^. /IDI ATTI DELLA QUINTA UNIONE D ;: G L t SClilZliTI ITiLiyi TENUTA IN LUCCA NEL Settembre del mdcccxliii _ _ ^ j /ira ■cuuu 7 LUCCA PAIOLA TIPOGRAPrA GIUSTI 18 '14 RECOLAllEXTO GENERALE PER LE AIVXIALI RIIMOM IT ALIALE DEI CULTORI DELLE SCIENZE NATURALI »©««• — Xi fine delle Riunioni dei cultori delle scienze naturali si è di gio- vare ai progressi ed alla diffusione di tali scienze e delle loro utili applicazioni. A conseguir cpiesto fine gli scienziati si adunano ogni autunno in una delle città d' Italia, per un periodo di tempo che non dovrà mai oltrepassare i quindici giorni. II. Hanno diritto di essere membri della Riunione tutti gì' Italiani ascrilli alle principali Accademie o Società scientifiche istituite per r avanzamento delle scienze naturali, i Professori delle scienze fisi- che e matematiche, i Direttori degli alti studi o di stabilimenti scientifici dei vari Stati d' Italia, e gì' Impiegati superiori nei Corpi del Genio e dell' Arliglicria. Gli esteri compresi nelle categorie pre- cedenti saranno pure ammessi alle Riunioni. III. Ogni annua Riunione avrà un Presidente generale, due Assessori ed un Segretario generale. Nella prima adunanza si procederà alla ili>isìiiiie tifi iiicnil)ri in più Sezioni, compiondenti ciascuna una o più scion/e scconilo il numero e gli sludi degl' intervenuti. Nello stesso cionio ogni Sezione nominerà, a schede segrete ed a phua- litìi assoluta di voti, uno dei suoi niemliri alle funzioni di respettivo Pi-csidente, e (|uesti dovrà poi scegliere altro Ira i mcnd)ri medesimi a 5»e"relario della Sezione stessa. Tutti questi diversi uflizi dovranno essere alTidati a membri italiani della Riunione. IV. Il Presidente generale, i due Assessori, i Presidenti delle Se- zioni ed il Segi-etario generale comporranno per tutta la durata della Riunione un ('onsiglio, che provvederà alla buona direzione e al buon successo della medesima. V. Vvaiili lo scioglimento della Riunione, da tutti i membri ita- liani costituiti in adunanza generale, si procederà col mezzo di schede ed a i)luralità assoluta di voti alla scelta della città ove tenere la Riiniione dopo due anni. VI. Il Consiglio elegge il Presidente generale per la Riunione del- I anno prossimo seguente, il quale dovrà avere il suo domicilio in quella stessa città ove deve esser fatta la Riunione. Al Pre- sidente generale spetta la nomina dei due Assessori e del Segre- tario generale, da scegliersi fra gli scienziati del medesimo paese, almeno sei mesi prima della Riunione. VII. I/eletto Presidente generale dovrà fare le dovute pratiche per- chè la Riunione possa aver luogo in modo regolare nella città che sarii stata prescelta, ed egli dovrà darne avviso a tempo debito agli scienziati. Vili. l due .\ssessori coadiuveranno il Presidente generale nel jiren- dere tutte le disposizioni occorrenti pella Riunione: ad essi spet- terà il decidere ne' casi dubbi se uno scienziato debba o no es- seie compreso l'ia i iiuiiihii della Riunione, in conformità dellVr- ticolo II. In mancanza del Presidente, faranno le sue veci i due \ssessori, in ordine di anzianità. IX Nell'ultima generale adunanza il Segretario generale farà un rap- porto sull'andamento della Riunione, ed i Segretari j)articolari leg- geranno ciascuno un breve sunto di quanto sarà stato operato nelle rispettive Sezioni. In (|uesta puijl)lica atliuianza sarà proclamato il Presidente generale eletto dal Consiglio per la successiva Riunione. Dopo questa adunanza il Presidente generale, i due Assessori ed il Segretario generale lasciano i loro uffizi ; sarà per altro loro cura il trasmettere al l'residenle proclamato pella successiva Riunione l'elen- co degli scienziati intervenuti, ed il sunto dei pitjcessi verbali. XI. Nel caso di mancanza del Presidente generale eletto pella Riu- nione prossima seguente, prima ch'egli abbia nominati i due Asses- sori, dovrà il Presidente generale dell' ultima Riunione consultare |)er una nuova scelta i Presidenti delle Sezionij e, raccolte le loro proposizioni, farà sollecitamente la nomina di un alli'o Presidente. In mancanza poi del suddetto Presidente generale dell' ultima Riu- nione, farà le sue veci il più anziano dei Presidenti di Sezione. XII. Agli atti di ciascuna Riunione sarà data quella pubblicità che si giudicherà utile al progresso delle naturali discijjline, e delle loro applicazioni. Il Consiglio, prima di sciogliersi, nominerà a que- st'oggetto un'apposita Commissione. XIII. Gli oggetti ed i libri clie fossero offerti in dono a ciascuna Riunione saranno dati a quei pubblici scientifici stabilimenti del luogo ove si tenne la Riunione, che verranno* designati dal Pre- sidente generale. — 6 — XIV. Previo il grazioso Sovrano permesso, gli Alti originali delle Riu- nioni saraiuio tli anno in anno trasmessi, e eonservali nell'I. K. Mu- seo < li risica e Storia naturale di Firenze, città centrale dell'Italia e ea]>itale ili (|ucllo Stato, in cui sotto gli auspicj di Leopoldo II (]uest' utile istituzione ebbe principio. Il Direllore dell'I. I\.. Museo sarà il Conservatore degli Atti, ed ni suo zelo per le scienze resta ([uesla istituzione raccomandata. Prof. Ranieri GEUBr PrcsiiJcatc generale. Carlo L. Bonap.\rte Principe di IMusignano Prr£Ìdcii(c della Sezione di Zugluj;ia e Analaniia cumi^araln. Cav. Prof. Pietro Copf figli aghi Presidente della Sezione di Chimica, ridica e Malenianclw. Marcii. Cosimo Ridolfi ' Prcsidcnlc della Sezione di Agronomia e Tecnologia. Cav. Prof. Gaetano Savi Tresidenlu della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. Prof. Angelo Sisjionda Presidente della Sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia. Cav. Prof. Gi.\coMO Tommasini Presidente della Sezione di Medicina. Prof. Filippo Corbidi Segretario generale Approvato tlalln I Riunione degli Scienziati tenutasi in Pisa, e neir Jiìunanzu generale del di i5 ottobre 1889. Per copia confonnc all' originale Prof. Filippo ConniDi ARTICOLO A e e I II N T 0 AL REGOLAMEISTO GENERALE Bu irrnoY*TO nell' adpxakza generale del d"i 25 settembre i812 DALLA IV niUMlONE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IH PADOVA >«t;,? Xn caso di imilamenti o addizioni che si propongano allo Statuto per le Riunioni degli scienziati italiani, l' adunanza non è legale se non vi assistono due terzi dei membri italiani ascrìtti al Congresso, e che si trovino al momento della medesima nella città in cui si tiene il Congresso stesso. Se è approvata, dovrà la Presidenza del seguente Congresso ri- proporla al medesimo, ed adottata che sia senza mutazioni e colle stesse proporzioni nel numero de' votanti e de' voti, avrà efficacia. Nessuna proposta di modificazioni od aggiunte può esser fatta altrimenti che per iscritto, da tre almeno de'membri presenti ed in- tervenuti già a tre Congressi italiani. Essi la rimettono alla Presidenza generale, e questa l'assoggetta all'esame della generale assemblea dopo di averla annunziala ai membri almeno tre giorni innanzi. S. E. Conte Andrea Citt_vdella Vigodarzerk l'resiiJeRte gcncrdlc. Prof. Gì ACOM ANDREA GlACOMIJfl Preìideiilc dclKi Scxioiic di Medicina. S. E. il Principe Carlo Luciano Bonaparte PreiidctiU- dcllj Stziouc di /oologia, e di Anatomia e Fisiologia comuaralr. Prof. GiisEPPE Moretti Presiilontc delia Sezione di Botaoics e Fisiolof^ia \egetalr. March. Lorenzo Pareto Presidente della Seiinnc di Geologìa, Mineralogia e Geogiafia. Prof. Francesco Orioli Presidente della Sezione di Fisica, Chimica e Malrinatica. Dott. Francesco Gera Presidente della Sezione di Agrooomia e Treooingia. Prof. Roberto de Visiani Segretario generale R. MI INCARICATA DEI PREPARAMENTI PEL OCiMO COi\T.RESSO SCIENTIFICO ITALIANO Marcii. Antonio Mazzaiosa, Presidente. Nobile Tommaso Sergiusti. Prof. Paolo Sinibaldi. Prof. Benedetto Puccìnelli. Prof. Serafino Lucchesi. Prof. Giovanni Bai-sotti. Prof. Luigi Pacini, Segretario. Conte Nicolao Guinigi. Conte Carlo De' Nobili. Nobile Francesco Guidotti. Nobile Lodovico Sinibaldi. Signore Ernesto Binda. Signore Angelo Santini. DEPlITAZIOlXE PER L'AMMISSIONE AL CONGRESSO Prof. Ermenegildo Tessandori. — Ippolito Borelli. — Francesco Bandettini. — Giovanni BarsoUi. — Francesco Buonanoma. — Bernardino Poli. — Giuseppe Giannelli. — Serafino Lucchesi. — Paolo Sinibaldi. — Luigi Arrighi. — Giuseppe Pardini. — Gesualdo Franchi, — Paolo Volpi. — Luigi Giorgi. Dott. Leonardo Galli. UFFIZIALI BELLA RIUNIONE PRESIDENTE GENERALE S. E. il maicliese comm Antonio Mazzaiosa, presidente del R. Con- siglio di Stato, direttore della pubblica Istruzione, vice-presidente delia R. Accademia lucchese, e socio di altre illustri Accademie. ASSESSORI Prof. Luigi Kornaciari, avvocato regio presso i tribunali superiori, segretario della classe delle Lettere della R. Accademia lucchese, e socio di altre Accademie. Dott. Benedetto Puccinelli, professore di Chimica, Botanica e Agraria nel R. Liceo, .socio della R. Accademia lucchese e di altre .\cca- demie. SEGRETARIO GENERALE I»oti. Luigi Pacini, professore di Nolomia umana comparata e pit- torica nel R. Liceo, socio della R. Accademia lucchese e di al- tre Accademie. 13 S E / 1 0 ^ 1 .\GRO^OMI.\ E TECNOLOGIA PEESIDENTE Conte Gherardo Freschi. VICE-PRESIDENTE Conte Luigi Serristori. SEGRETARIO Bonajuto Paris Sanguinetti. GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA PRESIDENTE March. Lorenzo Pareto. VICE-PRESIDENTE Noi). Achille De Zigiio. SEGRETARIO Prof. Leopoldo Pilla. ZOOLOGIA, AN.\TOMIA COMPARATA E FISIOLOGIA PRESIDENTE Principe Carlo Luciano Boiiapaile. VICE-PRESIDENTE Cav. Carlo Bassi. SEGRETARIO Dott. Timoteo Ribnli. — i3 — BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE PRESIDENTE Dott. Bartolommeo Biasoletto. SEGRETARI Doti. Luigi Masi. Dott. Ettore Celi. FISICA, CHOIICA E MATEMATICA PRESIDENTE Cav. prof. Gaetano Gjorgiiii VICE-PRESIDENTE Cav. Ferdinando Tartini. SEGRETARI Prof. Gio. Maria Lavagna. Prof. Luigi Giorgi. CHIMICA ( Sotto - Sezione ) PRESIDENTE Prof. Giovaccliino Taddei. SEGRETABIO Prof. Luigi Calamai. MEDICINA PRESIDENTE Cav. prof. Carlo Speranza. VICK-PHKSl DENTE Ciiv. Salvatore De Kenzi. SEGRETARI Doli (Jiiolaiiio Cioiii. Doli. Vnionid Salvagiioli Marchetti. SOTTO-SEZIONE 1)1 CHIRURGIA VICr-PRESl DENTE l'nil'. Cai-Io Unici. SEGRET.\nio Doli, (iiii.seppe Secondi. deputaziojni accademiche — ^OO^O OO^Oo- ACCADEMIA DI AGRICOLTURA, COMMERCIO ED ARTI DI VERONA Bernardino Grigolati ISob. Gio. Antonio de Camposniiii ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DI UDINE (]onte Avv. Prospero Antonini. Conte Gherardo Fresclii. Prof. Matteo Petronio. ACCADE Ì\IIA DI AGRICOLTURA DI UDINE Nob. Achille de Zigno. ACCADEMIA I. E R. ARETINA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI Gap. Oreste Brizzi. Giovanni Guillichini. ACCADEMIA DEGLI ASPIRANTI NATURALISTI DI NAPOLI Cav. Salvatore de Renzi. ACCADEMIA DI BARCELLONA DI SCIENZE NATI IMI! FD ARTI Dolt. Felice Maria Falgueia. Dott. Michele Colmeiro. Dott. Giuseppe Castelli. — if. — A.CCM)EMIA CASENTINESE DEL UUONARROTl IH SCIENZE, LETTERE ED ARTI Prof. I). Cammillo Galtesclii. Abb. D. Luigi Fiaschi. III''. Francesco Melotti. ACCADE JIIA DEI CONCORDI DI BOVOLENTA SCIENTIFICO-LETTERARIA Prof. Bartolommeo Bizio. ACCADEMIA DEGLI EUTELETI DI S. MINIATO Marcii, prof. Cosimo Ridolfi. Dott. Giuseppe Berni. ACCADE AI lA DEI CONCORDI DI ROVIGO SCIENTI FICO-LETTERARI A Dolt. Giuseppe Baruffi. Dott. Gaetano Grigolato. Dott. Vincenzo Fiola. ACCADEMIA R. DEI FILOMATI DI LUCCA Dott. Angelo Pelliccia. Ardi. Cesare Landucci. ACCADEMIA DI POSSANO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI Cav. prof. Giacinto Carena. ACCADEMIA I. E R. DEI FISIOCRITICI DI SIENA Prof. Filippo Garresi. Prof. Alessandro Corticelli. — 17 — ACCADEMIA R. DEL DIPARTIMENTO DI GARD Bar. D' Hombres Firmas. ACCADEMIA I. E R. DEI GEORGOFILI DI FIRENZE Marcii, prof. Cosimo Ridolfi. Abb. Raffaele Lambiuscliiiii. Prof. Giovacchino Taddei. ACCADEMIA I. E R. DEGLI INCAMMINATI DI MODIGLIANA Cav. prof. Francesco Mingori. Placido Campetti. ACCADEMIA LABRONICA DI LIVORNO Prof. Gio. Maria Lavagna. Bartolomnieo Cini. ACCADEMIA R. LUCCHESE DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI Dott. Giacomo Bonuccelli. Prof. Ermenegildo Tessandori. ACCADEMIA R. DI MODENA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI Cav. prof. Gio. Battista Amici. ACCADEMIA I. E R. DI PADOVA DI SCIENZE ED ARTI Nob. Achille de Zigno. R. ACCADEMIA MESSINESE DEI PELORITASI Dott. Giuseppe La Farina. — i8 — VCCADEMIA I. r. R. PISTOIKSE DI SCIENZE, LETTERE EU ARTI Prof. Luii^i Pacinotli. l'i'of". Doiiieiiìco INlazzoiii. Prof. Pietro Micliclacci. Doli. ('•i(i\aiini ISechelli. Doli. Filippo l'acini. ACCADEMIA I . E R . T E G È A O I SIENA Prof. Filippo Garresi. Princ. Luigi Luciano Bonaparte. Prof. .\lessaii(lr(> Corlicelli. ACCADEMIA K. DELLE SCIENZE DI TORINO Conte Carlo liarione Petitti di Roieto. Cav. Prof. Giacinto Carena ACCADEMIA VALDARNESE DEL POGGIO Doti. Leonardo Bruni. Cap. Oreste Brizzi. Prof. Pietro Savi. ACC\DEMIA I. E R. DELLA VALLE TIBERINA TOSCANA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI Cav. prof. Francesco Mingori. Prof. Andrea Pandolfì. ATENEO DI BERGAMO Doli. Luis;! Coniasclii. Doli. Ciiovaniii Capsoni. Dott. Giuseppe Bergamaschi. Doit. Francesco Cima. — ig — ATENEO DI BRESCIA Prof. Antonio Perego. Uolt. Aiiloiiio Scliivardi. Dott. Francesco Cima. ATE^EO I. E n. ITALIANO Cav. prof. Giovanni Rosini. Cav. .Iacopo Giàberij de Ilemsò. Avv. Ferdinando Maestri. Dott. Attilio Ziiccagni Orlandini. ATENEO VENETO Prof. Bartolonimeo Bizio. ATENEO DI TREVISO Dott. Francesco Cera. COLLEGIO MEDICO I. E R. FIORENTINO Prof. Giovaccliino Taddei, Presidente. Prof. Pietro Vaiinoni. Prof. Carlo Burci. Prof. Liii^i Calamai. COMITATO PERMANENTE DI SANITÀ DEL DUCATO DI LUCCA i'rof. Gesualdo Franchi. Dott. Giacomo Bonuccelli. Doti. Alessandro Gianni. Doti. Giovanni Hianclii. IWSTITCTO I) AFFRICA Cav. Agostino Xdorno de Tsoliarners. INSTITUTO I. E R. DEL REGNO LOMBARDO-VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED VRTI Prof. Giuseppe Belli. Cav. Francesco Carlini. REPtIDBLICA ECCELSA DI S. MARINO Cav. prof. Francesco Mingori. Cap. cons. Oreste Drizzi. SOCIET.Ì ACCADEMICA DI MEDICINA DI MARSIGLIA Cav. prof. Carlo Speranza. SOCIETÀ ACCADEMICO-MEDICO-NAZIONALE DI VACCINAZIONE DI FRANCIA Delegazione italica Doti. Gio. Battista Brunetta. Cav. Ball Gio. Saladino dal Borgo. Dott. Niccolò Celle. Doti. .Iacopo Corinaldi. Avv. Puccio Raimondo tla Casanuova. Hott. Giovanni \ annucclii. SOCIETÀ I. E R. AGRARIA TIROLESE Sezione ilatiniiii Conte Benedetto Giovannelli. SOCIETÀ AGRARIA DI TORINO March, col. Kinilio Bertone de Satiil)uy. Cav. doli. Berlini. Conte Carlo Ilarione Pelilti di Roreto 1. R. SOCIETÀ DI AGRICOLTURA DELLA CARNIOLA Conte Vittore Trevisan. SOCIETÀ I. E R. DI AGRICOLTURA DELLA MOR.WIA E SLESIA AJjb. prof. Luigi Configliaclii. SOCIETÀ I. E R. AGRONOMICA DI VIENNA Dott. Bartolommeo Biasoletto SOCIETÀ ECONOMICA DI C II I .A V A R I Dott. Stefano Bancalari. March. Camniillo Pallavicino. SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA Cav. Francesco Carlini. Prof. Giuseppe Bianchi. SOCIETÀ MEDICA DI EMUL.VZIONE DI PARIGI Cav. Agostino Adorno de Tscliarners. SOCIETÀ l\l E D I C A DI LIVORNO Dott. Einmanucle Basevi. Doli. Andrea (Jiovannetti. SOCIFTA MEDICO-FISICA FIORENTINA l'rof. (Jiovacchiiio Taddei, Presidente. l'riil'. Carlo lUirci, Scgretri/ia. Doli, (liuseppe Levi. Dott. Giorgio Pellizzari. Doli. Girolamo Cioni. SOCIEtÀr. DI SAVOIA Giuseppe Bonjcan. SOCIETÀ DI STATISTICA GENERALE DI PARK.I Cav. Agostino Adorno de Tscliarners. UNIVERSITÀ I . F « . DI PISA Prof. Raffaele l'iria. Prof. Ottaviano Faliri/.io Mossotti. Cav. prof. Paolo Savi. Prof. Cark) Matteucci. UNIVERSITÀ I . E R . DI SIENA Prof. Zanobi Pecchioli . Prof. Antonio Bartolini. — «^©e< CATALOGO DEGÙ SCIENZIATI CHE CONCORSERO JL QUINTO CONGRESSO t . x*.(lorno (io Tscharnors Ago- stino (li Francia, deputato della Società medica di emu- lazione di Parigi ec. ec. 2. Alboni dott.Kugenio di Holo- giia, capitano sanitario del- le truppe pontificie, socio al Bollettino medico. 3. Ancona (d') dolt. Sansone di Pesaro, dottore in Matema- tiche. /(. Andreini patrocinatore Gia- como di Lucca, socio della R. Accademia dei I'"ilomati. 5. Andreini Vincenzo di Firenze, prof, di (^-linica chirurgica, e cav. di s. Giuseppe. 6. Angeli Michele di Fivizzano, medico di quell'Ospedale. 7. Angeloni Gaetano di Urbino, prof, di Matematiche supc- 8. Anieliini Rodolfo di Firenze, medico aslanle nell' I. R. Ar- cispedale di s. Maria nuova. 9. Appolloni Gaetano di Pisa, me- dico primario ai Bagni di san Giuliano, ro. Aporti abb. cav. Ferrante di Cremona. 11. Arcangeli Garlo di Firenze, prof, di Fisiologia e Patolo- gia generale nell' I. R. Uni- versità di Pisa. 12. Arrighi dott. Luigi di Lucca, prof, nel R. Liceo, socio or- dinario della R. Accademia dei Filomati. i3. Anger Gio. Battista Armando di Parigi, dottore ec. 14. Bacchetti dott. Onorato di Pi- stoia, membi'o dei Congressi scientifici di Pisa e di Firenze, socio di varie Accademie. — a-'i i5. Raor (.<). lìartolini Antonio di Prato, prof, di Medicina pubblica nella L R. Università di Sie- na, e deputato della medesi- ma al Congresso. 3o. BaruchcUi dott. Paolo di Bre- scia, avvocato, socio di quel- r Ateneo. 5i. Baruchello dott. Gio. Battista di Rovigo, prof, nel Semina- rio di delta città. 32. Barzelletti dott. Gaspero di Firenze, medico ciu-ante nel R. Arcispedale. 33. Basevi Abramo di Livorno, dott. in Medicina. 34. Basevi Emmanuele di Pisa, so- cie di varie Accademie, depu- tato della Società medica di Livorno, e membro dei Con- gressi precedenti. 3.'). Basili abb. cav. Francesco di Stia, dei march. Bartolini Sa- limbeni, patrizio fiorentino. 36. Bassi cav. Carlo di Milano. 37. Bazzini dott. Carlo Auguste (li Pavia, rettore magnifico della L R. Università di Pa- dova, prof, in essa di Statisti- ca degli stati europei, mem- bro di parecchie Università scientifiche e letterarie. 38. Bechclli Giovanili di Pistoia, su|)plcntf allacaltcclradi Aiia- toinia neir Università di Pi- sa, deputato dcH Accademia pistoiese. 39. Bclleli Moisè di Corfìi , so- cio dell' Accademia valdar- iiesc del Poggio. '|0- Belli dott. Giuseppe di Cala- sca, prof, di Fisica uella Uni- versità di Pavia. 4 I . Bellini dott. Ferdinando di Pi- sa, infermiere dell' I. R. Ar- cispedale di santa Maria nuo- va, socio ordinario della I. R. Accademia dei Gcorgofdi. 42. Bellini Gio. liatlista di Firen- ze, maestro di turno, chirur- go di santa Maria nuova , ostetrico di quel quartiere, e socio di varie Accademie europee. 43. Bergamaschi Giuseppe di Pa- via, I. e R. medico provincia- le di Bergamo. 44- Bernardini abb. dott. Romual- do di Cutigliano, socio del- l'Accademia pistoiese. 45. Berni dott. Giuseppe M. di san Miniato, medico soprainten- dente a (pielli Ospedali riu- niti, e deputato dell'Accade- mia degli Euteleti. 46. Bertacchi da Paulo dott. Pom- peo di Pisa, membro del pri- mo Congresso italiano, e socio di varie Accademie. \-] . Berti dott. Iacopo di Padova, decano emerito e membro col- legiale in quella I. R. Uni- versità, lettore di Geologia. 48. Berti Cristiano di Prato, so- cio dell Accademia Tegèa. 49. Bertone de Sambuy marchese Emilio di Torino, colonnello d' artiglieria, rappresentante l'Associazione agraria di det- ta città. DO. Bertoni dott. Raniere di Pisa, chirurgo delia pia Casa di mi- sericordia di detta città, so- cio della I. R. Accademia di Scienze, Lettere, ed Arti di Arezzo. 5i. Bertolozzi can. Paolo di Luc- ca, socio di varie Accademie. ^1. Betti Mansueto di Lucca, dot- tore in Legge, e prof, di Ar- chitettura legale tecnica. 53. Bianchi dott. Giovanni di Luc- ca, medico della R. Casa e Corte. 54. Bianchi Giuseppe di Modena, direttore dell' Osservatorio. 55. Biasoletto dott. Bartolonuneo di Trieste, ivi direttore del Giardino botanico 56. Bini Francesco di Pontedera, ajuto al ])rofessorc di Medi- cina pratica della scuola di complemento e perfeziona- mento nellL R. Arcispedale di santa INIaria nuova di Fi- renze, segretario delle corri- 5'.) Gì. 6a. G3. 65 — u() spoiidi-iuc ilfllii Socu'lii me- tlii'(>-lisK-a (ii>ri'iilina,o iiifiii- bi-o ili'l priiiio e terzo Con- gresso. Hiiii«lolt.T.iiii:i(lil'is;i,iloU.in Letme, 0 nii'inliio tU'U Acca- ilciuiii paltTiiiitan.i. Rini al)l). IVlcsfoio ili Lucca, bihliotccario, e socio ordiua- lio (Iella R. Accailcmia luc- chese. . ni/io narloloniineo di Vene- zia, uno dei ([uaranta della Società italiana, membro ef- fettivo e vice-segretario del- l' 1. R. Instituto veneto, prof. (li Ciiiinica applicata nelle li. RR. scuole di (piella città. . Bonaini Francesco di Livor- no, professore dell' L R. Uni- versità di Pisa. . Ronaparle Carlo Luciano di Roma, principe di Canino. Bonaparte principe Luigi Lu- ciano di l-'irenzc, membro at- tivo della Società medico-fisi- ca fiorentina. lionjean J. di Chambery, far- macistachimico, membrodel- la R. Accademia di Savoia. Ronneval ( de ) conte Andrea di l'arigi, decoralo di diversi ordini. Bonuccelli dott. Giacomo di Lucca, medico di S. A. R. il Duca, e socio ordinario della R. Accademia lucchese. G6. Hori'liardl Cugllclnio di lier- lino, dottoro in Malenial ielle. 6-j. BorcUi dott. Ippolito di Luc- ca, prof, di t)liniea e di Ope- razioni chirurgiche nel Real Liceo, chiriu'go in capo dei RR. Ospizi ed Ospedali, so- cio ordinario della R. i\cca- deniia lucchese. G8. Rorgo (dal) cav. BaH Giovanni .Saladino di Pisa, deputalo della Comnii.ssione di vacci- nazione di Parigi. Gr). Bormida Vincenzo di Lucca, prof, emerito del R. Liceo. ■jO. Bottini marchese Lorenzo di Lucca, tenente colonnello, yi. Botto Girolamo di Genova, profcss. di Clinica medica in quella Reale Università, ■ya. Branchi cav. prof. Giuseppe di Pisa, prof, emei'ito di (|uella I. R. Università. y3. Brancoli avvocato Cesare di Lucca, consigliere di Stato, avv. consultore della R.Casa e Corte, socio ordinario delia R. Accademia lucchese, pre- .sidente della R. Accademia dei Filomati, e socio ordina- rio di quella di Perugia. 74: Brey Gaetano di Milano, inge- cncre archit., nieml). di di- verse Accademie scientifiche. 75. Brizzi capii, consig. Oreste di Arezzo, censore della I. R. Accademia della valle liberi- na toscana, mombro dei Con- gressi di l'iri'iizi' e Padova, rappresentaule la Eccelsa Re- pubblica di s. Marino, depu- talo dell' I. R. Aeeadeiiiia are- tina, e dell' Acead. valdarnese. 76. Brunetta dott.Gio. Battista del Friuli, rappresentante la Rea- le Società accademico-medi- co-nazionaU! francese di vac- cinazione residente in Parigi, e membro di vari Instituti. ']j. Bruni dott. Leonardo di Arez- zo, nied. primario dell'Ospe- dale di s. Gemignano, socio ordinario dell' Accademia val- darnese, ed imo dei deputati della medesima al Coneresso. 78. Buonaccorsi Giovanni di Luc- ca, chirurgo primario del Ma- nicomio di Fregionaia. 79. Buonamici Enrico di Firenze, socio conservatore dell'Acca- demia medico-fisica fiorenti- na, e membro del terzo Con- gresso scientifico. 80. Buouanoma dott. Francesco di Lucca, prof, di Geometria e d'Algebra elementare nel R. Liceo. 81. Burci dott. Carlo di Firenze, prof, di Anatomia patologica nell'L R. Arcispedale di san- ta Maria nuova. 82. Calamai prof. Luigi di Firen- ze, membro del Collegio me- dico fiorentino. 83. Calderini Carlo Ampelio di Milano, ivi medico dell'Ospe- dale, e redattore degli An- nali di Medicina. 84. Calderini dott. Sebastiano di Firenze, membro della Socie- tà medico-fisica fiorentina. 85. Calo' David di Livorno, ivi membro della .Società medi- ca, e membro aggiunto della Società di vaccina di Savoia. 86. Calvi Gottardo di Milano, ag- giunto all' I. R. Gabinetto numismatico di quella cit- tà, socio dell' Accademia dei Georgofili, e di altre. 87. Calzoni dottor Demetrio di Ravenna, medico -chirurgo, membi'o del Congresso di Padova. 88. Campetti Placido di Lucca, aggregato alla Biblioteca di S. A. R. il Duca, rappresen- tante r Accademia di Modi- gliana. 89. Camposnini (de) Giovanni An- tonio di Verona, I. R. Scu- diere, presidente e deputato dell' Accademia di Agricol- tura, Arti e Commercio di quella città. 90. Capei Pietro di Lucignana, prof, neir L R. Università di Pisa, membro ordinario dei Georgofili. 91. Capezzuoli Serafino di s. Ge- mignano, aiuto alla catte- — ...s tlr;i (li Cliimica ori;aiiir;i (lol- la scuola (li [)crli'ziotianu'iito nell'I. II. Ai-cispedalc di san- ta Maria nuova di Firenze, segretario delle corrispon- denze della Società medico- fisica fiorentina, membri) soiio (li varie Accademie scientifiche. 174. Ferra (de) cav. Leopoldo di Siena, direttore dello Staliili- inento di ."Mendicità. 175. Ferri doli, i'rancesco di Pisa, medico-cliirurgo. I 7G. Festari Girolamo di A'aldagno, do», in Medicina e Chirur- gia, socio corrispondente del- l' Accademia di Padova. 177. Fiaschi abb. Luigi di Poppi, ivi bibliotecario della Rillia- na, e deputato dell' Accade- mia cascntinese. 1 78. Figarolli prete Francesco di Verona, prof, di Storia eccle- siastica nel vcn. Seminario di (piella città. 179. Finalci Antonio di Bagnone, so- cio dell'Accademia dei Geor- gofdi, e di altre Accademie. 180. Finctli canonico Ridolfo di Lucca, socio emerito della R. Accademia dei Filomati. 181. Fornaciari Luigi di Lucca, se- gretario della R. Accademia lucchese, avvocato regio pres- so i tribunali superiori. i8a. Franceschi Gio. ,\ncelo di Fi- renze, membro del terzo Con- gresso degli scienziati. i83. Francesconi dott. C. di Lucca, medico dei poveri. 184. Franchi dott. Gesualdo di Luc- ca, prof, di Fisiologia, Pato- logia e Igiene nel R. Liceo, membi'o in titolo del Comita- to di Sanità. i85. Frediani Carlo di Massa di Carrara, socio ordinario del- la R . Accademia di Letteratu- ra, Scienze ed Arti. 18G. Frosclii conte Gherai'do di Ladi- ne, deputato dell' Accademia agraria di quella città. 187. Galletti dott. Marco di Firen- ze, medico primario del Bigal- lo, di s. Gio. di Dio, e di al- tri Stabilimenti, socio ordina- rio dei Fisiocritici di Siena, e dei Filomati di Firenze. 188. Galli Eugenio di Lucca, pro- fessore nel R. Liceo. 189. Galli Leonardo di Lucca, pro- fessore sostituto di Anatomia umana e comparata nel Rea- le Liceo. 190. Galli avv. Odoardo di Lucca, segretario perpetuo emerito della Reale Accademia dei Fi- lomati. 191. Canzoni Giacomo Andrea di Svizzera, capitano di stato maggiore, ed uno dei compo- nenti il Congresso di Firenze. 192. Gargini dott. Filippo di Pi- stoia, profess. di Fisica nelle Reali scuole di Arezzo. 193. Gatteschi proposto C. Camillo di Strada in Casentino, ret- tore di quel Seminario e Col- legio. 33 '94 .95, 196, '97- Gemignaiii clott. Lorenzo di Lucca, inuinbro della R. Ac- cademia dei Filoniati. Gera dott. Francesco di Conc- gliaiio. Gherardi Dragomanni Fran- cesco di san Sepolcro , fon- datore e segi'etario perpetuo dell' Accademia delia valle tiberina toscana, consultore della pubblica instruzione del- la Eccelsa Repubblica di sati Marino. Ghivizzani Antonio di Lucca, direttore generale dei Reali Ospizi ed Ospedali, socio or- dinario della R. Accademia luccbcse. Giam basti ani Cesare di Lucca, ingegnere addetto alla R. Fi- nanza. Gianfdippi (de) F. A. di Ve- rona, socio ordinario di più Accademie d' Italia, e mem- bro di tutti gli altri Conaressi. Giannelli avv. Antonio di Luc- ca, gonfaloniere della Comu- nità di Capannori, consultore inspeltore e consigliere della Cassa di risparmio. 201. Giannelli dott. Giuseppe di Lucca, prof, di Materia me- dica nel R. Liceo, medico so- stituto dei RR . Ospizi ed Ospe- dali, medico inspettoro sani- tario aggiunto al Comitato di Sanità, socio ordinario della .98. '99 a 00. ao2 2o3 2o5. ao6. 207. log. 210. R. Accademia lucchese e del- la R.dei Filoniati, e corri- spondente di varie altre, tan- to italiane che straniere. Gianni dott. Alessandro di Luc- ca, medico primario dei Rea- li Ospedali, membro del Co- mitato di Sanità. Glolo Vincenzo di Rovigo, de- putalo dell' Accademia scien- tifico-letteraria dei Concor- di, socio corrispondente del- le RR. Accademie di Lucca, Siena, ed Arezzo, di quelle medico-chirurgiche di Rolo- gna e Ferrara, e di parec- chie altre. Giorgi padre Eusebio delle scuole pie di Firenze, prof, di Fisica. Giorgi Giuseppe di Lucca, conservatore delle ipoteche. Giorgi Luigi di Lucca, prof, di Fisica nel R. Liceo. Giorgini Carlo di Firenze, uno dei componenti il terzo e ([uarto Congresso. Giorgini cav. Gaetano di Fi- renze, sopraintendente agli studi del Granducato di To- scana, assessore del tei'zo Con- gresso. Giorgini Gio. Battista di Sie- na, profess. consigliere nella I. R. Università. Giorgini Nicolao di Lucca , Presidente del Consiglio dei — 3/, - Ministri, diivllorc generale dell' Interno ee. ec. ali. Giovaiielli conte lienedetto, podestà di Trento. aia. Giovannelti dott. Andrea di Livorno, socio ordinario di quella Società medica, e de- putalo della medesima al Congresso. ai3. Giovannetti cav. Giiiscp|)e di Lucca, tenente colonnello. al 4- Giovannetti Raffaele di Luc- ca, professore di Disegno al R. Liceo. a i5. Giovaiiiiiiii Antonio di Luc- ca, avvocato consultore dello Stato, della Reale Deputa- zione edilizia, e accademico latino. a 16. Giudici ( de') avv. Giuseppe di Lucca, socio della R. Ac- cademia dei Filomati. 217. Giusti (de') dott. Angelo di Lucca, socio della R. Acca- demia de' Filomati, medico sostituto alle Carceri. 218. Gràberg de Ilcmsò cav. dolt. Iacopo di Gottland in Svezia, console emerito di S. M. Sve- dese, ciamberlano e bibliote- cario palatino di S. A. L R. il Granduca di Toscana. a 19. Grassi dott. Francesco di Pi- stoia, cav. di più ordini, pro- tomodico di salute pubblica in Egitto, e membro di varie Accademie. ■)/>.o aai 223 224. 225. 226 227 229 Grassini Mariano di Pisa, pro- fessore della L e R. Uni- versità. Griffa cav. Michele di Torino, prof, di Clinica medica, me- dico dell' Ei'gastolo, incmbio dell' Accademia di Itcrlino, e di molte altre. Grigolati Rcrnardino di Ve- rona, membro attivo di <|uel- r Accademia di Agricoltura Arti e Commercio, deputa- to della medesima al Con- gresso. Grigolato Gaetano di Rovigo, vice-presidente dell' Accade- mia dei Concordi, deputato della medesima, socio di va- rie Accademie. Grisanti Giuseppe di Reggio, socio sedente di ([ucUa So- cietà d' Agricoltura. Guicciardini march. Pietro di Firenze, membro dell' L R. Accademia dei Georgofili. , Guidi dott. Raffaele di Lucca, medico dei poveri. , GuillicliiniGiovanni di Arezzo, deputato di quell'L e R. Ac- cademia di Scienze e Lettere. , Guinitri marchese Lelio di Teuc- ri ca, maggiore comandante i RR. Carabinieri. Hombres Firmas (d') d'Alais, membro corrispondente del- rinstituto,dellaSocietà R. di Agricoltura, dell' Accademia R. (li Torino, di Napoli ce. deputato della 11. Accademia di Nimcs. a3o. lerpi dott. Camillo di Livor- no, membro attivo della So- cietà medico-fisica fiorenti- na, medico curante addetto al R. Arcispedale di s. Ma- ria nuova, uno dei compo- poncnti il terzo Congresso. a3i. Jacobi C. G. F. di Potsdam, prof, di Matematiche all'Uni- versità di Kocnisbcrg, mem- bro delle Accademie di Ber- lino, Londra, Parigi ec. , cav. dell' ordine pel merito ce. aSa. Lanibruseliini ahi). Ralfaelcdi Firenze, membro dell' L R. Accademia dei Georgofili, e deputato di essa al Congresso. a33. Lami dott. Giovacchino di Li- vorno, fondatore di quella So- cietà medica. 234. Lampronti Salomone di Firen- ze, socio conservatore dell'Ac- cademia medico-fisica fioren- tina, membro di altri Con- gressi, e socio corrispondente di varie Accademie. a35. Landucci Cesare di Lucca, so- cio della R. Accademia dei l'ilomati. a36. Larini arciprete Luigi di Luc- ca, socio ordinario della Rea- le Accademia lucchese. a37. Lavagna G . Maria di Pisa, pro- fessore di Geometria e Trigo- 240, 241 nometria in f[uclla Universi- tà, deputato dell' Accademia Labronica al Congresso. 238. Lazzarini dott. Cesare di Luc- ca, architetto. 23(). Leonardi aw. Leonardo di Lucca, prof, d' Istituzioni ci- vili nel R. Liceo, socio or- dinario della R. Accademia lucchese. Levi dott. Giuseppe di Firen- ze, conservatore della Socie- tà medico -fisica fiorentina, deputato della medesima al Congresso e membro di quel- li precedenti. Linoli dott. Edoardo di Pie- trasanta, socio corrisponden- te di varie Accademie scien- tifico-letterarie e membro dei precedenti Congressi. 242. Lippi dott. Carlo di Lucca, medico degli Asili infantili. 243. Lippi Regolo di Firenze, dot- tore in Medicina. 244- Lorcta Clemente di Ravenna, ingegnere, socio dell'Accade- mia economico-agraria di Pe- rugia. 245. Lottini prof. Zanobi di s. Mi- niato. 246. Lucchesi aw.prof. Serafino di Lucca, socio ordinario della R. Accademia lucchese. a47- Luciani Ferdinando di Castel- nuovo, membro di varie Ac- cademie. 5 — ^^c> — a/|8. Maoarini doltorc Anioiiio di Lucca, assistente alla Clinica medica. a49- MaesIreUi Costante d' Empoli, iugcgn. inspettore di acipie e strade del compartimento di Ai-ezzo. a5o. Maestri nw. Ferdinando di Parma, già prof, di Leggi e di Economia politica, socio di diverse Accademie scientifi- che e letterarie, deputalo del- l' L e R. Ateneo italiano al Congresso. a5i . Magi P. L. Diodoro di Poiane, lettore giubilalo dei Jlinori Osservanti, esaminatore sino- dale, socio ordinario dell'Ac- cademia della valle tiberina toscana. aSa. Maisons du Pallans ( de ) di TSordeaux, dott. della facoltà di Medicina di Parigi. a53. Majocclii G. Alessandro di ]Mi- lano, membro di diverse Ac- cademie, prof, di Fisica in queir L R. Liceo, redattore degli Annali di Fisica, Chi- mica e Matematica. a54. Manfrè Pas(|uale di Napoli, ivi medico del grande Spedale degl' incurabili, dei ciechi, e dell' Annunziata, profess. di Scienze mediche, e socio di moltissime Accademie nazio- nali ed estere. a55. Manfredi Manfredo di Lucca, ■a56 267 258, aSg. aGo. 2G1 162, ì63. 264. 265. i66. chirurgo, sostituto al disset- tore di Anatomia umana e comparata nel R. Liceo. Manzi dott. (^liovaiini di Pisa, socio dell'Accademia valdar- nese. Marcacci dott. Antonio di Pisa, chirurgo astante noli' Ospe- dale di santa Chiara. Mari Gio. Battista di Campi- glia, capitano dei RR. Cac- ciatori volteggiatori di costa. Mari Luigi di Caniiìiglia, ac- cademico dei Georgofili. Mariani avv. Michele di Luc- ca, socio ordinario della Rea- le Accademia dei Filomali. Marracci Giacomo di Lucca, ingegn. del Governo, e ispet- tore delle misure all' uffizio del Catasto. Martelli Giuseppe di Firenze, ingegn. dello RR. fabbriche, prof, di (piella R. Accademia delle Arti. Martinelli Giorgio di Lucca, ingegn. al R. Commissariato per le acque e strade. Martini avv. Leonardo di Luc- ca, membro della R. Accade- mia dei Filomali. Marzucchi avv. Celso di Fi- renze, accademico ordinario della Società dei Georgofili. Masa dott. Francesco di Bre- scia, dottore in Medicina, ap- partenente a quell'Ateneo. - 37 - 267. Masi T.uigi di Perugia, dott. in Medicina o socio di varie Ac- cademie. 2G8. Masi dolt. Raimondo di Pisa, direttore del reciproco inse- gnamento. i6g. Masini Gaetano di Lucca, in- gegnere del (juiiito di|)arti- niento delle acque e stiade del Ducato. 270. Massci avv. Carlo di Lucca, presidente del trib. di Com- mercio, socio ordinario della R. Accademia lucchese, e cor- rispondente della R. Accade- 1 mia di AgricolturadiTorino. 271. Matteucci prof. C. di Pisa, ec. 272. Matteucci Felice di Firenze, membro del terzo Congresso. 273. Mautbner Luigi di Vienna, di- rettore dell'Ospedale dei po- veri fanciulli ec. 274. Mazzarosa march. Antonio di Lucca, presidente del R. Con- siglio di Stalo, direttore del- la pubblica Istruzione del Du- cato, vice-presidente della R. Accademia lucchese ec. ec. 275. Mazzi Gaspcro di Siena, prof. di Zoologia nell'L R. Musco di Firenze. 276. Mazzoni prof. Domenico di Pi- stoia, direttore degli studi nel Collegio Forteguerri. 277. Melloni cav. prof. Macedonio di Parma, uno della Società italiana delle Scienze. 8. 27 279- ìSo. 2»I ì83 •284 285 i86, Melotti ingegn. Francesco di Firenze, deputato dell' Acca- ruxel- les, corrispondente del Reale Instituto di Francia. 309. Onesti Pietro di Arezzo, ad- detto alla R. Socict:» di Acri- coltura di Francia, membro del primo Congresso. 3io. Onestini Sebastiano di Torino, direttole della Galleria parti- colare di S. A. R. il Duca di Lucca. 3 1 1 . Ongaro ( dall' ) abb. Francesco di Trieste, membro del quai^ to Congresso. 3ia.Orosi Giuseppe di Livorno, maestro di farmacia di quei Reali Ospedali, membro della ■ Società medica. 3i3. Orsolini dott. Raffaele di Luc- ca, sostituto al chirurgo pri- mario dei RR. 0.spedali, assi- stente e consultore alla Clini- ca chirurgica. 3i4. Pacini dott. Filippo di Pistoia, deputato di qucll' Accademia di Scienze, e dissettore di Ana- tomia comparata al Museo delia LR. LniviM'sità di Pisa. 3i5. Paciui cav. professore Giovan- ni di Lucca, socio ordinario della R. Accademia lucchese. 3i6. Pacini dott. Luigi di Lucca", prof, di Notomia umana e comparata nel R. Liceo, socio ordinario della R. Accademia lucchese, della medico -chi- rurgica di Berlino, di Wurtz- bourg, di Naj)oli,di Firenze, di Bologna, di Livorno ce. 317. Pacini dott. Pietro di Lucca, accademico dei Filomati. 3 1 8 . Pacinotti dott . Luigi di Pistoia, deputato di quell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, prof, di Fisica tecnologica e Meccanica sperimentale nel- r L R. Università di Pisa. 319. Padoa Prospero di Modena, dott. in Medicina. 3ao. Padulc (dal) Francesco di Sar- zana, prof, di Apologetica nel- r I. R. Università di Pisa. 3a I . Paganini Gio. Carlo di Luc- ca, prof, di Filosofia, e socio ordinario della R. Accademia dei Filomati. 3a2. Paladini Candido di Lucca, chirurgo delle Carceri. 323. Pallavicino marchese Camil- lo di Genova, avv. riforma- tore degli studi, rappresen- tante la Società economica di Chiavari. _ /,o 3a/|. Pandolfi Andrea iV Empoli, iK^ pillalo (K-ir Accailciiiia della vaile tiberina toscana. 3a5. Paoli conte Domenico di 'Pesa- ro, socio di vario Accademie. 3aG. Paraliipi doli. Francesco di Parma. 337. Pardi aw. Pardo di Lucca, so- cio ordinario della R. Acca- demia luceliesc. 3a8. Pardini architetto Giuseppe di Lucca, prof, di Architettu- ra, Prospettiva ed Ornato nel R. Liceo e per le scuole tec- niche, inspettore e consultore por le puhhlichefahbriclicdel Ducato, socio ordinario della R. Accademia dei Filomati. 329. Pareto march. Lorenzo di Ge- nova, presidente della sezione di Geologia al quarto Con- gresso. 330. Parlatore Filippo di Palermo, prof, di Botanica e Fisiologia vegetabile, direttore del Giar- dino botanico e dell'Erbario centralo ali I. R. Musco di Fi- sica e Storia naturale di Fi- renze. 33i. Parola dott. Luigi di Cuneo, medico primario dell' Ospe- dale civile, coinmi.ssario del vaccino, e membro degli an- tecedenti Congressi. 332. Parravicini nob. lAiigi Ales- sandro di Milano, direttore della L R. scuola tecnica di Venezia, socio coi'risjionden- tc dell' l. R. Inslituto e di altre Accademie, vice-presi- dente della sezione di Agri- coltura e Tecnologia al quar- to Congresso. 333. Panini dott. Francesco di Luc- ca, segretario del Comitato di Sanità. 334. Passerini Agostino di Lucca, colonnello dolio stato mag- giore generale, pro-direttore della forza armata del Duca- to, ciamberlano di S. A. R. il Duca, e gentiluomo di came- ra di S. A. R. il Principe ere- ditario. 335. Passerini dott. Francesco di Pisa, aiuto alla cattedra di Chimica, membro del primo Congresso. 336. Pecchioli Gaspcro di Siena, prof, di Pedagogìa, e diretto- re dell' Instituto dei sordo- muti di Pisa. 337. Pecchioli Vittorio di Firenze, membro della Società ento- mologica di Francia, e di altre. 338. Pecchioli dott. Zanobi di Sie- na, prof, di Clinica chirurgi- ca e di Medicina operatoria, deputato di qUell' L R. Uni- versità. 339. Pedemonte dott. Agostino di Genova, membro del quarto Congresso. Yji 352 — 4i — 340: Pegna Cosare di Firenze, socio attivo tloir Afcadeiiiia iiiedi- co-fisica fioreutina. 34 1- Pellegrini dott. Amilcare di Lucca, addetto al Comitato di Sanità. 342. Pelliccia dott. Angelo di Luc- ca, socio ordinario della Rea- le Accademia dei Filoniati. 343. Pellini Giovanni di Livorno, sopraintendcntc interino di queir L R. Ospedale, mem- bro ordinario della Società medica e delle Accademie La- bronica e dei Sepolti. 344- Pellizzari dott. Giorgio di Fi- renze, lettore di Anatomia de- scrittiva, dissettore di Anato- mia sublime in quell' L R. Ar- cispedale, socio di varie Ac- cademie, e deputato al Con- gresso dalla Società medico- fisica fiorentina. 345. Pelosi Matteo di Lucca, inge- gnere della Comunità, e della R. Intendenza. 346. Pera canonico Pietro di Lucca, socio ordinario della R. Ac- cademia lucchese, e bibliote- cario di S. A. R. il Duca. 347.Perego Antonio di lìrcscia, prof, di Fisica e Storia natu- rale in queir L R. Liceo. 348. Perfetti dott. Ferdinando di Firenze, ufficiale suj)crioredi sanità militare in Egitto. 34q. Pessina dott. Baldassare di Mi- 353. 354. 355. 356. 35 J7, 358, iano, medico consultore di ([iicir Ospedale, niendiro del terzo e quarto Congresso. Petiol F'rancesco di Lione, in- gegnere. Petitti di Roreto conte dottore Carlo Ilarione di Torino, so- cio ordinario di ([uella R. Ac- cademia delle Scienze. Petrucci Giovaccliino di Luc- ca, dottor di Leggi, segreta- rio sostituto alla Direzione della pubblica Istruzione, so- cio ordinario della R. Acca- demia dei Filomati. Petrucci avv. Giuseppe di Fer- rara. Piazzini ing. Ferdinando di Pi- sa, socio di varie Accademie. Pierantoni Lorenzo di Lucca, dott. in Matematica, e inse- gnerc supplente e sostituto alle Comunità di Lucca eCa- pannori. Pieri avv. Gaetano di Lucca, consigliere di Stato, auditore ducale, prof, di Diritto crimi- nale nel R. Liceo, socio ordi- nario della R. .\ccademia luc- chese. Piei'otti Antonio di Lucca, in- gegnere inspettore delle acque e strade. Pilla Leopoldo di Napoli, pro- fessore di Mineralogia e Geo- logia nella I. R. Università di Pisa. 359 3Go. 3tìi. 36a. 363, 364. 365 366. 367. 368. 369, 370 Pilli aw. Loopoldu (li l'ironzo. Pini Napolfoiu" eli Fircn/.o, so- cio ordinario dell'Accademia dei Gcorjjdfdi. Piria llalìaclo di Napoli, pro- fessore di Chimica nella T. R. Università di Pisa. Pistelli M. KrnuMiojjildo di Ca- maiore, medico, e mcinhro di varie Accademie. Pistoia avv. Gio. Domenico di Barga, socio dell' Accademia valdarnese. Poggialidott. Enrico di Grosse- to, medico straordinario del- 1 I . e R . Commissione so])rain- tendentc alla pubblica salute in quella provincia. Poli ingegnere Bernardino di Lucca, prof, di Matematiche nel R.Liceo,prof. dellescuole tecniche, socio ordinario del- la R. Accademia dei Filomati. Porro conte Alessandro di Mi- lano, membro della Commis- sione sulla riforma carceraria. Porro conte Carlo di INIila- no, membro dell' Accademia dei Georgofili e di Torino. Pouzadoux prof. Teodorico di Francia. Prato dott. Massimiliano di Pi- sa, notaio, e accademico della Società di vaccinazione. Piosperi rev. Giovacchino di Lucca, professore, socio di varie Accademie. ì^ — 371. Puccctlì Carlo di Lucca, far- macista, aiuto alla cattedra di Chimica. 372. Puccelli Pietro di Lucca, pro- fessore di Chimica applicala nelle scuole tecniche. 373. PuccincUi dott. Benedetto di Lucca, profo.ss. di Botanica e di Chimica nel R. Liceo, so- cio ordinario della R. Acca- demia lucchese. 374. Piigli dott. F'abio di Pisa, me- dico della pia Casa di mise- ricordia. 375. Puglia dottore Alcs.sandro di Reggio, membro dell'Accade- mia medico-chirurgica di Fer- rara, e del primo Congresso. 37G. Quadi'i cav. Gio. Ralti.sla di Napoli, decano della facoltà medica. 377. Quaglia T. F''ortunato diAdria, professore nel Seminario di Rovigo. 378. Quilici Massimiliano di Luc- ca, professore nel R. Liceo. 379. Racheli Giovanni di Pavia, di- rettore di un Istituto d' in- slruzione ginnastica, membro del quarto Congresso. 380. Rampiuclli Giovanni di Ber- gamo, dott. fisico, e mem- bro della Commissione sulle carceri . 38 1. Ranzi dott. Andrea di Pesaro, assist, alla Clinica chirurgica dell' LR. Università di Pisa. 382. Re (del) Federigo di Lucca, assistente alla Clinica medica. 383. Re (del) avv. Isidoro di Luc- ca, socio della R. Accademia dei Filomati. 38/}. Recanati Giacomo di Pisa, dot- tore in Medicina. 385. Recanati Salvatore di Pisa, dottore di Scienze fisico-ma- tematiche. 386. Recchi Gaetano di Ferrara. 387. Regny (de) Pietro Eliseo di Pisa, prof, di Economia so- ciale in quella I. e R. Uni- versità, membro di varie Ac- cademie ec. 388. Regnoli Giacomo di Pisa, pro- fessore di Clinica-chirurgica. 389. Renzi (de') cav. Salvadorc di Napoli, socioord. e segretario perpetuo di quel R. Istituto. 390. Riboli Timoteo di Parma, dot- tore in Medicina e Chirureia. 391 . Ricasoli barone Bettino di Fi- renze, membro dell' I. R. Ac- cademia dei Georgofili. 392. Ricasoli cav. Vincenzo di Fi- renze , facente parte della Commissione pel Giornale di Rotanica. 393. Riccardi -Vernaccia marchese Francesco M. di I-'irenze, so- cio di varie Accademie, mem- bro dei precedenti Congressi. 394. Ricci Giuseppe di Pisa, chi- rurgo astante di quelli lì. e RR. Ospedali. 43 - 395. Ricci dott. Lorenzo di Lucca, delegato vaccinatore e me- dico dei poveri. 396. Ridolfi march, prof. Cosimo di Firenze, presidente dell' L R. Accademia dei Georgofili, e rappresentante l'Accademia degli Euteleti di s. Miniato. 397. Ridolfi prof. Michele di Luc- ca, socio ordinario della Rea- le Accademia lucchese, con- servatore delle belle arti. 3g8. Rigacci dott. Massimiliano di Firenze. 399. Rinaud Stefano di Pisa, me- dico-chirurgo, medico degli Asili infantili in quella città, privato instruttore di Medi- cina legale e Terapia speciale. 400. Rivaroia conte F. di Corsica, generale al servizio inglese. 4oi . Rizzi Domenico di Padova, in- gegnere civile, premiato dal- l' I. e R. Instituto veneto di Scienze, e socio di varie il- lustri Accademie. 402 . Rogicr Catullo barone de Beau- fort di Modena, dott. in Me- dicina e Chirurgia, socio di diverse Accademie. 403. Rosini Giovanni di Pisa, prof, alla I. e R. Università. 4o4' Rossi dott. Giovanni di Vicen- za, dott. in Filosofia, e pro- fessore in quel Seminario. 4o5. Rossi Giuseppe di Pisa, mem- bro di altri Congressi. 6 - 44 4o6. Rossini Piolro (li Firrnzp, in- gc>;ncif ili'ir I. e R. Airispe- (lalc di santa Mariaimova, e socio ordinario di'lla 1. R. Ac- cademia dei Goorgofili. 4o'7. Sacelli prof. V. di Ribbiena, presidente dell' Accademia ea- senlinese. 408. Sacerdoti Cesare di Venezia, dott. in Logge e socio del- r Accademia valdarnese. 409. Salvagnoli-^Marcliotli Antonio d' Empoli, medico delle nia- remme toscane, socio della I. R. Accad. dei Georgofdi di Firenze, e di altre Accademie. 4 IO. Sancasciani Francesco di linci- ne, cavaliere, accademico val- darnese, tegèo di Siena, del Ruonarroti e di altre Società. 4 1 1 . Sanguinctti Ronaiuto Paris di Livorno, socio di varie Ac- cademie. 412. Sani avv. Ansano di Lucca, auditore del supremo tribu- nale di giustizia. 4i3. Sanseverino conte cav. Fau- stino di Crema, socio di piìi Accademie. 4i4- Santarnctti prof. dott. Anto- nio di Pisa, membro delia l. R. Accademia dei Georgofdi. 4i5. Sargenti Eugenio di Lucca, medico degli Asili infantili. 416. Savi cav. prof. Paolo di Pisa, uno dei rappresentanti (juel- r L R. Università. 417. Savi prof. Pietro di Pisa, pro- fessore di Botanica in quella L e R. Università, deputato dell' Accademia valdarnese. 4 18. Sbragia Fabio di Pisa, mem- bro del terzo Congresso. 419. Sbragia canonico Ranieri di Pisa, professore in ([uella L e R. Università. 420. Sbragia Tommaso di Lucca, cliimico fiscale. 421. Schiavini Giuse])pe di Verdu- no, chirurgo primario del- l' Ospedale d' Alba. 422. Schivardi dottore Antonio di Brescia, socio attivo e depu- tato di queir Ateneo, mem- bro di ])iìi Accademie. 423. Selnnid (de') cav. Luigi di Ber- lino, membro delia Società entomologica di Francia, e di diverse altre. 424. Scotti Antonio di Como, pro- fessore di Pedagogia, decano della facoltà fdosofica alla Università di Pavia. 425. Secondi Giuseppe di Padova, dottore inlNIedicina, maestro in CJiirurgia, socio di varie Accademie, aggregato al Co- mitato d'ammissione al quar- to Congresso. 426. Sergiusti Tommaso di Lucca, consigliere di Stato, e gonfa- loniere del Comune. 427. Serra cav. Carlo di Candelo, maggiore, già capitano d' ar- - 4'; - tiglicria di Sua Maestà il Re di Sardegna. 428. Seriistori conte Luigi di Fi- renze, ufTif iale di slato inai:- giorc in ritiro. 429. Sforza Pietro di Montignoso, dott. in Medicina e Cliirur- gia, e medico condotto. 430. Sliirley Forster Woolnier d'In- ghilterra, membro della So- cietà incorporata delle leggi del regno unito della Grau- Brettacna. 43 1. Sinionetti Niccolò di Modi- gliana, rettore, prof, di Fi- losofia, e membro del terzo Congresso. 432. Sineo Riccardo di Torino, de- curione della città, e mem- bro di queir Associazione agraria. 433. Sinibaldi dott. Paolo di Luc- ca, prof, di Matematiche su- periori e Geometria descrit- tiva nel Real Liceo, prof, di Fisica generale nelle scuole tecniche, ingegn. topografo e membro supplente del la Com- missione onoraria consultiva all' uffizio del nuovo censi- mento, vice-direttore del R. Gabinetto di Fisica, membro della R. Deputazione edilizia, socio ordinario della R. Ac- cademia dei Filomati, corri- spondente della Società eco- nomico-agiaria di Perugia, e 434 435 436 437 438 439 440 441 ingegn. particolare di S. A. R. il Duca di Lucca. . Solerà ahb. prof. Giovanni di Crema. . Spandri abb. Paolo di Vene- zia, prof, di Fisica. Spence W. B. di Londra, ivi segretario della Società En- tomologica, membro corri- spondente della L R. Acca- demia dei Georgofili di Fi- renze, e della Società ento- mologica di Francia. Spencer Perceval d' Inghilter- ra, magister artium della Università di Cambridge. Speranza cav. dott. Carlo di Parma, prof. emer. di Tera- pia speciale e Clinica medica, prof, attuale di Medicina le- gale, socio dell'Accademia R. di Medicina di Parigi, dei Cu- riosi della Natura, e di varie altre Società scientifiche. . Stagi Giovanni di Firenze, membro di quell' I, R. Col- legio medico, socio attivo del- la Società medico-fisica. Stagi dott. Stefano di Pisa, prof, di Materia medica e Farmacologia in quella I. R. Università. Stefani Tommaso di Lucca, socio ordinario della R. Ac- cademia lucchese. Stefanopoli principe professo- re Pietro de Comnenodi Pisa. l\[\'i. Stistoil col. Eurico di Londra, iiieinl)ro del terzo Congrosso. 444- Strozzi march. Carlo di Firen- ze, membro del terzo e quar- to Congresso. 445. Tahaui Giuseppe di Pisa, in- sti tutore. 446- Tabarracci Salvatore di Luc- ca, medico dei poveri, e mem- bro della già facoltà medico- chirurgica lucchese. 447- Taddei Giovacehino di Firen- ze,prof, di Chimicaorganica. 448. Taddei dott. Pietro di Livor- no, medico-chirurgo. 449- Tallinucci dott. Gaetano di Barga, medico. 450. Targioni-Tozzctti Antonio di Firenze, prof, di Botanica e di Chimica. 45 1. Tartini cav. Ferdinando di Fi- renze, sopraintendente gene- rale alle Comunità di Tosca- na, setrretario generale del terzo Congresso. 45a. Tassi dott. Attilio di Pisa, aiuto alla cattedra di Botani- ca, e assistente alla direzione del governo dell' Università. 453. Tazzoli sac. Enrico di Manto- va, prof, di Filologia. 454- Tayllcr Jac. Guglielmo di Cam- bridge, membro di quell'Ac- cademia ce. 455. Tendcrini Giuseppe di Car- rara, chirurgo maggiore di detto luogo. 46 - 456. Tcssandori dott. Ermenegildo di Lucca, prof, di Patologia esterna e di Ostetricia nel Real Liceo, socio ordinario della R. Accademia lucchese. 457. Tcssandori Giov. Battista di Lucca, socio ordinario della R. Accademia lucchese. 458.Thaon dolt. Giov. Battista di Livorno, aggiunto all' L R. Università di Pisa. 459. Tomci ahi). Lorenzo di Luc- ca, prof, di Filosofia nel R. Liceo, socio ordinario della R. Accademia lucchese. 460. Tonelli Felice di Pisa, prof. di Zooiatria. 461. Torri dott. Alessandro di Ve- rona, membro di altri Con- gressi italiani. 4G2. Torrigiani march. Pietro di Fi- renze, socio georgofilo. 463. Torrigiani march. Carlo di Fi- renze, accademico ordinario georgofilo. 464- Torselli Vincenzo di Lucca, consigi . di Stato, direttore ge- nerale delle RR. Finanze ec. 465. Trenta Lorenzo Riccardo di Lucca, socio della R. Acca- demia dei Filomati. 466. Trompeo cav. Benedetto di Biella in Piemonte, medico ordinario di S. M. la Regina Jlaria Cristina di Borbone vedova di Sardegna, e socio di varie Accademie. 467 468. 469 470 47'- 472. 473- 474- - 47 - Turclictti Odoardo di Fivizza- no, socio dulia R. Acradcmia dei Filomali di Lucca, di !\'j^. quella de' Fisiocritici di Sie- na, della Società medico-chi- rurgica di Bologna, della nio dico-fisica di Firenze, deco- ralo della medaglia d' oro di 476. seconda classe da S. A. I. R. il Granduca di Toscana. Torri dott. Francesco di Pisa, medico-chirurgo. 477- Unis doti. Antonio di Pisa, impiegato alla pia Casa di misericordia. 478. Vacani cav. Camillo di Mila- no, I. R. generale del Genio, socio onorario dell' I. R. In- stiluto delle Scienze di quel- 479- la città, e di altre Accademie. Vagnoui canonico Filippo di Arezzo, censore dell' Accade- 480. mia del Petrarca di detta cit- tà, e hihiiotecario. '(Si Valcntini Francesco di Lucca, ingegn. addetto al Diparti- mento delle acque e strade. Vallini avv. Agostino di Luc- ca, professore nel R. Liceo. Vannoni Pietro di Firenze, prof, di Clinica ostetrica e di Ostetricia pratica nelle scuo- le di complemento e perfezio- namento dell' L R. Arcispe- dale di santa Maria nuova, vi- ce-presidente di quella So- eielà medico-fisica, e deputato dell' L R. Collegio medico al Congresso. Vannucchi dottore Giovanni di Pisa, accademico, e depu- tato della Società nazionale fiancese di vaccinazione al Congresso. Vecchi ( de ) Domenico di Fi- renze, già prof, di Asti'ono- mia neir L R. Liceo di quel- la città. Vecchi dott. Luigi di Fivizza- no, medico primario di quel- l'Ospedale. Vegni Angelo di Firenze, di- rettore generale soprai nten- denle ai lavori delle miniere del bottaccio di Seravezza. Venturi Ferdinando di Pi- stoia, farmacista chimico, e membro del terzo Congresso. Venturini Antonio di Brescia, socio di diverse Accademie. Venturini dott. Giovanni di Poppi, vice -presidente del- l'Accademia casentinese. .'482. Verità Francesco di Modiglia- na, membro del terzo Con- gresso. 483. Villoresi Enrico di Livorno, farmacista, membro di quella Società medica, e di varie al- tre Accademie. 484. Vitellini dott. Michele di Luc- ca, delegato vaccinatore, me- dico conuinale, e dell' Asilo infantile. - 48 - 485. Viviani prof. Cristoforo di Lucca, iiijjcgncrc. 486. Volpi (lott. Paolo (li Lucca, prof, (li Clinica medica e di Medicina teorico-pratica nel R. Liceo, socio ordinario del- la R. .Vccademia lucchese. Von-Troil cav. Canuto di Sve- zia, membro della Società Linneana di Slockolm. Wcstzynthius Carlo Adolfo di Svezia, niemltro della Socie- tà degli Antiquari di Cope- 487 488 489. 490. 49' naghen. Willis Sherlock d' Inghilterra, prof, di Medicina in Oxford. WoiftjaniJ Erhardl di lleidel- berg, doti. med. chir., art. obst., membro del Congresso di Magonza. Wutzer Guglielmo di Prussia, direttore di Clinica cbirursi- ca della Università di Bonn. 492. Zatti dott. Michele di Vene- zia, dottore in Matematiche, e prof, in Rovigo. 493. Zerbinati dott. Francesco di Costa di Rovigo, già assisten- te alla calledra d' Instituzio- ni chirurgiche nella L R. Università di Padova, mem- bro del quarto Congresso, socio di più Accademie. 494- Zibibbi Ippolito di Lucca, co- lonnello di artiglieiia, inspet- tore delle fortificazioni, co- mandante la detta piazza. 495. Zigno (de) nobile Achille di Padova, ivi assessore mimici- pale, deputato al Congresso da queir I. R. Accademia, e socio di varie altre. 496. Zuccagni-Orkuidini Attilio di Firenze, prof, di Scienze fisi- che, e rappresentante l' Ate- neo italiano al Congresso. >»6e<: DONI FATTI ALLA QUINTA UNIONE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI -♦^»^o o GV© o-o-&<>«- .A.ccademia cascntinese del Buonarroti — Atti dell' anno secon- do, e relazione del segretario dott. Gregorio Palmi. Accademia degli Aspiranti naturalisti di Napoli — Fascicoli i.° i." 4.° 5.° e G.° del primo volume degli Annali, e volume secon- do parte seconda delle esercitazioni accademiche, raccolte dal dottore O.-G. Costa. Accademia R. dei Filomati in Lucca — Atti e relazione del segre- tai'io dolt. Angelo Pelliccia. Accademia R. delle Scienze in Napoli — Progi-amma del rendiconto delle adunanze, e del concorso al premio di 3oo ducati nel 1 844 per la trattazione dei quesiti sulla caprificazione. Accademia I. e R. Tegèa in Siena — Rapjjorlo della Commissione • nominata a esaminare le memorie sul tema proposto — Se l'odierna tendenza a sostituire all'opera dell'uomo le mac- chine influisca sempre favorevolmente sulla prosperità di una nazione ec. — — Progrannna dei premi da accordarsi nel i844 alle due memorie che soddisfmo al quesito — Qu.ile influenza eserciti sull'eco- nomia e sulla morale l'assegnazione dei sussidi dotali ec. — Accademia di Agricoltura, Commercio ed Ai'ti di ^'erona — Memo- rie accademiche riunite in diciannove volumi. Accademia medico-nazionale francese di vaccinazione — Circolare e nozioni regolamentarie del dott. Gio. Rallista Brunetta. Angers — Onzième session du Congrès scientifique de France qui se tiendra à Angers (Maine et Loire) le i."septembre i843. Antiiiori cav. Vincenzo — Della necessità di stabilire un regDlai'e sistema di osservazioni di fisica terrestre ed atmosferica. Antoldi dott. — Della cura dei piedi torti mediante la teiiotomìa. Ayoz dolt. prof, di Losanna — Brano di memoria sul parallelo dello stato attuale della Medicina e della Chirurgia. Ballìi cav. Atlriano — Klémens de Geographie generale. — De l'activité lilléraire de l'Italie. Uanilini l'olicarpo — Discorsi di Chimica applicata alle arti e mestieri. I5ard cav. Giuseppe — Teoria dell' Architcllura hisantina orientale nel ponente, dal V.° all' VIII.° secolo inclusivamente, spiegata co' monumenti di Ravenna. Bai-sotti prof. CJiovanni — Teoria elementare delle frazioni-coeffi- cienti. — Sul teorema del D'Alembert relativo alle quantità immaginarie. — Sulla ricerca del centro di gravità o d' inerzia di alcune li- nee piane. — Suir equilibrio di una spranga rigida appoggiata a due pareti piane situale comunque. Bartolini .\chille — Proposta di risoluzione dell'antico celebre pro- blema geometrico della divisione deli angoli in dispari nu- mero di parti uguali, comunemente conosciuto sotto il nome di prolilema della trisezione dell'angolo. Bellini dott. Gio. Battista — Metastasi riprovale dalla struttura dei tessuti e dalle funzioni dei medesimi. Fascicolo i." e 2.° Bizio dott. Bartolommeo — Dissertazione sopra la porpora antica e sopra la scoperta della porpora nei murici. — Sulla porpora del Capello. — Ricerche suU' azione della calce sopra i carbonati potassico e sodico. Bizio Giovanni (figlio) — Osservazioni sopra il congelamento del- l' acqua, ed esperienze sulla conseguente sua depurazione. Bonaparte Carlo Luciano principe di Canino — Catalogo metodico degli uccelli europei. Bonaparte principe Luigi L. — Lettera responsiva intorno ai sali di ferro al prof. Giovaccliino Taddei. — .Nuove ricerche sui valerianati di chinina, di zinco ec. Bouini G. — Jlemoria intorno l' ultima malattia del prof. Giovanni Pieraccioli ( vedi prof. R. Menici ). — 5i — Bonjean I. — Reclierches cliimiqiies, pliysiologiques et méclicales sur les eaiix de Cliallcs en Savoie. — Faits cliiiniques toxicologiques et considératioiis médico-légales relatives à rempoisoiincnient par l'acide prussifjue. Borgialli doti. Miclicle — CoTino teorico-pratico sull'emorragie in- terne dell' utero indipendenti dalla gravidanza. — Patogenia dell' idrope. — Risposta alla rivista critica del dott. A. C. Maffoni sulla patoge- nia dell' idrope. — Lente epatopatie curabili col mercurio. Brey ingegn. arcliit. Gaetano — Fascicoli 4-° 5.° 6.° 7.° del primo vo- lume, e fascicolo i.° del secondo volume del Dizionario en- ciclopedico-tecnologico-popolare. — Programma di un premio di too fiorini da darsi all'autore della memoria che avrà sodisfatto ai quesiti fatti sull'alimento dei filugelli. Brignoli (de') de Brunnhoff Giovanni — Invito ai naturalisti italia- ni e stranieri a valersi della lingua latina nelle opere loro. Brizzi capit. Oreste — Relazione storica degli atti e studi dell' I. e R. Accademia aiclina. Brunetta dott. Gio. Battista — Analisi chimica sui fluidi emeto-alvini emessi dai colerosi. — Lettera sulla dottrina del rinnovamento dell' antica maniera di considerare le malattie dette veneree. Calvi Girolamo — Della norma che, per dipingere le ombre, deve dediM'si dalle osservazioni fisiche. Campetti Placido — Inni nella occasione del quinto Congresso. Campostrini (de) Gio. Ant. — Memoria sulle uova de'bachi da seta. Cangiano Luigi — Memoria sulle acque pubbliche potabili della città di Napoli, e sul modo di aumentarle. Caorsi dott. — Meinoiia illustrativa di un carcere penitenziario da lui immaginato. Carceri (sulla riforma delle) — Rapporto fatto al quinto Congresso dalla Connnissit)ne eletta nel «piarto. Carlini Francesco — Dell' anq)iezza dell'arco di meridiano che, at- traversando la pianura di Lombardia, è terminato dai paral- leli di Zurigo e di Genova; premessa una notizia sui gradi del meridiano di Roma e di Torino. 7 Cnrliiii Fraiicpsco — Su ciò clip inaiicluM-ehlie ancora ad una coni- jìiiila tlcscri/ione ijcografica dello Sialo milanese. — (operazioni escj^uite per assicurare, coli' erezione di due pira- midi di granito, i termini della base trigonometrica della triangolazione in Londiardia. — Relazioni sull'eclisse solare totale del giorno 8 luglio i84a. (Vedi anche Piola Gabrio). Catullo doti. Tommaso Ani. — Lettera al naturalista Antonio Villa. Celi ippi doli. Regolo — Anomalia di parli genitali. Lugnani (de) prof. Giuseppe — Discorso degli scienziati del littorale austro-illirico alla riiuiione di l'adova. — Lettera relativa alla sicurezza dei piroscafi marinimi austriaci. — Indicazioni raccolte intorno ai fanciulli occui)ali nelle manifat- ture del littorale austriaco. Maeslii Fertlinando — Discorso sulla comune origine e parentela delle scienze e delle arti, e del modo d' instituire scuole tecni- che in Italia. — Memoria sulle carceri penitenziarie. Maggi doti. Pietro — Memoria intorno ad un fenomeno ottico assai comune, ma poco avvisato, né trattato dagli scrittori; e intor- no r arte del cliiaroscuro. Magrini doti. Luigi — Relazione sull'eclisse solare totale dell'olio luglio iH.'ia. Maj rev. dott. Francesco — Programma di im premio di 100 fiorini toscani all'inventore del miglior metodo per estirj)are la felce. Majocchi prof. — .\lcune osservazioni risguardanti le correnti nia- gneto-elettriclie, in risposta ad alcune pretensioni di priorità del prof. Zantedeschi. — Processo fisico per conoscere lo zucchero nell'orina dei diabetici. Marianini prof. Stefano — Memoria suU' indebolimento del magne- tismo di un ferro ec. — Memoi'ia di alcune analogie e di alcune discrepanze osservate nelle azioni magnetizzanti nella boccia di Leyda. — Fenomeno delle bolle di sapone galleggianti sul gaz acido car- bonico. Marracci Amalia — Carme all'Italia. Massei avv. (]arlo — Ragionamento storico dell' arte delia seta in Lucca dalla sua origine fino al presente. — 56 — Mallcuoci M. Felice — Di due diversi modi ili colmale riguardali specialmente nei rapporti economico-agrari. IMattoucci prof. Carlo — Sulla luce della lucciola. Maulliner doti. — Sulla differenza fra 1' encefalite e l' idi'ocefalo. Ma/jtaro.sa march, .\nlonio — Lettera al prof. Francesco Puccinotti sulle risaie. Medici Condoni (per i) — Modula di tavole stalislico-cliniclie. Menicucci (loti. Attilio — Quadro biografico dei più distinti medici e chirurghi lucchesi. Menici prof. Ranieri — Memoria sulla straordinaria ultima malat- tia del prof. Clio. l'ieraccioli. — .Marauico, tragedia. — Pietro Gambacorti, tragedia. Menici doti. Giuseppe — Sulla elettricità. — Cenno di una memoria da pubblicarsi sopra una nuova pro- prietà della maiuiite. Merenda G. B. (vedi Civalieri). Micali Giuseppe — Nuove parole di mi guastallese ai suoi concit- tadini sugli Asili di carità per l'infau/ia. Milano — Municipalità — Progranuna per la destinazione di austria- che lire loooo ad una o più grandiose esperienze relative a (jualsiasi delle Scienze fisiche e natiu'ali da eseguirsi al sesto Congresso a Milano. Montucci dolt. Enrico — Geometria meccanica applicata alle arti e mestieri. Fascicoli i " 2.° 3.° 4-" e 5.° (Vedi anco liandini j. Namias doti. Giacinto — Studio di alcune circostanze nelle (piali il medico deve essere poco o nulla operoso. Nardo dott. Luigi — Cenni critici sui letti meccanici, e sostituzione ad essi di un mezzo piìi utile e più semjilice. — Ti'ibulo alla nicmoria del prof. Tommaso Kiina. — Discorso in morte di Paolo Zannini. Nardo doti. Gio. Domenico — Osservazioni ittiologiche comunicate alle assemblee scientifiche italiane. Ormea dott. — Istruzioni di Medicina. Omalius (d) D'Halloy Jean — Précis élémentaire de Geologie. Ottaviani prof. — Ricerche sulle azioni dei rimedi, ed esperimenti fatti iiell uomo sano colla china e col solfalo di chinina. Pacinotli prof. Luigi — Esperienze sull'azione del circuito nella intensità della corrente elettrica. - 57 - l'acini prol'. Luigi — Intorno allo stalo della scuola niedico-cliirui- gica hiccliese, e della chirurgia italiana. — Kagguaglio anatomico fisiologico di un mostro umano. Padova (> mesi e i5 giorni. — Relazione critica dei fascicoli i .° a." e 3." del Giornale parmense detto — la Lettura — . — Osservazioni e pioposizioni sulle indagini ed esperienze fatte sul sani;ue dal doli. Poli. Riccardi- Vernaccia march. Francesco Maria — Memoria sulle bel- le arti in Torino. Ridolfi march. Cosimo — Catalogo delle piante coltivate a Bibbiani. — .Vlbum del giardino di Bibbiani. i843. — Pubblicazione di una lettera sul vainolo pecorino. (Vedi Sal- vagnoli dolt. Antonio). — Progetto di regolamento e discussione fatta nell' I. e R. Accade- mia dei Georgofili per l' istituzione di una banca di sconto del credito fondiario. Rigacci dolt. Massimiliano — Seconda osservazione sopra una po- liposa vegetazione organizzata e vivente, ritrovata nella orec- chietta sinistra del cuore. Kivelli dolt. Giacomo — Elementi genei-ali e positivi della [)ririior- diale formazione de' visceri addominali. — Memoria ovologica. — Osservazioni sopra lo svolgimento dei corj)i organici. Rizzi IJomcnico — L'agricoltore delle j)rovincie venete. Almanacco per r anno i8.'j3. — Manuale pratico per coltivare il gelso e per formarne siepi e bo- schetti cedui ed a ceppala secondo il metodo di G. B. Travani. — Illustrazione di una memoria inedita di Giovanni Bottari sulla coltivazione dei littorali. 59 - Rosili! prof (liftvaniii — Scritti pei Congressi itctliani. Rossi (Jiiiseppe — .Miscellanee di notizie le più interessanti 1 agri- coltura e quanto ad essa si riferisce, trattate per la maggior parte nei quattro precedenti Congressi italiani. Roux — Eloge liistorique tie Fodere. .Sacchi (iiuseppe — Mcinoi-ia prima e seconda sullo stato dei fan- ciulli occupati nelle manifatture. Salami prof. — Sopra un aneurisma al poplite. — Osservazioni di Cislolomia. — La Clinica chirurgica di Palermo. Fase. ■).. Salari avv. Giusejìpe — Ragionamento intorno la istruzione spe- cialmente del p()|)()io e le sue condizioni richieste dalla età nostra, con appendice sulle scuole infantili del harone De- Gerando. — Discorsi accademici estratti dai commentari dell'Ateneo di Bre- scia. AOI. I. II. Salvagnoli-.Marchetti dott. Antonio — Lettera al march. Cosimo Ri- dolfi sul vainolo pecorino. Sancasciani dott. — Tavole statislico-ciiniciie all'oggetto di rendere conto ai municipi dell ufficio affidato ai medici condotti. Sanguinetti Ronaiuto Paris — Sunto statistico dalle città di Pisa e Livorno. Sanseveriiio conte Faustino — Notizie statistiche e agronomiche in- torno alla città di Crema e suo territorio. Savi prof. Pietro — Sul valore tassonomico delle stipule. — Impronte vegetabili osservate nel terreno carbonifero del monte lìamboli. — Descrizione della Fimbristylis Cioniana Petr. Sav. — Sulle aberrazioni del piano normale di distribuzione che soglio- no osservarsi nel sistema ascendente delle Geraniacee. — Osservazioni sulla Clandestina recti flora. Lamk. Scaramucci Domenico — Sulla causa delle rotazioni planetarie, saggio di argomenti estratti dal sistema cosmico. Schembri Antonio — Quadro geograflco-ornilologico. Scortegagna dott. Francesco Orazio — Nota sulle Nummoliti. Selmi prof. Francesco — Intorno alla depurazione del vetriolo di ferro coli' idrogeno solforato. Semmola (Jiovanni — Dell'origine del calore ne viventi. 8 — Go — Semmola ("liovanni — ndlc nialallic vaiuoloidi esaminate nelle loro scaiiiliievoli correlazioni. Serrislori conte Luigi — Notizie statistiche delle comuni di Siena e di Colle. Sliiilev N'ooiiuer — Lettera con la quale annunzia che anche in In- j;hilterra .si fa annuale riunione di sapienti pel progresso delle scienze naturali. Sismonda doli. Eugenio — Memoria geo-zoologica sugli Ecliinidi fossili del contado di Nizza. Società di valle d' F.lsa — Regolamento della Società per incorag- giare ivi l'agricoltura e le manifatture. Sociélé francaisc de l'union des Nations — Considrrations généra- les sur r esprit et le hut de la Société francaise de l'union des Nations. Société hollaiidaise des Sciences à Harleni — Extrait du program- me poui- l'année i845. Société Imperiai économicpie de Saint Petersbourg — Semi di riso, detto imperiale, della China. Speranza cav. prof. Carlo — Sulla dignità della Medicina legale. — Teofrasto, primo botanico. Taddei prof. Giovacchino — Lettera al march. Cosimo Ridolfi sugli uffici i\c\V /iiir/iKs o terriccio nella vegetazione. — Bicchiere idiostatico — Lettera al principe Luigi L. Bonaparte su di alcuni artihzi im- maginati e tentati per render facile e spedita la ricerca di mi- nime (juanlità di vari composti metallici entro un (jualche li(|uido. — Sulla ematosina facente ufficio di acido. Tliaon doli. — Sulla cura dello scirro. Targioni Pozzetti prof, .\ntonio — Relazione ed analisi chimica del- l'acqua proveniente dalla polla delle Tamerici a Montecatini. — .\nalisi delle acque minerali e termali di Armaiolo. Tenore cav. Michele — Memoria sull' Opniilia niniclea. — Memoria su di una nuova specie di Aloe. — suddetto, e Giovanni Gussone — Memorie sulle peregrinazioni botaniche. Testa dott. Giuseppe — Sull estirpazione di un cancro nasale fatta dal dott.Salenic. — Gì — Torselli Viiicenzf) — Delle Scienze in Lucca e dei loro coltivatori. Trintliiiictti doli. Augusto — Memoria j)reMiiata dall' I. e R. Istituto londiardo sulla facoltà assorbente delle radici de' vegetabili. Trompeo cav.dott. Benedetto — Cenno sulla lebbra. Turcbetti dott. Odoardo — Considerazioni fisio-palologico-praliclie sopra un caso di universale jinounialosi arteriosa e venosa. Università Fridericiana di Cristiania — Nyt magazin for ^atu^vi- denskaberne — l'dgives af dcn pbysiograpbiske Forening. Valenlini prof. Giuseppe — Catecliismo veterinario. Vecclii pi'of. Domenico (de) — Memoria sull'azione degl'ingrassi e del loro stato per un più utile impiego. Veccliio Bonaiulo (del) — f.ettera al prof. Francesco Zantedeschi sull'eclisse dell' 8 luglio iS/ja. Vegni dott. — Osservazioni sullo stato presente della fabbricazione del ferro. Villa Antonio — Note su alcuni insetti osservati nel periodo del- l'eclisse dell' 8 luglio 1842. — suddetto, e Giovanni (fratello) — Dispositìo systematìca conchy- linruin tcrrcslrium et Jlimatilium qua', adsen'nnlur in collectio- nc fnitrum Ani. et Jo. Bapt. Villa. Wutzer prof. — Sulla operazione della fistola cisto-vaginale colla punzione puboidea. Zantedesclii prof. Francesco — Le leggi del magnetismo nel filo congiuntivo percorso dalla corrente Volliana. — Memoria sopra alcune modificazioni fatte alla maccliina ma- gneto-elettrica di Newman, e degli speciali esperimenti eseguiti con la medesima. — Troisième mémoire sur l'électricité animale. — Note sur les conducteurs bipolaires et unipolaires thermo- éléctricpies. — Risposta alle accuse date dal prof. Maioccbi sulla priorità di alcune scoperte. Zigno Acbille (de) — Memoria sulla giacitura dei terreni di sedi- mento del Trivigiano. — Menìoria sopra alcuni corpi organici che si osservano nelle infusioni. DISTRIBUZIONE DELLE ORE PEK LE ADUNANZE DELLE SEZIONI naile ore 8 alle io \ ^^^'""e »««<^ DISCORSO DETTO DAL PRESIDENTE GENERALE NELLA SOLENNE ADUNANZA IL 45 SETTESIBRE «813 J_ie verità che due tra i nostri maggiori sapienti andavano pro- clamando, or fa un secolo, non darsi giustizia senza umanità né senza lil)erl;i aljl)ondanza, parvero allora cose o tanto astruse o co- sì dissennate, da lasciarle per isgomento o dispregio. Ben se ne av- vide uno di quei rarissimi, che preposto dalla Provvidenza al go- verno dei popoli volle giovarli della benefica nuova luce; poiché n'ebbe amarezze in luogo del dolce della gratitudine, preso il fa- vore per oltraggio. Né altrimenti poteva accadere a quelle genera- zioni corrotte, anneghittite per lungo ozio inonorato, assuefatte nel vivere senza pensieri del bene proprio e d' altrui, ridotte ad una inuiiobililù che togliendo ogni speranza esclude fino i desiderj. Comuni sventure scossero da quel letargo, e avvicinarono di nuovo i diversi gradi, che le antiche instituzioni e 1' abito diuturno tene- vano separati ; sicché ne venne uno scambievole intendersi di affet- ti, un desiderio in tutti di aiutare ed essere a vicenda aiutati. Frat- tanto la sapienza, che aveva assai deviato dal suo fine, verso quello tornava a poco a poco, ammaestrata nella scuola severa ma som- niaujenle iustruttiva delle avversità, l moli primi non potevano es- sere però che disordinati : erano quei di un giovinetto che tutto — GG — iiil'ocalo del bene disconosce Inllora i modi più convenienti a coii- senuirio. né sa contentarsi del buono reale per correr dietro ali ot- timo immaginario. Non è dunque maraviglia se le podestà sogguai- davano queirempilo al bene, sospettandovi fini tuli' altro die puri. Ma la Dio mercè i nuovi afletti jìarlivano da un principio noi)ilis- simo insilo in noi, e soltanto attutalo dall'educazione; cioè di una carila universale, die dell' uomo individuo (a una famiglia. Quella voce costante, e l'azione die pi'orom|)eva malgrado degli ostacoli, palesarono cliiaro la purezza dei peusiei'i, la necessità di mandarli ad elfetlo. Quindi i reggitori delle nazioni, non più ondeggianti, si dieroiio a secondare le moderne instituzioni, e vollero anzi aver la gloria di aiutarle e persino consigliarle. In una tale felicissima dis- |)osi/ioiie delle supreme volontà la sapienza poteva offrire se stessa coadiutrice del miglioramento sociale, con la fiducia di corrispon- denza la più segnalala. Né fallì la speranza allordiè una mano di generosi aperse il concetto all' Augusto Moderatore della felice To- scana. Ereditato egli avendo col nome il cuore di uno tra i più grandi nella storia de' beneficj, volle aggiugnere quanto dettar po- teva la persuasione dei vantaggi die da un consesso periodico di sapienti erano da attendersi. Voi, o Signori, per la piti paile fruiste quella larghezza, e, se tanto mi è permesso di dire, quella fratel- lanza con cui volle il Monarca aiutare, accomunare, coronare le nostre fatiche. E tosto il prezioso esempio veniva imitalo da due Sovranità, protettrici e soccorritrici d'ogni migliore inslituzione che intenda nei beni intellettuali e materiali degli amali soggetti. Vi piacque che Lucca fosse in quest'anno la sede del nostro concilio; e l'ottimo mio l'rincipe assentiva grazioso alla scelta, e comandava di favorirla per quanto potevasi, cultore siccóme egli è di molte .scienze, di lulle amantissimo, e scorrendogli nelle vene il sangue di Luigi quarlodccimo. Ckin la coopcrazione attivissima di molti rispet- tabili e zelosi giungemmo ad appai'ecchiarvi la dovuta accoglienza; che se non riuscirà splendida sarà almeno liastante, e certo con- dita da schietta cordialità. Noi voleste onorarmi soj)ra tanti merilis- simi del titolo ambito di presidente; me, cui il liuon desiderio piut- tosto che la realità ha senza dubbio fatto strada a segno sì cospicuo della benevolenza vostra. Gravissimo però è il peso annesso all' al- to grado: ne io me ne trarrò, per (piantuntiue tenui sieno le mie forze. I consigli dei colleghi da me scelli, e di quei che segnalerete - 67 - della voslii» fiduria, mi saranno di ^'uida e sostetjno nell' fseitizio de' miei doveri, ^oll isdegiiate fialtanlo clie io vi ajjra i miei pen- sieri, che vi esprima i miei voli. Ostacoli ben forti, non ha dubbio, si l'rapponevano a maturare Tallissimo concetto delle annuali nostre unioni, e, se non altro, a c-avarne tutta la utilità S|)erala. Perla più parte dei nostri sapienti, avvezzi a starsene senz' ambizione straniera nelle patrie loro, tutte jiei-ò splendide pei' antica o moderna fjrandezza, dovevano pai-ere distanze incomode le diverse rejjioni d'Italia: il conoscersi, lo in- tendersi, in persone d' ordinario vissute a se, erano cose da non allettare: lo educarsi alle discussioni richiedeva fatica e presagiva qualche amarezza. Come quegl' impedimenti fossero quasi tosto vinti, luollìssimi di voi vedeste al primo dei nostri consessi nei quale convennero dotti da ogni punto della penisola, e ove una cortesia (Vatellevole si usò tra persone eziandio discordanti; per lo che benissimo si poteva augurare dei futuri, ^è a tjuesta, che noi chiameremo scorza dei congressi, fu confinato il vantaggio di quella prima memorabile unione: poiché si diedero ivi le mosse a granili cose; e l'agricoltura soprattutto vi ebbe un impulso da attendersi invano senza la solenne occasione, d'onde e nuove so- cietà si stabilirono e avvivaronsi le antiche per promuoverla e per- fezionarla. Altri buoni frutti andavano raccogliendosi e preparan- dosi in quei che succedevano. Da che se non dagli scientifici con- gressi alcune delle accademie italiane cambiarono il lusso inutile delle loro esercitazioni in cose alle arti e ai mestieri attenenti, e si piegarono fino alla istruzione teoretica, affinchè la mente da qui innanzi guidas.se la mano? La cognizione delle piante spontanee, delle terre, degli animali, nelle sì svariate regioni della bellissima patria nostra, eccitata dai congressi, principia già ad illuminare sui vantaggi che ne possiamo conseguire per francarci dai tributi allo straniero. E quelle scienze propriamente dette della natura, che le virtù ne vanno indagando per applicarle ai bisogni e ai comodi della vita, già incominciano a ricevere in tanta comunanza di sa- pienti una estensione, una jìubblicità, senza ipiesto impossibili lia noi. Né si stimi da taluno che la scienza immutabile ne' suoi priii- ci[)j sarà inutile corredo nelle nostre adunanze; poiché la ragione delle cose perfettamente conosciuta risparmierà fatica all' uomo, disgrazia ;dle campagne, insegnandogli economia di forze, o appo- 8 — 68 — nendo rimedi. E |)('r iilliino, (jiiaiili v (|u;inli beni dei'ivai'O mai ne possono all'arte preziosa del j;iiai-iie e dell alleviare le infermila! a queir ai'le divina, ralles^ralrice e consolatrice nel vortice delle umane miserie. Fondata essa per lo piti sull'esperienza, j)er le tante diversità nejjl' individui elie teni])erano spesso e talvolta anelie di- striii;i;ono le teorie, di (|uale eoj)ia di l'atti non può mai arriccliii'si ogni anno dai molli valentissimi insieme convenuti, che hanno coscienza e cuore, due ((ualità sempre congiunte con la vera sa- pienza? Ecco i heni che in parte già gustammo dalle nostre unioni, e che molto maggiori e generali possiamo attendere pel futuro. Ma è necessario in tutti un solo scopo, un animo solo. Ognuno vi porti il suo tesoro come trihuto, e non come dono : per confonderlo nella massa, non per tenei-lo separato. Accesi del sublime 'desiderio di giovare ai nostri confi'atelli, congiungiamo le volontà in modo, da non perdere in vane o j)rolisse disquisizioni il frutto dei nostri viaggi, dei disagi, dei nosti'i studi Allora sì che la utilità di C[uesle dottissime assemblee rapidamente andrà crescendo, e la pubblica speranza non sarà fallita. Eccomi in fhie ad esprimervi un desiderio, che non è al certo mio soltanto, ma di tutti noi individualmente, e del quale perciò non sono che l'espositore. Fine unico dell'uomo è la sua felicità: per ciò solo e suda e si travaglia del continuo. Ma nei modi per arrivarci la mente dei più ondeggia, o è falsata da errori ingene- rali dall' ignoranza. Provvedere a questo bisogno con una educa- zione moi'ale, innestata a quella dell'agricoltura e delle arti, sareb- be il dono più grande che far si potesse alle classi operanti. E i tempi sono maturi per questo inestimabile benefizio. Ansiosa bra- ma; purità d'intenzioni; presto favore; tutto contribuirebbe alla santa o|)era. Poiché le classi anche più abiette dimandano adesso con la iiupiietczza che dà una necessità da sodisfare luce e consi- gli nella direzione della vita ; la sapienza non fu mai cosi vicina al suo modello come ora si trova; e il potere non mai co.sì disposto ad operare il bene di (|uello sia presentemente. Orsù adun(|ue, comj)agni dotlissimi e rispettabilissimi, si serva al mandato; si sodisfaccia al voto d'infiniti che vogliono il nostro aiuto. Ne conceda il (^ielo che possiamo pei nostri sforzi vedere migliorata vie più la loro condizione fisica, economica, e morale. In questa dolcissima speranza ogni cuore perfezionato dalla sapienza - 69 - si riconlbrla, rinvigorisce, si accende. Oli si, già mi jiare di ve- dere (|iiesla nostra terra, che il sorriso delia natura favorisce in ogni dove, arricchirsi di nuove o più ubertose ricolte; cercata nelle sue viscere palesare tesori ; e lo deserte piagge tornare in fio- re di cultura e sanità; e le niaiiii'atture a tale ridotte da svogliare delle straniere; e moltiplicarsi in ogni angolo famiglie gaudenti cpieir aurea mediocrità che contenta e non inebria; e lavorare la terra per lo più da mani non mercenarie; assicurato un pane alla fatica di tutte l'età senza lagrime e senza il getto delia salute; mi- norate o alleviale le infermità; non altri mendici che gl'invalidi, ma soccorsi dalla o[)ulenza vie piìi fatta pietosa; e soprattutto le classi operanti insti iitle tiei loro doveri farsi docili per convinci- mento alle potestà, aiutatrici 1' armonia sociale, cospiranti a quel sublime termine per che 1' uomo fu creato. (Jueslo sarelibe il trionfo della sapienza: e varrebbe assai più di (picllo della forza con che gli avoli nostri giunsero a signoreg- giare il mondo intero. E noi tutti potremmo andarne orgogliosi con più ragione di (|uei pochi fortunati, (piando nel di solenne traeva- no incatenati al carro della vittoria i vinti re. -►♦♦»&f»»qi«<« ATTI VERBALI DELLA SEZIO^E DI AGROi\OMIA E T E C ^ 0 L 0 fi I A ADUNANZA DEL GIORNO iG SETTEMBRE -»B&* J.1 l'residente conte Gherardo Freschi apre l'adunanza con le se- guenti parole : ONOREVOLI COLLEGHI - Prima di dar principio ai nostri lavori mi corre debito di rin- graziarvi dell'onore che mi avete fatto eleggendomi preside e mode- ratore delle vostre adunanze. Io mi so bene, o Signori, non dovere un posto si ambilo che alla vostra benevolenza, e a quella generosa bontà che sorpassando le considerazioni d' uno scarso merito si appaga spesse volte del solo buon volere. Bisognoso però della vo- stra indulgenza, io non avrò d'uopo d' invocarla, perocché il fatto stesso me ne assicura, ed ella mi è implicitamente promessa. Rin- corato pertanto di (piesta fiducia assumo con minor titubanza l'incarico che mi affidaste. La nostra Sezione, o miei onorandi fratelli, si è fino ad ora mai sempre distinta coli' esempio di saggia moderazione, cortesia reci- proca, e concordia veramente fraterna : egli è perciò eh' io credo affatto superflua ogni cpialsiasi raccomandazione su questo argo- mento. Ciò puie,ve ne assicuro, mi è di grande conforto, e m'affida che men diffìcile, la mercè vostra, sarà per riuscirmi l'esercizio dello mie funzioni; e che se io non mi sono da tanto per emulare (|uei valentissimi che mi precedettero, pure mi sarà dato seguire al- nien da lunge le orme loro, dacché voi stessi me ne appianate la via. Contuttociò, o Signori, io non poteva dissimulare a me stesso le molle difficoltà che mi stanno innanzi, e eh' io solo devo cono- scei'c polendo io solo misurare le mie forze; quindi sentendo viva- mente il bisogno d' un valido soccorso, porsi supplichevole la de- - l'A - sira a S.E. il conle Luigi Serrislori, clie Ijcnigrio e generoso la strin- se; ed ecco eli' io ve lo pirsenlo come N ice-l'icsidente, hen cerio di avere in tal guisa secondato le vostre simpatie, e fedelmente in- terpretati i vostri voti. Ora dun(|ue vi prego di unirvi meco a rin- graziarlo, j)erchc accettando il secondo posto, mentre a lui s' addi- ceva il primo, egli viene a porre in salvo 1' onore della vostra pre- sidenza. -Mi goile poi r animo di annunciarvi il Segretario della Se- zione nel sig. li. P. Sanguinotli, il (piale avendo meco diviso nel IV Congresso (piesto non nien laborioso die onorifico uffizio, lia già dato provo hen atte a commendare la mia scella, e a confortarvi tutti che i nostri affari stanno egregiamente ajipoggiati. Ma è tempo, o Signori, di accingersi all'opra. Noi avremo a trattare in questi j)ochi giorni argomenti di somma importanza, i quali non riguarderanno soltanto i progressi dell'agricollura e delle arti meccaniche, ma eziandio i loro rapporti col hen essere fisico, economico e morale delle classi che le esercitano; e gl'interessi dell'umanità in conflitto coli' interesse dell'individuo; e l'istruzione del conladino e dell' artigiano ; e le sorli del fanciullo addetto alle manifatture. Questi gravi argomenti non mai abbastanza discussi richiamano sopra ogni altro la vostra attenzione, ed io li racco- mando al vostro ingegno e al vostro cuore ». Il Segretario legge la distinta di alcuni libri ed opuscoli presen- tali alla Sezione. Il Presidente a nome del prof. Giulio Sandri di Verona legge una Memoria sopra la golpe del frumento, ove 1' autore dopo ave- re descritte le resultanze di talune esperienze l'alte per cinque anni iieir Orlo agrario di Verona inclina a ritenere 1." Essere sempre causa della golpe la polvere carbonica. ■x.° Codesto germe specifico possedere la facoltà germinativa anche jiiù anni in luoghi ajipropriali alla sua conserx azione. 3.° La golpe divenire malattia contagiosa e facilmente tlilata- bile in qualunque campo, per opera di anche pochissime di (|uelle crittogame che i botanici appellano gnsterornici, o funghi con- sistenti in un sacchetto ripieno di granelli contenenti minutis- sima polvere. 4-° Però il contagio non isviluppare ovuncpie e con eguale inten- sità, j)er le varie combinazioni accidenlali che costituiscono le con- dizioni di maggiore o minore suscettibilità assorbente. - 75 - 5.° Gif)vare (|iiìik1ì per salvezza dalla golpe la cura di tenerne esente i .° il seme del grano, adoiìrandone di messe purissima, e me- dicandolo colla calce od altra corrosiva sostanza capace di distrug- gere r infettante materia, 2.° il campo seminativo, non contami- nandolo con infello letame, 3.° il letame, non lasciandovi entrare le spoglie od i resti del guasto raccolto, come la paglia e soprat- tutto il pagliuolo e le vagliature o lavature dell'aia, le quali sogliono contenere il principio dell'infezione. Il doti. Biasolcllo dubita che la golpe possa risentire origine da altre cagioni, e ritiene che l' influenza atmosferica e 1' umidità deb- bano cospirarvi. Il cav. Griffa osserva che golpe e carbone sono la stessa cosa, ma senza perdere il tempo in questioni inutili crede opportuno sieno istituite delle esperienze su codesta malattia, e suggerisce di studiarla sotto il rap])orlo delle circostanze influenti senza dimen- ticare lo stalo igrometrico, l'eletlrometrico, il giro dei venti, le mu- tazioni atmosferiche ; poiché gioverà altamente di riconoscere sotto l'impero di (piali condizioni la malattia nasca ed ingigantisca. Il Presidente rrcsclii dietro le dotte ossei'vazioni dei preopinanti ed in vista dell' imj)orlanza del subbielto nomina una Commissione composta dei signori, cav. Griffa, dott. Biasoletto, ingegnere Melotfi e Luigi Mari, per esaminare la Memoria Sandri e farne un rapporto alla Sezione. Il sig. avv. Massci nel lodevole concetto d' imprimere ai lavori della Sezione agronomica una convenevole regolarità, propone, e più che proporre raccomanda sia l'alto noto il programma degli argomenti in discussione avanti il giorno designalo, onde gli ora- tori possano maturare le idee loro prima di emetterle, e così evi- tare le naturali conseguenze delle dispute improvvisate: rinnuova r eccilamento agli oratori di aniuniciare il nome loro siccome in Firenze si usava, avanti di muovere parola sulle questioni, onde non sia ignota la persona della quale si combattono o si approvano le opinioni: linalmente consiglia a disporre un posto ove l'oratore possa parlare all' assemblea ed esserne univci-salmente ascoltato. Il Presidente risponde al preopinante che siffatte disciplinari disposizioni già in parie adottale nelle precedenti riunioni saranno osservate ed eseguile. IO - 76 - Il conte Saiisovoi'ino Ioi,'i,'e \m' iiiteressanlp descrizione del pio Stabilimento cretto in .Milano sotto il titolo di Ricoi'cro pei giuiui/ii discoli, del quale è assiduo ornamento come fu creatrice sorjjente l'ottimo Fra Paolo .Marcliiondi suo benemerito istitutore. Egli di- pini;e i ])erseveranti sforzi del venerando Fra Paolo onde organizzare la jiiissinia istituzione, il reggimento igienico, economico, tecnico, morale ed intellettuale dei fanciulli, l'ordine, la disci])lina e le re- sultanze conipiulainente soddisfacenti di quel santissimo Uicove- ro. Una con\ersazione relativa a codesta istituzione viene intra- presa dai signori Grigolati e Rampinelli col conte Sanseverino so- pra il vestiario uniforme ordinato a quei giovanetti, ed il modo di premiare il loro lavoro. Osserva il (ii'igolati come nella Casa d' in- dustria creata in ^'erona siasi introdotto il sistema di concedere a quei giovani la quinta parte del prodotto del loro lavoro, la quale si deposita alle Casse di risj)arniio ; lo clie vale enicaceuicnte a mantenere in essi assiduo l'amoie di lavorare, ed a preparare loro i mezzi con che esercitare 1' arte imparata sortendo dal Ricovero. Aggiunge il Rampinelli, e lo conferma il dott. Cima, essere nata in Bergamo la prima idea e la prima istituzione di codesti Ricoveri. Il dott. Riasoletto si fa un dovere di prevenire la Sezione che an- che in Trieste la Congregazione municipale ha decretata 1' erezio- ne di simile Asilo. Il conte Serrislori in nome della presidenza ringrazia il sig. con- te Sanseverino di avere presentata alla Sezione così preziosa de- scrizione, ed esprime il desiderio di vedere propagata la conoscenza in Italia di cotale Stabilimento, affinchè altri ecclesiastici, animati al pari del venerandissimo ^larchiondi da evangelica carità, inten- dano a provocare un' istituzione, la quale correggendo gli errori della piiina età strapjierà certauìentc alla corruzione e al delitto mi- gliaia ili vittime, onile formarne esseii utili a se stessi e alla società. Il dott. Gottardo Calvi, facendo eco al voto preaccennato, vor- rebbe fossero noti i regolamenti che procurarono ali" infaticabile Marcliiondi cotanto successo; perocché l'assistenza di un uomo superiore, qual è l'onorando ecclesiastico, si dee riguardare, dicegli, circostanza accidentale, nò agevole sarebbe il trovare altri individui così caritatevoli; (juindi converrebbe che lo stesso Maichiondi si occupasse a comun bene d' intessere e pubblicare un regolamento. p — 77 — Ma il colile Sonisloii, (liil>ila clie il Marcliiondi rirliiesto, sicco- me vorrciiln' il jìicopinaiile, risjKUHli'iebhe — lasciatemi fare e poi deitcrò i regolaiiieiili — perciocché egli ritiene che il regolamento sia lettera moria senza il hiion volei-e di ehi è |)reposlo ad a])plicarlo. Il Vice-I'resideiile presenta alla Sezione il Regolamento d' una nuova Società per l' incoraggiamento dell'agricoltura e delle ma- nifatture nella Val d'Elsa, ed il Programma d'un concorso aperto dall'I, e R. Accademia Tegèa di Siena sull' utilità della disliihuzio- nc di sussiili dolali per le fanciulle. Il marchese Riccardi Vernaccia, zelante amatore delle classi agricole cui sempre rivolge pensieri di beneficenza e sollievo, ester- na il voto che si provveda ai più convenevoli mezzi di trasporto degli agricoltori malati negli spedali mediante lettighe affidate ai Curati di parrocchie, e si sorvegli al migliore possibile loro tratta- mento negli spedali medesimi; al che lisjìontle il prof. Barzellolli coneoidare col j)reopinanle per la pi'ima j)arle ma non convenire nella seconda, conciossiachè in generale l' infermo levato dal suo domicilio trovi negli spedali e nella pubblica carità ogni neces- sario prò V velli mento. Il Segretario legge l' indirizzo dell' Accademia di Verona accom- pagnante il bel dono delle di lei Memorie in 19 volumi, ed un rap- porto della Conunissione veronese per esaminare la nuova filanda di seta atti\ala colla forza motrice del vapore dal prof, ingegnere BaVtolommeo Avesani, e la novità della quale consiste in un mecca- nismo che fa girare gli aspi e riscaldare 1' acqua per la filatura dei bozzoli, di modo che il caloiico preso dal vajioi-e del focolaio opera in due guise diverse 1' una dopo 1' altra, cioè dapprima come forza elastica motrice, poscia come vera potenza calorifica. Il prof. Paciiiotti pioteslandosi mancante di osservazioni prati- che e partendosi dai soli principj teorici, fa notare i." che 1' uso d' una macchina a vapore per ottenere i movimenti occorrenti alle filande di seta non potrà facilmente riuscire utile, perchè in tali fabbriche la forza occori'cnte suol esser piccola, per cui meno dis- pendioso diverrà 1' uso di forze attinte ad altri motori ed anche all'uomo. 2.° Che il togliere l'uso di riscaldare l'acqua delle cal- daiuole direttamente col vapore, per sostituirvi l'altro del riscaldarlo con la mescolanza di acqua calda, può recare diversi inconvenien- ti : i tubi conducenti il vapore rapiscono meno calorico di quelli - 7» - die coiidiirono l'ac<|iia; i tubi, che dalla caldaia lianiio a con- durre r ac(|iia allo caldaiuole e da ([iieste per niez/.o di trombe la debbono riportare nelle caldaie necessariamente saranno più lini- i;bi di (|iK'lli clie occori'ono per condni're il solo vapore nelle caldaiuolc, e j)erciò disperderanno maggior quantità di calorico; r acqua clic esce dalle caldaiuole non sarà forse bastantemente netta per essere 'nuovamente riscaldata e adoprata per la lavora- zione. 11 riscaldamento, egli soggiunge, dell'acqua nelle caldaiuole si ottiene con più (acililà e pi-onle/./.a col va[)ore, rimane meglio equi- librata la temperatura in Itilla la massa dell'acqua nelle caldaiuole, e meglio viene regolata la tenqieratura di quella massa, senza temer- ne un eccesso a scapilo di economia e a dainio dei prodotti. Il conte Sanseverino risponde alla prima osservazione Pacinotti sulla tenue forza motrice da esso reputala necessaria alle fdande sericole, con fargli riflettere die una maccbina a vapore serve all' uso di cin([iianta a sessanta fornelli, lo die ridiiede natural- mente una potenza di movimento assai considerevole. Il sig. Grigolati replica non essere la sospettata dispersione di calorico di grande rilevanza, poicliè la differenza è soltanto di io a 12 gradi. In ogni modo, dice il sig. Serristori, siccome il rapporto della Commissione veronese somministra fidanza d'un processo singolar- mente economico nella trattura della seta, io credere' opera utile il farlo stampare in qualche giornale dell'Italia meridionale, onde più facilmente se ne propagasse ivi la conoscenza. A questo desiderio si unisce anche l' ingegnere Brey, il quale inclina a rendere nota al pubblico ogni modificazione su codesto argomento. Però il dottore B. Cini osserva che 1' applicazione del vapore, come forza motrice e riscaldante insieme, è già stata fatta in Toscana da parecchi anni alla filanda di San Donato presso Firenze con resultati economici sfavorevoli, sebbene il riscaldamento venisse operato con l'introdu- zione del vapore direttamente nelle caldaiuole. Il Presidente conte Freschi non vorrebbe azzardare un'opinione senz' almeno avere sott' occhio un modello della nuova macchina, e spera che il sig. Gri- golati, concittadino dell' Avesani e generoso cooperatore di utili progressi, vorrà procurare alla Sezione agronomica in questo o nel futuro anno un modello o disegno della macchina, per poterne co- — 79 — Il doli. Toniniaso Cini lipigliaiido l'argomento osserva che il frutto del capitale impiegato in una macchina a vapoi'e, più il co- sto del coinbustihile necessario a tenerla in moto, sono perle co- muni filande di seta, le quali agiscono tre o quattro mesi dell'anno, sempre j)iù gravi della spesa necessaria a fai'le agire con forza ani- male. A questo aggiungasi che la stessa macchina a vapore tenuta inerte per gli altri otto o nove mesi troppo facilmente si deteriora; che d'altronde l'applicazione dell'acqua calda sostituita al va- pore non atlenqìie al bisogno di alzare ed abbassare a volontà la temperatura delle caldaiuole, e che in fine tutte le altre applicazioni mentovate, eccettuando questa dell' acqua calda, si rinvengono già adottale in tutte le buone filande. Dalle conclusioni negative del preopinante il cav. Griffa prende argomento per esternare in linea di doloroso convincimento, che di frequente la sostituzione dei potei'i fisici motori alla forza indivi- duale dell' uomo sotto a])parenza di beneficio universale è utile a pochi, mentre a molti arreca gravi danni per l' arresto dell' indu- stria manueuse, d' onde trae causa il pauperismo; che a siffatte conseguenze può trascinare talvolta anche una innocente utopia; che perciò è rendere servigio all' umanità il circoscrivere le pro- duzioni industriali in una misura, la quale possa conciliare mai sempre il progresso dell' industria meccanica nel sicuro manteni- mento del pi'oletario. La seduta fu sciolta. Visto — // Presidente Conte Ghebardo Freschi // Segretario B. P. Sanguinetti ADIJ\A\ZA DEL G10R^0 i8 SETTEMBUE -H>S5@<- X-F(ip() letto ed approvato il processo vcrliale della precedente tor- nala, l'avv. Maestri ricliiamando l'attenzione degli adunali sovra il ricovero dei discoli, del quale trattò il conte Sanseverino, accenna come importi appropriare alle istituzioni, nomenclature clic non suonino censura uè iul'aiiiia; come perciò l' indica/ione di discoli andrebbe mutata con talun' altra, che senza tradire la verità eman- cipasse da una taccia disonorante i giovani corretti in colali rico- veri ; come debbasi per regola di ben intesa fdantropia decorare gli stabilimenti pii di correzione con titoli che ne manifestino il santissimo intendimento, ma non infliggano ai redenti marchio al- cuno di sfavorevole ricordanza: e come in fine convertendo la de- nominazione — Ricovero de' discoli — in quella di — Rifugio dei giovani — si conseguirebbe il bramato intento; perciocché la parola rifugio include l' idea di qualche miseria o necessità che reclama aiuto, e non di perverlimento disonorante. Alle sagge riflessioni dell' avv. Maestri, con variati argomenti convergé'nti però a medesi- mo fine, aderiscono animosi i signori conte Sanseverino, prof. Gior- gini, principe Carlo Ronaparte, e il marchese Ridolfi; il quale a prova più certa del vantaggio di fare sparire le rimembianze odiose o dis- piacevoli cita il nuovo sistema introdotto in Firenze negli Ospizi pei Trovatelli, ove ad ognuno di essi viene assegnato, non più il prenome degl'Innocenti, ma un casato vero e propiio che verrà trasmesso alle generazioni senza il pregiudizio dell' illegillimismo. Il Presidente, veggendo entrare in adunanza l'egregio dolt.Gera, dichiara farsi interprete dei voli dell'assemblea, con aggregarlo alla Commissione per l' esame della Memoria Sandri sulla golpe del frumento. — Si- li l'resideiite nomina (]uiiuli una Commissione incaricala di ri- ferire sopia le maniCaUure e le arti dello Sialo luccliese nelle per- sone dei signori, nobile L. A. Parravicini Presidente, prof. Majoc- clii, prof. Piiccelli, av\ . !Maestii, pr(jf. Rarsotli, e doti. Tomnia.so Cini Segretario; ed una Couimissione incaricala di i-iferire sopra l'agri- coltura nelle persone de' signori, marchese Ridolfì Presidente, dot- tor Gera, conte Freschi, avv. Massei, e colonnello Bertone de Sam- buy Segretario. Successivamente il sig. Francesco Gherardi Dragomanni legge una Memoria diretta a promuovere ogni via d'incoraggiamento nei contadini, sia con l' istruzione ed educazione, sia con premi d'emu- lazione, prevalendosi all'uopo delle Accademie municipali, delle So- cietà agrarie, de' Comizi agricoli, o di qualunque altra molla ecci- tatrice di ])rogresso e moralizzazione; e domanda alla Sezione di oc- cuparsene con meditazione ed interesse specialmente in relazione ai premi. Primo a prendere la parola è il marchese Riccardi, il quale senza rontraddiie i pensamenti del Dragomanni reputa difficile lo inci- tare i coloni con stimoli diversi da (pielli d un' economica sicurez- za. Gli succede il marchese Ridolfi emettendo opinione negativa sugli effetti sperati dal Dragomanni nel concorso delle Accademie municipali. Per incoraggiare attivamente, egli esclama, si richieg- gono associazioni e ce ne attesti vie meglio il Piemonte colla sua Associazione agraria la quale conta circa duemille soci 1 E se a me fosse lecito di emettere un voto direi che a ristoro di nostra agri- coltura mezzo eflìcace sarebbe il fondare una sola Società agraria italiana, la quale corrispondendo con tulle le province e i distretti s|)andesse raggi di Unni, di consigli, d'incoraggiamenti, d'istruzione e di premi ovuiupie l'ossero necessari. Il prof. G. B.Giorgini, dichiarando non intendere di rispondere al preopinante ma bensì alla speciale proposizione degl' incoraggia- menti in j)remi, propone alcuni dubbi intorno all' utilità de' premi considerati come mezzo di j)romuovere l inilustiia, concludendo il suo dire col seguente dilemma : — O il miglioramento è tale che r aumento del guadagno stia in una proporzione soddisfacente coli aumento del lavoro, e in tpiesto caso il premio del produt- tore sta nel suo tornaconto senz'uopo di eccitamenti artificiali, o quella proporzione non sussiste, ed allora le forze industriali sa- — 8i — ranni» iin|U'j;iiaU' in una via, nella quale non trovano a(le(|nulo coinj)cnso, e il miglioramento sarà un vero scaj)ito. — 1)un(|ue i premi sono nella maf^gioi'ità dei casi o superflui o dannosi. Quanto ai veri miglioramenti, egli soggiunge, saranno al)bracciati con tras- poito ailorcjuando i produttori rimarranno persuasi del tornaconto, lo che si consegue istruendo ; al quale scopo d' istruire piuttosto che allo stabilimento di ])remi vorrebbesi destinato il capitale, che dagli amatori del pubblico bene si spende nei vantaggi dell' in- dustria agricola. Ma le opinioni del preopinante non incontrano r assenso del dolt. Masi, il quale vede nel premio non solo il mate- riale valore conseguente, ma eziandio l'amor proprio indotto e ri- svegliato a mantenere nel conladino una gara, capace a generare 1 attività e il perfezionamento. E siccome il cav. Griffa in proposito de' premi addita la gene- rosa promessa di monsignor Canova di cento venti zecchini all'au- tore del miglior Catechismo agronomico, d' onde ha causa una dis- cussione del prof. Giorgini sopra il più convenevole mezzo tli dif- fusione dei libri d'agricoltura; così il dot^ Calvi osserva la pre- sente disputa essersi di troppo allargata, e doversi quindi circoscri- vere nel suo vero confine. Perciò egli desidera richiamare all'atten- zione la proposizione Ridolfi sopra un' associazione agraria italiana, sia indipendente sia aggregata con la Società agraria di Piemonte, onde provvedere al duplice scopo di istruire ed incitare li agri- coltori mediante i Comizi provinciali, con giornale, sedute acca- demiche, scuole, poderi modelli, distribuzione di premi ec. 11 co- lonnello Bertone de Sambuy come deputato dell'Associazione agra- ria torinese somministra alcuni dettagli di ciò ch'essa fa; e per comprovare che si occupa di varie maniere del miglioramento morale economico ed intellettuale legge 1' art. aS." dello statuto organico della medesima. Quindi il dottor Gera, e con esso l'av- vocato Maestri e il principe Carlo Bonaparte, parlano sul principio dell' associazione come il solo suscettibile di grandi progressi ; so- j)ra r interesse di cui sono degni i contadini onesti e lal>oriosi ; e sopra il bisogno d'incoraggirli ed educarli: imperciocché, soggiunge con rai'o entusiasmo il principe Bonaparte, cessali ormai i barbari pregiudizi de' tempi trascorsi, il colono al pari d' ogni altro indivi- duo sente ora in se medesimo quella dignità d'uomo che lo atteggia alla virtù, al lavoro ed alla intelligenza. — 83 — Allora il conio Scnistori aiiminzia che la sequela di cotanta di- scussione lo condusse ad un afoiisnio, cioè : essere negli agricolloi-i mezzo principale l' istruzione, mezzo sussidiario i premi ; ed il mar- cliese Hidolfl chiude l'argomento con un altro aforismo, cioè: es- sere mezzo di completo successo lo estendere in Italia gì' istituti di agronomiche associazioni. Il cav. Griffa imprende a leggere una Memoria sulla miseria del popolo in varie dircziimi di lùn-ojìa, e ne assegna le cagioni alla mancanza di ben oitiinala industria e produzione; quindi suggeri- sce parecchi ordinamenti di arti e manifatture, onde l' Italia, die egli, maestra eterna di ogni sapienza agli altri popoli, vada un giorno im- nunie dal ricorrere ad essi per provvedersi ili molle suppellettili ne- cessarie alle sue abitudini, die suole ritirare dai produttori d'oltre- mente. Le opinioni coscienziose del cav. Griffa non appaiono fe- conde di buon succcssft all'avv. Morrò, il fpiale intende rispondere, non che alla lettura pi-eccdcnte, anche all' oj)inione Griffa sull'uti- lità delle macchine emessa nella prima tornata. Il dubbio sulle macchine, «lice l'avv. Morrò, da me si reputa un errore; perocché il pauperismo indicato dal Gi'iffa derivare in Inghilterra dalle mac- chine ha ben alti'c sorgenti, cioè gl'immensi latifondi, 1 incremento delle popolazioni mercè il matrimonio degli ecclesiastici, e la stessa carità legale ivi istituita, la quale addormenta gl'inerti e gli abbru- tisce a segno da costituirli in permanente miseria. Da ciò egli s' in- duce ad acquietare l'animo suo sul dubbio di nocumento nella mol- tiplicazione delle macchine, ed emette un voto per 1' estensione dell'uso del vapore. Conciossiachè gli sembra rilevare negli or- dinamenti della Provvidenza che l' industria sta affidata alla forza fisica e l'agricoltura alla forza animale, e che perciò ogni diversa destinazione di uffici involge reazione e diseciuilibrio. Senza volere affatto enti-are nella discussione principale, il San- guinetti osserva non potersi occultare tra le cagioni del pauperismo in Inghilterra i ." la disproporzione fra i salari ed il costo delle so- stanze alimentarie, a." il sistema doganale che sotto il fallace pie- testo di sorreggere e confortare l' indigena agiicollura mina la con- dizione dei proletari : cagioni, egli aggiunge, che nella patria di Pietro Leopoldo non esistono assohilauienle, per opera benefica della pro- clamata libera concorrenza, che egli nomina soltanto per non la- - 84 - sciare iiici^inplela un' iiidicazioiic, la lacuna delia (juale sarà sfug- gila al preopinante. Ai brevi delti del Sanguinetti succedono pochi ali ri dei signori Gera Giigolati e Majocchi, contro l' idea emessa dal Griffa di au- mentare soverchiamente le Case di ricovero per il lavoro. Sente il doli. Gera, ed al suo sentire concordano gli altri due, che in gene- rale il solo lavoro adattato alle Case di ricovero sia quello delle mi- nori manifatture e di |iiii facile spaccio; j)oichc l'esperienza ha di- mostralo che codesti Slabilimenli, volli a manofatli difficili o coni- pUcali, finirono sempre con perdite gi-avose. Il slg. Griffa risponde citando alcuni fatti economici dell' In- ghilterra; ed il conte Serristori chiude la discussione osservando, che se è reputalo difficile conoscere il proprio paese, è impossi- bile conoscere esattamente l' estero . doversi quindi concentrare gli uffici della Sezione all'esame dei miglioramenti italiani. La seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sanguinetti A D l^ A \ Z A DEL GIORNO 19 SETTEMBRE -o&&t~ iJetto discusso ed approvato il processo verbale della precedente seduta, il Presidente annunzia che di concerto col sif,'. cav. Presi- dente la Sezione di Medicina nominerà altrettanti membri della Se- zione di Agronomia quanti egli avrà nominati fra i suoi, all'oggetto di comporre una C.ommissione mista di medici ed agronomi, la quale si occupi a raccogliere gli elementi e tracciare le basi d'una discus- sione sopra la nocuilà od innocuità delle risaie; questione gravissi- ma che gli aulecedenli Congressi non arrischiarono l'isolvere e che resta tuttora in istalo di ])r()blema. E siccome nella medica Sezione furono eletti sei individui, egli nomina commissari della Sezione agra- ria i signori, marchese Ridolfi, dott. Gera, conte Sanseverino, F. A. de Gianfili])pi, conte Benedetto Giovanelli e B. P. Sanguinetti. Iiiili il colonn. tie Sambuy prende la parola per invitare a nome dell'Associazione agraria del Piemonte ( della quale egli è Vice-Pre- sidente ) tulli i componenti il Congresso alla prima riunione della medesima, che avrà luogo in Alba nei giorni 9, io, 1 1 e la ottobre. Il marchese Ridolfi a nome dell' I. e R. Accademia dei Geor- gofili presenta alla Sezione, onde siano diramati, molti esemplari del Progetto di regolamento per l' istituzione di una Banca di sconto del credilo fondiario, in esaiu'imento di una missione a quell'Ac- cademia affidata dalla Sezione agronomica del terzo Congresso. I/avv. Massei fa dono di molle copie per distribuire di un suo Ragionamento storico sull'arte della seta in Lucca dalla sua origine sino al presente; da lui pubblicato espressamente all'occasione del (pùnto Congresso italiano. Il Presidente a nome del sig. Stefano Cherici legge una Memoria sopra r istruzione elemenlare e tecnica più convenevole ai conladini, r)ve molti mezzi sono tracciati e più specialmente quello delle scuole — 86 — parroccliiali, |)or lo quali il sij;. Cliorici vorrohho fosse dal Congresso assillila un' ini/.ialiva ondo suj)j)lioaro i (Joverni di attivarlo, come strumento di rigenerazione intellettuale e morale degli agricoltori. Il Presidente, dopo ultimata f|iiolla lettura, si fa sollecito d'os- servare al sig. Clierici non inoumljcrc ai Congressi seientidci di fare insinuazioni o dar consigli ai Governi. Noi possiamo, egli soggiun- ge, discutere sopra ogni via di prosperità sociale e determinare quale sia la più retta; ma al di là di questi termini non dobbiamo giammai avvenluiaioi. Però non dubitate o Colleglli! i Governi illuminati e benefici colgono le fruita di nostre piantagioni, e senza uopo d' insinuazioni trovano negli Atti dei Congressi tanta dovizia di utili insegnamenti, clic ne fanno applicazione frequente in van- taggio de' loro popoli. Il nobile L. A. Parravicini loda le rette intenzioni del sig. Clie- rici, ma diffida del successo coi mezzi proposti, percbò un'espe- rienza di venti anni lo convince delle somme difficoltà di sradicare i pregiudizi dei contadini e di mutare le loro praticlie tradizionali. La mancanza dell' istruzione elementare nelle campagne è fatal- mente cagione di stagnazione nelle arti agricole, nò le cure dei par- rochi, bencliè in taluni luoghi attivissime e paterne, sono sufficienti a riempierne la lacuna. I veri principj dell'agricoltura, die' egli, si ponno diffondere in tutta la nazione coli' associarli soltanto alle scuole elementari da istituirsi in ogni parrocchia, come già saggia- mente si trovano istituite nel Regno Lombardo Veneto; ed a questo fine vorrei si fondassero in Italia, al pari che in Isvizzera Francia e Germania, delle scuole normali, e dei seminari di maestri ove que- sti fossero preparati ad istruire i fanciulli anche nell'agricoltura, assegnando poi ad ogni maestro elementare un orto in cui fare le esperienze occorrenti alla presenza degli scolari. Il Presidente aggiunge, che tra i vari mezzi coi quali si può in- trodurre r istruzione tecnico-agraria fra i contadini gli sembra im- portante quello delle scuole domenicali. In San \ho al ragliamento, terra popolosa che diede i natali a Fra Paolo Sarjii e ad Ant. Lazzaro Moro, col favore della podestà comunale e di un zelantissimo par- roco arcidiacono, e colla cooperazione del benemerito Direttore delle scuole elementari, si è istituita la scuola festiva per gli arti- giani ed agricoltori, alla quale è annesso l' insegnamento agrario e tecnico. Ora si sta approntando un piccolo campo per servire di - 87 - esperimento, e tra poco si spera che codesta scuola diverrà comu- nale, poiché il K. Governo la seconda con ogni maniera d' incorag- giamento. Il Parravicini ammette l'utilità delle scuole festive, ed il Serrislori si fa sollecito ad anniin/iare l'interessante notizia per- venutagli, e che spera sentire verificata, cioè che l'insigne cavaliere Aporti abbia superiormente ottenuta la facoltà di unire alle scuole elementari l' insegnamento agronomico. Il sig. marchese Riccardi Vernaccia ritiene essere 1' insegna- mento un' ottima cosa, ma riescire di poca utilità senza il soccorso di libri e catechismi per l' agricoltura. A convalidare il suo dire egli menziona i due ottimi parrochi di San Martino e Peniarelta i •juali hanno trenta discepoli, ma si lagnano della mancanza di libri. Egli vorrebbe adunque che gli studiosi cercassero i mezzi di prov- vedere a siffatta necessità. Il Parravicini concorda col preopinante sulla necessità di buoni libri, e prega il Presidente a nominare una Commissione incaricata di compilare tradurre e diffondere manuali per le arti e 1' agricol- tura. Ma il dolt. Gera rammentando che l'ai'gomento fu lungamente trattalo in Firenze, che una Commissione venne nominata allo stes- so assunto, e che ogni ulterior detto suU' argomento non sarebbe che ripetizione di cose notissime, il Presidente ne chiude la trat- tativa, con aggregare lo slesso sig. L. A. Parravicini alla Commis- sione nominata in Firenze. Il Presidente nomina una Commissione per fare una escursione agl'aria sul territorio lucchese da partire mercoledì dopo la tornata di questa Sezione, e previene la riunione che ognuno potrà seguire la Commissione medesima. Il sig. barone d' Homhres Firmas, facendo tributo alla Sezione di alcuni libri ed opuscoli, parla dei Comizi agricoli descrivendone gli uffici, gli usi, l'ordinamento. La Sezione gli manifesta aggradi- mento per la sua comunicazione. Il doti. Gottardo Calvi chiama l'altenzione della Sezione sull'im- portanza delle moderne società di mutuo soccorso tra gli artigiani, dimostrandone i provvidi effetti e residtamenti, ed accennando, a cagion d'esempio, r Istilulo tipografico di Milano. E suo assunto di comprovare la distanza enorme che segnala le antiche istitu- zioni dei corpi d' arte dalle attuali società vicendevoli di soccorso, assegnandone la cagione alla diversa indole d' organizzazione in- dustriale civile e morale nelle due ej)oche. E siccome nella propa- — 88 — sja/.ioiie (li codesto novello mozzo a temporarc 1" infortunio egli con- fida sia per venirne altissimo hene alla società; cosi invoca la no- mina d'una Commissione che intenda a determinare le basi sulle (|uali silTallf isliluzinni possano l'ispoiidcic all' asjìeilaliva. Il l'residenlc interprclantlo 1' adesitìue della Sezione passa alla nomina della Conniiissione, e menziona, per farne parte, i signori, conte Petilti, L. A. Parravicini e lo stesso sig. Calvi; ma dietro al- cune rillessioni affacciale da diversi, viene «juella nomina sospesa per dar luogo a pieliiuiuarc discussione. Ed in vero il prof. Majoc- chi diflida moltissimo del lavoro delle Commissioni; per cpiesto, die' egli, perdio nei diversi Congressi si nominarono trenta Com- missinni, buona parte delle rjuali non si è giammai c(n]vocala. Bi- sogna dunque d' ora innanzi adottare il sistema di far accettare le nomine da chi ne è il snhhictlo, ed ohhligai'c gli eletti ad esaurire in favore o contro, ma esaurire con coscienza, ogni assunta delegazione. Il conte l'etilti, facendo plauso al sig. Calvi del generoso pensa- mento, dubita sulla estesa praticabilità di quelle associazioni in Ita- lia attualmeulc, perocché la previdenza, con tutto il corollario dei di lei perfezionamenti, può nascere soltanto dopo lo sviluppo del- l' attività industriale ; nò la penisola somministra per anco occa- sioni di esuberante guadagno al proletario, onde generare mezzi di grande risparmio quotidiano, in cui sarà utile codesta speciale pre- videnza. In ogni modo, egli aggiunge, non giova intervenire in sif- fatte convenzioni, per le quali reputa non «ssere tempo alibastanza maturo da farne argomento di disputazione; e se alcuni artigiani, emulando altri istituti, come fecero varie arti e professioni in To- rino, si organizzano in società di mutuo soccorso, conviene appli- care loi'O l'antico adagio — Laissez-fairc, et laissez-pnsser. IVella presente questione, dice 1' avv. Maestri, mi ristringerò a citare un fatto dal quale ciascuno trarrà le conseguenze che gli parranno migliori; ed è che in Parma da alcuni anni esiste ima società (li mutuo soccorso fra artigiani di diverse classi, presieduta da una notabililii del paese ma anuninistrala dal collegio dei con- tribuenti; che i di lei fondi, benché formati da tenuissime settima- nali contribuzioni, soddisfano al patto sociale di soccori'ere i j)ar- tecipanti invalidi ed infermi; che (piesta società fiorisce con jioche regole e costituzioni al segno da produrre annualmente, njercèl'au- ntento dei soci, notevole risparmio ed avanzo. Soggiunge il sig. Mae- stri che codesta società circoscritta al soccorso e non estesa a tro- - «9 - vare lavoro per gli artigiani, lasciava una lacuna alle occorrenze (lei prolflario, lacuna cui si supplì nel i8:'(i in Parma con altro istituto formato j)er associazione di possidenti e negozianti, e col valevole appoggio governativo, per 1' oggetto di procurare lavoro a clii si trovasse ozioso. Le (juali iuCorniazioni il Maestri lia voluto somministrare per comprovare che siffatte associazioni sono note ed attive sotto diverse formolo in diverse città, e che nascono tanto dalla pietà dei pochi, quanto dall'economica prosperità dei molti. Ma il sig. Calvi, apjìoggiandosi anche all'esempio addotto dal Maestri, insiste onde la nomina della Commissione ax^s'enga senza meno, e proponga le basi di un regolamento modello per le Società di mutuo soccorso ; persistendo a credere che, noli altrui i regola- menti convenevoli, possa conseguirne maggiore la probabilità di esecuzione. Il Sanguinetti fa però riflettere al sig. Calvi non essere possibile la compilazione di statuti uniformi ad associazioni, le qua- li nascendo in variate direzioni, sotto l'impero di variale condi- zioni, nella inevitabile complicanza d' indole, risorse, bisogne, cli- ma ed abitudini, reclamano discipline consentanee al loro specia- lissimo intendimento; non potersi quindi proporre una regola ge- nerale, ma doversi a misura delle circostanze locali adottare le provvisioni più proprie ed affini, per non incorrere (siccome spesso accade nelle istituzioni non bene ponderale) in disposizioni che soverchiamente comprimano o rilascino l'azione tutelare necessaria alla libera ruotazione delle intraprese. Il conte Scrrislori a nome della presidenza osserva al sig. Calvi che dalle manifestazioni della Sezione sembra resultare la non con- sentita nomina della Commissione : che in siffatto convincimento la presidenza dee rispettare le opinioni dell'assemblea per non dare seguito alla nomina : che finalmente siccome il pensiero del Calvi volge ad ottimo e pio di\isamento, così essa presidenza lo eccita a contipuare isolato le sue diligenze in codesto argomento, per quindi presentare al Congresso di Milano il frullo delle sue indagini. La seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sangoinetti A l) l \ A \ Z A DEL GIORNO j.o SE T T E M IJ K E -o&&<- JLietto ed approvato il processo verbale della precedente seduta, il marchese Riccardi Vernaccia propone, e 1' adunanza con accla- mazione approva, che sieno dirette azioni di conimcndevoli grazie all'onorandissimo monsignor G. B. Canova vescovo di blindo, per il generoso premio promesso all' autore del miglior libro o catechi- smo j)er r etlucazione e istruzione agraria e tecnologica, del quale promesso premio fu nunzio il cav. Griffa. 11 dott. Filippo de Iorio da Paterno presenta un Trattato della coltivazione de' cereali, ed una Memoria sul rendiconto Ridolfi pub- blicata in quattro numeri dell' Omiiiòus letterario. Il conte Sansevcrino presenta alla Sezione numerose copie delle sue Notizie statistiche e agronomiche intorno alla città di Crema, pubblicale con dedica alla nostra Sezione del quinto Congresso. Indi il conte Scrristori legge il sunto di sue deduzioni per le notizie raccolte sull' insegnamento tecnico in Italia, e riportandosi alle quattro pubblicazioni fattene negli Annali di statistica di Mila- no, esterna il dispiacere di non essere riescito alla collezione delle stalislichc per alcuni punti della penisola. Però egli sente il debito di comunicare alla Sezione come la serie delle notizie raccolte lo induca alle seguenti deduzioni cioè i." essere scarsissimo ed a po- chi fruttuoso l'insegnamento tecnico in Italia (il Regno Lombardo Veneto eccettuato ) per non essere generalizzata cpiant' occorre la istruzione elementare o primaria, base indispensabile alla tecnica. 2.° Essere le scuole tecniche in Italia (escluse quelle di IMilano e Venezia e l' Istituto de' Pionieri in Modena ) pressoché tutte man- tenute e amministrate dalle spontanee oblazioni dei privati ; quindi senza direzione e sovvenzione governativa. 3.° Gli orfanotrofi attuali — QI — presentare stupende condizioni econoniiclie e civili, onde supplire al difetto o alla lacuna delle scuole tecniche di primo grado, co- me egli si propone comprovare con separata lettura. E ripigliando sinteticamente le idee che la precitata analisi gli somministra, av- valorate dalla rilevante considerazione dell' ohhligo di spandere i heneficj dell' educazione ed istruzione nelle città e nelle campagne, colle parole dettate da squisito sentire di caritatevole umanità, chiu- de il suo discorso emettendo il voto, che quanto prima possa essere in tutta Italia sistemata e generalizzata l' istruzione elementare dei due sessi, ad imitazione di quanto operò da già venticinque anni la sapienza governativa nel Regno Lombardo Feneto. Al voto del Ser- ristori s' associa unanime 1' assemblea, e con essa il cav. Griffa, il (piale vuole, a fede del vero, rammentare come siffatto volo sia in- cluso nella lettura da lui fatta nelle antecedenti tornate Il prof. cav. de Renzi non vuol essere ultimo a tributare meri- tate lodi al sig. Serrislori ; e siccome ad esso signore non è riescilo raccogliere notizie tecnologiche del Regno di Napoli, cosi egli pensa supplire sommariamente a quella lacuna. Nel Regno di Napoli, egli assicura con quell'autorità che delta una pura coscienza, vi esistono in larga misura scuole normali e società economiche : le prime come sa ognuno hanno per iscopo l' insegnamento elementare ; le .seconde consultano sui bisogni delle località per gli opportuni provvedimenti. Non ha guari il Governo ha recati diversi miglioramenti nelle scuole normali, ed è tanta la sollecitudine per codeste istituzioni, che si voleva introdurre la legge di esigere una fede d' istruzione elemen- tare per poter celebrare i matrimoni, come si esige la fede di na- scita, battesimo, e celibato! E ciò non basta; perocché in tutti i grandi comuni si rinvengono scuole d' agronomia e tecnologia, co- me nelle città marittime vi sono le scuole nautiche; le une e le altre sostenute dal Governo, il quale le dota al segno da permettere loro un'esposizione biennale di prodotti, e la distribuzione di numero- si premi. Il sig. Serrislori rende azioni di grazie al cav. de Renzi per le belle comunicazioni, di cui la Sezione farà tesoro come di notizie graditissime. Il nobile sig. Parravicini fa un dettagliato ed interessantissimo rapporto sulle scuole tecniche del Regno Lombardo Veneto, e più spe- cialmente su quella di Venezia della (piale egli è direttore. Menziona 12 — 9'- — r ordinamento (lisci|)liiiai(>, intcUolliiale, e morale di quella scuola, i corsi a cui si applicano t;li alunni, e le s|)eran/.e liisiiif^liiere del nascente stabilimento; accenna come l'Italia per difetto di scuole tecniche sia costretta pagar tributo allo sli'aniero in molti oi;n;etli di consuma/.ione; e raccomandando a tutti di allargare in (pianto si possa i limiti dell' istruzione tecnologica, chiude la sua api)laudilis- sima perorazione con offrire i di lui consigli, a chi volesse profit- tarne per cosjìii'are in così utile intrajìresa. A (piesta lettura succede l'altra annunciata del conte Serristori sopra gli Orfanotrofi maschili considerati in rapporto all'insegna- mento tecnologico, nella quale l'egregio autore fa rilevare i vantaggi che presenterebbe alla più facile ed economica istruzione tecnica ed agraria il concetto di farla assumere dagli Orfanotrofi; che già do- tati dalla carità degli avi nostri di mezzi abbondanti, potrebbero agevolmente aggregarsi (piel genere d'insegnamento sopportandone il costo, ed e\ilerebbcr'o ai Governi ed ai popoli maggiori sjiese di fondazione e trattenimento di scuole apposite. A questo felice pen- siei-o del preopinante con manifestazione di plauso 1' assemblea concorre ; ed il sig. Brey ne avvalora la persuasione asserendo che r Orfanotrofio maschile di Milano raggiunge Io scopo indicalo con ottimo successo. Il Parravicini conferma l'opinione Brey, osservan- do però che nell'Orfanotrofio milanese evvi il difetto d'inviare i giovani alle botteghe, ove il pervertimento nella giovinezza è pro- babile; quindi egli vorrebbe che tutti gli Orfanotrofi contenessero, come in casa Botta di Bergamo, le officine per il lavoro. L'avv. Morrò asserisce che il nobile pensiero del Serristori fu preceduto dal Padre Assarotti, or son trent' anni, e addita lo Stabi- limento dei sordo-muti di Genova ove sono istituiti vari mestieri, cioè di stampatore, calzolaro, tessitore ec, senza obbliare le cogni- zioni religiose e letterarie, il disegno e la pittura, .\rroge due al- tri stabilimenti, die' egli, cioè l'Orfanotrofio e l'Albergo dei poveri, ove non s' insegnano è vero molle arti, ma pure v' è quella d' intes- sere painii e tappeti. Di più deesi menzionare il Conservalorit) Fie- schi per le fennnine, che ne contiene 5oo, occupate nel lavoro di quei fiori artificiali che s' inviano allo straniero con sommo nostro beneficio, perchè superiori alla più squisita manifattura di Francia e d' Inghilterra. - 9^ - Il conte Soriislori (lichiara non avere inteso di produrre un pi'iisieio peie^'iino, ma soltanto avei- voluto acrennaie un metodo die conciliasse l'economia della spesa colla magii;iore facilita di possedere l'insegnamento delle arti industriali. Il j)rof. Majocclii rammenta all'adunanza ch'egli pure in pas- sato concepì il pensiero di convertire gli Orl'anotroli maschili in Isti- tuti tecnici, e ne trattò in un suo opuscolo presentato al terzo Con- gresso di Firenze e stan)palo nel iS^i. Il cav. (Jriffa rinnova la manifestazione di sue opinioni e dei suoi voti, onde si stampino libri manuali per le scuole tecniche : libri sjìogli da superfluità letterarie, scevri di largo ajìjiarato tli ci- fre algebiiche e matematiche, ma chiari nell'ammaestramento di questa o di quell' arte. Il prof. Garresi legge un rapporto sopra l' insegnamento tecnico apprestato (piesl' anno in Siena sotto gli auspicj dell' I. e R. Acca- demia Tegèa, la quale invia alla Sezione agronomo-tecnologica il seguito di lezioni e discorsi da essa pubblicati. La Sezione accoglie con segnalata comj)iacenza' la comunicazione del prof. Garresi ; e sopra la proposizione tlell' avv. Maestri vota ringraziamenti sinceri all'Accademia Tegèa, per la nobile perseveranza nella retta via d'il- luminare le classi inferiori. Il pi'of. Garresi parlò pure con lode della Sezione agiaria de' Fi- siocritici e della cattedra d'agricoltura del Collegio Tolomei. Il Presidente comunica alla Sezione che il sig. ingegnere Gae- tano Brey gli ha diretta una lettera colla quale egli si obbliga sbor- sare cento fiorini di convenzione, a chi avrà meglio risoluto nel 1844 o 1845 la questione descritta nel programma che sarà apposto in fondo del presente verbale, ed inserito nel Diario. Dietro proposi- zione del sig. Parravicini 1' assemblea vota un ringraziamento al sig. Brey per la sua generosa offerta, che resta accettata. Il conte Petitti legge una Memoria sul lavoro dei fanciulli nelle manifatture, colla quale egli intende dare sfogo all'incarico affìda- tt>gli dalla nostra Sezione nel Congresso patavino. Riferendosi piin- cipalmcnte alle ((ualtro lettere da lui pubblicate sull'argomento, per quanto riguarda il Piemonte, nelle ebdomadarie Letture di Famiglia, ed encomiando l' infaticabile sig. Giuseppe Sacchi di Alilano inca- licato di raccorre le notizie statistiche dei fanciulli manifattori nel Regno Lombardo Veneto, raccomanda con amorevoli eccitamenti - 94 - asjli .litri incaricati di non stancarsi nella santa impresa, la i|nalc un giorno sarà coronata da pro\ vidcnzialo successo; ed esj)riine il desiderio sieno tenute attive codeste indagini, meicè i ." la preghiera da farsi al ilirettore degli Annali di statistica di Milano di aniinel- tere nelle colonne di epici Giornale tutte le notizie statistiche che gli saranno inviate dai delegati; i." la nomina di una nuova Com- missione la quale, raccogliendo dagli studiosi le opportune infor- mazioni, possa compilare una relazione generale, e «piella pubblicare nel Gioi'nale medesimo nella dispensa di luglio 1841; acciocché pri- ma del nuovo Congresso si conosca in tutta Italia. È forse nell'abuso del lavoro de' fanciulli nelle manifattui-e la sorgente, dice egli, dei mali che affliggono molte contrade industriali ! ed ora che fra noi pure codesto abuso va introducendosi, uniamoci concordi per de- nunciarlo con moderata ma generosa insistenza, e confidiamo che la saggezza de' nostri Governi, sullo esempio già dato da imo di essi, ascolterà i nostri fervidi voli onde prevenire quei danni, dai quali noi pure siamo minacciali ! Do])o (|uella lettura che attraeva la simpatica attenzione dell'udi- torio, il conte Sanseverino presenta, per esser letto, il rapporto del sig. Giuseppe Sacchi come delegato a raccogliere le notizie statisti- che di cui si è fatto cenno dal Petilti. In questo scritto il nobile autore, allegando le due Memorie pubblicate sull' argomento negli Annali di statistica, delle quali presenta alcune copie da distribuirsi alla Sezione, fa il quadro della misera condizione dei fanciulli in- dustriali in diverse località, per lavori sempre penosi, spesso moi'- tiferi, e l'alalmente durevoli da io sino a i4 ore del giorno; per la negletta igiene dei locali e forse degli alimenti ; in fine per cpiella voracità industriale che in niun conto ponendo i principj di sociale carità, attinge le sue regole nella bilancia di un iniquo ed impu- dente tornaconto ! K nell' assunto di distruggere cotanto abuso, egli propone, i.° doversi tenere aperta la discussione anche pei succes- sivi Congressi, affinchè si possano raccogliere nuovi fatti e proporre nuovi rimedi; 2.° pregare tutti gli amatori del proprio paese per- chè rivelino ogni anno al Congresso i nomi di quei benemeriti ma- nifattori, che lianno saputo, per senso di carità spontanea, associare ai loro opifici discipline di tutela e di educazione pei figli dell' oj)e- raio. E siami lecito, egli conclude, di citare sino da ora siccome il primo che ha dato in Italia questo esempio di carità veramente - 95 - generosa il .Marchese Ciinori, che dirige in Toscana la più antica e migliore nianilattin-a di jìorcellane ch'esista in Italia. Egli ha l'alto de' suoi operai una cordiale famiglia; egli ha aggiunto all'officina la scuola; al lavoro associò l'educa/.ione; in fine egli imitò l'esem- pio di (juei grandi uomini di Firenze che sapevano ad un tempo es- sere padri delle arti e padri della patria ! Il conte Serristori, prima di presentare il suo lavoro della stati- stica dei fanciulli industrianti, crede dover proporre azioni di rin- graziamento al sig. Sacchi per la esemplare diligenza e coscienza del suo lavoro. Possano, egli dice, tutti i nostri deputati spiegare al pa- ri del sig. Sacchi s\ religiosa attività, e l' influenza della nostra Se- zione nel progresso sociale addiverrà rilevantissima ! La Sezione manifesta la sua approvazione alla proposta Serristori con piena unanimità. Indi il medesimo sig. Serristori deposita sul banco della presidenza le Notizie sui fanciulli impiegati nelle manifatture del (>omune di Siena e di Colle, dalle quali egli fa rilevare che pochi sono i fanciulli in esse impiegati, che non sono astretti a soverchio lavoro, e che foi-se sarebbe da desiderarsi in essi maggiore operosità. 11 Segretario Sanguinetti deposita un Sunto statistico j)ei fanciulli manifatturieri delle province di Pisa e Livorno. Il sig. conte Sanse- verino annunzia ritenere alcuni documenti del prof, de Lugnani di Trieste che consegnerà alla presidenza. Il sig. Parravicini incaricato delle notizie statistiche di Venezia promette di presentare il suo la- voro alle prime sedute. La seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sangui netti PROGRAMMA ILL.'"°SIG. PRESIDENTE DELLA SEZIONE DI AGRARIA E TECNOLOGIA DEL QUINTO CONGRESSO SCIENTIFICO ITALIANO N. lei corrente anno poco lungi da Milano venne allevala con ot- timo successo una piccola quantità di filugelli coli' impiego di un terzo di foglia comune del gelso, e due terzi di farina di l'iso; e sic- come alla farina di riso può essere sostituita (juclla di piselli, la fo- glia del gelso secca in polvere, ed anche forse con maggior securtà la fecola dei pomi di terra, espeiimentata specialmente dal sig. de Babò, come vcdesi nel mio Dizionario alla pag. iG8; e considerando che questi metodi potrebbero addivenire utili anche allorquando si volesse approfittare di un secondo raccolto di bozzoli nello stesso anno senza il soccorso della foglia del gelso delle Filippine, la tli cui maturanza avviene nel settembre ; ed animalo dallronde di po- tere esser utile in qualche modo ai miei concittadini ; propongo il premio di cento fiorini di convenzione a quello che produrrà la migliore Memoria sui seguenti risultali, che possa servire di pratico manuale alla portata di qualunque agricoltore, dedotta però da pra- tiche esperienze, cioè: I ." Quale sia il metodo certo per ritardare la nascita della se- mente fino alla fine di settembre ed anche più; oppure come ab- biasi ad operare per ottenere la nascita nella detta epoca della se- mente ottenuta j)recedentementc nello stesso anno, senza che possa nuocere né alla semente stessa, né al successivo sviluppo dei filu- gelli, tanto nell' uno che nell' altro caso. 2.° Come abbiasi ad operare per l'educazione e progredimento dei filugelli lino al compimento del bozzolo, colla minor (|iianlilà possibile di foglia, e colf impiego della massima parte delle accen- nate sostanze, indicando in ciascuna età : — 97 — •/. Li l'cspetlivi (|uaiitilati\ i coiisiiiiti di ciascuna sostanza som- ministrata ; gli eventi s<)j)raggiinili ; il peso dei bozzoli oUenuli ed il loro numero; e l'epoca in cui fu eseguito l'esperimento. fi. Finalmente il quantitativo della seta ottenuta dai detti boz- zoli, col res|)ettivo campione, e colle nozioni ben anche della mag- gioi-e o minore dinicoltà inconti-ata nella trattura della seta. E tutto ciò in confronto di eguale quantità di semente trattata coi solili metodi, e colla sola foglia del gelso. Il giudizio per 1' aggiudicazione del premio sarà pronuncialo dalla Sezione di Agraria e Tecnologia del sesto Congresso scientifico die avrà luogo in Milano; e colla facoltà alla stessa Sezione di pro- rogare la decisione del premio al successivo settimo Congresso, quando non fossero intieramente adempite le condizioni del pro- posto programma. Sarà (piindi della degnazione dell' illustre Presidente il voler da- re le anakiglie disposizioni |)er laggiungere l'intento di un tale ar- gomento, che potrebbe produrre grandissimi vantaggi. Lucca li 18 settembre i843 L' 01)l)ligat. Servo GAETANO BREY Membro t]i questi inlTrssanti Coajjrcui scieoti6ci ADUNANZA DEL GIORNO 21 SETTEMBRE -»®&<^ il opo letto ed approvato il processo verbale della precedente seduta, si nominano i signori, Giuseppe Sacchi, conte Alessandro Porro e dolt. Gottardo Calvi, di Milano, (inali componenti la Goni- missione permanente per le notizie statistiche sopra i fanciulli im- piegali nelle manifatture; e sopra proposta del Presidente Freschi si votano ringraziamenti al conte Sanseverino, per la dedica fatta alla nostra Sezione del suo libro intitolato : Notizie statistiche e agro- nomiche intorno alla città di Crema. L' avv. Maestri meditando i mezzi suscettibili ad accelerare la pubblicazione degli Atti dei Congressi, e ad ottenerli nello slato identico dei processi verbali approvati dalle Sezioni di giorno in giorno, senz' alcuna alterazione di stile né di forma, proporrebbe che gh Atti fossero stampati quali sono letti ed approvati ; percioc- ché, die' egli, nulla vale a compensare la verità e autenticità di quanto fu detto ed approvato da ciascuno ; 1' oratore e il pubblico vogliono ciò che fu detto, non ciò che può essere migliore ; vogliono l'opinione intera di ciascuno, non l'opinione vestita ed abbellita da altri. Perciocché la lentezza nelle pubblicazioni degli Atti ritarda la pronta propagazione dei lumi e dell'istruzione; la quale lentezza, soggiunge, è tanto meno bella in questa nostra Italia, madre di sve- gliatissimi ed alacri ingegni, che sojjra le altre genti ebbe dal Cielo la prerogativa dell' improvvisare. L'adunanza manifesta adesione alla proposta, e il Presidente annunzia ch'egli ne farà discorso alla pre- sidenza generale del Congresso, prendendo norma da alcune rifles- sioni ed idee relativamente emesse dal dott. Gerae conteSenistori. Il dott. Gera incaricato dal Presidente di prendere in esame e riferire intorno all' apparato meccanico perla trattura della seta in- — 09 — trodotto dal sig. ingegnere Avesani, legge un ragionato e dettagliato iaj)i)()rt(), dal (jiiale si rileva non Irovarvisi gran che di novità, né forse tutta la convenienza in alcune singole parti. Ove però vi regga l'economia, e previe alcune facili modificazioni, essa macchina po- trà riescire di assai vantaggio. Prende (|uiudi argomento da ringra- ziare l'Accademia di \'erona per il bel dono de' suoi Atti, ed esprime il desiderio che le altre Accademie italiane facciano altrettanto. Di più egli vorrebbe che i deputati delle Accademie presso il Congres- so fossero tenuti a dar contezza nella patria delle esercitazioni cui qui s' intende, ed in questo modo gli argomenti riprodotti in molte direzioni avranno un eco salutare ed una unità confortevole nel propagare utili discipline. Il sig. Bernardino Grigolati osserva che mancando il sig. Ave- sani e il modello della sua macchina sono inattendibili le osser- vazioni Gera: le quali sarebbero certamente vinte, egli dice, dall'in- ventore Avesani; per conto del quale invila il sig. dott. Gera re- carsi, transitando da Verona, ad esaminarla, e cpiindi formare la sua opinione. Il sig. Francesco Gherardi Dragomanni vuole rispondere al sig. dott. Gera perchè sia resa giustizia all' F. e R. .Vccadèmia della valle tiberina, della quale egli fu fondatore. L'Accademia, dic'egli, ha sempre corrisposto con inviare al Congresso deputazioni e let- tere, di modo che essa può dirsi in assidua corrispondenza. Altret- tanto allega il dott. Schivardi per quanto concerne l' Ateneo di Bre- scia, di cui egli è deputato. Al che il dott. Gera risponde sapersi ovunque la .solerzia di quell' Accademie, e di varie altre, special- mente della Conferenza agraria di Bologna; ed appunto perchè po- che sono le corrispondenti attive, egli vorrebbe fosse a tutte diretta una lettera d'invito onde formare una catena di commercio intellet- tuale fra i consessi d' Italia. Il Presidente conte Freschi per secon- dare la manifestazione approbatoria della Sezione incaricava il Se- gretario della esecuzione. Indi il sig. Guillichini prende la parola, per fornire alcune sue idee sopra la più congrua distribuzione dei libri che nelle varie Sezioni sono inviati al banco della presidenza, per regalarsi ai diversi congregati : alcune riflessioni si affacciano dal sig. capitano Brizzi e dal Segretario; concludendo doversi siffatte domande inoltrare alla presidenza generale deU^ongresso. Il RidoKi auinmzia avere anch' esso un v(.>to da dirigere all'assemblea. Il Con- i3 100 gl'esso, o Siijnori, egli proiiiin/.ia, iliira (luinclici i;ioriii, tle' f|iiali soli dodici sono dedicali alle Sezioni; le Se/.ioiii durano due ore; se si calcola il tempo impiegato alla lellura dei processi verbali, dei do- ni ec. rimanj;ono circa dodici ore utili in tulio un Congresso: ìm- jìiegliiamole adunque con profitto; ogni istante che sfugge è una suttra/.ione dannosissima; già decorsero cinque tornate e noi agri- coltori non abbiamo trattato per anco un argomento d' Agrono- mia! ( Ajiplausi reiterati). Il Presidente Freschi l'ingrazia il marchese Ridolfi d'avere, sic- com'egli pure fece più volte, eccitata l'adunanza a solida attività, e dichiara che da questo istante si agiteranno questioni d'Agronomia. Il conte Sanseverino a nome dell" ingegnere l'aolo Racchetli di Crema presenta un fascio di spighe di grano nato e maturalo senza preparazione di terreno, ed accompagna siffatta presentazione con due Memorie illustrative di questo argomento. Nasce su questo oggetto lunga conversazione, nella (juale il doti. Cera asserisce non voler egli negare la riescila, ma opporsi alla speranza di quel me- todo la questione d'economia, ch'egli largamente discute. Il sig. G. B.Mari assicura ch'egli pure ha fatte alcune esperienze, e sopra lib- bre dieci seminate la raccolta fu di libbre quindici ; perchè, die 'egli, calcolo di averne perduta la metà nella seminagione. Il sig. Luigi Mari parla della necessità di tenere il calcolo di pro- porzione nelle rendite diverse, per attenersi a quella che meglio ri- sponde alla località. Dopo un' interrogazione del marchese Riccardi cui il sig. Mari soddisfa, il marchese Ridolfi dice: noi con tulio questo non abbia- mo che due falli di più; tutti veggono nascere dei semi sopra ca- panne e fienili; ma è quello il metodo agrario? No,o Signori; il ve- getare e crescere piante senz' alcuna preparazione è il sistema della natura per la conservazione della specie. Laonde la questione è uv- mai giudicata persino nel Giornale, La Phalange, benché estraneo a questi studi; e meglio vale occuparsi di cose j)iù gravi. Il Presidente annunzia che domani o sabato si parlerà del Melilothus. Il marchese Ridolfi narra taluni suoi esperimenti sopra la palata delle coriU'^liere, e vorrebbe s'istituissero da altri dell'esperienze, per parlarne ai futuri Congressi come di subbiello importantissimo. lOI Il (Inlt. Gora riproduce la (luoslione se convenga seminare o piantare il grano, l'iendono parie a cpiesla gi'avissima (piestione il profess. marchese Ridolfi, il colonnello Sambuy ed il Presidente. Il Iliilolfi accenna gli esperimenli fatti a ìleleto, ma egli sembra in- clinare per la semina; ciò ch'egli più d'ogni cosa raccomanda è la sarchiatura e 1' erpicatura, perocché da quei metodi si puonno con- seguire i migliori effetti. Il colonnello Sambuy rispondendo alla (jueslione Gera dice che a Grignon tutti i seminatori colà esperi- mentati furono abbandonati intieramente : poiché il seminatore opera assai imperfettamente qualora il suolo non sia accuratamente sminuzzato. Oi-a dai pratici si riconosce utile che dopo seminato e rico|)erto il frumento vi rimangano alcune zolle, non grosse però: imperciocché nello sciogliersi del gelo la terra ripiglia il suo livello primitivo lasciando così scoperte molte radici; e le zolle disgregan- dosi, la terra che le formava ricade sminuzzata sovra le radici, e le rincalza con natuiale giovamento delle piante. L'uso del seminatore im|)edirel)be (juesto benefizio. Quanto all'erpicatura proposta dal KidoHì, egli la ritiene utilissima. Il Presidente non isviluppa le sue oj)inioni perchè 1' ora è tarda, ma le riserva ad altro giorno in cui sarà ripreso 1' argomento. La seduta è sciolta. A'isfo — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sanguinetti ADII\A^ZA DEL GIORNO aa SETTEMBRE -»Beo- MJo\ni letto ed approvato il processo verbale di ieri, il conte Pe- tilti coiiiunica air adunanza, che ilsig. Porro non potendo assumere la conferitagli missione per formar parte della Commissione perma- nente, delegata a raccogliere le notizie statistiche soj)i-a i fanciulli imj)iegali nelle fahhriclic industriali, gioverà eleggere altro indivi- duo; quindi propone il sig. dott. B. Correnti di Milano che viene unaniincinenlc aj)j)i'ovato. Il Presidente Freschi annunzia che il sig. dott. Rizzi ha deposi- tato, per dislrihuii-si fra i membri della Sezione, alcuni esemplari del di lui almanacco, V Agricoltore, e dei manifesti e programmi dell' I. e R. Istituto veneto; aggiunge che il Rizzi essendo beneme- rito delle arti agricole, per le quali fu anche meritamente premiato dall'Istituto nei concorsi, crede dovergli dirigere, in nome della Se- zione agronomo-tecnologica, sincere felicitazioni. (Applausi). Il dott. Cera riprendendo la questione di ieri sopra la pianta- gione del grano, dichiara avere egli inteso parlare non dei semina- tori, de' quali conosce l' imperfetto operare, ma della piantagione a mano; egli però spera e pensa che l'ingegno umano, nel suo co- stante progredire, inventei-à a poco a poco un seiniiiatoi-e che ri- sponda veracemente all' assunto. Egli pure ha visitato Grignon ed Off\\il,ove ha veduto raccomandarsi l'uso del seminatore, ma qua- si senqire seminare a mano ! L'avv. Maestri osserva essere due i vantaggi del piantare a con- fronto del seminare ; i.° economia di sementa; y." abbondanza di raccolta. Nella China, egli dice, il frumento si pianta dai fanciulli; fu calcolato che il risparmio di sementa, ottenuto con (|ucsto meto- do in (jueir immenso impero, varrebbe a mantenere la popolazione — io3 — della (iian Brctlajjna; in Modena, da persona a lui noia, l'u usato il seiniualore, e si ollenno una laccolla molto maggiore della raccolta abituale. Codesti due fatti, uno dei quali attesta il primo vantaggio, e l'altro il secoiidn, dispoiichhero a favore tiel seminatole. Il doti. KampiiR'lii però teme non sia pei- esseie utilissimo il piantare grano, perchè codesto mezzo potrebbe esporre col gelo a far grave danno alla sementa ; danno cui non va soggetto il gran- turco, perchè generalmente piantato in primavera. Il dott. Gera risponde essere l'osservazione del Rampinelli in parte giustissima, ma doversi riflettere che il grano piantato, inter- nandosi ad eguale profondità, ha una legolare germinazione ; ciò che non avviene del grano .seminalo a differenti elevazioni di suolo. Il sig. ingegnere Meloni con una lettura, che gli cattiva la sim- patica attenzione dell' uditorio, comunica alcuni suoi dubbi e ra- gionamenti intorno alla seminagione del grano ; dice e proclama ne- cessaire le aiuole larghe, ove si risparmia il disperdimento di non poca sementa ; dubita che la piantagione del grano possa utilmente ajìplicai'si ai latifondi ne'(|uali siavi scarsità di braccia; reputa con- venevole codeste) sistema soltanto ai piccoli possedimenti; accenna la speranza di vedere perfezionato in Italia un meccanico semina- tore che, evitando gì' inconvenienti segnalati dai signori Ridolfi e Sambuy, divenga vantaggiosamente j)ralicabile; eccita gli studiosi a meditare sul grave (piesilo della proporzione tra il grano e la terra da seminare, e domanda venga una volta deciso se la quantità di grano da seminare esser deliba o no in ragione inversa della fe- condità del terreno ! Il march. Riccardi Vernaccia domanda se il sistema delle aiuole larghe sia a|)plicabile tanto alla pianura quanto alla collina; al che risponde il Jlelolti affermativamente, soggiungendo 1' osservazione della maggiore facilità di scolo delle acque in collina, lo che vie meglio opera allo scopo da lui inteso. Il Riccardi ripete essere dif- ficilissimo persuadere i contadini alle aiuole larghe, come a qiialun- (juc altro innovamento, e poter forse giovare all'assunto il metodo da lui tenuto in san Casciano, cioè di separare dalla colonia alcune terre per coltivarle a conio padronale e farle servire di modello. Kd in vero, egli assicura, avere ivi introdotta 1' erba medica ; dap- l)rima il conladino non vi preslava fede, ma alla teiza segatura se ne convinse. — IO', — L'avv. Massci avendo chiesto al doli. Cera se ci'ederel)be il suolo luccliese capace di utile uso del seniinalore, avuto riguardo alla somma fertilità del terreno ed alla popolazione condensata di que- ste coiili'ade, il Oei'a risponile dovere la piantagione riescire pro- ficua là dove il terreno sia fertile, e tanto più in Lucca ove, essen- dovi abbondanza di popolazione, non mancheranno braccia a tenue costo; e soggiunge che il conte Coronelli di Conegliano ha piantato con ottimo resullamento. L' ingegnere Rizzi fa nolo che nel podere del celebre Bottari in S. Michele di Lattisana, di circa ettari aS, fino dal 1800 si adottò di piantare il frimieiito senza variazione, mercè un erpice di legno della larghezza delle aiuole, stampando i fori, entro cui fanciulli e donne gettano la semente; lo che sta a |)rovare la costante utilità, almeno per i terreni sciolti simili a (juelli di Lattisana. Il sig. Mari affaccia alcune obiezioni, cui viene risposto dal Rizzi e Gera, di modo che egli si dichiara convinto dell' applicabi- lità del seminatore ai piccoli poderi e dell' inapplicabilità ai grandi. Ma il Scrristori, ossei'vando non essere piccolo il podei'e menzionalo dal Rizzi, crede più sicura norma da misurarne la convenienza d'uso quella della popolazione più o meno agglomerala, e consiglia operare in Lucca taluni esperimenti per servire di regola. Il Presidente Freschi afferrando un altro punto di osservazio- ne, ma inerente al quesito della seminagione, opina non essere ne- cessario di sminuzzare di troppo i terreni per piantare, e special- mente per piantare a mano. E siccome il Rizzi annuncia potersi sperare dalle aiuole larghe, piane e livellate 1' aumento di perfino un terzo del prodotto, così il doti. Gera non lascia sfuggire 1' occa- sione onde rammentare la differenza esistente tra suolo coltivabi- le e sotto suolo; e quindi necessarissimo gli sembra consigliare e raccomandare che le acque non ristagnino giammai; felici, escla- mando, i possessori, i campi dei quali sono scolali per infiltrazione ! Il Presidente rende grazie al preopinante per la chiarezza con che ha illustrala la sua opinione. Seml)ra al sig. colonnello Sambuy che l'interesse dei coltivatori si riassuma nell' ottenere il prodotto colla massima economia, che ogni azzardo di grave spesa anticipata sia condannabile; pe- rocché avvengono talvolta sinistri che annullano non che il profitto sperato ancora le spese sostenute, siccome appunto ad esso lui ac- — .o5 — cadde nel decorso anno; laonde l'esempio addotto dal si};. Rizzi {,'li seiidìia concludere una prova negativa alla convenienza di pian- tare il grano, poiché, se alliimenli fosse, col vantato resultamento molli sareliltero slati i,'!' imilaloii. Ma il marchese Riccardi non muà trarre malaugurato preludio dalla mancanza d" imitatori, poiché egli pure ha introdotto nelle sue terre non pochi miglioi'amcnti senza che alcun altro lo ahhia imitato. Mentre la questione del seminare o piantare grano riceve, se non soluzione, almeno impulso illustrativo, 1' avv. Massei non re- puta straniero di riferire un fatto citato nel Constitutionnel, cioè di essersi rinvenuti entro ima mummia alcuni granelli di frumento, i quali, seminati, germogliarono. Il Serristori cita un altro fallo ana- logo, ad esso lui narrato in Vienna. Questi fatti, imprende a dire il prof. Pietro Savi, aprirebhero la via a nuovi commenti sulla longevità della germinazione de' cereali, e sarebbero interessantissimi alla fi- siologia vegetale; ma dopo brevi parole, osservando il sig. Copello non competere alla nostra Sezione lo inoltrarsi in codesta discus- sione, il Presidente inxila il sig. marchese Pallavicino a fai- lettura di una sua .Memoria intitolata — Dei \'were isolato o aggregato dei contadini, e delle scuole ambulanti di campagna. Il nobile autore osserva che l' istruzione de' contadini è in ra- gione inversa della distanza esistente tra le scuole ed il loro abitu- ro; che la disianza dipende dal maggiore o minore isolamento dei latifondi ; che in Isvezia e Norvegia, onde riparare agli effetti del- l' isolamento e della distanza, esiste il sistema delle scuole ambu- lanti, ossia di un maestro il quale si trasporta alle case coloniche ora in una, ora in altra parte delle campagne, se non per dare com- pita e piena istruzione ai contadini, almeno per farla ad essi cono- scere e desiderare ; che finalmente in alcune direzioni di nostra pe- nisola egli bramerel)l)e fosse introdotto codesto sistema civilizza- tore. (.\pplausi). L'avv. 3Iorro tributa lode al marchese Pallavicino per avere con tanta espansione dimostrata la necessità di j)romuovere l'insegna- mento tra i contadini. In buona pomone della Liguria, egli dice, non ne abbiamo gran bisogno, ma altrove il bi.sogno è evidente, e spero non ne sia lontano il rimedio. Prima di entrare nei sacri or- dini il Padre Cappuccino Cataldi assegnò la cosj)icua soimiia di lire 5oo,ooo piemontesi per fondare in Sestri di Levante e Premuda — io6 — scuole il' istni/ionc elcinenlare j)er arti e afjricoltura ; i contadini in- viano colà i loro liijli, e le scnole procedono regolari : l'esempio ge- neroso del piissimo Cataldi svegliò il pensiero a molti, e nutro fidanza elle le scuole |)reconiz/.ale dal l'alla\ icino verranno tra poco attivate ! Inili il mollo reverendo dott. Francesco Mai pievano a Montiano legge il programma d'un premio, consistente in una medaglia d' oro tli cento fiorini toscani, da accordarsi a chi saprà meglio indicare un mezzo facile, economico e sicuro per estirpare la felce, escluso però lineilo del fuoco e della falciatura in agosto, perchè esperimen- tati inutili e di poco profitto; affidandone il giudizio all' 1. e R. Ac- cademia de'Georgofili di Firenze. L' assenihlea accoglie con mani- festi segni di esultanza 1 offerta spontanea del pievano Mai, ed il dott. Gara unendosi al voto universale attesta solennemente al re- verendo sacerdote la somma sua soddisfazione per 1' udita propo- sta. 11 Presidente Freschi aggiunge sperare che il beli' esempio Mai di eccitare collo stimolo del premio, verrà seguito da molti suoi con- fratelli, e sarà questo il primo anello di una nuova catena di be- neficj che il clero cattolico intreccia in favore dell' umanità. ( Ap- plausi reiterati ). Quindi s' intavola conversazione sopra il subbietto del pro- gramma, ove molte idee si emettono dai signori dott. Gera, colon- nello Sambuy, Presidente Freschi, conte Guicciardini e dallo stesso pievano Mai. Osserva il dott. Gera come ad estirpare le piante sia usata l'incenerazione, detta abbruciamento del terreno; come col si- stema d'incenerazione si distruggano, oltre la felce, anche tutti gì' in- setti, e come importi operarla con diligente attenzione. Dopo alcu- ne informazioni del pievano Mai sui danni cagionati dalla felce e sulle difficoltà di eseguire l'incenerazione di notte coli' aria insalu- bre delle maremme, il colonnello Sambuy replica al Gera che 1' ope- razione da esso lui consigliata, e della quale il Sambuy fece diversi esperimenti, sarebbe dannosa nei terreni sabbiosi per la facile ve- trificazione dei medesimi, ed utile nei terreni argillosi; ma occor- rere sempre cura singolare, poiché il terreno agevolmente cuoce come i mattoni. Il Gera osserva aver egli inteso parlare di lento ab- bruciamento al pari di quello del carbone, ove non crede possano verificarsi i timori del Sambuy: oltracciò potersi suggerire al re\ eren- do -Mai anche talun altio mezzo, come per esempio quello di qual- che coltura die potesse colla propria forza soverchiare la vegetazio- — 107 — ne (Iella felce. Ma il conte Guicciardini accenna come le analoghe indicate pratiche da esso tentate a Mugello, mediante l' uso delle grassicce, non conducessero al bramato effetto ; peroccliè la felce parimenti si è riprodotta. Il Presidente Fre.schi chiude la conferen- za opinando che coli' iucenerazione non solo si distruggeranno le felci, ma bensì migliorerà la condizione fisica del terreno, mercè il mescolamento della cenere col suolo; lo che formerebbe un eccel- lente concime chimico divisore. La seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sanguiwetti i4 PROGRAMMA AMfUNZlATO ALLA SEZIONE DI AGRONOMIA DEL QUfNTO CONGRESSO DEGLI SCIENZIATI ITALIANI IN LUCCA — «-D»sw««» — U, I II ardente desiderio, un anlichissinio voto meritevole delle vo- stre considerazioni per la non lieve utilità, vengo a comunicarvi, nella lusinga che non sia discaro alla gentilezza dell' animo vostro, degno dei vostri studi, e vantaggioso alla speranza dei miei popolani. In molli luoglii della provincia grossetana cresce rigogliosa la felce a danno non lieve e dell' agricoltura e della pastorizia. E sic- come vano è riuscito ogni tentativo fin qui praticato per estirpare questa pianta inutile e dannosa; così il sottoscritto dott. Francesco Mai pievano a Montiano, incoraggiato da quella generosa emulazio- ne che aduna in Lucca nel quinto Congresso scientifico italiano i henemeriti delle agronomiche discipline, si fa ad esporvi la neces- sità di ricercare coi dotti vostri studi un mezzo onde disperdere questo pregiudicevole vegetante; e così rivendicare all'industria agricola in quella provincia non pochi iugeri di terreno. Nella spe- ranza che questa proposta possa essere favorevolmente accolta da- gli amatori delle scienze agrarie, 1' esponente, a testimonio di vera gratitudine, anninizia avere stahilito il premio di una medaglia d'oro di cento fiorini toscani, a quello, che in una Memoria saprà meglio indicare il mezzo j)iù facile, economico, sicuro, per estirpare questa pianta sommamente dannosa; escluso per altro quello del fuoco, e del- la falciatura in agosto, perchè esperimenlali inutili e di poco profitto. La Memoria dovrà essere dirella all' I. e R. Accademia dei Geor- gofili di Firenze, la quale aggiudicherà il premio sulla verità del- l'esperienza, fatta nelle località indicate a risoluzione del quesito. Resta in facoltà del sig. Presidente dei Georgofili di stahilire il tempo per la presentazione delle Memorie e per l'aggiudicazione del premio. — Jog — O illustri Agronomi italiani, clic siete tanto benemeriti della in- dustria nazionale, favoi-ite il mio desiderio, e fate che 1' utile delle vostre riunioni giunga pur anche agli abitanti della mia povera ma- remma ; così ancor voi seconderete le provvide e benefiche cure di quel magnanimo Principe, istitutore e munificentissimo protettore dei dotti vostri Congressi; e un giorno il colono di quella provincia, insieme al nome dell' amoroso padre immortale Leopoldo secondo, benedirà ancora alla memoria della vostra sapienza. Lucca 11 settembre i843 FRANCESCO MAI DEL GIOII NO 23 SETTEMBRE ■>©«« JLF opo letto ed approvato il processo verbale, il conte Serristori prende la parola dicendo : Signori, vi do un'eccellente notizia — il cav. Aporti è tra noi ! Codesto annunzio è accolto con univer- sali e ripetuti applausi. Il conte Pelitli legge due proposte dettate dallo squisito suo amore umanitario, le quali vengono unanimemente accolte ed ap- provate, cioè : r una per la compilazione d' una statistica delle scuole infantili ; 1' altra per la comi)ilazione d' una statistica gene- rale delle casse di risparmio in Italia: per ambedue le quali distri- buisce un modello stampato suU' indole delle ricerche necessarie ad istituirsi ; domanda che una Commissione permanente per la colle- zione delle notizie statistiche venga nominata, e dicliiara che es- sendo qui presente il cav. Aporti, apostolo degli asili infantili in Italia, venga richiesto il di lui assenso alle descritte sue proposte. Il conte Serristori a nome della presidenza, dopo interpellato il sullodato cav. Aporti, che si dichiara consensiente, nomina la Com- missione, che si compone dei signori Conte Pelitli da Roreto per il Piemonte. Marchese Pallavicino per la Liguria. Giuseppe Sacchi per le Province lombarde. Conte Agostino Sagredo per le Province venete. Avv. Ferdinando Maestri per i Ducati di Modena e Parma. Marchese Carlo Torrigiani e ) , ^ ^ , . ° > per la Toscana. Dottor Francescin J Principe Carlo Bonaparte per gli Stati pontificj. Cav. prof, de Renzi per le Sicilie. Conte Giovanelli per il Tirolo italiano. Nobile .\nlonio Ghivizzani e 1 ., ,^ ,. . ^ .,.._. . > per il Ducato di Lucca. Prof. Luigi Pacini ) — Ili — Il Presidente Freschi osserva mancale alla Commissione un Pre- sidente la di cui influenza faccia volgere vie pii'i al meglio i di lei lavori ; e ritiene farsi interprete del voto universale appellando al- meno a Presidente onorario il non mai abbastanza encomiato ca- valiere Aporti. L'uditorio irrompe in ispontanea ed acclamante ap- pi'ovazione; dopo la ripetizione della quale il conte Freschi invita il mentissimo Aporti, nella sua qualità di Presidente onorario del- la Commissione di statistica, a ])reiidere un seggio alla tavola ed a lato del Presidente per tutta la tornata. La Sezione saluta di nuovo il benemerito ecclesiastico con vivissimi applausi. Il prof, abbate Conlrucci legge un' erudita Memoria, che attrae la costante attenzione degli ascoltatori, sopra la natura e le resul- tanze di un modo usato nella provincia pistoiese a salvare dai deva- stamenti dei fiumi i campi ; alla fecondità de' quali sono rivolti i comuni studi. Codesto modo consiste nello infrenare tratto a tratto con grosse muraglie la corrente dell'Orabrone e dei tributari suoi verso la loro sorgente, mediante serre costrutte di pietre esterna- mente lavorate alla rustica, aventi la loro convessità verso il ri- piano, alcune terminanti j)crfcttamente orizzontali, altre con lievi avvallamenti nella parte media, tutte disposte a modo di gradinata con massi sporgenti alla base per rompere l' impeto delle cascate ; modo, egli aggiunge, che riesci dopo molte cure a far salvi i terreni sottopostili possessori dei quali benedicono, ed a ragione benedi- cono, quelle opere stupende e tutelari. Il marchese Riccardi Ver- naccia fa plauso al sig. Contrucci per le belle spiegazioni e illustra- zioni comunicate, e si crede in obbligo di annunziare quanto gli venne' verbalmente assicurato da un impiegato supei-iore toscano, cioè che r etrusco provvidissimo Governo sta meditando i mezzi onde fare di nuovo popolare gli apennini da alberi che salvino la precipitosa caduta delle acque, d' onde hanno causa le inondazioni. Siccome di qualunque mezzo ad accrescere i foraggi la Sezione si occupa attentamente, così la lunga comunicazione che fa il dot- tor Cera intorno alle diverse specie di mcliloto ottiene tutta 1' at- tenzione dagli uditori. Dai principali caratteri del genere, egli pren- de a noverare le specie indigene all' Italia, e ne mostra gli esem- plari secchi. Quindi parla delle tre varietà che si riscontrano, una in Inghilterra, una in Francia e 1' altra in Italia, esuberantemente magnificate siccome opportune ad accrescere i nostri foraggi, ed I I -2 lina (Ielle quali Pin aneo alta ad emancipare l'Ingliillerra dal bisogno dello canaj)e e ilei lino, loro alUialriiente soinniinislrali ilall' Italia Russia e Germania. Queste tre specie sono appunto il melilothus £;i£^(inte(i clie il prof. Steer educava e moltiplicava in Padova, il me- lilothus mncrorltha che il sig. Loiselem- De-Longcliamps proponeva in Francia, e il meliìothus eretica che il sig. Taylor laudava in Lon- dra. Il doti. Gera cerca notare i caratteri delle tre piante noveran- done i pregi, e dichiara opinare in favore del meliloto eretico del sig. Taylor, non fidando molto sopra le descrizioni pompose degli al- tri due. Ed appunto, egli soggiunge, giova notare che il meliloto ereti- co seminalo in autunno può essere taglialo ed estirpato anche in mag- gio, lo che offre un foraggio fresco in una stagione abbastanza prima- ticcia ; questa pianta ha ini fogliame ahbondante, e tagliata in pieno fiore somministra buon raccolto di fieno eccellente ed adattato alle vacche da latte. Quindi parla dell'uso del meliloto ceruleo per colo- i-are il cacio, quale si usa in Isvizzera nel cantone di Glaris, eonsi- gUandone la fabbricazione anche fra noi ; ed entrando nella coltura dei meliloti si lùfei-isce a quanto egli ne scrisse nel suo Dizionario di Agricoltura. Il Presidente ringrazia il dott. Gera dei dettagli forni- ti ; il sig. Rizzi presenta a nome del sig. Steer di Padova i semi dello stesso meliloto, onde essere distribuiti ( come lo sono ) fra i colti- vatori che ne volessero fare saggio; ed il sig. dott. Gera propone ne sieno inviati anche alla Società agraria per esperimentare ; lo che sarà fatto. Il sig. Dragomanni si crede in dovere di annunziare che il suo concittadino sig. Giovanni Boninsegni onorevolmente dedito ad ogni agiario miglioramento, farà saggio del meliloto e ne riferirà le resultanze. Indi il dottor Gera riprende la parola per far conoscere come l'Italia, in genere di fabbriche rurali e specialmente di cascine, non abbia ad invidiare alcuno, e come meritino encomio le fabbriche di Lombardia, del Piemonte e del Bolognese. A cagion d'onore men- ziona gì' ingegneri Astolfi di Bologna e Bossi di Torino; offre del se- condo il disegno d'una cascina per [\o vacche e loo pecore, e trac- cia le leggi ed avvertenze che debbono regolare 1' edificazione di cascine; avverte poi che di questo argomento traila largamente nel- la sua opera. Il Lntlijicio, la quale sta per escire di pubblica ragione. Ed a (juesto proposito il sig. Gera dichiara farsi debito di avvertire al metodo di cagliare il latte proposto dal sig. Muratori di Bologna — ii3 — nella Conferenza agraria di quella città, ma solo per accertare non j)otersi ottenere vero formaggio, senza il presame o caglio animale. Il Presidente annunzia, che a completare la Commissione per le risaie egli ha aggiunti anche i signori B. Grigolati e ingegn. Brev. Il dolt. Gera imprende a raccomandare, temendo non sia nel Ducato lucchese abbastanza praticato, l'uso di seminare gli olivi; ed acciocché meglio la pratica ne riesca, egli rammenta che un fran- cese fino dall'anno decorso consigliava rompere i noccioli e pian- tare il seme. Al proposito degli olivi il sig. Luigi Mari deduce aver egli letto nelì'y/rnifo del contadino, \' estratto della 3Iemoria Mazzarosa in- torno all'insetto danneggìante l'olivo, indicando che l'osservazione ivi tracciala sidl' influenza del calorico sembra avvalorata dai fatti anche in maremma. E siccome egli desidera alcuni cenni sulla rac- comandata recisione dei rami, così il Segretario Sanguinetti (che avea in l'adova falla l'analisi della Memoria Mazzarosa) rinnova la descrizione del procedimento per tagliare e bruciare i rami infestati dall'insetto, sui quali deposita le uova; ed anche i hcheni sotto cui bene spesso stanno le uova posate. Il dott. Gera dice, sino a che le scienze naturali non avranno trovata la spiegazione dell' insetto, non si potrà sapere ove veramen- te stanziano le uova, e cita il j)rogramma di Oneglia ov'è promesso il premio di franchi 10,000 per chi discuoprisse il mezzo di distrug- gerlo. Il sig. marchese Riccardi cita il prof, de Vecchi come quegli che si occiqx) primo dell' insello e ne pubblicò le sue opinioni sotto il pseudonimo Tavanli, ed il Gera volge al prof, de Vecchi le sue felicitazioni compiacendosi di sempre più vedere nuove glorie italiane. Il marchese Pallavicino crede dovere annunziare come del programma d' Oneglia fosse venuta la risoluzione; come però il premio non venisse ad alcuno deliberato ; e come soltanto una Memoria ottenesse favorevole la menzione. La qual RIemoria pro- poneva per rimedio, il raccogliere i frulli assai per tempo e le- varli affatto; perocché l'uso generale di lasciare qualche frutto sulla pianta è assai condannabile, se si rifletta che l' insetto trova in quei frutti mezzo d" alimentazione e di vita. Alla domanda del conte Serrislori se 1' efficacia di codesto metodo sia riconosciuta dalla Società d' Oneglia, il Pallavicino risponde : in leoi'ia ma non in pratica. Allora i sigg. Gera e Mari discorrono sulla necessità d'isti- — ii4 — luirc tlejjli osami in sil'fallo argomento. Ma il sig. pievano Mai non può conconiare con 1' aiilore della Memoria approvata in Oneglia, poiché in maremma ov'cgli possiede molti olivi, la raccolta precoce colà adottata non gli fa salvi dall'insetto. Il dott. Chiesi osserva che varie sono le specie degli insetti; che difficilissimo ò il modo di di- struggerli non conoscendosene ahhastanza i costumi ; che il pro- posto metodo di cogliere le olive avanti la completa maturità gli sembrava efficacissimo, impedendosi così lo sviluppo dell' insetto ; che a praticare ([uesto metodo non potevano fare ostacolo le osser- vazioni del sig. proposto Mai, poiché se la maturazione delle idive si effettua in maremma più presto che altrove, deve pure più pre- sto avvenire lo sviluppo dell' insetto, non potendosi supporre che la natura avesse voluto che gì' insetti dannosi all' olivo ponessero le loro uova sui frutti di quella pianta, e questi divenissero maturi prima che gl'insetti si fossero sviluppati. Il sig. L. Mari aggiun- ge essere verissime e giustissime le opinioni del sig. Chiesi sopra l'accelerazione simultanea. Dopo di che la seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Guerardo Freschi // Segretario B. P-Sanguinetti ADINAKZA DEL GIORNO aS SETTEMBRE J-l Presidente della Sezione d'Agronomia in\ita i Presidenti e Se- gretari delle due Sezioni di Cliiinica e di Botanica a prender seggio al banco della presidenza. 11 dott. Clera a nome del cav. Adolfo Berenger di Conegliano leg- ge una erudita Memoria sopra il seccume delle foglie del gelso, ove si tracciano le cause occasionali della malattia con tutte le osser- vazioni che la precedono e 1' accompagnano. Il Presidente deplora l'assenza del canonico Bellani, il quale, essendosi occupato di co- tali studi, avrebbe potuto illustrare 1' argomento ; e propone sia in- viata la Memoria Berenger unitamente a quella del sig. Andrea Galva- ni alsullodato signore, onde egli ne riferisca al Congresso di Milano. La Commissione nominata per esaminare la Jlemoria del si- gnor Sandri sopra la golpe del frumento, per organo del suo rela- tore dott. Gera, comunica il di lei rapporto, nel quale, encomiando le diligenti osservazioni del sig. Sandri, non è la Commissione seco lui perfettamente concorde, e specialmente sulle cause della golpe. Da codesto rapporto consegue una conversazione istruttiva alla quale prendono parte i signori, dott. Gera, Grigolati, prof. Savi, conte Sanseverino, marchese Ridolfi, conte Freschi, e avv. Gio- vannini, con- osservazioni e deduzioni di vario genere tanto sopra il fusarium macuìans, quanto sopra le altre crittogame parasite dei gelsi ; d'onde si trae la conseguenza di dover nuovamente, e con somma attenzione degli agronomi e dei botanici, col valido soccorso degli entomologi, studiare la materia, notandone i fatti singolari nel loro ordine di avvenimento ; per poter giungere a discuoprire e com- battere le infermità di una pianta si interessante, qual è il gelso. A questo proposito il prof. Pietro Savi ricorda che al Congi'esso di i5 — ii6 — Padova la Sezione di Agronomia incaricò una Commissione d' in- dagare la causa della malattia denominata fersa, incarico che la Commissione non potè disimpegnare in tutta perfezione per man- canza di sufficienti mezzi ottici; avendo solo stabilito essere pro- dotta da un fungo parasite costituito da filamenti intrecciati in- sieme e distesi sui punti ammalati della lamina della foglia. Il prof, de Vecchi legge una sua Memoria, che ha per titolo Dell' azione degl' ingrassi e del loro stato per un pile utile impiego. Scopo precipuo di questa Memoria si è di presentare intorno agi' ingrassi la dottrina di Liehig, il cui resultamento generale sa- rebbe, secondo il de Vecchi, che la nutrizione eventuale degl'ingrassi è nulla o poco giovevole alla prosperità delle piante coltivate, che traggono presso che tutto il loro incremento dalla nutrizione con- tinua, e che lo stato nel quale questi ingrassi debbono essere alle piante stesse amministrati è il più prossimo possibile al carbono- 50, ovvero compita la loro putrida fermentazione. Aperta quindi la discussione sopra così importante argomen- to, il marchese Ridolfi fa osservare, che quanto ha detto il pro- fessore de Vecchi delle sostanze carbonose impiegate come ingras- so è pure stato detto da altri ; ma che quanto agi' ingrassi dati allo stato quasi carbonoso, dubita possano produrre 1' effetto che uno si ripromette ; imperocché, soggiunge, 1' ammoniaca che nei le- tami si emana, è un oggetto importantissimo per la nutrizione del- le piante. E discorrendo sulle emanazioni gassose, alle quali danno origine i letami fatti fermentare fuori del terreno; sulle perdite si- gnificantissime in materia alibile che allora hanno luogo ; sulla convenienza, anzi necessità di consegnare ai terreni i letami assai freschi, o fatti di recente, e tutto ciò in ordine ai principi stabiliti dalla scienza e confermati dalla pratica, viene egli a condannare nel più valido modo la riduzione dei letami in quello stato in cui li vorrebbe il de Vecchi. Questi però fa osservare non aver egli parlato d' ingrassi ani- mali, ma bensì d' ingrassi misti. Quanto all' opportunità degl' in- grassi freschi dice non aver riportato che le opinioni dei più va- lenti chimici moderni, come Dumas, Boussingault, Licbigec, secon- do i quali le piante, solo nella germinazione assorbono tutto il nu- trimento dal terreno, e dopo che si sono sviluppate nell' atmosfera lo prendono quasi tutto da questa. Talmente che conclude, essere — 117 — l'acido carbonico tratto dal terreno un nutrimento eventuale, e (|uellu dell' atmosfera 1' essenziale. Ma il marchese Ridolfi dichiara essergli nuovo che le piante non si nutrano d' acido carbonico per la via delle radici, e perciò non poter ammettere questa opinione. Ricorda allora il de Vecchi aver usato l' espressione d' eventua- le, e dice non esser ciò una novità, dappoiché tale maniera leggesi in varie opere moderne. In questo punto il prof. Taddei, presa la j)arola, dichiara, che essendo egli stato partigiano degl' ingrassi in stato di freschezza, come protesta di esserlo tuttavia, non può astenersi d' intervenire anch' egli nella discussione. E poiché a sostegno della opposta pra- tica, e segnatamente dei letami fermentati e ridotti quasi a terric- cio, eransi fatti valere i buoni effetti che se ne ritraggono dai giar- dinieri, egli incomincia dall' avvertire non doversi a cosiffatta pro- va accordare alcun peso, giacché se fanno sacrifizi di materia nu- tritiva i giardinieri, non debbono farlo gli agronomi ; ciò che si fa per i fiori e per il giardinaggio non doversi né potersi fare per i campi; essere i giardini di mero lusso, essere i campi all' opposto di so- stegno ai proprietari, e la prima ricchezza deUe nazioni. E scen- dendo quindi a parlare dell' effetto utile degl' ingrassi, ei si riporta in special modo a quelli comuni, o delle stalle ( ingrassi misti ) sic- come quelli di cui per 1' ordinario si fa uso per fertilizzare i terre- ni. E qui richiamando 1' attenzione sulla enorme perdita di princi- pj gassosi e vaporosi cui vanno incontro le masse fermentanti dei letami quando sicno abbandonate per lungo tempo alla fermenta- zione, o sotto la concimaia, o altrove, fa notare l'utilità che alla ve- getazione ne verrebbe tuttavolta che quegli stessi principj, anzi- ché disperdersi nell'aria, fossero messi a profitto della vegetazione. E convenendo pur egli che in certe date culture e in certe qualità di letami si possa facilmente incontrare il caso, che neU' impiego di questi in slato di freschezza, o recenti, non vi sia alcun benefi- zio, o lo sia pressoché minimo; avverte non doversi gli agi'onomi lasciare illudere da ciò. E qui opportunamente ricorda, che se per troppo breve periodo di vita delle piante erbacee, come i cereali, o per soverchia lentezza e diuturnità di decomposizione di alcuni letami, come coiattoli, cenci lani ec. avviene che la prima sementa non ne risenta il desideralo effetto, non mancheranno di risentirlo — 1.8 — la seconda e le successive. Quindi insiste che pongasi tutta la cura nel far sì che tanto l'acido carbonico, quanto il gas ammoniaco ed ogni altro prodotto di fermentazione, si svolgano nel campo, e in contatto delle radici o di altri organi delle piante vegetanti, strin- gendo col dire che alle emanazioni dei letami hanno principal dritto le piante ; che per esse specialmente la natura le ha desti- nale: per modo che tradirebbe sempre il proprio interesse quel- r agricoltore che da siffatta pratica si discostasse. Per ultimo, a con- ferma dell' esposto, mentre conviene col prof, de Vecchi, che uno degli uffici del terriccio, e segnatamente quello di condensare i gas, sia analogo a quello che esercita il carbone polverizzato ; en- tra nella dottrina di Liebig, riportando ad esempio gli stessi di lui quadri comparativi rispetto alla presunta quantità di materiali ali- bili che possono essere introdotti nei vegetabili, sia che si tratti di piante legnose, sia che si referisca a piante erbacee. D'onde pro- viene che i materiali introdotti per la via delle radici rappresenta- no in ambo i casi una ben piccola frazione, dirimpetto alla quanti- tà che i vegetabili hanno saputo e potuto appropriarsi per altra via, per immedesimarli ed assimilarli alla propria loro natura. Dal che manifestamente risulta dover le piante attingere la maggior parte del loro alimento dall' aria atmosferica, che è quanto dire dal gas acido carbonico, o da altri gas che sono di continuo disseminati neir ambiente comune. Finisce allora col dire, che qualora si vo- lesse ammettere che per la sola via delle foglie i vegetabih si nutri- scano, senza accordare alcun che alle radici, sarebbe lo stesso che voler bandire dall' economia rurale la pratica di consegnare ai ter- reni gì' ingrassi; chiudendo col protestare che fintanto che la chi- mica non avrà stabilito dei canoni sicuri, e delle teoriche le quali possano servir di guida allo studio della nutrizione delle piante, r argomento degl' ingrassi sarà sempre in una continua oscillazio- ne, ed in grandissimo conflitto di parlili. Il prof, de Vecchi legge le note al suo scritto nelle quali è ri- portato il testo di Liebig relativamente a quanto il de Vecchi stes- so aveva detto nella sua Memoria; e siccome ha sentito nel discorso del prof. Taddei confermato il suo asserto, gli addimostra d' esserne sodisfattissimo. Presa quindi la parola il doti. Dini, esprime il desiderio che sia proclamalo il principio di concimare i terreni con sughi freschi. — 119 — poiché nella pratica, e precisamente nella esperienza comparativa fra un campo concimato a letame fresco ed un altro a letame fermen- tato, si è trovato essere i letami tanto più utili quanto più sono freschi ; e moltissimo imporla lo insistere su questo principio per vincere la resistenza dei contadini, perseveranti nella tradizionale loro al)itudine di concimare con letami macerati. Rispetto a che il prof. Taddei replica, avere 1' Accademia dei Georgofili già dimostrato in che consista l' inganno in cui cadono coloro che sostengono coi fatti alla mano, di avere ottenuto mag- giori vantaggi dai letami fermentati che dai freschi. 11 prof. Pirla, riandando allora sulle cose trascorse e contem- plate nella Memoria del prof, de Vecchi, dice, aver La Boucherie osservato nel recidere un tronco zampillare acido carbonico, e ciò in prova dell' assorbimento venuto dalle radici ; poi quanto a Lie- big, non ha quest' autore negato l' assorbimento dell' acido car- bonico dopo il germogliamento, né ha detto che durante il germo- gliamento vi sia assorbimento di questo gas, ma bensì di ossigeno, il quale col carbonio della materia organica forma acido carljoni- co,di cui simultaneamente i semi si spogliano. Aggiunge inoltre che l'acido carbonico, essendo destinato a decomporsi in contatto delle foglie e delle parti verdi della pianta, non può essere utile al seme sprovvisto di tali organi, come sembrerebbe al prof, de Vecchi. Ma questi insiste non aver riportato che l'opinione di Liebig. Il prof. Pirla ripete non aver Ietto tal cosa nelle opere di questo autore Il prof. Pietro Savi allora prende la parola per appoggiare l'espo- sto del prof. Piria in proposilo di ciò che accade nei semi all'epoca del loro germogliamento, e ne adduce in conferma tanto le esperienze del Gough quanto lo sviluppo d' aria mefitica per acido carbonico, che avviene laddove sono accumulati grani che subiscono un prin- cipio di germogliamento. Aggiunge che nel passo del Liebig citato dal prof, de Vecchi non si parla di germogli ad incipiente svilup- po, ma bensì di piante prive di foglie; per le quali ancorché certo sia il succiamento d'acido carbonico operato dalle radici, pure é ancora da credersi che ne assorbisca la superficie dei giovani ra- mi, come che identica per organizzazione e per funzioni colla su- perficie verde delle foglie. Passando quindi ad esaminare altri punti della Memoria del prof, de Vecchi concernenti in più particolar modo la fisiologia — lao — veg;elal)ile, nega il fatto da questo asserito di secrezioni carbonose accolte intorno alle radici, da poi clic la scienza non solo non ri- porta esempi di fatti simili, ma anzi dimostra la non esistenza di siffatte secrezioni escrementizie. K per (jiiello poi che il de Vecchi dietro l'esposto del Liebig af- ferma, in proposito della maravigliosa altitudine posseduta dal car- bone, per far vegetare lussureggiantemente le piante che in lui estendono le radici, espone che presso di noi non vivono in tal si- tuazione che alcune piante, e meno prosperano in una terra di cui un terao sia carbone; ma che la natura di queste non dà molto a pensare in favore della facoltà alimenlatrice del carbone, in quanto che esse piante, essendo di quelle che diconsi grasse, hanno tale indole da prendere la maggior parte del loro nutrimento dall'aria, an/A che dalla terra. E il uìarchcse Ridolfi, tornando al carbone proposto come in- grasso, ed agi' ingrassi resi quasi carbonosi, fa osservare che le piante vegetano nel carbone finché sono tenute all' ombra, e sono costantemente innaffiate; ma che tenute al sole soffrono considera- bilmente per ima soverchia azione dei raggi luminosi. Però crede, che se comparisce sterile la terra delle carbonaie, debbasi ciò attri- buire non al carbone, ma bensì ai prodotti pirogenali di cui il ter- reno resta impregnato. E qui affaccia una sua ipotesi sulla possibile formazione dell'acido nitrico nella scomposizione degl' ingrassi in seno alla terra in alcune circostanze particolari, appoggiandosi a quanto accade nelle nitrerie artificiali; e perciò crede sia opportu- no che la fermentazione dei letami principii innanzi di adoperarli, affinchè si abbia ammoniaca in vece di detto acido. La qual cosa, perchè non generi timori di sorta, il prof. Tad- dei si affretta ad assicurare che quand' anche abbia luogo produ- zione di quest' acido, non può esso arrecare danno alle piante ve- getanti, atteso che, sviluppandosi in contatto di basi terrose, deve per necessità da queste rimaner neutralizzato; anzi è d'opinione che potrà essere riguardato in questo caso come un mezzo di più per la nutrizione, avuto riguardo allo svolgersi del gas acido carbo- nico, cui avrà dovuto dar luogo nell'occasione di scomporre i car- bonati per appropriarsene le basi. Della qual cosa convenendo il marchese Ridolfi, replica però, che dove abbia luogo formazione di detto acido esser vi deve per- lai dita di azoto alibile, conciossiachè non è fin qui noto che le piante scompongano né l'acido nitrico, né i niliali. Il Presidente dopo aver fatto alcune considerazioni intorno ai nitrati che possono formarsi nel terreno, referisce che nella sua pratica agraria tien per sistema di mescolare i letami alle terre; cosa elle egli ha trovato tanto più conveniente in quanto che colla stes- sa quantità d' ingrasso cosi preparato ha ottenuto un effetto tre o quattro volte maggiore ; dal che egli deduce che questo processo, fissando i principj volatili che si svolgono dalla decomposizione delle sostanze organiche o dai letami, li conserva tutti a vantaggio della pianta ; ed è perciò di avviso che questa sia, se non la migliore, almeno la più facile pratica per conciliare i vantaggi dei letami fre- schi con quelli dei letami decomposti o fermentati. Il marchese Ridolfi appoggiando questa pratica soggiunge me- scolarsi ai concimi anche il gesso per ottenerne maggior vantaggio. Fa inoltre osservare che in alcuni avvicendamenti si sogliono far precedere alla sementa del frumento le piante baccelline, le quali torna utjle di letamare largamente onde sviluppino assai gli organi foliacei,pei (juali poi,assorI)endo più largamente il nutrimento dal- l'aria, ne viene che poco occorra alle piante di succhiare dal terre- no; ([uindi si ottiene un largo prodotto da quel raccolto senza esau- rire la ricchezza del terreno, ed anzi accrescendola ; forse per le più abbondanti escrezioni delle radici, e certo per il fogliame stesso che finalmente disseccandosi cade sul campo, e vi forma abbondante terriccio. Ecco come dalle piante baccelline venga procurato alla terra un aumento di fertilità, e perchè giovi loro un'abbondante le- tamazione in sul cominciare della vita, e come si possa intender così l'economia del doppio sistema di nutrizione dei vegetabili. Rispetto a che il prof. Taddei soggiunge, che mentre il marchese Ridolfi ha svolto un altro argomento importante di rustica econo- mia, egli vien anche a distruggere un apparente paradosso, cioè che nei terreni ove hanno avuto vita le fave, più furono queste rigo- gliose e feconde, più si ottenga di frumento ; nel che a guardar su- perficialmente si crederebbe incontrare un doppio esaurimento, e si trova in vece, per opera delle fave, cresciuta la feracità del terreno a vantaggio del frumento, in ragione del lussureggiare delle prime. Il Presidente discorre degli altri materiali che servono alla ve- getazione. — laa — IlCherici affaccia, die in far uso di letami freschi si va ii>contro al grave inconveniente di riportare molti semi non decomposti, ed atti perciò a germinare in mezzo ai campi, da cui rimangono infe- state le raccolte. A questo proposito il prof. Taddei ricorda non avere l' Accade- mia dei Georgofili perduto di mira questo grave inconveniente, sug- gerendo di far subire la concia ai letami, laddove le circostanze lo permettano. Al che replica il sig. Cherici, non conoscere quel pro- cesso chimico, ed esser bene di determinarne il tornaconto preciso. 11 marchese Ridolfi chiude tale discussione dicendo, che altro ri- paro ancor più efficace all' inconveniente affacciato dal sig. Cherici può aversi niediante un ben inleso avvicendamento agrario. Il dott. Gera presenta alla Sezione una Memoria di statistica agraria del compartimento ferrarese compilata dal prof. Casazza, al quale tributa somma lode. Il Presidente rilascia al dott. Gera la co- pia presentata, con incaricarlo di porsi in corrispondenza coi vari membri componenti la Commissione di statistica agraria, e col Segre- tario della Commissione il quale risiede in Firenze, e a cui egli do- vrà inviare a suo tempo la statistica Casazza, e quelle altre che egli potesse raccorre o comporre. La seduta è sciolta. Il Segretario della Sezione di Botanica L. Masi // Segretario della Sezione di Chimica Luigi Calamai Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Saitguinetti ADUNANZA DEL GIORNO 26 SETTEMBRE J_f opo letto ed approvato il processo verbale del dì ^3, il sig. F. Glie- rardi Dragomanni accenna eh' egli ha in addietro proposto, quale mezzo moralizzatore ed instruttivo, un sistema d'emulazione, consi- stente neir istituire premi di virtìiai contadini; che la Commissione da esso lui domandata per l'esame di siffatti pensamenti non era per anco nominata, e che ne chiedeva islanlaneamente la formazione. Il Presidente aderendo ai di lui voti elegge i signori, principe Carlo Bònaparte e nobile L.A. Parravicini. Indi il conte Sei'ristori, uno dei componenti la Commissione eletta dal Congresso fiorentino a riferire sul progetto di una fiera libraria in Italia, legge un rapporto negativo al progetto; motivato principal- mente sulla niuna confidenza che la Commissione nutre verso la clas- se degli editori e Ubrai, salvo sempre alcune onorevoli eccezioni, re- lativamente a quella moralissima moderazione dei prezzi de' libri, che è la condizione pi'ecipua all'attività d'un mercato e d'una fiera. Il principe Carlo Bònaparte dichiara avere sentite quanto chiun- que altro le verità contenute nel lucido ed energico rapporto ora letto. Egli è dolentissimo di vedere tratto in tratto il sotterfugio vestire abito di graziosa concessione, mercè programmi d' associa- zione, che atteggiati ad elastiche interpretazioni, velano spesso la frode, «piasi sempre l' inganno ; in fine egli deplora vivamente la leb- bra della pirateria libraria, che con sommo suo rammarico vede propagarsi specialmente nel mezzogiorno d'Italia. Il dott. Bartolommeo Cini non vuole entrare nello esame dei vantaggi ineienti ad una fiera di libri in Italia, ma pensa dover an- ch'egli elevare una voce contro la corruzione che si manifesta nel commercio librario. Egli ritiene che in Germania, anche senza la 16 — ia4 — fiera di libri, ve ne sarol)be grande traffico, poicliè lo sfogo delle opere stampale consegue da bisogni e principj irrevocabili nelle nazioni ; ed a questo proposito cita la Francia ove l' esito di libri è considerabilissimo senza fiera ad hoc. In fine, egli aggiunge, bi- sogna sperare nella educazione progressiva de' librai e dei lettori ; ottenuta la (juale, il commercio librario potrà ristorarsi col bene- ficio dell' universalità. Il conte Sanseverino non vuole omettere di far osservare al dot- tore Cini die l' Italia, nelle sue condizioni attuali, non ha analogia colla Francia. Ivi, egli dice, tutto è a Parigi; ed in quel centro è data tale un'impulsione, che tutta la Francia se ne risente, per commen- dare o condannare un libro. La Germania al contrario è, come r Italia, divisa in parecchie province, e senza una fiera od un luo- go di convegno qualunque, le produzioni stampate, salvo poche ec- cezioni, rimarrebbero sconosciute da slato a stalo. Il marchese Pallavicino vorrebbe, se non è possibile la fiera, al- meno un catalogo di libri simili a quelli ch'egli ha veduti in Ger- mania: alche risponde il conte Serristori avere la ditta Stella intra- presa l'edizione di una Bibliografia, la quale suppone sospesa per ragioni da esso ignorate. Il Dragomanni vorrebbe fosse pubblicato il rapporto sulla fieia libraria onde servisse a moralizzare i librai; ed il marchese Ridolfi chiude r argomento osservando, che allo scopo precipuo di vedere migliorate le condizioni economiche degli editori e de' librai, lo che varrebbe eziandio a migliorare il loro contegno morale, gioverebbe più che tutto il conseguimento di un voto già emesso nel Congresso padovano, cioè dell' unione doganale tra i diversi stati d' Italia; mer- cè la quale diverrebbe sacra la proprietà letteraria, e con quella at- tivissimi i lavori di traffico librario ed i progressi dell' umano in- tendimento. Il sig. Parravicini reputa convenevole di comunicare ali' assem- blea che nel d'i i\ .settembre, per le zelantissime cure del non mai abbastanza lodato prof. Luigi Pacini, venne inaugurato in Lucca sot- to la presidenza onoraria del benemerito cav. Aporli il primo asilo dell' infanzia; e l'adunanza riceve codesta comunicazione con vi- vissimi applausi. Il conte Freschi legge un indirizzo dei signori, colonnello Ber- tone de Sambuy, conte Sanseverino, marchese Ridolfi, lo stesso con- te Frcsclii, conte Seriistori e li. P. Sangiiinciti alla Sezione d'Agro- nomia e Tecnologia, nel (juale essendosi esaminate le cause della decadenza della vinificazione in Italia, i danni emergenti da siffatta decadenza, ed i mezzi acconci a farla sparire, proponesi che la stes- sa Sezione, assumendo l'ufficio di protettrice e tutelalrice dell'indu- stria enologica in Italia, volga i di lei sforzi a promuoxere i miglio- ramenti di fabbricazione dei vini italiani, ed a propagarne l'uso; a tale da emanciparla dal tributo pagato annualmente allo stranieio, per il consumo di qualità, delle cpiali in varie direzioni i vini indi- geni puonno sostenere onorata concorrenza. L' adunanza accoglie codesto indirizzo con amplissimo e spon- taneo plauso, di modo che il Presidente dichiara, interpretando i voti della Sezione, consigliare a intiaprendere discussione sopra questo importante argomento. Dopo alcune riflessioni, ma in senso d'approvazione, del sig. mar- chese Hiccai'di Vernaccia, la parola è assunta dal marchese Ridolfi, il quale dimostra con calde e brevi parole l'utilità pratica delle pro- posizioni formulate, cioè di ima statistica formata col concorso delle Accademie o di qualche cittadino sopi'a la qualità e quantità dei migliori vini d'ogni distretto o conqiartimenlo ; d' un deposito da formarsi in Milano per l' epoca del sesto Congresso italiano del- le qualità scelte, onde siano conosciute ed apprezzate; della direzio- ne gratuita da somministrarsi a tutti i proprietari di vigne per il re- spettivo perfezionamento nella fabbricazione dei vini indigeni. Il principe Carlo Bonaparte, facendo eco all' approvazione manife- stata al progetto di rigenerazione enologica da tutta la Sezione, vuole aggiungere come l' industria vinicola abbia d' uopo di pre- valente stimolo, non solamente da noi, ma dai consumatori, e come j)er lo mezzo d' un deposito generale di vini italiani in Milano ri- fulgerà la potenza della nostra produzione a segno da non abbiso- gnare di vini stranieri; i quali di sovente mentre non contentano il palato guastano lo stomaco colle droghe di che sono fatturati. Ed alle parole lusinghiere del principe Bonaparte il colonnello Sambuy presta il miglior conforto, asserendo che molti e molti sono i vini eccellenti in Italia, che parecchi di essi egli conosce nel Piemonte, che nelle altre parti della penisola pai-imenti altri e moltissimi ne abbondano; e che qualora, per opera di un deposito, ogni qualità sia conosciuta, ci convinceremo senza meno della bontà assoluta de no- 1 9.6 siri vini, e delle IxhiIÌi loro relative cogli stranieri. 11 niarcliese Ri- dolfi concorre nella idea de' preopinanti sopra la podestà in noi di fabbricare vini buoni al pari di quelli d' oltremonte ; ma altresì di- ce, conviene persuadersi che ogni terra ha i suoi prodotti speciali ai quali è bene serbare i suoi caratteri ; che bisogna abbandonare (juella mania di stranierismo, la quale e' illude al punto da prefe- rire r imitazione alla creazione ; clie noi non dobbiamo agognare a fare lo sciampagna, il bordeaux, il reno ec, ma che dobbiamo assu- mere di fabbricare vini italiani; chiamandoli non con nomi d'ol- tremente, ma con quelli della comune o provincia ove la vite alli- gna rigogliosa. Il conte Serristori approvando la massima espressa dal marchese Ridolfi aggiunge quanto importi svellere il pregiudi- zio della nomenclatura straniera, nella quale, a scapito della reputa- zione de' vini nostri, talinii fanno comprendere i nostri prodotti; e cita un esempio di vini sardi in Russia gustati e ritenuti per vini di Francia. Molti altri confortevoli ragionamenti si adducono dai si- gnori, principe Bonaparte, prof. Contrucci, colonnello Sambuy, Pre- sidente Freschi, march. Ridolfi e B.P. Sanguinelti, inlesi a dimostra- re r importanza della tutela che la Sezione agronomo-tecnologica può prestare all' italiano meglioramento della condizione industriale ed economica dei vini indigeni. Presentandosi al banco della pre- sidenza molti proprietari vinicoli a dichiarare l' intenzione d' invia- re all' ideato deposito in Milano i vini loro per farli conoscere e gu- stare, il Presidente ha nominata una Commissione composta dei si- gnori, march. Ridolfi, principe Carlo Bonaparte, dott. Bartolommeo Cini, conte Sanseverino, cav. Bassi, se medesimo ed il Segretario Sanguinetti, la quale rediga e sottoponga alla Sezione un manifesto per la pubblicazione dell' adottato progetto ; ad eccitamento degli ottimi italiani, onde prestino larga ed efficace mano ad una rigene- razituie vitalissima per gì' interessi della patria! Il sig. Rizzi presenta un imbuto che quale valvola di sicurezza serve a chiudere ermeticamente le botti o tini in cui si vuole far fermentare il vino, lasciando sfuggire a traverso l'acqua contenuta neir imbuto quella quantità di acido carbonico che svolgesi abbon- dantemente. La semplicità dello strumento, la poca spesa che porta, la spiegazione del modo facile j)er usarlo, ed il buon effetto da esso ottenuto per tre anni, specialmente nella fermentazione de' vini bian- chi ove si bramino ridotti limpidi e chiari, sono motivi sui quali la — 127 — Sezione riguarda quella comunicazioiie con favore. Il prof. Lotlini osserva che un apparato quasi simile è adottato in To.scana : al che il Rizzi replica non essere ciò conosciuto da esso, né da molti altri. Il marchese Riccardi Vernaccia legge una Memoria diretta al pio concetto di suggerire a vantaggio delle classi inferiori l' istituzione di farmacie permanentemente aperte a spese delle comuni. Il conte Sanseverino fa osservare che in Lombardia, per le povere classi, vi sono ovunque medici gratuiti. Il prof. Lottìni concorda pei-fet- tamente col marchese Riccardi sopra la necessità e 1' utilità delle farmacie gratuite per i poveri ; dice che codeste istituzioni ai Go- verni e non ai particolari competono; ch'egli mosso da sentimenti d'umanità aprì la sua farmacia in Livorno fino da 27 anni, appre- stando i medicinali gratuitamente ai poveri di giorno e di notte; eh' egli sa quanti beneficj e sollievi all'umanità arrechi la prontez- za dei soccorsi, e specialmente nei casi dolorosi di cadute e di av- velenamenti spontanei o accidentali; ch'egli non mancò soltoporne le considerazioni opportune a S. A. I. R. Leopoldo II, onde l'attenzio- ne paterna di cpieU' ottimo e munificente principe volgasi in favore di codesto argomento, nel (piale 1' oratore assicura avere sacrificate enormissime somme, insostenibili dal buon volere d'un privato. La Sezione sente la comunicazione del prof. Lottini con benevola at- tenzione, per la filantropia da lui esercitata in sì lungo periodo. 11 marchese Ridolfi dice che fra le utili istituzioni di Toscana quella del cav. Niccolò Puccini va certamente menzionata; perciò avendo ricevuto una relazione della festa delle spighe, crede non poterne fare migliore uso che presentarla alla presidenza, affinchè ne sia fatta onorevole menzione. Il sig. dolt. Cerioli legge alcuni cenni per far conoscere un nuo- vo apparecchio imaginato dal principe \'idoni di Sorresina, col quale sarebbero tolti gl'inconvenienti derivanti alla pubblica igiene dalla macerazione del lino. Il colonnello Sambuy presenta alcuni lavori di statistica agraria dei signori, P. Civalieri d'.Vlessandria, G. B. Merenda da Carignano, e Carlo Fumagalli di Cozzo. La Sezione rende gi-azie agli autori del- le loro dettagliate comunicazioni, le quali saranno inviate al Segre- tario per la statistica agraria d' Italia. Il nobile L. .\. Parravicini presenta la sua promessa statistica sui fanciulli impiegati nelle manifatture di Venezia ; a proposito delle — 128 — quali il prof. Maiifrè prende arjjomento per dedurre che nelle pre- cedenti discussioni, a cui egli non assisteva, essendosi accennati molti stabilimenti orfanotrofi e tecnici, egli si crede in dovere di dire che molte delle modificazioni indicate nelle discussioni mede- sime si trovano fortunatamente attivate nel regno di Napoli, mercè le provvide intenzioni di quell' augusto Monarca. Cita a modello di ottima fra le istituzioni l'Accademia Politecnica di Napoli, ed annun- zia che non ha guari la sapienza di quel Principe ordinò la creazio- ne di altra scuola tecnica in Pierrarsa non lungi da Napoli, affidan- done la direzione al non degenere figlio dell' immortale Filangeri. La seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sa ngu inetti ADIKAIVZA DEL GIORNO 27 SETTEMBRE -^>»e*- .A. questa adunanza intervenne la Sezione chimica. Si legge il pro- cesso verbale del a5 settembre, del quale il prof, de Vecchi e il mar- chese Ridolfi propongono di sospendere 1' approvazione, perchè trattando di gravi questioni deve essere esaminato con tranquilla attenzione da chi partecipò attivamente alla questione degl'ingrassi. Il de Vecchi aggiunge che è suo desiderio apparisca nel verbale com'egli abbia inleso, nelle sue dimostrazioni, soltanto di fare appli- cazione delle nuove dottrine di Liebig e Dumas, e non altrimenti. La sospensione del processo verbale è adottata. Indi il Presidente fa leggere i quesiti proposti nel Congresso di Firenze, e che si tro- vano a pagina 307 degli Atti di quel Congresso. « I .'^ Se il terriccio (humus) somministri o no carbonio alle « piante che in esso vegetano. Discutono sopra codesto quesito i sigg. marchese Ridolfi, prof, de Vecchi, conte Freschi, prof. Piria e prof. Taddei, d'onde è risultata la risposta affermativa. Si legge il secondo quesito, cioè : « 2." Se una pianta vegetante nel carbone polverizzato, ed innaf- fi fiato con acqua contenente azoto lo assorba, per 'poi restituirlo « puro nella quantità che Io assorbì, e quindi finisca con perire. Il prof. Taddei reputa il quesito da non proporsi, specialmente perchè le piante, benché abbisognino di azoto, non ponno assor- birlo nella sua semplicità. Il marchese Ridolfi appoggia l' opinione del prof. Taddei, d'onde si dichiara insolubile codesto quesito. Si legge il terzo quesito « 3.° Se il carbone in polvere, posto intorno alle radici delle >< piante, le difenda dai danni che in alcuni casi potrebbe loro arre- « care la decomposizione delle sostanze segregate dalle radici stesse. — i3o — Sul ([iialo quesito il marchese Ridolfi (aceiKlo osservare di do- versi innanzi tutto stabilire se le materie sono segregate dalle pian- te; Io che trarrebbe alla c|uestione delle segregazioni; annuente il prof. Pirla, si decide di sospenderne la soluzione. Si legge il (juarto (piesito « 4° Quale azione provi il carbonato d'ammoniaca assorbito « dal carbone sotto l' influenza di temperalure diverse, proprie del- « le varie stagioni, tenuto conto delle osservazioni in proposito falle « dal marchese RidoUi, e dalla Solto-Sezione verificale. Per il quale, il march. Ridolfi, dichiarando non avere potuto con successo ripetere le esperienze dianzi verificate ed annunciate alla Sotto-Sezione di Chimica, prega non inoltrare le discussioni, aggior- nandole ad allorquando egli potrà riscontrare le prime osservazioni. Si legge il quinto (piesito « 5.° Quale azione il carbonato d'ammoniaca eserciti sulle pian- « te allorché mollo allungato d' acqua venga presentato alle spon- « gille delle loro radici; e determinare se l'acqua delle piogge con- « tenga realmente tracce d' ammoniaca, conforme si asserisce. Di cui il marchese Ridolfì propone la trattativa poiché si rias- sume sull'ammoniaca nelle piogge. Il prof. Taddei osserva che l'am- moniaca non viene solo dall' atmosfera ma anche dal terreno e da- gli slessi animali, di modo che l'elevazione di gas ammoniaco ac- cade in tutta la superficie del globo. Quindi sulle osservazioni del prof. Pirla, avvalorate dal prof. Taddei, si decide sulla utilità di più accurate esperienze, esercitandole in una scala vasta ed estesa. Si leggono gli altri quesiti, cioè : « 6." Indagare se, formando le masse del letame con alternarne « gli strati con altri di polvere di carbone, e per modo che l' idli- « mo strato della massa sia di carbone, i letami si conservino e si « dissecchino senza scomporsi, e senza che sia necessario 1' aiuto « di calore artificiale o del sole. « 7." Ripetere i medesimi esperimenti, sostituendo al carbone le « argille ben cotte, e ridotte in polvere, per quindi notarne gli effetti. « 8.° Stabilire con quale intensità d' azione le argille cotte, tanto « pure che mischiate con sostanze vegetabili, assorbano e ritenga- « no i liquidi ed i gas, e come poi li modifichino. « 9.° Stabilire il grado di coltura delle argille più propizio al- « r assorbimento in ([uestione, ed il modo di eseguirla economica- « mente nella pluralità dei casi e delle circostanze. — i3i — Per i (|iKili il marcliese Ridolfi dicliiaia ritenere in genere (|iielle |)roposizioni, ma doversi fare nuove esperienze, ed essere utile di rimettere quei quesiti ad altra Sezione Agraria. Non dissente da tale idea il prof. Taddei, raccomandando nelle nuove esperienze di distin- guere la fertilità cliimica dalla fertilità meccanica: e dopo alcune osservazioni del conte Freschi sopra 1' ufficio delle argille nella de- composizione dei letami, viene adottata la proposta Ridolfi. Indi il marchese Ridolfi comunica alla Sezione l'estratto di un processo verbale del Congresso scientifico di Cork in Irlanda, ove un nostro connazionale, il sig. Carlo Bianconi, lesse alcune osserva- zioni sullo slato progressivo del modo di viaggiare in Irlanda, da esso lui ivi introdotto con sommo vantaggio di quella contrada, e per il quale il Bianconi ottenne grandissima gloria e riconoscenza in quel regno; lo che giova altamente a celebrare anche colà il no- me italiano. L' adunanza accoglie con applauso siffatta comunica- zione, e sopra proposta del sig. Fr. Gherardi Dragomanni ordina sia diretta al sig. Bianconi una lettera di felicitazione. Il Presidente conte Freschi avendo invitato il sig. marchese Maz- zarosa a connniicare le sue dotte osservazioni sopra un insetto no- civo agli olivi, egli fa lettura della Memoria già da esso inviata al Congresso di Padova, la quale giunta colà tardi per esser letta fu sf)lamente comimicata per analisi. L'adunanza applaudisce viva- mente al nobile lettore, e lo ringrazia d'avere così bene sviluppato il modo di distruggere il dannoso insetto. Il marchese Ridolfi, per incombenza avutane dal colonnello Sam- huy Segretario della Commissione incaricata di esaminare le con- dizioni rurali dell'agro lucchese, annunzia all'adunanza che l'esa- me fatto dalla Commissione mercè escursioni nei campi lucchesi l'Iia convinta, che il sistema d'agricoltura ivi generalmente prati- cato poco o nulla lascia a desiderare, che eccellente ne è il metodo, stupenda l' esecuzione, e che sarebbe desiderabile vedere in tutta la penisola adottata cotanta operosità collegata a cotanta intelli- genza. La seduta è sciolta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segrelario B. P. Sarguiicetti '7 OSSERVAZIONI INTORBO All' IRSETTO CHE TANTO DANNEGGIA LA EOGLiA E IL FRaTTO DELL' ULIVO NEI. DllC\TO 1)1 LUCCA Xjampntava io, è ora un anno, i gravissimi danni che dal princi- pio di questo secolo pativano i Luccliesi a causa di un insetto per r innanzi quasi sconosciuto, distruggitore della più preziosa tra le loro ricolte, vale a dire della uliva; e invocava il sapere e l'opera dei valenti miei colleglli nella Sezione di Agronomia del Consesso fiorentino perchè si trovasse modo a liberare noi ed altri da questo flagello, sia con lo studiare lo insetto nei suoi diversi periodi della vita e nelle sue al)itudini, sia col raccorre tutti i fatti che avessero potuto condurre a questo felicissimo scopo. Al che la predetta Se- zione corrispose in maniera da superare assaissimo 1' aspettativa mia; invitando la Sezione di Zoologia a pigliare in esame ciò che le apparteneva, e addossando ad alcuni dei suoi la parte che pro- prio spettava all' agricoltura. Promisi io dal mio canto ogni coope- razione pei fatti risguardanti al Ducato di Lucca, e adempio al mio debito col presente scritto. Quantunque a pochi si riducano i fatti bene avverati, ciò nondimeno l'agricoltore può trarne profitto non lieve, se non per estirpare, almeno per diminuire di molto un in- setto che è slato fino a qui la disperazione d' innumerevoli fami- glie, e la rovina di pingui patrimoni. L' insetto di cui si vuol parlare, annunziato già per un Mjris, erroneamente, fu riconosciuto per un Trips, e forse per il phisapus, dal valentissimo entomologo il dott. Carlo Passerini di Firenze. Agli agricoltori sembrano di due specie quest' insetti, poiché ne ha di bianchi e di neri ; ma può congetturarsi che il bianco sia la larva dello stesso insetto, che diventi nero quando è perfetto. La maniera del vivere e dell' operare dell' uno e dell' altro verrebbe a conferma di tale congettura. Il bianco si ferma in un punto ed è sommamen- te vorace, due qualità convenienti allo stato di larva; pel contrario — i33 — il nero, insetto giù perfezionato, scoire (|ua e là, e meno si nothisce. Quest'insetto abljisogna di una buona temperatura per nascere; e nel forte della state, dai primi di luglio alla metà di agosto, fa il maggior danno, col divorare le tenere foglie e particolarmente le piccole ulive. Cessa poi del tutto dalla sua azione distruggitrice al gingnere dei freschi autunnali; depone le uova sui ramicelli infetti cercando le sinuosità, o pure sotto i licheni che si attaccano ai ra- mi e al tronco; e muore. Resistono le uova ai nostri maggiori fred- di naturali, cioè di quattro a cinque gradi sotto lo zero del termome- tro di Reaumur. Lentamente si estende cotale insetto da un uliveto all'altro; ma quando si è stabilito in un luogo raramente l' ab- i)andona. Deve essere grandemente fecondo, moltiplicandosi sulla stessa pianta se abbandonata da ridurla quasi infruttifera, e talvol- ta da intristirla al punto che secca. L' ulivo salvatico e la varietà che più ci si accosta, vale a dire il colombino, sono meno danneg- giati da questo insetto, che predilige le qualità domestiche e il frut- to più dolce. Sebbene in tutte le terre e in tutte le esposizioni si trovino ulivi infestali da tale insetto, pure ne sono più soggetti quelli situati a mezzogiorno e ponente, e in suolo ove predomina la sili- ce, che gli altri a levante e settentrione, e in terra a base di allumi- na o di calce. Le piogge in genere, ed in ispecie le dirotte, giovano all' ulivo sospendendo per lo meno l' opera dell' insetto, che sparisce e si na- sconde fino a che la pianta resta bagnata. È stato anzi osservato che il solo disporsi del tempo a pioggia serve a farlo rimpiattare. Pare dunque fuori di dubbio che il calore gli sia necessario. Può accade- re che la pioggia operi ancora meccanicamente sull'insetto, col far- lo cadere a terra per l' impeto suo, e col rendergli difficile il soste- nersi sulla foglia e sul fi-utto per la lubricità che hanno bagnati ; ma deve avere sopra di esso un' azione fisica se tende a fuggirla con tanta cautela. Terre fresche, luoghi meno assolati, piogge fre- quenti sono dunque i modi naturali che risparmiano all' ulivo il maggior danno da cotale insetto: ne ha poi uno di artificiale bene avverato che giova allo stesso fine Lasciando perciò tutto quello che sa di empirico e che non regge alla riprova, io dirò che sta in nostra mano un rimedio facile ; ma che vuole coraggio e costanza, due cose ben di rado congiunte. E questo il taglio. Bisogna assolu- tamente levare col ferro i rami tutti danneggiati dall' insetto, e non - .3/, - per un anno, ma per più e più e quanto occorre. In colai guisa ope- rantlo è riuscito a taluno di liberare totalmente un uliveto dall' in- setto nel corso di tre o quattro anni soltanto ; incominciando a ri- sentirne del vanlaf;p;io subito il primo anno, e crescendo graduata- mente negli altri. 11 tempo clie si crede più adattato a questa opera- zione è quello della fine dell' inverno, avanti cbe i primi tepori della bella stagione facciano nascere gì' insetti. Deve il taglio essere ne- cessariamente assai forte a principio, in ispecial modo se si tratti di piante da molto infestate. E siccome il maggior male è sempre nelle cime, come la parte più tenera dell' albero, così è necessario da prima quasi coronarlo, o almeno abbassarlo notevolmente. Basta dopo levar via tutti i ramicelli cbe si mostrano infetti, ma con estre- ma diligenza. Al taglio deve congiugnersi una minuta ripulitura del tronco, non cbe dei rami, da quei licbeni cbe vi si attaccano ; poi- cliè sono di riparo e difesa all'insetto per deporvi le uova. E ne- cessario a\-sertire cbe i rami tagliati e ogni minuzzame vogliono es- sere subito portati lontani dall' uliveto, e poi abbruciati innanzi die le uova si discbiudano; essendo stato osservato che da tali mate- rie ammassate escono a storme gì' insetti, per cercare l' albero pre- diletto al nodrimento loro. Utilissimo sarebbe che 1' accennato me- todo generalmente si praticasse, per iscansare il rischio che la infe- zione del vicino uliveto non si comunicasse di nuovo a quello risa- nato con tante cure ; e ciò maggiormente alla nostra marina ove gli ulivi fanno per molto tratto una non interrotta boscaglia. Al rime- dio cbe si è detto fa d' uopo aggiugnere una generosa e adattata cultura, per rifornire la pianta di rami, e per levarla da uno stato di languidezza che favorisce l' insetto piuttosto che allontanarlo. Ma i lavori della terra non si facciano mai nella stale, quando la pianta può soffrire per la evaporazione artificiale. Il mantenerne fresco il piede è stato anzi riconosciuto vantaggioso, adoprando per concio materie vegetabili verdi, come l'erica volgare e meglio i lupini in fiore, animale da letame secco di pecora o capra. Cessi dunque lo scoraggiamento, e si ponga da tutti in opera e si seguili con costanza ciò che la pratica ha mostrato veramente utile, in questo caso disgraziato, ai più avveduti e diligenti coltivatori di ulivi. Non s'imitino soprattutto coloro che, abbandonatisi d'ogni speranza, dettero con la scure in ulivi secolari; di che poi hanno avuto a pentirsi, nel vedere che altre derrate non rispondevano al- — i35 — l'ulile di ima ricolta seiibene niediociissima di tali ulivi, la (juale poi non suole mancare anche in quella condizione col solo soccorso dei modi naturali; e per avere osservalo che talvolta, senza alcuna caj^ione almeno apparente, gì' insetti lasciano affatto di danneggiare un uliveto, che torna a fruttificare come in antico. Me pure s' imiti chi per errore giudicò che un rimedio per liberare gli ulivi da questo male fosse il non curarli più e ridurli così in uno stalo di spossatez- za ; giacché si nuoce doppiamente all'ulivo, degenerandolo e renden- dolo anzi più gradito all'insetto, come accade d'ogni pianta malata. Ho dunque attenuto la mia parola in quanto da me dipendeva. Avrei voluto anche mantenerla col far sì che valenti entomologi esaminassero 1' insetto nei diversi stali della sua vita. Ma questo mio desiderio per buona sorte non si è potuto da me appagare, non ostante la maggiore possibile diligenza. Pochissimi n'ebbi, e a gran- de stento, su raniicelli di ulivo e su tenere ulive, e morirono di lì a poco ; per lo che mi fu inipossiijile il mandarli, secondo il concerto preso, al chiarissimo doti. Passerini a Firenze. Molto meno perciò mi era dato l' inviarli a Verona al dottissimo sig. Bernardino Ange- lini. Di fatto in quest'anno piccohssimo è stato il guasto fatto da tale insetto, anche nei luoghi ove si trovavano dal principio del se- colo. Le piogge frequentissime e dirotte che in primavera sono ca- dute spiegano assai questo benefizio per noi inestimabile. Si vuole ancora attribuire ad un foile libeccio che soffiò nel luglio del pre- cedente anno i84i,a causa delle particelle saline trasportate dalla vicina piaggia marittima e depositale sugli ulivi, per le quali ve- nisse a perire l' insello. Ma qualora questo fosse anche un fatto bene avverato, come sembra, sarebbe però del tutto particolare ; men- tre molti degli uliveti non si trovano esposti all' impeto e quindi alle conseguenze del rammentalo vento, ne potrebbe citarsi conio causa generale di tanto bene E da sperare che con quel naturale modo delle piogge, in tem- po specialmente del nascere dell' insetto, ne sia mollo scemata la quantità; per lo che 1' utile non sai-ebbe allora passcggiero. Per al- tro non bisogna fidarsi, e io debbo insistere sul purgare gli ulivi generalmente da tutto ciò che è tocco dall' insetto, e dai licheni sotto i quali nascondesi per depositarvi le uova; giacché altrimenti tornerebbe ben presto colla riproduzione alle devastazioni passate. A. MAZZ AROSA. ADINA!\ZA DEL GIORNO a8 SETTEMBRE -^SDS*^ MJopo letto discusso ed approvato il processo verbale dell" ante- cedente tornata il sig. Francesco Glierardi Dragomanni ramnìenta, eh' egli avea nel 26 settembre domandata la slampa del rapporto sulla ideata fiera di libri in Italia non ammessa dalla Commissione relativa ; e siccome egli lo crederebbe opportunissimo ne rinnova la domanda, la quale, appoggiata validamente dal principe Carlo Honaj)arte, viene risoluta favorevolmente dall'adunanza. Il sig. marcliese Ridolfi presenta alla Sezione due matasse di co- tone filato tinto con robbia ottenuta nelle sue terre, onde si vegga come quella pianta alligni in qualità eccellente anche fra noi; trac- cia in brevi cenni la storia della coltivazione della robbia in To- scana, annunzia di averne tentata la coltura in grande unitamente al sig. barone di Casablanca, e consiglia i tentativi di quella colti- vazione, raccomandando a tutti di ben calcolare sopra la conve- nienza ed il tornaconto; poiché siffatta coltura, essendo costosis- sima per la molta mano d' opera e per la forte massa di concime occorrevole, non è facile trovare le condizioni di terreno che per- mettano di sopportare tutta la spesa onde conseguire quella produ- zione. A questo proposito egli rinnova le più calde sue sollecitudini per r esaltezza della contabilità agraria, dalla quale dee conseguire la direzione dell' agronomo nella preferenza delle coltivazioni. Il Segretario Sanguinetti annunzia che un ricco proprietario del Capitanalo livornese ha coltivala la robbia sino dal 1839 con il mi- gliore successo, perocché non solamente la raccolta ha corrisposto in quantità alle aspettative, ma ben anco la qualità è riescila a tale, che fu preferita e meglio retribuita delle altre di Levante e di Francia. Il sig. Luigi Mari fa osservare che la robbia é un antico prodot- to della maremma toscana, poiché colà esiste uno statuto avente la - i37 - data del 1760, in cui è menzione di siffatta coltura, la quale poi era intieramente cessata ; al che il marchese Ridolfi risponde, la cessa- zione di codesta coltura provenire appunto dalla sua indole ecces- sivamente costosa. Egli aggiunge non dubitare della utilità diretta della coltivazione della robbia, ma doversi calcolare la convenienza sotto il duplice rapporto della spesa inerente e della rendita dei terreni impiegati ad altre colture. Il principe Carlo Bonaparte an- nunzia che nei suoi possessi della maremma romana, la quale è per i terreni analoga alla maremma toscana, ha fatto molte prove di coltura e fra le altre quella della robbia. Codesto saggio fu operato in grande; e qui consiste, egli confessa, lo sbaglio; perocché ne ha avute e ne possiede venticinquemila libbre, le quali, ottenute con grande dispendio per mancanza di braccia, non corrispondono allo sperato beneficio e non sono facili ad esitarsi. Bensì, egli aggiunge, avvi un gran vantaggio da codesta coltura, ed è quello di fare stritola- re i terreni, di maniera che si trovano eccellentemente disposti per le successive coltivazioni di altri prodotti, mediante rawicendamento. Il marchese Ridolfi vuole aggiungere due parole per comunicare un' idea importantissima suggeritagli dall'ultima riflessione del prin- cipe Bonaparte, cioè giovare altamente di seminare nei campi l'erba medica dopo estrattane la robbia, come primo mezzo di utile avvi- cendamento ; poiché il suolo fertilizzato dalla preesistente robbia somministrerà in erba medica assai più che in altri prodotti. Inol- tre osserva che il consumo della robbia va ad accrescersi sensibil- mente in Toscana mercé l' incremento attivo colà sviluppato delle fabbriche di bordati : anche la nuova fabbrica di painii feltrati di s. Marcello dovrebbe, a di lui parere, agevolarne un discreto esito; ed interpellando il sig. Cini direttore di quella fabbrica, onde cono- scere se colà ne sia considerevole il consumo, gli consegna le matasse di cotone onde sieno esaminate. A.1 che il sig. Cini risponde non occu- parsi personalmente della direzione manufatturiera della fabbrica ; essere quell'atti-ibuzione specialissima del di lui fratello dott. Tom- maso assente dalla Sezione ; conoscei'e però che la robbia occorsa si- no ad ora fu provveduta a Livorno, ma promettere di fare esaminare il cotone tinto con robbia toscana, e qualora questa presentasse pa- rità di resultato relativo al costo, essere sua intenzione di adottarla. Il conte Presidente, veggendo esaurito 1' argomento, presenta a nome del sig. Giuseppe Rossi di Pisa alcune varietà di bachi da — i38 — seta, tietli uiitiinnali, diversi dai trevollini, e la sela ottenula dai medesimi. Il marchese Ridolfi fa rilevare che codeste varietà hanno i loro vantaggi ed i loro inconvenienti ; la loro proprietà principale si è di vivere e prosperare in temperatura hassissinia, e questo è nn hcir elogio; l'inconveniente maggiore si è che appena avulo il se- me rinascono, lo che ne rende difficile l'uso: ed il conte Freschi aggiimge ; colla propiielà di prosperare in hassa temperatura do- vrebbero convenire nei paesi settentrionali. Indi il medesimo pre- senta pure, a nome del sig. Giuseppe Rossi, una pianta di sesamo da lui coltivato e venuto a prospera maturità, soggiungendo che se nello Stato lucchese la quantità dell' olio raccolto esclude l' op- j)()rtunilà dei semi oleaginosi, pure non tutte le province della pe- nisola posseggono cotanta ricchezza, e perciò debbono quei semi fissare l' attenzione di un congresso italiano. 11 marchese Ridnlfi dichiara essere convinto che i semi oleosi vadano coltivati, ma sven- turatamente il sesamo non gli è mai riescito ; non dispera però dell'utilità di nuovi esperimenti. Il nobile Parravicini annunzia che la madia saliva è coltivata con buon resultamento nella provincia di Como, ed il conte Freschi convalida quel fatto, osservando lo stesso resultato per la coltura che egh ne fa nella provincia d'Udine. Il noljile Parravicini propone, e l'adunanza approva, che sia ag- giunto il sig. Giuseppe Sacchi di Milano alla Commissione dei libri. Indi egli legge il rapporto della Commissione, composta di se mede- simo e del principe Carlo Bonaparte, ed incaricata d' esaminare la proposta del Gherardi Dragomanni di premiare la virtù dei conta- dini. Conclude per 1' affermativa, con un volo di ringraziamento al proponente, per avere già indotto 1' I. e R. Accademia della valle ti- berina toscana a dare il bell'esempio di premiare piuttosto la virtù dei contadini che i sonetti degli arcadi; ed aggiunge un voto d'au- gurio all'Accademia, ond'ella sia per lunghi anni ispirata dai sen- timenti benefici del suo illustre promotore e Segretario perpetuo. ( Applausi). Il lettore Magi applaude cordialmente agi' incoraggiamenti da darsi al contadino, ma sente il dovere di annunziare, nell'assenza dei deputati dell'I, e R. Accademia til)erina, a nome della medesi- ma, che Segretario interino di lei, con deliberazione del i3 luglio, è il dottor C. Fantoni e non altro individuo. Il Presidente interrom- pe questo discorso, facendo presente al lettore Magi che per par- — i39 — lare a nome d' un'Accademia bisogna portarne un mandalo espres- so; clie i deputali di lei al Congresso si trovano fuori della Sezione; die perciò ogni di lui aggiunta all' argomento peccherebbe di per- sonalità verso un soggetto che la Sezione agronomo-tecnologica reputa ad onore di contare fra' suoi, e che desidera vedere sempre neir ufficio di Segretario di (juell' Accademia, della quale egli figura tra i migliori ornamenti. L'ingegnere Piazzini legge unaMemoiia illustrativa di una carta o mappa rappresentante la parte destra dell'Arno per l'esame dei vari progetti disegnati da mollo tempo, onde istituire lavori idrau- lici capaci ad impedire le frequenti inondazioni del Serchio, che tanto danno arrecano all'agricoltura del territorio lucchese e pisa- no. La mappa è quindi esaminata col più grande dettaglio. Il mar- chese Ridolfi osserva essere tanto più interessante la comunicazio- ne del Piazzini, in quanto che è già organizzata in Toscana una società, la quale, non per ispirilo di agiolaggio o di giuoco di borsa, ma, per intendimento d'una seria operazione, con legittimi e considerevoli capitali è pronta ad incaricarsi della esecuzione di quel progetto che verrà adottato dai Governi interessati a quel- le operazioni. Il barone d' Hombres-Firmas presenta il disegno di una bigat- tiera fatta costruire in Francia con diversi perfezionamenti, il di cui autore è il doti. Rousseau.v di Alais; e coglie questa occasione per esprimere quanto egli si reputi onorato di partecipare alle nostre riunioni! L'uditorio gli corrisponde con applausi. 11 Presidente legge una Memoria del sig. Riccardo Lazzarini so- pra il baco nocivo agli olivi; un'altra del sig. Bertacchi sopra le cri- salidi dei bachi da seta; annuncia essere pervenuto alla Sezione un nuovo invito dell' Associazione agraria di Piemonte per la riunione in Alba, di cui già fece verbale invito il colonnello Sambuy a di lei nome; e propone un voto di ringraziamento alla città di Milano per il programma generoso da essa pubblicalo, onde accordare larghi premi alle invenzioni fisiche ec. nell'occasione del sesto Congresso italiano. La Sezione con vivissimi applausi approva. Il Presidente legge una interessantissima Memoria del doti. Gia- cinto Mompiani di Brescia sopra 1' educazione dei sordo-muli, ri- chiamando V attenzione della Sezione a favore di quesl' infelicissima parte dell' umana famiglia. Alla lettura succedono poche parole del 18 — i4o — Segretario sui servigi prestali all' umanità dal Padre Assarotli di Genova, del (inalo fa pure cenno la Memoria Mompiani , e la descri- zione fatta dal marchese Pallavicino d' uno stabilimento che egli chiama Istituto rurale e tecnologico dei sordo-muli. L'abbate Fer- retti, egli dice, piissimo ecclesiastico, dopo avere assunta la pratica d' educazione al Collegio dei sordo-muti in Genova, si trasferì a Fontanabuona di Chiavari ; cominciò dall' educare uno o due di quegli sventurati ; poco dopo, con uno zelo superiore ad ogni elogio, ne attrasse alcuni altri, e a poco a poco tutti quelli che esistevano colà furono educati almeno a tranquilla ed intelligente convivenza. Il villaggio era povero a segno da mancare di un locale per l' insegna- mento. L'abbate Ferretti non si sgomentò, ed ottenuto il consenso del parroco profittò della chiesa per quel santissimo ufficio. I fan- ciulU del villaggio, attirati dalla curiosità, accorrevano nella chiesa onde vedere , e nel vedere apprendevano anch' essi il linguaggio de' gesti ; dalla quale circostanza ne avveniva che il sordo-muto poteva, non solo coi suoi custodi e colla famiglia, ma ben anco con tutto il popolo comunicare mercè il hnguaggio appreso anche da chi la natura dotò d' ogni senso ; lo che risulta ad altissimo sollievo e conforto per quelle malaugurate vittime. . L' ora essendo tarda, se ne aggiorna la discussione, e si scioglie la seduta. Visto — // Presidente Conte Gherardo Freschi // Segretario B. P. Sanguinetti RAPPORTO SUUKAME DBL PROGETTO PER UHA FIERA LIBRARIA IN PIREHZE A GUISA DI QUELLA DI LIPSIA LETTO DAL CONTE LUIGI SERRISTORI Xja Riunione scientifica di Firenze incaricò una Commissione dei signori E. Mayer, G. P. Vieusseux e Luigi Serristori, la quale, dopo esaminati i principj e le pratiche della fiera libraria di Lipsia, pre- sentasse un progetto di applicazione all' Italia ; designando Firenze come la città la più atta per posizione geografica. La Commissione adunatasi, dopo avere prese le più diligenti in- formazioni, dovè convincersi die l'istituzione di una fiera libraria in Italia a guisa di quella di Lipsia non senibravale possibile nelle attualità delle circostanze. Di mio impulso particolare, e non come relatore di una Com- missione che non ha potuto continuare ad adunarsi per le lunghe e ripetute assenze del sig. E. Mayer, vengo a far parte alla Sezione di quei motivi che la condussero alla convinzione summenzionata intorno all' importante incarico affidatole. Bisogna pure confessarlo; gran numero degli editori e dei librai italiani non sente ancora, o piuttosto non sente più la dignità della professione, e non conosce il proprio vero interesse. Ignoranti qual- che volta a segno da non intendere il libro che vendono, insensi- bili al movimento intellettuale della nazione, non leggono, non che giornali, neppure a cagione di esempio la Bibliografìa che più spe- cialmente a benefizio loro si pubblica dalla benemerita ditta Stella in Milano; e l' indolenza ncU'eseguire le più facili commissioni è sì grande, che debbesi talvolta attendere più mesi per avere un libro stampato 5o miglia lontano. Ma è egli da darsi in questa bisogna la maggior colpa al hbraio.' Non lo crediamo ; imperocché anche con lumi migliori, e con le in- — i4a — tenzinni le più larghe, gli tornerebbe difficile il superare le dilìlcol- tà die provengono da una nuova influenza, che non si estende al- la sola Italia, e finirà forse per corrompere le belle consuetudini, che a cotesto proposilo invidiamo alla Germania. Gli editori più che i librai sono cagione dello stalo di anarchia in cui è caduto il commercio librario. Quando gli editori non vendevano mai ai par- ticolari, e non depositavano che presso i librai di prim' ordine, e questi ai librai di secondo ordine con ribassi giustamente calcolali; la scelta dei libri da stamparsi e le produzioni erano dirette dai veri bisogni del commercio e della civiltà. Ma le concorrenze, e r industrialismo che invade anche i campi della scienza, sin ora vantati liberi ed inaccessibili a speculazioni volgari; che insegna a sottomettere le facoltà della mente alle leggi della produzione sui materiali, ed a convertire in moneta persino il pensiero non nato ; r industrialismo divenuto eccessivo ha dato l' ultimo crollo all' arte ed al commercio librario in Italia più che altrove. Imperocché vi è invalso il vituperevole costume di alterare del doppio il valore dei libri pubblicandoli per dispense ; di affidarne lo smercio ad un nu- merosissimo stuolo di associatori, i quali non di rado sorprendono r inesperienza e la creduUtà di coloro, i quali spendendo alla spic- ciolata non si accorgono di avere pagata a carissimo prezzo un' ope- ra che per pochi quattrini si compra più tardi sui muriccioli. Perciò anche il ritrovato delle piccole ripetute dispense, che è cosi utile quando si tratti veramente di opere periodiche di tenue prezzo, e del quale alcuni rispettabili editori, come il Pomba di To- rino, sanno fare un uso sì nobile a prò della classe la meno agiata, nelle mani dei piìi è divenuto il flagello e la vergogna del vero com- mercio librario. E tanto è il guasto portalo al dello commercio da cotesto sistema, che sovente gli stessi editori di rango sono costret- ti a ricorrervi. Eccovi, Signori, esposto in poche parole i motivi per i quali penso con molli, che sia passato, o non sia ancor giunto il momen- to di realizzare una fiera libraria in Italia, o qualunque altra istitu- zione analoga a quella della Germania, e più particolarmente di Lipsia . I nostri lamenti sono gravi; ma richiesti della nostra opinione non credevamo poter corrispondere più degnamente all' onore im- partitoci, ed alla nostra coscienza, che col manifestare tutto ciò che crediamo esser vero. E qui ovviando a sinistre intei-petrazioni non — i43 — riputiamo inutile dicliiarare che, come in tutte le classi così in tut- te le professioni, si danno anche in questa degli editori e dei librai onorevoli eccezioni; non però suffìcienti per influire salutarmente sopra la massa .... Anzi desiderosi di poterci ingannare, o di tro- vare in qualche modo esagerate le nostre osservazioni, abbiamo ( prima di emetterle ) richiesto il parere di un editore considerato per il primo in Italia, e che per la sua probità, e per la pratica e vastità degli affari gode meritamente di una grande riputazione in Europa. Questi appoggiandosi presso a poco su gli stessi motivi, conviene con noi, che sia per ora impossibile l' istituire una lega, non che una fiera libraria in Italia. Nessuno meglio di questo valente editore sarebbe stato capace di trovare dei compensi, e sappiamo ch'egli aveva progettato un vasto emporio librario, il quale quando fosse eseguibile tornerebbe di gran vantaggio all' universalità dei librai e delle buone lettere ; ma per le stesse cause, e per parecchie altre che è superfluo l'addur- re, siamo persuasi che nemmeno questo progetto possa incarnarsi. — •«>^o^ -^-C.C-fr©«— RAPPORTO SULLA PROPOSIZIONE DEL SIGNOR DRAGOMANNI D'INCITARE LE ACCADEMIE IIALIANK A CJMPARTiR! PREMI DI VIRTÙ Al COSTADiNl -»e)«ili trasporta il disegno e il prestigio delle amene arti. Vi espose che nella esecuzione non mancano le beile forme, le proporzioni, l'opportunità a servire agli usi sociali. .Ala le manifat- ture e le arti vi furono mostrate nell' aspetto dell' utile, e come ri- sultato materiale delle braccia che lavorano : ora vi piaccia osser- varle ne' rispetti dell' insegnamento, come effetto ragionevole d' in- telletti che pensano. Vedemmo l'opera della mano; vediamo 1' ope- ra della mente. Udiste, o Signori, come in parecchie officine lavorino gli allievi delle scuole tecniche. E qui a lode e conforto de' capi d' officina che vanno o mandano i loro lavoranti alle scuole tecniche, e ad ec- citamento di quelli che a loro danno si privano di s'i gran benefì- cio che loro offre gratuito una porzione eletta di cittadini, soci e professori, vogliamo fare onorevole menzione delle persone e delle cose vedute. L' alunno delle scuole tecniche trovasi nella tintoria di Pao- lino Galli; trovasi in quella di Telespcriano \erciani: e quivi si conoscono in parte le teoriche delle tinte, e de' reagenti chimici. Tre allievi delle prefate scuole sono in una stessa officina, un Se- bastiano del liianco cesellatore in argento, e due giovani abilis- ■ÌO — I j6 — siini collaboratori. Fii;lio della Società d'incoraggiamento è un Pal- miro Peli-ucci, finito lavoratore di tarsìe in legni preziosi, in ma- (IreiJcrle, in avorio ec, come ognuno ha potuto vedere nella pub- blica esposizione de' lavori delle arti. Altri tre alunni della stessa Società, un Buonori, un Bigotti, un riuidotli Carlo, lianno eccitata 1' ammirazione pe' lavori di scultura in avorio esposti al pubblico. Né qui dee passarsi in silenzio chela introduzione della tarsìa e dell' intaglio in avorio, antiche arti tosca- ne, è merito delle scuole tecniche e della Società d' incoraggiamento. Samuele Nicolai, meccanico, usa saputamente il metodo galvani- co nella plastica, nella doratura e argentatura di metalli. Lo stesso metodo usa 1' argentiere Romani con due discepoli delle scuole tec- niche ; metodo conosciuto da lutti gli alunni. Un Bini, profitlando dell' insegnamento in età provetta, tinse in rosso il cotone per mez- zo della robbia all' uso di Aleppo ; e provata la bontà della tinta coir analisi chimica ebbe il brevetto d'onore. Trassero pure buon frullo dalle scuole un Giovanni Giusti sarto, e un .\nlonio Paolino Galli, addetto alla fabbrica di cera dell'Erra. La scuola tecnica ci dà altri due artisti ben degni di essere ri- cordati, un Ercoli e un Pieretti, che professano la meccanica e l'ot- tica, e fabbricano nella stessa officina d' ogni maniera istrumenti e lavori per uso comune e della scienza. La scuola di architettura, prospettiva e ornato ci designa meri- tevoli di ricordo Nardini Raffaele muratore. Guidoni Salvatore ar- gentiere, Nicolai Samuele, del Poggetto Carlo, Tognetli Gioacchino, i quali ottennero nel concorso l'onore del premio. E qui, o Signori, mi è forza soffermarmi in una considerazione che per avventura non vi tornerà disaggradevole. Nel Congresso di Torino vedemmo 1' applicazione della pila alla doratura de' metalli come recente conquisto delle scienze ; nel Congresso di Lucca ve- diamo la stessa operazione nelle mani dell' arte. Colà operava con lieta meraviglia de' circostanti un illustre fisico, il de la Rive ; qui l'orefice e l'argentiere Romani, ed il meccanico Nicolai. Chi non si consola vedendo come l'arte rapisca sollecita e si appropri i tro- vati delle scienze sì tosto vennero alla luce? Chi non si rallegra in vedendo 1' indomita elettrica favilla ubbidire alla scienza, e farsi ancella delle arti? Gode la scienza, divenuta direttrice delle arti e propagalrice di nuovi ministeri, perchè acquista nuovi titoli al ri- spetto e alla riconoscenza del civile consorzio. E gode jmr 1 arlf clie i suoi lavori sieno più perfetti, e con meno dispendio di forza e di cajùtaie comlotli ed esejjuiti; e mentre profitta del lucrf), par- tecipa alle compiacenze e agli onori della scienza. -Ma (|ni si offrono al mio dire quei pochi alunni clie si trovaro- no sopra il luogo, i quali ci diedero bel saggio di loro istruzione. Lo stesso Nicolai ci fece conoscere coni' egli fosse dotto delle leggi della prospettiva, e degli effetti ottici che da quelle derivano. Non fummo contenti eh' ei e' intertenesse delle regole, ma ne piacque di muovergli varie quistioni, alle quali egli rispose con lode, indi- cando i principj e la loro applicazione, specialmente della pila alla doratura, argentatura e plastica. Per egual modo si segnalò il gio- vinetto Enrico RidoUi, degno figlio del benemerito prof. Michele, neir esporre la teorica chimica dell' acido solforico ( manifattura che non manca a Lucca ), distinguendone le varie specie, e sjìie- gandone le teorie, le preparazioni, e i metodi di servirsene ne' pra- tici esercizi. Né sarà passato in silenzio il muratore di campagna Raffaele Nardini, il quale ci parlò assai bene degli ordini dell'ar- chitettura, distinguendone la specie, le parti e gli elementi; e sod- disfece a diversi quesiti di ornato architettonico, mostrando studio dei principj e conoscenza dell'applicarli. Questi giovani che furono da noi esaminati certificano il buon metodo dell' insegnamento, e ci lasciano ben argomentare degli altri. Percliè non erano presenti quelli che non credono all'utilità delle scuole tecniche? La vista e il parlare di questi giovani (oltre la considerazione dei lavori più perfetti ed economici ) li avrebbe persuasi meglio che ([ualunque ragionamento. Il linguaggio dell'umile artigiano, che discorre con garbo e con aggiustatezza i principj della scienza, ha un non so che di nuovo e di singolare die procaccia la simpatia di tutti gli animi. Osservammo che quando la parola non era prontissima, o alla risposta seguitava la nostra apjirovazione, un verecondo rubore tingeva i loro sem- bianti: effetto dell'innocente ambizione di ben fare; del desiderio della pubblica stima; di un sentimento di dignità. La scienza adunque si piace d'entrare nelle officine; e la molti- tudine impara che (piando il dotto medita nella solitudine della sua stanza prepara ad essa le manifatture più perfette, in più copia, e a miglior mercato. 11 vincolo di parentela che lega la scienza coH'arte — i58 — era im airano ; oi'a l'arcano è svelato. Quindi l'amicizia ira le scienze e le arti, la reciproca benevolenza tra il filosofo e 1' arti- viiano, ed il concorso d'onti'ambi a procurare la prosperità dei |)o- poli. Fu osservalo, o Signori, che fra i discepoli delle scuole leciii- clie si annoveravano non i capi soli delle arti, ma i lavoranti, e fia i lavoranti gli attempali di diverse età, alcuni oltre il cin(|uantesimo anno. Questo fallo importante scioglie una (juestione agitala nel Congresso fiorentino. Si voleva da taluni che si aggiornasse la scuo- la tecnica finché le scuole elementari le avessero preparati gli alun- ni. Benché io pur sia d' opinione che la scuola elementare debba essere il fondamento dell' istruzione tecnologica, io voleva tuttavia che questa intanto non fosse ristretta ai soli giovani, ma fatta co- mune agli adulti. Si opponeva l'esempio di ima città che non era riuscita a nulla, ed io citava 1' industre Lucca, la quale già dava buon saggio del contrario. Ed ora la sua scuola ba mostrato che 1' imparare è di tutte l'età; che al tecnico ammaestramento basta il saper leggere, scri- vere, e gli elementi d' aritmetica. Così il beneficio tecnologico non è riserbato ai soli figli e nepoti: ad esso si ammettono e ne parte- cipano i padri. Non è un beneficio a\"s'enire, è un beneficio presen- te. E un beneficio di chi sa e vuol potentemente, come seppero e vollero i soci e professori lucchesi. Non è dunque che un pretesto all' imperizia o all' indolenza il differire la scuola tecnica, perchè mancano gli alunni della elementare. Né tjui so tenermi dal combattere il mal consiglio che alcuni danno ai popoli della nostra penisola, di voler volgere ogni indu- stria alla cultura dei campi, così richiedendo il pingue terreno, la- sciati gli utili esercizi delle arti ad altre nazioni, che sono pur ric- che de' loro commerci. Se la storia de' tempi andati non registrasse nei suoi fasti 1' Ita- lia come maestra d' ogni arte, come regina del mare ; lo Stato luc- chese per se solo basterebbe a confutare quell' error pernicioso. Imperocché, mentre vediamo attualmente consegnati ad un tempo a queste fertili e ben coltivate campagne i semi di tre derrate di- verse ( e ciò dopo la messe e nel luogo stesso del frumento ), se volgiamo il guardo alla città, la troviamo, popolata dalla famiglia delle moltiplici arti, gareggiare colle città più industri, e far fede che se queste le stanno innanzi per numero, per ricchezze, per — i5f) — grandiusità di iiianitutture; iiuii è ultima per ingcgnu, per attitudi- ne e maestria di esecuzione. Cessi adun(|ue la male augurata sen- tenza, e cessino con essa i tributi clie pagiiianio allo straniero. Ita- liano sia tutto quello che può nascere, tutto (piello che può farsi con utilità in Italia. L' opera della rigenerazione delle arti è nelle scuole tecniche; e un' era novella di prosperità è da aspettarsi da esse, (piando si ve- dranno in ogni città, dalle alpi all' opposto mare. L'esempio della scuola lucchese, giusta il voto acclamato ne'pre- cedenti Congressi, è seguitato in parte dall' Accademia della valle tiberina toscana, e compiuto dalla Tegèa di Siena. La Commissione fa voti che sì utili esempi siano da altre Società e Accademie imi- tali. Artigiani della scuola lucchese continuale nell' intrapreso cam- mino, e agli altri che non vi seguono siate coU'esempio e colla vo- ce rimprovero ed invito. Dotti e generosi Professori, che con tanto amore spezzate alla gioventù il pane dell' industria, abbiate da questo rispettabile Con- sesso (tale è il voto della Commissione) abbiale i ringraziamenti, le congratulazioni e la lode, e colla lode un amorevole consiglio. Le vostre lezioni sono dimostrate utili dal profitto che ne traggono i vostri uditori: fatene partecipi gli altri paesi che ne mancano, col pubblicarle. Date questo saggio di libri elementari. Non sarà lieve gloria per voi l'allargare così la vostra scuola, e farvi maestri degli artieri italiani. A voi finalmente che vi rendeste benemeriti delle arti nell' isti- tuire la Società d' incoraggiamento, la quale primeggia fra le altre per ordine di tempo e per zelo e carità; a voi inclito Magistrato che degnamente ne reggete la presidenza; a voi Segretario perpe- tuo che ne esercitate con tanta sollecitudine i più gravosi offici ; a voi lutti illustri cittadini che la sostenete ed alimentale: a voi si volgono le nostre ultime j)arole. La Commissione crederebbe farvi torto, se solo pensasse a darvi conforti che sì belle virtù vostre non vengano meno o si stanchino; vorrà bensì augurarvi che il Cielo risguardi all' oj)era vostra e le sorrida, siccome ad opera somma- mente morale e pietosa e santa; e vorrà ripromettervi nel volo di questa onorevole assemblea la riconoscenza della patria comune. AVV. FKRDI>AM)0 MAESTRI RAPPORTO SULLE SCUOLE TECNICHE DEL REGNO LOMBARDO VENETO E SPECIALMENTE SILLA SCUOLA TECNICA DI VENEZIA ^^iiando ancor reggeva la Monarchia austriaca quell' imperatore Francesco che avea detto : Fitte die i miei sudditi imparino /' ordine ; così chiamandosi nella Monarchia austriaca l'immenso numero de' segretari, protocollisti, scritturali, accessisti, cancellisti, copisti, compulisti, assistenti, controllori, doganieri, tahellisti, rice- vitori, magazzinieri, ed altri molti uffiziali, che non hanno bisogno l()2 d'avere corso gli studi delle Università ; ma quelli piuttosto delle let- tere italiane, della calligrafia, dell' aritmetica, del disegno; e di co- noscere le produzioni naturali e manifalliu-ate, genuine o falsificale, che entrano ed escono dalle dogane, di misui-arle, ili calcolarle. 5.° Formare buoni maestri privali di calligrafia, di lingua france- se, di lingua tedesca, di lingua inglese, di aritmetica, e di disegno ajìplicalo alle arti ; E per ultimo di fornire esalte cognizioni di lettere scienze ed arti a (|uel mezzo milione di abitanti del Regno Lombardo Veneto, che non professando veramente nessun' arte, sentono nondimeno il bisogno morale d'istruirsi; ovvero hanno d'uopo di ac(|uistare, pel governo dei propri affari o degli altrui, cognizioni letterarie e scien- tifiche superiori a (|uclle delle scuole elementari, senza frecpientai-e le aule de' Licei e delle Università ove l' istruzione è sistematica, teoretica, sublime, e suppone un lungo studio precedente di lingua latina e greca, ch'essi non potevano o non doveano fare per la con- dizione loro o per gli uffici che sono chiamati ad esercitare; ed ove gli statistici lamentano il troppo numero degli studenti ; mentre è già eccessiva la quantità de' medici e degli avvocati, clie invano sollecita- no impiegbi ; e cbe sono per formare, se così posso dire, un ingorgo. l'er conseguire tutti questi scopi le lezioni delle scuole tecniche del Regno Lombardo Veneto sono divise in tre anni di studio ; e suddivise in lezioni di obbligo e in lezioni libere. Lezioni di obbligo si cbiamano quelle cbe si devono frequentare per ottenere, previo esame regolare di semestre in semestre, le attestazioni, cbe dichia- rano l' aUievo capace di essere ragioniere civile, e di assumere un pubblico impiego o tecnico o di ordine; d'intraprendere operazio- ni di chimica e di meccanica applicata alle arti; e di condurre lo- devolmente una casa di commercio. Lezioni libere sono quelle delle lingue straniere. Le materie d'insegnamento delle piime due classi, ossia dei pri- mi due anni di studio obbligatorio sono : a) La storia sacra, quella della chiesa, e la morale cristiana. b) La gramatica italiana ragionata, e il comporre. e) La geografia e la storia. d) L' aritmetica, l'algebra, la geometria, la trigonometria e le se- zioni coniche, in quanto occorrano alle arti meccaniche. e) La zoologia e la botanica. — iG3 — f) Il disegno di ornamenti, fiori, macchine, archilettui-a e mollili. g) La calligrafia, compresa la scrittura corsiva tedesca. Sono libere le scuole delle lingue straniere, francese, tedesca «■ inglese. Gli studi della classe 3." o.ssia del terzo anno si dividono in tre parti. La prima di esse parti comprende : a) La continuazione della istruzione religiosa e morale. b) Lo stile, la declamazione, la mitologia e la vei-sificazione, in (pianto occorre per intendere e gustare i poeti italiani. e) La fisica, e in particolar modo la meccanica. d) La mineralogia. Queste materie devono essere studiate indistintamente da tutti gli allievi della terza classe. Quelli poi fra essi che dichiarano di esercitare la tecnologia, hanno inoltre cinque ore di scuola per set- timana di e) Chimica aj)plicala a tutte le arti. Quegli altri che dichiarano di voler correre in vece la carriera commerciale, del ragioniere, o degl' impieghi d' ordine, devono fre- quentare f) La scienza del commercio, compreso il diritto mercantile e cambiario. g) L' arte di tenere i libri di ragione in iscrittura semplice e doppia. h) Il carteggio e la corrispondenza mercantile. Il metodo dell' insegnamento è simultaneo, prevalendo però 1'///- dividuale nel disegno e nella calligi'afia. La geometria dev'essere in- segnata con profondità e rigore ; ma così essa come ogni altra co- sa vuol essere qui applicata sempre alle arti e al commercio. I mezzi principali di questa istruzione gratuita per tutti sono : un gabinetto di chimica tecnica; un gabinetto di fisica; una rac- colta di produzioni naturali; molti esemplarle modelli di macchine per lo studio del disegno; nove istruttori ;'e un direttore che fa ese- guire il regolamento e le ordinanze trasmessegli immediatamente dal Consiglio di Governo, che presiede agli esami, e compartisce le attestazioni di merito. II Comune fornisce il palazzo per le scuole tecniche, e i mobili gi'ossolani, come a dire sedie, panche, cattedre: l'erario paga le spese 21 o — iC.', — per In fondazione de' gabinetti, le ([iiali giungeranno cerio a trenla- mil;i 11 anelli; (["elle della loro manutenzione, di cancelleria e di conil>iislil)ili, elle aniiiiontaiio a circa tremila franchi annuali; e li stipendi degl istiuttori, ile' maestii e tlegl' inservienti, clie si cal- colano in tutto per ventimila franchi all' anno. 11 direttore e i professori portano l'uniforme de' magistrati, han- no diritto a pensione ilopo f\o anni di onoralo servizio, e sono pa- reggiati in grado agli aggiunti regi delegali. Nel mese di dicembre dell' anno i84i si apri al pvd)blico la /. e R. scuol(t tecnìcd di Milano; e nel giorno 2 gennaio dell'anno cor- rente quella di N enezia, che io inaugurava con uu discorso intorno alle macchine e alle manifatture in Italia. Quaranluno giovani s' in- scrissero nelle scuole tecniche di obbligo in Venezia, che io ebbi r onore d' istituire e dirigere; e circa duecento per le scuole libere delle lingue ; ily de' primi e 5o de' secondi si sottoposero a tulli gli esami, secondo 1' esito de' quali si distribuirono loro le attestazioni di merito. Non oso trattenere questa dotta radunanza intorno al profitto della scolaresca; perchè il ragguaglio mio consumerebbe un tempo prezioso e mal darebbe l' idea del complesso delle nostre le- zioni tecniche, le quali avranno solo compimento col 3." corso di studio nell'anno i845. Fin d'ora per altro assicuro questa Sezio- ne del Congresso scientifico, che il profitto de' giovani ingegni alle nostre cure affidati fu grande; e che, non andrà guari, influirà sul perfezionamento delle arti e del commercio de' Veneziani. Intanto facciamo sforzi, o Signori, per allargare il pubblico bene- ficio delle scuole tecniche a tutte le contrade d'Italia. Mentre si or- dineranno, io spero, secondo i principj del conte Serristori, le scuole degli orfanotrofi in buone scuole tecniche primarie, intese a procac- ciare il pane al futuro sarto o calzolaio o falegname o fabbro ; vol- gete, o Signori, le vostre sollecitazioni anche alle scuole tecniche secondarie. Ogni bottega, ogni conservatorio, ogni luogo pio, in cui si raccolgano poveri fanciulli, sono già per se stesse tante scuole tecniche primarie, che solo hanno bisogno dei lumi e della direzione de' sa|)ienti, por corrispondere ai caldi voli del nostro cuore. Ma ciò che resta ancor piìi a desiderare è un perfezionamento alle arti ita- liane, che le abiliti a produrre presto e bene quelle merci che, pagando noi il tributo dell' ignoranza all' industria degl' Inglesi, de' Irancesi, de' Belgi, de' Tedeschi, ci costano milioni e milioni di — i65 — lire ogni anno. Chi in Italia sa applicare il gas all' illuminazione? Clii la forza gigantesca del vapore alle arti? Clii sa costruire le mac- chine j)iii utili alle maiiifalture del lino e del cotone? Pochi fore- stieri; e più pochi de'nostii. Mercè le scuole tecniche sparse nelle città più i)opolate d' Italia ahhiam hisogno di farci nostro comune pa- trimonio questi impoilanli trovati; ahhiam hisogno di fortificare colla scienza, in questa iniiversale gara di produzioni, le speculazioni del manifattore, del conmierciante, dell' agricoltore; ahhiam hisogno di riaccendere il sentimento della potenza tecnica e industriale degli Italiani, raccontando alla nostra gioventù, che un tempo Milano for- niva le armi ai cavalieri e agli eserciti crociali, Firenze i panni e le sete, Genova i velluti e i broccati, Venezia i vetri e le navi, e altre città d'Italia altre ottime merci all' Europa non solo, ma alle coste dell' Affrica e dell' Asia. Senza scuole tecniche secondarie, la tecno- logia non può diventar popolare; e le vostre dotte opere, o Signo- ri, saranno ammirate dai sapienti nelle hihlioteche, ma non entre-: ranno nelle officine, se le scuole tecniche non avranno apparecchia- to le menti degli operatori a comprenderle. Queste scuole in cui si esercita 1' acume de' giovani e s' insegna 1' istoria per ciò che in particolar modo spetta alle manifatture e al commercio, vinceranno pm-e il volgar pregiudizio che gì' inglesi, i Francesi e i pazienti Ale- manni soltanto possano riuscire eccellenti nelle arti meccaniche; e l'altro che gì' It.aliani devono essere puramente agricoltori, e sprez- zare le manifatture. Voi hen lo sapete, o Signori : senza fare una strada ai prodotti dell'agricoltura; senza il mezzo di lavorarli, di perfezionarli, di spacciarli sui mercati, 1' agricoltura langue sul rove- sciato corno dell'abbondanza. Non è così pel vino?. . . La terra dee produrre, 1' arte assottigliare, foggiare, abbellire; il traffico mandar le merci ne' lontani paesi che ne hanno d'uopo. I tempi son vicini in cui, superato l'istmo di Suez, la navigazione e il commercio d'Eu- ropa colle Indie orientali ripiglieranno l'antica via del Mediterraneo; e Venezia e Genova e tutte le città delle nostre coste marittime se non tingeranno un' altra volta gloriosamente i mari di sangue ita- liano, acquisteranno di certo quella parte di commercio che il vol- gere de' casi |)are ricondurle in seno ; che spetta e che è necessa- ria alla prosperità della patria. L. ALESS.VNDRO PARRAVICIM MANIFESTO H E L \ rivo \ L L A F. N () I. O C. I \ 1 T V LIANA Xl consumo grandissimo di vini slranieii die da parecchi anni vien fatto in Italia a preferenza dei nazionali, ed il danno notabile clie l'industria enologica ne risente, eccitarono spesso i lamenti di tutti coloro che amano veramente la prosperità agricola e manifatturiera della comune patria nostra ; e formarono soggetto di profonde di- s(|uisizioni tanto le cause che ci conducono a dimostrare questa pi-eferenza, quanto i modi di combattei-le e vincerle. Che se fra le prime sono talora da annoverarsi la buona qualità ed il buon mer- cato di alcuni vini stranieri, convien pure confessare che il più del- le volte la cieca vanità della moda ci muove solo a rifiutare la be- vanda dei nostri avi, come volgare e non degna del palato degl' in- civiliti nepoti. Quindi mentre benemeriti agronomi diffondono sa- ni precetti per migliorare la fabbricazione del vino, altri alzano po- tente la voce a gridare contro questa manìa di cose forestiere, che ci conduce persino a tracannare migliaia di bottiglie di liquidi, i quali nemmeno avremmo onorato di appellare vini, se non avesse- ro origine e veste straniera. I componenti la Sezione d'Agronomia e Tecnologia del quinto Congresso, animati da ([uesti sentimenti medesimi, uniscono quanto più caldamente sanno i loro voti a quelli di tutti i buoni italiani: e perchè non limangano sterili, dichiarano che quind' innanzi la Se- zione medesima in ogni Congresso ecciterà, per quanto sta in lei, la buona fabbricazione dei vini nazionali, ed ambirà di essere co- stantemente riguardata come promuovitrice e lulelatrice dell' indu- stria enologica in Italia. Ed a cpiest' oggetto ella stima che, prima d'ogni altra cosa, convenga formarsi una giusta e precisa idea dello stato di tale industria ; poiché rispetto ad essa forse avviene ((uel — 167 — medesimo che sventiiratainente vediamo in quasi tutte le cose ita- liane accadere, cioè che da una provincia all'altra non si conosco- no affatto. Ora ad acquistare una cognizione esatta del nostio po- tere produttivo enologico, non solamente è oj)porluno di riunire quante più notizie statistiche si possano intorno alla quantità e qua- lità dei vini che si l'accolgono; ma i vini stessi, scelti con savio giu- dizio ed in un sol luogo portali ed esposti in vendita, conviene sot- toporre al giudizio dei consumatori. Per le quali cose non poteva offerirsi occasione più propizia di questa, in cui il futuro Congresso dovrà adunarsi in Milano; città ricca e popolosa, e d'ogni cosa utile alla prosperità italiana aman- tissima. Quindi la Sezione ha stabilito quanto appi-esso I." \ iene eletta una Commissione affinchè si occupi attivamente dell' adempimento delle cose proposte nel presente Manifesto. Essa è composta dei signori, cav. Carlo Bassi, consigliere Enrico Mylias, conte Faustino Sanseverino, conte Lorenzo Taverna, principe Vi- doni di Soriesina, e cav. Ignazio Vigoni, formanti la Sezione cen- trale milanese di che all'art. 5"; dei signori, conte Gherardo Freschi a San Vito, dott. F. Cera a Collegllano, ingegnere Domenico Rizzi a Gorizia, prof. Biasoletto a Trieste, Bernardino Grigolati a N'eroiia, conte Beffa Negrini a Mantova, conte Ferdinando Vaini e L. Masiari della Cervara a Parma, commendatore G. E. Maggi a Piacenza, mar- chese Cosimo Ridolfi e barone B. Ricasoli a Firenze, conte Serristo- ri a Siena, dott. B. Cini a S. Marcello, B. P. Sanguinetli a Livorno, colonnello Bertone de Sambuy e dott. Saint-Martin a Torino, mar- chese \nlonio Mazzarosa a Lucca, marchese C. Pallavicino a Geno- va, dott. Codelupi a Reggio, dott. Agazzotti a Modena, principe di Canino e marchese Potenziani a Roma, cimte Domenico Paoli a Pesa- ro, dott. Manfrè e Giacomo Savarese a Napoli, dott. Giuseppe Cappari a Messina, prof. Giuseppe Insegna a Palermo, marchese di San Seba- stiano e conte Pollini a Cagliari; e di quelli che verranno dalla Se- zione centrale milanese nominati, onde siavi un commissai-io in ogni provincia d'Italia. La Sezione spera che tutti i nominati e nominan- di concorrano coi loro sforzi aderendo allo scopo comune. 2.° Tutti coloro che possono raccogliere notizie sulle qualità e ({uantità dei vini prodotti in Italia sono pregati di farlo, e comuni- carle (|nindi ad uno dei comjionenti la suddetta Commissione: prò- _ ,68 — curando che ciò accada in leinpo utile per poterle trasmettere al Congresso di Milano. 3." Tutti i possidenti italiani che hanno buoni vini sono invitati a spedirne un saggio a Milano avanti il Congresso predetto, affinchè vengano colà venduti per loro conto e nel modo migliore. Tali spe- dizioni dovranno farsi con l'approvazione di imo dei membri della C(tmmissionc, i (juali indicheranno il modo più economico di ese- guirle, la pereona che sarà scelta in Milano per la vendila, ed ogni altro oj)portuno schiarimento, hi genere però- si raccomanda di scegliere, jier le spedizioni, vini non solo di pcifetta qualità, ma puri, che abbiano il loro carattere proprio, e non la pretensione di imitare i vini stranieri. 4.° La Commissione farà a suo tempo un rapporto alla Sezione di Agronomia e Tecnologia del Congresso di Milano intorno ai vini che sono stati spediti, ed all' incontro che hanno avuto; e comunicherà poi ad ogni |)roprietario che vi ha interesse quelle osservazioni che potranno metterlo in caso di giudicare, se gli convenga o no di fare nuove spedizioni a Milano od altrove, o se debba introdurre modifi- cazioni nella fabbricazione dei suoi vini per renderli meglio vendibili. 5." I membri della Sezione centrale mUanese, designati all'art, i?, si occuperanno di tutte le disposizioni da prendersi in quella città per il ricevimento dei vini; e redigeraniio le istruzioni da servire di norma per le spedizioni, trasmettendole agli altri mendiri della Commissione residenti nelle varie città. Saranno Segretari della Se- zione centrale i sigg. conte Sanseverino ecav. Bassi, ai quali potran- no rivolgersi tanto i commissari provinciali quanto i possidenti, per tutte le domande e comunicazioni concernenti il presente invito. La Sezione d'Agronomia e Tecnologia nutre fiducia che al suo invito risponderanno gli agronomi e i proprietari di ogni parte d' Italia. Essa non crede necessario di mostrare loro (pianto grande interesse saranno per ritrovare in questa specie di fiera aperta colà, dove non mancherà concorso d' intelligenti consumatori. Il quale interesse non consisterà solamente nella vendita dei vini spediti, ma nel divulgarne molli fra i migliori che pur sono pochissimo co- no.sciuti, e più nel trarre, dal confronto di tante qualità, utili ammae- stramenti per la loro fabbricazione successiva. Solo che osiamo scuotere il giogo della moda, e non siamo schi- vi di bere quello che il nostro suolo produce, potremo ridonare l'an- - ■% - tico splendore ad uno dei più imporlanli rami dell' industria italia- na. A favorire il quale non chiediamo noi (come in altri tempi si sarebbe fatto) né proibizioni nò privilegi, ma semplicemente un j)o- co d'amore alle cose patrie, o j)er meglio dire, un poco meno d'anio- l'e alle cose olia vengono da fuori. E questa richiesta, siam certi, veri'à, più che da ogni altra città italiana, bene accolta da Milano; la (juale è generosa con ogni maniera d' incoraggiamenti a tutte le industrie, e lo sarà non meno con la industria enologica, se darà il primo esempio che il gusto, il lusso e la moda possono appagarsi anche senza ricorrere ai vini di oltremonte. La Commissione incaricata di redigere il presente Manifesto, che la Sezione ha approvato per acclamazione, si componeva dei signori Principe Carlo Bonaparte • Marchese Ridolfi Conte G. Freschi Cav. Bassi Conte Sanseverino B. P. Sanguinetti Dott Bartolommeo Cini relatore. »35*©I0« ATTI VERBALI DELIA SOTTO-SEZIOniE DI CIII1IICA aa A IH \ A IV Z A l)i:i. GIORNO i6 SETTEMBRE »©©<>- ilei passati Congressi la Chimica, facendo parte della Sezione di Fisica, veniva presieduta da un moderatore a nomina del Presidente di (|uesta Sezione. Nel corrente anno però il Presidente generale, dietro una formale istanza clie avanti di dar principio alle adu- nanze gli veniva avanzata da diversi chimici, si è graziosamente compiaciuto di concedere, coU'annuenza del Consiglio non che del Presidente della Sezione di Fisica, che questa Sotto-Sezione eleggesse il suo Presidente col metodo tenuto dalle Sezioni : dichiarando poi che avrehhe rappresentato alla prossima futura presidenza gene- rale il desiderio espresso dai chimici che la parte loro fosse elevata al grado di Sezione. E di qui è che nella sala destinata alla Sezio- ne di Fisica, convocati i chimici per procedere per via di sche- de e nei modi consueti alla elezione del loro Presidente, nomina- rono il dott. Gioacchino Taddei professore di Chimica organica nel R. Arcispedale di santa Maria nuova di Firenze; il quale si scelse a Segretario il prof. Luigi Calamai parimente di Firenze, e stahilì, d'in- telligenza col Presidente generale, che le sedute avrebbero comin- ciato la mattina del i8 successivo dalle ore 8 alle io antimeridia- ne, e così di seguito. Visto — Il Presidente Prof Gioacchino Taddei // Segretario Prof. Luigi Calamai A D l ^ A ^ Z A DEL GIORNO 1 8 S K T T E M 15 1$ E »©«*- Jll Presidente prof. Gioaccli ino Taddei apre la seduta con le se- guenti parole: « Mercè i suffragi \()stri, che è quanto dire per effetto della vo- stra bontà, Colleglli rispettabilissimi, io mi trovo esser preside e moderatore di questa nostra frazione del quinto Convegno scienti- fico in Italia. Del qual posto ognun di voi sarebbe stato al certo di me più meritevole e più degno. Questa manifestazione di stima è un tratto generoso della vo- stra benevolenza. E sotto questo titolo io intesi accettare l'incarico che voleste indossarmi; del pari che a questo solo patto io intendo di ritenerlo. Ma permettetemi di grazia che vi parli con tutta l'effusione del mio cuore. La vostra generosità mi rende cotanto ardito da chie- dervi ancor di più. Nella mia insufficienza e nella mia pochezza io non saprei né potrei sostenermi quale voi mi costituiste senza la vo- stra cooperazione; e cooperazione io chiedo, che risponda intiera- mente all' utile scopo, per il quale furono instituiti i Congressi scien- tifici nella bella nostra penisola; cooperazione ripelo che vi quali- fichi per tpielli che siete. Il rammentare che l' Italia ci è madre comune è la perorazione più eloquente che possiamo fare a noi stessi. Basta questa sola remi- niscenza ad infiammare i nostri petti, ad investirci di un giusto or- goglio nazionale, a risvegliare in noi una nobile gara nella scientifi- ca palestra E sia pur lode a quel filantropico e sapiente Principe, il quale, ravvisando nelle scientifiche discipline il più valido sostegno della prosperità dei popoli, invitò i cultori delle medesime a congregarsi in fratellevole famiglia; fondando così un vero apostolato del sape- re, onde qua e là, e raj)idamente ovunque, se ne spaigessero i frutti. Bello è quindi il vedere come altri sommi e polonli, peiietiati dallo scopo di sì alta ed iiliie missione, alibiano \oionterosi secon- dalo e favorilo la già fomlala istituzione, accordando d'ogni manie- ra largo e valevole patrocinio a (juesta nostra pei-egrina famiglia. Di sì benevola accoglienza si rinnovarono già le prove per la <|uinta volta: di die appunto abbiamo irrefragabile testimonianza neir alma e generosa città, die ospiti or ci riceve nel suo seno. Rimunerazione condegna all' augusto e virtuoso Principe che governa <|ucsta deliziosa contrada, al dotto e zelante Magnate che regola come capo il nostro general Con.vegno, ai cospicui personag- gi che in questa città hanno seggio; remunerazione condegna, io ripeto, sia il più ricco deposito che da noi far si possa di utili ve- rità scientifiche; deposito che ci dia il diritto di vantarci di aver contribuito alla propagazione dei lumi. Eco il più Ijello e il più so- noro che da noi far si possa alle voci eloquenti di quei tanti uomi- ni, che per valentìa di dottrine questa loro patria onorarono d'ogni maniera, e in ogni età. I loro fasti sieno sprone al nostro intelletto, come al coraggio del guerriero lo sono le note imprese di un eroe, che gli appartiene per vincolo di sangue o di patria. E sebbene a questa città stranieri per nascita, siamole in questi bei giorni figli per debito di nostra missione, e per riconoscenza. Rechi ciascuno il proprio obolo, e il confonda con quello altrui : si faccia in somma ogni sforzo per locupletare la massa. Il tesoro che sarà per resultarne sarà patrimonio comune, e non comune soltanto a noi italiani che il costituimmo, ma comune all'Europa, al mondo tutto. La scienza, da che la Sotto-Sezione nostra prende il nome, è ric- ca di risorse, onde raggiungere per quella parte che a noi compete il proposto scopo. A noi spetta di trarne quell'utile partito die ne piace sperare E (piale in fine è l' invito che ora vi faccio, tale anche, onore- volissimi Colleglli, è il voto universale ». II principe Luigi Bonaparte legge « Ricerche cltimiche sui veleno (Iella i'ipera ». Espone in prima i lavori del Fontana relativi a (|ue- sto veleno, i cpiali ha trovato esatti quanto lo comportavano le co- gnizioni scientifiche di (pici tempo. Descrive diuique il metodrof. Taddei, come privo della proprietà di colorare in violetto la soluzione di potassa caustica con ossido idrato di rame. Questo fatto negativo gli fa dunque sospettare, che il muco veramente puro possa non contenere azoto ; la qual cosa verificandosi per 1' analisi elementa- re, sola decisiva in tale dubbiezza, farebbe credere che muco e inu- cillassine vesetahile fossero una sola cosa, ammettendo in pari tem- pò che la mucillaggine ridetta fosse fornita agli animali dalle [)ian- le, non altrimenti che la fibrina, 1' albumina e la materia caseosa. E ritornando quindi al veleno viperino comunica i resultati che si sono ottenuti nell Arcispedale di santa Maria nuova di Firenze, nell'applicazione di questo veleno come antidoto della vera rabbia. Questi resultati non possono dirsi né favorevoli né sfavorevoli; da poi che il veleno viperino applicato al malato mercé la morsicatu- ra dell' animale, oltre non avere sviluppato i sintomi che sono pro- pri dell' avvelenamento da lui prodotto, non alterò minimamente (pielli della rabbia. Fa poi osservare che il ridetto veleno manca veramente di an- tidoto, per (pianto la potassa caustica lo scomponga ; mentre l'am- moniaca non distrugge, né tampoco diminuisce le di lui pioprietà tossiche, conforme è stato provato dagli sperimenti comparativi isti- tuiti dal Fontana col veleno puro e col veleno misto ad ammoniaca. Dietro le quali considerazioni il prof. Cerioli domanda al Bo- na[)arte, se egli abbia osservato che 1' echidnina trattata con am- moniaca diluita, anziché concentrata, perda le sue qualità venefi- che; e questi replica mancare di dati positivi per soddisfare a tale richiesta; il perchè vien pregato dal prof. Cerioli a voler fare sopra questo proposito le ricerche opportune. Per altro il doti. Parola inclina a riguardare l'ammoniaca come un antidoto del veleno viperino ; imperocché nelle morsicature di questo rettile il nominato alcali viene usato cOn favorevole successo. Sul qual proposilo il prof. Michelacci soggiunge, aver di fatti os- servato nella sua pratica alcuni morsicati da vipere, i ([uali trattati — i8i — coir ammoniaca sono guariti; ma però conclude, clic se il veleno non uccise in questi casi, ciò fu non tanto per la reazione (lell'ain- moniaca sopra il veleno medesimo, quanto per il soccorso delle for- ze vitali eccitate sj)ecialniente dall' alcali lidetlo. Il cav. Adorno, presa allora la parola, referisce che in P'rancia, e segnatamente a Fontainebleau, nei casi ivi fre(|uentissimi di morsi- catura di questi rettili, i morsicati sono sempre guariti colle lozio- ni d' ammoniaca fatte alla parte offesa. 3Ia il principe L. Bonaparte d' altronde fa osservare, che (juesti fatti non stanno a provare che l'ammoniaca agisca in tali casi co- me antidoto, perchè il morso della vipera non è sempre mortifero. Per le quali cose dette, ed altre simili affacciate da diversi du- rante la discussione, il Presidente crede doversi dividere la (juestio- ne chimica dalla dinamica; e che però dove si consideri che l'am- moniaca in qualunque sia modo non altera il veleno viperino, non può non riguardarsi frustranea all' insorta disquisizione 1' azione che l'ammoniaca stessa esercita sulle parti viventi. Il cav. Adorno comunica alcune osservazioni dalle quali emerge, clie i colcotar del commercio, impiegati di frequente in medicina, so- gliono contenere arsenico, e che per questo possono j)rodurre gravi sconcerti, dove si amministrino come rimedio in grandi dosi; e {tar- lando quindi dell'ossido di ferro usato in terapia, annunzia che pro- miscuato il sesquiossido di detto metallo col mele, e lasciato con es- so in contatto, si suscita tale reazione fra le due sostanze, da far sì che il ses(|uiossido resti depauperato d'una porzione di ossigeno a favore della materia zuccherina del mele, donde resulti un acido particolare avente somiglianze coli' acido nimico, il (piale forma col ferro, parzialmente ossidato, un sale solubile. Si opina frattanto dal prof. Taddei e dal principe I>uigi Bonaparte, dietro le analogie di consimili trasformazioni, che quest' acido possa essere il formico. Il dott. Parola, prendendo parte alla discussione, scende a di- scorrere dell'azione medica dei sali di ferro, dicendo doversi sem- pre preferire il malato siccome uno dei più solubili. Questa oj)inio- ne sollecita il principe Luigi Bonapart» a considerare, che allor- (|uando si amministra il ferro, o i suoi sali, per le trasformazioni che deve subire nelle prime vie, e per 1' acido lattico che nelle me- desime incontra, bisogna necessariamente passi in molti casi allo stato di lattalo prima di esser portato in circolo: e per quanto sie- — \Sì — no a ciò contrari molli fatti esibiti allora dallo stesso cav. Adorno, pure appogi^iandosi a ragionamenti scientifici ed a (|uanto lian det- to Bouciiardat e Sandras intorno specialmente alla formazione del- l'acido lattico nello stomaco defili animali, il Bonaparle insiste nella oj)inione da esso lui emessa. il Presidente in ultimo, sollecitato dal Segretario, nomina una Commissione composta del principe Luigi Bonaparle e del pi'ofesso- re B. Puccinelli, per esaminare uno scritto pubblicato dal doti. Giu- sep|)e Menici, avente per titolo « Cenno dì una Mernoiin da [iiiliìdi- ciirsi sopra una nuoiui /ìropri'e/à della mnnnìte ». Dopo di ciò r adinianza è sciolta. Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddf.i // Segretario Prof. Luigi Cal\m\i E ADINA\ZA DEL GIORNO 20 SETTEMBRE lodo il processo verbale dell'adunanza del dì 19 ed approvato, previa una nuova modificazione domandata dal conte Paoli, sem- pre in rapporto alla di lui comunicazione fatta nella prima seduta, e relativa alla presunta reazione che passa fra il quintisolfuro di potassio, r iodio e 1' acqua. Si annunziano varie opere donate alla Sotto-Sezione la mat- tina slessa. Il prof. Perego apre la seduta comunicando alcune osservazioni da lui fatte intorno al camaleonte minerale, o manganato di potassa disciolto nell'acqua. Hanno queste rapporto all'azione che eserci- tano sopra (piesto composto salino alcuni oli grassi, come sono quelli di oliva e di ricino. Quest' azione, dice il prof. Perego, consi- ste in un intorbamento che il camaleonte prova per la sua miscela con detti oli del commercio. Ma quest'azione che si effettua con una qualità d'olio, non si conferma spesso con un' altra. Né la me- desima (|ualità d' olio talvolta riproduce 1' effetto medesimo. Per esempio l'olio di ricino, se è quale lo somministra il commercio, o qual si estrae dal seme, non altera la soluzione del manganato ri- detto, ma lo altera bensì qualora sia stato disciolto nell' alcool. È a dirsi però che il prof. Perego ha osservalo il fenomeno cogli oli d'oliva di Corfìi e di Nizza. Egli è per questo che considerando f|uan- to convenga estendere le indagini sopra le qualità di simil olio pio- veniente da allre contrade, e segnatamente su quello di questo pae- se, che per bontà può considerarsi come il prototipo, prega la Solto- Sezione a volersene occupare, per <|uindi venire, se è possibile, alla cognizione delle cause che producono questo curioso fenomeno. La Sotto-Sezione facendo conto della connuiicazione del prof. Pe- rego, e veduto di (|uale utilità possano essere le ricerche in proposito. — i8/, — quando sieno coronate da buon successo, cerca col criterio scien- lifiio (li Iracciarsi una strada per giungere con facilità a conse- i;uirnc l' intento. Frattanto il principe Luigi Bonaparlc, dopo essere stato assicu- rato dal prof. Perogo che il manganato impiegato nello sperimento era alcalino, opina che a produrre gli accennati cambiamenti stia possibilmente una (pudciie sostanza volatile associata all' olio me- desinio, e formatasi nella di lui estrazione per dato e fatto del meto- do impiegato. Lo clic trova appoggio nel prof. Taddei, il (piale pensa eziandio si possa dai fabbricanti unire artificialmente all'olio una (|ualche altra materia, come praticasi di frequente per l' aceto ; tanto più che, dietro quello che fa osservare il prof. Michelacci, questi oli preparansi con processi assai difettosi; e perchè anche, come asse- risce il prof. Loltini, 1' olio di Corfù specialmente è brutto e fetente, e punto dissimile da quello solito impiegarsi dai ciompi nell' arte della lana. Conumque sia, sentilo quanto in proposito dicono ancora il prof, march. Ridolfi, il prof. Bizio ed altri, il Presidente propone di formare di questo soggetto un quesito particolare da risolversi per il sesto Congresso scientifico; il che viene luianimemente approvato. Il prof, marchese Kidolfi parla del gas protossido d'azoto. Am- mettendo il fatto che questo gas possa ottenersi in piccola quan- tità e in certi casi, scomponendo col zinco 1' acido azotico, confor- me avverte Berzelius; fa osservare quindi, che laddove si mescolino insieme gli acidi solforico ed azotico in qualunque proporzione, si ha costantemente, col mezzo dello zinco, sviluppo di detto gas allo stato di sonmia purezza, e senza che l' acqua, che diluisce i nomi- nali acidi, ne venga minimamente scomposta; la qualcosa, secondo l'avviso del precitato Ridolfi, ha luogo finché nel liquido esiste trac- cia di acido azotico, e s'impedisce che troppo s' innalzi la tempera- tura del liijuido. In sequela di ciò egli aggiunge, che anche facendo reagire l' acido solforico diluito sopra lo zinco unito all' azotato di potassa o di altro alcali, può aversi egualmente questo gas abbon- dante e purissimo. Dopo di ciò passando a considerare quanto mag- giore sia la sj)esa che occorre per procurarsi questo gas col processo conuinemente praticato, e consistente nel trattamento col calore dell'azotato d' ammoniaca, e qual pericolo d'esplosione possa es- servi servendosi di questo processo medesimo in giande, racco- — i85 — manda di preferire perciò uno di quelli da esso lui indicati; nei quali casi, da poi che 1' azione si manifesta sempre vivissima, siig- j^eriscc di moderarla con valersi dell' apparecchio di Gay-Lussac destinato ordinariamente a sviluppare il f;as idrogeno, e ciò anche all' oggetto di limitare il consumo della materia occorrente alla pro- duzione di detto gas al solo bisogno della quantità che di cpiest' ul- timo si vuole ottenere. Coglie intanto il Marchese questa opportunità per referire, che egli ha trovalo il residuo nero, lasciato dallo zinco del commercio trattato coli' acido solforico, costituito solo da piombo allo stalo metallico. Quindi il prof. Taddei, rientrando nel tema primitivo, domanda al Marchese se abbia osservato, trallando lo zinco cogli acidi azo- tico e solforico insieme senza l'intermedio dell'acqua, che pure in questo caso vi sia produzione del medesimo gas; e il Marchese ri- spondendo non aver dati da soddisfare all' inchiesta, fa però os- servai'e che 1' acqua in tale operazione, servendo unicamente a di- luire gli acidi ed a far sì che 1' operazione proceda con regolarità, è da credere che adoperando gli acidi concentrati sarebbe assai di- verso il lorf) modo d' azione. Alloia il principe Luigi Bonaparte, senza perdere di vista quanto è stato precedentemente esposto sul residuo lasciato dallo zinco, ag- giunge, che ricercando egli il cadmio nello zinco del commei'cio, ha rinvenuto nel residuo nero lasciato dall' acido solforico delle leghe di zinco conforme dice Berzelius. Queste leghe contengono, soggiunge esso Bonaparte, rame, stagno o piombo. Talmente che si conviene non potersi più ammettere l'opinione di alcuni chimici, che cioè detto residuo nero sia specialmente costituito da carbone. Quindi il prof. Taddei, in continuazione dell'esame e discussione intrapresa in altra setluta su vari corollari relativi all'economia del calore, tratti dalla Memoria dell' ingegnere Vegni citata nell'adu- nanza del dì i8, fa una dettagliata numerica esposizione dei gas che sono il prodotto della combustione negli alti forni fusorj del ferro; facendo rilevare quanto notabile sia la dispersione o le evoluzioni in pura jìerdita dei materiali combustibili, consistenti in gas ossido di carbonio, idrogeno, e carburo bi-idrico. Rispetto a che fa osser- vare lo stesso Taddei che solamente 19, 78 di ossigeno atmosferico vien consumalo nella combustione, dove che per operarla conqjle- — i86 — taniente, ed in modo da averne tulio 1' effetlo calorifico possibile, si ricliiedeiebl)e quasi che il doppio dello stesso ossigeno. Per lo clic rilcnendo con Weller che la quanlità di calorico, svollo durante il periodo della combustione, sia alla quantità che realmente se ne po- lrel)be svolgete, come l'ossigeno consumalo è all'ossigeno che in realtà se ne potrebbe consumare; il prodotto utile in calore, o l'ef- fetto caK)rifiici, è ben poco di più che la metà di ([uello che dal combustibile potrebbe aversi. Quindi proseguendo nello slesso ar- gomento, il medesimo rammenta i calcoli e i riflessi di Rumford suir enorme perdita di effetto calorifico ne' couuuii fornelli, e in tulle le operazioni nelle quali s' impiega calore, non escluse le più ordinarie o comuni, come il riscaldare l'ambiente in inverno, il dar cottma agli alimenti ec. ec; con che scende a eccitare i colleghi a proporre mezzi, o suggerire congegni e luti' altro, all' oggetto di conseguire economia di calore; lo che equivale al risparmio di com- bustibile. E tanto più fa questa esortazione, avuto riguardo alla pe- nuria di esso, ond'è minacciata nell'attuale momento quasi ogni contrada della nostra penisola. Diverse rificssioni in risposta a quest'invito sono affacciate da va- ri conq)onenti la Sotto-Sezione, e segnatamente dal prof, march. Ri- dolfi, principe Luigi Bonaparle, prof. Ferego e prof. Michelacci; dal- le quali però resulta, che solo in speciali circostanze, come per esem- pio nella riduzione di ossidi metallici ed altri composti ossigenati e decomponibili dal calore, potrebbe aversi un di più di alimento al- la combustione, ossia un' addizione di ossigeno oltre quello che d'ordinario ci viene somministrato dall'aria ambiente. Il Calamai finalmente parla intorno la fosforescenza delle acque del mare. A ciò fare, dice egli, esser sollecitalo dall' aver appreso che alla Sezione di Fisica si è discusso un argomento, che se non si può identificare con quello di cui si accinge a trattare, vi è bensì per molli lapporti strettamente collegalo. Del qual fenomeno adiui- <|ue volendo far conoscere le osservazioni da lui fatte, in quanto che possano in (jualche modo schiarire la causa della luce emessa dagli animali lucigeni ; narra come traversando da Livorno a Na- poli sojjra un battello a vapore ai primi del febbraio 1842, al di là • lei canale di Piombino potè contemplare detto fenomeno in tutta la sua imponenza. Ne dipinge pertanto l'acqua all'intorno del bal- lello, e massimamente dove è percossa dalle j)ale delle ruote e dalla — 187 — prua rlie la fende, nell' oscurità della notte, come un'onda di fuo- co, di mezzo alla (iiiaic vedonsi scintille di varia grandezza, lumi- iKisissinic e ciiiaic ([uanto la luce del sole. T>o[>o di ciò, siccome giunto a Najioli non perse di mira di verificare ([ual fosse la vera causa di tale emanazione luminosa, referisce che avendo avuto pres- so di se air/'niirn; mvdusc, e siniili altri molluschi marini, potè ac- corgersi doversi a questi animali specialmente atlrihuire le ricorda- te scintillazioni, per le ragioni che quindi espone. Questi molluschi, com'è noto ai naturalisti, sono lucigeni; ma la lu'ce che essi ema- nano non è, egli dice, dai medesimi prodotta perennemente. In fat- ti, prosegue, fin tanto che (|ucsti animali sono del tutto inmiersi nel- r acqua e tranquilli, non appariscono così facilmente luminosi ; ma splendono hensi ogni (jual volta vengono in contatto immediato coir aria, e poi in specie (piando sono tormentati e spaventati. Fe- nomeno che in cpiest' ultimo caso essi riproducono di seguito e ad intervalli ravvicinati un certo numero di volle, sempre però con più languore le seconde che le prime, ma che mostra i-iatlivarsi coi tempo, cioè doj)o che 1 animale stesso sembra pel riposo aver re- cuperato forza e attività. Il perchè, astrazion fatta da altre cause che possono nell'oscurità render fosforescente l'acqua del mare, è in- dotto a credere che la luce emessa da questi animali sia 1' effetto di un'azione organica vitale; onde il provvedimento dalla natura ad essi compartito per valersene, sia come mezzo atto ad evitare in- sidie, sia per aggredire con più facilità la loro preda. Ma il fenomeno della luce dell' ac([na indipendentemente dalle scintillazioni gli offre campo d' indagine microscopica, e non senza ini ([ualche successo. Ei trova nell' acqua in cui si manifesta il fenomeno piccoli infu- sori del diametro di circa '/,„„„ di linea, i (piali, sferici nella prima età ed emisferici per un senso ed un poco ellittici per l'altro nell età più adulta, emanano essi pure luce vivissima proporzionatamente alla loro mole, e sempre o venendo al contatto dell'aria, oppure es- sendo, colla |)ercussione dell' acqua in cui nuotano, irritati e spa- ventali. Ricerca che non poteva non essere di molta difficoltà, avu- to riguardo alla picciolezza degli oggetti di cui trattavasi, ed alle il- lusioni che nascer potevano intorno ai punti di emanazioni lumi- nose; ma clie però gli fu agevolata, com'ei dice, dalia perfezione dello strumento impiegatovi, e dalla molta pratica acquistata nel servirsene. 24 — i88 — Dietro questa esposizione di fatti, il prof. Lottini, presa la paro- la, dice aver esso pure veduto il fenomeno ilella fosforescenza nelle acque di Livorno ; ed il prof. Biasoletlo disponendosi ad aggiungere in proposito osservazioni proprie, attesa l'ora tarda, promette di farne comunicazione nella seduta successiva. Dopo di elle r adunanza è sciolta. Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei // Segretario Prof. Luigi Calamai ADUNANZA DEL GIORNO 21 SETTEMBRE -H>sei«^ Jjetto il processo verbale dell' adunanza precedente, è approvato dopo alcune emende reclamate dal principe Luigi Bonaparte e dal prof. Perego. È annunziata un' opera d' argomento fisico donata alla Sotto- Sezione dallo slesso prof. Perego. Il principe Luigi Bonaparte promuove una discussione sulla uti- lizzazione dell' ossido di carbonio, sia impiegandolo come mezzo disossigenante, sia pei- utilizzarlo come combustibile. L' ingegnere Vegni espone quanto in tal rapporto si è fatto al- trove, se non per la riduzione degli ossidi metallici, per quel mag- giore effetto calorifico di cui è suscettibile; traendone soprattutto partito per la cottura della calcina e per altre brancbe industriali. Il prof. Coquand interpella allora il Vegni sulla causa de' buoni effetti ottenuti col noto appareccbio a gas riduttore negli alti forni fusorj nei quali adoperasi il coke come combustibile, e dei cattivi ottenuti nei forni medesimi in cui il combustibile impiegato è il car- bone di legna. Al elle il Vegni risponde, die dovendo negare, dietro le ragioni esposte in altra seduta, la presenza dei gas riduttori nell' apparec- cbio Cabrol, suppone che questa differenza di resultati debba attri- buirsi piuttosto a quella medesima causa, che produce una differen- za negli effetti generali dall'aria riscaldata coi mezzi soliti. L'aria calda in fatti ha dato nei forni a coke resultati molto più vantaggio- si che (|uelli ottenuti nei forni a carbone di legna. Quindi la diffe- renza, che passa in combustibililà fra il carbone di legna ed il coke, la ritiene come causa di questa variabilità di resultali nei due casi. In fatti il coke, dice il Vegni, non potendo esercitare la sua azione che in gran massa, ed in presenza di una gran ([uanlilà d'aria, è fa- If)0 cile coiiipiiMult re clii' il riscaUlaimnilo di qiiesla, cli)\oiuli> siii{rima delle 24 ore, nuovo per la scienza per ciò che concerne il modo di sua ma- nifestazione, delibasi ripetere dalla reazione dello zucchero sull'os- sido di rame, il quale si riduce a minor grado di ossidazione e quin- di si ripristina anche del tutto spogliandosi del suo ossigeno a fa- vore del primo; che lo zucchero per l'ossigeno assorbitosi trasfor- ma, come sappiamo, più specialmente in acido formico per unirsi alla potassa presente; e che questa reazione avviene ajtpunto solle- - '91 - C-ila e ali Oidiiiiitia tempeialma perchè trattasi di zucchero diabe- tico, che è identico allo zucchero d'uva. Ora la comparsa piti o meno rejjolare dei colori accennali, che egli ha verificato coslantenienle pei' ben ripetute voile sul precipi- tato dell' orina di due diabetici trattata nel modo già espresso, è il segno, soggiunge egli, della riduzione dell'ossido di i-une, quindi il segno veramente caraneristico della presenza dello zucchero in quesl'orina medesima. Inoltre per quanto fosse facile il prevedere che la reazione in discorso non potrebbe appartenere ad alcuno dei principj ordinari dell' orina, come nemmeno ad alcun altro degli accidentali per noi conosciuti, si è creduto, egli dice, per altro in dovere di sottoporre ad esperimento comparativo l' orina di per- sone sane e pur (piella di pei-sone ammalate, specialmente di affe- zioni lente, per apj)rezzarne almeno le differenze; ed ha trovato che si comportavano realmente in modo ben diverso dall' orina diabe- tica. Dice di più di avere a bella posta aggiunto a dell'orina zuc- chero di latte, che mollo si ravvicina allo zucchero d' uva pel suo modo d'agile sull'ossido di rame, e di aver pure aggiunto diversi oli essenziali, che per esperienze sue proprie aveva conosciuto eser- citare un'azione analoga sull'ossido di rame, disciollo specialmente in potassa col favore di una mateiia organica azotata neutra; e ciò a fine di chiarire anche il dubbio, che 1' orina diabetica potesse equivocarsi con quella che per avventura contenesse zucchero di latte, o contenesse oli essenziali che vi passano, come sappiamo, immutati. Ma soggiunge, che anche in questi casi, fatto precedere il solito trattamento, se pure la riduzione dell' ossido rameico av- venne, si manifestò ben altrimenti da <|uello che suole manifestarsi neir orina dei diabetici. Finalmente dà una piena conferma alle sue indagini, dicendo, che si può riprodurre a suo talento il fenomeno, con mescere -ad nn'orina qualunque piccole quantità di zucchero ot- tenuto dal succo espresso dalle uve ; e nota allora che tanto alla sol- lecita produzione di esso fenomeno, quanto alla vivezza dei colori da cui viene rappresentato, influisce più un certo eccesso di po- tassa, che un eccesso di zucchero. Conchidf in ultimo che (piesto processo, da lui pioposto e seguito per costatare la presenza dello zucchero nell' orina dei diabetici, è semplicissimo e facilissimo ad eseguirei, come pure a procurarsi i reattivi richiesti, quindi alla portata di qualunque medico in qualunque località; che è inoltre — iqS — non meno sicuro di quello della fermentazione dell' orina medesi- ma per l'aggiunta del lievito di birra, perchè tiene come questo ad una reazione chimica nota, clie non può mancare giammai, come non è mancala di fatti nemmeno la regolarità di sua manifestazione; e che fìnahnente è da anteporsi sempre a quelli imaginatidal Kunge e dall' llimefcld, non tanto per la sua facilità e semplicità, quanto anche per la sua sicurezza. Il Presidente, avuto riguardo non tanto alla facilità con che il processo suggerito dal dott. Capezzuoli può esser messo in pratica da chicchessia, quanto anche alla costanza dei resultali che se ne ottengono, non lascia di raccomandarlo ai pratici esercenti la me- dicina ; potendo c|uesti riconoscere da per se, e senza il sussidio dell'analisi chimica, se un' orina qualunque contenga o no dello zucchero. Dopo di che l'adunanza è sciolta. Msto -:— // Presidente Prof. Gioacchino Taddei // Segretario Prof. Luigi Calamai DEL GIORNO 22 SETTEMBRE -^S€E«- X^etto,ed approvato il processo verbale deiradunanza precedente (loj)o un'addizione suggerita dall' ingegnere Vegni, il Segretario an- nunzia un'opera tlonata alla Sotto-Sezione, ed il Presidente esprime il desiderio che si proceda al seguito della discussione sopra la Me- moria citata altre volte del ricordato Vegni. E per offrir materia di tlisciuisizione sopra 1' economia di combustibile tanto necessaria negli attuali bisogni della nostra penisola, lo stesso Presidente fa considerare che tra noi la fabbricazione del carbone di legna non è condotta in modo conveniente e necessario ; poiché non si ri- cava dalle legna che il 17 per 100 di prodotto, mentre se ne po- trebbe ricavare un' assai maggior quantità, dove si usassero mezzi più adattati all'uopo; mentre anche un 2 per 100 di più di car- bone, che ricavar si potesse, sarebbe sempre un resultato di gran valore. E poiché rispetto a ciò il Vegni dice, che in Germania so- nosi di già ottenuti effetti molto utili, così vien sollecitato a comu- nicare tutto quanto gli é noto, e che possa esser vantaggioso alla fabbricazione del carbone. Aderendo esso all' invito, avverte esser d' uopo prima di tutto di servirsi sempre dei locali medesimi per staljilire la fornace di conversione del legno in carbone; esser poi essenzialissimo di scan- sare i pezzi di legno tortuosi, affinchè non forminsi tra i pezzi me- desimi accatastati ampli interstizi, dove possa circolare libera- mente troppa aria ; né fare mucchi tanto grandi, e regolarli spe- cialmente secondo la (jualità del combustibile che s' impiega, avuto riguardo alla di lui maggiore o minor contrazione, secondo che trattasi di legno duro o dolce, e fra questi il resinoso e non resi- noso. Cosicché (juesti mucchi, egli dice, possono essere più grandi — '97 — quanto meno il legno carbonizzandosi si ritira, e viceversa. Biso- gna eziandio regolare la durala della combustione, essendo neces- sità die ne sia mollo lungo il periodo; die è (juanto dire lenta la sconiposi/.ione o carbonizzazifìiie del legno. Il Presidente domanda sopra di ciò al Vegni stesso, qual sia il miglior metodo secondo lui per formare i mucchi. Al die egli risponde, essere necessario accomodare i pezzi di le- gno in modo che non lascino quelle camere come in avanti egli di- ceva, e che nel caso di pezzi tortuosi, gli spazi vuoti che restano debbono riempirsi con pezzi più piccoli; e che ciò fatto, esser pur d' uopo che il letto della carbonaia sia costruito con frasclie e ter- ra inumidita, per impedire il contatto dell' aria esterna più che sia possibile. E citando in questo mentre apparecchi immaginali altro- ve, avverte dei loro difetti, ed anche della loro inutilità. Quindi con- clude, che dove si usino le poche precauzioni da lui indicate, il buon successo è inevitabile e sicuro. Intorno a che fa sentire il fram- mento d' una lederà scrittagli dal sig. L. Gallicher direttore d' uno dei principali stabilimenti metallurgici di Francia, con che lo rin- grazia de' buoni resultati ottenuti dal metodo suggeritogli per la falj- bricazione del carbone ; metodo che è lo stesso a cui ora il discor- so del preopinante allude. Domanda quindi il Vegni se vuoisi che dia schiarimenti intorno la combustione del gas ossido di carbonio impiegata fuori d'Italia come mezzo calorifico. E poiché si risponde affermativamente dal Presidente, egli dopo aver fatto osservare che questo gas senza es- ser regolato non abbrucia completamente, e che perciò quando si volle utilizzare in Germania nella riduzione della ghisa in ferro mal- leabile non vi si riuscì ; espone che in Francia simili sperienze fu- rono all'opposto coronate da felicissimo successo. Descrive quindi il processo migliore con cui attualmente in Francia si utilizza que- sto gas nell'oggetto preindicato. Consiste, egli dice, nel prendere i gas sfuggiti alla combustione dal capo del forno; nel condurli per mezzo di tubi di ghisa fino al luogo di fucina; nell' introdurli in una cassa ove mediante cinquanta zampilli circa vi si distribuisco- no, frammischiandosi all'aria spintavi da una macchina soffiante. Di maniera che, prosegue il Vegni, abliruciando in tal modo dentro <|uesta cassa, producono l'effetto di un numero eguale di tubi fer- ruminatorj, capaci a convertire la ghisa nel modo già detto. — "98 - Il Presidenic allora fa sentire, che sebbene questo resultato sia (li ijran valore, pure converrebbe si trovasse la maniera di ijenera- li/.zarne l'applicazione negli altri sistemi nei quali si brucia carl)o- ne. Al che si risponde dal Vegni stesso, esser possibile d' ideare processi che si prestino a sodisfare a questo desiderio ; ma che nel momento attuale (|uesli processi sono sconosciuti. 11 prof. Taigioui domanda come si raccolgano i gas dagli alti forni fusorj per abbruciarli completamente, poiché gli pare richie- dersi un qualche congegno particolare, al che risponde il Vegni, a più chiaia intelligenza, e col disegno e con una seconda descrizione. Dopo questa conferenza il prof. Grigolato legge un suo scritto che ha per titolo « Isolamento della filUrina ». In questo, dopo aver fatto alcune considerazioni intorno ai rimedi usati come antiperio- dici, e dopo avere indicato che gli abitanti del basso Polesine da lungo tempo usavano con buon successo, nella cura delle febbri intermittenti, la decozione delle foglie e della corteccia del Ulìatro (pìiyllirea latifoUn) ; referisce averne egli potuto isolare il princi- pio attivo denominato fillirina, e consistente in un alcaloide, che, secondo lui, si ottiene facendo bollire le foglie e la corteccia del lillatro con dieci volte il loro peso di acqua, a c\ii sia mescolato il 5 per loo di acido solforico ; trattando la decozione con magne- sia, e disciogliendo il precipitalo in alcool, il quale s' impadronisce della fillirina, che purificata col carbone e fatta cristallizzare si ot- tiene in prismi quadrilateri molto rassomiglianti alla cinconina. In sequela di questa comunicazione il prof. Targioni annunzia, avere il Carboncini già da più anni annunziato sotto il medesimo nome un materiale analogo, pure ottenuto dal lillatro; in conferma di che soggiunge il prof. Piria, aver trovato nella collezione del labora- torio di Chimica dell'Università di Pisa un vaso contenente il ridet- to alcaloide, lasciatogli dal suo predecessore prof. cav. G. Branchi. Il principe Luigi Bonaparte domandando al Giigolato le carat- teristiche della fillirina, per distinguerla da ogni altro alcaloide, ne ha per risposta non essere stata ancora a sufficienza studiata, e solo potersi dire, che molto rassomiglia alla cinconina, dalla quale diversifica per essere un poco più solubile nell' alcool, e poco o punto neir acqua. Il prof. Targioni frattanto sospetta che la fillirina del Grigolato non sia identica a quella del Carboncini, e il Presidente pure dubi- — «99 — taixlo (lilla natura di (|iiesta sostanza, dice non potersi risolvere la (|uesti(iiie se non che coll'analisi elementare. E però viene eccitato il prof. Grifjolato a proseguire lo studio della flUirina. Il dott. Prospero Chiari legge un suo scritto col quale domanda alla Sotto-Sezione gli aiuti scientifici convenienti e necessari in una nuova lavorazione di solfato di magnesia, che è per intraprendere sulla guida dei saggi analitici istituiti dal prof. Passerini di Pisa, e i cui materiali abhondantemente si trovano a un miglio di distan- za dai Bagni di Aqui comunemente detti di Casciana. E poiché in questa fabbricazione è d' uopo conoscere estesa- mente la natura de' materiali che vi concorrono, il modo di trat- tarli, le cause per le quali geologicamente si aggruppano e si dis- pongono per favorire più o meno una speculazione, così il dottore Chiari propone alla Sotto-Sezione i seguenti quesiti: i." « Se la formazione di detto sale accada per la decomposi- « zione dei solfuri. 2." « Se possa essere il prodotto della spenta solfatara- 3.° « Se in quest' ipotesi potrebbero esservi nelle viscere della « terra dei massi allo stato naturale di detto sale. .4-° « Se sia una sorgente salina sotterranea che conduca seco « lei il sale e si cristallizzi all' esterno. 5.° « Finalmente quali sarebbero i metodi da adottai^si più sem- « plici e più economici, onde ottenerlo più puro ed in maggiore « abbondanza ». Aperta la discussione sopra tali questioni, vi prendono parte il prof.Targioni,il Bonaparte e il prof. Taddei. Si esaminano da questi i minerali del luogo, e la qualità del solfato di magnesia dal Chiari raccolto. Si fanno congetture, e si cerca in una parola d'indagare col criterio scientifico quello che possa essere. Ma da poi che senza un' ispezione locale non puossi in questa materia avanzare giudizi senza |)ericolo di cadere in gravi errori; perciò la discussione non è proseguita. Il prof. Majocchi, nell'occasione d'avere il dott. Capezzuoli espo- sto in altra seduta un processo chimico per riconoscere o determi- nare la presenza tlello zucchero nell' orina dei diabetici, comunica un pi-ocesso fisico destinalo al medesimo scopo. È questo quello del Biol già pubblicato, in cui mellesi a prolillo la polarizzazione della luce, atta a discuoprire la presenza dello zucchero in un li(|ui- 200 ilo (|iialimqiie, e a delerniinariie contemporaneamenle anche la (|iiniitilM, sia ^M-ando sia estremaineiile piccola. La descrizione dello strunionlo necessario j)er detto j)rocesso occupa 1' udienza. Quindi il Presidente, aprendo la discussione, fa osservare al pro- fessore Majocchi, che il processo del Biot, se in molte circostanze potrà tornare a vantaggio della terapìa, in altre crede possa render- si fallace o almeno non utile, sia perchè, dice egli, l'orina può con- tenere materiali atti a disturhare la polarizzazione solita dello zuc- chero, sia perchè si richiede uno strumento che esige una certa at- titudine in chi deve servirsene. Alle quali osservazioni il doti. Capezzuoli replica, che non igno- rava il processo del Biot allorché intraprendeva il suo lavoro sulla ricognizione dello zucchero nell' orina dei diahetici, ma che però, esponendo egli un processo chimico, si era creduto in dovere di esa- minare, di confronto a questo suo, unicamente gli altri processi chi- mici noti, trascurando quello fisico come anche di minor valore e d'altronde non generalizzato; passa quindi a far molte considera- zioni duhitative dei huoni effetti di tale processo, e specialmente per le alterazioni alle quali va si di fiequente soggetta 1' orina. E si è allora che il Capezzuoli medesimo torna a parlare del suo proces- so, il quale, come ei dice, se è semplice nell'esecuzione, è altretlan- •to certo negli effetti ; per quanto variata possa essere la costituzione chimica dell' orina, e per rapporto de' suoi principj costituenti or- dinari, e per la presenza di altri accidentali. Il Presidente, entrando esso pure nelle alterazioni dell' orina, considerandole nei loro rapporti coli' argomento in disquisizione," conclude doversi sempre preferire il processo chimico deldott. Ca- pezzuoli, siccome di molta facilità, mentre il metodo di polarizza- zione è costoso e complicato. Ma il prof. Majocchi fa osservare essere stato questo processo di recente assai semplicizzato. Ciò non ostante il Presidente insi- ste nella sua conclusione; se non che aggiunge potersi usare il pro- cesso del Biot laddove specialmente necessiti di determinare la quantità in peso dello zucchero contenuto nell' orina. Dietro la quale conclusi(jne il principe Luigi Bonaparte fa co- noscere quanto ha detto Berzelius circa il metodo del Biot. Dal che resulterehhe non dovesse adoprarsi questo metodo ne anche nei ca- si nei (juali si trattasse di determinare la quantità dello zucchero 20I sciolto in un liquido, se non in conferma del metodo chimico; e che jìerciò in ogni caso dovesse esser j)referito il metodo d'isola- mento. Coglie intanto il Bonaparte quest'occasione per annun/.iare che il metodo di polarizzazione, ora proposto dal prof. Majocchi, è stato da un certo tempo impiegato anche nella ricerca di vari sali disciolli neir ac(|na. 11 Presidente invita la Sotto-Sezione ad esaminare i mineiali esi- biti dal dott. Chiari, e quindi scioglie 1' adunanza. Visto — // Presidente Prof. Gio.ycchino Taddei // Segretario Prof. Luigi Calamai A D II N A I\ Z A DELGIORNO aS SETTEMBRE »©€:« Jii letto, ed approvato il processo verbale dell' adunanza prece- dente dietro alcune emende reclamate dai prof. Majocchi, dottore Capezzuoli e Presidente. Il Segretario annunzia varie opere donate alla Sotto-Sezione. Il farmacista Bonjean comunica un nuovo metodo da lui ritro- vato per scuoprire la presenza dell'iodio contenuto in un'acqua, anche in proporzioni sommamente piccole. L' amido e l'acido azo- tico sono i soli materiali che servono allo sperimento. Si mette, ei dice, in un vaso di vetro una quantità a piacere dell' acqua in cui si sospetti la presenza dell'iodio; si stempera in quest'acqua una piccola porzione di amido in polvere, e si affonde poscia goccia a goccia acido azotico in quantità sufficiente. Se 1' acqua contiene iodio in qualunque stato di combinazione, vedesi tosto manifestarsi nel liquido un colore rosso-violaceo, il quale si fa un poco più in- tenso col tempo. Però, avverte, bisogna non eccedere né coll'amido, né coli' acido. Un eccesso di amido non ne rende così manifesto il coloramento, quando in specie si tratti di quantità sommamente piccole d' iodio in molt' acqua, ed in tutti i casi un eccesso di aci- do distrugge l'effetto. Soggiunge inoltre esser l'amido cotto, o ri- dotto in colla, reattivo più sensil)ile. Sicché, prosegue il Bonjean, mentre coll'amido in polvere possiamo scuoprire la presenza d'una combinazione d' iodio nel liquido, nella proporzione per esempio di un grano d' ioduro e di libbre dugento di acqua ; coli' amido cotto la stessa comliinazione può essere scoperta anche nella proporzione di un grano dell'uno e di libbre seicento dell' ahra. Sperimentando allora il processo, fa vedere la colorazione nel modo da lui indicato. Finalmente conclude, potersi il suo processo rendere utile non tanto — 2o3 nelle analisi <|ualitative delle acque minerali, ed in terapìa per co- noscere quando per le orine venga eliminato l' iodio ingerito dal maialo, e simili, ([luinto per riconoscere il bromo ogni (|ual voltasi trovi associalo all'iodio; nel qual caso non si'lia che a versare neir acqua, che si vuole sj)crimenlare, un eccesso d'acido azotico, e quindi trattarla coli' etere, il quale impadronendosi del solo bro- mo si colora in giallo bruno. Il pi-of. Biasoletto fa 1' enumerazione dei materiali immediali e corpi complessi spettanti al regno organico vegetabile. Dopo la qua- le ennmei-azione il prof. Pirla fa osservare esser\i alcune di quelle sostanze, che oggi meglio studiate dai chimici o hanno meritalo al- tro nome o sono riguardate sotto altro aspetto, intorno a che il l'resideiite stima dover fare avvertire, essere stato intendimento del |u©m modo apprezzabile; ciò che veniva dimostrato dal primo pulcino ». 1." « Che unicamente negli ultimi periodi d' incubazione, cioè a sviluppo quasi completo del pulcino, si nota una diminuzione bene apprezzabile nella materia grassa contenuta nelle uova, come anche nelle altre materie fisse; le quali nel secondo pulcino si trovano co- me quella allontanale non solo dalla media fissata, ma dal termine inferiore delle respettive scale, da cui erasi ricavata ». 3.° « Che la diminuzione della materia grassa addiviene sempre pili vistosa quando il pulcino ha vissuto un certo tempo liberato dall'involucro calcare; non così avvenendo delle altre materie fis- se, le quali non accennano progredire nella loro diminuzione ». 4." « Finalmente vistosissima è la diminuzione della materia gras- sa quando il pulcino ha vissuto per più di due giorni fuori del gu- scio, e privato affatto d' ogni alimento; e vistosissima è allora an- che la diminuzione delle altre materie fisse, come lo addimostra il resultato fornito dal quarto pulcino ». Dal che il doti. Capezzuoli stabilisce, aversi nelle uova bella e formala la materia grassa che poi si ritrova nel pulcino; che anzi nel pulcino, che si è compiutamente sviluppalo e che quindi ha vis- suto anche fuori degl' involucri embrionali per più o meno tempo, piuttosto che aver formazione si ha distruzione, e distruzione nota- bile di siffatta materia, come si ha distruzione anche delle altre ma- terie fisse che fan parte del contenuto delle uova. E questo sembra a lui argomento della distruzione del grasso non che degli altri ma- teriali organici, durante 1' esercizio della vita, mollo più diretto di quello ricavato da vedute puramente chimiche, e da semplici osser- vazioni fisiologiche e patologiche. iOC) E dandosi quindi il medesimo a rintracciare la causa v il modo (li cosiffatta distruzione, a seconda dell'opinione del Liehig e del Du- mas, espone come la sostanza grassa non gli scmhi-a unicamente destinata ad essere ahhriiciata, nò tampoco che l' influenza dell'os- sigeno atmosferico sia richiesta principalmente per portaisi di pre- ferenza sul carbonio e idrogeno di quella; ed in appoggio della prima opinione ricorda le osservazioni del Proni relative all'albu- mina dell'uovo sottoposto all' incubazione, e quelle dell'. -/.ic//f'/-.f o/i, appoggiate òiCHenle, dell' influenza esercitala dalle sostanze oleo- se sull'albumina ; ed espone finalmente diversi sperimenti da lui istituiti e riusciti a buon successo, tendenti a rendere più manife- sto il fenomeno osservato dall'Ascberson solamente col microsco- pio. Per !e (piali cose gli sembra non si possa mettere in dubbio un'azione delle sostanze oleose sull'albumina, azione die tende a modificarla in qualche modo; e che anzi j)er l'influenza di queste non crede inverosimile possa quella disporsi a conformarsi in tes- suto, e ad organizzarsi. Né tampoco si sta dall' osservare che questa materia grassa è poi anche manifestamente richiesta per far parte in- tegrante e veramente essenziale di alcuni tessuti, e dei piìi elevali che si abbiano nella formazione organica, come il tessuto nerveo ec Il perchè conclude non potersi la materia grassa proclamare come destinala unicamente ad es.sere bruciata come sostanza assoluta- mente respiratoria. L' influenza poi dell'ossigeno atmosferico non gli sembra richiesta al solo oggetto di fissarsi principalmente sul carbonio e idrogeno della materia grassa a fine di svolgere calo- rico, per alcune considerazioni fatte sui resultati ottenuti dalle ci- tate sperienze, per altre considerazioni relative alla formazione dei tessuti nel nuovo organismo ed al loro successivo logorìo ; per cui la presenza dell' ossigeno richiedesi per ben altre ragioni, e fino ad un certo punto ben determinate: concludendo, che, oltre non esser r influenza dell' ossigeno richiesta unicamente e direttamente per fis- sarsi sugli elementi combustibili in genere della materia organica a fine di svolgere calorico, non è nemmeno da una siffatta fissazione che possiamo ripetere soltanto il calore animale. Dopo (piesla lettura il prof. Pirla, prendendo la parola, doman- da al (loti. Capczzuoli di quali grassi destinati ad esser abbruciati egli intenda di parlare, se cioè di quei tali che si trovano sotto la — no pelle ;u-oiiimilati nel tessuto cellulare costituenti l'adipe, o degli altri che fanno parte dei tessuti organici; poiché egli è di opinione che (|uesti ultimi non servano alla coml)ustione, e conseguente- niente alla evoluzione, del calore. Soggiunge inoltre che non com- prende il modo di agire del grasso soj)ra l'albumina, allorché la mo- difica costituendola in membrana quando la si trova a contallo; a meno che non si ammetta una reazione sconosciuta e speciale fra queste due sostanze. Al che il dott. Capezzuoli risponde, che il Liebig e il Dumas, nel riguardare i grassi (piali sostanze destinale ad essere aljbruciate, non distinguono . 11 prof. Calamai Segretario, richiamando l'attenzione dell'udito- rio sopra la connmicazione fatta dal conte Paoli nella prima adu- nanza di questa Sotto-Sezione, in rapporto al nessun coloramento prodotto dalla soluzione alcoolica d' iodio versata in una soluzione di amidino e amidina ( colla d' amido ) e di quintisolfuro di potas- sio, ed alla nessuna precipitazione di zolfo, asserita dal conte mede- simo ; ricorda che nella discussione che ebbe luogo a questo pro- posito rimasero molti dubbi intorno al fatto annunziato, e che per- ciò avendo egli istituito appositamente nuove sperienze alla presen- za del prof. Puccinelli, referisce che i resultati da quelle ottenuti non hanno presentato alcun che di novità che possa interessare la scienza, conforme all'autore era parso di ravvisare. Dopo di che 1' adunanza è sciolta. Visto — // Presidente Prof. Gioacchino Taddei // Segretario Prof. Ldigi Calamai ADUNANZA DEL GIORNO 28 SETTEMBRE iiello il processo verliale dell' adunanza precedente, viene ap- provato. Il Segretario legge una Memoria del cliimi(;o Francesco Selmi di Reggio, pervenuta alla Sotto-Sezione per mezzo del prof. Bartolom- meo Bizio. Con questa Memoria 1' autore espone alcuni suoi pensamenti sull'azione che esercita l' iodio sopra il cloruro mercurico, l'acido arsenicoso, r ossido d'antimonio ed il tartaro emelico. Questo la- voi'o è destinato a rettificare l'altro sul medesimo tema, da lui esi- bilo al Congresso di Padova. Comincia pertanto dal confermare la supposizione clie l'iodio si combini dilettamente ai composti bina- ri senza decomporli. Dice quindi che bollito l'iodio con soluzione mediocremente concentrata di cloruro mercurico colora il liquido in giallo, senza che questo dia più indizio di contenere iodio libero, e fa depositare col raffreddamento cristalli di cloro-mercurato d' io- dm-o-mercurico, e.poi d'ioduro mercurico puro. Ritiene essere in questo caso il liquido colorato dal clorido d' iodio. Accenna che concentrando questo liquido medesimo a forte calore svolge io- dio, e a calore mite si scolorisce e deposita cristalli analoghi a (|urlli dell' iodocloruro di Lassaigne; cristalli che da primo sono bianchi, e quindi a poco a poco, ricuoprendosi di punti rossastri, fi- niscono con assumere una tinta rosea unita. Dei quali cambiamenti indotti dall' iodio nel cloruro mercurico e di quest'ultimo fenome- no di coloi'azionc in specie volendo esibire un' adequata spiega- zione, referisce le seguenti ricerche da esso lui fatte a questo scoj)o. Preso il liquido nel quale aveva fatto bollire l' iodio col cloruro mercurico, lo divise in tre parti, trattando 1' una col solfido idrico, ■ — aai — la seconda coli' acido solforoso, e la terza colla potassa caustica. i£ posciachè annunzia, avere il solfido idrico precipitato il solfuro di iiu-rcni'io senza dare indizio il'acido iodico; d'essere stato assorbito r acitlo solforoso senza coloramento del liquido, producendo in ve- ce un jìrecipilalo piuttosto copioso d' ioduro di mercurio in bei cristalli; e la jìotassa aver fatto appai'ire l'idrato di mercurio; e |)osciacliè il li(|uido avanzato al trattamento colla potassa fdtrato ed evaporato diede un residuo, die con un acido svolse cloro in abbondanza; conclude die l'iodio agendo a caldo sul cloruro mer- curico produce clorìdo d' iodio, ioduro mercurico, ed un composto clic foi'iiisce cloro a modo ilegl ipoclorìti, e die sospetta possa es- sere un clorìdo mercurico più clorurato del sublimato corrosivo; composto a cui dice esser dovuto il coloramento roseo dei nomina- ti cristalli analo^bi a (pielli di Lassaigne. Quanto poi all'azione tra l'iodio e l'acido arsenicoso, soggiun- ge che avendo preso iodio in cristalli, acido arsenicoso ed acqua, mescolato tutto in liottiglia e fatto bollire fino alla scomparsa del- r iodio, ha ottenuto un liquido scolorito, die spiega azione molto acida sulla laccamuffa, che concentrato svolge iodio in copia, che trattato cogli acidi nitrico e solforico depone molto iodio, e col- lacido clorìdrico concentrato sviluppa pure iodio, ma solo quanto basta per colorare il liquido in rosso bruno. Dei quali fenomeni pe- rò non potendosi render conto, esamina eziandio qual sia la rea- zione tra r acido iodidrico e 1' acido arsenicico ridotti in soluzioni concentrate. E poiché trova esservi reciproca scomposizione de due acidi, e simultanea loro conversione in acido arsenicoso, iodio libe- ro che si precipita, ed acqua; aggiungendo acqua alla miscela gli avviene di veder ridiscioglieisi l' iodio e listabilire la trasparenza flel liquido. La qual cosa sollecitandolo a far nuove sperienze, e di vario genere, riconosce finalmente che 1' acido arsenicico possiede la singoiar proprietà di decomporsi coll'acido iodidrico in soluzione concentrata, e di ricomporsi in soluzione alliuigata. Dal che passando ad esaminare 1' azione tra l'iodio e l'ossido d'antimonio, trova essere la stessa che tra l' iodio e l'acido arseni- coso; cosa per altro che gli sembra ragionevole; e trova poi con sor- presa, che l'ossido d'antimonio e l'acido arsenico.so, nelle loro com- binazioni col bitartarato potassico allo slato di emetici, reagiscono coli iodio (piasi come se fossero liberi. E descrivendo (piindi le spe- — i i i. — rieiize ilu Ini islitiiito con i|ueslo metalloide sul tartaro emetico, av- verti- che questo sale, sciolto nell' acqua a freddo, ha la facoltà d' iin|);uhoiiirsi dell' iodio, obhlifjaiidolo ad essere assoriìilu nt una nuo- « i'« />ro/>ri('(ti della mannke » inviato al quinto Congresso dal signor « dott. Giuseppe Menici, e di referire in proposito alla Sotto-Sezione « di Chimica, trovasi suo malgrado costretta a rispondere in modo « assai inconi|)lelo al mandato affidatole. La verità costatata di un « fatto che è l'ondainentale nel foglio sunnominato, il cambiamento « cioè che prova il borato di calce in contatto della mannite, veri- « ficato dai componenti la Commissione da voi nominata, risvegliò « nei medesimi un vivissimo desiderio di estendere ancora a tutti « gli altri borati le loro indagini ; ma l' angustia del tempo non per- « mise loro di mandare ad effetto ciò che avevano pure divisato di « fare. Necessitati a trattenersi sopra un fatto solo, non possono « nascondere il dispiacere che provano; sebbene li conforti il pen- « siero, che anche da poche sperienze non sarà per voi difficile « r argomentare di (|uanta importanza sia la comunicazione del « dott. Menici, e il dare una spiegazione almeno probabile al fatto « che vanno ad esporre. « Preparata la mannite e il borato di calce, per allontanare ogni « sospetto di non purezza, prima operazione fu quella di unire « insieme queste due sostanze in vaso conlenente acqua distillata « é fredda. La soluzione sollecita ed abbondante che si ebbe del « boralo di calce nell'acqua che aveva in soluzione poca mannite; « la scom[)arsa di molte propiietà particolari ai due corpi ; moslra- « rono che accadeva fra quelli un' azione chimica : e volendo otte- « nere un licpiido in cui non potesse nemmeno sospettaisi traccia « di mannite libera, largheggiammo nella quantità del borato di cal- « ce, poco curandoci della sua piccola solubilità nell'acqua; ab- « bandonammo a se il vaso per un giorno intero, e dipoi filtran- « dolo ottenemmo un liquido neutro. . — 2^9 — « Erasi intanto notato che nella reazione della mannite sul bo- « rato di calce non einettevasi alcun fluido aeriforme; e potendo « da ciò sosj)ettarsi clic la mannite coli' acido l)oiico si dijioiiasse « in modo aiialoi;o all' acido tartarico, Icntanuiio di conii)iiiare a « freddo i due corpi-, unendo alla soluzione accpiosa della mannite « r acido borico ; ma la combinazione non ebbe effetto. E poiché « rpiesta si ottenne aggiungendo alla miscela la potassa caustica, « però ci parve necessaria per determinare la unione dei due corpi « la presenza d' una base. « Assicurati di cpicsla guisa che almeno a temperatura ordina- « l'ia ottener non si poteva la combinazione della mannite coll'aci- « do borico, né la formazione dell' acido, che forse non a torto di- « rebbesi boro-mannico, dovemmo rivolgere le nostre cure al com- « posto che esso fa colla calce, é tentare d' isolarlo da ([uesta. Si « scelse per brevità a tale oggetto l' acido solforico, e, per ottenere « più facile la separazione del solfato di calce dal liquido in cui « volevasi trattenere l'acido libero, pensammo esser cosa opportu- « na di rendere lo stesso lifpiido alcoolico; ma poche gocce di alcool « essendo state sufficienti a precipitare il sale, ci costrinsero a cam- « biare via, mostrandoci intanto essere insolubile nell'alcool il sale « che volevasi decomporre. Versammo allora dell' acido solforico « assai diluito sopra altra quantità di quel sale medesimo sciolto « neir acqua, ed anche questa volta le nostre speranze andarono « deluse ; perciocché trovando libero 1' acido borico fu forza con- « eludere, o che il solforico era decomponente troppo forte, o che « tale diveniva per un eccesso anche piccolo, avendone usato in tal « (|uantità da rendere il liquido appena acido. « Giunti a questo termine dividemmo il liquido che ci era ri- « masto in due parli; una delle (juali posta ad evaporare si residuò « in capo a venti(|uattro ore in una lamina di sostanza lucida, se- « mi-trasparente e screpolata. L' altra metà fu decomposta coli' aci- « do ossalico finché dette intorbidamento; (piindi, filtrata ed eva- li porata a dovere, depose una massa di piccoli cristalli di sapore « aspro, solubili nell' alcool, capaci di carbonizzarsi al fuoco, e di « comunicare un color verde alla fiamma dell'alcool. E questo in « una parola 1' acido che prima salificava la calce. « Ecco, o Signori, tutto ciò che nella ristrettezza del tempo al> « biamo potuto verificare sul conio dei fatti del sig. Menici. Se co- — 23o « me questo corrispondono tutti gli altri dal medesimo i-egistrati, « voi bene intendete quanto cresca la importanza dei medesimi, e « quanto sia a desiderarsi che vengano essi ripetuti e studiati in « modo più completo di (picllo sia stalo permesst) a noi di fare. « Quello però di cui sembraci non poter convenire coli' autore si « è : « I .° che nella mannite, pendente la sua azione sui borali, si « stabiliscono dei cambiamenti di elementare costituzione ; 2." che « facendo soggiornare e bollire della manna nell' alcool, ijuesto di- ti viene acido come la mannite che cristallizzando si deposita » . .\ « noi non è mai accaduto osservare, clie 1' alcool in cui la mannite « aveva bollilo per lungo tempo cangiasse menomamente la carta « reattiva di laccamuffa, né saprennno intendere come la mannite « perdesse poi 1' acquistata acidità « divenuta asciutta per compres- « sioue o per essiccazione spontanea » come dice l'autore. Se dal fat- « to da noi verificato, se dalle pochissime sperienze istituite fosse « lecito dedurre qualche conseguenza, noi saremmo d' avviso, non « già che la mannite vada soggetta a cambiare la sua chimica cosli- « tuzione, lo che non potrebbe avere effetto senza che perdesse por- « zione di alcuno de' suoi elementi, o senza appropriarsene alcuno « di quelli dell' acqua ( tuttavolta che di questo li(|uido si ammet- « la aver luogo la decomposizione ) restando inalterati 1' acido bo- « rico e la calce ; ma che piuUoslo la mannite si copulasse col- « r acido borico, che producesse in questo modo un composto aci- « do, capace perciò di unirsi a quella base medesima che era pri- « ma salificata dall' acido del borace. A conforto di questa nostra « opinione avremmo la esistenza dell' acido boro-tartarico, o a dir « meglio quella dei boro-tartarati, non essendo stato sin qui isolato, « per quanto noi sappiamo, il loro acido. Questa però non è che « un'opinione. Quanto al rimanente, la Commissione crede che deb- « bansi rendere grazie al sig. Menici per la sua comunicazione, e la- « scia la spiegazione dei fatti dal medesimo referili a ([uelli fra i « chimici, che potranno con maggior tempo e con più cognizione di « causa studiai li ». Firmati-^ Principe Luigi L. Bon.vpabte Prof. Benedetto Puccinelli relatore Dopo aver letto questo rapporto Io stesso prof. Puccinelli depone nelle mani del Presidente, jierchè sieno resi ostensibili a chicches- — aii — sia, il boru-inaiinato di calce e l'acido boro-mannico, che unita- mente al principe L. Bonaparte ha ottenuto all'occasione di ripete- re f^li sperimenti del prefalo dott. Menici; e il Princij)e L. Bonapar- te, profittando dell'occasione di essere stato parlato nel sopraddetto rapporto della mannite, presenta un vaso di questo materiale in bellissimi cristalli quadrilateri assai voluminosi, ottenuto col pro- cesso da lui descritto nella Gazzetta toscana delle scienze medico- fisiche ( \ed. an. I. pag. 98 ). Il prof. Pirla presenta il rapporto della Commissione incaricata di esaminare la IMemoria del Clementi sidl' aroma della vainiglia; dal (juale resulta, che la Commissione per ristrettezza di tempo non avendo potuto pronunziare sul valore delle ricerche chimiche isti- tuite dall' autore, e delle conseguenze che egli ne tira, ha differito quest'esame fino all'epoca del futuro Congresso ; invitando lo stes- so Clementi a ripetere ed ampliare intanto le sue sperienze. Il prof. Taddei Presidente comunica le ricerche da lui fatte cir- ca al modo di riconoscere e differenziare il sangue umano da quel- lo degli altri animali; e sebbene intorno a ciò non referisca che la sola parte materiale del processo impiegalo a tale oggetto, pure si applaude generalmente, domandando la pubblicazione dell'intero (1) lavoro. Il Calamai Segretario, dopo avere ricordato che il chimico far- macista Bonjean l»a fatto conoscere in una delle precedenti adu- nanze, ris|)etto all'iodio ed a' suoi composti, il modo di scuoprirli con sonmia facilità mercè l'amido e l'acido azotico; dice, che sic- come il medesimo nel fare gli sperimenti all' oggetto di dimostrale il fatto non esil/i nessuna guarentigia, sia per i materiali di cui era- si servito e delle loro respettive proporzioni, sia per la realtà dei resultati comparativi, da esso lui mediante il cloro e l'amido sem- plicemente annunziati e privatamente ottenuti ; cosi aveva creduti) conveniente anzi necessario di ripetere tutti gli sperimenti a ciò re- lativi. Per il ciie essendosi unito al farmacista Stagi, e debitamente fatto con esso quanto era da farsi in proposito, comunica per re- sultato di tali sperimenti, in conferma anche di quanto disse il Bon- (I) Questo stesso processo per discriminare il sangue ili diversi animali vena rii)ortato testualmente nel processo verbale dell' ultima adunanza della Sezione di Medicina, ove l'autore lesse per l'intero la Memoria su questo ari;oinento. — aSa — Jean, clic mi g;raiio ti' ioduro di potassio in libbre venticinque di acqua, cioè una parie dei primo in 172,800 volte il ridetto li(|uido, può esser reso sensibile con vistosa reazione dall' inipie^'o sinuilla- iieo dell' amido in polvere e dell'acido azotico, mentre col cloro lo è appena; che un grano di detto ioduro e libbre cento di acqua, cioè una parte in peso del primo e 691,200 della seconda, la rea- zione col mezzo suindicato è sempre sensibilissima, mentre col clo- ro non lo è punto; finalmente che tale reazione è ancora sensibile collo stesso acido e amido da trarre un giizdizio non equivoco del- l'esistenza di un ioduro nell' ac((ua di sperimento, nel caso anche di avere la soluzione ck)j)piamente diluita, cioè formata di una par- te in peso d' ioduro e di i,382,4oo di acqua. Talmente che, sebbene da (jucste ultime proporzioni in poi ogni reazione non si renda pili manifesta, uè anche coli' impiego dell' amido colto, conforme sug- gerisce il Bonjean medesimo, conclude esser questo metodo, nei ca- si nei quali si tratta di cercare l' iodio in li((uidi scoloriti, cosi cer- to e cos'i efficace da doversi preferire ad ogni altro conosciuto. Il i)rincipe Luigi Bonaparte, sodisfatto di tali resultati favore- voli, fa osservare esser questa reazione tra l'amido e l'iodio col mezzo dell'acido azotico la più sensibile che si conosca, non esclu- sa <|uella che si ha dall'arsenico coli' apparecchio di Marsh. Il Calamai, presa nuovamente la parola, parla della mucometria orinaria del prof. Taddei. Ricordando in questo proposito special- mente di quale importanza sia il determinare la quantità di muco contenuto nell' orina dei malati, per deduine non tanto lo stalo più o meno innormale di tutto l' apparecchio loro orinifero, quanto cer- te condizioni speciali del malato stesso ; e ricordando eziandio (juanto diffìcile fosse per lo addietro il giungere a separare da det- to umore con facilità tal materiale, fa sentire che avendo il prefato Professore sodisfatto pienamente a questo bisogno colla sua muco- metria, ossia col suo metodo per misurare la quantità di muco con- tenuto neir orina, ha reso un importante servigio alla chimica ed alla patologia, per ciò che riguarda specialmente le affezioni pro- pine della vessica orinaria. Quindi il farmacista Stagi dimostra in che consista questo me- todo. Empie pertanto un cilindro di cristallo di quella orina di cui vuol far conoscere la quantità di muco di cui essa è carica. Prende una lamina di rame lunga (juanto la metà del cilindro ridetto, stata — 233 — ])iecedenlemente ossidata col mezzo di un poco di soluzione di sale ammoniaco, oppure di sai comune, fattavi sopra asciugare. Pone (|iiesta lamina nel!' orina lasciandovela sospesa, l'a allora osservare che tutto il muco di \ico Poloiiziani. Per Napoli e Sicilia, I^iij^i Palincriiii jìrof. di Fisica nella Reale Università di Napoli. Dopo di ciò il Presidente, rivolj^endosi a' suoi Colleghi, con af- fettuose esj)ressioni li ringrazia per l' impegno e lo zelo con cui venne da essi assistito nell'onorevole incarico che vollero affidar- gli, e seco loro congratulandosi j)er la copia delle dottrine emesse e dei fatti esilnti intorno alle chiiuiche discipline, chiude 1' ultima adunanza. ^ isto — // Presidente Prof. Giacchino Taddei // Segretario Prof. Luigi Calamai ATTI VERlìALI UELL4 SEZIONE DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA 3o A D l X A \ Z A DEL GIO.RNO i(i SETTEMBRE -»H)e*- JLl Presidente marcliese Lorenzo Pareto apre 1' adunanza della Se- zione con le seguenti parole: « Ella è ben dolce cosa, o Colleglli amatissimi, che al ricorrere di ogni annuo periodo ci sia dato rinnovare il fralellevole am|)Icsso, con cui <|uasi membri di una stessa famiglia ci abbracciamo; e ci sia concesso ripetere le nostre amichevoli dis(]uisizioni sulle scien- ze al cui culto ci dedichiamo ora in una, ora in un ' altra delle tan- to belle e dotte città, clic gioielli sono della corona onde s' insjhir- lanfla la nostra penisola. Llla è lien dolce cosa, piacemi rijietere, e dono anzi caparra di provvidenza che molti possano degl' Italiani, cui è brama e desiderio ardente di vedere questa patria concorde e felice, convenire in ospitale città, e (pii portare quella pieiruzza ali'edifizio dell'umano sapere e all' illustrazione italiana, che per lo ingegno di cadauno si può, e in quel ramo di scienza che si è scel- lo a mira delle proprie elucubrazioni. E questa dolcezza io mi pro- vava carissima Tanno scorso in Padova, e carissima provo quest'an- no in Lucca ; se non che l'amareggia alcun poco il desiderio di molti nostri ("olleghi, che le occupazioni o altri motivi rattengono lungi da noi. i\Ia siccome in Padova io doveva, ringraziandovi, «piasi muo- ver fpierela a voi, o gentilissimi, perchè, nello scegliermi a modera- tore delle vostre geologiche disquisizioni, avevate armato i vostri occhi di un prisma, il (piale lroj)|)o in mio favore falsava la vostra visione; cos'i in egual modo a Lucca io debbo voi ringraziare della tanta cortesia, per cui ancor mi volete, mentre tanti altri meglio di me lo sarebbero, Presidente della vostra Sezione, e ministro primo di f|uelle determinazioni che stimerete opportune al migliore anda- mento della medesima. E poiché tanto siete cortesi quanto io mi sentii da meno dell'affidatomi incarico, così debbo a questi ringra- — iiS — /.iaiiiciiti |)i'i- l' imore irii|>ailitoiiii ai;i;iiini;ere calde supplicazioni, al'iiiicliè mi siate larghi d iiKlulgeiile benevolenza, se, come il pre- vedo, non potranno corrispondere al buon volere e all' ardente de- siderio di compiacervi quelle forze che scarse io mi sento, a con- durre (piai mcijlio si conveirebhe le Illa, le quali, negli svariati sog- getti di cui si occupa la nostra Sezione, concorrono ad ordir la tra- ma di una scientifica discussione. E i)er vero, tanto largo cam])o si è aperta da (pialche anno la scienza geologica, non ha guari bambina, ch'egli è dildcil cosa se- guitare da soli i rapidi e giganteschi progressi fatti dalla medesima, la quale di molteplici altre scienze coadiuvandosi dei progi-essi che (lueste vanno facendo, si complica ; il che rende ardua cosa al cul- tore della slessa il pienamente conoscere quanto nei vari paesi da distintissimi geologi viene osservato. Egli è perciò che si dee benedi- l'e all' istituzione de' Congressi, i (|uali mettendo a contatto gli stu- diosi di una slessa scienza permellono in pochi giorni di far messe di preziose cognizioni, e di dilucidare e schiarire molli dubbi, o al- meno rimuovere talora gli ostacoli che, o per mala intelligenza, o per non possibile sufficiente esame dei luoghi tulli ove un fenome- no quasi uniforme presentasi, frappongonsi all'esalta e concorde de- terminazione della giacitura di qualche fossile o più dell'epoca di una data formazione. E ventura di tal sorte anco in quest' anno ci è dato avere, che oltre ai geologi italiani qui presenti, i quali, o faranno parte all'adu- uanza di quanto osservarono in questa classica terra toscana dei fenomeni di metamorfismo e di sollevamento, o ci ridiranno am- pliale le osservazioni loro sui fenomeni vulcanici sì attuali che di più antico periodo della meridionale Italia, o ci narreranno le sva- riate successioni dei teireni di sedimento e il frapporsi a loro di rocce ignee al piede delle Alpi venete; abbiamo geologi di oltre Alpe e di oltre Varo, che curiosissimi fatti su porzione della conti- gua Francia potranno comunicarci, e forse dare la chiave, median- te il confronto di posizioni intermedie, onde si venga a più fissa de- terminazione sul j)reciso posto che assegnar debbasi a que' notevo- lissimi scisti talcosi, a ([uelle rocce arenacee e quarzose di aspetto antico, che sottostanno alle ingenti e pittoresche moli di candido marmo dei monti apuani, o alle calcaree subcrislalline de' più mo- desti poggi de' bagni di san Giuliano. Scisti che ora al terreno gin- — i^o — rassico, ora a j)iii aiilklie formazioni riportaiisi. E a dilucidare s'egli è j)ossii)ile un puiilo lauto impoi'taiite per la Geologia italia- na io credo non sarà discaro ai nieiid)ri dell' adunanza il consacra- re una o più di (pieile corse, tanto alla scienza e allo scientifico consorzio giovevoli, che negli ainii addietro con diletto sommo de- gli intervenuti si fecero. Siede la gentile città che cortese ci ospita in ameno ed uhci'to- sissimo piano iriigato di acque fertilizzanti, il quide è limitato da due giogaie di monti : una a ponente e mezzogiorno è il monte per- chè i Pisan veder Lucca non panno, ed è continuazione, soltanto in- terrotta da una frattura per cui scorre ora il Sercliio, della gigan- tesca e notevol catena de' monti apuani, che si stacca per un basso controforte dal vero Apennino là nel Fivizzanese al colle non lungi da Mlnucciano; l'altra a tramontana e levante è formata dalle pro- pagini dell' Aj)ennino medesimo, che accompagnano il corso del tor- rente Lima affluente del Serchio, e che costeggiano anche per cer- to tratto cpiest' ultimo fiume. -Nella prima di «juelle giogaie predominano gli scisti, i quarzi del verrucano e la calcarea ; nell' altra regnano i macigni e la calcarea più recente. Sotto le scorte del chiarissimo prof. Pilla e del chiarissi- mo prof. Savi, il (piale vogliamo sperare non disertore della nostra Sezione che prima lo rivendica, potremo all'una e all'altra dirigere le nostre corse, ma precipuamente al monte Pisano, e se fosse possibile ad una parte anche meglio dei monti che stanno verso il Seravezzese. Potrebbero allora i geologi i-iconoscere le relazioni di molte del- le accennate rocce, ed osservare le relazioni di certi sollevamenti che ripetonsi poi in altre parli della Toscana, e i quali a parer mio molto hanno influito sulla configurazione della costa d' Italia dalla parte del ÌMediteiraneo a j)artire dalla S[)ezia fino agli Stali del Pa- pa e al di là; potrebbero forse determinare in qual epoca si debba credere che siano sorte quelle tanto rimarchevoli montagne. Né in proporre siffatte corse ho io scordato che non alla sola Geologia propriamente detta si consacra la noslia Sezione; e in falli potranno i mineralisti incontrare in queste peregrinazioni notevoli minerali, ed esaminare le ricche miniere di quei dintorni e le cave dei tanto celebrati marmi statuari e delle svariate brecce, onde van- no famose Seravezza e Stazzema. K i geogi'ali avrainio campo a stu- diare come si comporti quel sistema di monti, il (piale evidente- mente sembra formare un corpo a parte dell Apennino, un contro- — a/|0 — forte totalmente indipeiKieiite dal medesimo : potranno aneo esa- minare, disoiilendo i livelli del piano ili Lucca, (pielli del laijo di Bientina e vicinanze, se vi sia probabilità che un tempo il Sercliio tenesse altra via che adesso, e in vece di j^'Cllarsi jier le (Vallure di RipalValta, la f[tiale separa il monte Pisano dal monte di Qiiicsa, non traversasse il piano Lucchese, non percorresse e formasse più esteso il lago di Bientina e corresse poi a raggiunger l'Arno presso Vico Pisano, per la valle che sta tra i monti di Bull e i colli di Monte- Calvoli e ili santa Maria a Monte. Ma qui m'avveggo che nello spaziare per tali questioni, che io propongo a voi di risolvere, rubo vuì tcm|)0 preziosissimo, in cui potreste al fondo esaminarle, e mi dilungo dall' oggetto che aveva in mira, cioè di fissare di vostro consenso 1' ordine delle discussio- ni: ad ottenere il qual fine pregherò quelli tra i signori scienziati, che volessero leggere qualche loro Memoria o si proponessci'o fare (lualche comunicazione, di essere compiacenti a voleine indicare r oggetto all' ufficio, o, se preferiscono, depositarne il manoscritto, affinchè si prenda nota delle medesime e si distribuisca in modo la materia, che possa esservi ogni giorno un tempo destinato alla let- tura, e altro consacrato a profittevoli discussioni. E del modo di te- nere queste discussioni io certo a voi non favellerò, che so perespe- i-ienza quanta dignità, pacatezza e cordialità ha sempre accompa- gnalo neha Sezione di Geologia le difese e la discussione di opinio- ni anco discrepantissime. Giacché io pienamente conosco che noi coltiviamo unicamente la scienza per se medesima, e non per la glo- riola che può venire dall'essere tenuti per più valenti dicitori o per sostenitori di più brillanti teorie. So che ci sentiamo tulli Italiani, e vogliamo concorrere all' illustrazione di tutta la penisola; so che ci l'i- guardiamo come una famiglia di fratelli qui convenuti al bene di una madre comune ; ed è a si sacro titolo che io vi rinnovo mio supplica- zioni di un benigno compatimento, e che vi do un fraterno amplesso nel dichiarare aperta la prima seduta della Sezione di Geologia ». Il Segretario prof. Leopoldo Pilla annunzia i doni di opuscoli fatti alla Sezione dal sig. Graberg de Hemsò e dal sig. Eugenio Si- smonda ; cioè per parte del primo il Sunto de' progressi della Geo- gru fui letto al Con gl'esso di Padova; e per parte del secondo la sua Monografia degli Echinidi fossili del Picnionle. Il sig. Graberg de Hemsò comincia a leggere un suo lavoro so- pra i progressi falli dalla Geografia da un ainio in ipia; il qual la- voro è conliiiiia/.iniu' di <|iielli letti dal inedesiiiio autore ne' pas- sati Congressi. Dipoi il Segretario lef^ge una lettera del prof. Catullo al sitj. Vil- la di Milano, in proposito di alcune coulroverso formazioni calca- ree dell' Alpi venete. Questa lettura dà materia ad una discussione intorno alle diver- se divisioni i;eolof;i(lie, die si possono riconoscere nel calcare se- condario degli Apenuini. E stato pi-imamente invitato il sig. Cocpiand, presente alla Sezione, ad esporre i risultamenti delle sue ricerclie- intorno alle foi'niazioni calcaree secondarie del mezzogiorno della Francia, che hanno attenenze con quelle dell'Apennino, e possono pei'ò chiarirle. Ei fa conoscere come nel Varo e in parte anche nel- le nasse .\lpi trovasi sopra alle marne iridate primamente il lias con fossili caratteristici, rpiindi la grande oolite, |)0Ì 1' oxford cltiy, e in seguito una serie di depositi calcarei, talora dolomitici, che forma- no le linee più rilevate delle valli giurassiche. In queste valli è de- positalo il terreno cretaceo ed è assai sviluppato. Il quale è compo- sto di hasso in allo i ." della formazione neocomia con helemnites (lilaldtus, .f/xilnngus rctusus, con sopra chaina (unmoiiia, neriitett gigantea, coqunndiann ed alcune specie d' ippuriti che sono le pri- me a comparire, e più sopra con plicdluìe, aiicylocerS)9»- JLicUo ed approvato l'atto verbale del giorno 19, il Segretario pre- senta alla Sezione in nome del Presidente Pareto una Memoria di lui su certe alternanze di terreni con conciiiglie marine e lacustri, osservate nelle marne subapennine della Liguria mediterranea, l'rescnta anche un esteso articolo sulle miniere d' oro della Russia del principe Aiiatolio Demidoff. Il Presidente prega il sig. Omalius d'IIailov di farne relazione. .\j>pressci il Presidente medesimo prende a dare ragguaglio al- l' adunanza delia corsa geologica fatta dalla Sezione il giorno ante- cedente al lago di Bientina, e all' intorno de' monti pisani. La Sezione partitasi la mattina da Lucca visitava da prima il piano e territorio lucchese; indi arrivala alle colline presso san Leonardo incontrava quivi il ferrucano, che presentasi in forma di ])sammite; poi presso al luogo detto /'/ Tiglio si accostava al lago di Bientina e percorreva il piano verso Calcinala, visitando a san Giovanni alla Vena le cateratte che chiudono il canale imperiale, emissario del lago di Bientina al suo sbocco nell' Arno. Dalle os- servazioni fatte alla sfuggita sembra al Presidente non potersi trarre nessun argomento a prò della opinione che il Serchio in vece di correre per Ripafratta, avesse un tempo traversato il lago di Bientina e fosse andato a mettere in Arno; soggiunge nondi- meno non esservi fatti precisi che dimostrino ciò essere stalo in- tieramente impossibile. Si esaminava poi il verrucano, e spezialmente i suoi scisti lu- cidi talcosi in tutti i poggi che sono sopra Vorno, Palaiola, Ruti e san Giovanni alla % ena. .Vddossato al verrucano, e finasi in for- ma di cintura poco elevata incontravasi il calcare al Romitorio di — a5o — san Giovanni alla Vena, poi a monte Olivelo. Dove gli scavi che sono siali eseguili moslrano il calcare in forma di alti animassa- menti traversali da screpoli e fenditure. La roccia è aUpianto gra- nellosa, l)iancliiccia, sovente un po'cellulosa, e proliahilinenle è do- lomitica. Klla contiene caverne e fenditure con vestigia di brecce ossifere; non vi è riconoscibile ima precisa stratillcazione. Il si- gnore Omalius d'IIalloy ravvisa in questo calcare le forme che con- trassegnano le dolomiti del Tirolo. Tale roccia l'iniaiie interrotta appresso la Caprona, e poi ricomparisce a' piedi del contrafforte della Zanibra; tra essa e il verrucano, sul quale poggia, è interpo- sta una breccia dolomitica. Più olire incontrasi nuovamente il ver- rucano. .\el luogo poi detto lo Sprofondo comincia un calcare di aspetto mineralogico un poco diverso : il suo colore è bigio, la gra- na fina e compatta ; contiene straterelli di selce alcune volte ridot- ta terrosa nella superficie, ed ancoi'a qualche nocciolo di tpiarzo grasso, fallo non comune ne' terreni dì sedimento. Non lungi dal detto luogo passa ad un vero marmo saccaroide, e ritorna poi ad essere com])allo. Dai Bagni di san Giuliano salendo al colle che dà passaggio alla strada di Lucca si trova ancora il calcare, e con nu- merosi strati di selce, ed ancora con tubei-coli di quarzo grasso; quivi si vede ristretto tra due massi di verrucano, e passa nella gronda del monte Pisano che guarda Lucca. La medesima roccia continua lungo i piedi del monte che sono volli a Pisa, e quindi passa al di là del Sarchio verso rilettole. A Ripafratta ricomparisco- no le rocce scistose del verrucano. In proposito delle differenti va- rietà di calcare osservate, il Presidente manifesta un suo dubbio che non sieno distinte per caratteri sufficienti, e crede che le differenze mineralogiche le quali presentano si debbano attribuire alla diversità delle alterazioni sofferte. La Sezione osserva come tra il marmo gra- nelloso ed il calcare compatto presso a san Giuliano siavi un per- fetto passaggio, e segnar non si possa veruna linea di separazione. La brigata fece ritorno la sera a Lucca. I falli dinanzi esposti danno materia ad una discussione circa il modo come meritano di essere consiilerati. II Segretario Pilla avvisa la diversità da lui indicata de' carat- teri mineralogici essere sufficiente a stabilii'e due differenti forma- zioni calcaree nei monti j>isani, cioè ([nella di monte Oli veto compo- sta di un calcare dolomitico, celluioso, avente una struttura massic- eia, e traversalo da fcndiliirp, 1' altra, delle vicinanze di san Giulia- no, fatta d' un eakare compatto a j;raua lina, bene stratificato, e contenente numerosi strali di selce. Ei crede poter riferire il primo calcare al ^'iurassico, il secondo al cretaceo infeiiore. F.d appoggia per (|uesto la sua ojìinione sopra i fatti da lui osservati nel calcare secondario del paese di Napoli. Il sig. de Zigno è di credere che il marmo variegato bianco e grigio de' Hagni di san Giuliano derivi da una modificazione del calcare giurassico ; essendogli avvenuto di osservare una simile mo- dificazione prodotta dai fdoni di porfido pirossenico nel calcare giu- rassico delle Alpi venete. In (pianto alla (|uistione cbe il fiume Sercliio si fosse versato ne' tempi antichi per il lago di Bientina nell* Arno, secondo che al- cuni hanno supposto ed ancora scritto ne' tempi andati, il genera- le Vacaiii espone il suo dubbio che ciò non abbia potuto essere, e pensa aver posto ostacolo a tal corso (piell'allipiano che pel Perno e per Vorno congiunge al monte Pisano il monte Pizzorna; il quale monte sta a ridosso di I\Iarlia e si annoda all'Apennino di san Mar- cello. Egli è di credere il Serchio aver sem|)re avuto il suo corso per Ripafratta al mare, o aver messo pel padule di Agnano in Arno sopra Pisa, o poco inferiormente. E coglie questa occasione per esprimere il suo desiderio che per lo bene delle floride campagne che circondano Lucca e sono assai spesso minacciate e ricoperte dalle inondazioni del Serchio e del lago di Bientina, sia accorciato il corso del Serchio j)er rilettole, facendolo sboccare direttamente al mare i-adendo e colmando anche il lago di !Massaciuccoli. Con la quale operazione viene ad aprirsi alle piene una strada breve e più libero sfogo, e forse si troverà ancora un mezzo più agevole e sicuro di abbassare il j)eIo di acfjua del lago di Bientina, senza re- car minaccia di nuovi interrinienli nel porto di Livorno. Il sig. ingegnere Piazzini di Pisa presenta una sua Carta topo- grafica del territorio pisano e di una parte di quello di Lucca, nel- la quale si veggono indicati tutti i progetti formati dagl' idraulici per migliorare la condizione delle campagne lucchese e pisana, ed eziandio il progetto dell' ingegnere iNotlolini per regolare e miglio- rare il corso attuale del fiume Serchio. Quindi il medesimo inge- gnere (lice esservi tradizione, e molli antichi e moderni autori aver- lo scritto, che uno de' canali del Serchio staccavasi al di sotto del 3a — aaa — villai;s;io del Ponte a Sercliio nel liiotjo denominalo Ramo, e per- correndo le campagne di sant'Andrea in l'escaiola, san Iacopo e san Stefano, entrava in Pisa, e congiungevasi coU' Arno nelle vici- nanze e poco di sotto all' attnale ponte di mezzo. Il sig. Carlo Ciiorgini dice di tenere in qnanto ai proposti bonifi- camenti del Scrdiio pensieri alcpianto ilivcrsi. Aggiunge non poter- si ntilmenle trattare la questione fuori della Sezione di Scienze fisi- che e matemaliclie, e quindi riserharsi di discuterla in quella, lad- dove a ([ualcuno ciò facesse piacere. Rispetto poi all'antica condi- zione del Sercliio ei ricorda aversi tlaStrabone, Plinio ed altri autori certa memoria, che il suo corso fosse in quell' età dopo Ripafratta verso l'.Vrno, nel quale confluiva giustamente sotto Pisa. E salendo a temj)i più renjoti, non crede inqirohahile che il Sercliio stesso, innanzi di volgere per la gola di Ripafratta, versasse in Arno pres- so Vico Pisano una parte almeno delle sue acque. Su' quale propo- sito osserva : i .° siffatta opinione esser conforme alle tradizioni po- polari, riferendosi a quei miseri tempi ne' quali tacevano le istorie; ■}.." il declivio di tutta la pianura del Sercliio verso l'Arno mostrare la pianura stessa essere stata prodotta da una corrente attiva nel- r indicata direzione; 3." le alluvioni del Sercliio, sulle ([uali si tro- vano gli avanzi dell' antichissimo pavimento di Lucca, sottostare di poche braccia al suolo presente della città; mentre dopo il dicias- settesimo secolo il fondo del fiume si è rialzato oltre a sette braccia. Questo fatto di tenuissimo sollevamento della pianura rispetto ad una corrente copiosissima di materie ed attiva nella successione di tanti secoli, conduce del pari a giudicare che il Sercliio lasciasse tali antiche alluvioni quando con lunghissimo corso mettea nell' al- veo dell'Arno allora più depresso a Vico Pisano, e non avesse di poi considerabilmente rialzata la valle per le sue condizioni a gra- do a grado migliorate, o riunendo in un sol corso i suoi rami, o con- ducendolo all' .\rno per il più breve cammino di Ripafratta, o vol- gendolo dirittamente al mare. Dopo ciò il l'residente invita il sig. Coquand ad esporre le ra- gioni perchè ei crede doversi spostare aUjuanlo l'età de' terreni ter- ziari di Toscana dimandati comunemente ìiiedi o mioceni. Il sig. Co(|uand dice ravvisar lui una identità comj)iuta tra i ter- reni a carbone della Toscana e i terreni a lignite di Aix in Proven- za. Desume questa identità : i ." dalla natura mineralogica degli stia- — •>'')3 — li; 2." dalle foj^lie di piaiilo dicniiirdoni clie nell'uno e nell'altro luogo acconipa^Miaiio il coinhiislihile l'ossile; '3." dalle iiii])iessioni di pnlmacites Lanianoriis trovale ne' terreni di Provenza e di Toscana ; 4.° dagli avanzi ili tiiiiiiiìotcri trovali ancora ne' terreni de'dne luo- ghi. E siccome ei crede avere dimostralo, centra l'opinione del Uu- frenoy, che i terreni terziari di Aix sieno contemporanei del ges- so di Montmartre vicino Parigi, però ei ne lira per conseguenza che i tei-reni terziari di Toscana sieno da reputai-e non già medi, ma sì inferiori, ovvero del j)eriodo eocene. Il Segretario Pilla fa osservare in proposilo di questo pensa- mento del (;o(|iuind che in Italia sono state distinte tutte tre le for- mazioni terziarie conosciute, cioè la superiore o subapennina, ((nel- la detta media dai geologi italiani, e la inferiore del Vicentino. La prima e 1' ultima sono bene per i loro fossili determinate, e non la- sciano luogo a dubbiezza. Quanto alla media ella è stata definita prendendo per teriuinc di confionto la collina di Superga in Pie- nionle. La c|uale per la natura de' fossili che contiene, e pròpria- mente per la proporzione numerica delle specie viventi e delle spen- te, è universalmente giudicata come terziaria media, e tenente il mezzo tra la formazione inferiore del Vicentino e la superiore del- l'.\stigiano. E poiché i depositi terziari di Cadibona e di Caniparo- la, di Marenmia e di molli luoghi del paese di Napoli si legano a quello di Superga, però sono siali tulli riferiti al terreno terziario medio. Non però di meno il Pilla trova molto sensale le considera- zioni del Coquand, cioè la presenza di [>nìmnciti affini nella forma- zione di Parigi, di Aix, e di Mai'emma. E .se avverasi il sospetto che Ira gli avanzi organici trovati a monte Bamboli ci abbia denti di {tnnploteri, ciò darebbe grandissimo peso alla opinione del Coquand, e sarebbe un fallo di singolare novità nella Geologia italiana. Essendo slato detto che ci avea avanzi di tartarughe nel tei're- no a carbone di Maremma, il principe di Canino fa notare la im- portanza della loro precisa determinazione per poter servire a con- l'nuiti tra terreno e terreno. Il sig. Omalius d' Ilalloy, appoggiando le osservazioni del Pilla, aggiunge non bastare i generi de' fossili a stabilire la conlemjìora- neità delle foi'inazioni, ma essere necessaria la identità delle specie e
  • f;li animi de' fisici divisi, la chimica di Davy e Gav-Liis- sac, la tliiKtnticd ili Iliiniholdt e Cordicr. Movendo sempre da falli ei pensa die la verità debba trovarsi nella conciliazione di (jiielle due teoriclie. Pone diuKiue nel eentro tlella terra un nocciolo di nielalli terrosi, e principalmente di (pici della silice in islalo d' inos- sidazione e di arroventamento, sopra il quale 1' ac(jua del mare ar- rivando di tempo in tempo in modo qualunque, genera con la sua scomj)osizione un fei-meiito, nrii^ine e causa prima de' vidcani. E di ci'edere mi nocciolo infuocalo terrestre non essere bastante a spiegare le azioni vulcaniche; richiedersi una causa eccitatrice, e questa consistere nel contatto dell' actjua con coipi infuocati che hanno grande affinità coli' ossigeno, la quale affinità non è soddi- sfatta. Fa vedere come tulli i fatti si accordano felicemente Ira loro nel confortare questa teorica, e passa a spiegare parlilamente l'ori- gine di tutti i prodotti vidcanici conosciuti che derivar debbono dalla causa prima indicata, cioè dal contatto dell' acqua marina co' regoli metallici terrosi. Entra poi a discutere le opposizioni che si possono fare contra questa sua teorica dinamico-chimica, e ad- duce le ragioni perchè quelle si abbiano a tenere di nessun valore. Questa lettura apre il campo ad una discussione, nella quale prendono parie Omalius d' HaUoy, il principe Luigi Bonaparte, Adriano Balbi, ed il general Vacani. Il sig. Omalius d'Halloy, compiacendosi de' nuovi fatti recati in- nanzi dal Pilla, e specialmente di aver costui ravvivate le fiamme ne' vulcani, una volta tanto in onore e adesso del tutto spente, os- serva nondimeno che se le fiamme fossero un fenomeno generale delle azioni vulcaniche non dovrebbero comparire solo quando que- ste sono energiche, secondo che pone il Pilla, ma ancora nel tempo di riposo dei crateri. Risponde il Pilla che se le fiamme non si veggono nei tempi di calma, ciò deriva, o perchè allora non avviene nel focolaio vulcanico sconiposizione di moli' acqua, ovvero perchè il gas nell'uscir fuora dal cratere non trova la temperie necessaria per infiammarlo, ov- vero perchè è mescolalo a vapore acquoso condensato. Soggiunge il sig. Omalius che le lave de'vulcani attuali si legano a mano a mano a'basalti, alle lrachiti,a'porfidi, e in fine al granito. Come si spiegherebbe la origine di queste idtime rocce secondo la teorica del Pilla? — 257 — A che il Pilla risponde, la composizione cliimica di latte le ci- tate rocce essere la stessa, la forma solo essere diversa, e questa derivare da cause j)articolari, e specialmente da differenze nella |)ressione, a quel modo che la slessa materia di ima lava ora pre- sentasi in forma di scoria ora di una i-occia cristallina. Il principe Luigi Bonaparte fa osservare che se Davy pro- pose il potassio in vece del silicio nella sua teorica de' vidcani, ciò fu perchè in quel tempo il silicio non era ancora conosciuto. Del resto saper grado alle osservazioni delle fiamme citate dal Pilla, co- me quelle che ritornano in onore le influenze chimiche nella pro- duzione de' fenomeni vulcanici. Kij)iglia il sig. Omalius d' llalloy e dice, che potrebbe pure ba- stare il fuoco centrale a produrre i vulcani ; ed i gas che da questi si svolgono possono trovarsi o prodursi nel focolaio medesimo, senza che però sia mestieri ricorrere all'intervento dell'acqua. E se i vulcani trovansi (piasi tutti in vicinanza del mare, questo essere perchè in tali luoghi più bassi della superficie terrestre le rotture sono più facili. Risponde il l'illa che la gran (|uanlità di acqua la quale in forma di vapore acquoso svolgesi dai vulcani, basta per sé sola ad indi- car la j)arte che fpiella deve avere nella produzione de' fenomeni vulcanici; e la qualità muriatica di questo vapore annunziale evi- dentemente la sua origine. Alcuni hanno voluto ancora attribuire alla gran copia di vapore acquoso che svolgesi nelle grandi eruzioni vulcaniche gli uragani che a queste sogliono tener dietro. A quest'ultimo j)roposito il sig. Omalius dice inchinare molto a credere che tali uragani possano derivare da mutamenti che l'eru- zioni cagionano nelle condizioni meteorologiche dell'atmosfera. Questa opinit)ne, soggiunge il Pilla, è stata da lungo tempo so- stenuta dal Du Carla in un dotto suo lavoro. Ad ogni modo non ri- manere neir animo suo e di chiunque abbia studiato i vulcani nes- sun dubbio, r acqua essere un mezzo potentissimo di azione nei fe- nomeni vulcanici. Quanto ai pochi vulcani meilitcrranei che si ci- tano credergli innanzi solfatare che vulcani attivi. In proposilo di cpiesta opinione del Pilla, il sig. Adriano Balbi cita i grandi laghi che avvicinano i vulcani interni dell'Asia, i tpiali ei crede sufficienti a prestare alimento a' focolai di (juelli. — a58 — Il ^'(Mieial Vacaiii cita, in proposito della quislionc presa a di- scutere, lo scoj)pio di una caldaia a vapore, in cui l'actpia potè giun- gere i-epentinaniente per un canale tortnoso. E domanda al Pilla se crede nessuna analoi,Ma ravvisare tra gli scoppi delle caldaie a vapore per improvviso arrivo delle accpie e i fenomeni eruttivi de' vulcani. Il Pilla risponde l'analogia essere grandissima per quello riguarda gli effetti dinamici; ma l'acqua avere una parte assai più energica nella produzione de' fenomeni vulcanici cogli effetti chimici risul- tanti dalla sua scomposizione. Terminata questa lunga discussione 1' abbate Augée ed il conte Serristori dimandano al Presidente che la scrittura del Pilla sia data alle stampe; la qual proposizione è a pieni voli approvata Dopo di ciò r adunanza è sciolta. Visto — // Presidente Marchese L. Pareto // Segretario L. Pill.\ ADUNANZA DEL GIORNO a3 SETTEMBRE — ^»a»- J^etto ed approvato il processo verbale, il Segretario annunzia i seguenti doni di opere fatte alla Sezione. Balbi — Élémens de Geographie Generale. Tenore e Gussone — Memorie sulle peregrinazioni eseguite in t'ari luoghi del Regno di Aapoli. Graberg de Heinsò — La sua bella Carta del Regno di Marocco. Appresso il conte Paoli legge una sua scrittura, nella quale pren- de a parlare della origine delle terre paludose italiane che sono lun- go le spiagge del mar Tirreno e dell' Adriatico. Ei crede col Savi l'Apcnnino aver avuto diversi periodi di sollevamento, e questi es- sere stali cagione di avvallamenti nelle terre situate lungo le coste, per una specie di movimento di altalena. Siffatte mutazioni del li- vello del suolo essere seguite ancora dopo i depositi i più recenti e nel periodo geologico moderno, onde esser derivato un abbassa- mento naturale nelle terre che sostengono le città ed altri stabili- menti dell' industria umana lungo il littorale d' Italia. Cita al pro- posito un gran numero di fatti che provano questi cangiamenti nel livello del suolo, si dal lato del Tirreno che dell'Adriatico. Passa in fine ad esporre le conseguenze che da questa opinione si possono tirare circa i lavori di bonificazione delle terre basse e slagnanti d' Italia, e crede che ella può esser la norma da seguitare per lo rin- sanimento delle dette terre; la quale è di rialzarle con le ojierazioni di colmate, secondo che già consigliarono il Torricelli ed il Viviani, e secondo che ora si pratica in IMaremma. 11 sig. Carlo Giorgini fa osservare sembrargli la formazione delle paludi littorali d' Italia non già contemj)oranea a' sollevamenti del- l'.Vpennino, ma sì opera posteriore. Egli crede le braccia le quali 33 — a6o — r Vpoiiniinì iiiellpa nella sua orij^iiie in mare aver dovuto lasciare yolli interposti, ne' (|iiaii le correnti marine avi'clìbeio levate dighe arenose, che congiungeano 1' estreme fronti de' capi : onde risulta- vano ricettacoli di ac(iue stagnanti nell' interno delle terre. I quali poi sarebbero stati riempiti da bandii di vegetabili corrotti e d' in- terrimenti recati nel loro fondo tla (lumi e da rigagiii. Sopra le ter- re così emerse fondavansi gli stabilimenti degli Etruschi e de' Roma- ni, certo non anteriori a' sollevamenti citali dal Paoli. La cagione degli avvallamenti di quelle terre ad un livello inferiore a quello del mare doversi recare a rassodamenti che hanno sofferto per la loro natura mobile e porosa. Deduce da siffatte considerazioni la conve- nienza che ne' lavori di bonificazione del suolo le colmate artifiziali tenganola nuova superficie assai elevata sopra il piano delle paludi. Il Presidente Pareto non si mostra alieno dall' ammettere in par- te le idee del conte Paoli, e non nega al sig. Giorgini la possibilità di qualche restringimento nelle materie molli accumulate nelle ter- re basse, onde, succeduto un avvallamento, divennero paludose ; se non che osserva, quest' ultima spiegazione non potersi applicare al- l' evidente variazione di posto di certe fabbriche fondate sopra roc- ce vive, come sarebbero quelle che vedonsi j)resso santa Liberata nel Capo Argentaro. Crede inoltre la formazione di molte terre pa- ludose litloranee essere derivata da rilievi sommarini paralleli alle coste, i quali porsero appoggio alle materie mobili trascinate dai fiumi, e diedero origine a que' tomboli interposti tra il mare e le pa- ludi. Attribuisce in qualche parte la formazione de' tomboli alle cor- renti che radono il littorale; e cita in appoggio delle sue idee non solo gli stagni d' Italia, ma ancora alcuni di Linguadocca. Gli stagni di .\gole e di Cette sono tra due promontori in avanti della costa, e quasi paralleli alla medesima. Aggiunge che là dove non sono di questi capi avanzati e diretti parallelamente alla costa non vi sono in generale terre stagnanti, e cita in esempio le due riviere di Ge- nova. A tal proposito parla dei sollevamenti avvenuti nella catena degli Apennini liguri, i quali in vece di essere a quella paralleli so- no perpendicolari, ovvero fanno con essa un angolo assai notevole. 11 sig. Balbi non discorda dalle opinioni del Presidente, e in ap- poggio di (pielledice come lungo la costa dell'America settentriona- le parallelamente alla catena degli Aj)alaclies vi sono le lagune, le (juali presentano sopra grandissima scala le stesse disposizioni fisi- — aO I — tlie indicale tlal Pareto iiejjli staffili niarillimi dell Italia e di l.iii- fjiiadoeca. Sdgj^iiiiige inoltre molte di tali la;,'inie niosliarsi in ana- l(){j;lie posizioni lungo lutto il golfo del Messico. Il sig. Carlo (iioigiiii riprende a diie elie gli aniielii golfi luin sono stati inai ripieni, per esser troppo profoiitli, e situati, risj)clto alle correnti marine, in modo da render dilTicili i depositi. In que- sta condizione crede sieno le riviere di Genova. E conferma le idee espresse intorno alla formazione delle paludi in Italia col fatto clie sono più numerose lungo le rive del Mediterraneo che dal lato del- l'Adriatico, verso il tpiale le catene trasversali dell'.^pennino essen- do più rapide e meno prolungate, non possono essere stale cagione d' impaludamenti tanto e cosi eslesamente efficaci. Il prof. Pilla dopo aver fatto alcune osservazioni generali sopra diverse linee di sollevamento da distinguere nell' Apennino, dice la origine delle terre paludoso italiane legarsi alla gran (piistione geo- logica del Tempio di Serapide a Pozzuoli. Fa notare che i cangia- menti tra il livello del mare e delle terre in quel luogo non sono già l'effetto di cause vulcaniche locali, ma fanno parte de'fenome- ni della stessa natura che si osservano in tutte le coste della peni- sola. Egli non entra a investigare la causa di questi cangiamenti nel livello del mare e del suolo italiano, soggetto di lunghe e non ter- minate dispute. Osserva soltanto che il livello del mare oscilla nel nostro paese alternalivamentc lungo la verticale, e nel corso de" se- coli si è lentamente alzato ed aljbassato più volte; il qual fatto è messo fuor ili did>l>io dalle osservazioni del Rreislak,del Niccolini e di esso Pilla nel golfo di Pozzuoli e di Napoli. Quindi è di credere che tali variazioni nel livello del mare e delle terre in Italia non debbano mettere nessuno ostacolo ai lavori di bonificazione delle terre paludose j)er colmate, bastando elevare il j)iano di queste len- tamente secondo la lenta oscillazione della causa perturbaliice. Il sig. Omalius d' Halloy legge una relazione sopra il lavoro pre- sentato dal principe Anatolio Demidoff intorno allo scavo ed alla produzione dell'oro nell' Impero russo. L'autore, ei dice, tanto co- nosciuto nelle scienze per la magnifica spedizione intrapresa negli ultimi scorsi anni in Russia, dopo aver fatto conoscere nel suo la- voro r organizzazione data recentemente all' ufficio delle miniere in queir Impero, prende a descrivere tutte le cave d'oro che sono al presente nella sua vasta estensione, indica i loro caratteri e giacitu- — aGa — re geognost ielle; espone gli aimieiili successivi del loro prodollo, dice della influenza che può avere questo aumento di produzione nell'equilibrio commerciale. In fine discorre della origine dei depo- sili che contengono quel metallo prezioso, facendoli derivale dalla distruzione che 1' acqua e 1' aria hanno operato su le montagne circostanti, quanluiujue in un luogo solo a Beresofk vicino Kkale- rinenbourg, si fosse trovalo l'oro incastrato nelle rocce coerenti. Questa circostanza dà occasione al sig. Omalius di appoggiare l' ipo- tesi, la quale suppone che i deposili mobili metalliferi non sono già il prodotto dello sfacimento delle rocce solide che sono alla su- perficie terrestre, ma che sono stali come i filoni eiaculati dall' in- terno della terra alla sua superficie. In proposito della influenza che può avere nel commercio la grande produzione di oro della Russia, il sig. Balbi osserva non do- verne nessun cangiamento seguitare, poiché le notizie statistiche fanno vedere, venir quell' aumento in compenso della diminuzione che succede nella quantità di quel metallo prezioso che danno le miniere di America. Il sig. Omalius, ponendo pure questo compenso, crede la pro- duzione russa sopravanzare la diminuzione americana. In ultimo il Segretario presenta alla Sezione, per parte dei signo- ri Hehner e Comp., alcuni bei pezzi di cinabro tratti dalla loro mi- niera di Ripa presso Seravezza, ed altri pezzi di galena e di rame grigio vegnenti dalle miniere di Vj^I di Castello. La Sezione propo- nesi di visitar quelle miniere e l' altra del Bottino, nella gita che farà a Seravezza. Dopo di che la seduta è sciolta. Visto — // Presidente Marchese L. Pareto // Segretario L, Pilla A D l N A i\ Z A DEL GIORNO a5 SETTEMBRE >sa<>- J.1 Segiet grossi massi di uno scisto siliceo con fi;ranali, cpitloto, ascianilc, e pii-ili ciiprirere. 1 (juaii massi ei'ano in origine di scisto del macigno, ma furono avviluppali e modificali dal granilo. Una curile ])orlliica traversa il granilo alla punta del Diavolo, e si lascia \edere in altre parti a questa piussinie. L' isola del (iiglio è più grande che le precedenti. Forma un monte assai aito, allungalo nel senso del S. S. E. ed è tutto compo- sto di gianilo, in generale a piccoli grani, talora mollo scomposto. In certe vene e filoncini vi sono delle tormaline e alcuni indizi di filimi feiiii'eri. l^resso il Poggio della Pagana accanto all' isola è lega- lo col monte principale un promontorio detto il Fninco presso il golfo del Cami)esc, ove s' incontra il veiiucano coi suoi scisti infe- riormente; al quale è soprapposlo nn calcare ora poroso, ora com- |)alto; in un punto vi è gesso, in altri masse o d/kes di serpenti- n(ì, e alla cava dell' allume un filone di ferro. (iianutri è tutta composta di calcare ora poroso ora compatto, in cui sono incavale molte grotte, e nelle fessure ci ha brecce con cemento ferruginoso. Le Formiche di (irosselo sono fatte dello stesso calcare giui'assi- co,esono allineate come monte Argentaro, cioè dal S.S. E. al N. N.O. Il Presidente Pareto fa di poi un confronto tra queste isole e il monte Argentaro, ove trova molte rocce che avea rinvenute nel Franco, al Giglio. Passa poi ad alcune considerazioni sulla posizio- ne di molli capi della Toscana diretti nel senso del S.S. E., e parla dell' influenza che i sollevamenti avvenuti in questa direzione pos- sono avere avuto sulla configurazione della costa italiana. Terminata la lettura di questo lavoro, il prof. Pilla fa alcune osservazioni sopra i depositi terziari subapennini, in proposito di quelli cilnli dal Pareto nell' isola di Pianosa. Ei ricorda le due for- mazioni distinte dal Brocchi ne' detti deposili, la inferiore delle marne argillose, la superiore delie sabbie; sembrare a lui di esseie una differenza ne' fossili contenuti nell'una e nell'altra formazio- ne, la quale forse indica una differenza di età. Crede poi che la for- mazione superiore si leghi insensibilmente alla formazione detta me- diterranea o pliocene recente. Il Presidente Pareto, non negando la linea di distinzione che ravvisasi ne' due depositi subapennini, dice nondimeno che in al- cuni luoghi del Piacentino egli ha veduto un graduato passaggio — 271 — per alleiiiaii/.i' delle marne con le sabliie, per guisa che inferioi- inente predominano le marne argillose, superiormente le sabbie. Il Vice-Fresidcnle de Zigno ricorda a tale proposito, clie in una scrittura da lui pul)i)licata su i teri'cni di sedimento suj)eriori posti fra la Brenta e la l'iave, egli ha indicata 1' alternanza delie marne cerulee e delle sabbie gialle del terreno subapennino, un passaggio de' medesimi fossili, la quale alternanza vedesi ripetuta fino a sette e otto volte. La osservazione del Pareto che la superior parte del deposito terziario di Pianosa sia identico al terreno mediterraneo recente, [)orge l'occasione al sig. Omalius di domandare se questo ravvici- namento non lasci luogo a dubbiezza : poiché il terreno anzidetto, secondo le osservazioni della Marmora, è contrassegnato dalla pre- senza di antichi oggetti dell' industria umana. Il marchese Pareto risponde aver fatto tale ravvicinamentu per la generalità dei caratteri che presentano i banchi di Pianosa e (|uelli delle vicinanze di Livorno, riconosciuti come appartenenti alla formazione recente mediterranea. Circa tale (juislione soggiunge il prof. Pilla che gli avanzi d' in- dustria umana sono stati trovati in alcuni pochi luoghi della for- mazione recente mediterranea ; e ricorda le osservazioni del profes- sore Savi sopra ìol pa/ic/i/'/ia ; dalle (piali resulta che questo deposi- to, il quale forma la superiore parte della collina di N'ollcrra, si pro- lunga a mano a mano fino alla spiaggia di Livorno, dove rinseri'a in qualche luogo antichi oggetti di arte. Dopo questa discussione il sig. Graberg de Hemsò continua a leggere il suo sunto de' progressi della Geografia in quest' ultimo anno. Nelle precedenti letture avea 1' autore parlato delle spedizioni del Belve nellWbissinia, e di (piella ordinata dal Pascià d'Egitto al colonnello Selim, diretta a cercare le sorgenti del Bar el Ahiad o Mio bianco; e fa sapere come questo scenda da parti molto più orientali che non si credea, ed espone un dubbio circa la esistenza dei tanto rinomati monti della Luna. Passando poi al di là del- l'Oceano Atlantico avea discorso delle novità geografiche circa le diu' parli del continente americano e soj)ra l'Oceanica, (ira chiude il suo lavoro con partecipare la notizia del ritorno del capitano Boss dalla spedizione alle Terre australi, e delle principali scoperte falle — 372 — re, fra le (|iiaU è da mentovare la esistenza
  • onenli intere montagne sieno in uno stato assoluto d'inazio- ne. Cita in appoggio della sua idea certi monumenti di marmo sac- caroide de' tempi etruschi o romani, che sono nella Galleria di Fi- renze; ne' (piali gli ornati e le figure dei bassi rilievi sono scoiii|)ai- se, e nel lor luogo si osservano tanti piccoli cristalli romboidali di calce carbonata, la (|iial cosa prova che l'azione molecolare con- tinua ancora nelle masse staccate dalle montagne. Trascorre poscia l'autore a parlare dell'epoca di formazione e di sollevamento dei monti della Spezia e delle Alpi apuane, e ad accennare lo stato del- la Liguria e della Toscana innanzi la comparsa di queste monta- gne. Dagli avanzi fossili contenuti nelle rocce di (pici monti dedu- ce essersi .succedute (piattro generazioni di animali: i ." delle am- (I) Questo è vero. Mii non è poi meno evidente I" alterazione clie le rocce stratificate hanno solTerto in nioltl.ssinii luoglii per 1' azione di contatto delle rocce ignee, la quale alterazione va disparendo come le rocce anzidette si allon- tanano dal centro di eruzione. Le rocce calcaree che si trovano in frammenti nel niiiiite di Somma sono inanitestamente state svelle dal vulcano dal prossimo .\pennino; nondimeno la rocria vedesi scm])re modificata e ridotta in calcare uiagncsilcro o dolomite cristallina. (?iota M Segretario). 35 - 27(5 - moniti ed orlocere della Spezia; •;>.." degli enoriiii e di alcune tere- liralule; 3." de' zoofili e di alcune eontliiglie univaUi e bivalvi; 4." de' testacei simili ai viventi. Queste successioni essere avvenute innanzi alla eaile domanda se le parli marmoree che non si scompongono sono quelU; che sottostanno inimedialamenle alle madri macchie di ferro. PoìcIk"' in tal caso potrebbe stare che (uiesta sostanza facesse 1' uffizio d' invoglio protettore. Risponde il Pilla che questa circostanza non senqire si avvera; senza che le madri macchie non sono coslanlemente composte di ferro oligislo, ma soventi di strisce lalcose. — 277 — 11 si^. Omaliiis replica non parerj;!! impossibile che la elellrici- tà abi)ia |)arte in <[iiest{) l'alio, (lonoscei'si al presente die pezzi di metallo eli natura differente possono preservare alcuni oggetti dalla scomposizione. Quindi le madri niaccliie possono servire galvani- camente a (piest' uso, ma non possono già essere prodotte per un' azione galvanica. Dopo questa discussione, il Presidente Pareto fa conoscere il progetto della Sezione di fare l'abbozzo di una Carta geologica del- l' Italia. Finora molti sludi sono stati fatti in diversi luoghi della penisola, e diverse Carte particolari eziandio sono state eseguite. Ma è mestieri adesso di legare insieme tutti questi anelli disgiunti, onde ne nasca un grande lavoro unito ed armonioso. Per al |)resente po- trà bastare un semplice abbozzo, al quale daranno opera esso Pa- reto, Savi, Pilla e Zigno, attendendo poi che nel futuro Congresso milanese vengano Sismonda, la Marmora, Collegno, Pasini, da Rio, (^alidlo e gli altri colleghi della penisola a compierlo. Il sig. Omalius, confortando la Sezione a questo lodevole divi- samcnlo, chiede intanto al mai'chese Pareto, al de Zigno ed al pro- fessor Pilla le notizie sopra la slrullui'a generale delle regioni da loro studiate. Il marchese Pareto distingue nella Liguria i seguenti terreni stratificati: I ." Gneis, fondamento delle rocce stratificate (Alpi marittime, Savona, Montenotte). 2.° Scisti talcosi, (piarzite, puddinghe, ovvero formazione del verrucano. 3.° Calcare giurassico, senza fossili distinti. 4." Calcare sopra giurassico, o forse neocomiano ( vicinanze di Nizza ). 5.° Calcare con echini del contado di Nizza. Clauconia cretacea. Calcare a nummuliti. 6.° Macigno, calcai-e a futoidi. Loro argille mutate in lavagne, scisti lucidi, galestri, diaspri. 7.° Terreno terziario inferiore. Composto di puddinghe, gres e marne, con fossili diversi dal superiore. Grandemente slogato. 8." Terreno terziario su[)criore. Fatto di marne e sabbie con fos- sili caratteristici. In naturale posizione. - ^78 - Distiiii^iif poi i semicnli terreni jìliilnnici. 1 ." Granili delle vieinanze di Savona. Di eia dubbia, pi'obiihil- ineiile anteriori alle olioliti. ■i." Olioliti. 3." Porfidi posti nel verrucano. Il sig. de Zigno ricorda di avere accennato in una delle scorse adunanze le diverse formazioni delle .\lpi venete. Ora ad una di- manda del sig. Omalius, se i terreni di (|uelle Alpi inferiori al giu- rassico fossero coiupaiabili al vei lucano, risponde il sig. de Zigno, che nel Vicentino il calcare giurassico è separato dagli scisti cristal- lini per mezzo della formazione dello zeclistein e del trias. IMa nel Bellunese la giacitura degli scisti cristallini potersi comparare a (piella del verrucano, per rispetto al calcare giurassico che ad essi si soprappone direttamente. Il prof. Pilla si propone di presentare nell' adunanza seguente gli spaccati geologici del Regno di Napoli, e le notizie ad essi relative. In proposito de' graniti d' Italia il sig. Omalius domanda s' è ben vera la o|)inione del Savi che il granito dell'Elba sia identico alle tracliiti del Campigliese, e se queste tracliiti presentano differenze mineralogiche dalle trachiti comuni. Chiede ancora se i graniti del- la Liguria si legano alle formazioni gi-anitiche antiche, ovvero a quel- le dell' KUia. Risponde il Pareto, che i graniti della Liguria sono più antichi di quelli dell'Elba. I graniti poi dell'Elba, le trachiti del Campi- gliese, quelle di santa Fiora, e forse anche di Soriano, sono, secon- do lui, contemporanee; e queste ultime hanno slogato il terreno subapennino. Interrogato il Pilla su tale argomento risponde, non conoscere ancora le giaciture delle rocce succitate; ma avendo esaminati gli esemplari raccolti dal prof. Savi, ei pensa che le trachiti del Campi- gliese si avvicinino j)iù ai porfidi quarziferi dell' Elba, che sono le- gati ai graniti, che alle trachiti comuni da lui osservate nel Regno di Napoli (i). (I) Dopo il Congresso il prof. Pilla lia visitato l'Elba ed i monti ili Campi- ■;lia, e questi ultimi in compagnia tlel signor Cocjuantl. Entrami)! lianno ricono- sciuto che le rocce eruttive fcldispaticlie dell'Elba e del Campigliese sono mani- — ^79 — Il sif;. (Jinalius s(»<;f;iim}{e, la malei'ia delle Iracliitì a\er ijuliito prendere nell Klba il caralU-ro paiiilico per una maggior lentezza nel raffreddamento della roccia, la quale potè occasionare la sepa- lazione in grani dislinli degli elementi del granito. li Segretario legge una iellcra scritta dai sig. l'eccliioli, nella (jua- le si dà la descrizione e il disegno di due fossili da costui trovati nelle colline pisane, e clie sono di ([ualclie importanza. Il primo è un esemj)lare j)erfetto, 1' unico (in (|ui trovalo, della cluiiim ( isocar- din) arietinu del Brocchi, della quale non si conoscea finora che un solo ed imperfetto esemplare della valva sinistra, figurata dal Brocchi nella classica sua opera. L' altro è una nuova specie di lu- viiui, chiamata dall'autore rostrata per un particolare carattere che la distingue. Dopo di ciò r adunanza è sciolta. Visto — // Presidente 3Iarchese L. P.yreto // Segretario L. Pilla fcstaiiiL'iitr CDiiteinporaiifC, e presentano in tutto i medesimi accidenti ; se non che nell' Elba sì lasciano vedere in forma di graniti e di porfidi granitici, e nel Ganipigliesc in forma di porfidf euritici, di pegmaticì eeNÌ un i,Manile cangiamento nelle idee paleontologiche (in (|ui ammesse su la loro giacitura. Ma innanzi di produrre questo cangiamento ei crede necessario che siano hene determinale le am- moniti che accom|)agnano le ortocere. Fa riflettere che in montagne dove sono avvenuti tanti sconvolgimenti, può esser bene seguito che masse di calcare di transizione fossero state sollevate in qualche punto da movimenti sotterranei. Il prof. Savi risponde, nel calcare della Spezia essere state trovale ancora delle ortocere insieme con molte annnoniti, le quali furono determinate dal Sowerhy come giurassiche, e figurate dal Lalx'che nel suo ^Manuale di Geologia. Non potersi sempre applicare in Ita- lia le idee geologiche stabilite oltrenionte. Potersi bene ammettere che le ortocere continuarono a vivere per cjualche tem|)o ne' mari italiani mentre erano scomparse in quelli del settentrione. Il sig. Omalius soggiunge essersi molto dubitato delle determi- nazioni de' fossili della Spezia fatte dal Sowerby; inoltre alcune di f(uelle ammoniti appartenere ad un periodo più antico ; forse ancora il d'Orhigny troverel)be in esse altre differenze. 11 prof. Pilla osserva primamente, le ortocere in (piistione non essere dubbiose ; la loro forma quasi gigantesca allontanare ogni so- spetto che possano essere alveoli staccati di belemniti, siccome erasi sospettato delle ortocere della Spezia; senza che non è avvenuto mai di trovare ne' luoghi dove sono state ritratte le ortocere, anzi in nessun luogo d' Italia, astucci di belemniti. Quindi fa osservare che tutte le masse calcaree delle Alpi apuane fanno indubitatamente parte di una sola e medesima formazione, distinta per caratteri mi- neralogici e specialmente per la sua giacitura ; tale formazione non esser mai più antica del lias, secondo che indica il maggior numero de' fossili vi sono stati trovati finora. Quindi le rare orlocere che accompagnano tali fossili si vogliono tenere ancora liassiclie. E con- chiude, questa mescolanza de' fossili confermare 1' altra simile os- servata nelle Alpi del Salisburghese. Il prof. Savi replica non potere indicare altra giacitura di orto- cere in Toscana; ma le ammoniti che le accompagnano a Corfmo — 283 — ti'ovarsi ancora nella Maremma pisana a Castaj^nclo in un calcare s<)U(i|)<)S((i al maci^'nn. Il sig. Omalins, dopo una gentilissima apostrofe alla Geologia ita- liana, la (|uale è stala accolla con reiterati a[)plausi, espone il suo de- siderio clielacpiistione sia un giorno con inconlrastahili fatti chiarita. Dopo ciò il Segretario Pilla legge una relazione sopra l'opera del sig. Balbi intitolata Elc'inens de Géogniphie generale. Nella quale re- lazione indica le niatcìic seguenti che rendono pregevolissima f|ue- sta nuova opera dell' indefesso italiano geografo. Nella parte che riguarda le conoscenze generali relative alla Geografia trovasi un'o specchio accurato delle più alle montagne del (doho, (juello della superficie dei bacini e della lunghezza del corso dei principali fiumi, ed il prosjjetto delle jìrincijìali divisio- ni idrografiche. Passando alla Geografia descrittiva, vedesi opportunamente riu- nita la Geografia fisica alla politica nella Geografia generale di ogni parie del mondo ; vi occorrono ancora aggiiniti gli articoli strade, e strade ferrate. Nelle notizie relative al connnercio ed all' industria liavvi r indicazione delle linee primarie della navigazione a vapore, e sono notati i centri principali dell'industria e del commercio. Gli articoli religione e governo sono pure assai notabili per aggiunte e modificazioni, massime j)er quello riguai'da 1' Eui'opa. Vuol essere ancora nominata la distinzione delle caspiane, delle lagune, e dèi laghi pro[)riamente delti, ed altresì l' indicazione delle grandi pia- nure degli altijiiani princijìali e dc'vulcani attivi oggigiorno. Soprat- tutto poi riescono utilissime le notizie delle altezze in metri ed in lese dei punti culminanti di tutte le catene montuose menzionate nel libro, secondo le misure le più recenti e le più degne di fede. Seguendo le orme dell' illustre geografo Graberg de Hemsii, il Balbi divide il Nuovo Mondo in Cutonihia cà America propriamente detta ; e profittando delle ultime scoperte fatte dai navigatori in- glesi, americani, francesi e russi, egli forma una (juarta suddivisione nell'Oceania, delta circumpolare, che comprende tutte le terre An- tartiche nuovamente scoperte, e distinte in tie gruppi. fondando la classificazione delle lingue sul piano seguito nel suo .ttla.f cfltnograpliif/ite i/ii Glahe, Balbi ha credulo dovervi recare importanti modificazioni, quali si dimandavano dai nuovi lavori pubblicali dopo quell'opera. 3G 1? — 28/, — La Geografia particolare rompreiule tanti capitoli quanti sono i granili Slati o le granili regioni geograliclic ohe si descrivono negli articoli. Vi sono accuratamente indicate la posizione iistroiiomicn, i confini, i fiumi, in topografia, e le possessioni per f]uegli Slati clie ne lianno. In questa parte fu ottimo divisamento dell'autore l'aver aggiunto alla topografia le primarie posizioni strategiche, ed alcuni dei punti primari della Geografia biblica: per guisa che sebbene l'opera del Balbi non fosse comjiosta col disegno di una conijiiuta (icografia lìsica, commerciale, industriale, militare e biblica, non però di meno egli ha cercato di presentare i punti più rilevanti, le norme |)riiicipali di questi vari modi di descrivere la terra. Qualcuno forse avrelibe desiderato trovare nelle tavole stati- stiche, che chiudono la descrizione di ogni parte del mondo, le po- polazioni degli Stati, condotte almeno all'anno i84o. Ma non si può dissentire dall'autore, dopo aver letto i motivi ch'egli adduce per aver riprodotto quelle del i8a6. E osservabile in fine che il Balbi si astenne saviamente da quelle sentenze generali sulla condizione morale de' popoli, alle cpiali non pochi geografi sogliono dedicare molte pagine delle opere loro, con frequente discapito della verità e di quella tolleranza che accompa- gna la vera filosofia. Egli ha preferito accennare piuttosto quei fatti dai quali il lettore ])uò desumere 1' iiiij)ortanza commerciale, poli- tica e strategica dei primari paesi e delle regioni più importanti del Globo; il che apparisce di leggieri scorrendo la descrizione dell'.//- geria, dell'isola di Cuba, della Nuova Zelanda, aitava, delle Filippi- ne, AcW .liistralin ec. ec. IJ relatore conchiude proponendo alla Sezione di esprimere al- l' autore il suo aggradimento per lo zelo infaticabile con che inten- de ad avanzare gli studi di Geografia. Segue una relazione del Vice-Presidente sig. de Zigno sopra una Memoria ilei marchese Pio de' Muti, nella cpiale si tratta delle gran- di linee d' ineguaglianza della superficie terrestre. L' autore, ei dice, tratta da prima ilelle idee proj)osle dai fi- sici su questo argomento, ed in particolare accenna ai lavori del de Biich e del Beaumont sui sollevamenti. Ei divide i sollevamenti in due grandi classi, che chiama normali ed anormali Ai primi at- tribuisce la formazione de' continenti, la origine delle grandi isole e delle catene allungate de' monti. Ai secondi l'elevazioni parziali — 285 — ed iir<'f,'olari, f;!' isiilolli, i Milcaiii ec.Soslieiie die i f,'rantli solleva- meiili (la lui detti iiorniali si delihoiin altrilniire ad ima riunione di coirenti elctlriclie o elettiomagneliche di sfraordinaiia l'orza, die ora non sono più. I.o <|uali si partivano dal polo ina}j;netico borea- le luinbenilo la faccia primitiva del Globo, e si propagavano per quattro vie diverse ed opposte al polo magnetico australe; delle (ina- li correnti, secondo l'autore, è un avanzo l'attuale magnetismo ter- restre. I sollevamenti poi detti dal Muti anormali producono an- ch'essi correnti niagneliclie, le cpiali in vece di operaie orizzontal- mente seguono una direzione verticale. In continuazione delle idee csjioste nell'adunanza precedente dal Presidente Pareto e dal \ ice-Presidente de Zigno sopra i terreni della Liguria e delle Alpi venete, il prof. Pilla passa a dire dei ter- reni che si osservano nel Regno di Napoli, accompagnando la espo- sizione con due spaccati geologici. ^ella Calabria i terreni stratificali si succedono nell' ordine se- guente di basso in alto : I ." Scisti cristallini metalliferi, rispondenti agli scisti delle Alpi apuane, ed al verrucano. ■}..° Calcare giurassico analogo a quello delle Alpi apuane. '^° Terreno terziario medio carbonifero come quello di Marem- ma. Dislogato. /(.° Terreno terziario subapennino. In posizione naturale, e dis- cordante col terreno terziario medio ( Yalanidi vicino Reggio ). Il granito è la principale roccia eruttiva che osservasi in Cala- bria, e passa soventi allo gneis. La sua età è recentissima, posterio- re cioè al terreno terziario medio ; forse è contemporaneo al gra- nito dell' Elba. Qualche rara eruzione ofiolitica comparisce sopra Nicastro e ad .\niantea. Neil' Abruzzo poi tutti i terreni sottoposti al calcare giurassico scompariscono. Questo calcare ed il cretaceo formano «piasi inte- l'amente i rilievi montuosi, de' quali fanno parte le più alle sommità della penisola, monte Corno, Maiella, \ elino. Al calcare è soprapposto il terreno terziario medio con avanzi di vegetabili dicotiledoni ; il (piale nel Teramano ("■ svilupjiatissimo, ed arriva lino all'altezza di 8000 piedi. A questo segue il terreno subapennino con fossili caratteristici. — a 80 — fiancano nella regione setleiitiidiiale rocce cinillive, e solo ci lia tlal lato ilei ^ledilcrraiieo le tracliili di Ponza ed i vulcani di IVapoli. Il sig. IMliot legge ima noia sopi-a alcuni filoncini cupriferi che ha aNuto occasione di osservare in \'al di Castello, i (piali penetra- no nel calcai-e. In ultimo il Presidente pone termine alle sessioni col seguente discorso . « Ed è pur dolorosa condizione delle umane cose che alle più dolci consolazioni e ai piìi saporiti piaceri che possono provare la mente ed il cuore, vada sempre connnisto un non so che di amaro, che ci prova non potere esser cpii pieno il contento. Io esultava sul cominciar del Congresso al peusiei'o d! potere stringer la mano j)er salutazione del buon arrivo a tanti fratelli nella scienza e nella carità della patria; e in quel lieto istante io fi- guravami healo, e lungo il tempo che assieme avremmo passato nelle scientifiche discussioni, nel conversare amichevole, nell'espres- sione de' voti e degli augurj pel fausto avvenire di questa nostra terra, cui tanti secoli di sciagure non valsero a spogliare dell' au- reola gloi-iosa per cui vien salutata madre della moderna ci\iltà. Io quasi figuravami che lontanissimo si stesse il momento il (piale do- veva por termine a questi gaudi dell' intelletto. Una qnalche trepi- dazione soltanto intorbidava in me alcun poco quelle gioie, e n'era causa il timore di mal corrispondere, pel difettar delle forze, alla confidenza che cortesi mi avevate accordato nello scegliermi a vo- stro presidente ; se non che calmava tale turbamento il sapermi certo della vostra cooperazione e il non disperare della vostra indulgen- za. -Ma quello che tante gioie or tramuta in cocente dolore si è il pensiero che i giorni fortunati delle nostre disquisizioni scientifi- che sono scesi nel novero dei passati ; e che è pur troppo vicino il momento in cui le elucubrazioni del Congresso saranno di ragion della Storia, e argomento delle ponderazioni di fpielli che delle no- stre riunioni, o amorosi vedono e sentono quanto sia 1' utile, o in- vidi e maligni cercano negare la benigna influenza e attenuare i ri- sultamenli. i'ertanto a buon pegno di future e crescenti prosperità pei primi, a confusion de' secondi, rintracciamo in breve quello che voi, o Colleghi, faceste in quella parte di studi che alla nostra Se- zione si spetta; onde per noi venga rigettata in faccia l'infamia di una mentita a chi, per sue stolte ragioni e male voglie, temendo — 287 — (jiiclld die può esser cagione di luce, con sulxlole parole comincia (la prima a porre in dubbio i \antaggi, poi a|)erlamenle nega l'uti- le, e in (ine dannoso spaccia quanto di più sacro, di ]iiù morale, di pili cittadino vi può essere. Ina regione cui diede natura certi confini, die cerchiò di mare e di altissimi monti per tutto il suo giro, che partì solo con elevata giogaia, disli'ihuemlo terre e{|uamente dall' una parte e dall'altra, è per certo destinala più di ogni altra a raj)pi'esciilare una imita; o se miri ai bacini |>aiv.iali che secondari monti, j)i'opagini della par- titrice giogaia, in se racchiudono, è modellata anche a formare un insieme di parti, diverse bensì, ma in bello e saldf) nodo connesse: questa regione è sicuramente meritevole che ne sia indicata la co- stituzione geognostica, e che vengan tracciate le diverse formazioni, le (piali elaborò natura a produrre quel tutto. Convinti della neces- sità di (piesle conoscere, e sapere in quale relazione tra loro geogra- ficamente si stiano, favellaste voi di una trarla geologica per l' Ita- lia, la quale fosse sunto delle già fatte osservazioni da valenti geo- logi di varie |)arti di lei, e (piadro in cui venissero naturalmente a prender posto le altre successive per le (piali fosse tale scientifico e nazionale lavoro condotto a buon termine; e se a crescerlo im- mediatamente in quella Sezione non fu presentata mappa nuova che alcuna parte continentale di questa regione geologicamente il- lustrasse, una tenuissima e quasi infinitesima ne fu vista, che di al- cune piccole isole che non stanno lungi dalla costa toscana indicò le diverse f<ìrmazioni. Ma non solo nelle descrizioni grafiche, e nel- r indicare come si estendano alla superficie le une accanto alle altre le formazioni, consiste la scienza geognostica, che anzi la superpo- sizione loro, e l'esame dei fenomeni chele accompagnano, e le dis- (|uisizioni delle probabili cause che le generarono, fanno lo scopo precipuo di (jucsta scienza; e voi discuteste di molte di cpielle,e tro- vaste ragioni per cui terreni a prima vista dissimili si debbano avere per probabilmente uguali in molte parti della penisola. Sentenziaste come molte delle calcaree di (picsti monti pisani j)ossano avere le analoghe nella Liguria, nel Regno di Napoli, non che ai piedi delle Alpi; e nella nostra escursione alle pittoresche valli che si stanno tra i monti del Pietrasantino e del Seravezzese, oltre all' ammirare (|uelle gigantesche masse di candido marmo che sovrastano alle medesime, poteste anco vedere gl'inferiori scisti e ({uarzi, forse un — 288 — tempo ili bi'ii diverso aspello, in sef^iiilo dai solloiTanel ag;eiili wo lti/nor/o.«iti. E in i\iw\\e valli eziandio vi fu dato, aniiicliè le dis(|iii- si/.ioni puramente scienlilielie non andassero disgiunte dalle iiidu- sliiali ilie «olla Geoloi^ia liaiiiio relazione, di esaminare e le mi- niere di piondìo argeiiliiero del Douiuo e quelle di mercurio sol- foralo di Rij)a, e poteste osservare come le sublimazioni di quei nielalli in liK)ui parallelamente alla stratificazione si siano intro- messe; e vedeste anco in quelle vallale come altre sostanze ferrugi- nose, anlll)oliclie, talcoso abbiano penetralo tra' bandii in parie franti e screpolati della calcarea, e di questa avviluppando i fram- menti, tranmlandoli in marmo bianco, ne abbiano formato la bella breccia dello Slazzemese. E lìoicbè nella vostra sapienza ben pensavate, cbe non bisogna sbandire le (piestioni gcologiclie die coli' industria lianno relazio- ne, nelle voslre sedule faceste ancbe scopo di discussione quei mi- rabili depositi di combustibile die la natura provvidenzialmente mise in serbo nelle viscere della terra, affincliè al diboscamento dei monti e agli ognor crescenti bisogni dell'aumentala popolazione compensasse quell' enorme massa di carbone die a mano a mano, per mezzo della vegetazione, era ella andata sottraendo all'atmosfe- ra, per prejìararla ad essere fluido respirabile a quelli esseri più perfetti die il Facitore Supremo volle stabilire c[uasi corona di tutta la creazione: e di questi combustibili, essendo\i non scarse cave in Toscana, poteste fare esame dei saggi da quelle estratti, non cbe dei resti dei mollusdii e di altri animali e delle piante che entro vi si ve- dono; e <[uel terreno indicare come terreno terziario medio; il com- bustibile dire di ottima qualità. E ancbe questa sentenza vi condusse a discutere le relazioni di tal formazione con altre analoghe, le quali estesissime stanno ai piedi settentrionali dell' Apennino, e in alcun punto quasi a cavallo del meilesimo si mostrano là ove, per grande abbassarsi del sommo vertice, lo diresti separato dalle vi- cine Alpi. F, anco tale isj)ezione dei fossili che acconqiagnano il condjiistibile di Toscana porse occasione a un dotto zoologo e pa- leontologo di esaminare certi denti ivi rinchiusi, e quelli non agli nnaplolerium, ne agli nntracholcriu/n, ma bensì a un animale di uiì genere a «piest' ultimo assai vicino dimostrare esseie apj)ailenuti. E nella meridionale Italia un monte famoso non lungi da famo- sissima città; le sue falde sono ammantate di lussureggiante verzu- - 289 - ra ; sono i suoi piedi sp.arsi
  • . giugno i833 io era nel cralcre del Vesuvio a (ine di osservare i fenomeni di una eruzione, la (|iiale volgeva al suo termine. Sorgeva allora in mezzo al cratere uno di (|iie'caiil di sco- rie, i (|uali non sai dire se più maravigliosi riescono per la' celerità con la <|ualc si alzano, ovvero con che sono distrutti. (Seriamente era il maggiore de' coni che io vi avessi osservato, per guisa clie po- lca bene dimandarsi il piccolo Monte Nuovo ( ved. la fig. !.■' ). Sopra il suo vertice era aperta una grande voragine in forma d' imbuto, dal l'ondo della ([uale avvenivano l'esplosioni. Nel momento di che ragiono, elle erano rallentate, e succedeano nell' intervallo di tre a quattro minuti. Questa avventurosa occasione mi fece nascere il de- sio di ascendere sul cono per riguardare mollo da vicino e diretta- mente di su dalla bocca il grande fenomeno dell'esplosioni, la qual cosa io non avea potuto fare giammai. Egli è vero che molte volte io avea osservato il grande spettacolo dell' eruzioni dalla sommità messo tll citare in questo luogo il passo drll' opera anzitletta che ha a quella ri- guardo. « A dritta delle girandole era un foro un poco lontano, dal quale sul hel a primo io non avea veduto uscir nulla; ma durante la oscurità ne spicciavano « fuora di tempo in tempo, e quasi per accesso, delle fiamme azzurrognole, simili •< a quelle dello spirito di vino ; le quali erano spinte con una certa violenza come « quelle di una lampada di smaltatore, e producevano presso a poco lo stesso ru- « more: tali fiamme passeggere cccedcvan di rado tre piedi di altezza ; la loro luce '• era senza duhhio oscurata dallo splendore delle girandole di jiietre infuocate. « Sono queste le sole fiamme eh' io m' alihia vedute nel cratere; e ci ha ragioni « da far credere che i vulcani non ne producano altre, e che ciò che neW eruzioni u si dimanda fiamme non sono che vapori ardenti. Lascio che altri giudicliiiio delle roiiscguenze che da questo passo si possono tirare: a me pare che il dotto autore appoggi con la sua conchiusione quello che io ho affermato nel principio del mio lavoro, la (jualc distrugge quel poco d'importanza che avrchhe potuto avere la sua osservazione cosi arida e sterile coni' ella è riferita. Del resto io so grado al sig. Bory de s. Vincent di avere additato un nuovo fatto che fortifica la tesi da me sostenuta in (jucsta scrittura. — '07 — (Iella Punta dei Palo, nia la disianza tlcila bocca piojjriaiiientc della, (iwcro dello spiiay;lio del vulcano, le pareli di scorie oiid ella ordi- nariamente si cinge durante l'eiuzioni, il fumo, i getti di pietre ed al- lii accidenti simili, mi aveano senipiT impedito di osservare dii-ella- mcnte (piello seguiva nell'orili/.io vulcanico nel momenlo dell'esplo- sione. Fortuna ari-ise al mio disegno. Ascesi sull'orlo del cono insie- me con la mia brava guida, la cpiale dividea con me la curiosità di vedere il fenomeno. L'interno della voragine era in gran parte sgom- bro di fumo, e solo (pialclie poco in forma di filo al/.avasi da j)iuili diversi delle pareti : la (piale fortunata congiuntura, rada ad incon- trare in (piel luogo, mi coucedea di vedere con la maggior cliiarezza desiderabile le parti tutte del cratere e quanto dentro di esse acca- deva. La bocca era aperta in fondo dell' indjuto, e veniami libera e spedila innanzi agli occhi, e stava alla profondità di circa 80 metri dal luogo dove io la guardava. La sua circonferenza era presso a poco di ao metri ; tutto il suo di dentr(j vedcasi arroventato. Lo spet- tacolo dell'esplosioni era di una grandiosità che non si può ridire: mi limitei't) solo ad esporre i loro principali fenomeni. l'n gran rumore sotterraneo ed una scossa violenta del cono an- nimziavano la imminenza dell' esplosioni. Subito dopo la bocca si apriva, e scoppiava un rumore simile a quello di una scarica di can- none ; ed escivane fuora con gran violenza una colonna di fumo nero e fuliginoso, al <[uale tenea dietro con la rapidità del fulmine im enorme torrente di sostanze gassose infiammate, e lo getto in aria di un mucchio di pietre roventi, le quali in forma di grandine ricadeano gran parte nella voragine, e poche al di fuora. lo era in- cantalo della grandezza dello spettacolo, ma sopra ogni altra cosa non mi saziava di osservare la colonna di fiamme vibranti che ac- compagnava l'esplosione. Era allora la prima volta che m'incon- trava di vedere tal fenomeno. La fiamma si alzava 4 o 5 metri e di poi spariva fra' vortici di fumo, per modo che una persona la quale avesse tenuto 1' occhio a livello dell'orlo della voragine non avrebbe potuto vederla. E questo io dico, perchè allor quando si guardano l'esplosioni vulcaniche di lontano, ed in luoghi dove la bocca in azione non è visibile, eh' è il caso ordinario, non incontra gianmiai di vedere le fiamme. Onde poi è avvenuto che si è negata la mani- festazione di (piesto fenomeno nelle azioni vulcaniche. La fiaumia da me osservata avea un color rosso violetto bene distinto; e ve- — af)8 — deasi npcrlanionle elio il gas il (|ualc la pi'odncoa s' iiifìaintnava in coiilaltu iluir aria, porocciiò esso era inlìainiiiato solaiueiiU' nella circonferenza della colonna, e nell' interno era oscuro, mostrando in glande (|uello che la fiamma tli una lampada fa vedere in pic- colo. Di poi clic la esplosione e la caduta delle pietre eia finita, ecco apjìariva nn altro fenomeno assai osservabile. Uimaneano in fondo delia voragine alcune grosse e separale falde di una fiamma pitto- resca, le (juali lentamente movendosi tlintorno alla bocca lambivano le pareli dell' ind)ulo, a quel modo clic, ,1/ jxiiva licei coniponcrc riiagnis, \edesi la fiamma dell' alcool bruciare dentro un vasello. Allora assai bene distingueasi il suo vago color violetto : le (piali azioni erano accompagnate da nn odore poco distinto di gas idro- geno solforato. Io mi trattenni più di nn quaito d'ora a riguardare uno spettacolo cosi maestoso, nel qual tempo mi fu dato di vedere cincpie esplosioni accompagnale sempre dai medesimi fenomeni. E più lungamente sarei restalo in quel luogo se l'ultima dell'esplo- sioni, la quale con maggior violenza delle altre venne a scoppiare, non ci avesse obbligali a precijiilarci per lo dosso del cono. D' allora in poi non ho avuto più opportunità di vedere cosi da presso la grande bocca del vulcano in esplosione. Ma ho osser- vato la produzione delle fiamme in altre occasioni quasi simili. Nel mese di giugno dell'anno i834 il Vesuvio era in eruzione: io trassi al cratere la sera del 7. Il cono intei'no lanciava in aria pie- Ire con tal violenza che vietavano di potervisi accostare. Al suo piede scaturiva una corrente di lava, ed in vicinanza era una enfiatura di suolo, la quale sostenea 8 piccoli coni, o meglio 8 grossi cannel- li di lava aperti tutti nel vertice, onde escivan fuora sostanze gas- sose e vapori con fischio assordante, il quale paragonar si potea a (juello prodotto dalla elevazione delle valvole in una macchina a vapore ad alta pressione. Le loro azioni erano accompagnale da va- ghe fiammelle, le quali col favor della notte si rendeano bene visi- bili : elle aveano una forma conica allungata, ed escivano da' can- nelli con tale una vibrazione che rassomigliavano in (pialche manie- ra alla fiamma avvivata dal cannello mineralogico : la loro lunghezza era di 3 a 5 pollici, e il diametro alla base di i '/, pollice. Briicia- van tutte con bella fiamma verdiccia : il quale colore dirivava cer- tamente dal cloruro di rame eh' era alla sostanza gassosa associalo. Il fumo che spicciava dagli orifizi de' coni avea un odore insoppor- — 299 — tal)ilc eli arido idrocldiico, e non lasciava sentire il gas idrogeno sol- Cni'alo. Imi ([iiesla la seconda volta che mi vennero vedute iiauinie nel cratere del Vesuvio. Mi accadde ancora di vedere in f|uel vulcano di hellissime fiam- me nella eruzione di agosto i8'3/|. Il monte erasi crepato nella sua base orientale, e dava fuori quella gran corrente di lava che si di- stese su le terre fertili di Otiaiano. Nel luogo dove la lava scaturiva erano due rilievi enfiati, i quali sosteneano dodici piccoli coni, sor- te di ìiurnitox eh' eran tutti in grande attività, e producevano esplo- sioni e stridori da assordire ( vedi la fig. IL' ). Uno de' quali, ch'era in maggiore attività degli altri e |tiìi facile ad essere riguar- dato, cacciava dalla sua bocca, insieme con una gran quantità di fu- mo e molle pietre roventi, una fiamma viva di color rosso canden- te, ch'esciva fuora con molta violenza ed elevavasi fino all'altezza di IO piedi. Il suo getto era continuo, a guisa della fiamma che ve- desi escire da un alto forno animato da mantici. Il fumo oi'a carico di acido idroclorico, ed in un istante si ammassò in forma di den- sa nuvola dintorno, tanto che mancò poco e non soffogasse me ed il prof. Tosone di Milano eh' era in mia compagnia. Queste tre volte solamente ho avuto la sorte di vedere al Vesu- vio delle fiamme in una maniera bene distinta. Non le ho vedute mai comparii'e alla superficie delle lave di lungi dalla loro sorgente. Ma il mio amico Maravigna di Catania assicura di averle osservate su la corrente dell' Etna del 1819. .\ppresso le cose dette di sopra rendomi ben certo che 1' esplo- sioni de' vulcani sono costantemente accomj)agnate da fiamme. Per quello riguarda il Vesuvio sono così sicuro di questa verità, che tor- rei sopra di me l' impegno di farle osservare in una eruzione qua- lunque, laddove occorressero le circostanze favorevoli per vederle. E piacenii di ripeterlo ancora : se finora si è negatala manifestazio- ne di questo fenomeno, ciò diriva dalle grandi difficoltà di poter os.servare assai da vicino l'esplosioni; ed allor (piando le son guar- date lontano dalla bocca in azione, le fiamme o sono nascoste dal- le pareti di scorie onde le dette bocche si circondano, ovvero nel- 1 innalzarsi spariscono in mezzo al fumo ed ai getti di pietre. Il fenomeno, ond' io qui ragiono, non è mica accidentale nelle gi-andi azioni ile' vulcani. Basta osservarlo una sola volta per con- vincersi oh' e' debbe intimamente tenere alla causa produttrice di 38 — 3oo — questo n/ioni. Possiamo dire essere le ruiiiiine l'acoideiile il più os- sersabile dell' esplosioni vulcaniche, al modo medesimo che ([ueste sono il fenomeno più essenziale dell' eruzioni, essendo in esse da ravvisare la manifestazione esteriore la |)iù diretta di ciò che al fer- mento interno dà origine. Ed ecco perdi' io consitlero le mie os- servazioni su le fiamme del Vesuvio capaci di spargere viva luce su la causa de' fenomeni vulcanici. Da lutto ciò che jìrecede io posso tirare le conclusioni seguenti: i.°Le lìanune non si manifestano al Vesuvio se non quando r azione vulcanica è energica, ed è accompagnata da svolgimento di sostanze gassose in grande tensione. Elle non compariscono quan- do le azioni sono deboli. 2." Accompagnano sempre l'esplosioni della bocca principale, se non che è mestieri di occasioni favorevoli per osservarle. 3." Si manifestano ancora ne' piccoli coni in azione, i quali si formano nell' interno del cratere, o al piede del vulcano. 4.° In fine non compariscono se non nelle aperture, le quali co- municano direttamente col focolaio vulcanico, e non mai sulle lave in movimento che sono lontane dalla loro sorgente. Poste queste cose per vere, si dimanda sapere qual è il gas che con la sua combustione dà origine alle fiamme nel Vesuvio. In mancanza di esperimenti diretti, i quali nel nostro caso so- no impossibili, altra via non ci ha per rispondere a tale domanda che quella di esaminare le sostanze e gli accidenti in mezzo a'quali il fenomeno succede. Movendo da questa considerazione, molto ve- risimile mi sembra ch'esso dirivi dalla combustione di un gas idro- genato. Laonde si potrà anticipatamente conoscere la direzione, nella quale io vado a presentare le mie idee su questo proposito. Primamente un gran numero di analisi del fumo del Vesuvio fatte da molti chimici concordano in ciò, che lo indicano compo- sto di vapore acquoso contenente acido idroclorico, e cloruri di ferro e di sodio. Inoltre le sostanze che nel cratere del Vesuvio sono prodotte dall' azione de' gas e delle materie sublimate sono le seguenti : I." Cloruro di ferro. È il prodotto più abbondante: e raccogliesi nelle pareti del cratere in forma di un intonaco salino di color gial- lo rancio. — 3oi — 2.° Cloruro di sodio. Eziandio è mollo al)l)ondantc; ma la sua t|uantità cresce ne'peiiodi di atlività vulcanica, e sopra tutto nelle grandi eruzioni. E cosa conosciuta che allora i paesani del Vesuvio vanno a fanie raccolta per loro usi domestici. 3." Cloruri di rame, di piombo. Sono assai rari. In generale i cloruri sono le sostanze che in maggiore abhon- danza si producono nel cratere del Vesuvio. 4.° Solfato di ferro. Si scompone facilmente col calore e mutasi in idrossido di ferro. 5." Solfato di rame. G." Gesso fhro.u). I solfati sono mollo rari nel Vesuvio, e dirivano dalla scomposi- zione del gas idrogeno solforalo, il quale anch' esso è sommamen- te raro. 7.° Sostanze saline., composte di un miscuglio di cloruri e di sol- fali. Sono rare. 8.° Ossido di ferro nero e rosso, in forma di laminette, d' into- nachi, di venucce, di ammassi nelle scorie. g.° Ossido di rame, in laminette nere sottilissime. Gli ossidi di ferro e di rame traggono origine dalla scomposi- zione de' cloruri di ferro e di rame in contallo col vapore acquoso. io.° Solfo. Rarissimo. Diriva dalla scomposizione del gas idro- geno solforalo. 1 1 .° Sale ammoniaco. Questa sostanza non producesi mai nel cratere del Vesuvio: almeno io non ve l'ho incontrata giammai. Per evidenti osservazioni sonomi assicuralo ch'ella si produce nelle porzioni delle correnti che si estendono nelle terre coltive. Le cor- renti del 1834 e del 1839 presentavano linee molto osservabili per tale rispetto. Di poi che avevano cessato di correre vedeasi quella porzione della loro superficie, che prolungavasi nella zona arida delle lave, mancante al tutto di fumaiuoli. I quali poi comparivano con linea bene distinta di separazione nella porzione delle correnti che si avanzava nelle terre coltive, e davano (piasi tutti del sale am- moniaco. Onde manifestamente deduceasi tale sostanza trarre sua origine dalla reazione dell' acido idroclorico della lava sopra la ter- ra vegetabile delle campagne Poste tali cose, veggiaino qual è la origine probabile di tulle le sostanze che si producono nel Vesuvio durante 1' eruzioni. — 3oa — Quando si considera che di qncslo sostanze le più abbondanti sono, il vaiiore ac(|noso, l'acido idi-odoiico, e diverse sorte di cloru- ri, dubitare non si può che il i;as infianiniato clie le accompagna sia a base d' idrogeno. K non può essere che o il gas idrogeno solforalo o il gas idi'ogeno puro. Il gas idrogeno carbonaio non si è nianife- slato mai nel Vesuvio, né negli altri vulcani, che sia a mia notizia. Si è affermato il gas idrogeno solforato aver prodotto talvolta delle fiamme ne' vulcani; però può credersi die da un accidentale svolgimento di (|uesto gas fossero prodotte le fiamme del ^ esuvio. Innanzi di rispondere a questa proposizione premetter debbo le ri- flessioni seguenti : I ." Il gas idrogeno solforato è sommamente raro al Vesuvio. Le ricerche fatte finora dai chimici sui gas che si svolgono dal vulca- no di Napoli non lasciano nessun dubbio su questo proposito. 2.° Inoltre la sua poca frequenza è dimostrala dalla rarità delle sostanze che sono il piodolto delle sue reazioni. Lo zolfo e il gesso non si mostrano che in casi estremamente rari. Tutti coloro che hanno lungamente studiato il Vesuvio si accordano in questo. 3.° La fiamma da me osservata nella eruzione del cono, e l'odo- re che spandeva, faceano bene supporre ch'ella dirivasse dalla com- bustione del gas idrogeno solforato. Solamente fo osservare che la eruzione era allora al suo termine. 4." Le altre fiamme non aveano punto il colore distintivo del gas idrogeno solforato, né lasciavan sentire 1' odore proprio di que- sto gas. Elle si manifestavano quando la eruzione era in piena atti- vità. A voler giudicare dal color rosso candente che presentavano, spezialmente negli hornitos del i834, si può ben credere essere sta- te prodotte dal gas idrogeno puro. La conseguenza che a me j)reme di tirare da queste osservazio- ni è, che le fiamme nel Vesuvio sono prodotte dalla combustione del gas idrogeno, ovvero semplice ovvero combinato con lo zolfo. La forma onde a me si presentarono indicava una produzione in gran misura nel focolaio del vulcano, ed io sono ben certo che la loro apparizione tiene ad una causa, la quale nella produzione dei fenomeni vulcanici deve prendere grandissima parte. Uno de' più grandi fisici onde il nostro secolo si onora ha det- to, che se veramente l'acqua alimenta col suo ossigeno il fuoco vid- canico, una delle sue conseguenze, e forse la più importante, sareh- — 3o3 — he lo svolgiiiieiUo dal cratere de' vulcani di una enorme ([unntilà d'idrogeno, ovvero libero ovvero combinato con ({ualclie altro jirin- cipio (i). Questo ragionamento è della più grande esattezza. La prima e grande opposizione fatta alla teoiica di Davv sopra la causa de fiioclii %ulcaiiici, Cu la universale credenza di non es- sere neir eruzioni vulcanicbe produzione di fiamme. Gay-Lussac, guidato dal suo talento a conoscere la vera natiu'a delle i-eazioni vulcanicbe dietro la considerazione de' loro prodotti, movendo da questo fatto negativo, suppose molto ingegnosamente die i metal- loidi della silice, dell'allumina, non fossero già in istato libero nel centro della terra, secondo die Davy ritcnea, ma sì combinati col cloro, e die il contatto dell' acqua con questi cloruri fosse la causa de' fenomeni in parola. A me pare che Gay-Lussac esprimesse la ve- rità in altri termini; solamente gli sarebbe stato mestieri conoscere con più j)recisione i prodotti del \ esiivio, de' quali non si aveano allora che notizie mal sicure ; il celebre chimico non era pure ben certo dello svolgimento del gas acido idroclorico nel vulcano di Na- poli, che pure vi si svilup[)a in quantità immensa. E se mai egli avesse avuta conoscenza delle iiamme die accompagnano i fenome- ni del Vesuvio, certamente egli avrebbe presentato in altra direzio- ne le sue idee. Tale duntpie è la importanza delle fiamme ne' vulcani, che un creduto difetto di esse è stato cagione che una teorica fosse com- battuta, ed a quella fosse sostituita un' altra con modificazioni in- tese a spiegare tale mancanza. Quindi ho ragione di considerare questo fenomeno come il più rilevante che mi sia incontrato di ve- dere nel Vesuvio. Dopo tutto ciò non sai'à fuor di proposito di passare dal campo de' fatti alle conseguenze generali che se ne possono dedurre. Se noi vogliamo alzare il velo al gran mistero de' fuochi vulcanici non ci rimane altra via da seguitare : dobbiamo tirare le deduzioni dai fatti che ci vengon veduti al di fuora. Questa è la via battuta dai Breislak, Davy, Gay-Lussac, Cordier, e da altri fisici illustri. Ora io non vo' qui ripetere quello che tutto il mondo conosce, la posizione cioè di quasi tutti vulcani lungo le coste o nel mezzo de' mari, la nascita de' vulcani nuovi nelle medesime circostanze, i (1) Gay-Lussac — Scrittura di sopra citata. — 3o/| — rt'iiiiim'iii olle accoinjiagiiaiu) le loro eruzioni, i procioni che ne di- rivano, de' (piali i j)iù rilevanti sono il vapore accpioso, il sai mari- no, r acido idroclorico, i gas idrogenati. Cerlainente allorché alla riunione di lutti tpiesti falli si jion mente, possibile non è di nega- re r inlervenlo dell' actpia marina nella produzione de' fenomeni vulcanici. Tulli gli argomenti che si sono allegali in contrario non riescono di gran conio : il loro valore sta al valore opposto come il numero tlell' eccezioni al numero intero de' fatti. Inoltre, se le mie osservazioni meritano la confidenza de' dotti, a me pare dimostrino con evidenza che 1' azione principale del- l'acqua nel gran fenomeno de'vidcani consista nella sua scompo- sizione, l no de' suoi elementi tleve rendersi fisso e l'altro svolgersi. Onde Iraggesi una conseguenza al lullo naturale: ciò è, che nel cen- tro della terra debbono esservi materie che hanno una grande af- finità per r ossigeno, la quale affinità non è per anco soddisfatta. E nell'alto di questa soddisfazione ricercar si debbe la origine dei fenomeni vulcanici. Ma innanzi di procedere in questa ricerca conviene tpii ram- mentare le due teoriche, le quali tengono al presente divisi gli ani- mi de'fisici sopra le cause de'fuochi dei vulcani. La teorica chimica di Davy e Gay-Lussac, e quella dinamica di Ilumboldl, Cordier ec. La prima, riguardando a' prodotti de' vulcani, pone nel seno della terra delle grandi masse di metalli terrosi, o di loro cloruri. L' al- tra, movendo dalle osservazioni sul calore centrale terrestre, suppo- ne un nocciolo incandescente ad una certa profondità sotto la cor- teccia del Globo. Contra 1' una e l'altra molte opposizioni sono sla- te recale. Ora può essere che nella loro colleganza trovisi la espres- sione della verità, perchè entrambe si fortificano di falli di gran- dissimo momento. .\ me dunque non sembra impossibile una loro compiuta conciliazione. Se si considera la corteccia del Globo da un punto allo di ve- duta, noi siamo tratti a credere eh' ella forma una corteccia ossi- dala, di sotto alla quale, e ad una profondità sconosciuta, trovar si deve una grande fucina. Ed è osservabile come questa medesima espressione occorre frequente nel linguaggio moderno de' geologi e de' fisici : udendosi tutto giorno chiamare il nostro Globo una sfe- ra ossidata nella superficie, un astro incrostato. — 3o5 — Le materie clic compongono questa crosta sono (jiielle slesse cir entrano nella composizione delle lave e delle altre materie vul- caniche; solamente la loro forma ed aggregazione sono diverse. La qual cosa diriva senza dul)])io dalia diveisità di condizioni nelle (piali sonosi formate. Di tpieste sostanze cpielia che merita maggior considerazione è la silice. Ti-a le j)ietre che sono rigettate dall' csj)losioni del Vesuvio mi è incontrato trovarne alcune che hanno molto fermala la mia at- tenzione, ed ho 1' onore di presentarle a questo Consesso. Sono tali pietre composte di una materia hianchiccia, smaltata, hoUosa, infu- sibile al cannello, che ha tutta 1' apparenza di una sostanza silicea appena vetrificala. Elle sono ricoverte alla superficie di una crosta scoriacea nera simile del lutto alla materia delle scorie ordinarie del vulcano. Ho trovato ancora la slessa sostanza nell'interno di certe lave recenti. A me pare in queste materie di vedere frammenti di una massa in gran parie silicea, la quale probabilmente forma il nucleo terrestre, onde detti frammenti sono stali svelli dall' impeto dei gas vulcanici e rigettati innanzi che la loro sostanza soggiacesse a quella mutazione, che la fa passare alla condizione di lava o di scoria. Questa considerazione ne richiama il pensiero alle grandi emis- sioni silicee che hanno accompagnalo le azioni ignee antiche alla superficie del Globo. Non istarò a parlare delle rocce cristalline, delle quali il quarzo è uno degli elementi più abbondanti. Gioverà meglio citare alcuni esempi che più direttamente pruovano la mia proposizione. Non è chi non sappia il quarzo occorrere assai fre- quentemente in forma di filoni in tuli' i terreni, ma spezialmente in quelli più antichi, e la loro formazione essere intimamente connessa a quella de' filoni metalliferi. Nella Maremma toscana, dove le azioni plutoniche sono stale mollo energiche, si veggono frequentemente vestigia di tali emissioni silicee. Presso Massa marittima ci ha mas- se quai-zose eruttive scorificate in tal guisa che rassomigliano alle lave recenti de' vulcani. Una dimostrazione bellissima di (juesta verità si scorge in alcuni filoni dell' isola d' Elba e del Campigliese. Presso alla Torre di Rio nel primo de' citati luoghi, e nella Cc/ir/ dei Piombo nel secondo, si veggono magnifici filoni di pirosseno verde laminoso raggiante, di epidoto, e d' ilvaite, che traversano rocce calcaree. Or chiunque bene gli esamina scorge manifesta- mente che le sostanze le quali entrano nella composizione di essi — ,1()(> — (lirivano in parto dalla roccia tiaxcrsala, in parte dall'azione sol- terranea. La calce è stata sonnninisti'ata dalla roccia calcarea, e la silice ed il ferro dall' azione plutonica. Questo fatto poi appare di una evidenza i^randissinia ne'fdoni di Campii;lia, la materia de'cpiali, conliijiuala in isfcre railiato di una hellezza indescrivihile, si salda ed amali^aina con la roccia calcarea e contiene numerose geodi di cristalli di (juarzo; i quali sembrano essere rimasti come testimoni dell' eruzioni silicee che hanno dato origine al filone. Gli scisti del calcare cretaceo, dimandato in Toscana n//jerese, mi^mìo si trovano a contatto con le ofioliti e co' gabbri, sono quasi sempre tramutali in ftaniti, diaspri, ed altre rocce selciose. .Mlorchè nella medesima citata regione s' incontrano cristalli di (piarzo, ovvero iniezioni quarzose nelle rocce di sedimento come nel macigno, nel calcare, ciò è indizio sicuro che queste rocce sono stale jilutonizzale. Un notevole fallo di (jucsta natura mi è stato non è guari comunicalo dal mio egregio collega sig. Coquand. « A monte Rufoli, così egli mi « scriveva, lio osservato alcuni fatti della più grande importanza, i « quali vengono bene in appoggio della vostra teorica. In contatto « della serpentina 1' alberese è del tulio convertito in dolomite, e « poi in parte silicificato, presentando inoltre delle fessure ripiene « di diaspro e di ojiale, che si prolungano nelle fenditure della roc- « eia ignea. Di più nello slesso luogo ho osservato un letto di opa- « le ( quarzo resinile ) molto spesso, di color verde e brecciforme, « eh' è senza dubbio la più bella roccia che io abbia mai vista, « di cui r impregnazione silicea è veramente incontrastabile ». Non ci ha (juasi terreno trachilico senz' abbondanti deposili di ialite, di quarzo resinile ec. In fine le acque termali de' luoghi vulcanici ten- gono soventi disciolta la silice, di che rende fede sopra ogni altra la famosa fontana di Geyser in Islanda. Tutte quesl' emissioni silicee che hanno accompagnalo le azio- ni ignee, sono senza dubbio meritevoli di essere con diligenza no- tate da' geologi. E conosciuta 1' azione dell' acqua allorché viene in contatto col silicio ad una temperie alquanto elevala. Se dunque i vulcani ci pre- sentano ne' loro prodotti, da lui lato, delle lave e delle scorie com- poste in gran parte di silice ed alliuiiina, e d' altra parie del vapo- re acquoso, delle fiamme di gas idrogenati, si ha giusta ragione di conchiudere che le materie delle lave debbono trovarsi in istalo li- — 3o7 — l)ero nel centro della terra, e clie un conlatif) coninn(|iie (lei! acqua jiroiluee la loro ossidazione, la loro fusione, e liilli {,'li altri fenome- ni che ne' vulcani si veggono. Così (piando noi vegi,'ianio ne' forni di alta fiisifine escire delle fiamme di gas idrogeno carbonato, di gas ossido di carbonio, e in- di scaturire da essi torrenti di ghisa, siamo tratti a dire che dentro dal fornello debliono trovarsi di grandi ammassamenti di carbone e di ferro accesi da correnti di ossigeno. In simile modo (juando noi veggiamo escire dagli alti forni vulcanici delle fiamme di gas idrogenati, de' vapori di acqua muriatici, de' cloruri, in fine sboc- carne fuora torrenti di materie silicale, dobbiamo dire che nel cen- tro del Globo debbono trovarsi noccioli silicei eccitali dal contatto di ammassamenti di acqua carica di cloruri. I fenomeni vulcanici attuali vogliono essere per diritte ragioni considerati come continuazione di quelli prodotti da' fuochi nelle antiche condizioni del Globo; se non che (piesti dovettero operare con una gagliardia ed una potenza di gian lunga maggiore. Ber- zelius ha osservato con moltissima sagacia che il silicio e 1' ossi- geno sono i due elementi principali che compongono le materie terrestri. In questa espressione io trovo racchiuso tutto il segreto della Geologia. Possiamo dire che dall'affinità chimica di questi due elementi, e dagli effetti che seguitano alla loro soddisfazione sono dirivati tutti gli accidenti che hanno dato origine alla cor- teccia del Globo. Or qui siami permesso di fare una dimanda. >"on è egli possi- bile che le sostanze componenti il nocciolo terrestre si trovino in uno stato d' incandescenza e d' inossidazione iniziale? Forse nel loro stato primiero non erano in gran parte riparate dall'azione dell'atmosfera e delle acque, i cui elementi esser doveano allora as- sai rarefatti intorno al Globo? Io non vo' cacciarmi molto addentro in questa conghiettura. La «piale se è vera, come mollo verisimile appare j)er le nostre cono- scenze su lo stalo attuale del Globo, ne porge la chiave di tutt'i fe- nomeni passati e presenti del nostro pianeta. Il primiero equilibrio di questo non permetteva che la esistenza di materie fisse e gassose. Il contatto delle ultime sopra le prime determinava la ossidazione della superficie terrestre, e la formazione di una corteccia solida raffreddata; nel tempo medesimo il nocciolo preservato dall' invo- 39 — 3o8 — lucro esteriore rimanea in uno sialo il' incandescenza e d' inossida- zione. 1/ e(|iiilii)rio successivo occasionava 1' accunuiia/.ioiie delle ac(iue su la corteccia ossidala, ed il deposilo delle prime rocce stratificate. La picciola spessezza di tale corteccia rendea ])iii fa- cile la sua rottura e 1' arrivo delle acque al nocciolo incandescen- te; per ciò i fenomeni ignei erano più generali, e seguivano con possanza maggiore. Nella condizione attuale del Globo essendo cre- sciuta la spessezza dell'involucro raffreddalo, il conlatto delle acque col fuoco è divenuto meno facile; j)er conseguenza gli effetti che ne dirivano non liainio la stessa energia, e questi sono i fenomeni de' vulcani attuali. A me pare dun(|ue, secondo tutto (juello veggiamo accadere al presente, che l'idea di un nocciolo di metalli terrosi incandescenti e inossidati nel centro delia terra non ha incontro a se nessuna grande ragione che la condjatta. Ella ci spiega con bellissimo ac- cordo non pure i fenomeni de' vulcani, ma di tutte le azioni ignee passate del Globo. Ed è, se così vogliam dire, il commento di quella felice espressione, con la quale mi eminente naturalista de' nostri tempi ha significata la vulcanicilà generale del Globo, cioè la iii/luen- :a eh' esercita l' interno di un pianeta sopra il suo involucro esterio- re ne' differenti stadi del suo raffreddamento . Ma circoscriviamo le nostre osservazioni a' fenomeni de' vulcani propriamente detti. Le parti più basse della terra sono i fondi de' mari ; dove la spessezza della corteccia terrestre esser deve minore. Si può dun- que credeie, secondo che più volte è stato detto, che 1' acqua del mare aiutata dalla sua pressione arriva o per mezzo di crepacce o per altra via qualunque infino al focolaio terrestre incandescente. Potrei qui citare alcune storie del Vesuvio, nelle quali si legge il mare essersi ritirato nelle più gagliarde eruzioni di quel vulcano. Plinio ne parla nella sua famosa lettera a Traiano. Se ne trova fat- ta menzione nella storia di Serao della eruzione del 1737. Ma io non entro mallevadore di questo fatto, non avendo avuto occasione di osservarlo durante i miei studi vesuviani. Sonosi levate difficoltà contro cosiffatta penetrazione delle acque del mare, e le principali sono le seguenti : i.° Esserci vulcani che stanno lontano dal mare. — 3o9 — a.° Il calore clic 1' ac(|ua incontra nelle parli sollcnanee impe- dire l'arrivo di (jucsla nel focolaio incandescente, ed oiìiiligaria a risalire in (brina di vajìore. 3." Le lave e le sostanze spassose doversi fare strada pei' (pieste vie di libera conuniicazionc dell actjua; perocché elle troverebbero (|uivi una resistenza minore che negli spiragli ordinari de' vulcani; onde vedere si dovrebbero i fluidi clastici aprirsi il varco a traver- so le ac(pie del mare e venire nella sua superficie a gorgogliare; ciò che punto non accade. Alle quali opposizioni si può rispondere: i.° Che la posizione di alcuni vulcani lungi dal mare è un fatto eccettivo, che non può disti'uggcre l'altro contrario eh' è generale. Senza che noi non siamo bene sicuri se questi vulcani mediterra- nei sono veramente attivi. Sono messi tra questo novero molti vul- cani, i quali sono delle vere solfatare; io posso citarne ad esempio r isola di Vulcano nell' Eolie, la quale è un vulcano semispento né più né meno che la solfatara di Pozzuoli, quantunque tra' vulcani attivi fosse comunemente annoverato. La stessa cosa dev' essere de' due vulcani situati nell'Asia centrale; uno de' quali, il Bisch- Balikli (montagna bianca), indica col suo nome medesimo di esse- re una solfatara. D'altronde nessuna cosa può mettere un limite al- l'estensione sotterranea del focolaio d' un vulcano, di cui noi veg- giamo solamente il forame di apertura alla supcrdcie terrestre. 2." Egli è bene possibile che il primo strato spento intorno alla sfera terrestre rovente sia conformato di parte in parte a volta, e che in tali tratti le due masse sieno separate da grandi cavità, dove mettono i canali sommarini. Per effetto di fermenti sotterranei que- sti canali possono essere soggetti ora a chiudersi ed ora a riaprirsi per croUamento di porzione della volta. Sovente mi è incontrato di osservare nell' eruzioni del Vesuvio, delle caverne che davano usci- ta a lave : le sostanze gassose che accompagnavano quest' emissio- ni variar facevano da un momento all'altro la forma di dette ca- verne, e producevano ora sollevamenti ora sprofondamenti, e quin- di ostruzioni ovvero aperture nuove al corso delle lave. Per la ra- gione medesima i canali sotterranei, onde parliamo, possono esse- re ostruiti per un certo tempo, e poi aprirsi di nuovo, ovvero pos- sono in processo di tempo ostruirsi intieramente, ovvero aprirsene nuovi e chiudersi subito dopo. Onde diriva la intermittenza delle — 3io — azioni vuloaniclio, dvvcro la loro estinzione, ovvero la loro appari- zione per una \olla sola in ipialeiie luogo novello. E qui è da fare un'altra osservazione. E cosa ben certa che le materie vulcaniche sono pochissimo conihittrici del calore. 11 quale l'alto accade di essere facilmente verzicato al Vesuvio. Cos'i per esem- pio in inverno occorre spesso di veder la neve nel cratere di quel vulcano a piccola distanza da crepacce infuocate (viciìiam Jlammis i^ldcìem ). INIolte volte io mi sono situato sopra la crosta spenta di ima lava rovente nel suo di dentro, e sonomi lasciato I raspollare dal suo movimento. Si può dunque credere che le acque marine infino a che non arrivano nella cavità centrale non incontrano una tem- perie così elevata che basti a i-idurle in vapore ed impedisca il loro arrivo nel focolaio. Ad ogni modo poi allorché elle raggiungono un calore sufficiente a convertirle in vapori, la loro tensione può esser non pure ecjuilihrata, ma si ancora vinta dalla pressione della co- lonna acipiosa superiore che la sospinge in basso. 3.° La cavità centrale ha i suoi condotti già stabiliti e perma- nenti, ([uali sono gli spiragli de' vulcani. Per essi fannosi via i fluidi elastici e gli altri prodotti della effervescenza; la quale via torna a questi più facile clie 1' altra seguitala dalle acque, dove esser deve una grande pressione della colonna acquosa, ed un energico con- trasto tra i due elementi. .Ma pure egli accade talvolta che per (jueste vie di comunica- zione i fluidi elastici vengono a scaturire in qualche punto della superficie de' mari. Che cosa sono mai i nuovi vulcani, i ijuali quasi tutti in mezzo de' mari prendono origine? Non altro certamente che novelle uscite delle materie vulcaniche, e molto probabilmente so- no le vie medesime che hanno fatto penetrare le acque nelle cavità sotterranee. 11 vulcano ultimo di Scincca, l'altra isola che si alzò ne' mari di Sicilia, e di cui parla T. Livio nel X\\l\ delle sue Sto- rie, forse non sono state altra cosa che canali, per i quali 1' acqua del mare penetrava nel focolaio dell' Etna. In Islanda le azioni vul- caniche somniarine si rinnovano frefpientemente, e sono diman- date col nome di Vulcani di acqua. In fine si vuole osservare che qua- si tutt' i nuovi vulcani sonosi alzati presso a vulcani attivi o spenti. A ciò si aggiunga che i fluidi elastici non mancano di scappar via per questi canali sonimarini senza produrre vulcani. Io ho ve- duto ad una piccola distanza dall' isola di Panaria nell' Eolie, un — 3ii — grande sxolgiiiieiilo di \n>Ue gassose alla superlicie del mare, dove elle s|)icciaiio gorgogliando. Il fondo, dal (|uale si veggono svolgere, è alla ]>rorondil:t di (|uasi io metri, ed è tutto imbianchito. La quale fircoslanza, e l'odore clic il ga.'» manda, indicano esser (|iiesto del gas idrogeno solforato. Adun(|ue l'arrivo delle acque del mare in contatto col nocciolo terrestre rovente non mi pai-e così impossibile come si pensa (i). Ma accada pur la cosa in un modo o pm-e in un altro, egli è certo che se si pone per noi un contatto di tal natura, se ne deduce la spie- gazione la più felice di tutt' i fenomeni vulcanici. Mancava soltanto di vedere avverata una delle conseguenze le più indispensabili di questo contatto, lo svolgimento cioè di una gran (piantila di gas idrogeno e la sua infianmiazione, ed io credo che le mie osserva- zioni vengano a riempire questa laguna nel gran problema. (I) In una nota tipi sig. Angclot sopra V interferito delle acque del mare ne.' fe- nomeni vulcanici, pubblicata in uno degli ultimi fascicoli del Bullelin de la Soc. Céol. de t'rance, trovo notizia del seguente fatto, il quale sembra appoggiare molto l' idea della introduzione delie acque marine uell' interno del Globo per via di fenditure. Alla distanza di circa un miglio da Àrgostoli, ucll' isola di Cei'a- lonia, nella estremità del promontorio che separa questa città dalla larga baia ad occidente, si osservano molte correnti di acqua (quattro almeno), le quali si precipitano dal mare nell' interno dell' isola, e colano in una maniera continua. Da una di queste correnti si è ancora tratto profitto, essendo stata adoperata a far girare, per via di un canale, un molino. Questo canale è lungo 20 rjards, lar- go circa 3 piedi e profondo G pollici. Al suo termine si è aperta una cavità di 100 yards quadrati di estensione e di '1 piedi circa di profondità sotto al livello del mare. A marca bassa la caduta è di circa 3 piedi; l'elevazione della marea è di 6 pollici; ma spirando i venti di mezzogiorno tale caduta è molto più grande. Nel-' l'apertura della cliiusa,una corrente di Ii50 pollici quadrati precipitasi nella fossa con una rapidità di 20 piedi inglesi per secondo, e scappa via per meati sotterranei e per fenditure. Quando è abbassata la chiusa, dopo una scarica molto grande di acqua di mare nella fossa, 1' acqua vi discende alcuni pollici più basso che non era prima della scarica, ma di poi rialzasi al suo livello ordinario per 1' acqua dolce delle sorgive che vengono dal lato di terra. Finalmente questa corrente non è soggetta a nessun periodico cangiamento. Il colonnello Brown ed il signore Strickland, che hanno fatto conoscere questo fatto curioso, sono molto inclinati a credere che 1' acqua di mare che si sperde sotterra è ridotta in vapore dai fuo- chi sotterranei, e produce quindi i Iremuoti tanto comiuii nell'isola, e dà origine alle sorgive calde che spicciano in differenti parti della Grecia {Bull. cit. II. ser. toni. I. 6 nov. 18fl3). — 3l2 — Arrivato a questo punto io dovrei por lerminc al mio dire, ed oinineltere tli eiiti'arc in particolarità sopra gli effetti delle azioni cliiiuiilie nella produzione dp' fenomeni vulcanici. Non però di me- no cliiejjgoa (jnest'Adunanza il permesso di compire le mie idee, lo non sono giù chimico, ma per riconoscere 1' origine de' fenomeni onde parlo, bastano le teoriche generali della scienza. Forse lo stu- dio speciale che ho fatto di questi fenomeni, ed una conoscenza al- (|uanlo precisa delle loro relazioni, mi faranno jierdonare (piesta te- merità. Procurerò solamente d'indicare le i-eazioni conosciute, trat- tenendomi un poco sopra quelle che hanno mestieri di schiarimenti. Posto dun(|ue in qualsivoglia modo l'ari'ivo dell' ac(|ua marina in contatto co' metalloidi roventi, ella si scompone. Ne risultano degli ossidi, i quali danno la materia delle lave, e del gas idrogeno. Nel medesimo tempo il cloruro di sodio in contatto con la si- lice e col vapore acquoso deve produrre 1' acido idroclorico. La soda in combinazione con la silice forma silicati di soda, i (juali abbondano tanto nella composizione delle lave e degli altri pro- dotti vulcanici. Una porzione di cloruro di sodio si sottrae alla scomposizione, e sublimato dal calore esce dai canali vulcanici. Il gas idrogeno e l' acido idroclorico non vengono fuora in quel- la quantità che sono stali prodotti, perocché nel traversare i canali vulcanici entrano in nuove combinazioni. Se il gas idrogeno incontra dello zolfo gli si unisce, e produce il gas idrogeno solforato. Si può ancora credere che un' altra porzione del gas idrogeno in contatto col sesqui-ossido di ferro cangia una porzione di que- sto in ferro ossidolato. A questo modo si spiega la formazione di tale sostanza, la quale abbonda ne' prodotti vulcanici. Inoltre l'os- sido di ferro de' vulcani ha sempre un poco di magnetismo sensi- bile. Non sarebbe mai da attribuirciò ad un mescuglio costante di ferro ossidolato e di sesqui-ossido di ferro? lo abbandono a' chi- mici la soluzione di questa domanda. Non trovasi mai ne' prodotti de' vulcani il ferro in istato me- tanico. Pure lo svolgimento del gas idrogeno dovrebbe operare la riduzione degli ossidi ferrici. Ma Gay-Lussac ha giustamente fatto vedere che il vapore acquoso, il quale accompagna il gas, impedi- sce questa riduzione. — 3i3 — I na porzione dell acido idroclorico incontrando gli ossidi di ferro produce del percloruro di (|uesta sostanza. Vi saranno ancora altre azioni e reazioni clie si possono in- nanzi iniat;innre clie definire. In conciiiusione, le sostanze gassose che il vulcano darà fuori, saranno vapore acquoso, gas idrogeno puro, gas idrogeno solforato, ed acido idroclorico, sfuggiti alle affinità interne. Il loro stalo di violenta tensione è la causa di tutti i fenomeni dinamici che si veggono ne' vulcani. L' idrogeno libero, o combinato con lo zolfo, sì tosto come viene in contatto coli' aria s' infiamma, se la temperie è a ciò sufficiente, e sparisce. II vapore acquoso si disperde nell' atmosfera menando seco l'acido idroclorico. Egli accade talvolta che una pioggia traversa queste nuvole di vapore muriatico sparso nell'atmosfera; allora le gocciole diventano acide nel traversarle, e danno origine ad una pioggia caustica, che altera il tessuto delle piante sopra le quali cade. Io ho veduto molte fiate le raccolte essere distrutte per que- sto accidente nelle campagne del Vesuvio (i). Altre azioni si manifestano sul piano del cratere. L' acido idro- clorico incontrando l'ossido di ferro nella superficie produce del cloruro di ferro, il quale riveste di belle sublimazioni gialle le pa- reti del cratere. Da un altro lato il cloruro di ferro, oh' è traspor- tato dal vapore acquoso, dà con la sua scomposizione dell' acido idroclorico e dell'ossido di ferro; a questo modo spiegasi la fre- quente produzione del ferro oligisto ne' vulcani. Onde vedesi se- guitare uno scambio di prodotti per mutue reazioni. l.'na porzione di cloruro di sodio sfuggilo alla scomposizione si deposita alla superficie del cratere o delle lave che ne sboccano. (I) Dopo la lettura di questo scritto nel Congresso lucchese è avvenuta nel mese di dicembre passato una energica eruzione nell'Etna. La quale tra' fatti cu- riosissimi Ila presentato (|ursto ancora assai notevole, clic una pioggia caduta a Catania durante V eruzione corrose la seta degli ombrelli ; ed un cliiinico avendo analizzato 1' acqua di tale pioggia trovò che contenea dell' acido idroclorico. Questo fenomeno è al tutto identico all'altro del Vesuvio citato di sopra. E quan- do si pone mente alla distanza di Catania dal cratere dell" Etna, si può di leg- gieri eoinpieudcre la gran quuntilìl di acido idroclorico che la bocca del vulcano aveva dovuto versare ncU' atmosfera. - 3./, - M mero j)ezzi inlatti di essi ne' pro- dotti solidi vulcanici. Questa obiezione non è certo di alcun valore. E^li è facile di coniprciidere clic dal momento in cui cominciano le reazioni ne' luoylii sotterranei infino a che la materia rigettata della lava si consolida, i conlalti col vapore acquoso e coli' atmo- sfera sono così moltiplicati che non concedono potere porzioni di metalli rimanere inossidate. Se t|ualche particella si sottrae alla os- sidazione dopo la uscita delle lave dal cratere, ella si ossida a poco a poco a conto del vapore acquoso che si svolge dalle correnti. Da ciò prohabihnenle traevantj origine ([nelle piccole fiamme che il mio amico Maravigna aflerina avere osservate su la lava dell' Etna del 1819. Un altro dubbio qui sorge, al quale uopo è volgere tutto 1' ani- mo nella presente qnistione. Se la teorica onde si parla è vera, con- viene ch'ella spieghi l' origine de' fenomeni e de' prodotti di tult' i vulcani della terra; perocché, secondo la giusta riflessione di Gay- Lussac, se la causa die dà dìimento alle loro azioni è la stessa, i prodotti che sono a tutti comuni possono farla conoscere (i). Per rispondere a (piesto dubbio conviene fermare i fatti seguenti. Tra' vulcani alcuni ce ne ha che metton fuora principalmente acido idroclorico, ed altri che rigettano una gran quantità di aci- do solforoso. L' acido idroclorico è senza dubbio il gas più abbondante del Vesuvio. Ma non manca negli altri vulcani, dove la sua presenza è dimostrala non pure da esperienze dirette, ma eziandio dalla na- tui-a de' prodotti che danno, come il cloruro di sodio, di ferro, il sale ammoniaco. Il ferro oligisto, che occorre cosi frequentemente in luti' i vulcani, è ancora una pruova della esistenza di questo gas ovinique ci ha azioni vulcaniche, se la origine del minerale anzi- detto è sempre la stessa come nel Vesuvio. L'acido solforoso è ancora noverato tra* prodotti gassosi più ab- bondanti ne' vulcani. A cpiesta opinione io non saprei consentire del tutto. Le sperienze registrate nel mio Giornale del l'esuvio fan- no vedere che questo gas è assai raro nel vulcano di Napoli. An- cora r illustre Covelli avea dedotto dalle sue ricerche non isvolgersi ■»"- (1) LlK. cit. 40 — 3ir, — questo ijas ne' fiiinaiuoli della Solfatara. Le spei'ienze del noussiii- f^ault sui gas de' vulcani della nuova Granata attestano il difetto medesimo. Io credo dunque essere Io svolgimento di questo gas al tutto accidentale, e dirivaie dalla scomposizione del gas idrogeno solforalo, o da (pialdie solfalo per l'azione del calore. Una considerazione assai più importante merita il gas idrogeno solforalo. Si può dire cli'ei tiene ne' vulcani lo stesso posto che l'acido idrocloi'ico. Rarissimo è nel Vesuvio, dove i gas solforosi si svilup- pano in generale assai raiamente. Ma al)l)onda negli altri vulcani del Mediterraneo ed in quelli di America. E un fatto molto notevole che (|uesto gas predomina ne'vnlcani poco attivi, e sojirallulto nelle solfatare. Anche quando si sviluppa nel Vesuvio, ciò accade alla fine dell' eruzioni o allorché il cratere è in riposo. Ora se noi conside- riamo l'origine di uno de' suoi radicali, troviamo essere conunie con quella di imo de' radicali dell'acido idroclorico. Quanto poi alla di- rivazione dell'altro principio, cioè dello zolfo, convien dire ch'ella è misteriosa. Se si considera come prodotto dell' azione dell' acido idroclorico sopra le piriti sparse negli strati terrestii, in tal caso lo svolgimento del gas idrogeno solforato ne' vulcani sarchhe un fe- nomeno accidentale ; ma le osservazioni dimostrano essere la pro- duzione di rjuesto gas un fallo generale ; in conseguenza dev' esso tenere come 1' acido idroclorico ad una causa essenziale ai fuochi vulcanici. Ed io mi penso essere un gran soggetto di ricerche, il più grande forse che rimane in vulcanologia, di conoscere 1' origine dello zolfo ne' fenomeni de' vulcani: e raccomandasi però premu- rosamente a coloro che a questo studio intendono. Non so lasciare questo argomento senza fare un'altra conside- razione. Abbiamo veduto che il sale ammoniaco non s'incontra nel Vesuvio se non nelle porzioni delle correnti che si prolungano nelle terre coltive ; ed allora facilmente si spiega la sua formazione. Ma questa sostanza producesi, e in grande abbondanza, ne' crateri del- l'Etna, di Stromboli, di Vulcano. Quale duncpie ])uò essere in (jue- sto caso la sua origine? Io sono mollo indotto a credere dirivare l'ammoniaca dalla scomposizione del gas idrogeno solforalo in con- tatto dell' aria. Noi sappiamo per le cose delle di sopra che la pre- senza di certi corpi determina la scomposizione di questo gas, e la formazione dello zolfo e dell'acido solforoso: in lali reazioni ci ha del gas azoto messo in libertà : qualche circostanza può occasionare - 3.7 - la coniliiiiazioiìf di f|iiPsto i^as coli' idrogeno del ^as epatico, e pro- ilurre raiiinioiiiaca, la (jiiale trovando libero e |)roiito l'acido idro- clorico con esso si combina. Questa opinione trova grandissimo ai> poggio in un accidente relativo assai osservabile. Nel cratere del ^'esuvio, ilove il gas idrogeno solforato è rarissimo, non pi'oducesi inai sale ammoniaco; al contrario la gran quantità di questa so- stanza negli altri vulcani accordasi bene con la emissione abbon- dante dello stesso gas. Ci sarebbero quindi due modi di foinia/.ione di sale anuiioniaco ne' vulcani; in un caso diriva dalla reazione dell'acido idroclorico sopra la terra vegetabile, nell'altro dalla scom- posizione dell' aria in contatto col gas idrogeno solforato e col- l'acido idroclorico. Nell'Etna occorrono esempi dell'uno e dell al- tro modo di formazione: il sale ammoniaco raccolto sulla corrente di Bronte, la quale erasi avanzala nelle terre coltive, rassomigliava al tutto a quello prodotto su le lave del Vesuvio nelle medesime circostanze. Io sommetto questi miei pensamenti alle considera- zioni de' chimici. Dopo tutte le cose fin qui dette, a me sembra che noi ci avvi- ciniamo sempre più alla soluzione del gran problema della origine de' fuochi vulcanici. La quale soluzione, per la natura stessa del soggetto, non può essere che in grado di probabilità, ma di una probabilità che tiene molto presso alla certezza. Numerose osser- vazioni, i cui risultamenti sono costanti, indicano essere nelle vi- scere della terra un nocciolo infuocato, il quale è stato riconosciuto fin dai tenq)i dello Stenone, anzi fin dalle scuole di alcuni filosofi greci. Da (juesto nocciolo, come da un gran focolaio, muove la causa di lutt' i fenomeni che dal centro della terra si propagano alla sua superficie; ma per sé stesso il fuoco centrale non è a questi effetti bastante: esso è inattivo, è una potenza che ha bisogno deWeitto per operare, e cpiesl'atto esser deve prodotto dall'arrivo di materie che innanzi gli erano estranie, e che vi arrivano per una via qualun- que. I fenomeni de' vulcani lo pruovano infino all'evidenza; ed in- dicano parimenti non poter essere altra la causa eccitatrice che r acqua del mare. Per guisa che, dato il contatto di questa con un nocciolo di metalli terrosi inossidali e roventi, si ha l'origine com- piuta di luti' i fenomeni vulcanici, anzi dirò ancora di tutt' i fe- nomeni passati del Globo. — 3i8 — Qui ijoiitjo terniinc alle mie considerazioni leoreliclie. Le (|nali io non avrei dovuto esporre in una congrega, dove trovar debbo- no posto solamente le dottrine severe e precise delle scienze. A ciò mi hanno incoraggiato i fatti che mi vennero veduti per qualche tempo nel mio paese, e che mi hanno sempre nelle medesime idee confermato. Del resto, quando ancora sottrarre si volesse da questa nota la parte induttiva, ci rimane sempre un fatto ceito e bene as- sicurato, la produzione cioè delle fiamme nell' eiuzioni del Vesuvio, e la certezza eh' elle non sono mica un fenomeno accidentale, ma si tengono intimamente alla causa primitiva de' fuochi vulcanici. \ «ti H 3 @ I 1 c5 I 1=) i •f=> 1 • (=> © ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE ADUKAKZA DEL GIORNO i6 SETTEMBRE »aet J.I Presidente sig. dolt. Riasoletlo rende grazie ai memliii della Sezione per la carica conferitagli; manifesta speranza che i lavo- ri sarainio più assai dei numero dei congregati botanici ; e che la residenza della Sezione nel Giardino offrirà opportuni argomenti alle quistioni : vantaggio non minore si promette dalle escursioni per le campagne lucchesi fiorenlissime. Nella solita concordia di questa Sezione, e nel buon volere di tutti fraternamente operosi, si rassicura di qucU' utile che traggono le scienze dalla pace e dal- ia volontà gagliarda degli uomini. Il prof. I*uccinelli, offrendo in dono parecchie copie della sua bel- la Flora lucchese, entra in ragionamento del perchè siasi egli tenu- to anzi al sistema di Linneo, che ai metodo naturale. Questo libro avendo egli fatto per mettere gli alunni della sua scuola nella cono- scenza delle piante del Ducato, non ha stimato convenevole segnar loro una via difficoltosa e disagevole, coni' è la cognizione di molti e molti caratteri onde si (igura una famiglia; e piuttosto coi pochi e semplicissimi di Linneo ha voluto guidare i giovani alla determi- nazione delle incognite specie. Dice però non essere scompagnato il metodo naturale dal suo insegnamento ; del quale farà anzi parte costitutiva, ponendo in fine della sua Flora tutto quanto si appar- tiene allo studio del metodo naturale. Il dott. Adorno si prova di sostenere che il sistema di Linneo è affatto da rigettare anche nel primo anunaestramento, aggiungendo che il metodo naturale può più agevolmente dei sistema sessuale mettere i giovani a portata di determinare una s|)ecie qualini<[ue. Il .Masi si op|)one fermamente all'avviso dell'Adorno, dimostrando che il prof. Puccineili coti ottimo consiglio prepose ii sistema di — 3a2 — I.imu'o nella sua Flora; |)ercliè è piovalanienle (lifficilissimo ad un i;ii)\ane if^naio all'alio delk- dassilicazioni bolaiiiclic poter nominate ima pianta eon la i;uida sola del metodo naturale. Di falli, at^ginn^c, la sola idea di una (amiglia chiedendo esalta conoscenza de' carat- teri suoi, e così dislintamenle che (|uelli di ima non possano confon- tlersi con quelli di altra, è quanto mai arduo ad un fjiovane sajìere di prima giunta in tjual famiglia debba studiare la sj)ecie ignota ; es- sendo che gli stessi matm'l botanici stanno a (piando a (juando in sospeso nel collocare una specie. Laonde vien lode al ])ror. l'ucci- nelli, il cui divisamente si conforta dell'esempio di chiarissimi bo- tanici alemanni e francesi. Il Masi significa però che il sistema lin- neano è solamente da ritcnei'e per questo primo insegnamento, nes- suno potendo contrastare vanto di filosofia al metodo natui'ale in tutte le Flore, e che lo stesso Linneo veggentissimo se ne mostrò apertamente sostenitoi'c, dandone parecchie famiglie, e dicendo es- sere nella Botanica V ultiinum et dcsideralum. Il sig. Adorno avendo pure pronunziato che il metodo di Lamark era facilissimo, siccome quello che lasciava senza pena impararsi anche dalle giovani dame di Francia, il prof. Colmeiro si fece a dissuadere questa sentenza dicendolo anzi difficile ai coniincianti. Sulla quislione delle due vie agli alunni fu pienamente di avviso che quello di Linneo si ante- ponesse; e ([iiindi venne a distinguere lo studio botanico in didat- tico e filosofico: quello per chi principia, questo per chi avanzò; cita molti autori che stanno col Puccinelli. Il dott. .\ttilio Tassi legge alcune osservazioni sugli organi delle cucurbitacee. Egli dice che guardando i rami succulenti e fistolosi del Pepo niacrocarptis Rich. vedesi lateralmente alla foglia, più fre- quente uno, ma anche due organi di varia lunghezza, tereti, acumi- nali, carnosi, giallo verdastri. Nascono in quel punto del caule men volto alla luce, da cui pare rifuggano come le i-adici aeree del Po- ilios iìiolaceus W. ed altri. Onde sono copiosi soltanto oVe la luce mette pochissimo raggio. Osservati col microscopio presentano una zona di fasci vascolari, e distintamente tracheiformi ; nell'astuccio ciie circonda il midollo non hanno stomi; numerosi peli linfatici li cuoprono. Accostati al terreno umido non illuminato si diramano \ie più ed in vere radici si convertono. L' autore deduce dalle sue osservazioni essere (piesti vere radici avventizie, significando igno- rare se alcun altro botanico sì fattamente le riguardò. — 323 — Il sij,'. doli. Corinaldi presenta ])arocc'lii semi ed esemplari olli- inaiiu'iitc preparali della c/i.fsiti iiirtilans lAii., sulla (piale specie en- tra così a far parola: clie avendo egli seminato nel maggio 1842 pienamente all'aperto essa specie, ottenne nel mese di f)ltol)re dei semi abboniti. i\icliiede se altri l'abbia mai coltivata nelle mede- sime condizioni. A che viene risposto negativamente. Il Presidente trovò i semi molto simiglianli a quelli della cassia nhsiix Lin., e li credette confusi insieme in commercio: domandava se si potesse- ro sostituire gli uni agli altri per uso medico. Richiesto il donatore dal Presidente se la specie presentata fosse annua come la cassia alisus, quegli ris[>ondeva affermando, e vi aggiungea die la cas- sia absus coltivata in Egitto a Koselta è annua; ma nella Nubia •ove vive spontanea è bienne: ai semi di questa sogliono gli Egizia- ni dare la preferenza. Sciogliesi l'adunanza. Visto — // Presidente Dott. B. Biasoletto Segretari \ Oolt. L. M\sr Dolt. E. Celi 4i U A D li \ A ^ Z A DEL G 1 O I\ ^ O 1 8 S E r T E IM B I\ E »se«- MIj appi'ovato il processo verbale della precedente adunanza. Il prof, don Michele Colmeiro fa lettura di una Memoria sopra- la possibilità attuale di formare una Flora spaglinola, e sopra i prin- cipi die dovrebbero presiedere alla sua formazione. Come in l)reve prcandxilo viene l'autore significando in lui nascere gratitudine e sti- ma per quei botanici che le piante esotiche pigliano a studiare ; ma dilettarsi e innamorarsi assai più nella contemplazione delle piante native; a che lo conforta questa sentenza di Linneo: Est igitiir cog/ii- /io uaturalis patria- prcvferenda cxteranun regionum contempìationi- lius. Quindi porge un compendio storico della botanica in Spagna, dal (piale si apprende, che gli Arabi spagnuoli furono colà serbatori non meno che delle altre scienze anchedi quella dei vegetabili. E qui vie- ne onoratamente ricordando Abu-Zacaria, Averroes di Cordova, Al- dallabea-Alimad-Diaeldin di Mnrcia, Alchaphre di Navarra, i quali scrissero, o come agronomi, o medici. Abdelsahaniau-Abu-Materez di ^'alenza parlò delle piante dei monti di Dania, Cullerà e Arason. An- dò però innanzi a tutti Ebn-Beither di Malaga, che dentro e fuori della penisola tante piante accuratamente descrisse, che per numero superò Dioscoride. Salirono in alta nominanza le scuole arabo-spa- gnuole, sicché da tutte parti a studiare vi accorrevano. Il rinasci- mento delle lettere e la scoperta dell'italiano Navigatore rinfusero nuova vita nelle botaniche lucubrazioni, ed ecco nel i5o8 descri- versi da Gimene Gii molte piante delle maggiori altezze aragonesi ; e gli antichi autori si tornarono a luce ed ebbero esplicazioni e commenti, tra' quali non è a tacere quello di Ruellio in Dioscoride ristampato in Alcala,e di Amato Lusitano ossia Rodriguez di Castel bianco. Il Laguna voltò di greco in latino gli scritti botanici ad Ari- — 325 — slotile attrilxiili; impinguò i commenti Ruelliani, e tradusse di gre- co in castigliano il Lilier parahilhun, e la Materia mecl/cinal di D\o- scoride, di assai annotazioni illustrandola. A lui pure si debbono le ubicazioni di alcune piante spagnuole, e di molto i nomi vernacoli; a lui la fondazione di mi Giardini! botanico in Aranjucz, proteggen- te Filippo secondo ; ed è pur vanto sapesse la scoperta a quel tem- po e cliiaramenle significato il modo di propagazione delle felci, e clie avessero sesso e fecondazione le piante fanerogame. In questo tempo si occupò il Jarava delle piante di Dioscoride; ed il Pinciano e Lopez de Villoloba commentarono Plinio. Dello Estere, cbe scrisse eruditamente sulla Tlieriaca, dobbiam lamentare siasi perduta la sua Histurin de i'CL^elalus. Ma il nuovo mondo tira a sé, non meno die l'avidità de' mercatanti, l'attenzione de' naturalisti; onde gli Spa- glinoli ])ul)blicano in lùnopa gì' investigamenti delle Indie occiden- tali, e i Portogliesi delle orientali ; storici e poeti scrivono la differen- te vegetazione de' due continenti. Nomineremo il Monardes die delle scoperte anteriori vantaggiandosi formò un'opera di molta celebri- tà. Piagoso diirurgo, Hernandez medico, ambedue di Filippo secon- do, studiarono botanicamente per la penisola, ed Hernandez le pro- duzioni della nuova Spagna descrisse. Il Piagoso pubblicò parecchi discorsi, e un'ojiera Intitolata de siiccedaneis medicameiUis. Le pe- regrinazioni dello Hernandez dal iS^i al iSy^ fruttarono copia di lavori bellissimi, i quali però a mala ventura non ottennero tutta quella diiarilà di luce che ben meritavano: la qual sorte incontra- rono pure gli sludi di Robes e di Cobo ugualmente sulle piante americane. Laonde può dirsi che, senza certa sollecitudine di Giu- seppe Acosta, sarebbero a metà del secolo XVI rimasi infecondi gli studi dei naturalisti spagnnnli sparsi per le terre del nuovo mondo. Mentre si operava in America non era trasandata la Spagna; che Cienfuegos dello averla tutta viaggiata diede larga dimostrazione nella sua llistoria de plantos in sette volumi con stampe, tutti ine- diti ancora nella Biblioteca nazionale di Madrid : né si contentò il Prez esser botanico peregrino della penisola, che non si traesse fuo- ri per r Italia e per l'Asia a vedere verdi e crescenti le piante da- gli antichi figurate e descritte, siccome é veduto nella sua opera so- pra la Theriaca, e nell" altra de medicamentorum simplicium. Bau determinò in latino e castigliano la nomenclatura vegetabile, ed emu- lo del Maranta seppe da giusto critico distrigarsi dalle opinioni dei — 3-2G — tempo. Questo tempo fu per la Spaj;iia cosi fertile di autori natu- ralisti, che assai distesamente potrebbe dirsene se tulli meritas- sero lode di alti lavori. A lanto progresso di studi ecco succedere un secolo dotto dall'autore secondo medio evo; ma non tale aj)- pellal)ile da (pielli che bene avvisano i tempi di mezzo non essere stati in Italia tanto barbari e dissennati. Nel secolo adunque decimo settimo la Botanica in Spagna obl)cdondo all' imiìerio di ((uei cono- sciuti destini retrogradava con le altre scienze. Tultavolla però Teo- frasto veniva in luce Ialinamente per opera del Sovolla, e Plinio in castigliano idioma per mano dell' Huerta. U madridense gesuita Vie- remberg diede parte della sua Hixtoria natura' alle piante, delle quali stampò eziandio Arius Montano. Escolano, aiutandosi del Clusio, no- verò parecchie specie nella sua Histovia de Valancia: il Villa pubi)licò una Raiiillete de pìanlos, e ciurlilo y Velarde il suo Tratado de roras y peregrinus gerhas, titolo non rispondente alla materia. Intanto Ga- spar Bauhino diede in luce varie piante aragonesi raccolte da Giocon- do .Mbino, e quindi Grisley il suo Viridarium lusitanicum. I viaggi di Barselicr, Boccone e Tournefort, e lo Stirpiiun ewopcvarnm del Ray, fe- cer nicn j)overa la Botanica di questo tenqio. Sul fhiire del secolo però ripiglia essa i primi moti di vita nella Catalogna per istudio di Giaco- mo Salvador, chiamato con istorica qualificazione la Fenice degli Spagnuoli dal chiarissimo Tournefort, con cui si strinse poscia in amicizia diraeslicamente scientifica. Ambedue nel 1681 percorsero Catalogna e Valenza. Il Salvador, non pago di possedere un erbario ricchissimo, piantava in san Giovanni d'Espi un Giardino, che fu allora il più ricco di Spagna. (Continua). Il sig. doti. Attdio Tassi in una sua Memoria intitolata — Con- siderazioni pili vicine delle cucurbitacec — significa non conve- nire nell'opinione di molti botanici, e nominatamente dei signo- ri Endilcher, De CandoUe e Parlatore : i quali considerano i viticci delle cucurbitacee, non come parti aj)pendicolari, ma come sti- pale degenerale, e convenire anzi in quella del maestro suo profes- sore Pietro Savi, secondo il quale li delti organi dovrebbero riguar- darsi come parti assili, o più degenerazioni di rami. A convalidare quindi 1' opinione del prelodato Savi emessa in una Memoria già pubblicata nel Giornale toscano, annunzia l'autore varie osservazio- ni da lui fatte suU' anguria pedata, i cauli della quale presenta alla Sezione ; dimostra come questa pianta alcune volte presenti nel- — 3a7 — l'ascella delle sue foglie de' fiori unisessuali, una flemma, ed un vi- ticcio dianielralniente opj)osto alla foglia. In altri il viticcio è ol- treniodo discosto dalla foglia, e nello spazio interposto vi è un giiippi) di fiori. Altre volte, oltre i raninienlati organi nell'ascella della foglia, altio viticcio comparisce, ed è <|uest' ultimo fatto che invita a prendere in esame : annunziando che i due cirri osservati in (juest' ultimo caso non ponno essere considerati come stipule j)er le seguenti ragioni, i ." Perchè non accade mai che dall' ascella di una foglia emerga una stipula essendovene un'altra laterale, co- me nel ca'so nostro. 2." l'erchè non vi sono esempi di stij)ule uni- laterali: che se ahhiamo de' corpi stipulari laterali i cui elementi sono tra loro disuguali, come parecchie leguminose offrono esem- pio, non può da ciò dedursì la possibile scomparsa del più piccolo dei due elementi. Che se nella famiglia delle cucurbitacee vi sono foglie messe in mezzo da due viticci, non ne consegue che essi deb- bano considerarsi come stipule, secondo che osservano il Saint-Hi- laire e il Parlatore. Guardata di fatti la relativa posizione di questi organi si vede uno dei cirri più vicino, 1' altro più lontano dalle fo- glie stesse; nò ciò potrebbe accadere nel caso ch'essi fossero sti- pule degenerate : perchè in fine la stipula come organo semplice non potrebbe giammai degenerare in un organo ramificato, come .sono in tutta la loro lunghezza i cirri delle cucurbitacee. Significa (juindi r autore essere sua opinione che i viticci delle cucurbitacee sieno rami degenerali : è indubitabile che il cirro che ha la sua origine nell'ascella della foglia sia un ramo, e che quindi debba considerarsi come un ramo anche l'altro viticcio laterale, non ostan- te la sua situazione, ove viene sospinto da un copioso sviluppo di gemme allato. Rimane a sapere perchè tla un solo lato del viticcio si fornùno i nuovi rami ; e la ragione di ciò la trova nella differente altezza che hanno le parti di un'ascella della foglia, essendo esse al- terne nelle cucurbitacee. E poiché a parità di circostanze più pre- sto si svolgono in un dato caule le gcnmie superiori che le infe- riori, possiamo ammettere che ad organismo primitivo la gennna, da cui proviene il viticcio sia perfettamente assillare ; che quindi per r ineguale sviluppo delle gemme limitrofe si riduce a poco a poco laterale. Il princi[)e di Canino dice che le osservazioni del dott. Tassi forniscono nuovo argomento per contrastare alla opi- — 3^8 — iiione (li quelli clic fanno sviluppare i cirri dalle stipule, ricliiaiTi.i le |)arole fatte sulla ([uestione al Congresso di l'adova. 11 sig. Adolfo Targioni Tozzelti legge una Memoria intorno ad alcune consiilerazioni morfologiche sidla fronda dei pini. Il giovi- netlo Autore viene eruditamente notificando, aver detto il vulgo, e la fisiologia vegetabile sancito, essere foglie quelli organi che di ver- de chioma adornano i pini. Quei della scienza jierò, dissentendo tra sé, sotto diverse vedute morfologiche li considerarono ; onde ehber sospetto fossero pretese foglie di rami degenerati, altri vere foglie vegetanti. Riferì che il Tristan nella sua divisione del genere pinus, assai esattamente determina la natura di tali organi, e pigliando la pianta tlal seme ne viene con assai particolarità descrivendo il tem- po, i modi e le forme di sviluppamento; e quali differenze di vege- tazione presenti la pianta nella messa del primo, secondo e terzo anno, dopo la quale epoca si rimangono costanti i fenomeni, né vi ha che ripetizione. Delle osservate cose dà l' autore questo risultato : I .° che le appendici dei pinus nei primi anni di vita della pianta sono tutte vere foglie vegetanti isolate, distribuite con evidente fil- lotassi spirale, mentre die la parte assile dei medesimi si compone in ciascun anno di un sol grado di vegetazione; i." che avanzando dette piante, le loro produzioni annue offrono parli assili differenti di natura, di grado di vegetazione, e diversissime sono le sostenute appendici. Tutta la Sezione loda l'amore agli studi botanici e il sa- pere del sig. Targioni Tozzetti; il qual nome tornando a memoria una toscana famiglia che venne ereditando chiarità e venerazione nella dottrina delle cose naturali, fa giustamente dire col sacrosanto Poeta degl'Italiani, come viene il valor dì l'oso in vaso! Il professor Puccinelli presenta un esemplare della ghblxt nn- tans in seconda fioritura coltivata nella stufa del Giardino bota- nico; avvertendo che ne ottenne soltanto i fiori per continuo annaffiamento, ed accennando la sua maniera di coltivarla. Il mar- chese Ilidolfi e il professor Savi ricordano alcun esempio di altra fioritura in liuropa. 11 principe di Canino propone che la Sezione di Botanica si unisca con quella di Zoologia per tenere ragionamento sulle leggi di nomenclatura già in Padova discusse : resta fissato il giorno 20, nella stanza dei Zoologi. — Saf) — Furono donali i seguenti liJjii : Sjnopsis plantamm in agro lucensi sponte na^centium, aucore fi. Pucciiiellio. Catalogo (leir Orto botanico di Lucca. Piante aquatiche e palustri del Polesine. Gaetano Gngolato. K sciolta l'adunanza. Visto — // Presidente Doli. B. Biasoletto Segretari < Dott. L. Masi Dott. E. Celi A D l X A \ Z A DLL GIORNO 19 SETTEMBRE »se<^ JCi approvato il processo verbale della seduta precedente. Il prof. Colmeiro ripiglia la sua Memoria sulla Flora spagiiuola. Le dottrine del Tourneforl , seguila l'autore, ])resto si radicai-ono nella patria elei Salvador; e Giacomo mandò il lìglio Giovanni a studiare in Montpellier sotto Magnolio, e quindi presso 1' amico e compagno Tournefort in Parigi. Giovanni viaggiò 1' Italia, allargando così le scientifiche relazioni strette dal padre coi botanici più prestanti di quel tempo. Poco dopo ripatriato raccolse piante nell' isole Baleari- che non ancora percorse dal giardiniere Richard, alcune delle quali furono pubblicate dal Boerhaave nel suo Index aìler. Iax penisola Ibera deslava continuo amore di studio nei botanici viaggiatori: e Breynius per minacciosa procella avendo dovuto accostare a Valen- za, profittò di raccogliere alcune piante notificate a Sloane in una lettera. Antonio e Bernardo Jussieu con Giovanni Salvador commis- sionati dal Governo francese perlustrarono la penisola nel 17 16, e guidati dall' itinerario del Tournefort, altro ne scrissero pieno di os- servazioni importanti, tuttavia inedito; e Giovanni ne formò uno per suo particolare studio. Lui morto precocemente, continuò nello stu- dio delle piante il fratello Giuseppe. Ecco che viene l'autore alla metà del secolo XVIII, epoca illustre per la Botanica, la quale eb])e restau- ramento in Madrid sopra tutti per opera del Quer. Tornato egli dal viaggio d'Italia fondò in Madrid un Giardino botanico, che può ri- guardarsi come il nucleo di quello formato da Ferdinando sesto. E quella capitale si lodava pure del Minuail, Valez, Orlega ( Giusep- pe) ec. i quali fornirono molte notizie a Loeffiing. Questi, studiate le piante di Castiglia, andò in America accompagnato dai giovani spagnuoli Condol e Pastor. Il Quer diede una Floia spagnuola, per — 33i — cui fece via!?|T;i e si valse non poco dell' erbario e del manoscritto della Flora niatritensis del \ eie/.. I,' opera del (^iier saia cerlaiiieiite utile a chiiMKpie vorrà di una più perfetta Flora occuparsi, profit- tando j)rincij)alniente della parte continuala da (ioniez-Orlega. An- che il IJarnades apparecchiò imo S/>eciincn l'Ionr ìtispauiccr, i-ima- so inedito. Dalle cose sin qui dimostrate il prof. Colnieiro fa nota- re che i vegetabili della Spagna non mancarono di molli e solerti illustratori ; tutta volta però non si era a tale di formare la Flora ispana. Da (piesto tempo colà si crebbe accesamente 1' amoi-e agli studi botanici, che fu viaggiata l'America dal Jlutis e dal discepolo Zea, i rpiali sludiai'ono le specie di Santa Fé di ISogota : quelle del i'erìi e Chili furono illustrate da Ruiz, Pavon e dal suo alunno Ta- falla; del Messico da Sessè, Movino, Cervantes, Lallave ec.;di Cuba da IJoldo, e delle Filippine da Cuellar, Pineda, e Nee, il quale girò lutto il (Ilobo. Se molli botanici spaglinoli si erano attesamente oc- cujìati delle piante esotiche, moltissimi altri non meno delle indi- gene si diedero allo studio. Gomez-Ortega pubblicò utili lavori sulle piante del paese ; l'alare tradusse lo Species jilantarum di Linneo, e poiché vi aggiunse molte località delle specie spagnuolc, può dir- si che si occupasse in quel lavoro della Flora di Spagna. Le erbo- rizzazioni di Sanchez e Arjona nel recinto di Cadice, di Abal in Si- viglia ,di Varos ne' contorni di Cartagena, di Banei-a, Gii, \'illanova, e Lordile in Valenza, di Echeandia nelle vicinanze di Saragozza, di N illalohes nella Estremadura, di Camina intorno Santiago, di Nee in (juasi tutta la penisola, diedero buoni materiali per la formazione della F'iora di Spagna: innanzi lutti però merita onorevole menzio- ne De .\sso, cui si devono pregevoli scritti sulle piante aragonesi. Il Portogallo eziandio non si rimaneva inoperoso : e Lureiro fu autore della Flora cocliinchineiisis ; fioriva in allora il celebre Correla da Serra, e N'andelli pubblicò alcuni scritti. Quindi il prof. Colnieiro enumera le opere stampate fuori di Spagna, nelle quali si leggono il- lustrazioni sulle piante della penisola Ibera e sopra alcune particolar- mente dei Pirenei, accennando pure quei che scrissero sul Nord del- l'Africa, che tanto presenta di analogia col mezzodì della Spagna. Il francese Pourret studiò molto le piante spagnuole, e formò un er- bario importanle che si conserva in Madi-id. Mann nuovo limiiiiare si ebbe la scienza botanica nel Cavaiiilles, le cui oj)ere voluminose vennero in tanta fama da non aver mestieri di nominarle. Egli alla 42 — 332 — sua morto, nel viijore ileijli anni, lasciò eredità di valenti alunni, i <|iiali si adoperarono a nianlener %iva la Botanica nella terra nati- va, sin tanto die le svariate rivollin-e citladinesclie non li stornaro- no da o^ni maniera di studi. Fecero onore alla memoria del maestro il celebre Clemente Ro- iliiguez direttore vivente del Giardino di Madrid, successore del valentissimo Lagasca, le cui ojiere acquistarono tanta lode, quanta compassione le sue disgrazie; e non ultima di (jueste fu a lamen- tare la j)erilila del suo manoscritto della Flora spagnuola. Di lui re- stano però inediti scritti ed assai profittevoli, tra' quali la Ceres. Discorrendo la storia della Botanica in Spagna si vede che i più dei botanici si diedero alla parte descrittiva: tuttavia novera F au- tore assai lavori in ogni altro ramo della scienza. Non è bisogno cercare da quali cagioni egli muova lamento se oggidì la Botanica sta senza progredire gran fatto. Ciò non ostante si occupò non ha guari frate Mannello Bianco delle piante delle Filippine, quantunque non siasi tenuto a paro coi progressi della scienza ; e La Sagra raimò ])arecclii materiali per la Flora dell'isola di Cuba, la cui pubblica- zione egli dirige. Continua enumerando alcuni botanici spaglinoli che stannosi ora nello studio delle piante native, e termina la prima parte della sua Memoria citando anche quei botanici stranieri, che hanno illustrato recentemente la Spagna. Né tace di quei portoghesi e di quei stranieri che pur si operarono nella Flora lusitana. Come in conclusione del suo istorico ragionamento significa il prof. Colmeiro essere ben manifesto, che quantunque gli Spagnuoli non abbiano di ogni tempo coltivato la Botanica con eguale inten- dimento e generalità, nondimeno hanno riuniti molti elementi per la formazione della loro Flora ; i quali, congiuntamente con quelli di assai botanici forestieri, crebbero considerevolmente la massa dei materiali necessari al grande e desiato oggetto, cui come possa proba- bilmente conseguirsi fa conoscere nella seconda parte della Memoria. Terminata la lettura dal prof. Colmeiro, il sig. Origolato esprime desiderio che venendosi a compilare la Flora di Spagna fosse clas- sificata secondo il sistema di Linneo, come più a portata della in- telligenza universale ; e ridesta così la quistione della prima adu- nanza. Il Masi tacendo le ragioni già significate aggingne non es- sere tale avviso menomamente accettevole, perchè il progresso della scienza botanica sta in massima parte nella propagazione del metodo — 333 — naturale, e (niiiuli saicl)l)e un cciiitrastare agli utili avanzamenti, non flie tlissentiic da (luaiito operaroni) i Ixitanici di cliiarissinia no- minanza. Non intende con ciò disgradare il sistema del grande Sve- dese, facendogli anzi merito di avere, (|uaiitnn(iue artificiale, molte famiglie naturalissime, siccome la j)iìi gran parie delle giaminacee nella Iriandria diginia, delle ombcUacee nella pentandria diginia, delle cariodllacee nella decandria, delle sinantcracee nella singe- nesia ; e concliiude la discussione dicendo che adoperare il metodo naturale vai cjuanto seguire gì' insegnamenti del sommo Linneo, il quale non è stato sin (|ui superato da alcun naturalista per alcun vasto e veramente nuovo concetto. Avendo significato il sig. Melotti che utilissimo tornerebbe nella compilazione di una Flora mettere a profitto le due classificazioni, il prof. Colmeiro soggiunge che que- sto vantaggio fu pur conosciuto da parecchi naturalisti; e cita in sostegno il Sjfiofjsis Flora' i^ermaiiicfc et hchetic/T del Koch, clas- sificalo ajtpunto col melod(j naturale, aggiuntavi una tavola di ca- ratteri generici secondo il sistema sessuale. 11 doti. Celi legge il rapporto mandato dal prof.de ^'isiani rela- tore della Commissione stabilita in Padova per la fondazione del Giornale botanico italiano. Il pi-ogetto ad esso relativo avendo già veduto la luce negli Atti della (juarta Riunione, ora si aspetta ba- stevole numero di associali per cominciarne la stampa. Il j)rof. de Visiani zelando vivamente alla pubblicazione di que- sto foglio si scusa nella difficoltà di tali imprese se non potè trovare più associati, e raccomanda alla Sezione la speranza che olire i bo- tanici vogliano dare sostegno al Giornale lutti quelli che studiano le piante nelle loro piacevoli od utili applicazioni all'Agricollui'a, alla Orticultura, alla Medicina, alle .\rti industri e alla domestica Eco- nomia. Il prof Parlatore fa conoscere che lungo il suo viaggio di Toscana per Napoli e Sicilia si è sollecitamente adoperato di procac- ciare associati al Giornale botanico, e circa sedici firme potè racco- gliere nella sua rajìida corsa : notifica poi che essendo stato onorato dalla Commissione a compilatore di esso, siccome egli trovasi al servizio del Granduca, così ha creduto dovere, innanzi di accet- tare la carica, dimandare di permesso Sua Altezza, che graziosa- mente glie lo accordò. Il sig. doti. Corinaldi legge sulla polysiphonia parasitìca Agii. propria del mare Atlantico. Hichiama 1' autore che tra gli esem- - 3:5', _ plari di alcuno alghe raccolti nel porlo di Livorno e prcsenlati al (lonijrcsso di Pisa v'era pur questa sj)ecie, cui parvegli tli aver dello al(|uanto rara in quel porto. L'anno scorso però, avendo falle nuove liocrclie lunijo "li sco"li del molo, ne raccolse molli csoiiiplari assai ijraiidi e bene sviluppali. In tale circostanza osservò clic non aven- dola mai ritrovata esclusivamente su alcune specie o j^eneri, ma anzi ([ualclie volta a cespui;licUi isolati, le si addice male il nome specifico dì /mmsil/ca. do non ostante, ilice il (^orinaldi, secondo le lessiti botaniche non si ha diritto di cambiare <[uesto nome specifi- co. Ricorda ciò che dice il chiarissimo prof. Meneghini riguardo al vero parasilismo delle alghe nella bella descrizione ch'esso dà della splmceldiia ìieitiaim de ì\ot.^ nel Fase. IV. della sua bellissima o])era delle alghe mediterranee e dalmatiche. Dichiara però che non per questo si ha diritto di cambiare il dello nome specifico, dovendosi scrupolosamente obbedire alla légge di anteriorità. Avverte che, per ((uanlo egli sa, ninno ha scritto fino ad ora di aver trovata nel Me- diterraneo questa polysiphonia, e il celebre Giacobbe Agardh nella sua recentissima opera sulle aìghe mediterranee e ndriatiche, pub- blicala a Parigi nel 1842, non ne fa menzione. Finita essa lettura il Presidente fa alcune riflessioni intorno al parasilismo, le quali sono conseguitale da un ragionamento del prof. Parlatore. Questi richia- ma alla memoria la distinzione fatta dal De CandoUe nella sua Pìir- siologie i'rgctnle delle vere e delle false parasite; parla delle prime esponendo come talune di queste p. e. il cytinus hypocistis, alcune (irobanc/te, il loranthiis eiiropa'us, il l'/scum aìbuì» ec. vivono total- mente a spese delle piante sulle quali crescono; ed altre, come molle orobanche ec, vivono in parte ricevendo i succhi nutritivi dai vege- tabili sui quali si trovano, e in parte assorbono con radici proprie dalla terra i principj nutritivi, hi quanto alle seconde ossia false parasite dice che sebbene nascano queste sovra altre piante, pure non vi stanno che come su corpi bruti, senza pigliarvi nutrimento: ne cita ad esempio le orchidee del Messico, delle Indie ec. e come queste traggano nutrimento dall' ambiente umido e caldo. Ricorda a tal proposilo la coltivazione particolare di queste piante in proprie stufe : discorre dell'ellera, delle piante rampicanti con radici acces- sorie, che sono false parasite; e rammenta di avere nelle sue lezioni di botanica tolto questo nome improprio di false parasite, non vi- vendo tali piante a spese di altre, ed avere sostituito quello di ecofite, — 335 — ossia piante clie hanno la loro casa su di altre. Il Presidente la no- tare elle le alf^lie mancando di radici, debhe meglio studiarsi il loro modo di parasilismo. 11 prof. Puccinelli soggiunge di avere os- sei'valo nella lallirea clandestina anche delle radicole, secondo il De CandoUe. Il sig. dolt. Corinaldi distribuisce in dono molti e belli esemplari della polrsiplionia purasitica 11 Presidente annunzia alla Sezione che l'adunanza del dì veniente si terrà insieme coi Zoologi per dis- cutere intorno al piano di nomenclatura. E sciolta r adunanza. Mslo — // Presidente Dott. B. Biasoletto I Dott. L. Masi •^ Dott. E. Celi A D li ^ A ^ Z A DEL GIORNO 21 SETTEMBRE -o;-)G«- Jli ap|)i't)valo il |)rocesso vei'bale della precedente adunanza. II pruf. l'arlalore richiatna 1' alteiizioiie dei botanici sulla origi- ne morfologica dei cirri delle cucurbitacee, a proposilo di aver ve- duto nel Diario INiim. 3, che il dott. Attilio Tassi lesse una Memoria sui viticci delle medesime ; nella quale significa di non partecipare alla opinione di Endliclier, Alf. De Candolle e Parlatore, che li con- siderano degenerazioni di stipule. Il Parlatore dichiara che essendo venuto al Congresso il 20, non potè trovarsi presente a quella seduta, e quindi ignora le ragioni onde il Tassi oppugna la opinione diluì, che è pur quella di Augusto Saint -Hilaire ; opinione, cui piega sempre più ad abbracciare per ulteriori osservazioni. Ricorda a que- sto proposilo, come per poter conoscere la vera natin-a di un orga- no in mezzo a tulle quelle cagioni che lo mascherano, sieno dege- nerazioni, aborti, saldature, e divisioni, forza è ricorrere al sito re- lativo delle parti, che è, secondo lui, la vera pietra di paragone per disvelare la simmetria degli organi. E qui osserva come bene spesso non è possibile né per le funzioni né per le forme di conoscere la vera natura degli organi, e che vi si può solo giungere riguardando al sito relativo degli organi stessi : così porta in esempio come nel- le acacie spinose non possono le spine considerarsi quali stipule né per la forma né per 1' uso, ma soltanto per la situazione rispettiva alla foglia, essendo inserte nei lati della base del picciolo. Il Parla- tore con questo ed altri esempi da lui citati vuol dedurre che per' conoscere la vera natura degli organi, più che alle forme e alle fun- zioni, bisogna aver ricorso anche al sito relativo degli organi stessi, o in altri termini alle loro connessioni : in ciò ricorda la teoria del- le connessioni messa in campo da Geoffroy-Saint-Hilaire per gli ani- maU, e dice essersi egli occupalo di questa teoria ap])licand()la alla - 33- - Botanica; di che sperava presentare ^Icmoi-ia al Congresso di Lucca, ma il tempo •^\i mancò. In conferma dici viticci delle ciicurhitacee dipendono da degenerazioni stipulari, aggiunge di ini nii per il Giornale predetto. L' adunanza è sciolta. \ isto — // Presidente Dott. B. Biasoletto / Scgrcldii \ Dolt. L. Masi Dott. E. Celi ADl!\IANZA 1)i:l giorno xi settembre -->SQ«>- J2i approvali) il processo verbale della precedente seduta. 11 dott. Tassi udito che il prof. Parlatore dichiarò nella seduta precedente che, non essendosi trovato alla lettura sulla natura nior- folojjica dei viticci delle cucurhitacee, non potea conoscere le ra- gioni che lo inducevano ad oppugnare la sua opinione, si fa a ripe- tere lo già esposte ragioni ed alcune nuove ne aggiunge. Riconferma pertanto non poter egli vedere nei viticci delle cucurhitacee stipule degenerate; i ." perchè provenendo si le stipule che le foglie dal me- desimo fascello di fibre elementari, non è possibile che le parti di <|iiesto fascetto talmente si allontanino da vedersi la stipula diame- tralmente opposta alla foglia, come accaderebhe nei viticci oppositi- foli che alcune volte si osservano nelle cucurhitacee; 2." perchè non liavvi esempio alcuno di stipule unilaterali; che se talvolta un ele- mento del corpo stipulare è dell'altro assai più piccolo, come in varie leguminose spesso succede, non è perciò che possa dedursene la possibile scomparsa di uno degli elementi stessi; 3.° perchè non liavvi esempif) della esistenza contemporanea di una stipula ascel- lare e di altra laterale; e tale dìsjìosizione aj)punto potè una volta osservare l'autore nei viticci di un individuo di iiiigur/'ti pedata. Finalmente perchè non v' ha esempio di organo che originariamente sem|)lice possa degenerare in organo composto, come sarebbe ac- caduto nei viticci ramificali delle cucurhitacee. Il Parlatore risponde alle obbiezioni fatte dal Tassi incontro alla sua opinione di consi- derare i viticci delle cucurhitacee come degenerazioni slipulari. In (pianto alla prima, quella cioè di trovarsi talvolta i viticci di tali pian- te discosti dai lati dell'inserzione del picciolo della foglia, e una sola — 3/|2 — volta avor visto il Tassi il viticcio all'ascella di una foi;lia, la ridet- tere che geiieraliuenle i viticci ili (luoste piante trovansi ai lati del- l' insei-zione del picciolo della foglia, nel sito clic occu|)ano le sti- pale nelle piante in cui (piesti organi non sono j)unlo degenerati; clie se lalM)lta dai lati della base del picciolo sendìraii discosti, egli è per effetto di un ramo o di un peduncolo che si distaccano dal nodo vitale e allontanano il viticcio; e in fine dichiara non essergli mai avvenuto di osservare il viticcio ascellare nelle cucurhilacee, e che quindi niente può dire del come possa apparire ascellare. Ri- guardo all'altra opposizione non darsi stipule unilaterali mentre i \iticci delle cucurhitacee si trovano da un lato solo, osserva il Par- latore che sebbene non esistano per quanto egli sappia stipule uni- laterali, pure noi possediamo vari esempi di stipula assai ineguali da un lato e dall'altro, e per non citar tanti esempi nelle legumi- nose, nota quello dell' eivuin monnnthos, specie in cui la disegua- glianza delle stipule è assai manifesta. A questo proposito entra in varie considerazioni sulla teoria degli aborti, riflettendo come lo svi- luppo maggiore di un organo tragga .seco l' aborto totale o parziale di un altro. Or nelle stipule qui citale l'aborto è stalo parziale, non così nelle cucurhitacee, dove le stipule degenerale in viticci prolun- gati e molto svihqipali producono appunto per (|uesto grande svi- luppo l'aborto totale della stipula dal lato opposto ; e dice in fatti aver osservato nei casi citati il giorno precedente, cioè in quella specie di cucurbitacee dove ha veduto esistere i viticci da ambi i lati, es- sere questi viticci più piccoli di tulli gli altri che esistono da un solo lato nella medesima pianta. Il professore Antonio Targioni Tozzetti avverte che i viticci della vitis vinifera sono oppositifoli, come quelli che il sig. dot- tor Tassi dice di aver talvolta osservato nell' anguria pedata, e che siccome i primi non sono al certo di provenienza stipulare, così offrono argomento per dimostrare che nemmeno tal provenienza abbiano (|uesli dell' anguria. Dice inoltre che la composizione dei viticci delle cucurbitacee, senqire nudlifidi, male si conviene con la semplicità propria in generale alle stipule; onde col Tassi insiste nella utilità di poi- mente alla origine dei tessuti degli organi in qui- stione, per poter decidere della vera (pialilà loro. Quanto alle pro- posizioni del Targioni Tozzetti il Parlatore osserva non convenire — 343 — r esempio dei viticci della vile per mostrare che sono distanti dalle foglie, mentre i viticci della vite per consentimento dei botanici sono degenerazioni dei peduncoli, e quindi non da citarsi per le cucur- l)itacee. Per l'altra proj)osizionc, rpiella cioè die non devono i vi- ticci delle cucurbitacee considerarsi come stiptde perchè sono or- gani di difesa e di protezione, il Parlatore la dichiara falsa, dimo- strando che come le stipale non han sempre l'oggetto di difendere o di proleggere le foglie o i fiori, come per esempio nelle roscv, nelle \'ici(v, nei meliantims, nel ficus elastica, ma servire in altri casi ad usi diversi ; cosi far talvolta le funzioni di foglie, e in tal caso svi- lupparsi di molto come nei dorjc/tiiium, in taluni lolus, ove le due stipulc adeguano le foglioline di tali piante, a segno che sembrano queste aver foglie quinale : cita il latìijrus aphaca. In altri casi le stipule degenerano in spine e in aculei : cita le acacin- guernile di spine {acacia co/v/zife/rt ). Richiama l'attenzione dei botanici su quanto egli ha detto nella precedente seduta circa al sito relativo degli organi, dimostrando come né le forme né le funzioni possa- no essei'e una sicin-a guida per conoscere la vera natura degli or- gani. Il Tassi insiste sugli argomenti addotti a convalidare la pro- pria opinione, e particolarmente sul fatto di un viticcio inserto nell'ascella della foglia contemporaneamente ad altro laterale. Il Parlatore ripete non aver mai osservalo tal fallo, ne poter (juindi dir del modo come possa sembrare ascellare il viticcio citato. Il Pre- sidente considerando siffatta <|uislione bastevolmenle discussa, pre- ga che le due parli fra loro nel miglior modo convengano. Il sig. Adolfo Targioni Tozzetli ha comunicalo il ragguaglio di al- cune osservazioni sul gineceo e sul frutto dei citrus. Cominciando dai peli che riempiono le cavità carpellari, li ha descritti composti da uno strato di cellule allungale, alcune delle quali contengono dei rafidi, e che riunite tutte in foinia di membrana involgono una massa di tessuto resultante da grandi cellule a parete sottile inter- ponenti dei meati intercellulari, ripiene del succo acido nei frutti di questo genere ben conosciuto. Ha veduto uscir lai peli della pa- rete più lontana dall'asse dell'ovario assai dopo che sulla placenta erano comparsi gli ovuli, ed ha seguitali i cambiamenti di forma e di ilimeusioue che essi subiscono, prima di presentarsi (piali si ve- dono nel frutto maturo. Il gineceo nelle prime sue epoche è evi- - 3/,4 - dentemente formalo da più foglie carpellari, le t|iiali, per caiubia- menti successivi, di quasi piane ed ajierte che sono s' incurvano, protraggono i loro margini fino all' asse intorno a cui sono dispo- ste, e vi formano una colonnetta centrale, costituendo così tante cavità quante sono le foglie carpellari, i di cui lati formano tra Inno e l'altro voto un doppio tramezzo. Ha veduto la sommità del gio- vanissimo gineceo prolungarsi e formare lo stilo, mentre la parte inferiore si rigonfiava producendo 1' ovario. Alla base di cpiesto no- tò un rigonfiamento fin dai primi momenti esistente, dall'accresci- mento del ([iiale resulta 1' orlicelo o disco ipogino che vedesi al- l'ejioca della fioritura; ma poiché questo disco si continua in mo- do evidente con le foglie carpellari, ama consideiarlo non come organo o verticillo di oigani particolari, ma come un prolungamen- to della base delle carpclle medesime. La costante assenza di qua- hnupie indizio di organi interposti fra l'androceo e il gineceo, non che i resultati delle proprie osservazioni sulle fasi delle carpelle, lo autorizzano a riguardare il frutto dei citrus, e probabilmente di tut- te le auranziacee,come non più complicato di qualimque altro frut- to composto, e ad infirmare 1' opinione del De CandoUe, che sulle carpelle suppone espandersi il loro e saldarsi. Esaminando il peri- carpio ha trovalo stomi nella culicula di esso, e da ciò trae nuovo argomento contro la decandoUiana dottrina. Il Presidente ringrazia il giovinetto botanico della sua bella Memoria, e il prega voglia es- sere spesso cortese di siffatti doni alla Sezione. Il dott. Tassi legge una Memoria sull'irritabilità degli stami delle specie, /ìortu/fica mucronata Link.,/j. speciosa FI. Rom., grcwia oc- cidentalis Lin., entelea palmata Lindi., heìianthemum semiglabrum Badar. L' autore fa rilevare principalmente ; i .° Che gli stami di queste piante si muovono tulle le volte che vengono tocchi o irrita- ti; fenomeno a sua cognizione da nessuno osservato in tali specie. •>.." Che gli stimoli atti a produrre la contrazione possono essere vari e numerosi, come una goccia d'acqua, un pezzo di legno, di cri- stallo, di metallo, e in alcune una goccia di aciilo azotico, produce il fenomeno. 3.° Che gU starai una volta irritati, quasi dopo otto minuti di tempo si ricompongono, e di bel nuovo agitandoli torna- no a muoversi. 4-" Che la direzione del movimento degli slami, irri- tati che sieno, varia in queste diverse specie. In fatti nelle portu- — 345 — lutile si laccuslaiio iiildriio al punto om' si la lisenlire io sliiiiolo. In alcuni cactus si muovono per una cur\a dalla periferia al centro; nella grewia e nella entelea dal centro alla periferia, e nell' //iiliii(it(i, e termina il su(j discorso esortando i membri della Sezione a voler considerare i fatti da lui l'iporlali. Il Presidente gratulandosi ringrazia il Tassi del suo lavo- l'o L' adunanza è sciolta. \ isto — // Presidente Dott. B. Biasoletto Doli. L. M.vsi . ( Uoll.L.M.vsi I Segreta,-, }^ Dolt. E. Cku ADUNANZA DEL GIORNO ^3 SETTEMBRE »9®« -Ci aj)provato il processo verbale della precedente seduta. Il prof. Taigioni Tozzelli significa, che per bene certificarsi se i cirri delle ciicurbilacee sieno degenerazione di slipule secondo il prof. Parlatore, o di rami secondo il doli. Tassi, è bisogno di piglia- re in esatta considerazione la struttura e 1' andamento dei fascetti fibrosi degli organi in quistione, potendosi per tal esame lumeggiare non poco questa morfologica differenza. Il prof. Perego legge una ftlemoria Dello sclerozio del formen- tone. Ragionato storicamente della poca conoscenza si aveva in an- tico nella crittogamia viene al genere sclerotiniii, cui dice stabilito primamente dal Tode nel 1790. Ricorda di esso genere i caratteri ed assegna pure le differenti stazioni. Il micromicete da lui scoperto è ovale, lungo da un quarto a tre di linea, duro, resistente, nero, rugoso ; il pendio è corneo, e la sostanza interna appare bianca e compatta: osservata con finissimo microscopio mostra un tessuto cellulare minuto, svariato, reticolato. Non furonvi scoperti gli organi della generazione. Ma ciò che merita particolare considerazione si è die questo micromicete è costantemente solcalo nel mezzo e nella direzione di sua lunghezza. Talvolta ha due solchi, ciò che pare un'eccezione al carattere distintivo e costante dell'unica solcatura. Il Perego lo scuopri nel j)assato marzo, sotto la corteccia e per en- tro il midollo dei fusti del formentone ( zea mays ). L'autore crede nuova essa specie, poiché le opere del Tode, del De CandoUe, del Persoon ed altre come che recentissime non la descrivono : e soltan- to, secondo le descrizioni del Persoon, lo xclerotiitni duruni e lo scle- rotium semen vi terrebbero qualche rapporto. Glie la specie sia nuo- \a vennero pure in qualche credenza i consultati signori. Venturi, - 347 - Cesali, e Meneghini. \ meglio dimostrare la scoperta specie (che chiainiTt'l)l)e sclerotiain sitlcfilKnt) presenta il Perego una tavola, in cui %eili'si il fungo nella sua picciolezza naturale, e ingiandito qualtrocenlo volte, e taglialo sì che hen se ne vede la materia in- terna e il colore. Letta la .Memoria significa il micologo \enluri po- tersi «piasi certamente confermare la novità di tale specie, non os- servandosi che in essa esclusivamente le solcature predette. Il pro- fessor Savi dice che per la oiganizzazione riporterebbe questo fungo al genere sclerotium, se ragione contraria non gli venisse dalla sta- zione intcslina. Per dare giusta determinazione a ipicslo fungo il Presidente stabilisce una Commissione dei signori, Savi, Venturi, l'erego, Puccinelli, e Corinaldi: il Savi aggiunge il Vittadini e il De Notaris ; dal \'enluri è aggiunto il Cosali, e dal Corinaldi il Meneghini . Il dott. Corinaldi, cui sanno tanto grado gli algologi per le sue studiose ricerche e cortesissime donazioni, presenta due specie di alghe da lui trovale nel [inrlo di Livorno ; e sono, la coiifeiva /■«- cliingeri .Igli. che egli crede nuova pel Mediterraneo, e la conferva diffusa yigh. assai rara nello stesso mare. Presenta inoltre due esem- plari della luininaiia dcbiUs-Agli. raccolti nel dello porto, pregevoli per essere uno lungo trenta cenlimelri e largo cincpie, e l'altro mi- nore di poco, .\vverle poi che essa lamina riti fu trovata nel porto di Livorno anche dal sig. Antoir, ma non però di tale grandezza, come si rileva dalla descrizione che il chiarissimo j)rof. ^Meneghini dà di questa specie, nel fascicolo secondo della sua opci-a sulle alghe mediterranee e dalmatiche. Il Presidente riconferma il pregio di tpie' belli esemplari, dicendo di aver trovato copiosa la laminaria in Isti'ia e Dalmazia, ma assai men grande. Il prof. Savi espone delle considerazioni morfologiche sulle fron- di dei berberis e di alcune euforbie a caule crasso. Dimostra come i berberis e certe euforbie ( E. mamillaris, E. mullangularis ) por- tino annualmente al pari dei pinus organi apparleneiUi a due di- stinti gradi di vegetazione, e di aspetto differente secondochè vario è il grado delle vegetazioni cui appartengono : cosi dai berberis si ha nella prima vegetazione una parte assile con spine per appen- dici ; nella seconda ramoscelli brevissimi con foglie vegetanti; nel- l'euforbie sopra citate la prima vegetazione allunga il caule; la se- conda origina dei rami suhulali che si convertono in spine. Esami- nando poi la provenienza della coppia di spine che munisce in- 44 — 3/, 8 — l'erioriiiciile la base delle lamine dell' eulorljia iicrcifolia, triijucUii, canariensis ec, trova argomeiilo ad assegnarla non già slipulare, co- me sul primo si crederebl)e, ma piuttosto analoga a quella delle siiinc degli (tspiirdi^ns, cioè prodotta da ima divergenza in senso verlieale delle fibre, che emei-gendo dal caule si espandono a (or- mare r appendice. Il Presidente ringrazia, lodando, il prof. Savi della sua comu- nicazione. Susseguentemente annunzia che nel giorno di lunedi a.'i settembre la Sezione di Botanica si unirà in seduta mista con le Se- zioni di Agronomia e di Chimica nella sala destinata agli-agronomi, per trattare degl' ingrassi applicati a fertilizzare i terreni. La Sezione fu regalata dei seguenti libi'i. Sulle iiiìjììoiile dei vegetabili fossili di iiiotUc Alassi e di monte Bamboli: Lettera al cav. prof. Paolo Sai'i. Fdipjìo Parlatore. Memoria di iuta nuova specie di Aloe, letta alla li. Accademia delle Scienze di Napoli. Cav. Michele Tenore. Su di alcune specie di Opunzie; Memoria prima suirOpuntia aini- clea del suddetto. Memoria sulle peregrinazioni eseguite dai sigg. Tenore e Cassone. Sul seccume o macchie delle foglie. Andrea Galvani. Programma della lì. .-/ccademia delle Scienze di Napoli pel con- corso al premio di 3oo ducati da darsi nel i844- È sciolta ì' adunanza. Visto — // Presidente Dott. B. Biasoletto 1 Segretari DoTr. L. Masi Dott. E. Celi A D l !V A i\ Z A DEL GIORNO 26 SETTEMBRE >se«' — T-i aj)i)rovato il processo verbale della precedente adunanza. 11 Segretario leg;g;e una lettera del jjarone Cesati, nella quale vien raccomandato caldissimamente a tutti gli Scienziati il Giornale bo- tanico italiano, siccome cosa clie recherebbe onore e utile grande alla Nazione. Riflette alcun poco sul programma di associazione che verrà tra breve stampato ; e in prova del suo zelo incontestabile alla j)id)blicazione del (Jiornale predetto, obbliga la sua firma per un decennio. Fu dalla Sezione lodatissima 1' operosa sollecitudine del sig. Cesati, e quindi associaronsi i signori, Targioni Tozzetti, l'ucci- nelli, Colmeiro, Venturi, Riasolello, Celi, Masi. Il prof. Savi, rammentando cheli prof. Meneghini nel Congresso di Padova diede fra gli altri quesiti quello ancora (/luil fosse la si- iriiijìcazione dei cirri nelle sinilaci, si fa ad esporre nel seguente modo i resultati degli sludi suoi. I viticci delle smilaci per la loro situazione picciolare erano stati già dal Saint-Hilaire qualificati pei-- tinenze tlelle foglie : ma «juesta determinazione poteva tuttavia es- sere revocata in dubbio, considerando che la origine di cpieviticci tanto prossima alla base del picciolo e terminale alla dilatazione che quella presenta, dava luogo a sosj)ettare che essi potessei'o pro- venire da stipale saldate per un certo tratto con detta base, secondo che vedesi avvenire nelle rose e nei riilnis ; ni- bastare a negar tale qualità esser le smilaci monocotiledoni, da che altre piante di que- sta gran divisione, come l' lirtlroclxirìs, i putantogeton, le grariiiriii- cetv le presentano. In sid cominciare le indagini credette l'autore di aver trovato la soluzione del quesito nel fatto che alla maggior par- ie delle snidaci le prime foglie mancano di viticci, mancanza mai avuta nelle stipulc, organi che in alcune piante sono ben più svi- — 35o — liii)|)ali presso le l'of^lie inferiori che nelle superiori (frtijxij^o che talvolU) mancano nelle regioni superiori del caule, essendo nelle infe- riori (tropaeolurn) . La scoperta però di piante f/«///)7MJ tenuifoliux, vr(il(ic<;ttx o.vyacantha ) ove le prime e |)iii basse foglie non hanno stipule, mentre che tutte le altre ne son dotale, gli fece riconoscere inefficace il predetto argomento a risolvere la questione. Osservan- do poi che il rappoi-to di sviluppo di delti viticci con la resj)eltiva foglia non concorda con quello che j)resenlano le slijìule, gli pare criterio valevole per assegnare la vera natura degli organi contro- versi. Le stipule costantemente precedono nel loro sviluppo le fo- glie cui a|)partengono, onde al momento in cui queste si fanno ma- nifeste sono la metà o il terzo più piccole di quelle stipule che in seguito per più diecine di volte supereranno; condizione di svi- luppo necessaria, jicrchè quelle ap])endici possano servire di tutela alle corrispondenti foglie, ^elle smilaci le foglie appena svolte dalla gemma presentano dei viticci piccolissimi tanto, che appena equi- valgono il terzo della lamina cui a])partengono ; mentre quando la foglia sarà bene sviluppata 1' agguaglieranno. Per questo fatto sta- bilisce che delti viticci non possono provenire da stipule; e che in tal caso, pertenendo essi accidentalmente alle appendici cauline, devono essere considerati quali lacinie di foglie degenerale, come danno esempio quelle delle uicùc, coòcd', pisuin, e con la differenza che in queste la degenerazione è avvenuta all'apice, mentre in quelle alla base. Stabilito che i viticci delle smilaci provengono da lacinie degenerate, non sorprende più il fatto che essi manchino alle fo- glie inferiori e sieno nelle superiori, essendo proprietà di tutte le appendici mostrarsi semplici e intiere alla base delle messe, e divi- dersi, (juando il comjìorti la f[ualità della s]iccie cui appartengono, solo nelle |)arti sujieriori del caule. Forse farebbe ostacolo a questo modo di considerare i viticci delle smilaci la costante semplicità e integrità delle appendici cauline nelle monocotiledoni; ostacolo di niun conto quando si consideri che le smilaci sono, per la loro ge- nerale coufoiina/.ione, per lo svolgimento delle loro messe (ved. Me- neghini), per l'andamento delle fibre nelle foglie, una eccezione nella vasta divisione delle monocotiledoni; e il fallo della divei'genza che presentano fra di loro le fibre delle foglie dimoslia la possibilità in queste della formazione di lacinie, che in quelle basinervie è af- laito limossa. Del resto non sono quelle delle smilaci le sole foglie — 35i — di moiiocoUledoni clie dieno esempio di divergenza di fdjie, e quin- di di leiuicir/a ail ()rif:;iiiare lacinie, ma ancora le fof,'lie del tuiiius, e ijuciie dell' (isimnigtis olTrono saggio di ciò : le prime con i due piccoli sproni che fiancheggiano la hase del loro picciolo, le altre con la spina che «liscende dalla base del loro dorso. Il prof. Tar- gioni Tozzelti domanda se veramente i viticci delle smilacee prove- nissero dal picciolo ( attesoché si mostrano apparentemente e per nn ccito tratto aderenti lateralmente ai piccioli), ovvero la organica slriilttira loro si originasse dal caide come i rami. Il prof. Savi afferma che partono dal picciolo, come altrettante divisioni della pagina della foglia. Il prof. Puccinelli presenta un ramiiiculus raccoìlo sulle Alpi apua- ne, e che suppone il /■. tuhcrostts La Pejr. Il Savi fa osservare non aver quello i peduncoli patenti e tereli, ma in vece fastigiali e sol- cati; e trova di rassomigliarlo al r.polyanthemus, se non che lo sti- lo j)ersistente delle carpelle anzi convoluto che uncinato gliel fa- rebbero rapportare al r. nemorosus. Il dott. Celi distribuisce in dono parecchi belli esem|)lari di piante apuane, e fa noto che, avendo quasi compiuta la erborizzazione per quelle Alpi, pubblicherà tra poco un Catalogo. Il Presidente propone sia sciitta lettera al barone Cesati per rin- graziarlo di aver dedicato anche a questo Congresso il volume quarto della sua Iconogi-afia : ò'/ir/>es italiccc rnriores vel noiur, descriptioiiì- hus iconibusfjue illustratir, Auctoic ì^incentio Dyn. Cestiti. La Sezione fu inoltre regalata dei seguenti libri. Memoria sulla facoltà assorbente delle radici dei ves^eUd)ili, del dottore .tugusto Triiichiiietti. Allniiiì del Giardino di Bibbiani del march . ( oximo liidolfi. Catalogo delle piante coltivate a bibbiani, e Cenni per tjualcuna delle medesime del suddetto. E sciolta 1' adtuianza. Visio — // Presidente Doti. B. Bi asoletto / Segretari \ Dott. L. Mvsi Doti. E. Celi A D li ^ A ^ Z A DEL GIORNO 27 SETTEMBRE >^Ql^ i3i appnna il processo verbale dell' adunanza precedente. Il dolt. Tassi legge una Memoria del prof. Meneghini « (Conside- razioni sulla quistione allualninite agitata all' Accademia di Fran- cia Ira Mirhel e Gaudichaiid intorno alla struttura del tronco delle monocotiledoni ». Ei ricorda che il prof. Ugo Mohl pose in chiaro che le fibre delle monocotiledoni discendendo dalle foglio descrivo- no una curva, per la quale si avvicinano al centro, e da questo suc- cessis amente si slontanano per recarsi alla peril'cria, ove discendo- no perpendicolarmente soprapponendosi con legge costante alle più antiche: ed altra cui'va orizzontale nell' andamento delle libre l'au- tore stesso osservò. Distinte poi le varie maniere di cauli monoco- tiledoni, non secondo la esterna forma ed apparenza ma secondo la interna struttura, dimostrava che tutte queste differenze, e la dop- pia curva dalle fibre descritta, dipendevano dalla collocazione reci- proca delle foglie, dai successivi dislocamenti che esse subivano nel loro sviluppo : e così spiegava la struttura dei tronchi a vegetazio- ne definita, e di quelli a vegetazione terminale indefinita; come pu- re dei nodi si osservano nelle graminacee, e degli strati più o meno concentrici che si osservano in tutte le monocotiledoni ramose. Conseguentemente il prof. Meneghini significa il raunnarico occa- sionatogli dalla comunicazione del eh. Linck, fatta alla Sezione bo- tanica in Padova (proponendo una classificazione dei tronchi delle monocotiledoni e illustrando la struttura di quello delle smilaci ) perchè mostrò di non fare alcun conto del lavoro di lui. Più anco- ra si duole che il prof. Mirbel, citando e lodando esso lavoro, non lo abbia poi giustamente interpretato. E che il lamento del dotto prof. Padovano abbia indole di giustizia e candidezza, di leggieri si — 353 — coinprenclerà per ciascuno che sappia ([iianto loriii grave la di- nieiitican/.a, puro incolpahilc, a clii conse|,'iiatosi ainnrosaiiiente alla scienza, iKiii altro j)rcniio desidera che ima ricordevole parola dei colleglli cultori, e lo esalto comprendimento del significato concet- to. Rammenta in seguilo che il Mirbel si recò appositamente in Af- frica per isUidiarvi la struttura del tronco del dattero, studio che potè compiere in mi individuo che si trasporlo vivente in Francia; onde si fece a combattere le due opposte teorie del Gaudichand sul- la discesa delle fibre delle foglie sino alla base del tronco, e della loro ascesa da (picsto a tpielle: ed espone una nuova teoria, condot- tovi dal ragionamento e dalla osservazione. Ragionando, egli con- sidera, che se fosser vere le predette teorie ne verrebbe che per l'aumentare progressivo dall'alto al basso il numero di esse fibre, in ragione composta del numero delle fibre di ciascuna foglia e della vicinanza delle foglie stesse, il tronco dovrebbe necessaria- niciilc assumere una forma rapidamente conica; e tutti sanno che il lionco delle palme è generalmente cilindrico. Osservando, cal- cola approssimativamente il numero delle foglie e il numero delle fibre che con ciascuna di esse sono in rapporto, e conchiude clie- nel tronco da lui esaminato, lungo i8 metri e 60 centimetri, il nu- mero delle fibre dev'essere 4)047,54o. E accordando egli a ciascu- na fibra un millimetro quadrato di sezione, stabilisce che in tpia- luii([ue delle tlde sup]i(>sizioni la base del tronco dovrebbe avere i. metri e 2 centimetri, di diametro, corrispondente al 4 milioni e tanti centimetri- quadrati. Fa a questo proposito il Meneghini os- servare che il Mirbel suppQiie che le fibre debbano conservare lo stesso spessore in tutto il loro corso; e secondamente sieno alla base di diametro, e di altezza a, o5. Il celtix (lustralis /|, 9.5 di circonferenza. Il inorits alba 3, 73 di diametro. Lo jitglans fi/'gra i, 20 di diametro. Dell'o/ert europcea dice l'autore ve- dersene individui nel Dipartimento del Card, che resistettero all' in- verno del 1789, e che hanno o, G6 a o, 75 di diametro. L' ulnius campestris ha fino a 4» 5o di circonferenza. Il populus nigra e al- ba 8, 85 di tliameti'o e più di 3G metri di altezza. Il pinus pineu 4, 12 di circonferenza e lO metri di altezza. Termina la enumerazione col platainis occidentale, e particolarmente con uno dei platani che fian- cheggiano le rive del Galeizon, il cui tronco, fa ornai quarant'anni, aveva mi metro e cin(|uc centimetii di circonferenza. Le inondazioni lo sotterrarono più che mezzo; gitlò nuove radici, e formò un nuo- vo strato a questa altezza che ha 4, 80 di diametro. È piacevole a riguardare la parte del tronco sepolto, che conserva presso a poco la pristina grossezza; ciò che fece scuoprire un torrente impetuoso, il quale premendo e sospingendo via il terreno da un lato snudò i due piani delle vecchie e nuove radici. Il Presidente ringrazia il d' Homhres-Firmas della sua comunicazione dilettevole. Il sig. Antonio Venturi fa dimostrazione di un prodotto fungo- so, il quale per la disposizione dell' imenio crede possa formare un genere fra gli agarici e i merulii : ne pone sott' occhio i disegni e gli esemplari autentici. Lil)ri donati alla Sezione. Sul valore tassonomico delle stipale. Prof. Pietro Savi. Impronte i'cget(diili osservate nel terreno carbonifero di monte liamholi, del suddetto. Descrizione della fìmbristjlis cioniana, del suddetto. Sulle aberrazioni del piano normale di distribuzione che sogliono operarsi nel sistema ascende/ite delle geraniacee, del suddetto. Osservazioni sulla latlirea clandestina, del suddetto. Atti della R. Accademia dei Filomati residente in Lucca. Catalogo dello stabilimento orticulturale di Silvestro Grilli. — 358 — Di due (lifcrsi modi di colmate risgnardati specialmenle nei rap- porti economico-agrari : Considerazioni di Felice Matteucci. iVotice sur les arùres remarrjiifddes dii Départcmenl i/ii Card, del Harone . Biasoletto Dott. I,. INIasi / Segretari , ,, .. ,, ,, '- ' Doti. K. C-EM A D 1 1\ A X Z A DEL GIORNO 28 S I-, T 1' E M B R E »2Xsi< Xli appi'ovato il ])roccsso vcrljale doli' adunanza precedente. Alla coniunicazione del barone d' Ilnnibres-Firinas, il prof. Puc- cinelli aggiiini;c alcune specie di grande statura, per lui osservate nei contorni floridissimi di Lucca, e cita il genere cral;egus e quer- cus. Il Presidente riferisce di un eeltt's rii/s/m/is, che non lasciava al)l)racciare il tronco da sei persone, vicino Ragusi a Canosa: mani- festa le circostanze influenti a renderlo cosi gigantesco in quell' iso- la di vegetazione rigogliosissima. Il d' Honibres-Firmas propone si faccia una relazione delle piante più grandi, notandone le cagioni che vi possono cooperare. 11 doli. Parola, leggendo sul modo di sviluppo dello sperone nei graminacei, mostra che quando esistono condizioni atmosferiche, o del terreno, contrarie alla fruttificazione, o depravanti la nutrizione, allora il plcurodcrma di alcune cariossidi si raggrinza, si ammolli- sce, assume un colorito bianco sporco, segna la superficie di anfrat- tuosita, ed esala un umore dolciastro vischioso, di un odore assai nauseante, e di colorilo limj)i(lo chiaro o rossastro come manna. In questo stato le due membrane costituenti la nosocarya, non che la sua polpa, e il |)erisperma amilaceo ancoi- semilicpiido, perdono sì all' occhio nudo come armalo di microscopio la naturale primie- ra loro struttura, tranne che alcune volte si trova qualche porzione del sacco emhrionario, od endopleura, la quale qualche giorno di più resiste alla descritta decomposizione, conservando la struttura membranosa col suo colorilo verdognolo. Così ridotta la nosocarya, è a guisa di pasta umida, poco consistente, facile a sj)appolare, e di un odore di lievito, o di grano marcito, o di nu'-lc fermentalo, con corrispondente sapore scipilo-acido. E però il suo acino serba tut- — 36o — tavia una certa consistenza e struttura niem])ranosa, (jual traccia dello spermoderma, cioè dell'ovario coi peli che lo sormontano. Ed è questa porzione di tessuto fìbro-sponf,'ioso assai tenace, che resi- stendo alla sracclazionc ilelle altre parli della nosocaiya (trovandosi (|uasi sempre aderente all' apice dei grani cornuti) diede luogo alla erronea ipotesi dello sfacelio. Quando la cariosside subì la descrilla degenerazione il suo pedicciuolo o piimariainenle o secondaria- mente si tio\a pur sempre alterato, carioso, infiammato, vorrebbesi dire, assumendo un colorito bianco rossigno. Si è in questo stato che troncata ogni comunicazione colla nosocarya presenta desso una nuova sostanza morbosa, la quale a foggia di zona, bruna ester- namente, internamente bianchiccia, di omogenea struttura, vegeta e cresce al posto dello sfacciato granello, costituendo così lo spe- rone. Questo parasita in due o tre dì si alza scuìpre ]iiìi finché si -spinge fuori della gluma, (piasi sempre sormontato dalla stessa no- socarya. In tale suo crescimento separa continuo il predetto umore viscoso, il (juale talvolta si vede uscire dalle sue screpolature. Essic- candosi quest'umore sulla superficie dello sperone lascia uno stra- to bianco-gialliccio semi-spongioso, di aspetto sporulesceiite, che facile si disperde in polviscolo. Lo sviluppo si compie in una set- timana circa, e più frequentemente dieci o quindici giorni dopo la fecondazione. In |)rova di che presentò il prof. Parola paiecchi gra- nelli nei singoli descritti casi di alterazione della cariosside, e dello sviluppo cornuto sia nella segale come nel frumento, e nella festuca elalior. Evvi pure uno sperone frumcntaceo sormontato dalla ca- riosside degenerata in golpe. II prof. Savi legge una Memoria del prof. Meneghini intitolata Considernzioni sulla nuova teoria dì Morfologia l'egetale del Gaudi- chaud della dei meritianta rappresenta un aggregato di clementi organici si- milari, i quali lutti astrattamente si possono ridurre al concetto ge- nerale della foglia o meglio del /-'/•(^/cj/z/o. Descrive come questo pro- tofito, così chiamato dal Gaudichaud, costituiscasi di tre parti, e come si sviluppino, e quale andamento tengano tanto nelle mono- cotiledoni quanto nelle dicotiledoni. Prova con ragionamenti fisio- logici e organogiafici, che la parte chiamata radichetta si debba — 36i — lisguaidare caulicolo, che il sistema fibroso discendente si può pa- raf;()nare al sistiMiia radicaU-, il quale consideralo nella prima fo- f^lia altro appunto non è che il suo sistema discendente; che la porzione assile appartiene all' appendicolare, o questa a quella, to- sto che riguardiamo si luna che l'altra come parti di un elemento unico. E pui'e, ridette l'autore, se il Gaudicliaud, in luogo di dire che la pianta è costituita tla una serie di organi appendicolari le cui porzioni inferiori sedate a capo 1' una dell' altra costituiscono l'asse apparente, avesse in vece detto che essa è costituita da una serie di segmenti assillari ognuno dei quali è fornito della sua por- zione appendicolare, avrebbe certamente trovalo men numerosi op- positori. Ma in realtà i segmenti successivi non sono né assillari né appendicolai'i in senso assoluto, perchè ognuno di essi com- prende e asse e appendice, e giustamente ([uindi volle il Gaudicliaud contrasegnarli col nome complessivo di fitoni. E qui fa notare come in fjuesta semplicità di clementi si convenga il confronto tante volte erroneamente stabilito fra gli animali e i vegetabili. 11 polipaio of- fre l'esempio più semplice di questa unione di elementi similari individualizzati; e così sotto altre forme, ma con le stesse leggi, ve- tliamo posti a caj)o l'un dell'altro i segmenti dell'anclide e del verme, gli articoli dell'insetto e del crostaceo, le verlcl)rc finahiiente degli animali superiori. Ma temendo l'autore di non divagare soverchia- mente ritorna diritto all' argomento, dicendo credei- fatto dimostra- lo che le fibre tutte del tronco sieno in rapporto alle foglie, e in una necessaria dipendenza da esse. Nelle monocotiledoni è incontrasta- bile, e nelle dicotiledoni lo mostrò il Gaudicliaud con osservazioni ed es|)erienze rarissime a farsi. Le osservazioni dell'Unger anziché aver contrasto vengono in prova e sono confutate dal Gaudicliaud e dall' autore stesso con ragioni validissime. Ecco come interpreta il !Meneghini la teoria del Gaudicliaud : le fibre ne discendono né ascen- dono: esse si fermano sempre nel tessuto preesistente per succes- siva morfosi delle cellule parenchimatose, che necessariamente de- vono preesistere a qualunque formazione fibrosa. Quindi spiega come avvenga e per (piali cause la formazione predetta. Pt)i signi- fica che dimostrata la dipendenza dell'asse dagli organi appendico- lari, o per meglio dire la unità dell'elemento organico assile ed apjiendicolare, il che per fermo avverrà, la organografia e la mor- fologia muteranno di faccia intieramente; si toglieranno via (pielle — 36a — (|iiisti(iiicolle iminerosissime se all' assile sistema o all' appendico- lare mia parlo appartenga. E tal lavoro di diritloalGaudichaud. En- tra poi a conTutare le ragioni che i soslenitoii del sistema assile traggono dal liore, riguartlalo essenziale e indipendente dalle foglie, e cos'i il fa, elle nell' esame del fiore stesso piglia nuovo appoggio alla ddllrina del Gaudicliaud. Nota che di quante teorie furono im- maginate a spiegare 1' origine organografiea delle varie parli del flutto, nessuna jiari-eijhe a prima giunta opporsi tanto all' ap])lica- zione delle idee del Gaudichaud. E pure, soggiugne, qualora la si ammettesse anche quell' applicazione potrehhe ugualmente aver luogo. E questa projiosizione vien sostenendo con assai fatti e ar- gomenti. Numerosi ed evidenti sono i casi di soj)pressione di ogni parte appendicolare senza però che negare si possa la significazione morfologica liei relativi scgmenli dell' asse, come a modo di esem- pio vediamo nei ciiri e nelle spine, che non di rado si convertono in rami fogliosi al pari degli altri: facile sarà l'attrihuire un'origine consimile anche alle ramificazioni dell' asse del frutto, e a tutti quanti sieno gli ordini dei cladostromi, sicno poi o no forniti di appendici fogliari. Cosi conclude l'autore. Chiunque conosca lo sta- to attuale dell'anatomia comparata degli animali, non potrà a meno, io credo, di confessare che questa maniera di considerare morfolo- gicamente r organizzazione vegetale è in perfetta consonanza coi principj inconcussi della morfologia animale. Il vegetale al pari del- l'animale è formalo di elementi similari disposti seiiatameiite a capo l'uno dell'altro, e formanti perciò un asse dal (piale divergono le parti appendicolari di essi elementi, ognuno dei quali è suscettibile di divenire la base di una nuova serie di elementi similari, quali sono gli arti negli animali, e le varie produzioni della foglia nei ve- getabili. I rami all' incontro sono nuove generazioni originate para- sitamente, per così dire, sulle preesistenti, e non hanno analoghi che negl' infimi animali; i quali ci offrono pure analogia coj;!' infimi ve- getali negli esempi di coordinazione diversa dagli elementi, o di sviluppo maggiore degli elementi isolali. 11 Presidente loda la Me- moria bellissima del prof. Meneghini. Il prof. Savi legge una Memoria del doli. Clementi sull' ascidio della iiepentitcs jiìtjllninpìiont. rrimamenle ricorda aver fatta pa- rola di tali oigani il Lindley, il De Candolle, il Link, il Morren. Quin- di ne descrive un individuo coltivato nell' Orlo botanico padovano, — 363 — tliceiido dio ha circa un metro di altezza, vestito sopra la metà di roglic, o piccioli alali, le cui espansioni iiienihranose della liinf,'liez- za di circa o, 20, ilella larghezza di o, o5, decorrono per certo tratto sul caule. La costa, che prolungasi a guisa di cirro per Gaio cen- timetri, oltre l'espansione, è quasi canaliculata e lascia scorgere in due piccoli margini la tifacela della continuazione liud)are; s'ingros- sa verso la metà ove torcesi in piano perpendicolare per uno o due giri, e porla inferiormente 1' ascidio, che raddrizzandosi fino dalla sua hase volgosi verso l'asse della pianta. La lunghezza dell'ascidio è da 8 a i o centimetri : la larghezza da i e mezzo a •!. Ksso è ventri- coso verso la base : sulla sua lunghezza scorrono parallele le nerva- ture: nella parte posteriore, che cori'isponde alla inferiore del pic- ciolo, vi ha una nervatura più distinta delle altre nella cui estremità s'inserisce il coperchio. Anteriormente stanno due ali membranose che provengono dai due margini dei lati superiori del picciolo, e vanno a terminare alla bocca dell'urna ; le nervature che vi passano di mezzo sono meno parallele e piìi ramificate delle altre. L' aper- tura dell' urna è contornata da un margine lucente rovesciato al- l'infuori. E dopo altre particolarità descrittive torna l'autore alle opinioni di coloro che lo precedettero nello studio degli organi pre- detti, rammentando che il Lindley crede l'urna un picciolo forato, e il coperchio la lamina della foglia ; opinione ch'egli stesso smen- tisce in seguito quando paragona l'ascidio alla foglia della diona-a. Il De Candolle li crede ambedue saldamento di stipule. Il Link ri- tiene l'espansione membranosa una vera foglia, e l'ascidio un'ap- pendice floriforme. Morren considera l'espansione membranosa una stipula ; l'ascidio una foglia imparipinnata, di cui le foglioline termi- nali si fecero coperchif», e le laterali urna. L' oj)inione dell'autore è che l'espansione membranosa sia vera foglia; l'ascidio il pic- ciolo prolungato e cavo; il coperchio una disarticolazione trasver- sale del medesimo, se pure non è il prodotto di due foglioline ter- minali od uniche di una foglia paripinnata. Fa osservare che in un genere di piante come il nepenthes, ove non si è veduto ancora picciolo fornito contemporaneamente di stijiule e di foglie, nulla osta che l'espansione memiìranosa possa essere la vera foglia. Cliel'iuiia sia un picciolo forato alla maniera dei fillodi degli agli e tlegli asfo- dali, lo jìi-ova l'autore considerando il modo di coujportarsi l'asci- dio nel suo sviluppo, e la direzione che prendono le fibie del pie- 46 — 3G4 — ciolo ;il passare iioU' iiiiia. Ragiona poi non ikiUtsì in tali organi vedere laiiiiiie fogliari o stipulali saldale, peiclu' nella parie anle- riore dell'urna sono due lamine membranose alTallo libere e disiatiti . Dice che volendo farsi meglio per entro la (ilosolia dell'organismo, ei seguiterebbe il Link, a mirare nella organogenesi di (jiiella pro- duzione qualche rassomiglianza con l'antera. E (inalmente che per legge di bilanciamento organico sarebbe lecito diic che tale produ- zione ra})presenla in qualche modo la foglia, non già che ne ])i-o- venga per modificazione di slrullura, e cpiindi che fosse assai più giuslo chiamar foglia e non stipula 1' unica espansione che sussi- ste. Considera il coperchio una disarticolazione del picciolo : i ." per l'andamento delle due predelle nervature; a." per la loro corri- spondenza dalla palle anteriore con le due ali dell' urna. Termina descrivendo i caratteri del liquido contenuto nell' ascidio in sul inomenlo della discesa; e notifica conleneie esso un acido forse nuovo (nepentico) combinato alla calce. La Memoria è illustrata da una tavola annessa. 11 prof Olinto Dini presenta una scorza di lignite, nella quale si vede un frullo di un amenlacea benissimo conservalo. Il prof. Colmeiro dimoslra e dona alla Sezione parecchie piante spagnuole, e alcune cortecce di china: il Presidente le destina al- l' erbario centrale. La Sezione fu regalala ancora delle seguenti opere : Saggio su i progressi della Botanica in Spagna, del prof . Michele Colmeiro. CnUdvgo recentissimo degli uccelli europei, del principe Carlo lionaparle. L' adunanza è sciolta. Visio — // Presidente Doli. B. Biasoletto Dott. L. Masi l Dott. L. Masi ^•^^^'•^^«'•'i Doli. E. Celi A D li \ A\ Z A DEL GIORNO 29 SETTEMBRE T iene approvalo il processo verbale della precedente adunanza. Il sip;. Loi'enzo Chiostri legge una Memoria sul i'ticriniiim o.rjcoc- C0.1 Un. nuova specie italiana. Discorre primamente di aver trovata essa specie sul finire del i84i, percorrendo il pollino d'Orentano adiacente al Iago di Bientina. Rende grato omaggio ai professori e maestri suoi, Puccinelli e Savi, die nella novità di essa specie lo rassicurarono. Dà una descrizione ben particolareggiata di tutta la jiianta, notandone con esattezza i diversi periodi di vegetazione. Quanto alla stazione significa vivere questo vaccinium nel padule di lìientina, sopra un terreno uliginoso, formato dalla decomposi- zione di piante palustri, e per caratteri fisici somigliante la torba dei mincralogi. Enumera gli usi medici nei quali è, e potrebbe es- sere impiegalo. Non tace di noverare tutte le altre specie clic vege- tano in quel suolo copiosamente; e avverte che in quella località negletta ben altre specie rivocano in attenzione i botanici. Lascia di citare le molte ciperacee, una delle quali affatto nuova, toste de- scritta tlal prof. Savi col nome A\ Jìinl/rislrlis cioiiiaiia. Un catalogo di quella fertilissima parte promette il sig. Chiostri di pubblicare. Da lui vengono donati alla Sezione parecchi esemjilari della fiin- biistylis cioiiiiaui, della linaria crrrhosa, e del vaccinium oxycoccox. Il 'Presidente parleci[)a alla Sezione che S. A. L R. il Granduca di Toscana si è compiaciuta di far rispondere assai graziosamente alla lettera scrittale in nome della Sezione [ler render grazie del fa- vore che concede all'erbario centrale italiano ; onde si fa ricchissi- mo di piante nostrali e forestiere. Lo stesso Presidente mostra un vdhiiiiinoso scritto del capitano Briicht di Praga, intitolalo — Sta- tuti che vengono |)roposti per la istituzione di una Società di cani- — iC6 — l)io ili piaiile, iKizioiiale italiuna, stabilili sul coiilVoiito dc^Vi Statuii delle Società consimili esistenti in Germania, Scozia e nella Fran- cia — Tutto ([uesto lavoro è distesamente discorso in G/| articoli, scliicrali sotto tre capi j)rincipali, cioè : Statuti p;cnerali ; Statuti per i soci ; Statuti por la Direzione, l'er la città, iu cui poire la residenza di detta Società sarebbe opportunissima Firenze, perchè ivi come dice il Hi'aclit si trova gi-an numero di botanici illustri, e 1' ciba- rio cenliale per il conCronto e reltillcazione delle determinazioni. E quanto può servire di utile norma al governo scientifico ed eco- nomico di siffatta Società nazionale è con assai chiarezza e par- ticolarità significato. Perchè sia manifesto 1' ottimo zelo del signor Hracht in (piesto divisamento, riferiamo alcune parole della sua con- clusione « E nel mentre io rimetto ([uesti miei pensieri iiUa Com- missione, pieno di consolante fiducia che vi troverà tanto da ])oler fondare questa Società di cambio, di cui io qui tosto mi dichiaro membro e forse uno dei più zelanti, non posso a meno di ripetere che questo cambio promuoverà lo studio dell' amabile scienza più che mille libri ; che questo è l'unico mezzo di mettere iu circolazione le specie dell' Italia inferiore, a detto di tutti i botanici esteri, più difficili ad ottenersi, e più inaccessibili, che quelle di qualunque paese lontano e selvaggio; questa la via a far pervenire all'estero le specie, le prestazioni de' nostri autori nazionali, onde procurar loro anche colà la dovuta considerazione, e sostenervi i loro diritti let- lei-aii — La vita de' popoli è il commercio. La vita della scienza sono le comunicazioni reciproche, il progredire nelle scoperte sulla base di quelle comunicate dagli altri — In via di Storia naturale, in via di Botanica specialmente, non bastano le comunicazioni ; vi vuole r ispezione dell' individuo, la propria analisi — Nulla si può ove que- sta manchi, e gli errori tradizionali acquistano vita secolare — Non v' è dunque a sperare ciò che si dice vita botanica in Italia, senza la circolazione delle specie fra i botanici — L'unico mezzo a ciò è il cambio, un cambio regolato su basi solide e vantaggiose per lut- ti — Onesto scuoterà; la speranza dell' ac(pnslo del mancante ani- merà i neghittosi; patti certi rassicureranno i diffidenti — 11 com- mercio, le comunicazioni comincerainio; regioni disgiunte da se- parazioni naturali ed artiliziali si cougiungeranno nel punto scien- tifico; nascerà vita, e questa, si lo spero, darà i risultati più lu- minosi — In altra via sperarlo sarebbe vano! — L'esperienza — 367 — de' secoli diniosliò che per spingere V uomo al proprio bene, biso- f^iia atloperar»" la molla del suo proprio interesse ». Il sig. ISraclil mandò pure altro scritto diviso in questi caj)itoIi. 11 (iiornale bo- tanico italiano; l'erbario autentico; la Società di cambio ; unione itineraria nazionale; Flora italiana essiccata per associazione. La |)roposla fatta dal Braclit in l'adova del (Giornale botanico italiano, la cui'a con che v' intende, e (pieste spontanee elucubrazioni, ben apertamente dichiarano la sincerità di tali parole sue « Non è, lo protesto, non è il baf,'liore vano dell' aniI)izione, che mi guida; solo l'amore per la scienza è la potente molla delle mie proposte; e nel mentre la conoscenza delle moltiplici istituzioni all' estero mi fe- cero rimarcare ciò che in Italia è mancante, e perciò desiderabile ; l'amore per una terra cui appartengo dall'infanzia, e per legami di sangue, rivolge ogni mio pensiero all'ardente brama di vederla in nulla seconda a cpialuncpie siasi altra; brama cui cerco a soddisfa- re... . ». .\ tanta sollecitudine dunque del sig. Bi-acht verso la pa- tria nostra natale, adottiva per esso, tutti che italiani si sentono de- vono saper grado ed obbligo. Che bello e santissimo è il sentimento di chi desidera e vuole fortemente la felicità e la gloria del paese proprio, quanto è vituperio e bassezza disviarsi da ciò, per guerric- ciuole pestifere d'individui o di municipj. Il prof. Puccinelli, partendo dalle cognizioni chimiche del giorno, mostrava come non si potesse ricorrere all'aria per is|)iegare i cam- biamenti pei (piali l'amido dell'albume vien reso solubile; accen- nava le diverse ipotesi fatte per rendere ragione della necessità del- l'aria atmosferica nel germogliamento; e mostrava il desiderio che i botanici si occupassero di meglio determinare il modo di agire dell' ai'ia sui semi in germinazione, e i camijiamenti da essa pro- dotti. Il Segretario Masi proponeva alla Sezione di trarre un quesito dai delti del prof. Puccinelli, |)er poi discuterne al futuro Congres- so. La Sezione ammendo cosi formulava. — Determinare per via di esperienze (piai parte prenda l'aria atmosferica nel germogliamento ; in quali sostanze del seme porti essa la sua azione ; e quali cangia- menti induca nelle medesime. \ ien letta dal Segrel alio una Ijreve notizia sull'Orto botanico di Lucca, visitalo da tutti i membri della Sezione in un al corte- sissimo prof. Puccinelli, che è di esso direttore operoso. L'Orto botanico di Lucca estende la sua forma irregolaie ari i-io, .298, — ?,c>s — iNcl sito inoridioiiale li) (lauclu'i;i;iaiio lo mura assiepale di vigorosi pioppi, così elle sembrano essere ghirlanda dell' Orto medesimo. Sulla terra di <|uesto lato (essendo più fredda per i raggi vietali dai predetti alberi spessiti crescono circa '^oo specie di piante arboree rigogliose olire l'età, ed alcune grandissime. S' innalzano Ira (|ueste l'olmo americano a gran foglia, la noce catartica, l'alno a foglie la- ciniate, il prunus cdruìiiiìaiia, la melcza ciiroixra, V dhiex cdixtdensis e rnii/iii/ui ; iliverse specie e varietà di ti/ia, di /ìiqiis, di fraxinus, di jìopuhis, e spezialmente sublime il p. fjuadranguldris, avente alla base un diametro di 85 centimetri, e smisurata altezza. II cedro del Li- bano sorge venerando in mezzo al sistema di .hissieu, che è alla si- nistra dell'entrala, e la stcrculcd pli(t(tniJ'olid nell'Orto Linneano, al- la destra. Sul primo vedere levarsi esso cedro oltre metri i5, 33, con un j)erimelro alla base di a, 3o, si stimerebbe di assai remota vetu- stà; e pure conta soli 22 anni, ed è uno dei tanti figli del cedro di Pisa. L' Orto è diviso quasi per metà da un largo viale lutto alle- grato di belle magnolie, il quale conduce ad un laghetto artificiale ove si coltivano piante palustri, alimentato da un fosso che scorre l'Orto intieramente da ponente a levante. Al di sotto di questo la- glietlo giace una porzione di terra destinala alle piante alpine e spontanee, onde ha coj)ia 1' agro lucchese. Lungo il fosso, per gran parte murato, corre una doppia via ornata di vasi per seme, la quale ti porta ad un' area cui fan dolce corona maestosi salici di Babilo- nia, e questi piovono i rami loro sopra un ben regolato ordine di vasi, che nel freddo tempo di là si ritolgono. Le serre sono assai ele- ganti : vi si mira il Sdcc/utrurn officindle, la gìobhn uutdiis, la hani- husa arundinacea, e una collezione ricca di piante crasse, le quali fanno liete le serre anche nella state, che per esse è solitamente stagione di malinconico aspetto. La globba era bella di una secon- da fioritura. Un viale volto a levante, di lato alla via che dall' in- gresso mena alle serre, è costeggiato da una panchina, ove si col- tivano pure molle piante indigene. Dal sito di ponente, prossimo alla casa annessa ove si sta preparando un Museo patrio, sorge una monlagnetla ricca di piante forestiere. L' insegnamento botanico trova nell'Orto tuttoché gli è mestieri, ad onta che gran parte sia posta a vivaio; donde si trae il necessario pel mantenimento, che in 16 anni è stato lire italiane a8863, aS. W ha un giardiniere e due lavoratori. Il professore, che è pur direttore, ben deve lodarsi - 3G9 - di solerzia e amore, se vero è die una prova certa iltlla industria sta nella copia dei prodolti con jiovcrtà di mezzi otteniila. Il doli, (lorinaldi dona parecclÉi esemplari AiAV (li.sitliiiin conilli- iiiiiii .li^li. da lui l'accolli nel porlo di Livorno lungo gli scogli del molo: e (a osservare clic (juesla specie trovasi alìbondantemente in dello luogo nel febbraio e nel marzo ; scarsa mollo e (|uasi lara in al- tri mesi. 11 sig. Chiostri presenta della j)alude di Bientina molli esemplari dello scirpus sarare, far do- ^riasi pur luogo alla creazione di altre specie per quelli individui che non possono riferirsi piuttosto a quella clic a (jnesta. Parla quindi del Leuciscus pigus di Clotpict (Cri)rinus riitiìus Scop.) tan- to celebre per le &ue Jioriture, delle quali dà la descrizione non che dell' intiero pesce. Riferisce poi il Vairone erroneamente ritenuto pel Cypr. plìu.rinus Linn., al Lene, miitìcclìus Bonap., ed indica le lo- calità ove più abbonda, descrivendone accuratamente i caratteri. A queste aggiunge la descrizione di tre nuove specie di Leucisci pu- re della Lombardia, di cui qui si registrano le frasi specifiche. Leuciscus pagellus, De Fil. ( vernac. Trollo) Telestes dorsali elevata: corpore depresso: spalio interoculari diametro oculi sesquimajori ; oculo magno : capite longiusculo quar- lum longitudinis corporis, cauda excepta, subtcquante. 1). II.- 12. \. II.- 12. V. 9. Ser. squam 3f)-4o. '/, Leuciscus scardinus, De Fil. Tei.esies corpore crassiusculo : longitudine panini uhia ler alli- Uidincm superante: capile parvo: fronte convexa : spalio interocu- lari duplo diametro oculi: ore infero: dorsali ventralibus.opposita. D. II. .\. II. 1'. i(). V. 9. Ser. squam 39. '/, Questa specie non è rara nei fossati intorno a Milano ove dal \olgo confondesi colla Scardola, ossia il /.ciic. eryt/irop/itha/mus l.iiin., varialo come egli crede pel clima. — 377 — I.EUCISCUS PAUPERUM, De Fil. Telestes coi'pore depresso: loiigitiidiiie alliludiiiem quater su- perante: pinna dorsali alliusciila: capite brevi: spatio inlerociilari duplo diametro ociili. I). ly,. A. 12. Ser. sqiiam. /|0. '\ Anclie cpiesla specie dicesi confusa dal volj^o colla Scfi/rlof/i, e trovasi anche a Pavia, ove è distinta col nome vernacolo di Shrofjon. L'autore muove dubbio se sia lo Sq. elatus del Principe di Canino. Passa quindi a parlare di due specie di Chondrostoma che si pe- scano nelle acque lombarde; luna la r//o«//. //cww.f volgarmente co- nosciuta col nome di S(n-fllii; l'altra che ha il nome vernacolo di Stricelo ritiensi nuova dall'autore chene dà la seguente frase specifica. Chondrostoma jaclllm, De Fil. C. longitudine altitudinem sexies snperante : capite altitudinem cojfquante : s(|uamis argenteo-micanlibus. D. II. A. 12. ^. IO. Ser. squam. 58. '"/, Termina col dii'e che il Freg/iioroeu dei Lombardi è il P/io.v/nus Id'fis ; che il Bertone è una specie forse nuova del genere Gobio; e che il lialho è il genuino Rarbits Jliwiatilis, muovendo dubbi sopra la validità delle specie non collimanti del Principe di Canino, e di ■Valciiciemies. Dopo aver la Sessione ammirato non solo la Memoria sovra espressa, ma 1' esattissime figure altresì delle quattro specie nuove, il Principe di Canino si rallegra che i pesci di Lombardia vengano finalmente studiati da persona così alta ad illustrarli. Senza entrare nella questione dell'allargamento o rislringimento dei generi, insi- ste sopra una razionale simmetria dei medesimi, lodando chi con tanto ardore si accinge a mostrare l'insussistenza dei cattivi. Ri- vendica alle j)roprie opere l' introduzione del sotlogenere in luogo di porzione della frase specifica : non ammette tanto facilmente la riu- nione delle di lui specie, sostenendole inerilevoli ili tal rango almeno quanto le nuove aggiunte dall' autore della encomiala Memoria, e — ò-jS — nel caso dovessero riunirsi, sostiene che tl()vrel)l)ero piuttosto rile- iH'iv 1 aulici) uoiue di L. .(f/iKi/iLv, clic (jiicilo di A. rdi'rthtnus, e ciò in \\\ùì di'i;li slessi |>rincij)j dei doli. Do l'ilippi, po'quidi dovrel)be riunire insieme anco più specie di ([ueste; essenilo oniai ben chia- ro ciie d'ora in avanti bisognerà per esser conseguenti, o moltipli- care le specie anco di più di quello che si va facendo, ovvero ri- sti'ingerle con maggior severità. Conl'eruia clic il /'airone è indul)itatamente un suo Telesles ; ma. dul)ila se sia il muticellus; esclude però dai suoi Telestes le tre de- scritte come specie nuove. Circa la Chondvosloma jacuìam, dice co- noscere da lungo tempo tale specie, e sospetta che sia già descritta dai signori Seljs e Pictet che seco lui la trovarono in copia sui mer- cati di Torino. Circa ai Barbi dice in fine aver applicato alle sue descrizioni i nonù iui|)Osti da Valenciennes a specie che non avea descritte; dal che poteva derivare la non coincidenza cui allude il doti. De Filippi. Annuncia il Piesidente stesso per ultimo che per sostenere il meglio che ora possa 1' arringo in cui si pose con la rivista zoolo- gica letta fin dall'anno i8/|i nel Congresso di Firenze, darà lettura dei più importanti brani della sua corrispondenza zoologica dopo <|uclla rivista. Dopo di ciò r adunanza è sciolta. Visto — // Presidente C.\rlo Principe Bonap\rtf. // Segretario Dott. T. Riboli ADIKA^ZA DEL GIORNO i8 SF.TTKMBRE »se<- i/iffcrila alla dimane l'approvazione del processo verbale della antecedente adunanza, il dott. Regolo Lippi incomincia a descrive- re niinulanienle la inipromessa anomalia delle parti uropoietiche ne' due maschi da lui osservati, e ne distribuisce i disegni. Essa con- siste in uno spostamento (o per mejjlio dii'e troncamento diretto e addossamento) de'muscoli addominali della regione del pube, onde vedesi a nudo la parte anteriore del basso della vescica, nella quale scorgonsi due fori stillanti perennemente orina, e più inferiormente a sinistra della radice del pene un altro foro che emette lo sperma. Mossi alcuni dubbi dai signoii, prof. cav. Paolo Savi, dott. Chiesi, dott. Bassi, cav. Schmid, dott. RiJioli, e Principe Bonaparle, soddis- fatti soltanto in parte dall'esponente; la Sezione dichiara essere (lUltinnlo striiiin la desciitta anomalia, e prega il Lippi a continuare le sue osservazioni ne'due individui, ispezionando parti che non tentò. Il dott. Giolo legge una Memoria su i perniciosi effetti dell'uso soverchio de' tritici aventi spiche con glume armate, date in ali- mento ai bovi. Premesso che la provincia del Polesine non invidia alcun' altra per le sue ottime razze di bovi, passa a far conoscere i danni che ivi accadono dal cibai'li colle glume del formento fornito di resta. Tai glume cos'i armate il Giolo dice indigeste perchè le re- ste passano inalterate da' processi della stessa ruminazione, e quan- tunque non rechino detrimento agli stomachi per motivo del fitto e grosso tessuto mucoso che li tappezza, pure oltrepassato l'orificio pilorico trovando ini tessuto ben diverso e sensibile irritano ed in- fiammano gì' intestini, e vi esercitano azione micidiale. Espone i fe- nomeni moibosi da lui osservali nelle necrosco|)ie; e dopo una sto- ria di Enterite pei-feltauiente guarita dietro espulsione per secesso 48 — 38o — di una ntcìnlininu .■ijiiiriii, o pseudoniembniiKi, o niciiihniiKi iiiiinr- ninle, che sottopone alla Sezione, si congratula di aver additata alla Veterinaria una causa meccanica, rimossa la quale si preserveranno sovente animali tanto utili alla società. 11 Segretario doli. Riholi legge quindi le sue ridessioni Aiuitu- niico-Frenologivhe so/>rii mi ernie dii enccia della eos) detta ìiizzri di S/ìiiii/iti, (i/>/>nrte/iiilo alFidtiiiio Duca di Parnid, ed osserva non esser vero che siano sempre fortunati in educar gli animali coloro che ad essi porgono il cibo; né tendenza alcuna esservi tanto riprovevole che non sia correggibile in tenqio, cosi negli animali inferiori come ne'superiori. Riferito alcun fatto curioso di cane indomabile, astuto, intelligente, in cui la docilità sopravvenne per severissimo castigo, trapassa ad alcune osservazioni frenologiche, per le quali, sia pure unica o multi[)lice la specie del Cane, si fa manifesto che il regime di vila e l'aiìiludinc modificano le forme esteriori e le facoltà in- tellettive in modo riconoscibile da tutti, e potersi scuoprire in esse le indoli respettive, e quali mezzi siano più acconci a correggerle. Il doli. r;iolo non si rimane di annotare alcun che sul modo in cui la educazione contribuisce non solo allo sviluppo delle facoltà in- tellettuali, ma alla modificazione delle forme eziandio. \ar\ mendjri della Sezione domandano che il piof. Paolo Savi dica la sua opinione intorno alla primogenia origine del Cane, se uni- co, e quale ne sia lo stipite, ovvero siano molliplici e quali ; e nel primo caso indichi se fosse una specie tuttora esistente nello stato selvatico, o che se ne sia dipartita, o perduta: fu volo espresso dal Presidente per ricondurre così la Sezione allo scopo piìi immediato de' suoi lavori. Risponde il professor di Pisa non avere alcun fatto proprio sul sog- getto: esser sua opinione per altro che le varietà lutle abbiano avuto origine remota da un medesimo tipo, ma nulla poter dire di esso. Quindi interpellato dal cav. Schmid se quello potesse essere il Cains Lupus di Linneo, risponde in contrario, ed apjioggia la sua opinione annoiando che la voce particolare del Lupo ed il suo latrare son di- versissimi da quelli de'Cani. Stabililasi tra il Principe di Canino, il cav. Schmid, il doti. Giolo, il cav. Rassi, il doti. Chiesi una discus- sione intorno al tipo, a' caratteri fisici, agi' incrociamcnli delle raz- ze, alle abitudini, alle influenze locali, ed altro; il Savi stesso circa la questione di quale fra le nostrali sia la varietà del Caiiis fuiiu- — 38i — ìiaris che più si accosti al tipo, risponde non aversi neppiir sopra ciò dati cerli, ed esserne prova le opinioni disparate, in pi'oposito emesse :clie per altrf) si debhan ricercare le l'ornie più approssi- manti a tal tipo in quelle razze che Irovansi in circostanze più ana- loghe a (|uelle delle specie selvatiche, in cani cioè di nazioni non civilizzale, o in Europa in quella dei pecorai. Cita parlicolarineiite il Cane tie' pastori di Corsica, del (piale vcdesi un esemplare impa- gliato nel Museo di Pisa, come una delle varietà che a suo parere possono riguai'darsi più ap|>rossimanti al primitivo. Ed osservatosi dal Principe di Canino, se escluso il Lupo, potesse piuttosto ammet- tersi per tipo il Canis aiireus L., lo Giackal, replica il professore che certamente quel cane de' pastori Corsi potriasi prendere per tale se non avesse le estremità delle orecchie. pendenti, forse indizio della influenza dell'uomo, ed unica differenza che fra essi si vede, avendo color baio giallastro, pelo lanuto folto, e setoluto rigido, ed appa- recchio glanduloso sopraccaudale beiìe sviluppato Di questo glan- duloso apparecchio che reputa incognito a' Zoolomi, dice starsi su la parte superiore della coda, distante dalla base un terzo circa della sua lunghezza, visibile per una niacchia piìi oscura, il che dipende da mancare in quel punto il lanuto pelo, essendovi però più rigido il setoluto, e più fitto: essere questo pelo unto alla base da materia sebacea trasudante da cripte nascoste entro la pelle di quell'umo- re spalmata : sotto lo scalpello anatomico non aver mostrato altro che una più ricca vascolarilà: tulle le specie di Cani e \'olpi da lui esaminate come il Canis lupus, il iiiloticus, il lagopus, il vulpes, il mehtiiogaster ed alli'i, andarne munite ; ina nelle Volpi nostrali odorar quell'umore di viola mannnola. Dopo di ciò r adunanza è sciolta. Visto — // Presidente Carlo Principe Bon.u'arte // Segretario Dott. T. Riboli A 1) li N A i\ Z A DEL GIORNO 19 SETTEMBRE Vjosì della prim.i come della seconda seduta approvali i processi verbali, si tornò da' signori dott. Chiesi, doti. Lippi, cav. Bassi, Piiii- cipe di Canino, e dolt. Riboli sul soggetto delle parli uropoietiche discusso nel giorno antecedente; ed il sig. prof. Peccliioii invitato a dirne la sua opinione narra di aver veduto nell' Ospedale di Siena un caso analogo, da lui definito per estrofìa di vescica. Un caso pu- re analogo si adduce dal prof. Mazzi, rappresentante una fungosità nella sua parte superiore come nello esposto dal Lippi, la qual sup- pose dipendere da poca nettezza. Perciò la Sezione si conferma nel credere che anomalia di tal fatta non è rara. Legge il Presidente una lettera del prof. cav. Paolo Savi, che dice doversi tener lontano anco dalla prossima seduta, a meno che non si discutessero materie in cui si reputasse necessaria la sua presen- za; e facendo conoscere la intenzione in cui esso Presidente sa- rebbe per accordo con quel di Botanica che le due Sezioni avessero una seduta mista, per ascollar la lettura del rapporto del prof. Me- neghini in discarico della commissione datagli in Padova sul Piano unifoniìc di ìwiiiencliitura pe' due lei^ni, animale, e vegetale, inter- pella la Sezione se voglia invitare il Savi per la dimane, o tenerla senza di lui, siccome ad esso Professore piacerebbe per occuparsi di materie da trattarsi in appresso. Risposto unanimemente fu che il Savi fosse pregato ad intervenire co' suoi lumi alla discussione sulla nomenclatura fissata pei' la dimane. Il Segretai'io legge una lettera del |)rof. Tadtlei Presidente della Sotto-Sezione di (chimica, nella (juale annunciasi che il Principe Luigi Bonaparte avea colà comunicalo un j)icno suo lavoro di analisi del veleno viperino, isolandone una sostanza sui generis da lui designala — 383 — col nome di ecliidniiui, cui seinbrii deg^iaiisi attriiiuire le j)i-o|)iielà (Iclclei'io e venelk-lie (li (|uell'iiiii()i('. l'atlosi jn-esfiilc 1). l.uit,'i lioiia- pailc, mostra egli slesso alla Sezione la della isolala soslanza ed il ve- leno, aflinchè se ne riconoscano i caratteri differenziali. Ed accen- nate le proprietà del priricipio veiielico prega la Sezione che se ne occupi, soggiungendo per maggiore interesse die egli lo lia trovalo analogo a quel delia saliva denominato /;//c////tc/, separali l'uno non men che 1' altro dalla gianduia parolide. Mostra la Sezione che di ciò volentieri si occuperà. Commendasi dal Presidente la desideratissima opera dell' illustre Giorgio Roherto Gray intitolata Generi degli uccelli, la quale com- prenderà i loro caratteri, e le notizie delle abitudini di ciascun ge- nere, illustralo da figure di David William Mitcliell. Il Segretario invita la Sezione a prendere in considerazione il desiderio del sig. Ciister per un cambio di prodotti naturali. Il sig. Porro comunica una lettera del sig. Verany relativa ad un pesce a lui incognito, preso nel mare di Genova, del (|uale congiun- ge il disegno, onde presentalo alla Sezione ne venga riconosciuta la specie. Il Presidente la riconosce all' istante per il Tetrnpterurus be- lone, e nel dichiararla piuttosto rara la indica interessante, perchè forma 1' anello di congiunzione fra le due apparenlcmenle lontanis- sime sottofamiglie degli Esodili e degli Scombridi. E da (juesta oc- casione prende a discorrere di alcuni pesci non comuni de' nostri mari, specialmente del Notacaiillius bonapartii Risso, che mandato- gli finalmente dal celebre ittiologo, egli ha riconosciuto essere il vero IS'otacanthus nasus Bloch, di cui (inora ignoravasi la patria; che perciò viene ad essere il nostro Medilcri-aneo inesauribile cuna di stravaganti specie nelle sue profondità. E (piindi, jier cominciar la lettura del commercio epistolare annunziato nella prima seduta, legge lettera del sig. Risso risguardante princijialmente i ('t'/ì/idlo- />0(li;\a (juale avendo destalo molto interesse ne \ien commesso un rapporto al conte Porro. Legge inoltre lettera del sig. Luigi Sette di Napoli accompagna- ta da un elenco di pesci d'ac(|ua dolce lombardi, unitavi (jualche utile osservazione. Presentasi dal dolt. Giolo un bell'esenjplare della /'ipe/ri n.tpis L., che muove a j)arlare de' caratteri onde si distinguono il maschio — 38.', — e la femmina, della forza, e della differenza, se puie esiste, del iciro velejio; e in ultimo dell'anomalie delle tre piastre cefaliclie, che dalla l'ipera connine dislinguono la Pclins beriis. Letta (|uindi la parte zoologica del bel Programma de' premi della Società Olandese delle Scienze di Harleni, il Presidente lo j)assa al marchese Pareto, che lo partecipi alla Sezione di Geologia. È sciolta r adunanza. Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte // Se^reOir/v Doti. T. Riboh ADINAIVZA DEL GIORNO 20 SETTEMBRE -^9e« N. Iella Riunione di Padova le dna Sezioni zoologica e botanica con- vennero insieme a discutere sul progetto dell' inglese sig. Strickland, relativo alla considerazione delle regole per cui la nomenclatura della Zt)t)logia può essere stabilita sopra uniforme e solida base. Terminata colà la discussione, fu nominata una Commissione la quale si desse cura di esaminare il progetto per riferirne alla Riu- nione in Lucca. Dei membri della Commissione, tre zoologi tutti milanesi, e tre botanici padovani, presero respettivamente in esa- me il proposto piano di nomenclatura, e il marcliese Spinola vi at- tese di per sé solo. Si sono oggi adunate in seduta mista le Sezioni di Zoologia e di Botanica di questo Congresso per sentire le re- lazioni loro. Il Segretario legge il rapporto del marcliese Spinola, il quale si dimostra quasi affatto contrario a questo divisamento, mosso con tanto amore da molli naturalisti. II Presidente Principe di Car nino si riserba di combattere ad imo ad uno gli argomenti del cliiarissimo Entomologo, e si limita sul momento ad osservare clie più facile è atterrare cbe innalzare un edificio; né si toglie di spe- ranza clie il marcliese Spinola vorrà venire anzi in aiuto piuttosto cbe dubitare del riuscimonto. A questa lettura conseguita (piella del sig. Porro di altro scritto nella quistione, da lui redatto anclie a nome del cav. Bassi e del dott. De Filippi. In esso, dopo assai dotta esposizione della teoria dei pareccbi sistemi, sono riportate molte utilissime osservazioni ai diversi paragrafi del progetto, le quali ven- gono però dai tre zoologi modificate in un' aj)|)eiulice, per nuovi scbiarimenti avuti, dopo inviato a Padova quel primo scritto. A queste due letture succede una discussione, da cui risulta es- sere tutti concordi, die la duodecima legittima edizione del Sj-slerna — 386 — i\.." Che sia piesa in maturo esame 1' applicazione di (luelle « leggi medesime alla Zoologia. — 387 — « A questo doppio scopo gioveranno i lavori dei zoologi inglesi, « ma il loro piano non può servire secondo la suddetta Commis- « sione di punto di partenza ». Il Presidente aderisce alle conclusioni del non potersi decidere presentemente l'importante quistione; desidera che i botanici si rassicurino meno della perfezione nella loro nomenclatura ; e pro- testa fei'mamenle contro 1' asserzione die il progetto inglese non possa servire di punto di partenza, mentre egli lo crede vicinissimo alla perfezione bramata. Tanto nell'argomento della nomenclatura (pianto nelle commissioni a ciò stabilite discutono i sigg. Parlatore, Masi, Presidente, Schmid, Porro, Bassi, Chiesi. La continuazione di (juesto soggetto vien rimessa ad altro giorno. Il Presidente Principe Bonaparte avverte, che domani non si terrà adunanza di Zoologia, avendo luogo la generale assemblea per eleggere la città ove congregarsi nel i845. Fa sentire, raccoman- dando, l'utile e il riguardo che sarà per trarre questa italiana Insti- luzione dalla scelta della città accoglitrice, fatta con voti di solenne unanimità. K sciolta l'adunanza. A'islo — // Presidente Carlo Principe Bonaparte / Segretari della Sezione di Botanica Uott. L. Masi Dolt. E. Celi // Segretario della Sezione di /.oologia , Doti. T. RiBOLi 49 A D li ^ A \ l A DEL GIORNO 22 SETTEMBRE »©e<^ J.1 processo verbale dell' antecedente seduta essendo stato Icllo ed approvato, non die distribuite per parte del dott. G. Domenico Nardo copie delle sue Osseivaziuiii itliolo'j^icltc comunicate alle as- semblee scienlifìclie italiane; come altresì presentali esemplari di cataloghi degli l creili e dcgl' Insetti delle province di Padova e di Venezia compilati dal sig. conte Niccolò Contarini, non essendo in- tervenuti entrambi gli Scienziati al Congresso che ne è dispiacente; vengon prepai'ati dal Principe Bonaparte gli animi ad ascoltare una preziosissima lettei'a a lui diretta dal celeberrimo anatomico dottor Ilenle di Zurigo, il quale annunzia che la scoperta fatta e publicata dal doli. Filippo Pacini membro di questa Sezione, nel Congresso di Pisa, col titolo di JSuovi organi scoperti nel corpo umano, muterà la teoria fin qui ricevuta nella struttura elementare del sistema nervoso. Dicesi dall' Henle nella sua lettera che il sig. Kolliker suo pro- settore ha ritrovato piccoli corpi simili a (pielli dal Pacini osserva- li nel mesenterio di un gatto. Dicesi aver egli stesso costatato in tutti i cadaveri umani organi tali; ed oltre ciò averli poi ritrovati nel Cane, nel Maiale, nella Pecora, nella Capra e nel \ itello. Accer- tasi, che mercè di esattissime quanto minute osservazioni micro- scopiche avea veduto, che ogni filamento ( dal Pacini chiamato fu- nicolo ) onde i corpuscoli si uniscono ai nervi, contiene una sola fibra nervosa, la quale non solamente prolungasi col nervo annesso al corpuscolo, ma vi s' insinua per entro, lo percorre fino alla peri- feiica estremità, ivi dilatandosi in punta ottusa. Prosegue 1' Henle a narrale che unitamente allo stesso Kolliker vide il nervo mutar natura poco dopo la sua inserzione nel corpuscolo, divenir cioè piatto e sottile da cilindrico e grosso, perdere i suoi contorni opa- - 389 - chi, impalliiliie. Soggiunge meritar ([ualclie allenzioiie una varietà che accatle nella cslicniità della lihra nervosa. In una gian parie cioè de' CUI puscdli il nervo non si termina in un semplice lilanien- lo, ma si hiforca in fibre j)iii o meno lunghe, non di rado curvate, ciascuna delle (piali si termina nel moilo stesso delle (ihi-e semplici, vale a ilire con un piccolo rigonfiamento. Dichiarando in fine di es- sere altamente riconoscente della scoperta al l'acini, promette una Memoria su tale soggetto, e propone siano denominati Corpuscula l'acini (\K\i'^^'i organi, ad onore di chi primo li discoperse (i). Il prof. Savi applaude alla giustizia resa al l'acini non presente alla Sezione, e rammentando la biforcazione delle fibre elementari nervose, accennala da Kollikci- ne' nervi annessi ai corpuscoli da esso e da Henle veduti ne'cpiadiupedi, fa osservare clie tal singoiar divisione trovasi anche nelle fibrille nervose elementari de'diaf'iam- mi dell' organo elettrico della Torpedine, soggetto di cui egli intrat- tenne questa Sezione in Fii'cnze. Il dolt. .Marcacci legge un breve estratto di suo lavoro sulla struttura e movimento del petto, in cui fa conoscere i risultati ulti- mi delle sue ricerche ed esperienze in proposito, riservandosi a publicare con le stampe anche la descrizione minuta de' dati ana- tomico-sperimentali dai (piali essi emergono. Bench(» lungi egli fos- se dal pretendere d'innovare lo stato delle cognizioni sull'azione dei muscoli intercostali fondato dal celebi'e Haller, fu colpito da al- cune specialità, e dettesi ad ogni più minuta indagine anatomica in molti e diversi animali, esplorò l'azione sotto ogni circostanza; e non contento di tpiesto sottopose al giuoco della potenza elettrica le parti dopo morte; e mercè di molli esperimenti oggi conclude: I ." (Mie le coste e le cartilagini godono di movimenti partico- lari e distinti, hanno il loro centro di moto respettivaraente sulla colonna vertebrale e sullo sterno, 1' estremo mobile al punto di riu- nione delle due parti; debbano perciò considerarsi come distinte e separate. •1.° Che il muscolo intercostale interno debba distinguersi in due porzioni: in quella cioè che occupa lo spazio intercostale propria- mente detto, ed in (piella che occujja lo spazio intercartilagineo; (I) Vrdiisi lina .Vnfn «lei doti. Filippo l'acini in replica alla comunicazione del prof. Ilciilr, letta nella adunanza del dì 29. — Sqo — essenilocliè i dati anatomici non meno che i fisiologici reclamano altamente qnesta separazione. 3.° Che il muscolo intercostale esterno (considerando l'animale in positiwa verticale ) eleva la costa ossea, nel modo stesso che la porzione posteriore dell' intercostale interno 1' abbassa. 4.° Che la porzione anteriore di questo medesimo muscolo in- tercostale interno serve ad elevare la cartila£;ine, come ad abbas- sarla è destinalo il respeltivo fascetlo del triangolai'e dello sterno. In conseguenza di ciò il Marcacci riconosce due distinti sistemi di movimento, uno posteriore che chiama vertebrale, l'altro ante- riore che dice sternale; ed in ambedue esistere particolari leve mo- bili sopra le respettive colonne vertebrale e sternale, e per ciascu- na un apparecchio muscolare da servire al doppio moto respirato- rio, il ((uale ha per così dire la sua origine ed il suo punto fisso sopra le due colonne anzidette. Gioite anteriori opinioni potranno spiegarsi e chiarirsi, altre sa- ranno riconosciute false in virtù dogh studi del Marcacci. Da' (piali risulta altresì, che agli argomenti di filosofico confronto rilevati dal Meekel tra la metà anteriore e posteriore del corpo, paragonando tra loro la colonna vertebrale e lo sterno, le coste e le cartilagini e le artei'ie intercostali, e i rami esterni dell' arteria mammaria inter- na, questi possono aggiungersi, cioè di una propria e distinta mo- bilità delle cartilagini, e di un distinto apparato muscolare, doppio in anibedue i sistemi, egualmente disposto, e di un'azione consimile. Il dott. Duranti presenta due preparazioni da lui fatte. L' una mostra gli organi genitali àeW Oryctes nasicornis : Y a\\.r& i nervi ottici, il tubo gastroenterico, e gli organi genitali maschili del Lu- canus cervus. La Sezione ammira 1' uno e 1' altro lavoro, ne' quali non solo si ha un saggio di estrema esattezza in fatto di minula anatomia, ma viene altresì a dimostrarsi la esistenza delle capsule sj)ermatiche uè' Lucani non viste da Lacordaire, né dal Delle Chiaie, né dal Carus, uè dallo stesso Dufour, il (piale volle principalmente perciò sottrarre la sezione de' Lucanidi dalla famiglia de' Lainelli- corni, e costituirne una famiglia a jiarte distintissima dagli Scarn- heidi, e più affine e vicina alle famiglie che la precedono, segnata- mente a (piella àe Palpicoriti. Che la descrizione data dal Dufour de' testicoli dell' Orjrctes sia esattissima, piace al Duranti che si ri- levi anco dalla sua preparazione. Quella del Lucnnus ceivus al con- — Sgi — trario dello stesso Diifour vieii distrutta, non avverandosi che nian- cliino le caj)siile spciinaliclie, né die il leslicolo venga oostiltiild da un lungo tubo agglomerato in forma di |)isei!() ; essendocliè le capsule, sebbene mollo più piccole, esistono analoghe certamente nella forma a (luelle dell' Oryctes, discoidee come (pieste, compres- se con un piccolissimo ombilico nel centro, dal (piale si origina un più che capillare |)cduncolo o condottino spermatico convergente co' compagni sull' estremità libera del vaso seminifero, agglomerato in forma di pisello, che al Duranti sembra rappiesenlar chiara- mente r epididimo, il quale non cosi mancherebi;e, siccome vuole Dufour. Se finalmente si consideri che quell'esimio Anatomico vide i testicoli del Lucantis parnllelepipedus composti dalla riunione di molte piccolissime ca[)sule sferoidi, e ad un certo tratto del canale defei'cnle muniti di ej)ididimo; sendirerà più plausibile la ipotesi che le capsule testicolari del Amc««mj ceivus, tenuissime, principalmente fuori del leni|)o degli amoi'i,gli sfuggissero dall occhio, ravvolte ne- gli strati celhilo-adiposi, e le molte trachee che ne rendono tjuanto mai ardua la dissezione; piuttosto che il sospettare che l'Anatomico francese e l' italiano abbiano sottoposto all' acume della vista loro due specie affini di Lucani in cui la natura fosse andata straordi- nariamente per salti. In ogni caso la Sezione palpabilmente vede la esisten/.a delle capsule testicolari nella preparazione del Duranti. Il cav. Carlo Bassi legge il sunto dei propri studi sulle funzioni degli organi genitali degl' Insetti, da lui osservati più specialmente nella liomhyx mori. Trattiensi in particolare su quella parte degli or- gani feminei che dall'Audouin fu detta borsa copulatrice, da Dufour gianduia sehifica dell'ovidotto, la quale egli vorrebbe |)iuttosto nomi- nata horsa spermatica. Ricorda come dall' Audouin \enisse emessa r opinione già annunciata da Herold, che quella vescicola serva di recettacolo al seme depostovi dal maschio per fecondare le nova neir atto del loro passaggio attraverso 1' ovidotto, ed accenna come queir opini(jne venisse rigettala da diversi dei più illustri anatomi- ci contemporanei, tra i quali specialmente da Carus, Straus, e Leo- ne Dufour. Ainiovera gli argomenti j)osti innanzi speciahnente da quest'ultimo contro l'opinione dell' Audouin, e j)arla in partico- lare di quelli desunti dall' anatomia dell' Hippohosca equina e de- gli .IJidi Dimostra anche col sussidio delle osservazioni di Dutro- chet, Morren e Joly l'insussistenza delle opposte eccezioni, non tacendo j)erò come le condizioni lisiologicbe del tutto straordinarie — '^c)^x — «li (|iiilli liisctii non j)oirel)l)cro in (|uulniu|ue ipotesi valere ad iiiliiiiKiri' la regola generale. Annnn/ia da quindi esseisi indnhianiente accertato della verità dell'opinione sostenuta dall' Audouin, coll'aNer costantenienle rin- venuto il li(|uor seminale nella vescicola dopo raccoppianienlo: es- sersi accertato del pai'i della natma di «piel litpiido, abbastanza at- testata dalla presenza degli zoos])ernii clic in esso si trovano. Parla dello sviluppo di ipiei zoospermi, die dice aver linvenuto liberi e sciolti nel canal deferente, e nelle vescicole seminali del maschio, e privi di movimento nel testicolo ove trovansi l'iuniti in fasci, ana- logamente a quanto in altre specie ebbero ad osservare Lallemand e Dujardin. Sospetta che nella Bombice la prima aj)i)aiizione dei zoospermi abbia luogo nella crisalide, o fors' anco nel bruco, poi- elic ncir insetto perfetto gli si offrirono costantemente provvisti di coda. Dice inesatta adatto la figura che dà de' zoospermi della Bom- bice il Dictionnaire Classique d' Histoire luittiiclle, affermando che quella figura rappresenta in vece Infusorj affini alle Cercarie che abbondano in isti'abocchevole quantità nel tubo digerente di quel- le farfalle, costituendo gran parte di quel incconio terroso e rossic- cio che esse emettono dopo sbucciate dal bozzolo. A questo pro- posilo parla pure d' una Monade che abbonila moltissimo in tutti i di\ersi organi della Bombice, e che specialmente rinvenne nume- rosissima nel tessuto adiposo. 11 Cavaliere parla in fuie degli antichi anatomici, che assai pri- ma dell.Vudouin diedero la descrizione e determinarono le finizio- ni della vescicola copulatrice. Ritiene che a torto s'attribuisca allo Swammerdam l'opinione che quell'organo serva a secernere il glu- tine con cui le uova sono feiiuate sul piano in cui vengono depo- ste, e crede che quell' autore ritenga piuttosto destinato alla secre- zione del glutine 1' organo ramificato e bicorne che trovasi presso l'orifizio esterno dell' ovidotto. Osserva come anche Lionel attri- buisse la secrezione del glutine all' organo slesso, ma dissente da (picir autore nel credere che le uova s'introducano nella vescicola copulatrice per esser fecondate. Rivendica finalmente all' italiano lMal|)ighi la prima scoperta della vescicola e delle vere sue funzio- ni, mostrando come questa gli fosse a torlo usuipata dagli stranie- ri, e come le proprie osservazioni non tendano che a confermarla, mediante la verificazione dello spenna nella vescicola attestata dal- la presenza degli animaletti. - 393 - Il prof. Savi concorda nel ritenere clic la vescicola sia desli- nala a licellacoio delio s|)/)ohosca renderebbesi iniilile un oi-gano secretore del glutine poiché non depone le uova, mentre compiendosi in essa una vera gestazione uterina convien pure che l' embiione riceva dalla madre il nutrimento necessario al totale suo svihqipo, e che in mancanza di placenta un organo particolare sia destinato a tale uf- ficio. Ciede rpiiiuli il prof. Savi che l'organo sopra indicato possa appunto esser destinato dalla natura a cpiest' uso, con che verreb- bcsi a dar ragione della sua complicazione, e della nioltiplicilà dei vasi secretori che l'accompagnano. Il Bassi adotta pienamente l'opi- nione emessa dal prof. Savi, e sospetta che nella lli/ipobosca la ve- scicola sia modificala in ^latrice, e gli organi secretori del glutine in organi destinati alla nutrizione dell'embrione. - 394 - Tali- iliscussioiie dà luo-jo pure a diverse osservazioni ed iiiter- pellazioiii del doli. C.liiesi, dal quale iiiterrog;ato il cav. Bassi se vc- ilesse mai che il niascliio della Bomhi.v lasci nel condotto della fe- niiiia il pene, come il prof. Aiulouin dice avvenire al maschio della l'iriile (Iella figiiK, rispontle ciò non aver veduto giammai, né creder che possa accadere, dacché suole accoppiarsi con diverse femine ; e interrogato dallo stesso se rinvenisse mai ut>va nella vescicola seminale della l'emina, opinando egli che vi discendano e vi scor- rano, negativamente gli risponde. Finalmente volendo quel mede- simo nuiover dubhio sulla esistenza della vescicola seminale nel- r lli/ipoliuscd, dacché in (|uel caso le uova disceiiderchhero fecon- dale tutte insieme, non una alla volta; il prof. Savi prende occasione di dichiarare che un sol uovo per volta è fecondato dal seme, per- ché r llippohosca, siccome ognuno sa, non dà in luce che un solo figlio j)er ogni parto Due lettere scritte dal sig. abate Francesco Baldacconi di Siena al Presidente vengono dal medesimo comunicate. Apprendesi dall'una che il Baldacconi si procurasse il 3 aprile di quest' anno a i6 mi- glia da Siena \ Aciuilu leucocepìiala, da lui creduta assai rara per non vederla preceduta di asterisco, come lo sono gli Uccelli italiani anco j)iù accidentali nel catalogo metodico degli Uccelli europei del Pre- sidente, ove registrasi sotto il numero i3 col nome di Haliatus leu- cocephalus. La seconda annunzia che la sua collezione senese si ar- ricchiva recentemente dell' Otis tetra.i, àeW Aquila naevia, e di un esemplare alunctatus di Cuvier. Venendo a' Pe- sci, dice aver egli scoperto a Domodossola uno Squuliiis somigliante al cavedanus, molto però più svelto, onde il Presidente crede sia il suo SfjiKilius pareti. Va. quindi- notare che soltanto sull'autorità di Heckel anmiette i Leiiciscus seìjsii, jeses, rutilus, non essendo ben persuaso della diversità loro. Quanto poi all'odierno suo Leuciscus rutiloìdes dice possedere soltanto l'esemplare che ha figurato nella sua Fauna, e distinguersi dalle specie vicine per la maggiore altez- za. Finalmente annunzia aver ritrovalo una località ove abbonda il Coregonus oxfrhynchiis, che non sarà da ora innanzi tanto raro nelle raccolte. Ultima lettera è quella del eh. prof. Brandt di Pietroburgo, che invia le sue recentissime Jlemorie e Rendiconti, ricchi sempre d' in- teresse scientifico. Se duole non trovare fra questi la continuazione degli Aninialia Rossica, ci rinfranca il sapere che la interruzione de- vesi soltanto al desiderio di raccogliere numerosi maleiiali, che in più fascicoli vedranno la luce nel corso dell'anno. La Monografia del genere Carho ( Phiilacrocorti.r), libro da se, terminerà il jjrimo vo- lume degli Uccelli. Il secondo abbonderà d' interessanti Gallinacei e Passeracei. Pensa il Brandt incominciare l'illustrazione dei Mammi- feri rari della Russia con quella del Moschifero, avendone com])iu- tamente anatomizzato due maschi, e sonuninistraliglisi dalla borsa, che prepara il uuischio, nuovi fatti e di molta entità. Ila p. e. sco- perto glandule speciali coronanti l'orifizio della borsa perfettamente analoghe alle glandule prepuziali di vari Mammiferi, di modo che - 399 - il imiscliio altro non è che uno S/iiegmn /)re/julii;\a quale osserva- zione \iene coiiviilidala eziandio dall' appareccliio vascolaie, e dal nervoso. L'anatomia del ì/o.tc/i/fcru t)ccu[>vìii dieci o ilttdiei la\(ile. Dopo (piesla darà una Monografia dei Spermofili di Russia, dei quali |)ossiede sotto s[)irilo (piasi tutte le specie. Desidera ardentemente [ìossedere i nuovi Nerlehrati italiani, invaghitosene dall'opera del Presidente, per jìaragonarli co' russi che offre in concamhio. Non tralascia di render più compite le notizie sullo stato della Zoologia in Russia dato dallo stesso Presidente, coli' avvertire che ivi non si ehlie riguardo alle Osservazioni zoologiche del prof. Krorsniann a Kasan, e del di lui collega De Baer. Il primo ha trattalo di parec- chi Mannniferi, l'ccelli e Anfdji ; il secondo ha scritto un articolo sopra la distribuzione geografica del Caiiis lagopus, del <|uale ne furono uccisi parecchi in Finlandia, e nelle vicinanze di Pielro- hurgo. Egli slesso, il Brandi, ha terminato testé, per pubblicarla, una Menioi-ia sopra un nuovo genere di Balene fossili ( Cetollieriiim ) ; un gran lavoro sul lUiinoceros ticltorltiiiiis, e una Memoria sulla di- sti'ibuzione geografica dei Picchi; sta preparando altresì un lavoro geologico sopra il Mastodonte e il Rinoceronte fossili. Il viaggio del sig. Tohichatpheff nell' Aitai, che si pubblicherà in Parigi, gli som- ministrerà r occasione di palesare le sue osservazioni sulla Fauna di quel paese, accompagnate di note sulla Fauna degli animali di tutta la Russia in generale. Il viaggio del doli. Kolenati al Caucaso e in Armenia, come pure la spedizione di un preparatore, il sig. Wop- nesenoki, nel Nord della California e nelle Colonie Russe Americane, nel Ramlschalka, ed Isole Cui-ili, forniranno materiali nuovi, e com- pleteranno essenzialmente la collezione di oggetti russi, che for- mano lo scopo princijjale de'suoi sludi. Spera così dare in luce col tempo una Fauna più completa della Zoografia del Pallas, soprat- tutto se il viaggio del prof. Middendoiff nella Siberia si terminerà felicemente. Finisce colla promessa tli nuovi materiali e notizie che manderà al Presidente pei Congressi futuri. Lo slesso Presidente riserba una lettera di Oken al primo giorno (he sia presente il prof. Savi. Il dottor Giolo legge una Memoria sulla vera sede del moccio nel Cavallo e negli altri monofalangi domestici. Citate egli le opi- nioni dei principali sciitlori a cominciar da Aristotile fino a giorni nostri, dimostra che i La Fosse fui-ono (pielli che pili degli altri si — 4oo — av\ ii-iiiaroiKi a slahilire la sede di ((nestd ft)rmidal)ile niorlxi ; so luiii che andarono alquanto errali, volendone spiegare i priniilixi feno- meni. Passa «(uinili a dimostrare colla scorta della notomia e della iisioloi^ia avere il moccio sua sede nel tessuto mucoso, maniteslan- dosi da{)|ii'ima, e il più delle volte mantenendosi (eccettualo il caso d'innesto) nella pi-ima i>or/.\oi\e, /mcit///o-i;(i.\nicn (secondo la divi- sione di nicliat\ eil in (pialclie caso venirne anclie l'altra attaccala, cioè la m'iiilo-itrinitrid. Laonde nelle autopsie degli Animali moc- ciosi r esulceramento (oltre le cavità nasali) della cavità huccale, gutturale, delle vie aeree e del canale alimentare, come asserirono Duppuy, Dutz, Rayer, Leblanc e Yovalt, conferma la sede da lui espo- sta del moccio, allorcliè investe la prima divisione del tessuto muco- so. I guasti poi rinvenuti negli appai'ati generatore ed oiinari stabi- liscono indublìiamenteessere affetta la seconda divisione del tessuto. Si ri\endica 1' attenzione il dolt. Filippo l'acini di Pistoia con una sua Memoria Sulle relazioni dell' apparcccliio di H'eber con hi midolla spinale nella famiglia dei Ciprini. Dopo aver brevemente ricordata la disposizione generale del- l'appareccb io di Weber sulle prime tre vertebre cervicali, descritte le principali modificazioni clie queste vertebre relativamente subi- scono, e le particolarità più importanti degli ossetli componenti i' apparecchio, quali Welter denomina Martello, Incudine e Staffa, finalmente dopo aver notata la connessione che questo apparecchio lia con la vessica natatoria, fa il Pacini osservare che Weber pone questo apparecchio in rapporto con 1' organo dell' udito per mezzo di una trama adiposa semifluida clie riempie la cavità del cranio, e che si estende al di fuori ed in dietro a traverso ad un gran foro scavato nell'occipitale laterale; massa adiposa semifluida che cir- conda e protegge al di dietro del cranio l' indicato apparecchio. In tal guisa è questo apparecchio da Weber consideralo come acces- sorio all'organo dell' udito, ed allo a Irasmetlergli, per mezzo di quella massa adiposa, le vibrazioni sonore impresse alla vessica na- tatoria. Avverte poi che tutto ciò è quanto potè raccogliere dalle ope- re di Meckel, Carus, Breschet, Cuvier e Valenciennes, non avendo potuto direttamente consultare quella dello slesso Weber, il quale senibia che nulla più abbia trovalo di quantt) hanno unanime- mente riferito sulle di lui scoperte i citati autori; per lo che non sembra dubitabile che quanto il doli. Pacini intraprende di esporre — 4o' — sia tulloia nuovo alla Scienza. Ecco intanto hrevcmente ciò che egli ha niosti'ato. La (ii'inia verlchra cervicale, (|iiasi nicliiiientale, è ridotta al solo corpo, onde è mancante di lamine vertchrali, e di apofisi spinosa; perciò la midolla spinale è ricoperta in questo luogo da una lamina ossea orizzontale, che dalla hasc tlella estesa apofisi spinosa della se- conda vertehra si proliniga in avanti (ino a toccai-e l'osso occipitale. Questa lamina per la forma che ha è denominata i'olta. In in- tervallo rimane fra il lato esterno della iW/c/ e il corpo della prima vertehra posto al di sotto; questo intervallo costituisce il primoyó/w intervertebrale o coniugato, limitato in avanti da' hordi del foi-o oc- cipitale, in hasso dal corpo della i)rima vertehra, in dietro dalle la- mine vertchrali della seconda, in alto dalla volta. Per questo foro l'aiiparecchio di Weber si pone in rapporto con la midolla spinale. A tale effetto la staffa di Weher, provvista di due apofisi che prolungano in alto ed in hasso il suo margine posteriore, si articola con la apofisi inferiore sidla circonferenza della prima vertehra, e con r apofisi superiore articolasi col hordo anteriore della lamina vertebrale della seconda vertehra. I movimenti della staffa si operano dalf interno all'esterno e viceversa, alla guisa di una porta che gira sui caldini. I.a s\ia faccia interna piesenta due concavità, la superiore è più grande e rotonda, l'inferiore è allungata a forma di doccia. In corrispondenza della concavità superiore havvi un altro os- setto, per quanto sembra sconosciuto fin ora, il quale sta articolato inmiohilmente, e pendente dal margine esterno della volta. Questo (|uarto ossetlo sulla l'accia esterna presenta una conca- vità, che è rivolta verso la concavità superiore della staffa. Queste due concavità formano una cellula, che aumenta o diminuisce di capacità, a seconda che la staffa gira ali" esterno od all' interno. In corrispondenza di questi due ossetti la midolla spinale man- cante delle due prime paia di nervi cervicali è in vece circondata da un anello fibroso, nella spessezza del quale è scavato un canale, chiamato dall' autore canale anulare. Questo canale ai lati comu- nica con la cellula formata dai due indicati ossetti, ed un poco al di sotto la concavità inferiore della staffa forma parte della sua pa- rete esterna. Il canale anulare, dopo aver circontlata al di sopra ed ai lati la midolla spinale, passa al di sotto di questa portandosi in — 4oa — avanti, ed allora le sue branche di ambi i lai! si av\icinanediie in un canale comune scavato nella spes- sezza dell'osso basilare. Questo canale assai allungato, cliiauialo dall'autore cdixilc mediano, è posto fra i due succidi dell'organo dell' u(lili), senza avere alcuna conuuiicazione con quelli, ed è ter- minato a cui -di -sacco nella parte anteriore. Un umore sieroso riempie, ed una sottilissima membrana sierosa tappezza tutte (pie- ste cavità, liberamente comunicanti fra loro, cioè il canale mediano, il canale anulare e la cellula. Quest'ultima cavità per i movimenti della staffa essendo su- scettibile di aumentare e diminuire di capacità, consegue clie la mi- dolla spinale è sottoposta ad una compressione variabile, trasmessa dal liquido compresso, che riempie la cellula ed il canale anulare. 1 moviuienli della staffa poi vengono determinali j)er l'intermezzo degli altri ossetti dalla vessica natatoria nei suoi cambiamenti di volume. Onde, allorquando la vessica natatoria si ristringe, la cel- lula si aggrandisce, e la compressione della midolla spinale viene diminuita; ma l' aumento di questa compressione è solamente pro- dotto dalla elaslicitii degli attacchi articolari della staffa, la quale ritorna alla posizione primiera allorché la vessica natatoria cessa d'agire col rilassarsi o dilatarsi. Quantunque possa sembrare che la midolla spinale venendo compressa possa essere accidentalmente disturbata nelle sue fun- zioni, pure l'autore fa riflettere doversi concepire che dentro limiti ristrettissimi ed invariabili si eserciti una tal compressione; onde questa essendo prodotta unicamente ed esclusivamente dalla forza di elasticità degli attacchi articolari della staffa, questa forza non pui') per sua natura accidentalmente aumentare, né in conseguenza disturliare le funzioni della midolla spinale. Premesso ciò, l' autore osserva che la vessica natatoria essendo un organo S])ecialmente idrostatico è soggetta a cambiare di volu- me a seconda dell' altezza della colonna ac(|uca che al pesce sovra- sta. Da ciò resulta che allortiuando l'animale si eleva nel seno delle acque la vessica natatoria si dilata, e in conseguenza la midolla spi- nale per le relazioni e per le cause segnalate viene proporzionala- menle compressa ; al contrario se il jiesce nelle actpie si ap])rc)fondi la vessica natatoria si restringe, ed allora traendo questa gli osset- ti di Weber, la compressione della midolla spinale viene ad esser — 4o3 — (liniinuita : per lo clie l' autore crede di potere staliilire clie l'appa- reccliio di Weber, roii le altre parli essenziali clie etili vi lia ai;giim- te, sia un apparecchio di relazione, l'orse un sensorio, destinalo ad avvertire l'animale del grado di profondità alla quale sta immerso nelle accpie. Termina l' autore col fare alcune critiche ossci'vazioni suH' opi- nione di Weber, che riguarda (lueslo apparecchio come accessoi'io all' organo dell' udito; sul che dichiara, che, (piando anche 1' opi- nione di W'eher fosse giusta soslanzialniente, pure mentre non po- trebbe infirmare la nuova spiegazione, da esso doli, l'acini esjiosta, della funzione di quello ap|)arecchio ; quella opinione dovrebbe inol- tre essere modificata in quanto al mezzo con cui Weber pone in rap- porto questo apparecchio con l'organo dell'udito, ed in tale ipotesi il nostro autore troxerebbe un tal mezzo nel canni //ledia/io, che sia situato in prossimità dei nervi uditivi e de' sacculi che li ricevono; analogamente alle quattro sfere ossee con cui termina il canale bi- fido della vessica natatoria nelle Clujiee. Facendo poi astrazione dalla ipotesi di Weber polrebbesi ancora, secondo l'autore, pen- sare che il canal mediano non fosse che una cavità specialmente destinata alla esalazione dell' umor sieroso, che dee riempire con una determinata tensione il canale anulare e la cellula. Correda il dott. l'acini questa lettura con disegni e preparazioni apjiosite, ed in mezzo all'invilo della Sezione promette a maggior chiarezza del soggetto la pubblicazione dell'intero lavoro. Non dubitando il Presidente che i nomi di Staffa, Incudine, e Martello fossero dati a' suddescritti ossetti del Weber non meno im- propriamente che già si dettero ai pezzi operculari dal Geoffrov, ama ucliilo anche dal l'acini, che ciò ampiamente conferma. Il ca- valier Bassi in fine dice che saria bello il conoscere se e per qual ra- gione (piest' organo sia esclusivo delia famiglia de' Ciprini. E sciolta l'adunanza. Visto — // Presidente Carlo Principe Bonapartè // Segretario Doti. T Risoli 5i A U l .\ A i\ L A DEL GIORNO i5 SETTEMBRE ->SS«^ \J nitesi di nuovo le due Sezioni di Zoologia e di Botanica per l'ar- gomento trattato nell' adunanza del 20 corrente, è letto il processo verl)al(' della medesima, di cui il Princijìe di Canino assume la re- sjionsabilità dell'esattezza. Quindi il conte Porro a nome eziandio del cav. Bassi desidera, e la Sezione annuisce, che vengano stam- pate negli Atti le seguenti osservazioni. Osserva il conte Porro che siccome il modo di redazione del progetto presentato poteva lasciar dubbio che si volesse imporre il diritto di anteriorità anco là dove sarebbe stata dannosa ed as- siH'da la pretesa del farlo prevalere, essi attesero da prima a distin- guere i sistemi i quali ponno soggiacere a tali diritti, dagli altri che per r intima loro natura vi si rifiutano assolutamente. l'ongono Ira i primi i sistemi analitici, od ascendenti, od empiri- ci; perciocché in essi non tenendosi conto se non dei fatti speciali senza che venga ammessa nessuna importanza naturale alla scella di i-apporli, le partizioni rimangono libere cosi nel numero cftme nell'ordine gerarchico. Mettono tra i secondi i sistemi sintetici, o teorici, o discemlenli, emananti cioè dalla premessa di un ordine prestabilito; gli elementi del qual ordine, essendo assoluti così nel numero che nell' imj)or- tanza, legano logicamente a priori il numero delle partizioni sisle- matiche, e la rispettiva gerarchica subordinazione, e possibihnenle anco il modo di loro espressione di linguaggio. Ciò premesso e convalidalo da esempi, vi fanno tener dietro l'esame tassativo di ciascun paragrafo del progetto, del (]\iale anzi- cliè trattare le quistioni in tlettaglio si adoprano a raggrupj)arle ili principi- — 4o5 — Sussegue la leltuia di una lettera dagli slessi diretta al Segreta- rio della Commissione, essendo loro occorso, poco dopo rin\io de' loro manoscritti, di conoscere per mezzo del Giornale paiigino r Instiitit alli-a versione di rpiel progetto inglese, non pienamente in accordo con «piella che veniva presentata in Padova come itlen- tica all' originale. In fatti la versione italiana consta di paragrafi nudi ed assoluti, mentre nella francese, ed antecedenti al progetto, e precedenti cia- scun paragrafo, leggonsi ragionate esposizioni, le f|iiali non solo cfin- stano di molivazioni ed esempi, ma designano le indi.sjx'iisdliili ev- cezioni. Porro, Bassi, De Filippi non ponno a meno di far notare, come alcune delle eccezioni che da loro erano state mosse al pro- gramma italiano combinino con quelle che trovarono dappoi nella versione francese, e ciò principalmente per quanto spetta alla pre- tesa d' imposizione dei diritti di anteriorità alle partizioni dei siste- mi sintetici, del che troppo vagamente accennavasi nel 111 §. della versione italiana, paragrafo che manca affatto nella francese. Com- parando i paragrafi emerge che se il numero di essi è eguale in ambe le versioni, non sempre però è eguale il soggetto nell'una, e neir altra. Essi credono quindi dover conchiudere che: Se la Commissione padovana, come pare emerga dalle parole del- la circolare segretariale, era chidinata ad esamìndie il punto inglese, desidera che ad essa venga presentata una traduzione inlegra e fe- dele del testo, onde o si possano confermare i lavori già fatti, od abbiansi a modificare a seconda le emergenze. Se all' incontro fu nominata col .solo incarico di prendere in con- siderazione la vnersione italiana, e voglionsi interpretare le parole della circolare come semplice avvertimento che anche in Inghilter- ra si attese già a simile lavoro, allora le differenze notate nella ver- sione francese, oltre le altre che potrebbero notarsi nell'originale inglese, sembrano loro di tanta importanza da proporre che siano prese in esame, rimettendosi ad altro anno le conclusioni, onde i membri di essa possano con maggior sussidio di documenti sod- disfare sempre meglio al delicato incarico di cui vennero onorati. Al cominciare della discussione il Principe di Canino manifesta il rammarico che i professori Paolo Savi e Filippo Parlatore non sieno — 4o6 — presenti, perchè molto avicbbero luiuefjgiato 1' argomento ; e più d'ogni alilo il l'ailatore come quegli che non incUnando alla Ri- forma (Iella nmnenclatura avielihe tenuta la discussione ulilinenle ventilata. Il prof, i'ietro Savi dice che essendogli sembrale nieno- me le riforme da farsi nella nomenclatura l)otanica, come lo stesso Strickland in una nula del suo opuscolo confessa ingenuamen- te, ei non si dette gran pena di pro|)orle, riserbandosi il farlo al momento iu cui ne sarebbe slato parlato al Congresso. • Il cava- liere Schmid non conviene nella leggerezza del ])erfezionare la no- menclatura botanica. E rpii il Princijic di Canino dichiara che i bo- tanici hanno certo assai meno inesatto il loro linguaggio scienli(ic(t, e però da essi è da imparare giustamente, ma non può non vedere la necessità (he aneli' eglino si adoperino in tale subbielto, poiché liallasi (|ui (li perl'e/.ionamento e non di riforma. Il Bassi fa vedere (pianta maggiore difficollà incontrano i zoologi sopra i botanici, da poi che quelli hanno la scienza loro vastissima e suddivisa in assai più j)arli da produrre tanti lavori isolati e distinti. 11 Principe di (lanino, insistendo sulla necessità di stabilire un ordine inviola- bile nella nomenclatura, dimanda a coloro che vi si lifiutano se re- chi utile alla scienza il dare nomi simili, o non piuttosto confusione ed im[)accio ! e ([uanto all'ortografia se non giudicano gravissima col- pa usarne ad ai'bitrio, perchè essendo anch'essa tutta con\enzione è bisogno andarvi concordi, il che diviene di più forte momento quan- do entra nella legge di uniformità ed eguaglianza, come nello scri- vere tutti i nomi dei generi con le iniziali maiuscole, e delle specie con le minuscole (issohita mente. Si viene quindi a discutere intorno alla Commissione, e il cav. Bassi propone se ne crei una nuova com- posta anche di membri non formanti parte di ([uesto Congressr). H Masi opina che debba rimanere 1' antica, perchè avendo meglio in piena conoscenza la materia può ne' suoi particolari convegni e ragionamenti portarvi dentro più luce, e f|uindi giovare le .Sezioni di un esatto e regolare Rapporto : onde si viene alla decisione di lasciare la Comnùssione antica la quale però si raduni regolarmente, e si rimette al Congresso di Milano la ulteriore trattazione di (|ue- sto tema im|)ortantissimo. 11 Principe di Canino legge pero una lettera del sig. Strickland, della quale qui segue la traduzione. — 4o7 — Mio caro Principe CHcoml.f Uomc E.i-.li.m.InilMlliiTa AIK 15 maggio 181) Egli è poco tempo che dal sig. Scoli mi vennero recale due co- j)ic (Iella lellcra circolare sulla iiDtiicnclalma /.ool()i,'ica, firmate dal prof. .Mi'iit'^liiiii. \ edf) con assai i^railinicnto che la Coniiiiissione italiana ha (iiiasi parola a parola adottato le slesse regole da noi di- sposte in Inghilteria. Io spero che ciò sia da considerare siccome sej,MU) che esse rcj^ole sieiio conformate aggiustatamente alla verità e alla ragione, e che i naturalisti tanto d Italia ([uaiilo d' iiighilter- ra mirano al medesimo oggetto, cioè ai veri interessi della scienza, e sol della scienza: e (piindi ahhiamo cagione a hene sperare che i naturalisti di ogni altra parte di lùiropa verranno in tale conseiili- menló. Le regole della vostra circolare sono così conformi alle no- stre che quasi niente trovo a dirvi. Temerei però che la loro brevità e concisione fosse per' tornare non sempre di piena intelligenza al puhhlico, a meno che non si accoinpagnassero'da dichiarazioni e da esempi come noi abbiamo fatto nel nostro Codice inglese. La Com- missione però intenderà forse di mettere siffatte spiegazioni avanti al Rap])orto che i)resenterà alla Kiiinione di Lucca. Dirò che una frase è sembrata oscura a me, perchè forse non conosco bastevol- mente l'idioma italiano. Nella regola (f) è detto « K a raccoman- darsi che i nomi dati alle suddivisioni s'accordino nella forina con (piello del gruppo originale » Il senso della regola inglese era che il nome della suddivisione combinasse nel genere o sesso col gru|)- po originale; come allora che j4laiula (femminino) è divisa in Gale- nda, (ìlocoris, Miratia, ec. tutti femminini ec. Io non sono ben certo se l'espressione « nella forma » implichi la stessa cosa. Osserverò anche ciie questa raccomandazione è solamente intesa a scliivare ogni pili lieve diseonvcnienza di cangiare le lerminazioni dei nomi specifici. Egli è nn punto d' importanza piccolissima, e assai spesso incapace di applicazione, e quindi non deve mai giustificare il mu- tamento del genere e del nome generico di già stabilito. Fa omai poche settimane vi scrissi per la jiosta, ricordandovi che l'Associa- zione britannica sarà in Cork il 17 agosto. S|)ero che il Congresso di Lucca non vi toglierà ili onoi-are il nostro. In aggiunta all'ultima lettera mia \i signifieheiò che il sig. .lardine ha testé pubblicato il jìrimo volume delle nuove serie delle sue illuslrazioni di ornitolo- — 4o8 — già, e il sig. Jertlon di Madras sta pubblicando fio tavole litografi- clie degli Uccelli indiani, di die vedrete un avviso negli Annali di Storia Naturale \te\ mese di maggio. — l'regovi di ronsegnare 1" in- cluso Rapporto a ciascun membro della Commissione, e credermi sinceramente Ugo E. Strickland Il Principe di Canino letto il foglio dello Strieklantl, e distri- buita a ciascun membro per parte dell' Associazione biitannica una copia autentica del bel lavoro dello Strickland perfezionato dalla Commissione inglese, ripete essere evidente die la maggior parte delle obbiezioni e dei dubbi sono venule dalla poco esatta conoscenza del lavoro predetto, e quindi propone ne sia posta ne- gli Atti una fedele traduzione, della quale s'incarica il Segretario Masi, e die verrà pubblicata unitamente alle poche eccezioni die il Principe Bonaparte ba credulo farvi come membro della Com- missione, dichiarando che nel resto aderisce in lutto all'opera del- l'inglese zoologo (i). È sciolta r adunanza. Visto — // Presidente Carlo Principe Bonapartf, I Segretari della Sezione di Botanica Doti. L. Masi Doli. E. Celi // Segretario della Sezione di Zoologia Dott. T. RiBOLi (I) In uii'uppemlice posta in fine del volume si trovano i rapporti delle Sotlo- Comniissloni milanese e padovana ; quello del marchese Spinola ; e tutto ciò che è stato trattato nelle sedute miste di Zoologia e di Botanica. A D l \ A X Z A DEL GIORNO 16 SETTEMBRE -oea*'- _I_Jett() ed approvato il processo verbale deiranlecedeiUe adunanza, il doli. Pacini, domandato dal prof. Paolo Savi di alcuni sciiiari- nicnti sul rapporto del editale niediaiw all'organo dell'udito nei Cijtriiudi, ris[K)nde che il detto canale si trova tra i due sacculi del- r organo dell'udito senza avervi alcuna comunicazione; esservi pe- rò analogia tra (juesto canale mediano e le sfere ossee, in cui si termina il canale della vessica natatoria nella Clupea fida, come nella sua Memoria già espose. Convenuto di ciò il Savi, e fattosi a ricordare le molte opinioni che si hanno sulla vessica natatoria, e (piella in |)arlicolare dell'egregio cav. Bellingeri, il (|uale crede me- ritar essa speciale riguardo anche come organo influente sulla gene- razione, oltre all'essere un ingegno idrostatico; mostra quanto i pa- reri siano discordanti fra loro per le poche cognizioni che si hanno intorno i costumi dei Pesci, e per le poche esperienze che su di essi si possono istituire. Ed innoltrandosi quindi a dire ch'egli non può comprendere come lo sti'ignersi della midolla spinale possa dar luo- go ad una sensazione, gli risponde il l'acini che non intese egli punto specificare il risultato dell'azione che l'apparecchio di We- ber esercita sulla midolla spinale, ma essersi proposto di mostrare i due seguenti fatti : 1." Che per 1 apparecchio di Weber si esercita un' azione mec- canica sulla midolla spinale. 2." (".he (piest' azione è inversamente propoiv.ionale ali altezza della colonna d' actpia che all'animale sovrasta; dal che deduce che tale apparecchio è bene un apparecchio di relazione, senza esser certo che possa assolutamente essere un sensorio. Quindi il Presidente annunzia una importante comunicazione fatta dalla l'residenza Generale della genei'osa offerta della città di — 4io — .Milano, olTerlM ila j)ul)hlicarsi j)er ogni dove; e con ade(niate pa- role significa quanto bone con (|iiel programma si faccia sperare del fiiinro Congresso in ìlla nei Pesci nello sialo fisiologico. Polersi però |ier analogia S(>s|)('llarla non senza fondamento. III. La pupilla dei l'esci i^eneralmenle rotonda mostra nelle Ittiz- ze (Rnies proprenieiit dites .Milne Edwards ), e nei Plcuronecli, una singoiar produzione tagliala in forma di palma, proveniente dal segmento supcriore dell' iride. IV. L' iride ov' è stampata nell'uomo la pupilla è destinala in esso a moderare la quantità dei raggi luminosi che debbono giun- gere alla relina, l na luce soverchiamente intensa offeiidcrcbi)e (ind- ia delicatissima membrana; cosi guardando oggetti moltissimo illu- minati r iride si distende, e la pupilla costringesi ; guardando oggetti poco iihuninati l' iride si ritira o raggruppa, e la pupilla si allarga. \ . Il costringimento della pupilla è attivo. La dilatazione e pas- siva. Ciò è in opposizione alla muscularità del tessuto irideo, ed in favore alla struttura vascolare erettile. VI. Se il costringimento della pn|>illa vale ad impedire il passag- gio a soverchia quantità di raggi luminosi, non dubita che uguale effetto si avrà dalla palmella nei nominali Pesci, quand' essa di- spongasi in modo da chiudere l'area pupillare come una gelosia, la- sciando libero passaggio soltanto a ben pochi raggi in corrispon- denza degl' intervalli fra le lacinie da cui è frangiala. VII. Così ha pensato anche dietro avviso di alcuni autori. Gli rimaneva però a sapere cosa sia, come sta, il come ed in forza di clic agisca la palmella pupillare. Prese a studiare con vari artifizi anatomici quella delle Razze di scoglio (Rnies bouclées), e dice quan- to gli venne fatto di ritrovare sin qui. \'in. Dalla piccola circonferenza dell'iride, segmento suo supe- riore, nasce nelle Razze una triangolare produzione a base ade- rente, a lati ed apice liberi, forniti questo e quelli di appendici digitali decrescenti in grandezza dall' apice verso la base in nu- mero fisso di dodici; e tal produzione parlecij)a a tulli i caratteri anatomici dell' iride. IX. E composta in fatti di tre sfoglie, che per maggiore chiarez- za e concisione egli chiama: i." Bianco-Argentina; ■>..' Bianco-Gial- lognola media; 3.' Nera: tulle continuazione delle risjiettivamenle corrispondenti, anteriore, media e posteriore dell' iride. \. Crede poi che Io slesso sia della palmella come dell' iride stessa, cioè che 1' anteriore sfoglia e la posteriore non sieno che Sa — ^11 — strali d imliiitd sul tossiilo erettile, die fa il t'oiulaineiilale ed es- senziale orf^aiiisiiio irideo. XI. Di due posizioni è suscettibile la pahnelta ; orizzontale e ver- ticale. Nella piiina la superficie nera tocca la corrispondente del su- i)eriore segmento della coioide, e la bianca tocca il superiore seg- mento del corpo vitreo; la base in avanti, 1' a])ice indietro: allora non si vede, ^ella seconda posizione la sujìerficic bianca al dinanzi, la nera al di dietro, la base in alto, l'apice, i lati e loro appendici digitali, o lacinie, in basso. Allora si domina tutta, e dicesi spiegata. XII. In istalo cadaverico nel quale solamente ha potuto osser- vare la palmelta. essa per lo più è orizzontale e nascosta, talvolta però si trova ambe incomjjlelamente e malamente spiegala. XIII. Esaminata isolatamente la palmella unitamente al rispettivo segmento d' iride da cui dipende, dopo detratte le cosi dette sfoglie argentina e nera, con forti lenii, e con microscopj semplici ad in- grantlimento di -io o 3o diametri, ebbe tutte le più chiare e decise apparenze del tessuto fibroso giallo-elastico occupato da punteggia- ture cupe più o meno, e molto fitte, risveglianti benissimo l' idea della trama cellulosa della milza, del clitoride, del capezzolo ec. XIV. Iniettò occhi di Razza in sito per l'arteria oftalmica ad olio coloralo, e nei casi, che per vero dire furono frequenti, di felice riu- scita di questo mezzo, ottenne o completo dispiegamento della pal- mella se prima era incompleto, o abbassamento e tensione di essa, se era innalzata; ma non ebbe giammai completo arrossamento. \V. Esaminate coi medesimi istromenti ottici le palmette e ri- spettive porzioni d'iride meglio iniettate, scorse gran quantità di vasi che dall' iride vanno sulla palmetta, si distribuiscono e(|uabil- menle sopr' essa, poi come riuniti in fasci si portano alle appendi- ci digitali, o lacinie. XVI. Questi vasi tortuosi e serpentini offrono numero e varietà infinite d'anastomosi, meno sull'iride, più sul corpo della |)almella, e più ancoia nelle lacinie. Le anastomosi sono per lo più ad arco, ma anche ad angolo; quindi innumerevole quantità di anse special- mente nelle lacinie, ed a convessità in senso eccentrico; disuguale il calibro dei vasi fra loro non solo, ma anche nei vari loro traili, e spesso con nodosità e rigonfiamenti, tanto alle anastomosi (pianto prima o dopo di esse. — 4'3 — XVII. Notò aumento magj^iorc di volume e di estensione nei corpo della [>almetta e nelle lacinie atl iniezione sempre meglio riu- scita, e così maggiore ampie/./.a e addri/./.altu'a dei vasi. XVIII. Avendo sempre iniettato per l'arteria giudicò i vasi per la maggior palle arteriosi, non però tutti, perchè le anse anastomotiche, e s[)ecialmente (|uell« degli estremi delle digitazioni, gli riciiiaitiarono alla mente (pielle dei villi della placenta fetale umana e tlegli ani- mali, e dei villi intestinali; e credè scorgere in queste come in quel- le il punto di comimicazione, o passaggio dal sistema arterioso nel venoso, ed inclina ad anunettere in conseguenza vasi centrifugi e centripeti nella palmetta dimostratiglisi colta sola iniezione dell' ar- teria, a materia però finissima, senza die possa però precisare fi- nora quali e (jtianti sieno quelli dell'uno, e quelli dell'altro genere. \I.\. La maggior parte delle cose accennale nei j)recedenti ap- punti, che il Civinini dà per un primo saggio de' suoi studi sull'iride e pupilla dei Pesci, si dimostrano e riscontrano nei disegni, e sui jHv.zi che presentati alla Sezione contrihuiscono: i." a provare l'or- ganizzazione della palmetta; ■>.." a dare idea della sua struttura eret- tile, dato zootomico di somma entità per escludere la muscolarilà dell' iride nell' uomo e negli animali; 3." a far conoscere il mecca- nismo d'azione della palmetta, che è per vera erezione. Si ahbassa-, spiega e distende sotto l'artificiale iniezione: clie farà nel naturale afMusso sanguigno?/]." A far conoscere (piest 'azione della palmetta come e(iuivaleiite all'altra comune del distendimento dell' ii-ide e ristringimento della pupilla; 5.° a far pensare che non è estraneo alla classe dei l'esci ogni mezzo di protezione della retina mediante un ostacolo, qualunque sia e comunrpie posto, al passaggio di trop- po intensa luce; che il mezzo che si ha nelle Ilnzze e nei P/eu- ronecti forse non è il solo adoperato in cpiesta classe di Vertebrati; e che se è vero (|uanto già disse succedere nelle Tinche ed Ait- i!;iiillc sotto l'azione della stricnina, bisogna credere che anche pei l'esci sia vero che l'azione dei raggi luminosi sull'iride non influi- sce in nulla sulle dimensioni della pupilla, ma bensì 1' azione di essi sulla retina, o uno sialo particolare del nervo ottico e del cervello, influiscono soli sulle dimensioni di <|uest' apertura. 6.° In conse- guenza a far pensare che forse i mezzi più soliti e comuni a ci- mentare l'azione ora colle artificiali iniezioni, e con certi nervini. L'azio- ne (Iella stricnina suU' iride, come ipiella su' muscoli, j)eiisa il divi- nini sia secondaria, cioè conseguente a cpiella sui nervi. Dopo un dibattimento di relative osservazioni tra il prof. Savi e lo stesso prof. Civiiiini, la Sezione si mostra appagata de'suoi teo- remi, osservando il Presidente come la nalura anco in (|ueslo caso abbia donato due famiglie di l'esci tanto fra loro distanti, come so- no i lldjiilì e i Plcuruin'Ctidi, di un organo così acconcio alle abi- tudini loro. Il Presidente fa lettura della impromessa lettera dell' Oken da Zurigo, della quale cpii vengono registrali i passi piìi interessanti. Osserva quel fondatore dei Congressi, che se non molti furono i lavo- ri della Sezione di Zoologia nel Congresso di Padova, la slessa scar- sità osservasi anche negli altri paesi, e non deve considerarsi come particolare all'Italia. Partecipa che il sig. Ki)lliker ha rccenlemenle scoperto \\p\\ .lnij)liiv.cis, di cui pescò centinaia di esemjilari in Na- poli, una narice microscopica, la quale fa si che all'animale possa assegnarsi nel sistema ordinaria sede. Ricorda che MiiUer fu dopo Ralhke quello che meglio fece conoscere l'anatomia di quel pesce, e che trovò bens'i due occhi allo stalo rudimentale, ma non isco- perse narice né organo auditivo. Aggiunge pure potersi rilenere neir liiip/iio.ris Y esistenza di un cervello, argomentala da cpiella del nervo trigemino che in esso riscontrasi, .\iinuncia (piindi il ri- torno del sig. Tschndi dall' America meridionale, ove non gli venne fatto di rinvenire alcun SdliinKiiidride. Scendendo a ])ailai'e della Iconografia della Fauna Italica del Principe Boiiaparle,l Oken fa se- guire varie considerazioni sul rango assegnalo nel sistema ad alcuni animali, e j)rincipiando dai Pesci, osserva di non aver ancora sapulo ben determinarsi sul posto in cui collocare i .yeA/c/;// dal nona|iarle messi in capo alla lista; ed accenna le successive sue dubbiezze in proposilo, derivanti da un lato dal non sapersi decidere a slaccarli dalle Lamprede, e dall'altro dalla persuasione in cui si trova che i — 4i5 — Pesci al)dotniiiali, e fra (|iiesti gli Esoci, sieno i superiori Ira (incili a sflielelru osseo. Tale (.lit'ficollà trovasi poi dal prof. Okeii tanto luag- gioi'c per lui, atteso il metodo die egli ha adottato del parallelismo delle classi fra loro, e coi sistemi anatomici. Persiste l'Oken a ritenere che i 67/r/('//// ahhiano a costituire im sol ordine coi lialiachii, ed a riguardai-e i Crocodilì quali rappre- sentanti dei Mammiferi, gli Pterodattili degli Uccelli, i Gekonidi dei Rettili, e gì' /]iitliecits, Hyra.r, e Psilo- dactflus. Vorrebbe i Galeopiteci uniti jiiutlosto ai Marsupiali, pel ca- rattere dei denti molari triangolari, non trovando egli di poterli lasciare Ira ì I.crnurini, per aver l'orbila incompleta, mentre per il carattere opposto dice appunto avervi riuniti gli Psilodattili. Quanto all' Hyrax lo vorrebbe piuttosto ravvicinato ai Mursu- piali jier la somiglianza dei suoi denti con quelli del If'ombat, non sapendo decidersi a lasciarlo tra i Pacliidcnni. Il prof. Savi non può astenei'si dal maravigliare maggiormente, in vedere i Rali'achii riuniti in un ordine colle Testuggini ; né la me- raviglia in lui si attenua per (pianto il Presidente si sforzi a dire che senz' altro 1' Oken avrà dato un esorbitante peso ad alcune somi- glianze nel modo di respirare di questi anche per lui distintissimi animali, né vuol valutare l'apparenza di Rospo che prendono alcune Testuggini fluviatili, uè la sorte di guscio lestudinesco che assume — /,iG — un genere della famiglia dei Rospi. Non ammelle il Principe col- roken gli stretti rajiporli fra i Se/ac/iiied ì Cicìd.Ktonii, che prosegue a riguardare gli uni come i più peifelli, gli allri come i più impei- fetli dei l'esci. Auuuetle però 1 elevatezza nella scala degli Esocidi già da lui e da allri proclamata, ed anzi gode che la edacità di co- storo sia un anello di più per congiungerli ai Cani marini, ma sia necessario sgombrare la famiglia da tanti eterogenei indebitamente intrusivi dagli autori. Approva aneli egli la distribuzione degli esseri in serie, le quali però vede sotto un tult 'altro aspetto dell' Oken ; e si sforza a provare che niun ordine vi si presti meglio di ([nello dei Serpenti, (piando sieno studiali a dovere. Combalte energicamente l'idea dell' Oken di considerare gli Uccelli di ripa ed i Palmipedi come più elevati nella serie che noi siano i Rapaci ed i Passera- cei; e senza entrare nelle speciose rappresentanze di esso naturalista, che si potrebbero travolgere in tuli' altro modo, egli si contenta di ripetere ciò che stampava nel 1826, con tanta e si lusinghiera ap- provazione dello Swainson parecchi anni dopo, cioè che la debilità e il bisogno dei parenti nella prima età è norma della maggiore ele- vatezza nella Scala degli esseri. INon si spaventa della ineguaglianza numerica nelle divisioni che egli crede naturali, e ben lungi dal vedere la necessità di riunire i Monitremi ai Bruii, sempre più si com- piace delle divisioni in Placentaria ed Ovovivipara. INiuno è oggi- mai che sostenga collegarsi l' infimo di una Classe superiore col ])rimo della susseguente, onde in questo senso ii ammesso da tulli il l'arallelismo delle serie di animali, su di che il Presidente riman- da a vari cenni nei suoi scritti. Né lo stesso Presidente né il pro- fessor Savi possono comprendere, e molto meno ammettere, l'avvi- cinamento dei Galeofìileci e dell' Hy rat coi Mursupiali ; ed il .solo j)roporlo fa stupire la intera Sezione, che pen'i si unisce al Presi- dente nel ringraziare il sommo naturalista, il quale anclie in ci() che pu(> sembi-are aberrazione ha fatto moslra del suo vastissimo ingegno, e ha dato si dilettevole ed interessante materia alle discus- sioni zoologiche. Il cav. .Schmid, riprendendo l'argomento sull'origine dei Cani, sostiene che la differenza della voce Ira i (^ani domestici, e gli ani- mali selvatici cui somigliano, citala dal prof. Savi, non può servire di pi'ova della loro diversa origine. Accenna che il Canis borealis ed altri somiglianti affatto al Lupo di quei paesi, conservano la voce - 4-7 - del Lupo, e non al)baiano giammai. Di più asserisce che una fcmiiia del Ciiiiìs /(ii;;o/>ii.t delle regioni artiche d' America somifjliaiile pre- cisaiiR'iile alla \ Olpe di (pici liuìglii, e com'essa mula, piiilata in In^'liiltcna figliò, ed il piccolo apprese dagli altri ad ahhaiare. In (ine considorandii le divei-silà di (\iiii.\- Itorcdlis, ilukunensis, e la- i^opus, dei (|uali mostra alla Sezione i disegni, conclude che essi pro- vengano non da un solo tipo originale, come opina il prof. Savi, ma da più ti])i. 11 prof. Savi, riconosciuta l'importanza del fatto riportato dal cav. Schmid intorno alla voce ac<|uistata dal ('tiii/'s /uì;o/)iis nato in Euroj)a, conviene che ne rimanga diminuita l' importanza dell' ar- gomento da lui usato nel distinguere il Cane domestico dal Cnnis lu/ms. Ver altro ({uanluncpie si convenga che questi, ed altri fatti citati dal signore Schmid, rendano meno intricata la questione, pure non crede che essi possano risolverla ; tanto più che egli è di parere, che varie delle razze dei Cani da' zoologi considerate come specie selvagge non sieno i-ealmente clie Cani domestici in quelle regioni inselvatichiti. Il doti. I\iboli è di parere che a rischiarar la questione gioverà veder pubblicalo il fascicolo dell'Osteologia com- parata del Blainville, ove si ragiona dei Cani. E sciolta r adunanza. Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte // Segretario Dott. T. RinoLi A D 1 1\ A N Z A DEL GIORNO 27 SETTEMBRE .flLpprovato il processo vcrl)ale dell' anlccedenle adunanza, il ca- valiere Schmid pone in mano del l'residenle 1' estratto da esso lui fallo, per servire a'desiderj della Sezione, di una Memoria in tede- sco mandala al Presidenle stesso dal sig. Pielruski di Podhorodu in Galizia, ossia Polonia Austriaca, sulla propagazione dell' Ursus ar- clos, con la descrizione delle qualtro sorte di Orsi che si trovano in della regione. Ed il Presidente medesimo ne fa lettura. L' autore comincia col far vedere quanto sia aumentato nei tempi moderni lo studio della Storia Naturale, e quanto siansi mol- tiplicati i naturalisti in tutte le classi della Società. Fa vedere ([uanto dobbiamo esser grati a tanti uomini illustri, che per amore della scienza, e per beneficare e rendere più felici gli altri, fanno coscien- ziosamente i saciifìzi pili grandi. Alcuni lasciano i loro paesi e pa- renti per viaggiare nelle parli più remole del mondo esponendosi a lutti gli effetti disastrosi di un clima cattivo, ad oggetto di rac- cogliere piante, animali, e minerali che possono essere utili alle scienze ed alle arti. Altri sacrificano le proprie sostanze e perfino la vita per contribuire alla grande opera del progresso intellettuale dell' uomo, ec. ec. L'autore, dalla prima gioventù passionatissimo per lo studio della Storia Naturale, dopo mille difficoltà pervenne a potersi occu- pare esclusivamente dello studio dei costiuni ed abitudini degli Ani- mali del suo paese. Ivi per fare osservazioni esatte 1' autore ha in- cominciato a raccogliere molti animali vivi, li ha collocati in luoghi adattati ai loro bisogni, e li ha fatti e li fa vivere, per quanto è pos- sibile, in una maniera simile a (piella della loio libeilà. — 419 — Dopo aver dati) una descrizione dettagliata del suo serraglio, consistente in un grande numero di l'ccclli. Quadrupedi e Rettili tutti vivi, l'autoie arriva ali Oggetto |)rinri|>ale della Memoria: r l'nus tirctos. Il locale dove sono collocati i tre individui die possiede è una casa divisa in tre stanze; (juclla di mezzo contiene il maschio, stan- dosi le feminc in ((uelle de' lati, nelle (piali può farsi trapassare il mascliio, mediante due porticelle ne' muri divisorj. Il mascliio è di anni !i, la sua misura dal naso sino alla coda di - |)iedi. Luna delle l'emine lia ti anni, 1' altia :") ; di misura ambedue di 5 piedi e mezzo. L'autore, per dare un saggio della gran diversità di opinione fra molti naturalisti die hanno trattalo della propagazione dell' Oi-so, cita alcuni ili loro, dicendo « Mi aveva sempre sorj)reso la discor- danza che regna nelle opere di Storia Naturale relativamente alla pro|)agazioiìe dell'Orso ".Linneo dice nel Sjst. \at. rol.l,p. 279. « La copulazione ha luogo alla fine del mese di ottobre: la femina |)()i ta 1 1 2 giorni, produce 4 piccoli, li allatta con 4 mammelle ec.ec. » Wildielm però dice nelle sue conversazioni sulla Storia Nat. Voi. /, f). 4]>arirono molto gonfiate. La copulazione si consumò pai'eccliie \olte, e fu ripetuta spessissimo durante il mese di maggio. Nel giu- gno la femina non ammise più il mascliio, e cominciò a dar tutti i segni di una gravidanza vera. 11 mese di gennaio e febbraio mette- va però fine alle sjìcranze dell'autore, pcrcbè la femina non ven- ne al parto. Nel maggio 1842 la copulazione si rinnovava, reiterandosi in tutto il mese. Da ipiell'epoca i segni d' indisposizione si moltiplica- rono; l'Orsa mangiò poco, diventò magra, e succliiava sempre i suoi piedi. Nel luglio mangiava più, ballava di mollo, e bencbè i capezzoli delie mammelle non fossero pronunziati, si faceva vedere una sjìecie di colostro nelle mammelle. INell' agosto bencbè magrissi- ma ballava altrettanto die prima, e mangiava con grande appetito. Nel settembre il colostro nelle mammelle era molto aumentato ; gli ocelli (sporgenti mollo ì avevano il fondo rossissimo. Rifiutava la bevanda fredda, mangiava di molto, e ballava continuamente. Nel- r ottobre il basso ventre si gonfiava, e diveniva più pendente. Nel novembre tutto era nel medesimo stato, nessun cambiamento nei capezzoli delle mammelle ec.ec. Dopo sei mesi nessun indizio certo di gravidanza. Nel dicembre cominciò a fuggire il cibo, e di fatto dal 1 dicembre fino al primo di gennaio non mangiò la minima cosa, né jiur tra quelle clie ama- va di molto negli altri tempi, p. e. latte, miele, zuccbero. I capezzoli delle mammelle diventarono durante questo mese pronunziatissimi, ed il basso ventre assai crebbe, mentre l'animale mollo men del- l'ordinario dilettossi del ballo. Nel gennaio non mangiava ancora, e giaceasi <|uasi continuamente per terra. Nell'ottavo giorno si osser- varono le parti genitali molto distese, e si separava un licpiido so- migliante precisamente a quello clie si vede nelle Vacclie ])rima di partorire. Wtì di gennaio die in luce due piccoli, i quali avevano 6 pollici di liingbezza, colore grigio argentato con una collana bianca, pelo setoloso; ed erano ciecbi. Durante i primi i5 giorni la madre — /Ì2I — • non (lipartivasi da essi mai, né inen per l)ere. Allora incominciò a preiuicie un j)o'(li latte. 1 piccoli slctlero ciechi nelle prime qiiat- lii> settimane; dopo due mesi cominciarono a caminare ; e ([uasi come cani accompagnarono l'autore alle sue passeggiate ec. ec. In seguito delle sue osservazioni conclude. I " Che il tempo del calore degli Orsi nell' Europa media non sia, come venne finora asserito, in agosto, in settembre, né in ottobre, ma nel mese di maggio. ■1." Che la gestazione n(jn dura, come già si credeva, f\ n 6 mesi, ma 8 mesi e mezzo. 3." Che i |)iocoli non nascono nell'aprile o maggio, ma d'in- verno, entro il mese di gennaif). Protesta poi l'autore contro (j uè' zoologi moderni, i quali so- stengono che tutti gli Orsi di Europa siano identici, e crede poter provare che le quattro sorli di Galizia sieno bastantemente diverse [)cr farne almeno quattro sottospecie. I . ' Orso color tabacco nerastro Il cranio poco convesso; lo spazio fra le orecchie piccolo; le orecchie lunghe; il nuiso appuntato; i denti tanto nella gioventù (pianto nella vecchiezza giallastri. Il maschio adulto è lungo 6 piedi e mezzo; la l'emina 6. Nell'età di tre ainii è di color tabacco nerastro; (piando invecchia è più chiaro ; il suo pelo è delicato, e j)iìi corto che nelle altre specie. .\bita i più alti monti Carpati Galiziani, specialmente le Potoiii- nen della Provincia di .Siryi. l'ascesi di vegetabili sino all'età di 6 anni; (piindi di animali a sangue caldo, specialmente pecore, capre, ed anche buoi e cavalli. Vive in monogamia. Nel maggio entra in calore che dura circa tutto il mese. La gestazione della femiiia prolungasi 8 mesi e mezzo. 1.' Orso argi-Ntato Il cranio molto convesso; lo spazio fra gli orecchi molto largo; gli orecchi corti ; il muso grosso e rivolto ali insù ; denti bianchi. Di statura è minore del primo, ma più tarchiato e robusto. Il colore nel primo anno grigio cupo, nel terzo e quarto grigio argentato, e nella veccliiez/.a giallastro. Pelo grosso e lungo. Abita nelle foreste delie pianure della Galizia. — ^-ì-l — Maiijjia sempre vegetabili; propagasi come 1' anlecedente, ed è il solo ili Galizia che succhi i suoi piedi. 3." Orso piccolo Cranio sferico; orecchi medj ; muso appuntalo e coiio ; denti bianchi; lungo 5 piedi; colore grigio cupo; pelo mollo lungo. Abita nelle montagne. Mangia vegelahiii ; |)iii facile a dntnesli- carsi che gli altri. 4." Orso coi.on ni \olpe Crani») mollo schiacciato; nuiso molto lungo; orecchie lunghis- sime; denti gialli. È il più grande di tutti, misurando 7 piedi; di colore è tabacco chiaro, ma pi'ivo de' riflessi dorati che distinguono l'Orso dei Pirenei. Abita 1 l ngheria e la Polonia, ^el resto è come l'antecedente. Suscita la Memoria una discussione fra parecchi membri della .Sezione; ed il prof. Savi coglie questa occasione per fare interes- santi rilievi, non senza muover dubbio sul digiuno nell'uhinia epoca della gestazione; e fermasi specialmente sul cangiamento di i-egime della prima razza, che mangia prima vegetabili e rpiindi animali. Si ricorre a' lumi della Patologia, e si parla della ibernazione degli animali in genere. 11 doti. Chiappelli vuol che s' intenda non rite- nersi da lui al'fatlo strano il fatto dell'Orsa pregnante, che rimase sonnolenta e digiuna tutto il dicembre ; sapendosi clie gli Orsi sono semi-ibernanti, e che vivono alcuna parte del maggioi' freddo senza alimento, immersi nel sonno più o meno profondo. Invitato dal Presidente il sig. cav. Schmid a leggere una Memo- ria che già promise sul parasitismo di una specie di Diptero, Y au- tore prega il cav. Bassi di leggerla; ed eccone il sunto. Nota il sig. Schmid che alla metà dello scorso luglio avendo se- guito le operazioni di uno Sphe.v spirife.r, che erasi accinto a co- struire il nido in una sua camera, trovò impiegare (juesli circa 18 ore per la costruzione e 1' approvigionamento d'un nido composto di Ire celle, compile le quali vi recò da 7 ad 8 ragni jier ciascuna, più tramortiti che vivi, destinati a pascolo della prole nascitura, chiudendo poscia con limo le celle stesse. Aperto il nido alla do- mane del compimento della terza cella, il sig. Schmid vi rinvenne in ciascuna di esse da 7 a 10 Larve apode e biancastre, di varia gran- — 4*3 — de/./.a, aderenti \)cv ima delle loro esli'eiiiitìi al corpo de' Kagiii ; al- cuni de' quali erano conletnjìoraneanienlc assalili da tre o (juattro di esse. (Continuala l'osservazione di codeste Larve sino al principio di agosto, e vedutone il successivo incremento a spese dei Ragni che venivano ridotti alla semplice spoglia, nota il sig. Schmid che a <|ueirepoca incominciarono a trasformarsi in Crisalide, e che pel io di quel mese tutte le Larve eransi ridotte a quello slato, a quello cioè d'un corpo ovifoi'me privo di (pialsiasi esterno indizio di membra, e somigliante affatto alle Mnfe di molli Ditteri. Dopo uno spazio di altri dieci giorni osservò il sig. Schmid svihiiìparsi l'Insetto per- fetto, che trovò essere in fatti un Dittero appartenente al genere 7'ti- clìiiKi. l'assa quindi il sig. Schmid ad investigare in (piai tempo jiossa la Tticliiiui aver deposto le uo\a sui Kagni, ed anunetlendo la pos- sibilità che il Dittero possa essersi introdotto nelle due prime celle di notte tempo mentre stavano tuttora aperte ed egli avevane so- spesa la sorveglianza, la esclude affatto riguardo alla terza cella che egli di continuo sorvegliò sino al momento in cui venne dallo Sj>he.r del tutto chiusa. Ritiene (juindi che le uova fosser già sul Ragno de|)oste prima che ijuesto \enisse predato dall' Imenottero; e ciò a tanto maggior ragione che altrimenti non saprebbe spiegare come dopo sole ventir|uattro ore possano esservisi trovate Larve svilup- pate non solo, ma di età indubitatamente diversa, non trovando a|)- plicabili al caso attuale le osservazioni registrale da Lepelletier de Saint l'"argeau sulla deposizione delle uova delle Tiic/iiiiùli. Cita poscia il sig. Sclimid le osservazioni fatte sui costumi, di co- desti Ditteri da Leone Dufour, \'on W'inlheim, Curtis, e Desvoid\, tutte tendenti a confermare la probabilità delia propria opinione. Crede poi che lo Splie.r attacchi di preferenza quei Ragni, che per essere già infestati dal Dittero parassita possono opporgli meno fa- cile resistenza, tanto piìi che altrimenti non sembrerebbegli che r hnenottero potesse compire in si breve spazio di tempo 1" appro- vigionamento di ciascuna cella, ch'egli osservò eseguirsi nel periodo di un'ora e uà mimiti. Chiude il sig. Schmid la sua Memoria coU'annunciare come pro- babili due fatti, sui (piali egli riserhasi d'acquistar certezza col trat- to successivo, cioè : 1." Che alcune specie di Ditteri attacchino i Kagni, anche ipiando questi si trovino in pieno stato di salute. — /.a/i — a. "Che lo Sp/ie.r spirife.v scelga di preferenza per l'approvigio- namenlo del suo nido quei Ragni che trovandosi già infestali da (|iu'sli parassiti, sono per conseguenza incapaci d' oppor loi'o re- sisttM)7.a alcuna. Sorge quindi il Bassi a fare alcune riflessioni sulla Memoria del cav. Schmid, e premesse alcune notizie su (juantoegli pure ebl)e ad osservare intorno alla costruzione del nido dello S. spìrifc.r, dice non ritener nuova l'osservazione da lui stesso confermala dell' appiovi- gionamento di que'nidi fatti con soli Ragni. Non può ammettere perniilo nell'lmenotlero l'istinto di preferire i Ragni attaccali dalle Tiic/tiiw; e ritenuto come cosa di fatto che queste non siansi intro- dotte nel nido per deporvi le uova, poiché il cav. Schmid osservò il contrario, sospetta che lo Sphex li abbia bensì predali dopo che erano già infestati da quelle uova, ma senza avvedersene. Dice che la contraria supposizione è affatto inammissibile, non potendo ri- tenersi nello Sphex un istinto che lo condurrebbe necessariamente alia distruzione della propria progenie. Ciò rendesi tanto meno probabile, che allo Splie.r non mancano mezzi per paralizzare i Ra- gni da lui predati. Conchiude in fine dicendo che il fatto annuncia- to dal cav. Schmid gli riesce del tutto nuovo ed interessantissimo, ed invita 1' autore a continuare le sue osservazioni su quell' argo- mento, anco per verificare se forse la Tochinn non attacchi i Ragni e dentro e fuori dei nido dell' Imenottero, il che potrebbe venire a conferma del doppio modo di parassitismo già osservato dal mar- chese Spinola nel Sire.v gigas. Distribuiti dal Presidente a'singoli membri della Sezione gli Jlli (Iella Reale Accademia de' Filomati di Lucca inviatigli con lettera dal Segretario sig. Cesare Landucci, se n'esprimono dal medesimo i debiti ringraziamenti. Dopo di ciò l'adunanza è sciolta. Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte // Segretario Dott. T. Riboli A D l ^ A ^ Z A DEL GIORNO y.8 S K T T E M B R E >arativa degli scheletri. Duolsi non poter presentare alla Sezione un suo lavoro sojjra i co- stumi (li alcuni liuprestidi, perchè il sig. Guérin cui spediva il ma- - /r^7 - nosciitlo pei- inserirlo nel ISla^jazzcno zoologico non glie ne lia man- dali esenijìlaii, sebbene fin da gennaio scrivessegli essere sollo il tor- tiiio per j)ul)ljlicarsi Il Presidente non trascura questa occasione per eccitare gli Scien- ziati italiani a pnhlilicare i loro lavori in pati-ia piuttosto clie avven- tuiarli all'esteio, essendo il minore degl' inconvenienti (juello di cui si lagna il dott. Pecchioli. Finalmente riguardo ai A/us, non cessa di stimolare il dott. Pecchioli a mandaili in Liegi al Selys, giudice com- petenle più che altri, profittando della cortesia del sig. Omalius d' Halloj suo suocero, che onora di sua presenza il Congresso. Il dott. Felice Maria Falguera legge una sua .Memoria su/la nn- liira del j>n'iicii>ìo sensilivo, o cerebrale. Tenta egli sj)iegare i feno- meni sensorj che hanno luogo nel cerehro per mezzo di un fluido speciale, come hanno già indicato i fisiologi di ogni tempo ; il qual fluido nomina sensitivo, o cerebrale; sensitivo perchè produce le sensazioni, cerebrale per la località in cui l'isiede. Accenna la natura di esso fluido distinguendolo dall'elettrico per la proprietà più sottile che gli attribuisce, e cerca spiegare il modo in cui possa credersi che si formino le idee, e nascano gli appetiti nell uomo e negli animali, valendosi di argomenti di analogia, e di risultati di alcune sue osservazioni. Applica in fine questa ipotesi agli animali acefali, eh' egli considera ripieni del fluido sensitivo in tutta la sostanza loro ; e ricordando le indicazioni di Moreau sopra l'applicazione della Fisiologia alla Psicologia, non che quelle di Du- mas sulla formazione di una Ideologia comparata, conchiude che col mutuo concorso delle due Scienze si potrebbe coni j)orre un pili completo trattato delle facoltà intellettuali, sul (piale promette un lavoro più esteso, non indicando ora che la ' parte riguardante la Fisiologia delle sensazioni. Succede animata discussione sull'argomento, così aperto al cam- po delle ipotesi, tra il signor .\rrighi, il doti. Chiappelli, il dott. Ki- holi, il Presidente, e il cav. Schmid, i f|uali interpellano a vicenda l'autore della Memoria. Il Presidente sostiene con forza l'esistenza di un sol fluido nerveo, e la convalida con l'analogia jier non en- trare nella questione d' identità) del fluido elettrico, del quale si vol- lero veder parimente più specie. .Vi dott. Riboli, cui jiiace osservare cernie questa materia sia totahnenle ideologica, risponde il Falguera 54 — 428 — il) inaijgior dichiarazione del suo scritto, die ciò non può dirsi senza confondere le Scienze naturali con le morali ; essendo che un ideo- loj^o considera le idee come già formate, come parte ilella intelligenza, e finalmente in un modo astrailo, prescindendo da'corpi ciie inter- vengono a formarle; il fisiologo, come ognun sa, considera le idee per rapporto al meccanismo della loro formazione; e ninno potrà negare che l' ipotesi di un fluido pel cui mezzo si formino le idee sia una teoria puramente fisiologica. Il doti. Arrighi conclude che, dovendo ricorrere alla distinzione de' due fluidi, sia meglio attenersi alle note esperienze di tanti celchri fisiologi, o specialmente a quelle del ch.sig. Longet. Soggiunge il doli. Chiappelli che se dovesse am- mettersi una distinzione di fluido nerveo, sarebhe più ragionevole quella del fluido che percorre 1 nervi del senso da quello che per- corre i nervi del molo, sapendosi per le conoscenze avute fin qui, che i nervi del senso esercitano un' azione centripeta, e quelli del moto un'azione centrifuga. In proposito di che il Miiller propone a risolversi la questione, se nei nei'vi del senso oltre 1' azione centri- peta \ i esista una centrifuga, e se in quelli del molo oltre la centri- fuga n'esista una centripeta. Esso Chiappelli ha immaginato e ten- tato esperimenti per risolvere questo secondo lato della questione ; l'uno de' quali ha eseguito, proponendo l'altro come da eseguirsi. Secondo i risultati del primo si avrebbe che nei nervi del molo non esiste azione centripeta. Dice pure che si propone altri esperimenti che renderà di pubblico dritto. Il doti. Falguera fa osservare che egli non ha ( come dalla di- scussione potrebbe apparire) distinto il fluido cerebrale dal nerveo ; e riassumendo dichiara non intendere di opporsi in qualunque caso alla identità del fluido cerebrale e del fluido nerveo-; e nella sua Memoria non aver parlato del secondo, perchè si è proposto sol- tanto indicare il modo col quale possa quello prender parte alla formazione delle idee nel cerebro. Il Presidente rallegi-atosi, che occupato si bene l'ordinario tem- po delle adunanze non siagliene rimasto tanto da poter sottoporre- alla discussione un suo lavoro manoscritto su i Mammiferi, su i nettili, e su i Pesci, simile al distribuito a slampa sugli Uccelli; egli lo depositerà la dimane sullo scrittoio, non con la speranza di po- terlo discutere, ma perchè sappiasi averne fallo omaggio al Con- — 429 — gresso lucchese prima di darlo alle stampe. Scioglie in fine l' adu- nanza col dire che aspettò l' arrivo defJeologi per leggere anco ad essi una lettera di Lodovico Pasini da Schio, la di cui assenza ha prodotto gran vuoto in questo Congresso, cui assicura assistere tut- tavia con la mente; in prova di che manda ottimi consigh per gli anni avvenite, che il Presidente gode poter assicurare esser già stati eseguiti. Visto — // Presidente Carlo Principe Bonaparte // Segretario Dott. T. Riboi.i A D 1 1\ A i\ Z A DEL GIORNO 29 SETTEMBRE //)o/-rt Lanik. Gen. Gyringojtora? Divis. Il.° Animale nidulatv in una specie di polipaio, cvrneo-farci- noideo, più, o meno infarcito internamente di aghetti calcarei. Fam. II.' Cornularidi N. Gen. Cornularia Lamk. Telcsto Lamouroux. — 43i — OssKRVAzioNi « Un lai ordine che i-elativanienle al polipaio foi-- « inerebbe iiiiportanle eccezione alla Classe dei /.uoJ'Udij, d' al- « troiide naturalissima, può quasi considerarsi siccome risultato « d' una anomalia consistente nella conversione in corteccia es^er- « na di ciò che nei Zuojilarj Jituidei convertesi in asse interno. « / Tuhiporidi rappresenterebbero relativamente al polipaio una « anomalia dei CoralUdi, ì Cornularidi un' anomalia dei Gorgu- « nidi. La corteccia esterna che osservasi nei Fitoiilei verrebbe « rappresentata, ossia polrebbesi considerare come uno stato ru- « dimentario di essa la specie di veste membranosa che involge « r animale, da cui sembra trasudarsi la sostanza calcarea, o cor- « nea. l'na tal mcmbranelia è sovente sostenuta nel suo interno « specialmente alla parte inferiore, ossia è più o meno infarcita di « aghetti calcarei ( credo che a torto ne ammetta il Blainville an- <> che di silicei V. Dict. d' Hist. Nat. pag. 461 ) come meglio osser- « vasi nelle Cornularie. Ordine II. ° Zoofuarj alcionari N. (Fam. FV.* Zoofitarj sarcinoidei, o alciunari Blainv. ) Ordine IV. " Poli/ìi tubiferì Lamie. Fam. I.° Antìielidi Nardo. Gen. Anlhelia Lamk. Fam. IL" Exosidì N. Sotto famiglia I." ExosìnìN. Gen. Exos N. Sotto famiglia IP Alcionidini N. Gen. Alcionida Edw. Fam. IH.» Lobularidi N. Sotto famiglia I.' Lohulan'ni N. Gen. Lobidaria Lamk. Gen. Sympodiiini Eh rem b. Gen. Dendridiuin N. Gen. Asbeslia N. Gen. Alcinia N.? Sotto famiglia IL' Xen/ni N. Gen. Animothea Savigny. Gen. Neplea Sav. Gen. Xeiiia Sav. Fam. IV.* Briareidei Nardo Gen. Briareum Blainv. — 432 — Osservazioni « E molto naturale un lai ordine. La sostanza po- « lipirera,clie è eli natura uguale alla corteccia de'/V/wV/c/, contiene « come ([nella gran numero di corpicciuoli calcarei agliiformi. Que- « sti sono nelle AnthcUc aj)pena visibili, ed in piccolo numero. « Crescono in quantità ed in grandezza nella famiglia degli Exosidì. « ISei Lohiilaridi vedonsi ancora maggiori, sì in numero come in « grandezza, specialmente nella sotto famiglia Xciiini. I Hridieiiii « hanno la sostanza polipifera centralmente stipata in maniera da « simulare una specie di asse solido prodotto dall' insieme degli aghi « calcarei fascicolati verticalmente, l na tal famiglia forma per que- « sto carattere naturale passaggio ai l'iloidci. Le differenze nelle fa- « miglie risultano anche da caratteri spettanti all'Animale. Il genere « Exos contiene finora due specie; V .tic. e.ros Auct. Exos pnìma- « tuin Kob. e \ .Ile. stellatuni Edwards, Exo.t stellatum Nob. « Il genere Lobularia per me restringesi alla Lob. digitata, a cui « deve aggiungersi (se non è come crede Ehremberg un giovane in- « dividuo di (piestai la Lob. conoidea Lam. Forse devesi riportare « a questo genere anche la Lob. auranliacn del medesimo autore. « Tipo del mio nuovo genere Dendridiuin assolutamente distinto « dalle Loìndarie è \ .Ile. arboreiim L., Dendridium arborcum Nob., a « cui aggiungo altre due specie cioè \'.4lc. arboreumjbwuni degli au- « tori, Dendridium albuscola Nob. , e il Dendridium baculum Nob. che « ha diramazioni lunghe come bacchette, e lisce, il genere Sjmpo- « dium Ehremberg, sembrami ben distinto, e da collocarsi dopo le « Lobularie. Il mio genere Asbeslia ha per tipo 1' .ile. asbestinum « Auct., e questo forma forse una sotto famiglia per se come forse « anche il genere Dendridium Elir., .4lc. flcxibite, fldi'uriì, /labclltim, a viride di Quoy e Gaymard, vengono da me provisorianiente riuniti « sotto il nome generico Alcjnia, e riposti nella famiglia dei Lobu- « larini. Nel genere liriareum non può aver luogo la Gorgonia mol- ti lis dell'Olivi come pensa Blainville, giacché è una vera Gorgonia. « I generi ammessi dal Blainville fra gli Alcionari quali sono .41- « cjronium, Cjdonium, Pulmonellum, Mussarium, e Cliona non pos- te sono aver luogo in tal ordine per le ragioni da me esposte in al- te tro lavoro prossimo a pubblicarsi, intitolato — Riscliiarimenti e « rettificazioni ai generi, ed a qualche specie della famiglia dei Zoo- « fitarj sarcinoidci .slabilita (hd .tig. de Blainville. — 433 — Ordine IH." Fitoidei Nardo. (Oid. III." Sez. VI.' Polipi corticiferi Laiiik. Fani. II." Coralli hlaiiiv.j Divi.s. 1.' Corteccia spiculifctu — Polipi ottotentucolati. Fani. I.' Corallidi N. Gen. Coriilliuiii Lunik. l''ani. II.' I.sisidi .\. Sotto famiglia I." Melileiiii N. Gen. Meliliieii Lanik. Sotto famiglia 11. ■' Isidini N. Gen. Isix Lamk. Gen. Mopsea Lax. Fam. IH.' Gor gonidi N. Sotto famii'lia I.' Gon^onini N. Gen. Gorgvniii N. Gen. Pterogordia Eliremberg. Gen. Ennicea Lamk. Gen. Flabellum N. Gen. Plucomus N. Gen. Funiculiiia Lamk. Sotto famiglia IL' Ple.xaurini N'. Gen. Plc.vaura Lamk. Sotto famiglia III.' Muriceini N, Gen. Muri ceti Lamk. Sotto famiglia IN ." Primnoini N. Gen. Primnoa Lamk. Divis. IL" Corteccia non spiculifera, polipi a tentacoli piii o me- no di otto. Fam. IV.* Àntipatidi. Sotto famiglia I." Antipatini — Polipi a sei tentacoli. Gen. ./nt/iipal/icv VaWh^. Gen. Cirripat/ies Ulainv. Sotto famiglia li.'' Saralini — Polipi a sedici tentacoli ! . Gen. Sa^'alia N. OssERv.\zioNi « Sarebbe iialnralissimo f|iiesl' Ordine tanto rap- « porlo al numero dei tentacoli, die d'ordinario contasi negli Animali « di questa Classe, quanto rapporto alla presenza degli aghi.calcarei « nella corteccia de"l polipaio analoi^lii a ([iiclli degli ./Icionari, se « non si avesse grand' eccezione nella famiglia degli .Intipatidi. Fa « meraviglia come sia sfuggito all'occhio degli osservatori il bel la- « voro del Donati \ . suìV .tnfi/iate dell' .\driatico Gorgania sai'oglia « (Bcrtoloni) inserito nel primo volume del Giornale di Grisellino, « ove vedesi esattamente descritto e figurato 1' animale con i suoi — 434 — « sedici tentacoli. Non v' ha dubbio che una tale specie debliasi di- " stinguere dal genere Anthipatìies. Costituisce anzi a mio credere " una sotto faniitjlia, come nKìstrerò in j)iù esteso lavoro relali\o ai • caratteri distintivi delle famiglie dei /.oojitaij. (ili Animali delle • Antipaii propriamente dette, secondo Gray ed aitii, hanno soltanto ■ sei tentacoli ; oltre ciò la corteccia in queste è più corrosa, e ca- •- duca facilmente, e vi ha pur differenza nella struttura dell'asse " interno. Semi)ranii naturale la famiglia dei Gorgonidi, come pure • sembrami di qualche valore la distinzione delle quattro sotto fa- - miglie, le(iuali attesa la grande differenza dell'esterna corteccia, " e del ninnerò, grandezza, disposizione e forma degli aghi calcarei, ■ debbono presentare importanti differenze anche nella caratteristi- " ca deir.\nimale, che è desiderabile sia meglio fatto conoscere ; for- « sechè il numero dei tentacoli non sia eguale in tutte le sotto fami- ■' glie. I Generi Fliiòelliiin, e P/aconiiis da me proposti hanno per " tipo il primo la G. flabcllum Aucl. ed altre specie, il secondo •■ la G. pldcomus degli autori, e due altre nuove specie, una delle " quali Adriatica. « Nei Gorgonini gli aghetti calcarei della corteccia ijon disco- " pronsi ad occhio nudo come osservai avvenire nelle Antheìie. Nei « Plexnurini divengono più appaienti come negli E.vosini. Nei Mii- '< riceini sono tanto grandi che distinguonsi ad occhio nudo come « avviene nei Xeniiti. I Primitoiiti diversificano per la grandezza, e ■< per la forma squamniosa che presentano. « Naturali e ben distinte sono pure le famiglie dei Curollidi e •■ degli Isididi, e y'ie maggiormente risulterà la loro importanza quan- « do con più dettaglio si conoscerà la loro caratteristica. Ordine IV." — Fani. III." Peiinatulari Blainx. Fam. l." B rane /lios tomi calamidi Latraille. Ord. V.° Polipi natantes Lamk, escluso il gen. Encrinus. Ord. XVI." Penna- marince Schweigger. Fam. I.' Umhellularidi. Gets . Umbellularia Laiìì ■ Fam. II.' Pennatuhiridi. Sotto famiglia I.' Pennalularini. Gen. Pcnnatula Lam. e-\ p. Gen. Penna N. Sotto famiglia II. ° lirgularini. Gen. Virgiliana Lamk. — 435 — Fani. IH." Piwonaridi. Sotto famiglia I." Pm'onnrini. Gen. P(H'oìuiria Ciiv. Gen. Scirpearìa Cuv. lo famiglia II.' Verretlilini. Gè», f'eretilliuii Cuv. GErr. Revita Lamk. Osservazioni « La distribuzione di quest'ordine naturalissimo « è presso a poco quale venne proposta dallo Schweigger. Dettàgli « caratteristici maggiori mostreranno l' importanza rappresentativa « delle famiglie e sotto famiglie. Semlji'ami dover distinguere gcne- « ricamente le Pennatulae grisea e spinosa, dalla phospliorica e « dalla rubili. I,e due prime hanno l'asse rotondo, le altre due «pia- ce drangoiare. Dislingnonsi anciie per altri iuij)ortanti caiatteri tanto « esterni quanto interni sj)ecialmcnte relativi alla disj)osizione delle « ovaie, come mostrò il Delle Ghiaie. Lasciando il nome generico « PennatulnAWe f.\>ec\e jrrisea e .i/j/how/, crederei potersi distinguere « col nome generico I'ennv le altre due cioè ÌAphospiiurica e la rubra. NUOVA SPECIE VIVENTE DI DlCTICHOPORA D. CINNABARINA Nardo « Predisse il Lamarck stabilendo il di lui genere Dictic/topora « che alla sola specie allora conosciuta Mill. violacea Pallas, altre « se ne aggiungerebbero in seguito. Passarono molti anni prima che « si verificasse un tale vaticinio, finche nel i8'3t circa M. Aliclielin « ne scopri una seconda specie allo stato fossile nel calcare gros- « sr>lano inferiore dei contorni di Chaumont. Ora ho la compiacenza « di poterne annunciare altra specie vivente distinta molto bene « dalle precedenti, la quale per quanto giunse a mia cognizione è « proveniente dal mar Rosso, né so che siasi da altri mai fatta co- « noscerc. Distinguesi dalla fi. vioìticea ])ercliè mantiensi entro di- « mensioni minori; j)ei' essere di un bel colore di cinabro in modo « da sinndare un piccolo corallo. Tal colore è proprio di tutta la « spessezza del polipaio come osservasi nella /). fiobicea.Soni) nella « nuova sjìecie maggiormente sottili ed intricale le dirantazioni. Le « estremità dei rami, invececbè piuttosto ingrossate, moslransi ten- « denti all'acuto, e lungi dall'essere del medesimo colore del re- « stante del polipaio sono più biancastre. Le verruche non sono « slelliformi come spesso osseivasi nella /). fio/area, ma giannlose a — /iSG — « gianeili (jiiasi ugnali, rotondi, grosselli, aggruppali in buon nu- « mero alla superficie dei rami minori. Una sola serie di pori niar- « ginali longitudinalmente seriali riscontrasi nella nuova specie, « mentre l'altra vivente ne lia tre, di cui quelli della serie media « sono maggiori. Gli esjiosti caratteri sono bastanti a distinguere « le due specie viventi; riserbo ad altro lavoro dettagli maggiori. « La .1/. rosaccd Pallas, non sarebbe forse una s|)ecie di Dicticlio- « pora prossima a ([uella da me descritta? Mi sorge un tal sospetto « osservando la figura, bencbè non mollo esalta, clie rappresenta « l'Esper nella di lui tavola XXXVF. Cliiarisca clii può un colai « dubbio, e giudicbi sulla novità della specie di cui lio esibila la « descrizione. G. D. Nardo Il Naido promette in fine mandare al futuro Congresso di Milano una sua nuova Classificazione degli SjHìiigiarj , distesa dietro le stesse norme, nella quale ai tre ordini prima stabiliti (Corneospoit- i(e, Sicilispotige, e Ciilcisponge) aggiunse i nuovi ordini dei Curneo- silici-s/'onge, e dei Corneo-cnìci-sponge ; lavoro clie non potè mandar compilo al Congresso, come avria voluto, insiem con altri d' Ittiolo- gia. Le famiglie degli Spongiarj finora gli giungono a quindici, ed i generi a trenta. Segue il rapporto del soprallodalo Porro sulla lettera del Risso, della quale si fece menzione fin dalle prime sedute. « Affidatomi da voi l' incarico di estrarre da una lettera di pri- o vaia corrispondenza del prof. Risso al Principe di Canino quanto « poteva importare agli studi di nostra Sezione, e formandone il « soggetto una nota di Cefalopodi così viventi, che fossili, e pelre- « fatti, che a quell'indefesso zoologo avvenne di osservare presso « le patrie coste Nizzarde dal 1827 al Sg, venni nel pensiero che « il meglio che per me si poteva sarebbe slato di fondere quella « coH'allra illustra/ione dei luoghi pressoché eguali, presentataci al « terzo Congresso Torinese dal sig. Verany sotto forma di tavola « metodica illustrata da eleganti disegni, la quale per unanime voto « della Sezione fregia il volume di quegli Atti. « Ma [)er (piesla fusione esigevasi la possibile conqinrazione di « quei tlue documenti. Ora sì nell'una che nell' altra illustrazione « adottasi un ordine diverso di sistema - 437 — « Così neir una die nell' altra i nomi dei generi e delle specie « sono a qnaiili) |)iin Ira vedersi spesso diversi por sinonimia. fJiovò « in parie a stahiiiiia la tavola del sij,'. \'erany;eyli sareljhe slato a « desiderarsi che il j)rof. l\isso nmi si fosse limitato ad una nuda « nomenclatura. « Costretto da (|uesti ostacoli, e dalla povertà delle mie co- « ^ni/ioni nel soggetto, e dal difetto delle mie note e libri, e vo- « lendo pure mostrarvi il mio buon volere, mi ridussi a porre « di fronte 1' una e 1' alti-a nota in modo che ne emergano gli « accordi e le dissonanze, lasciando che si possa col tempo e col « sussidio dei me/zi verificare se tali dissonanze sieno nominali a od essenziali. « A non compromellerini nel diflicile labirinto delle sinonimie « generiche sjiinsi lo scru[)olo (ino a scomporre ambedue le orfli- « nazioni sislematiche, mettendo i generi nell' artificialissimo or- ci dine alfabetico. « Uitengo questa mia redazione come un semplice atto rappor- « tante fedelmente i risultati di studio di due benemeriti, i quali « iniziarono, si può ben dire, lo studio dei prodotti della bellissima « patria loro, e la portarono avanti così, da attirarvi l'attenzione di « molti tra i dotti stranieri di tal fatta, che in molle jiarli di Zoolo- « già poche contrade di Europa possono pretendere di essere uguai- « mente conosciute. « E qui permettetemi che giovandomi dell occasione io vi ri- « cordi come ora sono pochi anni eravamo costretti, per difetto « di valevoli patrie illustrazioni, a studiare e determinare le cose « nostre italiane sui lavori fatti da altre persone in altri paesi, « conseguendone facili e ripetuti abbagli ; ed ora tpiasi in ogni « parte della Zoologia, o possiamo dirci emancipati o siamo pros- « simi ad esserlo. C. Porro NOTA COMPARATIVA DELLE SPECIE DI CEFALOPODI OSSERVATI SCLLE COSTE DEI MAni ni NI7,7.\ E GENOVA n\i siCNoni vrniNv e nissn .) (i 7 8 <) IO II 12 ir. n 15 IG 17 18 19 •20 21 22 25 21 2.-) 2(! 27 28 20 50 51 32 55 5'1 55 5G 57 58 59 '10 'Il !i2 45 l'I '15 ne M '18 m 50 51 V r. il A m V I Arqonayiia arfjo, Fer. 2 Crancliia Biinelllnna, Fer. 5 Kliìdon Aldiovaiidi, Dcllf Cli li » Genei, Vcnuiv 5 » inoscliata, Drik' Cli. (i LoLico vulgaris, Delle Cli. 7 » todaiiis, Delle CI). 8 » satinata, Delle Cli. 9 » subulata, Delle CU. 10 » Berthcloti, Delle Ch 1 1 >i coiiuleti, Verany 12 » niarmorae, Verany 15 LoUgopsis Verany, Fer. I 'I Octopus vulgaris, Delle Ch. 15 » saluti!, Verany Ili » ujacropus. Delle Ch. 17 » vclifer, Fer. 18 » carenae, Fer. 19 » catenulatus, Fer. 20 Onycholculhis Lichtensteini, F 21 Sepia officinalis, Delle Ch. 22 Sepicla Rouileleti, Cuv. 23 » niacrosoma. Delle Ch. ■t I » «t o 1 Atrgonauta argo, L. 2 » minor, Gualtieri 5 » aster. Risso 'I » ratis. Risso 5 lielemniles lalns, lìlainv. G » suhsiileatns. Risso 7 » siilìi'iisirormis, Rasp. 8 » tuliereolalus, Risso 9 Eledona Aldrovandi, Delle Ch. 10 » inoschata, auct. 11 » ambrosiaca. Risso 12 Liluitex nodulosus, Risso 15 Loligo vulgaris, auct. 14 « (sagitlatus) todarus, Delle Ch 15 » >i iuaxiinus,Scl)a — .... ( secondo il tableau — di Verany ). 16 » sagittata, Lam. 17 )i fuscus. Risso 18 » parvus, Rondclet 19 )> urceolatus, Risso 20 » Rozeti, Risso. 21 LoUgopsis pcrlatus, Risso 22 Lolimnites meridionalis. Risso 23 Ocythoe mezzaro. Risso 24 Octopus vulgaris, auct. 25 Sepia italica ! ! Risso 2G - . - 27 28 29 50 51 52 55 tuberculatus. Risso trilenfaculatus. Risso rulus, Risso niger, Risso niacropus, Risso cocco. Risso violaceus. Risso pilosus. Risso 54 Oiiìirìiolntlìii.i haniatus, Risso 35 Sejiin oflieinalis, L. 5G Scpiola Rdudeli'ti, Lani. 57 » niaeroSDina, Delle Ch. 38 >> elega ns. Risso 59 Spirolina silicata, Risso 40 'J'elrnpoiliis carilides. Risso - 439 - Il tiolt. Filippo Pacini di Pistoia lefjge una \ot(i relativa ad alcune sue nuove osservazioni sopra i C'orj)uscu/i da essn scoperti nel cor[)o umano; quali osservazioni furono motivale dalla lettera del cliiaris- simo prof. Henle di Zurigo a Sua Eccellenza il Principe di Canino, clie su tal suhiello fu comunicata alla Sezione nella adunanza del dì ai settembre. 11 dott. Pacini comincia dal fare osservare come non essendo stato presente alla comunicazione che fu fatta della lettera del pro- fessore Henle dal sig. Presidente, ne fu reso partecipe dipoi dalla bontà e gentilezza del Presidente medesimo, per il clie si projiose allora di ripetere le osservazioni dei signori prof. Henle e dott. Kol- liker sopra i nuovi fatti dal primo annunziali. Ma prima di dai' conto delle sue osservazioni vuol rendere pubjjlicamente un segnalato tributo di grazie al sig. prof. Henle ed al sig. doti. KòUiker, per avere essi, il primo in special modo, degnato di prendere sotto la tutela della propria autorità un nuovo fatto anatomico, che per quanto contrastato o did)itato da molti, non era men vero che il dott. l'a- cini già da dodici anni si fosse acquistalo. Ed a questa occasione rende pui>!)liclie gia/.ic ancora al Congresso pisano che in questa Sezione ed in quella di Medicina benignamente accolse tale scoper- ta ; alla Società medico-fisica di Firenze alla quale fu per la prima volta nel i835 presentata; ed al sig. doli. L. Guarini di Milano che nel 1841 si die cura diffonderla col farla conoscere nel voi. 97 degli .■Iniuili Unwersali di Medicina di Oniodei e Cdidcrini. Dopo di che il dott. Pacini dando conto dei resultali di queste sue nuove osservazioni fa sentire quanto sia sodisfatto di aver po- tuto ottenci'c, j)er cpianto gli ha permesso il jjreve spazio di due giorni di osservazioni, i principali resultati dal prof. Henle annun- ziali, né di altro è dispiacente se non che di non aver potuto com-. pletamente venire in chiaro sopra alcune particolarità relative al punto ove termina la fii)ra nervosa dal prof. Henle scoperta. Rico- nosce adunque il doli. Pacini l'esistenza di una unica fibra nervosa elementare appartenente a ciascun coi-puscolo, la quale dice esser meglio visibile nei corjiuscoli del gatto, per la maggioi- trasparenza che in questo animale presentano; onde è che per vederla nell'uomo ha dovuto il doli. Pacini trattare (piei corpuscoli con l'acido ace- tico, essendo nell' uomo troppo moltiplicati gli strati capsulari di cui sono essi formali. — /,4o — La (il)ra nervosa elementare, secondo le osservazioni del dottore Pacini percorrendo mila la lunghezza del //^///ci*/» ( i) s'introdur- rebbe nel corpuscolo, ove egli l' iia seguita (ino all' a|)ice del /v«//^«- ptmcnto conico. i\v\ funicolo nella csticiiiità centrale del corpuscolo nicdcsiiiio. In (pieslo tragitto non gli è sembrato che la fibra nervosa cangi natura, onde egli spiegherebbe le conti'arie espressioni del sig. prof. Henle jier una diversa accettazione di paiole. Quautfi alla forma della terminazione della fibra nervosa, differendo il punto ove Henle la fa terminare da quello fin dove l'ha seguita il dott: Pa- cini, la diffei'cnza di tal forma viene ad essere implicita colla diffe- renza del punto ove essa si verifica e perciò non valutabile a tal ri- guardo; tanto più che il doti. Pacini nel breve spazio di due giorni non ha potuto estendere a sufficienza le sue ricei'che. Per questo mo- tivo ancora non ha potuto inconti-are lutte le varietà consistenti in lina biforcazione della fibra nervosa incontrale dal prof. Henle : ben- EP (I) A maggior chiarezza delle osservazioni del pro- fessor Ilenic e di quelle del dott. Pacini poncsi qui presso una figura rappresentante un corpuscolo col suo funico- lo,e colle linee concentriche, che sono la proiezione delle capsule concentriche di cui si compone. E C. Estremila centrale del corpuscolo, vale a dire l'estremità che è rivolta verso le parti centrali del si- stema animale, in opposizione alla seguente. In questa estremità centrale vcdesi uno spazio triangolare a cui vanno a terminare nella figura le linee concentriche, il quale spazio nella Memoria del dott. Pacini è chiamato Proltingamenlo conico del funicolo. E P. Eslrcmilù periferica del corpuscolo. F F. ^'hikVo/o.Iu questa figura mancano le finissime linee longitudinali e parallele che si vedono col micro- scopio nel funicolo e nel suo prolungamento conico, e che rappresentano la proiezione dei canali concentrici di cui esso si compone, i quali poi si continuano con le capsu- le concentriche nel protungamenin conico. I. Canaletto, o cilindretto centrale, of-aui rulliiim ed il pili interno elemento capsulare del corpuscolo. ÌN IN. Fibra nervosa c/cmenfarc, scoperta dui sig. pro- fessore Henle. Essa è rappresentata come si è offerta al doli. Paeiiii sotto al mier(>sc(i|)io, che I' ha seguita fino all'estremila del prolungamento conico del funicolo nella estremità centrale del corpuscolo. — 44i — si ha trovato due fibre nervose clie iiilroducevansi unite e parallele in un corpuscolo luetlcsinio, lo quali proi»abihnente resultavano dalla biforcazione di una (ibia nervosa, prima che entrasse in quel cor- puscolo. Una varietà referibile a (juesto genere, ma di un grado mag- {^iore, fu (|uel!a clic '^W presentò un corpuscolo il cui interno conte- neva due corpuscoli minori, ciascuno di ((uesti due provvisto di una fibra nervosa; ma non potè vedere se (pieste due fibre resultavano dalla biforcazione di una terza. Ciò che rende probabile questo fat- to, secondo il dott. Paciui, è la varietà che ej;Ii disegnò nella tavola piima della sua Memoria, consistente in due corpuscoli ben distinti fra loro, che ei'ano attaccati ad un funicolo comune, il tpiale dopo lui certo tratto si biforcava. Doi^o di che il dott. Pacini conclude che tali varietà, e quelle osservate dal prof. Henle, farebbero (piasi credere che stassero a significare in differenti gradi una tendenza di quei corpuscoli e delle fibre nervose a moltiplicarsi per scissione longitudinale centripeta. .\lla lista degli animali nei quali il prof. Henle ha ritrovati que- sti corpuscoli, il dott. Paciui aggiunge il Meles, e V Erinaceus euro- jxrits, ed una s|)ecie di I.aittm e di Focit, nei (piali animali gli ha ritrovati dopo la pubblicazione della sua Memoria. Onde, secondo il dott. Pacini, potrebbesi forse assicurare che tali organi siano pro- pri della intera classe dei Mammiferi : ma egli crede che i meglio apparenti ed i più grossi siano (pielli dell'uomo; almeno in nessuna altra specie gli rinvenne cosi bene sviluppati. La lettura di questo scritto viene accompagnata dai caldi voti del dott. Pacini jierdu' non tanli a comparire la Memoria che il prof. Henle su tal subietto ha promessa, potendosi soltanto da un Anatomico così distinto as])ettare ciò che reclamava da lungo tempo la Scienza (i). Compiuta questa lettura, il prof. Savi domanda al dott. Pacini.se egli siasi accertato che la fibra da lui e dal sig. Ilenle veduta nel centro del funicolo sia nervosa, se 1' ha seguita sino al tronco nervo- so da cui dice dipendere, se ha verificata la sua slrulliira e natura, (I) Il (Ioli. Filippo Pucini ci unnuiizia la pubblicazione di-Ila Moiiioriu del prof. Ilonle e dott. Kòllikcr, che prossimamente vorrà tradotta in italiano, l'e- ber lìie Pncinifchen Kiiriìerchen nn den .Verren des .Venschenund dcr Saugelhiere. Von. J. IleNLE unii \. kÒLi.iKER. Ziirich, jK'l'l. (L' Editore) — 44.» — ed il modo di comportarsi sotto l'azione dell'acqua. Al che il doti . Pa- ciiii risponde affermativamente. Riflette allora il prof. Savi sulla sin- };(>larit;i di una libra nervosa sola ed isolata, la (piale distaccandosi da un tronco nervoso va vagando noli' organismo senza ritornare al centro nervoso, e termina in vece entro un organo particolare. Il dott. Kiboli espone alcuni generali principj anatomico-fisiolo- gici, de' (piali si serve per riconoscere, e misurare il grado, la (pia- lità e la (piantila di sviluppo fisico delle protuberanze cerebrali. INota la nomenclatura clic usa; fa conoscere il modod' instituire un esatto esame cranioscopico: come con esso si fondano, o si riconoscono i temperamenti: come essi si mutano, e si modificano precisamen- te : come cangino complessivamente le forme esteriori della persona. Per conseguenza nota che anche il capo deve modificarsi ad ogni epoca della vita, che ad ogni epoca deve marcare una superficie re- lativa, ['er il ciie aunnelle in generale principio (già da lui annun- ziato a Firenze) che la teca ossea cerebrale (ed anche cartilaginea) cangia di superficie e di forma a seconda dell' etit, e dell' esercizio, e delle malattie, e che a misura che una facoltìi si esercita e si siivorno, ma esser loro preferibili rpielle convenien- temenle inclinale; osservando bensì giovar sempre di regolare la varia direzione delle punte secondo la pai'ticolar forma degli edili- zi. Citava il prof. Taddci in esempio dell' utilità delle punte oriz- zontali (pielle die guerniscono il palazzo delle Tuilleries. Riteneva profìcue il prof. Micbelacci le situazioni diverse delle punte in or- dine alla varia direzione che possono prendere le scariche elettri- che a traverso l'atmosfera: mentre il conte Paoli escluderebbe le punte orizzontali per timore che in qualche caso scaricassero late- ralmente r elettricismo. Finalmente il prof. Pacinotti, insistendo meno sull' impf)rtanza delle varie situazioni delle punte che sul buono stato loro, riprova il sistema di quelle aggrupjiate secondo direzioni diverse con un medesimo conduttore, com' anche i conduttori orizzontali, prefe- rendo sempre buone punte isolale niunile ciascuna del respeltivo conduttore, giacché si tratta per difender le fabbriche di stabilire la comunicazione più breve e diretta tra le punte ed il suolo. Ma sog- giunge il prof. Pcrego non essere da escludersi i conduttori oriz- zontali, come quelli che servono a collegare fra loro le varie pun- te, e a distribuire la scarica a lutti i (ìli verticali. Della (|ual cosa non isconviene il prof. Pacinotti, se tali conduttori si facciano di breve lunghezza, evitando d'appressargli troppo alle parti sporgen- ti degli edifizi. Suscitava l'argomento al prof. Majocchi il pensiero d'un invito a studiare, se veramente nei parafulmini la sfera d' azione della punta abbia raggio eguale al doppio dell' altezza della spranga : e leplicavagli il proL Perego, che pei fatti a lui noli crede maggiore — 45o — (Ul ilinolaltì lo spazio difeso sugli edifizi da spranghe molto alte, e minore (piello tutelalo da sj)ranglie di picciola altezza. Mosso a siffatta improvvisa discussione il prof. Pacinotti, vor- rebbe clie si pro])onessero in ogni Congresso (piesiti fisici e niate- Miatici per trattarsi nel successivo: esj)ediente riconosciuto utile j)o colla respirazione dell'insetto, che per le molte tracli'ee esistenti ne' di lui segmenti luminosi permette il coniano dell'aria atmosferica con una sostanza sjìeciale, conte- nuta negli anelli dei medesimi. Il prof. Perego narrando d'avere anch' egli istituito esperien/.e sulle lucciole, diceva essergli sempre avvenuto di trovare che desse perdono colla vita il potere d'emetter luce : a cui il ^latteucci, poter ciò forse avvenire in qualche caso, ma che (piando non ha veduto egli ad occhio nudo risplendcrc il morto insetto, posta la sua ma- teria fra due vetri sotto un microscopio scorgeva luminosi special- mente gli Olii della medesima. Non conveniva poi il prof. Taddei che al solo contatto coli' os- sigeno sia dovuta la luce di «piclla materia, impei-occhè alcuni legni e farine ec. a contatto coli' aria assoihiscono ossigeno per restitui- re r e([iiivalente in gas acido carhonico senza però presentare la fosforescenza. A cui il Matteucci, che nella spiegazione dei feno- meni hisogna aver riguardo soprattutto alle cause conosciute, e che inoltre potrehhesi altrihuire la citala differenza d'effetti ad un mo- do particolare di essere, e di divisione della materia della lucciola. Frattanto il prof. Pacinotti riferiva inciilentalmente le esperienze di Nohili e Melloni, i quali ottennero segni di calore al termomollijìli- catore nella lenta comhustione del fosforo. E il prof. Taddei ritor- nava a concludere, che la lucciola risplende pel concorso di più cause, alcune delle quali ignote, accordando ])er altro che l'assorhi- menlo d'ossigeno e il proporzionato sviluppo di gas acido carho- nico accompagnano il fenomeno luminoso. Finalmente il Principe Luigi Ronaparte, udendo che il prof. Mat- teucci non negava ricavarsi (]ualche traccia di fosforo da una gran (|uantità di lucciole prese insieme, sehbene rispondendo questi al prof. Taddei dicesse non averne ottenute d' acido fosforico, e rite- nuto che il fosforo anche in tcnuissima quantità può emetter luce senza calore, trova grande analogia tia i fenomeni da esso presen- tati, e quello in discorso: talché domanda se sia provato chela pic- colissima (|unntit;i di fosforo esistente nella lucciola non possa ca- gionare il di lei splendore. X cui il prof. Matteucci, essere troppo piccola siffatta «juantità di fosforo per attribuirle il fenomeno, e che 57 — 452 — in molte sostanze dove ne esiste una quantità hene maggiore, come notava il prof. Taddci nella sostanza cerebrale, non si vede luce. E il Boiiaparte, potere nella lucciola esser combinalo il l'ost'on) in un modo incognito, e quindi non rimanere escluso dalla piTuluzioiie del l'eniimeno . Continuata un breve tratto ancora la discussione di tale sogget- to fra i nominati interlocutori ed alcuni altri, il Presidente racco- mandando a tutti i membri della Sezione di volere iscrivere per tempo le letture e comunicazioni che intendono di fare, onde pos- sano distribuirsi convenientemente nelle successive tornate, discio- glieva 1 adunanza. Visto — // Presidente Cav. prof. Gaetano (iiorgini Prof. G. M. L.\vAGNA ( Prof. ^ Segretari ^ Prof. ""■'*"'""' ' " -'■ Luigi Giorgi ADUXAXZA DEL GIORNO i8 SETTEMBRE -<»S««^ iicllo dal Segretario prof. Lavagna, ed approvato il processo ver- bale della precedente tornata, annunziavansi dal Segretario profes- sore Giorgi vari opuscoli inviati in dono alla Sezione dai signori, Fusinieri, .Menici e cav. Antiiiori, alcuni de' (inali pei' essere in nu- mero sufficiente si distribuirono ai membri presenti. Uno di detti opuscoli, ([nello del cav. Antinori avente per titolo — Sulla neces- sità di stabilire un regolare sistema di ossen'azioni di Fisica terre- stre e atmosferica — muoveva il Presidente a rinnovare ai fisici r invito, clie già ne' passati Congressi era loro stato diretto, di dar mano cioè ad opera di tanto momento. Eleggeva quindi in Commis- sione per siffatto oggetto i professori. Melloni, .Matteucci e .Majoc- clii, pregandoli d' associarsi ([nelle persone colle quali crederanno o[i|iortnnu di |)orsi in corrispondenza per la migliore esecuzione del- l'accennalo j)rogetto. 11 prof. .ALijocclii accettando di buon gradol'in- carico esternava il desiderio cbe la Commissione si assumesse \'o\y- bligo di formare il ricbiesto piano entro un determinato tempo, affincliè do[)o averlo diffuso colle stampe [ler tutta Italia si possa discutei'e al futuro Congresso, e trarne uno |)iìi [)crfctto ed eseguibii,,'. Dopo di ciò surse il prof. Lottini ad esporre un fatto, che sembra- vagli avere un certo ra|i[)orto con ([ualclie [ìunlo della discussione intorno alla luce della Lamjìyris italica, tenutasi nella [^recedente adunanza. Narrava dunque come molta lana sudicia già esposta al- l'umido, avvolta in balle, caricata e comj)ressa a bordo di un basti- mento, do[)o circa 20 giorni di navigazione le balle comparvero limiinose senza dare segno sensibile di svilu[)[)o di calore, e giunta la merce a Livorno trovossi tutta la lana carbonizzata, con indizi evi- dctili die l'azione avea comincialo dal centi-o di ciascuna balla. (Miicileva egli jjoscia che si nominasse una Commissione di chimici - 454 — |M'r ;iii;ili/./.arf lii^oiosaiiiriilc la niateiia luminosa (lolla lucciola, onde li'arnc cognizioni più ccrle sulla naiiiia elei renoriieni da essa presentali. Ma osservando il l'iincipe Luigi Bonaparte, che la delica- tezza e difficoltà dell' indagine ricliiedevano tempo assai lungo, Ia- cea discendere il l'rcsiili'nle nell'opinione, clic giovasse unire questo tema a quelli da proporsi nell'attuale, e trattarsi nel fuliu'o Congresso. Indi si rinnovava dal Presidente medesimo l' invito ai congre- gali di addurre nella pi'cseule adunanza (pielle osservazioni che taluno slimasse di fare, su (juanlo avca esposto nella precedente il sig. Vegni. Né alcuna essendone stata avanzata, avea la parola il professore Barsotti. Leggeva fpiesti aver j)ul)l)licalo nel corrente anno quattro Me- morie, una sulle frazioni coefficienti, e tre risguardanti la Mecca- nica analitica. In una di qiiesl ultime, concernente la determinazione del cen- tro di gravità d'un arco qualunque di alcune delle principali li- nee piane uniformemente pesanti riferite a due assi ortogonali, ha preso egli in esame non solo la reità finita, e qualsiasi arco di cir- colo e di cicloide, come ordinariamente si usa nei corsi di .Mecca- nica, ma un arco qualunque di parabola, d'ellisse, d' iperbola, di logaritmica e di catenaria omogenea. Nella seconda Memoria si è proposto d' indagare, adoprando le formole dell'ecpiilihrio dei sistemi rigidi, gli sforzi dei punti di so- stegno di una porta in equilibrio, qualunque sia il numero e la posizione loro. I ." Dimostrando, essere un tale problema affatto indeterminato se delti punti siano più di tre, mentre per due soli è desso determi- nato rispetto al calcolo degli sforzi perpendicolari all' asse di rota- zione sotto fjualunque di lui angolo coll'orizzonle : rimanendo sem- pre indeterminato per la valutazione degli sforzi paralleli a (|ueirasse. 1." Ha fatto palese un equivoco, nel quale incorse il Mascheroni nel risolvere geometricamente un tal problema, ed ha sostituito alla di lui soluzione sintetica una propria di simil genere, con la (piale è pervenuto ai risullamenli slessi ottenuti colle formole analitiche. Finalmente nella terza Memoria si è proposto di trattare ana- liticamente il problema della spranga appoggiata a due pareti, co- nosciuto sotto il nome di Prohlenid dell' e(iuililjrio della trave iiicli- nntn. Ha ricercato primamente le formole contenenti le forze che deb- — 455 — bono affile ai due capi della spranga in cquiiil)rio, mostrando: i ." Che la spranga non può essere ecpiilibrata, se il suo centro di «pravità non è nel piano condotto per le di lei estremità, e se le forze ad esso perpendicolari non si distruggono separatamente: 2.° Che come a\ viene in (|U('!!(i della porta, le otlni|)rossione a forti jìareti di ve- tro. Il prof. Taddei non escludendo l'accennata |)ossil)ilità di rottu- ra, vedeva inoltre una probabile altera/ione della qualità dell'alia da analizzarsi, nella presenza della pece clie serve alle saldature, e nella facile ossidazione del metallo pel concorso dell'umidità e dell'aria ncir interno del recipiente. Né lo rassicuravano l' inverniciatura o l'argentatura del vaso proposte dal prof. Majocchi, né la galvaniz- zazione del ferro, di cui lo vorrebbe composto il sig. \'egni; impe- roccliè teme anzi nel primo caso alterazione maggiore nei prin- cipj dell' aria pei' la pi-esenza di un'estesa superficie di vernice; e scorge negli altii una causa di più pronta ossidazione nel contatto di metalli eterogenei pel diverso stato elettrico nel (|uale si costi- tuiscono. E a tal proposito ajipunto notava il j)rof. l'erego aver sem- pre veduto prontamente ossidarsi i vasi di latta nelle saldature, al- lorcliè vi si poneva dell' acqua. Preferiva (juindi il Taddei 1' ottone alla latta, ritenendolo mollo più diflicile a ossidarsi; e di grossa la- stra di tal metallo, anche per maggiore solidità e resistenza, voleva costruito il vaso. Intanto osservava il marcliese Ridolfi, clie sì delicata esperienza (|ual è r analisi dell' aria, i cui resultati dovrebbero j)orsi a ct)n- fronto con quelli del Gay-Lussac, si dee non solo eseguire coi mezzi più S(|uisiti e rigorosi die presenta adesso la Fisica, ma è necessa- l'io evitare ogni possibile benché remota alterazione dell' aria me- desima. .\lterazione che potrebbe accadere, non tanto nella breve durata della discesa, ma ben anche e molto maggiore nel più lungo tempo in cui 1' aria avrebbe dovuto rimanere nel recipiente prima di venir sottoposta all'analisi: a meno che non si potesse travasare appena giunta a terra, come suggeriva il prof. Majocchi, in un \aso di vetro per mezzo dell' ajiparato a mercurio. Consigliava dunque il marchese Ridolii di sostituire il \etroalla latta e all'ottone; e per evitare il pericolo di rottiu-a in ima caduta, addotto tlal prof. Majocchi, proponevano i professori Mossotti e Taddei di racchiudere il vaso di vetro in una cassa di legno conte- nente materie molli e cedevoli. Prolungatasi alquanto la discussione presso a poco sulle mede- sime basi tra i sunnominati e i professori cav. Hiorgini, Lottini e conte Paoli, sembrò l'ultiino provveiliuiento il più conveniente, al- lorquando tornasse malagevole all' Areonauta il servirsi, come ulti- — 458 — mainciUe siigjjcriva il marchese KicloHì, delle comiiiii boltiglie, se- condo il metodo ])ralicato dal Gay-Lussac, le quali d'altronde avreb- bero potuto offrire un risultamenlo medio se ci si fosse raccolta aria di diverse altezze. Uavvisala tlal prof. Mossotti l' utilità di determinare a certi istanti l'altezza del globo areostatico per mezzo d'osservazioni contempo- ranee esetjuite con due teodoliti, a fine di confrontarla con cpiella determinata col barometro, il Presidente affidava a lui e al profes- sore Obici l'incarico di tali osservazioni, associandoli alla Commis- sione nominata nella precedente adunanza. Invitava eziandio, se- condo la proposta del prof. Lottini, i jìrofessori JMajocchi e Mat- teucci ad esercitare preventivamente l' Areonauta nell'uso degli apparecchi che gli verranno affidati. Il prof. Majocchi nell'avvertire come l'Orlandi dica di non ser- virsi di zavorra per dare forza ascensiva al suo globo, ma, alla ma- niera già praticata dal Zambeccari, di un altro piccolo globo pieno d'aria da rarefarsi più o meno regolando alcune apposite fiammelle sottoposte, osserva che giovereljbe fosse realmente usato un tal mezzo onde poterne provare 1' utilità. In ultimo il Presidente incarica il prof. Majocchi di porsi in re- lazione col Presidente generale direttore della pubblica istruzione, per ottenere gli strumenti già mentovati, non che di concertarsi con chi avrà la soprintendenza dello spettacolo, per impegnare 1' Areo- nauta a tenere le sue promesse. Chiudeva poi 1' adunanza coli' annunzio per la successiva tor- nata di una lettura del conte Paoli sopra alcune emanazioni delle paludi; argomento, diceva egli, di grande importanza specialmente pel territorio lucchese. Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini . f Prof. G. / Sesie tnn < „ r t * ( Prol. Lu Prof. G. M. Lavagna iGi Giorgi ADINAIVZA D i: L e I o R N o I <) s i: r t e m b r e >;5eo- -I-iello dal Segretario prof. Giorgi il verbale della passata adunanza, il t|iiale dopo alcune modificazioni richieste dai professori Majocclii e Taddei veniva approvato, leggeva il conte Paoli la relazione d' al- cune proprie osservazioni sulle ac(|ue palustri, istituite ad oggetto di verificare l'opinione da esso emessa in una nota inviata al Congresso di l'adova, venire cioè la mal"aria costituita dal gas solfido idrico, come veicolo od escipiente ai cosi detti miasmi. Si fé egli pertanto ad analizzare le acque di tre contigue paludi del Cesenatico, ove regnano febbri inlermiltenli, una delle (piali disseccasi affatto d'estate, l'altra s'asciuga soltanto in parte e ri- ceve acqua salata, mentre la terza rimane stagno d'accpia dolce in- gombro di vegetabili. Queste acque presentano al dire dell'autore i diversi stati di tutte le acipie stagnanti in generale; egli però le rac- colse in due epoche distinte, onde ottenerle nelle condizioni dovute ai due estremi di temperatura di que' climi, e dopo molte esperienze eseguite su di esse col metodo di Pasqiiier, fu portato a concludere : I ." Che esistono i solfati nelle acque palustri; nelle quali poscia coir inalzarsi della temperatura formasi il solfido idrico, con più di prestezza e d'abbondanza, quanto peggiore si è la condizione del fondo delle paludi. 2." Che siffatto gas veramente si svolge nella stagione estiva dalle acque palustri nei luoghi di mal'aria, in «piell'epoca dell'anno in cui sogliono manifestarsi le malattie d'accesso. Confortato il conte Paoli da tali risultamenti delle sue indagini nell'opinione emessa a principio sulla causa della mal' aria, termina raccomandando di praticare per quanto è possibile le colmate nei terreni palustri; riprovando il sistema di cangiarli con quel pretesto in risaie, da lui reputate non meno perniciose delle naturali paludi, 58 — 46o — lifciTiidosi all'alto a (|iiaiilo sta scrino nel libi-o ilo! prò!'. Piieciiiolli sulle Risaie d' lUi/ia. Prendeva la parola sulla precedente leltura il jii'of. Taddei, ac- cordando clic il gas idrof;cno solforato deteriori le condizioni at- niosfericlie, senza riconoscere in esso la cagione diretta della mal' aria, che ritiene prodotta da un incognito principio specifico. Imperocché, egli dice, i luoghi ove svolgesi l' indicato gas, o non sono malsani, o lo divengono solo per l'eccessiva (piunlità di cotesto fluido sì deleterio, il (piale vi genera effetti ben diversi da (juelli della mal' aria. Sostiene quindi in generale i fluidi gasosi permanenti meno nocivi dei non permanenti, venendo i primi dispersi tosto nel- I atmosfera dalle correnti aeree e dalla temj)pratura più o meno elevata di rpiesta; mentre in vece il vapore aqueo serve di veicolo a materie semi-decomposte derivanti da alcuni terreni, le (piali ren- dono in essi specialmente jiericolosa la sera, calando con quello, per la diminuita temperie, a depositarsi sulla superficie del corpo, o a lasciarsi assorbire nel torrente della respirazione. Cresce poi d' estate l' infezione, essendo allora più copiose le accennate ma- terie a nudo sui laghi e sui pantani (piasi asciutti, e favoi'ite nella decomposizione dall' aumentata temperatura, di guisa che viene il vapore aqueo a trarne seco maggior quantità. Alle (|uali circostanze, se aggiungasi il miscuglio d' ac(pie dolci e salale sul suolo, 1' acqua che s'evapora di giorno vi lascia sali deliquescenti, i quali umet- tandosi di notte, e tornando a prosciugarsi nel giorno, producono r alternativa d' umido e d' asciutto, che aumenta la decomposizio- ne, e quindi le cause dell infezione. Replica il conte Paoli avere anch' egli sostenuto nella surriferita nota al Congresso padovano, essere le emanazioni putride precipua causa dell' infezione, e non tenerne perciò adesso pro])osilo; ma risguardar sempre per altro come veicolo delle medesime il gas sol- fido idrico, tolto il quale non basterebbe la putrefazione a cagionare le febbri, e cita falli in (piesto senso. A cui il prof. Taddei, cre- dere che liberati i luoghi dalla presenza di (piel gas, per ciò solo non ne verrebbe purificata l'aria, la quale se disinfettasi col cloro, deriva da non aver esso azione limitata al predetto gas, ma estesa eziandio alle materie corrotte. Interviene nella discussione il marchese Ridolfi a dichiarare ipo- tetica l'esistenza del principio specifico della mal' aria, non avendo — 46i — bastalo a porlo in chiaro, dai tempi dell'Accademia del Cimento al di d'ojjpi, i possenti mezzi della scienza, i (piali ci fanno rintraccia- re le mininic (pianlilii di ^:is idroi^eno solforato. E il prof. Majoc- clii domanda come si spieghi coH'alle^'alo principio specifico l'estesa infezione liin^'o il Nigel, clic venne dissipata mediante il cloro dalla spedizione iiif^lese. Ileplicava ai due preopinanti il prof. Taddei, non intender egli di spiegare la natura del miasma ; ma per lui resultare dalle istesse esperienze del Brocchi, esistere »|ualche cosa d'estraneo nei vapori miasmatici, i(|uali trattati con delicati reagenti si trovano contenere per la presenza dell' azoto un che di analogo alla natura delle so- stanze animali. K il marchese Hidollì gii obietta la riconosciuta esistenza in ogni vapore a<|uco deirultimo principio, senza che per altro produca ovunque febbri intermittenti ; ed è anzi portato a ri- tenerlo in generale piuttosto utile che dannoso, come quello che serve alla vita vegetabile. Qui interviene il Presidente a narrare d'aver letto nella Biblio- teca britannica, che abbeverate alcune pecore con accpia dell'agro loinano in cui era contenuta la citata sostanza (piasi animale, pre- sero esse le feijbri: dichiarando bensì di non volere avventurare un giudizio sulla vera cagione del fenomeno, ma di credervi connessa la circostanza anzidetta. r.biedeva poscia il marchese Kidolfi come s'accordi coll'ideedel prof. Taddei la malaria nelle colline samminiatcsi al principio d'au- liinno, ove mancano le C(jndizi()ni tulle dei luoghi palustri; e segna- tamente nel Poggio a Isera, là dove insorgono le febbri allorché ferve in molle fornaci a iu\ tempo la cottura de' mattoni; conclu- dendo dipendere l' infezione da un complesso di cause, sulle (|uali non giova che si pr(mtnizino gli scienziati, correndo anzi rischio di cosi scoraggire l'industria. V cui replica il (irof. Taddei, che nel luogo citato laiìbondanza slessa delle fornaci diinoslra il suolo argil- loso, il quale assorbendo e condensando durante l'estate i principi malsani che in picciola ed innocua (|uanlità esistono nell'aria, gli la- scia sviluppare in copia dal suo seno al cadere delle prime jiiogge autunnali, come ne avverte l'odoralo medesimo. Appoggia il dot- tore Salvagnoli siffatta opinione, ricordando l' esistenza ne' terreni matlaionosi di sali e sostanze organiche, le (|u.'ili alla maniera già dichiarata dal jirof. Taddei si connettono colla mal aria. E (|uesti iinalmente non vede improbabile, che se una volta i chimici s' ac- — 462 — cordiMaiino col Liebig a risconlrare il gas ainiiioiiiaco iieiratiiiosCi'ra, \i vt-nga da esso attcstata la presenza di materie seiiii-deconiposte, a cui egli attril)uis<;e tanta parte nell' infezione : convenendo j)er alti'o col maicliese Kidolfi clic sin (|iii debba accogliere il Congresso tali sue idee come congetture. Il Presidente, scorgendo gli effetti della mal' aria crescere col- l'umidità atmosferica, né dubitando dell'esistenza dei miasmi, ([ua- huKjue ne sia la natura, inclina col 'l'addei a ritenere per veicolo loro il vapore aqueo. Ma gli oppone il mai'cbcsc Ridolfi che vi so- no luoglii umidissimi e sani. Volgendosi poscia a spiegare lo spe- ciale odore che accompagna le prime piogge sopra accennato dal prof. Taddei, ritiene che dopo lunga siccità sia carica 1' atmosfera di sostanze organiche, delle quali, cadute che sono colle prime scarse acque sul terreno riarso, risalgono gli effluvi; svolgendosi in tali cir- costanze il citato odore anche dalle semplici lasti-e riscaldate dal sole. L'avv. Massei, a mostrare non indispensabile il concorso del- l' umidità nello svolgimento delle febbri, cita luoghi asciutti e mal- sanissimi dell'agro romano, delle maremme toscane, e segnatamente della Terra di Lavoro. A cui il prof. Taddei, che siffatte contrade le quali sembrano asciutte, si troverebbero in vece umidissime per mezzo dell' igrometro. In estensione ed appoggio di ciò, soggiun- ge il dott. Salvagnoli per propria esperienza concorde coi fatti alle- gati dal prof. cav. Paolo Savi, trovarsi nelle maremme toscane ter- reni asciutti coperti d'uno strato di colmata, e sotto di esso cuora ma- rina da cui risale fino alla superficie del suolo un'efflorescenza salina capace di produrre i fenomeni più volte discorsi ; e che inoltre l'igro- metro segna in que'hioghi oltre gli 80 gradi. Nota eziandio che se ciò non basti, l'influenza delle paludi si estende a gran distanza lungo il corso de' fiumi ec. ec. Terminata siffatta discussione, il Presidente rammenta essere at- teso dall'attuale Congresso il rapporto della Commissione nominata in Padova per riferire sui lavori pubblicali intorno all' eclisse del dì 8 luglio 1842. Indi discioglie radunanza. Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini / Segretari Prof. G. M. Lavagna Prof. Lt"IG! Giorgi ADl]\A\ZA DEL GIORNO 20 S E T T R M li K K -»sxt^ D, 'opo l'approvazione dell atto verbale dell'anlecedente lornata letto dal Segretario prof. Lavagna si fé innanzi il cav. Cai-lini a coniiniicare: Come in ordine all' invito diretto dal Governo di Londjardia a diversi corpi scientifici e amministrativi per indicare i mezzi propri a contribuire al buon esito e al decoro del Congresso di .Milano, pro- ponesse egli in nome della Direzione dell' Osservatorio di detta città, fra le altre cose anche il seguente provvedimento, che potrà agevo- lare la formazione del piano delle osservazioni meteorologiche di cui oc. Pi'opose cioè di fare eseguire in Milano, ove trovatisi in gran numero abili fai)bricatori di macchine fìsiche e matematiche, una collezione di strumenti meteorologici costruiti colla maggior dili- genza, e con metodi uniformi, i quali prima di essere posti in ven- dita siano stati esaminati e comparati dagli astronomi dell'Osserva- torio, e contrassegnali con un i)ollo speciale. Della quale proposta, benignamente accolla dall' L e R. Gover- no, venne egli incaricalo di dar comunicazione al Congresso luc- chese. Partcci|)ata da lui all'L e R. Institulo di scienze ed arti di Mi- lano siffatta superiore incombenza furono eletti da questo i signori cav. Carlini Presidente, prof. Belli, canonico Bellani, ed Antonio De- ("ramer Commissari, per provvedere tanto alla costruzione del ternio- iiietio campione, (|uanlo alle esperienze sulla tensione del va|)orc. Il Presidente fattosi interpetre dei voti dell' assemblea rendeva grazie al cav. (Carlini e all' Le R Governo di Milano dell'utile prov- vedimento, pregando l'oratore a volersi intendere circa il medesimo colla Commissione eletta iiell' attuale Congresso j)er le osservazioni meteorologiche che sopra ec. Intesa siffatta comunicazione, il prof. Majocchi riconoscendo la grande importanza dell'allegato provvedimento, faceva voti af- (incile non al)l)ia a sorgere dalle molle e gravi occupazioni del ])relodalo (jualclie oslacolo alla esecuzione di esso, e il cav. Carli- ni lo rassicurava appoggiandosi anche all'opera de' suoi colleglli nella Commissione. I)oj)o di ciò si fece il prof. IMclloni a comunicare alcuni resultali delle ricerche da esso intraprese sulle proprietà calorifiche delle vaile radiazioni che compongono lo spelilo solare. Esposte le ana- loghe esperienze eseguile dai fisici intorno a ijuesta importante que- stione, mostrò egli come vennero sin ora trascurate certe condi- zioni indispensabili da soddisfarsi, onde dedurre dai fatti os.servati conseguenze decisive sulla costituzione dello speltro caloiifico: e determinati i dati sperimentali necessari alla soluzione del proble- ma, trovava che il massimo calore non è mai nell' interno dei co- lori, ma costantemente sull' estremità lossa, qualora si prendano in considerazione le sole zone colorale del Newton ; e che peilanlo malgrado le alterazioni osservale nelle temperature delle zone infe- riori dello spettro, le azioni calorifiche dei raggi luminosi manten- gono costanti le loro mutue relazioni d' energia, traversando le la- mine e i prismi di qualunque sostanza diafana e scolorata. Ognun vede di quanta im])ortanza sia siffatta conseguenza per la teorica ilellti Identilìi Ira la luce e il calorico raggiante. Noi non sapremmo espiimere con maggior chiarezza e precisione i falli osservati dal prof. Melloni, e le idee suggeritegli dalla discussione delle sue osser- vazioni, che riferendo le parole medesime colle quali egli ha posto fine alla sua comunicazione. « Concludiamo che nel riconoscere l'esattezza delle osservazio- ni fatte intorno al calore dello spettro solare da Davy, Englefield, A\ uiiscli, Seebech, ed altri fisici i cpiali ci precederono nell'esame di questo importante soggetto, non jiossiamo adottare veruna delle conseguenze che se ne vollero dedurre relativamente alle varie po- sizioni attribuite al massimo di tem|)eiatura; stanlcchè il massimo non può ne deve essere relativo che ad una sola serie di radiazioni elementari spiegate giusta l'oidine delle loro respettive refrangibili- tà: e le allegate esperienze forniscono i gradi di calore resultanti dal concorso di parecchie serie, i cui termini omologhi non si ri- scontrano esallamenle, e trovansi in vece piìi o meno opposti Ira di ll)iamo i fenomeni della luce e del calore. Le radiazioni oscure di Herscliel non possono per- tanto distinguersi scientificamente parlando dalle radiazioni lucide del Newton, die mediante alcune proprietà specidolie di trasmissio- ne, assorbimento o diffusione, j)erfeltamenlc analoghe a quelle che distinguono tra di loro i raggi colorati : e si è detto poco anzi che sif- fatte proprietà sono anche tra gli elementi calorifici delle radiazioni oscure. Così si va som|)re più confermando 1' opinione emessa in ima delle nostre ultime Memorie che /e radiazioni di calore oscuro, sono vere radiazioni invisibili di luce « . In occasione di siffatta applaudita lettura osservava il Presiden- te, che dagli slessi squisiti mezzi sperimentali praticali dall'autore si potrebbe dedurre il modo di trattare analiticamente la questione. E il prof. Mossotti riflettendo che per comj)letare le detcrminate analogie fra la luce e il calore manca quella delle interferenze, sug- gerisce, ad oggetto di determinarla, di esaminare se nello spettro prodotto coi reticoli di Fraunhofer si riscontrino differenze di tem- peratura fra gli spazi luminosi e gli oscuri. Passava indi il Principe Luigi Bonaparle a riferire in pioposito dei fenomeni della luce di avere osservato in Siena, come i ritratti eseguili col dagherrotipo riuscissero bene, tanto con vivissima che con fìe^ole luce, se abbondavano nell'atmosfera corpuscoli natanti, e come si ottenessero imperfetti nella scarsità loro. Aggiunse inoltre che in molle circostanze i sali d' argento non vengono annerili dal- la luce: citando il fatto di Davy che il nitrato d' argento disciollo in acqua distillala scevra d' ogni materia organica, e posto entro un vaso ben chiuso, non veniva annerito dalla luce. Riportò ])ure una osservazione falla da altri, che cioè il magistero di bismuto esposto so])ra una carta ad asciugarsi al sole, annerì in (juella parte soltanto che era a contatto colla carta medesima, e spezzato non si vide nero neir interno. Sospetta quindi che in tutti gì' indicati effetti anziché doversi riscontrare un' azione diretta della luce su tali sostanze, vi agisca essa in vece per forza cataliltica secondo il linguaggio del IJerzelius, attuando cioè i corpuscoli organici esistenti nell' atmo- sfera a produrre i fenomeni. - 4G7 — Vorrebbe fìn.-.Iniente ol.e da esperii fisici si ripetessero nel vuoto od in luogo privo dei nominati corpuscoli le soprindicate espe- rienze, e la confezione dei ritratti col daj,'liern)tip„,„n(le venire sul- r accennato did)bio a qualclie positiva conclusione. E gradirebbe cbe silTatta ricerca fosse unita alle altre di cui si devono presentare i resultati al futuro (Congresso. Hiflelteva per ultimo il prof. Mossolti cbe il processo per iscuo- prire le sostanze organicbe col nitrato d' argento potrebbe servire eziandio alle ricerclie j.er la determinazione, secondo le idee del pro- fessore Taddei, dei principj della mal' aria. L'ora essendo già trascorsa il Presidente scioglieva l'adunanza. Visto — // Presidente Prof. cav. Caetajvo Giorgini / Segretari Prof G. M. Lavagna Prof Lt iGi Giorgi 59 A D l X A ^ Z A DEL GIORNO ai SETTEMBRE »se«- iictto dal Segretario prof. Giorgi, e approvato il processo verhalt' della passata adunanza, intratteneva il prof. Cassiani l'assemblea intorno ad alcune sue osservazioni tendenti a lintracciare le cause del moto oscillatorio dei sistemi astatici ; del (piale erasi già occu- pato in uno scritto reso di pubblica ragione nell'anno 1842, pro- vandolo allora non analogo a quello delle variazioni diurne od an- nue dell' ago calamitato, né dovuto a torsione del fdo per lo stato igrometrico, né all'agitazione dell'aria, né a differenza di tenij)era- tura. Escluse siffatte cause fu portato egli da due recenti indagini a porre in cliiaro i seguenti fatti : Che avendo osservato oscillazioni spontanee soltanto in aglii calamitati astatici, o in sistemi di due aghi a debolissimo magne- tismo coi poli dello stesso nome sovrapposti, gli sembra dipender esse da magnetismo alterato nei medesimi. Che i sistemi astatici, gli aghi calamitati, ed altri sistemi non ma- gnetici risentono effetti per la diffusione dell' elettrico, i quali va- riano secondo che il bottone della bottiglia é a levante o a ponente, al polo boreale o all' australe : e che sono talvolta identici pei siste- mi calamitati e pei non calamitati, ([uando gli ultimi abbiano po- sizione non troppo diversa dal meridiano magnetico. Che tali effetti riescono minori, od anche nulli, per la vicinanza di sostanze metalliche, e per debole coibenza della campana di ve- tro. Sono identici sì colla bottiglia positiva che colla negativa: paiono modificati dall'orientazione dei sistemi. Che nascono pure effetti oscillatorj dallo scintillar del botto- ne a non piccola distanza dal sistema, come nel mezzo del tubo di sospensione. - 4G9 - Glie mancain) essi, qualora non si tocclii il vetro col bottone della iji>ttii;iia. C.\ìv lilialmente sono piìi definiti e costanti nell' ago semplice calamitato. l'ei l'ani aiizidetli opina 1' autore clie 1' elettricità diffoudeiilesi nell'aria, non (piolla di sola tensione, possa agire sui corpi cala- mitati e liberamente sospesi in modo diverso dalla semjjlice attra- zione: die però le suddette spontanee oscillazioni potrebbero attri- bnii-si a consimile diffusione elettrica fra la terra e le alte rej^ioni dell' atmosfera: e quindi un sistema astatico, o a debolissimo ma- gnetismo, potrebbe forse giovare allo studio di tale diffusione o scambio eletti'ico. Glie finalmente ancbe i sistemi non calamitati posti in direzione non guari diversa dal meridiano magnetico ven- gano per inlluenza terrestre a subire (jualclie grado di magnetismo, cbe gli renda capaci delle indicate modificazioni per influenza di scaricbe elettricbe. S|)ieglierebbe poi il ninno i> mìnimo effetto sui sistemi astatici, pressocbè perpendicolari al meridiano magnetico, per mezzo della pei'fetta astaticità, stante la (juale venga a neutralizzarsi l'azione elettrica sopra i due jioli di nome diverso, e ad egual grado di magnetismo. Attribuirebbe finalmente l'invertirsi dell'azione attrattiva in repulsiva, e viceversa, al maggioi-e esaltamento dell'imo e dell'altro polo nella stessa estremità del sistema, non nascendo siffatta in- versione nell'ago semplice: esaltamento, clic \ (1. ^\, d. NX, d. NX„ , _ dx '^ ~dZ, f" ~d^ . . . . + ^^ ^ — o ove N , X , \| , Xj , . . . . X„., sono espresse per mezzo dell' inte- grale Il z= OL in funzione delle quantità x , x, , X2 , . . . . x„.|. Prendeva finalmente occasione il Presidente da tpiesta interes- sante comunicazione per pregare i membri della Sezione, i quali presentassero una qualche importante Memoria, a volere annunzia- re il modo col quale intendono di pujjblicarla, affinchè tale notizia venga inserita negli Atti, e riescano essi di una vera importanza. E a tal proposito riferì come il prof. Melloni abbia intanto annun- ziato di voler pubblicare la comunicazione che fece alla Sezione nella tornata del -ìo corrente, per mezzo degli Atti dell'. \ccademia di ^apoli. Indi scioglievasi l'adunanza. N'islo — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini l Prof. G. M. Lv I Segretari \ p,.^p l^,,^, ^i Prof. G. M. Lavagna ORCI A D 1 1\ A X Z A DEL GIORNO a3 SETTEMBRE -•S«« Udito dall'assemblea per l'organo del Segretario prof. Giorgi l'alio verbale della passala adunanza, che venne approvato, reca- vasi il prof. Bianchi a presentare a guisa di saggio, e come primo risullaniento d'una sua ben [)iu vasta fatica per la rinnovazione di un catalogo di stelle, le posizioni medie delle prime 5o fra le 29.0 stelle fondamentali del catalogo del padre Piazzi, da lui osservate e ridotte per epoca generale e comune al solstizio estivo del 1840, riferendole per le ascensioni rette a due di esse, Altair e Procione, le quali furono anche da esso comparate direttamente col sole ne' quattro consecutivi e(|uinozi, dall' autunno del i8'5f) inclusiva- mente, alla primavera del 1841 ■ Trovandosi poi le surriferite stelle nel catalogo di Bradley, calcolato e ridotto dal Bessel al principio del- l'anno 1755, istituiva per la determinazione dei moti pi'opri di esse im confronto ilei loro respettivi luoghi medi nelle tre epoche del Bradley, del Piazzi, e di lui stesso, disgiunte da intervalli poco fra loro diseguali e assai considerevoli. Notate indi minutamente le avute avvertenze e i procedimenti tenuti nel corso del suo delicato e laborioso lavoro, onde fissare il grado e il limite di confidenza che accordar si possa alle sue indagini, ed esposti i principali ri- sullamenti delle medesime, passa a concludere: Che dal (|uadro delle 5o stelle sunnominate, di cui fece osten- sione all' assemblea, risulta non essere uniforme il moto proprio d'alcune di esse, e forse nemmeno rettilineo, apparendo in vece sen- sibilmente variato durante un intervallo minore di un secolo. Che (piiiidi non sussiste per esse (pianto 1' Herscheil ha detto del moto proprio comune alle due stelle componenti la 61 del Cigno, potersi cioè per lo spazio d'alciuii secoli i-isguardare ret- tilineo e uniforme. — 4:8 — Che la (|iianlilà della variazione deiraiuiuo moto proprio d'una stella, cosliluemlo nella teorica di tali movimenti il secondo loro coefficiente differenziale, si sarebbe fatto un passo nella conoscen- za di questi, die finora è stala limitata al pi'imo coefficiente diffe- renziale, cioè alla parte proporzionalo al It'inpo. Cile il fenomeno della variazione di tale molo proprio ap- partiene ili (|iianlità iiulividiialmente alle stelle clic ne sono af- fette, ne pare sin cpii sottoposto ad alcuna relazione o di|)enden- za scambievole. Che bensì tale variazione apparendo rispetto alla direzione dei moti generale e comune alle indicate stelle tanto in A. R. che in declinazione, indicherebbe per (piesta parte la sua dipeiuleiiza da una cagione fisica generale ; e che egli cercherà di raggiunger- ne una verosimile a lavoro compiuto. Termina finalmente toccando 1' utilità e l' imjiortanza delle in- dagini e determinazioni in discorso, anche pel riflesso che qual- sivoglia catalogo di stelle, dopo il non lungo intervallo di un se- colo dall' epoca delle sue posizioni date, non può conservare la sua originale esattezza, né servire agli usi col necessario rigore, qualora non vi siano ben definiti i loro moti e cangiamenti : i quali, se inoltre ci guidassero col tempo alla scoj)erta delle loro leggi, e delle respettive orbite descritte dalle stelle nello sj)azio, servirebbero a risolvere le più vaste ed ardue questioni d' Astronomia. Udita siffatta lettura si fé il prof. Majocchi a riconoscere l' impor- tanza dei risultamenti in essa registrati e promessi, dicendo parole che in sostanza potevansi interpetrare per l'espressione del volo che negli Osservatorj italiani non si omettano mai ricerche capaci d'of- frire resultati, quali ci sono promessi dai precedenti lavori che han- no già tanto cooperato in Italia all'avanzamento dell'Astronomia. Dopo di ciò osservava il sig. Carlo 'Giorgini che i resultali delle indagini del prof. Bianchi non gli sembrano dover contradire, ma anzi rafforzare i concetti del prof. Mossotti intorno al movimento progressivo del sistema solare. Rifiessione conferniala dal prol'. Mos- sotti medesimo, soggiungendo egli potere quest' ultimo movimento l'cnder ragione dell'accelerazione comune che presentano nel medesi- mo verso i moti propri delle stelle osservale dal prof. Bianchi; seb- bene per ora in sì piccol numero da non doverci fondare veruna con- clusione generale sulle mutue l'elazioni fra il sistema solare e sidereo. — 479 — Esaurito siffatto argomeiilo presentava i! prof. Majocchi alla Sezione gli a])parccchi da affidai'si all' Areonaiila ( v. processo ver- bale dell' admian/.a del di 18 sellenihre ) consistenti in un barome- tro a sifone coli' annesso termometro, in una bottìglia da cliindersi ermeliramente, ricoperta di vimini, e in un vaso di rame della for- ma stabilita, clie suggeriva il prof. Belli di verificare se fosse real- mente riuscito a tenuta d'aria. Al quale effetto il prof. Taddei cre- deva opportuno di non impiegare la maccbina pneumatica, ma d'immergere a forza il vaso cliiuso ad una certa pi'ofondità nel- rac(|ua, osservando se scaturiscano bolle d'aria. Ed il prof. Belli aggiungeva, onde accertarsi che nella discesa non sia entrata aria di più basse regioni nel recijiiente, giovare immergerlo, prima di esplorarla, in un vaso pieno d' aerina, aprendo la chiave dalla ])arle immersa, per rilevare dalla quantità d'acqua che verrà a introdursi nel recipiente medesimo, se la densità dell' aria in esso contenuta corrisponda coli' indicazione data dal barometro all'altezza in cui fu presa. K il j)r()f. Tatldei proponeva, che per maggiore esattezza dovrebbe l' acqua da impiegarsi essere preventivamente purgata d'aria mediante l'ebullizione. Il Presidente poi osservasa che per ottenere l'effetto voluto dal prof. Belli si potrebbe eziandio impie- gare un manometro. Il barone d' Hombres Firmas propose di so- stituire il barometrogiafo all'ordinario barometro, per rendere la .di luì indicazione indipendente dall'osservatore. .\1 (piale propo- sito si rifletteva dal sig. Carlo Giorgini che il citato istrinnento avreb- be potuto indicare con maggior sicurezza soltanto il massimo del- l'ascensione. Tornavasi a pT'opoire 1' igrometro, ma dopo breve discussione si conveniva di limitarsi ai soli strumenti nominati a princi|)io, anche perchè non avrebbe voluto 1' .\reonauta, come af- fermava il prof. Lottini, essere aiutato da verun altro osservatore. no|)o ciò il Presidente prega il prof. Taddei, come (juello che presiede la Sotto-Sezione dì Chimica, a voler prendere le opportu- ne disposizioni per l'analisi dell'aria che verrà recata in basso dal- l'Arconauta : il quale dichiara che avrebbe formata a cpiest' effetto una ('ommissione, a cui anche per aderire al desiderio espresso dal cav. Giorgini non rifiuterebbe d'associarsi. Qui nota il prof. Lottini che la Commissione nominata dal Municipio per vigilare i prepara- tivi dell'ascensione è composta dei professori Majocchi e Puccetti, del conte Paoli, e di lui medesimo. — 480 — Avendo poscia accennalo il prof. Sinibaldi I' utilità d' un terzo istrumento, olire i due teodoliti, per le osservazioni d' altezza del {^lobo areostatico, proponeva un circolo ripetitore esistente nel R. Liceo; e il Presidente, associando l'oratore alla Commissione già formata per tali misure geomelriclie, pregava a un tempo i geometri della Sezione a volere esser cortesi di loro aiuto alla Commissione medesima. Furono letti dal Segretario prof. Giorgi due programmi di pre- mi proposti dall'I, e K. Instituto di Scienze, Lettere, ed Arti del Re- gno Lombardo Veneto, e distribuiti ad alcuni membri dell'adunan- za, unitamente ai seguenti oj)uscoli. Sttir Elellricitù. Del doli. Giuseppe Menici. Esperienze suW azione del circuito neW intensità della corrente elettrica. Del prof . Luigi Pacinotti. Sulla luce della Lucciola. Del prof . Carlo Matteucci. Dissertazione sulla porpora antica, e sopra la scoperta della por- pora nei Murici. Del dott. Bartolommeo Bizio. Osservazioni sul congelamento dell' acqua, ed esperienze sopra la conseguente sua depurazione. Di Gioi'anni Bizio figlio. Cenni sul seccume o macchie delle foglie. Di .Andrea Gnh'ani. È sciolta l'adunanza. Visto — // Presidente Prof. cav. Gaetano Giorgini j Prof. G. M. Lavagna /5e^re/«r/p^^f_ Luigi Giorgi ADlKAi\ZA DEL GIORNO aS SETTEMBRE -»8&o- JLietlo dal Segretario prof. Lavagna l'atto verbale della precedente adunanza, è rimasto approvato. Il cav. Carlini comunica un suo scritto, in cui narra come la Congregazione municipale di Milano abbia accolto la di lui offerta della cooperazione degli astronomi per la formazione d'una minuta rete trigonometrica della città, da sei-vire alle operazioni geodetiche necessarie per eseguire la nuova pianta di essa : e come la Congre- gazione medesima abbia voluto affidala agli stessi astronomi la di- rezione del lavoro. Lo divise egli dun(|ue in quattro parti, di cia- scuna delle quali incaricò una banda distinta d' operatori. Risguardava la prima il misuramento della base, che fu ese- guito lungo un tratto rettilineo della strada ferrata di Monza ('non solo col permesso ma colla valida coopcrazione dell' ingegnere Sarti costruttore della medesima ) con quelle stesse perticbe di ferro, delle quali serviroiisi circa un mezzo secolo fa gli astronomi Oria- ni, Reggio, e Cesai'is per la misura dell'antica base presso il Ticino. La .seconda, che si assunse l'oratore, comprende la misura d'una rete trigonometrica, che partendo dai termini della base, raggiun- ger dee per mezzo di triangoli ben disposti, e gradatamente cre- scenti, r antica triangolazione di Lombardia, e die protraendosi lateralmente porterà entro la città un lato fondamentale per la pic- cola triangolazione. La terza parie servir dee a determinare ncll interno di Milano e ne' suoi sobborghi un centinaio di punti trigonometrici, riferiti, col sussidio di un azimutto fondamentale, alla meridiana dell' agu- glia del Duomo, ed alla perpendicolare, prese per assi rettangolari delle ascisse e delle ordinate. — 48a — La ([iiarta liiialiiionte comprende la clescrizii)ne grafica di Milano. Indicali i soggetti a cui è affidata ciascuna operazione, scende a dare i particolari delle medesime, incominciando dai metodi ado- prati per la misura della base, riferendosi anche ad una sua Me- moria del 183^ offeila alla Presidenza generale. Espone specialmente come tal misura, che abbraccia una lun- ghezza di circa 55oo metri, sia stata eseguila di notte per evitare l' incontro dei convogli; e indica gii artifizi usati non che i vantag- gi ottenuti nel lavorare di notte anziché di giorno, i quali principal- mente consistono; I ." Ncir avere così evitato l' influenza dell' irradiazioni dei corpi circostanti, per cui sarebbe stato impossibile assicurarsi se la lem- j)eratura delle verghe di ferro fosse precisamente quella indicata dal termometro. a." In avere una temperatura media pochissimo diversa da quel- la in cui è stata stabilita la precisa lunghezza delle tese di ferro, che è di i3" Rcaumuriani. La difficoltà del lavoio l'obbligò a dividere la lunghezza da mi- sui'arsi in sei tratti, ognuno dei quali fu misurato più volte, non prendendo la media che di quelle misure di ciascuno di essi, la cui differenza non superava i5 millimetri; e qui nota che un espedien- te per se stesso s'i semplice e idoneo a far schivare molti errori non era stato per anco praticato da veruno. Passa quindi a trattare della riduzione dell' ottenuta misura al- l'orizzonte, ed offre i dati del calcolo che può farci valutare la dif- ferenza fra la linea percorsa, e la sua proiezione orizzontale. Toccato questo punto espone le avvertenze e gì' ingegnosi arti- fizi da lui usati per la misura di 5 triangoli, circa il primo dei quali quasi ecjuilalero, appoggiato alla base trigonometrica, e terminato al campanile di Novate, non si trovò nella somma dei 3 angoli più di 3" d'errore. Gli altri (piattro furono fatti isosceli, senza di che sarebbe stato impossibile, partendo da una base di 5ooo metri, rag- giungere un lato di 3oooo, quale è ([uello che unisce il campanile di Busto al Duomo di Milano, e che dee servire al confronto della nuova coir antica base. Nel compori-e per altro i triangoli successivi di dimensioni gradatamente ciescenti ha evitato gli angoli troppf> acuti, osservando che non scendessero al di sotto di 35°. Avverte poi che essendo stato impedito da folte piante di chiudere l'ultimo — 483 — triangolo, e quindi di stal)ilire l'indicato confronto, pensa, senza ricorrere ad altri mezzi, di attendere il cadei- delle foglie, doj)o di die apertasi da se stessa la visuale piilrà niellei' I o|)era a coinpiiiiento. Termina finalmente jìresenlando il tlisegno dei triangoli costrui- ti, ed mi saggio delia pianta di Milano nella proporzione di i a Gooo, delle (piali carte fé dono alla Sezione. Udita siffatta lettura, e inteso come la pianta in discorso verrà offerta in dono agli scienziati clie si riuniranno in Jlilano, il Presi- dente trac da ciò motivo per comunicare un'altra disposizione che la città siiddella aniuiiizia d' aver preso pel sesto Congresso, stan- ziando cioè, e rendendo disponibile una somma di lire austria- che loooo jier eseguire una o pili grandiose esjjerienze relative a (picstioni delle scienze fisiche e naturali, invitando i fisici a pre- sentare i loro progetti entro il 3i gennaio i844- Applaudì l' assem- blea a cotesto magnifico ordinamento, e dichiarò il Presidente che avrebbe pregato il Presidente generale a renderne in nome della Sezione le piìi sentile grazie al -Municipio di Milano. Invitato poscia dal Presidente medesimo il prof. Majocchi ad esporre l'esito delle osservazioni almosfeiiche affidate all'Areonauta, dichiara quegli che dalle osservazioni contemporanee fatte dal pro- fessore Sinibaldi e dall'ingegnere Piazzini, e calcolate dal j)rimo, ri- levandosi essere stata 1' ascensione di soli 38o metri circa, non gli sembra che debba farsi conto del resultato scientifico della mede- sima. Dojjo breve ragionamento su questo soggetto tra i profess(jri Majocchi, Ridolli, Sinibaldi, Lottini, e Pirla, l'ultimo dei quali, ol- tre a confermare l'inutilità d'ogni ricerca sull' aria raccolta, fece alcune osservazioni sulla convenienza dei mezzi adoprati, conclu- desi di abbandonare ogni indagine. Si fé poscia a leggere il prof. Obici un suo lavoro tendente ad assegnare un'equazione più generale delle curve di 2.° ordine, da so- stituirsi a quella che si dà nei corsi di Geometria analitica: impe- rocché trovandosi nella discussione di questa che in ordine alla grandezza e al segno dei coefficienti possono darsi otto casi, mentre (per (pianto è a lui noto) sei soli se ne rinvengono nell' effettiva sezione del cono retto a base circolare per mezzo di un piano, opina che le due eccezioni derivino da difetto di generalità nella formola. Per giunger dun(pic al suo scopo cerca di rendere indipendente l'equazione da (piell elemento che corrisponde alla posizione del 61 — /,84 — vertice del cono relalivaiueiile alla posizione del piano secante, tatto da lui costantemente passare per un pinito non situalo sulla superfi- cie del cono, ritenendo la costui base collocata sul piano condotto pel suddetto ])unto perpcndicolaruienfe all' asse, (^.osì olliene un'ecpia- zione atta a rapj)resentaie la sezione, anche (piando è (atta in un cilindro, che è il caso in cui hanno luogo le due credule eccezioni. Le quantità che oltie alle coordinale dei diversi punti della se- zione entrano neire(]uazione, sono le seguenti: i.° Il raggio della ])ase. 2.° La distanza del punto per cui passa sempre il piano secante dal centro della hase. 3." L'angolo che la genei-atrice del cono fa col piano della hase medesima. /(." L'angolo, che il piano tangente fa col piano predetto. Passa quindi a mostrare come l' analisi di della equazione age- volmente si presti alla determinazione di ogni caso: e qui prende a considerare le tre curve coniche, non che quanto a quelle si rife- risce: come pure indica le condizioni, onde ottenere da tale e(jua- ziouf i casi considerati quali eccezioni, mostrando come realmente non siano altro che due varietà della parabola. 11 prof. Obici medesimo, a nome del prof. Bonazia, dà un breve cenno di una Memoria di quest' ultimo smW integrazione delle equa- zioni ili ffereiiziiili lineari, 'A cui soggetto, come esprimesi l'autoie, è il seguente. « La ricerca di un integrale generale delle equazioni « lineari a coefficienti costanti, dato per le funzioni simmetriche .. delle equazioni algebriche. Nella formola generale di Lagrange, « die' egli, è supposta la risoluzione generale delle equazioni alge- « briche, il che riconduce la difficoltà ad un'altra forse non meno « grave ». Non sapendo egli che siano state fatte altre ricerche per evitarla, ha credulo che queste sue non sarebbero del tutto prive d' interesse, rispetto alle applicazioni importanti di tal problema analitico alle (piestioni di Fisica matematica. Dopo di ciò mise in campo il prof. Matteucci nuovi fatti per stabilire il parallelo fra la funzione dell' organo elettrico della Tor- pedine, e la contrazione muscolare. Considera egli questo parallelo: i." hi ordine all'azione della corrente elettrica; e qui rammen- ta, come la corrente nel primo periodo di vitalità del nervo ecciti la contrazione muscolare, tanto nell'invasione che nella cessazione; e nel secondo non si abbia contrazione, se non che all'invasione della corrente diretta, e alla cessazione dell' inversa. Così per qua- — 485 — luiuiue verso dirigasi la corrente nell'organo elettrico della Torpedi- n«' da ossa reteii temente separato, si eccita sempre la di lui scarica tanto ali invasione clie alla cessazione della conente. Indebolen- dosi l'organo, la corrente non eccita più la scossa clie (piando co- mincia, se è diretta dal cervello all'organo, e cpiando cessa se è di- retta in versfi contrario. 2." Rispello alle alternative voltiane, vedendo accadere la sca- rica dell'organo in quelle medesime circostanze in cui avviene la contrazione muscolare; vale a dire che perde l'organo il potere di dare scosse pel continuo cii-colare in esso lui della corrente in un verso; che lo riacquista se invertasi la corrente; e che dopo averle di nuovo perduto per la di lei prolungazione in f|ucsto secondo verso, ritorna a possederlo se facciasi circolar la corrente al modo primiero. 3.° Relativamente all'azione della noce vomica, osservando che introdotti tre grani di «piesta sostanza nello stomaco della Torpedine, essa fuori dell'acqua dà scosse spontanee, e le ripete al minimo tocco del suo corpo. Avverte inoltre che se si tagli la midolla spi- nale di detto pesce in tal guisa narcotizzato, i contatti col di lui corjìo al di sotto del punto di sezione non sono più seguiti dalla scarica: di maniera che la scarica è evidentemente prodotta da un movimento riflesso per l'intermezzo della midolla spinale. Passando (piindi a tiattare dello studio dell' organo, riflette non potersi esso paragonare ad un apparalo voltaico; avvegnaché men- tre troncando in questo la colonna, supposta avere alla sua sonnni- tà il polo positivo, si trova alla base inferiore del tronco superiore il polo negativo: per lo contrario inciso uno dei prismi delT organo della Toi-pedine, e diligentemente esplorato, trovasi costantemente positiva la parte tiel taglio più vicina al dorso, e negativa l'altra più prossima al basso ventre. Osserva inoltre come si ottenganf) le conliazioni della rana, po- sandone un nervo sopra una piccolissima ])arte di un jirisma della Torpedine, il quale venendo urtato o ferito, produce la scossa. Don- di? inferisce che ciascun prisma, ed anche ciascima delle sue parti elementari, ha idoneo organismo per produrre la scossa : deducen- do da ciò non essere altro la scarica totale della Torpedine che la somma di tutte le scariche elementari dei diversi suoi prismi riuniti. (Conclude finalmente di ravvisare sempre più difficile ogni rav- vicinamento tra r origine della funzione della Torpedine, e (|uellD. — 48G — (Ielle altre sorgenti elettriche. Che quanto poi v h;i di nie^'lio stabi- lito neir organo dei pesci elettrici si è il rapporto fra la posizione dei poli, e la disposizione dei prismi, trovandosi i primi alle estre- mità di questi, nìalgrado la diversa posizione che hanno nei due pesci ila esso e dal prof. l'aoloSavi esaminati, vale a ilire dal dorso al basso ventre nella Torpedine, dalla testa alla coda nel Gimnoto : e che a vie meglio confermare la generalità di siffatto rapporto di posizione, gioverebbe lo studio dell'altro pesce elettrico il Siluro. Cessata tal comunicazione il prof. Barsotti chiede al Presidente se abbiansi molte Memorie matematiche iscritte per la lettura, di- cendo utile in tal caso di destinare ad esse un giorno a parte, affin- chè sappiano di che in esso si tratta coloro, i (piali alla l'isica più che alle Matematiche paresi sono dedicati ; avviso partecipato ezian- dio dal prof. Cassiani. La scarsità di tali Memorie non permettendo al Presidente di aderire al desiderio esternato dai sunnominati, egli dice che potrà praticarsi l' indicato espediente dai futuri Presidenti, qualora lo credessero opportuno. Annunzia inoltre che sarebbe al- l'ordine del giorno una lettura del prof. Bianchi circa 1' Eclisse del 1842: ma mancandoli tempo è obbligato a disciogliere l'adu- nanza, dopo che il Segretario prof. Giorgi ebbe annunziato il dono alla Sezione della Memoria del prof. Perego : Intorno €i« U dito ed approvato dall' assemblea il processo verbale dell' ante- cedente tornata, cui leggeva il Segretario prof. Giorgi, si fece il sig. IJorclianll di Berlino ad esporre le proprie ricerche sull' inte- grazione di alcuni sistemi d'equazioni differenziali non lineari, i cui integrali da esso ottenuti si compongono d' integrali ellittici. Usan- do egli vari metodi presenta i suoi risultati sotto diverse forme: e ravvicinate fra loro quelle di un medesimo resultato vien condotto a formolc di trasformazione utili nella teorica degli integrali ellit- tici. Così dall'integrazione di uno di que' sistemi di equazioni dif- ferenziali ha ottenuto la formola d' integrazione data per la prima volta dal Gauss: mentre da un altro esempio ricavava la formola di trasformazione del 3° ordine scoperta dal Legendre nella teoria delle funzioni ellittiche. Il teorema fondamentale a cui s'appoggiano le sue ricerche, ver- tenti in specie sui casi particolari del medesimo in cui tre o quat- tro sono le variabili, è il seguente: u Siano X( , .\2 , X3 , Xn , " variabili disposte per ordine d' indici, intendendo che l'ultima preceda la prima, come se fossero disposte sulla periferia d'un circolo; si formino le differenze fra due variabili consecutive, cioè le differenze X, X2 , X2 \3 , ■ ■ ■ Xa-I X,. , X„ X, e si ponga il differenziale d'ogni variabile proporzionale al pro- dotto delle due differenze in cui entra la variabile suddetta, di gui- sa che si abbia tlx,: dXj:... dx„.,:(lx„::(x„- x,)(x,- X2):(x,- Tiii)ÌH- t^iY-ÌK.!' \,.[){^,..r "J^x,..,- x„)(x„- X,) lisultoià che il sistema proposto d'equazioni differenziali avrà sem- pre due integrali algebrici, cioè ' V| ^2 ì ^ ^42 X3 ) . . . ( X„ , X„ ) ( X, X, ) = C ed (X|-X2)(x,-X3) + (X2-X3)(x|-Xj)+...(X„.,-X„)(x,.2-X,) + (X„-X,)(x,.,-X2)=r il primo de' quali nel caso di un numero pari di variabili si decom- pone in due e(|uazioni cioè ( X, X2 ) ( X3 X4 ) . . . . ( X„.| — x„ ) = C, ( X2 X3 ) ( Xi X5 ) . . . . ( X„ X, ) = C2 di maniera clic nel caso di // pari si hanno tre equazioni integrali algebriche, e solamente due nel caso di n dispari. Terminò l'autore col dire di proporsi la pubblicazione in altra opportunità dell'anaiisi relativa ai sistemi analoghi d'equazioni dif- ferenziali a ') e () variabili, intfirno ai quali ha trovato che per mezzo degli integrali fornili dal teorema generale sopra enunciato, e da un nuovo principio dello lacobi chiamato da questo A^X^ ultimo mol- tiplicatore si perviene a ridurre que' due problemi alle tpiadrature. A ciò fé seguito una lettura del prof. Pacinotti. L' autore pre- mise il seguente fatto già stabilito in altro suo precedente lavoro. Se un conduttore formato a pezzi alternativi di due metalli, come le pile termo-elettriche, venga percorso da una corrente idro-elet- trica, e cessata questa, si pongano le estremità del conduttore in comunicazione coi fili del galvanometro, si trova che desso è per- corso da ima corrente in direzione opposta a quella della prima. Chiama l'autore quest'ultima corrente primaria, e l'alti-a seconda- ria: e dimostra che la corrente secondaria corrisponde alla produ- zione del fenomeno del freddo generato dalle correnti in certe si- tuazioni dei conduttori metallici, in guisa che quando si voglia mostrare il fenomeno del freddo prodotto dalla corrente elettrica l)asterehbe far vedere che si genera la corrente secondaria. Si fece anzi a provare con resultali d'esperienza esser (|ueslo un mezzo at- tissimo per tali ricerche da preferirsi a tutti gli altri fin ora usati, e capace di dare indicazioni vistosissime, quali apjiimlo si conven- gono ad una pubblica lezione, ed a progredire nelle ricerche più delicate sul soggetto. I,a su|)eriorilà della corrente secondaria sugli altri ujezzi già usati per diinosti'ure il fenomeno del fredilo gene- lalo dalla corrente elettrica, agevolmente si ctmiprenile risj;iiardando il conduttore colle molteplici sue alternative dei due metalli come un moltiplicatore, e considerando che la variazione di temj)eratura non dee comunicarsi da corpo a corpo, ma a!;ire nel corpo stesso ove ha luogo. Col mezzo della corrente secondaria ha non solo potu- to provare l'autore, che tutte le correnti idro-elettriche, anche le più tenui, generano il freddo, e che le termo-elettriche sono capaci di ri- scaldare i conduttori, ma è pervenuto a render visibile il fenomeno) del freddo anche nelle correnti termo-elettriche ed in quelle ma- gnete-elettriche istantanee. Il non aver conseguito il medesimo effetto dalla scarica elettrica lo portava a spargere un sol dubbio, che esista cioè differenza tra questa e la vera corrente elettrica anche istantanea. Terminava accennando che due conseguenze si deducono dalla produzione della corrente secondaria, i" Nelle pile termo-elettriche lo sbilancio di temperatura negli elementi si estin- guerà in minor tempo a circuito chiuso che a circuito aperto. 2." Unadebol corrente che nel suo circuito ha da passare per molte alternative di metalli trova una resistenza in questi passaggi, pro- dotta dalla corrente secondaria. Terminata la sua lettura domandò l'autore al cav. Melloni, se abbia mai trovato differenza fra i tempi necessari ad equilibrare la temperatura a circuito aperto e chiuso : cui rispose quest' ultimo non poter nulla affermare di positivo, usando egli di tener sempre chiuso il circuito onde non rinnovare i contatti. Il marchese Ridolfì udendo come il prof. Pacinotti dubitasse, se veramente la scarica della bottiglia possa risguardarsi come una corrente fugace, gli domandava in che guisa spiegherebbe allora la magnetizzazione dell'ago nell'elica mediante la scarica medesima. E n' ebbe risposta che per questo fatto come per altri sono identici gli effetti della scarica e della corrente, mentre l' identità per ora non si verifica in altri fenomeni: si limiterebbe egli dunque a rav- visare fin qui un'analogia fra quelle due maniere d'essere dell'elet- trico. Osservò poscia il prof. Matteucci esser difficile che la scarica della bottiglia faccia per esempio regolarmente il giro degli elementi della pila termo-elettrica, investendo essa piuttosto tutto in massa r insieme metallico. E il prof. Belli, approvando il trovato del Pa- cinotti, stimava tuttavia che così venga a mescolarsi l' effetto del riscaldamento nella misura di quello del raffreddamento : laonde — 5o3 — propiìirebbe d'eliiiiinare il primo imnieigendo le saldature che si riscaldano in un bagno che le mantenesse a temperatura costante. E il Pacinotti, non convenendo di siffatta necessità per dimoslrai'e la corrente prodotta dal raffreddamento, l' ammette per altro allor- ché vogliasi la misura dell'effetto prodotto. Venne poscia chiamato il prof. Majocchi a leggere una sua Me- moria intitolata — Dell' elettro-magnetismo consideriito come forza motrice — Cominciò egli dal distinguere in due categorie gli spe- rimenti ed i tentativi diretti a rintracciare l'indole ed il modo d'ap- plicazione della forza elettro-magnetica : la parte scientifica rivolta a indagale i rapporti fra detta forza e gli altri due effetti del pillerà voltiano, il gnlvdiwmetrico ed il chimico; e la parte che comprende i tentativi e gli sperimenti per applicare direttamente l' elettro-ma- gnetismo a mettere in moto le macchine dell'industria. L'autore dopo avere accennato le leggi scientifiche ritrovate dallo lacobi e dal Lenz, e poscia estese dal Rotto, e notato pure come si debbano al Dal Negro ed al Botto medesimo le prime idee dell' applicabilità dell'elettro-magnetismo come forza motrice, passò ad aggiungere le seguenti sue avvertenze appoggiate all' esperienza. I ." Tutto ciò che serve a disturbare la disposizione molecolare del filo conduttore formante l'elica che inviluppa la verga di ferro dolce, come le piegature cui va soggetto per lo svolgimento e il suc- cessivo suo ravvolgimento all' ancora, o gli effetti della percossa, tende a far diminuire il magnetismo indotto nella verga metallica. 1." La quantità di magnetismo sviluppato in una verga di ferro dolce è proporzionale alla superficie del ferro medesima, il che concorda cogli esperimenti del Barlow: riescirà quindi, a parità di mole di ferro impiegato, nei motori elettro-magnetici più utile il far uso di verghe cave anziché solide. Per siffatta ragione egli crede preferibili nei motori elettro-magnetici le due disposizioni partico- lari date alle calamite temporarie da Uadford e Roberts (da esso descritte nel T. Vili de' suoi Annali) le quali presentano grandis- sima energia. 3." L' inversione della polarità magnetica coli' invertirsi della corrente elettrica, processo che é stato applicalo alla maggior parte dei motori elettro-magnetici, é grande ostacolo al conseguimento d'un congegno utile nella meccanica pratica. In fatti ha egli trovato che manifestandosi una certa forza attrattiva d' una calamita voi- — 5o/, — laica per un' altra allo stato di quiete, tal forza viene alterata al momento che le calamite si ravvicinano tra loro. Lo slesso vale per la forza repulsiva. Ed egli attribuisce questo fatto al magnetismo d' induzione che si genera nelle spirali e nelle verghe annesse in virili della legge scoperta dal Faraday. Siffatto ostacolo inoltre, delle correnti secondarie sviluppatesi per induzione, cresce aumentando la forza delle calamite voltaiche per mezzo della moltiphcazione dei giri del filo avvolto a spirale. Laonde la peidita di forza cagionata dalle correnti indotte può superare l'aumento prodotto dalla mol- tiplicazione del numero dei giri. Non dee quindi far maraviglia, se certe macchine elellro-magneliche hanno sviluppato forza elettro- motrice maggiore alkmpiando le loro verghe di ferro erano l'ive- slite di due spirali, che quando veniva avvolto quattro o cinque volte il filo conduttore sulle medesime. Per tali considerazioni s' in- tende che due calamite voltaiche possono mostrare nella reciproca loro azione un grande effetto statico, e non un proporzionale ef- fetto dinamico, e viceversa, per due altre calamite. È altresì da os- servarsi che tali correnti secondarie contrariano l'azione del piliere, e la indeboliscono : ollredichè aumentano esse colla celerilà delle calamite nei loro avvicinamenti ed allontanamenti, laonde anche per questa parte si ha un ostacolo all' aumento progressivo della velocità di un motore elettro-magnetico. 4.° Disse d'aver forse per le correnti indotte potuto verificare più volte un fatto, già osservato, come crede, dal Paje, che cioè due calamite voltaiche di diversa forza si attraggono nei primi istanti anche quando vengono appressate coi poli dello stesso nome. 5." Osservò finalmente che nei motori elettro-magnetici in cui pongonsi in opera parecchie calamite voltaiche, le une molto vi- cine all' altre onde accrescere la forza del motore, si giunge ad un punto al di là del quale la forza stessa, in vece d' aumentare col numero delle calamite, diminuisce. Imperocché per quanto sia grande la velocità della corrente elettrica, essa nella sua inversione richiede un certo tempo, sebben piccolissimo; e il massimo svilup- po della forza magnetica nelle verghe di ferro abbisogna per con- seguenza di un tempo proporzionale, corrispondente ancora alla durezza del metallo, alla grossezza ec. Die qui fine 1' autore al suo scritto, descrivendo le grandiose esperienze d'applicazione della forza elettro-magnetica alle mac- — 5o5 — chine dell' industria falle da IacoI)i sulla Neva, da Davidson in In- ^liillerra, da l'atterson in America ce. Concludendo col Giornale po- lilecnico di Vienna, che malgrado le citate prove anche per lungo tempo dovremo allenerei alla forza del vapore. Risguardaiido imjìrobabile il cav. Carlini che il Dal \egro ed il Botto abbiano 'pubblicato nell(t stesso tempo le loro idee sulle ap- plicazioni dell' elettro-magnetismo, vorrebbe che si ricercasse in prò della storia delle scienze a chi dei due spetti la priorità. E, il j)iof. Majocchi offerse dati che farebbero prepoudeiare la probabili- tà in favore del Dal Negro ; di che convenendo i professori Matteucci e Belli, soggiunse questi che potrà forse risolversi con più certezza la questione, consultando gli Atti dell' Accademia di Padova, a cui leggeva quel fisico le sue .Memorie (i). Lasciato questo punto osservava il dott. Bartolommeo Cini, che neir istituire il parallelo tra i vantaggi relativi delle macchine elettro- motrici con (|ueile a vapore, non bisogna trascurare la cpieslione economica: ed essere stato messo in chiaro da opportuni esperi- menti, che, nello stato attuale delle cognizioni, costa la produzione dell' unità di forza colle meno imperfette tra le piime macchine, ben più che l'eguale iniilà con cpielle a vapore: lo che riconosciu- tosi anche al Congresso di Strasburgo si venne a concludere non dar per ora 1' applicazione dell' elettro-magnetismo resultati utili per r industria, tranne alcuni casi in cui richiedesi picciola forza ed intermittenza d'effetto. Della (|ual cosa convenne il prof. Majoc- chi, osservando contenersi implicitamente siffatta idea nella con- clusione del suo discorso. Dopo di ciò il Presidente invita la Commissione già da esso no- minata per la compilazione dei quesiti fisici e matematici, che po- trebbenj senza vincolo alcuno venir trattati al futuro Congresso, a voler recare nell' adunanza ultima di domani quelli che avesse già preparati, che così darebbesi loro pubblicità nel Diario. Chiese poscia la parola il prof. Dini per narrare anch'egli, in pro- posito delle osservazioni del prof. Pcrego sulla grandine comunicate (1) Il medesimo prof. Belli fatto ulteriori ricerche comunicò in seguito, d'aver trovato clie I' ab. Salvatore Dui Negro espose le sue idee sulla sovraccennata ap- plicazione all'Accademia di Padova ne' giorni 21 giugno e 10 luglio 1831, e ne fece inserire una Memoria nel Voi. HI de' Saggi di quell' Accademia, stampata anche a parte colla data del 1831 ; sicchò la priorità di detto fisico è comprovata. — 5oG — ili .nltia ndiinanza, un caso da lui osservalo nella valle superiore del Serchio, ove gli avvenne di vedere grani di grandine grossi come uova di gallina, che rotti presentavano un nucleo nevoso involto da strati concentrici di ghiaccio, non distinti tra loio da altri inter- posti di neve, ma solo da un diverso grado di trasparenza. In al- cuni grani meno frequenti, si vedevano gli anelli cfrcolari della se- zione presentare un andamento irregolare, come se gli strati di ghiaccio in parte già formati si fossero rotti, e alcune loro porzioni alquanto dislocate, per l' intromissione di nuovo ghiaccio tra le crepe si fossero poscia risaldate, e ricoperte da altro ghiaccio : ag- giungendo che in alcuni grani la superficie era liscia, in altri sca- bra, e in certuni sparsa di protuberanze, che apparivano prodotte da ghiaccio che si era disposto per di fuori sulla superficie medesima. Il prof. Belli disse non rara 1' osservazione della grandine spar- sa di protuberanze alla superficie. A darne poscia la spiegazione immagina che formatosi il picciol grano nelle elevate regioni con qualche minima prominenza in diversi punti della superficie, ov- . vero nascendo queste da successiva ineguale deposizione di mate- ria, venga esso nella discesa a raccogliere maggior quantità di pic- ciole gocce liquide di vapore sulle parti prominenti che nelle ca- vità, essendo queste per così dire protette dalle prominenze; onde la differenza di ([uell' incremento relativo porterebbe la forma in- dicata. Aggiunse che talvolta cadono grani in forma di piramidi con spigoli quasi rettilinei, e con base convessa; e ritiene che siano frammenti di grani sferici scoppiati nell'atmosfera trasparente, nelle nubi, o sotto di esse. Potrebbe poi avvenire che la rottura accadesse in regioni da cui scendendo i grani continuassero a crescere, e indi avverrebbero le irregolarità alia superficie di che sopra. Narrava indi il prof. Pacinotti d'aver sempre veduto in Pisa pi- ramidali i grani di grandine, e una sol volta con superficie irregolare. Domandò poscia il cav. Carlini al prof. Belli (|ual forza faccia scoppiare la grandine in alto dell'atmosfera. E questi soggiunse come la grandine si formi in regioni molto fredde, ove potrebbe darsi che le goccioline di vapore fossero liquide a parecchi gradi sotto zero: cadendo i grani incontrano siffatte gocce, le quali si distendono per lo più regolarmente intorno ad essi, in guisa da farli successivamente ingrossare, mantenendoli in generale sferici e a parecchi gradi sotto zero. Così arrivato il globetto di grandine ili regioni ove la temperatura è molto meno bassa, comunicasi il calore alle |)aiti siipei-ficiali, die le iiial/.erà per esemjiio fino a non essere elie ad un giailc di precisione dallo stesso Fraunhofer le lunghezze delle diverse parti corrispondenti agl'intervalli delle selle linee nere principali, dal citato ottico scoperte. Reso anche più sensibile con una figura il j)aragone dei due spettri ottenuti da ijuesl' ultimo con un prisma di flint e con un reticolo, ha egli trovato che gl'inter- valli fra le suddette lince principali, che nello s|)ettro del reticolo erano rappresentati dai numeri 3i, GG, 6i, 40) 54, 33, in (|uella per rifrazione lo erano dai numeri 5G, 27, 27, /|6, 48, 47. Ha inoltre l'autore rinvenuto d'una singolare proprietà ilotato lo spettro del reticolo. Fraunhofer determinò nello spettro l'alto colla rifrazione, che per essere più grande e luminoso è il solo che ci si presti, le intensità di luce delle respettive parti od intervalli comjiresi fra le linee nere principali. Le trovò egli diverse per le diverse parti senza alcuna simmetria : la massima intensità è verso l'estremità meno rifrangihile dello speltro, nel color giallo presso il suo confine coli' aranciaio ; e se immaginassimo condotta una linea secante lo spettro in guisa, che dalle due parti di essa la quan- tità di luce fosse eguale, essa cadrebbe poco oltre il massimo dal lato dei colori più rifrangibili, hitendendo ora condotta la linea omologa nello spettro formato col reticolo, l' autore è portato a concludere che essa lo dividerà in due parti eguali, e cadrà nel luogo di massima intensità della luce. Per concepire ciò fa egli os- servare che nello speltro per rifrazione, la luce essendo condensata dalla parte della linea normale ove sono i colori meno rifrangibili, e rarcfacendosi essa da tutta fpiella banda nella conversione che può immaginarsi falla dello speltro prismatico in quello del reti- colo, ne avviene che le intensità in tutta l' anzidetta regione risul- tano minori di quella della linea media. Dalla sua analisi egli ha tratto eziandio, che immaginando la lunghezza dello speltro divisa in 3Go parli, come la circonferenza di un circolo, denotala questa lunghezza con 2^, e con ' quella delle ondulazioni del raggio ct)rrispondenle al punto dello speltro del reticolo situato alla distanza ila, e quindi operante suU' idrogeno del li(|uido. Se s' im- meige nell'acido idroclorico puro una pila fatta di un filo d'oro saldato a una lastra di platino coperta di perossido di piombo, si vede l'oro disciolto dal cloro La corrente in questo caso si genera dall' affinità dell'idrogeno dell'acido coU'ossigeno del perossido: il cloro hbero è trasportato dalla corrente sull'oro e vi si combina. Inferisce da ciò il prof. Matteucci che la formola generale della teoria elettro-chimica della pila è la seguente : la corrente elettrica si sviluppa, allorché per 1' affinità i due elementi d' una combina- zione sono resi liberi e appariscono coi loro stati elettrici, quali li supponiamo nelle decomposizioni elettro-chimiche. L'ossigeno è elettro-negativo, l' idrogeno elettro-positivo. Perciò ragionando nel- r ipotesi d' un fluido solo, la direzione della corrente sviluppala dall' azione chimica è quella che prende l'elemento elettro-positivo della combinazione scomposta : nel caso ordinario questa direzione è quella dell'idrogeno. Già trascorsa l'ora dell'ultima adunanza della Sezione, dopo brevi ed ai)plaudite parole di ringraziamento e di congedo dirette dal Presidente all'assemblea, venne essa disciolta. Visto — // Presidente l'rof. cav. Gaetano Giorgim ÌProf. G. M. Lavagna Prof. Luigi Giorgi ATTI VERBALI DELLA SEZ10^E DI MEDICINA 65 DEL GIORNO iG SETTEMBRE Il l'i«'sidente cav. Carlo Speranza apre la seduta con le seguenti parole : « Grazie all'amore, che S. A. R. l' Infante Don Carlo Lodovico nutre per ogni maniera di studi, e specialmente per le scienze na- turali, i nostri voti sono esauditi. Questa città la (piale fino da tempi remoti ebbe scuole, accademie e molti uomini illustri nelle scienze, e che in oggi pure vanta una Reale Accademia delle scienze : una Reale Accademia dei Filomati : un Liceo dove sono riunite le cattedre-, i gabinetti delle scienze, ed affidate a professori distinti per sapere e per insegnamento, è divenula in quest'anno la sede della quinta unio- ne scientifica italiana. Per la (piai cosa io riguardo, chiarissimi Col- leglli, ([uesto giorno per l'epoca la piìi felice della mia vita, in quanto che vi degnaste di pronuiovermi a Presidente delia vostra Sezione. \ eramente di tanto onore, di tanta distinzione compartitami al co- spetto di (piesto fiorente Ateneo, anzi di tutta Italia, ho ben d'onde essere lieto e superbo. Se non che ultimo fra tanti illustri Colleghi, fra mediche celebrità, che l' Italia e le straniere nazioni ammirano e stimano, ben comprendo che superiore alle mie forze è 1' ardua impresa di cui avete voluto onorarmi. Ma d'altronde mi conforta il vostro nome, la vostra presenza, la (piale spandendo sovra di me un raggio di benefica luce m' infonde nuova vita, nuovo vigore, e mi rende superiore a me stesso. Frattanto per l'onore, di cui foste verso di me cotanto generosi, quante più posso, grazie vi rendo, ed indelebile fino alla tomba ne serbeW) grata ricordanza. Niente più contribuisce al progresso delle scienze, diceva un moderno scrittore, (pianto le riunioni scientifiche nazionali com- poste dei cultori delle scienze fisiciie, matematiche, mediche, e na- — 5i8 — liliali, ili mia o ili altra iiazÌDiif. Le quali per non avere setle fissa, diconsi anche nomadi, con raccogliersi una volta per anno i)ra, nella quale, dopo aver dichiarato clie questa terribile malattia tuttora esiste in Europa e specialmente nella Contea di Mzza, che si propaga per 1' atto generativo di padre in figlio, e per toccamenlo di persone e di robe, manifestava esser d'opinione clie ad estinguerne il seminio dovessero riaprirsi gli Ospedali dei leb- brosi o Lehbrusvrie, j)er accogliervi e curarvi gì' individui affetti da così grave e schifosa infermità. Dopo la lettura lo stesso cav. Trom- peo faceva circolare alcuni disegni ove erano delineati vari casi di elefantiasi e di lebbra. Il cav. Griffa, chiesta ed ottenuta la parola, annunziava in ap- presso, che un anonimo deponendo nelle mani del Presidente una carta di obbligazione di lire italiane 3oo, le assegnava in premio da conferirsi, a giudizio della Sezione di Medicina del settimo Con- gresso delli scienziati italiani, all' autore della migliore Memo- l'ia Sulld lebbra in Italia e sul modo /liii efficace di prevenirla e di curarla. Accolta favorevolmente dalla intera Sezione di Medicina la of- ferta esibita per mezzo del cav. Griffa, il de Renzi si faceva a pro- porre che venisse redatto un programma, nel quale fossero formu- late le condizioni colle quali sarebbe per essere aggiudicato il pre- mio ; e mostrava desiderio che i concorrenti si occupassero spe- cialmente a distinguere dalla lebbra vera quelle malattie della pelle le quali possono con essa lebbra esser confuse, ed a stabilire gli elementi per un diagnostico differenziale di tal malattia. La redazione di questo programma veniva dal Presidente affi- data ad una Commissione, composta dei signori cavalieri Griffa e Trompeo, prof. Paolo ^'olpi, dott. Carlo ,\mpclio Calderini. Il dott. Costa, prendendo la parola sulla lettura del cav. Trom- peo, confermava (pianto era stato da questo asserito sulla trasmissi- bilità della lebbra, adducendo gli esempi di non poche famiglie ili Varazze nella riviera occidentale di Genova, nelle quali tal malattia si conserva ereditaria da molte generazioni per particolar cura delle famiglie stesse diretta a confermare nel loro seno <[uesta infermità, onde continuare a godere un sussidio mensuale assegnato loro da pie Congregazioni. Il de Renzi riferiva quindi che dal dolt. Roussel di Parij;i, in una comunicazione sulla pellagra indirizzata all' Accademia delle scien- ze, erano stali riinpi'overati i modici italiani di non aver bastante- mente studiata ipiesta malattia che domina in vari luoghi d' Ita- lia; e proponeva che i medici italiani volessero continuare ad oc- cuparsi di questo soggetto nel futuro Congresso, siccome uno fra (|uelli che più interessano il nostro paese, ed a mostrare ad un tempo che agli sludi utili non son mai venute meno le forze dei medici italiani. Il Corioli, il Griffa, ed il Calderini, dopo di ciò che era stato detto d;d de Renzi dichiaravano ingiusti i rimproveri del dott. Rous- sel, e citavano molte opere e molli scrittorijtaliani che avevan trat- tato della pellagra. Il de Renzi, prendendo nuovamente la parola, narrava la istoria d' un caso di lebbra in un pescatore, che contratto il malore sulle coste di Barberia veniva sottoposto alla cura arsenicale per due mesi, trascorsi i quali moriva improvvisamente; ed aggiungeva, che per la sezione del cadavere eransi ritrovati i polmoni rijiieni di tu- bercoli allo stato di crudità, mentre non si eran mai manifestati sin- tomi di lesione degli organi respiratorj durante la vita dell'infermo. Il doft. Thaon dalla cura di (juesto lebjjroso prendeva occasio- ne a manifestare alcune sue idee, non favorevoli all' uso dell'acido arsenioso nella cura delle febbri intermittenti, ed invitava la Sezio- ne di 3Iedicina a voler discutere soj)ra «jueslo importante subietto di Terapeutica in un momento, nel quale ed in Francia e nel Pie- monte r uso dell' arsenico, come succedaneo alla china ed alle sue preparazioni, veniva nuovamente raccomandato, e per la grande ef- ficacia e pel tenue jirezzo. Il Presidente a ciò aggiungeva che, sic- come ora, cosi altra volta era sialo vantato l'uso dell'arsenico nel- la cura delle febbri intermittenti e di molle altre malattie febbrili ancora; ed aderendo alla proposizione del dott. Thaon, nella fidu- cia che di somma utilità riuscir potesse all' umanità ed alla Medi- cina quel che fosse per risultare da una discussione agitata su tal soggetto da tanti illusili cultori dell' arte salutare, assegnava il gior- no di mercoledì ao settembre per trattare questo argomento. Il prof. Giannelli faceva allora picsente alla Sezione, che esso pure avrebbe data comunicazione di alcuni suoi lavori spettanti al veneficio per arsenico, e il Presidente soggiungeva che il lavoro del — 5a3 — prof, riiannelli concernendo un argomenlo tossicologico sarebbe stato trattato successivamente. Il iloti. Iiircbctti, tornando a parlale sul programma relativo alli studi della lebbra, esternava il desiderio die venissero invitati i medici italiani ad inviare al Congresso clic sarà tenuto in Milano, le istorie dei casi di lebbra tla ciascun di loro singolai'mente os- servate, per giovare agli sludi di quelli che volessero concorrere al premio proposto per mezzo del cav. Griffa. Rispondeva a ciò il prof. Regnoli non potersi sperare clic clii avesse raccolto dei materiali fosse disposto a cederli altrui ; d' al- tronde a metterli alla portata di ogni medico esser sufficiente la stampa. Alla prima di fiueste proposizioni replicava il dott. Tiir- clielli, confidare egli che l' invito diretto ai medici da un corpo così rispettabile, come quello dei medici riuniti a Congresso, sareb- l)e per produrre buon effetto. 11 Presidente proponeva che di questo desiderio esternato dal dott. Turcbetti se ne facesse conto dalla Commissione incaricata della redazione del programma sulla lebbra. 11 prof. Pacini faceva in appresso istanza al Presidente onde alla Sotto-Sezione di Chirurgia fossero messi in discussione i quesiti chirurgici già proposti al Congresso di Padova. A ciò il Presidente annuiva, ed il Vice-Presidente prof. Carlo Burci soggiungeva esser per aderire alla istanza del prof. Pacini. Il cav. de Renzi, valutando i vantaggi che deriverebbero dal si- stema di discutere nei Congressi i quesiti appositamente stabiliti in antecedenza, muoveva istanza al Presidente perchè egli volesse de- gnarsi d' invitare il Consiglio dei Presidenti a stabilire, che in ap- presso nella prima settimana dei Congressi dovessero essere messi in discussione esclusivamente i quesiti proposti nell' anno prece- dente; che nella seconda fosse dato campo ai liberi studi di ognu- no dei membri del Congresso; aggiungeva inoltre sembrargli con- veniente lo stabilire, che fra i quesiti da proporsi si prescegliessero (|uelli che possono interessare più specialmente la .Medicina ita- liana. Dojjo di che il dott. Copello proponeva che la scelta dei quesiti in ordine alla proposizione del cav. de Renzi venisse af- fidata ad una Commissione speciale. Il cav. de Renzi, presa nuovamente la parola, tratteneva la Riu- nione con un suo discorso sopra la Vaccinazione. In questo egli 66 — 524 — esjìoneva come per essere nei vaccinali comj)arse alcune malattie, si era andato dicendo essersi queste sviluppate per l' insiiuiazione di qualclie principio, avvenuta nella inoculazione del virus vac- cino, e ciò con non lieve detrimento dell'opinione in cui debbe essere temila la vaccina ; diceva particolarmente di un gran numero di fanciulli del distretto di Nola, i (piali, alcun tempo dopo essere stati vaccinali, avendo sofferto l'eruzione delle afte, furono dal volgo, e <[ucl che è peggio ancora da qualche medico, giudicali af- fetti da un vizio sifilitico in essi introdotto colla inoculazione del vaccino, del qual vizio erano ritenute le afte medesime per una non equivoca manifestazione; per gì' interessi poi della Scienza medica, e linalmcute per far lacere (piesle vociferazioni conti'o una pratica oggi quasi universalmente seguita con fiducia, il cav. de Renzi slesso avvertiva che sarebbe per riuscire della massima utilità la discus- sione ed il volo della Sezione di Medicina su questo importante soggetto, della trasmissibilità di alcune malattie colla vaccinazione. La discussione intanto si apriva, e primieramente si trattava, se dalla inoculazione del virus vaccino, trailo da soggetti scrofolosi, potesse temersi la diffusione del vizio scrofoloso. A questa que- stione prendevan parie il cav. de Renzi, il doti. Parola, ed il pro- fessore Regnoli. Il cav. de Renzi faceva in primo luogo osservare, che la diffu- sione della scrofola per l' inoculazione del virus vaccino tratto da individui scrofolosi sembravagli non potesse venire ammessa, da che, non essendovi alcun esempio di trasmissione della malattia scrofolosa per i contatti di ogni genere cogli scrofolosi, questa ma- lattia è generalmente e ragionevolmente ritenuta per non conta- giosa, e sembra f[uiiidi impossil)ile che di un male non contagioso facciasi veicolo la vaccina. Ritornando sul fallo già citalo dei fan- ciulli di Nola avvertiva, avere egli presa cognizione minuta di tutte le particolarità relative a (piella eruzione di afte, ed essersi accei-- lato: 1." che il bambino da cui fu tratto il vaccino era perfetta- mente sano: 2.° che delle afte ebbero a soffrire molti fanciulli non vaccinali, mentre molti vaccinali ne andarono esenti. Passava (juindi ad aggiunger valore alla sopracnunciata sua opinione, referendo l'osservazione di una inoculazione di vaccina tratta da un indivi- duo affetto da rogna; la quale inoculazione, mentre era seguila dal corso regolare del benigno esantema nei due fanciulli in cui essa — 525 — era siala praticata, non clava in essi luogo allo sviluppo della scab- bia, da cui rimaneva attaccalo 1' inf)culat()re niedcsinio. Il doli. Parola cilava pure dei l'alti identici a ([uest' ultimo rife- rito, e diniostranti die alle inoculazioni del vainolo vaccino, tratto ancora da individui a(Telli da malattie esantcmaticlie e contagiose della |)elle, succede solamenle lo sxiluppo dell'esantema vaccinico, non proj)agandosi in conto alcuno le malattie da cui son compresi coloro die somministrano la materia per l'inoculazione. Il cav. Regnoli esprimeva alcuni duiihi sulla innocuilà delle ino- culazioni eseguile con vaccina tratta da individui affetti da scrofola, ed il cav. de Renzi rispondeva citando i fatti di moltissimi fanciul- li \acciuali con virus tratto da soggetti scrofolosi, senza clie in al- cuni di essi avesse avuto luogo lo svilupjio della malattia scrofolare. Il cav. Regnoli credeva potesse essere utile a questa questione il tleterminare, se rpielli che lian già sofferto il vainolo arabo, sono più o meno facilmente sottoposti alla scrofola. Il cav. Adorno rivolgendosi al cav. de Renzi lo richiedeva della sua opinione sulla pratica della rivaccinazione, e questi replicava la rivaccinazione non esser seguita da verun pericolo; riuscire as- sai facilmente ; essersi osservato l'esantema pei' l'ivaccinazione per- fino in fanciulli, nei quali già da otto giorni era in corso il vaiuolo di una prima vaccinazione; aver egli veduto svilupparsi le bolle vac- cinali per le rivaccinazioni eseguite in individui di ogni età, dalla pili tenei'a infanzia fino alla virilità; non poter però convenire che dalla riuscita della rivaccinazione sia provato esser negli organismi rinnla l'attitudine a contrarre il vaiuolo arabo ; doversi circa lo sta- bilire la necessità e 1' utilità della rivaccinazione procedere con somma prudenza, per non precludersi una via col riprovarla, per non soggettarsi ad un bisogno non reale col favorirla. Il Presidente richiamava come nell'armata del Re di Prussia, ed in altri Stati della Gei-inania, siasi praticata la rivaccinazione; indi il dott. Anipelio Calderini, in replica ad una interpellazione del Pre- sidente, diceva che il doti. Fontanelti, e molti medici di Milano, avevan pure favorevole opinione per questa pratica. Il dott. Secondi, esposte alcune sue idee favorevoli alla rivacci- nazione, citava per confortarle gli esempi di alcuni Governi della (Germania che ne hanno ordinata la pratica, e le osservaz.ioni pro- prie fatte in Lombardia. — 5j.G — il (lutt. Turchelli ed il cav. Griffa parlavano contro alla rivac- cinazione; il primo dicendo non essere abliastanza chiari e diffusi i fatti raccolti circa fiiiesta pratica; il secondo citando il fatto au- tenticissimo, e da lui stesso osservato, di cinquecento individui vaccinati, sui quali in quarantadue anni di tempo non ebbe da ve- dersi nissuno affetto da vaiuolo arabo. Il cav.de Renzi chiudeva finalmente la discussione in quell' adunanza, riei)ilogando quanto aveva detto sulla rivaccinazione, e dichiarando esser dcssa non ne- cessaria, non nociva, consigliabile solamente nel caso di epide- mia vaiuolosa. N'iste — // Presidente Ca\ . Carlo Speranza . l Dott. Antonio Salv agnoli ^ Dott. (iIROLAMO (-.IONI A D l N A ^ Z A DEL GIORNO i8 SETTEMBRE «©e* iielto dal dnlt. Cioni, ed approvato l'atto della seduta precedente, Cu comunicata una lettera del dott. Pistelli di Camaiore, con la (pia- le acconijìajjnando una sua Memoria sulle Risaie dello Stato luc- chese domandava che fosse nominata una Commissione per esa- minare la ÌMemoria inviata, e la interessantissima questione della nocuità o innocuità delle Risaie in generale. Il Presidente accogliendo la domanda si faceva a rappresentare che la questione verrehhe meglio discussa ove una Commissione di agronomi si riunisse a quella dei medici ; il perchè si j)ro- poneva di farne la relativa pi-oposizione al Presidente della Sezio- ne di Agronomia. Sono donati alla Sezione i seguenti opuscoli : Biografia elei più illustri Medici e Chirurghi lucchesi. Del dottore Attilio Menicucci. Delle malattie vaiuoloidi . Del dott. Sernmohi. Sulla origine del calore dei twenti. Del suddetto. Sulle ^'icende del vaccino. Del dott. Cima. Sulla differenza fra V encefalite e V idrocefalo acuto. Del dottore Lodovico Mauthner. Il Presidente nomina una Commissione composta dei professori, Tessandori, ^'olpi, Cerioli, Corticelli e Garresi, per esaminare le cin- que Memorie inviate al Congresso, concorrendo al premio propo- sto dal prof. Mazzoni sull'azione della Segale cornuta. Invitato il dott. Brunetta a leggere la Memoria sulla Vaccinazio- ne, ha esposto essere stata sua opinione che il virus vaccino avesse azione preservativa temjioraria, ma che essendo (piasi persuaso del contrario dietro una conferenza tenuta col de Renzi, si astiene per ora da qualunque giudizio su questo argomento. — rriiH — Il (Ioli. Kiholi (hi iillnioii informazioni sullo straordinario svi- luppo di un fanciullo, del (piale fece parola nel Congresso di Pado- va, niauifeslando rincroniento successivo, e le |)arlicolaril;i presen- tate dal lato della vilà.islinti\a, morale, od intellettiva, con i mezzi di educazione adojierati; spiegando con ragioni frenologiche lo s|)i- rito d' imitazione tanto svilujipato in quel meraviglioso fanciullo, del (piale lia prescnlalo il rilrallo con le misure delle varie parti del suo corpo. Il Presidente dichiara fpiesto fatto meritevole di mol- ta considerazione. 11 dott. Maiithner di ^"icnna annunzia aver egli potuto eseguire numerose osservazioni sui bambini, (piai Direttore di uno Spedale speciale dell' infanzia in ^ icnna, dal resultato delle (piali osserva- zioni ha determinato la diagnosi differenziale fra l'encefalitide e l'idrocefalo acuto dei bambini ; due malattie che egli dice essersi finora confuse, e clic conviene trattare con diversi metodi curativi. Invitato il cav. de Renzi dal Presidente a fare le sue considera- zioni in proposito, ha soggiunto, che i medici italiani non vanno così facilmente soggetti a questi errori di diagnosi, e che sempre hanno differenziato 1' encefalitide dall' idrocefalo acuto. E poiché il medico tedesco è ricco di estese osservazioni, lo pregava volesse indicare le condizioni etiologiche e patologiche che contribuiscono a rendere l' idrocefalo infantile cos'i fre(piente nei climi del Nord, e so- prattutto facesse conoscere se la collezione sierosa nei ventricoli del cervello potesse esser l'effetto di una encefalite o meningite. Il dott. Mauthner si è limitato a rispondere che sollecitamente sarà pub- blicata una sua opera nella quale si troverà la replica ai fatti quesiti. Il prof. Volpi, domandato ed ottenuto il permesso di riaprire la discussione intorno alla rivaccinazione, ha detto che la disposizione a contrarre i contagi non «"' ugnale in tutti gli uomini, e subisce anche la influenza dell' età, quindi alcuni esser insuscettivi a con- trarre certi contagi per tutta la vita, ed altri esserlo solamente per una parte di (piesta; e la scoperta del vaccino essendo recente, non ancora potersi risolvere definitivamente la questione della costanza della modificazione preservatrice del vainolo, indotta dalla vaccina- zione; mentre per lo contrario essendosi osservalo il vainolo dal settimo secolo in Kuropa, si è potuto esattamente stabilire le leggi della sua diffusione, e (pielle per le (piali chi lo ha sofferto rimane più lungamente incolume di (piello che ha subito la vaccinazione. — 5a9 — Il doti. Morello di Palermo osserva non poleisi il vainolo ed il vaccino ci>n('ondL'i'e con i vari contagi ; aver (juclli una specialilà elle gli distingue dagli altri, e (jiiindi non valere le ragioni del pro- fessor NOlpi per infirmare la forza j)rescrvalrice del vaccino; e con- ferma (jiiesta sua asserzione con l'autorità del dott. Sedillot seniore, il (piale ha recentemente provato che le eruzif)ni sopravvenute ai vaccinali si sono impropriamente confuse col vaiuolo, dal quale es- senzialmente differiscono. Il prof. Volpi replicava citando un passo del Borsieri, il quale dimostra che anche avanti la scoperta della vaccinazione eransi osservate le varietà del vaiuolo, e che in conseguenza le moderne distinzioni delle varie eruzioni vaiuoliformi sono indipendenti dalle modificazioni indotte nell' umano organisnif) dalla vaccinazione, e son comparse e compariscono in tutti i tempi. Al che il cav. de Renzi sogt;iungeva, giuste essere le osservazioni posto mente più alle persone che all' interesse della scienza. Il dott. Turchetli ricorda che le statistiche già si compilano nel Regno Lombardo Veneto, nel Piemonte e nella Toscana, la qual co- sa è confermata dal cav. Presidente; ed il cav. de Renzi soggiunge farsi lo stesso anche in Napoli. Il dott. Calderini osserva che se il cav. de Renzi avesse presenti gli Atti del Congresso di Firenze vedrebbe che la (pjestione attuale è soltanto di forma, poiché tutti concordano sulla utilità in genere della statistica; ed anche nel Regno Lombardo \'eneto la statistica medica è uniforme : al che il de Renzi risponde che appunto la forma è quella che ha nociuto alla f|uestione principale; perciò voler di- stinguere (piesta elenati. 5.° Che le prime a morire sono sempre quelle che mangiano il fegato. G." Che il primo sintonia che apparisce in tutte è il vomito della sostanza ingerita. 7.° Che il cervello e la spinai midolla degli animali avvelenali coll'acido arsenioso non sono venefici alle civette. 8." Che ogni qual volta in quella porzione di viscere che si dà a quei volatili vi sarà almeno 'U, di grano di acido arsenioso, ha luogo la di loro morte, .\vverte ([uindi che la prova certa che le ci- vette sono morte per mezzo dell'arsenico si ottiene trattando le carni ed i visceri di queste con l'apparecchio di Marsh. E poiché — 552 — egli osserva die le esperienafe con questo apparecchio possono l'iu- scire spesso fallaci .per trovarsi talvolta arsenico nell' acido solfori- co, nello zinco, nei tiil)i di vetro; ()|)ina che il mezzo areccliio di Marsli, (|iial vantaggio si olli«,'ne col dare alle civette i visceri ed il sangue dell' individuo che si crede avvelenato, coli' aspettare di ve- dei'C se queste muoiono, se devesi alla fine verificare il fatto per mezzo dell'apparecchio di Marsh; (|uando jjiiò farsi subito una ta- le operazione che vien riconosciuta indispensabile? Re|)lica a «pieste osservazioni il prof. Giannelli che il suo oppo- sitore ha tralasciato di distinguere il caso dell'arsenico propinato in vita da tinello dell' arsenico introdotto nello stomaco dojjo la morte. In tpiest' ultimo caso essere indispensabile oltre il mezzo chi- mico un altro criterio per stabilire il veneficio; e poiché l'avvele- namento per acido arsenioso non ha segno patologico patognomo- nico, secondo il parere ancora dell'Orfìla e del Puccinolti, merita si- curamente di esser preso in considerazione il nuovo mezzo- da lui |)roposto come particolare e costante. li doti. Pellizzari soggiunge che ai medici ed ai chimici è nolo che il veneficio può talvolta esser simulato, ma che la Chimica ha agevolmente trovati i mezzi di svelare 1' inganno. Avere Orfila rico- nosciuto che talvolta può esistere arsenico nei reagenti chimici che s'impiegano nelle analisi, ma (piesto equivoco è slato totalmente impedito, poiché prima di mettere nell'apparecchio del Marsh le sostanze nelle (piali si sospetta esistere 1' arsenico, si prova con la j)orcellana se il getto di gas idrogeno produce alcuna macchia; ot- tenuta la prova negativa s' introducono nella bottiglia le materie da analizzarsi, e se (pielle macchie compariscono, e saggiale poi con i necessari reagenti si comportano come macchie arsenicali, non è permesso dubitare che nella operazione vi sia inganno. L'ora assegnata alla riunione essendo trascorsa, il cav. Presidente scioglie la seduta, e rinvia la presente discussione al giorno successivo, \ isto — // Prcsitlcnle Cav. Cario Speranza . I Dott. Antonio Salvacvoli / Seerelnii ) „ ^ „ IJOtl. GlROLA.MO Ciosi DEL GIORNO 23 SETTEMBRE ->!5S*- JLietto dal Segretario dott. Salvagnoli il processo verbale dell'adu- nanza precedente, il prof. Giannelli chiedeva che vi fosse aggiunto ; non aver egli tenuta e dichiarala l'opinione che il suo metodo po- tesse in giudizio dar prova coita di veneficio succeduto per l'acido arsenioso ; esser solamente convinto che per esso venissero confer- mati i resultati dell'analisi chimica; aggiungeva inoltre, relativamen- te alla discussione sostenuta sull'argomento stesso nella tornata pre- cedente, sembrargli che il preopinante non avesse risposto alle sue proposizioni, e che se il suo metodo vuoisi considerare inferiore a quelli che la Chimica possiede a scuoprire il veleno, si debbo però stimare ad essi superiore per la scoperta del veneficio che per i soli mezzi chimici non può venire raggiunta ; non poter non essere re- putato utile per far decidere i chimici ad intraprendere le analisi coi mezzi che la loro scienza possiede, per servire quindi di confer- ma ai resultati con quelle ottenuti, per procurare una retta e sol- lecita istruzione dell'animo in chi debbe iniziare una procedura in causa di veneficio. Fatta al processo verbale 1' aggiunta richiesta dal prof. Giannelli, rimaneva approvato. Il dott. Sancasciani chiedeva definitivamente se i medici con- dotti avesser dovuto concorrere alla compilazione di una sta- tistica, ed il cav. de Renzi replicavagli avere il Congresso deciso affermativamente. Il prof. Targioni Tozzetti dichiarava hi appresso di non essere stato presente alla lettura della Memoria del prof. Giannelli, ma ri- levando da (piolla del processo verbale che vi son citati dei fatti di animali periti per esser loro slate date a mangiare delle piante, che nel tempo di loro vegetazione erano state innaffiate con soluzione di — 555 — acido arspiiioso, affacciava il dubbio, che f|iie<;li animali fossero pe- riti per tiitl' allra causa die per (piella dell'arsenico slato assorbito dalle piante medesime. Diceva esser provalo dall' es|)erienze di \'e- vei', clic le piante nella loro vegetazione non assorbono l'acido arsenioso, nò moltissimi altri sali; die l'acido arsenioso special- mente, restando dec()Hiposto dai terreni, vi si riduce insolubile, (piindi non allo ad esser assorbito ; che perciò le piante non ne con- tengono affatto; aggiungeva che Orlila, Souberain, Chevalier ripe- tendo ossei'vazioni del medesimo genere, per provare se l'operazione chiamala dai Francesi cluailds^i-, e da essi eseguita col trattare il grano da seminarsi coli' arsenico per preservarlo dagl' insetti, po- tesse essere nociva alla pubblica salute jìer il passaggio dell' arse- nico dalle radici fino al nuovo seme, avevano escluso del tutto qualsiasi assorbimento della stessa sostanza. \ «pieste osservazioni citate dal prof. Targioni rispondevasi dal prof. Giannelli aver egli fatto ini solo esperimeiìto, e da (piesto non voler trarre alcuna conclusione. Esser però a vantaggio dell'opi- nione dell' assorbimento dell' arsenico le esperienze e le osserva- zioni su tal soggetto jiubblicale dal Trinchiuetti, e riconosciute de- gne del pi'emio dall' Instituto del Regno Lombardo A'eneto. Veniva quindi conceduta la parola al dott. Pellizzari, e questi in replica alle ragioni allegate dai prof. Giannelli per sostenere i vantaggi del suo metodo a provare il veneficio per arsenico, addu- ceva le seguenti considerazioni. Non potersi consigliare il metodo in cpiestione come guida al chimico e al perito, e in appresso come riprova dei risultamenti ottenuti coi mezzi chimici, dai)poichè i resultati ottenuti col meto- do del prof. Giannelli non riuscendo costanti, siccome egli stesso aveva detto, non possono venire con fiducia invocati, né a guida né a riprova ; non servire poi a stabilire la jirova del veneficio, giac- ché la j)roprietà avvelenatrice non appailiene esclusivamente ai visceri degli animali uccisi coll'arsenico, ma, per le innegabili osser- vazioni del Morgagni e del Mascagni, si é veduta talvolta estesa an- cora alle viscere di animali morti per malattia. Circa poi all' insuf- ficienza del metodo in <|uestione a somministrare istruzione per chi debbe intraprendere una procedura in causa di veneficio, il dottore Pellizzari richiamava l'attenzione sugl'inconvenienti che possono 70 — 556 — nascere dall accettare e ritenere per veri i resultali clic una ma- niera d' indagine diversa, e più iniiversalmenle stimata, quale si è r analisi chimica, j)uò modificare, correggere, e smentire. A tal punto della questione il Principe Luigi Luciano Honaparte taceva osservare, che si potrebbe anzi si dovrebbe convenire inte- ramente col prof. Giannelli, circa l'utilità del metodo da lui propo- sto pei' confermare il veneficio mediante l'acido arsenioso, se la nuova scoperta del celebre Orlila non provasse che i mezzi chimici sono sufficienti, non solo a rintracciare le più esigue quantità di ve- leno, ma ancora a metter fuori di dubbio il veneficio. Secondo que- sto illustre chimico in fatti è provato, che il fegato degli animali av- velenali con acido arsenioso è mollo pili ricco di questo veleno nelle sue parti centrali che non negli strati corticali, mentre l'opposto accade nel caso in cui 1' acido arsenioso sia stato iniettato dopo la morte. E supponendo ancora il caso in cui per un eccesso di ne- quìzia venisse distaccato il fegato da un cadavere, e fosse tenuto immerso in una soluzione arsenicale, si potrebbe coi mezzi chimici scuoprire la frode calunniosa, avvegnaché in questo caso ancora la parte corticale del fegato sarebbe più ricca d' acido arsenioso di quello che il suo interno. Né lasciava di far presente come questo mezzo, senza dubbio più sicuro di quello del prof. Giannelli, raggiunga lo scopo che que- sti si è proposto, cioè quello di mettere fuor di dubbio l'esistenza del veleno, e di provare il veneficio. Concludeva finalmente come egli non dubitasse che il professor (ìiannclli, avuta contezza di questa interessantissima scoperta, non fosse per convenire con lui dell' assoluta superiorità di questo me- todo ; e trovando sempre interessanti solto il rapporto fisiologico le esperienze del prof, medesimo, proponeva che venissergli rese gra- zie pel tempo da lui impiegato in siffatte ricerche tossicologiche, e per aver preso tanto a cuore gì' interessi della umanità. A ciò seguivano poche parole del dott. Pellizzari, colle quali chie- deva che il processo verbale registrasse, avere egli nel giorno pre- cedente esternato il sentimento stesso col quale il Principe Luigi Luciano Bonaparic aveva chiuso il suo discorso. Dopo di ciò il conte Alessandro Porro leggeva la relazione sulla riforma carceraria redatta dalla Commissione eletta nel Congresso — 557 — scientifico di Padova (i), e composta dei signori consigliere Gia- neili di Milano, conte Petitti ili l\oi-eto, conte Scopoli di N'erona, Gia- cinto Monipiani di F5rescia, dolt. Ranipinelii di liergamo, dott. Cal- derini di Milano, conte Alessandro Porro di Milano; ed esibiti in a[)presso i docmiienti comprovanti l'adesione alle massime conte- nute nella relazione per parte dei signori Gianelli, Scopoli, INIom- piani, Calderini, veniva data lettura dai signori conte Petitti e dot- tor Rampinelli (2) dei motivi pei quali essi non potevano concor- rere nelle massime espresse sul rappoi'to della Commissione. Passava quindi l'avv. Maestri a trattenere la Sezione colla lettu- ra di un suo lavoro concernente i sistemi penitenziari. Ed il conte Serristori, essendo sosjtesa |)er (|ueir istante la lettu- ra che l'avv. Maestri faceva del suo lavoro, moveva istanza alla Presidenza perchè venisse nominata una Commissione, la quale entro breve tempo, stabiliti i giusti limiti e formulati i punti prin- cipali della (|uestione, agevolasse la via a raccorre con giustizia e prudenza il fruito di una proficua discussione. Da ciò il cav. de Renzi prendeva pur esso motivo a dimostrare la difficoltà di risolvere convenientemente la (piestione portata in- nanzi alla Sezione di Medicina : osservava esser dessa sommamente complessa; aver bisogno del concorso di diverse specialità. L'uomo di stato considerare nelle carceri penitenziarie la spesa, la direzio- ne, la custodia; il giurisperito mirare all'ammenda, e voler le pri- gioni a punizione e ad esempio; il moralista, fatto conto della in- dole e della natura dei popoli, intendere a restituire alla società dei cittadini onesti, in cambio di uomini rotti al delitto; in ultimo il medico sdegnare che sia rimesso alla società infermo o demente (juello che fu dato alla carcere per trovarvi correzione, non per per- dervi la salute o la ragione : questi molteplici modi d' onde può esser contemplata la questione esser d'ostacolo sommo al suo esat- to scioglimento. Conchiudeva però, che la Commissione padovana avendo legittima origine, è dover del Congresso esaminare il rap- porto, e discuterne le conclusioni, ammettendole, modificandole o rigettan arra di scusa, se nel suo lavoro non verranno ad ogni volta ripe- tuti i nomi di (|uei benemeriti scrittori, che coltivarono i diversi aspetti della questione. Ma -crede dover manifestare fin da princi- pio, eh' ella seguì nel suo esame la massima fondamentale già nei precedenti Congressi sancita, che la Medicina debba bensì coadiu- ^are e condizionare le deduzioni del diritto publico, e solo in caso d ajjei'ta disapprovazione contrapporvi il suo divieto, ma non debba mai trarre interamente a se la ([uestione, e con troppo indipendenti esigenze tendere a tramutare in un asilo di salute un luogo di pena. (1) Jahrbucher der Gefàngnissltunde, Frankfurt a. M. 18!l5. — 5G3 — Un altro ligiiarclo ella seguì nell' esaminare ciascun regime car- cerario, ed è clic si debba por mente al loro principio costitutivo e distintivo, senza tener troppo conto di (jnei falli «Ncnluali clie j)ro- vengono dalle circostanze locali e personali dei singoli stabilimenti; e ciò per non incorrei'e in im circolo vizioso, e dedurre da fatti non necessari le costanti e inevitaijili conseguenze d' un principio. Poste tali cautele, la Commissione cominciò a prendere in esa- me quel modo di prigionia che si trova tuttora più generalmente diffuso, e die consiste in una vita pmmiscua più o meno discipli- nata. Ora, primamente ella dimandò a se medesima come ipiesta convivenza dei prigionieri li assicuri dalla influenza depra\alrice del comune consorzio, dei malvagi esem|jli, delle funeste amici- zie, delle successive associazioni nel delitto. Ella si dimandò per qual modo si possa impedire eh' essi vicendevolmente si ammae- strino ad eludere im' aborrita vigilanza, o atl affrontare la forza coll'accoi'do d'una violenza disperala. KUa si dimandò a quali mani debba affidarsi l'esercizio d'una custodia e d'una disciplina, la quale in fine riposa sulle continue minacce della nuda forza. L'in- fezione, che codesta promiscuità diffonde tra i reclusi, deve ren- dere perpetuamente sospetti i liberati alla società civile, la quale rilutterà ad accoglierli di bel nuovo nel suo seno, e deluderà gli sforzi conciliativi del patronato, e nell'ansietà che la preoccupa per la sua sicurezza e la sua morale, ripudierà sdegnosamente il tra- vialo penitente, e lo respingerà di nuovo verso gli eccessi d' una vita eslege. Per questa via la società non può dunque conseguire quella maggior sicurezza, eh' è l'intento finale d'ogni riforma car- ceraria. La vita associata non genera intimidazione, non genera emenda, esige nella disciplina l' uso d' una forza brutale, e spesso inicpia, |)erchè commessa al ministerio di gente inculta e venale. Esclude adunipie il beneficio d'ogni induenza morale; sanziona il principio dell'infamia indelebile; in somma conferma e perpetua tutto ciò che rendendo inconq)orlaljile lo stato attuale, fa della ri- forma carceraria uno slringcntissimo civile bisogno. Se si chiede alla Medicina il modo di rendere innocuo alla sa- lute un sì malefico regime, essa, nel dettar partitamente le sue con- dizioni mitiganti, verrà mano mano disarmandolo di tulle quelle barbane esasj)erazioni, colle rpiali soltanto la disciplina d un car- 7' — 561 — cere j)r<>miscu("> può rendersi teimila al delinqiieiilc. 1*^ allora il cai- .cere, senza rigori e senza' terrori, diviene un asilo desiderabile al |>ovei'o, al vagabondo, al malfattore, il (juale all'ombra dell'unianitìi e della Meilicina sruii;i;e alla pena, e deride la lei,'j;e. Torna inutile l'esporre parlilainente lo stalo delle prigioni elie soggiacciono a codesto regime depravante. E se, ad esempio delle noli/io l'accolte dal doK. Ti-onipeo e (lai doli . rornasini, si venisse compiendo ima statistica delle carceri pi-omiscue in Italia, ciò che sarebbe opera sommamente desiderabile, si andrebbe ad aggiungere altri fatti a (juei fatti gravissimi che confermarono la Commissione in mi coiv>'incimento, al (piale altronde si j)uò pervenire anche per la via di razionale induzione. Ora, se le ineluttabili esigenze del jinbUco diritto condannano ed escludono onninamente cpiesto modo di detenzione, torna af- fatto inutile il provocare sopra di esso il giudizio dei medici o il loro consiglio; poiché, se vi si trovassero sodisfatte .tutte le providenze dell'arte salutare, ancora, il principio della publica morale e della ])ublica sicurezza vi apporrebbe la inesorabile sua riprovazione. Esclusa così la prima e più divulgata forma della vita carcera- ria, la Commissione jiassò ad esaminarne un'altra, cioè quella, che, sotto nome iV au//ur/uuiia, raccoglie bensì a comune lavoro i car- cerati, ma intende di poterli bastevolmente preservare dalla mutua condizione coli' assiduo diurno silenzio e colla solitudine della not- turna cella. Ammette la Commissione che molto si è già conseguito per la costumatezza dei carcerati colla loro segregazione nottetempo. Ma |)er ciò che riguarda la disciplina del lavoro in comune, ella è co- stretta a considerare che lutto l'edificio si fonda nel supposto che il silenzio rigidamente e costantemente si ottenga, e che ottenuto valga a troncar fra i carcerati ogni altra più artificiosa e tacita co- municazione. Ora, se l'uno o l'altro di questi supposti in fatto pra- tico vieii meno, il regime taciturno ricade più o meno nel principio della promiscua convivenza. E questa, sotto la maschera d'un pre- teso silenzio e d' un'assidua simulazione, si riproduce con tutte le sue turpitudini e le sue infezioni, aggravate inutilmente dalle vessa- zioni e dagli arbitri che accompagnano i vani sforzi d' una disci- plina mancata. Che se si supponga perfettamente e costantemente f — 5G5 — oHoiiuto il silenzio, ancora è forza comprarlo al prezzo di continui casli^'lii; poirliò non è dato altrimenti contrariare e domare le pili \i\aci e, tlireni pine, le più iinuìeenli inclina/ioni dell'essere limano. Ora, i rif^ori della mera disciplina diverrebbero talora piìi gravosi die non la pena commisurata dalla lei,'f,'e al delitto; il ciar- liero e lo sjiensieralo si troverebbero in più iloloroso vivere die lo sceleralo guardingo e silenzioso. E la frusta, divenuta la suj)rema leggiliice del caicere, come accade in America, farebbe dipendere dalla mano brutale clic la impugna il destino dei reclusi, assai più ilie non dal resjionso ilella legge. E ancora nò il silenzio né i (la- gelli |)olrebbero impedire che il colpevole non rimanesse esposto all' infamia e al jieiicolo delle più prave conoscenze, e ad ima ine- vitabile notorietà, che perseguirebbe per tutta la vita 1 inutile suo pentimento. Per lo che la Commissione, adottando il voto clie venne già pu- blicamente espresso da quello tra' suoi membri, che si mostrava fra tulli il meno avverso alla disciplina silenziaria, venne a dichiarare un tal regime doversi in genere abbandonare, perchè il bene dal- r una j)arte conseguito può venir troppo efficacemente distrutto dall'altra, e forse anche superato dal male. Laonde torna inutile provocare i consigli della Medicina sopra un regime, che, per troppo alte ragioni, in una ben ordinata società non può essere ammesso. Tuttavia la Commissione trovossi in debito di prendere in esame tulle (pielle modificazioni, colle (piali i più perseveranti tra i seguaci tli codesta disciplina intesero di poterne togliere o diminuire i più daniK^si effetti. La prima di codeste modificazioni si è quella invalsa in alcune carceri della Svizzera; e consiste nel ripartire e classificare i prigio iiieri in diverse brigale, giusta l'apparente loro moralità. .Ma questo ripiego fa per sé medesimo la condanna del principio silenziario, a salvare il ipiale sarebbe diretto; poiché sujipone già die il riparo del silenzio sia insufficiente, e che la sola vicinanza del più mal- vagio possa peggiorare il inen malvagio prigioniero. Quindi non solo (piesto regime involge le vessazioni del silenziario, ma suppone con- tinuate in fallo le corruzioni della vita promiscua. Rinnova jioi ad ogni istante l' arduo quesito di determinare piede stante la mag- giore o minor moralità d'ogni singolo individuo, che sopiavvenga nel carcere ; apre il \aico a infìnile simulazioni ; e mette la disci- p — 56G — pliiiii in coiiliiiiia liilla colla vastità dei recinti e colla loro disposi- zione. In falli nessun arcliilclto può prevedere il numero dei pri- gionieri, ohe ili giorno in giorno possono assegnarsi all' una o al- l'altra classe ili moralità, dietro il bencplacilo di vigilanti, i quali non possono facilmente chiamarsi dalle più eulte classi della socie- tà. Potè questo principio classificante sostenersi appena colla perse- verante carità della cittadinan/a ginevrina, e tuttavia con esilo im- perfetto, e j)er pochi reclusi, inferiori di numero ai loro custodi e ammonitori. Ma poco seguito altrove, non raccomandalo in Italia da j)articoIar persuasione d'alcuno, non sembra |)otersi pro|)orre dal giureconsulto al medico con alcuna speranza d' utile ajiplicazione. Sotto il nome di sistema medio od eclettico, un'altra modifica- zione del regime taciturno venne già raccomandata da uno dei memltri della Commissione. E si ridurrehhe ad applicare l'aggrega- zione silenziosa solamente alle più lunghe prigionie, e dopo che il recluso avesse già scontato nella cella segregante un certo inter- vallo di tempo. Colla quale combinazione successiva dei due opposti principi si annuncia di voler evitare i pericoli, che da una più lun- ga segregazione potessero derivare alla salute. Ma ciò pure implica il supposto, che la segregazione torni apertamente contraria alle buone regole sanitarie. Suppone dunque già decisa la questione pri- ma d'averla discussa, e nell'atto medesimo in cui si sta per pro- porla al giudizio medico. L'ordine logico dunque dimanda, che questa combinazione non entri in discorso, se non dopo che il giudizio medico siasi realmente già manifestalo contrario al prin- cipio della segregazione. L'officio poi che qui si attribuisce alla pri- gionia cellulare, di servir quasi d' introduzione alla silenziosa, venne da' suoi sostenitori difeso coli' osservazione, che « quanto ai difetti annessi alla regola silenziosa, senza contendere che abbiano a ces- sare affatto applicandola alle lunghe detenzioni, può dirsi che le in- frazioni alla regola del silenzio, e resaceri)azione derivante da essa, debbano per forza d' assuefazione e pel sentimento di subordina- zione acquistato nel rimaner sottoposto all' altra regola, riputarsi molto meno importanti di quanto sarebbero se la regola auburnia- na fosse indilatamcnte applicala ».Ma (|ui resta a vedere se l'aspet- tativa d' un prossimo trapasso dal raccoglimento della cella alle di- strazioni della convivenza auburniana non verrà in fatto a turbare quella rassegnazione, alla quale si vedono cedere gli animi più in- — 567 — duriti, e che, mentre tn<^lie alla disciplina ogni asprezza e odiosità, le aggiunge sonuna el'licacia. Ortaiiicnte la coesistenza dei due modi di pi'igionia nello stesso stabilimento, e la troppa diversità delle due condizioni di carcerati, accendcrei)be un tormentoso desiderio, una continua in(|uieludine, una dissipazione d'animo contraria ad i>^ni buon pensiero. E dopo una lunga privazione del bramato con- sorzio dei compagni, come rattenere nel primo ritorno alla convi- ^enza quell'indomito imj)ulso, die spinge a sfogare nel collofpiio i sentimenti accumulati e acuiti da una rigida privazione? E perchè esporre a questo ricambio di sentimenti i detenuti a più lunga pe- na, nel cui novero debbono naturalmente contarsi i più colpevoli, e più corrotti, e più pericolosi alla disciplina del carcere e alla sicu- rezza della società? Questo successivo accoj)piameiito della segre- gazione e della aggregazione aggraverebbe dunejue le difficoltà ed i mali d'entrambe le discipline. La Commissione, passando all'esame del terzo principio carce- i-ario, quello cioè della segregazione celiare dei singoli detenuti, ven- ne raccogliendo le seguenti osservazioni. Questo j)rincii)io, oltre all' insuperabile ostacolo che frammette alla mutua corruzione, lascia intatta e piena l'efficacia intima della coscienza; anzi colla sua tranquilla austerità, e col rimovere ogni estraneo impedimento, la fomenta e la sveglia anche nei più per- versi; e coir incutere un forte senso della posizione penale, costi- tuisce una vera intimidazione, nel tempo stesso che il triplice sus- sitlio dell'istruzione religiosa, dell'ammaestramento professionale, e dei caritatevoli conforti, tempera i gravi effetti della solitudine sui sensi e sulla ragione. In questi fatti universalmente riconosciuti, la Commissione si limita a indicare sodisfatte le esigenze dello Stato e della moralità. La disciplina celiare, escludendo 1' uso della forza, semplifican- do tutti i rapporti discìj)linari, e mitigando gli offici della gente de- putata alla custodia, rende possibile di sostituirvi una più intelli- gente e caritatevole qualità di persone, alta a cattivarsi meglio la docilità del prigioniero, e ad esercitare una più intima influenza. V. nel senso medico, rinniove per sua natura la facilità dei contagi morbosi, la scamI)ievole dissolutezza con tutte le sue conseguenze, e le vessazioni della disciplina taciturna. — 5G8 — Il supremo principio rolii,'ioso campeggia in liille le parli di (|ue- sla ilisciplina, ordinala interamente alla conversione del colpevole e al rinovanionlo moi'alc della sua vita; e con ben calcolati or'ari p con artifici arcliilclloiiici si può conseguire anche una lodevole l're- (juenza di |)ie predicazioni, e una certa collegiale commianza nel- le opere di pietà. Supposto anclie \ero che nella reclusione cellai'e tornino mala- gevoli molli generi di lavoro, e non possano applicarsi i più glandi sussidi meccanici, rimane pur vero eziandio clic ini sufficiente nu- mero di mestieri vi si può proficuamente apj)rendere ed esercitare; il novero dei (inali si la salire a non meno di 64, mentre i4 certa- mente vennero con esito felice inlrodutti nella Roriuctte. E cpiesti offrono un esercizio più intellettuale che non le grandi industrie collettive; e soprattutto poi'gono una fonte di sussistenza più <>])- ]>ortuna alle successive ciicostanze del liberato. Tutto ciò prepara un agevole campo all' esercizio del patronato. Si può con sicurezza porger la mano all' uomo il quale esce dalla carcere ignoto ai cattivi, libero tla vincoli infami, piegato dall abi- tudine e dal raccoglimento ai buoni pensieri, e materialmente capa- ce di provedere colla solinga sua industria ai bisogni della vita, e d'aspirar di bel nuovo all'onoratezza del nome e alla fiducia e pro- tezione dei buoni. Questo è dunque un modo d'ovviare a quelle recidive e a quel successivo progresso nel delitto, che costituisce l'istoria dolorosa del maggior numero dei grandi colj)evoli. Sotto il (|uale aspetto, il principio dell interiore emenda assume la forma d' un' esterna difesa contro il massimo numero dei più enormi de- litti, e diventa l'esercizio d'un assoluto dovere governativo. Accertate così tutte le condizioni che raccomandano il regime segregante all'approvazione del giureconsulto e dell'uomo di Stato, rimane di rassegnarlo al sindacato medicale, affinchè o lo si ricono- sca commendevole anche sotto ([uesto aspetto, o si dichiari con qua- li cautele e modificazioni lo possa divenire, o in estremo caso lo si riprovi e lo si condanni. Dopo di che, rimanga aperto il varco a passare con logico rigore allo studio medico degli altri sopraddetti modi di prigionia. Pervenuta a questo punto la Commissione, si trovò ricondutta sul medesimo terreno della discussione tenuta a Padova, alla (piale - 569 - era suo dcliito di attenoi'si nella (iiicslione sanitaria; poiché il re- gime celiare, coli' escludere ogni iiilliien/a reciproca dei condanna- li, semplifica la questione sanitaria, e la ristringe alle sole condizio- ni individuali. Riassumendo perciò quanto allora diffusamente si discusse, tlol)l)iamo ri|>etere che le piegiudiccMili induenze dell' as- soluta solitudine sugli ap])arati vocali, sulle l'unzioni del cerebro, e sulle abitudini viziose, possono venir corrette e rimosse (|uaiido la vita celiare venga temperala da un opportuno ordine d' istruzione e di visita, per parte dei direttori, dei medici, dei cappellani, dei maestri, dei patroni, e dei custodi, in modo che ogni jirigionierti abbia almeno ogni giorno una mezz' ora d'onesto collo(|uio, e (|uan- do, oltre alla loilevole spaziosità della cella, ed alla sua buona ven- tilazione, asciuttezza e nettezza, e al moto natiu'ale che si richiede air esercizio delle diverse arti, si aggiunga il ristoro d' un' ora di li- bero moto all' aria aperta, in appositi e segregati recinti, e ciò alme- no (|ualche volta, o più volle, per settimana. Colle quali cautele e providenze venne già dichiarato nel Congresso di Padova, che la \\la collare n(ui solo non può dirsi tnalefica e divoratrice della sa- lute e della ragione; ma per gente avvezzala maggior parte ad ogni disordine, j)otrà recare quei vantaggi che provengono dall' oi-dine, dalia sobrietà, e da una qualche tranquillità dell'animo e dei sensi. l*ai-e inutile il ripetere un'altra volta che molte obiezioni fatte contro il regime segregante cadono da se, quando si ponga cura di spiegar prinui di tutto in qual significato si prenda questo nome. Poiché alcuni lo confondono tuttavia coli' assoluta eliminazione d'ogni consorzio umano, senza conforto veruno d esercizio o di la- voro, e quasi senza l' aria stessa e la luce; una vera vita sepolcrale, le cui conseguenze sulla salute e sulla ragione sono troppo manife- ste, anche senza alcuno speciale giudizifi. Né si possono preterire le obiezioni fatte dai dottori \ erdeil e Coindet nelle loro illustrazioni del carcere di Losanna : nelle (piali assunsero a provare, che ad ogni iiulurimento nella .disciplina car- ceraria corrispose sempre la minor salute dei prigionieri. Con che si verrebbe ad inferire, che il regime più plausibile d' un carcere debba esser (piello che conserva più florida la salute. Ma ciò con- fonderebbe il princijìio del carcere, ove 1' uomo é mandato appun- — Syo — to per soffrire, e il principio ci' mi asilo di salute, ove è mandalo a ristorar le forze e far buona ciera. Si coiifoiule così la ragion pena- le alla cura medica, si trasforma una uecessilà sociale in una nor- ma sanitaria, e si esce affatto ilai limili ai (|uali con maggior senso sociale si volle limitata nei Congressi ilaliuiii la (luestione medico- carceraria, quando si determinò doversi prendere le mosse dalla ragion penale e dalla civile necessità, pei' cliiedore ai medici nel caso favorevole un volo coiisidtivo, e nel caso contrario un volo me- ramente negativo, ossia un semplice veto di tale o tal altro regime. Le triste condizioni sanitarie dipinte dal doti. Verdeil sono affat- to estranee alla vera e pura disciplina segregante, sì perchè le con- dizioni d'abbandono e di squallore da lui supposte costituirebbero un altro principio carcerario, indegno d'essere sottoposto a ulterio- re giudizio ; sì perdio a Losanna più generi di prigionia si trovano contenqiorancamente accozzali entro uno stesso edifìcio, di modo che il segregato soggiace alla tormentosa circostanza di sentirsi in- torno il fremito di tjuelli che sono privilegiati a promiscuo lavoro. E però la segregazione non è colà il principio fondamentale e uni- forme del governo della carcere, ma un inasprimento disciplinare, alla cui applicazione diseguale e arbitraria debbe attribuirsi 1' irri- tazione permanente dei segregali, e il turbamento del loro animo e della loro ragione. Ed inoltre, per varie circostanze civili e religiose, lo stato d'esaltazione mentale in quel paese si riscontra assai fre- quente. Per lo che una Commissione, incaricata d'indagare l'origine delle alienazioni manifestatesi nel carcere, avverò che quelle che eransi cagionate da fatto di convivenza carceraria, appena salivano all' Lino per cento sul numero dei reclusi. Veniamo ora ad altre difficoltà proposte nel seno stesso della Commissione da uno de' suoi membri ; il quale oppose all' adozione del regime segregante, prima la necessità di vaste carceri, poi la dif- ficoltà d'aver sempre nella loro immediata vicinanza un considere- vol gremio di cosi culla popolazione, che possa offrire ai segregali assistenza e istruzione; e finalmente la gravità della spesa. La Com- missione, seguendo la traccia di queste obiezioni, vi contrappose quei dati di pratica verificazione che si trovò avere j)iìi alla mano, e che riscontrò nelle carceri della Lombardia. - 571 - Questa regione conta nnilioni 2. '/, d'abitanti, assai densamente ag^'loinerati massime nella parte men montuosa Poco mono di 200 mila sono raccolti nel recinto e nei soi)l)orj;lii della capitale; e piii d'altri 200 mila nelle otto successive città di Brescia, Mantova, Ber- gamo, Cremona, Pavia, Lodi, Oimo e Monza; e vi si agj^iungono quattro luoglii di circa i4 mila abitanti ciascuno, e altri nove da novemila a settemila abitanti. Le carceri vi contano 3G72 detenuti, dei (piali loii si trovano presso le polizie delle città; laSa si tro- vano /•//7o7c/// presso i tribunali e le pieture foresi; e Soppresso le preture urbane. Per lo die i prigionieri co/K/fi/inali restano io.'|8, ripartiti nelle tre carceri di Mantova, Milano e Cassano d'Adda; tra i quali, i condannati a piìi di due anni di carcere sono 645; e tra questi medesimi i condannati a tre anni e più, sono S.'p. .Ora, su questi soltanto verserebbe la (piestione della possibile dannosità d'una prolungata segregazione. E si noti la somma probabilità che la riftìrma penitenziaria, dimiiuiendo la reciproca corruzione e le re- cidive, debba condurre ad una diminuzione del numero dei prigio- nieri; il che può anche avvenire per l'abbreviazione nella durata della pena in virtù della sua maggiore austcì'ità e intensità. Per io che la Commissione crede tenersi entro i limiti del vero, supponen- do in via generale, che un carcere penitenziario, capace di cinfjue- cento condannati a due, tre, o più anni di pena, possa bastare alle circostanze di due milioni d'abitanti. Ora, fpial è la regione d'Italia nella (juale si contino due milioni di popolo senza una (pialche am- pia e eulta città, i cui abitanti possano fornire assistenza e ammae- stramento per una mediocre prigione, e un proporzionato numero di sacerdoti e di pie persone, che uniscano a senso caritatevole (|ueiragiatezza del vivere che sembra predisporre naturalmente alle cure del patronato? Per lo che non pare che in Italia la vastità delle carceri e la loro distanza da qualche popolosa e eulta e caritatevole città possano (arsi fondamenti d'obiezione. Lo stesso può dirsi intorno alla grave spesa che si attribuisce alle lunghe detenzioni. In fatti se nel caso so])racitato il numero dei condannali a prigionia j)er lo meno triennale si limila a un settimo circa del total numero dei reclusi, ([uesta diversità dovrassi venti- lare sulla settima parte della spesa totale, senza calcolare la dimi- nuzione dei detenuti, e il maggior lucro d'un lavoro reso jìiù inten- so ed accurato per effetto stesso della segregazione, e finalmente la 72 — Sjì — possiliile miiKirilà delle spese di costruzione in confronto del regi- me colletlii'o, sulle quali l' immaturità degli studi costruitivi non ci permette ancora di stabilire invariabili cifre. Chiarite cosi tutte le difficoltà clic nel seno stesso della Commis- sione divennero argomento di sludit), rimane a dii-e clie la genera- le adozione del regime segregante non vieta la provida riserva, che, ad ogni peggiore estremo, il medico possa con suo decreto esimere dalla vita celiare lutti quelli nei quali si manifestasse imminente pe- ricolo d'alienazione mentale. Né ciò porterebbe gran mutamento nel- l'ordine generale del carcere, da che si è visto che in Losanna stes- sa il numero delle vere demenze carcerali si riduce all' uno per cen- to. Per lo che mi carcere di cinquecento detenuti conterebbe, con siffatta proporzione, in tutto cinque persone da ammettersi a meno austero regime. Ridutta a siffatti termini la cosa, non rimarrebbe dubbio alla Commissione di richiedere che il Congresso medico si facesse a di- cliiarare : I .° Che ogni qualvolta il principio di sociale necessità richiedes- se nelle carceri l' adozione del vero e genuino regime segregante, non vi si potrebbe fare con fondamento un'opposizione dedutta dal principio sanitario. •2.° Che mentre dall' un lato nessuna generale circostanza dei paesi italiani rende più malagevole che altrove l' istituzione delle carceri cellari, le quali pure in Italia e in Milano ebbero nel 1766 il primo esempio d' applicazione alla pena dei più gravi delitti, dal- l' altra parte la cura d' adattar queste riforme alle peculiari circo- stanze delle singole regioni d' Italia non è argomento opportuno a trattarsi in un generale Congresso; e vuoisi perciò rimettere agli studi dei giureconsulti e medici delle singole italiche regioni. APPOGGIO E SCHIARIMENTI ALI. F. VERTENZE CHE IL SIGNOR DOTTORE GIOVANNI RAMPINELLI CREDETTE DI WANZARk AL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE ELETTA IN PADOVA SULLA RIFORMA DELLE CARCERI XI soltoscritlo non avendo potuto prendere la parola sull' interes- sante questione delle carceri, a motivo della troppa concorrenza dei peroratori, si fa dovere di presentare in iscritto a questa onorevole Presidenza della Sezione Medica alcuni suoi riflessi, perchè se ne tenga conto nel Diario e negli Alti di questo Congresso scientifico italiano. Convinto che 1' usata promiscuità nelle nostre carceri, con trop- po poco di disciplina e di occupazione morale artistica, non valga alla debita correzione dei detenuti, ed ai diritti di riparazione al- l'offesa della società; feci, come ripeto in oggi, un voto completo per la necessaria ed urgente riforma. Qiial medico coscienzioso chiamato a far parte di (jucUa speciale Commissione eletta in Pa- dova, feci noto da primo che i fatti erano da considerarsi nel lato igienico, ed indispensabili al nostro parere. In riguardo a questi ne furono citati dai chiarissimi signori avv. Maestri, prof. Botto, e dal Presidente sig. cav. Speranza, e relativi ai penitenzieri dell'America, dell' Inghilterra, della Svezia e del Belgio; io ne aggiungerò degh al- tri appartenenti ad alcune prigioni della Svizzera, e che comprova- no molti diil)i)i sanitari nella segregazione continua, a cui propen- derebbe il volo della maggiorità dei membri della suUodata Com- missione. Già tre anni sono il sig. doti. Coindét ha pul)licato un bellissimo rendiconto sulle carceri di Ginevra state esperimentate col sistema di Filadelfia per alcun tempo, e dappoi condotte a quello di Aubnrn. I.gli dimostrò che il numero considerevole delle manìe, - 57/, - e l'accrescinioiUd tlelle niortalilà non ])Oteva che contrariare l'ado- zione di quel primo metodo; e venne dichiarato incompatibile sotto diversi aspelli itricnici. Il si^.doll. Verdeil, medico e direllore doli*! carceri di Losanna, lece prezioso tesoi'o ai medici col publicare in ([nesl'aniio la sua opera intitolata: De la rcclusioii daiis le cniiton de l'aiid, et du />(■'- iiiteiicicr de Ltiitsan/ie, in cui, senza dii-e d'avvanla^f^io, avvi un lag- guaglio comparativo delle mortalità, delle alienazioni, e delle recidi- ve successe contemporaneamente sotto le due educazioni nel peni- tenziere di Losanna dal primo novembre i834 al 3i dicembre i84a, ed eccone la tavola nella sua verità. matura DELLA DETES7. lOSE SotaU DEI DETENUTI }]ropor!taiu IlEl DDE SESSI illattalità som* 1U0 DETENUTI :^rtcna2Ì(im sorn.l (000 DETENUTI UctibiBc snrBA 100 LIBERATI Detenzione con isoliimento filadelfiano , 105 l'omini 85 Femm.' i8 7, OG IG, GG 105, 88 55, 55 50, 8a GG, 6G Detenzione con sistema auburniano ■ 580 ! Vom.' 158 Fem.' 122 2, 83 0, 82 2G, 20 Ó2, 78 II, 59 13, 08 Se si aggiungono alla prima detenzione sei individui che sortili ammalali dalla cellula sono morti poco tempo appresso la loro libe- razione resteranno i4i n sopra loo; mentre nella seconda detenzio- ne aggiungendo quattro individui che sortiti ammalali dagli arlilie- li vennero a perire poco tempo appresso, e quindi il numero si li- mita di 3, 71 sopra 100. Oh Signori, questi sono fatti della più alta importanza; falli che non possono a meno di far condannare la segregazione continua, e che dicono palesemente alla coscienza del medico essere quella dannosa alla vita ed alle facoltà intellettuali degli sgraziati detenuti, che sono pure uomini e nostri fratelli. — 575 — Mi si opporrà che i;li Sxi/zcii hanno iiilt'altro temperamento ed inclina/.ioni del popolo italiano; clic in cpiello Stalo come libero vi si ricoverano individui di tutte le nazioni ! Sia pur vero 'che in al- cuna parte non può aversi un debito confronto; ma la differenza è troppo ^-ande fra i danni iciienici ottenuti col sistema delia segre- gazione continua, in paragone di quelli risultati col lavorf) in co- mune di giorno sotto la disciplina del silenzio, e separazione indi- viduale per la notte nelle celle; per cui, anche concesse delle possi- bili diminuzioni nelle mortalità e alienazioni (Vai nostri prigionieri, il dubbio igienico sarà sempre maggiore per il primo sistema, anzi- ché per r adozione del secondo. La maggiorità degli illustrissimi membri della Commissione car- ceraria, e per essa il sig. conte Alessandro Porro è venuto franca- mente a dirci, che adesso non si tratta più di sistema di Filadelfia o di sistema di Auburn, perchè, come prettamente adottali in f|uelle lontanissime regioni, sono già slati al Congresso di Padova dichia- rati inammissibili. Essa Conmiissione però ha concluso nel rap- porto presentato a Lucca che l' isolamento continuo con compensi ( tenui, di una mezz' ora al giorno di visite, e di passeggio ) era il solo da prescegliersi nella riforma delle carceri, perchè l'esame del sistema portava a rinvenirvi tulli i caratteri inerenti ai suo princi- pio. Avrei desiderato che avanti mi si fosse esposto per assoluto que- sto voto, si fosse degnala la Commissione di far intendere quali erano questi compensi, e come prova la possibilità di ottenerli nelle grandi carceri senza ledere quel suo principio inerente al si- stema. Avrei voltilo che mi si fosse presentato a considerazione quel (pialiuKpie compenso sull'altro sistema di lavoro in silenzio di gior- no negli artilicri, e di separazione di notte nelle celle. Questo non poteva cadere che suH' interi ii/.ione giornaliera di una mezz' ora al silenzio, permettendo di intrattenersi e parlare cogli ispettori, coi patroni, o coi capi artisti. Non vi sarebbe stato un gi-ande amanco air intimidazione senza punto facilitarne la corruzione; giacché in (ine non bisogna supporre moltissimi detenuti ammassali in un ar- tilicre. Ilisoguu vcdeic cpielle carceri, e voi non ne troverete che dai dodici ai venti liunili in lavoro a certe distanze, e sempre con sor- veglianza che non si possono communicare: vi sono distinti per la età, per il tenqjeramento, e per i delitti e criminazioni, e tiueslo a se- conda del giudizio e della circospezione dell' ispettore generale. — 576 — ■ il ranporto della Commissione sarebbe clniique a proporre quel sistema di continuo isolamento, che inorridisce il pensiero; che vuo- le r inerzia ilei corpo; che accoi'da un travai;lio monotono ; che pre- dispone al vizio della suliludine ed alle alienazioni mentali; e che non permette 1' efficacia del culto, della <|uale noi, per la maggior parte cattolici, abbisogniamo a preferenza di altre nazioni. Conscicn/.iosamenic io non ho potuto aderirvi j)cr il mio pare- re,che non poteva essere che igienico; etl egualmente faccio in og- gi, sentite le discussioni svariate ed eloquenti che ebbero luogo alla Sezione di ^lediciiia in questo Congresso di Lucca. Mi rapporto alla vertenza che considerava assai più ammissibile per l'igiene il siste- ma di .4uburn : e di fatti, i prigionieri hanno un esercizio sufficiente di corpo, per l' impiego in un travaglio più faticoso e svariato; eser- citano l'organo della voce nel cantare delle preci all' assistenza del- le funzioni divine, e nel parlare di quando in quando coi loro ispet- tori; godono della compiacenza di vedersi almeno di giorno tra al- cuno degli uomini; possono sentire uno slimolo all' emidazione nei loro lavori e negli effetti della correzione; divengono meno incline- voli al vizio della solitudine, ed alle alienazioni mentali. Come me- dico devo poi soggiungere che il timore dei contagi fissi non è tanto facile, perchè ivi i detenuti non possono toccarsi o maneg- giarsi le robe a vicenda nei loro opificj. In quanto ai contagi vo- latili sono esposti tanto questi, che quelli custoditi coli' isolamento continuo ; e nel caso di qualche epidemia si potranno istessamente relegare a tempo nella loro cella notturna, la quale deve avere i continenti opportuni per lo scambio dell' aria, ed un' ampiezza sufficiente. Il sistema misto proposto dal chiarissimo sig. commendatore e conte Petilti sembrava raccogliere il buono dei due sistemi esanimati per la riforma delle carceri, nell' intento di soddisfare al giurecon- sulto, all'economista, al moralista ed al medico. Se questo non aggra- da perfettamente a (|ualcuno, che vi vorrebbe considerare impossi- bilità ed esacerbazione grandissima nello stabilire in un istesso luo- go diverso modo di detenzione per le pene, non dolga di fare nuo- ve considerazioni a quel sistema di Auhurn, il quale oltre a rispar- miare moltissime spese, e dare delle rendite vistose da supplire alle spese dello Stato, assicura qualche somma ai detenuti per potersi dappoi procurare un mestiere sotto la direzione del patronato, che - 577 - non deve mancare a quella (iiialiMi(|ii(' modificazione si voglia effi- cacemente introdurre nella riforma delle carceri ; dico si consideri e si mediti ancora il sistema di Aulnirn con 1' aggiunta di (juel com- penso indicato nella poca interruzione giornaliera del silenzio; e poi, senza la gloria d'mventarne dei nuovi nell'idea di non dover dipendere gì' italiani dagli stranieri, si confermi e si decida una volta che quello è il più adattabile, e che non lascia alcun dubbio sanitario. Soggiungerei altre considerazioni ; ma (|ui m' arresto per non eccedere la missione del mandato ricevuto a Padova, e con convincimento assoluto mi dichiaro opponente alla riforma delle carceri con isolamento continuo, anche ammessi quei proposti com- pensi, che in fine non si possono realizzare. Lucca a d'i 27 settembre i843 Dott. fisico Gio. Rampinelli di Bergamo Mnnbro della CommissioDc Caroeraria SQUARCIO DI UNO SCRITTO DEL CONTE ILAHIONE PETITTI DI KORETO COL TITOLO ,. DELLA CONDIZIONE ESORDIENTE DELLE CARCERI, DISCUSSIONI E FATTI RELATIVI CON ALCUNI RIFLESSI DEFINITIVI ., STAMPATO A FmE^ZE E DISTUIBIITO AL (JCINTO CONGRESSO .ti.bl)ianio accertato lo stato della discussione pubblica seguila, e crediamo averlo fatto con. intcrn imparzialità, senza propendere ad alcuna preconcetta opinione. A.l)hiamo fatto constare della vera condizione della riforma in ogni stato d' Europa, e crediamo pure averlo fatto con scrupolosa esattezza, fondando le date indicazioni sui documenti legali pubbli- cati ; sulle opere de' trattanti fatte di comune ragione ; sulF estesis- sima corrispondenza che abbiamo con quasi lutti coloro che trat- tarono la materia, i quali, la Dio mercè, anche con noi discordi su qualche punto, tuttavia ci onorano dell' amicizia loro. Ora ne resta ad esporre la nostra opinione definitiva ed ultima sui tre sistemi detti Filadelfiano, Auburniano e Misto. Noi spei'iamo poterlo l'ai-e colla stessa libera imparzialitii, con cui dal 1837 abbiamo preso a scrivere su cotesto argomento, senza esilare ad accogliere (pielle modificazioni d'-opinione, le quali ci sem- brarono ragionci'oli, perciò fondate . I.'Il sistema di Auburn credasi vantaggioso da noi: In quanto segrega i detenuti durante la notte ; e perciò impedi- sce le molte turpitudini ed i mali concerti di ree opere, che seguono nelle stanze comuni, segnatamente nelle lunghe notti dell' inverno. Permette una conveniente ed efficace istruzione letteraria e pro- fessionale; questa più presto imparata nel lavoro in comune. — 5:9 — Concede all'istruzione leligiosa e morale maggiori mezzi d'azio- ne, vmevcv dcll'assistcMi/.a alle fiiii/joni del rullo, riconducendo alle pratiche religiose, talvolta da lungo tenijio trascurate, /yc//-A/ soi'c/ite III cuore, riesce a commoverlo, e lo richinma a sentimenti migliori. Assucia il detenuto ad una severa suhoi'dinazione, e costriiigen- diilo pili eCficacemenle a faticare in modo per esso produttivo, lo pone a segno d'imi)arare un mestiere, mentre continuamente occu- pandolo distoglie r invereconda mente di lui dalle turpi idee, che potrehhero assalirlo essendo solo. (lolla vietata ciintiiiii, Ii-onca ogni occasione agli attuali frequen- ti bagordi, così pericolosa causa di corruttela. (lolla rilassa, formata tlalla parte del prodotto del lavoro asse- gnata al detenuto che v'attende, egli è m^pìralo a dii>cnire accurato ed economo, onde porsi in grado di redimersi in lutto od in parte almeno con restituzione dal carico del mal tolto, soccorrere alla fa- miglia, Oli accumulare un fondo che sovvenga ai futuri bisogni del- la vita libera. Mercè delle esortazioni, date in comune, riceve utili insegnamen- ti dai cappellani e visitatori, senza che sia perciò impedito di rice- vere altresì (pielle individuali consolazioni ed esortazioni, che po- trebbero desiderarsi per le segrete e convenienti espansioni d' ani- mo, le quali tanto sono bene accolte, e toccano il cuore anche più duro, quanto sono indirizzato con paterna unzione. -Non espone menomamente la salute del corpo, anzi per la fati- ca cui sottopone, e pel moto cui dà occasione, la migliora più che in altra vita sedentaria. INIa tutti f[uesti ottimi resultamenti sono, confessiamolo pure, in gran parie annullati dalla difjìcdissìnia osservanza della regola del silenzio ; dalle frequentissime contravvenzioni c\ìe si debbono commet- tere ad essa regola, pei- cui è forza ricorrere a castighi piii atti ad esacerbare gli animi dei detenuti, che a migliorarli. Quand' anche poi sia quella regola osservata, la violenza eh' es- sa |)erciò impone, sjìecialmente ne' primi tempi della detenzione, è tale, che dchbc pure esacerbar i^randemente, e costituire una condi- zione s) fattamente penosa da impedire ogni quiete dell' animo, cos'i necessaria |)er prepararlo all' emendazione. La conseguenza inoltre delle relazioni furtive, anche mercè di soli segni ed (jcchiale, /wf< essere senza alcun dubbio causa d' ait- 73 — 58o — mento d' iinntoralilà o di peivicacia nelle ree intcnzioiii, come ili turpi pensieri, di idlri futuri reati conceY\.i\ù per 1' epoca della libe- razione: e non sempre la più accorta e sollecita vigilanza riuscirà iid impedire ([iicì;!' inconvenienti. Coleste ci>nsiilera/,i()ni pcilanlo ci /ii/iiio nlil'iindomire il sistema d' Auhurii, come esordio di dclcnzionc specialmente, |)erchè credia- mo che // hene da una parte consei^icito può essere troj>po efficace- mente dair altra distrutto, fors' anche superato dcd male. Notisi, che abbiamo detto come primo esordio di detenzione, perchè si dirà fra non mo\\.o poter giugnere l'epoca in cui l'incon- veniente preallegalo />MÒ essere in parte rimediato. 11." Quanto al sistema di Filaileljia, si dichiai'a: Cile la segregazione continua Ira i con-detenidi vuoisi ricono- scei'e efficacissima ad impedire le relazioni corrullrici fra essi: Purché i muri di separazione da una cella all' altra veramente impediscano ogni comunicazione ; la qual cosa è difficilissima, come consta da ripetuti sperimenti; Purché negli anditi o sui loggiati, pei rpiali si ha accesso ad ogni cella, siain'i in continua vigilanza guardiani, che possano scuoprire la menoma relazione furtiva, che i detenuti, sempre ingegnosi a tro- varne il mezzo, non mancherebbero di tentare; Che quando la respcttiva cella d' ogni detenuto sia sufjicien- lemente vasta per collocarvi oltre al letto, sedia e cesso, un ban- co o telaio da lavoro, si potrìi benissimo attendere di continuo a rpiesto, per certe arti però soltanto, e non per tutte; che pe' me- stieri i quali avessero d'uopo di focolaio, di corrente d'acqua, di lungo spazio e simili per operare ne sarehhc ivi impraticabile r esercizio. Che pel maggior numero la solitudine generando noia, nascerà sicuramente // desiderio del lavoro, e pochi saran quelli che s' osti- neranno a far nulla, i quali del resto colla cella tenebrosa, col di- giuno e co' ferri, ove non eseguissero il lavoro ad essi dato a cnu'x- mo, facilmente possono costringersi a faticare; e faticando, come passeggiando ta\\oìta, faran moto bastevole a stancarsi nel giorno, ed a farli dormir quiete le notti senza essere travagliati da rei pen- sieri, o da divisamenti di male opere ; Che r istruzione priniaiia nel leggere, scrivere e calcolare, com- partita col metodo ideato dal Villars ed usato alla carcere parigina — 58i — della lìofiucttf, può riuscire applicala al numero di deleinili colà raccolti, fui s' anche ad un nuincru (iltiiKiiilu niai^uiore d' essi ; die l'esercizio pratico d' un' arte può l>enissinrio insegnarsi pu- re in una cella, per certi mestieri però soltanto, come si è prima det- to, \w\c\\i' per malli, inutili a specificarsi, ojjnuM vede, die sarehhe- ro impruticaliili ; (llie l'esortazione ed istruzione religiosa e morale /wr^ anche se- guire nella cella prenllegata indii'idiiulmcnte; e riuscire efficace, purché il numero de' cai)pcllani e visitatori sia adequati) al numero de' detenuti ; perocché se gli uni non fossero agli altri proporziona- li, o queir esortazione ed istruzione sarebbero affatto nulle, o ver- rebbero almeno date in modo così fuggerole, che non si potrebbe mai concepire fulucia del menomo buon effetto su <[uegli animi, ilif- fdli a toccare per modo, che sentano la compunzione, /^/vwa scala air emendazione ; Che a.nxnxes'^ai possibile (picll' istruzione, certamente l'educazio- ne dell'intelletto e del cuore sarebbero maggiori coli' esortazione indi{'iduale, che non con quella comune, perchè in questa talvolta / piti sono insensibili !ì\\k |)erora/.iiini anche eloquenti e persuasive; Che un collo(|uio cosi ragionato di due ore, ed anche d' un' ora sola, giunto all' occupazione del lavoro manuale ed a mezz' ora al- meno, o meglio ancora ad un ora di passeggio (jiiolidiano, con qual- che visita anche brevissima del guardiano, del direttore od altro uf- ficiale della carcere, /Wfy benissimo temperare i perniciosi effetti del- la solitudine e fare, se non contento della perduta libertà, la ipial cosa d'altronde neppure è da desiderare, almeno rassegnato all' im- posta privazione d' altro consorzio, senza che sorgano al pensiero idee desolanti alle a far scapitare la salute del corpo, o perdere quel- la della mente. (■he cotesta segregazione />•« / detenuti può benissimo pure, ove sia curata a dovere, far sì che essi non- mai si conoscano /' un f al- tro, se non si conobbero prima; epperò essere ostacolo a convegni di niuwi reati aW e|)oca della libcrazi(jne ; onde debhe venirne minor copia ili reciilii'i, (|uindi minor numero di delcnuli da sostenere in carcere, e perciò minore spesa pella manutenzione d' essi. Che gioverà pure a tal (ine la molto mnggioce intimidazione della pena cos'i ordinata, essendo noto che i detenuti /)/-r/èmti mente trasgredire uno dei più essenziali /^/t'ft'/// di quella relij^ione clie vuoisi isjiirareal medesimo. Vero è che gì' ingegnosi disegni d' una capiicUa centrale i-ixihile ila ogni cella, come sai-ebhero (|uelle ideale dagli architetti Arou- Komain di Caen, ed Angelini di Firenze, (juesti di conceito col Tor- rigiani, sendirano proiH'cdcre all' uopo. Ma, fatta anche astrazione d(dC cnorinitii della spesa la quale />>«/• i'iiolsi l'aiutare, resta ancora la difficoltà d' udire da ogni cella la pre- dicazione comune; che una voce anche stentorea non potrebbe a nostro parere forse farsi sentire da (|ucl punto centrale. N'ero è ancora che, come si è fatto in highilterra, possono co- struirsi, con minor spesa, cappelle a forma d' anfiteatro, con stalli a nicchia, segregati T uno daW altro, facilmente sorvegliali dal ban- co degli officiali delia carcere posto in luogo pros[)iciente a que' stal- li, lateralmente all'altare. Cotesto spediente pare il solo praticabile, potendosi con nume- rosi accessi, ed accurate cautele in carceri non numerose, come son (juelle iXi prevenzione K di condannati a pene minori, distri])uire mol- ti accessi a que' stalli per modo, ch'ogni detenuto w ^/«n^rt solo senza /' incontro de' compagni. Sujierata pertanto ([ucsla à\{f\co\\À dell' intervento alle sacre fun- zioni del culto, difficoltà dalla (juale del resto non è a credere che ideano ita da trarsi in carcere, o di giudicare soltanto /' innocaità di quelle propostegli, non può asso- lutamente prescindere fiali' esaminare se coteste nonne sono o no realmente possibili ad attuarsi ed a praticarsi. Il supporre diversamente ^\è un fondare, come dicesi, sud' are- na ; un procedere /)t'/' mere ipolesi; un esporsi al seni irsi dire dai Governi italiani, cui l' invocata medica decisione dovrebbe sert'ir di guida nella j)ia impresa della riforma delle carceri loro : « Noi non « possiamo tener conto delle vostre scienliflclie speculazioni, né « de'corollari da esse dedotti, perdio, fondandovi su mere astrazio- « ni, troppo vi siete allontanati dalla possiòile jiratica esecuzione « dell'ideato assunto ». Né in vero potrebbesi condannar quel Governo che cosi ri- spondesse. Ma si replica: la pratica supposta impossibile, tale non è, dacché risulta pienamente attuala la regola in discorso nella più volte cita- ta carcere della Roquetle. A colesla replica creduta perentoria, noi ne opponiamo un' altra che ci sembra esserlo maggiormente ancora. La carcere della liorptette, per le ragioni già dette, non può asso- lutamente servir di modulo e d' esempio in una generale riforma di carceri o/Y/mr/ /ve, essendo in vece una carcere tutta d'eccezione. Esclusa la carcere preallegata dal servir di modulo, vediamo ora quel che è veramente possibile nel sistema fdadelfiano approvato dall'Accademia di Medicina di Parigi e dalla Commissione del Con- gresso scientifico di Padova; vediamo cioè se gli accennati compen- si, jh/ quali unicamente fondansi i pili caldi promotori di quella regola, /^ojj'o//o realmente ottenersi. Nel caso affermativo debbe, lo riconosciamo, cessare ogni nostra od altrui eccezione. \el caso negativo sendirano fondali i concepiti timori. Comincia- mo dalla spesa y^e/ tulle le carceri da rinnovarsi, se vuoisi realmen- te attuata quella regola. — 585 — Cotesto piiiitn non può ricusarsi, percliè sarclibe strano il voler ii si aviùcinano assai. Ora (jual è (|uel (Governo, clic nella presente gravezza delle tan- te spese militari e civili cui debbesi sopperire, y»o//'eMe sottostare n ipiclla in discorso, ancbe ridotta, se vuoisi, della metti, cosa pure im- |)ossibile /.»e/- tutti i detenuti clic debbe tenere in carcere? Rispondano per noi coloro die stanno al governo delle fìnanze d' ogni Stato ! Posta impossibile la spesa, /»e/' /«//e le carceri da costruire a nuo- vo, si dovrà ricori'ei'e alla riduzione ili (piclle antiche per la nuova regola. Ora, non tenuto ancbe conto della grave spesa, clic pur ne av- verrcblie per rendere confortevole e compensata la segregazione con- tiinia, domanderemo a tutti coloro, die ban qualdie idea d' arcbi- tettura carceraria, se ciò sia possibile senza essere ridotto a tante demolizioni eà aggiunte, die equivalgano alle suddette nuove costru- zioni riconosciute tuttavia il' imjiossihile esecuzione pella soverchiti spesa. Non polendosi aver stanze alte all' uopo, ne segue la difjicoltii il' esercitarvi mestieri, utili e produttivi, quindi la necessitii d'atten- dere ad occupazioni che tali non .fono, e non assicurano la futura esistenza. Ancora, deriva l' impossibilità d' aver (pie' compensi, die rendo- no la cella comoda, men ingrata, salubre; quindi \ pericoli sanitari annessi a tale condizione di cose; i quali pericoli sono in tal caso ammessi, ove esista, dagli slvssì Jiladel/iani più caldi. Colesti pericoli debbono crescere eziandio /iella difficoltà di mo- to sufficiente, die del)l)c risultare in carceri non assolutamente con- fórmi ai principj rondanientali della regola in discorso. Ma la pai grave difficoltà d' esecuzione die, superate ancora le altre, ci aspetta, la è (pielia d' un numero aderpialo di visitatori — 586 — rf ogni specie, i (juiili i>oss.( atta a correggere. « Appena pei'ò essa potrebbe riuscire gravosa, pericolosa o noci- « va, pensiamo che debba tosto succederle V altra. « Ecco perchè saremmo anche disposti ad accogliere in mas- « sima il partito adottato in Isvczia ed in Danimarca, coi debiti ri- « guardi, s' intende, alla possibile diversa condizione di tempo, di « luogo, di mezzi e dì persone. « Il voler giudicare a tutti i paesi ap/ilicabile una stes.ta norma, « non è entrato, né entrerà /««/nelle nostre dottrine governative ». Un ultimo argomento ancora, e abbiam finito. Noi preghiamo i Filadclfiani pretti a dirci, se essi, ottimi come sono, non desiderano ardentemente con noi la reale introduzione della riforma delle carceri, il cui slato presente è ude da muovere a seri timori sulla futura ìuoralitii di tutte le popolazioni? La rispo- — 589 — sta loro non è dubbiit ; cliè crcdercrnnif) far mi essi ini^iiiriri nel siip- \iovve i>rcfcrit(i l' attuale pessima condizione ad un sistema, clie non fosse quello piii specialmente prediletto dai trattanti loro. Ora, se v' è la massima probabilità, per non dire r intera certezr za, di non veder accolta, massime da' Go^'crni italiani, (|uella loro regola pelle cause già delle ili troppa spesa, ili temuti pericoli, di nessun intervento alle funzioni del culto, a che prò persistere in di- scussioni, le (piali saran sempre nei confini delle ipotesi teoriche, non mai nel campo dalla pratica applicazione? Noi vedemmo nessun Governo italiano /w «jr^/ accostatosi a quei pi'incipj assoluti ; anzi coi loro provvedimenti tutti han provato di colersene tenere affatto lontani, seguendo (pulii opposti. Vediamo, che gli slessi Governi oitreDioiitaiii, i i\y\2X\ sembrano professare rpie' principj assoluti, giunti al punto di provveder legal- mente Ha Francia esclusa) esitano a farlo, e si accostano piuttosto, come r Inghilterra, la Svezia, la Danimarca e la Svizzera (lesole che fecero leggi con tendenza filadelliana ) a riserve, che tendono al sistema misto. Ora, perchè imitando noi i nostri vicini, entreremmo teorica- mente in una via che altri scansarono •* E dicesi teoricamente, per- chè i nostri Governi non ci seguirebbero. Per qual motivo vorremmo perdute le nostre fatiche? [)ella sola difesa d' un principio? .... Noi speriamo che i piìi non si lasceranno condurre a tal puntai Del resto cpiando ciò a tutti avvenisse, confessiamo, che rispet- tando sempre, com' è dovere, l' opinione altrui taceremo sì, ma non ci sentiremo mai il coraggio di dividerla per le già dette cause. Eccoci pervenuti al termine di cpiesto nuovo nostro lavoro sul- la esordiente riforma delle carceri, alla quale ci siamo dedicati da fa/Iti anni. Ahhiamo narrato come l' infelicissima condizione morale e ma- teriale delle dette carceri, ed i danni derivanti da essa nel presente incivilimento, ahhiano persuaso l'universale della urgente necessità di riformarle. Vedemmo come, ideato anticamente, poi trascurato il pio as- sunto, meglio mandalo quindi ad effetto nella giovane America set- tentrionale, «(/oiv/wf/zte s' importasse fra noi; e come l'Italia non fosse l' ultima fra le nazioni che corrisposero alla generosa idea. — Sgo — Nolamino come iiiiniagiiiale norme dk-crsc, per accennare alln scopo di correggere e di emendare, coleste norme, respettivamente iipprovate e censurate '\\\ ragione Ae reali o presunti effetti d'esse, facessero nascere le tre dii'crse scuoia, note col predicato d' aulmr- niana, fdddrljiana e mista, escluso quello iinpropriainente assunto di scuola francese, che non è a modo alcuno fondato. Esposte le regole d'ognuna di (|uelle scuole, le eccezioni fatte alle medesime, e gli argomenti addotti a resj>cttiva difesa, abbiamo presentato un epilogo esatto ed imparziale della polemica nata per tale rispetto, giudicando, senza preconcette opinioni, le diverse ra- gioni addotte da' trattanti che professano nelle prealiegate scuole. Narrata la serie de' fatti seguiti in Europa nel!' esoi'dire del pio assunto, se ne notarono i vari successi, i (piali ancora lasciano de- siderare il suo perfezionamento. Vedemmo come per conseguirlo e per giudicare con piena co- noscenza di causa de' migliori metodi, istituivansi discussioni so- lenni, trattate in Congressi scientifici, con piena lealtà e con non ^'olgare dottrina ; e come proferita nell'ultimo d'essi una decisione, sebbene non ancora definitii'a, fosse necessario chiarire le condi- zioni ad essa apposte, onde rettificare qualche meno esatta inter- pretazione data in Italia ed oltremonti alla proferita sentenza ; come eziandio jier meglio formolare le nostre vere opinioni, alle quali erasi attribuita uria diversa tendenza, che e' importa di ricusare per certi rispetti almeno. Per accennare a cotesto doppio scopo, dopo aver fatta /' analisi delle discussioni prealiegate, e delle discipline da esse giudicate, si è dimostrato a quali tra le discipline medesime si fossero i Governi proferiti favorevoli, ed a quali altre si mostrassero contrari ; per cpia- li motivi, e con quali intenzioni; e se ne è dedotto la tendenza d'al- cuni di que' reggimenti essere per la regola auburniana ; dì un solo per quella filadelfiana ; di molti altri nel fatto per quella mista. Giudicata la pos.iihde pratica respettiva d'ognuna d'esse rego- le; fatto il calcolo del prohahile esito loro; notato nella nostra opi- nione il merito ed il difetto d' ogni regola, abbiamo creduto doverci riconfermare nelT ultima del sistema misto, già più volte predicato utile, perchè di piii facile esecuzione, men soggetto ad inconvenienti gravi, p'm proòabilmente accettato dai diversi Governi, che volessero attendere alla/j/« e generosa impresa di riformare le carceri loro. — Sgi — Nel proferire (jiiesta ncts[v:i it/f/'mii (ipiiiioiic, noi fiimnin snltaiito mossi ó'dìV ///i/)iir:ia/c tlesiileiio di g/wnre iillit coiiiuiie j)nln<( ita- liana; di tenerci lontani da qualunque astrazione ; di accennare alla sola realtà delle cose possibili. Lasceremo ora, clie 1' altrui piii eletto ingegno continui se oc- corre la discussione; e che la prudenza de' Governi italiani decida del sistema che merita la preferenza dell'universale, perchè miglioi'e. A noi basta la coscienza d'aver sempre operalo con retto inten- dimento, e col desiderio d'un I/non esito, nienti'e difendevamo/;«ty/- tamente le nostre opinioni, rispettando sempre, ripetesi, quelle altrui. L'avvenire della riforma carceraria sarà da noi, che ci terremo d' ora in poi assolutamente estranei (ul essa, colle parole, come co- gli scritti, tuttavia osservato nel più profondo silenzio d' un animo quieto, il quale solo veracemente desidera // trionfo ben inteso di quel sistema che sarà chiarito piì( utile pelF emendazione dei travia- ti, la giusta, ma umana punizione de' colpevoli ; il miglioramento ili tutte le popolazioni, conservate in tal guisa più illese dalla profonda immoriditii, die le minaccia, per la immensa corruzione delle car- ceri ancora governate all'uso antico; per la piii certa tutela in som- ma d' ogni parte della sicurezza sociale. La divina Provvidenza, sempre propensa a favorire questa bel- la, generosa ed interessante contrada, disporrà certamente pel mi- glior bene d' essa. Noi con sincero voto l'auguriamo ai nostri ottimi concittadini, dai quali nutriamo lusinga d'ottenere questa volta ancora c[iie\ìa be- nevola indulgenza, in altri tempi concedutaci, e di cui sentiamo lul- t' ora un grande bisogno! ADUNANZA DEL GIORNO aS SETTEMBRE JLietto dal Segretario Cioni I' alto della sessione precedente, ([iiesli dichiarò che nel compilarlo aveva soltanto accennata la lettura del rajiporto della Commissione milanese sulle carceri penitenziarie, e la lettura delle note contenenti le ragioni del dissenso del conte Pe- titti e del dott. Rampinclli, opinando che tutto ciò dovesse stampar- si jicr intiero nel processo verhale. La Sezi*ne avendo annuito a questa proposta, 1' atto rimase approvato. Quindi in pi-esenza delle Sezioni riunite di Agronomia e di Medicina il dott. Gera, come re- latore della Commissione incaricata di riferire sulla influenza igie- nica delle risaie, leggeva il rapporto seguente: « Letto il rapporto della Commissione instituita a Firenze, e prese in considerazione parecchie opere, ed alcune memorie, e re- lative statistiche, pubblicate isolatamente o nei diversi Giornali in favore e contro le risaie, e ciò a meglio chiarirci intorno all' argo- mento, gli agronomi esposero innanzi tratto le norme usitate per formare, dirigere e coltivare le nostre migliori risaie. Credettero eglino distinguere le risaie dei bassi piani, dette iv//- tive e perciò stabili, da quelle dei piani più elevati dette a viccndd, e dove la coltura del riso si allei'na con f|uella di altri cereali. Nel terreno vallivo 1' acqua ristagna sotto il suolo coltivabile in modo da conservarlo inetto ad altra coltura. In quello dei piani più alti l'allagamento è tutto artificiale ; l'acqua vi scorre continuamente, e devesi ad arte moderarne il corso ; con molta facilità la si devia, ed il terreno con altrettanta facilità in pochi giorni si asciuga, e cosi si rende atto a poter essere lavoralo e disposto a diversa produzione. — 593 — Osservarono quindi clic appena il riso comincia a g;ermoglia- re subito si toglie I' ac(|ua e non la si riniedc clic dopo due o Ire f,'iorni ; che alla fine di giugno, e talora imi' altra volta in agosto, il terreno tli nuovo si asciuga per circa otto giorni, la piinia per distruggere le eibe infeste, e la seconda per accelerare la maturità del riso; e finalmente clie di nuovo lo si asciuga quando è giunto il tempo della mietitura. Raccolte così le instruzibe a non consigliare quella cultura, ma sarebbe il primo ad abolirla : ricordali poi i precetti di Bacone per ben giudicare, rammentava la necessità che la Commissione si fosse recata almeno ad esaminare le li- saie lucchesi; soggiungeva che da ciò avrebbe tratta occasione a più veri convincimenti; si sarebbe assicurala che limpide e cor- renti ne sono le acque, che gli asciugamenti indicati nel rapporto nun debbono, né possono essere, né sono compiuti : non cono- — 597 — scersi la natura del miasma, ed i medici ^'indicare ])iìi sulle preoc- cupazioni clie sul fallo; le risaie essere un vero benefizio per i luoghi anche mezzanamente paludosi; ed in fine esser quelle uti- lissime all'industria, poiché migliorano non solo le condizioni eco- nomiche del proprietario, ma anclie dell'agricoltore, il quale in sifCallt) modo vien sollrallo dalla miseria e posto nello stato di meglio provvedere ai bisogni naturali. Passava dipoi alia descri- zione topografica delle risaie lucchesi ; per la qual cosa deviando dalla (juestione generale vi fu richiamato dal Presidente. Il cav. de Renzi, in sostegno del rapporto della Commissione, avvertiva che questa non si era voluta occupare delle risaie luc- chesi, per evitare lo scontro di calde passioni e di affrontare f)pi- nioni sostenute dall' interesse. Riflettè che il Congresso né doveva né poteva elevarsi a giudice di un affare locale, e che la sua divisa doveva essere la i'crilìi, \' unKinità. Osservava che la Commissione aveva bene studiato il miglior metodo di coltivare il riso come ap- punto si usa in Piemonte ed in Lombardia, né aver mai inteso di parlare di risaie mal condotte. Riduceva quindi a due principali gli argomenti che si portavano dai fautori delle risaie; i." di non esser tanto nocive quanto si crede; -i." di essei-e utili alla industria, e mezzi di ricchezza. Al che rispondeva che il nocumento delle ri- saie era jìrovato da uniformi e costanti osservazioni fatte da di- versi uomini, in diversi tempi, ed in tutti i luoghi ove esistono, e che sarebbe opera perduta occuparsi a dimostrarlo ; e che perciò la Commissione avea dovuto limitarle, laddove esistevano condi- zioni topografiche tali da essere jìer loro natuia malefiche all' uo- mo. Convenire poi che le risaie fossero mezzi di ricchezza, ma ri- cordare che la ricchezza è pregevole come mezzo a sostenere la prosperità dei j)opoli, e che il primo elemento di questa è la sa- lute. Conchiude che qualche membro della Commissione avrebbe desiderato, che si fosse piuttosto rinunziato del lutto ad un mezzo di guadagno che rivolgevasi a benefizio di pochi, onde non aggiun- gere alle altre occasioni di malattie una cagione malefica, che spie- ga il suo potere sugli uomini utili, sostegno delle famiglie, e mezzo potente della prosperità degli Stati; ma che piegando a più miti .sentimenti, ed a riflessi topografici, e per conservare la bella una- nimità che ha regnato fra i membii della Connnissione, sonosi uni- formati alle conclusioni che rilevansi nel rapporto. - 598 - l/avv. {x'ccarelli a sostegno del parere della ("oiiiinissioiie nar- rava, clic in Cenala nel padule detto il Lupo, stabilitasi ima risaia si vide costantenientc avvenire, che secondo lo spirare dei venti, or le malattie nianilestavansi nelle case poste all' austro, ora in (|uelle poste al settentrione, provando cliiaraniente che il jìrincipio malefico veniva con le colonne atmosfei'iolio portato ad una di- stanza più o meno lontana. Il cav. (iiilTa si fece a dimostrare con i falli e con alcuni argo-- menti fisico-chimici la malsanìa delle risaie del \'ercel!ese e del Novarese, e a dichiarare che egli avrebbe amato meglio che si fos- se imitata la Francia, la quale preferisce la sanità dei suoi popoli all' interesse dei pochi. Il prof. Lettini si faceva quindi ad osservare che anche nel dubbio la ([uestione doveva essere risoluta a vantaggio dell'umanità. Il Principe Carlo bonaparte, presa la parola, cominciò a dichia- rare, che comunque disconvenisse dall' avv. Massei, tuttavia avreb- be desiderato che questi avesse esposto compiutamente il suo avvi- so ; che d'altra parte non opponevasi interamente alla Commissione, ma che riputava non potersi in certi luoghi vietare la coltivazione del riso, perchè è cosa necessaria alle miserie di alcuni popoli d' Italia. Trovare in fine insufficienti le misure igieniche assegnate dalla Commissione, e talora anche ineseguibili dall'agricoltore, ed avrebbe desiderato che si fossero consigliati più validi e più pre- cisi espedienti. Al che il dott. Cera rispondeva che la Commissione aveva do- vuto consultare innanzi tutto gì' interessi dell' umanità senza tras- curare quelli della pubblica economia, e che essendo la ridetta Com- missione composta di grandi proprietari, di agronomi, d' ingegneri, chimici e medici, avca tenuti presenti tutti gli elementi che con- corrono alla soluzione del problema; e che in riguardo alle misure igieniche, queste si erano ridotte alle principali, ed a quelle che il comune consentimento e la pratica ha fatto trovare migliori; e che egli invita il Consesso a non occuparsi di riflessioni secon- darie, ma a manifestare liberamente se nel rapporto vi sieno er- rori fondamentali. Il Principe Carlo Bonaparte replicava a ciò che avendo egli ri- levato dal rapporto che le risaie possono esser utili a migliorare la coudizione di alcuni luoghi, trovava che dovevano anche consi- — ^99 — gliai'si in alctini casi pei ijuada^iio clic se ne ritraeva, essendo spes- so questo un mezzo piìi polente dei ridessi morali per istigare gli speculatori a concorrere alla indiretta bonificazione dei terreni. 11 cav. de Renzi si duole che una questione do|)pia siasi confu- sa, mettendo a pari la sanità dei popoli ed il guadagno dei pochi: la Commissione aver considerala la (jiieslionc in tutta la sua lati- tudine; aver posto in primo luogo la pubblica salute, in secondo l'interesse dei pochi; Tacendosi guidare dalla giustizia, aver de- terminato i casi in cui (|uesto jìoteva conciliarsi con (piella ; non aver la Commissione creduto di dar peso ai desiderj del volgo, il «piale in fatto di cagioni morbose crede appena a ciò che fìsica- mente lo percuote, non potendo giammai persuadersi clie possa ve- iiiiiie danno da influenza che ìhhì potrebbe né saprebbe conosce- re : riguardo poi alle misure igieniche la Commissione aver propo- sto ciò che suggerivasi dalla costante esperienza; non aver inteso di dir cose nuove, ma cose vere; e pregare che laddove altri espedienti più convincenti si possano suggerire, si manifestino per utile della umanità ed a compimento dei comuni desiderj. Il prof. Botto di (ienova osserva che non vi sono terreni palu- dosi i (piali per mezzo di bene intesi lavori idraulici non possano bonificarsi; essere troppo leggeio il voto di coloro che facendosi imjiorre da condizioni topografiche, vorrebbero permettere le risaie. Kgli ricorda esservi un popolo in Kuropa che coi perseveranti ed industri lavori giunge a rendere abitabile un terreno assai più basso dell'Oceano; vorrebbe ipiindi che la dotta Italia imitasse piuttosto i benefici sforzi dell' Olanda, che secondare gli avari desiderj di po- clii, a danno della salute di molti; e pregava il Congresso a riceve- re, applaudire e benedire i voti della Commissione. Al che le Sezioni manifestamente assentirono. Il cav. l*aolo Savi soggiungeva che l' Italia divisa longitudinal- mente dagli .\pennini vien distinta in due zone, 1' una esposta ai venti del mezzogiorno, l'altra ai venti aquilonari; ed aver provato l'esperienza che i miasmi sono immensamente |)i{i dannosi per la |)rima che per la seconda zona; e che (piindi nella parte meridio- nale fosse d' uopo non scendere ad alcuna tolleranza, e poter forse esser jìiù larghi per la parte settentrionale, come l'esperienza me- desima aveva consigliato ai nostri padri, anche (piando il lume del- le scienze fisiche non poteva dirigere le loro operazioni. — Goo — 11 cav.de Renzi ringrazia il cav.Savi a nome della Commissione nei- avere aggiunto novello ed inleiessante argomento al parere di essa, didiiarato con parole più generali, e nelle (piali erede anche comprendersi il l'alio aniuni/.ialo ; essendosi la Commissione limita- la ad accennare le differenze che si ricavavano dalle condizioni topografiche. Dopo alcune osservazioni del doti. Turchelti e del prof. Manfrè in appoggio al parere della Commissione, il Principe Carlo Bonaparte dichiara che egli pme ama di veder sana e felice l'Italia, ma ritiene ad un tem])o che in alcune speciali circostanze possa convenire la cultura del riso. Ed a dare maggior peso a questa sua opinione, ed a mostrarla indipendente da qualunque suo interesse, egli dichiarava che possessore di latifondi nell' agro romano ove potrebbe colti- vare il riso, si era sempre astenuto dal farlo ; ed ora prendere so- lenne impegno col Consesso di non introdurvi mai cotesta cultura. Il dott. Cera di nuovo invita i membri delle Sezioni a voler presentare le loro opposizioni al rapporto già letto, perchè quelle fatte non infirmavano minimamente alcuna delle sue conclusioni, riguardando piuttosto delle specialità già convenientemente chiari- te : e giacché nessuno domandava la parola, resultare quindi che il rapporto rimaneva approvato. E poiché le Sezioni riunite non dissentivano, il cav. Piesiden- te dichiarò chiusa la discussione, approvato il rapporto e sciolta l'adunanza. Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza Dott. Antonio Salvagnoli {Dott. Antonio Salvaci Dott. Girolamo Cioni // Segretario della Sezione di Agronomia B. P. Sanguinetti ADU\AXZA DEL GIORNO a6 SETTEMBRE -^;-X!»- xjLpriva il Presidente la seduta coli' annunziare che la lettura del processo vei'ljale delia tornala precedente sarebbe rimessa al dì 28 settembre, in cui si convocherebbero le due Sezioni di Agronomia e di Medicina. Dopo di ciò venivano presentate le seguenti opere offerte in dono alla Sezione dai respettivi autori, cioè Memoria sulla peste bubbonica. Del cav. Grassi. Sulle carceri pcnitcìiziaric. DelT avv. Maestri. Quindi \eniva annunziato per parte del conte Porro che la Commissione incaricata di riferire sulle materie carcerarie, dopo la comunicazione del suo Rapporto, aveva ricevuto due Memorie manoscritte, una del sig. dolt. de Rolandis di Torino sulla Polemica penitenziaria, V altra relativa alla illustrazione di un modello di car- cere immaginato dal sig. Giacomo Caorsi di Genova. In appresso lo stesso sig. conte Porro dava lettura di una nota, nella quale intendeva a giustificare il sistema j)roposto dalla Com- missione. Mostrava come la regola proposta dalla Commissione stes- sa andasse esente da tutte le coercizioni, e particolarmente da (juella del silenzio, la più gravosa di tutte cui i detenuti son sottoposti nel sistema auburniano. Aggiungeva che ai vantaggi del sistema della Commissione non poteva opporsi che dessi venissero conseguiti con solenne discapito della salute dei detenuti, dajipoichè la Commis- sione stessa su questo punto era stala rassicurala dal voto della maggiorità dei medici che componevano quella di Padova. Trovava poi ingiusto, che i medici, uscendo dai confini della loro scienza, dimenticato l'ufficio consulente a cui sono chiamati nella società, volessero in questa questione assumere tjuello proponente, di per- G02 linoiiza esclusiva della scienza di Stato. Dicliiaraiido in appresso (jiiali t'ossero i titoli, lo stato ilella (|iiestioiie, il mandato ricevuto dalla Commissione, passava a mostrare come (jnesta non ne avesse abusalo, se non usò di quella luajjgiore ampiezza ili facoltà che le veniva conceduta, come anzi essa si reputasse fortunatissima nel facilitare il giudizio, col proporre nelle conclusioni del suo lavoro il voto sancito a Padova da una radunanza di ,^3 membri, e la |)iù parte medici. Insisteva finalmente a nome della Commissione di cui faceva jiarte,.a nome ilei diritti di ogni Commissione legalmente istituita, perchè fosse rispettata la iniziativa della proposizione da essa fatta; perchè per tal modo si togliesse via il disordine che sarebbe per nascere per nuove proposizioni avanzate in anticipazione ad un voto definitivo; perchè le conclusioni della Commissione fossero solennemente e ponderatamente giudicate. Il conte Petilti prendeva in appresso la parola, e accennate le ragioni per le quali egli non concordava con (]uel che era stato detto sulla riforma carceraria nel rapporto della Commissione, veniva nelle seguenti proposizioni. i."Che la Sezione non rigetti, ma lodi anzi il lavoro della Com- missione, pregevole per molti rispetti. 2." Che però estendendosi esso a considerazioni estranee alle sue incombenze, concernenti soltanto alle questioni igieniche, di- chiari non poter proferire giudizio alcuno su quelle considerazioni, lasciandole perciò intatte al giudizio di coloro cui spettano, occu- pandosi soltanto della parte igienica. 3." Che il sistema della vita comune si ravvisa condannevole nel rispetto sanitario come si ritiene da altri in quello morale, bisogne- vole perciò di riforma. /|."Che «piello di Auburn non si può ravvisare pregiudicevole alla salute rpiando opportune discipline tenijierino la irritazione che potrebbe derivare dalla regola del silenzio, ed assicurino un suf- ficiente esercizio agli organi della lo([uela. 5." Che il sistema di Filadelfia cogli enunciati compensi può liu- scire per le brevi detenzioni non solo innocuo, ma utile anche sotto l'aspetto igienico. Non così può nelle lunghe detenzioni, sia per la somma difficoltà a temperare 1' orrore della solitudine, cui credesi insufficiente la mezz' ora di conversazione proposta, sia per la — Go3 — naiiira tlell' Italiano, in specie della parie più meridionale della penisola, clie non potrehl»- assolulainenle confarsi, senza patirne gravemente nella salute, a ipiella rej;ola, ove dovesse a lungo es- servi sottoposto. 6.° Che ciò premesso, la regola mista potendo applicarsi con oj)- poi-lunilà e prudenza, non solo non si polrehl)e condannare nel- r aspello igienico, ma forse mcrilerclìhe la preferenza nel maggior numero dei casi, come quella che cei'cherebhe di scansare i respet- tivi inconvenienti delle altre due regole. Il l'rincipc di Canino premesse alcune parole, colle cpiali ester- nava il dubbio che in una rpiestione d'igiene potesse elevarsi pro- ticuanicnte la voce di uno che medico non fosse, pure ritenendo tulli i mend)ri del Congresso uguali, e solo divisi per comodo di studio in Sezioni, per sparger luce sulle materie che formavanf) il soggetto della discussione, narrava aver visitate le carceri d'Ameri- ca, conoscerne le discipline che vi sono manteinite, e gli effetti di (|ueste. Nelle carceri auburnìane conveniva esservi ridotti i dete- nuti ad una obbedienza da ammirarsi, ma dichiarava esser dessa r effetto dei più violenti mezzi di coercizione. Tali sistemi ram- mentargli tulio f|uel che di più inumano e di arbitrario si può com- nietlere dagli uomini. Per questo desiderai-e che sia fondato un si- stema misto ; al quale uopo egli era ben sicuro non mancare uomini capaci in Italia: insislcva quinili perchè le conclusioni del rap- j)orlo della Commissione, che egli chiamava eccellente lavoro, ve- nissero rigettale, e faceva manifesta la sua sorpresa pel dritto che la Commissione si arrogava di reputare incompetente la Sezione di -Medicina a discutere il lavoro ad essa presentalo. Poneva termi- ne al suo dire col fai' notare come il rapporto della Commissione fosse dominato dalla idea che le j)rigioni debbono esser luogo per soffi-ire, e che il medico non deve ridurlo ad uno slabili- luento d' igiene. Il cav. de Renzi, richiamando la questione ai suoi termini, av- vertiva, la Sezione non doversi occupare se non della (piestione igie- nica, questa sollanlo dover essere iinniedialamenle discussa, e vo- tala. Perciò richiedeva clic la Sezione facesse soggetto delle sue discussioni la proposizione che egli formulava in questi termini : Come il silenzio e /' isohiinento, piti o meno i>roluns:»ti, nuoccia- no alili irilegritii del cor/jo e tiella milione ilei/' uomo? 76 — Go4 — Il conte Polliti in a|)|)i'esso chiedcvit la parola ])ei' ainmn/.iare come egli ritirasse le proj)osiy.ioni da lui falle, e si associasse alla proposizione emessa dal cav. de Renzi; alla quale j)ure aderiva l'av- vocalo ^lacstri, clic tratteneva la riunione sopra alcuni resultali sta- tistici relativi alla ii;iene delle carceri lìUuIclliane, citati ancora ilal Toc(|iic\ illc nel suo rap|)(irl() alla canicia tlci deputati in Francia, dai (piali resultava la ìnfluen/.a dell' isolamento coutiiuio esser va- levole a render frequente lo sviluppo delle aliena/ioni mentali. Con- cludeva esternando il voto che il sistema lìladcKiano e l'auburnia- no si conlem])erassero scambievolmente, a fai'ne sorgere uno in cui sieno conciliali i principj della igiene e della penalità, i diritti del- l'umanità e gì' interessi sociali. 11 barone di Beau fori rammentava clie al Congresso di Padova le opinioni si erano dicliiarate a favore in s|)ecie del sistema fila- delfiano ; che fatte contro di questo alcune obiezioni, fu nominala una Commissione a decidere delle modificazioni che fosse possi- bile il farvi ; che questa Commissione fu composta specialmente di pubblicisti, essendovi tre soli medici; che per (piesto non è mera- viglia se la parte igienica non è conq)letamenle trattata nel lavoro della Commissione. Ciò dava occasione al doti. Salvagnoli di ilo- niandare al cav. de Renzi di far lettura del mandato ricevuto dalla Commissione al Congresso di Padova; al cav.de Renzi, fattane la lettura, d' insistere pei-chè prima di proceder oltre si discutessero le conclusioni della Commissione, e perchè queste venissero appro- vate o rigettale con un modo formale. Essendo la questione ridotta all'estremo di una votazione, il conte Pelitli rifletteva come per questa si potesse recar danno agli studi in genere so])ra tal que- stione, e chiedeva che a dai'c il volo non prendessero parte che quelli che avevano esaminata e studiata la questione medesima. 11 Principe di Canino, osservando in prima che la questione non era sufficientemente discussa, domandava che la discussione fosse ancora protratta, e che la votazione, ove a (piesta si cre- desse di dover devenire, fosse differita, ed annunziata un gior- no innanzi. Il Presidente, avendo presa la parola per discutere pur esso sul- l'argomento, veniva invitato dal Principe di Canino e dal marchese Kidolfi a comunicare alla Sezione i suoi lumi, e però a cedere lem- porariamente l' ufficio della Presidenza ; alla quale domanda au- — 6o5 — luiendo, il Vice-Presidente della Sotto-Sezione di Cliiriirgia profes- sor Burci sedò come Presidente. Il cav. Speranza, dopo uwv l'alto osservare essere stali a Pa- dova trascurati gli studi statistici, richiamava l'attenzione della Se- zione sullo stato sanitario delle caiceri penitenziarie di America, e citava le osservazioni dei medici americani, j)cr le (piali i-esulta che le alienazioni mentali in genere nelle carceri di Filadelfia sono in un numero maggiore che non nelli altri luoghi di detenzione; che maggiore pure \i è la mortalità; faceva osservare che il massimo ninnerò degli slahilirnenli [ìcnitenziari sono aiihurniani, e che in Italia, nel Piemonte, in Toscana, nello Stato pontificio vige un si- sl'Mua misto; che in Napoli, per le cure e gli studi del \alpicella e di altri pubblicisti, il sistema (iladelfiano è combattuto; e conclude- va doversi preferire ai sistemi d' A'merica un sistema eclettico, che proporzionalo ai bisogni, alle consuetudini, allo stato fisico e mo- rale degl' Italiani, fosse tale veramente da chiamarsi it((iiimo. Il prof. Botto faceva (luinili presenti alla Sezione le sue opinio- ni sul lavoro della Commissione, e sui sistemi penitenziari. Di- ceva che il ra[)porto della Conunissione può considerarsi sufficiente a porre in grado il Congresso di ullimare le ricerche sul sistema penitenziario più conveniente in Italia; non contenere in fatti ve- run sistema esplicito da tradursi in pratica nella desiderata riforma delle carceri ; trovarvisi solamente raccomandato il sistema dell'iso- lamento continuo, contro il (piale si erano elevate nel Congresso di Firenze molte voci, e fino a farlo rigettare quasi con terrore. Aggiungeva inoltre che le statistiche straniere, le considerazioni sui funesti effetti dell' isolamento, osservati in (juelli ancora che sono a (piesto assoggettati solo tcmporariamente, persuadono a ravvisare nel sistema di Filadelfia tulli (pielli elementi che possono in som- mo grado denigrare l'umana ragione. Del sistema auburniano diceva, essere pur (piesto slato rigettato al Congresso di l'irenze, e ne rammentava quanto poco avanti era- sene udito per la parola del Principe di Canino. D'ambedue i siste- mi annunziava in ap|tresso la modificazione già avvenuta in \me- lica ; ed a moslrare «punito si abbia a sperare dal fuggire il princi- j)ii) dell' isolamento, adduccN a il fallo della immensa opera cui si erano accinti con felice successo lioo detenuti i\\\'Oliio\n America, ai (piali riusciva di condurre a termine uno fra i più grandi edilizi — GoCi — |)cnilei)/.iari. Insisteva finalmente perclic i principj, e le idee piali- clie per servire di hasc ad im nuovo sislciiia penitenziario si dedu- cessero dalla filosofia italiana, jìt-rsuaso clic le opere delle nazioni debbano procedere dalla loro filosofia. 11 niarcliese l\idolll dicliiarava in apjiresso che sebbene egli fos- se intervenuto all'adunanza colla intenzione di non prendere pa- rola in una ipiestione di tanto nioinento, |nn-e, dopo ciò che era stato detto dal prof, botto, erai;li impossibile di non manifestare che egli assentiva alla proposizione del conte l'elitti, che si dovesse votar cioè sulla questione nel suo puro rapporto igienico, determi- nando fin dove, e quanto il silenzio e l' isolamento possano inflig- gersi ai carcerati senza danno della salute; domandava inoltre che fossero rendute grazie alla Commissione, che se pure si allontanò dal suo stretto mandato, fece appunto con (|ueslo che si accendesse cosi calda la dis|)ula, e che si pronunziassero le efficaci ed applau- dite parole del prof. Botto. Chiedeva finalmente che lasciato da par- te ogni modello straniero, una nuova Commissione fosse incaricala di proporre un penitenziario ; che dessa si giovasse a ciò fare degli utili principj in ogni tempo e in ogni luogo stabiliti, e (jiiesti adat- tando ai bisogni e alle esigenze del paese, presentasse il progetto di una istituzione veramente italiana, facendo cosi ridondare sui Congressi scientifici la gloria di aver provvisto a questi essenziali bisogni dei tempi, a queste esigenze sociali. Il conte Porro protestava in fine che la Commissione non riti- rava il suo rapporto. La discussione veniva dal Presidente rinviata al giorno seguente, e la seduta era sciolta. Visto — // Presidente Cav. C.Anio Speranza l Dott. Antonio Sa lv agnoli / Seme turi ^v .. «^ n ° Doli. Girolamo Lioni DISCORSO I' n O i\ Il N Z I A r O DAL PROFESSORE G I R O I, A 51 G BOTTO IMOIOO .\LL\ lUl ()KM\ CAKCERAKI.V — ftO-O-O-O c-c-o*-*— Signori Xo intervengo per dar lode dapprima al lavoro della Commissione di ^lilaiin, fallo con iiitPii/.ioni ottime, da essa a voi dichiarale; ma insieme alTcrmo, clie questo lavoro, non clic il precedente delia più numerosa Commissione di Padova, non debbono indurvi a met- ter fine, come ne aveste invito, alle ulteriori ricerclie circa il si- stema carcerario più conveniente all' Italia, e degno di essa e di voi. In fatto né il rapporto recatovi dalla mentovata Commissione di Milano, né ciò clie fu stampato di quella ch'era in Padova, non contengono alcun sistema riducibile alla pratica, lo che era il de- siderio di tulli; e ciò vi sarà dinioslrato sol chi! io ricordi, che, mentre dalle due Commissioni é proposto il sistema riladelfiaiio come ])referibile, le sette limitazioni o uiiligazioni delle quali rac- comandano la osservanza, e delle f|uali trovai nota iielli Diari di Padova, riprovano inesorabilnienle tulio ([ucH americano sistema, sì nel sostanziale che nei dettagli. Risulta inoltre che ponendo a scrutinio logico le stesse limitazioni nelle forme in che furono trac- ciate, e riguardando al tempo che ad esse rigorosamente fu pre- scritto (mezz'ora), elleno diventano a praticarsi impossibili. Fi- nalmente dico, che se si fa confronto del rapporto fattovi e delli Diari di Padova, con ciò che è registrato nel volume degli Atti di ipiel Congresso, queste inq)orlanti mitigazioni furono oblile o so|)presse, e negli Alti udii \i si trovano, hi tutti i modi è ina- dempila la grave inchiesta sulla riforma delle carceri fatta al terzo memorando Congresso italiano accolto in Firenze; e riconosciuta — r.o8 — la neccssilù clic scunlo ni ;ii;ila lutti i cuori generosi d' una ril'oi- nia delle carceri, penso clie ancora dcbhansi preliminarmente pon- derare dal vosti'o senno i vizi che io jiersislo ad imputare ai si- stemi fdadeiliano ed auhurniano ; e clic dol)l)iatc esaminare e de- cidere se al)l)iamo o no in Italia princijtj ed antecedenti nostri die bastino a rormulare una riforma senza ritentare metodi estranei, i (piali in alcune parli di c[uclla rej^ione ove erano stali adottati con entusiasmo, furono per nuove e nuove riforme fatti in brani, ed anche totalmente reietti. Acciò non siano oblite riprenderò il filo delle cose obbiettate contro le basi delle riforme americane pro|)osle a Firenze. Colà era- no dichiarali i danni e la impossibilità della riforma auburniana, come furono indi a Padova. Sebbene a Firenze fosse consentito, che il silenzio qual mezzo d'ordine era ben necessario in fpialunque sistema carcerario, e giovevole come mezzo ausiliario alla riforma morale dei carcerati cercata con qualsivoglia metodo, ed uti-lissimo alla repressione dei riottosi adoperato come mezzo di disciplina in concorso dell'isolamento; sia l'uomo o poco o molto reo, se egli sia interessato nel lavoro, o parlerà del lavoro, oppure non parlerà; ma se nel lavoro sia addolorato col silenzio perpetuo, quando veg- ga pur solo i compagni della sua pena, lascerà languire il lavoro, e in un linguaggio non inteso da voi parlerà nell'ira sua, perchè il dolore lo predomina, perchè sul labbro torna prima il cuore che la mente. Voi lo distruggete ma non lo ammutite; egli manderà fuora odio ed ira. Si è detto a Firenze ed a Padova, che il silenzio forzato perpetuo in uomo non solitario è violenza contro la natura stessa dell'uomo, perniciosa al fisico come al morale di lui. Non potevano i medici non riconoscere, che ciò altererebbe l'equili- brio della sanità ; né potevano ammettere giammai, che la febbre del dolore represso potrà produrre un più equabile svolgimento di funzioni, o di organi, principalmente del cervello. Il sistema fila- delliano ( isolamento in muta celletta ) era per non meno forti ra- gioni rigettalo a Firenze, e, posso lieii dirlo, con terrore. .\ gara quei dotti invocarono e le straniere statistiche, e perfino le contraddizio- ni delle slesse statistiche, e ne furono concordemente riconosciuti i danni alla sanila; dimostrabili anco a pilori, .si per la luce poca e rcflessa, sì per l'aria non pura né purificabile dove è fomite d'esala- inenlo nocivo perpetuo, sì per la inazione muscolare, che da lungo — (j09 — lenipi)j;lisj)erimentitlel l)onemerilo Fontana diinostiala aveano niici- (lialc ai muscoli ed ai nervi. Diiò or ora clic cosa a ciò la |)oIeniiea ri- sjìondesse. Contro il detto sistema erano dicliiaiali i ])essimi elìciti della sola mansione nelle nostre segrete durante i processi ; ed a ben inoli ielle oggi mi ascollano toi-nerà in mente la spiacente istoria di tre suicidj nelle carcci'i di Toscana, tentati doj)o reclusione segi-eta di molli mesi, e due parmi con piena effettuazione, che giudicò pro- dotti dall' isolamento il medico fdosofo che ce ne parlava ( Betti ); siccome ancora di conformità avea dichiarato colui che nell'atten- tato era stato trattenuto dal compierlo, affermando che la vita in quel segreto eragli divenuta insopportabile. E parmi che forte diffe- renza vi sia fra l'isolamento in una segreta, che al recluso lasciala certezza d' una liberazione non lontana e che può arrivar lutti i giorni, e quella sef[uestrazione filadcKiana assai soniigliante allo ini- nuM-amento; lo isolamento della quale è una tenebra senza fondo e senza confine, un mezzo ben meditalo d'indurre a disperazione, un ti'ovatt) che offende l'uomo nel pensiero, e lo trascina a follia o a suicidio. Le (piali cose ben certe e non controverse, quanto al recar esse nocumento alla sanità del corpo, nessuna igiene potrìa tenerle come medicina buonissima al riordinamento morale. A respingere da noi questo triste dono d' .\nierica gioverà il ranmientare, e ciò fare con un cenno appena, chele opere delle na- zioni dove ebbe parte il consiglio dei loro sapienti portano la im- pronta della loro filosofia. In Italia noi abbiamo una nostra filosofia, che altri da noi ]>ri- ma ajipresero e poi lasciarono, quella io dico di Marsilio Ficino, di Dante, di ^ico,di tutti affatto i grandi Italiani, che fu ancora la fi- losofia di tulli i padri della Chiesa. Dessa non imperò sulle nòstre prigioni, e non di manco per essa fu fallo in quelle moltissimo be- ne. Io lascio che 1' isolamento e il silenzio siano siali da noi ado- |)erati come mezzo di riforma morale dei carcerati a Milano ed a Roma ; sempre risulterebbe che dopo la prova di tali mezzi non si tenne di essi gran conto, e gli Americani di poi vi confidarono som- mamente. Ma se vuoisi riguardare a ciò che s'è fallo fra noi, si troverà che isolamento e silenzio vi furono adojiei'ati sempre come mezzi di rigore, e conviene che si chieda alla istoria quale ne fosse lo scopo e gli effetti. Inlanlo ninno mi negherà che per il correg- gimento dei carcerati la Italia pose fiducia nella efficacia della santa — Ci IO — narola e cU'llo oscni])io;e rlic roii (|uesti mezzi lia poliiU) so\eiili volte un semplice IValioello, un miiilc ed oscuro prete far fiorire nelle sconsolate nostre prigioni molto più di virtù vera che al certo non fosso mai nei loi-nicnlnti d' America. Perchè non si dà virtìi dove non è sjxtnliincilà ; o tali metodi possono rcndeie cpiei Iritppo miseri ancor pegi,'i<>i-i col farli ipoci'ili. In America con quei sistemi la Ulosofia sensualissima ed il protestantismo portarono il loro frut- to. Si volle con isolamento e silenzio convertire i carcerali, e ciò che dicono filantropia prese il posto della carità in quelle case di dolori (ìlosofici tanto più orrendi cpianto più muti ; e questa dottri- na variamente modidoala ha invaso molte parli d'Eui-opa,ed a Pa- dova fu sul punto d'ottenere cilladinanza in Italia. CÀi> risulla dalli Diari di Padova, e in (|uclli la Commissione con una sola frase tradì il suo segreto; ci disse ella, che hisogua educare i cervelli, ma in Italia ci'cdo che si penserà a educare le anime, e lasceremo allo straniero questa dottrina dell' accomodare i cervelli. ^on fui hreve, e ne chiedo scusa, ma non posso tacervi nulla. Si è aspettato ora a volerci per gli ultimi impoire quella filosofia e (juel meccanismo d'America; ora, dico, quando l'America che se ne era fatta maestra, atterrila dalle mule ma molte vittime della scuoiatasua filantropia, variati già prima in molti modi i suoi metodi e trovatili sempre fatali, va distruggendo a grandi sforzi qiiell' opera di che si era tanto gloriala, e sulla quale aveva tanto alle altre nazioni mentito. Sì, o signori, è questo un grande fatto il quale cojtre tutte le discordanti slatisliche e i discordanti rapporti di visitatori, e le esagerazioni del giornalismo sempre partcggiato- -re ; fatto, il quale fa dominatrice in questa discussione una sola e solenne verità. In ciò soltanto, e nella grandezza dclli sagrifici in- genti, che per cpiesla verità 1' America impose a se stessa, tlessa sarà davvero maestra ed esempio delle nazioni. Ora se noi abhiam fede ai nostri antichi principj,ai tiuali pur dobbiamo un' invidiata su])eiiorilà sui popoli che abbiamo inciviliti, non sarà d' uopo che ci si confessino in altro modo i resultati di (piei sistemi carcerari, perchè avremmo potuto prevederli. Non di manco assai duolmi di non aver meco piii documenti clic mi furono promessi, per darvi un quadro documentato della reiezione in America di (pielli ame- ricani supplicj. Avrei ben desiderato dopo il Congresso di Firenze di visitare I' America del ÌNord, e gli antichi penitenziari ed i nuo- — Gii — vissimi, né al cerio fu il disagio die potè impedirmelo. Vi presento però una dicliiaraziunc del sig. Kdoardo Lestei- dotto e ^'Olitile anie- rii-ano e console iu (Genova, vi presento un tein])erino, clie j)orla inciso il nome del sig. Costar il <|uale era or son dieci anni Presi- dente del (ioverno dell' Olilo, jìcr il quale con (pieslo ne fu allora i'abhricato uno simile dalli |>i'igìonieri di c|uel nuovissimo e sontuo- sissimo penitenziario. Questo temperino clie vi presento-fu dal di- rettore donato al sig. Lester, e questi non seppe negarmelo, ed io lo avrò senqìre caro a memoria di (piesto giorno. All'Ohio si fcjndava una nuova caj)ilale; e ciò, e la popolazione crescente, e le opinioni saviamente colà mutate circa i già famosi metodi penitenziari, in- dussero necessità di volgere ad. altro uso la carcere della antica ca- pitale, \eniro adoperala la segale cornuta, e i suoi preparali. L au- tore ha provali di preferenza questi ullinii in luogo della segale cornuta islessa: non mancano però eziandio queste prove, e talune falle, coi grani di altri cereali alterati dallo sprone alla maniera della segale. Parve però alla Commissione, che non lutti i fatti clinici da lui recali fossero affatto puri, e tali da fornir sempre una noli- zia distinta dell' azione terapculira del lìniedio; avendo l'autore talvolta fallo uso nel nieilesimo tempo di altri validi argomenti te- rapeutici, o fatto seguitare il rimedio ad im trattamento curativo di per se solo attivo. A malgrado di ciò, questa è Memoria vera- mente sperimentale e clinica, la quale reca nuova luce sulle virtù della segale cornuta, e dei suoi preparati, e sviluppa e scioglie com- piutamente il tema proposto, non tanto per le facoltà della segale nei casi ostetrici, come ancora per la sua azione lei'ajìcutica in molle affezioni, in quelle massimamente delle memhrane mucose, alle quali 1' autore ha rivolto in special modo la sua attenzione. La Memoria nurn. 5 coli' epigrafe — Non mihi res, sed me re- bus submittere conor — (llorat. ) intitolata — Discorso sulla se- gale cornuta — è ricca di considerazioni teoretiche, talune delle quali sentono di novità, e non sono prive d' importanza. L' autore ha elevato il suo lavoro piuttosto sulle osservazioni altrui, che sulle proprie, ne curò di procacciarsene di nuove e di particolareggiate, che servissero di appoggio alla opinione per lui professata. Sembrò anzi alla Commissione che anche il lato ostetrico del tema propo- sto, al quale l'autore ha più direttamente volte le sue ricerche, sia stato bensì discorso con didattica abilità, ma non compiutamente. La Memoria num. G che porla l'epigrafe — Necessitas medici- nani invcnit, expcrientia perfecil : duo sunt pra-cipui cardines, ra- tio, et observatio — (lìaglivio), intitolata — Monografia della sega- le cornuta in rapporto alla pratica dei parti, — raccoglie ordinata- mente le più importanti osservazioni che si conoscono relativa- mente all' uso della segale cornuta nelle varie contingenze ostetri- che. Se fra le non poche osservazioni cliniche, che con molta dili- genza e studio vi sono raccolte, l' autore avesse aggiunte pur delle proprie, fiuesla scrittura sarebbe riescila, se non tale da rispondere a tutte le richieste del programma, una compiuta miinograda sulla segale cornuta in rapporto alla pratica dei parti; massimamenle — Gig — per Irovarvisi assai l)ene esposte le varie opporlunità nelle quali iiniiiiiiiistraro il rimedio in disrorso, non che sviluppate incidenle- iiii'iil»* alciiiic ulili cuiisidera/.ioiii sidia inei/.ia di'!! iilcro. La settima Memoria finalmente che ha |)er epigrafe — Poriatiir ij^ilnr illiid opera (pia-fpie maxima et diffìcillima, vcl pra-miorum amplitudine, vel consiliorimi prudentia et sanitate, \el lahorum con- iuDclione superari — ( Bacon ), dimostra la molla pci'izia clinica dell' autore, il (piale rivolse a proprio uso le ricerche sperimentali instilnite da alili sui^li animali con questa sostanza, non però ten- tandone di proprie, e curandosi piultosto, e piii specialmente delle cliniche osservazioni, (km (pieste però nulla venne ag;giunto a ciò che si conosce, così inlorno al rimedio stesso, come iiilorno alle fa- coltà terapeutiche ond'è fornito; giovò bensì a confermare in parte (|uelle facoltà che dal Bonjean vengono attribuite ai nuovi preparati per lui ottenuti con (jiiesta sostanza. La Commissione ha trovato commendevole la specificazione dei casi ostetrici nei quali è o non è conveniente 1' uso della segale cornuta e dei preparati di essa : solo sarebbesi desiderato che l'autore avesse porto un maggiore e piìi svariato numero di fatti, per conoscere più chiaramente (piale sia l'azione terapeulica di siffatta sostanza nelle affezioni delle membrane mucose. Valutati cotesti voti, parve alla Commissione che la Memoria segnata col num. f\ coli' epigrafe — È carattere dei discendenti di Galileo ec. — abbia meritato uno speciale riguardo. È quindi ve- nuta nella unanime determinazione di distinguerla, aggiudicandole il premio. Cotesta Memoria, a malgrado di alcune imperfezioni sopra notate, vince le concori'enti, così j)el numero, e per la varietà e novità delle esperienze, come per le molte cliniche osservazioni, proprie dell'autore, ond'è arricchita. La Commissione non iia po- tuto per l'anguslia del tempo aggiungere, come avrebbe desiderato, a cotesto voto il risullainento sperimenlale delle riprove instituite coi preparati stati proposti e adoperati dall'autore, il quale colle sue esperienze farmaceutiche e tcra|iciiliche è riuscito a conseguenze «lifferenti da ([nelle del Bonjean. La Commissione (piindi, seguendo le formalità accademiche, passò all' apertura della scheda sigillata, annessa alla Memoria nu- mero 4 portante 1' anzidetta epigrafe, e giudicala meritevole del 78 — Oao — piomio. Il Presidente della Cuiiiniissione, aperlala, ne trovò autore il sig. dott. l-nigi Parola di Cuneo. Segnitti — Prof. Ermenegildo TE^SAWDoni Prcsiiìcntc Cav. Prof. Griffa Cav. Prof. Benedetto Tuompeo Prof. Filippo Garresi Prof. Alessandro Gorticelli Dott. Gaspare Cerigli Dott. OdoARDO TlTRCHETTI Dott. C. A. Calderini Relatore li cav. Trompeo comunicava dipoi una sua nota con la quale invitava la Sezione di IMedicina ad occuparsi deli' interessantissime questioni relative alla peste bubbonica, ed ai lazzeretti in relazione alla pubblica igiene ; questioni bene sviluppate nella Memoria dona- la alla Sezione dal cav. Francesco Grassi di Pistoja, direttore delle (|uaranline ad Alessandria. Leggeva il dott. Capezzuoli queste ultime conclusioni di una Memoria sul diabete. i ." Glie la conversione della fecola e zucchero di canna in zuc- chero d'uva, che si opera nello stomaco, è un fatto normale del- l'economia; non è quindi significativo di un'alterazione di funzio- ne in questo viscere, come si vorrebbe dalla teorica proposta sul diabete; la quale non sembra possa ricevere sostegno nemmeno dalle ricerche posteriori del Sandras sulla digestione. 2." Che non sembra ammissibile nemmeno un'aberrazione nel- le elaborazioni successive, per cui questo zucchero normalmente formatosi non sia condotto nelle nuove solite combinazioni, e cosi si rinvenga innestato nelle orine. 3." Che concesso anclie esser lo zucchero d' uva un prodotto insolito della digestione, e conseguentemente andar perduto sotto questa forma tutto il materiale amilaceo e zuccherino ; ne dalla pre- senza di questo insolito prodotto, né dalla mancanza di quello nor- male, cui avrebbe dovuto finalmente dar luogo il materiale indica- to, riceveranno la più piccola ragione degli sconcerti che affliggo- no i diabetici. — Gai — 'i" rinalmente clie la Cliiinica, insufflcienle affatto per sostene- ic in ([iialclio modo l'opininiie in esame, se una qualclie cosa può su^'i;erirci relativamenle al diabete, si è die lo zuccliero non dei'iva nella sua totalità almeno dagli alimenti fecolenti e zuccherini in- geriti, ma benanche dalle materie nilrogenate a base di proteina, e che i reni non sono forse organi di semplice eliminazione. Esponeva il prof. l'acini die la 3Iemoria del dott. Capezzuoli era interessantissima per la scienza medica, e domandava che ve- nisse (piesto invitato a pubblicarla con le stamj)e jìrima dello scio- glimento della pi-eseiite riunione ; il die vien fatto tlalcav. l'residente. Il Principe di Canino, dicendosi interpetre dei comuni sentimen- ti, proponeva che si porgessero al cav. de Renzi i ringraziamenti della Sezione per le cose scientifiche comunicate; ed annuendo una- nime la Sezione, il cav. Presidente dichiarava che la fatta proposi- zione sarà mandata ad effetto. A proposizione del Barone de IJeaufort venivano quindi dall' intie- ra Sezione votati dei ringraziamenti alla città di .Milano per losplen- dido attestato di aggradimento dato agli scienziati italiani. .\perta quindi la discussione sul rapporto della Commissione di Milano per referire sulla riforma penitenziaria, il dott. Riboli, come Segretario relatore della Commissione di Padova incaricata di esa- minare la proposta del sig. conte Petitti, legge una nota (i) con la ipiale ridiiama alla memoria le principali cose adottale dalla Com- missione, ed inserte negli Alti di (juel Congresso. E dopo avere ac- cennato che le questioni furono trattate nel solo lato igienico, accenna che i uaclri raccomandava alla Sezione l'esame di una sua Memoria riguardante 1' igiene delle carceri, Iella alla R. Accademia di Napoli fino dal 1819; ed il doli, (li'islofori di Mantova osservava clie a l'atlova si volle un giudizio esclusivamente medico sulla con- dizione igienica delle carceri di Filadelfia e di Aid)nrn, e che a Pa- dova questo giudicio fu dato. 1 Filadelfìani prevalsero colà di liui- ga mano agli Auhurniani. Le sue conclusioni (|ui non si combattono, ma soltanto (pielle della Sotto-Commissione milanese. \ì ebbero anche a Padova delle voci generose che fulminarono il sistema segregante, come ()uello che toglie il lume dell'intelletto e porta innanzi tempo al sepolcro. Non si obliarono in ricambio le grandi utilità che derivano dalla vita in comune. Vi ebbe chi con calde ed evangeliche parole rac- comandò degli esseri degradati alla misericordia di (juella società che essi offesero ; non si poteva rendere alla religione ed alla filo- sofia un omaggio più nobile; ma deposto per un istante tutto ciò che può esser l'effetto di una brillante ispii'azione, fu esaminato se era vero lutto ciò che s' imputava alla regola di Filadelfia? Cote- sta regola può o no esser modificata da regolari esercizi corporei, da providi consigli, da uffizi caritatevoli, da conforti di religione? Dubitava che si sia bene studiata la cagione della man'ia ; che sia stata bene distinta la vera dalla simulata; e concludeva dubitare di questa frequenza della manìa in carceri solitarie, dappoiché essen- do stalo medico delle carceri a Mantova non ha osservato mai un caso di manìa nei detenuti lungamente segregati, né che questi an- dassero soggetti a più frequenti malori di c|uelli che conducevano vita in comune; ed approva quindi senza restrizioni il rapporto della Commissione di Milano. Al che il cav. Presidente si faceva ad osservare, che i fatti stati- stici citati in appoggio alla frequenza della manìa nei penitenziari filadelfiani sono incontrastabili, e ricorda le autentiche fonti dalle (|uali ei lì trasse. Diceva che ogni sistema mei'ita di essere apprez- zato, ma che non si doveva qui occuparsi di quesl' esame che sotto il solo aspetto igienico. Esponeva il suo desiderio che la discussio- ne fosse qui terminata; e faceva voli perché raccogliendosi il frutto delle cose dette si adottasse un sistema misto degno dell'Italia. Il dolt. Turchetti in fine dichiarava che la questione aveva de- viato frequentemente dai suoi veri termini, e che sembravagli or- — G25 — mai tempo d' incominciare la discussione veramente ii,'ienica. Rite- neva die ammesse nel sistema fiiadelliano le niodilica/.ioni indot- tevi ilalla Commissione di Padova, quello non arrechi alcun danno al fisico ed al morale dell' uomo. Credere die ove nella cella sia rinnuovala 1' aria, ed il detenuto parli e faccia dei molo durante la giornata, non possa risenlire alcun danno dal suo isolumento. Chie- deva in fine clic si determini (Ino a qual punto l'uomo possa sop- portare il silenzio e l' isolamento. Dopo (|ueste osservazioni il cav. Presidente, dichiarando chiusa la discussione soj)ra (pieslo argomento, scioglieva la seduta. Visto — // Presidente Cav. Carlo Speranza. Dott. Antonio Salvagnom ■'i / Set'retari i r» „ -^ ^ ° \ Doti. Girolamo Cigni PAROLE SULLE DISCUSSIONI DELLE CARCEKI LETTE NELU TORSATft DEL 27 SETTEMBRE DELLA SEZIOUE DI MEDICINA r/c/c/o/é. '^wioéea ^wcu SlGNORI \jome Segretario relatore della numerosissima Commissione di Pa- dova incaricala di esaminare le opinioni e le proposte dei signori Petitti, Scopoli e Saleri già annunciate in Firenze, lasciale che vi richiami alla memoria i sommi capi che quella Commissione adot- tò, inserendoli negli Atti di quel Congresso. Primo punto di partenza fu dividere l'argomento in diversi capi di questione, e metodicamente ventilarli ad uno ad uno. Per procedere con ordine e con chiarezza si stabilì che la que- stione non dovesse estendersi che sul lato igienico ; per il che il prof. Orioli formolo i tre seguenti quesiti, i quali abbracciano ogni genere di considerazione, tanto co'principj del sistema filadelfiano quanto con quelli di Auburn. Quesito I. Dell'influenza comparata in male o forse in bene della segregazione più o meno completa, più o meno prolungata, più o meno mitigata con opportuni compensi, a) Sulla salute in generale. b) Sullo stato in particolare del cervello e dell' intelletto. e) Sullo stalo morale, e segnatamente su certe viziose abitudini, • ed altre degne di speciale considerazione. Quesito li. Dell' influenza igienica dei continenti più o meno mi- gliorati nei differenti sistemi d' imprigionamento, per ciò che spetta, a) La sufficienza dell' aria vitale non viziata da mescolanza di principj nocivi. — G'ì-] — b) Le condizioni igronietriclie. e) I.p Ifriiioiiicli'iclie, ec. (^L'ESITO 111. Dell' iiilliienza ij^ienica delle esercitazioni più o meno volute, più o meno variate di corpo e d'animo. ■N entilati ad uno ad uno stabilì, ridncendoli a sommi capi, i." Il locale in luogo alto e salidjre; a." L'ampiezza della cella; 3." II contatto di persone pie, parenti, capi d' arte, ec. ; 4.° La pulizia della cella e dei propri al)iti ; .').° Lina passeggiata in corti, corridoi, o luoghi simili; 6." L' occupazione nella propria cella ; e tutto a correggere, a moralizzare, e a conservar l' individuo. Ciò visto, in rapporto, ripeto, ai due grandi sistemi fiiadelfiano ed auburniano per cpianto spetta alla parte igienica, e temendo che altri mezzi rimanessero a considerarsi ; la Commissione medesima di Padova creò, prendendoli dal seno della sua Sezione, una Cum- mission permanente, la quale, partendo da quanto venne stabilito colà, prendesse ad esaminare ogni qunhuu/ue sistema; ed adottan- do il /mono, Y utile, e il pruticnìiile d'ognuno, s' incaricasse di redi- gere un piano di riforma carceraria, o un piano carcerario, o un sistema di penitenza; ne presentasse il Progetto al Congresso di Lucca, affinchè o 1' adottasse, o il modificasse, o il proscrivesse. La Ccmimissione milanese non adempì al mandato che in parte; istituì degli eccellenti confronti ; esaminò per via analitica e per via esclusiva ogni sistema finor conosciuto, e tutto quanto v' ha di par- ticolare intorno a questo argomento ; ma non propose, ma non pre- sentò né un piano, né alcun progetto. Ecco, o signori, se mal non veggo, ove non die nel segno la Com- mission milanese. Al presente dun([ue non si deve fermare 1 allenzion vostra Né sui danni che arreca il sistema filadelllano. Né su quelli di Auburn, Né sulle statisticiie di essi. Né far de' confronti. Né proscrivere o far la guerra al nome dell' uno o dell'altro, IVè rivendicare una ridicola priorità di adozione, ina deve la mente vostra concentrarsi al progetto di proposta, o del 79 — 6-28 — piano, e non clij)ailirsi dalle fatiche dell' Orioli e della (^oininission padovana, le quali non avevano altro scopo, che quello di conci- liare la punizione colla emendazione del colpevole, senza che ne avvenisse danno alia salute del corpo e della mente. Coi piiiu'ipj da lui proposti, e adottali dalla C^ommission pado- vana si ripara a tutto, cioè Alla tctrai,'i;ine Aa^ isolamento e della tacilarnitit, col contatto di persone pie, parenti, ec. ; bA' istruzione, col conversare con esse; Alla moralitèi, col togliere dal loro cuore ogni duhhio ; kWcsercizio e al moto della persona, col ripuliniento dei pro- pri ahiti, della propria stanza, e con la passeggiata; Che più non vi avvedete che con tutte queste modificazioni non siamo più Né col sistema di Filadelfia, Né con quello di Auburn, Né con altri qualsiansi, e che non abbiamo più una rigida casa di penitenza, ma quasi un collegio? Le parole filadelfiano ed auhurniano, o misto distruggansi ; se ne proponga una nuova, sia pure italiana ; abbia la nazionale im- pronta; ma che questa nuova esprima il voto comune, l'ultimo sco- po, r emendazione: casa di emendazione; e finiscano una volta ([nel- le gare di partito, mosse quasi sempre o da vano amor proprio, o da brama di contradire, o da basse passioni. \ engasi duncpie, o signori, al fatto essenziale, sostanzialissimo, ai piano o al progetto di una casa di pena, o di emenda; e poiché la Commission milanese non presentò a questa illustre adunanza il piano di cui ebbe missione, ma ci fornì di utili schiarimenti; proporrei che ad essa a preferenza si desse 1' incarico di cercar nuovi dati, e di proporre o presentare a Milano o a Napoli un vero piano, prendendo per base, l'ipeto, 1' isolamento, colle modificazioni di già additate dalla Commissione dì Padova. Per recapitolar dunque i sommi capi, tengasi per fermo che nel nuovo piano abbiasi a porre in pratica un progetto, il (piale indichi che a) Lo stabilimento sia in luogo alto e salubre; b) Che aJjbia celle sufficientemente ampie e ben ventilate ; — Gag — e) r.lic si adotti il coutittto di persone j)ie, parenti, capi d'arte, ce; d) (Mie al)l)ia il dclcniilo (|iialc'iie passef,'i,'iata almeno |)er mez- ■/.' ora al giorno ; e e) Qualche occupazione nella propria cella (i). Così a\ relè lipaialo \) Alla salute dell' individuo, b) Alla sua moralità, e e) Al suo ravvedimento; e perciò ridonalo alla ivVr/ inorale e t/iv/e un nostro simile, il quale anclie (piando fu spinto a l'allirc o trascinato al delitto aj non ces- sava mai d' essere un nostro simile, e non cessava mai di avere di- ritto al nostro aiuto, per redimerlo e ritornarlo alla via del \'ero. (1) Vedi opinioni <• massime su di un nuovo progetto sulle carceri peniten- ziarie dello stesso dott. Rilioli, nelle Miscellanee inedico-cliirurgico-farmaceuti- clie di Pisa, art. III. (2) Vedi le stesse. A D 1 1\ V ^ L A DEL GIORNO 28 SETTEMBRE »se«- iictto dal Segretario dott. Salvagnoli il processo verbale dell'adu- nanza del aS settembre, il Principe di Canino chiedeva la parola per farne rilevare alcune inesattezze. Dopo una discussione nata pei- le osservazioni del l'rincipe di Canino, alla quale prende- va» parte, il marchese Ridolfi, il prof. Burci, il dott. Salvagnoli, il Sanguinetti, e il dott. Cioni, il Presidente, ad istanza del Prin- cipe di Canino, alla quale aderivano pure i Segretari Salvagnoli, Sanguinetti e Cioni, nominava una Commissione per esaminare il processo verbale suddetto, e riferire quindi sulla esattezza della redazione del medesimo. La Commissione era composta dei signori avv. Celso Marzucclii, conte Porro, prof. Botto, dott. Rampinelli, dott. C. A.Calderini. Era quindi letto dal Segretario stesso il processo verbale dell'adunanza precedente, che dopo una leggera modifica- zione introdottavi ad istanza del Principe di Canino, e dopo uno schiarimento somministrato dal dott. Cristofori rimaneva approvato. Veniva in appresso data communicazione di una lettera del professore Pasquale Manfrè di Napoli, nella quale era inserito il seguente Programma. PROGRAMMA il prof. Pasquale Manfrè di Napoli propone il premio di franchi cinquecento per l'autore che avrà scritto e fatto pervenire al Se- gretario generale del settimo Congresso degli scienziati italiani, en- tro a tutto il mese di agosto 1 845, una Memoria nella quale con nu- merosi fatti, e tutti poggiati suU' anatomia patologica, sarà nel nii- •,'lior modo dichiarato : — G3i — i/Se ci sono, e (juali e o. Ma sul sangue altro gran quesito io mi attentava a risolvere, quello cioè di sapere o conoscere quando il ridetto umore appartenga alla specie umana, e (|uando ai bruii. « La risoluzione di cpiesto problema, oltre di essere una contpiista j)er la Medicina del Foro, apporterebbe anche trancpiillità agli in- nocenti e onesti cittadini, e formerebbe la confusione dei malvagi. Ognuno invoca a nome dell' umanità intiera un tanto benefizio dalle fatiche dei sapienti, e dall' attuai progresso dei limii;inq)a- zienti lo aspettano i ministri di Astrea dallo slancio che le scienze fisiche han fatto nell'età nostra. « E poiché a giudicare se il sangue che imbratta un arma, una supellettile, una veste, appartenga o no all'umana specie, si reputa- vano esser criterio non sicuro sia la figura o la forma, sia il volu- me, sotto cui i globuli sanguigni nei vari animali si presentano al- l'occhio armalo di acuto microscopio; e poiché eziandio si ri- provava come iiifid vi presento come tipo j)er la inimerosa classe degli uccelli, l'ino dal momento in cui s'imprende ad unire la polvere col li- — G5o — quore acido, ci è facile di accoig;eisi che umano quel sangue non è. Avvegnaché per quanta dihgenza e destrezza si adoprinel fare l'im- pasto, non ci è per alcun modo possibile di formare un sol tutto otl una massa coerente, plastica, ed omoj^cnea ; non si ha che un mucchio (li particelle 1' una dall'altra divise ove la materia solida è sì poco intimamente unita col liquore aggiunto, che recusando ostinatamente di ap])ropriarselo, ben presto ne dispinge notaiiile porzione verso le parti periferiche, non senza però subire in capo a qualche giorno una specie di fusione o di soluzione entro il li- ([uido stesso che ha respinto. « Donde manifesto apparisce che se prima di poter discriminare il sangue del bove da quello dell'uomo fa d'uopo di lasciar decor- rere un certo periodo, perviensi all' opposto a discriminare quello di colombo nell' alto stesso di mescolarne, o di estinguerne la pol- vere col liquore acido. « Quanto poi ai caratteri che ci vengono presentati dal sangue dei rettili, e de'pesci, fra i quali io ebbi ad esaminare la ranocchia ed il ramarro, la tinca e l'anguilla di accpia dolce, n'è si piccola la differenza al confronto dei resultamenti ottenuti dal sangue di co- lombo, che ciò che abbiamo detto di questo, è da dirsi in gran par- te per quelli « Tali quali io li esponeva, rispettabili Colleghi, sono i caratteri più precipui ed essenziali, e direi anche patognomonici, per la discri- minazione del sangue umano da quello dei bruti. Altri poi ve ne hanno di succursali, che la sommaria descrizione del processo non permette di enumerare, ed altri anche forse ne troverò per maggior corredo, in continuando questi miei studi sul sangue. Pur tuttavia io non dissimulo, o Signori, che alcuni ostacoli mi rimangono anco- ra da superare « .\ccarezzo anch' io l'animale che per difendere la vita del suo signore sacrilica volonteroso ed impavido la propria. Encomio nel cane la virtù di leccare la mano che lo percuote, e vorrei esser poeta per inalzarne i meriti fino alle stelle. Simbolo di fedeltà io lo proclamo degno dell' uomo, e di stare in sua compagnia ; ma non vorrei che a lui si avvicinasse tanto quanto gli si avvicina per il iato del sangue, perchè appunto il suo sangue mi ha dato assai da fare, e tuttora me ne dà nelle indagini che vado facendo per diffe- renziarlo da quello dell'uomo. — G5i — « Pongo fine umanissimi uditori al mio ragionamento, porgendovi con vera compiacenza dell' animo mio una solenne prova della fe- lice riuscita del mio processo; essendoclic desso non solo corrispose nelle mie mani, che ne sono l'autore, e che essendomi in cosiffatta materia esercitato riunisco in mit) favore la presunzione di mag- giore idoneità che altri, ma corrispose del pari eziandio nelle mani di IMI giovine che essendomi stato aiuto nelle esperienze, e cono- scendo i miei metodi, fu in grado nel prossimo passato agosto di riconoscere fra due tòppe di tela di cotone macchiata già da un mese e piìi, luna col sangue di hove l'altra con sangue umano, fu in grado, ripeto, di distinguere quale fra esse era quella slata mac- chiala da sangue umano. » Taccio di costui il nome, poiché, presente, io temerei d'offen- derne la modestia. Vi narro però un fatto, di cui può ciascuno a suo talento costatare la veridicità e autenticità. « Vogliano altri, io li scongiuro, fare altrettanto. Vogliano meco cooperare all' impresa, estenderla e perfezionarla : io sarò hastante- niente pago per avere il primo dato impulso ad un' opra la quale nelle laute applicazioni di cui è ferace, non può non arrecare al henessere delle nazioni il più segnalato servizio ». Prof. Gioacchino Taduei Terminata questa lettura, l'adunanza, conosciutane l' importan- za, proruppe in replicati applausi, ed a proposizione del prof. Botto votò che siano rese puhhiiohe grazie al distinto autore. Il Principe Luigi Luciano lìonaparte domandò (juindi che a te- stimoniare il conto in che si teneva la Memoria del prof.Taddei, venisse (piella inserita per intiero negli .\lti; l'adunanza assenti plaudendo a questa proposta. Il prof. Luigi Pacini lesse dipoi la relazione di una traslocazione dello .stomaco, dell' intestino colon e di alcune volute del tenue in- testini) dal ventre nel petto, avvenuta in un vellurino di 33 anni; il (juale dieci anni prima della sua morte cadeixlo da cavallo pei'cosse fortemente il ventre sul suolo. Fa osservare il Pacini che questo caso non può esser collocato fra l'ernie, perchè mancante di sacco er- niario, e degli altri caratteri indicali dagli autori per l'ernie di <|ue- sta natura. Una tavola illustialiva accompagnava la .Memoiia. 82 — 6'rx — Leggeva il cav. Quadri un suo ragionamento sulla Medicina pra- tica italiana, ed il dott. Turclietti presentava un opuscolo del dot- tore (iiiintoii sulla causa clic più pi'ol)al)iliiu'iite genera alcune en- ileniiclie ed c|)idcmiclie malallic nel popolo del l'onte huggianese, e ne faceva rimarcare i pregi. 11 cav. Presidente in fine con le seguenti beneornate ed affettuo- se parole prendeva congedo dalla Sezione sciogliciid(i la seduta. Il Se nel corso di mia vita ebbi ini' epoca felice, ella è la pre- sente, in cui mi venne dato di sedere a Preside di questa Sezione, la quale raccoglie colleglli doni, illuminati; colleglli distinti per fa- ma, per sapere e per insegnamento. Lltimo fra voi, mi glorio di avere utilmente appreso dai vostri discorsi, dalle vostre scienlifi- clie esercitazioni. Voi avete trattato gravi argomenti con senno, con severità ; e nelle vostre discussioni, dato bando al calore delle di- spute, allo spirito di parte, non eravate animati clic dall' amore della scienza, dalla sicura e fredda ragione. I medici nazionali ed esteri vi renderanno giustizia e lode per l' interesse clie avete di- mostrato pel progresso della scienza e dell' arte salutare, e per li utili risullamenti cbe ne sono la conseguenza ». « Ma troppo presto sono scorsi i giorni : ed i nostri cuori sonosi appena vicendevolmente aperti ed amati, che è segnata l'ora della nostra separazione. Perciò io vi lascio, dando a tatti nn tenero ad- dio, un frateruo abbraccio, e portando meco sino alla tomba la ri- cordanza dell'amore cbe mi avete, oltre ogni mio dire, dimostrato. E se nel disimpegno dell' onorevole incarico, quale vi degnaste af- fidarmi, ho conseguitola vostra soddisfazione : ella è tutta opera vo- stra, egli è tutto a voi dovuto ». Visto — // Presidente Cat\ . Carlo Speranza ( Oott. An ISegretanl^ Doti, (il NTONIO SaLVAGNOM ROLAWO ClONI RAPPORTO Ik COMMlSSlOHg INCàRlCATà DI VERIFICARE L' ESATTEZZA DEL PROCESSO 'VERBALE DELL ADLNA.NZA DEL iS SETTEMBRE Ali adempiiiuMito dell incarico, onde \ennero ieri oiioi'ali i sollo- sciilli, si sono radmiali nella sala delle Commissioni, ove il dot- tor Salvagnoli rassegnò i processi verbali, sui quali vertevano le ossci'va/.ioni falle a voce dal sig. Principe tli Canino, e poscia co- nninicatc ad uno di noi. Fatta (|uindt attenta lettura di (iiiel verhale, e raffrontando i passi controversi coi corrispondenti appunti de' Segretari, e colle reminiscenze tiei membri componenti la Commissione : hanno tro- vato che i punti sui (|uali poteva nascer dubbio di minore esat- tezza, erano; I ." Se si avesse potuto dire unanime il volo delia Conunissione delle risaie, mancante della firma dì uu<> dei membri nominati a farne parte:* e si «lecise in senso affermativo, perchè al Segretario della Sezione medica cui incombeva dar notizia del rapjiorto e delle conclusioni in esso j)resentate, non constava da cpiel documento riserva di sorta per parte d'alcuno de'membri di quella Commissione. 5. ."Sul senso da darsi alle parole con cui il sig. Principe di Ca- nino assumeva im])egno di non porre a risaia i propri latifondi neir Agro romano che sarebbero atti a tale coltura, riferite nel ver- bale coi seguenti termini: a II Principe lìonaparte dichiara che egli pure ama di vedei- « sana e felice 1' Italia e però ritenere che in alcune speciali circo- « stanze possa convenire la coltura dei riso. Tuttavia essere tanto « forte il desiderio so|)ra espresso, che possessore di latifondi nel- « 1 Agro romano ove potrebbe coltivale il riso a suo prolilto, pure — 654 — n Ila seiupi'e ascritto a sua gloria sagrificare al l)en pul)blico il suo <> privalo interesse, anzi prender solenne impegno col Consesso di « non introdurvi mai (|ucsta coltura ». Preso dai sottoscritti in esame tal dubbio, attesa la dichiara- zione fatta dal Principe di Canino a maggiore schiarimento del sen- so col quale proferì (pielie parole, non volendo esso riferirle in ap- poggio alle conclusioni proposte dalla Commissione, ma soltanto per maggiormente comprovare l' indipendenza del proprio voto in tale argomento; e poiché tale dichiarazione risulta conforme alla impressione ricevuta dai sottoscritti (piando fu pronunciato il dis- corso a cui essa è riferibile, ritenendo essi die dal verbale non risulti con sufficiente chiarezza un tale concetto, trovarono oppor- tuna la modificazione seguente. « Il Principe Bonaparte dichiara che egli pure ama di veder « sana e felice l' Italia, ma ritiene ad un tempo che possa in alcune « speciali circostanze convenire la coltura del riso ; a dar maggior « peso a questa sua opinione, ed a mostrarla indipendente da qua- « lunque suo interesse, egli dichiarava che possessore di latifondi « neir Agro romano ove potrebbe coltivare il riso, si era .sempre « astenuto dal farlo, ed ora prendeva solenne impegno col Conses- « so di non introdurvi mai codesta coltura ». .\ riguardo delle esposte considerazioni e dei proposti schiari- menti i sottoscritti hanno fiducia che la Sezione vorrà passare alla definitiva approvazione di quel processo verbale, che riconoscono del resto regolarmente redatto. Lucca 29 settembre i843 Avv. Celso Marziicchi Alessandro Porro Girolamo Botto Gio. RA:>rpiNELLi C. A. Cai.derini ATTI VERBALI DELLA SOTTO-SEZIONE DI CHIRURGIA A D l N A i\ Z A DEL GIORNO 1 8 SETTE M BUE »se<- M.I Vice-Presidente apre radunanza con un Iji-eve discorso col quale ringrazia chi volle elef,'gerlo alla comiiiaccnza di dirigere la Solto- Sezione, e prega i membri della medesima a voler essere cortesi delle loro osservazioni, ed in qualun(|ue disputa s'intraprenda averlo j)er fratello, mirando sempre alla |)ratica utilità, piuttosto clie alle meno proliltcvoli discussioni tcorcticlie. Dopo di che avuta la pa- rola il dott. Linoli fece le seguenti domande ai membri adunati. i.'Se la vera fibra muscolare sia soggetta o no alla infiam- mazione. -2." Se asportata si rigeneri o no, accennando egli come per espe- rimenti da esso instituiti fosse persuaso che la fdira muscolare non possa esser presa da (logosi, e che quand'anche lo possa essere non ne viene per conseguenza che si rigeneri. Richiesto dal doli. Turchetti, il dott. Linoli descrive la maniera degli esperimenti da esso eseguiti, dai (piali ha tratte le sopraddette conclusioni. Insorta discussione, il prof. Regnoli sostiene non solo essere infiammabile come ogni tessuto organico la fibra muscolare, ma ancora riproducibile; né solo essa, ma il tessuto tendineo pur anco, come dimostrant) le osservazioni anatomiche e patologiche di Guerin. Nella opinione del prof. Regnoli scendono j)ure il dott. Tur- chetti e il prof. Pacini. Il Vice-Presidente ricorda come in generale la cicatrizzazione dei muscoli divisi, specialmente (piando la divi- sione ("■ trasversa alla direzione delle libre, e che vi è retrazione grande, si fa per nuovo tessuto tendineo, onde il muscolo diviene digastrico se innanzi non era ; e conferma l'asserzione ricordando dei fatti in proposito. .Ma insistendo il dott. Linoli nel ritenere che la riunione dei capi divisi del muscolo non si faccia per nuova fi- — 658 — lira teiulinea, il pi'nl'. Kegiioli aggiunge essere probabile che la dis- crepanza dipenda dai vari periodi nei (|uali fmono fatte le ossei- vazioni analomiclie, e dal vario modo di cui-are lesioni tali tenen- do le parti in riposo per moltissimo o per brevissimo tempo. Passata la discussione all' altro argomento della riproduzione di fibra muscolare, ed avvertendo il Vice-Presidente come si abbia fa- cilmente riproduzione di quei tessuti che si compongono essenzial- mente di cellulaie, e non in egual modo chiara la lipioduzione della fibra nervea, e muscolare; richiesto il parere dei mèmbri del- r assemblea, il dott. Parola disse essere innegabile la riproduzione della fibra stessa specialmente jjcr effetto di flogosi. E di fpiesta opinione si dichiara pure il doti. Rigacci, confortandola con un fatto di ferita del sopra-cigliare, che dopo dieci anni non manifestò trac- cia di antecedente lesione, come se il muscolo fosse slato sempre continuo. Il \ ice-Preside ricorda come anche nel muscolo sotto cer- te speciali circostanze si possa avere la riunione immediata, quindi la mancanza di cicatrice per tendine; e che sarebbe esempio di ve- ra riproduzione muscolare quello che succedesse alla asportazione di molta parte di un muscolo. Mosso quindi il discorso intorno alla infiammabilità della fibra muscolare, sostengono esseie questa ve- ramente infiammabile i professori Regnoli eCenlofanti, il dott. Paro- la e il dott. Nerici, in quanto che si trovano in essa fibra le vestigia di tale processo morboso. Il dott. Ampelio Calderini consiglia che ol- tre le osservazioni anatomiche ad occhio nudo, le quali sono stale fatte sul muscolo in massa, si facciano ancora le microscopiche, on- de chiarir meglio questo importante argomento. Il dott. Turchetti fa risovvenire essere state proposte somme in denaro a disposizione degli indagatori dell' arte che amassero ri- petere gli esperimenti giudicati convenienti dal voto complessivo dell' assemblee di qualunque Congresso italiano; e il doti. Linoli chiedendo la ripetizione de' suoi ne ha dal Vice-Preside promessa che la sua dimanda sarà messa innanzi al Presidente della Sezione di Medicina. Dopo ciò lo stesso dott. Turchetti riferi un caso di spappolamento cerebrale avvenuto in un individuo ferito da alcuni proiettili slanciali da fucile, nella faccia e nel capo e segnatamente nella gobba parietale sinistra, con perforazione dell'osso, e lesione del lobo cerebrale anteriore. Benché caduto a terra nell'atto del ferimento il paziente si riebbe tantosto; le lesioni avvenute per gli - 659 - accennati proiettili alla faccia e all' apice della lingua cicatrizzaro- no in pochi giorni ; unico rcsitluo patologico fu la inipossihilitù di enielterc e articolare i suoni, (|uantiMi(pie fossero liberi i moli della lingua e fisiologico il senso del gusto. Le funzioni mentali rimasero regolari. Dopo dodici giorni, colto successivamente da letargo, deli- (|ui, convulsioni e paralisi, nioil in ventisei ore di niniiifesla affe- zione cerebrale. La sezione cadaverica mostrò una ben liquida fusione del lobo cerebrale anteriore sinistro; fusione della quale il sinistro ventrico- lo era il ricettacolo; non eravi limite d'alcuna cisti, però era marca- to con precisione il guasto dal tessuto normale del cervello, per cui sembrava più effetto della pressione de' proiettili peneti-ati che di un infiammatorio processo. Rimarcò essere stato sempre apirettico il ferito, ed aggiunse attribuir egli' la mutolezza al semplice ingorgo del nervo che serve all'articolazione de' suoni. Il Vice-Presidente dichiara importante la comunicazione conva- lidante i concetti ilei Bouillaud, e del Dei-Punta, cioè essere proprio alle affezioni de' lobi cerebi-ali anteriori la imperfezione, o la perdita della favella. Il Vice-Presidente stesso offre alla discussione alcuni temi pro- posti alla Sotto-Sezione chirurgica di Padova, e non trattali per man- canza di tempo. I ." Se la iscuria che quasi improvvisamente assale i vecchi è real- mente effetto di paralisi della vessica orinarla, ( intendendo per pa- ralisi la mancanza di azione nerveo-muscolare nel senso general- mente accordato a questa parola ). 2." Se nei tiunori erettili congeniti son preferibili le iniezioni irri- tanti nel viluppo dei vasi, dai quali sono formati, ad ogni altro meto- do operativo, oppure in quali casi esse meritino la preferenza. 3." Se negli idroceli non molto antichi della vaginale del testicolo sia preferibile 1' ago-piuitura agli altri metodi di cura radicali. 4." Riconosciuto in donna incinta da pochi mesi il diametro sacro- pid)ico di due pollici e mezzo ed anche meno, si deve egli procu- rare il parto immaturo al settimo mese, od eseguire la isterotoniìa laterale o la pubitomìa del Cattolica al nono mese nel secondo sta- dio del parto? 5.° Quali sono i casi nei quali convenga la litotomìa, o la lito- trijjsia, e viceversa? 83 — 66o — Esposti i quesiti per le discussioni future, si tornò sull'esame della causa dell' ascesso cerebrale narralo dal doli. Turclielti. Il prof. Cenlofanli espone di non poter animellere la raccolta del pus seii/.a il processo flogistico, e nel caso prima riferito o man- care la vera marcia, o esservi stata infiammazione; aggiungendo che anche una lenta flogosi può condurre all' esito di suppurazione sen- za manifestazione, a corpo vivo, de' fenomeni caratteristici dell'in- terno processo, il dott. Turclielti confessa il suo dubbio sulla vera natura del liquido trovato, non avendo potuto analizzarlo chimica- mente, ma avanza l'opinione che piuttosto risultasse da sciogli- mento della sostanza cerebrale, per effetto della causa traumatica accennala. Il Vice-Preside fa osservare che la permanenza di un corpo stra- niero non può a meno di non indurre la flogosi di reazione, finché non siasi lentamente formata una cisti difendente i tessuti dal mo- lesto contatto. Opina perciò che il liquido trovato fosse pus per flogosi, e ricorda essere più frequente nelle encefaliti, anche lente, il trovare il rammollimento ed il pus, di quello che l' iniezione pro- pria del tessuto nerveo. Il dott. Lindi cita per sequela di argomen- to un caso da lui osservato di donna, la quale dopo inghiottito un emetico cui era avvezza per emicranie ricorrenti, morì rapidamente. La necrotomia mostrò concrezioni nel cervello, e rammollimento del cervelletto; chiede egli perciò se tali risultati si possano attribui- re a processo flogistico. Neil' esaminare il Vice-Presidente se deb- bansi attribuire i rammollimenti dell'encefalo ad infiammazione, cita per schiarimento un caso di emicrania vespertina ricorrente, che sedata alcune volte col solfato di chinina, si rese ostinata in seguito a quel sussidio e ad ogni altro, cagionando la morte. Avvisa che l'ispezione cadaverica mostrò un- corpo fibroso nel lobo destro e alla base del cervello con circostante rammollimento ; spiega la man- canza di paralisi per 1' ostacolo del rammollimento all' intera com- pressione del corpo fibroso accennato, ed invita a tener conto di questi casi j)reziosi ad illustrazione della patologia dell'encefalo. Il dott. Linoli narra altro caso di soggetto amaurotico il quale recatosi a consultare anche il celebre prof. Nespoli n' ebbe in ri- sposta essere incurabile 1' amaurosi per tumore fibroso nella parte cerebrale prossima ai nervi ottici; e alla morte del cieco, nella se- — 66i — zione si trovò un tumore piramidale che partiva dal talamo dei ner- vi ottici, del volume di ima pera. Il prof. (Iciilofaiili cliicdc precisa decisione dall' assemblea se r indurimento e il ranunollimciilo cerebrale, e le nuove formazio- ni organiclie siano sempre dipendenti da infiammazione; risponde il Vice-L'residente clie per argomento di analogia cogli altri tunioii infiannnatorj si può rilenei'e il rammollimento cerebrale figlio di processo flogistico. Il j)rof. Pacini domanda al dott. Turcbetti se nella necroscopìa del suo ferito abbia osservato la condizione del nervo grande-ipo- glosso,onde argomentare, in sostegno delle osservazioni del prof. Pa- nizza, se per lo stato patologico del duodecimo paio del Soemmering si potevano spiegare i fenomeni d'impedita loquela presentati dal- l'infermo; e lispondendo r interrogato non aver riscontrato la pre- cisata lesione, né averla sospettata, passò Io stesso prof. Pacini a chiedere al dott. I, inoli in (piai parte del talamo de' nervi ottici esi- stesse la compressione del tumore piriforme accennato, onde avva- lorarne fisiologiche conseguenze; e il dott. Linoli rispose che il tu- more colla sua base comprimeva interamente il talamo de' nervi ot- tici accennati, aggiungendo altri casi da lui osservati di rammolli- mento cerebrale. Qui il Vice-Preside la Sotto-Sezione osserva che al- cune volte il rammollimento avviene per sola causa traumatica. Il dott. Vecchi cita un caso di morte repentina per soffocazio- ne, nel quale alla necrotomia si riscontrarono nella cavità del cranio ventisette idatidi, alcune grosse come un uovo di piccione ; e non solo negli emisferi cerebrali ma pur anco nei ventricoli, quattro in uno e cinque nell'altro, della grossezza anche maggiore di un ecce; aggiunse essersi riscontrato del rammollimentocircostante, esoggetto l'individuo ad insulti epilettici ricorrenti. Osserva il Vice-Presiden- te che il rammollimento cerebrale in quel caso poteva esser frutto di decomposizione cadaverica, giacché l'individuo mori nella più calda stagione, e fu sezionalo due giorni dopo morte; avendo anche ri- guardo che il ripetuto rammollimento è altrettanto più facile ed esleso quanto più ra]>ida è l'estinzione della vita. Il doti. Nerici comunica altro caso di necroscopìa mostrante spap- polamento di tutta la massa cerebrale più coi caratteri della feccia del vino, che con risultanti da decomposizione di umani tessuti; ag- giunge il prof. Pacini che tale individuo avea da qualche tempo in- — 662 — nanzi la morie perduta quasi per intero ogni memoria, mentre pri- ma ne possedeva in dose invidiabile, e glie perciò reggesse il so- spetto essere stata una lenta lesione quella die indusse il risultato cadaverico accennato. Il dott. Turchelti torna suir argomento primo a domandare, se per r effetto dei proiettili entrati nel cranio dell' individuo da lui osservato, sia succeduto lo stesso rammollimento di tessuti clie av- viene in tante altre parti esterne immedialamenle dopo ferite da arme da fuoco, cioè vero rammollimento traumatico; risponde il Vice-Presidente che la presenza del pus indicherebbe piuttosto il ranimollimento flogistico. Passò in seguilo il prof. Centbfanti a far decidere dall' assem- blea, se succeda assorbimento di piis, se questo possa formarsi nelle vene, e se esiste diatesi purulenta. Risponde il Vice-Presidente che le osservazioni del prof. Panizza e di altri mostrano facili le vene ad assorbire anche i principj disaffi- ni, e possibile la piugenla generale per giro della marcia separata dalle vene stesse infiammale, rara però a motivo de' grumi sanguigni che difendono spesso una vena pregna di pus, e ne minorano la p(ì- lenza circolatoria. Ripete 1' anzidetto prof. Centofanti credere quasi impossibile l'assorbimento di vene ammalate; ma succede assertiva vice-presidenziale trovarsi pus nelle vene in qualunque slato fisiolo- gico o patologico si ritrovino ; ed alla domanda del ripetuto professo- re se delibasi credere alla flogosi della membrana interna delle vene, risponde la slessa autorità essere abilitali dal cumulo dei falli osser- vali ad ammetterla, non per le alterazioni della tunica interna, ma per quelle del vaso tutto, e delle parti vicine. 11 prof. Borclli manifesta il desiderio che 1' assemblea s'occupi della natura e delie cagioni di quelle febbri, che insorgono dopo le più gravi lesioni violente della organizzazione, e delle più grandi operazioni chirurgiche, perchè non gli sembrano determinate, né an- che dalle opere de' più recenti scrittori, con (]uella precisione che sarebbe necessaria per istabilire un adattato metodo curativo. Ri- sponde il prof. Centofanti che molte morti credute figlie di febbri particolari, non lo sono che per assorbimento di pus. Replica il prof. Borelli, facendo rifleltere che, per giimgere allo scopo soprain- dicato, non basta ricordare una od altra cagione capace di produrre quelle febbri, ma si debbono considerare tutte al tempo stesso. — 663 — CliiiidoiI Vice-Preside la Sotto-Sezione narrando un fatto di flehiti- de succeduto al salasso dal braccio sinistro in una donna nella (juale dopo la ferita della vena, forse già mal disposta, cangiò la natura della febbre per la quale erasi ricoverata nel Nosocomio, e die in un accesso perì. Trovossi obliterala la cefalica ferita, per l'estensione di due pollici alla piegatura del gomito, e (piindi pus fino all' ascel- lare; poi grumi sanguigni nell'ascellare, indi nuovo pus nella suc- clavia, il quale, non essendo cbiuso da grumi nella cava superiore, giungeva al cuore destro, in line ascessi metastatici del polmone de- stro ; e perciò un esempio di generale infezione per flogosi della vena succlavia, giacché la cefalica obliterata non poteva trasmettere il pus. Vennero così illustrate ambo le attitudini delle vene tanto a se- parare nel loro interno la marcia, come a trasmetterla alle cavità maggiori, ed al cuore. Seguì l'esortazione alle indagini delle alte- razioni patologicbe riscontrate ne' morii per gravi oj)erazioni di ('.liirurgia, e se sia per assorbimento dell'accennato licpiido disaf- fìne o pei' febbri da causa e d'indole particolare. Chiesta in fine dal - relli se sia lecito 1' ammettere fra le cause delle febbri sopra indi- — 666 — cate nuche l' infiammazione di qualche parte del sistema linfalico, creduta da tahino fra i moderni capace di produri'e i più gravi sconcerti nella economia animale. Domanda inoltre se quelle febbri che frequentemente liainio le apparenze delle più gravi perniciose ne abbiano anche i caratteri e l' indole. 11 prof. Pacini invita a considerare il poco conto tenuto sin qui della neurilimile quasi inevitabile jier la molta lesione di sostanza nervosa nelle eslese operazioni cliiruigiclic, come nelle gravi le- sioni traumatiche. Esorta perciò ad instituire più frequenti e sol- lecite indagini, rendendole meno scabrose colle utilissime norme del Malpiglii; proponendo che s'inoltrino le osservazioni patologi- che microscopiche del sistema nervoso, prima di passare alla solu- zione degli altri quesiti su tale argomento. Palesa inoltre la sua credenza che i maggioii tiionfi ottenuti da molti chirurgi della Germania nella cura secondaria de'grandi operati, possano derivare dalle fredde applicazioni che ordinano costantemente per molte ore, tanto sulle palli incise come sulle contuse: la sottrazione immediata di calorico che deve accadere per queste applicazioni modera la sen- sibilità de' nervi oltraggiati, rende minima la reazione, e dà più fa- cile la riunione per prima intenzione, o assai limitata la flogosi flemmonosa secondaria. Concorda il Vice-Presidente con le os- servazioni del prof. Pacini, ed aggiunge che le circostanze topo- grafiche concorrono talvolta a produrre sorprendenti particolarità negli esiti degli operali; al qual proposito rammenta la fortuna spe- ciale e forse unica degli operali e dei feriti nel cranio in Firenze. Il cav.prof.de Renzi, per avvalorare le norme di j)recauzione in infermi di questa natura, espone all' assemblea le confessioni private ed ingenue del suo benemerito amico Petrunli, il quale lo assicurava come dopo lunga esperienza si astenesse perfino dal- l'operaie quegli individui che presentavano una suscettibilità nervo- sa particolare; avendo verificato suo malgrado più volte la perdita di costoro anche a cura ben inoltrata, e quando sembrava meno ragionevole il temerlo o per precipitosi irreparabili sconcerti d' in- nervazione, o per febbri tifoidee infrenabili, o per inosservate ne- vrilemiti con infiammazioni staccate dei visceri più remoti sim- patizzanti colla regione ferita. Concorda il Vice-Presidente col cav. de Renzi in queste sorprendenti propagazioni flogistiche. — 667 — Chiede il prof. Borelli se alcuno al)l>ia fatti od osservazioni che lo ponj;ai)o in gi-ado di determinare se le febbri che si veggono nei casi anzidetti aventi le apparenze delie tifoidee derivino da uno stato di debolezza, o da mancanza d' innervazione, come pensa la maggior parte dei pratici moderni, o da uno slato diametralmente opposti), cioè da infìanuiiazione del cervello, della midolla spinale o del sistema nervoso, come sembra a cpialche chirurgo dei piìi distinti. Risponde il prof. Regnoli aversi ne' casi gravi caratteri comuni alle flebiti e alle febbri tifoidee, e dice che dopo avere sperimen- tato ogni metodo di cura confida nei soli chinacei per differire la perdita dell' infermo, minorando o la forza, o la frequenza degli ac- cessi febbrili accennati. Conviene il prof. Borelli dei fatti pratici asseriti dal professore pisano perchè gli ha trovali interamente concordi a quelli che gli ha mostrato la sua pratica; ma fa osservare che dai preparati di china non ha ricavato né anche, per ritardare l'esito infelice di quelle febbri gravissime, quei vantaggi che altri assicurano di aver- ne ricavato ; probabilmente perchè quasi mai non si può determi- nare innanzi la morte, con quella precisione ch'è necessaria, se le medesime dipendono da deficienza di forze, o da qualche occulta inlìammazionc, o da (|ualchc altra incognita cagione. Conclude il Vice-Presidente che ogni infermo ha diritto a consi- derazioni e cure particolari, giacché nelle necrolomìedi tali soggetti talvolta non si riscontra alterazione di sorla, come in quelli che trapassano subito dopo l'operazione, o la ferita; tal' altra suppu- razione per fleliitide, ed in alcuni, ascessi in vari parenchimi con province sane intermedie; ciò che prova tanto j)iù le tre funeste possibilità. i.°Di [ìcrdere gl'infermi per mancanza d'innervazione senza tracce cadaveriche indicanti alterazione patologica, a." Di ve- rificare in altri la flebite, o l'assorbimento del pus. 3." Di vedere in molli la non diffìcile diffusione flogistica per neurilcmite a vari centri staccati dell' organismo. È sciolta r adunanza. Visto — Il Vice-Presidente Prof. Carlo Burci // Segretario Dott. Giuseppe Secondi 84 A D li ^ A i\ Z A DEL GIORNO 20 SETTEMBRE »©«*- XJelto ed approvato il processo verbale dell' adunanza antece- dente, il Vice-Presidente propone all'assemblea il quesito ostetrico insoluto alla Sotto-Sezione chirurgica patavina per difetto di tem- po; cioè, se riconosciuto in donna incinta da pochi mesi il diametri) sacro-puhico di due pollici e mezzo, ed anche meno, si det'e procu- rare il parto immaturo al settimo mese, od eseguire l' isterotomìa laterale, o la pubitonùa del Galhiati al nono mese, nel secondo sta- dio del parto. Si legge il primo giudizio emesso a Padova dal pro- fessore Vannoni in favore del parto prematuro, ed i suoi (piesili secondari per la migliore soluzione del principale. Quindi il pro- fessore Centofaiiti si dichiara immediatamente per il parlo provo- cato, come quello che per pratici risultati e ricchezza di statistiche offre la salvezza del novanla([uattro per cento nelle operate, e la- scia in vita (|uasi un numero di bambini eguale a quello dei sal- vali colla isterolomia. Avvalorano con attestazioni conformi il pa- rere del prof. Centofanti i dottori Pellizzari e Turchetli, il prof. Te.s- sandori e il doti. Nerici; e il prof. Cerioli aggiunge a maggiore con- ferma il fatto a lui notissimo di una donna di Cremona, che per- deva per ripetute operazioni sul feto vari bambini, e serba quasi adulto quel solo liberato col parlo prematuro artificiale. Il cav. Ador- no de Tscharner vorrebbe che prima di passare a questo atto opera- tivo si calcolasse anche sulle risorse impreviste della natura nel permettere la nascita di bambini maturi in donna mal conformata: risponde il Vice-Presidente che il ([uesilo precisa il convincimento osletrico-lcgale della impossibilità por diametri viziali alla uscita di feto maturo, e che concorrendo tulli i membri adunati alla prefe- renza del parto provocato al settimo mese accetta come conclusione - 669 - assoluta per gli Atti del Congresso questa decisione. Invita c|uindi a deridere sulla seconda parte del (juesito, cioè sul metodo o|)erali>() da piel'erirsi. Il prof. Ceiitol'anti assicura sul miglior esito perla pun- tura del sacco delle acque; il dott. Calderini fa risovvenire i risul- tati delle (Cliniche ostetriche di Pavia e di Milano mercè la dilata- zione graduata del collo dell' utero colla spugna preparata, e col lanq>one: risponde il j)rof. Centofanti essere qualche volta fallibile il mezzo della dilatazione, non mai l'apertura del sacco; diffìcile l'introduzione della spugna, ed esagerali i liinoi'i di alcuni sui fu- nesti effetti della puntura delle membrane. Il doli. Calderini espo- ne il parere del prof. Billi che è che perforando il sacco si perda il vantaggio della forma conica della borsa agevolante la dila- tazione delle parli. Il prof. Centofanti nega tale necessita ed utilità delle acque, aggiungendo che anche colla puntura il più delle volle esse non iscolano che a gocce. Il dott. [Serici crede essere il sacco più di danno che di giovamento all' atto del parlo, e si dichiara per la puntura. Il dott. Parola avvalora con citazione di concordi au- tori oltramontani la preferenza dell'atto ostetrico, ripetuto colla pre- scrizione della segale cornuta nel caso d' inerzia successiva allo scolo delle acque. Il prof. cav. de Renzi dichiara che per la scelta di (jueslo ragionevole atto operativo eravi a sufllcicnza nelle auto- revoli assertive del prof. Centofanti. Il cav. Adorno de Tscharner cita il parere di molli chiiurghi fi'ancesi sulla utilità della permanenza del sacco delle acque a dilatare la via del feto. Il prof. A'annoni di- fende r utile dell' integrità del sacco per disporre le parti genitali non preparale dalla natura al settimo mese come sono al nono, e dichiara per suo giudizio nociva la puntura di fronte nella proci- denza della borsa, e che dovendo pungere, sempre preferibile la puntura colle regole del Maisner, per cui mezzo le acque non pos- sono che sortir lentamente, impedendo una pressione precipitosa del- l'utero sul feto. Palesa il prof. Vannoni di aver punto il sacco per la circostanza del quesito una sol volta, ed essere grato alla dilata- zione, che secondo lui permette un parto più consimile al naturale; non esclude però i felici risultali oltcnuli anche colla puntura, juuchè sia eseguita colla siringa a dardo, giusta le norme del Maisner accennate. Anche il prof. Tessandori condanna 1" apertura di fronte per la troppo celere pressione uterina sulla testa del feto: ricorda quanto sia lungo e pericoloso quel parto nel quale precipite è — 670 — 1 liscila delle acque, mentre la forma conica della borsa è il niez/.o dilatante la bocca dell'utero più simpatico alla medesima. Il pro- fessore Centofanti richiama sulla già fatta asserzione che di rado le acque in tuli casi di parto provocato sortono rapidamente, e che I' asciuttezza utero-vaginale delle partorienti la crede più lìglia di llogosi dell'interna mucosa che dell'accennato scolo precipitato delle acque; e dopo alcuni schiarimenti fra lui e il prof. Vannoni sulla siringa a dardo per forar le memjjrane, si decide per mag- gioranza sulla convenienza della puntura delle membrane in modo di averne la lentezza di scolo delle acque desiderata. Accettata col voto della Vice-Presidenza questa seconda conclusione si |)assa alla lettura dei ([uesiti del prof. Rorelli. i."E possibile nello stato attuale delle nostre cognizioni ricono- scere e determinare la natura di quelle febbri che tanto frequen- temente tolgono di vita quegli anmialati che subirono una grande operazione di Chirurgia, o riportarono una grave lesione organica? 2.° È possibile di conoscere e deteniiinare la cagione, o le ca- gioni che rendono quelle febbri così gravi, che l'arte medica riesce assai di rado a vincerle? 3." Se non fosse possibile determinare né 1' una né 1' altra co- sa, é egli permesso d'invocare i sussidi della pratica per norma di chi deve curare, e trar partito da ciò che nocquc o giovò nella cura di tali febbri? Egli soggiunge non bramare altro dalla adunanza che i carat- teri differenziali valevoli alla giusta diagnosi nelle gravi emer- genze delle febbri accennate, e desiderare che i contenti per la riuscita di (pialche metodo di cura lo palesassero per l'utile ed istruzione conume. il Vice-Presidente consiglia di attenersi, per i sintomi opportuni a stabilire la diagnosi di tali febbri nervose e suppuratone, ai vari scritti della scienza chirurgica; e trattare nell'assemblea dei sussidi terapeutici più convenienti per gli aggravati da febbre traumatica in conseguenza di recenti e forti lesioni. Propone il prof. Cenlofanli che prima si staliiliscano le differenze di condizioni nosocomiali. 11 ^'ice-Presidente consiglia a sciogliere il quesito in modo rifcrii)ile alla generalità. Concorda il prof. Borelli nell' estendere le ncjrmc a tutte le lesioni chirurgiche e traumatiche, a tutte le stagioni e to- pografie; ma chiama l'attenzione speciale su quelle febbri che — 6'7i — hanno tutta 1' appai'on/.a di perniciose, ed avvengono quando sem- ina già moderato il pi-occsso flogistico, e ben regolata la suppura- zione. Invita a decidere (piali accessi appartengano al tifo, (piali alla debile, e (juaii alle febbri nervose. Osserva il Vice-Presidente esistere di pubblico diritto massime non inutili per diagnosi difCeren/iali di (picsle varie specie di Cebiìri, e crede clic, lasciata da parte la sinto- matologìa, si passi direttamente alia manifestazione degli utili tera- peutici ottenuti in casi gravi con caratteri precisali. K sciolta r adunanza. Visto — // Fice-Presidente Prof. Cablo Burci U Segretario Doti. Giuseppe Secondi ADl^A\ZA DEL GIORNO ai SETTEMBRE Xjetto ed approvalo il processo verbale della precedente seduta, il prof. Vannoiii, adempiendo alla di lui promessa fatta in Padova (piando offr\ le prime sue osservazioni sulla Aiest/na nelle donne gravide, comunica le sue esperienze di quest'anno, consegnando due (piadri statistici relativi a quarantaquattro casi di analisi di orina con ritrovamento della sostanza cercata, ed altri sino al cento, per i qua- li manifesta come nelle gravide ammalate si sospendesse il fenome- no, e ritornasse appena riparato lo sconcerto patologico producente la sospensione, e come in alcune ricoverate nella Clinica per sem- plice equivoco di apparente gravidanza non si riscontrasse la kie- slina giammai. Dimostra perciò inconcludenti, per l'imperfetto me- todo d' indagare, le osservazioni di coloro che asseriscono di non averla mai trovata, e crede abbiano essi osservate le pregnanti in istato di malattia, o lasciando le orine ad una temperatura molto minore dei ventisei gradi necessari per la comparsa regolare alla superficie del liquido della sostanza in questione; avverte trovarsi molto pili di rado nell' inverno che nelle altre stagioni, e fa noto aver aggregato alle sue ulteriori osservazioni fisico-cliimiclie-micro- scf)piclie i professori Cozzi e Parlatore, onde' offrire alla ricor- renza di altro Congresso più doviziosa statistica di casi speri- mentali, e norme semplici e sicure per tutti quelli clie amasse- ro di verificare la kiestina. Dicliiara il Vice-Presidente lodevole il prof. \'annoni pel suo zelo, osservando (pianto utile ne deriverebbe alla scienza, e specialmente alla Ostetricia legale, colla scoperta di nn segno diagnostico sicuro per il principio di gravidanza. — 673 — Passa il dott. Pelliccia a leggere il compendio di una sua Me- inoriu sulle (ebbri traumatiche, trattenendo anche sulle nervose. Di queste ultime ne ammette due specie, che con semiiian/a noso- logica quasi eguale nascondono malattia di fondo essenzialmente divei-so. lina la chiama nervosa ipostenica essenziale, 1' altra ner- vosa (logistica ; e dice risolversi quesl' ultima ora in neurite, ora in debite profonda o diffusa ; cita caratteri differenziali fra la nervo- sa ipostenica e la nervosa flogistica, e dopo la distinzione scende a cercarne la condizion patologica o la sede, assegnando caratteri alla (Icliite, e alla neurite, e mostrando che la neurite ha i sintomi dell'atassìa, eia flebite diffusa quelli dell'adinamia; narra dei perico- li e delle successioni morbose della flebite, e del resistere spesso che essa fa alla ragionevole cura iposlenizzante, come al metodo ecci- tante; parla in ultimo della perniciosa, e crede che possa assalire i feriti, e gli operati, sia per influenza atmosferica, sia per patema, sia per soverchia impressione nervosa, o per lo stato intrinseco della lesione. Kiferisce cpiesta febbre ad una specie di avvelenamento analogo a quello che produce le febbri miasmatiche gravi, sia per la improvvisa introduzione del pus nel torrente della circolazione, sia che si generi per ignote perturbazioni del sistema nervoso un veleno analogo all'acido prussico che uccida rapidamente l'infermo. Finita la lettura sorge il dott. Turchetti a rivendicare la sua priorità nella ripetizione degli esperimenti dell'inglese dott. Gol- ding Birth sulla kiestina, citando i suoi cinquanta casi pubblicati; concede che in istato di malattia non si riscontra, ed asserisce di averla tiovata non solo nelle gravide ma pur anco nelle ragazze, e perfino nelle impuberi, sempre in quantità proporzionale all'età; accenna averla veduta comparire varie volte, benché più lentamen- te, anche nell'orina di alcuni uomini, e di non avere altra incer- tezza che la mancanza dell'analisi chimica. Il ])rof. Corlicelli dubita della regolarità delle osservazioni fin qui praticate, giacché non si tenne calcolo né della qualità né della quantità dei cibi inghiottiti, non della temperatura in cui restava r orina dopo emessa, né quanto tempo dopo l'emissione si facesse r esame; cita come il prof. Capezzi in due gravide non potesse rin- venirla, e crede che l'arte saprà qualche cosa di certo solo quando si attenga a simili norme. — 674 — Il Vice-Presidente ricorda per giuslizia che appena uscite le os- servazioni del medico inglese ripetesse primo le sue esperienze il prof. Taddei, e che solo se ne astenne quando seppe che i profes- sori Vannoni e Cozzi intendevano a proseguirle. Dimanda il pro- fessore Cenlofanti al prof. Vannoni degli schiarimenti sul tempo trascorso fra 1' uscita dell' orina a contatto dell' aria, e 1' esame; ha in risposta, o/to o dieci ore , ([uaudo non era la temperatura minore del grado accennato di ■}.(> Rcaumur: sospetta il prof. Ccntol'auli doversi il fenomeno a chimica influenza. Il dott. Manfrè di Napoli osserva quanto sarohbe utile l'analisi chimica delle orine del sesso maschile, perchè ove si linvenisse, co- me dice taluno, anche negli uomini la kiestina, cesserebbe il biso- gno di attendere i lunghi esperimenti delle Cliniche ostetriche; e di- chiara più conveniente il fare 1' analisi non tante ore dopo, ma emessa appena 1' orina. Il prof. Vannoni promette di farlo, ed estendere 1' esperienza anche sulle orine dei bruti. Il dott. Linoli torna a parlare delie febbri degli operati, ed ec- cita a stabilire le varie influenze topografiche per la scelta del sus- sidio terapeutico. 11 prof. Cenlofanti asserisce abbastanza trattato r argomento, ed utile il passare ad altri quesiti. Chiede il prof. Borelli se alcuno dell'assemblea possa indicare i precisi caratteri differenziali della febbre nervosa, del tifo, della fle- bite, e della linfanginite, ed in particolarità delle febbri con algore ricorrente più volle nella giornata. 11 Vice-Presidente e il prof. Cen- tofanti dicono potersi affidare ai trattati sufficienti che abbiamo in proposito e scarsi nel solo argomento della linfangioite. I signori dottori Hilli, Copello e Rigacci dicono mancante la scienza chirurgica dei caratteri pi'ecisi, onde stabilire con esattezza le differenze fra la flebile, e gli effetti di assorbimento del pus; non esservi definizione precisa della febbre traumatica, ed impor- tare una sottile disamina dei quesiti del prof. Borelli per la scelta del più idoneo metodo curativo. Discorda il prof. Centofanti, asse- rendo provveduta la Chirurgia di scritti in proposilo, non solo no- stri ma inglesi pur anco. Concorre in parte nello slesso parere il Vice- Presideule, col dimostrare che risultando 1' imjiortanza di tali alte- razioni patologiche da un complesso di circostanze individuali e — GyS — l(>poj;iaficlie, necessita, per non isinarrirsi nel labirinto dei sintomi, qiu'l criterio j)rivato che non si può ottenere ciarli scritti; però ri- spettando il desidei'iii del prof, liorelli, e dei mcnihri della Sezione seco lui opinanti, lo invita a presentare i suoi quesiti perchè, pub- blicati cogli Alti del Congresso, (jffrano a (pialche ingegno felice il mezzo di riempire colla precisione desiderala (pieslt) vuoto della chirui'gica scienza. K sciolta r adunanza. Visio — // yice-Pvesidente Prof. Carlo Burci // Segretario Doti. Giuseppe Secondi 85 ADIIVAKZA DEL GIORNO aa SETTEMBRE ■ »se« Jjetto ed approvato il processo verbale deHantecedente seduta, il dolt. Pelliz/.ari avverte una di lui omniissioue del giorno avanti, cioè la j)rova del prof. Taddei del suo reagente sopra la kiestina, allo scopo di rimuovere il sospetto di alcuni, potersi confondere questa separazione delle gravide col latte, per contenerne alcuni materiali; ed essersi accertato come la kiestina sia di tult' altra natura e non contenga veruna quantità di lattina. 11 dolt. Bini non accetta que- sta precisa sentenza del prof. Taddei, adducendo che il sospetto era perla cascina in vece della lattina, e n78 — elidendo il sospetto fisiologico emesso da alcuni della necrosi del- l'osso per raschiatura del periostio, citando il limile della porzione di periostio raschiata, e fatti pratici dai quali potè convincersi del- la esuberante concorrenza della natura a prodig;are tutta la vegeta- zione ilesiilerata; esuberanza che costringe tanto spesso a modella- re i processi di cicatrizzazione coi caustici, e che si può attivare nei rai'i casi di scarsa corrispomlenza rij)ctendo l' irritazione della raschiatura, come si ripete la conlricazione delle fratture inveterale. 11 prof. cav. de Renzi raccomanda che in caso di malattie costitu- zionali si garantisca prima l' infermo con idoneo metodo curativo interno, senza il quale, come dice anche il doti. Spessa, non si fa- rebbe che aumentare 1' esulcerazione. Passa la Vice-Presidenza a chiedere il giudizio dell' assemblea sovra un altro dei (piesiti a Padova non risoluto. Cioè, se negli idroceli non mollo antichi della vaginale del testicolo sia preferibile r ago-puntura agli altri metodi di cura radicale. Risponde il dott. Pellizzari avere sperimentalo 1' ago-puntura {|uanle volte occorrevangli per convincersi essere questo un metodo eccezionale di poco o nessun calcolo a prò degli adulti, e solo pre- feribile ne' bambini che non abbiano ottenuto vantaggi dai sussi- di terapeutici piìi innocenti. Il doli. Lincili accenna la necessità di prima liflettere sull' età, costituzione dell' individuo, e malattie pregresse, asserendo impos- sibili le guarigioni con lai metodo anche ne' bambini, se abbiano malattie costituzionali. Giustifica il doli. Pellizzari la propria asti- nenza del cenno di tali norme, sapendo essere queste professate da tutti i buoni cultori di Chirurgia. Oppone il dott. Nerici all' utile dell' ago-pimlura la impossibilità dell'uscita del liquido per s\ esi- le mezzo, e il |)ericolo d'infiltramento scrotale; gli risponde il dot- tore Pellizzari essere questo il vero scopo del chirurgo in tale pro- cedimento, ed impossibile senza l'infiltrazione scrotale l' infiamma- zione opportuna alla radicai guarigione. Entra il prof. Manfrè nel- r argomento dichiarando necessarie le più scrupolose cautele per non assoggettare all'atto operativo indicalo individui affetti di qual- che idiosincrasia, odi eccedente nervosa suscettibilità, consigliando far precedere all' atto chirurgico la prova dell' applicazione del- l'alga marina, in tanti casi efficace; nel qual parere concorrono, e il dott. Linoli, e il dott. Pellizzari. — 679 — Il doti. Bini propone die si faccia precedere l'ago-punlura a qualunque altra operazione maggiore, essendo quasi mezzo inno- cente ove non giovi, e vorrel)be clic i'eletlro-ago-pinilura l'osse an- che a dirittura preferita, come quella che maggiormente facilita la flogosi opportuna alla guarigione radicale. Cita in proposito le espe- rienze del prof. Pecchioii. (Àincliiude la Vice-Presidenza essere ac- cettata dall' assemblea la semplice ago-puntura qual mezzo di cura radicale degl' idroceli per que' bambini di sana costituzione che non guarirono con soccorsi piìi miti, ma non pf)tersi j)erò estende- re, o preferire pei' gl'idroceli degli adulti. E sciolta r adunanza. N isto — // f icf-Piciii/fiitc Prof. (Iviii.o lii n( i li Segretario Dott. Gii seppe Secon»i ADIKAXZA DEL GIORNO iZ SETTEMBRE »s«<- JLielto ed approvato il processo verbale della precedente seduta, il dolt. Turchetti comunica un fatto importante di donna malaticcia da qualche tempo per clorosi, la quale tlopo aver mangiato una schiacciata fu presa da freddo felilirile con moderata piressia, vo- mito e deiezioni alvine frequenti, e ad onta del salasso ed altri ri- medi propinati mori in meno di otto ore, e senza avere in questo tempo alcuna emissione di orina. In meno di un giorno era decom- posto il cadavere in modo che semlirava morta da <|uindici giorni, e sfigurata in modo di non essere riconoscibile da alcuno. Fa osser- vare il referente aver ti'ovato all'ispezione cadaverica vesciche con siero verde sull'addome, muscoli spappolati, cervello avvallato, siero verdastro anche nel cranio, e sulla lingua piccoli corpetti giallastri di forma migliare. Lo stomaco coperto di una patina giallastra, e nel suo fondo ini foro con bordi netti, conico con apice all'esterno, e precisamente come succede in un cuoio per stampo di metallo, senza che intorno all'apertura vi fosse alcun carattere di precedente processo esulcerativo. Narra il doti. Turchetti come appo tali resul- tati si dovessero spedire i visceri ed muori raccolti ai valentissimi chimici di Firenze, i quali coli 'apparecchio infallil)ile di Marsh non rinvennero alcuna traccia di arsenico, e si accertarono non esservi alcun altro veleno. Escluso con tanta certezza ogni sospetto di ve- leno, offre il dolt. Turchetti due conclusioni che se ne potrebbero dedurre cioè, potersi avere fenomeni nosologici e cadaverici simili a quelli di veneficio arsenicale, ed aversi perforazione dello stomaco senza processo flogistico antecedente. Chiede poi il parere dell' as- semblea sopra la causa di tanto rapida putrefazione in donna più malaticcia che ammalala davvero. Il Vice-Presidente domanda al — G8i — doti. Turchetli se fosse infìniuinnto il peritoneo, o vi fossero nell'atl- iloiiie defili ascai'idi l()inl>rionidi ; i'is|>i>iide il duU. Turclielli negati- vamente. Quindi per agevolare le induzioni cita lo stesso \ ice-Prc- sidente il fatto di una ragazza, che, dopo avere inghiottito della car- ne salata durissima, moiì sullo i j)iù forti dolori addominali all'ospe- dale di S. .Maria .Nuova poche ore dopo i-icovei-ala. La neci'olonùa non mostrò ajtro che un'ulcera del fondo dello stomaco con foro non maggiore di una lenticchia, più laigo all' interno, e nelle inte- stina poi enorme quantità di loud)ricoidi ( '5oo incirca) e caratteri d'in(.i|jienle peritonite. iNon nega il dolt. Turchelti che nel suo ca- so vi potessero esistere vermi assai più piccoli, sfuggiti alla di lui vista per avere esportato suhilo i liquidi addominali destinati al- l'esame. Il dott. l'ellizzari dice che non si deve sospettare di awe- lenameiilo per arsenico ove non si notino i caratteri di reazione flo- gistica dello stomaco, spèciaJmente ove trovisi perforazione ; e in conferma della sua asserzione l'icorda gli esperimenti istituiti da lui in l'irenze per mezzo dell'arsenico in soluzione, ai quali l' istesso Vice-lVesidente aveva assistito. Oppone il dott. Turchetti le asser- zioni del henemerito Rognetta escludenti la fre(|uenza di (piesteflo- gosi enteriche per arsenico. Dice il dolt. Secondi essere sempre lo stalo di gastrica irritazione in ragion diretta della concentrazione del veleno, e che, quando è diluito, l'azione ipostenizzanle dinamica supera tanto la flogosi per chimica irritazione, da non potersi più quest' ultima chiamar con lai nome; concede che la i'ai)ida reazio- ne particolare di qualche individuo avrà potuto dare in alcuni casi dei caralteii di gastrite, ma risultare per i ri])iluli esperimenti del- l' illustre prof. (ìiacomini che, a veleno diluito, la potenza dina- mica e la maggiore rapidità della morte impediscono che l' irri- tazione chimica |)ossa determinare un vero processo flogistico. Con- vengono però tutti e tre nella verità inconlrastahile che nella più lenta morte per veleno concentralo dehhasi riscontrare in (jual- che punto della gastrica mucosa l' indizio della chimica irritazio- ne flogistica. Il prof. Ahinfrè cila il caso d' individuo che morì nove giorni dopo aver inghiottito vari pezzetti di arsenico, senza presentare nel ventricolo né foro di sorta, né tendenze della memhrana interr na ad esulcerarsi. Il prof. l'acini osserva come non si ahhia ancora — 682 — deciso se le perforazioni intestinali con vermi siano prodotte da lenta flogosi, o da quelli entozoi; palesa attenersi egli alla prima i)er vari casi di elmiiitisi, i (jiiali oasi lo pcrsiiasei-o dell' iiirapa- cilà dei vermi a j)erforar le niendirane; al quale oggetto narra egli un fatto di non remota osservazione nel cadavere di una donna presentante vari punti prominenti dal tubo intestinale verso il pe- ritoneo, ed avendo innoltrata r ispezione trovò all'interno seltan- tadue lomhricoidi fra i (juali dei più grossi, e nessuna perforazio- ne, o minaccia di essa. Il dolt. Linoli cita un caso del prof. Targioni il (juale trovò id- eerà del ventricolo senza traccia di (logosi jjregressa, o di veleno, e doversi perciò ricordare le asserzioni dello Spallanzani e di Hunter intorno alla facoltà esulcerante del sugo gastrico sulle tonache del ventricolo poco dopo la morte di alcuni individui. H prof, cav.de Ueiizi invita l'assemblea a riflettere sul caso im- portantissimo riferito dal dott. Turchelti, e raccogliendo le fda di- vergenti della dispula cercare sj)icgazione del fatto, e procurare di stabilire se veramente esista in alcuni individui un processo disso- lutivo rapidissimo, basalo parcamente sulla Medicina umorale. Risponde il Vice-Presidente essere egli inclinato ad ammetterlo, e sollecita quanti abbiano ragioni o fatti illustranti i processi esul- cerativi dello stomaco, o le precipitose decomposizioni cadaveriche, a produrli. Il dolt. lerpi in proposito della ulcerazione cita fatti di autori i quali si adoperarono per provare che l' iniezione di molti veleni minei-ali per le vene produce più presto esulcerazioni, della de- glutizione degl' istessi veleni. Il jirof. Borelli fa riflettere come giustifichi in parte la celere putrefazione della donna esaminata dal dolt. Turchelti il sapere che prima del caso rovinoso era malaticcia per radicata clorosi. Non consente il prof. Manfrè che la clorosi possa disj)orre la libra organica a tanta alterazione, e crede che la condizione pa- tologica di quella donna non fosse la sola clorosi. Il Vice-Presidente risponde potersi concedere alla clorosi una causa di scomponimento, ma non potersi però mai emettere un giudizio positivo quando non si riconoscono esattamente le condi- zioni estrinseche, ed intrinseche capaci di produrre le singolari de- — G83 — composizioni accennale ; osserva inoltre come in certe ignote va- rielà ili ciiin|)(isi/,ioi)e di un coi-po si risoonliiin) fenomeni impossi- bili in altri ; accenna la l'reipienza di tali particolarità cadaveriche per veleni vegetabili, e ricorda il fatto di un suo amico, il (|uale essendosi avvelenato con laudano liquido, si decompose tanto ra- pidamente in poche ore il c(>r|)n dopo la morte da non potersi ri- conoscere da alcuno. Tornando al caso del iloti, 'rurclietti ritengono alcuni essere anmiissibìle ima precedente particolare disjiosizione; il prof. Ro- relli riponeva per la spiegazione del fatto la causa in t|ualche dis- crasia, ed appoggiavasi ai frequenti casi analoghi in Chirurgia, quan- do cioè si vede in eguale indole e giado di malattia, colla medesi- ma operazione e metodo curativo, perire rapidamente un anuna- lato, mentre mi altro in egual lemjjo guarisce. Il dott. Levi domanda al dott. Turchetti quale fosse io stalo della bile nella sua ammalata; risponde il dott. Turchetti che la ve- scica era vuota, e sospetta essersi formato in quella donna ipialche veleno simile per potenza letale all' acido prussico. Concede il ^'ice- Presidenle non potersi j)er ora né ammettere né respingere questa formazione particolare di veleno, giacché altliiamo troppi casi avvalo- ranti, j)cr analogie di putrefazione, il sospetto che si possa formare accensione spontanea nell'individuo anche in brevissimo tempo. Chiede iF prof . Manfrè se nel caso tanto discusso siasi analizza- lo in modo da non sos|)cttare altro genere di veneficio, e ne ha in risposta che la più esatta indagine dei chimici fiorentini non potè riscontrarne. Si discute fra il prof. Rorclli e il prof. I5ini, siili' accettazione o bando della parola discrasia, e sulla sostituzione del sinonimo di alterazione umorale incognita, proposta dal prof. Borelli ; e il dot- tore Bini consiglia di attenersi alla prima nomenclalura, linihè al- cuna delle scuole chirurgicho nazionali o straniere continua ad usarla. Il Vice-Presidente riflette quanto utile deriverebbe alla scien- za dalla sistemazione di un linguaggio comune. Furono donati alla Sotto-Sezione i seguenti libri : Considcniziuiii /ìsio-/>fif(>/(ii;ic(>-/)ni//c/ie svpra un ctisu di um\'er- sa/e pneumatosi arteriosa e venosa. Del do(t. Turchetti. Intorno allo stato della scuola medico-chirurgica lucchese, e del- la Chirurgia italiana. Del prof . Pacini. 86 — 684 — Jliiggutii,'/irefcrihìli le iniezioni irritanti nel viluppo dei vasi da cui son formati ad ogni altro meto- do operativo, oppure in quali casi esse meritino la preferenza — . Il dott. Galli espone i suoi felici risultali con questo metodo ot- tenuti ; narra la storfa particolare di due casi trattati con soluzione — 6SG — ili iiili;ili> il ;iii;eiit() in ildse niiiiorc di im grano por ogni oncia d" acqua in principio e maggiore in progresso, iniettando la solu- zione colla siringa ili Anel, mai ])orò pungendo nella parte più piominente del tumore, ma in alili hioglii, e facilitando (juindi la ditì'usione del liipiido per tutte le cellule dello slesso tumore. Accer- ta die il tumore diminuisce di colore e di volume ad ogni iniezione, e progetta egli l'adozione di tal processo curativo in preferenza di ogni altro mezzo cliirurgico, imitando i membri a decidere se per alcuni gradi di analogia si potrebbe tentare anclie in alcuni tu- mori emorroidali. Il prof. Centofanli dice che i fatti citali da Monro, e le proprie osservazioni lo autorizzano a credere la guarigione frequentemente spontanea di questi tumori; supporre la maggior concorrenza della natura nella guarigione dei curati, ma non pretendere col Monro clic il cliirurgo debba rimanersi incile in alcuni casi particolari di rapido aumento. Vorrebbe solo clic si limitasse questo trattamento ai casi più miti, considerando come nei tumori di non tenue volu- me sia quasi impossibile ottenerne la cura nemmeno coi mezzi più forti. Ritiene utile un eguale procedimento nei tumori erettili ai con- torni dell'ano, e dannoso nelle emorroidi vere, percbè di più nobile organizzazione ed in rapporto diretto coli' universale economia. Il dott. Galli asserisce aver trovato vantaggi ancbe nella cura di tu- mori estesi, purché l' iniezione sia fatta e ripetuta in modo che tutti i punti del tumore ne sentano l' influenza. Chiede il Vice-Presidente al dott. Galli se usasse compressione dopo avere iniettalo o per vuotare il tumore di sangue o per ac- crescere r infiammazione ; ed il dott. Galli dichiara di poter attri- buire i suoi particolari vantaggi all' omissione delle varie norme stabilite, confidando nella senii)lice iniezione, giacche col mezzo di quella sola aveva ottenuta talvolta reazione flogistica tale da ricor- rere alle applicazioni fredde. Domanda schiarimenti il prof. Cenlo- fanli intorno al senso atlribuito alla parola tumore erettile, cioè se intendasi tumore pulsante e non pulsante, ossia arterioso e venoso, ed ha dal Vice-Presidente schiarimenti opportuni. Teme il prof. Cen- tofanli che r iniezione in tumori con vasi comunicanti col resto del circolo possa produrre due danni, cioè ingresso nel circolo della sostanza iniettata, e mancanza dell'effetto progettalo sul viluppo de' vasi cosliliienli il Uimore. — 68-] — Aggiunge il dolt. Polli/.zari due allri dati secoudo lui necessari, cioè la propriclà della sostanza iniettala a coagulare la massa san- guigna, e la |)r()|)iielà astringente della medesima sui vasi; coi quali sussidi svanirebbe il timore di trasporto nel resto del circolo, salvo però il caso di tumori con vasi grossi, nei quali per la stessa ragio- ne che non si può evitare il ti'asporto mai'cioso, in caso tli flebite, tanto meno si eviterà quello di un li([uido meno denso. Vorrebbe il dott. Pellizzari decisione caratteristica jiiìi precisa dei tumori indicati dal quesito, specialmente se intendansi «juelli del derma, e del tessuto cellidai'c soltanto, od anche dei più profondi. Rispon- de il dott. Galli aver inteso parlare dei primi soltanto, e il dott. Pel- lizzari dichiara essere ancora scarsa la Chirurgia di fatti opportuni per decisioni assolute. Palesa il dolt. Secondi come il valente cli- nico parmense Rossi, nel proporre il quesito, accennasse già la se- miprova di sue fortunate esperienze nei casi moderali, e potere la Sezione partire da (pieslo dato coscienzioso nello stabilire i vantag- gi del metodo in questione. Passa il prof. Centofanti a emettere i propri dubbi sulla pos- sibilità del giro delle iniezioni, sulla difficoltà d' incontrale colla siringa un vaso conduttore grosso, e |jer l' imperfetto giro del li(|uido iniettato ad aversi la recidiva. Il doli. Pellizzari ammette molla facilità di circolo in questi viluppi vascolari; ricorda per similitudine la facile iniezione dei cor- pi cavernosi del pene in qualinique punto si faccia, ed il sempre va- riante colore de' ripetuti tumori per il liberissimo circolo che pos- sedono colle reti vascolari circon\icine. Dubita il prof. Centofanti di un circolo d' iniezione così facile nel corpo vivo come quella di corpi cavernosi del cadavere, e ripete la sua diffidenza della possi- bilità di guarigione per iniezioni in casi di volume, prevedendo la jjrepolenza fisiologica dei vasi maggiori alla recidiva. Il prof. Manfrè dice escludibile dalla questione il tumore carat- terizzato dal chiarissimo .Vurelio Severino, e tulli i grossi tumori sanguigni di consimile importanza. Ricorda la osservazione del Ma- rocchetti sulla conformazione particolare dei corpi cavernosi, e con- corre nel parere di tentare la iniezione irritante in qualche caso di tumore erettile, unitamente alla compressione, onde agevolare il giro dell' iniezione. — 688 — Osserva il \ ice-PresideiUe clie l'assemblea si è dichiarala per l'esoliisione di tal soccorso nei tumori di troppa estensione, ed a grossi vasi sani;ni^ni. Il dott.Turchelli considerando come siano piccoli i tumori eret- tili nella prima età, propone la ripetizione degli esperimenti di Dn- crò, che molti ne distrusse innestandovi il pus vaccino. ("hiede il barone de Beaufort se la iniezione si estenda a tutto il tumore, e se nei vasi sanguigni o nel cellulare intravascolare. Rispon- de il Vice-Presidente non essere ])ossibile in quel viluppo di vasi pre- figgersi precisione iniettando, ma che la costrizione indotta nei vasi per iniezione parziale basta spesso ad impedii-e il circolo, e ad atrofizzare la parte. 11 dott. Pellizzari crede ragionevole nell' assemblea 1' adozione di questo metodo, vedendo come si limiti ai tumori di minore importan- za, e non vi sia relazione di casi sinistri. Il dott. Nerici narra aver egli un caso in cura, ribelle a otto iniezioni, con vantaggi limitati da (pieste, simili a quelli per altre irritazioni ; cita i casi di lacobi sul tumore erettile, e crede più utile il caustico anche per il minor pericolo di posteriore deformità. Conclude il Vice-Presidente che i limitati vantaggi dal dott. Nerici ottenuti in tumore esteso, avvalo- rano la decisione dell' assemblea per 1' adozione del metodo nei soli casi di moderato volume, e limitati alla cellulare sottocuta- nea ; ed all' insistenza del dott. Pellizzari per la precisione dei carat- teri classificanti, dichiara essere di consentimento comune l'esclu- dere tutti i tumori sanguigni voluminosi e con grossi vasi arteriosi e venosi, e tutti i nevi materni solidi non iniettabili. Per essere tra- scorsa 1 ora si rimette alla successiva adunanza la discussione sugli ascessi della regione iliaca motivata dalle osservazioni del dott. Linoli. E sciolta i adunanza. Visto — // / ice-Presidciilc Prof. Cablo Burci // Segretario Dott. Giuseppe Secondi A D L X A \ L A DEL GIORNO ii; SETTEMBRE -<»Ae«- JLietto ed approvato il processo verijale della seduta antecedente, si legge dal dott. Manfrè il voto della Commissione eletta a giudi- care della Memoria del dott. Angeloni di Siena sulla posizione latera- le sul fianco nel parto, unendo al proprio voto di elogio (|uello con- corde del prof, liorelli ; si manifesta dal Segretario della Sotto-Sezione il voto del prof. Norfini, terzo commissionato alla decisione, il quale è dissenziente; voto affidato vcrbalmetite all'espositore per inipreve- duto bisogno di assenza. Le di lui eccezioni si appoggiano alla pro- pria esperienza, ed alla considerazione che quasi tutte le forze mu- scolari ausiliarie della donna sono minorate, e quasi nulla quella pili im[)orlaiite de' muscoli addominali ; r altra die l'asse centrale della pelvi, non è più in relazione coli' asse della medesima, e colla linea percorsa dal feto. Si decide dalla Vice-Presidenza la registratura del voto prepon- derante dei primi due (i), e quello del prof. Norfini dissenziente, onde il dott. Angeloni ed i chirurghi si regolino come più loro pia- cerà nel progresso delle pratiche osservazioni. Passa il N'ice-Presidente prof. Rurci a parlare di una particolare famiglia di tumori carnosi, che pei' essere composti prinripalmente «li materia gelatinosa vincolata da una trama organica, com' è di tutti i sarcomi, denomina gelatinosi. Dice essere stati osservati dai più recenti scrittori di patologia, ma separatamente gli uni dagli al- tri considerati, dando ai medesimi nomi vari e diversi secondo la forma, la struttura, la sede, od anche la stessa apparente natura elei medesimi. Comprende perciò nei gelatinosi in generale il sar- coma pancreatici) dell .\l)erneth\ , i tumori linfatici ili l'agel, i lu- (I) Vedasi in fine della seduta. — G90 — moli iilaliginei della mammella di Cooper, i tumori fibrosi di que- st' organo slesso del Syme, i corj)i lohtdosi mammari del Cruveiihier, l'esostosi midollare e pcriostale fungosa del Cooper stesso, il lungo composto del Porta, il carcinoma fascicolato jallino del Muller, ed il cisto-sarcoma filloideo di Valentia. Descrive (|uindi i caralleii fisici, anatomici e cliimici del tumore gelatinoso, le varie maniere di presentarsi, e le differenze clic ])rin- cipalmente rispetto alla sede derivano; ammette una specie di gelati- noso che denomina libro-gelatinoso con alcuni patologi, (juaiulo cioè il tessuto fibroso ba largbe strie, e si vede manifestissimo e (piasi j)re- dominantc sulla materia gelatinosa; la osservare come nel tumore gelatinoso si trovino dei vani e delle concamerazioni soppannate da un sottil velamento sieroso clic separa in aliliondanza sierosità, la tpial cosa non si trova in altre produzioni etcrologhe, e nota pure la particolarità (pialche volta funesta di gravi versamenti sanguigni en- tro il tumore, i quali, se esso è comunicante all'esterno per antece- dente erosione, danno campo a minacciose emorragie. Concbiude quindi avere il tumore gelatinoso il periodo di crudità, e (juello di rammollimento, come lo scirro, il fungo midollare ec. ed es.sere di tale natura da rassomigliarsi pei- 1' indole sua ai tumori maligni. Presen- tò tavole colorate illustranti, e dimandò l'opinione dell asseml)lea intorno a questo suo rischiarimento, e semplificazione nosografica. Il doti. Pellizzari, prendendo le conclusioni del Vice-Presidente, che cioè il tumore gelatinoso ripullula come lo scirro ed il cancro, e notando che il iunior pancrealico esportato non si riproduce, vor- rebbe differente l' indole del pancreatico dal tumore gelatinoso, né troverebbe analogia di l'orma e struttura fra cpieste due produzioni nuove; pensa ancora che il fìbro-gelatinoso possa essere un'acci- dentale varietà di|)endente dal tessuto ove il gelatinoso si genera; né crede conveniente 1' ammettere analogia fra il sarcoma ])ancrea- tico ed il fibio-gelatinoso, mancando per ora a-nalisi ■chimiche della materia che compone il pancrealico stesso. A queste osservazioni risponde il Vice-Presidente considerare egli il tumore gelatinoso in generale, e non riferire quelle sue considerazioni al solo sarcoma pancreatico; non potere convenii-e della non somiglianza di (piesto col gelatinoso, e sj)ecialmente del fibro-gelalinoso da esso conside- ralo come una varietà, ritrovandosi in tessuti per natura non fibro- si ; chiama quindi l'attenzione sulla struttura simile a cpiella delle — 691 — glandiile salivali clic ne' suoi primordi lia qualche volta il fibro-f;e- lalinoso, osservandosi f^lobi e granulazioni, e in conseguenza poco dissimile dalla forma ])ancrealica; e che le diflerenze osservate fra il tumore gelatinoso della mammella, ove cresce il pancreatico, sono indispensabili per lo svolgimento del pancreatico stesso a maggio- re volume ed a più larghe concamerazioni. Ossei'va essere il sarco- ma pancreatico il cominciamento del gelatinoso o fibro-gelatinoso della mammella, come lo scirro lo è del cancro che vi si genera; con questa differenza che il gelatinoso cresce, se le disposizioni del- l'individuo son favorevoli, a grandissimo volume, la qual cosa non avviene del cancro. Il dott. Pellizzari insiste, avuto riguardo all' indole del sarcoma pancreatico, a volerlo distinguere totalmente dal gelatinoso ; ed il Vice-Presidente avverte, come lo scirro genuino si mantenga tal- volta alla maniera del sarcoma pancreatico nel suo stato rudimen- tario, come il sarcoma pancreatico sia stato dall' Abernethy detto tumore di piccolo volume, perchè probabilmente esf)or(ato al suo nascere ; finalmente che i tumori gelatinosi e llbro-gelatinf)si delle mammelle di molta mole, e che egli presentava in tavole, erano co- minciali alla foggia dei pancreatici, e tolti col taglio erano recidivali. II prof. Rognoli domanda al ^ ice-l'residenle qual differenza, ri- spetto alla malignità, vi sia in principio fra lo scirro ed il tumore gelatinoso, avendo riguardo specialmente alla parte terapeutica; ri- s|K)nde egli che considerando il tumore gelatinoso in genere, esso ha (pianto ali indole grande analogia collo scirro e col cancro, non escludendo lo stesso sarcoma pancreatico; non quando è piccolo ma ([uandn è voluminoso, e con i caratteri anzidelti. Lo stesso pro- fessor Regnoli aggiunge aver tolto dalla mammella ili una donna un tumore, ch'egli denominò strumoso, di mole rilevante e simile al descritto gelatinoso, senza che ne a^'venisse la recidiva; e con- clude col ^'icc-Presldente che nella evoluzione di un tumore vi è tale cangiamento di forma, e varietà tanta di principj com|)onen- li, da non poter precisare alla sezione del medesimo la natura della prima origine, ed inclina a ritenere il fibro-gelatinoso della mam- mella come analogo agli encefaloidi. 11 prof. Borelli narra pur egli un caso di guarigione radicale di consimile tumore voluminosissimo alla mammella, ed altro egual- mente ne ricorda il prof. Civinini. 87 — Gga — Il Vice-Presidente facendo conto delle sopiannotate comunica- zioni de' distinti professori dell' assemblea, li esorta a voler prose- guire le loro indagini in ])roposito, ed essergli cortesi di quanto fos- sero per conoscere ili valevole ad illuslrai'o questa parte ancora oscura di chirurgica patologia. il prof. IManfrè, appoggiandosi a delle osservazioni particolari del |)rof. Lanza, e Rosati di Napoli, concorre nella opinione del N ice- Presidente che i tumori gelatinosi abbiano malignità come hanno lo scirro ed il fungo midollare, e perciò riprovevole ogni indugio all' unico sussidio di (pialche speranza, l'esportazione. Il prof. Centofanti sostiene non potersi il sarcoma pancreatico includersi nella classe del gelatinoso, il quale ultimo dice potersi ritenere piuttosto simile al midollare, s'i per lo sviluppo che pei' l'esito. Conclude il N'ice-Presidente essei'e stato suo intendimento, con la scorta dei fatti clinici e della anatomia patologica, di studia- re lo svolgimento del sarcoma pancreatico, non tanto quando esso è jìiccolo e non per anche essenzialmente maligno, quanto ancora al suo compiuto sviluppo allora che sono manifesti i caratteri del tu- more fdjro-gelatinoso mammario. Ed essendo trascorso il tempo sen- za che r inscritto cav. Grassi avesse avuto campo di fare le proprie comunicazioni sull'elefantiasi dello scroto, uè discusso l'importan- te aigoinento degli ascessi alla regione iliaca, viene dalla Vice Presi- denza fissata per ambedue gli argomenti la successiva adunanza. E sciolta r adunanza. Visto — // / ice-Presidente Prof. Carlo Burci // Segretario Dott. Giuseppe Secondi CONSIDERAZIOJNI OSTETRIl. O- FISIOLOGI <:0-Pn A TICHF. SIILA POSIZIONE DELLA PARIORIEME SIL FIWCO V T-i (|iiesl(j il titolo della Memoria clie il culto dott. Girolamo Aii- geloiii di Siena sottometteva al giudizio della Sotto-Sezione di Clii- rurgia di questo quinto Congresso, e che da quella veniva a noi commendata per 1' esame. In essa 1' autore, dopo breve ijuanto analogo esordio, si fa ad accennare le posizioni da alcuni popoli preferite per il parto, e di cui egli dopo minuto esame fa ragionata critica, mostrandone i danni che ne provengono, e prendendone argomento per progetta- re ed inculcare qual più buona ed acconcia di tutte la laterale per fianco a sponda di letto. Su valide e moltiplici ragioni anatomico- fisiologiche poggia la preferenza che merita questa non generalizzata posizione laterale, né trascura di convalidaila con fatti succeduti nella propria e nell'altrui pratica. Noi, anche per onore della nostra Italia, ci compiacciamo aggiungere a que' fatti i tanti che ottiene ogni di il chiarissimo Billi direttore della Clinica ostetrica di Milano, il (piale da circa due lustri non fa osservare, per massima, altra posi- zione die la laterale in quel rinomato luogo lombardo. Il sìg. Ange- Ioni mostra di vantaggio che la posizione di che si tratta è appunto (|iiella che comanda 1 istinto, e dopo lungo confronto felicemente istituito fra gì' inconvenienti e i vantaggi della ordinaria posizione supina, e della laterale, che vorrebbe si generalizzi, finisce mostran- do come venne a capo di far tali osservazioni, e conchindendo che alla posizione supina si dovrebbe far ricorso soltanto nel caso di grande obliquità anteriore dell'utero, o nella sua antiversione, nelle affezioni toraciche, o nella dura circostanza d" indigenza. alloi(|iian- — e si osserva in soggetti giovani o vecchi di qualche risorsa dinamica, nelle parti contigue alle mollificate dalla secca gangrena. Osserva esistere in queste parti lult' altra condizione, vale adire una flogosi flemmonosa, la quale se non è curata come conviene dà una ir- radiazione flogistica generale, ed anche la vera gangrena umida, af- fatto diversa dalla secca già limitala. Spiega con questa duplice con- dizione morbosa, riscontrabile in un solo arto, come giovino nei casi di mortificazione semplice i rimedi stimolanti interni, e il cau- terio attuale che rianima il circolo pericolante delle j)arli semispen- te, e come siano utili in caso di succedaneo flemmone nelle parli vicine alle emancipate dal processo mortificante, i salassi e rimedi interni iposlenizzanli, praticati in ispecialità dal prof. Dupuytren. Prova come tulli si appaghino di una metà di guariti, e, (piando sia possibile, salvarne mi luniiero maggiore, differenziando la cura se- condo le particolarità dinamiche dell' individuo, e della parte am- malata. Ti'ibula i meritali elogi al prof. Tessandori, che primo spe- rimentò e propose l'util sussidio del cauterio attuale approfondalo nei tessuti vicini ai mortificati, ricordando che Percy e Fabrizio II- dano non lo usarono che nella umida gangrena; giustifica il dupli- — 7°^ — ce metodo usato dai dott. Linoli, ed espone tre stati patogenici del- le parli minacciate o assalite dalla ripetuta gangrena. 1." L'oblilera/.ionc dei vasi per lenta arterite, passata ad ingros- samento gradualo delle pareti vascolari sino alla chiusura totale del loro lume. E questa spesso nei giovani sifìlitici, o scrofolosi, o scor- hutici, con vita plastica imperfetta anche per eredità. Crede (piesta la più l'requente, e più facile a ben curarsi. 2." La così detta ossificazione delle arterie, limitata o generale, per decrepitezza assoluta ovvero relativa, e conseguente a lente ma- lattie del cuore e vasi maggiori, difficile a limitarsi, e mai corrispo- sta dai sussidi della natura. 3." La dipendente da difetto d' innervazione di una parte j)er l'azione venefica sui nervi gangliari presidi alla vita dell' arto; nel- la quale i vasi colla necrotomìa si trovano aj)erti con qualche gru- mo sanguigno soltanto. Ritiene causa di questa lesione nervosa un principio particolai'e paragonabile a quello dell' antrace o carbon- chio nialigno: la dichiara meno frecjuente delle altre; esigente cura |)iù locale che generale, e il vantaggio del cauterio attuale che con- centra il bersaglio patologico del principio qualunque disaffine, del «piale necessita 1' eliminazione. Si discute poi sugli ascessi della regione iliaca ; e il doli, l'elliz- zari, autorizzato dal Mce-Presidente, propone un formale quesito pei' altro Congresso sulla causa ignota di molli casi di psoite osservati senza causa manifesta. Il dott. Cima comunica un caso di soggetto operato colla cisto- tomìa per caratteri di calcolo, nel quale si Ij-ovarono in vece adesi alla parete della vessica (|ualtro corpi di forma variata, della gran- dezza maggiore e minore di una nocciola, composti di fosfato ain- moniaco-magnesiano, gelatina, ed albumina formante il cemento; e per essere questi corpi dissimili anche per forma e posizione dai calcoli, dalle pietre saccate, dai tumori cistici e simili, dichiara il Vice-Presidente utile il cenno generale a norma degli studiosi. Termina il prof. cav. Quadri la seduta colla dimostrazione di una sua siringa jìcr le iniezioni dei condotti lagriniali, s])ingente il Huido per soccorso [ìneumatico senza bisogno dei maggiori maneg- gi occorrenti colla siringa dell' .Vnel, e men facile a lacerare la membrana interna dei condotti accennati. Lo applaude 1' assein- — •jo6 — blea: la quale sciogliesi per l' ultima volta, esprimendo con molta generosità senlinienti di gratitudine e stima alla Sagacia ed erudi- zione del Vice-Presidente, e all'assiduo buon volere del Segretario. E sciolta 1 adunanza. Visto — // yìce-Presìdente Prof. Carlo Burci // Segretario Doti. Giuseppe Secondi ADUNANZA GENERALE DEL GIORNO 30 SETTEMBRE -=»<«H«HM«=— 89 ADUNANZH GENERALE DEL GIORNO 3o SETTEMBRE »B€H>- Xl rresidenle generale annunzia clie il Consiglio, nella sua prima adnnan/a del iG corrente, nominò a j)ieni voti, e anzi pei' accla- mazione, a Presidente generale del sesto Congresso scientifico da tenersi in Milano nel settembre del i844i S. E. il conte Vitaliano Borromeo, Consigliere Intimo, e Ciamberlano di S. M. I. R. A. Partecipa inoltre che nella generale adunanza dei membri ita- liani, accaella città ove prima si ridestarono dal letargo de' secoli le lettere e le arti, ove apparve massimo scrutatore de' cieli il Galileo, ove l'Ac- cademia del Cimento sorgeva, nella coita e gentile Firenze gli scien- ziati italiani raccolti, or sono due anni, acclamarono in una gcneiale congregazione la città di Lucca come stanza del (juinto Congresso, ove ne avessero ottenuto l' assenso dal Principe augusto che ne regge i destini ; del che ninno era che osasse menomamente dubita- re. Però venuta fra noi illustre Deputazione, tosto 1' ottenne con quelle amabili espressioni con cui i principi illuminati usano acco- gliere chi professa le utili discipline. Non andò guari che per tutta Italia corse la voce di un tanto assentimento; però coloro che sono il fiore di Europa ebber certezza di visitare nel quinto Congresso le sponde del Serchio, per fpnvi stendere novellamente la mano a non poche trattazioni, determinare i modi più acconci di giungere a tro- vamenti splendidi, porre in fermo migliori massime di pratica agri- coltura, far tesoro di nuovi e più feraci frutti di mediche osserva- zioni, trovar vie più utili a vantaggiare le arti e l' industria, risolvere per bel modo non pochi problemi, e tutto inlìne ipiello per cui fassi più avventurosa e migliore la santa causa della umanità. Indi a non molto volle chi ne regge nominare una Commissione, di cui erano parte le LL. EL. il marchese Antonio Mazzarosa che ne fu Preside, il consigliere Tommaso SergiustiGonfaloniero, i professori Barsotti, Lucchesi, Puccinelli,Sinibaldi, perchè tutta fosse nel procacciare che gli ospiti illustri che qua eran per giungere, trovassero «pianto |)o- !eva tornar utile a loro ed insiememente decoroso alla città che do- veva riceverli. \1 cpial desiderio com'essa abbia risposto non tanto bene si addice a me, se non che con modeste parole, nairarlo : che io pure più tardi fui cliiamato a farne parte. \ ero si è che dal ri- spettabilissimo Magistrato, da cui dipende, ebbe la Commissione ogni appoggio ed anzi il maggiore eccitamento; vale a dire da S. E. il — -yll — cav. Mcolao Giorgini Presidente del Consiglio dei Ministri, e (|iii come Direttore generale dell' Interno, benemerito della patria mia per tanto bene consigliato e j)rocurato. Intanto il Congresso pa- dovano salutava nel settembre dell'anno decorso siccome jirimo Preside del quinto Congresso scientifico italiano S. E. il sig. cavalie- re commendatore niarcliese Antonio Ma/.zai-osa Direttore dell'isliu- zione pubblica nel Ducato di Lucca. Al (juale annimzio, dato dall il- lustre Presidente generale S. E. il dott. conte Cittadella Vigodarzere, voi udiste echeggiar l'aula magna di quella vetusta l iiiversità di vivi e iterati plausi; essendo il nome del personaggio pi-e|)osto a tanta eminenza di uffìcio a tutti noto in Italia per nobili scritti e pei non ismentita fama di sapiente, di che dava splendide prove ancora testé nei due Congressi di Pisa e di Firenze. Fu suo primo pensiero, come chiedono gli statuti, di scegliersi due Assessori, ed il primo fra essi fu l'avv. Fornaciari, il cui nome passò anche olire le alpi per filantropico zelo, non che per lelterai-ie fatiche, in ispecie intorno all' idioma che quel severo ingegno del- l'Astigiano disse a rA^xone, gentile, puro e sonante : eà il secondo il prof. Puccinelli, al quale la dottrina e gli scritti dettero già un bel nome fra i botanici della penisola. Non dirò qual uomo ei si sce- gliesse a Segretario generale ; che più di (juel poco che per me si fece per la scienza, mi sta al presente più che mai al pensiero che altri meglio di quel che io seppi ne avrebbe sostenuto il non age- vole uffizio. Posti per tal modo i primi ufficiali del Congresso, non ultima cura stimarono i regi commissionati (piella di determinare qual dovesse esser l' effigie da porsi sopra una delle facce della me- daglia storica, di che doveva esservi fatto dono, o Signori. Al Prin- cipe j)iac(|ue <|uella di Castruccio degli Antelminelli come f uomo il più grande, io mi penso, di che gli annali di nostra patria facciati ricordo; chiarissimo ancora perchè e' volle quella gloria più prezio- sa e durevole, la gloria io dico di render migliore la sorte degli avi nostri. Ora perchè la bellezza ed il pregio del dono rispondesse al- l'altezza di coloro cui destinavasi, fu commessa l'esecuzione del lavoro al maggiore fra i xiventi incisori di medaglie al cav. Ciro- inetti di Roma. Quanto e come da lui siasi operato, lo scorgeste di per voi stessi, o Signori, gittando lo sguardo su di questo che tutti dissero miracolo dell'arte. In altro oggetto si propose la Commis- sionc, cioè di propararvi stan/.a ove in lielc hi-igale poteste iiitral- tciiervi nelle ore ornai già lunghe della sera; che ad uomini i quali dctter la più palle del giorno a gravi esercilazioiii ed a studi severi, si adilii'ono non tanto i clanuirosi spettacoli (pianto le famigliari e fratellevoli conversazioni, o\ e poter meglio avvicinarsi tra se e (pia- si scamhiexolnu'iite aprirsi, e jier le (pudi siane conceduto di cono- scer meglio l'indole e la civiltà de' più scelti ordini o che negli animi di molli i)uoni miei concittadini cresceva la brama di pone in cpiesla città un (silo che raccogliesse la misera infanzia di fanciullette pericolanti nelle vie e nelle povere case, e a bontà le dirigesse: e il generoso compilatore del ìfcssti^- giero delle doline iitdiane faceva ed appianava ad un tempo la stra- da a ciò; tanto che fattomi accorto che i tempi erano oramai ma- turi, mi tolsi in mano la cosa; confortai molti a carità, e da molte e da molti raccolsi quanto era d' uopo a dar principio ed avvia- mento all' opera. La (|ualc per me si volle cominciala alla presenza vostra, perchè ricevesse più grande splendore e più sicuri conforti. Sorgeva il dì 9.4 di questo mese e tulio era apparecchiato al i)i- sogno. Nella chiesa di santa yiaria Jo/7.r/)ortfi//i erano già accolte e convenevolmente vestite le povere band)inelle ; ed invocato il Santo Spirilo perchè della carità ne accendesse, si offeriva 1' ostia di pro- piziazione ad aiuto di lutti : ed il reverendo canonico Franchi inau- gurava r opera della carità con tali jiarole che ben mostravano quanto a cuore gli stesse la medesima. Quindi con beli' ordine le gentili Signore nosti-e si toglievano a guidare (piella schiera di fan- ciullette verso V Asilo; e se ad alcuna di queste non bastava la forza di seguitare ordinatamente il cammino, la generosa donna, cui essa era in cura, la si toglieva sulle braccia come se fosse cosa sua, e a lei più caramente diletta. Nell'-Zf/'/ti già benedello dal parroco, furono per me pronunciale alcune poche parole; poche a dir vero, perchè 1' animo era grandemente commosso, e perchè anche così voleva la congiuntura. .\ quella solennità che sarà sempre cara a lutti i buoni, nulla mancava; che guidavala e dirò anche la infor- mava la santa carità cristiana, e la consolava di sua presenza l'im- mortale apostolo degli Asili in Italia, il sacerdote Ferrante .Aporti, circondalo dai direllori degli Asili di flenova, di Mantova, di Gua- slalla, di Firenze, cioè il Pareto, il l'aralupi, il Conzaga ed il Fran- ceschi : lutti alla sua scuola ammaestrali a beneficare sapiente- mente il genere umano. 90 — 7 '^ — Eccovi, Signori, il breve cenno di (|uanto si è fatto per voi e dinanzi a voi. E aggiungerò, die se al tanto vostro merito è stato poco, non è mancalo a ([iicsta mia città il Imono ed efficace desi- ilerio di onorar>i (|uanto piìi si poteva per lei. Prof. Luigi Pacini A questa succedettero le relazioni dei Segretari delle Sezioni e Sotto-Sezioni. SEZIOM DI .URO\0«U E TECPLOGIA Chiarissimi Colleghi ! Mentre suona fatale l'ora di nostra separazione, io sento tutto il peso del gravissimo ufficio che m' incombe, con riferirvi (pianto la Sezione, della (piale immeritamente mi voleste Segretario ed inter- prete, ha con rara saviezza di utili discipline nel breve periodo di sua durata santamente operato. Né conforto alcuno attingere m' è dato in opera dosi manifesta- mente superiore alle mie forze, ove non piaccia a voi tutti, degnis- simi Colleglli nel (punto Congresso italiano, prodigarmi ipiella ge- nerosa indulgenza di che meco fu costante e cortese il Collegio agronomo-tecnologico; indulgenza che, benevola accompagnando- mi nell'arduo sentiero, fu capace d' imprimere alla mia esilità la potenza d' un Ercole. Voi non lo ignorate, o Signori: la Sezione d'Agronomia e Tecno- logia è chiamata nell' or(hnamento delle sociali istituzioni ai più alti destini. lUla riassume la jiialica applicazione di lutti i perfe- zionamenti, che l'umana sapienza nel giro dei secoli e delle gene- razioni medila e risolve. Ella abbraccia tutto il perimetro in che s'avvolge lo studio della natura nei suoi fenomeni, nelle sue leggi e nelle sue varietà. Ella comi)rende nei di lei calcoli, sotto il ves- sillo della forza libera dell' uomo, ogni scienza che gli assicuri sa- lute, prosperità e ricchezza. Ella espelle le abitudini nocive, san- tifica le utili, e provoca le necessarie. Ella inipi'ende a consulta- re, provvedere e modificare le bisogne sociali ed individuali, dal- l'infanzia alla maturità, cominciando dall' educazione, base della — 7'7 — vita morale, proseguendo con 1' istruzione, t'onduniento della vita intelleltuale, e completando il l)enefizio con le arti agricole e in- dustriali, sorgente indispensabile ilclla vita economica. Ella in fine è il tronco di (piella pianta cui Bacone alludeva, dicendo : « tutte le scienze essere rami di un sol albero ». \l nobilissimo magistero per me descritto, lia la Sezione agro- nomo-tecnologica del quinto Congresso con plausibile diligenza e latitudine corrisposto? Esaminiamo ! Ogni stadio d' incivilimento lia caratteri prevalenti, essenziali, e Ira loro distinti : j)eroccliè si manìlesta nei tempi di iìarbarie con l'ignoranza, la forza brutale e la compressione; e nei periodi di inoltrato jirogresso con 1' istruzif)ne, 1' onesta lil)ertà e l' emula- zione. E quindi ufficio di clii deve dirigere lo sviluppo dell umana intelligenza lo incardinare le tendenze delle attualità, ed avviarle al piìi agevole conseguimento. E siccome, per somma nostra ven- tura, l'epoca attuale addita un'era di confortevole avanzamen- to nelle vie della civiltà, così ragion voleva die assunto ilella Se- zione agronomico-tecnologica fosse lo secondare, con ogni manie- ra di eccitamento, gli sforzi diretti a promuovere la migliore so- ciale convivenza. (jiiali orme calcava ella, onde pervenire a siffatto resultamento? lo veggo nei di lei atti 1' educazione di fanciulli, orfani, conta- dini ed artieri, formai'e subbietto di lungbc distpiisizioni ; veggo l'insegnamento tecnico occupare pareccbie tornate, ed ispirare ai numerosi filantropi ( onde la Sezione si onora) pensieri, concetti e suggerimenti sulla scelta dei metodi migliori per l' isti'uzione; veggo la condizione igienica di giovani, vecchi ed infermi, dare causa a gravi meditazioni, j)er loro arrecare pietoso un ristoro; veggo le reclamate statisticlie delle classi inferiori, delle quali un giorno sarà fatto tesoro ])er ottimi provvedinu'uti, concoirere in folla e fare di loi-o bellissima mostra; veggo mollìplii'i le propo- ste, caldi gli stimoli, ferviili i voti per emulare gli animosi, per incoraggiare i timorosi, e per mantenere in tutti la libra ilei cuore energica, attiva, volenterosa, a fine di provocare sane istituzioni o virtuose azioni, e di propagare quel sentimento morale che è mol- la e vita di bene intesa civiltà; veggo il sacerdote ed il laico, il magnale e il cittadino, il sapientissimo ed il men dotto, insieme - 7«8 - atìVatellali e collegati alla più santa cospirazione convergente al bene dell' umanità e delle classi non quanto le nostre avventurate ! E qui mi torna dolcissimo il dovere di menzionarvi un Serrislo- ri, un l'elitti, un UidoHì, un Freschi, un Sanseverino, un Maestri, im Bonapartc, un Gera, un Sambuy, un Calvi, un Dragomanni, un Parravioini, un Pallavicino, un Mai, un Rrey, mi Riccardi; e con essi mille altri, fra cui non posso tacere i nomi dei nosli-i prestan- tissimi colleglli Contrucci, Griffa, Rampinelli, Morrò, De Renzi, Manfrè, Giorgini, Grigolati, Piria, Cherici, Massei, Cini, Pacinot- ti, Sineo, Garresi e Tazzoli : i quali ripetutamente con allissiiiK» amore umanitario e con pallia carità trattavano le interessanti questioni dell'educazione ed istruzione elementare e tecnica; dei ricoveri, ospizi e manicomi ; degli asili per l'infanzia; delle isti- tuzioni caritatevoli ; delle società d' incoraggiamento, previdenza e mutuo soccorso; dei giovani industrianti; dei giovani traviati; dei sordo-muti ; delle scuole domenicali o festive ; in fine del miglior modo a premiare con retto intendimento ogni tratto di spontanea virtù, jier destare ima cara emulazione, sempre foriera di avan- zamento nel mondo morale ! La quale emulazione riceveva novello impulso dalla Sezione, mercè quei giustissimi encomi ivi tributati ad ogni uomo in cui al- berghino sensi di generosa ed operativa pietà. Ed in vero, chi non si sentirà voluttuosamente trascinato dall'ansia d'imitazione, uden- do proclamare i contemporanei benefattori dell' umana famiglia con espansione, amore e veneranza? Chi ai nomi celebrati di un Monsignor Canova, di un Padre Assarotti, di un Padre Ferretti, di un fra Paolo >hn'chi()iidi e del piissimo Padre Cataldi non griderà nell intima sua coscienza: .-//i potessi fare alUctUiìilo? Si, rispettabili Colleghi; l'esempio del bene è un contagio po- tente, attivo, singolarissimo! le laudi all' ecclesiastico, che sue cure consacra in sollievo dell' infortunio ed in esordio di virtuose ope- re, sono leva gagliarda all' imitazione; conciossiacliè sotto (|ual- sia influenza di tempi, di civiltà, di religione e di nazione, il sacei- dozio avrà scm|)re nel movimento morale quel primato che la I*ro\- videnza Celeste gli assegnò, e che non è dato all' uomo di togliergli! Se la Sezione nostra nuli' altro avesse iniziato ed illustrato, for- se le cose dianzi descrittevi basterebbero alla di lei gloria, al di lei convincimento. Ma, come Sezione d'Agronomia e Tecnologia, volle — V'O- di vari argoiiicnli che le coinpeloiio agitare quesiti, muovere dubbi, consigliare esperienze, proporre concorsi. Ed in falli noi tiattaninio il dil'iicilc argonienlo della semina- gione o piantagione del grano, che è il primo alimento dell' uniaii . genere ; dei meliloli, dei trifogli e degli altri foraggi che puunno assicurare superiore ralinicnlo all' utile besliame ; delle' malattie ilelle piante, riv(jlgeiul(> principale I allen/.ione alla golpe del Iru- menta, al seccume delle foglie di gelso, all' insetto danneggiatore degli olivi : ed ognuno di leggieri comprenderà come, suggerendo pratiche profittevoli, o temperamenti altenuanli i danni delle infer- mità eventuali cui vanno soggetti frumento, seta ed olio, che sono piima fonte della ricchezza italiana, noi investimmo tutto 1' econo- mico ordinamento dell'amata penisola! Noi agitammo lungamente la (|uestione dei concimi vegetabili ed animali, studiammo varie teorie fisiologiche pei- applicarle alla ru- rale economia; risolvemmo l'arduo problema della nocuità delle risaie, irresoluto prima da noi; esaminammo una serie di (piesiti agronomo-chiiiiici, legatici dai precedenti Congressi ; pro()onem- mo diversi altri quesiti, cui si annodano le pratiche agricole colle ' sciènze chimiche e fisiologiche. E tpii mi sia lecito tributare azioni di sincere grazie, in nome della Sezione di cui sono interprete, alle benemerenti sorelle nostre la .Sotto-Sezione di C.h'imica e la Sezione ili Botanica, instancabili sci'utatrici dei misteri della natui'a, per il saggissimo concorso pi-e- slatoci nei gravi sludi sopra gl'ingrassi e l'assorbimento degli ali- menti nelle piante; mercè le quali sorelle dilettissime perveninmio a brillanti soluzioni e conclusioni! Siami lecito parimenti fare omaggio di festevole ricordanza al- l' illustre Sezione medica, la quale seco noi, siccome accennai, con anq)Ia indipendenza, scrupolosa coscienza ed analisi severissima, ha com|)ilalo (piel rap|)orto sulle risaie, che diverrà la genesi irre- vocabile di codesta coltura ! Noi dispulammo sovra parecchi allii ([uesiti di meccanica in- dustriale, di pialica riu-ale, di ])erfezionami'nli tecnici ed economici ; In cui delineare mi trarrebbe a (juclla prolissità che mal conviene discorrendo innanzi a voi. Laonde gli Atti parleranno, e le loro pa- gine varranno a perpetuo monumento della saviezza, del buon vo- l<>i'e e della diligenza di nostra .Sezione. ']-i.O Ppiò se molle cose, comunque rilevantissime, per ispirilo di bre- vità debbo tacere; non lo posso in un subbietlo che forma direi cpiasi il complemento delle molte npei-c cui la Sezione ha dedicati i suoi pensamenti. Intendo aceeiuiai'vi 1 enologia italiana, per la quale s'indagarono le cause di decadenza ed i mezzi di risorgimen- to. E comune e dolcissima (Idaii/.a di vedere, all' egida dei pi'oget- tati provvedimenti che si pubblicheranno colle stampe, rigenerata queir industria già per tanti secoli primeggiante in Italia : e se i no- stri voli saranno adempiti, la Sezione agronomo-tecnologica avrà superiormente ben meritato della patria ! Noi agionomi volemmo visitare 1' Agro lucchese, onde esami- nare la coltura, i sistemi e le condizioni; e sicuri che niiuio a no- stra sincerità attribuisca adulazione, dichiarammo, come poco o nulla siavi a bramare in linea di perfezionamenti ; come stupen- do ne sia il metodo e diligentissima 1' esecuzione ; e come, raro esempio di uomo integerrimo cui 1' amore di patria ( benché squi- sitissimo) non accieca, il marchese Mazzarosa abbia nelle sue pub- blicazioni descritta ogni piratica agraria con tale mi esattezza e ve- rità, da servire a modello di qualunque autore che intenda a dipin- gere le cose patrie con coscienza ed indipendenza ! Noi tecnologi volemmo esaminare di questa ospitale città l' in- dustiia e le arti. Ci trasferimmo nelle officine, nelle fabbriche, nei magazzini; ispezionammo i prodotti, interrogammo gli artieri; ed al consolante spettacolo di cotanta intelligente solerzia e raffina- ta industria, appellammo l'operosissima Lucca, la Manchester del- l' Etruria ! Sono questi, o Signori, gli sludi, i lavoi'i e le opere della Sezione di Agronomia e Tecnologia nel quinto Congresso italiano; studi, opere e lavori nei quali essa con fratellevole armonia ha varcalo il periodo di sue riunioni, conservando mai sempre per divisa la li- bertà, per simbolo il progresso, per iscopo 1' umanità, e |)er mezzo l'incremento delle sociali ricchezze! B. P. S.\NGIJINETTI — 7^' — SOTTOSEZIOXE DI CHIMICA La Sotto-Sezione di Chimica incominciò le sue esercitazioni scieiilificlie la mattina del i8, né venne a capo di «|iieste che cui Icrniinare del tempo assegnato. E poiché il suo Presidente mentissimo, il prof. Gioacchino Tad- dei, con calde ed eloquenti parole aprendo le sedute, invocava l'unanime coopera/.ione de' suoi colleglli a vfiler esporre i propri studi e lavori ad incremento e lustro della scienza, ricordando (juan- to Cu fatto nei precedenti Congressi, qual dicevole henevolenza ci accolse ovuncpie convenimmo, e con (|ual fratellevole vincolo ci strinse l'amore degli studi ai quali eravamo diretti ; ciascuno dei componenti la Sezione disponevasi di huon animo a secondare cos'i lodevoli intenzioni, ed a mostrarsi degno d' appartenere a (jucsta terra prediletta non solo dagli uomini, ma ancora dalla stessa na- tura. Talché nel hreve corso delle sedute preslahilite, durante le (|uali r ordine e la buona armonia ne furono compagni indivisilti- li, il tesoro scientifico si è di molto accresciuto, sia per le impor- tanti comunicazioni che sono state fatte, sia per le fruttuose discus- sioni che hanno avuto luogo sopra argomenti, che richiedevano di essere e sviluppati ed estesi. K queste comunicazioni e discussioni avevano rapporto non tanto alla j)arte sperimentale della scienza, e del suo matei'iale, quanto anche alle sue applicazioni; di maniera che può ben dirsi, che tutte le parti della scienza medesima ne sono state egualmen- te interessate. Sicché dovendo render conto in questo giorno solenne di tulli ((uesti importanti lavori, io lo farò con brevità, disponendoli in (|uel- r ordine il più approssimativo allo scientifico. Per questo occupa il primo posto tuia comunicazione relali\a al gas protossido di nitrogeno; composto binario assai importante lu'lle chimiche ricerche. Essa é relativa a una cognizione più eslesa dei modi di ottenerlo e delle circostanze sotto le quali esso si for- ma. Questo é pertanto un fatto di qualche interesse dovuto alla instancabilità del marchese prof. Cosimo Ridolli, che premurosa- ment<> alla Sezione lo esibiva ; ed é anche di qualche interesse, pe- ■J-X'X rocclit' tla esso veiiivasi a stabilire, conti'o l'opiiiionc di alcuni du- niici, essere piombo unito a qualche altro metallo, e non solo car- bone, il residuo nero lascialo dallo zinco del coniniercio, allorché \ien disciolto nell acido solforico Il Principe Luigi Bonaparte esibiva i suoi lavori sul didiniio, sul cerio e sul tantano, i (piali costituiscono una scoperta di somma utilità, e feconda di bellissime icsultanze. Esso di certo addita al chimico investigatore una via facile per raccogliere nuovi fatti. Quindi la esposizione, che lo stesso Bonaparte faceva di queste so- stanze metalliche ossidate, rare per loro slesse, e ridotte al massi- mo di purezza, non j)0teva esser riguardala che come una novità. Poi lo stesso Principe additava il modo speditivo con cui otte- nere l'acido lungslico, e 1' azotato d'uranile, 1' uno e l' altro oggetti non indifferenti nello studio della scienza, e 1' uno e 1' altro da es- so lui presentali alla Sezione nel loro massimo grado di purezza. Né di minor valore è una serie di osservazioni, che comunicava il chimico reggiano Giuseppe Selmi, sulle reazioni tra l'iodio e il cloruro mercurico, l'acido arsenicoso, l' ossidt) d'antimonio, e il tartaro emetico; avvegnaché queste osservazioni possono valere a stabilire utilissime pratiche, ed a spargere molla luce sopra un ge- nere esteso di chimiche combinazioni : lo che già si avverava in una lunga discussione cui diedero luogo. Ma lo studio dei valerianati, dal Principe Luigi Bonaparte pre- sentato, arricchisce non tanto il tesoro preziosissimo delle chimi- che cognizioni, e la categoria dei prodotti chimici conosciuti, (pian- to la terapia di mezzi validi ed efficaci a vincere delle infermità. Il prof. Pirla faceva conoscere una numerosa serie di fenomeni da esso lui ollenuli e studiati rispello alla salicìna, e alle metamor- fosi di cui questa materia é suscettibile. Essa in fatti forma il sog- getto di moltissime considerazioni : i di lei principj costituenti e il modo di comportarsi con diverse sostanze, la qualificano come un materiale singolarissimo. Quindi la saligenlna, l'clicina, e due acidi particolari provenienti dalle molle trasformazioni cui va soggetta la stessa salicìna, sono altrettanti ac(piisti della scienza, tutti dovuti al |)rof. Pirla, il quale faceva di essi la più chiara dimostrazione, e la pili estesa esposizione. Discussioni animatissime susseguite a ciò servivano a spargere •Udita luce intorno alla formazione degli acidi e corpi coniugati. — 'Jl'ò — L' ematosiiia ilei san{,'UL- già riconosciuta dal prof. TacUlei jht un acido particolare, e da lui distinto col nome di acido emapla- sticn, mentre veniva ricordata dal Calamai come oggetto di molta importanza, il chimico Stagi latamente la faceva conoscere in tutti i suoi rapporti. Essa di certo non può clic interessare non tanto la Chimica (pianto la Fisiologia e la Patologia, ogni qual volta si ahhia riguardo alle misteriose funzioni cui è destinato il sangue, del cpiale è dessa una delle parti essenziali. E poiché ogni studio che si porti sopra le concrezioni morbose della specie umana tr)rna a vantaggio della specie istessa, in rpiesto il chimico Sbragia ha pagato il suo obolo, coir analisi da lui esibita di alcuni calcoli biliari dell' uomo. Né meno oda valutarsi l'intenzione del prof. Biasoletto, il rpia- le, dovendo noi riunirci alla Sezione d'Agronomia in un con ipiella di Botanica per discutere sopra gì' ingrassi, ci parlava dei materia- li che fanno parte dei vegetabili, e che concorrono alla loro orga- nica costituzione. il chimico Clementi di Padova comunicava notizie intorno l'aro- ma della vainiglia; su dì che una Commissione composta del pro- fessor Pirla e del Principe L. Bonaparte, referiva essere importante il soggetto, ma abbisognare eziandio che il Clementi stesso lo svi- luppi e lo estenda. E il prof. Grigolati esibiva i suoi sludi sulla fìllirìna tratta dal lilliitro : materiale, che se non è rigorosamente identico alla cinco- nina per caratteri chimici, non se ne discosta d' altionde per le sue virtù antiperiodiche. Ma se un nuovo materiale di proprietà straordinarie sia da va- lutarsi, se la cognizione di queste proprietà sia un fatto importan- te per la scienza, noi ravvisiamo tutto questo nella echidniiin i ma- teriale mortifero del veleno viperino, isolato e studiato dal Principe Luigi Bonaparte. Era questo un lavoro che egli consacrava a questa riunione. E cos'i la Chimica ha veduto in tpiesta bella e ricordevole circostanza accrescersi l'elenco de' suoi prodotti organici; ha ve- duto altresì nel veleno della vipera, (piello che possibilmente scuo- j)rirà in altre matei'ic organiche complesse, come, secondo quello ne diceva il Calamai, sarebbe a modo d'esempio il materiale attivo e mortifero della così detta rabbia, nella saliva degli animali di- venuti rabidi. 9' — 7^4 — Il prof. Peiego faceva conoscere una reazione del camaleonte minerale sugli oli grassi, ed il dott. IMenici un'altra reazione affatto nuova della mannìte sul borato di calce. La Sotto-Sezione ravvisando in queste comunicazioni la possibilità d' importanti scoperte, racco- mandava al prof. Perego il seguito delle sue osservazioni ; e quanto al dott. Menici, riportandosi al rappoi'to della Commissione nomi- nata per esaminare quel lavoro, e composta del Principe Luigi Bo- naparte e del prof. Puccinelli, sollecitava i chimici a profittarne per l'avanzamento della scienza. .\ltre comunicazioni che venivano poi fatte dal cav. Adorno, una sull'esistenza dell'arsenico nei calcolar del commercio, e l'altra sulla reazione tra il mele e 1' ossido di ferro, formavano il soggetto di molle riflessioni; le (juali, mentre da vni lato sollecitavano ad es-- sere cauti nella scelta dei mezzi tei'apeulici, dall'altro servivano a spargere molta luce sulle trasformazioni, cui van soggette molte materie organiche. La parte sperimentale delle scienze tutte, se è bella ed istrutti- va, è altres'i utile e necessaria. La Chimica specialmente, che si è eretta in scienza sol per opra della sperienza, si è anche per opra di essa che ognora s' ingigantisce. Quindi nessuno fra i chimici può acquistar maggior titolo di riconoscenza di coloro, i quali pro- curano di estendere questa parte così importante, da cui ne emer- gono le più utili applicazioni. Rendevasi pertanto benemerito il giovane farmacista Bonjean con una sua comunicazione intorno a un modo da lui trovato per scuoprire l' iodio, o i composti di questo corpo aloide contenuti anche in frazioni minime da (pialunque li([uido incoloro. La (jual cosa veniva pur confermata ed ampliata dal Calamai e dallo Stagi con sperimenti comparativi da essi a bella posta istituiti, e dai qua- li è resultato doversi di fatto preferire ad ogni altro nella ricerca dell' iodio, il metodo Bonjean. i\è meno benemerito poi si rendeva il doli. Serafino Capezzuoli con indicare la via più brev«, e sicura ad mi tempo, onde ricono- scere e constatare la presenza dello zucchero nell' orina dei diabe- tici. E sebbene vi sia altro metodo conducente al medesimo inten- to, ([nello fisico del Biot, fatto in (lucila circostanza estesamente conoscere dal prof. Majocchi, pur tuttavia la Sezione riguardava il lavoro del dott. Capezzuoli, cui dava la preferenza, come un impor- — 7^3 — laute servigio da ([iieslo cliimico reso alla Patologia, e come un ac<|iiisto non indifferente per la Chimica; come lo fu la mucome- Irìa orinaria del pi'of. Taddci, della <|iial<' pure si è parlalo e dal Ca- lamai e dallo Stagi, facendone, specialmente ([uesl' ultimo, le oppor- tune dimostrazioni. Ma uno dei lavori in questa categoria, 'clie più d'ogn' altro fissi l'attenzione del (ilosofo non die del solo chimico, si è il modo di riconfìscere e differenziare il sangue umano da (]uello degli altri animali. Questa scoperta dovuta al prof. Taddei, del quale la scien- za si ha cotanto a lodare per 1' instancahililà con cui ne cerca l'avanzamento, era essa piu'e destinata per f|uesta riunione. E(|uan- tunipie a (piesta Sotto-Sezione il Taddei non ne presentasse che la sola parte materiale del processo, pure la Sezione stessa seppe al- tamente apprezzare il merito della scoperta, mostrandosi perciò all' autore grata e riconoscente. Il dolt. Capezzuoli es])oneva inoltre delle ricerche fatte sulle uova dei gallinacei per notare (piali variazioni suhisce il grasso nella loro incuhazione, e cpiindi nel pulcino che ne vien fuori; ed aggiungeva non semhrargli il grasso destinato a compiere ne- gli animali quel solo ufficio assegnatogli da Dumas e da Liebig, (piale è (piello di servire alla comlnistionc organica. F. la discussio- ne insorta in questa occasione, mentre dilucidava le dottiine a ci(> relative, faceva nascere nuove idee, che non possono rimanere in- feconde di utili resultati. E il Calamai offriva finalmente osservazioni e fatti da esso lui raccolti intorno alla fosforescenza delle ac(pie del mare, nello scopo precipuo di offrire alcun che il (piale potesse contribuire alla solu- zione del problema, se cio(' la luce emessa da molli animali sia il resultato di una semplice reazione chimica, ojipure 1 insieme di (pie- sta, e dell'azione vitale : intorno a che il prof. Biasoletto faceva esso pur dono di notizie da lui raccolte; sicché aperta lunga ed anima- ta discussione, si concludeva essere il fenomeno della fosforescenza degli animali, conforme opinava il Calamai, strettamente legalo al- le forze vitali. Tali sono in coni|)eiidio i principali lavori di cui la Sotto-Sezio- ne di Chimica in (piesta (piinta unione si ('• occiqiata. .\ (piesti, se la brevità imposta dalla circostanza lo permettesse, sarebbero pur da aggiungersi i molli frulli che se ne colsero mercè le ripetute discussioni suscitate in varie seilule successive sui prodotti della combustione, e sulla economia del calorico, non clip sulla miglior lahbi'ica/.ionc del carbone; soj^gelto di studio, il (juale concorde- mente fu reputato della magijioi'e impoi'tan/.a nel momento attuale in cui si penuria di combustibile; e sarebbe pur da aggiungersi il resultato della lunga ed interessantissima discussione, che alla Se- zione di Agronomia fu agitata sopra gl'ingrassi, discussione cui prese j)arte attivissima (piella di Chimica, per convenula riunione delle due classi. Ma non ])osso tacere che oltre tutto rpiesto ebbe luogo un'in- terpellazione |ìer parte del dott. Chiari relativa a una di lui fab- bricazione incipiente di solfato di magnesia, all' oggetto di averne gli opportuni e necessari schiarimenti; che materie disparate fu- rono poi, al volgere degli accennati argomenti, soggetto di studio e di recij)roca istruzione; e che finalmente si ripeterono sperimenti, e si proposero nuovi studi per la veniente unione scientifica. Sicché non temo di errare concludendo, essere stata la Sezione di Chimica assai operosa. I falli che essa ha raccolto, così come è dato a tutti di giudicare, sono di non poco valore. E vaglia il vero, essi sono tali e cosi fattamente numerosi, che non possono non contribuire all'incremento della scienza! Perciò ogni membro di questa Sollo-Sezione pago e sodisfallo, lasciava le adunanze sotto questo bel cielo non così facile a dimenticarsi, come quell'operaio, il quale si vede largamente rimunerato della propria fatica. Prof. Luigi Calamai SEZIONE DI GEOLOGIA, MINERALOGIA E GEOGRAFIA Nel Congresso scientifico di Lucca la Sezione di Mineralogia, Geo- logia e Geografia non è stata meno operosa che ne' Congressi |)re- cedenti. Fin dalle sue prime adunanze poneva in campo e discuteva di tali quislioni, che assai lume doveano spargere su la struttura fìsica della nostra penisola. Molte scritture si leggeanoe di non lieve argomento. Si faceano utili comparazioni tra le masse minerali che rilevano dal piede delle .Mpi al Capo Spartivento. K per dir tutto in breve la nostra Sezione ha ordinata quest' anno la tela, nella quale esser dovrà rajipresenlala la Carta geologica italiana, e molle fila — 7^1 — lia liiate che dovranno riempirla : il qual lavoro sarà il soggetto (lesiileralissinio tielle l'iiinioni avvenii'c. Se rjucste cose son vere ne rciulerainio lede coloro che le nostre adnnanze hanno onorato, e mollo più le brevi e particolari notizie che tpii facciamo conoscere. Apriva le nostre adunanze il Presidente marchese Pareto con caldo e passionalo discoi-so, col (piale jjroponcva alla Sezione le materie che poleano occii|)arla con utile nell'esame de' monti che sono presso a Lucca, dove molti geologi italiani e stranieri eveano alla scienza ac(|iiistate di belle e lucidissime verità. Dipoi il sig. (Jraberg de Hemso leggeva pregevolissimo sunto storico de' piogressi della Geografia nell' ultimo anno, in continua- zione di altri lavori sìmiglianti da lui letti ne' Congressi passati. Soi-geva indi una quistione sopra le differenze di età «lei calcare secondario degli A])enniui; soggetto non ancora ben chiaro della Geologia italiana, e spezialmente privo di quella unità eh' è neces- saria a' confronti. Nella quale quislione recavano i fruiti dei loro studi il marchese Pareto per l' Apennino ligui-e, il sig. de Zigno per le Alpi venete, il prof. Paolo Savi per le Alpi apuane, il pro- fessore Pilla per l' Apennino napolitano. E porgeano lume al proposito i signori Omalius d' Ilalloy e G()(|uand, compai-ando il calcare dell' Apennino con quello del mezzogiorno della Francia e de' Pirenei. Il carbon fossile trovato non è guari in Maremma dava alla Se- zione materia di gravissima importanza. Ella esaminava diligente- mente la collezione delle rocce recate di (piel |)aese dal direttore dello scavo sig. Pitiot, e conveniva tutta in cpiesta opinione, essere (piel combustibile un vero litantrace, ma aver giacitura in un ter- reno ierziari(j medio, e ciò non esser contrario a nessuna massima fermata nella scienza. Variando la materia delle precedenti adunanze, lo scrittore della |)resente relazione leggeva un suo lavoro sopra la produzione delle /iantine ne' vulcani, e sopra le conseguenze che se ne possono tirare. Seguiva una lettura del sig. conte Paoli sojira la origine delle terre paludose itnlinnc, le «piali ei fa derivare da bassezze cagionate ne vari periodi del sollcvauiento aj)eiininico per un moto di alta lena. Questa gravissima ricerca apriva il campo ad una quislione, la (piale era tolta a chiarire dal Pareto, dal Savi, dal Balbi, dal ge- neral \ acani, da Giorijini Carlo e dal Pilla. — 7*8 — Alcuni (lenti fossili trovati nelle rocce carbonifere di Monte Bam- boli in Maremma erano secondo i lumi dell' Anatomia inveslifjali dal nostro collei;a Savi. 11 quale gli riconosceva appartenenti ad uno de' j;eneri perduti della famiglia de' pacliiilermi, diverso dal paleolerio e dall' anaploterio, ed in j)arle aflìuc all' antracoterio di Cadibona. il dolt. Salvatjuoli, liberando la promessa l'alta nel Congresso di l'adovaf, presentava alla nostra Sezione gli avanzi di ossa umane trovati nel Capo Argentare insieme con residui di altri animali, con concbiglie marine, e con anticbi oggetti d'industria umana. La Se- zione non deliniva 1' età di quelle ossa per la loro mescolanza con specie animali viventi ora nel paese dintorno. L'industria metallurgica si va estcudeudo ogni giorno in Italia, e principalmente in Toscana, la quale può cliiamarsi In Sassonia della nostra penisola. A fine di giovare a quell' industria il conte Serristori proponea si verificasse lo stalo suo attuale in ogni paese italiano, e le notizie raccolte si publdicassero innanzi il futuro Congresso milanese. La struttura fisica delle isole die si alzano di fronte alla costa toscana era stata bene illustrata da molti valorosi geologi italiani e stranieri. Riinanea qualclie desiderio sopra la composizione delle più piccole di tali isole; ora questo è cessato per le importanti os- servazioni del nostro Presidente marcliese Pareto sopra le isole di Pianosa, di Monte Cristo e del Giglio, e per le belle carte die di (|ueste isole lia rilevale. I candidi marmi carraresi, fra' (piali si vive il nostro collega (iiiidoni, son sempre soggetto dc'suoi studi. F.gli aveva già fallo co- no.scere la loro vera natura con la sco|)eila de fossili della Spe- zia. Ora toglie a illustrare la loro struttura cristallina, facendola derivare da azioni lente eletlro-magnelidie. Il quale suo pensa- mento ei conforta di non ispi-egevoli fatti in una scrittura rimessa alla Sezione. II sig. Dini presentava al consesso alcune ortocere ed ammoniti trovale nel calcare di Sasso Rosso presso Corfiiio. La scoverla di tpiesti fossili era da tulli giudicala di grandissima importanza, e dava materia ad alta quistione di Geologia generale. Fra' nostri colleglli sono stali alcuni geologi stranieri di bellis- simo nome. Noi dobbiamo sapere lor grado jier la cortesia con — 7*9 — la <|uale ci sono stati larghi di ior lumi nelle quislioni riguardanti la nostra penisola. Le nostre ailunanze sono state interrotte da due gite che ahhia- nio fatte ne' monti pisani, e nella valle di Seravczza. E l'una e l'al- tra st)no riescite profittevoli alla scienza, per la luce che vien fuora dalla comunicazioiie delle idee e dal loro esame in presenza de' fatti. Molte opere, carte geografiche e sostanze minerali sono state jnesentate alle nostre sessioni. Fra le quali meritano di essere ri- cordate con lode gli Kleinciiti di Geografia del IJalhi, gli F.lcnienli di Geologia del sig. Omalius U' llalloy, la gran Carta dell' Italia del Zuccagni Orlandini non è guari condotta a termine, la Carta di Marocco del Griiberg de Hemso, le Carte topografiche delF Agro pisano e lucchese dell'ingegnere Piazzini. E tra' minerali vanno nominate le rocce carbonil'ei'e di Maremma, ed i minerali di Cina- bro di Ripa nel Pietrasanlino. Così chiudevasi la Sezione di Mineralogia, Geologia e Geogra- fia del presente Congresso. Dalla quale ciascuno se n'è ito con co- noscenze maggiori che innanzi non avesse. Perocché il geologo di Piemonte e di Lombardia ha scambiato i suoi frutti intellettuali con (|uello delle Sicilie, dando all' uno e all' altro la mano il colle- ga di Toscana e di Komagna. Vantaggio preziosissimo che farà sem- pre benedire (|uesta nostra santa istituzione, ed augurarle ogni anno prosperità e fori mia maggiore. Prof. Leopoldo Pilla SEZIONE Di 1Ì0T\MC.\ E FISIOLOGIA VEGETALE La Sezione di Botanica ebbe compenso al corto novero de' suoi membri nella importanza delle Memorie, delle verbali comunica- zioni, nei doni di libri, di jiiante, e nelle discussioni temperatissime, che v' istillarono una vita non meno utile che dilettosa. Il Colmeiro ne fu cortese in più adunanze di una Memoria sulla Flora spaglinola, dicendo prima storicamente sui progressi della liolanica, clic furono lenti o rapidi, secondo che la pace o le rivol- ture cittadinesche diversamente governarono i destini della Peni- sola ibera : (|nindi ragionò sul modo di venire alla migliore forma- zione della Flora predetta. Il Tassi scrisse e parlò sui cirri delle — ^]'^0 — cucui'bitacee, sosteneiulo non essere slipiile ma rami degenerati; (luesto soggetto venne lumeggiato da Antonio Targioni Tozzetti ; e il Pai-latore con disteso ragieltii pu- pdlare delle Razze. 11 sig. dott. Duranti presentava due preparazioni l'una sugli or- gani genitali dell' Oryctcs, l'altra sui genitali maschili del Lura/ius cen'us, le (|uali potevano servire a togliere di duljhip 1' esistenza delle capsule spermatiche, passate sott'occhio ad insigni anatomici, per la mancanza delle quali si separò la famiglia degli Scnrabeidi da quella dei Lucaiudi. Il sig. cav. Bassi leggeva un Sunto de'propri studi sulle funzioni degli, organi genitali degl' insetti, da lui osservati più specialmente nella Bombyx mori. Con esso intratteneva in particolare su quella parte degli organi femminei che dall' Audouin fu detta borsa copu- latrice; ci ricordava come da quell' autore fosse emessa l'opinione, che quella vescicola serviva di ricettacolo al seme depostovi dal maschio; parlava delle obbiezioni fatte a quella teoria da vari ana- tomici contenqioranei ; ribatteva gli argomenti da questi impiegati per rigettarla; annunziava che la destinazione della vescicola è in- dubbiamente attestala dagli zoospermi, che vi si rinvengono dopo l'accoppiamento; ne mostrava l'identità con quelli che ritrovansi negli organi genitali maschili, dei quali descriveva la condizione e lo sviluppo; ricordava le opinioni degli antichi anatomici sulle fun- zioni di delti organi da lui descritti, e terniinava col rivendicare al- l' italiano Malpighi la prima loro scoperta. I signori dott. Giolo e dolt. Filippo Pacini di nuovo leggevano, r uno Sulla vera sede del moccio, 1' altro ( il Pacini ) Sulle relazioni dell' apparecchio di It'eher colla midolla spinale nella fanuglia de' Ci- prini. Descritto l'apparecchio di Weber sulle tre prime vertebre cer- vicali; mostrata la sua connessione alla vescica natatoria; descritti i tre ossetti che lo compongono ( martello, incudine e staffa ); fatto — 735 — osservare che questo autore jxme mi tale apiiaieccliio in rapporto coir oifjaiio dcirndili); dinioslrava con due Itcllissiinc pi-epara/.ioiii come dello a|)i)arcccliiu non sia in relazione coli' organo dell udito ma col midollo spinale. Descritte di fatto minutamente ed esalta- mente le parli che aveva scoperto (un anello libroso, un canale anu- lare, un (juarlo ossetto); concludeva che l'apparecchio di Weber, con quanto egli vi ha scoperto ed aggiunto, sia un vero apparecchio di relazione; un sensorio destinato forse a far conoscere all'animale il grado di profondila in cui sta inmierso. A questi interessanti lavori si allernavano delle notizie risguar- danti i progressi della Zoologia, che il sig. Presidente si faceva pre- gio di comunicale alla Sezione, ricevute per mezzo di lettere, e dal Iienemerilo sig. Francesco Baldacconi di Siena; e dal sig. Conlariui di Venezia; e dal sig. Uasch di Cristiania; e dal prof. l\up|)el di Fiancfort; e dal Principe Neuwied; e dal dolt. Nardo Domenico; e dall' illustre sig. Oken di Zurigo, e da altri: le finali notizie anieniz- zaudo le nostre adunanze ci mettevano a portala di quelle i-ecenti scoperte, le (juali, per mancanza di mezzi, non pochi forse avrebbero o ignoralo sempre, o troppo tardi riconosciute per dar moto e pro- gressione consecutivi alla scienza. .\nche il sig. Pielruski di Padhorodu di Galizia ci amenizzava con una sua Memoria ( mercè la gentilezza del sig. cav. Schmid che dal- l'alemanno nella nosti-a favella la Iraduccx a) Su/In jiro/Migtizione (Icir Orso comune; additandone i costumi e le abitudini, e distin- guendone quattro specie distinte, desunte non solo dai suaccen- nati costumi ed abitudini, ma anche da caratteri anatomici. Lo sles.so sig. cav. Schmid per conto proprio, leggendo sul para- silismo di un Iincnoitcro, narrò come gli venne dato di osservare un insetto (lo Sphex spirifex) nell'atto che costruiva un nido; se- gnò il tempo; investigò il modo di sua costruzione, e 1' approvigio- namenlo, e le ([ualilìi del cibo che vi recava, e come il preilava : colle quali pazientissime indagini conchiuse : I ." Che alcune specie di Ditteri attaccano i ragni ( cibo di lo- ro predilezione ) anche quando (piesli trovausi in pieno stato di saliUe: •i.T.he lo Sphex spirifex sceglie di preferenza per approvigio- nare il suo nidrt quc' ragni che ' trovandosi già infestati tla parasi- ti ), sono per conseguenza incapaci di opporgli alcuna resistenza. — 736 — Il sig. dolt. Falgiiera, con mia sua scrillura Su/ />ni/c//iio .wnsi- tho, ci trasporlava il pensiero nei campi della fisiologia della mente, e eoli ardita ijiotesi tentava di cliiariine ideolojjicameiile i misteri delle sue associazioni e della sua polen/.a, esleiidenduli aiiclie alle azioni degli animali. Il l'acini per lo contrario, ritornando con nuove indagini sopra i suoi luioi-i organi da luì scoperti nel corpo umano, ci richiamava l'attenzione a novelle osservazioni uUimameiitc fatte sugli organi slessi, e sopra la primitiva fibra nervosa che nel corpuscolo slesso vide e insinuarsi e perdervisi. Il dolt. Uiholi, passando da questo freddo positivismo all'argo- mento di sua predilezione, la Frenologia, svilujipava fl/c«n«y9/-/«c//y generali per mezzo de' quali ognuno potrà misurare e precisare gli istinti e le propensioni, le altitudini e le tendenze a cui tutti si sen- tono piti a meno inclinati. Partendo dai mutamenti fisici, che nel- r uomo succedonsi ad ogni epoca della vita, stabiliva con questi mutamenti potersi riconoscere a priori i." la forza della vita istinti- va; ■).." la grandezza della vita monde; i." la potenza della t'ita intel- lettiva relativamente d' ogni individuo. Ammetteva che come avven- gono i mutamenti della persona, visibili ad ognuno, succedano in egual modo o primitivamente o contcmporaneamenle gli stessi pbm- sibili mutamenti in rjuella parte del nostro corpo, che dirige quasi esclusivamente ogni nostra azione ; [W capo ; e qui, diceva, bisogna considerarlo non come organo semplice ed iuesjilicabile, ma come organo complesso; diviso anatomicamente in apparati ed in siste- mi diversi e distinti; incaricato, e incaricati in ragion diretta e delle classi e di sua perfettibilità; tanto in ispecialità, che in massa; sì in istato fisiologico, come in istalo patologico; della piìi niiiiuta e di- stinta, o delle più minute e distinte funzioni della mente. Parago- nabile, o paragonabili nella loro sublimità e nelle loro diverse forme, ( gli si passi r idea ) a (|iicllc, che ognun conosce, più o meno sol- lecite, più o meno perfette, di secrezione, di riparazione, di ripro- duzione ec, prese nel senso lato della parola); e che in essa tanto il continente che il contenuto abbiano ad essere soggetti alle stesse leggi di ogni altra parte del corpo. Partendo da (jiiesto generale principio riconosce i cangiamenti a seconda delle///, ìXìÀV esercizio, e delle malattie; e a seconda di essi, creando una nomenclatura, dei gradi di svolgimento ti' ogni singola facoltà, ammetteva potersi rico- — 7^7 — iioscere dai medesimi, o col mezzo dei iiiedesiini i temperamenti, senza perdersi in ipotesi di fluidi e di correnli, e senza voler rin- tracciare, die sia il pensiero nella sua essenza, o 1' anima nella su- hliiiiilà del suo essere. Ai mezzi l'elici con cui ella fa conoscere le sue fac-ollà, e^-li richiamava l'allenzionc e il riilcitere; e voleva ognu- no si convincesse die anche (piando dalla nostra fisica conforma- zione non si hanno risultamenli fisici, l'anima non cessa di essere nel suo principio suhiime. A queste interessanti letture aggiungete che per due volte la nostra Sezione a quella di Botanica si univa allo scopo di discutere un Piano di noineiicidliini, proposto per la prima volta in Padova dal Principe Bonaparte,/)e/ due regni animale e vegetale, per veder pure di migliorare anche da questo lato la scienza. Lo stesso Principe Bonaparte finalinunte depositato sul tavolo il suo lavoro sui Jlammifeii, sui Rettili, e sui Pesci, additandone par- titamente dei brani invogliava la Sezione a riconoscerlo per esteso; la quale, mossa dall'avidità d' istruirsi, l'eccitava a renderlo di pu- hlico diritto. La quantità e 1' utilità delle comunicazioni, la libertà e la tran- quillità con cui furono esposte e discusse, mostrarono (piella leale fratellanza, che il vero saggio degnamente innalza e sublima, e po- sero a luce di limpido sole l'ardente brama, che candidamente ave- va ognuno di scoprire esclusivamente il vero, per farne Irono lu- minoso alla scienza. Dott. TlSIOTEO RiBOLI SEZ10\E 01 F1SIC.\ E MATEMUICA La riunione dei fisici e matematici presieduta dal cav. Gaetano Giorgini, cospicua per uomini eminenti, sostegno delle scienze in Italia e decoro della patria comune, apriva le sue adunanze nel (plin- to Congresso scientifico italiano, lieta della speranza che nuovi lumi del vero brillerebbero dal suo seno. Le idee maturale nel silenzio (lei gabinetti s' ap[)restavano al cimento della |)ubblica discussione fra degni giudici e competitori, i quali gareggiando col pubblico neir aspettativa, anelavano d'applaudire ad alcun nuovo ed utile frutto delle nobili fatiche dei propri colleghi. Quanto in vero si gio- — 738 — vassero delle cose discorse la IMateinalica pina, la Meccanica, l' Ot- tica, l'Aslronomia, la Fisica speriiiiciilalc e le ajjplicazioniloro, sarà fatto ])alcse dau;li Alti di'l Coiii^irsso, e vie più dalle orii;iiiali Memo- rie che gli autori renderanno di pul)l)lica ragione. A me l'angu- stia del tempo qui solo permette di addurre ini indice delle ma- terie e dei nomi degli oratori : ma il pubblico già consapevole delle cose trattate rivegga almeno ncU' arido sclielelro le tracce tlclla vita che fu. Muoverò io naturalmente dalla Matematica, la quale mentre ci pi'cpara allo studio complesso della natura, aspetta che ne siano resi adulti i rami diversi per rannodarne i tralci, e segnare colla misura delle sue applicazioni i gradi dell' avanzata loro cultura. Dirò aduncpie come il prof. Pacinotti rendesse nota un'operazione da esso chiamata estrazione dei fattori, colla (|uale si trovano i fat- tori anche approssimativi di un numero dato, allorciiè si conosco- no le differenze loro reali. Modificava il prof. Obici 1' equazione delle curve di second' ordine, mirando a una migliore analisi lo- ro. Mandava il prof. Bonazia le sue ricerche sull' integrale gene- rale delle equazioni lineari a coefficienti costanti dato per le fun- zioni simmetriche delle equazioni algebriche. Ci apportava d' Ale- magna il doti. Borchardt, conqìosti d'integrali ellittici, gl'integrali di certi sistemi d'equazioni differenziali non lineari, da cui ritrasse la formula d' integrazione del Gauss, e quella di trasformazione del terz'ordine scoperta dal Legendre nella teoria delle funzioni ellitti- che. Il prof. lacobi finalmente, che in addietro enunciava in un Congresso britannico un teorema generalissimo di Meccanica razio- nale, svolgendone gli estesi usi in quella scienza, muoveva di Koe- nisberga a dichiarare in un Congresso italiano il Lemma analitico su cui tutta riposa quella bella scoperta. Colle formule dell' equilibrio dei sistemi rigidi scioglieva il pro- fessor Barsotti vari problemi di statica, spingendo i suoi passi oltre i confini tra cui furono lasciate da illustri matematici siffatte questioni. Venuto ieri il prof. Mossotti a svolgere il parallelo fra gli spet- tri prismatici e quelli ottenuti coi reticoli di Traunliofcr, questi scevri dalle alterazioni prodotte dal passaggio dei raggi per \\u mezzo rifrangente agli altri |)referiva, come speltri normali per ben ricouoscei'e la composizione della luce naturale, le relazioni — 7^9 — che esistono fra le lunghezze tleHe ntiihilazioni nel vuoto e nei- i' aria de' vari suoi raggi, e i luoghi occupati da essi nello speltro. Mentre poi, com'è nolo, !' iiilensitii di luce varia senza sininielria da mi' estremila ali altra dello spelilo piistnalico, trovava egli elie in <|uello del reticolo è la luce sinuiietricaniente distribuita intorno al mezzo del color giallo, mezzo a un tempo dello spettilo, luogo dell' intensità massima, e cpiello da cui la tolalilà della luce rimane divisa in due parli eguali. iNè gli venne meno il potere d'esprimere con semj)licissiiiia formula la relazione fra le lunghezze delle ondu- lazioni dei raggi e le disianze a cui si trovano essi dal eeiiln+. e cjuindi dei colori corrispondenti : trovati e idee cui la Sezione fa- ceva plauso unanime. Poco innanzi aj>plaudiva egualmente a colui, che dopo tante scoj)erte analogie tra la luce e il calorico raggiante leggeva, come operando sopra un raggio solare scomposto da un prisma a super- ficie molto più angusta di quelle anteriormente adoprate, e valen- dosi il' un corpo termoscopieo che solo occupava una solili zona longitudinale dello s|)ettro j)rodollo, ne desumesse contro i l'esullali precedenti dei fisici, che nello speltro solare il massimo calore non è mai neir interno dei colori, ma sempre sull' estremità rossa, cpia- lora si considerino le sole zone colorate del Newton : e che pertan- to, malgrado le alterazioni osservate nelle temperature delle zone inferiori dello spettro, le azioni calorifiche dei raggi luminosi man- tengono costanti le mutue loro relazioni d'energia, traversando le lamine e i prismi di qualsivoglia sostanza diafana e scolorata. Ognu- no ha inteso che qui si parlava del cav. Melloni, il quale dicendo di riserbare per altra .Memoria le sue nuove indagini sul calore oscuro dell' Ilcrschel, annunziava tuttavia andai'si vie più confer- mando la già nota opinione, die le raditi zioiii di ciilore oscuro sono l'ere radiazioni iiwisihili di luce. Dai fenomeni della luce e del calore, venendo a quelli dei corpi celesti per cui se n'irraggia l' universo, dirò come ad avanzare le moderne difficili e laboriose ricerche dell" Astronomia siilerea sulla determinazione dei moli propri delle stelle recasse il cav. Bianchi, brano di una sua più vasta fatica, le posizioni medie delle prime 'io fra le rt.-M stelle fondamenlali del catalogo del celebre Piazzi. Dal loro confronto colle corrispondenti del Bradlev e del Piazzi mede- simo inferiva, olire ad altre notevoli conseguenze, non essere uni- 93 — 74o — forme il inoli" inoprio di alcune di esse, e forse nemmeno rettilineo, a])|)ai'eiKlo invece sensibilmente varialo eiilro un inlcrvallo minore (li in) secolo: apparU'iicrc in (|iianlil;i silTalla vaiia/.iimc individiial- menlc agli aslri che ne sono alìcUi, nò sembrare sin qui sollt>posla a veruna dipendenza loro scambievole, mentre al contrario appa- rendo essa rispetto alla direzione dei movimenli generale e comune alle accennate stelle, iiiiliclierebbe per questo lalo la sua dipenden- za da una cagione fisica generale. Ravvisate siffatte illazioni dal Giorgini Carlo non discordanti dall'idee del prof. Mossotti sul mo- vimenlo progressivo del sistema solare, soggiungeva cpiesli poter anzi con esso spiegarsi l'accelerazione comune alle stelle del liian- chi, sebbene il piccol numero di tali osservazioni non possa per anco sostenere veruna conclusione generale sulle vicendevoli rela- zioni fra il sistema solare e il sidereo. Poscia dalle regioni tele- scopiclie, ove moslreià il tempo (pianta sia possanza nell' intellelto e neir umana scienza per compiendere e formulare i grandi e re- motissimi fenomeni del crealo, discendendo il Ciancili medesimo a quelli del nostro sistema clie più colpirono 1' attenzione comune, ci narrava die cosa osservasse rispetto all' eclissi solare dell' anno decorso, e alla grande cometa comparsa nel passato marzo: e come inoltre per ben giudicare l'istante in cui un satellite s'immerge o spunta dall' ombra del suo pianeta, si esiga di porre nel fuoco dell'oculare un'opaca lista metallica non guari più larga del dia- metro del |)ianela medesimo, dietro cui possa tenersi celato il costui abbagliante disco durante 1' osservata occultazione. A siffatto ar- tifizio d'Astronomia pratica, la quale ora più clie mai ha d'uopo di squisita perfezione ne' suoi mezzi strumentali per le delicate ulte- riori ricerche, un altro ingegnoso ne aggiungeva il cav. Carlini col suo telegrafo clettio-magnetico, che utilmente adopra a confronta- re neir Osservatorio le indicazioni di orologi a pendolo molto di- stanti fra loro. Scendendo ora ai fenomeniche si spesso funesti avvengono nel- l'atmosfera, mi farò a ricordare con che vivi colori descrivesse il prof. l'erego una tempesta e una tromba, sottoponendo alla medi- tazione dei fisici le projirie accurate osservazioni sulle singolari cir- costanze di que' due tenibili effetti dell' imperversante natura. ^ e- demmo la grandine appena supposta formata nell'atto con t|ualclie lieve asperità superficiale, a tulle le strane conformazioni dal citalo — 7-4' — (isici) e dal iiroC. Dini descritte, agevolinciite ridursi dal prof. Belli nella caduta, mediante la successiva sovrapposizione di gocce li- (piide di vajìore, e talvolta di aghi minimi di gliiaccio, e tal alti'a in virtù delio scoppio de'suoi grani, avvenuto per rej)entini> can- giamento di temperie nel passaggio a men fretlde regioni. Udimmo promossa dal prof. Majocdii la (jucstione sull' analogia li-a il fulmi- ne e la scarica della bottiglia di Leida, e con esso ragionarvi i pro- fessori Malteiicci, Perego, Paciiiotti, Jliclielacci, e il conte Paoli, procedendo anche a conclusioni sulle più utili maniere di parafid- mini. Né tacerò, come intendendo i fisici di nulla trasandare in prò della scienza, premlessero i loro provveilimenli per renderle pi-oli- cua l'ascensione del globo aereostatico, resi infruttuosi dalla picciola altezza e dalla irregolarità dell'accaduto volo. Kiassumevasi inline con zelo ed accordo la proposta del cav. .\ntinori int(u-no a un pia- no di regolari osservazioni meteorologiche per tutta Italia, rispetto al quale facea pure le proprie riflessioni il barone d' Hombres Fir- mas, e il Presidente nominava a compilarlo i professori .Melloni, Matteucci e Majocclii-. Largamente connessa colla scienza dell' elettricità la Meteorolo- gia m'induce ad accennare ciò clic fu discorso rispello all'additato potere universale, il cui intervento sembra esercitarsi nelle più im- portanti e recondite operazioni della natura. Primicramenic il pro- fessore Cassiani cercò di spiegare, mediante la diffusione dell'elet- trico fra la teri-a e le elevate regioni dell' atmosfera, le spontanee oscillazioni degli aghi asiatici, e di sistemi non calamitati posti pres- so a poco nella direzione del meridiano magnetico, raccomandando un sistema asiatico o a debolissimo magnetismo per lo studio di siffatta commutazione elettrica. Dimostrava il prof. Pacinolli che la corrente da esso chiamata secondaria, che già provò percorrere un conduttore formato di pezzi alternati di due metalli al cessare di una correlile [irimaria idroelettrica, C(iriis|)Oiide alla produzione del fenomeno del fretldo generalo dalle correnti in certe situazioni dei conduttori metallici, per modo da potersi ritenere quale un mezzo superiore agli altri fin qui usati ad attestare la presenza del fenomeno medesimo. -Vdduceva il prof. Matteucci nuovi falli on- de mettere vie più in chiaro il parallelo tra le contrazioni nuiscf)- lari e le funzioni dell' organo elettiico della Torpedine; ritenendo rispetto ad esso che ogni suo prisma, ed anche ciascuna delle sue — 742 — jìiuii flementai'i, abbia iiloiioo organismo por pi'od ti fre la scossa, in guisa da doversi risgiiardare la scarica totale della Torpedine come la somma di tulle le scariclie elementari dei diversi suoi j)rismi riuiiili. Inoltre il comparalo esame di questo pesce e ilei (Pillinolo, cui vorrebbe potere unire eziandio lo studio del Siluro, gli sugge- riva nulla esservi di meglio stabilito intorno all'organo dei pesci elettrici quanto il rapporto fra la posizione dei poli e la disposizio- ne dei prismi, essendo costantemente i primi alle estremità degli ultimi. Comunicava finalmente in altra occasione, come principali risultati di sue descritte esperienze suWa />ro(/ii:/(>/ìe ilelT clctlrivilà fuittiicti, clie la combinazione cliimica dei metalloiili coi metalli non è accompagnata da sviluppo elettrico; e resultargli per formula ge- nerale della teoria eletlro-cbimica della pila, die la corrente elettri- ca si sviluppa allorciuando per raffinila i due elementi di una com- binazione sono resi liberi, e appariscono coi loro slati elettrici qua- li si suppongono nelle decomposizioni eletlro-cliimiclie : e clie (pan- di neir ipotesi di un (luido solo la direzione della eoriente genei'ata dall'azione cliimica è (|uella presa dall'elemento elettro-positivo della combinazione scomposta, cioè nel caso ordinario quella del- l' idrogene. Relativamente alle a|)plicazioni dell'elettricità e dell' eletlro-nia- gnelismo narravano i professori Matleucci e Cassiani notevoli fatti circa l'azione fisiologica della corrente e della scarica elettrica da essi osservali nella cura di certe malattie. Mostrava il dott. ÌMori bei pro- dotti della galvano-plastica, dicbiarando i metodi da lui migliorali pei quali pervenne a formare medaglie, e bassi rilievi in rame e in argento su stampe di gesso, e intense dorature su leglie melalliclie, clic davano motivo al prof. Giorgi di descriver quelle da esso e ilal prof, l'uccelli ottenute. Descriveva, e faceva mettere in azione il prof. Majocclii un suo processo per rendere tenacemente iridiz- zanli lamine d' acciaio, di platino e d' argento. E 1' udimmo final- mente leggere in ei'udita .Memoria una serie di suoi a\ verlimenti appoggiali all'esperienza per dirigere l'applicazione dell'eleltro-ma- gnetismo qual forza motrice alle macelline dell' industria. Facea avvertire su comunicati documenti l'ingegnere Negiii, come già l' industria di varie contrade eslesamente si giovasse delle corde di fili metallici fabbricati colla nota maccliina di sua inven- zione — !.i)lenni premi. Le (juistioni poslc s' infuocavano fino a che un'onesta liherlà permelle\a : al di là, modi non che gentili, delicatissimi troncavano il pericolo che dalla cosa si passasse alla j>ei'sona. In tutti poi si vide radicata questa massima, che non è da noi il consigliare, ma solo è dato desiderare miglioramenti che sie- no di pubblica ragi(jne. Il sajjienle vede il bene nella sua essenza, e r uomo di Stalo nella sua convenienza. Esempli molti però e' in- segnano che gli ottimi semi sparsi sono raccolti o prima o poi dai moderatori dei popoli, e coltivali con ipielle cure che un diligente padre di famiglia usa nel suo patrimonio. Laonde è stata tolta via ■ quella inquietezza nel volere il buono, che in vece di favorirlo gli nuoce. Ecco ritratta in poche linee la parte morale del quinto Congres- so. Dal quale si slimò che partissero voli perchè alcuni speciali ar- gomenti fossero agitali nel prossimo futuro, a fine che ognuno stu- di nelle materie, e vada parato a trattarle ; senza però torre la libertà di portare il frutto dei propri pensamenti. k voi tutti perciò. Colleghi prestantissimi, rendo grazie infinite della vostra peregrinazione, dei tesori qua recati, dei modi con che nobilitaste il Congresso lucchese. l'cr la usatavi accoglienza piacque a voi in mille guise di spiegare il gradimento : e certamente fu quel- la di fratelli che si riveggono doj)o lunga separazione, o s' incon- trano per la prima volta. Io poi vado superbo dei segni i più ma- nifesti di amicizia, della (juale avete voluto onorarmi ; e che ormai a voi tulli con indissolubile nodo mi lega. Assai maggiormente, mi gi'avercbbe la vostra partita se non avessi fermo nell'animo di se- guirvi, fino a che basteranno le forze, nelle città ospitah alle no- stre unioni. I! primo scambievole salutarci, il jirimo toccarci delle fratellevoli destre sarà a Milano nel prossimo anno; in (piella inclita città, nodrice di tanti elevati ingegni, segnalata |)er tanti generosi esemjìli di patria carità, per tanti s|)lendidi momuucnti di sovrana provvidenza; e la quale a una florida industria campestre congiu- gne quella ogni dì crescente e migliorante delle arti. - 75-'. La quinUi unione dei sapienti il:iliani dona ima pagina alla sto- ria ili Lucca piena il' onoie ; quasi in compenso del disdoro che n'ehbe sullo spirare della romana Repubblica. Percioceliè di qua parti un' infausta luce quando Cesare slava librandovi le sorli del Mondo : ed ora una benefica di qua si diffonde sulla umanità ; che farà maluraic preziosi fluiti, se il troppo desiderio non guasti l'ope- ra della ragione e della prudenza. IMI 0 G U A M ì\ A DELLA CONGREGAZIONE M U N I C I I' A L E -«8e«- JLia città di Milano, lieta dell' onore d' accogliere fi'a le sue mura la sesta riunione degli Scienziati italiani e bramosa di dare agli Scienziali stessi qualclie testimonianza della propria considerazione che in più particolar modo colla natura de' loro studi s'accordi, lia determinato di disporre la soiiuna di austriache lire 10,000, ilestinata ad una o più grandiose esperienze relative a qualsiasi delle scien- ze fisiche e naturali, da eseguirsi tluranle il Congresso medesimo. S invitano quindi lutti i cultori delle scienze stesse, tanto ita- liani che stranieri, a far pervenire, non più tardi de! 3i gennaio i844 alla Congregazione municipale della regia città di Milano, l' indica- zione dell'esperienza che essi intenderehhero eseguire, della (piale r intiera esecuzione verrebbe sempre afddala al proponente, limi- tandosi il concoi'so della civica amministrazione al solo rimborso delle spese. Scaduto il termine sopra indicato, verranno i di\ersi progetti presi in esame da un' apposita Commissione scientifica, dalla quale verrà determinato, secondo il relativo grado d' importanza e di spe- sa, se ad uno od a più dei proposti esperimenti si [lossa dare ese- cuzione. Non aj)pena avrà la Conuuissione deliberalo so|)ra tale ar- gomento, essa si porrà in comunicazione immediata coli' autore o cogli autori dei progetti adottati, e procederà d' accordo coi me- desimi a tutti gli occorrenti |)reparativi. L' esperienza da eseguirsi dovrà essere tale da poter far cono- scere qualche nuovo fatto o qualche recentissimo progresso della scienza, essendo da escludersi lutle (juelle che non offrissero alcun 95 — 7^6 — interesse di novità scientifica ; dovrà parimenti essere di natura da non richiedere un soverchio tempo di esecuzione, dovendo poter esser eseguita in modo clic i memliri del Congresso possano como- damente assistervi. La città non s' incarica che delle spese immediatamente relative all' esperimento, rimanendo le spese di viaggio a carico del propo- nente; e qualora intendasi clic s' abbiano a sostenere anche altre spese, r accordarle o meno, farà soggetto di particolare deliberazio- ne secondo l'evenienza del caso. Le indicazioni ben particolarizzate delle esperienze che si vor- rebbero eseguire, e che verranno dirette dai proponenti alla Con- gregazione municipale della regia città di Milano, dovranno essere scritte in una delle seguenti lingue: latina, italiana o francese. 11 presente programma verrà pubblicalo diramandolo ai princi- pali corpi scientifici d' Europa, non che per mezzo delle più impor- tanti pubblicazioni periodiche. Milano dal palazzo municipale li 18 .settembre i843. AVVISO Il Presidente generale fa nolo che S. M. il Re del Regno delle due Sicilie degnò aderire al voto (|iia.si unanime della quinta Unione scientifica italiana, perchè la settima si tenga in Napoli il i845: co- me si ha dal grazioso dispaccio dell' illustrissimo sig. conte Luigi Grifeo de' Principi di Partanna, incaricato d' affari della prelodata M. S. presso le Reali Corti di Toscana e Lucca, dato da Firenze il 5 novembre del i843, e diretto al medesimo Presidente. A. Mazzarosa APPENDICE PER LE ADUNANZE DELLE DUE SEZIONI RIUNITE 1)1 ZOOLOGIA E 1)1 BOTAiMCA ►»tk'-fM;)i«-<-j'«« A D l !V A i\ Z E DELLE SEZIONI RIUNITE DI ZOOLOGIA E DI BOTANICA PER TEKERS RAGIONAHENTO SOLLE LEGGI DI HOMENCLATURA -^S«*- JT rcsiedendo il Principe Bonapartc le Sezioni al suddetto effetto riunite, si ascolta in primo luogo il seguente rapporto, mandato dal prof. Mene- ghini Segretario e relatore della Commissione. RAPPORTO dei lavori della Commissione destinata a render conto al Congresso di Lucca sul nuovo piano di nomenclatura per i due regni Animale e Vegetale. Dietro proposta di S. E. il Principe Bonaparte le due Sezioni di Zoo- logia e di Botanica del quarto Congresso de' Scienziati italiani tennero una seduta promiscua, per discutere il nuovo piano di nomenclatura presentato dalla Commissione a ciò destinata all' Associazione britannica nell' ultima sua adunanza in Manccster. Aveva in mira il Principe di mettere in accordo i botanici coi zoologi nello stabilire le norme delia nomcnclatiu'a, perchè riconosceva che i botanici essendo in generale rimasti fedeli alle leggi lin- neane potevano giovare a ricondurre sul retto sentiero anche i zoologi. Nella seduta comune tenutasi a questo oggetto il d^i 27 settembre sotto la presidenza del prof. Moretti, Presidente della Sezione botanica, il Prin- cipe lesse un sunto del suddetto piano, che articolo per articolo fu dai membri delle due Sezioni esaminato e discusso. Insorta per altro la ne- cessità di nominare una Conuuissione, la quale si facesse carico delle ad- dotte osservazioni, e prendesse in nuovo esame 1' intiero piano, furono nominati a farne parte i signori 1 Principe Bona])arte Marchese Spinola Cavaliere Bassi Conte Porro Dottor De Filippi Fra i botanici i — 762 — Professor Moretti 1. Savi Pai'lalorc Yisiani Conte Trevisan Prof. Mcnoghini Scgret. rclutore Onorato quindi il sottoscritto di questo difficile incarico invitò con sua circolare, i." marzo i843, i sunnominati membri a volergli comuni- care le loro osservazioni a fine di poterle raccogliere opportunamente, ed ordinarle in modo da presentare al Congresso di Lucca un ragionato co- mento al proposto piano. .\ir invito gentilmente risposero i signori Marchese Spinola Cavalier Bassi Conte Porro Dottor De Filippi ; E i membri padovani di quella Commissione Professor Visiani Conte Trevisan Professor Meneghini unitisi in Sotto-Commissione, aggiunsero le loro osservazioni a quelle dei sullodati zoologi, compilando cos\ nell'annesso foglio il frutto dei lavori di {[uella porzione della Commissione che rispose all' incarico affidatole. Non appena dato termine a questo lavoro, comparve nei recenti nu- meri 5oo-5oi, 3.7 luglio e 3 agosto, del Giornale parigino V Jnstitut una versione dell' intiero piano proposto nell' ultima adunanza di Mancester, di cui il Principe Ronaparte avea letto 11 sunto al Congresso padovano. In seguilo di questa publicazione la Sotto-Commissione milanese costi- tuita dai signori Cavalier Bassi Conte Porro Dottor De Filippi avvertiva che « la publicazione italiana presenta nudi ed assoluti 1 pa- •> ragrafi del piano, mentre nella francese, ed al piano in com])lesso, ed a " ciascun paragrafo in particolare sono falli precedere parziali ragiona- menti,! quali non solo contengono le motivazioni e gli esempi, ma le ■• eccezioni ad osservarsi nell' atto d'applicazione, e che ignorali que' ra- •> gionamcnti si sarebbe per forza indolii a dare spesso falsa interpreta- — 763 — « zione ai pensieri dei cliiarissimi Autori inglesi, confondendo i casi « nei quali credettero utili le norme da loro proposte, cogli altri in cui " essi stessi le avvertirono di pericolosa od impossibile applicazione >• ; ed in seguito di ciò essa Sotto-('.omniissione propone che le venga pre- sentata una traduzione integra e fedele del testo inglese, o il testo stes- so, per potere o confermare i lavori già fatti, o modificarli a seconda delle emergenze. La Sotto-Commissione padovana trovò di approvare la proposizione della milanese, unendosi ad essa sul domandare che '> le conclusioni del- « l'esame vengano rimesse ad un altro anno, affinchè i memhri tutti delia " Commissione possano con maggior sussidio di documenti soddisfar scm- " pre meglio al delicato incarico di cui vennero onorati ■■ . Essa Sotto-Commissione padovana trova nello stesso tempo di fare una nuova proposizione. Il Principe Bonaparte a buon diritto avvertiva che i botanici essendo rimasti fedeli alle leggi linnean'e si tenneio lontani in fatto di nomenclatura dagli errori nei quali incorsero i zoologi. Da questa incontrastabile verità deriva evidente la conseguenza che i bota- nici non potrebbero discostarsi dal codice linncano senza evidente dan- no della scienza. Il De Candolle aggiunse qualche utile riforma a quel codice. Qualche altra è reclamata dallo slato attuale della scienza, e dal- l' insorgenza di qualche abuso. I\Ia più che altro, la Botanica sente la necessità di far osservare in tutto il suo rigore il corpo delle leggi sta- bilite da Linneo. Trattasi di decidere se queste leggi sieno applicabili anche alla Zoologia. Il piano proposto dai zoologi inglesi sembra alla suddetta Sotto-Com- missione di gran lunga insufficiente, mentre invece poche modificazioni renderebbero applicabile il codice linncano anche alla Zoologia. Propone quindi ; I .' Che sieno esaminate, e secondo il bisogno modificate, le leggi lin- neane per quanto spetta alla Botanica. 2." Che sia presa in maturo esame l'applicazione di quelle leggi me- desime alla Zoologia. A questo doppio scopo gioveranno i lavori dei zoologi inglesi, ma il loro ])iano non può servire, secondo la suddetta Sotto-Commissione, di punto di partenza. Rimettendosi quindi al giudizio del Congresso di Lucca, la Sotto-Com- missione padovana, a nome anche dell'intera Commissione, si dichiara 96 — 764 — pronta a continuarp i suol lavori dietro il piano che da esso Congresso le verrà stabilito, ovvero rinunziare il suo incarico ad altra Commissione che al Coni^rosso slesso jiiacesse di nominare. Padova 7 settembre i843 Prof. G. Meneghini Segr. re/ntore A maggior diluridazione il .Sei^retario legge i rispettivi pensamenti delle due cos\ dette Sotto-(^.ommissioni, cominciando da ([uesto particolare (lei marchese Spinola. • Ornatissimo Signore Antivedendo sin d' ora che i miei interessi domestici non mi permet- teranno intervenire alla prossima riimione dei Scienziati italiani in Lucca, mi stimo in dovere di rispondere al di lei invito del primo marzo pp. ; e di trasmetterle, entro il termine assegnato, le mie osservazioni intorno al piano di nomenclatura zoologica inunaginato dall' oi-nitologo inglese il sig. Strickland. Avrei preferito sostituire alle parole leggi e regole, usate dal medesi- mo, le espressioni piti vere di massime 'teoriche, e di esortazioni pra- ticlie, perchè queste non suppongono 1' esistenza di un supremo legislato- re e di un giudice inappellabile. Ma non ardisco al presente dipartirmi dal testo del programma, onde anderò ripassando ad una ad una ([ueste COSI dette leggi o regole, aggiungendo le mie riflessioni in calce a ciascu- na, ed apponendo la cifra O a quelle che mi sembreranno ammissibili senza riserve e senza modificazioni. 1. // nome origiiialinente dato dal fondatore di un gruppo o di una specie dere essere permanentemente ritenuto ad esclusione di ogni susseguente sinonimo. Vi sarebbe dell' inutile e del falsato se r applicazione di questa legge fosse estesa in gruppi superiori al genere. Dell' inutile, perchè tpiei gruppi superiori non hanno nome che entii nella nomenclatura binomiale. Del falsato perchè i migliori fra i nomi di (pici gruppi essendo sempre quelli che meglio esprimono le loro caratteristiche distintive, e queste caratteristiche dovendosi diversamente eleggere nei di- versi sistemi di classazione, gli epiteli che convenivano ad un sistema ri- formabile possono non essere appiopriali al sistema riformato. Non im- porta che i gruppi nuovi siano identici coi gruppi antichi . La sinonimia della nomenclatura sistematica esige 1' assoluta identità del sistema. — 765 — II. I.igolando le sue minime inavvedutezze, e dobbiamo accettare per forza di logge, i nomi che potremmo desiderarci migliori. VI. Quando il tipo originale ili un genere non è perfettamente chiaro ed inquestionabilc, quegli che primo il suddivide, può apporre a volontìi il nome originale a ciascuna porzione di esso, e nnino po- steriormente ha diritto di trasferire (pici nome ad alcun ' altra parte del genere originale. Bisognerebbe prevedere il caso in cui lo stesso ge- nere antico fosse passibile di due suddivisioni affatto diverse perchè basate — 766 — sopra opposti principj, e tali che le specie di ciascun f;enere della seconda non corrispondessero a quelle dei generi delle altro. In (]uosto caso l' ap- plicazione della legge VI sarebbe arliitraria, a meno che l'autore della prima suddivisione non avesse eletta una data specie per tipo d' ogni ge- nere. La scella e la chiara indicazione di questo tipo sono pertanto le due condizioni da aggiungersi. \U. Quando due iiutori definiscono e nominano lo stesso genere, dandogli precisamente la medesima estensione, deve essere cancel- lato totalmente il nome posteriore. Mi figuro che col cancellato to- talmente si voglia dire che il nome posteriore è cancellato dall' ante- riore in quel dato luogo, ma non ne segue che questa cancellatura lo sbandisca dalla scienza, anzi mi sembra che rientri nello stuolo dei nomi vaganti e disponibili, e che la libera facoltà restituita a ciascuno di farne un uso più conveniente non sia cosa da tacersi. Ma data pure quella oj)- portuna spiegazione, crederei che questa legge sia troppo generale, che possa soffrire qualche modificazione nella futura pratica, e che sia sog- getta a forti eccezioni ne' suoi effetti retroattivi. Queste eccezioni mi sem- brano verificarsi i.° Se è passato poco tempo fra le due pubblicazioni. ■ì.° Se furono fatte a grandi distanze di luoghi. 3.° Se la prima ebbe una lenta e limitata diffusione. 4 ° Se la seconda ha acquistalo una (piasi ir- revocabile autorlt.ì in forza degli anni decorsi, della propria iniportan/,a, e della fama superiore del suo autore. Una piìi sminuzzata esposizione di tutte le possibili circostanze, e eccezionabili, mi sembrerebbe inopportu- na in giudizio di fatti che non conoscono altre leggi fuorché quelle della consuetudine e dell' equit.ì. Vili. Se d nome posteriore sia così definito da pareggiare la estensione di più generi deve essere cancellato affatto. Bisognerà an- cora eccettuare il caso in cui i piìi generi non meritassero di essere man- tenuti, e anzi si dovessero escludere da un sistema nalui'ale. Ne abbiamo gli esempi nei primi lavori tentati sojira alcune classi d' Invertebrati. Ora dai diversi stati del medesimo animale, ora dai diversi sessi della medesima specie, si sono fatti ])iìi specie e più generi, i (piali hanno ce- duto il posto a un nome unico e posteriore in forza delle scojierte dei piìi moderni osservatori . IX. Componendo di parecchi piccoli generi uno solo, il primo per epoca di essi, a meno che non abbia eccezioni, dovrà essere prescel- to, ed esteso a tutto il genere così composto. Che si possa, non lo con- trasto, ma che si debba non lo capisco. Se i parecchi piccoli generi si — 7^7 — sono dovuti ritoiulere in un solo è cliiaro che non dovevano essere inlru- dotti. Ora non inli-ndo come possa aver dii-ilto di priorità chi non ha mai avuto diritto di esistenza. X. lln nome deve esser cangiato quando innanzi sia stato impie- gato per altro genere di Zoologia e di Botanica, o per alcune spe- cie del medesimo genere, tuttavia ritenuto per tale genere e specie. Concedo tutto in (|uanto ai nomi specifici. Ma riguardo ai nomi dei ge- neri ho due difficoltà da contraporre. i.'Non dobbiamo tenere allo stesso livello il cambiamento di un nome conosciuto coli' ammissione di un nome nuovo. Tutti gli argomenti in favore della cosa fatta si oppongono al primo, e tacciono di rimpelto all'altro. Multa facta tenent, rnifr fieri prohibentur . a." Riguardo all' ammissione dei nomi nuovi mi astengo dal dire della Botanica, che credo meno suddivisa, e più compatta; ma la Zoo- logia è attualmente troppo estesa, troppo complicala ; i suoi rami sono troii- po numerosi, troppo grandi, troppo divergenti, perchè il curioso della na- tura che va scorrendo uno di essi, sia tenuto di sapere ciò che altri ha fatto, e sta facendo sopra altro ramo distante, e prolungato oltre la i)or- tata della di lui vista. Non si può pretendere che un ornitologo conosca i nomi generici di tutti gì' insetti, nò che un entomologo conosca quelli di tutte le conchiglie. Credei-ei pertanto, che alle parole per altro gene- re di /.oologia e di Botanica si dovessero sostituire queste per altro genere di Botanica, e del medesimo ramo della Zoologia, ossia della medesima classe di animali. Né mi si opponga che il fondatore di un nome ha la risorsa dei buo- ni dizionari. ì^»-'"o stato progressivo della scienza, il libro che risponde a tutte le domande sta fuori dei confini dell' intelletto umano, talché non può giungere alla finale omega |)rima che V alpha e \a beta non siano di- venute lacunose e insufficienti. XI. t/n nome può essere cambiato, quando implica Jdlsa proposi- zione, e che può propagare rilevanti errori. Prima di ammettere 1' uti- lità e la convenienza di siffatta mutazione, vorrei (lersuadcrmi della possi- bilità del supposto inconveniente. INIa mi sembra, che il nome non si ten- ga per una definizione, poiché si vuole all' articolo XII che sia chiara- mente definito, che non essendo definizione non implica proposizione né vera né falsa, e che nulla alTermando non può propagare errori né gravi né leggieri. \H. Un nome che non fu chiaramente definito in opera pubbli- cata, deve cedere a quel primo nome per cui l' oggetto sarà stato così — 768 — definito. Parlando sempre dei nomi da introdursi e non di ([iielli clie hanno già diritto di possesso, dimanderei se la chiara definizione ha rapporto al significato del nome, o agli attributi del nominato. Nel primo caso direi che prima di richiedere la huona definizione del nome bisognerebbe aver dimostralo la necessità di un suo significato ; e lungi dairauimellcrla, mi |>ropongo di rilevarne le difficoltà e i pcriciili nelle susseguenti osserva- zioni alla legdla g . Nel secondo caso chiederei, quali saianiio le assolute condizioni della necessaria chiarezza? La definizione può dir di troppo in punto di genei'i per avei' compreso dei carattcì'i di specie nei caratteri del genere. Ma se queste particolarità secondarie non disconvenissero alla spe- cie tipo, tutte le indicazioni dell'autore sarebbero state veritiere, e non sa- prei come si possa pretendere di non veder chiaro in mezzo alla l'idondanza delle verità, l.a definizione può dii' tro|i]io poco, e cpieslo è un maggioi' ma- le; ma il male non mi sembra da tanto da giustificare il camhiamenlo del nome introdotto, purché il poco detto dalla definizione non sia ad evidenza insufficiente per far rinvenire l'oggetto definito. La definizione può manca- re del tutto, siccome suole accadere nei cataloghi delle collezioni. Siffatti nomi possono sembrare a molti veri enigmi, e sembra piìi naturale ch'ogni scienziato abbia il dii'ltto di rimpiazzare con ini nome definito una parola senza senso determinato. Eppure in questo medesimo caso s' incontrano talora certe circoslanze che rendono ([uei nomi senza definizione, ancora rispettabili, e nelle (piali lo scienziato coscienzioso non può trascurarli senza mancare al proprio dovere. Supponiamo che il curioso abbia otte- nuto libero e comodo accesso in una collezione ; che vi abbia riscontrata la specie inedita ti|)0 del genere portato col semplice nome nel catalogo stampato; che sia slato avvisato dall' autore del catalogo, dal possessore della collezione, della esistenza della nuova specie, della esistenza del nuo- vo genere: credo che egli sarà ingrato a chi gli a|)erse la sti'ada alla co- gnizione dell' ignoto, e che egli mentirà alla propria coscienza se por- rà in non cale tutte le comunicazioni avute, e se cercherà d' introdurre nuovi nomi col favore di una più solenne pubblicazione. Per me, ripute- rei ima così insigne mancanza di fede come un delitto vile e infame; e vorrei che il Congresso degli Scienziati italiani, al certo non meno amici della virtìi che del sapere, non omettesse di protestare contro 1 improbo abuso della sua tolleranza, e che dichiarasse espressamente, che la muta- zione (li mi nome, non vhinrnmcnte tlefinilo pel pubblico, cessa dal- r esser lecita, quando le pmuitc coninuinicazioni si sono avute in rimpiazzo sufficiente delle pubbliche definizioni. Finalmente la defini- — 769 — zione potrà mancare di cliiarrzza pcrcliè mancherà di verità. Ma allora, non è solo il nome, ma bensì il nominato stesso che aiulcin soj^gelto a ri- fornia ; e chi è che potrà persistere in volere il primo permanente, ([uan- do l'altro non può scansare ili essere variato? XIII. Un nuovo nome deve esser (Itilo ad unii specie, quando il suo antico nome venne adottato per un >^encre che includa (uiesta specie. Sia pm- cosi pei nomi già adottati, ma si aggiunga che vi sono molti inconvenienti nell' innalzare un nome ili specie al grado di nome generico. I più fra i nomi specifici sono adiettivi latini poco atti a diven- tar sostantivi, ed esprimenti un carattere di specie non estensibile a tutto un genere; i |)Oclii in origine sostantivi corrispondono quasi tutti a nomi volgari di specie conosciute, e non si può applicai'li ad altri senza alterare il senso attribuito da tutti alle di'uominazioni jjopolari le più usitale. XIV. Scrivendo i nomi zoologici e hotanici, le regole di lingua Ia- lina devono essere ortograficamente ad essi appropriate — O — , sempre e (piando si tratti di nomi nuovi. (Ili antichi si mantengano come furono introdotti. Ora passiamo alle regole che voglionsi dire consecutive, (piasi che le leggi che hanno preceduto avessero la forza di raddrizzare il passato. a) / nu'gliori nomi sono r/uelli derivali dal latino, o dal greco, e c/te esprimono qualche caratteristico distintivo dell' oggetto cui song applicati. La pratica di (jiieslo canone presenterà poche difficoltà finche si tratterà dei nomi specifici, stantecliè basterà che 1' epiteto convenga alla specie, e non vi sarà confusione se esso converrà parimente ad altra congenerica, purché (jiiesta sia contrasegnata da altro titolo. Ma se si tratterà dei generi, osserverò che non si potrà quasi mai esprimei-e con una sola parola la loro caratteristica distintiva, stantechè (picsta sta nel- r aggregato complessivo di tutti i suoi caratteri riuniti. .Se si vorrà rile- vare il carattere isolato che distingue il genere da quello ad esso più prossimo, si rischierà d' impiegare un epiteto che converrà eguahnenle ad altro genere di altra distante famiglia. Se si vorrà ricavare il nome caratteristico da (jualclu^ particolarità della specie tipica, si rischierà di attribuire al genere una condizione che disdice a una certa porzione delle sue specie. I nomi arbitrari e insignificanti ci salvano da (piesti pericoli, e sotto questi aspetti possono dirsi i migliori. b) Deve raccomandarsi che le unioni dei generi nelle famiglie siano denominate colC aggiungere la terminazione idae al nome del genere primo conosciuto in esso, o tipicamente caratterizzato — O — . — 770 — e) I nomi specifici devono sempre scriversi con una piccola let- teta iniziale, anche quando demati da persone o luoghi: e i nomi dei generi damano sempre scnWrsi con lettera iniziale maiuscola — O — . d) A" da raccomandarsi che l' autorità del nome specifico, quan- do non è applicabile al generico, sia susseguita dall' espressione di- stinlit'a (sp.) — O — . Non Ilo saputo ravvisare gì' inconvenienti di queste tre regole, perchè non ho saputo ne meno valutarne i vantaggi. Ritengo siccome minuzie indifferenti, che la terminazione di certe suddivisioni sia in idee, piuttosto che in oidciv o in ila", o in qualsivoglia altra desinenza usitata; che si scriva Scarabeus hercules, piuttosto che scarabcus Hercules; e che si ponga /)rrt«««.f C««/Vhj (sp.), piuttostochè Tjrannus crinilus (Mu- scicapa) Ln. Ma non è del pari indifferente che la Connnissionc abbia da consumare parte del suo tempo nelle discussioni di queste inutilità, e ri- ferirne alla Sezione zoologica del Congresso di Lucca. e) Si raccomanda che i nuovi generi e le nuove specie siano am- piamente definiti e pubblicati in modo che possano essere general- mente conosciuti — O — . f ) k da raccomandarsi che nella successiva separazione d' un vec- chio genere i nomi dati alle suddivisioni s' accordino nella forma con quella del gruppo originale. Questa concordanza di forma t[uando venga osservata rigorosamente può trascinare le più stravaganti contradizioni. Ex. gr. il genere Curculio era mascolino : il dolt. Schoenherr nella sua S/n. ins. ha voluto che tutti i generi dislaccati dal Curculio, anco prima di Ini, fossero pure mascolini ; ha cambiato i nomi feminini Cleoiiis del Megerle, Sitona e Baris del dott. Germar, in Cleonus, Sitones, Baridius, ed ha violato per motivo puerile la legge del rispetto dovuto al nome del pri- mo fondatore: indi arrivato alle specie del genere Calandra, e non osando forse proferire il barbarismo Colandrus, egli ha sbandito il nome di tpie- sto genere dal suo sistema, e ve ne ha sostituito una dozzina di altri ai quali non è mancata la sistematica desinenza in us. Il conte DeJean d'accordo con lo Schoenherr in volere che tutti i Cur- culionidi siano mascolini, non lia voluto mutare la finale ai generi dei Megerle e del Germar, ed ha preferito riempire le pagine del suo cata- logo con dei solecismi pari a Sitona gressooius, Clonis roridus, Baris spoliatus ec. Ringraziato sia che non è arrivato a dirci Calandra piccous. — 77' — g) Finalmente si raccomanda che nel definire nuovi generi, l'eli- mologia del nome sia chiaramente stabilita, e che sia scelta invaria- hilmente una specie come tipo e termine di confronto. Ottimo consi- glio la scelta della specie tipo, ina prima di raccomandare la chiara defi- nizione del nome generico, sarebbero state da stabilirsi previanienlc l'op- |)ortunità dell' etimoloj^ia, e la necessità del nome sij^nificante. Non spin- gerò avanti le mie osservazioni col rilevare che tutte le regole e leggi del sig. Strìckland versano soltanto sopra la corteccia della nomenclatura, e pretcM'mettono la ([uestionc sostanziale, quale ha da essere il gruppo che si dirà genere, e cui dei-e toccare il primo termine del binomio, e molto meno m' impegnerò in questa discussione affatto estranea alle in- cumbenze della Commissione. Ma concbiuderò con dire che pocbe sono le proposizioni dell' ornitologo inglese che non debbono essere o ristret- te, o modificate; clic fatte pure le debite emende nessuna può avere un ef- fetto retroattivo, e poche avranno un effetto assoluto nell'avvenire; che fra i frutti fondatamente sperabili jìoclii sono importanti, molti di poco e di niun valore. E probabile che in un'assemblea politica la pro|)osizione, vista sotto questo as|)ctto, provocherebbe una domanda deHordine del giorno. Non intendo d'avanzarla, perchè la credo poco conforme alle usanze delle riunioni scientifiche, ma sono di sentimento che la Commissione debba rigettare tutte le pro|)osizioni del jirogramma quando si presentino coi titoli di Regole, di Leggi; clic non possa accettarle in tutto o in parte, fuorché in qualità di utili consigli ; clic abbia pure da astenersi dal sosti- tuire legge a legge, o regola a regola, ed in somma da tutto ciò che ten- derebbe a dare al suo rapporto la veste di un Canone dogmatico. Le de- cisioni dei tribunali sarebbero conati vani e puerili se non avessero in garanzia della loro esecuzione la protezione del potere governativo. Le assemblee scientifiche non hanno altra garanzia che la loro propria forza morale; e questa forza, lungi dal perdere, molto acquista quando si con- tenta di parlare 1' unico linguaggio che le convenga, cioè quello del voto consultivo. -Sono con la più alta considerazione, di \. S. ornatissima Genova ai li maggio i843 IJefotiss. Ohhligatiss. Sen'idore ALissiMiLi.iNO Spi>ola 11 Presidente Principe di Canino non convenendo nelle critiche rifles- sioni del eh. entomologo, si riserba combatterle ad una ad una in di 97 — 77^ — lui presenza. Frattanto significa solo c\\c piìi i' l'acilc lutiicic a lena un edificio, (ho al/.arlo : nò toglicsi di speranza clic il marchese Spinola voglia portare la sua filosofica veggenza (lenirò l'aigonu-nlo, piullosto clic proclamarne vana la trattazione. A (Miesla lellura conscsiuita altro scrino relativo del si''. Porro, ch'egli ha redallo anche a nome del cav. ita.ssi e del tlott. de I''ilippi. SU PIA\0 DI \OME\Cl\Tl'R\ DEL REG\0 ORG.WICO Carlo Bassi, Filippo de Filipj)i, e Carlo l'orro, nicmhri, nella parte zoologica, della Commissione nominata nella seduta del 9,7 scttemhre 1842, del Congresso di Padova, per im piano di " Nomenclatura Zoologico- Botanica ■■ avanti di sottoporre le loro osservazioni sui paragrafi del pro- getto ad essi comniimicalo dal .Segretario di detta Commissione professore Meneghini, credono dover prcsenlarc alcune rillessioni suH' indole oppo- sta de' sistemi attualmente vigenti, onde vengano distinti tiuclli ai (piali le progettate norme ponno essere convenienti, dagli altri che per 1' intrin- seca loro natura essenzialmente vi ripugnano. Gli attuali sistemi conseguono dall' uno o dall' altro di due principj assoluti ed inconciliabili. In alcuni non tenendosi conto di altra verità fuor quella dei /'itti speciali, e non ammettendosi nessuna iinportanza naturale nella scelta de' rapporti, e nella gerarchica gradazione di ([uesli rapporti, 1' adozione delle partizioni metodiche è pienamente libera cosi pel numero che per la subordinazione, e per le formolo di loro cspivssione (i) : fuori i casi nei (piali piuttosto una convenzione che una necessità logica fecero adottare in <]uesti sistemi un linguaggio consono (2), questi ponno dirsi sistemi empirici, od ascendenti, od anrdifici. (1) Tale è il sistema di Linneo, nel ([iialci generi, le classi ec. non hanno una base unisona, né sono architctt.Tti dietro un piano prestabilito — Tali i sistemi di tutta la scuola linneana — Tali in genere le classificazioni di coloro i (juali con lavori più o meno largamente monografici presero a sistemi/.zarc un gruppo (li esseri, senza legare le loro viste all' assieme di un regno: Dejean, e Fal)ricius per gl'Insetti, Draparnaud pei Molluschi fluviali e terrestri ce. ec. (2) Anco in alcuni generi di Linneo si hanno esempi di linguaggio consono per semplice conTenzione. Così ne' Lepidotteri i nomi delle specie del Gcn. Ceo- inrlra terminano in aria od ala: Ceoin. ìactearia, nivearia. . . . mnntdta. lillu- u — 77^ — Altri sistemi, i ([uali per contraposto cliiainercbbonsi teorici, o discen- denti, o sintetici CMiianaiio dalla premessa dell'esisleiiza di mi ordine pif- stahilito, gli elementi del (piale sono assoluti cosi nel numero che nell'or- dine di loro importanza. Quindi l'entità ed il numero delle partizioni tro- vansi compresi a priori iiell' idea stessa clic 1' autore prese a svolgere ri- tenendola il eardine di (piesto ordine (l). La dipeiideii/.a loj^iea del numero e del grado delle partizioni è la caratteristica di iocedeiido sempre a cercare la base delle successive partizioni in clementi organici fisiologicamente subordinati a quelli clic costituiscono le partizioni superiori di più alta importanza delle inferiori. Oken vede il regno animale come 1' uomo anatomizzato, e quindi gli animali non sono per lui se non organi indipendenti, ed autonomi ; le alte partizioni del suo metodo per quanto al numero (bevono corrispondere ai quattro sistemi ana- tomici ; per (pianto al posto, esso e loro prefisso distinguendosi ciascuna dall' an- teriore per 1" addizione di un nuovo sistema anatomico. Così è per le classi ( tre- dici ) le ([uali corrispondono agli organi ec. ec. Nei citati esempi sarebbe assurdo il paragonare una classe di Cuvier ad al- tra di Oken; più assurdo il pretendere clic il posteriore in data di (|ucsti siste- mi accetti le partizioni dell" altro pel solo fallo che venne anteriormente pub- lilicato; e clic 1" uno e l'altro dovessero sottomettersi airanlcriorilà del sistema iiiineano. — 774 — le [Kirolo «losliiialo a significare 1<> |iarlizioni ( iiulicandosi per esso lu base su cui sono statuite ), sia nella lenninazione per indicarne il gra- do gerarchico (i). Bassi, de Filippi, Porro ritengono (luiiuli per connine accordo ciie le attuali norme di nomenclatura non abbiano ad intendersi applicate se non ai sistemi «'//yw/c/ raccomandandole lult'al piti ai .i/z/fe/Zc/ per quan- to possano essere loro convenienti. In riguardo ai paragrafi del piano sottomesso alla Commissione ^.1.111. — §.!.// nome or/gi/irirùimente dtito dal fondatore di un gruppo, o di linci specie, dei>' essere pernmnenternente ritenuto ad esclusione di ogni susseguente sinonimo. §. III. La legge di prioritìi, bencliè sia utile guida ne' gruppi piii ele- fati, non deve essere rigorosamente sostenuta salvo nei casi dei generi e specie. Sviluppando nelle antecedenti rifiessioni quanto è troppo leggermente accennato nel §. III. si diede un giusto limite all' applicazione della nor- ma esposta con soverchia generalità nel §. I. (1) Linneo aggruppanJo artificialmente gli animali impiega, ad indicar le classi, ([iialsiasi parola volgare, (piantunf|uo priva di uu senso scientifico; ;Vam- malia. .ives, Jmfhibia, Pisccs, Inserta, f'crmes. Okcn invrce dietro i suesposti principj riparte gli animali dapprima in Oru- larii, Sesmarii, Fisctrarii, e Carnosi : poi gli suddivide nelle classi àc'/'iteUacei, Àlbumìnacei, Fetacei. Ovacci, Clandulacei, Renacci — Intestinacei. Fenacei, Pol- monacci — Ossacci, jtluscolacei. Nervacei, Sensacci — e cos\ di seguito per gli ordini, famiglie ec. — Blainville divide il regno animale in tre sottoregni (colla terminazione in ... . morfha') Zijgomorpha, ^ctinomorpha, ITeteromorpha : cia- scun sottoregno in Tipi (colla terminazione in zoa) il 1." in Osteozoa, Entomozoa, Mnlacozoa ; il 2." in Jctinozoa : il ó." in Elerozoa — Le classi nelle (luali dividonsi i tipi, prendendo nome da caratteri esterni, e terminando diver- samente secondo i tipi ai ijuali si riferiscono, danno origine pel tipo degli Osteo- zoa alle parole Pilifera, Pennifera (4ves), Scutifera (Reptilia) ec; pel tipo degli Entomozoa agli /fexapoda, Octopoda, Dccapoda, ec. Ciò premesso, si potrà egli obbligare ad uno scambio di nomi ne'diversi grup- pi quantunque identici nel senso, e surrogare al tipo Ac'Pennifcri di Blainville, eli alla classe degli animali yervacei di Oken la parola .-/rcs di Linneo? — 775 — §. II. La nomenclatura binominale originandosi da Linneo, la legge di priorità ( §. I.), non deve estendersi a scrittori antecedenti. Le parole non suflìcientcìncntc precise di questo paragrafo portereb- bero a vedere in esso piuttosto un atto di venerazione alla persona di Linneo, di lineilo dm un'assoluta decisione su (piello che avrà a rijjuar- darsi come primo e classico documento scientifico per la formola del lin- guaggio binominale. La formola binominale non trovasi nelle prime opere del Linneo (i). Nelle molte e successive pubblicazioni da lui fatte, anzi nelle diverse edi- zioni di una stessa opera, trovasi che mutando le frasi generiche o spe- ciali, e conservando i nomi antecedentemente introdotti vengono con egua- le parola designati oggetti diversi (■>.). Ritiensi (|uiiuli che il priviles^io di autorità, non alia persona, ma debbasi riferire ad un' opera del Linneo, anzi ad una data edizione da indicarsi. In fine credcsi buono 1' avvertire che se per rpiesto §. si stabilisce provvidamente un termine ultimo alle citazioni sinonimiche ed indagini nomenclative, non perciò s' intende d' ini])orre l'obbligo di rimontar sem- pre fino alle fonti liuneanc, essendo provate insufficienti principalmente in riguardo agli organismi inferiori. §. IV. V. VI. — §. IV. Un nome generico stabilito una l'olta non de- ve essere cancellato in alcuna susseguente suddivisione, ma rite- nuto per una delle costituenti porzioni. ^. \'. Un nome generico sarebbe da ritenersi sempre per quella por- zione del genere originale che fu considerata tipica daW autore. §. VI. Quando il tipo originale di un genere non è perfettamente chia- ro ed inqucslionahile chi primo lo suddivide putì apporre a vulontii V originai nome a ciascuna porzione di esso, e nessuno posterior- mente ha diritto a trasferire quel nome a nessuna altra parte del genere originale. Al primo arbitrio concesso dal §. VI. sarebbero a premettersi racco- mandazioni di preferenza ])er quello tra i gruppi risultanti dalla nuova (1) Cosi nella Fauna Sueeica, nel jVusaum Friderici Jdolphi oc. ec. (2) La frase data pel genere Cordius nella docinia edizione del Sistema .\a- turce è diversa da quella che trovasi nell'edizione duodecima, come in conseguen- za sono diverse le specie comprese nelle due edizioni. — 77^ — ripartizione di un vecchio genere, il iniule, ad onta che ninnciii di un ti- po speciale distinto, pure risulla i)iìi cospicuo, sia pel numero che i)er r entità delle specie, sia per allie ragioni. Per rij;uardo poi all' utilità od al dainio emergente dalla conservazio- ne di un nome, ad onta che venga mutato il complesso delle idee che in origine era destinalo a rappreseulaee, alla quale questione riguardano i primi due di (luesti paragrafi, il §. IV. e V. vedasi quanto verrà detto ne' seguenti §. Vili. IX. §. VII. Quando due autori definiscono e nominano lo stesso i^enere dandoiili i>rccisamcntc la medesima estensione deve essere can- cellato totalmente il nome posteriore. ^ edasi, come eccezione a questo paragrafo, quanto si è detto, e nelle riflessioni sul linguaggio consono nei sistemi empirici, e quanto importa al caso nelle note ai §. X. XI. XII. §. A III. IX. — §. ^ III. Se un nome posteriore sia così definito da pa- reggiare in estensione due o piii generi previamente pubblicati, deve essere cancellato affatto. §. IX. Componendosi di parecchi piccoli generi un solo, il primo per epoca di essi, a meno clic non id>bia eccezioni, dovrà essere pre- scelto ed esteso a tutto il genere cosi composto. Concessa pel momento la massima del §. VIII all' eccezione inclusa nel §. IX. dovrebbero aggiungersi, come si fece al §. VI, raccomandazioni di preferenza pei casi nei (piali 1' uno dei generi novellamente riuniti, cpiantunf[ue di più recente formazione degli altri, prevalga per entità o numero degli individui, o per altre ragioni. Ma le disposizioni del §. Vili analoghe a quelle del §. IV e V. met- tono in campo una più vitale questione. E indubitato che « un nome deve rappresentare con tutta certezza ini preciso complesso d' idee >■ ; il che in modo, come sempre, fortunatissimo tenne in conto il Linneo, scrivendo che " conjusis nominibus. omnia confundi necesse est » . Conservando materialmente im nome, e variando il complesso delle idee si arrischia di rendere incerto e confuso il linguaegio scientifico. .Si è in questo caso ogni volta che togliesi un elemento a questo complesso di idee, ed ogni volta che vi se ne aggiunge uno; ogni volta che per esempio — 777 — sceverando un genere degli individui niunili ili un certo carattere si ado- pera (]uesta frazione a costituire un nuovo genere, o viceversa ogni volta che si dà ad ini gi^nerc una maggiore latitudine di senso, onde renderlo capace di comprendere nuovi oggetti (l). IiiIruduiiMido all'incontro nuovi nomi ad ogni modificazione apporta- ta al complosbo delle idee clic essi sono destinali a i'a[)presentare, non può <'vitarsi un penoso sopi'acarico al dizionario tccnia ( sp ). Adottato. (1) >on si potrebbe distinguere una j^fhis Uosa: drcllcal;! ad uno scienziato di nome Rosa, da un Àphis che si avesse voluto caratterizzare come al)ilatore di iiucsti fiori, se non pel diverso modo di scrivere il nome sproiale ron lettera maiuscola ucl j)rimo, e con niiiiuscobi nel secondo caso. (2) Una Geometra dedicata al cav. La Marmora, Geometra Murmorata san'h- be a tutto diritto l'alsamente intesa. (ò) Dorcatoma dresdemis : Synchita mediolanensù; Uelix sardiniensis ec. ('I) Cnifomela asclepediasis, quantun(|ue vivendo sulV Jsclepias vinretoxicum iircnda nome da questo vegetale boluuicauieute dedicato al Greco medico. — 783 — ( §. e ) Si raccomaiuld che i nuovi generi, e le nuove specie, siano tim- l>ì(iriifiilc def/iiiil', e pulihUcali in modo che possano essere i^e- itcrulmcntc conosciuti. La puljblicazionc in un libro stampato basta a fissare V anterioritìi, ma per esigere che sia rispellata com'ien procurare che la pubblicazione abbia un'estesa ed im- mediata circolazione. Nel progetto presentato, il fatto di anteriorità forina la base dei diritti di eoiiscrvazioni", (|uin(li parrobbc esistere (]iii un eoiitroseiiso nel rieono- seere elle la pubblicazione per istarnpa delle definiziuui basta per fissare r aniei-iorilà ; ma non è sufTiciente perchè sia rispettata: del resto devcsi ipialclie riguardo alle cireostanz.e elic non sempre lasciano libero un au- tore nella scelta de' mezzi di pubblicazione e divulgazione. (§. f) jÈ' a raccomandarsi che nella successiva separazione di un vecchio genere, i nomi dati alle suddivisioni si accordino nella for- ma con (pielli del gruppo originale. Adottalo. (§. g) Finalmente si raccomanda che nel definire i nuovi generi r etimologia de' nomi sia chiaramente stabilita, e che sia scelta invariabilmente una specie come tipo e termine di confronto. Adottato. Milano IO agosto i843 Carlo I'ohko C.A.RLO Bassi F. DE FlLlPI'l .\. (picsta lettura tiene appresso (piella della seguente Appendice degli stessi zoologi, nella quale sono modificate in parte le osservazioni del primo scritto. Egregio sig. Segretario In data del giorno io p.p. ella avrà ricevuto dai sottoscritti il ms. delle osservazioni al ■■ piano di nomenclatura ■• presentalo al Congi-esso pado- - 784 — vano da S. E. il Principe Carlo Donapartc, r por 1' esame del quale foi'- mavasi la Commissione in cui hanno 1' onore di essere inscritti. Non ap- pena avevano dato termine al lavoro, dietro la scorta della circolare pri- mo marzo ji. p. nella (piale era esposto detto piano, e presentato come identico alla proposta (alta neUuIlinia adiinan/a di INIancliester dell'Asso- ciiuione britannica, clie per i reeenfissinii iiunieri 5oo e 5oi (■;>,7 luglio, e 3 agosto ) dell' ottimo Giornale parigino l' Iitstilut ebbero a conoscerne una diversa versione, meritevole, secondo essi, d'esser presa in esame pel mo- do stesso col quale differisce dalla versione italiana della succitata circolare. La pubblicazione italiana presenta nudi ed assoluti i jiaragrafl del pia- no, mentre nella francese, ed al piano in complesso, ed a ciascun para- grafo in particolare, sotio fatti precedei'e parziali ragionamenti, i (piali non solo contengono le motivazioni egli esempi, uia le eccezioni da osservarsi nell'atto di applicazione. Ignorati que' ragionamenti, si sarebbe per forza indotti a dare spesso falsa interpretazione ai pensieri dei cbiai'issimi autori inglesi, confondendo i casi nei quali credettero utili le norme da loro pro- poste, cogli altri in cui essi stessi le avvertirono di pericolosa od im- possibile applicazione. I sottoscritti nel loro lavoro eransi pili ch'altro adoperati a distinguere questi casi, cercandone la ragione nell' intima natura di essi; e da poi che confrontarono la versione ragionata francese con ciò che da loro era stato fatto, ne vedono tanta la concordanza, che se dall'una parte sono persuasi di rinvenire meno opportuna 1' opera loro, dall' altra non ponno nascondere la compiacenza di tale risultato, lenendolo come prova non dubbia d' es- sere ben entrati nello spirito di que' dotti inglesi che primi attesero a questi utili provvedimenti, e con essi loro d' aver sentiti alcuni dei più es- senziali bisogni della scienza. E ciò principalmente per quanto spelta alla più generale limitazione dei casi nei quali è, o no, possibile il far prevalere il diritto di anteriorità nelle partizioni sistematiche superiori. Leggesi nel §. Ili della versione italiana ( il qual paragrafo manca af- fatto nella francese ) che .. la legge di priorità benché sia utile guida nei - gruppi più elevati, non deve essere rigorosamente sostenuta che pei ge- " neri, e per le specie » ; le quali espressioni non abbastanza precise, come è d'uopo, in ogni disposizione pratica, (piali sono i paragrafi di una legge qualsiasi, e vertenti d' altronde suU' importantissimo fatto delle diverse basi filosofiche sulle quali appoggiansi i diversi sistemi altualmente vi- genti, meritavano a parer de'soltoscrilli un fondato esame; anzi più essi consideravano tale l' influenza di quella ciucstione che, come lo fecero, do- — 785 — vesse essere trattata antecedentemente a lutto il [)iano. Con piacere vi- dero dappoi elle anciu' nella versione francese ([nella (picslione è trattata per esteso come introduttiva ai paragrafi, e clic in essa arrivasi a quasi eguali risultati Icggendovisi fra le altro parole •■ Nous ne voulons pas par- « ler ici de cette divcrsité de langage qui resulto des difiercntes métlio- « des de classification adoptées par Ics in- bri di essa Commissione possano con maggior sussidio di documenti sod- disfar sempre meglio al delicato incarico di cui vennero onorati. Pregandola, sig. Segretario, della communicazione per Icllura di que- sto foglio in piena Commissione, colgono con desiderio l'occasione per ripeterle i loro sentimenti di stima e di personale affezione Milano i8 agosto i843. Carlo Porro • F. DE Filippi C. Bassi A queste due letture succede una discussione da cui risulta essere tutti concordi, che la duodecima legittima edizione del S) sterna nalurir sol- tanto sia il vero punto oltre cui non si debhc cercare la |)riorità,nè quc- - 787 - sta rivendicare per gruppi maggiori di generi. 11 Presidente, che fa ben notare ([iiesta unanimità di consiglio, opina coi cav. Bassi esser miuore r inconveniente di modificare il concetto dei nomi antichi che d' intro- durre i nuovi. Non ammette pei'ò che il nome di un geneir, ([uantunciue animale, possa mai darsi ad altro genere anche vegetabile. In qualunque altro caso vuole che per mutai'e un nome già dato siavi provatissinia necessità; e colpa as.sai grave essere in coloro che cercano una ragione anche logica per questo mutamento. Si viene (|uindi alla lettura delle osservazioni dei tre botanici padovani. OSSERVAZIONI sul /moro /mino di nomenclatura, dei membri della Commissione a ciò destinata, ì'isiani, Trevisan e Meneghini. Vedute le osservazioni dei signori membri, Bassi, de Fdippi e Porro, si trova utile il premettere al piano 1' avvertenza, trattarsi in esso unica- mente dei nomi generici e specifici, i (piali devono rimanere invariabili e indipeiiilinli da <|ualun(|ue sistema piaccia meglio adottare, e da (|ua- lunque cambiamento il progresso della scienza sia per arrecare ai si- stemi stessi. I. In seguito alla osservazione del chiarissimo mendiro della Com- missione sig. Spinola, che la legge non dev' essere applicata a' gruppi su- periori ai generi, si trova di modificare l'espressione nei seguenti termini : // nome ori'^itiariaiiiciitr dato dal fondatore di un i^enere o di una specie dei'' essere i>crmancntcniviitc ritenuto ad esclusione di oi^ni susseguente sinonimo, tranne i casi eccezionali esposti al §. XI. II. L'eccezione pro])osta da alcuni a favore dei nomi generici tourne- forziani, per (pianto sia giusta, non potrebbe anunellersi senza rovesciare gran numero dei generi linneani universalmente adottali ; ciò che tor- nerebbe a confusione e danno della scienza. L' opera di Linneo dalla (piale dovrà cominciare 1' a])plicazione della legge di anteriorità sarà l'ul- tima edizione del Sistema necinci, quando sono sostantivi e (piando sono di pei'sona. d) Questa od altra sìmigliantc formola. Quella adottata dal Reicbcm- bac è più spicciativa: egli pone fra parentesi il nome dell' autore quando si riferisce alla specie e non al genere. e) Perchè sia rispettata: si deve intendere per non produrre il dan- no che nuovi nomi vengano creati, i (piali vanno poi aboliti, senza da cit) inferirsi il diritto dell' anteriorità. f) Quet.la legge non è obbligatoria, e (]uindi cade l'obiezione del chia- rissimo Spinola, col (piale ci uniamo nel riprovare gli esempi da lui addotti. g) Approvata. A'l.Sl.\M Trevis.vn Meneghini Segretario Sorge il cav. Hassi a dichiarare che un relatore non più") mai farsi giu- dice delle opinioni dei colleglli della Commissione, ma deve meramente e con fedeltìi riferirle. Il Principe di Canino aderisce non solo alla dichiara- zione del IJassi, ma fa rillettere inoltre che la Commissione non es-sendosi potuta riunire, tutte le carte lette finora sono da considerare come par- ticolari trattazioni dell'argomento: materiali preziosissimi sì, ma che non possono godere di (piel jìcso che avrebbe un rapporto regolare emanalo dalla maggiorità di una Commissione che, discutendo, prende luce e dot- trina. E perciò appunto, dopo il ragionare dei signori Parlatore, Masi, Bassi, Porro e .Schmid, il Presidente dichiara non potersi decidere (pii la importante (piestione. Desidera che i botanici si rassicurino meno della perfezione della loro nomenclatura, e protesta fermamente contro r asserzione che il Progetto inglese non possa sen'ire di punto di fmr- Irnzii, mentre egli lo crede vicinissimo alla perfezione bi'amala. Avverte però che se i botanici intesero di avere a primo maestro in nomenclatura Linneo, insieme coi zoologi, niuno più di lui sente debito e soddisfazione a rendere, come sempre, omaggio a (piel sommo. — 79'- — Di'l resto poi, 0 (lai lavori ilei diversi membri della Commissione pa- dovana, e dalle discussioni (alte intorno ai medesimi, tulli gli adunali sentirono il bisogno di l'imellere al futuro (Congresso di Milano 1 esame del progetto inglese; e tutti, tiovando giuste le considerazioni fatte dai zoologi milanesi intorno alla non esalta corrispondenza di (|uelio con la versione presentata a Padova, convennero nella necessità di pubblicarne negli Atti della quinta Unione una versione fedele. Visto — // Presidente Principe Carlo Bonaparte / Segretari della Sezione di Botanica Dott. L. Masi Dolt. E. Celi // Segretario della Sezione di Zoologia Dott. T. RiBOLi RAPPORTO DZLLA COHHISSIONE ORDINATA. .PER COKSIDERARK LE REGOLE DA CUI LA NOMENCLATURA DELLA ZOOLOGIA PUÒ ESSERE STABILITA SOPRA UKA BASE UNIFORME E PERMANENTE ,. PRESENTITO dall' ASSOCI 17.I0XE DBITAVMCl PEIl I.' 1V*\/.AMENT0 DELLA SCIENZA A CIASCl'NO DEI MEMBRI DELLA COMMISSIONE DEI CONGRESSI SCIENTIFICI ITALIANI « Si quid novisti rcctius istis Caiulidus iiiipcrti, si non his utero mccum ». (Minuta del Consii^lio. Fcb. ii, 1842. " Risoluto — Glie ( in vista di assicurare una sollecita attenzione al se- guente importante subietto) una Commissione composta dal sig. C. Dar- win, prof. Ilcnslow, rov. L. Jcnyns, sig. W. Ogilhy, sig. J. Phillips, (lott. Kichai(lson,sig. II. E. Stricklaiul (relatore), sig. J. O. Westwood, sia nominata per considerare le regole per le quali la nomenclatura (Iella Zoologia può essere stabilita sopra una base uniforme e pcrma- iioiite;il rapporto ilovrà essere ])resentalo alla Sezione zoologica, e .sottoposto alla sua Commissione, nel Congresso tli Jlanchester. Minuta (Icìlii Camniissionr della Sezione. D. Giugno 29, 18/(2. « Risoluto — Che la Commissione della Sezione di Zoologia e Botanica ha troppo poco tempo durante la riunione dell'Associazione a tliscutere un rapporto sulla nomenclatura, e perciò lo rimette alla speciale Commissione nominata a stenderne il rapporto, e presentarlo sotto re- sponsabilità propria » ). La Commissione stabilita dal Consiglio dell' Associazione britannica per il soprannominato oggetto, domanda il permesso di riportare che alle sedute che hanno tenuto in Londra i seguenti signori, fu accresciuta la Com- missione e assistita ne'suoi lavori dai signori W. J. Itroderip, prof. Owen, — 794 — W. E. Slmckard, G. R. Watcrliousc, e W. Yarrell. Un saggio del propo- sto codico di regole essendo sialo ree stendere ad autori piii antichi di Linneo) Siccome il nostro soggetto è strettamente confinato al binominale sistema di nomenclatura, quello cioè che indica le specie per mezzo di due Ialini vocaboli, 1' uno generico, 1' altro specifico, e siccome que- sto inesliniabilc metodo ebbe origine solamente da Linneo, gli è chiaro che in (juanto concerne le specie, non dobbiam noi cercare di portare indietro il principio di priorità oltre la data della XII edizione del Sj- steina natura-. Avanti questo periodo i naturalisti erano in necessità d' indicare le specie non con un nome compreso in una parola ma con una definizione che occupava una frase, 1' eccessiva verbosità del qual metodo era produttrice di grave inconvenienza. Egli è vero che una pa- rola bastava talvolta per la definizione di una specie; ma questi rari casi erano binomi per mera accia nostra .seguente proposizione non ha altro diritto per essere adot- tata che (|uello di essere una concessione alia umana inlcrmezza. Se i n(j- mi [)ropri di località come Covent Garden, Lincoln s Inn Fields, New- castle, Bridgewater ce, non piìi suggeriscono l' idea di giardini, campi, castelli, ])onti, ma richiamano la mente colla ])rontczza del pensiero alle peculiari località che essi rispettivamente designarono; non vediamo ra- gione perchè i nomi propri usati nella storia naturale non comi)iercbbero egualmente 1' officio di corretta indicazione (piand' anche il loro signifi- cato etimologico potcss' essere intieramente inapplicabile all' oggetto che essi tipificano. Ma noi dobbiamo ricordare che il linguaggio della scienza ha un limitato corso, e ([uindi le |)arole che lo compongono non circole- ranno con la stessa libertà e rapidità, come ([nelle clic a|)partengono alla vita giornaliera. L' attenzione è conscguentemente soggetta negli studi scientifici ad essere divertita dalla contemplazione della cosa significata nel senso etimologico del segno, e (|uiiuli è necessario provvedere che il |)o- steriore non sia tale da propagare 1' attuale errore. Esempi di (piesto ge- (1) Questa laboriosa e diflìcile ricerca vrrrA jirandonionte ageyolata dalla uti- lissima opera dull'Agassiz, intitolata « ?iusi£.\'CL\TOii zooLocicrs ». — 8o6 — nere sono veramente mollo radi, e in casi, come Monodon, Cnpriniulgus, Prinitliscd 'i/xxld, e Monocitlds, hanno acf|ui.stato sufficiiMile corso da non i)iìi cagionare errore, e sono perciò rilenuli senza innlaniento. Ma qnancio noi troviamo ini lìatrachio nominalo, con violazione delle sue vero atlìnità, MdstodoiìSdunis, una specie messicana chiamata ( per eri'onea notizia di patria) l'icds cdfcr, o un uccello di color d'oliva chiamato Mu- scìcapa atra, o cjnando un nome è derivato da una mostruosità acciden- tale, come il Pictis seniirostris di Linneo, e l' Ilelix disjuncta di Tur- ton, noi ci crediamo giustificati nel cancellare questi nomi e adottare il sinonimo che segue innnediatamenlc in ([uanlo alla data. Nel medesimo tempo noi pensiamo a diritto di notare che (jucsto privilegio è molto sog- getto all'abuso, e deve perciò essere applicato solamente agli estremi casi, e con cautela grande. Con ([ueste limitazioni noi possiamo concedere che §. 1 1 . Un nome può essere cangiato quando implica una falsa proposizione la quale possa propagare rilevanti errori. ( I nomi non chiaramente definiti possono essere cangiati) A meno che una specie o un gruppo sia intelligibilmente definito ([uando vien nominato, non può essere riconosciuto da altri, e la significa- zione del nome è conscguentemente perduta. Due cose sono necessarie perchè un termine zoologico acquistar possa autorità qualunque, cioè de- finizione, e publtlicnzione. La definizione propriamente implica una espo- sizione distinta dei caratteri essenziali, e in tutti i casi noi concepiamo ciò indi.spensabile, benché alcuni autori sostengano che una mera enume- razione delle specie componenti, o anche di un singolo tipo, è sufficiente ad autenticare un genere. A costituire la pidiblicazione, niente fuori della inserzione delle predette particolarità /// un UI>ro stampato è sufficiente. Molti Uccelli p. e. nei IMusei di Parigi, ed altri del continente; molte Conchiglie nel Museo britannico (al tempo del dott. Leach's ) ; i Fossili nella collezione Scarborougli ed altre pubbliche collezioni, hanno ricevuto nomi manoscritti, i quali non saranno di ninna autorità finché non ven- gano pubblicali (l). Tutte le descrizioni inedite, (]uantun(|ue esatte (come quelle di Forster che sono tuttavia chiuse in un MS. a Berlino ) non po- (I) Questi nomi ms. sono in tutti i casi capaci di crear confu.sionc,etl è perciò molto ila desiderare che la pratica d' impiegarli sia evitata iu futuro. — 8o7 — Iranno reclamare alcun diritto di priorità avanti sieno pubblicate, e quin- di solamente dalla data della loro pubblica/.ionc. La stessa regola cade sui casi (love i gruppi o le specie sono pubblicati, ma non definiti, come i catalogbi in ([ualclie Museo e il trattato di Ornitologia di I>esson, dove molte specie sono enumerate col nome, senza alcuna descrizione o cita- zione, pei- cui non possano essere identificate. Laonde §. 12. Un nome clic non è stato mai cliiaramcnle definito in qualclie opera pubblicala verrà cangialo nel primo nome col quale l'oggetto sarà stato con tal cliiarezza definito. (I nomi specifici adottati come generici, devono essere cangiati) La necessità della seguente regola sarà meglio illustrata da un esem- pio. Il Cort'iis pj-rrhocorax Linn. fu quindi levato a genere sotto il no- me di Pyrrliocornx. Trmminck adotta questo nome generico, e ritiene a un tempo il veccliio nome specifico, così die egli chiama la specie Pyrrho- corax pyrrìiocorax. La ineleganza di cjucsto metodo è cos\ grande da dimandare un cangiamento del nome specifico, e la specie chiamasi ora Pyrrhocorax alpinus A'icill. Noi proponiamo quindi che §. i3. Un nuovo nome specifico dev'essere dato ad una specie quando il suo vecchio nome è stato adottato per un genere che in- clude la delta specie. N. B. Si vedrà tuttavia più sotto che noi fortemente obbiettiamo alla idteriore continuazione di questa pratica di elevare i nomi specifici in generici. (La ortografia latina dev' essere seguita) Sul soggetto della ortografia egli è necessario anteporre una |)ro- posizione. §. 1/4. Scrivendo i nomi zoologici, le regole dell'ortografia latina devono essere sempre rispettale. Latinizzando le jiai-ole gi-eche vi sono certe regole di ortografia cono- sciute dai dotti che non devono mai trasandarsi. Per esempio i nomi che — 8o8 — i nioilcrni autori hanno scritto .lij'tiiicmin, Zcnophitsia, poiovcphaìa, devono secondo le leggi della etimologia essere pronunziati -i;/)^c«c//»V/, Xenopìiasia e pceocephuìa. Latinizzando le parole moderne, le regole dell' uso classico non sono applicabili, e tutto ciò che possiam fare è di dare a tali termini un' ap])ari'nza classica por quanto ne dà potere la ne- cessaria preservazione delia loro etimologia. Nel caso delle parole europee la cui ortografia è fissata, è meglio viloncie la i'oinia originale, anche quan- do includesse lettere e combinazioni incognite ai latini. Tali pai'ole p. e., come ll'iìothvardi, Kiiiglili, Bullochi, Kscìuchollzi, sarebbero del tutto inintelligibili se fossero latinizzate in Viuhardi, Cnichti, Bullocci, Es- solzi, ec. Ma i vocaboli di origine barbara, non avendo fissa ortografia, son pili declinabili, e quindi adottati in latino dovrebbero rendersi di tan- ta classica apparenza ipianta è concilialìile con la preservazione del loro suono originale. Cos\ le parole Tockiix, tHxsiiree, argoondah, kundoo, ec. , dovrebbero scriversi, (iiumdo latinizzale, Toccus, luisure, argitìidd, ciin- du, ec. Tali parole dovrebbero in ogni caso praticabile avere una termi- nazione latina specialmente se usate genericamente. Latinizzando nomi propri, la regola più semplice sembra essere di usa- re la terminazione — us, genitivo — /, quando il nome finisce in con- sonante, come nei citali esempi ; e — iits, gen. — //, quando finisce in vocale, come LntvcUlc, LatreUlii ec. Convertendo le parole greche in latino devono osservarsi le rego- le seguenti : — 'eco Latino Grcc ai diviene £6 $ CI - i. • uni. H cu diviene u. rx CI tt 06. 77 V » y- diviene Latino th. ph. eh. e. neh. ng- h. Quando un nome è stato erroneamente scritto, e la sua ortografia è stala poscia emendata, noi concepiamo che l'autorità dell'autore originale debba essere tuttavia ritenuta per il nome, e non già quella della per- sona che fa la correzione. - 8o9 - P A RIE SE C ONDA HACCOM AND AZIONI PKH MIGLIORAIIE LA N0:MK.\CL V I l HA IS AVVENIRE Le pi'CiK'Itc proposizioni sono tntlc quelle die nel presente stato della scienza senilirano suscettibili rivestire il carattere di lej^gi. IS'oi ci siamo sforzati di farle il più possibilmente poche e semplici, nella s|)eranza che verranno meglio agevolmente comprese e adottate dai naturalisti in gene- rale. ÌXoi sappiamo che un esteso numero di altre regole, alcune delle (piali sono i|ui appresso enumei-ate, sono state proposte e attivate tla vari autori, i (|uali hanno intrapreso il difficile incarico di formar leggi su iegate avanti per altri generi. Cominceremo da quelle che sembrano meno esposte alla obbiezione come a. A'o/ni i^cogid fici . Queste parole essendo ])er lo più aggettivi pos- sono radamente impiegarsi per generi. Come designazioni di specie <'ssi sono stati cosi fortemente obbieltati, che alcuni autori (Wagler, p. e.) sono andati tanto in là da sostituire nomi nuovi ovunque gli haimo trovati; altri ( p. e. Swainson ) li vogliono tollerati solo quando hanno un significato esclusivo, come Lepus liibernicus, Troglodjtes europceus ec. Noi non sia- mo per nulla disposti di andare si oltre. Non è men. vero che la Hirundo jwanica è un uccello di Giava, benché possa incontrarsi in altre contra- de, e quantuiupie altre specie d' Uirimdo sieno in Giava. 1/ argomento piìi incalzante contro queste parole si è che non dicono la intiera verità. Comunque siccome parecchi autori contrastano a questa classe di nomi, è meglio evitare di darli, salvo che vi sia ragione di credere che la specie sia principalmente confinata alla contrada di cui porta il nome. b. Nomi barbari. Alcuni autori protestano fortemente contro la in- troduzione di parole esotiche nella nostra latina nomenclatura, altri ne sostengono la pratica con eguale calore. Noi possiain notare prima- mente che la pratica non è contraria all' uso classico, dappoiché i Greci e i Romani fecero occasionalmenle, benché con ripugnanza, inli-odurre voci barbare sotto modificata forma nei loro rispettivi idiomi. Seconda- mente la conservazione dei nomi triviali, che gli animali portano nelle loro native contrade, è spesso di grande vantaggio al viaggiatore nello scuoprire e identificare le specie. Noi quindi non crediamo, quando a tali parole venga data terminazione latina, che 1' occasionale e giudizioso uso di esse, come termini scientifici, possa venire giustamente obbiettato. e. Nomi tecnici. Tutte le parole significanti mestieri e professioni sono state da alcuni scrittori escluse dalla Zoologia, ma senza sufficiente ragione. Le parole di questa classe, quando sono accuratamente scelte, — »l I — esprimono spesso i peculiari caraltcri e costumi degli animali in una ma- niera metaforica, elegante assai. Possiamo citare i nomi generici An>i- colii, Lonius, Pdstor, Tyranim.s, Jìciiulus, Miiiius, Plucciis vc.come opportuni esempi di (jucsta classe di nomi. d. Nomi mito/uifici o storici. Quando questi non hanno percettibile rapjiorlo o allusione ai caiallen dell' oggetto a cui sono conferiti, pos- sono essere propriamente risguardali come insignificanti e di cattivo gu- sto. Cosi i nomi generici Lesbia, I.citus, Reinus, Corjdon, Pnsifae sono stati applicati a un Uccello mosca, a ima Farfalla, a un Bacherozzolo, a un Pappagallo, e a un Granchio, rispettivamente, senza alcuna perccttihilc associazione d' idee. JMa i nomi mitologici possono «lualche volta essere usati come generici colla stessa pro])i'ictà di quelli tecnici, nei casi dove una dii'ctta allusione |)uò essere tracciata tra le narrate azioni di un per- sonaggio, e le aljiludini osservate, o la struttura di un animale. Così (piando il nome Progne è dato ad una Rondine, Clollio a un Ragno, Ilydra a un Polipo, Atìienc a una Civetta, Nestor a un Pappagallo di testa bian- ca ec, una piacevole e utile connessione è slahilila Ira la letteratura e la scienza fisica. e. Nomi comparativi. Le obbiezioni che sono state levale contro alle parole di (picsla classe non sono senza fondamento. I nomi, non meno delle definizioni degli oggetti, dovrebbero, (piarKlo si può, essere tratti da positivi e per se evidenti caratteri, e non già da paragone con altri og- getti, i quali possono essere meno noti al lettore di quello che gli sta sott' occhio. I nomi specifici esprimenti la gi-andezza com|)arativa sono pur da schivare, siccome quelli che possono essere resi inesatti da po- steriori scoperte di specie addizionali. I nomi Picoides, Emberizoides, Pscudoìtiscinid, ruhcculoides, maximus, minor, minimus ec. sono esem- pi di tale biasimevole pratica. f. Nomi generici composti di altri generi. Questi sono in qualciie grado esposti alla stessa imputazione delle parole comparative ; ma com'es- si servono spesso ad es|)rimere la posizione di im genere come intermedio Il affine a due altri generi, possono impiegarsi occasionalmente con van- taggio. Deve aversi cura di non adottare tali composte parole che sìeno troppo lunghe, e soprattutto non alterarle provandosi di renderle più cor- te. I nomi Gallopa\'o, Tetraogallus, Gìpactiis, sono esempi di conve- niente uso delle parole composte. • , g. Nomi specifici derivati da persone. Sin tanto che queste compli- mentarle designazioni sono usate con moderazione, e sono ristrette a per- 101 «1-2 soiic eminenti come zoologi scienziati, |)os!>ono essere impiegate con pro- prietà nei casi in cui le parole espressive, o raratteristiclio, non sieno arconcianiente trovate. Conveniamo però pienamente con (pieili che cen- surano la pratica di nominare le specie da persone di nessuna riputazione scientifica, come negozianti di cimosha (^^p. e. C(iiii\'ct/, Jio/s.toneautiJ, sacei'dotcsse peruviane ( Cora, Amuzilia), o Ottentoli ( Klassi). h. JVof/ìi generici deridati da persone. Le parole di questa classe sono state assai estesamente usate in Botanica, e però sarebbe stato ben fatto escluderle intieramente dalla Zoologia, per ottenere ima memoria lecnicii per mezzo della (piale il nome di un genere ci sigiiirulicrebbe ad un trailo a quale dei regni della natura appartiene. Alcuni pochi perso- nali nomi generici sonosi tuttavia intru.si in Zoologia, come Ciwierid, Mulleria, Rossia, Lcssonia ce, ma sono molto radi, conqiarati a quelli della Botanica, ed è forse desiderabile che non se ne aggiungano altri. i. Nomi di aspra e inelegante pronuncia. Queste parole sono dure all' orecchio, o per la ineleganza della forma, come Iluhun, Yithina, Cra.rirex, Eschscìioltzi, o per la troppa lunghezza, come cìiirostrongylo- stinus, Opetiorhyncluts, !>rnchjpodioides, Thecodontosaurus , non ri- cordando r Enaliolimnosaurus crocodilocepludoides di un iiatiu'alista tedesco. Non è mestieri dilungarsi sul vantaggio di consultare l' eufonia nella formazione del nostro linguaggio. Può raccomandarsi come regola generale di evitare 1' introduzione di parole che abbiano più di cin- que sillabe. k. Xoini antichi di animali applicati in un falso senso. E stata pratica comune, in numerosi casi, di applicare nomi di animali trovati ac- cidentalmente negli autori classici a generi o specie esotici intieramente ignoti agli antichi. I nomi Cel/us, Callitliri.v, Spiza, Kitta, S/rtit/iiis, ne sono esempi. Questa pratica non si deve per alcuna via incoraggiare. La difesa comune di ciò sta nella impossibilità di identificare ora le specie a cui il nome era anticamente a|)plicato. Ma è certo che se ogni viaggia- tore si desse la cura di raccogliere i nomi vernacoli, usati dai moder- ni greci e italiani per i Vertebrati e i Molluschi dell' Europa meridio- nale, il significato degli antichi nomi potrebbe in molti casi essere deter- minalo colla più gran precisione. È stato ben osservato che un pescalo- rello cretese è molto miglior commentatore della storia degli animali di Aristotile che un dotto bi-itanno o tedesco. Tuttavia 1' uso dei nomi anti- chi, i7K/7//r/o .f/rtrt/?/i//ca/o co/vertawew/c, è più desiderabile perchè •■ for- — 8i3 — mando delle voci scientifiche, 1' appropriare vecchie parole è preferibile alla formazione delle nuove (i) ». 1. .\()mi i^ciierici iiifi^rltU'i. I nomi dei generi sono in lutti i casi es- seii/.ialmcnte sostantivi, e ipiindi i nomi aggettivi non possono impiegarsi per loro, senza recare offesa alla grammatica. I nomi generici Hians, Cri- niger, Cursorius, Sitiduhi, ec. sono esempi di finesto uso scorretto. m. i\omi ibridi. Le parole composte onde le parti coin])onenti sono prese da due lingue diverse, sono deformità grandi in nomenclatura, e i naturalisti dovrebbero guardarsi spezialmente d' introdurre altri più nomi simili in Zoologia, la ([uale ne foi'nisce di già eseni])i pur trop|)i. Ne ab- biamo composti dal greco e dal latino, come Ueiidrofalco, Gjmno- corvus, Monoculus, Àrborophila, Jlavigaster ; greci e francesi, come Jacamaralcyon, Jacamerops ; e greci e inglesi, come Bulluckoides, Gilbertsocrinitcs . n. Nomi che assai rassomigliano altri nomi giìi usati. Dalla rego- la IO fu stabilito che quando un nome introdotto è identico nA a\\.ro pre- viamente usato, deve cambiarsi il più recente. Alcuni autori hanno esteso il medesimo princijìio ai casi in cui 1' ultimo nome, (piando è scritto cor- rettamente, si avvicini soltanto nella forma senza intieramente coincidere col primo. Checchessia noi non pensiamo conveniente di far questa legge imperante, pi-imo per la vasta estensione della nostra nomenclatura che rende grandemente difficile trovare un nome che non abbia jìiù o meno somiglianza con qualche altro, e secondo per la impossibilità di fissare un limite al grado di approssimazione, oltre il (piale una tale legge do- vrebbe cessar di operai-e. Laonde ci contentiamo di mettere avanti questa proposizione qual semplice raccomandazione ai naturalisti, nello scegliere nomi generici, di evitare quelli che troppo da vicino somigliano a parole già adottate. E così quanto alle specie il naturalista giudizioso mirerà alla varietà della designazione, e non chiamerà p. e. una specie i'irens o virescens in un genere che già possiede un viridis. o. Paro/e corrotte . Formando delle parole latine ronijìoste, vi sono certe regole granunalieali conosciute e attivate da duemila anni, e cui il naturalista è obbligato conoscere prima di provare la |)ropria abilità nel coniare nomi zoologici. Una delle principali di (pieste regole quella è che, componendo le parole, ogni radicale o essenzial parte dei membri costi- tuenti dev' essere ritenuta, e niun cangiamento fatto, salvo nelle termina- ci) Whewcll, Pliil. Iiid. Se. V. I. p,i2. T.XVII — 8i4 — zioni vari;il)ili. Ma parecclii nomi j;oiu'rici sono siali ulliiiiainontc iiili'o- dolli ili Olila (li (|iiosla rcijola, r foiiiiaiio sgradevole iiiijii'essioiio in tutti i|iiolli elle sono in diinestieliezza con T indole della lingua Ialina, l n nome foggialo eon la piiiiia mela di ima ])arola e coiriillinia metà di un'altra, è uà COSI dofonne mostro in nomenclatura, come una Sirena o un Cen- tauro il sarebbe in Zoologia ; tuttavia ne troviamo esempi nei nomi Cor- cura.v ( da Corpus e Pyrrltocora.r ), Cjpsnagra ( da Cypseìus e Ta- ntigra), Merulaxis (da Merula e Sjnallaxis), Lo.rigilla (da Loxia e Fringill(i) ce. In altri casi ove il comincianìciito AvW'uns. e dell'altra pa- rola semplice è ritenuto nella composta, si cade in errore tagliando fuori troppo della radicale e vitale porzione, come nel Bucorfus (da Buceros e Co/vusJ, Ninox ( da Nisus, e Nocttia) ec. p. !S'omi insignijicuntì. Alcuni autori avendo trovata difficoltà nello scegliere nomi generici non usati per lo innanzi, hanno adottato il piano di coniare parole a caso senza veruna derivazione o significato. Eccone esempi: ì'irdhn, Xciim, Azecn, Assiniiiud, Qncdiicx, Spisulii. Alla me- desima classe possiamo riportare gli (iiingramini di altri nomi generici, come Dacelo e Cedola da Alcedo, Ztipornia da Porzaiui ec. Cosiffatti fanciulleschi giuochi di parola sono di pessimo gusto, e buoni soltanto a far disprezzare la scienza. Di ciò non ha esempio l'età latina di Augusto, e può soltanto farsene paragone con le bisticccrie dei tempi mezzani. Egli è contrario al genio di tutte le lingue, che mostrano non produrre mai parole nuove da generazione spontanea, ma derivarle sempre da ([ualche altra sorgente come che distante ed oscura. Ed è particolarmcnie di noia agli etimologisti, i quali, dopo aver cercato invano per attraverso il vasto magazzino dell' umano linguaggio la parentela di cotali parole, s'accor- gono alfine di aver perseguito un igiiis Jhtuiis. q. lYonii previamente cancellati in forza del §. G. Alcuni autori considerano che quando un nome è stato ridotto a sinonimo in forza delle leggi di priorità, sono eglino in libertà di applicarlo a ])iacerc ad ogni nuovo gruppo mancante di nome. Noi consideriamo però che quando una parola è stata proposta una volta in un dato senso, e si è quindi som- mersa nel pelago della sinonimia, è assai meglio porla da banda per sem- pre, che correre il rischio di far confusione ri producendola sotto un nuo- vo significato. r. Nomi specifici alzati a generici. Suddiviono essere masco- lini, femminini o neutri, secondo il genere originale) A piTscrvaro por quanto (■ possibile i nomi specifici sotto una foi-- ina inalterata, qualuntiue cangiamento possano suliire i generi cui appar- tengono, è desiderabile, (piando si possa con propriet.ì, fare clic le nuove suddivisioni dei generi condiinino grammaticalmente con i vecchi gruppi da cui sono formate. Questa raccomandazione non autorizza di cambiare la terminazione mascolina o fonnninlna di un genere già stabilito. E brevemente §. F. Si raccomanda clic suddividendo un vecchio genere per r avvenire, i nomi dati alle suddivisioni combinino nel genere con quello del gruppo originale. (Etimologie e tipi de' nuovi generi da dichiararsi) E chiaro che 1 nomi dei generi sarebbero generalmente con più ac- curatezza formali, e le loro definizioni rese più esatte, se gli autori si attenessero al seguente avviso. §. G. Si raccomanda che definendo nuovi generi la etimologia del nome debba sempre essere dichiarata, e che una specie debba essere invariabilmente scelta come tipo o norma di paragone. Conchiudendo questo saggio di un jiiano per la rellificazione della nomenclatura zoologica noi abbiamo soltanto da osservare, che quasi tut- te le proposizioni contenute in esso possono con eguale esattezza a|)plicar- si alla sorella scienza botanica. Tuttavia abbiamo preferito in esso saggio di limitare le nostre vedute alla Zoologia, tanto per rendere la quistione meno complicata, quanto porche riconosciamo che di prosento la nomen- clatura botanica trovasi in molto minore bisogno tli distinta legislazione, che la zoologica. Le mirabili regole lasciate da Linneo, Smith, De Candol- le, e altri botanici ( ai (piali, non meno che alle opero di Fabricius, Illi- ger, Vigors, Swainson e altri zoologi, siamo debitori dei materiali per que- sti documenti), hanno sempre esercitalo una benefica influenza sui loro di- - 8'9 - scepoli. Quindi il linguaggio della Botanica ha raggiunto una condizione più perfetta e stabile della Zoologia ; e se questo tentativo alla riforma può avere efficacia di avanzare la nomenclatura zoologica oltre il suo im- perl'etlo presente e anormale slato, saramio pienamente compiuti i desi- derj de' suoi promotori. (Sottoscritti) II. E. SrniCKLAND. J. S. IIenslow. Giugno ay, 1842 John Phillips. W. E. Shuckard. John Richaroson. G. R. Waterhouse. Richard Owen. W. Yarrell. Leonaiu) JfiNyns. C. Darwin. AV. J. Droderip. J. O. Westwood. Per traduzione conforme Dott. L. Masi Paragonata attentamente la traduzione coli' originale inglese la di- chiaro fedele. Carlo P. Bonaparte Ed io medesimo qui soprascritto, pago di trovarmi quasi in perfetto accordo coi soprasegnati membri della Commissione, dalla ([uale furono valutate parecchie mie osservazioni ad un primo abbozzo del loro lavoro definitivo, mi restringo a farvi sopra le seguenti rillessioni. E premetto la FoRMAL Proposta, che sulle basi gettate dagl' Inglesi si redigano più compendiosamente che si possa le Regole di Nomenclatura sancite dal- l' autorità dei Congressi Italiani, valutabilissima tra noi, non leggera presso gli stranieri. Non è ragionevole il stqiporre che altri si faccia a violarle, e sarebbe irragionevole che per il solo sospetto di lor violazio- ne si trascurassero ; perchè altrimenti non vi sarebbe alcuna norma di scrivere, e neppur di pensare. OSSERVAZIONI ALLA PARTE PRIMA IKTITOLAT* regole per rettificare l' attuale nomenclatura Alle regole i e a osservo che vorrei rispettata anco più che noi vuole la Commissione la sacrosanta legge di priorità, limitandone maggiormente le eccezioni, ed eccezionando sulle stesse eccezioni, per ritornare nella re- io3 — Sao — gola quanto più sia possibile, ponendo sempre ostacoli ai novatori, che non mancano mai tli pretesti per mutar 1' un nome in un altro. Veniamo subilo airescm|)io. La Counnissione concliiude che si chiami Pcrdi.v mfa la Perdix riihni di Brisson perchè è il Tetrao riifiis di Linneo, onde avremmo allres'i Pcrdi.v sti.rdfìlis, e non Pcrdi.v i^r/fcti Ri-isson. Ma ([ucsto io non ])osso a])|)rovaie. Brisson distinse lienissimo le Pernici eu- ropee, e ( quantunque per caso ) pure applicò alle due sopracitate una hinominale appellazione. Oi'a dunque come vengono adottali i di lui ge- neri per eccezione, cos'i voi-rci fosse delle sue specie quando si può, e spe- cialmente se ( come avviene nel caso pi-esente ) le specie ben distinte da lui siano state riconfuse da altri, come lo furono le tre Pernici europee sotto il nome Tcfrao rti/iis \j., vhc ingiiistaincntc si vorria prevalesse. Sia, dunque regola certa che quando un (nitore non Ijinominario ap- plicò casualmente un binomio adottabile a specie da lui benissimo distribuite, che poi vennero confuse da altri, adottisi il nome piìi an- tico a preferenza soprattutto di quello che creò la confusione, e in tal caso la regola 2, che fa eccezione alla i, non colpisca gli autori non binominali. La mia severità iicll' attribuire al binomio il vero autor suo, per le ragioni che dirò qui appresso, mi fa dar maggior peso a questa determinazione. Alla regola 4» cui .applaudisco di cuore, osservo soltanto in proposito dell' esempio addotto, che quantunque Swainson facesse evidentemente male nell' applicare il nuovo nome Astenurus al gruppo, cui piuttosto che all'altro quadridigitato avrebbe dovuto lasciare quello di Picumnus, tutlavolta in f[iicsto e simili casi sarà meglio seguire che ricambiare il già fatto, non esigendolo la circostanza. Alla regola 6 osservo, che quante volte due autori abbiano dato due nomi diversi a\\o stcssissimo genere, il quale poi venga debitamente scis- so in due, non solo non debba essere vietato di ritenere il nome più re- cente nel senso ristretto, ma sostengo che sia lodevole il cos\ fare. Cosi ho praticalo io sem|)re, e seguiterò a praticare fino a che non si decida inap- pellabilmente il contrario. Il solo caso in cui credo non potersi tollerare il ritenerlo, è appunto quello in cui la Commissione lo concede, cioè in un senso totalmente diverso dal primitivo. Onde è che io riconosco rt/b/'//t)/y le eccezioni che infermano la legge G, di cui parliamo, e specialmente ab- braccio la legge 7, mentre mi oppongo a lutto ciò che la conferma, e per — Sai — conseguenza alla legge 8. Ammetto cioè, come faceva lo stesso sig. Stri- ckland nel suo primo schizzo, che « se un nome più recente comprende uno o più generi anteriori ad esso in ptmto di data, ed inoltre una por- zione inilrjinitii, si può nel suddividorlo in appresso ritenere il nome complessivo, in un senso ristretto, a quella porzione del gruppo che non fu definito daH'uutorc piìi antico ■.. Sostengo in fatti che il nome Psiiro- colius possa venire impiegato per una porzione di quel Magazzeno H'n- gleriano. Sono ora mai venti anni che io scriveva nel mio Genere degli i'ccelli americani: « L' introduzione di nuove appellazioni evitai per quanto è possibile, ancor cpiando sarebbero state più appropriate; poiché dillicilnii'iili' si |)uò proporre una nuova divisione cui non convenga un nome, fra il taulo numero di «[uelli che già ingombrano la scienza ». Alla regola io, e più specialmente al suo prologo, osservo che è da approvarsi in tutto, e principalmente da lodarsi il cortese consiglio di av- visare i dispensatori di nomi già preoccupati acciò li cambino essi stessi di per se; ma che ciò non basta, imperciocché colui che non è persuaso non potersi dare a due esseri uno stesso nome, rifattasi sovente a cambia- re, ed io potrei a ignobilità di una persona e la sua coudizione illetterata non sembra vietino che venga iin- poslo il di lei nome, quando siasi ossa rosa utile alla scienza anco ne' mo- di più volgari; olio aii/.i un simile trihulo di riconoscenza onora chi lo rende, compensando in qualche modo la ingratitudine con la (piale ven- gono le pili volte trattati i proletari dei nostri studi. Qual geologo co- scienzioso potrebbe negare, a cagion d' esempio, di aver assai profittato di un umile Vincenzo Cozzolino ncU' esplorare il Vesuvio? Al §. i., cui mi conformo interamente, si potrebbe riflettere chetante volle l'asprezza di un vocabolo è semplicemente relativa. Al §. II. Quantunque io sia più olio altri mai contrario dal ripetere qualsiasi nome anco ne' rami pili lontani della Storia naturale, altrettanto son facile ad ammettere quelli ohe offrono la più piccola differenza. Chi ooiifoiidorelibc mai Marca con Mtiscus, .istcr con Astus, Stellarla con Slelleria, quantunque tanto simili fra loro?Sembrannii poi male scelti gli esempi di nomi da evitarsi; perchè vircns o vircscens possono utilmente darsi a specie di un genere che già vanta.sso una i'iridis. Al §. ]). Quanto ai nomiy>//i7 (// si^iiijìcato ahbiam già detto che al- cuni li preferiscono; non è giusto per ciò il dii-o che la diffìcoltà di tro- varne altri fosse la ragione perchè furono scelli. Xciiia per altro non ap- partiene a (piclla categoria, avendo un significato greco: mentre pur si sforzano alcuni dotti zoologi a rintracciarne 1' origine, come |)er esempio di Zaporma Leach, che non è che 1' anagramma di Porzana! Al §. q. Di questo abbìam già dotto parlando della regola 6. Al §. r. Anco di questo dicemmo in proposilo alla regola li. Alla Raccomandazione B. Neil' approvare questa regola adottata per mia cura in Inghilterra nella sua semplicità, non posso astenermi dall' es- primere il disgusto che provo nel vedere, specialmente in alcuni scritti francesi, i nomi delle famiglie derivati dal nominativo e non dal genitivo; come per esempio Lr/>iici(/rr invoco di Lr/xiri/ltr. IVIen disgustoso, ma non lodevole, è \ tnlciahr, .Inlcaiiar di alcuni Inglesi, invece di .lidciilir, Ardeiiuv. La rima è pur (pialohe cosa quando si accorda con la ragio- ne. Più essenziale ancora della uniformità nelle formazioni dei gruppi è die i naturalisti vadano di concerto nel chiamare con gli stessi nomi i diversi gradi dei gruppi nella gerarchia. Troppo ben radicalo è oramai il significato Ci\ famiglia, introdotto da' botanici per un gruppo che rac- chiuda generi affini, perchè si pensi a cambiarlo. Che se il prof. Paolo Savi, — 8a4 — allucinato un momento dalla più filosofica inlcUigonza di chiamar famiglia r ultima ramific;uione, lo applicò ai sottogcncri della sua pregiata Orni- tologia toscana, vogliani credere che in una seconda edizione egli ancora sarà per riunirsi alla generalità dei naturalisti. Alla Raccomandazione C. Malgrado gì' inconvenienti ( e dove mai non sono?) cercati con lo specillo, sono tanti e cosi grandi i vantaggi che si ritraggono dall' incominciare i nomi specifici con la lettera picco- la, che adotto la bellissima regola senza esitazione alcuna. L' uguaglianza ha maggiori dritti dell' etimologia. Alla Raccomandazione D. A questa mi oppongo del lutlo; poiché so- stengo che si deve far seguire il binomio dal cognome di (\uc\\' autore che lo stahih. La verità prima di tutto. Né giustizia manca ad ognuno nelle sinonimie e nella storia della scienza. D' altronde, quando io dico Perca fltwiatilis "L. , non intendo dire che Linneo fosse lo scuopritorc di tale specie, ed è in me idea secondaria quella che Linneo la chiamasse il primo COSI : ma ciò che mi preme è il constatare, che il pesce di cui parlo, è quello cosi denominato da Linneo, ^\Acc\ìh.\a. Perca fluviatilix di un altro autore può essere tutt' altro pesce. Non è poi vero che non ab- bia alcun merito colui che con dottrina e imparzialità riporti al suo vero genere una specie; colui che con pazienza e criterio rimonti al di lei le- gittimo nome specifico, ed accoppiatili ne componga il binomio, al quale, a parer mio, convicn resti affisso il cognome suo. Ciò nulla toglie, lo ri- peto, alla gloria di chi descrisse per primo la specie anco erroneamente. Resta c"uahnentc illeso il merito di chi ne fondò il genere, sulla csclu- sione del quale autore trovomi d' accordo con gì' Inglesi. Ma nell' i|)otesi di tre concorrenti al binomio, io scelgo quello che ne assunse la veia re- sponsabilità; responsabilità (nota bene) che verrebbe in molti casi decli- nata dall' altro cui la raccomandazione inglese lo impone, o con parentesi o senza. Che piìi? Molte volte accade che l'antico autore, cui si vorrebbe serbare la specie, non clihe altro merito che quello di darle un cattivo nome, non avendola né scoperta, né definita, ma soltanto espilata entro gli scritti dei suoi predecessori. Non é dun([ue vero che con (pici nome specifico si rimandi direttamente alla descrizione originale, all' habi- tat ec, né tampoco alla data della scoperta. — 825 — Altro non restami ad osservare, che appunto perdio la nomenclatura l.otanica è più perfetta, ed ha passalo meno peripezie della zoologica, ho dcsideialo che i botanici venisseio in aiuto dei zoologi per reciproco be- ne. Né posso dar termine a queste mie parole senza dire cpianto mi goda l'animo nel v.'dere le sane leggi di nomenclatura ridotte alla più sem- plice espressione dal perspicace acume di un Isidoro fk-offroy Saint Hi- laire, il quale dopo aver paragonato la (ìroposta inglese e le osservazioni italiane, riduce le regole a quattro; esclamando con lui: « Tutte le regole di nomenclatura possono riassumersi nella sola (pii ajiprcsso. Qi andò PIÙ ivoMi LOGICAMENTE AMMISSIBILI ( noli erronei nù giii dati ) si ADOPERirrO PER UN MEDESIMO GRUPPO, ADOTTARE INVARIABILMENTE IL PIÙ ANTICO ». I\DICE ALFABETICO DELLE COSE PRL^CIPALI DI QUESTO VOLUME — «-^^o-o c^o«<-<^ -/^fcadcmie. Vantaggi clic si avrebbero se i Congressi italiani conoscessero gli Atti «Ielle medesime; se i deputali di fjiicllc a questi fossero tenuti a dar con- to in patria delle esercitazioni dei Congressi; pratica lodevole di alcune Ac- cademie, 99. Jcque. — marine. Scintillazione e fosforescenza di esse, 18C; cause diverse di tali fenomeni, 190 jJafusfr/, considerate in relazione con la maParia (ve- di aria). Acidi. — azotico. Dubbio avanzato clic possa prodursi nella scomposizione de- gl'ingrassi, e considerazioni in proposito, 120; preferenza da darsi al mede- simo nella ricerca dello iodio, 202; esperienze rc'Iative, 2ÓI ; azione ebe spiega sulla salicìna e composti die se ne ottengono, 217. — lungsiico. Sua migliore preparazione; sue proprietà particolari, 222. — arseniofo. Azione di esso sullo iodio, 220; uso da proscriversi nella cura delle intermittinti, 522; con- siderazioni relative, .559, 5'l2; nuovo mezzo pro|iosto per diseoprirb) in caso di avvelinamento, 5.jl; osservazioni ediscussioni in proposito, .552, 3.01. emn- plastico.Sua preparazione; sue proprietà, 221. — toro-nianriico (vedi man- nìlej. — nepenlico (vedi nepenthe»J. — valerianico (vedi talerianatij golfo- rico. Azione ebe esercita sulla salicìna, 21 '1. — innominato, 281. — formico. Dubbio elle si produca per l'azione del mele sui sali di ferro, 181. j^go-puntura, come mezzo per curare le ulceri varicose (vetli ulceri). Agricoltori. Incoraggiamento da darsi ad essi ; come; discussione relativa, 81 ; ne- cessità di provvedere al migliore trasporto dei medesimi negli Ospedali 77. Agricoltura. Stato della medesima nel Ducatii luecliesc, 1.11. Aiuole. Ampiezza da darsi ad esse nella sementa del grano; considerazioni in pro- posito, 103. Alberi. Portamento gigantesco di alcuni di essi coltivati nel Dipartimento del Gaixl, 556; e di altri della Italia, ,"39. Alpi. — venete. Considerazioni geologielie su di esse,2Vl. — apiinne (vedi calcare). Alterazioni AA cuore; premio relativo (vedi cuore). Amaurosi per spappolamento cerebrale (vedi tpappolamento) ; per tumori (vedi tumori). io4 — SiS — y^mnwniaca. Aziono cliiiiiica della nirdcsiiiia sul principio voncfioo di'lla vipe- ra; e consiilciMzioni relative al modo di agire di essa negli avvelenati da lineilo, 180. .-/iiiji/ii/ojMi's. EsistiMiza in ipiesto animale di nn cervello e di una narice micro- scopica, 'Il 'I. y/noli'si di un calcolo (vedi calcoloj. j4nas. Intorno alle mute dell',/, tadorna, 505. Anomalie diverse di parti genitali, ."70, 082. j^nstr. Singolarità di un individuo dell',/, albifrnns. .lO'l. y^pennino })isloiese. Cure dell' I. e R. Governo toscano per popolarlo. III. yìperlure morbose della volta palatina, e modo miglioro di curarle, 67G. Apparecchi. — Chahrol. Mancanza dei gas riduttori nel medesimo, J78; ragiono dei buoni ell'elli die alcune volte produce; considerazioni in ])roposlto, 180. — di ff^eber (vedi Ciprini). — immaginali per diminuire i danni prodotti dalla macerazione del lino, (vedi lino). Jppunli intorno alla palnietta delle Kazzc (vedi Razze). Aquile rare della Provincia senese, ,"0'l. y/reonau(fl. Osservazioni (Isico-cliimiclieda farsi per mezzo di esso, '1.50; strumenti ed istruzioni da darsi al medesimo, 15G; discussioni in proposito, '170, ftSó. y/rjiVJn. Considerazioni relative ai modi di agire di essa sull' acqua, sui gas, sui litami (cpieslti pro|)Osti a Padova), 11)0. Aria cattira. Cagione di essa riconosciuta noli' idro-solforico che si svolge dalle acque palustri, '130; discussioni in proposito, 'l75. Aroma. Osservazioni relative a quello della vainiglia, 210; relazione della Com- missione chiamata a prenderle in esame, 251. Arsenico (vedi acido arscnioso). Arti. Commissione per conoscere lo stato di esse in Lucca, 81 ; rotazione della me- desima, I'l6, l'iO. Ascessi di Ila regione iliaca, G85. y/sd'rff'o. Considerazioni morfologiche intorno a quello della nepentlies pliyllani- pliora (vedi ncpenthes). Asili. — d' infanzia. Origine di essi in Lucca, 12'l. — di ricovero pei traviati (ve- di Case). Associazioni agrarie. — italiana e sua utilità, 81. — di Piemonte. 139; progetto di estenderla a tutta Italia e mezzi proposti, l'iO. Assorbimento di pus. So debba o no ammettersi, GG2, G7'(. Astronomia, hll, 187, 511. Atti dei Congressi. Mezzi proposti per averli presto stampati, 98. Auranziache. Osservazioni relativo al gineceo di esse, ó'I^. Azotato di uranile e modo di averlo puro, 222. Azoto, considerato relativamente alla vegetazione, 129; suo protossido (vedi gas). Baco da seta autunnale. Considerazioni relative ai vantaggi di osso, 157. Herìieris. Considerazioni morfologiche intorno alle fronde di essi, 3'l7. fiijaKiera, descrizione di uua, 159. _ 8t.9 - BombU. Sliiilc relativi agli organi genitali degl' insetti, fatti su quelli della fì. mori. r.'JI. Borsa coimlatrire. Che cosa sia; ipiali usi abbia negl' insetti, 592. Bottiglia di Leida. Confronto della scarica elettrica di essa col fulmiae (vedi elet- Iricilà atmosferica). Calcare secondario. Sue età; sue controverse formazioni, 2'll, 2Vl ; — nelle ^tpi apuaiie,'27!l ; — nc^li .-/pennini napoletani, 2'l2; — nei l/onli pisani. '2'\'J; — in quelli di Seracezza, 2GC; — nella Liguria, 2'lt ; — in Calabria, 2iij; — nelle y/fpi venete, 2'l'l; — nel mezzodì della Francia, 2'll. Calore. Sua economia necessaria, 185; sua diversa intensità nelle radla/.ioni del- lo spettro solare, 'Kj'l. Camaleonte minerale. Azione di alcuni oli grassi sulla soluzione di esso, I8ò. Cambio proposto di prodotti naturali, 583. Cancro. Considerazioni su eras(anifnli cagionati da torrenti; mezzi usati in Toscana per allontanarli, III. Diabete. D'uovo mezzo proposto per scuoprire lo zucchero nell' orina, 192; con- fronto di questo con il mezzo fisico già usato al medesimo scopo, 200; con- clusioni mediche rclativ(! all'origine di questa sostanza, G20. Dialesi purulenta. Se debba ammettersi, GG2. Z)idim«o. Errore provato di attribuire il colore rosso do' protosali di manganese a questo metallo; cause di tale colorazione, 205. Discorsi. — del Presidente gcncrale,G'); — del Presidente della Sezione di ./jioho- mia, 75; — del Presidente della Sotto-Sezione di Ciiimica, 174; — del Presi- — 83i — dente della Sezione ,li Vineralogia, 2ù7 ;— del Preiidcnle della Sezione di Zoologia. 273; — del Presidente della Sezione di Medicina. 517. Discrasia (vedi pusj. lìiscriminazione M sanj,.„o dell' ..on.o ,la qu.llo d.;i bruti; mezzi proposti, G39. Dislrihuzione (vedi librij ; — metodica dei Xoofitarj, 1")0. Viclichopora cinnabarina. Descrizione di cjuesta nuova specie vivente, 435. Doratura a pila. Modo di averla ; e/T.-tti ottenuti con melo.li . Echidnina. Scoperta di .pirsta nuova sostanza; sua preparazione; suoi caratteri <• propriotà; consldrnizioni relative alla sua natura cl.iniica; alla sua azione di- namica, 175,382; ell'etli ottenuti dalla medesima nella cura della rabbia, 5.'|3. Economia di combustibile (vedi combustibile). Eclisse. Osservazioni relative a quella che avvenne nel luglio del t8Ì2, '187. Educazione dei con ladini, 81. Elefantiasi (vedi lebbra). Elettricità. Azione (isiologica della medesima, /188; correnti diverse di ossa in certe circostanze, 501 ;— delta Torpedine considerata in relazione con la con- trazione muscolare, Ì8Ì ; _ ne.' sistemi astatici (vedi moto); — voUiana; idee intorno alla produzione di essa, 513; — atmosferica: confronto del fulmine con la bottiglia di Leida, /j/l9. Elettro-ago-puntura (vedi ulceri). Elettro-magnetismo considerato come forza motrice, 503. Eticina. Pr, parazione, caratteri e proprietà della medesima ; composti che fa col bromo e col cloro, 2IC. Ematosina (vedi acido emaplastico). Emetico. yuoMX opinione intorno alla sua natura; considerazioni relative, 222. Encefalite. >uovi argomenti per dilfcrenziarla dall' idrocefalo acuto; osservazio- ni sulla materia, 528. Enologia. Cagioni della decad.'nza
  • rnvi lesioni franmati- cKo 0 allegravi eliirurgichc operazioni; al modo di diilerenziarle da altre; alla cura di esse, G(j5; considerazioni relativo, 670. Fegato di zolfo (vedi quinlisolfuroj. Felce. Coyie possa estirparsi; proniio proposto, 106; programma relativo, 108. Ferro. Osservazioni intorno alla preparazione del medesimo, 178. Fiamme dei vulcani, 255; Memoria relativa, '293. Fibre. — animale — muscolare. Se s' infiammi, se si rigeneri, 657. — vegetabile. Considerazioni relative alla formazione di essa, 552. Fiera libraria. Considerazioni relativo al progetto di averla in Italia, 123, 130; relazione della Commissione, l'Il. Filanda da seta. Relazione che risguarda una nuova filanda proposta, 98; (v. vaj'orcì. Fillirìna. Modo di propararla ; considerazioni relative, 198. Fisica matematica, 509. Fistole cisto-tiretrali. Considerazioni relative alla cura di esse; strumenti pro- posti per ottenerla, 699. Flebite venuta in conseguenza di salasso; effetti di essa sulla malattia preesi- stente, 663; se possa esser cagione delle febbri che conseguono alle gravi ope- razioni o ferite, 67 'I. Flore. — lucchese, 321. — spagnuola, 337. — italica essiccata, 367. Considerazio- ni intorno al metodo da seguirsi nel formare una Flora, 321, 332. Floridzìna, come succedaneo della cliina, 5'(l. Formiche di Grosseto; loro costituzione geologica, 270. Forma del globo terrestre, 275. jForiii alti fusorj (vedi calore], 198. Fossifi.— Coiic/iij/if, 2'll,2!l3,253,28l.— Ossa. 264, 597 (vedi denlij. — le- gni, 26'l, .36'!. — Carboni (vedi litantrace). — microscopici ritrovali in al- cune sabbie, 2'l7. Fosforescenza. — Considerata nella Lucciola, 191 ; esperienze tendenti a determi- narne la causa, 'l30. — Considerata nello iHfc/iero e noi (fgiii, 190; — nella lana '1.53; — nelle acque marine (vedi acque marine]. Frenologiche osservazioni. — Intorno allo straordinario sviluppo di un fanciul- lo, 528. — Relative ad un Cane da caccia (vedi Cane). Frenologici principj generali per misurare e precisare gli istinti ec, '1^2. FronJc Considerazioni niorfologiclie sulle fronde dei pini, 328; — su <|m(IIc dei berberis, e delle cuforhiw (vedi berbcris, euforbia). Frumento, discussione relativa alla sementa del medesimo, 100, lO'l. Funghi. Alcune nuove specie di questa famiglia, 516, .357. Fusarium niaciWaiis. Considerazioni intorno a questa e ad altre piante parasite del gel.fo, 1 15. Galvanoplastica. Stampi in gesso per servire alla medesima, 'l7'l. Cangrena secca. Condizione patologica della medesima; cura, "O'I. Has. — gas-ossido di carbone; uso che potrebbe farsene, 197. — protossido di azoto; sua prejiarazionc facile; considerazioni relative, 184. — 833 — Generazione equivoca. Fatti luldolti che scuibravuno lavorirla (vc«ll vermi); va- lore iiissuiio dei medesimi, 532, 5'l5. Geodesia, 'l8l. Geografia. — Relazione dei recenti progressi della medesima, 2'lO,2'l7,2G5, 271. — Elciut'iiti di Ccofjriina j;eiuTalr, 285. Gentogia. Comiieiiilio eleini nlare della nudcsima, 2'lC. Geologiche gite (vedi gite). Gernùnazione di grani di frumento avvenuta dopo lungo tempo, 105 ; azione del- l' aria in essa non ancora ben conosciuta, 3G7. Gianulri. Costituzione geologica di ijucsl' isola, 270. Gineceo ( vedi auranziache). Giornale bofaniro. Relazione della Commissione relativa, 333; nuova Commis- sione eletta, 3'l0; sottoscrizioni al medesimo, 3'l9. Giornali. Mezzo per provvedere alla unità del sapere scientifico italiano 496. Gite. — geologiche — ai Monti pisani, 2ì(j; — alla valle di Seravezza, 265; re- lazione di <'sse, 2'ltl, 2CC. — agronomiche, 87. Globo — areostatico (vedi areonauta). — terrestre (vedi forma). Glohba nutans. Sua doppia fioritura in Lucca; come ottenuta, 528. Golpe del frumento. Sue probabili cagioni ; durata della (acoltà germinativa dei germi di essa; sua natura contagiosa; mezzi atti ad allontanarla, 7'!; consi- derazioni relative, 115. Grandine. Fenomeni offerti dai grani di essa; cagioni di questi, 503; (v. meteore). Granili — di Savona. 278. — dell' FAha. 285. Grano, nato e maturato senza preparazione di terreno, 100; se convenga meglio piantarlo o seminarlo, IDI, 102. Grasso. Quanto ne coiiteni;ano le uova dei Gallin.icei; se la (juantità di questo si alteri nel pulcino, 20G; cause della distruzione di esso, 209 ; considerazioni relative, 210. //ippobosca, o\idutto lacieutc uffizio di borsa copulatrice nell', 593. Idrocele. Considerazioni intorno alla cura di esso, 678. Idrofobia. Effetti della eeliidiùna nella cura di essa (vedi echidnina). Ilicina come succedaneo alla cliiiia, 5'10. Imbuto proposto per chiudere i vasi della vinificazione; suo uso già noto ai To- scani, I2G. Industria me/nKurgtco; desiderio che se ne verlficlil lo stato in ogni paese; st^i- tistica relativa desiderabile, 2tì5; (vedi urli). Ingra.^si. I IG; discussioni' dei ipiesili pro|iosli a Firenze; considerazioni relative ai medesimi, 129. Insegnamento tecnologico — in /(n/i'a , "scarso, e mantenutoda particolari, 90; utilità di esso e desiderio che si a|)plichi agli Orfanotrofi, 92; — consider".»lo ni'l Re- gno di .\apoli. 91 ; — in f'enezia e nel Regno Lombardo- f^encto. 92, IGO; — in Siena. 95; — in Lucca, 153; — necessario agli agricoltori (vedi scuole). Insetto dannoso all' olivo; considerazioni relative al modo e ai mezzi di scemare il danno che arreca, 1 15, 1.52, — 834 — ìnttrferenze. Analoni-i ili esse mancante per completare le gii note analogie fra la luce e il calorico; mezzo proposto per iletirniinarla, 'lOG. Intermittenti considerate a confronto della tisi nelle Maremme toscane, 537 ; ai- senico proposto per curarle (vedi acido arsenioso). Jnleslini (vedi trastocazioncj. /odio. Mezzo migliore per scuoprirue resistenza (vedi acido azotico); azione di esso sul fjoriiro inereurico (vedi cloruro) : sull'acido arsenioso (vedi acido ar- tenioso);saì tartaro emelico (vedi emetico^; sull'ossido d'antimonio (vedi ossidi). Ipertrofia (vi-di cuore). Irritabilità degli stami di alcune piante; movimenti ad essa dovuti, olili. Itchiade. Cura migliore della medesima, G3I. Iscuria considerata nei vecchi relativamente alla causa, G59. Isole. — Del Ciglio : — di Pianosa ; — di Cianutri; — di monte Cristo; — delle Formiche di Grosseto; loro costituzione e caria geologica. Kit), 2G9. /stscc delli mari del nord colto a /"lumjVmo; considerazioni intorno ad esso, 575 Lana. Lenta e spontanea combustione di essa (vedi fosforescenza). Lontano. Come separarlo dal cerio e dal didlmio, 203. Lattato di frrro; preferenza da darsi al medesimo a rimpetto degli altri sali di ferro; osservazioni sulla questione, 181. Lavoro (vedi case), dei fanciulli nelle manifatture (vedi fanciulli). Lebbra. Considerazioni su cpiesta malattia; premio proposto, 521; programma re- lativo, 5.50. /"umori prodotti dalla medesima negli abitanti del basso Egitto, C95. Leghe ritrovate nel residuo nero lasciato dallo zinco dopo l'azione dell'acido sol- forico, 185. Lettere zoologiche al Principe di Canino. — Del sig. Conlarini, 395; del signor Hasch, ivi; del sig. liuppel, tri; del Principe jS'cutvied, 39G; del sig. Cray, ivi; del sig. Brodcrip, 397; del s\q. Sabjs Longchamps. ivi: del Ilrandt.7>08;di Ochen, 414; dal sig. Strickland, relativa alla riforma della nomenclatura zoo- logica. 407. /-idrt. Intorno alla migliore distribuzione dei medesimi nei Congressi, 99 (vedi fiera e istruzione). — 835 — Limone, osservazioni sul friitln del, (vedi auranzìaehej. Linee. — di iolleramen(o, 2GI ; — di inugiiagtianza siilhi supcrfirlr dri ^lobo, 28'1. Lino. Ap|);irocclii per togliere gì' iiiconvcnieiili che tengono iillu sua niucera- zione, 127. Litantrace (vedi carbone]. Litolonùa. Quando convengn, G59. Lilutrizia. Quando sin |)rrtrriljile alla litolonùa, GIÌ9. Lucanus cercus. IVervi, tubo gastro-enterico, e organi genitali di ipiesto insetto, preparati, 500. Luce. A/.ione della medesima sui sali d'argento (vedi datjherrodfo} ; sue proprietà calorilielie (vedi fa/orp^,' analogie della stessa col calorico (vedi interferenze). JUacchine dannose alla industria nianuense, 79. Madia saliva, considerata come piant.T oleifera, 138. Madri macchie dei marmi carraresi; natura di esse; considerazioni relative, 276. Magnetismo (vedi moto). Mal' aria (vedi aria). Mammiferi, 'Il 5, 126, /|'|2. Manganato di potassa. Azione degli oli su di esso (vedi camaleontej. Manifatture (vedi artij. Mannìte. Nuova proprietii della medesima; relazione relativa, 228. Marmi carraresi. Struttura cristallina di essi fatta derivare da lente azioni elet- tro-magnetiche, 271. Matemaliche.— pure 1 j'i, 469, '175, 183, 50<) ; — applicale It'yi, ItitS, 170, 175, 177, ISIj.'jOO. Meccanica e idraulica. — pratica. 117, 170, 191; — razionale. Il.'i, 175. Meduse (vedi acque marine). Meliloli, considerazioni intorno a varie specie di. III. Meteore. Descrizione di due di esse, 172; (vedi grandine). Meteorologiche osservazioni, 171. Miseria dlì. l'tillu'i di a])rire in ossi delle scuole tocniclio (vedi islruziond. Organi. — iiiioi'i del corpo umano (vedi corpuseolij. — genilali M Lucanus (vedi ■ Lueanm): — dell' Orycles (vedi OryclesJ. — dogi' insetti (vedi Bombi.rJ. Orijcles. Organi genitali di questo insotto, 390. Orina. Mozzo por conosoore se conlonga zucchero (vedi J/nfcffc^ ,■ (pianto muco contenga (vedi mucomclriaj. Oro del fiume Serio presso Cremona, 2Ì5. — Considerato nell' Impero russo, 261. Orso. Intorno alla propagazione di esso, /|I8; doscrlzìouc di alcuno specie, 'l2l. Orto. Relazione doli' Orto botanico di Lucca,. "07. Os.'ierrazioni. — di Fisica terrestre ed atmosferica ; Commissione relativa, '155. — meteorologiche. 'l7l. — almosferiche (vedi Jreonaula). — ittiologiche, ^88. — sullo stato jnesenlo della fabbricazione del ferro, 178. 0.isidi. — di carbone, 180 (vedi apparecchi]; — d'n;o(o (vedi gas); — iV antimonio e iodio; reazione che accade fra queste sostanze, 221; — di ferro e nic(e; rea- zione elle accado; probabile formazione dell'acido formico, 181; — di didimio. cerio e lontano, 205. Ossigeno atmosferico. Come agisca nella germinazione (vedi quesiti hotanicij. Oca (vedi grasso]. Palmaeili dolio Maremme toscane. Considerazioni relative ad essi, 253. Palmella. .4ppuutl relativi a quost' organo nello Razze (vedi /lazza). Parafulmini. Considerazioni intorno alla migliore direzione dolio punte in ossi (vedi cleltricitù atmosferica). Parto. So, e quando convenga provocarlo por angustia di bacino (vedi isterolo- mìa) : posizione sul fianco giudicata la migliore nel parto naturale, 689; rela- zione relativa, 695. Palala delli^ oorrfiV/Iif re Esporionzi' intorno alla niedoslnia, 100. y'ci/njra. Ingiusto rimprovero fatto ai modici italiani ; aisriiifo jiroposto por 1 a cura di essa, 522. Periglobulo. Come si prepari; quali oarallori abbia, 225. Pesci. Descrizione di alcuno specie di pesci di Ila Lombardia, 575; elenco di ])esci lombardi, .585. Peste biibonica. Considerazioni sulla medesima relative a stabilire un miglioro sistema di quarantine, G32. /'(•((o, osservazioni relative alla struttura e al moviniontl del, 589. Pianosa (vedi isole). Pila. Doratura e colori ottenuti pi r mezzo di essa (vedi doratura, colori). — 837 — l'ini. Consiilerazioni iiiorlolugiclie sulle froiidf ili essi (vedi (ronde). l'olysiphonia parasilira. Griiiuli cs<'iii|iliiii del pmio di Livorno; ronsidrrazinni rcliitivo al nome siiccilico di essa e al panisitisino delle piante, 555. Polvere carbonica (vedi golpej. Porfido della Limiiia, 278. Premi. — di virtù proposti per ineoraggiare gli agricoltori, e considera/.iuni in proposito, 81, 158; rela/.ione della Commissione per giudicare sulla proposi- zione, n'J. — l'er la estirpazione della felce (vedi felce). — Per la cura dello tcirro e cancro (vedi cancro). — Per la lebbra (vedi lebbra). — Per le ma~ latlie del CMorc (vedi cuore). — Poi migliore calechitmo agrario. 82. — Per I' educazione del baco da seta, !)C. Preparazioni auatoniico-zoologiclie (vedi Oryctet, Lucanut). Principi anatomico-frenologici per misurare gì' istinti, le percezioni ec. (vedi frenolo(jiei). Propo.'ita di d(stlnarc alle matematiclie pure alcune delle adunanze fisiclie, 'l86; osservazioni relative, /l9'l. Pubitomia. Se convenga anteporsi al parto procurato (vedi isterotoinìa). Pus. Se possa ritenersi che si assorba (vedi assorbimenlol. Putrefazione. Esempi di sollecita putrefazione; indagini fatte per scuoprirue le cause, G80. Quarantine (vedi peste). Quesiti. — chimici, 227. — fisici, 'l50, 470, 508. — botanici. 367. — medico-chi- rurgici. .j25, ()5'l, t>70; — utilità elio i medesimi sieno conosciuti, 508. Quintisolfuro potassico. Dubbio mosso intorno alla sua decomponibilità nel- 1' acqua; esperienze addotte in prova; considerazioni relative, 177; osser- vazioni posteriori, 219. Uabbia (vedi idrofobia). Itadiazioni luminose. Proprietà calorifìclie diverse delle medesime (vedi calore). Hana. Contrazioni risvegliate in essa )U'I contatto di un suo nervo con un prisma della Toi-pedine, 485. Itazze. Appunti sulla posizione, struttura ed usi della palmetta in esse, 'IIO. Relazioni. — del Segretario generale, 709. — ilei lavori delle Sezioni — agrono- mica, 7 IO. — chimica, 721. — geologica, 72G. — botanica, 729. — zoologi- ca, 752. — fisica, 757. — medica, 745 chirurgica, 740. Helicoli (vedi spettri). Ilingraziamenli. — del Presidente della Sezione di .agronomia, 147. — della Se- zione di Geologia, 28G; — di tpiello della Sezion<' di .Uedicina, 052. — del Presidente generale, 709. liisaie. Commissione scelta per giudicare della iiocuità od innocuità di esse, 84, 527 ; relazione della medesima, 592. Jliraccinazione. Considerazioni intomo alla utilità od inutilità di essa, 525, 528,551. Robbia. Coltivazione di questa in Toscana ; cotone tinto con la inetleiinia ; osser- vazioni relative alla convenienza od iuconvenieiizo di tale coltivazioue, I3C. — 838 — notazione prilità ili trasiiicllerc roii ossa al- tre uialatlir, "l'i."); alla ripetizione di essa (vedi riiaccinaziunej. f'aceinium oxicoccos; dono di questa nuova specie italiana ; sua descrizione; suoi usi, ."^05. f'aleiianati. Studi relativi ai medesimi, e dimostrazione di quelli di cliina, di :m- co, di cadmio e di deutossido di cerio, 203. f'apore acquoso consideralo nell'applicazione alle filande da seta come l'orza mo- trice e come potenza calorifica a un tempo, 77; osservazioni relative, 99; — come motore delle macchine a rotazione, 49^1. /'arici (vedi ulcerij. f^eleno viperino (vedi echidnina). /'«ne. Se da esse si possa generare il pus, CG2. fermi. — Ritrovati nelle pustole del vainolo, 532, 5'l0 ; — nei tumori, 535, 545; necessità che sieno mei^lio studiati e descritti, lei. f'iaggiare. Osservazioni sullo stato progressivo del modo di viaggiale in Irlanda ; lode che ne viene a un italiano, 131. f'ie (nfn'mn/i. Strumento proposto per la iniezione di esse (vedi siringa]. f'ifera aspif, 383. Vinificazione. Modo di migliorarla (vedi enologia). /'ilicci. Origine di essi nelle Cucurhitacee (vedi cirri). — nelle Smilaci (v. SmilaciJ. Vulcani. Memoria che pone fuori di duhhio le fiamme dei vulcani; cause di esse (vedi fiamme). If'eher, apparecchio di, (vedi Ciprini). IVolfram (vedi acido tungstico). Zoofilarj. Distribuzione metodica dì essi, 'l50. Zucchero. Modo di scuoprirlo nell' orina dei diahetici (vedi diabete). INDICE GENERALE ►!•>«««< R Logolaincnto generale per le annuali riunioni de' naturalisti italiani pag. 3 Articolo aggiunto ai medesimo y Commissione inraricata dei pre|)aramcnti per la fiuinta unione . « t) Deputazione per 1' ammissione al Congresso "io Uffiziali del medesimo •> 1 1 Deputazioni arcademiclie "l5 Catalogo alfabetico degli Scienziati « a3 Detto dei doni fatti alla quinta Unione '49 Distribuzione delle ore per le adunanze delle Sezioni ... - 63 Discorso del Presidente generale nella prima solenne adimanza . Sezione di Agronomia e Tecnologia Adimanza del dì iG settembre . Detta del i8 Delta del 19 Detta del 20 Detta del ìì Detta del a-2 Detta del a3 . . . . • . Detta del uS Delta del aG Delta del a 7 Detta del a8 Detta del p.f) 65 7' 73 80 85 90 9» ioa I IO ii5 ia3 lag i36 ■ 46 — 8/,2 — Sotto-Sezioni: di Chimica « fyi Adunanza del dì iG settembre « 1^3 Detta del 18 "174 Delta del 19 ' '79 Delta del 20 ... . « 1 83 Detta del 21 " '^9 Detta del 22 « 196 Detta del 23 •< 202 Detta del 25 « 2o5 Della del 26 « 206 Delta del. 27 « 2i3 Delta del 28 « 220 Detta del 29 . « 227 Sezione di INIiner.vlogia, Geologia e Geografia .... « 235 Adunanza del dì 16 settembre « 237 Detta del 18 « 243 Detta del 19 « 247 Della del 2 1 . " 249 Detta del 22 « 255 Detta del 23 •■ aSg Delta del 25 •■ 263 Della del 27 « 269 Detta del 28 ■' 273 Detta del 29 « 280 Sezione di Botanica e Fisiologia vegetabile " ^19 Adimanza del dì 16 settembre « 32i Detta del 18 « 324 Delta del 19 " 33o Della del 2 1 " 336 Della del 22 . '341 Della del 23 •■ 346 Delta del 26 " 349 Detta del 27 < 352 Detta del 28 ■• 359 Detta del 29 •• 365 — 843 — Sezione di Zoologia, Anatomia comparata e Fisiologia -371 Adunan/.a del ili iG seUcmhre • 3^3 Detta del 18 .379 Detta del 19 38a Delta del 20 385 Detta del 21 « 388 Delta del 2 3 SgS Detta del jlj • 4o4 Detta del uG • 409 Detta del 27 « 4 18 Delta del 28 425 Detta del 29 • 43o Sezione di Fisica e Matematica "445 Adunan/,a del dì iG settembre '447 Detta del 18 • 453 Detta del 19 • 459 Detta del 20 « 463 Detta del 21 - 468 Detta del 22 • 47* Detta del 23 - 477 Detta del 25 .481 Detta del 26 • 487 Detta del 27 • 494 Detta del 28 • 5oo Detta del 29 • 5o8 Sezione di Medicina -515 Adunanza del dì 16 settembre «517 Detta del 18 • 627 Detta del 19 • 53i Detta del 20 • 536 Detta del 21 ■ 54» Detta del 22 « 547 Detta del 23 • 554 Delta del ^5 • 592 Delta del 2G «601 — 8/,4 — \(lunaii/.a (U-1 d'i -27 settembre •■ Gi5 Della del 28 ■ tì3o Detta del ag « G34 SottoSf.zione di Chirurgia « 655 Adunanza del d\ 18 settembre « 65^ Delta del 19 « 664 Delta del '^o "668 Detta del -ii - 672 Detta del -ì-ì <■ G76 Detta del 23 ■> 680 Della del aS "685 Della del 26 " 689 Detta del 27 " 695 Detta del uS » 699 Detta del 29 • 704 Adunanza generale ultima. — Annunzio della nomina del Presi- dente generale per la sesta unione, e della scella della Città pei r la settima. — Relazioni dei Segretari e ringraziamento e" del Presidente generale " 709 Programma della Congregazione municipale della Regia Citlà di Milano « 755 Avviso della graziosissima Sovrana adesione alla scelta della Città per la settima unione scientifica ■■ 757 Ap|)endice per le adunanze delle Sezioni riunite di liotanica e Zoologia " 7 9 Indice alfabetico delle cose principali di questo volume . . . 827 E K noni CORREZIOM l'>5- '5, lin.ull-. ., 23. .. ». >. **, .. *, ,. 58. .. «i. .. M9, .. "Il-, ., 155. ., 6, .. 242, ..23. .. ■136, ,. <6, ., Hi. ..28. „ 828, .. 6. Ollelti Cailrlli Ticliaroen Tichirncr Priiot Hiliot doli. Poli ilull.PolK del Micheli dello SlcHirn di cbr (imir altri adoroa 1* altra cbr aJuroi acteonrtle acteonrilc Sictliiponge Silici •ipungc diitrjttività (tiiiruttiiìlà Aaaliti di un calmlo (vedi calculu). . Analiii di uo calcolo, 22t}. M 2U, •I 20. M 365, ALTRE COnREZIOKI DIMAHOATB ALLA PlieSIDE!(7A CEXERALB, HA TROPPO TARDI PCnCIlè POTESSERO PARSI NEL TESTO , 56, , 26, loslitiilo dol Rrgnu Lombanlo -Veneto ( Prof. Giuseppe Drlli ) ' ( Cbt. Fraii(!eico Cirliai ) rocolaio Lo strtso Prcsidrole motlra un volurninoio irritto del capitano Bractu di Praga, in* titolato — Stalliti clic vcag^>oo proputli per la ifiittuionc* di una Socirtà di cam- bio dì piante, naiìonale italiana, itattititi ■ul confronto degli Statuti delle Società coosimili esistenti in Germjinia, Scoxia e nella Francia — . IntlitUto Lomltjrdo Prof. Giuieppp Bell , 435, ppc fu inaio la Lo alrs^o Prendente austra del cajiilanu Uracbt il voluniiooio tcritto degli Statuti nsguardanti Pan* dameoto icieutifìco ed economieo di un Inititulu di cambio di piante naaiooalr italiano, compilali sulla baie degli Statuti delle uguali Istituziooi, eii- itenti in Germania, io Scoiia ed io Francia, chie- dcodo il Capitano cbc sia nominata una Commi*- ■ionr incaricata di rtainiaarli e ritenere ciò che fotse adattato; ed altra Memoria del medesimo autore «ul Giornale Lolaoieo italiano, ralla Uti- lliaione di una unione itineraria italiana, e la di- ipeoia della flora esiiccala italiana per aisociaain- ne «iene letta dal prof. Puccinclli. . 17, Diclirbopara Uisticliopora 4b % ( S ) >MVM<- i 1