o^eiupvate U L. -y
o-
o//ér/o a/ ^ A ■ \/i^ ■ ^i^/. /'-^-^-lc^
^actoim acuto /S aaodlo /843.
Il Segbetario Gesebale
IIKI.LA
n nilMO>E DEGLI SCIF.K7-1ATI ITALUNI
iS. UDÌ
ATTI
DELLA
QllAKTA KllI!\IO^E
DEGLI
SCIE^ÌZIATI ITALIANI
TENUTA
1^ PADOVA
NEL SETTEMBRE DEL MDCCCXLII
PADOVA
CO' TIPI DEL SEMINARIO
MDCCCXLIII
RELAZ10]\E
DEL PROFESSORE
ROBERTO DE YISIANI
SEGRETARIO (ìEBiERALE
\jhiainato dal gl'ave ed onorevole ufficio, che mi fu
imposto, a darvi conto, o Signori, di quanto s'è operato
in Padova per la IV Riunione degli Scienziati Italiani,
e perciò a tesserne brevemente la storia, io mi farò a
parlarvi pria delle cure datesi dal Governo, dalla Presi-
denza generale e da queste inclite Autorità perche qui pur
non mancassero quelle opportunità, che giovar potessero
1 comodi e gli studll Vostri; poi degli avvenimenti occorsi
durante l'epoca memorabile, in cui Padova fatta centro e
metropoli del sapere italiano brulicava di una frequen-
za, animavasi di una vita, che niun' altra cagione fuori
di questa ha in lei prodotta o produrrà slmigllante. Nel-
r adempiere a tanto ufficio io lerromml religiosamente
dentro da que' confini, in cui la consuetudine de' miei
chiarissimi antecessori ha stimato dover rislrlncersi la
relazione ch'io sono per farvi, pago all'accennarvi per
tocchi le sole generalità ed esteriorità del Congresso,
e lasciando che della parte intrinseca e sostanziale di
questo pigliale circostanziata notizia dagli Atti vcrbah,
che distesamente ne trattano.
Già Uno dal ijlorno quiiullceslmo del dicembre ii\AÌ
S. E. il sia;, cav. co. Andrea Cilladella Mi^odarzerc Con-
sidiere intimo e Ciamhellaiio di S. iM. 1. K. A., Memlìro
onorario dell'I. R. Islitnlo ^e^elo, Segretario perpelno
di (|iiesta I. K. Accademia di scienze, lelterc ed arti, e
Presidente i^enerale alla I\ lliiiiiione s'era latto solle-
cito di richiedere queste civili Aniorità di quc' molti e
varii provvedimenti, clic per l'esempio delle Riunioni
anteriori conosccvansi necessarii a favorire il concorso
e curare F ordine delle medesinìc. E Io zelo e la pron-
tezza di quest'esimie Maiiistrature neHadottarli confermò
con opera assidua e perseverante le cortesi parole, con
cui la Conijreijazione Mimicipale di Padova aveva ac-
collo e festeiigiato l'annim/.io pòrtole da Torino, essere
slata scelta lantenorea città ad ospitare in quest'anno
Voi degni rappresentanti della italiana dottrina.
In appresso V E. S. chiamavasi ad Assessori il nob.
sig. cav. Nicolò da Rio Direttore degli Sludii filosofici e
matematici in questa Università, Membro dell' I. R. Isli-
lulo Veneto, ed il sig. cav. Giovanni Santini professore di
Astronomia nella stessa Università, Presidente di questa I.
R. Accademia, e \ ice-Presidente dell'I. R. Istituto. Poi, più
ponendo a calcolo la volontà, che le forze, dava il carico
di Segretario generale a chi ha l'onore di favellarvi.
Ciò fatto, la Presidenza generale nel di 27 aprile 1842
pubblicava lettere circolari, in cui porgevansi particola-
reggiate notizie della Riunione futura, e queste furono
indirizzate per tutta Europa a quanti sono gP Istituti di
pubblica istruzione, a lutti i Corpi scientifici, a tutti quc'
benemeriti che sostennero alcun ufficio nelle Riunioni an-
teriori, e a buon munero de' più illustri fra gli Scienziati.
VII
Nel Icinpo slesso fu (|ii('sto avviso innalzalo e con
calda e riverente preijliicra lacconiandalo il Congresso ai
Serenissimi Princijìi dell Auiiiisla Casa Imperiale e Reale
proleUori e cultori delle scienze fisiche e matematiche,
a S. A. I. I{. Leo|)()i(l() li Granduca di Toscana, nel cui
venerato nome ehher vita e (ioriiono le scientifiche Riu-
nioni italiane, ai Ministri tiella I. R. Corte, e a parec-
chi personaijiii eminenti per diirnità. Questo rispettoso
omagi-io della Presidenza generale venne accolto e gra-
dito con singolare benignità, perlochè la onorarono di
lettere assai gentili, bene augurando delle nostre adu-
nanze, e Principi e Ministri ed Università ed Accademie
e Scienziati. Né a ciò contenti molti rinomati Corpi scien-
tifici e alcuni Stati d' Italia deputarono Ira loro membri
chi avesse a rappresentarli al Congresso, ed è per essi
che alle adunanze nostre assistettero gli Atenei di Ve-
nezia, di Brescia, di Bergamo, di Firenze; le Accade-
mie dei Concordi di Rovigo, dei Filoglotti di Castelfran-
co, degli Euteleti di San Miniato, quelle dei Fisiocritici
e dei Tegei di Siena, quella della Valle Tiberina, la
Labronica, la Pistoiese, la Casentinese del Buonarotti,
la Valdarnese del Poggio, quella di scienze, lettere ed
arti di Modena, quelle delle scienze di Torino e di Ni-
nies, le Accademie agrarie di Udine, di Verona, di
Chiavari, di Lubiana, di Gorizia, di Brùnn e di Vien-
na; la Società economica delP Abruzzo citeriore, la So-
cietà italiana dei XL in Modena, la Società agraria e
la medico -chirurgica di Torino, la medica di Livorno,
quella dei Georgofili e la medico-fisica di Firenze, l'agro-
nomica del Tirolo e Vorarlberg, la Società reale d'orti-
coltura in Parigi, la Società agronomico -lecnoloijica di
Cefalonia; le Unlvcrsilà di Pisa, di Siena, di Corfù; la
Ropubblioa di San Marino e il Ducalo di Lucca.
Wè bastando alla Presidenza quel primo avviso, che
avea frullato si cortesi significazioni di slima al Pado-
vano Congresso, essa nell'agosto seguenle con altro av-
viso indirillo a' soli Corpi scienlifui della Penisola volle
dare agli Scienziati Italiani più speciale contezza delle
provvidenze prese dal Governo di S. M. I. R. A. e dal
Municipio per le sale delle adunanze, per le conversa-
zioni serali, per le mense comuni, per la scelta degli al-
lossi. nonché intorno ad alcuni intcrtenimenli, con che
la dotta città studiavasi di far più lielo e dilettoso il
soggiorno ad ospiti sì cospicui e desiderali.
Pubblicò in seguito istruzioni apposite pegli accon*en-
li, in cui si esposero opportune avvertenze, oltre che su-
gli oggetti leste indicali, sull'ammissione al Congresso,
sui diritti e sugli obblighi competenti ai membri ed agli
amatori, sui luoghi e tempi delle adunanze, sulle ore
destinale alla visita de' pubblici stabilimenti. Statuì da
ultimo la Presidenza, che per cura del sig. doti. Giu-
seppe Meneghini professore di fisica, chimica e botanica
pei chirurghi in questa Università si avesse a compilare
un Diario, che desse conto delle giornaliere occupazioni
de' membri componenli la Riunione.
Con queste moltiplici diligenze la Presidenza ed il
Municipio apparecchiavansi ad accòrvi nel miglior modo,
ed alTreltavano col desiderio il giorno quindicesimo di
settembre .
INel mattino di questo giorno bene auspicato per im-
pro\"\isa ed insperata serenità concorrevano nella gran-
diosa basilica, che la magnanima pietà de' maggiori fé'
sorgere al TaninaJurgo di Padova, da liitla Ilalia e fuor
d'essa 1 cullori dello scienze fisiche e inaleiiialichc a
prendere dalla iii\()cala protezione del cielo l'augurio
e le mosse alle dotte loro laliclie. E in quella chiesa,
in cui posano rispettate le ceneri del Guilandino, del
Vcslingio, del Ferrano, del Bembo, dei Marchetti, del-
l'Olivi, del Cesarotti, pregavano i congregali, che il rag-
gio dello 8j)irito Creatore aprisse le menti, scaldasse i
cuori, indirizzasse le volontà. Confortati di si bella spe-
ranza moveano quindi all'aula maggiore della Università.
iNello scorgere l'inusitato alduire di sapienti d'ogni
paese a quest'antica di.spensalrice della dottrina, alla
(|uale i secoli se tolsero venustà crebbero riverenza, io
rit()rna\a col pensiero a quo' tempi, in cui qui accorre-
vano studiosi d'ogni terra, d'ogni favella, non per re-
car\i luce ma per attignerla, come a larga e quasi sola
sorgente in mezzo al buio, che intenebrava gran parte
della semibarbara Europa. E parevami cortesia e sape-
vanii di giustizia, che quella città benemerita, la quale
aveva altre volte di qua difluso il seme e l'amore delle
belle e delle utili discipline a Svizzeri, a Galli, a Belgi,
a Germani, a Svedesi, ad Irlandesi, a Scozzesi, rice-
vesse ora qual degno frutto degli antichi suoi benefici!
il tributo dei lumi, che a lei recavano d'ollramontc i
Charpentier, gli Omalius d' Halloy, i d" Hombres Firnias.
i Reinaud, i Link, i Girard, gli Unger, gli Hammer-
schmidt, i Graeberg. gli Hamilton, i Murphy.
Decoravano la grave solennità il Presidio Governa-
tivo, i Capi delle Magistratiu-e, la Congregazione Muni-
cipale della reiiia città, i Deputali delle Università ed
Accademie: abbellì vaida le culle e sentili donne, e un-
mero rajicjurtrdovolc di personaggi cospicui por sapere o
per (ligiiilà.
^elI"a|)^irsi (lell'adunanza, il Segretario generale narrò
l)revenien(e alla numerosa assemblea le molle cure datesi
dalla Presidenza, dal Municipio e dall'I. K. Governo,
per richiamare il concorso ed assicurare i comodi degli
Scienziali: |)ai"lò de' graziosi rescritti avuti da Principi,
da Ministri, da Università, da Accademie; noverò gl'il-
lustri Dej)ula(i giunti sino a quel giorno a rappresentare
al Congresso gran numero d' insigni Corpi scientifici na-
zionali e stranieri; rammentò alle Sezioni come di al-
cuni tèmi proposti a Firenze fosse stata riservala a Pa-
dova la soluzione, invitandole a liberar la pron\essa ;
eccitolle infine dopo l'adunanza generale a procedere
ne" consueti modi alla elezione de' Presidenti.
Finite le conumicazioni del Segretario, S. E. il sig.
Principe Carlo Bonaparte propose a nome degli adunati
fossero pòrti solenni ringraziamenti ai Cittadini, alla Con-
gregazione Miuiicipale ed al benemerito Podestà di Pa-
dova, perchè emulando spontanei, com'egli disse, la
munificenza sovrana tle" ti'c anterioi'i Congressi, aveano
accolto il IV con ogni maniera di cortesia, ed all'Ec-
celso Governo di S. M. I. R. A., che proteggeva il me-
desimo con opera confiìcevole alle sollecitudini della ge-
nerosa citti». Plaudisle lutti concordi al Principe propo-
nente, ed a S. E. il sig. co. Presidente generale, il quale
annuendovi nominò nel giorno stesso coli' aiuto de Pre-
sidenti la deputazione da incaricarsi di tale ufficio. E
questa deputazione, cui conq)osero per intero i Presi-
denti slessi delle Sezioni, compiè |)oco appresso la sua
missione, verso S. E. il sig. co. L. Palfl'y d" Erdòd Go-
vcrnalorc delle Provincie \enete, che tenne loro le più
cortesi ed assennale parole. Poscia i deputati recaronsi
presso il R. Delegato Provinciale sig. cav. di Groeller, al
quale il Congresso era pur dehitore di speciali ringra-
ziamenti per la sua autorevole e zelante cooperazione;
indi presso il sig. Giambattista ^alvasori Podestà meri-
tissimo della regia città di Padova, che non conlento
alle cose latle, aggiunse in nome del Municipio e della
città le più larghe oflerle per quanto ancora potesse tor-
nare acconcio al Congresso.
Inaugurava i lavori del medesimo S. E. il sig. Pre-
sidente generale con orazione, in cui si provava, che il
perfezionamento dello stato sociale è strettamente con-
giunto al progredimento delle scienze fisiche e matema-
tiche. Non è da me, né del luogo il dar degno sunto
di quello scritto, alla pronta pubblicazione del quale da
Voi tulli desiderala ostò sollanlo la modestia insupera-
bile deir oratore; di quello scritto, di cui è dubbio se
nel dellarlo le scienze abbiano tolto a prestilo dalle let-
tere i più vaghi loro ornamenti, quasi per apparirvi più
belle in tanta solennità, o se le lettere abbiano indos-
salo il grave pallio della dottrina per festeggiare 1" ar-
rivo degli Scienziati nella patria di Tito Livio.
Terminalo Ira' ])lausi di un meritalo entusiasmo il
discorso del Presidente generale, e ristrettisi i membri
delle Sezioni per la scelta de" Presidenti speciali, l'as-
soluta maggiorità de' voti nominava poco stante a lai
carico per la Sezione di scienze mediche il sig. prof.
Giacomandrea Giacomini; per quella di Zoologia, di Ana-
tomia e Fisiologia comparata S. E. il Principe Carlo Bo-
naparte; per quella di Botanica e Fisiologia vegetale il
sig. prof. riliiso|)|)o Moirlli; pcM- qiiolla di Gt'oloiìia, Ml-
noralojiia v (\cos.ri\Cu\ il sig. marcii. Lorenzo Pardo; per
quella di Fisica, Chimica e Malematica il sig. prof. Fran-
cesco Orioli; per quella di Agronomia e Tecnologia il
siir. dolt. Francesco Cera. Accedala si luminosa leslimo-
nian/.a della slima de" Congregali, i singoli Presidenli nel
consiglio lenulosi la sera slessa eleggevano per la Se-
zione medica il sig. prof. Alessandro Corlicelli ed il sig.
doli. Giand)allisla Mugna a Segrelarii, e per la Sollo-
sezione di Chirurgia il sig. cav. prof. Giovanni Rossi a
Mce-Prcsidenle, ed il sig. doli. Paolo Fario a Segrelario;
per la Sezione zoologica il sig. march. Massimiliano Spi-
nola a \ice-Presidenle, il siij. doli. Luisi Masi a Secreta-
rio; per la Sezione di Botanica il sig. ah. Lorenzo Bcrlcse
a Vice-Presidenlc, ed a Segrelario per la Fisiologia ve-
getale il sig. prof. Giuseppe Meneghini, per la Botanica
descrittiva il sig. prof. Filippo Pai-latore; per la Sezione
ceolotjica il sicj. Lodovico Pasini a Vice-Presidenle, i siiiif.
Alherlo Parolini ed Achille de Zigno a Segrelarii; per la
Sezione fìsica il sig. cav. Ferdinando Tartini a Vice-Pre-
sident(>. il sig. prof. Giammaria Lavagna a Segrelario per
le Matematiche, il sig. jirof. Alessandro Maiocchi per la
Fisica, ed il sig. Francesco Selmi per la Chimica (della
quale ultima scienza creatasi più lardi una Sottosezione,
ne fu fatto \icc-President(> il sig. prof. Barlolommeo Bi-
zio); linalmente per la Sezione agraria fu nominalo a Vi-
ce-Presidenle il sig. Luigi Parravicini, a Segrelarii i sigg.
co. Gherardo Freschi e Bonainlo Paris Sangiiinclli.
In quella sera medesima a spese del Municipio si
schiusero primamente alle conversazioni degli Scienziati
le nuo\c sale dello Stabilimenlo Pedrocchi, prezioso frutto
di un accordo di circoslanzc, che rado accade di rin-
venire congiunte . Un uomo straordinario per costanza
di volontà, per amore di patria si avvenne forlunatamenle
in allr'uomo straordinario per potenza d'ingegno, per
fecondità d'imaginaliva, per ampiezza di cognizioni nelle
arti. A questo avNonluroso incontro dee Padova il suo
più celebre monumento moderno, che Japclli creò, che
l'opera amorevole e diligente del Pelrelli, del France-
schinis, e i pennelli maestri del Gazzolto, del Caffi, del
Demin, del Paolelti infiorarono di tutte le squisitezze dei-
Parte. Chi di Voi ponendo il piede la prima volta nelle
sale di quel sontuoso palagio non s'è creduto assorto in
uno splendido sogno, condotto in fatato edifizio a ri-
montare e discendere la corrente dei secoli passando
dalle necropoli egizie agli etruschi ipogei, alla greca ele-
ganza, alla magnificenza latina, alle voluttà greche in-
sieme e romane degli Ercolanesi e de" Pompeiani, alle
fantastiche appariscenze degli Arabi, all'armigera feuda-
lità del medio evo, al pomposo e capriccioso seicento?
Quelle sale sono poesia, sono storia, e raggiungono il
grande scopo dell'arte risvegliando ad un tempo e sen-
liuìcnlo e pensiero. Or queste sale il Pedrocchi com-
pieva espressamente in quest'anno per dedicarle con ap-
|>osila epigrafe: Illa Memoria del II (loìujresso defjli
Scienziali Italiani. Ed è per lui, che se in Pisa e in
Firenze resteranno ne' secoli a far fede del I e III Con-
gresso i monumenti eretti al magno Padre della speri-
mentale Filosofia, rimarrà in Padova ad indelebile ri-
mend)ranza del IV la storia fedele della civiltà progre-
diente rap|)resen(ata dalle arti nelle sale aperte alle serali
ricreazioni degli Scienziati. Quest'atto solo duomo pri-
vaio 0 a" iioslri sludii straniero bastato avrebbe a pro-
varvi, o Siiiiiorl. in qual conio qni si avesse da tutti
«»ll ordini la >oslra venuta, e tanta e si dilicata è la
nentilo/./.a. la nobiltà di tal l'alto, obc a me impone il
debito di raccomandare l'onoralo nome di Antonio Pe-
drocclii alla >ostra amorevole ricordanza.
Né a queste sale ristettero le cure del Municipio per
rendere più iiradilo il soiiJiiorno alla Kiunionc di Padova.
Già fin dal sjiorno (inaltordici il gran Teatro insolitamente
si apriva alla esecuzione di un capo lavoro del celebre
Mcverbeer; alle cui gravi e solenni armonie frammette-
vansi a i-allc^grarle gli aggraziati e modesti balli della
italiana Taglioni, die delle danze acclamata reina recò
alla patria il principato di un'arte finor tenuta vanto pri-
vilegiato dea;li stranieri.
Padova a buon diritto si gloria di possedere una piazza
pc" grandi spettacoli popolari di tale ampiezza e lai forma
da sicurarne la riuscita. 11 suo Prato della \allc deco-
rato da statue, die sorgendo in doppio ordine hmghesso
il fiume Iand)ente V isola, die vi vcrdesmia nel mezzo,
se non attestano spesso l'abilità degli artisti clic le con-
dussero, provano però luminosamente come qui si pre-
giassero ed onorassero in ogni tempo la virtù ed il sa-
pere, il Prato della A alle oflre uno spiano capace a più
migliaia di spellatori e opporlunissimo segnatamente alle
corse. Il Comune avvisò di valersene, e vi si diedero a
trattenimento degli Scienziati, cbe v'assistettero in rile-
vata loggia espressamente costrutta, tre corse di varia
specie li('(|ueiitate e abbellite da scelto e nullameno stra-
grande; niiiiicro di accorrenti. IN" erano gremite e lille le
fineslre, i pogginoli, per sino a' tetti delle fabbrldie cir-
coslanti, e la folla clic innanzi alla corsa facea larga e
variopinta corona alP ampia cerchia riserbala ìì cavalli,
finita qnella , irrompendovi siccome finme disarginato,
presentava spettacolo grande, vivo, vario, piacevole.
A qucst' inlertenimenti s'accompagnavano i doni. Dal
primo giungere d'ogni Scienziato s'era già dispensata a
ciascuno la nuova Guida di Padova, frutto di lunghe e
svariate ricerche, e pubblicala con isquisita eleganza ti-
pografica per cura del Municipio. A tal dono si aggiunse
l'altro di un Prospetto della Flora Euganea compilato
con molto amore dal nob. sig. Vittore Trevisan e dal Co-
mune oflerlo particolarmente a* Botanici. Con siffatte pub-
bliche dimostrazioni della città gareggiavano le gentilezze
private de' cittadini, e da questi si ambiva di avervi a
commensali onorevoli, da quelli \i s' invitava a musi-
cali conversazioni. Ma taluni de' culli uomini de' quali
si pregia Padova, questa Imp. e R. Accademia di scien-
ze, lettere ed arti, e la rispettabile Amministrazione del-
r Antoniana Basilica, già da tempo intendevano a un
nuovo e più segnalato modo, con cui provarvi quanta
Vi avessero gratitudine per la preferenza data all'anti-
chissima loro città . Perlochè gli uni, non contenti di
schiudere a' Vostri sguardi le preziose lor collezioni d'og-
gelli darle o le ricche lor biblioleche, ne pubblicavano
indici accurati, descrizioni eleganti; gli altri affreltavansi
di porre in luce, nonché memorie, opere di lunga lena
per presentarvene : fra le (piali se ve n" erano di lette-
rarie, non le stimarono già perciò omaggio disdicevole
a Scienziati del secolo, in cui viviamo. Che la barriera
ingiusta e daminole, la quale falaliuente partì gran tempo
le lettei-e dalle scienze, a" dì nostri è crollata, e i lei-
torali sanno, che pi' intollcUi deijli nomini d' oggidì vonno
essere pascinli d" altro che di parole, e il vano snoni»
di nnelle senza la novità o la importanza o la ntilità
del eoncetto a nnlla riesce, se non se ad ingenerare sa-
zievolezza e fastidio. R gli scienziati italiani s'avvidero
d'altra parte, che prive della efficacia polente della pa-
rola, le ignnde benché utili verità j)iii malagevolmente
s'intendono, sassaporano, si dilTondono, nò fanno sul-
r animo di chi le ascolla (|uel commovimento, che nasce
dalla evidenza con cui la verità è presentata, che ori-
gina la persuasione, che ne appiana e rassicura il trionfo.
Vogliate, o Signori, non obhliare giammai la giustizia che
Vi hanno resa i letterati di Pado^a.
Per commendevole eccitamento di celebrato scrittore
il eli. cav. prof. Giovanni Hosini, dallo scultore \arni ve-
niva pure ti'ibutalo al Congresso il busto marmoreo di
quel Cesarotti, che fu si gran parte della letteratura del
passato secolo, si gran lustro di questa Università, sì
"ran vanto della città che Vi accoiilic. Il Consiaflio de'
Presidenti accettandolo con gratitudine, non islimò po-
terne fare più degno uso di quello di olTeriilo a que-
st'inclito Mimicipio, ondesso abbia nel lavoro lodevo-
lissimo del jjeneroso scultore e la imaafine d'uno de' suoi
più chiari e benemeriti cittadini, ed insieme un segno
durevole della liconoscenza, che deve a Padova il I\
Congresso scientifico degl" Italiani .
Altri doni di opere impresse e di scienze e di lettere
ebbe il Congresso stesso da ÌNapoli. da Roma, da Firenze,
da Modena, da Ferrara, da Hovigo, da Brescia, da Mila-
no, da HoA eredo, da Torino, da Chamberv. da Grenoble,
da Lione, bella testimonianza dell'alto pregio, in che do-
vunqiie Icnevasi la Riunione. Olire a (piestc, più opere
nianoscrillc s'indirizzarono alla medesima, delle quali e
d'altre ancora lettesi nelle Sezioni riferiranno aVi Atti
nerbali de' Segretarii. Tra queste ultime però come A^'^^c-
nimento segnalato io non posso passarmi dal richiamare
l'attenzione di tutti Voi alla Memoria letta dal eh. cav.
prof. Giambattista Amici. Da varii anni parlasi fra" Bota-
nici di una singolare teorica doluta agl'illustri Wydler e
Schleiden, giusta la quale nella fecondazione delle piante
sarebbe la polvere seminale dell'organo finora general-
mente avutosi per maschile, che somministra l'endjrione
all'organo sinor creduto femmineo, e ciò perchè l'estre-
mità del tubo, che parte da ogni granello di quella pol-
vere venendo a penetrare nell'oc icciuolo vi si trasforme-
rebbe in embrione >egetale. L'organo fenmiinile perciò,
secondo i medesimi, non avrebbe altro ufficio che quello
di accogliere e crescere nel suo grembo quel primo ru-
dimento di un vegetabile a lui portato dal maschio. De-
siatasi in tutto r orbe botanico gravissima controversia
sull'argomento, l'Accademia delle scienze di Harlem ne
fé' soggetto di un premio oflerto a quegli che meglio il-
lustrasse la difficile e dilicata quistione, e il nostro Ami-
ci, già celebre per osservazioni acutissime e luminose
scoverte in questo stesso soggetto della fecondazione,
giunse nella Memoria qui lettaci a risolvere negativa-
mente il quesito. Se la grave importanza dell' argomen-
to, e r accuratezza delle indagini, e la molla autorità
dell'osservatore, e la rilevanza e nettezza del risulfa-
mento ottenuto meritarono degnamente all'autore, che
la Sezione botanica pubblicasse tosto nel nostro Diario
il disegno che illustrava quella Memoria; la considera-
3
zionc, cirogli, rifiutando di aspirare ai prcmii e alle laudi
di straniera Accademia, con animo sinceramente ed ope-
rosamente italiano riserbò V importante suo scritto al IV
nosti'o Congresso, è tal fatto da chiarir tutti come il cuor
deir Amici rivalei;ii;i all' insjjecjno, tale e si solenne pro-
va dell' nfletlo, che il lega a questa istituzione, che lo
vanta tra' fondatori, da bastar che si accenni perchè sia
da Voi ricambiata co' plausi della |)iù giusta riconoscenza.
Piccoli cangiamenti occorsero durante il Congresso
alla primitiva partizione delle Sezioni. Fu la copia delle
materie ed il numero degli Scienziati, che necessitarono
la se|)arazione della Chimica dalla Fisica, e persuasero
eziandio il Presidente della Sezione medica ad istituire
apposita Commissione, che in privale scissioni discutesse
un argomento troppo caro alla umanità per meritare spe-
ciali riguardi, la parte igienica della riforma delle car-
ceri, sotto la direzione del sig. prof. F. Orioli.
Né già ristavano alle sale delle Sezioni i lavori e le
osservazioni degli Scienziati, che si proposero e, per
quanto le stemperate pioggie il permisero, si esegui-
rono gite scientifiche ai colli e nel piano. Quindi una
Conunissione scelta fra' membri della Sezione agrono-
mica recossi su molti punti della padovana Provincia
a rilevare lo stato agricolo della medesima, e a ricono-
scere l'attuale prosperità dell'Orto agrario che qui fio-
risce. Altra Commissione composta degl' illustri uomini,
che presiedono agli Orti botanici di Berlino, di Pavia, di
Firenze e di Pisa, e del eh. cav. Amici visitò 1' Orto bo-
tanico primogenito, ora per munificenza di Ferdinando I
salito a tal grado di floridezza, quale non raggiunse
giammai, e che a lui valse le belle lodi impartitegli
dai coininissarll nella relaziono pubblicatane nel Diario.
Altre gite doveano eseguirsi agli Euganei dalla Sezione
botanica, zoologica e geologica, le quali tutte a quel
tempo sventuratamente fallirono, pcrcliè avversale da
giorni incessantemente piovosi. Soltanto l'ultima si ef-
fettuò per alcuni dopo sciolto il Congresso, e di questa
riferì brevemente il cb. prof. Pilla negli Annali scienti-
fici di Bologna, bitanto i naturalisti visitavano il ricco
museo di Storia naturale; i fisici ammiravano la bella col-
lezione di macelline, documenti storici de' progressi di
loro scienza, percbè mostrano il successivo perfeziona-
mento de' suoi stromenli; i medici si piacevano di esami-
nare e lodare gli ospitali, le clinicbe, i gabinetti dell'arte
loro, ricchezza e vanto di questa Università.
Prescrivendone gli statuti doversi ogni anno pria del
termine del Congresso eleggere una città d' Italia ove
raccoglierci due anni dopo, la Presidenza convocò nella
giornata del venticinque tutti i membri italiani ascritti
alla Riunione, e quivi ondeggiando a lungo gli animi Vo-
stri fra la ridente Napoli, e la eulta ed opulenta Milano,
a molta maggiorità di voti restò scelta quest'ultima. Ferve
però in tutti vivissima brama, che quella terra privilegia-
la, in cui la natura dispiega agli occhi dell'osservatore
couìmosso le vaghezze sue più incantevoli dappresso alle
più sublimi e terribili sue meraviglie, non tardi a schiu-
dere ospitalmente le soglie desiderate a' pacifici scruta-
tori della natura.
L'altro oggetto trattatosi in quest'adunanza si fu l'ap-
provazione di una giunta per lo statuto diretta a slabi-
lire le norme a seguirsi nel caso di modificazioni o ad-
dizioni, che vi si trovassero necessarie. Pria di proporre
alla sanziono ^osl^a codosla tjiunta, fu ella in sessione
apposita (alla (piale iuleiAenneio i eh. sigg. niareh. coni-
inend. Cosimo UidoHì e eav. Ferdinando Tarlini, Fnno
l'n'sidenle generale, 1" altro Segretario generale del III
Congresso, pregatine dalla Presidenza del IV), esami-
nala, dibattuta e sueeessivaniente approvata dal Consi-
ulio regolatore. Poscia in altia sessione privata, alla
quale ollie il Consiglio stesso ebher parte con voto de-
lil)e^ali^o lutti i ^ ioe-Presidenti e Segretari! della Riu-
nione, mandala a partilo ed accolta colla più manifesta
concordia. Assicuratosi il Consiglio con cpiesto duplice
es|)erimento della convenienza ed utilità della ])roposizio-
ne. e lallone pubblicare nel Diario un a>viso Ire giorni
innanzi perchè potesse giungere a conoscenza di tulli
Voi, S. E. il sig. co. Presidente generale Ve ne parlò
brevemente, ed il Segretario generale Vi fé' lettura del-
l'articolo da votarsi.
Dopo la quale furono alP E. S. chiesti schiarimenti e
falle obbiezioni, che dallo Stesso con pronta aggiusta-
tezza e con Vostra satisfazione risolti, meritarono alla
proposta r onore di essere per triplice ed unanime ac-
clamazione approvata, rinunziando Voi uiedesimi sponta-
neamente alla votazione individuale dal Presidente stesso
per ben due volte profcrta^i. L'articolo che approvaste
è il seguente:
«In caso di mulamenti od addizioni, che sì propon-
» gano allo Statuto per le Riunioni degli Scienziati Ita-
"liani. l'adunanza non è leii;ale se non vi assistono due
«terzi de' membri italiani ascritti al Congresso, e che si
» trovino al momento della medesima nella città, in cui
» si tiene il Congresso slesso .
'■S'è approvata, do\rà la Presidenza del scguenle
"Congresso riproporla al mcdesinìo, ed adoltala che sia
)- senza mutazioni e colle slesse proporzioni nel numero
«de' votanti e de' voli, avrà efficacia.
" Nessuna proposta di modificazioni od aggiunte può
>' esser falla altrimenti che per iscritto, da Ire almeno dei
" membri presenti ed intervenuti già a tre Congressi ifa-
" liani . Kssi la rimettono alla Presidenza generale, e questa
«l'assoggetta all'esame della generale assemblea dopo di
«averla annunziala ai membri almeno tre giorni innanzi».
In quest'articolo Voi leggeste chiaramente, o Signori,
il doppio fine propostosi dal (Consiglio regolatore nel pre-
sentarvelo. Era l'uno di rendere possibili i cangiamenti;
l'altro d'impedir che vi si facciano senza una necessità
dimoslrata o almeno una grande e incontraslabile utilità,
e senza la certezza di un pieno e generale consenti-
mento. S'è' non è dubbio, la durala e prosperità di qual-
Aogliasi istituzione congiungersi strellamenle ad una sta-
bilità ragionevole delle leggi che la governano, a Voi
spelta il merito di avere colla sanzione Vostra alla giunta
propostavi raffermata e rassicurala in Padova la solidità
e (piindi ancora la floridezza delle scientifiche Riunioni
italiane. Conseguentemente a questa deliberazione S. E.
il sig. co. Presidente generale nominò poco appresso una
Commissione incaricala di ricevere e proporre le ag-
giunte e modificazioni necessarie per lo Statuto, com-
posta dai sigg. Principe Carlo Bonaparle, march. Cosimo
Ridolfi, march. Lorenzo Pareto, cav. Ferdinando Tar-
lini, Lodovico Pasini e prof. Roberto deVisiani.
In altra seduta del Consiglio recolalore fu eletto a Pre-
sidente generale della V Riunione, che terrassi in Lucca
nel 1843, S. E. Il siji. niaiTli. comincnd. Aiilonio Mazza-
ros.'ì Coiisijjclicrc di Stalo di S. A. U. il Duca
cF.sa) DoMJi dam/Oroi-ooio Assessore Municipale.
Nob. Teodoro Zacco.
Sig. Giambattista Fogarom.
PEGLI SPETTACOLI
Sig. Giuseppe Cristika Assessore Municipale.
Co. DoMEPiico BoRin.
PRESIDEAZE
F) E L L E SEZIONI
SEZIONE
DI SCIENZE MEDICHE
PRESIDENTE
Prof. GlACOUAirDSEA GlACOMINl.
SEGRETARII
Prof. Alessakdbo Corticelli.
Dott. Giambattista Mugka.
SOTTOSEZIONE DI CHIRURGIA
VICE-PRESIDENTE
Prof. cav. GiovAi^M Rossi.
SEGRETARIO
DoU. Paolo Fabio.
SEZIONE
DI ZOOLOGIA, E DI MATOMU E FISIOLOGIA COMPARATE
PRESIDENTE
S. E. il Principe Carlo Bon aparte.
VICE-PRESIDENTE
March. Massimiliano Spigola.
SEGRETARIO
Doli. Luigi Masi.
SEZIONE
DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE
PRESIDENTE
Prof. Giuseppe Moretti.
VICE-PRESIDENTE
Ab. LoRERzo Berlese.
SEGRETARII
Prof. Filippo Parlatore per la Botanica descrittiva.
Prof. Gicseppe Mepceghini per la Fisiologia.
SEZIONE
DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA
PRESIDENTE
March. Lonrjizo PAnETo.
VICE-PRESIDENTE
Lodovico Paswi.
SEGRETARII
Nob. Alberto Paholiki.
Nob. AcniLr.r df. Zigno.
SEZIONE
DI FISICA, CHIMICA E MATEMATICA
PRESIDENTE
Prof. Francesco Oriou.
VICE-PRESIDENTE
Cav. FERDIKA^Do Tartiki per la Fisica e Matematica.
SEGRETARI!
Prof. Gio>A>M Maria Lavag.xa per le Matematiche.
Prof. Alessandro Maiocciii per la Fisica.
SOTTOSEZIOiNE DI CIUMICA
VICE-PRESIDENTE
Prof. Bartolommeo Bizio.
SEGRETARIO
Francesco Selmi .
SEZIONE
DI AGRONOMIA E TEaNOLOGIA
PRESIDENTE
DoU. FnAKCEsco Geiia.
VICE-PRESIDENTE
Nob. Luigi PAniiAviciivi.
SEGRETARI!
Co. GnERARDO Freschi.
BosAiDTO Paris SAwcumETTi.
DEPITAZIOM ACCADEMICHE
ACCADEMIA DI NIMES
Bar. Lmoi Aoostiro d' HomenK Firhìs.
I. R. ACCADEHHE AGRONOmcnE DI VIENNA, DI GORIZIA
E DI BRUNN
Prof. ab. Luigi CoKFiGLUcur.
ACCADEMIA DI AGRICOLTURA ED ARTI DI LUBIANA
Prof. Martino Steeb.
SOCIETÀ ECONOMICA DELL'ABRUZZO CITERIORE
Bar. Pabfilo de Rifeis.
ECCELSA REPUBBLICA DI S. MARINO
Gap. Oreste Bmzi.
Vito Procacclm Rizzi.
l. R. .\CCADEMIA DI SCIENZE. LETTERE ED ARTI DI MODENA
Cav. prof. Stefaho MAniAi^mi.
SOCIETÀ ITALIMA DEI XL
Cav. prof. Stefano MAnuivmi.
Cav. prof. Giambattista Amici.
S. A. R. IL DUCA DI LUCCA
Cav. comm. cons. march. Antonio Mazzarosa.
Prof. Luigi Pacim.
Prof. Luigi de Giorgi.
UNIVERSITÀ DI CORFÙ
Prof. FnAPiCEsco Orioli.
R. SOCIETÀ AGRARIA DI TORINO
Prof. FnA>CESCO BAnLTFI.
Doli. Beioaudlno BEnTiNi.
R. ACCADEAUA DELLE SCIENZE DI TORINO
March. Ma.ssimiliaivo Spipsola.
Co. Caulo Petitti.
SOCIETÀ MEDICO-CHIRURGICA DI TORINO
Dott. Giuseppe de Rolandis.
accjVdeaua agrmia di CniAVARI
VmcErizo Barelli.
Cav. EaiLio Balbis Beutohe di Sambuy.
ACCADEMIA DEGLI EUTELETI DI S. .WNIATO IN TOSCANA
Cav. march. Cosimo Ridolfi.
ACCADEMIA DI PISTOIA
Doti. al). Antoivio Buonamici.
Ab. Enrico Bindi.
Ab. Angelo Bucini.
I. R. ACCADEMIA DEI FISIOCRITICI DI SIENA
Prof. Filippo Garresi .
Prof. ALESSA^DR0 CORTICELLI.
I. R. UNIVERSITÀ DI SIENA
Prof. Filippo Garresi.
Prof. Alessandro Couticelli.
I. R. ACCADEMIA DELLA VALLE TIBERINA
BoNAiUTO Paris Sanguinetti.
Doli. Adalulfo Falconetti.
ACCADEMA LABRONICA
Prof. Giovanni Maria Lavagna.
Dott. Bartolommeo Cibi.
SOCIETÀ MEDICA DI LIVORNO
Prof. ViRCEBzo Capecchi.
I. R. ACCADEMIA ARETINA
Gap. Oreste Brizi.
Monsig. Fiurro Vagkowi.
1. R. SOCIETÀ DEI GEORGOFILI IN FIRENZE
March, comm. prof. Cosimo Ridolfi.
Cav. FEnDiNAivDO Tadtiki.
Cav. Gaetano Gioncmi.
AVV. VlWCEKZO SaLV AGNOLI.
SOCIETÀ MEDICO-FISICA FIORENTINA
Dott. Pietro Vaiwoki.
Dolt. Giovatisi Castagna.
I. R. UNIVERSITÀ DI PISA
Prof. Ottaviano Fabrizio Mossotti.
Prof. Pietro Savi.
Prof. Giovanni Maria Lavagna.
Prof. Leopoldo Pilla.
I. R. ACCADEMIA TEGEA
Prof. Filippo Garresi.
Prof. Alessandro Gorticelli.
1. R. ATENEO ITALIANO
Co. cav. Jacopo GRAEBEnr. de Heji.so.
Prof. Giuseppe del Chiappa.
Cav. Ferdinando Maestri.
Cesare Cantc.
ACCADEMIA CASENTLNESE DEL BUONAROTTI
Cav, ab. FnAwcEsco Basili.
Ab. Li'iGi Fuscm.
Ingegn. Fhakcesco Melotti.
ACCADEMIA VALDARNESE DEL POGGIO
Prof. Fiuppo Parlatohe.
Prof. GiDSEPPE Meneghini.
Dott. Giacinto Namias.
Ab. Giuseppe Makdzzi.
I. R. SOCIETÀ AGRONOMICA DEL TIROLO E VORARLBERG
Cav. Benedetto Giovai^eixi.
ACGADEraA DEI FILOGLOTTI DI CASTELFRANCO
Sebastiano Guidozzi.
ATENEO DI BRESCU
Dott. Andrea Schivardi.
Dott. Luigi Fornasini.
Prof. Antonio Perego.
Dott. Lorenzo Ercoliani.
Dott. GlANFRANCESCO GlRELLI.
ATENEO DI BERGAJIO
Dott. LCIGI COUASCBI.
Dott. GiovAWNi Capsosi.
Dott. FEAKCF.SCO Cima.
AI). GlO^ANM FlNAZZI.
LXVIII
ACCADEMIA D'AGRICOLTURA, ARTI E COMMERCIO DI VERONA
Prof. ab. GicsEPPE Zamboni.
Co. GlOVARRI ScOPOLI.
Nob. GuNNARTOKio Campostkini.
Giacomo BERTO^CELLI.
Doti. Giulio Sardri.
ACCADEMIA AGRARIA DI UDINE
Co. Gherardo Frescdi.
ATENEO DI VENEZIA
S. E. co. Daniele RE^'IEIl.
Nob. Emilio Tipaldo.
Nob. Giovanni Mmorro.
ACCADEMIA DEI CONCORDI DI ROVIGO
Doli. Luigi Veronese.
Nob. dott. Francesco Cezza.
Dott. Gaetano Grigolato.
ELE1\C0 ALFABETICO
DEGLI
SCIENZIATI
COMPONENTI LA RIIINIOIVE
4. i\.cerbi cav. Giuseppe di Mantova, I. R. Consigliere di Governo, Mem-
bro elTellivo dell'I. R. Istituto di Milano.
2. Agazzi dott. Antonio di Bergamo, Direttore dello Spedale di Gandino.
3. Agostini dott. Antonio di Treviso, Deputato presso la Congregazione cen-
trale, Socio ordinario dell'Ateneo di Treviso, corrispondente di quello
di Venezia e della Società Aretina.
4. Agostini dott. ab. Stefano di Enego nei Sette-Comuni, Professore nella
Facoltà teologica dell'I. R. Università di Padova, Socio di più Acca-
demie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione.
5. Alberti monsig. Giuseppe del Friuli, Dottore in sacra Teologia e Membro
del Collegio teologico dell'I. R. Università di Padova, Socio corri-
spondente dell'Ateneo di Treviso e dell'Accademia agraria di Udine,
Rettore e Professore del Seminario vescovile di Concordia in Porto-
gruaro.
6. Alverà dott. Andrea di Vicenza, Socio di varie Accademie.
7. Amici cav. Giambattista di Modena, Astronomo del Granduca di To-
scana, Professore di Astronomia all'I. R. Museo di Storia naturale,
Deputato al Congresso dalla Società Italiana dei XL.
8. Amici dott. Vincenzo di Modena, Professore di Matematica nell'I. R. Uni-
versità di Pisa.
>
9. Angelini Bernardino di Verona, Membro attivo di quella Accademia di
Agricoltura, Arti e Commercio. Socio di altre Accademie italiane
1 0. Antonini Prospero di Udine, Presidente dell' Accademia agraria di Udine.
Socio (IcirAccadeniia Valdarncse e Tiberina.
1 1 . Argenti dott. Francesco di Padova, già Decano della Facoltà medica nel-
ri, R. Università, e Socio straordinario dell'Accademia di Scienze,
Lettere ed Arti in Padova.
12. Artico Angelo di Venezia, Ingegnere in capo del Circondario di Padova.
^3. Asson Michelangelo di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, ff. di
chirurgo primario nello Spedale di Venezia, Socio ordinario dell'Ate-
neo di questa città e corrispondente di quello di Treviso.
14. Avesani bar. dott. Guido di Verona, Consigliere di Governo dell'I. R.
Magistrato Camerale delle Provincie Venete, ex Ufficiale del Genio,
Socio elTcllivo ed ora onorario dell'Ateneo di Venezia e di altre Ac-
cademie.
15. Avesani bar. Marino di Verona, Ingegnere in capo della Provincia di
Treviso e Socio di quell'Ateneo.
16. Ayvasovscki padre Gabriele di Crimea, Rettore del Collegio Armeno di
s. Lazzaro in Venezia.
1 7. Baizini ab. Giambattista di Bergamo, Professore, Socio di varie Accademie.
4 8. Ballardini dott. Lodovico di Brescia, R. Medico delegatizio e Socio di
più Accademie.
19. Baraldi Pietro, Dottore in Filosofia, Supplente di Fisica nel Liceo di Ve-
rona.
20. Barbieri ab. Giuseppe di Bassano, Accademico della Crusca e dei Georgo-
fili di Firenze, Professore emerito dell'I. R. Università di Padova.
•2 1 . Barbieri Giuseppe di Verona, Dottore in Medicina.
22. Barelli Vincenzo di Torino, Capo-Divisione dell'Amministrazione gene-
rale dell'interno, .Membro e Segretario del R. Consiglio delle mi-
niere e Socio ordinario dell'Accademia di Torino.
23. Baruehelli Carlo di Brescia, Socio ordinario di quell'Ateneo.
24. Baruffi Giuseppe Filippo di Mondovi, Professore straordinario di Filoso-
fia positiva nella R. Università di Torino, Prefetto del Collegio di
s. Francesco di Paola nella stessa città, Membro di varie Accademie.
Deputalo al Congresso dalla Società agraria di Torino.
25. Baruffi dott. Giusep[)c di Crespino, Socio attivo e Segretario dell'Acca-
demia dei Concordi, Medico primario dell'Ospedale di Rovigo.
26. naseggio nob. Giamballisla di Bassano, Socio di più Accademie.
27. Basili cav. alj. Francesco di Firenze, Deputalo al Congresso dall' Accade-
mia Casenlinese del BuonaroKi.
28. Bassi doU. Carlo di Milano, Conservatore del civico Museo di quella
città, Socio di varie Accademie.
29. Bazzini dott. Carlo Augusto di Pavia, Professore di Statistica nell'I. R.
Università di Padova, Socio di più Accademie, Deputato per le Am-
missioni alia Riunione.
30. Bearzi Vincenzo di Udine, Dottore in Medicina e Chirurgia, fu Chirurgo
ispettore dell'Ospedale dei pazzi in Milano, ora Medico dell'Ospe-
dale e delle Carceri di Pordenone ec.
3< . Becker M. di Carisrulie, Ingegnere e Professore delle Scuole politecniche.
32. Beffa iVegrini co. Francesco di Manto\a, e.\ Capitano di Artiglieria, Al-
lievo della Scuola del Genio di Modena.
33 Beggiato Secondo di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Assi-
stenle alla cattedra di Botanica nell'I. R, Università di Padova, So-
cio di più Accademie.
34. Bellani monsig. Angelo di Monza, Membro dell'I. R. Istituto Lombar-
do, uno dei XL della Società Italiana e Socio di varie Accademie.
35. Bellavilis Giusto di Bassano, Professore di Matematica nell'I. R. Liceo
di Vicenza e Membro dell'I. R. Istituto Veneto.
36. Belli dott. Giuseppe di Pavia, Membro pensionato dell'I. R. Istituto Lom-
bardo, Professore di Fisica nell'I. R. Università di Padova ed or di
Pavia, uno dei XL della Società Italiana, Socio di parecchie Acca-
demie nazionali e straniere. Deputato per le Ammissioni al Con-
gresso.
37. Beltrame dott. Francesco di Venezia, I. R. Consigliere di Governo, Socio
onorario dell'Ateneo di Treviso e di altre Accademie.
38. Beltrame Pietro di Venezia, Socio ordinario dell'Ateneo di Treviso e di
altre Acwulemie.
39. Benedetti dott. Francesco di Biella, Medico di S. M. R. Maria Cristina ve-
dova di Sardegna, Cavaliere della Legion d'onore e dell'Ordine di
Francesco I di Napoli.
40. Benvenisti Moisè di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio del-
l'Accademia di Padova e di altre nazionali e straniere.
ài. Benvenuti Adolfo di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio or-
dinario deirAteneo di Venezia.
42. Bcrlese ab. Lorenzo di Campo Molino, Depulato al Congresso dalla Reale
Società d'Orlicolliira di Parigi, Membro di molte Società scientifiche
straniere e nazionali, Vice-Presidente della Sezione di Botanica e Fi-
siologia vegetale.
43. Dernardi ab. Giuseppe di Lusià in Polesine, Prefello dell'I. R. Ginnasio e
Socio ordinario dell'I. R. Accademia di Padova, Deputalo per le Am-
missioni alla Riunione.
44. Bernardi doli. ab. Jacopo di Pollina, Professore nel Seminario di Ceneda.
45. Bernati doti. Antonio di Vicenza, Professore di disegno architettonico
nell'I. II. Universilà di Padova, Socio onorario dell'I. R. Accademia
di Belle Arti di Venezia e di quella dei Concordi di Rovigo, Depu-
talo per le Ammissioni alla Riunione.
46. Beroaldi doli. Pietro di Pavia, Medico direttore dello Spedale civile di
Vicenza.
47. Berti doli. Antonio di Venezia, Socio di più Accademie, Aggregato al Co-
initato per le Ammissioni alla Riunione.
48. Berlini Bernardino di Torino, Preside della Facoltà medica nell' I. R. Uni-
versilà di Torino. Presidente della Società medico-chirurgica e suo
Deputato al Congresso, come pure Deputalo allo slesso dalla R. So-
cietà agraria di quella cillà.
49. Bertelo .Marco di Venezia, Dottore in Matematica. I. R. Aggiunto all'Uf-
ficio dell'Ingegnere in capo.
50. Berloncelli Giacomo di Verona, Assessore anziano dell'. \ccademia d'Agri-
coltura, Arti e Commercio di Verona e Deputalo al Congresso dal-
l'Accademia slessa.
51. Betlanini Pietro di Padova, Farmacista esaminatore all'I. R. Universilà
ed all'I. R. Delegazione di Padova.
52. Biaggi doli. Ixopoldo di Padova, Membro del Collegio medico nell'I. R.
Universilà e Medico primario dell'I. R. Casa di Correzione in Pa-
dova.
53. Biagini ab Angelo di Pistoia, Rettore di quel Seminario, Professore di
Matematica, Socio ordinario e Deputalo al Congresso dall'Accademia
di Pistoia.
54. Bianchessi Angelo di Crema, Duttorc in Medicina e Chirurgia, Chirurgo
primario iiell'Ospedalc civile di Padova.
55. Bianchetti dott. Vincenzo di Montagnana, Chirurgo operatore premiato
dall'I. K. Istituto di Venezia, Socio corrispondente dell'Accademia
di Rovigo.
56. Bianchi Giuseppe di Milano, Dottore in Medicina e Chirurgia, Membro
del Congresso di Torino.
57. Biasoletto dott. Bartolommeo di Trieste, Direttore del giardino botanico
di quella città e Socio di più Accademie.
58. Biego dott. Alessandro di Vicenza, I. R. Medico provinciale.
59. Biela (de) bar. Guglielmo di Sassone, Capitano e I. R. Comandante di
Piazza in Rovigo, Membro di alcune Accademie.
60. liiudi ab. Enrico di Pistoia, Professore in quel Seminario, Segretario e
Deputato al Congresso dall'Accademia della stessa città.
6 1 . Bissacco Giuseppe di Padova, Dottore in Matematica, Ingegnere, Direttore
dei Pompieri.
62. Bizio Bartolouuueo di Venezia, uno dei XL della Società Italiana, Membro
effetlivo e Vice-Segretario dell'I. R. Istituto Veneto, Vice-Presidente
della Sottosezione di Chimica.
63. Blessich Bartolommeo di Rovigno, Professore nell'I. R. Liceo di Mantova.
64. Bologna Jacopo di Schio. Chirurgo primario. Socio di varie Accademie.
65. Bombardini nob. Giuseppe di Bassano. Scudiere di S. M., Direttore del
Ginnasio di Bassano, Membro di più Accademie.
66. Bonaparte principe Carlo di Roma, Principe di Canino e di Musignano,
Presidente della Sezione di Zoologia, e di Anatomia e Fisiologia com-
parate.
67. Bracht .\lberlo di Praga, I. R. Capitano, Membro corrispondente del-
l'Accademia della Valle Tiberina e dei Congressi alemanni.
68. Brandolese Angelo di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, Direttore
dello Spedale e delle Carceri di Tiene.
69. Bresciani de Borsa dott. Giuseppe di Verona, Chirurgo in capo dello Spe-
dale od operatore alla Maternità della stessa città.
70. Brey Gaetano di Milano. Ingegnere architetto. Socio deir.\ccademia Ti-
berina della Valle Toscana e di varie altre.
7i . Brizi cap. Oreste di Arezzo, Segretario dell'I. R. Accademia Aretina ec.
10
e Deputato al Congresso dalla Società incdesima e dall' Eccelleiilis-
siiiia lìfpubbliea di s. Marino.
72. Broglia dal Persico doli. Lodovico di Vicenza, Socio di varie Accademie.
73. Briiguolo doli. Giuseppe di Padova, iVofessoro di Zooialiia e di Polizia
veterinaria nell'I. II. Universilà, e Socio corrispondente dell'I. K.
Accademia di Padova, Deputalo per le Ammissioni alla liiunionc.
7-1 l'ufalini cav. Maurizio di (lesena. Professore di Clinica medica nel U.
Arcispedale di s. Maria Nuova, .Socio ordinario dell'I. R. Accademia
de' Gcorgolili e Presidente della Società medico-fisica Fiorentina.
75. Buffa Pier Francesco di Genova, Medico direttore del Manicomio e
Socio di varie Accademie.
7 fi. Buouagnuia dott. Gaetano di Livorno, Membro effettivo dell'Accademia
Valdarncse del Poggio.
7 7 Cuonamici doli. ab. Antonio di Mugello, Socio e Deputato al Congresso
dell' Accademia di Pistoia.
78. Caffi doli. Francesco di Venezia, Presidente dell' I. R. Tribunale Provin-
ciale e dell'Accademia dei Concordi di Rovigo.
79. Calderini doti. Carlo di Milano, Redattore degli Annali di Medicina.
80. Callegari dott. Annibale di Treviso, Socio attivo di quell'Ateneo.
81. Callegari dott. Pietro di Padova, Medico primario ed anziano del civile
Ospedale e Mcniljro del Collegio medico in Pado\a.
82. Calvi Gottardo di Milano, Aggiunto presso 1' I. R. Gabinetto numisma-
lieo e Socio deir.Vccademia dei Georgofili di Firenze.
83. Calzoni Demetrio di Ravenna. Dottore in Medicina, Chirurgia e Oste-
tricia, Membro del Congresso di Firenze.
8 4. Campana (de) Andrea di Corsica, Dottore in Filosofia, Medicina e Chirur-
gia, già pubblico Professore di Anatomia e Clinica chirurgica nello
Spedale della Veneta Marina, Membro ordinario dell'Ateneo Veneto.
85. Camposampiero nob. doti. Gherardo di Padova, I. R. Vice-Delegato di
(piesla Provincia.
86. Campostrini (de) nob. Giovanni Antonio di Verona, l. R. Scudiere di S
M. I. R. A., Presidente e Deputalo dell'Accademia d'Agricoltura.
Arti e Commercio di Verona.
87. Canili Ignazio di Brivio, Professore in Milano, Socio di varie Accademie
88. Capecchi prof.Vinccnzo di Firenze, Medico primario di Sanità in Livorno,
Socio dell 'Accademia de' Georgolili e Deputalo al Congresso dalla
Socielà medica di Livorno.
89. Capsoni doli. Giovanni di Pavia, Medico e Chirurgo. Direttore dello Spe-
dale di lìcrgamo, Deputato al Congresso dall'Ateneo di (|uesta città.
90. Carbonai Angelo di Firenze, Dottore in Jledicina, .Membro dei passati
Congressi .
91.Carlotti march. Antonio di Verona, Cavaliere della Corona Ferrea.
Ciambellano di S. M. 1. R. A.
92. Carlolli lìona\entura di Verona, I. K. Consigliere di Appello. Membro
de' ])rccedenli Congressi.
93. (larraro Antonio di Piove di Sacco, Dottore in Medicina, Socio dell'Ate-
neo di Treviso e d'altre Accademie.
94. Garresi dott. Filippo di Siena. Professore di Farmacologia e Materia
medica in Siena, Segretario dell'Accademia de' Fisiocritici. Depu-
tato al Congresso da quell'Accademia, dall'I. R. Università di
Siena e dall' I. R. Accademia Tcgea.
ijb. Casari dott. Lorenzo di Padova, Professore di Fisica nell'L R. Liceo di
Vicenza.
96. Casarini Luigi di Venezia, I. R. Segretario presso la Congregazione cen-
trale, Vice-Presidente dell'Ateneo di quella città.
97. Casoni Giovanni di Venezia, Membro effettivo dell' L R. Istituto Veneto.
Ingegnere idraulico dell'I. R. Marina di Guerra, Socio di varie Ac-
cademie.
98. Castagna Giovanni di Trieste, Dottore in Medicina e Filosofia, Socio
corrispondente dell'Accademia medica di Cadice e di quella dei
Georgofili, Membro conservatore deir.\ccademia medico-fisica di
Firenze e Deputato al Congresso dalla Società medesima.
99. Cattaneo dott. Giovanni di Chiari, Membro emerito dell'I. R. Accade-
mia di Padova.
100. Catullo Caio Valerio di Belluno, Dottore in Medicina e Chirurgia, Meni-
1)10 (lei HI Congresso degli Scienziati Italiani.
101. Catullo lummaso di Relluno, Professore di Storia naturale nell'I. R.
Università di Padova, uno dei XL della .Società Italiana.
102. Cavalli dott. co. Ferdinando di Padova, Agronomo, Presidente del Com-
prensorio Fossa-paltana.
4 03. Cavedalis Gùmibatlisla di Spiiimbergo, Ingegnere e primo Tenente di
Artiglieria.
104. Cecchini doli. Giambattista di Venezia, Supplente alla cattedra di Ar-
chitettura ncll' I. R. Università di Padova.
105. Ceoldo doli. Benedetto di Padova, Assistente alla cattedra di Medicina
legale e Polizia medica nell'I. R. Università di Padova, Aggregato
al Comitato per le .\mniissioni alla Riunione.
1 06. Cerini Giuseppe di Milano, Dottore in Matematica, Ingegnere censuario,
Socio onorario dell'Accademia d'Agricoltura, Commercio ed Arti
di Verona.
107. Orvetlo dolt. Giuseppe di Verona, già Medico del civico Ospedale e della
P. 0. di Carità di Verona, Socio di varie Accademie scientifiche.
108. Cezza nob. Francesco di Rovigo, Deputato dall'Accademia dei Concordi
di quella città.
109. Chaberl de l'Hérault cav. Gio. Claudio, Membro di varie Accademie,
autore della vita dei pittori più celebri e di parecchie invenzioni.
1 10. Charpentier Giovanni di Veig nella Svizzera, Professore di Mineralogia
e Direttore delle miniere di Bex.
111. Chemin Francesco di Bassano, Dottore in Medicina e Chirurgia, già As-
sistente alla Clinica medica di Pavia, Medico camerale.
H2. Chichizzola dott. Luigi di Lucca, Professore di Geodesia e Geografìa.
1 1 3. Cicogna nob. Francesco di Venezia, Canonico di Rovigo, Direttore delle
I. R. Scuole elementari maggiori e Professore nel Seminai-io di
quella città, Socio attivo di quell'Accadenu'a dei Concordi.
il 4. Cicogna dott. Giovanni di Venezia, Professore nella Facoltà politico-le-
gale dell'I. R. Università di Padova, Deputalo per le Ammissioni
alla Riunione.
115. Cima Francesco di Bergamo, Medico fiscale. Deputato al Congresso dal-
l'Ateneo di quella città.
U 6. Cini dott. Bartolommeo di s. Marcello in Toscana, Deputato al Congresso
dall'Accademia Labronica.
4 17. Cittadella co. Giovanni di Padova, Socio ordinario dell'I. R. Accademia
di questa città.
4 4 8. Cittadella Vigodarzere dott. co. Andrea di Padova, Consigliere intimo
e Ciambellano di S. M. I. R. A., Membro onorario dell'I. R. Istituto
Vendo, Segretario perpetuo per le Lettere dell'I. R. Aceademia di
Padova e Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere, Pre-
sidente generale del Congresso.
4 19. Ciehenz Cristiano di Vorarlberg, Dottore in Medicina e Filosofìa, Pro-
fessore di Lingua e Letteratura tedesca nell'L R. Università di
Padova.
120. Clementi dott. Giuseppe di Verona, Aggregalo al Comitato per le Am-
missioni al Congresso, Assistente alla cattedra di Botanica nell'I. R.
Università di Padova, già nominalo Professore di Agraria a Jesi.
121. Codemo Michelangelo di Treviso, Professore di Letteratura e Geografìa,
Socio effettivo dell'Ateneo di Treviso e dell'Accademia di Rovigo.
122. Coghi doti. Carlo di Correggio, Professore, Socio di varie Accademie.
123. Comaschi dott. Luigi di Pavia, Professore nel Liceo di Bergamo e De-
putato da quell'Ateneo al Congresso.
124. Comingon dott. Angelo di Verona, Socio effettivo dell'Accademia di
Agricoltura di quella città,
t 25. Concina Natale di Clausetto in Friuli, Professore di Filosofìa nell'I. R.
Liceo di Cremona, Membro del Collegio fdosofico nell'I. R. Uni-
versità di Padova.
126. Conegliano Amadeo di Padova, Dottore in Medicina.
127. Configliachi dott. ab. Luigi di Como, Professore di Storia naturale gene-
rale e di Agraria nell'I. R. Università di Padova, Socio di molte Ac-
cademie nazionali e straniere. Deputato al Congresso dall'I. R.
Accademie Agronomiche di Vienna, di Gorizia e di Briinn, Depu-
tato per le Ammissioni alla Riunione.
128. Consoni monsig. Taddeo di Rovigo, Socio di più Accademie, Membro
del Congresso di Firenze.
129. CoDtarini co. Nicolò di Venezia, Membro effettivo dell'I. R. Istituto
Veneto.
130. Conti Carlo di Legnago, Professore di Matematica applicata nell'I. R.
Università di Padova e Membro effettivo dell'I. R. Istituto Veneto.
131. Conti Carlo, Medico della R. Casa di pena in Mantova, Socio dell'Ac-
cademia tìsico-medica di Firenze.
132. Corinaldi dott. Michele di Pisa, Socio delle Accademie Valdarnese e Ti-
berina e dell'Ateneo Italiano.
1 33. Corncliaui doti. Giuseppe di Pavia, Professore di Clinica siiperioi'e iiel-
i'I. R. Università di Pavia, nircltore dell'Ospedale e Socio di \aric
.Vccadeinie.
134. Corniani Marco di Venezia, fu Ispettore delle miniere di Agordo.
i35. CoiTadini Luigi di Pontrenioli, Professore nell'Università di Pisa.
136. Corte Pietro, Professore di Filosofia nella R. Università di Torino.
137. Cortese doti. Francesco di Treviso, Professore di Anatomia umana nel-
l'I. R. Università di Padova, Socio di più Accademie nazionali e
straniere. Deputalo per le Ammissioni alla Riunione.
I 38. Corticelli doti. Alessandro di Siena, Professore di Fisiologia e Patolo-
gia nell'I. R. Università di Siena, Socio ordinario dell'Accademia
dei Fisiocritici, da essa, da quella Università e dall'Accademia Te-
gea Deputalo al Congresso, Segretario della Sezione di Scienze me-
diche.
139. Cotta Carlo di Lodi, Dottore in Medicina e Chirurgia, Chirurgo primario
del civico Spedale di i|uella città.
i 40. Creseimbeni Giulio di Bologna, Dottore in Medicina, Socio attivo della
Società medico-chirurgica di Bologna e di altre Accademie.
141. Cristofori doli. Andrea, Direttore dell'Ospedale civile di Mantova.
1 .42. Da Camin Francesco di Treviso, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio
di varie Accademie.
I 43. Da Camin ab. Giuseppe di Treviso, Dottore in Filosofia, Professore nel
Liceo di Treviso, Membro del Congresso di Firenze.
14 4. Dalle Ore doti. Marc'Antonio di Valdagno di Vicenza, già Professore
d'Istituzioni chirurgiche nell'I. R. Università di Padova.
145. DaU'Ongaro ab. Angelo del Friuli, Compilatore della Favilla, Socio di
varie Accademie.
1 46. Dal Vecchio Benedetto di Lugo, Dottore in Matematica.
147. Dal Zollo Giovanni di Cogolo |)rov. di Vicenza, Dottore in Medicina.
Direttore dell'Ospedale di Lassano.
1 48. D'Ancona Gio. Felice di Venezia.
149. Da Rio cav. doli. Nicolò di Padova, Membro cfl'cttivo dell'I. R. Isti-
tuto Veneto, Direttore degli Studii filosofici e matematici nell'I. R.
Università di Padova, Socio di parecchie Accademie nazionali e
straniere, Assessore del Congresso.
iòfì. De Bayer Gustavo di Novara. Dottore in Medicina, Membro dei Con-
gressi scientifici in Torino e Firenze.
I 5 1 . De Castro Vincenzo di Pirano, Professore nel Liceo di Verona, Socio di
varie Accademie.
\ò-2 Uè Giorgi dott. Alessandro, Assistente alia cattedra di Filosofia nell'I.
R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Ammissioni
alla Riunione.
153 Degli Emilii co. Pietro. Socio elTetlivo dell 'Accademia di Verona.
154. De Grandis al). Tommaso Fidenzio di Castelfranco, Professore di Teolo-
gia morale nell'I. R. Università di Padova.
155 De la Casa doli. Vittorio di Milano, Professore di Matematica pura
elementare nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie Ac-
cademie, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione.
156. Del Chiap|)a Giuseppe di Lucca, Professore di Clinica e Medicina teorica
pei Chirurghi nell'Università di Pavia, Socio di molte Accademie.
Deputato al Congresso dall'I. R. Ateneo Italiano.
(57. Della Torre Lelio di Cimco, Professore nell'Università rabbinica di
tutti gli Stati creditarii di S. M.
I 58. De Luca dott. Gio\anni di Padova, già Assistente alla cattedra di Noto-
mia nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le
Ammissioni alla Riunione.
159. De Pra Pietro di RelUuio, Dottore in Medicina e Chirurgia, Medico
primario nell'Ospitale di Venezia.
160. Derchich (de) nob. Giuseppe di Zagabria, Dottore in Medicina, I. R.
Consigliere di Governo e Protomedico delle Provincie Venete,
Membro della Facoltà medica di Padova, Socio di >arie Acca-
demie.
161. Desiderio Achille di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio
dell'Accademia medico-chirurgica di Ferrara, di quella dei Con-
cordi di Rovigo, dell'Ateneo di Venezia e di quello di Treviso.
i 62. D'IIombres Firmas bar. Luigi Agostino di Alais, Ca\aliere della Legion
d'onore. .Socio corrispondente dell'Istituto di Francia, Deputato al
Congresso dall'Accademia di Niraes.
163. D'Omalius d'Alloy Giambattista di Bruxelles, Membro di quella R. Ac-
cademia delle Scienze.
i64. Dubiiii dott. Angelo di Milauu, giù Assistente alla Clinica superiore di
Pavia.
165. Duca Giambattista di Friuli, Dottore in Medicina e Chirurgia, Medico
provinciale in Padova.
166. Duodo Giovanni di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro
in Ostetricia, Medico municipale della R. città di Venezia e Socio
dell'Ateneo di quella città.
167. Duodo Luigi di Udine, Dottore in Matematica, ff. d'ingegnere in capo.
168. Durando Gaetano di Caraglio, Sottotenente e Dottore nelle Scienze na-
turali.
169. Duranti dolt. Pietro di Siena, addetto al Laboratorio zootomico della
Università di Pisa.
170. Durer Bacchetti Agostino di Padova, Dottore in Medicina e Chirur-
gia, Chirurgo operatore dell' Istituto di Vienna, già Supplente alla
cattedra di Patologia e Materia medica nell'L R. Università di
Padova, Socio di più Accademie, L R. Chirurgo provinciale in
Rovigo.
(71. Duse Masin dott. Angelo di Chioggia, Direttore dell'Istituto degli esposti
in Venezia.
ili. Ercoliani dolt. Lorenzo di Carpanedolo, Deputalo al Congresso dair.\le-
neo di Brescia.
173. Eslerle dott. Carlo di Trento, Assistente alla Clinica chirurgica nell'I.
R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammissioni
alla Riunione.
174. Fabeni doti. Vincenzo di Caslrezzato prov, di Crescia, Professore di Ana-
tomia sublime e Fisiologia nell'I. R. Università di Padova, Socio
di parecchie Accademie, Deputalo per le Anunissioni alla Riu-
nione.
I 75. Fabris dott. Girolamo di Padova, Patrizio di P.uecari, R. Protomedico di
Governo a Fiume, Socio di varie Accademie.
176. Fabris Vittore di Feltre, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Decano
della Facoltà medica nell'I. R. Università di Padova.
4 77. Facchini doli. Francesco del Tirolo, Socio di varie Accademie.
4 78. Faccn Jacopo di Feltre, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio dell'Ate-
neo di Treviso.
4 79. Faes doti. Antonio di Trento, Assistente alla cattedra di Storia naturale
nell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Am-
missioni alla Riunione.
<80. Falconetti Adalulfo di Fermo, Ingegnere, Deputato al Congresso dal-
l'I. R. .\ccadcmia di Scienze, Lettere ed Arti della Valle Tiberina
Toscana.
iSì. Falconetti Antonfrancesco di Venezia, Socio attivo dell'Ateneo di Tre-
viso.
I 82. Fannio ab. dott. Francesco di Spilimbergo, Professore di Teologia dom-
matica e già Rettore magnifico dell'I. R. Università di Padova.
•183. Fanzago nob. dott. Luigi di Padova, Membro del Collegio medico del-
l'I. R. Università e Chirurgo della Casa di Ricovero di Padova.
^Si. Fapanni dott. Agostino di Treviso, Cavaliere dell'Ordine Pontificio Au-
rato, Membro dell' I. R. Istituto Veneto, Presidente dell'Ateneo di
Treviso e Socio di varie Accademie.
185. Fapanni Scipione Francesco di Treviso, Bibliotecario di queir.\teneo e
Socio di varie .\ccadeniie.
i86. Fano dott. Luigi Paolo di Brescia, Socio ordinario deir.\tcneo di Ve-
nezia, Segretario della Sottosezione di Chirurgia.
iS7. Fassetta dott. Valentino di Venezia, Medico primario dell'Ospedale ci-
vile di Venezia, Socio di varie Accademie nazionali e straniere.
i88. Fava dott. Giambattista di Padova, già Assistente alla Facoltà politico-
legale nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le
Ammissioni alla Riunione.
4 89. Favero Luigi di Conegliano, I. R. Ispettore forestale.
t90. Fedeli dott. Francesco, Chirurgo operatore e Fisico civico in Riva di
Trento.
i91. Ferrarlo dott. Giuseppe di Milano, Socio di varie Accademie.
192. Ferrazzi Giuseppe Jacopo di Bassano, Professore, Socio corrispondente
dell'Accademia dei Concordi di Rovigo.
193. Festari Girolamo di Valdagno. Dottore in Medicina e Chirurgia. Socio
corrispondente dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in
Padova, collettore di oggelli mineralogici.
194. Festler dott. Saverio di Osoppo, Medico primario del civico Spedale,
già Supplente alla cattedra di Medicina legale e di Polizia medica,
u
Membro del Collegio medico dell'I. R. Università di Padova, ora
Decano delia Facoltà medica della stessa e Socio di più Accademie.
195. Fiaschi ab. Luigi di Firenze, pubblico Bibliotecario della Killiana di
Poppi, Deputalo al Congresso dall'Accademia Casentincse del Buo-
narotti.
196. Filippi (de) Filippo di Milano, Socio di varie Accademie, Aggiunto al
civico Museo di Milano.
4 97. Finazzi ab. Giovanni di Bergamo, Professore nel Seminario, Membro e
Deputato al Congresso dell'Ateneo di detta città.
198. Fiorinesehi dolt. Alessandro, Socio dcir.\ccademia di Pistoia.
199. Flamburiari co. Dionisio di Zante, Cavaliere dell'Ordine di s. Michele
e di s. Giorgio d'Inghilterra, Presidenlc dei Tribunali e delle Corti
superiori di Cefalonia e Presidente della Sezione tecnologica della
.Società agronomico-tecnologica della slessa città.
200. Fornasini doli. Luigi di Brescia, Deputalo al Congresso dall'Ateneo di
quella città.
201. Foscarini Jacopo di Dolo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Aggiunto
ordinario al Medico primario dell' L R. Casa di Forza in Padova,
Membro del Collegio medico dell'I. R. Università, R. Ispettore delle
terme cuganee e Socio corrispondente dell'I. R. Accademia di
Padova.
202. Freschi dott. Gherardo di s. Vito. Deputato al Congresso dall'Accademia
di Scienze e d'Agricoltura d' Udine, Segretario della Sezione di
Agronomia e Tecnologia
203. Fumiani Francesco di Lonigo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro
in Oculistica, R. Medico-Chirurgo di .Sanila marittima in Venezia.
204. Fumiani Pietro di Lonigo, Dottore in Medicina. Chirurgo primario del-
l'I R Casa di Forza in Padova
205. Furlanetto ab. Giuseppe di Padova, Membro pensionato dell'I. R. Isti-
tuto Veneto e di parecchie altre .\ccademie.
206. Fusinieri Ambrogio di Vicenza, Mendjro elTettivo dell'I. R. Istituto Ve-
neto ed uno dei XL della Società Italiana.
207. Gallo dott. Vincenzo di Venezia. Professore di Matematica e di Nautica
nell'I. R Accademia di Nautica in Trieste. Socio di parecchie Ac-
cademie
LXXXIIl
208. Galvani Andrea di Pordenone, Dottore in Matematica, Membro della
Società agraria di Gorizia.
209. Galvani Antonio di Padova, Dottore in Medicina, Membro del Collegio
medico e Cancelliere dell'I. R. Università di Padova, Socio di varie
Accademie scientiKco-letterarie.
210. Gandolfi Giovanni di Modena, Membro dell'Accademia medico-chirur-
gica di Bologna e di quella dei Georgofili di Firenze.
2H . Ganz Giuseppe di Verona, Direttore dell'Istituto degli esposti e già Me-
dico primario anziano dell'Ospedale di Verona, Socio di varie Ac-
cademie.
212. Gargnani Domenico di Salò, Dottore in Medicina e Chirurgia.
2J3. Gatti doti. Anselmo, Medico primario del Comune di s. Benedetto di
Mantova.
214. Gazzaniga dott. Cesare di Pavia, Professore di Fisica e Storia naturale
nell'Istituto filosofico di Deseuzano, Socio dell'Accademia agrono-
mica di Verona.
215. Gemma ab. dott. Giovanni di Rovigo, Professore di Fisica, Socio ordi-
nario dell'Accademia dei Concordi e di varie altre.
216. Gera dott. Francesco di Conegliano, Socio di varie Accademie, Presi-
dente della Sezione di Agronomia e Tecnologia.
217. Geromini dott. Felice Giuseppe, Medico primario dell'Ospedale mag-
giore di Cremona, Socio corrispondente dell'Istituto Lombardo,
Membro della I Riunione degli Scienziati Italiani.
218. Giacomini dott. Giacomandrca di Mocasina prov. di Brescia, Professore
di Medicina teorica pei Chirurghi, Vice-Presidente dell'I. R. Acca-
demia di Padova, Socio di parecchie Accademie nazionali e stra-
niere. Deputato per le Ammissioni alla Riunione, Presidente della
Sezione delle Scienze mediche.
219. Gianclli dott. Giuseppe di Padova, I. R. Consigliere di Governo e Pro-
tomedico delle Provincie Lombarde, già Professore di Medicina le-
gale e Polizia medica nell'I. R. Università di Padova.
220. Gianlilippi Filippo di Verona, Socio di parecchie Accademie.
221. Giolo Vincenzo di Rovigo, Maestro di Zooiatria, Socio di varie Acca-
demie.
222. Giorgi Luigi di Lucca, Professore di Fisica nel R. Liceo di Lucca, Socio
LXXXIV
dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, Deputato al Congresso da
S A. R. il Duca di Lucca.
223. Giorgini Carlo di Firenze, Ingegnere presso la Direzione generale delle
acque e strade. Membro del Congresso di Firenze.
224. Giovanclli co. Benedetto di Trento, Vice-Direttore dell'I. R. Ginnasio
e Podestà di Trento, Presidente della Sezione italiana e Deputato
al Congresso dall'Accademia agraria del Tirolo e Vorarlberg, Socio
di più Accademie nazionali e straniere.
225. Giovannini dott. Giuseppe di Reggio, Socio dell'Accademia di Agricol-
tura e Botanica di quella città.
226. Girard Enrico di Berlino, Direttore del R. Gabinetto e Professore di
Mineralogia ncU' Università della stessa città, Dottore in Filosolia,
Socio di molte Accademie.
227. Girelli dott. Francesco di Brescia, Socio attivo di quell'Ateneo e cor-
rispondente della R. Accademia di Torino, Deputato al Congresso
dal suddetto .Meneo.
228. Gobbetti Odoardo di Rovigo, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro
in Ostetricia ed Oculistica, Medico municipale di Rovigo e Socio di
quell'Accademia.
229. Graeberg de Hemso co. cav. Jacopo di Svezia, Dottore di Filosofia e di
belle Lettere, Console generale emerito di S. M. Svczzese, R. Ciam-
bellano e Bibliotecario Palatino di S. A. I. R, l'Arciduca Granduca
di Toscana, Socio di molte Accademie, Bibliotecario dell'I. R. Ate-
neo Italiano e da esso Deputalo al Congresso.
230. Gregoretti Francesco di Venezia. Dottore in Matematica, Ingegnere. I.
R. Consigliere di Go\crno, Socio onorario dell'Ateneo di Brescia.
231. Griffa Michele di Sardegna, Professore di Medicina e Protomedico in
Torino, Cavaliere dell'Ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro.
232. Grigolato doli Gaetano di Rovigo, Socio di molte Accademie scienti-
lieo -letterarie e dcir.\teneo di Treviso, Deputalo al Congresso dal-
r.\ccadeniia dei Concordi di Rovigo.
233. Grigolatti Bernardino, Socio attivo dell'Accademia di Verona.
234. Guarda Giovanni di Cavaso, Dottore in Medicina, Direttore dell'Ospe-
dale di V;ildobbiadenc.
235. Guerfeld Ignazio di Vienna. Medico di Reggimento.
:236. Guidozzi Sebastiano, Deputato al Congresso dairAccademia dei Filogiotli
di Castelfranco.
237. Hamilton nob. Giacomo di Scozia, della Guardia regia, Membro della
Società reale di i.oiidra.
238. Hanimerschmidl Carlo di Vienna, Membro di diverse Società scien-
tifiche.
239. Heldreich (de) Teodoro di Dresda, Conservatore dell'Erbario di De-
Candolle.
240. Herra (de) Ferdinando di Milano, Scudiere di S. M., Consigliere, Diret-
tore del Liceo di s. Alessandro in Milano.
241. Japelli doti. Giuseppe di Venezia, Ingegnere Architetto, Socio ordinario
dell'I. R. Accademia di Padova.
242. Karwinsky bar. Carlo di Vienna, I. R. Ispettore forestale. Socio di varie
Accademie.
243. Knyps nob. Macoppe Marino Carlo di Padova, Dottore e Professore di
Matematica alle Scuole Elementari di questa città.
24 4. Lamprecht Rodolfo di Zagabria, Professore di Ostetricia nell'I. R. Uni-
versità di Padova.
245. Larber dolt. Giovanni di Bassano, Medico di quel municipio.
246. La\agna Giovanni Maria di Livorno, Professore di Geometria e Trigo-
nometria nell'I. R. Università di Pisa, Deputalo al Congresso dalla
medesima e dall'Accademia Labronica, Segretario per le Matemati-
che della Sezione di Fisica, Chimica e Matematica.
247. Liberali Sebastiano di Treviso, Dottore in Medicina e Chirurgia, Me-
dico dell'Ospedale civile di Treviso, Socio di molle Accademie na-
zionali e straniere.
248. Link Enrico, Consigliere inlimo di S. M. il Re di Prussia, Professore
di Botanica nell'Università di Berlino, Socio di molle Accademie ce.
249. Lipparini Lodovico di Bologna, Professore di Pittura all'I. R. Accademia
di Belle Arti di Venezia, Socio di varie Accademie.
250. Localelli Tommaso di Venezia, Socio di varie .\ccademie.
25'!. Lorcnzutti doti, .\ntonio di Trieste, Medico primario dello Spedale di
Trieste, Socio di varie Accademie.
252. Luca Michele di Torino, Medico degli Uffizii di beneficenza di quella
città, Membro del Congresso di Pisa.
253. Luchi (de) Giovanni di Pavia, Dotlore in Medicina.
254. Lugnani (de) Giuseppe di Trie.sle, Direttore provvisorio dell'I. R. Ac-
cademia di Nautica, Professore di Fisica, Geogratia e Storia, e ci-
vico Bibliotecario in Trieste.
255. Luzzato Samuel David di Venezia, Professore dell'Università rabbinica
per tutti gii Stati ereditarii di S. M.
256. Maggi Giuseppe di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, già Assi-
stente alia cattedra di Clinica chirurgica nell'I. R. Università di
Padova.
257. Magrini dott. Luigi di Udine, Professore di Fisica nel Liceo di Porta
Nuova a Milano, Socio di varie Accademie.
258. Magrini doli Pietro di Venezia, Professore di Matematica pura e Mec-
canica nell'L R. Liceo di Venezia.
259. Malfatti Luigi di Verona, Dottore in Matematica, già Ripetitore di Cal-
colo sublime nell'I. R. Università di Padova.
260. Malocchi dott. Gio. Alessandro di Milano, Socio dell'Accademia reale
delle Scienze di Torino e d'altre. Professore di Fisica nel R. Liceo
di Milano, Redattore degli Annali di Chimica, Fisica e Matemati-
ca, Segretario per la Fisica della Sezione di Fisica, Chimica e Ma-
tematica.
261. Manuzzi ab. Giuseppe di Firenze, Deputato al Congresso dall'Accademia
Valdarnese del Poggio.
262. Marcolini Girolamo di Castions, Dottore in Medicina e Chirurgia, Me-
dico municipale della città di Portogruaro, Direttore dell'Ospedale
della medesima e della vaccinazione in tutto il Distretto.
263. Marconi monsig, Giambattista di Padova, Dotlore in Filosofìa e Teolo-
gia, Membro del Collegio teologico e filosofico nell'L R. Università
e già Decano della Facoltà teologica di Padova.
264. Marcucci Domenico di Napoli, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio
e(Tetti\o dell'Accademia Aretina.
265. Mari Giambattista di Campiglia in Toscana, Capitano di costa.
266. Marianini Stefano di Mortara, Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia,
Professore di Fisica in Modena, uno dei XL della Società Italiana,
Deputato al Congresso dalla Società stessa e dall'I. R. Accademia di
Scienze, Lettere ed Arti di Modena.
267. Martelli Gianiballisla, I. R. Vice -Segretario di Governo, Socio effettivo
dell'Ateneo di Venezia.
268. Martignago ab. Agostino di Treviso, Membro ordinario dell'Ateneo di
Treviso ed emerito dell'Accademia dei Concordi di Rovigo.
269. Martinati dott. Uomenico di Padova, Botanico e Naturalista.
270. Marzultini Giumbuttista di Spilimbergo, Dottore in Chirurgia e Socio
effettivo della Società medico-chirurgica di Bologna.
27< . Marzutlini dott. ab. Giuseppe Onorio di Preniariaco in Friuli, Professore
di Teologia pastorale nell'I. R. Università di Padova. Censore pro-
vinciale dei libri e slampe, Socio di varie Accademie.
272. Masi Luigi di Perugia, Dottore in Medicina, Socio di varie Accademie.
Segretario della Sezione di Zoologia, e di Anatomia e Fisiologia
comparate.
273. Mazzarella dott. Amilcare, Professore di Liceo in Milano.
274. Medoro dott. Samuele di Padova, già Ripetitore di Fisiologia nell'I. R.
Università di Padova, Membro di varie Accademie.
275. Melan monsig. Sebastiano di Marostica, Direttore della Facoltà teolo-
gica nell'L R. Università di Padova.
276. Melotti Francesco di Firenze, Ingegnere, Deputato al Congresso dal-
l'.\ccademia Casentinese del Buonarotti.
277. Mendini Luigi di Verona, Dottore in Chirurgia.
278. Menato Domenico di Padova, Dottore in Medicina, già Ripetitore di
-anatomia nell'I. R. Università di Padova.
279. Meneglielli ab. dott. Antonio di Verona, Professore di Diritto commer-
ciale e delle Leggi finanziarie nell'I. R. Università e Membro del
Collegio politico-legale di Padova, Socio di varie Accademie.
280. Meneghini dott. Giuseppe di Padova, Professore di Scienze tisiche
pei Chirurghi nell'I. R. Università di Padova, Socio di molle Ac-
cademie nazionali e straniere, Deputato al Congresso dall'Accade-
mia Valdarnese del Poggio, Segretario per la Fisiologia \egetale
nella Sezione di Botanica.
281 . Menegotto dott. Paolo di Vicenza. 1. R. Medico carcerario in quella
città.
282. Menin dott. ab. Lodovico di Ancona, Membro effettivo dell'I R. Istituto
Veneto, Professore di Storia e delle Scienze storico-ausiliarie nel-
ri. R. Università di Padova, Segretario perpetuo per le Scienze
dell'I. R. Aecademia della slessa cillà, Socio di parecchie Accade-
mie nazionali e straniere, Direllore del Comitato per le Ammissioni
alla Riunione.
283. Menini Bellini doti. Giuseppe, Medico comunale in Mestre e dell'Ospe-
dale della Casa di Ricovero, Socio dell'Ateneo di Treviso.
284. Menini Ermigio di Udine, Dottore in Medicina e Chirurgia, Assistente
alla cattedra di Oculistica nell'I. R. Università di Padova.
285. Mercanti Lorenzo di Schio, Dottore in Medicina, Membro del Collegio
medico nell'I. R. Università di Padova.
286. Milani (ìiovanni di Venezia, Ingegnere in capo della I. R. Strada Fer-
dinandca Lombardo-Veneta. Dottore in Matematica, Socio di più
Accademie.
287. Minciotti padre Luigi di Padova, Professore e Bibliotecario nel Con-
vento del Santo, Dottore in Teologia.
288. Minclli Casali Deodato di Bergamo, Dottore in Medicina, Socio elTeltivo
dell'Ateneo di quella cillà, Membro dei Congressi di Torino e Fi-
renze.
289. Minich doli. Serafino Raffaele di Venezia, Professore di Calcolo su-
blime nell'I. R. Università di Padova, Socio di più Accademie,
Deputato per le Ammissioni alla Riunione.
290. Minos padre Pietro di Costantinopoli, Direttore degli Sludii del Colle-
gio Armeno Moorat in Padova, Membro dell'Accademia Armena di
s. Lazzaro.
291. Minotto nob. Giovanni di Venezia, Segretario per le Scienze dell'Ate-
neo di quella città e da esso Deputato al Congresso.
292. Mircovieh co. Demetrio di Sala, Dottore in Medicina e Chirurgia.
29.3. Modena doti. prof. Gaetano di Rovigo, Direttore degli Sludii filosofici
nel R. Liceo di Zara.
294. .Molin Girolamo di s. Vito in Friuli, Professore emerito dell'I. R. Uni-
versità di Padova.
295. Mompiani nob. Giacinto di Brescia, Socio attivo e Censore dell'Ateneo
di quella città.
296. Montavon Luigi del Tirolo, I. R. medico del Circolo e Direttore della
R. Scuola di Ostetricia in Trento
297. Morelli Giuseppe di Pavia, Professore di Botanica nell'I. R. Università
di quella cillà e Membro effettivo dell' i. R. Istituto Lombardo,
Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale.
298. Morgagni Gaspare di Fori). Medico assistente alle terme di Abano.
299. Mossotti Ottaviano Fabrizio di Novara, Professore di Meccanica celeste
nell'I. R. Università di Pisa, Deputato al Congresso dalla stessa
Università.
300. Mugna Giambattista di Vicenza, Dottore in Medicina e Chirurgia, So-
cio di >arie Accademie, Scgretai'io della Sezione di scienze me-
diche.
301. Muncgalo Pietro di Vicenza, Dottore in Medicina e Membro del Col-
legio medico di Padova.
302. Murphv Palricli di Doblino, Membro della Società Irlandese e di altre
Accademie.
303. Naccari dott. cav. Fortunato Luigi di Chioggia, Vice-Bibliotecario del-
l'I. R. Università di Padova e Socio di molte Accademie.
304. Namias dott. Giacinto di Venezia, Socio ordinario di varie Accademie,
Deputalo al Congresso dall'Accademia Valdarncse del Poggio.
305. Napoli Luigi di Trieste, Chimico farmacista. Socio di più Accademie,
Membro del Congresso de' Naturalisti in Breslavia.
306. Nardi doti. ab. Francesco di Venezia, Professore d'Istruzione religiosa
e Pedagogia nell'I. R. Università di Padova, Socio di parecchie
Accademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione.
307. Nardo dott. Gian-Domenico di Venezia, Medico primario dell'Ospedale
degli esposti in quella città. Membro dell'I. R. Istituto Veneto.
308. Nardo Luigi di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, Segretario
medico della Direzione dell'Ospedale civile provinciale di Venezia,
Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere, più volte pre-
miato dall'I. R. Istituto Veneto.
309. Navarrini Andrea di Bassano, Dottore in Medicina e Chirurgia.
S'IO. Nodari doli. Pietro di Vicenza. R. Medico delegatizio in Treviso, Se-
gretario per le Scienze nell'Ateneo di quella città.
3H. Obad Giorgio di Ragusi, Dottore in Aledicina e Chirurgia.
312. Orioli doli. Francesco di Viterbo, Socio corrispondente dell'Istituto
di Francia, Professore di Fisica e Rappresentante dell'Università
12
di Corfii al Congresso, Presidente della Sezione di Fisica, Chimica.
e Malomatica.
313. Orlandi Gaetano di iMontagnana, Dottore in Medicina e Cliirurgia,
Maestro in Oslclricia e l'aruiaoia.
3 1 1. Orsolato Giuseppe di Padova, Bollore in Medicina e Chirurgia, Alunno
del perfezionamento, I. II. Chirurgo provinciale di Vicenza.
315. Orsucci Nicolò di ÌNIorccciano . Dottore in Medicina, Socio ordinario
deirAccadeniia dei Fisiocrilici in Siena.
316. Pacini Luigi di Lucca, Professore di Anatomia, Membro della R. Ac-
cademia di quella città e delle Accademie di Medicina di Berlino,
Wurtzburgo, Parigi ec, Deputalo al Congresso da S. A. R. il Duca
di Lucca.
317. Panella doli. Francesco di Este, Prefetto degli Studii e Vice -Direttore
del Liceo vescovile di Padova.
318. Panizza cav. Bartolonmieo di Vicenza, Professore di Anatomia nell' L
R. Università di Pavia.
319. Panizzutti dott. Antonio del Friuli, Direttore onorario dell'Ospedale e
del Monte di Pordenone.
320. Paoli Liberato di Pcrginc in Tirolo, Dottore in Medicina e Chirurgia,
Direttore dei bagni nelle Giudicane.
321 . Papadopulo Yrclò cav. Andrea di Alene, Dottore in Medicina, Membro
del Congresso di Firenze, Socio di più Accademie.
322. Paralupi Carlo di Guastalla, dell'Istituto agrario di Meleto.
323. Paravia cav. Pier Alessandro di Venezia, Professore di Eloquenza nella
Università di Torino.
324. Pareto march. Lorenzo di Geno>a, già Presidente di Geologia nel Con-
gresso di Torino, Socio di molte Accademie, Presidente della Se-
zione di Geologia, Mineralogia e Geografìa.
325. Paris Sanguinetli llonaiulo di Livorno, Consigliere relatore all'Accade-
mia Labronica, Membro del R. Istituto d'incoraggiamento di Na-
poli e Deputato dall'I. R. Accademia della Valle Tiberina al Con-
gresso, Segretario della Sezione di Agronomia e Tecnologia.
326. Parolari ab. Giulio Cesare di Lendinara, Professore di Filosolla nel Se-
minario patriarcale di Venezia, Socio di varie Accademie.
327. Parlatore Filippo di Palermo. Professore di Botanica e Fisiologia vege-
tale e Direttore dell'Erbario centrale nell'I. R. Museo di Fisica e
Storia naturale di Firenze, Deputalo al Congresso dall'Accadeniia
Valdarnesc del Poggio, Soitio coirispondenlc della Società filoma-
tica di Parigi, Segretario della Sezione di Dulaniea.
328. Parola Luigi di Cuneo, Medico primario dell'Ospedale e Commissario
del vaccino di quella città, Membro dei Congressi di Torino e Fi-
renze.
329. Parolini noi). Alberto di lìassano. Scudiere di S. M. I. R. A.. Membro
delle Società geologiche di Londra e Parigi, e di altre Accademie,
Segretario della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografìa.
330. Parravicini nob. Luigi di Milano, Direttore delle RR. Scuole tecniche
di Venezia, Vice -Presidente della Sezione di Agronomia e Tecno-
logia.
331. Pasini Lodovico di Schio, Membro e Segretario dell'L R. Istituto di Ve-
nezia, Vice-Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e
Geografia.
332. Pasini doli. Valentino di Vicenza, Socio effettivo dell'Accademia di
Arezzo e corrispondente di quella di Padova.
333. Pasquali dott. Luigi di Bologna, già Professore e Membro del Collegio
filosofico dell'I. R. Università di Padova.
334. Pastorello doli. Luigi di Lcgnago, Professore di Ostetricia e .Medico
primario dell'I. R. Istituto oslelrieo alle Laste presso Trento.
335. Patellani Luigi di Pavia, Professore di Anatomia e Fisiologia \eterinaria
nell'I. R. Istituto veterinario di Milano.
336. Pedemonte Giovanni di Genova, Professore di Patologia speciale clii-
rurgica nella R. Università di quella città, Memliro della R. Società
medica di Torino.
337. Pedroni doli. Giovanni del Tirolo, Assistente alla cattedra di Clinica
medica supcriore nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Co-
mitato per le Ammissioni alla Riunione.
338. Penolazzi Ignazio di Monlagiiana, Dottore in Medicina. Socio di più
Accademie.
339. Perego dott. Antonio di Brescia, Professore di Fisica nell'I. R. Liceo e
Dei)ulato al Congresso dall'Ateneo di quella città.
340. Perini Gaetano di Verona, Naturalista ornitologo.
341. Pcrloldi Gianibatlisla di Udine, Dottore in Medicina e Chirurgia,
Mciiilno del Collcs^io medico di Padova.
342. Pescina doli. Baldassare di Milano, Medico e -Chirurgo, Membro del
Congresso di Firenze.
3 43. Peterle doti. Francesco di Treviso, Membro effettivo di varie Accademie.
34 4. Pelitti co. Agostino di Roretlo, Capitano d'Artiglieria di S. M. Sarda.
345. Petitti co. conunend. Carlo Ilarionc di Rorelto, Consigliere di S. M.
Sarda, Socio e Dcpiilato della R. Accademia delle Scienze di Torino
al Congresso di Padova.
346. Petralli Giuseppe di Mantova, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio
dell'Accademia R. di Medicina di Tolosa in Francia.
347. Pelrcttini cav. doti. Giovanni di Corfù, Professore di Filologia e Lette-
ratura classica nell'I. R. Università di Padova, Deputato per le Am-
missioni alla Riunione.
348. Petronio Matteo di Pirano, Dottore in Filosofia, Membro effettivo di
più Accademie, Professore supplente di Filosofia nell'I. R. Liceo
di Udine.
3 49. Picinali dott. Francesco di Padova, Assistente alla Clinica medica pei
Chirurghi in questa I. R. Università, Aggregato al Comitato per le
Ammissioni alla Riunione.
350. Pietropoli dott. Gaetano di Padova, Aggiunto provvisorio all'Osserva-
torio astronomico dell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al
Comitato per le Ammissioni alla Riunione.
351 . Pigli dott. Giovanni di Milano, Aggiunto alla cattedra di Chimica presso
l'I. R. Scuola tecnica di quella città.
352. Pilla Leopoldo di Napoli, Professore di Mineralogia e Geologia nell'I.
R. Università di Pisa, Socio di molte Accademie, Deputato al Con-
gresso da quella Università.
353. Pinati cons. Gaetano di Verona, Socio di più Accademie.
35 4. Finali Vincenzo di Pordenone, Dottore in .Medicina e Chirurgia, Suj)-
plente alla Clinica medica superiore nell'I. R. Università di Padova.
355. Pinaud Augusto di Parigi, Professore di Fisica all'Università di Tolosa.
356. Pisancllo dott. Pietro di Venezia, Assistente alla cattedra di Chimica
nell'I. R. Università di Padova, Aggregalo al Comitato per le Am-
missioni alla Riunione.
357. Plancich ab. Giorgio di Lesina, I. R. Consigliere Ispellorc generale delle
Scuole elementari in Venezia, già Professore di Matematica nell' I.
R. Collegio di Gorizia.
358. Podrccca Giuseppe del Tritili, Doltore in Medicina e Chirurgia, Membro
del Collegio medico di Padova, Socio di varie Accademie.
359. Polelti Gio. Lucio di Pordenone, Dollore in Matematica, Socio dell'Ac-
cademia Valdarnesc del Poggio e di quella di Udine.
360. Poli do(t. lialdassare di Cremona, Professore di Filosofia ncll'L R. Uni-
vcrsilà di Padova, Socio di più Accademie, Deputato per le Am-
missioni alla Riunione.
361. Porro nob. Alessandro di Milano, uno dei redattori degli Annali di
Statistica.
362. Porro nob. Carlo di Milano, Membro della R. Accademia di Torino e
di quella dei Georgofili di Firenze.
363. Primo Girolamo di Milano, Ispettore dei nitri e delle polveri in Lom-
bardia, Socio dell'Accademia reale di Torino e di altre.
36 4. Priuli co. Nicolò di Venezia, Socio ordinario di quell'Ateneo.
365. Procaccini Ricci Vito di Sinigaglia, Membro del Congresso scientifico
di Firenze, Deputato al Congresso dall'Eccelsa Repubblica di s.
Marino.
366. Puliti Tito di Firenze, Membro dei tre antecedenti Congressi.
367. Quadri Antonio di Vicenza, I. R. Segretario di Governo e Consigliere
imperiale in Venezia.
368. Rabinetti Luigi, Medico di S. A. il Principe di Carignano e Medico con-
sulente della R. Accademia di Medicina di Torino.
369. Racchctti dott. Alessandro di Crema, Membro dell'I. R. Istituto Ve-
neto, Professore anziano dello Studio legale e della Facoltà politi-
co-legale di Padova.
370. Racheli Giovanni di Pavia, Direttore di un Istituto elementare di Com-
mercio e ginnasiale privato in Milano.
371. Radmaiin dolt. Antonio di Spalato, già Assistente ed ora Supplente alla
calledra di Fisica nell'I. R. Università di Padova, Aggregato al Co-
mitato per le Ammissioni alla Riunione.
372. Ragazzini dott. Francesco di Ragnaeavallo, Professore di Chimica nel-
l'I. R. Università di Padova.
373. Rampinclli dolt. Giovanni di Bergamo, Membro dei precedenti Con-
gressi.
37 4. Ranaili Ferdinando di Firenze, Membro della III Riunione degli Seien-
ziali.
376. Rasi doti. Andrea di Bagnoli, Assislentc alla catlcdra di Ostelricia nel-
l'I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per le Ammis-
sioni alla Riunione.
376. Reinaud Giuseppe Ognissanti di Parigi, Membro dell'Istituto di Fran-
cia, Conservatore dei manoscritti orientali della Biblioteca reale di
Parigi e Professore di Lingua araba.
377. Renicr S. E. co. Daniele di Venezia. Commendatore della Corona Fer-
rea, I. R. Ciaiiibeliano e (Consigliere Inlimo di Stalo di S. M. I. R. A.,
Gran Dignitario del Regno Lombardo-Veneto, Presidente dell'Ate-
neo di Venezia e da (|uello Deputato al Congresso.
378. Renicr ab. Giovanni, Membro effettivo dell'Ateneo di Treviso, Socio
di varie Accademie.
379. Riboli Timoteo di Parma, Dottore in Medicina e Chirurgia.
380. Riccardi del Vernaccia cav. Francesco Maria di Firenze, R. Ciambellano
di S. A. il Granduca di Toscana, Socio ordinario di più Accademie.
381 . Ridolfì cav. marcii. (Cosimo di Firenze, Commendatore, Profes,sorc, Fon-
datore e Proprietario dell'Isliluto Agrario di Meleto, Presidente
dell'I. R. Accademia dei Georgofili, da essa Deputato al Congresso
e Rappresentante pure dell'Accademia degli Euteleti di s. Miniato
in Toscana.
382. Ridolfi march. Luigi di Firenze.
383. Rifaud Giangiacomo di Marsiglia, Cavaliere della Legion d'onore.
384. Rifeis (de) bar. Panfilo di Napoli, Socio corrispondente e Deputato al
Congresso dalla Società economica dell'Abruzzo cilcriore.
385. Righetti Giovanni di Genova, Presidente del Collegio medico e Pro-
fessore supplente di Chirurgia in quella R. Università.
386. Rigoni Slern Domenico di Asiago, Dottore in Medicina e Chirurgia, già
Professore supplente alla cattedra di Clinica medica pei Chirurghi
nella I. R. Unixersità di Padova.
387. Rizzi Domenico di Pordenone, Perito agrimensore. Socio di molte Ac-
cademie e Società agrarie.
388. Rizzi Mosè di Milano, Dutlore in Medicina e Chirurgia e Medico del-
l'Ospedale niaggioi'L' (li c|iiclla cillà.
389. Rogicr (de) Beaufort Culullu di .Modena, .Socio di varie Accademie.
390. Rolandis (de) Giusejipe di Casfcli' Alfieri, ."Medico d'onore della città
di Torino, Membro e Deputato al Congresso dalla Società medico-
chirurgica della stessa città.
391 . Roncelli ab. Aiiloiiio di Salo, Dottore in Filosofia, Decano della Facoltà
filosolieo-inalcinaliea e Aggiunto alla Biblioteca dell'I. R. Università
di l'adova. Socio di varie Accademie.
392. Rosini cav. Giovanni di Pisa, Professore in quella I. R. Università e
Socio di molte .accademie.
393. Rosnati Barlolommco di Milano, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio
di più .\ccadcniie. Membro del II Congresso degli Scienziati Italiani.
39 4. Rossetti (de) Domenico di Trieste, I. R. Consigliere di Governo e Cava-
liere della Corona di Ferro.
395. Rossi dolt. Giovanni di Parma, Cavaliere Costantiniano, Professore di
Clinica ciiirurgiea in (piella Ducale Università, Primo Chirurgo
di Sua Maestà l'-Vrciduchessa, onorato della medaglia d'incoraggia-
mento dalla Società medica di Bologna e Socio di ^arie Accademie
scientifiche. Presidente della Sottosezione di Chirurgia.
396. Rossi Lorenzo di Venezia, Cavaliere della Lcgion d'onore, Dottore in
Medicina, Membro ordinario dell'Ateneo di Venezia.
397. Rota Giovanni di Vicenza, Dottore in Medicina e Chirurgia, Chirurgo
primario nell'Ospedale di quella città.
398. Sacchetti Giuseppe di Padova, Dottore in Matematica, R. Ingegnere in
capo a Rovigo.
399. Sacerdoti Alassimo di Venezia, Dottore in Jledicina, Membro del Con-
gresso di Firenze.
400. Sagrcdo co. Agostino di Venezia, I. R. Consigliere straordinario del-
l'Accademia di Belle Arti in Venezia, Socio straordinario dell'I. R.
Accademia di Padova.
401. Saladini Pilastri co. .Saladino di Cesena, Gonfaloniere di quella città, e
Socio di varie Accademie.
402. Salani Francesco di Padova, Dottore in Medicina e Chirurgia, già De-
cano della Facoltà medica in questa città.
403. Salonioni dott. Filippo di Verona, Socio di più Accademie.
404. Sandii ab. .Viidrea di s. Vito, Professore di Matemaliea nel Seminario
di Vii'ciiza.
405. Saudri Giulio di Verona, Membro dell'I. R. Istituto Veneto, Socio di
varie Accademie, Deputato al Congresso dall'Accademia d'Agricol-
tura, Arti e Commercio di Verona.
406. Sanfcrmo cav. Marco Antonio di Padova, Dottore in Legge e Matema-
tica, Socio straordinario dell'I. R. Accademia di questa città.
407. Sansevcrino co. Fausto di Crema, Socio onorario di varie Accademie.
408. Sant elio Giovanni di Piove, Dottore in Medicina e Chirurgia, Socio
dcirAtenco di Venezia.
409. Santini Domenico di Arezzo, I. R. Ingegnere di Delegazione.
410. Santini dott. cav. Giovanni di Arezzo, Membro e Vice-Presidente del-
11. R. Istituto Veneto, Presidente dell'I. R. Accademia di Padova,
Professore di Astronomia nell'I. R. Università, uno dei XL della
Società Italiana, Socio di parecchie Accademie nazionali e straniere.
Assessore del Congresso.
411. Salvi (de) nob. Giuseppe di Vicenza, cultore della Botanica.
412. Savi dott. Pietro, Professore di Botanica nell'I. R. Università di Pisa,
e da (lucila Deputalo al Congresso.
413. Savini dott. Savino di Bologna, Membro del Congresso di Firenze.
414. Scarabello ab. Gaetano di Verona, Prefello nell'I. R. Ginnasio di quella
città.
415. Schiavo ab. dott. Alessandro di Vicenza, Prefetto ginnasiale nel Semi-
nario Gregoriano di Belluno.
416. Schivardi prof. Antonio di Brescia, Socio attivo e Deputato al Congresso
da quell'Ateneo.
417. Schlògl Giovanni di Boemia, Chirurgo superiore nell'Accademia Giu-
seppina.
418. Scolari Carlo di Esle, Dottore in Medicina, Maestro in Chirurgia ed
Ostetricia, già Assistente alla cattedra di Ostetricia nell'I. R. Uni-
versità di Padova.
419. Scopoli cav. Giovarmi di Verona, Membro effettivo dell'I. R. Istituto di
Venezia, Deputato al Congresso dall'Accademia di Agricoltura, Arti
e Commercio di Verona.
XCVII
420. Scortcgagna Francesco Orazio di Looigo, Socio ordinario dell'I. R. Ac-
cademia di Padova.
421. Secondi Giuseppe, Maestro in Chirurgia, Aggregato al Comitato per le
Ammissioni alla Riunione.
422. Selnii Francesco di Vignole, Chimico farmacista, Socio attivo dell'Ac-
cademia di Scienze, Lettere ed Arti in Modena, Segretario della
Sottosezione di Chimica.
423. Selvatico Estense nob. Pietro di Padova, Socio ordinario dell'I. R. Ac-
eadciiiia di questa città.
424. Sembenini Giambattista di Verona, Farmacista e Socio attivo dell'Ac-
cademia di quella città.
425. Semo (de) Giuseppe di Corfù, Dottore in Medicina, Membro dell'Acca-
demia Valdarnese ed effettivo della medico-farmaceutica di Corfù.
426. Seraiini dott. Giuseppe, 1. R. Medico provinciale del Friuli.
427. Serra cav. Carlo di Piemonte, Maggiore di Artiglieria in Sardegna.
428. Signoroni dott. Bartoloniraeo di Brescia, Professore di Clinica chirur-
gica e Terapia speciale nell'I. R. Università di Padova, Socio di
parecchie Accademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione.
429. Silvin Maurizio di Savoia, Professore di Stenografia nell'Accademia di
Lione.
430. Smania Luigi di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, Maestro in
Ostetricia, già Assistente alla cattedra di Ostetricia nell'I. R. Uni-
versità di Padova, ora Professore supplente della stessa all'Istituto
ostetrico di Venezia.
4 .3 1 . Sombor (de) nob. Giorgio Ungherese, Dottore in .Medicina e Chirurgia,
Maestro in Oculistica e Ostetricia. Capo Medico dell'Ospedale mili-
tare di Padova.
432. Sonnenberg Francesco di Moravia, Capo Medico dell'I. R. Casa degli
Invalidi in Padova.
433. Sordina Giovanni di Vicenza, Dottore in Medicina e Chirurgia, già As-
sistente alla cattedra di .Vnatoraia nell'I. R. Università di Padova
e Professore emerito di quella di Corfù.
434. Spandri ab. Paolo di Venezia, Professore di Fisica e Matematica nel Se-
minario patriarcale.
435. Speranza cav. Carlo di Parma. Professore emerito di Clinica medica,
Professore attuale di Medicina legale e di Igiene pubblica nella
Ducali' Uiii\ crsilà di quella cìllà. Medico consulente e Socio di molle
Accademie.
436. Spinola march. Massimiliano di (lenova, Deputalo al Congresso dalla
R. Accademia di Torino, Vice-Presidente della Sezione di Zoologia.
Anatomia e Fisiologia comparate.
437. Spongia doti. dio. lilip[)o di Itovigno, Direttore provvisorio dell'Ospe-
dale civico e iifoxiiicialc ed effettivo delio Studio medico uell'I. R.
Università di Padova. Socio di parecchie Accademie.
438. Stancovich ab. Pietro di liarbana in Islria, Canonico, Membro dei Con-
gressi di Torino e Fii'cnze.
439. Steer Francesco di Kassovia in Ungheria, Mend)ro della R. Accademia
nazionale ungherese degli scrutatori della natura.
440. Steer dott. Martino di T\rnau in Ungheria, Professore di Patologia e
Farmacologia nell'I. R. Università di Padova, Socio di più Accade-
mie, Deputalo per le Ammissioni alla Riunione e Deputato al Con-
gresso dalla R. Società agraria ili Lubiana.
441. Stefani Rachel dott. Andrea di Asiago, Professore di Medicina legale
e Polizia medica nell' I. R. Università di Padova, Deputalo per le
Ammissioni alla Riunione.
442. Stefani ab. Stefano di Malo, Professore di Fisica nel Seminario vesco-
vile di Vicenza.
443. Steinbiichel (de) Giovanni di Vienna, Direttore emerito del Museo im-
periale. Membro di molle Accademie e della Società reale di Lon-
dra. Professore emerito nell'Universilà di Vienna.
444. Strambio Antonio di Mantova, Canonico presso il Capitolo e Professore
di Filosofia in (pieiri. R. Liceo.
445. Strozzi march. Carlo di Firenze, Membro del Congresso di Firenze e
Socio di \arie Accademie.
4 46. Tabacchi Dott. Lorenzo di Cadore, .Assistente alia caltedra di Storia
naturale, generale e d'Agraria nell'I. R. Università di Padova, Ag-
gregalo al Comitato per le Ammissioni alla Riunione.
4 47 Tappari doli. Giovanni di Padova, Assistente alla Scuola oculistica
teorica e pratica e Membro dell'I. R. Accademia di Padova, Aggre-
galo al Comitato ]>er le .Ammissioni alla Riunione.
448. Tappar! doli. Pietro di Padova, Vice-Direttore del K. Ginnasio di Pa-
dova, Socio di più Accademie, Deputato per le Ammissioni alla
Riunione.
449. Tartini cav. Ferdinando di Firenze, Segretario generale delia 111 Riu-
nione degli Scienziati Italiani, Deputalo al Congresso dall'I. R. .So-
cietà dei Georgolili in Firenze, Vice-Presidente della Sezione di Fi-
sica, Chimica e Matematica.
450. Tattara Barloloinmco di Bassano, Dottore in Medicina e Chirurgia, I. R.
Chirurgo di Delegazione in Treviso, Membro del Congresso di Fi-
renze.
45'!. Tazzoli Enrico, Professore nel Seminario di Mantova.
452. Tipaldo (de) nob. Emilio di Corfù, Professore nell'I. R. Collegio di Ma-
rina. Vice-Presidente dell'Ateneo di Venezia, Socio di più .accade-
mie, Deputalo al Congresso dal suddetto Ateneo.
453. Tolomei doli. Giampaolo di Padova, già Assistente alla cattedra politi-
co-legale, ora Supplente alla cattedra di Diritto naturale e crimi-
nale neir I. R. Università di Padova, Aggregato al Comitato per
le Ammissioni alla Riunione.
454. Tomada Vincenzo del Friuli, Dotlorc in Medicina, R. Veterinario gover-
nativo per le Provincie Venete, Socio ordinario dell'Ateneo di
Treviso.
455. fon Francesco Pietro di Conegliano. Chimico.
456. Tonelli ab. Giauiballisla, Dottore ia Filosofia, Direttore delle Scuole
maggiori di Castelfranco.
457. Tonello Gaspare di Venezia, Professore nell'I. R. Accademia nautica
di Trieste, Socio corrispondente dell'I. R. Accademia di Padova.
458. Tonzig Antonio di Gorizia. Professore di Contabilità nell'I. R. Univer-
sità di Padova.
459. Torre doli. Gaetano di Genova, Medico primario dell'Ospedale di quella
città. Socio dell'I. R. Ateneo Italiano ce.
460. Torresini Giuseppe di Padova, Professore di Clinica oculistica nell'I.
R. Università di Padova.
461. Tosi Luca Antonio di Modena, Dottore io Medicina e Chirurgia.
462. Tremz padre Rafl'aelo di Costantinopoli, Rettore del Collegio .\rmeno
Raffael in Venezia. Membro dell'Accademia Armena di s Lazzaro
463. Trevisan Eugenio di Stra prov. di Venezia, Membro effellivo dell'I. R.
Società Agronomica di Vienna, Custode dell'Orto agrario dell'I.
R. Università di Padova.
464. Trevisan nob. Vittore di Padova, Aggregato al Comitato per le Am-
missioni alla Riunione.
465. Trevisini doti. Bernardino di Udine, Professore di Anatomia nell'I. R.
Accademia di Belle Arti in Venezia.
466. Trieste Giuseppe di Asolo, Dottore in Medicina e Chirurgia.
467. Trivellalo ab. Giuseppe di Bagnoli, Professore nel Seminario vescovile,
Supplente alla Filologia greca e Ialina nell'I. R. Università e So-
cio straordinario dell'I. R. Accademia di Padova.
468. Trois cav. Francesco Enrico di Venezia, Direttore dell' Ospedale di
quella città, Socio di varie Accademie.
469. Trombini dolt. Antonio di Rovigo, Chirurgo primario dell'Ospedale mag-
giore di Udine, Socio di più Accadeuiic.
4 70. Tronipeo cav. doti. Benedetto di Biella, Medico di Sua Maestà Maria
Cristina vedova di Sardegna, Cavaliere della Legion d'onore e del-
l'Ordine di Francesco I di Napoli.
471. Tunini Osvaldo di Cordenons. Professore di Fisica nel Seminario di
Portogruaro.
472. Turrazza dolt. Domenico di Verona, Professore di Geodesia e Idrome-
tria neir I. R. Università e Membro ordinario dell'I. R. Accademia
di Padova, Deputato per le Ammissioni alla Riunione.
473. Tuzzi dolt. Vincenzo di Udine, Professore nella Facoltà matematica
dell'I. R. Università di Padova. Socio di più Accademie, Deputalo
per le Ammissioni alla Riunione.
474. Unger Franeeseo di Stiria, Professore di Botanica e Zoologia all'Isti-
tuto Ferdinandeo di Gratz.
475. Vacani cav. Camillo di Milano, Generale maggiore del Genio. Membro
dell'I. R. Istituto di Milano, Socio dell'I. R. Accademia di Pado\a.
476. Valentinelli doti. Giuseppe di Padova, Vice-Bibliolccario della Marciana
di Venezia e Socio di più Accademie.
477. Valsecchì doti. Antonio di Lecco. Professore nella Facoltà politico-legale
dell'i. R. Università di Padova. Socio di più Accademie. Deputato
per le Anmiissioni alla Riunione.
178. Vannoni co. Filippo di Arezzo, Bibliotecario della pubblica Libreria e
Vice-Presidenle dell' Accademia di Scienze, Lcllere ed Arti della
slessa città e della Società Colombaria di Firenze.
479. VauDoni doli. Pietro di Firenze. Professore nell'I. R. Università di
risa. Presidente della Deputazione al Congresso della Società fisico-
medica Fiorentina.
480. Vanzetti Luigi 'di Verona, Dottore in Medicina e Chirurgia, Direttore
dell'Ospedale di quella città.
481. Varinetli dott. Pietro di Soneino, Membro della Riunione di Firenze.
482. Vecchi Giuseppe di Modena, Capitano pensionato, già Professore di Ma-
tematica sublime.
483. Venanzio doli. Girolamo di Portogruaro, Membro effettivo dell'L R. Isti-
tuto Veneto.
484. Venturi Antonio di Brescia, Socio dell'Ateneo di quella città e corri-
spondente dell'Accademia Valdarnese del Poggio.
485. Venturini dott. Ferdinando di Parma, Professore di Materia medica e
Terapia generale e Direttore del relativo Gabinetto in quella Du-
cale Università.
486. Veronese dott. Luigi di Rovigo, Deputato al Congresso dall'Accademia
dei Concordi.
487. Verson dott. Francesco di Lubiana, Professore di Clinica medica pei
Chirurghi nell'I. R. Università di Padova e Socio di varie Acca-
demie.
488. Vicovich Lazzari cav. Francesco di Venezia. Consigliere ordinario e Pro-
fessore di Architettura nell'I. R. Accademia di Belle Arti in Vene-
zia, Socio ordinario dell'Ateneo di Venezia e dell'Accademia di
Rovigo.
489. Visiani (de) doti. Roberto, Membro effettivo dell'I. R. Istituto Veneto,
Professore di Botanica nell' I. R. Università di Padova, Socio di
pareccliie Accademie nazionali e straniere. Segretario generale del
Congresso.
490. Vismara Giuseppe di Milano, Professore di Fisica a Cremona.
491. Vitto Pantaleone di Mariano nel regno di Napoli, Dottore in Medicina
e Chirurgia.
492. Volpato dott. Sante, Medico primario nell'Ospedale di Castelfranco
493. Volpi (Ioli Antonio di Trento, Professore all'Università di Pavia.
191. WelitT Francesco di Lubiana, Dottore in Medicina, I. R. Consigliere
Protomedico in Trieste, Direttore dell'Istituto ostetrico dello stesso
luogo, Membro della Società medica di Vienna, dell'agraria di Lu-
biana ec.
495. Wiillerstorf (de) Bernardo di Trieste, Direttore della Specula e Profes-
sore di Astronomia nell'I. R. Collegio di Marina in Venezia.
496. Yasigi padre Stefano di Costantinopoli, Professore di Fisica nel Collegio
Ariueno di s. Lazzaro in Venezia.
497 Zamara Carlo di Vicenza, ex Alfiere di vascello. Direttore delle i. R.
Scuole maggiori di Vicenza e già Professore di Matematica nel Col-
legio di i\Iarina in Venezia.
498. Zamboni ab. Giuseppe di Verona, Professore di Fisica in quella città.
Membro effettivo dell'Istituto Veneto, uno dei XL della Società Ita-
liana, Deputato al Congresso dall'Accademia d'Agricoltura, Arti e
Commercio di Verona.
499. Zauardini Giovanni di Venezia, Dottore in Medicina e Chirurgia, So-
cio corrispondente dell' I. R. Accademia di Padova e della reale di
Torino.
500. Zanella Girolamo Casimiro di Rovercdo, Membro ordinario dell'I. R.
Accademia Roverclana e Professore di belle lettere.
SOl.Zannerini Ferdinando, Dottore in Medicina e Chirurgia, Medico del-
l'Ospedale maggiore di Milano.
502. Zannini ab. dolt. Tommaso di Esle, Professore di Fisica e Storia natu-
rale nel Seminario vescovile di Padova.
503. Zannini \ alentino di Belluno, .Membro della III Riunione degli Scien-
ziati.
504. Zanon Bartolomnieo di Belluno, Socio di varie Accademie, Farmacista.
505. Zantedesclii ab Franecsco di Verona. Professore di Fisica nell'I. R. Li-
ceo di Venezia, .Membro dell'I. R. Istituto Veneto.
506 Zasio nob. Francesco di Feltre, Dottore in Medicina e Chirurgia, Mae-
stro di Ostetricia ed Oculistica. Assistente alla cattedra d'Anatomia
umana e sublime nell'I. R. Università di Padova e Membro della
Facoltà niefliea delia slessa Uni\ersilà. Aggregalo al Comitato per
le Anmiissioni alla Riunione.
507. Zalli doli. Michele di Venezia, Professore di Malemalica in Rovigo.
508. Zeni Giuseppe di Padova, già Capo Farmacista dell'Ospedale di questa
citlà.
509. Zennaro ab. .\iigelo di Cliioggia, Professore di Fisica e Matematica
pura.
510. Zcrbinati doti. Francesco di Costa, già Assistente alla cattedra d'Istitu-
zioni eliirurgielie nell'I R Università di Padova, Socio di più Ac-
cademie.
51I.Zigno (de) nob. Achilie di Padova, Assessore municipale della stessa
città, Membro della Società geologica di Francia, Socio di più Ac-
cademie, Deputato per le Ammissioni alla Riunione e Segretario
della .Seziono di (k-ologia. .Mineralogia e Geografia.
512. Ziliotlo doti. Pietro di Padova, Chirurgo provinciale di Venezia.
513. Zimolo Giovanni Maria di Gemona, Dottore in Medicina.
614. Zorzatti Evangelista di Padova, Dottore in Medicina e Direttore del pio
Luogo degli esposti in questa città.
REGOLAMEMO GENERALE
PER
LE ANNUALI RllIVIONl ITALIANE
DEI CULTORI
DELIE SCIENZE NATIRAII
I.
Il fine delle Riunioni dei cultori delle scienze naturali si è di giovare
ai progi-essi ed alla diffusione di tali scienze e delle loro utili applicazioni.
A conseguir questo line gli scienziati si adunano ogni autunno in (uia
delle città d' Italia, per un periodo di tempo che non dovrà mai oltrepassare
i quindici giorni.
II.
Hanno diritto di essere membri della Riunione tutti gì' Italiani ascritti
alle principali Accademie o Società scientifiche istituite per l'avanzamento
delle scienze naturali, i Professori delle scienze fisiche e matematiche, i
Direttori degli alti sludii o di stabilimenti scientifici dei varii Stali d'Italia,
e gl'Impiegati superiori nei Corpi del Genio e tlellWrliglieria. Gli esteri
compresi nelle categorie precedenti saranno pure ammessi alla Riunione.
III.
Ogni annua Riunione avrà un Presidente generale, due Assessori ed
un Segretario generale. Nella prima adunanza si procederà alla divisione
dei membri in più Sezioni, comprendenti ciascuna ima o più scienze secondo
il numero e gli studii degl'intervenuti. Nello slesso giorno ogni Sezione no-
14
minerà, n sclirdc segrete ed a pluralità assoluta di voti, uno dei suoi membri
alle fun^tioiii di rispettivo Presidoiilc. v questi dovrà poi scegliere altro fra
i nienibri medesimi a Segretario della Sezione slessa. Tulli ijucsli aparte Principe di Musignano
Presidente della Sezione di Zoologia e .anatomia comparativa.
Cav. Prof. Pietro Cokfioi.iacui
Presidente della Sezione di Chimica, Fisica e Matematiche.
March. Cosimo Ridoi.fi
Presidente della Sezione di Agronomia e Tecnologia.
Cav. Prof. Gaetano S.vvi
Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale.
Prof. Angelo Sisjiokda
Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia.
Ca\. Prof. Giacomo Tommasini
Presidente della Sezione di Medicina.
Prof. FiLirro ConniDi
Segretario Generale.
approvalo dalla I Jìiunione degli Scienziati tenutasi in Pisa,
e nell'y/dunanza generale del dì l 5 otlolire 1 839.
Per copia conforme airori(?inale
Prof. Filippo Coehidi.
ARTICOLO AGGIUNTO
R E fi 0 L A )] K K T 0 (i E \ E lU L E
KD APPnOVATO NEM/ADUNANZA GENERALC del dì 'i:> SETTEMBBE 18*?
OALI.A IV niUniOME DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IN PADOVA
In caso di mutamenti od addizioni, clic si propongano allo Statuto per
le Riunioni degli Scienziati Italiani, l'adunanza non è legale se non vi assi-
stono due terzi dei membri italiani ascritti al Congresso, e che si trovino
al momento della medesima nella città, in cui si tiene il Congresso stesso.
S'è approvata, dovrà la Presidenza del seguente Congresso riproporla
al medesimo, ed adottata che sia senza mutazioni e colle stesse proi)orzioni
nel numero de' votanti e de' voti, avrà efficacia.
Nessuna proposta di modificazioni od aggiunte può esser fatta altri-
nu'iiti che per iscritto, da tre almeno de' membri presenti ed intervenuti
già a tre Congressi italiani. Essi la rimettono alla Presidenza generale, e
questa l'assoggetta all'esame della generale assemblea dopo di averla an-
nunziala ai membri almeno tre giorni innanzi.
S. E. Co. .\NI)I!E.\ CITTADELL.-V VIGODARZERE
l'residente Generale.
Prof. GlACOMANDBEA GlACOMIM
Presidente della Sezione di Medicina.
S. E. il Principe Carlo Liiiapìo Iìo^apaiitk
Presidente della Sezione di Zoologia, e di Anatomia e Fisiologia comparate.
Prof. Gii'.si l'PF. Monrn I
Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale.
March. Lorenzo Pareto
Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia.
Prof. I'ra'ici.sio OiiiDii
Presidente delta Sezione di Fisica, Chimica e Matematica.
Doti. FRAIVOISa) CiFIlA
Presidente della Sezione di Agronomia e Tecnologia.
Prof. Roberto de Visuki
Segretario Generale.
ATTI VERBALI
DELLA SEZIONE
DI !M E D 1 G I N il
ADl]M]\ZA
DEL GIORNO ic SETTEMnUR
l
LI sig. prof. Giacomandrea Giaconiini Presidente della Sezione, annun-
ziata la elezione da lui fatta del Vice-Presidente nella persona del sig. cav,
prof. Giovanni Rossi di Parma e dei Segrelarii nei sigg. prof. Alessandro
Corticelli di Siena e dott. Giambattista Mugna di Vicenza per la Sezione me-
dica, e dott. Paolo Farlo di Venezia per la Sottosezione chirurgica, tenne a
preludio delle successive elucubrazioni il seguente discorso.
Quanti beni debba la società alle scienze lìsiche e matematiche e quanti
vantaggi possano esse ritrarre dai Congressi di coloro che le coltivano io
non ho uopo di dirvi, o Signori, poiché la elegante penna del nostro Presi-
dente generale il vi fé' palese nell'eloquentissimo discorso che ieri abbiamo
unanimi applaudito.
Que' brevi istanti, che m'è concesso rubare ad allri più acconci dicitori
che mi succederanno, impiegherò a toccare di alcuni scogli pe' quali nelle
adunanze mediche non si ha né sempre, né tutto quel miglior prolilto che
sarebbe lecito sperarne. Mi basterà l'additarveli perchè voi, illustri Colle-
ghi, abbiate tosto trovato modo a scansarli.
fe prima di luKo uno scoglio in riguardo ai fatti. Nessuno ignora che
l'edifìzio della medicina dee posare sopra i fatti. Ma de' fatti ve n' hanno
di puri e legittimi, e di adulterini ed impuri. Non parliamo de' fatti falsi,
che ripugna in noi troppo il suppor tanta nequizia da inventarli in coloro
che maneggiano il gravissimo affare della salute e della vita degli uomini.
Quello è fatto semplice e genuino, nel quale v' ha un'intrinseca, costante
ed immancabile relazione fra la eausa assegnala e l'elTctlo osservalo. Un
arvenimento qualunque, per quanto innegabile e sicuro, non è un fatto sem-
plice: egli è una serie, una successione di falli, ognuno de' quali ha una si-
lo
— 4 —
cuilicanza per se in quanto la causa e l'cflclto t.iaii noli. So una successione
di colali avvenimenti si prende per un fallo, se il vero ell'ctlo che se n'è
avuto si atlribuìsce ad una causa che non è la vera, si ha crealo un fallo
inipiu'O ed adulterino. Per colpa di colali fatti spurii si può calunniar la na-
tura, si ponno imputarle irregolarità e contraddizioni; ed è jier questi che
taluno s'è dato ad intendere itlcuni principii di scienza dover restare pe-
rennemente controversi per ciò appunto che si adducono falli in favore e
fatti contro al principio stesso. Ma se una dottrina, se im principio è soste-
nuto da un fatto genuino, non può essere che altri fatti pur genuini lo con-
trastino; e se dall'un lato e dal lato opposto si presentano de' fatti, ci non
falla che dall'uno o dall'altro lalo deggiano essere tulli impuri ed adulte-
rini; e la face della critica il discoprirà.
Rechiamo ailunque, o Signori, de' fatti e delle esperienze, che con ciò da-
remo oro alla scienza ed accunuderemo solidi materiali all' edificio; ma
siano fatti interi, netti, genuini, sian tali da mostrare evidente ed immanca-
bile il vincolo fra causa ed effetto, e con ciò noi soddisferemo al primo e
più imporliuitc voto a cui ha sempre miralo da Rasori in appresso la rifor-
ma medica italiana, che è quello di illuminare e fecondare colla fdosofia cri-
tica i dettati dell'esperienza.
Un altro scoglio è riguardo a' generali principii di dottrina. Noi non sia-
mo di (lucili che hanno, come sogni, a disdegno e in dispregio i generali
principii, vantando di non dare un guardo e non prestare ascolto che ai
fatti nudi. Per noi i fatti nudi, che non siano annodati a principii generali
e rischiarati da filosofico lume, sono materiali belli e buoni, ma sono come
pietre sparse nel deserto, disutili a chi volesse sotto a quelle ricoverarsi e
d'inciampo a chi ama seguitare il cammino. Non vale il predicare che in-
tanto sia da raccogliere, il promettere che l'edifizio si farà a miglior tempo
ed allora sarà perfetto: che i malati non chiedon materiali per una futura
medicina, chiedon rimedi! : che i medici al letto infermo non ponno contem-
plare e dipingere il fatto, essi deono conoscere i morbi e curarli, e ciò essi
non ponno fare che dietro stabilite dottrine regolatrici, senza le quali non
v'ha medicina. Io m'avviso appunto per questo che ne' Congressi sia utile
occuparsi di generali principii di scienza, perchè ottengano quella concorde
sanzione dai dotti che valga la fiducia dei medici pratici, i quali non hanno
tempo od opportunità per occujìarsi in queste discipline. Lo scoglio che si
vuole evitare in (ali ricerclie è la inala intelligenza del linguaggio. Pur
troppo si è parlato e si parla di principi! generali, di fondaiiienli di pato-
logia senza intendersi. Pur troppo, o Signori, e ve ne posso assicurare per
lunghi e S|)cciali studii che ne ho fatti, le varie dottrine mediche, che hanno
tenuto e tengono cosi niiseraniente divisa e discorde la nostra famiglia, di-
])endono tutte dalia mala intelligenza o dal non retto e sincero uso delle
espressioni. Ella e codesta vana logomachia che alimenta il caler dei partiti,
elle rende oziose ed interminabili le dispule, che impedisce all'uno l'udire,
il comprendere e il convincersi ne' ragionamenti e ne' fatti dell'allro par-
tito. Cosi le osservazioni e le scoperte degli uni vanno pegli altri perdute e
senza frutto; e sopra l'umanità misera cadono i danni di quell'incerto e vago
operare, il quale non d'altro deriva che dall'oscuro ed ambiguo linguaggio
che usano i medici fra loro. Que' vocaboli stessi infatti che più frequente-
mente escono dal loro labbro non hanno un valore definito e convenuto, e
suonano presso gli autori si diversamente, che più non farebbero se apparte-
nessero a disparatissime e straniere favelle. A darvi prova di ciò io non
prenderò le parole discrasia, simpatia, revulsione, innervazione, dinamismo,
dualismo, non prenderò la sempre indefinita e multiforme parola diatesi:
io prenderò una parola che si riferisce ad un fatto reale e sensibile, che è
pur sì spesso e da tutti adoperata, voglio dire la parola flogosi od infiamma-
zione. Credete voi, o Signori, che ciascuno di noi intenda questo vulgatis-
simo vociiljolo nel medesimo significato? Mai no; questo è uno di que' vo-
caboli che più di moli" altri suscitano e mantengono una folla di quistioni
di lana caprina. Tollerate adunque, o rispettabili Colleghi, ch'io mi spieghi
più dilTusaniente su ciò, e non isdegnate ch'io ora entri un po' nell'alfabeto
della scienza, ripetendo cose che ho già toccate altre volte ne' miei scritti,
per l'utile applicazione che ne faremo.
Quanto alla parola flogosi, v'ha chi ne restringe il concetto al solo flem-
mone e non chiama flogosi se non quel locale malore ove è tumescenza,
rossore, dolore, calor accresciuto, e la limita anche ad un brevissimo pe-
riodo pensando che flogosi più non sia quando suppura e genera altri pro-
dotti suoi proprii. Per esso adunque la risipola non è flogosi, conciossiaehé
manca del dolore, del tumore: per esso la febbre inOammatoria non esiste
perchè priva dei sopra notati fenomeni; non dovrebbe esistere per «io
stesso la mielite, la peritonite, la vera pleurite.
— e —
Alili invece concedono alla parola flogosi un significalo alquanto più
esteso e la riguardano della stessa natura anche (|uando dà origine a nuovi
prodotti 0 si conduce a lenlissiiuo corso, e l'ammctlon possibile anco in
quegli organi e in quo' tessuti che per loro fabbrica e disposizione non pos-
sono tuniefarsi: ma per dare a tali condizioni morbose il nome di flogosi
impongono ima condizione assoluta, che abbiano cioè un corso, un periodo
necessario il quale non si possa troncare dall'arte.
Altri linaiiiuiite allargano vie])più il dominio della parola flogosi e com-
prendono sott'essa non il solo llenimonc in istadio acuto, non le sole affe-
zioni che hanno periodo necessario, ma tutte quelle fasi e quelle gradazioni,
dalla miniina alla massima, che un processo morboso analogo di esagerati
poteri vitali può presentare. Questo intrinseco elemento di energia morbo-
samente accresciuta basta per (jucsti ultimi a giudicare e dichiarar flogi-
stica lina condizione patologica per quanto ne sia varia la forma, il grado e
la durala. E f|ueslo elemento deduccsi dalla qualità medesima delle cause,
dall'indole analoga de' fenomeni e dei prodotti che vi seguono, e dal co-
nuine metodo col quale se ne ottiene la cura. V hanno admique per essi
delle flogosi di cosi minimo grado che ponno guarire coll'acqua fresca, e le
chiamano tutta^ ia flogosi se sono originate da quelle stesse cause che altre
\ollo inducono infiammazioni più gravi; se sono accompagnate da analoghi
fcnouicni, benché meno intensi, meno durevoli e meno numerosi; se si com-
battono dal più al meno con que' mezzi clie gio\ano e convengono anche
alle flogosi gravi: e se a diventare vere infiammazioni flemmonose ed esi-
gere tutta la maggior potenza dei mezzi anliflogislici non abbisognano che
di crescere o procedere un (pialche passo di più. Col fare di tutti questi
mali una sola gran famiglia, quella cioè delle flogosi, essi non intendono di
farne una sola malattia, ma ne distinguono opportunamente il grado e per-
fino la speciale appellazione ; onde anmietlono le flogosi leggiere ed incipienti
specificandole col nome di subflogosi, amniellono le superficiali, le profonde,
le lente, le acute, le acutissime, ammettono in somma tante varietà di grado
ed attribuiscono a tutte si diversa importanza, ([uanta può avervene fra due
estremi, fra il minimo ed il massimo di ogni cosa.
Il concetto generale della parola flogosi impertanfo s'interpreta diver-
samente da queste tre scuole. Venendo per a\ ventura a quistione fra loro
individui addetti a differente scuola, non potranno giammai fra loro giun-
— 7 —
gere ad onorevoi coinponimonto perchè non s' inlenderanno. Dirà l'uno es-
ser flogislica la febbre effemera, la cefalalgia per insolazione o per crapula.
Kisponderà l'altro ciò esser errore perché all'indomani l'una e l'altra è
cessata e manca il canitlei'e distintivo della llogosi, che è il corso necessario,
jìcr cui dovrebbe ella durare quel che sia meii sette giorni. Griderà con più
strepito il terzo ciò essere madornale sproposito, e domanderà ov'è il ros-
sore, la tumefazione, il pus? chi oserà fare i due, 1 cinque e più salassi a
combattere una cefa!ali,'ia, un' effemera? E (|ui la lite anderà all'infinito e
senza frutto e con iscandalo dei profani. Chi esaminasse però posatamente
la controversia vedrà che tutti gli argomenti di questi ultimi tendono sem-
plicemente a provare, che nelle accennate quislioni non si tratta di flem-
mone; ciò che tutti senza dubbio concedono. Vedrà che i secondi asseriscono
l'affezione non essersi inoltrata ed approfondala a segno da portar muta-
menti tali nella parte, che non possano da un istante all'altro svanire; ciò
sopra cui anche gli altri perfettamente concordano. Ma nessun di loro nega
con ciò e dimostra che l'effemera o la cefalalgia sopraddetta non vengano
da quelle slesse eause, dalle quali altre volte sotto circostanze meno favore-
voli viene la febbre innanimatoria o l'encefalite; che i fenomeni deUelTe-
mera non differiscano da quelli della febbre infiammatoria se non perchè
duran meno; che quelli della cefalalgia non si scostino da quelli della me-
ningite se non per la minore intensità, numero e durata; che i mezzi cura-
tivi convenienti per una cefalalgia e per un' effemera, come il riposo, la
dieta, le privazioni, le bevande refrigeranti e simili, non sian della slessa ca-
tegoria di quelli che giovano e si consigliano nella febbre infiammatoria e
nell'encefalite, sebbene in queste non bastino, ed abbisognino mezzi più ef-
ficaci. A convertire in encefalite una cefalalgia per insolazione o per cra])ula,
non occorre che esacerbarla alquanto: a far diventar sinoca o febbre inliam-
matoria un'effemera, non manca che aggi-avaria e farla insistere, e nessuno
vorrà negarlo. Cotal relazione fra l'uno e l'altro grado di un analogo pro-
cesso morboso notasi appimlo colla condizione flogistica che hanno comune,
né in ciò, comechè si usi un diverso linguaggio, si esce punto, quanto al
fallo patologico, dalle idee comunemente ricevute e sancite da tutte le
scuole.
Apparirà quindi dall'addotto esempio che la disputa da noi adombrata
(e pel maggior numero le dispute son simili a questa) non includeva vera
— 8 —
discrqianza ili idee; ma poggiava unicamente sopra il diverso linguaggio
delle tre scuole, interprelaiiilo ciascun diversamente il vocaboli) flogosi. Po-
trà ben disputarsi quale delle tre interpretazioni sia più semplice, più con-
sentanea alla logica, più comoda nel linguaggio patologico e più utile nel
clinico esercizio; ma nessuno potrà dire che questa piuttosto che quella sia
falsa; imperocché, ove trattasi di un linguaggio di convenzione, la parola ha
pur realmenle quel senso che lo scrittore dichiara e professa volere che
senza più le sia dato.
Ammetteremo adunque, o Signori, le dotte elucubrazioni su principii ge-
nerali di scienza che vi piacerà dì proporre. Facciamo Aoti che esse tendano
a rettificare e fermare le espi'cssioni e le frasi scientifiche, ed ottengano al-
fine il desidcralissimo scopo, che tulli quelli che parlano la comune nostra
lingua del si, intendano pure e parlino lo stesso linguaggio medico.
Il terzo e più duro scoglio nelle adunanze sono finalmente le scientifiche
di.scussioni. Quanto elleno riescono utili ad acuire gli ingegni e trarre dagli
attriti la scintilla della verità, altrettanto collo uscire dai confini del giusto
e dell'onesto irritano gli intelletti, malmenano la fama degli scienziati e
macchiano il decoro della scienza.
Noi, 0 Signori, eviteremo con ogni cura questo scoglio. Le nostre discus-
sioni, io spero, saranno franche, ma pacifiche 5 saranno vive, ma urbane e
decenti ; toccheranno le idee e le opinioni, ma rispettei'anno le persone.
Che se taluno di ^ oi per involontario calore di temperamento, per poca
abitudine alle concioni 0 per altro avesse la sventura di prorompere con
espressioni incaute od offensive alle persone, o se altri escirà dall'argomento
per fare spreco del tempo con oziose parole, troverà egli gra\e eh' io lo ri-
t'hiami sulla miglior via? Approverete voi,o Signori, che in tali casi io faccia
severamente e fortemente uso dell'autorità che voi mi avete conferita di
dar la parola e di toglierla? Io ne son certo, poiché a tutti noi sta egual-
mente e sopra tutto a cuore che le nostre adunanze abbiano quell'ordine e
quel decoro che si addice alla nostra patria e eh' è domandato dall'impor-
tanza e maestà della scienza che professiamo.
Dopo queste parole del Presidente il sig. doti. Giuseppe Ferrarlo di Mi-
lano lesse una Nota, nella quale accennò ad una mancanza avvenuta negli
anteriori Congressi, cioè dell'aver dato alle stampe l'ultimo processo verbale
della Sezione medico'-chirurgica senza di averne prima ottenuta l'approva-
— 9 ~
zioue della Sezione medesima. Tropose quindi per impedire tale illcgali(à che
la Sezione si debba convocare espressamente per udire la lettura dell'ultimo
processo verbale ed approvai'lo. Acconsentita (juesla proposizione, il Presi-
dente dichiarò di darne parie anche al Consiglio dei Presidenti.
Lo stesso sig. dolt. l'errano consegnò al Presidente un jìrogelto di fon-
dazione di un pio Istituto di soccorso pei medici e chirurghi e per le loro
vedove e figli minori della Lombardia, esprimendo il suo desiderio che fosse
preso in esame onde vedere se in base dello statuto organico da lui iiiuua-
ginato e già presentato all' L R. Governo di Milano, e dietro l'esame di quello
messo in attività nel Piemonte, si potesse stabilire un piano generale per
tutto il Regno Lombardo -Veneto e per gli altri Stati Italiani.
Il sig. dott. Nardo medico di Venezia riferi che una istituzione di simil
falla è già fondala nella sua patria^ al quale rispose il dott. Ferrario mani-
festando il suo desiderio clic si estenda per tutte le Venete Provincie si be-
nefico provvedimento.
Il sig. Gio. Polli di Milano intrattenne il Consesso colla lettura delle sue
" Ricerche ed esperimenti sulla formazione della cotenna nel sangue, e sul
valore sintomatico della medesima nelle malattie». Dopo di a\er detto che
su questo subbietto le opinioni de' medici son tuttavia discordi, presentò
raccolte in venlidue tabelle più che ottocento osservazioni, col mezzo delle
quali credette non solamente di aver trovata la ^ era spiegazione del feno-
meno, ma di aver eziandio svolto questo fatto e contemplato sotto tulle le
circostanze possibili per poter essere condotto con sicurezza a stabilire le se-
guenti conseguenze.
■1 ." La cotenna e sempre indizio del lento rappigliamento del sangue,
mentre la sua pronta coagulazione è la cagione per la quale non si forma la
cotenna.
2." Il mantenersi liquido il sangue fuori de' vasi è l'effetto della sua vi-
talità aumentata. La durala quindi della sua fluidità può essere sino ad un
certo punto misura della potenza vitale di cui il sangue è fornito, e per la
quale resiste alla sua decomposizione, dovendosi riguardare, come il primo
passo verso di essa, il suo coagulamento.
S." Il sangue delle donne, cotennoso o non cotennoso, si coagula in
tempo assai più breve di quello degli uomini: e quello dei bambini ancora
più presto, che non (luello delle donne.
— 10 —
4.° La densità del sangue influisce sul suo rappigliamcnto e quindi sul-
l'apparizione della cotenna: onde che siccome il sangue dello stesso indi-
y'uìuo è di mollo più denso ne' primi salassi, che non nei successivi o dopo
lunga astinenza dai cibi, così nel principio delle malattie intìainnialoric so-
vente il sangue non mostra cotenna, la quale apparisce anche in sulla fine
di queste, ancorché la coagulazione del sangue sia così accelerala da opporsi
alla sua formazione.
5." 1 ripetuti salassi sminuiscono a gr'ila; come in questo caso siffatto fenomeno
può avci- origine dalla cagione ammessa dal dott. Polli? Non sarebbe più al
vero consentanea l'opinione di quelli che stabiliscono nascere la cotenna
dairaumciilala ([uantità della (ibrina? Parve al doti. Pinali che gli esperi-
menti del medico milanese non abbiano mirato a questo scopo, cioè non
tenne conto della indicata circostanza. Negli esperimenti del doli, l'olii fu
estratto il sangue da vasi grossi, da piccoli o da capillari, dalle vene o dalle
arterie? il sangue stillò sempre liberamente o a goccia a goccia?
Il dott. Polli pregò il Presidente a permettergli di prender nota dei dub-
bi! mossigli dal preopinante, onde, presili in matiu-o esame, poter rispondervi
nell'adunanza ventura.
Il Presidente fece notare che le discussioni suirargomento ricscircbbero
troppo lunghe ed luiche intempestive prima che fossero ripetuti gli espcri-
— M —
incnli del doti. Polli dalla (Commissione ch'egli sta per nominare, eleggen-
done a membri i sigg. prof. Fabeni, Presidente della medesima: doti. Bal-
lardiui, Calderini, l'esller. lienvemili. Nardo. Faeen.
11 dott. Luigi Parola di Cuneo eliicse fosse istituita una Commissione, la
(|ualc dovesse esaminare i lavori di statisliea ch'egli presenterebbe al Con-
gresso^ e il Presidente interpellò della sua opinione in proposito il dott. Fer-
rarlo, che avvisò doversi prorogare la nomina della predetta Commissione
dopo che saranno siali presentati gli annunciati hnori.
11 Presidente (lo|)o di avere invitali i membri della Sezione, che deside-
rassero di occuparsi intorno ai temi proposti nell'antecedente Congresso, a
darsi in nota per la ventura settimana, annunziò essere sciolta la presente
adunanza.
Visto — // Prcshtcnlv Prof. G. A. Giacomim.
' Segretarii ì
Prof. A. COIITICELLI.
Dott G. Mlt.k.v.
ADUNANZA
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
JLelto il processo verbale dell'adunanza precedente, il prof. Corncliani
chiese che si aggiungesse a quanto avea dello intorno ai caratteri principali
dati generalmente alla flogosi, anche quello d' ingenerare prodolli organici,
perchè fu da lui indicato. Volle inoltre che riferendo le discrepanze dei me-
dici nell'assegnare i veri esili della infiammazione si notasse ch'egli avea
detto essere dissenzienti anche nello spiegare la ragione de' fenomeni . la
genesi cioè e l'intima natura della flogosi. Infine domandò, che alla sua pro-
posizione espressa col dire, che il ridurre la cefalea, la effcmera ec. alla fa-
miglia de' morbi flogistici sarebbe un voler rovesciare tutta la dottrina me-
dica, si aggiungesse: "perocché non si ammetterebbero le malattie di sem-
plice eccitamento o diatesiche, quelle d'irritazione nel senso italiano della
parola, quelle da iperemia, le specifiche, come le febbri periodiche; clementi
che concorrono a costruire l'edifizio della medicina italiana».
Approvalo in tutto il restante il processo verbale, il Presidente lesse
una lettera dei sigg. Pelilli, Scopoli e Saleri, nella quale chiedevano di
presentare all'adunanza alcuni problemi d'igiene risguardanli la riforma
delle carceri. Stabilì quindi il giorno di mercoledì prossimo (2i) per la
trattazione di questo argomento.
Il doli. Cristofori di Mantova lesse una Memoria sopra la febbre inter-
mittente e sopra un nuovo metodo di curarla. Prendendo le mosse nel suo
discorso dalla terzana semplice, come quella che per l'ordine de' suoi feno-
meni parvegli la più facile ad essere investigata, stabili che, avvenuto un
parossismo di questa febbre, è già compiuto un fatto del quale non rimane
più verim segno nell'individuo, perciocché l'organismo si ricompone alla
salute. Collocò la sede del morbo nella cute, asserendo consistere la sua
— 19 —
causa occasioDalc in uno sbilancio della culanea traspirazione^ derivò la
sua causa prossima da tre condizioni, cioè dalla sottrazione del calorico e
del fluido elettrico o lernio-elettrico, dal subitaneo niuvimenlo centripeto
dei vasi della pelle che desta un movimento inverso negli umori da essi
condotti, e dall'azione di questi umori sul sistema de* vasi, la quale mette
in movimenti anormali la fibra vivente, azione deleteria, siccom'ei la chia-
mò, perchè suscitata da principi! recreraentizii ed eterogenei, riversati nel
torrente della circolazione.
La sottrazione del lluido elettrico o termo-elettrico non si effettua che
nel primo parossismo per l'immediata opera della causa occasionale, sendo-
chè la febbre si rinnova senza che vi sia d'uopo che la causa prima rinnovi
il suo impulso. Si scioglie la febbre quando i principi! eterogenei vengono
per la \ia del sudore o dell'orina eliminati, e ritorna quando ! vasi cutanei
ripigliando il movimento centripeto rimandano i principi! stessi nei vasi
sanguigni, e finalmente si cessa quando ! vasi cutanei, non più sospinti allo
straordinario inverso movimento, son ricondotti al loro naturale ufficio.
Il luiovo metodo proposto dal dott. Cristofor! per curare le febbri pe-
riodiche consiste nel fare frizioni di tre in tre ore sopra tutta la cute, du-
rante l'apiressia, con grasso bene lavato. Riferì ventisette casi di terzana
semplice e doppia, di quotidiana, di quartana, delle quali undici furono con
i di salute dichiarò di non poter accettare, i sigg.
doti. Filippo Spongia, doli. Kvangelisla Zorzalti, prof. .Steer, prof. Stefani Ba-
cliel. doli. Giambattista Duca. doti. Leopoldo Diaggi. prof. cav. Speranza, prof.
Vannoni. doti. Francesco Cima, doti. Lodovico Ballardini, doti. Girolamo Fa-
bris. doli. Orsolalo, doti, (iiusepi)c Ferrarlo, dott. Pietro Heroaldi. doti. Hi-
goni-Slern. dott. Carlo .\mpelio Calderini, doli. Carlo Conti, prof. Filippo
Garresi, doti. Francesco Girelli, doli. Giovanni Gandolli, dott. Pietro iVodari.
doli. Andrea Cristofori, doli. Paolo Menegotto, proL Francesco Verson, doli.
Francesco Fedeli, doti. Pietro Ziliollo, doli. Luigi Parola, doli. G. D. Nardo,
prof. Tre\isini. prof. ca\ . Grilla, doli, Valentino Fassetla, doli. Michiele Luc-
ca, doli. Benedetto Trompeo, proL G. de Kolaudis, doli. Giovanni Duodo.
doli. Tiinoleo Riboli. doli. Paolo Calvi, co. Pelilti, co. Scopoli, doli. Saleri,
nob. A. Porro, doti. Carlo (^allaiico. doli. Pietro Buffa, dott. Beaufort. proL Giu-
seppe Corneliani. prof Francesco Orioli.
— 32 —
iXoiniiió a Prcsidcnle della Comiiii-ssioiic il prof. Orioli, al (|ual(; conferi
la facullà di scegliere imo o più Scgrdarii, secondo che sliniasse più ne-
cessario.
Il doli Cristofori domandò che sia isliluita una (;oinniissione, la «male
faccia (lualclie esperimento col suo nuovo metodo di curare le febbri pe-
riodiche. Il Pi'csidenle osservò che si potranno fare siffatti esperimenti
purcliè vi sieno febbri periodiche nell'ospitale. Jfa avendo il dott. Fcstlcr,
medico primario dell'ospitale, fatto conoscere che allora non v'erano febbri
legittime intermittenti, il volo del dott. Cristofori non potè essere soddisfatto.
Il prof. Veiilnrini di l'ai'ma mosse alcune obbiezioni contro la dollrina
del doli. Cristofori .
i ■" Non si può ammettere che ogni accesso di febbre terzana legittima
sia un fallo compiuto, avvenulo il (piale, il si-slcma resli da ogni condizione
patologica inmiune. Perciocché non esisterebbe jìiù la cagione dei successiv i
parossismi, avendo stabilito il dott. Cristofori nella sua dollrina non esservi
uopo della ripetizione della causa occasionale perchè si rinno\ino i siissc-
guenli accessi della febbre.
2.'" Non si può intendere l'origine delle febbri nate da ingorghi visce-
rali, da vermini, da calcoli ec., le quali sono lìcne spesso intermittenti e la
loro condizione [lalologica è ben lontana dall'organo cutaneo.
3.^ Quanto allo sbilancio della traspirazione si domanda se intender vo-
glia il dott. Cristofori la soppressione o l'aumonlo di (pio.sla finizione, giac-
ché tanto l'uiia che l'altro è uno sbilancio, una perturbazione della medesima.
4.'' Quanto alla causa prossima, posta dal dott. Cristofori nella siiltra-
zione del calorico e del fluido elcllrico o tcrmo-elcllrieo, nel movimento
centripeto dei vasi cutanei e degli umori in essi conlenuti, quanto a questa
causa domandò se sia causa od effetto di nuo\i parossismi. Se è causa, re-
stando sano riiidixidtio dopo il primo parossismo, come disse l'autore, non
v'é causa suflicienle del secondo; se é cITctto, la dottrina é contradditoria.
5." Se la sottrazione del calorico è una delle cause prossime della febbre,
come é che questa non ili indu insorge senza lo stadio del freddo?
6." Se il sudore elimina l'umor deleterio e scioglie la febbre, come guari-
scono quelle, nelle quali non accade il sudore?
Il dott. Crislofori rispose ch'egli amiiieltc una condizione morbosa sus-
sistente nell'apiressia, la quale eonsisic in una innormale attitudine, in cui
— 33 —
sono posti i vasi esalanti della cute dalla impressione della prima causa, che
produsse la sottrazione del fluido lernio-rletirico. Ripigliò il prof. Venturini
che se viene ammessa nell'apiressia una condizione morbosa permanente.
non sa comprendere come il parossismo della febbre sia un fatto compiuto,
quando è cessato. Ma il doli. Crislofori notò di averlo considerato come
compiuto avuto riguardo all'apparenza della salute che mostrano i febbrici-
tanti. !■; il jìrof. Venturini dichiarò che, o\e gli sia a tutto questo acconsen-
tito, non ha più nioli\o d'insistei'c n('lla sua obbiezione. Quanto poi alla se-
conda riflessione, il doli. Crislofori avverti ch'egli intese di escludere le feb-
bri che nascono da ingorghi viscerali o da irritazione gastro-enterica, come
quelle che non sono legittime, perchè nate e mantenute da vizii stromen-
tali. li pi'of. Ventiu-ini negò che gl'ingorghi splenici, epatici sieno da ri-
sguardarsi per vizii slromcntali. e sostenne essere turgori dinamici, bene
spesso non manifestali da fenomeno alcuno. Ma il doti. Crislofori replicò
che i turgori della milza e del fegato recano anche nell'apiressia inappe-
tenza, senso di peso, di slirnmcnto ec . fenomeni che non si os.servano nelle
febbri legittime. Soggiunse il prof. Venturini che anche nell'apiressia di que-
ste gl'infermi pruovano mal essere ed altre perturbazioni.
Colla buona intenzione di comporre le dissenzienti opinioni, il doti. Scor-
legagna annunziò di conoscere un fallo decisivo in favore del doti. Crislo-
fori, cioè che nel suo passaggio per ManloNa udi dal medico primario del-
l'ospitale di (|uclla città che in esso si guariAano le febbri inlermiltenli
colle unzioni del grasso di maiale. Ma il prof. Venturini rispose non aver
egli mai inteso di negare i falli riportati dal medico di Mantova riguardanti
la virtù (li eodesle unzioni
Il sig. .Mompiani lesse akiuantc jìarole intorno alle quistioni igieniclK'
proposte dal co. Petitli, ed espresse il desiderio che sien falli de' saggi di
confronto in a])posile carceri provinciali fra il sistema di Filadelfia e quello
ili .Auburn. onde raccogliere dati morali, igienici e giuridici, e cosi preparare
con lento, ma sicuro passo, la tanto desiderata e bcnclica liforma.
Dopo di tutto (jucsto il Presidente dichiarò sciolta l'adunanza.
Visto — // Preaiflniie Prof. (j. X. iji.uniuyi.
Segretarii }
Prof. A. OinTicKLi.i.
Doti. G. Ml'c^.l.
ADUNANZA
DBI, GIORNO ■ì'2 SETTEMBRE
JLjelto il processo verbale della sedula precedente, il sig. Gottardo CaU i
ilomandò che fosse aggiunto alla ridessione da lui fatta nell'argomento ri-
sgiinrdante la igiene delle carceri «che per le ragioni .iddotlc la Commis-
sione si dia cura di esaminare in primo luogo gli undici argomenti del si-
stema tiladelliano, e poscia, qualora non creda poter trovarvi una soluzione
soddisfacente, passi a trattare degli altri relativi al sistema auburniano ?i .
Acconsentita l'emenda ed approvalo in tutto il icstanle il processo verbale,
il Presidente annunziò che la Presidenza generale, sentilo anche il voto del
sig. Ketlorc Magnifico di (picsla I. U. Università, ha stabilito che la (;omrais-
sione destinata ad csanu'narc le ([uistioni d'igiene delle carceri cominci nel
dì venturo i suoi lavori, radunandosi nella stanza segnata colia lettera G di
questa Università dalle ore sette alle nove della mattina, non polendo in-
lerveuire alle sedule che i soli membri già nominali.
Il dott. Asson di Venezia lesse una ."\Icmoria sulla llebilc, nella quale.
prima di determinare la vera condizione patologica che costituisce siffatta
infermità, stimò bene di a.ssegnare i caratteri generali da lui risguardali
come propri! della llogosi. .Sono questi esagerazione della potenza od azione
nervosa, svihipjìo ed aumentala azione del sistema vascolare, mutali pro-
dotti e cangiata vegetazione delia parie. iN'egò che la semplice dilatazione
delle vene sia il sintonia sicuro delia loro ijiliammazione, quand'anche si
volesse anuuetlerc che fossero suscettibili di attiva dilatazione per una pro-
prietà in.sila nelle louaehe o per un Icssulo erettile che si credesse far parte
delle tonache slesse contro il fallo anatomico. Asserì che la dilatazione delle
vene nella flebite dipende dall'impedito esercizio, per colpa della flogosi,
della contrattilità propria della loro membrana fibrosa, perchè, accumulatosi
— 35 —
il sangue e ridollo grumoso, le vene si dislendono, le valvule si spiegano
e questi vasi compaiono attraverso la cute in forma tli striscio azzurre, do-
ienli, nodose; di poi, solidiuidosi il j;ruiiio ed avvenendo il coalito delie pa-
reti e l'utrolia, si riducono alla lornia di solidi cordoncini . Aggiunse che le
predelle striscio, anziché azzurre, si mostrano rosse quando la parete esterna
delle vene o il tessuto cellulare che le circonda è molto iniettato. In questo
caso havvi la flebile esterna di Velpeau, il quale ne distingue anche l'tn-
ternn e lu media, tulle e tre insieme le più volte esistenti.
La llebile non è indicata, secondo il doti. Asson, dal semplice arrossa-
mento della superficie interna della vena, il quale può esser effetto dell' im-
bcvimento o della ecchimosi, ma è contrassegnata dai grumi sanguigni e fi-
hrlnosi ad essa aderenti, dairaddensiuneulo. dalla ipertrolia. dalle ulcera-
zioni, dalle pseudo-membrane, dal pus, il (piale riempie le \ene od e posto
fra i grumi e le pareti ovvero è raccolto nel centro dei grumi stessi . An-
che la cancrena è uno degli esiti della flebite, la (piale si dilala dall' interno
all'esterno o viceversa. Il dott. Asson, dopo di avere combatlulo il coneello
patologico di Cruvcilhier, il quale, seguendo Ribes, tiene la llebile capillare
come condizione costante ed essenziale di tulle le inlianunazioni, passò ad
esporre le risullanze delle numerose sue osserNazioni cliniche e necrosco-
piche sull 'attinenza, che passa fra la flebite e varie malattie, specialmente
esterne, come le idropi. le risi|)ole. gli ascessi, le varici, le violente lesioni,
le piaghe spleniclie, com'ei le chiama, lo scorbuto, le cancrene, le aflezioni
cancerose, la febbre d' infezione e gli ascessi metastatici .
Queste sue osservazioni gli fecero conoscere la complicazione fre(piente
della flebile coll'arlerile e coH'artero-liliasi, la sua esistenza o .sola o compli-
cala coli' allezion delle arterie non solamente nell'ai'lo ch'è sede della malattia
e della cancrena, ma eziandio nell'opposto, presentando in anibidue gene-
ralmente gli stessi gradi e la medesima estensione, e talvolta anche mag-
giore nell'arto sano. La qual cosa il doti. Asson fa dipendere dalla influenza
clic ha il sistema nervoso nel produrre la cancrena in un nieiiibro. anziché
nell'altro. Gli moslrarono la mancanza d'ogni segno della flebite nelle vene
cerebrali e nei seni in que'casi di afl'ezione encefalica susseguente alla fle-
bite: guasti maggiori inline nell'arlcria, che nella vena della milza, in quelle
alterazioni di quest'organo eminentemente venoso, che accompagnano tal-
volta tulle le indicale malattie.
19
— 36 —
Il (lofi. Timoteo Hìboli di Parma narrò la storia di un fanciullo di ven-
lisci mesi e quindici yioriii, fornito di straordinario sviluppo del corpo,
spceialmenlo delle parti genitali, e ne presentò il ritratto in miniatura,
dando anche le dimensioni di tutto il corpo e delle parli generative. La
grossezza del pene e dei testicoli uguale a quella che hanno ncU'uomo adulto,
il rovesciamento del prepuzio senza lacerazione del frenulo e lo sviluppa-
menlo enne
prolungala per virtù dello spirilo di vino, e la morte del secondo fu avac-
riata per l'azione dell'acqua di lauro ceraso.
A due altri conigli diede quindici grani di cantaridi in decozione, e tre
ore dopo porse ad uno quindici grani di acqua coobala di lauro ceraso, al-
l'altro venti grani di alcoolc. Quello in cimine ore mori, qucslo, dopo di
.ivere grandemente soITcrlo e lottato colla morte, sopravvisse.
— 38 —
Ouinilifi cuMiii di cantaridi in decozione ncH'acqua furono dati a tre co-
nigli, ad uno dei quali si amministrarono di poi \enli iji'ani di alcoole, ad
(in altro quarantanove grani di acqua coobata di lauro ceraso, e al terzo
nulhi. 11 primi) peri in diciotto ore, il secondo ncU'alto che gli si ammi-
nistrava l'acqua, il terzo otto ore dopo di a\cTC ingoi.tta la decozione delle
cantaridi.
Di quattro conigli, ai (juali si diedero diciassette grani di cantaridi in
polvere, ad uno si esibirono venti grani di acqua coobata e fra tre quarti
d'ora era morto, al secondo tredici grani di alcoole e mancò di vita in capo
a due ore, al terzo ventisei grani di alcool e questo pure peri, ma più tardi,
al quarto venti grani e \isse. Questo esperimento medesimo sorti lo stesso
efrellu in altri due conigli .
Da siffatti esperimenti il dott. Broglia slimò di poter conchiudere che
il primo coniglio rimase più prcstamcnle estinto per la so|)raggiunta azio-
ne dell'acqua di lauro ceraso: clic il secondo, ad onta di avere pur bevuto
dell'alcoolc, peri perchè la dose di questo non fu bastante ad elidere gli
effetti delle cantaridi ; che il terzo morì per colpa della preponderante azione
dell'alcoolc; e che infine gli ultimi sfuggirono alla morie, perchè l'alcoole
bastò a cessare l'azione deleteria delle cantaridi.
A sei conigli fu dato un grano di cantaridina j)er cadauno. A due di
questi furono di poi somministrati cinquanta grani di acqua di lauro ceraso,
e morirono prestissimamente. Un altro che avea preso tredici grani di spirilo
di vino, mori solo vcntiqualtr' ore dopo. Gli altri Ire ricuperarono più o men
presto la sanità, ai quali fu fatto prendere l'alcoole alla dose di dieci grani.
Da tutti questi esperimenli il doti. Broglia credè di potere stabilire
che gli effetti delle cantaridi sono in generale identici a quelli che produce
l'acqua coobata di lauro ceraso, opposti a quelli che arreca lo spirilo tli
\ino, perchè questo elide gli effetti delle cantaridi, menli'e quella aumenta
la loro azione deleteria. Per la qual cosa stabili che l'azione dinamica delle
cantaridi è nei conigli ipostcnizzantc; ed avendo inoltre osservato che più
l)reslo succede la morte per opera delle cantaridi date in decozione, che
somministrate in polvere, nella quale ultima forma inducono effetti locali di
gran lunga più gravi (escoriazioni), fermò che l'effetto dinamico delle canta-
ridi è in ragione inversa dell'azione loro meccanica o fisico-chimica, come
si voglia meglio chiamarla.
— 39 —
Finalmente il doti. Broglia riferì una storia di una peritonite puerpe-
ralc, già passata all'esito dcH'effusione sierosa, nella quale nianifeslanienle
nocive riuscirono le pri-parazioiii oppiale prescritle dal medico curante: e i
vivi dolori, la sete, la febbre ce. alleslarono essere ancor prevalenic il [)ro-
cesso flogistico a malgrado di quattro salassi e di altri argomenti anlillogi-
stiei messi in opera prima di adoperar l'oppio. Il nitro e la squilla ordinati
dal dolt. Broglia recarono qualelie vantaggio, e in velili gioi'iii la donna fu
del tulto guarita essendosi agi' indicali farmaclii sostituite le cantaridi alla
dose di un grano, la quale si aumentò a grado a grado fino a due nello
spazio di vcnti()uattro ore. Ricordati per ultimo altri due fatti da lui osser-
vati, e quattro veduti da' suoi colleglli doti. Alverà e Cenfomo, analoghi al
surriferito, concbiuse che anche le osservazioni sull'uomo ammalato dimo-
strano l'azione iposlcnizzante delle cantaridi .
Letto il sunto della sua Memoria, il dott. Broglia dal Persico la depose
sul banco della Presidenza. Surse allora il dott. Giacinto Namias di Vene-
zia, ed avendo prima chiesto al prcopiiianlt' che cosa intenda per azione
meccanica o fisico-chimica, sostenne che gli esperimenti fatti sui conigli non
provano assolutamente aver le cantaridi azione deprimente o rinfrescativa,
perciocché da una parte gli effetti cadaverici che mostrarono sono analoghi,
tanto quelli prodotti dalle cantaridi, quanto quelli cagionati dall'alcoole, e
dall'altra parte è notissimo che quest'insetti spiegano un'azione Porjosantv
sulla cute e sulle vie dell'orina. Per la qual cosa stimò essere più sano con-
siglio di attenersi a siffatte nozioni, dichiarando essere affatto inutili e in-
concludenti le sperienze tentate sugli animali .
Risiwse il dott. Broglia che i cadaveri dei conigli presentarono effetti
notabilmente diversi, perciocché gii uccisi daìl'alcoole mostrarono iniezioni
di color rosso vivo nel cervello, nei polmoni ec. e ingorgate di sangue le ca-
vità sinistre del cuore, laddove nei morti per le cantaridi si videro ristagni
di sangue fosco nel basso ventre, e ripiene di sangue atro le cavità destre
del cuore, appunto come si osservò negli av\e!enati dall'acqua coobala di
lauro ceraso. Fece inoltre notare contro l'opinione del preopinante essere
utili e nccessarii gli esperimenti sui bruti in tale argomento, appunto perché
i pareri de' medici sono molto discordi, ed aggiunse di aver riferiti alcuni
fatti propri! e d'altrui, dai quali si fa manifesto che malattie infiammatorie
furono vinte per mezzo delle cantaridi . ."\Ia il dott. Namias replicò che gli
— 40 —
eseiiipii tli malallie flogistiche, nelle quali si associò alle canlaridi il salasso,
non meritano fede e si [Mssono mettere tra i fatti sparii, se pure fatti spurii
si danno, non facendo sicura prova
Ripigliò il doti. Broglia richiamando alla memoria del medico veneziano
ohe nel caso da lui riferito non si usarono le cantaridi insieme al salasso, che
dopo i salassi fu dato l'oppio con jK-ggioramcnto evidente della malattia,
e cJu- (piando furono da lui prescritte le cantaridi v'erano i più manifesti
segni di mio stato flogistico ancor prevalente. Alla domanda poi clic il dott
Namias gli fece, come mai le cantaridi flogosando la pelle non debbano pro-
durre lo stesso effetto quando vengano date per bocca, rispose il doti, dal
Persico non essere direttamente florjosanle nemmeno l'azione delle cantaridi
sulla cute, ma semplicemente irritante, e doversi distinguere l'azione mec-
canica 0 locale da quella che manifestano dopo di essere penetrate nel pro-
cesso dell'assimilazione Ma il dott. Namias non s'acquetò a tale risposta
sostenendo ch'egli non potrà mai conectlere alle cantaridi virtù deprimente,
mentre osser\a che applicate sopra una piaga inlianmiat^i e suppurante, ne
aumentano la suppurazione, e la esperienza dei medici più nominati pro-
clamò utili i vescicatorii contro le malallie di debolezza.
Il Presidente, essendo l'ora trascorsa, rimise le discussioni sul mede-
simo argomento al giorno appresso e dichiarò sciolta l'adunanza.
Visto — // Presidente Prof. G. A. Gucomi.m.
/ Segretari
Prof. A. CoRTicEi.Li,
Doti. G Mvr.fji
ADUNANZA
DEL GIORNO n SETTEMBRE
lecito il processo verbale di ieri ed acconsentita l'emenda chiesta dal
liott. Naiuias, il quale volle che fosse espresso «slimar egli inutili gli espe-
rimenti sugli animali colle cantaridi, perciocché se ne hanno molli fatti sul-
l'uomo, che ne dimostrano l'azione» fu nel restante approvato.
Il Presidente annunziò che dal Consiglio dei Presidenti, Vice-Presidenti
e Segretarii delle Sezioni fu deliberato di proporre all'adunanza generale, che
si terrà domenica prossima (25) alle ore dicci antimeridiane, un articolo ad-
dizionale allo Statuto organico dei Congressi Italiani, e che in questa adu-
nanza medesima si farà la scelta della città, nella quale si dovrà riunire il
Congresso nell'anno 18 4 4.
Il doti. Andrea Alverà di Vicenza descrisse e mostrò uno istrumento da
lui inventalo per misurare la durezza del sangue ()uaglialo fuori dei vasi, che
nominò cmatosclerometro. Lo scopo dell' inventore fu di procacciarsi una
costante norma onde conoscere la comparativa durezza del sangue e della
sua cotenna.
Il doli. Fumiani di Padova rese conto dei risultamenti ottenuti colla me-
dicazione delle terme euganee, regolala secondo i principii da lui esposti nel
suo Trattato sui bagni e fanghi termali, stampato nel 4 841. Compendiando
quanto egli dettò in quella sua Memoria, e richiamando alla mente qimnlo
avca stabilito riguardo alla differente azione, onde operano i predetti bagni
e fanghi, secondo che sono usati freddi, tiepidi o caldi, perciocché il calo-
rico agisce in senso del lutto contrario a quello dei principii salini che li
rendono minei-ali , scese a narrare succintamente alcuni casi dì cossite, pe-
dartrocacc, cliirarirocace, paralisi, rachitide, scrofola, artrilidc, lombagi-
ne ce, ne' quali i bagni e fanghi euganeì applicati tiepidi o freddi, secondo
— 42 —
le varie indicazioni alle (juaii era mestieri soddisfare, trionfarono pienamente
di alcune delle succennale infermila, ed alleviarono più o meno le altre in
modo, che dee rimaner la speranza di guarirle del tutto colla rinnovazione
della slessa medicatura nelle successive stagioni .
(1 doli. Luigi Parola di Cuneo riferendo alcune osservazioni traile dalla
statistica medica, della quale distribuì un Quadro a slampa ai membri della
Sezione, si arrestò particolarmente sui seguenti utilissimi risullaraenli, che
egli credè essere da quelle eompro\ ali . Il vaccino innestato nello stadio pri-
mo del vainolo ed in quello dell'eruzione modifica in molli casi la malattia
per modo, clic converlcsi in \aiuoloide, lo clic fu confermalo anche in Fran-
cia, come appare dal Rapporlo fatto da Gauticr de Claubry, del i 84i , all' Ac-
cademia di medicina. Narrò che in un fanciullo sul quarto giorno della eru-
zione vaiuolosa confluente spuntarono tre piccoli bottoni di vaccino nei luo-
ghi dell'operato innesto, i quali diedero materia, dalla quale nei successivi
anneslamenli si ebbe vero e regolare vaccino. Trovò efiicaeissimo il salasso
ad impedire il ritorno delle febbri periodiche ribelli e recidivanti, praticato
dopo l'uso del cliinino, né osservò mai recidive originate né dai purganti,
né dai salassi i quali mostrarono sempre la cotenna. L'olio della segale cor-
aula, eslrallo secondo il metodo di Wiggers, fu da lui trovato molto profit-
tevole nelle sinoche, angioili, tisi, pneumorragie, diarree, dissenterie e leu-
corree, e stabili dover essere questo il principio attivo e medicamentoso di
questi semi. Presentò finalmente in dono alla Sezione la statistica delle ma-
lattie curale nello spedale civile di Cuneo dal novembre del 1841 al sel-
lembre di ({uesto anno.
Riaperlasi la discussione sulle cantaridi, il prof. Venturini dopo di avere
chiesti al dott. Broglia dal Persico ed avuti degli schiarimenti sulle strade,
che percorrono le cantaridi per giungere agli organi orinarli, e sulla ragione
per la quale le cantaridi stesse passano nella circolazione senza irritare i
vasi: si rivolse al doli. Namias dichiarando che le sue obbiezioni non gli
sembravano giuste, non avendo distinto l'azione locale irritante delle canta-
ridi dalla dinamica, che spiegano sopra tulio il sistema . Perciocché applicale
localmente a guisa di (jualunque altro corpo irritante (presa questa parola
nel signiticalo datole dalla scuola italiana) irritano bensì ed infiammano la
pelle sollevandola in vescica, ma da questa loro azione locale non si può in-
ferire che identica virtù dispieghino sul sistema generale, per la stessa ra-
— 43 —
gionc che non puossi condì iiidcrc che un ferro tagliente od un corpo contun-
dente agisca eccitando o i^tiniolundo, perché dietro la sua azione sviluppansi
nella parte e poscia in tulio il corpo fenomeni d'iperslenia o di eccitamento
accresciuto. Questi sono effetti secondarli derivatili dall'alterazione organica
prodotta dal ferro, non dall'azione prima dc'i medesimo, siccome del pari
effetto secondario della soluzione di continuo o della piaga provocala dalle
cantaridi è l'esaltato eccitamento conscguente alla loro applicazione, ma in-
dipendente dalla loro azione dinamica.
Chi volesse, prosegui il professore di Parma, giudicare che un rimedio
abbia virtù dinamica stimolante, perchè applicato in istato di concentrazione
suscita iri-iUtzione e flogosi o distrugge anche le parti vive, dovrebbe collocare
fra gli stimolanti il sublimato corrosivo, gli acidi acetico, tartarico, ossalico,
prussico, solforico ce. , i quali, com'è noto, irritano, infiammano e distrug-
gono le parli vive quando concentrati le toccano, mentre convenientemente
diluti valgono costantemente a deprimere l'universale eccitamento. Il tartaro
emetico, la squilla, l'olio di croton e di lauro ceraso producono irritazione,
infiammazione, sollevamento di vescichette e di pustole, e si pure sono pos-
senti debilitanti o controstimolanti, valevoli a trionfare contro le flogosi più
ardite e pertinaci. Quanto poi al dichiarare stimolanti le cantaridi, percliè
si veggono giovare in nialallic giudicale d' indole astenica, fece riflettere il
prof. Venturini, che gli avanzamenti della patologia italiana dimostrarono
che il tifo e le febbri putride, gli esantemi ed altre malattie, contro le quali
si usarono con profitto i vescicatorii, sono sempre legate a condizione flogi-
stica. Dalle quali considerazioni parvegli bastantemente provato che l'azione
dinamica delle cantaridi non si può dichiarare stimolante per la sola ragione,
che sotto date circostanze spiegano anche il potere irritante, e che molto
meno si può conceder loro attività stimolante, avuto riguardo alle malattie,
contro le ([uali mostrò l'esperienza essere profittevoli.
Rispose il dott. Namias ch'egli, negando alle cantaridi l'azione depri-
mente, non intese di attribuire loro l'azione slimolante, perchè infiammano
la cute e gli organi orinarii, e che solamente volle sostenere i fatti portati
in campo dal dott. Broglia dal Persico e da altri non esser tali da stabilire
come principio che le cantaridi operino deprimendo, e che nello stalo at-
tuale della scienza conviene star paghi di riconoscere in esse l'azione ve-
scicatoria della cute, la diuretica e fiogosanle delle vie orinario. La quale
20
— 41 —
dichiarazionr \rnnc dal prof. Venturini in parie accordala, ma non concesse
al prcupinaiìlc che nello slato attuale delle cognizioni fannacologichc non
debbasi accordare alle cantaridi la virtù deprimente.
Il prof. Filippo Garresi di Siena espose due falli clinici d' idrope ascile,
l'una proveniente da colile, l' altra da phlfijmasia alba ilulciis delle puer-
pere; riferi esempii di oltalmile e di uretrite, le quali furono guarite colluso
interno ed esterno delle cantaridi e della cantaridina. Nella cura di queste
ebbe il destro di vedere manifesti segni di abbattimento vitale prodotto dai
suddetti medicamenti. Aggiunse che nella presente quistione, animcllendo
le due azioni Gsico-cbimica e dinamica nella stessa sostanza medicinale, gli
parve che si possa render ragione degli effetti flogosanti cagionali da far-
machi riconosciuti per l'esperienza degli antichi e dei moderni quali depri-
menti 0 antiflogistici. Espresse il dubbio che il soverchio ritegno di alcuni
a non voler vedere nelle cantaridi la virtù di controstimolare dipenda dal-
l'cssersi arrestati sulla considerazione più degli effetti locali, perche più
manifesti, che dei dinamici non cosi di leggeri evidenti. Invitò inline a
raccogliere e studiare i fatti clinici piuttosto che a perdersi in lunghe di-
scussioni teoretiche, le quali piuttosto intenebrano che non illustrino l'ar-
gomento.
Interpellato il doli. Namias dal Presidente se avesse da opporre alle cose
dette dal prof. Garresi, o se desiderasse di udire prima gli altri che doman-
darono la parola, rispose che avrebbe ripigliala la discussione dopo che tutti
avessero parlalo, e che se ciò non potesse avvenire in (picsta seduta dovendo
egli assentarsi, avrebbe risposto per lui nella ventura il doti. Finali, il quale
non ha opinioni diverse dalle sue sul discusso argomento.
Il doti. Paolo Menegolto di Vicenza riferi due fatti clinici, quello cioè
di un uomo colto da cistite con iscuria e febbre, guarito in brevissimo tempo
colluso delle cantaridi somministrate per bocca, e l'altro di un giovane che,
avvelenatosi con forte dose di tintura cantaridata, fu sanato sollecitamente
col mezzo del rhum, dell'etere e del laudano.
Anche il doti. G. D. Nardo di Venezia prese parte alla discussione limi-
tandosi principalmente ad esaminare gli effetti dell'azione fisico-chimica delle
cantaridi, la (|uale siccome operando sulla pelle produce flogosi o apparenza
di flogosi, cosi è la precipua cagione onde buona parte dei medici sono tratti
in errore negando a questi insetti la virtù controstimolante Ed a\endo egli
— 45 —
ricordata la distinzione da lui stabilita in altri suoi scritti fra l'azione cau-
stica 0 chimica e l'azione epispaslica o chimico-vitale, quella eziandio attiva
sul corpo morto, (juesla bisognevole della vitalità per potersi effettuare, con-
chiiisc clic la cantaridina spiega localmenlc ([uest'ultima maniera di azione,
ma che ha inoltre una virtù dinamica, deleteria, diretta principalinente sul-
l'asse cerebro-spinale, la quale si manifesta con fenomeno di generale ab-
battimento, comprovala da numerosi fatti ed ammessa di recente anche dai
tossicologi francesi . Da ultimo sostenne che si recò in campo ingiustamente,
come argomcnlo diretto ad impugnare l'azione conlrostiniolanle delle canta-
ridi, rcffetto epispastico che apportano alla pelle e l'irritante sulle vie del-
l'orina, come avvisò il preopinante dott. Namias.
Oppose il dott. Pinati, scendendo nell'arena contro il doli. Broglia, che
le conclusioni tratte da' suoi esperimenti non gli sembrano giuste, percioc-
ché non sa vedere in essi una costante e diametrale opposizione fra l'azione
di una sostanza e quella dell'altra, essendo morti anche i conigli, ai (piali
fu somministrato l'alcoolc dopo le cantaridi.
Ma il dott. Broglia gli fece riflettere che non lutti i conigli, ai ([uali fu
dato lo spirito di vino dopo aver prese le cantaridi, sono periti, mentre al-
cuni sopravvissero, e l'alcoole li mantenne in vita elidendo l'azione di tanta
({uantità di cantaridi, che da sola gli avrebbe certamente ammazzali: altri
perirono, a cui non si amministrò una dose sufficiente d' alcoole : fece altresì
por niente al fatto mostrato da' suoi esperimenti, che cioè i conigli, i quali
vennero a morte, durarono più lungamente in vita di quelli che non pre-
sero l'alcoolc, e molto più a lungo di quelli a cui fu esibita l'acqua di lauro
ceraso. Per la qual cosa conchiuse che nelle sue spericnze manifesta è la
costante opposizione fra gli effetti delle sostanze impiegate.
.\vendo aggiunto il dott. Finali clic, per provare l'azione deprimenle delle
cantaridi e che l'alcoole ne fosse l'antidoto, sarebbe stalo mestieri che questo
avesse costantemente salvati i conigli, il Presidente gli fece riflettere che con
tale argomento si potrebbe provare che anche il salasso non è deprimente,
perché non guarisce tutte le infiammazioni: osservò altresì che dopo i fatti
clinici oggi recali in mezzo per illustrare l'argomento discusso, gli sembra\a
inutile consumare maggior tempo nello arrestarsi sugli esperimenti tentali
sui bruti: consigliava il dott. Pinati ad entrare nella parte più importante
dcll'argomenlo, ncH'esame cioè delle osservazioni fatte suH'udiuo.
— 46 —
Ripigliando la parola, il doti. Finali dichiarò che gli cspcrinicnli sugli
animali bruii con dosi di sostanze alle a indurre l'avvclenanicnlo e la morie
spellano più alia lessicologia che alla farmacologia: doversi assegnare un li-
mile fra qucsle due scienze 5 male argomentarsi dagli effetti lossicologici agli
elTelti farmacologici^ esser d'uopo distinguere l'azione meccanica dalla dina-
mica, l'azione antiflogislicK-» dalla deprimente: aggiunse che l'azione depri-
mente ò primitiva sulla libra vi\enle. secondaria l'anliflogistica. anzi l'ulti-
mo anello di una catena di molle azioni successive; dall'aver giovalo un
rimedio in alcune infianmiazioni non potersi dedurre che il rimedio è depri-
mente: anche il fuoco applicato alle parli infiammale non di rado giovare,
e la tintura tebaica applicata agli occhi \ incere le ollalmie. Conchiuse che
nello stato attuale della scienza sembragli intempestivo rammettere l'azione
dinamica deprimenle delle cantaridi anche perchè i medici sarebbero con-
dotti ad usarle con danno in tutte le infìammazìoni e in lutti gli sladii delle
medesime. Fu quindi sciolta l'adunanza
Visto — // Presidente Prof. G. A. Giacomini.
( Prof. A. CORTICELU.
/ Segretarii <
/ Doli. G. Mlgra.
ADUNANZA
DEL GIORNO 24 SETTEMBRE
Lictto ed ypprovato il processo verbale dell'antecedente adunanza, il
doti. Adolfo Benvenuti di Venezia, Segretario della Commissione incaricata
di ripetere gli esperimenti del doti. Polli sul sangue, lesse la seguente Re-
lazione sugli ottenuti risultamenti.
La Conmiissione nominata allo scopo di ritentare e far prova delle nuove
osservazioni dell'onorevole sig. dolt. Polli sovra il sangue umano, vi reca per
mia voce le risultanze che ottenne nel breve tempo concesso a questa ma-
niera di spericnze, le quali, aggiunte alla lunga serie di quelle già ottenute
dall'autore, danno fondata speranza abbiano a durare nella scienza.
Per esse abbiamo veduto a non dubbia prova, che il sangue estratto da
una vena eambia de' suoi caratteri dal principio alla fine della sua uscita.
Per esse, che alcuni di que' caratteri tu puoi cambiarli a talento, smovendo
il sangue che zampilla dalla vena, ed anche adoperando vasi di varia capa-
cità o materia: per esse finalmente, che si ritarda e si toglie anche la qualità
plastica del sangue coll'aggiunta di qualche sale.
E per dire del modo col quale la Commissione procedeva alle sperienze,
facciamo conoscere che con apposite annotazioni ognuno de' membri della
Commissione segnava i risultati che gli accadeva di osservare sul tempo
della coagulabilità e sulle relative apparenze del sangue, sulle modificazioni
che assume in istato di movimento o di ane.
osscr\alo dal prof. Giulio, preso da idrofobia, da telano ec. per colpa delle
cantaridi, e guarito col laudano e coll'ammoniaca, e fece riflettere che nella
storia non è indicato se si abbia nel tempo stesso largheggialo nelle bevande
mucilagginosc. Accennando poi all'esperimento fallo dal prof. Giacomini sul
giovane suo scolare Canton, osservò che gli fu esibita la cantaridina col latte
di mandorle e col rhum, e sostenne che il liquore ha giovato in quanto l'al-
coole in esso contenuto si uni chimicamente alla cantaridina e n'elise l'azio-
ne, come l'albumina e il glutine elidono quella del sublimato, e il tritossido
di ferro quella dell'arsenico. Conehiuse inflne che dal vedere dissipati per
virtù degli alcoolici gli elTctli delle cantaridi non è lecito dedurne che ab-
biano azione deprimente.
fi Presidente, volendo ribattere (juanto dal preopinante fu asserito contro
l'esperimento del giovane Canton, fece notare che cinque oliavi di grano di
cantai-idina lo avea ridotto a tale sialo di languore da non potersi più reg-
gere in piedi, con polso lentissimo, debole e freddo all'estremità ec. ; che
rlopo il \omito del vino di Malaga bevuto i fenomeni di abbattimento si au-
mentarono: e che nove oncie di rhum più tardi pigliate in una sola volta
dissiparono tutti i fenomeni, ne il Canton, sobrio per indole, provò il più lieve
fenomeno di ebrietà. Ora in questo caso, domandò, nel quale fu bevuto il
rhum quando già la cantaridina avea spiegati i suoi effetti sull'universale,
rome supporre che l'azione chimica dell'alcool, supposta capace di neutraliz-
zar la cantaridina (ciò che non è e lo prova l'attività vescicatoria della tin-
tura di cantaridi) potesse averne cessato i gravissimi fenomeni? Conchiuse
che questo fallo non può essere minimamente infirmato dalle opposizioni
del cav. Griffa.
— 55 —
Anche il (Ioli Broglia confutò le obbiezioni del professor torinese ri-
cordandogli che la decozione aciiuosa delle cantaridi uccise i conigli ne' suoi
esperimenti^ clic oltre a questa adoperò le cantaridi in pol\crc, la cantari-
dina sciolta nell'olio di amandorle, non mai la tintura alcuolica; che avea
chiamato meccanica l'azione locale delle cantaridi, ed anche fisico- chimica,
vocaboli per lui in questo riguardo sinonimi.
Il prof. Cnrneliani narrò due cscnipii d'idrope consccuti\a alla scarlat-
tina, ne' quali riscalita mautcncvasi ancora la febbre e la condizione flogi-
stica, guariti colle cantaridi ainniinislrate per bocca. Vide dall'azione di
((ueslo farmaco mitigarsi a grado a grado la febbre, rendersi nicn forte e
meno frequente il polso, aumentarsi le orine, muoversi il sudore e ritoniai'e
perfetta la sanità. Dichiarò doversi questi due fatti aggiungere agli altri che
dimostrano l'azione controstiniolanlc delle cantaridi^ ma, oltre a questa, es-
sere di mestieri concedere ad esse, come a lutti gli altri rimcdii, un'azione
(jualitativa, irritante nel senso italiano, gli effetti della quale si diffondono
nell'universale, regolati dalle leggi della simpatia e dell'antitesi % itale.
Il dolt. Giacomo Bologna riportò una ncuroscopia d'un pazzo morto nel
morocomio di Miiremberg per aversi mangiato un vescicatorio fatto colle
cantaridi, nel tubo gastro-enterico del quale non si rinvenne né infiamma-
zione, nò ulcerazione, né cancrena. Ricordò un caso di una donna avvele-
natasi con dodici semi di euforbia latiridc. nel cadavere della quale non si
rinvenne alcun vestigio di flogosi od altri effetti che rispondenti fossero alla
virtù irritante e caustica di questi semi. Richiamò infine l'attenzione alle
guarigioni delle risipole, dei buboni, degli idrarti dolenti, caldi, infianunati
per mezzo delle cantaridi applicate sopra le parli ammalate, falli che dimo-
strano la loro azione deprimente.
Il dolt. Podrecca di Padova narrò dettagliatamente un caso di avvelena-
mento per le cantaridi, nel quale essendosi adoperato da prima il metodo
antidogislieo, l'individuo era pressoché ridotto all'agonia: e il laudano misto
coll'acqua di cannella e il vino da lui prescrittogli lo condusse solleeilamente
alla guarigione, senza che la forte dose di quest'oppiato abbiagli cagionali i
soliti suoi effetti narcotici.
Non avendo alcun altro richiesto di parlare, il Presidente richiamando
l'attenzioiie del consesso sull' insieme dell'attuale discussione, fece notare che
da un lato furono riferiti non pochi fatti, dall'altro si produssero dei ragiona-
— 56 —
nienti « (lille opinioni; ina che i falli però tulli, se si eccettui (|uello ilei
«loti. Forre assai complicato e quindi non (ipportuiio a trarne assolute e certe
deduzioni, attcstano in favore dell'azione iiMsteniz/.ante o deprimente delle
cantaridi. Popò di che disciolse l'adunanza.
Visto — // f'ifiiitrnic Prof. G. A. Giaiouim.
C Prof A. (Joim<.n,i.r.
/ iSi'urrtaiii l
) Doli. G. Meo*
ADIÌVA!\ZA
DEL GIORNO .e SETTE31B11E
iVi |)ioci.'>so \crbale della precedente adunanza il prof. ca\ . Griffa do-
inaiidó che fosse aggiunto alle sue obbiezioni contro la virtù deprimente
delle cantaridi, di aver osservato che da tutti i farmacologi è raccomandata la
canfora come \ale\ok' a temperare la loro azione sulle vie orinarle, e che
la canfora, fornita di potere controstimolante, non |)otrebbe opporsi agli ef-
fetti delle cantaridi, se queste non fossero di contraria virtù dotale: e che
sia pure aggiunto il caso da lui riferito d'un giovane che ingoiò un vescica-
torio contenente due dramme di cantaridi, ed ebbe a sofferirne ardore, spa-
smi \iolenti, ematuria ce, e fu guarito dal ilott. Lucca con nmcilaggini sem-
plici e sci o sette salassi. Aumicsse queste aggiunte ed approvato nel re-
stante il processo verbale, il Presidente fece riflettere al ca\ . Griffa che la
canfora e gli oleosi sono raccomandati per temperare l'azione irritante sulle
vie orinarle e non già per diminuire l'azione dinamica, la quale anzi col-
liuiiorie dulia canfora viene accresciuta.
11 dott. Giovanni Gandolfi di Modena intrattenne il consesso colla lettura
d im breve sunto di una sua opera di recente stampata che lia per titolo
"Ricerche analitico-teorico-pratiche intorno ai fondamenti filosofici della dot-
trina medica razionale ein[)irica •' . Uiside la sua ojìera in Ire parli: nella
prima tratta del metodo della scienza, nella seconda della gencj.i delle ma-
lattie in generale, nella terza della genesi di alcuni morbi in particolare.
Dall'esame della storia della medicina ricava i principii che servono a sta-
bilire i foudumenli della prima parte, la (piale dimostra che la medicina non
può essere condotta alla dignità di !>cienza se non dall'opera di tutti i lem-
pi, né può avanzare sulla vìa del progresso senza essere illuminata dalla
— 58 —
luce della filosofia. Nella seconda parie, per rischiarare la genesi delle ma-
lattie in generale, trova necessario di determinare
i ." Le leggi ond'è regolata nelle sue successive modificazioni la vita del
feto e del nato, senza la conoscenza delle quali mostra essere impossibile di
determinare le morbose disposizioni dìpemlctiti dagli elTelti dell'accresci-
mento e decrescimento del corpo.
2.° Gli effetti e quindi le predisposizioni morbose operate dalle cagioni
esteriori. Da uno speciale difetto della funzione della nutrizione, e dall'alte-
razione ed anomalia anatomica delle arterie deriva i difelli organici del feto;
e dalla influenza del sangue arterioso sui tessuti viventi riconosce l'origine
di un gran numero d'infermità che avvengono all'uomo già uscito dall'utero
della madre. E poiché nel fanciullo, nel giovane, nell'adulto e nel vecchio
varia è la (jualità e la quantità del sangue arterioso rispetto al venoso, e va-
ria eziandio la composizione della loro crasi, l'autore è condotto a sta-
bilire l'origine di una numerosa classe di malattie, molle delle quali non
hanno grand'uopo per nascere della influenza dell'esterne cagioni. Passa di
[loi a disvelare le disposizioni morbose che sono prodotte da queste cagioni
esteriori. Infine viene a chiarire l'induenza che hanno le forze chimiche e le
organico-vitali nella generazione dei morbi, addila i rapporti precipui che
passano fra l'uomo e l'universo, e gli elementi che sono necessarii per fon-
dare una naturale classificazione delle malattie. Applicando nella terza parte
gli annunciati principii alla medicina pratica, ne mostra la validità ed utilità.
II dott. G. D. Nardo espose in compendio le sue osservazioni pratiche sul
potere medicamentoso del santonico e della santonina. Stabili dietro le sue
induzioni fatte sull'uomo sano e malato
i ° Che la santonina e l'olio essenziale sono i principii attivi del santo-
nico e del semesauto.
2.° Che (]uesti due farmachi procurano turbe nel tubo gastro-enterico e
fenomeni d'ipostenia nel medesimo.
3.° Che l'olio essenziale, oltre un'azione esilarante, diffusiva, analoga a
(piella dell'olio di camomilla e di menta crespa, possiede anche un'azione
meccanico-chimica, poco per altro irritante, sulle membrane mucose.
4." Che quest'azione è pochissima nella santonina, la quale ha la dina-
mica ipostcnizzante di gran lunga più attiva, diretta principalmente sui
plessi nervosi gastro-enterici, e riflessa secondariamente sull'encefalo
— 59 —
5." Che gli esperimeiili falli sull'uomo sano e maialo provano la sua
azione iposlenizzanle per gli effelli che reca, i quali sono cessati da rimedli
forniti (li azione stiinolanlc.
6." Clic il color giallo-vi'nlu dulie orine e il vedere i corpi Unii di (|ue-
slo colore medesimo dipende dalla particolare maniera di agire della santo-
nina, non dalla sua materia colorante.
7." Che questo fenomeno deriva dall'azione sull'apparato gastro-epatico,
por la quale s'induce una condizione analoga a quella, dalla ((ualo ha ori-
gine la itterizia.
8." Che la sua virtù antelmintica è secondaria ed incerta; e che devesi
incolpare il suo uso a lungo continuato, massimamente se venga associala ai
drastici, di proimiovere quella particolare condizione che favorisce lo svi-
luppamento dei vermi intestinali.
9." Che molto debole, incerta e sovente opposta è l'azione della santo-
nina sul sistema della circolazione.
1 0." Che la santonina non è emenagoga.
I 1 ." Che il santonico, il semcsanlo e la santonina giovano nelle intiam-
niazioni, specialmente croniche, del tubo gastro-enterico, quando bene siane
regolata la dose e l'uso non a lungo protratto.
12." Che per conseguenza riescono vantaggiose, oltre che nelle gastriti,
enteriti, diarree, dissenterie, nelle febbri gastrico-biliose, in alcune inlcrmit-
tcnli, nelle turbe nervose gastriche della ipocondriasi, e negli isterismi, che
hanno sede primitiva nell'apparato gastro-enterico.
II dott. Achille Desiderio fece conoscere gli esperimenti da lui eseguiti
sui conigli col solfato di chinina, collo intendimento di stabilire quale ne sia
la proprietà dinamica, se stimolante 0 deprimente. Da diciannove sperimenti
risultò che i conigli, a' quali si fecero prendere da quindici a quarantasei
grani di chinino, morirono. Cinque sperimenti furono fatti porgendo ad al-
Ij'cttanli conigli l'acido solforico diluto secondo la farmacopea austriaca,
pei quali rilevossi che quest'acido reca effetti perniciosi ed anche la morte
a (picsti animali. In tre sperimenti, ne' quali fu dato a bere l'alcoole diluto
di 0,850, alla dose di una a due dramme, i conigli sopravvissero. Final-
mente si tentarono altre Irentasctte esperienze, in ventuna delle quali, sora-
minislrata una dose mortale o pericolosa di solfato di chinina, e poco dopo
acqua coobata di lauro ceraso 0 digitale, 0 praticato il salasso, dicci dei co-
— 60 —
iiigli ppriroiio ilopo un Irnipo i>iù lunc;o elio ne' primi esperimoiili. ed un-
dici si i'isl:il)ilir(mo perfollanienlc: iiienlre morirono tulli gli altri, a' ipiali
dopo il eliiiiino si diede l'alcool o l'acciaio di morfìna. Per la qiial cosa il
doli. Desiderio slimò di potere slaliilire che il solfalo di chinina spiega sui
conigli un'azione coiKjcnere all'alcoole ed agli oppiati.
Oltenula la parola il doli. Giorgio Obad osservò che il doli. Desiderio
nioslra di giudicare di niun valore gli esperimenti fatti sui conigli col chi-
nino dal prof. Giacomini alla presenza di alcuni professori di questa Univer-
sità e (li molli medici, se credellc di annunziare i proprii, dai quali egli ot-
tenne risullamenti del tulio contrarli a quelli del professore di Padova, lìi-
cordò che nelle Irenlacinque esperienze eseguite sotto la direzione del sig.
Presidente, nove conigli sopravvissero all'azione simultanea di una dose mor-
tale 0 pericolosa di solfalo di chinina e di spirilo di vino, e scile di quesli
si ristabilirono perfellamente: mentre quelli, a' quali si diede ugual dose di
chinino e racijua coobala di lauro ceraso, morirono tutti pronlissimanienle,
tranne uno che robustissimo era e tollerò impimenienle altri tre pericolosi
cimenti. K in tale discrepanza giudicò doversi attenere alle risultanze avute
dagli esperimenti del prof. Giacomini, perciocché sono conformi a quanto in-
segna la pratica di \\n gran numero di medici italiani, i quali usano luttodi
con sommo protitto il solfato di chinina nelle malattie infìammalorie. No-
minò parecchi medici presenti all'adunanza ed altri molli, che offersero sto-
rie cliniche comprovanti l'azion deprimente del chinino. Affermò d'averlo
dato in gravissime malattie inliammatorie. non che ad altri molli, alla pro-
pria madre ed alla propria sorella. Tacendo poi ragione dei dubbii, che po-
trebbero lasciare in alcune nienli le sperienze tentate sui conigli, propose di
fare degli esperimenti comparativi sull'uomo sano: ed egli stesso si offerì
pronto al cimento, dichiarando ch'egli piglicrebbc il chinino a tal forte dose
finché se ne avessero effetti sensibili, e di poi vino generoso e rhum. e che
il doti. Desiderio, presa la slessa dose del farmaco controverso, bevesse in-
vece aequa di lauro ceraso od altre sostanze di azione deprimente. Ma que-
sti non acconsenti di solloporsi alla pruova.
Il prof. cav. Bufalini, entrando in questa discussione, sostenne che la ca-
gione principale delle discrepanli opinioni è l'iposta nell'avcr dedotto
h ." La \ irti'i medicamentosa di un farmaco dall'eflicacia .salutare o no-
civa contro una condizione morbosa e particolarmente contro la flogosi.
— 61 —
2." Questa medesima virlù dalla sollecitala, ritardata o cessata morte
per opiTa di ima .soslan/.a .sdiniiiiiiisli'ata (li)|i(i di un'altra.
3." L'azione dinamica i|)LTstfnizzantc o iposlcnizzaute di un farmaco
dai predetti esperimenti. Poste le (|uali cose, per non formarsi concetti in-
esatti sul principale punto della ipiistione, chiese che cosa s'intenda per po-
tenza iperslcnizzanle ed iposlenizzante.
Il l'rc'sidcnle, esposte le dellnizioni ricliicslc, avverti che gli esperimenti
istituiti nell'anliteatro anatomico di (piesla Università furono principalmente
diretti a dimostrare falso (pianlo asseriva Magendie, cioè che foi-ti dosi di
chinino fossero iniiuciie ai conigli ed ai cani; che nell'cseguire i medesimi
egli voll'essere semplice ordinatore, avendo lascialo ad allri la cura di ese-
guirli, di far le autopsie, di compilare i processi verbali, .\ggiunse ch'egli
tentò in varie epoche ripetute pruove sopra sé stesso, i risullamenti delle
quali sono messi alle stampe; che furono da lui riferiti casi di avvelena-
mento pel chinino, fra' quali l' esempio osservato dal dott. Giacomelli di
Mantova, accaduto per aver preso per errore tre dramme di chinino in una
sola volta, combattuto e vinto sollecitamente coU'elere e colla tintura tebai-
ca; e che inline centinaia di persone qui in Padova ed altrove guarite col
chinino da nialaltie intiauunalorie, ed altre che nel corso di alcuni mesi con-
sumarono i sette, gli otto mila grani di chinino, senza mai sperimentare om-
bra alcuna di accensione o calore o llogosi, possono far prova della verità
del fatto.
Il eav. liufalini, rilenendo per virtù iposlenizzante quella che si appalesa
colla diminuzione dell'energia delle funzioni, o eolla diminuzione, avvenuta
per occulto interno nuitamcuto, dell'attività propria delle libre sensibili ed
iiritabiii, e per azione iperslenizzante quella che si manifesta coli' aumcnlo
degli alti funzionali, dichiarò non esservi luogo a disputare sugli ultimi ef-
fetti cagionati dalle potenze fornite dell'una o dell'altra virtù, perché appa-
riscono manifestamente agli occhi di tulli. Ma le osservazioni pro\ano, ag-
giunse, che le medesime sostanze non producono sempre gli stessi elfetti,
perché la diversa (piantila di una slessa sostanza ne produce pure diversi .
Perciocché (luella stessa potenza che in una data dose ti accresce l'energia
degli atti vitali, continuando ad operare od aumentandone la dose, viene a
cagionare l'effetto contrario. Questa contraddizione di effetti si osservò negli
esperimenti fatti con sostanze veneliche, le quali tal fiata concitano le libre
— ()2 —
bi'iibibìli 1(1 ìniUibili. talu altra iiiclii(>oiio in (|ul'IIc' aflicvoliDieiito e paralisi.
Citò fra gli allri l'esempio dell'ubbriaco, il quale pruova prima per colpa
(lei lii|iii>r'i 0 (111 A ilio tiillu il maggiore aumento degli alti > itali, e poi eaile
nell'abbandono e nell'inazione i)er a^ic^olin)cnto di questi atti medesimi.
Né valga il dire, continui), clic la forza vitale nel secondo ea.so resti op-
pressa e impedita, pereioeelu'- con iiuesla spiegazione si pretendeiebbe di
voler penetrare nella occulta maniera di essere della fibra vivente, e si po-
trebbe douìandare che cosa sia questa oppressione e questo impedimento.
Qualunipie sia la causa che produce aumento o affievolimento delle funzioni,
(luesli effetti non si potran riconoscere che da fenomeni esterni, fra' ipiali e
le interne mutazioni della libra vivente non è relazione costante, onde si
possano risguardare come assoluti rappresentanti degli effelli cagionati dalle
potenze esteriori. Considerando anche le più note leggi dell'organismo ani-
male, si può di leggeri com()renderc che mentre le mutazioni interne ed oc-
culte dell'organismo sono molteplici, le manifestazioni esterne di ((uesti ef-
felli non possono essere che aumento o diminuzione degli alti vitali : di che
conseguita che da questi ultimi effetti non si può rilevare quali sieno gl'in-
lerni nmlamenti organico-vitali: e che il campo nel ipiale si esercitano le
|)otenze esterne è si ampio, come quello che è tra la vita e la morte. E l'i-
fletlendo alla grande complicazione organico-vitale, specialmente nell'uomo,
legala coi più variabili rapporti alle circostanze esteriori, dichiarò il prof.
Bufalini essere manifesto, che poco rileva di conoscere tutte queste diverse
modificazioni appalesarsi airestcrno con aumento o diminuzione degli alti
vitali.
Per la (piai cosa concluse che non essendovi negli esperimenti circo-
stanza di fallo, la quale mostri la corrispondenza fra gli effetti sensibili (Ielle
potenze esterne e le intime organico-vitali mutazioni, sarebbe affatto gra-
tuito l'ammetterla, e che gli esperimenti medesimi sono affatto inconcludenti
e per tali ricerche del lutto inutili.
Non tacque la riflessione che l'epiteto iliiiaiiiico. dato alle potenze che
agiscono sul corpo vivente, è inesatto, perciocché l'azione dinamica é quella
che si esercita sulla fibra vivente col semplice contatto delle sostanze o de-
gli imponderabili: e che quando una potenza opera in modo sulla libra \ i-
venle da menomarne od accrescerne l'energia degli alti vitali, è giocoforza
che nella sua compage accada un nuilamento. e l'azione non può essere che
— f)3 —
cliiniico-organica. Per tulle le indicate considerazioni stimò di dover fer-
Hiare che dagli cdVlIi sensibili che si nianifeslnnu nelle funzioni organiche
non si può inferire la relazione intima delle potenze esteriori alle libre vi-
venti: e che, siccome gli eliciti avvenuti nella mistione organica non pos-
sono ridursi a due solamente, ma sono molteplici, cosi non si può conchiu-
dere che una potenza abbia un'azione contraria a (piclla d'un'allra dai con-
Irarii cITelli che cagionano, e dall'essere quelli dell'una elisi o moderati da
(|uelli (lell'alli'a.
Il Presidente negò che gli effetti delle potenze ipcrstenizzanti possano
confondersi con quelli delle ipostenizzanti \ fece riflettere che, se talvolta un
eccesso delle prime arreca l'apparenza dcH'abballiniento vitale e la impo-
tenza ncH'csereizio delle funzioni, (pieslo stalo è sempre preceduto da ma-
nifcslissimo aumento nell'energia delle funzioni medesime: e che il languore
in lai caso non è prodotto da esaurimento della potenza vitale, ma dalla op-
pressione e dall'impedimento a liberamente compiersi degli atti vitali, e che
tanto è ciò vero che ((uesla impotenza si toglie la mercè delle sottrazioni o
degli ipostenizzanti. In falli l'ubbriaco addotto in esempio dal cav. Bufalini
ricu|)era la sua energia e la salute eolla dieta, col freddo, col salasso, in una
parola eoi debilitanti. Che gli effetti sensibili, prosegui egli, dalle potenze in-
dotti nella economia della vita abbiano una corrispondenza costante cogli
intimi mutamenti della fibra vivente, non si potrebbe affermare nò negare,
coneiossiachè in que' reconditi recessi dell'organismo a ninno è dato di pe-
netrare. Poco importa per altro se non conosciamo gli anelli intermedii di
quella catena di perturbamenti intimi e profondi, quando ne conosciamo i
due estremi. Uno e la potenza esterna, l'altro l'effetto ultimo che appare nel
corpo vivente. Se questo effetto prodotto da una sostanza viene da un'altra
sostanza scemato o tolto, egli è giusto concludere che questa opera in senso
contrario di quella, qualunque sieno stati i mutamenti intimi avvenuti nella
organica trama.
Quanto poi al dichiarar vano ed inutile, come fece l'illustre preopinante,
il tentare siffatte investigazioni, il Presidente fece riflettere che senza espe-
rienze non può esistere né avanzare la medicina^ notò che nelle potenze
esterne, oltre l'azione dinamica generale ipostenizzante o iperstenizzanle e il
vario lor grado, decsi tener conto anche della loro azione diretta principal-
mente su questo 0 iiuell'organo, e delle modilicazioni che agli effetti d'una
— G4 —
sostanza iMissnno arrecare svariatissimc circo.slanzc inili\ icluali. riiialmcule
riiiiiardd alla ini'sallc/./a, oiiiK' venne incolpata la voce diniiwica ilala alla
maniera di operare delle potenze esteriori, le (piali nioditieano l'ec'ononiia
organica come se adoperassero sulla forza vitale disgiunta dal misto organi-
co, fece a\ verlilo rillusire i)reopinanle ch'egli nelle sue opere ha eoinhallulo
questa falsa idea di separazione della forza vitale dall'organisnio: e l'ieurdó
che anche in un'antecedente adunanza interponendo la sua parola in una
(]uistione di umorismo e solidisnio, sostenne non a\ervi che una sola palo-
logia, quella del corpo vivo; non potersi avere concetto di vitalità senza
tessuti ed organi, a' quali è inerente; non potersi avere solidi vivi, se non
sieno irrorali da unioi'i. non una molecola di lluido vivente, .se non sia con-
leiuila in un vaso od in una cellula di \ila forniti. Domandò poi al prof.
IJufalini se avesse ulleriormenic a soggiungere, al che rispose che si asle-
neva per esser già trascorsa l'ora. Per la qual cosa la seduta fu sciolta.
Visto — // Prcsidcnlv Prof. G. A. Gi.vcomiim.
// Segretario Doli. G. Mcgm. (i)
(1) L'altro Segretario, sig. prof. CorticcUi, per urgenti alTari assentatosi ilal Con-
gresso, non assistette né a questa, né allo seguenti aiUmanze.
ADUNANZA
DEL CIOUXO 27 SETTKMCRE
J?u approvalo il processo verbale dell'adunanza precedente, nel quale
il cav. ])n)f. lìufalini chiese che fossero ridotte a' seguenti termini le risul-
tanze degli cspci'iuienli tentali per determinare l'azione dinamica dei medi-
caiiienli, modificando in questo proposito quanto si riferiva alla discussione
da lui sostenuta, cioè
1." AHefretlo salutare o nocivo delle sostanze contro una data malattia,
e specialmcnle conlro la llogosi;
2." All'azione delle medesime coadiuvante quella del salasso od oppo-
nentesi;
3.° All'azione delle potenze esteriori desunta dagli effetti sensibili che si
manifestano negli alti vitali: che in secondo luogo fosse più chiaramente
espresso ch'egli considera puramente dinamica l'azione meccanica o di con-
tatto delle sostanze, la quale non perturba intimamente la trama organica;
mentre quella delle ipcrstenizzanti e ipostenizzanti, che di necessità immu-
tano lo slato della forza vitale, deve cangiare l'intima organica mistione
della libra vivente, conciossiachè la vitalità e forza secondaria e dipendente
all'intutto dalle organiche disposizioni, e perciò l'azione di quest'ultime po-
tenze dee dirsi chimico-organica.
Anche il doti. Obad volle che alla discussione da lui sostenuta contro gli
esperimenti del dott. Desiderio si aggiungessero i nomi di que' medici da
lui riferiti, i tiuali dopo il Itasori e il Giacomini hanno adoperato e adope-
rano il chinino contro le inliammazioni, e sono Tomraasini, Corncliani, Fa-
rio, de Luca, Gargnani, Calzoni, Mugna, Menegollo, Secondi, Mircovich, Guar-
da, Facen.
— 66 —
Il PiTsiden(e lesse il lilolo dello Memorie che rimangono a leggersi se-
condo Tordine eon cui furono presentale dai loro aiilori. e sono le seguenti.
lUiiiuFi. Osservazioni leorico-praticlie sul reumatismo.
Larser. Cenni terapeutici sull' esibizione interna dei semi di Fellandrio
acquatico.
A<;.\7.zi. Storia di asfìssia di cinque ore.
Fa.ssf.tta. Studii medico-psicologici sul morocomio femminile di Venezia.
Ricorsi Sterw. Cenni sulla migliare nei suoi rapiwrti alla popolazione.
LoREKzuTTi. Poche parole sulla compilazione di un codioc di igiene marit-
tima.
Torre. Riepilogo di alcune osservazioni leorieo-pratichc sul Delirium trcmeiis.
Facf.k. Del genio contagioso ed irritativo delle febbri Ufoidee.
Beroaldi. Relazione di alcuni sperimenti diretti a verificare la supposta tras-
missibilità delle sostanze nell'organismo animale col mezzo delle cor-
renti elettriche.
Tnois. Osservazioni pratiche sulla intermittenza delle febbri puerperali e
delie metriti o metro-peritoniti.
Griffa. Sulla omeopatia.
Geromim, Della genesi dell'umano infermare.
Zi.iioLo. Investigazioni fisiologiche sul sangue durante il vitale processo della
circolazione.
Cebvetto. Comunicazione sulla proposta fatta a Torino per una nuova storia
delle scienze mediche.
VE>TuniNi. Sui principii fondamentali della dottrina italiana.
Griffa. Considerazioni sulla condizione patologica del tifo.
— Norme per l'applicazione dell'eleltricilà medica.
— Rettificazione della relazione del dott. Freschi nel Congresso di Firenze.
BAiiiiiEni. Ragionamento sull'esantema migliare.
Avuto riguardo al numero di queste Memorie ed all'impossibilità di leg-
gerle tutte nell'ultima seduta, propose all'adunanza di assoggettare le Me-
morie slesse all'esame di una Commissione, onde si prcsccgliessero quelle
che più miravano alla pratica utilità, le quali dovessero essere dai loro au-
tori ridotte ad un estratto per abbreviarne il tempo della lettura. Approvala
— 67 —
la proposizione, nominò la Commissione eleggendone a Presidente il prof.
Corneliani, e a membri il prof. Cortese e il dott. Calderini. La Commissione
si raccoglierà nelle stanze del Gabinetto di Lettura dì questa città alle ore
otto pomeridiane, e gli autori delle Memorie che desiderano di leggere ai
presenteranno alla suddetta Commissione.
S. E. il 8ig. co. Pallfy, Governatore delle Provincie Venete, onorò di sua
presenza questa adunanza.
Il dott. Paolo Farlo lesse un sunto d'una Memoria sulla investigazione dei
fenomeni patologici del senso visivo nelle sensazioni proprie del medesimo.
Riferite alcune cose relative alle funzioni della retina, del nervo ottico e del
senso visivo, da lui riposto non altrove che nel comune sensorio^ toccate al-
cune quistioni patologiche e medico-legali che accennano alla mala interpre-
tazione delle sensazioni visive, parlò di que' casi ne' quali le sensazioni me-
desime debbon formare il criterio diagnostico nelle malattie dell'occhio e
specialmente dell'amaurosi, e conchiuse che questo genere di studii è ancora
molto imperfetto e importa che sia dai medici diligentemente coltivato.
Il doli. Giuseppe Ferrarlo espose un sunto storico sul progetto di stati-
stica clinica uniforme pubblica degli spedali d'Italia, già da lui presentato
alla Riunione di Pisa, e una nuova proposta per effettuarlo. Chiese all'adu-
nanza ujia votazione pubblica o segreta dei membri effettivi della Sezione
medico-chirurgica, onde sia finalmente determinato colla maggioranza asso-
luta de' voti se debbasi o no
l .° Pregare i Governi Italiani a somministrare ogni anno pel corso di
un decennio le tavole statistico-cliniche degli spedali posti ne' loro Stali,
compilale giusta i modelli de' prospetti approvati dal Congresso di Torino e
stampali ne' suoi Alti.
2." Nel caso di affermativa deliberazione domandò che fosse incaricata la
Presidenza della Sezione medica di estenderne la lettera di preghiera, la quale
dalla Presidenza generale del Congresso di Padova fosse sollecilaraenle Iras-
nies.sa ai rispettivi Governi e facesse conoscere al petente la ossequiata ri-
sposta
Fatta la indicala proposta, il dott. Ferrano, onde giustificare la sua insi-
slenza su tale argomento, scese ad esporre un sunto storico appoggialo a
docuuu'iili intorno alle cause che, secondo lui, hanno rilardalo finora l'esecu-
zione del suo pi-ogetlo.
23
— 68 —
NeHaimoverare le quali cause essendo egli vcnulo a loeeare argomenti
che spellano più a personali rijtuanli. che al merito inlrinseco della cosa.
fu avNcrtito dal Presidente a discendere alle ultime conseguenze del suo di-
scorso, le quali lutte furono dirette a mostrare la importanza del suo jiiano
statistico. E dopo la lettura del suo sunto il doti. Ferrarlo depose sul banco
del Presidente una copia del medesimo, corredalo di allegali a eonfeiiua di
quanto in quello asseri\a.
Il prof. cav. Bufalini domandò la parola. Il Presidente nello accordar-
gliela rifletteva esser questo uno degli argomenti lasciato come in eredità
dal precedente Congresso di Firenze. Confessava di non essere al giorno
della quislione. Rivolge\asi perciò all' illustre Presidenle medico del Con-
gresso di Firenze, prof. Bufalini. pregandolo di aiuto, di lumi e di consiglio.
Cominciò il prof. Bufalini dal giustificare il proprio operato nel Congresso
di Firenze, ribattendo alcune asserzioni del doti. Ferrarlo. Al che avendo
replicalo il doli. Ferrarlo, ed entrando sempre più in particolari circostanze
ed individuali contingenze, insorse il Presidente pregando che si dovesse
prescindere da queste particolarità che poco o nulla hanno a che fare colla
intrinseca natura della quislione, e diresse di nuovo rin\ilo al prof. Bufa-
lini perchè volesse essergli cortese de' suoi lumi e consigli intorno alla do-
manda del dolt. Ferrarlo.
Il cav. prof. Bufalini. ripigliando la parola, tlistinse coli' illustre Roma-
gnosi le statistiche in comi)lete ed ineomplele, e dclinitele, mostrò che le
prime non possono essere applicale alla medicina, perciocché presentano
falli molto complessi, ne' quali concorrono simullaneamenlc molte cause, e
sono prodotti diversi effetti, onde riesce impossibile di raccogliere e sceve-
rare lutti gli elementi necessarii a stabilirle. Per la qual cosa fu da lui pro-
posta una statistica incompleta, che per sua opinione gio\erebbe meglio la
medicina, limitando le sue ricerche a due soli elementi, per esempio al sa-
lasso ed alla infiammazione, e tenendo nota del maggior numero possibile
de' fatti che si riferiscono agi' indicali elementi. La quale maniera di stati-
stica potendosi come ad una malattia, cosi a tulle applicare, ogni medico
potrebbe incaricarsi privatamente di occuparsene. Disse che tale proposizione
non fu assentita dalla Commissione di Firenze, alla quale egli l'avea già pre-
■icntata: che se ciò avvenisse anche in questa occasione, sottopose ai ridessi
dell'adunanza se sia dello spirilo, della natura, della convenienza dei Con-
— 69 —
gl'essi scicnlifici di prendere l'ini/Jaliva presso i Governi proponendo loro
clic adolliiio il progetto slalistico del doli. Ferrarlo.
S. E. il l'rinci|)c di Canino e Alusignano, Carlo lionapai'te, messosi a par-
lare sul controverso argomento, dopo di essersi espresso elie non senza tre-
pidazione imprende a discorrere egli non medico alla presenza di medici e
di luedieo argonienlo. doNcndo nia.ssimarncule rispondere all'esimio e pon-
derato dicitore cav. liiil'alinl, dichiarò esservi slato quasi sospinto dal con-
vineimciilo delle gravi ragioni clic favoreggiano la parte sostenuta dal dott.
Ferrarlo, e dal conoscere non esser uopo sapere i particolari principii della
scienza per poter dare un giudizio sulla quistione agitata. Se le statistiche,
egli disse, si appoggiano sopra si numerosi e svariati elementi da essere ben
(iilìicile e per poco impossibile il tenerne calcolo esatto, ove sicno alla me-
dicina applicate, le difficoltà riescir debbono a gran pezza maggiori. Forse
anche per sua opinione non darebbero alcun favorevole risultamenlo, se
fosse vero, com'egli riferi, quanto sostenne un classico medico di non lon-
tana c|)oca, che i metodi più opposti di cura, avuto riguardo all'esito gene-
rale, hanno portalo pressoché uguali effetti sulla popolazione. Kientedimcno
portò opinione che la statistica medica dar possa reali vantaggi, e che sia
giusto tributar lodi al dott. Ferrarlo che primo richiamò l' attenzione dei
Congressi Italiani su questo argomento, il quale per essere stato approvalo
dalla Kiunione di Torino, e giudicato meritevole che ne fosse attivato il piano
slalislico con quelle modificazioni che furono fatte, appartiene di ragione non
più ad un medico privato, ma al Congresso medesimo che lo sancì e nio-
ililieò.
Fallosi j)0i a parlare delle circostanze riguardanti al nostro collega, disse
eh' è massima di molti Corpi scicntilici di non arrischiare giudizii, attri-
buendo egli siffatta ritenutezza a poca fiducia nella propria opinione o a
poco coraggio a palesarla. Per la qual cosa esorlò i membri dell' admianza
a voler dare libero e franco il proprio giudizio. Kinno\ando i)cr ullinio le
scuse per aver osato di esporre il suo parere in tale materia, si rinfrancò
col pensiero che non fece che l'eco alle determinazioni prese in proposito
dal Torinese Congresso e all'opinione del primo medico d' Italia, del prof.
Giacomo Tonimasini.
Il i'n\. prof, liufalini rispose non doversi credere che i Congressi scicn-
tifìci sieno altrettanti tribunali od ai'copaghi, le risoluzioni dei quali debbano
— 70 —
essere inappellabili. Però il volo d'un Congresso è per sua opinione molto au-
torevole presso i futuri Congressi e da rispettarsi altamente, e fu per questo
ch'egli avea inculcalo alla Commissione da lui nominala mentr'era Presidente
in Firenze, che restasse fermo e immutato il progetto statistico sancito dal
Congresso di Torino Disse per altro doversi avere più rispetto alla verità,
e che non sarebbe giusto, ove un Congresso avesse per avventura errato, che
pel rispetto dovutogli ne fosse sancito dai futuri l'errore.
Il Principe Bonaparte, ripigliando la parola, disse che gli sembra, se male
non ha interpretate le parole dell'onorevole preopinante, aver egli resa sem-
plice la quistione, riducendola a decidere quale dei due Congressi di Torino
e di Firenze abbia avuto ragione. Mostrò grande meraviglia che il cav, Bu-
falini avesse potuto invitare l'adunanza a costituirsi in tribunale d'appello
fra due Riunioni che appartengono alla storia, e conchiuse dichiarandosi
pronto ad entrare nella discussione, a malgrado della somma delicatezza delle
circostanze, nel caso che la quistione fosse trasportata su questo terreno.
Dimandalo di nuovo il prof. cav. Bufalini dal Presidente perchè ester-
nasse il suo parere sulla votazione della parte proposta dal doli. Terrario,
rispose che se all'adunanza piacesse, si votasse pure, ma che gli sembrava
inutile di cercare il voto della moltitudine: e richiamò ancora i riflessi della
Sezione ai riguardi politici che ineontrerebbonsi nell' innalzare la proposi-
zione del doti. Terrario ai Governi.
Volendo allora ripigliare il dott. Ferrario per rispondere al preopinante,
alzossi un bisbiglio nell'adunanza, fra cui qualche voce che gridava basta!
basta! accennando alla lunghezza della discussione.
Allora il Presidente manifestò il dubbio che la proposta del doli. Ferrario
non fosse approvata 5 ma essendosi udite nella sala delle \'oci che domanda-
vano la votazione, il Presidente concluse che in tale incertezza non restava
altro partito da prendere che lo scrutinio a schede segrete, dal quale il voto
sincero dei membri della Sezione si sarebbe fatto manifesto. Annunziò quindi
la votazione per la seduta ventura.
Il cav. prof. Griffa espose i seguenti quesiti, che avea proposti al Con-
gresso di Firenze, rinnovandoli pel futuro Congresso di F>ucca.
i ." Cause predisponenti, occasionali, comlizionc patologica, terapìa dello
scirro e del cancro, appoggiando le investigazioni ad esperimenti.
2.° Terapia razionale dell'idrofobia rabbiosa, comprovata da esperienze.
— 74 —
•3.* Determinare quando convenga la litotomia, e quando la litotrizia
4.° Porre le basi di una classificazione dei rimedii.
5° Stabilire con esperimenti fatti sull'uomo e sugli animali l'azione
delle cantaridi, del chinino e de' suoi sali.
6° Determinare la condizione patologica del cholera asiatico e la sua
cura razionale.
Visto — // Presidente Prof. G. A. Giacomim.
// Segretario Doti. G. Ml-gwa.
ADll^AlVZA
DEL GIORNO 2S SETTEMBRE
L
lucilo il processo verbale deH'aiiiinanza preccdciilc, il Presidente prima
di domandarne l'approvazione chiese che il dott. Ferrario dichiari, che nel-
l'atto d'iscriversi per leggere la sua Memoria lo ha assicurato che non con-
teneva personalità. Il doti. Ferrarlo era assente. Il cav. prof. Bufalini volle
che si aggiungesse alla protesta fatta dal Presidente, di doversi prescindere
da ogni personale riguardo nella ijuislione tra lui e il doti. Ferrario agitata,
die tale pure fu l'espresso suo desiderio. Acconsentita inoltre una emenda
richiesta dal sig. Principe di Canino, in tutto il rimanente il processo ver-
bale fu approvalo.
Il Presidente ponendo mente al tempo lunghissimo che si do\rel)be im-
piegare nel fare la votazione della proposta del doli. Ferrarlo, ed alla difti-
collà di eseguirla tra i membri della Sezione per lo straordinario affolla-
mento della sala, annunziò che la detta votazione è prorogala al domani alle
ore otto della mattina, nell'occasione appunto in cui la Sezione medica si ra-
dunerebbe nel Senato accademico di questa Università per approvare il pro-
cesso verbale dell'odierna adunanza, conforme a quanto venne deliberato lin
dalla prima seduta.
Fu invitalo il prof. Orioli a leggere il rapporto della Coniniissione da lui
presieduta, la quale era slata incaricata di esaminare le (piislioni igieniche
relative alle carceri proposte dal sig. co. Petitli nell'adunanza del giorno
venti.
Illustre Presidente, dotti sigg. Colleghi, la vostra Commissione per l'e-
same della quistione relativa a' nuovi sistemi penitcìiziarii de' quali oggi qui
si parla, die fine a' suoi lavori . Fedele al mandato che voi le deste, non esa-
minò quc' sistemi che nelle relazioni loro colla igiene.
— 73 —
l.e cose ilc'tle e disputate furono molte, delle quali un sunto mcn di-
giuno diedero i Diari! del Congresso, Qui stringendo il discorso alle sole
conclusioni in cui si restò, diremo essersi, airunanimilà rispello al maggior
numero d(''i)unti, alla quasi unanimità rispetto ad alcuni, stabilito
Che la segregazione liladelliana prolungala ad un numero di anni non
troppo grande, e mitigala, come oggi si usa, cogli opportuni conforti di con-
versazioni e \ isili' (luolidiane. (piali meglio con\ engonsi, non minori di mezza
ora. non può nuocere alla salute in generale, né al cervello in particolare,
e può in c|uesta vece grandemente giovare alla educazione della mente e del
cuore .
Che il modo de' continenti, cioè delle celle e degli altri luoghi, ove per
lo più o mcn lungo tempo gì' imprigionati sono costretti a far dimora, non
può nel sistema di Filadellia esser nocivo, e può anzi giovare a tener lon-
tane le malattie epidemiche e contagiose, massime quando rispetto alle celle
ed agli allri continenli chiusi si pratichi, secondo il bisogno, l'artilieiale con-
tinuata ventilazione a quella perfetta guisa clie meglio si addice, e quando
l'intera casa niente lasci a desiderare per la posizione e costruzione, e pei
buoni ordinamenti rispetto alle condizioni igrometriche, termometriche ed
altre influenti sulla salute.
Che fmalmente le fìladeWianc esercitazioni del corpo e della mente, lungi
dal pregiudicare la sanità, paiono attissime a giovarla, sì dal lato morale
che dal fisico.
l'alto quindi passaggio a ciò che riguarda il metodo di Auburn. si con-
chiusc
Che la prescrizione del silenzio abituale, comechè mitigata da più com-
pensi, non può nuocere, cosi come si pratica, alla salute in generale, ma lo
può alla normalità del cervello e alla conveniente educazione dell' intelletlo
e del cuore.
Che i continenti non debbono in questo sistema tenersi per pregiudicie-
voli alla salute, ch'essi anzi vi paiono, più forse che i fìladelliani. atti a gio-
varla: se non in (pianto scema i lor pregi da questo lato la maggiore faci-
lità che lasciano a contrarre le malattie contagiose.
Che l'esercitazioni finalmente. quantun(|uc utilissime per altri riguardi,
non vi compensano sufficientemente. ris|)etto ai bisogni della mente e del
cuore, i danni del silenzio i (piali di sopra si notarono.
— 74 —
Di qui è che di comune accordo si giudicava il sistema fìladelfìano es-
sere dal lato igienico preferibile all'auburniano.
Tuttavolla, considerando In gravità della quislione e la importanza, prò-
nunciavasi essere necessario, se non per ciò che spetta alla pura igiene, al-
men per ogni altro buono riguardo, di sottoporre la intera quistione a nuovi
studii, i quali faccian soggetto di meditazione, oltre i due sistemi già delti,
anche altri, quali che sicno, inventati o da inventarsi, per sottoporre quindi
un ultimo lavoro al futuro Congresso di Lucca, e si proponeva perciò la for-
mazione d'una Commissione più ristretta, la quale sopravvivesse al Con-
gresso di Padova, scegliendo a centro in Milano il doti. Calderini.
Accettarono di buon grado l'incarico i dott. Calderini, Petitti, Scopoli,
Mompiani, Rampinelli e Porro, e si offrirono volontariamente come coope-
ratori i sigg. Riboli in Parma, Gandolfì in Modena, Beaufort negli Stati Pon-
tificii, Buffa in Genova, Torrigiani in Firenze, in Mantova Cristofori e Conti,
in Vicenza Menegotto, in Piemonte de Rolandis e Griffa, Girelli in Brescia,
Stefani in Padova, Trevisini in Venezia, Terrario in Milano, Trompeo in Sa-
voia, Fabris nel Liltorale austriaco, illirico ed ungarico.
Non essendo stata mossa obbiezione all'ultima determinazione presa dalla
Commissione, il Presidente dichiarò esser pienamente approvata.
Lesse di poi la seguente Nota comunicatagli dalla Conunissione incaricata
di esaminare le Memorie da leggersi.
Alla Presidenza della Sezione di medicina del IV Congresso degli Scien-
ziati Italiani in Padova.
La Commissione incaricala da cotesta rispettabile Presidenza per isce-
gliere, fra le molte Memorie proposte a leggersi, quelle che per l' impor-
tanza pratica dell'argomento potessero venir comunicate all' adunanza, ha
trovato di preferire le sotto notate^ facendo in pari tempo osservare che
forse alcune altre Memorie sarebbero slate non meno importanti pel titolo,
ma che la Commissione non ha potuto comprenderle per non averle i rispet-
tivi autori presentate.
La prima Memoria è del dott. Baruffi, intitolala n Osservazioni teorico-
pratiche sul reumatismo " .
La seconda è del doti. Agazzi «Storia medica di asfissia di cinque ore».
La terza del doti. Lorenzutti «Sulla necessità di compilare un Manuale
italiano di igiene marittima ancora mancante» .
— 75 —
La quarta del dolt . Cervello " Sulla proposta falla a Torino per una nuova
storia delle scienze mediche " .
La quinta del dolt. Gcromini " Sulla genesi dell'umano infermare » .
Siccome parve a noi che talune di esse Memorie fossero suscettibili di
venir compendiate, ne abbiamo fatta speciale raeeoniandazione ai rispettivi
autori, i quali di buon grado vi acconsentirono-, anzi il dolt. Lorenzulti si
propone di far conoscere sollanlo il suo progetto in brevi parole.
Essendo uno degli argomenti oggidì mollo controversi in medicina quello
della condizione patologica del tifo, sarebbe desiderabile che, ove avanzi
tempo sufficiente, venga invitalo il prof. Griffa ad esporre le sue «Conside-
razioni sulla condizione patologica del tifo " , sebbene non siasi egli presen-
talo alla Commissione.
.\(l(li 27 settembre 4 842.
G. CORKELIAKI.
C. Caldebiki.
Uopo di ciò il Presidente invitò a leggere il doti. Baruffi, il quale espose un
sunto di alcune sue considerazioni sul reumatismo. Riferito che le opinioni
degli scrittori di medicina teorica e pratica si possono ridurre a tre, deri-
vando altri il reumatismo e la gotta dalla flogosi, altri da una materia mor-
bosa, altri da neuropatia: ceco in quale maniera sembrò all'autore che nasca-
no i palimcnii reumatici. Giudicò essere la condizione patologica di (jucste
infermità una oppilazionc vascolare o angioidesi, ehc si ordisce nei neuri-
Icmi, da' quali trapassa, per ragioni anatomiche e fisiologiche, ai legamenti,
ai muscoli, alle membrane sierose e fibrose ec. , nata per colpa principal-
menlc di un'atmosfera umido-fredda, la quale cagiona uno sbilancio di elet-
Irico da lui ri.sgiiardato come causa prossima della predetta angioidesi. A!
quale .sbilancio attribuì la potenza di decomporre i sali della sinovia, e di
dare origine alle concrezioni ed ai lofi gottosi, o di rendere più stabile e
viva l'angioidesi medesima sollevandola al grado di \rra infiammazione.
Appoggialo a questa teoria, che slimò confortarsi colle dottrine d'IIilden-
brand e coli "esperienze di Rolando, Bcclard, Bellingeri, passò a proporre un
mezzo di curazione, che gli riuscì in uno sperimento fallo sopra sé medesi-
mo e sopra di altri ammalali nello spedale di Rovigo. Consiste in suffumigi
falli col fumo prodotto dalla coudxistione delle comuni legna da fuoco, di-
— 76 —
retto alla parie ammalata, il ([iiale si polrehlìc applicare anche a lutto il corpo
mediante la macchina di Galles, a cui stimò opportuno d'aggiungere un tubo
per eondiu're fuori della stanza il fumo, e di tal guisa poter ottenere una
continua e sempre rinnovata corrente.
Il dott. Agazzi, invitato pure a leggere dal Presidente, narrò la storia di
una asfissia o mancanza di polsi che durò cinque ore. .VvNcnne in donna
lohusla di trenlaeinciuc anni, la quale avca irregolari i trihuli mensili, e ne
pativa coliche uterine violente . In una di queste appunto dopo un salasso
di dieci oncic cessò il polso in tulle le arterie e nel cuore, come si accertò
il (Ioli. Agazzi colla mano e coll'orecchio. Nientedimeno tulle le allre fun-
zioni del corpo si eseguivano lienc, la donna parlava e muovevasi, integra
di niente, cessali i dolori uterini, minacciala da frequenti deliqui!. Dopo
cinque ore ricomparvero col polso, divenuto febbrile, i dolori dell'utero, e
si fecero non pochi salassi, si applicarono mignatte, si diede la digitale per
clistere, il solfalo di chinina per bocca, e la donna ricuperò in quarantasei
giorni la sanità. Il doli. Agazzi volle incolpare come causa dell'aslissia una
eonerezionc poliposa istanlanciunenle formatasi nelle cavità sinistre del cuore
sotto il deliquio che provò dopo il primo salasso, la quale siasi poi a poco
a poco sciolla e come squagliala.
Il sig. doli. Rigoni Stern, al quale lu concesso di leggere dal doli. Lo-
reazutti ch'era stato dalla Commissione prescelto, propose i seguenti quesiti
all'esiune della Sezione medica del Congresso di Milano.
i ." Da quali cause dipende la diffusione della migliare nella popolazione
delle Provincie Lombardo-Venete.
2." Dipende essa dalla natura del morbo medesimo e dalle condizioni in
cui sono le popolazioni, ovvero dalle influenze atmosferiche od altre?
3." Vi sono forse dei mezzi capaci d'impedirla, ed in caso affermativo
quali sarebbero?
Il prof. Corncliani annunciò che la Facoltà medica di Pavia ebbe I" inca-
rico dall'I. R. Governo di Milano di sciogliere presso a poco i medesimi
quesiti che il dott. Rigoni Slcrn proponeva.
Il dott. Giuseppe Cervello di Verona lesse sulla sua proposta falla al
Congresso di Torino di una nuova storia della medicina in forma biografi-
ca. Ebbe a sco|)o il doli. Cervello di far conoscere alla Sezione medica della
IV Riunione che alla proposla da lui comunicala alla Sezione medica di To-
— 77 —
l'ino, di poi riprodotta nei Giornali scientìfici di Pavia, Verona e Milano,
risposero propizi! in questo biennio alcuni Corpi aecailcniici della Penisola,
clic venne accolla nella Italia meridionale dopo che il dolt. Zarlenga la lece
conoscere all'Accadeinia medico-chirurgica di Napoli, e nella supcriore al-
tresì per le cure di Commissioni d'uomini ragguardevoli, come a Bologna,
Treviso, Ferrara, Neiiezia ed altrove. Annunziò essere stato frullo de' suoi
studii storico-pratici la rivendicazione all'Italia ed a Padova della istituzione
jirinia della Clinica medica e del primo Teatro anatomico, dovuta quella a
Giambattista da Monte medico veronese del XVI secolo, questo ad Alessan-
dro Benedetti da Lcgnago vissuto nel secolo XV; e terminò chiedendo, ove
sia aecella la sua proposizione, la cooperazione dei membri dell'adunanza
per attivare completamente in Italia la sua utilissima proposta. Dopo la let-
tura del dott. Cervetto, fu presentata una lettera firmata da parecchi mem-
bri della Sezione, nella quale promettevano di cooperare ciascuno nella pro-
pria patria alla compilazione della biografìa de' medici illustri già defunti,
secondo la mente del dott. Cervello.
Il doti. Gcronu'ni dì Cremona lesse alcune illustrazioni sulla dottrina mi-
sontologìea della genesi dell'umano infermare; ma durante la sua lettura
surse un bisbiglio nell'assendilea con voci sparse indicanti ch'eran cose già
slanipate. Per la qual co.sa il Presidente pregollo di abbreviare la lettura,
e pei'se\ erando e crescenilo il rumore, fu obbligato a pregarlo di sospen-
derla dichiarando, che questo era il voto manifesto dell'adunanza, e perché
si cessasse Io scandalo che uno leggesse e gli altri non ascoltassero.
Il prof. Corneliani domuiidù la parola per giustificarsi come Preside della
Commissione che dovea prescegliere le Memorie da esser lette, dichiarando
di aver egli pure ammonito il dott. Geromini che le sue cose che intende-
va di esporre erano già stampate, che la lettura dovea riuscire lunghissima, e
che nientedimeno egli insistette di voler leggerle.
Il prof. Cortese di Padova, chiesta la parola, partecipò che per motivo
di salute non potè far parte della Commissione esaminatrice delle Memorie
presentate .
Il prof. eav. Griffa entrando a discutere sul progetto statistico del dott.
Ferrarlo, al buon \olere del (juale egli altamente applaudi, espresse la sua
opinione, non essere possibile di compilare tabelle statistiche esatte, dalle
quali poterne ritrarre buon frutto. Appoggiò la sua sentenza sulle discor-
— 78 —
ilanli iiosoloj^ic si antiche, si iiiodeme, sulla discrepanza delle diverse scuole
nello stabilire le differenze essenziali dei morbi, sulla disparità delle opi-
nioni che regnano fra i farmacologi nell'assegnare ai rimedii le virtù medi-
camentose, sulle diftieoltà inlìne dello istituire la retta diagnosi di molte ma-
lattie, ad ottenere la (juale non ci possono condurre talvolta i criturii che si
possono ricavare ne dalle cause, né dai sintomi, nò dagli elletti salutari o
nocivi de' medicamenti, né dalla stessa anatomia patologica.
Il doft. Gcromini volle ricordare al cav. Grifl'a che tutte queste conside-
razioni furono da lui falle nelle sue opere. Al clic questi rispose aver egli
pure credulo opportuno di annunziarle a solo lume della verità.
Il Presidente fece osservare al cav. Grill;! medesimo, che se i medici fos-
sero concordi in tutti gli clementi che riguardano Io stato morboso e l'azione
dei farmaci, si avrebbe ottenuto il desidei'atissinio scopo di una medicina uni-
versale uniforme, ed allora sarebbero del tutto inutili le statistiche, le quali
tendono appunto alla mira di stabilire le più sicure norme, che debbon es-
sere seguite dai medici, col più valevole degli argomenti, il maggior numero
e la maggiore felicità delle curazioni .
Prendendo in esame il cav. Griffa la teoria del reumatismo e della gotta,
stabilita poc'anzi dal dolt. Barufli, negò essere la condizione di questi morbi
uno sbilancio elettrico, il quale cagioni l'angioidesi nel nevrilema; negò i lofi
essere formati dall'albuminalo di soda, mentre per gli esperimenti di Orfila e
Dumas sono composti di solfato e di urato di calce, né contengono soda, la
quale discioglie anzi i loti e le litiasi gottose, aggiungendo che le acque di
Vichy sono tanto giovevoli in queste affezioni pel carbonato di soda che ab-
bondantemente contengono. Conchiuse doversi ritenere le malattie reumati-
che e gottose per infiammazioni delle membrane fibro-sierose, accennando
altresì alle meno che felici curagioni ottenute dal prof. Ilildenbrand. il quale
applicava la stoppa di canape ai malati di artritide e reumatismo.
Il dolt. Baruffi rispose non a\er egli ritenuto essere i lofi gottosi com-
posti di albuminato di soda, e ricordò che per le ricerche dei chimici Las-
saignc e Brissel si rinvemie qucst'albunxinato nella sino\ia durante lo stato
fisiologico, e che questo sale si decompone facilmente per virtù d'una cor-
rente elettrica, anche leggera.
Ripigliò il prof. Griffa, che ad ogni modo la esperienza non ha confer-
malo l'utilità dei mezzi coibenti contro le condizioni arlritico-reumatiche .
— 79 —
Surse allora il prof. Corncliani dicliiaraiido èssere suo dovere di giusli-
flcarc un uomo beiicincrito della scienza (jual e il prof. Iliidcnbrand, elinico
per liedici anni in Pavia, e di |)0i in Vienna, ed ass-everando che questo
professore curava le arlrilidi reumatiche col salasso ripetuto, e in una eol-
l'aiìplicazione delle sostanze coibenti, lana, seta, canape; e che i risultamenti
della cura furono per l'ordinario felici, assai di rado la morte, quasi mai
esili o prodotti organici irreparabili. Disse inline di non voler entrare nella
discussione sulla teoria elettrica di queste malattie, e che solo domandò la
parola per reltilìeare i fatti contro quanto asseriva il prof. cav. Griffa . Il
quale soggiunse che ne' primi anni della sua pratica il prof. Iliidcnbrand
adopi'ra\a il metodo curativo coibente, e che in seguito forse accortosi degli
esiti sfavore\oli si sarà messo ad usare i salassi.
Anche il doti. Baruffi attestò che il prof. Iliidcnbrand risguarda l'arlri-
tide e il reumatismo come flogosi da curarsi coi salassi ce. : ma che dà gran
|)cso nella loro genesi alla elettricità, credendo essere proprietà dell'appa-
ralo fibroso e legameutoso di condurre l'elettrico.
11 doti. Francesco de Camin da Trieste, non essendo arrivato in tempo
da poter rassegnare e leggere una sua Memoria sulla pellagra, espose li suoi
pensamenti e sulla causa e sul metodo curativo di questo morbo in forma
di problema da essere discusso nei futuri Congressi. Quanto alla causa egli
credette che sia un particolare contagio, lento beusi, ma non diverso nel modo
della sua propagaziouc da alcuni degli altri già conosciuti; quanto alla cura
luanifestù il suo desiderio che sia, da que' medici che hanno l'opportunità di
curare dei pellagrosi, messo in opera lo zolfo tanto per bocca che per fri-
zioni, e che nel caso non si ottenessero favorevoli esiti, tentassero l'innesto
della scabbia, la quale, ove avesse raggiunto il suo perfetto sviluppamenlo,
fosse combattuta col metodo antipsorico aggiungendo all'unguento del Bor-
chia l'olio essenziale di Sabina.
Si lesse una nota del dott. Penolazzi, nella quale prega i membri della
Sezione, i quali volessero occuparsi nella soluzione dei quesiti da lui jiro-
posti sul morbo migliare, di voler partecipargli i frutti dei loro studii entro
tre mesi, assicurandoli che saranno da lui riportali fedelmente nell'opera
ch'egli pubblicherà su (jucsto subbietto.
Fu Iella una lettera diretta al Presidente prof. Giacomini dal sig. doti.
Giambattista Mazzoni professore nella Università di Pisa e chirurgo di Ca-
— 80 —
mera di S. A I. K. il Grantiuci di Toscana, colla qualt: volle clic si cor-
reggesse ima espressione stampata negli Alti di Firenze e risguardanle il
programma esposto nelfadunanza del i 6 settembre del Congresso di quella
città. Si legge nei suddetti Atti rfj erogare il premio stabilito all'autore di
quella Memoria, la riualc meglio risponda ai quesiti proposti nel program-
ma; e in\'ece si ilo\rà leggere che il premio sia aggiudicato a chi presen-
terà la più soddisfacente soluzione dei quesiti predetti^ determinando le
qualità specifiche e la vera azione sull'orguiiixiiKi animale della Segala cor-
nuta e l'uso da farsene in ostetricia, la mercè di fatti clinici bene avverati,
e ripetuti e ben intesi esperimenti sugli animnli. Le Memorie dovranno
essere dirette entro il giorno 1 4 settembre 1843 al sig. Presidente generale
della V Riunione scientifìca in Lucca.
II Presidente, avendo ripetutamente domandato se nessuno desiderasse
la parola per discutere sull'uno o sull'allro degli argomenti trattali nelle
passate sedute, né insorto essendo alcuno a domandarla, chiuse l'adunanza
col seguente breve discorso.
Signori, prima di sciogliere questa adunanza, sento il bisogno di fer-
marmi un bre\e istante sopra due punti delle passate discussioni. Nell'ar-
gomento delle cantaridi furono addotti tali fatti, che potrebbero incoraggiar
troppo i medici pratici ad estenderne l'uso per bocca. 11 dire, o .Signori, che
le cantaridi sono ipostenizzanli o deprimenti non giustifica il doverle usare
in ogni infiammazione . Ogni rimedio della stessa classe ha, pel grado di sua
forza e prontezza d'agire e jier la predilezione a questo o quell'organo o si-
stema, sue particolari indicazioni, come ogni malattia dello stesso ordine ha
sue particolari differenze; e il senno del medico sta appunto in questo di
saper acconciamente adattare le une alle altre. Le cantaridi per bocca re-
cano molestie e disturbi alle vie orinarle ed allo stomaco. Parlando della
cantaridina nella mia Farmacologia io diceva fino dal 1834: Non vorremmo
che la mania troppo comune di correr dietro alle novità traesse questa so-
stanza nel comune uso, il che non vorremmo neppure delle cantaridi per
bocca, imperocché il loro maneggio addomanda l'occhio attento del medico
e la docile osservanza del malato. Sono da tenersi le cantaridi e la cantari-
dina tra i rimedii di riserva nei casi più gravi . Codesta ritcnutczza però non
vogliamo estenderla all'applicazione estema eoi vescicanti, coi quali, se non si
lascino a lungo ma si facciano volanti, si può ottenere un'efficace azione
— 81 —
generale. Da ciò il consiglio ai pratici di non irritare nelle nialallie inliam-
matoric arlilicialinentc i vescicanti, per non distrugger l'azione dinaniico-or-
ganica che viene dairassorbiiiiento della loro sostanza: u da ciò una migliore
scorta per ben intendere l'utile operazione dei vcjjcieauti nelle malattìe in-
liainmatorie .
Un altro punto per cui devo dire ancora una sola parola è il solfato di
chinina. Sono ventidne anni, o Signori, ch'io sto osservando l'azione della
china, ed è poco meno che studio (juclia del solfato di chinina nelle malattie
non intermittenti, ma flogistiche. Ho usato ed uso anche oggidì ii solfato in
tutte specie di malattie infiammatorie e su grande moltitudine d'individui.
Taluno dirà anche ch'io ne ho abusalo e che ne abuso. Tranquillo nella mia
coscienza di non meritarla, io son lieto che altri mi faccia una tale accusa
Così nessuno di tali accusatori neglierà a me in questo ai'gomcnto una grande
esperienza, nessuno mi negherà che gli effetti tristi dei solfato di chinina
gli avrei dovuti vedere io nell'iibuso, meglio di coloro che senza usarlo li
vanno predicando. Armato della esperienza adunque vi dico, o Signori, che
il solfalo di chinina, oltre il so\rano potere che ha di domar le febbri in-
termittenti e perniciose, giova maravigliosamente nelle malattie infìanunato-
rie, ed in alcune non può a nessun altro rimedio essere paragonato. Nelle
infianmiazioni che resistono ai ripetuti salassi, nelle emorragie minacciose
attive che il nitro, il ghiaccio, la digitale non valsero a frenare, provate, o
Signori, il solfato di chinina, e benedirete l'occasione clic vi fé' conoscere
il vero valore di un tanto farmaco. Ma se siete titubanti ed incerti, non lo
tentate senza prima averlo sperimentato sopra \oi stessi. Prendetene soli
dicci grani a digiuno, e se non vi jiorta elTetti, prendetene poco dopo altri
cin()ue od altri dieci, e sentirete s'egli ristora, riscalda, od inliacchisce la
macchina ed abbatte il polso. Egli è troppo facile ed innocuo questo esperi-
mento perchè io non isperi che cerchiate a convincervi su tanto importante
verità. Se taluno vi dice che tali esperimenti sopra sé stessi o sopra indivi-
dui sani che volonterosamente sì prestano sono innnorali, domandate loro,
se dmuiue immorali furono gli esperimenti di Mattioli, di .Alexander, di
Stoerk, di Spallanzani, di Vallisuieri, di Valli, di quel Jenncr che ci ha data
la vaccina e di tant'altri, clic dalla storia medica furono salutati (piali bene-
meriti della scienza e quai benefattori della umanità? Rispondete loro che
immorali soud gli esperimenti sui malati, qmuido il medico amministra tali
— 82 —
liinedii di cui non conosce picnamenlc il valore, e sdegna che allri con di-
ligenti ricerche e con prove di fallo procuri di farglielo conoscere
Giunse al Presidente da comunicarsi alla Sezione la seguente lettera.
.' Ai chiarissimi Signori Presidente e Vicc-Presidenle della Sezione medi-
co-chirurgica del Congresso di Padova.
Chiarissimi Signori Professori
Ho sentito colla commozione della più calda riconoscenza l' interesse che
prendono alla mia guarigione le Sezioni medica e chirurgica, cui le SS. VV.
eh. degnamente preseggono. E Le prego a volerla partecipare agl'illustri
.Scienziati, che tanto mi onorarono eolla solennità de' loro voti. Duolmi che la
salute non ancora perfetta mi tolga di esprimere cmiie vorrei ciò che sento
nell'animo, e che pur mi conforta nella presente mia condizione.
E mi professo con alla stima ed ossequio
Parma 26 settembre 4 842
Delle SS. VV chiarissime
Dev. ohbt. Servitore G. Tommasini ".
Visio — fi Presidcnlr Prof, (i A, Giacomhi.
Il Segretario Doli. G. Mug^a.
ADINAIVZA
DEL GIORNO 29 SETTEMBRE
iV vendo il Presidente annunziato clic tre erano gli oggetti da trattarsi
in questa straordinaria seduta, cioè l'ap|)rovazione del processo verbale del-
l'adunanza precedente, la lettura del rapporto della Commissione chirurgica
risguardante gli esperimenti sui cadaveri proposti nelle discussioni tenute
sopra il metodo della litolonn'a usato dal dott. Bresciani Borsa, e la votazione
della |)roposta del dolt. Ferrarlo; si lesse prima il processo verbale. E fatte
alcune lie\ i emende domandate dal Presidente, dai dott. Baruffi, Rigoni Stern
e de Camin in quella parte che a ciascun riguardava, in lutto il restante fu
approvato il processo verbale.
Il dott. Ferrarlo, che fu assente nella precedente seduta, dichiarò di
avere assicurato il Presidente, dietro domanda espressamente fattagli, che il
suo scritto non eontenea personalità, né potea contenerne, mentr'era stato
licenzialo per la stampa dalla 1. R. Censura di Milano.
Quanto al secondo oggetto il prof. Signoroni, Presidente della Commis-
sione, avverti che per mancanza di cadaveri non si poterono eseguire tutti
gli esperimenti, e che perciò non essendone stato fatto il rapporto, questo
verrà consegnato in appresso per esser inserito negli Atti.
Fu letto poscia dal doti. Fario l'ullinio processo verbale della Sottose-
zione chirurgica, ed ammesse alcune rettincazioni domandate dal Vice-Pre-
sidente e dai prof. Vaimoni e Signoroni, venne approvalo.
Quanto al terzo argomento da trattarsi, il Presidente, lette le delibera-
zioni della Presidenza medica nel Congresso di Torino, per le quali fu scelta
la città di Milano e il doti. Ferrarlo che in quella dimora, al quale si doves-
sero mandare i materiali statistici raccolti nelle città e pro\incie d'Italia,
— 84 —
perchè fossero soKo la di lui direzione slampati, raecomaiidando il progetto
all"l. l\. Istillilo Loiiibardo-Veiiclo ed alla speciale protezione di S. E. il Go-
vernatore di Lombardia: ricordato il partito preso dall'adunanza nella seduta
del giorno 27. propose la votazione per ischcde segrete sulla seguente do-
manda del dolt. Terrario : " Pregare i Go\'erni Ilaliani perchè ci sommini-
strino annualmente pel corso d'un decennio le tavole stalislieo-cliniche delle
infermerie degli spedali posti nei loro Stali, compilale giusta i modelli dei
prospelli approvali e stampali negli Atti della Riunione degli Scienziati te-
nuta in Torino " .
Il dolt. Francesco Gera. domandala la parola, per una mozione d'ordine
chiese quali sieno i membri che hanno diritto di volare, opinando egli che
questo dirillo competa a lutti i membri del Congresso.
Rispose il Presidente non riconoscere in altri membri il diritto di votare
su questo argomento, tranne che negl'iscritli nel catalogo uftìziale della Se-
zione medica, e fece approntare le schede per la votazione, aprendo il libro
per fare l'appello nominale.
Quando si alzò di nuovo il doti. Gera protestando che non gli sembrava
conveniente di fare la votazione, perchè, nella incertezza che sia accolta la
proposta preghiera, si viene per essa ad arrischiarsi ad una negativa, dalla
quale potrebbe sembrare scemala la utile protezione de' Governi verso i
Congressi.
11 sig. Principe di Canino, dopo di aver impugnate le ragioni addotte
dal preopinante, ed aggiunto esser lecito a tulli l'innalzare una preghiera ai
Governi, ricordò l'ordine del giorno.
Allora il prof. Sleer dichiarando ch'egli pure era contrario alla proposta
del doti. Ferrarlo, domandò di leggere un suo scritto. Il che acconsentilo
dal Presidente, ripigliò dicendo che, quantunque egli non fosse nato in Ita-
lia, senlivasi lullo acceso di amore per questo paese per essere patria di
cinque suoi figli, e stimava di riproporre pel bene degl'Italiani i riflessi an-
nunziati giii dal cav. prof. Bufalini, protestando che non era conveniente pre-
gare i Governi ad adottare il piano slalislico del dolt. Ferrarlo, perchè que-
st'alto potrebbe spiacere ai Governi, e venir meno o cessare affatto il fa-
vore, che ollennero dai medesimi i Congressi scientifici tenuti finora in Italia:
conchiuse che il dolt. Terrario poteva di per sé solo innalzare la proposta
preghiera.
— 85 —
Il doli. cav. Papailopulo-Vrclò siirsc a coniballcro quanlo avevano asse-
rito i preopinanti, e propose che si dovesse passare alla votazione, la quale
era pur domandata da molte voci che si alzavano qua e là nell'adunanza,
mentre il prof. Slccr ed altri continuavano ad oppor\isi.
Qui insorse nuova discussione tra il prof. Slccr ed il prof. Signoroni,
nella quale interponendosi il Presidente e rivolgendo le parole al dott. Fer-
rarlo disse che, prescindendo dai timori di alcuni membri che una tale pre-
ghiera potesse non essere accetta ai Governi ed influire sulla pro.spcrilà dei
futui'i Congressi, credeva che fosse piuttosto da aver presente che il Con-
gresso è un corpo il quale non ha permanente esistenza:, che nessuno di
quelli a' quali spetterebbe formulare e dirigere la proposta preghiera, do-
vendo ben tosto cessare dalla sua carica, avrebbe alcuna veste per farlo, e
mollo meno per mantenere coi Governi una corrispondenza e riccAcrne le
deliberazioni. Aggiungeva avere già il Congresso di Torino con pubblico e
solenne atto reso palese il proprio giudizio ed il proprio voto sulla conve-
nienza, per la vera utilità delle statistiche mediche, che tutti gli Stati Ita-
liani si uniformassero ad una nonna, e che i Governi vi cooperassero fa-
cendo cenli'o delle compilazioni in !\Iilano e riconoscendo nel doti. Ferrarlo
il segi'ctario di tale istituzione. Sembrargli quindi molto opportuna la pro-
posizione del prof. Sleer, secondo la quale il sig. dott. Ferrarlo stesso do-
vrebbe dirigere umili suppliche ai Governi, perchè degnassero adottare e
proteggere (|uel piano statistico che fu dal Congresso di Torino approvato
e raccomandato. Invitò quindi il dott. Ferrarlo a'd accogliere questo consi-
glio, e ritirare la sua proposta per la votazione, o presentarla nei seguenti
termini : y Piacendo ai Governi dei varii Stati Italiani di adottare un piano
uniforme di tabelle statistico-cliniche, la Sezione medica del IV Congresso
giudica che linora quelle presentate dal dott. Ferrarlo ed approvate dal II
Congresso di Torino sieno le più opportune e le più raccomandabili " .
Il dott. Ferrarlo rispose, che l'ordine del giorno stabilito nella pidiblica
seduta era la votazione senza discussione, e che non aderiva a (|ualunque
mozione dalla sua dilTerente.
Mentre il Presidente ordinava che si cominciasse l'appello nominale dei
membri, il prof. Steer dichiarò di partire esigendo che si facesse nota di ciò
nel processo verbale. Altri molti seguii'ono il suo esempio. Per la qual cosa
il Presidente, visto il gran numero de' partiti ed il picciol numero de' rima-
— 86 —
sii, ha stimalo cosa inopportuna di eseguire la votazione richiesla dal doti,
terrario . e dichiarò di rimettere la definizione delle differenze sopra di
((Ufslo punto al V Congresso che si terrà in Lucca, sciogliendo con ciò l'adu-
nanza.
Visto — // Picùdcnlc Prof. G. A. Gucomwi.
// Fice-Presidente Prof. Cav. L. Rossi.
C Dolt. G. MuGNA.
/ Segretarii <
) Dott. P. Fabio,
ATTI YERBILI
DELLA COMMISSIONE
INCARICATA DI RIPETERE (ILI ESPERIMENTI DEL DOTT. POLLI
SUL SANGUE
ADllANZA
DEL GIORNO 19 SETTEMBRE
I
sigg. dott. Fcsticr, Calderini, Facen, Ballardini e Benvenuti, sotto la
Presidenza del sig. prof. Fabeni, si raccolsero in Commissione allo scopo di
ripetere e riferire gli sperimenti che il sig. dolt. Polli ha falli sul sangue,
donde ne uscirono le osservazioni ch'egli ebbe a comunicare alla Sezione me-
dica del IV Congresso degli Scienziati in Padova. Valendosi dell'autorizza-
zione avutane con lettera del sig. Presidente della Sezione medica prof. Gia-
coiiiini, il sig. prof. Fabeni credelle opportuno di aggregare nuovi individui
componenti la Commissione, e sono i sigg. dolt. Biaggi, Rosnati, Nardo e
Pinali.
Passati a rassegna i quadri che il sig. dott. Polli ebbe a presentare sulle
molte e variate spericnze da esso istituite sul sangue, si dovette per unanime
accordo sliibilire, che verrebbero ripetute soltanto quelle, che fanno la base
principale delle osservazioni del sig. Polli, e lo verrebbero quante volte lo
volesse una ragionevole sicurezza del fatto e la brevità del tempo concesso
alla Commissione stessa prima ch'essa ne riferisca all'illustre Consesso gli
ottenuti risullamenti.
Impcrlaulo si slabili di istituire una serie di osservazioni
— 88 —
ì ." Per vedere quali ili\orsità di apparenze si notino nel sanjiiic in rap-
porto ai tempo impiegato a coagularsi, raccolto clic sia al principio della sua
cscita da un ordinario sal.isso, ovvero in sul finire di esso.
2." Per vedere (piali differenze si mostrino allorché venga agitato e
smosso più 0 meno il sangue estratto.
30 Pj,,, conoscere quali effetti si generino dalla miscela nel sangue di
alcuni sali .
4." Per conoscere quanto importi nelle diverse apparenze del sangue la
capacità dei vasi in cui viene raccolto, 0 la diversa sostanza da cui sono
formati i vasi slessi.
5." Per istabilire (juale sia l'influenza della densità sulla apparizione 0
non apparizione della cotenna.
6.° Per istabilire quale sia l'innuenza del salasso ripetuto sulla densità
e la coagulabilità del sangue.
7." Per determinare quale sia l'influenza della sottrazione sanguigna nel
variare, durante lo slesso salasso, la densità e coagulabilità del sangue, con-
frontando le prime colle ultime porzioni di sangue estratto.
Poste le quali basi, si fecero varii quadri parziali per l'esame di quanto
principalmente importava allo scopo, affincliò ognuno, avendo a trattare
una sola maniera di osservazioni, potesse più accuratamente intendervi l'ani-
mo, e dall'insieme di esse ne venisse quella conferma ai nuovi risultamenti
del sig. Polli, che per la moltiplicità degli osservatori la scienza è in diritto
di pretendere.
Al quale efl'etto la Commissione si recò senza più alle sale dello spe-
dale soggette alle mediche cure del sig. Fcstler^ e quasi per addestrarsi e
per unanimemente intendersi nella signifieanza da darsi, a seconda dell'au-
tore sig. Polli, alle apparenze del sangue estratto, si passò, secondo le sue
indicazioni, a farne prova.
Vi a\ ea un infermo preso da bronchite, e nel quale già due salassi erano
stati praticati alla propria abitazione due giorni prima. Un altro glie ne abbi-
sognava, e quello fu preso a soggetto di osservazione. Giovane uomo in sui
vcnt'anni si mostrava a sufficienza forte e robusto. Esplorato il polso contava
cento battute all' incirca. Si praticò la puntura della vena, ed appena poco
sangue era zampillato, che vi si sottopose un bicchierino fatto a foggia di
calice, che poteva contenere poco meno di due oncie di sangue, e questo ne
— 89 —
raccolse quanto bastava a riempirlo, meno poca parte. Ciò fatto, Io si lasciò
sovra una (avola in riposo. Passati pochi momenti, un altro eguale se ne rac-
colse, che venne per (piatirò minuti secondi circa rimescolato e ilcposlo in
vicinanza al primo. Lo che eseguilo e scorsi ancora alcuni istanti ne' quali
intanto il sangue cadeva in un ordinario bicchiere da salasso, un ultimo se
ne estrasse come i due precedenti ponendolo egualmente vicino ai primi .
Venne intanto il tempo della osservazione, e si notò da tutti, che la jwrzione
di sangue rimescolato crasi coagulala in otto minuti, mostrandosi quasi massa
omogenea di rosso colore, senza cotenna. Scorsi poco più di undici minuti, si
osservarono spicciare sulla supci-ficie e ne' bordi del sangue raccolto nel
primo bicchierino alcune stille sierose, le quali, unite alla facile osservazione
della cessata fluidità della superlicie del sangue raccolto, mostrarono, come
l'intende il sig. doti. Polli, l'avvenuta coagulazione. E qui giova notare che
vi ebbe mestieri che i sigg. Commissarii ben bene s'intendessero col nostro
osservatore dott. Polli sul vero momento e criterio per islabilirc l'avvenuta
coagulazione, mentre è da avvertire, che assai facilmente l'apparenza della
superlicie del sangue nell'atto che si rappiglia può confondersi con quella
del siero li(|uido^ onde si stabili quello doversi dire il momento della sua
decisa coagulazione, in cui spiccia dalla sua superfìcie la prima stilla di siero.
Dopo quattordici minuti o poco meno si rappigliava, secondo la sopraddetta
legge, (piello che ultimo era stato estratto. Riguardo all'apparenza di questi
due bicchierini, lutti e due si avrebbe detto presentassero poca cotenna.
Un secondo indi\iduo maschio, in sui cinquant'anui, robusto e forte,
dedito ila mollo tcnq)o al vino, fu soggetto di altra osservazione nello stesso
senso della già notata. Preso da risipola alla faccia, che lo coglie quasi ogni
anno, aveva molto calore febbrile ed un polso che contava novantanove bat-
tute al minuto. Si fece un salasso (juale occorreva generoso. Tagliata la \ cna,
se ne raccolse il sangue collo slesso ordine già descrillo nel caso precedenle,
salvo che riempiti i bicchieri e dovendosi ancora estrarne buona dose nel bic-
chiere maggiore, prima che si chiudesse la vena il sig. Calderini ebbe il
pensiere di prenderne in un quarto bicchierino ancora un'altra porzione.
Ciò fatto, ognuno si pose ad osservare (|uanlu fosse per accadere. E mentre
si notava come già presto presto si fosse rappiglialo, senza mostra di sepa-
razione cotennosa, il sangue rimescolato, e poco o niente il primo ed il terzo
raccolto, il sig. Polli portò la sua attenzione sull'ultimo bicchierino, che
— 90 —
conlcucva l'ullimo sangue raccolto dal sig. doti. Caldcrini, e disse che, avuto
riguardo al pronto prontissimo suo rappigliarsi, av\ertiva clic l'individuo
era assai presso al dcliipiio quando lo si cslrasse. E in fallo l' infermo aveva
dati già non dubbii segni di mal essere, ed esplorato il polso era disceso a
novantatre battute e si mostrava molle, e si dovellc confortarlo con acqua
e qualche mistura all'uopo. Intanto continuava lento il coagularsi del san-
gue dei due bicchierini che restavano, e l'ultimo estratto od il quarto non
mostrava segno alcuno di cotenna. Si aspettò ben bene finché si mostrasse
nel terzo bicchierino estratto non solo raggrumata la superficie, ma le goc-
cioline caratteristiche del siero, e fu nello spazio di quarantasei minuti circa
ed offri cotenna; l'altro, ossia la prima porzione estralla dopo avere aspet-
tata un'ora e venti minuti, non manifcsló sortila di siero, bensì mostrava la
sua superficie biancheggiante, rappigliata e tremolanle quasi fosse gelatina,
e venne lasciala alla osservazione del sig. dott. Festler per notare quando
avesse ad accadere; ciò che avvenne tre ore dopo all' incirca.
Per le differenze osservate fra la più presta coagulazione e apparenza
della cotenna fra' vasi piccoli ed i grandi, diremo che il coagulo si fece in
tempo minore nel vaso grande che nei piccoli .
II sig. Presidente della Commissione, trovando che il lavoro di questo
giorno aveva già dato qualche buon risultaniento da notarsi, e che aveva
portato frutto aiUlilando il modo di fare queste osservazioni, sciolse la se-
duta, convocandola di bel nuovo pel giorno dopo nello stesso sito alle ore
cinque pomeridiane.
Erano le due dopo il mezzodì.
Visto — // Presidente Prof. V. Fabeki.
lì Segretario Doti. A. Bekvekuti.
DEL GIORNO 30 SETTEMBRE
Inetto il processo verbale delle cose operate nel giorno prima ed ap-
provato, si pose mano a ripetere gli esperimenti già fatti ed instituime di
nuovi.
A tal fine esplorato il polso dell'infermo di bronchite, che aveva già
servito alle prove, si notò che batteva ben centodieci volte, e che, essendo
accresciuto il dolore al petto, era mestieri di un nuovo salasso.
Estratle quindi eoi soliti bicchierini quattro porzioni di sangue, si pose
la prima in ([uietc sovra una tavola, si rimescolò la seconda col dito, alla
terza si uni una certa dose di solfato di soda, e la quarta ed ultima estratta
si pose in quiete presso la prima. Ciò fatto, si passò alle singole osservazioni.
Il sig. doti. Calderini ebbe ad annunziare che il sangue del suo bicchierino
che fu rimescolato crasi rappigliato, e che essendo apparsa la prima goccio-
lina di siero, aveasi a giudicare completo il coagulamento. Notò che desso
t.'ra avvenuto in quindici minuti, e che mancava la cotenna. In pari tempo
il sig. dott. Ballardini vide interamente coagulata la porzione ultima di san-
gue estratto ossia la (]uarta, e ciò fu in quattordici minuti, e \i osservò un
velaiiienfo cotennoso.
Si aspettò che fosse manifesto il coagulamento della prima porzione di
sangue estratto, mentre quello che si aveva commisto al solfato di soda era
ancora liquido Ciò fu in ventollo minuti, e si ebbe alta cotenna .Ma più
alta, anzi altissima, la diede il sangue osservato dal dott. Nardo che \i unì
il solfato di soda, sangue che più lardo di tutti si coagulava in trentacinque
minuti .
E qui giova notare che, per un maggior ordine di esposizione, trala-
sciammo (li dire, che fra il terzo ed il quarto bicchierino altri Ire più
2G
— 92 —
piccoli e inclalllci se ne adoperarono jwr vedere quale influenza potesse
avere la natura del vaso sul più presto o più tardo coagularsi del sangue.
Percl\è non si potesse sospettare clic l'essere estratto prima o dopo avesse
ad alterare il fallo, si fecero sottoporre, mentre sortiva il sangue dalla
>eiia, i biecliierini, sicché a grado a grado si raccogliesse quasi in tutti
eonteniporaneamento. Erano questi uno di slagno, l'altro di ottone, un terzo
di latta.
Ecco quali risultati si ebbero. Nel bicchiere di ottone coagulossi in ipia-
rantaquallro minuti, in quello di latta durò iiuarantacinque, finalmente in
ipiello di piombo quaranlasette, ed in tutti si notò molta cotenna.
Prima di passare alle altre esperienze fatte, vuoisi tenere conto che il
sangue uscito per ultimo venne fuori a stento e con sottilissimo filo, sicché
ne sarà deri>ata qualche differenza di qualità.
Ora delle altre. Poiché l'infermo di risipola, che aveva servito il giorno
prima, poteva ancora ((luanlunque mollo miglioralo di stato) sostenere lui
iHiovo salasso, cosi esplorato il polso the indicò novanta battute, si praticò
una leggera sottrazione sanguigna. Si slabili (piesta volta di abbandonare la
esperienza del rimescolamento, perché lo si a\ èva \ eduto cosi manifesto nei
casi precedenti, che in nessuno dei Commissaiii rimaneva più dubbio al-
cuno: ma in quella vece si volle fermare il sangue, perché stagnasse per
alcun poco nella vena, prima che venisse fuori a formar soggetto d'osser-
vazione .
Impertanto quattro de' soliti bicchierini se ne estrassero. Al secondo il
doti. Nardo mescolò una soluzione ahiuanto satura del solito solfato di soda,
e l'ultimo fu quello nel quale si produsse l'artilizialc stagnazione, che durò
quarantacinque minuti . Più presto di tutti esso si mostrò coagulato appena
scorsi sei minuti, né si vide segno alcuno di cotenna. Indi passati sedici mi-
nuli, coagidavasi la terza porzione estratta, e la prima dopo venti minuti^ in
ambedue mostravasi cotenna, colla differenza però che vi aveva altissima
cotenna nel primo bicchiere, poca crosta cotennosa nel terzo. Restava a ve-
dersi quanto durasse il coagularsi perfetto del secondo bicchierino mescolato
al sale, e questo avvenne passati ben quaranlasette minuti, e mostrò tale co-
tenna che poteva essere doppia di (piella nel bicchierino con sangue solo,
ed era raggrinzata agli orli, avvallata e bianca aflatfo, perché scarsa di
ogni materia colorante già precipitala al fondo. Anche in (piesto caso si
— 93 —
notò che il sangue del terzo bicchierino stillava Ionio lento scorrendo sni
braccio, mentre il primo era sgorgato con getto suflicicntcmente libero.
Questo è ([iianto si è fallo in questo gioi'iio e che venni' registrato sul qua-
dro generale.
Visto — // Proxìdfntc Prof. V. Fabehi.
// Segretario Dott. A. BKnvF:r.
// ,S"pf;ii'/«i/o Doti A l>i>\>Mii
ATTI VERBALI
DELLA COMMISSIONE
INCARICATA DI ESAMINARE LE Ql'ISTION! IGIENICHE
INTORNO ALLA RIFORMA DELLE CARCERI PENITENZIARIE
ADU^A^ZA
DEL GIORNO 03 SETTEMBRE
lAailunatasi la Commissione incaricala di esaminare le diverse quistioni
igieniche intorno alia riforma delle carceri penitenziarie promossa dai sigg.
ScopoIi,Saleri e Pctitti. e presa nota degli intervenuti, il sig. Presidente prof.
Orioli dichiara aperta la sessione. Falla conoscere l'importanza e la difficoltà
somma della materia da trattarsi, nomina alla carica di Segretarii i doti. Ara-
pclio Calderini, Riboli Timoteo e Ferrarlo Giuseppe.
Il cav. Rossi di Parma, quantunque estraneo alla Commissione, a nome
del cav. Speranza presenta un Discorso manoscritto "Sull'influenza del si-
stema penitenziario sulla salute dei carcerali « e dichiara che avendo dovuto
il cavaliere suddetto assentarsi da Padova per affari di famiglia, Io aveva pre-
gato di porgere a suo nome l'indicalo lavoro: nel tempo slesso accenna di
aver ricevuto dall'avv. Maestri di Parma un altro lavoro sul medesimo sog-
getto con ingiunzione di leggerlo.
Il sig. Presidente, accolli i suddetti scritti, dichiara che le letture di Me-
morie, in cui l'argomento de' sistemi penitenziarii è trattato più o meno
estesamente ed universalmente, non può essere altrettanto utile a toccare lo
scopi) della Commissione, quanto la divisione immediata dell 'argomento stesso
— 1 0 1 —
iip' diversi capi di quistionc die indi nascono, e la Irallazionc successiva e
metodica delle quislioni medesime^ perciò stima coavenieiite, ()ualoi-a la
Commissione lo approvi, di nominare a suo tempo alcuni de' membri pre-
senti a fine di comporre una più ristretta Commissione, la quale rimanga
permanentemente autorizzata, anche sciolta l'attuale Commissione e la Riu-
nione (li l'adova, non solo ad esaminare questi ed altri lavori che potessero
venir presentati, ma altresì a studiarvi sopra ed a proporre nel futuro Con-
gresso di Lucca quanto crederà confacente a tanto argomento.
Egli è in ragione di queste considerazioni che lo stesso sig. Presidente
giudica opportuno il dar principio ai lavori della Commissione coli' invitare
alcuno de' meglio informali a premettere, per istruzione di que' che conoscon
meno la materia, l'esposizione sommaria e piu^amente storica de' diversi si-
stemi penitenziari!, e di passare poscia allo stabilimento degli articoli da sol-
lojxHTC successivamente a discussione e ad esame.
Il doti. Conti, combinando colla mozione del sig. Presidente, a maggior
sicurezza d'argomentazione propone di procedere col sicuro metodo della
esclusione, prendendo prima di tutto in esame il sistema fìladeUiano, non
essendo l'altro di Auburn, che una semplice modificazione di quello.
Il sig. Caffi con una lettera ed il sig. co. Alessandro Porro con una .Me-
moria manoscritta fanno giungere alla Presidenza le loro opinioni intorno
all'argomento^ ed il Presidente rimette queste scritture ai Segretarii per
essere passate alla futura Commissione d'esame.
11 Presidente, avutone consenso dai membri riuniti, mette ad esecuzione
l'ordinamento de' futuri lavori della Conuuissione nel modo da lui ideato, e
dà la parola al co. Petilti per l'esposizione sommaria mentovata di sopra.
Il sig. co. Pelitti legge l'addiniandato sunto storico de' sistemi peniten-
ziarii, e dopo di aver accennato la riforma e le regole dell'uno e dell'allro.
fìladelfiano cioè e auburniano, dichiara professar egli una dottrina media ed
eclettica (notando particolarmente un'ampiezza di cella maggiore della lo-
mune), salvo a modificarla ancora nell'aspetto igienico quando avrà ottenuto
ancJie dall'altrui maggiore e più competente autorità il consulto da lui ri-
chiesto.
Il sig. Mompiani approva la parie slorica del sig. co. Petitli, ma quanto
al metodo medio ed eclettico del suddetto sig. co. Petitti vi dissente, giac-
ché non avendo esso caratteri proprii. non potrebbe considerarsi che come
— 402 —
una moclilìcazionc o degenerazione dei metodi di Filadelfia e di Auburn. e
non si oitcrrebbe più lo scopo degli indicati due metodi primitivi.
Il Presidente riciiiama che queste opinioni particolari sono per ora
cslnuiec e da rinictlersl alla futura Commissione; e ricorda che l'attuale
adunanza deve attendere semplicemente a trattare sulle qualità igieniche
degli enunciati sistemi, escludendo tutte le altre: quindi per proceder bene
dichiara di aver già studiato alla compilazione de' quesiti che abbracciano
ogni genere di considerazioni, e ne formula tre.
Quesito I. Dell' influenza comparata in male o forse in bene della segre-
gazione più 0 meno completa, più o meno prolungata, più o meno mitigata
con opportuni compensi
o) Sulla salute in generale;
l>j Sullo stato in particolare del cervello e dell' intelletto;
e) Sullo stato morale e segnatamente su certe viziose abitudini ed al-
tre degne di speciale considerazione.
Qutsiro II. Dell' influenza igienica dei continenti più o meno migliorati
nei differenti sistemi d' imprigionamento per ciò che spetta o che dimandano
rt) La sufficienza dell'aria vitale non viziata dalla mescolanza con prin-
cipii nocivi;
6) Le condizioni igrometriche;
r) Le termometriche ed altre.
QuEsni) III Dell'influenza igienica delle esercitazioni più o meno volute,
più o meno \ariate di corpo e d'animo.
Tutti questi quesiti vennero ad unanimità approvati. Il sig. Presidente
perciò esorla, per non perdere mi tempo prezioso, di non occuparsi nem-
meno per incidenza d'altre (piistionì che non siano categoricamente richic-
.■>te dai tre (juesiti in tal modo formulati, affine di non deviare menomamente
dall'unico punto prefissoci.
Omlidano qui i Segretarii, che questi onorevolissimi membri della Com-
missione non vorranno lor fare aggravio d'avere per bievità trascorse al-
cune incidentali osservazioni da essi emesse, onde attenersi strettamente
alli' .sole lisposte più o meno evasive d.ite agli approvati <|uesiti: essendo
cIk' e la non abitudine al Segretariato e la (juantità delle proposizioni che
successivamente alternavansi li ha posti nella impossibilità di registrarle
tulle.
— 103 —
Accenneremo (lunr|iic solliinto. che nella dolla discussione ripelulamenle
pifMro parU', ullre i già accennali, i siyg. co. Scopoli, prof. Steer, doli. Conti,
prof. Carresi, doti. Riboli, doli. Ferrarlo, doti. Cristofori, dolt. Rigoni Stern,
doli. Duca, prof. GrilTa e dolt. Vannoni; ognuno de' quali, alternandosi la pa-
rola, 0 domandava inlerpellazioni, o accennava fatti, o adduceva ragioni, o
citava autorità, o produceva opinioni, o escludeva massime, o proponeva
pj'ineipii e modificazioni, o linalmentc combinava secondo il modo di vedere
•Iella generalità de' congregati.
Sentite e discusse in conseguenza le esposizioni d'ognuno, si concluse
unanimemente
I " Che (pianto alle prove a posteriori non si hanno fatti abbastanza
numerosi e non controversi, i quali possano servire a far considerare come
risoluta coir esperienza la quistione della maggiore o minore innocuità dei
sistemi di segregazione più o meri completa e sufficientemente prolungata
|KT ciò che spetta agli organi della voce.
2." Che quanto ai ragionamenti a priori una interruzione interpolata
dell'uso della parola, quand'essa s'intercali a periodi piuttosto ravvicinali
di convenienti conversazioni, non sembra nuocere, massime dove le conver-
sazioni inlercalate fossero d'una mezz'ora almeno al giorno.
l'assando alla (juistione relativa al uocumeulo, die per avventura arrecar
potesse la segregazione in (luiuilo siqipon solitudine più o men prolungata ,
si è del pari unanimemente deciso
li) Che temperata essa solitudine colle giornaliere visite periodiche del
genere già esjiosto (amici, parenti, maestri-artieri e moralisti), si ritiene non
possa arreciu" danno, ma invece essere un mezzo di preservazione per molti
morbi
Trattata indi la quistione relativa agli effetti di segregazione sullo stato
parliculariiientc del cervello e dell'intelletto, si è del pari pronunciato
h) Cliu ucl sistema di segregazione, ([uale si espose, non solo alcun
danno non può esistere, ma si ha i>iuttosto ogni ragione per isperarc che
debba esservi giovamento considerabile, massime ((uando ^i tratti d'impri-
gionamento a tempo non lunghissimo.
Venendo per ultimo all'altra quistione dell'influenza di segregazione già
spiegata sulla condizione o «lato morale, e segnalauicnte (luaiito a certe abi-
tudini ed altre degne di considerazione speciale, si è a ])ieni voti concluso
— iOi —
<•) Che il nocumento anclu' su ciò è nullo, e che piuKosto il vantaggio
da sperarsi è evidente.
Cosi resta deciso pei- couiunc accordo, che (pianto al primo <|ucsi(o
tutto intero la segregazione, temperala ne' modi suddetti e piohuigata solo
ad un numero limitato d'anni, anziché riuscir nociva alla salute in generale,
al cervello e all'intelletto in particolare ed al morale dei detenuti, promette
di essere innocua e grandemente vantaggiosa.
Il sig. co relitti fa osservare però, clic ciò s'intende concesso, almen erfezionare
l'uomo tìsicamente e moralmente, ed in particolare si studia e si procura
■1 ." Di esercitare il sistema nuiscolare con quelle professioni a prefe-
renza che più muovono tulio il corpo senza soverchiamente spossarlo, sic-
2S
— <08 —
come J uS'tr del torno, della lima, della sega, del martello ce, notandosi qui
lini Momiìiani essersi da (aliino proposto di portare lino a sessanta i varii
esercizii niecauiici, lo che è confermalo anche dal dolt. Rampinelli e dai
co. Pctitti^ esercizii che si adattano all' intelligenza ed al tisico d'ogni de-
tenuto.
2." Di favorire la locomozione con passeggiate periodiche, col lavoro,
col rinettaincnto della cella ec.
3.° Di coltivare il cervello o le facoltà intellettive e le facoltà morali
con istruzione elementare e tecnica, colle esercitazioni morali, con lettu-
re, con conversazioni e simili.
Data cosi la richiesta soluzione a tutti e tre i quesiti, resta conchiuso
Che il sistema tiladelfiano. c|uando sia possihile di seguirlo colle norme
oggi prescritte da' suoi partigiani, limge dal nuocere al corpo e alTanimo,
può in quella vece giovare all'uno e all'altro.
Il Presidente, ottenuto (juesto primo risultamento unanime dei la%ori
della Commissione, riserva alla tornata seguente il tratiare la quislione Della
possibilità e della convenienza relativa; dopo di che dichiara sciolta l'adu-
nanza.
Visto — // Presidente Prof. F. Orii>li.
// Segretario Dott. T. Riboli.
DEL GIORNO 25 SETTEMBRE
R.
Laduiiali i soliti membri inscritti e latta la lettura del processo verbale
della sessione precedente, esso venne unanimemente approvato.
Il sig. Mompiani olTrc alla Commissione due suoi discorsi •> Delle carceri
e del modo di migliorarne gli effetti a vantaggio de' prigionieri » . Come pure
viene olTerlo alla Conmiissione jwr parte del Segretario generale prof, de Vi-
siani un fascicolo dell'opera di Luigi Incoronati «Sugli stal)ilimenti pubblici»
elle versa appunto sopra un piano di carcere correzionale.
Prima di entrar a parlare sulla possibilità deiresocuzione del piano pe-
nitenziario discusso nei due passati giorni, il sig. doli. Catullo Kogier de
Beaufort chiede la permissione di esporre alcuni suoi iwnsieri su ciò che si
è fatto; e fa osservare che il sistema penitenziario divisato dalla Commis-
sione renderebbe ben due terzi de' prigionieri in condizione migliore di quella
in cui sarebbero nella loro abitazione; e nota che. procedendo di ugual
passo per le altre circostanze igieniche, s'avrebbe resa la ciircere, piutto-
sto che un luogo di pena ed insieme di correzione, un ricovero desidera-
bile da molle classi della società. La qual cosa pare a lui inconveniente, do-
\ endrtsi. secondo lui. a\ cr riguai'do non tanto alla conservazione (isico-niorale
dell'individuo, quanto alla pid>blica e necessaria economia degli Stati. Ri-
chiede indi si passi tosto alla discussione del metodo auburniano per consi-
derare il silenzio da esso prescritto comparativamente alla segregazione del
metodo di Kiladcllia, ed eziandio a considej'are (una Nolta siasi conosciuto
il migliore er una
durala indelinita o i)cr quanto.
Il sig. Presidente ris|>onde die, in quanto al primo punto della sua pro-
posizione, non ci ha nulla die riguardi il programma de' quesiti proposti alla
— uo —
Conimissionc, dai quali non si può deviare: dice lo scopo di essa limitarsi alle
considcnizioiii delle careori penitenziarie sotto l'aspello igieiiieo, e non do-
versi essa occupare della condizione, forse so\ereliiainentc buona, in cui
sono posti i carcerali, o almeno questo essere soggetto da trattarsi tlopo gli
altri, Conviene però nell'aggiuslalezza dell'altra proposizione, che si esamini
il sistema auburniano prima d'ogni altra cosa, considerandolo sotto l'aspetto
igienico come il liladelliano.
Il co. l'etitti, rispondendo all'invito fatto dal sig. Presidente, espone in
breve in che consiste esso sistema*, fa rilevare in che differisce dal filadcl-
fìano, e come i fondamenti di esso siano il silenzio ed il lavoro in comune
di giorno con segregazione di notte.
Nello sviluppo delle particolarità di esso sistema prendono parte alla
discussione il Presidente, il sig. Mompiani, il co. Pelitli, il dott. Parola e il
dott. Rampinelli; de'((uali chi accennando alle norme per l'esercizio degli
organi vocali col canto delle orazioni, chi alla permissione di ricever visite
e parlare, e quali ad altre circostanze, che già ti'ovansi nelle opere pubbli-
cate su questo argomento, rendono lutti i membri della Commissione ugual-
mente bene informali dello slato delia quislione, onde possano deciderla
fondatamente.
Prima di proceder olire, il co. Pelitli rieliiama l'attenzione dell'adunanza
su (|uanlo si è fallo nei dì precedenli, e applaudendo al pensiero avuto di
restringere i quesiti suoi e de' suoi colleghi Scopoli e Salerì risguardanti i
due sistemi, fa osservare come nel fallo siasi preso in considerazione quello
solo di Filadelfia, e la maggiorità di essa ha deciso che. poste le condizioni
allora richieste, siffatto sistema può ritenersi non solo non dannoso, ma utile
al detenuto. Soggiunge però come la carcere della Roquctte di Parigi non
possa a rigore servir di tipo nella presente quislione, essendo essa destinata
soltanto ad accoglier giovani e per breve tempo, mentre nelle carceri da
ordinarsi in generale col sistema (iladelfiano Iralterebbesi del più gran nu-
mero d'adulti ivi condannati dai due ai dieci e venti anni, ed anche in vita
Chiede perciò se i compensi, ravvisati efficaci nella carcere parigina dei
giovani, sarebbero sufficienti per le altre tutte popolate d'adulti; e chiede
ancora se, supposta la difficoltà d'ordinare il sistema filadelfiano e la tuttavia
sussistente tendenza ad una riforma, meglio non convenga adottare il sistema
d'Aiiburn, o meglio ancora quello medio che d'aniendue partecipa, da esso
— MI —
solo crodulo praticabile, anzicliù slarc all'ordine atdialc di cose. Ilicorda
questa transazione, da altri creduta pur utile, e pensa debbansi esaminai'
pure nell'aspcllo igienico i delti due sistemi di Auburn e medio. Crede per
ultimo, che siccome le decisioni della Commissione possono (inora conside-
rarsi più in senso teorico che pratico, non essendovi urgenza, meglio convenga
astenersi dal proferirle in senso delinitivo, e presentarle piuttosto agli slu-
diosi clic vorrebbero occuparsene nell'anno che corre da questo all'altro
Congresso, onde evitare l'inutilità d'una decisione che assomigli a (luella
data dall'Accademia di Parigi, rimasta senza alcun frutto. Propone pertanto
che nel Diario gli studiosi della materia vengano invitali a presentare alle
persone da eleggersi i propri! lavori entro il futuro maggio, acciò questa
passi al futuro Congresso di Lucca per far d'ogni cosa relazione e proporre
un giudizio definitivo da discutersi nella Sezione di Medicina di quel Con-
gresso.
Il sig. Presidente fa osservai'e, che le decisioni della Commissione non si
sono derivate dalla Koiiuctte, ma sì bene furon generiche ed applicaljili cosi
ai fanciulli come agli adulti.
il Mompiani. facendo plauso alle intenzioni del sig. l'otilli. dichiara che
avendo egli proposto a tipo la Uoquettc, il fece perchè nella Francia stessa
essa venne istituita appunto come prova del metodo ivi adottato, e come
esemplare dietro il quale debbasi estendere e diffondere il sistema peniten-
ziario in Francia:; su d'essa apinuilo hanno fondato le loro discussioni co-
loro che si sono occupati di quest'argomento. L'essere poi riservata a' gio-
\ ani pare dover far meglio conoscere la influenza morale del sistema, poiché
opera in individui detenuti per colpe leggiere, in un'età arrendevole ai buoni
consigli e pieghevole al bene.
Il sig. Presidente fa luiovamente osservare che la Commissione nel
suo voto de' giorni precedenti ha inteso giudicare non singolarmente il si-
stema della Roquette, ma universalmente il sistema filadelfiano lutto intero
colle modificazioni oggi volute, sicché il giudizio è assoluto e definitivo,
senza di che sarebbe stato inutile creare una Commissione a pronunciarlo:
crede perù che, quanto alla Commissione, non sia più da ritornare indietro
sul medesimo per distruggere il già fatto, a meno che noi voglia la maggio-
rità:, e pensando essere ornai tempo di ()assare all'esame del sistema d'Au-
burn, del quale si è già ripetuta la spiegazione con tutte le sue particolarità
— I 12 —
oggi in uso. propone, rispetto ad esso, col consenso dell'adunanza, il primo
()ucsito cosi niodiiicalo.
QtiMiTo I. Dell' influenza igienica del silenzio più o nien rigoroso, più o
nien prolungalo, più o meu mitigalo con opportuni compensi secondo lo
spirilo auburniano
1 ." Sugli organi della respirazione e della loquela.
Ma per proceder con più ordine, accenna si prenda la dimanda, dagli
auburnisti presenti, del tempo medio giornaliero in che si permeile nel qui
contemplalo sistema il parlare a voce suKicienteraente alta.
Gli è risposto dal sig. Petilti e da altri, che questo tempo non può esal-
lamenle determinarsi; il silenzio essendo la regola, e la permissione delle
parole essendo l'eccezione non frcquenlc.
Riproposta allora la quistione del Presidente intorno al più o meno di
danno che questo sistema di silenzio può per avventura arrecare agli anzi-
detti oi'gani della loquela e della respirazione, le risposte da principio sono
incerte : il parere però della maggiorila è stalo ch'esso ha da giudicarsi
come insensibile o nullo, massime avuto riguardo ai parecchi esercizii più
o meno intercalati della parola, sia per le preci, sia per le comunicazioni
coi capi d'arte o cogli altri inservienti della casa, sia coi parenti che co' vi-
sitatori qualche volta ammessi.
Deciso (jucsto primo punto, il sig. Presidente propone a discussione l'al-
tro relativo
2." Agli efl'elti segnatamente comparativi sul cervello e sull'intelletto del
silenzio auburniano o del metodo di Filadelfia; ed i pareri da principio sem-
brano incerti e divisi.
V'ha chi si fonda sopra eflelti comparativi osservali a Losanna ed al-
trove, dai quali parrebbe risultai'c, che i dementi più abbondano nelle sta-
tisliche de' trattati alla fìladclfiana, che in quelle de' trattati all'auburniana.
.Ma analizzali meglio i fatti, presto si conclude che non v'c da far fonda-
menlo sui ragionamenti a posteriori, essendoché i pretesi fatti osservali o
sono contraddilorii, o non hanno tutte le condizioni volute per essere am-
messi come validi.
Di qui è die si è necessariamente ricondotti ai ragionamenti a priori.
E intorno a ciò il sig. Presidente afferma, che non sa concepire come, a
senso d'alcuni, possa parer più profìttcvole alla causa dell' intellello e della
— H3 —
ragione il metodo del silenzio piissivo anljiirniano, che (luello delle periodi-
che conversazioni liladclliane
II prof. Stcer vorreLbc pure che la vista degli altri detenuti e le
impressioni del mutuo consorzio siano fonti perenni di soavi conforti al
cervello del prigioniero nelle carceri di Aii])urn: conforti negati a coloro
che trattati vengono cui metodo di Filadellia. Ma il sig. Presidente qui ri-
•> pondo
i ." Non trattarsi già ora di semplici conforti, ma di vera scuola da dare
al cervello e all'intendimento gretto e rozzo per solito de' detenuti, la quale
scuola certo non manca nel metodo (iladelfiano. ed è insufliciente nell' mi-
liurnianu
ù." Essere da distinguere tra le operazioni attive del cervello e delle
facoltà animali e le passive. Queste, le passive, consistere principalmente in
sensazioni senza gran reazione dello sjiirito, e certo essere più abbondanti
nel metodo d'Aubui'n, ma valer meno a una retta educazione dell'animo;
f|uelle. le attive, consistere precisamente nelle reazioni successive, o ante-
riori dello spirito, il cui mezzo principale di manifestazione è la lucpiela, la
quale mancando, anche le reazioni stesse kuiguiscono, ristanno e finalmente
s'annullano. Inlaiidi sifl'allc reazioni attive essere d'importanza grande-
mente maggiore pel prolitto dell'intelletto e della ragione, e darsi senza
diilibio molto più nel metodo di Filadelfia, che in quello d'Auburn; quindi
il primo metodo per questa parte doversi dire utile anziché no. il secondo
meno utile od anche nocivo.
In una tale sentenza convengono (piasi tutti. Aggiunge a confortarla il
sig. Mompiani che nel sistema d'Auburn ad alterare la condizion cerebrale
del detenuto deve concorrere il desiderio vivissimo di parlare, cocentemente
eccitato dalla perenne vista de' suoi compagni e violentemente sempre re-
presso; desiderio che dee reagire in modo nocivo sul cervello specialmente
e finire o in uno stalo di irritazione mentale e morale, stato di esacerba-
zionc continua dell' individuale carattere, o in un idiotismo indotto da dispe-
razione, che si rifugge nell'inattività del pensiero
Il sig. Presidente viene alla terza parte del 1 ([uesilo relativa
3." All'inllucnza igienica del sistema del silenzio sullo stato morale: e
facilmente induce tutti o quasi tutti a coneludere ch'esso sistema è di gran
lunga meno atto a moralizzare i detenuti del sistema opposto.
— H4 —
l)n (|uc$to I quesito passando al II che riguai-dn i continenti , senza
axAiì conlroNcrsia si viene in accordo, che i medesimi nel metodo d'Au-
Ijurn sono per lo meno tanto innocui alla salute per ogni riguardo (|uanto
i liladelliani, o forse alcun poco più giovevoli per le sale |)iù vasic del co-
mune trattenimento e de' luoghi più aperti pel passeggio: se non che ([uesli
ultimi vantaggi sono poi bilanciati dalla maggiore facilità nel contrarre le
malattie contagiose.
Uopo di ciò, l'ora essendo già scorsa, la seduta è chiusa.
Visto — // Presidente Prof. F. Okioi.i.
// .Svgietuìiu Doti. T. Ribolì.
ADlllVAIVZA
DEL GIORNO 26 SETTEMBRE
A,
dia presenza de' membri inscritti nella tabella del giorno si è data let-
tura del processo verbale della sessione antecedente, il quale è stato unani-
memente approvato.
Concessa la parola al co. Carlo Pctitti, accenna una sua dimenticanza del
giorno di ieri, per la quale omise di parlare d'un'altra casa di detenzione
esistente in Francia, quella di Fonlc\rault sotto la direzione del sig. llellot,
ove è sottomesso a pubblica prova il sistema d'Auburn, e dove questo siste-
ma produce ottimi efTetti: confessa però con ingenuità degna del filosofo,
ch'essi polendosi attribuire del pari alla bontà primigenia del sistema o alla
rara abilità del Direttore, il quale non risparmia cure personali perchè ogni
cosa proceda nel miglior modo possibile, la felicità de' risultamenti ivi otte-
nuti prova poco o nulla.
Il sig. Presidente, dopo di avere riepilogato il sin qui fatto dalla Com-
missione, fa osservare che manca pel completo esame del sistema d'Auburn
la sola risposta relativa al III quesito, cioè (|uclla dell'influenza igienica sul
corpo e sull'animo delle esercitazioni . E proponendo in primo luogo la qui-
stione riguardo all' influenza sul corpo, trae facilmente tulli al suo partito,
che è quello di confessare che niente manca da questo lato al sistema d'Au-
burn per essere giudicato convcnientissimo, quanto alle sue esercitazioni,
non solo a mantenere nello stato normale la sanità tisica dell'individuo, ma
eziandio a vantaggiarla. Passa poscia alla II quislione in riguardo all'in-
fluenza sullo spirilo, e qui comincia col manifestare egli stesso le sue perples-
sità, presentandosi a lui come insuflìeicnti gli cscrcizii auburniani a generare
quella cultura bastevole dello spirito e quella educazione del cuore, la quale
è non pure utile, ma necessaria principalmente ai detenuti, che sono per la
29
— H6 —
più parlo uomini d.'i un lalo rozzi, analfabeti, manranli d'ogni cultura (l'in-
telletto, e dall'altro uomini spesso pervertili da lunga abitudine del vizio e
facili a cedere al foco delle jiassioni mantenuto vivo per l'abbandono a eon-
linuati disordini d'ogni genere.
A meglio insinuare le proprie persuasioni nell'animo altrui, egli è tratto
quasi a malincuore ad entrare nel campo di considerazioni metafisiche ana-
loghe a (]uelle, nelle (juali dovette entrare nella seduta precedente. Cercò
d'analizzare il valore della parola in quanto non par segno dell'idea, ma
eziandio mezzo promotore e facilitatore della medesima. Ricordò a'stioi col-
leghi, che ogni lavoro anche interiore dell' intendimento è fallo per parole
interiormente quasi pronunciale anche quando la bocca si sia muta. Notò
però che qucsl'inlerno parlare è siffattamente collegato col parlare esterno,
che di leggeri il primo vien meno, se l'altro non lo provoca, non ne pro-
cura l'abito, non ne crea la facilità, non ne fa nascere il bisogno e l'oc-
casione .
Egli si studia di provare con esempii che un mutismo anche volontario,
massime se prolungalo al di là di eerti limiti, reagisce sulle facoltà razionali,
disabitua dalla parola interiore anche i più abituali alla medesima, genera
inerzia e lorpor nel cervello; com'era slato già discusso e convenuto nella
sessione precedenle. Che se questo è in uomini già colli, già islrulli, già
esperti nella difficile arte del parlare interno ed esterno; più è a dismisura
d'uomini che di —
Il doli. Pelrali legge una Memoria intilolata "Tcnlalivi di cura pel can-
cro aperto", .\vvicne, egli ilice, talvolta neirauloplaslica che nei casi, in
cui sopra parli rose da ulceri, sicno anche di natura maligne, si soprap-
pongano lembi di cute, il lembo sano prenda l' innesto sulla parte cor-
rosa e ne guarisca la maialila. Dietro questi falli Blandin pensò che la parte
sana modilicas.sc per modo la parte anunalata da sanare in essa la maligna
natura, e quindi pensò d'aiìplicarc questo processo d'auloplaslica alla cura
del cancro aperto. Cosi fece il doli. Pelrali, che narra due storie in cui per
siffatto processo ottenne la guarigione di duo cancri aperti. Nola come nelle
due donne, che furono il soggetto delle sue osservazioni, vi fossero bensì i
gravi dolori e tulli gli altri fenomeni che sogliono accompagnare le malattie
del cancro aperto, ma non però v'avessero alterazioni di glandulc circostanti.
Esportata tulla la parte morbosa, incisa la cule a triangolo, il cui vertice
guardava l'ascella, e la base lo sterno, circa tre dita trasverse distante da
esso, prolungò sopra e sotto la base del triangolo con due lince curve, onde
ne risultarono due lembi triangolari con cui si potè covrire quasi pcrfclla-
niente la piaga; poi colla cucitura e coi cerotti favori l'adesione dei lembi.
Compiuta l'operazione, cessarono tosto i dolori, ed entrambe le ammalate
furono condotte a perfetta salute, che da circa due anni si mantiene inalte-
rata. Da questi due casi, benché felicemente riusciti, non vuol però che si
tragga conclusione di sorta. Desidera che si moltiplichi assai il loro numero.
.Solamente propone il quesito, se nei casi in cui il cancro aperto non mostra
inllucnza sulle glandulc circostanti, esso debba credersi malattia locale e su-
scettibile d'operazione.
Il sig. Secondi aggiunge aver egli pure osservalo casi in cui, quando alla
malattia non partecipavano le gianduia, si potè ottenere la guarigione: e il
doti. Sanlcllo adduce un esempio d'un individuo guarito anche nel caso in
cui le glandulc moslravansi affette.
Il Vice-Presidente ammette egli pure l'utilità della operazione quando
non v'abbiano partecipazioni glandulari: il prof. Gandolfi pm'c è di questo
avviso, e pensa col sig. Secondi che debba essere utile dopo l'operazione
una cura interna, la quale non par gran fatto necessaria al doti. Bianchessi,
perchè, egli dice, s'ignora che esistano rimcdii alti a curare lo scirro; al
che gli altri soggiungono conoscersi benissimo rimcdii atti a combatterne le
predisposizioni. Il prof. Gandolfi opina essere lo scirro un deposilo d'umore
— { 37 —
innocente, che per l'influenza dell'età convcrlcsi in scirro: il sig. Secondi
opina al contrario dipendere da deficienza d'elasticità dei vasi.
Il dott. Asson domanda |>cr qual processo jwssa avvenire che il lembo
^i cute sana conduca a salute la |)iaga cancrenosa: al che il dott. Petrali ri-
sponde che ciò s'ignora, ma che forse potrebbe essere per ciò che i vnseliini
della cute sana inducessero a normale secrezione quelli delia piaga.
Visto — // Fke-Prcsidfnte Prof. Cav. G. Rossi.
// Segretario Dott. P Faiuo.
DEL GIORNO n SETTEMBRE
JLictlo ed approvalo il processo verbale, il prof. Pacini legge una Me-
moria intitolala n Ragguaglio anatomico -fisiologico intorno ad un mostro
umano " .
Dopo aver mostrato essere la teratologia scienza moderna, accenna i Ire
periodi spettanti alla storia del suo processo, il quale oggidì ha ridotto lutti
i mostri ad un tipo comune, e considera in essi l'unilh dell'organica com-
posizione e del ritardato sviluppo ora d'alcuni soltanto ed ora di moltissimi
organi del corpo; laonde alcuni di essi conservano lo sviluppamenlo dell'età
prima od embrionale fino al termine della vita interna -uterina, ed altri in-
vece giungono a (jucllo dell'età più matura e fetale. Al che s'aggiunge aver
lo studio del sistema vascolare rischiarala l'origine dei mostri per eccesso
di parti, ed esservi stabilita la legge che i mostri doppii sono uniti fra loro
per superficie di parti simili, cioè a dire il fianco dell'uno essere sempre at-
taccalo al fianco dell'altro ec. Dette le quali cose narra di due mostri di cui
il maggiore, una bambina otlimeslrc, portavasi attaccato un altro di gran
lunga, per volume e conformazione, differente. Se nel primo apparivano 01-
gani insolili e per islrullura notevoli, il secondo rassomigliava ad un quarto
di aborto. 11 maggiore, 0 la femmina, nacque vivo e tale durò per alcuni
minuti, per cui fu possibile il battesimo. Alla regione del perineo questa
bambina aveva attaccata trasversalmente una piccola parie d'un feto, che
pel suo volume si sarebbe detto di circa tre mesi . Era della configurazione
di (lue tumori aventi sembianze di natiche, dal superiore de' (juali nasceva
un membro addominale composto di coscia e di gamba. Molte altre parti-
colarità con esattezza anatomica e fisiologica vengono in seguilo nella de-
— 189 —
scrizione di questi mostri, il primo de' quali è detto dal professore appar-
tenente agli uiiilarii e l'altro agli anidiani. Facendosi poi a ragionare li-
siologieamentc sulla natura di questi mostri, propone alcuni quesiti, e
sono:
■1 ." Se tra i germi dei due mostri sia nata compenetrazione.
2." Se la parte dcll'un feto posta attraverso di quella dell'altro fosse il
rimasuglio d'un essere perfetto.
3." Se, ammessa la compenetrazione, il minore de' due germi sia rima-
sto entro la cisti fetale per esserne espulso e scendere nel perineo, rima-
nendo entro allo stesso sacco l'osso cosciale del germe meno sviluppato.
4.° In tale supposizione, donde trasse la nutrizione il mostro anidiano?
5." Per qual forza l'anidiano fu espulso dal sacco?
Adduce varie ragioni da cui è dimostro, ch'egli inclina ad anmicttere la
teoria della compenetrazione. Si offre quindi l'egregio professore di rendere
ostensibili ([ucsli mostri agli Scienziati che nel venturo Congresso conver-
ranno in Lucca, dove gl'invita con gentili parole, assicurando loro la più
desiderata accoglienza. L'assemblea rimeritò di applauso le cortesi e nobili
espressioni del prof. Paci ni.
Il dolt. Asson Michelangelo legge le sue "Osservazioni sulla operazione
della bottoniera.-'.
Premesso che nei casi di stringimenti uretrali insuperabili con altri
mezzi, e versando l'infermo in grave pericolo debba la puntura ipogastrica
della vescica essere generalmente preferita al cateterismo forzato e alla bot-
toniera, e fatta qualche osservazione sul processo per questa proposto da
Amussat, in cui si porla l'incisione sull'uretra membranosa, sede ordinaria
dello stringimento, adduce un caso nel quale per molte ragioni do^■è prefe-
rire la bottoniera. Risulta da queste che tale ultima operazione debba essere
prescelta
1 ." Quando si voglia ottenere la guarigione dello slriiigimento, alla quale
la puntura ipogastrica non provvede.
2." Nei casi in cui la flogosi antica o ripetuta della eisti orinosa rende
pericoloso praticarvi una puntura o lasciarvi una cannula.
3." In quella In cui de' hocchi mucosi addensati arrestandosi nell'uretra
cagionano passaggeri accessi d' i-scuria lino all'uscita del muco, ma gravi e
dolorosissimi come fu nel caso addotto.
32
— 140 —
Siiiciiiic pili laholla può acfadcre che, eseguilo il primo luglio della
bottoiiiern. non si possa col secondo allraversare |ìer niun modo lo strin-
i^imcnlo afline di toglierlo, cosi propone in tal caso di portar l'incisione
sulla problata. facendosi strada ad essa per lo spazio bulbo-rettale onde in-
cidere lo stringimento o subito o consecutivamente. Di tale processo dà una
melodica descrizione sui dati anatomici.
Il prof, l'acini richiamando le ragioni addotte nel Congresso l'iorenlino
contro la siringazione forzata, crede ch"esse possano valere a combattere il
metodo della bottoniera, anche date le modilieazioni proposte da Amussai e
dal doli. Asson, perchè vuol che si noli essere la bottoniera pur sempre una
grave operazione, e quindi esser meglio adottare la dilatazione graduata
dcH'urcti'a. e ([ucsta scudo impossibile, ricorrere alla puntura della vescica.
iNonpcrlanto il iirof. l'acini dice che nel caso in cui si dovesse fare la bot-
toniera, approva il metodo proposto dal doli. Asson nelle circostanze da lui
enunciale.
Il sig. Vice -Presidente crede di definir meglio la quistione riducen-
dola a questi precisi termini. Si domanda, egli dice, se nei casi estremi,
esaurito ogni altro mezzo, la bottoniera sia preferibile alla puntura della
vescica.
11 doli. Asson, rispondendo al Vice -Presidente e al prof. Paeini, fa
notare avere anch' egli nella letta Memoria data la preferenza alla pun-
tura della vescica, nella generalità dei casi, a ciò indotto dalle stesse ri-
flessioni del prof. Paeini; doversi però in qualche caso eccezionale ricor-
rere alla bottoniera; a dimostrare la qual cosa richiamò l'attenzione del
Vice-Presidente e del prof. Paeini alle ragioni già esposte nella sua Me-
moria.
Il prof. Paeini, e con esso il sig. Vice-Presidente, conviene che la botto-
niera debba adottarsi qual metodo eccezionale; il che appunto soggiungeva
aver egli pure dimostralo il doli. Asson.
Il sig. Secondi soi'ge a ripigliare le discussioni relativamente alle molte
qnistioni a\venute sulla Memoria del doti. Bresciani. Non essendosi in modo
preciso manifestala, così egli dice, su tale argomento l'opinione dell'assem-
blea, propone alla stessa da risolvere il seguente quesito: Se siasi da pre-
scegliere il semplice taglio dell'uretra membranosa, e, dopo l'ispezione del
calcolo, la dilatazione della prostala: oppure, se cogli attuali mezzi della
— U I —
cliirurjJ!Ìii misurali i cali'oli, iltl)l)asi preferire un taglio proporzionale del-
l'uretra e della prostala al voluuie del calcolo stesso.
Il doli. Pctrali e con esso il doli. Luca fanno osservare che se fosse
vero che col taglio della sola uretra membranosa fosse impossibile pene-
trare col dito nel collo della vescica, come aveva fatto notare il sig. Viec-
Prcsidente, il metodo del dott. Bresciani sarebbe giudicato, e ((uindi reste-
rebbe inutile ogni proposto (piesito.
Allora il sig. Vice-Presidente conchiuse die meglio sarebbe eleggere una
Commissione onde sul cadavere verificasse ciò che il doli. Pctrali, il doli.
de Luca, egli stesso e molti altri sostenevano: e la Commissione sul fatto fu
nominata nei sigg. prof. Signoroni in qualità di Presidente, prof. Pacini,
prof. Cortese, dott. Pctrali, dott. Asson, dott. Benvenuti.
Il Vice-Presidente pregò il dolt. Bresciani ad assistere ai lavori della Com-
missione.
In seguito il sig. Vice- Presidente propone che l'assemblea si volesse
occupare d'alcuni argomenti speciali, di cui egli ne accenna due, e sono i
seguenti.
1 ." Riconosciuto in una donna incinta da pochi mesi il diametro sa-
cro-pubico essere di due pollici e mezzo ed anche meno, si deve egli pro-
curare il parto immaturo al settimo mese, od eseguire la isterotomia late-
rale, o la |)ubitomia del Galbiatti (0 al nono mese nel secondo stadio del
parto ;
2." L'iscuria che (piasi improvvisamente assale i vecchi è realmente ef-
fetto di paralisi della vescica orinarla? (intendendo per paralisi la mancanza
di azione nerveo-muscolare, nel senso in cui generalmente è adottata que-
sta parola).
Il prof. Pacini propone egli pure altri quesiti, che sono i seguenti.
I ." Se nei tumori erettili congeniti sieuo preferibili le iniezioni di so-
stanze irritanti nel \ilii|)po dei vasi, da cui sono formali, ad ogni allro me-
todo operativo, oppure in quali casi esse meritino la preferenza.
2." Se l'acopuMtura negli idroceli non mollo antichi della vaginale del
testicolo sia preferibile agli altri metodi di cui'a radicale.
(!) Il dott. Vito di Napoli vuol clic si avverta essere il Galbiatti quegli che aveva pro-
posta la pubitomia e non il Cattolica, come per errore era stato da prima annunziato dal
sig. Vice-Presidente.
— iA2 —
Furon prescnlate all'udienza le opere seguenti: dal sig. Ballardini «Casi
di kgalura di grandi arterie del corpo umano »• dal prof. Corliceili "In-
lonii) allo scirro ed al cancro. Memoria premiata dalla Società medico-chi-
rurgica di Bologna « .
Visto — // P^ice-Presidente Prof. Cav. G. Rossi.
// Segretario Doli. P. F.*nio.
ADUNANZA
DEL GIORNO 22 SETTEMBRE
Inetto ed approvalo il processo verbale, il sig. BiancheUi Vincenzo, chi-
rurgo operatore in Monlagnana, legge «Sopra una pinzetta vescicale per
estrarre i corpi flessibili metallici dalla vescica delle donne».
Il vantaggio che l'autore dimostrò avere la propria pinzetta sopra le altre,
a tale scoi» immaginate, si è quello di nascondere il corpo straniero flessibile
in un astuccio di ferro, sicché non porti lesione alcuna nell'atto dell'estra-
zione. Oltre a ciò l'autore vendica a sé la priorità dell' invenzione di sifTatta
pinzetta, di cui diede già pubblica notizia fino dall'anno 1835. Questo stro-
raento é composto d'una cannula entro a cui scorre la pinzetta, che per
apposito meccanismo si apre e si chiude in due branche dentate, con cui af-
ferrato il corpo flessibile, lo trae mediante una vite e lo nasconde con sé
entro la cannula.
Appoggia l'utilità della sua invenzione a operazioni proprie e d'altri, e
ripete alcuni dimostrativi sperimenti innanzi all'assemblea.
Il Vice-Presidente chiede se questa pinzetta la si tenga preferibile alle
già conosciute. Intorno a ciò sorgono alcune discussioni, dopo le quali l'as-
semblea decide che avendo questa sulle altre il vantaggio d'estrarre il corpo
straniero nascondendolo entro sé stessa, è preferibile alle altre pei corpi fles-
sibili indicati dal sig. Bianchetti; al che il Vice-Presidente aggiunge poter
esser alta anche a rompere i corpi frangibili e ad estrarne i frammenti, e
conchiude che lo strumento del sig. Bianchetti merita d'esser lodato, al che
fa plauso l'assemblea.
Il sig. dott. Giovanni Rampinclli di Bergamo legge una Memoria "Sul-
l'uso delle fascio o bendaggi imbevuti di dcsterina preferito in Francia ai
soliti apparecchi per contener le fratture » .
— 14 4 —
Dcsci'itlo brevemente l'appareccliio e il modo d'applicarlo, adduce molli
fatti di cui fu testimonio nei grandi spedali di Parigi, ne' quali tale appa-
irccliio si usa con mollo prolillo da liiniidin. Roux. Volpeau. Gcr(l\ . Larey il
(iglio e Lisfranc; e dopo a\t're accennali parecchi casi di fralluiv riuscite,
mediante quell'apparecchio, ad esili felicissimi, vuol che si noli ch'egli non
intende già di dir cose nuove, ma si bene cose tali, che ai cliiruighi ancor
dissenzienti su questo argomento inspirino in questo nuovo mezzo chirur-
gico maggior couddenza.
Il sig. Vice-Presidente trasse occasione da questa lettura a promovere le
discussioni su lai punto iniporlanle di pratica colla seguente domanda: E
egli preferibile l'apparecchio inamovibile mediante la deslcrina o l'amido a
quello della rete metallica del Mayor?
Il (Ioli, liiaiichessi crede assai opportuno il discutere sull'utilità di tal
metodo, adducendo in proposito come qualche chirurgo lo voglia solamente
applicabile nelle fratture semplici, Irasverse, senza turgore o lacerazioni.
11 sig. Yicc-Prcsidente dice che sebbene egli stesso non abbia mai usalo
di tal metodo, lo ha veduto però praticato dai chirurghi dello spedale di
Parma, dove produsse alcuni inconvenienti, cioè cancrena quando lo si ap-
plicò all'arto tumefatto, e un vuoto tra l'arto e l'apparecchio quando Tarlo
era tumefatto irregolarnicnle:, laonde preferirebbe la rete metallica del Mayor
che si può chiudere e rallentare secondo i bisogni.
Il dolt. Asson loda i vantaggi da sé veduti dell'apparecchio inamidalo
applicato col metodo del Laugier nelle fratture semplici senza gonliezza od
altre complicazioni. Accenna ad un caso in cui, usalo nelle circostanze di
complicazioni, diede luogo a gravi suppurazioni e a earie dell'osso, onde fu
forza levarlo. Mola l'osservazione d'alcuni che coU'apparccchio inamovibile
del Larey si trovano al levar dell 'apparecchio non riuniti i frammenti ossei.
Ciò promosse alcune dispule sulla causa di questo fatto, che alcuni attribin'-
scono all'insufficiente grado d'infiammazione, altri al vuoto rimasto tra l'arto
e l'apparecchio. Il prof. Arrighclli dubita esser facile che l'apparecchio ina-
movibile non sia stato posto in opera con tutte le cautele necessarie, dal che
dipendono gl'inconvenienti di cui lo si accusa; quindi espone la felicità
della sua pratica e di quella d'altri chirurghi di Genova, dovuta alle precau-
zioni che accenna aver apprese dallo stesso assistente del prof. Setin. Indi-
cate le cautele con cui si deve eseguire la fasciatura e spalmar le fascio del
— H 5 —
glutine d'aiiiiclu u di dcslcriiia, vuol cIil- »i noli, che rui)bÌL-zionc fuKa n lai
metodo, die cioè non permeila in easu di bisogno la riiiiozione dell' apparee-
cliio, ù un'ubbiezione falsa, poiché mediante alcune apposite cesoie lo si può
tagliare, e lo si può quindi o restringere o dilatare a norma del caso: pone
innanzi la maggior utilità di questo mezzo nei pazzi, nei fanciulli, negli in-
diNÌdui delle campagne ce.
Il prof. Paciiii domanda al prof. Arrighetti se credesse applicabile lap-
parecchio inamidato subito dopo la frattura, prima che avvenga il turgore o
r inlianmiazione dell'arto, o se fosse meglio aspettare quattro o cinque giorni
dojio l'avvenuta frattura.
Il prof. Arrighetti dice che quantunque l'assistente del doti. Setin cre-
desse applicabile l'apparecchio anche immediatamente dopo la frattura nella
speranza clic la compressione valga anzi ad impedire la tumefazione o la flo-
gosi, egli è di parere che sarebbe prudenza l'aspettare (|ualclie tempo. Il sig.
doli, liianchessi domanda se fosse applicabile l'apparecchio anche nei casi di
fratture con lacerazione, o nelle fratture complicate; al che il prof. Arrighetti
risponde potersi applicar benissimo nel primo caso lasciando nell'apparec-
chio alcune feneslrc corrispondenti alle lacerazioni, e che nelle fratture ob-
bliquc si dovrebbe applicar l'estensione permanente all'arto (ino che ra[>pa-
rccchio sia consolidato: e il dolt. Bianchessi replicò come nei casi di lacera-
zioni molto estese non gli pareva che le fenestre nell'apparecchio potessero
esser bastcvoli; nella qual circostanza il prof. Arrighetti concede che si
debba levarle.
Il prof. Signoroni loda l'apparecchio siccome mezzo uniformemente e
dolcemente contentivo, che più d'ogn'altro s'adatta alla forma dell'arto, me-
glio previene i movimenti volontarìi e iavolontarii : del che fu convinto dallo
stesso assistente di Setin, il doti. Pigooiat, e poscia dai fatti da lui medesimo
osservati. Riguardo a ciò, e più ancora alla facilità con cui si possono, me-
diante le fenestre, curare le lacerazioni o le contusioni, osservando che tale
apparecchio è il meno incomodo all'ammalato, crede che, tranne il caso di
estesissime lacerazioni e contusioDJ, sia questo preferibile agli altri mezzi
ordinari i.
11 sig. Vice-Presidente osserva che, posto il caso di dar la preferenza al-
l'apparecchio inamovibile, sarà meglio prescegliere quello della rete metallica
di Major, il cui apparecchio si può stringere e rallentare a norma dei casi;
— <46 —
al che il prof. Arrighclti oppone parergli che col metodo di Mayor non si
possa oitcnti-e una compressione imifornie; e a ciò il sig. Vicc-Presidenle
risiionde jiolcr assicurare per esperienza che la compressione riesce benissi-
mo uuirornie, e che anche nel caso si applicasse l'apparecchio di Mayor al
braccio per la fi'allura dell'omero, il rimanente del braccio si può fasciare
coll'ordinaria fasciatura espulsiva.
Visto — // Fice-Presidentc Trof. Cav. G. Rossi.
Il Segretario Dott. 1'. Fahio.
ADUNANZA
DEL GIORNO 2! SETTEMBRE
Lictto e approvato il processo verbale, il sig. Vice-Presidente pregò il
prof. Signoroni a mostrare all'assemblea le cesoie ossivore da lui inventale,
sendocliè, egli dice, sarebbe utile che si conoscesse questo strumento prima
che fosse mossa la quistione in cui si parlerà della pubitomia del Galbiatti.
per la quale operazione, se venisse adottata in chirurgia, quello cesoie potreb-
bero venire opporlunissime. Al che gentilmente annuisce il prof. Signoroni.
Il doli. Fumiani si fa a ripigliar la quistione intorno all'invenzione della
pinzetta vescicale del sig. Bianchetti , e dice di dubitare che la priorità
della scoperta non sia dovuta, invece che al Bianchetti, al doti. Collini, il
quale a tal fine aveva proposto un uncino gucrnito d'una cannula in cui si
potevano nascondere i corpi metallici flessibili, come consta dalla sua tesi
pubblicala per la laurea.
Il sig. Bianchetti dice avere egli pure citato lo strumento e la Memoria
del doti. Collini, avvertendo che quello strumento, oltreché affalto diverso
dal proprio, non fu nemmeno mai posto in uso: quello consistere in un un-
cino munito di guaina, e il proprio in una pinzetta a branche dentale, mu-
nite di cannula, la diversità de' quali due strumenti e la preferenza da darsi
alla pinzetta del Bianchetti sulle altre il sig. Vice-Presidenle confermò chiu-
dendo la discussione
Il doli. Gandolfi di Modena è invitato dal sig. Vice-Presidente a leggerr
un sunto de' suoi pensamenti intorno allo scirro ed al cancro. Coniincia dal
discorrere delle varie opinioni inturno alla genesi del medesimo, e ne fa
analisi: quindi propone stringatamente le proprie dottrine e sono: che lo
scirro ed il cancro derivano eduto che la recidiva dello scirro operalo sia meno frequente
dai sessanl'anni ai novanta, che dai quarantacinque ai sessanta^ ciò che sa-
l'ebbe un fatto in appoggio delle opinioni del dott. Gandolfi. Il prof -Signo-
roni fa riOcltere che dopo l'età dei sessanl'anni le operate non hanno lunga
vita, e quindi l'osservazione è difficile; al che risponde il sig. Vice-Presidente,
che siccome la recidiva avviene non più tardi di un anno o poco più dopo
l'operazione, cosi tali osservazioni non le crede molto difficili.
Visto — // Fice-Presidenlc Prof Cav. G. Ro.s.si.
// Segretui iu Uolt. P. Fabio.
ADITSA^ZA
DEL GIORNO n SETTEMBRE
kji legge e si approva il processo verbale. Dopo di che it cav. doli Lo-
renzo Rossi di Venezia è invitalo alla lettura del suo discorso intilolulu » In-
vestigazione se fosse possibile di rendere ancora più profitlevolc il medico
insegnamento". Toccate le vicende delle mediche istituzioni relalivanienle
alle varie circostanze dei tempi, ai prcgiudizii, alle opinioni e al dominio
sfuggevole de' sistemi, parla de'varii metodi che oggi rendono fiorenti le
scuole, e accenna a que' modi con cui si potrebbe conseguir da essi forse
ancora maggiori vantaggi. Dichiara che il solo desiderio d'esporre all'assem-
blea quelle pratiche, che potessero rendere più perfetta la scienza mediante
la possibile perfezione del metodo d'insegnamento, lo ha messo a tal
prova .
11 Vice-Presidente, lodando la saviezza delle cose proposte dal cav. doli.
Lorenzo Rossi, si compiace di iwtergli far osservare che molti de' suoi desi-
deri! sono compiuti ed Iianno giù effetto nelle nostre maggiori scuole, come
sono specialmente quelle di Padova, di Pavia, di Parma, di Firenze e di Pisa.
Il sig dott. Trieste comunica due casi d'amaurosi; nell'uno completa,
nell'altro incompleta. Il primo accadde in una fanciulla di quattro anni che
in (lucll'età divenne conq)lelamente amaurolica dall'occhio destro, e in se-
guito a grado a grado l'amaurosi colse anche il sinistro, sicché a dodici anni
si poteva dire quasi affatto cieca.
L'individuo era a non dubbie prove scrofoloso, per cui nella scelta del
metodo si diede la preferenza ai mercuriali uniti alle preparazioni iodate,
spingendone la dose gradatamente durante lo spazio di sette mesi da un ot-
tavo di sublimato e sei grani di ioduro di potassio sino a un grano e tre
quarti del primo, e a trcnlasei grani del secondo presi nella giornata. L'ai-
— 152 —
In» Mso avNPiino in una cjioviiie ddllro vcnli anni, scrofolosa essa pure, in
cui lo stesso regime curaliso produsse i niudesimi eflelli.
Il prof Pacini domandò se dall'uso di quelle dosi (anio ele\atc ili mer-
curio, e specialmenlc di iodio, non fossero conseguile alrofic glanilulari : e
vorrebbe che la storia di questi casi non dovesse rendere i chirurglii troppo
arditi ncll'usarc di si potenti rimedi!, dall'abuso de' quali ha letto e veduto
originati deplorabili cITelti.
.Anche il sig. doti. Santello vuol che si vada guardinghi nell'uso di tali
preparazioni: e adduce fatti, in cui le dosi troppo elevate dei mercuriali tor-
narono assai dannose .
Il sig doti. Trieste però assicura che nei due casi narrati non ebbe
luogo né atrofia, né alcun molesto fenomeno; ciò che gli pareva essere slato
non difficile a dover succedere, perchè le dosi furono con gradazione accre-
sciute durante lo spazio d'alcuni mesi . Nonpertanto il prof Pacini ripete
che quei due casi non devono autorizzare i chirurghi ad usare con troppo
ardire del mercurio e dell' iodio
Il prof. Signoroni, lodando le idee di cautela del prof. Pacini e del doti.
Santello, dice com'egli pure un tempo nella clinica spingeva il mercurio ad
alte dosi, ed aggiunge risultare dalla sua clinica pratica che le moderate dosi
dei preparati mercm'iali tornano più vantaggiose che le ardite, colle quali o
si fa male o si gitta il rimedio: e il doli. Mugna riflette che forse nei casi
narrati dal sig. doli. Trieste il mercurio e l'iodio furono assai tollerati, per-
chè nella loro amministrazione era nata una decomposizione per effetto della
loro miscela.
Il sig. doli. Marzuttini Giambattista di Spilimbergo legge sopra un modo
d'estrarre qualunque pietra dalla vescica . Falla distinzione degli operatori
in due classi, in quelli cioè che parteggiano pel taglio per quantunque
esteso fino al corpo della vescica, e negli altri che tulio fidano nella dila-
tazione; discorsi i vantaggi e i danni dell'un metodo e dell'allro, propone
come migliore e più ragionevole quello per cui nell'alto dell'operazione si
projmrziona il taglio, ossia quello per cui si pone in ragione l'ampiezza del-
l'uscita al \olume del calcolo. Narra come, attenendosi a queste norme, di
quarantadue pietranti ch'egli operò due soli sieno periti, e quest'esito for-
tunato attribuisce alla valida cura antidogistica preparatoria e conscguente
all'operazione. Dice come di quaranta operati, trenta lo furono col metodo
- 153 -
di (Jlicst'ldcn, senza parlicohir scelta di slruiiicnlu. Onde poi pruiiorziuiiaro
l'ampiezza della ferita ad ogni pietra, per quanto Noluniinusa, prupuue che,
lattu il pi'iinu taglio, giusta il seeundo uielodu di Cheseidcn, a nuriua del
volume del calcolo, un altro taglio interno laterale destro si faccia in senso
opposto al primo:, che se neppur ijucslo non permettesse l'uscita del calcolo,
un terzo taglio si tenti; e se il terzo non è sufliciente, si compia il ({uartu
in direzione contraria del terzo. Descritto con esattezza questo processo ope-
rativo, narrati ì buoni eITctti che ottenne, parlò d'alcune op|)osizioni che gli
si potrebbero fare, e dichiarò che fra non molto ei si pro])one di pubblicar
i suoi pensamenti intorno a (jueslo argomento. Parlò in seguilo d un taglio
bilaterale, da lui nominato antcriurc e messo in pratica in alcuni casi sol-
tanto, poiché lo riguarda come un metodo eccezionale. Il Vice-Presidente fa
osservare che ()uesl'ullinio metodo si potrebbe dire il metodo bilaterale di
.Scarpa col taglio quasi tras\erso, jicrieoloso per la ferita dell'arteria pudenda
comune, di cui però si |)olrebbe usare nei casi di piccole pietre. Il dott
Marzuttini avvisa che la ferita dell'arteria pudenda comune si schivi abbas-
sando lo siringonc contro il retto intestino nell'atto d'entrare in vescica, e
die se .Molina, Solerà e Roux cavarono grossi calcoli col rjorfjciet dello Scar-
pa, ciò tanto più si può fare (piando siffatto strumento sia reso ambitagliente.
Il prof. Pacini chiede se non fosse più utile nel caso di pietre volumi-
nose, anziché |>raticar molli tagli, frangere in quella vece la pietra collo
strumento di llcurteloup: nel che il Vice-Presidente e il prof. Signoroni con-
sentono unanimi. 11 dott. .Marzuttini però teme che non si possa franger la
pietra ed estrarne i frammenti senza troppi maneggi, in cui sia facile pizzi-
car la vescica colle reiterate introduzioni del dito o delle tanaglie; lo che
non par cosi facile al sig. Vice-Presidente e al prof Signoroni
Il sig. dott. Petrali legge una bre\e scrittura sopra alcune tenotomie
sotlixiutanec per piedi torli. Mostra come in tutte le slogature, che tali sono
il piede torlo e le analoghe deformità, si hanno sempre le stesse indicazioni
ad adempiere, cioè riporre o colla mano o colle macchine le ossa lussate o
quasi lussate al loro posto e mantenersele. A ciò sono ostacolo i muscoli, i
lendini, le aponeurosi, i legamenli: ostacolo clic sa vincere ad un sol tratto
col taglio la moderna chirurgia, rimettendo poi, come si disse, u colle mac-
chine o colla mano le partì al luogo loro naturale. Stabilisce la foratola ge-
nerale per l'azione delle macchine, ed é la seguente: agire sempre in senso
— 154 —
iinerso e liiclro lo curve della flessione morbosa: dividere l'iusionc dogli
apparecchi in tanti sistemi d'a/.iono. quante sono le parti articolate dello sche-
letro su cui vuoisi operare. Accennalo com'egli primo nell'Italia seltontrio-
nale si facesse ad eseguire le tcnotomie con forlunalo successo, presentò i
varii modelli in plastica che fece trarre e prima e dopo l'operazione; e a
recar lo provo doi felici suoi ortopedici tenlali\i, mostrò alcuni individui in
cui l'esito dell'oporaziono si vide per tal modo compiuto, che l'assemblea
felicitò d'unanime applauso l'operatore, sicché il Vice-l'residente gli diresse
lusinghiero parole, e disse com'abbia la chirurgia a rallegrarsi anche in ciò
d'un nuovo trionfo, e come l'ortopedia anche in Italia si possa gloriare di
progrossi non inferiori a quelli delle altre nazioni.
Visto — // f'ko-Prrxidentp Prof. Cav. G Rossi.
// Segretario Doti. P. Fabio.
ADlTVAiVZA
DEL Clio UNO 2tì SETTEMBRE
Lello e approvato il processo verbale, il sig. doli. Pielro f uuiiani legge
la sua Memoria che ha per lilolo «Delle fistole cisto-vaginali, e di un nuovo
processo operativo per la cura radicale».
Dopo di aver accennalo come questo argomento sia stato discusso nel
Congresso di Firenze senza che nulla di positivo sia colà stato conchiuso, si
propose il doti. Fumiani
1." D'investigare quali sieno gli ostacoli che si frappongono al buon
esilo costante delle operazioni intraprese per ottener la guarigione delle fi-
stole cisto-vaginali.
2." Di scegliere i mezzi più idonei a superarli.
Stabili esser quattro i principali ostacoli, cioè
• ."L'incertezza de' chirurghi nella scelta tra il caustico e il taglio per
ravvivare i margini fistolosi.
2° La mancanza di un processo operativo che offra fisica sicurezza della
]icrfella cruentazione di tutta la fistolosa aperlui'a.
3." Il non avervi fra i molti un sicuro espediente per mantenere a mu-
tuo contatto i labbri ravvicinati.
4." La sonmia difficolta, per non dire im|X)ssibililà. di tener lontana
l'orina dall'ostie fistoloso dopo d'averne ravvicinati i margini.
Quanto al primo, indicate le circostanze favorevoli all'unione immediata,
stabili che debbasi preferire la cruentazione col taglio, con cui si ottiene una
ferita semplice, reeciile, regolare:, circostanze che facilitano la riunione.
Quanto al secondo, fece conoscere d'essersi prefisso di esportare tutto
intiero il margine calloso della fistola sotto forma di anello ellittico in nes-
sim punto interrotto.
34
— <56 —
Per maiilpncrc a conlatto i margini criK'iiti, dopo di aver analizzati i
molti melodi immaginati ed eseguiti dal Malagodi, da Roux, da Lervzischi,
da Lalicmand, da Dupu) tien, da I.augier, da Dubois, da Erhmann ec, ed
indicatine gl'inconvenienti, si mostrò propenso a dare la preferenza alla
sutura ineavieehiata, perchè la moderala pressione esercitata dai due piccoli
cilindretti sulla membrana vaginale riesce innocua, né può mai produrre sti-
ramenti e molto meno lacerazioni, in quanto che l'azione dei (ili viene eser-
citata sui cilindretti esclusivamente. Ad impedire finalmente, per quanto è
jwssibile, che l'orina si avvicini ai margini posti a contatto e fra essi s'in-
filtri, confessa di non saper suggerire altro mezzo fuorché quello di dare al-
l'operata tale positura, per cui l'orina si raccolga più lontano eh' è possibile
dal luogo operalo, per esempio, ad un dei lati della vescica e verso il suo
alto fondo, dandole esito di frequente con grossa siringa di gomma elasti-
ca, mantenuta anche a permanenza entro a (jucl viscere, qualora possa esser
tollerata.
Dopo aver fatto cenno di un particolare meccanismo indicato a tale
scopo dal prof. Signoroni, invitò i membri ad occuparsi di questo punto,
dal quale dipende in gran parte il buon esito dell'operazione. Ciò premesso,
fece conoscere gl'istrumenti dei quali si servi per eseguire la cruentazione,
e ne descrisse il processo operativo. Gl'istromenti sono i seguenti.
i .° Una guida di legno duro, lunga otto o nove pollici, sei dei quali ne
costituiscono il manico; metà è di forma (juadrangolare, susseguita da altra
mela cilindrica, avente il diametro di tre in quattro linee. Il rimanente del-
l'intiera lunghezza è conformalo in piccolo fuso schiacciato terminando alla
foggia di questo. Una delle due faccie è piana ed eguale, l'altra profonda-
mente solcata nel mezzo in direzione del suo asse longitudinale.
2.° Due coltelli curvi per incominciare la cruentazione. .\ questo scopo
indicò prestarsi ottimamente due tonsilotomi se la fìstola è trasversa, ed un
bislurino convesso ordinario se longitudinale
3.° Una forbice ad angolo leggermente ottuso nel primo caso e retta nel
secondo, nel quale occorre eziandio un bisturino bottonaio a lama stretta,
quale sarebbe, per esempio, l'erniotomo.
4 " Un uncino ottuso.
Introdotta la guida entro la fistola in modo, che il labbro posteriore si
appoggi sulla faccia piana, e sollevatolo alquanto, col tonsilotomo destro
— 157 —
fa un incisione profonda fin Milla j,'ui(la lunghesso il margine di quello,
dislantc una linea all' incirca dall'orlo libero. Ciò fallo, passa l'uncino ot-
tuso entro alla praticata incisione, e tenendo dolcemente innalzalo l'orlo,
prolunga colla forbice indicala l'incisione fino al di là dell'angolo destro
della morbosa apertura, e fa f|iiiii(li allrcttanlo al lato sinistro. Cruentala coiì
la metà posteriore, iiiiruduce la guida per l'uretra (in sotto al uiargine fisto-
loso anteriore, che incide egualmente coll'altro tonsilotomo. e procedendo
nella stessa maniera compie l'incisione a destra e a sinistra in modo, che
si unisca ad angolo in ambi i lati con quella del labbro posteriore: dopo di
che, appeso all'uncino, ritira dalla vagina tutto intiero l'orlo fistoloso sotto
forma di anello ellillino.
Sicuro per tal modo della totale cruentazione, si fa a compiere la sutura.
che rese di più facile esecuzione adoperando un ago elastico alla foggia di
quello di Desault, av\erleudo di far passare tanti fili, (|uanti si credono ne-
cessarii prima pel labbro posteriore, quindi per l'anteriore, servendosi della
guida di legno introdotta per la vagina pel primo, e per l'uretra pel secon-
do, eolla solcatura rivolta verso i punti da perforarsi, dovendo questa ser-
vire a dirigere il passaggio dell'ago. Introdotti per tal modo i fili, si anno-
dano seguendo le norme ordinarie per la sutura inca's icchiala.
Trattandosi di fistola longitudinale, il processo di cruentazione è alquanto
diverso, ma però più semplice. Introdotta la guida di legno per l'uretra fino
sotto ai margini da cruentarsi, pratica egli l'incisione a destra ed a sinistra
con bisturiuo convesso in senso verticale; e servendosi egualmente dell'aiuto
dell'uncino ottuso, prolunga all' insù prima l'una e poi l'altra colla forbice
retta, finche si uniscano ad angolo retto, e quindi col bisturino bottonaio fa
che in cgual modo s'incontrino anche inferiormente; il che ottenuto, egual-
mente intiero ritira l'orlo calloso della fistola appeso all'uncino.
Con questo processo il sig. doti. Pietro Fumiani dice d aver eseguite due
operazioni, e confessa pci'ò che una delle due operale restò fistolosa. Osser\an-
'Caso partico-
lare ostetrico cbe richiese l'invenzione d'uno strumento chirurgico". Tale
strumento .servì per asportare entro l'utero un ampio tumore cistico ade-
rente all'osso sacro del feto, onde era impedito il parlo. Il sig. Vice-Presi-
dente dice parole di lode intorno a questa operetta.
In seguito il Vice-Presidente medesimo parla di due storie manoscritte,
inviate al Congresso dal chirurgo sig. Bertani di Venezia. In una è descritto
un mostro che può offrire materia a fisiologiche indagini. Nell'altra narrasi il
caso di parecchi aghi estratti senza alcun danno da una mammella. Quindi
il (loft, di' Luca fa lettura del seguente rapporto della Commissione incari-
cala di es;iininare il pelvimelro interno del doli. Capezzi.
Esaminato il pelvimelro del sig. Capezzi, in gran parte modellato su
quello di (battoli, sopra di (|ueslo ha il vantaggio di potere con più facilità
misurare i diametri trasversi ed obbliqui, mediante la divaricazione delle
due l)ran<'he. Per altro la misura risultante non sarà dell'assoluta esattezza,
ili (|uanl<) che n(in si tratta di misurare una linea trasversale che congiunga
due parallele, ma invece deve cadere sulla curva di una superfìcie circo-
— i63 —
lare; e ciò pcrchò le due branclie formale di una grossezza metallica un
po' eccedente, nel punto di loro congiunzione sono articolate per sovrappo-
sizione, e non per ingranaincnto, a guisa di compasso^ dal che deriva che la
branca supcriore distaccata dall'inferiore e messa in opera tocca un punto
un po' anteriore ris|)ettivamcnl(! all'altro.
Si loda l'ingegnosa aggiunta dei due pezzetti articolali: ma anche (juc-
sta trova i suoi scogli nella |)ralica per la diflicoltà di aprirli nella vagina,
che, addossandosi al loro apice, con facilità li può fare abbassare, ed è quindi
tolto lo scopo: e tal caso non succedendo, col loro apice premendo sul pa-
rete vaginale lìortercbbero, se non dolore, grave molestia.
l'atta poi pubblicamente l'applicazione di questo pclvinictro sul cadavere
debitamente preparato coll'apertura dell'addome ed esportazione dell'utero,
lasciando la vagina, si sono trovate esaltamente corrispondere quelle difli-
coltà, che già razioiialmento la Commissione aveva determinate.
Ed inoltre diflicolloso riuscì lo scivolamento delle branche per misurare
il diametro antero-posteriore per mancanza di un buon punto di presa nella
branca inferiore, cui sai-ebbe opportuno aggiungere un anello come nel pel-
vimetro di Cutloii. Si è ancora rimarcata troppo corta la scala di gradazione
volendo misurare i diametri obbli(pii. Si sono trovate troppo mobili le due
aggiunte articolate, per altro ragionevole l'applicazione, quando meglio mec-
canicamente fossero congegnate.
Malgrado questi piccoli inconvenienti, facili a togliersi colle dovute mo-
dificazioni nella costruzione dello strumento, la Commissione per le ragioni
sopra esposte, e per le circostanze, che questo ha una dolce cur\a in\ece
d'un angolo retto sporgente come quello di Cultoli, lo ha giudicato preferi-
bile a quest'ultimo.
L. Paciui.
R. LAMrnEcuT.
G. De Lcca.
Il prof. Vannoni dice che l'inconveniente comune a tutti gì' intro-pelvi-
metri è pure a rimproverarsi a quello del dolt. Capczzi, cioè che la branca
sacrale non si |)uò fissare sul sacro perche è rotonda; moti\o per cui sci-
vola l'altra che si dirige al pube: difetto tanto più notevole in caso di de-
viazione laterale del sacro.
33
— 464 —
Il iloti. Colla k'U!gu una Memoria sull'iscuria scuile. DcUi grinconiodi
di'llc nIc orinarle a cui vanno soggcili i vecchi che toccano i sessantanni,
accenna i caratteri indixiduali clic predispongono a (luesti incomodi, e
deriva le funzioni della vescica dall'azione nerveo-ganglionarc e cerebro-
spinale.
Adduce in prova di ciò, come alcune cause niorali determinino il bi-
sogno ili emetter le orine, e come la volontà jiossa frenare questo bisogno.
Distinte le funzioni del corpo della vescica in antitesi con quelle del collo,
e delta l' influenza che esercita in esse il midollo spinale, conchiude potersi
mettere in rapporto la ritenzione delle orine, o (|ualunque difetto o modi-
ficazione di queste funzioni vescicali col sistema gaiiglionare e col cerebro-
s|>inalc, e cogli im|)edimenti meccanici.
L'iscuria senile, dice l'autore, non è che la ritenzione o disuria dei vec-
ciii preparata dallo stalo lisiologico della vescica e dei muscoli che coadiu-
vano ad essa, e portata a un grado eccessivo. La funzione della vescica è di
raccogliere e tratlenere le orine, e di emetterle per la via dell'uretra.
Questi due atti o momenti funzionali si compiono mercè la disposizione
anatomica sia del sistema nervoso, che del sistema muscolare della vescica.
Circa il sistema nervoso, il primo momento, ipiello di raccogliere e tratte-
nere le orine, è diretto dal sistema ganglionarc. non imperando in ciò la
volontà: e circa alla vescica, quest'atto funzionale si produce per l'antitesi
che \i ha tra il corpo e il collo della vescica slessa, laonde mentre questo è
contratto, quello si distende, e viceversa, come appunto avviene dell'utero.
Circa al secondo momento, l'espulsione delle orine, la prima spinta è data
dalla contrazione del corpo e dal rilassamento involontario ganglionare del
collo: tulio sotto l'influenza del sistema organico, come si prova dalla ma-
niera di stimoli che influiscono a far contrarre primitivamente la vescica.
Ouando l'orina è nell'uretra, quando la vescica ha già cominciate le contra-
zioni, allora la funzione entra sotto la sfera delle azioni del midollo spinale.
E qui si vede ijuasi un'altra antitesi tra i muscoli dell'addome che coadiu-
\aiio al corpo della vescica e i muscoli del perineo che coadiuvano al collo.
Lasciando di considerare gl'impedimenti meccanici che sono di spettanza
slrellamente chirurgica, bisogna distinguere la ritenzione delle orine se-
condo che è in rapporto col sistema spinale o col sistema ganglionare, ov-
\cro col sistema muscolare o colla funzione della vescica.
— If)5 —
Circa all'iscuria in rapporlo col sisfcma spinale, essa è inaladia pci-li-
ncntc più all'età giovanile clic alla senile: e Ira i giovani prende più facil-
menlc coloro in cui vi ha predominio di questo sistema, palese pei caratteri
esterni co' quali si distinguono i temperauicnli.
Quanlo all'iscuria per aITczione dinamica della vescica, che cosi la chia-
ma l'autore, egli la dice consistere nel perduto ecpiilihrio Ira il corpo e il
collo. Il collo resiste straordinariamente e spasmodicamente; cede il corpo
e si distende fìno al gr .
•'Se debbasi istituire la cistotomia anche nei casi in cui non si senta il
calcolo "
«Delle amputazioni della \erga senza introduzione a permanenza della
siringa elastica ^ .
-Osservazioni sulle nevralgie, e sulle riproduzioni della parte escisa,
onde il fluido nervco ha dì nuovo passaggio e si riproducono le nevralgie » .
Il prof Signoroni. Presidente della Coumiìssione nominata a fare gli spe-
rimenti relativi alle controversie insorte sulla Memoria del doli Bresciani,
rese conto verbalmente dei lavori della Conmiissionc stessa, a nome della
(|ualc fu più lardi presentata la Relazione in iscritto, che è la seguente
— (74 —
All'illuslrissinio sig. cav. Vice-Prcsiilenic.
l'cr soddisfare all'iiiparico a\nto nella sessione del f^iorno 2 I sollrin-
bre della SoUosezioiie di Chirurgia sopra la quisUone proposta dal doli. Se-
condi, se sia preferibile il semplice taglio dcll'urelra membranosa dopo
l'ispezione del calcolo e la dilatazione della prostata^ oppure, se cogli at-
tuali mezzi della chirurgia n\isurati i calcoli, debbasi preferire il taglio del-
l'uretra e della prostata proporzionale al volume del calcolo: i sotloscrilli
fecero ripetuti sperimenti sul cadavere, a due dei (juali prese parte lo stesso
doli. Bresciani Borsa, clie nella seduta del giorno I 9 a\ea fatta lettura di
una Memoria sulla convenienza di risparmiare la prostata nella litotomia la-
terale. I (]uali sperimenti. -Nariamente istituiti, diedero i seguenti risultati
SrinniiMo 1. Il dott. Bresciani Borsa, a ciò pregalo dalla Commissione,
esegui, come di consueto col proprio metodo, la litotomia laterale, e per la
vìa del taglio fatto portò in vescica la tanaglia da pietra. Sezionato poscia il
cadavere, si rinvenne fessa tutta l'uretra membranosa e porzione della pro-
stala (pel tratto di tre linee) nel segmento inferiore destro dall'apice in
avanti. Alcune ineguaglianze ne' margini ed tuia Irabceola nel tondo indus-
sero il sospetto fosse quella fessura della prostala il risultalo di lacera/Jone
del dito dilatatore e guida, piuttosto che d' incisione, deirurctrolomo.
SprniiiFNTo II. Alla presenza del suddetto dott. Bresciani Borsa, col di lui
urclrotomo e seguendo in tulio le sue indicazioni, il Presidente della Com-
missione istituì su altro cadavere la litotomia laterale; penetrò facilmente col
proprio indice in vescica, e sulla guida di questo vi portò la tanaglia. Sezio-
nalo il cadavere, si vide fessa la prostata pel trailo di quattro linee nel suo
segmento inferiore sinistro (corrispondente al taglio estorno), e fessa tutta la
lunghezza dell'uretra membranosa. Nessun indizio di lacerazione: la fessura
prostatica opera dello stromento tagliente adoperato.
SpEnijiEHTo III. Sopra altro cadavere, messe allo scoperto l'uretra mem-
branosa e la prostata, e dietro la guida dello siringone fessa (piella (l'ure-
tra membranosa) per tutta la sua lunghezza, lasciando intatta la prostata, e
fatti ripetuti e svariati tentativi dall'operatore e da altri della Commissione,
non fu menomamente possibile di superare l'obice dell'apice della prostala
e di penetrare coli' indice in vescica.
Katta poscia piccola incisione in quell'apice (appena di tre linee), ci riu-
sci di raggimigcre il cavo della vescica si col dito che colla tanaglia.
— 175 —
Introdotta quindi in vescica una pietra del dianictru di (|iiattordi('i linei'
ed afferrala eolla tanaglia, Irovossi rimarchevole diflicoltà ad estrarla per la via
della litiiilala ferita praticala nella prostata, che era di ragguardevole volume.
Il risultalo de' (|uali spei-iinenli porla a eonchiudiTC che con limitala in-
cisione allapice della (iroslala (ne' cadaveri) è facile nella lilolomia laterale
di penetrare in vescica e coll'indice e eolla tanaglia; impossibile invece al-
lora che, intatto i|uel corpo, è l'incisione ristretta all'uretra mendiranosa: (
diflieile (ne' cada\eri) l'eslrazione di grosse pietre per la \ia di scarsa feii-
dilura nell'apiee di i|uella.
Addi 3 ottobre 18 42.
R. ,Sii..>niioM.
L. Pacim.
.M. A.s.sos.
A. Bf.nvfmti.
G. Pirnw.i.
Furono presentate alla .Sezione le seguenti opere.
Mimino. Osservazioni di ehii'urgia pratica.
Saisth.i.o. Storia di alcuni casi d'eclampsia delle partorienti, ed esito felice di
una islerotomia vaginale.
N.vniHi Liiiii. Cenni critici sui letti meccanici lìnora proposti, e sostituzione
ad essi lic consesso. i(i posi lull;i Idprr;! del lumii Milcrc. iir polcNn
soiiliriiii in «.-io i/. 3oj^a^vtS
/. (f^i'y^ r.y,///','^^ r/Ct/^ r'/^r
.'/r-tnt/rr.xff / '/ , ,/'y/,Y.'/-
,^. f4S^^y<'
^4^/.,
'^/^^y/'/- /'< X/'/'
ATTI vi:i;kali
WAAA SKZIOXK
DI %OOL(MW\
E 1)1 WATOMIA E FlSIOLOdlA COHPARATE
ADtWXZA
DEL dio R NO i(i SETTEMBRE
II
Il Presidcnlc apre le adunanze con discorso tendenic a liiigrazimu tulli
i membri della Sezione che gli furono di elezione eorlesi . Perù signilica
loro manifcslanienle. che se anzi giuslizia di luerilo che gentilezza di animo
li a\esse consigliali, sarebbe concorsa la scelta nel march. Massimiliano Spi-
nola, cui chiama naluralisla filosofo e maestro di coloro che sanno. £ poiché
modestia e sapere si congiungono mirabilmente in questo dolio, palesa di aver
do\ulo mollo adoperarsi pei- determinarlo ad accettare un tributo di slima
nel farlo Viee-l'residenle. Dal lelice cominciamenlo del Congresso padovano
gli derivano belle speranze di allargare vie più in Italia la istituzione: la
(juale perchè non abbia ad essere l'ilardata nel suo fiorente progresso mo-
stra desiderio si provvegga al modo più legiltimo e saggio di portare mu-
tamenti negli Statuti, (piando ciò necessariamente si richiedesse dal variare
di luoghi, di tempi, di circostanze. Raccomanda a tutti i membri vogliano
largire tesoro di utili conoscenze, essendo scopo dei Congressi aggrandire la
scienza in ogni sua parte. Egli frattanto si offre per una distesa trattazione
su (pianto ha rai)porlo alla classificazione, nomenclalura e speciale descrizio-
ne degli animali nelle (piatirò classi dei vertebrati, non che per il soggetto
e il piano di alcune opere che sta meditando. Per la ulililà ch'egli e tulli
con lui vi ravvisano, propone che si fissino in un programma (pici temi
della scienza che dimandano rischiaramento di dottrina o novità di sco-
perta, da esaminarsi e discutersi nella veniente Riunione. Esprime desi-
derio che le due Sezioni zoologica e botanica siedano un giorno in adu-
nanza comune per ventilare un progetto di leggi sul linguaggio scientifico,
che già proposto in Inghillcrra potrebbe formare un codice di nomencla-
tura, se l'Italia vi concordasse. In attestalo di gratitudine dislribuisce un
.17
— 180 —
opuscolo (li rccenic slaiiipato. che ha per argomento la Uivista zoologica
pel 1841, lello nel Congresso splendidissimo di Firenze. Termina il discorso
con dichiarare in aperto che il Presidente, perchè nato puramente da lihera
maggioranza di voli, deve mostrarsi in ogni particolare occasione fedele
escculore delia volontà della Sezione, e segnarle con fralellcvole temperanza
la via pili diiitta ed agevole per condiu'si, fra moderate discussioni e frut-
tuose letture, al dimandato progresso della scienza, alla solidità della isti-
tuzione.
Legge poi questo brano di lettera del cav. prof. Gene: "Desidero che la
nostra .Sezione abbia ad essere fiorente e produttiva di buoni lavori; abi-
tuato a farne parte, mi attrista grandemente l'idea di esserne questa volta
lontano •■ .
Il dolt. Scortegagna legge una Nota sopra le nunimuliti. Riprende la
({uistione mossagli al Congresso di Firenze intorno a tali petrificazioni col
rassegnare le sue deduzioni fondale sulla recente opera del D'Orbigny inti-
tolala •' Foraniinifei'i dell'isola di Cuba» . In queste microscopiche conchiglie!
v'ha un forellino che, visibile nell'età giovanile, è sovente mascheralo nel-
l'adulfa. E qui rammarica il dott. Scortegagna perchè il D'Orbignv non ab-
bia precisalo (piale grandezza di diametro acquistino le nummuline adulte
quando sono otturale o mascherate: comunque dice le sue doversi riferire
|)er i caratteri al genere nummulina. Rileva poi da un passo dell'opera, che
il D'Orbigny non ha inleso mai d'includere nel genere o nel sotlogcnere
della sua nummulina le grandi nummuliti. L'analisi riconferma i caratteri
di essa esclusivamente propri! delle nummuline viventi e delle loro conchi-
glie Circa le grandi numninlili petrificate non può asserire se avessero in
gioventù qualche apertura o boccuccia, e quindi non i)otrcbbe accertare
se in seguilo siansi mascherate. Nulla vi è dello intorno alla maschera: ma
sta fuori di dubbio che la Niimiìiulilex laevùjala, denominata dal prof. Catullo
fJixciililes oìtyclinìtiorpha, non ha apertura alcuna o Iwccuecia. Riportala la
descrizione della numniulitc fatta dal RIainvillc, il doli. .Scortegagna insiste
doversi escludere dalla sinonimia della nummulina del sig. D'Or'bigny le
grandi iiunmmlili dei sigg. Bruguière. .Monlfort, Lamarck, ISlainville. Con-
clude che per deduzione fallace sostenne il prof. Gene l'identità delle grandi
nummuliti fossili con la nunmnilina del D'Orbigny: che similmente fallace
tu l'associazione falla dall'avv. Michelolti riunendo le nunmiuliti grandi
i
— i»i —
pi'liificalc nel genere nunimulina D'Orbigny, seguendo le orme del Uujui-
dins. E da ulliino vuol si ritenga non aver potuto il D'Orbigny, il Gene, il
Miciiclolti comprovare la identità delie numniuline viventi o fossili con le
gi'andi nuMunuiine peirificate.
Legge il dott. Riboli alcune riflessioni anatomico-frenologiche sovia un
cranio d'un gatto morto spontaneamente per fumé. Pai ticoiureggia il fatto
cortilicatogli da alcuni fanciulli e dai maggiori della famiglia luro, che gia-
cendosi un gallo dentro di un pozzo, il compagno gemello se ne sla\a assi-
duo presso alla cerchia del margine, ove ritornava sollecito se veniva rimos-
so, rifiutando ogni maniera di cibi: tanto che divenuto niagrissimo, estenuato
ne mori. Fattane la dissezione, si assicurò egli della morte veramente avvenuta
per fame. Il dott. Kiboli consegna (pieslo fatto al giudizio della Sezione per
vcrilicare se coincida con le protuberanze od oigaiii da cui ha governo l'al-
laccanienlo, l'afl'ezionatività o l'adesivilà. Presenta il cranio stesso come mo-
dello da trarne norma a vcrilicare le modilicazioni o i cangiamenti ammessi
dairaulnre sulla teca cerebrale secondo l'età, Tcsercizio, le malattie, con la
già da lui annunciata nomenclatura dei gradi di svolgimento. Cita poi allro
fallo analogo osser\ato dal sig. bruscoli di Firenze. Si fa quindi a dimandare
A " Se nelle razze umane v' hanno casi consimili .
2.° Se ciò è frutto di natura o di domesticità.
3." Finalmente se quest'affezione negli animali può essere riconoscibile
da segni esteriori, e se con la domesticità si può sviluppare anche nelle razze
le più selvagge.
Se ciò si concede, il doli, liiboli \orrebbe si studiassero i costumi e le
abitudini degli animali non solo nei caralteri esteriori, ma nella speciale or-
ganizzazione, perché si avvisa che, paragonato il tutto con la specie umana,
se ne pos.sa avere qualche vantaggio. Com|)iula la lettura, si desta relativa
discussione: e primo il prof. Stccr cita a conferma che la sorella di lui la-
sciando il tetto paterno per recarsi ad un collegio di educazione, un gatto a
lei affezionato fu preso da tal dolore, che non solo riliutava da quei della fa-
miglia ogni cibo, ma pareva sentire per essi iraconda avversione, e finalmente
fu trovalo estinto sul letto della sua lontana vezzeggialrice. Ricordò pure lo
spontaneo morirsi di una tortora privata del feilele compagno, il Naccari cita
il cane dell'ali. Federici liibliotccario fuggitosi di casa appena trapassò di
vita il benevolo padrone. Il co. Contarini dice possedere nella sua collezione
— 182 —
ornilologic.i un cacata venduto in Venezia a un serraglio di belve. Avvenne
l'Ile, dopo Ire anni rinioslraiidosi il serraglio nella cillà slessa, l'animale ri-
\idc l'anllea padrona e slaeeiatosi della ealena le volò sulle spalle hraniosa-
nienle: mossa dall'alto alTettuoso il volle rieomperare, ma eiò non avendo
ottenuto, l'ueeello riliulando ogni eilui si mori di fame dopo tre giorni. Il
prof. Palellani narra di un eavallo ehe in una batl.iglia fermossi vieino al
cavaliere tratìllo, non volle prendere eibo e dopo alenn temiio si laneiò a
precipitosa fuga, l'.nlrarono pure nella discussione il dott. Festler. il dott.
Ilammcrsebmidt, il Prineipe di Canino e il Riboli che stima maggiormente
nceessario eerear la spiegazion del fenomeno in una speziale organizzcizionc .
Il eav. Naecari legge alcune osservazioni intorno alla visla degli animali
iuNcrtebrati. Premesso che lo studio analomico-fisiologico di questi esseri è
tanto difficile quanto interessante, notifica ehe raramente si è data impor-
tanza agli organi visivi nella primaria sislematiea distribuzione degl' inver-
tebrati, ma ehe però nelle associazioni subordinale vengon sovente posti gli
occhi vantaggiosamente a profitto. Va quindi particolareggiando mancare af-
fatto di occhi parecchi animali, come i molluschi pteropodi, gli acefali, molli
annulosi. tulli i radiali. Quei molluschi provveduti di occhi ne hau sempre
due: negli annulosi variano in numero da uno a otto e più: in alcuni ani-
mali sono fissi in allri mobili: coslanlcmente locati nel capo, e questo man-
cando, stanno suH'aNanli del corpo o ai lati della linea dorsale sempre in
alto nn'ranti. Tra il volume dell'occhio e del corpo non serbasi proporzione.
Per iterate osservazioni si è convinto l'aulore che gli zooliti, sebbene le At-
tinie sien prive di occhi, avvertono la inlbienza solare espandendo i tenta-
coli: non cosi le Gorgonie. La tenia umana non ha occhi; (|uesli organi .sono
distinti e isolati nella Planaria nifjra, raggruppali nella Planaria alomiila e
Planaria Miìlleri. Non può accertare se negli articolati adempiano alla visio-
ne gli occhi semicircolarmente disposti. Le Nereidi manifestamente vedono,
e talune con quattro occhi . Bene sviluppati sono negl' insetti, mancanti però
di lente crislallina, e la cornea lucida e la sclerotica sembrano far pai'le della
cute indurata. L'autore vien descrivendo minutamente tutte le anatomiche
particolarità di (|ucsta classe, citando frequentemente nomi di famiglie e di
generi. I crostacei nella massima parte hanno occhi composti, ora divisi, ora
aggregati sulla linea mediana. Tulli i molluschi gasteropodi ne son pure forniti,
ti-anne i Chitoni e le Neriti. Descrive pure l'anatomia dell'organo visivo nella
— 183 —
Folìitn rumbinm, nel Tritone, nella Carìnaria, nelle Pteranchee, nella lumaca,
nel lumacone, in altri molluschi. L'occhio dei mullusciii cefalopodi somiglia
(|uello (l(;;li animali i più perfetti, si per la bellezza come per la struttura;
e (jui siiende l'autore gran parte della Memoria in anatomica descrizione.
Termina inanimando i giovani avviati alla scienza e gli slessi naturalisti allo
studio degl'invertebrati, rilevantissimo per l'anatomia e tisiologia, non che
per la vita in sé, tutto mostrandosi in essi nella forma più semplice e sva-
riata. Prese ad osservare il dott. Hanmierschmidt che i Geotrupes e le Melo-
lonte hanno grandi occhi, nervo ottico mollo diviso, molto espanso, e pur vi-
vono al buio; e che all'opposto i liuprestcs con piccoli occhi vivono in piena
luce . 11 march. Spinola cita vivere in grotte tenebrose insetti di debolissimo
potere visivo, e altri che neppure hanno rudimento di occhio, come ì\'/nno-
iitiilììs, il Toriclus, il Clavi(jcr. Per la considerazione di questi fatti si viene
a portare rillessione critica al passo della Memoria che tocca alle cicindele.
Venuto in esempio il Proteo anguino, il prof. Steer dice a\ernc avuti tre
che vissero più di nove mesi alla luce ed all'aria, e che uno di essi, per non
avergli cambialo l'acqua in cui vivea, salse e si appiccò al muro. Il sig. Porro
nota pure che un Proteo lasciato una settimana senz'acqua balzò fuori del
va.so. Il doti. Facen disse della necessità di cambiare rac({ua: soggiunse il
prof. Cortese che, tal precauzione trascurata per tre giorni, l'animale mori,
e ch'egli axendonc fatta l'anatomia, non trovò organi della vista, ma solo
una piegatura delia cute, senza poter discoprire se fosse l'occhio veramente,
al che ottenere crede utile andare sulla traccia del nervo ottico. Il dott. Ri-
boli osserva col Salandier non bastare la grossezza del ner\'o a poter misu-
rare la forza visiva dell'animale. Il prof. Kabeni aggiunge alcune sue pecu-
liari osservazioni . Il prof. .Steer avverte non doversi riporre soltanto la dif-
ferente facoltà del vedere nella grandezza apparente del nervo, ma bensi
poter dipendere dalla sua qualità, cioè dall'intima struttura e composizione
molecolare di esso. Il doli. Nardo osserva che l'occhio suole rimanere ordi-
nariamente allo slato rudimcniario in (jucgli animali che hanno d<'i vedere
minore necessità. Tra gli animali domestici dice il sig. i';d»eni avere il gatto
l'organo ottico più sviluppalo. Il dott. .Seortegagna, oltre la diversa capacità
del nervo ottico, ammette anche il concorso della diversa evoluzione ili tls de I.ongdiamps. e
dei sigg. Naceari e Nardo per osservare Jlaitlopygc /{uyclii, |R'see mandato
upposilamcntc al (j)ngrcsso dal celebre Heckel di Vienna. Poscia dichiara
sciolta l'adunanza
Yjslo — // fimidriìlf Principe (;. Ro^A^»mT. .
// Segretario Doti. L. iVU.si.
ADUNANZA
DEL GIORNO I7 SETTE ÌIRRt!
J.I processo verbale è letto e appi'ovalo.
Il Conlariiii coinuiiioa una lettera direttagli ili Milano dal sig. Antonio
Villa intorno ad osservazioni sopra gl'insetti durante l'ecclisse solare. Per ave-
re termine di confronto egli si portò il giorno avanti per attraverso un colto
di carole in piena fioritura, come quelle che tra le Ombellifere ricettano
più copia d'inselli; notò di questi le abitudini ed i costumi. Ecco quanto
n'ebbe. I,a ninttina del 7 e 8 non vide specie alcuna della l'uniiglia de'Ca-
rabici. né mai comparvero al sopravvenir delle tenebre. Le Leptm'e {tomen-
tosa e liastata), i Clyti {massiliensis e ornattts), gli Stemopleri, che il giorno
precedente ad ogni raggio di sole volitavano vivacemente, stettero immoti e
appiattati lino al pieno rifolgorar della luce; e cosi fn delle Cetonie (/(ir