco, terminan- dosi ai tentacoli . Per lo che determinato il restringimento del punto cen- trale, tutto il corpo ne vien raccorciato, come vcdesi in una borsa, la cui apertura sia raggruppata e stretta da un nastro scorrente. Tutte le predette specie sono descritte con ogni anatomica particolarità: tuttavia il sig. Gontarini lermina la sua Memoria dicendo modestamente: — 25< — ■'Queste sono in suceinlo le osservazioni da ine falle sopra ((iiesti singoluri animali, delle (|iiuli non si Irovanu che poelie ed incerte nozioni nef^ii autori che ne hanno trattato. Omisi le descrizioni delle specie, le loro sinonimie. i variali esperimenti da me |)raticuli sulla riproduzione delle loro par-li ed allre particolarità propr'ie di ciascuna di esse, pei- non altusare di Iroppo della vostra benigna sofl'erenza » . Il prof. Patellani presenta sessanta copie della tavola del cervello ossifi- calo, di cui mandò alti'cttanle copie della relativa .Memoria al (Congresso di Firenze, da distribursi alle Sezioni di Medicina e di .\naloniia comparala. Il sig. .Antonio Fineo presenta una Memoria, che per accurate osserv a- zioni risponde al cpiesilo proposto nella III Riunione dal benemerito ab. Lam- hriischini "Sulla inllueiiza del tempo dell 'accoppiamento alla |)iù o meno perfetta fecondazione delle uova dei bachi da seta». Essa tu dall'autore di- stesauiente stampata non appena sciolta la Riunione, onde delle sue spc- rieii/.e riferirò soltanto in corollario, che per avere delle uova perfette è necessario di lasciar le copule in piena luce, aftinché possano le farfalle dis- giungersi dal maschio ogni qualvolta l' istinto loro il richiede, per dept)rri! le uova, e poscia riunirsi o col proprio o con altro maschio: che le uova fecondale e deposte dentro le prime ventiquattr'ore sono preferibili a (juelle dalle venliipiattro alle quarantott'ore, e queste da anteporsi alle altre otte- nute coi varii metodi: che è necessario, come conseguenza delle praticate sperienze, aver presente che il calorico e l'ossigeno contribuiscono allo ^\ i- luppo e robustezza dell'embrione, non che alla conservazione della larva e della farfalla^ clic la durata dell'accoppiamento e i primi spruzzi di sperma conducono a perfezione gli embrioni del baco da seta. K a lutla prosperità del prezioso insetto non havvi miglior mezzo che secondarne il naturale bisogno, le istintive abitudini, guardando alle meri- dionali regioni della China, ])rima sua patria, ove vive perpetuamente sui gelsi, nò osa l'uomo sturbarne la misteriosa funzione; ma tutto si compie sotto quel sereno cielo alla luce animatrice del sole e secondo le leggi della natura. (iiunta cosi al suo termine la IV Riunione, il Presidente si accommiata dai membri della Sezione con le seguenti parole. " Questa, o colleghi, è l'ultima .sc-ssione che insieme ci accoglie, e que- sto è ])cr me assai sconfortevole momento: poiché la vostra solleciludine 46 — 252 — alia scioiizu diiiiostrata nelle dotte letture, lu uiiiunìlù dell'aniiiio espressa nella |iacalfz/.a delle discussioni ni'aveano messo diletlo er ciò che spetta ai mutamenti proposti nei nomi dei generi e delle specie, sosliene doversi riguardare come legge prin- cipale quella della anteriorità. Espone poi, come Presidente della Sezione zoologie^!, il desiderio di essa, di unirsi in sessione comune per trattare in- sieme alla botanica l'argomento della nomenclatura scienlilica dei due regni naturali. Il prof. Parlatore prende a discutere le opinioni del prof. Brignoli riguardo ai due oggetti principali della di lui Memoria, quello cioè rela- tivo alla divisione e alla sottodivisione delle famiglie, e l'altro alla nomen- clatura. In (pianto al primo, accenna la utilità di tali divisioni, le ([uali lungi dal rendere più diflicile la conoscenza dei generi, non solo ne facili- tano lo studio, ma ne fanno anche rilevare ed apprezzare i mutui rapporti. Riguardo alla nomenclatura, osserva che il ])rof. Brignoli considera a torto come generalmente seguita la raa.ssima di desumere i nomi delle famiglie da quelli di alcuno dei generi in esse compresi, mentre abbiamo le Labiate, le OinhreUifere, le Graminacee e tante altre, i nomi delle quali derivano da tutl'altra fonte. Ricorda poi che il genere Xapoleona di Palisot de Beauvais sassiste, essendo ammesso anche nel Prodromo di de Candollc: csser\i anzi una famiglia di cui esso forma il tipo, cioè la famiglia delle Aapoleuitfe. Ri- lletle in seguito, quanto al cambiamento di nomi già esistenti, essere questo stato tentato jier le famiglie dal prof. Lindley: e pei nomi dei generi mostra la inopportunità di derivarli da un canittere anche rilevaiile. poieliè le ullc- riori scoperte possono smentirlo o contraddirlo, addueendo ad esempio il genere ChnjMphiiUum dato da Plumicr ad una pianta a foglie dorate, men- li'e poi Jacipiin trovò uii'alira specie dello slesso genere a foglie argentee, per cui fu dello con iiiaiiifesla contraddizione ChrijMphijlIum argenleum. F, rigu;u'ilu a (|uelli deridali da autori dello «.tekso nomi:, erede clic spiaccia più 47 — 260 — air orecchio l'udire i nomi di deulo e Iritu Jufxieva, tolti quasi ad iinpi'e- slilo dal IÌMj;uaggio cliiinico, anziché (|uclli. senza inoti\o riprovali dal Bri- gnoli, di UcrtiToa, ^/ragoa e somiglianti. Crede quindi più giusto, seguendo in ciò l'opinione di Mirbcl, trarre i nomi generici da quelli de' botanici e di uomini illustri o protettori delle scienze. Aggiunge poi ciò che in propo- silo di una Memoria del prof. Rrignoli sullo slesso soggetto, letta al Con- gresso di Torino, diceva il de Candollc, cioè essere più utile applicarsi alle cose che ai nomi; e conchiude ch'egli crede cosa diflicile il potere far adot- tare una novella nomenclatura, a meno che non sia proposta da un uiiino sommamente autorevole nella scienza, o da una riunione di dotti di diverse nazioni. Stimerebbe però vantaggiosa questa riforma soltanto per le desinenze dei nomi delle famiglie e delle tribù delle piante. Il Principe lìona])arte di- mostra ingiusta la critica fatta dal prof. ISi'ignoii a certi pretesi errori del Linneo. Si rivolge poi al prof. Parlatore, compiacendosi di vederlo nel no- vero di quelli che non vogliono una innovazione nella nomenclatura della botanica: s'accorda con lui nel riguardare i caratteri come fonte spesso in- opportuna dei nomi generici, potendo essi perciò risultarne erronei, addu- cendo fra gli altri esempii quello di Chrysanthemum applicato a specie che hanno i fiori bianchi : e non crede poter ispettare ad alcuno, per autorevole che sia. il proporre una generale riforma, ma unicamente i tornando sull' inconvenienza che il prof. Brignoli ritrova nell'uso di dividere e suddividere i generi in sottogeneri e sezioni, per cui. trattandosi di ge- neri scarsi di specie, talvolta avviene che una sola di queste costituisca un'intera sezione, non solo rileva che questa obbiezione e di poco momento — 261 — per la facile possibilità, in cui tutti i generi sono di arricchirsi continua- mente di nuove specie, ma sanziona ed encomia c/.iandio tal uso per la fa- cilità clic offre di porre in maggioro evidenza i caratteri distintivi di queste divisioni, che sono di una importanza pili rilc\ante di quelli che \algonoa distinguere meramente tra loro le specie. Il Presidente prof. Moretti legge un suo scritto su alcune Sassifraglie da aggiungersi alla flora italiana, omes.se dal prof. Fìei'toloni pel solo principio da lui adottato di non parlare che delle piante italiane, di cui possiede esem- plari nel suo Krhario. Legge la descrizione di una nuova Sassifrarja ritrovata nelle montagoc sopra Nizza, di cui moslia un esemplare e la llgura e che chiama S. florulenta. Avverte che ha trovalo sempre, in nove individui di questa specie da lui osservati, il fiore terminale con raddoppiamento di parti, cioè con dieci petali, venti slami e sei j)istilli. Il prof. Parlatore osserva che il raddoppiamento del fiore terminale, unitamente all'abito dell'esemplare presentato, potrebbe far sospettare di qualche mostruosità. Il prof. Pietro Savi rillette che lo stato mostruoso del (iure terminale non è dato sufficiente per riguardar la |>ianta come deviazione accidentale di altra specie, citando ad esempio la Carota, il Muscari comosum ce. Osserva inoltre che alcuni de' fiori non nascono dalle ascelle delle brattee, e che molte di (|uestc sono fascicolale presso al fiore terminale. Il prof. Visiani appoggia l'idea di uno stalo mostruoso in tutta la pianta, facendo osservare che i fiori nascono sin dalla base del fusto, il (|uaie è longitudinalmente soleato, compresso e quasi fascialo. Il sig. Vittore Trevisan legge una Memoria sopra le Bissacee di Fries. K.spone in primo luogo come il Fries. dopo aver fondata la distinzione delle sue .lltjlu; dai f'unijlii sulla esistenza od assenza dc'gonidii. abbia proposto di spartire le prime in quattro sezioni, de'A/c/ieni, delle Uissaccc. delle /•'«- cacce e delle Uvacee. Della prima delle quali sarebbero caratteri essenziali: vita aerea, durala perenne, vegetazione interrotta, esogeneità, esistenza di strali corticale e midollare separali, strato leproso, gonidii stipali in isirato contiguo, spore racchiuse entro a.schi, moltiplicazione per gonidii. Della se- conda : vita aerea od anfibia, durata perenne, vegetazione ritardata ad inter- valli, eterogeneità, strati corticale e leproso nulli, gonidii sparsi, spore rac- chiuse entro ascili, moltiplicazione per gonidii. Della terza: \ila acquatica ed eselusivamente marina, dm'ala perenne, vegetazione continua, endoge- — 262 — ncità, esistenza di strali corticale e midollare non separali, strato leproso nullo. i;oni(lii sparsi, spore sprovvediilc di aschi, molliplica/.ionc per gonidi! nulla Della (piarla : vita acipiatii-a, durala spesso annua, vegetazione conti- nua, omogeneità, strati corticale e leproso nulli, gouidii sparsi, spore nulle, nioltiplicaziouc per gonidii. Secondo il l'ries sei Iribù denominate Lichinee, Culli'inacve. Cviwgonice, Iìi:omona|)arle. doversi conservare il nome di cn/paoidcs dato dal D'UrvilIc li jirof Parlatore fa rillellerc potere i bo- tanici mettere come specilìco il nome dell'aulore che il primo descrisse una specie erroneamente riferendola ad ailni stenere, per milijiare con una gen- tilezza la correzione. .Ma all'opinione del Principe Bonaparte si accordano quasi lutti i membri della Sezione. Il sig. Ileldreich presenta un frutto della \lachira niitaìilincn di Nuttall. cólto al giardino di Stra (iresso Padova. Il Principe lionaparle prende da ciò argomento a ricordare l'utile protezione dal .Macine accordata alle scienze naturali, e i generosi suoi atti di bencliccnza verso i cultori di essere la Sezione tributa un atto di venerazione alla memoria di lui Il Presidente stabilisce per sabato prossimo la riunione delle due .Sezioni botanica e zoologica, per trattare della nomenclatura de' due regni naturali. Dà poi in dono a' membri della Sezione un libro da Ini pubblicato, che ha per titolo •' Prodromo di una !Monogralia delle specie del genere Morus ^ Dietro di che dichiara .sciolta l'adunanza. Visto — // Presidente Prof. (i. Morftti. J ò'egrcturii Prof. G. MFjiF.GHim. Prof. F. Pini.ATonF. ADllINWZA DEL GIOII NO IO SETTEMBRI' Liii k'Uiira dell'atto verbale della precedente sessione porge occasione al prof. Pietro Savi di osservare, che il prof. Herloloni nella sua Flora italiana non Ila descrillu soltanto le piante italiane ch'esistono nel suo Erhariu, ma bensì quelle che ha potuto procurarsi anche in prestito, e cita ad esempio il (ìalliiiin ruOioides, comunicatogli dal prof. Gaetano Savi, ai quale lo restituì dopo averlo descritto Manifesta iiiiindi il desiderio che si togliessero dal processo le espressioni che riguardano il prof. Ilcrtolonì circa al principio attribuitogli di descrivere solo le piante italiane, i di cui esemplari esistono nel suo Ij-bario. Risponde il prof. Parlatore di aver fedelissimamente Ira- scritto le parole medesime del prof. Moretti, ma godergli l'animo di questa giusta osservazione del prof. Pielro .Saxi. ed unii'c egli pure i suoi voti per- chè sia su di ciò resa giustizia al jirof. Hertoloni. essendo falsa l'accusa che la sua Flora, anziché l'italiana, sia (piella del suo Erbario. Il Principe Bo- naparte crede esser, anziché biasimevole, da lodarsi il principio del prof. Rerloloni di non descrivere nella sua Flora italiana che le specie da lui posse- dute e paragonate; e cogliendo questa occasione, domanda e ottiene ad una- nime approvazione, che la .Sezione manifesti e faccia registrare nel suo pro- cesso verbale sensi di ammirazione per i lavori del Berloluni. ch'egli chiama il principe dei botanici italiani, il prof. .Moretti aggiunge poi, a schiarimento della sua asserzione, non descriversi dal prof. Bertoloni che le piante esi- stenti nel suo Erbario, che intese parlare anche di cpielle che vi esistettero per (|ualche tempo, come sono quelle che gli vengono prestate. Il prof. Savi confessa ili a\er dimenticato, essendo l'anno scorso Segre- tario della Sezione di Botanica nel Congresso Fiorentino, di far menzione, e nel Diario e negli .Atti, del dono di una Memoria sugli udori delle piante. — 266 — rlcl si? iloti. Trinchinotti, e desidera che sia di ciò fatta parola nel Diario e negli Alti deiraltuale Congresso Padovano, per rimediare a (luesla sua invo- lontaria trascuranza. Il (Imi liiasoletlo trova di fare un'emenda negli Atti della III Rinnionc alla pag. 5;)5, ove a proposito deW'Opunlia italica si dice. // siq. Biano- Iclliì pnrlcrii>n come della pianta si troi:ì anche spontanea nei monti che circondano Trieste e neli'Jltiria. Desidera che si corregga cosi: che l'Opitn- tia italica cresce bensì all'aperto nel Giardino botanico di Trieste, e ch'egli l'ha incontrala spontanea nelle sue peregrinazioni in piii luoijhi della Dal- mazia. Il Presidente jirof. Morelli legge una sua Memoria sopra Matlhioii . in difesa di (piesto botanico italiano eh'è stato tanto acerbamente attaccato da molti. Insiste contro alla taccia datagli da taluni di cattivo conoscitore e pessi- mo descrittore delle piante, e più di lutto che inventasse le specie da lui de- .scritte, nienlrc non esistevano in natura. Fa osservare doversi alcuni errori attribuire non a lui, ma al Camerario; di tali altri doversi incolpare il pit- tore, il quale mandato da Gori/.ia a Venezia per invigilare ivi sulla stampa della sua opera, smarrì le ligure, e per non comparire poco diligente le ri- lece a memoria. Asserisce poi aver egli trovate, nei medesimi luoghi indicati dal botanico senese, molte delle piante credute da altri non esistenti in na- tura. Quanto all'accusa che il Alatthioli fu acre contro i suoi contemporanei anche i più illustri, riflette che rispose provocato e che spesso velò i noim'. Rileva come varii autori hanno citato le figure del Matthioli, e parla di va- rie piante, come dcU'Iìrino, del Sin/ito pctreu, del lYarcissus, del Tragori- ijaiiìim, del Meon, che illustra con osservazioni proprie. Il Segretario prof. Meneghini, imprendendo a descrivere un'antolisi da lui osservata nel Delphinium atnoenum, premette la dichiarazione che re- puta nessuno fra i membri della Sezione partecipi alle idee espresse nella Memoria del prof. Rrignoli, letta nella precedente adunanza, contro al modo di vedere e di ragionare attualmente adottalo in morfologia e organografia vegetale, e lascia espressamente di entrare nella discussione che tal argo- mento esigerebbe, usando invece francamente del linguaggio dal Brignoli ri- provato. .Si fa (|uin(li a descrivere i varii casi di eloranzia con aniolisi pre- sentali dal succilulo Delphiniuni, fra i quali dirige in parlicolar modo l'al- tcnzionc ai seguenti. — 267 — 1 ." Essendo tutte le altre parti del fiore poco dissimili dal consueto, uno (lei tre pistilli presentasi del triplo maggiore degli altri duc^ nei suoi due terzi inferiori è conformato a guisa di ])e7.iolo canalicolalo: nel suo terzo su- periore offre una espansione cocleari forme, ellittica, acuta, percorsa nel mezzo da una sottile nervatura e da due più robuste lungo i margini, dai quali sporgono de' piccoli lobi foliacci. Quelli del lato destro sono successivamente maggiori dal primo, ch'c collocato presso alla base, lino all'ottavo ch'è l'ul- timo e disia da!ra|)ice d'un terzo della lunghezza del lembo, ed ha ap|icria ilue millimetri di lunghezza, uno e due terzi di larghezza: tulli hanno forma leggermcnlc spatulata e sono percorsi da una nervatura mediana. Quelli del lato sinistro sono novc^ l'inferiore è molto più sviluppato degli altri, ha fi- gura ovaio-acuta ed è fornito, oltre alla sua costa mediana, di nervature se- condarie pennato-alterne i gli altri sono simili a quelli del lato opposto. 2." Il gineceo è sopportato da un breve meritallo; tutte e tre le foglie pistillari sono ugualmente sviluppate, percorse da tre nervature primarie: e dalle laterali, che sono le più robuste, sorgono all'eslerno colle nervature se- condarie da quattro a sci lobi distinti. 3." Le tre foglie pistillari sono più grandi, ma a lembo intero; e dalla base delle due nervature primarie laterali sorge all'esterno una nervatura secondaria, che corre convergendo fino verso l'apice in modo da farle appa- rire quinluplincrvie. L'asse del fiore si prolunga oltre il gineceo emcllcndo numeroso foglie alterne Umgamente peziolate, a lembo profondamente Iripe- dalo-lobato, e dalle cui ascelle sorgono gemme, la prima foglia delle quali è già sufficientemente sviluppata. 4." E sepali e petali intieramente inverditi hanno acquistato forma di fo- glie evidentemente pcdalinervie, ma a lembo intero: gli stami hanno filamenti lunghis.simi e pelosi, le antere più o meno conipletanicnte abortite. Il gine- ceo e sostenuto da un lungo e grosso mcritallo; dall'ascella di ciascuna fo- glia pistillare sorge una gemma, la cui prima foglia è già sviluppala. L'asse si contìnua olire al gineceo e porta più o meno numerose foglie, dalle cui ascelle sorgono altre gemme. Tanto le foglie pistillari che le successive sono per la maggior parte a lembo intero: solamente alcune cominciano a ren- dersi irregolarmente trilobate per la produzione di nervature laterali secon- darie esterne. Le prime foglie itnece delle gemme ascellari sono tutte tripe- dalo-lobate — 268 — Insliluiscc egli quindi inollcpiici confronti fon ivisi iinulogiii già osserviili (tagli ald-i. come a modo d'esempio nella Jìrsvda phijU'utiKi dal Schaiier. nella Tiilipn Gcsuvriana dal Dunal ce., ed in particolare nel Trifnllnm re- pella dal Jagcr. dal de Candolle. dallo Schmilz e receiilemenle dall' Unger (Flora 1842. n. 24). sembrandogli poter giungere a deduzioni alTatlo op|Hi- sle a (|uelle di (|ucs('ullimo autore. Imprende primieramente a dimostrare ilie i lobelli fogliai'! pivi o meno complelamenle conformali in dislinle fo- gliotte, esistenti sui margini della foglia pislillare. rappresentano organogra- ficamente gli o\uIi, appoggiando con esempii e col ragionamento la teoria della formazione successiva degli elementi costituenti ogni gemma, e (piindi l'ovulare al pari di ogni altra, e deducendo da (piesta figliazione di quegli elementi fogliari e dalla legge del bilanciamenlo organico il prevalente svi- luppo degli uni ncccssariamenle accompagnalo dalla imperfezione o totale soppressione degli altri. In ogni gemma, egli dice, la soppressione, l'aborto o l'arresto di sviluppo delle foglie inferiori od esterne determina l'ulteriore svolgimento delle suj)eriori od interne, e viceversa lo straordinario sviluppo dell'esterna determina la soppressione delle successive: cosi in questo ca$o ed in tutti gli analoghi di semplici foglicitc in luogo di ovuli, lo sviluppo anormale della foglia priminare cagiona la soppressione più o meno com- ])lela delle successive. Il Trifolhim repenx descritto dal prof. Unger offre le varie gradazioni di (juclla soppressione. Passa in secondo luogo a discutere la grande ((uistionc sulla provenienza organica degli ovuli, se dai margini della foglia pislillare. come vuole il de Candolle. o da un prolungamento del- l'asse, come sostengono il Scliikowsky e il Saint-Ililairc. Combatte la dot- trina di qucst' ultimo coll'argomcnto stesso, da qucslo autore posto in co.si chiara luce, dell' esaurimenlo caratteristico degli organi fiorali a confronlo dei fogliari, esaurimento non conciliabile colla partizione dell'asse supposta dal .Saint -Hilaire per ispiegare l'origine dei cordoni pistillari. essendo la par- tizione sempre sintomo di esuberante energia vegetativa. Indaga l'origine organografica e la significazione morfologica dei cordoni pistillari nei varii casi di placente parietali, in (juelli specialmente, ne' (piali ogni cordone cor- risponde ai due margini avvicinali e riuniti della foglia carpellare {Berberi^ vulgaris, Asdepias nigra, Lathyrus Cicera ec.), o ai due conligni di diu; foglie carpellari vicine (Concohuln/i , Linaria cymbalaria , ./iilinliinutii Orontiiint ec ): in (|iielli degli ovarii uniloculari, ove i cordoni stessi ren- — 269 — dolisi, col procosso della niatiirnzione, indipendenti dalle foglie pistillari (Passiflora palmata. Reseda luteola, Arqemone mexicana ec); negli ovarii iiiferionnenle pluriloculari e superioiMueiile uniloculari ( Liwradiu . Tcte- pliiuiii ce), forniti di semi auclic nella porzione uniloculare e finalmente nella formazione del sello nella sili(|ua delle Cntcifere. Mostra che nel caso delle foglie pedatincrvie del Delphininm i cordoni pistillari corrispondono alle due nervature primarie laterali : e queste considerazioni gli danno cam- po di entrare a discutere sul valore orp;anogralico e morloloyieo dcH'oNcllo o mericai'pio, pro\anilo ch'esso non provien sempre dal pcziolo, né sempre ilal Icnilii) fo;,'li:ire. ma or dall'uno, or dall'altro. Se nelle piante a foglie pen- nate lo si deve al pcziolo {Leguminose), in quelle che hanno ginopodio ma- nifesto non puossi d'altronde ripetere che dal lembo. Nega quindi che lo stigma rappr'csenti sempre il lembo della foglia pistillare, poiché se ciò è supponibile nei casi ove esso norraairaenle (Iris, Moraea ec.) o accidenlal- Miente {Sc.abiosa urveiisis, Lonicera periclymaiiim, Papaver somnifeniin ec.) ha forma petaloidea. o è perfino convertito in antera {Campanula pir- sicifolia e rapunculoidcs Engelm.): nella maggior parte invece dei casi esso altro evidentemente non è che la contiimazione della nervatura mediana, os- sia l'apice della foglia pistillare, apice che anche allrove può assumere forma e struttura di stigma (connettivo di antera bene sviluppata, prolungato in stigma nel Tlinlictrum minus .Spach). Insiste poi sulla corrispondenza orga- iiogralica delle gemme ovuli coi lobi della foglia pedatilobala dell'. /toJi/V»///. per provare che, ({uantunquc dietro alle norme comunemente accettate essa apparisca foglia semplice, pure tale realmente essa non è, perchè i lobi clic sorgono esternamente alle ner\ature laterali appartengono ad una genei-a- zione posteriore a (|uella della parte mediana fra (piclle compresa, come rie- sce evidente nelle genune. Estende queste considerazioni anche alle altre piante a foglie semplici palmatinervie e pedatincrvie: ricorda il caso delle foglioline marginali trovate dal Weinmann ncW /Ir.hcniilld minima, e spiega cosi la corrispondenza di esse foglie palmati-e-pedalilobalc a quelle e\ ideri- lemente composte, che nella stessa famiglia delle Kofian'e e delle liannucula- (•(•(' fi-e(pientcniente si riseonlria(ans Ciril. abbrac- cia con la sua insemione più della luetà del caule, onde i loro margini si soprappongono, non sopravvivono allo sviluppo della foglia cui apparlen- gono, ma, ({uello a\ venuto, si distruggono con un non molto lento sfacelo. La dimostrala esistenza delle sti|>olc in alcune Ombrellate abbatte, secondo il Savi, l'unico argomento per cui il de Candolle nelle -/raliacee, tanto af- fini a\l' Ombrellate, in forza di analogia, negava la qualità stipolare delle appendici collocate alla base dei loro picciuoli^ qualità che veniva ammessa dal prof, de Visiani in pro|)OSÌto della sua Trevesia palmata, e quindi da lui sostenuta nella discussione che su tale argomento i botanici adunati in To- rino pel Congresso Italiano agitarono nell'adunanza del J 7 settembre l 840. Il cons. Link insorge a questo proposito, rammentando che la dilata- zione peziolare o guaina, esistente alla base delle foglie delle Ombrellifere tutte, puossi benissimo riguardare come analoga ai corpi stipolari . Interpel- lato poi dal Principe Bonaparte se (juell 'analogia possa ritenersi ])er totale corri.spundenza, il cons. Link concorda col prof. .Savi nello stabilire per ca- rattere essenziale delle formazioni stipolari, e valevole a farle distinguere dalle altre ap|)cndici della foglia, la loro comparsa anteriore a quella della foglia stessa e l'avvolgerla nelle prime epoche della sua comparsa. Continuando il Sa\i sul soggetto delle stipole, dimostra un esemplare di.sseecalo di ('ilnillKs (imaruii Schrad., con le foglie munite alla base di due cirri, caso conforme a quello riportalo dal Saint-llilaire (Morphologie vege- tale, pag. I86)(' coiiiprovantc l'opinione del medesimo circa l'originaria natura stipolare di detti organi. l:lsponendo (piindi alcune rillessioiii circa al valore in tassonomia del ciu-allere desunto dalla presenza o mancanza delle stipole, fa rilevare che mentre in alcune famiglie e un carattere costante, in al- tre è ridotto solo a distinguere i generi [Helianthemum, Arenaria), ed in altre non può valere nenmieno a distinguere le specie, trovandosene talvolta di tiuellc a individui slipolati ed esli|H)!ali, come nei Salir: e trovandosi an- cora individui con rami muniti ili i|(i<'nIÌ organi, ed altri che ne sono man- canti, come in alcuni Cralacijux ed in ispecie ncW'Oxyaaintha. E sempre in conferma di ((ucsla idea prescnla ima messa teucra di /exculus Hijtfiocasta- Mim. specie costantemente maucaute di stipole, i di cui picciuoli alla base — 275 — presentano delle appendiei foliacce elic rammenlnno le slipole pietiuolarì (Ielle rose Dal soggetto ilelle slipole il Savi passaiulo a trallare allro aijjonieiito di organografìa, imprende ad esaminare il \alorc nioi-lologieo delle spine del- Whparagna nllnis. le (piali per esser vere spine e non aenlci, conviene ammettere eìic sicno il risultato della degenerazione di un (pialelie organo, elle in vero, a prima vista, non si sa bene a quale ri])ortare, attesa la loro situazione inmiediatamente inferiore a quella delle foglie, per cui queste si giudicano ascellari a quelle. Fa osservare che le giovani foglie dei turioni di .■i/sparagus albus L. offrono alla base del loro nervo medio una piccola pro- minenza, la quale di appena visibile eh' è nelle foglie della parte più infe- riore del nuovo getto, si rende maggiormente manifesta in ragione che le foglie si elevano sul caule. Nelle foglie intermedie ha tali caratteri da far rammentare la conformazione di quelle di alcuni Sedimi, come Valtissi- muni Poir.. il ri'Pi'xum L. sp., e Valbescens Ilaw., che dai filografì sono co- inunomcnte dette [olia òasi soluta. Nelle superiori questa prolungazione, o appendice basilare, si accresce tanto da equiparare in lunghezza la foglia cui appartiene, quindi avanzando in età ingrossa più dal lato inferiore che dal superiore, indurisce, abbandona la situazione verticale discendente, per cui era distesa sul caule, e ne prende una (juasi orizzontale; intanto in questo suo ineguale accrescimento spinge in alto la base della rispettiva foglia, e a sviluppo compito sembra che questa posi su di quella. Per tali varie appa- renze offerte dalle spine deW'^sparagus nelle loro successive età, il Savi si crede autorizzato a considerarle provenienti da una espansione delle fibre delle foglie conforme a quelle per cui si formano i loro lobi laterali, con la differenza, che mentre questa avviene in un piano orizzontale, quella si ef- fettua in un piano verticale; come occorre che in questo piano si espandano e divergano i tessuti emergenti dai nodi vitali per formare ad un tempo e foglie e corpi stipolari o esterni o interni che essi sieno. Il cons. Link aggiunge (pialclic osservazione in conferma dell'opinione del Savi, e la appoggia coll'esempio della Prenanthes viminea, le cui foglie danno origine ad una produzione analoga. 11 doti. Clementi prende ad esporre le osservazioni fatte ed il metodo tenuto nell'I. R. Orto botanico di Padova dal sig. prof, de Visiani e da lui per la fecondazione artificiale della f'anirjlia (f'anilla planifolia Andr.), che — 277 — vi fiori anche quest'anno nel niesu di giugno. Fa osservare alcune particola- rità da essi vedute nella struttura del fiore, quali sono: Io strozzamento che trovasi suir estremità del ginosteniio all'allacco dell'antera, per cui essa vi pende assai mobile: la nessuna aderenza de' pollinari all'epoca della matu- rila del polline dentro la cavità dell'anlera e l'apertura lasciala inferior- mente dall'operculu sollevalo, per la (piale i pulliuari escono e cadono al- cune ^olte dieli'o una scossa i|iialun(pie che solTra il fiore: la presenza di un fiocco di lamine H'uslagliale all'apice, il (|ualc sorge nel lalo interno ed inferiore ilei luho di rimpetlo all'antera, allo più che mai a raccogliere i pollinari quando cadono. l'i-a le varie maniere di applicazione della materia fecondante si preferi quella in cui gl'interi pollinari vengono introdotti fra le lamine stinnualiche. le (juali poi devonsi comprimere e confricare fra loro, onde facilitare il conlallo del ]K)lline col tessuto dello stinmia. Conviene col eh. prof. Morren, nel credere successiva la fecondazione degli ovuli dall'alto in basso, ciò deducendo dal rapido sviluppo della sommità dell'ovario, svi- luppo che a poco a poco va propagandosi fino alla base: spiega la persi- slenza del perigonio sull'ovario fecondalo, per via dei budelli pollinici che a (|ucslo lo legano, ed indica tale fenomeno ([ual segno pronto e non dubbio dell'uN venuta fecondazione. Discorda poi dall'opinione del Morren intorno all'epoca d'un anno necessaria per la maturazione del frutto, che in quest'Orto fu osservala minore o per lo meno mutabile, a seconda delle circostanze. Cosi pure fa vedere esser particolare, e non generale, il fatto osservalo dal Morren, che la base della pianta perisca nell'anno dopo la fioritura, poiché la pianta di questo Orto frutlilica atluaimcutc pel secondo anno ed è tuttora vegeta in oj^ni sua parie. Finalmente svolge alcune idee sulla fecondazione naturale della /'aniijlia, ch'egli ammette possibile ne' sili nativi, si per un qualche umore che l'abbondanle lessulo glandulare, che costituisce la gibbo- sità dell'antera, possa secernere e con esso logorare la lamina stimmatica su- jieriorc, della quale ((uella gibbosità è in conlatto, mettendo cosi l'antera in diretto rapporto colla faccia interna della lamina inferiore, nel modo stesso che nel Cijmlildium nloifulium si logora il tramezzo che di\ ide la ca\ ila dell'an- tera da cpiella dello stimma^ sì per la facilissima uscita dei pollinari dalla cavità dell'antera e eli' egli stesso ha veduti cadere, i quali, caduti ])er av- ventura una voKa sul fiocco sottoposto e Iralleniilivi dai frastagli delle sue lamine, per movimenti d'irritabilità o più facilnienle pello slringimenlo che — 278 — soffre il perigonio nell'appassire, ed in uno per la sua declinazione (due feno- meni ch'ci vide succedere sul finire del giorno anche in un (iore non fe- condato) possono venir recati a contatto delle lamine sliiiimuticlie o sdruc- ciolar\i framezzo. Egli sostiene che la posizione e struttura di quel fiocco possono, a rigor matematico, soddisfare a tutte le condizioni che si esigono per arrestare un corpo cadente dall' antera mentre il fiore sta eretto, e la- sciarlo cadere sullo stimma quando il fiore diviene pendente. Il Principe Bonaparte, ammettendo anche il caso che la fecondazione naturale possa ac- cadere nel paese nativo, ove la pianta è forte e rigogliosa, crede che appo noi, nello stato di domesticità, sarà sempre necessaria la fecondazione arti- fìciale ad avere l'intento, che naturalmente si ottiene, sia per più perfetto sviluppo di parti, sia per 1" almeno frequentissimo intervento del Trochilus nel rompere l'ostacolo che esìste fra gli organi femminei e maschili^ osta- colo che dice analogo, sotto a certo aspetto, a quello che si riproduce nella femmina del porchello d'India, la quale riprova di continuo gl'inconvenienti della virginità dopo aver provati quelli della maternilà. Il prof. Savi non ac- corda al dott. Clementi la possibilità della fecondazione naturale nella P^ani- glia, adducendo che l'essere essa avvenuta nel Cymbidiutn aloifoliiim non significa che possa avvenire in tutte le specie della stessa famiglia, essendo ben noto che la costruzione del ginosteniio non è la medesima in tutte le specie, e (luindi nemmeno conforme può essere il loro modo di eseguire la fecondazione: che se possibile fosse nella Manilla planifolia tale feconda- zione naturale, la sarebbe pur avvenuta qualche volta, caso che non si è mai dato, avendo la detta specie incominciato a portar frutto solo dopo che artifi- cialmente s'incominciò a fecondarla^ ed infine che nulla ostava ad ammet- tere per la fecondazione della f^aniglia l'obbligatorio intervento di forze este- riori, dopo che in molle altre specie tale intervento è stato manifestamente dimostrato. Il dolt. Clementi risponde che, riferendo il modo di fecondazione naturale del Cijmbidimn aloifulium, non intese mai dedurne qual conse- guenza necessaria che tal fenomeno debba succedere anche nella Faniglia e tanto meno nell'intera famiglia delle Orchidee, ma volle soltanto indicare un fatto di analogia; inoltre non essere necessario, per ammettere possibile tale fi-condazionc, che essa sia avvenuta od avvenga nelle nostre serre, che anzi non è da attenderselo mcnoiiiamenle, appunto perchè in esse mancano af- fatto le circostanze indicate nelle sue ipotesi, tanto risguardanti il vigore e — 279 — l'irritabilità della pianta, che le meccaniche degli urli esteriori: e finalmente non essere nelle scienze naturali argomento sufficiente a negare la possibi- lità d'un fatto la mancanza di positive osservazioni. Il Vice -Presidente ab. Bcrlese chiede schiarimenti intorno all'epoca della nialurazionc del frutto; cui risponde il Presidente prof. Moretti, ch'egli ha veduto dei frulli matu- rati in sei mesi, ed il Segretario generale prof, de Visiani soggiunge, che il frutto dato dalla pianta di quest'Orlo botanico nella scorsa primavera maturò in nove mesi. Il cav. Amici, invitato alla lettura della sua Memoria, narra come nel programma della Società Olandese delle scienze a Harlem sia stato proposto a sciogliersi entro l'anno presente 1842 il quesito se sia giusta e fondata la teoria dei .sigg. Schlciden. .Marlius. W\dler, Valentin ed allri sulla fccdnda- zione delle piante. Adduce gli argomenti che, già da lungo tempo, egli op- poneva a quella teoria, in conformità di quanto rendeva pubblico fino dal- l'epoca della scoperta da lui fatta nel 1828, e solo nel 1832 verificala da Roberto [irown e da Adolfo lìrongniart. Gli gode poi l'atiinio di poter of- frire una completa soluzione del problema in anticipazione di quanto potrà risultare dui programma della Società Olandese, essendogli riuscito di porre in evidenza, che nella zucca {Cucurbita pepo) l'embrione si sviluppa da un corpo preesistente nell'ovulo, il qual corpo assorbe l'aura fecondatrice che il budello gli trasmette. Egli riduce il risultalo delle molte e svariate sue osservazioni alle seguenti proposizioni. "l.°Clie nell'ovulo non fecondato fino all'epoca dell'apertura della co- rolla non esiste sacco embrionale. 2." Che il collo della mandorla, bucalo nella sua cslremilà superiore, si chiude discendendo, e verso circa due terzi della sua lunghezza non presenta più che un lume centrale incomparabilmente più piccolo del diametro d'un budello (Tav. Il, fig. 2). 3.° Di rimpetto al detto limie, immediatamente sotto del collo, giace la veseichelta einlirionnle piriforme, la quale, sebbene io le conservi ipiel nome, non ha allrinienli la struttura d'una vescica, ma osservala con ingrandi- mento di (|ualtruecnto volle, è un corpo risultante dall'aggregato di una moltitudine di otricoli nmcilagginosi di figura oblunga e mollemente assieme aderenti, più piccoli nella parie superiore e maggiori nell'inferiore, riempiti di minimi grani (lig. 3). — :280 — 4." Il biulcllo per l'alto (lolla fecondazione si prolunga fino nella cavità del collo della mandorla e vi \ersa parte del suo conlcnuto. 11 lliiido proli- tico irrora la vescichelta embrionale, e forse dalla medesima è assorbito. In U\\ modo si compie l'impregnazione (lig. iì. ò." Da (picsto istante gli otricoli della vescichetta embrionale si inonda- no, ma la loro dilatazione non è sensibile che molle ore o giorni uo lavoro. Dietro ciò legge la prefazione, in cui accenna la utilità delle Mo- nografìe, espone le ricerche da lui fatte per riunire i materiali della sua, r mostra il piano del lavoro, diviso in due parti, l'uiia generale, l'altra par- -.0 — 284 — licolnre o descriltiva. Dà in seguilo lettura delia storia delle Fumnrice per inoslr;iro eoiue sirno stale poco a pcieo tonosciutc le iliffereiili piante di cui è parola, eoinineiando dalle epoelie le più aiiliehe per \enire sino a noi. e eerea di legai-e le scoperte sempre eon le epoelic diverse della itolaiiica. Si propone di leggere in seguilo i promessi capitoli e di mostrare le figure che accompagnano la sua Monogralia. 11 sig. Facchini, a proposilo di Fiiwariev. noia che la Curiidali» Gchlcri è spontanea anche in Italia. 11 ca% . [irof. Amici dà lettura delle osservazioni recentemente da lui in- slituitc sugli zoospermi della Chaia. Dice di essersi accertato dell'esistenza di (]Hesli zoospermi, e viene in ciò a confermar le osservazioni del sig. Me- yen di Berlino, malgrado che nelle sue prime osservazioni sull'antera della Chara. da lui pubblicate nel ■! 826 negli Atti della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, gli fossero sfuggiti, ciò attribuendo si all'uso che egli allora f.ieeva dell'antico suo microscopio catadioltrico, come ancora per- chè non avea osservato forse quell'antera ad un'epoca suflicienicmente avanzata. Ora perù si è convinto dcll'esislenza degli zoospermi suddetti, i «luali si presentano come un corpo cilindrico allorlo in ispira a guisa di cavaslracci; questo corpo termina mostrando inlernmuenle disposti, nel senso della lunghezza, quattro o cintine granellini, ed egli considera questa parte come la lesta, la (|uale nel moto progressivo va sempre avanti^ il corpo ter- mina dalla parte opposta con due lunghissime code, esilissinie e molto ^i- bratili come le ciglia degl' infusorii ; da esse il corpo riceve il movimento In quanto alla quistione se (juesti zoospermi sicno da tenersi come animali o come vegetali, il cav. Amici nulla osa asserire di certo: pure nota un'os- servazione mollo importante, ed è ch'essi non presentano alcun movimento pria di uscire dalle proprie celle, mentre negli animali microscopici questo movimento ha luogo senza che sia accaduto alcuno spostamento, offrendo sempre almeno un movimento di rotazione nel proprio corpo. Mostra (ìnal- mente il suo desiderio di \eder falle delle ricerche per islabilire se (piesti zoospermi agiscano nella fecondazione, ed in qual modo essi si comportino riguardo al fiore femmineo. Dopo la lettura avverte che ha (pii in Padova avuto notizia dell'articolo pubblicalo sullo stesso soggetto dal sig. Thurel; dice di esser con lui d'accordo sulla forma osservala negli zoo.s|)(Tnii. ma differire da lui in ciò, che il sig. Tliuret dice che la parte tentacolare si — 285 — muove la prima e trascina seco il resto del corpo, mentre egli ha visto sem- pre andare in avanti il corpo spinto dalle lunghissime code o tentacoli II prof. Link dice che lo stesso sig. Meyen cangiò di opinione pria di morire. Il sig. Itiasoletlo mostra il suo dispiacere che il prof. Unger sia partito, poi- ché ha sotto le stampe un lavoro appunto sulle appendici vibratorie delle spore delle /Iglw. Il prof. Savi domanda al cav. Amici se gli zoospermi anzi- detti sieno da lui creduti animali: a cui il cav. Amici risponde di esser proclive a riguardarli siccome macchinette di natura vegetale. Il prof. Me- neghini, valendosi dell' im|)oi'lante osservazione del cav. Amici, che gli zoo- s|icrmi non entrano in moximcntu se non che dopo usciti dalle loro cellule matrieali, nota che potrcbbesi, riguardo ai movimenti di essi, adottare la spiegazione fìsica proposta dal Rcrkeley per quelli delle spore delle .lUjIte, contro alla quale fu appunto obbiettato dal Mejen, che le spore cominciano a muoversi entro alla cellula nella quale si formano, prima di venir in im- mediato contatto coll'acqua ambiente. In quanto poi alle appendici vibrato- rie, che, secondo l'annuncio del Biasoletto, sarebbero state scoperte dalTUn- ger sull(! spore delle ./Irjlio, il prof. .'Menegliini le paragona a ciucile dell'epi- telio \ibralile scoperto da Purkiiije e Valentin negli organi della respirazione e della generazione degli animali vertebrati, e che ora si credono analoghe alle ciglia delle vorticelle e degli altri animali inferiori. Il Principe Carlo Bonaparte si compiace della qualificazione, data dal cav. Giambattista Ami- ci, di maechinellc vegetali agli zoo.spermi della CImra, ritenendo egli che anche gli zoo.spcrmi animali altro non sieno che macchinette auimali . Il prof. Pietro .Savi , a proposito della differenza esistente fra le osservazioni del cav. .\mici e quelle del Thurel circa la direzione che tengono nel muo- versi le parti degli zoosiiermi della Cliarn, rammenta gli animaletti sperma- tici osservati dall'Unger negli anteridii dello Spliagiuiin, i (juali formati es- sendo da una testa cilindrica, munita di una coda avvolta in ispira, si muovo- no progredendo con la coda in avanti^ e affaccia quindi il sospetto che (|uclla eausa stessa, la (piale fa muovere le coroneine distaccate dall'interna superli- cie degli otrieelli delle Charc, possa determinare il moto nei cosi delti zoo- spermi vegetali : opinione cui il prelodato cavaliere mostra di annuire. Il prof. Meneghini dispensa ai membri il disegno autografico, stampato in pietra, col quale il cav. Amici illustrava nella seduta precedente la comu- nicazione delle sue osservazioni sulla fecondazione della zucca. — 286 — Si slahiliscc flic per il iiiattiiu) seguciilc alle ore nove il cav Aiiiifi di- inostrerà ai nn'iiihri (incile sue osseivazioui. Il i-a\. lìasili. Luigi Fiaschi e l' ingegnere Francesco iMelolli. come Depu- tali dell ■ Accademia (.ascniincse del liuonarotli, offrono il primo volume degli Alti della slcssa Accademia. I.a peregrinazione ideata per i Colli Euganei, clic dovca aver luogo in questo giorno, è stala impedita dalla pioggia. L'adunanza si è sciolta. Visto — // Prcsiiltìtle Prof. G. Mokf.tii. 7 Segretarii < Prof. G. MrKt(;nm. Prof. F. PinLATORK. ADllVA^ZA DEL (ilo II NO Ti SETTLUBRIì: Ija Sezione si riunisce alle nove del niatlino nel Giardino botanico, uve il cav Amici diniostra a (luanti eran presenti, con uno de' suoi inicroseopii, le osser\'azioni riferite nella Memoria sulla fecondazione della zucca, letta nell'adunanza del giorno precedente. .\llc dodici Iciiula lu solita adunanza nella Università, il Segretario dà let- tura del processo verbale ch'è approvalo. Il Principe Bonaparte esterna il dispiacere suo e quello della Sezione zoologica ch'egli presiede, di non aver potuto assistere alle dimostrazioni del cav. Amici, perchè fatte nell'ora della loro seduta. Il cav. prof. Amici si esibisce gfiitilmcntc di mostrare le sue preparazioni ai membri della Sezione zoologica l'indomani alle dodici al Giardino botanico, giacché il Presidente annunzia che avrà luogo al Giardino l'adunanza del giorno prossimo. Il prof. Savi, riproducendo la quistione risvegliata dal prof. Meneghini sulla natura stipolare dell'appendice supcriore dei sepali delle viole, espone le cagioni per cui non e inclinato né a considerare (|uclle come tali, ne a considerare come organi di origine stipolare le appendici che rinforzano i calici delle Polentitlv. E rammenta: i ." Il fatto costante del decrescere o scomparire delle stipole nella parte superiore e [ii'ossima al gineceo dei cauli che inferiormente ne vanno muniti 2." L'esistenza di molte famiglie con stipole, i fiori delle quali sun total- iiienlc mancanti di organi che possano rappresentarle. 3." Il trovarsi caliculi in sihhjìc mancanti di stipole (Nigella, Dianlhui). 4." L'analogia somma delle «ippcndici calicinali delle /'o(c>ifi//t' con quelle di alcune MaUe, per la ([uale essendo dimostralo che i caliculi di queste — 288 — non provengono da stipole, è da tenersi clic ancora le brattee calicinali delio Potfutilìc non iibbiano quosla origine. Per (luello poi che potesse lisguardare l'opinione più |iarticolare relali\a ai sepali delle viole, ai surriferiti argomenti aggiunge il prof. Savi in opposi- zione, che essendo le stipole delle viole laterali, non possono saldarsi insie- me e formare un eorpo stipolare interno, come avviene nei casi delle stipole interne dei Ficus. Mclianlltua ce., e come appunto suppone il prof. Mene- ghini riguardo all'appendice supcriore dei sepali delle viole. A ciò risponde il prof. Meneghini, che la soppressione delle stipole nelle foglie fiorali di un gran numero di piante a foglie cauline stipolate non prova punto che (pic- sla soppressione debba in tutti i casi vcrilicarsi ^ che il confronto del cali- culo delle 3Ialvacce e delle Cariolillee colle appendici caiicine delle Rosacee non e esatto, perchè il caliculo, sorgendo da un piano inferiore a quello del calice, è evidentemente prodotto dall'avvicinamento di più brattee, mentre le api>endici caiicine delle Rosaceo fanno parie dello stesso verticillo che i sepali; e che finalmente riguardo alla viola la soppressione del lembo fo- gliare spiega come possano aderire fra loro per il margine interno le stipole, benché laterali, non rappresentando la laminetta esterna e pendente che una piccola espansione del peziolo, la quale è così deviata lino dal primo orga- nizzarsi del fiore : e la dilTerente condizione, nella quale si trovano le foglie caiicine a confronto delle altre, può giustificare la collocazione interna delle stipole, mentre in ogni caso l'origine ne è sempre la stessa, dovendosele sempre ripetere dallo sdoppiamento della foglia. Il Presidente interrompe la quistione aggiornandola all'adunanza del giorno successivo che si terrà nel Giardino botanico, ove si potranno inter- rogare gli esempii citati dai discutenti in appoggio delle opposte loro opi- nioni. Il prof. Meneghini legge a nome del dott. Zanardini, impedito per in- disposizione, la sua Memoria sii\ì\-/iidrùsacc degli antichi. Comincia il Zanar- dini (lai nari'are la storia di questa elegante produzione marina , già cono- sciuta dagli antichi naturalisti, ed espone le opinioni che successivamente furono intorno ad essa professate fino ai di nostri. Descrive poscia le varie forme da lui osservate ed i tentativi da lui eseguiti nel mare sul sito na- tivo per comprovarne la natura decisamente vegetale. Espone, coli 'aiuto della tavola ila lui disegnata, la struttura anatomica della fronda, il suo modo di — 289 — accrcscinienlo, la formazione successiva dei dischi e lu collocazione e foruia degli organi della riproduzione. Giunge per lai modo alle seguenti deduzioni I ." Che i liiaiiK-nli seo|)crli dal Donati, irraggianti dal centro dei cappello, non sono stami, ne un papjio, né conferve, né paralisi, né tentacoli, né (|uiiuli irrilahili, come gli autori successivamenlc opinarono ed asserirono: ma si bene allrcllanti ramoscelli sei-(|uadri-lri-dichotomi, disposti a verti- cillo e provenienti dallo stipite lubuloso. 2." Che il verticillo non esiste sollanlo nella parte ccnlralc del disco. come generalmente si ritiene, ma che possono più vcriicilli caduchi corona- re lo stipile anche inferiormente e in precedenza alla comparsa ilei disco. 3." Che tale disco sembra un prodotto tutto affatto distinto da attribuirsi forse alla germinazione dei granelli rinchiusi nella sommità della fronda. 1." (;he nelle cellule irraggianli. componenti il disco, maturano gli organi destinati alla rijjroduziune della specie. 5." Finalmente che il genere, quantunque mollo affine alle Sifonee, do- vrebbesi riguardare come tipo di una tribù particolare e distinta, cui forse |)olrebbe appartenere anche il genere Puhipliì/sa. .Slabililo (piindi che devcsi ritenere, come più antico, il nome generico Olivia, dato dal eh. Berloloni, cosi definisce i caratteri della tribù e del ge- nere. Oliyieae: Froiìs lubulosa, viridix, scrius cnista calcarea ohtecla (an semper?). Granula in vesiculas demum conversa, ad apicein fromlis yermi- nantia?; sporidia resiculiformia tandem includentia. Olivia: Frons stipi- tifortnis, fulcro radiciformi ramoso-uncinato affixa, verticillis ramulorum dcciduis hiic Ulne coronata, scrius crusla calcarea obducta, superne in di- scum radiatum horizontaliler expansa, radiis coalitis e tubis clavalis effor- matis; sporidia resiculiformia elliptica includentibus. La comunicazione fu accolla con vero interesse dalla Sezione, e in par- ticolare dal cav. Link, che tanto si occupò di questo argomento. Il doti. Clementi richiama I attenzione sull'argomenlo del linguaggio nel quale convenga scrivere le opere botaniche, già trattato nella lettura del giorno innanzi dal prof. Parlatore, col quale è d'accordo in tutto, tranne per i libri di glo.ssologia, i (|ua!i, dovendo avere per primo scopo la comunanza universale de' termini tecnici, dovrebbero in ogni luogo essere scritti in lin- gua latina: come anche doversi usare lai linguaggio per le Monogratìe. nelle (|uall Irallandosi di lutte le piante relative ad una famiglia o ad un genere. — 290 — r troppo iinporlantc che ne sia resa comune rinlelligcn/.a. Il prof. Parla- tore risponde, clic bisogna por le Monogratic fare una dislinzionc interes- sante, cioè (li (incile che hanno per oggetto la semplice illustrazione della specie 0 del genere, ed in quelle che s' interessano pure della parte organo- grafica, tassonomica, morfologica, geografica ee. Rifletle (juindi che in questa circostanza bisogna .scrivere questa parte generale in italiano, rientrando nella idea già emessa da lui e approvata dal doti. Clementi, cioè che i libri di organografia vegetale ec. debbano scriversi in lingua italiana. Per la parte descrittiva poi, avendo egli già espresso che anche nelle piccole Flore crede opportuno che le frasi specifiche sieno in latino, con maggior ragione lo sos- tiene per una Monografia. Il Principe Bonaparte fa osservare che le opere botaniche possono esser dirette a doppio scopo, l'uno cio(i che riguardi il progresso della scienza, e l'altro tendente a rendere popolare la botanica^ ed i- di avviso che le opere del primo genere sieno scritte in latino, le se- conde in italiano, trovando poco lodevole che alle opere botaniche scritte in italiano si frammischino pezzi in latino. Dice altresì che di molle opere noi avremmo conoscenza se non fosse per l'uso biasimevole degli stranieri di scrivere le opere scientifiche nella propria lingua, essendo impossibile di po- tere apprendere le lingue tutte, per cui non basterebbe il tempo ad uno scienziato. 11 prof. Parlatore erede che, essendo impossibile impedire agli stranieri di seguire questo riprovevole costume, non v'abbia ragione perchè noi dobbiamo scrivere ancora nella lingua latina, specialmente ([uando si tratta di esprimere idee e descrivere oggetti, per i quali mancano in quella lingua termini convenienti. Aggiunge poi che lo scrivere le opere botaniche in italiano può contribuire a spargere e render popolare il gusto della scienza di Flora in Italia, e riuscire giovevole eziandio per fare che gli stranieri col- tivino anche la nostra lingua, che ingiustamente è da essi posposta alle al- tre, come ne fa fede la soppressione delle cattedre destinale all'insegna- mento di essa nei collegi di Parigi. Il Principe Bonaparte sostiene che assai maggior gloria avranno gl'Italiani col seguitare a scrivere in latino le opere puramente scientifiche, piuttosto che seguire la corrente o il mal esem- pio delle altre nazioni; ed aggiunge che all'onore in cui si tiene e si terrà sempre in ogni colto paese la bella lingua del .sì, poco o nulla potranno ag- giungere i botanici: e gode eziandio potere provare, con l'esempio solenne (Iella romana Fiorini, che anche il bel sesso della nostra Penisola può e sa — 291 — coltivare la scicnxa di Flora superando le diriìeollà dell'idionia latino, il sig. Facchini, u provare l'opportunilù della lingua Ialina per le opere di filosofìa botanica, reca ad escni|)io (piella del cav. Link. Il cav. Link cita u questo |)ro|)osi(o due opere straniere sulla fecondazione, che sarebbero state certa- nieiile a co;,'ni/.ione del ca\ . Amici, se scritte fossero in Ialino, in una delle (piali, scritta in Iiii4;iia russa, l'autore ritiene che il budello pollinico ri- manga per alcun tempo nel canale della mandorla. Il co. Salvi |)i-esenta un iridixiduo di ./òies, di circa trenladue anni di ria, alto circa ipiatturdici centimetri, pri^o affatto di ranil, cilindrico in tutta la sua lunghezza, e coperto da foglie irregolarmente distribuite, che fu trovalo nei dintorni di Vicenza, in un luogo detto Allissinw. e ch'egli prov- visoriamente avea cliianialo col nome di Àbies aclada. È parere di varii membri della .Sezione che ap|)arlenga air./6('c.5 picea, e che i caratteri per cui dincrisce dalla forma ordinaria di (juesta specie sicuo da attribuirsi ad una mostruosità riferibile al nanismo secondo il cav. Link e :il rachitismo secondo il prof. Parlatore. Il prof. Visiani fa anche riflettere che qual mo- struosità sli(^ lo fa considerare la distribuzione confusa ed irregolare delle fo- glie e l'osservare che il fusto è più grosso in alto che in basso. L'individuo è dal sig. Salvi destiuato al Giardino botanico di Padova, perchè, osservan- done il successivo sviluppo, possa il prof. Visiani pronunciarne più delini- tivo giudizio. Il sig. Sandri presenta alcune foglie di gelso, sparse di macchie, nelle (inali ha u.sservato un fungo epifillo, ed intorno a ciò viene nominata dal Presidente una Commissione composta dei prof. Savi e Meneghini e del doli. Zanardini. L'adunanza è sciolta. Visto — // /'n'sUlcnle Prof. G. Moretti. t Pr J Segreta r a l Prof. G. Mfjvegiilm. of. F. Parlatohe. SI BEL GIORNO 23 SETTEMBRE 1-ia sessione ìia luogo al Giardino botanico. Lello ed approdalo il processo verbale della preeedenle adunanza, il Prc- sidenle prof. Morelli prende a Irallare delle due specie di Crataegus: oxya- cantha L. e oxjiacantlioides Thuillier. Fa osservare che 1' ùJi/dcantha di Dio- scoridc è il nostro comune spino bianco giusta il I\latlliioli. in opposizione ai botanici dei suoi tempi, quali l'Anguillara e il Tragus, che lo credettero il Beròcìis vuUjarh. Dichiara che Linneo sotto il nome di Cralacfjus oxyacan- tha descrisse la pianta più comune nella pianura di tutta Italia , quella cioè che >olgarmente si conosce col nome di Crataegus monogpia di Jacciuin, ap- poggiandosi in ciò all'osservazione dell'Erbario slesso di Linneo: e che ul conli'ario Voxijacnnlha di Jacquin è una specie distinta dalla Linneaua. che il Thuillier avea chiamato Crataegus oxyacanthoides. Osserva inoltre che la prima di queste specie è comunissima in tulle le siepi sulla riva sinistra del Po. o\c ben di raro si trova l'altra; all'opposto sulla riva destra rinvicnsi liromiscuamenle luna e l'altra specie, e quando si giunge alla regione al- pina degli Apennini, singolarmente della Liguria, non si trova più che V oxyacanthoides. Il Principe Bonaparte dice che nel manoscritto della Flora romana del prof. Mauri, redatto secondo il metodo naturale, ed esistente in Roma, il detto professore avea notato che la pianta de' dintorni di Roma, creduta il Crataegus monogyna di Jaccjuin, era Vajyaeanlìia L. Al che il prof Moretti risponde, che nel Prodromo della Flora romana di Mauri era pub- blicalo sotto il nome di C. monogyna, e ch'egli non conosce il dello mano- scritto. Lisorge il eav. Link, sospettando che le due specie esisleriti in Ger- mania sicno diverse dalle italiane, e che si abbiano cosi quattro specie di- stinte di Crataegus. Il prof. Moretti risponde aver egli raccolto queste specie — -293 — in molte regioni di Germania ed anche in Boemia, ed aver sempre trovato quelle due medesime cbe si hanno in Italia. Il SegreliU'io prof. Parlatore comunica le sue osservazioni sui cirri e su- gli allorcigliamenti (lelli- diverse parli di vegetali in (pianto alla loro di- versa origine organogralica. Dice che i cirri son propr'iainente iiuelli in cui vi è vero aborto di parti, il che può aver luogo: 1 ." Nelle foglie, come in talune Fumariacee (Cyslicapnos africana, Àd- luiiiia fiinfjosa, Discncapnox Muniti ii)\ in varie Leguminose, specialmente nei generi Lalhijvus, /'icia, Frvttm. 2." Nelle stipole, come nelle Cucurbitacee-^ e ad appoggiare l'opinione che i cirri delle Cucurbitacee sieno stipole metamorfosate, riporta le osservazioni anulughe a quella riferita in una delle precedenti sessioni dal prof. Pietro Savi. 3." Nei peduncoli, come nel caso delia vite. Oede di lasciare il nome di attorcigliamenti alle semplici inflessioni o piegature che simulano i cirri, ma dove non è punto abortimento di parti. Questi allorcigliamenti possono a\er luogo: l.^Nel fusto, come nel caule dei Cunvohuli e lidl'/luiniUiis lupiilua. •2" Nei picciuoli come nella Fumaria caprcolata, in varie Clematis ec., e nel sostegno dell'anfora della Nepcnthes distillatoria. 3." Nelle foglie, come in alcune Cario fillee e nella Tillandsia Durata del prof. Visiani. Il Segretario prof. Meneghini avverte su di questo proposilo die il sig. Ugo Molli di Tubinga ha pubblicato (ino dall'anno ^827 un'opera sui cirri (Ueber den Bau und das fVindcn der Hanken und Schlinypflanzen. Etne gekriinte Preisxclirift, .l.^con tredici tavole) nella quale non solo sono di- stinti morfologicamente i cirri dagli allri attorcigliamenti, ma sono ancora presi in esame si organogralicamenle che lisiolngicaniente gli uni e gli altri. Il prof. Savi aggiunge alla riflessione del prof. Parlatore che per le parli volu- bili e ripiegate che non dipendono da aborto, si potrebbe fare anche un'altra divisione, quella cioè relativa alla costante tendenza che taluna di queste parli hanno di dirigersi da destra a sinistra o al contrario da sinistra a de- stra, come è nel caule dei Convohuli ec, mentre altre non olTrono alcuna direzione costante nel loro piegarsi, come succede per esempio nei picciuoli della Fumaria caprcolata. Il prof. Parlatore dice combinarsi in ciò il prof — 294 — Sa\ i con le sue idee, giacche di questa distinzione facea anch'egli menzione nei suo nianoscrillo. ma la a\i'a oiiiossa nella sua conuuiicazionc. Si ripiglia dai prof. Sa\i e Meneghini la (piit-lione sulle sti|)ole, interrotta noH'adunanza precedente. 11 prof. Mcnegliini presenta alla Sezione una serie di esenipii che dimostrano, a suo credere, evidentcmcnle rappresentare le foglioline accessorie del calice di niollc lìosaccc vere stipole:, mostra in op- posizione come il caliculo delle Cariojilìcc provenga dall'addossamento delle brattee: e ponendo a confronto con (juei due casi opposti (piello delle Mal- vacee, dichiara non sapersi decidere se meglio si dovesse riferire all'uno o all'altro. Il prof. Savi all'incontro partendo dal fallo del caliculo di origine decisamente braitcale, ed in particolare da (|ucllo del caliculo trifogliato delle MnUdccp, ne trae argomento a sospettare che anche nelle Rosacee si abbiano a riguai-dare quali bratteole le appendici del calice. Il Presidente prof. Moretti sceglie una Commissione per far rapporto sul- l'I. R. Orto botanico di Padova, composta da lui stesso, dal eav. Amici, cons. Link, prof. Pietro Savi e prof. Parlatore relatore. Il prof. Visiani ringrazia il Presidente per lo speciale onore impartito all'Orlo di Padova col farlo scopo degli esami d'una Commissione partico- lare e composta di botanici sì ragguardevoli: onore di cui però il fa meri- tevole l'età sua di quasi tre secoli, e l'anzianità rixcndicatagli su lutti gli Orti botanici. A meglio conoscerne lo stalo attuale, il professore offre in dono ai membri due suoi lavori: "Illustrazione delle piante nuove o rare nell'Orto botanico di Padova: L'Orto botanico di Padova nel i842". 11 eav. Amici dimostra ai membri della Sezione zoologica, e alle altre persone presenti, le sue osservazioni sull'embrione della zucca. La Sezione botanica passa intanto a visitare il Giardino. Visto — // Presidente Prof. G. Mobetti. / Segretarii Prof. G. MrjvEOHiNi. Prof. F. Parlatore. ADHAXZA DEL filORlVO 24 SETTEMBRE I, Li processo \crbale della precedente adunanza è Ietto ed approvato. Il prof. ,Sa\ i domanda al Presidente che vot^lia far consegnare nel pro- cesso verbale di questa adunanza i caratteri distintivi delle due specie di Cralaerjus: al clic acconsente il prof. Moretti. i ." Crataegug oxyacantha L. C. arborescente, foglie obovate, profonda- nicnlc bi-tri(ide, dentate, cuneate alla base, nervature e lobi divergenti. 2." Cialaefius oxtjnainthoidex Tliuill. C. fruticoso, foglie obovate. leg- germente trilide. seghettate, cuneate alla base, nervature e lobi corner- genti. C. oxyacantha Jaeq., non L. II prof. Link fa alcune osservazioni sulle descrizioni delle dette due spe- cie date (lai botanici tedeschi: dice che entrambe si trovano anche in Isvezia, e a proposito del CitUaeijus monofjyna Jacq.. il quale si trova nell'Erbario di Linneo sotto il nome di oxyacantha, giusta l'osservazione del prof. Moretti, crede che ciò non sia una prova convincente che la specie di Jacquin sia la Linneana. mentre si trovano altri errori nel detto Erbario: cita jìoi alcune piante che Linneo indica come spontanee in alcuni luoghi dove punto non si trovano, come il Ci/noglossum lusilaniciim, eh' è una pianta sibirica. Il prof. Parlatore acconsente a questa idea del prof. Link, adducendo esempii di er- rori da lui trovali in quell'Erbario, per cui egli crede che gli esemplari del detto Erbario non sieno l)cne spesso una prova certa dcH'autenlicità della specie Linneana. molto più (piando essi sono in opposizione alle descrizioni lasciatoci da t.innco e alle ligure citale nel suo Species plantarum. Il prof. Moretti si oppone dicendo che, esaminalo l'Erbario di Linneo con tutta l'at- tenzione che merita, questo può chiarir meglio d'ogni altro mezzo le vere — 296 — specie Linncane. Il Principe Bonapartc trallcncndosi siili' importanza dei toa- fronlo (li i|iicir Erbario e sui Niaggi per ciò intrapresi da tanti iHtlanici ita- liani, rillettc essere utile alla scienza ch'esso si lro> i a Londra piuttosto che in Isvezia, e ricorda eziandio come gli Svedesi si opponessero, ina troppo tardi, ad impedirne la partenza. Il prof. Link legge una sua breve Memoria suiraccreseiinenlo del caule nelle piante monocotiledoni, nella quale si fa a distinguere varie sorte di (|uesti cauli, ch'egli chiama coi nomi seguenti i " Cauloiiut, eh' è (piello proprio delle Palme foniccc, delle lluidvv. delle Dracenee. Annovera pure fra i caulomi il tronco delle Cicadec, ma av- verte elio sarà forse in appresso conveniente dargli un nuovo nome, essen- doché egli lo considera come un nodo di gramigna allungato, nel quale i fasci vascolari s'intrecciano nel tessuto cellulare in modo simile a quello dei cul- mi, restando per altro fra loro più distinti. 2." Caule soltenaneo o rizoma, che si osserva nelle Iridee ec. Dice potervisi aggiungere la base de' bulbi, eh' è una specie di rizoma, ma nel ([uale i fascicoli vascolari harnio varie direzioni nel tessuto cellulare, come nel caule delle Cicadee e nei nodi delle Graminacee:^ egli vorrebbe per que- sto chiamarli nodi separali ovvero solitarii. 3." Caule vero o r/oiiinio. di cui ammette due specie, il nodoso proprio delle Graminacee, e l'enode che si trova nelle Asparaijince e nelle Smi- lacinee. Espone ([uindi alcune osservazioni sull' accrescimento del caule nella Siniliu: axpera, dalle ([uali risulla che il eaule annualmente si accresce per un giro di fasci disgiunti di libre, i (juali compariscono fra la parte esterna corticale e l'interna formate nell'anno innanzi. Egli accompagna (]uesta sua .Memoria coi disegni rappresentanti le \arie sezioni del caule della Smilace suddetta. Il prof. Meneghini rammenta a questa occasione le sue osserva- zioni già pubblicale da varii anni su <|ueslo argomento, e le pone breve- mente a confronto con quelle del prof. Link, facendo vedere come quelle differenze nella conformazione del eaule provengano dalla disposizione delle foglie entro alla gemma terminale, e dal successivo loro svolgimento; tratte- nendosi in particolar modo sulla causa della formazione de' nodi ne' culmi, ch'egli desume dalla disposizione e svolgimento delle foglie in doppia spira e in senso inverso, circostanza propria esclusivamente delle gramigne. £ — 297 — (nulo più insiste su questa sua osservazione, in quanto rlic il cuns. Link pa- ragona ad un nodo di gramigna allungato il tronco delle Cicadee, mentre egli non sa riscontrarvi analogia alcuna. Desidera poi avere schiarimenti dal prof. Link sul perchè egli voglia collocare Ira le monocoli ledoni le Cica- dee, generalmente ritenute come dicotiledoni. Il cons. Link risponde che la organizzazione delle Cicadee è diversa da quella delle dicotiledoni, e che gli sli'ali legnosi che vi si osser\ano non sono che l'intreccio strettissimo delle libre che si i)rolungano dopo alcune distorsioni nella midolla, liichiesto poi dal Principe lionaparle s'egli ahliia altrove annunciala ([uesla sua scoperta, dice averla es])osla nelle sue Jcoìics philosophiae bolanicae . Il prof. .Savi ri- corda la struttura dei cauli delle Cicadee quale fu descritta dal Brongin'art {./iiìiali's des scieiices nultiielles, tomo XXII); e domanda al cons. Link come possa egli conciliare (juesta organizzazione con (inolia tanto dilfercnle delle monocotiledoni: al che replica il cons. Link dicendo di averlo condotto le sue osservazioni a risultamenti diversi da quelli del proL Brongniart. Il cav. |)roL Amici aggiunge su questo medesimo argomento che, avendo at- tentamente esaminato l'intima struttura delle foglie di r[ualclie Cicadi'u. e an- ch'egli inclinalo a riferir (lueste piante alle monocotiledoni, anziché alle di- cotiledoni. Il prof. .Meneghini legge una Memoria del sig. Paolo Barbieri di Man- lo\a iiilorno la colorazione di alcune parti del fiore. In essa l'autore cita le seguenti sue osservazioni. Egli avendo posto delle viole bianche [Cliciruii- tlius incanus) a fior doppio in prossimità di altre a fior rosso, si avvide che a poco a poco le prime si tinsero nei loro petali di un bel roseo pallido, che gradatamente divenne più carico: i semi ottenuti da ipiestc \iole bianche diedero fiori rossi. Da ciò prese argomento per isliluire delle esperienze. Prese una pianta di Petunia ny clarini jìora a fiori bianchi, e la pose vicina ai vasi di Àgcralum mexicanum che ha i fiori cerulei: allora vide la l'vtunia cangiare i suoi fiori in color celeste, che a grado a grado crebbe d'inten- sità, e dai semi ollenuti son nate Petunie a fiori cerulei: da cui vuol dedurre che forse la Petunia phoenicea non sia che una semplice varietà della bianca. Da questi fatti egli è indotto a supporre che il coloramento di tali liori pei' la vicinanza degli altri dipenda dalla influenza della rillessione della luce da un fiore sopra l'altro. II dott. Clemenli fa osservare che i due fatti citati son pochi per islabilire una legge cotanto nuo>a e curiosa: — 298 — che potrebbero forse baslare se l'operazione fosse siala falla eoniparativa- uicnte. sollraendo alcuni lìori bianchi ilall'azione de' ciiiorali :, e che perora devesi convenire, dielro l'esempio di eangiainenlo di colore clic da per sé slessi offrono il CoihoU-hIus rcrsicolor e VJlytlntiKjrd Inn-tcnsis, che anche i (lori di CIteiranthus e di Petunia siensi colorali gradalanicntc \wv loro na- lura. Il sig. Sandri riflelte, che se vero fosse che i (lori cangiassero di colore essendo vicini ad allri, allora Inlli i Mori sbocciali in prossimità di allri do- vrebbero offrire lali cangiamenli di colori. Il prof. Savi aggiunge esser di poco valore i falli addolli dal sig. Barbieri, Irallandosi appunto di specie, i (lori delle «piali hanno colori variabili iiidipcndciilcmenle da (lualunquc causa esterna. Dice di più, che sia contro ai fatti riportali la esistenza di piante con liore di diverso colore sullo stesso individuo, e quella de' fiori con petali di colore differenle^ e che iiilinc, ipialora anche fosse dimostrala la esistenza del fallo, non sarebbe acccltabile in modo alcuno la spiegazione proposta dal Barbieri. Il prof. Sa\i dispensa ai membri della Sezione una sua lettera diretta al sig. march. Cosimo Ridolfi, nella quale narra di aver ricevuto, per la cor- tesia del suo amico G. Durando, uno strobilo immaturo della \era Aruucaria Brasiliana raccolta a Rio Janeiro dal sig. Guillemin:, e che per esso strobilo, del lutto conforme a quanto il Lambert figura nella tavola della ./raucaria Bia.filiana, resta convinto essere la forma di questa ben distinta da quella dell' Artnicaiid da lui della fìidolfiana. Presenta quindi gli strobili di am- bedue delle specie, e prega la Sezione a voler pronunziare il suo giudizio circa la legiltimilà delle specie da lui proposte. La Sezione riconosce nella presenza del collare di foglie, che adorna inferiormente lo strobilo immaturo della jiraucaria lìidolliana e che manca sotto quello AcW À rancar ia Bra- siliana, un carattere sufficiente per distinguere le due specie; conviene che il disegno dato dal Landìert degli strobili della ./raucaria Brasiliana, e ri- portato negli -Viti del IH Congresso, corrisponde fedclincnte allo strobilo rac- colto dal Guillemin : e decide esser nuova la specie proposta col nome di Àraucaria Jìidolfiana. Il march. Cosimo Ridolfi consegna al banco della Pre- sidenza, perchè sia deposto nel Giardino botanico di Padova uno strobilo maturo della suddetta ./raucaria fìidolfiana. e distribuisce ai membri della Sezione il disegno in litografia dell' individuo di «picsta specie, ipiale ap- punto ora si vede nella sua villa di Bibbiani in Toscana. 11 Principe Bona- — 299 — parie desidera che la Sezione divida col prof. Savi il merito di fare omag- gio di (|iiesta pianta ul march. Ridolli. Il prof. Savi vi condiscende volentie- ri, e la .S(!zione si felicita di poler olTrire ([iicsla lestiinnnianica di slima ad un uomo tanto benemerito dell'umanità e della !>cien/.a. Il doti. liiasoletto legge una breve notizia relativa ad un mandorlo a nocciuolo amaro, ottenuto da semi avuti da un mandorlo a noeeiuolo dolce. Egli sospetta che debba attribuirsi questo fallo all'influenza . provincialis a corolla mucronata, come varietà della T. (Icntiiil/ciis a culmo eretto: aggiunge clic egli nei Ire anni 1834-35-36 le raccolse in un prato sulla spiaggia orien- tale del lago di (iarda, vicino a Lazise, dove nella incdcsima area si sosti- tuirono per modo, che nel primo anno vi trovò la D. proi,''incinlis, nel secondo la ^ arida intermedia, nel terzo la T. ik'cimiljfiifi: che (pieirarea di circa venti piedi quadrati, già smossa auleccdenlemente per uso di uccellagione, e poscia abbandonata o forse seminata per ritornarla a prato, abbia pel suc- cessivo dimagramento e per altre circostanze prodotti gì' indicati passaggi. Per tulle queste considerazioni, rafforzale anche dalla tenuità de' caratteri specifici che distinguevano la D. provincialis dalla T. iliruiii/jcns. dopo che vennero associate in un sol genere, crede, eolla ^ ariclà intermedia, riferirle anche ad una medesima specie. E siccome il nome specifico più aulico, clic sarebbe quello di dccumhrns. Festuca dfcumbena L. {Species plantaram, pag. i 1 0) secondo lui non può conservarsi, perchè riferito dall'autore alla forma la meno sviluppala, alliensi col Rcichenbach a (|uello di calycina, Avena ca- ti/cina Vili. [Delph. II, pag. 145), riguardando le altre due come varietà: Danlhoiiia tulycina Rchb. [D. pruviiicialis D. C. FI. frane, voi. IH). D. calijcina var. /S corollìs mucronatis (Clementi leg. ad lìenacuni i 835) D. calycina var. /3 cnlino decumbente (Festuca dccumbens L. Sp. pi jiag 1 10; Triodia derumhcìis Palis. Bcauv. ./(post. pag. 72; Sieglinyia de- atmbcns Bernh. Hort. erfurt. pag. 44). [I prof. Parlatore dice trovarvisi differenze nella proporzione del calice con i fiorellini e nella biforcazione della valva corollina esterna. Il doti. Cle- nienli contrasta queste diITcrenze ch'egli erede mutabili e leggiere: al che :icconsente il cav. Link. Il prof .Savi fa osservare che, per ben conoscere se II' due piante sieno varietà dclhi medesima specie, bisogna coltivarle nei giar- dini Il sig. Facchini a.ssicura a\cr trovalo nella stessa località, in Ccngiallo •— 303 — sopra Roveredo, insieme le due specie in quislionc. Il sig. Vittore Tievi- »aii convenendo coi Clenienti riguardo alla riunione della Dantlionia caly- 1(11(1 lUiib. colla Triuilia dcciun/jcns Palis. Itcauv.. e qiiiiuli uH'annullamcnto del genere Triudin di Palisol de Beauvais, osserva clic non e a confonderlo col genere Triudia di Roberto Brown, clic si distingue specialmente dalla /)(iiilli(iiiia per l'ovario scssilc. Il prol. Meneghini presenta alcune specie del genere Lkujora: L. compta- ntttn^distcìitHjdisIciilu (ì inujiir, ccìdìioidi-.s e i'(.st((<«, dimostrandone con di- segni l'intima struttura e la fruttilicazione. Un fascio di (Ili articolati e dia- fani percorre l'asse della fronda, e da questi partono orizzontalmente i rami replicatamcntc dicotomi ad articoli moniliformi, i (piali, strettamente fra loro stipati ed awolli dalia sostanza calcare, costituiscono lo strato corticale. Stanno immerse in questo strato le fruttificazioni, che sono veri gloiocarpi ossia glomeruli di otricelli sporiferi piriformi, irraggianti da un centro eo- nuuic e circondati da fili sottili, i quali costituiscono intorno al glonierulo un lasso invoglio. In forza di (piesti caratteri il .Meneghini didiiara le Lid- i/ore affini ai .\ciMiliuii {luliricum, midlijidam), e al pari di ([ucsti le crede spellanti alla tribù delle Glmcadve. Ne trae poi argomento a parlare delle Mesogloie: e fissati i caratteri per cui attualmente si ritengono distinte dalle Dudrcsnaie, si fa a descriverne il doppio modo di frutto, consistente in otri- celli sporiferi e in anteridii, perfettamente simili a quelli che negli Ellomrpi furono denominati silique o capsule siliquiformi. Osserva che questa seconda forma di frutto fu dal eh. Giacobbe Agardh riscontrata in una specie di Mv- sofjloia, che perciò riguardò come tipo d'un nuovo genere (Lieo ma uni a), e che lo slesso era pure avvenuto antecedentemente al eh. Harvev . che ne aveva fatto il suo genere Jlcliiiiiillioclmlia. Ma le due specie di fruito coesistono nelle Mcsogloie e (|uindi ([uei due nuovi generi devono cadere. Le stesse due specie di fruito coesistono del pari anche negli Ettocarpi, e quindi resta dimostrata, secondo il Meneghini, l'affinità delle Cordariec eolle Etiocarpee. .\gita ipiindi la ipiislione se (|uelle due tribù debbano rimaner distinte, o meglio fondersi in una sola, e reca gli argomenti che gli sembrano dover far prevalere la prima opinione. Il prof, [.ink presenta due fascicoli delle sue /cones di filosofia botanica, ch'egli destina all'Università di Pisa, cui regalò i precedenti. Fa in pari lfMi|)(i alcune osservazioni sulle ligure slesse, e mostra specialmente (|uelle — 304 — che rapprcscnlano la slruUura delle Cicndcr, per cui egli le crede piante mo- nocotiledoni, dirigendosi in parlicolar modo al Principe lionaparlc elle in- torno a ciò lo aveva interrogalo nella precedente adunanza. Il sig. Venturi incoraggiato dal gentile accoglimento, col quale la Sezione di Botanica del Congresso di Firenze onorò il Saggio del suo grande lavoro sui Funinola doversi sottrarre a (luella legge; ma il Principe risponde doversi al- lora mantenere per uno dei nuovi gruppi proposti l'antico nome comples- sivo. Il prof. Parlatore insorge, facendo avvertire come lo stesso de Candolie. che fissò pure la legge di anteriorità come prima e fondamentale, aiimiel- lesse per altro i casi eccezionali in cui conviene da essa discostarsi: ed il Principe accorda doversi ammettere tali eccezioni: cita anzi un susseguente paragrafo (XI) che appunto ad esse eccezioni è consacrato. Il march. Spinola — 307 — fa osscr\;irc die a tlcleiniinare il diritto di anteriorità non basta la priorità del semplice nome, dovendosi riconoscere soltanto tale autorità in chi il primo realniente descrisse scientilicanicntc un dato oggetto : ed anciic a ciò risponde il Principe con un sussei;ucnle i)aragrafo (XII): per lo die si rico- nosce dall'assemblea la necessità d'intendere prima l'intero piano, anziché discuterne le singole parti. Continuando la sua lettura, il Principe stabilisce un limite a (lucsia inde- terminata anteriorità, e in confonuità a iiuanlo fu superiormente stabilito
  • euìiiiia L. nato nell'Orto botanico di Pavia da semi raccolti sul monte Corno negli Abruzzi. Esjtone come la tavola del Mentzelio, citata a proposilo di quella specie dal Linneo, ryp|)resenli invece l./donis ternaliit: pel quale errore avvenne che il nome Linneano non fu più in seguito adottalo dagli autori, — 3 I 1 — sosliliioiulovisi iiiNCoe (niello di ./donis pyri'naicn I). C, o l'allro ./donis distarla Tcii. La concordanza però della descrizione del Linneo coi earalleri (Iella rammonlata specie, ed il trovarsi ancora tal pianta con (piesto nome neiriìrlìario Linneano lo delerminano a rcsliliiire l'antico nome. Interpella poscia il l'aechini per sapere lino a (piai limile geografico si estenda \'./do- nix rcnuili.s:. cui egli l'isponde non rinvenirsi essa nel versante meridionale delle Alpi tirolesi, ma bensi nel settentrionale verso Inspruck, di (lo\e ne aveva veduto esemplari, (]uanlunque egli stesso non la trovasse. Il prof. Pietro Savi mostra una singolare mostruosità di Ceni a urea cal- rilnipa da lui raccolta nell'Agro pisano. Quivi vcdonsi alterati nella confor- ma/Jone i capolini e le foglie, aumentato il numero di ([ueste e cand)ialo il portamento della pianta. Nessun capolino, nemmeno i laterali, vi ì; più bre- vemente peduncolato, i peduncoli hanno tutti presso a poco ugual lun- ghezza di (lue centimetri, e sono coperti da foglie lanceolato-spalolate. munite nel margine di piccoli ed ineguali denti, in gran numero disposte su di ciaschedun peduncolo e con tal misura, che vanno a rendersi tanto più spesse (|uanto più elevata è la parte del peduncolo che le sostiene. L'appendice delle l)r;itlee dell'invoglio comune è armala di cinque spine, uguali fra loro il più delle volte, talora disuguali per essere la mediana un poco |)iù lunga. I llosculi del raggio, neutri come trovansi nella forma ordinaria, vi sono peri) |)iù curii e più esili di quello che in tpiesta. Dei flosculi del disco la corona più esterna, con esempio di Synanlliia fino ad ora nuovo, si è saldata insieme formando una corolla di color roseo gamopetala, regolare, infundi- bulifornie, a lembo frastaglialo da lacinie numerose, ciascheduna delle quali corrisponde per la forma ad una delle cinque lacinie dei flosculi regolari. Internamente al tubo di questa corolla fittizia aderiscono i filamenti di molti slami (più di venli(iuallro),con antere sterili prive di polline, fra loro libere ed alcune in parte convertite in membrana pclaloidea. Nel centro del capo- lino, e quindi della fittizia corolla gamopetala che presenta, vi si vede un ciuffo di sottili lacinie in basso insieme unite, in allo libere e dotate dei ca- ratteri, alcune degli slami ad antere sterili, altre delle divisioni del lembo dei llosculi. I suddetti capolini terminano la pluralità degli ultimi ramoscelli; al- cuni però ve ne sono terminati da un ciuffo di foltissime foglie conformi a quelle che più da vicino muniscono gli altri capolini, talché dietro la loro ispezione nasce subito l'idea che questi ciuffi debbano attribuirsi ad imi — 315 — particolare degenerazione dei capolini slessi, per cui tutte le brattee del loro invoglio generale sicnsi convertite in foglie, abortendo del tutto i flosculi dell' infiorazione. Tiida la pianta è glabra, meno pochi peli aracnoidci che trovatisi situali sui margini della base delle foglie prossime alle itifìorazioni. Confrontando i caratteri della descritta mostruosità con (|uelli assegnati alla forma tipica della Cvntaurm calciirapa, agevolmente si rileverà quali im- portanti differenze passino fra le dette due forme, per le quali il Savi credette in sul primo di aver trovato una specie di Cciiliiurca dalla ralcitrapa be- nissimo distinta, multo più che nello stato di vegetazione in cui l'incontrò non prcsenta\ a a prima vista alcun organo identico con altro corrispondente di quest'ultima. Frattanto dopo un attento studio assicuratosi che quella for- ma era una moslruosilà, credette doverla riportare alla Centnurea calci- irapa e perché la raccolse in mezzo ad un fitto e numeroso stuolo d' indi- vidui ben caratterizzati di detta specie, e perché alcune foglie disseccate, tut- tora aderenti alla parte inferiore del fusto, si presentarono conformi a quelle della C. calcitrapa, ed infine perchè in alcuni capolini vi trovò delle aehene perfette, identiche a quelle che da ipicsta sono offerte. Il Presidente prof. Moretti sospetta che questa forma corrisponda alla sua Ccnlnurca adulterina, riguardata qual ibrido della C. calciirapa e della C. paniculala, ma il cav. Link, a ciò interpellato, vi si oppone dichiarando la forma presentata dal .Savi una mostruosità, anziché un ibrido. L'adunanza è sciolta. Visto — fi Presidenle Prof. G. Moretti. / Segrelarii Prof. G. MEPìEGBim. Prof. F. Parlatore. S4 i)i<:i. (il OH NO .'s setti: MB ut: L Ijrllo ed approvalo il processo \('rl)al(' (iella sessione preeedenle. il Prr- sideiile iii\ila il prof, l'arlalorc (piai relatore della Coiiimissioiie ereala ad o^^etlo di rile\aruiio anch'essi in eartelii più piccoli. Su la classilicazione e la dcnuiuinazione delle piaiile fu dislingucre im Giardino botanico da ipielli di diporto. l'Urlo bo- tanico di Padova deve meritare per (|Uc»lo titolo il nome di vero (jianliiio botanico. Né minore è siala la soddisfazione dei membri della Coumiissione per il numero ragguardevole delle piante, che, comprese le varietà ortensi, ascen- dono a circa dodicimila. Ld in questo numero cosi considerevole la Com- missione ha a\ ulo luogo di notare molle piante rare, Ira le (|uali si fa un pregio di citare la ±yepi>nlhes pliyUampliora, la Cinchona fìoribundu, la TH- landsia dianthoidea e la Duratii, V.Jraucaria excelsa e rimeritata, le nuo- ve S|)ccie di Bt'ijdiiie. cioè la B. maniiata, l'riucattUs e peltala, una bella specie di Mtitisiu, la J'oiiiciaiia Gillicsii, il Cactus senili^, la Gttitivlma spe- ciosa e la -/slelia Jianksii-^ e jwi talune piante rare, la di cui conoscenza è dovuta al prof. \'isiani, cosi la /'erbcsina triplinervia, VHibiscHs e la Lco- notis liaincriana, il Croton Casan'ttianttm, la Salvia reclilìora, la Trevesiu palmata, nuovo genere istituito dall'autore sulla Gastonia pahiiala di Rox- burg. Ma piante anche assai pregevoli esistono nel Giardino, avuto riguardo alla loro mole, ed ì membri della Commissione son rimasti contenti di os- servare individui mollo grandi di Coccoloba pitbesccns, di Pisoniac. di Fi- cus, di Sutaitdrae, di / uiiilta planifolia e Tlica Boea, ambedue in frullo, di Opuntia spinosissima e brasiliensis, di Chamaerops humilis var. aròo- resccns, ili Jhira crepitans, dì Carolinea insignis ee. Fra le piante che meritano di esser riguai'date come un vero pregio del dello Giardino per il numero delle specie, sono ancora da annoverarsi le .■Icncic che arrivano a sctlanlacinque specie, le .//oc di cui si vedono cento e quattro specie, e le Cactee che ascendono a più di duecento specie, non che la collezione di alberi esotici nel bosco nuovo. Quel che ancora ha meritato gli elogi della Commissione è il modo con cui e tenuto il Giardino. La siiumclrica disposizione delle aiuole contornale di pietra, il che serve a tener distinta una specie dall'altra, la pulitezza dei viali, il vedere sgombro da inutili erbe lutto il terreno, la cura presa per far che le piante vegetino bene, né soffrano in verun conto per difello di coltura, son tutte circostanze che ben mostrano con quanta assiduità e con — 318 — quanto zelo il giardiniere sig. Caslini allenila all'Orto botanico, e con ((uanto amori" e inlcllii^iMiza il Direttore prof Visiani eoiraiulo del suo assistente sorvegli al buon manleniinento del (jitirdino medesimo. A tutto ciò se si aggiunga la elegante balaustrata che corona il iiuiro elie circonda l'Orto botanico, i numerosi cancelli di ferro che ne difendono le divisioni, la copia delle acque, l'cdifizio per le stufe, non che la posizione del Giardino medesimo tra le due insigni Uasilielic di santo Antonio e di santa Giustina, si avrà luogo a riguardare questo Giardino, siccome la Com- missione lo riguarda, quale uno dei primi Giardini botanici d'Italia. 1 membri della Commissione passavano in seguito ad osservar le colle- zioni dei semi e dei fruiti, l'erbario, le preparazioni organografiche e la bi- blioteca . La collezione dei semi e dei frutti è elegantemente collocata ed abba- stanza numerosa per servire di grande aiuto a studiare le parti più impor- tanti di questi organi nei vegetabili. L'erbario è ricco di quattordicimila piante ben disposte secondo gli or- dini naturali: riesce facile col catalogo che esiste trovar subito la specie od il genere che si cerca. Vi è pure un erbario di Dalmazia, che offre i mate- riali della Flora dalmata, della quale è già pubblicato il primo volume dal sullodato prof. Visiani . La raccolta delle preparazioni organografiche e recentemente cominciata: essa consta di piccoli, ma interessanti pezzi. Oltre di essa vi si trovano an- che riunite collezioni di legni indigeni ed esotici, di filliti, di funghi model- lati in cera, e di sostanze vegetabili da servire per lo studio della materia medica. Neil' esame di tutte queste collezioni, come di quella precedente- mente ricordata dei semi, e principalmente del ricco erbario, la Commis- sione ha trovato di dover tributare ben dovuti encomii all'assistente doli, ('tementi e per le preparazioni da lui eseguile e per l'ordinamento degli oggetti e la compilazione degli opportuni calaloglii . La biblioteca infine, ccrlamentc assai preziosa, è ricca di più di cinque- mila volumi, nel maggior numero di libri botanici, fra i quali molti assai rari e di un prezzo significante. Qui è pregio dell'opera il notare che l'Orto di Padova è uno dei pochissimi che abbiano apposita biblioteca. E per que- sta felice combinazione, che riesce di tanto vantaggio e comodo allo studio delle piante, come anche per la ricchezza attuale della biblioteca medesima, — 319 — la Coniinissionc iiun può furo a meno di esternare il suo desiderio clic \o- gliasi attendere ai modi più opportuni per tenerla a giorno ancora nell'av- venire delle opere recenti . La Cuiiiniissiouc ([uindi. laiitu avuto riguardo al (Giardino elie alle col- lezioni dello slesso, non può che tributare grandi elogi all'illustre Direttore di esso Giardino, all'assistente dott. Clementi e al giardiniere Caslini: e (|ue- sti elogi tanto più li tributa, in quanto che due dei membri, il prof. Moretti ed il cav. prof. Link, avcano osservalo varii anni addietro il Giardino pria che ne avesse la direzione il prof. Visiani, e a\eano conosciuto lo stato di decadenza, in cui allora (rovavasi, mentre ora per le cure di soli sei anni lo trovano si migliorato, da convenir tutti nel riguardarlo tia i primi Orli bo- tanici die possa vantare la nostra Italia. Sono sottoscritti a questo rapporto i membri della Commissione E. F. Link . G. B. Amiu. G. Moretti . P. Savi. F. Parlatore relatore . Il prof. Meneghini domanda che nel rapporto, là dove si parla della bi- blioteca, venga tributala un'espressione di riconoscenza verso il benemerito prof, lionato che con raro esempio, a benelizio de' suoi successori, dello sta- bilimento da lui per tanti anni e con tanto amore diretto, di tutti gli stu- diosi della botanica ed a vantaggio della stessa, dolo il Giardino di Padova di si cospicuo dono. I membri della Commissione unanimemente acconsen- tono (|uesta aggiunta, e la Sezione tutta vivamente manifesta la sua appro- vazione . In assenza del prof. Visiani, il suo assistente dott. Clementi esprime a di lui nome alla Commissione la viva di lui gratitudine per il favorevole giu- dizio pronunziato sullo stato del Giardino e per gli elogi largiti al Direttore del medesimo. Il Presidente Moretti presenta una specie di Centaurca, chiedendo alla Sezione se creda che riguardar si possa come nuova. Prendono la parola intorno ad essa il cav. Link, il prof. Parlatore, il sig. Facchini ed il prof — 320 — Savi. Quest'ultimo avverte di avere riscontralo nella C. jacca ^ pralensis Kot'li essere molto variabile il carattere della maggiore o minore incisione ileira|)|)endice terminale delle brattee dell' in\(iglio conimie. e dice sembrar- gli la specie proposta dal Presidente Morelli molto afiinc alla C. aitslriaca VVilld. , specie assai soggetta a variare nei caratteri^ e ijuindi esser suo senti- mento che debbasi andar molto cauti prima di qualilicarla siccome specie nuova. Lo stesso sig. Presidente Morelli presenta esemplari di due specie di MaU'a, delle liliali l'una cresce copiosa sui colli oltrepadani di Pavia e clic da lui vien (|ualincata per la rutiuidifolia di Frics non di Linneo, detta an- cora -V. boi-eulis dal Waliiiann . L'altra è la vera M. rolundifolia del Lin- neo, che egli dice comunissinia nell'Italia superiore, e di cui assicura l'au- lenticità per averla riscontrala nell'Erbario Linneano, avvertendo che il Fries la chiama M. viilgaris. Il capitano Alberto Brachi è invitato dal Presidente alla lettura della sua Memoria " Proposizioni dirette alla dilTusione e alla facilitazione dello studio botanico " . La prima delle proposizioni si è quella che all'Erbario nazionale vada unito si, ma per la facilitazione delle ricerche separatamente, un Erbario au- tentico, cioè un Erbario consistente in ispecic originali mandate dagli autori stessi che le stabilirono, colla rispettiva etiehella, e possibilmente anche col giorno della pubblicazione della specie medesima. Sarebbe inutile il rani- mcnlare quanti dubbii talora s'elevano sulle diverse specie, anche le più co- muni, per l'equivoco delle frasi, e quanto insufficiente sia ogni descrizione in confronto della ispezione dell'individuo. Un tale Erbario, oltre di essere il rifugio dei botanici di tutta l'Italia, come pure dell'estero, per la retlilì- cazione delle loro determinazioni dubbie, sarebbe anche una pregevolissima collezione autografica, un eterno monumento di memoria e di gloria per quelli che in botanica si distinsero, e linalmcnle, mediante la data apposta alla specie pubblicata, una garanzia indubitata contro l'usurpazione dei di- ritti lelterarii, in oggidì si frequente per la vasta estensione della scienza e le continue scoperte; poiché neppure le biblioteche pubbliche, e mollo meno ancora quelle dei privati, possono sottostare all'aciiuisto di ciò che annual- mente viene pubblicato, ne si hanno ognora i mezzi, il tempo, ovvero la conoscenza della lingua per approliltarnc . — 321 — Putrebbcsi aduiique iiilcrossaro hi conipiat-enza dei nostri autori nazio- nali, (lei quali parecchi sono (|ui radunali, a volerci essere cortesi di auten- tici cst'iiiplari (Ielle speeie che hanno slahililo e saranno per islabilire. per formare il detto Erbario: impei^nare i Dir-ettori de^li altri Krbarii pubblici a rilasciarci, ove fosse possibile, degli esemplari autentici di (pici sommi uo- mini che trapassarono: ed inline anche i Musei esteri, contro patii di reci- procità, a fare lo stesso colle s|)ecie degli autori loro viventi o mancati, onde in tale guisa formare un Erbario, che togliesse ogni dubbio per l'awenirc, che fosse la pietra del paragone pei' ogni specie, un Erbario, al (piale noi avremmo messo le prime fondamenta, e che i nostri successori continue- rebbero per dovere e gratitudine, conduccndolo alla maggior possibile per- fezione . .\vverle per altro il sig. Brachi che. (|unntiin(pie coH'ollinio metodo adot- tato dal prof. Parlatore nella distribuzione del grande Erbario centrale ita- liano. \cnga perfettamente a conseguirsi lo scopo da Ini aMito in mira, pure |)olendosi avere dagli autori gli esemplari in doppio, sarebbe utile per age- volarne la ricerca il formarne un Erbario separalo. I.a seconda proposta v (piella della compilazione ed edizione d'un Gior- nale botanico italiano, di cui siamo affatlo privi, e di cui la mancanza viene vivamente risentita da tutti gì' Italiani. Quello che annualmente viene pubblicato dai singoli autori nelle .\cca- deinie, Istituti e Società dotte, di cui la nostra Italia abbonda, resta ordina- riamente un frammento isolato, depositato negli Atti di (|ucste Accademie: appena viene alla conoscenza pubblica nell' Italia stessa, meno poi al di là delle Alpi: ne pretendere potrebbesi l'associazione a tutti gli Alti di tante Accademie per trovarvi entro un anno un solo, e fors'anche nessun trattalo botanico. Ciò necessariamente deve far credere ai nostri vicini che la bota- nica presso di noi sia poco coltivata. Eppure questi singoli trattali riuniti, e le altre opere più grandi che sortono dallo studio dei nostri autori sono e sarebbero certamente tali da fare vedere che l'Italia con tutte le altre na- zioni va a passo eguale nella amabile scienza . Sarebbe diiiKpie di somma utilità per noi tulli che questo Giornale bo- tanico venisse attivato al più presto possibile, e contenesse nella prima parte i trattali originali, i viaggi botanici e le scoperte dei diversi collaboratori o pli articoli dei corrispondenti: nella seconda, a forma di annunzii. le mi- — 822 — sccllancc o ciò che potesse essere interessanlc ai cultori della scienza ^ nella terza l'oniimcrazione e revisiono critica di tulio ciò clic di Icnipo in tempo per tutta l' Italia viene publtlicato. Un Giornale così fatto sarebbe gagliardo stimolo allo zelo dei nostri dotti, valido impulso alla scienza che coltiviamo, prospetto dello stato in cui trovasi la bolanica in Italia, mezzo ])rezioso e sicuro a far di pubblica ragione rac- colto in un solo libro ciò che linora era od ignorato o disperso, e per tulle queste cagioni opera indispensabile ad ogni botanico, e (|uindl tale da po- tersene presagire certo e copioso lo spaccio. La terza proposizione riguarda l' istituzione d'un cambio di piante, ita- liana, nazionale, col tempo anche estensibile all'estero, un' istituzione che nella nostra Italia ancora non esiste, abbeiichè da più di venti anni sia di già vigente in Germania, poscia in Iscozia ed ora anche in Francia. L'istin- to d'accumulazione, dice il sig. Brachi, innato ad ogni essere vivente, l'in- teresse non solo pecuniai-io, ma pur anche letterario, l'amor proprio di pos- sedere e d'aumentare una bella raccolta, il piacere di vederla crescere con le specie di lontane regioni, sono molle potenti pei singoli alla perlustrazione dei contorni del proprio paese, alle scoperte, e quindi airaccrescimenlo, alla propagazione della scienza^ ma tutti questi vantaggi cadono, ove il racco- glitore, foss'anchc il più zelante, non ha né la speranza, nò l'occasione di comunicar con altri ; egli allora non raccoglie che quei due o tre esemplari per sé stesso, e le sue scoperte, talvolta buone, giacciono oscure nel di lui Erbario, in qualche recondito angolo della Penisola, senza che né i botanici, né la scienza ne abbiano alcun \antaggio. Mentre che nelle altre parti dell'Europa civilizzata il facile cambio, la frccjuentc comunicazione fece si, che in ogni città si trovino diversi bota- nici; mentre ivi quasi ogni farmacista, gran parte dei medici, negozianti ed altre classi della società per la loro carriera del lutto lontane dalla botanica, e perfino il gentil sesso se ne occupano: l'amabile scienza in Italia é ridotta alle sole capitali, alle cattedre e a quei pochi che per vocazione interna non ponno più distaccarsene. Nelle campagne, fra' colli e monti, nelle valli delle Alpi, nelle paludi e maremme, alle spiaggie marine, in sonuna nei sili ove la natura largheggia i suoi doni, a stento se ne trova un (pialche amatore, e questi pochi sono ridotti ad avere soltanto la ristretta collezione di ciò che vegeta nell'immediata loro vicinanza. — 323 — Ora che gli Stali della Penisola concorrono a proleggcre le scienze ed il progredimento delle stesse coll'accentrarle, queste difficoltà dovrebbero sva- nire e rendere possibile lo stahiliiiienlo d'un cand)io nazionale, in cui ognu- no potesse sperare, mediante poche spese pecuniarie, di aumentane la propria raccolta con delle specie bene detcrminate ed a lui mancanti delle parti lon- tane, ciocché sarebbe uno sprone potente per Io zelo dei singoli: oltre le falde delle .\lpi [lennine, giulie, retiche, earniche e noriche, oltre le isole del Quarnero, anche gli Apennini. gli Abruzzi, la Calabria e Sicilia, terre (inora non compiulamcnlc esplorale, troverebbero perlustralui'i: le specie di Te- nore e (Jussone ora possedute da pochi, verrebbero al possesso dei singoli : ed oh quante nuove specie o forme finora sconosciute o neglette sorgerebbero dall'oscurità ad arricchire la nostra Fiorai In tal guisa si occuperebbe pia- cevolmente e pel vantaggio della scienza una quantità d'individui, i quali, come per esempio medici, farmacisti e possidenti, sono talvolta per la loro carriera o le circostanze rilegati nelle più deserte parli della Penisola, ove mancano di società civilizzata: (piesti troverebbero di che riempire le loro ore (li ozio, ed inclinerebbero più volontieri allo studio, qualora, oltre l'al- lettainento dello stesso, avessero anche in prospettiva lo sprone del proprio interesse, ed in tal guisa, aumentando il numero degli amatori della bota- nica, si potrebbero sperare maggiori avanzamenti per la medesima. La direzione di questo cambio, ci soggiunge, dovrebbe essere affidata ad un .solo, e possibilmente nel centro dell'Italia pel comune interesse. Questi riceverebbe le spedizioni in ispecie a più esemplari per cadauna, rivedrebbe le determinazioni, le correggerebbe ove occorresse, ricuserebbe gli esemplari insufficienti, e ricompenserebbe il mandante con una spedizione di specie di- verse dal mandante desiderate, a volontà del socio, in uno o più esemplari, salvo una detrazione, da stipularsi, di \enti o ([uindici per cento, per for- mare un capitale di piante, il quale servirebbe ed a supplire colla vendita di centurie le spese doganali e di trasporto, e ad allettare i botanici esteri contraccambiando questi al pari degli ollramarini coli'olTrire loro un soprap- più. Se ciò non fo.sse suflìciente, si potrebbe determinare una piccola (|uola annua, da pagarsi da ogni membro, per coprire con questa le spese ilei cambio e delle comunicazioni in istampa che potrebbero essere indis|iensa- bili: una quota la quale, ancorché piccola, sarebbe sufficiente certo se nuilll vi partecipassero. 55 — 324 — La Sezione tutta approva le proposizioni del capitano Bracht; dopo di die insorjje il prof. INIenefjhini lieto di aver cosi occasione di trattare un sog- getto intorno al (piale avea già divisalo di parlare, (piello cioè del Giornale Due sono gli scopi, a suo credere, che aver deve questo Giornale: la diffu- sione in Italia delle scoperte e dei Lavori scientifici d'ogni genere delle allre na/.ioni; 1" informazione agli stranieri di quanto s'opera in Italia a progredi- mento delia scienza. A conseguire questo duplice scopo egli sostiene neces- sario che il Giornale contenga, più che Memorie originali, rendiconti esatti di tutti i libri e di tulli i Giornali, e propone a modello il Bullcttino di Fer- rnsscic . Questo Giornale, egli dice, diretto a vantaggio e ad onore di tutta Italia, formerebbe come il compimento di quell'I. R. Musco di Firenze, nel quale si accoglie il tesoro scientifico della intiera Penisola. Il prof. Parla- tore narra esser già corse fra lui e il prof. Meneghini alciuie lettere su tale argomento, ed esser egli d'accordo suU' importanza dì questo Giornale; aver- ne anzi fatto parola anche col benemerito Direttore dell'I. K. Museo il cav. Antinori, ma volerlo limitato alla botanica per la difficoltà di trovare chi possa dirigere la redazione delle parti relative agli altri rami delle scienze naturali: non già perchè di soggetti distintissimi in ogni ramo di sapere non vi sia copia meravigliosa in Firenze, ma perchè essi tutti sono, per i molte- plici loro uflizii o per i proprii lavori cui hanno ad attendere, grandemente occupali, ed impossibilitati quindi a prestar l'opera loro in tal bisogna. Il cav. Santini fa osservare i due grandi ostacoli che si oppongono spe- cialmente fra noi alla durata di ogni Giornale, cioè la mancanza che tosto o tardi arriva di materia a riempiere il promesso numero di fogli di stampa, ed il ricavato sempre inferiore alle spese: da cui ne proviene che sul bel principio s'imprenda con fervore, poscia illanguidisca e termini col morire Il Presidente Moretti appoggia egli pure con esempii siffatta sentenza. Il doli. Clementi è d'avviso che per la formazione di questo Giornale si debba eleggere una Commissione che abbia ad investigare la maniera di sussistenza economica e scienlilica dei Giornali di altre nazioni . Il prof. Meneghini repula potersi col piano da lui divisato ostare ad ain- bedue le difficoltà mentovate dal cav. Santini : dovendosi in questo Giornah' dare il resoconto di lutto ciò che di nazionale e di estero vicn giornalmente prodotto in fatto di scienza, è piuttosto a temere che sovrabbondi la materia ili quello che sia per mancare, come quando trattasi di Memorie originali — 325 — Fissando a modo d'esempio, che (ale o (al altra persona nei varii paesi d'I- lalia faccia regolaniiento il rapporto di ciò che coiitiensi in tale o tal altra opera periodica, accordando a (|iicsli collaboratori alcuni diritti e privilegi da stabilirsi, e dai (piali essi decadano (piando iiianchino all'assunto impe- gno, si può in cerio iiiodn garanlirc che non sarà giammai per mancare la regolarità della pubblicazione : ed appunto perch(!; il Giornale interessi un più ampio numero di persone e con ciò si abbia sicurezza di un |)iù grande smercio, (i desiderabile ch'esso abbracci non una, ma tulle le scienze natu- rali; potendosi conciliare che uniti pure e separali rimangano i varii rami. sicché resti libero ad ognuno prenderne uno o più, appunto come era nel modello da lui proposto, cioè" nel Riillottino di Fcrrussac Il prof. Savi avverte che fu trattato tal soggetto nel Congresso di Pisa dieiro una proposta del barone Cesati, in conseguenza di che ebbe principio il Giornale toscano, del quale a spese del Governo furono pubblicati tre fa- scicoli muniti di tavole: ma per lo scarso numero degli associati rimase inca- glialo nella sua pubblicazione, che adesso va a riprendersi dietro nuovi aiuti del (ioverno. Propone (|uindi ai bolanici e naturalisti lutti dell'Italia di vo- ler concorrere ad aiutare questo, anzi che progettarne uno nuovo . Il prof. Meneghini dichiara più che altro mai voler aiutare quello che esiste, ma ritenere appunto che il massimo aiuto che dar gli si possa quello sia di renderlo talmente ulilc agli scienziati tutti, che tutti l'abbiano a ri- cercare, e ciò erede potersi conseguire con un piano che basato fosse sui principii (l;i lui annunciali. Il grande vantaggio di poter, mercè d'un Gior- nale ben fatto, dispensarsi dall'acquisto di ben molte opere dispendiose, e (|uello impareggiabile d'esser posti senza fatica a giorno di quanto v' ha di nuo\ o soi)ra un dato ramo di scienza senza dover ricercarlo penosamenle so- pra infinito numero di libri e di parziali pubblicazioni, possono, a parere del prof. Meneghini, offrir sicura guarentigia dell'esito felice. Occorre di stabi- lir prima in tulli i suoi iiarlieolari. con maturo esame e collo studio com- parativo dei Giornali esistenti e progellali, un piano completo, da offrirsi poscia alla Direzione del Giornale toscano, perchè essa, quando trovi di po- terlo adollare. lo assoggetti alle saggc considerazioni del Governo da cui dipende e ne implori l'approvazione. Si unisce perciò al doli. Clementi nel chiedere che sia eletta una Commissione da incaricarsi di redigere questo piano quanto più presto sarà fattibile: ed il Presidente, annuente la Sezione, — 326 — nomiiin a formar parie di essa Cominìssioiie i prof, ile Notaris. Parlatore, Jan, l]asi)arriiii, Mencgliiiii, il capitano Bracht, il barone Cesali, i iloll Masi, Clementi, l'accliini, il sig. Trcvisan, ed il prof. Moretti a Presidente . II prof. Parlatore sorge a parlare anelie della (cr/.a proposta del capi- tano Braeht, e prendono parte alla discussione il prof. Savi, il prof. Mene- ghini, il dolt. Clementi e il dott. Facchini, risultandone per connine con- senso doversi prima d'ogni altra cosa stabilire, in connessione allo stesso Erbario centrale italiano, un deposito di doppii che serva di fondo affine di poter col cambio e collo smercio istituire un ufOcio di cambio veranienle vantaggioso, fissandone le norme sul piano die dal confronto di (luelli già esistenti nelle estere nazioni risulterà il più conveniente. Invitalo il prof. Savi alla sua comunicazione, descrive nel modo che se- gue una specie di Origanum che egli crede nuova, e cui dà il nome d'ùi- termedlum. Caulis a basi ramosus, ramis superne inovdinate diffitsis. Folta (nula, basi rotiiiìdataj integra^ cochleariformia, subsess'dia. Sjìivitlac prisiitaliiiì- tetragonae, elongatae, brevitev pedicellatae, tcniae in ramìtiis supcfioribus, paniculas laras elongalas in nitmmitate caulium efformantcs. Brncteae vb- Oialo-oblusae calyccs ex loto supcrantes . Calyx limbo anlicv tale sinuato, postice in labium producto margine obtuse Iridcnlato. Corolla alba, caly- cc duplo longior. Color planlae viridi-cinercus. Pubes pili moUes, brnes. densi per lutam planlam. Glandulae vesicalarcs inter pilos^ niiltac siipvr corollum. ./ffinis Origano Oniti odore, forma foliorum, rigiditate caulis: a qua vero differì inflorescentia non curiimbosa, forma spicularnm et cali/euni Differì ab Origano hortensi caule rigido erecto, spiculis tenuioribus non pij- ramidatis, calycibus campanulatis basi inlegris. Differì ab Origano conferlo Savi C habilu laxiore et diffuso, bracteis calyces .lupcrantibuSj demuin fi- gura calycum . Colilur in Ilortn botanico pisano, ex seminibus ah extero ucceplii. I.a conformazione del calice del descritto Origanum, per esser interme- dia a quella del genere Origanum e del genere Majorana, suggerì al Sa\ i il nome speeilico d' intermedium. con cui lo dinotò, e nel tempo slesso gli somministrò alcuni riflessi sulla ineonvenienza di separare dal genere Ori' gnntim le specie dai moderni racchiuse nel genere Majorana. — 327 — A dimustrui'u senipru più la poca altiludiiiu ilei calice per purgcrc negli Oriijanitin buoni caralteri, in parlieoiare generici, il Savi aggiunge di avere osservato die la cunrurniu/ione del lembo di queiìt' invoglio, varia nelle di- verse specie col variare (luH'età: e mostra dei disegni di una varietà singo- larissima di Origanum Oniics, che differisce dalla forma specifica per avere dei fiori unisessuali femminei, la corolla quasi regolare, e la smarginatura del calice, che tien luogo del labbro inferioi'e. più larga, meno profonda e che presenta nel suo angolo un ben distinto dente. Invocata su di ciò la sentenza della Sezione, niuno si oppone alle consi- derazioni del prof. Savi . Il cav. .\mici prende a parlare delle nuove osservazioni sugli stomi del Cereus permiautis recentemente pubblicate dal sig. Gasparrini, ed in par- lieoiare sulla circostanza da quello osservata della costante chiusura degli stomi stessi. Avverte il metodo d'osservazione tenuto dal Gasparrini, consi- stente nello slaccare l'epidermide mercè la bollitura nell'acido nitrico: e ricordando le proprie osservazioni già pubblicate fino dal 1823 intorno al- l'aprirsi degli stomi per la siccità ed il loro chiudersi per l'umidità, narra come a confermare la sua opinione abbia recentemente fatto alcuni nuovi esperimenti, che dopo finita l'adunanza ripeterà dinanzi i membri della Se- zione. Presa una fettolina superficiale del Cereus, di una linea quadrata di superficie e alquanto meno di spessezza, e lasciatala disseccare, poi esamina- tala al microscopio per riflessione, vide tutti gli stomi aperti . A convincere poi chiunque volesse persistere nel supporre la presenza di una mciubra- nella invisibile, ovvero lacerata nella disseccazione, il cav. Amici asperge la supcrdcic del Crniis o di altra pianta grassa con una sostanza colorata qualunque ridotta in lina polvere, e staccala poi l'epidermide e sottopostala al microscopio vi trova costantemente la polvere penetrata nelle cavità cor- rispondenti agli stomi . Conchiude quindi che la chiusura costante di essi veduta dal Gasparrini è da attribuirsi al metodo impiegato d'osservazione . Il prof. .Meneghini chiede al cav. .Amici se abbia osservazioni a combat- tere o a confermare l'altra scoperta del Gasparrini relativa alla borsa tapcz- zanlc le cavità degli stomi e ai fili in quella contenuti;, al che risponde il cav Giambattista Amici sospettare egli che anche quell'apparenza sia do- vuta all'azione dell'acido nitrico bollente sullo strato di cellule che limila quelle cavità. — 328 — Il prof. Pilla assicura essere sialo preseiile a Ini le lo osservazioni del sig. Gasparrini e ne allesla l'esallez/.a . Il prof. Savi narra esser giiinlo egli pure, usando ilei iiielodo preserilto dal Gasparrini. a disgiungere dalla cuticola del Cereus i>cnni(iììiix la nicrii- brana superculiculare insieme con le borse degli stornali, sulla natura delle (|uali non si dichiara . Il doti. Clementi presenta a nome del prof, de Visiani alcune mandorle (.'/ iHygdalux communis) parte denudate, parte ancora racchiuse nel loro guscio, le quali tulle mostrano sulla superficie dei lati del seme delle impres- sioni simili ad un',-/ e un F. Narra essergli sialo riferito che tulle le man- dorle, provenienti dall'albero da cui queste furono prese, presentano analo- ghe impressioni, e che esiste una tradizione riguardo alla storia di quell'al- bero. l(ii:i'ìil(ili(i: (isr.i iitunospori, slitiplircx : ;)(i)V(/)//y.sr.s iitarliriiliitw, siiiiiìlicvs. Thallu.i asyllef/Ks. Irib. 111. Uichoteae {McnegU. Alg. Hai. u Daini, pag. 135): Thiilamin soriformia, polyplacimlalia vel in ascos sporsos soluta: axci ecais»i. Ess. sur une class, des Alg. pag. 33): Tlialaiiiia (jlomeruliformìa inoìioplaceiitalia, rei in ascos sparsos solala: asci pohjspori, ramosi; paraphyses nullae. Thallus asi/l- lerius. Suboril. 111. Aiigiollialamac: Thalamia nuda, limilo inclusa, strato medul- lari orinndaj aparaphysea, ylomeruliformia, monoplacenlalia Thallus atetracoccus. — 334 — Trili VII. I.pmanipac J/iuiloi'c propone di dividere l'unico genere nei due seguenti: l.i'inania liory: TliaUus filarix solidus, nodosiiiì, inlcrnodiis monili- fiiniiilci' lonihìsis. strillo mcilnUari jioliiìioiieo. Poiyspernium f'aucli. : ThuUus jilurU jUlulosus, nodosus, intenio- diis t-crnicix rcrticillalis medio iiìlnnicscvntibusj strato medul- lari ììioììonpinco. (P. sublile ' Lcniania suMilis ,'/f/.: fueinuni " Leniania fucina Bory: Dillwyni ' Conferva lluviatiiis Dillw.: ! Co- rinaldii * I.eniania? Corinaldii Menegh.). Subord IV. (Jaslerollialamac: Tliainmia cxcipulaln, stijierlkialhi rei limilo inclusa, strato mcdullari oriunda, uparapliysca, (jlomcrnUfor- miu, poly-monoplaccntalia. Tliallus telracoccophorus. Trib. Vili. Wormskioldieae (Delesscrieae /. Jrj. Alg. mar. Medil. ci Adr. pag. 68). Trib. IX. .Spliaeroeoceeae (J. Ag. 1. e. pag. 67). Trib. X. r.liodonielcae (/. Jg. 1. e. pag. 67). Trib. XI. Corallineae (Z^ecnwi.Ess. sur une class, des Alg. pag. 63). Trib. XII. Chondrieae (/. .4g. Alg. mar. Medit. et Adr. pag. 67). Siccome già fino dal f 812 Palisol de Bcauvois aveva dedicato un genere al Dcscbamps, così l'autore, costrcllo a cangiare il no- me generico Chainpin. chiama il genere del Dcsvaux Corinaldia. Trib. XIII. Cryptonémeac (/. Jrj. I. e. pag. 66). ij Trib. XIV. Ceramieae (/. Jg. 1. e. pag. 66). Okdo II. Ulvaceae. Subord. 1. Siplionothallae (Siphonoideae Tmis. Prosp. della Fior. Eugan. pag. 50). Trib. I. Codieac {Trevis. 1. e. pag. 50). Trib. II. Vauclierieae (Trevis. I. e. pag. 50). Subtrib. I. Olivieae (Acetabularieae Decaisn. Ess. sur une class, des Alg. pag. 32). Subtrib. IF. Mvrsidieac (Actinocladcae Decaisn. I. e. pag. 33). Subtrib. III. Caulerpeac (Decaisn. 1. e. i)ag. 32). Sublrib. IV. Euvauchericac (Vauchericae Decaisn. I, e. pag. 32) — 335 — Subord. II. nynicnolliallac (Ulvoideac Treiis. Prosp. della Fior. Eugan. pag. 50). Trib. III. l'ercursaricac {Tre^is. I. e. pag. 50). Trib. IV. Ulveae (Trevis. 1. e. pag. 50). Subord. III. Arllirolliallac (Confcrvoideae Trevis. I. e. pag. 52). Trib. V. Chaelopiioreae. Comprende il solo genere ChaHophorti .Sclirank. Trib. VI. Coiifcrvcac (Eiieonferveac Trevis. I. e. pag. 53). Trib. VII. Ilydrodiclyeae (Trevis. I. e. pag. 5 4). Subord. IV. (iilonolliallac (Lyngbyoidcae Trevis. I. e. pag. 54). Trib. Vili. Ki\ularieae {Trevis. I. e. pag. 54). Trib. IX. L}iigby eae (/"rcris. I. e. pag. 54). Subord. V. Coccolhaliae (iNoslocliinoideac Trevis. 1. e. pag. 56). Trib. X. llydrureae (Menegli. Cerni, sulla Organ. e Fisiol. delle Alg. pag. 26). Trib. XI. No.sloccae. Quesla tribù fu dall'autore eretta pel genere Ausloc Vauch. Trib. XIl. Microcyslideac (Noslocoidcae Meneyh. Monogr. Nosloch. Rai. pag. 46 cxelus. gen. A'ostoc). Trib. XIII. Protococccae {Trevis. Prosp. della Fior. Eugan. pag. 57). Subord. VI. Schimatothallae (Desniidioideac Trevis. 1. e. pag. 57). Trib. XIV. Zygnemeae {Trevis. I. e. pag. 53). Trib. XV. Desniidieac {Trevis. 1. e. pag. 57). Trib. XVI. Pediaslreae (Trevis. I. e. pag. 58). Trib. XVII. Micraslerieac (Trevis. I. e. pag. 58). Il doli. Facchini presenta una Memoria sul valore tassonomico del colore dei fiori . Le sue osservazioni non a\ endo potuto esser Ielle alla Sezione jicr mancanza di tempo, sono qui sommariamente riferite. In molte piante i fiori variano di colore col succedersi dcH'elà: tali sono alcune B()rradlcr ce. 1 0." Se la foglia sia sempre a considerarsi come un organo semplice, ov- vero se in alcuni casi non si abbia in essa a riconoscere un organo com- plesso di più elementi organici ; e ([uali applicazioni possansi fare di questo modo di considerarla alla formazione del fruito e alla posizione alterna delle foglie stesse in molte piante dicotiledoni . 1 1 ." Quale dei tre merilalli della foglia pistillarc costituisca nei differenti casi rovello. •12." Qual sia la signilicazioue morfologica dello stimma e del tessuta con- duttore . •13." Struttura, origine e significazione organografica e morfologica dei cordoni pistillari . -14." Se realmente i (piatirò stami più alti delle Crucifcre provengano dallo sdoppiamento collaterale di due. 15." In tulli i casi, in cui il numero dei pezzi d'un verticillo fiorale è raddoppiato, determinare se lo sdoppianienlo provenga da moltiplicazione del verticillo stesso o da sdoppiamento parallelo dei pezzi del xerlicillo prece- dente, dimostrando ed ampliando le quattro leggi segnalale in tal proposito da Augusto de Saint-llilaire. •16.° Significazione delle glandule nel fiore delle Crucifcre. 17." Architettura dei fiori a verticilli anisarilmi asimniolrici; tiim sim- metrico cui le varie categorie di essi sono a ricondursi ; cause della loro asimmetria . 18." Se le stipole siano sempre a considerarsi come sdoppiamenti colla- terali delle foglie: quali sieno i caratteri per distinguerle dalle appendici della foglia stessa^ e se contribuiscano alla formazione del calice nelle lìo- sacee^ Mahucec e f iolariec. 19." Significazione dei cii'ri nelle Smilaci. 20." Struttura del caule delle Cicadec paragonata a quella delle Mono- cotileduni. Si dislribuiscono ai membri della Sezione copie della Prefazione della Flora medica del Polesine di G. Griyolato, del Catalogo delle Caclec colti- — 339 -- mie da .-/. Giacomi'lli hi Treviso e della Mcniuri:i del prul ISobcr'lt) de Visiani illtituhil:i /Ihislraziouf di (i/ciinr iiiunlf iiiiinr doliti Gncia ed /sin miiwrf , L)u|)u di chi- rudiiiiaiiz:i l'd .'ic-iollu. Visio — // l'rcsidiiilr l'rof lì .Mih;kiii. C l'rur. (i Mi Mi.jiiM. / Sciiritnrii ì l l'rof. r l'k:,i Aloni.. PROGETTO (IIOR^AIE ROTA^ICO ITALIANO COMPILATO DAI.L* COMMISSIONE A Cll> IMCAIIICATA DALLA SEZIO?iE DI BOTASICA DELLA IV nnNlOrlE DF.fiLI SCIF.N7.IATI ITALIANI nell'adunanza del -'S settembue § I . \jriicslo Giornale proposto già alla I Riunione degli Scienziati Italiani in l'Isa dal sig. bar. Vincenzo Cesati, e riproposto dal sìg. cap. Al- berto lìrachl dinanzi alla Sezione botanica della IV Riunione in Pa- dova, la quale approvandolo eonimise la compilazione del Progetto pre- sente ad una Commissione sottoscritta al medesimo, uscirà col primo giorno del p. v. anno 1844 (purché siavi lino a quell'epoca sufficiente numero di associali), e si chiamerà Ginrmile botanico italiano ; sarà scritto in lingua italiana, meno le frasi diagnostiche, per le quali si pre- ferirà la Ialina, ed accetterà pure Memorie ed Articoli dettati in (jue- st'ultima. § 2. Sarà diviso in tre parti, ognuna delle ([iiaii avrà numerazione, fronte- spizio ed indice separali. La prima parte, col titolo Memorie originali. abbraccierà sirilti incdili e di (lualche ampiezza l'isguardanli le varie parti della botanica teorica e pratica, ed altri ancora di minore csleii- sione relativi a nuove ed importanti applicazioni della medesima. Li seconda, col titolo Letteratura botanica, coiìli:ri\\ l'annunzio ed il sunto delle opere di botanica che si pubblicano alla giornata. La terza parte, col titolo Notizie botaniche, comprenderà relazioni di viaggi botanici, comunicazioni di brevi notizie traile da corrispondenze individuali od accademiche, aiuuinzii di vendite di piante vive o secche, di semi, di libri, di stroiiienli relativi, e finalmenle nomine, onorilicenze, traslochi, morii e necrologie di botanici. — 341 — § 3. Ogni mese dovrà uscirne un fascicolo ikiii minore di einquc fogli di slampa in oliavo grande, corredato all'uopo ili tavole: e nel duodetiiiio fascicolo di ciascun anno, oltre i cin(|ue fogli di testo, vi saranno i fion- tcspizii e gl'indici generali e s])eciali si del volume intero che dellf Ire parti. § 4. I.a compilazione del Giornale verrà confidala al professore di botanica e custode dell'Erbario italiano in Firenze sig. Filippo Parlatore, sotto la direzione
  • OLA li. Fi?. I . Ovulo avanti la fpcondazionc insrandilo ventolto volte. A Tessuto della placenta. R Priniina. C .Sceondina. 1) Mandorla. F. Vescielielta embrionale. F Tes.snlo coikIiiIIoii; (J Fnnieolo Fig, 2. Parie della mandorla dello slesso ovolo ingrandita centoventi volte, nella (juale si vede la vescichetta embrionale. Il collo della mandorla in (jiii'slo posto è sempre più resistente del resto del tessuto, e non si lacera eolla pressione come la parte superiore del collo medesimo ove entra il budello e non passa olire. Fig. 3. Vescichetta embrionale poco dopo la fecondazione, ingrandita cento- venti volte. Fifj. 4. Vesciehctla enibrinnale ad epoca più avanzala, sopra la quale si vede ancora il budello polliriieo penetralo in un tratto del eanale della maiiddila. ed ivi lacerato con elTusione della sostanza prolifica. In- grandimento di centoventi volte. Fig. 5. Vescichetta endirionale più sviluppata della prece Esemplare dicotomo rappresentato dal l'orlis ncll'oprra "Viaggio in Dalmazia cc.r . Fig. E Esemplare mancante del disco e fornìlo del fiocco lilamenloso. Fig F Porzione dello stesso, cento volle ingrandita, ove si osserva il piccolo disco nei primordii del suo sviluppo coronato alla base dal \erti- cillo ramoso. Fig. G Altro esemplare ingrandito come il prcccdenle, fornito di doppio ver- ticillo e doppia serie di macchie circolari indicanti la precedente in- serzione di altri due verticilli. Fig. H Uno dei (ili ramosi del verticillo ingrandito cento \olte. Fig. I Disco della fronda dieci volle ingrandito Fig. L Porzione dello stesso veduto dalla pagina inferiore sessanta volte più grande del naturale. Fig M Sezione verticale della parte centrale della fronda, ove rilevasi l'in- timo rapporto esistente fra i tubi componenti il disco e lo stipite che li contiene. Fig N Uno dei tubi componenti il disco, sessanta >olle ingrandito, racchiu- dente gli organi della riproduzione. Fig. 0 Sporidio vescicolare, seieenlo volle più grande del naturale. cjS^//,//^^ /ì:A, '/y^y^^'^y^''^' /fy^yy . .y^y'yy^y//^ <^.y^///'y/yyy. '^•^- JU • ViU-.V. o 1 «gj) Ki:.|-. Fii.B. Fid.J.In "^^IT,^- ^\ \\'^^llf. '-^^ 5-0 x.^ V 7i(») huMiti IH^. 0.600 lilnr, 4;, KiltN.C« Xil .Kìeryoipeia ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA IH:L (ìIOR.\0 n; SKTTK.1IBUK II Li l'residL'iik" apre l'adiinunza ringraziando i membri cum|iuiiL'iili la Se- zione dell'onore ini|)artiloj;li colleleggerlo a presiederli, e li prega in pari lempo di rassegnare al |)iù presto la nota delle Memorie ehe si iiropongono di leggere e delle notizie ehe hanno intenzione di comuiiicai'e Indiea con brevi parole su quali punti speeialinente potranno versare le discussioni della Sezione. Accenna ehe sarebbe conveniente di poter istituire un confronto tra le molteplici formazioni che costituiscono e si addossano alle Alpi occidentali e (piclle che si estendono alla base delle Alpi Ncnete. Aggiunge eh(^ riuscirebbe di sonnna utilità lo studio delle relazioni di queste coi terreni degli Apennini liguri, dei munti della Toscana e della catena che si prolunga negli Slmili del Papa e nel Regno di Napoli. Poscia il Segretario de Zigno annuncia il dono fatto alla Sezione dal co. Graeberg de liemsò del suo Sunto degli ultimi progressi della geogralia da esso letto al Congresso di Firenze^ quello del sig. d'Omalius d' Halloy del suo Coup d'ofil sur la geologie de la Belyiquei e quello del sig. di (^liar- penlier del suo f!ssai sur Ics glacien et sur le terrain erratique du ònssin du lìliiinc. e della sua Memoria intitolata Sur l'application de l'bijpnllwsp de M. f^ etietz (lux plicuoinriivi errali(iues du .\ord: ed avverte che i ilue ultimi pregano la Presidenza di presentare (jucsti loro doni alla Biblioteca della regia città di Padova . F^egge (piindi una lettera del sig. Antonio Villa di Milano, la quale ha per iscopo di reclamare contro la esposizione, secondo lui. non abbastanza precisa di (pianto comunicò al Congresso di Firenze intorno ad alcune fucili e ad altri fossili da esso raccolti nei monti della lirianza. 5S — 348 — Il Prcsidenlc m.ircli. Pardo, il Vice-PresidiriU' sig. l,odovico Pasini ed il sig. cav. ila Rio porgono degli schiarinicnli su iiiicslii proposito, i «luali mentre tendono a far riconoseere importanti pei' la seienza i nuovi parlieo- lari presentali dal sig. Villa nella sua lettera, attenuano dallallro eanlo le differenze ch'egli vorrebbe scorgere Ira cpianlo si stampò nel Diario e ipianlo si legge negli Alli di quel Congresso. Il prof. Catullo dichiara avergli il sig. Villa comunicalo alcuni di ([uesti fossili come riferibili al genere Catillits, e soggiunge essere nel sospetto che alcune specie dello stesso genere esistano nel terreno calcareo-ti'appieo di Ronca . Dono (li elle il sig co. Graeberg de Hcmsò legge il Sunto da lui redatto dei progressi della geografìa nell'anno 1841-1842, liniitandosi per la pre- sente sedula a ciò che riguarda l'Europa. Terminata la lettura, il Presidente prende a ringraziare il co. Oraeberg de Heraso del diligente ed erudito Quadro anche per questo Congresso da lui compilato. In proposito poi alle carte geologiche dell' Italia enumerate dal co. Grae- berg de Hemsò, ricorda (piclla della Francia leste uscita alla luce, quella della Toscana del prof. Sa\i già condotta a buon punto, ed annuncia ch'egli stesso presenterà alla Sezione una caria del tratto di paese che si estende dalla sinisira del (iume Fiora alla destra del liume Paglia, e dal Tevere lino al Mediterraneo. Fa quindi fer\ idi voti onde la via tracciala dal co. Graeberg de Hemso sia seguita anche da altri pei diversi rami delle scienze naturali, ed in particolare per la geologia, additando i sommi vantaggi che ne ridon- derebbero alle scienze da queste annue relazioni dei loro progressi. E sicco- me neir indicato Sunlo fu fatta parola delle teoriche presentemente in voga sulle ghiacciaie, esprime il desiderio che il sig. di Charpenlier voglia eouiu- nicarc all'adunanza quanto di nuovo o d'interessante su questo argomento, e su quello egualmente importante dei massi erratici, egli avesse avuto il destro di osservare nel viaggio che fece per allra\crso il Tirolo, l'Austria e la Sliria prima di recarsi al Congi'csso. Risponde il sig. di Charpenlier, che la rapidità con cui intraprese i|uesl(i viaggio non gli permise d'isliluire delle osservazioni colla dovuta esattezza, ma poter ciò nulla oslanle asserire, che su lulla la linea da esso percorsa, andando dalla S\ izzera verso Vieima. non ha notato l'esistenza dei massi cr- — 349 — palici che lino ad Iiispnick, e non ne lia ravvisato alcuna traccia procedendo da di là lungo il pendio dello Alpi verso Vienna. Ed in ({iianlu poi concerne le ghiacciaie, che per molli geologi servono a spiegare il fenomeno di questi massi, riferisce come da Lubiana fino a Trie- ste si esl(;nda un ^illipiano calcareo, le cui stra(i(ic;)zioni sono frante e scon- volte, ni.'i iu posld, e paicsaui) ii\uni|ue indi/.ii di essere state dilavate ed erose dalla fusione delie nevi, anziciiè presentare quelle strie che sogliono i-arallerizzare le masse petrose, la cui superfìcie sia slata occupata dai ghiac- ci: dal elle vien Irallo a concludere che in quelle montagne siano cadute .'loltanlu abhondanli.s.sinic nevi, che non si (covarono in condizioni (ali da consolidarsi in gliiaccio. Avendo poscia il Presidente manifestato il desiderio che il sig. di Char- pentier volesse in seguito tornare suirargomcnto delle ghiacciaie, ed indi- care i |)unti di contatto Ira la sua teoria e quelle da altri recentemente pub- blicale. (juesCullirno rispose di avei' reeenleinenle pubblicate le sue idee .su questo argonienlo; al che il Presidente soggiunse che, malgrado questo, riu- scirii sempre graia all'adunanza qualumjue comunicazione credesse egli ullc- riormcnle di fare su questo .soggetto. Visio — // Prcxidvnte .March. L. P.»rkto. ( \. Dt /,ir..>ci. / Segretarii l ( \ PAROII."ir. DEL GIORNO 17 SETTEMBRE Inolio ed approvato l'atto verbale della seduta anteccdenk' . il prof Ca- tullo fa vedere una canna di tartaruga, avente per pomo una pietra pro/.ioMi (li raijguardevole volume. Poscia rende ostensibili le specie fossili del j^enere tirnijliaca. tratte dal terreno caicareo-trappico del Vicentino e del Veronese. Lo stesso professore aggiunge che gì' individui della Gnjphaett colunihn Lam finora rinvenuti nel terreno caicareo-trappico di Monlecchio maggiore spettano alla calcarea, della quale portano il colore; ne presentò uno scavato nella brecciola di Ronca, che all' invece di tinta nera, come dello stes.so co- lore sono i denti del Mìjliobates micropleurus, che per altro si trovano anche nella calcarea grossolana dei contorni di Verona (Giornale di Brugiiatclli). Anche le marne di Val di Lonte e di Brendola danno ricetto ad alcune specie di Grìfen che si reputano proprie della creta o dei terreni che a que- sta sono inferiori. Fra queste fu veduta la G. plicata. e la G. Snilln di Sehlotheini, che annida nella calcarea grossolana di Brendola. di Montecchio e di altri luoghi del Vicentino. Sotto il nome di Oslracites di Ronca esi- steva net gabinetto Castellini una Grifca che combina appuntino coli' indi- viduo adulto della Gri/pliaea Cymhiuni ligurala da Goldfiiss alla Ta> . i^t Il Presidente march Pareto prega i sigg. d'Omalius d'Halloy, di Char- penlier ed altri a palesare la loro opinione sui fo.ssili mostrati dal prof Ca- tiUlo.e si traila (piindi della importanza di deleniiinare esattamente le specie. .Meuni membri e parlicolarinenle il sig. d'Omalius riconoscono la somi- glianza
  • icinarsi alla loro parte [)iù bassa, scrutando le spaccature che ponno trovarsi nei lendii inferiori delle medesime. Chiedendo il sig. Pa- sini al sig. di Charpenlier, se vi sia alcuna relazione Ira i fatti accennali dal sig. Agassiz e la stralìlicazione tabulare del ghiaccio osservata dal sig. l'or- bes; egli risponde che non crede esservi Ira loro relazione alcuna, essendo quest'ultima doMita solamente a piccoli lilotii di ghiaccio, che percorrono i névés in varie direzioni, ma generalmente molto inclinati. 11 doli. Scortegagna legge una sua Memoria sopra alcune ossa fossili tro- vate sepolte nel monte terziario di s. Lorenzo nel Veronese, che egli riferi- sce ai generi Ippopotamo, Rinoceronte e Babirussa, e ne presenta i disegni in piccola scala; mostra anche alcuni piccoli pezzi di quella breccia ossifera. Osservano i sigg. Pasini e Pareto essere strano che si trovino ossa di tali animali comprese in un cemento, ove s'acchiudono pure gusci di Civlo- stome dell'epoca presente: sos|)ellano perciò o che (piella breccia sia stata rimaneggiata, o che (pieste ossa non appai'tcìigauo ai generi che si sogliono trovare impastati in un cemento di data più antica. Aggiungono in fatti es- sersi bensi rinvenute delle elici nelle breccia ossifere tanto di monte Oli- velo, che di Antibo e di Celle, ma che colà non vi sono ordinariamente che ossa di ruminanti. Il prof. Catullo rimarca essere notabile il trovarsi questa breccia ossifera nelle spaccatiu-e del terreno terziario, mentre si trovano generalmente in quelle dei terreni secondarli. I sigg. Pasini e Pareto accordano esser verissimo trovarsi di preferenza quesla soi'la di bi'cccia ne' terreni secondarli e particolarmente nella calcarea del iura, detta calcarea delti' cincnie, ma aggiungono però che se ne tro- 59 — 356 — vano pure ni-i leiriMii k-r/iarii, ((ualora in qnesli per la natura ilellc roccic possano essersi formale le analoghe spaccature. Si citano dal sig. Pareto le caverne di l.unel Vici, e di altri punti del Dipartimento dell' //i'raienendo ai bagni di licunes nelle Corbières, passando alla vicinanza di Narbona, (juindi a quella di .Mais e poi a Orgon in Prosenza e nelle montagne della Cadiére non lungi da Tolone. Indica come ritenga che esse vi sicno anche nel Rellunese^ su di che il prof. Catullo riferisce che sono ab- bondantissime neir.\lpago e nel Friuli, ed il sig. Pasini che si trovano anche sulla Monfcnera nel Trivigiano. 11 sig. dllombres Firmas le osservò esso pure nei dinlorni di L'séz: il march. Pareto repula ve ne siano in Sardegna, in Sicilia, e il prof. Catullo soggiiHige trovarsene anche in Dalmazia. Quindi il march. Pareto indica i terreni tcrziarii del Varo, ove sono molte ligniti, e accenna alcune masse vulcaniche di quel Dipartimento: sog- giunge poi aver fatto questa comunicazione per eccitare i geologi presenti alla Sezione a dare quelle illustrazioni, che credessero opportune sulle rela- zioni di questi terreni con altri di altre parti d'Italia: aggiunge che partico- larmente ha avuto in vista di far presentire la probabilità che il trias del Varo sia rappresentalo nelle .\lpi marittime dall'aggregato rosso, che in Val (li Vesu\ ia trovasi sopra i terreni cristallini. Il sig. d'Omalius d'Halloy chiede — 358 — se il sig. Pareto estenda questo confronto dei terreni cristallini delle Maures a qiies;li schisti in parte talcosi che Irovansi nelle vallale percorse dalla strada del colle di Tenda ^erso s. Dalniaso; il march. Pareto soggiunge limi- tarlo ad un gruppo più a ponente, cioè Acrso il collo di Finestre, l'a tpiindi un quak'lie cenno suH'cstcnsioiic della calcarea ininnnulitica dalle vicinanze di Vcniimigiia allo .\lpi che sono sopra Barcellonella. Il Presidente annuncia che nella giornata del 21 si farà una corsa geo- logica sugli Euganei; incarica cpiindi i Sogri'larii di prender le disposizioni necessarie, e prega (]ue' signori che volessero farne parte a sottoscriversi nella nota a ciò destinata. Si distriliuiscono (|uindi due Alemorie mandate in dono alla Sezione dal prof. Catullo, una intitolata •' Reclami ed osservazioni concernenti la geognosia delle Alpi venete, del doti. Caio Valerio Catullo ^ e l'altra -Osservazioni geognostico-zoologiche sopra due scritti i)uhblica(i nel tomo IH delie .Memorie della Società Geologica di Parigi peirauiio I 838, (Jel prof. Catullo « . Visto — fi Prexiilcìile March. L. Pauf.to. f A. DE Zir.RO. / Segretarii i ( A. PAnoi.mi. ADllVA^ZA DEL GIORNO 2u SETTEMBUi:: Inetto ed approvato l'atto verbale dell'adunanza aniccedenle, il doli. Scortcgagna invita quelli fra i membri che volessero esaminare da vicino le ossa fossili di s. Lorenzo di recarsi in Lunigo. Il Principe Bunaparte fa cenno di una Icllera del sig. Alessandrini di Bo- logna, in cui ipicsf ultimo annunzia di avere ricevuto delle ossa credule fos- sili, frammiste ad ossa umane, rinvenute nella maremma toscana dal dott. Salvagnoli, il ((uale si propone di darne l' illustrazione. Dietro domanda dui sig. Vicc-Pre.sidenle l'asini, risponde il Principe Bo- naparlc che crede sicno state trovate in un terreno allu> iale. Il Presidente indica quanto sia difficile dir qualche cosa di ben certo a ({uesto riguardo. Il prof. Catullo soggiunge che le ossa umane, indicate da Marcel de Serres esistere in alcune caverne della Francia miste a quelle di belve, sono state trovate da Dcsnoycrs non calcinate ^ ed osserva che Floro narra come ai tempi di Giulio Cesare si murarono le caverne delle Calile, in cui s'erano ritu^iati nmlli degli abitanti. Il sig. Procaccini Ricci presenta i disegni di foglie delle gessaie di Si- nigaglia, alcune delle (piali sono delle dal sig. Presidente analoghe a quelle di Stradclla che, invece di essere nelle marne, sono nel gesso stesso. Il sig, Vice-Presidente fa una esposizione geologica assai particolareggiata delle formazioni dei Monti Euganei. V'indica la scaglia, il terreno terziario, le trachiti ed i conglomerati; e fa vedere come la scaglia dal Vicentino passi .solto i terreni allu\iali e venga allo scoperto sui Colli Euganei: come i terreni terzùirii siano composti di calcarea numnmiitica e di marne alternanti con pe- |)eriti, e come la trachite abbia attraversato questi terreni. Soggiunge che. — 360 — olire la >ora Irachitc. predomina anzi un conglomeralo Iraehitico, il (inalo è atlraversato da giganteschi filoni di (]uella roccia, che generalmente costi- tuiscono le sommità. Attribuisce alla esportazione di parte del conglomerato Iraehitico le scogliere o muraglie ti'aehiliche che vi si osservano. Indica co- me tenga il basalte antcrioi'c alla trachite, essendovi alcuni IVammcnti di quello nel conglomerato stesso, e come dei liloni trachitici traversino le marne legate colle peperili. le (piali contengono pure numerosi frammenti di basalte. Il cav. da Rio indica (piali sono principalmente le masse trachitiche più considerevoli, che ebbe luogo di studiare e descrivere nella sua Opera sugli Euganei. Il march. Pareto, parlando di masse trachitiche da lui altrove os- servate, dice come manchino i conglomerati al monte Aniiata, e come invece ne abbia veduti nell'isola di Capraia, ove sono |)urc percorsi da filoni di trachite. Il prof. Catullo ricorda come il lìreislak abbia riferita pel primo la scoperta del co. Marzari di un banco di trachite ricoprente le marne di Schivanoia. Il Vice-Presidente Pasini soggiunge che sebbene si possa quello al primo aspetto prendere per un banco, pure esaminandone la prolungazione si vede come tagli obbliquamente le marne e si palesi per un vero filone; al cui contatto sono le marne indurate e modificate quasi in marmo. Il march. Pareto riferisce d'aver veduto una specie di filone Iraehitico che poscia assume l'aspetto di un banco disleso sopra le marne terziarie presso Vitorchiano vicino a Viterbo. II sig. Pasini, tornando sull'argomento dei filoni incassati nei conglome- rati e nelle marne, fa un profilo della strada che da Teolo conduce a Caslel- novo. e rimarca come la jiasla del grande filone di monte Pcndise sia più cristalliiia di r|uella dei liloucelli che lateralmente intersecano il conglomera- to, ed attribuisce ciò all'essersi raffreddato sotto condizioni differenti. Dietro Topinione del sig. Pasini sull'anteriorità del basalte alla trachite, gli chiede il march. Pareto (piali relazioni creda che questa trachite cuganca possa avere con (piclla dell' Auvergne: quanto a lui penserebbe clic siccome è ge- neralmente riconosciuto che in quella Provincia di Francia la trachite è an- teriore al basalte, si potessero riconoscere due formazioni trachitiche, quella dell 'Auvergne. e quella degli Euganei e del monte Amiata, a cui si aggiunge- rebbe per terza e più iceenle di tutte quella della massa trachitica di monte — 361 — s. Croce, segnala iene anello in quelli del Dipartimento del Varo e nel Veronese, spiega la formazione del loro, dedueeiidola dall'accrescimento gradualo dei due lati che finiscono, secondo lui, poscia col riunirsi. Presenta pure un disegno a inaggioiT schiarimento delle sue osservazioni. Il prof. Calullo annuncia che sottoporrà all'adunanza dei pezzi di arena- ria provenienti daH'Kgilto, regalati all'I. R. Gabinetto di storia naturale del- I Università dal cav. Acerbi. Dopo di che si stabilisce una corsa geologica negli Euganei pel giorno di domani 21 settembre, nella (piale la Sezione prenderà ad esaminare i contorni di Teolo, onde verificare i punti che for- marono il soggetto delle interessantissime discussioni della seduta d'oggi. Visto — // Precidente March. L. Pareto. i A. DF. ZlGISO. / SerjrHttrii < ( A. Pakoi-wi. ESCIKSIOVE (ìEOLOGICV Al CULLI i:i(iA\£l FATTA II. (ilORXO 21 SETTEMBRE J\ (|uesta escursione, falla sodo la scoria dei sigg. \ icc-Presidenle L. l'asini V ca\ . da Ilio, prese parte anuiic la Sezione di Zoologia. La eoniillNa si tlircssu da (ìrinia a Villa, e strada facendo ebbe l'oppor- tunità di osst'r\arc da lungc le masse tracliiticlie di INIunle lìosso e di Monte iMcrlo composti per intero di (jucsta roccia. Il Segretario de Zigno fece ri- mai-care (jucl lato del Monte Rosso che prospetta la strada, ove si scorge la lendeu/.a della tradiite alla forma colonnare, e ricordò come lo Slrange lo avesse descrillo e figurato. Richiesto poscia dal sig. d'Umalius d'Ilalloy donde si credesse che traessero origine gli strati d'argilla che si scorgevano lungo i tassati della strada, risjìose essere opinione del cav. da Rio che si deb- bano alla decomposizione ed allo sfacimento delle roccie trappiche degli Eu- ganei, che, dilavate dalle pioggic e dai torrentelli che li percorrono, abban- donano l'argilla, di cui abbondano, alle acque che vanno poscia a deporta nelle soggiacenti pianure. Giunti a Villa si osservò la scaglia 0 calcarea euganea, che si palesò iden- tica a quella che dai fianchi delle Alpi si profonda nella pianura e \a a co- stituire il fondo dell'Adriatico, emergendo qua e là nelle colline sollevata dall'eruzione delle roccie ignee. Parecchi geologi hanno già dimostralo come essa appartenga al terreno della creta. Nei dintorni di \illa lino a Pianezze i membri componenti la comitiva ebbero ad osservare (|uesla calcarea di colore rossastro; poi dii'etlisi verso Teolo. s'abbatterono in istrati (piasi orizzontali di una scaglia biancastra se- mi-aigillosa, la (piale ricliiauK'i alla mente del Presidente march. L. Pareto alcune calcaree dello slesso genere che si slendono iu molte parli del- 60 — 364 — I Apciiiiiiii) l'roscgucndo di pochi passi e vicino ad una jiiccola cappella si M'(i('\a la '■lessa calcarea trinciata da un (iloiic di trachilc. Questa tracliilc nel ui('z/.(i del lilone si mostra solida e compatta, e dai lati invece è divisa a sfnijlie o zone parallele alle pareli. Questa divisione a sfoijiie sarebbe do- vuta, secondo il Pasini, ad una lenta decomposizione procedente dai lati verso il mezzo del filone: ma il sig. d'Omalius dlialloy ed altri geologi sono di coiilrario parere, li sii;. d'Ouialius soslienc die tale aspetto della Iracliile si debba, anziché ad una guisa di decomposizione, al hkkIo invece con cui usci la trachitc dalle viscere della terra. Là vicino si potè scorgere una curiosa alterazione prodotta nella scaglia dai filoni trachitici. È questa una specie di calcinazione della calcarea, che si osserva (pia e là in molli punti degli Euganei e sempre in prossimità dei filoni trachitici. La scaglia alterala in questa guisa si sgretola e si riduce in polvere fra le dita. Passato questo punto, s' incontrava di nuovo la scaglia e le sue luunerose varietà, fra le quali quella particolarmente di color rosso con arnioni e ban- chi di selce piromaca della stessa tinta. Qui il cav. da Rio riferi ad alcuni membri, come nella scaglia rossa, che da questo lato si stende verso Pia- nezze, avesse egli rinvenuto quella piccola vertebra di cui fece menzione nella sua Orittologia Euganea, caratterizzandola dubbiamente per una delle vertebre caudali di qualche Ittiosauro. Nell'accennala località gli strali della scaglia sono franti e contorti, e palesano evidenteuientc di aver sofferto potenti alterazioni dalle vicine tra- ihili, che all'epoca della loro apparizione sconvolsero, dislocarono e modifi- carono la scaglia stessa. (!;irca alla metà della strada che da Villa conduce ascendendo verso Teolo, si videro sovrapposte al terreno cretaceo le marne terziarie e le peperiti o brecciole; il tulio poscia a monte Olivcto si scorgeva attraversato da potente massa basaltica. La comitiva si soffermò ad esaminare il modo di decompo- sizione in palle a strati concentrici di questo basalte. (ìiunli a Teolo. il Vice-Presidente Pasini che. facendo osservare le vette Irachitichc circostanti, era andato esponendo le sue idee sul modo di emer- sione della trachitc. dopo avere indicata alla Sezione la massa trachitica del monte della Madonna, fece torcere a destra e ci guidò in una piccola valle al nord, e precisamente nel punto chiamato il Salto della gocciola ci mostrò — 365 — un filone verlicalu di Iraeiiite ciiu. u ^'tiisu ili polenle iiiuniglia u scogliera, si dirama dalla iiias.sa principali; del initiilc della .Madonna (; >eorre tagliando viTlicalnienle gii :>trati della .'«caglia al di là della \alli.'. Tornata a dietro la brigata, si volgeva al sud dirigendosi verso Pendise. dal eni dorso il sig. l'asini inuslró da lungu (piell'allia inagnilica scogliera, die nudata du' suoi conglomerati corona il monte delle Forche. Dopo si giun- geva al Mulino di Sthivanoia, ove il Vice-Presidente, ricordato come ijucsto punto tosse sialo illustralo dal co. .Marzari ed il llrcislak ne a\cssc |iubl)li- eatu il disegno, passò a dimostrare come (piellu che si credeva un potentis- simo banco di trachile fosse invece soltanto un filone: bastando inoltrarsi pochi passi e scendere giù nel letto del torrente per iseorgere come sorga dal basso trinciando obbli(|uamente le marne terziarie, ed intromettendosi agli strati di esse le induri al contatto da ambedue i lati e le modilichi in mar- mo linereo-grigio. E ipii lo stesso sig. Pasini, coli' appoggio dei talli testé mostrati alla Sezione, sviluppò ancor più distesamente il suo modo di pen- sare intorno alla trachile euganea. dichiarando come ritenga che gli Euganei constino di gi-andi masse di Iracliite, dal cui centro si diramano all'intorno quelle specie di muraglie o liloni che compongono le cime di (juasi tutti (|ue' monti e li collegano fra loro, e che hanno tagliato il terreno seconda- rio, il terziario ed anche la hrecciola basaltica alternante colle marne eine- riceic, le ([uali conseguentemente si scorgono in varii pmiti moditicalc dalla traeliile. Questo sarebbe, secondo il Pasini, un criterio sufliciente per consi- derare l'apparizione delia trachile euganea posteriore a ({uella del basalte, che forni il materiale di cui si compone la peperitc o breeciola di Tcolo. Con ciò non intende per altro il sig. Pasini che non vi possa essere negli Euganei un basalte più recente della trachile : il (piai punto allora solo po- trà essere deciso, quando saranno stale esaminate tutte le masse basaltiche degli Euganei e studiati i rapporti di giacitura delle medesime colla Iraeiiite e colle roecie sedimentarie. La Sezione si sarebbe quindi recata a \erilicaie questi latti, ed a ri\ol- gere le sue indagini sulU; ingenti scogliere trachitiche del monte Pendise e sui numerosi liloni che s'intreeeianu fra loro e traversano le marne terziarie sotto il munte delle Eorehe. Ma la dirotta pioggia che, durante tutta la gior- nata, ne tinbò a più riprese i lavori, essendosi fatta continua, obbligò a ri- nunciare ad ogni ulteriore investigazione. — Sfif) — l,;i cdiuiliva, facendo ritorno a Padova, si recò a visitare il Cenobio di Fraglia elio sta appoggiato al monte detto delle Are, il quale unitamente al vicino monte Longieva porge belle varietà della nostra trachite. Ammirate le opere d'arte che in quel Monastero s'acchiudono, verso sera ambe le Sezioni si ridussero in Padova. Visto — // /'imidente March. L. Parkto. C A. DE ZlGKO. / Segretarii l l A. Paholini. ADUNANZA DEL GiUUiV'U l'i SETTEMBRE leciti ed approvati gli alti verbali (leiraduiianza del di 20 settembre e della eorsa geologica ai Monti Euganei del di 21. il Presidente march. Pareto fa alemie considerazioni sulla ])osi/.ione della calcarea nummulitica degli Euganei che giace in mezzo alle marne terziai'ie. e sulle reUizioni di ({ucsta calcarea con ([uella di Gassino presso Torino, ch'egli opina essere egualmente terziaria, nò [ìolei'si in alcun modo separare dalle marne con molasse che la circondano. Il monte Scandicci presso Firenze olire bensì, in mezzo agli strati del macigno, della calcarea nummulitica, come altri ben noli terreni cretacei, ma là vicino non vi è traccia di molasse o di altre roccie terziarie. Gli è duncpie alla calcarea nunmuilitiea degli Euganei che si può parificare (|uclla di Gassino, né mai alla calcarea di Scandicci e di Mosciano. Il Vice- Presidente indica alcuni punti degli Euganei, ove pel cattivo tempo la Sezione non ha potuto recarsi, nei (piali si può osservare la calca- rea nummulitica in posto, e le sue relazioni di giacitura eolle marne e eolle pepcriti. .Sono cpiesli: la casa Pederiva presso Pendise. ove si osserva per la lunghezza di ipiindici piedi uno strato calcareo tutto in pezzi : vi stanno sotto i primi ulivi che s'incontrano venendo da Teolo. Il Catto detta contea poco sopra il Molino dell'acqua: ivi si scorge, in mezzo alle marne ed alla peperite insieme allernanli. un banco di tre piedi e mezzo di arenaria com- palla e (li calrarea a nummulili con ])articelle di clorite. .\1 monte delle For- che, in un \ igneto .sopra là casa del lavoratore An/f/oi»/», ed alla distanza di sedici tese dalla trachite, si ponno vedere tre strati sottili di calcarea num- nmlilica in mezzo alle marne, ed altri se ne osservano presso la casa di Co- stanzo, proprietà de' co. Capodilista alla Mclonara, sotto il monte Luca dal lato di Castelnovo, nel Catto dctt'utlocco ce. Accenna come per lo sconvolgi- — 368 — iiienlo sofferto dal Icrrcno terziario di questa locaiilà, e pei iiumeiusi liloiii (li l'oec-ie basallielie e trachitiche che l'altraversano, de' quali su ne può \c- dere una diu/.iiia liira ni'l scilo tratto che csleiidesi fra il luoiitu di'lle l'or- l'hc ed il luoiito di Luea, avviene che la calcarea imiiimiilitica, di sua nalui'a molto compatta, trovisi spezzata in grandi fi'aumienti, che restano taUolta l'un dall'altro disgiunti per seguire le contorsioni sofferte dalle marne assai più llcssibili della calcarea. Il sig. prof. Catullo chiede uno schiarimento al sig. Vice-Presidente l'a- sini su quel marmo degli Kuganei a fondo azzurrognolo con macchie nere circolari, che si trova jircsso Teolo, e che nella esposizione geologica, fatta nella seduta del 20, fu riferito ai terreni terziarii. Il Catullo crede ch'essendo là assai vicina la scaglia, debba tal marmo ad essa piuttosto appartenere. Il Pasini risjwnde che la scaglia si tro\a da Villa di Teolo lino presso monte Uliveto, e poi al nord-ovest procedendo verso il monte della Madon- na. iNella valle che scende da Castelnovo verso Zovon manca la scaglia, e non se ne trova poi certamente al palazzo Morosini presso Roverella, dove osservasi il marmo sovraccitato: ivi le roccie di sedimento appartengono tutte alle formazioni terziarie. Il marmo azzurrognolo e cenerino a belle macchie circolari e più oscure si trova presso la trachile, ed è dovuto all'alterazione da essa prodotta sulle marne terziarie. Sembra che trovandosi in quelle marne alcuni noccioli più ferruginosi, dei quali se ne osserva qualche ti'ac- cia anche al Alolino di Schivanoia, siano ad essi dovute le macchie nere di (|uel marmo. Due poi sono le varietà di questo marmo; la prima a macchie grandi circolari di circa cinque millimetri di diametro, l'altra a piccole macchie egualmente circolari di un millimetro poco più. A proposito del lilone (rachitico osservalo nella scaglia presso Villa di reolo, che ap|)arisce di natura schistosa nei lati e più compatta al centro, crede il Pasini che l'apparenza schistosa delle parti laterali debbasi altribuire alla decomposizione, che suol produrre nella trachite euganea consimili ellctti. Il sig. Omalius d' Ilalloy non crede che la struttura schistosa di ijuel fi- lone si possa altribuire ad una decomposizione, e sviluppa alcune sue inge- gnose idee sulla cagione dell'apparenza schistosa di molle roccie, altribuen- dola al movimenlo sofferto nell'atto del sollevamento. Il sig. Pasini parla della decomposizione cipollare del basalle e della pcjierile, la (|uale si os- serva anche negli Euganei. Il sig. Umalius d' llailoy dissente dall'attribuire — 369 — l'apparenza dui (ilonc di Villa a quelle cause che hanno in tal modo agito sopra il hasalti". u persiste a credere che sia da ripetersi la struttura schi- stosa delle parti laterali ;sliiie, co- me quelle di Valcliiusa e ([uelle di Uiicro: ed accenna in qual mudo, per ra- gione di quelle Aoragini. possa spiegarsi il fenomeno delle brecce ossifere [>ev l'appunto molto friMpicnli in quelle calcarie. Il cav. Rosselli risponde che quell'allipianu è tutto coperlo di tal sorta di cavità, ma ignoi'a si' nì >iaii(i mai trovale ossa in (piclle Miragini. Il prof. Catullo j)n'scnla un itiiolite del Bolca regalato al (JiJjineKo del- l'I. II. Università dal doti. Berti, e lo caratterizza per uno SconiLeroidc. Il Principe di Canino soggiunge appartenere ciucsto pesce alla sottofamiglia degli .Scondicrini , e ritenerlo coiiic speiie |icrduta \icinis^illla però allo Scuìiibvr scumbvr. Il Presidente march. Pareto continua la lettura della sua .Memui'ìa sulla costituzione geognostica del paese di Viterbo e delle vicinanze di Roma. Il trailo di pacj^e csaininalu in (|Ui-sla Memoria si estende dalla sinistra del fiume fiora alla destra del liume faglia e del Tevere, e \a lino al .Mediter- l'aneo. Il suo aspetto è quello di un altipiano tagliato da jnofondi liurruni: però vi sono dei punti, che si ergono mollo al di su|ira del livello medio di ipiella contrada. II monte di Soriano lia 1072 metri dì altezza. La catena principale de' monti <; ipiclla dei Cimini. I terreni che vi s'incontrano sono: i terreni secondarii, pai'ticolarmente dell'epoca cretacea, composti di calca- rea e di macigno: i terreni terziari! ed altri più recenti, che, per dar loro un nome, egli chiama qualernarii. Vi sono inoltre delle serpentine, delle tra- chili, de' tefrini o lave, e dei lufa. I terreni secondarii sono tulli all'intorno della regione esaminata, oppure trovansi in alcuni punti isolati in mezzo alla medesima, come al monte s. Oreste, al monte di Canino, e nella catena della Tolfa. I terreni terziarii sono prìnci|)almenle nella valle della Paglia e del Te- vere. nvA anche a Corncto e nel profondo di molli burroni che solcano quella contrada. Sono formati da marne bleu. sabbie gialle, ghiaie e (pialche traver- tino, ed appartengono aire[K)ca subapennina. I terreni qualernarii si mostrano nelle parti basse della valle del Tevere e lungo il mare verso Civitavecchia. Ponte dcH'.Arrone e Montallo Quelli della valle del Tevere sono lacustri e composti di ghiaie, travertini e marne con conchiglie di acqua dolce ^ e quelli lungo il mare, composti di marne e — .382 — Ijhiaie, sono marini e contengono molle conchiglie appartenenti a specie che vivono ancora nel Mediterraneo. Si distinguunu i terreni tcrziarii dai qua- ternarii dal trovarsi in <]uest' ultimi molti ciottoli di r'occie vulcuniclic e molti ])irosseni nei loro banchi ghiaiosi o sabbiosi, mentre nei più antichi non sembra che ve ne sia traccia. Le serpentine sono limitate a piccole masse situate nelle vicinanze del monte Amiata. Le trachiti occupano molto maggior (ratto di paese; dopo essersi mo- strate in Toscana, nel Caiiipigliese ed a Rocca Tcderighi, forniano ai conlini dello Stato della Chiesa il monte .Viniata, che si accosta ai duemila metri di altezza. Quindi compariscono nei monti Ciiniiii a Soriano, più in là alla .Mun- ziana. lungo il lago di Bracciano e nelle montagne del Sasso, donde si vanno quasi a congiungere con quelle della catena della Tolfa, ove sono causa nelle roccie di quelle alterazioni che danno luogo all'alunile. Traversano esse le marne terziarie subapennine, ed in alcuni punti si estendono anche per non breve tratto sopra di loro e presentano molte varietà. Le lave sono principalmente tefriniche e contengono moltissimi antigeni : sono collcgate coi luta, i (|uali appartengono a molle varietà. Vi sono inoltre con esse delle pomici e dei lapilli. In questo paese si ponno riconoscere molti centri vulcanici 5 uno di questi è il lago di Dolsena, intorno a cui è la cavità circolare dell'OIpita e del lago di Mezzano, sugli orli della quale e anche nel suo mezzo si ergono varii monti conici, composti di lave e scorie, in guisa ch'essa forma un vero cratere. Si può anche indicare come tale l'alti- piano di torre AKìna e di Castelgiorgio, su cui regnano moltissime lave, ora aniigeniche, ora no; quell'altipiano si estende da Bolsena ad Orvieto, ove si può vedere la sovrapposizione del tufa alle marne terziarie subapennine. Può anche riguardarsi come altro centro vulcanico, ma parziale, la valle circo- lare di Montefiascone, e come un cono parassito intorno a questa il monte Inco. Nei Cimini vi è apparenza di uh cratere sull'altipiano dell'Imposta. Il bacino del lago di Vico, col monte Venere in mezzo e il Foiano al sud. tutto composto di scorie e tefrine antigeniche, è un altro vero cratere. La cavità di Sutri .sembra anch'essa un cratere, e ne esistono altri all'intorno del lago di Bracciano. È notabile quello di Trevignano, a cui stanno vicini i monti di Rocca Romana e di Montcrosi. — 383 — Il liifa poi occupa quasi tutto il paese si nelle vicinanze di Pitigliano. Sorano, (filino, Toscaiiclla, Vilurbo, che in (pielle di Civita Cubtclluiia. Bas- saiiollo, N('|)i, Caiiipagnano e la Storta presso Koiiia. Accenna poi quale crede che fosse la disposizione geografica di ipiella regione nell'epoca terziaria, e come pensi che le eruzioni di quc' vulcani suc- cedessero in gran parte sullo una massa di acqua, la (|nalc ha dato luogo ai banchi di tufa. l'rupende poi a pensare, senza però iinpreudere ad assicu- rarlo, che quella massa di acqua formasse una specie di lago^ e crede che vi possa essere qualche relazione, quanto all'età, tra i terreni del Val d'Arno conlenente ossa fossili, ed i tufa del Viterbese che ne contengono egualmente. Questa Memoria sopra questa parte d'Italia, che ha sessanta miglia circa di lunghezza e trentaquallru di larghezza, è iiioKre illustrata da una carta geognoslica e da tre spaccali, uno dal monte di s. Fiora a Roma, l'altro da Orvieto al ponte deli'Arrone fino al mare, passando pel lago di liolsena, Va- lentanu e Canino: il terzo al Tevere (non luiige dalle grolle di s. Stefano) passando j)ei laghi di Vico e di Bracciano, al mare presso Palo, e da una vista dei Cimini presa dal Soratle. il Vice-Presidente chiede quali alterazioni abbia prodotte, nella regione descritta dal march. Pareto, sopra le roccie vicine l'apparizione delle Irachiti. Risponde il march. Pareto che poche alterazioni ha potuto osservare; che non ostante là, ove eranvi delle argille, sembra che siano slate concolle, mentre i macigni hanno subito un leggero principio di modìlicazione in diaspro: aggiunge che più forti invece sono slate quelle cagionate dal ser- pentino sui banchi del macigno che l'avvicinano, i quali spesso sono can- giali in perfetto diaspro. Intorno poi alle relazioni delle trachili coi terreni terziari i di quella parte d'Italia, aggiunge alcuni schiarimenti, dai quali apparisce che le prime abbiano attraversalo e si sicno iniettate nelle marne terziarie subapcnninc, e perciò sieno ivi posteriori a queste ultime. Il sig. Pasini osserva potersi da ciò dedurre, che le Irachiti degli Euganei sicno contemporanee a quelle del Viterbese, quantunque ritenga che sugli Euganei vi sia un basaltc anteriore alla trachite. Il cav. da Rio ed il prof. Catullo a questo proposito fanno alcune considerazioni sui conglomerati tra- diitìci degli Euganei, sulle iniezioni delle Irachiti in istato di fusione e sulle modificazioni che queste ultime operarono su quelli. — 384 — Il cax ila Ilio legge in scguilu una breve Nota sopra una sorgeale mine- rale fredda, scoperta negli Euganei a Valsan/.ilììo presso II palazzo Marti- nengo, la quale scalurisec in pi'ossiniilà d'un filone traeliitico, e si credeva analoga a (juelle di Itccoaro. Ma. dietro analisi fattane, ebbe il cav. da liio a riconoscere che contiene dell'acido carhonico libero, dui bicarbonati calcarei, pochissima magnesia e nessuna traccia di ferro. Questa adunanza venne onorata della presenza di S, V,. il sig. co. Palff\ Governatore delie Provincie Venelc Visto — // Preside» le March. L. Pareto. A. DE ZlOKO. / Serjretarii \. PAnOMKI. ADllAXZA DEL UIURNO 37 SETTEMBRE JLiCtlosi l'atto verbale dell'adunanza antecedente, il co. Sagredo imprende a far i]ualclie osservazione sulla notizia comunicala dal cav. da Ilio intorno ad un'acqua minerale trovata jiresso il palazzo Martincngo negli Euganei. Essendo assente il ca\ . da liio, il Presidente rimette alla sua venuta la espo- sizione delle osservazioni in proposito. Poscia il co. Graeberg di! Ilemsò pone termine alla lettura del suo Sunto dei progressi della geogralia. e legge relenco dei gcugrali morii nell'anno. Essendo sopraggimito il cav. da Rio, il co. Sagredo riferisce come il co. .Martincngo abbia falle e si proponga di fare ulteriori ricerche onde bene constatare il punto da cui scaturisce l'acqua di Valsanzibio, non essendo ancora per suo avviso con bastante precisione determinato. Il sig. Zanella sottopone all'adunanza il suo Dizionario enciclopedico co- rografico statistico. Il cons. Quadri legge una .Alemoria storico-geografica sulle prime sedi dei Veneziani nelle isole dell'Adriatico, nella quale, mescendo la erudizione sto- rica ai fatti osservali, accenna le variazioni avvenute nel Veneto Littorale. Il co. Scopoli presenta alcuni saggi di combustibili fossili di varii paesi: e, fatto cenno deli' ulililà che vi sarebbe per noi di ritrovare in Italia un vero carbon fossile analogo a (juello d'ingliillerra. mentre invece finora non ab- biamo rinvenute se non ligniti, invita i membri presenti a voler esaminare quei saggi da lui esposti, e che destina alla raccolta geologica e mineralo- gica dell' Italia, che nella Riunione dell'anno passalo fu stabilito di fondare in Firenze nell'I. R. .Museo di fisica e di storia naturale. Il i)rof. Catullo dà bre\enienle notizia del librone che ricopre la lignite dei Pulii presso Vakiagno, ed accenna come si divida in isfoglie quando è — 38G — esposto al fuoco, il sii! l'asini aggiunge avvenire lo stesso quando, lunga- mente csiwslo all'aria, comincia a decomiwrsi. Il prof, l'illa avendo chiesto se alcun geologo abbia esaminalo le cave di tombuslibile fossile dell' Istria e della Dalnia/.ia. il prof. Catullo risponde, che crede possa appartenere al terreno della lignite. Il prof. Pilla soggiunge che nell'opposto Abruzzo ha veduto i terreni ter- ziarii a lignite, e anche il terreno secondario di macigno accompagnalo da altro combustibile, che egli riferirebbe alla stipile. Il Vice-rresidente Pasini indica esservi la stipile in alcuni terreni se- eonilarii del Tirolo, e tenere opinione che appartengano al terreno seconda- rio certi combustibili fossili dell'Istria, ove si sa che regna per gran tratto una formazione cretacea a nuinmali ed ippurili. Osserva poi che talora nelle cave di lignite si presentano alcune parti che simulano esattamente il vero carbon fossile, ed indica come, secondo la teoria esposta dal prof. Coliegno al Congresso di Firenze, possa attribuirsi questa apparenza all'azione delle roccie piriche. Dice che una tale lignite somigliante al carbon fossile mostrasi, Ira le altre località, a monte Masi e monte Bamboli in Toscana. Dubita il Pilla che l'azione delle roccie ignee possa cambiar la lignite in litantrace, ed accenna come le roccie in cui giace non presentino di spesso alcun indizio di modilìcazione. Dice il Pasini doversi por niente se tale azione sia accompagnata o no da pressione; e in quanto all'obbiezione che non di rado le roccie concomitanti della lignite palesino di non essere state alterate, fa rillettere come secondo le diverse roccie sia d'uopo d'una maggiore o mi- nore quantità di calorico onde ne avvenga la modificazione, e come abbia potuto succedere che quella tale quantità di esso che bastò ad alterare la li- gnite non fosse per avventura sufficiente a modificare le roccie circostanti. Il prof. Pilla domanda cosa si pensi sull'esistenza del vero terreno car- bonifero 0 almeno dei banchi che sogliono accompagnare quell'antico com- bustibile, soggiungendo esservi senza dubbio nell'Alpi venete l'arenaria rossa (Rùllitodtlierjendc). Rispose il sig. Pasini che se il Collegno negò l'esistenza di questo terreno, si fu perchè aveva esaminato parte delle Alpi lombarde, ove questa formazione o è scomparsa o è diveiuita di una minima potenza: ma potersi asseverare che l'arenaria rossa ed altre formazioni a lei \icine, come il trias, si estendano nelle Alpi venete, e vi sia nel lago di Como nei conlDrrii di Lugano la formazione dell'arenaria suddetta. — 387 — Il marcii l'.iri'to ricurdi'i come avesse ri|ior(a(u a questa furiiiazione quel- l'eiiornie massa di agjiirgali ed arenarie rossiccie che si illustrano, ma uii poco alterate, in molte parti deir.\l|)i iiiaritliiiie. Il jiiof. Pilla soggiunge di non aver mai trovato nell'Apcnnino napoletano terreni inreriori al lias in istato normale. Il generale Vaccani legge un cenno sul collegamento delle allure appa- renteiiienle isolale facendone rap|)licazione agli Euganei, ed un estratto di una sua Memoria sui liumi e sulle lagune di Venezia Esposte alcune considerazioni topografiche sulla struttura ordinaria dei monti, mostra clic qualunque sommila, sebbene apparentemente isolata, e ad altre collegata per mezzo di linee sinuose che seguono la eresta o linea di partizione delle acque: indica come (jucste linee vadano di\ergendoe rami- tifandosi Propone quindi il modo di legare nelle carte topografiche queste sommità per mezzo di sole linee che segnino le somme alture, rappresen- tando in seguito i fianchi di (|uelle per mezzo delle curve orizzontali. Di ciuesto suo sistema fa poi un'applicazione ai Colli Euganei, e dà anche noti- zia sulla diramazione di varii conlru-forli dell'. \lpi, segnandoli dal loro punto di distacco lino dove vanno ad immergersi nel mare, ed estende pure ra|)plicazioiie del suo sistema alla descrizione delle coste e piccole colline sottomarine che coiigiunguno le isole ed i bassi fondi delle \enetc lagune. Dietro inchiesta del sig. Keinaud che accenna come .Vlbufeda, scrittore arabo della metà del secolo decimociuarto, abbia indicato esserNÌ un fiume aurifero die si scarica iieir.\driatieo, risponde il l'asini che il Po, il Ticino. rOglio e r.Xdda trascinano nelle loro sabbie ])agliuzze d'oro, e che il de Fi- li|)|>i dimostrò come un particolare strato del terreno alluviale della Lom- bardia contenga abbondantemente di queste pagliuzze, le (|uali vengono poi traseinate dall'aetiue dei fiumi suddetti. Il co. Sanseverino ricorda come il Serio le rccaNa in tal (piantità. che del prodotto se n'era fatta un'investitura feudale. I sigg. Ilarelli e Pareto citano altri fiumi con sabbie aurifere del Pie- monte. Dopo di che si scioglie l'adunanza. Visto — Il PiTsidfiilv March. L. PAiitTo, C \. Ili ì,n.ii(i. I Seijrviurii < i A. Paboi.im. 6:t ADUNANZA DEL lilORXO '28 SETTKMBUi: Inolio l'd approvalo l'alto verbale deirantecedcnle adunanza, il Segre- luriu .iniuiiuùa i seguenti doni falli alla Sezione. l'ii.iA. £ dissertai ione Nicolai Slenonis de solido intra solidnm ìiiilurulit<'r contento, excerpta, in quibns doctrinas (jeologicas, quae hodie suni in honore, fnciir est reperire. Florentiae 18 42. G. P.imsi. Della eondizione economica delie nn/.ioni. Milano 1840. D. Paom. Fatti per servire alla storia de' niutanienli ;iv\enuti sulla eosla d'Italia da Ravenna ad .Ancona. Firenze J842. CiTTADF.Li..\ (linvvpciM. .Storia della dominazione carrarese in Padova. Volumi due, Padova 184 2. Co:(s. QeADni. Compendio della storia veneta. Venezia 1842. Oggetti principali da vedersi in Venezia e nelle isole adiacenti. Ve- nezia 1842. Storia della Statistica. Venezia 1 82 4. Prospetto statistico delle Provincie Venete. Venezia 1826. .Vtlaule statistico delle Provincie Venelc. Z\yT.ijLx G. C. Dizionario enciclopedico, corografico, statistico, storico, com- merciale. Venezia 1841. Poscia si distribuiscono alcune tavole che accompagnano la Mola del cav. Rossetti sul eorso sotterraneo del liiimieello Iteca presso Trieste. Il prof. Catullo legge un brano del suo lavoro sopra le caverne dello Stalo Veneto, che si riferisce a quella di .Sel\a di Proguo posta nel di- stretto (li lìadia Calav(.-na nel Veronese Quesla caverna trovasi precisamente — 389 — nella valle di Velu. Là ovr il «'aniiiiiiio si fa piano, alzando lo sgiiardo vrg- ;;unsi airalle//.u di diidiii inclri dalla iìlrada al(|iianli fori aperti nella china sellenirionale del iiiunle, composto di roccie rirerihili alla furinazione creta- cea Ai fori succedono anditi abbastanza spaziosi per dare accesso all'uomo. (jaM'uno di questi iiietle in una $;ran cavità sostenuta da pilaslri e formata di Ire arcate. Un'apertura, che dalla spelonca s'inlcrna nelle visci-re del monte, corre dal nord al sud e conduce in un'altra caverna più piccola della prima. .Sul fondo di ambe queste caverne si trovano ossa riferibili all'orso delle spelonche e ad una specie del genere Canis, e sono quelle presentate alla .Sezione. Crede il prof. Catullo che le acque abbiano a\nlo gran parte nel doi'c a quelle ca\erne la forma attuale. Queste ossa ora ben conservale, ora infrante e uuitilate, fanno pi'ova, dice il prof. Catullo, che le eaverne di Selva ili l'roguo fossero popolate da animali ivi rifugiati prima che le correnti sotterranee vi deponessero lili altri a\anzi ossei che seco recavano dalle ca- verne siqieriori, i (piali, benché di natura eguale ai primi, palesano di essere da altro punto derivati. In fatti le parli più fragili dei teschi non si sareb- bero mantenute intatte se fatto avessero, come le altre, il tragitto dall'una all'altra caverna. Il sig l'asini dà poscia delle illustrazioni sulla giacitura della calcarea ad ippurili di Kadalto presso il lago di s. Croce. La calcarea ad i])puriti si trova in grandi masse fuori di posto presso il detto villaggio: egli crede che (|ucsle masse provengano dall'allo della montagna di Pine posta allesl. Il sig. Pasini volle salire sopra questa ertissima miinlagna |)er esaminare in posili una roccia cosi inlercssaiile.Le più basse j)arli visibili della montagna del Pine sono di una calcarea grigia, a minuti punti spalici, disposta in grossi strali un [mk-o inclinati verso il nord-ovest, ossia verso il lago di s. Croce, i (piali sono tutti pieni di fessure che dividono la calcarea in pezzi. Le strati- ficazioni si ergono molto le ime sopra le altre come una muraglia, e sem- brano composte di una medesima roccia sino alla cima. La calcarea ad ip- purili e le diverse varietà di scaglia che si trovano in frammenti sul pendio della montagna mostrano di scendere dall'alto, e la scaglia specialmente si trova derivare da depositi che non si possono scorgere da questo lato, per- chè posti dietro le cime verso il Caiisiglio. .Sopra la calctrea grigia precedentemente osservala, e che forma il basso della montagna, egli trovò in alto, lungo una recente lavina, la calcarea ad — 390 — ippurili in posto, la quale passa ed alterna con una ciiUai-oa poco grigia chr- non contiene né ippurili, né altri fossili, analoga a (piclla inferiore, e con una calcarea alquanto cristallina che ha qualche cellula ed ima (jualche re- lazione colla calcarea iurese dolomilica. Gli strali ippurilici fornianu uno o più banchi in tutta la montanina del l'ine, e sono coperti sempre da strati di formazione evidentemente contemporanea. Egli non potè ravvisare sopra di essi alcuna traccia di scaglia o di calcarea rossa in |)oslo. Osservò che i numerosi fossili della calcarea ippuritica, già illustrali ila! prof. Catullo, sono talvolta di una tinta più oscin-a di (piella delia roccia: in ([ucsto caso gli strati si assomigliano ad alcune Inmachcllc. che il Pasini ha osservate e descritte come soggiacenti alla calcarea anunonilica dei Selle- Comuni Dal lato del lago di s. Croce gli strali i|)purilici sembrano essersi, per cosi dire, staccati dalle vette più alte del monte, ed essere sdrucciolati a ri- dosso degli altri più bassi e preesistenti. Questi strali hanno \erso la punta meridionale del lago l'inclinazione di (piarantacinque gradi. Sono anzi tal- mente disposti, che quelle stratilicazioni che formano la cima d<'lla monta- gna all'est di Fadallo s'incurvano .al nord-est, e vanno a profondarsi alla estremità nieridioDale del lago di s. Croce presso il luogo ove terminano i massi ro\inati dal monte. Cosi il lago di s. Croce a\rebbe avuto la stessa origine degli altri laghi dell'Italia settentrionale, cioè non sarebbe stalo for- mato da un argine alluviale opposto all'antico corso di un fiume, ma dalle ineguali profondità risultate allorquando furono sollevati gli strati di queste montagne. In questa guisa si spiega perchè il detto lago sia ahpianto pro- fondo, e perchè lo sia vieppiù il vicino lago Morto, il cui piccolo e ristretto bacino dovrebbe essere stalo riempilo dalle ghiaie e dagli interrimenti, .^c un (iuiiie o torrente cosi grosso, come il Piave, lo a\esse allra\ersato per lungo lemjio. Però le osservazioni e le misui'c (ino ad ora itraticale non giunsero a dimostrare insussistente l'ipotesi che il Piave passasse mi tempo per la valle di s. Croce, polendosi di leggeri ravvisare tre interruzioni nel supjioslo antico corso del Piave: la prima alle falde del monte Sochero, la seconda fra il lago di s Croce e il lago Morto, la terza fra il lago Morto ed il lago di Negrisola Kgli esaminò gli strali della calcarea ippurilia poi nella natura del terreno alluviaie in- feriurniente al lago Morto, e nella coiiroriiiazione della valle presso Negri- sola e Serra\alle, (jualelie fondamento per una opinione contraria all'antico passaggio del liuine. I eiotloii delle Alpi eadorine e Lellimesi che si trovano nella pianura di (icneda, e elie \eiigonu a questo proposilo ricordati dal prof. Catullo, nulla provano, secondo il l'asini, in favore del corso del Piave per (|uelle campagne. Il disperdimento di que' ciottoli i>er tutta la pianura ve- neta terrebbe a fenomeni di altra natura, a quelle cause cioè che hanno prodotto il grande terreno allu\iale della valle del Po. Poscia il Vice-Presidente Pasini, a proposito della zoologia fossile dei Inrreni lerziarii delle Provincie Venete che fa parte del sovraindicato Cata- logo del prof. Catullo, domanda all'autore perchè non abbia creduto oppor- tuno di separare le specie di conchiglie che si trovano nel terreno terziario medio o |)iii antico da quelle del terreno terziario superiore o subapennino. Il prof. Catullo risponde, che nella collezione della Università riesce facile distinguere dagli altri i fossili che appartengono alle marne subapennine di Cavasso nel Friuli e di Asolo nel Trivigiano. Il Pasini soggiimge che poche conchiglie, secondo le località indicate dal Catalogo, si tro^ano appartenere alla formazione subapcnnina, mentre egli ne ha raccolto, sjMJciaImcnte presso Ceneda, parecchie specie che serba nella sua raccolta. [I prof Pilla presenta uno spaccalo dell'Apennino napoletano diretto nel senso del meridiano della Penisola, ed un lavoro illustrativo del medesimo, il quale e compimento degli altri presentati nei Congressi di Pisa e di Fi- renze. Dislingue l'autore in quella giogaia due regioni, una settentrionale, l'al- tra meridionale: la rpiale distinzione ei deduce dalle condizioni tojìogralieo- geologiche de' rilievi. Ijx prima prende dagli Abruzzi lino ai principio della Calabria, e propriamente lino a Castrovillari: la seconda da Castrovillari fino a Capo Sparlivento. La regione settentrionale è composta l ." Di calcarea compatta cretacea, contenente, come fossili caratteristici, ippuriti, nerinee ed alcune specie di volute, ed in minor copia pettini, tere- — 394 — bratulP, oslree: nianca di lieleninili e di iiiimniiiliti: un solo iiiilividtio di iminumitc è slato rinvenuto a monte Corno. Contiene pesci fossili, poio hen coiioseiuti. a Pietraroia, a Ciistellaniarc ed a (liffnni. Questa roccia è in gran parte riferibile alla creta niedilerranea. ina prolialiilincnle fa al basso pas- saggio alla calcarea iiirese ed al lias: essa forma la parie più antica del suolo e l'asse della ((iogaia in quella regione. 2." Di macigno o calcarea marnosa alberese e di argille scagliose con lii- coidi e rare nuniniulili: il macigno è s\iluppato ncir.\bruzzo Ulteriore. doNc contiene stipilo e lignite: la calcarea marnosa e le argille scagliose con fu- coidi ne' monti di Bovino. \ Lagonegi'O in Kasilieala tali roccie sono meta- morfosate e converlile in ftanili. (luarzili. con pietra lidia. Questa forma- zione è prolungamento del macigno (iorcnlino, ed è appoggiata alla calcarea com|)atta cretacea 3/' Di molasse e di marne terziarie subapennine con fossili caratteristici: le marne compariscono nell'Abruzzo Ulteriore e Citeriore lungo il littorale dell'Adriatico: il molasse nella provincia di Avellino e di Basilicata, dove s'interna nella giogaia e ne forma col macigno la massa principale .Secondo l'autore la calcarea compatta cretacea sarebbe una formazione al lutto distinta dal macigno, ed entrambe apparterrebbero a due grandi di- visioni geologiche: al contrario il macigno e la calcarea marnosa passano insensibilmente al molasse ed alle marne subapennine I.'Apennino meridionale è nel suo cominciamento bipartito II ramo oc- cidentale è continuazione deilApennino superiore, e procede da Caslrovillari infino a Nicastro. dove finisce. Esso è composto in gran parte di schisto. da principio allo stato normale e da poi reso cristallino, sopra il quale sono posti (lei brani di calcarea compatta, conliiuiazione di quella che si vede nel- l'Apennino superiore: per modo che questa roccia, la quale nella regione settentrionale forma la parte più antica visibile del suolo, nella meridionale poi si scorge sorretta dallo schisto ed olire a ciò assottigliata e smembrala. Comparisce la calcarea a s. Basilio, a Lungro ed a monte Cocuzzo In un bacino sea\ato nello schisto si tro\a la grande salina di Lungro. poco conosciuta e forse una delle più maestose di Europa, la quale sembra avere relazione col terreno terziario subapennino che vi si stende sopra dalla valle di Cosenza. Sorgono inoltre dallo schisto piccole masse olioliticluv che si veggono a Lago vicino Amantea. nel monte Ravenlino e [ircsso l'Ia- — 395 — tania. L'ofìcaicc di Pcmigliano, clic forma il rinomato marmo detto verde di Calabria, a quella stessa formazione si riferisce. Il ramo orientale comincia al lutto slaccato dall'Apennino superiore, e la foce del fiume Grati segna il suo cominciamento. Esso è composto in mas- sima parte di granilo gneis, il quale forma l'alto gruppo dei monti della Sila. La valle di Cosenza che separa i due rami è ingombra di sabbie ler- ziarie suba|)ennine piene di fo.ssili.e (piesti depositi si fanno vedere di imovo appoggiati alla .Sila dal lato del Jonio nel cosi detto Marchesato, dove è un'al- tra salina al)bandonata, detta di Neto. Tra Cosenza e Tiriolo i due rami si congiungono per una estesa formazione di schisti cristallini, i quali dal ramo occidentale rijiiegano sopra l'orientale. A Tiriolo è una valle trasversale che disgiunge questi due rami dal resto dell' Apcnnino: ne' due capi di quella valle s'internano il golfo di s. Eufemia dal lato del Tirreno, e quello di Squillace dal lato del Jonio; la distanza maggiore che separa i due mari è di sole dieiolto miglia II fondo della valle di Tiriolo è ripieno di depo- siti terziarii fossiliferi, dalla giacitura de' quali deduce il prof. Pilla, che nel periodo terziario subapennino i due golii opposti ivi si congiungessero dando origine ad un canale simile allo stretto di Messina, il quale rendeva la Calabria meridionale un'isola come ora lo è la Sicilia. Al di là di Tiriolo l'Apcnnino, ristretto in un solo asse centrale, continua con direzione dal nord- nord-est al sud-sud-ovest lino all'estrema punta di Calabria, ed è composto in massima parte di granito-gneis . Ad Olivadi in questa roccia si lro\ano ammassi di grafite. A Tiriolo e Pizzo presso monte Leone lo gneis è grana- tifero e si mula nella roccia detta omfacile. A Mongiana si appoggiano al granito dal lato del Jonio le seguenti roccic dal basso all'alto. I ." Terreno di fillade e di afanite schistosa eoa istrati dì afanitc com- patta tenacissima. 2." Banco di ferro idrato che alimenta la grande magona dì Mon- giana. 3.° Calcarea compatta simile a quella di Tiriolo e Lungro. 4.° Gres apennino con tracce di stipite e terreno terziario. A Geraee ancora dal lato del Jonio sì vede sempre da basso in su la seguente successione di roccie appoggiate al granito gneis. i ." Calcarea cou)])atla e calcarea marmo, la quale a Calanna forma alte masse sovrapposte al granito. 64 — 39(i — 2.' Macigno ed argilla scliislosa conliiiciili sliati ili lilanirucc ili buona qualità, .sui <|iiali riirono fatti, non è guari, infruttuosi tentativi di scavamento. 3." Argilla scagliosa con straterelli di sferosidcrile. 4." .Marna bianca terziaria che fa passaggio a sabbie e conglomerati sub- apennini |)icni di fossili. L'alto gruppo dell'Aspromonte, con che termina l'Apennino, è fatto principalmente di gneis, conlenenic (pia e là strali di schisto uniibolieo, di (piarzilc. di calcarea cristallina. Allo gneis si ajìpoggia un terreno di mica- scisto (piarzoso, e di (iliade tra s. Lorenzo e Fossato. La slessa roccia sop- porta a Staili una calcarea compatta simile all'altre dinanzi descritte; a Pen- lidallile un'alta e pittoresca montagna di anagenite poligenica con giacitura assai curiosa, composta in gran parte di ciottoli di protogino verdiccio, di cui non si veggono vestigie ne' monti circostanti ; a Bova e Capo dell'Armi una calcarea arenacea ed un gres appartenenti verisimilmentc alla forma- zione cretacea. Finalmente il Capo Spartivenlo è terminato da un lembo di marna bianca terziaria. Rispetto alle roccie stratificate che compariscono nella Calabria, il Pilla riferisce gli schisli del ramo occidentale superiore, che sono sotto alla calca- rea, a que' terreni controversi delle .\lpi apuane e delle Alpi occidentali lihe sono in posizione simile. Crede che la calcarea sia prolungamento di quella che forma l'asse dcll'Apennino sui)eriore, e per conseguenza appar- tenga alla creta compatta: e sostiene che questa roccia sia una formazione indipendente dallo schisto, perchè si trova sovrapposta con la medesima gia- citura a questo, non meno che al granilo gneis. Finalmente termina il Pilla il suo lavoro coll'esporre alcune sue idee sui sollevamenti dcll'Apennino napoletano, che distingue in due epoche: una con direzione generale dal nord -nord -ovest al sud-sud-est, quale si vede nella regione settentrionale:, e può ritenersi posteriore ai depositi terziarii subapennini, poiché questi si veggono dislocati dove è distinta la loro stra- tificazione. L'altra con direzione dal nord-nord-esl al sud-sud-ovest, come si os.serva nella regione meridionale: e mostra chiaramente essere stata in- termedia tra la formazione del macigno e la subapennina, perché in un luogo dell'Aspromonte (valle di Vallanidi) si vede il terreno del macigno raddrizzalo conlro lo gneis, e sopra esso disposto il terreno subapennino in situazione normale e in discordanza cogli strati del macigno. — 397 — Il Prcsidcnle march. Pardo mi il sig. Pasini entrano dopo ciò a favellare sulla prolungazione dell'asse ealeareu dell'Apenninu in Toseana e delle sue parli più scltentrionali. Il sig. ingegnere Casoni rende conto di una piccola sorgente di aequa dolce che sembra perenne, da esso discoperta nell'isola di s. Pietro di Castello di Venezia, e si discute sulla provenienza di qucsfac(|»a Il Vice-Presidente l'asini liconla ai membri della Sezione, che nella Riu- nione dell'anno passato fu stabilito di fondare in Firenze, nell'I. R. Museo di fìsica e di storia naturale, una raccolta geologica e mineralogica dell'Ita- lia, secondo il piano pubblicato negli .Vtli della Riunione 11 Direttore di quel- l'I. R. Museo eav. Aiitinoi'i annunzia con lellcru che per umnilicenza di S. A. I. R. il Granduca è giù apjirontato un locale per collocarvi questa raccol- ta, ed invita i geologi italiani a dare esecuzione ad un progetto che può tanto favorire in Italia i progressi delle scienze geologiche. Alcuni dei geologi presenti dichiarano di avere preparate delle roccie e dei fossili da mandare alla raccolta centrale: anche i sigg. fratelli Villa di .Milano hanno fatto sapere con lettera di aver già pronte per la spedi- zione molte roccie e fossili del Milanese. Il Vice-Pr<'si(leiilc dichiara che la (Commissione eiella nel Congresso di Firenze per formare una tal)ella indicante i com|)artimenli geologici, in cui può essere diviso il suolo italiano, e le particohiri collezioni che si desiderano per formale la raccolta geologica generale dell'Italia, ])ubblicherà quanto prima il suo lavoro. Si raccomanda ai geologi di attenersi esattamente alle norme contenute nel piano gii pubblicato, acciocché le raccolte possano es- sere di utilità e sei'vire ai confronti geologici delle varie parti della Penisola. Il consigliere delle miniere nello Stato Sardo sig. Barelli legge una notizia sulle ligniti che si trovano nel Piemonte, nelle Alpi e nell'Apennino che lo circondano. Le ligniti del Piemonte propriamente detto e del Ducato di Ge- nova trovansi tutte nei terreni terziarii e di trasiìorto, mentre la più parte di (juelle delle .\lpi appartengono ai terreni secondarli. .Tratta particolar- mente il sig. Barelli della lignite di Ranzo a dodici miglia da Torino, di quella fra Noceto e Bagnasco nella provincia di Mondovi, di quella di Coni- paula,di Cadibona e di Sonnas presso Chambery. e di molti altri depositi che si trovano a Roca ed a .Maggiora nella provincia di i\o\ara, a Torazza-Coste nella provincia di Voghera, e nella Savoia. Dà un breve cenno finalmente — 398 — delle numerose cave di antracite della valle di Aosta e della Savoia, e del modo con cui viene colà impiegato questo combustibile. In appresso il prof. Nardi iloinamla, se un accurato esame delle cosmo- ;,'onic Iramandatcci dai molli popoli ilcH'antichilà potesse per avventura re- care qualche luuie nello studio dei fenomeni geologici, e servire in certo modo di conferma ad alcune delle ipotesi che furono ideate. Si osserva da alcuni membri della Sezione, che a questo proposito furono già falli molti sludii e ricerche dal sig. Letronne, da cui risulla che varie delle tradizioni mitologiche si riferiscono specialmente a grandi alluvioni av- venute in qualche parte della terra. Il prof. Pilla, prendendo motivo da una comunicazione fatta alla Se- zione di Zoologia sopra alcune ossa umane trovale nelle maremme toscane, aggiunge alcune notizie ch'egli potè raccogliere sopra questo argomento. Questi frammenti furono scoperti dal dott. Salvagnoli, ispettore sanitario delle maremme in Toscana, entro una fenditura del monte Argentaro: sono una porzione di mascella inferiore guarnita di denti ed alcuni frammenti di cranii. Il prof. Pilla fa notare che nella quistione gravissima e diflìcile delle ossa umane fossili sono da considerarsi tre circostanze, l ." La condizione delle ossa, 2." La loro mescolanza con altre sostanze organiche, 3." La loro situazione. In quanto alla prima parte, i franuucnti ossei del monte Argentare mo- strano avere perduto affatto la materia animale, ed invece essere compene- trati di quel succo argille-ferruginoso rossiccio, che sogliono presentare le vere ossa fossili; osserva che alcuni cranii umani dissepolti da antichissime tcmibe del paese di Napoli, e da lui esaminati, non gli hanno presentalo mai (luesto carattere. Rispetto alla seconda fa sapere che i detti frantmiii sono mescolati ad altri appartenenti a quadrupedi da determinarsi, ed inoltre a valve di pettuncoli e di altre conchiglie marine viventi ; tutte le quali mate- rie presentano la slessa patina argillo-fcrruginosa rossiccia, e però mostrano «li essere stati tratti da un medesimo deposilo. Finalmente in quanto alla gia- citura ci tiene dal Salvagnoli che tali ossa erano racchiuse in una fenditura di una roccia calcarea dolomitica, probabilmente nella posizione in cui si tro- vano le breccie ossee. Il sig. Pilla, profittando della sua dimora a Pisa, si pro- pone di visitare quel luogo con tutta la diligenza che l'argomento richiede. — 399 — Dopo ciò, il Prcsideiile inaich. l'arcalo passa breveiiieiile in rivista i ^a^ii argoniciill. do ijiiali la Sc/.ioni' l'Iilii' ail occuparsi nelle sue adunanze, ed indica come molli di (picsti esigano ulleriori studii ed indagini . Eccita ipiindi i geologi italiani allo scioglinienlo dei (|ucsiti pro|H)sli nel Congresso
  • ranno formato la crosta attuale del globo, che si sarà dì mano in mano — 405 — ingrossata per nuovi strati venuti a sotloporvisi^ fintantoché ad un certo li- mite cliiusa la via ai cunibustihili interni di trovarsi in coniunica/.iunc coi eoniburenli esturni, e fattasi nell'interno penuria di essi, avranno i combu- stibili, soggetti alla fortissima pressione della crosta superiore, dato origine a composti straordinarii, da non ottenersi coi mezzi nostri, sovrabbondanti di combustibile e scarsi di cond)ur<'nte: come pure mediante la stessa com- pressione si saranno sciolti dentro alcuni li(|uldi o liquefatti i gaz per entro cavità di solidi. A convalidare silTatta opinione accenna osservazioni sopra alcune aeque termali che tengono in soluzione sostanze gazose insolubili nell'acqua alle temperature e pressioni ordinarie. Soggiunge inoltre essere certo che le combinazioni dei combustibili entro il nucleo terrestre devono rimaner permanenti tinche durino le coudizioni sotto cui vennero prodot- te^ e che trovandosi esse in uno stato quasi violento, avranno continua ten- denza verso quello di loro naturale affinità, e quindi si scomporranno ap- pena che menomanicnte l'equilibrio si turbi, o che loro si presentino com- burenti. Cita in esempio i fenomeni delle lagrime balaviche e dei matracci di Bologna. Di più la lenta ed incessante inliltra/ione dell'acqua e dell'aria dalla superficie all'interno della terra, recando comburenti ai combustibili, dee alterare l'equilibrio dei composti che colà si trovano, e porre in azione le affinità^ onde avverranno combinazioni, le quali svolgendo calorico man- terranno riscaldate le sostanze, e ne avviveranno l'espansibilità. Da ciò di- penderebbero forse alcuni vulcani, eerti sollevamenti o avvallamenti rapidi 0 lenti, il calorico che si riscontra crescente andando sotterra, varie acque termali ec. Il prof, l'crcgo dimanda, in proposito dell'esposizione fatta dal prof. Orioli, se coll'azione chimica si possa spiegare la legge del regolare accre- scimento di calore a misura che e' interniamo nelle viscere del globo. K ciò replica il prof. Orioli, essere una tal legge variabile nei diversi luoghi della terra, e che primieramente il fatto stesso della diversa rapidità d'accresci- mento successivo di calore al crescere della profondità nei varii siti del globo è un'ulterior pruova dell'essere più locali che universali le azioni ri- scaldanti^ e che in secondo luogo a spiegare le differenze permanenti di tem- peratura tra i sommi strati e gl'infimi, basta di supporre cagioni di raffred- damento, le quali di continuo compensino con qualche precisione (|ucllc in- cessantemente riscaldanti. Aggiunge il prof. iMaiocchi che quando anche si — 406 — fosse risoonirata la logge rammentata dal prof. Pcrego. noi si sarebbe che a minimo profondità in confronto della grandezza dei raggio terrestre, e clic pertanto non si potrebbe ritenere come vera in tutta l'estensione del mede- simo Riprende in seguito la parola il can. Bellani per osservare che Onofrio l)a\\ ammeltcva in parte l'azione chimica nella produzione d'alcuni tra i fenomeni geologici considerati dal prof. Orioli. Dimanda inoltre il prof. Ca- sari, se la spiegazione data dal prof. Orioli contempli la fluidità primitiva della terra o i fenomeni posteriori. A cui quest'ultimo risponde di fare pure astrazione da quella jirima epoca, e di considerare soltanto le attuali condi- zioni del globo. Prolungatasi alcun poco la discussione pressoché nei surri- feriti lorniini, il doti. Fusinieri si fa a dire che tulio si spiega ammettendo la terra essere stala primitivamente un piccol sole, un corpo ardente, es- sersi andato a mano a mano estinguendo il calore da essa posseduto nello stato di combustione, e rimanere tuttavia nel suo interno quel primitivo ca- lore. Per ultimo il prof. Turrazza rillette, che la propagazione del calorico at- traverso i corpi solidi essendo lentissima, le azioni chimiche dovrebber ten- dere ad aumentare vieppiù la temperatura nelle viscere del globo. E qui il prof. Orioli si riferisce alla sua risposta data superiormente. Il prof. Magrini comunica un suo progetto di un modello di macchina da muoversi colla forza elettro- magnetica, e ne presenta i disegni. Egli espone (sono sue parole) "Che l'I. R. Istituto di Milano ha preso in esame la Alemoria da lui Iella, ed ha determinato che venga autorizzala la sua amministrazione di sostenere le spese necessarie, perchè egli possa mettere in concreto le sue nuove idee, per la più conveniente applicabilità, e far costruire da capaci artefici il modello di meccanismo da lui divisato: aggiun- gendo che, se il risultato riesce favorevole, non mancherà l'Islilulo di pidv- vedere con sussidii straordinarii allo scopo di far eseguire una macchina sopra una scala più ampia, per conseguire cosi maggiori possibili effetti ». La comunicazione precedente dà luogo ad alcune parole tra il can Rcl- lani ed i prof. Baruffi e Malocchi intorno a macchine simili eseguite o pro- poste da Jacobi. dal Negro. Bollo ed altri fisici e meccanici. Finahnenle il Presidente prega i membri della Sezione a ditre in noia ogni giorno i titoli delle letture o comunicazioni da farsi due giorni dopo, onde si possa pensare per tempo agli argomenti da trattarsi e megli» dis- Iritiuire le occupazioni nelle varie adunanze — 407 — L'ora era per trascorrcrf. ((uuiido il cav. Pupudupulo chiese di fare al- cune sue comunicazioni, a cui il Presidente replicò che a suo teni|X) se u<' sarebbe trallato. Dopo di che si sciolse l'adunanza Visio — // Pifsidentr Prof. I" Orkh.i. (> M I.tvAr.nA. Segrclarii l J S . G. A Maiimxmi. ADl^AMA DEL GIORNO 17 SETTEMBRE Inetto dal sig. prof. Lavagna ed approvalo in ogni sua parto l'atto verbale dell'adunanza precedente, il prof. Pcrcgo fa alcune osservazioni in- torno all'aumento progressivo del calore al crescere della profondità, di cui si parlò incidentalmente nella discussione fisico-geologica promossa dalla let- tura della Memoria del prof. Bcllani. A tali osservazioni risponde il prof. Ma- locchi, che siffatto aumento sia pure dipendente da un principio o soggetto ad una legge, esso si è verificato a profondità cosi minime in confronto della grandezza del raggio terrestre, da non poter opporre veruna eccezione al- l'idea emessa dal prof. Orioli, della grande influenza cioè dell'azione chi- mica nella produzione di quel calore^ principalmente se si rifletta che gli strali terrestri, a misura che si avvicinano alla crosta del globo, sono viep- più soggetti al raffreddamento, prodotto dalla continua irradiazione calorifica del globo medesimo verso gli spazii celesti. Il sig. Pasini chiede la parola per toccare alcuni punti relativi alla teo- ria esposta il giorno innanzi dal prof. Bellani, ed alle cose dette dal Pre-si- (lente. Incomincia dal considerare che l'ipotesi del can. Bellani, per quanto sufficiente sembri a spiegare le piccole oscillazioni, non è bastevole a rendere ragione dei sollevamenti delle grandi catene di montagne. L'idea che la parte solida possa pesare talvolta meno della fluida, quantunque anunissibi- le, non ispiega, secondo lui, lo sforzo immenso che deve essere stato neces- sario a rompere la scorza terrestre e sollevarla. Il can. Bellani risponde, che il tempo supplisce alla forzai cita a questo proposito i calcoli di Cordicr: aggiunge non avere egli inteso che la crosta terrestre sia galleggiante, ma bensì tenuta insieme a guisa di volta, e che prema di continuo verso l'interno: termina soggiungendo che i geologi non — 409 — ispiegniio affatto il modo dei sollfvanu'iili, iiicnlr'egli colla sua teoria ha pro- curalo di dicliiurarlo. Il sig l'asini aggiunge, the i sollevamenti si spiegano benissimo coi principii ricevuti in geologia, e che ce ne possiamo formare un'idea chiara, esaminando la slrulUira di una catena di montagne ed i rapporti delle roccie di sedimento colle roccie ignee sórte nel mezzo Il prof. Orioli vede conciliabili le due opinioni, considerando che il can. Bcllani, col proporre la sua teoria, non nega assolutamente lutti gli altri ef- fetti procedenti dall'azione del fuoco e necessarie conseguenze della niedcsìnia. Il Pasini riflette che allora sarebbe nien pro|irio il titolo dato dal Bel- lani al suo lavoro. Venendo poscia alle cose dette dal prof. Orioli, osserva com'egli ((uesta volta abbia dato alla teoria sugli effetti delle decomposizioni chimiche nel- r interno delia terra uno sviluppo più preciso e determinato che non al Con- gresso di Pisa: sicché ora in molli punii converrebbe con lui. purché si accordasse che i composti dal prof Orioli considerati non siano general- mente allo stalo solido, ma bensì al li(iuido. Il prof. Orioli replica, che egli colla sua ipotesi non ha inteso di rendere ragione di tutti i fenomeni geo- logici, che fa astrazione dalla fluidità primitiva della terra, e che quando alcuni composti solidi s'ammettano abbastanza porosi per dar passaggio al- l'aria ed all'acqua, possono nella medesima spiegazione tener luogo de' li- quidi Il Pasini insiste a dire, che i fenomeni dei vulcani e dei terremoti starebbero spiegabili col mezzo dei composti allo slato di fluidità: ma che non mai se ne potrebbe rendere ragione, se i composti fossero considerali allo stato solido Risponde il prof. Orioli distinguendo i vulcani dai terremoti:, rispello ai primi, ei trova sufficientemente spiegabili almeno alcuni di loro, suppo- nendo che acll'atto del sollevamento di certe catene di montagne essendosi formate vaste cavità a profondità ignote, sia in esse entrata per iniezione una massa più o meno grande della materia lii|uefalta interiore, resa ornai indipendenlc dal nucleo, e capace di conservare anche più a lungo di esso ia sua fluidità in forza delle circostanze speciali in cui è posta, e della con- tinuazione di (lucile azioni chimiche che egli crede aver sufficientemente esposte Intorno poi ai terremoti, egli non \ede come possano trovarsi insuffi- cienti le azioni e reazioni chimiche anche fra i solidi e l'acqua e l'aria infìl- — 4 1 0 — Irale, (luaiido inassimaiiienle vi si aggiunga 1" iiitLT\ unto (iellazioiie elellri- ua, la quale può ben caricare nell'interno del suolo vasti quadri magici, in cui la parte coibente è rapprcsenlala da strati aridi e caldi, rarnialura su- jicriore dagli strali umidi clic arrivano alla supcriicic Icrroslre, v l'aniia- lura inferiurc dagli stessi strati chimici, i quali attualmente sviluppano elet- tricità. Dopo alcune altre parole a maggiore sviluppo delle surriferite idee car- dinali degli stessi opinanti, sorge il sig. Andrea Carli, con precedente per- messo della Presidenza, a far rillettere che nella iiwtesi del prof. Orioli \i possono essere bensì nelf interno del globo combustibili e corpi, l'aflinità dei (piali non sia soddisfatta; ma non sa comprendere perù come sianvi sempre ossigeno ed altri comburenti bastanti ad alimentare l'azione suppo- sta dal prof. Orioli, senza mutamento nei rapporti tra i gaz dell'atmosfera. Il prof. Orioli ed il sig. Pasini replicano, che avanti si fosse formata la crosta del globo, i comburenti si trovavano in altro rapporto di quantità coi combustibili, cioè che l'atmosfera, non essendo a proporzioni determinate dei componenti, poteva allora essere più carica d'ossigeno che non adesso, co- me abbiamo ragione di credere, che un tempo una quantità maggiore di acido carbonico vi si riscontrasse allo stato gazoso- Il doti. Hartolommeo Bizio sorge a leggere una sua Memoria sulla prepa- razione della potassa e della soda caustiche. Richiamando la bellissima espe- rienza del cel. Liebig, eolla quale il chimico prussiano osservò che il carbo- nato potassico non è decomposto dall'idrato calcico, anche dopo bollitura continuata, quando sia sciolto in sole quattro parli d'acqua, espone che die- tro sue particolari idee è stato condotto a ricercare, se adoperando per la soluzione del carbonaio alcalino molt'acqua, si giungesse a renderlo caustico anche a temperatura ordinaria. Le indagini rivolte a tale scopo gli hanno disvelati fatti curiosi, importanti e notevolissimi, tanto per la pratica utilità. i)uanto per le viste teoriche. Sciogliendo in cinquanta parti d'acqua ima parte di carbonato potassico, versando il liquido in una boccia di vetro, mescolandovi una parte d'iilralo calcico, e chiudendo il vaso, il Bizio ricavò dopo vcnti([uattr'ore di contatto la potassa perfettamente resa caustica. Col diminuire in varii esperimenti la c{uantità del mcnstruo, per conoscere fino a qual limite la reazione avve- nisse completa, giunse a sole dodici parti d'aci|ua. ferme le proporzioni de- — 4IJ — sjli altri tliic corpi, e l'alcali divcniNa aticora pieiiamcnie caustico: ma a dieci |>ai'ti d'acqua la causticità non rcndcvasi più totale. L'esperienza citata del Liehig indurrebbe frattanto a stabilire, che alle quattro parti d'acqua almeno cessasse ogni scambio dell'acido carbonico e dell'ossido idrico fra il carbonato e l'idrato; ciò avviene eerlaniente a tem- peratura bolicnic, ma non nià all'ordinaria: ed il Bizio verilicò die una me- scolanza preparata secondo il l.iebig, e lasciala libera senza scaldarla, for- niva porzione di potassa caustica e porzione di carbonato calcare. L'analogia che si riscontra fra la potassa e la soda invogliò in seguilo il Bizio ad investigare, .se il carbonato del secondo alcali si comportasse col- ridr'alo calcico in conformità del carbonato potassico: ma i risultati ottenuti gli mostrarono, che il sale sodico \iene decomposto dall'idrato calcico con più vigore dell'altro, e che basta metà deirac(|ua adoprata pel potassico. .Anzi la reazione continua a manifestarsi, non però completa, finché si adope- rino porzioni del nienstrno appena bastanti a sciogliere il sale di soda, e si (■rietina eziandio mescolando l'idrato calcico ed il carbonaio sodico (piasi cfllorito senza aggiunta d'ac(pia. Siccome riflette l'autore della .Memoria, co- lesto fatto presenta il fenomeno della singolarità, e non può spiegarsi colla ragione ammes,sa per la dcc(miposizione che si opera a secco del carbonato anunoniaco coli' idrato calcico, essendo la soda fissa a qualun(|ue tempera- tura e il carbonato calcico insoiuJtilc. Le conclusioni che deduce dalle cose premesse, sono i ." (;he si possono rendere caustiche la potassa e la soda non solo a caldo, ma anche a freddo 2." Che crescendo la concentrazione dei liquidi carichi di uno dei car- bonati alcalini, la forza decomponente dell'idrato calcico decresce. 3." Che pel carbonato potassico la reazione avviene a freddo abbastanza sensibilmente con (piatirò parli d'acqua, (|uando già questa proporzione im- pedisce che si effettui a caldo 4." Che la preparazione dei due aleali caustici a temperatura ordinaria dev'essere da quinci iimanzi seguila, perchè più facile ed economica. 3." Che la singolarità dei descritti fatti svela un ordine d'affinità non ispiegabilc colle ammesse teoriche e colle vedute attuali. Il prof. Belli [ìirsenla all'adunanza mi suo apparalo igrometrico fondato sullo slesso principio di quello d'August, che si compone di due termometri 66 — 112 — ai-co|)pi;iti. l'ini» ilei i|ii;ili lia il Inilho inviluppalo ' . L'autore osserva, che sperimentando in grande su tale resistenza con bastimenti mossi dalla forza del vento nell'atto che questo agita pur anche le onde, risulta impossibile la determinazione della resistenza nello stato di calma, che servir dee di fondamento alle altre più complicale; e che inoltre per la variabilità e la diffidi misura di detta forza motrice è malagevoi cosa sbrigarsi dalle ipotesi e dai calcoli, e togliere ogni indeterminazione al prò- — 423 — bicma. Propone diUKiuc a (iiiuslo clfello l'iisu dei navigli a vapurc: inipcrot- chù la forza di queslo agente può essere ben deleiininata e lilcnula costante, è indipendente dal lluido in esame, e puossi impiegare (|uando questo è in calma, e Tinaimente perchè le esperienze si possono fare sopra turpi di grandi dimensioni. In ordine a ciò tre piroscafi furono dall'autore costruiti secondo le loriuc adottate dalle nazioni più esperte nella navigazione: e tenuto conto del piano di resistenza e dei differenti angoli d' incidenza, e misurata la velocità a di- versi gradi di for/.u della niacchinu. ollcnnc i seguenti risultati. ì ." Cile i basliinenti riescono più veloci (piando la loro parte anteriore è terminala da una superficie costaiiteniente convessa, che comincia a re- stringersi fra il terzo e la metà della total lunghezza del naviglio: e che per- tanto sia riprovevole il metodo quasi generalmente seguito di dare alle linee d'acqua la curvatura the dal concavo passi al convesso. 2." Che l'elasticità ha grande inlluenza sulla velocità^ laonde la qualità del materiale, le dimensioni, la connessione più o meno forte dei pezzi co- stituenti il sistema danno a bastimenti di egual forma velocità diverse. A (|ucsti suoi due canoni sperimentali aggiunge i seguenti, the però non crede di poter con cgual fuiulumenlu asserire. i ." Che le resistenze non seguono sempre il rapporto del quadrato delle velocità: e che quando questa è mollo piccola, sembrano piuttosto seguire prossimamente (piello delle velocità sf:mplici. 2." Che Tallezza del fluido influisce sulla resistenza, talmente che il punto d'appliciizionc della risultante della resistenza sopra la proiezione della prora si trova più basso del centro di figura della superfìcie. Si rivolge in seguito il prof. Tonello all'assemblea, proponendo alla me- desima la compilazione d'un nmno Dizionario di marina italiana da farsi da un corpo di Scienziati e di .Marittimi, i quali s'intendano fra loro con re- golare corrispondenza:, ed affaccia a quest'effetto le seguenti idee. Consultare il Dizionario dello Strafico, oramai non più a livello dei pre- senti bisogni, e i classici italiani, ritenendo i loro termini, purché consen- tanei alle modificazioni portate dal tempo nell'arte: scegliere nei nostri dia- letti ciucile voci che più convengono, preferendole ai binonimi derivati dalle lingue straniere: finalmente in loro difetto adottare vocaboli di dette lingue ridotti a italiana consonanza. — 424 — Il Prcsidcnlc dichiarandosi avverso alla nomina di Commissioni, invila bcnsi i membri della Sezione a voler coadiuvare il prof. Tonello nel suo lo- devole proposilo. Poscia si fi» a ricordare i quesiti di chimica agraria propo- sti al Congresso di Firenze, per sapere se qualcuno dei presentì ;ilibia ad esibire lavori che vi si riferiscano. In seguilo vien fatta comunicazione all'adunanza dei libri offerti in doiin per distribuirsi ai membri della Sezione, dei quali, come di tulli gli altri doni, si darà a suo tempo un elenco. Indi il Presidente stabilisce la giornata di giovedì prossimo per le co- municazioni intorno all'ecclissi solare del luglio 1842. S'alza poscia il sig. Minolto a proporre in una sua Memoria una modi- (ic.nzione delle trombe idrauliche, che dice idonea 1 ." A ridurre le troudje aspiranti alle ad innalzare l'acqua ad un'al- tezza illimitata; 2.° Ad avere il modo di variare sull'istante la resistenza di qualsiasi tromba, diminuendo la quantità di liquido da essa in un dato lempo in- nalzata. SilTatta modificazione, a suo parere, consisterebbe nel praticare alla parte inferiore del tubo di aspirazione, alcun poco al di sopra del livello dell'acqua, uuo o più forellini, i quali lascino entrare aria, e che perciò chiama ac>-i- feri. Egli crede con questo di ottenere il primo effetto, rilenendo che, qualora il tubo di aspirazione abbia diametro limitalo fra i quindici e i venti milli- metri, all'ascendere dello stantuffo si aspiri aria ed acqua insieme, in guisa da formare una colonna a strali frammisti di quei due fluidi, e capace d'ot- tenere altezza tanto maggiore di quella che aver potrebbe se fosse intera- mente formata di liquido, quanto maggiore vi è il rapporto dell'aria al- l'acqua. Rispetto alle grandi trombe, crede ch'esse produrrebbero lo stesso effetto, se al tubo unico di aspirazione si venisse a sostituire un fascio di tubi aventi ciascuno una sezione della surriferita grandezza e munita degli appositi forellini. Onde poi produrre il secondo risultato, propone di fornire di chiavi 0 d'altri congegni i suddetti fori in maniera da poterli ingrandire 0 restringere in una data proporzione, da misurarsi su d'una mostra gra- duata, perchè egli dice che, rimanendo allora eguale l'innalzamento, si può con un tratto di mano mutare la quantità d'acqua in un dato tempo aspi- rata e la forza che occorre per dar moto alla tromba. Opina che si possano — 425 — olleiicre gli slessi effetti nelle trombe prementi, facendo si che insieme al- l'acqua ricevano e scaccino aria ei|uabilmenle scompartita nella massa del liquido. In/ìiie il Presidente, rimanendo alcun breve spazio a levar l'adunauM. richiama il prof. Casari, secondo il desiderio da lui palesato, alla <|uistione risguardanle l'accumulamento deireleltricilà iiell' interno del globo, come nei quadri magici, e ciò per l'intervento anche dellelettricilà nella produ- zione de' terremoti. 11 prof. Casari dice di non saper figurarsi nell' interno del globo nulla di conforme ai (piadri magici: perchè l'ipotesi degli strali coibenti non è appoggiata sulle sostanze che si eslraggono dal seno della terra, le quali, ancorché asciutte, possono non essere isolanti 5 e se tali, dovrebber disporsi a guisa d'una crosta contìnua senza interruzioni di sorte alcuna per istabilire la surriferita analogia, allrimenli passando da esse la carica, verrebbe a man- care il disequilibrio d'elettrico. Replica il prof. Orioli sembrargli che la proposta difficoltà consti di due punti, cioè 1 ." Se possono esistere strati coibenti; 2." Se esistendo possano conservare coibenza nei loro contorni. In ordine al primo punto non reputare tanto ipotetica l'esistenza di strati coibenti a diverse profondità, che anzi pensa avere spesso la stessa superficie del suolo, se non le condizioni di corpo perfettamente coibente, quelle però basle\oli per patire cariche, se non forti quanto (luellc dei ter- remoti, almeno proporzionate alle cariche che producono elettricità atmosfe- riche. Opina che la crosta della terra si componga nella superficie di strali, alcuni buoni conduttori come pianure acquee, altri mediocri, altri pessimi come masse petrose più 0 meno aride nelle diverse stagioni, in guisa da po- tersi accordare come un fatto, la terra, in ciò che di sé ci mostra, avere parti più conduttrici ed altre più 0 meno isolatricì rapporto all'elettricità: e dover vie meglio accadere che nell'interno del globo le varie roceie immerse a di- verse profondità siano più 0 meno assolutamente o relali\amentc isolatrici: osserva che si fanno dischi di macchine elettriche non di solo cristallo, ma di varii minerali, come quelli che sono assai coibenti da ritenere l'elettri- cità per stropicciamento. E siccome questi minerali si verificano esistere in estesi strati della superficie appartenenti a una medesima epoca e alle stesse — 4 26 — rircuslanze di formazione, è possibile clic si abbiano a profondità anche pic- cole condizioni più favorevoli, e al di sotto anche vieppiù, in guisa da tìnal- nienlc arrivare a roecic vetrificale, a strati più continui, donde dietro tutte le apparenze verrebbe sciolta la prima obbiezione. Qui l'ora essendo passata il Presidente scioglie l'adunanza. Visto — // Presidente Prof. F. Onici i. C Prof. G. A. MAioccni. / Segretarii l l Prof. G. M. Lavagna. Al)l\A\Z\ DEL GIORNO «i SETTEMBRE Il processo verbale del giorno antecedenlf ù ietto dal Segretario iirof. Lavagna (• dai! 'assemblea appro\alo. il mareli. Hidolli l'ilorna sul reiionii'iio della deconiposi/.ioiie del ga/. ainnioniaco in gaz azoto operala dal oarliiine, dopo elle (]uesti lo ritenne assorbito per tre o ({iiattro giorni ne' suoi pori, fenomeno che pure fu verilìeato pienameutc dalle esperienze istituite da una CoMuuissione composta di membri appartenenti alla Sottosezione di Chimica, nominala dal Viee-Presidenle della slessa a questo uopo nel CongresMi di lireiize. Kgli dieliiara che a\endo cercato in seguilo di ripetere l'esperimento, non gli è più riuscito^ e desidera che ciò sia inserito negli Atti
  • roprictà di scintillare trattato in egual modo col taffetà e col legno d'abete. .\ltri corpi ha sottoposto l'autore a tale prova: e fra lullc le pietre speri- mentate, egli ha trovalo che la lavagna cimentata col feltro risulta la più ac- concia allo svilup])o dell'clcllrico. La specie di elettricità che apparisce in (lueste spcrienzc varia in gene- rale secondo la diversa natura dei corpi che si stropicciano. L'agata, la cal- ccdonia. il diaspro, il granilo, l'occhialino, la pietra oliare e la pomice di- venlano clcllrizzalc posilivamenic col lalTcIà, e negativamente col feltro. La lavagna si comporta nello stesso modo, mentre la pietra di Labrador diventa sempre positiva stropicciata col lafl'elà e col feltro, ed il lapislazzoli e la se- lenite sempre negativi. (ili cffelli clcllrici che si ottengono dal reciproco slrollnio delle pietre e dei legni presentano una varietà di tensiune lale, che dallo zero si risale lino al grado che dà la scintilla. La lavagna non dà vcrun segno elettrico posta a cimenlo coi legni, mentre l'occhialino, il marmo di Carrara, la volpinilc. <" principalmente il granito orbicolai'c sperimentali col legno danno, secondo — 430 — il PeiTgo. poderosi indi/.ii (l'clcllririlà I legni clic si picslmio iiii'islio alle l'spericnze sono (piclli (l"al)clc e di rovere. Il prof. Pcrego soggiunge, die lo sfregamento il più valevole a produrre i i:iniiii('iilati elTeKi eledriei è ipiello procuralo eoi molo di rolazione Da tali fatti l'autore eoncliiude, esservi un certo rapporto elettrico fra i legni e le pietre che manifestano un principio di cristallizzazione ed una les.situra eomuncmente granulare. Tali appunto sono il marmo di Carrara, l'oeehia- lino di Valeamoniea, la xolpinile ed il granilo orbieolarc di Corsica. Aggimige infine che alcune piclre anche sfregate tra loro olirono indi/.ii delctli-icìtà, come a\ viene della lavagna cimenlata col marmo granitico di Corsica. I me- talli è noto che si comportano debitamente isolati, come i corpi sunnomi- nati: soffregati col taffetà si hanno segui elellriei i più sensibili, l metalli ci- mentali dall'autore col taffetà diventano positi\i. tranne l'oro: essi sono: l'argento, il platino, il rame, lo zinco, l'ottone, lo stagno, la lega degli spec- chi metallici, il piombo, il ferro e l'acciaio. Il Perego ha ottenuto segni elettrici stropicciando i legni col feltro, col taffetà e col velluto in seta. La specie di elettricità riscontrata nei legni è. secondo lui, negativa. Alcune sostanze animali, come l'avorio, il cuoio, il corno di bue e di bufalo, e lo scudo delle tartarughe si fanno intensamente elettriche col taffetà e col feltro. L'avorio dà sempre elettricità positiva e le altre positiva col taffetà e negativa col feltro. L'autore parla altresì deirelettricità che si sviluppa per pressione e per percossa in alcuni di quei corpi, e rammenta eerte applicazioni che si pos- sono fare delle proprietà elettriche dei corpi cimentati nel modo indicato: fra le quali applicazioni è un eletiroseopio costrutto nella slessa maniciM dei comuni. Una foglia d'oro ])en(le dentro una boccietla in mezzo a due l:iiiiirie d'argento ripiegate a S(iuadra ed in comunicazione con due verghelle me- talliche sporgenti all'esterno |)er la base di legno dello slriimcnld Due di- schi, uno di legno e l'altro di marmo di Carrara, tengono ciascuno nnilo un filo di metallo in comunicazione rispettivamente colle verghelte metalliche sunnominate. I due dischi si eleltrizzano collo stropicciamento nel modo in- dicalo: lo stato elettrico resta mascheralo sino a che i dischi rimangono a contatto: ma una volta che sicno allontanali, i due stati elettrici opposti si comunicano alle due lamine d'argento, le quali in tal modo faimo le \eci delle pile a secco che si trovano nell'elettroscopio di lìohnenberger. — 431 — Il jii'of (iallu si kì ad esporre il piiiiio (hi lui Icniito nella coiiipiluziuiie liei Min ainianaccu iiaiilicn per l'aiiiiu 18 13, eiiuineraiiilo tulle le iudica- xiiiiii e l'ordine delle medesime, coiiducenli a renderlo comodo e completo rispello allo scopo che si pro[)one. Kgli ricorda la Memoria di Clia/.allon sulle leisgi dei iiiovimeiili ilei mare mentre s'innalza e s'abbassa, dalla ((naie risul- terebbe che la formula data da Laplan per calcolare le altezze delle marce è incompleta. Propone che osservazioni analoglie a ((uclle raccolte da Cha- zallon nei porli di Francia \eni;ano falle anche nei nostri e trasmesse poscia ad un centro coiiiiiiic \(irrebbe (|uindi che in un giornale si registrasse l'ora della fase lunare in tempo vero pel luogo d'osservazione, e poscia I ." La data del mese e dell'età della luna. 2." L'ora vera della culminazione. 3." L'ora vera dell'alta marea. 4." L'altezza della marea in misura metrica 5." L'ora vera della bassa marea. 6." La declinazione del sole. 7." La declinazione della luna 8." L'indicazione precisa delle circostanze concomitanti di ipia Iclie in- fluenza vera o probabile sul tempo e sull'altezza dell'alta marea e della marea bassa. Termina egli l'esposizione del suo piano invocando la coopcrazione dei membri della .Sezione alla redazione dei suoi futuri almanacchi. Infine il ean. lìellani dà incomiiiciainenlo alla Iclliira di una Memoria "Sulla mal'aria dei fontanili che servono per l' iirigazione -^ . Essendo l'ora tarda, la lettura è sospesa, per compiersi nella prossima adunanza, nel ren- diconto della quale si parlerà dell'intero lavoro \'islo — // Preside lite Prof. F. Oniou. { Prof. G. M La>*<;^4 / Sefjrelarii ) *• Prof. (ì .\ .^^Al^((,l|| DEL (. loii.xo -'.> Sii III: Hit in: I> li processo verbale ilcll'adunanza leniila nel giorno innanzi è lelto dal sig. Sehni, e dopo (luaiche niodilìeazione, reclamata dal sig. Minollo, \iene approvato. I! sig. prof. Lavagna fa conoscere alcuni libri olTerti all'assemblea: indi il Prcsidenle notifica che, assecondando il desiderio espresso da parecchi membri, egli non è lontano di aderire all'istituzione di una Sottosezione di Chimica, purché s'inscrivano presso i Scgrctarii persone in numero sufli- cicnle. che abbiano in pronto dei lavori risguardanti argomenti chimici;, si riserba però in tal caso di consultare su tale proposito il Presidente ge- nerale Dopo ciò il l'rcsidente dichiara che hanno inconiineiamcnto le comuni- cazioni delle osservazioni fatte nell'occasione dell'ecclissc totale di sole del giorno 8 luglio del corrente anno. Ila pel primo la parola il sig. Pinaud. il quale informa l'adunanza delle osservazioni da lui fatte a Narbona insieme al sig. Boigiraud. Partecipa egli i risullamcnii ottenuti riguardo alla tempc- l'atura, all'intensità della luce, ai fenomeni di apparenze luminose presenta- tisi durante la totale occultazione, e ad altri che si riferiscono a quel raris- simo avvenimento astronomico. Al fisico di Tolosa succede in ordine d' iscrizione il prof. Magrini, il quale comunica all'adunanza i risultamenti delle osservazioni da lui isliluih' a Milano, in compagnia di altre persone, intorno all'elettricità, al calore, alle apparenze luminose, e ad allri fenomeni consimili risguardanti quel lolair ilelicpiio di sole. Il sig. d'IIombres Firmas intrattiene l'assemblea sullo stesso argomento. |irincipalmenle in ciò che si riferisce all'andamento della temperatura, alla — 433 — gradazione ilcllc oiiilirc (luraiilc le diverse fasi dell'erflisse. ed agli el'felli lisioiogiei eli'egli (!!('<' d'iner riseoiiliati in alcuni individui del rcgnu uni- male nelle osservazioni da lui islitiiile in Francia A Vicenza Iceelissi venne osservalo dal prof. Casari. Egli accenna i punti |irinei|)ali in cui le sue osservazioni \aiMio d'aeeurdo con (|uelle a. » ADUNANZA DEL GIOKiVO o:t SETTKMItRE xattu lettura dal sig. prof. Maiocctii dell'atto verbale della passala adii- iiuiiza, il Presidente dichiara all'assemblea non doversi la brevità del mede- simo ad altri moti\ i apporre, che all'esservi appena toecale le comunicazioni fatte alla medesima intorno all'ecclisse dell' 8 luglio decorso, delle quali, compiute che siano, verr.à steso un processo speciale dalla Commissione che egli destinerà ad esaminarle. Dopo di che il |)rocesso verbale è pienamente approvato Prende la parola il prof. Maioechi, il quale rende conto in succinto dei fenomeni da lui osservati a Milano durante l'ecclisse suddetto, estesa- mente descritti nel suo articolo estratto dagli .Vnnali di (isica ec. fascicolo XVIIl. 1842. Accennali i risultamenti ottenuti rispetto all'intensità della hiec. al calore, all'elettricità, allo stato igrometrico dell'atmosfera, e a certe apparenze luminose che presentava il fenomeno, narra di avere, colla la- stra iodurata di Daguerre e colla carta bromurata, messa ad esperimento la luce dell'aureola circondante il disco lunare nella totale occultazione, senza che quella v'esercitasse veruna azione sensibile: mentre ha trovalo, me- diante l'apposito apparecchio, che la luce medesima era polarizzabile. ■ Indi leggendo in altro suo scritto inedito una breve relazione dei tenta- tivi fatti da parecchi fisici per indagare, se i raggi lunari siano dotati di ca- lore, viene ad esporre che la luce della mentovata aureola, (pialumpie siasi la sua pro\enienza. non gli diede nel termoscopio elettrico indizio alcuno di calore. Legge il prof. Perego una descrizione del surriferito ecclissc da lui os- servato a Brescia, estratta dalla Gazzetta della Provincia di quella città n." 3< , da cui l'isulla awv cali notalo, oltre ad altre minori circostanze del feno- — 435 — iiiciio, l'uiicllo luminoso colle duu prominenze del medesimo, ima rivolta io allo del leiiibu occidentale:, mentre l'altra più grande, partendo dalla parte supcriore dei lembo orientale e inchinandosi eoa una specie di coda, si di- stendeva verso settentrione, e parca corrispondere al luogo ove poco prima aveva egli scòrto la maggior caNità del contorno lunare. Nejipui' egli mancò (l'osservare le circostanze di luce, di calore, d'elettricità, non che lo stalo barometrico e igrometrico che accompagnarono l' imponente fenomeno, di cui minutamente descrisse i fisiologici efTetli. Il prof. Stefani espose all'assemblea d'aver veduto a Vicenza l'aureola luminosa di un rosso vivo, e alzarsi su di essa non due, ma quattro coni di color rosso vi\acissimo traslucidi, due a sinistra e due a destra drll'osser- vatore, disposti a distanze ineguali fra loro e comprendenti insieme un arco di circa sessanta gradi, e spiccarsi inoltre dall'aureola in varie direzioni getti più 0 meno grandi di luce l)ianc:istra. Notò eziandio la lenipcralnra dell'ambienle, e ({ualclie fenuincno lìsiologico durante roccuilazioni' A Vicenza stessa il doti. Fusinieri, che succede a parlare riassumendo (pianto espose in un opuscolo a stampa distribuito alia Sezione, osservava col prisma la luce dell' aureola, e trovò il violaceo al di sopra, sotto l'az- zurro, poi uno spazio oscuro, e in basso il verde, in uno spettro che presen- tava alcune altre notevoli particolarità^ ciò che, discordando dalle analoghe osservazioni del prof. Magrini, fece nascere fra loro una discussione inter- rotta dal Presidente, come (|uella che, vertendo su cose rese di pubblica ragione, non deve sostenersi che colla stampa . Esaurite cosi le eomunicaziuni inscritte sul discorso argomento, passa il Presidente a nominare una Commissione composta dei prof. eav. (ìiambat- lista Amici, Mossotli. Turrazza, Belli, baiocchi in qualità di Segretario (alla (piale più tai'di venne aggiunto il prof. Magrini), incaricala di raccogliere, ordinare e riferire al Congresso i fatti più ragguardevoli che da tulle le pre- cedenti comunicazioni si rilevano, a cui si dee aggiungere (|uella del cuv. prof. Santini, tratta dalla sua relazione stampata dell'ecclissi medesimo of- ferta alla Sezione . Fatto ciò. richiamava l'ordine del giorno il can. Rellani a compire la let- tura (Iella sua .Memoria sulla malaria dei fontanili, l'imasla interrotta nella tornata del giorno 24. Egli si fa in primo luogo a provare, che quei luoghi dei dintorni di Milano, i quali son ora infetti in guisa da produrre febbri 69 — 43b — ciidfiniclic negli abilatori o in chi vi si ferma per poco a stanziare, doveand in addielro esser salubri, come i villaggi, i palagi e i monasteri che ivi sor- gevano pare che abbastanza lo confermino, l'allosi indi a disculere donde derivino i principi! miasmatici, e dclcrminato che dalle teste dei fontanili scavati in cpiel territorio si dilVondono all'intorno, manifesta l'opinione che dall'interno dei fontanili medesimi, unitamente alle polle d'acqua, scaturi- scano essi a portare le malattie desolatrici . Discordano dall'autore su tale avviso i dott. Capsoni e Rosnati, inchinando essi a credere che dalle circo- stanze di posizione dei fontanili, dalie sostanze organiche di cui sono ingom- bri, nasca nell'acque loro una specie di putrefazione produttrice dei prin- cipii infettanti, i quali si diffonderebbero, corrompendola, nell'aria. 11 caii Bellani rafforza con varie riflessioni il proprio parere, e considera in pro- posito che molle teste di fontanili son mantenute pulite, ne possono (|uindi avere quelle qualità, per le (piali diverrebbero fomiti di miasmi. Ricordando infine le esperienze e le considerazioni di Danieli sulle cagioni dell'aria in- fetta della costa occidentale dell'Affrica e d'altri luoghi, e del prof. Savi rispetto alla mal'aria della marenmia toscana, i quali ammettono l' idrogeno solforato, che ivi naturalmente si svolge, essere il principio infesto, termina col dire che essendosi fatte esperienze col detto idracido sugli animali, e questi vivendo sani presso le risaie e le paludi ove gli uomini soffrono nella salute, non si può conehiudere dalle medesime nulla di certo . LI prof. Orioli intorno all'argomento in esame sorgo a dire, che gli espe- rimenti istituiti per indagare in che consista la mal'aria hanno dato fmora risultati negati\i, e che la chimica non ha mezzi per porre in evidenza i principii occulti dei miasmi . Né potersi veramente credere che questi dipen- dano da sovrabbondanza d'acido carbonico, o d' idrogeno solforato o carbu- rato, 0 di umidità dilTusi per l'atmosfera, o da deficienza d'ossigeno; am- maestrandoci il fatto che uomini e animali vivon benissimo in tali località che appunto si trovano o cariche, o prive, o circondate dalle surriferite so- stanze, cui da lalimo attribuire si vorrebbe l'origine dei mali endemici. .Ag- giunge che solo si conoscono certe condizioni produttrici dell'occulto agente (Iella mal'aria, come terreni paludosi, sostanze animali deposte sul suolo e nelle acque stagnanti, il passaggio da una pii'i alla a una più bassa tempe- ratura, (piasi che quello ascoso princi|)io a\essc d'uopo d'un certo grado di coudciisazione per farsi assorbire . Conchiude che nei luoghi descritti dal — 437 — can. Bcllani (rovansi tutte le anzidette condizioni; e ehe d'altronde dove esistono leste di fontanili esistendo nial'aria, e cessando o diminuendo questa dove essi cessano o (liiiiinuiscono, segno è clie la nial'aria vi si connette, sebbene il modo di questa relazione non si possa conoscere. Il prof. Visniara interviene a raniiuenlare una antica esperienza del prof Monchini, il (]uale, esposto in sito infello presso Roma un vaso d'acqua, te- nuto eslerionnente bagnalo onde si mantenesse a bassa temperatura, trovò dopo una notte d'esposizione quel vaso coperto all'esterno da una sostanza biancastra aninializzala, donde supporrebbe potersi dedurre qualche dato a spiegar la natura dei miasmi. Replica il rresidente, che tanto il succitato esperimento, quanto quelli di Brocchi e d'Alibert. fatti coll'acido solforico e colla calce viva, mediante i quali due reagenti s'accertarono esistere sparsa nell'aria insalubre una so- stanza vegeto-animale, non valgono ad illuminarci sulla natura e le ((ualità dei miasmi; imperocché negli spedali, ove si ottengono eguali reazioni col suddetto acido e con iiuclla terra alcalina, non si ha nonostante la nial'aria, che ripete di ritenere prodotta da principii ignoti si per la natura loro, che pel loro modo d'agire. Dato termine alla breve discussione surriferita, l'adunanza è sciolta. Visio — // Presidente Prof. F. Orioli. - Prof. G. M. Lavagna. / òegrelarii ^ Prof. G. A. Maiocchi ADUNANZA DEL GIORNO S4 SETTEMBRE Il processo verbale del giorno aiilecedenic vien letto dal sig. prof. La- vagna, e dopo qualche lieve rettificazione richiesta dal dott. Fusinieri è ap- provato . Poscia si passa a dar comunicazione all'assemblea di due programmi di premio inviati daHAceadcmia reale delle scienze di Torino, distribuiti an- che a parecchi membri di questa Sezione . TI primo di essi ha per oggetto di determinare esperimentalmenle il calorico specifico del maggior numero possibile di gaz permanenti, tanto semplici che composti Si desidera che venga determinato separatamente, almeno per alcune sostanze gazose, il ca- lorico specifico sotto pressione e volume costante, affine di verificare la re- lazione ammessa da Dulong fra le due specie di calori specifici dei gaz rife- riti allo slesso volume, e che consisterebbe nell'essere la loro differenza una quantità costante per tutti i gaz. Le Memorie in risposta al detto quesito do- vranno essere trasmesse all'Accademia reale avanti la fine dell'anno 1843. 11 secondo programma si riferisce ad alcuni premii lasciati dal co. Pillet- \\"ì\\, e destinati a coloro che compileranno quattro opere dirette a diffon- dere il gusto per le cognizioni positive, ed a servire d'introduzione allo studio della fisica, della chimica, della meccanica e dell'astronomia. I mano- scritti do\ ranno essere rimessi all'Accademia suddetta avanti il giorno pri- mo luglio 18 46. Il eav. Antinori lesse al Congresso di Pisa una dissertazione, nella quale dimostrava l'ulililà d'un piano d'osservazioni di fisica terrestre ed atmosfe- rica, da istituirsi in tutta Italia secondo un metodo uniforme, con un lin- guaggio comune e per mezzo di strumenti comparabili . Egli venne allora incaricato di stendere il detto piano colla relativa istruzione per tali o$- — 439 — servazioni. Sul proposlo argomento vien letta alla Sezione dal Segrelario prof. Malocchi una lettera, trasmessa dallo stesso Antinori, in cui questi espone il desiderio che venga formata una Commissione, la quale s' incari- chi di redigere il dello piano colla relativa istruzione, e di |)ul>l)lìcare il lutto in ((uniche Giornale, e Irai'ne anche delle coiiic da trasmettersi ai fisici, onde questi studino le modificazioni che credessero necessarie a farsi al piano medesimo, per disculerlo poscia al V Congresso di Lucca, avanti che sia mandalo ad effetlo. Nella redazione d'un tal lavoro il Presidente suggerisce di consultare anche il progetto per simile piano invialo al Congresso dal sig. Cappelli, allievo dell'I. R. Osservatorio aslronomico di .Alitano. Il Presidente, entrando nel concello del cav. Antinori, stima che lutti i professori di fisica dovrebbero esser conq>resi in delta Commissione, ed in- vita i presenti a questo Congresso ad occuparsi d'un lale soggetto. Il sig. Giuliano ha inviato da Torino una sua Memoria d'argomento ma- tematico, palesando il desiderio che venga esaminata da alcuni membri qui presenti . Il Presidente aderendo all'istanza dell'autore, chiama i sigg, professori Conti, Amici Vincenzo, Turrazza. .Minich e Lavagna in (|ualilà di Segrelario a voler far parte della Commissione per esaminare la Memoria in discorso. Anche il sig. Murphy chiede alla Presidenza che sia nominala una Com- missione per conoscere alcune sue idee sulla meteorologia, e renderne poscia conto alla Sezione. E il Pi-esidcnle in\ila a comporre ([ucsla Commissione il sig. can. Bellani, il doti. Fusinieri ed i proL Belli, Giorgi Luigi e Gallo. Viene quindi annunziata l'offerta del Catalogo dei codici manoscritti esi- stenti nella biblioteca di s. Antonio di Padova fatta alla Sezione dall'autore padre Luigi Minciotti: il qual libro è stalo poscia distribuito a parecchi mem- bri della medesima. Terminate le suddette comunicazioni, il proL Magrini ha dal Presidente la parola intorno alle osservazioni da lui fatte sul calore dei raggi dell'au- reola luminosa ncH'ecelisse totale di sole del giorno 8 luglio. Egli ritiene che se da quei raggi non si sono avuti segni di calore col termoscopio elet- trico, si fu per trovarsi la faccia posteriore dello strumento ad una tempe- ratura più elevala di quella della faccia anteriore, rivolta verso lo spazio atmosferico e l'aureola: mentre egli convenientemente sperimentando col termoscopio di Rumford, munito di specchio, ha potuto ottenere iudizii di — 440 — calore dai raggi eiiianati dall'aureola medesima. Il prof. Maiocchi fa rillellerc elle le cireoslanze in eui possono trovarsi i due slrimienli nell'indagine sur- riferila, sono le medesime. ÌNuI termoscopio di lUmifonl sono le due bolle alla temperatura ilell'atmosfera; nel termoscopio elettrico le due faccie della pila hanno pure lo slesso calore dell'aria ambiente. Nel primo lo specchio concentra i raggi sopi'a una delle bolle di vetro; nell'altro la concentrazione, fatta pure collo specchio, avviene sulla faccia anteriore delia pila. E quindi se si fossero a\ uti indizi! di calore nel primo slrimiento, necessariamente dovrebbero tali indizii essersi manifestati eziandio nel secondo; tanto più che (|uesto è ritenuto da tulli i Usici uno slrunienti) mollo più sensibile e più acconcio che non il termoscopio di Huniford a renderci accorti delle mi- nime irradiazioni caloriliche. Il Presidente considerando che la quislione aveva già avuto sullìcienle sviluppo, e che pote\a rimettersi al giudizio del pubblico anche colle stam- pe, dà la parola al doti. Rosnali, il quale dichiara di riserbarsi a pubblicare in qualche Giornale le sue osservazioni sopra alcune opinioni espresse dal sig. lìellani nella sua Memoria sulla mal'aria, con cui ha intrattenuta l'u- dienza della Sezione in una delle precedenti tornate . Il prof, lìeili informa l'assemblea dei risultamenti ottenuti dalle sue con- siderazioni matematiche riguardo ad alcuni fenomeni geologici . Primiera- mente dà il sunto d'un calcolo sulla quantità di calorico che potrebbe esser prodotto per mezzo della combustione dell'ossigeno attualmente esistente neiralmosfcra; e giunge al risanamento, che la sopraddetta quantità di ca- lorico eguaglia (luelia che, nello stalo attuale delle cose, può essere perduta dalla terra in Ircntalrè secoli. Se il detto ossigeno poi venisse impiegalo a ridurre il ferro allo stalo di perossido, si richiederebbe una quantità tale di quel metallo, da equivalere ad uno strato che avesse per base la superficie lerresire, e l'altezza di sessanlanove centimetri, lìen inteso, egli soggiunge, che ((ucsti numeri (Inali non sono del tutto rigorosi, ma debbonsi anvmetlere come larghe approssimazioni; e che non crede di farne l'applicazione alla geologia secondo la teoria dell'azione chimica discussa nelle precedenti tor- nate, lasciandone tutta la cura ai cultori di questa scienza. Passa poi a sottoporre all'attenzione dei geologi due indagini, le quali, secondo lui, potrebbero recare qualche lume sulle i|uistioni della liquidila delle parti intermedie della terra e della gravità specifica di queste parli li- — 44J — quide risin-lto alla sovrapposta eresia solida. La prima di queste indagini sarebbe di determinare l'altezza delle lave tranquille in quelle bocche vul- caniche, che stanno continuamente aperte, anche fuori dei tempi di eruzione- l'altezza cioè della siipcrrulc libera di queste lave al di sopra del livello del mare. Egli confessa di non saper valutare la diflieoltà di tali osservazioni: ma spera che almeno in alcuni luoghi non sarebbero affatto impossibili. Tro- vandosi che la minima altezza delle lave fosse uniforme nei varii vulcani, riuscirebbe questo fatto molto concordante coli' ipotesi, che l'interno della terra sia allo stato liquido, e che le bocche vulcaniche sicno in libera comu- nicazione con queste parti interne. Se si potesse condurre a termine questa prima indagine, il prof. Belli ne indica un'altra, la quale reputa possibile, quantunque assai lunga e faticosa. Essa consisterebbe in determinare l'altezza media della siipcriìcie terrestre al di sopra del livello del mare, quell'al- tezza cioè che si avrebbe nella supposizione che il mare, eonser\ andò il suo volume, si rendesse solido, e che sopra vi si distribuisse tutta la materia dei continenti in guisa da ridurre tutta la superfìcie terrestre ad un livello Questa indagine avrebbe per oggetto di poter paragonare la gravità specifica della crosta solida terrestre con quella della massa liquida, che forse vi sta sotto. Imperciocché se si trovasse che la detta altezza media della superficie terrestre fosse maggiore di quella delle lave tranquille nei vulcani aperti, potrebbe ammettersi senza difficoltà la supposizione che la crosta solida con- sista di parti sconnesse, le quali, come specificamente più leggiere, si man- tengono galleggianti sulla sottoposta massa fluida. Queste considerazioni danno origine ad una discussione sull'argomento già trattato nelle antecedenti adunanze a proposito della Memoria letta dal can Belhuii. .S'alza pel primo il sig. Pasini a dichiarare che approva i cal- coli del Belli sulla quantità di calorico producibile dall'ossigeno tuttora esi- stente nell'atmosfera, tanto più che lo stesso gli ha offerti come larghe ap- prossimazioni: ma che delle indagini proposte sui vulcani, la prima è im- I)raticabile. e la seconda per conseguenza riesce inutile. .Aggiunge che se la sorgente del calore interno del globo dipendesse dalle composizioni e de- composizioni chimiche, secondo l'idea del prof. Orioli, non si spieghereb- bero i terremoti che si estendono in vastissimi spazii di terreno, a meno di ammetterle a grande profondità. Nella supposizione quindi che la tem- peralura cresca di un grado ogni venticinque metri di profondità sotto la — 442 — superficie Icrrcsfre, ne verrebbe che iiileriiiuidosi a molte inijj;liaia di metri olterrebbesi una temperatura capace di li(iuefarc iiuaiunquc sostanza, e si giungerebbe anche a riconoscere la li(|uitiilà della massa interna del globo. Rispetto alla seconda indagine proposta dal Belli, egli ricorda una serie di fatti per dimostrare l'azione del calore interno sulla superlicie del globo: e cita alcune osservazioni altrui, le quali dimostrano che le roccie sedimen- tali giacenti in fondo al mare, le quali rimasero inalterate finché si trova- vano a contatto ininiedialo coll'acqua marina, mostrarono segni d'alterazione prodotta dal calore interno dopo clic nuovi deposili vennero a ricoprirle, e segnatamente le slesse alterazioni subite dalle roccie sedimentali al conlatto delle roccie ignee. Supponendo inoltre che la erosta della terra si fosse consolidata per una grossezza per esempio di mille metri, e che si trovassero su di essa rot- tami od altri depositi bagnati molto da vicino dall'acqua del mare, l'azione del calore sotterraneo su di essi può essere stala nulla, ed avrà invece que- sto sotterraneo calore agito ed alterato posteriormente i depositi stessi su- bito che per l'aggiunta di nuovi sovrapposti strali la sua azione avrà po- tuto giungere fino ad essi. Il Pasini cita esempii di notevoli alterazioni stale prodotte in questa maniera sulla crosta del globo. Il prof. Belli riconosce l'estrema difficoltà di mandar ad elTetlo la sua indagine: ma rifiette che se in due o tre vulcani si riscontrassero le lave alla stessa altezza, si avrebbe già una forte prevenzione in favore delle con- seguenze che egli ne deduceva ^ e che anzi basterebbe si potesse accertare il liun'le d'altezza, sotto cui si mantengono tranquille le lave, per poter rin- venire se la crosta solida sia meno pesante dell'acqua del mare . Replica il sig. Pasini, che i vulcani o sono in istato di eruzione, ed al- lora la lava non è al livello normale^ o non lo sono, ed allora per essci-e il cratere ingombro ed otturato, senza considerare i vapori non respirabili che escono dai suoi meati, non si potrebbe determinare il livello delle lave, il quale egli ritiene d'altronde a molle migliaia di metri al di sotto della su- perficie . Il prof. Belli si rimette alle considerazioni del Pasini per la maggior parte dei vulcani ; ma non dispera che non si possa trar partito almeno da un solo di essi, paragonando tra loro le osservazioni intorno al livello delle sue lave Iranquille a diverse epoche remole. — U:i — Il sig, d'Ilombrcs Firmas riferisce a tale propusilo (J'a^e^c riconosciuto nel suo uiliiiiu viaggio al Vesuvio, che il Governo napoletano ha creato una (;oinriii.>,siom,', provvcdcmlola ili altrc/.zi e di strumenti lisici. per istituire dello indagini particolari su (jiiel vulciuiu. li prof. Orioli, in ciò che risguarda la sua ipotesi dell'azione chimica co- me causa del calore interno del globo, osserva che i calcoli del [irof. Kelli sembrano diretti a far conoscere rinsuffìcienza dell'ossigeno iu lati azioni. Il prof, liclli in ciò restringe troppo la (pii-slione. coiisidcrando irnece 10- rioli l'azione niedcsinia in un senso più ampio, ri.sguatdanle cioè non il solo ossigeno, ma ben ain he molle altre azioni, nelle quali l'ossigeno nello stato aereo non inlerviene, e che spesso riseonlriainci alla su])erlicic terrestre. Di.scendiaiuo inoltre, egli dice, in alti'O laboratorio, dove i composti e gli agenti sono quasi a noi ignoti: troveremo diiìicollà ad immaginare l'azione d altri prineipii e a riconoscere per consegnenza come non applicabili i cal- coli alle regole d'un'altra chimica, quella inUriia.' 0^ser\a eziandio che vi sono altre fonti d'ossigeno, oltre quelle dell'atmosfera 5 e che le azioni cos- nu'che non sono tulle di composizione e di generazione, ma molle di decom- posizioni e ricomposizioni successive, e vengono ad essere gli elemcnii the reggono i fenomeni terrestri . Questo è il segreto, egli dice, con cui la na- tura si mantiene: (juesta legge generale del mondo corporeo è applicabile anche ai fenomeni del globo. .Soggiunge poi essere il vegetale un organo, dato dalla natura per sonmiinislrare continuamente ossigeno alla terra, e che l'acqua è un composto d'ossigeno ed idrogeno. .Suppongliiamo inline che ad una certa profondità si trovi un certo numero di ossidi, ai (piali stia unito con poca aderenza l'ossigeno: iiuesti ossidi serviranno a sjtiegare un'altra fonte del calore che si considera. Ritorna il [ìrof. Orioli sull'elettricità come causa produttrice di calore: e conchiude ialine che non possono mancare le cause calorifiche ch'esso suppone . In quanto alle sperienze proposte dal prof. lìclli. l'Orioli osserva clic non si potrà rispondere se non (piando saranno fatte: e per ciò che risguarda le considerazioni di profondila, crede che per nulla siano noccvoli alla sua ipotesi . Egli non si occupa del calore centrale, imperciocché, se esso esiste, esiste pure l'azione chimica primitiva, esiste un limite che divide le azioni fatte da Considerazioni sopra il modo di a|)plicare il principio delle velocità virtuali e quello delle forze vive alla teoria dell'equililirio e del moto delle macchine avendo riguardo agli attriti-'. Osserva egli elio nel Corso di lezioni di meccanica di Navier si trovano due din'orenli soluzioni del problema, con cui si corca la relazione tra il peso e la potenza nello slato prossimo al molo della vite triangolare, e dello (juali una appartiene al Poneelel e l'allra al Navier medesimo : ed egli offre una terza soluzione del problema slesso, nella quale si prende in considerazione anche l'effetto dell'atli'ilo nella dii'ozione normale al moto di quella macchina. V. con sem- plici esempli, dedotti dalla teoria del cuneo isoscele, appoggia i ragionamenti, di cui si è valso ne' suoi calcoli. Ciò nonpertanto trattandosi d'un argomento ohe interessa la meccanica pratica, e che può ricever molta luce anche dal- l'esperienza, invila i matematici ed i tisici ad occuparsene, per vedere (|ualc tra le diverse relazioni sia più consentanea alla natura delle forze e delle resistenze che prendonsi ad esaminare. Il Presidente, dopo la comunicazione del prof. .Vmiei, scioglie l'adu- nanza. Visto — // Presidente Prof. F. Orioli. e Prof. G. A. Maiocchi. / Segretarii ? l Prof. G. M. L.n u,^\. DEL (ilORNO S6 SETTEMBRE Lit'tto dal Segretario prof. Maiocclii il processo verbale della precedeiilc adiiiiuiiza. il quale dopo una lieve rellificazioiie richiesta dal pi'of. lielli viene approNato, ha la parola il Sci^retario pr-of. [,a\a,unn per reiuler nota la cor- i'i.';p(iiideii/.a e i (itoli dei libri mandali in dono alla SezioDe. In primo luogo il Viee-1'residcnte cav. Tarlini, assente dall'adunanza, indirizza ai i'residente della Sezione di Fisica e Matematica due lettere, con una delle (piali aeconipaynaiulo il dono da parte dell'autore di |)arccchi esem- plari della Memoria del eunuui^sario Alessandro Manelli Direttore generale delle acque e strade in Toscana "Sulla stabile sistemazione delle acque della valle di Chiana •^ . dà pure contezza delle ragioni per cui questi ha do\ ufo ahhandonai'c l'antico e adottare un nuovo piano idraulico |H'1 bunilicaniento della valle medesima, consisleute nello sprofondamento del solo estremo tron- co inferiore del canal maestro, recipiente generale delle acque chiarilieate. Nella seconda lettera il cav. Tarlini ofTerendo alla biblioteca dei Con- gressi le sue Memorie storiche sulle grandi operazioni idrauliche eseguite lino all'anno 18;ìH pel bonificamento delle maremme toscane, a eui-a spe- ciale del (iranduca Leopoldo 11. comunica eziandio un rapido cenno dei la- vori a tale opra della colonna mercuriale di un barometro, influisce sull'altezza del mercurio del medesimo, esponendo a (jucsto proposito la seguente sua cs|H'rienza. Riempi egli di mercurio due tubi dello stesso diametro, ma di diversa lunghezza, uno era lungo mcli'i 1 , (Xi, e l'altro metri 0, 82 : gli capovolse nel medesi- mo pozzetto, ed applic('i loro la slessa scala . Il vuoto al di sopra della prima colonna era di metri 0,30, menlre non era che di metri 0,06 in 0.07 sulla seconda Dichiara d'aver posto ogni cura [mt ben purgarli d'aria, e che — 450 — liili;i>i:i osservò raiiniiii/.ial;i ilifliifiizii d allc/./.a mi iiiticiirio, tlu' egli è pollalo ad adribuirc al vapore dil iiicdesiiiio. Dopo «li ciò è disciolU» l'adiuuuiza. die venne onorala dall' inlervenlo di Si. E. il sig. co l'alfTy Governalore dulie Provincie Nenele, Visto — // Pretidcnte Prof, F. Onioii. {. Prof Ij. M. La*a(;i>a. i Prof, G. A. Maiocuu . ADUNANZA DEL GIORNO 27 SETTEMBRE I, Il Presidente apre l'adunanza e chiama il Segretario prof. Lavagna a dar lettura dell'atto verbale, il quale viene approvato. Indi il prof. Mossotti legge una Memoria del prof. Pacinotti di Pisa .-i So- pra una pila magneto-elettrica» , eh'egli aveva presentata a nome di quest'ul- timo. L'autore, considerando che le correnti magneto-eletlriche si ottengono in fili isolati dalla calamita, rammenta che l'agente da cui sono eccitate può aversi per una forza elettromotrice elementare, la quale si riproduce nei diversi punti della calamita^ e sommando la forza d'un punto con quella degli altri, è giunto a eostruire un apparato elettromotore, ch'egli chiamò pila magneto-elettrica. Egli ha immaginato siffatta disposizione di pezzi da formare un condut- tore metallico sotto l'influenza della calamita, il quale raccoglie ne' suoi dif- ferenti punti diverse forze cospiranti elettromotrici, e dà nascimento ad una corrente che ha un'intensità presso a poco proporzionale alla somma delle forze: questo conduttore è formalo di pezzi metallici che ruotano insieme colla calamita, allernati da altri pezzi pure metallici che rimangono in quiete. I primi fanno l'ufficio d'eccitatori, ed i secondi di conduttori. A tale scopo il prof. Pacinotti ha fasciato di seta una verga d'acciaio di forma parallele- pipeda, lunga un piede e mezzo, larga dieci linee e grossa cinque: in essa introdusse alcune rotelle di lamina d'ottone grossa una linea, e del diametro di tredici linee, nelle quali era praticala al centro la conveniente apertura rettangolare, ed una scannellatura sulla circonferenza. All'apertura d'essa è saldato un filo di rame coperto di seta, e vi esistono alcuni piccioli incavi, nei quali si allogano simili fili che servono a collegare fra loro le diverse rotelle, ogni paio delle quali munito dei rispettivi fili forma un elemento 71 — 452 — (Iella pila. Ciasonna rotella e isolala dall'altre per mezzo di un partonciiio (agliaio esso pure (Mreolarmentc e coH'apei'tura rettangolare al centro. La calamita è disposta orizzontalmente con perni sopra due sostegni di ottone, e si fa girare con una ruota ed una fune continua. Le rotelle d'ot- tone introdotte nella calamita sono dodici, tre delle quali all'eslreraità del polo sud, sei nel mezzo, e le altre Ire dalla parte del polo nord. Gli clementi di questa pila si compongono, come si disse, di due rotelle, I una delle quali però è posta verso il polo della calamita, e l'altra all'equa- tore delia medesima. Esse comunicano fra loro per mezzo del filo di rame coperto di seta, disteso lungo un lato della calamita slessa. Tutte queste ro- telle e i fili sin qui rammentali, con cui le rotelle slesse due a due sono poste in comunicazione, girano insieme colla \erga magnetizzata. Per met- tere in contatto un elemento coH'allro, ogni rotella ha una molla formata di un filo d'ottone, il quale per un suo estremo è fissato alla tavola su cui riposa la macchina, ed incurvandosi coU'allro si appoggia sulla scannellatura della rotella e la percorre quando questa gira. Le molle sono unite fra loro a due a due con fili di rame. Il tutto è disposto in modo, che si possono mettere in azione due. Ire o più elementi, o far agire ciascuno separata- mente. Nell'apparato da lui costrutto secondo la disposizione summenlovata, rinvenne che non tutti gli elementi presentavano eguale forza. Il primo dava al galvanometro una corrente di sessantacinque gradi, il secondo di sessan- ta, il terzo di cinquanta. Al crescere degli clementi che stanno in azione e sono fra loro in congiunzione si aumenta la forza della corrente, purché sieno disposti in modo da riuscire le forze cospiranti. In fatti mentre il primo da sé solo dava una deviazione di sessantacinque gradi, il primo col secondo di ottanta, il primo coi due successi\i di ottantotto; riuniti a quattro, la de- viazione dell'ago del galvanometro superò i novanta gradi. Servendosi d'un istrumento meno sensibile, trovò che quattro elementi producevano la de- viazione di sessanta gradi, cinque di settanta; con tutti sei la deviazione ri- sultò di seltantasette. L'autore termina la sua Memoria dicendo, che ne' suoi tentativi non ha raggiunto il limite che potrebbe aver luogo nel numero degli elementi che aumentano la corrente, avendo solo aggiunto alla precedente una seconda calamita fornita di altri quattro elementi,! quali rinforzarono la corrente prò- — 453 — dotla con iiuflli lidia prima. Kgli confessa però che le curreiiti ollenule non erano molto forti, giucche non attraversarono mai i li(]ui(Ji, e solo ha potuto inagnctizzaro ik'gli aghi d'acciaio, ed ha avuto (juaichc sentore di scossa Quando la pila niagnuto-eletirica non possa in vcrun caso essere preferita alla voltaica, riesce i)erò, secondo il jM'ofcssore di l'isa, uno strumento inte- ressante nella tisica sotto lo stesso punto di vista che ha rese pregievoli le pile termo-elettriche. A questa lettura succede quella del sig. bar. Bicla, lo scopritore della nota cometa a eorto periodo, il (piale dà coniunicazione delle sue osserv;izioni e de' suoi studii diretti a scoprire la relazione esistente Ira i movimenti progres- sivi dei corpi celesti secondarii col mo\'imenlo rotatorio del rispettivo corpo primario. Egli, con alcune coii-siderazioni teoriche, secondo 1<' nozioni mec- caniche impiegate, si fa ad esaminare le forze che reggono i moti «lei corpi librali nel lirmamento, e cerea di rintracciare nei loro movimenti le leggi annuitziate nella sua Memoria. Il prof. Alossotti dice che avrebbe alcune osservazioni da fare sul lavoro precedente, aggiungendo però di non esserne (pii il luogo, né rimanere aJj- bastanza tempo per la discussione delle cose annunziate dal sig. bar. Bicla Il sig. Puliti presenta all'adunanza il disegno d'una grande macchia la- sciata dalla corrente fulminea sopra un muro pel quale si è scaricata. Egli nota le diverse particolarità e circostanze che accompagnarono il fenomeno, e come esso sia stato prodotto da csilissime particelle svelle da alcuni oggetti metallici per cui transitò la corrente, trasportate sulla parete del muro, o\e dettero origine a quella macchia. Egli racconta come il Granduca Leopol- do Il di Toscana abbia ordinalo di levare l'intonaco colla macchia, e di di-- porlo, come uno degli effetti prodotti dalla folgore, nel R. Museo di lirenze. Il prof. Vismara cita un fenomeno consimile avvenuto a Cremona per la caduta della folgore che percorse i fili dei campanelli d'una abitazione, e trasportò seco le molecole di ferro con cui produsse il fenomeno. Il prof. Orioli parla d'una sua raccolta di diversi oggetti macchiati dal fulmine, e principal- mente del trasporto duna vernice che venne a depositarsi sopra un piano, producendo una macchia della natura di quelle in discorso. Anche il prof. Ma- locchi fa menzione d'un cirtonc lucido su cui trascorse il torrente elettrico della folgore, e vi produsse varie macchie di ossido di ferro trasportato dai (ili metallici percorsi, senza intaccare la carta medesima. Si alza il prof Belli _ 464 — e narra come il Van-Manim abbia prodotto simili effetti coH'eletlricità artifi- ciale, trovandosi questi descritti nel libro, ora molto raro, in cui egli de- scrive la grandiosa macchina elettrica di Harlem. Terminata questa breve dilucidazione del fatto addotto dal Puliti, il cav. Santini fa conoscere il calcolo delle perturbazioni prodotte dall'azione di Giove e di Saturno negli elementi ellittici della cometa a breve periodo, appellata di Biela, dal suo passaggio al perielio nel 1839 lino al suo ritorno prossimo nel 1846. L'autore nella sua dotta Memoria, citali i suoi passati lavori resi di pubblica ragione inforno a detta cometa, e mostrato come gli elementi el- littici da lui calcolati per l'apparizione fatta nel 1839 debbano essere al- terati al ritorno della cometa al perielio nel 18 46, per eausa delle pertur- bazioni di Giove e di Saturno, espone i nuovi elementi ellittici da lui trovati per quest'ultima epoca col metodo dato nel secondo volume de' suoi Ele- menti di astronomia. Gli elementi trovati, dietro i quali devesi calcolare la posizione geocen- trica della cometa nel prossimo suo ritorno al perielio nel 1846, sono i se- guenti. Passaggio al perielio — 1846 in 42,5 40127 T. M. in Padova ovvero agli . . . » 11, 40127 di febbraio Longitudine del perielio t = 109." 4.' 29," 11 ^dall'equatore medio del nodo « := 245. 57. 24, 46 ^dell'I 1 febbr. 18 46 Inclinazione all'ecclittica i = 12. 35. 25, 85 Angolo di eccentricità p = 49. 10. 39, 98 Moto diurno medio siderale 7i = 537," 65 36 27 Log. semiasse maggiore log. o = 0, 54 63 360 Dietro questi elementi egli ha calcolato la seguente effemeride, la quale porge di quattro in quattro giorni la posizione geocentrica della cometa per la mezza notte media del nostro meridiano, cstendenlcsi dal 23 novembre del 1845 al 6 maggio 18 46, che potrà servire a ricercarla in quell'epoca, e a facilitarne le osservazioni e le loro riduzioni. — 455 — EFFEMERIDE Anno e mese Giorno a 12'' T. M. A. n. della cometa Declinazione della cometa Log. della distanza dal sole Log. della distanza dalla terra 184S Novembre Dicembre 1846 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio £3 27 1 a 0 13 17 21 25 29 2 6 10 It 18 22 2G 30 3 7 11 lo 19 23 27 3 7 11 IS 19 23 27 31 4 8 12 16 20 24 28 334." 336. 337 338. S2. S9. 66. 74. 83. 91. 100. 108. 116. 12.3. ir 34 30 39 339. 37 331. 25 333. 35 336. 36 359. 27 2. 28 5. 41 9. 6 12. 42 16. 31 20. 33 24. 54 29. 32 34. 30 39. 33 45. 44 7 5 39 44 13 1.30. 136. l4l. 143. 150. 56 32 52 38 47 "Te" 4 28 54 8 154. 18 157. 14 4." 28' 3. 47 3. 10 2. 38 2. 6 1. 43 I. 20 1. 0 0. 42 0. 27 0. 13 0. 1 0. 14 0. 28 0. 42 0. 58 1. 19 1. 43 2. 13 2. 48 3. 30 4. 19 5. 17 6. 20 7. 31 8. 44 10. 0 11. 13 12. 19 13. 11 • 13. 48 14. 7 14. 6 13. 52 13. 27 12. 53 12. 21 11. 49 11. 13 10. 47 10. 24 10. 1 0,16576 0,15302 0,13990 0,12646 0,11272 0,09866 0,08438 0,06986 0,03524 0,04054 "0^2936" 0,01160 9,99764 9,98434 9.97196 ImhìotJ 9.93098 9.91306 9,93716 9,93356 9,93240 9.93374 9.937.38 9,94340 9,93144 9,96 1 24 9,97232 9,98300 9,99831 0.01228 0,02668 0,04128 0.05396 0.07038 0,08308 0.09936^ 0.11342 0.12814 0,14036 0,13402 9,9830 9,9822 9,9798 9.9773 9,9741 9,9702 9.9652 9,9393 9,9323 9,9441 ^9345~ 9.9237 9.9115 9.8977 9,8824 ~9^657~ 9,8471 9.8270 9,8034 9,7823 "9^7379" 9,7326 9.7068 9,6807 9.6552 0,16638 0,17878 9.6312 9.6100 9.5924 9.3802 9.5748 "97S766 9.3861 9.6026 9.6232 9,6527 "jresjr" 9.7162 9.7320 9.7816 9.8196 "9.83 TF" 9.8861 — 466 — La sola ispeziono di (|iK'>.t"i'ffcnieride nniitinzia. ohe la eonieta nei suo rilonio al perielio si troverà sempre verso le regioni equatoriali, Irauiou- lando alla sera da einque a sette ore dopo il sole. Essa sarà lungo tempo visibile, e porgerà occ.isione di potere con ogni sicurezza stabilirne la teo- ria con buona serie di osservazioni da porsi in correlazione con quelle già fatte nelle precedenti sue apparizioni. Succede al cav. Santini il can. Bellani. il quale "reclama alcune sue os- servazioni ed invenzioni, che vennero in seguito da altri pubblicate come loro proprie. Fra i più recenti di questi plagi ù quello di un teimomctro- grafo pei luoghi inacessibili. da lui descritto con (igura nel Giornale di tisica ilei prof. Luigi Brugnalelli di Pavia dell'anno f 8-H , pag. 89. 11 sig. Walfar- din, nel fascicolo di gennaio del 1842, tomo XIII del Bulletin de la Société géologique, descrive e dà la figura dello stesso strumento, eguale esallamenle a quello del Bellani, scnz'altra di\ersilà che del nome, avendolo il tisico straniero appellalo tvrmomelro metastatico. Il sig. Bellani depone sul banco della Presidenza la sua Memoria colla figura dello strumento in discorso, e il fascicolo di gennaio del succitato i^ii/- letin, aflìnchè ciascun membro possa fare i confronti e \erifìcare le date. Infine il prof. Minich comunica i risultali di alcune nuove ricerche " sul- l'integrazione delle formule alle differenze finite che contengono più varia- bili, fatta dipendere da quella delle formule ad una sola variabile^' . Egli ha trovato ii modo di integrare completamente le funzioni alle differenze finite di più varialiili, qualunque sia l'ipotesi relativa agli incrementi delle \ aria- bili indipendenti. Ma per la ristrettezza del tempo si limita ad aceeiuiarc la formula generale, mercè la quale si fa dipendere l'integrazione totale di qualsivoglia ordine della differenza n°" d'una funzione di più variabili dalle singole integrazioni delle differenze finite parziali di della funzione, allorché non sia stata assunta veruna ipotesi circa alle differenze delle variabili in- dipendenti E già abbastanza noto come si sviluppi la dilTerenza totale n"" d'una funzione per mezzo delle sue differenze parziali, operando simbolicamente sopra i segni di differenziazione come sopra ({uantità assolute: (picslo svi- luppo e conforme a iiucllo della potenza »"" d'un polinomio cosliluito da un numero 2"' — i di termini, essendo m il numero delle variabili indi- pendenti. Ora dallo sviluppo già cognito della differenza totale h"" d'una — 457 — funzione, passa egli a <|iiello dell'integrale totale n"'" di questa differenza Unita, coi rendere negativi i gruppi delle differenze parziali d'ordine » 4- I . «-4-3, «H-5, ec., indi eoll'applicare ad ogni termine tanti segni d'inte- grazione parziale, i(uaiiti sono i segni della parziale differenziazione rap- porto alle corrispondenti variabili. Se si trattasse di esprimere soltanto l'integrale totale di un ordine r inferiore ad n, si farà astrazione dalla differenza (ìnita d'ordine n — r che si può considerare come una quantità primitiva, e dopo avere sviluppato colla regola antecedente l'integrale 1"'", non resterà che di sviluppare ulte- riormente nella formula già ottenuta la differenza dell'ordine » — )■. Terminata questa lettura, il Presidente annunzia lo scioglimento del- l'adunanza. Visto — // Presidente Prof. F. Ohioli. C Prof. G. A. M.noccni. / Segrctarii l ( Prof. G. M. Lavagi^ìa. ADINAIVZA DEL GIORNO 2i SETTEUBRE De 'opo che il Segretario prof. Maiocchi ebbe letto e che venne approvato l'alto verbale dell'antecedente adunanza, il Presidente lo invitava a dar co- municazione all'assemblea della corrispondenza e dei libri ofTerti in dono. Legge egli da prima l'avviso trasmesso onde presentarsi all'Ufficio d'Ammis- sione dalle ore otto antimeridiane ad un'ora dopo mezzodì, dei giorni 28 e 30 settembre, per far domanda e ricevuta della medaglia coniala in memo- ria della-IV Riunione degli Scienziati Italiani per grazioso ordine di S. A. I. R. il Serenissimo Arciduca Viceré del Regno Lombardo Veneto. Annunzia in seguito essere stala inviata alla Sezione di Fisica e Matema- tica, dal sig. Pio dei march. Muti, una Memoria cosmologica sulle stelle ca- denti, nella quale l'autore, raccogliendo i fatti già noti, cerca di risalire alla cagione di quei fenomeni e di darne la spiegazione. Indi passa Io stesso Se- gretario a far conoscere i libri offerti in dono alla Sezione, alcuni dei quali sono destinali in certo numero di copie, onde essere distribuiti ai membri della medesima. Ha la parola il dott. Fusinieri, il quale fa osservare che il disegno della macchia prodotta dall' ignea corrente della folgore, e di cui il sig. Puliti ha intrattenuto l'udienza nell'adunanza di ieri, rappresenta un fenomeno in con- ferma delle idee da lui emesse intorno al trasporto della materia pondera- bile per mezzo dell'elettricità. Risponde il prof. Maiocchi, che nel processo verbale poteva soltanto essere notato ciò che era stato trattalo e discusso: ma che nel breve sunto scritto pel Diario si era fatto incidentalmente men- zione dell'illustre fisico di Vicenza, come quello che alacremente sostiene una tale proposizione con ragionamenti convalidati da un copioso corredo di fatti relativi. — 459 — Il prof. Luigi Giorgi, Relalore della Comiiiissione la (|ii:ile dovfa pren- der cogiii/.iuiie d'alcuni risultaiiienli degli >enne pui-e riferito dal cav. prof. Santini. •'l'i questo fatto succede l'altro dei coni luminosi osservati \erso il lembo superiore della luna: il cav. Santini ne rimarcò due distinti dal punto più su- blime a destra, di circa venti gradi il piimo e quaranta il secondo. Li os- servò pure il prof. Conti, il quale li vide anche lungo tempo dopo l'apparire della luce solare. Il prof. Pinaud riferi averne veduti Ire, due a destra, uno a sinistra, dei quali (lucilo di mezzo constava di più coni luminosi. Il prof. Stefani di Vicenza ne rimarcò quattro, due a destra e due a sinistra, i ([uali ultimi comparvero dopo i due primi, e tulli poggianti sopra una zona di co- lor rosso vi\o che gli si luoslrò sul disco superiore della luna. Due coni luminosi vennero pure osser\ati dal prof. Maiocehi e dal prof. Magrini, che li vide ingrandirsi sul fine. Al solo prof. Casari si sarebbero presentati circa dodici coni, dei quali il gruppo di mezzo come composto di cinque : egli riferi aver veduto partire dai due maggiori di questo gruppo due colonne di va- por rosso ondeggianti e intrecciantisi fra di loro. Poco prima della comparsa del raggio solare il prof. Stefani rimarcò una luce bianca, incerta, ineguale che circondava il coi'po della luna. Quesl' coni comj)ar\ei-o a traili di un colore rosso vi\o. "Il prof. Casari riferì che la luce dell'aureola diede segni d'essere leg- gcrnienle polarizzata: il prof Magrini d'avere ottenuto segui tli calore dalla luce di (|uest'aureola concentrata sulla bolla di un termoscopio di Kumford, e il prof. Malocchi invece ch'essa non gli avea dato segno alcuno di calore usando di un delicatissimo termoscopio elettrico. Quest'ultimo verificò pure che la luce dell'aureola non produsse alcun cambiamento sulla carta bromu- rata. Questa luce non produsse ombre ad alcuno degli osservatori, e la sua — 461 — intensità fu esplorata dai prof. Maiocchi e Beili, i quali la trovarono debolis- sima e molto inferiore alla luce del plenilunio. Es.sa esaminata eoi prisma si decompose al prof. .Magrini nei Ire eolori ro.sso, giallo ed azzurro, ed al doli. Fusinieri presentò pure il violetto. rt\ tali osservazioni successero quelle della temperatura dell'ambiente, della direzione del vento, dell'umidilà ee. Due osser\atori, il prof Maioeelii ed il prof. Magrini, esaminarono lo stato elettrico dell'atmosfera, che .si pre- sentò negativo al primo, positivo al secondo. II prof. Perego riferi che du- rante il fenomeno ebbe a rimarcare delle oscillazioni nella colonna mercu- riale del barometro. •: Finalmente il bar. d'Hombres Firmas, il prof. Perego ee. si occuparono specialmente delle osservazioni inlortio agli elTetli prodotti sulle piante e sugli animali. ".Aggiungeremo infine che le eorna della fase solare si mostrarono a tutti sempre aguzze ed uguali " . Lo stesso j)rof. Turrazza, come membro di altra Commissione incaricata di esaminare una Memoria di matematica, in\ iala al Congresso dal sig. (ìiu- liano di Torino, fa conoscere che la Connnissione medesima non avea creduto di occuparsi della delta .Memoria, giacche in essa si tratta d'uno di quei (picsili che ormai non sono più ricevuti dalle .\ccademie scienliliehc. e in conseguenza pensava che neppur dovesse esserlo dal (longres.so Il prof. Mossotli ha in seguilo trattenuto l'adunanza con una discussione siK'ltante alla teorica delle forze molecolari. È noto ch'esso sino dall'anno I8.3fi. in un opuscolo pubblicato a Torino col titolo Sur lei /"oirc.s- r/»/' ré- yissent In conslilulioii inlùriciirc (Ics corps ee., si e occupalo d'assegnare l'origine delle forze molecolari, risguardando le molecole dette ponderabili come repulsive Ira loro, e lo spazio lipiciiu il'iui cli'i-c. i ili ìii celebri analizzatori, nel determinare quantitativamente le sostanze sciolte in un'acciua, notano sempre una lieve perdila nella espressione numerica delie medesime. In ultimo fa alcune osservazioni sopra certi errori in cui sarebbe caduto lo Zanon nella sua analisi ; e riflette che la teoria di Gay-Lussae, che il far- macista di lìeiluno prende in suo appoggio per ispiegarc la decomposizione dei ritenuti idrosolfati, non può valere al caso, giacché il chimico francese parla di gaz acido carbonico gorgogliante in copia in soluzione di un bisol- lìdrato, e di gaz idrosolforieo gorgogliante in soluzione di un bicarbonato, e non di soluzioni in cui si trovino mescolali solfìdrati e bicarbonati. Lo Zanon risponde alle opposizioni del prof. Ragazzini, che già ha dile- guala parte delle i)resenti obbiezioni nei due scritti letti alla Soltosezione; che il prof. Ragazzini dopo avere aderito alle idee sue in conferenza privata, ove fui'onvi presenti parecchi individui, ora in pubblico tiene parole diver- se; e conf(Tmando quanto espose ne' due scritti nominati, sostiene che l'acqua di Valgrande contiene il soKido idrico combinato, poiché il solfato ferroso è precipitalo in nero dalla slessa. Il Segretario Selmi comunica il suo lavoro intorno all'azione che l' iodio esercita sulla soluzione di tartaro emetico. Se si prende un liquido composto d'acqua e di tartaro emetico e si agita in mortaio con iodio crislalliz/.alo. questo viene assorbito abbondantemente e sollecitamente senza produrre co- loramento di sorla. Mediante un corso di lunghe e pazienti indagini il Scimi è giunto a determinare come avvenga questa singolare scomparsa dell'alo- geno. L'iodio si divide in due parli: una s'unisce a porzione d'ossido antimo- uico, formando un vero ioduro d'ossido; e l'altra si combina al metallo di porzione di potassa scacciandone l'ossigeno, il quale sembra che passi sulla — 480 — porzione dell ossido anlimonico non tocco dall'iodio, per formare acido .m- (inionioso. La potassa in pai-le, come abbiamo detto, è decomposta : iu pai-le si unisce ad acido tartarico ed al dcutossido d'antimonio, formando cosi uà tarlrato dei due ossidi, solubilissiiiio, incristalli/.zidjile, analogo a (picllo clie si ricava dairacquu madre del tartaro etnetieo. L'acido tartarico in parte adunque concorre alla cuuqmsizione del tarlrato doppio, in parie l'csta in unione all'ioduro d'ossido d'antimonio ed all'ioduro potassico, formando un insieme che si scioglie ncll'alcuol. L'acipia di calce, eolla (piale si tratta il composto solubile nell'alcool, produce due tartrati di calce ed aiilinionio. Il Selmi riferisce vanii fenomeni presentati dai corpi risultanti dall' in- dicala reazione dell'iodio, e la notare quanto rac{pia influisca alla loro esi- stenza ed alle variazioni a cui varuio soi^^'elli. Il prof. Steer espone, a nome del sig. Francesco .Steer, un processo per ottenere il cnbcbino puro. Si eseguisce nel seguente modo. Col mezzo del vapore, distillando, si liberano i frulli del pepe cubcba dall'olio che conten- gono; poscia si raccolgono e si asciugano all'aria aperta od al sole. Svapo- rata l'acqua che li inmnidiva, si trattano con alcool di 0,850, e dal liquido »|)iritoso si rica\a colla distillazione un residuo, che trattasi nuovamcule con alcool dello slesso grado, esponendo la soluzione ad evaporare in luogo arioso e fresco. Dopo alcuni giorni formasi una massa cristallina che si sgoc- ciola per vcnliquallr'oic sopra una tela dislesa. Si riprende allora la massa con alcool alkuigulo, versando il tutto entro un tubo piulloslo stretto e lungo e scaldando lino all'ebollizione:, non si scioglie la sostanza resinosa che in- <|uinava il cnbcbino, e si raccoglie al fondo con un poco di riposo:, decan- tando il liquido ancora caldo, si ha per raffreddamento il cubebino cristal- lizzato. Ripetendo questa operazione, il prodotto riesce più puio. Un saggio del preparato è slato prescnlalo all'adunanza, la (piale dopo avei'lo osserva- to, si è disciolta. Visto — // /'irc-Pifsidenlc Doti B. Bizio. // Siyietuiiu F. Sllmi. ADUNANZA DEL GIORNO ss SETTE JIBRt JLcIto ed approvalo l'alto verbale della preccdcnlc adunanza, il Segre- tario ha comuDieato ali 'assemblea varie lettere dirette alla Presidenza. In una viene invitata la Sezione di Chimica ad osservare alcune pitture del .Manlegna esistenti nella rliioa (Icijli Ijiiiiilani, ad indagare la causa del loro deperimento ed a suggerire qualche mezzo valevole a conservarle. Il Vice- Presidente riflette che, essendo giunta assai lardi in sue mani la lettera anzidetta, non poteva nominare una Commissione che s'occupasse di ciò . In altra si riferiscono dal sig. Giampietro de Domini alcune osserN azioni fatte sugli escrementi di certi tarli che s'erano intromessi entro un involto (li panno azzurro: escrementi di bel colore azzurro, eomuaicantì all'acipia ed alla carta la loro tinta in modo intenso. Propone varii quesiti in propo- sito: ma non avendo presentalo un saggio dei medc.siiiii p.scromcnli. si ri- tiene nulla ixìlérsi rispondere. Il sig. Bctlanini ricorda, clic un fallo annuncialo dal march liidolfì alla Sezione d'Agronomia sugli cscremenli dei bachi da seta sembra avere ana- logia eoi presente: e ritiene che, come il llidollì reputa trapassare la materia colorante delle foglie del gelso inallerala nella jìarle escremenlizia dei bachi, così r indaco, ond'era intinto il panno, passasse inalltTalo negli cscremenli dei larli . Il Vice-Presidente fa qualche considerazione sulla maniera colla quale le malei'ic coloranti si coniporl;uio in tali casi: ed il Segretario ranunenla i l)ozzoli eoloiali arlilicialmenle dal sig. Konafous, medianle somuiinisiraziniie dei principii eoloranli ai bachi, ì quali paiono unitamente agli altri due casi avM'i-lirci, che si trasportino dopo l'ingestione negli escrcmenli, senza sof- — 48iJ — frilc alterazione, se non di stalo chimico, almeno nella facoltà di rifiangcre i raggi luminosi. Seguono una terza lettera ed una ([uarta; (juella del dott. Onedella di Lonalo. (|uesta del sig. Migliozzi di Ferrara. 11 Cenedeila esprime il suo di:;piaeere per non aver potuto accorrere al Congresso per sopravvenutagli malattia, e dà un cenno di una Memoria ultiraamenlc da essolui concepita sulla cistiniela di lirugnalelli il padre, riscontrata fra gli urali e gli ossa- lati calcari. Sebbene avesse vcrifieato i caralleri che la distinguono in molte analisi di calcoli, tuttavia trovatala in abbondanza nell'urina evaporata e la- sciata alle azioni atmosferiche per tre anni, ove erasi formala per dccom- p Vannoni e il doti. Gcra rispondono, essersi tratlaln la qnistione nel precedente Congres- so, ed essersi di comune consenso ritenuta impossibile una generale descri- zione e sinonimia delle viti. Solo poter tornare assai utile, così il Gcra, una descrizione ben fatta, più agronomica che botanica, la quale enumerando i caratteri e le proprietà delle > ili alle\ate nelle singole Provincie, le restrin- gesse al minor numero possibile di famiglie e di gruppi, e distinguendo le varietà che più interessano l'agronomo per l'uso pratico che ne fa. notasse quei caratteri che meno van soggetti a variare per causa di tralignamento e d'ibridismo, imitando in i|uesto le descrizioni tentate dal Gatta e dal Milano. Il prof. .Vngelini conviene stili' impossibilità di una sinonimia generale. 0 trova giusli i riflessi del doli. Gera. .\ggiuiige però che far si [Kitrebbe una sinonimia comparata. Vi sono dei caratteri generali e non facilmente muta- bili, che distinguono il tipo, per esempio, delle .Vppiane da quello de' Mo- scati . Non si può dare, è vero, ^illonilnia generale, ma bensì puossi dare tale indicazione da serbare il tipo, specialmenle nel rapporto comparalo Il Presidenle loda le vedute dell'.Xngelini, e lo eccita a mandarle ad ef- fetto: ma il doli, lìinsolctio insiste a dubitare sull'esito di sifTatli tentativi a 76 — 492 — tagioiie dille \aria/.ioiii di forma e di sapore cui \aniio soggelle le viti e le UN e stanilo viiinc ad altre varietà, e rammenta ai preopinanti di avere ciò dimostralo per analogia nel (Congresso di Tireiize, eoll'esenipio di un man- doi'lo dulie di\enuto produttore di frutto aniai-ognolo per la vieinanza di un mandorlo amaro. Conelude nondimeno il Presidente, che siccome all'agro- nomo, ben differente dal botanico, ogni variazione torna importantissima, rosi utile esser deve e da suggerirsi un'enumeraitione delle diverse viti, indicandone i caratteri come fece, per esempio, il Gatta, la qual cosa può be- nissimo bastare per lagronomo. Il doli. Rosnati legge una breve Memoria intesa a migliorare l'agricol- tura pratica. Che l' istruire il l'ozzo contadino nel suo mestiere sìa mezzo necessario a questo fine, ci non ne did)ita: ma gli è avviso che siffatta istru- zione non possa conseguirsi coi libri, eccetto il caso che li leggessero i pro- prietarii o i loro agenti per indi giovarsene ad ammaestramento de' villici. Fin a tanto però che alcuno non si j)iglierà la cura d'istruirsi per essi (e (luesto esser dovrebbe uffìzio degli ecclesiastici), ci tiene per fermo che il far libri d'agricoltura sia opera perduta. Il metodo più sicuro per dirozzare i conta- dini nella pratica agricoltui'a e quindi gio>are al perfezionamento della me- desima, si è quello di staccare dalle proprietà una porzione di terra da farsi lavorare per conto del padrone a quel genere di coltivazione che introdurre si volesse, acciò i vantaggi risultanti divengano slimolo all'attività dei con- tadini, e sia loro scuola l'esempio. Con varia opinione riguardo ai mezzi ma unanime nello scopo, partecipano a discutere sopra questo argomento i sigg. Parravicini, Vannoni, Sanguinelli. .Sanseveriiio, Sagredo, .Minolto, Calvi, Broglia dal Persico, lo stesso sig Ro- snati e il co. Beffa. Contraddice il Parravicini l'inutilità dei libri d'agricol- tura per l'istruzione dei villici. Sonori, dice egli, condizioni e gradi di- stìnti di villici, né tutti sono inetti a questo mezzo di perfezionamento. iVe abbiamo esempii in varii paesi, e specialmente nel Cantone di Vaud nella .Ssizzera. Si generalizzi l'islruzione elementare nelle campagne, ,«-1 compon- gano libri adalli alle più rozze inlclligenze, almanacchi, caleiidarii. giornali popolari, come l'Amico del contadino: e i libri d'agricoltura saranno pro- fittevoli anche ai villici. Gli e cei-lo poi che se la mano del \illiio rende come tre, renderà come sei e come dieci quando sarà guidala ilall iiiU'l- ligenzu — 493 — Qui domanda il Vannoni se i Congressi scienlifici hanno mezzi di i)ro- niuoverc l'istruzione e di far eseguire ciò che propongono^ al che il Presi- dente risponde che i Congressi non hanno autorità né mezzi materiali, ma che possono usare l'insinuazione, mezzo morale non privo di cfTelto, mas- sime sotto Governi clic secondano l'impulso della popolare istruzione e la tendenza moralizzante dei Congressi. Propone quindi il Vannoni che nel- l'attuale Congresso si faccia un progrannna de' mezzi creduti i migliori per raggiungere lo scopo che si contempla : e il Presidente gli richiama alla me- moria che ciò appunto si è fatto sin dall'anno scorso dietro un'applaudila proposta dell'avv. Maestri: ed anzi annuncia alla Sezione, che (inora corri- sposero a tal voto, con bellissimo esempio, le Accademie di Siena, di che molto si compiace. Spera poi che il prof. Sbragia si occuperà del pro- messo libro elementare per l'istruzione de' contadini, tratto dalle sacre Scrit- ture. E il sig. IMinotto rammenta il programma pubblicato dall'Istituto
  • plicazione del seme di ricino all'ingrasso de' terreni. Vista l'efficacia del panello di ri- cino polverizzato, clic estesamente usasi come concime dei prati e degli orti, e attribuendola principalmenlc al residuo oleoso che ossigenandosi al con- tatto dell'aria de\e. secondo lui, offrire alle piante mollo carbonio, gli è aN- viso che assai maggiore sarebbe l'effetlo se si adoperassero i semi di i-ieino macinati e commisti a segature di legno o a qualsiasi altra sostanza tegelalc molto divisa. Il picciolo costo della materia prima di questo concime e della sua fabbricazione lo rende, a parer suo. faciluicnle adottabile. Il Freschi, senza entrare a discutere sull'idoneità del proposto concime, manifesta soltanto un dubbio sul tornaconto, slimando che, per poco se ne diffondesse l'uso, questo mezzo d'ingrasso riuscir dovrebbe eccedentemente costoso. Di falli qualora fosse cresciuta la concorrenza degli applicanti, biso- gnerebbe o comperare a caro prezzo il ricino che viene dall'estero, o es- tenderne la j>roduzionc ne' nostri paesi : poiché esso non è oggi a buon prezzo se non perchè se ne fa uso soltanto dagli speziali, e perclié il pro- dotto supera di molto il consumo. Ma ognun vede che pagare il ricino a caio prezzo, o produrlo nelle proprie terre tornerebbe lo stesso all'ccononiia. poiché non si produce ricino senza mollo concime e lavoro: ed anzi per molli paesi la produzione sarebbe più costosa della compera. RalTorza questi dubbii il i)iof. Morelli, ed aggiunge che ove anche il ricino si potesse aver sempre a un prezzo conveniente, sarebbe in ogni caso da cstrarsene l'olio, perchè la maggior iiuantilà del carbonio che ser\e all'alimento della vegeta- zione si sta nel panello e non già. come crede il Rizzi, nella sostanza oleosa, la quale invece consta per la maggior parte d'idrogeno. Ma il Rizzi rimet- tendosi alla sentenza del Morelli in (pianto spetta alle ragioni della chimica, non accorda al Freschi le obbiezioni economiche, adducendo che il Polesine jìroduce una gran quantità di ricino, il (piale sulla piazza di Ro\igo si ven- de a buonissimo mercato: e il Riasoletto pure avverte come realmente an- che in Trieste il seme di ricino che \ icn dall'Egitto si regga a mite valore: — 498 — lo clic dà luogo al co. Beffa di consigliare agli agronomi nuovi sporinicnli, onde le successive deduzioni, raffermate dal calcolo comparato di eusto o di proilotlo, valgano a determinarne il tornaconto, solo giudice nelle qnislioni wonomichc. Il Presidente domanda se alcuno de' membri abbia in pronto (iiialchc breve cosa da leggere o qualche proposizione da fare. Tacendo tutti, egli si fece a leggere sopra l'uso in Italia e la conservazione delle vinaccie quale nutrimento delle pecore, dimostrando come questa pratica, che il dolt. Lo- meni credeva un ritrovalo recente del sig. Dardolse Jacquier, sia usala da tempo immemorabile nel Trivigiano e nel Friuli, do\e le vinaccie tengono luogo nell'inverno di un eccellente foraggio per le ixjcore e per gli agnel- letti. Il Gcra poi trovò modo di utilizzare maggiormente questo prezioso ali- mento, mescolandolo a foglie secche di pioppo o di vite, ai lupini e alle fave cotte, alle foglie di cavolo-rapa e d'altre specie di eavoli e verze; nella (piai forma torna vantaggioso anche alle pecore lattaie, mentre le vinaccie sole non procurano gran copia di latte, come crede il Jacquier. Quanto poi al modo di conservarle, condanna il suggerimento del francese, essendo che tenute, come da questo si consiglia, nei tini o nelle botti, li guastano di leggeri, o loro comunicano un cattivo odore. Commenda a rincontro la pratica usala nel Concglianese sua patria, di tenere le vinaccie entro a buche o pozzi sca- vati in un terreno argilloso, o intonacali di argilla, ben compresse, a strali alternati con foglie di erbaggi, come fu detto, e sopravi una tettoia o ca- panna di canne fatta a cono, praticabile mediante una porticina da poter- si chiudere, affine di guardarla quante possibile dall'aria, non che dalle pioggie. Il co. Beffa avverte che estesissimo in Italia si è l'uso delle vinaccie co- me foraggio per ingrassare il bestiame bovino; che suolsi pure, siccome nel Trivigiano, mescolarle con altri foraggi, con qualche farinaceo, e particolar- mente colla veccia; che in Romagna si conservano ammontichiate e ben cal- cate sopra terreno secco, sottoponendole a travi orizzontali, resi più com- primenti per pesi sovrapposti, onde proteggerle dall'azione dell'aria. Quan- do si mette a mano una massa di vinaccie levasi una trave, e la parte del mucchio scoperta trinciasi perpendicolarmente, e cosi in seguito si va to- gliendo una trave alla volta di mano in mano che si va consumando la massa . — 499 — Il co. Siinseverino, senza dtlrarru al melilo delle esposle eose, vorreLbe che si pensasse, aiizicliè a nulrirc le pecore, ad allontanarle aflallo dalle campagne, che sarebbe nn gran benefizio per l'agrieoltiua I abolizione dei pcusionalici. E il doK. Gera eonviene col preopinanle in (|ues(o particolare, rammentando ciò che scrissero Tapunni, Tolomei, ed egli stesso nel suo Di- zionario (articolo pensioHHtivuj contro questa dannosa servitù agraria Il doti. Rosnali, ritornando sull'argonienlo delle vinaceie, loda l'usanza di mescolarle con fogliame ed altri vegetabili, ma osserva che bisogna esclu- dere da questa mescolanza le foglie della \ite (luando si tratti di niilrirne le vacche, perciocché e un fatto costante che le foglie di vile diminuiscono il latte ai ruminanti. Con molta soddisfazione ode il dott. Gera queste particolarità, che pro- \ano maggioriiienle in quul conto si tenga e (pianto estesamente si usi (lue- sto foraggio in Italia, e com'essa abbia diritto di vantai'si di i|ucsla racco- mandabile pratica, non meno che di tante altre. Alle quali parole soggiim- ge il prof. Moretti molli metodi utilissimi di rurale applicazione esistere in Italia, i quali s'ignoravano da una Provincia all'altra per mancanza di co- municazione fra gli agricoltori italiani, mentre ne approfittano gli stranieri; mancanza però di cui gli effetti si diradano e spariscono la mercè de' Con- gressi, i quali ravvicinando gli uomini delle più lontane regioni a far cam- bio amichevole di sentimenti e di idee rendono di comune diritto ed uso tutto quanto vi è di ulilc e di particolare a questo e quel paese. Quindi il doli. Gera raccomanda a tutti gli agronomi di propagare e comunicare le pratiche riscontrate vantaggiose, onde ampliare al più possibile la patria ric- chezza. Per mettere a profitto il poco tempo che rimane al termine della seduta, lo stesso doli. Gera credette di richiamar l'attenzione dell'adunimza sojira il metodo di conservare le frutta suggerito dal sig. Loiseleur de Longcharaps, premiato dalla Società d'orticoltura di Parigi nel 1838, il (|ualc consiste nel tener le frutta nella ghiacciaia ermeticamente chiuse in eassettine di zinco. Pare a lui che questo metodo sia, se non simile, molto analogo al processo descritto nel Giornale di Milocco che si stampava in Italia scttant'unni fa, ove leggesi che in Venezia si consertarono delle frutta in una cassetta di piombo tenuta in un pozzo dappresso all'acqua, ma che si corruppero tosto- chè furono esposte all'aria. Il sig. ab. Bcrlese, segretario della Società d'or- — 500 — licollura rimuncratricc del Longcliamps, e con esso il Morelli, avver(otio al- cune differenze che separano l'anlico sistema italiano dal recente di Francia, differenze cui corrispondono anche gli effclli, per lo che le frulla conser- \ak' dal l.ongehanips si trovarono buone anche dopo un mese che furono lolle dalla conserva. Alla discussione, cui dà eausa (jucsto inlercssanle argoinenlo di domestica economia, partecipano con sane considerazioni i sigg. Beffa, Salvi, Jappelli, Rosnati e Freschi; donde si conchiude, che la conservazione del frullo trovandosi subordinala alle condizioni di luogo, toniperntura, durata di temperatura, e sopra lutto di maturità o imnialui'ilà del frullo da conser- varsi, è mestieri raccomandare nuove esperienze. Allora il sig ab. lìaruffi, riepilogando le riflessioni e interpretando il volo universale, propone che la .Suzione invili gli agronomi ad isliluire esperiincnli per la conservazione «Ielle fruita, spceialmenle in rapporlo alla gradazione della nialurità ed a (|uella della lemperatura, con preghiera di riferirne le risultanze al doli. Gera affinchè le comunichi al futuro Congresso. A siffatta proposta il dott. Gera e molli agronomi promcllono adesione e coopcrazione, con animo di seguire le insinuazioni del prof, fioretti sopra la scelta dei mezzi più economici nei processi, onde si possa risolvere il problema applicandolo alla preziosa con- servazione delle frulla-, facendo però il doli. Gera riflettere che ciò dovrà far- si per il VI Congresso, essendo per quest'anno passalo il tempo più oppor- tuno di fare simili esperienze. Quindi l'adunanza è sciolta. Visto — // PresideulP Dott. F. Gira. C G. Fr.F.sc.iii / Seriretnrii i l B Pahis S.VNf.iinrTTi. ADIINAINZA DEL GIORNO i9 SETTEMBRE Ijcllu dal Segretario l'atto dulia i)rccedcDtc sessione, che resta piena- mente approvato, il Presidente comunica alla Sezione essergli stato rimesso dalla Presidenza Generale del IV Congresso un indirizzo del sig. Agostino Pellegrini di Volano presso Roveredo, accompagnante un manoscritto di sto- ria classica e agricoltura, clic l'autore bramerebbe fosse esaminato e giudi- calo. Il Presidente propone, e la Sezione approva, di nominare una Com- missione composta dei sigg. Luigi Parravieini, prof. Configliachi , march. Selvatico e dolt. Gottardo Calvi, per leggere quel lavoro, estrarne le osser- vazioni utili o nuo\ e che \i si rinvenissero, ma non emettere giudizi! asso- luti, che mal converrebbero all'indole de' Congressi, i quali d'altra parte non possono e non debbono se non lodare e desiderare che gli autori in- viino ad essi i loro manoscritti per avere consigli, dilucidazioni ed aiuti. Il prof. .Moretti, convenendo col Presidente, soggiunge come sco|)o delle Riu- nioni sia soltanto di comunicare e avvicendare le migliori idee, e giovi cir- coscriversi nei limiti segnati dal Presidente. Indi lo stesso Presidente pro- pone che una Commissione composta dei sigg. prof. Conligliachi, ab. Berlesc. co. Prospero .\ntonini Presidente deH'.Vccademia agraria di Udine, prof. Mo- retti, co. rrcsclii, ingeg. .Melodi, co. Ileffa. co. Sanscverino e ab. Fiaschi, diriga una escursione agraria da farsi dalla Sezione nel prossimo giovedì per il territorio padovano, pregando i membri della Riunione a >olere se- guire la Commissione Il eo. Petitti con calde parole avanza formale proposta per la nomina di una Commissione incaricata a raccorrc notizie statistiche sopra i fanciulli im- piegati nelle manifatture, rilevando ipianlo importino ipicsle notizie a pro- vocare i migliori ordinamenti che rispondano simultaneamente al necessario — 50:2 — ben essere di quella classe inlcressanle ed al progresso industriale. 11 Pre- sidente, facendosi l'i-eo dei congregali, applaude alla proposta^ ma protrae la nomina della Commissione alle successive sessioni, attendendosi l'arrivo del co. Luigi Serrislori. L'ab. Rernardi della Pollina avvisando clic fosse necessario o almeno op- portuno determinare il numero de' fanciulli da ammettersi nelle scuole tec- niche, manifesta un suo voto sopra la necessità di accoppiare pei fanciulli all'insegiianicnto tecnico precetti elementari d'igiene e di economia dome- stica: rivela i mali morali che l'intemptiaiua produce tTo;i|io frequente- mente nei fanciulli destituiti di siffatte discipline, e raccomanda ai (ilanlropi ed agli economisti di non dimenticare questi princijìii. 11 Presidente loda la proposta, ma avverte come ((uesta si riferisca all'ordinanictito dfll' istruzio- ne, mentre inlendiinenlo del co. Pclitli si è soltanto la eoliczioiie statistica dei fatti risguardanli i fanciulli delle manifatture, trattandosi d' indagare il male se esiste, per indi pensare al rimedio:, e chiude quell'argomento. Il prof. ab. Configliachi legge una Memoria con cui, scorrendo in rapido esame i punti più caratteristici della .scienza e pratica agronomica in Italia, dimostra le \arie lacune che sono ostacolo al massimo di lei sviluppo^ ne accenna le più probabili cagioni, come la sproporzione tra le ter-rc da col- tivarsi e le braccia che le lavorano, l' insufliciente estensione delle praterie stabili 0 artificiali, quindi la scarsità de" bestiami, quindi l' incompleto pro- dotto nei concimi, la negligenza di dare alle terre i neccssarii scoli, le ro- tazioni agrarie per avidità d'immediati profitti smisuratamente viziate, la pratica condannabile dell'eccessiva riduzione delle terre arative mediante gli avvicinali filari d'alberi e viti, i patti delle affittanze soverchiamente gra- vosi ai coloni. I sigg. Biasoletto, Rosnati e Gera convengono in molti punti della Memoria e vi aggiungono dotte osservazioni. Il sig. Giacinto Mompiani, rilevando le opinioni del Configliachi sopra la coltura del riso, osserva come questa coltura si debba attivare soltanto co- me estremo rimedio là dove i terreni non promettano migliore vegetazione, 1° Perchè questa pianta sfrutta il suolo: 2." Perchè reclama molla mano d'opera e diviene costosa; 3." Perchè egli la stima contraria alla salute pubblica. 11 sig. can. P.ellani prende argomento dalle osservazioni del Configliachi per deploiare gì' imperfetti metodi di buona agiicoltura: rammenta l'uso — 503 — (ullorn vii^ciile dell'aratro largo, c-hc dilalnmlo il solco e non pcrirlrando profoiKlaiiiciitc, lascia il terreno solloiioslo iiitcraiiientc vergine: dimostra i danni derivanti dall'usarc solo gli strati sii|)criori del suolo, ove l'aridità è maggiore che nei bassi strali ; e concorre col prof. Configliachi nella sover- chia fmiiiciiza (lei (ilari di vili S()[)ra la tcira arativa, difctlo proveniente in alcuni luoghi dal sistema faliacf di esigere dal colono tolto il grano e la metà del vino, per cui altro non rimanendo ai colono che di calcolare sui prodotto delle \ili, è indotto necessariamente a moltiplicarle. Il march. Selvatico annunzia com'egli, lasciato l'antico aratro e adottato il collro UidoKì, ne ahhia ottenuti ottimi risullamenli, spccialuuiilc nella col- tivazione dei prati artiliciali d'erba medica. Il sig. co. Agostino Sagredo aggiunge un caso pratico a comprovare, che l'assenza degli alberi nei campi da grano torna giovevole alla fertilità delle terre. Fu s|)iantata una grande estensione di terreno per lo scavo di un canale, il cui lavoro venne poi sospeso, e il terreno fu allìttalo a varii ap- paltatori: nessun d'essi lo concimò, e nondimeno il prodotto superò tal- mente quello che solca dare quand'era piantato, che se ne fecero maravi- glie. Accenna poi, non però a provocare discussioni, un ostacolo che rende meno prospci-osa la condizione dcH'agrieollura nel Padovano, raggra> io delle decime; e rammenta il trattato che ne fece l'arciprete Zucconi. II sig. dott. Rosnati crede che la fertilità dei campi sia danneggiata non solo dalla spessezza dei lìlari di vili, ma anclic delle piante che le sostengono, e dall'ombra che spandono: e cita il noce usato nel Pado\ano, il (|ualc è dan- noso altresì al sapore dei vini. Il Gcra ricorda in tal occasione i precclli degli antichi i quali valgono a confermare le vedute del Confìgliachi, del Sagredo, del Rosnati; ed in proposito dei noci egli vede bene come esse si lascino po- vere di rami per evilare il dainio dell'ombra, ma opina che non niiuore sia il danno che (|uesle pianle recano colle diramazioni delle loro radici. (Jon- viene poi col Rosnati che siano causa di mal sa|K)re nei vini. Conferma ciò il Selvatico, ma parteggia con l'opinione del co. Filippo Re, il (piale suppo- neva che questo sapore del vino dipenda non già dall'ombra né dalla vicinanza dei noci, come volevano Rosnati e Gcra, ma dalle loro foglie, che cadendo e frammischiandosi all'uve della vendemmia, fermentano con esse nel tino. Il doti. Gcra. non vedendo altri a sorgere per parlare intorno alle molte cose annimciate dal prof. Confìgliachi nella sua Memoria, e tuttoché creda — 504 — essere impossiliile per questa volta farsi a sciogliere, come si conviene in un Congresso, i lenii proposti dalia Riunione di Firenze; nondimeno trova op- porluiKi (li cliiaiuar l'atten/.lune sulla insuriieienza delle praterie stabili ed arliliciali accennata appunto dal prof. Cunfigiiachi e quindi di provocare la soluzione del quesito: "coiue efiicaccmenle condurre gli agricoltori a mettere una maggior porzione «li terre a semente di foraggio»; quesito che contem- plando uno de' più importanti oggetti dell'agricoltura, e forse il più urgente do' suoi bisogni, merita almeno il |)regio d'una discussione. Palesando il lalo ostacolo, ma sia stata cosi confermata in questa assend)Ica, almeno rispettivamente a quei jìaesi nei quali regna il dannosissimo costume di seminarlo; essendo che è pianta che sfrutta il terreno, e la cui coltivazione ruba lcnii)0 e fatiche non mai compensate da un incerto e sempre scarso prodotto. Il sig. ingegnere Melotli domanda quali siano le proporzioni del grano titcorrentc alla seminagione dei diversi foraggi, l'ispello alla qualità de' ter- reni: a cui il Presidente risponde, essere sì varia la composizione de' terre- ni, tante e si varie le circostanze determinanti questa o quella quantità di semente, da non potersi su ciò stabilire precise regole. Il quesito però es- sendo importante, e mancando il tempo ad ulteriori discussioni, vien limesso a trattarsi in altro Congresso. Con che la presente adunanza è sciolta. Visto — // Presidente Doti. F. Gera. C G. Freschi. / Segretarii < C B. Paris Sahguinetti. DEL GIORNO ìo SBTTE.UBRE L. ietto ed approvato l'atto del di precedente, si aiiiiuneianu pareceliie opere deposte sui banco delia ['residenza. Il sig. march. Cosimo Ridolfì dà comunicazione di una lettera a lui «li- retta, e di un'altra diretta al Presidente della Sezione, da S. E. il sig. co. Luigi Scrrislori Governatore di Siena, il quale impedito di recarsi al Con- gresso, palesando la sua dispiacenza, volle compensarsi in parte col tras- mettere alcune particolari notizie sull'insegnamento tecnologico e d'indu- stria manifatturiera nella città da esso governata. Partecipa egli nello stesso tempo al Congresso come eccitata essendo l'Accademia dei Fisiocritici a diri- gere i suoi sludii anche verso la patria agricoltura; mentre ne combinava i modi, il suo Presidente co. Giovanni Pieri abbia testé offerto all'Accademia stessa una sua fattoria non lungi dalla città, all'oggetto di operarv i a di lui spese quegli sperimenti che ella crederà utili pel miglioramento della patria agricoltura. Duolsi quindi il Serristori di non poter (piesta volta presentare al Congresso di Padova il lavoro aflidalogli nel Congresso di Firenze -^ .Sullo slitto attuale dell'istruzione tecnologica nei diversi principati d'Italia, e sul- l'ordinamento più conveniente per una scuola di arti e mestieri, definendo i limili tra l'insegnamento teorico e il pratico sia per i semplici operai, .sia per i direttori opilieiarii ^ , ma confida di essere in islalo di offerirlo alla futura Riunione di Lucca, vieppiù corredato di notizie e d'osservazioni . E qui mentre il co. Scopoli avverte di aver già inviato al co. Serristori quanto raccolse di falli statistici sopra l' istruzione tecnologica delle Provincie Ve- nete; il co. IJeffa propone che |)er lettere si ringrazii il Serristori delle co- municate notizie, e si attesti l'ammirazione del Congresso al benemerito co. Pieri. Il Presidente e l'adunanza approvano. 7S — 508 — Si fa lettura d'una Memoria del can. Stancovicli «Sopra il frumcnlo te- niiualo e raccolto senza aratura, zappatura, vangatura, erpicatura e senza letame animale " . Accennate le antiche osservazioni di pai'ecchi fisiologi e naturalisti, non che le proprie, sulla vegetazione delle piante, allo scopo di provai'e che la terra non serve che di appoggio e di sostegno, e che per sé nulla somministra alle medesime, narra l'esperimento felicemente riuscitogli del grano seminato e portalo a maturazione col metodo dei sigg. Bernard e Baillard . Consimile esperimento, coronalo da egual esilo, gli venne mostralo dal sig. ;Uitonio Candco di Carrara presso Padova; e d'un altro ebbe la re- lazione siccome riuscito non meno felicemente a S. E. il tenente maresciallo co. Mazzucchclli Governatore di Mantova. Questa lettura apre materia a lunga discussione. Comincia il sig. can. Bellaui accennando che l' inefficacia di quel metodo è dimostrata in un articolo del Giornale agrario di Milano del passato agosto. Ma il sig. Sandri attesta che tentato da lui l'esperimento in Verona sopra la superficie d'im braccio quadrato di terra battuta coi piedi, e coperta di pa- t;lia e di sassi, il grano germogliò, e lutto quello che potè fuggire durante il \erno alla voracità dcgl' inselli, ebbe un discreto successo, ch'egli attri- buisce alla paglia umida e forse infracidila . Il prof. Moretti soggiunge non essere nuovo il caso, poiché sui letti dei casolari coperti di paglia di segala, talvolta i semi della nuova paglia sovrap- posta germogliano: perchè probabilmente trovano ahmenlo ncWIntmus, che formasi dalla putrefazione della vecchia paglia. Dice che sarebbe della mas- sima importanza in nuovi esperimenti tener conto del peso della paglia, si prima che dopo, onde rilevare se i concimi sicno ncccssarii o se l'aria e l'acqua bastino alla \cgetazione e maturazione delle piante: il che egli non aunuette. Il can. Stancovich osserva avere egli escluso i concimi animali, non già i vegetabili: concedere che la paglia abbia offerto alimento al suo grano: ed essere anzi d'opinione che nessun concime abbiansi le piante migliore né più omogeneo delle proprie spoglie: ma ciò non infirmare il principio che le piante nulla domandano alla terra fuorché sostegno. Il prof. Moretti cita l'erronea opinione di Giobert sulla sufficienza dei concimi ve- getabili, e dimostra com'egli medesimo volendo fare diversi saggi di coltura senza concime animale, le sue raecollc andassero d'anno in aimo diminuen- do, e successivamente rianimando (|uelle coltivazioni coi letami, ne oltencisc — 509 — immediati ed ottimi cfTetti. Dice esser l'azoto, o l'ammoniaca che lo coiitie- iH", un principio di nutrizione assolutamente indispensabile alla perfetta ve- getazione delle piante, e perciò richiedersi sostanze animali pegli ingrassi, perocché le vegetabili non ne producono a suflicienza pei bisogni dell'agri- coltura ; ed in conseguenza aver ben ragione i contadini, i quali tengono per inTnllibile quel vieto proverbio, che con rozza e bassa rima, da non potersi ripetere, signilica, che i buoni sughi e non l'erba fanno ridente la messe . Nota il Freschi che oggetto principale dell'agricoltura, nella coltivazione del frumento, si è di produrre nella condizione più vantaggiosa la maggior possibile i|uantilà di semi, il che non s'ottiene altrimenti che somministrando al frumento in (luantità conveniente le materie nutritive che sono ad esso es- senziali. L'acido carbonico, l'ammoniaca e l'acqua sono ritenuti indispensa- bili a tutte le piante, perchè racchiudono gli elementi di cui gli organi loro si compongono. Per la slessa ragione sarà d'uopo ammettere che il fosfato di magnesia che trovasi nel grano in combinazione coH'ammoniaca, e la silice e la potassa die trovansi nella paglia allo stato di silicato di potassa, sieno pure principii indispensabili alla nutrizione del frumento. Ma se questi prin- cipii non esistono in origine che in seno alla terra, come si può dire che la terra non serva alle piante che di sostegno o di ricettacolo, e nulla per sé offra loro che le alimenti? Il prof. Savi approva intieramente le osservazioni del Freschi, e dimo- stra eolle sperienzc di Jabruslii l'impossibilità che l'aria e l'acfiua coi soli loro elementi bastino all'uffizio d'una completa vegetazione. Il Jabrushi ri- petè le sperienze del Lachaine, lavando chimicamente le sostanze minerali, in cui seminava il grano; ma non ottenne di vederlo germogliare; onde con- clude che se Lachaine vi riusci, fu probabilmente perchè qualche principio, atto all'assorbimento delle piante, si sarà trovato nelle sostanze che servi- rono di ricettacolo alle piante medesime. Che se vi sono piante che \ivono e crescono solamente pegli influssi dell'aria e dell'acqua, codeste sono in generale piante d'un ordine inferiore, come alghe, licheni ec.,le quali jiiante morendo e decomponendosi formano sul terreno un primo strato di liitmiix. del ()uale poi a|>prolittaiio piante d'un ordine superiore: cosi si è formato mano a mano il suolo vegetabile, in cui ora giganteggia il pino, ove prima non viveva che la crittogama. — ste- li co. Beffa espone il dubbio sulle risultanze degli csperiiucnli fatti da S. E. il co. Rlazzucchelli in Mantova del metodo Paillard, sperimenti che de- vono essere stali fallacemente riferiti al can. Slancovich^ su di che questi dichiara non farsi garante che del fatto proprio, e di ciò ch'egli stesso ha veduto . Il sig. march. Ridollì non volendosi trattenere sopra la quislione seienti- lica, ma tutta concentrarla nelle viste agronomiche, avverte com'egli reltore d'un istituto ove si professa sopra tutto l'arie di sperimentare, siasi creduto in obbligo di mettere alla prova (picslo metodo, ed abbia in fatto, benché senza molta fiducia operali alcuni sperimenti nel podere modello di Meleto, non sopra il vetro, ma sopra un mattonato ; come dopo la seminagione e abbon- danti pioggie le pianticine nascessero, ma poscia, a cagione di siccità, perissero non essendo riuscito nò a vedere spuntare, nò a cogliere spighe; come la terra essendo patrimonio fornitoci dalla provvidenza, non si debba giammai trascurare di ripetere da quella, coi processi sanzionati dai secoli e dalle tra- dizioni, i principali nostri alimenti, ineonscguibili senza arare e preparare il suolo: come infine un tal metodo non potrebbe mai convenire all'Italia, ove il sole di leggeri inaridirebbe le piante che non avessero un certo grado costante di umidità che le proteggesse. A quest'osservazione il Bellani ag- giunge, che ove anche non venisse meno alle piante il benefizio dell'acqua, le distruggerebbero i venti, non potendo a questi resistere senza abbarbicare; ma lo Stancovich soggiunge che niun paese è forse più dell' Istria sua patria soggetto a lunghe siccità e a venti impetuosi ; nondimeno né vento, né sic- cità impedirono alle sue piante di mettere la spica. Le ragioni di questo fenomeno sono chiaramente esposte nel Giornale la Phalange, al quale si riporta per non ripetere cose già stampate. Dichiara quindi aver egli gra- dita moltissimo la serie di fatti e considerazioni con tanto amore del vero e dell'utile esposti dai preopinanti, e non intendere la sua comunicazione ad altro che a prevenire i suoi colleghi di un fatto e di un esperimento in- dubitato, con animo appunto d'istruire sé medesimo e l'uditorio sopra cosi grave argomento. Finalmente il Presidente riepilogando sommariamente le deduzioni di tutti i partecipanti alla quislione, rendendo loro parole amorevoli di ap- plauso per le utili e belle osservazioni, e concorrendo principalmente nelle riflessioni dei sigg. Moretti e Freschi, chiude la discussione, consigliando — 5iì — cspericn/.e accurale, le quali anctiu col disinganno ponno lalvolla, e spesso, far progredire la scienza agricola. Il sig. doti. Goliardo Calvi comincia la lettura dei suoi «Cenni sopra le istituzioni gratuite tendenti a promuovere l'istruzione tecnica in Milano»: ma l'ora essendo tarda se ne aggiorna la continuazione ad altra adunanza. Visto — // Presidente Doli f. Geb*. G. Fiitsuii. / Segretarii B. Pxnis Sargclietti . i)i;l giorno .^ sette mbrk E letto ed appro\ato il processo verbale deirantccedcntc adunanza. Il Presidente nomina una Commissione composta dei sigg. Parravicini. l'o. Sagredo e dolt. Calvi per esaminare e riferire sopra la condizione in Italia dei fanciulli impiegati alle manifatture. 11 sig. Sandri legge l'estratto d'una Memoria sopra le macchie delle fo- glie del gelso, dalla quale risulterebbe, dietro varie analitiche osservazioni, the né dal suolo, uè da vicende atmosferiche, né da particolare malattia, né da salsedine, né da ustione, né da costipazione ripetere si dovesse il feno- meno delle macchie; ma bensì dall'una delle seguenti due cause esistenti nella foglia medesima, cioè o da crittogame parassite, o da animalucci.il prof. .Sandri i)erù non sa decidere quale delle due sia da preferirsi :, ma si mostra |)ropenso alla seconda. Il sig. can. lìellani, ringraziando il prof. Sandri della menzione a lui ono- revole fatta in questa lettura, rammenta alla Sezione, che incaricato dal Con- gresso di Torino di studiare questo subbietto e darne relazione, ne rimette ancora l'adempimento ad altro tempo, perchè nelle cose fisiche, e nelle agra- rie specialmente, le osservazioni vogliono essere molto a lungo ripetute prima ili lormarne giudizii meritevoli d'essere comunicali e diffusi. Il dolt. Biaso- Icllo soggiunge doversi tenere a calcolo che le macchie sogliono manifestarsi tanto sopra, quanto sotto alle foglie; ed avere riscontrato che le foglie da lui esann'natc presentavano caratteri ed accidenti che forse le fanno diversifi- care da quelle descrille dal prof. Sandri. Il dolt. Gera dimostra l'importanza d'istituire esami ed esperienze tanto sulla qualità e identità delle foglie, quanto sull'indole e la situazione delle macchie. Il prof. Moretti applaude agli studii del sig. Sandri, e rillette [loter essere le crittogame e gli anima- — 5 13 — Iticci lanto causa, quanto vCTi'Uu dello macchie: e cilaiidu mi ampiu vivaio di gelsi a|i|)urtciii'iiti al ^ig. Uaiili di Carumiu, ove gli parve rilevare che il HIoi its iitHtruiìliylla. ch'egli considera eonic il tipo del Moriif alba, amlasse esente da macchie, interpella il sig. Munipiuni, possessore d iiiiiiiensi vivai di gelsi di questa specie, onde conoscere se al pari delle altre ci sia sog- getta. Il sig. Moinpiaiii asserisce che il Moro di cui parla il prof. Moretti non va iiiimune dalla malattia, alla ({uale (R'rò ha rimarcato andar menu soggetto il Morus iti(jrci. Il doti. Rosnati osserva non potersi escludere l'inilucnza dell'atmosfera nel macchiare le foglie, avendo egli verilìcalo che le foglie restano talvolta macchiale immediatamente dopo le nebbie o (pialche altra meteora. Il sig. -Mompiani replica non potersi sempre addebitare di questi effetti l'atmosfera, essendo che le macciiie appariscono non dì rado nella parte inferiore delle foglie : ed opina poterne accagionare i vapori che emanano dalla terra per opera delle cadute rugiade; mentre nei terreni ben coltivali, che (jucsle di leggeri assorbono, non si veggono le macchie sottoposte nella foglia. Il march. Ridolli senza intendere di stabilire un principio, ma soltanto in via d'osservazione, fa liflctlcre che se le pioggie non contengono sali, giusta l'asserzione del can. Bellani, pure il sale marino suol essere traspor- talo per impeto di venti dal mare; che di ([uesto fallo affermativamente si ragionò nel precedente Congresso; ch'egli lo ha verificalo pegli olivi ne' suoi possedimenti distanti trenta miglia dal Mediterraneo, e che finalmente non debba omettersi (jucsto dubbio come eausa delle macchie nei gelsi. Il sig. Saiulri non esclude ;»ssolulamenle l' ipolesi del Ridolli, ma osserva che le macchie succedono indipendentemente da pioggie o da venti marini, men- tre nella Provincia %eronese lontanissima dal mare le ha vedute formarsi in tempi di perfetta calma. Il Bellani avverte di aver fallo menzione di ciò in un suo opuscolo, e d'aver notato che la maggior fre(]uenza delle macchie ha luogo ne' paesi più lontani da' mari: e il prof. Moretti s'accorda col Bel- lani annunciando che nei possessi del sig. march. Balbi si rileva, che i me- desimi gelsi nella Provincia interna d'Alessandria si macchiano, mentre col- tivati nelle vicinanze di Genova non vanno soggetti a quelle infermità: fe- nomeno di cui il march. Ridolli dà spiegazione, osservando che i venti marini sogliono in ragione dell'impeto loro trasportare a grandi distarne il sai marino senza quasi nulla deporne sui liti e sopra le vicine coste. — 544 — (1 can. Bcllani soggiunge clic le foglie bagnate d'acqua salala non riman- gono macchiale; il march. Riccardi -Vernaccia cila gli olivi d'una sua fallo- ria che acquislano sapore salato quando spirano i venti di mare; il doti. Biasolclto afierraa esistere nelle ae(|ue prossime al mare principii salsi; e il doti. Gero riepilogando le discrepanti opinioni, citando alcune osservazioni (la lui fatte in compagnia dell'ai). Bcrlcse nell'Estuario, ove vide usar l'acqua più 0 meno salsa per innaftìare i cavoli, e ricordando una Memoria del Ra- gazzoni sopra l'impiego dello acque minerali anche per l'agricoltura, dimo- stra quanto l'argomento sìa importante alla tisiologia vegetale, e invita i col- leghi a continuare le indagini e a riferirle di mano in mano ai futuri Con- gressi. Il sig. march. Selvatico legge una Memoria inlesa a dimostrare di quanta utilità tornerebbe l'istituire in ogni Provincia italiana delle Società d'inco- raggiamento che dessero premii agli agricoltori più industri: le sane consi- derazioni che corredano quella Memoria, la santa impresa cui intende, e lo splendido avvenire che può sorridere a tanla istituzione, fecero accogliere quella lettura con universale soddisfazione. Il Presidente aggiunge parole che attestano ad un lem|io il caldissimo suo amore pel progresso agronomico e per la pubblica prosperità; propone la stampa negli Atti della Memoria del Selva- tico; nomina una Commissione composta dei sigg. L. Parravieini, ab. Berlese, co. Petitti, co. Sagredo. co. Sanscvcrino, co. Freschi, dott. Gottardo Calvi, lo stesso march. Selvatico, e Sanguinetti in Segretario, incaricata di formare un progetto e regolamento della Società da fondarsi ; e dichiara che mentre an- ticipatamente egli si associa alla medesima, spera da tulli i membri della Sezione e da tutti gli amatori della patria agricoltura coopcrazione e parte- cipazione. A quegli energici detti, rilevando doversi riguardare codesta isti- tuzione, più che municipale, italiana, per il primo fa eco il march. Ridolfi e con esso il prof. Moretti, Freschi e Sanguinetti, dichiarando associarsi ognuno alla medesima: ed il Presidente, accogliendo le loro offerte, avvisa l'uditorio che nel giorno medesimo in cui sarà letto il programma della So- lida da istituirsi, verrà aperta nel Segretariato della Sezione la sottoscrizione «li tutti gli aderenti, l membri della Sezione accolgono con novelle manifesta- zioni d'aggradimento la comunicazione che precede, nella quale il Presidente ha rilevato come Padova, già sede antica de' buoni studii e culla delle scieiue italiane, ed ora, per generosa ospitalità largita a doUi convenuti al Congresso, — 5 15 — a maggior titolo elevala nel numero delle cillà primeggianli per sapienza 0 buon volere, presterà larga iiumo alla lilantropiea iiio/.ione, e si farà solle- cita (li ben meritare delle future generazioni, mercè In fondazione d'una grande misura che cospira al massimo incremento delle ricchezze nazionali. Il marcii. Riccardi -Vernaccia unanime al voto universale, citando una sua lettera diretta al march. Ridolfì intorno all'istruzione dc'conladini e ri- portata nel n." 55 del Giornale agrario to.scano, osseina ch'egli medesimo a\eu in passato concepito analogo progetto per la Toscana, progetto non at- tivato, ma che forse l'attiverà dietro il bell'esempio delle Provincie Venete. Il prof. Morelli conforta la certezza del buon riuscire della progettata Società d'incoraggiamento, adducendo l'esempio delle Società agrarie di Udine, di Conegliano, di Treviso e di Verona, le quali sotto il Veneto Go- verno fecero mutare aspetto all'agricoltura, e della Società patriotica pro- tetta magnanimamente da S. ."M. .Alai'ia Teresa, la quale operò cose impor- tantissime mediante i premii distribuiti fra i mezzaiuoli. Il march. Uidolti rinnovando sensi di completa adesione al progetto, os- serva che la Memoria del Selvatico dovrebbe essere pubblicata immediata- mente senza attendere gli Atti; l'uditorio vi aderisce, donde il Presidente interpretando il voto pubblico, annuncia ch'essa Memoria verrà stampata nel Diario. E il co. Freschi dichiara che per propagarne vie maggiormente la conoscenza egli inserirà la Memoria nel suo Giornale -■» L'Amico del Con- tadino " . Il sig. prof. Lugnani legge intorno gli sfudii tecnico-nautici in Tiieslc. Il nobile interessamento che la .Sezione spiegò nelle sue antecedenti adunanze sull'importanza degli sludii tecnici, vero bisogno dell'epoca; la clemente istituzione decretata da S. M. di tali scuole per il Regno Lombardo-Veneto^ consimili stabilimenti in Piemonte, in Toscana, da per tutto, e l'ulililà dei confronti per apprezzare i gradi dello sperabile vantaggio di si ()|)portuno benelicio, sono le cause che determinarono l'autore a dare una bre\e re- lazione di quanto la medesima sovrana munificenza fece già per Trieste, ove esiste un'analoga istituzione fino dall'anno 1808, col titolo d'I. R. .4o cademia Reale e di Nautica, il cui scopo principale si è di educare i giova- ni, analogamente ai bisogni di Trieste e del Litlorale, ai tre rami più estesi d'applicazione, commercio, nautica e architettura. Compendia la storia di quella istituzione dovuta all'immortale l'ranccsco I; ne descrive gli ordina- la — 516 — nienli, le discipline, i metodi; ne novera le materie dell'insegnamento, re- ligione, scienze naturali, scienze mercantili, arcliilettura civile, diritto com- merciale e marittimo, iiiatcìuatii'lie. nautica teorica e pilotaggio, costruzione navale e manovra, -storia e gcograda universale e del commercio, lingua e siile tedesco; rileva la tendenza tulfalTatto pratica dell'istruzione, avvegna- ché basata su principii teorici, avendosi in mira le occupazioni cui vanno ad applicarsi gli allievi clic passano alla \ila attiva sociale appena compiuti i corsi; e narra i risultaincnti per ogni rapporto commcndevoli, che ne de- rivano alla scienza conunercialc, alla navigazione, alla costruzione navale, alla civile architettura. Ricorda inoltre come il Manuale di tecnologia, la- voro del defunto Direttore ed organizzatore di essa Accademia, de Volpi ; il Corso di navigazione e le lezioni sulla marina pubblicati dal prof. To- nello, non che le molte sue costruzioni di bastimenti a vela ed a vapore; e l'Almanacco nautico, primo ed unico per ora in Italia di tal genere, del- l'altro giovane collega prof. Gallo, a cui devono le scuole elementari Lom- bardo-Venete il loro premiato testo di matematiche (e noi aggiungeremo fra le varie opere dello stesso prof. Lugnani, i suoi Studi i sopra la storia uni- versale, in sei volumi, Trieste, tip. Weiss 1839); contribuirono e contri- buiscono a diffonder lumi che lutti in sostanza partono dal medesimo cen- tro. Finalmente espone come l'Accademia si trovi fornita di Gabinetti per l'istruzione pratica, dotali e sovvenuti dalla generosità del Governo; di una biblioteca pubblica e civica, riunitavi quella di nautica, di circa quat- tordicimila volumi, che pure annualmente s'accresce; come fra poco vi sarà eretta una specola astronomico-nautica; come infine l'Accademia ser- vendo di organo tecnico-nautico in consultazioni ed esami di capitani, mac- chinisti a vapore, costruttori navali ce, eserciti una scientifica sfera di azione ancora più estesa . Il prof. Lugnani chiude la sua relazione bene augurando delle scuole ed Accademie tecniche che vanno qua e là istituendosi in Italia sotto i più favorevoli auspici!, e ne esulta e fa plauso ai Governi, alle so- cietà, agli individui che schiudono in argomenti si rilevanti campo all'acu- tezza degli italici ingegni, i quali per applicarsi anche ad ogni genere di arti, in tutti i tempi non ebbero mestieri che della occasione. Il sig. co. Scopoli propone tre quesiti d'agronomia da risolversi nei fu- turi Congressi, invitando il Presidente a farsi centro per raccogliere le rela- tive esperienze e risultanze ottenute dagli agronomi. Ecco i quesiti. — 517 — I .** Come accelerare la nascita delle sementi più vantaggiose, tenendole in convenienti infiisiuni per un dato tempo, prima di affidarle al suolo, onde cosi antivenire le sinistre influenze atmosferiche. 2.° Quali piante straniere all'Italia (sicno medicinali o di uso tecnico) possano innestarsi a congeneri indigene, e creare in lai modo nuove produ- zioni patrie. 3." Essendosi aumentata la coltivazione del ricino, come si possa rie- scire nella introduzione del baco da seta clic si converte nella Phalaena Cynthia, baco che, nell' India al di là del Gange, vive sul ricino e produce una seta grossolana, ma pure utile alla manifattura di tappeti e coperte II Presidente ringrazia il sig. co. Scopoli, accetta la delegazione, eccita la riunione a meditare e risolvere i quesiti, e dichiara che riceverà con ag- gradimento i frutti degli esperimenti. Finalmente il padre Minos legge una Memoria descrittiva del trebbia- toio armeno, presentandone un modello: e narra il modo di mietere il gra- no e di fare il vino in Armenia. Il Presidente lo ringrazia per avere comu- nicati gli usi del suo paese natio. L'adunanza è sciolta. Visto — ri Presidente Doit. F. Geba. ( G. Freschi. / Segretarii 2 l B. Paris SAAGinKErri. DEL GIORNO olere; il prof. Morelli aggiunge doversi provocare da per tulio associazioni intese a migliorare ogni ramo di sociale interesse; a ciò aver miralo il programma dell'Istituto di Milano; e il march. Selvatico sog- giunge simili vedute contemplarsi anche nella sua proposta, avendo racco- mandato che siffatte istituzioni italiane, per l'azione morale che debbono esercitare, sieno municipali per l'applicazione, e accomodate alle circostanze e ai bisogni particolari di ciascheduna Provincia. Il sig. Angelini legge alcune osservazioni intorno al Chermes del Moro, e la Clcptc della vite; dice che già fin dal 1837 avea pubblicato negli Atti dell'Accademia di Verona alcuni cenni sul Chermes. Ora se non a comple- tare l'argomento, si a maggiormente schiarirlo, descrive ambidue questi in- — 519 — sciti, ne dà la sloria, li presenta in natura, fa conoscere i mortali ilanni clic recano alle piante su cui vivono: ed accennata l'insufficienza di varii mezzi suggeriti per liberamele, consiglia come più sicuro rimedio la reci- sione dei rami che ne sono attaccati. Il prof. iMorctli domanda all'Angelini su quali fatti stabilisca clie le piante attaccate da codesti aninialucci sicno, non ch'altro, soggette a perire-, e r.\iigelini risponde essere indotto a supporlo dall'avere osservalo i gelsi acquistare un aspetto malaticcio crescente in ragione del moltiplicarsi degli insetti, e que' medesimi gelsi riaversi tosto che i rami infetti venivano re- cisi. ÌMa il sig. Scortcgagna afferma non potersi punto dubitare che i gelsi non periscano pei guasti ad essi recali dal succianioro ossia Clicrmes, men- tre questo è un fatto ch'egli medesimo vcrilicù per dieci anni consecutivi, fatto che gli venne osservato indistintamente nei gelsi di qualunque età, seb- bene ignori come ciò avvenga, per essere (luell'animalctto d'una tale piccio- lezza che di leggeri sfugge al più acuto osservatore. Il can. Bellani manifesta un dubbio, se l'insetto cioè produca la ma- lattia, 0 non sia piuttosto un prodotto della medesima. Comunque sia, dice egli, l'esistenza dell'insetto è un fatto, e mentre una volta non si credea che il gelso avesse i suoi animali parassiti, poiché si supponeva che venuto dalla China lasciati gli avesse nel paese nativo, ora invece si trova che il loro numero è grande. Né veramente era ragionevole immaginarsi che il gelso originario della China andasse esente in Europa da questi insetti, dappoiché l'Europa ha pure il suo gelso originario nel Monis nUjra. Il Grisellini fa anch'esso menzione d'un insetto che danneggia i gelsi : e qui il sig. Kcllani espone quanti e quali sono gì' inselli finor conosciuti che fanno la guerra a questa pianta. Il sig. Angelini dimostra la non identità del suo r/idVHPì! eoli' insetto del Grisellini: indi il sig. cav. Cassi giudicando per analogia la dannosa in- fluenza del Chermes sulla pianta del gelso dai danni gravissimi che recano ad altre pianlc gì' insetti del genere Cocci», quantunque i gelsi nel Milanese poco 0 nulla vadano soggetti a siffatte influenze, nondimeno dacché essa è capace d' infierire a segno da cagionar loro la morte, osserva quanto rilevi studiare i mezzi di distruggerne la causa. Lamenta quindi la poca o ninna efficacia di tanti mezzi finora preconizzati, come le fumigazioni di tabacco, l'esalazioni odorose ec, e l'impossibilità, rispello al tornaconto, di applicare — 520 — ili grande alcuni rimedii, che in piccoli csperiineuli si trovarono utilissimi, come per esempio le lavature alcooliche. E qui il sig. Giaiifilippi propone la calce viva usala con felice successo nel Veronese, e aggiunge essere di som- ma importanza distruggere quest' insetti nocivi, non solo a preservare la vita dei gelsi, ma eziandio a garantire la salute dei lilugelli, perciocché la fo- glia dei gelsi ammorbati da questo insetto è ad essi insalubre, tanto che i contadini s'accorgono dell' infezione dei gelsi dal vedere che i bachi ne rifiu- tano la foglia. Allora il sig. dott. Rosnati fa conoscere che essendosi per lungo tempo occupato di proposito a indagare i mezzi di estirpare e distruggere gì' in- setti, che sono flagello delle piante, non trovò migliore espediente per le viti della potagione autunnale. Il prof. Moretti noia la somma importanza di ben verificare questa in- fluenza attribuita ad animalueci parassiti, e a tale proposito erede estendere la quistione a tutti gl'insetti che danneggiano il gelso; e siccome egli non ne ha mai veduti annidarsi nella paglia e nelle cannucce, di cui si ricoprono i fusli dei gelsi, come erroneamente asseriva il Lomeni, cosi ^•orrebbe che non per questo si cessasse di vestire i gelsi; pratica seguila da valenti agro- nomi e raccomandata nel I Congresso. Prega infine lutti i membri della Se- zione di non trascurare le indagini sopra questi inselli nemici delle piante, e raccolte tulle le osservazioni che lor verranno fatte su questo importante subbiclto, poi'ge loro invilo di conmniearlc al futuro Congresso che si terrà in Lucca. Dietro proposizione del march. Ridolfi s'invia alla Sezione zoologica la Memoria e gì' inselli presentati dal sig. Angelini. Il sig. bar. d' Ilonibres Firmas legge suH 'accrescimento degli alberi, e di- mostra, coll'appoggio di acutissime osservazioni, che non sempre il numero degli strati legnosi concentrici d'una pianta è proporzionato al numero dei suoi anni ; ma che quand'anche questo rapporto fosse costante, tuttavia non presenterebbe che un fallo incapace d'applicazione all'economia forestale: fa conoscere quante cause diverse dipendenti dal suolo, dal clima, dalla col- tivazione influiscano sul vario accrescimento degli alberi, per cui varia im- mensamente la proporzione fra la grandezza loro e l'età; e quindi conclude che solo le misure degli alberi ripetute a certi intervalli e confrontate con altre inisuie darebbero i mezzi approssimativi di sciogliere un problema fi- — 52< — siologieo si difficile e in apparenza si semplice. [ quali studii però non ap- partengono all'uomo individuale, la eui vita ù lro|)po breve, ma apparten- gono ai Congressi scientilìei: e (|uindi spera che tutti quelli della Sezione. che si danno a questo genere di ricerclic interessanti la tisiologia vegetale e la forestale economia, vorranno soccorrerlo de' loro lumi nello stabilire quest'utile confronto in climi e circostanze diverse. bidi il sig. prof. Tonello fa lettura d'una .Memoria sulle piantagioni utili alla marina, nella quale, deplorando la quasi totale devastazione delle fore- ste, e la sempre crescente carestia de" legnami di navale eostruzione, inculca a' possidenti di dedicare porzione de' loro vasti poderi alle piantagioni di querce, d'olmi e di faggi, secondo le località più propizie a <|uesti legni, e raccomanda che le strade maestre si tianclicggino di siffatte specie di alberi, anziché di quelle inutili piante di cui vanno ordinariamente fornite, addi- tando i vantaggi che ne ridonderebbero alla pubblica non che alla privata economia. Il sig. cav. Chaberl manifesta d'avere inventato un modo facile ed eco- nomico di fabbricare la carta alla maniera de'Chinesi, per cui si lusinga che d'ora innanzi l'Europa sarà liberata dal tributo che paga a questo popolo per siffatto genere; e presenta alcuni saggi di stampe lilograticlie in carta chinese da lui medesimo fabbricala. Vorrebbe pur anche aver trovato il se- greto, che però non palesa, di un nuovo motore, che per la sua semplicità dovrebbe occupare fra tutti il primo luogo, motore da applicarsi all'elevazione delle acque, all' irrigazione, alle strade ferrate, alla navigazione, alle arti e mestieri in generale. Allora il sig. Cini domanda di poter osservare quitlche foglio della carta in quistione staccato e senza stampa^ avvertendo nello stesso tempo che lungi dall'essere la fabbricazione della carta alla cinese una nuova scoperta, vi sono in Francia dei brevetti d'invenzione accordati a più d'un fabbrica- tore di siffatta merce. Inclina perciò a credere che il segreto del sig. Chaberl abbia pure, o sia per avere il suo brevetto. Dice poi essere una chimera il preteso tributo che paga l'Europa ai Chinesi, dappoiché il consumo di que- sto genere non è grande, e il prezzo non ne è punto esorbitante. Asserisce però il sig. Chaberl che in Francia da lungo tempo la Società d'incoraggiamento ha pro|>osto un premio a chi più s'accosterà all'imita- zione della carta cinese: ch'egli pure ha concorso a questo premio, ma — 522 — siccome non volle far pubblico il suo segreto, cosi non fu picniialo. Sua inlcnzione è veranienic di fare questa coauuiicazione all' Italia. Il sig. Cini ripete che il sig. Breton di Grenoble ha un brevetto per aver trovato la carta chinese, di cui ha pure mandato un saggio al Con- gresso^ e il sig. Minolli soggiunge che in questo studio molto ha fatto il sig. Preclel di Vienna, e che il sig. de la Pierre s'ebbe tremila franchi per aver fabbricato di questa carta. Quindi conclude il sig. Cini non essere più questo un mistero, dacché le esperienze di Preclel e la traduzione di Seba- stiano Julien hanno messo a nudo il processo cliincsc. Alloi'a il Chabert fi- nisce con dire ch'egli vuole riduiTC il prezzo di questa carta a termini di estrema convenienza. Il sig. de Bayer rende noto il processo del sig. Giovanni Righini per eon\crtirc la pece navale in un sapone molto acconcio a diminuire lattri- lo delle grandi macchine, e applicabile anche agli usi dell'economia do- mestica. Il sapone di pece si ottiene facendo fondere una parte di pece na- vale e versandovi sopra quattro parli di licpioi'c caustico di potassa o di soda, e lasciando bollire il tutto per alcuni minuti tinche siane avvenuta una vaporilicazione uniforme. Il sig. march. Ilidoin annunzia a nome del sig. Veritcà che dall'escre- mento de' bachi da seta si ottiene un color verde; dal quale fallo pare al sig. Verità potersi dedurre impossibile la colorazione dei bozzoli col mezzo di polveri coloranti sparse sulla foglia, perocché se la parte colorante della foglia stessa va tutta negli escrementi dell'animale, qualunque siasi colore che introdurre si potesse nel corpo di lui, correr dovrebbe la medesima sorte. Se quindi l'elaborazione del filo serico esclude assolutamente il color verde che si contiene nella foglia del gelso, pare che a più buon dritto debba escludere una sostanza colorata che è estranea all'alimento naturale e omo- geneo del baco da seta. Dopo questa comunicazione il medesimo sig. mai'ch. Ridolfi dà notizia e presenta il modello di un perfezionamento dato al suo coltro sostituendo nella punta del vomere il ferro battuto alla ghisa, e rendendo mutabile la punta slessa. Il prof. Moretti applaude al perfezionamento dell'illustre mar- chese, aggiungendo che il vomere mobile è usato dagli Americani con molto successo, e che il sig. Tinelli di Milano se ne provvide e se ne vale util- mente j trova però superiore il miglioramento del llidolfi, perchè può ren- — 523 — dere adopcrabile un vomere per molli anni, essendo che la parte che più presto si logora si è la punta, quindi utilissimo il poter cambiare quella sola invece che cambiare tutto il vomere Con ciò l'adunanza è sciolta. Visio — // Presidente Doli. f. Geiia. C G. Fiii-stiii / Segretarii < ( lì Paris SARcri«imi. I ADUNANZA ni:L (;iou\o :; sKTrtMitiu: E Ietto ed approvato l'alio della prci'e'dciilt' sessione, li Presidente, au- miendo il sig. niarih. Kidolli. consegna al prof. Conligliachi il modello del vomere ieri deposto dal sig. mareliese sul banco della Presidenza, aflinclié si conservi fra gli altri numerosi modelli di strumenti agrari! clic il diligentis- simo professore raccoglie nel Museo dell'Orto agrario alla sua direzione affi- dato. Indi legge una lettera del sig. Costante Turola, il quale si fa solle<'ilo a prevenire la Sezione, come il tentativo d'ingrasso col panello del ricino, suggerito dal sig. Domenico Rizzi, sia a lui riescilo funesto e per l'impro- duttività dei terreni concimali, e per la morlalità avvenuta nel pollame che si è cibato di ((uclla sostanza. 11 sig. Rizzi dichiara ch'egli non ha sugg<'rilo il panello, ma bensi i semi del ricino macinali e connnisli a segature di legno. Quanto al panello, s'egli ne asserì l'eflìcacia come concime, la dedusse ragionevolmente dall'estesis- simo uso che se ne fa nella Provincia, e dal considerevole incarimento del suo prezzo, conseguenza necessaria dell'aumentato consumo. Quanto poi al ricino adoperato senza spremerne l'olio, egli ha dato prova della efficacia di codesto concime nei l'isullamenli oltenuti sopra olio campi coltivali a ca- voli-cappucci. Fu in vista dell'economia che lo consigliò. Il picciolo valore attuale del scine di ricino, la poca (piantila che ne occorre, e l'ottimo cITelto che ne otiennc, sono i molivi che l'indussero a preferirlo al panello: ed è ben contento che almeno se ne giovi l'orticoltura sostituendolo ad altri con- cimi tinche vi regge la convenienza del prezzo. FI sig. co. Beffa trova che il fatto esposto dal Turola non è inconciliabile colle proposizioni del sig. Rizzi, osservando che il panello di ricino, al paro di tulli gli altri panelli oleosi, [hm benissimo non essere di alcuna efficacia — 525 — sparso sui prati slahili. od f.sMTc ìiinuit «iIIìiiki pei Icrrciii .irnluiii adope- rato come oj^iii altro toiiciiiiL'. E il marcii. Riccardi- \crnaccia non vede tanto male nel fatto dei polli, che cessare si debba per questo d ingrassare i campi col ricino, se e veramente ingrasso da farsene conto: mentre i polli si debbono custodire, e non lasciarli errare per le campagne, o\c non fanno die danneggiare le coltivazioni. Il sig. march. Itidolli s'accorda col Rizzi e col RelTa sull'utilità dei pa- nelli oleosi, e conviene col secondo che sia meglio sotterrarli nei campi col- tivati, che non adoperarli in coperta sui prati, per la ragione che usandoli in (piest'ullima rimangono esi)0!.li alla xoi'acilà dei polli e degli uccelli, e noc- ciono anzi che no alle piante erbose impiastricciandole colla materia oleosa. Rettilica quest'opinione il jirof. .Moretti adducendo i prati e le marcite del Milanese, ove s'adoprano i panelli d'ogni genere di semi oleiferi, ma non s'adoprano che misti colla terra. Opina (luindi potersi mollo opportuna- mente adoperare anche i panelli di ricino mescolati colla terra per ingrasso dei prati, ed ottima essere l'azione di siffatti concimi anche |icr (|uestii. che sviluppano tui [n> di caldre utile nell'inverno, e la parte oleosa tiene legate le sostanze solubili del concio, per modo che le acque non si presto le sciol- gono e le dilavano. Cita inoltre i ealcoli dell'avv. l'erra riportati nel IV vo- lume della lìiblioleca agraria, che conq)ro\ano il vantaggio ottenuto dai |)a- nelli ad oiilii di un prezzo un po' earo^ e ciò per rispondere ai doli. Rosnati che manifesta conti-aria opinione sulla eonveiiieiiza di queslo concime. Qui il Pi'esidenle cr-ede di osser'varc ai preopinanti, che la discussione divagando sui panelli in genere, lascia insoluto il nodo pr'incipale della qui- stionc proposta dal sig. Rizzi, che riguarda non già il |)ancllo. ma i semi del ricino. Vorrebbe quindi che si attendesse al quesito, se convenga cioè adoperare per concime i semi del ricino, avvertendo specialmente quanto n'ebbero a dire il Morelli ed il lYeschi nella seconda adrrrianza. Del resto essendo pure di molta im|>ortanza la quìstione dei panelli, domanda se al- cuno avesse qualche altro fatto da aggiungere onde vieppiù dilucidarla. Allora il co. Befra ne offre uno che stima decisivo: a Ponte di Lagoscuro, die'egli, veirgoiio spediti milioni di libbr-e di panelli d'ogni specie di semi oleiferi, che i lìolognesi acipiistano per concimar-e i loro canapai. .Ma il Presidente osserva che non tutti iprei panelli vengono impiegati a ingrassare la (erra, ma che servono in parte a ingi'assare gli animali: al — 526 — i-lic non si oppone il co. RclTa, bastandogli il fallo clic dei panelli si fa graii- d'iiso ionie concilile, donde a Imon drillo si roiu-luiU- la convenienza loro sotlo qualsiasi rapporto. Che se i panelli in genere si riconoscono utili, e come tali s'adoperano a concimare i terreni, non v'è ragione, continua il IJelTa, che si escludano i semi di ricino, se già il valore di silTalto concime non pareijgi. cpiand'anchc jicr a\\eiiliii'a noi superasse, il valore de' suoi prodotti. Non resta adunque nella (piistione del sig. Rizzi, che a calcolare il tornaconto: se questo regge, la quislione è hella e decisa. Il tornaconto essendo relativo, considera il march. Kidolli potere in quei paesi ove il ricino abbonda, trovarsi in questo concime la convenienza eco- nomica: lo che non sarebbe nella Toscana. o\e la (piantila del ricino è li- mitata agli usi della medicina: ma non iloversi trascurare nel calcolo i danni che derixar ne possono ai bestiami domestici che ne mangiassero, come ne die prova il fatto avvenuto al sig. Turola; danni che sarebbero di gravis- sima conseguenza, non che al pri\ato, al pubblico interesse. Per la quale considerazione egli è di parere che i semi di ricino non sieno concime da raccomandarsi. Quindi chiude la di.scussionc facendo encomio al sig. Rizzi per i saggi da lui tentati, onde promuovere niiglioraiiienti ne' sistemi agri- coli, raccomandando perù come linea invariabile il calcolo del tornaconto. Il sig. ing. Jappcili legge una Memoria, nella quale descrive lo slato presente e rile\a la fertilità somma, di cui sarebbero suscettibili le terre basse comprese fra il Po e l'Isonzo: dimostra la possibilità di asciugarle e fa vedere come eseguito una volta questo asciugamento, e quindi ridotte a coltura le predette terre, darebbero prodotti equivalenti due volle a quelli dcirallo Padovano, lo che sarebbe come aggiungere due nuove Provincie al Regno Lombardo- Veneto. Ciò premesso, essendo al giorno d'oggi dimo- strato che fra le macchine a vapore la più utile è (|uella che si costruisce col sistema delle macchine di Cornovaglia, presenta un modello d'un siste- ma idraulico pei grandi asciugamenti, lo descrive a parte a parte, ed offre di dare a chi ne lo ricercasse ulteriori scliiarimenli . L'uditorio applaudisce, ed il march. Hidolli unendo il suo al plauso uni- versale, prega il sig. Jappelli a mostrarsi verso di lui cortese degli offerti lumi intorno a (|uella macchina, ond'essere al caso di farla conoscere in Fo- scana, ove le grandiose opere dell'asciugainento delle maremme, do\ iile alla Reale Munilicenza, possono forse richiederne utile applicazione. \ì ipial prego » — 527 — il J.ippclli , moslraiulo di aderire, non solo per impulso d'animo gentile, ma per sentinienlo ezraiidio di doverosa riconoscenza verso un Monarca che prolegge le .scienze e i ioio cultori, oltre al sig. inareh. anclie un modello della sua miiccliina: e (piesti rendendogli atti di grazie aggiunge, che sarà ben lieto di presentare al suo Principe questo li-a i più lui frulli raccolti nel Padovano Congrcs,so, (piale omaggio do\ uto al generoso Monarca che primo «icliiudexa le porle o.spilali alle scicnliliilie lliuiiioin' d' Italia, e per hen du<' volle le onora>a e liete rendevale di splendida regale accoglienza. Il eo. Sagredo legge un'a|)|)laudila .Memoria in cui dà conto, prima de- gli asili infantili che in Venezia non solamente sono carila di cittadini messa in atto, ma anche educazione alle industrie: poi dell'I. l\. Casa di educazio- ne marittima, dell'Orfanoli'olio maschile, dell'I. R. .Accademia di belle arti, e per ultimo dell'Istituto di educazione pegli artigiani, ordinato fìn dal prin- cipio del secolo dal testamento di Lodovico .Manin, ma fondato soltanto nel 1839: delie (piali \arie i.stltiizioiii, elementi disgiunli ma non coiilrarii della tecnica educazione di Venezia, narra i progressi e i felicissimi risultamenti: ed encomiando gli sforzi uniti dell'autorità governativa, dell'ecclesiastica e della municipale, conelude che se molto fanno le parole, assai meglio fanno l'esempio ed i fatti, siccome meglio di ({ualsiasi trattato d'agricoltura vale un podere modello. Il >ig. Vice-Preside Parravicini legge il rapporto della Commissione in- caricata di esaminare e di emendare le Tavole sinottiche proposte dal eo. Pe- ntii per raccogliere i dati necessari! a conoscere il numero e lo sialo dei fanciulli addetti alle manifatture: ne depone sul banco della Presidenza la (ormola emendata, e rivolge al co. Pctitli parole d'encomio per avere il pri- mo coneepilo l'idea di regolare con provvide leggi il destino dell'interes- sante classe dei fanciulli industrJanti. II Pelilti sensibile alle dimostrazioni di stima dalla Commissione manifestategli, erede dovere ed omaggio alla ve- rità il far conoscere che il primo italiano in cui ii sorto il gentil pensiero di portar gli sguardi sui fanciulli im|)iegali nelle mauifalturc, si fu il doti. .An- drea Bianciii (li Milano sventuratamente dcfiiiilo. Segue la l'avola * » » 4; = l-r\ K 35 O °-? - - ■ ^ : => J " 0^5. <»2sJ "^ a f --5 i " 3 -■s' = F ■ = i -i ■5 ^ di' ' " 35) » - » c^ 2. 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Ciò porge argonu'nlo al prof. .Moretti di dire, clic il sig. co \ illa di Mompascal, scrivendo della llatala nel Repertorio d'agricoltura, erronea- mente gli appose di essere avverso a siffatta coltivazione, menlre e^li col- tiva e (litTonde la Balata (ino dal 1807: aggiunge aver egli osservato che la tcndcn/.a di cpiesla pianta a mettere railici ad ogni nodo de' suoi tralci, talora estesissimi, nuoce all'ingrossamento dei lulieri: ma che a\cndo cura di contrariare questa disposizione col tener sollevati i tralci da terra, se ne ottiene un |)rodotlo sotterraneo molto maggiore Kinalmcntc dichiara di a\cr bensì \cdulo la Datata liorirc, ma di non averne mai avuta semente, cosa tanto desiderabile, poiché potendola riprodurre per semi più presto la si po- trebbe abituare al nostro clinia. A che il march. Itidolli lispoixle. aver esso pure spiegato analoghe idee circa la colti\a/.ione della Balata e il di lei acclimamenlo: e (pianto ai semi assicura di averne avuto a .Meleto a perfetta maturità, e promette al .Moretti di mandargli alcune |)ianle ottenute da codesti sciiii. Il .Moretti ringrazia, e l'adunanza si scioglie. Visto — // Pri'siilfiite Dolt. !'. Gf.ih. \ G. Fni:scHi . / Ser/retarii i ( lì. I'»nis SlMJrnn II . DLL C i 0 R i\ ti -'ti S i: T 1 E M it II b XJ iuluiiiiiizn. onorala dalla presenza di S. E. il co. Palff\ Ciovcriialorc delle l'i'oxiiieie \ eiicU'. si apre eolia lelluia del processo verbale della ses- sione aiilecedenle. elie resta appi'o\alo. pre\ la addizione del piof. Morelli illuslralixa di aleuni falli riguardanti il Con<.(ili.i(h(.'< Balatas. Indi il prof. Maioeelii dà eonlo alla Sezione dei risullanienti oltcnuli dalle esperienze ch'egli isliliii\a intorno al metodo d'illuminazione col li- quido spiritoso, eliianiatu comunemente idrogeno liquido. Per giudicare della convenienza di (piesla specie d'illuminazione in confronto di quella comune ad olio, egli dice, doversi avere riguai'do a due punti fondamentali, cioè ) ." .Mia facoltà illuminante. 2." .Vlla sjiesa che. dopo la prima, enlra a costituire il tornaconto di qual- luique metodo d'illuminazione. Una serie di esperienze istituite sulla facoltà illuminante di alcune lu- cerne a liquido s|)iritoso a diverse (iamiiiclle in confronto di una lucerna alla Curcel alimentata con olio d'uliva comune, lo hanno eondollo a conclu- dere che in ogni caso la facoltà illuminante dell'olio è superiore a quella del liciuido spiritoso. Tenendo poi eonlo della quantità del liquido che in un'ora >enne consumalo dalla della lucerna e da (|uella ad olio, il cui lucignolo a^ea il diametro ili diciotlo millimelri. ha trovalo che il consumo dell'olio è minore del consumo dell' ('(//ofyci.o //f/u/rfo in una lucerna di selle (iaiii- nielle a piccioli fori, in un'altra a grandi fori, ed in una terza a undici liammclle. Siccome la convenienza si può ritenere in ragione dirctla della facoltà illuminanle ed inver.-a della spesa, cosi il prof. Maiocchi pervenne a ridurre in numeri la convenienza medesima. Rappresentando coH'tuiilà la — 531 — convenienza della lucerna ad olio, egli giunge ai risultamenti numerici se- guenti. Per la lucerna ad olio d'uliva comune I,U0 Per la lucerna u liquido spiritoso a sette fori (media) 0,46 l'cr la lucerna eguale a fori un po'più grandi (id.) 0,òi Per la lucernu a undici fianniielle (id.) 0.;3ó Il prof. Muiocclii chiude la relazione delle sue sperienze con alcune no- tizie sloriche intorno al metodo pro|)osto come nuovo dal sig. Guyot, dimu- strando ch'esso è noto da alcuni anni:, e termina con queste parole: "Da siffatti risultamenti, dedotti da «perien/e istituite colla maggior diligenza, noi siamo autorizzali a dare la preferenza alla lucerna a livello costante, alimentala con olio d'uliva, e come si è quella alla Carcel, in confronto delle altre tre, nelle quali il combustibile è il cosi detto idrofjeno /iguido». Il sig. Minotto concorda col prof. .Maiocchi nelle risultanze da questo enunciale, e cita il Supplemenlo al Dizionario tecnologico, ove all'articolo lampada si trovano alcuni calcoli che confermano le deduzioni del prof. Maiocchi. Il sig. cai) lìellani rammenta, che le esperienze istituite in I3rera a Mi- lano dinatizi a (lueU'nulorilà municipale intorno al processo (juvot non conseguirono un esilo soddisfacente^ avere egli col prof. .Moretti, suo con- depulato dell' Istituto, fatto un rapporto al Comune di .Milano sopra questo argomento, rapporto che, non essendo per anche fatto di pubblico diritto, non può venire anticipatamente rivelato. Il sig. ingegn. lirey annunzia di a\ere anch'esso lino dal 1835 fallo al- cuni saggi del metodo Guyot, e d'avervi riscontrato due grandi inconxe- nienti, l'esorbitanza del costo e una molesta esalazione. .\llora il Presidente, riepilogando le concordi opinioni, ringrazia quegli scienziati che portarono 11 lume della loro esperienza sopra (piislione gra- vissima che interessa la pubblica e la privata economia, specialmente in un momento in cui alcune città stanno per adottare un tal processo per la illu- minazione pubblica. Vengono comunicale dal march. Ridolli alcune Memorie a lui affidate per presentarsi alla Sezione dai sigg. co. Paoli di Pesaro, march. Mazzarosa di Lucca, cav. .Mondini di Barga ed a\ v. Ferdinando .Maestri di l'arma con un lavoro dell'avv. Pietro Gioia, Luigi Miuiani della Cervera e Cai-Io Para- si — 532 — liippi. liilli (li l'iiniia. le (juali vengono p;issa[e al sig. Sanguinclti perché ne stenda una lelazione. II sig. ean. Slanoovich legge una Nola rclali\a a un innesto dell'olivo sopiM il frassino: presenta alla Sezione un esemplare dell' inneslo eo'suoi frulli, ed altro esemiilare dell'uliva conservata, domandando che il lullo sia depositato all'Orlo agrario, si degnamente diretto dal benemerito prof. Conligliaehi. Con ciò intende il sig. Slancovich di sciogliere, non che dilu- cidare una impoitanle (|uislione. e di corrispondere cosi all'invito fattogli al Congresso di Firenze, do\ e molti mostraronsi dubbiosi sulla possibilità di colali iiuiesli. 11 sig. prof. Moretti noia in fatto che simili innesti, e specialmente quello del 3Ionts ììi(jra sul frassino, erano conosciuti dagli antichi: ora a clii tut- tavia ne dubitasse ne viene in conferma il fatto dimostralo dal sig. Slanco- vich. Egli assicura di aver provato l'innesto del Morus nUjra anche sul lieo, e che vi riusci: ma osservò che siffatti innesti dopo un anno di vege- tazione illanguidiscono: teme quindi non avvenga lo stesso anche all'inne- sto dell'olivo sul frassino. Invita perciò il sig. can. Slancovich a ritentare l'esperienza, e a tener dietro all'innesto per osservare se continua a prosjìc- rarc e a dar frutto. Accenna poi quanto sarebbe vantaggioso di servirsi dell' innesto per far fruttificare le piante dioiche, annestando il ramo della femmina sul maschio, giusta le belle osser^azioni del Gallesio; laonde la Sicilia, adottandolo pel pistacchio, avrebbe da (jucsla jiianta un pi'odotto che ora non raccoglie che in iscarsissinia quantità. Il Presidente rende grazie al sig. can. Slancovich per la conumicala esperienza e pel dono del tronco innestato: encomia il di lui zelo, e lo ec- cita a l'ileiilare sul frassino l'innesto del nuovo prodotto, perchè forse avendo acquistata maggiore analogia di struttura, più facilmente e con maggior pro- fitto sarà per ricscire. In simile guisa, egli conclude, soltanto devonsi ten- tare esperimenti di questa fatta per poter poi dedurne le più sicure con- seguenze. Il co Sagredo, a nome del sig. Caoiiero, richiama ratlenzionc della .Se- zione .sopra tre quesiti risguardanti l'agricoltura, e dice convenire all'inte- resse de' Congressi , e reciprocamente a quello de' paesi ove s'adunano j Congi-essi, questo presentare da una parte quesiti, e dall'altra accellarli e risolverli, perocché così si \ien radicando un reciproco vincolo fra i paesi — 533 — ed i Congressi, e per utilità dell' agi-oiiuinia prega lu Sezione ad occu- parsene. Ecco i quesiti. i ." Quale è il più sicuro metodo di preservare l'erba ed il trifoglio dalle piante parassite, ed in ispecie dulia cuscuta, detta fra noi 'jroitijo o lo\:ijto-^ deboli essendo riusciti e (|uusi inutili i risultanienti dei rinicdii lin qui sug- geriti a tanto male. 2." Quale e il metodo di fitto più utile al padrone, al colono, al terreno. Si osser>a clic il inclodo usato nella Provincia di Padova ed in quella di Venezia, di far pagare il fìtto con una corrisponsione di grano e di u\a, toglie al colono la iwssibilitù di concedere a prato artiliziale la porzione necessaria di terreno, mancando o essendo rari i prati slabili : dal che ne viene la scarsità degli animali, nerbo dell'agricoltura. 3." Quale è la quantità da seminarsi in ogni campo, misura padovana (peri. cens. 3, 86), di frumento. Si noti che il dato presente e la pratica generale usata si è che in ogni caiupo si seminano due terzi di staio Irivigiano corris|K)ndente a due starctti, misura di Padova. Con tale dato s' indica un campo di media qualità nelle due Pro\incie di Pailo\a e di Venezia. Il sig. prof. Baraldi, ritenendo essere scopo di ogni Congresso di far con- vergere gli sforzi indi\iduali de' suoi membri ad una mela conmne, opina doversi la scella delle quistioni determinare come linea d'osservazioni e di esperienze da praticarsi, e propone intanto d'istituire una serie di c|uesiti. tra i (juali più specialmente uno ne accenna, cioè ^ lino a qual punto con- venga all'Italia promuovere lo spirito manifatturiero senza ledere gl'inte- ressi dell'agricoltura-' . Il Presidente ricorda che appunto per convergere gli sforzi individuali ad una meta comune già si sono fissate molte ricerche sino dal 1 Cor»gresso. (JTile (luindi avvertire che facilissimo torna il proporre de'quesiti. ma che r inutile ed anzi forse indecoroso il moltiplicarli, hisciando insoluti (|uelii an- tecedentemente proposti. Comunque sia la cosa, loda i due preopinanti per rnniorc manifestato ai buoni ed utili slndii,e gli invila intanto a voler primi dar l'esempio di occuparsi dei loro (piesili, come appunto sì è fatto tanto egregiamente dal march. Mazzarosa e da altri in simili occasioni, e prega i congregati a volersi prestare pur eglino ai dcsiderii di questi e di altri — 534 — nieiiibri della Riunione E perchè appunto ciò addivenga, dispone che quei quesiti sieno piT inlitici Irnsciilii negli Alti; ed assicura ch'egli si farà ben volentieri a i'ice\ere il IVutlo delle altrui esperienze, di cui egli medesimo farà eomunieazione al V Congresso. Il prof. Perego legge una Memoria sopra l'uso dell'acqua inquinata
  • onenti l'idrogeno in ({uistione, costano già troppo perchè regga la con\'enieDza del sistema Guyot, non è da aspettarsene in seguito alcun vantaggio, perchè l'uso più esteso di siffatte materie ne aunienlerebbc probabilmente il valore. Il Presidente accennando come gli sembri bastcvolmente chiarita la (pii- stione anelie sotto i due diversi aspetti da esso proposti, soggiugne che la città di Novara adottò questo mezzo d' illuminazione, e si mostra disixisto a credere ch'essa abbia calcolalo se non i vantaggi economici, i|uelli almeno duii più sicuro effetto: e cosi chiude la discussione. Indi lo stesso Presidente annuncia un progetto del sig. Giuseppe Ros.si di Pisa a' suoi concittadini ed ai membri della IV Riunione, per creare uno stabilimento agrario sperimentale e manifatturiero, destinalo esclusivamente alla coltura di (pici prodotti che servono alle arti economiche e alla loro propagazione. Legge un metodo di coltiv;izione del iimgherino doppio di Goa proposto dal sig. Giovanni Ragionieri giardiniere alla real Villa di Ca- stello di S. A. I. R. il Granduca di Toscana. Comunica una Icllera del sig. Patellani, con la (piale loda la nuova pala ad aeipia inventata dal sig ing. Briola di Pavia, macchina idraulica cui si può ajiplicare un motore di acqua, di animali, o di vapore. Fa mostra all'adunanza di alcune tavole colorate rappresenlanti i varii sladii della malattia de' lilugelli eonosciiila sotto il — 538 — nome di moscardino o mal del segno, e la sezione anatomica di un (iliigello invfstito dalla botrite e sottoposto al microscopio, ove chiaro si riiidc il germogliamento delle sporule e il successivo sviluppo di quella crittogama. Accuratissimo lavoro si fu codesto del sig. Antonio Venturi, il quale si pro- pone di pid)blicarc queste tavole con le relative istruzioni a vantaggio dei coltivatori di bachi da seta, onde agevolare loro la conoscenza della malat- tia che sovente porla tante perdite alle bigattiere, e del progressivo sviluppo della medesima^ ed inoltre perchè possano (in da principio usare (|uelle cautele che valgano a preservarli dallo funeste conseguenze di (piesto morbo. Finalmente rende noto un processo di chiarilicare l'olio, propostogli dal chimico sig. Ton, presentando alcuni saggi di olii depurali con (|uc! pm- cesso. Il sig. Ton, dic'egli, ncH' investigare i varii principii che compongono gli olii di colza, di ravizzone e di lino si faceva ad isolare le due sostanze grasse, V oleina e la stearina, dagli altri materiali cui vanno associate, all'og- getto di ridurli atti all'uso dell' illuminazione. Veduta la speciale azione del tannino, che toglie ai surriferiti olii lo zimoma e la mucilaggine in essi con- tenuta, cercò il sig. Ton di trarre da codesta reazione un utile partito, e di poterla applicare alla depurazione di essi meglio di quanto si propose il Berthell. Egli pertanto fece una decozione di un'oncia e mezzo di galla d'Istria soppesla in oncie dicci di acqua comune, e feltrala, la mescolava così calda ad oncie dodici di olio di ravizzone, che tosto ingenerava loi'bi- damcnto e separazione di una materia fioccosa, la quale col riposo pigliava il posto tra il liquido acquoso e l'olio soprastante; dopo vcnliqualtr'ore, nelle quali badava di agitare a quando a quando il miscuglio, traeva cosi l'olio quasi libero dallo zimoma e dalla mucilaggine. Tale esperimento eoii- linun il Presidente essere slato pur da lui praticato sopra altri olii, olle- nendone i medesimi effetti. Volle anche esperire, dietro il suggerimento del sig. Ton, se la decozione di altre sostanze astringenti operava la medesima reazione. Di fatti le decozioni di corteccia di quercia, del pino marittimo e della vallonea offrirono identici risultamenli . Falli abbruciare gli olii in (|uesta forma chiarificali, ardevano con liamma viva senza esalare la soffo- cante fuliggine all'alto della combustione, e nessun ostacolo offrivano allor- ché venivano saponificati cogli alcali; circostanza che gli piace osservare, in qiiiinto che siffatti olii combinandosi agli alcali nel loro slato naturale. — 539 — il sapone che ne risulla non ac<)iiista quell'aggregazione che riceve il saponr d'oliv;! OhìihIì la luciw di inicsto processo possonsi (piesli olii adoperare uiiclie iieHarli' saponaria Per lo che considerando che il suesposto metodo di depurazione, se non assululaniente nuovo, è semplice ed innocuo, e tale da poter essere eseguito anche dai non cliimici, il l'rcsidrnle credcllc di ('(iiiuiieiidario: ma non vo- lendo che a lui solo debba l'adunanza prestare tutta la fede, prega i sigg. prof. Maiocclii e iMinotto di ripetere il pro<-esso. non che riferirne i loro giudi/.ii. li march. Selvatico legge una Alemoria, nella quale rileva gl'inconve- nienti pa- tirne alcun danno. Ma il cu. nefla s(ii;t;imi^e. ch<; per picciola che sia la ipiaiililà dima suslaiiza amidacea ag^imila all'aeipia in cui si dipanano i bozzoli. !;li è pro- babile che la scia ne resti o poco o troppo imbrattata, e che |)er conseguenza debba dare una penlila allo scrudameuto. Ilisolve perù il sig. l'erego il dubbio del preopinante asseverando d'avere egli mandalo i saggi di seta, otieiiula con ipieslo processo, primierameiile al lilaloio per essere ridolli in organzino, e ipiindi alla liiiloria per riee\cre. oltre lo serudamcnto. anche le altre operazioni tulle che si richiedono per (issare i diversi colori: e che ne il lilatore, uè il tintore ebbero a lagnarsi di checchessia, od a notare dinerenza alcuna in ipiella scia: donde chiaro ap- parisce che la non a\ca incontralo alcun ditello. Il Tresidenle nondimeno avvalora il dubbio del co. Beffa dicendo, che le sete, trattate con processi di questo genere, serbano in fatto bastantemente le loro (|ualità apparenti, di modo che il primo compratore, ove non sia dei più avveduti, non fa alcuna dilTercnza con altre sete trattale diversamenle. ma anzi le ai)prczza lalvolla per una certa morbidezza che elTellivamciite acquistano. Se per altro \ i si presti attenzione, si vedrà che la seta perde ahpiaiilii (li lueoiilczza e di colore, e acquista facoltà igrometriche, e (piinili allo sciudauienld perde di peso più del solilo, e ei(i non lauto per (pici ptjco d'amido che \ i si appiglia. (|uaiilo |)er la gomma che merci'; di (picslo mag- giormente imbratta la seta. Egli perlanlo ritiene che allo scopo conlemplalo dal sig. Perego nessun processo sia migliore di quello deirac(]ua purissima, come lo ha dimostrato nella sua opera sulla trattura della seta. E per addurre un nuovo fallo che attesti la verità di questa senlenza. narra che avendo due accjuc diverse che servivano a due lilande collocale alle eslremilà op- poste della sua casa presso Conegliauo. ebbe ad accorgersi di una differenza non solo di lucidezza e di morbidezza, ma altresì di colorilo, fra una seta e l'altra: e che essendosi (piindì servilo (leira('(pia più [Mira per ambedue le lilande, ne ha trovato tutta la scia morbida, colorila e \ivace. Da ciò egli si conferma nell'induzione che rac(|ua più pura è la migliore per isciugliere — 54 4 — il glulinc: e però i lilaniliori la ccrcliiiio da lontano, o ratcolgaiut (|iiella di pioggia facendo amplissimi serbatoi, senza risparmio di spese, nicnlie ne avranno il compenso nella migliore qualità della seta. Conmmpie però tale sia da niolt'aniii la sna o|)inionc, e sempre più in essa si confermi, lulla- xolla non ]iui) laseiar correre inosservato come il sig. (jaspari del Triuli, la cui seta è rinomatissima, adoperi nell'ticqua la farina di segala, senza che mai gli acquirenti abbiano avuto cagione di moverne lagnanze. Il sig. Pcrcgo insiste che l'aggiunta di picciola (|uaritilà di una sostanza amidacea è indispensabile assolutamente al primo momento in cui si rinnova rac(|ua delle caldaiuole, perchè altrimenti i bozzoli male si dipanano, e la bava .si rompe assai di frequente: e indispensabile altresì per correggere ijucH'aeciue che. quantunque pure, sono, come dicesi, crude, e quindi inet- te alla trattura. .Ma il Presidente ricorda al sig. Perego che al primo inconveniente ri- mediasi assai meglio col ritenere una tenue porzione di acqua usata, ossia col non cangiare interamente l'acque delle caldaiuole^ ed al secondo col la- sciare lunga pezza le acque entro i serbatoi esposti alla sferza del sole. Il >oleggiarc l'acque è il mezzo che la natura ci offre^ e più presto, die' egli, conseguiremo lo scopo se sapremo convertire que' serbatoi in altrettante peschiere. Non essendo allora da alcuno chiesta la parola, il Presidente credette l)roscguire nell' importante argomento, facendosi a dimostrare il meccanismo inventalo dal sig. Cappelletti, e messo in opera nella grandiosa e bella fi- landa del sig. Keali a Dosson presso Treviso, col quale ei si propose d' im- pedire che la seta si avvolga in maggior copia sui lati degli aspi che non nel mezzo, e perciò di ovviare ai così detti cordoni della seta, difetto che rende diflicile e più dispendioso il disporla sui rocchclli, per indi passarla al filatoio. Facendo quindi vedere un modello dello stesso meccanismo, a migliore intelligenza dimostra come, per raggiungere lo scopo propostosi, il sig. Cap- pelletti ha stabilito che l'asta degli uncini continui a ricevere il moto di va e vieni da un punto eccentrico d'un disco in rotazione, e nel medesimo tempo ha fatto cangiare continuamente la posizione del distributore rispetto all'aspo, talché, depostisi su questo i due tratti dritti di filo, derivanti da una doppia oscillazione dell'uncino, gii altri due tratti simili, prodotti «lai- — 545 — l'oscillazione successiva, non cndatiu più sul silo tiei primi, ma al di qua o al di là. secondo che lo sposlunieiito del dislribulorc è di andata o di ritor- no. Con ciò non restano i;ià tolti in \ia as.sulula i cordoni, uia si può dire ehc (ali cordoni, anzi die formarsi sugli orli della matassa, venj^anu distesi ed egualmente compartiti in tutta la sua luni;liezza: in ogni zona della (|uale risultano degli eiubrintii di lonloiie Iraiiiezzuti dalle reti di (ili olilili(|iii. per cui si ottiene eouipletainerile lo scopo di avere in tutta la larghezza della matassa un regolare ed uniforme inlrccciauiento di fili, senza qualsiasi loro alTastellamcnto. Il macchinismo con eni s'ottiene ((ucsto duplice molo nel distributore può coinpursi in molte guise, e la disposizione dipende pr'incipalinente dalla forma dei nuiiinelli cui vuoisi applicai'Io. Nei quarantotto mulinelli della li- landa del Iteali un tale sistema venne adattalo alla macchina del Santorini. Il doti. Filippo .Salomoni dolendosi che l'Italia, fiorente un tempo in ogni laino d'industi'ia. paghi adesso tributi gravissimi all'estere nazioni ricom- prando uiodilicatc le slesse matei'ie ch'ella raccoglie nel proprio seno, e considerando come per essere agricoltore e manufattorc null'allro manchi al popolo italiano che cognizioni e volontà, e come gli Scienziati rimovere potrebbero questo difetto, facendo (piant'é da loro, mercè le istruzioni e le persuasioni: vorrebbe in primo luogo che ad aflVcttare quant'é possibile e rendere veramente utile la nostra emaneip:izione industriale, i|ualclie so- cio del Congresso si dedicasse a fare nella propria Provincia particolari statistiche dei consumi annuali di merci straniere, a studiare e dimostra- re i mezzi coi (piali potrebbcsi acconcianienic procurare la .sostiluzione di merci nostrali, a ollìirnc il prospetto degli svantaggi e vantaggi che rispetti- vamente risultano dall' importarle o produrle, eomunicindo (piindi in com- pendii ed in tavole la messe delle sue indagini e meditazioni ai futuri Con- gressi. In secondo luogo vorrebbe che anche in Italia si conqiilassc dai socii del Congresso un annuario simile a ([uello che porla il titolo d'.VIuKuiacco di Francia pubblicalo dalla Società nazionale, contenente eccellenti articoli d' auHn.iestranienlo popolare in ogni genere di cognizioni confacenti, che non eostasse come quello più di cinquanta centesimi all'esemplare, sicché anche i nostri conladini e artigiani avessero la loro strenna: e la sola com- piacenza di avere nel ca|K) d'anno un libro fatto tutto per loro gioverebbe. dic'cgli, a propagare lo spii'ito di lettura e l'umore dell'istruzione. — 5 4(ì — Il Prcsiilenle previene la Sezione elle doniuni sarà coslreKo di la\ filare cjjli stesso per dare alunni schiarimenti e ripetere gli esperimenti sul suo nieloili) di eaj^liarc il latte. Gli duole, die'eijii, rullare altrui (|uel tempo che meglio e più onorevolmente verreblje da altri occupalo; ma vi e astretto dal publilico richiamo che gli venne fatto in varii giornali, accennando ad una Memoria che in proposilo leggeva all' I. R. Istituto di Venezia. Frattanto crede suo dovere partecipare all'adunanza essere ornai com- piuto il Diziunai'io di botanica applicato all'agricoltura e alle arli, da lui pro- messo alla liiuiiiouc di l'irenze; u mentre in pari tempo ne depone il ma- noscritto relativo sul banco, manifesta la speranza che i suoi eolicghi vor- raiiiK) esaminarlo ed essergli cortesi di (incile osservazioni che valgano a eomplelai'io, onde a suo tempo darlo allo stampe. Inoltre annuncia il compimento e mostra pure il manoscritto d'un'opera sul lanificio, la quale aveva promessa al Congresso di Torino. E qui rac- conta che avendo in (juella occasione raccolti i materiali a tale uopo e stam- patili in pochi esemplari, da distribuirsi a' colleghi per pregarli di consiglio e d'aiuto, una copia di quelli passò sulla Senna, ove trovò nel chiarissimo sig. lìendu un tradullore, la cui versione veniva dall'Accademia R. di agri- coltura in Parigi onorala di gran premio, come una delle migliori opere agrarie tradotte. E questo, diss'egli, non a iattanza io vi narro, ma solo per protestare dinanzi a voi che troppo generosa fu 1' Accademia verso mate- riali raccolti alla rinfusa, e che in fatto l'opera ch'io vi presento manoscrit- ta è interamente rinnovata, e grandi i fattivi cangiamenti, e molti gli errori corretti. Dopo di ciò il Presidente dichiara sciolta la sessione. Visto — // Presidente Doti. F. Gera. C G. Freschi. / Segrelarii < ( B. Paris Sauguiretti. ADUNANZA DEL GIORNO j$ SETTEMBRE Xjcltu vd approvato il processo verbale (lell'adunanza di ieri, il sig. Pre- sidente legge alcune riflessioni del nob. sig. Emilio Localelli, K. Impiegato della Delegazione di Padova, sulle eause che impedirono ed impediscono i progressi dell'agrieollura in alcune Venete Provincie, e specialmente nella padovana; e sui mezzi che tornerebbero forse idonei a promuovere la sua vera prosperità: quindi, atteso il soggetto, crede d'inviarla per op|iortuna osservazione alla Commissione eletta per fissar le norme della Società d' in- coraggiamento per la Provincia di Padova. Il sig. doti. G. Calvi è invitato a compiere la sua lettiu-a sopra gli sta- bilimenti tecnologici di Milano: se non che dilTeritasi per l'assenza del sig. co. Scrrislori la trattazione dell'ordinamento di scuole d'arti e mestieri in Italia al venturo Congresso, egli rinuncia a parlare ora degli altri istituti tecnologici, sui (piali \ersavano i cenni di cui lesse la prima parte nella seduta del -20 corrente; e si limita (juindi a dire della nuova Società d'in- coraggiamento per le arti e mestieri di recente istituitasi in .Milano ad imi- tazione di altre di Berlino, di Parigi . di .Miiihausen. d'.Wstria e di Boemia, perchè nuova nel suo genere in Italia, più legala agli studii della Sezione, ed affine a ciucila che fu projwsta nei precedenti giorni dal march. Pietro Selvatico. Mostrata la necessità che la bcnclicenza sia sagace, benedice a coloro che col benefizio apprestano alle classi povere istruzione e lavoro, promoven- doue cosi veracemente il miglioramento ed il ben essere, .\ccenna (juindi come la Società suddetta miri a perfezionare le manifatture e le arti utili del paese in tutti i rami dell'industria. Per destare a tale intento l'emula- zione degli operai essa propone i seguenti tre mezzi principali. 83 — 548 — 1," Prcmii in (Mmlanti. onorifici e d' iiieoraggiamenlo: 2." Sovvenzioni graliiilo (ut I' introduzione di iilili iio\it;i; 3." Dislribuzione di iiiedai;lif d'oro, d'iirgcnto. di bronzo e di aKosla- zioni di merito: distribuzione solenne, annuale, e preferibilincnle previo concorso . Accenna inoltre alcune norme principali della Società: parla della sua amministrazione: \ersa sui fondi: novera i numerosi temi proposti a con- corso pegli anni 1843. 44 e 45, ci preniii assegnati per l'anno 18 43. pei quali il concorso succede al finire del corrente. Soggiunge infine essersi prov> cdnto anche al mezzo più diretto dell' insegnamento tecnico ■. e tacendo di quanto non ebbe ancora compimento, annuncia la fondazione Mylius di annue lire COO austriache per modelli e utensili ad illustrazione d'un'appo- sita lettura di meccanica e di chimica da farsi da dotti benefattori: e l'in- signe dono dello stesso Consigliere Mylius di lire 150,000 all'oggetto di annettervi una cattedra di chimica tecnica. Da ultimo propone rendimenti di grazie anche a questa Società, di cui l' istituzione tecnica è scopo esclu- sivo: proposta che viene assentita. Conclude poscia dimostrando come og- gidì in tutte le parti d' Italia, mercè anche la benefica istituzione dei Con- gressi, al mal inteso e dannoso spirito di municijìalismo succeda una bella emulazione di studii e di beneficenza, una santa gara in lutto ciò che mi- gliora e perfeziona le popolazioni, una più stretta fratellanza scientifica e l'universale concordia nel bene. Il can. Stancovich rende tributo alla memoria del co. Grisoni di Capo d' Istria, che morendo legava cospicua fortuna a creare scuole e istituti d'e- ducazione pei giovani artigiani. Ed il sig. Racheli menziona il legato di lire 60,000 lasciate dal defunto sig. Falciola di Milano, perchè i fanciulli siano tenuti in un asilo fino all'età di dieci e dodici anni per apprendere un'arte; e ne cita i buoni risultaraenti . Il sig. bar. d'Hombres Firmas ricliiamando di nuovo l'attenzione degli adunati sugli innesti di piante non congeneri, già stata eccitata dal can. Stan- covich nciranteeedente sessione, parla dell'innesto del castagno sulla quer- cia: e per risolvere l'obbietto ch'era stalo fatto, cioè che tali innesti, ben- ché possibili, non sono durevoli, ma deteriorano e periscono in breve tem- po, egli cita alcuni castagni stati innestati, or sono già settant'anni, da' suoi progenitori sulle querele d'un suo bosco nei dintorni d'Alais. — 549 — Al quale proposito il prof. Morelli coiisiilera esservi talvolta delle ap- parenze che iiulucoiio in errore: e adduce in prova l'esempio d'un salice innestato, come credeasi, sopra una quercia, nel Giardino di Trianun, delia qual cosa, siccome in fatti straordinaria, s'era menato molto rumore. Non persuaso egli di ciò, volle vedere un ramo di quella pianta, e procuratoselo, ebbe a riconoscervi in luogo di un salice una ipiercia d'America clic |H>rta le stesse foglie. Aggiunge poi che, dato eziandio che siffatti ncsli riuscissero più facili ch'egli non erede, resterebbe tuttavia a sapersi (juali reali van- taggi dcrisai'e ne potessero all'economia agraria e forestale. Il sig. Sanguinetti legge la commessagli relazione sopra diversi mano- scritti inviati al Congresso, la quale per volere dell'admianza viene stam- pata per intero. "Se all'onoranda missione affidatami dall'egregio Presidente, di riferire sovra le Memorie scientifiche da uomini sonuui inviate, supplire dovesse sol- tanto la jmvera mia mente, le vostre giuste aspettative rimarrebbero sven- turatamente deluse. .Ma poiché all'esilità dell'intelletto soccorre il rettissimo volere, e meglio ancora l'indulgenza di cui mi siete cortesi, amo fidare che il vostro conqiatimento coprirà la mia insufficienza. «Magistrali jier dottrina, eccellenti per erudizione ed ottimi per inten- zioni mi seiidirarono gli scritti ch'ebbi ufficio di esaminare e bre\enicntc interpretarvi . "Il sig. Emilio Campilanzi di Venezia, investigando le condizioni attuali delle arti agricole in Italia, opinando con gli economisti che alla terra asse- gnano la principale cagione delle ricchezze, e rilleltendo potersi ripetere in- cremento di puljblica prosperità ])iii specialmente dal perfezionamento delle cognizioni agrarie, pro|)ose che ogni Accademia nei capoluoghi di Provincia fondasse nel proprio seno una sezione di agricoltura, e che là dove Accade- mie non esistessero, si desse opera ad istituire Società agrarie. Indi suggerì i mezzi coi (|uali le une e le altre potrebbero gimigere all'intento di pro- movere i miglioramenti di cultura richiesti dalle rispettive località. n I voti generosi del sig. Campilanzi ebbero già pratica applicazione mercè le note deliberazioni delle inclite Accademie Fisiocritica e Tegea di .Siena, l' istituzione dell'Associazione agraria di Torino, e le varie misure adottate da alcune altre Accadi'iiiie e città per islimolare d'ogni maniera il desiato perfezionamento. I consigli d'un saggio e l'esempio di rispettabili consessi — 550 — ci sono arra alla non remota creazione di novelli centri, ove le arti di Ce- rere \erranno metodicamente insegnate e diffuse vii sig. doli. F. G. Sonnenberg di l'ado\a, con una Memoria in cui la concisione non nuoce alla chiarezza ed importanza, descrive le sue espe- rienze ed osservazioni sovra la putredine clic si sviluppa negli alveari; at- tribuisce la causa di quella malattia all'uso di somministrare alle api il micie crudo, impuro e raccolto da favi precedentemente iiifclli dalla putredine: quindi raccomanda, come utile preservativo, il sistema di far cuocere in vasi neltissinii il miele con altrettanta acqua, avanti di apprestarlo alle api per loro nutrimento. "La quistione sulla innocuità igienica delle risaie, lasciata in istuto di problema dal IH Congresso, occupava la seria meditazione di dotti valentis- simi , i quali . larga messe d' indagini , fatti ed esperimenti raccogliendo, il frutto di coscienziosi studii alla Sezione nostra comunicavano. Tra questi mi è caro menzionare il sig. co. Paoli di Pesaro, il quale trasmetteva amplis- sima dissertazione, ove enumerando a priori le cause generiche dei miasmi provenienti dalle aeque stagnanti, dimostra doversi a fartiori in quelle acque e nei terreni sottoposti supporre dei solfati, o per lo meno varie ma- niere di animali, e segnatamente d' insetti e infusorii, non che talune di quelle tante piante in cui si contiene lo zolfo-, quindi opina per la insalu- brità delle risaie . Il sig. march. Mazzarosa di Lucca, nel quale la sapienza teorica e colla pratica mirabilmente congiunta, confortava le discipline emesse dal co. Paoli con descrivere la storia esatta, severa ed imparziale della coltivazione di risaie nella Provincia lucchese dal -1612 al 18 42, donde apparisce luminosamente che l'igiene pubblica di quella contrada fu sempre in ragione inversa della estensione data alla coltura del riso . Io non debbo occultarvi, chiarissimi collcghi, come codesti due scritti, l'uno per teoretiche disquisizioni, l'altro per isteriche verità strettamente connessi, pongano in evidente chiarezza la insalubrità delle risaie, per cui si dovreb- bero invocare le sacrosante leggi dell'umanità, onde preservare nuove vit- time dal flagello di colture perniciose, a cui l'avidilà di pronti guadagni suole troppo incautamente abbandonarsi . E quantunque una Memoria stati- stica, che menzioneremo più innanzi, atlesti ricchezza di prodotto nel riso, noi non obblieremo giammai il bell'aforismo del march. Mazzarosa, cioè "è bene che gli uomini sicno ricchi, ma è meglio che sieno sani". — 561 — »Lo slesso sig. march. Mazzarosa inviava allra Memoria sopra rinsetlo danneggiaiite gli ulivi, a (lisiiniH'gno
  • Voi condonerete la prolissità della esposizione alla grave importanza del subbietlo . » Voi non ignorate, o signori, come il III Congresso invitasse gli agro- nomi ad istituire studii sperimentali dell'agricoltura italiana, e sentiste con quanta espansione il nostro merilissimo Preside encomiasse il sullodato sig. march. Mazzarosa e il venerando mio amico sig. arcidiacono Cagnazzi per i loro lavori statistici sull'agricoltura del Ducato di Lucca e del Regno di Na- poli compilati con rara solerzia e precisione. Ora a me incombe lo infor- marvi inqual modo varii altri ottimi soddisfacessero alle bramate ricerche. -•'Il sig. avv. Pietro Gioia per il Comune di s. Giorgio nel Piacentino, il sig. Luigi Musiari della Cervera per il Ducato di Parma, il sig. eav. Giu- seppe Mondin per il Comune di Barga, e finalmente il sig. Carlo Pai-aluppi per la Provincia di Guastalla inviarono Memorie statistiche. Tavole sinottiche ed illustrazioni circostanziate sopra l'agricoltura di quelle rispettive direzio- ni, che sono un vero tesoro per le indagini interessanti di cui ci occupiamo. Menzione privilegiata si conviene al sig. Paraluppi per la giudiziosa riparti- zione dei Quadri sinottici in tre categorie, cioè di vegetabili, animali ed eco- nomia rurale, lo che presenta razionalità di concetto, esattezza di descrizio- ne e tale una profondità di vedute, che lo qualifica degno allievo dell'Istituto di Meleto. "Tutti questi, chiarissimi colleghi, sono frutti saporiti del comune nostro giardino, del Congresso; perocché se da esso non esciva un appello a colali studii, ninno vi avrebbe rivolto il pensiero. Né codesti luminosi esempii rimarranno sterili tra noi ! ^ Una statistica che intenda a misurare le forze e risorse della nostra agricoltura gioverà altamente in beneficio dell'universalità. Essa diverrà ele- mento alla compilazione di una Carta agronomica d' Italia, che pur troppo ancora ci manca. — 553 — » S' imprendano n(]iin(|ue da ognuno i possibili srorzi onde propagare le cognizioni che ononinu la Penisola; lo miglior mezzo di farsi rispettare, si ti quello di farsi coiioseerel >' Le stalislielic, vòlto a guidare il legislatore e il filosofo nella somma delle cose, s'intcssano, non aggruppando inutili cifre, sovente apparato pom- poso e ognora ingannevole: ma seguendo rigorosamente le leggi che recla- mano verità, ordine e precisione. "Guai a chi devia da codesti canoni sacri per uno scrittore! conciossia- chè come nelle vie ferrate ogni alterazione od inciampo può generare gravi disastri, cosi nelle statistiche un calcolo incompleto o falsalo può trascinare a misure che dicno erullo al ben essere d'inlierc nazioni. "Noi le compileremo coscienziosamente, o colleglli, calcando le orme di quel vero, che suol essere cullo, bisogno e vita dell'anime gentili: ed allo straniero che, attribuendoci inerzia e ignoranza, irride ai nostri costumi, ri- sponderemo allora francamente presentandogli i tranquilli nostri studii, dai quali rifulgerà chiarissima la patria potenza •■ . Il sig. ean. lìellani osserva clic nella relazione del sig. Sanguinetti si parla degli effetti della nial'aria attribuendoli ai solfali, mentre è ben lungi dal >'ero die questi si rinvengano sempre nelle acque stagnanti : al che ri- sponde il sig. .Sangiiinelli non avere il sig. co. de Paoli, autore della Memo- ria sui miasmi, aniinessa come un fallo o come un'assoluta necessità la pre- senza de' solfati, ma soltanto come un'ipotesi mollo ragionevole. Il prof. Malocchi ed il sig. Minotto, membri della Commissione delegata a riferire sul processo del sig. Ton per la ehiaritìcazione dell'olio mediante sostanze contenenti tannino, ne fanno il seguente rapporto. '•Dietro l'incarico avuto dalla Presidenza della Sezione d'Agricoltura e Tecnologia, noi ci portammo nel giorno 27 settembre all'officina del chi- mico-farmacista sig. Pietro Ton. a fine dì esaminare il processo economico per depurare gli olii di colza, di ravizzone e di noce dal medesimo iiroposlo. -Questo processo con>isle nel far bollire per circa un qiiarlo d'ora una parte di corteccia di quercia, di salice, di pino marittimo, o di galla di Le- vante, in cinque parti d'acqua comune, feltrarne la decozione, e mescolarla a sei parli di olio, lasciando il tutto per ventitpiallr'ore in azione, ed agi- tando di tratto in tratto il miscuglio Iti tal modo l'olio riesce chiarificato e più proprio all'illuminazione ed alla saponilìcazionc. — 554 — "Il sig. Tun presentò una decozione di pino marillimu du lui previa- mente preparala, la quale produsse nell'olio un'abbondante precipitazione; ei mostrò poi un lumicino che ardeva in una stanza, e che in realtà non dava sensibilmente fumo, nò odore. Questi furono i soli fatti che si |)olerono verilicare attesa la ristrettezza del tempo. Ad ogni modo i sottoscritti cre- dono che il processo del sig. Ton sia meritevole per la sua semplicità d'es- sere descritto negli Atti della Sezione, onde con nuove e più accurate espe- rienze si possa giudicare in tulle le sue parti della sua utilità ed economia « . Padova 28 settembre i842 Maioccdi. MmoTTO. Il Gera in una Memoria espone le sue ricerche intorno alla differente azione che sul latte esercitano alcune piante, gli acidi, specialmente minerali, ed il presame; e addita un nuovo metodo d'a[)|)arecchiare il presame, sicché conservi un'attività invariabile e costante, e sotto questo rispetto, la cagliata non si faccia alla ventura, e non sia sorte l'avere ottimo formaggio. Il doti. Gera, credendo potersi dir cacio la cagliata del latte, in qualun- que modo siasi ollenula e confezionata, crede poi doversi dire formaggio quella eagliata, che senza bisogno di stampo o di forma si foggia in un corpo solo la mercè di un agente; a quest'ultima elasse spettano i formaggi cotti riputalissimi, delti di grana, di Olanda, di Gruyércs ec. Ciò detto, venne a noverare i caratteri tisico-chimici, accompagnandoli con esperienze ese- guite alla presenza dell'uditorio, coi quali caratteri dimostrò palesemente la essenziale differenza che passa tra la cagliata ottenuta la mercè di alcune piante e degli acidi, specialmente minerali, e quella ollenuta in forza del presame. E qui contro la comune opinione di quegli scrittori che nel casei- fìcio credono indifferente usare quo' reagenti vegetali e minerali, o questo reagente animale, e precipuamente contro quelli che vorrebbero all'uopo escludere il presame, ei dimostra chiaramente doversi del solo presame far uso, siccome quello che solo imprime alla cagliata un'azione fisico -chimica particolare, per cui assolulaincntc risponde alle diverse operazioni del ca- seifìcio di genere completo, e più lungamente si conserva, facendo così av- vertire come l'arte non cerchi soltanto un eoagulatore del latte, ma sì vera- mente UQ eoagulatore di azione speciale o specifica. I-: affinclu- poi la scienza giovi alla pi-alica, ci volle insegnare eonie a|>- purcecliiare lu si dchliu pcreliù. meglio che liii qui non !>'é Tutto, appaghi i (Icsidcrii (lei cascinaio. Manu niuiiu. dic'cgli, che si possono avere gli sto- machi di vitello, ossia i ventrigli freschi, si puliscono dalle impurità, po- iiendo a parte ({uella massa di latte coagulato che contengono, lavandoli ed asciugandoli ben bene: o\e si voglia, si potranno ipiindi aspergere eniro e fuori le nieiiibraiie con abbondante copia di sai comune. Uopo due giorni che si sono soleggiati, e dopo aver rimesso al |)Osto il loro latte coagulato, si gon- fino e si ripongano o sotto la capanna del cammino, o dove sentano un mo- derato calore e sianvi correnti d'aria, sino a che si secchino a dovere: bene u\ vertendo di nieticre in (|ucsl() ogni cura, tenendoli di vista |)crelié non marciscano, o pei'ché le mosche e gl'insetti non vadano a depor\i le loro uova. Dopo due o ti-e mesi, o come sono ben secche, si polverizzano le membrane quanto è più possibile, e ([uesla polvere s' impasta minutamente e si afh'na insieme al lalle ((uagliato che contengono, aggiugnendo\ i all'uopo dcll'alcoole purissimo di \enti gradi almeno di ISaumc^ i|uesta massa |)ui si conscr\a in vasi smerigliali eontenenli dcH'aicoole quanto basta a co- prii'la lulla. (Quando si abbia olleiiula (piella do.se di pasta che si crederà sufticicnle alle proprie bisogna, almeno per tutto l'anno, allora la si estrae, la si lilira, la si asciuga, la si polverizza, e tutta insieme bene commista la si ri|)one ne' vasi smerigliati ed entro lo stesso alcoule da cui fu estratla. Il casaro, quando cumincicrà la sua opera, si studierà di conoscere l'at- tività del suo preparato, separandolo o foggiajidolo in pallottole .Secondo l'ciperieiua del doli (ìera. basta una decima millesima parie pei' olleiiere l'effetto^ ossia che. do\e se ne richiede una granuna circa per ogni otto boccali di latte caldo (peso di Cunegliano, che corrisponde a dodici boccali di Milano cii'ca) a freddo ve ne \ noie un sesto di più. Uu|)u tali conuinicazioni. il dott. Liera vedendo chiesta la parola dai sigg. prof. Orioli, Scimi, prof. Moretti e co. Beffa, si ritira egli dal seggio della Presidenza |ier olYrire libero il campo alle discussioni : ma i preopinanti lunge dall'obbieltare alle dotte osservazioni del dott. Gera. le rafforzano, cercando d' illustrare le d(-duzioni dell'esperienza colle osservazioni tratte dalla tisica e dalla chimica, per ispiegare la cagione della dilTcrenza radicale che passa Ira il formaggio coagulato col presame, e quello coagulato cogli acitli. 84 — 55(j — Parla primo il prof. Orioli, e lodando le osservazioni fatte dal dott deva siccome preziose per l'arte, ne ritiene tali i rìsuilamcnti da dovere servir di ^iiida nel caseifìcio. Crederebbe però che quanto furono bene distinti i risullanienti. altrettanto siaiisi di leggeri supposte certe differenze fisico-chi- miche ove per avventura non esistono. Porta ad esempio i vapori dell'aria: quale differenza chimica, dic'egli, vi avrà fra quando s' innalzano lievi lie\i, e quando s'addensano in nubi o ricadono in pioggia? Così forse sarà della cagliata. Una e identica gli sembra dover essere: e se le piante e gli acidi non l'addensano in uno come fa il presame, non per questo gli pare che possa dirsi esservì modificazione chimica fra una cagliata e l'altra, fe vero, dic'egli, che il ddlt. Gera spinse oltre assai opportunamente le sue indagini, sino a vedere come la cagliata si conduca sotto la diversa azione dei singoli eoagulatori, e ne osser\ò rilevanti differenze. Ma dovrassi inferire che ciò dipenda dall'azione primigena esercitata dai diversi eoagulatori.' Non potrà nulla accordarsi alla divisione delle molecole, all'aria che entra fra esse?.... Ma questi, aggiunge, non sono che dubbii, che sarebbe ardire pronunciar sentenza; e questi dubbii, ripete, nulla tolgono all'esattezza ed alla grande importanza pratica delle osservazioni accennate Il sig. Selmi allora ricorda all' adunanza come fino dal passato marzo leggesse all'Accademia di Modena una Memoria intorno alla coagulazione de- gli albuminosi, e vi distinguesse due stati diversi dei medesimi allorché si trovano in quello d'insolubilità, lo stato cioè di precipitazione e quello di coagulazione; e dicesse appunto, nel parlare della caseina, ch'essa viene pre- cipitata semplicemente dagli acidi minerali allungali, mentre dal presame viene per lo contrario coagulata Lo slato di precipitazione si riconosce da ciò, che iieutrulizzando il corpo che indusse l'albuminoso a deporsi, l'albu- minoso si discioglie di bel nuovo inalterato: mentre nello stato di coagula- zione neutralizzando il corpo reagente, l'albuminoso non si ridìscioglie, e si riscontra ch'esso ha sofferto un cambiamento molecolare, e si trova in modo d'esistere isumcrico. Di queste distinzioni in generale, continua il Selmi, io diedi un cenno in una nota ap[)osta alle mie "Ricerche intorno all'azione del sublimato corrosivo sull'albumina r , pubblicalo nel fascicolo d' aprile anno corrente degli Annali di fisica, chimica e matematica del prof. Malocchi Dovendosi dall'esposto ritenere adunque che gli albuminosi resi insolu- bili cogli acidi organici deboli non mutano stato molecolare, mentre colle — 557 — sostanze coagulanli lo niiilano, f lifrrendoiiii alla caseificazione cogli acidi MiiiHTuli e col presame, io tengo |ht fermo clie coi primi non si otterrà mai vero formaggio, poiché la sua formazione dipende du mi cangiamento di stalo molecolare della caseina o|>erato dal presame, come non si avrà mai bianco d'ovo coagulato e mangiabile, sostituendo al calorico acidi minerali allungati. Il presame ha un'azione speeilìca sulla caseina come il creosoto sull'albumina, ojiera per forza catalitica, e non per combinazione: e c|uindi non gli si potranno mai sostituire reagenti che non posscdano azione identica a quella che è in lui inerente. Il sig prof Morelli, corroborando aneh'egli le osservazioni del doti Gera. cita molte esperienze istituite sul caseilicio. esperienze eomparati\e. le quali lo convinsero che nessuna sostanza coagulante potrà corrispondei'e al pari del presame nella fabbricazione del formaggio. Osserva esservi nel latte due sostanze caseose, l'una delle quali vuol essere separata dall'altra: e mentre il presame esercita l'azione sua (piasi esclusivamente su di una. gli acidi esercitano la loro sojira ambedue contemporaneaniente. Ui fatti dopo estratto il formaggio resta un siero alquanto denso, nel i|uale, mediante un po' di aceto e un po' di siero inacidito, si fa succedere una nuova coagulazione, che chiamasi mii.srhcriìa, i>iiiiiii, ricotin, la (juale se entrasse nella prima coagulazione, lutto riuscirebbe male. l*er lo che ci vuole il presame e non al- tre sostanze pei' fare il vero formaggio. .\lle importanti osservazioni del doli. Gera una non meno importante ne aggiunse il prof. .Morelli, facendo avvertire che all'espurgo u coltura della cagliata, questa abbandona la ri- cotta o\e sia stuta soggetta al presame, laddoxc. essendo figlia d'un acido, essa la ritiene, per cui giammai non .si ha \cro formaggio Indi il Vice-Presidente sig. Parravicini. che avc\a appunto occupato il seggio presidenziale in luogo del dolt. Gera, offre la parola al co. Beffa: ma questi \i rinuncia, dicendo che volea .semplicemente dare appoggio alle ri- tlcssioni del doti. Gera rammeiilando. come fece il prof. .Moretti, che in- darno si è tentato di surrogare il presame cui mezzo degli acidi o di altri reattivi Il prof. Orioli chiederebbe nuovamente la parola per rispondere al sig. .Scimi, se la ((uistione non escisse dai limiti dell'arie, (piali li ha fissati il dott. Gera, e non si scostasse dal punto sotto il (|uale deesi considerarla nell'attuale Sezione Invila però il sig. Scimi ad agitare le incidentali sue — 558 — |)ro|Misle ni'lla Sottosezione di Cliiniiea, ed il sig. Scimi iiccettando l'invito, anibidiii' si laciiuero. Il doti. Gera ringrazia i preopinanti d'avere portato tanto interesse e tanta luee nella (Hiistione. e rinsjrazia l'adunanza ehc con tanta gentilezza accolse le deboli sue fatiche. Quindi non lro\ando da replicare e sembran- dogli intempestivo tritttenersi sui dubbii del prof. Orioli, non perchè quei dubbii non sieno altamente commendabili e degni d'un tanto ingegno, ma perché inutili allo scopo pratico cpiivi prefisso, crede sia tempo di chiudere la discussione. Il sig. bar. Panfilo de Rifeis presenta alla Sezione una macchinetta per raccogliere le frutta, e specialmente le olive, da lui chiamala raccoijiitorp, della quale spiega la costruzione e il modo di usarne, e dimostra quali van- taggi offra nel fare la raccolta delle frutta senza danno di esse, ne dell'al- bero, e con risparmio di tempo. Il sig. Domenico Rizzi agita di nuovo la quistione se utile o no ritorni la coltivazione del riso cinese nelle Provincie Venete: ed alludendo ad una Memoria da esso letta aU'.Vteneo di Treviso, viene a stabilire: essere utile la coltivazione del riso cinese nelle Provincie Venete si isolatamente, che in una data porzione col riso nostrano in ciascuna delle nostre risaie, e quindi 1 ." In cjuei luoghi ove non trovasi generosa né perenne l'acqua indi- spensabile pel riso comune. 2." Per anticipare oltre venti giorni ed un mese la maturazione del grano (cioè ai 20 d'agosto circa), e quindi anticipare la raccolta per gio- varsi tosto del prodotto, essendo il riso per lo più in quell'epoca a un prezzo elevalo 3." Per dar luogo si nelle mondature, come nella mietitura e trebbia- tura e nel prosciugamento, agli altri lavori di campagna ed a quelli delle risaie a riso antico; viste importantissime, e che sfuggono talvolta alla cal- colazione degli scrittori di cose agrarie. 4." Per non essere soggetto alla malattia del bruxonc. per la (piale non si giunse per anche a trovare un eflicace rimedio 5." Perché il riso cinese si può coltivare in una risaia o nuova, o che si voglia nuovamente ricondurre a tale coltura dopo essere stato il suolo te- nuto a prato naturale od artificiale, o dove possonsi avere facilmente gene- rosi concimi — 559 — 6." Perchè il prodollo è più sicuro e più abbondante a pari circoslanzc: essendo die se di riso uciiiiutico un rampo pado\iino rende siala Ireiita di risone, di cinese ne rende circa (|uaranla: ed una risaia niio\a ne pi'oduce circa sessanta, e più ancora, secondo la ferlìliti'i della leiTa e le innucn/.c benetìche della stagione. 7." Perchè da stala cento di risone cinese si eslrajtiioiio dalle cln(|iianta alle einqna[ila(|iiallro siala di riso nello: (piando clic dal conuine se ne ri- cavano sollanlo dalle i|uaranla alle ipiaranlasci . 8 " l'ercliè linalnicnle il riso cinese affrettando talvolta di due mesi, in confronto del nostrano, la maturazione, e quindi la niietilura, ne consegue il minor pericolo della ;,'randlnc. e II vantaggio di procurare per tempo un buon pascolo al >olallli dtimcsticl ed agli animali l)0\inl. e l'altro vantaggio più importante di predisporre convcnienlenientc la terra alle successive col- tivazioni . Poscia il sig. Rizzi raccomanda l'uso dell'olio di sanguinella (Corniis san- guinea), onde gio^are alle strellezze in cui si trova sotto questo rispetto la nostra economia. Offre inoltre lo stesso sig. Rizzi una sega con le punte a lancia raddop- piata per potare i gelsi, la quale, dopo essere stata esaminala dagli astanti e messa alle prove, fu da tulli trovata, se non nuova, certo di buon effetto. Dopo alcune osservazioni del sig. march. Riccardi-Vernaccia sopra la della sega, ed 11 raccoglilorc del bar. de Bifeis, il Vice-Presidente depone sul banco presidenziale il rapporto della Commissione esaminatrice dei libri presentali alla .Sezioni' Il Prcsldcnlc in\ ila ([ulndl 11 Segretario a fare qualche cenno delle opei'c più recenti da inserirsi negli .4tti: poi legge una lettera indlrlttagli dal sig. Sartorio, eolla quale vorrebbe questi provare l'utilità del metodo di vinifi- cazione da esso proposto, accompagnandolo con alcune bolliglle di vino. Dopo ciò il doti, fiera chiude il corso al lavori della Sezione con le se- guenti parole. "Non appena, dic'cgli. il labbro si schiuse alle più dolci emozioni, non appena ralicgravami tulio di vcilcrmi in mezzo a Voi, compagno fortunato de' vostri sludil. delle vostre dotte escursioni, ammiratore sincero della va- lentia del vostro ingegno: che il tempo, solicello ahi troppo 1 mi jiara di- nanzi l'ora di separarmi da Voi. Ma se i Congressi scientifici giovano all'in- — 560 — crcmcnlo delle scienze e volgono i costumi a niigliuran/.a, se risvegliano tloMinqiio (incile generose passioni che il grande lìacone chiamava eroiche, cioè i piaceri dello intelletto, le alTezioni del cuore, le delizie dell 'amicizia, io potrò bene sperare che vieppiù strelle le anime nostre da santo \ imolo in un pensiero, in un alTetlo vivranno: voglio sperare die Voi, lasciando (|ue,sle carissime, antiche ed ospitali mura, veglicrete costanti al progresso degli studii, al miglioramento sociale, alla gloria di nostra Penisola'-. Qui aggiunse accrcscci'gli tale lìducia i temi discussi, le opere presen- tale ed il ferNido amore ap])alcsato nelle importanti discussioni. Quindi rac- comandando di non cessare dalle esperienze e dalle osservazioni, e dal porre ogni studio e ogni cura per corrispondere ai voleri manifestati in piena .S<'- zione si nel presente e si nei decorsi Congressi^ e raccomandando special- mente la continuazione della raccolta di notizie agrarie italiane già bene av- > iala dietro le Ta\ole dispensale a Firenze, ricordò jìnre come sia scambie- vole obbligo il darsi tutta la premura per soddisfare a quelle ricerche, di cui venne da uomini volonterosi richiesta la nostra Sezione. E qui gli cadeva in acconcio di ripassare mano a mano e quasi epilogare quanto si è fatto nelle passale tornale, per avvertire singolarmente ciò che più gli pareva merite- vole di lode. Poscia insistendo sulle più vitali discussioni, proseguia: «Ma a che var- rebbero i nostri sforzi, se noi. come dottamente esponeva dalla cattedra di jus il celebre nostro Rossi, veggendo roteare il carro della civiltà che si avanza, se ne stessimo, mentre passa, inoperosi e prostrati a terra sin che ci schiacciasse, e via correndo ci lasciasse addietro in povera solitudine, ten- denti invano le braccia disperate a richiamarlo? Saggiamente quindi vole- ste spingervi caldissimi entro il vortice dell'attività universale. Dietro l'ap- plauditissima proposta del march. Sch atico la professione di capitalista non esisterà fra noi, mercè l'avarizia che accumula e il lusso che scialacqua, come doleasi quel sommo ingegno di Gino Capponi : ma generosa stenderà la destra benefica alle imprese agrarie: Voi ne la incoraggiaste, e l'esem- pio sarà certo imitato, enmlalo. La bella proposta del Jappelli farà mutare fa- cilmente in biondcggianli messi la triste e deserta palude. Grate a Voi le città tutte e i privati, prenderanno consigli per modificare o chiamare nuovi sistemi d'illuminazione. E i begli esempii di Società tecnologiche, di premii d'arti ec, che deliziandomi ascoltava, evocheranno, spero, ben presto quelle — 501 — iliverse iiuluslrie che meglio valgano a sostenere e smercian; i prodotti del nostro suolo. "Ma il desiderio d'intraltenenni con Voi. o carissimi, e di cooperare per (|uanlo st.'i in nir :illa pros|>erilà dell'agricoltura e di chi la coltiva, mi tra- scinava troppo oltre. Sia |)ortanto qui fine: nell'addio che ci divide siavi !;iurnniciitii di rivederci nel V Congresso all'ombra del p;irifico idivo". Visio — // PiPfìdfìili' Dott F Geiu. . G. FuK-SCRI. J Segietarii B. Pàri.s SAfiGumciTi I D I S e 0 11 S 0 DF.L MAnCH. PIETRO SEIVATICO SOPRA l'oI'PORTLMtÀ DELLE SOCIETÀ d' INCORAGGL\MENTO l'ER l"a(.RICOLTL'RA ìli iiulubilalo che l'istruzione de'eonladini sia uno dei mezzi i più ef- ficaci a far prosperare l'agricollura; ma in un paese come l'Italia, in cni i dialetti usali specialmente nelle campagne sono tanti, e i più cosi lontani dalla lingua scritta, ove pochi i proprietarii versati nelle scienze agronomiche, pochissimi i sacri pastori dal cui labbro possa escire una parola di utile inse- gnamento ai coloni, piuttosto unico che raro l'esempio d'un uomo che le do- vizie ed il potente ingegno indirizzi con cuore da padre alla istruzione agri- cola de' giovanetti ed all'avviamento di un podere modello che è gloria non di Toscana soltanto, ma di tutta la Penisola, mi pare malagevole assai potere, per ora, fissare le norme di cosi fatta istruzione, porre la mano sugli uomini che siano educati a darla, avere in pronto i libri cosi popolarmente scrini da diffonderla. Ma intanto che menti di alto pensare vanno preparando ipie- slo prezioso pane del popolare insegnamento acconcio alle crescenti ed alle future generazioni de' nostri villici, è bisogno davvero di un mezzo pronta- mente energico per conseguire il fine desiderato: e tale, a mia sentenza, sarebbe quello stesso che in molte parli d'Inghilterra, di Francia, d'Olanda, di Germania ed anche in alcune dell'Italia nostra, spinse a più rapido pro- gresso l'agricoltura, vale a dire le Società vòlte ad incoraggiarla. Io penso che, se mai vi ha modo a scuotere dal lungo sonno l'agricol- tura, di aleimc Vcnele Provincie principalmente, quello sia di dar vita ad I — 563 — una istituzione rongciiorc, la (|ualc piii'^initu convenienti prrniii ai più atti\i e solleciti, dissipasse l'inerzia ile'toi'|»iiii, slcnebrasse T ignoranza degli sta- zionari!, ringagliardisse il coraggio dei pochi che ora coltivano ed amano ed aiutano con liillc le forze loro le arti agricole, l'armi si provvederebbe a tali e si pulenti bisogni, se in eiasehcdnna IVo\incia italiana si formasse una Società d' incui'aggiamenlu non niinoir , pei' esempio . di mille a/.ioni della tenue (|uota di un fiorino per cadauna, da doversi |>;igare al line di ogni anno, almeno per anni dieci. Ecco assicurata per un decennio una somma di ansli'iaclie lire tremila all'anno, le (piali si |>otrebbero dividere in dilTerenti preniii e con varia misura apjilieali a chi ofl'crisse a migliore condi/.idiie ridotte \arie fra le j)i'odn/.ioni agricole, di cui ciascuna l'rux incia più difetta. Qui da noi, per esempio, che (come saggiamente disse l'allro ieri il prof. Conngliaehi) è sì scarso il bestiame, si miseri i prati, si abbondan- te, ma in generale non buono il vino, impui'lcrclilie proinellere preinii ge- nerosi a chi presentasse prova di aver eoa minor numero di campi mante- nuta florida la maggior quantità di bovini, a chi mostrasse più rigogliosa l'erba medica, foraggio tanto attagliato ai pingui nostri terreni, a chi riu- scisse a fare che il vino passasse i mari senza inacetirsi. Nel Veronese, per lo contrario, in cui è cosi gran reddito il gelso, dovrebbesi premiare chi suggerisse modo a diminuirne le malattie e le mortalità colà tanto frc(|uenti. a chi insegnasse a sostituire senza danno i nuovi gelsi ove furono i vecchi periti per decrepitezza o per altro. .\lcune noi'nic bramerei fossero principale guida di (picstc .Società, mu- nicipali per l'applicazione, ma italiane per lazione murale che esse eserci- terebbero. l ." Vorrei prima di tutto che ad ognuna di queste Società fossero centro e scudo le Congregazioni municipali di ogni Provincia, e ciò perché andas- sero meglio custoditi gl'interessi della .Società slessa. '2." Vorrei che dalla medesima Congregazione o dai comunali Consigli fosse eletta una Commissione composta dei più probi cittadini e pio inlclli- genti di agricoltura, i quali si portassero sopra luogo a giudicare del merito de' concorrenti al premio. 3 " Vorrei che nessuno potesse aver diritto al premio se non fosse pos- sessore almeno di tre azioni. In questo modo, nel giovare agli agricoltori più atluo^i. la Società avrebbe seminato il bene anche sopra sé stessa. 89 — 5 6 1 — 4 ." Vorrei clic ogni prodotto agricolo pieiuiato dovesse essere corredalo (li una diiiiostrazionc circostanziata del tornaconto. Quelli clic non \cdono o non Nogliono \cdcrc essere ogni speculazione agricola un capitale agginnlo ad altro capitale, che deve, riunito a i|ucllo, rendere il cinque per ccnlo, non sanno cosa sia agricoltura. Con questo mezzo venendosi a conoscere dai possidenti colla più sicura delle norme, l'aritmetica, la maniera di far me- glio fruttare i loro terreni, molli loccliercbbero con mano una verilà di cui non sono ancora ben persuasi: la più \anlaggiosa delle induslrie italiane essere l'agrieolliira. Quegli che avesse dato un resoconto fallace non do vrebbc aver premio. In (piesta maniera si avvezzerebbero forse gli agricol- tori un po' alla volta ad un sistema di saggia contabilità, che ora con gi':i\i> loro danno trascurano. 5." Vorrei che, a line non andasse ingannata la Commissione giudicante, ((uegli che intendesse concorrere al premio, dovesse le spese ed i mezzi tutti da lui impiegati alla produzione del raccolto da premiarsi, presentare ad essa Commissione raccertati dalla firma di Ire probi possidenti del Comune ove segui l'esperimento, i (piali attestassero che epici mez/.i furono veramente usati e che l'aspirante non occullò, per esempio, nel suo resoconto una parte della mano d'opera o delle concimazioni. 6." Vorrei che, se il premio invece che da' possidenti fosse guadagnalo dai fìttaiuoli o dai mezzaiuoli di ristretti poderi, dovesse concedersi aumen- tato d'assai, i^ tanto giusto che il povero colono abbia almeno in questo maggiori vantaggi di noi. Né quella potente molla delle umane azioni, ch'è l'amor proprio, vorreb- besi lasciare senza incuoranti lusinghe. Perciò stimo sarebbe opportuno dare la maggiore pubblicità e solennità ai giorni in cui questi premii si distri- buiscono. Ridurli come una specie di festa cittadina consolata da frccpiciiza di popolo, e più da qucH'eloqucnte testimonio di generale prosperità, le speranze degli agricoltori più industri. Sarebbe pur bello distribuire ai pre- miati, insieme al denaro, una medaglia di poco valore che ne attestasse il merito: poi farne conoscere pei' tutto il nome e l'ingegno a mezzo della stampa periodica. .Molle altre misure convenienti all'uopo, a cui la brevità della mente mia non soccorre, potrebbero \eiiii-e consigliale da voi, o signori, che io invoco a promotori della lilanlropiea opera, l'alcla vostro desiderio, falcia — 565 — aceui'i'zziitu {H'ii^ìitu ildl :iniin(i \ii>li'(i: ila puvi'i'u |iianli('cll:i crescerà presto in nll)cro rolinsllssiimi. (.)iial(' sarà il proprietario clic osi riliiitare la lenuis- siiiia suinina di un lioriiio aiiiiiio ad tiii» Società creala ed incoraggiata da tanti uomini a cui il cuore dà (ianinia all'ingegno, qui raccolti a giovare il primo nerbo delle nazioni, l'agrieollura? Oso quindi pregare il hcnemerilo nostro Presidente perchè gli piaccia (nel caso che l' intendimento mio fosse approvaloi eleggere una Commissione a line di compilare gli Statuti organici di tale Società. Formati che siano e discussi fra noi con ipiclla amorevole concurdia che ci alTratelia, proporrci che fossero diffusi nelle singole città, almeno del Regno I.ombardo-Vcnclo, perchè si desse tosto mano all'oliera. RELAZIONE COMMISSIONE INCARICATA DKI- PROGETTO DI 11N.\ SOCIETÀ d' INCORAGGIAMENTO AGRARIO f'ER LA PROVINCIA DI I>\DOV\ Ne (ci mondo morale, il pensiero d'un cuore generoso rende sempre ser- vigi, spesso bcnclicii ; è scintilla che accende negli animi sacra fiamma di amore umanitario, di cittadina carità, di emulazione utilmente operativa: è germe di quel traniiuillo ma non lento progresso, contro cui non vale la re- sistenza dei retrogradi o l'impeto dei malvagi; infine è potenza che, inve- stigando le piaghe onde la società si tormenta, crea novelli mezzi per arre- carle conforto, sollievo, prosperità. Il march. Pietro Selvatico concepì una luminosa idea, ve la comunicò e vibrò una eorda che a soave melodia risuonò dell'unanime vostro consenti- mento-, conciossiachè tra noi il concetto di agrario miglioramento italiano è pensiero che rapido vola in mille menti, è voce che in un baleno mille labbra ripetono. La Commissione delegata a tradurre in formale progetto il volo del march. Selvatico, non potea non imprimersi di quella soliceli udinc che la nostra riunione evidentemente dimostrò all'udire le sacrosante parole, che quasi apostolato di agricola rigenerazione Voi tutti accoglieste con si caro entusiasmo. Ella esitò per un istante fra lo allcnersi a l'cdazione di progetto definitivo, oppure lo circoscriversi nei limili di |)rogetto semplicemente pre- liminare. Ella ha riflettuto ostare al primo pensamento l' urgenza di accele- rala presentazione e il dubbio di non potere, pei- assenza di cognizioni lo- cali, rispondere a tutte le bisogna che ponno richiedere le condizioni in- — 567 — Irinscclie della Provincia padovana. Quindi ella di'cise che addivenga ufiìtio delie patrie e municipali nulabiiilà la cunipilaziune di Slaluli. i quali deb- bono racchiudere il secreto del futuro avvenire di questa Provincia. Ella volle cosi affidarne il nobile incarico a culoru, che già largamente e pia- mente occupati della cosa pubblica di (lucsle contrade ne conuscunu le forze, le riswsc e le uceorrcnzc, e sapi'ariiiu più d'ogni altro provocare quanto al- l'agricoltura padovana sia molla di uiiglioramcnlo. leva di progresso, stimolo di economico ordinamento. Cosi procedendo la Deputazione s|)era avere d<'- gnamente la sua missione eseguila. Ura incomincia l'ufficio vostro, o caris- simi colleglli. .Sia la .Sessione agronomo-tecnologica iniziatrice della progettata istitu- zione gettandone le fondamenta ed assodandone la prima pietra. Sia ijucsto bel giorno, giorno d'inaugurazione a ristoro agrario di una vostra intei'cssanle Provincia, ed esordio a conijeiicri istituzioni là ilove ne- cessità od ulililà locali l<^ reclamino. Sia inline il Congresso quel grand'aslro da cui partano raggi vivilicanli sopra ogni punto agi-ìcolo della Penisola, e la posterità, alla quale intendono le nostre cure, benedirà la memoria di tutti Voi, del march. Selvatico e del IV Congresso Italiano! I<. PARnAVlCIKI. Ab. Beri.ese. Co. PtTlTTI. Co. S.i(;r.fDO. Co. SlKSEVrJUMI. Co. Frf.scbi. (i. Cini. B. P*Ris Soi.i iMTii relatoi'c. PIUMIIÌTTO DI llE(.(ILVni:\TO DI IVA SOCIETÀ DIXCOnAGCiIAllEMO AGRAHIO l-r.K I.\ PROVINCIA 1)1 l'Al)OV\ L/icti'o proposla dui sig. niarili. Selvatico e sollo gli auspici! della Se- zione agronomo-tecnologica del IV Congresso Italiano, si erigerà una Società d'incoraggiamento agrario per la Provincia padovana sulle seguenti basi. ^.''Sarà implorala pei mezzi legali la sanzione e protezione dell'I. H. Governo, onde la Società si organizzi ed attivi regolarmente. 2." La Società d'incoraggiamento agrario intenderà preeipuamenle a promuovere ed eccitare i progressi agricoli nella Provincia padovana, emet- tendo concorsi, accordando medaglie e rilasciando premii e ricompense so- pra le pratiche rurali inerenti al sentito bi.sogrio del miglioramento agrono- mico nella Provincia medesima. 3." La Società sarà creata per azioni, cinquecento delle quali basteranno a costituirla. Le azioni di lire tre austriache luna, pagabili anticipate d'anno in anno per un decennio, saranno assunte dai soltoscritli al presente pro- getto e rispettivamente jier la (|uantità che ognuno di essi indieheià a lato della firma. 4." La Società sarà direttamente amministrata dalla Camera di Com- mercio di Padova unitamente ai tre illustrissimi Podestà di Padova. Este e .Monlagnana, sollo le norme che verranno fissate dal liegolamcnto discipli- nare, e coH'ubbligu espresso d'un rendimento annuale dell'azienda sociale. 5." Un Regolamenlo disciplinare sopia l'andamento della Società, le forme del di lei impianto ed amministrazione, l'epoca ili attivazione, il metodo di pubblicità per le quistioni agiaiie praticameiile solubili e pei premii accor- dati ed accordandi e sopra il Comitato giudicante nei concorsi, verrà coni- i — 569 — pillilo (111 una Di'imla/.ioiic proN visoria, la (piale si occuperà pure delle pre- liiiiiiiari soltoscri/.ioiii a euiiipletameiito della Società e della necessaria ap- ))ro\ azione dell'I. R. Governo. <)." I.a Depuluziune si eoiu|H)rrà di (|uci cllladiiii clic la Camera ili (oiii- inercio nominerà, ed ai (]uali la Sezione agronomo-tecnologica porge pre- ghiera (li gentile accoglienza per la delegazione loro ariidata. 7."l sottoscritti si ritei'ranno obbligali al pagaineiilo. del ijuale culla presente ranno promessa, subito elic la Società sia legalmente eostituilu se- condo l'articolo terzo. DEL BISOGNO DI AMPLIARE LWGUICOLTIIIA E LA PASTORIZIA A BE^EF1ZI0 ED UTILITÀ COMl.NE PROPOSTA DEL vìm. riirsEPPE o\oiiio marzittim PBESENTAT» ALLA SEZIONE DI AcnONOMIA ' jorro fomune lagnanza lro\arsi fra le \arit' classi clic compongono l'attuale nostra società uno sconcerto, pel (juale ciascuna d'esse tende, senza ritegni di sorla, ad uscire dal natio suo cerchio non solo, ma ad in\adcre ancora i limiti naturali dell'altre in nuido. clie in esse osservasi una singo- lare sproporzione Ira i bisogni da cui tulle sentonsi punte e travagliate, ed i mezzi di accpn'etarli e soddisfarli. Quindi una quantità quasi immensa d'indiNidui. già spintisi malaugura- tamente innanzi, non rinvenendo più luogo in cui collocarsi a prestare altrui la luro opera, costretti veggonsi non di rado, quasi piante parassite, anclie loro malgrado, a vivere a carico della rimanente agiata società e degli ope- rosi ed utili loro fratelli. Ma in questa nostra italica terra, non potrassi colle sole arti agronomica e pastoreccia rinvenire il vero antidoto ai presenti mali e la perfetta distru- zione de' tristi semi che stanno pei' guastare l'intero nostro corpo sociale? l'armi che si. Soffrite perciò che per poco io vi venga esponendo una semplice mia idea sul bisogno di ampliare l'agricoltura e la pastorizia a be- nefizio ed utilità comune. Esiste in ogni Regno e Provincia d'Italia assai di terreno incolto, de- serto e sterile, che aspetta la mano industre dell'uomo pereliò lo dissodi e riduca a coltura: e gl'illuminati Governi nella loro saggezza ne hanno a tal — 57< — fino in più luoghi ordinata la divisiunt, u l'assoluta alienazione a particolari persone o Società. Or bene: i più agiati e facoltosi cittadini, tanto separatamente che uniti in società, e più ancora le singole Comuni acquistino, ove non l' abbiano, una conveniente |>orzione di delti terreni, e la destinino (|uindi all'agricol- tura ed alla pastorizia. — Questi proprietarii poi invitino dai villaggi <; dalle città (iitli (|U('lli L-lie atti sono in un modo o neHaltro ad operare, e che nel- l'attuale condizione di cose non trovano di che utilmente occuparsi, perché vogliano in un colle loro famiglie trasferirsi sopra i menzionati terreni, onde purgarli e trarli a fecondità A line |)erò di blandamente indurre siffatti individui ad abbracciare il proposto partilo, ciascun Comune o Società, u particolare persona, che conviene in cosi santa intrapresa, ricusi, giusta (|ueH 'apostolica sentenza, chi non travaglia non mangi, ricusi, dico, dal canto suo ogni altro mezzo di sovvenzione ai rifuggenti dalla fatica, soddisfacendo abbastanza al dovere di beneliccnza e carità chiun(|ue nel summentovato modo aiuta i fratelli idonei al sudore ed al travaglio. Ma siccome non tutti gli accorrenti al lavoro saranno abili egualmen- te, né tulli avranno il niedcsinio grado di rozzezza o di coltura: cosi ac- concianieiilc allri si destinino a \ulgere le zolle, altri a i)ascolare gli utili animali, tpiesli a dirigere i lavori, quelli a tenerne conto od a presiedere alle colonie intere, cercando so|ira lutto di >lriiigcre in famiglia coloro che fossero all'atto isolati e tapini, onde procurare in lai modo occupazione e fermo stato a ciascuno. — Per non esporre poi a malattie i nuo\i coloni colà dove l'aria è mefitica od insalubre, si guadagni mano mano terreno, stenden- dosi dai luoghi già colli ed abitiili ai più deserti e malsani, fugando per cosi dire la insalubrità ad oncia ad oncia. Investasi (piindi un capitale convenicnlc in fabbriclie coloniehe. in istru- menli rurali, in animali necessarii all'agrimltura ed alla pasloi'izia. ed il tutto regolarmente si consegni ai raguuali coloni, concedenilo ai medesimi le nuove terre verso moderate annue corrisponsioni, che si potranno lenla- niciili' aumcnlare a .seconda dei mìglioraiucnli clit' si apporteranno ai disso- dali terreni. — Dai redditi che dopo non lungo tempo si trarranno da tali co- lonie si formi innanzi tutto un fondo pei- ispes(! di manutenzioni, amministra- zioni e pubbliche imposte: e dai sopravvanzi che inoltre risulteranno, come se — 572 — risultano in qualsiasi ben regolata famiglia, si eriga do\e non ve. un pie- colo ospizio 0 spedale per raccogliere unicamente gli orfani infanti, i decre- pili. gl'infiTuii e gl'impotenti a procacciarsi il proprio mantenimento, perchè privi all'atto di famiglia e di prossimi ])ari'nti. — Oltracciò alla maniera clic usa un provN ido padre, tengasi sempre riposto un (pialche bastevole fondo per le annate di calamità e miseria, onde salvare dalla fame e dallo stermi- nio le già rassodate colonie. Ove poi particolari persone o p.irlicolari Società abbiano simili aziende, i sopravvanzanli utili si occupino a modo e piacer loro-, ma ove sicno di lìroprietà di un cpialche Comune, si formi con quelli insensibilmente un fondo per aumento di colonie, e quindi di culto, d'istruzione, di sanità, di vie. di argini, di ponti, di fabbriche, di capitali ec. Eccovi in embrione la mia proposta. Vcggiamonc ora in due parole i risultamcnii qualora mai venisse abbracciata e posta ad effetto. In conseguenza dell'agronomica e pastorale vita aperta a lutti i biso- gnosi d'occupazione, sarebbero costretti a dover recarsi alla medesima, od a fuggirsene altrove, tutti gli accattoni, gli sfaccendati ed i mal viventi, qual- ora non volessero col delitto procurarsi la sussistenza ed incorrere quindi in tutto il rigore dell'umana giustizia. Con ciò verrebbe ad iscemarsi il bisogno di tanti pubblici stabilimenti di poverelli e poverelle, che luttodi sotto varii e molteplici nomi aumcn- tansi con eccessivo dispendio del pubblico e privalo erario, con danno non rado incredibile de' sovvenuti e de" sovventori, e contro la libertà indivi- duale degli uni e quasi anco degli altri. Con ciò sarebbe ancora dischiuso un mezzo di sussistenza a tanfi e tanti individui che riescono superflui alle manifatture dopo l'invenzione delle mac- chine industriali, ed alle arti, mestieri e commercio dopo i rapidissimi tras- porti ad immense distanze d'infiniti oggetti ristagnantisi da sé per la stessa rapidità de' loro movimenti, i quali oggetti superano d'assai i bisogni si fat- tizi! che reali delle popolazioni. Da ciò stesso nascerebbe il disinganno in que' tanti, che indarno anelano ai già occupati impieghi ed alle già soverchiamente riempiute nobili pro- fessioni e discipline, i quali allora dovrebbero ripiegarsi e ritornare insensi- bilmente alla sfera e slato di vita natio per l'assoluto rigetlamento degli altri slati più distinti ed elevati, e farsi perciò tulli necessariamente più attivi, — 573 — rendersi più luLiuriosi. costituirsi utili gli uni agli altri. e lutti d'ua-ordo eon- forrere al beni' e pcrfoziuiiuiiu'iitM cuiuuiie. Vedresle quindi in puclii anni qui rivestirsi del loro onore i denudali munti, là ornarsi di pampinosi tralci e biondcggianti spichc gli squallidi caiiipi. alIruNC prosciugarsi le paludi, appianarsi k' dune, riempirsi lo caxilù. ristringersi i torrenti, i tinnii, i mari, coprirsi lin anco gl'inaccessibili lidi di messi e frutti saluberrimi: in una parola la Penisola intera, qual già fu celebrata, divenire di fatto il giardino d'Europa, e sununiuistrare noi a tutte le nazioni della terra que' prodotti, che ora con sommo dispendio e disdoro da esse i-ice\iamo, ^ic credete già questa mia essere brillante idea soltanto. I rapiili pro- gressi clic si fanno nel portentoso asciugamento della Valle di Chiana per cura dell'augusto Granduca di Toscana, sono più che bastevole esempio di i|uanto possa il buon \olerc di ottimo So\rano a prò de' suoi sudditi Clic se alcuno opponesse non potersi ciò fare clic da rrincipi, additerò loro gli egregi fratelli Mainardi, Giannantunio e Lauro, non che i sigg. Zara e Gritti da tutti conosciuti in questa città, i (|uali, non ha guari, scolate a tutte loro spese l'acque che coprivano una vastissima pianura nella limitrofa Provin- cia di Venezia, erette tpiinci e quindi varie case coloniclic, raccolti insieme da diverse parti alquanti coioni e fornitili dell'occorrcvole all'agronomico lavoro, colgono insieme con essi i frutti dell'animoso loro imprcndimcnlo e de' lunghi e dispendiosi loro travagli. Cosi essi; e cosi, in parte pui'C su ben maggior ostensione di terreno, l'intrepida perseveranza del sig. bar. Testa. Che non farebbe poi una ben intesa Società a guisa di quelle che già disso- darono e popolarono le interminabili solitudini dell'. \meriea. dell'ultima Oceanica? Non dissinnilo essere ben malagevole il mandar ad elTetlo, mas- sime in grand<', una simile idea. Nulladimeno i bene volonterosi non devono ristarsi, né pcrder.ii d'animo alla vista di ostacoli |)er altri già superali e vinti . .Sommo essendo pertanto il bisogno di ritornare i deviati individui alle conunendate agricole e pastorali (x:cupazioni. «piasi le uniche necessarie ed indispensabili, da Dio medesimo insegnate ed imperate all'uomo, sole vere sorgenti di molo, di attività, di vita, di ricchezze, di pros|)erità e felicità nazionale, sopra tulio nella nostra Italia, io spero che eiiiscuno di voi. ove la reputi meritevole, porli seco l'intesa idea alla patria sua. la divulghi, la — 574 — popolarizzi. e per quanto in lui sta, la mandi ad effetto^ che questa Riu- nione l'accolga ed amorosamente se ne occupi ne' futuri Congressi : che fi- nnlinenle discussa, perfezionata o trovata per avventura di non poca utilità, ciascuno si ponga a tutt'uonio coll'opera a colorirla, ben sicuro di riuvenirc, ove sia tale, anco negli illuminati Governi favore e valido sostegno, nulla più a questi stando a cuore che il ben essere e la felicità de' popoli che da essi dipendono. <;iò avvenga, ed in allora col maggiore de' poeti latini, rapito in fervor quasi di spirito, griderò io veramente: "Salve, magna parens frugum, Saturnia lellus, "Magna virùm-, tibi res antiquae laudìs et artis "Ingrcdior. sanctos ausus rccludere fontes. n Ascracunique cano romana per oppida carnien. indici: ALF\i;h:n<:o DELLE OrtUE E MOIOUIE MWOSCUITTE ED A STAMPA OFFERTE ALLA IV imMOXE DIKiLI SCIENZIATI ITALIANI iXoAUKMiK «OVALI. DKs SciEHCES DE TcR» . Prograiiiiiie . AccAPKJiiA DELLE SuEiizE 01 SiEWA (Ictla (Ic' Fisiocrilici . Alti voi. X Siena 1 8 41 . AccADEJMU l. R. Terea DI SiiTii. I'ros;i'aiiiiua 18 43. Accademia R. di Modp^'^a . AIIjo offerlo aiili Sposi Eccelsi Francesco Ferdi- nando d'Austria e AIdcgonda Augusta di Baviera. Modena 1842. Agricoltura felice (L') nel Tirolo italiano, ossia El mi ser Padre. MS. Ambrosom. Tre di.scorsi letti nell'Istituto scolastico del sig. Giovanni Raclu-li in Milano. AncFxini Berkardim). Relazioni per gli anni <837, 1838, 1839 e <840. Verona 1842. Asso?) doli. MiiiiEi.Aivr.Ki.o. Annotazioni analoniico-patologìchc e pratiche in- torno alle cliirurgiclie iiialaltic. \ol. l Venezia 1842. Arte (L') di nioltiplicurc la scia. Pisa 1842. BAizini ab. Gia.mbattista . Cenni d'industria agricola cavati dall' Eupcdia. Pa- dova 1842. BAi.LAnniM doli. I.oikuico p Gn.»>noM doli. .Stita.mi Sulla lorlta della Pro- vincia Bresciana Memoria premiata dall'Ateneo di Brescia. 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Venezia 1842. — Prospetto analitico rischiarante la ctiolugia e la diagnostica dei mali ner- vosi speeiulnienle isterici ed i|)0cundriaci. — Annotazioni medieo-pratielie sull'utilità dell'acido ossalico nelle ìuliam- mazioni della bocca. Venezia 1841. — Nuovo metodo di rendere maggiormente utili i bagni di mare ce. — Riflessioni medico-pratiche sull'uso della segala cornuta ncll' isterismo ec. Venezia 1842. Nardo dott. Lck^i. Cenni critici sui letti meccanici finora proposti a sollievo degli infermi, e sostituzione ad essi d'un imovo mezzo più utile, più semplice ce. Venezia 1842. — 582 — Okiuvs (D") D'Hai.ixdy Jkan. Coup d'oeil sur la geologie de la Bclgique. Uru- xellcs 4 84:2. Ormea Carlo. Appendice al niiglioraiin'nlo serico. Torino 4 842. P. L. La Basilica di s. Antonio di Tadova e la sua rislaurazione. Padova 1842. Pacabo doli. Gio>AM«i. Qualche parola intorno alla febbre soporoso-convul- siva detta conninemcnte torcicollo. Napoli 1842. — iManifcsIo di un giornale intitolato: Il medico forense. Napoli. Pai.>ii doli. Gregorio. Anno I di studi! e di atti dell' Accademia Casentincse del Uuonarolti. Firenze 1842. Paou D. Fatti per servire alla storia de' mulanicnli a\ venuti sulla costa d'Italia da Ravenna ad Ancona per jil' interrimenti ec. Firenze 1842. Papadopui.o VretÒ. Sul progresso e sullo slato attuale della pubblica istru- zione in Grecia. Napoli 1841. P.APANTI Febdikakdo. Invcnzione fisico-mcecanica. Livorno 4 8 42. Parisi Girolamo. Della condizione economica delle nazioni. Milano 18 40. Parola Liuìi. Statistica medica delle malattie curale nell'Ospitale di s. Croce di Cuneo dal novembre 4 841 al settembre 1842, annessovi un Qua- dro statistico. PAnRAvia:^! L. Della educazione pubblica nel Cantone Ticino. Lugano 4 8 42. Patixlari prof. Lcir.i. Tavola litografica d'un cervello lapidefatto di bue. Pewolazzi doti. Ic.KAzio. DÌ alcune cose intorno al morbo migliare esposte in quesiti. MS. Perego prof. Aktoìmo. SuH'eleltricità che si sviluppa nel mercurio coli' im- mersione, con una nota ec. Perez ( BtRTOs Edlfjv vo>). Prototyp nacli der Erfìndung. Petitti Carlo. Sul lavoro de' fanciulli nelle manifatture. Torino 4 841. Petitti co. 1lario?m])endio della storia veneta. Ediz. IV. Venezia 4 842 voi. I con tavole. — Oggetti principali da vedersi in Venezia e nelle isole adiacenti. Ediz. Vili. Venezia 18 -li». — Storia della statistica. Venezia 1842. — Prospetto statistico delle Provincie Venete. Venezia 1826. — Atlante di LXX.X tavole sinottiche relative al prospetto statistico delle Provincie Venete. Venezia 1827. ■ — Elenco delle o|x;re dallo stesso pubblicate. RiBOLi doli. Timoteo. Progrannna d'un'opera frenologica. Riccardi Glìiiimaro. Cenno di sludii intorno al principio delle velocità vir- tuali. .Modena 18 42. RiDOLFi marcii. Cosimo. Istituto di Meleto di Val d' Elsa, denominato Podere modello csperimentale. — Sulla pratica di aniniinistrarc gl'ingrassi in modo che la rcrmcntazionc abbia dissipalo in loro la minor parte della materia nutritiva (dagli Alti de' Georgolili voi. II). — Tavola litografica rappresentante l'Arauearia Ridolfiana. — Istruzione popolare per la coltura e conservazione della Batata. RiGoni Srunn doti. Domkmco. Cenni storico-statistici sul vainolo che fu in Ve- rona dalla introduzione del vaccino fino al 1838 ce. Verona 18 40. — Sulle epidemie di vainolo e sulla virtù preservativa del vaccino. RiuMORE AcRAniA DI Mellto. Rapporto di una Deputazione accademica. RivELLi G. Osservazioni sopra lo svolgimento dei corpi organici in appoggio della palingenesi. — Memoria ovologica eoiiic ap|)endicc dell'opera suddetta. — Elementi generali e positiv i della primordiale forma/ione dei visceri ad- dominali. — 584 — Riizi DoMF-Mco. Adria ed il suo Stabilimento agrario -industriale. Rovigo 1838. — Illustrazione d'una Memoria inedita sulla eoltivazione dei Lillorali di Gio\anni Bottari. Padova 1838. — Memoria sopra un nuovo metodo di propagginare i gelsi domestici. Pa- dova 1837. — Coltivazione dei gelsi. Lettera al eh co Gherardo Freschi. Pordenone 1842. — Manuale pratico per coltivare il gelso ce. secondo il metodo del Trava- ni. Padova 1835. — L'agricoltore padovano. Almanacco per l'anno IS39. Padova. — Lo stesso per l'anno 1840. Padova. — L'agricoltore delle Provincie Venete. Almanacco per l'anno 1841. Pa- dova. — L'agricoltore delle Provincie Venete. Almanacco per l'anno 1842. Ve- nezia. RoLA.'fDis (m.) GusEPPE. Cenni statistici sopra il Ricovero di mendicità di To- rino dell'anno 1841. Torino 18 41. Rosi:«i GiovAMM. Nuove rime. Pisa 1842. Rossetti (de) cav. Domerico. Piano topografico e profili, livellazioni e pro- spetto risguardanti il corso del fiume Reca, con tavole 2. Saiivt Maiitin. Lettre sur l'institulion agricole du marquis Ridolfi à Meleto adressée à M. F. Burdin ainé. Salvagboi.i a. Statistica medica delle Maremme Toscane compilata per or- dine di S. A. L R. il Granduca di Toscana. MS. Sa:iteli.o Giova>m. Storia di alcuni casi d'eclampsia delle partorienti, ed esito felice d'una isterotomia vaginale. SAirriBi prof. cav. Giova>m. Relazione dell'osservazione dell' ecclissi totale nella mattina dell' 8 luglio 1842. Savi prof. Pietho. Nota sull'Araucaria Ridolfiana. Savlii Sam>o. La Parola. Giornale dal n.'^ 1 1 al 40. Bologna. — Sull'aiuto che si debbono reciprocamente le Università italiane. Firen- ze 18 42. ScAr.AMicci DoMEKico. Sulla causa della rotazione planetaria. ScHivARPi Anroitio. Biografia dei medici illustri bresciani Brescia 1839. — 585 — Su.., C. Intorno all'azione del cloruro dammonio e d'iodio sul eloruro mercurioso. Nola terza, Torino 18 11 — Lettera di argomento chimico direlU al dott. T. A. Cenudella — Nuovo processo per la preparazione dell'acido lattico e .lei lalUli. spe- cialmente ferroso e ferrico Milano ÌSH ~ Ricerche sulla combinazione che forma il cloruro n.ercurico eollalbu- mina, e Nota sopra un nuovo metodo per depurare il viiriolo di fer- ro. Milano 1842. SERm.K N. C. Uescriptions et flgures des céréales europcennes. Paris S.G.T0ROI,, prof. Ii.i,ao,...MMM>. Memoria chirurgica. Padova J8 42 — Della demolizione sottocutanea della «.ascella inferiore e delle cesoie ossivore in quella adoperate. Trattato teorico-pratico invialo all'I. R Società de' Medici in Vienna. Società Agiuìr,.» R. di Torino. Annali. Torino 1840. SoREsir-A-ViDor,, („e) PnmciPK. Le bigattiere Milano 1842. Speranza prof. cav. Cahlo. Teofrasto primo botanico. Firenze 1841 Spmo,.A marq. Max„„uk>. Observations sur Ics Apiaires Méliponides Sterro cmco estratto dal Giornale agrario lon.bardo-veneto intorno alle Os- servazioni sull'attuale coltivazione delle api ec. di Carlo Griselli. Mi- lano 1841. Taddf.1 G. Ricerche intorno alle reazioni dell'ossido di rame idrato sullo zuc- chero di latte, di uva e di canna. Firenze 1842. Tartim cav. FEM,nAjr.x). Memoria sul boni/icamrnlo delle maremme toscane Firenze ^838. ToLOMEi G1A.11PAOL0. Sul pensionatico. T«Ev.sAN nob V.rroKE. Prospetto della Flora Euganea (pubblicalo a spese del Municipio). Padova 18 42 Trois F. e. Sulle meirili e metro-peritoniti puerperali inlermittenli .MS. VEccni G. Canto per l'adunanza degli Scienziati in Padova. Mo lxiii Elenco alfabetico degli Scienziati componenti la Riunione ^ txix Regolamento generale per le Iliuniuni italiane -^ cv Articolo aggiunto al Regolamento generale dalla IV Riunione •■ cix Atti verbali della Sezione di Medicina -. i Atti verbali della ("ommissiunc sul sangue ^ 87 Atti verbali della Commissione pella riforma delle carceri penitenziarie. . •' 100 Atti verbali della Sottosezione di Chirurgia •' 1 23 Tavola I degli Atti. Atti verbali della Sezione di /oologia e di .\natoniia e l-'isiologia comparalo -ITT Quadro I e II del sig. Carlo l'orro sulle variazioni deUV/c/ij" x-ermiculata. Quadri del sistema genetica dei vertebrali di L> J. Fitzinger. Alti verbali della Sezione di Rotaiiiea e Fisiologia vegetale •' 2.5.3 Progetto di un Giornale botanico italiano -310 Tavola II e sua spiegazione. Tavola III e sua spiegazione. Alti verbali della Sezione di C.eologia. Miueralogia e Gcogralia ■• 31.) Escursione geologica ai Colli Euganei nel ili 21 settembre - 363 Atti verbali della Sezione di Fisica e Matematica - 401 Atti verbali della Sottosezione di Chimica - 167 Alti verbali della Sezione di Agronomia e Tecnologia ■• \H~> — 588 — Discorso del marcii. Pielro Solvalico sopra ropporlunità delle Società d'incorag- Kiaiiu'iito per la^TiciilHira png. S62 Hclazioue della (loniniissioiie pel Progetto di una Società d'incoraggiamento aj?ra- rio per la Provincia di Padova " 566 Progetto di Regnlanionlo della niedesinia Società " 568 Ufi bisogno di ampliare lagiicoltura e la pastorizia a benefizio ed utilità comune, proposta del prof. G. O. Marzuttini '• 570 Indice alfabetico delle Opere e Memorie manoscritte ed a stampa offerte alla IV Riunione degli Scienziati Italiani " 375